La luna in fondo al pozzo.
La luna in fondo al pozzo.
Un attacco anfibio per conquistare Taiwan.
Xi ha
una sola carta ed è molto costosa.
Formiche.net-
Carlo Jean-(23/10/2021)-ci dice :
Il
generale Carlo Jean analizza le quattro opzioni che la Cina ha per rimettere le
mani su Taipei. L’unica ipotesi percorribile è uno sbarco, ma scatenerebbe una
reazione Usa con il rischio di un conflitto nucleare. E il leader di Pechino lo
sa bene.
Taiwan,
il cui nome ufficiale è Repubblica di Cina (Roc), non ha mai abbandonato il
sogno del Kuomintang, sconfitto nel 1949 da Mao Zedong, di riconquistare
l’intera Cina con l’aiuto degli Stati Uniti.
Anche
la Repubblica popolare cinese (Rpc) ha sostenuto la necessità dell’unificazione
dell’isola alla Cina, non escludendo mai la possibilità dell’opzione militare.
Essa era stata tacitamente accantonata dopo il 1958, quando talune delle 166
isolette che appartengono a Taiwan erano state cannoneggiate dall’Esercito
popolare di liberazione (Pla). L’idea che lo status quo potesse essere
mantenuto era dominante dopo la fine nel 1979 del trattato di alleanza fra
Taiwan e gli Stati Uniti e il ritiro dei 30.000 soldati americani stanziati
nell’isola dal 1954, sulla base del Mutual Defense Act.
Richard Nixon e Henry Kissinger, per
permettere la loro visita a Pechino nel 1972 e il suo “reclutamento” in
funzione anti Unione Sovietica, avevano riconosciuto la politica “Una Cina”,
pur subordinando la riunione dell’isola alla RPC a negoziati pacifici con
l’isola. Essi, impostati sulla formula “una nazione, due sistemi”, simili a
quelli poi adottati per Hong Kong, non avevano fatto decadere l’opzione
militare da parte di Pechino. Lo dimostrano le provocatorie manovre militari
cinesi del 1996 nello Stretto di Taiwan, fatte cessare da Bill Clinton con
l’invio nell’area di due gruppi portaerei.
La
situazione oggi è mutata. La Cina è divenuta un potente rivale degli Stati
Uniti. La diplomazia cinese è dominata dall’aggressività dei cosiddetti “lupi
guerrieri”. L’opzione militare per Taiwan, da remota eventualità, considerata
possibile seppur con riserva, solo fra una decina d’anni, con l’avanzamento del
potenziamento militare cinese, è d’improvviso ritenuta imminente ed è divenuta
centrale nel dibattito strategico mondiale. Se il confronto fra gli Stati Uniti e
la Cina dovesse divenire militare, esso non potrebbe essere limitato.
Coinvolgerebbe direttamente o indirettamente l’intero mondo. Sarebbe
impossibile limitarne l’escalation.
Quali
sono i motivi di tale mutamento di politica da parte della Cina? Perché Taiwan
non può lasciarsi intimidire dalle minacce cinesi di ricorso alla forza? Perché
gli Stati Uniti non la possono abbandonare, pur correndo il rischio di una
guerra totale con la Cina? Quale potrebbe essere la strategia di Xi Jinping? E
quella Stati Uniti? Che cosa può fare l’Europa? Sono interrogativi che
dovrebbero essere discussi più di quanto lo siano stati sinora, soprattutto in
Italia.
Il
mutamento della politica cinese non è solo dovuto al rafforzamento militare
della Cina. Non deriva neppure da quello delle alleanze anticinesi che Joe
Biden sta iniziando per dare concretezza al Pivot to Asia di Barack Obama, dal
Quad, prevalentemente economico e tecnologico, all’Aukus, destinato a costituire
il nucleo centrale di un’alleanza militare.
Il potere e la linea politica di Xi Jinping
sono contestate dalle forze del mercato. Lo dimostrano l’incarcerazione di
potenti industriali e dei loro sponsor politici e le critiche rivolte sempre
più apertamente alla Belt and Road Initiative (Bri). La sua “trappola del debito” sta rivelandosi un boomerang.
Pechino non riesce a farsi rimborsare i debiti, né a ottenere visibili vantaggi
strategici. Xi, per mantenere elevato il suo consenso, deve portate a casa
qualche successo. Lo cerca in politica estera. Il tema di Taiwan è ideale per
mobilitare la patriottica opinione pubblica cinese. Lo è anche la sfida alle pretese
egemoniche degli Stati Uniti. Essi vengono in Cina considerati in inarrestabile
declino, quindi, incapaci di assumere rischi di un conflitto con la Cina per
difendere un obiettivo per loro secondario come Taiwan, che è invece per la
Cina un obiettivo esistenziale, quindi suscettibile di ogni rischio. La loro
neutralizzazione per Taiwan giustifica anche le spese militari che il popolo
cinese sostiene.
Per
gli Stati Uniti, invece, Taiwan non costituisce un tema secondario. È centrale
per il loro status di grande potenza. La caduta di Taiwan a seguito di un
attacco militare di Pechino segnerebbe la fine della loro già contestata
credibilità internazionale. Il disastro si estenderebbe dall’Indo-Pacifico al
resto del mondo, Europa e Nato comprese. Dovrebbero ripiegare sul “sistema
continentale” delle due Americhe, fantasia costante degli isolazionisti
americani.
Per
gli internazionalisti liberali alla Biden, Taiwan rappresenta anche un simbolo
importante: quello del successo delle democrazie sui sistemi autoritari. Sotto
il profilo strategico, la perdita di Taiwan comporterebbe la distruzione del
controllo statunitense sulla prima catena di isole, che separa la Cina dalle
rotte del Pacifico. Sarebbe un grave scacco. Un confronto militare fra Stati
Uniti e Cina avrebbe luogo sugli Oceani, non in Eurasia. Il controllo dei punti
di passaggio obbligato fra la Cina e gli Oceani Indiano e Pacifico dà oggi agli
Stati Uniti un grande vantaggio. Gli Stati Uniti continueranno nei confronti di
Taiwan la loro attuale politica di “ambiguità strategica”.
Teoricamente
la sua trasformazione in un’alleanza formale aumenterebbe il loro potere
deterrente. Ma, in pratica, potrebbe porre la Cina alle corde, inducendola ad
attaccare. Gli
Stati Uniti aumenteranno la fornitura a Taiwan di armamenti e forse anche il
sostegno logistico per quelli più sofisticati. Concorreranno poi con nuclei di
forze speciali alla predisposizione di una difesa prolungata dell’isola in caso
d’occupazione con le sperimentate tattiche dello Stay Behind (“Gladio”).
Taipei
non accetterà mai di essere assorbita dalla Rpc. La popolazione dell’isola è
sempre più contraria a tale eventualità. Sembra determinata a battersi per
conservare la sua indipendenza di fatto. Non vuole provocare la Cina. Quindi,
non proclamerà un’indipendenza formale. Sa che costituirebbe un casus belli, e
che si porrebbe dalla parte del torto. Ha fiducia nell’intervento americano in
caso di attacco militare.
Ha
abbandonato ogni fiducia nella formula “una nazione, due sistemi”, dopo la fine disastrosa che essa
ha avuto ad Hong Kong. Si prepara a resistere ad oltranza a un attacco cinese.
La “strategia a istrice” che ha adottato e che sarà completamente attuata nel
2022 con la nuova legge sulla difesa nazionale, prevede un aumento
considerevole delle spese militari e una maggiore velocità di mobilitazione
delle riserve. Mira a guadagnare il tempo critico. Quello necessario agli Stati Uniti
per intervenire, senza che l’isola sia stata conquistata dall’opzione decisiva
per la sua annessione alla Cina: la sua conquista con un assalto anfibio.
Le
strategie che Pechino può adottare, per indurre Taipei a cedere, dopo il
probabile fallimento di qualsiasi azione d’intimidazione – come quello in corso
dell’invio di decine o anche di centinaia di aerei nella zona d’identificazione
della difesa aerea taiwanese, al di fuori dello spazio aereo di Taiwan – possono
essere diverse. A parer mio tutte, eccetto l’ultima – quello di un poderoso assalto
anfibio – non potranno piegare i governi taiwanese e americano.
La
prima consisterebbe nella conquista di un certo numero di isolotti che, anche
nel Mar Cinese Meridionale, appartengono a Taiwan (sono in totale 166), a
partire da quelli situati in prossimità delle coste cinesi. Il rischio che
corre Pechino è l’affondamento di qualche suo mercantile. La seconda strategia
consisterebbe in massicci attacchi aerei e missilistici, volti a distruggere le
oltre 40 batterie antiaeree e antimissili dell’isola, e per mettere fuori uso
le basi – talune in caverna – dei suoi caccia intercettori. La terza sarebbe quella di un blocco
navale e cibernetico, che inciderebbe grandemente sull’economia dell’isola. Sottoporrebbe però le navi e i
sommergibili cinesi al rischio di una risposta efficace. La quarta opzione sarebbe quella di
un attacco anfibio. Dovrebbe essere su larga scala. Taluni esperti hanno valutato la
necessità per la Cina di mobilitare complessivamente 2 milioni di soldati e
migliaia di navi.
La
parte più difficile sarebbero i rifornimenti logistici delle forze sbarcate. La prima ondata, quella decisiva,
non potrebbe essere molto consistente. Sarebbe limitata dall’esistenza di sole
14 spiagge di non grandi dimensioni idonee a un attacco anfibio e dalla loro
concentrazione nel sudovest dell’isola, dove lo Stretto di Taiwan è più lontano
della parte settentrionale dell’isola, più montagnosa, con cime oltre i 3.000
metri. Tutte
le coste sono fortificate e presidiate dai 300.000 uomini che Taiwan può
mobilitare entro 24 ore, a cui si aggiungono 3 milioni di riservisti.
Insomma,
conquistare l’isola non è uno scherzo. Comporterebbe costi e perdite notevoli,
oltre che lunghi tempi che consentirebbero agli Stati Uniti d’intervenire. Xi lo sa certamente, come è anche
consapevole che non può limitarsi ad azioni solo limitate, dopo le quali
ritirarsi proclamando “missione compiuta”. Qualsiasi reazione americana dovrà
per forza di cose colpire le basi aeree e missilistiche in territorio cinese.
Le
cose potrebbero mettersi molto male per la Pla. Per esso sarebbe la fine.
Prendendo la decisione di ricorrere alla forza, sa che non sarebbe poi
possibile limitarla. Un conflitto diverrebbe nucleare e coinvolgerebbe i territori
sia cinese che americano. Ci penserà perciò due volte prima di passare dalle
intimidazioni propagandistiche, all’uso reale della forza. Il resto del mondo, l’Europa
compresa, non può far altro che incrociare le dita e sperare che tutto si
risolva senza prova di forza.
Draghi
scopre le carte: la reazione sul nuovo scontro
in Europa mette a nudo l’inganno di Bruxelles.
Radioradio.it-
Diego Fusaro -(23 Ottobre 2021)-ci dice :
(Facebook
Twitter WhatsApp).
L’Unione
europea ha accelerato e potenziato tutti i processi caratterizzanti la
globalizzazione turbo-capitalistica. E proprio in questi giorni peraltro stiamo
tornando ad assistere allo scontro insanabile tra le istanze delle sovranità
nazionali e delle identità locali contro la tendenza cosmo-politizzante
dell’Unione europea. È quello che sta accadendo soprattutto in relazione alle
tensioni che si registrano ogni giorno crescenti tra la Polonia detta
sovranista e gli “euroinomani” di Bruxelles.
La
Polonia sta giustamente rivendicando la propria sovranità nazionale e con ciò
stesso sta ricordando a tutti gli altri Stati membri dell’Unione europea cosa
realmente sia l’Unione europea. Dietro il nobile nome di Europa si nasconde il
grigio volto del tecno-capitale e del potere bancario della Bce.
Non si
è fatta attendere la reazione piccata e talvolta anche tignosa di alcuni
esponenti di prim’ordine di quello che potremmo chiamare l’ordine eurocratico
del Vecchio Continente. In particolare si è fatta sentire tonante la voce di
Mario Draghi. Draghi che rappresenta la fase suprema del Grande Reset ha rimproverato
aspramente la Polonia rivendicando una volta di più quelli che egli ha
appellato gli “ideali europei”.
E
naturalmente per “ideali europei” si debbono qui intendere il Fiscal Compact,
la Spending Review, la legge dell’indebitamento usuraio e assassino dei popoli,
il massacro delle classi lavoratrici in nome delle più alte ragioni del mercato
e dei “conti in ordine”.
Allora,
voi condividete oppure no gli ideali degli euroinomani senza pietà di
Bruxelles?
(Diego Fusaro).
I
sospetti sull’origine del virus
e i dubbi su alcune scelte negli Usa.
msn.com-Corriere
della Sera- Giuseppe Sarcina-(23-10-2021)- ci dice :
L’origine
del virus, tra carte e omissis. Stasera, sabato 22 ottobre, ore 21,45 su Rai
Tre, la trasmissione «Presa Diretta» torna a occuparsi della genesi del
Covid-19, un tema di cui si è molto discusso, ma senza essere arrivati a un
punto fermo. L’attenzione finora si è concentrata soprattutto su Wuhan, la
città cinese da cui è partita la pandemia: un fenomeno di trasmissione naturale
dai pipistrelli agli uomini, oppure un incidente nel laboratorio dell’Insitute
of virology of Wuhan? Non abbiamo ancora una risposta. L’Organizzazione mondiale della
sanità si prepara ad avviare un’altra indagine nella città cinese, dopo quella
del febbraio del 2021, giudicata «poco più di una farsa» dal Dipartimento di
Stato americano.
L’inchiesta
di «Presa diretta», condotta da Lisa Iotti e Irene Sicurella, propone un
approccio diverso, concentrandosi su ciò che è successo all’inizio del contagio
a Washington, nei ministeri federali e nell’Nih, National Institutes of Health,
che comprende anche l’Istituto per lo studio delle malattie infettive diretto
da Anthony Fauci. Il dibattito sull’origine del Covid-19 è iniziato nei primi
mesi del 2020. Per lungo tempo gli scienziati hanno scartato l’ipotesi che il
virus potesse essere stato prodotto nei laboratori di Wuhan. Per quale motivo?
Solo per ragioni scientifiche o ci sono altre cose che meriterebbero di essere
chiarite? Per
esempio i finanziamenti del governo americano alla «Eco Health Alliance»,
un’organizzazione statunitense guidata da Peter Daszak, uno degli zoologi più
in vista che partecipò alla prima ispezione dell’Oms a Wuhan.
Dai
documenti derubricati di recente risulta che Daszak avrebbe veicolato in Cina
3,7 milioni di dollari di fondi ottenuti dal governo Usa dal 2014 al 2020. Ma
Daszak era anche a capo della Commissione della rivista Lancet sull’origine del
virus.
Quella stessa rivista pubblicò nel febbraio 2020 una lettera di un gruppo di
scienziati che sosteneva la genesi naturale del Covid. Daszak si è dovuto dimettere prima
dell’estate per il sospetto di un grave conflitto di interesse: da una parte
passava soldi pubblici ai laboratori di Wuhan; dall’altra avrebbe dovuto
indagare con rigore sugli esperimenti condotti in quello stesso istituto. Ma questo è solo l’inizio del
percorso di Presa diretta» che semina dubbi su una riunione segreta guidata da
Fauci, sui progetti del Pentagono e sul mondo delle pericolose manipolazioni
genetiche. Due sole note a margine: il governo Biden da settimane chiede
un’inchiesta vera sulla genesi del Covid-19. Una posizione sostenuta pubblicamente
dallo stesso Fauci, più volte attaccato dal senatore Rand Paul con pesanti
illazioni, ma senza mai alcuna prova. E’ un peccato, però, che il virologo
non abbia accettato di rispondere in trasmissione.
FOX
NEWS: In alcuni paesi del mondo
i decessi stanno crescendo e nessuno sa il
perché.
Detoxed.info-
John Cooper-(22 Ottobre 2021)- ci dice :
In
collegamento con il seguitissimo programma di Tucker Carlson (andato in onda il
20 ottobre 2021), il giornalista Alex Berenson approfondisce lo strano caso dei
decessi “per tutte le cause” che stanno crescendo sempre più un po’ in tutto il
mondo, superando le normali statistiche.
Il giornalista cita l’esempio degli USA, ma
soprattutto parla di Regno Unito e Germania, dove non si ha il triste noto problema
dei decessi per overdose che affligge invece gli Stati Uniti. Raffronta poi
queste anomalie con il fatto che si siano verificate dopo le varie campagne
vaccinali effettuate nei vari stati, ricordando ad esempio che nel Regno Unito,
grazie a dati più specifici, sono particolarmente legate a problemi
cardiovascolari, ipotizzando quindi un nesso. Sottolinea però allo stesso tempo di
non avere prove solide per confermare ciò, ma fa notare che in ogni caso questo
tema sembra essere tabù, dato che per averne solamente parlato pubblicamente è
stato sospeso da Twitter.
Il
“The Times” di Londra ha riferito che i medici in Scozia sono sconcertati da un
“misterioso” aumento degli attacchi di cuore derivanti da arterie bloccate.
Ma il
quotidiano londinese ha omesso qualsiasi possibile collegamento con il vaccino
contro il Covid-19, che è stato invece accusato di causare decessi correlati a
coaguli di sangue durante l’estate e che numerosi medici hanno avvertito
porterebbe a coaguli di sangue nella maggior parte delle persone vaccinate.
“The
Times”: “Gli esperti di salute sono rimasti sconcertati dall’enorme aumento di
un tipo comune e potenzialmente fatale di infarto nell’ovest della Scozia.“
“Durante
l’estate c’è stato un aumento del 25% del numero di persone che sono venute al
Golden Jubilee National Hospital di Clydebank con arterie parzialmente ostruite
che hanno interrotto l’afflusso di sangue al cuore.“
“Secondo
la National Library of Medicine degli Stati Uniti NIH, “Un coagulo di sangue
può bloccare un’arteria o una vena nel cuore”, che potrebbe colpire diversi
organi importanti, come le gambe, i polmoni, i reni o il cuore.“
Il
documento riporta che durante il periodo estivo al Golden Jubilee Hospital, è
stato osservato un aumento del 25% di N-STEMI, o nessun sopra livellamento del
tratto ST, infarti del miocardio o attacchi di cuore.
Il
numero dei cosiddetti attacchi STEMI, in cui vi è un danno cardiaco esteso,
registrato nel Golden Jubilee è stabile da un decennio intorno ai 750 all’anno.
Tuttavia, gli attacchi N-STEMI, dove c’è meno danno tissutale ma lo stesso
rischio di morte, sono aumentati durante l’estate.
In una
citazione dall’articolo, il cardiologo consulente senior del Golden Jubilee
Mitchell Lindsay ha elencato numerose possibili cause, ma curiosamente ne ha
trascurata una: il vaccino contro il Covid.
Non ci
sono prove che sia una conseguenza di cure ritardate o un’opportunità mancata.
È probabilmente dovuto a una moltitudine di fattori: persone sedentarie con
confinamento; fatica; persone che ignorano i sintomi perché non vogliono
presentarsi in ospedale. Ci sono probabilmente da cinque a dieci cause, tutte
collegate.
Secondo
le statistiche di Google, il 70,3 per cento degli scozzesi è vaccinato e il
76,8 per cento ha ricevuto almeno una dose.
Nel
frattempo, su Twitter, gli utenti non hanno esitato a fare la correlazione tra
il cosiddetto aumento misterioso dell’infarto e la vaccinazione contro il
Covid.
Gli
attacchi di cuore non sono un mistero per chiunque abbia prestato attenzione a
medici di spicco che negli ultimi mesi hanno emesso terribili avvertimenti
sulla salute in merito al vaccino contro il Covid.
Forse
l’avvertimento più angosciante è arrivato dal medico di famiglia canadese, il
dottor Charles Hoffe, che ha condotto uno studio indipendente sui suoi pazienti
e ha determinato che il 62 percento aveva sviluppato microscopici coaguli di
sangue a causa delle proteine spike contenute nell’inoculazione dell’MRNA.
Il
dottor Hoffe ha affermato che i coaguli di sangue potrebbero portare ad alta
pressione sanguigna nei polmoni, quindi le persone vaccinate potrebbero
sviluppare insufficienza cardiaca del lato destro e morire entro tre anni.
“La
preoccupazione è: poiché questi vasi sono ora permanentemente danneggiati nei
polmoni di una persona, quando il cuore cerca di pompare il sangue attraverso
tutti quei vasi danneggiati, crea resistenza cercando di pompare il sangue
attraverso quei polmoni.” .
“Quindi
quelle persone svilupperanno qualcosa chiamato “ipertensione arteriosa
polmonare” – ipertensione nei polmoni, e la preoccupazione è che probabilmente
tutte queste persone svilupperanno insufficienza cardiaca destra entro tre anni
e moriranno perché ora sono aumentate di resistenza vascolare attraverso i
polmoni.”
Il
tempo dirà se i medici scozzesi ammetteranno un collegamento al vaccino Covid
se scopriranno che ne esiste uno per questi misteriosi attacchi di cuore.
Elites
finanziarie furiose:
il green deal non decolla.
Visionetv.it-Arnaldo
Vitangeli-( 22-10-2021)- ci dice :
A
lanciare l’allarme è stato il giornale che è la voce della City di Londra, The
Economist, paventando che “Il primo grande shock energetico dell’era verde”
potrebbe affondare l’obiettivo delle cosiddette “fonti di energia pulita”.
La
Conferenza delle Nazioni Unite sul Cambiamento Climatico (COP26) iniziata a
Glasgow due settimane fa, rischia di rivelarsi un totale insuccesso, poichè i
piani dell’élite per accelerare l’attuazione dei “Green Deal” e l’azzeramento
delle emissioni di carbonio si si stanno sgretolando sotto il peso della crisi
energetica mondiale e dell’inflazione galoppante che minaccia di innescare una
nuova crisi globale.
La
transizione energetica, ci viene ripetuto da due anni, è l’unica possibilità di
fermare quella che viene presentata come una prossima apocalisse climatica dai
catastrofisti del sistema, che affermano di voler salvare il mondo ma puntano
in realtà a salvare il disastrato sistema finanziario globale attraverso la creazione
di una nuova gigantesca bolla speculativa “verde”.
Persino
la casa reale britannica, che insieme alla City finanziaria è tra i maggiori
sostenitori della transizione ecologica, si è mobilitata per evitare il flop
della conferenza. La regina Elisabetta ha espresso tutto il suo disappunto per
i Paesi che “parlano ma non fanno” stigmatizzando la decisione di molti leader
mondiali di non essere presenti al conclave di Glasgow.
Il
presidente cinese Xi Jinping ha annunciato che non si recherà a Glasgow così
come il presidente russo Putin che ha criticato duramente la corsa alle energie
rinnovabili. L’Australia, la Cina, l’India e il Vietnam hanno messo in chiaro
che non rinunceranno all’uso del carbone
e numerose nazioni tra quelle in
via di sviluppo si rifiutano di rinunciare alla crescita economica per ridurre
le emissioni di CO2 , che oltretutto vengono emesse principalmente dai paesi
industrializzati che gli fanno la morale. Anche negli Stati Uniti le cose si
complicano per i profeti del “grande reset verde”. Il presidente Biden
parteciperà all’incontro, ma sulla transizione energetica è in corso uno
scontro durissimo a Washington.
A
frenare i progetti di reset del sistema produttivo globale è l’inflazione;
ormai anche i banchieri centrali, che fino a ieri rassicuravano sulla natura
transitoria dell’aumento dei prezzi, ammettono che l’inflazione sta sfuggendo
al controllo.
Raphael
Bostic, presidente della Federal Reserve di Atlanta, ha affermato che “Finora
gli indicatori non suggeriscono che le aspettative sull’inflazione a lungo
termine siano pericolosamente sganciate, ma le pressioni episodiche potrebbero
pesare abbastanza a lungo da sganciare le aspettative“. Tradotto suona più o
meno così: l’inflazione è transitoria, ma il periodo di transizione può durare
anni.
Mark
Carney, l’inviato speciale delle Nazioni Unite per l’azione e la finanza per il
clima, e consigliere di Boris Johnson per la COP26, nella sessione annuale del
FMI e della Banca Mondiale incentrata sul cambiamento climatico ha sostenuto
che “il meglio degli investitori privati” che è riuscito a radunare, tra cui
gestori patrimoniali, banche, compagnie di assicurazione, fondi pensione, che
rappresentano in totale “un bilancio di 90 mila miliardi di dollari”, sarebbero
“super pronti” per progetti verdi.
Carney,
ex governatore della Banca d’Inghilterra, ha affermato che: “Verrà richiesto un enorme investimento in
tutto il mondo. Qualcosa tra i 100 mila e i 150 mila miliardi di dollari di
finanziamenti esterni nei prossimi tre decenni”.
Un oceano
di denaro che per le élite votate al “green reset” dovrebbe essere preso
dall’economia reale per poter finanziare la bolla speculativa verde delle
grandi banche.
Ma non
pare che, nelle attuali condizioni, siano in molti i Paesi disposti a innescare
l’ennesima crisi sociale ed economica in nome dei capricci di Greta, e di chi
la manda.
(ARNALDO
VITANGELI).
Non
solo la vergogna: le sfide
della Nato dopo l’Afghanistan.
Ilgiornale.it-
Michael Clarke-(23 OTTOBRE 2021)- ci dice:
Di
fronte al destino dell’Afghanistan, per i funzionari della Nato potrebbe essere
allettante l’idea di fare semplicemente spallucce e spronare l’alleanza ad
andare avanti, facendosene una ragione. In fin dei conti esistono molte altre
minacce, molto più vicine, di cui preoccuparsi. Ma se i leader della Nato
intendono ignorare l’Afghanistan, d’altro canto l’Afghanistan non ignorerà però
loro. Infatti, le ripercussioni strategiche di questa sconfitta sono soltanto
appena iniziate.
L’impegno
della Nato nell’operazione in Afghanistan è stato notevole. L’alleanza ha
condotto l’International Security Assistance Force dal 2003 al 2014 – una
missione che ha visto coinvolti circa 50 membri e partner dell’alleanza, e che
al suo apice nel 2012 aveva schierato sul campo 130.000 truppe, di cui quasi la
metà provenienti da paesi che non fossero gli Stati Uniti. Nel 2015 la Nato
istituì poi la Resolution Support Mission, volta ad offrire al governo afghano
un training militare specializzato ed una qualche risorsa di aviazione.
Lo
scorso settembre tutto questo venne meno, con l’umiliante ritirata delle forze
occidentali dall’Afghanistan e la caotica evacuazione di 120.000 civili
vulnerabili, lasciandone innumerevoli ad un futuro incerto all’interno del
paese. Il
peggior ritiro militare dell’Occidente degli ultimi settant’anni; una
drammatica ed innegabile sconfitta strategica per gli Stati Uniti, di cui la
Nato deve condividere il disonore.
I veri
vincitori della guerra in Afghanistan.
Ma
riuscire a conviverci va ben oltre accettare di condividerne il disonore. Dal
punto di vista geopolitico, ciò rivela come gli Stati Uniti abbiano abbandonato
i propri interessi in Asia centrale e come Cina e Russia ne escano
vincitrici: da un lato la Cina porta avanti il proprio interesse per i preziosi
minerali dell’Afghanistan e per sviluppare ulteriormente la “Belt and Road
Initiative”, da Kashgar in Xinjiang a Gwaidar in Pakistan; dall’altro, la
Russia recupera l’influenza politica ceduta agli Stati Uniti in paesi dell’Asia
centrale quali Uzbekistan, Tajikistan, Turkmenistan, e ovviamente Kazakistan.
L’Asia
centrale potrebbe non trovarsi lungo il perimetro di sicurezza europeo, eppure
questi paesi hanno un valore per l’Europa sia da un punto di vista economico
che politico. Il Segretario Generale della Nato ha già evidenziato le modalità in cui
la Cina minaccia il ruolo mondiale, la sicurezza nazionale ed i prospetti
economici delle democrazie occidentali. La sfida russa alla sicurezza
europea è stata chiara sin dalla guerra in Georgia del 2008, mentre la sfida
cinese è diversa, più recente e più nebulosa – ma non per questo meno
minacciosa per la prosperità e la stabilità dell’Europa.
E poi
c’è l’effetto della sconfitta in Afghanistan sulle relazioni transatlantiche,
il pilastro principale dell’intera alleanza che vi ha dato origine e che
sorregge dal 1950. L’amministrazione Biden sosteneva che al termine della
presidenza Trump gli Stati Uniti sarebbero “tornati” nel mondo; tuttavia, dal
punto di vista europeo, la ritirata dall’Afghanistan non sembra aver cambiato
troppo le cose. C’è stato soltanto un po’ più di preavviso rispetto alle tempistiche di
Trump, ma comunque nessuna consultazione degli alleati, né tantomeno alcuna
chance che Washington avrebbe deviato dalle proprie linee guida prestabilite.
Cosa
cambia da Trump a Biden.
La
stessa dinamica si è ripetuta il mese successivo, in occasione dell’annuncio
dell’accordo di difesa Aukus tra Stati Uniti, Australia e Regno Unito. Una
trattativa rapida ed estremamente segreta; ma non per la Cina o la Russia,
bensì per la Francia, un alleato chiave degli Stati Uniti ed uno dei maggiori
attori per quanto riguarda la sicurezza in Europa. Un episodio di unilateralismo
statunitense (con complicità britannica) che la Nato non dimenticherà certamente
presto.
L’Europa
deve sperare che la presidenza Biden non venga plasmata dalla sconfitta in
Afghanistan.
Quello che per il presidente Biden era un rischio calcolato all’interno di una
decisione difficile si è rivelato un abbaglio politico su larga scala, dal
quale potrebbe essere dura riprendersi a livello internazionale. E a livello nazionale, Biden ha già
dichiarato che la sua politica estera dovrebbe essere giudicata in base ai
benefici per “i cittadini americani”. Sicuramente vi sono delle notevoli differenze tra
l’approccio di Biden e quello di Trump al mondo al di fuori degli Stati Uniti
(l’impegno nella lotta al cambiamento climatico, ad esempio); ma nella gestione degli alleati Nato
i due potrebbero essere più simili di quanto i leader europei vorrebbero
sperare.
Quanto
è accaduto in Afghanistan sottolinea nuovamente ciò di cui, in realtà, siamo a
conoscenza da anni: l’Europa non è più la priorità dell’America. Ora Washington deve preoccuparsi
della sicurezza su tre vasti fronti: il Pacifico, l’Artico e l’Europa, e
quest’ultimo dovrà – finalmente – arrangiarsi un po’ più da solo, se vuole che
Washington rimanga veramente interessata a degli approcci congiunti all’interno
del vecchio continente.
Il
ruolo della Russia.
Da
ultimo, ma non meno importante, la sconfitta in Afghanistan potrebbe toccare la
Nato più da vicino del previsto se consideriamo l’effetto che ha avuto sulla
confidenza del Cremlino, che ha mantenuto a pieno regime la propria agenda in
Europa e nel Mediterraneo. Infatti per Putin potrebbe essere difficile resistere alla
tentazione di mettere alla prova l’impegno statunitense verso i propri alleati
in un momento di tale difficoltà. Per mettere davvero sotto pressione la Nato lungo un
confine che si estende attraverso 30 paesi, magari potrebbe dare il via ad una
crisi politica tra le minoranze russe per poi militarizzarla, o ancora scavare
nell’incombente crisi del Mediterraneo orientale: tutti scenari che per il
presidente russo potrebbero diventare sempre più invitanti.
Proprio
come la Cina potrebbe pensare che lo scompiglio occidentale rappresenti già ora
l’occasione adatta per “riprendersi” Taiwan, allo stesso modo il Cremlino
potrebbe credere che la situazione sia ottimale per colpire e affondare
politicamente la Nato.
È il
momento giusto per prendere decisioni politiche pericolose, e i leader della
Nato avranno bisogno di tutte le abilità acquisite nel corso di oltre
settant’anni per emergere dalle increspature geostrategiche della sconfitta in
Afghanistan – nel caso riuscissero a conviverci sopportandone la vergogna.
Anche
la Rai censura la notizia dei fondi
venezuelani
al Movimento 5 Stelle,
serve
una svolta.
Ilriformista.it-
Michele Anzaldi — (23 Ottobre 2021)-ci dice:
Le
indiscrezioni pubblicate dalla stampa dicono che i neoamministratori della Rai,
scelti dal governo Draghi, starebbero per procedere in queste ore, al più tardi
nei prossimi giorni, con le nomine dei nuovi direttori di testata.
Indipendentemente
dai nomi che verranno proposti, che devono essere scelti in autonomia dal
vertice aziendale auspicabilmente nel pieno rispetto della professionalità,
della deontologia giornalistica e del curriculum, è sconcertante che non sembri
esserci alcuna novità sul piano organizzativo ed editoriale dei telegiornali.
Davvero
la Rai di Draghi, ovvero del presidente del Consiglio che in questi mesi ha
avuto il coraggio di avviare fondamentali riforme per il Paese nell’ambito
dell’attuazione del Pnrr, intende su un settore vitale come l’informazione
andare avanti con l’assetto del secolo scorso?
Davvero
l’amministratore delegato Fuortes, invece di porre le basi per eliminare la
lottizzazione, intende andare avanti con una nuova carrellata di nominati come
chi l’ha preceduto? Può essere questa la nuova Rai “europea” di profilo
draghiano? Otto
testate giornalistiche con otto direttori e una pletora di ufficiali e
sottufficiali, tra vicedirettori, capiredattori, capiservizio, etc., ha ancora un senso ed è compatibile
con l’allarme sui conti lanciato in Vigilanza proprio dal nuovo amministratore
delegato?
Ma è
mai possibile che si perpetui un modello organizzativo identico a quello della
Prima Repubblica, quando i maggiori servizi pubblici europei hanno invece negli
ultimi anni rivoluzionato i propri assetti per rinforzare ad esempio il proprio
ruolo sull’informazione digitale e sul web? La Bbc nel Regno Unito, France
Television in Francia, Zdf e Ard in Germania, Tve in Spagna hanno un unico
centro produttivo ed editoriale delle news per rafforzare la qualità dei
contenuti, le All News e l’informazione sul Web, dove la Rai continua a essere
fanalino di coda e, quindi, sostanzialmente irrilevante.
Eppure dal 1993 ha un modello in casa che ha
funzionato egregiamente anche sul piano del pluralismo: la news room unica per
il Giornale Radio. Perché lo stesso modello non viene adottato anche per i tg?
Negli ultimi anni (prima con l’ex Ad Gubitosi, poi con Verdelli nella sua
qualità di direttore editoriale) la Rai aveva elaborato due piani di riforma
delle news, perché una profonda ristrutturazione di quel comparto era stata
giudicata necessaria e non rinviabile sul piano dell’efficienza, della qualità,
di un pluralismo vero e del contenimento dei costi, eliminando duplicazioni di
funzioni, ma soprattutto sprechi e clientele.
Che
fine hanno fatto quei piani? Dopo essere stati insabbiati e chiusi in un cassetto
dalla Rai gialloverde di Conte e dell’amministratore delegato Salini, davvero
possono essere ignorati anche dall’Ad Fuortes e dal Cda presieduto da Marinella
Soldi?
Si può
lanciare l’allarme sui conti, sull’insostenibilità dell’attuale situazione finanziaria
del servizio pubblico, e poi ignorare un piano già pronto come il Piano
Newsroom di Gubitosi, approvato anche dalla commissione di Vigilanza allora
presieduta dal presidente Fico, che a regime farebbe risparmiare 70 milioni di
euro all’anno?
L’inefficienza e l’inefficacia dell’attuale
assetto informativo Rai è sotto gli occhi di tutti, dalle notizie censurate
(vedi i presunti fondi di Chavez a M5s) alla lunga sequela di errori, dalla
moltiplicazione dei costi all’assenza delle testate Rai quando c’è da dare per
primi una notizia.
Leggere
in queste ore che il nuovo Ad e il nuovo Cda abbiano deciso di perpetuare un
modello bocciato dai più importanti servizi pubblici radiotelevisivi europei
desta meraviglia e sconcerto perché smentisce clamorosamente la linea di rigore
e di rinnovamento perseguita dal presidente Draghi.
Spero
che il vertice Rai si fermi in tempo: le nomine non possono essere staccate da
un piano di riforma delle news in linea con quanto fatto dalle altre tv in
Europa.
(Michele
Anzaldi).
Il
Cavaliere ricompatta i suoi:
"Nessun
conflitto in Forza Italia".
Ma il Pd già lusinga Brunetta.
msn.com-ilgiornale.it-( Francesco Borgia)- ci dice:
Berlusconi
tranquillizza i suoi e minimizza lo strascico di polemiche e reazioni provocate
dalle dichiarazioni di Renato Brunetta. «Si tratta soltanto di incomprensioni
personali - dice ai suoi - non politiche». E rivendica la validità dell'asse
con Salvini e Meloni. Tanto che oggi telefonerà a Gianfranco Rotondi, impegnato
a Saint Vincent per la convention della «Balena verde». Il parlamentare infatti
aveva accolto con favore le esternazioni di Brunetta perché superavano di fatto
il bipolarismo. «Dirò a Gianfranco che il bipolarismo non è archiviato - spiega
ai suoi - e che il centrodestra è coeso e forte». D'altronde Berlusconi un
ruolo preciso se lo è già ritagliato: «Siamo noi i garanti nei confronti
dell'Europa». Le rassicurazioni del Cavaliere stemperano di fatto l'entusiasmo
dei dem per le considerazioni di Brunetta. Il ministro della Pubblica
amministrazione rivendicava un ruolo più forte dell'asse moderato. E si
appellava a tutte le forze popolari, liberali e socialiste per coagularsi
attorno alla figura di Draghi e del suo governo.
Anzi,
i dem - e segnatamente il suo segretario - già pregustavano l'idea di allettare
l'area moderata di Forza Italia mettendo sul piatto del confronto politico
anche la futura legge elettorale. Sono in tanti, infatti, tra i dem a non voler
cedere ai richiami del maggioritario e una proporzionale puro metterebbe tutti
i moderati dei due schieramenti nelle condizioni di avere le mani libere per
immaginare, a elezioni avvenute, di favorire la nascita di una «maggioranza Ursula»,
come quella che a Bruxelles sostiene il lavoro della Commissione presieduta
dalla von der Leyen.
Le
parole di Berlusconi, insomma, intervengono a smorzare sul nascere le
speculazioni cui lo stesso Enrico Letta si è lasciato andare. Tanto che il
segretario dem voleva portare già martedì in Direzione il tema del confronto
con le forze moderate del centrodestra per discutere di legge elettorale e di
alleanze. Una suggestione, quella di Letta, che era stata già coltivata dallo
stesso leader di Italia viva, Matteo Renzi, e che anche Calenda di Azione (per
restare nell'ambito del centrosinistra) vede con favore («a patto che Letta
tagli i ponti con le frange più estreme del Movimento Cinquestelle»).
D'altronde
già in passato le forze moderate avevano più volte speso parole di elogio per
le posizioni assunte da un'altra ministra azzurra. Quella Mara Carfagna sempre
scettica sull'asse Forza Italia-Lega.
E
proprio sulle forze moderate presenti nel partito di Berlusconi vorrebbe
puntare ora il Partito democratico. Serve un interlocutore valido per
immaginare un futuro più solido e stabile per il governo Draghi.
C'è
anche chi pensa di allargare l'interlocuzione a quell'area della Lega che si
riconosce nelle posizioni del ministro Giorgetti.
Oltre
a Calenda e Renzi, anche Della Vedova di +Europa e Osvaldo Napoli di Coraggio
Italia salutano con favore le esternazioni di Brunetta. Mentre un altro piddino
moderato come il sindaco di Bergamo, Giorgio Gori, sottolinea che è proprio
nell'interlocuzione con il mondo politico rappresentato dai ministri azzurri e
dall'area liberale di Forza Italia che è possibile allargare il proprio
consenso.
Se,
però, la legge elettorale dovesse rimanere quella che è allora servirebbe
allargare la coalizione a tutte le forze europeiste rappresentate in
parlamento. È la tesi del sindaco dem di Pesaro Matteo Ricci che aggiunge: «C'è
poco da fare gli schizzinosi, con questa legge elettorale più è larga la
coalizione e meglio è».
Green
Pass, schedatura universale.
Prima
del fatale 2024.
Libreidee.org-Giorgio
Cattaneo-(24-10- 2021)- ci dice :
Raccontano
gli appassionati di astrologia che il periodo che si aprirebbe il 22 gennaio
2024 potrebbe coincidere con l’inizio di una stagione epocale e liberatoria,
per l’umanità, propiziata dallo “storico” ingresso di Plutone in Acquario.
Qualcuno può pensare che siano favolette. Altri studiosi precisano:
l’astrologia non determina mai cambiamenti così immediati, attorno a una
data-spartiacque. Altri ancora, forse più prosaicamente, fanno notare come i
portavoce del potere – anche se non lo ammetterebbero mai – siano attentissimi
proprio alla simbologia energetica che presumono sia legata al moto degli
astri: del governo Draghi non c’è un solo decreto, avverte Nicola Bizzi, che
sia stato emanato in un giorno a caso, senza prima aver dato un’occhiata al
cielo.
A proposito: ha ben poco di astrologico,
l’attenzione che Bizzi (e molti altri osservatori) concentrano sul “fatidico”
2024. Secondo alcuni, è vero, coinciderebbe con la nascita di una nuova “era
precessionale”. Ma non si esauriscono qui, le voci sull’ipotetico traguardo in
calendario. C’è ben altro, che bolle in pentola.
A
partire da quell’anno, infatti, la Terra comincerebbe a essere visitata da
presenze diverse, rispetto a quelle abituali, segnalate nel 2020 dalla Us Navy
e poi confermate nel 2021 dal Pentagono. Per intenderci, stiamo parlando di
entità aliene.
Premette il biblista Mauro Biglino: 2024-fino
a ieri, poteva ancora essere canzonato chi fosse stato accusato di “credere
negli Ufo”. Ora, invece, dopo che le autorità militari Usa li hanno finalmente
sdoganati (sia pure ribattezzandoli Uap), non è più possibile negarne
l’esistenza. Tuttavia, aggiunge Biglino, non ci hanno spiegato cosa sarebbero
esattamente, quei velivoli: chi li fabbrica, da dove vengono, chi li pilota.
Amici o nemici? Amici, ha detto a fine 2020 Haim Eshed, docente universitario,
per trent’anni a capo della sicurezza aerospaziale di Israele. Amici? Sì, ha
spiegato il generale Eshed: da trent’anni – ha dichiarato – collaboriamo
stabilmente con alcuni di loro, nell’ambito di una Federazione Galattica, con
basi condivise sulla Terra, sulla Luna, su Marte e su altri pianeti.
Reazioni,
alla sortita di Eshed? Silenzioso imbarazzo, ma nessuna smentita. Pochi mesi prima, Donald Trump aveva
ufficialmente annunciato l’esistenza di una non meglio precisata Space Force
americana.
Nello stesso periodo, il simbologo e massone Gianfranco Carpeoro aveva aggiunto
un tassello in più: il rapporto fra extraterrestri ed élite massonica
statunitense.
Rapporto
che, secondo Carpeoro, risalirebbe all’immediato dopoguerra, sotto la
presidenza Einsenhower. Uno scienziato come Corrado Malanga, mai tenero con la
libera muratoria, di recente è giunto a esporre la seguente congettura: i grandi massoni al potere nel
mondo non sarebbero che i burattini-prestanome dei Deva e degli Asura,
“divinità” extraterrestri che si contenderebbero segretamente il controllo del
Uappianeta da migliaia di anni, anche attraverso la dialettica politica –
essenzialmente fittizia – tra conservatori (Deva) e progressisti (Asura).
Complottismo a buon mercato?
Ricostruzioni
e interpretazioni che potrebbero apparire ultra-fantasiose, se non fosse per
due aspetti: da un lato la strana “disclosure” in corso, con le progressive
ammissioni sugli Ufo, e dall’altro le deliranti politiche autoritarie imposte con
l’alibi della dichiarata emergenza pandemica. Proprio su questo fronte è
facilissimo misurare la distanza (cosmica, è il caso di dire) tra la versione
ufficiale e la verità dei fatti.
Punto d’arrivo: la schedatura universale, sempre
dietro al pretesto sanitario, per arrivare all’estensione anche in Occidente di
un tipo di regime sempre più simile a quello cinese, fondato sul “credito
sociale”: l’accesso a benefit e servizi condizionato all’obbedienza. Sotto questo profilo, in effetti,
riepilogare la vicenda Covid non può che essere illuminante, oltre che
desolante. Il
31 gennaio 2020, il governo Conte – in gran silenzio – vara lo stato
d’emergenza, mentre la Tv parla dell’epidemia di Wuhan come qualcosa di ancora
remoto.
L’Italia
non corre alcun pericolo, assicura profeticamente lo stesso Roberto Burioni,
star televisiva dei neo-virologi nazionalpopolari. Due mesi dopo, la catastrofe:
lockdown, ospedali al collasso, sfilata di camion militari carichi di bare. Il governo Conte, che non ha mai
aggiornato il piano pandemico dell’Oms, ignora anche quello “vecchio”, comunque
utile. Peggio:
impone ai medici di non effettuare autopsie sulle vittime. Il protocollo è
increscioso: Tachipirina e vigile attesa. In altre parole: è come se il malato
“dovesse” aggravarsi, per poi essere ricoverato solo dopo molti giorni, ormai
malconcio.
Assistito in ospedale, sì: ma magari fuori tempo massimo. E affidato a medici
che – anziché l’eparina – gli somministreranno l’ossigeno, in diversi casi
“bruciandogli” i polmoni.
Parallelamente: decine di medici, nel
frattempo, scovano terapie che paiono efficaci. Ma vengono sistematicamente
ignorati, quando non banditi. Il primo, Giuseppe De Donno, l’anno seguente sarà trovato
impiccato nella sua abitazione. Con la sua cura (plasmaferesi) aveva salvato 58
pazienti su 58. Costo della terapia: poche decine di euro.
Arriva
l’estate 2020, ma la fiction continua: distanziamento e mascherine, Tachipirina
e vigile attesa. Tutto pronto per l’annunciatissima “seconda ondata” autunnale,
con anche l’introduzione del coprifuoco. Sempre ignorati, intanto, i medici
curanti: che hanno messo a punto protocolli con antibiotici e antinfiammatori,
idrossiclorochina, ivermectina e diversi altri farmaci (ostacolati in ogni
modo). La loro soluzione? Cure precoci a domicilio. Motivo: con terapie
somministrate in modo tempestivo, all’ospedale non finisce più quasi nessuno
(ma così, addio emergenza). I medici di “Ippocrate” esibiscono un bilancio schiacciante:
60.000 guariti, da casa, senza ricorrere al ricovero.
Risposte, dal governo? Zero, nessuna: come se
quei medici italiani non esistessero. I media? Tutti allineati all’omertosa
verità ufficiale, salvo rarissime eccezioni. Ma il bello doveva arrivare con
Mario Draghi: solo continuando a ignorare i medici e i loro risultati sarebbe
stato possibile tener vivo il terrore del virus, in modo da vendere il
“vaccino” come unica, possibile via d’uscita.
Scontato
il successo della prima infornata di inoculi sperimentali: un italiano su due
non vedeva l’ora di sottoporvisi, convinto di mettersi al riparo dalla
patologia influenzale. Poi c’è stato bisogno di convincere molti anziani, dubbiosi:
a questo è servito, anche, l’arruolamento di un generale in uniforme dal
alpino.
Ma i
numeri non erano ancora soddisfacenti, per i “vaccinatori”. Così, Mario Draghi
ha fatto ricorso all’obbligo, introducendo una sorta di Tso. Vuoi continuare a
lavorare? Devi sottoporti all’inoculo, prendere o lasciare. Prime vittime del
ricatto: personale sanitario e operatori scolastici. A ruota, dal 15 ottobre tutti gli
altri.
Nel
frattempo, la situazione è degenerata: la farmacovigilanza dell’Ema ora parla
di 24.000 morti sospette, correlabili al “vaccino”, e 2 milioni di europei che
hanno dovuto ricorrere a cure sanitarie dopo aver ricevuto le dosi. E proprio il carattere ricattatorio
del Green Pass, che secondo vari giuristi sarebbe del tutto incostituzionale,
ha messo in subbuglio mezza Italia.
Cartina
di tornasole: le elezioni amministrative di ottobre sono state disertate da un
elettore su due. Le piazze hanno preso a riempirsi, e lo Stato si è abbassato a ricorrere
alla violenza per sgomberare i portuali di Trieste, insorti contro il decreto
“infame”. In
parallelo, molto clamore ha suscitato l’ennesimo suggello simbolico, giusto il
15 ottobre: l’apertura della Porta dell’Inferno (sfortunata opera “maledetta”
di Auguste Rodin) alle Scuderie del Quirinale.
Come
dire: abbiamo in serbo qualcosa di poco piacevole, per i sudditi? Ma attenti:
il Green Pass obbligatorio è solo l’antipasto. Lo sostiene Roberto Mazzoni,
giornalista che ha seguito dalla Florida le presidenziali Usa 2020, al termine
delle quali sarebbe stato “eletto” Joe Biden, con l’aiuto del voto postale e
dei computer di Dominion. Elezioni “sporche”: come se si dovesse togliere di mezzo a
tutti i costi un politico ostile al Grande Reset, cioè il programma globale
candidamente annunciato – in diversi libri – da Klaus Schwab, il patron di
Davos. Precisamente: fine delle libertà individuali, in nome di un controllo
orwelliano sugli individui.
La
“pandemia”? Un’ottima occasione per imporre comportamenti che – senza il terrorismo
sanitario – non sarebbero mai stati accettati. Ergo: oggi il Green Pass “vaccinale” (da rinnovare
in eterno) non sarebbe che il prologo del “passaporto a punti”, di stampo
cinese, destinato agli ex cittadini occidentali, un tempo liberi, quando ancora
funzionava la loro pur difettosa democrazia. Incubi?
Lo si
verificherà presto, data la fretta – più che sospetta – con cui il piano
procede. E
attenzione: i desiderata di Davos coincidono con l’agenda Onu e con il Green
New Deal dell’Ue, propiziato dall’innocente, inconsapevole Greta.
Previsione:
archiviato il Covid-19, sarà la pretesa “emergenza climatica” ad armare le
prossime imposizioni, costringendo le persone a nuove, drammatiche rinunce.
Sacrifici
che rafforzeranno il dominio dell’élite Bergoglio e Draghi mondialista, fino al
punto – paventano i pessimisti – da imporre l’inoculo di nano-chip, attraverso
cui controllare ogni aspetto della vita di ciascuno, compreso l’accesso alla moneta
(solo digitale, a breve).
Allucinazioni
distopiche? Non la pensa così Ilaria Bifarini: il Grande Reset, dice l’economista, è
pienamente in corso. E con Mario Draghi sta accelerando vertiginosamente. Un
colossale test, per vedere fino a che punto è possibile “strapazzare” l’Italia,
da sempre paese-laboratorio per i destini dell’Occidente. Paese che,
oltretutto, ospita il Vaticano. Appunto, e Bergoglio?
Eccolo
in azione, il “progressista” Papa Francesco: a fine 2020 ha rifiutato di
ricevere Mike Pompeo, confermando la cessione al regime di Pechino del potere
di nomina dei vescovi cattolici in Cina. E oggi definisce “un atto d’amore” il
fatto di sottoporsi all’inoculo del siero genico sperimentale. Il Pontefice fa
coppia con Draghi, secondo cui – testualmente – se non ti “vaccini”, muori (e
fai morire anche gli altri). Sottinteso: il “vaccino” per il Covid funziona.
Cioè: protegge dal contagio ed evita gli effetti peggiori della malattia.
Magari fosse vero: chi si è “vaccinato” continua a infettarsi, anche
ammalandosi, e a contagiare il prossimo.
Ammette
il ministero della sanità della Gran Bretagna: nelle terapie intensive, sono
“vaccinati” quattro pazienti su cinque. Peraltro, il Regno Unito ha
somministrato il siero C-19 alla quasi totalità della popolazione. Cosa che i
media evitano di ricordare, mentre biasimano la “irresponsabile” decisione di
Londra di revocare ogni restrizione.
Così i contagi galoppano, scrivono i giornali.
Tacendo però sull’altra verità: e cioè che l’epidemia non fa differenze tra
“vaccinati” e non. Segno che il “siero magico” è largamente inefficace. Importa
a qualcuno, saperlo? Forse sì: c’è una coscienza critica che si sta diffondendo
a macchia d’olio, nonostante la censura “cinese” imposta dai social, anche
Vaxin Italia.
Numeri
che impressionano un osservatore speciale come Carlo Freccero: l’Istituto
Superiore di Sanità ha appena ammesso che il terribile virus avrebbe ucciso –
da solo, senza l’aiuto di gravi malattie compresenti – meno di 4.000 italiani,
contro i 130.000 classificati “morti per Covid”.
Nonostante
questo, però, si accelera: Green Pass obbligatorio. Come se le notizie non
esistessero. Come se non esistessero le terapie, né i medici curanti (molti dei
quali nel frattempo sospesi, se non radiati). E peggio: sempre per generare
ansia sociale, ora si torna a manovrare anche la leva socio-economica. Pur in
assenza di vere crisi energetiche, si paventa un inverno spaventoso (guarda caso,
come la porta infernale di Rodin). Facile: si rallenta la distribuzione, in modo
artificioso, e così i prezzi volano alle stelle. Iper-inflazione, che colpisce
ovunque: dal pieno di benzina alla spesa quotidiana. L’obiettivo non cambia, a quanto
pare: dopo il panico sanitario, anche l’insicurezza sociale. Per ottenere cosa? Ovvio: un’obbediente
sottomissione, sempre in ossequio all’agenda di Davos. Domanda: perché proprio
adesso?
Ecco,
appunto. Su questo si interroga lo storico Nicola Bizzi, editore di Aurora
Boreale e co-autore del fortunato, coraggioso instant-book “Operazione Corona”.
Appassionato di archeologia “proibita”, Bizzi vanta anche contatti con il mondo
dell’intelligence. E conferma: c’è chi teme che, nel citato 2024, la Terra
potrebbe ricevere visite problematiche. L’ipotesi: sarebbero di ritorno le
“divinità” che la tradizione eleusina chiama “titaniche”? La letteratura antica
le descrive come “sfrattate” dal nostro pianeta 20.000 anni fa, al termine
della Titanomachia di cui parla Esiodo. Bizzi prova a leggere tra le righe
della mitologia, scovando un dettaglio: non è curioso che la principale costellazione della Balena vittima del golpe
mondiale chiamato Operazione Corona sia proprio l’Occidente, fino a ieri
protetto dalla sua democrazia? Nel mirino, in effetti, si ritrovano soprattutto
l’Europa, il Nord America, l’Australia e la Nuova Zelanda.
Secondo
il mito eleusino, i Titani “atlanti-dei” venuti da Tau-Ceti generarono una
particolare parte dell’umanità, quella occidentale (che secondo ipotesi
paleontologiche corrisponderebbe, a livello preistorico, all’Uomo di Cro-Magnon).
Semplici
suggestioni? Nelle Georgia Guidestones si auspica che la popolazione mondiale
non superi il mezzo miliardo di unità.
Nel
2017, il sito statunitense “Deagel” presentava proiezioni in base alle quali la
popolazione occidentale sarebbe stata letteralmente dimezzata. In altri termini, l’Istat ha appena
ricordato che l’Italia – perdurante la denatalità che la affligge – potrebbe
ridursi a essere un paese di appena 32 milioni di abitanti.
Nell’attuale
direzione del massimo potere, una voce come quella di Fausto Carotenuto (già
analista dell’intelligence) riconosce le storiche direttive del Club di Roma: usare l’ideologia “green”, maneggiata
dall’oligarchia finanziaria, per contenere la demografia, tagliare e ridurre. Ergo, necessariamente: centralizzare.
E quindi
digitalizzare progressivamente l’essere umano, per poterlo controllare meglio.
C’è
qualcosa di potenzialmente “alieno”, nel piano – a tappe forzate – che parte
dallo sfruttamento manipolato del Covid per arrivare al “vaccino”, quindi al Green
Pass, cioè
al punto di partenza dell’eventuale regime totalitario universale basato sul
“credito sociale”, di marca cinese, per ottenere neo-sudditi
definitivamente controllabili, in ogni aspetto della loro vita?
In
tempo di pace, qualsiasi idea meriterebbe un rispettoso dibattito, ma oggi
questa possibilità sembra sia esclusa. Il mainstream pratica la più brutale e
inaudita delle censure: tutte le ipotesi sgradite vengono classificate “bufale”. Poi c’è chi condanna i cosiddetti
complottisti (spesso iperbolici, nelle loro tesi) accusandoli di aiutare
involontariamente l’establishment a screditare l’intero pensiero libero.
Verissimo, ma a patto che non si dimentichi un dettaglio essenziale: è il potere, in prima battuta, a
essere reticente o fuorviante. In assenza di verità accertate, quindi, è ovvio
aspettarsi anche le illazioni più spericolate.
Discorsi
comunque difficili, da affrontare, in un mondo che – direbbe Mauro Biglino –
crede ancora che la Bibbia (letta obbligatoriamente sempre e solo in chiave
simbolico-teologica) parli del Dio unico dei monoteismi, anziché degli Elohim
che avrebbero “fabbricato” con la genetica una parte dell’umanità. Un altro
studioso italiano, Riccardo Magnani, ha appena dimostrato che Cristoforo
Colombo non solo non ha mai “scoperto l’America”, ma addirittura non sarebbe
mai neppure esistito. In compenso, lo stesso ricercatore – in un libro di
prossima uscita – si prepara a documentare la sua ultima intuizione: Lorenzo il
Magnifico non era italiano, ma americano.
Seriamente:
Lorenzo, dice Magnani, era di stirpe reale Inca. Sarebbe finito a Firenze
(adottato dai Medici) in seguito ai viaggi oceanici intrapresi, almeno mezzo
secolo prima, dalla signoria fiorentina. Obiettivo dell’alleanza: fare in
modo che a guidare l’Europa fosse l’America del culto solare, scalzando
l’oscurantismo varato dalla religione romana violentemente imposta da Teodosio
nel quarto secolo dopo Cristo.
Una
religione che sarebbe stata “costruita” a tavolino da personaggi come Paolo di
Tarso, Giuseppe d’Arimatea, lo storico Giuseppe Flavio e, pare, il filosofo
Lucio Anneo Seneca. Uomini forse vicini alla elusiva, potentissima Struttura di
cui parla Paolo Rumor nel libro “L’altra Europa”?
Un
network occulto che reggerebbe ininterrottamente il mondo da 12.000 anni, cioè
da quando la civiltà terrestre sarebbe riemersa dalle macerie dopo i devastanti
cataclismi di origine stellare ora individuati con precisione dai geofisici. Ergo: quegli oligarchi ante
litteram avrebbero ereditato il ruolo dei plenipotenziari precedenti, gli
antichi sacerdoti delle “divinità” dotate di astronavi? E quindi: le loro
costruzioni – imperi, religioni, ideologie e credenze – sarebbero frutto di
manipolazione, “grande opera” di una super-casta che avrebbe custodito il
monopolio della conoscenza? Punti di vista, certo. Supposizioni in libertà. Del resto,
ci vollero mille anni prima che qualcuno( Pinotti) (l’umanista Lorenzo Valla,
in quel caso) svelasse finalmente la reale identità del Lascito di Costantino:
un volgarissimo falso, fabbricato per legittimare il potere temporale dei Papi.
D’accordo,
si potrebbe obiettare: ma tutto questo che attinenza potrebbe mai avere, con il
Covid e il Green Pass? Chi lo sa. Tutte domande destinate a restare in sospeso,
scommette qualcuno, fino all’esiziale, fantascientifico 2024. Davvero c’è chi
teme – qui e ora – che fra due anni e mezzo potrebbe fare i conti con
visitatori indesiderati? Uno studioso come Roberto Pinotti, ufologo di fama
internazionale, ripete: i governi non avranno mai il coraggio di ammettere di
essere semplici marionette, al servizio di poteri alieni.
Letteralmente:
poteri esercitati da extraterrestri, stabilmente presenti sul nostro pianeta. E
se le ultime indiscrezioni sugli Ufo servissero a preparare il terreno,
abituando l’opinione pubblica all’idea di dover affrontare – un giorno – una
minaccia spaziale? Cioè: alieni ostili a quelli che (stando a Pinotti) oggi
controllano la Terra? E poi: intrusi nemici dell’umanità, o solo dell’élite –
terrestre e non – che la starebbe dominando da millenni? Comunque sia: se uno
pensa all’apocalisse-Covid, non può non domandarselo: perché tutto questo avviene proprio
adesso?
Già:
perché questa gran fretta di introdurre il Green Pass, il Green Deal, il Green
Armageddon? Restiamo coi piedi per terra, implorerebbe il realista: parliamo di cose
serie, di contagi e tamponi. Benissimo: i contagi sono larghissimamente
asintomatici, ma vengono spacciati per anticamera del ricovero.
I
tamponi? Non sono affidabili: lo ha detto l’inventore del test Pcr, Premio
Nobel, e l’ha ribadito l’azienda che ha brevettato i “cotton fioc”. Il campione
biologico prelevato viene “amplificato” troppe volte, facendo emergere le
tracce di qualsiasi virus pregresso. Eppure: è proprio l’inattendibile tampone, il
“purgatorio” cui è obbligato a sottoporsi, oggi, chi si sottrae all’inoculo
genico. Il tutto, senza il minimo senso del ridicolo.
A proposito di serietà: quando “servivano” per
creare allarme, i tamponi erano gratuiti. Oggi invece costano un salasso, per
il lavoratore medio che deve pagarne 3 a settimana. Con che coraggio, quindi, diffidare
di chi sfoglia libri antichi e magari oggi insiste nello scrutare l’enigmatico cielo
del 2024?
(Giorgio
Cattaneo).
Il
Green Pass è
solo l’inizio:
vogliono
portarci via tutto.
Libreidee.org-Roberto
Mazzoni-(23/10/2021)-
ci dice:
Già da
tempo, alle Nazioni Unite c’è un progetto che prevede di catalogare,
classificare e schedare tutte le persone. Obiettivo: avere a disposizione tutti
i dati fondamentali in un grandissimo database. E possibilmente con un
microchip inserito, in modo che non sia più necessario portarsi in giro il
tesserino, ma sia nel nostro corpo.
Dal punto di vista di alcuni, questo è il
preludio per il passaggio alla nuova valuta: l’euro digitale e il dollaro
digitale.
Questa situazione economica, che ai famosi “esperti” sta sfuggendo di mano, sta
portando a un rischio di iper-inflazione che potrebbe mettere in crisi l’intero
sistema.
Parliamoci
chiaro: nel momento in cui le persone cominceranno a far fatica a fare la spesa
(e temo che succederà), iniziando a stentare a trovare i beni di prima
necessità, cominceranno a vedere che il loro stipendio non sarà più sufficiente
per arrivare a fine mese. E quindi cominceranno a dover ridurre in modo significativo
il proprio standard di vita. Dal punto di vista sociale, è chiaro che una
situazione come questa tende a diventare esplosiva, difficilmente gestibile.
L’unico
modo in cui possono evitare disordini è abituare la gente al fatto che, se vuoi
mantenere il lavoro, devi cedere una serie di libertà. E il Green Pass è solo
il primo passo: l’antipasto. Perché, nel quadro del Grande Reset, l’idea è di avere un
sistema di “credito sociale”, dove la valuta sarà centralizzata: non ci saranno
più in circolazione banconote.
Sarà un sistema totalmente digitale, gestito
direttamente dalla banca centrale (quindi, neanche più dalle banche singole che oggi ci
forniscono prestiti, nonché l’accesso ai conti correnti). Tutto verrà dal sistema
centralizzato, e questa moneta verrà erogata ai “meritevoli”: quindi, se non ti
comporti bene, zac, ti togliamo la tua riserva, i fondi che avevi a
disposizione. E tutto quello che fai viene controllato. Tra l’altro, tornando al Grande
Reset, l’idea è che la gente si sposti in massa all’interno di edifici di cui
non sarà più proprietaria, ma che avrà in affitto dallo Stato.
Edifici che poi verranno controllati elettronicamente,
in modo che – di nuovo – se non ti comporterai bene subirai il taglio del
riscaldamento e di altri servizi. E questo, sempre da un punto di vista centralizzato:
senza bisogno di mandare nessuno, sul posto. Analogamente, si pensa di eliminare
l’uso delle automobili individuali, si prevede di passare ad auto
prevalentemente elettriche (noleggiate, sempre con lo stesso criterio). Quindi,
l’idea è: schedare le persone.
Il
Green Pass è l’inizio della schedatura globale. E questo fa parte del progetto,
è un obiettivo dichiarato. Non è segreto: basta andare a vedere i documenti del World
Economic Forum, piuttosto che delle Nazioni Unite.
Già ci lavorano da tanto tempo, e con il Grande Reset
questo piano vogliono realizzarlo. Anche perché non hanno più molto tempo. Il
Green Pass sarà come la patente di guida: dovrà essere rinnovato. Regolarmente, dovrai presentarti al
“tagliando” e avere il “bollino”. Questo è un sistema di controllo, che è
esattamente quello che oggi vige in Cina.
Più di
metà degli americani ora l’hanno capito, e quelli che lo capiscono diventano
sempre di più. Non è questione di cedere solo su questo punto: se cedi sul Green Pass,
poi dovrai cedere su un altro punto e poi un altro ancora, e non ci sarà fine. Sarà una discesa, sempre più veloce:
sempre meno arrestabile, e sempre più critica.
(Roberto Mazzoni, dichiarazioni rilasciate a “Money.it”
il 22 ottobre 2021, nell’intervista “Un nuovo regime totalitario?” condotta da
Fabio Frabetti).
Lloyd
Austin attaccherà la Cina
se
annetterà Taiwan,
(prima
volta nella storia degli Stati Uniti).
Unz.com- ANDREW ANGLIN-(22 OTTOBRE 2021)- ci
dice:
Il
segretario alla Difesa (USA) Lloyd Austin ha affrontato gli "small eye
yella muffagguahs" e la minaccia che rappresentano per "dem bitches
out der".
Parlando
delle affermazioni della Cina secondo cui gli Stati Uniti sono molto
aggressivi, Austin ha detto: "Il dramma non significa davvero nulla per me".
Quando
un membro della NATO ha chiesto come risponderebbero gli Stati Uniti di fronte
a un conflitto nucleare, Austin ha risposto: "Non c'è tempo per farlo, non
c'è modo di fermarlo, quando i nigga ti corrono su con loro che se ne
vanno".
Con
"thangs", Austin si riferiva apparentemente all'arsenale nucleare
degli Stati Uniti, che si presume sia funzionale, anche se le strutture sono
gestite da neri e immigrati pakistani dall'Afghanistan.
Austin
ha aggiunto: "Non sto suonando, senti cosa sto dicendo? Homie, non sto
giocando".
Rispondendo
alle osservazioni di Austin, Xi Jinping ha detto: "Abbiamo fatto una promessa
che abbiamo giurato che avremmo sempre ricordato: nessun ritiro, bambino e
nessuna resa".
No,
sto scherzando.
Ma
seriamente, questo è fondamentalmente quello che è successo.
RT.
Il
segretario alla Difesa degli Stati Uniti ha ribadito un voto fatto da Joe Biden
questa settimana che Washington sosterrebbe taiwan militarmente se attaccata
dalla Cina, apparentemente in una rottura con la tradizionale politica
statunitense.
Venerdì,
i ministri della difesa della NATO si sono riuniti per il secondo giorno di un
vertice di Bruxelles in mezzo a un dibattito in corso tra le nazioni dell'UE
sull'opportunità di istituire una piccola forza di reazione rapida europea.
Parlando
in una conferenza stampa, il segretario alla Difesa degli Stati Uniti Lloyd
Austin ha ribadito l'impegno risoluto di Washington nei confronti della NATO e
il suo "sacro obbligo" nei confronti dell'articolo 5 del blocco.
Alla
domanda se gli Stati Uniti difenderebbero Taiwan se attaccati dalla Cina,
Austin ha raddoppiato il sostegno degli Stati Uniti a Taipei dopo che il
presidente Biden ha promesso di sostenere la nazione insulare contro Pechino
giovedì. Austin ha promesso che gli Stati Uniti continueranno ad aiutare Taipei
con le sue capacità di difesa.
"Rimaniamo
impegnati nella politica di una sola Cina ... Come abbiamo fatto sotto più
amministrazioni, continueremo ad aiutare Taiwan con risorse e capacità di cui
ha bisogno per difendersi", ha dichiarato il capo del Pentagono.
La
politica di Pechino "Una sola Cina" è stata tacitamente accettata dai
politici statunitensi per decenni riconoscendo la Repubblica popolare cinese
come governo legale della Cina, pur mantenendo relazioni diplomatiche non
ufficiali con Taiwan.
Questo
è tutto solo noci.
Non
c'è modo possibile che gli Stati Uniti possano impedire alla Cina di prendere
Taiwan. È semplicemente troppo lontano dagli Stati Uniti e troppo vicino alla
Cina continentale. La Cina potrebbe avere l'isola totalmente circondata, il
governo si è arreso e il partito di opposizione pro-Pechino ha prestato
giuramento, nel giro di poche ore.
Francamente,
non capisco nemmeno davvero cosa significhi, questa cosa che i Biden stanno
dicendo. Nessuno crede che gli Stati Uniti possano impedire alla Cina di
prendere Taiwan.
Che
cosa significa allora? Che gli Stati Uniti attaccheranno la Cina per
rappresaglia? Tenteranno di reclamare Taiwan?
Questa
non è la Siria o l'Iraq. Non si può fare un "attacco limitato" alla
Cina. Non puoi "colpire le strutture chiave". La Cina è una
superpotenza, il paese più ricco del mondo (di molto), con città moderne e
futuristiche e un massiccio, vero esercito – compresi i super missili spaziali.
Non ho
idea di cosa stia succedendo qui, a parte quello che ho già detto: queste
persone sono fuori contatto e fuori controllo.
Penso
che chiunque sarebbe sicuro dicendo che è improbabile che Lloyd Austin stia
prendendo queste decisioni. Ok. Quindi, chi è? Non ne abbiamo idea.
Probabilmente si tratta di un gruppo "Illuminati" di boomer illusi di
vari think tank.
Quello
di cui stiamo parlando a questo punto, con i Biden che dicono apertamente che
attaccheranno la Cina in difesa di Taiwan, è una guerra nucleare con la Cina –
che penso che gli Stati Uniti quasi certamente perderanno.
Ho
bisogno di scrivere qualcosa di grande su questo. Questa è una cosa enorme,
senza precedenti, per l'amministrazione Biden di uscire con questo.
Ma
lasciatemi dire questo, ancora una volta, proprio ora, perché questo non si può
dire abbastanza: le ragioni originali per cui gli Stati Uniti occupano Taiwan non
sono rilevanti nell'anno in corso. Gli Stati Uniti potrebbero facilmente
negoziare la riunificazione cinese e ottenere praticamente tutte le concessioni
che chiedono.
Come
ho detto sei milioni di volte: se la "democrazia taiwanese" è così
importante per i partiti democratico e repubblicano, gli Stati Uniti potrebbero
chiedere un accordo in stile Hong Kong "un paese, due sistemi" per
Taiwan, dove il loro attuale governo mantiene l'autonomia virtuale. Questo è ciò che accadrà comunque
quando la Cina prenderà il sopravvento; non hanno alcun desiderio di
distruggere Taiwan, dato che fa soldi. (E anche dato che la cultura cinese è
molto focalizzata sulla tranquillità, di regola.)
Potrebbero
persino negoziare il reinsediamento dei wigger in Kazakistan o in Afghanistan o
qualunque cosa diavolo. (Non capisco nemmeno cosa stia dicendo il Dipartimento
di Stato sui wigger, a parte il fatto che vogliono che siano in grado di
commettere attacchi terroristici contro il popolo cinese.)
Ancora
più importante, in un accordo per la riunificazione di Taiwan, gli Stati Uniti
potrebbero ottenere accordi commerciali migliori. Inoltre, se sono preoccupati
per la sovranità degli Stati Uniti di fronte all'espansione economica cinese,
potrebbero negoziare riacquisti di proprietà cinesi in America e australia.
L'unica
ragione per cui gli Stati Uniti affermerebbero di essere disposti ad andare in
guerra per proteggere la democrazia a Taiwan – qualcosa a cui la maggior parte
(almeno la metà) dei taiwanesi si oppone, tra l'altro – è perché non vogliono
che la Cina rimanga un paese indipendente.
Gli
Stati Uniti sono a capo di un progetto globalista per creare un unico governo
mondiale. La Cina non vuole far parte di un unico governo mondiale. Quindi gli
Stati Uniti devono cambiare il governo della Cina, in qualche modo.
Se
fossi il cinese, chiamerei il bluff.
Dopo
l'impegno di Biden, se Taiwan cadrà, quella sarà la fine della supremazia
globale americana, il dollaro non sarà più la valuta di riserva, l'economia
degli Stati Uniti imploderà totalmente, e questo regno satanico di terrore che
questi ebrei hanno inflitto al mondo finirà.
Certo,
i cinesi sono troppo conservatori per questo.
Dirò
che penso che le possibilità che le persone che gestiscono il governo degli
Stati Uniti abbiano il coraggio di iniziare a sparare armi nucleari siano molto
basse. Penso
che sia più probabile che il governo di Washington si pieghi come il governo
afghano, con i leader che fuggono in elicottero verso la Svizzera o i Caraibi.
Ma hey
– chi lo sa? Non lo so. La Cina non lo sa. Forse gli Stati Uniti inizierebbero
a sparare armi nucleari. Queste persone non sono altro che strane e
stravaganti.
Ma è
davvero folle pensare che da un momento all'altro potremmo essere a 48 ore dal
crollo totale del governo di occupazione sionista di Washington.
Niente
più vax. Niente più trannies per bambini. Niente più Black Lives Matter. Niente
più letture da Lawn Boy.
La
situazione della censura è così folle.
La
maggior parte degli americani – probabilmente il 97% di loro – non ha idea che
potremmo essere in qualsiasi momento a ore di distanza da una guerra nucleare o
da un'implosione totale dell'occupazione di Washington – o entrambi.
I
boomer stanno ancora dicendo che Joe Biden è controllato dai cinesi (?).
Le
dichiarazioni ufficiali del Partito Repubblicano assomigliano a questo.
Biden
ha intensificato le tensioni con la Cina al di sopra di dove erano quando Nixon
ha visitato per la prima volta il paese – ma non sta andando abbastanza forte!
È solo
– è fuori controllo, quanto tutti siano disconnessi dalla realtà.
Ho
sentito un boomer su The Ralph Retort l'altro giorno – che è uno spettacolo
piuttosto sfruttato – affermare che il coronavirus era una "arma biologica
cinese rilasciata contro l'America". La maggior parte degli americani ha la scusa
di non avere davvero accesso alle informazioni, ma sono sicuro che chiunque su
Ralph è almeno a conoscenza di questo lavoro straziante che ho fatto per
spiegare la situazione con il presunto virus e la situazione della Cina.
Ma
sentire quel boomer su Ralph dire qualcosa di così idiota, anche quando
sicuramente è agganciato ai media alternativi e ha accesso a queste idee, mi ha
fatto riflettere sulle persone al comando: chiunque stia controllando questa
situazione in background, sono i boomer. I boomer crederanno alle cose – molto
fortemente – senza alcuna base razionale. C'è qualcosa di profondamente sbagliato
in queste persone.
Poi
aggiungi la decadenza dell'élite a questo, e hai il boomerismo sugli steroidi.
Quindi,
dire "non possono pensare di poter vincere questo conflitto a lungo
termine" è davvero privo di significato.
Tutte
le informazioni che abbiamo in questo momento indicano che le persone che
prendono queste decisioni di politica estera – chiunque esse siano – sono
completamente fuori contatto con la realtà di base e potrebbero davvero fare
qualsiasi cosa.
Ad
ogni modo, sì, ci deve essere un articolo molto migliore in risposta a questa
escalation da parte dell'amministrazione Biden, che segnala davvero una spinta
alla guerra.
La Casa
Bianca ha emesso una denuncia di basso profilo delle dichiarazioni di Biden.
Non l'avevo ancora visto quando ho scritto quanto sopra. (Mi scuso, ma la
censura ha davvero interrotto molte delle mie linee di rifornimento in termini
di come ottengo i miei aggiornamenti sulle notizie. A mia difesa, RT e la BBC
non avevano visto la ritrattazione nemmeno questo pomeriggio, e hanno uno staff
reale. Sono solo una persona.)
L'AFP
non l'ha visto tre ore fa.
A
partire da questa mattina (ora pomeridiana della Cina), anche la Cina non aveva
visto la ritrattazione.
Non so
nemmeno di cosa si tratta – penseresti che vorrebbero che la gente sapesse
della ritrattazione. Biden ha annunciato ufficialmente un'inversione totale nella
decennale politica americana nei confronti della Cina, che potrebbe facilmente
innescare una guerra nucleare. Penseresti che ci sarebbe un po 'di urgenza nel
correggerlo.
Ad
ogni modo, i commenti di Biden e Austin sono stati fatti separatamente.
I
commenti di Austin sono stati fatti questa mattina e non sono ancora stati
ritirati dalla Casa Bianca. Quindi, a partire da ora, la politica ufficiale dichiarata
del Pentagono è che se la Cina annettesse Taiwan, gli Stati Uniti
attaccherebbero la Cina.
Ma tu
– sono fuori! Ho già scritto quella lunga cosa disordinata, poi l'ho fatto di
nuovo!
E
questo è tardi per la stampa! Leggerò le dichiarazioni cinesi, poi cercherò di
capire cosa stanno dicendo i Biden e tornerò con altro su questo domani.
È
piuttosto eccitante pensare che tutto questo incubo possa essere annullato
presto. Naturalmente, dovremo ancora fare i conti con il collasso sociale
totale in America, e le bande di cannibali neri, ecc., ecc., ecc. Ancora un
buon decennio solido prima che si potesse formare un vero governo.
La
parte buona è che io e i ragazzi abbiamo già scelto un leader.
Cingolani
riapre al nucleare:
"Inquina
meno del carbone."
Ilgiornale.it-
Antonella Aldrighetti-(24 Ottobre 2021)-ci dice :
Dopo
le polemiche del mese scorso, il ministro preferito dai 5s cambia ancora idea:
"L'atomo? Non lo condanno."
Chissà
se sia stata l'asserzione esplicita del ministro Giancarlo Giorgetti, in
missione a Washington, su autosufficienza energetica e nucleare pulito a
scatenare di nuovo il dibattito sulle soluzioni da adottare per fare fronte
alle nuove necessità del fabbisogno nazionale. Fatto sta che, di rimando, anche il
suo collega Roberto Cingolani ha decretato di non essere un fan del nucleare ma
certo, di non condannarlo.
Il
ministro della Transizione ecologica, designato dai Cinquestelle e poi
discostandosi dai suoi sostenitori, ha avvalorato la posizione declinando tempi
e modalità per l'autosufficienza energetica alternativa: «Dieci anni per avere una buona
percentuale di rinnovabili nell'energy mix sono necessari: in questi 10 anni la
transizione deve essere supportata, serve un mix con gas e altre forme di
energia».
Ha detto Roberto Cingolani, a Digithon 2021,
ricordando che: «Oggi produciamo circa un terzo dell'energia necessaria da
fonti rinnovabili: ma la quantità di potenze elettriche in rinnovabili richiede
anni.
Il
piano italiano per i prossimi 9 anni è di più che raddoppiare la potenza
elettrica prodotta da solare ed eolico: vuol dire 70 mld di watt di impianti e
questo sforzo enorme vuol dire installare decine di km quadrati di impianti
solari, pale eoliche alte 200 metri, impianti offshore, con problemi di
permessi ambientali e paesaggistici, infrastrutture enormi. Tutto questo si fa ma non in due
mesi».
Quanto
invece all'energy mix il fisico ha rimarcato quanto «l'alto prezzo del gas pesa
per l'80% sulla bolletta, mentre il restante 20% di aumento dipende
dall'aumento dell'anidride carbonica». Ed ecco perché la scialuppa di
salvataggio del nucleare pulito potrebbe veder riaprire un varco possibile.
«La
chiusura delle centrali nucleari è avvenuta per via dell'incidente di
Fukushima, sull'onda anche un po' emotiva, però la cosa più urgente in questo
momento è chiudere le centrali a carbone, entro il 2025. In questo momento il
nucleare inquina di meno, la priorità è togliere il carbone» ha spiegato Cingolani
commentando il dibattito in corso in Germania sulla chiusura delle centrali
nucleari.
«Io non sono un fan del nucleare però non sono nemmeno uno che condanna il
nucleare e non sono fan di nessuna tecnologia. Però essendo uno scienziato - ha
precisato - la soluzione ancora non l'abbiamo ma se smettiamo di studiare, di
fare ricerca e innovazione certamente la soluzione non viene da sola».
Insomma
ci risiamo. Esattamente come un mese fa, quando lo stesso Cingolani citando il
nucleare si scontrò subito con gli antinuclearisti tant'è che fu costretto a
fare retromarcia rammentando i due referendum prima del 1987 e poi del 2011 con
cui furono abrogate alcune disposizioni sull'energia nucleare. A oggi a rispondere a Cingolani
arriva Angelo Bonelli, portavoce di Europa verde, che evidenzia la necessità
dell'Unione Europea di dire basta al nucleare francese mentre in Italia «tutto
diventa strumentale per disorientare l'opinione pubblica, anche il nucleare».
Più
morbido il commento del sottosegretario agli Esteri, Benedetto Della Vedova, a
margine della plenaria della conferenza sul futuro dell'Europa: «Credo abbia perfettamente ragione il
ministro Cingolani. Non dobbiamo precluderci la possibilità di considerare,
studiare, fare ricerca su altre opzioni diverse da quelle che abbiamo
conosciuto fino a oggi di utilizzo del nucleare per produzioni energetiche che
possono aiutare e supportare la conversione ecologica».
La
fabbrica Intel verso l’Italia, Giorgetti
rilancia
Mirafiori e spunta anche l’ex Thyssen.
Lastampa.it-
Claudia Luise-( 24-10-2021)-ci dice :
È una
partita difficile, ma il Piemonte prova a far valere le sue carte, non solo sui
siti adeguati ma soprattutto sulle capacità tecniche e la filiera che potrebbe
supportare la produzione. La vicenda Intel sembra accelerare e anche se non è
pensabile si chiuda in pochi giorni, arriva la conferma che ci sono movimenti.
È stato il ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, in visita
negli Usa, a confermare che Intel potrebbe scegliere l’Italia per un nuovo
impianto di assemblaggio di microchip.
«La
trattativa c’è, abbiamo avuto una serie di incontri, ma la riservatezza aiuta
in questi casi», ha detto il responsabile del Mise. Prudente il viceministro Gilberto
Pichetto: «Si vedrà se c’è un’accelerazione quando Giorgetti ritornerà dalla
sua visita istituzionale. La Regione Piemonte ha mandato altre ipotesi di
localizzazione e Intel valuterà in base alle disponibilità trasmesse».
«Abbiamo
una catena di fornitori nei semiconduttori che non ha eguali in Italia ed è per
questo che ci candidiamo ad ospitare Intel. Anche su questo dossier abbiamo
svolto un eccellente lavoro di squadra», dice l’assessore alle Attività
produttive, Andrea Tronzano. Intanto il ministro ha sottolineato che società
come Intel non cercano solo sgravi ma anche un ambiente di innovazione che fa
la differenza. Un assist al Piemonte che nel dossier raccoglie le aziende coinvolte
nella filiera e sottolinea l’importanza del Politecnico e del suo incubatore
I3P, risultato il migliore pubblico al mondo.
In particolare sono 17 aziende, che vanno dai
laboratori per i test e le analisi all’ingegneria del vuoto, tra cui Tuv
Italia, Spea, I.S.C.M, Elettrorava, Memc Electronic Materials e Siad. Il
Piemonte ha inserito opzioni per la scelta dell’area togliendo l’ex
stabilimento Olivetti di Scarmagno, prenotato da Italvolt. Fermo restando che Mirafiori sembra
essere la scelta preferita dal Mise che l’ha proposta, la Regione ha
individuato due aree per accogliere la parte produttiva e in cui è possibile
costruire uno stabilimento da zero: a Galliate, vicino Novara, che ha il
vantaggio di fonti d’acqua vicine e una seconda area a Sud di Vercelli, vicino
a Larizzate.
Altre
otto aree sono state identificate solo per il back end, cioè l’impacchettamento
dei chip, e hanno dimensioni variabili. Tra queste c’è l’ex ThyssenKrupp di
corso Regina Margherita e l’ex Pininfarina di San Giorgio Canavese e Bairo. Ma oltre al Piemonte, è in corsa
Catania dove già opera St Microelectronics.
La fabbrica potrebbe dare lavoro a oltre 1.000
persone. E il governo starebbe cercando di convincere Intel proponendo
agevolazioni sul costo di energia e lavoro. L’obiettivo sarebbe chiudere
l’intesa entro fine anno. Secondo l’agenzia Reuters, l’investimento, con una quota di
contributo pubblico, ammonterebbe ad almeno 4 miliardi, che potrebbero
raddoppiare sulla base delle dimensioni che assumerà la presenza di Intel in
Europa.
La produzione dei componenti sarà concentrata
in Germania, con ogni probabilità a Dresda.
Ormai
sei un criminale anche
se
citi i dati dell’ISS.
Laverita.info-
Francesco Borgonuovo- (25 ottobre 2021)-ci dice :
Ormai
siamo alla distopia .Chi cita i dati ufficiali sui morti di Covid è un nemico
pubblico. Accuse di pochi, compresa “La verità”, rei di aver diffuso il report
dell’Iss che ricalcola il numero di vittime del virus.
Il
report dell’Iss ha saggiamente deciso di analizzare la mortalità da Covid.
“Secondo
il campione statistico di cartelle cliniche raccolte dall’istituto ,
solo
il 2,9 % dei decessi dei decessi registrati
dalla fine del mese di febbraio 2020
sarebbe dovuto al covid -19.
Quindi
dei 130.468 decessi registrati dalle statistiche ufficiali al momento della
preparazione del nuovo rapporto , solo
3.783 sarebbero dovuti alla potenza del
virus in sé.(…)
Addirittura
il 67,7% avrebbe avuto insieme più di
tre malattie contemporanee ,e il 18% almeno due insieme”.
(…) Nessuno, infatti
, nega che il Covid sia pericoloso e possa anche uccidere.(…)
Fin dall’inizio
della Pandemia , praticamente chiunque morisse in ospedale veniva
Registrato come “ deceduto da Covid” , ance in presenza
di altre patologie.
(…)
Non appena l’articolo di Bechis ha cominciato a circolare in rete ,sono
arrivati gli assalti.Tra i più duri quello di Matteo Bassetti (…).
Infatti
il Professore ha dichiarato :” Mi
vergogno di vivere in un Paese in cui c’è qualcuno che guarda quel report dicendo che su 130.000 morti solo 4.000 sono
morti per Covid.(…) I loro discorsi generano odio ,confondono la gente, mistificano la realtà e non portano da nessuna
parte”.Capito ? (…)
Giova ricordare che
Franco Bechis ha perso la madre a causa del Covid.(…)
Con quale coraggio
si può accusare Bechis di essere un terrapiattista negazionista
che alimenta l’odio?(…)
Quotidiani
online e siti “anti bufale”si sono
buttati a pesce sulla vicenda ed hanno
tentato (…) di smentire ciò che non è
smentibile.
(…) Meraviglioso:
secondo i cantori del regime sanitario ,citare i dati ufficiali dell’Iss ,non
smentibili, neppure dall’ululante Licia Ronzulli e infatti creano danni.
(…) La verità è un
problema.(…)
La Stampa di ieri
indica che nella manifestazione di Milano : “Ex Br protesta assieme ai neonazisti ,il caos di
Milano unisce gli estremi”.
Inoltre viene detto
: “ Trieste ,il ricatto della piazza al governo.”
Nella realtà accade
questo: Normali cittadini vanno in piazza per esercitare il loro diritto alla
protesta. Alcuni sono vaccinati ,altri non lo sono. Poi ci sono alcune
minoranze di esagitati ,che se commettono reati ,vengono arrestate .(…)
…A nessuno interessa
scoprire perché - e come e dove-la gente muore, magari al fine di salvare
qualche vita in più. No: sono tutti troppo impegnati a escogitare lockdown ad personam, a spargere il terrore
,a demonizzare chi cerca le cure e chi dissente.
Perché sragionano
così? Chissà : forse è la patologia
pregressa del servilismo.
Stop al Contante,
arriva la “Card Unica”
per Identità e
Pagamenti elettronici.
Conoscenzealconfine.it-
Marco Mobili e Giovanni Parente-(25 Ottobre 2021) ci dicono:
(TelegramTwitterFacebook).
Nel nome della lotta
all’evasione si prepara un progetto di semplificazione che potrebbe rendere
meno complicato l’utilizzo dei pagamenti elettronici anche alle fasce di
popolazione meno in confidenza, come ad esempio i più anziani.
Dalla Tessera
sanitaria alla Carta d’identità.
Il progetto è quello
di accorpare tutta una serie di documenti che ora sono divisi in tessere o documenti
diversi. “Sarà una vera
rivoluzione: la carta unica – spiega Villarosa – avrà carta d’identità, tessera
sanitaria, identità digitale e possibilità di attivare in conto di pagamento
presso qualsiasi sportello bancario o postale”.
Un’operazione simile
richiede un lavoro di messa a punto sotto vari aspetti. Il primo da un punto di
vista tecnologico. “Stiamo
al momento lavorando sul layout – continua Villarosa – perché deve garantire
gli standard internazionali sui quali ci si è accordato con gli altri Paesi ma
siamo certi troveremo la quadra”. Poi, c’è un aspetto non secondario che è
quello del rispetto della protezione dei dati personali perché si
concentrerebbero tutta una serie di dati sensibili in un’unica tessera.
La Capillarità della
distribuzione.
Nel dibattito che si
è aperto negli ultimi giorni sull’impulso ai pagamenti tracciabili per ridurre
l’utilizzo del contante in chiave antievasione, la “carta unica” potrebbe
essere una sorta di “killer
application” perché
raggiungerebbe tutti e in tutta Italia e allo stesso tempo concentrerebbe in sé
una serie di funzioni: dall’utilizzo
per visite sanitarie e farmaci (tra l’altro la tessera sanitaria già oggi
contiene il codice fiscale di ogni cittadino) all’accesso per i servizi delle
pubbliche amministrazioni.
L’obbligo per le Pa
di accettare i Pagamenti elettronici.
Un progetto che si
inserisce in uno scacchiere più ampio di mosse per spingere ulteriormente la
moneta elettronica. Oltre
al sistemi di incentivi fiscali su cui si sta studiando per esercenti e
consumatori, la carta unica consentirebbe di procedere in modo meno indolore e
più rapido all’introduzione dell’obbligo per la Pa di accettare solo pagamenti
elettronici. In molte città
gli sportelli dell’anagrafe già oggi accettano pagamenti solo elettronici e
l’obbligo potrebbe essere generalizzato a tutta la Pubblica amministrazione,
incluse le società che forniscono servizi pubblici.
(Marco Mobili e
Giovanni Parente-
ilsole24ore.com).
ISS: I Numeri non
mentono…
quei Morti Covid non
erano Covid!
Conoscenzealconfine.it-
Paolo Gulisano-(24 Ottobre
2021)- ci dice :
(TelegramTwitterFacebook).
Il 3% dei casi letali, potrebbe addirittura
essere di gran lunga inferiore, e a sostenerlo non è qualche irriducibile
negazionista, ma un rapporto dell’Istituto superiore di Sanità sulla mortalità
per Covid appena pubblicato. Un aggiornamento che peraltro non veniva fatto da
luglio. Secondo il campione
statistico di cartelle cliniche raccolte dall’istituto, solo il 2,9% dei
decessi registrati dalla fine del mese di febbraio 2020 sarebbe dovuto al
Covid-19. Quindi dei
130.468 decessi registrati dalle statistiche ufficiali al momento della
preparazione del nuovo rapporto solo 3.783 sarebbero dovuti al virus in sé.
Ora, tuttavia, il
rapporto ufficiale dell’ISS non fa che confermare con dati alla mano il fatto
che il Covid è una malattia potenzialmente pericolosa unicamente per la
popolazione anziana, e per le persone con gravi patologie concomitanti,
chiamate comorbilità.
Le persone uccise
direttamente dal virus sono state invece poco più di 3.000. Una cifra che non
giustifica il pandemonio scatenato tra lockdown e green pass. Le 126.000
persone morte nel corso degli ultimi 18 mesi, sono morte perché il Covid ha
destabilizzato equilibri di salute già molto fragili, troppo fragili.
Non dimentichiamo
che l’Italia ha avuto il 13% dei morti in tutta Europa e una mortalità tra le
più alte tra i paesi europei. Occorre notare che in Italia l’aspettativa di
vita alla nascita è 85,3 anni per le donne e 81,0 per gli uomini. Ora, l’età
mediana dei morti per covid-19 è stata per le donne di 85 anni, e per gli
uomini 80. Ciò significa che il covid-19 uccide prevalentemente soggetti vicini
al limite della loro aspettativa di vita.
Si tratta comunque
di una grave perdita, ma nel caso di queste persone il Covid ha agito come
poteva agire qualunque altra infezione virale o batterica, dando una sorta di
“colpo di grazia” a queste persone fragili. Inoltre, la mortalità e la letalità
avrebbero potuto essere ulteriormente ridotte, se questi pazienti non si
fossero trovati in reparti ospedalieri sovraffollati, e dove molti hanno
contratto quelle infezioni nosocomiali che spesso sono state le vere cause del
loro aggravamento e della loro fine.
Collegare le
comorbilità e l’età dei deceduti all’aspettativa di vita ci dà quindi un quadro
realistico dell’ “epidemia”. Così come i numeri della mortalità ci svelano uno
scenario molto diverso da quello raccontato dalla narrazione ufficiale:
l’Italia, alla vigilia dell’arrivo del Covid, era un Paese dove la mortalità
stava aumentando costantemente: negli ultimi dieci anni il tasso di decessi per
1000 è cresciuto del 10% ogni anno. La media della mortalità negli ultimi 5 anni è stata
di 1743 persone al giorno, che naturalmente non facevano notizia.
Ora questi morti,
queste persone fragili, che hanno avuto la sventura di imbattersi nel Covid,
sono diventati utili per drammatizzare una epidemia e per terrorizzare un
intero Paese, facendo credere che tutti siamo a rischio di morire, contro ogni
evidenza scientifica, e per giustificare misure coercitive che nulla hanno a
che vedere con la tutela autentica della salute.
( Paolo Gulisano- lanuovabq.it).
Prossima Pandemia:
Virus Marburg?
Conoscenzealconfine.it-
Marcello Pamio-(25 Ottobre
2021)-ci dice:
I media mainstream
hanno acceso i riflettori sui primi casi di morte causati dal virus Marburg. E
quando i megafoni della dittatura strillano, c’è sempre qualcosa sotto…
Ahinoi, non è
soltanto il capo dell’OMS a ipotizzare una possibile prossima pandemia con il
Marburg: il tristemente
noto GAVI dello psico-filantropo Bill Gates, il 22 aprile del 2021, ha scritto
un articolo dal titolo inquietante: “La prossima pandemia: Marburg?”.
Infine negli ultimi
mesi molte altre pubblicazioni hanno ipotizzato una simile minaccia imminente:
come mai questa particolare attenzione? In fin dei conti il virus di Marburg provoca una
febbre emorragica, simile all’ebola. Una intrigante ipotesi di lavoro arriva da Laura
Carosi, la quale ha pubblicato le dichiarazioni di un medico necroscopo (esegue
le autopsie in ospedale Covid) mantenuto per sicurezza nell’anonimato.
Questo dottore ha
ricevuto una circolare su una probabile infiltrazione della febbre gialla in
Venezuela.
“Dicono che è
arrivata la febbre gialla o peggio il virus di Marburg. Entrambi causano
trombosi/microtrombosi ed emorragie nel tratto intestinale. Così incolpano i
due virus dei danni nei vaccinati Covid, cioè coprono le morti. Stranamente
è in arrivo il test PCR per la febbre gialla e Marburg. Ecco la nuova
pandemia”.
Cospirazione? Sembra
proprio di no, anche perché la Primerdesign ha sviluppato un test PCR in tempo
reale Genesig® nel 2018 per la febbre emorragica di Marburg.
Qualcuno ora mi
dovrebbe dire chi è quel pazzo furioso che spende soldi per sviluppare un test
per una malattia rara! E
sempre casualmente la Soligenix sta affrettando i test di un vaccino contro la
febbre emorragica di Marburg. Gli
azionisti della Soligenix: BlackRock, Goldman Sachs & Co. ecc.
(Marcello Pamio-
disinformazione.it).
DIETRO AL COLLE.
Ticket
Draghi-Giorgetti (Premier) con l’ok degli Usa.
Ilsussidiario.net- Anselmo
Del Duca-(25.10.2021 )-ci
dice:
Hanno scoperchiato
il pentolone della litigiosità fra i partiti le elezioni amministrative, e pure
i protagonisti faticano a orizzontarsi. Troppi schemi opposti si fronteggiano,
con l’effetto di un grande caos, a meno di 90 giorni dalla madre di tutte le
battaglie, quella per scegliere il prossimo presidente della Repubblica.
In questo
guazzabuglio Mario Draghi continua imperterrito la sua azione di governo,
incurante delle critiche, da qualunque parte vengano. Sembra avere in mente l’errore di Dini e Monti l’ex
numero uno della Bce: non perdere lo slancio iniziale, perché un governo
straordinario se rallenta è perduto.
Lui, per di più, ha
un mandato preciso: agganciare saldamente l’Italia al treno della ripresa
europea e, va detto, sin qui sembra esserci riuscito. Di fatto, Draghi sta
agendo da commissario su almeno due livelli: commissario dell’Europa per
gestire l’Italia e, allo stesso tempo, commissario della politica italiana in
crisi profonda, nel mezzo della più sgangherata legislatura repubblicana.
Il Pnrr è la stella
polare di Draghi, che non ammette deviazioni. Ha la forza politica per imporre la sua linea anche
agli alleati più riottosi. Matteo Salvini ha più volte assaggiato il metodo del
premier: ascolto, spiegazione delle scelte, correzioni minimali (giusto per non
far perdere del tutto la faccia all’interlocutore), poi avanti, verso il
prossimo problema da risolvere. Un paio di volte la Lega ha tirato la corda
sino all’astensione (sul coprifuoco a maggio e sulla riforma fiscale a inizio
ottobre), ma di fatto non è successo niente. Gli altri partiti si sono fermati
molto prima.
Non è che di fronte
al governo i problemi siano assenti. Si pensi alla grana della vendita di Monte
Paschi a UniCredit saltata, o all’impennata imprevista del prezzo dell’energia
e alle sue conseguenze sociali. Eppure l’azione dell’esecutivo macina
provvedimenti. C’è da scommettere che succederà anche sulla riforma delle
pensioni, con l’archiviazione di “Quota 100”, e sulla riscrittura del reddito
di cittadinanza.
La settimana
dell’approvazione della legge di bilancio (giovedì in Consiglio dei ministri)
si apre con la minaccia fatta trapelare da Palazzo Chigi di congelare gli otto
miliardi previsti per il taglio delle tasse, se i partiti saranno incapaci di
raggiungere un accordo. Congelarli, per decidere più avanti in Parlamento come
distribuirli.
Un premier che
arriva a tanto non può che essere il vero arbitro della corsa al Quirinale.
Alla fine dovrà essere lui a decidere da quale posizione ritiene più utile
continuare la sua opera. Il rischio altrimenti, lo ha spiegato Bettini, è lo
“sfortunato combinato disposto”: Draghi che non va al Quirinale, ma il suo
governo cade egualmente subito dopo.
Pure nel Pd, sinora
contrario alla salita al Colle, si comincia a ragionarne. Agli spaventatissimi
5 Stelle basta molto meno, basta la garanzia che non si vada a elezioni
anticipate.
Sempre a Draghi
toccherebbe comunque l’onere di indicare la soluzione in grado di portare la
legislatura alla sua fine naturale della primavera 2023. Circolano in merito diverse ipotesi. Due sono
tecniche, Marta Cartabia e Daniele Franco, ma sembrano troppo deboli per
reggere, anche con il poderoso ombrello di un Draghi capo dello Stato.
C’è anche un’ipotesi
più politica che avrebbe senso, quella di Giancarlo Giorgetti, il più draghiano
dei ministri, e non solo di quelli della Lega. Se il tentativo del Pd di scaricare Salvini e i suoi
dovesse essere respinto (e tutto fa pensare che sarà così), Giorgetti ha dalla sua tanto una consolidata sintonia
con il premier, quanto vasti rapporti trasversali interni e internazionali,
affinati da ultimo questa settimana con un importante (anche se poco
sbandierato) viaggio a Washington, che pare ben riuscito nell’intento di
accreditare se stesso e il proprio partito agli occhi dell’establishment a
stelle e strisce. Un viaggio che non può non aver avuto la benedizione di
Palazzo Chigi.
Se fosse Giorgetti
il prescelto di Draghi, gli altri partiti potrebbero solo contrattare qualche
compensazione. Salvini
dovrebbe fare buon viso a cattivo gioco, moderare i toni e allinearsi in Europa
al Ppe. Potrebbe non essere
un male. Del resto dagli Usa Giorgetti ha spiegato che per la Lega il governo
Draghi è un investimento a lungo termine.
È qui! ... Ma possiamo ancora fermarlo?
Stateofthenation.co-Redazione- (Ottobre 18, 2021)- ci dice:
(FacebookCinguettarePinterestRedditE).
Il GRANDE RESET non
può essere attuato senza "La più grande depressione economica".
Dovrebbe essere
evidente a ogni osservatore degli eventi attuali che i Poteri Forti stanno
faticosamente creando il più grande collasso del mercato nella storia del
mondo.
La ragione ovvia per
l'imminente demolizione controllata del Sistema Economico e Finanziario Globale
(GE&FS) è quella di preparare il terreno per il GRANDE RESET.
Naturalmente, il “Covid
Plandemic “è stato prima effettuato per ammorbidire sufficientemente tutta
l'umanità da accettare senza resistenza i cambiamenti radicali pianificati IN
TUTTO.
2022: La demolizione
controllata di tutto.
Quando l'Élite del
Potere lo chiamò un Nuovo Ordine Mondiale, erano mortalmente seri. I globalisti del NWO sono chiaramente determinati a
imporre quel disordine distruttivo all'intera civiltà planetaria... anche se
ciò significa uccidere il 90% della razza umana (cosa che ovviamente stanno
facendo).
"La più grande
depressione economica".
Quindi, la domanda
da $ 64.000 è: quando, esattamente, i bankster staranno la spina al
"Global Gambling Casino"? Quando scoppieranno le molte bolle – che
ora si compenetrano comodamente l'una con l'altra – che hanno creato
artificialmente dall'11/9?
Per i non iniziati,
ora c'è la certezza matematica che l'élite finanziaria condurrà una demolizione
perfettamente controllata del Sistema Economico e Finanziario Globale. E ogni
giorno che passa accelera solo la loro furtiva esecuzione di quel disastroso
schema.
Tutte le attuali
traiettorie economiche, i dati finanziari e le analisi tecniche dimostrano
chiaramente il sabotaggio segreto di tutti i principali mercati per includere
azioni e obbligazioni, valute e materie prime, immobili e assicurazioni,
derivati e carbonio, ecc.
Le interruzioni
della catena di approvvigionamento progettate a nudo e le congestioni portuali
senza precedenti indicano che le carenze di TUTTO stanno arrivando. Già molte
persone non sono in grado di acquisire alcuni elettrodomestici importanti.
Come, pregate dite, qualcuno vive senza frigorifero per 6 mesi?
Il crollo al
rallentatore del mercato immobiliare cinese è già iniziato con il crollo in
caduta libera di EVERGRANDE.
Il contagio di tale
rottura sistemica si sta riverberando in tutta la Cina e presto interesserà il
resto del mondo, proprio
come l'epidemia di Covid-19 di Wuhan ha innescato la pandemia di coronavirus
2020/2021.
L'epico fallimento
di Evergrande è abbastanza analogo al crollo di Lehman Brothers, avvenuto
lunedì 15 settembre 2008 come evento scatenante dei molteplici crolli del
mercato azionario che alla fine hanno causato la Grande Recessione del 2009.
Ci sono diverse
pietre miliari chiave in questo schema a lungo pianificato per mettere
intenzionalmente in moto "La più grande depressione economica"!
Tuttavia, l'evento
principale sarà programmato in modo simile al crollo di Wall Street del 1929,
che si è verificato in modo più drammatico dal 24 ottobre 1929, chiamato
Giovedì Nero,il giorno del più grande sell-off di azioni nella storia degli
Stati Uniti, fino al 29 ottobre 1929, noto come Martedì Nero, quando gli
investitori hanno scambiato oltre 16 milioni di azioni alla Borsa di New York
in un solo giorno.
Poiché il periodo di
tempo 2022/2023 è stato identificato come l'anno di Super Shemitah, questo
ottobre vedrà probabilmente un'inconfondibile prefigurazione delle cose a
venire. Per ogni 7 anni i bankster eseguono un rituale che consente loro di trasferire
i loro oneri di debito sulle spalle dei contribuenti delle nazioni più ricche
della Terra.
L'imminente Super
Shemitah sarà l'ultimo di questa epoca poiché il GRANDE RESET è stato progettato
per cambiare completamente sia il paradigma economico globale che
l'architettura finanziaria mondiale- PER SEMPRE! In questo modo, i Maestri Finanziari dell'Universo
intendono ingegnerizzare la "Più Grande Depressione" di sempre come
mezzo per fabbricare il consenso in tutta la comunità mondiale delle nazioni al
fine di realizzare senza soluzione di continuità il loro CATACLISMA GRANDE
RESET.
PUNTI CHIAVE: Se c'è
una grande influenza che guida la data effettiva della demolizione controllata
del GE & FS quando il mondo intero sa che è davvero finita, è questa: dato
che la cabala globalista del NWO ha superato il punto di non ritorno più volte
con l'esecuzione incredibilmente spericolata dell'OPERAZIONE COVID-19, così
come con l'attuazione sfacciata dell'agenda covid super vaccinazione, non c'è
modo di tornare indietro per loro.
Sono tutti UOMINI MORTI CHE CAMMINANO! E loro
lo sanno. Il che significa che probabilmente premeranno il pulsante nel momento
cruciale per evitare la loro stessa rivincita della Rivoluzione Francese del
Terzo Millennio. Alla luce del rapido risveglio mondiale che traspare in tempo
reale sulla bufala della pandemia di Covid, la Power Elite sarà inevitabilmente
guidata dall'autoconservazione. Perché cercano sempre protezione nel caos
pervasivo, nella confusione e nel conflitto che loro stessi fabbricano a
tradimento. Quando il mondo
intero è immerso in una devastante depressione economica dopo un travolgente
collasso finanziario, come possono le persone ritenere responsabili i criminali
Covid? Così pensano i perps.
Conclusione.
Se lo scenario del
NWO a lungo pianificato deve essere sventato, “We the People” può ancora
rispondere in un modo che spoglia coloro che sono in posizioni di potere e
influenza ovunque della loro capacità di portare avanti l'agenda del Nuovo
Ordine Mondiale.
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