La luna in fondo al pozzo.

 La luna in fondo al pozzo.

 

Un attacco anfibio per conquistare Taiwan.

Xi ha una sola carta ed è molto costosa.

 

Formiche.net- Carlo Jean-(23/10/2021)-ci dice :

Il generale Carlo Jean analizza le quattro opzioni che la Cina ha per rimettere le mani su Taipei. L’unica ipotesi percorribile è uno sbarco, ma scatenerebbe una reazione Usa con il rischio di un conflitto nucleare. E il leader di Pechino lo sa bene.

Taiwan, il cui nome ufficiale è Repubblica di Cina (Roc), non ha mai abbandonato il sogno del Kuomintang, sconfitto nel 1949 da Mao Zedong, di riconquistare l’intera Cina con l’aiuto degli Stati Uniti.

Anche la Repubblica popolare cinese (Rpc) ha sostenuto la necessità dell’unificazione dell’isola alla Cina, non escludendo mai la possibilità dell’opzione militare. Essa era stata tacitamente accantonata dopo il 1958, quando talune delle 166 isolette che appartengono a Taiwan erano state cannoneggiate dall’Esercito popolare di liberazione (Pla). L’idea che lo status quo potesse essere mantenuto era dominante dopo la fine nel 1979 del trattato di alleanza fra Taiwan e gli Stati Uniti e il ritiro dei 30.000 soldati americani stanziati nell’isola dal 1954, sulla base del Mutual Defense Act.

 Richard Nixon e Henry Kissinger, per permettere la loro visita a Pechino nel 1972 e il suo “reclutamento” in funzione anti Unione Sovietica, avevano riconosciuto la politica “Una Cina”, pur subordinando la riunione dell’isola alla RPC a negoziati pacifici con l’isola. Essi, impostati sulla formula “una nazione, due sistemi”, simili a quelli poi adottati per Hong Kong, non avevano fatto decadere l’opzione militare da parte di Pechino. Lo dimostrano le provocatorie manovre militari cinesi del 1996 nello Stretto di Taiwan, fatte cessare da Bill Clinton con l’invio nell’area di due gruppi portaerei.

La situazione oggi è mutata. La Cina è divenuta un potente rivale degli Stati Uniti. La diplomazia cinese è dominata dall’aggressività dei cosiddetti “lupi guerrieri”. L’opzione militare per Taiwan, da remota eventualità, considerata possibile seppur con riserva, solo fra una decina d’anni, con l’avanzamento del potenziamento militare cinese, è d’improvviso ritenuta imminente ed è divenuta centrale nel dibattito strategico mondiale. Se il confronto fra gli Stati Uniti e la Cina dovesse divenire militare, esso non potrebbe essere limitato. Coinvolgerebbe direttamente o indirettamente l’intero mondo. Sarebbe impossibile limitarne l’escalation.

Quali sono i motivi di tale mutamento di politica da parte della Cina? Perché Taiwan non può lasciarsi intimidire dalle minacce cinesi di ricorso alla forza? Perché gli Stati Uniti non la possono abbandonare, pur correndo il rischio di una guerra totale con la Cina? Quale potrebbe essere la strategia di Xi Jinping? E quella Stati Uniti? Che cosa può fare l’Europa? Sono interrogativi che dovrebbero essere discussi più di quanto lo siano stati sinora, soprattutto in Italia.

Il mutamento della politica cinese non è solo dovuto al rafforzamento militare della Cina. Non deriva neppure da quello delle alleanze anticinesi che Joe Biden sta iniziando per dare concretezza al Pivot to Asia di Barack Obama, dal Quad, prevalentemente economico e tecnologico, all’Aukus, destinato a costituire il nucleo centrale di un’alleanza militare.

 Il potere e la linea politica di Xi Jinping sono contestate dalle forze del mercato. Lo dimostrano l’incarcerazione di potenti industriali e dei loro sponsor politici e le critiche rivolte sempre più apertamente alla Belt and Road Initiative (Bri). La sua “trappola del debito” sta rivelandosi un boomerang. Pechino non riesce a farsi rimborsare i debiti, né a ottenere visibili vantaggi strategici. Xi, per mantenere elevato il suo consenso, deve portate a casa qualche successo. Lo cerca in politica estera. Il tema di Taiwan è ideale per mobilitare la patriottica opinione pubblica cinese. Lo è anche la sfida alle pretese egemoniche degli Stati Uniti. Essi vengono in Cina considerati in inarrestabile declino, quindi, incapaci di assumere rischi di un conflitto con la Cina per difendere un obiettivo per loro secondario come Taiwan, che è invece per la Cina un obiettivo esistenziale, quindi suscettibile di ogni rischio. La loro neutralizzazione per Taiwan giustifica anche le spese militari che il popolo cinese sostiene.

Per gli Stati Uniti, invece, Taiwan non costituisce un tema secondario. È centrale per il loro status di grande potenza. La caduta di Taiwan a seguito di un attacco militare di Pechino segnerebbe la fine della loro già contestata credibilità internazionale. Il disastro si estenderebbe dall’Indo-Pacifico al resto del mondo, Europa e Nato comprese. Dovrebbero ripiegare sul “sistema continentale” delle due Americhe, fantasia costante degli isolazionisti americani.

Per gli internazionalisti liberali alla Biden, Taiwan rappresenta anche un simbolo importante: quello del successo delle democrazie sui sistemi autoritari. Sotto il profilo strategico, la perdita di Taiwan comporterebbe la distruzione del controllo statunitense sulla prima catena di isole, che separa la Cina dalle rotte del Pacifico. Sarebbe un grave scacco. Un confronto militare fra Stati Uniti e Cina avrebbe luogo sugli Oceani, non in Eurasia. Il controllo dei punti di passaggio obbligato fra la Cina e gli Oceani Indiano e Pacifico dà oggi agli Stati Uniti un grande vantaggio. Gli Stati Uniti continueranno nei confronti di Taiwan la loro attuale politica di “ambiguità strategica”.

Teoricamente la sua trasformazione in un’alleanza formale aumenterebbe il loro potere deterrente. Ma, in pratica, potrebbe porre la Cina alle corde, inducendola ad attaccare. Gli Stati Uniti aumenteranno la fornitura a Taiwan di armamenti e forse anche il sostegno logistico per quelli più sofisticati. Concorreranno poi con nuclei di forze speciali alla predisposizione di una difesa prolungata dell’isola in caso d’occupazione con le sperimentate tattiche dello Stay Behind (“Gladio”).

Taipei non accetterà mai di essere assorbita dalla Rpc. La popolazione dell’isola è sempre più contraria a tale eventualità. Sembra determinata a battersi per conservare la sua indipendenza di fatto. Non vuole provocare la Cina. Quindi, non proclamerà un’indipendenza formale. Sa che costituirebbe un casus belli, e che si porrebbe dalla parte del torto. Ha fiducia nell’intervento americano in caso di attacco militare.

Ha abbandonato ogni fiducia nella formula “una nazione, due sistemi”, dopo la fine disastrosa che essa ha avuto ad Hong Kong. Si prepara a resistere ad oltranza a un attacco cinese. La “strategia a istrice” che ha adottato e che sarà completamente attuata nel 2022 con la nuova legge sulla difesa nazionale, prevede un aumento considerevole delle spese militari e una maggiore velocità di mobilitazione delle riserve. Mira a guadagnare il tempo critico. Quello necessario agli Stati Uniti per intervenire, senza che l’isola sia stata conquistata dall’opzione decisiva per la sua annessione alla Cina: la sua conquista con un assalto anfibio.

Le strategie che Pechino può adottare, per indurre Taipei a cedere, dopo il probabile fallimento di qualsiasi azione d’intimidazione – come quello in corso dell’invio di decine o anche di centinaia di aerei nella zona d’identificazione della difesa aerea taiwanese, al di fuori dello spazio aereo di Taiwan – possono essere diverse. A parer mio tutte, eccetto l’ultima – quello di un poderoso assalto anfibio – non potranno piegare i governi taiwanese e americano.

La prima consisterebbe nella conquista di un certo numero di isolotti che, anche nel Mar Cinese Meridionale, appartengono a Taiwan (sono in totale 166), a partire da quelli situati in prossimità delle coste cinesi. Il rischio che corre Pechino è l’affondamento di qualche suo mercantile. La seconda strategia consisterebbe in massicci attacchi aerei e missilistici, volti a distruggere le oltre 40 batterie antiaeree e antimissili dell’isola, e per mettere fuori uso le basi – talune in caverna – dei suoi caccia intercettori. La terza sarebbe quella di un blocco navale e cibernetico, che inciderebbe grandemente sull’economia dell’isola. Sottoporrebbe però le navi e i sommergibili cinesi al rischio di una risposta efficace. La quarta opzione sarebbe quella di un attacco anfibio. Dovrebbe essere su larga scala. Taluni esperti hanno valutato la necessità per la Cina di mobilitare complessivamente 2 milioni di soldati e migliaia di navi.

La parte più difficile sarebbero i rifornimenti logistici delle forze sbarcate. La prima ondata, quella decisiva, non potrebbe essere molto consistente. Sarebbe limitata dall’esistenza di sole 14 spiagge di non grandi dimensioni idonee a un attacco anfibio e dalla loro concentrazione nel sudovest dell’isola, dove lo Stretto di Taiwan è più lontano della parte settentrionale dell’isola, più montagnosa, con cime oltre i 3.000 metri. Tutte le coste sono fortificate e presidiate dai 300.000 uomini che Taiwan può mobilitare entro 24 ore, a cui si aggiungono 3 milioni di riservisti.

Insomma, conquistare l’isola non è uno scherzo. Comporterebbe costi e perdite notevoli, oltre che lunghi tempi che consentirebbero agli Stati Uniti d’intervenire. Xi lo sa certamente, come è anche consapevole che non può limitarsi ad azioni solo limitate, dopo le quali ritirarsi proclamando “missione compiuta”. Qualsiasi reazione americana dovrà per forza di cose colpire le basi aeree e missilistiche in territorio cinese.

Le cose potrebbero mettersi molto male per la Pla. Per esso sarebbe la fine. Prendendo la decisione di ricorrere alla forza, sa che non sarebbe poi possibile limitarla. Un conflitto diverrebbe nucleare e coinvolgerebbe i territori sia cinese che americano. Ci penserà perciò due volte prima di passare dalle intimidazioni propagandistiche, all’uso reale della forza. Il resto del mondo, l’Europa compresa, non può far altro che incrociare le dita e sperare che tutto si risolva senza prova di forza.

 

 

 

Draghi scopre le carte: la reazione sul nuovo scontro

 in Europa mette a nudo l’inganno di Bruxelles.

Radioradio.it- Diego Fusaro -(23 Ottobre 2021)-ci dice :

(Facebook Twitter WhatsApp).

L’Unione europea ha accelerato e potenziato tutti i processi caratterizzanti la globalizzazione turbo-capitalistica. E proprio in questi giorni peraltro stiamo tornando ad assistere allo scontro insanabile tra le istanze delle sovranità nazionali e delle identità locali contro la tendenza cosmo-politizzante dell’Unione europea. È quello che sta accadendo soprattutto in relazione alle tensioni che si registrano ogni giorno crescenti tra la Polonia detta sovranista e gli “euroinomani” di Bruxelles.

La Polonia sta giustamente rivendicando la propria sovranità nazionale e con ciò stesso sta ricordando a tutti gli altri Stati membri dell’Unione europea cosa realmente sia l’Unione europea. Dietro il nobile nome di Europa si nasconde il grigio volto del tecno-capitale e del potere bancario della Bce.

Non si è fatta attendere la reazione piccata e talvolta anche tignosa di alcuni esponenti di prim’ordine di quello che potremmo chiamare l’ordine eurocratico del Vecchio Continente. In particolare si è fatta sentire tonante la voce di Mario Draghi. Draghi che rappresenta la fase suprema del Grande Reset ha rimproverato aspramente la Polonia rivendicando una volta di più quelli che egli ha appellato gli “ideali europei”.

E naturalmente per “ideali europei” si debbono qui intendere il Fiscal Compact, la Spending Review, la legge dell’indebitamento usuraio e assassino dei popoli, il massacro delle classi lavoratrici in nome delle più alte ragioni del mercato e dei “conti in ordine”.

Allora, voi condividete oppure no gli ideali degli euroinomani senza pietà di Bruxelles?

(Diego Fusaro).

 

 

 

I sospetti sull’origine del virus

e  i dubbi su alcune scelte negli Usa.

msn.com-Corriere della Sera- Giuseppe Sarcina-(23-10-2021)- ci dice :

 

L’origine del virus, tra carte e omissis. Stasera, sabato 22 ottobre, ore 21,45 su Rai Tre, la trasmissione «Presa Diretta» torna a occuparsi della genesi del Covid-19, un tema di cui si è molto discusso, ma senza essere arrivati a un punto fermo. L’attenzione finora si è concentrata soprattutto su Wuhan, la città cinese da cui è partita la pandemia: un fenomeno di trasmissione naturale dai pipistrelli agli uomini, oppure un incidente nel laboratorio dell’Insitute of virology of Wuhan? Non abbiamo ancora una risposta. L’Organizzazione mondiale della sanità si prepara ad avviare un’altra indagine nella città cinese, dopo quella del febbraio del 2021, giudicata «poco più di una farsa» dal Dipartimento di Stato americano.

L’inchiesta di «Presa diretta», condotta da Lisa Iotti e Irene Sicurella, propone un approccio diverso, concentrandosi su ciò che è successo all’inizio del contagio a Washington, nei ministeri federali e nell’Nih, National Institutes of Health, che comprende anche l’Istituto per lo studio delle malattie infettive diretto da Anthony Fauci. Il dibattito sull’origine del Covid-19 è iniziato nei primi mesi del 2020. Per lungo tempo gli scienziati hanno scartato l’ipotesi che il virus potesse essere stato prodotto nei laboratori di Wuhan. Per quale motivo? Solo per ragioni scientifiche o ci sono altre cose che meriterebbero di essere chiarite? Per esempio i finanziamenti del governo americano alla «Eco Health Alliance», un’organizzazione statunitense guidata da Peter Daszak, uno degli zoologi più in vista che partecipò alla prima ispezione dell’Oms a Wuhan.

Dai documenti derubricati di recente risulta che Daszak avrebbe veicolato in Cina 3,7 milioni di dollari di fondi ottenuti dal governo Usa dal 2014 al 2020. Ma Daszak era anche a capo della Commissione della rivista Lancet sull’origine del virus. Quella stessa rivista pubblicò nel febbraio 2020 una lettera di un gruppo di scienziati che sosteneva la genesi naturale del Covid. Daszak si è dovuto dimettere prima dell’estate per il sospetto di un grave conflitto di interesse: da una parte passava soldi pubblici ai laboratori di Wuhan; dall’altra avrebbe dovuto indagare con rigore sugli esperimenti condotti in quello stesso istituto. Ma questo è solo l’inizio del percorso di Presa diretta» che semina dubbi su una riunione segreta guidata da Fauci, sui progetti del Pentagono e sul mondo delle pericolose manipolazioni genetiche. Due sole note a margine: il governo Biden da settimane chiede un’inchiesta vera sulla genesi del Covid-19. Una posizione sostenuta pubblicamente dallo stesso Fauci, più volte attaccato dal senatore Rand Paul con pesanti illazioni, ma senza mai alcuna prova. E’ un peccato, però, che il virologo non abbia accettato di rispondere in trasmissione.

 

 

 

FOX NEWS: In alcuni paesi del mondo

 i decessi stanno crescendo e nessuno sa il perché.

Detoxed.info- John Cooper-(22 Ottobre 2021)- ci dice :

In collegamento con il seguitissimo programma di Tucker Carlson (andato in onda il 20 ottobre 2021), il giornalista Alex Berenson approfondisce lo strano caso dei decessi “per tutte le cause” che stanno crescendo sempre più un po’ in tutto il mondo, superando le normali statistiche.

 Il giornalista cita l’esempio degli USA, ma soprattutto parla di Regno Unito e Germania, dove non si ha il triste noto problema dei decessi per overdose che affligge invece gli Stati Uniti. Raffronta poi queste anomalie con il fatto che si siano verificate dopo le varie campagne vaccinali effettuate nei vari stati, ricordando ad esempio che nel Regno Unito, grazie a dati più specifici, sono particolarmente legate a problemi cardiovascolari, ipotizzando quindi un nesso. Sottolinea però allo stesso tempo di non avere prove solide per confermare ciò, ma fa notare che in ogni caso questo tema sembra essere tabù, dato che per averne solamente parlato pubblicamente è stato sospeso da Twitter.

Il “The Times” di Londra ha riferito che i medici in Scozia sono sconcertati da un “misterioso” aumento degli attacchi di cuore derivanti da arterie bloccate.

Ma il quotidiano londinese ha omesso qualsiasi possibile collegamento con il vaccino contro il Covid-19, che è stato invece accusato di causare decessi correlati a coaguli di sangue durante l’estate e che numerosi medici hanno avvertito porterebbe a coaguli di sangue nella maggior parte delle persone vaccinate.

“The Times”: “Gli esperti di salute sono rimasti sconcertati dall’enorme aumento di un tipo comune e potenzialmente fatale di infarto nell’ovest della Scozia.“

“Durante l’estate c’è stato un aumento del 25% del numero di persone che sono venute al Golden Jubilee National Hospital di Clydebank con arterie parzialmente ostruite che hanno interrotto l’afflusso di sangue al cuore.“

“Secondo la National Library of Medicine degli Stati Uniti NIH, “Un coagulo di sangue può bloccare un’arteria o una vena nel cuore”, che potrebbe colpire diversi organi importanti, come le gambe, i polmoni, i reni o il cuore.“

Il documento riporta che durante il periodo estivo al Golden Jubilee Hospital, è stato osservato un aumento del 25% di N-STEMI, o nessun sopra livellamento del tratto ST, infarti del miocardio o attacchi di cuore.

Il numero dei cosiddetti attacchi STEMI, in cui vi è un danno cardiaco esteso, registrato nel Golden Jubilee è stabile da un decennio intorno ai 750 all’anno. Tuttavia, gli attacchi N-STEMI, dove c’è meno danno tissutale ma lo stesso rischio di morte, sono aumentati durante l’estate.

In una citazione dall’articolo, il cardiologo consulente senior del Golden Jubilee Mitchell Lindsay ha elencato numerose possibili cause, ma curiosamente ne ha trascurata una: il vaccino contro il Covid.

Non ci sono prove che sia una conseguenza di cure ritardate o un’opportunità mancata. È probabilmente dovuto a una moltitudine di fattori: persone sedentarie con confinamento; fatica; persone che ignorano i sintomi perché non vogliono presentarsi in ospedale. Ci sono probabilmente da cinque a dieci cause, tutte collegate.

Secondo le statistiche di Google, il 70,3 per cento degli scozzesi è vaccinato e il 76,8 per cento ha ricevuto almeno una dose.

Nel frattempo, su Twitter, gli utenti non hanno esitato a fare la correlazione tra il cosiddetto aumento misterioso dell’infarto e la vaccinazione contro il Covid.

Gli attacchi di cuore non sono un mistero per chiunque abbia prestato attenzione a medici di spicco che negli ultimi mesi hanno emesso terribili avvertimenti sulla salute in merito al vaccino contro il Covid.

Forse l’avvertimento più angosciante è arrivato dal medico di famiglia canadese, il dottor Charles Hoffe, che ha condotto uno studio indipendente sui suoi pazienti e ha determinato che il 62 percento aveva sviluppato microscopici coaguli di sangue a causa delle proteine ​​​​spike contenute nell’inoculazione dell’MRNA.

Il dottor Hoffe ha affermato che i coaguli di sangue potrebbero portare ad alta pressione sanguigna nei polmoni, quindi le persone vaccinate potrebbero sviluppare insufficienza cardiaca del lato destro e morire entro tre anni.

“La preoccupazione è: poiché questi vasi sono ora permanentemente danneggiati nei polmoni di una persona, quando il cuore cerca di pompare il sangue attraverso tutti quei vasi danneggiati, crea resistenza cercando di pompare il sangue attraverso quei polmoni.” .

“Quindi quelle persone svilupperanno qualcosa chiamato “ipertensione arteriosa polmonare” – ipertensione nei polmoni, e la preoccupazione è che probabilmente tutte queste persone svilupperanno insufficienza cardiaca destra entro tre anni e moriranno perché ora sono aumentate di resistenza vascolare attraverso i polmoni.”

Il tempo dirà se i medici scozzesi ammetteranno un collegamento al vaccino Covid se scopriranno che ne esiste uno per questi misteriosi attacchi di cuore.

 

 

 

 

Elites finanziarie furiose:

 il green deal non decolla.

Visionetv.it-Arnaldo Vitangeli-( 22-10-2021)- ci dice :

A lanciare l’allarme è stato il giornale che è la voce della City di Londra, The Economist, paventando che “Il primo grande shock energetico dell’era verde” potrebbe affondare l’obiettivo delle cosiddette “fonti di energia pulita”.

La Conferenza delle Nazioni Unite sul Cambiamento Climatico (COP26) iniziata a Glasgow due settimane fa, rischia di rivelarsi un totale insuccesso, poichè i piani dell’élite per accelerare l’attuazione dei “Green Deal” e l’azzeramento delle emissioni di carbonio si si stanno sgretolando sotto il peso della crisi energetica mondiale e dell’inflazione galoppante che minaccia di innescare una nuova crisi globale.

La transizione energetica, ci viene ripetuto da due anni, è l’unica possibilità di fermare quella che viene presentata come una prossima apocalisse climatica dai catastrofisti del sistema, che affermano di voler salvare il mondo ma puntano in realtà a salvare il disastrato sistema finanziario globale attraverso la creazione di una nuova gigantesca bolla speculativa “verde”.

Persino la casa reale britannica, che insieme alla City finanziaria è tra i maggiori sostenitori della transizione ecologica, si è mobilitata per evitare il flop della conferenza. La regina Elisabetta ha espresso tutto il suo disappunto per i Paesi che “parlano ma non fanno” stigmatizzando la decisione di molti leader mondiali di non essere presenti al conclave di Glasgow.

Il presidente cinese Xi Jinping ha annunciato che non si recherà a Glasgow così come il presidente russo Putin che ha criticato duramente la corsa alle energie rinnovabili. L’Australia, la Cina, l’India e il Vietnam hanno messo in chiaro che non rinunceranno all’uso del carbone  e numerose nazioni tra quelle  in via di sviluppo si rifiutano di rinunciare alla crescita economica per ridurre le emissioni di CO2 , che oltretutto vengono emesse principalmente dai paesi industrializzati che gli fanno la morale. Anche negli Stati Uniti le cose si complicano per i profeti del “grande reset verde”. Il presidente Biden parteciperà all’incontro, ma sulla transizione energetica è in corso uno scontro durissimo a Washington.

A frenare i progetti di reset del sistema produttivo globale è l’inflazione; ormai anche i banchieri centrali, che fino a ieri rassicuravano sulla natura transitoria dell’aumento dei prezzi, ammettono che l’inflazione sta sfuggendo al controllo.

Raphael Bostic, presidente della Federal Reserve di Atlanta, ha affermato che “Finora gli indicatori non suggeriscono che le aspettative sull’inflazione a lungo termine siano pericolosamente sganciate, ma le pressioni episodiche potrebbero pesare abbastanza a lungo da sganciare le aspettative“. Tradotto suona più o meno così: l’inflazione è transitoria, ma il periodo di transizione può durare anni.

Mark Carney, l’inviato speciale delle Nazioni Unite per l’azione e la finanza per il clima, e consigliere di Boris Johnson per la COP26, nella sessione annuale del FMI e della Banca Mondiale incentrata sul cambiamento climatico ha sostenuto che “il meglio degli investitori privati” che è riuscito a radunare, tra cui gestori patrimoniali, banche, compagnie di assicurazione, fondi pensione, che rappresentano in totale “un bilancio di 90 mila miliardi di dollari”, sarebbero “super pronti” per progetti verdi.

Carney, ex governatore della Banca d’Inghilterra, ha affermato che:  “Verrà richiesto un enorme investimento in tutto il mondo. Qualcosa tra i 100 mila e i 150 mila miliardi di dollari di finanziamenti esterni nei prossimi tre decenni”.

Un oceano di denaro che per le élite votate al “green reset” dovrebbe essere preso dall’economia reale per poter finanziare la bolla speculativa verde delle grandi banche.

Ma non pare che, nelle attuali condizioni, siano in molti i Paesi disposti a innescare l’ennesima crisi sociale ed economica in nome dei capricci di Greta, e di chi la manda.

(ARNALDO VITANGELI).

 

 

 

Non solo la vergogna: le sfide

 della Nato dopo l’Afghanistan.

Ilgiornale.it- Michael Clarke-(23 OTTOBRE 2021)- ci dice:

Di fronte al destino dell’Afghanistan, per i funzionari della Nato potrebbe essere allettante l’idea di fare semplicemente spallucce e spronare l’alleanza ad andare avanti, facendosene una ragione. In fin dei conti esistono molte altre minacce, molto più vicine, di cui preoccuparsi. Ma se i leader della Nato intendono ignorare l’Afghanistan, d’altro canto l’Afghanistan non ignorerà però loro. Infatti, le ripercussioni strategiche di questa sconfitta sono soltanto appena iniziate.

L’impegno della Nato nell’operazione in Afghanistan è stato notevole. L’alleanza ha condotto l’International Security Assistance Force dal 2003 al 2014 – una missione che ha visto coinvolti circa 50 membri e partner dell’alleanza, e che al suo apice nel 2012 aveva schierato sul campo 130.000 truppe, di cui quasi la metà provenienti da paesi che non fossero gli Stati Uniti. Nel 2015 la Nato istituì poi la Resolution Support Mission, volta ad offrire al governo afghano un training militare specializzato ed una qualche risorsa di aviazione.

Lo scorso settembre tutto questo venne meno, con l’umiliante ritirata delle forze occidentali dall’Afghanistan e la caotica evacuazione di 120.000 civili vulnerabili, lasciandone innumerevoli ad un futuro incerto all’interno del paese. Il peggior ritiro militare dell’Occidente degli ultimi settant’anni; una drammatica ed innegabile sconfitta strategica per gli Stati Uniti, di cui la Nato deve condividere il disonore.

I veri vincitori della guerra in Afghanistan.

Ma riuscire a conviverci va ben oltre accettare di condividerne il disonore. Dal punto di vista geopolitico, ciò rivela come gli Stati Uniti abbiano abbandonato i propri interessi in Asia centrale e come Cina e Russia ne escano vincitrici: da un lato la Cina porta avanti il proprio interesse per i preziosi minerali dell’Afghanistan e per sviluppare ulteriormente la “Belt and Road Initiative”, da Kashgar in Xinjiang a Gwaidar in Pakistan; dall’altro, la Russia recupera l’influenza politica ceduta agli Stati Uniti in paesi dell’Asia centrale quali Uzbekistan, Tajikistan, Turkmenistan, e ovviamente Kazakistan.

 

L’Asia centrale potrebbe non trovarsi lungo il perimetro di sicurezza europeo, eppure questi paesi hanno un valore per l’Europa sia da un punto di vista economico che politico. Il Segretario Generale della Nato ha già evidenziato le modalità in cui la Cina minaccia il ruolo mondiale, la sicurezza nazionale ed i prospetti economici delle democrazie occidentali. La sfida russa alla sicurezza europea è stata chiara sin dalla guerra in Georgia del 2008, mentre la sfida cinese è diversa, più recente e più nebulosa – ma non per questo meno minacciosa per la prosperità e la stabilità dell’Europa.

E poi c’è l’effetto della sconfitta in Afghanistan sulle relazioni transatlantiche, il pilastro principale dell’intera alleanza che vi ha dato origine e che sorregge dal 1950. L’amministrazione Biden sosteneva che al termine della presidenza Trump gli Stati Uniti sarebbero “tornati” nel mondo; tuttavia, dal punto di vista europeo, la ritirata dall’Afghanistan non sembra aver cambiato troppo le cose. C’è stato soltanto un po’ più di preavviso rispetto alle tempistiche di Trump, ma comunque nessuna consultazione degli alleati, né tantomeno alcuna chance che Washington avrebbe deviato dalle proprie linee guida prestabilite.

Cosa cambia da Trump a Biden.

La stessa dinamica si è ripetuta il mese successivo, in occasione dell’annuncio dell’accordo di difesa Aukus tra Stati Uniti, Australia e Regno Unito. Una trattativa rapida ed estremamente segreta; ma non per la Cina o la Russia, bensì per la Francia, un alleato chiave degli Stati Uniti ed uno dei maggiori attori per quanto riguarda la sicurezza in Europa. Un episodio di unilateralismo statunitense (con complicità britannica) che la Nato non dimenticherà certamente presto.

L’Europa deve sperare che la presidenza Biden non venga plasmata dalla sconfitta in Afghanistan. Quello che per il presidente Biden era un rischio calcolato all’interno di una decisione difficile si è rivelato un abbaglio politico su larga scala, dal quale potrebbe essere dura riprendersi a livello internazionale. E a livello nazionale, Biden ha già dichiarato che la sua politica estera dovrebbe essere giudicata in base ai benefici per “i cittadini americani”. Sicuramente vi sono delle notevoli differenze tra l’approccio di Biden e quello di Trump al mondo al di fuori degli Stati Uniti (l’impegno nella lotta al cambiamento climatico, ad esempio); ma nella gestione degli alleati Nato i due potrebbero essere più simili di quanto i leader europei vorrebbero sperare.

Quanto è accaduto in Afghanistan sottolinea nuovamente ciò di cui, in realtà, siamo a conoscenza da anni: l’Europa non è più la priorità dell’America. Ora Washington deve preoccuparsi della sicurezza su tre vasti fronti: il Pacifico, l’Artico e l’Europa, e quest’ultimo dovrà – finalmente – arrangiarsi un po’ più da solo, se vuole che Washington rimanga veramente interessata a degli approcci congiunti all’interno del vecchio continente.

Il ruolo della Russia.

Da ultimo, ma non meno importante, la sconfitta in Afghanistan potrebbe toccare la Nato più da vicino del previsto se consideriamo l’effetto che ha avuto sulla confidenza del Cremlino, che ha mantenuto a pieno regime la propria agenda in Europa e nel Mediterraneo. Infatti per Putin potrebbe essere difficile resistere alla tentazione di mettere alla prova l’impegno statunitense verso i propri alleati in un momento di tale difficoltà. Per mettere davvero sotto pressione la Nato lungo un confine che si estende attraverso 30 paesi, magari potrebbe dare il via ad una crisi politica tra le minoranze russe per poi militarizzarla, o ancora scavare nell’incombente crisi del Mediterraneo orientale: tutti scenari che per il presidente russo potrebbero diventare sempre più invitanti.

Proprio come la Cina potrebbe pensare che lo scompiglio occidentale rappresenti già ora l’occasione adatta per “riprendersi” Taiwan, allo stesso modo il Cremlino potrebbe credere che la situazione sia ottimale per colpire e affondare politicamente la Nato.

È il momento giusto per prendere decisioni politiche pericolose, e i leader della Nato avranno bisogno di tutte le abilità acquisite nel corso di oltre settant’anni per emergere dalle increspature geostrategiche della sconfitta in Afghanistan – nel caso riuscissero a conviverci sopportandone la vergogna.

 

 

 

Anche la Rai censura la notizia dei fondi

venezuelani al Movimento 5 Stelle,

serve una svolta.

Ilriformista.it- Michele Anzaldi — (23 Ottobre 2021)-ci dice:

 

Le indiscrezioni pubblicate dalla stampa dicono che i neoamministratori della Rai, scelti dal governo Draghi, starebbero per procedere in queste ore, al più tardi nei prossimi giorni, con le nomine dei nuovi direttori di testata.

Indipendentemente dai nomi che verranno proposti, che devono essere scelti in autonomia dal vertice aziendale auspicabilmente nel pieno rispetto della professionalità, della deontologia giornalistica e del curriculum, è sconcertante che non sembri esserci alcuna novità sul piano organizzativo ed editoriale dei telegiornali.

Davvero la Rai di Draghi, ovvero del presidente del Consiglio che in questi mesi ha avuto il coraggio di avviare fondamentali riforme per il Paese nell’ambito dell’attuazione del Pnrr, intende su un settore vitale come l’informazione andare avanti con l’assetto del secolo scorso?

Davvero l’amministratore delegato Fuortes, invece di porre le basi per eliminare la lottizzazione, intende andare avanti con una nuova carrellata di nominati come chi l’ha preceduto? Può essere questa la nuova Rai “europea” di profilo draghiano? Otto testate giornalistiche con otto direttori e una pletora di ufficiali e sottufficiali, tra vicedirettori, capiredattori, capiservizio, etc., ha ancora un senso ed è compatibile con l’allarme sui conti lanciato in Vigilanza proprio dal nuovo amministratore delegato?

Ma è mai possibile che si perpetui un modello organizzativo identico a quello della Prima Repubblica, quando i maggiori servizi pubblici europei hanno invece negli ultimi anni rivoluzionato i propri assetti per rinforzare ad esempio il proprio ruolo sull’informazione digitale e sul web? La Bbc nel Regno Unito, France Television in Francia, Zdf e Ard in Germania, Tve in Spagna hanno un unico centro produttivo ed editoriale delle news per rafforzare la qualità dei contenuti, le All News e l’informazione sul Web, dove la Rai continua a essere fanalino di coda e, quindi, sostanzialmente irrilevante.

 Eppure dal 1993 ha un modello in casa che ha funzionato egregiamente anche sul piano del pluralismo: la news room unica per il Giornale Radio. Perché lo stesso modello non viene adottato anche per i tg? Negli ultimi anni (prima con l’ex Ad Gubitosi, poi con Verdelli nella sua qualità di direttore editoriale) la Rai aveva elaborato due piani di riforma delle news, perché una profonda ristrutturazione di quel comparto era stata giudicata necessaria e non rinviabile sul piano dell’efficienza, della qualità, di un pluralismo vero e del contenimento dei costi, eliminando duplicazioni di funzioni, ma soprattutto sprechi e clientele.

Che fine hanno fatto quei piani? Dopo essere stati insabbiati e chiusi in un cassetto dalla Rai gialloverde di Conte e dell’amministratore delegato Salini, davvero possono essere ignorati anche dall’Ad Fuortes e dal Cda presieduto da Marinella Soldi?

Si può lanciare l’allarme sui conti, sull’insostenibilità dell’attuale situazione finanziaria del servizio pubblico, e poi ignorare un piano già pronto come il Piano Newsroom di Gubitosi, approvato anche dalla commissione di Vigilanza allora presieduta dal presidente Fico, che a regime farebbe risparmiare 70 milioni di euro all’anno?

 L’inefficienza e l’inefficacia dell’attuale assetto informativo Rai è sotto gli occhi di tutti, dalle notizie censurate (vedi i presunti fondi di Chavez a M5s) alla lunga sequela di errori, dalla moltiplicazione dei costi all’assenza delle testate Rai quando c’è da dare per primi una notizia.

Leggere in queste ore che il nuovo Ad e il nuovo Cda abbiano deciso di perpetuare un modello bocciato dai più importanti servizi pubblici radiotelevisivi europei desta meraviglia e sconcerto perché smentisce clamorosamente la linea di rigore e di rinnovamento perseguita dal presidente Draghi.

Spero che il vertice Rai si fermi in tempo: le nomine non possono essere staccate da un piano di riforma delle news in linea con quanto fatto dalle altre tv in Europa.

(Michele Anzaldi).

 

 

 

 

Il Cavaliere ricompatta i suoi:

"Nessun conflitto in Forza Italia".

 Ma il Pd già lusinga Brunetta.

msn.com-ilgiornale.it-( Francesco Borgia)- ci dice:

 

Berlusconi tranquillizza i suoi e minimizza lo strascico di polemiche e reazioni provocate dalle dichiarazioni di Renato Brunetta. «Si tratta soltanto di incomprensioni personali - dice ai suoi - non politiche». E rivendica la validità dell'asse con Salvini e Meloni. Tanto che oggi telefonerà a Gianfranco Rotondi, impegnato a Saint Vincent per la convention della «Balena verde». Il parlamentare infatti aveva accolto con favore le esternazioni di Brunetta perché superavano di fatto il bipolarismo. «Dirò a Gianfranco che il bipolarismo non è archiviato - spiega ai suoi - e che il centrodestra è coeso e forte». D'altronde Berlusconi un ruolo preciso se lo è già ritagliato: «Siamo noi i garanti nei confronti dell'Europa». Le rassicurazioni del Cavaliere stemperano di fatto l'entusiasmo dei dem per le considerazioni di Brunetta. Il ministro della Pubblica amministrazione rivendicava un ruolo più forte dell'asse moderato. E si appellava a tutte le forze popolari, liberali e socialiste per coagularsi attorno alla figura di Draghi e del suo governo.

Anzi, i dem - e segnatamente il suo segretario - già pregustavano l'idea di allettare l'area moderata di Forza Italia mettendo sul piatto del confronto politico anche la futura legge elettorale. Sono in tanti, infatti, tra i dem a non voler cedere ai richiami del maggioritario e una proporzionale puro metterebbe tutti i moderati dei due schieramenti nelle condizioni di avere le mani libere per immaginare, a elezioni avvenute, di favorire la nascita di una «maggioranza Ursula», come quella che a Bruxelles sostiene il lavoro della Commissione presieduta dalla von der Leyen.

Le parole di Berlusconi, insomma, intervengono a smorzare sul nascere le speculazioni cui lo stesso Enrico Letta si è lasciato andare. Tanto che il segretario dem voleva portare già martedì in Direzione il tema del confronto con le forze moderate del centrodestra per discutere di legge elettorale e di alleanze. Una suggestione, quella di Letta, che era stata già coltivata dallo stesso leader di Italia viva, Matteo Renzi, e che anche Calenda di Azione (per restare nell'ambito del centrosinistra) vede con favore («a patto che Letta tagli i ponti con le frange più estreme del Movimento Cinquestelle»).

D'altronde già in passato le forze moderate avevano più volte speso parole di elogio per le posizioni assunte da un'altra ministra azzurra. Quella Mara Carfagna sempre scettica sull'asse Forza Italia-Lega.

E proprio sulle forze moderate presenti nel partito di Berlusconi vorrebbe puntare ora il Partito democratico. Serve un interlocutore valido per immaginare un futuro più solido e stabile per il governo Draghi.

C'è anche chi pensa di allargare l'interlocuzione a quell'area della Lega che si riconosce nelle posizioni del ministro Giorgetti.

Oltre a Calenda e Renzi, anche Della Vedova di +Europa e Osvaldo Napoli di Coraggio Italia salutano con favore le esternazioni di Brunetta. Mentre un altro piddino moderato come il sindaco di Bergamo, Giorgio Gori, sottolinea che è proprio nell'interlocuzione con il mondo politico rappresentato dai ministri azzurri e dall'area liberale di Forza Italia che è possibile allargare il proprio consenso.

Se, però, la legge elettorale dovesse rimanere quella che è allora servirebbe allargare la coalizione a tutte le forze europeiste rappresentate in parlamento. È la tesi del sindaco dem di Pesaro Matteo Ricci che aggiunge: «C'è poco da fare gli schizzinosi, con questa legge elettorale più è larga la coalizione e meglio è».

 

 

 

 

Green Pass, schedatura universale.

Prima del fatale 2024.

Libreidee.org-Giorgio Cattaneo-(24-10- 2021)- ci dice :

Raccontano gli appassionati di astrologia che il periodo che si aprirebbe il 22 gennaio 2024 potrebbe coincidere con l’inizio di una stagione epocale e liberatoria, per l’umanità, propiziata dallo “storico” ingresso di Plutone in Acquario. Qualcuno può pensare che siano favolette. Altri studiosi precisano: l’astrologia non determina mai cambiamenti così immediati, attorno a una data-spartiacque. Altri ancora, forse più prosaicamente, fanno notare come i portavoce del potere – anche se non lo ammetterebbero mai – siano attentissimi proprio alla simbologia energetica che presumono sia legata al moto degli astri: del governo Draghi non c’è un solo decreto, avverte Nicola Bizzi, che sia stato emanato in un giorno a caso, senza prima aver dato un’occhiata al cielo.

 A proposito: ha ben poco di astrologico, l’attenzione che Bizzi (e molti altri osservatori) concentrano sul “fatidico” 2024. Secondo alcuni, è vero, coinciderebbe con la nascita di una nuova “era precessionale”. Ma non si esauriscono qui, le voci sull’ipotetico traguardo in calendario. C’è ben altro, che bolle in pentola.

A partire da quell’anno, infatti, la Terra comincerebbe a essere visitata da presenze diverse, rispetto a quelle abituali, segnalate nel 2020 dalla Us Navy e poi confermate nel 2021 dal Pentagono. Per intenderci, stiamo parlando di entità aliene.

 Premette il biblista Mauro Biglino: 2024-fino a ieri, poteva ancora essere canzonato chi fosse stato accusato di “credere negli Ufo”. Ora, invece, dopo che le autorità militari Usa li hanno finalmente sdoganati (sia pure ribattezzandoli Uap), non è più possibile negarne l’esistenza. Tuttavia, aggiunge Biglino, non ci hanno spiegato cosa sarebbero esattamente, quei velivoli: chi li fabbrica, da dove vengono, chi li pilota. Amici o nemici? Amici, ha detto a fine 2020 Haim Eshed, docente universitario, per trent’anni a capo della sicurezza aerospaziale di Israele. Amici? Sì, ha spiegato il generale Eshed: da trent’anni – ha dichiarato – collaboriamo stabilmente con alcuni di loro, nell’ambito di una Federazione Galattica, con basi condivise sulla Terra, sulla Luna, su Marte e su altri pianeti.

Reazioni, alla sortita di Eshed? Silenzioso imbarazzo, ma nessuna smentita. Pochi mesi prima, Donald Trump aveva ufficialmente annunciato l’esistenza di una non meglio precisata Space Force americana. Nello stesso periodo, il simbologo e massone Gianfranco Carpeoro aveva aggiunto un tassello in più: il rapporto fra extraterrestri ed élite massonica statunitense.

Rapporto che, secondo Carpeoro, risalirebbe all’immediato dopoguerra, sotto la presidenza Einsenhower. Uno scienziato come Corrado Malanga, mai tenero con la libera muratoria, di recente è giunto a esporre la seguente congettura: i grandi massoni al potere nel mondo non sarebbero che i burattini-prestanome dei Deva e degli Asura, “divinità” extraterrestri che si contenderebbero segretamente il controllo del Uappianeta da migliaia di anni, anche attraverso la dialettica politica – essenzialmente fittizia – tra conservatori (Deva) e progressisti (Asura). Complottismo a buon mercato?

Ricostruzioni e interpretazioni che potrebbero apparire ultra-fantasiose, se non fosse per due aspetti: da un lato la strana “disclosure” in corso, con le progressive ammissioni sugli Ufo, e dall’altro le deliranti politiche autoritarie imposte con l’alibi della dichiarata emergenza pandemica. Proprio su questo fronte è facilissimo misurare la distanza (cosmica, è il caso di dire) tra la versione ufficiale e la verità dei fatti.

 Punto d’arrivo: la schedatura universale, sempre dietro al pretesto sanitario, per arrivare all’estensione anche in Occidente di un tipo di regime sempre più simile a quello cinese, fondato sul “credito sociale”: l’accesso a benefit e servizi condizionato all’obbedienza. Sotto questo profilo, in effetti, riepilogare la vicenda Covid non può che essere illuminante, oltre che desolante. Il 31 gennaio 2020, il governo Conte – in gran silenzio – vara lo stato d’emergenza, mentre la Tv parla dell’epidemia di Wuhan come qualcosa di ancora remoto.

L’Italia non corre alcun pericolo, assicura profeticamente lo stesso Roberto Burioni, star televisiva dei neo-virologi nazionalpopolari. Due mesi dopo, la catastrofe: lockdown, ospedali al collasso, sfilata di camion militari carichi di bare. Il governo Conte, che non ha mai aggiornato il piano pandemico dell’Oms, ignora anche quello “vecchio”, comunque utile. Peggio: impone ai medici di non effettuare autopsie sulle vittime. Il protocollo è increscioso: Tachipirina e vigile attesa. In altre parole: è come se il malato “dovesse” aggravarsi, per poi essere ricoverato solo dopo molti giorni, ormai malconcio. Assistito in ospedale, sì: ma magari fuori tempo massimo. E affidato a medici che – anziché l’eparina – gli somministreranno l’ossigeno, in diversi casi “bruciandogli” i polmoni.

 Parallelamente: decine di medici, nel frattempo, scovano terapie che paiono efficaci. Ma vengono sistematicamente ignorati, quando non banditi. Il primo, Giuseppe De Donno, l’anno seguente sarà trovato impiccato nella sua abitazione. Con la sua cura (plasmaferesi) aveva salvato 58 pazienti su 58. Costo della terapia: poche decine di euro.

Arriva l’estate 2020, ma la fiction continua: distanziamento e mascherine, Tachipirina e vigile attesa. Tutto pronto per l’annunciatissima “seconda ondata” autunnale, con anche l’introduzione del coprifuoco. Sempre ignorati, intanto, i medici curanti: che hanno messo a punto protocolli con antibiotici e antinfiammatori, idrossiclorochina, ivermectina e diversi altri farmaci (ostacolati in ogni modo). La loro soluzione? Cure precoci a domicilio. Motivo: con terapie somministrate in modo tempestivo, all’ospedale non finisce più quasi nessuno (ma così, addio emergenza). I medici di “Ippocrate” esibiscono un bilancio schiacciante: 60.000 guariti, da casa, senza ricorrere al ricovero.

 Risposte, dal governo? Zero, nessuna: come se quei medici italiani non esistessero. I media? Tutti allineati all’omertosa verità ufficiale, salvo rarissime eccezioni. Ma il bello doveva arrivare con Mario Draghi: solo continuando a ignorare i medici e i loro risultati sarebbe stato possibile tener vivo il terrore del virus, in modo da vendere il “vaccino” come unica, possibile via d’uscita.

Scontato il successo della prima infornata di inoculi sperimentali: un italiano su due non vedeva l’ora di sottoporvisi, convinto di mettersi al riparo dalla patologia influenzale. Poi c’è stato bisogno di convincere molti anziani, dubbiosi: a questo è servito, anche, l’arruolamento di un generale in uniforme dal alpino.

Ma i numeri non erano ancora soddisfacenti, per i “vaccinatori”. Così, Mario Draghi ha fatto ricorso all’obbligo, introducendo una sorta di Tso. Vuoi continuare a lavorare? Devi sottoporti all’inoculo, prendere o lasciare. Prime vittime del ricatto: personale sanitario e operatori scolastici. A ruota, dal 15 ottobre tutti gli altri.

Nel frattempo, la situazione è degenerata: la farmacovigilanza dell’Ema ora parla di 24.000 morti sospette, correlabili al “vaccino”, e 2 milioni di europei che hanno dovuto ricorrere a cure sanitarie dopo aver ricevuto le dosi. E proprio il carattere ricattatorio del Green Pass, che secondo vari giuristi sarebbe del tutto incostituzionale, ha messo in subbuglio mezza Italia.

Cartina di tornasole: le elezioni amministrative di ottobre sono state disertate da un elettore su due. Le piazze hanno preso a riempirsi, e lo Stato si è abbassato a ricorrere alla violenza per sgomberare i portuali di Trieste, insorti contro il decreto “infame”. In parallelo, molto clamore ha suscitato l’ennesimo suggello simbolico, giusto il 15 ottobre: l’apertura della Porta dell’Inferno (sfortunata opera “maledetta” di Auguste Rodin) alle Scuderie del Quirinale.

Come dire: abbiamo in serbo qualcosa di poco piacevole, per i sudditi? Ma attenti: il Green Pass obbligatorio è solo l’antipasto. Lo sostiene Roberto Mazzoni, giornalista che ha seguito dalla Florida le presidenziali Usa 2020, al termine delle quali sarebbe stato “eletto” Joe Biden, con l’aiuto del voto postale e dei computer di Dominion. Elezioni “sporche”: come se si dovesse togliere di mezzo a tutti i costi un politico ostile al Grande Reset, cioè il programma globale candidamente annunciato – in diversi libri – da Klaus Schwab, il patron di Davos. Precisamente: fine delle libertà individuali, in nome di un controllo orwelliano sugli individui.

La “pandemia”? Un’ottima occasione per imporre comportamenti che – senza il terrorismo sanitario – non sarebbero mai stati accettati. Ergo: oggi il Green Pass “vaccinale” (da rinnovare in eterno) non sarebbe che il prologo del “passaporto a punti”, di stampo cinese, destinato agli ex cittadini occidentali, un tempo liberi, quando ancora funzionava la loro pur difettosa democrazia. Incubi?

Lo si verificherà presto, data la fretta – più che sospetta – con cui il piano procede. E attenzione: i desiderata di Davos coincidono con l’agenda Onu e con il Green New Deal dell’Ue, propiziato dall’innocente, inconsapevole Greta.

Previsione: archiviato il Covid-19, sarà la pretesa “emergenza climatica” ad armare le prossime imposizioni, costringendo le persone a nuove, drammatiche rinunce.

Sacrifici che rafforzeranno il dominio dell’élite Bergoglio e Draghi mondialista, fino al punto – paventano i pessimisti – da imporre l’inoculo di nano-chip, attraverso cui controllare ogni aspetto della vita di ciascuno, compreso l’accesso alla moneta (solo digitale, a breve).

Allucinazioni distopiche? Non la pensa così Ilaria Bifarini: il Grande Reset, dice l’economista, è pienamente in corso. E con Mario Draghi sta accelerando vertiginosamente. Un colossale test, per vedere fino a che punto è possibile “strapazzare” l’Italia, da sempre paese-laboratorio per i destini dell’Occidente. Paese che, oltretutto, ospita il Vaticano. Appunto, e Bergoglio?

Eccolo in azione, il “progressista” Papa Francesco: a fine 2020 ha rifiutato di ricevere Mike Pompeo, confermando la cessione al regime di Pechino del potere di nomina dei vescovi cattolici in Cina. E oggi definisce “un atto d’amore” il fatto di sottoporsi all’inoculo del siero genico sperimentale. Il Pontefice fa coppia con Draghi, secondo cui – testualmente – se non ti “vaccini”, muori (e fai morire anche gli altri). Sottinteso: il “vaccino” per il Covid funziona. Cioè: protegge dal contagio ed evita gli effetti peggiori della malattia. Magari fosse vero: chi si è “vaccinato” continua a infettarsi, anche ammalandosi, e a contagiare il prossimo.

Ammette il ministero della sanità della Gran Bretagna: nelle terapie intensive, sono “vaccinati” quattro pazienti su cinque. Peraltro, il Regno Unito ha somministrato il siero C-19 alla quasi totalità della popolazione. Cosa che i media evitano di ricordare, mentre biasimano la “irresponsabile” decisione di Londra di revocare ogni restrizione.

 Così i contagi galoppano, scrivono i giornali. Tacendo però sull’altra verità: e cioè che l’epidemia non fa differenze tra “vaccinati” e non. Segno che il “siero magico” è largamente inefficace. Importa a qualcuno, saperlo? Forse sì: c’è una coscienza critica che si sta diffondendo a macchia d’olio, nonostante la censura “cinese” imposta dai social, anche Vaxin Italia.

Numeri che impressionano un osservatore speciale come Carlo Freccero: l’Istituto Superiore di Sanità ha appena ammesso che il terribile virus avrebbe ucciso – da solo, senza l’aiuto di gravi malattie compresenti – meno di 4.000 italiani, contro i 130.000 classificati “morti per Covid”.

Nonostante questo, però, si accelera: Green Pass obbligatorio. Come se le notizie non esistessero. Come se non esistessero le terapie, né i medici curanti (molti dei quali nel frattempo sospesi, se non radiati). E peggio: sempre per generare ansia sociale, ora si torna a manovrare anche la leva socio-economica. Pur in assenza di vere crisi energetiche, si paventa un inverno spaventoso (guarda caso, come la porta infernale di Rodin). Facile: si rallenta la distribuzione, in modo artificioso, e così i prezzi volano alle stelle. Iper-inflazione, che colpisce ovunque: dal pieno di benzina alla spesa quotidiana. L’obiettivo non cambia, a quanto pare: dopo il panico sanitario, anche l’insicurezza sociale. Per ottenere cosa? Ovvio: un’obbediente sottomissione, sempre in ossequio all’agenda di Davos. Domanda: perché proprio adesso?

Ecco, appunto. Su questo si interroga lo storico Nicola Bizzi, editore di Aurora Boreale e co-autore del fortunato, coraggioso instant-book “Operazione Corona”. Appassionato di archeologia “proibita”, Bizzi vanta anche contatti con il mondo dell’intelligence. E conferma: c’è chi teme che, nel citato 2024, la Terra potrebbe ricevere visite problematiche. L’ipotesi: sarebbero di ritorno le “divinità” che la tradizione eleusina chiama “titaniche”? La letteratura antica le descrive come “sfrattate” dal nostro pianeta 20.000 anni fa, al termine della Titanomachia di cui parla Esiodo. Bizzi prova a leggere tra le righe della mitologia, scovando un dettaglio: non è curioso che la principale  costellazione della Balena vittima del golpe mondiale chiamato Operazione Corona sia proprio l’Occidente, fino a ieri protetto dalla sua democrazia? Nel mirino, in effetti, si ritrovano soprattutto l’Europa, il Nord America, l’Australia e la Nuova Zelanda.

Secondo il mito eleusino, i Titani “atlanti-dei” venuti da Tau-Ceti generarono una particolare parte dell’umanità, quella occidentale (che secondo ipotesi paleontologiche corrisponderebbe, a livello preistorico, all’Uomo di Cro-Magnon). Semplici suggestioni? Nelle Georgia Guidestones si auspica che la popolazione mondiale non superi il mezzo miliardo di unità.

Nel 2017, il sito statunitense “Deagel” presentava proiezioni in base alle quali la popolazione occidentale sarebbe stata letteralmente dimezzata. In altri termini, l’Istat ha appena ricordato che l’Italia – perdurante la denatalità che la affligge – potrebbe ridursi a essere un paese di appena 32 milioni di abitanti.

Nell’attuale direzione del massimo potere, una voce come quella di Fausto Carotenuto (già analista dell’intelligence) riconosce le storiche direttive del Club di Roma: usare l’ideologia “green”, maneggiata dall’oligarchia finanziaria, per contenere la demografia, tagliare e ridurre. Ergo, necessariamente: centralizzare. E quindi digitalizzare progressivamente l’essere umano, per poterlo controllare meglio.

C’è qualcosa di potenzialmente “alieno”, nel piano – a tappe forzate – che parte dallo sfruttamento manipolato del Covid per arrivare al “vaccino”, quindi al Green Pass, cioè al punto di partenza dell’eventuale regime totalitario universale basato sul “credito sociale”, di marca cinese, per ottenere neo-sudditi definitivamente controllabili, in ogni aspetto della loro vita?

In tempo di pace, qualsiasi idea meriterebbe un rispettoso dibattito, ma oggi questa possibilità sembra sia esclusa. Il mainstream pratica la più brutale e inaudita delle censure: tutte le ipotesi sgradite vengono classificate “bufale”. Poi c’è chi condanna i cosiddetti complottisti (spesso iperbolici, nelle loro tesi) accusandoli di aiutare involontariamente l’establishment a screditare l’intero pensiero libero. Verissimo, ma a patto che non si dimentichi un dettaglio essenziale: è il potere, in prima battuta, a essere reticente o fuorviante. In assenza di verità accertate, quindi, è ovvio aspettarsi anche le illazioni più spericolate.

Discorsi comunque difficili, da affrontare, in un mondo che – direbbe Mauro Biglino – crede ancora che la Bibbia (letta obbligatoriamente sempre e solo in chiave simbolico-teologica) parli del Dio unico dei monoteismi, anziché degli Elohim che avrebbero “fabbricato” con la genetica una parte dell’umanità. Un altro studioso italiano, Riccardo Magnani, ha appena dimostrato che Cristoforo Colombo non solo non ha mai “scoperto l’America”, ma addirittura non sarebbe mai neppure esistito. In compenso, lo stesso ricercatore – in un libro di prossima uscita – si prepara a documentare la sua ultima intuizione: Lorenzo il Magnifico non era italiano, ma americano.

Seriamente: Lorenzo, dice Magnani, era di stirpe reale Inca. Sarebbe finito a Firenze (adottato dai Medici) in seguito ai viaggi oceanici intrapresi, almeno mezzo secolo prima, dalla signoria fiorentina. Obiettivo dell’alleanza: fare in modo che a guidare l’Europa fosse l’America del culto solare, scalzando l’oscurantismo varato dalla religione romana violentemente imposta da Teodosio nel quarto secolo dopo Cristo.

Una religione che sarebbe stata “costruita” a tavolino da personaggi come Paolo di Tarso, Giuseppe d’Arimatea, lo storico Giuseppe Flavio e, pare, il filosofo Lucio Anneo Seneca. Uomini forse vicini alla elusiva, potentissima Struttura di cui parla Paolo Rumor nel libro “L’altra Europa”?

Un network occulto che reggerebbe ininterrottamente il mondo da 12.000 anni, cioè da quando la civiltà terrestre sarebbe riemersa dalle macerie dopo i devastanti cataclismi di origine stellare ora individuati con precisione dai geofisici. Ergo: quegli oligarchi ante litteram avrebbero ereditato il ruolo dei plenipotenziari precedenti, gli antichi sacerdoti delle “divinità” dotate di astronavi? E quindi: le loro costruzioni – imperi, religioni, ideologie e credenze – sarebbero frutto di manipolazione, “grande opera” di una super-casta che avrebbe custodito il monopolio della conoscenza? Punti di vista, certo. Supposizioni in libertà. Del resto, ci vollero mille anni prima che qualcuno( Pinotti) (l’umanista Lorenzo Valla, in quel caso) svelasse finalmente la reale identità del Lascito di Costantino: un volgarissimo falso, fabbricato per legittimare il potere temporale dei Papi.

D’accordo, si potrebbe obiettare: ma tutto questo che attinenza potrebbe mai avere, con il Covid e il Green Pass? Chi lo sa. Tutte domande destinate a restare in sospeso, scommette qualcuno, fino all’esiziale, fantascientifico 2024. Davvero c’è chi teme – qui e ora – che fra due anni e mezzo potrebbe fare i conti con visitatori indesiderati? Uno studioso come Roberto Pinotti, ufologo di fama internazionale, ripete: i governi non avranno mai il coraggio di ammettere di essere semplici marionette, al servizio di poteri alieni.

Letteralmente: poteri esercitati da extraterrestri, stabilmente presenti sul nostro pianeta. E se le ultime indiscrezioni sugli Ufo servissero a preparare il terreno, abituando l’opinione pubblica all’idea di dover affrontare – un giorno – una minaccia spaziale? Cioè: alieni ostili a quelli che (stando a Pinotti) oggi controllano la Terra? E poi: intrusi nemici dell’umanità, o solo dell’élite – terrestre e non – che la starebbe dominando da millenni? Comunque sia: se uno pensa all’apocalisse-Covid, non può non domandarselo: perché tutto questo avviene proprio adesso?

Già: perché questa gran fretta di introdurre il Green Pass, il Green Deal, il Green Armageddon? Restiamo coi piedi per terra, implorerebbe il realista: parliamo di cose serie, di contagi e tamponi. Benissimo: i contagi sono larghissimamente asintomatici, ma vengono spacciati per anticamera del ricovero.

I tamponi? Non sono affidabili: lo ha detto l’inventore del test Pcr, Premio Nobel, e l’ha ribadito l’azienda che ha brevettato i “cotton fioc”. Il campione biologico prelevato viene “amplificato” troppe volte, facendo emergere le tracce di qualsiasi virus pregresso. Eppure: è proprio l’inattendibile tampone, il “purgatorio” cui è obbligato a sottoporsi, oggi, chi si sottrae all’inoculo genico. Il tutto, senza il minimo senso del ridicolo.

 A proposito di serietà: quando “servivano” per creare allarme, i tamponi erano gratuiti. Oggi invece costano un salasso, per il lavoratore medio che deve pagarne 3 a settimana. Con che coraggio, quindi, diffidare di chi sfoglia libri antichi e magari oggi insiste nello scrutare l’enigmatico cielo del 2024?

(Giorgio Cattaneo).

 

 

 

Il Green Pass è solo l’inizio:

vogliono portarci via tutto.

Libreidee.org-Roberto Mazzoni-(23/10/2021)- ci dice:

 

Già da tempo, alle Nazioni Unite c’è un progetto che prevede di catalogare, classificare e schedare tutte le persone. Obiettivo: avere a disposizione tutti i dati fondamentali in un grandissimo database. E possibilmente con un microchip inserito, in modo che non sia più necessario portarsi in giro il tesserino, ma sia nel nostro corpo.

 Dal punto di vista di alcuni, questo è il preludio per il passaggio alla nuova valuta: l’euro digitale e il dollaro digitale. Questa situazione economica, che ai famosi “esperti” sta sfuggendo di mano, sta portando a un rischio di iper-inflazione che potrebbe mettere in crisi l’intero sistema.

Parliamoci chiaro: nel momento in cui le persone cominceranno a far fatica a fare la spesa (e temo che succederà), iniziando a stentare a trovare i beni di prima necessità, cominceranno a vedere che il loro stipendio non sarà più sufficiente per arrivare a fine mese. E quindi cominceranno a dover ridurre in modo significativo il proprio standard di vita. Dal punto di vista sociale, è chiaro che una situazione come questa tende a diventare esplosiva, difficilmente gestibile.

L’unico modo in cui possono evitare disordini è abituare la gente al fatto che, se vuoi mantenere il lavoro, devi cedere una serie di libertà. E il Green Pass è solo il primo passo: l’antipasto. Perché, nel quadro del Grande Reset, l’idea è di avere un sistema di “credito sociale”, dove la valuta sarà centralizzata: non ci saranno più in circolazione banconote.

 Sarà un sistema totalmente digitale, gestito direttamente dalla banca centrale (quindi, neanche più dalle banche singole che oggi ci forniscono prestiti, nonché l’accesso ai conti correnti). Tutto verrà dal sistema centralizzato, e questa moneta verrà erogata ai “meritevoli”: quindi, se non ti comporti bene, zac, ti togliamo la tua riserva, i fondi che avevi a disposizione. E tutto quello che fai viene controllato. Tra l’altro, tornando al Grande Reset, l’idea è che la gente si sposti in massa all’interno di edifici di cui non sarà più proprietaria, ma che avrà in affitto dallo Stato.

 Edifici che poi verranno controllati elettronicamente, in modo che – di nuovo – se non ti comporterai bene subirai il taglio del riscaldamento e di altri servizi. E questo, sempre da un punto di vista centralizzato: senza bisogno di mandare nessuno, sul posto. Analogamente, si pensa di eliminare l’uso delle automobili individuali, si prevede di passare ad auto prevalentemente elettriche (noleggiate, sempre con lo stesso criterio). Quindi, l’idea è: schedare le persone.

Il Green Pass è l’inizio della schedatura globale. E questo fa parte del progetto, è un obiettivo dichiarato. Non è segreto: basta andare a vedere i documenti del World Economic Forum, piuttosto che delle Nazioni Unite.

 Già ci lavorano da tanto tempo, e con il Grande Reset questo piano vogliono realizzarlo. Anche perché non hanno più molto tempo. Il Green Pass sarà come la patente di guida: dovrà essere rinnovato. Regolarmente, dovrai presentarti al “tagliando” e avere il “bollino”. Questo è un sistema di controllo, che è esattamente quello che oggi vige in Cina.

Più di metà degli americani ora l’hanno capito, e quelli che lo capiscono diventano sempre di più. Non è questione di cedere solo su questo punto: se cedi sul Green Pass, poi dovrai cedere su un altro punto e poi un altro ancora, e non ci sarà fine. Sarà una discesa, sempre più veloce: sempre meno arrestabile, e sempre più critica.

(Roberto Mazzoni, dichiarazioni rilasciate a “Money.it” il 22 ottobre 2021, nell’intervista “Un nuovo regime totalitario?” condotta da Fabio Frabetti).

 

 

 

 

Lloyd Austin attaccherà la Cina

se annetterà Taiwan,

(prima volta nella storia degli Stati Uniti).

 

Unz.com- ANDREW ANGLIN-(22 OTTOBRE 2021)- ci dice:

 

Il segretario alla Difesa (USA) Lloyd Austin ha affrontato gli "small eye yella muffagguahs" e la minaccia che rappresentano per "dem bitches out der".

Parlando delle affermazioni della Cina secondo cui gli Stati Uniti sono molto aggressivi, Austin ha detto: "Il dramma non significa davvero nulla per me".

Quando un membro della NATO ha chiesto come risponderebbero gli Stati Uniti di fronte a un conflitto nucleare, Austin ha risposto: "Non c'è tempo per farlo, non c'è modo di fermarlo, quando i nigga ti corrono su con loro che se ne vanno".

Con "thangs", Austin si riferiva apparentemente all'arsenale nucleare degli Stati Uniti, che si presume sia funzionale, anche se le strutture sono gestite da neri e immigrati pakistani dall'Afghanistan.

Austin ha aggiunto: "Non sto suonando, senti cosa sto dicendo? Homie, non sto giocando".

Rispondendo alle osservazioni di Austin, Xi Jinping ha detto: "Abbiamo fatto una promessa che abbiamo giurato che avremmo sempre ricordato: nessun ritiro, bambino e nessuna resa".

No, sto scherzando.

Ma seriamente, questo è fondamentalmente quello che è successo.

RT.

Il segretario alla Difesa degli Stati Uniti ha ribadito un voto fatto da Joe Biden questa settimana che Washington sosterrebbe taiwan militarmente se attaccata dalla Cina, apparentemente in una rottura con la tradizionale politica statunitense.

Venerdì, i ministri della difesa della NATO si sono riuniti per il secondo giorno di un vertice di Bruxelles in mezzo a un dibattito in corso tra le nazioni dell'UE sull'opportunità di istituire una piccola forza di reazione rapida europea.

Parlando in una conferenza stampa, il segretario alla Difesa degli Stati Uniti Lloyd Austin ha ribadito l'impegno risoluto di Washington nei confronti della NATO e il suo "sacro obbligo" nei confronti dell'articolo 5 del blocco.

Alla domanda se gli Stati Uniti difenderebbero Taiwan se attaccati dalla Cina, Austin ha raddoppiato il sostegno degli Stati Uniti a Taipei dopo che il presidente Biden ha promesso di sostenere la nazione insulare contro Pechino giovedì. Austin ha promesso che gli Stati Uniti continueranno ad aiutare Taipei con le sue capacità di difesa.

"Rimaniamo impegnati nella politica di una sola Cina ... Come abbiamo fatto sotto più amministrazioni, continueremo ad aiutare Taiwan con risorse e capacità di cui ha bisogno per difendersi", ha dichiarato il capo del Pentagono.

 

La politica di Pechino "Una sola Cina" è stata tacitamente accettata dai politici statunitensi per decenni riconoscendo la Repubblica popolare cinese come governo legale della Cina, pur mantenendo relazioni diplomatiche non ufficiali con Taiwan.

Questo è tutto solo noci.

Non c'è modo possibile che gli Stati Uniti possano impedire alla Cina di prendere Taiwan. È semplicemente troppo lontano dagli Stati Uniti e troppo vicino alla Cina continentale. La Cina potrebbe avere l'isola totalmente circondata, il governo si è arreso e il partito di opposizione pro-Pechino ha prestato giuramento, nel giro di poche ore.

Francamente, non capisco nemmeno davvero cosa significhi, questa cosa che i Biden stanno dicendo. Nessuno crede che gli Stati Uniti possano impedire alla Cina di prendere Taiwan.

Che cosa significa allora? Che gli Stati Uniti attaccheranno la Cina per rappresaglia? Tenteranno di reclamare Taiwan?

Questa non è la Siria o l'Iraq. Non si può fare un "attacco limitato" alla Cina. Non puoi "colpire le strutture chiave". La Cina è una superpotenza, il paese più ricco del mondo (di molto), con città moderne e futuristiche e un massiccio, vero esercito – compresi i super missili spaziali.

Non ho idea di cosa stia succedendo qui, a parte quello che ho già detto: queste persone sono fuori contatto e fuori controllo.

Penso che chiunque sarebbe sicuro dicendo che è improbabile che Lloyd Austin stia prendendo queste decisioni. Ok. Quindi, chi è? Non ne abbiamo idea. Probabilmente si tratta di un gruppo "Illuminati" di boomer illusi di vari think tank.

Quello di cui stiamo parlando a questo punto, con i Biden che dicono apertamente che attaccheranno la Cina in difesa di Taiwan, è una guerra nucleare con la Cina – che penso che gli Stati Uniti quasi certamente perderanno.

Ho bisogno di scrivere qualcosa di grande su questo. Questa è una cosa enorme, senza precedenti, per l'amministrazione Biden di uscire con questo.

Ma lasciatemi dire questo, ancora una volta, proprio ora, perché questo non si può dire abbastanza: le ragioni originali per cui gli Stati Uniti occupano Taiwan non sono rilevanti nell'anno in corso. Gli Stati Uniti potrebbero facilmente negoziare la riunificazione cinese e ottenere praticamente tutte le concessioni che chiedono.

Come ho detto sei milioni di volte: se la "democrazia taiwanese" è così importante per i partiti democratico e repubblicano, gli Stati Uniti potrebbero chiedere un accordo in stile Hong Kong "un paese, due sistemi" per Taiwan, dove il loro attuale governo mantiene l'autonomia virtuale. Questo è ciò che accadrà comunque quando la Cina prenderà il sopravvento; non hanno alcun desiderio di distruggere Taiwan, dato che fa soldi. (E anche dato che la cultura cinese è molto focalizzata sulla tranquillità, di regola.)

Potrebbero persino negoziare il reinsediamento dei wigger in Kazakistan o in Afghanistan o qualunque cosa diavolo. (Non capisco nemmeno cosa stia dicendo il Dipartimento di Stato sui wigger, a parte il fatto che vogliono che siano in grado di commettere attacchi terroristici contro il popolo cinese.)

Ancora più importante, in un accordo per la riunificazione di Taiwan, gli Stati Uniti potrebbero ottenere accordi commerciali migliori. Inoltre, se sono preoccupati per la sovranità degli Stati Uniti di fronte all'espansione economica cinese, potrebbero negoziare riacquisti di proprietà cinesi in America e australia.

L'unica ragione per cui gli Stati Uniti affermerebbero di essere disposti ad andare in guerra per proteggere la democrazia a Taiwan – qualcosa a cui la maggior parte (almeno la metà) dei taiwanesi si oppone, tra l'altro – è perché non vogliono che la Cina rimanga un paese indipendente.

Gli Stati Uniti sono a capo di un progetto globalista per creare un unico governo mondiale. La Cina non vuole far parte di un unico governo mondiale. Quindi gli Stati Uniti devono cambiare il governo della Cina, in qualche modo.

Se fossi il cinese, chiamerei il bluff.

Dopo l'impegno di Biden, se Taiwan cadrà, quella sarà la fine della supremazia globale americana, il dollaro non sarà più la valuta di riserva, l'economia degli Stati Uniti imploderà totalmente, e questo regno satanico di terrore che questi ebrei hanno inflitto al mondo finirà.

Certo, i cinesi sono troppo conservatori per questo.

Dirò che penso che le possibilità che le persone che gestiscono il governo degli Stati Uniti abbiano il coraggio di iniziare a sparare armi nucleari siano molto basse. Penso che sia più probabile che il governo di Washington si pieghi come il governo afghano, con i leader che fuggono in elicottero verso la Svizzera o i Caraibi.

Ma hey – chi lo sa? Non lo so. La Cina non lo sa. Forse gli Stati Uniti inizierebbero a sparare armi nucleari. Queste persone non sono altro che strane e stravaganti.

Ma è davvero folle pensare che da un momento all'altro potremmo essere a 48 ore dal crollo totale del governo di occupazione sionista di Washington.

Niente più vax. Niente più trannies per bambini. Niente più Black Lives Matter. Niente più letture da Lawn Boy.

La situazione della censura è così folle.

La maggior parte degli americani – probabilmente il 97% di loro – non ha idea che potremmo essere in qualsiasi momento a ore di distanza da una guerra nucleare o da un'implosione totale dell'occupazione di Washington – o entrambi.

I boomer stanno ancora dicendo che Joe Biden è controllato dai cinesi (?).

Le dichiarazioni ufficiali del Partito Repubblicano assomigliano a questo.

Biden ha intensificato le tensioni con la Cina al di sopra di dove erano quando Nixon ha visitato per la prima volta il paese – ma non sta andando abbastanza forte!

È solo – è fuori controllo, quanto tutti siano disconnessi dalla realtà.

Ho sentito un boomer su The Ralph Retort l'altro giorno – che è uno spettacolo piuttosto sfruttato – affermare che il coronavirus era una "arma biologica cinese rilasciata contro l'America". La maggior parte degli americani ha la scusa di non avere davvero accesso alle informazioni, ma sono sicuro che chiunque su Ralph è almeno a conoscenza di questo lavoro straziante che ho fatto per spiegare la situazione con il presunto virus e la situazione della Cina.

Ma sentire quel boomer su Ralph dire qualcosa di così idiota, anche quando sicuramente è agganciato ai media alternativi e ha accesso a queste idee, mi ha fatto riflettere sulle persone al comando: chiunque stia controllando questa situazione in background, sono i boomer. I boomer crederanno alle cose – molto fortemente – senza alcuna base razionale. C'è qualcosa di profondamente sbagliato in queste persone.

Poi aggiungi la decadenza dell'élite a questo, e hai il boomerismo sugli steroidi.

Quindi, dire "non possono pensare di poter vincere questo conflitto a lungo termine" è davvero privo di significato.

Tutte le informazioni che abbiamo in questo momento indicano che le persone che prendono queste decisioni di politica estera – chiunque esse siano – sono completamente fuori contatto con la realtà di base e potrebbero davvero fare qualsiasi cosa.

Ad ogni modo, sì, ci deve essere un articolo molto migliore in risposta a questa escalation da parte dell'amministrazione Biden, che segnala davvero una spinta alla guerra.

La Casa Bianca ha emesso una denuncia di basso profilo delle dichiarazioni di Biden. Non l'avevo ancora visto quando ho scritto quanto sopra. (Mi scuso, ma la censura ha davvero interrotto molte delle mie linee di rifornimento in termini di come ottengo i miei aggiornamenti sulle notizie. A mia difesa, RT e la BBC non avevano visto la ritrattazione nemmeno questo pomeriggio, e hanno uno staff reale. Sono solo una persona.)

L'AFP non l'ha visto tre ore fa.

A partire da questa mattina (ora pomeridiana della Cina), anche la Cina non aveva visto la ritrattazione.

Non so nemmeno di cosa si tratta – penseresti che vorrebbero che la gente sapesse della ritrattazione. Biden ha annunciato ufficialmente un'inversione totale nella decennale politica americana nei confronti della Cina, che potrebbe facilmente innescare una guerra nucleare. Penseresti che ci sarebbe un po 'di urgenza nel correggerlo.

Ad ogni modo, i commenti di Biden e Austin sono stati fatti separatamente.

I commenti di Austin sono stati fatti questa mattina e non sono ancora stati ritirati dalla Casa Bianca. Quindi, a partire da ora, la politica ufficiale dichiarata del Pentagono è che se la Cina annettesse Taiwan, gli Stati Uniti attaccherebbero la Cina.

Ma tu – sono fuori! Ho già scritto quella lunga cosa disordinata, poi l'ho fatto di nuovo!

E questo è tardi per la stampa! Leggerò le dichiarazioni cinesi, poi cercherò di capire cosa stanno dicendo i Biden e tornerò con altro su questo domani.

È piuttosto eccitante pensare che tutto questo incubo possa essere annullato presto. Naturalmente, dovremo ancora fare i conti con il collasso sociale totale in America, e le bande di cannibali neri, ecc., ecc., ecc. Ancora un buon decennio solido prima che si potesse formare un vero governo.

La parte buona è che io e i ragazzi abbiamo già scelto un leader.

 

 

 

Cingolani riapre al nucleare:

"Inquina meno del carbone."

Ilgiornale.it- Antonella Aldrighetti-(24 Ottobre 2021)-ci dice :

 

Dopo le polemiche del mese scorso, il ministro preferito dai 5s cambia ancora idea: "L'atomo? Non lo condanno."

Chissà se sia stata l'asserzione esplicita del ministro Giancarlo Giorgetti, in missione a Washington, su autosufficienza energetica e nucleare pulito a scatenare di nuovo il dibattito sulle soluzioni da adottare per fare fronte alle nuove necessità del fabbisogno nazionale. Fatto sta che, di rimando, anche il suo collega Roberto Cingolani ha decretato di non essere un fan del nucleare ma certo, di non condannarlo.

Il ministro della Transizione ecologica, designato dai Cinquestelle e poi discostandosi dai suoi sostenitori, ha avvalorato la posizione declinando tempi e modalità per l'autosufficienza energetica alternativa: «Dieci anni per avere una buona percentuale di rinnovabili nell'energy mix sono necessari: in questi 10 anni la transizione deve essere supportata, serve un mix con gas e altre forme di energia».

 Ha detto Roberto Cingolani, a Digithon 2021, ricordando che: «Oggi produciamo circa un terzo dell'energia necessaria da fonti rinnovabili: ma la quantità di potenze elettriche in rinnovabili richiede anni.

Il piano italiano per i prossimi 9 anni è di più che raddoppiare la potenza elettrica prodotta da solare ed eolico: vuol dire 70 mld di watt di impianti e questo sforzo enorme vuol dire installare decine di km quadrati di impianti solari, pale eoliche alte 200 metri, impianti offshore, con problemi di permessi ambientali e paesaggistici, infrastrutture enormi. Tutto questo si fa ma non in due mesi».

Quanto invece all'energy mix il fisico ha rimarcato quanto «l'alto prezzo del gas pesa per l'80% sulla bolletta, mentre il restante 20% di aumento dipende dall'aumento dell'anidride carbonica». Ed ecco perché la scialuppa di salvataggio del nucleare pulito potrebbe veder riaprire un varco possibile.

«La chiusura delle centrali nucleari è avvenuta per via dell'incidente di Fukushima, sull'onda anche un po' emotiva, però la cosa più urgente in questo momento è chiudere le centrali a carbone, entro il 2025. In questo momento il nucleare inquina di meno, la priorità è togliere il carbone» ha spiegato Cingolani commentando il dibattito in corso in Germania sulla chiusura delle centrali nucleari. «Io non sono un fan del nucleare però non sono nemmeno uno che condanna il nucleare e non sono fan di nessuna tecnologia. Però essendo uno scienziato - ha precisato - la soluzione ancora non l'abbiamo ma se smettiamo di studiare, di fare ricerca e innovazione certamente la soluzione non viene da sola».

Insomma ci risiamo. Esattamente come un mese fa, quando lo stesso Cingolani citando il nucleare si scontrò subito con gli antinuclearisti tant'è che fu costretto a fare retromarcia rammentando i due referendum prima del 1987 e poi del 2011 con cui furono abrogate alcune disposizioni sull'energia nucleare. A oggi a rispondere a Cingolani arriva Angelo Bonelli, portavoce di Europa verde, che evidenzia la necessità dell'Unione Europea di dire basta al nucleare francese mentre in Italia «tutto diventa strumentale per disorientare l'opinione pubblica, anche il nucleare».

Più morbido il commento del sottosegretario agli Esteri, Benedetto Della Vedova, a margine della plenaria della conferenza sul futuro dell'Europa: «Credo abbia perfettamente ragione il ministro Cingolani. Non dobbiamo precluderci la possibilità di considerare, studiare, fare ricerca su altre opzioni diverse da quelle che abbiamo conosciuto fino a oggi di utilizzo del nucleare per produzioni energetiche che possono aiutare e supportare la conversione ecologica».

 

 

 

La fabbrica Intel verso l’Italia, Giorgetti

rilancia Mirafiori e spunta anche l’ex Thyssen.

Lastampa.it- Claudia Luise-( 24-10-2021)-ci dice :

 

È una partita difficile, ma il Piemonte prova a far valere le sue carte, non solo sui siti adeguati ma soprattutto sulle capacità tecniche e la filiera che potrebbe supportare la produzione. La vicenda Intel sembra accelerare e anche se non è pensabile si chiuda in pochi giorni, arriva la conferma che ci sono movimenti. È stato il ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, in visita negli Usa, a confermare che Intel potrebbe scegliere l’Italia per un nuovo impianto di assemblaggio di microchip.

«La trattativa c’è, abbiamo avuto una serie di incontri, ma la riservatezza aiuta in questi casi», ha detto il responsabile del Mise. Prudente il viceministro Gilberto Pichetto: «Si vedrà se c’è un’accelerazione quando Giorgetti ritornerà dalla sua visita istituzionale. La Regione Piemonte ha mandato altre ipotesi di localizzazione e Intel valuterà in base alle disponibilità trasmesse».

«Abbiamo una catena di fornitori nei semiconduttori che non ha eguali in Italia ed è per questo che ci candidiamo ad ospitare Intel. Anche su questo dossier abbiamo svolto un eccellente lavoro di squadra», dice l’assessore alle Attività produttive, Andrea Tronzano. Intanto il ministro ha sottolineato che società come Intel non cercano solo sgravi ma anche un ambiente di innovazione che fa la differenza. Un assist al Piemonte che nel dossier raccoglie le aziende coinvolte nella filiera e sottolinea l’importanza del Politecnico e del suo incubatore I3P, risultato il migliore pubblico al mondo.

 In particolare sono 17 aziende, che vanno dai laboratori per i test e le analisi all’ingegneria del vuoto, tra cui Tuv Italia, Spea, I.S.C.M, Elettrorava, Memc Electronic Materials e Siad. Il Piemonte ha inserito opzioni per la scelta dell’area togliendo l’ex stabilimento Olivetti di Scarmagno, prenotato da Italvolt. Fermo restando che Mirafiori sembra essere la scelta preferita dal Mise che l’ha proposta, la Regione ha individuato due aree per accogliere la parte produttiva e in cui è possibile costruire uno stabilimento da zero: a Galliate, vicino Novara, che ha il vantaggio di fonti d’acqua vicine e una seconda area a Sud di Vercelli, vicino a Larizzate.

Altre otto aree sono state identificate solo per il back end, cioè l’impacchettamento dei chip, e hanno dimensioni variabili. Tra queste c’è l’ex ThyssenKrupp di corso Regina Margherita e l’ex Pininfarina di San Giorgio Canavese e Bairo. Ma oltre al Piemonte, è in corsa Catania dove già opera St Microelectronics.

 La fabbrica potrebbe dare lavoro a oltre 1.000 persone. E il governo starebbe cercando di convincere Intel proponendo agevolazioni sul costo di energia e lavoro. L’obiettivo sarebbe chiudere l’intesa entro fine anno. Secondo l’agenzia Reuters, l’investimento, con una quota di contributo pubblico, ammonterebbe ad almeno 4 miliardi, che potrebbero raddoppiare sulla base delle dimensioni che assumerà la presenza di Intel in Europa.

 La produzione dei componenti sarà concentrata in Germania, con ogni probabilità a Dresda.

 

 

 

 

Ormai sei un criminale anche

se citi i dati dell’ISS.

Laverita.info- Francesco Borgonuovo- (25 ottobre 2021)-ci dice :

 

Ormai siamo alla distopia .Chi cita i dati ufficiali sui morti di Covid è un nemico pubblico. Accuse di pochi, compresa “La verità”, rei di aver diffuso il report dell’Iss che ricalcola il numero di vittime del virus.

Il report dell’Iss ha saggiamente deciso di analizzare la mortalità da Covid.

“Secondo il campione statistico di cartelle cliniche raccolte dall’istituto ,

solo il 2,9 % dei decessi dei decessi registrati  dalla fine del mese di febbraio 2020  sarebbe dovuto al covid -19.

Quindi dei 130.468 decessi registrati dalle statistiche ufficiali al momento della preparazione  del nuovo rapporto , solo 3.783 sarebbero  dovuti alla potenza del virus in sé.(…)

Addirittura il 67,7%  avrebbe avuto insieme più di tre malattie contemporanee ,e il 18% almeno due insieme”.

(…) Nessuno, infatti , nega che il Covid sia pericoloso e possa anche uccidere.(…)

Fin dall’inizio della Pandemia , praticamente chiunque morisse in ospedale veniva

Registrato  come “ deceduto da Covid” , ance in presenza di altre patologie.   

(…) Non appena l’articolo di Bechis ha cominciato a circolare in rete ,sono arrivati gli assalti.Tra i più duri quello di Matteo Bassetti (…).

Infatti il Professore ha dichiarato  :” Mi vergogno di vivere in un Paese in cui c’è qualcuno che guarda quel report  dicendo che su 130.000 morti solo 4.000 sono morti per Covid.(…) I loro discorsi generano odio  ,confondono la gente, mistificano  la realtà e non portano da nessuna parte”.Capito ? (…)

Giova ricordare che Franco Bechis ha perso la madre a causa del Covid.(…)

Con quale coraggio si può accusare Bechis di essere un terrapiattista  negazionista

che alimenta  l’odio?(…)

Quotidiani online  e siti “anti bufale”si sono buttati a pesce sulla vicenda  ed hanno tentato (…) di smentire  ciò che non è smentibile.

(…) Meraviglioso: secondo i cantori del regime sanitario ,citare i dati ufficiali dell’Iss ,non smentibili, neppure dall’ululante Licia Ronzulli  e infatti creano danni. 

(…) La verità è un problema.(…)

La Stampa di ieri indica che nella manifestazione di Milano : “Ex Br  protesta assieme ai neonazisti ,il caos di Milano unisce gli estremi”.

Inoltre viene detto : “ Trieste ,il ricatto della piazza al governo.”

 

Nella realtà accade questo: Normali cittadini vanno in piazza per esercitare il loro diritto alla protesta. Alcuni sono vaccinati ,altri non lo sono. Poi ci sono alcune minoranze di esagitati ,che se commettono reati ,vengono arrestate .(…)

 

…A nessuno interessa scoprire perché - e come e dove-la gente muore, magari al fine di salvare qualche vita in più. No: sono tutti troppo impegnati a escogitare  lockdown ad personam, a spargere il terrore ,a demonizzare chi cerca le cure e chi dissente.

Perché sragionano così? Chissà : forse è la patologia  pregressa del servilismo.

 

 

 

 

 

 

Stop al Contante, arriva la “Card Unica”

per Identità e Pagamenti elettronici.

 

Conoscenzealconfine.it- Marco Mobili e Giovanni Parente-(25 Ottobre 2021) ci dicono:

(TelegramTwitterFacebook).

 

 Un vecchio articolo de Il Sole24ore del 20 settembre 2019, fa capire bene come tutto ciò che stiamo vivendo da quasi due anni, fosse già stato progettato a priori e come la finta pandemia sia stato solo l’utile strumento per far accettare l’inaccettabile alla popolazione.

 Allo studio un progetto di tessera unica. Il sottosegretario al Mef, Alessio Villarosa (M5S): “ci saranno carta d’identità, tessera sanitaria, identità digitale e possibilità di attivare un conto di pagamento presso qualsiasi sportello bancario o postale”.

Nel nome della lotta all’evasione si prepara un progetto di semplificazione che potrebbe rendere meno complicato l’utilizzo dei pagamenti elettronici anche alle fasce di popolazione meno in confidenza, come ad esempio i più anziani.

  Si chiama “carta unica” il progetto allo studio del Governo ed è il sottosegretario al ministero dell’Economia, Alessio Villarosa (M5S), ad anticipare al Sole 24 Ore che cosa conterrà e come funzionerà. In pratica sarà una tessera che svolgerà più funzioni e che potrà anche essere utilizzata per pagamenti elettronici.

 

Dalla Tessera sanitaria alla Carta d’identità.

 

Il progetto è quello di accorpare tutta una serie di documenti che ora sono divisi in tessere o documenti diversi. “Sarà una vera rivoluzione: la carta unica – spiega Villarosa – avrà carta d’identità, tessera sanitaria, identità digitale e possibilità di attivare in conto di pagamento presso qualsiasi sportello bancario o postale”.

 

Un’operazione simile richiede un lavoro di messa a punto sotto vari aspetti. Il primo da un punto di vista tecnologico. “Stiamo al momento lavorando sul layout – continua Villarosa – perché deve garantire gli standard internazionali sui quali ci si è accordato con gli altri Paesi ma siamo certi troveremo la quadra”. Poi, c’è un aspetto non secondario che è quello del rispetto della protezione dei dati personali perché si concentrerebbero tutta una serie di dati sensibili in un’unica tessera.

 

La Capillarità della distribuzione.

Nel dibattito che si è aperto negli ultimi giorni sull’impulso ai pagamenti tracciabili per ridurre l’utilizzo del contante in chiave antievasione, la “carta unica” potrebbe essere una sorta di “killer application” perché raggiungerebbe tutti e in tutta Italia e allo stesso tempo concentrerebbe in sé una serie di funzioni: dall’utilizzo per visite sanitarie e farmaci (tra l’altro la tessera sanitaria già oggi contiene il codice fiscale di ogni cittadino) all’accesso per i servizi delle pubbliche amministrazioni.

L’obbligo per le Pa di accettare i Pagamenti elettronici.

Un progetto che si inserisce in uno scacchiere più ampio di mosse per spingere ulteriormente la moneta elettronica. Oltre al sistemi di incentivi fiscali su cui si sta studiando per esercenti e consumatori, la carta unica consentirebbe di procedere in modo meno indolore e più rapido all’introduzione dell’obbligo per la Pa di accettare solo pagamenti elettronici. In molte città gli sportelli dell’anagrafe già oggi accettano pagamenti solo elettronici e l’obbligo potrebbe essere generalizzato a tutta la Pubblica amministrazione, incluse le società che forniscono servizi pubblici.

(Marco Mobili e Giovanni Parente- ilsole24ore.com).



ISS: I Numeri non mentono…

quei Morti Covid non erano Covid!

 

Conoscenzealconfine.it- Paolo Gulisano-(24 Ottobre 2021)- ci dice :

(TelegramTwitterFacebook).

 

 Dei 130.468 decessi registrati dalle statistiche ufficiali al momento della preparazione del nuovo rapporto, solo 3.783 sarebbero dovuti al virus in sé.

 Il rapporto ufficiale dell’ISS non fa che confermare che il Covid è una malattia pericolosa solo per la popolazione anziana e per le persone con gravi patologie concomitanti. Dei 130.468 decessi registrati dalle statistiche ufficiali al momento della preparazione del nuovo rapporto, solo 3.783 sarebbero dovuti al virus in sé. Una cifra che non giustifica il pandemonio scatenato tra lockdown e green pass. Le 126.000 persone morte nel corso degli ultimi 18 mesi sono morte perché il Covid ha destabilizzato equilibri di salute fragili, forse troppo fragili. Queste erano le persone che avrebbero potuto e dovuto essere messe in sicurezza.

 Nella conferenza stampa dello scorso agosto in cui Draghi presentò agli italiani il green-pass, il banchiere prestato alla politica fu categorico: se prendi il Covid finisci in ospedale e muori. In una battuta venivano liquidate le evidenze scientifiche, i dati statistici, gli studi epidemiologici. Se prendi il Covid – ci dicono tutti questi – nel 97% dei casi guarisci.

 Addirittura, secondo il professor Guido Rasi, ex Direttore dell’Agenzia Europea del farmaco, nell’80% dei casi il Covid guarirebbe senza necessità di alcun intervento terapeutico.

 Il 3% dei casi letali, potrebbe addirittura essere di gran lunga inferiore, e a sostenerlo non è qualche irriducibile negazionista, ma un rapporto dell’Istituto superiore di Sanità sulla mortalità per Covid appena pubblicato. Un aggiornamento che peraltro non veniva fatto da luglio. Secondo il campione statistico di cartelle cliniche raccolte dall’istituto, solo il 2,9% dei decessi registrati dalla fine del mese di febbraio 2020 sarebbe dovuto al Covid-19. Quindi dei 130.468 decessi registrati dalle statistiche ufficiali al momento della preparazione del nuovo rapporto solo 3.783 sarebbero dovuti al virus in sé.

 Agli inizi dell’epidemia, ci fu chi puntualizzò che era ben diverso morire di Covid e morire con Covid. Le voci di questi epidemiologi furono presto soffocate dalla narrazione ufficiale che non poneva alcun distinguo. Le precisazioni, che venivano dall’interno dello stesso ISS, vennero ignorate dal Ministro Speranza e dal Comitato Tecnico Scientifico.

 

Ora, tuttavia, il rapporto ufficiale dell’ISS non fa che confermare con dati alla mano il fatto che il Covid è una malattia potenzialmente pericolosa unicamente per la popolazione anziana, e per le persone con gravi patologie concomitanti, chiamate comorbilità.

 Secondo i dati dell’ISS, il 67,7% delle persone decedute con Covid avrebbe presentato almeno altre tre patologie gravi, dalle malattie metaboliche ai tumori, alle malattie cardiovascolari. Persone già defedate, indebolite, fragili. Una situazione, peraltro tutt’altro che rara in un periodo particolare della vita, cioè la vecchiaia. Non è un caso che i tassi di mortalità e letalità più alti si siano registrati in Italia nelle regioni con il maggior numero di anziani. Quella del Covid, aveva affermato qualcuno, è una epidemia geriatrica.

 Secondo l’Iss il 65,8% degli italiani deceduti con una classificazione di Covid soffriva di ipertensione arteriosa, il 24,8% di fibrillazione atriale, il 28% aveva una cardiopatia ischemica, il 29,3% di diabete, il 23,5% soffriva di demenza senile, il 17,4% di pneumopatie croniche, il 16,3% aveva avuto un cancro negli ultimi 5 anni; il 15,7% soffriva di scompenso cardiaco, il 12% era obeso, l’11% aveva avuto un ictus pregresso, e poi ancora malattie epatiche, renali e malattie auto-immuni. In gran parte, come si può facilmente comprendere, malattie dell’età senile. Queste erano le persone che avrebbero potuto o dovuto essere messe in sicurezza.

 

Le persone uccise direttamente dal virus sono state invece poco più di 3.000. Una cifra che non giustifica il pandemonio scatenato tra lockdown e green pass. Le 126.000 persone morte nel corso degli ultimi 18 mesi, sono morte perché il Covid ha destabilizzato equilibri di salute già molto fragili, troppo fragili.

 

Non dimentichiamo che l’Italia ha avuto il 13% dei morti in tutta Europa e una mortalità tra le più alte tra i paesi europei. Occorre notare che in Italia l’aspettativa di vita alla nascita è 85,3 anni per le donne e 81,0 per gli uomini. Ora, l’età mediana dei morti per covid-19 è stata per le donne di 85 anni, e per gli uomini 80. Ciò significa che il covid-19 uccide prevalentemente soggetti vicini al limite della loro aspettativa di vita.

 

Si tratta comunque di una grave perdita, ma nel caso di queste persone il Covid ha agito come poteva agire qualunque altra infezione virale o batterica, dando una sorta di “colpo di grazia” a queste persone fragili. Inoltre, la mortalità e la letalità avrebbero potuto essere ulteriormente ridotte, se questi pazienti non si fossero trovati in reparti ospedalieri sovraffollati, e dove molti hanno contratto quelle infezioni nosocomiali che spesso sono state le vere cause del loro aggravamento e della loro fine.

Collegare le comorbilità e l’età dei deceduti all’aspettativa di vita ci dà quindi un quadro realistico dell’ “epidemia”. Così come i numeri della mortalità ci svelano uno scenario molto diverso da quello raccontato dalla narrazione ufficiale: l’Italia, alla vigilia dell’arrivo del Covid, era un Paese dove la mortalità stava aumentando costantemente: negli ultimi dieci anni il tasso di decessi per 1000 è cresciuto del 10% ogni anno. La media della mortalità negli ultimi 5 anni è stata di 1743 persone al giorno, che naturalmente non facevano notizia.

Ora questi morti, queste persone fragili, che hanno avuto la sventura di imbattersi nel Covid, sono diventati utili per drammatizzare una epidemia e per terrorizzare un intero Paese, facendo credere che tutti siamo a rischio di morire, contro ogni evidenza scientifica, e per giustificare misure coercitive che nulla hanno a che vedere con la tutela autentica della salute.

( Paolo Gulisano- lanuovabq.it).

 

 

 

Prossima Pandemia: Virus Marburg?

Conoscenzealconfine.it- Marcello Pamio-(25 Ottobre 2021)-ci dice:

 

I media mainstream hanno acceso i riflettori sui primi casi di morte causati dal virus Marburg. E quando i megafoni della dittatura strillano, c’è sempre qualcosa sotto…

 Addirittura il Direttore generale dell’OMS, Tedros Adhanom Ghebreyesus, ad una conferenza stampa a Ginevra se n’è occupato, sottolineando come il virus di Marburg sia “molto diverso da quello che causa il Covid 19, ma molti degli elementi di risposta sono gli stessi: isolare e curare le persone infette, tracciare e mettere in quarantena i contatti e coinvolgere le comunità locali nella risposta“.

Ahinoi, non è soltanto il capo dell’OMS a ipotizzare una possibile prossima pandemia con il Marburg: il tristemente noto GAVI dello psico-filantropo Bill Gates, il 22 aprile del 2021, ha scritto un articolo dal titolo inquietante: “La prossima pandemia: Marburg?”.

 

Infine negli ultimi mesi molte altre pubblicazioni hanno ipotizzato una simile minaccia imminente: come mai questa particolare attenzione? In fin dei conti il virus di Marburg provoca una febbre emorragica, simile all’ebola. Una intrigante ipotesi di lavoro arriva da Laura Carosi, la quale ha pubblicato le dichiarazioni di un medico necroscopo (esegue le autopsie in ospedale Covid) mantenuto per sicurezza nell’anonimato.

 

Questo dottore ha ricevuto una circolare su una probabile infiltrazione della febbre gialla in Venezuela.

“Dicono che è arrivata la febbre gialla o peggio il virus di Marburg. Entrambi causano trombosi/microtrombosi ed emorragie nel tratto intestinale. Così incolpano i due virus dei danni nei vaccinati Covid, cioè coprono le morti. Stranamente è in arrivo il test PCR per la febbre gialla e Marburg. Ecco la nuova pandemia”.

 

Cospirazione? Sembra proprio di no, anche perché la Primerdesign ha sviluppato un test PCR in tempo reale Genesig® nel 2018 per la febbre emorragica di Marburg.

Qualcuno ora mi dovrebbe dire chi è quel pazzo furioso che spende soldi per sviluppare un test per una malattia rara! E sempre casualmente la Soligenix sta affrettando i test di un vaccino contro la febbre emorragica di Marburg. Gli azionisti della Soligenix: BlackRock, Goldman Sachs & Co. ecc.

 Forse qualcuno sta pensando alla prossima pandemia per mantenere gli schiavi nell’emergenza sanitaria perenne? O addirittura, dare la colpa al virus Marburg per le morti causate invece dagli effetti collaterali dei vaccini anti-Covid (micro trombosi e micro coaguli). Effetti che cresceranno e si amplificheranno per via dei continui richiami. O entrambe assieme…

(Marcello Pamio- disinformazione.it).

 

 

 

 

 

 

 

 

DIETRO AL COLLE.

Ticket Draghi-Giorgetti (Premier) con l’ok degli Usa.

 

Ilsussidiario.net- Anselmo Del Duca-(25.10.2021 )-ci dice:

 

 E’ Draghi a dover decidere da quale posizione ritiene più utile continuare la sua opera. E per Palazzo Chigi si fa spazio la candidatura di Giorgetti.

Hanno scoperchiato il pentolone della litigiosità fra i partiti le elezioni amministrative, e pure i protagonisti faticano a orizzontarsi. Troppi schemi opposti si fronteggiano, con l’effetto di un grande caos, a meno di 90 giorni dalla madre di tutte le battaglie, quella per scegliere il prossimo presidente della Repubblica.

 

In questo guazzabuglio Mario Draghi continua imperterrito la sua azione di governo, incurante delle critiche, da qualunque parte vengano. Sembra avere in mente l’errore di Dini e Monti l’ex numero uno della Bce: non perdere lo slancio iniziale, perché un governo straordinario se rallenta è perduto.

Lui, per di più, ha un mandato preciso: agganciare saldamente l’Italia al treno della ripresa europea e, va detto, sin qui sembra esserci riuscito. Di fatto, Draghi sta agendo da commissario su almeno due livelli: commissario dell’Europa per gestire l’Italia e, allo stesso tempo, commissario della politica italiana in crisi profonda, nel mezzo della più sgangherata legislatura repubblicana.

 

Il Pnrr è la stella polare di Draghi, che non ammette deviazioni. Ha la forza politica per imporre la sua linea anche agli alleati più riottosi. Matteo Salvini ha più volte assaggiato il metodo del premier: ascolto, spiegazione delle scelte, correzioni minimali (giusto per non far perdere del tutto la faccia all’interlocutore), poi avanti, verso il prossimo problema da risolvere. Un paio di volte la Lega ha tirato la corda sino all’astensione (sul coprifuoco a maggio e sulla riforma fiscale a inizio ottobre), ma di fatto non è successo niente. Gli altri partiti si sono fermati molto prima.

 

Non è che di fronte al governo i problemi siano assenti. Si pensi alla grana della vendita di Monte Paschi a UniCredit saltata, o all’impennata imprevista del prezzo dell’energia e alle sue conseguenze sociali. Eppure l’azione dell’esecutivo macina provvedimenti. C’è da scommettere che succederà anche sulla riforma delle pensioni, con l’archiviazione di “Quota 100”, e sulla riscrittura del reddito di cittadinanza.

 

La settimana dell’approvazione della legge di bilancio (giovedì in Consiglio dei ministri) si apre con la minaccia fatta trapelare da Palazzo Chigi di congelare gli otto miliardi previsti per il taglio delle tasse, se i partiti saranno incapaci di raggiungere un accordo. Congelarli, per decidere più avanti in Parlamento come distribuirli.

 

Un premier che arriva a tanto non può che essere il vero arbitro della corsa al Quirinale. Alla fine dovrà essere lui a decidere da quale posizione ritiene più utile continuare la sua opera. Il rischio altrimenti, lo ha spiegato Bettini, è lo “sfortunato combinato disposto”: Draghi che non va al Quirinale, ma il suo governo cade egualmente subito dopo.

Pure nel Pd, sinora contrario alla salita al Colle, si comincia a ragionarne. Agli spaventatissimi 5 Stelle basta molto meno, basta la garanzia che non si vada a elezioni anticipate.

Sempre a Draghi toccherebbe comunque l’onere di indicare la soluzione in grado di portare la legislatura alla sua fine naturale della primavera 2023. Circolano in merito diverse ipotesi. Due sono tecniche, Marta Cartabia e Daniele Franco, ma sembrano troppo deboli per reggere, anche con il poderoso ombrello di un Draghi capo dello Stato.

 

C’è anche un’ipotesi più politica che avrebbe senso, quella di Giancarlo Giorgetti, il più draghiano dei ministri, e non solo di quelli della Lega. Se il tentativo del Pd di scaricare Salvini e i suoi dovesse essere respinto (e tutto fa pensare che sarà così), Giorgetti ha dalla sua tanto una consolidata sintonia con il premier, quanto vasti rapporti trasversali interni e internazionali, affinati da ultimo questa settimana con un importante (anche se poco sbandierato) viaggio a Washington, che pare ben riuscito nell’intento di accreditare se stesso e il proprio partito agli occhi dell’establishment a stelle e strisce. Un viaggio che non può non aver avuto la benedizione di Palazzo Chigi.

 

Se fosse Giorgetti il prescelto di Draghi, gli altri partiti potrebbero solo contrattare qualche compensazione. Salvini dovrebbe fare buon viso a cattivo gioco, moderare i toni e allinearsi in Europa al Ppe. Potrebbe non essere un male. Del resto dagli Usa Giorgetti ha spiegato che per la Lega il governo Draghi è un investimento a lungo termine.

 Fantapolitica? L’ipotesi circola, ed è meno strampalata di quanto possa apparire a prima vista. Non resta che attendere, in tre mesi possono succedere un sacco di cose.

 

 

 

 

È qui!  ... Ma possiamo ancora fermarlo?

 

Stateofthenation.co-Redazione- (Ottobre 18, 2021)- ci dice:

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Il GRANDE RESET non può essere attuato senza "La più grande depressione economica".

Dovrebbe essere evidente a ogni osservatore degli eventi attuali che i Poteri Forti stanno faticosamente creando il più grande collasso del mercato nella storia del mondo.

La ragione ovvia per l'imminente demolizione controllata del Sistema Economico e Finanziario Globale (GE&FS) è quella di preparare il terreno per il GRANDE RESET.

 

Naturalmente, il “Covid Plandemic “è stato prima effettuato per ammorbidire sufficientemente tutta l'umanità da accettare senza resistenza i cambiamenti radicali pianificati IN TUTTO.

 

2022: La demolizione controllata di tutto.

Quando l'Élite del Potere lo chiamò un Nuovo Ordine Mondiale, erano mortalmente seri. I globalisti del NWO sono chiaramente determinati a imporre quel disordine distruttivo all'intera civiltà planetaria... anche se ciò significa uccidere il 90% della razza umana (cosa che ovviamente stanno facendo).

 

"La più grande depressione economica".

Quindi, la domanda da $ 64.000 è: quando, esattamente, i bankster staranno la spina al "Global Gambling Casino"? Quando scoppieranno le molte bolle – che ora si compenetrano comodamente l'una con l'altra – che hanno creato artificialmente dall'11/9?

 

Per i non iniziati, ora c'è la certezza matematica che l'élite finanziaria condurrà una demolizione perfettamente controllata del Sistema Economico e Finanziario Globale. E ogni giorno che passa accelera solo la loro furtiva esecuzione di quel disastroso schema.

 

Tutte le attuali traiettorie economiche, i dati finanziari e le analisi tecniche dimostrano chiaramente il sabotaggio segreto di tutti i principali mercati per includere azioni e obbligazioni, valute e materie prime, immobili e assicurazioni, derivati e carbonio, ecc.

Le interruzioni della catena di approvvigionamento progettate a nudo e le congestioni portuali senza precedenti indicano che le carenze di TUTTO stanno arrivando. Già molte persone non sono in grado di acquisire alcuni elettrodomestici importanti. Come, pregate dite, qualcuno vive senza frigorifero per 6 mesi?

 

Il crollo al rallentatore del mercato immobiliare cinese è già iniziato con il crollo in caduta libera di EVERGRANDE.

Il contagio di tale rottura sistemica si sta riverberando in tutta la Cina e presto interesserà il resto del mondo, proprio come l'epidemia di Covid-19 di Wuhan ha innescato la pandemia di coronavirus 2020/2021.

 

L'epico fallimento di Evergrande è abbastanza analogo al crollo di Lehman Brothers, avvenuto lunedì 15 settembre 2008 come evento scatenante dei molteplici crolli del mercato azionario che alla fine hanno causato la Grande Recessione del 2009.

Ci sono diverse pietre miliari chiave in questo schema a lungo pianificato per mettere intenzionalmente in moto "La più grande depressione economica"!

 

Tuttavia, l'evento principale sarà programmato in modo simile al crollo di Wall Street del 1929, che si è verificato in modo più drammatico dal 24 ottobre 1929, chiamato Giovedì Nero,il giorno del più grande sell-off di azioni nella storia degli Stati Uniti, fino al 29 ottobre 1929, noto come Martedì Nero, quando gli investitori hanno scambiato oltre 16 milioni di azioni alla Borsa di New York in un solo giorno.

 

Poiché il periodo di tempo 2022/2023 è stato identificato come l'anno di Super Shemitah, questo ottobre vedrà probabilmente un'inconfondibile prefigurazione delle cose a venire. Per ogni 7 anni i bankster eseguono un rituale che consente loro di trasferire i loro oneri di debito sulle spalle dei contribuenti delle nazioni più ricche della Terra.

L'imminente Super Shemitah sarà l'ultimo di questa epoca poiché il GRANDE RESET è stato progettato per cambiare completamente sia il paradigma economico globale che l'architettura finanziaria mondiale- PER SEMPRE! In questo modo, i Maestri Finanziari dell'Universo intendono ingegnerizzare la "Più Grande Depressione" di sempre come mezzo per fabbricare il consenso in tutta la comunità mondiale delle nazioni al fine di realizzare senza soluzione di continuità il loro CATACLISMA GRANDE RESET.

 

PUNTI CHIAVE: Se c'è una grande influenza che guida la data effettiva della demolizione controllata del GE & FS quando il mondo intero sa che è davvero finita, è questa: dato che la cabala globalista del NWO ha superato il punto di non ritorno più volte con l'esecuzione incredibilmente spericolata dell'OPERAZIONE COVID-19, così come con l'attuazione sfacciata dell'agenda covid super vaccinazione, non c'è modo di tornare indietro per loro.

 

 Sono tutti UOMINI MORTI CHE CAMMINANO! E loro lo sanno. Il che significa che probabilmente premeranno il pulsante nel momento cruciale per evitare la loro stessa rivincita della Rivoluzione Francese del Terzo Millennio. Alla luce del rapido risveglio mondiale che traspare in tempo reale sulla bufala della pandemia di Covid, la Power Elite sarà inevitabilmente guidata dall'autoconservazione. Perché cercano sempre protezione nel caos pervasivo, nella confusione e nel conflitto che loro stessi fabbricano a tradimento. Quando il mondo intero è immerso in una devastante depressione economica dopo un travolgente collasso finanziario, come possono le persone ritenere responsabili i criminali Covid? Così pensano i perps.

 Ora, ecco la linea di fondo, non importa quali siano le eventualità: chi non sa che stiamo vivendo la Fine dei Tempi?

 

Conclusione.

Se lo scenario del NWO a lungo pianificato deve essere sventato, “We the People” può ancora rispondere in un modo che spoglia coloro che sono in posizioni di potere e influenza ovunque della loro capacità di portare avanti l'agenda del Nuovo Ordine Mondiale.

 Finché quei rappresentanti eletti e funzionari governativi e funzionari aziendali e direttori di ONG hanno più paura di “We the People” che dei loro pagatori globalisti del NWO e dei gestori dello Stato Profondo, questa situazione deteriorante ma reversibile può essere ribaltata.

 Tuttavia, le cittadine di tutto il mondo devono, prima, unificarsi rapidamente e, poi, agire con decisione e coraggio.

 

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