“Quando le élite ascoltano.”
“Quando le élite ascoltano.”
La
domenica delle salme,
ma
come nelle barzellette.
Libreidee.org-Redazione-(10/11/2021)-
ci dice:
Come
nelle barzellette di una volta: c’erano un italiano, un francese, un tedesco e
un americano. L’inglese aveva tagliato la corda, il russo non si era nemmeno
presentato. Il cinese era ovunque, ma fingevano di non vederlo.
L’americano invece stava su tutti i giornali,
per via dei suoi trionfi planetari nelle gare di rutti. Imbarazzante? Non più
delle modalità che lo avevano condotto alla Casa Bianca. Così, quei simpaticoni
ogni tanto si incontravano, nei loro summit. Tema: salvare il mondo (come nelle
barzellette). Qualcuno voleva diventare Papa, qualcun altro – più modestamente
– presidente. Quello travestito da dittatore l’avevano appena fatto santo.
I
grandi elettori applaudivano, terrorizzati, mentre il centro delle città si
riempiva di armigeri e reticolati. Non votava più nessuno, non era più di moda:
i comuni mortali dovevano rassegnarsi a obbedir tacendo, col braccio tatuato
dal codice a barre.
Era
consentito ridere, ma solo se autorizzati. La voglia di ridere, comunque, era
passata a tutti. E poi che noia, quegli italiani fragorosi e senza fantasia.
Pronti ad assieparsi (pericolosamente) in centro, anziché sparire nelle
periferie.
Perché non si smaterializzano? Perché non scompaiono per sempre, lontano dagli
occhi e dal cuore? Perché non lasciano che a presidiare le strade – come nella
“Domenica delle salme” – sia il gas esilarante, asperso con amore dai
venerabili sacerdoti della rettitudine?
Così pensava, allora, il sopravvivente medio, affetto
da quieto cretinismo. Diceva, a se stesso: come non apprezzare l’onniveggente
provvidenza del buon pastore? Perché ostinarsi a ignorare gli sforzi titanicamente profusi
per garantire allo zoo un avvenire migliore di quello toccato in sorte dopo
l’infelice epidemia di angoscia? Proprio come nelle barzellette, quelle di una volta:
la sfortuna si era malauguratamente abbattuta sul reame, seminando lutti, ma
poi – finalmente – la coalizione dei buoni aveva preso il sopravvento,
scongiurando le peggiori conseguenze.
Certo,
erano stati richiesti i necessari sacrifici: toccava soffrire ancora, tutti
insieme; ma solo per poter festeggiare, un giorno, lo scampato pericolo. Come nelle barzellette,
fingevano che esistessero ancora le norme partorite dalle rovine dell’ultima
guerra visibile, onestamente dichiarata. Poi le dichiarazioni di guerra erano
venute meno: era diventato preferibile farle, le guerre, ma senza più avvertire
nessuno.
Così,
come nelle barzellette, c’erano state sfortunate crisi, incidentali terrorismi,
occasionali emergenze. Solo per comodità cosmetica, oltre che per dare
l’impressione di una parvenza di normalità, partiti e sindacati non erano
ancora stati formalmente smantellati: di tanto in tanto pigolavano ancora,
biascicavano qualcosa di graziosamente irrilevante.
Come
nelle barzellette, fingevano sempre di dividersi in Orazi e Curiazi, e davano a
credere che fossero loro, a prendere le decisioni. Nel solenne autunno del
2021, in un clima di letizia universale ulteriormente rallegrato
dall’incombente, fatale censimento dei bambini, trovavano anche il tempo di
dedicarsi al più ameno dei passatempi: la sensazionale elezione del futuro
presidente della Repubblica.
Fabian
Society e pandemia:
come
arrivare alla dittatura.
Libreidee.org-Davide Rossi-(04/11/2021)- ci
dice:
Primo
nemico, invariabilmente: il popolo (o forse l’essere umano, in quanto tale?).
Pericolosamente anarchico, anche gioioso. In una parola: ingovernabile. Come
rimediare? Ingannandolo, sostanzialmente.
Nella fattispecie, ispirandosi all’arte
militare di Quinto Fabio Massimo, il Temporeggiatore: saper attendere il
momento propizio, per poi colpire. Come la tartaruga totemica della congrega di
cui tratta Davide Rossi, nel suo saggio. Il trucco: saper aspettare, anche
cent’anni. E’
il marchio di fabbrica della Fabian Society, elusiva struttura la cui ideologia
(e non solo quella) sembra ispirare tanta parte delle infamie oggi inflitte
all’umanità, nella cosiddetta Era Pandemica.
I
fabiani, eredi dei proto-socialisti all’occorrenza anche “eugenetici”, li si
riconosce dall’atteggiamento politico sfuggente, per non dire subdolo: proprio
come il “lupo travestito da agnello” che è l’icona storica di quell’illustre,
ambivalente sodalizio nato da un certo “socialismo liberale” ottocentesco, in
salsa laburista. Un’istituzione politico-culturale sorta con l’intento
dichiarato di realizzare uno statalismo “zootecnico” dall’aria soft, senza cioè
gli spargimenti di sangue del leninismo e dello stalinismo.
Nel libro “La Fabian Society e la pandemia” (ovvero,
“come si arriva alla dittaura”, edito da Arianna), l’autore va in cerca del
possibile filo rosso che sembra collegare l’esoterista Annie Besant al nostro
Massimo D’Alema, passando per George Bernard Shaw e lo stesso Orwell, il grande
Bertrand Russell, autori come Aldous Huxley e figure recenti come quelle di
Tony Blair e Gordon Brown, allievi della “terza via” – tra capitalismo e
socialismo – annunciata dal sociologo fabiano Anthony Giddens.
La
premessa: esiste un’élite, “di sinistra”, fermamente convinta che il popolo,
semplicemente, non sia in grado di governarsi da solo, cioè in modo democratico.
Ergo: serve la guida illuminata di un potere
paternalistico e onniveggente, che ne limiti la libertà.Per questa strada, ovviamente, si
può arrivare lontanissimo: fino all’attuale regime di Pechino, non a caso
adottato nel 2020 come modello – dall’Italia di Conte (e di Bergoglio) – per
fronteggiare la terribile, inattesa pandemia. Davvero imprevedibile? Fate voi, dice
Rossi: ve lo ricordate, lo strano “suicidio politico” di Salvini nell’agosto
del 2019? Davvero pensate che sarebbe stato possibile imporre lockdown e
coprifuoco con al Viminale un tizio come Salvini, demonizzato alla stregua di
un brutale fascistoide?
Ovvero:
e se il leader della Lega fosse “impazzito ad arte”, sulla spiaggia del
Papeete, proprio perché – lassù – si aveva sentore della catastrofe in arrivo?
Tu chiamala, se vuoi, fantapolitica. «Jung le avrebbe definite “coincidenze
significative”», chiosa Rossi, guardando all’Italia di oggi: il fabiano
Speranza è ancora insediato al ministero della salute, come se Mario Draghi –
impeccabile esecutore dei piani del massimo potere – avesse dovuto concedere
uno spazio preciso, alla Fabian Society.
L’allievo
di D’Alema, scrive Rossi, è notoriamente membro della Fabian: seguace di Blair,
da studente Speranza fu anche formato dalla London School of Economics,
l’università fabiana. Il loro stile è inconfondibile: nessuno scrupolo
nell’esercitare il peggior autoritarismo, dopo aver pazientemente atteso che
maturassero le condizioni per il più ferreo controllo sociale.
Non è
una novità – aggiunge Rossi – neppure il fatto che alla sinistra post-comunista
venga affidato il lavoro sporco. Il Green Pass imposto da Draghi, peraltro, non
lascia adito a dubbi sulle intenzioni dell’élite che punta a colpire l’Italia
per arrivare a sottomettere l’intero Occidente. Dove si finisce, di questo
passo? Semplice, risponde Rossi: si arriva esattamente dove voleva fin
dall’inizio l’ideologia fabiana, cioè a un regime fondato sulla sorveglianza.
Il Green Pass? E’ solo il primo step per la
nuova normalità: benessere e libertà di movimento, ma in cambio dell’obbedienza
(naturalmente, “per il nostro bene”).Il loro sogno? Un mondo senza più
l’intralcio della piccola proprietà privata, quella che rende le persone
autonome finanziariamente, come nel caso delle Pmi che restano il nerbo
dell’economia italiana.
Meglio che tutto appartenga a uno Stato-padrone,
disposto ad elargire concessioni solo a chi si mostra sottomesso: concessioni
ovviamente revocabili in qualsiasi momento, al primo segno di insubordinazione.
A meno che – dice ancora Davide Rossi – non si
riescano a inceppare, dal basso, gli ingranaggi di questo meccanismo infernale,
con atti di diserzione individuale. I segnali non mancano, osserva l’autore: la
maggioranza degli italiani è contraria all’obbligo del Green Pass come
requisito indispensabile per poter continuare a lavorare, e il 40% di essi
ritiene che il “lasciapassare” non abbia alcun significato, sul piano
sanitario, in termini di contenimento del famigerato virus.
Tutto
è evidente, ormai: il gioco è scoperto. Saranno davvero i nipotini della
Fabian Society ad avere l’ultima parola?
Green
Pass, schedatura universale.
Prima
del fatale 2024.
Libreidee.org-
Giorgio Cattaneo-( 24 ottobre 2021)- ci dice:
Raccontano
gli appassionati di astrologia che il periodo che si aprirebbe il 22 gennaio
2024 potrebbe coincidere con l’inizio di una stagione epocale e liberatoria,
per l’umanità, propiziata dallo “storico” ingresso di Plutone in Acquario.
Qualcuno può pensare che siano favolette. Altri studiosi precisano:
l’astrologia non determina mai cambiamenti così immediati, attorno a una
data-spartiacque. Altri ancora, forse più prosaicamente, fanno notare come i
portavoce del potere – anche se non lo ammetterebbero mai – siano attentissimi
proprio alla simbologia energetica che presumono sia legata al moto degli
astri: del governo Draghi non c’è un solo decreto, avverte Nicola Bizzi, che
sia stato emanato in un giorno a caso, senza prima aver dato un’occhiata al cielo.
A proposito: ha ben poco di astrologico, l’attenzione che Bizzi (e molti altri
osservatori) concentrano sul “fatidico” 2024. Secondo alcuni, è vero,
coinciderebbe con la nascita di una nuova “era precessionale”. Ma non si
esauriscono qui, le voci sull’ipotetico traguardo in calendario. C’è ben altro,
che bolle in pentola.
A
partire da quell’anno, infatti, la Terra comincerebbe a essere visitata da
presenze diverse, rispetto a quelle abituali, segnalate nel 2020 dalla Us Navy
e poi confermate nel 2021 dal Pentagono. Per intenderci, stiamo parlando di
entità aliene. Premette il biblista Mauro Biglino: 2024_mfino a ieri, poteva
ancora essere canzonato chi fosse stato accusato di “credere all’esistenza
degli Ufo”. Ora, invece, dopo che le autorità militari Usa li hanno finalmente
sdoganati (sia pure ribattezzandoli Uap), non è più possibile negarne
l’esistenza. Tuttavia, aggiunge Biglino, non ci hanno spiegato cosa sarebbero
esattamente, quei velivoli: chi li fabbrica, da dove vengono, chi li pilota.
Amici o nemici? Amici, ha detto a fine 2020 Haim Eshed, docente universitario,
per trent’anni a capo della sicurezza aerospaziale di Israele. Amici? Sì, ha
spiegato il generale Eshed: da trent’anni – ha dichiarato – collaboriamo
stabilmente con alcuni di loro, nell’ambito di una Federazione Galattica, con
basi condivise sulla Terra, sulla Luna, su Marte e su altri pianeti.
Reazioni,
alla sortita di Eshed? Silenzioso imbarazzo, ma nessuna smentita. Pochi mesi
prima, Donald Trump aveva ufficialmente annunciato l’esistenza di una non
meglio precisata Space Force americana. Nello stesso periodo, il simbologo e
massone Gianfranco Carpeoro aveva aggiunto un tassello in più: il rapporto fra
extraterrestri ed élite massonica statunitense. Rapporto che, secondo Carpeoro,
risalirebbe all’immediato dopoguerra, sotto la presidenza Einsenhower. Uno
scienziato come Corrado Malanga, mai tenero con la libera muratoria, di recente
è giunto a esporre la seguente congettura: i grandi massoni al potere nel mondo
non sarebbero che i burattini-prestanome dei Deva e degli Asura, “divinità”
extraterrestri che si contenderebbero segretamente il controllo del Uappianeta
da migliaia di anni, anche attraverso la dialettica politica – essenzialmente
fittizia – tra conservatori (Deva) e progressisti (Asura). Complottismo a buon
mercato?
Ricostruzioni
e interpretazioni che potrebbero apparire ultra-fantasiose, se non fosse per
due aspetti: da un lato la strana “disclosure” in corso, con le progressive
ammissioni sugli Ufo, e dall’altro le deliranti politiche autoritarie imposte
con l’alibi della dichiarata emergenza pandemica. Proprio su questo fronte è
facilissimo misurare la distanza (cosmica, è il caso di dire) tra la versione
ufficiale e la verità dei fatti. Punto d’arrivo: la schedatura universale,
sempre dietro al pretesto sanitario, per arrivare all’estensione anche in
Occidente di un tipo di regime sempre più simile a quello cinese, fondato sul
“credito sociale”: l’accesso a benefit e servizi condizionato all’obbedienza.
Sotto questo profilo, in effetti, riepilogare la vicenda Covid non può che
essere illuminante, oltre che desolante. Il 31 gennaio 2020, il governo Conte –
in gran silenzio – vara lo stato d’emergenza, mentre la Tv parla dell’epidemia
di Wuhan come qualcosa di ancora remoto.
L’Italia
non corre alcun pericolo, assicura profeticamente lo stesso Roberto Burioni,
star televisiva dei neo-virologi nazionalpopolari. Due mesi dopo, la
catastrofe: lockdown, ospedali al collasso, sfilata di camion militari carichi
di bare. Il governo Conte, che non ha mai aggiornato il piano pandemico
dell’Oms, ignora anche quello “vecchio”, comunque utile. Peggio: impone ai
medici di non effettuare autopsie sulle vittime. Il protocollo è increscioso:
Tachipirina e vigile attesa. In altre parole: è come se il malato “dovesse”
aggravarsi, per poi essere ricoverato solo dopo molti giorni, ormai malconcio.
Assistito in ospedale, sì: ma magari fuori tempo massimo. E affidato a medici
che – anziché l’eparina – gli somministreranno l’ossigeno, in diversi casi “bruciandogli”
i polmoni. Parallelamente: decine di medici, nel frattempo, De Donnoscovano
terapie che paiono efficaci. Ma vengono sistematicamente ignorati, quando non
banditi. Il primo, Giuseppe De Donno, l’anno seguente sarà trovato impiccato
nella sua abitazione. Con la sua cura (plasmaferesi) aveva salvato 58 pazienti
su 58. Costo della terapia: poche decine di euro.
Arriva
l’estate 2020, ma la fiction continua: distanziamento e mascherine, Tachipirina
e vigile attesa. Tutto pronto per l’annunciatissima “seconda ondata” autunnale,
con anche l’introduzione del coprifuoco. Sempre ignorati, intanto, i medici
curanti: che hanno messo a punto protocolli con antibiotici e antinfiammatori,
idrossiclorochina, ivermectina e diversi altri farmaci (ostacolati in ogni modo).
La loro soluzione? Cure precoci a domicilio. Motivo: con terapie somministrate
in modo tempestivo, all’ospedale non finisce più quasi nessuno (ma così, addio
emergenza). I medici di “Ippocrate” esibiscono un bilancio schiacciante: 60.000
guariti, da casa, senza ricorrere al ricovero. Risposte, dal governo? Zero,
nessuna: come se quei medici italiani non esistessero. I media? Tutti allineati
all’omertosa verità ufficiale, salvo rarissime eccezioni. Ma il bello doveva
arrivare con Mario Draghi: solo continuando a ignorare i medici e i loro
risultati sarebbe stato possibile tener vivo il terrore del virus, in modo da
vendere il “vaccino” come unica, possibile via d’uscita.
Scontato
il successo della prima infornata di inoculi sperimentali: un italiano su due
non vedeva l’ora di sottoporvisi, convinto di mettersi al riparo dalla
patologia influenzale. Poi c’è stato bisogno di convincere molti anziani,
dubbiosi: a questo è servito, anche, l’arruolamento di un generale in uniforme
da alpino. Ma i numeri non erano ancora soddisfacenti, per i “vaccinatori”.
Così, Mario Draghi ha fatto ricorso all’obbligo, introducendo una sorta di Tso.
Vuoi continuare a lavorare? Devi sottoporti all’inoculo, prendere o lasciare.
Prime vittime del ricatto: personale sanitario e operatori scolastici. A ruota,
dal 15 ottobre tutti gli altri. Nel frattempo, la situazione è degenerata: la
farmacovigilanza dell’Ema ora parla di 24.000 morti sospette, Schwabcorrelabili
al “vaccino”, e 2 milioni di europei che hanno dovuto ricorrere a cure
sanitarie dopo aver ricevuto le dosi. E proprio il carattere ricattatorio del
Green Pass, che secondo vari giuristi sarebbe del tutto incostituzionale, ha
messo in subbuglio mezza Italia.
Cartina
di tornasole: le elezioni amministrative di ottobre sono state disertate da un
elettore su due. Le piazze hanno preso a riempirsi, e lo Stato si è abbassato a
ricorrere alla violenza per sgomberare i portuali di Trieste, insorti contro il
decreto “infame”. In parallelo, molto clamore ha suscitato l’ennesimo suggello
simbolico, giusto il 15 ottobre: l’apertura della Porta dell’Inferno
(sfortunata opera “maledetta” di Auguste Rodin) alle Scuderie del Quirinale.
Come dire: abbiamo in serbo qualcosa di poco piacevole, per i sudditi? Ma
attenti: il Green Pass obbligatorio è solo l’antipasto. Lo sostiene Roberto
Mazzoni, giornalista che ha seguito dalla Florida le presidenziali Usa 2020, al
termine delle quali sarebbe stato “eletto” Joe Biden, con l’aiuto del voto
postale e dei computer di Dominion. Elezioni “sporche”: come se si dovesse
togliere di mezzo a tutti i costi un politico ostile al Grande Reset, cioè il
programma globale candidamente annunciato – in diversi libri – da Klaus Schwab,
il patron di Davos. Precisamente: fine delle libertà individuali, in nome di un
controllo orwelliano sugli individui.
La
“pandemia”? Un’ottima occasione per imporre comportamenti che – senza il
terrorismo sanitario – non sarebbero mai stati accettati. Ergo: oggi il Green
Pass “vaccinale” (da rinnovare in eterno) non sarebbe che il prologo del
“passaporto a punti”, di stampo cinese, destinato agli ex cittadini
occidentali, un tempo liberi, quando ancora funzionava la loro pur difettosa
democrazia. Incubi? Lo si verificherà presto, data la fretta – più che sospetta
– con cui il piano procede. E attenzione: i desiderata di Davos coincidono con
l’agenda Onu e con il Green New Deal dell’Ue, propiziato dall’innocente,
inconsapevole Greta. Previsione: archiviato il Covid-19, sarà la pretesa
“emergenza climatica” ad armare le prossime imposizioni, costringendo le
persone a nuove, drammatiche rinunce. Sacrifici che rafforzeranno il dominio
dell’élite Bergoglio e Draghimondialista fino al punto – paventano i pessimisti
– da imporre l’inoculo di nanochip, attraverso cui controllare ogni aspetto della
vita di ciascuno, compreso l’accesso alla moneta (solo digitale, a breve).
Allucinazioni
distopiche? Non la pensa così Ilaria Bifarini: il Grande Reset, dice
l’economista, è pienamente in corso. E con Mario Draghi sta accelerando
vertiginosamente. Un colossale test, per vedere fino a che punto è possibile
“strapazzare” l’Italia, da sempre paese-laboratorio per i destini
dell’Occidente. Paese che, oltretutto, ospita il Vaticano. Appunto, e
Bergoglio? Eccolo in azione, il “progressista” Papa Francesco: a fine 2020 ha
rifiutato di ricevere Mike Pompeo, confermando la cessione al regime di Pechino
del potere di nomina dei vescovi cattolici in Cina. E oggi definisce “un atto
d’amore” il fatto di sottoporsi all’inoculo del siero genico sperimentale. Il
Pontefice fa coppia con Draghi, secondo cui – testualmente – se non ti
“vaccini”, muori (e fai morire anche gli altri). Sottinteso: il “vaccino” per
il Covid funziona. Cioè: protegge dal contagio ed evita gli effetti peggiori
della malattia. Magari fosse vero: chi si è “vaccinato” continua a infettarsi,
anche ammalandosi, e a contagiare il prossimo.
Ammette
il ministero della sanità della Gran Bretagna: nelle terapie intensive, sono
“vaccinati” quattro pazienti su cinque. Peraltro, il Regno Unito ha
somministrato il siero C-19 alla quasi totalità della popolazione. Cosa che i
media evitano di ricordare, mentre biasimano la “irresponsabile” decisione di
Londra di revocare ogni restrizione. Così i contagi galoppano, scrivono i
giornali. Tacendo però sull’altra verità: e cioè che l’epidemia non fa
differenze tra “vaccinati” e non. Segno che il “siero magico” è largamente
inefficace. Importa a qualcuno, saperlo? Forse sì: c’è una coscienza critica
che si sta diffondendo a macchia d’olio, nonostante la censura “cinese” imposta
dai social, anche Vaxin Italia. Numeri che impressionano un osservatore
speciale come Carlo Freccero: l’Istituto Superiore di Sanità ha appena ammesso
che il terribile virus avrebbe ucciso – da solo, senza l’aiuto di gravi
malattie compresenti – meno di 4.000 italiani, contro i 130.000 classificati
“morti per Covid”.
Nonostante
questo, però, si accelera: Green Pass obbligatorio. Come se le notizie non
esistessero. Come se non esistessero le terapie, né i medici curanti (molti dei
quali nel frattempo sospesi, se non radiati). E peggio: sempre per generare
ansia sociale, ora si torna a manovrare anche la leva socio-economica. Pur in
assenza di vere crisi energetiche, si paventa un inverno spaventoso
(guardacaso, come la porta infernale di Rodin). Facile: si rallenta la
distribuzione, in modo artificioso, e così i prezzi volano alle stelle.
Iper-inflazione, che colpisce ovunque: dal pieno di benzina alla spesa
quotidiana. L’obiettivo non cambia, a quanto pare: dopo il panico sanitario,
anche l’insicurezza sociale. Per ottenere cosa? Ovvio: un’obbediente
sottomissione, sempre in ossequio all’agenda di Davos. Domanda: perché proprio
adesso?
Ecco,
appunto. Su questo si interroga lo storico Nicola Bizzi, editore di Aurora
Boreale e co-autore del fortunato, coraggioso instant-book “Operazione Corona”.
Appassionato di archeologia “proibita”, Bizzi vanta anche contatti con il mondo
dell’intelligence. E conferma: c’è chi teme che, nel citato 2024, la Terra
potrebbe ricevere visite problematiche. L’ipotesi: sarebbero di ritorno le
“divinità” che la tradizione eleusina chiama “titaniche”? La letteratura antica
le descrive come “sfrattate” dal nostro pianeta 20.000 anni fa, al termine
della Titanomachia di cui parla Esiodo. Bizzi prova a leggere tra le righe
della mitologia, scovando un dettaglio: non è curioso che la principale La
costellazione della Balenavittima del golpe mondiale chiamato Operazione Corona
sia proprio l’Occidente, fino a ieri protetto dalla sua democrazia? Nel mirino,
in effetti, si ritrovano soprattutto l’Europa, il Nord America, l’Australia e
la Nuova Zelanda.
Secondo
il mito eleusino, i Titani “atlantidei” venuti da Tau-Ceti generarono una
particolare parte dell’umanità, quella occidentale (che secondo questa ipotesi
corrisponderebbe, a livello preistorico, all’Uomo di Cro-Magnon). Semplici
suggestioni? Nelle Georgia Guidestones si auspica che la popolazione mondiale
non superi il mezzo miliardo di unità. Nel 2017, il sito statunitense “Deagel”
presentava proiezioni in base alle quali la popolazione occidentale sarebbe
stata letteralmente dimezzata. In altri termini, l’Istat ha appena ricordato
che l’Italia – perdurante la denatalità che la affligge – potrebbe ridursi a
essere un paese di appena 32 milioni di abitanti. Una voce come quella di
Fausto Carotenuto (già analista dell’intelligence) nell’attuale direzione del
massimo potere riconosce le storiche direttive del Club di Roma: usare
l’ideologia “green”, maneggiata dall’oligarchia finanziaria, per contenere la
demografia, tagliare e ridurre. Ergo, necessariamente: centralizzare. E quindi
digitalizzare progressivamente l’essere umano, per poterlo controllare meglio.
C’è
qualcosa di potenzialmente “alieno”, nel piano – a tappe forzate – che parte
dallo sfruttamento manipolato del Covid per arrivare al “vaccino” e quindi al
Green Pass, cioè al punto di partenza dell’eventuale regime totalitario
universale basato sul “credito sociale”, di marca cinese, per ottenere
neo-sudditi definitivamente controllabili, in ogni aspetto della loro vita? In
tempo di pace, qualsiasi idea meriterebbe un Lorenzo de' Medicirispettoso
dibattito, ma oggi questa possibilità sembra sia esclusa. Il mainstream pratica
la più brutale e inaudita delle censure: tutte le ipotesi sgradite vengono
classificate “bufale”. Poi c’è chi condanna i cosiddetti complottisti (spesso
iperbolici, nelle loro tesi) accusandoli di aiutare involontariamente l’establishment
a screditare l’intero pensiero libero. Verissimo, ma a patto che non si
dimentichi un dettaglio essenziale: è il potere, in prima battuta, a essere
reticente o fuorviante. In assenza di verità accertate, quindi, è scontato
aspettarsi anche le illazioni più spericolate.
Discorsi
comunque difficili, da affrontare, in un mondo che – direbbe Mauro Biglino –
crede ancora che la Bibbia (letta obbligatoriamente sempre e solo in chiave
simbolico-teologica) parli del Dio unico dei monoteismi, anziché degli Elohim
che avrebbero “fabbricato” con la genetica una parte dell’umanità. Un altro
studioso italiano, Riccardo Magnani, ha appena dimostrato che Cristoforo
Colombo non solo non ha mai “scoperto l’America”, ma addirittura non sarebbe
mai neppure esistito. In compenso, lo stesso ricercatore – in un libro di
prossima uscita – si prepara a documentare la sua ultima intuizione: Lorenzo il
Magnifico non era italiano, ma americano. Seriamente: Lorenzo, dice Magnani,
era di stirpe reale Inca. Sarebbe finito a Firenze (adottato dai Medici) in
seguito ai viaggi oceanici intrapresi, almeno mezzo secolo prima, dalla
signoria fiorentina. Obiettivo dell’alleanza: fare in modo che a guidare
l’Europa fosse l’America del culto solare, scalzando l’oscurantismo varato
dalla religione romana violentemente imposta da Teodosio nel quarto secolo dopo
Cristo.
Una
religione che sarebbe stata “costruita” a tavolino da personaggi come Paolo di
Tarso, Giuseppe d’Arimatea, lo storico Giuseppe Flavio e, pare, il filosofo
Lucio Anneo Seneca. Uomini forse vicini alla elusiva, potentissima Struttura di
cui parla Paolo Rumor nel libro “L’altra Europa”? Un network occulto che
reggerebbe ininterrottamente il mondo da 12.000 anni, cioè da quando la civiltà
terrestre sarebbe riemersa dalle macerie dopo i devastanti cataclismi di
origine stellare ora individuati con precisione dai geofisici. Ergo: quegli
oligarchi ante litteram avrebbero ereditato il ruolo dei plenipotenziari
precedenti, gli antichi sacerdoti delle “divinità” dotate di astronavi? E quindi:
le loro costruzioni – imperi, religioni, ideologie e credenze – sarebbero
frutto di manipolazione? La “grande opera” di una super-casta che avrebbe
custodito il monopolio della conoscenza? Punti di vista, certo. Supposizioni in
libertà. Del resto, ci vollero mille anni prima che qualcuno Pinotti(l’umanista
Lorenzo Valla, in quel caso) svelasse finalmente la reale identità del Lascito
di Costantino: un volgarissimo falso, fabbricato per legittimare il potere
temporale dei Papi.
D’accordo,
si potrebbe obiettare: ma tutto questo che attinenza potrebbe mai avere, con il
Covid e il Green Pass? Chi lo sa. Tutte domande destinate a restare in sospeso,
scommette qualcuno, fino all’esiziale, fantascientifico 2024. Davvero c’è chi
teme – qui e ora – che fra due anni e mezzo potrebbe fare i conti con
visitatori indesiderati? Uno studioso come Roberto Pinotti, ufologo di fama
internazionale, ripete: i governi non avranno mai il coraggio di ammettere di
essere semplici marionette, al servizio di poteri alieni. Letteralmente: poteri
esercitati da extraterrestri, stabilmente presenti sul nostro pianeta. E se le
ultime indiscrezioni sugli Ufo servissero a preparare il terreno, abituando
l’opinione pubblica all’idea di dover affrontare – un giorno – una minaccia
spaziale? Cioè: alieni ostili a quelli che (stando a Pinotti) oggi controllano
la Terra? E poi: gli eventuali intrusi sarebbero nemici dell’umanità, o solo
dell’élite – terrestre e non – che la starebbe dominando da millenni? Comunque
sia: se uno pensa all’apocalisse-Covid, non può non domandarselo: perché tutto
questo avviene proprio adesso?
Già:
perché questa gran fretta di introdurre il Green Pass, il Green Deal, il Green
Armageddon? Restiamo coi piedi per terra, implorerebbe il realista: parliamo di
cose serie, di contagi e tamponi. Benissimo: i contagi sono larghissimamente
asintomatici, ma vengono spacciati per anticamera del ricovero. I tamponi? Non
sono affidabili: lo ha detto l’inventore del test Pcr, Premio Nobel, e l’ha
ribadito l’azienda che ha brevettato i “cotton fioc”. Il campione biologico
prelevato viene “amplificato” troppe volte, facendo emergere le tracce di
qualsiasi virus pregresso. Eppure: è proprio l’inattendibile tampone, il
“purgatorio” cui è obbligato a sottoporsi, oggi, chi si sottrae all’inoculo
genico. Il tutto, senza il minimo senso del ridicolo. E a proposito di serietà:
quando “servivano” per creare allarme, i tamponi erano gratuiti. Oggi invece
costano un salasso, per il lavoratore medio che deve pagarne 3 a settimana. Con
che coraggio, quindi, deridere chi oggi sfoglia libri antichi nel tentativo di
scrutare l’enigmatico cielo del 2024?
(Giorgio Cattaneo, 24 ottobre 2021).
Nel
bunker di Xi. Fardella
spiega
i piani di Pechino.
Formiche.net-
Francesco Bechis -(09/11/2021)- ci dice:
Se
vuoi scrivere il futuro, riscrivi la storia. La plenaria del Partito comunista
cinese consacra il presidente Xi Jinping a padre della patria. Per la Cina la
crescita, spiega il professor Enrico Fardella (Peking University), è l’unica
strada. Ma a turbare i sogni del leader ci sono nuovi incubi.
Ipotesi,
previsioni, azzardi. È impossibile penetrare fra le mura che fino a giovedì
ospiteranno il Plenum del Comitato centrale comunista, l’organo di 370 dirigenti del Partito
comunista cinese convocato da Xi Jinping per “riscrivere” la storia del
Partito-Stato a cento anni dalla sua fondazione.
Dopotutto
quelle porte serrate a Pechino sono una degna metafora della nuova fase in cui
Xi ha traghettato il Paese uscito dalla pandemia. A Washington l’intelligence l’ha
ribattezzata, non senza una certa preoccupazione, “sindrome Bunker”: la Cina ripiega su se stessa,
comunica poco con l’esterno, prepara un “nuovo” futuro. Prima, però, deve
rivedere il passato.
Cinque
anni fa, l’ultimo plenum ha incoronato Xi come “il leader al cuore del
partito”. Poi,
nel 2017, la codificazione del “Pensiero di Xi Jinping” nella carta del
partito, onore riservato solo a Mao. Ora l’ultimo, definitivo passaggio: la consacrazione del
presidente-segretario a “padre nobile” della Repubblica popolare, e la
rielezione ormai scontata alla guida del partito per altri cinque anni.
“La
sesta sessione plenaria dei Comitato Centrale del Partito è sempre dedicata a
temi ideologici che servono di indirizzo alla nuova dirigenza, quella che verrà
nominata il prossimo autunno dal XX Congresso, in questo caso si tratta della
6a riunione plenaria del Comitato Centrale insediatosi nel XIX Congresso del
Partito tenutosi nel 2017”, spiega a Formiche.net Enrico Fardella, professore
di Storia delle Relazioni internazionali all’Università di Pechino. “In queste riunioni plenarie non si
decide nulla ma, secondo il principio del cosiddetto ‘centralismo democratico’, si approvano le decisioni prese
dalla leadership in seguito a lunghe consultazioni avvenute all’interno
dell’apparato”.
E la
leadership ha deciso: la Repubblica popolare dovrà arrivare a festeggiare i suoi
cento anni, nel 2049, nella veste di Paese “socialista, grande, prospero,
nuovo, armonioso, bello”, si legge nella biografia (o meglio, agiografia)
dedicata a Xi da Xinhua, l’agenzia ufficiale del governo cinese.
Difficile
decifrare i veri propositi del regime dietro la coltre di propaganda. “I temi che stiamo vedendo oggi
infatti erano già contenuti sia nel rapporto di Xi Jinping al XIX Congresso del
2017 che nella più recente proposta di risoluzione approvata dall’Ufficio
Politico a metà ottobre, proposta oggi approvata dai 400 delegati del Comitato
Centrale, tra membri permanenti e non, che si sono recati per l’occasione a
Pechino.”, dice Fardella. “Si tratta di porre l’enfasi sul tema della ‘continuità
nella storia del Partito, che da poco ha celebrato i suoi 100 anni di vita, per
superare la ‘cesura’ narrativa tra epoca maoista e denghista, funzionale a
esaltare l’apertura della Cina al libero mercato e a sanzionarne le derive
autarchiche delle origini, e consolidare la matrice genetica del Partito”.
Di
quella narrativa Xi è il naturale e “glorioso” epilogo, gridano in coro questi
giorni gli organi del partito. Se Mao è il fondatore e Deng il traghettatore, Xi è il
condottiero di una potenza che non nasconde più le sue ambizioni, né accetta
ostacoli sul percorso. “In questa visione che coniuga continuità ed evoluzione, Xi
Jinping è l’ “Uomo della Provvidenza”, l’uomo giusto al momento giusto. Il suo ‘pensiero’ – l’unico degno di
essere accostato nella Costituzione del Partito a quello di Mao – diventa il
faro che consente al Partito e al popolo cinese di compattarsi e realizzare il
‘rinnovamento della nazione cinese”.
Mao,
spiega il professore, “aveva permesso alla Cina di risollevarsi dallo stato di
‘umiliazione’ e di ‘servitù’ psicologica nel quale era piombata a causa delle
interferenze dell’imperialismo straniero, Deng le aveva consentito di
arricchirsi grazie alle sue riforme economiche”. A Xi il compito di farne una
nazione “forte e prospera”. E di portare a termine il piano, costi quel che
costi.
“Questo
‘Sogno Cinese’, come dice la stessa risoluzione dell’Ufficio Politico, è visto
come un processo storico ‘irreversibile’. In questa prospettiva la politica di
contenimento americana è percepita come un’interferenza anacronistica ad un
percorso naturale. La riunificazione di Taiwan alla “madrepatria” rientra in
questa escatologia: non è una questione di ‘se’ ma di ‘quando’, e il quando può saperlo solo Xi, l’
“Uomo della Provvidenza”.
Gli
ostacoli però ci sono, eccome. A una pressione crescente degli Stati Uniti di
Joe Biden, sempre più proiettati nel quadrante Indo-Pacifico, si sommano i guai
interni. Una
crescita anemica, un mercato finanziario in dissesto. E ancora, una
soppressione feroce delle élites capitalistiche che osano sfidare le direzioni
del partito, e una sindrome post-pandemia che ha chiuso il Paese al resto del
mondo, il “bunker”, appunto.
Quanto
all’effettivo consenso di Xi fra gli alti papaveri del partito, impossibile
fare stime esatte. Certo la plenaria di questi giorni traccia un percorso che
porta dritto al Congresso del prossimo anno. E dal passaggio alla nuova fase
usciranno vinti e vincitori. “Al di là di quanto ci dice la propaganda, non è chiaro quale
sia il consenso interno al Partito su questi elementi – dice Fardella – facile
tradurre un segnale di dissenso nel sintomo di un malessere più ampio e allo
stesso tempo sarebbe difficile immaginare che un sistema così complesso e
articolato non coltivi sacche di resistenza nei confronti delle trasformazioni
in atto”.
La verità, allora, è una sola: che “cosa succeda in Cina, oggi, sono
davvero pochi a saperlo”.
“Covidioti”
e “Gretini”: Utili Idioti
funzionali al Sistema Dispotico.
Conoscenzealconfine.it-
Claudio Martinotti Doria-(10 Novembre 2021)-ci dice:
TelegramTwitterFacebook
I
covidioti e i gretini sono utili idioti funzionali al sistema dispotico e
distopico in corso di consolidamento.
Come
predissi varie volte, la situazione si aggrava di giorno in giorno non
essendoci alcun limite al peggio che la natura umana deviata possa concepire,
in particolare nel nostro paese, essendo stato scelto come laboratorio
sperimentale d’ingegneria sociale nel quale la popolazione svolge il ruolo di
cavia.
Dobbiamo pertanto fare tutto il possibile per
essere preparati al peggio che ci attende, lasciando alle spalle alcune zavorre
e sovrastrutture mentali inculcate, quali il politicamente corretto nell’atteggiamento
e soprattutto nel linguaggio, per evitare di essere nuovamente fraintesi e
manipolabili, meglio ricorrere a un linguaggio franco, esplicito, cinico e
diretto, adeguato alla gravità della situazione italiana.
Tutto
questo è necessario perché circa la metà della popolazione italiana pare che
ormai sia talmente manipolata e gravemente condizionata da essersi resa
complice del sistema dispotico e distopico che si sta realizzando, prendendo e
applicando il peggio di quanto sta avvenendo il giro per il mondo, avendo la
completa complicità di tutti i media mainstream.
Ribadisco
(repetita iuvant) che l’obiettivo di questi farabutti che ci governano, non era
solo la vaccinazione (negando l’efficacia delle cure domiciliari che esistono e
nascondendo le gravi reazioni avverse che si conoscevano fin dall’inizio) ma
era il Green Pass, quest’ultimo quindi non era il mezzo ma il fine. Già la denominazione è ingannevole
ma al tempo stesso predittiva, trattandosi di uno strumento di controllo e dominio
politico sociale, che non ha nulla a che vedere con la salute, che diverrà permanente e sarà
impiegato per attuare il sistema cinese dei crediti sociali, prossimamente
sfruttando la cosiddetta emergenza climatica e la transizione ecologica ed
energetica.
Strumento
di controllo che diverrà sempre più pervasivo e limitativo delle proprie
libertà e diritti civili e colpirà anche coloro che oggi ne dispongono e
credono per questo motivo di essere dei privilegiati al sicuro da ripercussioni. Un esempio lampante, che dovrebbe
evidenziarsi presto anche agli stolti, è rappresentato dalla terza dose del
cosiddetto vaccino, chi non la farà perderà il lasciapassare e diverrà un
paria, un emarginato esattamente quanto i tanto da loro odiati no-vax o
no-green pass.
Grave
ingenuità e ignoranza non averlo previsto. Poi ci sarà ovviamente la quarta e
la quinta dose e via discorrendo. Una trappola nella quale una cospicua parte della
popolazione è caduta e dalla quale sarà difficile sottrarsi, perché significherebbe ammettere di
essere stati ingannati, ed esattamente come avviene nella maggioranza dei casi
di truffa, la
vittima preferisce non denunciare la truffa subita per timore di essere
giudicata ingenua e stolta.
Come
ripeto fin dall’inizio di questa falsa pandemia, l’Italia è stata scelta per
applicare la sperimentazione più pesante al mondo (con l’eccezione di alcuni
paesi anglosassoni come l’Australia, ma per altri versi) proprio per la grave
ignoranza della popolazione, mi riferisco ovviamente al super green pass, ricattando spregiudicatamente
e direttamente i lavoratori e facendo carta straccia della Costituzione.
Ignoranza
di cui si sapeva da almeno una quindicina di anni, dalle ricerche del grande e
compianto linguista Tullio De Mauro, confermate negli anni successivi da altre ricerche
di antropologi, sociologi e linguisti e vari Istituti di ricerche
internazionali. In sintesi, da queste ricerche emergeva un quadro drammatico, con oltre
il 70% degli italiani, con tre diverse gradazioni di gravità culturale, che si
poteva ritenere analfabeta funzionale, non in grado di capire anche i concetti
astratti più semplici, individui privi di capacità critiche e analitiche, non
in grado di compiere associazioni e correlazioni, incapaci di un pensiero
autonomo e articolato, quindi facilmente ingannabili. Quindi un paese ideale per realizzare
esperimenti politici di manipolazione sociale, cambi di paradigmi economici,
predazioni aziendali e patrimoniali, applicazioni sempre più raffinate del
“divide et impera”, ecc…
Con
queste premesse è comprensibile perché l’élite globalista abbia scelto il nostro
paese, oltre a ovvi motivi economici e finanziari oggettivi, essendo l’Italia, nonostante le
colossali penalizzazioni e predazioni già subite in passato, ancora molto
ricca, con un’imprenditoria di primordine, con un enorme risparmio privato a
livello familiare stimato in circa 2000 miliardi di euro e con un patrimonio
immobiliare unico al mondo, con circa l’80% delle famiglie proprietarie di
casa. Il
nostro paese fa gola a molti (soprattutto stranieri) e lo vorrebbero depredare
o meglio ancora “saccheggiare”. La strategia è apparentemente semplice: prima lo si riduce in miseria con
ogni mezzo e pretesto (quello pandemico è ideale), poi lo si compra a prezzi da
fallimento e stock o addirittura lo si confisca per pagare i debiti contratti.
I
farabutti psicopatici che ci governano, nessuno dei quali è stato eletto ma
cooptato dall’alto, sono solo meri esecutori di ordini che ricevono dai loro
datori di lavoro; anche il capo supremo è solo un maggiordomo, e trattandosi di mercenari la cui
carriera (ma anche la vita stessa) dipende dal successo nell’esecuzione degli
ordini, è
ovvio che faranno di tutto per conseguire gli obiettivi che gli hanno imposto,
continueranno a farlo cinicamente e duramente, senza scrupoli o esitazioni, in quanto la coscienza residua che
ancora possiedono è ormai sedata da tempo e addomesticata e gli scrupoli sono
solo un vago ricordo.
Ovviamente
sono stati dotati di mezzi, strumenti e collaborazionisti a tutti i livelli
istituzionali, per cui la divisione dei poteri, che in principio doveva
garantire l’equo e giusto funzionamento dello stato è ormai solo sulla carta,
come la Costituzione, nella realtà sono stati tutti corrotti o minacciati. Il gioco ormai si è palesato e si è
fatto sporco, molto sporco, a livelli mafiosi, per cui chi si oppone
all’implementazione di questo sistema dispotico e distopico non rischia
soltanto misure disciplinari o il licenziamento e il pubblico ludibrio con accuse
calunniose inventate ad arte ma rischia la vita stessa, sua e dei suoi cari.
Pertanto non mi sento neppure di biasimarli.
Sicuramente
hanno predisposto tutto l’apparato burocratico e istituzionale di alto livello
perché collabori o quantomeno non interferisca, quindi i vertici della
Magistratura, Forze Armate, Forze dell’Ordine, Servizi Sanitari, ecc… Ecco perché la Magistratura non è mai
intervenuta, nonostante le evidenti violazioni e l’illegittimità degli atti compiuti
dal governo e non vi è stata alcuna reazione alle centinaia di denunce ben
circostanziate pervenute, di cui non si sa nulla non per garantire il segreto
istruttorio ma per l’inerzia della Magistratura assoggettata.
Come
ribadito già varie volte, i farabutti al potere nel nostro paese non sono
particolarmente intelligenti, non occorre esserlo per attuare il piano, perché
contano sull’ignoranza degli italiani che è superiore alla loro, alimentata dalla videodipendenza e
dai media di regime, e quindi giocano sempre in casa come favoriti, sapendo che
il tifo maggioritario è per loro.
Ma
sono sorti alcuni problemi, contavano troppo sul fatto che gli italiani durante
i vari lockdown tornassero in massa alla videodipendenza, e così è stato, ma
non per sempre, hanno sbagliato i calcoli previsionali. Nonostante la complicità di un
esercito di virologi (alcuni falsi e autoreferenziali e in conflitto
d’interesse) e l’intervento di un generale esperto di logistica, non hanno
conseguito l’obiettivo di vaccinare quasi l’intera popolazione e di far digerire
il green pass, soprattutto nella versione super.
In
molti hanno capito, anche tra i vaccinati, che il super green pass non era
finalizzato alla sicurezza sanitaria (come anche le vaccinazioni OGM) ma era
uno strumento di dominio e controllo che avrebbe annullato la libertà e ridotto
in schiavitù. Pertanto si sono rifiutati di accettarlo e hanno iniziato a manifestare
fino a compiere pesanti sacrifici personali per opporsi con tutte le proprie
forze.
Contavano
che sarebbe stata un’esigua minoranza, perché come tutti sappiamo gli italiani
“tengono famiglia” e quindi si aspettavano che alla fine avrebbero scelto il
male minore, facendo scelte opportunistiche e di comodo. Ma così non è stato, molti italiani,
molto più del previsto, si sono opposti e rifiutati di lavorare esibendo il
green pass, questo ha causato non solo disagi e danni economici ma ha reso
evidente la situazione caotica e di conflittualità sociale in cui viviamo,
anche se i media di regime continuano a negare l’evidenza.
Il
caso di Trieste in proposito è paradigmatico. La quasi paralisi delle attività del
porto, causata dalle proteste dei lavoratori portuali e della popolazione che
li appoggiava, trattandosi di un porto franco internazionale che serve
all’economia di mezza Europa, Germania in primis (che possiede anche una
porzione significativa del porto), ha costretto il governo a ricorrere alla
forza bruta autorizzando le Forze dell’Ordine a usare idranti, gas lacrimogeni
e manganelli su una folla inerme e pacifica composta da intere famiglie, vecchi
e bambini compresi. In tal modo si sono esibiti con grande risonanza a livello
internazionale tramite molti autorevoli media esteri che hanno espresso
biasimo, nonostante quelli nazionali minimizzassero e negassero l’evidenza,
giustificando l’intervento come necessario.
Nessun
media nazionale ovviamente ha rilevato che con questo intervento repressivo il
governo ha violato il diritto internazionale, perché la Zona Libera di Trieste
è sotto la giurisdizione dei vincitori della II Guerra Mondiale. L’Italia pertanto non ha poteri
diretti come fosse un suo territorio, ma è stata solo delegata dalle potenze
vincitrici ad amministrarlo; dovrebbe trattare Trieste come fosse un piccolo
stato sovrano, e invece il governo ha agito senza scrupoli, del resto aveva già violato
decine di volte la stessa Costituzione, per cui una violazione in più o in meno
non fa per loro alcuna differenza. Del resto quando si è criminali, si commettono
crimini, senza porsi dei limiti numerici.
Nel
frattempo sono emersi anche altri problemi di non facile gestione, se non
ricorrendo alla solita negazione o ludibrio mediatico. Già sapevano che un quarto delle
Forze dell’Ordine e Armate si rifiutano di vaccinarsi e accettare il super
green pass, ma non che alcuni di loro prendessero posizione contro e lo
facessero pubblicamente. Se già da anni tutte queste istituzioni sono sotto organico
e ora rischiano di perdere un quarto degli effettivi, con quali mezzi
coercitivi potrebbero reprimere i ribelli?
Dovranno
attendere i robot poliziotti? O dovranno usare sempre gli stessi fascistoidi in divisa che
amano menar le mani senza farsi alcuno scrupolo? E per quanto tempo potranno
continuare senza che i loro colleghi che li disapprovano possano sopportarlo? La tattica del colpirne uno per
educarne cento non sempre funziona, anzi a volte si ottiene l’effetto
contrario, soprattutto quando il gioco viene smascherato e l’inganno svelato.
Per
capirci fino in fondo, faccio l’esempio di Stefano Puzzer, il leader naturale,
direi spontaneo, dei portuali di Trieste, nel senso che è divenuto tale suo
malgrado, per meriti e valori etici e morali che ha ampiamente dimostrato, ormai è divenuto un’icona della
Resistenza a questo governo di farabutti psicopatici, colpendo lui non ne hanno
colpiti cento ma ne hanno creati mille, diecimila, centomila. A conferma che i governanti non
sono per niente intelligenti ma solo autoritari.
È
abbastanza evidente che il governo dei farabutti sia in gravi difficoltà. Non possono fare passi indietro
perché rischiano di perdere la credibilità acquisita presso i loro datori di
lavoro e colleghi a livello internazionale. Hanno messo specificamente il
banchiere “rettiliano”, cioè la loro carta più preziosa a livello mondiale,
proprio per giocare sul sicuro sapendo di vincere. Ma se si vuole vincere una partita
di poker dove la posta è altissima (cambio di paradigma economico, spogliazione
del patrimonio nazionale pubblico e privato, schiavizzazione di massa, ecc.), si sceglie il giocatore e baro
migliore sulla piazza e costui deve vincere a ogni costo, quindi non facciamoci
illusioni, la partita sarà dura, lunga e spietata, il rettiliano farà tutto
quanto è in suo potere per vincere la partita.
Costui
non conosce e non manifesta pietà, sentimenti, compassione, misericordia, ecc.,
per nessuno, neppure per i suoi più stretti collaboratori, tuttalpiù un falso
paternalismo, è una specie di killer seriale finanziario, e lo ha già
dimostrato innumerevoli volte, e vuole far fare all’Italia la stessa fine della
Grecia, che già in precedenza fu proprio lui a colpire così duramente e
spietatamente.
Quindi,
come ho già ripetuto varie volte in precedenza, abbiamo a che fare con
un’accozzaglia di criminali, né più né meno di come erano una banda di
criminali i nazisti che gestirono il Terzo Reich, e i metodi sono pressappoco
gli stessi, variano solo gli intenti, ma fortunatamente parecchie milioni
d’italiani lo hanno capito con chi hanno a che fare e quali sono gli obiettivi
di questi farabutti e non sono disposti a piegarsi a 90 gradi e lasciarsi
predare di tutti i loro beni e i loro diritti, hanno dimostrato dignità e
fierezza, sono disposti a lottare, anche per quelli che fin da subito o
comunque poco dopo hanno compiuto la scelta più comoda, la più facile e
superficiale, la più ipocrita e opportunistica, barattando la propria dignità
per una finta libertà a tempo determinato o si sono lasciati corrompere per un
piatto di lenticchie.
Non
sappiamo quanto potrà durare questa guerra, perché di guerra civile si tratta,
sappiamo solo che dobbiamo resistere con tutte le nostre forze, perché se si
rinuncia alla libertà e ai propri diritti si rinuncia alla vita e si diventa
degli zombie, proprio come vorrebbero i farabutti e psicopatici al potere. Per ora circa la metà degli
italiani è solo lobotomizzata ma il passo per divenire zombie è breve, occorre
pertanto fare tutto quanto in nostro potere per evitare che avvenga, altrimenti
la guerra civile diverrà cruenta.
In
proposito basterebbe seguire quanto sta avvenendo in Australia, in particolare
nello stato di Victoria, dove un solo uomo al timone (che temo sia uno
psicopatico) è riuscito a farsi attribuire pieni poteri con il pretesto
dell’emergenza sanitaria pandemica, gli stessi per capirci di cui disponeva
Hitler negli anni ’30, di cui quasi certamente abuserà per commettere qualsiasi
nefandezza.
Ha già predisposto campi di concentramento (pardon di “isolamento” per le
cosiddette quarantene che però non si sa quanto dureranno) e nominerà degli
ufficiali speciali per gestire il potere e gli stessi campi, delle specie di
kapò o “caporali” alla Totò, che probabilmente eserciteranno il loro micropotere in
maniera infame, come rivalsa di una vita da falliti e parassiti. Temo che si rivelerà un’ulteriore
conferma che sfruttando le emergenze, qualunque esse siano, solo i peggiori
vanno al potere. Dategli una divisa e i gradi e il gioco è fatto, eccoli trasformati in
carnefici. Sono sperimentazioni già fatte decine di volte in passato e
purtroppo hanno sempre funzionato.
Pertanto
la scelta finale spetta a ognuno di noi: essere collaborazionisti e utili
idioti e complici dei carnefici o partigiani della Nuova Resistenza contro la
tirannia moderna. Non c’è spazio per le ambiguità, non si può stare a guardare
attendendo di salire sul carro dei vincitori, vezzo italico non propriamente
lusinghiero.
Anche perché temo che, date le premesse, non ci saranno né vincitori né vinti,
ma solo danneggiati. Almeno tra la popolazione, le élite hanno sempre un piano
B (forse anche C) e soprattutto una via di fuga.
(Claudio
Martinotti Doria – cavalieredimonferrato.it/)
(corriereregioni.it/2021/11/08/covidioti-e-gretini-utili-idioti-funzionali-al-sistema-dispotico-di-claudio-martinotti-doria/)
(TelegramTwitterFacebook).
Globalizzazione,
le élite a Davos
si
adattano (e ascoltano Bolsonaro).
Corriere.it-
Federico Fubini-(19 gennaio 2019)- ci dice:
Il
punto di Davos è l’effetto di rete: come succede per Facebook, più persone ci
sono, più la rete è fitta e ricca di nodi, più acquista valore.
In
apparenza è la solita, vecchia Davos. Torna ogni fine gennaio per coltivare
l’illusione che il mondo, se non migliorerà nell’anno che viene, per lo meno
non è cambiato. Nel programma del World Economic Forum che si è aperto ieri
sera con un concerto di gala e una tutt’altro che nuova polemica dell’Italia
sulle previsioni del Fondo monetario internazionale, figurano le solite
discussioni un po’ vaghe: pochi nomi, e ancora meno cifre ma un «nuovo dialogo
sul cibo», un dibattito su come funziona la «fabbrica del futuro» o sull’ultima
elettrizzante tecnologia.
L’anno
scorso per esempio erano le valute digitali. Qualche investitore di Hong Kong
spiegava in una sessione che il Bitcoin rappresentava un nuovo modello per
conservare la ricchezza nel ventunesimo secolo, come l’oro ai tempi del Gold
Stardard. In quel momento da poche settimane la nuova moneta digitale aveva
raggiunto un picco di valore a 3811 dollari per Bitcoin. Ora ne vale 128, giù
del 96,6% in poco meno di tredici mesi, ma senz’altro gli stessi partecipanti
di allora saranno di ritorno con nuove idee sugli oggetti di culto finanziario
del futuro.
In
fondo, non è questo l’importante. L’obiettivo del World Economic Forum di Davos non è
mai stato offrire una visione anticonformista o anche solo verosimile di dove
sia diretto il mondo. Il punto di Davos non è la profondità. Chi ne ha come Nassim Taleb, il
teorico del “cigno nero” di una grande crisi improvvisa, dopo qualche anno ha
smesso di tornare all’appuntamento in Svizzera perché lo trova dispersivo.
Il punto di Davos è l’effetto di rete: come
succede per Facebook, più persone ci sono, più la rete è fitta e ricca di nodi,
più acquista valore. Davos è un social network delle nevi, un sistema la cui
utilità cresce con l’aumentare del numero dei membri. I temi di dibattito sono
il pretesto per esserci, ma inestimabile veramente è solo il poter stringere il
massimo numero di mani e avviare il massimo numero di affari in un’unica
settimana e in un solo luogo. I proprietari di mini-appartamenti nel villaggio
svizzero potranno anche vendere un posto letto per una settimana a 18 mila
franchi svizzeri. Ma per molti banchieri, lobbisti, uomini d’affari, costerà
sempre meno che girare il mondo nel resto dell’anno cercando di incontrare le
stesse persone sempre presenti qui a fine gennaio.
Questo
è quanto di Davos non cambia mai. Poi c’è il resto. Non solo le cancellazioni
improvvise di Donald Trump e di tutta la delegazione americana, fermata dal
blocco di bilancio per la lotta con il Congresso sul muro con il Messico. Non
solo la prima assenza di un premier di Londra in tempo immemorabile, perché
l’agenda di Theresa May è travolta dalla Brexit. Né solo che l’appuntamento maggiore
sarà forse l’esordio di Jair Bolsonaro, il neo-presidente ultra-nazionalista
del Brasile.
C’è un
aspetto in più, nel vento della politica populista che visita anche Davos. Gran parte delle persone che
parcheggeranno i loro jet aziendali all’aeroporto di Zurigo nelle prossime ore
sono azionisti, amministratori delegati o presidenti di società quotate che
hanno visto la propria parte in uno dei falò di ricchezza finanziaria più concentrati
nel tempo degli anni recenti. Circa seimila miliardi di dollari di valore azionario
bruciato nel mondo nell’ultimo trimestre del 2018.
Poi è venuto un incerto recupero dal giorno di
Santo Stefano in poi, ma la dimensione, fulmineità e assenza di spiegazioni
condivise delle perdite ricordano ai convenuti di Davos la fragilità del mondo
intorno a loro. L’innesco di quelle perdite, nell’immediato, è sempre stato un
contraccolpo della nuova politica: il rischio Brexit, l’incertezza sul debito
dell’Italia, la paralisi del bilancio americano.
Il mondo attorno agli uomini e alle donne di
Davos si sta sviluppando in direzione opposta ai loro valori di apertura agli
scambi, globalizzazione, mercato unico mondiale da Manila a Termini Imerese. La guerra commerciale mossa da
Donald Trump alla Cina o quella che il presidente americano minaccia contro
l’industria europea dell’auto sono solo gli esempi più evidenti.
L’Organizzazione
mondiale del commercio mostra che nell’ultimo anno le misure protezioniste nel
pianeta sono passate a coprire da meno di cento e seicento miliardi di dollari
di scambi.
L’uomo
davosiano nei prossimi giorni festeggerà e farà affari come sempre. Ma non può più scrivere la storia
con la sicumera che si addice ai vincitori del proprio tempo.
L’Italia
e gli italiani sono
un
obiettivo da abbattere.
Voxitalia.net-Redazione-(27 Ottobre 2020)- ci dice:
Molti
medici hanno dato una visione diversa su questa pandemia rispetto a ciò che
ogni giorno ci viene raccontato da istituzioni e mainstream. Uno di questi è il
Dott. Giuseppe Di Bella.
L’intervista
integrale di Giuseppe Di Bella rilasciata a Oltre Tv.
Quando
descrive la situazione attuale e quello che è accaduto a tutti gli studi
all’avanguardia effettuati da suo padre, nomina spesso un’élite, che definisce
globale, che avrebbe pianificato tutto da decenni. Può spiegarci meglio cosa
intende dottor Giuseppe Di Bella?
Si
manifesta sempre di più la gestione di un élite. È un centro di poteri
aggregati tra loro che controlla il mondo finanziario, economico, politico,
sanitario e l’informazione. Hanno praticamente la gestione delle leve del
potere mondiale.
Ovviamente
non hanno un controllo assoluto su tutto. Federazione Russa, Cina, Iran e
qualche altra nazione e governo sfuggono al loro controllo, però hanno un ruolo
molto rilevante e potente. Fortunatamente iniziano a manifestarsi le prime
incrinature e questo si nota dalle loro posizioni sempre più autoritarie perché
stiamo assistendo a un risveglio della gente, dopo un letargo lungo decenni di
disinformazione.
Leggevo,
da giornalisti molto allineati al potere, che oltre il 40% rifiuterà questo
ipotetico e fantomatico vaccino contro il coronavirus. Gruppi di medici hanno presentato le loro motivazioni e
raccolto le firme contro l’obbligo della vaccinazione antinfluenzale in autunno. Hanno scientificamente e
clinicamente motivato il loro rifiuto, sia per l’inutilità, sia per i possibili
eventi avversi a breve e lungo termine del vaccino, riportando tutti i
riferimenti delle banche dati mondiali.
Questi
sono segnali forti di protesta e le élite si preparano a imporre misure
coercitive che le persone cominceranno a rifiutare. Non siamo ancora di fronte
a un risveglio totale ma si intravede già qualche sintomo pericoloso per questi
signori.
Luigi
Di Bella: un antesignano della verità.
Non
hanno considerato inoltre un aspetto molto importante. Molti cominciano a non avere più fiducia
nella nostra classe politica italiana, che quando impone qualcosa provoca un
rifiuto nei cittadini, dettato anche da una valutazione sul comportamento di
questi signori.
Alcuni
medici come il dottor Bassetti, il professor Zangrillo e il professor Clementi,
che hanno partecipato all’evento di Sgarbi, hanno dissentito pesantemente sulle
attuali linee seguite su questo coronavirus. Anche molti altri personaggi
autorevoli, come il Nobel Montagnier e il noto virologo Giulio Tarro, stanno
esprimendo un parere diverso ma sono colpevoli di dire la verità. Di risposta
gli hanno scatenato contro la macchina del fango.
Mio
padre è stato un antesignano più di venti anni fa, anche lui colpevole di dire
la verità. Oggi tutti i suoi studi sono documentatissimi nella letteratura ma
ai tempi hanno censurato tutte le sue scoperte.
Ma per
questa élite non deve ancora finire l’ansia, l’angoscia e il terrore, tutti
aspetti psicologici con cui riescono a irretire e condizionare le genti.
È
stata approvata la proroga dello Stato d’emergenza fino al 15 ottobre. Dobbiamo
aspettarci nuove chiusure in autunno?
Questo
momento per la nostra nazione è molto grave e triste. I danni sono enormi, sia per mano
dei potenti più pericolosi che stanno in regia, sia da quelli che hanno solo
una funzione di comparsa. La situazione attuale è stata pianificata da decenni. Hanno attuato un percorso, niente di
quello che fanno è casuale, anzi è tutto profondamente meditato.
La
principale barriera etica e i valori morali che gli avrebbero impedito di fare
questo, sono da sempre portati dalla Chiesa Cattolica, oggi contrastata
dall’esterno e, nella forma più insidiosa e pericolosa, dall’interno.
Le
verità sul virus e il vaccino.
Tra i
bersagli preferiti dalle menti che architettano questi piani ci sono l’Italia e
gli italiani, per quello che rappresentano. Sono un obiettivo da abbattere,
vogliono annientare la nostra cultura.
Chi
vuole ingannare e raccontare il falso deve partire da una parte di verità,
diversamente non può disinformare e falsificare. Il fatto che il virus esiste e
che, per qualcuno, può essere letale, sono verità. Però da un dato reale del 4%
di mortalità negli Usa, al terrorismo che hanno fatto, dipingendola come la
peste o la Spagnola, c’è un abisso.
Ci
sono alcuni elementi semplicissimi che smontano questo terrorismo: è vero che
ci sono dei morti ma il dato che hanno nascosto è che la grande maggioranza di
queste persone avevano altre patologie.
Sono
dati molto semplici, documentati e incontestabili sul piano scientifico ma non
li prendono assolutamente in considerazione. Si stanno imponendo.
Hanno
proposto di inoculare un vaccino a sperimentazione non ancora conclusa . Cosa
pensa a riguardo?
Da un
punto di vista razionale non ha senso, dovremmo cambiare interamente la
legislazione mondiale della farmacologia e della sperimentazione. Se adesso gli fa comodo arrivare a
somministrare i farmaci senza conoscere esattamente gli eventi avversi
immediati e postumi, fa capire la credibilità del momento che stiamo vivendo. Gli effetti più pericolosi sono
quelli più lontani.
Non va
trattato l’argomento in modo assoluto: vaccino sì, vaccino no. Il problema non è politico, non deve
essere un burocrate di partito a imporre autoritariamente un certo numero di
vaccini. Deve
essere il medico a decidere per il suo paziente dove, quando e quale vaccino
fare. La
colpa più grave dal punto di vista scientifico è quella di non dire la verità.
Giuseppe
Di Bella sulle falsificazioni delle cure.
Le
vaccinazioni antinfluenzali predispongono a complicazioni e pare che in
Lombardia alcuni medici abbiano
documentato che i casi più gravi avevano ricevuto il vaccino antinfluenzale,
anti-pneumococco e anti-meningococco.
Il
vaccino che imporranno in maniera autoritaria ai medici, pena l’esclusione dal
lavoro, non ha assolutamente gli effetti positivi per cui lo vogliono
inoculare. Non solo, può anche predisporre a complicazioni gravi dei virus
delle vie respiratorie.
Hanno
infangato anche le cure conosciute. Sono arrivati a pubblicare un falso sulla
prestigiosa rivista The Lancet, in cui uno studio sosteneva che la
clorochina faceva più morti del virus. Una teoria talmente assurda che è stata
subito smontata.
Hanno
contattato gli ospedali su cui sarebbero state fatte le statistiche ed è
risultato che nessuno li aveva mai consultati per raccogliere i dati. Sono
numeri inventati ma per quale motivo? Chi falsifica in campo scientifico
coscientemente è un omicida.
Ma la
gravità è che l’OMS e alcune agenzie europee del farmaco lo hanno preso subito
come un dato di fatto. Eppure ogni medico che abbia un minimo di esperienza sa che
la clorochina si usa da un secolo per curare la malaria.
Anche
il siero iperimmune, testato a Mantova dal professor De Donno, è di un’evidenza
scientifica, un prodotto che si può produrre in tempi brevi e costi ridotti
rispetto al vaccino. Ma lo hanno scartato.
Qual è
lo scopo di tutto questo?
Mascherine,
distanziamento sociale, smart working, didattica a distanza e quella frase che
ci accompagna da febbraio: «niente sarà più come prima», sentita più e più volte . Tutto
per la nostra sicurezza o per controllare e disumanizzare l’uomo?
Direi
più per i loro interessi e i loro programmi. L’uomo gli interessa solo come
elemento per raggiungere i loro scopi. Vogliono imporre queste misure
coercitive con questo spauracchio di seconda e terza ondata ma è una forma di
terrorismo.
Arrivati a questo punto il conto che prima o poi certamente dovranno pagare è
alto ma la gente inizia a svegliarsi.
C’è un
altro aspetto molto pericoloso. I signori che detengono il potere esercitano
una disinformazione continua, hanno plagiato un sacco di gente e l’effetto
peggiore è che portano coloro che li ascoltano a una sorta di odio, di rabbia
che i potenti scateneranno quando avranno bisogno di una mobilitazione da parte
dei cittadini. Se ancora non è chiaro il fine ultimo è creare una
contrapposizione, un’incompatibilità di civiltà, di religioni, di concezioni e
di culture.
Fortunatamente
sta nascendo una comunità scientifica indipendente che si occupa davvero della
salute, con scoperte scientifiche documentate e non pilotate.
I
liberi pensatori, come lei e suo padre
Luigi Di Bella, vengono attaccati perché cercano di proporre un punto di
vista diverso. Vi è mai venuto in mente di arrendervi, di lasciar perdere
tutto?
Neanche
per un istante. Io ho seguito mio padre, che è sempre stato un combattente. Fu decorato anche sul campo perché a
29 anni ha condotto un ospedale militare di divisione, quasi senza organico, in
modo esemplare. Addirittura gli ufficiali tedeschi e inglesi si facevano ricoverare
nell’ospedale italiano. La resa non fa parte neanche della nostra cultura come
italiani e per questo vogliono annientare anche la tradizione.
Giuseppe
Di Bella spiega quanto sarebbe stata importante la prevenzione.
La
prevenzione per lei è molto importante, tanto che ha pubblicato un libro “La scelta antitumore. Prevenzione, terapia
farmacologica e stile di vita”, in cui descrive come rafforzare le varie linee
di difesa dell’organismo e non solo.
Non crede che in questa emergenza abbiano
totalmente trascurato questo aspetto? Se sì, perché?
Nel
libro sono documentati prodotti biologici, senza tossicità, con una letteratura
scientifica immensa e non solo li hanno trascurati ma anche oscurati e
censurati.
C’è
una molecola fisiologica che ha un effetto fondamentale sull’immunità ed è il
lisozima .
È una proteina basica enzimatica che troviamo in circolo nel sangue e nelle
secrezioni. Agisce su tutti i virus RNA, che sono acidi, distruggendo la loro sottile
membrana.
Il
lisozima è la quarta frazione del complemento , composto da 30 siero proteine
che intervengono attivando tutta l’immunità, sia antinfettiva, sia
antitumorale. Avevo fatto delle interviste, delle rassegne di dati scientifici
documentati per questo e per altri virus ma hanno fatto sparire tutto.
Inoltre
se integriamo il lisozima con la lattoferrina, una siero proteina del latte
descritta nel libro, si moltiplica e fortifica l’attività antinfettiva. Fa sorridere la notizia che
un’università italiana qualche giorno fa abbia scoperto che la lattoferrina funzioni bene come
antivirale.
Questa cosa l’ho scritta nel mio libro “La scelta antitumore” lo scorso anno e anche sul sito
metododibella.org , dove ho riportato tutti i principi antivirali che avrebbero
abbattuto la pericolosità e la letalità di questo virus.
Il
segreto di una prevenzione perfetta.-
Alla
base di una buona immunità oltre al lisozima e alla lattoferrina ci sono anche
i retinoidi , derivati dalla vitamina A, che sono chiamati anche vitamine
antinfettive, poi la vitamina C in alte dosi e la vitamina D3. Sono sostanze
che non ha mai nominato nessuno. Non le conoscono? Avrebbero quantomeno ridotto
e contenuto la drammaticità della situazione.
Quello
che viene disprezzato lo censurano per poi farlo riemergere e scoprire a
qualche luminare di regime nel momento per loro opportuno, come se lo avessero
scoperto loro.
Il 14
novembre 2020 al Royal Hotel Carlton di Bologna faremo un convegno sulla
ricerca scientifica in oncologia come Fondazione Di Bella in cui interverrà
anche il professor Tarro e un altro collega che spiegherà alcuni studi fatti in
Spagna, che confermano quello che mio padre ha detto venti anni fa e cioè il ruolo fondamentale della “melatonina
anche nell’immunità”.
Saranno
documentati progressi e dati preliminari nella terapia del cancro mediante
progetti di ricerca della Fondazione Di Bella, in collaborazione con istituti
universitari italiani e il CNR.
Salvini
lancia sovranisti:
via
élite, non siamo fascisti.
Ansa.it-Redazione-(20 maggio 2019)- ci dice:
E
promette, tasse al 15%. Abbraccio Le Pen-Wilders. Di Maio, li temo.
ROMA -
"Qui
non ci sono fascisti. Gli estremisti stanno a Bruxelles, sono quelli che hanno
governato 20 anni l'Europa in nome della precarietà e della povertà", gli 'euroburocrati', e i sovranisti
vogliono cacciarli il 26 maggio.
Da Milano Matteo Salvini lancia la crociata
finale contro l'Unione "per cambiare tutto", promette, contro Angela
Merkel, Emmanuel Macron, Jean-Claude Juncker. Il leader della Lega, al suo fianco
11 capi di partiti esteri alleati - Marine Le Pen in testa -, chiede agli
elettori di fare del suo movimento "la prima forza in Europa" per
rivoluzionare il quadro. Lo ascoltano in diverse migliaia sotto la pioggia in
piazza Duomo.
"E'
un momento storico per liberare il continente dall'occupazione abusiva
organizzata a Bruxelles da molti anni - dice il vicepremier -. Chi ha tradito l'Europa, il sogno dei
padri fondatori, di De Gaulle e De Gasperi? I Merkel, i Macron, i Soros, gli
Juncker, che hanno costruito l'Europa della finanza e dell'immigrazione
incontrollata".
Adesso
è l'ora di "prenderci la maggioranza cacciando la sinistra", che finora ha governato alleata dei
popolari.
Una
frase che sembra alludere alla possibilità di una nuova maggioranza che veda i
sovranisti prendere la guida con il Ppe. Salvini è preceduto sul palco dai
duri della destra sovranista europea, che lo elogiano. George Meuthen di
Alternative fur Deutschland (Afd) evoca la "fortezza europea",
espressione che ricorda un passato bellico. Le Pen parla di "rivoluzione
pacifica", ma anche di "riconquista" dell'Europa.
L'olandese
Geert Wilders ripete "basta immigrazione, basta Islam".
"Ma qui non ci sono estremisti, razzisti,
fascisti - quasi esordisce Salvini -.
La differenza è tra chi guarda avanti, parla di futuro
e di lavoro e chi fa i processi al passato: hanno paura del passato perché non
hanno un'idea di futuro. Noi stiamo costruendo il futuro". I fischi della piazza sono per il
trio Merkel-Macron-Juncker, ma anche di una parte della folla per il Papa.
Accade
quando Salvini gli manda a dire che "il governo sta azzerando i morti nel
Mediterraneo, con orgoglio e spirito cristiano". "Se la Lega sarà primo partito
porteremo le nostre politiche in tutta Europa e non entrerà più nessuno",
prevede.
A
Francesco il leader leghista contrappone i predecessori Giovanni Paolo II e
Benedetto XVI, con la loro difesa delle radici cristiane dell'Europa. Salvini
rispolvera i simboli religiosi - il rosario, l'appello ai santi -, come aveva
fatto con il Vangelo in chiusura della campagna per le elezioni politiche.
In un
comizio dai toni nel complesso più pacati, probabilmente con un occhio ai
sondaggi e per non spaventare l'elettorato, tra citazioni di Chesterton,
Churchill, Ghandi e Fallaci, il ministro degli Interni si dice pronto per l'Italia a
"dare la vita. Non mi fermo davanti a niente e nessuno", promette, "con la convinzione di essere
nel giusto".
'Prima
gli italiani' campeggia alle sue spalle e ai compatrioti Salvini prospetta
"altri 4 anni di governo" con M5S - con cui non polemizza - e
"una tassa al 15% per tutti". Luigi Di Maio, prima
"preoccupato dall'ultradestra", dopo la manifestazione esprime
"rispetto per tutte le piazze" e aggiunge "spero che Salvini abbia chiesto a Le
Pen, ad Orban e agli altri governi sovranisti di prendersi i migranti che arrivano
in Italia".
"Da
Salvini nessuna idea per il futuro degli Italiani - commenta il leader Pd
Nicola Zingaretti -. Tanta demagogia e odio nell'interesse della Lega. Una sfilata di partiti nemici
dell'Italia. Da parte nostra nessuna complicità con questa destra: governo e Salvini a casa".
Da
sinistra a destra condanna per i fischi a Bergoglio. "Ai sovranisti dico
che si possono prendere l'Italia - aveva detto in mattinata il sindaco Beppe
Sala -, l'Europa, il mondo, ma non Milano".
La
recente diatriba Italia-
Francia
sul tema dell’immigrazione
Clubbif.com-Jean-Paul
Fitoussi-Chloé Payer-(16-9-2019)- ci dicono:
Ha accentuato il problema che le democrazie europee
sono a rischio perché le élite non rispettano i popoli. Impongono le loro
politiche senza preoccuparsi del malcontento e delle diseguaglianze sociali.
Club
Italie-France : Il tema dell’immigrazione ha recentemente alimentato le tensioni tra
Italia e Francia e ha rivelato una certa ipocrisia o debolezza dell’Europa
nella gestione della questione migratoria. Qual è la sua reazione di fronte
all’urgenza di dare una risposta che sia più coordinata?
Jean-Paul
Fitoussì : Non è una questione di immigrazione ma piuttosto il rifiuto
dell’immigrazione; il gioco che è stato fatto in questi ultimi tempi è stato
quello di pensare a come respingere l’immigrazione fingendo di accettarla.
L’Italia, come previsto nel programma di Matteo Salvini, ha dichiarato di
respingere l’immigrazione
La Francia ha reagito con estrema
disapprovazione, anche se nei fatti da tempo respinge l’immigrazione, pensiamo
ai suoi problemi al confine con l’Italia tra Ventimiglia e le Alpi.
L’Inghilterra, come stanno facendo altri
paesi, ha costruito la Brexit sulla questione dell’immigrazione. Per spaventare l’opinione pubblica, è
stato detto che questi paesi sarebbero state invasi. Anche Donald Trump sta costruendo
la sua popolarità sulla questione dell’immigrazione facendo credere agli
americani che guadagneranno di più quando ci saranno meno migranti e agendo in
modo quasi fascista, separando i bambini dalle loro famiglie, qualcosa di
inaccettabile.
Era insopportabile durante la seconda guerra mondiale.
Non avrei mai pensato di rivedere scene del
genere.
“Non è
una questione d’immigrazione, piuttosto di rifiuto dell’immigrazione.
L’Italia,
come previsto nel programma di Matteo Salvini, ha dichiarato di respingere
l’immigrazione. La Francia ha reagito con estrema disapprovazione, anche se nei
fatti da tempo respinge l’immigrazione”.
Club
Italie-France : Umanesimo, ambizione sociale, economica e politica, l’Europa sembra
intrappolata tra il suo progetto di una unione europea e un’ovvia chiusura su sé
stessa con l’emergere del populismo in diversi paesi. Dove sta andando oggi l’Europa?
Qual è la sua analisi della situazione politica nel 2018?
Jean-Paul
Fitoussi : Vista
da lontano, l’Europa dà l’impressione di essere egocentrica e ritirata in sé
stessa; ma in realtà, vista da vicino, è un campo di battaglia di competitività
in cui i paesi, perché c’è una moneta unica, trovano alternative per aumentare
la loro competitività, un fenomeno che chiamiamo svalutazione interna. Questo è il declino del tasso di
cambio reale. Ciò significa che il potere d’acquisto di un euro sarà più alto in
Germania che in Italia.
Per questo, abbassiamo i salari in Germania ed
accettiamo una crescita delle disuguaglianze molto forte. Altri paesi che non
hanno ancora accettato queste misure, stanno perdendo la battaglia della
competitività. Ed è un peccato. L’Europa ha perso la sua bussola!
“L’europa
è un campo di battaglia di competitività.
Il potere d’acquisto di un euro sarà più alto in Germania che in
Italia”.
Club
Italie-France : In che misura le promesse fatte dai populisti, come Trump in America,
Putin in Russia e il nuovo governo italiano formato da Movimento 5 stelle e
Lega Nord, possono fornire una risposta alle aspettative ed eliminare i timori
dell’opinione pubblica?
Jean-Paul
Fitoussi: Non
mi piace affatto la parola “populismo”. Si ha l’impressione che si applichi ai
popoli mentre si applica ai leader. Preferisco usare la parola “demagogia“. Stiamo assistendo a una serie di
atteggiamenti demagogici che promettono ciò che non possono mantenere.
Charles
Pasqua diceva che “Le promesse rappresentano un vincolo solo per coloro che le
ascoltano, non per quelli che le dicono”: quindi, si tratta di demagogia, a
scapito del popolo. Non credo si possa migliorare la situazione delle popolazioni
con la demagogia. Forse, si può migliorare la situazione delle popolazioni con
il coraggio. Il coraggio è l’opposto della demagogia.
Avere coraggio, significa per un governo impegnarsi
fino in fondo per migliorare il benessere della sua popolazione, senza essere
influenzato da altri paesi.
“Non
mi piace affatto la parola populismo. Si ha l’impressione che si applichi ai
popoli mentre si applica ai leader. Preferisco usare la parola demagogia. Ed il
coraggio è l’opposto della demagogia”.
Club
Italie-France : Cosa dovrebbe fare la governance europea per ripristinare la sua
credibilità?
Jean-Paul
Fitoussi : Non
esiste un governo europeo, è un oggetto non identificato finora, quindi la sua
parola, non può avere credibilità. Una condizione necessaria per avere una certa
credibilità pubblica, è l’esistenza stessa di una autorità. Quando non esiste alcuna autorità,
qual è la credibilità da attribuire al discorso pubblico europeo? I soldi dati a Erdogan per mantenere
il confine? Il rifiuto dell’Italia di condividere il peso della migrazione?
L’opinione europea non esiste. Ed è proprio a causa di questo vuoto che il popolo si
ribella e respinge i vecchi partiti. Non sai come fare il tuo lavoro? Alla
porta!
“Non
esiste un governo europeo, è un oggetto non identificato finora, quindi la sua
parola, non può avere credibilità. I popoli si rivoltano licenziando i vecchi
partiti”.
Club
Italie-France : Il nuovo governo italiano composto da M5S e la Lega Nord pretende di
rompere con anni di gestione di un modello politico che invecchia e ha
chiaramente ignorato la proposta di intermediazione di Silvio Berlusconi e di
una classe dirigente i cui risultati economici e l’eredità politica sono stati
inconcludenti. Non è piuttosto un’attitudine demagogica opportunistica che li ha portati
al potere senza grandi idee innovative?
Jean-Paul
Fitoussi :
Le cose sono molto complesse da analizzare perché non esiste un paese senza una
classe dirigente. La classe dominante oggi in Italia è la Lega Nord e il
Movimento 5 stelle (M5S), che sostituisce quella precedente. In Francia è la République en
Marche, non è più la destra o la sinistra. Quindi la Lega Nord e il Movimento 5
stelle devono rendersi conto che ora sono la classe dominante. E risolvere i problemi dei francesi
e degli italiani, non significa semplicemente dire “Guarda, li risolveremo”.
Ci
vuole un’azione concreta, dobbiamo poter giudicare l’azione sulla base dei
risultati. Per
ora abbiamo solo parole, promesse e niente di concreto. Sarò felice quando cadrà il tasso
di disoccupazione in Italia, quando aumenterà il potere d’acquisto italiano e quando
l’Italia avrà un surplus di bilancio.
“Per
ora abbiamo solo parole, promesse e niente di concreto”.
(Intervista
a cura di Chloé Payer).
11 AGO
2021 UN INCUBO TURBA I SONNI DELLA ELITE:
IL PIANO DEL COVID 19 POTREBBE ESSERE SCOPERTO.
Controinformazione.info
-Luciano Lago-(11 agosto 2021)- ci dice:
L’ossessiva
campagna di propaganda sui vaccini Covid-19 e la conseguente pressione sulle
varie categorie di cittadini di munirsi di lasciapassare sanitario (denominato
“green pass”) lascia perplessi molti di quelli che sono abituati a porsi delle
domande e non accettare tutto passivamente.
Il
primo quesito a cui dare una risposta è quello di capire il vero motivo per cui
quasi tutti i governi del mondo occidentale e non solo questo siano d’accordo
nell’imporre queste misure forzose di emergenza e di totalitarismo sanitario.
Al di
là dell’emergenza sanitaria, che sarebbe poco spiegabile da interpretare come unico
motivo, ci
sono evidenze ormai consolidate del fatto che tutti i governi rispondono ad
organismi sovranazionali, non soltanto in campo sanitario, come avviene per
l’OMS, ma anche ad altri organismi come il FMI, la Banca Mondiale, il WTO e,
fra gli altri, il World Economic Forum in cui siedono i principali esponenti
della élite.
Quest’ultimo organismo in particolare risulta quello
che aveva già previsto l’avvento della pandemia circa un anno prima ed avevano condotto una simulazione
su questa possibilità (event 201), nell’ottobre del 2019.
Al WEF
si era unita anche la fondazione Bill & Melinda Gates, sempre in prima fila
quando si tratta di sperimentazioni epidemiche.
(Bill
Gates con il responsabile della OMS.)
Con
l’avvento della pandemia del Covid 19 abbiamo visto che, prima o poi, tutti i
governi dei principali paesi occidentali si sono attenuti alle istruzioni
ricevute da questi organismi in tema di misure di controllo, con tempi diversi
ma con provvedimenti analoghi, dal lock down alle misure di contenimento,
tracciamento e prevenzione.
Arrivati
poi al rapido e provvidenziale utilizzo dei vaccini su base genetica, predisposti in tempi record, è
iniziata quella campagna ossessiva e martellante che vuole convincere, se non forzare le popolazioni a
vaccinarsi nonostante che la pandemia rappresenti un pericolo relativo, con un
tasso di mortalità molto basso che colpisce in prevalenza le fasce più anziane
e fragili della popolazione.
Allo
stesso modo sono partiti, nei paesi più sottoposti alle vaccinazioni di massa,
provvedimenti tesi ad instaurare il lasciapassare sanitario (green pass) che
diventa obbligatorio per dover viaggiare, spostarsi, frequentare luoghi e
locali pubblici.
Una
misura fortemente propagandata da alcuni governi, Italia, Francia in prima
fila, e fortemente contestata da parte della popolazione e da molti scienziati
e specialisti che la considerano controproducente. Non si vede perché adottare una
limitazione delle libertà individuali così stridente quando si è dimostrato
(dai dati emersi nei paesi con alto tasso di vaccinazione) che gli stessi
vaccinati possono essere fonte di infezione per se stessi e per gli altri.
Le
obiezioni a queste misure, che includono anche la menzione dei rischi legati ai
vaccini (considerati sperimentali) non vengono prese in esame ma piuttosto vengono censurate non
solo dai governi ma soprattutto dalle grandi corporazioni dei media e dei
social che non consentono uno sviluppo di dibattito sulla questione.
Questo
insospettisce e induce a pensare, chiunque abbia dello spirito critico, che
dietro a questa ossessiva campagna ed ai contenuti tutti uguali ed uniformati
alla narrazione del mainstream, ci sia ben altro che una speciale attenzione alla
salute pubblica.
(Klauss Schwab con l’ex presidente
Trump).
Il
sospetto cresce se si fa riferimento alle dichiarazioni fatte in precedenza da
alcuni esponenti della élite i quali avevano dichiarato di auspicare positivamente una
prossima crisi che avrebbe consentito una stretta di misure drastiche per
portare il controllo dei sistemi economici e politici dei vari paesi sotto una
unica governance mondiale, una forma di governo mondiale che dovrebbe svuotare di ogni
residua sovranità gli stati nazionali. Non è difficile rintracciare queste
dichiarazioni a partire da Klaus Schwabb, il presidente del WEF che aveva esplicitamente accennato alla necessità del “Great Reset” dopo
la crisi pandemica. Il mondo non sarà più lo stesso, aveva detto e ci possiamo
credere.
Questo
spiega la fretta con cui i governi e gli organismi trans-nazionali vogliono
concludere la campagna di vaccinazione ad ogni costo, coinvolgendo il 100%
della popolazione (bambini incusi). Così accade che si punti il dito
contro chi ancora non si è vaccinato qualificandoli come “un pericolo” per la
comunità e si utilizzano forme di ricatto, minacciando di internare o
rinchiudere coloro che non vogliano sottoporsi per scelta alla vaccinazione di
massa. La
punizione minima sarà quella di escluderli dalla vita sociale ed impedire loro
di muoversi, di viaggiare e di accedere ai locali pubblici.
Tutto
questo fa sorgere una domanda: cosa c’è dentro quei vaccini che ci viene nascosto, perché
tanta insistenza se non esiste un tasso di mortalità allarmante e la pandemia
sembra essersi molto attenuata nella sua forma, quali conseguenze e quali rischi
possono derivare dall’inoculazione di quelle sostanze?
Perché
gli effetti avversi, i decessi e le reazioni ai vaccini (che ci sono e sono più
numerose di quanto si creda) vengono occultate e trascurate dai media
mainstram? Un
enigma a cui non viene data risposta se non in termini tali da sviare la
questione.
Eppure
vari specialisti, scienziati e medici di chiara fama, persino alcuni premi
nobel, da Luc Montagnier a Tasuku Honjo, Martin Kulldroff e Michael Levitt,
oltre a scienziati di chiara fama come come il dr. Didier Raoult e
l’epidemiologo John Ioannidis, si sono pronunciati lanciando l’allarme, in
particolare per gli effetti a medio e lungo termine sulle nuove generazioni, ma
non sono stati ascoltati e piuttosto censurati e denigrati.
Il
motivo di questa ossessione è piuttosto facile da capire quando ci si rende
conto che tutta
la campagna è guidata dalle stesse centrali globaliste che fanno parte di quel potere
occulto che si trova dietro i governi e che lavora per ottenere un grande
cambiamento negli assetti economici, sociali e politici di tutti i paesi.
La
pandemia è soltanto un pretesto che fa enormemente comodo alle élite per
imporre le loro regole liberticide e le vaccinazioni servono evidentemente, assieme alle
altre misure, per ottenere un completo sistema di controllo sociale della popolazione,
dietro il paravento dell’emergenza continua.
Questo
per non parlare dei colossali interessi economici dietro la distribuzione dei
vaccini da parte delle multinazionali del Big Pharma e dei potentati finanziari
che ne detengono le quote azionarie, dalla Black Rock alla Vanguard &co,
dalla State Street, alla Capital Group, alla Wellington, Fidelity ed altri
gruppi, che stanno maturando enormi profitti.
Ma di
questo non si deve parlare per non passare per “complottisti” da parte dei
grandi media che, guarda caso, sono spesso di proprietà di questi medesimi
gruppi.
(controinformazione.info/wp-admin/post.php?post=56918&action=edit).
(Larry
Fink , CEO della Black Rock il grande fondo di investimento).
Tuttavia
non tutto procede secondo i piani di queste élite e sembra che al momento gli
obiettivi assegnati siano ancora al di sotto del target previsto della
vaccinazione in molti paesi, a partire dagli USA e dalla Francia. Inoltre vasti settori di opinione
pubblica stanno contestando il piano, aumentano i contrari e le voci dissonanti
e questo preoccupa poiché ci sono dei vincoli temporali da rispettare che
potrebbero vanificare tutto il piano. Tutto potrebbe saltare se questi
vincoli non vengono rispettati e possiamo solo presumere le conseguenze che ne
deriverebbero.
Per
tali fattori sembra che il nervosismo si sia impadronito dei signori del potere
e che questi stiano sospingendo i governi ad accelerare ed a fare pressione
sulla gente.
Incentivi per chi aderisce al piano subito, tanto che si arriva ai cento dollari
a testa negli USA o a una dose di Hashish per i giovani che si vaccinano, esenzione dei costi di mensa o
punti sulla tessera acquisti di lavoratori ed altre amenità studiate dai
governi per raggiungere il target al 100%.
In
contemporanea le minacce per chi si rifiuta aumentano e si arriva a pianificare
il ritiro della tessera elettorale e il divieto di accedere ai supermercati
senza il lasciapassare.
Queste
minacce rappresentano però un’arma a doppio taglio e, in diversi paesi,
dall’Inghilterra alla Germania, Francia e, in parte, anche in Italia, cresce la rivolta tanto che in
Francia si montano le ghigliottine simboliche in piazza per Macron ed i suoi
sodali. In Italia il ministro Speranza viene duramente contestato ovunque si
affaccia.
Una
sottile paura inizia a serpeggiare per i responsabili del piano globalista:
loro come fiduciari della élite potrebbero essere quelli chiamati a rispondere
per le loro azioni e sarebbero collocati sul banco degli imputati.
Questa prospettiva turba i sonni degli
esponenti politici di punta e si manifesta per loro come un brutto incubo .
ATLETI
PROFESSIONISTI APRONO
LA
STRADA ALLA LIBERTÀ DALLA DROGA.
Noalladroga.it-Redazione-(20-10-2021)-ci
dice:
(In
alto) Mondo Libero dalla Droga allo Smush Parker Elite Youth Basketball Camp;
(in basso a sinistra) Nancy Cartwright e Michael Cooper invitano i bambini a
firmare l’impegno di restare liberi dalla droga; (a destra) Tennis Channel
intervista Mondo Libero dalla Droga al 14º Annual Desert Smash.
Gli
atleti di élite sono persone che i giovani ascoltano e ora stanno usando tale
potere per incoraggiarli a firmare l’impegno a stare alla larga dalla droga.
Intervistati
per sapere chi ammirano di più, dei ragazzini hanno nominato famosi personaggi
dello sport, secondi solo ai loro genitori. Questo è il motivo per cui gli
atleti professionisti sono partner ideali per Mondo Libero dalla Droga. Conquistano il cuore e la mente dei
giovani. Inoltre, gli atleti professionisti sanno che condurre una vita sana è
stato un fattore chiave del loro successo.
Pertanto vogliono dare il loro contributo alla
prossima generazione di aspiranti atleti, e molti di loro hanno le proprie
fondazioni o campi della gioventù no-profit. Quando scoprono i materiali di
Mondo Libero dalla Droga, è amore a prima vista.
Per il
2018, è iniziato tutto al Super Bowl 52 della NFL (National Football League)
tenuto a Minneapolis, Minnesota, in una giornata di freddo pungente. Mentre i
New England Patriots si battevano con i Philadelphia Eagles, i volontari di
Mondo Libero dalla Droga hanno affrontato temperature polari e forti nevicate
per recarsi allo stadio a distribuire gli opuscoli La Verità sulla Droga trasmettendo il messaggio a 220.000
appassionati di football americano.
Sono
stati eretti stand di Mondo Libero dalla Droga in molti spazi in cui si
tenevano feste ed eventi legati al Super Bowl. Ciò ha incluso l’evento di
beneficenza del Wounded Warrior Amputee Football Team e la rivista Entrepreneur, come pure l’evento per celebrità VaynerSports, dove Gary Vaynerchuk,
capo di VaynerSports e VaynerMedia, ha ordinato un Pacchetto Educativo.
Poi
c’è stata la sfilata di moda della NFL Off the Field Players’ Wives Association
(Associazione delle mogli degli ex giocatori della NFL), dove il presidente
dell’associazione, come sponsor ufficiale dell’evento, ha dato riconoscimento a
Mondo Libero dalla Droga. I sacchetti regalo dell’event hanno incluso set di opuscoli
di Mondo Libero dalla Droga con tutti i 14 opuscoli, ognuno dei quali tratta di
una droga diversa, per gli oltre 300 partecipanti. Al party del Drew Rosenhaus Super
Bowl e poi a quello di Leigh Steinberg, i volontari di Mondo Libero dalla Droga
hanno specificamente ricevuto un riconoscimento da Steinberg, che ha
rappresentato oltre 300 atleti professionisti durante i suoi 41 anni di
carriera, e sono stati ordinati 151 Pacchetti Educativi di Mondo Libero dalla
Droga.
L’interesse
per i materiali di Mondo Libero dalla Droga da parte degli atleti per le loro
fondazioni e attività umanitarie è stato tale, che l’associazione ha ricevuto
un invito per partecipare all’All Star Game della NBA (National Basketball
Association) allo Staples Center di Los Angeles. Una squadra di 70 volontari ha
distribuito più di 30.000 opuscoli ai tifosi della pallacanestro, mentre uno
stand è stato messo nella Legends All-Star Lounge, dove 77 giocatori ed ex
giocatori dell’NBA e allenatori hanno ordinato un totale di 414 pacchetti
educativi.
Gli
atleti professionisti sono partner ideali per Mondo Libero dalla Droga.
Conquistano il cuore e la mente dei giovani.
Naturalmente,
questo ha portato a un altro invito, questa volta alla partita di tennis per
beneficenza del 14º Annual Desert Smash tenuta a La Quinta in California. L’addetto all’accoglienza del
gioco, la leggenda del tennis Serena Williams, ha visitato lo stand, mentre
l’ex campionessa di pallacanestro femminile Lisa Leslie, vincitrice di quattro
medaglie d’oro olimpioniche, ha postato nella sua pagina di Facebook un video
che promuove i materiali di Mondo Libero dalla Droga.
Una
cosa tira l’altra e, per mettere al corrente non solo i giocatori della NFL
passati e presenti, ma anche quelli futuri, uno stand di Mondo Libero dalla
Droga è stato eretto in occasione della selezione per la NFL a Dallas, in
Texas.
Dopo la presentazione del programma antidroga
di Mondo Libero dalla Droga, i selezionati della NFL hanno ordinato 38
pacchetti educativi.
Tali
avvenimenti sono solo i punti salienti di un anno di incessanti eventi e
attività nello sport professionale. Che cosa significa tutto questo? Portare il
messaggio ai giovani.
Per
citare un esempio, Michael Cooper, leggendario giocatore e allenatore dei
Lakers di Los Angeles, dopo aver scoperto Mondo Libero dalla Droga durante un
event, ha adottato la campagna per il suo annuale Coop Camp con 60 bambini, a
cui si è unita Nancy Cartwright, voce di Bart Simpson. Insieme hanno tenuto una conferenza
su La
Verità sulla Droga a giovani aspiranti atleti e li hanno fatti impegnare a
vivere liberi dalla droga.
“E’
tempo per l’Elite di sollevarsi
contro le masse ignoranti”.
Contropiano.org-
James Traub-(2 luglio 2017)- ci dice:
Si
sono proprio messi paura… Non tanto i mercati finanziari, ormai guidati da
robusti algoritmi più che dal fiuto degli speculatori, quanto proprio le élites
politiche, i think tank del dominio geostrategico. Il voto per la Brexit – nonostante
la “strategia del terrore” praticata da tutti i media e nonostante l’assassinio
della deputata laburista Jo Cox – ha segnalato che le classi sociali più
impoverite da globalizzazione, crisi economica e gestione “austera” della crisi
stessa stanno recidendo il legame di subordinazione rispetto alla volontà
egemonica delle classi dirigenti.
La
reazione popolare è stata fin qui molto diversificata (dalle lotte operaie in
Francia fino al voto “antisistema” alle amministrative italiane), “sporca” come
tutte le risposte che non si dipanano dietro un progetto politico vero,
“rivoluzionario” negli obiettivi sociali più che nella retorica; una reazione spesso brutalmente
reazionaria, nazionalista, identitaria e dunque razzista, egemonizzata com’è
(in alcuni paesi) da partiti di quel tipo, pienamente sponsorizzati da un
sistema dei media che li presentano consapevolmente come “l’unica alternativa”
alla “razionalità” che sarebbe rappresentata dai mercati, dall’Unione Europea,
dall’inevitabilità di processi storici che trascendono e travolgono miliardi di
esseri umani.
Non è un caso, insomma, che per illustrare il
“malessere francese” i nostri media “democratici” facciano parlare solo Marine
Le Pen anziché operai e sindacalisti che staccano la luce a Confindustria o ai
parlamentari “socialisti”. Fanno lo stesso con l’Italia, dove parlano solo di
Salvini, Meloni, Casapound, e non nominano mai le realtà di lotta antagonista
(se non per demonizzarle come “black bloc”, “antagonisti”, ecc).
Si
sono comunque messi davvero paura. E si ascoltano ora, fuori dai denti, discorsi
seminazisti e aristocratici in forma di “difesa della democrazia”. Il top, in questi giorni lo
abbiamo rintracciato in questo articolo apparso sulla prestigiosa rivista Foreign Policy, bimestrale fondato dalla Carnegie Foundation e ora di proprietà di un importante quotidiano liberal
progressista USA- come The Washington Post.
Già il
titolo è agghiacciante, come potete leggere. Trasuda aristocrazia malata,
supponenza, odio. Ma è un sintomo rivelatore, forse fin troppo esplicito, di un
mood in incubazione da tempo.
La
democrazia è un regime politico riesumato dal capitalismo novecentesco quasi
esclusivamente in funzione anticomunista (“noi abbiamo le libere elezioni,
l’Urss no”), senza peraltro negarsi sanguinosi golpe effettuati da eserciti
fascisti che hanno compiuto stragi di dimensioni ancora non quantificate
appieno.
Ma ora
la democrazia è in aperto conflitto con questo stadio di sviluppo e crisi del
modo di produzione.
I
poveri sono ignoranti, non sanno perché non devono sapere; devono lavorare e basta, o restare
disoccupati, ma in silenzio; non devono chiedere, non devono ribellarsi, non devono
pretendere.
Dunque non devono votare su questioni che mettono in discussione interessi così
vasti e “coperti” che nessuno che ne sia escluso – non soltanto i poveri,
dunque – è in grado di conoscere e capire.
Secondo
dettaglio rilevante: la portata dello sconvolgimento in corso è superiore a quello
registrato – diciamo così – nel “Sessantotto globale”. Allora sono state “normali
oscillazioni di un sistema politico relativamente stabile“. Oggi c’è un sistema che non regge più
il peso dei fenomeni contraddittori che lo attraversano…
È un
fatto nuovo, nella storia dell’Occidente. Difficile sottovalutarlo…
E’
tempo per l’Elite di sollevarsi contro le masse ignoranti.
Il
Brexit ha messo a nudo lo scisma politico del nostro tempo. Non si tratta dello scontro tra
destra e sinistra; si tratta del sano contro la rabbia senza pensiero.
(JAMES
TRAUB)
Sono
nato nel 1954, e finora avrei detto che la fine degli anni ’60 sono stati il
più grande periodo di convulsione politica che ho vissuto. Eppure, nonostante
tutto quello che la guerra del Vietnam e la lotta per i diritti civili hanno
cambiato nella cultura americana e rimodellato i partiti politici, in
retrospettiva quelle tempeste selvagge assomigliano alle normali oscillazioni
di un sistema politico relativamente stabile. Il momento attuale è diverso. Oggi la rivolta dei cittadini – negli
Stati Uniti, in Gran Bretagna e in Europa – può capovolgere la politica come
niente altro ha fatto durante la mia vita.
Alla
fine del 1960, le élite erano in disordine, come sono ora – ma allora fuggivano
dalla ribellione dei figli contro il mondo dei loro genitori; ora le élite
stanno fuggendo dai genitori. L’estremismo è diventato dominante. Una delle caratteristiche più
evidenti del voto Brexit è stato il ripudio totale di banchieri ed economisti e capi
di stato occidentali, che hanno messo in guardia gli elettori contro i pericoli
di una spaccatura con l’Unione europea. Il primo ministro britannico David
Cameron ha pensato che gli elettori avrebbero rispettato il parere quasi
universale degli esperti; il che dimostra solo quanto abbia mal giudicato il
suo stesso popolo.
Sia il
partito conservatore che quello laburista, in Gran Bretagna, sono ormai in
crisi. Gli inglesi hanno avuto la loro resa dei conti; gli americani stanno per
averla.
Se Donald Trump perde, e perde male (mi perdoni il mio ottimismo
spericolato, ma credo che sarà così) il Partito Repubblicano può dover
affrontare una spaccatura storica tra la sua base di ignoranti totali e la sua
classe dirigente uscita da K Street o dalla Camera di Commercio.
Il
governo socialista di Francia può affrontare un fiasco simile nelle elezioni
nazionali della prossima primavera: i sondaggi indicano che il presidente François
Hollande non riuscirebbe nemmeno arrivare al ballottaggio. I partiti di destra
in tutta Europa chiedono a gran voce di poter votare anche loro per l’uscita
dall’Unione Europea.
Sì, è
possibile che tutti i pezzi politici volino in aria per sistemarsi più o meno
dove erano prima, ma il voto Brexit dimostra che anche un cambiamento
sconvolgente non è più così tanto scioccante.
Dove,
allora, potrebbero finire quei pezzi? L’Europa sta già puntando in una
direzione. In
gran parte dell’Europa i partiti nazionalisti di estrema destra sono in testa
nei sondaggi. Finora, nessuno ha raccolto la maggioranza, anche se il mese scorso
Norbert Hofer, il leader di estrema destra Partito della Libertà austriaco, che
si crogiola nella simbologia nazista, è stato a un soffio dal vincere le
elezioni per la presidenza della Repubblica.
Partiti
tradizionali di destra e sinistra possono combinare sempre più le forze per
tenere fuori i nazionalisti. Questo è già successo in Svezia, dove un partito di
centrodestra funge da socio di minoranza del governo di centrosinistra. Se in Francia i socialisti perdono
davvero al primo turno, saranno costretti quasi certamente a sostenere i
repubblicani conservatori contro l’estrema destra del Fronte Nazionale.
Forse
queste coalizioni informali possono sopravvivere fino alla fine della febbre.
Ma l’imperativo della convivenza potrebbe anche portare a veri e propri
riallineamenti. Cioè, pezzi di partiti di sinistra e centro destra potrebbero staccarsi
in modo da formare un diverso tipo di centro, difendendo pragmatismo,
migliorismo, conoscenze tecniche, e una governance efficace contro le forze
ideologiche raccolte su entrambi i lati. Non è difficile immaginare il partito
repubblicano negli Stati Uniti – e, forse, i conservatori britannici, se il
processo della Brexit dovesse andare terribilmente male – possa perdere il
controllo della rabbia, dell’orgoglio nazionalista e quindi ricostruirsi alla
maniera di Main Street, il partito pro-business che erano una generazione fa,
prima che il loro zelo ideologico li portasse in un vicolo cieco. Questa potrebbe essere la loro unica
alternativa all’irrilevanza.
La
questione, in fondo, è la globalizzazione. Brexit, Trump, il Fronte Nazionale,
e così via mostrano che le élite politiche hanno giudicato male la profondità della
rabbia forze globali e quindi la domanda di ripristinare, in qualche modo, lo
status quo ante. Può sembrare strano che la reazione sia arrivata oggi piuttosto che
immediatamente dopo la crisi economica del 2008, ma il riflusso della crisi ha
portato a un nuovo senso di stagnazione.
Con prospettive di crescita piatta in Europa e la
crescita del reddito al minimo negli Stati Uniti, gli elettori si ribellano
contro le loro prospettive tristi a lungo termine.
E
globalizzazione significa cultura così come economia: le persone anziane, il cui mondo
familiare è scomparso sotto una ridda di lingue straniere e feste
multiculturali, stanno agitando i pugni verso le élite cosmopolite.
Recentemente
sono stato in Polonia, dove un partito di estrema destra che fa appello al
nazionalismo e alla tradizione ha conquistato il potere, nonostante anni di
prosperità innegabile sotto un regime di centro. I sostenitori usano le stesse parole
più e più volte per spiegare loro voto: “I valori e la tradizione”. Hanno
votato per la “polonità” contro la modernità dell’Europa occidentale.
Forse
la politica stessa potrebbe riallinearsi attorno all’asse della
globalizzazione, con gli agita-pugni da una parte e i pragmatici dall’altro. I nazionalisti avrebbero ottenuto
la fedeltà della classe operaia bianca e della classe media, che si vedono come
i difensori della sovranità. Il centro riformato dovrebbe includere i beneficiari della
globalizzazione e i cittadini poveri e i non-bianchi e marginali, che
riconoscono che la celebrazione dell’identità nazionale li esclude.
Naturalmente,
i partiti tradizionali sia della sinistra e la destra stanno cercando di raggiungere
i nazionalisti arrabbiati. A volte questo prende la forma di trucco grossolano, come
quando Nicolas Sarkozy, che sta cercando di riconquistare la presidenza
francese, denuncia la “tirannia della minoranza” e richiama il “per sempre la
Francia” di un passato tutto bianco.
Da sinistra, Hillary Clinton ha gettato il suo passato
di fautrice del libero scambio per fare appello ai membri del sindacato e altri
che vogliono proteggere i confini nazionali contro il mercato globale. Ma a destra e a sinistra non sono
poi d’accordo così profondamente sul modo migliore per attutire gli effetti
della globalizzazione, né come affrontare il vasto afflusso di rifugiati e migranti;
e anche la minaccia di estremismo può non essere abbastanza forte da portarli a
fare causa comune.
Lo
scisma che vediamo aprirsi di fronte a noi non riguarda solo le politiche, ma
la realtà. Le
forze per la Brexit hanno vinto perché alcuni leader cinici erano pronti a
soddisfare la paranoia degli elettori, mentendo loro sui pericoli dell’immigrazione
e i costi dell’adesione all’Unione europea. Alcuni di questi leader hanno già
cominciato ad ammettere che stavano mentendo. Donald Trump ha, ovviamente,
stabilito un nuovo standard per la falsità e la capacità di alimentare i timori
degli elettori, in materia di immigrazione o di commercio estero, o su
qualsiasi altra cosa si possa pensare. Il partito repubblicano, già pieno di
negazionisti della scienza e negazionisti delle realtà economiche, si è gettato nelle braccia di un uomo
che fabbrica le realtà che la gente ignorante va poi ad abitare.
Ho
detto “ignorante”? Si l’ho fatto. E ‘necessario dire che il popolo è stato illuso e il
compito della leadership è disilluderli. È questo “elitario”? Forse lo è; forse siamo diventati
così inclini a celebrare la veridicità delle convinzione personale che ora
sembra elitario credere nella ragione, la competenza, nelle lezioni della
storia. Se
è così, il partito che accetta la realtà deve essere pronto a contrastare il
partito della negazione della realtà, e i suoi dirigenti sono tra coloro che lo
sanno meglio. Se questo è il prossimo riallineamento, dovremmo abbracciarlo.
(Foreign
policy-It’s Time for the Elites to Rise Up Against the Ignorant Masses).
Il
Deep State statunitense tra teorie
cospirazioniste
e controllo del potere.
Orizzontipolitici.it-
Massimiliano Garavalli-(29 Giugno 2021)-ci dice:
Notoriamente
siamo abituati, nelle narrazioni che si ascoltano in Italia, a pensare al Deep
State come qualcosa di “oscuro”, un Governo ombra che manovra le leve del
potere da dietro le quinte.
Lobbies,
massoneria e apparati di controllo che decidono le nostre vite all’infuori del
gioco democratico. Soprattutto negli Stati Uniti, il concetto di Deep State ha assunto dei
contorni polarizzanti a livello politico: i Repubblicani si servono da anni
dell’idea di Deep State per accusare i Democratici di agire alle spalle del
popolo statunitense impedendo al Gop – Grand Old Party, un termine con cui si
definisce il Partito repubblicano – di esprimere la volontà popolare.
Non
solo Qanon: anche per i Repubblicani il Partito democratico sarebbe
proprio l’espressione del Deep State, un élite anti-popolare che fa solo i
propri interessi.
Un’idea
che ha attecchito nella base repubblicana anche in virtù dell’ethos tipicamente
statunitense: gli americani nutrono da sempre pulsioni anti-stataliste e
anti-governative (anche se il vento sta cambiando). L’idea di un mega apparato di
controllo ha funzionato e continua a funzionare molto bene a livello
propagandistico. Celebre il caso delle ultime elezioni presidenziali nel novembre scorso:
l’accusa di brogli portata avanti da Trump e dal Gop muoveva proprio nella
direzione di un j’accuse nei confronti dei Democratici che, tramite il loro
controllo degli apparati, avrebbero ribaltato illegalmente l’esito della
votazione.
Già
nel 2016, all’alba dell’elezione che premiò Donald Trump come Presidente degli
Stati Uniti, una delle accuse più frequenti ad Hillary Clinton era proprio quella di
far parte dell’establishment contrario all’interesse del popolo (un modo
velato, ma non troppo, di parlare di Deep State).
Cos’è
veramente il Deep State.
Al di
là delle teorie cospirazioniste, cosa intendiamo quando parliamo di “Deep
State”? Un fondo di verità nella teoria del “Governo ombra” in effetti c’è, ma
solo nel concetto di mega apparato. Del Deep State sono state date più
definizioni, ma tutte sono concordi nel dire che si tratta di un esercito di
“civil servants” – 9 milioni a livello federale, il 6% della forza lavoro
totale, e 16 milioni se si comprendono anche gli statali e i locali – i funzionari statali che lavorano nei diversi strati
della burocrazia statunitense.
L’esempio
più eclatante è il Pentagono: con i suoi 3 milioni di dipendenti, è il più grande datore di lavoro del
mondo.
Sono
funzionari che lavorano nelle agenzie di sicurezza federali, come la Cia
(Central Intelligence Agency) o l’Fbi (Federal Bureau of Investigation), come
assistenti parlamentari o nelle commissioni del Congresso, nelle
amministrazioni statali che fanno riferimento al Governo federale, nelle corti
di giustizia. In contrasto alla teoria cospirazionista, il Deep State, pur non
operando sempre alla luce del sole, non è mai stato segreto.
L’origine
del termine Deep State risale in verità ad un contesto extra-statunitense. Deep State è infatti la traduzione
letterale di derin devlet, un’espressione turca che in Turchia indica il governo segreto
collegato con i poteri industriali e finanziari deviati e con le organizzazioni
criminali.
È un termine che viene spesso associato a Paesi autocratici, come l’Egitto e
proprio la Turchia, dove il Deep State in realtà coincide con il Governo
nazionale.
Per questo motivo l’espressione è stata criticata negli Stati Uniti in virtù
della sua carica negativa.
Negli
Usa l’origine del mega apparato burocratico si fa risalire al 1871, anno in cui
fu introdotta l’idea della creazione di un servizio civile “non-politico”,
proposto da Carl Schurz (un generale di origine tedesca), con l’obiettivo di
far fronte all’enorme mole di leggi, procedure, burocrazia a cui il Governo
federale avrebbe dovuto far fronte negli anni a venire.
Ma
soprattutto, l’idea alla base era quella di dare una visione di lungo periodo
alla politica americana, dal momento che i presidenti rimanevano in carica per 4
o 8 anni. Si trattava altresì di limitare il potere dello stesso presidente: la
creazione di un potere tecnocratico, e quindi svincolato dalle logiche
partitiche interne, doveva essere una garanzia di stabilità. Prima di allora,
infatti, gran parte dei funzionari federali venivano nominati direttamente dal
presidente in carica.
Croce
e delizia degli Stati Uniti.
Se è
vero che l’intuizione si rivelò giusta, perché da lì in poi il Governo federale
avrebbe avuto a che fare con una complessità sempre crescente, da una parte ciò
ha comportato anche un problema non di poco conto per i presidenti americani.
Trump non è stato l’unico a lamentarsi del Deep State, lo fece anche Obama
quando lamentò che il Pentagono lo costrinse ad inviare altre truppe in
Afghanistan, e addirittura Reagan quando disse che il Deep State stava frenando
la battaglia contro i comunisti.
Negli
anni della War on Terror (guerra al terrore) dopo l’attentato alle Torri
Gemelle dell’11 settembre, l’apparato militare statunitense, la parte più consistente
del Deep State, venne incrementato ulteriormente. Vennero versati trilioni di
dollari nella Homeland Security (il dipartimento anti-terrorismo), le agenzie
di sicurezza aumentarono fino a diventare 17, e il potere della Cia, dell’Fbi e
della Nsa crebbe. Anche se Deep State è un termine giudicato spesso fuorviante
e intrinsecamente negativo, esiste quindi un Governo amministrativo
(prevalentemente militare) che coabita con il Governo politico.
Si
tratta di un apparato che non si limita solo a gestire l’impianto burocratico
statunitense, ma che influenza (e spesso determina) gli indirizzi politici del
Paese. In
particolare, lo fa per la politica estera: nel Deep State ci sono migliaia di
giovani praticanti che iniziano quando hanno poco più di 20 anni a lavorare come assistenti al
Congresso o nelle agenzie federali, e che poi vanno avanti per tutta la vita.
Il personale di queste agenzie determina quindi l’arco vitale delle strategie
delle agenzie stesse.
Cia,
Fbi e gli altri apparati federali indirizzano le proprie politiche su orizzonti
temporali di 30-40 anni, più di quello delle amministrazioni presidenziali.
Politiche infatti non sempre convergenti con quelle dell’esecutivo: in virtù
proprio della stabilità che sono deputate a garantire, devono evitare che il
Paese non abbia una strategia di lungo periodo (che nel caso del cambio di
partito alla presidenza potrebbe mutare). La politica estera statunitense
dipende quindi fortemente dalla volontà degli apparati.
Presidente
contro Deep State.
Si è visto
con Trump, quando ha provato ad avvicinarsi alla Russia. Da sempre alla ricerca
di un rapporto più stretto con il Cremlino, l’ex presidente Usa ha tentato
invano di stabilire un punto di contatto con Putin. Gli apparati statunitensi,
memori ancora della Guerra Fredda con l’Ex Urss, glielo hanno impedito. Trump è
stato il presidente che, soprattutto sul fronte della politica estera, ha avuto
più dissidi con il Deep State.
Le
agenzie federali lo hanno accusato a più riprese di aver indebolito l’alleanza
della NATO, nonché i rapporti con gli alleati asiatici lungo il litorale del
Pacifico, e di aver condotto una battaglia contro la scienza che per gli Stati
Uniti ha sempre rappresentato una frontiera di supremazia geopolitica. Ora
anche Biden che, nonostante le dichiarazioni al vetriolo riguardo a Putin (lo
ha definito “un assassino”), ha tentato un avvicinamento con la Russia. Una
mossa che converrebbe soprattutto a Mosca, per uscire dall’isolamento e
dall’alleanza improvvisata con la Cina, ma che il Pentagono continua ad
ostacolare.
Sulla
Cina la politica dei presidenti statunitensi converge con la strategia degli
apparati.
Le previsioni dei policy maker americani (e di buona parte degli istituti di
ricerca internazionali) danno la Cina in procinto di sorpassare sul piano della
supremazia geopolitica gli Stati Uniti. Un sorpasso che potrebbe avvenire tra
molti decenni, ma che pare inevitabile. Sul piano economico dovrebbe già
verificarsi entro il 2030, sul piano politico e tecnologico appare tuttavia
ancora lontano. Proprio per l’incombere del rivale cinese, Joe Biden ha colto
l’occasione del G7 in Cornovaglia di inizio giugno per rinsaldare le alleanze
con i Paesi Nato in funzione anti-cinese, per ricucire lo strappo tra Usa ed
Unione Europea con Trump nella precedente amministrazione.
Il
Deep State nel futuro degli Stati Uniti.
Un’indagine
sulle opinioni del popolo americano ha mostrato come la maggioranza creda che
esista un gruppo di ufficiali e funzionari non eletti che influenza
segretamente la politica statunitense, e l’80% crede che le agenzie federali
monitorino le loro vite di nascosto, anche se solo il 27% crede nell’esistenza
del Deep State così come è stato esplicato in questo articolo. Gli Stati Uniti
sono il paradosso di un Paese il cui popolo storicamente è sempre stato avverso
al Big Government, ma che nei fatti possiede il più grande apparato burocratico
dell’Occidente.
Un
apparato con cui devono fare i conti tutti i presidenti: anche Joe Biden che,
seppur più allineato alle agenzie governative rispetto a Trump, ha avuto non
poche difficoltà già nei primi giorni di mandato in alcune scelte strategiche,
come il ritardo del ritiro delle truppe dall’Afghanistan.
Gli
apparati sono ciò che ha permesso agli Stati Uniti di governare il mondo negli
ultimi 70 anni, ma anche la più grande sfida della politica, rappresentata dal
Congresso e dall’Esecutivo, nei confronti dell’esercito di tecnocrati e
funzionari presenti nei meandri di ogni aspetto della vita amministrativa
statunitense. Un conflitto che è il cuore della democrazia americana: il Deep
State non è solo un grande governo amministrativo, ma è anche il custode delle
garanzie costituzionali statunitensi. La missione dei funzionari, al di là
della burocrazia, è la preservazione della stabilità democratica. Il Deep
State, più che una teoria cospirazionista, è il principale scudo contro
potenziali colpi di stato e complotti interni.
Frattura
con gli eletti 5s
tra sconcerto
e sbadigli.
ilgiornale.it- Microsoft Edge Html-Domenico Di Sanzo-(11-11-2021)- ci
dice;
In
assemblea con l'alieno.
Giuseppe Conte si sforza, promette incontri
con i parlamentari «in un giorno fisso, uno alla Camera, uno al Senato». «Vi
prenotate e mi venite a parlare», rivendica di essere a disposizione dei
gruppi. Eppure non si prospetta la fila di deputati e senatori con il ticket in
mano, ansiosi di essere ricevuti dall'ex avvocato del popolo italiano.
E,
come spesso accade nel rapporto tra il leader e gli eletti, i tentativi di
dialogo da parte dei vertici vengono vissuti come delle mere concessioni dai
rappresentanti del M5s a Montecitorio e Palazzo Madama.
La
riunione congiunta di martedì sera, con il dibattito che si è protratto fino
alla nottata, ci ha offerto uno spaccato dell'incomunicabilità tra il
professore dell'Università di Firenze e la brigata dei grillini sbarcati in
Parlamento dopo il successo alle politiche del 2018. Conte parla. Passa dal Quirinale alla
cervellotica organizzazione del partito. La gran parte dei parlamentari
presenti - tanti sono arrivati a Roma ieri - sbuffa e si annoia. «C'è da impazzire», commenta una
partecipante all'incontro. «Conte è stato flemmatico più di sempre», ribadisce
un collega.
Sul
filo del paradosso, un deputato alla seconda legislatura ci spiega: «Io non ho
capito cosa sono questi comitati tematici». Nemmeno chi è entrato nel toto-nomi
per ricoprire un ruolo nei gruppi di lavoro sa bene cosa dovrà fare. «Ci hanno
fatto arrivare fino a notte per sfiancarci», borbotta un altro parlamentare.
Verso
le undici di martedì sera - raccontano alcuni presenti - un gruppetto si è
alzato e se ne è andato per paura di non trovare un posto aperto per mangiare
un boccone, magari una pizza.
Il
senatore e giornalista Primo Di Nicola, in un'intervista a Repubblica, si dice
sempre convinto che sia «un autogol il divieto di andare in tv». Sul punto si è infiammato anche il
deputato Francesco D'Uva. Come riporta l'Adnkronos l'ex capogruppo a
Montecitorio ha stigmatizzato la scelta di mandare in tv solo i cinque vice di
Conte, giudicandola «esagerata».
Sulle barricate l'ex ministro Vincenzo Spadafora, che
ha denunciato «pressioni al Senato sul voto per il capogruppo». Nel mirino Paola Taverna e Mario
Turco, pretoriani di Conte a Palazzo Madama. Intanto il resto della truppa,
incassata la rassicurazione sul no al voto anticipato, stava già cadendo tra le
braccia di Morfeo. «Peccato che non è venuto Beppe (Grillo), almeno lui avrebbe fatto uno
show dei suoi», commenta uno dei reduci dall'assemblea.
Una
riunione convocata per compattare i gruppi, ma che si è limitata a confermare
come il capo e tanta parte dei «suoi» parlamentari parlino due lingue diverse.
«La verità è che noi Conte non lo conosciamo», sospira un pentastellato.
Perciò
in Parlamento rimbomba il nome di Grillo. Molti gli telefonano per chiedere un
intervento. Tra gli stellati si ipotizza che abbia deciso di rinviare l'arrivo a Roma
perché infastidito dalla fuga di notizie sul suo blitz. La speranza è che possa presentarsi
la prossima settimana, anche se l'approssimarsi dell'udienza preliminare del
figlio Ciro smonta le attese. Non manca chi favoleggia di «una camera prenotata all'Hotel
Forum», il quartier generale romano del Garante. Ma la stanza, per il momento,
è vuota.
Tutte
le maschere della democrazia Contemporanea
Lintellettualedissidente.it-Valerio
Alberto Menga-(2 dicembre 2018)- ci dice:
(Nick
Land- L’Illuminismo oscuro).
Esistono
davvero delle leggi cicliche della Storia? Delle ripetizioni e delle analogie
ricorrenti? Come ragionano le élites e cosa le rende tali? E perché esse stanno
ritirandosi e i populismi dilagando?
( A
queste e altre domande ha cercato di dare risposta il saggio appena uscito per
le edizioni del Circolo Proudhon. Un’antologia di scritti di Mosca, Pareto,
Michels e Gramsci: Elités. Le illusioni della democrazia, da settembre in
libreria.)
Nel
mese di settembre, per le edizioni del Circolo Proudhon, è uscita un’antologia
di scritti di alcuni giganti del pensiero nati a cavallo tra Otto e Novecento:
Gaetano Mosca, Vilfredo Pareto, Roberto Michels e Antonio Gramsci. Elités. Le
illusioni della democrazia, a cura di Lorenzo Vitelli.
Cosa
tiene insieme queste quattro figure? La risposta è presto detta: lo studio
del potere nei regimi democratici e nella società delle masse. E difatti, la
domanda essenziale che il curatore pone nel suo saggio introduttivo è “chi comanda?”. Cioè, chi comanda
realmente? Ciò
che muove gli autori sopra citati a concentrare la propria attenzione e le
proprie energie allo studio dei regimi politici è l’eterna dicotomia
governati/governanti. La cosa ha turbato le menti più attente di tutte le epoche e
latitudini. Oltre a quelli citati, uomini come Platone e Machiavelli, Tomasi di
Lampedusa e De Roberto, Lenin e Schmitt hanno fatto altrettanto. Il quesito
essenziale torna di formidabile attualità, date le ondate populiste che stanno
invadendo l’Europa e la recente e conseguente elezione di Donald Trump a
Presidente degli Stati Uniti. E non si è ben capito se la vittoria sia merito di Trump,
con i suoi discorsi davanti alle fabbriche, o colpa della Clinton, che invece
fa gli aperitivi con Lady Gaga. Ci troviamo di fronte a quella che Stenio Solinas, da
acuto osservatore della politica, ha definito in un articolo del Giornale di
pochi giorni fa “la rivolta contro le élites”.
Ma
prima di continuare, una piccola analisi etimologica è doverosa. Perché il
termine “élite” ha cambiato il suo significato notevolmente, negli ultimi
tempi. Se andiamo a sfogliare il dizionario, nella voce corrispondente,
troviamo la seguente dicitura:
Gruppo
ristretto di persone che si distinguono per cultura, per prestigio, per
ricchezza SIN aristocrazia: un’é.intellettuale || d’é., elitario.
Scrive
infatti Vitelli nella prefazione: “le élites odierne non leggono libri, non frequentano
i luoghi della cultura, non ascoltano Gustav Mahler, non hanno una concezione ‘intellettuale’ dell’esistente e mancano perciò di una progettualità
a lungo termine. Non è un’élite acculturata” insomma. Infatti, osserva il
curatore, oggi si può notare come “sia l’alto dirigente che l’ultimo degli
operai bevono Coca-cola e ascoltano la musica pop e fanno uso dei social
network”.
Le élites odierne hanno ormai “una visione
turistica delle cose, amano i non luoghi, privi di qualsiasi identità: i centri
commerciali, gli aeroporti, le hall degli alberghi”. Infatti le élites “pur non essendo
più élites nel senso classico del termine […] stanno uscendo dalla dimensione
storica, sino ad evadere dall’ambito di rappresentanza delle sue forze vive,
del popolo e dei suoi valori”.
Lady
Gaga, nota
popstar statunitense di origini italiane famosa per le sue trasgressioni, è
stata una delle testimonial della campagna elettorale di Hillary Clinton alle
recenti presidenziali.
Il
termine ha cambiato radicalmente significato. Passando così da quello che era un sinonimo di
aristocrazia, cioè governo dei migliori, a semplice oligarchia, cioè un mero gruppo ristretto di
persone che non necessariamente si distingue dalla massa per particolari
qualità, ma solo per la conservazione di interessi di casta.
Prima
vi si attribuiva un’accezione positiva, ora decisamente negativa. E non è la prima volta che i
significati delle parole cambiano nel tempo. “Strano destino delle parole, del resto
‘rivoluzione’ nella sua accezione originaria etimologica latina non voleva dire
cosa diversa; derivato da re-volvere, il termine esprimeva un moto che riporta
al punto di partenza all’origine” scriveva Julius Evola nel primo capitolo de Gli uomini e le rovine.
Ma c’è un’altra precisazione da fare in merito al
destino delle parole. Perché anche il termine “democrazia” pare essersi svuotato di
senso, mutando notevolmente significato.
In un
vecchio articolo del sottoscritto si diceva come: “la democrazia, per come la conosciamo
oggi, sembra aver perso di vista gli obiettivi e aver smentito gli stessi
principi sulla quale ha giurato di erigersi. Dal ‘governo del popolo, dal popolo, per
il popolo’ –
per citare uno dei padri della democrazia moderna – si è arrivati ad ‘una democrazia senza popolo – e disposta ad agire contro di esso,
negandogli
più che mai ogni forma di auto-governo ’ come scrive infatti il politologo
Marco Tarchi”.
Winston
Churchill, con una battuta, la definiva ”il peggiore dei sistemi, ad eccezione
di tutti gli altri”.
Quindi
anche la democrazia stessa, come le élites, non gode di buona salute, e pare somigliare sempre più a una
forma di morbido e subdolo totalitarismo. E non per niente un tale saggio
come quello che si vuole presentare compare nella collana Orwelliana, come la
stessa copertina sta a suggerire.
Quando
il pavone fece
il verso a Draghi…
weeklymagazine.it-
Antonio Rossello-( 1 Agosto 2021)- ci dice:
Un’illustrazione
di Igor Belansky si ispira al simpatico siparietto tra il presidente del
Consiglio Mario Draghi e un pavone vero nel Palacio de Cristal di Oporto,
durante la conferenza stampa conclusiva del vertice Ue informale dello scorso
maggio.
Per certi pavoni umani, dalla circostanza emerge la lezione che se l’adulazione
compunta, senza stile, non serve, nemmeno quella colta serve.
Fare i
gigioni delle élite, che palle!
Lo
scorso maggio, uno spiritoso fuoriprogramma è avvenuto durante la conferenza
stampa del premier Mario Draghi a Porto, a margine del Consiglio informale
europeo e del vertice Ue-India. Nei giardini della splendida cornice di Palacio de Cristal
si aggiravano liberamente dei pavoni di grossa taglia: l’acuto verso di uno di essi ha
interrotto più volte il divertito primo ministro, durante le sue risposte ai
giornalisti…
La
scena è stata interpretata dall’illustratore genovese Igor Belansky, che con
originale uso di chiaroscuri ha messo in risalto l’aplomb del premier e la
vanità del volatile.
E, se
in diretta Draghi ha tenuto a tutti una vera e propria lezione di vita,
potremmo pensare che, laddove la flemma non gli dovesse più bastare, per lui un
po’ di humour potrebbe alla lunga essere l’ingrediente indispensabile, in uno
scenario istituzionale dominato dal fatto indubitabile che l’unica alternativa
credibile a sé stesso è la sua incoronazione come re repubblicano.
Infatti,
alla sua parabola è affidata la ricorrenza di un periodo di riforme serie, di
ristrutturazione del sistema Paese, chissà che altro.
Draghi
è, quindi, uno spettacolo di intelligenza e di talento, dunque vive nell’aurea
di un carisma sobrio, non ha troppo bisogno di parlare, sappiamo da dove viene
e che lingua da sempre parla, quindi è così che si fa capire.
E se è
capitato a tutti i suoi predecessori, non poteva non capitare anche a lui che,
sgomitando per aggiudicarsi un posticino nel suo cerchio magico, per aiutarlo a
non soffocare nell’ovatta, arrivasse quella variegata torma di – sedicenti o
meno – intellettuali e notabili della cultura accademica, esponenti del
giornalismo militante, politologi del senso comune, soloni del moralismo e del
prossenetismo nazionale.
Reportage
e comunicati, interviste e editoriali sono poi la melassa con cui certe penne
al servizio si prodigano sui media noti e meno noti, radio e televisioni
pubbliche e private testate su carta e online, scegliendo titoli sensazionali per
mettere il premier al centro della scena, come se non ci fosse già di per sé
abbastanza, puntando sulle sue virtù migliori e rovesciando come un guanto le
sue eventuali pecche.
I nomi
sono tanti, non potremmo citarli tutti (o comunque non tutti insieme, ma che
confusione!), alcuni piuttosto bene li conosciamo e un luogo dove intercettarli
sono i social e le chat. Anche in questo mondo virtuale, icastico, geniale e
turbolento per essenza, con alacre impegno, infatti profondono, talora poco
tacitiane, opinioni.
Tra
verità supposte e tante apparenze, ormai è chiaro che questi signori
intenderebbero suggestionare noi, che abbiamo dimostrato di essere generalmente
un uditorio sonnecchiante e poco reattivo ai flussi e riflussi della politica,
spesso gli apoti, che non se la bevono, che ascoltano tutte le campane
facendosi un’idea personale, …a parte qualche banalotto. E, se non ci fossero pure questi
ultimi, sarebbe una tragedia: dovremmo vivere in assenza di quel mantra
quotidiano rappresentato dalla dialettica tra mainstream e complottismo!
Per
mettersi in mostra, enumerando tante belle qualità e doti, per blandire il
potente di turno ai fine di trarne un tornaconto personale, bisogna saperci
fare. Una
razza molto diffusa, che infesta ogni ambiente, in ogni età è quella dei
pavoni, che fanno i ruffiani.
Una
davvero-troppo-facile pretesa di “captatio benevolentiae” che fa sorgere una
domanda, giacché a coloro che la praticano non basta mica l’adulazione, ci va
il corteggio delle buone battute, la bienséance, l’occhio vispo e lucido che
vede anche gli aspetti minori del fenomeno con noncuranza e carità, le
difficoltà, le tiritere, le continuità inevitabili: tra l’essere seriosamente
compresi nella parte dei rigorosi e critici filologi e questo velleitario
florilegio di ammiccamenti esiste una via intermedia?
A
nostro avviso, se esiste sta nell’atteggiamento tenuto da Draghi nella già
menzionata circostanza, trovandosi innanzi non penosi pavoni uomini ma pavoni
veri, a mostrargli la coda in un bel giardino.
Ebbene,
a più riprese, le risposte e le dichiarazioni del premier sono state interrotte
da un pavone. «Questo pavone ci accompagna da stamane», ha dichiarato Draghi, divertito
da queste imprevedibili incursioni. «Sente? ha risposto lui», ha aggiunto, poi,
riferendosi alla domanda di una giornalista. E, al termine dell’incontro,
Draghi ha esclamato sorridendo: «Sentiamo se il pavone dice qualcosa…».
Greta
Thunberg: “un
anno per cambiare
il mondo”:
più scienza, meno adolescenti svedesi.
Concaternanaoggi.it- Marietta Bianchi-(11-6-2021)- ci
dice:
Riconsiderando:
“La gente dice un sacco di cose su di me, che sono un cattivo, un idiota. Ma,
per ragioni che non capisco, tutte le persone ascoltano quando parlo. Non lo
voglio, voglio che tu ascolti scienza.”
Sì,
questo documentario della BBC in tre parti potrebbe essere chiamato Greta
Thunberg: un anno per cambiare il mondo. Ma non è proprio uno spettacolo
essenziale o uno sguardo intimo sulla vita dell’attivista per il clima più
famoso del mondo. Se lo sei allora, vai Dai un’occhiata l’anno scorso io sono
Greta Su DocPlay o iTunes.
Invece,
è sentito da David Attenborough, un’adolescente svedese e suo padre in una
pausa di un anno dall’istruzione tradizionale, assistendo a esempi di prima
mano del riscaldamento globale, mentre sono accompagnati da scienziati di
discipline diverse come la biologia marina e le scienze del clima.
Sono
quelli che creano scenari pieni di morte e statistiche orribili e orribili. Il livello del mare aumenterà di un
metro entro la fine del secolo, il 90% delle barriere coralline del mondo
morirà a causa dell’acidificazione degli oceani e nel corso del 2020 si sono
verificati cinque dei peggiori incendi mai registrati in California.
L’itinerario
dell’itinerario di Greta e Svante non segue esattamente lo stesso percorso che
i viaggiatori britannici come Whitehols o Walsh hanno seguito attraverso le
generazioni. Nell’episodio di apertura, ci sono visite a un focolaio di coleotteri del
pino nel Jasper National Park in Canada, il disgraziato ghiacciaio Athabasca e
ciò che rimane di un paradiso devastato dal fuoco in California.
Quest’ultima
è un’esperienza particolarmente deludente, soprattutto se accompagnata dalle
orribili scene di residenti che cercano di sfuggire agli incendi dei loro veicoli.
Successivamente,
il presidente Trump ha accusato la “cattiva gestione della foresta” e Greta (e
quasi tutti coloro che hanno vissuto l’esperienza) hanno imparato meglio.
Un
anno per cambiare il mondo fa un ottimo lavoro nel presentare Greta Thunberg come
perfettamente razionale, non l'estrema ambivalenza che alcuni politici e
teorici della cospirazione potrebbero credere.
A
parte la sua chiara difesa che la speranza (di evitare i peggiori effetti del
cambiamento climatico) può essere raggiunta solo attraverso l’azione, “Un anno per cambiare il mondo” fa anche un ottimo lavoro nel
presentare Thunberg come perfettamente ragionevole, non lo sproloquio tagliente
che alcuni politici e teorici della cospirazione potrebbero pensare.
“Non
sono un’adolescente scontrosa che urla ai leader”, afferma, rafforzata dai suoi
colpi dolcemente, ma ricordando con fermezza a coloro che sono al potere le
loro responsabilità nei confronti del pianeta e dei loro cittadini.
“Queste
non sono opinioni o punti di vista politici”, ha detto in una conferenza
televisiva COP25 a Madrid, in Spagna, dopo averli informati sulla crisi che la
Terra sta affrontando, “è la migliore scienza attualmente disponibile”.
Ha
immediatamente proseguito incolpando le aziende globali di “contabilità
intelligente e PR creative” che hanno semplicemente mascherato il fatto che
“non è stato fatto nulla” per ridurre il loro impatto ambientale.
Il
solo fatto di arrivare a questa conferenza si è rivelato un calvario per
Thunberg e Pa. Quando è arrivata in aereo dal Cile, hanno dovuto cambiare i
loro piani e trovare rapidamente una barca (volare era un’opzione ostile che
non poteva permettersi) che avrebbe potuto portare attraverso l’Atlantico.
Gran
parte di Paradise, in California, incluso il locale RV Park, è stata distrutta
da incendi nel 2018.
Man
mano che la serie continuava a svilupparsi, era solo l’inizio di strappi nei
lavori che avrebbero rovinato il suo progetto di 12 mesi (Thunberg ammette che
sono andati solo in circa un quarto dei luoghi originariamente previsti). Una serie di eventi che l’avrebbero
lasciata a chiedersi: “Come posso convincere un mondo che si sta riprendendo da una
crisi ad affrontarne completamente un’altra?”
Non
c’è dubbio che l’attuale pandemia abbia aggiunto alla sfida di persuadere le
persone che ci sono maggiori problemi che affliggono la nostra specie e la
nostra casa, ma questa serie, con il suo focus chiaro e abilmente raccontato sul
messaggio, piuttosto che sul messaggero (anche se è una persona carismatica
quanto lei chiaramente) sarà sicuramente d’aiuto.
Massimo
Galli: “Vaccini? Guai a dire
giù le
mani da bimbi’”- “Bisogna vaccinarli.”
Ilsussidiario.net-
Davide Giancristofaro Alberti-(11.11.2021) -ci dice:
Le
dichiarazioni del professor Massimo Galli, primario di malattie infettive del
Sacco, in diretta tv con il programma di Rete 4, Stasera Italia, e con Mattino
5
Massimo
Galli a Stasera Italia.
“Sono
in pensione, sono il professor ordinario fuori ruolo”. Esordisce così, con una
battuta, il prof. Massimo Galli, primario di malattie infettive dell’ospedale
sacco di Milano, ai microfoni di Stasera Italia su Rete 4. L’autorevole
scienziato è stato incalzato su vari temi, a cominciare dalla terza dose di
vaccino: “Terza
dose si fa sempre con Pfizer o Moderna, la terza dose con un vettore non è
proponibile in quanto può succedere che lei ha sviluppato anticorpi contro il
vettore. Pfizer e Moderna sono quelli più maneggevoli per questi casi, i
vaccini a vettori virale erano stati progettati tutti per una sola dose, ma a
quanto pare non è così quindi bisogna ricorrere a vaccini che ti danno una
maggiore elasticità di utilizzo. Booster vuol dire spinta, amplificazione, con
tre dosi si ha una spinta ulteriore, comunque il tre è uguale all’uno e al due
e non c’è differenza”.
Sui
vaccini anti covid ai bambini, Galli si dice assolutamente favorevole: “Sui bambini ci ho pensato a lungo e
ci sono due cose da considerare: bimbi e adolescenti rappresentano l’ambito
maggiore di diffusione del virus in quanto non vaccinati e quindi l’interesse
di vaccinarli è una scelta di politica e sociale. Però dall’altra parte c’è il
rapporto il rischi/benefici e dai dati a disposizione fino adesso sono arrivato
a concludere che il rapporto rischi/benefici è favorevole al vaccino, meglio
non prendere questo virus, meglio non averlo, cominciamo ad avere una serie di
effetti a lungo termine che non riguardano solo gli adulti.
Per quanto i bimbi facciano un’infezione molto
più blanda, ci sono lavori recenti che affermano su base robuste che con
l’attuale tasso di infezione degli adolescenti nell’arco di 16 settimane con
una vaccinazione si risparmiano circa 24 morti, che non sono tanti, ma 24
adolescenti morti…
Questa
dannata variante che ha preso piede in tutto il paese ed è diventata dominante,
ha una grande capacità di infettare bambini e adolescenti, e sui grandi numeri
farà dei morti, purtroppo. O prendendo quelli più fragili o quelli che
geneticamente sono meno provvisti per far fronte alla cosa, farà dei morti, e
questo è il motivo per cui è inaccettabile dire ‘giù le mani dai bambini’: di
vaccino si muore 20mila volte meno che di questi virus. Anche nei bimbi e adolescenti gli
effetti del vaccino sono meno gravi al vaccino”.
MASSIMO
GALLI E IL NATALE: “CONTAGI AUMENTERANNO MA…”
Barbara
Palombelli chiede quindi a Massimo Galli che Natale sarà, e lui replica:
“Domanda di riserva? Comunque scherzi a parte, non avremo i problemi dell’anno
scorso per quanto ci siano elementi di ragionevole preoccupazione i vaccini fatti
ci dovrebbero mettere al riparo da un’ondata che diventi un cavallone come
quella avuta l’anno scorso.
In
questi giorni stiamo seguendo quello che è successo altrove con un aumento dei
casi e avremo anche un proporzionale aumento di ricoveri.
Ma è
un’epidemia soprattutto dei no vax e di quei fragili e anziani che non hanno
risposto efficientemente al vaccino. Quindi vaccinarci – ha proseguito
Massimo Galli – che è il nostro unico strumento, seppur imperfetto e che ci ha
fatto risparmiare decine di migliaia di morti solo in Italia, lo si deve fare
per tutto quello che ci può dare, e tenendo conto che chi si vaccina lo fa per
se stesso e per la collettività, soprattutto verso i più fragili”. Infine sulle manifestazioni no pass
Massimo Galli dice: “E’ una fase storica in cui le braccia ti cadono spesso
soprattutto di fronte a queste manifestazioni no pass, è un atteggiamento
ottuso di malintesa concezione della libertà”.
MASSIMO
GALLI: “GIA’ FATTA TERZA DOSE CON ANTINFLUENZALE”.
Il
professor Galli ha poi parlato stamane anche a Mattino 5, e nell’occasione ha
spiegato: “Il
vaccino non è democratico, non rispondono tutti allo stesso modo”.
Sul
super green pass in stile Austria, Galli spiega: “La storia del tampone mi è
sempre sembrata pretestuosa dal punto di vista dell’efficacia del contenimento
del fenomeno, un tampone non molecolare ha una validità per carità, però ha una
sensibilità che non è così importante da darci assolute garanzie, il tampone
non può funzionare in termini di strumento di prevenzione reale. Il fatto che
una parte importante della politica abbia continuato a sottolineare che noi
eravamo l’unica nazione col green pass e altre nazioni lo stanno applicando in
maniera ancora più restrittiva, la dice lunga sulla lungimiranza di alcuni”.
Sulla
terza dose Galli ha spiegato: “Sto preparando una relazione che devo fare ad un
convegno che parla di covid nell’anziano e i dati che vedo da diversi lavori
dicono che senza ombra di dubbio il booster è necessario per gli over 60 e per
quelli fragili e con co-morbosità e malattie varie. Andando a vedere i non
moltissimi casi di decesso in persone vaccinate in Italia, erano tutte con età
elevata e una serie di patologie, abbiamo una serie di evidenze su persone
anziane soprattutto circa il declino della vaccinazione abbastanza consistente
e in tempi non proprio rassicuranti, quindi si a terza dose assolutamente, io stesso di anni ne ho 70 e mi sono
fatta la terza dose l’altro ieri insieme all’antinfluenza e ho avuto una
sparata di anticorpi: io l’ho fatto assieme e sono sopravvissuto”.
Cina,
Evergrande in bancarotta: è mistero
Prima l’annuncio, poi “no, ha pagato”.
Ilsussidiario.net-
Niccolò Magnani-(11.11.2021)-ci dice:
Caos
Evergrande in Cina: prima l’annuncio “è fallita”, poi la smentita “no, ha
pagato parte delle scadenze”. Il mistero immobiliare di Pechino.
Cina,
Evergrande-la sede di Evergrande a Shenzhen (LaPresse, 2021).
Evergrande
è fallita. Anzi no. Anzi, forse. No, non stiamo impazzendo tutto d’un colpo, è
l’incredibile maxi-bolla immobiliare in Cina che sta tenendo il mondo economico
e finanziario globale col fiato sospeso. Da più fonti trattato come un
potenziale “Lehman Brothers cinese”, il potenziale fallimento del colosso immobiliare
di Shenzhen “Evergrande” potrebbe cambiare molto delle prossime politiche
finanziarie del regime comunista.
Ieri,
proprio mentre è in corso il Plenum del Partito Comunista di Cina – dove si
aspettano le direttive di Xi Jinping per i prossimi piani economici – il colpo
di scena:
il
gruppo di consulenza tedesco Dmsa ha chiesto ufficialmente la procedura di
bancarotta per la cinese Evergrande. In una nota ufficiale , la società
indipendente di servizi per il mercato evidenzia come il colosso cinese abbia
lasciato trascorrere «30 giorni dal mancato pagamento di due emissioni
obbligazionarie scadute a fine settembre». Il titolo rimbalza in tutto il
mondo, la dicitura “Evergrande è fallita” pure: ma le sorprese non si sono
concluse certo qui.
EVERGRANDE:
FALLIMENTO SÌ, FALLIMENTO NO.
Mentre
infatti la Dmsa annunciava la richiesta di messa in bancarotta per Evergrande,
su Bloomberg viene data notizia del pagamento di «almeno due cedole su tre»
compiuto dal colosso cinese, tanto che il titolo alla borsa di Hong Kong ha
volato per l’intera giornata di ieri.
Dopo la notizia della società in via di fallimento,
Evergrande in extremis avrebbe pagato gli interessi su almeno due bond su tre,
in dollari americani: secondo Bloomberg, il pagamento sarebbe arrivato in lieve
ritardo rispetto alla scadenza di 30 giorni di tolleranza.
Ritenere
ora che Evergrande abbia risolto tutti i problemi sarebbe pura fake news, anche
perché pesa la nota Dmsa e soprattutto i 300 miliardi di dollari di debiti da
ripagare: di certo però non si può ancora ritenere del tutto fallita la
maxi-società immobiliare di Cina, con probabilmente un doppio filo legato al
Plenum del Partito che si appresta ad approvare la “risoluzione storica” con la
quale Xi Jinping si avvia al terzo mandato consecutivo e, in pratica, al potere
illimitato a vita.
Secondo
Il Wall Street Journal, il regime sta cercando di evitare il crollo verticale
fragoroso di Evergrande, favorendo invece un lento ma costante smantellamento,
una sorta di «implosione controllata attraverso la vendita di alcuni beni a
società cinesi e limitando i danni per i creditori onshore e gli acquirenti di
case e appartamenti in Cina» (fonte WSJ citato da “Affari Italiani”).
BIELORUSSIA
vs POLONIA- “I migranti sono
un messaggio di Putin a Biden sulla Cina.”
Ilsussidiario.net-
int. Francesco Sisci-Max Ferrario-(11.11.2021) -
La
partita sui migranti tra Bielorussia e Polonia è il pezzo di una partita più
ampia che riguarda, innanzitutto, lo scontro Usa-Cina.
Il presidente
russo Vladimir Putin (LaPresse).
“La
partita su migranti che si gioca ai confini orientali dell’Ue è il pezzo di una
delicata partita complessiva” dice al Sussidiario Francesco Sisci, sinologo,
più di trent’anni in Cina dov’è stato corrispondente per La Stampa e poi
editorialista di Asia Times, e ora commentatore politico. Lo abbiamo raggiunto
per un commento su quanto sta accadendo.
BIELORUSSIA
vs POLONIA- "È la guerra fredda tra Ue e Russia sulla pelle dei
migranti".
Migranti,
situazione di stallo al confine con la Bielorussia.
Ieri
la Polonia ha arrestato 50 migranti al confine, la Bielorussia – che ha
l’appoggio di Mosca – ha accusato l’Europa di avere architettato la crisi dei
migranti al confine con la Polonia per imporre sanzioni contro Minsk, mentre a
Bruxelles i ministri Ue hanno raggiunto l’accordo sull’imposizione, appunto, di
sanzioni a chi traffica con i migranti. Varsavia, dal canto suo, accusa Mosca
di avere la regia della crisi.
Sisci,
che ne pensa?
La
questione dei migranti incanalati e non fermati dalla Bielorussia e dalla
Russia apre un fronte delicato nel cuore di Europa. La Polonia rifiutando l’arrivo dei
migranti si dimostra ostile ai diritti umani, e ciò mette in difficoltà tutta
l’Unione, che da una parte vorrebbe mostrarsi accogliente, ma dall’altra teme
di essere inondata. La Polonia poi, al confine esterno europeo, risente della
responsabilità di fare da barriera a tutto quello che viene dalla Russia.
È una
situazione paragonabile a quella nordafricana?
No.
Questi migranti non vengono da un paese fallito, come la Libia, governato
sostanzialmente da bande criminali che hanno organizzato un moderno traffico di
schiavi, ma da un paese solido, o presunto tale, la Bielorussia. Qui si pone
per l’Ue un problema molto sfaccettato.
Che
cosa intende?
L’accoglienza
e la tolleranza sono parte del Dna ideale e culturale europeo e l’Europa non
può rinunciarvi. Al tempo stesso la Ue non può nei fatti incoraggiare e foraggiare le
mafie africane, che guadagnano sulla bontà europea, né può farsi inondare da
immigranti che cambiano antropologia e socialità europea. però i paesi europei
hanno bisogno di nuova manodopera per lavori che gli europei autoctoni non
vogliono più fare preferendo i redditi di cittadinanza.
Quindi?
Siamo
davanti a un equilibrio instabile sociale e internazionale che può essere
gestito solo con molto equilibrio politico da parte dell’Europa. Perdere uno
qualunque dei lati di questo triangolo fa saltare tutto.
Però i
problemi si tengono. Anche la Russia è un attore in Libia, non intende
rinunciare al Mediterraneo.
È
vero. Oggi la Libia è gestita largamente dalla Turchia, che ha scalzato sul
territorio ambizioni simili di parte russa. La Turchia peraltro è il più
formidabile asset della Nato perché ha fermato i russi in Siria, sul Caucaso
(contro gli armeni e per gli azeri), e oggi anche in Asia centrale, dove gli
“stan” turchici hanno rapporti sempre migliori con Ankara in funzione antirussa
e anticinese. Quindi concessioni eccessive a Russia o Bielorussia impattano anche
sulla posizione turca.
La
questione polacco-bielorussa invece?
È più
lineare. Bielorussia e Russia, che hanno una loro visione strategica,
incanalano migranti verso la Polonia, il maggiore sostenitore della causa
ucraina contro la Russia. Inoltre non è un mistero che la Russia si sente
minacciata da una Ue e Nato.
Qual è
il senso dell’operazione?
La
Bielorussia usa i migranti per ricattare la Ue su un valore fondativo, la
tolleranza e l’accoglienza, forzandola a perdere l’equilibrio con il bisogno di
non essere sommersa da immigranti. In ciò pone anche un ricatto implicito ma
diretto alla Polonia e alla Ue: smettetela di sostenere l’Ucraina o vi facciamo
invadere dai migranti.
E se
volessimo allargare il quadro?
Quindi
c’è un terzo pezzo fondamentale del nuovo grande gioco russo. L’America per
anni ha visto con un certo fastidio la Ue e l’euro, considerato rivale reale o
potenziale di Washington e del dollaro. Oggi però la contesa in Asia con la
Cina sta cambiando tutte le dinamiche e gli Usa vorrebbero una Ue più compatta
che appoggiasse gli sforzi anti-cinesi. Sotto questo profilo, la Russia sarebbe
utile per circondare anche formalmente la Cina.
Allora
qual è il senso della pressione sulla Polonia, vista da Mosca?
Mosca,
giustamente dal suo punto di vista, vuole ottimizzare il suo vantaggio
strategico e quindi segnala agli Usa una possibilità: quella di rendersi
disponibile ad aiutare Washington contro Pechino in cambio di concessioni
future, oggi in Ucraina, domani magari in Asia centrale, dove la presa cinese
si allenterebbe in caso di aumento della tensione.
Dunque
la questione polacca va al cuore dell’Europa.
Sì. E
al cuore della posizione italiana sul tema degli immigranti, tanto dibattuto
nella politica di Roma. La domanda è: come trovare un equilibrio e come gestire
la Ue al di là dell’euro e al centro di questa ragnatela a volte
contraddittoria di interessi?
(Max
Ferrario).
Il
presidente consolida il suo potere.
La
Cina ha un nuovo imperatore:
il
“marxismo del XXI secolo” di Xi Jinping guiderà a vita Pechino.
Ilriformista.it-
Carmine Di Niro-( 11 Novembre 2021)- ci dice:
Xi
Jinping come Mao Zedong e Deng Xiaoping. Il segretario generale del Partito
Comunista Cinese si appresta a diventare il nuovo ‘imperatore’ di Pechino: è
questo che è emerso dalla sesta sessione plenaria del 19° Comitato Centrale del
Partito, che ha adottato una “risoluzione storica” sui principali risultati e
sull’esperienza storica dei 100 anni di sforzi del PCC.
Una
risoluzione storica approvata al termine di quattro giorni di riunione e che
prepara di fatto il terreno per l’estensione del mandato presidenziale di Xi
Jinping, che dovrebbe ritirarsi l’anno prossimo al termine del suo secondo
mandato di cinque anni come segretario.
I
circa 370 dirigenti che si sono riuniti in conclave permetteranno così a Xi
Jinping, che è segretario generale dal novembre del 2012, di restare al timone
del Paese per almeno altri cinque anni, decisione che verrà ufficializzata
l’anno prossimo nel ventesimo congresso del Partito e che ne farebbe il leader
cinese più longevo dai tempi di Mao Tse Tung.
Cina,
il Pil vola ma i diritti affondano.
Una
risoluzione “della storia” come avvenuto solo tre volte in cento anni di
storia: la prima sotto la guida di Mao Zedong nel 1945, che guidò il Partito al
potere quattro anni dopo; la seconda nel 1981 con Deng Xiaoping, l’uomo che
lanciò le riforme che trasformarono la Cina in una potenza economica.
Nel
comunicato finale della sessione plenaria, pubblicata da Xinhua, i toni sono
chiari: Xi Jinping “ha pensato al socialismo con caratteristiche cinesi per una
nuova era” tenendo così “alta la grande bandiera del socialismo con
caratteristiche cinesi, aderendo alla guida del Marxismo-Leninismo, del pensiero
di Mao Zedong, della teoria di Deng Xiaoping, dell’importante pensiero delle
‘Tre Rappresentanze’, della visione scientifica dello sviluppo”. Comitato che
glorifica ancora il contributo ideologico del presidente Xi Jinping come “il
marxismo del ventunesimo secolo” e “l’essenza della cultura e dello spirito
cinesi”.
Il
partito, inoltre “ha stabilito il compagno Xi Jinping come il nucleo del
Comitato Centrale del Partito e ha stabilito la posizione guida di Xi Jinping
nella nuova era del socialismo con caratteristiche cinesi. È di importanza
decisiva per far avanzare il processo storico di il grande ringiovanimento
della nazione cinese”. Per questo il Partito invita ad “attuare pienamente il
pensiero di Xi Jinping sul socialismo con caratteristiche cinesi nella nuova
era“.
Un
passaggio è dedicato anche alla questione Taiwan, col Partito che ribadisce
come ovvio la propria opposizione all’indipendenza dell’isola o interferenze
estere sulla vicenda. Il modello per il plenum del Comitato centrale del
Partito deve essere quello di Hong Kong, “un Paese, due sistemi”, che la Cina
intende applicare anche a Taiwan per la riunificazione con Pechino.
(Carmine
Di Niro).
È
partito l’Ordine: attaccate Monsignor Viganò.
Conoscenzealconfine.it-
Andrea Sartori-(11 Novembre 2021)-ci dice:
(TelegramTwitterFacebook)
La
situazione della Chiesa italiana assomiglia sempre di più a quella della Chiesa
cinese: in Cina esiste una “Chiesa Patriottica” fedele a Pechino e non a Roma,
e una “Chiesa sotterranea” perseguitata che si ostina a essere fedele a Roma.
Oggi
in Italia esistono due Chiese e purtroppo quella “Patriottica” è quella di
Roma, piegata alla dittatura sanitaria. Esiste poi un mondo cattolico che
resiste alla follia dilagante. È il mondo dei cattolici fedeli al Depositum Fidei,
che non ama il Papa regnante, tendenzialmente mariana e che si sente
rappresentata da monsignor Viganò. E che magari manifesta contro il regime col
Rosario in mano.
Le
prime avvisaglie dell’attacco del regime scientista al Cristianesimo si era
avuto già con le parole del filosofo di regime Umberto Galimberti, che
proponeva un bel TSO per i pellegrini che vanno a Medjugorje lanciandosi poi in
un attacco serrato contro il Cristianesimo tout court, perché “troppo
individualista” (ci chiediamo cosa abbia capito del Cristianesimo).
Ma,
come detto, la figura di riferimento dei cattolici tradizionalisti è monsignor
Viganò. E
ancora qui Galimberti, precursore, diede del fascista all’ex nunzio negli USA. Vuoi negargli forse il titolo di
fascista, oramai affibbiato a chiunque faccia stecca nel coro?
Ma in
queste ultime ore pare partito l’ordine di attaccare la Chiesa delle catacombe. Perché il 9 novembre 2021 ha visto
almeno tre attacchi mainstream a quella parte di mondo cattolico che resiste.
L’ineffabile
Corrierone nazionale subito dà la notizia di trenta contagiati tra alcuni
pellegrini sassaresi a Medjugorje, sottolineando come questi siano no vax. Medjugorje, non particolarmente amata
dal Pontefice regnante che si lasciò scappare una battuta ai limiti del
blasfemo sulla Vergine è, assieme a Viganò, uno dei simboli del cattolico
tradizionalista non piegato al Cattolicesimo spurio di scientismo di questi due
anni. Il
bello però deve ancora venire, ecco quindi il fuoco incrociato su vari canali:
distruggete Viganò.
A
Cartabianca, su RaiTre, la Berlinguer manda in onda l’inchiesta di Tpi sui
cattolici tradizionalisti. Quelle inchieste che di solito si facevano sui sottogruppi
neofascisti.
E ovviamente il focus è su monsignor Viganò, presentato come una persona
pericolosa. Inutilmente (e giustamente) Vittorio Sgarbi fa notare che Viganò non è
stato scomunicato dal Papa. Basta la scomunica della nuova religione sanitaria, oggi vera religione di Stato nel
Paese che fu la culla del Cattolicesimo.
In
contemporanea ecco che parte il fuoco incrociato anche su Di-martedì. E sulle parole di monsignor Viganò
sull’inganno perpetrato per due anni ecco che arriva Bruno Vespa a dire: “che
Dio lo perdoni”. Come se un alto prelato avesse bisogno dell’assoluzione da parte di un
giornalista di regime, anzi, del giornalista di regime per antonomasia. Il
giornalista che si vantava di aver dato voce all’allora cardinale Wojtyła
oppositore del regime comunista polacco e che oggi invece negherebbe la parola
a monsignor Viganò.
Due
indizi possono essere una coincidenza, ma tre indizi fanno una prova, diceva
Sherlock Holmes. E qui abbiamo tre attacchi nel giro di poche ore, che si vanno a sommare
a quelli dei mesi precedenti. Parte la Grande Persecuzione, e si dovrà tornare
nelle catacombe come ai tempi di Nerone e Diocleziano. Per fortuna sia giornali che
televisioni, in crisi di credibilità, stanno conoscendo un drammatico tracollo.
Cosa
disturba di questi cattolici tradizionalisti, dei medjugoriani e di monsignor
Viganò? Il
non piegare la testa dinanzi allo Stato quando le pretese dello Stato
sconfinano in ambiti che non gli competono, tra i quali il pensiero religioso. I cristiani dei primi secoli erano
perseguitati perché rifiutavano il cosiddetto culto imperiale. Era un semplice gesto, bruciare un
grano d’incenso al genio dell’imperatore romano: fatto quel gesto, potevano tornare
nelle loro chiese a pregare Gesù senza problemi. Ma questo gesto significava
riconoscere la divinità dell’imperatore e Gesù era stato chiaro nel separare le
due sfere:
a Cesare quel che è di Cesare, ma a Dio quel che è di Dio.
Negli
ultimi anni abbiamo sempre guardato alla prima parte dicendo che la Chiesa non
doveva immischiarsi in politica, dimenticando la seconda. Oggi il regime
sanitario si sta ponendo come una vera religione, con le sue liturgie, i suoi
sacerdoti e profeti. Una religione che nega l’anima per concentrarsi solo sul
corpo biologico. Viganò ha lucidamente denunciato la distruzione della Fede nel suo
messaggio ai portuali di Trieste. Non poteva essere tollerato oltre.
(Andrea
Sartori- visionetv.it).
Grillismi
rovesciati.
Conte
parla solo di organigrammi e
Letta lancia la “piattaforma Pd”.
Linkiesta.it-
Francesco Cundari-(11-11-2021)- ci dice:
Lo
strano percorso parallelo di due leader nominati dai rispettivi capicorrente,
ma ansiosi di affrancarsene. L’uno nominandosi un intero stato maggiore,
l’altro provando ad aggirarlo.
A
nemmeno due settimane dalla singolare apparizione di Giuseppe Conte attorniato
dai suoi cinque nuovi vicepresidenti, da lui stesso presentati al pubblico
durante la trasmissione di Lucia Annunziata, ieri è stata la volta di Enrico Letta
e dei suoi sei «osservatori indipendenti», questa volta su Repubblica Tv.
Il
parallelismo colpisce anche perché non è l’unico. Sia Letta sia Conte, infatti,
sono stati insediati alla guida dei rispettivi partiti non già da un congresso,
ma in base a un accordo tra i principali capicorrente, cui è seguito un voto
pressoché unanime – anche perché in entrambi i casi il candidato era uno solo –
da parte della direzione (per Letta) o della rete (per Conte). Entrambi, per
prima cosa, hanno tentato di intervenire nella scelta dei capigruppo di Camera
e Senato.
Qui,
Letta ha ottenuto forse una vittoria di Pirro, a meno che non si voglia
considerare un trionfo l’essere faticosamente riuscito a far dimettere Andrea
Marcucci;
Conte una sconfitta secca, tanto più notevole perché il suo candidato al Senato
era il capogruppo uscente, Ettore Licheri, la cui rielezione era data da tutti
per scontata.
È
finita invece che Licheri, dopo essere andato alla conta, e aver visto di non
avere i numeri, si è dovuto ritirare.
L’impressione
è insomma che Letta e Conte stiano cercando di costruirsi un proprio gruppo, se
non una corrente, per potersi affrancare dalla tutela di quegli stessi
dirigenti che li hanno messi lì. Con alterni successi.
Per
quanto riguarda Conte e la sua intervista a Mezz’ora in più, a parte il
siparietto sulla presentazione dei vice, chiamati a entrare verso la fine del
dibattito, c’è solo un passaggio che merita forse di essere ricordato, e cioè
il suo elogio del multilateralismo.
Questa
l’argomentazione del presidente del Movimento 5 stelle, testualmente: «Non c’è
altra soluzione, perché nell’era Trump si è tentato un approccio bilaterale,
che non ha dato risultati, su cui ovviamente noi europei, tutti in Unione
europea, siamo stati scettici». Parola di Giuseppi. L’uomo che in quel momento era
talmente scettico da fare l’elogio del sovranismo persino all’assemblea
generale dell’Onu.
Per
quanto riguarda Letta, bisogna pur dire che le sue mosse si inseriscono in
un’antica e consolidata tradizione: quella del segretario che si lamenta dello
strapotere delle correnti e per affrancarsene prova a fare leva sulla retorica
del rinnovamento e della società civile come modo di legittimare la costruzione
della propria corrente e del proprio gruppo dirigente, se esterno allo stesso
partito meglio ancora.
Va
anche detto che i nomi degli «osservatori» scelti da Letta – dallo scrittore
Gianrico Carofiglio alla vicepresidente della Regione Emilia Romagna Elly
Schlein – appaiono di caratura superiore rispetto a quelli del Movimento 5
stelle, se non altro sul piano della notorietà. È comunque interessante il fatto che
l’oggetto delle loro osservazioni sia un articolato processo di elaborazione di
idee e proposte «dal basso», attraverso le cosiddette Agorà democratiche (assemblee in
parte virtuali in parte reali, composte di iscritti e non iscritti).
Vedremo
quale peso e quale ruolo effettivo avranno tali agorà, e chi vi prenderà parte,
a cominciare ovviamente dagli osservatori, nell’elaborazione di programmi e
proposte (e magari anche nella ridefinizione delle gerarchie interne, e magari
anche delle liste elettorali). E se da questo processo semi-virtuale di democrazia
partecipata, deliberativa, semidiretta o comunque lo si voglia chiamare,
emergerà davvero un modo nuovo di fare politica.
La
retorica con cui viene presentato non appare nuovissima, ma posso confessare
sinceramente di essere da sempre assai prevenuto verso questo genere di
esperimenti (e il modo in cui sono sempre andati a finire obiettivamente non mi
ha aiutato a liberarmi dei miei pregiudizi). Certo è curioso ascoltare questi
discorsi da parte del Pd, proprio mentre Conte e i cinquestelle abbandonano la
piattaforma Rousseau e ormai parlano solo di organismi dirigenti e
vicepresidenti.
In
ogni caso, non ci vorrà molto per capire se le Agorà lettiane riusciranno
davvero a «far emergere un comune tessuto valoriale» e «una visione alta e
altra» rispetto a quella della destra sovranista, come dice Elly Schlein, e ad
evitare «lo spreco di idee che c’è tantissimo in giro», come dice Monica
Frassoni, confermando l’importanza del fatto che, come sottolinea Carlo
Cottarelli, «le idee vengano dal basso e non cadano dall’alto» (questo, in
estrema sintesi, il succo del dibattito andato in onda ieri).
Sia
come sia, dice Carofiglio di avere già imparato da questa esperienza, tra le
altre cose, che la politica deve «contenere in sé un elemento di allegria». Probabilmente ha ragione. Ma se è così, la strada da fare
sembra ancora lunga.
Immigrazione,
Salvini:
"Andrò in Polonia dove succede qualcosa
di pericoloso".
E fa pace con Ghali, che gli manda una maglia autografata.
msn.com-La
Repubblica-Redazione-(11-11-2021)- ci dice:
Matteo
Salvini nei prossimi giorni andrà in Polonia perché "ai confini
dell'Europa sta succedendo qualcosa di pericoloso, di estremamente
pericoloso". L'annuncio del leader della Lega arriva da Catanzaro, dove ha
tenuto una conferenza stampa.
Ed è
una nuova occasione per attaccare la ministra dell'Interno Luciana Lamorgese.
"Più che vietare i cortei, preferirei un
ministro che vietasse gli sbarchi - dice l'ex ministro - Conto di andare, a
proposito di controllo del territorio e dei confini e di rischi legati
all'immigrazione clandestina, nelle prossime settimane in Polonia, perché ai
confini dell'Europa sta succedendo qualcosa di pericoloso, di estremamente
pericoloso".
"Detto
questo, Calabria e Sicilia - aggiunge -
non possono avere sbarchi fuori controllo. Io attendo da ormai 5 mesi un
incontro col ministro Lamorgese che si vede è impegnata a fare altro. Però non
è possibile, ormai siamo quasi a quota 60.000".
A
Catanzaro inoltre Salvini indossa la maglia della Tunisia mandatagli da Ghali -
il rapper con cui ha avuto uno scontro a San Siro- che l'ha anche autografata. Un dono, quello del cantante,
offerto al leader leghista in segno di distensione: "Sono pronto ad incontrare Ghali ad
offrirgli un caffè o un cappuccino, e chiarire. Siamo entrambi milanesi, penso
della stessa zona. Non sapevo chi fosse prima che mi insultasse allo stadio,
vivo tranquillo, mi è dispiaciuto perché ero con mio figlio che mi diceva:
questo cosa vuole. Lui lo conosceva musicalmente, io no, è rimasto dispiaciuto
anche mio figlio", dice Salvini, che ha apprezzato il gesto di Ghali:
"È un momento così complicato per gli italiani - ha poi aggiunto Salvini - perché quindi perdersi
in insulti allo stadio. Ha chiesto scusa, amici come prima".
In
calo di consensi e nei sondaggi, il leader della Lega rilancia il tema
dell'immigrazione. In una regione che sta facendo i conti con l'arrivo di
migliaia di immigrati in arrivo dalla rotta turca. Parla di immigrati e non
vuole parlare neanche dell'elezione del prossimo presidente della Repubblica. "Del Quirinale parlerò a
gennaio, - dice - non tiro per la giacchetta nessuno, ne parlo più
avanti". Risponde in maniera secca a chi gli chiede di Draghi, Mattarella, di
alleanze.
Del
resto è in Calabria per un incontro con i suoi dopo la nascita della nuova
giunta regionale calabra. Si dimostra soddisfatto. Anche se il reggente Nino Spirli,
aveva preso il posto di governatore dopo la morte di Iole Santelli, è rimasto
fuori.
"Sono contento della nuova giunta calabrese, abbiamo raddoppiato con due
presenze" dice. "Avevamo un
rappresentante, ora ne abbiamo due in ruoli diversi e importanti, l'assessore
alle Politiche sociali Minasi ed il presidente del Consiglio regionale Mancuso.
Spirlì?
Non finirò mai di rigraziarlo per quanto
ha fatto per i calabresi - aggiunge il leader del Carroccio - assicuro che avrà un ruolo di primissimo
piano a livello regionale e nazionale".
Come
ti convinco alla puntura:
dal
fucile all’ipnosi, dalla canna al bordello
visionetv.it-
ANDREA SARTORI-(11-11-2021)-
ci dice:
A me
gli occhi please. Per convincere gli indecisi da vaccino ecco che arriva Giucas
Casella. Non è una barzelletta, ma la realtà, e non accade in un Paese da
barzelletta come il nostro, ma in una nazione apparentemente seria come la
Svizzera: il vaccino sotto ipnosi.
In
alcuni cantoni della Svizzera orientale, dove i tassi di vaccinazione sono tra
i più bassi, sono previste sedute di ipnosi con degli specialisti ufficialmente
“per combattere la paura degli aghi”. Come se fossero gli aghi il vero problema
dopo cosette da nulla come lo scandalo Pfizergate.
La
cosa può far ridere a prima vista, per l’immagine popolare dell’ipnotista
dipinto perlopiù come una specie di ciarlatano da baraccone che ti fa fare la
gallina e ti dice “al mio tre ti scorderai tutto”.
Ma ci
sono sottotesti più inquietanti: come ben sanno gli esperti, l’ipnosi, al
contrario di quel che si vede nei film, non può farti fare cose contrarie al
tuo pensiero, quindi col cavolo che convinci qualcuno profondamente no vax. Ma può farti “vincere la paura”
quindi un certo risultato su chi è timoroso anche degli eventi avversi lo può
avere. Questo può essere estremamente pericoloso come precedente, ed è una
forma più subdola di medicalizzazione del dissenso.
Ma al
di là dell’aspetto inquietante, ecco che anche in Svizzera arrivano le cazzate
all’italiana. Tipo l’offerta di caffè, berliner, marroni, vin chaud o the speziati o le
notti del vaccino. Queste ce le hanno copiate.
Le
“Notti Magiche” del vaccino sono un’ideonza dell’ineffabile generale Figliuolo,
un personaggio che pare uscito direttamente dalla fantasia di Bonvi. Abbiamo
avuto le “Notti Bianche del vaccino”, oppure i “vaccini sotto le stelle”
sponsorizzati da quell’altro personaggio da commedia all’italiana che risponde
al nome di Luca Zaia. Un modello per gli svizzeri, speriamo non ci copino anche
la puntualità dei treni a sto punto.
In
Austria, per convincere gli indecisi, hanno usato tecniche più tradizionali,
ovvero quella cosa che ne tira più di un carro di buoi. A chi si vaccina offriamo
un po’ di sano divertimento con le donnine allegre. Meno sofisticato della Svizzera ma,
crediamo, più efficace, almeno sulla popolazione maschile. E anche
nell’austriacante Trentino hanno adottato tecniche simili: se ti vaccini mezzora gratis con Moira
la tigre del ribaltabile.
Ma
queste sono solo le ultime tra le ideone in giro per il mondo. In questi mesi
ne abbiamo sentite altre di incredibili: in Virginia addirittura si regalavano
fucili ai neo-vaccinati (forse per dare la caccia al novax), nel New Jersey più
pacifiche patenti di pesca, a Washington ti potevi fare una canna gratis. E poi le tradizioni del posto:
birra in Germania, pasta in Italia, tappeti in India, riso nelle Filippine e
Rolex ad Hong Kong (a mò di lotteria).
A
parte le risate che uno si può fare leggendo queste notizie, quello che emerge
è il dato del fallimento mondiale della campagna vaccinale, oltre ai metodi da
Banda della Magliana tra armi, prostitute, droghe, alcolici e poi minacce e
ricatti.
Se devi ricorrere a questi mezzi per convincere gli indecisi la situazione è
grave (ma non seria, come avrebbe detto il grande Ennio Flaiano).
La
campagna vaccinale è il più grande fallimento comunicativo della storia, e hai
voglia a sparare cifre trionfalistiche.
Al di
là del non trascurabile numero di resistenti, si è dovuti passare o alle
minacce e alle maniere forti, come
l’istituzione di green pass e simili aberrazioni, o piegarsi a simili trucchi
da baraccone. Un fallimento su tutta la linea. Ma dato che sbagliare è umano,
ma perseverare è diabolico, loro, che sono di fatto “diabolici”, perseverano.
(ANDREA
SARTORI).
Il
vaccino sta uccidendo più persone del Covid.
Unz.com- PAUL CRAIG ROBERTS-( NOVEMBRE 10,
2021)- ci dice :
Sappiamo
che NIH ha finanziato la ricerca gain-of-function presso l'Università della
Carolina del Nord e poi nel laboratorio cinese di Wuhan. Sappiamo che il
vaccino non protegge. Sappiamo che inietta un agente patogeno nel corpo.
Sappiamo che il vaccino causa morte e malattie. Ci sono fatti noti. Eppure continua la campagna per
costringere la "vaccinazione" universale con un "vaccino"
che è molto più pericoloso del Covid. Ciò implica la totale disonestà o
stupidità dell'establishment medico e dei leader politici, o indica
l'attuazione di una campagna decennale in preparazione per ridurre e limitare
la popolazione umana.
Un
medico sudafricano spiega come sono stati creati un vettore ingegnerizzato
(chiamato virus) e una sostanza ingegnerizzate (chiamata vaccino) al fine di
ridurre la popolazione mondiale
Orecchiare.
Il medico dice che una volta realizzato il piano di gioco, il controproducente
dal punto di vista della salute umana protocollo Covid ha senso. Intendono uccidere la maggior parte
di noi. Questo è lo scopo della proteina spike nel "vaccino".
Si
noti che sono gli operatori sanitari che hanno visto gli effetti del
"vaccino" sulle persone che preferiscono perdere il lavoro per essere
"vaccinati". Si noti che alle autorità sanitarie pubbliche del mondo
occidentale non importa se il risultato del mandato è una drastica contrazione
del personale medico. Questa è un'indicazione che il medico sudafricano ha
ragione sul fatto che l'intento è quello di ucciderci.
(globalresearch.ca/nhs-lose-tens-thousands-staff-over-mandatory-covid-vaccines/5761255)
Il
principale scienziato non vassato nih disposto a perdere il lavoro e la
licenza, discuterà contro i mandati vaccinali nella revisione etica in diretta
streaming.
(lewrockwell.com/2021/11/no_author/top-nih-unvaxxed-scientist-willing-to-lose-job-and-license-will-argue-against-vaccine-mandates-in-livestreamed-ethics-review/).
Ricorda:
la "pandemia di Covid" è stata la creazione del test PCR eseguito a
cicli elevati progettati per produrre alti tassi di falsi positivi. Ciò ha permesso all'establishment
medico di designare quasi tutte le morti per cancro, infarto, ecc. come
"morti Covid" se ai pazienti è stato somministrato il test PCR
orchestrato a cicli noti per produrre falsi positivi. Una persona morta con un
falso positivo è stata conteggiata come una morte Covid.
Ricorda:
le autorità mediche italiane hanno corretto il conteggio dei decessi Covid in
Italia per includere solo le persone decedute per Covid. Il conteggio dei decessi covid è
sceso da 130.000 a 3.783. In altre parole, in Italia la "pandemia" è
stata creata sopravvalutando le morti covid di 32,5 volte!
(paulcraigroberts.org/2021/11/09/fake-mortality-data-corrected-italian-institute-of-health-reduces-official-covid-death-toll-from-130000-to-4000/).
Il
governatore di Californi Newsom ferito da un colpo di richiamo moderna, la
fonte dice al difensore.
La
fonte, che ha chiesto di non essere identificata, ha detto che i sintomi di
Newsom erano simili a quelli associati alla sindrome di Guillain-Barré (GBS),
un noto effetto collaterale di molti vaccini.
(lewrockwell.com/2021/11/no_author/gov-newsom-injured-by-moderna-booster-shot-source-tells-the-defender/)
Gli
atleti soffrono di arresto cardiaco, miocardite, coaguli di sangue, ricoverati
in ospedale dopo iniezioni covid.
(globalresearch.ca/athletes-dead-hospitalized-covid-injections/5761192)
Dati
recenti dell'Office of National Statistics del Regno Unito rivelano che le
persone che sono state doppiamente colpite contro COVID-19 stanno morendo per
tutte le cause ad un tasso sei volte superiore a quello dei non vaccinati.
Il CDC
si affretta a coprire i fatti con due studi falsi.
(globalresearch.ca/cdc-hits-new-lows-two-manipulated-studies/5761251).
Il
comandante generale del Corpo dei Marines David Berger concorda con il CEO di
Pfizer che la verità stabilita da fatti noti che il "vaccino" Covid è
pericoloso costituisce disinformazione. Solo le bugie di Big Pharma sono vere.
Urlare
fatti noti ed esperti rinomati è il passatempo di Big Pharma e dei suoi brividi
come Tony Fauci e le prestitute. Ora include il comandante del Corpo dei
Marines che incolpa i marines molto più intelligenti di lui per aver rifiutato
il colpo mortale a causa della "disinformazione" da parte di rinomati
scienziati ed esperti. Quindi un generale dei Marines ne sa più di scienziati
ed esperti.
Come
fa una persona stupida, o corrotta, come il generale David Berger ad arrivare
in cima?
(globalresearch.ca/marine-corps-commandant-blames-vaccine-disinformation-possibility-losing-12500-troops-marine-corp-ranks/5761235)
La
pandemia di Covid è una bufala comprovata. Qual è il suo scopo? (Paulcraigroberts.org).
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