“Un uomo senza dignità perde la sua libertà”.
“Un
uomo senza
dignità perde
la sua libertà”.
"Ha
superato il limite".
La fronda M5S "silura" Conte.
msn.com-Ilgiornale.it-
Luca Sablone -(12-12-20219-ci dice :
Una situazione
delicatissima in vista di due appuntamenti politici cruciali. Nel Movimento 5
Stelle torna protagonista il caos a pochi giorni dall'approvazione della
manovra di fine anno e della partita per il Quirinale. Il timore dei grillini è
di perdere ulteriore peso negoziale e contare sempre meno su due fronti che
avranno un notevole impatto sui prossimi scenari della politica italiana. A
finire nel mirino della fronda più irritata è Giuseppe Conte, proprio colui che
- almeno nelle intenzioni - avrebbe dovuto fare da collante e garantire pace e
armonia all'interno di un gruppo in costante insofferenza.
L'ira
contro Conte.
C'era
grande entusiasmo per l'elezione dell'avvocato come presidente del M5S. Veniva considerato un profilo di
garanzia e di perfetto equilibrio tra correnti interne. È giusto declinare i
verbi al passato, visto che i facili toni trionfalistici hanno ormai lasciato
spazio a critiche e mal di pancia. Sono state le parole dell'ex premier a scatenare
l'ultima guerra tra i 5 Stelle: "Da adesso in poi dobbiamo non solo affidaci
all'onestà, ma coniugare anche competenza e capacità". Come a dire che è finito il tempo
della sola onestà e che ora bisogna fare sul serio e mettere in campo anche la
competenza.
In
molti l'hanno vista come un'offesa alla storia del Movimento che, secondo
questo ragionamento, avrebbe preso il 33% dei voti solo con onestà ma senza
capacità. Da qui - riporta La Repubblica - si sono scatenate le variegate
reazioni che hanno come bersaglio principale Conte: "Si sta dicendo che quelli di
prima era incompetenti e stupidi?"; "Ormai si vuole rinnegare tutto e
tutti, manca solo l'eliminazione fisica"; "Parole offensive che
superano il limite".
Chat
infuocate.
Video:
M5S alla riscossa! (Mediaset).
C'è
chi invita i vertici del M5S a ragionare sull'uso della parole, evitando di
ricorrere a determinate dichiarazioni che possono risultare offensive per gli
eletti e per la base pentastellata. Un parlamentare dice chiaramente che il
nuovo percorso targato Giuseppe Conte è "già fin troppo ricco di errori"
e lancia una frecciata senza nascondersi: "C'è un limite alle offese ed
ora credo sia stato toccato e un po’
superato".
Negli
scambi di messaggi visionati da LaPresse spicca lo sfogo di un senatore campano
che giudica "molto triste e meritevole di una attenta riflessione"
l'utilizzo dei termini nelle ultime uscite televisive e nei comunicati
diramati: "Significa che finora il M5S era espressione di capre
ignoranti?".
Elezioni
anticipate?
Ma a
tenere banco è anche la possibilità di elezioni anticipate che spaventa e non
poco la galassia grillina. Da tempo c'è il sospetto che Conte in realtà voglia andare
presto alle urne, nonostante a favore di telecamere abbia più volte ribadito la
necessità di non interrompere la legislatura per portare avanti la campagna di
vaccinazione e i progetti del Recovery Fund. La domanda che ci si pone è la
seguente: hanno
ragione o torto tutti coloro che ipotizzano che Conte starebbe lavorando per lo
scioglimento anticipato della legislatura e le elezioni in primavera?
In tal
senso i ragionamenti si intrecciano anche con la partita per il Quirinale. ""Vorrei sapere, volendo
andare alle elezioni anticipate per le quali si dichiara pronto: per favorire
questo scenario che dobbiamo fare, votare Draghi presidente della
Repubblica?", si chiede un senatore grillino. Che punta sull'importanza di
essere trasparenti: "È bene dircele queste cose, per evitare di dire bugie agli
iscritti e ai cittadini".
La
dignità dell’uomo: riflessioni
filosofiche
sul concetto di coscienza.
Diritto.it-Franco
Guidoni-(16 gennaio 2018)- ci dice :
PREMESSA.
Non so
ancora se questo scritto ha un qualche valore. In fondo non è altro che un
raggruppamento sintetico di ciò che già si conosce, di quello che altri hanno
scritto, raccolto qua e là attraverso le grandi possibilità che internet
offre.E’ per questo che non ho trascritto riferimenti bibliografici a pié di pagina
o didascalici commenti.Tutto si trova oramai alla portata di tutti, e questa è
una immensa conquista del nostro tempo.
Se ciò che ho riportato ha un significato, è
quello di aver creato un quadro “ad hoc” per i fini che volevo. In definitiva per parlare del
significato e più ancora del valore della vita e della morte.
Per
fare questo non potevo non affrontare il tema della dignità della persona e del
suo concetto storico – filosofico attraverso il tempo.
Perché proprio sul concetto di dignità della vita umana si decide la grande disputa fra il
diritto di vivere e di morire, fra la qualità della vita e la dignità del
morente, fra una scelta di libertà e un dovere autoimposto.
Certo
la disputa rimane infinita, ma ad un
certo momento della mia vita ho pensato che – difronte al dilemma una parola
andasse detta anche da me.
Questo
bisogno in fondo mi accorgo che nasce dal dolore.Sì dal dolore di chi vivendo
ha perduto i propri cari, vedendoli soffrire.La paura che capiti la brutale
scelta ad altri propri cari e a se stesso.Quindi inscindibilmente una bisogno
di mettere insieme questi scritti e le
riflessioni finali, che nasce dal dolore e dall’amore, perché – come diceva
Neruda – “il fuoco ha una metà di freddo”.
E qui,
in questa drammatica commistione di sentimenti – c’è forse la risposta più
vera, anche se non necessariamente la più valida o “giusta” ( chissà cosa sarà
il “giusto”) al problema.
Era
quindi doveroso tracciare un itinerario che inquadrasse il pensiero sulla
dignità dell’uomo attraverso la storia del pensiero filosofico, tracciare
quindi i concetti essenziali di quel sistema di norme imperative che fondano
l’ordinamento giuridico, chiamato e prendere posizione e a tracciare quel
limite labile fra la dignità del vivere e il diritto di morire.
Occorreva
allora entrare nello spirito più profondo che giustifica ontologicamente, prima
ancora che razionalmente, quel sistema di norme che disciplina e connota la nostra vita.Come farlo se non
attraverso una introspezione che salvasse la “purezza” di quel sistema di
comandi normativi, conducendoci lontano da derive di tipo moralistico che
pregiudicherebbero il concetto stesso di
libertà di scelta in riferimento a valori ritenuti meritevoli di tutela
da una determinata comunità, in un dato momento storico, secondo un volere
espresso in base a precise regole che dovrebbero ( in un sistema democratico)
garantire la volontà della maggioranza dei consociati.
Alla
fine trarrò delle conclusioni riflessive personali che non hanno alcuna pretesa
se non quella di richiamare questa libertà e di riaffermare perentoriamente
come in fondo l’opzione è un sentimento che nasce da un immenso dolore e si
conclude in un puro atto d’amore.
La
verità, quella vera, è che si scrive sempre per se stessi.
“In
certi momenti del giorno, quando ancora la luce del sole, fuori, è alta, non
riesci neppure a riconoscere i volti dentro quelle camere. Le tapparelle sono
sempre semichiuse e disposte ad arte per far sì che il sole sbirci tra gli
stecchi di legno, e la luce salga mesta lungo le sponde dei letti, arrivando
con fatica in cima, là dove c’è un volto poggiato ad un cuscino nella penombra. Io sono qui ad
aspettare ancora un guizzo, papà; ancora una volta alzati papà, prendi in mano
come hai sempre fatto la vita, caricatela sulle spalle e portala al di là del
limite di questo corridoio senza speranza.
Ti
dirò il segreto per uscire, papà, sta tutto in un numero.Lo comporremo insieme,
papà, digitandolo sopra una tastiera che sta a fianco della porta d’ingresso e
d’uscita, bianca e malaticcia anch’ essa, come l’aria che qui si respira.Voglio
solo, per il momento, fartelo vedere questo numero magico; anzi, te lo scrivo
su di un foglietto e te lo infilo in tasca.
Uscirò
prima io, papà, perché voglio che tu ce la faccia da solo.
Dovrai
conquistare la libertà, quella che la vita ti ha tolto.
Io
andrò di fuori e ti aspetterò seduto sopra una panchina in mezzo al prato.
Uscirà
il sole come sempre, e la rugiada del mattino che pregusta il cielo terso d’inverno,
si scioglierà creando piccole caramelle luminose; proprio come quei “moretti”,
quelli di allora, quando eri giovanotto povero e ti sedevi felice sulla
panchina con la tua fidanzata.
Ecco,
papà,io sarò là ad aspettarti sempre, con un mazzo di chiavi nelle mani, quelle
che non riuscivi a trovare più, quelle della tua, della nostra casa.
“ La
creazione non avvenne in principio. Avviene
ogni giorno. Il mio augurio è che tu la viva come tale,nel suo misterioso
rinnovarsi”.Grazie, papà “.
CAP.
1.
La
dignità dell’uomo: percorso storico, filosofico e giuridico.
Si può
parlare della dignità sotto diversi profili. In filosofia si è generalmente
d’accordo nel riferire il concetto di dignità umana al valore intrinseco e
inestimabile di ogni essere umano (viene subito in mente la definizione data
dall’art 1 della DU dei diritti dell’uomo: “tutti gli esseri umani nascono
liberi e uguali in dignità e diritti”).
Già da
questa definizione si deduce che la dignità è una prerogativa di ogni essere
umano ed è su questo fondamento che si basa il principio di uguaglianza.
La
dignità porta con sé il riconoscimento a ciascun uomo e a ciascuna donna dei
diritti inviolabili della persona: alla vita, alla libertà, alla propria
identità, ecc.
Storicamente,
già lo stoicismo aveva affermato l’identità delle virtù negli uomini a
prescindere dal ceto sociale. Gesù Cristo, con i suoi atti e con il suo insegnamento, ha
riconosciuto la dignità di ciascun uomo e ciascuna donna a prescindere dalle
loro condizioni personali e sociali e, se ha avuto delle preferenze, ciò è
stato a favore dei soggetti umani più svantaggiati.
Col
Rinascimento, in seguito ad un nuovo percorso culturale e filosofico, la
dignità è stata riposta nell’autonomia dell’uomo: “Noi saremo ciò che vogliamo essere” (Pico della Mirandola). Questa
posizione si è poi radicalizzata fino all’affermazione, nei confronti della
dottrina della Chiesa accusata di avere promosso la svalutazione del mondo
terreno, che l’uomo è un essere dotato di assoluta autonomia e decide con la ragione
per sé.
Kant
ha cercato di dare una fondazione teoretica all’autonomia, affermando che è la
ragion pratica a trovare la finalità dell’azione; ma, l’autonomia di ciascun
uomo incontra quella dell’altro. Qui entriamo nel campo più propriamente giuridico,
oggetto di questo intervento, che è vedere come è stata tutelata la dignità dell’uomo dal
diritto nel suo percorso storico.
Il
percorso storico-giuridico: nell’antichità.
Partiamo
dalla storia della civiltà indù e cinese. L’ordinamento della società indù è
stato modellato dal dharma. Il dharma
era l’insieme delle regole morali e sociali che reggevano la società.
Tali
regole dettavano i doveri degli appartenenti a ciascuna della caste in cui era
divisa la società indù. I doveri morali e sociali del dharma, poi trasferiti in
norme giuridiche, erano diretti essenzialmente a conservare la divisione della
società in caste. Quindi era assente il concetto di uguaglianza; c’era
differenza di rango sociale, di diritti e di privilegi. Ciò che colpisce dal punto di vista
giuridico è che era rigidamente vietato il passaggio da un casta all’altra. E’ facile immaginare che questa
costituzione sociale, che originariamente è derivata da una determinata
concezione della comunità degli Arii, è servita in seguito, dopo che le popolazioni arie hanno
occupato e si sono stabilite nella penisola indiana, alla conservazione del
potere delle classi più alte.
Nella
civiltà cinese, le regole etiche e giuridiche della società si sono basate sul
dovere del rispetto dei superiori ai vari livelli sociali; e, pertanto, su una
gerarchia molto forte. Il potere dei governanti ai vari livelli (re, feudatari,
capivillaggi, capi-famiglie) era assicurato da severe norme di carattere
penale. In
Cina le prime norme giuridiche – e quindi il primo diritto – nascono come norme
penali. La condizione dei singoli individui, ed essenzialmente della maggior
parte di essi, in quanto non ricoprenti una posizione nella gerarchia sociale,
era molto limitata. Di conseguenza non si può parlare di individui dotati di
capacità giuridica, in particolare per le donne. Tuttavia, in siffatta situazione
sociale, il taoismo e il confucianesimo hanno esercitato un indubbio influsso
mitigatore della durezza delle condizioni umane dei subordinati, insistendo
molto sulle virtù dei governanti (benevolenza, mitezza, ecc.).
L’esperienza
giuridica dei Romani provoca un’autentica rivoluzione nel modo di concepire
l’uomo rispetto al potere politico. Il civis si pone, forse per la prima volta nella
storia, come titolare di diritti propri dentro la comunità (civis sui iuris). Il cittadino romano è titolare di diritti propri nei
confronti del potere. La sua posizione
giuridica non è derivata né concessa dal potere politico; anzi i cives furono i costruttori
dello Stato.
Bisogna,
però, subito avvertire che nella società romana ciò non era di ogni uomo, nel
senso che oggi noi intendiamo per uomo cioè ogni essere umano (vedi: Dichiarazione Universale di diritti
dell’uomo: art. 1), ma era riservato ai cittadini romani liberi (cives optimo
iure) e sostanzialmente ai patres familias .
Nell’antichità
romana lo ius era il potere del pater familias sulle persone e sulle cose, che
rientravano nella sua sfera di dominio.
La
giustizia era un concreto, tipico equilibrio tra gli iura dei cives. Attraverso
uno sforzo prodigioso la giurisprudenza romana elaborò principi e regole di
diritto, sulla
base dei quali erano disciplinati i rapporti fra i cives sul piano di
uguaglianza tra loro.
L’apporto
del Cristianesimo al diritto.
Il
diritto romano aveva concepito il cittadino come soggetto di diritti propri, ma ciò era una prerogativa soltanto
dei cives.
Chi
operò sul piano della coscienza la piena liberazione dell’uomo nei confronti
dei poteri terreni e proclamò concretamente l’uguaglianza di tutti gli esseri
umani fu il Cristianesimo. Gesù affermò che il rapporto di ogni uomo con Dio è anteriore
e superiore al rapporto col potere e che tutti gli uomini hanno un solo Padre.
Nel
mondo greco la volontà umana non palesava dissidi col nomos (modo d’essere e
quindi norma dei comportamenti che realizzavano l’unità tra vita individuale,
vita sociale e vita cosmica); in quello romano lo ius rivelava la forte coscienza del
potere individuale di singole persone.
Col
Cristianesimo si distinse il momento oggettivo del diritto, identificato nella
legge divina rivelata, dal momento soggettivo, che è il volere umano che si
conforma a detta legge.
Il
Cristianesimo, inoltre, sulla scia della fede di Israele valorizzò la natura
come creazione di Dio ed espressione del Logos eterno. Per i Padri della Chiesa il sequi
naturam e la sequela Christi non si oppongono. Al contrario seguire la legge
naturale, ossia i doveri morali che ci vengono indicati dalla natura e dalla
ragione, è seguire il Logos personale, il Verbo di Dio, poiché “da Dio sono la legge della natura e
la legge della rivelazione, che fanno un tutt’uno” (Clemente di Alessandria).
Con
san Tommaso la dottrina della legge naturale assume la forma classica. La legge naturale è intesa come
partecipazione nella creatura razionale della legge divina eterna, grazie alla
quale l’uomo entra in modo consapevole e libero nei disegni della Provvidenza. Secondo i teologi e i giuristi
scolastici, la legge naturale costituisce un punto di riferimento e un criterio
alla luce del quale viene valutata la legittimità delle leggi positive e dei
costumi particolari.
Nei
secoli XII e XIII i grandi giuristi cristiani della Scuola di Bologna (Irnerio,
ecc.), avendo rinvenuto e studiato i testi del diritto romano, fatti compilare
dall’Imperatore Giustiniano nel VI secolo d.C., avevano riletto quel diritto
alla luce delle esigenze della caritas cristiana (amore di Dio e del prossimo).
Essi elaborarono la categoria della aequitas, quale principio informatore della
pratica giuridica, che consentì di tradurre le esigenze della carità nella
disciplina dei vari istituti giuridici (famiglia, contratti, ecc.).
Fu
l’epoca in cui si formò il diritto comune, sistema normativo di un ordinamento
universale, in rispondenza all’ideale di unità proprio del Medio Evo cristiano,
per cui
come c’era un “unum imperium” doveva esserci un “unum ius”.
L’apporto
del Cristianesimo per il riconoscimento e la tutela della dignità dell’uomo fu
quindi grande, in quanto principi e regole della vita sociale e dei rapporti
tra gli uomini furono ispirati alla carità come amore del prossimo, uguale
verso tutti.
Con l’Umanesimo
e l’avvento dell’Era moderna c’è stato un capovolgimento culturale profondo.
Anche per l’influsso di correnti filosofiche e per la riscoperta della cultura
classica, oltre che per situazioni politiche nuove, si è affermato il primato
del volere dell’uomo. Sul piano filosofico, contro l’intellettualismo della
filosofia scolastica sospettato di assoggettare la persona umana all’ordine
della natura, il volontarismo (Duns Scoto) esaltò la volontà dell’uomo.
In
questo clima culturale, rifiutato il riferimento alla legge divina, si cercò di
trovare il fondamento dell’ordine etico e politico in principi razionali
(“etiam Deus non daretur” : Grozio). La legge non è stata più vista come
espressione di una sapienza che governa l’universo, ma come un prodotto della
volontà dell’uomo; in ultima analisi, come creazione del legislatore umano.
Al
rapporto tra legge divina e volontà dell’uomo, che aveva caratterizzato
l’ordine medievale, si è sostituito il rapporto tra la volontà di ciascun
individuo e la volontà potestativa pubblica, ed in sostanza tra libertà e
autorità, che ha caratterizzato tutta la storia moderna. In queste condizioni, la morale si è
ridotta all’obbedienza alla legge posta dall’autorità (Hobbes).
Lo
scisma protestante, favorendo l’incertezza nell’ordine della verità, produsse
la rottura dell’unità spirituale e politica dell’Europa. Emersero gli Stati
nazionali sovrani. Le sanguinose guerre di religione, seguite allo scisma, a
loro volta accentuarono in tutta Europa una situazione generale di insicurezza,
rafforzando il potere all’interno degli Stati nazionali (‘monarchie assolute’).
Nell’età
moderna.
A
fronte dell’arbitrio del potere bisognava proteggere gli individui. Si venne così
sviluppando nel pensiero filosofico-giuridico l’idea dell’esistenza di diritti
naturali dell’uomo alla vita, alla libertà, alla proprietà (giusnaturalismo). Inoltre, il giusnaturalismo ha
cercato i criteri di legittimazione del potere politico; e, a tale fine, è
stata elaborata la teoria del “contratto sociale”. Da questa corrente
filosofico-politica sono nate le Dichiarazioni dei diritti, quella americana (Virginia
1776) e quella francese (1789. Lo scopo di ogni assetto statuale veniva posto
nella conservazione dei “diritti naturali e imprescrittibili dell’uomo” (art 2
Dichiarazione francese).
L’individuo,
come soggetto di diritti, ha acquistato il massimo rilievo; e allo Stato si è
dato il compito di proteggere i diritti soggettivi dell’individuo.
Il
diritto di libertà di origine giusnaturalistica atteneva essenzialmente alla
protezione dell’individuo nei confronti del potere statale; con la vittoria del soggettivismo
giuridico esso si è declinato nei diritti soggettivi. La formulazione dei
diritti soggettivi nei codici (a cominciare dal Codice napoleonico) ha prodotto
l’identificazione del diritto con la legge dello Stato, eliminando ogni altra
forma di diritto, quali consuetudini, precedenti giudiziari, ecc. (positivismo
giuridico).
Contestualmente
all’affermazione del soggettivismo giuridico, si sono sviluppate nell’Ottocento
la società borghese e l’economia capitalistica. Questa, con la divisione tra
capitale e lavoro, ha dato origine ai conflitti sociali. Per il riscatto delle
condizioni dei lavoratori sono sorti movimenti politici e sindacali. In questo contesto storico sono
germinate all’inizio del Novecento le ideologie del fascismo e del comunismo,
originando le relative dittature al fine di attuare con la forza una propria
visione dell’uomo e della società.
Dopo
la seconda guerra mondiale, la comunità delle nazioni, traendo le conseguenze
delle strette complicità che il totalitarismo aveva mantenuto con il puro
positivismo giuridico, ha definito nella Dichiarazione universale dei diritti
dell’uomo (1948) alcuni diritti inalienabili della persona umana che
trascendono le leggi positive degli Stati e devono servire loro come
riferimento e norma. Tali diritti non sono concessi dal legislatore: essi sono
dichiarati perché la loro esistenza oggettiva è anteriore al legislatore e allo
Stato Come recita il Preambolo della DU, essi derivano dal “riconoscimento
della dignità inerente a tutti i membri della famiglia umana” . Essi si pongono
pertanto come limite invalicabile nei confronti del potere politico (art 28
DU).
I
diritti dell’uomo sono stati quindi riconosciuti in Patti internazionali (es. il Patto dei diritti civili e
politici e il Patto dei diritti sociali, economici e culturali) e in
Convenzioni internazionali (es. la Convenzione europea dei diritti dell’uomo), e sono stati inseriti in tutte le
Costituzioni degli Stati contemporanei.
Due
diverse concezioni della dignità umana.
Il
Magistero della Chiesa propone il
recupero di valori etici universali, come fondamento di un’etica comune a tutti
gli uomini. La visione teologica odierna tende a porre al centro il disegno di
salvezza di Dio. Il soggetto umano realizza se stesso rispondendo con la sua libertà a
tale disegno. La libertà non è un assoluto auto-creatore di se stesso, ma la
possibilità di realizzare se stessi aderendo a quel disegno. La dignità dell’uomo, in sostanza, scaturisce dal fatto
che l’uomo ha un rapporto diretto con Dio, e qui è il fondamento della sua
libertà verso chiunque e qualunque cosa.
Diversa
è la posizione dell’altra concezione, che per comodità si può definire
soggettivistica, la quale radica la dignità nell’autonomia del soggetto. In effetti, sulla scia del
volontarismo, si è pervenuti sul piano filosofico all’affermazione del solo
soggetto pensante
e, quindi, della sola razionalità, posta a fondamento dell’autonomia. Per Kant, l’uomo ha una dignità
innata in quanto essere ragionevole e capace di autodeterminarsi ad agire
moralmente.
Nella
concezione soggettivistica attuale viene accentuato il diritto di ciascun uomo
di decidere da sé cos’è l’essere uomo e le scelte esistenziali conseguenti. Ogni riferimento a una norma etica
oggettiva, proveniente da Dio o dalla legge di natura, è percepito come una
minaccia per l’autonomia del soggetto.
Una
composizione può ritenersi raggiunta all’art 1 della DU dei diritti dell’uomo,
laddove la dignità umana è definita in
termini di libertà e di uguaglianza:
“Tutti
gli esseri umani nascono liberi e uguali in dignità e in diritti”.
Conclusione.
In una società gerarchizzata, basata sulla
disuguaglianza e sulla subordinazione, il principio cardine della vita sociale
è il principio di autorità, e ciò è stato per millenni. Ma in una società di liberi, uguali
in dignità e diritti, il predetto principio sembrerebbe che di fatto non regge
più. Occorre
un diverso principio in base al quale tutti i soggetti umani concorrano a
costruire la comunione. Ora, alla comunione dei soggetti si perviene attraverso la
dimensione di reciprocità, vale a dire attraverso comportamenti ispirati
dall’amore reciproco. Tale dimensione di reciprocità, infatti, come evidenziano gli
psicologi, fa assumere all’esperienza relazionale una valenza qualitativa tale
da arrivare alla comunione.
Come
si pone nel predetto quadro il tema della dignità dell’uomo?
Anzitutto,
va riconosciuta l’inviolabilità di ciascun essere umano, come qualcosa di unico
e irripetibile, che perciò comporta l’inviolabilità della vita, della libertà,
della identità personale e degli altri elementi costitutivi della persona. Questi beni esistono prima dei
relativi diritti personali (cd. diritti fondamentali), e vanno quindi
salvaguardati e custoditi in ciascun uomo e donna.
Io
credo che il modo di tutelare la dignità della persona va risolto nel piano
della relazione.
Il
soggetto umano nel proprio agire etico non può prescindere dalla relazione:
verso se stesso e verso gli altri. E’ all’interno di queste relazioni che la dignità si
afferma o si nega. Ma, la dignità si afferma dentro le relazioni da parte del soggetto come
capacità d’amare e viene tutelata da parte degli altri con un uguale
atteggiamento.
L’amore
reciproco è il modo di vivere la relazionalità nello spirito di fraternità.. Esso concretizza il terzo
principio proclamato dalla Rivoluzione francese accanto a quelli di libertà e
di uguaglianza: il principio di fraternità, che secondo tutti gli autorevoli studiosi
rende effettivi gli altri due. Ove venga acquisto dal diritto, il diritto stesso può
raggiungere la sua finalità che, secondo l’intuizione degli antichi filosofi, è quella
della comunione degli uomini (Cic. Leg. 1,15.43)naturali.
LE
CONCEZIONI NATURALISTE DEI DIRITTI UMANI.
La
natura dei diritti umani. La posizione metafisica-ontologica.
La
nozione metafisica di uomo si basa su un processo di astrazione che muove “dal
sensibile concreto all’intelligibile astratto, dalle cose particolari della
realtà ai concetti universali” (Lucas 2007, 106).
L’approccio
metafisico è un approccio all’essenza delle cose.
La
definizione dell’uomo proposta dalla dottrina aristotelica, e mantenuta nella
corrente di pensiero tomista, secondo cui l’essere umano è un essere di natura
razionale, è un esempio di concezione metafisica della natura umana.
La
caratteristica sostanziale dell’essere umano, la sua razionalità, viene assunta
a parametro immutabile e distintivo dell’essere umano rispetto agli altri
esseri, ricavabile mediante un atteggiamento descrittivo delle sue proprietà.
L’essenza
della natura umana secondo un prospettiva ontologico- metafisica può essere ricavabile
secondo tre modalità (Viola1997, 13):
1)
secondo un senso c.d. statico la natura ontologica di una cosa si ricava dalla
sua forma (e in questo senso la dimensione biologica assume un peso importante
della definizione dell’essenza umana);
2)
secondo un senso c.d. dinamico l’essenza della natura umana si de-termina dalle
potenzialità finalisticamente orientate che esprime;
3)
secondo un senso c.d. finalistico, l’essenza umana coincide con lo stadio
finale del suo sviluppo.
Aristotele
suggerisce di osservare quale è l’attività o la capacità specifica degli esseri
umani, quella che ci distingue da tutto il resto. Questa capacità distintiva risulta
essere la ragione e la funzione della vita umana è, conseguentemente,
l’esercizio della ragione” .
Il
modo aristotelico di concepire l’essenza della natura umana è intrinsecamente
finalistico.
L’essenza
o anima di una cosa, secondo Aristotele (De Anima II.I, 412a 21-30), si rivela
nel suo orientamento finalistico: “Se l’occhio fosse un animale, anima sarebbe la sua
vista”.
CAP. 2
L’
“autocoscienza”. Excursus storico – filosofico
Nell’antica Grecia.
Gran
parte delle riflessioni sull’autocoscienza presero spunto dalle filosofie
elaborate nell’antica Grecia, in particolare da Socrate, Platone e Aristotele,
sui quali ci si soffermerà al fine di introdurre l’argomento.
Centrale
risulterà in proposito il problema sulla natura della conoscenza, se questa sia
da ricondurre ad un atto interiore e immediato del pensiero (che coinvolga per
l’appunto la libertà e la coscienza di sé), o se invece risulti da un
meccanismo automatico di fenomeni che interagiscano tra loro, come sulla scia
di Democrito sostenevano gli atomisti, e poi gli empiristi dell’età moderna.
Socrate.
Mentre
l’indagine dei filosofi presocratici era incentrata sulla natura, e riguardava
forme di pensiero impersonale (l’intelletto di Anassagora, il numero di
Pitagora, l’essere di Parmenide), con Socrate per la prima volta il pensiero si sofferma
sull’autocoscienza, ovvero sulla riflessione dell’anima umana su di sé, intesa
come io individuale.
Socrate
era convinto di non sapere, ma proprio per questo egli si accorse di essere il
più sapiente di tutti. A differenza degli altri, infatti, pur essendo ignorante
come loro, Socrate era dotato di autocoscienza, perché “sapeva” di non sapere,
cioè era consapevole di quanto fosse vana e limitata la propria conoscenza
della realtà. Per Socrate tutto il sapere è vano se non è ricondotto alla coscienza
critica del proprio “io”, che è un “sapere del sapere”. L’autocoscienza è
quindi per lui il fondamento e la condizione suprema di ogni sapienza. «Conosci te stesso» sarà il motto
delfico che egli fece proprio, a voler dire: solo la conoscenza di sé e dei
propri limiti rende l’uomo sapiente, oltre a indicargli la via della virtù e il
presupposto morale della felicità. Per Socrate infatti una vita inconsapevole è indegna
di essere vissuta.
Una
tale autocoscienza tuttavia non è insegnabile né trasmissibile a parole, poiché
non è il prodotto di una tecnica: ognuno deve trovarla da sé. Il maestro può
solo aiutare i discepoli a farla nascere in loro, all’incirca come l’ostetrica
aiuta la madre a partorire il bambino: non lo partorisce lei stessa. Questo
metodo socratico era noto come maieutica; e l’oggetto a cui mirava era da lui
chiamato dáimōn, ovvero il demone interiore, lo spirito guida che alberga in
ogni persona.
Con
Socrate vennero posti in tal modo i capisaldi di tutta la filosofia successiva,
basata sul presupposto che la vera conoscenza non deriva dai sensi, ma nasce
dall’uso consapevole della ragione.
Platone.
Platone,
suo allievo, affrontò esplicitamente il problema dell’autocoscienza oltre che
nel Filebo e nella Repubblica, soprattutto nel Carmide, dove per bocca di Socrate
egli prova ad analizzare questa forma peculiare di conoscenza che sembra non
avere un oggetto ben definito se non il conoscere in se stesso. In polemica con
le teorie atomiste della conoscenza, emerge come in Platone l’autocoscienza sia
un fenomeno strettamente legato alla reminiscenza delle Idee, cioè di quei
fondamenti eterni della sapienza che sono già presenti nella mente umana, ma
sono stati dimenticati all’atto della nascita: conoscere significa dunque ricordare,
cioè diventare coscienti di questo sapere interiore che giace a livello
inconscio dentro la nostra anima, ed è perciò innato. Gli organi di senso, per Platone,
hanno solo la funzione di risvegliare in noi l’autocoscienza sopita, ma questa
non dipende dagli oggetti della realtà sensibile, ed è perciò qualcosa di
assoluto (da ab + solutus, ovvero etimologicamente “sciolto da”, indipendente).
Nel diventare coscienti delle Idee, ci si accorge così della relatività e
caducità del mondo terreno, nonché dell’impossibilità di fondare una conoscenza
certa sulla base di dati acquisiti unicamente dall’esperienza, prescindendo
cioè dalla libera autocoscienza del pensiero.
Aristotele.
L’autocoscienza
è implicitamente presente anche nella riflessione di Aristotele, che parla del «pensiero di pensiero» non solo come vertice ma anche come
presupposto della conoscenza, intesa come scienza degli universali: questa è
opera dell’intelletto attivo, mentre i sensi possono dare solo una conoscenza
limitata e parziale.
Si
tratta di un processo che avviene per gradi: in una prima fase l’intelletto è
passivo e si limita a recepire gli aspetti contingenti e transitori della
realtà, ma poi interviene quello attivo che supera criticamente tali
particolarità riuscendo a coglierne l’essenza, portando a compimento il processo
di consapevolezza facendolo passare dalla potenza all’atto. E l’atto puro, che è Dio, sarà infine
autocoscienza pura, cioè «pensiero di pensiero», un pensiero che in maniera
simile all’Intelletto ordinatore di Anassagora pensa perennemente sé stesso, e
rappresenta la realizzazione compiuta di ogni ente in divenire pur restando
immobile.
Scopo
della filosofia si colloca per Aristotele proprio nella contemplazione fine a
se stessa, ovvero nel raggiungimento di quella capacità di autocoscienza che
differenzia l’uomo dagli altri animali.
Stoicismo
e neoplatonismo
Il
tema dell’autocoscienza lo si ritrova nello stoicismo, il quale usa il termine
oikeiosis per indicare quella conoscenza di sé, che tramite la synaesthesis
(ovvero la percezione interna) consente lo sviluppo del proprio essere in
conformità col Lògos universale.
Emerge
quindi nel sistema filosofico dei neoplatonici e in particolare di Plotino, il
quale ne fece la seconda ipostasi del processo di emanazione dall’Uno. Egli
adopera il termine Nous già utilizzato da Anassagora e Aristotele per indicare
appunto l’attività autocosciente del Pensiero.
Il
Nous o Intelletto è appunto questa autocoscienza dell’Uno, che si sdoppia così
in un soggetto contemplante e un oggetto contemplato, i quali formano una
realtà sola, perché il soggetto pensante è identico all’oggetto pensato: si
tratta dell’identità immediata di Essere e Pensiero di cui aveva parlato Parmenide,
situata al di là dell’opera mediatrice della ragione, e quindi raggiungibile
solo tramite intuizione.
L’uomo
è l’unica creatura vivente in grado di riviverla, prendendo coscienza di sé: si
tratta di un sapere non acquisito né comunicabile oggettivamente, perché non
può essere ridotto a una semplice nozione, ossia a un semplice “pensato”: esso
è la coscienza che l’Io ha di sé come soggetto “pensante”, la consapevolezza
del pensiero come “atto” e non come fatto misurabile o quantificabile. Plotino
la paragonò alla luce che si rende visibile nel far vedere. Poiché tuttavia
ogni riflessività è ancora un raddoppio, da questa forma di auto-intuizione
occorre risalire più in alto fino all’Uno assoluto, che è l’origine suprema e
ineffabile dell’autocoscienza. Nel risalire alla propria origine, il pensiero
non può possederla, perché pensarla significherebbe sdoppiarla in un soggetto
pensante e un oggetto pensato (e quindi non sarebbe più Uno, ma due). La fonte della coscienza rimane
quindi non consapevole.
Ad
essa tuttavia ci si può avvicinare per gradi tramite il metodo della teologia
negativa, secondo un procedimento per certi versi simile a quello usato dalle
filosofie orientali, eliminando progressivamente ogni contenuto dalla
coscienza.
Per
approdare all’autocoscienza e da questa all’Uno, occorre diventare consapevoli
non di cosa siamo, ma di cosa non siamo; prendendo coscienza delle false
illusioni in cui identificavamo il nostro “io”, la verità potrà finalmente
sgorgare da sé, senza sforzo. Più che costruire dunque la propria autocoscienza, un tale
metodo consiste piuttosto nel rimuovere gli ostacoli che sono di impedimento al
suo fluire naturale.
Una
volta che il pensiero sarà privato di ogni contenuto, esso stesso si fermerà,
poiché non può esistere un pensiero senza contenuto, e quindi uscendo da sé si
avrà l’estasi, quando la propria individualità si identifichi con quella di
Dio.
Vivere
una tale esperienza è dato a pochissimi, a causa della situazione paradossale
per cui, come dice Plotino, «per superare sé stessi occorre sprofondare in sé stessi».
L’autocoscienza
nel pensiero cristiano.Agostino.
Agostino,
rifacendosi a Plotino, avvertì fortemente il richiamo dell’interiorità «Gli
uomini se ne vanno a contemplare le vette delle montagne, e non pensano a se
stessi».
Egli
mise in risalto come Dio, in quanto non è oggetto ma Soggetto, sia presente
nell’interiorità del nostro io più di noi stessi e rappresenti per il nostro
pensiero la condizione del suo costituirsi e la sua meta naturale.
Nel
risalire a Lui, occorre però attraversare la fase del dubbio, che è un momento
essenziale e indicativo del disvelarsi della verità. Nel dubbio si è portati a
non credere a niente, e tuttavia non si può dubitare del dubbio stesso, ossia
del fatto che sto dubitando. La coscienza del mio dubbio è garanzia sicura di verità,
perché è un sapere innato, che presuppone qualcosa di superiore come sua causa.
Il
dubbio consapevole permette così di riconoscere le false illusioni che
sbarravano l’accesso alla verità, dopodiché l’anima non può propriamente
possedere Dio, ma piuttosto ne verrà posseduta. Questa autocoscienza, che si
produce in un lampo di intuizione, è essenzialmente un dono di Dio.
Dal
Medioevo al Rinascimento.
Dopo
Agostino l’autocoscienza venne identificata, sulla base dello schema
neoplatonico delle tre ipostasi, con la seconda Persona della Trinità: il Verbo, eterna Parola di Dio, il
Figlio Unigenito attraverso cui il Padre conosce e rivela se stesso. L’autocoscienza rimase quindi, in
forme più o meno velate, al centro degli interessi filosofici e teologici dei
pensatori cristiani, ad esempio di Scoto Eriugena: «Se c’è qualcosa che può sapere di
non sapere, questa non può ignorare di esistere; se infatti non esistesse non saprebbe
di non sapere”.
Per
Tommaso d’Aquino l’autocoscienza è il vertice delle capacità intellettive, che
rende possibile anche il concetto di persona: essa pertanto è attribuibile non
solo all’uomo, ma prima di tutto a Dio, che pensando se stesso conosce pure
tutta la realtà in un medesimo atto.
L’autocoscienza
umana, sebbene diversa da quella divina, rimane sempre connessa per Tommaso
alla questione ontologica di un Essere da porre a fondamento della propria
intima essenza, e alla cui implicita presenza si deve la possibilità di ogni
forma di conoscenza. Anche in Alberto Magno, San Bonaventura, e nel
Quattrocento Nicola Cusano, l’autocoscienza sarà vista sempre come l’unione
immediata e di essere e pensiero, fondamento non solo della conoscenza in atto di
sé, ma anche di ogni affermazione filosofica sull’anima e su Dio: «infatti la
verità è conosciuta dall’intelletto dopo che esso riflette e ritorna sul
proprio atto cognitivo, […] che a sua volta non può essere conosciuto se prima
non si conosce la natura del principio attivo che è l’intelletto stesso». Se cioè l’intelletto fosse incapace
di pensare se stesso, non potrebbe neppure prendere coscienza della verità, né
coscienza di poterla mai raggiungere.
Persino
nel sensismo naturalista dei pensatori rinascimentali, l’autocoscienza verrà
posta a fondamento dei nuovi sistemi filosofici. Telesio ne parlerà come di un
«sentire di sentire», mentre in Tommaso Campanella l’autocoscienza è vista come
intimamente legata all’essere stesso della realtà. L’autocoscienza è per lui
una caratteristica fondamentale di tutti gli enti, a partire da quelli più
inferiori fino all’uomo, in cui giunge a maturare pienamente, e senza la quale
un individuo sarebbe simile a una pietra. Essa consiste in un’originaria e
innata conoscenza che ogni anima ha di sé: egli la chiama sensus innatus, o
notitia indita, a indicare una visione intuitiva e immediata-
Campanella
osserva questo: anche chi afferma di non sapere nulla, ha però coscienza di sé come di
persona che non sa. E quindi conosce cosa sia il sapere e la verità, perché
altrimenti non sarebbe neppure consapevole di ignorarli. Campanella fonda su
quest’autocoscienza una metafisica dell’assoluto, mirante a recuperare il
concetto di partecipazione a Dio di tutti gli esseri, in cui si rispecchiano le
tre primalità divine di Potenza, Sapienza, Amore, reciprocamente intrecciati al
punto da fargli dire che il conoscere è essere.
Gli
sviluppi della filosofia moderna.
Si può
affermare che fino al Seicento il principio dell’autocoscienza, inteso come
condizione fondamentale che sola può dare coerenza e organicità al pensiero,
senza la quale si avrebbe caduta nell’irrazionalismo, si basava sul presupposto
che il proprio pensare deve necessariamente provenire da un essere che lo rende
possibile.
Con
Cartesio avvenne invece una svolta: con lui sarà l’essere a venir sottomesso
alla coscienza: Cartesio infatti porrà l’autocoscienza al di sopra della realtà
ontologica al fine di oggettivarla. Mentre nella filosofia classica
l’autocoscienza era l’atto mai concluso (né esprimibile a parole) con cui il
soggetto rifletteva su di sé, Cartesio ritenne di poterlo oggettivare nella
celebre espressione Cogito ergo sum.
Il
Cogito per lui non è più l’atto “pensante” originario da cui nasce il
filosofare, ma diventa un “pensato”. L’evidenza del Cogito offre, secondo
Cartesio, un metodo sicuro e infallibile di indagine razionale, tramite il
quale poter distinguere il vero dal falso. La verità cioè risulta sottomessa a
tale metodo: esiste solo ciò che è evidente.
In seguito
però Spinoza ristabilì il primato dell’Essere, facendo dell’autocoscienza un
«modo» della sostanza e riportandola al livello dell’intuizione. Deus sive
Natura è la formula che riassume l’esatta corrispondenza di “io” come soggetto
ed “io” come oggetto: è l’unione immediata di Dio e Natura, essere e pensiero,
superiore al metodo razionale e scientifico.
Anche
Leibniz concepì l’autocoscienza come la intendeva la filosofia classica: a differenza di Cartesio secondo
cui esiste solo ciò di cui ho coscienza (e quindi se non ne ho coscienza non
esiste), per
Leibniz esistono anche pensieri di cui non si ha coscienza. Egli le chiama “percezioni”, e si
trovano a un livello inconscio della mente. Ma nel momento in cui diventano
coscienti si ha l'”appercezione“, che è appunto l’autocoscienza, ossia il
percepire di percepire. L’autocoscienza più alta appartiene alla monade suprema
che è Dio, il quale riassume in sé le coscienze di tutte le altre monadi.
Kant e
l’idealismo tedesco.
Con
Kant l’autocoscienza diventa appercezione trascendentale o io penso: egli la pose al livello supremo della
conoscenza critica.
Per
Kant l’intelletto non si limita a recepire i dati dell’esperienza, ma li
elabora attivamente, sintetizzando il molteplice in unità (l’io). Se non ci
fosse questa appercezione di me, cioè che io resto sempre identico a me stesso
nel rappresentarmi il molteplice, dentro di me non ci sarebbe pensiero di
nulla. Questa unità, o io penso, è “trascendentale”, cioè funzionale al
molteplice, nel senso che si attiva solo quando riceve dati da elaborare. Non
può essere ridotta pertanto ad un mero “dato”; l’unico modo per pensarla è dire: «io
penso che io penso che io penso…» all’infinito.
Questo
perché l’io penso non è una semplice conoscenza empirico-fattuale della realtà
interiore dell’individuo, ma è la condizione formale di ogni conoscenza, il contenitore
della coscienza, non un contenuto.
L’autocoscienza,
o Io puro-trascendentale, sarà quindi il fondamento dell’idealismo tedesco di
Fichte e Schelling: l’Io per Fichte diventa attività non solo ordinatrice
dell’esperienza (com’era in Kant) ma anche creatrice; è un’attività auto-ponentesi
all’infinito: è un conoscere e al tempo stesso un produrre perennemente la
propria autocoscienza. Essa costituisce il punto di partenza non solo del
pensiero ma della stessa realtà, poiché questa non si può concepire al di fuori
dei principi del pensiero. È un contenitore che crea da sé anche il proprio contenuto,
giacché non esiste oggetto se non per un soggetto, e a sua volta il soggetto è
tale solo in rapporto a un oggetto. Prendere coscienza di ciò vuol dire
riappropriarsi di sé, accorgersi che il non-io è in realtà un mio prodotto, che
l’io non riconosceva ancora come tale perché frutto di una produzione
inconscia. Ma questo supremo “sapere del sapere” è afferrabile solo al di là
dell’opera mediatrice della ragione, tramite intuizione intellettuale (un
concetto simile per certi versi al Noùs di Plotino). Ciò significa che il pensiero
filosofico, che della ragione si serve, si limita solo a ricostruire le
condizioni di possibilità della coscienza e della realtà, non le produce esso
stesso: se così fosse, il pensiero filosofico sarebbe creatore, poiché coinciderebbe
con l’atto creativo dell’Io. L’autocoscienza invece è un atto intuitivo, non razionale,
nel ricercare l’origine del quale il pensiero deve necessariamente naufragare
nell’Uno assoluto, negando sé stesso (teologia negativa).
Anche
per Schelling l’autocoscienza è l’intuizione intellettuale che l’io ha di sé, e
senza il quale l’idealismo filosofico stesso risulterebbe incomprensibile. Essa consente di cogliere
l’Assoluto inteso come unione immediata di essere e pensiero, Spirito e Natura.
Quest’ultima in particolare è vista da Schelling in un’ottica finalistica, come
un’intelligenza potenziale che si evolve dai gradi inferiori verso quelli
superiori, fino a diventare piena autocoscienza nell’uomo, il quale rappresenta
il vertice in cui la natura prende finalmente coscienza di sé. Il processo inverso
dall’autocoscienza alla natura si attua invece nell’idealismo trascendentale.
Da
Hegel a Marx.
Con
Schelling si ha l’ultima formulazione dell’autocoscienza quale era concepita
dalla filosofia classica. Con Hegel infatti essa non è più l’atto originario e
immediato situato al di sopra del pensiero oggettivo, ma sarà invece il
risultato di una mediazione razionale, di un processo tramite il quale la
coscienza arriva dialetticamente a farsi autocoscienza; quest’ultima finisce
così per coincidere col pensiero filosofico stesso.
Con
Hegel l’autocoscienza acquista soprattutto un valore sociale e politico,
venendo appunto raggiunta, non più al livello immediato dell’intuizione, ma
tramite il rapportarsi dialettico della nostra singola esistenza con quella
degli altri. Il riconoscimento delle altre autocoscienze avviene attraverso la
lotta, ossia
il confronto, per cui alcuni individui arrivano a sfidare la morte per potersi
affermare su quelli che hanno paura e finiscono per subordinarsi ai primi. È
questo il rapporto di signoria–servitù.
L’autocoscienza
viene così identificata in un sistema oggettivo, diventando infine Ragione,
Spirito assoluto che concilia e rende reciprocamente trasparenti soggetto e oggetto.
Dalla
filosofia di Hegel, Marx riprenderà l’idea che l’autocoscienza abbia un valore
esclusivamente sociale e politico. Egli la identificò con la coscienza di classe, che è
per lui la coscienza del vero essere (materiale) degli individui. Ad essa si arriva tramite la lotta,
cioè la contrapposizione dialettica tra classi, che fa nascere nel proletariato
la coscienza della propria condizione materiale e dei rapporti economici di
produzione.
L’autocoscienza pura di tipo divino e intuitivo, su cui si basava la filosofia
classica e che aveva un valore universale e trascendente la storia, è per Marx una falsa coscienza che
ottunderebbe le menti, offuscando la vera e oggettiva coscienza sociale che
l’uomo ha di sé come individuo storico.
L’autocoscienza
nella filosofia orientale.
Nelle
filosofie orientali, quali soprattutto il buddismo, l’autocoscienza è stata
analizzata nella sua portata pratica più che teorica, essendo vista come un
processo che si realizza attraverso la meditazione, e con cui raggiungere il
nirvana.
L’analisi
dei propri processi mentali conduce prima di tutto all’osservazione degli
oggetti fuori di sé; successivamente ci si sposta verso una coscienza dei
pensieri, e alla fine si giunge alla consapevolezza di chi pensa.
Nell’autocoscienza
è possibile scoprire così la vera natura dell’Io (o del Sé), e coglierne la
differenza con l’ego. Mentre l’ego è una caratterizzazione illusoria nella
quale siamo erroneamente portati a identificare il nostro essere, il Sé è un
principio spirituale situato al di sopra di ogni possibile contenuto della
mente: presso gli induisti è chiamato Atman e coincide con l’anima universale
del mondo (Brahman).]
La
meditazione autocosciente, permette di capire che l’ego non è un nocciolo
statico e invariabile, ma è soggetto a continui mutamenti, essendo il prodotto
di un flusso di pensieri. Jangama dhyana è un esempio di tecnica di meditazione
autocosciente.
L’Io
supremo invece non può coincidere con nessun oggetto, né con nessun tipo di
pensiero, perché queste sono realtà soggette al divenire; il Sé quindi non può
diventare oggetto di pensiero. Presso i mistici orientali si usa paragonare
l’autocoscienza ad una spada che non può fendere se stessa, o a un occhio che
non può vedere se stesso; ma nel vedere ciò che è al di fuori di lui, esso può
prendere coscienza di sé attraverso ciò che non è, per via negativa, secondo un
processo di progressiva esclusione molto simile a quello utilizzato in
Occidente dai filosofi neoplatonici. L’autocoscienza quindi non è qualcosa che
si costruisce, ma risulta semmai dalla decostruzione dei propri automatismi
mentali, riappropriandosi del loro contenuto di energia investita all’esterno
sotto forma di proiezioni..
La
formazione dell’autocoscienza.
In
particolare, secondo gli psicoanalisti di scuola junghiana l’autocoscienza è una condizione latente che
si risveglia nel bambino a seguito dei primi attriti col mondo esterno.
All’inizio
della vita tutto è Uno per il neonato: egli vive in simbiosi totale con ciò che
lo circonda, senza sentimenti di separazione. Questa originaria forma di
autocoscienza gli fa confusamente comprendere che egli è, ma non gli consente
ancora di capire “chi” è.
Con la
ripetizione di piccole frustrazioni, come il biberon che non arriva subito o la
mancanza di risposta al suo pianto, il neonato finirà per prendere sempre più
coscienza della propria individualità come separata da quella degli altri. Ecco
quindi che proprio la separazione col mondo esterno gli permette di dare un
contenuto alla propria autocoscienza: egli può capire “chi” è in rapporto a ciò
che egli non è, solo dopo aver perduto la consapevolezza dell’unione col tutto.
Sarà
questa tensione tra sé e l’universo ad alimentare la vita psicologica
dell’individuo e a porre le basi del suo rapporto con gli altri anche nell’età
adulta. Una
tale tensione rappresenta il respiro fondamentale dell’essere, perché non ci
sarebbe vita soggettiva, vale a dire cosciente di sé, senza questo “prender
forma” dal caos originario.
Via
via che il bambino cresce l’autocoscienza si stabilizza insieme all’impressione
della sua continuità nel tempo.
L’Io
in un certo senso “si cristallizza”, passando attraverso il cosiddetto stadio
dello specchio descritto dallo psicoanalista Jacques Lacan, nel quale il
bambino prova un piacere narcisistico nel riconoscere la propria immagine
riflessa nello specchio. È così che nasce il complesso dell’io, che rappresenta il
modo in cui noi ci conosciamo, e la cui emozione centrale è costituita da
questa impressione di identità e durata nel tempo.
Un
complesso dell’Io troppo forte potrebbe finire tuttavia per ostacolare
l’adattamento al mondo circostante. Accanto allo sviluppo della propria
autonomia, infatti, permane al contempo il bisogno di restare uniti a ciò che
ci circonda. Il paradosso del processo di individuazione, come è stato chiamato da
Jung, si basa sul fatto che l’io non potrebbe svilupparsi senza gli altri, cioè
senza l’amore.
Per
tutta la vita la nostra individualità ha bisogno degli altri per affermare le
differenze e sposarne le somiglianze. Si tratta di un equilibrio costantemente
in bilico tra fusione e separazione.
Un
tale paradosso si risolve solo quando, nell’età adulta, l’io riesca ad entrare
in rapporto con il livello più profondo dell’essere, cioè con il sé: allora
egli supera la divisione tra sé e gli altri, ed è al contempo più originalmente
se stesso e in comunione col mondo. Si tratta del mistero dell’identità, che
viene colta attraverso un lungo lavoro
di introspezione e di esercizio della propria autocoscienza, che consiste nel
restare Uno nella differenza.
Casa:
se passa la
Direttiva UE
sarà un Disastro…
conoscenzealconfina.it-
Leopoldo Gasbarro-(13 Dicembre 2021)- ci dice:
Attacco
al cuore ed alle Case degli italiani.
L’Ue
vuole vietarci di vendere e affittare le case non
La
nuova direttiva europea che imporrebbe il raggiungimento di determinate
categorie energetiche per poter vendere o affittare le case di nostra
proprietà, rischia di creare un danno economico pesantissimo per le famiglie, e
di stimolare forti speculazione da parte degli “avvoltoi” del settore.
Che
gli italiani siano legatissimi alle proprie case, agli immobili più in
generale, lo sanno anche le pietre, anzi anche i mattoni Il patrimonio immobiliare nazionale, tenendo
conto anche di quelli commerciali, è stimato, da Banca d’Italia, molto più al
di sopra dei 6.300 miliardi di euro. In pratica il patrimonio immobiliare degli italiani
rappresenta oltre il 65% della ricchezza nazionale.
Si
tratta di una condizione unica, introvabile in qualsiasi altra nazione del
mondo e quello degli italiani con la casa è sempre stato un rapporto
ancestrale, forte. Talmente forte che gli italiani hanno sempre visto nel
mattone il primo punto di riferimento delle loro vite. Metter su casa… per
l’italiani, vuol dire mettere su famiglia, vuol dire progettare il futuro, vuol
dire crearsi certezze che altre dimensioni finanziarie, in questo paese, non
hanno mai garantito: non è un caso infatti che ci siano quasi 2.000 miliardi
sui conti correnti, immobilizzati come fossero mattoni anche quelli per la
costruzione di un futuro su cui gli italiani hanno parecchie incertezze.
La
Nuova Direttiva Europea.-
In
questo quadro tutto italiano di massima attenzione agli immobili, piomba come
un fulmine a ciel sereno la proposta, o quello che sembrerebbe più di una
proposta, della nuova direttiva europea che imporrebbe degli adeguamenti di classi
energetiche sempre più importanti per consentire la realizzazione di contratti
di vendita o di affitto degli immobili stessi.
Ma
perché questo rappresenterebbe un problema? Ci sono vari aspetti da
considerare:
1. Il patrimonio immobiliare degli italiani
è tra i più importanti al mondo. Le stime di Banca d’Italia ci dicono che il
patrimonio immobiliare del nostro paese vale circa 6.300 miliardi di euro, ben
oltre la metà della ricchezza della nazione. Questo è molto importante perché
ci racconta come la casa rappresenti per gli italiani un punto di riferimento
essenziale, anche finanziariamente parlando.
2. La carta d’identità. Su questo tema si apre una
considerazione importante riguardo alla carta d’identità di questo patrimonio
immobiliare costruito quasi esclusivamente nel dopo guerra e che quindi è stato
realizzato con parametri che nulla avevano a che vedere con le attuali urgenze,
emergenze e considerazioni energetiche.
3. Purtroppo anche l’edilizia negli anni
70-80 non è stata molto attenta ai temi energetici. Così ci si ritrova con un quadro in
cui la stragrande maggioranza delle nostre abitazioni avrà bisogno di
importanti rivisitazioni strutturali ed energetiche con costi non indifferenti
per ciò che concerne le attività di realizzazione delle stesse.
4. L’incidenza della situazione
demografica.
il nostro paese e tra i più vecchi al mondo. La popolazione sta spostando
sempre di più la sua età in avanti. I
dati statistici ci dicono che ci sono sempre meno giovani, e che le nostre
famiglie hanno sempre meno figli. Tuttavia il patrimonio immobiliare come
abbiamo detto è sempre più importante. Così, nel tempo, ricadrà su sempre meno
proprietari.
5.
Facciamo un esempio: una coppia ha un solo figlio. Quella coppia ha ricevuto,
proprio per i temi demografici di cui trattavamo prima, un appartamento in
eredità lui, un appartamento in eredità lei. Questi appartamenti sono stati
messi a reddito affittandoli. Poi avranno comperato anche la casa in cui vivere
e crescere loro figlio. Domani il loro unico figlio sarà un piccolo
immobiliarista. Ricevendo in eredità ben tre appartamenti, non potrà che essere
così.
Niente
vendita o affitto per case a bassa classe energetica.
6. Cosa succederà alla proprietà
immobiliare? I nostri ragazzi, i nostri giovani, pur ricevendo appartamenti in
eredità, (così come al ragazzo dell’esempio appena citato) entrano nel mondo
del lavoro sempre più tardi e guadagnano sempre meno dei loro genitori. Spesso
per parecchio tempo sono proprio i genitori a doverli sostenere economicamente.
Così questi ragazzi potrebbero non avere le possibilità economiche per
affrontare le spese necessarie a sistemare gli appartamenti ereditati. Non
potranno contare sui redditi da affitto, ne su quelli da vendita. Per cui cosa
faranno? Come gestiranno una condizione che da ricchezza ricevuta rischia di
trasformarsi in un peso, un onere dal punto di vista fiscale ed economico? Dove
prenderanno i soldi per le migliorie dell’alloggio. Ecco perché sarebbe un disastro!
7. Il valore degli immobili
precipiterebbe ed in pochi potrebbero approfittarne per effettuare grosse
speculazioni. E cosa si può pensare che succeda? Che compratori e venditori potrebbero
mettersi d’accordo, prima del contratto stesso, di affitto o di vendita, per la
risistemazione delle classi energetiche. Magari il compratore si impegnerebbe a
fare lui i lavori necessari ad arrivare ai parametri utili per l’alienazione;
ma questo a che prezzo per il venditore? Di quanto scenderebbe il valore degli
immobili stessi? E quanto le condizioni di “necessità” del venditore, di
realizzare un risultato economico, accelererebbe questa pressione negativa da
parte del compratore? Quanta speculazione ne nascerebbe?
8. Gli effetti del covid 19. Prima dello scoppio della pandemia,
la casa stava diventando sempre di più uno strumento di servizio. Viaggiavamo
tanto, vivevamo molto al suo esterno, era diventata quasi, in alcuni casi, una
sorta di dormitorio. La vivevamo con il giusto distacco, rispetto al passato, la
consideravamo un punto su cui costruire qualcosa d’importante ma senza essere
vincolati a quel punto per rilanciare tutto il nostro percorso personale.
Sembrava esserci sempre maggior distacco dalla fisicità dell’immobile in quanto
rappresentazione di una vita stanziale, in considerazione della dinamicità
delle vite che vivevamo.
9. Poi è arrivata la pandemia ed ha
cambiato tutto. Tutto.
Ci ha riportati ad essere più stanziali dei nostri nonni. Ci siamo ritrovati chiusi nelle
nostre case. Così ne abbiamo avvertito tutta l’inadeguatezza in termini di
spazi esterni ed interni. Abbiamo ripreso a ripensare il nostro rapporto con le
nostre case e a nuove considerazioni sul valore dei nostri immobili che
rischiano di cozzare violentemente con il dictat della nuova iniziativa e
direttiva europea.
Tutto
questo porterà davvero ad una diminuzione della ricchezza accantonata, anche se
in mattoni, ma soprattutto porterà alla concentrazione di ricchezza in poche
mani, anche quella immobiliare. Volendo però una scappatoia ci sarebbe…
I
Bonus sulla Casa.
Vista
la nuova direttiva europea, sarebbe importante approvare al più presto, magari
con ulteriori incentivazioni, i bonus sulla casa. Potrebbe essere l’unico, valido
modo di portare la gente a risistemare le proprie case e ad incrementare invece
che disperdere, il valore della loro ricchezza (ed è per questo che non
faranno…).
(Leopoldo
Gasbarro).
(nicolaporro.it/economia-finanza/finanza/casa-se-passa-la-direttiva-ue-sara-un-disastro-i-nove-punti-che-ci-spiegano-perche/).
Omicron:
anticorpi guariti.
Prima ondata 8 volte più deboli.
msn.com-Ansa-(13-12-2021)- ci dice:
(ANSA)
- ROMA, 13 DIC - Chi ha avuto Covid-19 durante la prima ondata può essere
infettato nuovamente dalla variante Omicron: la capacità degli anticorpi
sviluppati dopo l'infezione di neutralizzare la nuova variante è infatti 8,4
volte più bassa rispetto a quella riscontrata contro il virus originario. È quanto emerge da uno studio
coordinato dal National Institutes for Food and Drug Control (NIFDC) di Pechino e pubblicato su Emerging microbes & infection.
Omicron:
anticorpi guariti prima ondata 8 volte più deboli© ANSA Omicron: anticorpi
guariti prima ondata 8 volte più deboli.
Lo
studio ha verificato la capacità del siero di 28 pazienti che erano stati
infettati con il ceppo originario di SARS-CoV-2 di neutralizzare Omicron e
altre varianti emerse negli ultimi mesi. La perdita di efficacia contro la
nuova variante è risultata essere di 8,4 volte, quella contro la Delta di 1,6
volte, contro la variante Alfa (la vecchia 'inglese') di 1,2 volte, contro la
Beta ('sudafricana') di 2,8, contro la Gamma ('brasiliana') di 1,6. Mentre la capacità
neutralizzante contro le varianti Lambda e Mu è risultata più bassa
rispettivamente di 1,7 e 4,5 volte.
I
ricercatori avvertono che sono necessari ulteriori studi per comprendere a
pieno il livello di protezione immunitaria conferito dalle precedenti
infezioni, per
esempio in chi ha incontrato una varianti del coronavirus diversa da quello
originario emerso a Wuhan. Tuttavia "questo studio ha verificato la grande capacità di
elusione immunitaria della variante Omicron; ciò conferma l'allarme in tutto il
mondo e ha importanti implicazioni per la pianificazione della politiche di
salute pubblica", hanno concluso i ricercatori.
Mobbing
di Stato per gli uomini
in
divisa non vaccinati.
Visionetv.it-Don
Quijote-(13-12-2021)- ci dice:
Pressato
a vaccinarsi e morto non di Covid, ma di vaccino.
Così afferma l’avvocato Tommaso Paola Rossini
a proposito del colonnello dei carabinieri Salvatore Gagliano. La vicenda certo
non invoglia ad arrotolare la manica davanti all’ago: non invoglia soprattutto le intere
legioni di poliziotti e militari che da dopodomani, mercoledì 15 dicembre,
verranno sospesi senza stipendio perché non vaccinati.
Quanti
sono? Circa 50 mila, dice il Sole 24 Ore. Almeno 80 mila invece secondo il
sindacato: il 10% circa dei poliziotti non ha fatto il vaccino, come anche il
13% dei militari (esercito, aeronautica, carabinieri, marina). In tutto, 75
mila militari e un numero di poliziotti oscillante a seconda delle fonti fra i
6 e i 9 mila. Totale, come minimo 81 mila persone in divisa.
A
proposito dei militari, è interessante la voce del sindacato Itamil. Chiede un’assicurazione contro i
danni da vaccino e un’assunzione di responsabilità da parte dello Stato: l’indennizzo per le complicanze
irreversibili. Se accettasse, Stato – almeno per quanto riguarda i suoi servitori in
divisa – porrebbe
fine all’ipocrisia di pretendere una liberatoria per gli eventuali danni da
vaccino e di privare del lavoro e dello stipendio chi non la firma.
Insieme
a poliziotti e militari, va incontro alla sospensione a partire dal 15 dicembre
anche tutto il personale che fa capo ai servizi scolastici, sanitari (impiegati
amministrativi compresi), di soccorso e relativi all’ordine pubblico. La
conseguenza è che – già si sa ora – ci sono problemi anche fra i pompieri e fra
i vigili urbani. Ne verranno a mancare 700 solo a Roma.
Non
sarebbe il caso magari di usare la mano leggera? Di prendere esempio da quel
che accade negli ospedali, dove i primari stremasi chiedono la riammissione in
reparto dei sanitari non vaccinati?
Macchè.
Il Governo
mostra la faccia feroce: verifiche immediate fra i poliziotti; istantanea
restituzione di tessera riconoscimento, placca, arma in dotazione e manette da
parte dei poliziotti non vaccinati. Neanche se i delinquenti fossero
loro.
A
sentire l’avvocato Tommaso Paola Rossini e la sua ricostruzione relativa alla
morte del colonnello Gagliano, lo Stato si è spinto un filino troppo oltre nel
pretendere obbedienza dai suoi servitori in divisa. Il sindacato di polizia COSAP parla
apertamente di mobbing nei confronti dei non vaccinati.
In questo
momento, peraltro, gli unici che lo Stato non sottopone a mobbing sono i
malandrini, dato che non devono sottostare ad obbligo alcuno. E’ un
momento magico per le attività delinquenziali: ai compiti ordinari, i
superstiti poliziotti e carabinieri devono e ancor più dovranno aggiungere i
controlli sul green pass.
(Don
Quijote).
“Capitan
Vaccino” & co.: la manipolazione
dei più piccoli da parte dei nuovi Erode.
Visionetv.it-Andrea
Sartori- (13-12-2021)-ci dice:
Uno
dei tratti più inquietanti dei regimi totalitari è quando usano i bambini. Ne abbiamo a centinaia di esempi del satrapo
di turno, da Hitler a Stalin sino a Saddam Hussein. Ma il totalitarismo
sanitario va oltre: sta confezionando prodotti per convincere i bambini (e i
genitori) a punturarsi.
Per
questo motivo non deve stupire l’orrido Gesù Bambino esposto nell’ambulatorio
della pediatra Milena Lo Giudice, il cui post (pubblico) è diventato virale. Il Gesù Bambino con mascherina e
siringa al braccio, ad un tempo blasfemo ed inquietante. Non stupisca, a San Gregorio Armeno
ci sono già i Magi col green pass. Ma non è tanto la strumentalizzazione di queste figure
che interessa. E’ il messaggio subliminale ai bambini.
E’
qualcosa che già esisteva dall’inizio della pandemia: quando venne messe su una campagna
di indottrinamento preventivo a base di canzoncine e Barbie con la mascherina o
in quarantena. Ora è arrivato il momento in cui i nuovi pifferai di Hamelin stanno convincendo
i bambini ad andare al macello.
Il
governatore della Liguria Giovanni Toti, uno fra i peggiori mastini del verbo
sanitario, si è inventato un supereroe:
Capitan Vaccino. Lo so, non ci volete credere: Capitan Vaccino e il ritorno alla
normalità.
Era dai tempi di Capitan Padania che non si vedeva una simile trashata
ma si sa, i nostri politici non sono esattamente degli assi della
comunicazione. E vedremo un virus con la faccia del Joker prossimamente?
Se su
Toti possiamo anche ridere (per non piangere), ben più inquietante è lo spot
sulla vaccinazione per i bambini del Ministero della Salute del Quebec: i bambini sono raffigurati come dei
mostri.
Oramai
i novelli Erode non nascondono nemmeno più il loro odio verso l’infanzia,
nell’attesa di compiere una nuova strage degli innocenti.
Diciamo
che forse lo spot canadese è quantomeno meno ipocrita svelando il grado di
demonicità che alberga in questi mostri (che non sono i bambini, ma chi tira le
fila di questa farsa).
Nello spot della Presidenza del Consiglio dei
Ministri, sulle reti Rai, invece si garantisce che il vaccino serve per
“crescere protetti, sereni e liberi”, tra cartoni animati in stile anni ’20 e
una musica triste e inquietante da piccole fiammiferaie.
E,
tornando a bomba, non stupiamoci se una pediatra espone un Gesù Bambino con la
siringa nel braccio. Il prezzo dei volonterosi esecutori degli ordini dei nuovi
Erode è 70 euro. E si sa, molti medici li si compra con un nulla.
Questo
Natale sta mettendo in luce il male profondo della classe dirigente ed
economico.
Ma come diceva Gilbert Keith Chesterton i bambini sanno già come andrà a finire, sanno che
esiste il male ma sono più ottimisti di noi, perché “I bambini sanno già che i
draghi esistono. Le fiabe raccontano ai bambini che i draghi possono essere
uccisi.
(ANDREA SARTORI).
Come
prolungare una
pestilenza
che
rende soldi.
Visionetv.it-François
Bonivard-(13-12-2021)- ci dice:
Quando
la peste bubbonica colpì Ginevra nel 1530, tutto era già pronto. Avevano
persino aperto un intero ospedale per gli appestati. Con medici, paramedici e
infermieri. I commercianti contribuivano, il magistrato dava sovvenzioni ogni
mese. I pazienti davano sempre soldi, e se uno di loro moriva da solo, tutti i
beni andavano all’ospedale.
Ma poi
è successo un disastro: la peste andava spegnendosi, mentre le sovvenzioni
dipendevano dal numero di pazienti. Non esisteva questione di
giusto e sbagliato per il personale dell’ospedale di Ginevra nel 1530. Se la peste produce soldi, allora la
peste è buona.
E poi
i medici si sono organizzati. All’inizio si limitavano ad
avvelenare i pazienti per alzare le statistiche sulla mortalità, ma si sono
presto resi conto che le statistiche non dovevano essere solo sulla mortalità,
ma sulla mortalità da peste.
Così
cominciarono a tagliare i foruncoli dai corpi dei morti, asciugarli, macinarli
in un mortaio e darli agli altri pazienti come medicina. Poi
hanno iniziato a spargere la polvere sugli indumenti, fazzoletti e
giarrettiere. Ma in qualche modo la peste continuava a diminuire. A quanto pare, i bubboni essiccati
non funzionavano bene.
I
medici andarono in città e di notte spargevano la polvere bubbonica sulle
maniglie delle porte, selezionando quelle case dove potevano poi trarre
profitto.
Come scrisse un testimone oculare di questi eventi, “tutto questo rimase nascosto per
qualche tempo, ma il diavolo è più preoccupato di aumentare il numero dei
peccati che di nasconderli.” In breve, uno dei medici divenne così impudente e
pigro che decise di non vagare per la città di notte, ma semplicemente gettò un fascio di
polvere nella folla durante il giorno.
Il fetore saliva al cielo e una delle ragazze,
che per un caso fortunato era uscita da poco da quell’ospedale, scoprì cosa
fosse quell’odore.
Il
medico è stato legato e messo nelle buone mani degli “artigiani” competenti. Hanno cercato di ottenere più
informazioni possibili da lui. Comunque, l’esecuzione è durata diversi giorni. Gli ingegnosi
ippocrati venivano legati a dei pali su dei carri e portati in giro per la
città. Ad
ogni incrocio i carnefici usavano pinze arroventate per strappare loro pezzi di
carne.
Venivano
poi portati sulla pubblica piazza, decapitati e squartati e i pezzi venivano
portati in tutti i quartieri di Ginevra. L’unica
eccezione fu
il figlio del direttore dell’ospedale, che non prese parte al processo ma spifferò che sapeva come fare le
pozioni e come preparare la polvere senza paura di contaminazione. È stato semplicemente decapitato “per impedire la
diffusione del male”.
(François
Bonivard -
Cronache
di Ginevra).
Operazione
Sterminio -
il piano per decimare
il
sistema immunitario umano con un agente
patogeno generato in laboratorio.
Unz.com- MIKE WHITNEY • (8 DICEMBRE 2021)- ci
dice:
"Se
qualcuno volesse uccidere una parte significativa della popolazione mondiale
nei prossimi anni, i sistemi messi in atto in questo momento lo
consentirebbero". Dr. Mike Yeadon, ex vicepresidente di Pfizer.
"E questo è lo spirito
dell'anticristo, di cui avete sentito parlare sta arrivando; e ora è già nel
mondo." 1 Giovanni 4:2–3
Domanda–
Il vaccino
Covid-19 danneggia il sistema immunitario?
Risposta–
Lo fa.
Compromette la capacità del corpo di combattere infezioni, virus e malattie.
Domanda–
Se questo
è vero, allora perché non sono morte più persone dopo essere state vaccinate?
Risposta–
Non sono
sicuro di cosa intendi? Il vaccino ha ucciso più persone di qualsiasi altro
vaccino nella storia.
"Finora,
negli Stati Uniti, il bilancio delle vittime è tre volte superiore al totale di
tutti i vaccini negli ultimi 35 anni". Questo
è semplicemente sorprendente. Abbiamo anche visto un
costante aumento della mortalità per tutte le cause e delle morti in eccesso
nei paesi che hanno lanciato campagne di vaccinazione di massa all'inizio
dell'anno.
A volte l'aumento è fino al 20% rispetto alla
media quinquennale. Questo è un enorme picco di decessi,
ed è in gran parte attribuibile al vaccino. Quindi,
cosa intendi quando dici: "Perché non sono morte più persone"? Ti aspettavi di vedere persone che stringevano
i loro cuori e cadevano morte dopo essere stati colpiti? Questa è una comprensione molto
ingenua di come funziona l'iniezione.
(Vedi:
"Decessi COVID prima e dopo i programmi di vaccinazione",You Tube).
Domanda–
Tutto quello che sto dicendo è che la percentuale di persone che sono morte è
piuttosto piccola rispetto alle decine di milioni che sono state vaccinate.
Risposta–
E tutto
quello che sto dicendo è che se il vaccino è un agente patogeno generato in
laboratorio – e penso che lo sia – allora certamente non è stato progettato per
uccidere le persone sul posto. È stato progettato
per produrre una reazione ritardata che erode gradualmente ma inesorabilmente
la salute del vaccinato.
In altre parole, il pieno impatto dei coaguli
di sangue, del sanguinamento, dei problemi autoimmuni e di altre lesioni
generate dal vaccino sarà pienamente sentito solo in un secondo momento
attraverso l'aumento degli incidenti di infarti, ictus, malattie vascolari e
persino cancro. (Dai un'occhiata all'ultima tendenza delle
presenze cardiache da parte dello Scottish Ambulance Service - questo è * in
eccesso * al di sopra della norma 2018/19. Enorme picco in estate, 500 chiamate
di ambulanza a settimana al di sopra del normale, principalmente di età
compresa tra 15 e 64 anni. Si stava sistemando, poi si è ripreso dal tardo
ottobre". Scottish Unity – Gruppo di Edimburgo).
Risposta–
Il grafico
sopra mostra perché i problemi cardiaci hanno raccolto molta attenzione
ultimamente, ma il danno al sistema immunitario è ancora più preoccupante.
Domanda–
Puoi
spiegare cosa intendi senza diventare troppo tecnico?
Risposta–
Posso fare
di meglio. Posso darti una breve clip da un articolo che copre le ultime
ricerche. Dai un'occhiata:
"Uno
studio di laboratorio svedese (intitolato "SARS-CoV-2 Spike Impairs DNA
Damage Repair and Inhibits V(D)J Recombination In Vitro",NIH) pubblicato a
metà ottobre ha scoperto che la proteina spike ... entra nel nucleo delle cellule e
interferisce in modo significativo con le funzioni di riparazione del danno al
DNA compromettendo l'immunità adattativa di una persona e forse incoraggiando
la formazione di cellule tumorali.
"Meccanicamente,
abbiamo scoperto che la proteina spike si localizza nel nucleo e inibisce la
riparazione del danno al DNA", hanno scritto. "I nostri risultati rivelano un potenziale
meccanismo molecolare attraverso il quale la proteina spike potrebbe impedire
l'immunità adattativa e sottolineare i potenziali effetti collaterali dei
vaccini a base di spike a lunghezza intera". ("Spike protein
in COVID virus and shots indebolisce il sistema immunitario, può essere
collegato al cancro: studio svedese",Lifesite News).
Ciò
che i ricercatori hanno scoperto è che la proteina spike blocca la produzione
degli enzimi necessari per riparare il DNA rotto che, a sua volta, impedisce la
"proliferazione" delle cellule B e T necessarie per combattere le
infezioni.
Domanda–
Puoi
spiegarlo in un inglese semplice?
Risposta–
Sicuro.
Significa che il vaccino cortocircuita il sistema immunitario che spiana la
strada a infezioni, malattie e morte precoce. Forse, pensi di poter avere una
vita lunga e felice con un sistema immunitario disfunzionale, ma penso che ti
sbagli. Il sistema immunitario è lo scudo che ti protegge da
tutti i tipi di virus, batteri e infezioni potenzialmente letali. Non è solo la prima linea di difesa,
è l'unica linea di difesa. In assenza della piena protezione delle cellule B e T per
combattere gli intrusi stranieri, le prospettive di sopravvivenza sono nel
migliore dei casi minuscole.
Per
sottolineare questo punto, guarda questo video del direttore funebre britannico,
John O 'Looney, che ha fornito aggiornamenti regolari su ciò che sta vedendo
sul campo 10 mesi dopo il lancio della vaccinazione. È un inquietante resoconto della
catastrofe che ora si sta svolgendo davanti ai nostri occhi:
(30
secondi) "Quindi quello che stiamo vedendo è un numero innaturalmente elevato di
morti a causa di infarto, ictus, aneurisma; e questi sono tutti il risultato
della trombosi ... Embolie nei polmoni alle gambe, vari luoghi che stanno causando
queste morti che sono ben documentati dai coroner locali e ben documentati in
tutto il paese. E nessuno sembra essere preoccupato per l'allarmante aumento di (coaguli
di sangue) che ho visto di più in quest'anno che negli ultimi 14 anni....
Questo
è un tipo di morte che stiamo vedendo, l'altro tipo sono le persone che si
stanno ammalando ora che il loro sistema immunitario finalmente si arrese. Quindi, hanno avuto i colpi forse 6 o
8 mesi fa, e ha mangiato il loro sistema immunitario, e ora stanno lottando per
combattere cose come il comune raffreddore. Quindi,
siamo in inverno e ci sono raffreddori e influenza in giro e queste persone non
possono combatterli. Il governo è molto veloce a
etichettarlo come "Omicron"... ma sono malati con il comune
raffreddore.
Il
loro sistema immunitario è decimato. È molto simile a un malato di cancro,
che passa attraverso la chemioterapia e decima il loro sistema immunitario.
E devono stare molto attenti perché
il comune raffreddore o l'influenza possono ucciderli.
E questo
è quello che stiamo vedendo ora...
Siamo
passati quasi 12 mesi dall'inizio dei primi colpi, quindi il loro sistema
immunitario sta cadendo a pezzi; questa è la realtà ed è quello che sto
vedendo. e non riescono più a sopportare un raffreddore. ... Quando sono andato alla
riunione a Westminster a settembre, lo scienziato ha predetto che questo è ciò
che sarebbe accaduto e, ecco, è quello che sta succedendo. La gente si ammala e muore..... È
spaventoso".
("Omicron
è 'danno da vaccino'; non è altro che questo." John Looney, Rumble).
Ha
ragione? L'aumento
delle vittime NON è un'altra ondata di Covid, ma gli effetti a catena di
un'iniezione citotossica che colpisce il sistema immunitario lasciando milioni
di persone indifese contro le infezioni e le malattie di routine?
Sembra
fattibile e certamente si adatta all'agenda di spopolamento che richiede un
ibrido biologico che non uccide il suo obiettivo a titolo definitivo, ma fondamentalmente smantella i
sistemi di difesa critici che rendono possibile la sopravvivenza umana.
Mascherando
una "proteina
killer"come antigene innocuo, i nostri gestori della pandemia sono stati in grado
di accedere ai flussi sanguigni di milioni di persone consentendo loro di inserire una
bomba a orologeria che devasta le popolazioni cruciali di cellule T e B
lasciando le vittime vulnerabili a qualsiasi insetto circoli nella popolazione.
Come
osserva Looney, gli scienziati hanno avvertito di questo risultato quando è
stata proposta per la prima volta la vaccinazione di massa. Naturalmente, le opinioni opposte
sono state ignorate e censurate. Ecco di più da un documento di
ricerca pre-stampa sul server medRxiv. Aiuta a spiegare l'impatto del
vaccino sul sistema immunitario:
"I
ricercatori nei Paesi Bassi e in Germania hanno avvertito che Pfizer-BioNTech
... (COVID-19) il vaccino induce una complessa riprogrammazione delle risposte
immunitarie innate che dovrebbero essere prese in considerazione nello sviluppo
e nell'uso di vaccini a base di mRNA.... Dopo la vaccinazione, le cellule
immunitarie innate hanno avuto una risposta ridotta al recettore toll-like 4
(TLR4), TLR7 e TLR8 – tutti ligandi che svolgono un ruolo importante nella
risposta immunitaria alle infezioni virali.
"Diversi
studi hanno dimostrato che le risposte immunitarie innate a lungo termine
possono essere aumentate (immunità addestrata) o down-regolate (tolleranza
immunitaria innata) dopo determinati vaccini o infezioni". ...
Questi
risultati dimostrano collettivamente che gli effetti del vaccino BNT162b2 vanno
oltre il sistema immunitario adattativo. Il vaccino BNT162b2 induce anche la
riprogrammazione delle risposte immunitarie innate, e questo deve essere preso
in considerazione". ... ("La ricerca suggerisce che il vaccino
Pfizer-BioNTech COVID-19 riprogramma le risposte immunitarie innate", Rete
New-Medical)
Quante
persone sarebbero state vaccinate se avessero saputo che avrebbe riprogrammato
il loro sistema immunitario?
Probabilmente,
nessuno, motivo per cui i nostri funzionari della sanità pubblica non
affrontano mai l'argomento. Tutto ciò che devia anche leggermente
dalla narrativa "i vaccini fanno bene" viene omesso dalla copertura
mainstream e cancellato sui social media.
Ma le
persone non hanno il diritto di sapere cosa sta succedendo, cosa viene
iniettato nei loro corpi e quale impatto avrà sulla loro vita e salute?
Non è questo
che si intende per "consenso informato" o è un'altra vittima della
corsa a inoculare tutti i 7 miliardi
delle persone sul pianeta terra? Ecco una clip da una breve intervista
con il patologo, Dr. Ryan Cole:
"Quando
diamo questi colpi, possiamo vedere i tipi di globuli bianchi nel corpo ... e
hai una vasta gamma di cellule immunitarie che lavorano insieme per combattere
i virus e tenere sotto controllo i tumori. Stiamo già vedendo i segnali in
laboratorio di diminuzioni delle cellule T di importanza critica di cui hai
bisogno ... nel tuo sistema immunitario innato. Questi sono i Marines nel tuo corpo;
combattere i virus che combattono il cancro.... Ma quello che stiamo vedendo in
laboratorio dopo che le persone ottengono questi colpi (vaccini), stiamo
vedendo un profilo molto preoccupante bloccato e basso di queste importanti
cellule T killer che vuoi nel tuo corpo. (Celle CD8) E quello che fanno, è
tenere sotto controllo tutti gli altri virus.
Cosa
vedo in laboratorio? Sto vedendo un aumento dei virus della famiglia dell'herpes,
sto vedendo l'herpes zoster, sto vedendo Mono, sto vedendo un enorme aumento
del virus del papilloma umano ... Stiamo letteralmente indebolendo il sistema
immunitario di questi individui.
Più preoccupante
di tutto, c'è un modello di questi tipi di cellule immunitarie nel corpo che
tengono sotto controllo il cancro. Dal 1 ° gennaio (in laboratorio) ho visto un
aumento di 20 volte del cancro dell'endometrio rispetto a quello che vedo su
base annuale. " ("Patologo Ryan N Cole della Mayo Clinic su ciò che
stiamo vedendo nei risultati di laboratorio", Rumble; 2 minuti).
"Herpes,
herpes zoster, Mono e persino il cancro!" Cosa diavolo sta succedendo?
Questo non può essere vero, vero?
Sì, è
vero; l'immunosoppressione porta a tutti i tipi di terribili esiti di salute.
Alcuni lettori potrebbero ricordare come il vaccinologo canadese Dr Byram
Bridle ha fatto affermazioni simili in un'intervista solo poche settimane fa.
Ecco cosa ha detto:
"Quello
che ho visto troppo sono le persone che avevano tumori che erano in remissione,
o che erano ben controllati; i loro tumori sono andati completamente fuori controllo
dopo aver ricevuto questo vaccino. E sappiamo che il vaccino provoca un calo del numero
di cellule T, e quelle cellule T fanno parte del nostro sistema immunitario e
fanno parte delle armi critiche che il nostro sistema immunitario ha per
combattere le cellule tumorali; quindi c'è un potenziale meccanismo lì.
Tutto
quello che posso dire è che ho avuto troppe persone che mi hanno contattato con
questi rapporti perché mi sentissi a mio agio. Direi che questa è la mia più
recente preoccupazione per la sicurezza, ed è anche quella che sarà la più
sottostima nella base di dati avversi, perché se qualcuno ha avuto il
cancro prima del vaccino, non c'è modo che i funzionari della sanità pubblica
lo colleghino mai al vaccino". ("Dr Byram Bridle parla",Bitchute, :55
secondo voto).
Ancora
una volta, quante persone avrebbero deciso di vaccinarsi se sapessero che
potrebbe innescare una riacutizzazione di virus dormienti o tumori in
remissione? Chi si assumerebbe questo rischio?
Ma non
sanno che stanno correndo un rischio, lo fanno, perché non gli è stata detta la
verità. E la ragione per cui non è stata detta loro la
verità è perché sono un bersaglio in una guerra di sterminio che viene condotta
su di loro. A volte è molto difficile per le persone ammettere ciò che sanno essere
la verità, ma la verità è chiara da vedere.
I nostri manager della pandemia e i loro fanti nei
media, nella sanità pubblica e nel governo vogliono farci del male, vogliono
iniettarci una sostanza misteriosa che causerà il caos sul nostro sistema
immunitario e accorcerà le nostre vite.
Questa
non è solo una lotta per la libertà personale o l'autonomia corporea, è una
battaglia per la sopravvivenza. Stiamo difendendo il nostro diritto alla vita. Ecco di più dall'immunologa virale
Dr. Jessica Rose:
"Ci
sono studi che escono ora, e ci sono ampi segni nei dati sugli eventi avversi,
che questi prodotti (vaccini Covid) non solo immuno-modulano il sistema
immunitario e causano iper-infiammazione; ci sono segni ora che stanno molto
negativamente influenzare le popolazioni di cellule T CD8. Per
coloro che non lo sanno, questa è una pessima notizia. Finora è solo su poche
persone, ma i dati non sembrano buoni finora. Queste
cellule T sono le cosiddette "cellule killer".
Il loro lavoro... è quello di uccidere
le cellule infettate viralmente che mostrano marcatori estranei sulla loro
superficie. Quindi, se queste popolazioni sono
esaurite, allora questa è una pessima notizia, perché non abbiamo una popolazione
di cellule nel sistema immunitario acquisito per rimuovere le cellule infettate
viralmente. ...
Ci
sono chiari segni che stanno iniziando ad emergere, che c'è una "sindrome
da deficit di immunità" che si sta susseducendo a seguito di questi
prodotti (vaccini) A seguito di iperstimolazione ... Le cellule T sono (diminuite) e la
presenza continua di iniezioni ripetute di una proteina citotossica... Non consiglierei mai e poi mai a
qualcuno che è immuno-compromesso di avvicinarsi a queste cose, perché posso
quasi garantirti che le tue condizioni peggioreranno.
Un'altra cosa che stiamo vedendo in VAERS sono
i tumori che escono dalla remissione e molti medici lo stanno segnalando sul
campo. E – a proposito – questo non è mai successo prima, non su questa scala;
nemmeno vicino ... Quindi, c'è qualcosa che sta succedendo qui che merita
ulteriori indagini, e non sembra buono". ("L'immunologa virale Dr.
Jessica Rose spiega le informazioni preoccupanti che emergono sull'immunità
compromessa dei vaccinati", Odysee).
Riesci
ancora a vedere il modello? Riesci a vedere come dicono tutti la stessa cosa? Perché, secondo te?
È
perché è la verità, la verità pura e non verniciata.
Il
punto che stiamo cercando di fare non può essere sopravvalutato: il vaccino è un'arma biologica
artificiale generata in laboratorio che disabilita il sistema di difesa critico
del corpo che aumenta la suscettibilità alle malattie di molti ordini di
grandezza.
Con ogni iniezione aggiuntiva, si è
meno in grado di montare una risposta sufficiente a infezioni di routine,
influenza o virus. Ciò porterà a uno tsunami di malattie che probabilmente
travolgerà il nostro sistema sanitario pubblico e farà precipitare il paese più
in profondità nella crisi.
È questo il piano? È questo che i nostri signori globalisti
hanno in serbo per noi?
Vedremo.
Ora dai un'occhiata a quest'ultima clip dal video del vaccinologo Geert Vanden
Bossche:
"La prima cosa che vorrei sottolineare
è che il Covid-19 non è una malattia delle persone sane.
Le
persone che sono in buona salute hanno un sistema immunitario innato sano che
può affrontare un certo numero di virus respiratori senza alcun problema.
Queste
persone non solo sono protette contro la malattia, ma possono anche, in molti
casi, prevenire l'infezione. Queste sono persone che possono
contribuire a sterilizzare l'immunità e all'immunità di gregge che è molto,
molto importante.
Quindi,
ascolta: mai, mai permettere a nessuno o qualcosa di interferire o sopprimere
il tuo sistema immunitario innato. Puoi
fare un cattivo lavoro da solo conducendo una vita malsana, che sopprimerà la
tua immunità innata, ma ancora peggio, sono gli anticorpi indotti dal vaccino che
sopprimono la tua immunità innata.
E questi anticorpi vaccinali non possono
sostituirlo perché perdono la loro efficacia contro il virus e diventano sempre
meno efficaci. In contrasto con gli anticorpi innati, non possono prevenire l'infezione,
non possono sterilizzare il virus. Pertanto, contribuiscono all'immunità di gregge....
Se
sopprimiamo questi anticorpi innati nei bambini, potrebbe portare a malattie
autoimmuni.
Questo
è un assoluto "No go" Non possiamo vaccinare i nostri figli con
questi vaccini. La
soppressione dell'immunità innata è già un problema tra i vaccinati, e in
effetti avranno difficoltà a controllare una serie di malattie, non solo
Covid-19, ma anche altre malattie ... e richiederà un cambiamento molto
drammatico nelle strategie per aiutare i vaccinati – e il mio cuore va a loro –
perché
avranno bisogno di un trattamento esteso in molti casi.
...
Potenziarli – il che significa dare loro una terza dose – è assolutamente folle, perché
quello che farà, è aumentare la pressione immunitaria degli anticorpi
vaccinali, sulla loro immunità innata. Quindi il potenziamento è un'assurdità
assoluta; è pericoloso e non dovrebbe essere fatto....
Quindi,
cosa ci dice la scienza? Ci dice che è l'immunità innata che ci proteggerà, non
il vaccino".
("Geert Vanden Bossche sui vaccini e la soppressione dell'immunità
innata", Rumble)
Quindi,
ora sappiamo che – insieme ai coaguli di sangue, al sanguinamento, agli attacchi
di cuore, agli ictus, alle malattie vascolari e neurologiche – il vaccino è anche progettato per
eviscerare il sistema che ci protegge dalla malattia e dalla morte, il sistema
immunitario.
Quanto ci si deve essere immersi nella negazione per non vedere il male che ora
è tra noi.
Vedi
anche: Dr. Nathan Thompson - Il vaccino Covid induce l'autoimmunità, Odysee (odysee.com/@EndYourSlavery:8/My-Jaw-DROPPED-when-I-Tested-Someone's-Immune-System-After-the-2nd-Jab:d)
E
questo: Sindrome da immunodeficienza acquisita da vaccino (VAIDS): 'Dovremmo anticipare di vedere questa
erosione immunitaria più ampiamente'" Americas Frontline Doctors: (americasfrontlinedoctors.org/news/post/vaccine-acquired-immune-deficiency-syndrome-vaids-we-should-anticipate-seeing-this-immune-erosion-more-widely/).
Locke, il padre dell’autodeterminazione.
Libertaepersone.org-
Lorenza Perfori-(15 Marzo 2020)- ci dice:
Dottrina
sociale di Stefano Fontana.
Autodeterminazione
è termine oggi molto in voga. Esso indica la sovranità dell’individuo su se
stesso e sulle proprie azioni. La persona è qualcosa che si autodetermina, cioè
che è criterio a se stessa, agisce come essa stessa decide per i fini che essa stessa
si pone. Autodeterminazione
significa quindi libertà assoluta e volontà altrettanto assoluta. L’unico valore, per
l’autodeterminazione, è la sincera volontà del soggetto, ossia che la scelta
sia fatta totalmente in proprio, senza influenze esterne di qualsiasi tipo esse
possano essere. L’autodeterminazione non conosce leggi, perché è essa stessa la legge. Oggi il principio è applicato in
molti campi della bioetica e della biopolitica, dall’autodeterminazione della donna
ad abortire fino all’autodeterminazione di chiedere la morte.
Ci si
può chiedere da dove e da chi abbia inizio questo principio. Per rispondere ci
viene in aiuto un articolo pubblicato sull’ultimo numero della rivista francese
“Catholica”.
Il
direttore, Bernard Dumont, intervista il prof. Juan Fernando Segovia,
argentino, che rivela il nome e il cognome del responsabile: John Locke, il filosofo della seconda
rivoluzione inglese del XVII secolo, considerato il padre del pensiero politico
liberale.
Come
si sa, Locke pensava che nello stato di natura l’uomo avesse, tra gli altri, il
diritto alla proprietà e che questo diritto egli portasse con sé anche nello
stato di società, assieme al diritto alla vita e alla libertà.
Ecco perché viene considerato il
fondatore del pensiero liberale.
Il fatto è che secondo lui la proprietà non
riguardava solo i rapporti con le cose, ma anche il rapporto della persona con
sé medesima. La persona è proprietaria di se stessa ed esercita un dominio e una
autorità su se stessa in modo che solo essa può avere dei diritti su di sé.
Si
tratta di un “individualismo possessivo” dalle grandi conseguenze morali, giuridiche e
politiche.
Nasce
qui il principio di autodeterminazione, ossia di autonomia in cui si fa
consistere addirittura la dignità della persona.
La personalità è vista ora come
un’opera d’arte prodotta dalla volontà e dalla libertà senza regole.
L’uomo crea la propria persona come il
coltivatore un giardino e si percepisce quindi come “prodotto” e “costruito” da
se stesso. Egli
può quindi vantare solo diritti soggettivi, a cominciare dal diritto ad essere
ciò che egli vuole, dato che la sua autocoscienza è padrona di se stessa,
mentre non può accettare doveri, che avrebbero la loro origine fuori di sé. L’autonomia dell’uomo è ordinata alla
realizzazione di sé e non più all’applicazione dei precetti della legge morale
o umana.
Il
principio della proprietà è considerato da Locke espressione della natura
umana, infatti egli non lo considera un prodotto della società ma qualcosa
presente anche nello stato di natura presociale. Ma
la natura umana come la concepisce lui è
la negazione di una natura umana intesa come oggettiva, costitutiva della
persona, normativa dei suoi comportamenti. La natura umana viene assorbita
nell’autodeterminazione: sarò io a stabilire quale sia la mia natura umana.
Le
conseguenze sono davanti ai nostri occhi. Qualsiasi legge perde di significato
e la comunità politica, che si regge sulla visione in comune dei fini, va in
rovina.
Il diritto e la morale si fondano sulla volontà degli
uomini e le nuove regole di vita diventano l’autonomia, l’autodeterminazione,
l’autosufficienza, l’autorealizzazione. Il desiderio di essere autonomo
prevale sul desiderio di essere buono.
Grazie
a questo articolo di “Caholica” ora sappiamo chi dobbiamo ringraziare.
(Fonte:
La nuova Bussola Quotidiana).
Dall’ambiente
al cibo preserviamoci
il
diritto di avere un futuro.
Huffingtonpost.it-
Sara Roversi-(10-12-2021)- ci dice :
(Sara
Roversi Fondatrice del “Future Food Institute”).
L’urgenza
di continuare a celebrare la giornata mondiale dei diritti umani dopo 78 anni
dalla proclamazione della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo e trovarsi simultaneamente in un’era geologica,
l’Antropocene, in cui proprio l’uomo è causa di quei massicci cambiamenti
geologici tali da minare la sua stessa sopravvivenza è uno dei più eclatanti
paradossi del nostro tempo.
Viviamo
in un mondo veloce, istantaneo, sregolato, malato, contorto che tra produzioni
eccessive, intensive ed estensive e profondi cambiamenti climatici lascia
indietro intere fasce di popolazione, le più vulnerabili, dimenticandosi del
fulcro essenziale della sopravvivenza. Parliamo di quei diritti inalienabili
che spettano a tutti noi, proprio in ragione della nostra umanità, della
dignità e della libertà di cui è intriso ogni essere umano indipendentemente
dal genere, dalla razza, dalla religione, dall’opinione politica, dalla
cittadinanza, indipendentemente dal contesto geografico.
Ed è
proprio da questo bisogno di ritornare all’indispensabile che quest’anno le
Nazioni Unite celebrano questa giornata mondiale ripartendo dalle basi
primarie, dall’uguaglianza. È infatti proprio l’articolo 1 della Dichiarazione
Universale dei Diritti Umani a ricordarci che “Tutti gli esseri umani nascono liberi
e uguali in dignità e diritti”.
Tutti
abbiamo ugualmente diritto alla vita, così come tutti abbiamo diritto ad un
tenore di vita adeguato per preservare la nostra salute e benessere.
Diritti
umani che sono vuoti senza l’urgenza di dare peso reale al diritto di accesso
al cibo, sufficiente e nutriente, di avere accesso all’acqua, di un odore,
colore e sapore accettabile, di un diritto a vivere in un ambiente sano, pulito
e sostenibile, riconosciuto formalmente come diritto umano un paio di mesi fa. Ma che si sostanziano inevitabilmente
anche a dignitose condizioni lavorative, all’eliminazione di pericolose forme
di discriminazione, al caporalato, al lavoro sottopagato che ancora troppo
spesso sono associate al settore agricolo.
Una
rigenerazione integrale del sistema agro-alimentare è un tassello
imprescindibile per promuovere quelle forme di economie basate sui diritti
umani, per abbracciare quel nuovo contratto sociale caldeggiato dallo stesso
segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Gutierrez.
Il
nostro Paese si trova in una posizione cruciale per tradurre questi bisogni in
realtà. Per
il ruolo politico e strategico che ha rivestito quest’anno a livello nazionale
e internazionale e per la possibilità che, proprio partendo dal cibo, dal
settore agroalimentare e dall’ambiente può svolgere in termini di diritti umani. Diritti che sono inscindibilmente
connessi perché è proprio dall’ambiente che trova fondamento la salute umana.
Libertà
e uguaglianza sono alla base della nostra stessa democrazia, ha ribadito ieri
il premier Draghi: “Come democrazie, abbiamo un dovere gli uni verso gli altri, e
verso il mondo intero. Dobbiamo tenere fede al nostro impegno per la libertà,
l’equità e la prosperità economica per tutti”.
Garantire
diritti umani universali, in fondo, significa poter garantire all’uomo il
diritto ad avere un futuro.
Educare
al rispetto della dignità
umana
per superare la violenza sulle donne.
Jhuffingtonpost.it-Maria
Cristina Pisani-(254-11-2021) -ci dice:
E
allora serve ancora e di più educare ai sentimenti, investire nella cultura,
nei processi educativi alla parità di genere fin dall’infanzia, nella
sensibilizzazione per il rispetto della dignità e dei diritti della persona.
Continuamente
ribadiamo il nostro impegno nelle istituzioni e nella società per il rispetto
della dignità e del corpo delle donne, per superare stereotipi sessisti, per
garantire ad ogni donna maggiori diritti e nuove opportunità, per introdurre il
valore della parità, educare ad un sano e corretto rapporto tra i generi,
sostenere e rafforzare i centri territoriali anti violenza.
Eppure,
i numeri sono impietosi, ancor più durante la pandemia: molte, troppe donne
sono ancora costrette ad affrontare il dramma di una violenza spesso consumata
tra le mura domestiche perché c’è ancora uno strato roccioso, buio, nei
rapporti fra uomini e donne che, nella totalità dei drammi, conosce un’unica
direzione: da lui a lei.
È così
anche nel nostro Paese, dove sembra si voglia metter piombo nelle ali delle
donne che cercano di percorrere la loro strada di emancipazione e libertà, di
acquisizione di competenze, di leadership e traguardi che premiano i loro
talenti, la loro visione innovativa che di fatto lascia molti uomini un passo
indietro.
E c’è
ancora qualcuno che oggi attribuisce le morti violente delle donne alla
“liberalizzazione” dei costumi, al venire meno della tenuta delle famiglie,
manifestando quasi una sorta di nostalgia per tempi fortunatamente passati,
quando, in un Paese fortemente declinato al maschile, il delitto d’onore era
scritto solo nell’accezione femminile, nella presunzione che soltanto l’uomo
potesse venir colpito “dall’offesa recata all’onor suo”.
Basti pensare agli innumerevoli episodi di
violenza che abbiamo visto, e purtroppo ancora vediamo, trasformarsi spesso in
processi mediatici alle condotte femminili. Per quanto sembri paradossale,
infatti, è ancora necessario ribadire che una donna ha il diritto di rientrare
a casa all’ora che preferisce, indossando ciò che preferisce, senza dover
subire alcun abuso.
È
innegabile che per tanti esista ancora una sorta di codice comportamentale non
scritto che ci si aspetta che le donne osservino, che sopravvivano retaggi e
resistenze all’autonomia e alle libertà femminili e allora gli stereotipi
culturali sono ancora il primo pilastro da smontare per un Paese moderno che
vuole concretamente affermare la parità tra generi, la convivenza pacifica tra
le diversità, un multiculturalismo pienamente raggiunto nel riconoscimento
reciproco.
Tanti
passi in avanti dal punto di vista legislativo sono stati compiuti, ed è anche
vero che non sono ancora sufficienti, ma come giovani e come donne assistiamo
ancora soprattutto a troppe discussioni stereotipate e a troppi interrogativi
senza risposte. Perché se una bambina picchia è un maschiaccio e se un bambino
piange è una femminuccia? Perché studiamo Gabriele D’Annunzio ma non Armanda
Guiducci? Perché se un uomo lavora tanto è uno stacanovista, ma se lo fa una
donna è una maniaca ossessionata? Il tema è che sopravvivono modelli identitari
e paradigmi di ruoli sociali tradizionali, segni di un progresso zoppo, minato
da una perdurante arretratezza, da convinzioni arcaiche che attraversano ancora
il nostro Paese.
Uomini
che odiano il coraggio delle donne.
Compagni padroni. Più proprietari che
compagni. Più padroni che mariti, malati di volontà di dominio, di possesso.
Donne
alle quali da piccole ancora si insegna che dovranno, per piacere a qualcuno,
essere non solo belle e brave ma discrete, miti, umili, avere pazienza,
assecondare i desideri per eventualmente far valere i propri. Nulla di più
ripugnante perché l’amore senza rispetto non è amore.
Analizzando
il movente dei femminicidi emerge infatti che, quasi sempre, il motivo
scatenante è la gelosia e il possesso nei riguardi della vittima. E
allora serve ancora e di più educare ai sentimenti, investire nella cultura,
nei processi educativi alla parità di genere fin dall’infanzia, nella
sensibilizzazione per il rispetto della dignità e dei diritti della persona,
perché è quella prima P della Convenzione di Istanbul del Consiglio d’Europa
sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza
domestica, la Prevenzione, che può ridurre il fenomeno della violenza di genere
e costruire così nuovi orizzonti di pari opportunità e benessere per tutte e
tutti nelle nostre comunità.
Ed è
anche per questo che servono le nostre parole, le parole di tante donne, di
tante ragazze. Allora oggi, ma anche quotidianamente, raccontate le vostre
storie, gridate la vostra rabbia, fatelo pubblicamente, urlate la verità su chi
pretende silenzio, su chi vi insulta, vi priva della vostra libertà, vi umilia,
denunciate senza vergogna a gran voce nelle piazze, nelle vie, nelle scuole,
fatelo a testa alta, fatelo con forza per tutte, spezzate con le parole il dito
che vi punta e vi giudica, guardate negli occhi chi vi uccide lentamente, chi
vi priva dei diritti perché la violenza non racconta la vulnerabilità
femminile, ma la fragilità maschile, la terribile debolezza di tanti, troppi
uomini.
E in
questo percorso, saremo tutte testardamente impegnate, insieme a uomini
lungimiranti, a trasformare queste parole in azioni, a cominciare da questo
grande lavoro culturale e politico che è oggi indispensabile per riconoscerci
in una società avanzata e democratica, che non millanta ma concretamente
pratica uguaglianza, rispetto della persona umana, parità e uguaglianza di diritti,
a partire da quello delle donne di essere libere dalla violenza.
Il
paravento della libertà.
Micromega.net-Teresa
Simone-(20 luglio 2021)- ci dice:
Hanno
ragione coloro che denunciano l'ingerenza autoritaria dello Stato come
stigmatizzato nell’espressione “dittatura sanitaria” oppure quanti hanno
accettato le limitazioni della libertà individuale al fine di tutelare la
salute collettiva? Una riflessione filosofica sul rapporto tra libertà e
sicurezza al tempo della pandemia.
Una
delle più famose espressioni della libertà nell’arte è il quadro che Delacroix
dipinse per esaltare la rivoluzione parigina del 1830 e che la identifica con
una donna, dai tratti marcatamente sensuali, la cui immagine non idealizzata e
antitradizionale, restituisce l’idea moderna e scandalosa della partecipazione
di tutti alla sollevazione popolare, come chiaramente espresso dalle diverse
classi in esso rappresentate. La libertà, dunque, è spesso intesa come politica e sociale.
Sospendendo
per un attimo la speculazione filosofica, col suo rigore linguistico e
concettuale, e la lunga tradizione giuridica, si può ben intuire, infatti, come
la libertà si realizzi nell’agire e implichi una sua precisa
contestualizzazione e concretizzazione.
In tal
senso, reclama inevitabilmente la contaminazione con la realtà storica, il che
significa che non può prescindere dall’aggancio con il momento contingente. Nel caso attuale, con la diffusione
della più vasta e diffusa pandemia che si sia realizzata dopo la seconda guerra
mondiale e con le inevitabili riflessioni scatenate dalle restrizioni che ha
introdotto.
In
questi ultimi due anni, infatti, si è acceso un vivace dibattito tra coloro che
parlano di ingerenza
autoritaria dello Stato come stigmatizzato nell’espressione “dittatura sanitaria” e quanti hanno accettato le
limitazioni della libertà individuale al fine di tutelare la salute collettiva,
in particolare dei cittadini più esposti al rischio di morte.
Di
nuovo, come nel caso delle misure di contrasto al terrorismo seguite all’undici
settembre, si è riproposta l’opposizione tra libertà e sicurezza. Un tema estremamente complesso,
spesso ridotto a semplicistica polarizzazione tra ottimisti e pessimisti: nei
primi sono stati riconosciuti per lo più rappresentanti della destra e tra i
secondi progressisti dell’area di centrosinistra, con l’ovvia polemica e il
conseguente scontro politico. In
molti le espressioni sono degenerate: negazionisti da un lato e covidioti
dall’altro. Nei più raffinati, la discussione ha rimandato ai classici.
Alcuni
sono risaliti a Cicerone e al celeberrimo “Legum servi sumus ut liberi esse
possimus”
(Siamo servi della legge per poter essere liberi), affermazione che richiama
l’adesione a un sistema normativo che tutela anche la nostra libertà. Altri sono tornati alla teoria di
Hobbes e al bisogno di protezione che avrebbe indotto gli uomini, per uscire
dalla condizione di perenne conflittualità, il bellum omnium contra omnes,
dello stato di natura, a delegare i propri diritti a un ente sovrano che li
gestirebbe in maniera assolutistica: rinuncia alla propria libertà in cambio di
sicurezza.
Di
contro, si è ribadita la posizione di Locke, teorico del modello di stato
liberale, sulla finalità dell’istituzione statuale come garante dei diritti
naturali dell’uomo: diritto alla vita, diritto alla salute, diritto alla
libertà, diritto alla proprietà.
La
presenza del diritto alla salute, dunque, è presente già nell’analisi di Locke
e ne definisce l’attualità. Non dimentichiamo che sia l’OMS che la nostra Costituzione
non solo lo prevedono ma lo considerano uno dei diritti fondamentali di ogni
essere umano.
L’articolo
32 della nostra carta costituzionale, nello specifico, tutela la salute non solo
come diritto dell’individuo ma anche come interesse della collettività.
Anche
per Montesquieu, “La libertà politica non consiste affatto nel fare ciò che si vuole. In
uno Stato, cioè in una società governata da leggi, la libertà consiste
unicamente nel fare tutto ciò che le leggi permettono. Infatti, se un cittadino
potesse fare ciò che esse proibiscono, anche gli altri acquisterebbero un tale
potere. Una
esperienza di secoli mostra come qualsiasi uomo che si trovi ad avere il potere
sia portato ad abusarne, finché non gli vengano posti dei limiti. Perché non si possa abusare del
potere, bisogna che, per la disposizione delle cose, il potere argini il
potere.”
Allo
stesso modo, il più radicale dei teorici democratici, Rousseau, riconosce: “Ciò
che l’uomo perde nel contratto sociale è la sua libertà naturale e un diritto
illimitato su tutto ciò che tenta e che può conseguire, ciò che guadagna è la
libertà civile e la proprietà di tutto ciò che possiede. Bisogna distinguere bene tra la
libertà naturale, che non ha limiti che nelle forze dell’individuo, e la
libertà civile, che è limitata dalla volontà generale.”
In
tutti i maggiori pensatori politici si assiste, dunque, alla visione di una libertà che
necessariamente, quando diventa civile, cioè s’inserisce in una rete di
rapporti sociali, implica delle limitazioni.
Lo
stesso John Stuart Mill, nel famoso Saggio sulla libertà, osservò a metà del
XIX secolo che “L’umanità è giustificata, individualmente o collettivamente, a
interferire sulla libertà d’azione di chiunque soltanto al fine di proteggersi;
il solo scopo per cui si può legittimamente esercitare un potere su qualunque
membro di una comunità civilizzata, contro la sua volontà, è per evitare danno
agli altri. Il bene dell’individuo, sia esso fisico o morale, non è una
giustificazione sufficiente.”
Questo
significa che la libertà individuale è sacra, certamente, e va difesa e
tutelata in ogni modo, ma limitata se lede gli altri: quando ciò accade, “si può legittimamente esercitare un
potere su qualunque membro di una comunità civilizzata, contro la sua volontà”.
Anche contro la sua volontà. Nella ricerca della felicità, sostiene Mill, l’individuo è
libero: libero di dissentire dalle idee predominanti, di lottare per affermare
la propria singolarità, di respingere qualsiasi conformismo che la società
imponga, ma
a patto che non arrechi danno agli altri.
(Ora
ci stanno uccidendo. Il vaccino contro il
Covid-19 elimina la nostra immunità
naturale).
La divergenza tra diversi punti di vista è alla base
di una società aperta, come teorie rivali in campo scientifico, pluralità di
opinioni e posizioni che danno la misura della vitalità del dibattito culturale
e sociale. Ma, appunto, “…il fatto di vivere in società rende indispensabile
che ciascuno sia obbligato a osservare una certa linea di condotta nei
confronti degli altri. Questa condotta consiste, in primo luogo, nel non
danneggiare gli interessi reciproci, o meglio certi interessi che, per
esplicita disposizione di legge o per tacito accordo, dovrebbero essere
considerati diritti; e, secondo, nel sostenere la propria parte (da determinarsi
in base a principi equi) di fatiche e sacrifici necessari per difendere la
società e i suoi membri da danni e molestie”.
Quindi, il massimo e riconosciuto teorico del
liberalismo non solo manifesta a più riprese la necessità di rispettare gli
interessi collettivi su quelli individuali, ma afferma in modo inequivocabile
che i singoli devono contribuire, con fatiche e sacrifici, alla difesa della
società. In questo senso, anticipa la concezione dello Stato sociale di diritto
e la presenza, in molte Costituzioni democratiche contemporanee, del principio
secondo cui ciascun cittadino è chiamato a farsi carico anche della salute
altrui, evitando di creare un danno alla stabilità sociale come succederebbe se
agisse mosso soltanto dal proprio egoismo.
Nessun
diritto, inoltre, può essere ottusamente inteso: se la libertà è contrasto al
dogmatismo non può essa stessa farsi dogma, cioè verità accettata
acriticamente. Nel momento in cui, ad esempio, il suo concetto venga usato per
giustificare la rimozione delle misure di contenimento del virus e dunque
l’esposizione al rischio dei più fragili, non so a cosa serva questa libertà. A
consentire ad alcuni di esseri liberi e ad altri di morire? Creando all’interno
dello Stato una disuguaglianza di mezzi e di fini? La libertà totale e
illimitata è un feticcio. Quella che per dare potere ad alcuni ne toglie ad
altri è illiberale.
Il
rapporto tra libertà e sicurezza è complesso, certamente, e chiama in causa la
possibilità che il rischio venga proprio da un governo che estendendo oltre il
necessario le restrizioni finisca per diventare esso stesso autoritario. In
questi ultimi due anni è stato centrale nelle discussioni, mettendo a dura
prova la capacità civica di interpretare la nostra Costituzione. E tuttavia
l’emergenza anche giuridica trova una sua sponda nel ruolo centrale del
Parlamento rispetto al Governo e nel ripristino in tempi ragionevoli, laddove
dovessero essere oggettivamente impedite, di tutte le sue prerogative.
La
soluzione, tuttavia, non è contrapporre la libertà alla sicurezza, ritornando
di fatto ad Hobbes, ma piuttosto cercare di volta in volta un equilibrio che
eviti di ledere uno dei due valori in campo in un gioco di cedimenti e
concessioni che superi contrapposizioni drastiche e aiuti a rivedere, correggere,
rinegoziare eventuali restrizioni. Quando si vive in società, d’altronde,
bisogna cedere una quota delle proprie libertà per il bene di tutti, in
particolare dei più fragili. Che libertà sarebbe quella che decidesse in nome
della libertà di non proteggere il diritto alla vita dei più deboli?
C’è un
diritto privo di limiti? Klaus Günther sostiene di no. In un’illuminante
intervista del maggio 2020, riportata da Giustizia Insieme, confrontandosi, lui
giurista, con Habermas, filosofo, ricorda: “il diritto alla vita dell’art. 2.2
della Legge Fondamentale era originariamente, anzitutto, un diritto di difesa
contro uno stato che spesso, con coazione e violenza, ha inciso arbitrariamente
sulla vita dei suoi sudditi. Il dover morire in conseguenza di malattie apparteneva, nei
tempi passati, al generale rischio di vita, che solo di rado poteva evitarsi o
ridursi.
Solo da quando disponiamo di un sistema di assistenza medica altamente
complesso e dispendioso si pone fondamentalmente la domanda su cosa e quanto stato e
società possano e debbano fare per impedire o per ridurre decorsi patologici
prevedibilmente rischiosi per la vita.”
E
ancora: “Ma essi (coloro che vorrebbero allentare le restrizioni) non
dovrebbero allora soltanto dire quanto potrebbe salire il numero dei
prevedibili casi di morte senza portare all’assurdo il diritto alla vita, ma
dovrebbero inoltre spiegare al primo paziente che non possa essere fatto
respirare in conseguenza dell’allentamento, che egli dovrebbe morire per amore
della libertà di altri.”
Secondo
Habermas, i diritti umani, e fra essi il diritto alla vita, una volta
riconosciuti come fondamentali attraverso la formazione di volontà
democratiche, vincolano i cittadini ad accettare quelle leggi che tutti insieme
si sono dati, impedendo di “sostenere politiche che, negando la loro uguaglianza, mettono
a repentaglio la vita di alcuni di loro in nome dell’interesse di tutti gli
altri”.
Al di
là dei diversi approcci, sia Günther che Habermas, riconoscono il diritto alla
vita delle persone come interesse assoluto, per cui il sacrificio dei diritti
individuali diventa inevitabile per scongiurare il collasso dell’intera società
nei suoi aspetti politici, economici e personali.
Il
diritto alla vita è il presupposto di ogni altro diritto, anche di quello alla
libertà.
Può essere posto in secondo piano, come nel caso del martirio o del suicidio,
ma solo per decisione individuale e non statuale, altrimenti sarebbe svuotato
del suo stesso significato.
La
libertà è intoccabile nel momento in cui riguarda scelte private, che attengono
alla religione, all’opinione politica, alla condotta individuale, alle scelte
le cui conseguenze ricadano sulla propria esistenza, ma quando essa implica un “atto
sociale”, quando cioè ha effetti sugli altri, allora richiede delle limitazioni
precise e se tali limitazioni sono riconosciute come essenziali per garantire
la salute o addirittura la vita di altre persone, l’interferenza dello Stato
non solo è legittima ma necessaria.
L’autonomia
intellettuale, morale e civica non è messa in discussione dalla scelta
collettiva di accettare delle restrizioni in nome di un fine superiore quale il
rispetto dell’altro. Anzi, ne è potenziata. Ancora una volta Kant ci viene in
aiuto: trattare l’umanità, in se stessa e negli altri, sempre anche come fine e
mai semplicemente come mezzo, significa assumere la responsabilità della
dignità dell’altro, è vero. Ciò potrebbe essere letto sia come inopportunità di
limitazioni alla libertà che ridurrebbe la dignità ma anche come indifferenza
alla sorte del prossimo. La dignità non è solo di chi non è disposto a rinunciare a
nulla della propria libertà; dignità è anche quella di chi non deve morire o
essere esposto al rischio per consentire al primo di godere egoisticamente
della propria libertà.
Personalmente
credo che il dovere di solidarietà che abbiamo come cittadini e come esseri
umani implichi, sia giuridicamente che filosoficamente, il prendersi cura degli
altri, sapere che ogni azione o omissione può mettere in gioco una vita. E tale
preoccupazione in una società aperta, liberale e civile, deve essere
prioritaria. In tal senso, il diritto, che attiene al mio interesse
individuale, può cedere, in taluni casi, al dovere, che necessariamente
contempla la presenza di un altro.
Quando
si radicalizza il concetto di libertà come predominante su tutti gli altri
diritti e se ne consideri astrattamente l’ambito di applicazione senza riguardo
per la sfera dell’altro; quando si oppone la libertà privata all’interesse pubblico,
si inizia a percorrere un sentiero che ha alla sua fine l’autoritarismo, e cioè
il contrario di ciò che si vorrebbe difendere.
Razionalizzare
la sofferenza altrui come ininfluente, come ostacolo alla mia realizzazione,
rischia di inaridire ogni rapporto. Come ha scritto Levinas a proposito della
teodicea, che per lui è qualsiasi tentativo di spiegare e giustificare il male
nel mondo e di cui proprio l’esperienza nazista ha sancito la fine: “Per la
sensibilità etica – che si conferma, nell’inumanità del nostro tempo, contro questa
inumanità – la giustificazione del dolore del prossimo è certamente la sorgente
di ogni immoralità.”
Molti
di coloro che hanno per mesi attaccato qualsiasi scelta fosse fatta in tema di
contenimento del contagio, ricorrendo all’argomento monocorde della restrizione
delle libertà, e mi riferisco in particolare a chi ha gridato alla dittatura
sanitaria, a chi ha parlato della mascherina come di una vergogna nazionale, a
chi ha contestato per mesi i dati sui morti che venivano pubblicati, a chi ha
messo in dubbio le ricerche sui vaccini e poi la loro stessa efficacia, in una
continua critica a ogni tentativo di riconoscere e arginare la pandemia,
appartengono in massima parte alla medesima formazione politica.
È la
stessa formazione politica che in nome della libertà vorrebbe abolire la legge
sull’interruzione della gravidanza, non riconosce le unioni civili, propone
norme restrittive sui migranti, vorrebbe misure a favore dell’impresa senza
spendere una parola sulle condizioni dei lavoratori, sbeffeggia ogni tentativo
di introdurre attenzione nell’uso non sessista del linguaggio, derubrica
qualsiasi manifestazione di fascismo a folklore invece di condannarla “senza
se” e “senza ma”, ridicolizza atti anche simbolici contro il razzismo, contesta
l’introduzione di crimini di odio per motivi sessuofobici e, se potesse,
cancellerebbe anche la legge Mancino. Chiede libertà assoluta per se stessa,
non importa a quale prezzo.
Una
libertà molto di parte, a dire il vero. Della propria parte.
Luc
Montagnier ha querelato
Matteo
Bassetti.
msn.com-Notizie.it-Chiara
Nava - (13-12-2021)- ci dice :
Il
Premio Nobel Luc Montagnier ha deciso di querelare Matteo Bassetti per
diffamazione, per via di una frase molto pesante che è stata pronunciata dal
virologo durante un dibattito.
Il
Premio Nobel Luc Montagnier querela Matteo Bassetti per diffamazione
Luc
Montagnier ha vinto il Premio Nobel per la Medicina, ma da quando è iniziata la
pandemia è stato messo da parte e le sue dichiarazioni sono spesso state
classificate come inattendibili. Una delle persone che lo ha spesso criticato è
Matteo Bassetti, quotidianamente presente nelle trasmissioni televisive per
parlare del Covid. Il virologo aveva usato delle frasi molto pesanti nei
riguardi del Premio Nobel, per questo è stato querelato per diffamazione. Lo ha annunciato Tiziana Vigni,
avvocato che rappresenta il medico francese.
Luc
Montagnier querela Matteo Bassetti per diffamazione: allusione alla “demenza senile”.
La
querela è stata depositata lo scorso 12 novembre e si riferisce in particolare
ad una frase che Matteo Bassetti aveva pronunciato ad agosto, durante un dibattito
pubblico che si era svolto a Sutri. Sul palco, oltre al virologo, erano
presenti Vittorio Sgarbi, Luca Palamara e Pierpaolo Sileri. Durante il confronto sul tema della
pandemia di Coronavirus, il virologo genovese ha iniziato a contestare le dichiarazioni
di Montagnier.
Il premio Nobel si è sempre
appellato alle sue conoscenze per informare le persone riguardo la campagna
vaccinale. Il
medico francese non è d’accordo con la somministrazione del vaccino contro il
Covid e ha sempre spiegato in modo scientifico le sue motivazioni. Bassetti, di opinione completamente
contraria, lo ha screditato, facendo allusione ad una possibile “demenza
senile” del Premio Nobel, usando anche parole molto pesanti nei suoi confronti.
Luc
Montagnier querela Matteo Bassetti per diffamazione: i dibattiti sul Covid finiscono in
tribunale.
Matteo
Bassetti si è beccato una querela da parte del Premio Nobel Luc Montagnier per
diffamazione, ma non è la prima volta che un dibattito sul Covid e sul vaccino
finisce in tribunale. A Novembre il virologo genovese aveva querelato il
parlamentare Gianluigi Paragone per diffamazione. In questo caso Paragone aveva
lasciato intendere che Bassetti doveva il suo ruolo nella clinica di Malattie
Infettive del San Martino di Genova a suo padre. Lo scontro era avvenuto a Non è l’Arena di
Massimo Giletti.
La
pandemia costringe a riscrivere
la
libertà individuale…
puntofamiglia.net-
Silvio Longobardi-(23 Agosto 2021)- ci dice:
Quando
si parla di vaccini tutti pronti a sacrificare la libertà individuale
sull’altare del bene comune. Ma se parliamo di aborto, allora l’esaltazione di
sé e della propria libertà personale viene prima di tutto. Una schizofrenia
sociale che ha una sola radice: la negazione di Dio.
(Le
ultime notizie dal fronte medico Usa sono : il vaccino pandemico è stato progettato con la finalità di
distruggere il sistema immunitario umano. Senza questa immunità naturale una
semplice influenza può uccidere un uomo vaccinato. Nota della direzione.).
La
libertà individuale ha un limite. È questa la regola che ispira l’azione
governativa in tempo di pandemia. In nome del bene comune non solo possiamo
limitare la libertà dei singoli ma possiamo anche imporre comportamenti che
contrastano con la coscienza etica. Mi riferisco all’obbligatorietà del
vaccino prevista per operatori sanitari e insegnanti. Pare che la maggioranza degli
italiani (e non solo) sia d’accordo, ritiene infatti che il bene comune della
salute abbia un’assoluta precedenza sui pur legittimi beni individuali.
Dovremmo
rallegrarci, la pandemia costringe a riscrivere l’umanesimo occidentale,
segnato da una evidente ipertrofia dell’individuo; e obbliga a ridefinire i confini
della libertà, ponendo limiti oggettivi e validi per tutti.
In un libro
autobiografico (Non ora, non qui) Erri De Luca racconta un episodio che, a mio
parere, ha un valore iconico e spiega efficacemente il conflitto che attraversa
la cultura contemporanea. Lo scrittore ricorda che quand’era bambino voleva usare i
giocattoli con assoluta autonomia e perciò rivendicava la libertà di romperli.
Solo
in questo modo poteva dire che davvero i giocattoli erano suoi. Non accettava
il limite posto dai genitori, quello di usare senza rompere. Era un limite alla sua libertà, un
confine che egli voleva superare. Per questo passò un Natale senza ricevere
giocattoli. In questa immagine dell’infanzia c’è un tema e un’esperienza che
accompagna tutta la vicenda umana: il rapporto tra libertà e responsabilità. “È mio?”,
domandava il bambino. “Sì, ma non devi romperlo”, rispondevano i genitori. Mi pare di intravedere l’eterno
conflitto tra l’uomo e Dio.
Una
libertà confinata nei limiti della ragione e circoscritta dal bene comune
contrasta non poco con quella regola non scritta – ma accolta e condivisa da
chi gestisce e promuove i flussi culturali del nostro tempo – che fa
dell’aborto la quintessenza della libertà individuale, l’espressione piena di
quel potere che ogni individuo rivendica come un bene assoluto.
“L’utero
è mio e lo gestisco io” non è solo uno slogan retrivo degli anni ’70 ma una
sintesi eloquente di quella cultura che misura la vita con le esigenze
individuali. La morale è come una veste che si allarga o si
restringe in relazione ai bisogni dei singoli. Poco importa se questo principio
comporta la soppressione di un essere umano che ha già cominciato il suo
cammino nel grembo della madre. Poco importa se questo costringe il medico a
fare quello che la sua coscienza rigetta con orrore, come chiede il Rapporto
Matić, approvato dal Parlamento europeo nello scorso mese di giugno.
Stando
a questa risoluzione, l’aborto è un “servizio medico essenziale” e nessuno
operatore sanitario può rifiutarsi di prestare la sua opera per la piena
applicazione di questo “diritto”. E così, in nome della libertà di abortire, priviamo
gli altri della libertà di dissentire. Niente di nuovo sotto il sole, sono
cose che abbiamo già visto in alcuni tornanti del Novecento, quelli che hanno
scritto pagine dolorose. Il passato ritorna e s’impone con forza.
In
fondo è la stessa cultura che sta alla base anche del suicidio assistito e del
referendum recentemente promosso dai radicali, insoddisfatti della sentenza
della Corte Costituzionale e del Disegno di Legge presentato in Parlamento. La proposta referendaria chiede una
totale liberalizzazione e depenalizzazione dell’eutanasia: l’individuo rivendica la libertà di
decidere, senza più vincoli, quando e come terminare i suoi giorni. L’autodeterminazione s’impone
sempre più come il principio che regola la morale e la legislazione sociale.
Aveva
ragione Kant quando diceva che la ragione è una piccola isola nel mare della
follia. Vi
è un’evidente contraddizione tra il confinamento della libertà in caso di
pandemia e l’esaltazione acritica della stessa libertà quando si tratta della
morale individuale. Pochi se ne accorgono e quei pochi non hanno alcun
interesse a mettere in stretta correlazione questi diversi e complementari
capitoli della vicenda sociale. Questa contraddizione è invece il segno di una
schizofrenia presente nella civiltà contemporanea del mondo occidentale.
Ed è
l’esito di un processo culturale che trova la sua prima radice nella negazione
di Dio. In
effetti, se in principio non c’è Dio, se la vita personale e collettiva dipende
dal Caos, elevato a divinità, l’uomo si sente affrancato da ogni legge, salvo
quelle regole convenzionali che sono necessarie per arginare la follia.
Se
invece all’inizio di tutto c’è un Dio Creatore, se il nostro esistere
scaturisce dalla volontà amorevole di Dio, allora tutto cambia. La libertà individuale perde la
rivendicazione di chi vuole essere padrone assoluto della sua vita e assume la
veste di chi, riconoscendosi creatura, si pone al servizio del bene comune. Non è facile né automatico ma è questa
la via da percorrere se vogliamo ricondurre la storia umana nei solchi di una
ragione che ama l’uomo e veste di dignità la sua fragile esistenza.
La
libertà di manifestazione del pensiero.
Ateneoweb.com-Avv.
Vincenzo Mennea-(27 aprile 2020)- ci dice:
La
libertà di manifestazione del pensiero.
Tutti
hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo
scritto e ogni altro mezzo di diffusione.
Per
informazione si intende qualsiasi dato rappresentativo della realtà che viene
conservato da un soggetto oppure comunicato da un soggetto ad un altro. Il
termine informazione è quell'attività di comunicazione al pubblico svolte da
taluni mezzi, quali la stampa, la radio e la televisione.
La
libertà di manifestazione del pensiero è tra tutte le libertà civili,
sicuramente la più importante ed espressiva perché interessa da un lato, la
vita spirituale dell'uomo e il patrimonio, le idee di cui egli è portatore,
dall'altro la sua partecipazione alla vita e al progresso del paese. Ogni regime, democratico che
favorisca la realizzazione dell'individuo come singolo e come membro della
collettività politica organizzata, si caratterizza perché prima ancora delle
altre libertà civili, consente ai cittadini di farsi delle convinzioni e di esprimere
il proprio pensiero in tutti i campi.
La
garanzia della libertà di pensiero e della sua manifestazione costituisce una
condizione imprescindibile per la stessa sopravvivenza di un regime democratico
perché essa assicura la formazione di un convincimento personale (da parte di
ciascun cittadino) e di un'opinione pubblica criticamente fondata che
costituiscono la base ideologica di ogni regime democratico.
Per
l'ordinamento costituzionale italiano il diritto di manifestare il proprio
pensiero è sancito per tutti dall'articolo 21 della costituzione e consiste
nella facoltà riconosciuta al singolo di manifestare il proprio pensiero in
modo pubblico e di farne propaganda con qualsiasi mezzo.
La
costituzione garantisce la libertà di pensiero intesa sia come libertà di
pensare e di avere idee personali senza poter essere discriminato in base ad
esse, sia nel suo aspetto strumentale o dinamico, come libertà di manifestare il
proprio pensiero in qualsiasi luogo adatto a divulgare le proprie idee.
Il
costituente ha inteso assicurare ad ogni individuo la giuridica possibilità di
avere opinioni personali e di manifestarle, ma senza offendere.
Così
come è illusorio pensare a una democrazia fondata sull'opinione pubblica,
potrebbe valere in linea generale, ma potrebbe essere illusoria e acritica sul
piano della realtà sociale. Bisognerebbe chiedersi quali siano i tipi o il tipo di
opinione pubblica che l'ordinamento giuridico consente, di formare. La
conoscenza che ognuno ha della realtà sociale, politica, economica, sarebbe
molto scarsa, così come la raccolta di dati sociali, di formazione, di
conoscenza, è il più delle volte, frammentaria, occasionale e incompleta.
Sicché
non può dirsi che il comportamento dei vari soggetti dell'ordinamento, ma anche
di qualche giornalista (poco serio), sia il risultato di una obiettiva
documentazione e non piuttosto frutto della propaganda, giudizi, immaginazione
distorta, forse dovuta a fattori giuridici, sociologici, che limitano l'accesso
ai fatti che ognuno vuole conoscere, a volte può dipendere anche da una
limitazione mentale, (ma su questo punto c'è poco da fare).
Per
quanto riguarda il contenuto della manifestazione del pensiero è innegabile che
la garanzia costituzionale riguardi e si applica a qualunque tipo di messaggio
s'intenda diffondere: il contenuto del messaggio non autorizza alcuna
discriminazione di trattamento salvo, naturalmente, che la manifestazione del
pensiero contenga un incitamento a commettere reati. E' altrettanto vero che alcuni
giornali (ma così non deve essere), sono al servizio di qualche personaggio
importante, o di qualche potere forte, che ha la priorità su altri, come è vero
che lo stesso o gli stessi, si possono permettere di manifestare delle proprie
opinioni anche offensive e quindi contrarie al rispetto dell'onorabilità
dell'altrui persona, queste persone trovano spazio ogni giorno su qualche
giornale, mentre altri per vedere pubblicato un proprio articolo (se lo
pubblicano), devono attendere dei mesi. Continuando, questi soggetti, con la
complicità di alcuni giornalisti professionisti o avventurieri o giornalisti a
tempo perso, si permettono di offendere l'altrui onorabilità quando tale
situazione dovrebbe trovare degli sbarramenti da parte dello stesso giornale
che pubblica tale articolo. Chi controlla questi soggetti? Oggi posso dire
quasi nessuno.
Purtroppo
tale comportamento non si individua in una società civile e democratica come la
nostra.
Un
breve riferimento alla problematica dell'informazione e della diffusione dei
dati personali, ovverosia di quelle informazioni concernenti aspetti riservati
delle persone. Il conflitto è determinato dalla circostanza che la crescente rilevanza
economica delle informazioni e quelle sulle persone sono, da sempre, fra le più
preziose, spinge gli operatori ad appropriarsene e a sfruttarle, non sappiamo
fino a quando. Chi controlla? Nessuno.
Di qui
la rivendicazione del soggetto cui il dato si riferisce, di esserne l'unico
titolare. ATTENZIONE ALL'ATTIVITA' DI RACCOLTA, ELABORAZIONE E DIFFUSIONE DEI
DATI PERSONALI. La risposta dovrebbe essere quella di limitare l'attività di
raccolta, elaborazione e diffusione dei dati personali quando questi riguardino
sfere intime della persona (tipici sono ormai le opinioni politiche e
religiose, le origini razziali, i costumi sessuali, i dati sulla salute).
L'articolo
21 della Costituzione è la libertà di manifestare, di esprimersi, è' una
libertà che la costituzione garantisce, è una libertà di tutti noi cittadini
senza nessuna discriminazione.
Noi
tutti non possiamo vivere senza essere informati, (seriamente) infatti, se noi
fossimo privi di qualsiasi informazione saremmo al servizio (inconsapevole) di
chi ci dà la notizia e ci orienta, ne discende che non possiamo vedere in televisione
sempre le stesse persone, che non hanno nulla da fare, se non quella di
manipolare l'informazione.
Altro
problema importante è la quantità enorme delle informazioni; veniamo invasi da
enormi masse d'informazioni con una pubblicità che crea molta confusione, ancor più grave è se l'informazione
non corrisponde al vero, e racconta fatti non veritieri, ma falsi.
Naturalmente
la manifestazione del pensiero, il cui esercizio può frequentemente collidere
con le norme penali poste a tutela dei beni che riguardano l'onore della
persona e la riservatezza uno dei casi più frequenti e più discussi e
costituito dal c.d. diritto di cronaca che può essere di natura politica e
giudiziaria ecc. Però trattandosi di un diritto garantito, se il suo esercizio
non dovesse integrare gli estremi di un reato, il più frequente è quello di
diffamazione, il soggetto non sarà punibile purché non abbia abusato di tale
diritto. Bisogna
tener conto dei beni della dignità umana e dell'onore che sono a loro volta
costituzionalmente garantiti e che pertanto, non può aprioristicamente prevalente ritenersi sulla dignità umana e
dell'onore, come ritengo inaccettabile che dei parlamentari in virtù della loro
immunità (impunità ) possano dire quello che vogliono.
Non
rientra nell'ambito della liceità la diffusione di notizie che riguardano fatti
afferenti alla vita privata degli individui, a meno che non si tratti di
personaggi pubblici, cioè di soggetti già noti al pubblico.
L'informazione
deve essere espressa sul piano della forma, rispettando il c.d. limite della
continenza, e deve essere obiettiva, completa e non frammentaria, cioè deve
fornire al pubblico tutti gli elementi affinché ognuno possa formarsi
correttamente un'opinione sul fatto, e non deve essere indirizzato verso
valutazioni precostituite imposte.
UN MODO
CORRETTO PER RISPETTARE LA LICEITÀ DELL'INFORMAZIONE, E QUESTO RIGUARDA IL
CRONISTA O CHI DÀ LA NOTIZIA, È QUELLO DI DISTINGUERE E DI SEPARARE LA NOTIZIA
VERA E PROPRIA DAL C.D. COMMENTO, ovvero dalle considerazioni che se ne possono
trarre, solo così si può rendere chiaro un fatto storicamente accertato. Pertanto il diritto di critica o
l'opinione che il giornalista vuole esprimere, o dissensi o consensi deve avere
un limite, il diritto di cronaca è diverso dal diritto di critica. SI DEVE RITENERE CHE IL REQUISITO
DELLA VERITÀ NON PUÒ ASSOLUTAMENTE ESSERE RIFERITO AI GIUDIZI E ALLE OPINIONI,
MA BENSÌ AL FATTO BASE- REALE- VALE A DIRE ALLA NOTIZIA VERA.
Poi vi
è il diritto di critica, l'espressione di un giudizio che deve essere separato
dalla notizia, essa si concretizza nell'espressione di un giudizio, di
un'opinione che non può pretendersi obiettiva, veritiera in quanto fondata
sull'interpretazione soggettiva di fatti e comportamenti di chi dà la notizia,
pertanto sussiste l'obbligo del giornalista o di chi scrive, di esercitare la
propria critica su fatti veri, fondamentali, corrispondenti al vero, e non
fatti diretti a colpire la persona, per fare notizia ma che non ha nessun
pubblico interesse, cioè criticare la figura morale del soggetto in questione. Tutto questo non interessa e non deve
interessare chi riceve la notizia, in quanto non corrisponde al vero, ma è
frutto di un'aggressione della sfera morale altrui, penalmente protetta.
Continuando
nel discorso l'enorme crescita della stampa, del messaggio radiotelevisivo ed
altre forme d'informazione hanno oggi una notevole forza d'informazione ma
anche di persuasione e di coinvolgimento anche del soggetto individuale. Ecco perché bisogna avere un certo
controllo sulla diffusione della stessa al fine di preservare il valore
fondamentale dell'articolo 21 e il valore del pluralismo dell'informazione,
cosa che com'è stato già detto, alcuni poteri hanno il controllo sulla stessa.
(ma noi abbiamo il garante della privacy).
In
sostanza la maggior parte delle reti televisive (non tutte) la maggior parte
dei giornali (non tutti) è concentrata nelle mani di pochi soggetti potenti,
questo ci deve far pensare..... perché ne discende che l'informazione così com'è
strutturata va a collidere con la stessa libertà e lo stesso pluralismo. Quindi viene meno una corretta
informazione aperta al dibattito tra varie correnti ideali della politica e
della cultura. A nulla serve dire che i padroni dei giornali sono i cittadini - lettori,
questa è pura retorica, sono parole vuote prive di senso. Bisogna secondo chi scrive
rispettare e veramente mettere in atto l'articolo 21 della Costituzione solo
così si possono rispettare i diritti dell'uomo come quello di cui stiamo
parlando. Certamente
la stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure, ogni persona ha
diritto alla libertà d'espressione e questo diritto comprende la libertà
d'opinione e la libertà di ricevere o comunicare informazioni o idee senza che
vi possa esserci nessuna interferenza di pubbliche autorità, nel contempo è
altrettanto strano leggere su alcuni giornali ogni giorno articoli scritti da
un solo soggetto. In questo caso dovrebbe subentrare la deontologia
professionale del giornalista (non subordinato), che dovrebbe rispettare nel
momento in cui si accinge a pubblicare la notizia il requisito della forma
della continenza, e sia inoltre obiettiva completa e non frammentaria, idonea a
fornire al pubblico (se riesce a capire) tutti gli elementi affinché ciascuno
possa formarsi correttamente un'opinione sul fatto descritto, e non essere
invece indirizzato verso delle valutazioni precostituite imposte dal modo e
dalla forma stessa in cui l'informazione è fornita.
Allo
stato attuale l'orientamento consolidato è nel senso di considerare che i fatti narrati rivestono per
l'opinione pubblica, secondo il principio della pertinenza; - la correttezza
dell'esposizione dei fatti in modo che siano evitate aggressioni all'altrui
reputazione, secondo il principio della continenza; - la corrispondenza tra i fatti
accaduti e quelli narrati, secondo il principio della verità. La verità della notizia costituisce
il limite logico essenziale del diritto di cronaca, essa viene considerata una
condizione essenziale per la corretta formazione dell'opinione pubblica.
Per
quanto riguarda i reati d'opinione di cui abbiamo fatto cenno vi possiamo
elencare i reati di vilipendio, che consiste nella manifestazione di un
pensiero critico nei confronti delle istituzioni in termini apertamente
offensivi e denigratori, non c'è dubbio che nella maggior parte dei casi tali
fatti non possono più ritenersi penalmente perseguibili poiché in un
ordinamento democratico non è lecito che si limiti il diritto di libera
manifestazione del pensiero per tutelare, ad esempio il prestigio o il decoro
di un uomo di governo.
Il
prestigio come il coraggio, diceva Don Abbondio nessuno può darselo se non ce
l'ha, ma
per la stessa ragione non lo si può togliere a chi realmente lo possiede e cioè
lo dovrebbero possedere la maggior parte degli uomini.
Adesso
per finire un piccolo accenno al reato di diffamazione. L'art. 595 del C.P. dispone che
chiunque comunicando con più persone, offende l'altrui reputazione, è punito
con la reclusione fino ad un anno o con la multa fino ad €. 1032.
Se
l'offesa consiste nell'attribuzione di un fatto determinato, la pena è della
reclusione fino a 2 anni, ovvero della multa fino ad €. 2065.
Se
l'offesa è recata col mezzo della stampa o con qualsiasi altro mezzo di
pubblicità, ovvero in atto pubblico, la pena è della reclusione da 6 mesi a 3
anni o della multa non inferiore ad €. 516.
L'interesse
tutelato è la reputazione, intesa come corollario dell'onore e come senso di
dignità e di rispetto che una persona suscita all'interno della società, vale a dire quale opinione e
valutazione dei consociati rispetto alla personalità morale e sociale di un
individuo, in contrapposizione all'onore in senso soggettivo, tutelato dal
delitto di ingiuria, (abrogato) definito come il sentimento che ciascuno ha
della propria dignità morale.
L'elemento
materiale: i presupposti della condotta sono costituiti dalla comunicazione di
un'espressione offensiva dell'altrui reputazione, dall'assenza dell'offeso, che
giustificherebbe l'aggravato trattamento sanzionatorio stante l'impossibilità
per lui di difendersi, dalla presenza di più persone. Quanto alla natura dell'offesa, essa
può consistere tanto in un comportamento direttamente lesivo dell'onorabilità,
quanto in espressioni o atti che possono essere oggettivamente non lesivi della
reputazione, ma che lo diventano per le forme adottate.
Possono
acquisire rilievo diffamatorio anche offese indirette vedi ad es. quanto alla
diffamazione posta in essere con fotomontaggio, integra il reato la
pubblicazione di immagini indecorose di una persona, carpite contro la sua
volontà, e accompagnata da pesanti apprezzamenti sulle sue qualità personali.
Sarebbe ipotizzabile anche una responsabilità per omissione cioè quando
l'autore della comunicazione, non riferisca un elemento fondamentale della
notizia, in assenza del quale quanto asserito assume valenza lesiva della
reputazione.
Oggi e
bisogna fare attenzione, si può stampare quello che si vuole, la circolarità
delle notizie non è più la stessa, il lettore non ce la fa più a resistere ,
recepisce anche la feccia delle notizie e le fa proprie cioè ci crede, ed allora si abbandona l'attività
informativa e ci si avvicina alla manipolazione. Il problema non è più stabilire se
esiste una garanzia costituzionale; allo stato non può disconoscersi che vi sia
ancora, il problema vero invece è rendere concreta ed effettiva tale garanzia.
(Avv.
Vincenzo Mennea).
Il
grande inquisitore di Dostoevskij:
il
peso della libertà.
Cogitoetvolo.it-Marco
Santa Lucia-(29 aprile 2021)- ci dice :
Duecento
anni fa nasceva Fëdor Dostoevskij e con lui iniziava una delle più grandi
stagioni letterarie di sempre.
Se
Dostoevskij ritornasse come per magia oggi, nel 2021, cosa direbbe? Cosa scriverebbe?
Non si può certo dire che questo pensiero non sia mai balenato nella mente dei
lettori voraci, che di queste fantasie se ne fanno parecchie. Parlando
dell’autore russo si può facilmente pensare che poco sarebbe cambiato nelle
opere e nei suoi articoli.
Dostoevskij
descrive un uomo moderno e tremendo, acuto e mancante di scrupoli, disorientato
senza essere perso e scettico nelle proprie certezze. L’uomo del sottosuolo- prototipo
del protagonista dostoevskijano-difficilmente non potrebbe essere riconosciuto
come un uomo o una donna dei nostri giorni, difficilmente ci sarebbe qualcosa
da aggiungervi. La
contemporaneità di Dostoevskij è palese in un suo poema inserito abilmente nel
maggiore dei suoi romanzi, “I fratelli Karamazov“. Nella bocca nel più razionalista
dei fratelli, Ivan, vien fuori una dei ritratti più angoscianti e belli del
peso esistenziale dell’uomo.
Un Dio
fuori luogo.
In una
Spagna seicentesca soggiogata dalla Santa Inquisizione va in scena il dialogo
tra il
cardinale Grande Inquisitore e Cristo in persona, ritornato sulla terra.
L’inquisitore ha riconosciuto Gesù e non è uno sbaglio l’ordine di arresto, ma
una precisa volontà di far sì che non nuoccia. In una prigione carica delle crudeltà
del mondo, colui che dovrebbe essere il servo rimprovera il proprio Dio di
essere “fuori luogo”. Due visioni del mondo diverse a confronto: da una parte
l’istituzione secolare e pragmatica e dall’altra l’essenza del bene per
definizione. Inconciliabili, sembra. Ma sviscerando il racconto possiamo trarre
diverse considerazioni.
Non
c’è nulla di più ammaliante per l’uomo che la libertà della propria coscienza:
ma non c’è nulla, del pari, di più tormentoso.
Il
fardello della scelta.
Il
poema è un j’accuse che il Grande inquisitore rivolge a Cristo, ormai in
carcere e neutralizzato. Non è un dialogo, infatti Cristo non pronuncia mai una
parola ed è il Cardinale inquisitore a esporre la propria visone del mondo e
quella opposta di Gesù. Il leitmotiv della storia è composto dai temi universali che
l’uomo affronta da millenni: il libero arbitrio e la capacità di discernere il
bene dal male.
L’inquisitore
detiene una visione dell’uomo come un essere spregevole, traditore, vile e
inetto. Non
può un essere così mesto produrre qualcosa di buono, semplicemente non è in
grado di scegliere senza pensare prima alle proprie voglie. Il fardello della scelta, della
libertà quindi, non è altro che un fardello, un qualcosa di cui l’uomo si
libererebbe agevolmente in cambio di pace e serenità. L’inquisitore parla di pane come
l’unica preoccupazione che realmente muove l’uomo, senza la soddisfazione delle
quali non può esserci libertà.
Ti
giuro, l’uomo è stato creato più debole e più vile di quanto tu pensassi! Può
forse eguagliarti in ciò che hai fatto? Stimandolo tanto, hai agito come se
cessassi di averne compassione perché troppo hai preteso da lui, e chi ha fatto
questo: Colui
che l’amava più di se stesso! Se lo avessi stimato di meno, avresti
preteso anche meno da lui, perché più lieve sarebbe stato il suo fardello.
Perché
sia felice, l’uomo va ingannato.
Le
tinte fosche con cui l’inquisitore dipinge l’essere umano, portano volontariamente
alla domanda: l’uomo ha mai chiesto di essere libero?
Gli
uomini desiderano essere liberi ma ne hanno una naturale paura perché
renderebbe loro potenziali carnefici di sé stessi. L’inquisitore è sicuro: perché sia
felice, l’uomo va ingannato. La persona va soggiogata tramite miracolo, mistero ed
autorità: continuamente stupefatta dalla dimostrazione di potere sovraumano (il
miracolo), abbagliata dall’incomprensibile (il mistero), se si ribella
costretta a rientrare nei ranghi (autorità). Bisogna mentire facendola credere
di essere libera in nome di quel Dio che, invece, proprio per la libertà della
persona ha versato il suo sangue.
Abbiamo
corretto la tua opera, fondandola sul miracolo, sul mistero e sull’ autorità. E gli uomini si sono rallegrati di
essere guidati di nuovo come un gregge e di vedere il loro cuore finalmente
liberato da un dono tanto terribile che aveva arrecato loro tanti tormenti.
Una
società gerarchica.
Il
Grande inquisitore nelle sue argomentazioni non nasconde un paternalismo
esasperato che porta a vedere l’uomo come un perenne bambino. Dio non ha amato l’umanità. Se l’avesse fatto avrebbe dato la
capacità di essere liberi, oltre che la facoltà. Il bene dell’uomo sta nel sottrargli il
fardello della scelta e qualcuno di forte e coraggioso deve farsene carico. Ecco che l’inquisitore si palesa per
quello che crede che sia: è lui il vero benefattore, lui che salva il mondo,
lui che nel porre l’uomo sotto un potere in realtà lo libera dalla
preoccupazione.
Il
pensiero dell’inquisitore non ha certo un solo figlio, e non mancarono nel
passato né tantomeno oggi coloro che continuano a condividerlo. In una società
così concepita, l’umanità si divide in due parti: i pochi che si sono presi il
rischio di scegliere, ed i moltissimi che non farebbero che soffrire se li si
lasciasse liberi. La
società del Grande Inquisitore è dunque una società fortemente gerarchizzata
dove l’apice si prende la responsabilità di scegliere cosa è giusta o
sbagliato, di condannare o assolvere. Una società talmente diseguale che a noi
fa paura al solo pensiero.
La
risposta è che non c’è risposta.
Dostoevskij
riesce sempre a non far trasparire il proprio pensiero attraverso un solo
personaggio, ed infatti possiamo star certi che non si identifichi con
l’inquisitore. Però il personaggio del cardinale inquisitore rappresenta sicuramente un
lato del suo pensiero. Il discorso del grande inquisitore è conseguente ad un razionalità estremamente cinica
e brutale nel suo argomentare, quasi inscalfibile dialetticamente. Il Grande Inquisitore è
l’incarnazione di un pessimismo della ragione privo di speranze, talmente
sincero nel descrivere la bassezza dell’uomo da essere esasperante.
Tuttavia
esiste una speranza, o almeno Dostoevskij ce la vuole dare. Cristo non risponde alle accuse e
alle minacce dell’inquisitore, ma inaspettatamente si alza e lo bacia. Un gesto semplice che lascia senza
parole l’inquisitore e salva Cristo dalla condanna al rogo. Qua
sta tutta la spiritualità profondamente cristiana di cui è intrisa l’opera
tutta di Dostoevskij. La ragione porta ad un’autodistruzione pessimistica che
inghiotte l’uomo in un buco nero.
Non
serve controbattere al grande inquisitore perché non sono gli argomenti a
favore della libertà che salveranno la libertà. Cristo con un gesto testimonia la
concezione antropologica totalmente contraria di Dio. L’uomo non è tutto mente e non
troverà mai risposta definitiva né pace in se stesso.
Dio è
l’unico che possa tracciare la linea tra ciò che è giusto e ciò che è
sbagliato, l’unico che abbia predicato la libertà non come concetto ma azione
quotidiana, semplice e ripetuta. Cristo è la risposta vivente e silenziosa al Grande
Inquisitore.
“E lo
lascia andare per “le oscure vie della città”. Il prigioniero allora si
allontana”.
“E il
vecchio?”
“Quel
bacio gli brucia nel cuore, ma il vecchio non muta la sua idea.”
“E tu
con lui, vero?” esclamò con amarezza Alëša. Ivàn scoppiò a ridere.
Dialogo
tra Ivan e Alëša, subito dopo il racconto del poema.
Chi è
l’uomo, se ne può avere fiducia?
Ma i
laici? È necessario postulare l’esistenza di Dio perché si possa distinguere bene
dal male ed essere pienamente liberi?
Le
domande che Fëdor Dostoevskij ci pone nel poema non sono soltanto di interesse
religioso ma pongono un dilemma cruciale per la modernità: chi è l’uomo, se ne
può avere fiducia? La domanda è sempre attuale, ognuno di noi se la pone
forse ogni giorno nei confronti delle persone che incontra, e prima ancora a
proposito di se stesso. Non riguarda soltanto le relazioni personali, ma anche
l’organizzazione della società. A questo proposito Dostoevskij descrive esclusivamente
la società del Grande inquisitore, lasciando invece dietro le quinte, alle
spalle del gesto d’amore di Cristo, un possibile modello alternativo. Forse , usando come misura l’uomo ,
prospettarne uno è meno difficile.
Del
resto, non è il riconoscimento “terreno” e storico della dignità della persona
umana la radice della distinzione tra il bene e male? Anche se l’uomo non fosse un
progetto di Dio, non sarebbe proprio il rispetto nei suoi confronti il
parametro del discernimento? Il
rispetto , un rispetto non coinvolto fino all’amore, che sorvola su simpatia e
antipatia, che chiede solo riconoscimento dell’altro in quanto essere umano,
vicino o lontano, ateo credente, di qualsiasi pelle, etnia, cultura, religione
consente all’uomo di vivere insieme ai suoi simili senza tormenti. Il rispetto tanto dell’amico quanto
dell’avversario.
Riconoscersi
per emanciparsi.
Nel corso
del tempo, tante difficoltà ma anche tanti progressi nel riconoscimento
dell’altro: le differenze contano meno, e anche se le ricadute sono drammatiche
e tragiche, la tendenza nel lungo periodo è quella di ritrovarsi sempre più
simili. Si
tratta di un riconoscimento che tende verso l’altro, verso la dignità, non
verso la miseria: ci si può riconoscere infatti come gli esseri incapaci ,
vili, abbietti nei quali il Grande Inquisitore individua gli esseri umani; ma ci si può riconoscere invece come
esseri che, per quanto imperfetti, sono in grado di emanciparsi.
E che
colpa hanno tutti gli altri, i deboli, se non hanno saputo sopportare quello
che i forti hanno sopportato? Di che cosa è colpevole un’anima debole se non ha la forza di
accogliere doni così terribili? Possibile che tu sia venuto davvero solo agli
eletti e per gli eletti?
La
libertà come sforzo personale.
Anche
i singoli, come il genere umano, per riconoscere e rispettare hanno da fare un
percorso di crescita. E crescere non è altro che il contrario della condizione
imposta all’essere umano dal Grande inquisitore, quella di rimanere bambini. Non sarà certo semplice diventare
adulti, ci vorranno impegno e fatica. Alla libertà, infatti, non si arriva
una volta per tutte: esiste in quanto la si esercita, attraverso il pensiero e
l’azione. Non basta il suffragio universale,
non basta sancire che tutte le persone sono libere ed uguali per passare
dall’assolutismo alla democrazia. Ci vuole molto di più. Anche la legge più perfetta rimane
soltanto un pezzo di carta, se non viene costantemente attuata dal
comportamento quotidiano di coloro che ne sono i destinatari.
Per
essere liberi occorrono impegno e fatica. Ed ancora impegno e fatica, ma questo
ci donerà sempre più consapevolezza e altre prospettive di felicità.
Dostoevskij
ci racconta una storia di oppressione che è cosciente di esserlo e ci dà nelle
ultime righe la sua personale risposta. La risposta non è, però, univoca e
ognuno di noi, religioso e no, può trovare il proprio responso al dubbio
atavico che il più grande dei romanzieri russi ha saputo così artisticamente
porre.
Cortina
digitale-Il duro scontro tra Stati Uniti e Cina
sul
dominio dell’informatica quantistica
linkiesta.it-
Alberto Cantoni-(11-12-2021)- ci dice:
Washington
ha aggiunto dodici società nella sua Entity list: un elenco di aziende soggette
a restrizioni commerciali per alcune tipologie di beni. L’obiettivo è impedire l’esportazione
di hardware e software legati al quantum computing, per evitare che Pechino
possa trarne vantaggio per lo sviluppo di dispositivi di ultima generazione.
Dalla
cortina di ferro a quella digitale: lo scontro diplomatico tra Cina e Stati
Uniti ha raggiunto anche il campo informatico. L’obiettivo di Washington è impedire
la vendita di tecnologie relative al quantum computing alle compagnie di
Pechino.
Non a caso a fine novembre l’amministrazione Biden ha aggiunto dodici società
cinesi alla sua Entity list, l’elenco di aziende a cui non si possono esportare o
trasferire beni specifici all’estero, come hardware e software legati a questa
tecnologia. Il dipartimento del Commercio americano ha
giustificato la scelta sostenendo che queste aziende hanno contribuito alle
attività nucleari o al programma sui missili balistici del Pakistan.
Negli
ultimi anni, la lista si è arricchita anche di grandi compagnie asiatiche,
specialmente nel quadriennio dell’amministrazione Trump. Il caso più eclatante
è stata l’aggiunta, nel 2019, dell’azienda di telecomunicazioni Huawei, che
aveva subito un calo di produzione di dispositivi a causa della forte dipendenza
della compagnia cinese dai fornitori americani.
Ma
cosa si intende, esattamente, con quantum computing? I computer quantistici sono una
classe di dispositivi che sfruttano una tecnologia di rappresentazione
dell’informazione diversa da quella classica basata sul sistema binario (dove i
bit vengono rappresentati come sequenze di “1” e di “0”): con questa tecnologia vengono invece
sfruttati i quantum bit (qubit), un’unità basata sui principi della fisica
quantistica.
L’applicazione di questi principi all’informatica apre a prospettive di enorme
importanza per il calcolo computazionale. In sintesi, si ritiene che i computer quantistici
siano in grado di risolvere rapidamente problemi che nessun dispositivo
classico potrebbe risolvere in qualsiasi lasso di tempo (una caratteristica
definita come “supremazia quantistica”).
Un
rapporto Idc
(International Data Corporation) del 2012 prevedeva che gli spazi per l’archiviazione
di big data legati alla business analysis avrebbero coinvolto un mercato pari a
275 miliardi di dollari negli Stati Uniti entro il 2022. Oggi però, nessun
computer in circolazione (nemmeno i data center basati su cloud) possiede
capacità di calcolo tali da calcolare un volume di dati così mastodontico. La
zona d’ombra potrebbe essere svelata proprio grazie alla tecnologia
quantistica: ecco perché realtà come Google, Honeywell e Ibm stanno investendo pesantemente
in questo settore.
Non
finisce qui: oltre al calcolo di ampi set di dati, la tecnologia quantistica
rappresenta un’opportunità per assumere un ruolo predominante nell’ambito della
sicurezza informatica globale. Non a caso, la Casa Bianca ha giustificato la recente
applicazione delle limitazioni commerciali citando preoccupazioni in materia di
sicurezza nazionale: le tecnologie informatiche basate sul calcolo quantistico
possono essere sfruttate come supporto per applicazioni militari e per lo sviluppo
di programmi particolarmente avanzati dedicati alla decifrazione crittografica,
il principale metodo di protezione dei dati informatici.
Per
molti anni, la minaccia quantistica alla crittografia è stata considerata
teorica. Tuttavia,
con i recenti progressi nella costruzione di computer quantistici fisici sono in molti a ritenere vicina
un’improvvisa obsolescenza degli algoritmi crittografici attualmente utilizzati per la
sicurezza dei database governativi e di quelli privati.
Per
questo, a livello globale, è partita una vera e propria corsa alla supremazia
quantistica. Negli Stati Uniti, il mercato relativo al quantum computing è
florido: ad agosto di quest’anno la National Science Foundation (Nsf) e il
Department of Energy (Doe) hanno annunciato congiuntamente l’investimento di
circa un miliardo di dollari (625 milioni provenienti dallo Stato e 340 da
privati) in cinque centri scientifici dedicati allo studio di questa classe di
tecnologie. Gli hub avranno il compito di riunire un team collaborativo per la
ricerca di carattere scientifico e ingegneristico su sistemi, software,
infrastrutture e produzione di materiali dedicati al quantistico.
Numeri
importanti, che però non raggiungo quelli cinesi. Pechino ha infatti dedicato
al quantum computing un ruolo prioritario nel suo ultimo piano tecnologico
quinquennale ed è stato il primo Paese a realizzare un satellite per le
comunicazioni quantistiche e una rete dedicata che collega Shanghai a Pechino.
Persino altri Paesi asiatici come il Giappone e la Corea del Sud sembrano
essere in vantaggio rispetto agli sforzi americani.
In
questo scenario, anche l’Italia si impone come attore di primaria importanza.
Un team di ricercatori dell’Istituto di fotonica e nanotecnologie del Consiglio
nazionale delle ricerche di Milano (Cnr-Ifn) ha sviluppato quest’estate un
compilatore quantistico che, grazie a un’intelligenza artificiale, è in grado
di programmare algoritmi su qualsiasi computer quantistico. Un risultato straordinario,
pubblicato ad agosto sulla rivista Communications Physics di Nature, frutto
della collaborazione con l’Università statale e con il Politecnico del
capoluogo lombardo.
“Sotto
una tirannia ,eppure
nemmeno
ce ne
accorgiamo…”
laverità.info-Intervista
di Federico Novella -((13 dicembre 2021)- ci dice :
Lo
storico Franco Cardini : “ Abbiamo creato un regime orwelliano che si fonda sull’indifferenza. E gli scienziati
ormai si considerano stregoni.”
(…) La nuova religione è quella del
politicamente corretto , del divieto
assoluto di offendere , della Commissione Europea che consiglia di evitare la parola “Natale”.
Chi sono sacerdoti ?
“Una
minoranza che governa le masse mondiali , con particolare predilezione per il
nostro Paese. Che ci costringe ad inginocchiarci per le battaglie che gli fanno
comodo , che banalizza il fascismo e il razzismo. Io se proprio devo
inginocchiarmi , lo faccio per i morti e
i feriti sul lavoro , che hanno raggiunto numeri spaventosi.”
Da
dove nasce questa élite ?
“Il politicamente corretto è una
conseguenza dell’ estrema concentrazione del potere economico
, finanziario e culturale nelle mani di pochi. Hanno fatto sparire
il ceto medio anche nella cultura : se
vai in libreria , ormai , trovi da una parte libri incomprensibili , e tutto
intorno manuali di cucina e gazzettistica”.
E
quindi chi guiderebbe il convoglio?
“Da
tempo non siamo più guidati dagli Stati , ma da forze lobbistiche che si celano al nostro sguardo. I veri
padroni non li conosciamo. Alla democrazia avanzata non restano che “avanzi “ di democrazia : i gesti formali
, le celebrazioni portate avanti con
sempre più stanchezza e sempre meno convinzione. E le urne vuote”.
Non
starà esagerando? L’ occidente non è mai stato così libero.
“In
apparenza è così , anche perché l’uomo occidentale si è liberato anche di Dio.
Ma adesso di questa libertà non sa più cosa farsene. Pur avendo sconfitto la
fame e buona parte delle sofferenze del passato , siamo come mariani naufragati
in un mare tranquillo, in una notte senza luna
e senza stelle. Non sappiamo dove andare . questo perché questa “ è una
falsa libertà”. La libertà è autentica solo se accompagnata dal senso del
limite”.
Quello
che avremmo smarrito ?
“L’abitudine
di spostare avanti il confine è un germe
coltivato fin dall’antichità. E’ il complesso di Ulisse , quello di andare a vedere cosa c’è
dall’altra parte della terra. Non è una sindrome propria della natura umana ,
ma un carattere dell’Occidente , che peraltro gli ha concesso di conquistare il
mondo. All’inizio infondeva energia , al fine di esportare la civiltà e il
culto di Gesù Cristo. Oggi si riduce a volontà demenziale di cancellare ogni
limite. Anche quelli corporei”.
Si
riferisce alle nuove teorie gender ?
“ Ho
molto rispetto per i nuovi diritti di natura sessuale, ma è terribile usare
quella parola. I nuovi intellettuali non riescono a dare nomi dignitosi alle
loro battaglie nella lingua con la quale
parlano e pensano , e questo è già di per sé inquietante. La stessa parola “omosessuale” non ha alcun senso : è a metà tra un sussidiario di scuola media e
una lezione di chimica .Ma quando parlo di superare i limiti mi riferisco anche al disagio di affrontare
la morte , alla volontà di evitarla ad ogni costo , come dimostra la
gestione della pandemia”.
Il
green pass è un sopruso o un male necessario ?
“Ho
sempre pensato che sotto una superficie di benessere si andava costruendo una società orwelliana”. Una futura tirannia. Qualcuno temeva ci saremmo arrivati
per la vecchia strada “totalitaria o “ sovietica”. Invece ci stiamo
arrivando attraverso l’eccesso di individualismo , di politicamente corretto ,
e soprattutto per via di quella che papa Francesco ha chiamato “cultura dell’indifferenza “ , che
alberga in ciascuno di noi”.
Che
cosa intende per “ indifferenza “ ?
Non
sto parlando di uno stato di polizia. Dico che siamo così abituati al controllo dall’alto ,connaturato al nostro
modo di vivere , che lo respiriamo come l’aria. Così nelle alte sfere si sviluppa una violentissima volontà di
potenza , mentre ai livelli più bassi siamo immersi in una subordinazione
fondata sull’indifferenza. Questo porta a una considerazione sempre più bassa
anche della propria identità e della propria cultura. Come finirà ? Non lo so .
Mia nonna diceva : “ A furia di ruzzolare
giù per le scale prima o poi si arriva al pianerottolo”. Se non ci
rimani secco prima…”.
Nega
forse che ci troviamo in una gravissima emergenza sanitaria che giustifica
provvedimenti straordinari ?
“Al contrario
fa schmittiano quale sono , dico che nelle crisi occorrono decisioni forti. Ma
a patto che il decisore abbia alle spalle abbia la fiducia dei governati. Quì
invece siamo guidati da scienziati e burocrati che si considerano quasi
stregoni , o grandi iniziati “.
E
queste decisioni forti sono arrivate?
“ Fin
dall’inizio ho pensato che i sistemi per raffrontare la crisi fossero sbagliati : si basano su un groviglio
di cavilli , di eccezioni e di barriere sociali per i non vaccinati , strumenti
che a un certo punto sono inevitabilmente entrati in collisione con la realtà.
La verità è che il governo non ha avuto
il coraggio di imporre un vaccino
obbligatorio per paura di prendersi le
sue responsabilità.”
Quali
?
“Uno stato di diritto può chiedere a me cittadino di
mettere a repentaglio la mia vita andando in guerra, e questo è perfettamente
legittimo. Ma io so che in guerra vengo ferito , lo Stato mi aiuterà dandomi
assistenza , o aiuterà la mia famiglia . Qui invece di fatto si sta imponendo
un obbligo surrettizio allo scopo di non metterci la faccia. Non è forse una
nuova versione del vecchio “ armiamoci e partite”?”.
Il
Green Pass per l’Inferno,
nell’impero
della menzogna.
Libreidee.org-Giorgio
Cattaneo-(14/12/2021)- ci dice :
E così
avrebbero deciso di protrarre ancora le misure restrittive imposte per
fronteggiare un’emergenza creata dagli stessi gestori, quelli che – da oltre un
anno – rifiutano di risolvere il problema nell’unico modo ragionevole: ufficializzare un protocollo per le
cure domiciliari (che esistono e funzionano, ma si continua a fingere che non
esistano, per non inficiare il delirio universale introdotto con la profilassi
genetica sperimentale, ora forsennatamente estesa anche ai bambini). Il delirio è vastissimo,
e stravince la guerra dei numeri: piega la ragione, obnubila le menti.
Sono
almeno 60, le malattie infettive censite: perché affrontare la profilassi solo
per il mitologico Sars-Cov-2, tuttora solo
“sequenziato” e mai davvero “isolato”, evitando di farsi almeno altre 60
iniezioni ogni anno? Ma
il tempo stringe: prima che si potesse spiegare la differenza tra un NoVax e un
italiano mediamente intelligente, che non ha “paura del vaccino” ma diffida della
menzogna elevata a sistema, ecco irrompere il Super Green Pass a spazzare via gli
ultimi germi di democrazia, da buttare a mare con gli idranti insieme ai
portuali di Trieste.
L’altro
aspetto psico-pandemico della faccenda è la curiosa attitudine (patologica?) di
chi ancora si attarda a ragionare di politica come se fossimo in tempo di pace:
come se la gigantografia del Sole Ingannatore non oscurasse l’orizzonte
quotidiano, nel gelo siderale dell’ex Parlamento, impegnato a brigare sulla via
del Quirinale.
E
perché mai, un giorno, a restituire il maltolto dovrebbero essere i medesimi,
spietati esecutori che finora hanno sottratto ogni libertà, rendendo un
privilegio l’accesso a tutto ciò che, prima, si pensava fosse alla portata di
tutti per legge naturale, per acquisizione secolare consolidata?
Discorsi
ormai stucchevoli: c’è un limite estetico, oltre il quale non si può spingere
chi ancora ha il senso delle cose, chi ancora non si è completamente smarrito
dentro la neolingua orwelliana che ribalta allegramente la verità col sinistro
cinismo del joker in giacca e cravatta, in mezzo a torme prezzolate di valletti
travestiti da giornalisti. C’è anche chi – dopo due anni – perde
ancora a tempo a parlare di errori: ma un gangster assassino rapina una banca
intenzionalmente, non per sbaglio.
Ognuno ci mette del suo, in questo
gioco al massacro: per chi sperava che la silente Unione Europea avesse smesso
di esistere, ecco la doccia gelata dell’ultima alzata d’ingegno, l’ideona di
bloccare affitti e compravendite di case non idonee ai parametri del gretismo
imperante, al quale si genuflettono i ministri che oggi riesumano dai cimiteri
anche il cadavere dell’energia nucleare, naturalmente “green”.
Sanno benissimo di poter imporre di tutto,
ormai, a uno zoo che ha accettato di farsi siringare il cervello e ha imparato
a rigare dritto, come in Cina, per avere a pagamento quello che fino a ieri era
gratis. Il
Green Pass per l’Inferno mette fine, simbolicamente, al poco che restava del
paese risorto nel 1945. I gangster assassini sono al lavoro, e infatti l’economia minuta
continua a crollare: laddove non bastò il lockdown, ora provvede il ricatto.
Solo un geniale surrealista, forse, riuscirebbe a immaginare che possa nascere
qualcosa di non calamitoso, dalla ghenga servizievole che obbedisce a ordini
superiori e tiene in ostaggio i popoli mentendo e seminando angoscia.
La
variante Omicron minaccia
anche
i guariti (per il contagio).
msn.com-avvenire.it-
Vito Salinaro-(14-12-2021)-ci dice:
Contro
Omicron due dosi di vaccino non bastano ad evitare il contagio. E anche i guariti sono più “scoperti”. Sempre rispetto
al contagio però. Visto che, ad oggi, i dati sulla nuova variante del
Sars-CoV-2 non indicano una maggiore letalità, né una capacità di rendere più
grave il Covid-19. Ma l’alta contagiosità non è un problema da derubricare
rispetto alla patologia severa, a quella che richiede, cioè, il ricorso alla
terapia intensiva. Perché se la variante prenderà piede aumenteranno le
ospedalizzazioni – sia pur per una malattia che si spera meno grave –, e a quel
punto potremmo andare incontro ad un nuovo “collasso sanitario”, tenuto conto
anche della diffusione delle sindromi influenzali e parainfluenzali, e delle
necessità dei malati che lottano contro altre patologie e che, per molti mesi,
hanno già pagato un prezzo altissimo, in termini di servizi soppressi o rallentati.Ma torniamo a coloro che hanno
sconfitto il Covid. Secondo
il National
Institutes for food and drug control (Nifdc) di Pechino, i guariti della
prima ondata sono più “scoperti”; la capacità degli anticorpi, sviluppati dopo
l’infezione, di neutralizzare la nuova variante è 8 volte più bassa rispetto a
quella riscontrata contro il virus originario. Lo studio,
pubblicato su Emerging microbes & infection, ha verificato le difese di 28
pazienti, infettati con il ceppo originario di Sars-CoV-2. La
perdita di efficacia contro Omicron è risultata essere di 8,4 volte, quella
contro la Delta di 1,6 volte, contro la variante Alfa (la vecchia “inglese”) di
1,2 volte, contro la Beta (“sudafricana”) di 2,8, contro la Gamma
(“brasiliana”) di 1,6.
Mentre
la capacità neutralizzante contro le varianti Lambda e Mu è risultata più bassa
rispettivamente di 1,7 e 4,5 volte.
I ricercatori avvertono che sono necessari
altre analisi per comprendere a pieno il livello di protezione immunitaria
conferito dalle precedenti infezioni, per esempio in chi ha incontrato una
variante del coronavirus diversa da quello originario emerso a Wuhan. Tuttavia,
«questo studio ha verificato la grande capacità di elusione immunitaria della
variante Omicron», il che comporta «implicazioni importanti per la
pianificazione della politiche di salute pubblica».
Una
circostanza, quella sul rischio dei guariti, confermata anche dagli specialisti
dell’Università di Oxford Omicron. Gli scienziati britannici hanno dimostrato una sostanziale
diminuzione del livello di “anticorpi neutralizzanti” generati in risposta alla
vaccinazione (senza richiamo) o all’infezione da Covid. «Sebbene
non ci siano prove di un aumento del rischio di malattie gravi o di morte
dovute al virus tra i vaccinati, dobbiamo rimanere cauti, poiché un numero
maggiore di casi continuerà a rappresentare un onere considerevole per i
sistemi sanitari», dice Matthew Snape, professore di pediatria e vaccinologia
all’Università di Oxford, coautore dello studio.
Questi dati, aggiunge, «sono una parte del quadro»
perché parlano solo «degli anticorpi neutralizzanti dopo la seconda dose, ma
non ci parlano dell’immunità cellulare».
E «non
abbiamo valutato l’impatto di un richiamo», che però «aumenta
significativamente le concentrazioni di anticorpi» ed è «probabile porti a una
maggiore potenza contro Omicron».
ANALISI
DI LABORATORIO rivela
contenuti
altamente tossici nei "vaccini" Covid.
Stateofthenation.co
-Redazione- Redacted-( Dicembre 13, 2021)- ci dice:
VACCINI
COVID ANALIZZATI DA REDACTED LAB REPORT COMPLETO
GRAFENE,
NANOTECNOLOGIA E TRANSUMANESIMO.
Pubblicato
il 2 novembre 2021 da REDACTED.
(19
ottobre 2021, REDATTO).
Rapporto
di laboratorio di sostanze trovate in flaconi etichettati come vaccini SARS
CoV-2 di Pfizer, Moderna e AstraZeneca.
Dr.
Anxxxx di REDACTED.
Dr.
Chirurgo Senxxxx di
REDACTED.
Dr. Dhor Kaal'el di Txxxxxx.
REDACTED
TxxxxxTxxxx Medical Laboratory TPT-001, ottobre 2021 .
Principali
attrezzature e metodi di osservazione e studio:
–
Microscopio ottico bifocale, Mag x1500 max. – Microscopio ottico, Mag x1500
max, computerizzato.
–
Microscopio elettronico, Mag x200.000 max, computerizzato.
–
Spettroscopio delle frequenze emesse molecolari e subatomiche.
–
Microscopio interferometro elettronico gravitazionale con capacità di mappatura
del peso specifico di massa, con capacità di rilevamento di componenti
subatomici, accoppiato con computer quantistico-olografico medico con monitor
di dati ologrammi ad alta definizione. Con la capacità di leggere materiali a
livello nucleare e di classificare sostanze, campioni e tessuti biologici e la
capacità di mappare o leggere il DNA cellulare di tali campioni.
–
Computer olografico quantistico con programma medico con simulazione
dettagliata dell'intero corpo umano con tutti i suoi processi biologici, per la
previsione dello sviluppo progressivo con arco temporale. Lo stesso vale per
altre specie non umane studiate.
– 150
colture di tessuti umani coltivate in “Medical Redacted” per studiare le
reazioni in tempo reale. – 30 colture di tessuti non umani coltivate in Medical
Redacted per studiare le reazioni.
-50
flaconi di vaccino Pfizer COVID 19, 5 dosi da 0,3 ml.
-50
flaconi di Moderna Vaccine COVID 19, 10 dosi.
x
0,5ml. -50 flaconi di vaccino AstraZeneca COVID 19, 10 dosi x 0,5 ml. Grafene:
Grande
massa di particelle di sostanza congruente con grafene con una struttura
atomica e molecolare in parte in disordine e in parte ordinata in forma
cristallina di origine artificiale sintetica che si trova al loro interno.
Il
modo o il metodo di produzione di tali particelle supera il livello tecnologico
dell'attuale civiltà umana, poiché per la loro produzione ciò che è necessario
sono i dispositivi replicatori basati sulla tecnologia di creazione di materia
dall'energia con l'uso di frequenze e armoniche controllate. Congruente con i
replicatori di materia utilizzati al Redacted.
Si
tratta di disporre singoli atomi per formare particelle con ordine cristallino.
In tale ordine si trova la capacità magnetica o frequenza e le proprietà
elettriche della molecola rimanente che viene chiamata grafene. Implica la
capacità tecnologica di creare una particella intelligente con dimensioni
variabili ma che ha solo una dimensione di circa 10 nm, realizzata con meno di
60 atomi, cioè 10 volte più piccola di un esosoma virale medio.
Il
grafene come materiale è estremamente resistente, flessibile, con proprietà
trasparenti se raggruppato nella giusta forma cristallina, è termicamente
conduttivo, elettricamente conduttivo e altamente magnetico o magnetizzabile. Raggruppando le sue molecole in un
singolo piano, una struttura o un foglio di grafene può avere uno spessore di
un solo atomo. È probabilmente il materiale più forte conosciuto dalla razza
umana.
Un
singolo atomo di carbonio, la base del grafene, è costituito da 6 protoni, 6 (o
7) neutroni e 6 elettroni (666).
Il
grafene programmato atomicamente è in grado di formare qualsiasi forma
strutturale combinando molte delle sue molecole. Ciò si ottiene attivando o
disattivando punti di attacco o punti di legame su ciascuna molecola
utilizzando una risposta elettromagnetica a una frequenza specifica di ciascun
gruppo di punti di legame delle molecole preparate artificialmente.
Le
frequenze elettromagnetiche che controllano il grafene possono essere
programmate e trasmesse su frequenze di microonde sospese nell'aria, compresa
la forma stessa che il grafene assumerà, fin nei minimi dettagli, in
progressione fino a formare la struttura desiderata.
Il
grafene nei flaconi del vaccino ha un magnetismo molto basso fino a quando non
viene introdotto in un tessuto vivente dove viene attivato e inizia il suo
processo pre-programmato. Nel momento in cui entra nel corpo, il grafene
diventa altamente magnetico. Lo stesso campo di frequenze elettrochimiche e
biologiche del corpo innesca il grafene programmato accendendolo. Ciò si
ottiene riomgruppando le molecole nel grafene alla struttura necessaria per
generare polarità magnetica, viene acceso dal contatto in prossimità di un
organismo vivente e dalle sue proprietà bioelettriche.
Il grafene viaggia attraverso il flusso
sanguigno a tutto il corpo aderendo ai tessuti nel processo, si trova in una
concentrazione maggiore nei tessuti dove c'è una maggiore concentrazione di
molecole di grafene per ml (millilitri) di sangue, cioè quelli vicini al punto
di ingresso dell'inoculazione, il che spiega i bracci magnetizzati che sono
riportati in tutto il mondo.
Al
raggiungimento di un tessuto vivente, il grafene aderirà alle pareti cellulari
ed entrerà in ogni cellula filtrando attraverso la membrana cellulare a causa
delle sue dimensioni molto ridotte. Una volta all'interno di ogni cellula, il
grafene si muove tra gli organelli e penetra nel nucleo cellulare dove aderirà
al DNA della cellula.
Il
grafene forma strutture simili a nano-tubuli attorno al DNA cellulare e a
diretto contatto con esso, sequestrandolo o ingabbiandolo.
Immediatamente,
ogni segmento di nanotubi reagirà alle proprietà elettromagnetico-bioelettriche
e alla resistenza elettrica specifica di ciascun componente del DNA cellulare;
Adenina, tiamina, guanina, citosina o A-T-G-C. E la sua reazione tra i pori o
le aperture del reticolo di grafene creerà una copia esatta della struttura del
DNA, ma con proprietà magnetiche, all'interno della struttura a nanotubi che
avvolge il DNA cellulare, e con questa procedura il grafene può decodificare il
DNA all'interno di ogni cellula ed è in grado di essere letto o trasmesso in
modo tecnologico, simile a quello di un disco rigido di un computer, stesso
principio.
Una
volta decodificato il DNA cellulare il grafene reagirà in modo pre-programmato
o mediante attivazione remota utilizzando microonde congruenti a frequenze 5G
tra 3,4 GHz e 29,8 GHz, ma non solo.
Con
geni specifici decodificati o trovati, il segmento del grafene in questione
attirerà una controparte di grafene che ha una frequenza di sequenza
corrispondente e che si trova anche nel sangue di persone inoculate. Questo
grafene contiene sequenze di mRNA che è RNA programmato e codificato per una
proteina specifica, con l'obiettivo di cambiare una particolare sequenza di
DNA.
L'mRNA
viene estratto dallo stesso nano-grafene con la procedura di cui sopra dalle
tracce di base cellulare di organismi presenti nel vaccino. Questi includono
cellule staminali di feti umani, feti di scimmie, bovini e altri vertebrati e
invertebrati che non siamo ancora stati in grado di identificare completamente
a questo punto, comprese le cellule e il DNA di Hydra vulgaris che il grafene è
stato in grado di isolare e con il quale il nano grafene, in modo completamente
pre-programmato o controllato a distanza da segnali 5G e simili, prenderà le
sue sequenze genetiche come base o risorsa per formare filamenti di mRNA con
cui procedere alla sostituzione dei filamenti di DNA originali delle cellule
umane del soggetto inoculato.
La
particella di Nano-Grafene è attratta da una cellula e da gruppi di cellule che
formano tessuti specifici per mezzo di corrispondenti micro-frequenze
elettromagnetiche e contenute come proprietà delle strutture del Nano-Grafene
stesse. Queste particelle alla maniera dei virus artificiali con il loro
contenuto di mRNA eseguiranno qualsiasi cambiamento genetico all'interno del
DNA cellulare utilizzando la procedura di trascrizione inversa, ma guidate da
queste particelle artificiali.
Allo
stesso modo, i vaccini contengono già nano-grafene che incapsula sequenze di
mRNA dalla fabbrica, mRNA specifici per sostituire particolari geni all'interno
delle cellule di tessuti esatti all'interno del corpo delle persone inoculate.
Il
nano-grafene come polvere intelligente pre-programmata è in grado di alterare
il genoma umano in parte, geni specifici, come quelli che controllano il
sistema riproduttivo o parti di esso, geni che controllano i processi neurali
nel cervello dell'inoculato, o cambiando completamente l'intero genoma umano. E
questo processo può essere controllato da remoto. Trasformare il corpo umano in
un burattino biologico in balia delle decisioni di chi controlla questa
tecnologia.
Con
questa tecnologia, una popolazione, un piccolo gruppo all'interno di una
popolazione o un individuo specifico possono essere resi sterili. Quest'ultimo
sembra essere un processo pre-programmato all'interno del nano-grafene
intelligente indipendentemente dalle istruzioni esterne. Può anche attivare
geni specifici o disattivarli causando gli effetti desiderati da coloro che
controllano questa tecnologia, come la comparsa di tutti i tipi di malattie e
condizioni mediche associate a problemi genetici, così come i tumori. È anche
possibile ottenere l'emergere e il controllo delle cosiddette malattie virali
in un gruppo di persone o individui specifici.
In
diverse reazioni, il grafene stesso è sufficiente per l'inoculato per
sviluppare problemi infiammatori sistemici con una tempesta di citochine che
causerà reazioni avverse del corpo come lo sviluppo di trombi e coaguli di
sangue, senza la presenza di alcuna proteina chiamata Spike come viene chiamata
in molti circoli, e alcuni dei primi posti che saranno influenzati da questo
saranno i polmoni e il cervello.
Vediamo
il concetto stesso di “Spike Protein” come un tentativo di spiegazione terrestre di un
processo molto più complicato. È vero che ci sono capsule proteiche che potrebbero essere
classificate come Spike Protein, o come virus sintetici, ma come ho descritto
sopra, queste proteine vengono assemblate dall'mRNA contenuto nelle particelle
di grafene, cioè la normale scienza umana vedrà solo la microparticella di
grafene e non il contenuto di mRNA che a sua volta cambia il DNA delle cellule
con cui viene a contatto. In altri casi, la scienza umana sarà in grado di
trovare solo specifiche molecole di mRNA e non il grafene che le controlla
dall'interno.
Allo
stesso modo, queste proteine, molte delle quali possono essere catalogate come Spike,
sono la materia prima o la materia prima per il grafene per avere risorse
genetiche per apportare successive modifiche al DNA del soggetto. Sebbene non
tutti i soggetti inoculati saranno dati o saranno causati gli stessi
cambiamenti, il Nano-Grafene avrà la possibilità di avere la possibilità di
ricorrere ad esso, almeno come potenziale latente, come opzione.
Con
questa tecnologia, ai controllori di tutto questo viene fornito un database
completo del DNA dell'intera popolazione umana, almeno quello inoculato.
Il
nano-grafene stesso reagisce allo stimolo di un segnale specifico nella gamma
5G rimbalzando un segnale al mittente e contenente il database completo non
solo dell'intero genoma di ogni individuo inoculato ma anche del progresso
della mutazione.
Questa
nano tecnologia forma e stabilisce una reazione interna a stimoli o suoni
uditivi, il che significa che ha la capacità di trasmettere e ricevere audio
come microfono all'interno del soggetto inoculato stesso, nonché la capacità di
trasmettere vibrazioni che l'individuo interpreterebbe come voci nella sua
testa, stimolando anche gruppi specifici di neuroni, portare la telepatia
sintetica a un livello più ampio ed efficiente in vista della manipolazione di
massa.
Facendo
un ulteriore passo avanti, poiché la nanotecnologia del grafene passa con
grande facilità attraverso la barriera sanguigna del cervello umano, a causa
delle sue piccole dimensioni, si deposita tra i neuroni e tra i loro dendriti,
controllando efficacemente le depolarizzazioni assiomatiche e i tempi e la
qualità dei neurotrasmettitori, nonché l'esatta frequenza bio-elettrica di ogni
singola depolarizzazione. Questo crea la capacità non solo di leggere le
depolarizzazioni e le interazioni tra le reti neurali del cervello e trasmetterlo
alla rete 5G, ma ha anche la capacità di impiantare pensieri e idee
controllando le dinamiche delle frequenze bio-elettriche e
chimico-neurotrasmettitori nel cervello. Questo tipo di controllo neuronale da
parte di frequenze elettromagnetiche, Artificial Neuro Modulation, o ANM, e anche alterando il DNA delle
cellule nervose, genererà un effetto di apoptosi o morte cellulare, grave
perdita di neuroni.
Parassiti
trovati nei vaccini:
-Microfilaria:
A marchio Pfizer, in 15 flaconi su 50, Moderna 35/50. -Toxoplasma gondii: In
Moderna: 28/50, Pfizer: 8/50, AstraZeneca: 32/50. – Trypanosoma brucei: In
Moderna: 12/50, Pfizer: 38/50, AstraZeneca: 22/50.
In
altre parole, non tutti i parassiti visibili, in nessuna delle loro diverse
fasi del loro ciclo o in tracce genetiche, sono stati trovati in tutti i
vaccini dello stesso lotto e il contenuto varierà da marca a marca. Ma la prova di parassiti è stata
trovata in tutti i campioni di vaccino dai 150 flaconi di dose che sono stati
testati, in 3 scatole con 50 ciascuno di essi, e da ogni marca. Troviamo molto
probabile che altri tipi di parassiti possano essere trovati in altri campioni
diversi che semplicemente non avevamo a disposizione.
Abbiamo
trovato varianti parassitarie osservabili che non sono all'interno del mio
database e non siamo ancora stati in grado di catalogarle o metterle in
relazione secondo qualsiasi classificazione umana corrente. Ed è altamente probabile
che alcuni di essi siano geneticamente modificati, cioè specifici per il
vaccino, geneticamente progettati per i vaccini e non si trovino in uno stato
libero o naturale. Questi sono stati trovati in tutti i 150 campioni.
Abbiamo
anche trovato strutture di grafene cristallino-trasparente altamente magnetiche
con forme simili a vermi a causa dei loro legami interparticellari che al
microscopio possono essere scambiati per parassiti. Ciò non esclude la presenza
di tutti i parassiti rilevabili sopra descritti. Ciò include anche la presenza
di grafene nero in una forma simile a un verme o filiforme che sono congruenti
con la malattia di Morgellons (Black Goo).
Vale
anche la pena ricordare che il contenuto delle inoculazioni non è uniforme
nemmeno all'interno dello stesso lotto e scatola di una singola marca, ma varia
da bottiglia a bottiglia, il che supporta il fatto che possono essere
utilizzati per dare una dose specifica a ogni persona a volontà di coloro che
controllano il Plandemic. Questo almeno nei 150 campioni che avevamo a
disposizione. Quindi i contenuti di altri campioni e di altre marche possono
differire dai nostri.
Proteina
Spike: la proteina Spike è intesa come l'involucro del virus stesso, le parti
del virus che si attaccano ai recettori cellulari.
Non
abbiamo trovato alcuna evidenza di proteina Spike congruente con SARS CoV-2 o
qualsiasi virus di tipo SARS all'interno delle inoculazioni che esclude
inequivocabilmente il contenuto di questi come vaccino poiché non contengono
alcuna sostanza biologica con cui produrre o causare anticorpi.
Tuttavia,
poiché all'interno di ogni bottiglia è stato trovato un vero zoo di materiale
organico e inorganico, la presenza di proteine in uno stato o dimensione
inferiore a 100 nm può essere interpretato come una sorta di virus o esosoma
all'interno della sostanza ma come risultato del caos biologico all'interno e
non congruente con alcun virus della SARS. Tuttavia, non vedo questo come
giustificazione o scusa che questi possano essere i reagenti che causano
anticorpi in quanto sono di una varietà molto ampia e caotica e nessuno
corrisponde a SARS o SARS CoV-2 e sono solo le proteine Spike che ci si
aspetterebbe di trovare all'interno di una zuppa di materiale biologico.
Riteniamo
che le reazioni avverse attribuite alle proteine Spike che molti ricercatori
riportano non provengano da questa classe di proteine di per sé, ma vengano
confuse con le reazioni altamente tossiche causate dal grafene stesso.
Devo
chiarire molto chiaramente che il grafene nelle inoculazioni cambia forma e
composizione molecolare o composizione delle particelle a piacimento perché è
nano tecnologia, e oltre al Nano Graphene nero c'è un alto contenuto di Nano
Graphene cristallino presente che è trasparente, e a causa della sua dimensione
molecolare più piccola di quella di qualsiasi virus non è rilevabile
all'interno delle cellule, ancor più all'interno di un tessuto o all'interno di
un coagulo di sangue studiato dalla scienza medica umana al fine di trovarne la
causa. Inoltre, il nano grafene non reagirà al reagente chimico utilizzato per
rilevare e classificare il contenuto biologico di un campione di tessuto o di
sangue. Non si trova sotto microscopia ottica e sotto microscopia elettronica
nel migliore dei casi può essere visto come una serie di fibromi traslucidi
finché la concentrazione del Nano Grafene lo consente.
In
altre parole, ciò che sta causando i coaguli è il grafene stesso e non una
proteina Spike.
Nano
particelle di lipidi e metalli pesanti: acciaio, ferro, bario, stronzio 38,
titanio, oro e alluminio in tracce trovate nell'intreccio strutturale del
grafene trovato nelle inoculazioni, che causano reazioni di coagulazione del
sangue: La formazione e l'aspetto dei fibromi del sangue da parte dei globuli
rossi è istantanea quando un normale campione di sangue è contaminato dalla
sostanza nelle inoculazioni alla quantità studiata osservata di 1/100 parti.
Questa reazione di coagulazione è stata osservata in tutti i campioni di
tessuto e anche nei modelli computerizzati predittivi allo stesso modo con
risultati congruenti tra loro. Le sostanze nelle inoculazioni causano coaguli
di sangue, punto. Eppure non escludo che il mare di materiale biologico possa
anche causare coaguli in quanto provoca ogni sorta di reazioni corporee avverse.
Questo di per sé è lo scopo stesso della presenza di tale materiale genetico e
tissutale, oltre a fornire una fonte varia di filamenti di DNA non umani e
umani per fornire materia prima alla nano tecnologia per formare mRNA / pRNA
polimerasi in modo che possa apportare modifiche al DNA delle cellule umane
dell'inoculato come richiesto e comandato attraverso reti 5G e simili.
Un
altro uso che vediamo per la presenza di materiale biologico assortito
all'interno delle inoculazioni: cellule staminali umane e semiumane, tessuto
fetale complesso, all'interno della sostanza, cioè cellule fetali multiple,
ancora legate cellularmente, di origine umana, bovina e semiumana, tra le altre
cellule e tessuti difficili da identificare, sono a causare un sovraccarico e
collasso del sistema immunitario della persona inoculata in modo progressivo
che in prima istanza provoca malattie opportunistiche di ogni tipo di essere
generato, oltre alle condizioni autoimmuni, l'intera gamma di problemi causati
da un sistema immunitario collassato simile a quanto descritto nei pazienti con
diagnosi di HIV, ma molto veloce come in pochi giorni o mesi, in alcuni casi,
solo in minuti o ore.
Vediamo
questo sovraccarico
del sistema immunitario come parte del quadro necessario da provocare all'interno di
ogni paziente inoculato per occupare e indebolire il sistema immunitario mentre la nano tecnologia del grafene
agisce ed esegue i suoi cambiamenti interni programmati all'interno del corpo
umano e per massimizzarne l'efficienza.
Ci
sono studi sull'uomo che assicurano che il grafene non è tossico e non causa
alcuna reazione, ma prima di tutto, ci sono più tipi di grafene, alcuni non
sono tossici e altri lo sono. Ma devo sottolineare che qui non stiamo parlando
della presenza di grafene inerte ma di nanotecnologie che utilizzano il grafene
come materia prima principale, nanotecnologie fatte principalmente di grafene,
ma non solo, perché come ho detto prima, abbiamo trovato diversi metalli, sopra
descritti, intrecciati nella matrice cristallina del grafene stesso, collocati
lì perché danno alla nanotecnologia flessibilità nelle sue reazioni alle
diverse frequenze di microonde emesse principalmente dalle reti 5G, poiché il
5G per la sua maggiore larghezza di banda o capacità di larghezza di banda è
adatto per il controllo sulle nano-particelle di grafene. Come componenti per
far funzionare questa nano-tecnosa.
Si
tratta di nano particelle intelligenti, o nano polvere, che sono costruite
utilizzando diversi elementi, elencati sopra, e il grafene è solo il loro
componente principale.
Uso il
termine Nano-Grafene sopra perché il Grafene è il componente principale
utilizzato per la fabbricazione di particelle intelligenti congruenti anche con
nano-robot, ma io sottolineo che non è l'unico materiale necessario per il
funzionare di tale nanotecnologia. Ricordando che questo tipo di tecnologie
sono controllate per mezzo di micro-frequenze specifiche come direzioni
energetiche esatte per ogni gruppo di nanoparticelle e anche esatte per ogni
singola nanoparticella se necessario.
Questo
può essere spiegato assegnando a ciascuna nanoparticella un numero che
rappresenta la micro frequenza a cui reagirà quando verrà ricevuta. Ciò farà sì che la nanoparticella
accendo o spegni i recettori sulla sua superficie che le consentono di
attaccarsi ad altre nanoparticelle per formare strutture più complesse, o anche
di attaccarsi al tessuto o alle singole cellule all'interno del soggetto
inoculato. Queste nanoparticelle, o nano grafene, si muovono principalmente in
cluster con la stessa frequenza assegnata. Alcuni di questi cluster sono le
forme simili a vermi che abbiamo descritto sopra.
Non
tutte le nanoparticelle presenti nelle vaccinazioni, i vaccini con nome errato,
hanno la stessa struttura o attributi e possono essere classificati in due
gruppi principali:
A.)
Quelli di azione o struttura, che formano oggetti più complessi come i nano-tubuli
che leggono e decodificano il DNA nel nucleo delle cellule e...
B.) I
contenitori che sono le nanoparticelle di grafene che contengono e trasportano
materiale genetico sotto forma di RNA e mRNA (m=messaggero) pronti ad avviare
il processo di trascrizione inversa, mutando così il DNA originale su richiesta
del programma che controlla la nanotecnologia. Mi riferisco anche a questi
contenitori come virus nanotecnologici sintetici.
Nel
caso di tipo A.), possono aderire ai recettori stessi o alle proteine Spike di
un virus-esosoma di origine organica e modificare le loro proprietà e i loro
attributi di connessione con i recettori cellulari, secondo il loro programma.
Nel
caso di B.) non solo trasportano RNA, mRNA ma anche enzimi necessari per il
processo di trascrizione inversa. Questo mRNA, pRNA e i loro enzimi sono
prodotti all'interno delle cellule originali dei soggetti inoculati e vengono
trasportati attraverso il flusso sanguigno utilizzando esosomi naturali
controllati dal nano-grafene, e abbiamo anche osservato che questo nano-grafene
di tipo B.) è anche in grado di trasportare mRNA ed enzimi da solo.
Spargimento
o trasmissione-contagio:
Sia
nelle colture cellulari organiche che nel modello predittivo del corpo umano
creato da “Holographic
Computer”,
è stata osservata una forte reazione di tossicità corporea congruente con la
presenza di veleni chimici combinati con l'invasione di materiale biologico che
causa forti risposte immunitarie e fonti di infezione.
La
reazione del corpo è quella dell'allarme, con una condizione altamente tossica
nei tessuti in particolare nel cervello, nei polmoni, nel fegato e nei reni, in
quest'ordine, causando danni tissutali visibili.
Questa
reazione è anche causata da un cambiamento nella capacità di carico di ossigeno
a causa dell'azione ridotta e interferente dell'emoglobina nel sangue, insieme
a un generale impoverimento della circolazione sanguigna capillare che colpisce
l'intero corpo con effetti particolarmente evidenti sugli occhi, sul cervello e
sul sistema riproduttivo sia negli uomini che nelle donne, tra gli altri
luoghi.
Ciò
causa condizioni di mancanza di ossigenazione, ipossia e mancanza di un
ambiente cellulare corretto e nutriente, che provoca inequivocabilmente micro-necrosi
cellulare a necrosi cellulare, o apoptosi con la comparsa di condizioni di
estrema tossicità nei tessuti che a loro volta causeranno la produzione di
esosomi cellulari destinati ad allarmare altre cellule, per informarli del
problema che hanno, e come metodo per espellere i contaminanti e le tossine che
li stanno invadendo, le cellule.
Queste
cellule in uno stato di allarme andranno in modalità di sopravvivenza e non in
una normale modalità riproduttiva, e questo è uno stato o una condizione nei
tessuti che propizia altamente la comparsa di tumori cancerosi. Comparsa di
tumori.
L'inoculazione
di questo cosiddetto vaccino provoca il cancro!
Questi
esosomi secreti dal tessuto in stato di allarme vengono escreti dal corpo
dell'individuo inoculato attraverso i suoi fluidi corporei e attraverso la sua
stessa respirazione. Se un altro individuo non inoculato è in presenza
dell'individuo inoculato e presenta uno stato fisiologico che corrisponde al
codice o al messaggio di uno di questi esosomi o virus della persona inoculata,
quest'altro presenterà quindi la corrispondente reazione sintomatica.
E tale
sintomatologia può corrispondere o meno a malattie virali che possono già
essere conosciute, iniziando una reazione a catena a titolo di contagio tra
inoculati e non inoculati allo stesso modo, ma sottolineando che gli inoculati
avranno sempre un sistema immunitario molto più debole di un non inoculato,
riducendo così le loro aspettative di buon recupero.
Pertanto
le persone non vaccinate sono più forti e hanno una possibilità permanente di
sopravvivere a questo attacco di armi biologiche alla razza umana, rispetto a
una persona inoculata le cui possibilità sono vicine a nessuna.
L'individuo
inoculato presenta un rilascio costante di nano-grafene che può essere
introdotto nell'organismo di individui non inoculati, dove su piccola scala o
nella misura della sua quantità, inizierà ad attivarsi come è stato
programmato, cercando di apportare i corrispondenti cambiamenti genetici in
detti individui non inoculati.
Se un
individuo non inoculato presenta o meno sintomi o reazioni avverse dipenderà
dal grado di esposizione a un individuo o individui inoculati e dalla forza o
condizione fisica dell'individuo non inoculato e dallo stato generale del suo
sistema immunitario. Essendo che le parti esposte dell'individuo non inoculato,
come polmone e mucose, sono le più vulnerabili a subire alterazioni e reazioni
immunologiche alla presenza di esosomi naturali a causa dell'estrema tossicità
dei tessuti delle persone inoculate e degli esosomi artificiali dovuti al
nano-grafene rilasciato e diffuso dal suddetto individuo inoculato.
Allo
stesso modo, il primo punto in cui il nano-grafene agirà con la sua
pre-programmazione è nel sistema riproduttivo degli individui, lasciandoli
sterili.
Come
ho già accennato in precedenza, il Nano Grafene produce virus artificiali o
esosomi utilizzando le stesse cellule della persona inoculata. Il nano grafene attaccato ai virus
artificiali che ha prodotto viene secreto e disperso dalle persone inoculate
come esosoma, virus prodotti dalla nano-tecno-tecnola che a sua volta contiene
la stessa nano tecnologia a forma di nano grafene da persona a persona, da
persona inoculata a persona non inoculata.
Un
altro punto importante è che il nano grafene non si trova solo nei vaccini, ma
in innumerevoli alimenti trasformati, sostanze chimiche a contatto umano come
cosmetici e creme, oli da cucina e all'interno di altri farmaci sia iniettabili
che orali.
Si
trova nei pesticidi e nei fertilizzanti artificiali, negli oli e lubrificanti
fluidi automobilistici, nell'olio automobilistico e nel fluido idraulico, tra
innumerevoli altri luoghi. Il nano grafene si trova anche nelle scie chimiche
con cui la Terra è stata sistematicamente spruzzata per anni.
Ciò
non solo facilita la diffusione di virus sintetici tra le persone, inoculate o
meno, ma provoca una reattività elettromagnetica anormalmente elevata in tutti
i tessuti organici, compresa la vita vegetale.
Il
controllo delle risposte sia biologiche che comportamentali da parte delle
tecnologie di Neuro-Modulazione Artificiale è in corso da anni, e l'agenda di
inoculazione che utilizza l'inesistente SARS CoV-2 come scusa accelera
ulteriormente il processo di controllo assoluto attraverso l'uso di frequenze
specifiche controllate da computer AI altamente avanzati oltre la portata e la
comprensione della popolazione media della Terra. Processo di trans-umanesimo e
assimilazione della biologia terrestre, specialmente quella umana, a una rete
di controllo di tutte le cose simile a Internet.
La
parte più grave di questo è che la persona media non vede che non si tratta
solo di come saranno in grado di accedere a Internet, ma di come Internet sarà
in grado di accedervi.
Il sistema, la cabala che controlla la Terra,
avrà il controllo assoluto su ciò che fanno e su ciò che la popolazione umana
pensa anche impiantando pensieri e sentimenti usando questa tecnologia.
Il
Nano Grafene presente nelle inoculazioni non servirà solo come metodo di
controllo immediato e sterminio della popolazione umana, ma funzionerà anche come metodo di
cambiamento genetico controllato per adattare i corpi biologici, in particolare
gli esseri umani, a far parte di una rete di informazione controllata-Internet.
Ognuno,
come nel caso del corpo umano, è un complesso sistema biochimico-elettrico che
ha bisogno di un equilibrio molto fine e specifico per funzionare. Qualsiasi
alterazione delle frequenze corporee, come quelle causate dal nano grafene,
provoca gravi danni all'intero sistema, e uno squilibrio così improvviso, come
quando qualcuno è appena stato inoculato, è sufficiente a causare perdita di
coscienza, svenimento e persino la morte.
Un
essere umano biologicamente e mentalmente controllato, come previsto, non ha
più il minimo libero arbitrio, sebbene sia possibile per tale essere credere
che i suoi pensieri e le sue decisioni siano i suoi e non gli siano imposti con
la tecnologia. La sua esperienza di vita sarà, ed è, totalmente diminuita.
A
causa dell'incompatibilità di frequenza, l'anima si ritrae, lasciando il corpo
come un robot biologico controllato a distanza con una mente alveare. Questa
incompatibilità di frequenze fa sì che l'anima originale, un segnale
proveniente dalla Sorgente stessa, non si colleghi più o si sintonizzi sul
corpo. Questa tecnologia altera la frequenza esistenziale di un corpo biologico
rendendolo incompatibile con il segnale originale dell'Anima dalla Sorgente, il
campo dell'unità. E in questo modo, i Controllori della Terra possono
allontanare le Anime che non vogliono abitare la Terra e favorire quelle che
vogliono.
Questa
tecnologia ha la capacità di alterare le frequenze corporee per renderle
compatibili per essere abitate, parassitate o utilizzate, da tutti i tipi di
entità, dalle cosiddette razze extraterrestri astrali inferiori o regressive
che la cabala desidera che entrino nel piano terrestre, chiamato anche piano
fisico.
Attenzione:
È stato a lungo detto che le entità oscure e malvagie del cosiddetto Astrale
Inferiore sono sempre alla ricerca di un modo per entrare nel regno fisico,
questo è un modo perfetto per adattare i corpi umani per essere usati da loro.
Ci
sono anche innumerevoli casi di persone che vengono attaccate tecnologicamente
o causate da inspiegabili afflizioni o malattie fisiche o di salute. Il normale
sistema medico e scientifico terrestre non può gestire questo tipo di
situazioni in quanto è completamente inconsapevole di questo tipo di tecnologie
di controllo remoto sul corpo umano e sulla biologia, sul processo stesso di
pensiero di un essere umano. Si può dire che questi sono i cosiddetti
"Individui mirati" di cui sentiamo parlare da anni.
Questo
spiega in gran parte gli innumerevoli casi di malattie inspiegabili, molte delle quali sono
associate a un inesistente SARS CoV-2 o a malattie mentali o psicosomatiche. È
altamente probabile che il sistema che controlla il grafene attraverso le reti
di telefonia cellulare, indipendentemente dal fatto che si trovino o meno nella
gamma di frequenze 5G, possa effettuare test di efficacia su individui a caso o
su individui che lo stesso sistema o cabala ha etichettato come pericolosi o
ribelli.
Insisto
sul fatto che non è necessario inoculare il falso vaccino contro l'inesistente
SARS CoV-2 per essere suscettibili o vittime di questo tipo di tecnologie, dal
momento che il grafene è ovunque. Che si tratti solo di grafene normale o nano
tecnologico.
Il
grafene, anche così la sua semplice presenza nell'organismo aumenta la
reattività dei tessuti biologici ai campi elettromagnetici.
Forse
il punto più serio è rendersi conto che la gente media non avrà la capacità di
capire tutto ciò che sta accadendo, poiché lo prenderanno come fantascienza o
esagerazioni, ma comunque li influenzerà, e li sta influenzando, poiché le loro
reazioni di mancanza di consapevolezza e negazione su questo hanno il segno
distintivo di essere controllati mentalmente a favore del sistema, in una sorta
di stato di letargia mentale, a cui pochi risultano immuni contro, coloro che
si rendono conto di ciò che sta realmente accadendo.
Allo
stesso modo, è stato affermato che la biologia, il DNA, ritorna sempre al suo
modello originale, e questo è ancora vero. Tuttavia, questo sistema nano-tecnologio
provoca danni costanti al sistema biologico, al DNA, quindi non funziona più
secondo gli stessi principi di prima. Principi che utilizzano la manifestazione
di sottili energie eteriche sulla materia organica o DNA, questo viene
modificato da un sistema elettromagnetico di specifiche frequenze controllate
che impediscono al processo originale e naturale della manifestazione del DNA
di funzionare.
Inutile
dire che le conseguenze di tutto ciò sono estremamente gravi.
Questo
presente documento rappresenta lo sforzo congiunto dei medici verso la fine di
ottobre 2021. In nessun modo significa che i dati sono completamente
definitivi, né include tutti i processi o le cose che le vaccinazioni causano.
Ci sarà anche un'evoluzione sulle nostre osservazioni, quindi daremo
aggiornamenti tempestivi man mano che si presentano. Vediamo che altri
ricercatori stanno arrivando ad altre conclusioni che si completano a vicenda,
ognuno al proprio livello e abilità.
Sondaggi,
il centrodestra vola ancora.
E per
Conte si mette malissimo.
msn.com-ilgiornale.it- Luca Sablone -(13-12-2021)- ci dice:
Il
centrodestra cresce sempre di più e resta saldamente la coalizione maggiormente
sostenuta dagli italiani. Il Partito democratico si conferma al primo posto, ma
per i compagni del Movimento 5 Stelle si mette sempre peggio. In tutto ciò
gongolano Forza Italia, Lega e Fratelli d'Italia. In sintesi è questo quanto
emerge dall'ultimo sondaggio Swg mostrato da Enrico Mentana durante il Tg La7.
Il quadro politico e i relativi equilibri sostanzialmente non sono cambiati: il
dato più importante è indubbiamente il tracollo del M5S, che scende addirittura
sotto la soglia del 15%.
Il
sondaggio.
La
prima posizione viene occupata ancora dal Partito democratico, che incrementa i
suoi consensi dello 0,6% e si porta al 22,1%. Segue Fratelli d'Italia di
Giorgia Meloni, che con una crescita dello 0,4% tocca quota 20,2%. Completa il
podio la Lega di Matteo Salvini, che torna a guadagnare lo 0,5% delle
preferenze e raggiunge il 19%. Al quarto posto troviamo il Movimento 5 Stelle
che, nonostante il nuovo corso di Giuseppe Conte, perde nuovamente terreno:
questa settimana i grillini registrano una perdita dello 0,8% che li fa
precipitare al 14,3%.
Buone
notizie arrivano per Forza Italia: gli azzurri, soprattutto dopo il ritorno in campo di
Silvio Berlusconi, avanza dello 0,4% e va al 7,7%. Più distaccata Azione di
Carlo Calenda, che perde lo 0,2% e cala al 3,8%. Nelle ultime posizioni sono
situate le formazioni politiche con minore consenso: Verdi (2,5%, +0,2%),
Articolo 1-Mdp (2,3%, +0,1%), Sinistra italiana (2,2%, -0,1%), Italia Viva di
Matteo Renzi (2,1%, -0,4%) e +Europa (1,5%, -0,4%). Le altre liste si collocano
al 2,3%, in calo dello 0,3% rispetto all'ultima rilevazione. Aumenta il fronte
di chi preferisce non esprimersi, che passa dal 38% al 40%.
Guai
per la sinistra.
Questi
dati non possono far dormire tranquilli Pd e 5 Stelle. Mentre il centrodestra può vantare il
46,9% delle preferenze, dem e grillini non vanno oltre il 36,4%. Un divario di circa 10 punti che
rischia di pesare come un macigno se si dovesse tornare a votare con questo
quadro politico. Enrico Letta auspica di allargare il fronte progressista per
provare a imbarcare voti, ma Azione e Italia Viva hanno messo più di un veto
sul Movimento 5 Stelle.
Le
difficoltà del nuovo Ulivo trovano un perfetto riscontro nelle elezioni
suppletive di Roma 1, seggio lasciato vuoto dal nuovo sindaco Roberto Gualtieri. Il Partito democratico ha deciso di
schierare Cecilia D'Elia, candidatura su cui i pentastellati non si sono ancora
espressi: la sosterranno o scenderanno in campo con un loro candidato? Italia Viva potrebbe invece puntare
su Valerio Casini, puntando a incassare l'appoggio di Azione. Il centrodestra candiderà Simonetta
Matone, ex magistrato già in corsa per fare da pro-sindaco in ticket con Enrico
Michetti in occasione delle Comunali dello scorso ottobre.
Covid, domani il Cdm per varare
la
proroga dello stato di emergenza.
Ilriformista.it-
Redazione -( 13 Dicembre 2021)- ci dice:
L’esecutivo
si avvia verso la proroga dello stato di emergenza adottato a causa della
pandemia di Covid-19. La decisione dovrebbe arrivare in tempi molto stretti,
probabilmente già domani. Il premier Mario Draghi, che preme l’acceleratore a
fronte dell’aumento dei contagi di coronavirus e alla diffusione della variante
Omicron, domani dovrebbe riunire un consiglio dei ministri per varare il
rinnovo dello stato di emergenza di tre mesi, fino al 31 marzo.
La
scelta di Draghi, però, sarebbe quella di procedere per step, evitando così
strappi, soprattutto con il centrodestra. Il Consiglio dei ministri dovrebbe
varare un atto con valore di legge che supera i decreti del precedente governo:
il 31 gennaio 2022 si esaurisce infatti la possibilità di prorogare nuovamente
l’attuale stato di emergenza, che è già stato rinnovato per due volte dal
gennaio 2020, per un totale di 24 mesi.
Il
ruolo dei partiti.
Un
ruolo determinante verso la proroga lo hanno avuto le forze politiche di
maggioranza. In questa partita è Matteo Salvini a fare un passo indietro,
rispetto alle sue posizioni iniziali. “Sulla proroga dello stato di
emergenza aspettiamo i dati. Aspettiamo di confrontaci con sindaci e
governatori prima della scadenza per capirne la necessità o meno. Io per il
momento mi limito a ringraziare gli italiani, e sono assolutamente fiducioso e
ottimista”, ha detto il leader del Carroccio.
(Variante
Omicron, primo morto nel Regno Unito: a Londra causa già il 40% dei nuovi casi.
Prenota
il vaccino anti-Covid, anche Google invita all’immunizzazione: “Vaccinati,
indossa una mascherina, salva vite”.)
Nessun
dubbio, invece, per l’asse giallo-rosso. “Il M5S si rimette sempre alle
valutazioni degli esperti, come ha sempre fatto, però è chiaro che rispetto a
una curva epidemiologica e a una variante che appare molto contagiosa mi sembra
necessario pervenire a una proroga dello stato d’emergenza”, sottolinea il
leader pentastellato, Giuseppe Conte, che in mattinata ha avuto un lungo
colloquio con Draghi, a Palazzo Chigi, durante il quale hanno parlato anche
della situazione sanitaria.
Va
dritto anche l’alleato, Enrico Letta: “Credo sia maturo il momento nel quale il
governo annunci la proroga dello stato Di emergenza, è necessario e importante
che avvenga il più rapidamente possibile”, ribadisce il concetto il segretario
del Pd.
Divisi
i presidenti di Regione ma prima della decisione dell’esecutivo non si esclude
un incontro tra i governatori e il governo. “Lo stato di emergenza garantisce
rapidità d’intervento e dunque il governo non lo dovrebbe abbandonare” è
l’input del governatore dell’Emilia-Romagna Stefano Bonaccini.
Per il
presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, il segnale è chiarissimo: “Dico sì
alla fine dello stato di emergenza, ma in queste cose ciò che è determinante è
il contesto dell’ultimo miglio. Uscire dallo stato di emergenza significa che
anche psicologicamente si pensa che sia finita vediamo cosa succede da qui al
31 dicembre”, dice Zaia, lasciando trasparire tutti i dubbi su uno stop nella
fase che vive il Paese.
Al
momento sono otto le Regioni che hanno superato la soglia del 10 per cento di
occupazione delle terapie intensive: Trentino Calabria, Friuli, Lazio, Liguria,
Marche, Provincia di Bolzano e Veneto.
Il
freno della Meloni.
Contro
la proroga dello stato di emergenza si schiera Fratelli d’Italia. “Bisogna riuscire a combattere la
pandemia ripristinando la pienezza dei diritti individuali e democratici”, ha
detto la leader di FdI Giorgia Meloni, durante una iniziativa a Rieti.
Che ha
attaccato l’esecutivo: “Dopo due anni lo stato di emergenza, ma che emergenza
è? Non è
emergenza, dopo due anni devi riuscire a combattere la pandemia”. E poi ha sottolineato che il provvedimento
“può funzionare i primi mesi perché non sai con cosa hai a che fare, ma dopo
due anni lo sai .
E’ uno Stato – ha continuato – che non fa il suo lavoro: i ristoratori
devono fare i controlli, ma nei mezzi pubblici si sta tutti stipati. E’
il primo cluster, ma ci sono altre priorità, tipo chiudere le palestre. Potenziare il trasporto pubblico è piu’
difficile, ma lo stato dovrebbe fare le cose difficili, non quelle facili sulla
pelle dei cittadini”.
E nel
rispolverare il tema della migrazione, ha puntato il dito sul ministro della
Salute e la ministra dell’Interno: “La combo Speranza-Lamorgese ci spiega poi che hanno
fermato i voli da una serie di nazioni africane: qui sbarcano ogni giorno
migliaia di persone, e loro bloccano i voli”.
Incognita
Quirinale.
In
questo scenario c’è anche un aspetto politico da non trascurare. Perché oltre
alla legge Di Bilancio, che va approvata entro il 31 dicembre, c’è sempre la
partita del Colle da giocare. Ma Conte è categorico: “È assolutamente improprio
proiettare l’ombra del Quirinale sulla decisione Di prorogare o meno lo stato
Di emergenza”, dice a LaPresse.
“È una
decisione che va assunta in base a criteri oggettivi, sulle evidenze fornite
dagli esperti del Cts e delle autorità sanitarie. Alcune letture che, invece, la
collegano alla scelta del nuovo presidente della Repubblica sono completamente
distorte e anche pericolose”, avverte il presidente del Movimento 5 Stelle.
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