“Un uomo senza dignità perde la sua libertà”.

 

“Un uomo senza dignità perde la sua libertà”.

 

"Ha superato il limite".

 La fronda M5S "silura" Conte.

 

msn.com-Ilgiornale.it- Luca Sablone  -(12-12-20219-ci dice :

 

Una situazione delicatissima in vista di due appuntamenti politici cruciali. Nel Movimento 5 Stelle torna protagonista il caos a pochi giorni dall'approvazione della manovra di fine anno e della partita per il Quirinale. Il timore dei grillini è di perdere ulteriore peso negoziale e contare sempre meno su due fronti che avranno un notevole impatto sui prossimi scenari della politica italiana. A finire nel mirino della fronda più irritata è Giuseppe Conte, proprio colui che - almeno nelle intenzioni - avrebbe dovuto fare da collante e garantire pace e armonia all'interno di un gruppo in costante insofferenza.

L'ira contro Conte.

C'era grande entusiasmo per l'elezione dell'avvocato come presidente del M5S. Veniva considerato un profilo di garanzia e di perfetto equilibrio tra correnti interne. È giusto declinare i verbi al passato, visto che i facili toni trionfalistici hanno ormai lasciato spazio a critiche e mal di pancia. Sono state le parole dell'ex premier a scatenare l'ultima guerra tra i 5 Stelle: "Da adesso in poi dobbiamo non solo affidaci all'onestà, ma coniugare anche competenza e capacità". Come a dire che è finito il tempo della sola onestà e che ora bisogna fare sul serio e mettere in campo anche la competenza.

In molti l'hanno vista come un'offesa alla storia del Movimento che, secondo questo ragionamento, avrebbe preso il 33% dei voti solo con onestà ma senza capacità. Da qui - riporta La Repubblica - si sono scatenate le variegate reazioni che hanno come bersaglio principale Conte: "Si sta dicendo che quelli di prima era incompetenti e stupidi?"; "Ormai si vuole rinnegare tutto e tutti, manca solo l'eliminazione fisica"; "Parole offensive che superano il limite".

Chat infuocate.

Video: M5S alla riscossa! (Mediaset).

C'è chi invita i vertici del M5S a ragionare sull'uso della parole, evitando di ricorrere a determinate dichiarazioni che possono risultare offensive per gli eletti e per la base pentastellata. Un parlamentare dice chiaramente che il nuovo percorso targato Giuseppe Conte è "già fin troppo ricco di errori" e lancia una frecciata senza nascondersi: "C'è un limite alle offese ed ora credo sia stato  toccato e un po’ superato".

Negli scambi di messaggi visionati da LaPresse spicca lo sfogo di un senatore campano che giudica "molto triste e meritevole di una attenta riflessione" l'utilizzo dei termini nelle ultime uscite televisive e nei comunicati diramati: "Significa che finora il M5S era espressione di capre ignoranti?".

Elezioni anticipate?

Ma a tenere banco è anche la possibilità di elezioni anticipate che spaventa e non poco la galassia grillina. Da tempo c'è il sospetto che Conte in realtà voglia andare presto alle urne, nonostante a favore di telecamere abbia più volte ribadito la necessità di non interrompere la legislatura per portare avanti la campagna di vaccinazione e i progetti del Recovery Fund. La domanda che ci si pone è la seguente: hanno ragione o torto tutti coloro che ipotizzano che Conte starebbe lavorando per lo scioglimento anticipato della legislatura e le elezioni in primavera?

In tal senso i ragionamenti si intrecciano anche con la partita per il Quirinale. ""Vorrei sapere, volendo andare alle elezioni anticipate per le quali si dichiara pronto: per favorire questo scenario che dobbiamo fare, votare Draghi presidente della Repubblica?", si chiede un senatore grillino. Che punta sull'importanza di essere trasparenti: "È bene dircele queste cose, per evitare di dire bugie agli iscritti e ai cittadini".

 

 

 

La dignità dell’uomo: riflessioni

filosofiche sul concetto di coscienza.

Diritto.it-Franco Guidoni-(16 gennaio 2018)- ci dice :

PREMESSA.

Non so ancora se questo scritto ha un qualche valore. In fondo non è altro che un raggruppamento sintetico di ciò che già si conosce, di quello che altri hanno scritto, raccolto qua e là attraverso le grandi possibilità che internet offre.E’ per questo che non ho trascritto riferimenti bibliografici a pié di pagina o didascalici commenti.Tutto si trova oramai alla portata di tutti, e questa è una immensa conquista del nostro tempo.

Se  ciò che ho riportato ha un significato, è quello di aver creato un quadro “ad hoc” per i fini che volevo. In definitiva per parlare del significato e più ancora del valore della vita e della morte.

Per fare questo non potevo non affrontare il tema della dignità della persona e del suo concetto storico – filosofico attraverso il tempo.

Perché  proprio sul concetto di dignità della vita umana si decide la grande disputa fra il diritto di vivere e di morire, fra la qualità della vita e la dignità del morente, fra una scelta di libertà e un dovere autoimposto.

Certo la disputa  rimane infinita, ma ad un certo momento della mia vita ho pensato che – difronte al dilemma una parola andasse detta anche da me.

Questo bisogno in fondo mi accorgo che nasce dal dolore.Sì dal dolore di chi vivendo ha perduto i propri cari, vedendoli soffrire.La paura che capiti la brutale scelta ad altri propri cari e a se stesso.Quindi inscindibilmente una bisogno di  mettere insieme questi scritti e le riflessioni finali, che nasce dal dolore e dall’amore, perché – come diceva Neruda – “il fuoco ha una metà di freddo”.

E qui, in questa drammatica commistione di sentimenti – c’è forse la risposta più vera, anche se non necessariamente la più valida o “giusta” ( chissà cosa sarà il “giusto”) al problema.

Era quindi doveroso tracciare un itinerario che inquadrasse il pensiero sulla dignità dell’uomo attraverso la storia del pensiero filosofico, tracciare quindi i concetti essenziali di quel sistema di norme imperative che fondano l’ordinamento giuridico, chiamato e prendere posizione e a tracciare quel limite labile fra la dignità del vivere e il diritto di morire.

Occorreva allora entrare nello spirito più profondo che giustifica ontologicamente, prima ancora che razionalmente, quel sistema di norme che disciplina e  connota la nostra vita.Come farlo se non attraverso una introspezione che salvasse la “purezza” di quel sistema di comandi normativi, conducendoci lontano da derive di tipo moralistico che pregiudicherebbero il concetto stesso di  libertà di scelta in riferimento a valori ritenuti meritevoli di tutela da una determinata comunità, in un dato momento storico, secondo un volere espresso in base a precise regole che dovrebbero ( in un sistema democratico) garantire la volontà della maggioranza dei consociati.

Alla fine trarrò delle conclusioni riflessive personali che non hanno alcuna pretesa se non quella di richiamare questa libertà e di riaffermare perentoriamente come in fondo l’opzione è un sentimento che nasce da un immenso dolore e si conclude  in un  puro atto d’amore.

La verità, quella vera, è che si scrive sempre per se stessi.

“In certi momenti del giorno, quando ancora la luce del sole, fuori, è alta, non riesci neppure a riconoscere i volti dentro quelle camere. Le tapparelle sono sempre semichiuse e disposte ad arte per far sì che il sole sbirci tra gli stecchi di legno, e la luce salga mesta lungo le sponde dei letti, arrivando con fatica in cima, là dove c’è un volto poggiato ad un cuscino nella penombra.                              Io sono qui ad aspettare ancora un guizzo, papà; ancora una volta alzati papà, prendi in mano come hai sempre fatto la vita, caricatela sulle spalle e portala al di là del limite di questo corridoio senza speranza.

Ti dirò il segreto per uscire, papà, sta tutto in un numero.Lo comporremo insieme, papà, digitandolo sopra una tastiera che sta a fianco della porta d’ingresso e d’uscita, bianca e malaticcia anch’ essa, come l’aria che qui si respira.Voglio solo, per il momento, fartelo vedere questo numero magico; anzi, te lo scrivo su di un foglietto e te lo infilo in tasca.

Uscirò prima io, papà, perché voglio che tu ce la faccia da solo.

Dovrai conquistare la libertà, quella che la vita ti ha tolto.

Io andrò di fuori e ti aspetterò seduto sopra una panchina in mezzo al prato.

Uscirà il sole come sempre, e la rugiada del mattino che pregusta il cielo terso d’inverno, si scioglierà creando piccole caramelle luminose; proprio come quei “moretti”, quelli di allora, quando eri giovanotto povero e ti sedevi felice sulla panchina con la tua fidanzata.

Ecco, papà,io sarò là ad aspettarti sempre, con un mazzo di chiavi nelle mani, quelle che non riuscivi a trovare più, quelle della tua, della nostra casa.

“ La creazione  non avvenne in principio. Avviene ogni giorno. Il mio augurio è che tu la viva come tale,nel suo misterioso rinnovarsi”.Grazie, papà “.

CAP. 1.

La dignità dell’uomo: percorso storico, filosofico e giuridico.

Si può parlare della dignità sotto diversi profili. In filosofia si è generalmente d’accordo nel riferire il concetto di dignità umana al valore intrinseco e inestimabile di ogni essere umano (viene subito in mente la definizione data dall’art 1 della DU dei diritti dell’uomo: “tutti gli esseri umani nascono liberi e uguali in dignità e diritti”).

Già da questa definizione si deduce che la dignità è una prerogativa di ogni essere umano ed è su questo fondamento che si basa il principio di uguaglianza.

La dignità porta con sé il riconoscimento a ciascun uomo e a ciascuna donna dei diritti inviolabili della persona: alla vita, alla libertà, alla propria identità, ecc.

Storicamente, già lo stoicismo aveva affermato l’identità delle virtù negli uomini a prescindere dal ceto sociale. Gesù Cristo, con i suoi atti e con il suo insegnamento, ha riconosciuto la dignità di ciascun uomo e ciascuna donna a prescindere dalle loro condizioni personali e sociali e, se ha avuto delle preferenze, ciò è stato a favore dei soggetti umani più svantaggiati.

Col Rinascimento, in seguito ad un nuovo percorso culturale e filosofico, la dignità è stata riposta nell’autonomia dell’uomo: “Noi saremo ciò che vogliamo essere” (Pico della Mirandola). Questa posizione si è poi radicalizzata fino all’affermazione, nei confronti della dottrina della Chiesa accusata di avere promosso la svalutazione del mondo terreno, che l’uomo è un essere dotato di assoluta autonomia e decide con la ragione per sé.

Kant ha cercato di dare una fondazione teoretica all’autonomia, affermando che è la ragion pratica a trovare la finalità dell’azione; ma, l’autonomia di ciascun uomo incontra quella dell’altro. Qui entriamo nel campo più propriamente giuridico, oggetto di questo intervento, che è vedere come è stata tutelata la dignità dell’uomo dal diritto nel suo percorso storico.

Il percorso storico-giuridico: nell’antichità.

Partiamo dalla storia della civiltà indù e cinese. L’ordinamento della società indù è stato modellato dal dharma.  Il dharma era l’insieme delle regole morali e sociali che reggevano la società.

Tali regole dettavano i doveri degli appartenenti a ciascuna della caste in cui era divisa la società indù. I doveri morali e sociali del dharma, poi trasferiti in norme giuridiche, erano diretti essenzialmente a conservare la divisione della società in caste. Quindi era assente il concetto di uguaglianza; c’era differenza di rango sociale, di diritti e di privilegi. Ciò che colpisce dal punto di vista giuridico è che era rigidamente vietato il passaggio da un casta all’altra. E’ facile immaginare che questa costituzione sociale, che originariamente è derivata da una determinata concezione della comunità degli Arii, è servita in seguito, dopo che le popolazioni arie hanno occupato e si sono stabilite nella penisola indiana, alla conservazione del potere delle classi più alte.

Nella civiltà cinese, le regole etiche e giuridiche della società si sono basate sul dovere del rispetto dei superiori ai vari livelli sociali; e, pertanto, su una gerarchia molto forte. Il potere dei governanti ai vari livelli (re, feudatari, capivillaggi, capi-famiglie) era assicurato da severe norme di carattere penale. In Cina le prime norme giuridiche – e quindi il primo diritto – nascono come norme penali. La condizione dei singoli individui, ed essenzialmente della maggior parte di essi, in quanto non ricoprenti una posizione nella gerarchia sociale, era molto limitata. Di conseguenza non si può parlare di individui dotati di capacità giuridica, in particolare per le donne. Tuttavia, in siffatta situazione sociale, il taoismo e il confucianesimo hanno esercitato un indubbio influsso mitigatore della durezza delle condizioni umane dei subordinati, insistendo molto sulle virtù dei governanti (benevolenza, mitezza, ecc.).

L’esperienza giuridica dei Romani provoca un’autentica rivoluzione nel modo di concepire l’uomo rispetto al potere politico. Il civis si pone, forse per la prima volta nella storia, come titolare di diritti propri dentro la comunità (civis sui iuris).                          Il cittadino romano è titolare di diritti propri nei confronti del potere.                           La sua posizione giuridica non è derivata né concessa dal potere politico; anzi i cives furono i costruttori dello Stato.

Bisogna, però, subito avvertire che nella società romana ciò non era di ogni uomo, nel senso che oggi noi intendiamo per uomo cioè ogni essere umano (vedi: Dichiarazione Universale di diritti dell’uomo: art. 1), ma era riservato ai cittadini romani liberi (cives optimo iure) e sostanzialmente ai patres familias .

 

Nell’antichità romana lo ius era il potere del pater familias sulle persone e sulle cose, che rientravano nella sua sfera di dominio.

La giustizia era un concreto, tipico equilibrio tra gli iura dei cives. Attraverso uno sforzo prodigioso la giurisprudenza romana elaborò principi e regole di diritto, sulla base dei quali erano disciplinati i rapporti fra i cives sul piano di uguaglianza tra loro.

L’apporto del Cristianesimo al diritto.

Il diritto romano aveva concepito il cittadino come soggetto di diritti propri, ma ciò era una prerogativa soltanto dei cives.

Chi operò sul piano della coscienza la piena liberazione dell’uomo nei confronti dei poteri terreni e proclamò concretamente l’uguaglianza di tutti gli esseri umani fu il Cristianesimo. Gesù affermò che il rapporto di ogni uomo con Dio è anteriore e superiore al rapporto col potere e che tutti gli uomini hanno un solo Padre.

Nel mondo greco la volontà umana non palesava dissidi col nomos (modo d’essere e quindi norma dei comportamenti che realizzavano l’unità tra vita individuale, vita sociale e vita cosmica); in quello romano lo ius rivelava la forte coscienza del potere individuale di singole persone.

Col Cristianesimo si distinse il momento oggettivo del diritto, identificato nella legge divina rivelata, dal momento soggettivo, che è il volere umano che si conforma a detta legge.

Il Cristianesimo, inoltre, sulla scia della fede di Israele valorizzò la natura come creazione di Dio ed espressione del Logos eterno. Per i Padri della Chiesa il sequi naturam e la sequela Christi non si oppongono. Al contrario seguire la legge naturale, ossia i doveri morali che ci vengono indicati dalla natura e dalla ragione, è seguire il Logos personale, il Verbo di Dio, poiché “da Dio sono la legge della natura e la legge della rivelazione, che fanno un tutt’uno” (Clemente di Alessandria).

Con san Tommaso la dottrina della legge naturale assume la forma classica. La legge naturale è intesa come partecipazione nella creatura razionale della legge divina eterna, grazie alla quale l’uomo entra in modo consapevole e libero nei disegni della Provvidenza. Secondo i teologi e i giuristi scolastici, la legge naturale costituisce un punto di riferimento e un criterio alla luce del quale viene valutata la legittimità delle leggi positive e dei costumi particolari.

Nei secoli XII e XIII i grandi giuristi cristiani della Scuola di Bologna (Irnerio, ecc.), avendo rinvenuto e studiato i testi del diritto romano, fatti compilare dall’Imperatore Giustiniano nel VI secolo d.C., avevano riletto quel diritto alla luce delle esigenze della caritas cristiana (amore di Dio e del prossimo). Essi elaborarono la categoria della aequitas, quale principio informatore della pratica giuridica, che consentì di tradurre le esigenze della carità nella disciplina dei vari istituti giuridici (famiglia, contratti, ecc.).

Fu l’epoca in cui si formò il diritto comune, sistema normativo di un ordinamento universale, in rispondenza all’ideale di unità proprio del Medio Evo cristiano, per cui come c’era un “unum imperium” doveva esserci un “unum ius”.

L’apporto del Cristianesimo per il riconoscimento e la tutela della dignità dell’uomo fu quindi grande, in quanto principi e regole della vita sociale e dei rapporti tra gli uomini furono ispirati alla carità come amore del prossimo, uguale verso tutti.

Con l’Umanesimo e l’avvento dell’Era moderna c’è stato un capovolgimento culturale profondo. Anche per l’influsso di correnti filosofiche e per la riscoperta della cultura classica, oltre che per situazioni politiche nuove, si è affermato il primato del volere dell’uomo. Sul piano filosofico, contro l’intellettualismo della filosofia scolastica sospettato di assoggettare la persona umana all’ordine della natura, il volontarismo (Duns Scoto) esaltò la volontà dell’uomo.

In questo clima culturale, rifiutato il riferimento alla legge divina, si cercò di trovare il fondamento dell’ordine etico e politico in principi razionali (“etiam Deus non daretur” : Grozio). La legge non è stata più vista come espressione di una sapienza che governa l’universo, ma come un prodotto della volontà dell’uomo; in ultima analisi, come creazione del legislatore umano.

Al rapporto tra legge divina e volontà dell’uomo, che aveva caratterizzato l’ordine medievale, si è sostituito il rapporto tra la volontà di ciascun individuo e la volontà potestativa pubblica, ed in sostanza tra libertà e autorità, che ha caratterizzato tutta la storia moderna. In queste condizioni, la morale si è ridotta all’obbedienza alla legge posta dall’autorità (Hobbes).

Lo scisma protestante, favorendo l’incertezza nell’ordine della verità, produsse la rottura dell’unità spirituale e politica dell’Europa. Emersero gli Stati nazionali sovrani. Le sanguinose guerre di religione, seguite allo scisma, a loro volta accentuarono in tutta Europa una situazione generale di insicurezza, rafforzando il potere all’interno degli Stati nazionali (‘monarchie assolute’).

Nell’età moderna.

A fronte dell’arbitrio del potere bisognava proteggere gli individui.                         Si venne così sviluppando nel pensiero filosofico-giuridico l’idea dell’esistenza di diritti naturali dell’uomo alla vita, alla libertà, alla proprietà (giusnaturalismo). Inoltre, il giusnaturalismo ha cercato i criteri di legittimazione del potere politico; e, a tale fine, è stata elaborata la teoria del “contratto sociale”. Da questa corrente filosofico-politica sono nate le Dichiarazioni dei diritti, quella americana (Virginia 1776) e quella francese (1789. Lo scopo di ogni assetto statuale veniva posto nella conservazione dei “diritti naturali e imprescrittibili dell’uomo” (art 2 Dichiarazione francese).

L’individuo, come soggetto di diritti, ha acquistato il massimo rilievo; e allo Stato si è dato il compito di proteggere i diritti soggettivi dell’individuo.

Il diritto di libertà di origine giusnaturalistica atteneva essenzialmente alla protezione dell’individuo nei confronti del potere statale; con la vittoria del soggettivismo giuridico esso si è declinato nei diritti soggettivi. La formulazione dei diritti soggettivi nei codici (a cominciare dal Codice napoleonico) ha prodotto l’identificazione del diritto con la legge dello Stato, eliminando ogni altra forma di diritto, quali consuetudini, precedenti giudiziari, ecc. (positivismo giuridico).

Contestualmente all’affermazione del soggettivismo giuridico, si sono sviluppate nell’Ottocento la società borghese e l’economia capitalistica. Questa, con la divisione tra capitale e lavoro, ha dato origine ai conflitti sociali. Per il riscatto delle condizioni dei lavoratori sono sorti movimenti politici e sindacali. In questo contesto storico sono germinate all’inizio del Novecento le ideologie del fascismo e del comunismo, originando le relative dittature al fine di attuare con la forza una propria visione dell’uomo e della società.

Dopo la seconda guerra mondiale, la comunità delle nazioni, traendo le conseguenze delle strette complicità che il totalitarismo aveva mantenuto con il puro positivismo giuridico, ha definito nella Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo (1948) alcuni diritti inalienabili della persona umana che trascendono le leggi positive degli Stati e devono servire loro come riferimento e norma. Tali diritti non sono concessi dal legislatore: essi sono dichiarati perché la loro esistenza oggettiva è anteriore al legislatore e allo Stato Come recita il Preambolo della DU, essi derivano dal “riconoscimento della dignità inerente a tutti i membri della famiglia umana” . Essi si pongono pertanto come limite invalicabile nei confronti del potere politico (art 28 DU).

I diritti dell’uomo sono stati quindi riconosciuti in Patti internazionali (es. il Patto dei diritti civili e politici e il Patto dei diritti sociali, economici e culturali) e in Convenzioni internazionali (es. la Convenzione europea dei diritti dell’uomo), e sono stati inseriti in tutte le Costituzioni degli Stati contemporanei.

 

Due diverse concezioni della dignità umana.

Il Magistero della Chiesa  propone il recupero di valori etici universali, come fondamento di un’etica comune a tutti gli uomini. La visione teologica odierna tende a porre al centro il disegno di salvezza di Dio. Il soggetto umano realizza se stesso rispondendo con la sua libertà a tale disegno. La libertà non è un assoluto auto-creatore di se stesso, ma la possibilità di realizzare se stessi aderendo a quel disegno. La dignità dell’uomo, in sostanza, scaturisce dal fatto che l’uomo ha un rapporto diretto con Dio, e qui è il fondamento della sua libertà verso chiunque e qualunque cosa.

Diversa è la posizione dell’altra concezione, che per comodità si può definire soggettivistica, la quale radica la dignità nell’autonomia del soggetto. In effetti, sulla scia del volontarismo, si è pervenuti sul piano filosofico all’affermazione del solo soggetto pensante e, quindi, della sola razionalità, posta a fondamento dell’autonomia. Per Kant, l’uomo ha una dignità innata in quanto essere ragionevole e capace di autodeterminarsi ad agire moralmente.

Nella concezione soggettivistica attuale viene accentuato il diritto di ciascun uomo di decidere da sé cos’è l’essere uomo e le scelte esistenziali conseguenti. Ogni riferimento a una norma etica oggettiva, proveniente da Dio o dalla legge di natura, è percepito come una minaccia per l’autonomia del soggetto.

Una composizione può ritenersi raggiunta all’art 1 della DU dei diritti dell’uomo, laddove  la dignità umana è definita in termini di libertà e di uguaglianza:

“Tutti gli esseri umani nascono liberi e uguali in dignità e in diritti”.

Conclusione.

In  una società gerarchizzata, basata sulla disuguaglianza e sulla subordinazione, il principio cardine della vita sociale è il principio di autorità, e ciò è stato per millenni. Ma in una società di liberi, uguali in dignità e diritti, il predetto principio sembrerebbe che di fatto non regge più. Occorre un diverso principio in base al quale tutti i soggetti umani concorrano a costruire la comunione. Ora, alla comunione dei soggetti si perviene attraverso la dimensione di reciprocità, vale a dire attraverso comportamenti ispirati dall’amore reciproco. Tale dimensione di reciprocità, infatti, come evidenziano gli psicologi, fa assumere all’esperienza relazionale una valenza qualitativa tale da arrivare alla comunione.

 

Come si pone nel predetto quadro il tema della dignità dell’uomo?

Anzitutto, va riconosciuta l’inviolabilità di ciascun essere umano, come qualcosa di unico e irripetibile, che perciò comporta l’inviolabilità della vita, della libertà, della identità personale e degli altri elementi costitutivi della persona. Questi beni esistono prima dei relativi diritti personali (cd. diritti fondamentali), e vanno quindi salvaguardati e custoditi in ciascun uomo e donna.

Io credo che il modo di tutelare la dignità della persona va risolto nel piano della relazione.

Il soggetto umano nel proprio agire etico non può prescindere dalla relazione: verso se stesso e verso gli altri. E’ all’interno di queste relazioni che la dignità si afferma o si nega. Ma, la dignità si afferma dentro le relazioni da parte del soggetto come capacità d’amare e viene tutelata da parte degli altri con un uguale atteggiamento.

L’amore reciproco è il modo di vivere la relazionalità nello spirito di fraternità.. Esso concretizza il terzo principio proclamato dalla Rivoluzione francese accanto a quelli di libertà e di uguaglianza: il principio di fraternità, che secondo tutti gli autorevoli studiosi rende effettivi gli altri due. Ove venga acquisto dal diritto, il diritto stesso può raggiungere la sua finalità che, secondo l’intuizione degli antichi filosofi, è quella della comunione degli uomini (Cic. Leg. 1,15.43)naturali.

 

LE CONCEZIONI NATURALISTE DEI DIRITTI UMANI.

La natura dei diritti umani. La posizione metafisica-ontologica.

La nozione metafisica di uomo si basa su un processo di astrazione che muove “dal sensibile concreto all’intelligibile astratto, dalle cose particolari della realtà ai concetti universali” (Lucas 2007, 106).

L’approccio metafisico è un approccio all’essenza delle cose.

La definizione dell’uomo proposta dalla dottrina aristotelica, e mantenuta nella corrente di pensiero tomista, secondo cui l’essere umano è un essere di natura razionale, è un esempio di concezione metafisica della natura umana.

La caratteristica sostanziale dell’essere umano, la sua razionalità, viene assunta a parametro immutabile e distintivo dell’essere umano rispetto agli altri esseri, ricavabile mediante un atteggiamento descrittivo delle sue proprietà.

L’essenza della natura umana secondo un prospettiva ontologico- metafisica può essere ricavabile secondo tre modalità (Viola1997, 13):

1) secondo un senso c.d. statico la natura ontologica di una cosa si ricava dalla sua forma (e in questo senso la dimensione biologica assume un peso importante della definizione dell’essenza umana);

2) secondo un senso c.d. dinamico l’essenza della natura umana si de-termina dalle potenzialità finalisticamente orientate che esprime;

3) secondo un senso c.d. finalistico, l’essenza umana coincide con lo stadio finale del suo sviluppo.

Aristotele suggerisce di osservare quale è l’attività o la capacità specifica degli esseri umani, quella che ci distingue da tutto il resto. Questa capacità distintiva risulta essere la ragione e la funzione della vita umana è, conseguentemente, l’esercizio della ragione” .

Il modo aristotelico di concepire l’essenza della natura umana è intrinsecamente finalistico.

L’essenza o anima di una cosa, secondo Aristotele (De Anima II.I, 412a 21-30), si rivela nel suo orientamento finalistico: “Se l’occhio fosse un animale, anima sarebbe la sua vista”.

CAP. 2

L’ “autocoscienza”. Excursus storico – filosofico

Nell’antica   Grecia.

Gran parte delle riflessioni sull’autocoscienza presero spunto dalle filosofie elaborate nell’antica Grecia, in particolare da Socrate, Platone e Aristotele, sui quali ci si soffermerà al fine di introdurre l’argomento.

Centrale risulterà in proposito il problema sulla natura della conoscenza, se questa sia da ricondurre ad un atto interiore e immediato del pensiero (che coinvolga per l’appunto la libertà e la coscienza di sé), o se invece risulti da un meccanismo automatico di fenomeni che interagiscano tra loro, come sulla scia di Democrito sostenevano gli atomisti, e poi gli empiristi dell’età moderna.

Socrate.

Mentre l’indagine dei filosofi presocratici era incentrata sulla natura, e riguardava forme di pensiero impersonale (l’intelletto di Anassagora, il numero di Pitagora, l’essere di Parmenide), con Socrate per la prima volta il pensiero si sofferma sull’autocoscienza, ovvero sulla riflessione dell’anima umana su di sé, intesa come io individuale.

Socrate era convinto di non sapere, ma proprio per questo egli si accorse di essere il più sapiente di tutti. A differenza degli altri, infatti, pur essendo ignorante come loro, Socrate era dotato di autocoscienza, perché “sapeva” di non sapere, cioè era consapevole di quanto fosse vana e limitata la propria conoscenza della realtà. Per Socrate tutto il sapere è vano se non è ricondotto alla coscienza critica del proprio “io”, che è un “sapere del sapere”. L’autocoscienza è quindi per lui il fondamento e la condizione suprema di ogni sapienza. «Conosci te stesso» sarà il motto delfico che egli fece proprio, a voler dire: solo la conoscenza di sé e dei propri limiti rende l’uomo sapiente, oltre a indicargli la via della virtù e il presupposto morale della felicità. Per Socrate infatti una vita inconsapevole è indegna di essere vissuta.

Una tale autocoscienza tuttavia non è insegnabile né trasmissibile a parole, poiché non è il prodotto di una tecnica: ognuno deve trovarla da sé. Il maestro può solo aiutare i discepoli a farla nascere in loro, all’incirca come l’ostetrica aiuta la madre a partorire il bambino: non lo partorisce lei stessa. Questo metodo socratico era noto come maieutica; e l’oggetto a cui mirava era da lui chiamato dáimōn, ovvero il demone interiore, lo spirito guida che alberga in ogni persona.

Con Socrate vennero posti in tal modo i capisaldi di tutta la filosofia successiva, basata sul presupposto che la vera conoscenza non deriva dai sensi, ma nasce dall’uso consapevole della ragione.

Platone.

Platone, suo allievo, affrontò esplicitamente il problema dell’autocoscienza oltre che nel Filebo e nella Repubblica, soprattutto nel Carmide, dove per bocca di Socrate egli prova ad analizzare questa forma peculiare di conoscenza che sembra non avere un oggetto ben definito se non il conoscere in se stesso. In polemica con le teorie atomiste della conoscenza, emerge come in Platone l’autocoscienza sia un fenomeno strettamente legato alla reminiscenza delle Idee, cioè di quei fondamenti eterni della sapienza che sono già presenti nella mente umana, ma sono stati dimenticati all’atto della nascita: conoscere significa dunque ricordare, cioè diventare coscienti di questo sapere interiore che giace a livello inconscio dentro la nostra anima, ed è perciò innato. Gli organi di senso, per Platone, hanno solo la funzione di risvegliare in noi l’autocoscienza sopita, ma questa non dipende dagli oggetti della realtà sensibile, ed è perciò qualcosa di assoluto (da ab + solutus, ovvero etimologicamente “sciolto da”, indipendente). Nel diventare coscienti delle Idee, ci si accorge così della relatività e caducità del mondo terreno, nonché dell’impossibilità di fondare una conoscenza certa sulla base di dati acquisiti unicamente dall’esperienza, prescindendo cioè dalla libera autocoscienza del pensiero.

Aristotele.

L’autocoscienza è implicitamente presente anche nella riflessione di Aristotele, che parla del «pensiero di pensiero» non solo come vertice ma anche come presupposto della conoscenza, intesa come scienza degli universali: questa è opera dell’intelletto attivo, mentre i sensi possono dare solo una conoscenza limitata e parziale.

Si tratta di un processo che avviene per gradi: in una prima fase l’intelletto è passivo e si limita a recepire gli aspetti contingenti e transitori della realtà, ma poi interviene quello attivo che supera criticamente tali particolarità riuscendo a coglierne l’essenza, portando a compimento il processo di consapevolezza facendolo passare dalla potenza all’atto. E l’atto puro, che è Dio, sarà infine autocoscienza pura, cioè «pensiero di pensiero», un pensiero che in maniera simile all’Intelletto ordinatore di Anassagora pensa perennemente sé stesso, e rappresenta la realizzazione compiuta di ogni ente in divenire pur restando immobile.

Scopo della filosofia si colloca per Aristotele proprio nella contemplazione fine a se stessa, ovvero nel raggiungimento di quella capacità di autocoscienza che differenzia l’uomo dagli altri animali.

 

Stoicismo e neoplatonismo

Il tema dell’autocoscienza lo si ritrova nello stoicismo, il quale usa il termine oikeiosis per indicare quella conoscenza di sé, che tramite la synaesthesis (ovvero la percezione interna) consente lo sviluppo del proprio essere in conformità col Lògos universale.

Emerge quindi nel sistema filosofico dei neoplatonici e in particolare di Plotino, il quale ne fece la seconda ipostasi del processo di emanazione dall’Uno. Egli adopera il termine Nous già utilizzato da Anassagora e Aristotele per indicare appunto l’attività autocosciente del Pensiero.

Il Nous o Intelletto è appunto questa autocoscienza dell’Uno, che si sdoppia così in un soggetto contemplante e un oggetto contemplato, i quali formano una realtà sola, perché il soggetto pensante è identico all’oggetto pensato: si tratta dell’identità immediata di Essere e Pensiero di cui aveva parlato Parmenide, situata al di là dell’opera mediatrice della ragione, e quindi raggiungibile solo tramite intuizione.

L’uomo è l’unica creatura vivente in grado di riviverla, prendendo coscienza di sé: si tratta di un sapere non acquisito né comunicabile oggettivamente, perché non può essere ridotto a una semplice nozione, ossia a un semplice “pensato”: esso è la coscienza che l’Io ha di sé come soggetto “pensante”, la consapevolezza del pensiero come “atto” e non come fatto misurabile o quantificabile. Plotino la paragonò alla luce che si rende visibile nel far vedere. Poiché tuttavia ogni riflessività è ancora un raddoppio, da questa forma di auto-intuizione occorre risalire più in alto fino all’Uno assoluto, che è l’origine suprema e ineffabile dell’autocoscienza. Nel risalire alla propria origine, il pensiero non può possederla, perché pensarla significherebbe sdoppiarla in un soggetto pensante e un oggetto pensato (e quindi non sarebbe più Uno, ma due). La fonte della coscienza rimane quindi non consapevole.

Ad essa tuttavia ci si può avvicinare per gradi tramite il metodo della teologia negativa, secondo un procedimento per certi versi simile a quello usato dalle filosofie orientali, eliminando progressivamente ogni contenuto dalla coscienza.

Per approdare all’autocoscienza e da questa all’Uno, occorre diventare consapevoli non di cosa siamo, ma di cosa non siamo; prendendo coscienza delle false illusioni in cui identificavamo il nostro “io”, la verità potrà finalmente sgorgare da sé, senza sforzo. Più che costruire dunque la propria autocoscienza, un tale metodo consiste piuttosto nel rimuovere gli ostacoli che sono di impedimento al suo fluire naturale.

Una volta che il pensiero sarà privato di ogni contenuto, esso stesso si fermerà, poiché non può esistere un pensiero senza contenuto, e quindi uscendo da sé si avrà l’estasi, quando la propria individualità si identifichi con quella di Dio.

Vivere una tale esperienza è dato a pochissimi, a causa della situazione paradossale per cui, come dice Plotino, «per superare sé stessi occorre sprofondare in sé stessi».

L’autocoscienza nel pensiero cristiano.Agostino.

Agostino, rifacendosi a Plotino, avvertì fortemente il richiamo dell’interiorità «Gli uomini se ne vanno a contemplare le vette delle montagne, e non pensano a se stessi».

Egli mise in risalto come Dio, in quanto non è oggetto ma Soggetto, sia presente nell’interiorità del nostro io più di noi stessi e rappresenti per il nostro pensiero la condizione del suo costituirsi e la sua meta naturale.

Nel risalire a Lui, occorre però attraversare la fase del dubbio, che è un momento essenziale e indicativo del disvelarsi della verità. Nel dubbio si è portati a non credere a niente, e tuttavia non si può dubitare del dubbio stesso, ossia del fatto che sto dubitando. La coscienza del mio dubbio è garanzia sicura di verità, perché è un sapere innato, che presuppone qualcosa di superiore come sua causa.

Il dubbio consapevole permette così di riconoscere le false illusioni che sbarravano l’accesso alla verità, dopodiché l’anima non può propriamente possedere Dio, ma piuttosto ne verrà posseduta. Questa autocoscienza, che si produce in un lampo di intuizione, è essenzialmente un dono di Dio.

Dal Medioevo al Rinascimento.

Dopo Agostino l’autocoscienza venne identificata, sulla base dello schema neoplatonico delle tre ipostasi, con la seconda Persona della Trinità: il Verbo, eterna Parola di Dio, il Figlio Unigenito attraverso cui il Padre conosce e rivela se stesso. L’autocoscienza rimase quindi, in forme più o meno velate, al centro degli interessi filosofici e teologici dei pensatori cristiani, ad esempio di Scoto Eriugena: «Se c’è qualcosa che può sapere di non sapere, questa non può ignorare di esistere; se infatti non esistesse non saprebbe di non sapere”.

Per Tommaso d’Aquino l’autocoscienza è il vertice delle capacità intellettive, che rende possibile anche il concetto di persona: essa pertanto è attribuibile non solo all’uomo, ma prima di tutto a Dio, che pensando se stesso conosce pure tutta la realtà in un medesimo atto.

L’autocoscienza umana, sebbene diversa da quella divina, rimane sempre connessa per Tommaso alla questione ontologica di un Essere da porre a fondamento della propria intima essenza, e alla cui implicita presenza si deve la possibilità di ogni forma di conoscenza. Anche in Alberto Magno, San Bonaventura, e nel Quattrocento Nicola Cusano, l’autocoscienza sarà vista sempre come l’unione immediata e di essere e pensiero, fondamento non solo della conoscenza in atto di sé, ma anche di ogni affermazione filosofica sull’anima e su Dio: «infatti la verità è conosciuta dall’intelletto dopo che esso riflette e ritorna sul proprio atto cognitivo, […] che a sua volta non può essere conosciuto se prima non si conosce la natura del principio attivo che è l’intelletto stesso». Se cioè l’intelletto fosse incapace di pensare se stesso, non potrebbe neppure prendere coscienza della verità, né coscienza di poterla mai raggiungere.

Persino nel sensismo naturalista dei pensatori rinascimentali, l’autocoscienza verrà posta a fondamento dei nuovi sistemi filosofici. Telesio ne parlerà come di un «sentire di sentire», mentre in Tommaso Campanella l’autocoscienza è vista come intimamente legata all’essere stesso della realtà. L’autocoscienza è per lui una caratteristica fondamentale di tutti gli enti, a partire da quelli più inferiori fino all’uomo, in cui giunge a maturare pienamente, e senza la quale un individuo sarebbe simile a una pietra. Essa consiste in un’originaria e innata conoscenza che ogni anima ha di sé: egli la chiama sensus innatus, o notitia indita, a indicare una visione intuitiva e immediata-

Campanella osserva questo: anche chi afferma di non sapere nulla, ha però coscienza di sé come di persona che non sa. E quindi conosce cosa sia il sapere e la verità, perché altrimenti non sarebbe neppure consapevole di ignorarli. Campanella fonda su quest’autocoscienza una metafisica dell’assoluto, mirante a recuperare il concetto di partecipazione a Dio di tutti gli esseri, in cui si rispecchiano le tre primalità divine di Potenza, Sapienza, Amore, reciprocamente intrecciati al punto da fargli dire che il conoscere è essere.

Gli sviluppi della filosofia moderna.

Si può affermare che fino al Seicento il principio dell’autocoscienza, inteso come condizione fondamentale che sola può dare coerenza e organicità al pensiero, senza la quale si avrebbe caduta nell’irrazionalismo, si basava sul presupposto che il proprio pensare deve necessariamente provenire da un essere che lo rende possibile.

Con Cartesio avvenne invece una svolta: con lui sarà l’essere a venir sottomesso alla coscienza: Cartesio infatti porrà l’autocoscienza al di sopra della realtà ontologica al fine di oggettivarla. Mentre nella filosofia classica l’autocoscienza era l’atto mai concluso (né esprimibile a parole) con cui il soggetto rifletteva su di sé, Cartesio ritenne di poterlo oggettivare nella celebre espressione Cogito ergo sum.

Il Cogito per lui non è più l’atto “pensante” originario da cui nasce il filosofare, ma diventa un “pensato”. L’evidenza del Cogito offre, secondo Cartesio, un metodo sicuro e infallibile di indagine razionale, tramite il quale poter distinguere il vero dal falso. La verità cioè risulta sottomessa a tale metodo: esiste solo ciò che è evidente.

In seguito però Spinoza ristabilì il primato dell’Essere, facendo dell’autocoscienza un «modo» della sostanza e riportandola al livello dell’intuizione. Deus sive Natura è la formula che riassume l’esatta corrispondenza di “io” come soggetto ed “io” come oggetto: è l’unione immediata di Dio e Natura, essere e pensiero, superiore al metodo razionale e scientifico.

Anche Leibniz concepì l’autocoscienza come la intendeva la filosofia classica: a differenza di Cartesio secondo cui esiste solo ciò di cui ho coscienza (e quindi se non ne ho coscienza non esiste), per Leibniz esistono anche pensieri di cui non si ha coscienza.           Egli le chiama “percezioni”, e si trovano a un livello inconscio della mente. Ma nel momento in cui diventano coscienti si ha l'”appercezione“, che è appunto l’autocoscienza, ossia il percepire di percepire. L’autocoscienza più alta appartiene alla monade suprema che è Dio, il quale riassume in sé le coscienze di tutte le altre monadi.

 

Kant e l’idealismo tedesco.

Con Kant l’autocoscienza diventa appercezione trascendentale o io penso: egli la pose al livello supremo della conoscenza critica.

Per Kant l’intelletto non si limita a recepire i dati dell’esperienza, ma li elabora attivamente, sintetizzando il molteplice in unità (l’io). Se non ci fosse questa appercezione di me, cioè che io resto sempre identico a me stesso nel rappresentarmi il molteplice, dentro di me non ci sarebbe pensiero di nulla. Questa unità, o io penso, è “trascendentale”, cioè funzionale al molteplice, nel senso che si attiva solo quando riceve dati da elaborare. Non può essere ridotta pertanto ad un mero “dato”; l’unico modo per pensarla è dire: «io penso che io penso che io penso…» all’infinito.

Questo perché l’io penso non è una semplice conoscenza empirico-fattuale della realtà interiore dell’individuo, ma è la condizione formale di ogni conoscenza, il contenitore della coscienza, non un contenuto.

L’autocoscienza, o Io puro-trascendentale, sarà quindi il fondamento dell’idealismo tedesco di Fichte e Schelling: l’Io per Fichte diventa attività non solo ordinatrice dell’esperienza (com’era in Kant) ma anche creatrice; è un’attività auto-ponentesi all’infinito: è un conoscere e al tempo stesso un produrre perennemente la propria autocoscienza. Essa costituisce il punto di partenza non solo del pensiero ma della stessa realtà, poiché questa non si può concepire al di fuori dei principi del pensiero. È un contenitore che crea da sé anche il proprio contenuto, giacché non esiste oggetto se non per un soggetto, e a sua volta il soggetto è tale solo in rapporto a un oggetto. Prendere coscienza di ciò vuol dire riappropriarsi di sé, accorgersi che il non-io è in realtà un mio prodotto, che l’io non riconosceva ancora come tale perché frutto di una produzione inconscia. Ma questo supremo “sapere del sapere” è afferrabile solo al di là dell’opera mediatrice della ragione, tramite intuizione intellettuale (un concetto simile per certi versi al Noùs di Plotino). Ciò significa che il pensiero filosofico, che della ragione si serve, si limita solo a ricostruire le condizioni di possibilità della coscienza e della realtà, non le produce esso stesso: se così fosse, il pensiero filosofico sarebbe creatore, poiché coinciderebbe con l’atto creativo dell’Io. L’autocoscienza invece è un atto intuitivo, non razionale, nel ricercare l’origine del quale il pensiero deve necessariamente naufragare nell’Uno assoluto, negando sé stesso (teologia negativa).

 

Anche per Schelling l’autocoscienza è l’intuizione intellettuale che l’io ha di sé, e senza il quale l’idealismo filosofico stesso risulterebbe incomprensibile. Essa consente di cogliere l’Assoluto inteso come unione immediata di essere e pensiero, Spirito e Natura. Quest’ultima in particolare è vista da Schelling in un’ottica finalistica, come un’intelligenza potenziale che si evolve dai gradi inferiori verso quelli superiori, fino a diventare piena autocoscienza nell’uomo, il quale rappresenta il vertice in cui la natura prende finalmente coscienza di sé. Il processo inverso dall’autocoscienza alla natura si attua invece nell’idealismo trascendentale.

Da Hegel a Marx.

Con Schelling si ha l’ultima formulazione dell’autocoscienza quale era concepita dalla filosofia classica. Con Hegel infatti essa non è più l’atto originario e immediato situato al di sopra del pensiero oggettivo, ma sarà invece il risultato di una mediazione razionale, di un processo tramite il quale la coscienza arriva dialetticamente a farsi autocoscienza; quest’ultima finisce così per coincidere col pensiero filosofico stesso.

Con Hegel l’autocoscienza acquista soprattutto un valore sociale e politico, venendo appunto raggiunta, non più al livello immediato dell’intuizione, ma tramite il rapportarsi dialettico della nostra singola esistenza con quella degli altri. Il riconoscimento delle altre autocoscienze avviene attraverso la lotta, ossia il confronto, per cui alcuni individui arrivano a sfidare la morte per potersi affermare su quelli che hanno paura e finiscono per subordinarsi ai primi. È questo il rapporto di signoria–servitù.

L’autocoscienza viene così identificata in un sistema oggettivo, diventando infine Ragione, Spirito assoluto che concilia e rende reciprocamente trasparenti soggetto e oggetto.

Dalla filosofia di Hegel, Marx riprenderà l’idea che l’autocoscienza abbia un valore esclusivamente sociale e politico. Egli la identificò con la coscienza di classe, che è per lui la coscienza del vero essere (materiale) degli individui. Ad essa si arriva tramite la lotta, cioè la contrapposizione dialettica tra classi, che fa nascere nel proletariato la coscienza della propria condizione materiale e dei rapporti economici di produzione. L’autocoscienza pura di tipo divino e intuitivo, su cui si basava la filosofia classica e che aveva un valore universale e trascendente la storia, è per Marx una falsa coscienza che ottunderebbe le menti, offuscando la vera e oggettiva coscienza sociale che l’uomo ha di sé come individuo storico.

 

L’autocoscienza nella filosofia orientale.

Nelle filosofie orientali, quali soprattutto il buddismo, l’autocoscienza è stata analizzata nella sua portata pratica più che teorica, essendo vista come un processo che si realizza attraverso la meditazione, e con cui raggiungere il nirvana.

L’analisi dei propri processi mentali conduce prima di tutto all’osservazione degli oggetti fuori di sé; successivamente ci si sposta verso una coscienza dei pensieri, e alla fine si giunge alla consapevolezza di chi pensa.

Nell’autocoscienza è possibile scoprire così la vera natura dell’Io (o del Sé), e coglierne la differenza con l’ego. Mentre l’ego è una caratterizzazione illusoria nella quale siamo erroneamente portati a identificare il nostro essere, il Sé è un principio spirituale situato al di sopra di ogni possibile contenuto della mente: presso gli induisti è chiamato Atman e coincide con l’anima universale del mondo (Brahman).]

La meditazione autocosciente, permette di capire che l’ego non è un nocciolo statico e invariabile, ma è soggetto a continui mutamenti, essendo il prodotto di un flusso di pensieri. Jangama dhyana è un esempio di tecnica di meditazione autocosciente.

L’Io supremo invece non può coincidere con nessun oggetto, né con nessun tipo di pensiero, perché queste sono realtà soggette al divenire; il Sé quindi non può diventare oggetto di pensiero. Presso i mistici orientali si usa paragonare l’autocoscienza ad una spada che non può fendere se stessa, o a un occhio che non può vedere se stesso; ma nel vedere ciò che è al di fuori di lui, esso può prendere coscienza di sé attraverso ciò che non è, per via negativa, secondo un processo di progressiva esclusione molto simile a quello utilizzato in Occidente dai filosofi neoplatonici. L’autocoscienza quindi non è qualcosa che si costruisce, ma risulta semmai dalla decostruzione dei propri automatismi mentali, riappropriandosi del loro contenuto di energia investita all’esterno sotto forma di proiezioni..

La formazione dell’autocoscienza.

In particolare, secondo gli psicoanalisti di scuola junghiana  l’autocoscienza è una condizione latente che si risveglia nel bambino a seguito dei primi attriti col mondo esterno.

All’inizio della vita tutto è Uno per il neonato: egli vive in simbiosi totale con ciò che lo circonda, senza sentimenti di separazione. Questa originaria forma di autocoscienza gli fa confusamente comprendere che egli è, ma non gli consente ancora di capire “chi” è.

Con la ripetizione di piccole frustrazioni, come il biberon che non arriva subito o la mancanza di risposta al suo pianto, il neonato finirà per prendere sempre più coscienza della propria individualità come separata da quella degli altri. Ecco quindi che proprio la separazione col mondo esterno gli permette di dare un contenuto alla propria autocoscienza: egli può capire “chi” è in rapporto a ciò che egli non è, solo dopo aver perduto la consapevolezza dell’unione col tutto.

Sarà questa tensione tra sé e l’universo ad alimentare la vita psicologica dell’individuo e a porre le basi del suo rapporto con gli altri anche nell’età adulta. Una tale tensione rappresenta il respiro fondamentale dell’essere, perché non ci sarebbe vita soggettiva, vale a dire cosciente di sé, senza questo “prender forma” dal caos originario.

Via via che il bambino cresce l’autocoscienza si stabilizza insieme all’impressione della sua continuità nel tempo.

L’Io in un certo senso “si cristallizza”, passando attraverso il cosiddetto stadio dello specchio descritto dallo psicoanalista Jacques Lacan, nel quale il bambino prova un piacere narcisistico nel riconoscere la propria immagine riflessa nello specchio. È così che nasce il complesso dell’io, che rappresenta il modo in cui noi ci conosciamo, e la cui emozione centrale è costituita da questa impressione di identità e durata nel tempo.

Un complesso dell’Io troppo forte potrebbe finire tuttavia per ostacolare l’adattamento al mondo circostante. Accanto allo sviluppo della propria autonomia, infatti, permane al contempo il bisogno di restare uniti a ciò che ci circonda. Il paradosso del processo di individuazione, come è stato chiamato da Jung, si basa sul fatto che l’io non potrebbe svilupparsi senza gli altri, cioè senza l’amore.

Per tutta la vita la nostra individualità ha bisogno degli altri per affermare le differenze e sposarne le somiglianze. Si tratta di un equilibrio costantemente in bilico tra fusione e separazione.

Un tale paradosso si risolve solo quando, nell’età adulta, l’io riesca ad entrare in rapporto con il livello più profondo dell’essere, cioè con il sé: allora egli supera la divisione tra sé e gli altri, ed è al contempo più originalmente se stesso e in comunione col mondo. Si tratta del mistero dell’identità, che viene colta  attraverso un lungo lavoro di introspezione e di esercizio della propria autocoscienza, che consiste nel restare Uno nella differenza.

 

 

 

Casa: se passa la Direttiva UE

 sarà un Disastro…

conoscenzealconfina.it- Leopoldo Gasbarro-(13 Dicembre 2021)- ci dice:

 

Attacco al cuore ed alle Case degli italiani.

L’Ue vuole vietarci di vendere e affittare le case non

 

La nuova direttiva europea che imporrebbe il raggiungimento di determinate categorie energetiche per poter vendere o affittare le case di nostra proprietà, rischia di creare un danno economico pesantissimo per le famiglie, e di stimolare forti speculazione da parte degli “avvoltoi” del settore.

Che gli italiani siano legatissimi alle proprie case, agli immobili più in generale, lo sanno anche le pietre, anzi anche i mattoni                      Il patrimonio immobiliare nazionale, tenendo conto anche di quelli commerciali, è stimato, da Banca d’Italia, molto più al di sopra dei 6.300 miliardi di euro.                                   In pratica il patrimonio immobiliare degli italiani rappresenta oltre il 65% della ricchezza nazionale.

Si tratta di una condizione unica, introvabile in qualsiasi altra nazione del mondo e quello degli italiani con la casa è sempre stato un rapporto ancestrale, forte. Talmente forte che gli italiani hanno sempre visto nel mattone il primo punto di riferimento delle loro vite. Metter su casa… per l’italiani, vuol dire mettere su famiglia, vuol dire progettare il futuro, vuol dire crearsi certezze che altre dimensioni finanziarie, in questo paese, non hanno mai garantito: non è un caso infatti che ci siano quasi 2.000 miliardi sui conti correnti, immobilizzati come fossero mattoni anche quelli per la costruzione di un futuro su cui gli italiani hanno parecchie incertezze.

La Nuova Direttiva Europea.-

In questo quadro tutto italiano di massima attenzione agli immobili, piomba come un fulmine a ciel sereno la proposta, o quello che sembrerebbe più di una proposta, della nuova direttiva europea che imporrebbe degli adeguamenti di classi energetiche sempre più importanti per consentire la realizzazione di contratti di vendita o di affitto degli immobili stessi.

Ma perché questo rappresenterebbe un problema? Ci sono vari aspetti da considerare:

1. Il patrimonio immobiliare degli italiani è tra i più importanti al mondo. Le stime di Banca d’Italia ci dicono che il patrimonio immobiliare del nostro paese vale circa 6.300 miliardi di euro, ben oltre la metà della ricchezza della nazione. Questo è molto importante perché ci racconta come la casa rappresenti per gli italiani un punto di riferimento essenziale, anche finanziariamente parlando.

2. La carta d’identità. Su questo tema si apre una considerazione importante riguardo alla carta d’identità di questo patrimonio immobiliare costruito quasi esclusivamente nel dopo guerra e che quindi è stato realizzato con parametri che nulla avevano a che vedere con le attuali urgenze, emergenze e considerazioni energetiche.

3. Purtroppo anche l’edilizia negli anni 70-80 non è stata molto attenta ai temi energetici. Così ci si ritrova con un quadro in cui la stragrande maggioranza delle nostre abitazioni avrà bisogno di importanti rivisitazioni strutturali ed energetiche con costi non indifferenti per ciò che concerne le attività di realizzazione delle stesse.

4. L’incidenza della situazione demografica. il nostro paese e tra i più vecchi al mondo. La popolazione sta spostando sempre di più la sua età in avanti.     I dati statistici ci dicono che ci sono sempre meno giovani, e che le nostre famiglie hanno sempre meno figli. Tuttavia il patrimonio immobiliare come abbiamo detto è sempre più importante. Così, nel tempo, ricadrà su sempre meno proprietari.

5. Facciamo un esempio: una coppia ha un solo figlio. Quella coppia ha ricevuto, proprio per i temi demografici di cui trattavamo prima, un appartamento in eredità lui, un appartamento in eredità lei. Questi appartamenti sono stati messi a reddito affittandoli. Poi avranno comperato anche la casa in cui vivere e crescere loro figlio. Domani il loro unico figlio sarà un piccolo immobiliarista. Ricevendo in eredità ben tre appartamenti, non potrà che essere così.

Niente vendita o affitto per case a bassa classe energetica.

6. Cosa succederà alla proprietà immobiliare? I nostri ragazzi, i nostri giovani, pur ricevendo appartamenti in eredità, (così come al ragazzo dell’esempio appena citato) entrano nel mondo del lavoro sempre più tardi e guadagnano sempre meno dei loro genitori. Spesso per parecchio tempo sono proprio i genitori a doverli sostenere economicamente. Così questi ragazzi potrebbero non avere le possibilità economiche per affrontare le spese necessarie a sistemare gli appartamenti ereditati. Non potranno contare sui redditi da affitto, ne su quelli da vendita. Per cui cosa faranno? Come gestiranno una condizione che da ricchezza ricevuta rischia di trasformarsi in un peso, un onere dal punto di vista fiscale ed economico? Dove prenderanno i soldi per le migliorie dell’alloggio.                                  Ecco perché sarebbe un disastro!

7. Il valore degli immobili precipiterebbe ed in pochi potrebbero approfittarne per effettuare grosse speculazioni. E cosa si può pensare che succeda? Che compratori e venditori potrebbero mettersi d’accordo, prima del contratto stesso, di affitto o di vendita, per la risistemazione delle classi energetiche. Magari il compratore si impegnerebbe a fare lui i lavori necessari ad arrivare ai parametri utili per l’alienazione; ma questo a che prezzo per il venditore? Di quanto scenderebbe il valore degli immobili stessi? E quanto le condizioni di “necessità” del venditore, di realizzare un risultato economico, accelererebbe questa pressione negativa da parte del compratore? Quanta speculazione ne nascerebbe?

8. Gli effetti del covid 19. Prima dello scoppio della pandemia, la casa stava diventando sempre di più uno strumento di servizio. Viaggiavamo tanto, vivevamo molto al suo esterno, era diventata quasi, in alcuni casi, una sorta di dormitorio. La vivevamo con il giusto distacco, rispetto al passato, la consideravamo un punto su cui costruire qualcosa d’importante ma senza essere vincolati a quel punto per rilanciare tutto il nostro percorso personale. Sembrava esserci sempre maggior distacco dalla fisicità dell’immobile in quanto rappresentazione di una vita stanziale, in considerazione della dinamicità delle vite che vivevamo.

9. Poi è arrivata la pandemia ed ha cambiato tutto.                                            Tutto. Ci ha riportati ad essere più stanziali dei nostri nonni. Ci siamo ritrovati chiusi nelle nostre case. Così ne abbiamo avvertito tutta l’inadeguatezza in termini di spazi esterni ed interni. Abbiamo ripreso a ripensare il nostro rapporto con le nostre case e a nuove considerazioni sul valore dei nostri immobili che rischiano di cozzare violentemente con il dictat della nuova iniziativa e direttiva europea.

Tutto questo porterà davvero ad una diminuzione della ricchezza accantonata, anche se in mattoni, ma soprattutto porterà alla concentrazione di ricchezza in poche mani, anche quella immobiliare. Volendo però una scappatoia ci sarebbe…

I Bonus sulla Casa.

Vista la nuova direttiva europea, sarebbe importante approvare al più presto, magari con ulteriori incentivazioni, i bonus sulla casa. Potrebbe essere l’unico, valido modo di portare la gente a risistemare le proprie case e ad incrementare invece che disperdere, il valore della loro ricchezza (ed è per questo che non faranno…).

(Leopoldo Gasbarro).

(nicolaporro.it/economia-finanza/finanza/casa-se-passa-la-direttiva-ue-sara-un-disastro-i-nove-punti-che-ci-spiegano-perche/).

 

 

 

Omicron: anticorpi guariti.

 Prima  ondata 8 volte più deboli.

 msn.com-Ansa-(13-12-2021)- ci dice:

 

(ANSA) - ROMA, 13 DIC - Chi ha avuto Covid-19 durante la prima ondata può essere infettato nuovamente dalla variante Omicron: la capacità degli anticorpi sviluppati dopo l'infezione di neutralizzare la nuova variante è infatti 8,4 volte più bassa rispetto a quella riscontrata contro il virus originario. È quanto emerge da uno studio coordinato dal National Institutes for Food and Drug Control (NIFDC) di Pechino e pubblicato su Emerging microbes & infection.

Omicron: anticorpi guariti prima ondata 8 volte più deboli© ANSA Omicron: anticorpi guariti prima ondata 8 volte più deboli.

Lo studio ha verificato la capacità del siero di 28 pazienti che erano stati infettati con il ceppo originario di SARS-CoV-2 di neutralizzare Omicron e altre varianti emerse negli ultimi mesi. La perdita di efficacia contro la nuova variante è risultata essere di 8,4 volte, quella contro la Delta di 1,6 volte, contro la variante Alfa (la vecchia 'inglese') di 1,2 volte, contro la Beta ('sudafricana') di 2,8, contro la Gamma ('brasiliana') di 1,6. Mentre la capacità neutralizzante contro le varianti Lambda e Mu è risultata più bassa rispettivamente di 1,7 e 4,5 volte.

I ricercatori avvertono che sono necessari ulteriori studi per comprendere a pieno il livello di protezione immunitaria conferito dalle precedenti infezioni, per esempio in chi ha incontrato una varianti del coronavirus diversa da quello originario emerso a Wuhan. Tuttavia "questo studio ha verificato la grande capacità di elusione immunitaria della variante Omicron; ciò conferma l'allarme in tutto il mondo e ha importanti implicazioni per la pianificazione della politiche di salute pubblica", hanno concluso i ricercatori.

 

 

 

 

 

Mobbing di Stato per gli uomini

in divisa non vaccinati.

Visionetv.it-Don Quijote-(13-12-2021)- ci dice:

Pressato a vaccinarsi e morto non di Covid, ma di vaccino.

 Così afferma l’avvocato Tommaso Paola Rossini a proposito del colonnello dei carabinieri Salvatore Gagliano. La vicenda certo non invoglia ad arrotolare la manica davanti all’ago: non invoglia soprattutto le intere legioni di poliziotti e militari che da dopodomani, mercoledì 15 dicembre, verranno sospesi senza stipendio perché non vaccinati.

Quanti sono? Circa 50 mila, dice il Sole 24 Ore. Almeno 80 mila invece secondo il sindacato: il 10% circa dei poliziotti non ha fatto il vaccino, come anche il 13% dei militari (esercito, aeronautica, carabinieri, marina). In tutto, 75 mila militari e un numero di poliziotti oscillante a seconda delle fonti fra i 6 e i 9 mila. Totale, come minimo 81 mila persone in divisa.

A proposito dei militari, è interessante la voce del sindacato Itamil. Chiede un’assicurazione contro i danni da vaccino e un’assunzione di responsabilità da parte dello Stato: l’indennizzo per le complicanze irreversibili. Se accettasse, Stato – almeno per quanto riguarda i suoi servitori in divisa – porrebbe fine all’ipocrisia di pretendere una liberatoria per gli eventuali danni da vaccino e di privare del lavoro e dello stipendio chi non la firma.

Insieme a poliziotti e militari, va incontro alla sospensione a partire dal 15 dicembre anche tutto il personale che fa capo ai servizi scolastici, sanitari (impiegati amministrativi compresi), di soccorso e relativi all’ordine pubblico. La conseguenza è che – già si sa ora – ci sono problemi anche fra i pompieri e fra i vigili urbani. Ne verranno a mancare 700 solo a Roma.

Non sarebbe il caso magari di usare la mano leggera? Di prendere esempio da quel che accade negli ospedali, dove i primari stremasi chiedono la riammissione in reparto dei sanitari non vaccinati?

Macchè. Il Governo mostra la faccia feroce: verifiche immediate fra i poliziotti; istantanea restituzione di tessera riconoscimento, placca, arma in dotazione e manette da parte dei poliziotti non vaccinati. Neanche se i delinquenti fossero loro.

A sentire l’avvocato Tommaso Paola Rossini e la sua ricostruzione relativa alla morte del colonnello Gagliano, lo Stato si è spinto un filino troppo oltre nel pretendere obbedienza dai suoi servitori in divisa. Il sindacato di polizia COSAP parla apertamente di mobbing nei confronti dei non vaccinati.

In questo momento, peraltro, gli unici che lo Stato non sottopone a mobbing sono i malandrini, dato che non devono sottostare ad obbligo alcuno. E’ un  momento magico per le attività delinquenziali: ai compiti ordinari, i superstiti poliziotti e carabinieri devono e ancor più dovranno aggiungere i controlli sul green pass.

(Don Quijote).

 

 

 

 

“Capitan Vaccino” & co.: la manipolazione

 dei più piccoli da parte dei nuovi Erode.

Visionetv.it-Andrea Sartori- (13-12-2021)-ci dice:

Uno dei tratti più inquietanti dei regimi totalitari è quando usano i bambini.  Ne abbiamo a centinaia di esempi del satrapo di turno, da Hitler a Stalin sino a Saddam Hussein. Ma il totalitarismo sanitario va oltre: sta confezionando prodotti per convincere i bambini (e i genitori) a punturarsi.

Per questo motivo non deve stupire l’orrido Gesù Bambino esposto nell’ambulatorio della pediatra Milena Lo Giudice, il cui post (pubblico) è diventato virale. Il Gesù Bambino con mascherina e siringa al braccio, ad un tempo blasfemo ed inquietante. Non stupisca, a San Gregorio Armeno ci sono già i Magi col green pass. Ma non è tanto la strumentalizzazione di queste figure che interessa. E’ il messaggio subliminale ai bambini.

E’ qualcosa che già esisteva dall’inizio della pandemia: quando venne messe su una campagna di indottrinamento preventivo a base di canzoncine e Barbie con la mascherina o in quarantena. Ora è arrivato il momento in cui i nuovi pifferai di Hamelin stanno convincendo i bambini ad andare al macello.

Il governatore della Liguria Giovanni Toti, uno fra i peggiori mastini del verbo sanitario, si è inventato un supereroe:        Capitan Vaccino.                                                                                                      Lo so, non ci volete credere: Capitan Vaccino e il ritorno alla normalità.                       Era dai tempi di Capitan Padania che non si vedeva una simile trashata ma si sa, i nostri politici non sono esattamente degli assi della comunicazione. E vedremo un virus con la faccia del Joker prossimamente?

Se su Toti possiamo anche ridere (per non piangere), ben più inquietante è lo spot sulla vaccinazione per i bambini del Ministero della Salute del Quebec: i bambini sono raffigurati come dei mostri.

Oramai i novelli Erode non nascondono nemmeno più il loro odio verso l’infanzia, nell’attesa di compiere una nuova strage degli innocenti.

Diciamo che forse lo spot canadese è quantomeno meno ipocrita svelando il grado di demonicità che alberga in questi mostri (che non sono i bambini, ma chi tira le fila di questa farsa).

 Nello spot della Presidenza del Consiglio dei Ministri, sulle reti Rai, invece si garantisce che il vaccino serve per “crescere protetti, sereni e liberi”, tra cartoni animati in stile anni ’20 e una musica triste e inquietante da piccole fiammiferaie.

E, tornando a bomba, non stupiamoci se una pediatra espone un Gesù Bambino con la siringa nel braccio. Il prezzo dei volonterosi esecutori degli ordini dei nuovi Erode è 70 euro. E si sa, molti medici li si compra con un nulla.

Questo Natale sta mettendo in luce il male profondo della classe dirigente ed economico. Ma come diceva Gilbert Keith Chesterton i bambini sanno già come andrà a finire, sanno che esiste il male ma sono più ottimisti di noi, perché “I bambini sanno già che i draghi esistono. Le fiabe raccontano ai bambini che i draghi possono essere uccisi.

(ANDREA SARTORI).

 

 

Come prolungare una pestilenza

che rende soldi.

Visionetv.it-François Bonivard-(13-12-2021)- ci dice:

Quando la peste bubbonica colpì Ginevra nel 1530, tutto era già pronto. Avevano persino aperto un intero ospedale per gli appestati. Con medici, paramedici e infermieri. I commercianti contribuivano, il magistrato dava sovvenzioni ogni mese. I pazienti davano sempre soldi, e se uno di loro moriva da solo, tutti i beni andavano all’ospedale.

Ma poi è successo un disastro: la peste andava spegnendosi, mentre le sovvenzioni dipendevano dal numero di pazienti.                       Non esisteva questione di giusto e sbagliato per il personale dell’ospedale di Ginevra nel 1530. Se la peste produce soldi, allora la peste è buona.

E poi i medici si sono organizzati.                                                                                                       All’inizio si limitavano ad avvelenare i pazienti per alzare le statistiche sulla mortalità, ma si sono presto resi conto che le statistiche non dovevano essere solo sulla mortalità, ma sulla mortalità da peste.                               

Così cominciarono a tagliare i foruncoli dai corpi dei morti, asciugarli, macinarli in un mortaio e darli agli altri pazienti come medicina.                                                                                                                                                    Poi hanno iniziato a spargere la polvere sugli indumenti, fazzoletti e giarrettiere. Ma in qualche modo la peste continuava a diminuire. A quanto pare, i bubboni essiccati non funzionavano bene.

I medici andarono in città e di notte spargevano la polvere bubbonica sulle maniglie delle porte, selezionando quelle case dove potevano poi trarre profitto.

 Come scrisse un testimone oculare di questi eventi, “tutto questo rimase nascosto per qualche tempo, ma il diavolo è più preoccupato di aumentare il numero dei peccati che di nasconderli.”                                       In breve, uno dei medici divenne così impudente e pigro che decise di non vagare per la città di notte, ma semplicemente gettò un fascio di polvere nella folla durante il giorno.

 Il fetore saliva al cielo e una delle ragazze, che per un caso fortunato era uscita da poco da quell’ospedale, scoprì cosa fosse quell’odore.

Il medico è stato legato e messo nelle buone mani degli “artigiani” competenti. Hanno cercato di ottenere più informazioni possibili da lui. Comunque, l’esecuzione è durata diversi giorni.                                  Gli ingegnosi ippocrati venivano legati a dei pali su dei carri e portati in giro per la città. Ad ogni incrocio i carnefici usavano pinze arroventate per strappare loro pezzi di carne.

Venivano poi portati sulla pubblica piazza, decapitati e squartati e i pezzi venivano portati in tutti i quartieri di Ginevra.                                       L’unica eccezione fu il figlio del direttore dell’ospedale, che non prese parte al processo ma spifferò che sapeva come fare le pozioni e come preparare la polvere senza paura di contaminazione.                     È stato semplicemente decapitato “per impedire la diffusione del male”.

(François Bonivard - Cronache di Ginevra).

 

 

 

 

Operazione Sterminio - il piano per decimare

il sistema immunitario umano con un agente

 patogeno generato in laboratorio.

Unz.com- MIKE WHITNEY • (8 DICEMBRE 2021)- ci dice:

 

"Se qualcuno volesse uccidere una parte significativa della popolazione mondiale nei prossimi anni, i sistemi messi in atto in questo momento lo consentirebbero". Dr. Mike Yeadon, ex vicepresidente di Pfizer.

"E questo è lo spirito dell'anticristo, di cui avete sentito parlare sta arrivando; e ora è già nel mondo." 1 Giovanni 4:2–3

Domanda– Il vaccino Covid-19 danneggia il sistema immunitario?

Risposta– Lo fa. Compromette la capacità del corpo di combattere infezioni, virus e malattie.

Domanda– Se questo è vero, allora perché non sono morte più persone dopo essere state vaccinate?

Risposta– Non sono sicuro di cosa intendi? Il vaccino ha ucciso più persone di qualsiasi altro vaccino nella storia.

"Finora, negli Stati Uniti, il bilancio delle vittime è tre volte superiore al totale di tutti i vaccini negli ultimi 35 anni".                                                                 Questo è semplicemente sorprendente.                                                                                                    Abbiamo anche visto un costante aumento della mortalità per tutte le cause e delle morti in eccesso nei paesi che hanno lanciato campagne di vaccinazione di massa all'inizio dell'anno.                                                                                                                                                   A volte l'aumento è fino al 20% rispetto alla media quinquennale.                                                       Questo è un enorme picco di decessi, ed è in gran parte attribuibile al vaccino.                                                                                                                              Quindi, cosa intendi quando dici: "Perché non sono morte più persone"?                                            Ti aspettavi di vedere persone che stringevano i loro cuori e cadevano morte dopo essere stati colpiti?                                                                                                                                             Questa è una comprensione molto ingenua di come funziona l'iniezione.

(Vedi: "Decessi COVID prima e dopo i programmi di vaccinazione",You Tube).

Domanda– Tutto quello che sto dicendo è che la percentuale di persone che sono morte è piuttosto piccola rispetto alle decine di milioni che sono state vaccinate.

Risposta– E tutto quello che sto dicendo è che se il vaccino è un agente patogeno generato in laboratorio – e penso che lo sia – allora certamente non è stato progettato per uccidere le persone sul posto.                            È stato progettato per produrre una reazione ritardata che erode gradualmente ma inesorabilmente la salute del vaccinato.

 In altre parole, il pieno impatto dei coaguli di sangue, del sanguinamento, dei problemi autoimmuni e di altre lesioni generate dal vaccino sarà pienamente sentito solo in un secondo momento attraverso l'aumento degli incidenti di infarti, ictus, malattie vascolari e persino cancro.                                                             (Dai un'occhiata all'ultima tendenza delle presenze cardiache da parte dello Scottish Ambulance Service - questo è * in eccesso * al di sopra della norma 2018/19. Enorme picco in estate, 500 chiamate di ambulanza a settimana al di sopra del normale, principalmente di età compresa tra 15 e 64 anni. Si stava sistemando, poi si è ripreso dal tardo ottobre". Scottish Unity – Gruppo di Edimburgo).

Risposta– Il grafico sopra mostra perché i problemi cardiaci hanno raccolto molta attenzione ultimamente, ma il danno al sistema immunitario è ancora più preoccupante.

Domanda– Puoi spiegare cosa intendi senza diventare troppo tecnico?

Risposta– Posso fare di meglio. Posso darti una breve clip da un articolo che copre le ultime ricerche. Dai un'occhiata:

"Uno studio di laboratorio svedese (intitolato "SARS-CoV-2 Spike Impairs DNA Damage Repair and Inhibits V(D)J Recombination In Vitro",NIH) pubblicato a metà ottobre ha scoperto che la proteina spike ... entra nel nucleo delle cellule e interferisce in modo significativo con le funzioni di riparazione del danno al DNA compromettendo l'immunità adattativa di una persona e forse incoraggiando la formazione di cellule tumorali.

 

"Meccanicamente, abbiamo scoperto che la proteina spike si localizza nel nucleo e inibisce la riparazione del danno al DNA", hanno scritto.                    "I nostri risultati rivelano un potenziale meccanismo molecolare attraverso il quale la proteina spike potrebbe impedire l'immunità adattativa e sottolineare i potenziali effetti collaterali dei vaccini a base di spike a lunghezza intera".                    ("Spike protein in COVID virus and shots indebolisce il sistema immunitario, può essere collegato al cancro: studio svedese",Lifesite News).

Ciò che i ricercatori hanno scoperto è che la proteina spike blocca la produzione degli enzimi necessari per riparare il DNA rotto che, a sua volta, impedisce la "proliferazione" delle cellule B e T necessarie per combattere le infezioni.

Domanda– Puoi spiegarlo in un inglese semplice?

Risposta– Sicuro. Significa che il vaccino cortocircuita il sistema immunitario che spiana la strada a infezioni, malattie e morte precoce. Forse, pensi di poter avere una vita lunga e felice con un sistema immunitario disfunzionale, ma penso che ti sbagli.                                                                                                    Il sistema immunitario è lo scudo che ti protegge da tutti i tipi di virus, batteri e infezioni potenzialmente letali.                                                                                         Non è solo la prima linea di difesa, è l'unica linea di difesa. In assenza della piena protezione delle cellule B e T per combattere gli intrusi stranieri, le prospettive di sopravvivenza sono nel migliore dei casi minuscole.

Per sottolineare questo punto, guarda questo video del direttore funebre britannico, John O 'Looney, che ha fornito aggiornamenti regolari su ciò che sta vedendo sul campo 10 mesi dopo il lancio della vaccinazione. È un inquietante resoconto della catastrofe che ora si sta svolgendo davanti ai nostri occhi:

(30 secondi) "Quindi quello che stiamo vedendo è un numero innaturalmente elevato di morti a causa di infarto, ictus, aneurisma; e questi sono tutti il risultato della trombosi ... Embolie nei polmoni alle gambe, vari luoghi che stanno causando queste morti che sono ben documentati dai coroner locali e ben documentati in tutto il paese. E nessuno sembra essere preoccupato per l'allarmante aumento di (coaguli di sangue) che ho visto di più in quest'anno che negli ultimi 14 anni....

Questo è un tipo di morte che stiamo vedendo, l'altro tipo sono le persone che si stanno ammalando ora che il loro sistema immunitario finalmente si arrese. Quindi, hanno avuto i colpi forse 6 o 8 mesi fa, e ha mangiato il loro sistema immunitario, e ora stanno lottando per combattere cose come il comune raffreddore.                                                                                                                                        Quindi, siamo in inverno e ci sono raffreddori e influenza in giro e queste persone non possono combatterli.                                                                                                                                              Il governo è molto veloce a etichettarlo come "Omicron"... ma sono malati con il comune raffreddore.                                                                                            Il loro sistema immunitario è decimato.                                                                                                                           È molto simile a un malato di cancro, che passa attraverso la chemioterapia e decima il loro sistema immunitario.                                                                            E devono stare molto attenti perché il comune raffreddore o l'influenza possono ucciderli.

E questo è quello che stiamo vedendo ora...

Siamo passati quasi 12 mesi dall'inizio dei primi colpi, quindi il loro sistema immunitario sta cadendo a pezzi; questa è la realtà ed è quello che sto vedendo. e non riescono più a sopportare un raffreddore. ... Quando sono andato alla riunione a Westminster a settembre, lo scienziato ha predetto che questo è ciò che sarebbe accaduto e, ecco, è quello che sta succedendo. La gente si ammala e muore..... È spaventoso". ("Omicron è 'danno da vaccino'; non è altro che questo." John Looney, Rumble).

Ha ragione? L'aumento delle vittime NON è un'altra ondata di Covid, ma gli effetti a catena di un'iniezione citotossica che colpisce il sistema immunitario lasciando milioni di persone indifese contro le infezioni e le malattie di routine?

Sembra fattibile e certamente si adatta all'agenda di spopolamento che richiede un ibrido biologico che non uccide il suo obiettivo a titolo definitivo, ma fondamentalmente smantella i sistemi di difesa critici che rendono possibile la sopravvivenza umana.

Mascherando una "proteina killer"come antigene innocuo, i nostri gestori della pandemia sono stati in grado di accedere ai flussi sanguigni di milioni di persone consentendo loro di inserire una bomba a orologeria che devasta le popolazioni cruciali di cellule T e B lasciando le vittime vulnerabili a qualsiasi insetto circoli nella popolazione.

Come osserva Looney, gli scienziati hanno avvertito di questo risultato quando è stata proposta per la prima volta la vaccinazione di massa. Naturalmente, le opinioni opposte sono state ignorate e censurate.                                                Ecco di più da un documento di ricerca pre-stampa sul server medRxiv. Aiuta a spiegare l'impatto del vaccino sul sistema immunitario:

"I ricercatori nei Paesi Bassi e in Germania hanno avvertito che Pfizer-BioNTech ... (COVID-19) il vaccino induce una complessa riprogrammazione delle risposte immunitarie innate che dovrebbero essere prese in considerazione nello sviluppo e nell'uso di vaccini a base di mRNA.... Dopo la vaccinazione, le cellule immunitarie innate hanno avuto una risposta ridotta al recettore toll-like 4 (TLR4), TLR7 e TLR8 – tutti ligandi che svolgono un ruolo importante nella risposta immunitaria alle infezioni virali.

"Diversi studi hanno dimostrato che le risposte immunitarie innate a lungo termine possono essere aumentate (immunità addestrata) o down-regolate (tolleranza immunitaria innata) dopo determinati vaccini o infezioni". ...

Questi risultati dimostrano collettivamente che gli effetti del vaccino BNT162b2 vanno oltre il sistema immunitario adattativo. Il vaccino BNT162b2 induce anche la riprogrammazione delle risposte immunitarie innate, e questo deve essere preso in considerazione". ... ("La ricerca suggerisce che il vaccino Pfizer-BioNTech COVID-19 riprogramma le risposte immunitarie innate", Rete New-Medical)

Quante persone sarebbero state vaccinate se avessero saputo che avrebbe riprogrammato il loro sistema immunitario?

Probabilmente, nessuno, motivo per cui i nostri funzionari della sanità pubblica non affrontano mai l'argomento.                                                           Tutto ciò che devia anche leggermente dalla narrativa "i vaccini fanno bene" viene omesso dalla copertura mainstream e cancellato sui social media.

Ma le persone non hanno il diritto di sapere cosa sta succedendo, cosa viene iniettato nei loro corpi e quale impatto avrà sulla loro vita e salute?

Non è questo che si intende per "consenso informato" o è un'altra vittima della corsa a inoculare tutti i  7 miliardi delle  persone sul pianeta terra? Ecco una clip da una breve intervista con il patologo, Dr. Ryan Cole:

"Quando diamo questi colpi, possiamo vedere i tipi di globuli bianchi nel corpo ... e hai una vasta gamma di cellule immunitarie che lavorano insieme per combattere i virus e tenere sotto controllo i tumori. Stiamo già vedendo i segnali in laboratorio di diminuzioni delle cellule T di importanza critica di cui hai bisogno ... nel tuo sistema immunitario innato.                                 Questi sono i Marines nel tuo corpo; combattere i virus che combattono il cancro.... Ma quello che stiamo vedendo in laboratorio dopo che le persone ottengono questi colpi (vaccini), stiamo vedendo un profilo molto preoccupante bloccato e basso di queste importanti cellule T killer che vuoi nel tuo corpo. (Celle CD8) E quello che fanno, è tenere sotto controllo tutti gli altri virus.

 

Cosa vedo in laboratorio? Sto vedendo un aumento dei virus della famiglia dell'herpes, sto vedendo l'herpes zoster, sto vedendo Mono, sto vedendo un enorme aumento del virus del papilloma umano ... Stiamo letteralmente indebolendo il sistema immunitario di questi individui.

Più preoccupante di tutto, c'è un modello di questi tipi di cellule immunitarie nel corpo che tengono sotto controllo il cancro. Dal 1 ° gennaio (in laboratorio) ho visto un aumento di 20 volte del cancro dell'endometrio rispetto a quello che vedo su base annuale. " ("Patologo Ryan N Cole della Mayo Clinic su ciò che stiamo vedendo nei risultati di laboratorio", Rumble; 2 minuti).

 

"Herpes, herpes zoster, Mono e persino il cancro!" Cosa diavolo sta succedendo? Questo non può essere vero, vero?

Sì, è vero; l'immunosoppressione porta a tutti i tipi di terribili esiti di salute. Alcuni lettori potrebbero ricordare come il vaccinologo canadese Dr Byram Bridle ha fatto affermazioni simili in un'intervista solo poche settimane fa. Ecco cosa ha detto:

"Quello che ho visto troppo sono le persone che avevano tumori che erano in remissione, o che erano ben controllati; i loro tumori sono andati completamente fuori controllo dopo aver ricevuto questo vaccino. E sappiamo che il vaccino provoca un calo del numero di cellule T, e quelle cellule T fanno parte del nostro sistema immunitario e fanno parte delle armi critiche che il nostro sistema immunitario ha per combattere le cellule tumorali; quindi c'è un potenziale meccanismo lì.

Tutto quello che posso dire è che ho avuto troppe persone che mi hanno contattato con questi rapporti perché mi sentissi a mio agio. Direi che questa è la mia più recente preoccupazione per la sicurezza, ed è anche quella che sarà la più sottostima nella base di dati avversi, perché se qualcuno ha avuto il cancro prima del vaccino, non c'è modo che i funzionari della sanità pubblica lo colleghino mai al vaccino". ("Dr Byram Bridle parla",Bitchute, :55 secondo voto).

 

Ancora una volta, quante persone avrebbero deciso di vaccinarsi se sapessero che potrebbe innescare una riacutizzazione di virus dormienti o tumori in remissione? Chi si assumerebbe questo rischio?

Ma non sanno che stanno correndo un rischio, lo fanno, perché non gli è stata detta la verità.                                                                                                                        E la ragione per cui non è stata detta loro la verità è perché sono un bersaglio in una guerra di sterminio che viene condotta su di loro. A volte è molto difficile per le persone ammettere ciò che sanno essere la verità, ma la verità è chiara da vedere.

 I nostri manager della pandemia e i loro fanti nei media, nella sanità pubblica e nel governo vogliono farci del male, vogliono iniettarci una sostanza misteriosa che causerà il caos sul nostro sistema immunitario e accorcerà le nostre vite.

Questa non è solo una lotta per la libertà personale o l'autonomia corporea, è una battaglia per la sopravvivenza. Stiamo difendendo il nostro diritto alla vita. Ecco di più dall'immunologa virale Dr. Jessica Rose:

"Ci sono studi che escono ora, e ci sono ampi segni nei dati sugli eventi avversi, che questi prodotti (vaccini Covid) non solo immuno-modulano il sistema immunitario e causano iper-infiammazione; ci sono segni ora che stanno molto negativamente influenzare le popolazioni di cellule T CD8.                                               Per coloro che non lo sanno, questa è una pessima notizia. Finora è solo su poche persone, ma i dati non sembrano buoni finora.                                                                                  Queste cellule T sono le cosiddette "cellule killer".                                                                                                      Il loro lavoro... è quello di uccidere le cellule infettate viralmente che mostrano marcatori estranei sulla loro superficie.                                                 Quindi, se queste popolazioni sono esaurite, allora questa è una pessima notizia, perché non abbiamo una popolazione di cellule nel sistema immunitario acquisito per rimuovere le cellule infettate viralmente. ...

 

Ci sono chiari segni che stanno iniziando ad emergere, che c'è una "sindrome da deficit di immunità" che si sta susseducendo a seguito di questi prodotti (vaccini) A seguito di iperstimolazione ... Le cellule T sono (diminuite) e la presenza continua di iniezioni ripetute di una proteina citotossica... Non consiglierei mai e poi mai a qualcuno che è immuno-compromesso di avvicinarsi a queste cose, perché posso quasi garantirti che le tue condizioni peggioreranno.

 Un'altra cosa che stiamo vedendo in VAERS sono i tumori che escono dalla remissione e molti medici lo stanno segnalando sul campo. E – a proposito – questo non è mai successo prima, non su questa scala; nemmeno vicino ... Quindi, c'è qualcosa che sta succedendo qui che merita ulteriori indagini, e non sembra buono". ("L'immunologa virale Dr. Jessica Rose spiega le informazioni preoccupanti che emergono sull'immunità compromessa dei vaccinati", Odysee).

Riesci ancora a vedere il modello? Riesci a vedere come dicono tutti la stessa cosa? Perché, secondo te?

È perché è la verità, la verità pura e non verniciata.

Il punto che stiamo cercando di fare non può essere sopravvalutato: il vaccino è un'arma biologica artificiale generata in laboratorio che disabilita il sistema di difesa critico del corpo che aumenta la suscettibilità alle malattie di molti ordini di grandezza.                                       Con ogni iniezione aggiuntiva, si è meno in grado di montare una risposta sufficiente a infezioni di routine, influenza o virus. Ciò porterà a uno tsunami di malattie che probabilmente travolgerà il nostro sistema sanitario pubblico e farà precipitare il paese più in profondità nella crisi.

 È questo il piano? È questo che i nostri signori globalisti hanno in serbo per noi?

Vedremo. Ora dai un'occhiata a quest'ultima clip dal video del vaccinologo Geert Vanden Bossche:

 

"La prima cosa che vorrei sottolineare è che il Covid-19 non è una malattia delle persone sane.

Le persone che sono in buona salute hanno un sistema immunitario innato sano che può affrontare un certo numero di virus respiratori senza alcun problema.

Queste persone non solo sono protette contro la malattia, ma possono anche, in molti casi, prevenire l'infezione.                                        Queste sono persone che possono contribuire a sterilizzare l'immunità e all'immunità di gregge che è molto, molto importante.

Quindi, ascolta: mai, mai permettere a nessuno o qualcosa di interferire o sopprimere il tuo sistema immunitario innato.                                        Puoi fare un cattivo lavoro da solo conducendo una vita malsana, che sopprimerà la tua immunità innata, ma ancora peggio, sono gli anticorpi indotti dal vaccino che sopprimono la tua immunità innata.

 E questi anticorpi vaccinali non possono sostituirlo perché perdono la loro efficacia contro il virus e diventano sempre meno efficaci. In contrasto con gli anticorpi innati, non possono prevenire l'infezione, non possono sterilizzare il virus. Pertanto, contribuiscono all'immunità di gregge....

Se sopprimiamo questi anticorpi innati nei bambini, potrebbe portare a malattie autoimmuni.

Questo è un assoluto "No go" Non possiamo vaccinare i nostri figli con questi vaccini.                                                                                                                            La soppressione dell'immunità innata è già un problema tra i vaccinati, e in effetti avranno difficoltà a controllare una serie di malattie, non solo Covid-19, ma anche altre malattie ... e richiederà un cambiamento molto drammatico nelle strategie per aiutare i vaccinati – e il mio cuore va a loro – perché avranno bisogno di un trattamento esteso in molti casi.

... Potenziarli – il che significa dare loro una terza dose – è assolutamente folle, perché quello che farà, è aumentare la pressione immunitaria degli anticorpi vaccinali, sulla loro immunità innata. Quindi il potenziamento è un'assurdità assoluta; è pericoloso e non dovrebbe essere fatto....

Quindi, cosa ci dice la scienza? Ci dice che è l'immunità innata che ci proteggerà, non il vaccino". ("Geert Vanden Bossche sui vaccini e la soppressione dell'immunità innata", Rumble)

Quindi, ora sappiamo che – insieme ai coaguli di sangue, al sanguinamento, agli attacchi di cuore, agli ictus, alle malattie vascolari e neurologiche – il vaccino è anche progettato per eviscerare il sistema che ci protegge dalla malattia e dalla morte, il sistema immunitario. Quanto ci si deve essere immersi nella negazione per non vedere il male che ora è tra noi.

Vedi anche: Dr. Nathan Thompson - Il vaccino Covid induce l'autoimmunità, Odysee (odysee.com/@EndYourSlavery:8/My-Jaw-DROPPED-when-I-Tested-Someone's-Immune-System-After-the-2nd-Jab:d)

E questo: Sindrome da immunodeficienza acquisita da vaccino (VAIDS): 'Dovremmo anticipare di vedere questa erosione immunitaria più ampiamente'" Americas Frontline Doctors: (americasfrontlinedoctors.org/news/post/vaccine-acquired-immune-deficiency-syndrome-vaids-we-should-anticipate-seeing-this-immune-erosion-more-widely/).

 

 

 

Locke, il padre dell’autodeterminazione.

Libertaepersone.org- Lorenza Perfori-(15 Marzo 2020)- ci dice:

Dottrina sociale di Stefano Fontana.

Autodeterminazione è termine oggi molto in voga. Esso indica la sovranità dell’individuo su se stesso e sulle proprie azioni. La persona è qualcosa che si autodetermina, cioè che è criterio a se stessa, agisce come essa stessa decide per i fini che essa stessa si pone. Autodeterminazione significa quindi libertà assoluta e volontà altrettanto assoluta.                                           L’unico valore, per l’autodeterminazione, è la sincera volontà del soggetto, ossia che la scelta sia fatta totalmente in proprio, senza influenze esterne di qualsiasi tipo esse possano essere. L’autodeterminazione non conosce leggi, perché è essa stessa la legge. Oggi il principio è applicato in molti campi della bioetica e della biopolitica, dall’autodeterminazione della donna ad abortire fino all’autodeterminazione di chiedere la morte.

Ci si può chiedere da dove e da chi abbia inizio questo principio. Per rispondere ci viene in aiuto un articolo pubblicato sull’ultimo numero della rivista francese “Catholica”.

Il direttore, Bernard Dumont, intervista il prof. Juan Fernando Segovia, argentino, che rivela il nome e il cognome del responsabile: John Locke, il filosofo della seconda rivoluzione inglese del XVII secolo, considerato il padre del pensiero politico liberale.

Come si sa, Locke pensava che nello stato di natura l’uomo avesse, tra gli altri, il diritto alla proprietà e che questo diritto egli portasse con sé anche nello stato di società, assieme al diritto alla vita e alla libertà.                                                                                                                           Ecco perché viene considerato il fondatore del pensiero liberale.                                                                     Il fatto è che secondo lui la proprietà non riguardava solo i rapporti con le cose, ma anche il rapporto della persona con sé medesima. La persona è proprietaria di se stessa ed esercita un dominio e una autorità su se stessa in modo che solo essa può avere dei diritti su di sé.

Si tratta di un “individualismo possessivo” dalle grandi conseguenze morali, giuridiche e politiche.

Nasce qui il principio di autodeterminazione, ossia di autonomia in cui si fa consistere addirittura la dignità della persona.                                                                                 La personalità è vista ora come un’opera d’arte prodotta dalla volontà e dalla libertà senza regole.                                                                                             L’uomo crea la propria persona come il coltivatore un giardino e si percepisce quindi come “prodotto” e “costruito” da se stesso. Egli può quindi vantare solo diritti soggettivi, a cominciare dal diritto ad essere ciò che egli vuole, dato che la sua autocoscienza è padrona di se stessa, mentre non può accettare doveri, che avrebbero la loro origine fuori di sé.                           L’autonomia dell’uomo è ordinata alla realizzazione di sé e non più all’applicazione dei precetti della legge morale o umana.

Il principio della proprietà è considerato da Locke espressione della natura umana, infatti egli non lo considera un prodotto della società ma qualcosa presente anche nello stato di natura presociale.                                                     Ma la natura umana  come la concepisce lui è la negazione di una natura umana intesa come oggettiva, costitutiva della persona, normativa dei suoi comportamenti. La natura umana viene assorbita nell’autodeterminazione: sarò io a stabilire quale sia la mia natura umana.

Le conseguenze sono davanti ai nostri occhi. Qualsiasi legge perde di significato e la comunità politica, che si regge sulla visione in comune dei fini, va in rovina.

 Il diritto e la morale si fondano sulla volontà degli uomini e le nuove regole di vita diventano l’autonomia, l’autodeterminazione, l’autosufficienza, l’autorealizzazione. Il desiderio di essere autonomo prevale sul desiderio di essere buono.

Grazie a questo articolo di “Caholica” ora sappiamo chi dobbiamo ringraziare.

(Fonte: La nuova Bussola Quotidiana).

 

 

 

 

 

 

Dall’ambiente al cibo preserviamoci

il diritto di avere un futuro.

Huffingtonpost.it- Sara Roversi-(10-12-2021)- ci dice :

(Sara Roversi Fondatrice del “Future Food Institute”).

 

L’urgenza di continuare a celebrare la giornata mondiale dei diritti umani dopo 78 anni dalla proclamazione della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo  e trovarsi simultaneamente in un’era geologica, l’Antropocene, in cui proprio l’uomo è causa di quei massicci cambiamenti geologici tali da minare la sua stessa sopravvivenza è uno dei più eclatanti paradossi del nostro tempo.

Viviamo in un mondo veloce, istantaneo, sregolato, malato, contorto che tra produzioni eccessive, intensive ed estensive e profondi cambiamenti climatici lascia indietro intere fasce di popolazione, le più vulnerabili, dimenticandosi del fulcro essenziale della sopravvivenza. Parliamo di quei diritti inalienabili che spettano a tutti noi, proprio in ragione della nostra umanità, della dignità e della libertà di cui è intriso ogni essere umano indipendentemente dal genere, dalla razza, dalla religione, dall’opinione politica, dalla cittadinanza, indipendentemente dal contesto geografico.

Ed è proprio da questo bisogno di ritornare all’indispensabile che quest’anno le Nazioni Unite celebrano questa giornata mondiale ripartendo dalle basi primarie, dall’uguaglianza. È infatti proprio l’articolo 1 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani a ricordarci che “Tutti gli esseri umani nascono liberi e uguali in dignità e diritti”.

Tutti abbiamo ugualmente diritto alla vita, così come tutti abbiamo diritto ad un tenore di vita adeguato per preservare la nostra salute e benessere.

Diritti umani che sono vuoti senza l’urgenza di dare peso reale al diritto di accesso al cibo, sufficiente e nutriente, di avere accesso all’acqua, di un odore, colore e sapore accettabile, di un diritto a vivere in un ambiente sano, pulito e sostenibile, riconosciuto formalmente come diritto umano un paio di mesi fa. Ma che si sostanziano inevitabilmente anche a dignitose condizioni lavorative, all’eliminazione di pericolose forme di discriminazione, al caporalato, al lavoro sottopagato che ancora troppo spesso sono associate al settore agricolo.

Una rigenerazione integrale del sistema agro-alimentare è un tassello imprescindibile per promuovere quelle forme di economie basate sui diritti umani, per abbracciare quel nuovo contratto sociale caldeggiato dallo stesso segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Gutierrez.

Il nostro Paese si trova in una posizione cruciale per tradurre questi bisogni in realtà. Per il ruolo politico e strategico che ha rivestito quest’anno a livello nazionale e internazionale e per la possibilità che, proprio partendo dal cibo, dal settore agroalimentare e dall’ambiente può svolgere in termini di diritti umani. Diritti che sono inscindibilmente connessi perché è proprio dall’ambiente che trova fondamento la salute umana.

Libertà e uguaglianza sono alla base della nostra stessa democrazia, ha ribadito ieri il premier Draghi: “Come democrazie, abbiamo un dovere gli uni verso gli altri, e verso il mondo intero. Dobbiamo tenere fede al nostro impegno per la libertà, l’equità e la prosperità economica per tutti”.

Garantire diritti umani universali, in fondo, significa poter garantire all’uomo il diritto ad avere un futuro.

 

 

 

Educare al rispetto della dignità

umana per superare la violenza sulle donne.

Jhuffingtonpost.it-Maria Cristina Pisani-(254-11-2021) -ci dice:

E allora serve ancora e di più educare ai sentimenti, investire nella cultura, nei processi educativi alla parità di genere fin dall’infanzia, nella sensibilizzazione per il rispetto della dignità e dei diritti della persona.

Continuamente ribadiamo il nostro impegno nelle istituzioni e nella società per il rispetto della dignità e del corpo delle donne, per superare stereotipi sessisti, per garantire ad ogni donna maggiori diritti e nuove opportunità, per introdurre il valore della parità, educare ad un sano e corretto rapporto tra i generi, sostenere e rafforzare i centri territoriali anti violenza.

Eppure, i numeri sono impietosi, ancor più durante la pandemia: molte, troppe donne sono ancora costrette ad affrontare il dramma di una violenza spesso consumata tra le mura domestiche perché c’è ancora uno strato roccioso, buio, nei rapporti fra uomini e donne che, nella totalità dei drammi, conosce un’unica direzione: da lui a lei. 

È così anche nel nostro Paese, dove sembra si voglia metter piombo nelle ali delle donne che cercano di percorrere la loro strada di emancipazione e libertà, di acquisizione di competenze, di leadership e traguardi che premiano i loro talenti, la loro visione innovativa che di fatto lascia molti uomini un passo indietro.

E c’è ancora qualcuno che oggi attribuisce le morti violente delle donne alla “liberalizzazione” dei costumi, al venire meno della tenuta delle famiglie, manifestando quasi una sorta di nostalgia per tempi fortunatamente passati, quando, in un Paese fortemente declinato al maschile, il delitto d’onore era scritto solo nell’accezione femminile, nella presunzione che soltanto l’uomo potesse venir colpito “dall’offesa recata all’onor suo”.

 Basti pensare agli innumerevoli episodi di violenza che abbiamo visto, e purtroppo ancora vediamo, trasformarsi spesso in processi mediatici alle condotte femminili. Per quanto sembri paradossale, infatti, è ancora necessario ribadire che una donna ha il diritto di rientrare a casa all’ora che preferisce, indossando ciò che preferisce, senza dover subire alcun abuso.

È innegabile che per tanti esista ancora una sorta di codice comportamentale non scritto che ci si aspetta che le donne osservino, che sopravvivano retaggi e resistenze all’autonomia e alle libertà femminili e allora gli stereotipi culturali sono ancora il primo pilastro da smontare per un Paese moderno che vuole concretamente affermare la parità tra generi, la convivenza pacifica tra le diversità, un multiculturalismo pienamente raggiunto nel riconoscimento reciproco.

Tanti passi in avanti dal punto di vista legislativo sono stati compiuti, ed è anche vero che non sono ancora sufficienti, ma come giovani e come donne assistiamo ancora soprattutto a troppe discussioni stereotipate e a troppi interrogativi senza risposte. Perché se una bambina picchia è un maschiaccio e se un bambino piange è una femminuccia? Perché studiamo Gabriele D’Annunzio ma non Armanda Guiducci? Perché se un uomo lavora tanto è uno stacanovista, ma se lo fa una donna è una maniaca ossessionata? Il tema è che sopravvivono modelli identitari e paradigmi di ruoli sociali tradizionali, segni di un progresso zoppo, minato da una perdurante arretratezza, da convinzioni arcaiche che attraversano ancora il nostro Paese.

Uomini che odiano il coraggio delle donne.                                                                                                                            Compagni padroni. Più proprietari che compagni. Più padroni che mariti, malati di volontà di dominio, di possesso.

Donne alle quali da piccole ancora si insegna che dovranno, per piacere a qualcuno, essere non solo belle e brave ma discrete, miti, umili, avere pazienza, assecondare i desideri per eventualmente far valere i propri. Nulla di più ripugnante perché l’amore senza rispetto non è amore.

Analizzando il movente dei femminicidi emerge infatti che, quasi sempre, il motivo scatenante è la gelosia e il possesso nei riguardi della vittima.                                                              E allora serve ancora e di più educare ai sentimenti, investire nella cultura, nei processi educativi alla parità di genere fin dall’infanzia, nella sensibilizzazione per il rispetto della dignità e dei diritti della persona, perché è quella prima P della Convenzione di Istanbul del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica, la Prevenzione, che può ridurre il fenomeno della violenza di genere e costruire così nuovi orizzonti di pari opportunità e benessere per tutte e tutti nelle nostre comunità.

Ed è anche per questo che servono le nostre parole, le parole di tante donne, di tante ragazze. Allora oggi, ma anche quotidianamente, raccontate le vostre storie, gridate la vostra rabbia, fatelo pubblicamente, urlate la verità su chi pretende silenzio, su chi vi insulta, vi priva della vostra libertà, vi umilia, denunciate senza vergogna a gran voce nelle piazze, nelle vie, nelle scuole, fatelo a testa alta, fatelo con forza per tutte, spezzate con le parole il dito che vi punta e vi giudica, guardate negli occhi chi vi uccide lentamente, chi vi priva dei diritti perché la violenza non racconta la vulnerabilità femminile, ma la fragilità maschile, la terribile debolezza di tanti, troppi uomini.

E in questo percorso, saremo tutte testardamente impegnate, insieme a uomini lungimiranti, a trasformare queste parole in azioni, a cominciare da questo grande lavoro culturale e politico che è oggi indispensabile per riconoscerci in una società avanzata e democratica, che non millanta ma concretamente pratica uguaglianza, rispetto della persona umana, parità e uguaglianza di diritti, a partire da quello delle donne di essere libere dalla violenza.

 

 

 

 

Il paravento della libertà.

Micromega.net-Teresa Simone-(20 luglio 2021)- ci dice:

Hanno ragione coloro che denunciano l'ingerenza autoritaria dello Stato come stigmatizzato nell’espressione “dittatura sanitaria” oppure quanti hanno accettato le limitazioni della libertà individuale al fine di tutelare la salute collettiva? Una riflessione filosofica sul rapporto tra libertà e sicurezza al tempo della pandemia.

Una delle più famose espressioni della libertà nell’arte è il quadro che Delacroix dipinse per esaltare la rivoluzione parigina del 1830 e che la identifica con una donna, dai tratti marcatamente sensuali, la cui immagine non idealizzata e antitradizionale, restituisce l’idea moderna e scandalosa della partecipazione di tutti alla sollevazione popolare, come chiaramente espresso dalle diverse classi in esso rappresentate. La libertà, dunque, è spesso intesa come politica e sociale.

Sospendendo per un attimo la speculazione filosofica, col suo rigore linguistico e concettuale, e la lunga tradizione giuridica, si può ben intuire, infatti, come la libertà si realizzi nell’agire e implichi una sua precisa contestualizzazione e concretizzazione.

In tal senso, reclama inevitabilmente la contaminazione con la realtà storica, il che significa che non può prescindere dall’aggancio con il momento contingente. Nel caso attuale, con la diffusione della più vasta e diffusa pandemia che si sia realizzata dopo la seconda guerra mondiale e con le inevitabili riflessioni scatenate dalle restrizioni che ha introdotto.

 

In questi ultimi due anni, infatti, si è acceso un vivace dibattito tra coloro che parlano di ingerenza autoritaria dello Stato come stigmatizzato nell’espressione “dittatura sanitaria” e quanti hanno accettato le limitazioni della libertà individuale al fine di tutelare la salute collettiva, in particolare dei cittadini più esposti al rischio di morte.

Di nuovo, come nel caso delle misure di contrasto al terrorismo seguite all’undici settembre, si è riproposta l’opposizione tra libertà e sicurezza.                                                                                                                                                          Un tema estremamente complesso, spesso ridotto a semplicistica polarizzazione tra ottimisti e pessimisti: nei primi sono stati riconosciuti per lo più rappresentanti della destra e tra i secondi progressisti dell’area di centrosinistra, con l’ovvia polemica e il conseguente scontro politico.                                                                                                         In molti le espressioni sono degenerate: negazionisti da un lato e covidioti dall’altro. Nei più raffinati, la discussione ha rimandato ai classici.

Alcuni sono risaliti a Cicerone e al celeberrimo “Legum servi sumus ut liberi esse possimus” (Siamo servi della legge per poter essere liberi), affermazione che richiama l’adesione a un sistema normativo che tutela anche la nostra libertà.                             Altri sono tornati alla teoria di Hobbes e al bisogno di protezione che avrebbe indotto gli uomini, per uscire dalla condizione di perenne conflittualità, il bellum omnium contra omnes, dello stato di natura, a delegare i propri diritti a un ente sovrano che li gestirebbe in maniera assolutistica: rinuncia alla propria libertà in cambio di sicurezza.

Di contro, si è ribadita la posizione di Locke, teorico del modello di stato liberale, sulla finalità dell’istituzione statuale come garante dei diritti naturali dell’uomo: diritto alla vita, diritto alla salute, diritto alla libertà, diritto alla proprietà.

La presenza del diritto alla salute, dunque, è presente già nell’analisi di Locke e ne definisce l’attualità. Non dimentichiamo che sia l’OMS che la nostra Costituzione non solo lo prevedono ma lo considerano uno dei diritti fondamentali di ogni essere umano.

L’articolo 32 della nostra carta costituzionale, nello specifico, tutela la salute non solo come diritto dell’individuo ma anche come interesse della collettività.

Anche per Montesquieu, “La libertà politica non consiste affatto nel fare ciò che si vuole. In uno Stato, cioè in una società governata da leggi, la libertà consiste unicamente nel fare tutto ciò che le leggi permettono. Infatti, se un cittadino potesse fare ciò che esse proibiscono, anche gli altri acquisterebbero un tale potere. Una esperienza di secoli mostra come qualsiasi uomo che si trovi ad avere il potere sia portato ad abusarne, finché non gli vengano posti dei limiti. Perché non si possa abusare del potere, bisogna che, per la disposizione delle cose, il potere argini il potere.”

Allo stesso modo, il più radicale dei teorici democratici, Rousseau, riconosce: “Ciò che l’uomo perde nel contratto sociale è la sua libertà naturale e un diritto illimitato su tutto ciò che tenta e che può conseguire, ciò che guadagna è la libertà civile e la proprietà di tutto ciò che possiede. Bisogna distinguere bene tra la libertà naturale, che non ha limiti che nelle forze dell’individuo, e la libertà civile, che è limitata dalla volontà generale.”

In tutti i maggiori pensatori politici si assiste, dunque, alla visione di una libertà che necessariamente, quando diventa civile, cioè s’inserisce in una rete di rapporti sociali, implica delle limitazioni.

Lo stesso John Stuart Mill, nel famoso Saggio sulla libertà, osservò a metà del XIX secolo che “L’umanità è giustificata, individualmente o collettivamente, a interferire sulla libertà d’azione di chiunque soltanto al fine di proteggersi; il solo scopo per cui si può legittimamente esercitare un potere su qualunque membro di una comunità civilizzata, contro la sua volontà, è per evitare danno agli altri. Il bene dell’individuo, sia esso fisico o morale, non è una giustificazione sufficiente.”

Questo significa che la libertà individuale è sacra, certamente, e va difesa e tutelata in ogni modo, ma limitata se lede gli altri: quando ciò accade, “si può legittimamente esercitare un potere su qualunque membro di una comunità civilizzata, contro la sua volontà”. Anche contro la sua volontà. Nella ricerca della felicità, sostiene Mill, l’individuo è libero: libero di dissentire dalle idee predominanti, di lottare per affermare la propria singolarità, di respingere qualsiasi conformismo che la società imponga, ma a patto che non arrechi danno agli altri.

(Ora ci stanno uccidendo. Il vaccino contro  il Covid-19  elimina la nostra immunità naturale).

 La divergenza tra diversi punti di vista è alla base di una società aperta, come teorie rivali in campo scientifico, pluralità di opinioni e posizioni che danno la misura della vitalità del dibattito culturale e sociale. Ma, appunto, “…il fatto di vivere in società rende indispensabile che ciascuno sia obbligato a osservare una certa linea di condotta nei confronti degli altri. Questa condotta consiste, in primo luogo, nel non danneggiare gli interessi reciproci, o meglio certi interessi che, per esplicita disposizione di legge o per tacito accordo, dovrebbero essere considerati diritti; e, secondo, nel sostenere la propria parte (da determinarsi in base a principi equi) di fatiche e sacrifici necessari per difendere la società e i suoi membri da danni e molestie”.

 Quindi, il massimo e riconosciuto teorico del liberalismo non solo manifesta a più riprese la necessità di rispettare gli interessi collettivi su quelli individuali, ma afferma in modo inequivocabile che i singoli devono contribuire, con fatiche e sacrifici, alla difesa della società. In questo senso, anticipa la concezione dello Stato sociale di diritto e la presenza, in molte Costituzioni democratiche contemporanee, del principio secondo cui ciascun cittadino è chiamato a farsi carico anche della salute altrui, evitando di creare un danno alla stabilità sociale come succederebbe se agisse mosso soltanto dal proprio egoismo.

Nessun diritto, inoltre, può essere ottusamente inteso: se la libertà è contrasto al dogmatismo non può essa stessa farsi dogma, cioè verità accettata acriticamente. Nel momento in cui, ad esempio, il suo concetto venga usato per giustificare la rimozione delle misure di contenimento del virus e dunque l’esposizione al rischio dei più fragili, non so a cosa serva questa libertà. A consentire ad alcuni di esseri liberi e ad altri di morire? Creando all’interno dello Stato una disuguaglianza di mezzi e di fini? La libertà totale e illimitata è un feticcio. Quella che per dare potere ad alcuni ne toglie ad altri è illiberale.

Il rapporto tra libertà e sicurezza è complesso, certamente, e chiama in causa la possibilità che il rischio venga proprio da un governo che estendendo oltre il necessario le restrizioni finisca per diventare esso stesso autoritario. In questi ultimi due anni è stato centrale nelle discussioni, mettendo a dura prova la capacità civica di interpretare la nostra Costituzione. E tuttavia l’emergenza anche giuridica trova una sua sponda nel ruolo centrale del Parlamento rispetto al Governo e nel ripristino in tempi ragionevoli, laddove dovessero essere oggettivamente impedite, di tutte le sue prerogative.

La soluzione, tuttavia, non è contrapporre la libertà alla sicurezza, ritornando di fatto ad Hobbes, ma piuttosto cercare di volta in volta un equilibrio che eviti di ledere uno dei due valori in campo in un gioco di cedimenti e concessioni che superi contrapposizioni drastiche e aiuti a rivedere, correggere, rinegoziare eventuali restrizioni. Quando si vive in società, d’altronde, bisogna cedere una quota delle proprie libertà per il bene di tutti, in particolare dei più fragili. Che libertà sarebbe quella che decidesse in nome della libertà di non proteggere il diritto alla vita dei più deboli?

C’è un diritto privo di limiti? Klaus Günther sostiene di no. In un’illuminante intervista del maggio 2020, riportata da Giustizia Insieme, confrontandosi, lui giurista, con Habermas, filosofo, ricorda: “il diritto alla vita dell’art. 2.2 della Legge Fondamentale era originariamente, anzitutto, un diritto di difesa contro uno stato che spesso, con coazione e violenza, ha inciso arbitrariamente sulla vita dei suoi sudditi. Il dover morire in conseguenza di malattie apparteneva, nei tempi passati, al generale rischio di vita, che solo di rado poteva evitarsi o ridursi. Solo da quando disponiamo di un sistema di assistenza medica altamente complesso e dispendioso si pone fondamentalmente la domanda su cosa e quanto stato e società possano e debbano fare per impedire o per ridurre decorsi patologici prevedibilmente rischiosi per la vita.”

E ancora: “Ma essi (coloro che vorrebbero allentare le restrizioni) non dovrebbero allora soltanto dire quanto potrebbe salire il numero dei prevedibili casi di morte senza portare all’assurdo il diritto alla vita, ma dovrebbero inoltre spiegare al primo paziente che non possa essere fatto respirare in conseguenza dell’allentamento, che egli dovrebbe morire per amore della libertà di altri.”

Secondo Habermas, i diritti umani, e fra essi il diritto alla vita, una volta riconosciuti come fondamentali attraverso la formazione di volontà democratiche, vincolano i cittadini ad accettare quelle leggi che tutti insieme si sono dati, impedendo di “sostenere politiche che, negando la loro uguaglianza, mettono a repentaglio la vita di alcuni di loro in nome dell’interesse di tutti gli altri”.

Al di là dei diversi approcci, sia Günther che Habermas, riconoscono il diritto alla vita delle persone come interesse assoluto, per cui il sacrificio dei diritti individuali diventa inevitabile per scongiurare il collasso dell’intera società nei suoi aspetti politici, economici e personali.

Il diritto alla vita è il presupposto di ogni altro diritto, anche di quello alla libertà. Può essere posto in secondo piano, come nel caso del martirio o del suicidio, ma solo per decisione individuale e non statuale, altrimenti sarebbe svuotato del suo stesso significato.

La libertà è intoccabile nel momento in cui riguarda scelte private, che attengono alla religione, all’opinione politica, alla condotta individuale, alle scelte le cui conseguenze ricadano sulla propria esistenza, ma quando essa implica un “atto sociale”, quando cioè ha effetti sugli altri, allora richiede delle limitazioni precise e se tali limitazioni sono riconosciute come essenziali per garantire la salute o addirittura la vita di altre persone, l’interferenza dello Stato non solo è legittima ma necessaria.

L’autonomia intellettuale, morale e civica non è messa in discussione dalla scelta collettiva di accettare delle restrizioni in nome di un fine superiore quale il rispetto dell’altro. Anzi, ne è potenziata. Ancora una volta Kant ci viene in aiuto: trattare l’umanità, in se stessa e negli altri, sempre anche come fine e mai semplicemente come mezzo, significa assumere la responsabilità della dignità dell’altro, è vero. Ciò potrebbe essere letto sia come inopportunità di limitazioni alla libertà che ridurrebbe la dignità ma anche come indifferenza alla sorte del prossimo. La dignità non è solo di chi non è disposto a rinunciare a nulla della propria libertà; dignità è anche quella di chi non deve morire o essere esposto al rischio per consentire al primo di godere egoisticamente della propria libertà.

Personalmente credo che il dovere di solidarietà che abbiamo come cittadini e come esseri umani implichi, sia giuridicamente che filosoficamente, il prendersi cura degli altri, sapere che ogni azione o omissione può mettere in gioco una vita. E tale preoccupazione in una società aperta, liberale e civile, deve essere prioritaria. In tal senso, il diritto, che attiene al mio interesse individuale, può cedere, in taluni casi, al dovere, che necessariamente contempla la presenza di un altro.

 

Quando si radicalizza il concetto di libertà come predominante su tutti gli altri diritti e se ne consideri astrattamente l’ambito di applicazione senza riguardo per la sfera dell’altro; quando si oppone la libertà privata all’interesse pubblico, si inizia a percorrere un sentiero che ha alla sua fine l’autoritarismo, e cioè il contrario di ciò che si vorrebbe difendere.

Razionalizzare la sofferenza altrui come ininfluente, come ostacolo alla mia realizzazione, rischia di inaridire ogni rapporto. Come ha scritto Levinas a proposito della teodicea, che per lui è qualsiasi tentativo di spiegare e giustificare il male nel mondo e di cui proprio l’esperienza nazista ha sancito la fine: “Per la sensibilità etica – che si conferma, nell’inumanità del nostro tempo, contro questa inumanità – la giustificazione del dolore del prossimo è certamente la sorgente di ogni immoralità.”

Molti di coloro che hanno per mesi attaccato qualsiasi scelta fosse fatta in tema di contenimento del contagio, ricorrendo all’argomento monocorde della restrizione delle libertà, e mi riferisco in particolare a chi ha gridato alla dittatura sanitaria, a chi ha parlato della mascherina come di una vergogna nazionale, a chi ha contestato per mesi i dati sui morti che venivano pubblicati, a chi ha messo in dubbio le ricerche sui vaccini e poi la loro stessa efficacia, in una continua critica a ogni tentativo di riconoscere e arginare la pandemia, appartengono in massima parte alla medesima formazione politica.

È la stessa formazione politica che in nome della libertà vorrebbe abolire la legge sull’interruzione della gravidanza, non riconosce le unioni civili, propone norme restrittive sui migranti, vorrebbe misure a favore dell’impresa senza spendere una parola sulle condizioni dei lavoratori, sbeffeggia ogni tentativo di introdurre attenzione nell’uso non sessista del linguaggio, derubrica qualsiasi manifestazione di fascismo a folklore invece di condannarla “senza se” e “senza ma”, ridicolizza atti anche simbolici contro il razzismo, contesta l’introduzione di crimini di odio per motivi sessuofobici e, se potesse, cancellerebbe anche la legge Mancino. Chiede libertà assoluta per se stessa, non importa a quale prezzo.

Una libertà molto di parte, a dire il vero. Della propria parte.

 

 

 

Luc Montagnier ha querelato

Matteo Bassetti.

msn.com-Notizie.it-Chiara Nava - (13-12-2021)- ci dice :

 

Il Premio Nobel Luc Montagnier ha deciso di querelare Matteo Bassetti per diffamazione, per via di una frase molto pesante che è stata pronunciata dal virologo durante un dibattito.

Il Premio Nobel Luc Montagnier querela Matteo Bassetti per diffamazione

Luc Montagnier ha vinto il Premio Nobel per la Medicina, ma da quando è iniziata la pandemia è stato messo da parte e le sue dichiarazioni sono spesso state classificate come inattendibili. Una delle persone che lo ha spesso criticato è Matteo Bassetti, quotidianamente presente nelle trasmissioni televisive per parlare del Covid. Il virologo aveva usato delle frasi molto pesanti nei riguardi del Premio Nobel, per questo è stato querelato per diffamazione. Lo ha annunciato Tiziana Vigni, avvocato che rappresenta il medico francese.

Luc Montagnier querela Matteo Bassetti per diffamazione: allusione alla “demenza senile”.

La querela è stata depositata lo scorso 12 novembre e si riferisce in particolare ad una frase che Matteo Bassetti aveva pronunciato ad agosto, durante un dibattito pubblico che si era svolto a Sutri. Sul palco, oltre al virologo, erano presenti Vittorio Sgarbi, Luca Palamara e Pierpaolo Sileri.          Durante il confronto sul tema della pandemia di Coronavirus, il virologo genovese ha iniziato a contestare le dichiarazioni di Montagnier.                                                                            Il premio Nobel si è sempre appellato alle sue conoscenze per informare le persone riguardo la campagna vaccinale. Il medico francese non è d’accordo con la somministrazione del vaccino contro il Covid e ha sempre spiegato in modo scientifico le sue motivazioni. Bassetti, di opinione completamente contraria, lo ha screditato, facendo allusione ad una possibile “demenza senile” del Premio Nobel, usando anche parole molto pesanti nei suoi confronti.

Luc Montagnier querela Matteo Bassetti per diffamazione: i dibattiti sul Covid finiscono in tribunale.

Matteo Bassetti si è beccato una querela da parte del Premio Nobel Luc Montagnier per diffamazione, ma non è la prima volta che un dibattito sul Covid e sul vaccino finisce in tribunale. A Novembre il virologo genovese aveva querelato il parlamentare Gianluigi Paragone per diffamazione. In questo caso Paragone aveva lasciato intendere che Bassetti doveva il suo ruolo nella clinica di Malattie Infettive del San Martino di Genova a suo padre.                                 Lo scontro era avvenuto a Non è l’Arena di Massimo Giletti.

 

 

 

 

La pandemia costringe a riscrivere

la libertà individuale…

puntofamiglia.net- Silvio Longobardi-(23 Agosto 2021)- ci dice:

Quando si parla di vaccini tutti pronti a sacrificare la libertà individuale sull’altare del bene comune. Ma se parliamo di aborto, allora l’esaltazione di sé e della propria libertà personale viene prima di tutto. Una schizofrenia sociale che ha una sola radice: la negazione di Dio.

(Le ultime notizie dal fronte medico Usa sono : il vaccino pandemico  è stato progettato con la finalità di distruggere il sistema immunitario umano. Senza questa immunità naturale una semplice influenza può uccidere un uomo vaccinato. Nota della direzione.).

La libertà individuale ha un limite. È questa la regola che ispira l’azione governativa in tempo di pandemia. In nome del bene comune non solo possiamo limitare la libertà dei singoli ma possiamo anche imporre comportamenti che contrastano con la coscienza etica. Mi riferisco all’obbligatorietà del vaccino prevista per operatori sanitari e insegnanti. Pare che la maggioranza degli italiani (e non solo) sia d’accordo, ritiene infatti che il bene comune della salute abbia un’assoluta precedenza sui pur legittimi beni individuali.

Dovremmo rallegrarci, la pandemia costringe a riscrivere l’umanesimo occidentale, segnato da una evidente ipertrofia dell’individuo; e obbliga a ridefinire i confini della libertà, ponendo limiti oggettivi e validi per tutti.

In un libro autobiografico (Non ora, non qui) Erri De Luca racconta un episodio che, a mio parere, ha un valore iconico e spiega efficacemente il conflitto che attraversa la cultura contemporanea. Lo scrittore ricorda che quand’era bambino voleva usare i giocattoli con assoluta autonomia e perciò rivendicava la libertà di romperli.

Solo in questo modo poteva dire che davvero i giocattoli erano suoi. Non accettava il limite posto dai genitori, quello di usare senza rompere. Era un limite alla sua libertà, un confine che egli voleva superare. Per questo passò un Natale senza ricevere giocattoli. In questa immagine dell’infanzia c’è un tema e un’esperienza che accompagna tutta la vicenda umana: il rapporto tra libertà e responsabilità. “È mio?”, domandava il bambino. “Sì, ma non devi romperlo”, rispondevano i genitori. Mi pare di intravedere l’eterno conflitto tra l’uomo e Dio.

Una libertà confinata nei limiti della ragione e circoscritta dal bene comune contrasta non poco con quella regola non scritta – ma accolta e condivisa da chi gestisce e promuove i flussi culturali del nostro tempo – che fa dell’aborto la quintessenza della libertà individuale, l’espressione piena di quel potere che ogni individuo rivendica come un bene assoluto.

“L’utero è mio e lo gestisco io” non è solo uno slogan retrivo degli anni ’70 ma una sintesi eloquente di quella cultura che misura la vita con le esigenze individuali.                    La morale è come una veste che si allarga o si restringe in relazione ai bisogni dei singoli. Poco importa se questo principio comporta la soppressione di un essere umano che ha già cominciato il suo cammino nel grembo della madre. Poco importa se questo costringe il medico a fare quello che la sua coscienza rigetta con orrore, come chiede il Rapporto Matić, approvato dal Parlamento europeo nello scorso mese di giugno.

Stando a questa risoluzione, l’aborto è un “servizio medico essenziale” e nessuno operatore sanitario può rifiutarsi di prestare la sua opera per la piena applicazione di questo “diritto”. E così, in nome della libertà di abortire, priviamo gli altri della libertà di dissentire. Niente di nuovo sotto il sole, sono cose che abbiamo già visto in alcuni tornanti del Novecento, quelli che hanno scritto pagine dolorose. Il passato ritorna e s’impone con forza.

In fondo è la stessa cultura che sta alla base anche del suicidio assistito e del referendum recentemente promosso dai radicali, insoddisfatti della sentenza della Corte Costituzionale e del Disegno di Legge presentato in Parlamento. La proposta referendaria chiede una totale liberalizzazione e depenalizzazione dell’eutanasia: l’individuo rivendica la libertà di decidere, senza più vincoli, quando e come terminare i suoi giorni. L’autodeterminazione s’impone sempre più come il principio che regola la morale e la legislazione sociale.

Aveva ragione Kant quando diceva che la ragione è una piccola isola nel mare della follia. Vi è un’evidente contraddizione tra il confinamento della libertà in caso di pandemia e l’esaltazione acritica della stessa libertà quando si tratta della morale individuale. Pochi se ne accorgono e quei pochi non hanno alcun interesse a mettere in stretta correlazione questi diversi e complementari capitoli della vicenda sociale. Questa contraddizione è invece il segno di una schizofrenia presente nella civiltà contemporanea del mondo occidentale.

Ed è l’esito di un processo culturale che trova la sua prima radice nella negazione di Dio. In effetti, se in principio non c’è Dio, se la vita personale e collettiva dipende dal Caos, elevato a divinità, l’uomo si sente affrancato da ogni legge, salvo quelle regole convenzionali che sono necessarie per arginare la follia.

Se invece all’inizio di tutto c’è un Dio Creatore, se il nostro esistere scaturisce dalla volontà amorevole di Dio, allora tutto cambia. La libertà individuale perde la rivendicazione di chi vuole essere padrone assoluto della sua vita e assume la veste di chi, riconoscendosi creatura, si pone al servizio del bene comune. Non è facile né automatico ma è questa la via da percorrere se vogliamo ricondurre la storia umana nei solchi di una ragione che ama l’uomo e veste di dignità la sua fragile esistenza.

 

 

 

La libertà di manifestazione del pensiero.

Ateneoweb.com-Avv. Vincenzo Mennea-(27 aprile 2020)- ci dice:

La libertà di manifestazione del pensiero.

Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.

Per informazione si intende qualsiasi dato rappresentativo della realtà che viene conservato da un soggetto oppure comunicato da un soggetto ad un altro. Il termine informazione è quell'attività di comunicazione al pubblico svolte da taluni mezzi, quali la stampa, la radio e la televisione.

La libertà di manifestazione del pensiero è tra tutte le libertà civili, sicuramente la più importante ed espressiva perché interessa da un lato, la vita spirituale dell'uomo e il patrimonio, le idee di cui egli è portatore, dall'altro la sua partecipazione alla vita e al progresso del paese. Ogni regime, democratico che favorisca la realizzazione dell'individuo come singolo e come membro della collettività politica organizzata, si caratterizza perché prima ancora delle altre libertà civili, consente ai cittadini di farsi delle convinzioni e di esprimere il proprio pensiero in tutti i campi.

La garanzia della libertà di pensiero e della sua manifestazione costituisce una condizione imprescindibile per la stessa sopravvivenza di un regime democratico perché essa assicura la formazione di un convincimento personale (da parte di ciascun cittadino) e di un'opinione pubblica criticamente fondata che costituiscono la base ideologica di ogni regime democratico.

Per l'ordinamento costituzionale italiano il diritto di manifestare il proprio pensiero è sancito per tutti dall'articolo 21 della costituzione e consiste nella facoltà riconosciuta al singolo di manifestare il proprio pensiero in modo pubblico e di farne propaganda con qualsiasi mezzo.

La costituzione garantisce la libertà di pensiero intesa sia come libertà di pensare e di avere idee personali senza poter essere discriminato in base ad esse, sia nel suo aspetto strumentale o dinamico, come libertà di manifestare il proprio pensiero in qualsiasi luogo adatto a divulgare le proprie idee.

Il costituente ha inteso assicurare ad ogni individuo la giuridica possibilità di avere opinioni personali e di manifestarle, ma senza offendere.

Così come è illusorio pensare a una democrazia fondata sull'opinione pubblica, potrebbe valere in linea generale, ma potrebbe essere illusoria e acritica sul piano della realtà sociale. Bisognerebbe chiedersi quali siano i tipi o il tipo di opinione pubblica che l'ordinamento giuridico consente, di formare. La conoscenza che ognuno ha della realtà sociale, politica, economica, sarebbe molto scarsa, così come la raccolta di dati sociali, di formazione, di conoscenza, è il più delle volte, frammentaria, occasionale e incompleta.

Sicché non può dirsi che il comportamento dei vari soggetti dell'ordinamento, ma anche di qualche giornalista (poco serio), sia il risultato di una obiettiva documentazione e non piuttosto frutto della propaganda, giudizi, immaginazione distorta, forse dovuta a fattori giuridici, sociologici, che limitano l'accesso ai fatti che ognuno vuole conoscere, a volte può dipendere anche da una limitazione mentale, (ma su questo punto c'è poco da fare).

Per quanto riguarda il contenuto della manifestazione del pensiero è innegabile che la garanzia costituzionale riguardi e si applica a qualunque tipo di messaggio s'intenda diffondere: il contenuto del messaggio non autorizza alcuna discriminazione di trattamento salvo, naturalmente, che la manifestazione del pensiero contenga un incitamento a commettere reati. E' altrettanto vero che alcuni giornali (ma così non deve essere), sono al servizio di qualche personaggio importante, o di qualche potere forte, che ha la priorità su altri, come è vero che lo stesso o gli stessi, si possono permettere di manifestare delle proprie opinioni anche offensive e quindi contrarie al rispetto dell'onorabilità dell'altrui persona, queste persone trovano spazio ogni giorno su qualche giornale, mentre altri per vedere pubblicato un proprio articolo (se lo pubblicano), devono attendere dei mesi. Continuando, questi soggetti, con la complicità di alcuni giornalisti professionisti o avventurieri o giornalisti a tempo perso, si permettono di offendere l'altrui onorabilità quando tale situazione dovrebbe trovare degli sbarramenti da parte dello stesso giornale che pubblica tale articolo. Chi controlla questi soggetti? Oggi posso dire quasi nessuno.

Purtroppo tale comportamento non si individua in una società civile e democratica come la nostra.

Un breve riferimento alla problematica dell'informazione e della diffusione dei dati personali, ovverosia di quelle informazioni concernenti aspetti riservati delle persone. Il conflitto è determinato dalla circostanza che la crescente rilevanza economica delle informazioni e quelle sulle persone sono, da sempre, fra le più preziose, spinge gli operatori ad appropriarsene e a sfruttarle, non sappiamo fino a quando. Chi controlla? Nessuno.

Di qui la rivendicazione del soggetto cui il dato si riferisce, di esserne l'unico titolare. ATTENZIONE ALL'ATTIVITA' DI RACCOLTA, ELABORAZIONE E DIFFUSIONE DEI DATI PERSONALI. La risposta dovrebbe essere quella di limitare l'attività di raccolta, elaborazione e diffusione dei dati personali quando questi riguardino sfere intime della persona (tipici sono ormai le opinioni politiche e religiose, le origini razziali, i costumi sessuali, i dati sulla salute).

L'articolo 21 della Costituzione è la libertà di manifestare, di esprimersi, è' una libertà che la costituzione garantisce, è una libertà di tutti noi cittadini senza nessuna discriminazione.

Noi tutti non possiamo vivere senza essere informati, (seriamente) infatti, se noi fossimo privi di qualsiasi informazione saremmo al servizio (inconsapevole) di chi ci dà la notizia e ci orienta, ne discende che non possiamo vedere in televisione sempre le stesse persone, che non hanno nulla da fare, se non quella di manipolare l'informazione.

Altro problema importante è la quantità enorme delle informazioni; veniamo invasi da enormi masse d'informazioni con una pubblicità che crea molta confusione, ancor più grave è se l'informazione non corrisponde al vero, e racconta fatti non veritieri, ma falsi.

Naturalmente la manifestazione del pensiero, il cui esercizio può frequentemente collidere con le norme penali poste a tutela dei beni che riguardano l'onore della persona e la riservatezza uno dei casi più frequenti e più discussi e costituito dal c.d. diritto di cronaca che può essere di natura politica e giudiziaria ecc. Però trattandosi di un diritto garantito, se il suo esercizio non dovesse integrare gli estremi di un reato, il più frequente è quello di diffamazione, il soggetto non sarà punibile purché non abbia abusato di tale diritto. Bisogna tener conto dei beni della dignità umana e dell'onore che sono a loro volta costituzionalmente garantiti e che pertanto, non può aprioristicamente prevalente ritenersi sulla dignità umana e dell'onore, come ritengo inaccettabile che dei parlamentari in virtù della loro immunità (impunità ) possano dire quello che vogliono.

Non rientra nell'ambito della liceità la diffusione di notizie che riguardano fatti afferenti alla vita privata degli individui, a meno che non si tratti di personaggi pubblici, cioè di soggetti già noti al pubblico.

L'informazione deve essere espressa sul piano della forma, rispettando il c.d. limite della continenza, e deve essere obiettiva, completa e non frammentaria, cioè deve fornire al pubblico tutti gli elementi affinché ognuno possa formarsi correttamente un'opinione sul fatto, e non deve essere indirizzato verso valutazioni precostituite imposte.

UN MODO CORRETTO PER RISPETTARE LA LICEITÀ DELL'INFORMAZIONE, E QUESTO RIGUARDA IL CRONISTA O CHI DÀ LA NOTIZIA, È QUELLO DI DISTINGUERE E DI SEPARARE LA NOTIZIA VERA E PROPRIA DAL C.D. COMMENTO, ovvero dalle considerazioni che se ne possono trarre, solo così si può rendere chiaro un fatto storicamente accertato. Pertanto il diritto di critica o l'opinione che il giornalista vuole esprimere, o dissensi o consensi deve avere un limite, il diritto di cronaca è diverso dal diritto di critica. SI DEVE RITENERE CHE IL REQUISITO DELLA VERITÀ NON PUÒ ASSOLUTAMENTE ESSERE RIFERITO AI GIUDIZI E ALLE OPINIONI, MA BENSÌ AL FATTO BASE- REALE- VALE A DIRE ALLA NOTIZIA VERA.

Poi vi è il diritto di critica, l'espressione di un giudizio che deve essere separato dalla notizia, essa si concretizza nell'espressione di un giudizio, di un'opinione che non può pretendersi obiettiva, veritiera in quanto fondata sull'interpretazione soggettiva di fatti e comportamenti di chi dà la notizia, pertanto sussiste l'obbligo del giornalista o di chi scrive, di esercitare la propria critica su fatti veri, fondamentali, corrispondenti al vero, e non fatti diretti a colpire la persona, per fare notizia ma che non ha nessun pubblico interesse, cioè criticare la figura morale del soggetto in questione. Tutto questo non interessa e non deve interessare chi riceve la notizia, in quanto non corrisponde al vero, ma è frutto di un'aggressione della sfera morale altrui, penalmente protetta.

Continuando nel discorso l'enorme crescita della stampa, del messaggio radiotelevisivo ed altre forme d'informazione hanno oggi una notevole forza d'informazione ma anche di persuasione e di coinvolgimento anche del soggetto individuale. Ecco perché bisogna avere un certo controllo sulla diffusione della stessa al fine di preservare il valore fondamentale dell'articolo 21 e il valore del pluralismo dell'informazione, cosa che com'è stato già detto, alcuni poteri hanno il controllo sulla stessa. (ma noi abbiamo il garante della privacy).

In sostanza la maggior parte delle reti televisive (non tutte) la maggior parte dei giornali (non tutti) è concentrata nelle mani di pochi soggetti potenti, questo ci deve far pensare..... perché ne discende che l'informazione così com'è strutturata va a collidere con la stessa libertà e lo stesso pluralismo. Quindi viene meno una corretta informazione aperta al dibattito tra varie correnti ideali della politica e della cultura. A nulla serve dire che i padroni dei giornali sono i cittadini - lettori, questa è pura retorica, sono parole vuote prive di senso. Bisogna secondo chi scrive rispettare e veramente mettere in atto l'articolo 21 della Costituzione solo così si possono rispettare i diritti dell'uomo come quello di cui stiamo parlando. Certamente la stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure, ogni persona ha diritto alla libertà d'espressione e questo diritto comprende la libertà d'opinione e la libertà di ricevere o comunicare informazioni o idee senza che vi possa esserci nessuna interferenza di pubbliche autorità, nel contempo è altrettanto strano leggere su alcuni giornali ogni giorno articoli scritti da un solo soggetto. In questo caso dovrebbe subentrare la deontologia professionale del giornalista (non subordinato), che dovrebbe rispettare nel momento in cui si accinge a pubblicare la notizia il requisito della forma della continenza, e sia inoltre obiettiva completa e non frammentaria, idonea a fornire al pubblico (se riesce a capire) tutti gli elementi affinché ciascuno possa formarsi correttamente un'opinione sul fatto descritto, e non essere invece indirizzato verso delle valutazioni precostituite imposte dal modo e dalla forma stessa in cui l'informazione è fornita.

Allo stato attuale l'orientamento consolidato è nel senso di considerare che i fatti narrati rivestono per l'opinione pubblica, secondo il principio della pertinenza; - la correttezza dell'esposizione dei fatti in modo che siano evitate aggressioni all'altrui reputazione, secondo il principio della continenza; - la corrispondenza tra i fatti accaduti e quelli narrati, secondo il principio della verità. La verità della notizia costituisce il limite logico essenziale del diritto di cronaca, essa viene considerata una condizione essenziale per la corretta formazione dell'opinione pubblica.

Per quanto riguarda i reati d'opinione di cui abbiamo fatto cenno vi possiamo elencare i reati di vilipendio, che consiste nella manifestazione di un pensiero critico nei confronti delle istituzioni in termini apertamente offensivi e denigratori, non c'è dubbio che nella maggior parte dei casi tali fatti non possono più ritenersi penalmente perseguibili poiché in un ordinamento democratico non è lecito che si limiti il diritto di libera manifestazione del pensiero per tutelare, ad esempio il prestigio o il decoro di un uomo di governo.

Il prestigio come il coraggio, diceva Don Abbondio nessuno può darselo se non ce l'ha, ma per la stessa ragione non lo si può togliere a chi realmente lo possiede e cioè lo dovrebbero possedere la maggior parte degli uomini.

Adesso per finire un piccolo accenno al reato di diffamazione. L'art. 595 del C.P. dispone che chiunque comunicando con più persone, offende l'altrui reputazione, è punito con la reclusione fino ad un anno o con la multa fino ad €. 1032.

Se l'offesa consiste nell'attribuzione di un fatto determinato, la pena è della reclusione fino a 2 anni, ovvero della multa fino ad €. 2065.

Se l'offesa è recata col mezzo della stampa o con qualsiasi altro mezzo di pubblicità, ovvero in atto pubblico, la pena è della reclusione da 6 mesi a 3 anni o della multa non inferiore ad €. 516.

L'interesse tutelato è la reputazione, intesa come corollario dell'onore e come senso di dignità e di rispetto che una persona suscita all'interno della società, vale a dire quale opinione e valutazione dei consociati rispetto alla personalità morale e sociale di un individuo, in contrapposizione all'onore in senso soggettivo, tutelato dal delitto di ingiuria, (abrogato) definito come il sentimento che ciascuno ha della propria dignità morale.

L'elemento materiale: i presupposti della condotta sono costituiti dalla comunicazione di un'espressione offensiva dell'altrui reputazione, dall'assenza dell'offeso, che giustificherebbe l'aggravato trattamento sanzionatorio stante l'impossibilità per lui di difendersi, dalla presenza di più persone. Quanto alla natura dell'offesa, essa può consistere tanto in un comportamento direttamente lesivo dell'onorabilità, quanto in espressioni o atti che possono essere oggettivamente non lesivi della reputazione, ma che lo diventano per le forme adottate.

Possono acquisire rilievo diffamatorio anche offese indirette vedi ad es. quanto alla diffamazione posta in essere con fotomontaggio, integra il reato la pubblicazione di immagini indecorose di una persona, carpite contro la sua volontà, e accompagnata da pesanti apprezzamenti sulle sue qualità personali. Sarebbe ipotizzabile anche una responsabilità per omissione cioè quando l'autore della comunicazione, non riferisca un elemento fondamentale della notizia, in assenza del quale quanto asserito assume valenza lesiva della reputazione.

Oggi e bisogna fare attenzione, si può stampare quello che si vuole, la circolarità delle notizie non è più la stessa, il lettore non ce la fa più a resistere , recepisce anche la feccia delle notizie e le fa proprie cioè ci crede, ed allora si abbandona l'attività informativa e ci si avvicina alla manipolazione. Il problema non è più stabilire se esiste una garanzia costituzionale; allo stato non può disconoscersi che vi sia ancora, il problema vero invece è rendere concreta ed effettiva tale garanzia.

(Avv. Vincenzo Mennea).

 

 

 

 

Il grande inquisitore di Dostoevskij:

il peso della libertà.

Cogitoetvolo.it-Marco Santa Lucia-(29 aprile 2021)- ci dice :

Duecento anni fa nasceva Fëdor Dostoevskij e con lui iniziava una delle più grandi stagioni letterarie di sempre.

Se Dostoevskij ritornasse come per magia oggi, nel 2021, cosa direbbe? Cosa scriverebbe? Non si può certo dire che questo pensiero non sia mai balenato nella mente dei lettori voraci, che di queste fantasie se ne fanno parecchie. Parlando dell’autore russo si può facilmente pensare che poco sarebbe cambiato nelle opere e nei suoi articoli.

Dostoevskij descrive un uomo moderno e tremendo, acuto e mancante di scrupoli, disorientato senza essere perso e scettico nelle proprie certezze. L’uomo del sottosuolo- prototipo del protagonista dostoevskijano-difficilmente non potrebbe essere riconosciuto come un uomo o una donna dei nostri giorni, difficilmente ci sarebbe qualcosa da aggiungervi.                                                             La contemporaneità di Dostoevskij è palese in un suo poema inserito abilmente nel maggiore dei suoi romanzi, “I fratelli Karamazov“. Nella bocca nel più razionalista dei fratelli, Ivan, vien fuori una dei ritratti più angoscianti e belli del peso esistenziale dell’uomo.

Un Dio fuori luogo.

In una Spagna seicentesca soggiogata dalla Santa Inquisizione va in scena il dialogo tra il cardinale Grande Inquisitore e Cristo in persona, ritornato sulla terra. L’inquisitore ha riconosciuto Gesù e non è uno sbaglio l’ordine di arresto, ma una precisa volontà di far sì che non nuoccia. In una prigione carica delle crudeltà del mondo, colui che dovrebbe essere il servo rimprovera il proprio Dio di essere “fuori luogo”. Due visioni del mondo diverse a confronto: da una parte l’istituzione secolare e pragmatica e dall’altra l’essenza del bene per definizione. Inconciliabili, sembra. Ma sviscerando il racconto possiamo trarre diverse considerazioni.

Non c’è nulla di più ammaliante per l’uomo che la libertà della propria coscienza: ma non c’è nulla, del pari, di più tormentoso.

Il fardello della scelta.

Il poema è un j’accuse che il Grande inquisitore rivolge a Cristo, ormai in carcere e neutralizzato. Non è un dialogo, infatti Cristo non pronuncia mai una parola ed è il Cardinale inquisitore a esporre la propria visone del mondo e quella opposta di Gesù. Il leitmotiv della storia è composto dai temi universali che l’uomo affronta da millenni: il libero arbitrio e la capacità di discernere il bene dal male.

L’inquisitore detiene una visione dell’uomo come un essere spregevole, traditore, vile e inetto. Non può un essere così mesto produrre qualcosa di buono, semplicemente non è in grado di scegliere senza pensare prima alle proprie voglie. Il fardello della scelta, della libertà quindi, non è altro che un fardello, un qualcosa di cui l’uomo si libererebbe agevolmente in cambio di pace e serenità. L’inquisitore parla di pane come l’unica preoccupazione che realmente muove l’uomo, senza la soddisfazione delle quali non può esserci libertà.

Ti giuro, l’uomo è stato creato più debole e più vile di quanto tu pensassi! Può forse eguagliarti in ciò che hai fatto? Stimandolo tanto, hai agito come se cessassi di averne compassione perché troppo hai preteso da lui, e chi ha fatto questo: Colui che l’amava più di se stesso!                          Se lo avessi stimato di meno, avresti preteso anche meno da lui, perché più lieve sarebbe stato il suo fardello.

 

Perché sia felice, l’uomo va ingannato.

Le tinte fosche con cui l’inquisitore dipinge l’essere umano, portano volontariamente alla domanda: l’uomo ha mai chiesto di essere libero?

Gli uomini desiderano essere liberi ma ne hanno una naturale paura perché renderebbe loro potenziali carnefici di sé stessi. L’inquisitore è sicuro: perché sia felice, l’uomo va ingannato. La persona va soggiogata tramite miracolo, mistero ed autorità: continuamente stupefatta dalla dimostrazione di potere sovraumano (il miracolo), abbagliata dall’incomprensibile (il mistero), se si ribella costretta a rientrare nei ranghi (autorità). Bisogna mentire facendola credere di essere libera in nome di quel Dio che, invece, proprio per la libertà della persona ha versato il suo sangue.

Abbiamo corretto la tua opera, fondandola sul miracolo, sul mistero e sull’ autorità. E gli uomini si sono rallegrati di essere guidati di nuovo come un gregge e di vedere il loro cuore finalmente liberato da un dono tanto terribile che aveva arrecato loro tanti tormenti.

Una società gerarchica.

Il Grande inquisitore nelle sue argomentazioni non nasconde un paternalismo esasperato che porta a vedere l’uomo come un perenne bambino. Dio non ha amato l’umanità. Se l’avesse fatto avrebbe dato la capacità di essere liberi, oltre che la facoltà.                           Il bene dell’uomo sta nel sottrargli il fardello della scelta e qualcuno di forte e coraggioso deve farsene carico. Ecco che l’inquisitore si palesa per quello che crede che sia: è lui il vero benefattore, lui che salva il mondo, lui che nel porre l’uomo sotto un potere in realtà lo libera dalla preoccupazione.

Il pensiero dell’inquisitore non ha certo un solo figlio, e non mancarono nel passato né tantomeno oggi coloro che continuano a condividerlo. In una società così concepita, l’umanità si divide in due parti: i pochi che si sono presi il rischio di scegliere, ed i moltissimi che non farebbero che soffrire se li si lasciasse liberi. La società del Grande Inquisitore è dunque una società fortemente gerarchizzata dove l’apice si prende la responsabilità di scegliere cosa è giusta o sbagliato, di condannare o assolvere. Una società talmente diseguale che a noi fa paura al solo pensiero.

La risposta è che non c’è risposta.

Dostoevskij riesce sempre a non far trasparire il proprio pensiero attraverso un solo personaggio, ed infatti possiamo star certi che non si identifichi con l’inquisitore. Però il personaggio del cardinale inquisitore rappresenta sicuramente un lato del suo pensiero. Il discorso del grande inquisitore è conseguente ad un razionalità estremamente cinica e brutale nel suo argomentare, quasi inscalfibile dialetticamente. Il Grande Inquisitore è l’incarnazione di un pessimismo della ragione privo di speranze, talmente sincero nel descrivere la bassezza dell’uomo da essere esasperante.

Tuttavia esiste una speranza, o almeno Dostoevskij ce la vuole dare. Cristo non risponde alle accuse e alle minacce dell’inquisitore, ma inaspettatamente si alza e lo bacia. Un gesto semplice che lascia senza parole l’inquisitore e salva Cristo dalla condanna al rogo.                                                           Qua sta tutta la spiritualità profondamente cristiana di cui è intrisa l’opera tutta di Dostoevskij. La ragione porta ad un’autodistruzione pessimistica che inghiotte l’uomo in un buco nero.

Non serve controbattere al grande inquisitore perché non sono gli argomenti a favore della libertà che salveranno la libertà. Cristo con un gesto testimonia la concezione antropologica totalmente contraria di Dio. L’uomo non è tutto mente e non troverà mai risposta definitiva né pace in se stesso.

Dio è l’unico che possa tracciare la linea tra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, l’unico che abbia predicato la libertà non come concetto ma azione quotidiana, semplice e ripetuta. Cristo è la risposta vivente e silenziosa al Grande Inquisitore.

“E lo lascia andare per “le oscure vie della città”. Il prigioniero allora si allontana”.

“E il vecchio?”

“Quel bacio gli brucia nel cuore, ma il vecchio non muta la sua idea.”

“E tu con lui, vero?” esclamò con amarezza Alëša. Ivàn scoppiò a ridere.

Dialogo tra Ivan e Alëša, subito dopo il racconto del poema.

Chi è l’uomo, se ne può avere fiducia?

Ma i laici? È necessario postulare l’esistenza di Dio perché si possa distinguere bene dal male ed essere pienamente liberi?

Le domande che Fëdor Dostoevskij ci pone nel poema non sono soltanto di interesse religioso ma pongono un dilemma cruciale per la modernità: chi è l’uomo, se ne può avere fiducia?                                 La domanda è sempre attuale, ognuno di noi se la pone forse ogni giorno nei confronti delle persone che incontra, e prima ancora a proposito di se stesso.                               Non riguarda soltanto le relazioni personali, ma anche l’organizzazione della società. A questo proposito Dostoevskij descrive esclusivamente la società del Grande inquisitore, lasciando invece dietro le quinte, alle spalle del gesto d’amore di Cristo, un possibile modello alternativo. Forse , usando come misura l’uomo , prospettarne uno è meno difficile.

Del resto, non è il riconoscimento “terreno” e storico della dignità della persona umana la radice della distinzione tra il bene e male? Anche se l’uomo non fosse un progetto di Dio, non sarebbe proprio il rispetto nei suoi confronti il parametro del discernimento?                                               Il rispetto , un rispetto non coinvolto fino all’amore, che sorvola su simpatia e antipatia, che chiede solo riconoscimento dell’altro in quanto essere umano, vicino o lontano, ateo credente, di qualsiasi pelle, etnia, cultura, religione consente all’uomo di vivere insieme ai suoi simili senza tormenti. Il rispetto tanto dell’amico quanto dell’avversario.

Riconoscersi per emanciparsi.

Nel corso del tempo, tante difficoltà ma anche tanti progressi nel riconoscimento dell’altro: le differenze contano meno, e anche se le ricadute sono drammatiche e tragiche, la tendenza nel lungo periodo è quella di ritrovarsi sempre più simili. Si tratta di un riconoscimento che tende verso l’altro, verso la dignità, non verso la miseria: ci si può riconoscere infatti come gli esseri incapaci , vili, abbietti nei quali il Grande Inquisitore individua gli esseri umani; ma ci si può riconoscere invece come esseri che, per quanto imperfetti, sono in grado di emanciparsi.

E che colpa hanno tutti gli altri, i deboli, se non hanno saputo sopportare quello che i forti hanno sopportato? Di che cosa è colpevole un’anima debole se non ha la forza di accogliere doni così terribili? Possibile che tu sia venuto davvero solo agli eletti e per gli eletti?

La libertà come sforzo personale.

Anche i singoli, come il genere umano, per riconoscere e rispettare hanno da fare un percorso di crescita. E crescere non è altro che il contrario della condizione imposta all’essere umano dal Grande inquisitore, quella di rimanere bambini. Non sarà certo semplice diventare adulti, ci vorranno impegno e fatica. Alla libertà, infatti, non si arriva una volta per tutte: esiste in quanto la si esercita, attraverso il pensiero e l’azione.                    Non basta il suffragio universale, non basta sancire che tutte le persone sono libere ed uguali per passare dall’assolutismo alla democrazia. Ci vuole molto di più. Anche la legge più perfetta rimane soltanto un pezzo di carta, se non viene costantemente attuata dal comportamento quotidiano di coloro che ne sono i destinatari.

Per essere liberi occorrono impegno e fatica. Ed ancora impegno e fatica, ma questo ci donerà sempre più consapevolezza e altre prospettive di felicità.

 

Dostoevskij ci racconta una storia di oppressione che è cosciente di esserlo e ci dà nelle ultime righe la sua personale risposta. La risposta non è, però, univoca e ognuno di noi, religioso e no, può trovare il proprio responso al dubbio atavico che il più grande dei romanzieri russi ha saputo così artisticamente porre.

 

 

 

 

 

 

Cortina digitale-Il duro scontro tra Stati Uniti e Cina

sul dominio dell’informatica quantistica

linkiesta.it- Alberto Cantoni-(11-12-2021)- ci dice:

 

Washington ha aggiunto dodici società nella sua Entity list: un elenco di aziende soggette a restrizioni commerciali per alcune tipologie di beni. L’obiettivo è impedire l’esportazione di hardware e software legati al quantum computing, per evitare che Pechino possa trarne vantaggio per lo sviluppo di dispositivi di ultima generazione.

Dalla cortina di ferro a quella digitale: lo scontro diplomatico tra Cina e Stati Uniti ha raggiunto anche il campo informatico. L’obiettivo di Washington è impedire la vendita di tecnologie relative al quantum computing alle compagnie di Pechino. Non a caso a fine novembre l’amministrazione Biden ha aggiunto dodici società cinesi alla sua Entity list, l’elenco di aziende a cui non si possono esportare o trasferire beni specifici all’estero, come hardware e software legati a questa tecnologia.                              Il dipartimento del Commercio americano ha giustificato la scelta sostenendo che queste aziende hanno contribuito alle attività nucleari o al programma sui missili balistici del Pakistan.

Negli ultimi anni, la lista si è arricchita anche di grandi compagnie asiatiche, specialmente nel quadriennio dell’amministrazione Trump. Il caso più eclatante è stata l’aggiunta, nel 2019, dell’azienda di telecomunicazioni Huawei, che aveva subito un calo di produzione di dispositivi a causa della forte dipendenza della compagnia cinese dai fornitori americani.

Ma cosa si intende, esattamente, con quantum computing?                          I computer quantistici sono una classe di dispositivi che sfruttano una tecnologia di rappresentazione dell’informazione diversa da quella classica basata sul sistema binario (dove i bit vengono rappresentati come sequenze di “1” e di “0”): con questa tecnologia vengono invece sfruttati i quantum bit (qubit), un’unità basata sui principi della fisica quantistica. L’applicazione di questi principi all’informatica apre a prospettive di enorme importanza per il calcolo computazionale. In sintesi, si ritiene che i computer quantistici siano in grado di risolvere rapidamente problemi che nessun dispositivo classico potrebbe risolvere in qualsiasi lasso di tempo (una caratteristica definita come “supremazia quantistica”).

Un rapporto Idc (International Data Corporation) del 2012 prevedeva che gli spazi per l’archiviazione di big data legati alla business analysis avrebbero coinvolto un mercato pari a 275 miliardi di dollari negli Stati Uniti entro il 2022. Oggi però, nessun computer in circolazione (nemmeno i data center basati su cloud) possiede capacità di calcolo tali da calcolare un volume di dati così mastodontico. La zona d’ombra potrebbe essere svelata proprio grazie alla tecnologia quantistica: ecco perché realtà come Google, Honeywell e Ibm stanno investendo pesantemente in questo settore.

Non finisce qui: oltre al calcolo di ampi set di dati, la tecnologia quantistica rappresenta un’opportunità per assumere un ruolo predominante nell’ambito della sicurezza informatica globale. Non a caso, la Casa Bianca ha giustificato la recente applicazione delle limitazioni commerciali citando preoccupazioni in materia di sicurezza nazionale: le tecnologie informatiche basate sul calcolo quantistico possono essere sfruttate come supporto per applicazioni militari e per lo sviluppo di programmi particolarmente avanzati dedicati alla decifrazione crittografica, il principale metodo di protezione dei dati informatici.

Per molti anni, la minaccia quantistica alla crittografia è stata considerata teorica. Tuttavia, con i recenti progressi nella costruzione di computer quantistici fisici sono in molti a ritenere vicina un’improvvisa obsolescenza degli algoritmi crittografici attualmente utilizzati per la sicurezza dei database governativi e di quelli privati.

Per questo, a livello globale, è partita una vera e propria corsa alla supremazia quantistica. Negli Stati Uniti, il mercato relativo al quantum computing è florido: ad agosto di quest’anno la National Science Foundation (Nsf) e il Department of Energy (Doe) hanno annunciato congiuntamente l’investimento di circa un miliardo di dollari (625 milioni provenienti dallo Stato e 340 da privati) in cinque centri scientifici dedicati allo studio di questa classe di tecnologie. Gli hub avranno il compito di riunire un team collaborativo per la ricerca di carattere scientifico e ingegneristico su sistemi, software, infrastrutture e produzione di materiali dedicati al quantistico.

Numeri importanti, che però non raggiungo quelli cinesi. Pechino ha infatti dedicato al quantum computing un ruolo prioritario nel suo ultimo piano tecnologico quinquennale ed è stato il primo Paese a realizzare un satellite per le comunicazioni quantistiche e una rete dedicata che collega Shanghai a Pechino. Persino altri Paesi asiatici come il Giappone e la Corea del Sud sembrano essere in vantaggio rispetto agli sforzi americani.

In questo scenario, anche l’Italia si impone come attore di primaria importanza. Un team di ricercatori dell’Istituto di fotonica e nanotecnologie del Consiglio nazionale delle ricerche di Milano (Cnr-Ifn) ha sviluppato quest’estate un compilatore quantistico che, grazie a un’intelligenza artificiale, è in grado di programmare algoritmi su qualsiasi computer quantistico. Un risultato straordinario, pubblicato ad agosto sulla rivista Communications Physics di Nature, frutto della collaborazione con l’Università statale e con il Politecnico del capoluogo lombardo.

 

 

 

“Sotto una tirannia ,eppure

nemmeno ce ne accorgiamo…”

laverità.info-Intervista di Federico Novella -((13 dicembre 2021)- ci dice :

 

Lo storico Franco Cardini : “ Abbiamo creato un regime orwelliano che  si fonda sull’indifferenza. E gli scienziati ormai si considerano stregoni.”

(…) La nuova religione è quella del politicamente corretto ,  del divieto assoluto di offendere , della Commissione Europea  che consiglia di evitare la parola “Natale”. Chi sono sacerdoti ?

“Una minoranza che governa le masse mondiali , con particolare predilezione per il nostro Paese. Che ci costringe ad inginocchiarci per le battaglie che gli fanno comodo , che banalizza il fascismo e il razzismo. Io se proprio devo inginocchiarmi , lo faccio  per i morti e i feriti sul lavoro , che hanno raggiunto numeri spaventosi.”

Da dove nasce questa élite ?

Il politicamente corretto è una  conseguenza  dell’ estrema  concentrazione del potere  economico  , finanziario e culturale nelle mani di pochi. Hanno fatto   sparire il ceto medio  anche nella cultura : se vai in libreria , ormai , trovi da una parte libri incomprensibili , e tutto intorno  manuali di cucina e gazzettistica”.

E quindi chi guiderebbe il convoglio?

“Da tempo non siamo più guidati dagli Stati , ma da forze lobbistiche  che si celano al nostro sguardo. I veri padroni non li conosciamo. Alla democrazia avanzata non  restano che “avanzi “ di democrazia : i  gesti formali  , le celebrazioni portate avanti  con sempre più stanchezza e sempre meno convinzione. E le urne vuote”.

Non starà esagerando? L’ occidente non è mai stato così libero.

“In apparenza è così , anche perché l’uomo occidentale si è liberato anche di Dio. Ma adesso di questa libertà non sa più cosa farsene. Pur avendo sconfitto la fame e buona parte delle sofferenze del passato , siamo come mariani naufragati in un mare tranquillo, in una notte senza luna  e senza stelle. Non sappiamo dove andare . questo perché questa “ è una falsa libertà”. La libertà è autentica solo se accompagnata dal senso del limite”.

Quello che avremmo smarrito ?

“L’abitudine di spostare avanti il confine  è un germe coltivato fin dall’antichità. E’ il complesso di Ulisse  , quello di andare a vedere cosa c’è dall’altra parte della terra. Non è una sindrome propria della natura umana , ma un carattere dell’Occidente , che peraltro gli ha concesso di conquistare il mondo. All’inizio infondeva energia , al fine di esportare la civiltà e il culto di Gesù Cristo. Oggi si riduce a volontà demenziale di cancellare ogni limite. Anche quelli corporei”.

Si riferisce alle nuove teorie gender ?

“ Ho molto rispetto per i nuovi diritti di natura sessuale, ma è terribile usare quella parola. I nuovi intellettuali non riescono a dare nomi dignitosi alle loro battaglie nella lingua  con la quale parlano e pensano , e questo è già di per sé inquietante. La stessa parola  “omosessuale” non ha alcun senso :   è a metà tra un sussidiario di scuola media e una lezione di chimica .Ma quando parlo di superare i limiti  mi riferisco anche al disagio  di affrontare  la morte , alla volontà di evitarla ad ogni costo , come dimostra la gestione della pandemia”.

Il green pass è un sopruso o un male necessario ?       

“Ho sempre pensato che sotto una superficie di benessere si andava costruendo  una società orwelliana”. Una futura  tirannia. Qualcuno temeva ci saremmo arrivati per la vecchia strada    “totalitaria o “ sovietica”. Invece ci stiamo arrivando attraverso l’eccesso di individualismo , di politicamente corretto , e soprattutto per via di quella che papa Francesco ha  chiamato “cultura dell’indifferenza “ , che alberga in ciascuno di noi”.

Che cosa intende per “ indifferenza “ ?

Non sto parlando di uno stato di polizia. Dico che siamo così abituati  al controllo dall’alto ,connaturato al nostro modo di vivere , che lo respiriamo come l’aria. Così nelle alte sfere  si sviluppa una violentissima volontà di potenza , mentre ai livelli più bassi siamo immersi in una subordinazione fondata sull’indifferenza. Questo porta a una considerazione sempre più bassa anche della propria identità e della propria cultura. Come finirà ? Non lo so . Mia nonna diceva : “ A furia di ruzzolare  giù per le scale prima o poi si arriva al pianerottolo”. Se non ci rimani secco prima…”.

 

Nega forse che ci troviamo in una gravissima emergenza sanitaria che giustifica provvedimenti straordinari ?

“Al contrario fa schmittiano quale sono , dico che nelle crisi occorrono decisioni forti. Ma a patto che il decisore abbia alle spalle abbia la fiducia dei governati. Quì invece siamo guidati da scienziati e burocrati che si considerano quasi stregoni ,  o grandi  iniziati “.

E queste decisioni forti sono arrivate?

“ Fin dall’inizio ho pensato che i sistemi per raffrontare la crisi  fossero sbagliati : si basano su un groviglio di cavilli , di eccezioni e di barriere sociali per i non vaccinati , strumenti che a un certo punto sono inevitabilmente entrati in collisione con la realtà. La verità è che il governo  non ha avuto il coraggio  di imporre un vaccino obbligatorio per paura di  prendersi le sue responsabilità.”

Quali ?

“Uno stato di diritto può chiedere a me cittadino di mettere a repentaglio la mia vita   andando in guerra, e questo è perfettamente legittimo. Ma io so che in guerra vengo ferito , lo Stato mi aiuterà dandomi assistenza , o aiuterà la mia famiglia . Qui invece di fatto si sta imponendo un obbligo surrettizio allo scopo di non metterci la faccia. Non è forse una nuova versione del vecchio “ armiamoci e partite”?”.

 

 

 

 

 

Il Green Pass per l’Inferno,

nell’impero della menzogna.

Libreidee.org-Giorgio Cattaneo-(14/12/2021)- ci dice :

E così avrebbero deciso di protrarre ancora le misure restrittive imposte per fronteggiare un’emergenza creata dagli stessi gestori, quelli che – da oltre un anno – rifiutano di risolvere il problema nell’unico modo ragionevole: ufficializzare un protocollo per le cure domiciliari (che esistono e funzionano, ma si continua a fingere che non esistano, per non inficiare il delirio universale introdotto con la profilassi genetica sperimentale, ora forsennatamente estesa anche ai bambini).                      Il delirio è vastissimo, e stravince la guerra dei numeri: piega la ragione, obnubila le menti.

Sono almeno 60, le malattie infettive censite: perché affrontare la profilassi solo per il mitologico Sars-Cov-2, tuttora solo  “sequenziato” e mai davvero “isolato”, evitando di farsi almeno altre 60 iniezioni ogni anno?                                                                       Ma il tempo stringe: prima che si potesse spiegare la differenza tra un NoVax e un italiano mediamente intelligente, che non ha “paura del vaccino” ma diffida della menzogna elevata a sistema, ecco irrompere il Super Green Pass a spazzare via gli ultimi germi di democrazia, da buttare a mare con gli idranti insieme ai portuali di Trieste.                                                                                                        L’altro aspetto psico-pandemico della faccenda è la curiosa attitudine (patologica?) di chi ancora si attarda a ragionare di politica come se fossimo in tempo di pace: come se la gigantografia del Sole Ingannatore non oscurasse l’orizzonte quotidiano, nel gelo siderale dell’ex Parlamento, impegnato a brigare sulla via del Quirinale.

E perché mai, un giorno, a restituire il maltolto dovrebbero essere i medesimi, spietati esecutori che finora hanno sottratto ogni libertà, rendendo un privilegio l’accesso a tutto ciò che, prima, si pensava fosse alla portata di tutti per legge naturale, per acquisizione secolare consolidata?

Discorsi ormai stucchevoli: c’è un limite estetico, oltre il quale non si può spingere chi ancora ha il senso delle cose, chi ancora non si è completamente smarrito dentro la neolingua orwelliana che ribalta allegramente la verità col sinistro cinismo del joker in giacca e cravatta, in mezzo a torme prezzolate di valletti travestiti da giornalisti.                                                                                                                                                      C’è anche chi – dopo due anni – perde ancora a tempo a parlare di errori: ma un gangster assassino rapina una banca intenzionalmente, non per sbaglio.                                                                       Ognuno ci mette del suo, in questo gioco al massacro: per chi sperava che la silente Unione Europea avesse smesso di esistere, ecco la doccia gelata dell’ultima alzata d’ingegno, l’ideona di bloccare affitti e compravendite di case non idonee ai parametri del gretismo imperante, al quale si genuflettono i ministri che oggi riesumano dai cimiteri anche il cadavere dell’energia nucleare, naturalmente “green”.

 Sanno benissimo di poter imporre di tutto, ormai, a uno zoo che ha accettato di farsi siringare il cervello e ha imparato a rigare dritto, come in Cina, per avere a pagamento quello che fino a ieri era gratis.                                                                                               Il Green Pass per l’Inferno mette fine, simbolicamente, al poco che restava del paese risorto nel 1945.                                                                                                                                I gangster assassini  sono al lavoro, e infatti l’economia minuta continua a crollare: laddove non bastò il lockdown, ora provvede il ricatto. Solo un geniale surrealista, forse, riuscirebbe a immaginare che possa nascere qualcosa di non calamitoso, dalla ghenga servizievole che obbedisce a ordini superiori e tiene in ostaggio i popoli mentendo e seminando angoscia.

 

 

 

 

La variante Omicron minaccia

anche i guariti (per il contagio).

msn.com-avvenire.it- Vito Salinaro-(14-12-2021)-ci dice:

Contro Omicron due dosi di vaccino non bastano ad evitare il contagio.                           E anche i guariti sono più “scoperti”. Sempre rispetto al contagio però. Visto che, ad oggi, i dati sulla nuova variante del Sars-CoV-2 non indicano una maggiore letalità, né una capacità di rendere più grave il Covid-19. Ma l’alta contagiosità non è un problema da derubricare rispetto alla patologia severa, a quella che richiede, cioè, il ricorso alla terapia intensiva. Perché se la variante prenderà piede aumenteranno le ospedalizzazioni – sia pur per una malattia che si spera meno grave –, e a quel punto potremmo andare incontro ad un nuovo “collasso sanitario”, tenuto conto anche della diffusione delle sindromi influenzali e parainfluenzali, e delle necessità dei malati che lottano contro altre patologie e che, per molti mesi, hanno già pagato un prezzo altissimo, in termini di servizi soppressi o rallentati.Ma torniamo a coloro che hanno sconfitto il Covid.                                                                            Secondo il National Institutes for food and drug control (Nifdc) di Pechino, i guariti della prima ondata sono più “scoperti”; la capacità degli anticorpi, sviluppati dopo l’infezione, di neutralizzare la nuova variante è 8 volte più bassa rispetto a quella riscontrata contro il virus originario.                                                Lo studio, pubblicato su Emerging microbes & infection, ha verificato le difese di 28 pazienti, infettati con il ceppo originario di Sars-CoV-2.                                                        La perdita di efficacia contro Omicron è risultata essere di 8,4 volte, quella contro la Delta di 1,6 volte, contro la variante Alfa (la vecchia “inglese”) di 1,2 volte, contro la Beta (“sudafricana”) di 2,8, contro la Gamma (“brasiliana”) di 1,6.

Mentre la capacità neutralizzante contro le varianti Lambda e Mu è risultata più bassa rispettivamente di 1,7 e 4,5 volte.

 I ricercatori avvertono che sono necessari altre analisi per comprendere a pieno il livello di protezione immunitaria conferito dalle precedenti infezioni, per esempio in chi ha incontrato una variante del coronavirus diversa da quello originario emerso a Wuhan. Tuttavia, «questo studio ha verificato la grande capacità di elusione immunitaria della variante Omicron», il che comporta «implicazioni importanti per la pianificazione della politiche di salute pubblica».

Una circostanza, quella sul rischio dei guariti, confermata anche dagli specialisti dell’Università di Oxford Omicron. Gli scienziati britannici hanno dimostrato una sostanziale diminuzione del livello di “anticorpi neutralizzanti” generati in risposta alla vaccinazione (senza richiamo) o all’infezione da Covid.                                                                                          «Sebbene non ci siano prove di un aumento del rischio di malattie gravi o di morte dovute al virus tra i vaccinati, dobbiamo rimanere cauti, poiché un numero maggiore di casi continuerà a rappresentare un onere considerevole per i sistemi sanitari», dice Matthew Snape, professore di pediatria e vaccinologia all’Università di Oxford, coautore dello studio.

 Questi dati, aggiunge, «sono una parte del quadro» perché parlano solo «degli anticorpi neutralizzanti dopo la seconda dose, ma non ci parlano dell’immunità cellulare».

E «non abbiamo valutato l’impatto di un richiamo», che però «aumenta significativamente le concentrazioni di anticorpi» ed è «probabile porti a una maggiore potenza contro Omicron».

 

 

 

 

 

ANALISI DI LABORATORIO rivela

contenuti altamente tossici nei "vaccini" Covid.

Stateofthenation.co -Redazione- Redacted-( Dicembre 13, 2021)- ci dice:

 

VACCINI COVID ANALIZZATI DA REDACTED LAB REPORT COMPLETO

GRAFENE, NANOTECNOLOGIA E TRANSUMANESIMO.

Pubblicato il 2 novembre 2021 da REDACTED.

(19 ottobre 2021, REDATTO).

Rapporto di laboratorio di sostanze trovate in flaconi etichettati come vaccini SARS CoV-2 di Pfizer, Moderna e AstraZeneca.

Dr. Anxxxx di REDACTED.

Dr. Chirurgo Senxxxx di

REDACTED. Dr. Dhor Kaal'el di Txxxxxx.

REDACTED TxxxxxTxxxx Medical Laboratory TPT-001, ottobre 2021 .

Principali attrezzature e metodi di osservazione e studio:

– Microscopio ottico bifocale, Mag x1500 max. – Microscopio ottico, Mag x1500 max, computerizzato.

– Microscopio elettronico, Mag x200.000 max, computerizzato.

– Spettroscopio delle frequenze emesse molecolari e subatomiche.

– Microscopio interferometro elettronico gravitazionale con capacità di mappatura del peso specifico di massa, con capacità di rilevamento di componenti subatomici, accoppiato con computer quantistico-olografico medico con monitor di dati ologrammi ad alta definizione. Con la capacità di leggere materiali a livello nucleare e di classificare sostanze, campioni e tessuti biologici e la capacità di mappare o leggere il DNA cellulare di tali campioni.

– Computer olografico quantistico con programma medico con simulazione dettagliata dell'intero corpo umano con tutti i suoi processi biologici, per la previsione dello sviluppo progressivo con arco temporale. Lo stesso vale per altre specie non umane studiate.

– 150 colture di tessuti umani coltivate in “Medical Redacted” per studiare le reazioni in tempo reale. – 30 colture di tessuti non umani coltivate in Medical Redacted per studiare le reazioni.

-50 flaconi di vaccino Pfizer COVID 19, 5 dosi da 0,3 ml.

-50 flaconi di Moderna Vaccine COVID 19, 10 dosi.

x 0,5ml. -50 flaconi di vaccino AstraZeneca COVID 19, 10 dosi x 0,5 ml. Grafene:

Grande massa di particelle di sostanza congruente con grafene con una struttura atomica e molecolare in parte in disordine e in parte ordinata in forma cristallina di origine artificiale sintetica che si trova al loro interno.

Il modo o il metodo di produzione di tali particelle supera il livello tecnologico dell'attuale civiltà umana, poiché per la loro produzione ciò che è necessario sono i dispositivi replicatori basati sulla tecnologia di creazione di materia dall'energia con l'uso di frequenze e armoniche controllate. Congruente con i replicatori di materia utilizzati al Redacted.

 

Si tratta di disporre singoli atomi per formare particelle con ordine cristallino. In tale ordine si trova la capacità magnetica o frequenza e le proprietà elettriche della molecola rimanente che viene chiamata grafene. Implica la capacità tecnologica di creare una particella intelligente con dimensioni variabili ma che ha solo una dimensione di circa 10 nm, realizzata con meno di 60 atomi, cioè 10 volte più piccola di un esosoma virale medio.

Il grafene come materiale è estremamente resistente, flessibile, con proprietà trasparenti se raggruppato nella giusta forma cristallina, è termicamente conduttivo, elettricamente conduttivo e altamente magnetico o magnetizzabile. Raggruppando le sue molecole in un singolo piano, una struttura o un foglio di grafene può avere uno spessore di un solo atomo. È probabilmente il materiale più forte conosciuto dalla razza umana.

Un singolo atomo di carbonio, la base del grafene, è costituito da 6 protoni, 6 (o 7) neutroni e 6 elettroni (666).

Il grafene programmato atomicamente è in grado di formare qualsiasi forma strutturale combinando molte delle sue molecole. Ciò si ottiene attivando o disattivando punti di attacco o punti di legame su ciascuna molecola utilizzando una risposta elettromagnetica a una frequenza specifica di ciascun gruppo di punti di legame delle molecole preparate artificialmente.

Le frequenze elettromagnetiche che controllano il grafene possono essere programmate e trasmesse su frequenze di microonde sospese nell'aria, compresa la forma stessa che il grafene assumerà, fin nei minimi dettagli, in progressione fino a formare la struttura desiderata.

Il grafene nei flaconi del vaccino ha un magnetismo molto basso fino a quando non viene introdotto in un tessuto vivente dove viene attivato e inizia il suo processo pre-programmato. Nel momento in cui entra nel corpo, il grafene diventa altamente magnetico. Lo stesso campo di frequenze elettrochimiche e biologiche del corpo innesca il grafene programmato accendendolo. Ciò si ottiene riomgruppando le molecole nel grafene alla struttura necessaria per generare polarità magnetica, viene acceso dal contatto in prossimità di un organismo vivente e dalle sue proprietà bioelettriche.

 

Il grafene viaggia attraverso il flusso sanguigno a tutto il corpo aderendo ai tessuti nel processo, si trova in una concentrazione maggiore nei tessuti dove c'è una maggiore concentrazione di molecole di grafene per ml (millilitri) di sangue, cioè quelli vicini al punto di ingresso dell'inoculazione, il che spiega i bracci magnetizzati che sono riportati in tutto il mondo.

Al raggiungimento di un tessuto vivente, il grafene aderirà alle pareti cellulari ed entrerà in ogni cellula filtrando attraverso la membrana cellulare a causa delle sue dimensioni molto ridotte. Una volta all'interno di ogni cellula, il grafene si muove tra gli organelli e penetra nel nucleo cellulare dove aderirà al DNA della cellula.

Il grafene forma strutture simili a nano-tubuli attorno al DNA cellulare e a diretto contatto con esso, sequestrandolo o ingabbiandolo.

Immediatamente, ogni segmento di nanotubi reagirà alle proprietà elettromagnetico-bioelettriche e alla resistenza elettrica specifica di ciascun componente del DNA cellulare; Adenina, tiamina, guanina, citosina o A-T-G-C. E la sua reazione tra i pori o le aperture del reticolo di grafene creerà una copia esatta della struttura del DNA, ma con proprietà magnetiche, all'interno della struttura a nanotubi che avvolge il DNA cellulare, e con questa procedura il grafene può decodificare il DNA all'interno di ogni cellula ed è in grado di essere letto o trasmesso in modo tecnologico, simile a quello di un disco rigido di un computer, stesso principio.

Una volta decodificato il DNA cellulare il grafene reagirà in modo pre-programmato o mediante attivazione remota utilizzando microonde congruenti a frequenze 5G tra 3,4 GHz e 29,8 GHz, ma non solo.

Con geni specifici decodificati o trovati, il segmento del grafene in questione attirerà una controparte di grafene che ha una frequenza di sequenza corrispondente e che si trova anche nel sangue di persone inoculate. Questo grafene contiene sequenze di mRNA che è RNA programmato e codificato per una proteina specifica, con l'obiettivo di cambiare una particolare sequenza di DNA.

L'mRNA viene estratto dallo stesso nano-grafene con la procedura di cui sopra dalle tracce di base cellulare di organismi presenti nel vaccino. Questi includono cellule staminali di feti umani, feti di scimmie, bovini e altri vertebrati e invertebrati che non siamo ancora stati in grado di identificare completamente a questo punto, comprese le cellule e il DNA di Hydra vulgaris che il grafene è stato in grado di isolare e con il quale il nano grafene, in modo completamente pre-programmato o controllato a distanza da segnali 5G e simili, prenderà le sue sequenze genetiche come base o risorsa per formare filamenti di mRNA con cui procedere alla sostituzione dei filamenti di DNA originali delle cellule umane del soggetto inoculato.

La particella di Nano-Grafene è attratta da una cellula e da gruppi di cellule che formano tessuti specifici per mezzo di corrispondenti micro-frequenze elettromagnetiche e contenute come proprietà delle strutture del Nano-Grafene stesse. Queste particelle alla maniera dei virus artificiali con il loro contenuto di mRNA eseguiranno qualsiasi cambiamento genetico all'interno del DNA cellulare utilizzando la procedura di trascrizione inversa, ma guidate da queste particelle artificiali.

Allo stesso modo, i vaccini contengono già nano-grafene che incapsula sequenze di mRNA dalla fabbrica, mRNA specifici per sostituire particolari geni all'interno delle cellule di tessuti esatti all'interno del corpo delle persone inoculate.

Il nano-grafene come polvere intelligente pre-programmata è in grado di alterare il genoma umano in parte, geni specifici, come quelli che controllano il sistema riproduttivo o parti di esso, geni che controllano i processi neurali nel cervello dell'inoculato, o cambiando completamente l'intero genoma umano. E questo processo può essere controllato da remoto. Trasformare il corpo umano in un burattino biologico in balia delle decisioni di chi controlla questa tecnologia.

Con questa tecnologia, una popolazione, un piccolo gruppo all'interno di una popolazione o un individuo specifico possono essere resi sterili. Quest'ultimo sembra essere un processo pre-programmato all'interno del nano-grafene intelligente indipendentemente dalle istruzioni esterne. Può anche attivare geni specifici o disattivarli causando gli effetti desiderati da coloro che controllano questa tecnologia, come la comparsa di tutti i tipi di malattie e condizioni mediche associate a problemi genetici, così come i tumori. È anche possibile ottenere l'emergere e il controllo delle cosiddette malattie virali in un gruppo di persone o individui specifici.

In diverse reazioni, il grafene stesso è sufficiente per l'inoculato per sviluppare problemi infiammatori sistemici con una tempesta di citochine che causerà reazioni avverse del corpo come lo sviluppo di trombi e coaguli di sangue, senza la presenza di alcuna proteina chiamata Spike come viene chiamata in molti circoli, e alcuni dei primi posti che saranno influenzati da questo saranno i polmoni e il cervello.

Vediamo il concetto stesso di “Spike Protein” come un tentativo di spiegazione terrestre di un processo molto più complicato. È vero che ci sono capsule proteiche che potrebbero essere classificate come Spike Protein, o come virus sintetici, ma come ho descritto sopra, queste proteine vengono assemblate dall'mRNA contenuto nelle particelle di grafene, cioè la normale scienza umana vedrà solo la microparticella di grafene e non il contenuto di mRNA che a sua volta cambia il DNA delle cellule con cui viene a contatto. In altri casi, la scienza umana sarà in grado di trovare solo specifiche molecole di mRNA e non il grafene che le controlla dall'interno.

Allo stesso modo, queste proteine, molte delle quali possono essere catalogate come Spike, sono la materia prima o la materia prima per il grafene per avere risorse genetiche per apportare successive modifiche al DNA del soggetto. Sebbene non tutti i soggetti inoculati saranno dati o saranno causati gli stessi cambiamenti, il Nano-Grafene avrà la possibilità di avere la possibilità di ricorrere ad esso, almeno come potenziale latente, come opzione.

Con questa tecnologia, ai controllori di tutto questo viene fornito un database completo del DNA dell'intera popolazione umana, almeno quello inoculato.

Il nano-grafene stesso reagisce allo stimolo di un segnale specifico nella gamma 5G rimbalzando un segnale al mittente e contenente il database completo non solo dell'intero genoma di ogni individuo inoculato ma anche del progresso della mutazione.

Questa nano tecnologia forma e stabilisce una reazione interna a stimoli o suoni uditivi, il che significa che ha la capacità di trasmettere e ricevere audio come microfono all'interno del soggetto inoculato stesso, nonché la capacità di trasmettere vibrazioni che l'individuo interpreterebbe come voci nella sua testa, stimolando anche gruppi specifici di neuroni, portare la telepatia sintetica a un livello più ampio ed efficiente in vista della manipolazione di massa.

Facendo un ulteriore passo avanti, poiché la nanotecnologia del grafene passa con grande facilità attraverso la barriera sanguigna del cervello umano, a causa delle sue piccole dimensioni, si deposita tra i neuroni e tra i loro dendriti, controllando efficacemente le depolarizzazioni assiomatiche e i tempi e la qualità dei neurotrasmettitori, nonché l'esatta frequenza bio-elettrica di ogni singola depolarizzazione. Questo crea la capacità non solo di leggere le depolarizzazioni e le interazioni tra le reti neurali del cervello e trasmetterlo alla rete 5G, ma ha anche la capacità di impiantare pensieri e idee controllando le dinamiche delle frequenze bio-elettriche e chimico-neurotrasmettitori nel cervello. Questo tipo di controllo neuronale da parte di frequenze elettromagnetiche, Artificial Neuro Modulation, o ANM, e anche alterando il DNA delle cellule nervose, genererà un effetto di apoptosi o morte cellulare, grave perdita di neuroni.

Parassiti trovati nei vaccini:

-Microfilaria: A marchio Pfizer, in 15 flaconi su 50, Moderna 35/50. -Toxoplasma gondii: In Moderna: 28/50, Pfizer: 8/50, AstraZeneca: 32/50. – Trypanosoma brucei: In Moderna: 12/50, Pfizer: 38/50, AstraZeneca: 22/50.

In altre parole, non tutti i parassiti visibili, in nessuna delle loro diverse fasi del loro ciclo o in tracce genetiche, sono stati trovati in tutti i vaccini dello stesso lotto e il contenuto varierà da marca a marca. Ma la prova di parassiti è stata trovata in tutti i campioni di vaccino dai 150 flaconi di dose che sono stati testati, in 3 scatole con 50 ciascuno di essi, e da ogni marca. Troviamo molto probabile che altri tipi di parassiti possano essere trovati in altri campioni diversi che semplicemente non avevamo a disposizione.

Abbiamo trovato varianti parassitarie osservabili che non sono all'interno del mio database e non siamo ancora stati in grado di catalogarle o metterle in relazione secondo qualsiasi classificazione umana corrente. Ed è altamente probabile che alcuni di essi siano geneticamente modificati, cioè specifici per il vaccino, geneticamente progettati per i vaccini e non si trovino in uno stato libero o naturale. Questi sono stati trovati in tutti i 150 campioni.

Abbiamo anche trovato strutture di grafene cristallino-trasparente altamente magnetiche con forme simili a vermi a causa dei loro legami interparticellari che al microscopio possono essere scambiati per parassiti. Ciò non esclude la presenza di tutti i parassiti rilevabili sopra descritti. Ciò include anche la presenza di grafene nero in una forma simile a un verme o filiforme che sono congruenti con la malattia di Morgellons (Black Goo).

Vale anche la pena ricordare che il contenuto delle inoculazioni non è uniforme nemmeno all'interno dello stesso lotto e scatola di una singola marca, ma varia da bottiglia a bottiglia, il che supporta il fatto che possono essere utilizzati per dare una dose specifica a ogni persona a volontà di coloro che controllano il Plandemic. Questo almeno nei 150 campioni che avevamo a disposizione. Quindi i contenuti di altri campioni e di altre marche possono differire dai nostri.

Proteina Spike: la proteina Spike è intesa come l'involucro del virus stesso, le parti del virus che si attaccano ai recettori cellulari.

Non abbiamo trovato alcuna evidenza di proteina Spike congruente con SARS CoV-2 o qualsiasi virus di tipo SARS all'interno delle inoculazioni che esclude inequivocabilmente il contenuto di questi come vaccino poiché non contengono alcuna sostanza biologica con cui produrre o causare anticorpi.

Tuttavia, poiché all'interno di ogni bottiglia è stato trovato un vero zoo di materiale organico e inorganico, la presenza di proteine in uno stato o dimensione inferiore a 100 nm può essere interpretato come una sorta di virus o esosoma all'interno della sostanza ma come risultato del caos biologico all'interno e non congruente con alcun virus della SARS. Tuttavia, non vedo questo come giustificazione o scusa che questi possano essere i reagenti che causano anticorpi in quanto sono di una varietà molto ampia e caotica e nessuno corrisponde a SARS o SARS CoV-2 e sono solo le proteine Spike che ci si aspetterebbe di trovare all'interno di una zuppa di materiale biologico.

Riteniamo che le reazioni avverse attribuite alle proteine Spike che molti ricercatori riportano non provengano da questa classe di proteine di per sé, ma vengano confuse con le reazioni altamente tossiche causate dal grafene stesso.

Devo chiarire molto chiaramente che il grafene nelle inoculazioni cambia forma e composizione molecolare o composizione delle particelle a piacimento perché è nano tecnologia, e oltre al Nano Graphene nero c'è un alto contenuto di Nano Graphene cristallino presente che è trasparente, e a causa della sua dimensione molecolare più piccola di quella di qualsiasi virus non è rilevabile all'interno delle cellule, ancor più all'interno di un tessuto o all'interno di un coagulo di sangue studiato dalla scienza medica umana al fine di trovarne la causa. Inoltre, il nano grafene non reagirà al reagente chimico utilizzato per rilevare e classificare il contenuto biologico di un campione di tessuto o di sangue. Non si trova sotto microscopia ottica e sotto microscopia elettronica nel migliore dei casi può essere visto come una serie di fibromi traslucidi finché la concentrazione del Nano Grafene lo consente.

In altre parole, ciò che sta causando i coaguli è il grafene stesso e non una proteina Spike.

Nano particelle di lipidi e metalli pesanti: acciaio, ferro, bario, stronzio 38, titanio, oro e alluminio in tracce trovate nell'intreccio strutturale del grafene trovato nelle inoculazioni, che causano reazioni di coagulazione del sangue: La formazione e l'aspetto dei fibromi del sangue da parte dei globuli rossi è istantanea quando un normale campione di sangue è contaminato dalla sostanza nelle inoculazioni alla quantità studiata osservata di 1/100 parti. Questa reazione di coagulazione è stata osservata in tutti i campioni di tessuto e anche nei modelli computerizzati predittivi allo stesso modo con risultati congruenti tra loro. Le sostanze nelle inoculazioni causano coaguli di sangue, punto. Eppure non escludo che il mare di materiale biologico possa anche causare coaguli in quanto provoca ogni sorta di reazioni corporee avverse. Questo di per sé è lo scopo stesso della presenza di tale materiale genetico e tissutale, oltre a fornire una fonte varia di filamenti di DNA non umani e umani per fornire materia prima alla nano tecnologia per formare mRNA / pRNA polimerasi in modo che possa apportare modifiche al DNA delle cellule umane dell'inoculato come richiesto e comandato attraverso reti 5G e simili.

Un altro uso che vediamo per la presenza di materiale biologico assortito all'interno delle inoculazioni: cellule staminali umane e semiumane, tessuto fetale complesso, all'interno della sostanza, cioè cellule fetali multiple, ancora legate cellularmente, di origine umana, bovina e semiumana, tra le altre cellule e tessuti difficili da identificare, sono a causare un sovraccarico e collasso del sistema immunitario della persona inoculata in modo progressivo che in prima istanza provoca malattie opportunistiche di ogni tipo di essere generato, oltre alle condizioni autoimmuni, l'intera gamma di problemi causati da un sistema immunitario collassato simile a quanto descritto nei pazienti con diagnosi di HIV, ma molto veloce come in pochi giorni o mesi, in alcuni casi, solo in minuti o ore.

Vediamo questo sovraccarico del sistema immunitario come parte del quadro necessario da provocare all'interno di ogni paziente inoculato per occupare e indebolire il sistema immunitario mentre la nano tecnologia del grafene agisce ed esegue i suoi cambiamenti interni programmati all'interno del corpo umano e per massimizzarne l'efficienza.

Ci sono studi sull'uomo che assicurano che il grafene non è tossico e non causa alcuna reazione, ma prima di tutto, ci sono più tipi di grafene, alcuni non sono tossici e altri lo sono. Ma devo sottolineare che qui non stiamo parlando della presenza di grafene inerte ma di nanotecnologie che utilizzano il grafene come materia prima principale, nanotecnologie fatte principalmente di grafene, ma non solo, perché come ho detto prima, abbiamo trovato diversi metalli, sopra descritti, intrecciati nella matrice cristallina del grafene stesso, collocati lì perché danno alla nanotecnologia flessibilità nelle sue reazioni alle diverse frequenze di microonde emesse principalmente dalle reti 5G, poiché il 5G per la sua maggiore larghezza di banda o capacità di larghezza di banda è adatto per il controllo sulle nano-particelle di grafene. Come componenti per far funzionare questa nano-tecnosa.

Si tratta di nano particelle intelligenti, o nano polvere, che sono costruite utilizzando diversi elementi, elencati sopra, e il grafene è solo il loro componente principale.

Uso il termine Nano-Grafene sopra perché il Grafene è il componente principale utilizzato per la fabbricazione di particelle intelligenti congruenti anche con nano-robot, ma io sottolineo che non è l'unico materiale necessario per il funzionare di tale nanotecnologia. Ricordando che questo tipo di tecnologie sono controllate per mezzo di micro-frequenze specifiche come direzioni energetiche esatte per ogni gruppo di nanoparticelle e anche esatte per ogni singola nanoparticella se necessario.

Questo può essere spiegato assegnando a ciascuna nanoparticella un numero che rappresenta la micro frequenza a cui reagirà quando verrà ricevuta. Ciò farà sì che la nanoparticella accendo o spegni i recettori sulla sua superficie che le consentono di attaccarsi ad altre nanoparticelle per formare strutture più complesse, o anche di attaccarsi al tessuto o alle singole cellule all'interno del soggetto inoculato. Queste nanoparticelle, o nano grafene, si muovono principalmente in cluster con la stessa frequenza assegnata. Alcuni di questi cluster sono le forme simili a vermi che abbiamo descritto sopra.

 

Non tutte le nanoparticelle presenti nelle vaccinazioni, i vaccini con nome errato, hanno la stessa struttura o attributi e possono essere classificati in due gruppi principali:

 

A.) Quelli di azione o struttura, che formano oggetti più complessi come i nano-tubuli che leggono e decodificano il DNA nel nucleo delle cellule e...

B.) I contenitori che sono le nanoparticelle di grafene che contengono e trasportano materiale genetico sotto forma di RNA e mRNA (m=messaggero) pronti ad avviare il processo di trascrizione inversa, mutando così il DNA originale su richiesta del programma che controlla la nanotecnologia. Mi riferisco anche a questi contenitori come virus nanotecnologici sintetici.

Nel caso di tipo A.), possono aderire ai recettori stessi o alle proteine Spike di un virus-esosoma di origine organica e modificare le loro proprietà e i loro attributi di connessione con i recettori cellulari, secondo il loro programma.

Nel caso di B.) non solo trasportano RNA, mRNA ma anche enzimi necessari per il processo di trascrizione inversa. Questo mRNA, pRNA e i loro enzimi sono prodotti all'interno delle cellule originali dei soggetti inoculati e vengono trasportati attraverso il flusso sanguigno utilizzando esosomi naturali controllati dal nano-grafene, e abbiamo anche osservato che questo nano-grafene di tipo B.) è anche in grado di trasportare mRNA ed enzimi da solo.

Spargimento o trasmissione-contagio:

Sia nelle colture cellulari organiche che nel modello predittivo del corpo umano creato da “Holographic Computer”, è stata osservata una forte reazione di tossicità corporea congruente con la presenza di veleni chimici combinati con l'invasione di materiale biologico che causa forti risposte immunitarie e fonti di infezione.

La reazione del corpo è quella dell'allarme, con una condizione altamente tossica nei tessuti in particolare nel cervello, nei polmoni, nel fegato e nei reni, in quest'ordine, causando danni tissutali visibili.

Questa reazione è anche causata da un cambiamento nella capacità di carico di ossigeno a causa dell'azione ridotta e interferente dell'emoglobina nel sangue, insieme a un generale impoverimento della circolazione sanguigna capillare che colpisce l'intero corpo con effetti particolarmente evidenti sugli occhi, sul cervello e sul sistema riproduttivo sia negli uomini che nelle donne, tra gli altri luoghi.

Ciò causa condizioni di mancanza di ossigenazione, ipossia e mancanza di un ambiente cellulare corretto e nutriente, che provoca inequivocabilmente micro-necrosi cellulare a necrosi cellulare, o apoptosi con la comparsa di condizioni di estrema tossicità nei tessuti che a loro volta causeranno la produzione di esosomi cellulari destinati ad allarmare altre cellule, per informarli del problema che hanno, e come metodo per espellere i contaminanti e le tossine che li stanno invadendo, le cellule.

Queste cellule in uno stato di allarme andranno in modalità di sopravvivenza e non in una normale modalità riproduttiva, e questo è uno stato o una condizione nei tessuti che propizia altamente la comparsa di tumori cancerosi. Comparsa di tumori.

L'inoculazione di questo cosiddetto vaccino provoca il cancro!

Questi esosomi secreti dal tessuto in stato di allarme vengono escreti dal corpo dell'individuo inoculato attraverso i suoi fluidi corporei e attraverso la sua stessa respirazione. Se un altro individuo non inoculato è in presenza dell'individuo inoculato e presenta uno stato fisiologico che corrisponde al codice o al messaggio di uno di questi esosomi o virus della persona inoculata, quest'altro presenterà quindi la corrispondente reazione sintomatica.

E tale sintomatologia può corrispondere o meno a malattie virali che possono già essere conosciute, iniziando una reazione a catena a titolo di contagio tra inoculati e non inoculati allo stesso modo, ma sottolineando che gli inoculati avranno sempre un sistema immunitario molto più debole di un non inoculato, riducendo così le loro aspettative di buon recupero.

Pertanto le persone non vaccinate sono più forti e hanno una possibilità permanente di sopravvivere a questo attacco di armi biologiche alla razza umana, rispetto a una persona inoculata le cui possibilità sono vicine a nessuna.

L'individuo inoculato presenta un rilascio costante di nano-grafene che può essere introdotto nell'organismo di individui non inoculati, dove su piccola scala o nella misura della sua quantità, inizierà ad attivarsi come è stato programmato, cercando di apportare i corrispondenti cambiamenti genetici in detti individui non inoculati.

Se un individuo non inoculato presenta o meno sintomi o reazioni avverse dipenderà dal grado di esposizione a un individuo o individui inoculati e dalla forza o condizione fisica dell'individuo non inoculato e dallo stato generale del suo sistema immunitario. Essendo che le parti esposte dell'individuo non inoculato, come polmone e mucose, sono le più vulnerabili a subire alterazioni e reazioni immunologiche alla presenza di esosomi naturali a causa dell'estrema tossicità dei tessuti delle persone inoculate e degli esosomi artificiali dovuti al nano-grafene rilasciato e diffuso dal suddetto individuo inoculato.

Allo stesso modo, il primo punto in cui il nano-grafene agirà con la sua pre-programmazione è nel sistema riproduttivo degli individui, lasciandoli sterili.

Come ho già accennato in precedenza, il Nano Grafene produce virus artificiali o esosomi utilizzando le stesse cellule della persona inoculata. Il nano grafene attaccato ai virus artificiali che ha prodotto viene secreto e disperso dalle persone inoculate come esosoma, virus prodotti dalla nano-tecno-tecnola che a sua volta contiene la stessa nano tecnologia a forma di nano grafene da persona a persona, da persona inoculata a persona non inoculata.

Un altro punto importante è che il nano grafene non si trova solo nei vaccini, ma in innumerevoli alimenti trasformati, sostanze chimiche a contatto umano come cosmetici e creme, oli da cucina e all'interno di altri farmaci sia iniettabili che orali.

Si trova nei pesticidi e nei fertilizzanti artificiali, negli oli e lubrificanti fluidi automobilistici, nell'olio automobilistico e nel fluido idraulico, tra innumerevoli altri luoghi. Il nano grafene si trova anche nelle scie chimiche con cui la Terra è stata sistematicamente spruzzata per anni.

Ciò non solo facilita la diffusione di virus sintetici tra le persone, inoculate o meno, ma provoca una reattività elettromagnetica anormalmente elevata in tutti i tessuti organici, compresa la vita vegetale.

 

Il controllo delle risposte sia biologiche che comportamentali da parte delle tecnologie di Neuro-Modulazione Artificiale è in corso da anni, e l'agenda di inoculazione che utilizza l'inesistente SARS CoV-2 come scusa accelera ulteriormente il processo di controllo assoluto attraverso l'uso di frequenze specifiche controllate da computer AI altamente avanzati oltre la portata e la comprensione della popolazione media della Terra. Processo di trans-umanesimo e assimilazione della biologia terrestre, specialmente quella umana, a una rete di controllo di tutte le cose simile a Internet.

La parte più grave di questo è che la persona media non vede che non si tratta solo di come saranno in grado di accedere a Internet, ma di come Internet sarà in grado di accedervi.

 Il sistema, la cabala che controlla la Terra, avrà il controllo assoluto su ciò che fanno e su ciò che la popolazione umana pensa anche impiantando pensieri e sentimenti usando questa tecnologia.

Il Nano Grafene presente nelle inoculazioni non servirà solo come metodo di controllo immediato e sterminio della popolazione umana, ma funzionerà anche come metodo di cambiamento genetico controllato per adattare i corpi biologici, in particolare gli esseri umani, a far parte di una rete di informazione controllata-Internet.

Ognuno, come nel caso del corpo umano, è un complesso sistema biochimico-elettrico che ha bisogno di un equilibrio molto fine e specifico per funzionare. Qualsiasi alterazione delle frequenze corporee, come quelle causate dal nano grafene, provoca gravi danni all'intero sistema, e uno squilibrio così improvviso, come quando qualcuno è appena stato inoculato, è sufficiente a causare perdita di coscienza, svenimento e persino la morte.

Un essere umano biologicamente e mentalmente controllato, come previsto, non ha più il minimo libero arbitrio, sebbene sia possibile per tale essere credere che i suoi pensieri e le sue decisioni siano i suoi e non gli siano imposti con la tecnologia. La sua esperienza di vita sarà, ed è, totalmente diminuita.

A causa dell'incompatibilità di frequenza, l'anima si ritrae, lasciando il corpo come un robot biologico controllato a distanza con una mente alveare. Questa incompatibilità di frequenze fa sì che l'anima originale, un segnale proveniente dalla Sorgente stessa, non si colleghi più o si sintonizzi sul corpo. Questa tecnologia altera la frequenza esistenziale di un corpo biologico rendendolo incompatibile con il segnale originale dell'Anima dalla Sorgente, il campo dell'unità. E in questo modo, i Controllori della Terra possono allontanare le Anime che non vogliono abitare la Terra e favorire quelle che vogliono.

Questa tecnologia ha la capacità di alterare le frequenze corporee per renderle compatibili per essere abitate, parassitate o utilizzate, da tutti i tipi di entità, dalle cosiddette razze extraterrestri astrali inferiori o regressive che la cabala desidera che entrino nel piano terrestre, chiamato anche piano fisico.

Attenzione: È stato a lungo detto che le entità oscure e malvagie del cosiddetto Astrale Inferiore sono sempre alla ricerca di un modo per entrare nel regno fisico, questo è un modo perfetto per adattare i corpi umani per essere usati da loro.

Ci sono anche innumerevoli casi di persone che vengono attaccate tecnologicamente o causate da inspiegabili afflizioni o malattie fisiche o di salute. Il normale sistema medico e scientifico terrestre non può gestire questo tipo di situazioni in quanto è completamente inconsapevole di questo tipo di tecnologie di controllo remoto sul corpo umano e sulla biologia, sul processo stesso di pensiero di un essere umano. Si può dire che questi sono i cosiddetti "Individui mirati" di cui sentiamo parlare da anni.

Questo spiega in gran parte gli innumerevoli casi di malattie inspiegabili, molte delle quali sono associate a un inesistente SARS CoV-2 o a malattie mentali o psicosomatiche. È altamente probabile che il sistema che controlla il grafene attraverso le reti di telefonia cellulare, indipendentemente dal fatto che si trovino o meno nella gamma di frequenze 5G, possa effettuare test di efficacia su individui a caso o su individui che lo stesso sistema o cabala ha etichettato come pericolosi o ribelli.

Insisto sul fatto che non è necessario inoculare il falso vaccino contro l'inesistente SARS CoV-2 per essere suscettibili o vittime di questo tipo di tecnologie, dal momento che il grafene è ovunque. Che si tratti solo di grafene normale o nano tecnologico.

Il grafene, anche così la sua semplice presenza nell'organismo aumenta la reattività dei tessuti biologici ai campi elettromagnetici.

 

Forse il punto più serio è rendersi conto che la gente media non avrà la capacità di capire tutto ciò che sta accadendo, poiché lo prenderanno come fantascienza o esagerazioni, ma comunque li influenzerà, e li sta influenzando, poiché le loro reazioni di mancanza di consapevolezza e negazione su questo hanno il segno distintivo di essere controllati mentalmente a favore del sistema, in una sorta di stato di letargia mentale, a cui pochi risultano immuni contro, coloro che si rendono conto di ciò che sta realmente accadendo.

Allo stesso modo, è stato affermato che la biologia, il DNA, ritorna sempre al suo modello originale, e questo è ancora vero. Tuttavia, questo sistema nano-tecnologio provoca danni costanti al sistema biologico, al DNA, quindi non funziona più secondo gli stessi principi di prima. Principi che utilizzano la manifestazione di sottili energie eteriche sulla materia organica o DNA, questo viene modificato da un sistema elettromagnetico di specifiche frequenze controllate che impediscono al processo originale e naturale della manifestazione del DNA di funzionare.

 

Inutile dire che le conseguenze di tutto ciò sono estremamente gravi.

Questo presente documento rappresenta lo sforzo congiunto dei medici verso la fine di ottobre 2021. In nessun modo significa che i dati sono completamente definitivi, né include tutti i processi o le cose che le vaccinazioni causano. Ci sarà anche un'evoluzione sulle nostre osservazioni, quindi daremo aggiornamenti tempestivi man mano che si presentano. Vediamo che altri ricercatori stanno arrivando ad altre conclusioni che si completano a vicenda, ognuno al proprio livello e abilità.

 

 

 

Sondaggi, il centrodestra vola ancora.

E per Conte si mette malissimo.

 msn.com-ilgiornale.it- Luca Sablone  -(13-12-2021)- ci dice:

Il centrodestra cresce sempre di più e resta saldamente la coalizione maggiormente sostenuta dagli italiani. Il Partito democratico si conferma al primo posto, ma per i compagni del Movimento 5 Stelle si mette sempre peggio. In tutto ciò gongolano Forza Italia, Lega e Fratelli d'Italia. In sintesi è questo quanto emerge dall'ultimo sondaggio Swg mostrato da Enrico Mentana durante il Tg La7. Il quadro politico e i relativi equilibri sostanzialmente non sono cambiati: il dato più importante è indubbiamente il tracollo del M5S, che scende addirittura sotto la soglia del 15%.

Il sondaggio.

La prima posizione viene occupata ancora dal Partito democratico, che incrementa i suoi consensi dello 0,6% e si porta al 22,1%. Segue Fratelli d'Italia di Giorgia Meloni, che con una crescita dello 0,4% tocca quota 20,2%. Completa il podio la Lega di Matteo Salvini, che torna a guadagnare lo 0,5% delle preferenze e raggiunge il 19%. Al quarto posto troviamo il Movimento 5 Stelle che, nonostante il nuovo corso di Giuseppe Conte, perde nuovamente terreno: questa settimana i grillini registrano una perdita dello 0,8% che li fa precipitare al 14,3%.

Buone notizie arrivano per Forza Italia: gli azzurri, soprattutto dopo il ritorno in campo di Silvio Berlusconi, avanza dello 0,4% e va al 7,7%. Più distaccata Azione di Carlo Calenda, che perde lo 0,2% e cala al 3,8%. Nelle ultime posizioni sono situate le formazioni politiche con minore consenso: Verdi (2,5%, +0,2%), Articolo 1-Mdp (2,3%, +0,1%), Sinistra italiana (2,2%, -0,1%), Italia Viva di Matteo Renzi (2,1%, -0,4%) e +Europa (1,5%, -0,4%). Le altre liste si collocano al 2,3%, in calo dello 0,3% rispetto all'ultima rilevazione. Aumenta il fronte di chi preferisce non esprimersi, che passa dal 38% al 40%.

Guai per la sinistra.

Questi dati non possono far dormire tranquilli Pd e 5 Stelle. Mentre il centrodestra può vantare il 46,9% delle preferenze, dem e grillini non vanno oltre il 36,4%. Un divario di circa 10 punti che rischia di pesare come un macigno se si dovesse tornare a votare con questo quadro politico. Enrico Letta auspica di allargare il fronte progressista per provare a imbarcare voti, ma Azione e Italia Viva hanno messo più di un veto sul Movimento 5 Stelle.

 

Le difficoltà del nuovo Ulivo trovano un perfetto riscontro nelle elezioni suppletive di Roma 1, seggio lasciato vuoto dal nuovo sindaco Roberto Gualtieri. Il Partito democratico ha deciso di schierare Cecilia D'Elia, candidatura su cui i pentastellati non si sono ancora espressi: la sosterranno o scenderanno in campo con un loro candidato? Italia Viva potrebbe invece puntare su Valerio Casini, puntando a incassare l'appoggio di Azione. Il centrodestra candiderà Simonetta Matone, ex magistrato già in corsa per fare da pro-sindaco in ticket con Enrico Michetti in occasione delle Comunali dello scorso ottobre.

 

 

 

Covid, domani il Cdm per varare

la proroga dello stato di emergenza.

Ilriformista.it- Redazione -( 13 Dicembre 2021)- ci dice:

 

L’esecutivo si avvia verso la proroga dello stato di emergenza adottato a causa della pandemia di Covid-19. La decisione dovrebbe arrivare in tempi molto stretti, probabilmente già domani. Il premier Mario Draghi, che preme l’acceleratore a fronte dell’aumento dei contagi di coronavirus e alla diffusione della variante Omicron, domani dovrebbe riunire un consiglio dei ministri per varare il rinnovo dello stato di emergenza di tre mesi, fino al 31 marzo.

La scelta di Draghi, però, sarebbe quella di procedere per step, evitando così strappi, soprattutto con il centrodestra. Il Consiglio dei ministri dovrebbe varare un atto con valore di legge che supera i decreti del precedente governo: il 31 gennaio 2022 si esaurisce infatti la possibilità di prorogare nuovamente l’attuale stato di emergenza, che è già stato rinnovato per due volte dal gennaio 2020, per un totale di 24 mesi.

 

Il ruolo dei partiti.

Un ruolo determinante verso la proroga lo hanno avuto le forze politiche di maggioranza. In questa partita è Matteo Salvini a fare un passo indietro, rispetto alle sue posizioni iniziali. “Sulla proroga dello stato di emergenza aspettiamo i dati. Aspettiamo di confrontaci con sindaci e governatori prima della scadenza per capirne la necessità o meno. Io per il momento mi limito a ringraziare gli italiani, e sono assolutamente fiducioso e ottimista”, ha detto il leader del Carroccio.

(Variante Omicron, primo morto nel Regno Unito: a Londra causa già il 40% dei nuovi casi.

Prenota il vaccino anti-Covid, anche Google invita all’immunizzazione: “Vaccinati, indossa una mascherina, salva vite”.)

Nessun dubbio, invece, per l’asse giallo-rosso. “Il M5S si rimette sempre alle valutazioni degli esperti, come ha sempre fatto, però è chiaro che rispetto a una curva epidemiologica e a una variante che appare molto contagiosa mi sembra necessario pervenire a una proroga dello stato d’emergenza”, sottolinea il leader pentastellato, Giuseppe Conte, che in mattinata ha avuto un lungo colloquio con Draghi, a Palazzo Chigi, durante il quale hanno parlato anche della situazione sanitaria.

Va dritto anche l’alleato, Enrico Letta: “Credo sia maturo il momento nel quale il governo annunci la proroga dello stato Di emergenza, è necessario e importante che avvenga il più rapidamente possibile”, ribadisce il concetto il segretario del Pd.

Divisi i presidenti di Regione ma prima della decisione dell’esecutivo non si esclude un incontro tra i governatori e il governo. “Lo stato di emergenza garantisce rapidità d’intervento e dunque il governo non lo dovrebbe abbandonare” è l’input del governatore dell’Emilia-Romagna Stefano Bonaccini.

Per il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, il segnale è chiarissimo: “Dico sì alla fine dello stato di emergenza, ma in queste cose ciò che è determinante è il contesto dell’ultimo miglio. Uscire dallo stato di emergenza significa che anche psicologicamente si pensa che sia finita vediamo cosa succede da qui al 31 dicembre”, dice Zaia, lasciando trasparire tutti i dubbi su uno stop nella fase che vive il Paese.

Al momento sono otto le Regioni che hanno superato la soglia del 10 per cento di occupazione delle terapie intensive: Trentino Calabria, Friuli, Lazio, Liguria, Marche, Provincia di Bolzano e Veneto.

Il freno della Meloni.

Contro la proroga dello stato di emergenza si schiera Fratelli d’Italia. “Bisogna riuscire a combattere la pandemia ripristinando la pienezza dei diritti individuali e democratici”, ha detto la leader di FdI Giorgia Meloni, durante una iniziativa a Rieti.

Che ha attaccato l’esecutivo: “Dopo due anni lo stato di emergenza, ma che emergenza è? Non è emergenza, dopo due anni devi riuscire a combattere la pandemia”.  E poi ha sottolineato che il provvedimento “può funzionare i primi mesi perché non sai con cosa hai a che fare, ma dopo due anni lo sai .                                                                                         E’ uno Stato – ha continuato – che non fa il suo lavoro: i ristoratori devono fare i controlli, ma nei mezzi pubblici si sta tutti stipati.                                                  E’ il primo cluster, ma ci sono altre priorità, tipo chiudere le palestre. Potenziare il trasporto pubblico è piu’ difficile, ma lo stato dovrebbe fare le cose difficili, non quelle facili sulla pelle dei cittadini”.

E nel rispolverare il tema della migrazione, ha puntato il dito sul ministro della Salute e la ministra dell’Interno: “La combo Speranza-Lamorgese ci spiega poi che hanno fermato i voli da una serie di nazioni africane: qui sbarcano ogni giorno migliaia di persone, e loro bloccano i voli”.

Incognita Quirinale.

In questo scenario c’è anche un aspetto politico da non trascurare. Perché oltre alla legge Di Bilancio, che va approvata entro il 31 dicembre, c’è sempre la partita del Colle da giocare. Ma Conte è categorico: “È assolutamente improprio proiettare l’ombra del Quirinale sulla decisione Di prorogare o meno lo stato Di emergenza”, dice a LaPresse.

“È una decisione che va assunta in base a criteri oggettivi, sulle evidenze fornite dagli esperti del Cts e delle autorità sanitarie. Alcune letture che, invece, la collegano alla scelta del nuovo presidente della Repubblica sono completamente distorte e anche pericolose”, avverte il presidente del Movimento 5 Stelle.

 

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