GLOBALIZZAZIONE DELLA SCHIAVITU'

GLOBALIZZAZIONE DELLA SCHIAVITU’.

 

Laboratorio Italia: come

trasformare gli uomini in topi.

Libreidee.org- Giorgio Cattaneo- ( 12/2/2022)- ci dice :

“To live in a land where justice is a game” (Bob Dylan, “Hurricane”, 1976).

 Non si può che morire di vergogna, per il fatto di vivere in una terra dove, ormai, la giustizia è un gioco.

E dove “they try to turn a man into a mouse”, provano a trasformare l’essere umano in topo:

non Rubin Carter, il famoso pugile finito in carcere, ma proprio tutti.

Il rumore di ceppi e catene si è fatto assordante, lungo i meandri stucchevoli nella neolingua sanitaria che pretende di assoggettare i cervelli e i corpi, sottendendo la fine – sostanziale – di uno Stato di diritto che invece esiste ancora, e per il momento arma la mano di centinaia di avvocati combattivi.

Sopravvive tuttora la Costituzione entrata in vigore nel 1948, benché amputata brutalmente una decina d’anni fa con l’inserimento dell’obbligo del pareggio di bilancio.

Una Carta ora ritoccata anche con l’ambigua indicazione, teoricamente nobile ma contigua al verbo “gretino”, sulla tutela dell’ambiente (possibile alibi per chissà quali altre torsioni, future o imminenti).

Quanto è lontana, da tutto questo, la remotissima America in cui un cantautore carismatico – con una semplice canzone di denuncia – poteva contribuire a restituire la libertà a un atleta finito in cella in quanto afroamericano, per un rigurgito tardivo di razzismo?

A contendersi la Casa Bianca, all’epoca, erano Gerald Ford e Jimmy Carter.

Oggi il mondo sa che l’inquilino di Pennsylvania Avenue è un anziano diroccato e forse mentalmente presente solo a intermittenza.

Un ometto debolissimo, piazzato su quella poltrona da maneggi informatici scandalosamente enormi, su cui le autorità giudiziarie non hanno mai voluto fare piena luce.

 Un presidente facente funzioni, interamente manovrato da altri, cui oggi tocca misurarsi – in mezzo a gaffe ormai leggendarie – con un personaggio come Vladimir Putin, tra praterie di missili puntati.

Il vecchio film, la guerra, sembra un fantasma che ritorna, un vampiro inestinto: solo che stavolta il cittadino medio non riesce ad afferrarne neppure il sapore più superficiale, preso com’è da tutti gli altri assilli che, da due anni, lo inchiodano al baratro di precarietà nel quale la vita di tutti è letteralmente precipitata, in Occidente.

Lo stesso Bob Dylan, in pieno terrore pandemico (marzo 2020) ha voluto mettere l’accento sul “murder most foul”, il più disgustoso degli omicidi – quello di John Fitzgerald Kennedy – come sciagurato evento-chiave della seconda parte del secolo, conclusosi davvero solo l’11 settembre 2001 con la sua coda di orrori: l’Iraq e l’Afghanistan, le bombe al fosforo sui civili di Falluja e su quelli di Gaza, Obama e le altre carneficine “regionali” (dalla Libia alla Siria), i tagliagole dell’Isis in azione in Medio Oriente e nelle capitali europee. E’ durata pochissimo, la ricreazione, perché sulla scena ha fatto irruzione il coronavirus-chimera di Wuhan:

 la globalizzazione della schiavitù psicologica e non solo, con il suo corredo di strumentazioni distopiche.

Il “false prophet” dell’ultimo Dylan è uno scheletro che brandisce una siringa, suona

ndo alla porta di casa come per consegnare un regalo ben impacchettato. Nel disco (“Rough and rowdy ways”) manca solo l’estremo omaggio, il corollario: la schedatura definitiva mediante pass vaccinale, e senza neppure la cortesia di un vero vaccino.I

ll mistero più fitto continua ad aleggiare sui sieri genici C-19: graziosamente, in prima battuta, Pfizer aveva provato a sostenere che sarebbe stato possibile rivelare la loro reale composizione soltanto fra 70 anni.

 Nel frattempo, le agenzie europee della farmacovigilanza parlano di oltre 30.000 morti sospette e 3 milioni di persone finite nei guai dopo l’inoculo: sembra il bilancio di una guerra, non certo quello di una campagna vaccinale.

Nonostante ciò, probabilmente, sfugge la vera ragione che motiva i renitenti, che sono milioni: a farli desistere dal subire l’iniezione è essenzialmente l’atteggiamento ricattatorio di un potere che si è macchiato di un crimine gravissimo, rifiutandosi ostinatamente di approntare terapie efficaci, sollecitamente segnalate dai medici.

Questo, si immagina, ha contribuito a causare la morte di migliaia di persone: pazienti non curati, lasciati a casa a marcire da soli in modo da poter poi essere ricoverati, gonfiando in tal modo i numeri televisivi dell’emergenza.

Dovrebbe essere intuitivo comprendere il “no” di tanti italiani: com’è possibile accettare di ottenere una sorta di libertà condizionata, a patto di sottoporsi al Tso, se questo è imposto da autorità tanto inaffidabili e pericolosamente sleali?

Il caso italiano fa scuola: se è vero che l’uragano psico-politico-sanitario si è abbattuto essenzialmente sull’Occidente, è vero anche che nessun altro paese ha dovuto vivere i supplizi inflitti all’Italia, in termini di vessazioni e distorsioni dell’ordinamento democratico.

Perfettamente speculare anche l’acquiescenza della maggioranza dei cittadini-sudditi, ormai rassegnati a subire qualsiasi arbitrio, da parte della voce del padrone (non importa quale). Mentre gli altri paesi occidentali si stanno scrollando di dosso la dittatura sanitaria, nella patria del potere vaticano si usa ancora obbedir tacendo: il governo prolunga oltremisura le restrizioni e ritarda in modo esasperante le cosiddette riaperture, con l’aggravante del Tso esteso in modo pressoché generalizzato.

Le discriminazioni sono diventate persecutorie, varcando la soglia degli uffici pubblici, di molti negozi, persino degli sportelli bancari e delle Poste. Questo, per ora, è lo spettacolo offerto da Mario Draghi, destinato a entrare nella storia: esattamente come il Britannia e la svendita del paese negli anni ‘90, come il “whatever it takes” concesso solo dopo la morte civile della Grecia e la capitolazione di Italia e Spagna.

Un vero statista, ovviamente, avrebbe innanzitutto messo mano al problema numero uno: lo ha fatto Boris Johnson, nel Regno Unito, fungendo da apripista per svariati paesi, dalla Spagna alla Danimarca.

 La Francia annuncia la fine del Green Pass entro marzo? Niente paura: il bis-ministro Speranza (in quota alla Fabian Society, che gli italiani non conoscono) va avanti imperterrito con lo squallore settimanale delle Regioni “colorate”, come se davvero fossimo in presenza di un’emergenza ospedaliera.

 La verità è tristissima: qualcuno, lassù, ha deciso che l’Italia dovesse essere l’area-test per il nuovo ordine sanitario. Le major ordinarono a Obama di procedere, e Renzi rispose: scelsero l’Italia, come paese-cavia per gli obblighi vaccinali, conoscendone il ventre molle (politico) e la solidità dello storico tutore che risiede Oltre-tevere, il network tentacolare che traffica anche coi cinesi, coi vaccini e coi tamponi.

A proposito: non è certo uno scherzo, smontare da un giorno all’altro l’albero della cuccagna. Chiunque ci provasse, va da sé, forse potrebbe anche temere persino per la sua incolumità fisica.

Non a caso si è stranamente affollato, il cimitero degli scienziati che avevano osato sdrammatizzare il problema, offrendo soluzioni tempestive e convincenti.

Dopo aver bellamente elevato a sistema l’esercizio del ricatto, oggi il signor Draghi – a un anno dall’intronazione – può ben fregiarsi del titolo di grande demolitore: come se fosse sempre lui, il fondo, il vero detentore della specialità rottamatoria.

Ci aspetta una crisi socio-economica dai risvolti potenzialmente spaventosi?

Ovvio: per un anno intero, il governo (in questo, identico al precedente) ha letteralmente sventrato interi settori vitali, dal commercio al turismo, passando per la scuola, i trasporti, la cultura, lo spettacolo.

Come da copione, fa notare qualcuno: l’inferno dei tanti è il paradiso dei pochissimi, quelli che infatti orchestrano la sinfonia di Davos.

Non andrà tutto bene? Già.

Ma non andrà completamente in porto, a quanto a pare, neppure la conversione definitivamente “cinese” della latitudine occidentale: il grande caos è agitato dallo scontro, sotterraneo e non, di possenti forze contrarie.

Se la catastrofe è grandiosamente globale, comunque, l’Italia riesce a brillare di luce propria: nessun altro paese ha usato così bene il Covid per terremotare il proprio tessuto socio-economico.

Tornano alla mente i tempi (oscuri, ma non quanto l’attuale) dei tentati golpe e delle stragi nelle piazze: poteri sovrastanti, che manovrano silenziosamente. Il target non è cambiato: l’Italia, gli italiani.

 A cui lo show offre le prodezze di Sanremo e le carezze che il gesuita Bergoglio dispensa a Greta Thunberg, la ragazzina davanti a cui si genuflette Draghi insieme al ministro Cingolani. Mala tempora:

tanti connazionali, ormai, si sentono già esodati: e infatti stanno programmando l’espatrio, verso lidi meno inospitali.

 Chi può permetterselo, sta seriamente pensando di lasciare il paese:

tale è il disgusto che provocano le sue autorità politiche, ma anche la deprimente sottomissione della maggioranza ostile e buia, annichilita dalla paura e fuorviata dalla disinformazione di regime.

Perché proprio l’Italia?

 Perché proprio l’erede dell’impero che Ottaviano Augusto volle far discendere dal troiano Enea, cioè dalla Creta dei Minosse che la mitologia dipinge come atlantidea?

Perché proprio l’Italia, dominata per quasi due millenni dal medesimo potere confessionale, retrivo e oscurantista?

Qualcuno intanto si diverte, amaramente, a constatare la strettissima osservanza vaticana delle massime cariche istituzionali: gli inquilini di Palazzo Chigi e del Quirinale, più il neo-presidente della Corte Costituzionale (altro personaggio, Giuliano Amato, rimasto nel cuore degli italiani).

 Ecco, appunto: gli italiani.

Forse sono proprio loro, che mancano all’appello. Dove sono? Facile: eccoli là, in fila per il tampone.

 Fino a quando?

Il palazzo comincia a parlare di allentamenti primaverili: ma chi si fida più, di quelle lingue biforcute?

 Se lo stanno godendo appieno, il grande spettacolo della schiavizzazione strisciante: in fila per tre, con la brava mascherina sulla faccia.

Medici, psicologi e sociologi si esercitano in previsioni apocalittiche: parlano di danni, fisici e mentali, incalcolabili. Sembrano gli effetti di un immane esperimento sulfureo: scoprire fino a che punto si può “trasformare un uomo in un topo”. In Italia, ovviamente. Come sempre.

(Giorgio Cattaneo, 12 febbraio 2022).

 

 

 

 

 

I GRANDI INSABBIAMENTI COVID.

Comedonchisciotte.org- Joseph Mercola- Markus -( 06 Febbraio 2022)- ci dicono: 

(mercola.com).

Dr. Joseph Mercola-mercola.com.

LA STORIA IN BREVE.

 La pandemia di COVID è piena di insabbiamenti, a cominciare dalla Cina che aveva intenzionalmente consentito la diffusione dell’epidemia dichiarando che non c’erano prove di trasmissione da uomo a uomo.

 Nel 2019, il dottor Anthony Fauci e un ex direttore della BARDA (Biomedical Advanced Research and Development Authority) degli Stati Uniti avevano accennato ad una pandemia come ad una scusa perfetta per passare dalla produzione di vaccini convenzionali ad una tecnologia sperimentale a base di mRNA, che altrimenti avrebbe richiesto decenni per essere introdotta sul mercato.

 Due dei più grandi insabbiamenti sono stati la persistente smentita che il SARS-CoV-2 fosse il risultato di una ricerca sul guadagno di funzione e che la pandemia fosse il risultato di una fuoriuscita da laboratorio (accidentale o intenzionale).

 Gli insabbiamenti hanno creato narrazioni irrazionali, che a loro volta hanno portato ad una serie di convinzioni e comportamenti irrazionali, tra cui l’eccessiva dipendenza da barriere di plexiglass, sensi unici di deambulazione, l’idea che l’immunità naturale di gregge non esiste ma la diffusione asintomatica si e la convinzione che i lockdown riducono i tassi di infezione.

 Una delle convinzioni irrazionali più persistenti generate durante questa pandemia è che le mascherine prevengono la diffusione del virus.

 Un recente rapporto del Dipartimento dell’Istruzione del Regno Unito non ha trovato prove che l’uso generalizzato delle mascherine nelle scuole riduce le assenze dovute a malattia e quindi non dovrebbero essere obbligatorie.

Dall’iniziale occultamento della trasmissione da uomo a uomo de SARS-CoV-2, c’è stato un insabbiamento dopo l’altro. Ce ne sono così tanti, qui posso solo recensire alcuni dei più ovvi e persistenti.

Sebbene sia uno degli ultimi sulla scena, ci sono chiare indicazioni che la contromisura “definitiva” alla pandemia, i cosiddetti “vaccini” COVID, non sono quello per cui ci dicono che sono stati creati, e la ridefinizione di “vaccino” è solo la punta dell’iceberg.

Il piano segreto per imporre i vaccini mRNA ad un pubblico riluttante.

 

In questo video è possibile ascoltare le dichiarazioni del direttore del NIAID, il dottor Anthony Fauci, di funzionari della salute e dei servizi umani e altri esperti di salute, tra cui il dottor Rick Bright, ex direttore della US Biomedical Advanced Research and Development Authority (BARDA), ora vicepresidente senior del Pandemic Prevention and Response alla Fondazione Rockefeller.

Tutti avevano partecipato ad una tavola rotonda ospitata dal Milken Institute, dal 28 al 30 ottobre 2019, per discutere di come realizzare la transizione dallo sviluppo di vaccini convenzionali alla nuova tecnologia dell’mRNA.

La discussione aveva specificamente riguardato l’introduzione di un vaccino antinfluenzale universale basato sull’mRNA. Si era parlato del fatto che il pubblico avrebbe potuto essere riluttante, così come degli ostacoli normativi che un tale prodotto avrebbe incontrato. Bright aveva dichiarato:

“Potrebbe esserci la necessità, anche un’urgenza, di un qualcosa che sia dirompente, non legata a vincoli e processi burocratici …

Non è troppo folle pensare che un focolaio di un nuovo virus aviario possa verificarsi da qualche parte in Cina. Potremmo ricavare la sequenza di RNA da quel virus e trasmetterla ad un certo numero di centri regionali, se non locali, se non ad un certo punto addirittura a casa vostra e inserire quei vaccini su un cerotto per autosomministrazione.”

Fauci, da parte sua, aveva sottolineato che il procedimento per dimostrare la sicurezza e l’efficacia della tecnolgia mRNA avrebbe richiesto un decennio o anche più.

Aveva anche notato che sarebbe stato molto difficile cambiare la percezione delle persone dell’influenza e del vaccino antinfluenzale – “a meno che non lo si faccia dall’interno e si dica: ‘Non mi interessa quale sia la vostra percezione, affronteremo comunque il problema . ..’”

Leggere tra le righe.

Leggendo tra le righe, sembra che Bright e Fauci avessero accennato ad una pandemia come opportunità perfetta per implementare questa tecnologia mRNA e chiamarla semplicemente vaccino.

Se la situazione fosse stata abbastanza grave, avrebbe potuto esserci la sufficiente “eccitazione”, in grado di interrompere lo status quo e garantire una sperimentazione d’emergenza con qualcosa di nuovo di zecca, il tutto aggirando “protocolli e procedure burocratiche”.

Bene, a quanto pare, Bright e Fauci hanno realizzato il loro desiderio, e la popolazione globale sta pagando il prezzo per la loro decisione di buttare al vento le pastoie burocratiche e le procedure, insieme alla cautela.

Al momento, sembra che tra 64.600 e 407.400 Americani siano stati uccisi da queste iniezioni (utilizzando un fattore di sottostima di 6,5, come suggerito dal CDC , o 41, come calcolato da Steve Kirsch, direttore esecutivo del COVID-19 Early Treatment Fund), e questo in un solo anno.

Molti medici e scienziati hanno avvertito che queste inoculazioni basate sui geni erano un’idea straordinariamente cattiva, che avrebbe potuto causare numerosissimi effetti collaterali e anche la morte.

Ma, piuttosto che avere una discussione sulla scienza, Fauci e il resto hanno fatto esattamente quello che avevano proposto in questo video.

Hanno ignorato le percezioni e le preoccupazioni di tutti e sono andati avanti, cambiando le definizioni in corso d’opera per adattarle alla loro narrativa. Ad oggi, molti ancora non capiscono che i sieri COVID sono diversi da qualsiasi altro vaccino. Non capiscono come funzionano e quindi hanno difficoltà a credere che gli inoculati abbiano effetti collaterali così devastanti o che muoiano decine di persone ogni giorno.

Le bugie sui sieri COVID sono senza dubbio qualcosa che verrà sempre più alla luce con il passare del tempo. Alla fine, gli effetti saranno troppo evidenti e diffusi per essere ignorati, anche per chi intenzionalmente chiude gli occhi.

 

Sfortunatamente, a quel punto sarà troppo tardi per decine di milioni di persone che sono state indotte a partecipare ad un esperimento medico per cui stesso Fauci, nel 2019, aveva affermato che sarebbe occorso un decennio o più per essere eseguito correttamente.

Oggi, Fauci parla in televisione e dice di aver fatto un buon vaccino, già al primo tentativo, dopo aver saltato le prove sugli animali, i test tossicologici e i comitati di sorveglianza.

La copertura dell’origine del SARS-CoV-2.

L’origine del SARS-CoV-2 – che ha convenientemente consentito a Fauci e Bright di realizzare il loro programma di introdurre vaccini mRNA saltando tutte le pastoie burocratiche – è un altro importante insabbiamento che deve essere smantellato.

In un articolo del 14 gennaio 2022 sul The Japan Times , Brahma Chellaney, professore di studi strategici presso il Center for Policy Research di Delhi, sottolinea la necessità di identificare i passi falsi che hanno portato alla pandemia COVID e, per farlo, bisogna indagare su cosa è successo in Cina.

“Se vogliamo prevenire un’altra pandemia di coronavirus nel 21° secolo, comprendere le cause di quella attuale è fondamentale”, scrive Chellaney.

“La COVID-19 ha già causato più di 5,4 milioni di morti. Ma questo è solo l’inizio: il bilancio della pandemia include un aumento dei tassi di obesità, disoccupazione, povertà, depressione, alcolismo, omicidi, violenza domestica, divorzi e suicidi.

E, poiché la variante omicron alimenta tassi di infezione record e sconvolge le economie in molte parti del mondo, lo sfinimento da pandemia si sta trasformando in collasso pandemico.

Le nostre possibilità di eliminare la COVID-19 ora sembrano sempre più remote. Ma, anche se cerchiamo di capire come convivere con il virus, dobbiamo anche identificare gli errori – accidentali e non – che ci hanno portato fin qui. E questo significa, prima di tutto, rivolgere uno sguardo critico verso la Cina”.

Perché i fatti sulla trasmissione da uomo a uomo erano stati censurati?

Nei primi giorni dell’epidemia iniziale a Wuhan, in Cina, il regime cinese aveva negato qualsiasi prova di trasmissione da uomo a uomo, un errore che era stato poi ripreso dall’Organizzazione Mondiale della Sanità in un tweet del 14 gennaio 2020 (4). Meno di due mesi dopo, l’OMS aveva dichiarato la COVID-19 una pandemia globale.

Secondo il South China Morning Post , il governo cinese sapeva benissimo che il virus si stava diffondendo da persona a persona. I registri governativi visti dal South China Morning Post avevano identificato il primo caso di COVID a metà novembre 2019 e, da allora in poi, erano stati segnalati da uno a cinque casi al giorno. Chiaramente, stava avvenendo una trasmissione.

Negando la probabilità di trasmissione da uomo a uomo, il governo cinese e l’OMS avevano permesso al virus di diffondersi oltre i confini internazionali per diverse settimane. La Cina aveva anche espulso tutti i giornalisti americani, e questo tweet del 18 marzo 2020 rappresenta la reazione del giornalista di Axios, Jonathan Swan:

“Terribile. Abbiamo un disperato bisogno di rapporti accurati dalla Cina. La pandemia ha avuto origine a Wuhan ed è stata inizialmente coperta dalle autorità cinesi. Uno studio dell’Università di Southampton ha rilevato che ci sarebbe stata una RIDUZIONE del 95% dei casi e una minore diffusione se Pechino fosse intervenuta 3 settimane prima”.

All’inizio, le autorità cinesi erano state anche accusate di aver soppresso le voci dei medici che lanciavano l’allarme e di censurare le informazioni sulla salute pubblica condivise online. Le cose da allora sono solo peggiorate. Negli ultimi due anni, abbiamo assistito ad una censura medica, scientifica e politica davvero senza precedenti in tutto il mondo.

Sarebbe stato facile presumere che il regime cinese gestisse la narrativa dei media a livello globale. Ma, naturalmente, da allora abbiamo appreso che la vera fonte dietro questa campagna coordinata è il lavoro di un sistema molto più nascosto, uno “stato profondo” gestito da tecnocrati non eletti interconnessi con le agenzie governative, i media, Big Pharma, Big Tech e la finanza mondiale.

Fauci potrebbe aver voluto una pandemia per inaugurare una tecnologia mRNA non testata, ma questa rete dello stato profondo ha un’agenda molto più ampia, che include la schiavitù della popolazione globale attraverso la tecnologia e la sorveglianza digitale e, in più, la sottrazione della nostra ricchezza personale.

I vaccini COVID hanno svolto il loro ruolo in questo più ampio schema di acquisizione, in quanto hanno reso possibile tracciare lo stato di vaccinazione delle persone utilizzando passaporti sanitari che potranno poi essere convertiti in ID digitali e in strumenti di monitoraggio finanziario controllati centralmente.

La copertura della fuga di laboratorio.

Due dei più grandi insabbiamenti sono stati senza dubbio la persistente smentita che il SARS-CoV-2 sia il risultato di una ricerca sul guadagno di funzione e la pandemia il risultato di una fuga di laboratorio (accidentale o intenzionale). Chellaney scrive :

“Anche qui la Cina ha abbracciato l’occultamento piuttosto che la trasparenza. Il regime comunista di Xi ha bloccato un’indagine forense indipendente sulle origini della COVID-19, sostenendo che qualsiasi indagine del genere sarebbe equivalsa a “terrorismo investigativo”.

Dopo che l’Australia aveva chiesto un’indagine sulla gestione dell’epidemia da parte della Cina, il governo di Xi l’aveva punita con una serie di sanzioni informali.

La Cina è stata aiutata a nascondere il suo cattivo comportamento. All’inizio della pandemia, il direttore generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, Tedros Adhanom Ghebreyesus, aveva ripetuto a pappagallo i punti di discussione del governo cinese e aveva elogiato la gestione dell’epidemia. Invece di verificare le affermazioni della Cina, l’OMS le ha trasmesse al mondo

 

L’Occidente ha anche aiutato la Cina a distogliere l’attenzione dall’ipotesi della fuga di laboratorio. Non solo diversi laboratori in Occidente sono impegnati nella ricerca per progettare super-virus; I governi occidentali hanno legami con il WIV [Wuhan Institute of Virology]

Sia il National Institutes of Health che l’USAID hanno concesso sovvenzioni a Eco Health Alliance, un gruppo che studia i coronavirus dei pipistrelli in collaborazione con i ricercatori del WIV.

Il governo degli Stati Uniti non ha rivelato l’intera portata dei suoi finanziamenti ai progetti WIV, per non parlare del motivo per cui le sue agenzie avrebbero finanziato la ricerca presso un’istituzione collegata all’esercito comunista cinese”.

Gli americani hanno protetto la Cina dal biasimo.

In effetti, le autorità americane hanno fatto molto per proteggere la Cina dalle conseguenze. Ad esempio, nel febbraio 2020, scienziati americani associati al National Institutes of Allergy and Infectious Diseases (NIAID) del Dr. Anthony Fauci e al National Institutes of Health avevano pubblicato una “dichiarazione di consenso” su The Lancet, in cui “condannavano fermamente” la ” teoria della cospirazione,” secondo cui il virus era stato creato dall’uomo e/o sfuggito da un laboratorio .

In seguito si era scoperto che la lettera era stata redatta dal presidente dell’Eco Health Alliance, Peter Daszak, che aveva subappaltato alla WIV la ricerca sul guadagno di funzione sui coronavirus, pagata dal NIAID.

In seguito, Richard Horton, redattore capo di “The Lancet”, era stato pubblicamente criticato per la sua difesa e il suo sostegno al regime cinese ed era stato accusato di usare The Lancet per perseguire cause politiche e soffocare il dibattito scientifico . In questo caso, la parzialità di The Lancet appare innegabile.

Nel gennaio 2021, 14 esperti di tutto il mondo avevano inviato una lettera a The Lancet in cui sostenevano che “l’origine naturale non è supportata da argomentazioni conclusive e che un’origine di laboratorio non può essere formalmente scartata”. Horton aveva respinto la richiesta, affermando che “non era una priorità” per il giornale .

In quello che sembra essere stato un atto di benevola reciprocità nei confronti dei suoi alleati americani, il WIV, nel marzo 2021, aveva silenziosamente cancellato dal suo sito web tutti i riferimenti alla sua collaborazione con il NIAID-NIH e con altri partner di ricerca americani, questo dopo che i membri del Senato avevano iniziato a criticare Fauci per il suo finanziamento alla ricerca sul guadagno di funzione presso il WIV . [Il WIV] aveva anche cancellato un articolo scientifico che discuteva la ricerca genetica sui virus SARS .

I media hanno sostenuto l’insabbiamento, consentendo alla Cina di trarne profitto.

Avevo scritto in un articolo del 4 febbraio 2020 che l’epidemia aveva i segni distintivi di una fuga di laboratorio. Un rapporto di valutazione dell’U.S. Defense Intelligence Agency del 27 marzo 2020 aveva rilevato che il SARS-CoV-2 era probabilmente una fuoriuscita accidentale da un laboratorio di malattie infettive , ma ci è voluto un anno prima che i media mainstream smettessero di respingere le prove .

Anche la commissione dell’OMS incaricata dell’indagine sull’origine del SARS-CoV-2 aveva respinto la teoria della fuga di laboratorio senza condurre un’indagine reale. Tuttavia, il contraccolpo e lo scetticismo erano stati così grandi , che il direttore generale dell’OMS, Tedros Ghebreyesus, aveva dovuto rapidamente tornare sui propri passi e promettere che la teoria sarebbe stata esaminata ulteriormente.

Chellaney prosegue osservando che, anche se il presidente cinese Xi Jinping aveva promesso di sottoporre ad un controllo più attento i laboratori che gestiscono agenti patogeni mortali, “continua a denunciare qualsiasi insinuazione che il coronavirus potrebbe essere una fuga di laboratorio”.

“Nel frattempo, la Cina sta traendo profitto dalla pandemia”, scrive Chellaney . “Le sue esportazioni sono in aumento. Il Paese ha sfruttato la crisi per portare avanti i suoi interessi geopolitici, anche intensificando la sua aggressione territoriale, dall’Asia orientale all’Himalaya.

Ma una resa dei conti potrebbe ancora arrivare. Quasi tre quarti degli Americani ora credono che sia “probabile” che la COVID-19 sia originata dal WIV. Inoltre, quando le ambizioni neoimperialistiche della Cina sono diventate chiare, le opinioni sfavorevoli sulla Cina hanno raggiunto livelli record in molte economie avanzate.

Se i leader mondiali cercavano un motivo per portare avanti ulteriori indagini sulle origini della pandemia, eccolo. Questa non è la prima pandemia made-in-China: il paese ha anche prodotto la SARS nel 2003, l’influenza asiatica nel 1957, l’influenza di Hong Kong nel 1968 e l’influenza russa nel 1977. Se il mondo continua a lasciare che la Cina se la cavi, ce ne saranno ancora”.

Le bugie sulla COVID abbondano.

Nel marzo 2021, avevo pubblicato un articolo  sul lavoro del dottor Malcolm Kendrick, un medico generico nel Cheshire, in Inghilterra, la cui missione è di portare un po’ di equilibrio al diffuso clima di terrore diffuso dalla lobby sanitaria e dai media, soprattutto negli ultimi due anni.

Nel pezzo, riassumevo le prime otto bugie sulla COVID evidenziate da Kendrick, inclusa l’idea che l’immunità naturale di gregge non esiste e deve essere raggiunta attraverso la vaccinazione di massa, che i vaccini inducono un’immunità più forte e duratura rispetto all’immunità da infezione naturale e che indossare la mascherina previene la trasmissione virale.

L’articolo esaminava anche il modo in cui le statistiche sui decessi per COVID sono state gonfiate utilizzando un test PCR difettoso, il motivo per cui la risposta svedese alla COVID-19 non è stata affatto “un disastro” come affermato dai media, il mito che i lockdown hanno contribuito a ridurre il numero di casi e l’errato concetto che la diffusione asintomatica stava alimentando la pandemia.

Tutti questi miti sono stati seminati dalle autorità governative, allo scopo di fabbricare una pandemia per scopi geopolitici e sono stati attentamente coltivati da una stampa disonesta che si è rifiutata di porre anche le domande più ovvie.

La mancanza di onestà ha portato a credenze ridicole.

Mai in vita mia avrei pensato di vedere la gente accettare il genere di sciocchezze che abbiamo visto negli ultimi due anni, e una delle ragioni di questa irrazionalità è dovuta, a mio avviso, al fatto che le autorità sanitarie, i leader politici e i media hanno tutti mentito su fatti, dati e scienza. Creando una narrativa irrazionale e spingendola fino ad escludere tutto il resto, hanno fatto il lavaggio del cervello alle persone, fino a togliere loro buon senso e sensibilità.

Ad esempio, entro la fine di novembre 2020, le case di riposo stavano allestendo “muri avvolgenti” dove i visitatori potevano abbracciare i propri cari attraverso spessi fogli di plastica.

 L’AARP ne aveva parlato  come di un’invenzione geniale, che avrebbe aiutato a riunirsi con i propri cari, anche se, in realtà, era solo un passo verso la follia. Nessuno aveva pensato che un virus nell’aria poteva passare sopra o sotto la tenda di plastica?

E non farmi nemmeno iniziare con i percorsi unidirezionali obbligatori imposti dai negozi, in cui grandi frecce sul pavimento indicavano alle persone di camminare in un’una certa direzione lungo i corridoi. Fortunatamente, la cosa era così esageratamente idiota che non è durata molto a lungo.

Purtroppo non si può dire lo stesso per tutte quelle barriere di plastica erette su scrivanie e sportelli. Indicibili somme di denaro sono state spese per questi aggeggi inutili che riducono le interazioni umane in modo molto più efficiente di quanto non blocchino i virus.

Ci è voluto ben più di un anno e mezzo prima che i media iniziassero a mettere in discussione l’utilità di queste tristi e deprimenti barriere.

In un articolo del New York Times del 19 agosto 2021 , Tara Parker-Pope aveva evidenziato una ricerca secondo cui le barriere “possono interferire con la normale ventilazione” e il flusso d’aria , il che può rendere più probabile la diffusione del virus.

Uno studio, nientemeno che del CDC ,aveva rilevato che le barriere non avevano alcun effetto sul rischio di infezione , e un altro lavoro aveva scoperto che lo peggioravano .

“In condizioni normali nei negozi, nelle aule e negli uffici, le particelle esalate con la respirazione si disperdono, trasportate dalle correnti d’aria e, a seconda del sistema di ventilazione, vengono sostituite da aria fresca all’incirca ogni 15-30 minuti”, ha scritto Parker-Pope.

“Ma erigere barriere di plastica può modificare il flusso d’aria in una stanza, interrompere la normale ventilazione e creare “zone morte”, dove le particelle di aerosol virale possono accumularsi e diventare altamente concentrate.

“Se in un’aula scolastica c’è una foresta di barriere, questa interferirà con la corretta ventilazione della stanza”, ha affermato Linsey Marr, professoressa di ingegneria civile e ambientale presso Virginia Tech e uno dei massimi esperti mondiali di trasmissione virale. ‘Gli aerosol emessi rimarranno intrappolati e bloccati, si accumuleranno, e finiranno per diffondersi oltre i banchi.'”

Le mascherine non funzionano.

Una delle convinzioni irrazionali più persistenti generate durante questa pandemia è che le mascherine prevengono la diffusione del virus. Prima del 2020, sarebbe stato difficile trovare un operatore sanitario che pensasse che una mascherina chirurgica potesse bloccare un virus aereo. Bene, non ho bisogno di dirvi cosa è successo. L’avete vissuto tutti.

Oltre ai numerosi studi che, negli anni passati, avevano dimostrato che le mascherine non funzionano contro i virus, ora possiamo indicare un rapporto del Dipartimento dell’Istruzione del Regno Unito  , che non ha trovato prove che l’uso generalizzato delle mascherine nelle scuole riduca le assenze dovute a malattia. Sarah Lewis, professoressa di epidemiologia molecolare all’Università di Bristol, ha detto a Bloomberg:

“L’obbligo di indossare la mascherina può peggiorare la qualità dell’istruzione ed escludere dalle discussioni gli alunni con difficoltà di udito. Laddove non vi siano prove sufficienti di un beneficio o di un danno, la condotta di base dovrebbe consistere nel non intervenire”.

Anche così, i ricercatori che, apparentemente, vogliono che le mascherine siano la regola piuttosto che l’eccezione continuano a portare avanti “studi” che, presumibilmente, dimostrano che sarebbe meglio che tutti avessero la faccia coperta.

 Ad esempio, nel gennaio 2022 è uscito uno studio a sostegno dell’uso della mascherina nell’ambito di un’iniziativa della National Science Foundation per studiare la trasmissione delle malattie nelle classi. Lo studio era composto da sole 14 persone.

La follia della mascherina è forse meglio illustrata dalle bande musicali scolastiche costrette a indossare mascherine con un gigantesco foro a livello della bocca, attraverso il quale possono suonare i loro strumenti a fiato.

L’unica cosa positiva di questa triste storia è che la vendita di questi inutili schermi dei tratti del viso – secondo dati raccolti da università e scuole superiori negli Stati Uniti – aveva raccolto, alla fine dell’agosto 2020, 12.000 dollari per il fondo di borse di studio musicali della New Mexico State University .

(Dr. Joseph Mercola-02.02.2022).

 

 

 

 

 

Studi Scientifici La rilevanza epidemiologica

della popolazione vaccinata al COVID-19 è in aumento.

Vocidallastrada.org-Alba Kan-( 11 febbraio 2022)-   ci dice :

 

Ci si aspettava che alti tassi di vaccinazione COVID-19 riducessero la trasmissione della SARS-CoV-2 nelle popolazioni riducendo il numero di possibili fonti di trasmissione e quindi riducendo il peso della malattia COVID-19. Dati recenti, tuttavia, indicano che la rilevanza epidemiologica degli individui vaccinati con COVID-19 è in aumento. Nel Regno Unito è stato descritto che i tassi di attacco secondario tra i contatti familiari esposti a casi indice completamente vaccinati era simile ai contatti familiari esposti a casi indice non vaccinati (25% per i vaccinati vs 23% per i non vaccinati).

12 delle 31 infezioni nei contatti familiari completamente vaccinati (39%) sono sorte da casi indice epidemiologicamente collegati completamente vaccinati. La carica virale di picco non differiva dallo stato di vaccinazione

 o dal tipo di variante .

In Germania, il tasso di casi sintomatici di COVID-19 tra i completamente vaccinati ("breakthrough infections") è riportato settimanalmente dal 21 Luglio 2021 ed era del 16,9% in quel momento tra i pazienti di 60 anni e più . Questa proporzione sta aumentando di settimana in settimana ed era 58.9% il 27 Ottobre 2021 , fornendo una chiara evidenza della crescente rilevanza dei completamente vaccinati come possibile fonte di trasmissione.

Una situazione simile è stata descritta per il Regno Unito. Tra la settimana 39 e 42, un totale di 100.160 casi di COVID-19 sono stati riportati tra i cittadini di 60 anni o più. 89.821 si sono verificati tra i completamente vaccinati (89.7%), 3.395 tra i non vaccinati (3.4%) [3]. Una settimana prima, il tasso di casi COVID-19 per 100.000 era più alto tra il sottogruppo dei vaccinati rispetto al sottogruppo dei non vaccinati in tutti i gruppi di età di 30 anni o più.

In Israele è stato riportato un focolaio nosocomiale che ha coinvolto 16 operatori sanitari, 23 pazienti esposti e due membri della famiglia.

La fonte era un paziente COVID-19 completamente vaccinato.

Il tasso di vaccinazione era del 96,2% tra tutti gli individui esposti (151 operatori sanitari e 97 pazienti).

Quattordici pazienti completamente vaccinati si ammalarono gravemente o morirono, i due pazienti non vaccinati svilupparono una malattia lieve .

I Centri statunitensi per il controllo e la prevenzione delle malattie (CDC) identificano quattro delle prime cinque contee con la più alta percentuale di popolazione completamente vaccinata (99,9-84,3%) come contee ad "alta" trasmissione .

Molti decisori danno per scontato che i vaccinati possano essere esclusi come fonte di trasmissione. Sembra essere gravemente negligente ignorare la popolazione vaccinata come possibile e rilevante fonte di trasmissione quando si decidono le misure di controllo della salute pubblica.

 

 

 

ALLEGATO 1 AL MODULO DI CONSENSO INFORMATO

 VACCINAZIONE ANTI-COVID-19- NOTA INFORMATIVA.

Salute.gov.it- Redazione- (3-11-2021)- ci dice :

 

Vaccino COVID-19 Janssen

Cos’è il Vaccino COVID-19 Janssen e a cosa serve.

Il Vaccino COVID-19 Janssen è un vaccino utilizzato per la prevenzione di COVID-19, malattia causata dal virus SARS-CoV-2. Il Vaccino COVID-19 Janssen viene somministrato agli adulti di età pari o superiore a 18 anni.

 Il vaccino induce il sistema immunitario (le difese naturali dell’organismo) a produrre gli anticorpi e le cellule del sangue attive contro il virus, conferendo così una protezione anti COVID-19. Nessuno dei componenti di questo vaccino può provocare COVID-19.

Cosa deve sapere prima di ricevere il Vaccino COVID-19 Janssen.

Il Vaccino COVID-19 Janssen non deve essere somministrato se:

• è allergico al principio attivo o ad uno qualsiasi degli altri componenti di questo medicinale (elencati di seguito);

• se le è stata diagnosticata precedentemente la sindrome da perdita capillare (una condizione che causa perdita di liquido dai piccoli vasi sanguigni).

Avvertenze e precauzioni.

Si rivolga al medico o all’operatore sanitario del centro vaccinale prima di ricevere il vaccino se:

• ha avuto una grave reazione allergica dopo l’iniezione di un qualsiasi altro vaccino;

• è svenuto dopo una qualsiasi iniezione con ago;

• ha un’infezione grave con febbre alta (più di 38 °C). Tuttavia, può sottoporsi alla vaccinazione se ha febbre lieve o infezione delle vie aeree superiori lieve come il raffreddore;

• ha problemi di sanguinamento o formazione spontanea di lividi o se sta assumendo un medicinale anticoagulante (per prevenire la formazione di coaguli di sangue);

• il suo sistema immunitario non funziona come dovrebbe (immunodeficienza) o sta assumendo

medicinali che indeboliscono il sistema immunitario (come corticosteroidi ad alto dosaggio,

immunosoppressori o medicinali antitumorali).

Disturbi del sangue.

• Tromboembolia venosa: coaguli di sangue nelle vene (tromboembolia venosa, TEV) sono stati

osservati raramente a seguito della vaccinazione con COVID-19 Vaccine Janssen.

• Trombosi con sindrome trombo-citopenica: in seguito alla vaccinazione con COVID-19 Vaccine

Janssen sono stati osservati molto raramente coaguli di sangue in associazione a bassi livelli di

piastrine nel sangue. Questa condizione include casi gravi di coaguli di sangue anche in siti insoliti come cervello, fegato, intestino e milza, in alcuni casi con la presenza di sanguinamento. Questi casi si sono verificati principalmente nelle prime tre settimane successive alla vaccinazione e in donne sotto i 60 anni di età. Questa condizione ha provocato anche la morte.

• Trombocitopenia immune: casi di livelli molto bassi di piastrine (trombocitopenia immune), che

possono essere associati a sanguinamento, sono stati segnalati molto raramente, in generale entro le prime quattro settimane dopo la vaccinazione con COVID-19 Vaccine Janssen.

Si rivolga immediatamente a un medico se, manifesta sintomi che possono essere segni di disturbi del sangue:

mal di testa intensi o persistenti, crisi epilettiche (convulsioni), cambiamenti dello stato mentale o visione offuscata, sanguinamento insolito, comparsa, dopo alcuni giorni dalla vaccinazione, di lividi insoliti sulla pelle in un punto diverso dal sito di vaccinazione, macchie rotonde molto piccole localizzate in un punto diverso dal sito di vaccinazione, o se manifesta respiro affannoso, dolore al petto, dolore alle gambe, gonfiore alle gambe o dolore addominale persistente. Informi l’operatore sanitario (medico, farmacista o infermiere) di avere ricevuto di recente COVID-19 Vaccine Janssen.

(0050080-03/11/2021-DGPRE-DGPRE-P - Allegato Utente 1 (A01)

Versione 05. del 03/11/2021).

2-Sindrome da perdita capillare.

In seguito alla vaccinazione con COVID-19 Vaccine Janssen sono stati segnalati casi molto rari di sindrome da perdita capillare (CLS). Almeno uno dei pazienti colpiti aveva una precedente diagnosi di CLS. La CLS è una  condizione grave che può portare alla morte e che causa perdita di liquido dai piccoli vasi sanguigni (capillari) con conseguente rapido gonfiore delle braccia e delle gambe, improvviso aumento di peso e sensazione di svenimento (bassa pressione sanguigna). Si rivolga immediatamente al medico se sviluppa questi sintomi nei giorni successivi alla vaccinazione.

Sindrome di Guillain-Barré.

Si rivolga immediatamente al medico se si manifestano debolezza e paralisi agli arti che possono progredire al torace e al viso (sindrome di Guillain-Barré). Questa sindrome è stata segnalata molto raramente in seguito alla vaccinazione con COVID-19 Vaccine Janssen.

Altri medicinali e Vaccino COVID-19 Janssen.

Informi il medico o l’operatore sanitario del centro vaccinale se sta usando, ha recentemente usato o potrebbe usare qualsiasi altro medicinale, o se le è stato somministrato di recente qualsiasi altro vaccino.

Gravidanza e allattamento.

Se è in corso una gravidanza, se sospetta o sta pianificando una gravidanza o se sta allattando con latte materno, chieda consiglio al medico prima di ricevere questo vaccino.

L’esperienza relativa all’uso del Vaccino COVID-19 Janssen in donne in gravidanza è limitata. Gli studi sugli animali con Vaccino COVID-19 Janssen non indicano effetti dannosi diretti o indiretti sulla gravidanza, sullo sviluppo embrionale/fetale, sul parto o sullo sviluppo postnatale. La somministrazione di Vaccino COVID-19 Janssen in gravidanza deve essere presa in considerazione solo quando i potenziali benefici superano i potenziali rischi per la madre e per il feto.

Durata della protezione e limitazioni dell’efficacia del vaccino.

La durata della protezione offerta dal vaccino non è nota; sono tuttora in corso studi clinici volti a stabilirla.

La protezione inizia circa 14 giorni dopo la vaccinazione. Come con tutti i vaccini, la vaccinazione con Vaccino COVID-19 Janssen potrebbe non proteggere tutti i soggetti vaccinati. È pertanto essenziale continuare a seguire scrupolosamente le raccomandazioni di sanità pubblica (mascherina, distanziamento e lavaggio frequente delle mani).

Come viene somministrato il Vaccino COVID-19 Janssen.

Il Vaccino COVID-19 Janssen è stato autorizzato come dose singola (senza necessità di richiamo) sotto forma di iniezione intramuscolare nella parte superiore del braccio.

Al fine di assicurare la massima protezione vaccinale nel tempo, potrà essere effettuata una dose di richiamo (dose booster), a distanza di almeno 6 mesi dall’ultima vaccinazione, con un vaccino a mRNA (Comirnaty, Spikevax).

Possibili effetti indesiderati.

Con il Vaccino COVID-19 Janssen possono verificarsi, come con tutti i vaccini, effetti indesiderati, sebbene non tutte le persone li manifestino. La maggior parte degli effetti indesiderati si è verificata entro 1-2 giorni dalla vaccinazione.

(Versione 05. del 03/11/2021)

3-Sono stati segnalati molto raramente coaguli di sangue in combinazione con bassi livelli di piastrine (sindrome trombotica associata a trombocitopenia). Richieda immediatamente assistenza medica se, entro 3 settimane dalla vaccinazione, manifesta uno dei seguenti sintomi:

• mal di testa intensi o persistenti, visione offuscata, cambiamenti dello stato mentale o crisi

epilettiche (convulsioni);

• respiro affannoso, dolore al petto, gonfiore alle gambe, dolore alle gambe o dolore all’addome

persistente;

• lividi insoliti sulla pelle o macchie rotonde molto piccole localizzate in un punto diverso dal sito di vaccinazione.

Richieda assistenza medica urgente se si manifestano sintomi di grave reazione allergica; tali reazioni possono includere una combinazione di uno qualsiasi dei seguenti sintomi:

• sensazione di svenimento o stordimento;

• cambiamenti nel battito cardiaco;

• respiro affannoso;

• respiro sibilante;

• gonfiore delle labbra, del viso o della gola;

• orticaria o eruzione cutanea;

• nausea o vomito;

• mal di stomaco.

Con il Vaccino COVID-19 Janssen possono verificarsi i seguenti effetti indesiderati:

Effetti indesiderati molto comuni (possono interessare più di 1 persona su 10):

• mal di testa;

• nausea;

• dolori muscolari;

• dolore nel punto in cui viene eseguita l’iniezione;

• sensazione di estrema stanchezza;

Effetti indesiderati comuni (possono interessare fino a 1 persona su 10):

• rossore nel punto in cui viene eseguita l’iniezione;

• gonfiore nel punto in cui viene eseguita l’iniezione;

• brividi;

• dolori articolari;

• febbre;

• tosse;

Effetti indesiderati non comuni (possono interessare fino a 1 persona su 100):

• eruzione cutanea;

• debolezza muscolare;

• dolore alle braccia o alle gambe;

• sensazione di debolezza;

• sensazione di malessere generale;

• starnuto;

• mal di gola

• dolore alla schiena;

• tremore;

• sudorazione eccessiva;

• sensazione insolita sulla pelle, come sensazione di formicolio o pizzicore (parestesia).

(Versione 05. del 03/11/2021).

4-• diarrea;

• capogiri

Effetti indesiderati rari (possono interessare fino a 1 persona su 1.000)

• reazione allergica;

• orticaria;

• linfonodi gonfi (linfodenopatia);

• sensibilità ridotta, specialmente sulla pelle (ipoestesia);

• ronzio persistente nelle orecchie (tinnito);

• vomito;

• coauguli di sangue nelle vene (tromboembolia venosa, TEV);

Effetti indesiderati molto rari (possono interessare fino a 1 persona su 10.000).

• coaguli di sangue spesso in siti insoliti (ad es. cervello, intestino, fegato, milza), associati a bassi livelli di piastrine nel sangue.

• grave infiammazione dei nervi che può causare paralisi e difficoltà nella respirazione (sindrome di Guillain-Barré (GBS)).

Effetti indesiderati con frequenza non nota (la frequenza non può essere definita sulla base dei dati disponibili):

• reazione allergica grave;

• sindrome da perdita capillare (una condizione che causa perdita di liquido dai piccoli vasi sanguigni);

• livelli bassi di piastrine (trombocitopenia immune), che possono essere associati a sanguinamento.

(vedere paragrafo 2, Disturbi del sangue):

Se manifesta un qualsiasi effetto indesiderato, anche se non elencato di sopra, si rivolga al medico curante o contatti il centro vaccinale.

Può inoltre segnalare gli effetti indesiderati direttamente tramite il sistema nazionale di segnalazione :(aifa.gov.it/content/segnalazioni-reazioni-avverse).

Cosa contiene il Vaccino COVID-19 Janssen.

Il principio attivo è un adenovirus umano (adenovirus di tipo 26) non in grado di replicarsi che codifica per la glicoproteina spike del SARS-CoV-2.

Questo prodotto contiene organismi geneticamente modificati (OGM).

Gli altri eccipienti sono: 2-idrossipropil-β-ciclodestrina (HBCD), acido citrico monoidrato, etanolo, acido cloridrico, polisorbato 80, sodio cloruro, sodio idrossido, citrato trisodico diidrato, acqua per preparazioni iniettabili.

 

 

 

 

Vaccino Covid: cosa c'entra

il virus con le trombosi.

Repubblica.it- Federico Mereta-(18 MARZO 2021)- ci dice :

Un vademecum per capire l'effetto del coronavirus sul sistema cardio-circolatorio.

 E vederci chiaro dopo la sospensione del vaccino Astrazeneca.

Rimane la realtà di un virus che attacca, direttamente e indirettamente, cuore e circolazione e un’altra certezza: i vaccini attualmente disponibili, però, non contengono il virus. Ed è una differenza sostanziale, anche quando si parla di possibili effetti sulla circolazione legati alla somministrazione vaccinale.

Vaccini Covid: la verità sulla fake news della reazione infiammatoria Ade di Irma D'Aria.

(16 Marzo 2021).

"Sia i vaccini a RNA-messaggero sia quelli con vettore virale, infatti, forniscono l’informazione per mettere l’organismo in condizione di produrre anticorpi specifici per la proteina Spike – spiega Paolo Bonanni, direttore dell’Istituto di Igiene dell’Università di Firenze.

 Si tratta di una proteina di superficie, per cui il virus nel corpo di chi si è vaccinato non c’è.

Manca quindi la plausibilità biologica che potrebbe correlare il vaccino con manifestazioni cliniche, come le trombosi, correlate all’infezione vera e propria. Inoltre, in attesa delle valutazioni delle autorità regolatorie, va detto che questi vaccini sono “multidose”, ovvero con una confezione si vaccinano diverse persone.

Come mai si osservano possibili effetti su un individuo solamente in un gruppo di persone che hanno ricevuto lo stesso potenziale stimolo?".

 Insomma, c’è ancora molto da comprendere.

 Più chiari sono i rapporti tra virus Sars-CoV-2 e circolazione assieme a Pasquale Perrone Filardi, Ordinario di Cardiologia all’Università Federico II di Napoli e  Presidente eletto della Società Italiana di Cardiologia (SIC ).

Cosa può accadere al cuore in caso di Covid-19?

Il coronavirus, così come il virus dell’influenza, presenta uno specifico tropismo per le cellule dell’apparato respiratorio, ma può tuttavia danneggiare altri organi in maniera diretta o indiretta, compreso il cuore.

 Questi danni avvengono prevalentemente attraverso la esacerbazione della risposta infiammatoria, che, da fenomeno di protezione del nostro organismo ad agenti estranei, diventa un meccanismo di danno cellulare anche a livello del cuore. In aggiunta, il cuore soffre per la ridotta ossigenazione del sangue determinata dalla infezione e per l'aumento dello stress con conseguente attivazione del sistema nervoso simpatico che determina aumento del battito cardiaco e costrizione delle arterie.

Gli effetti dell’infezione sulla coagulazione e sul rischio di trombosi?

Il processo della coagulazione del sangue nel corpo umano è estremamente complesso, ma si può far risalire genericamente a due eventi:

da un lato agisce la via della fibrinolisi, che porta a 'sciogliere' i coaguli, dall’altro ci sono meccanismi che portano invece a formare il coagulo, una sorta di “reticolo” di fibrina e piastrine che, quando assume aspetti patologici, determina la formazione di un trombo che può ostruire i nostri vasi sanguigni.

Non vi sono dubbi sul fatto che virus sars-CoV-2, responsabile di Covid-19, modifica questo equilibrio attraverso l’eccesso della reazione infiammatoria. Il risultato è un aumento del rischio di trombosi ed embolie. A questo esito concorre anche l’attività diretta del virus sulla parete interna dei vasi sanguigni, chiamata endotelio, con conseguente aumento ulteriore del rischio di sviluppare tromboembolie venose e trombosi arteriose che possono portare a embolie polmonari o infarto del miocardio.

Infarto e ictus: stare da soli aumenta rischio di morte.

(di Federico Mereta-15 Marzo 2021).

Chi colpisce il tromboembolismo?

La popolazione a maggior rischio di tromboembolismo venosa è costituita dai pazienti sottoposti a chirurgia ortopedica per la sostituzione protesica dell’anca o del ginocchio, i malati oncologici, chi presenta particolari disturbi della coagulazione e più genericamente chi è sottoposto ad un intervento chirurgico o chi è costretto ad una lunga immobilità.

 A rischio sono anche le persone che soffrono di scompenso cardiaco. Altre cause predisponenti sono l’età avanzata, l’obesità e l’insufficienza venosa. Si stima che in un anno una persona ogni 1000 di età adulta sia colpita da tromboembolismo venoso profondo.

Le donne sono a maggior rischio?

Il genere femminile è più esposto al tromboembolismo venoso.

 Più facilmente le donne soffrono della classica flebite, che si manifesta con gonfiore della gamba, arrossamento e dolore. Inoltre presentano alcune fasi della vita a maggior rischio, come la gravidanza (aumenta la pressione nelle vene del bacino si rallenta il flusso del sangue) e il puer-puerio.

 L'Impiego degli anticoncezionali ormonali per prevenire l’osteoporosi e i disturbi della menopausa possono favorire il rischio di trombosi venosa. Gli ormoni infatti possono favorire la coagulazione, specie nelle donne con disturbi della coagulazione, facilitando la formazione di un trombo.

Come si manifesta?

Il quadro sintomatologico del tromboembolismo venoso è caratterizzato da dolore, gonfiore, arrossamento della zona colpita e dilatazione delle vene superficiale, in particolare delle gambe. La pelle può anche essere calda al tatto. In caso di complicazioni, come l’embolia polmonare, possono essere presenti mancanza improvvisa  del respiro, dolore al petto e un’accelerazione dei battiti cardiaci.

Come si riconosce?

L’esame chiave, che andrebbe sempre effettuato in presenza di segni e sintomi di tromboembolismo venoso delle gambe, è l’ecocolor-doppler venoso. E’ del tutto innocuo e si basa sul passaggio di una sonda sulla superficie della gamba, in corrispondenza della vena che si ipotizza a rischio. Permette di valutare non solo le vene ma anche le arterie, registrando il flusso del sangue e l’eventuale presenza di ostruzioni. Tra gli esami del sangue, oltre al quadro generale, appare sempre più importante il ruolo di un composto (D-dimero), derivato dalla fibrina  che facilita la formazione dei coaguli. In caso di valori elevati il rischio di trombo è elevato. Il test può però non essere particolarmente specifico, visto che il valore si alza anche in caso di infezioni, dopo un trauma o in conseguenza di altre patologie.

Covid: l'algoritmo che ci tiene lontani dagli ospedali

(di Giuliano Aluffi -15 Marzo 2021)

Cos’è la trombosi?

La trombosi è la formazione di un coagulo di sangue all'interno di un vaso, in grado di bloccare tutto o in parte una vena (trombosi venosa) o un’arteria (trombosi arteriosa).  Quando un trombo, sviluppatosi in qualsiasi vaso periferico va incontro a frammentazione, il frammento trombotico che ne deriva (embolo) si muove all'interno del circolo sanguigno potendo così arrivare anche al polmone determinando l’embolia polmonare, condizione estremamente grave. Nel mondo occidentale, una persona ogni 37 secondi muore a causa di trombi che ostruiscono il flusso di sangue nelle vene profonde o nei polmoni (ovvero più di 843.000 morti ogni anno).

Quante persone colpisce l’embolia polmonare?

Stando ad un studio condotto qualche tempo fa in due regioni, Piemonte e  Lombardia, l’incidenza della patologia nel periodo di studio nei due anni di osservazione è stata di 55.4 casi ogni 100.000 abitanti per le donne e 40.6 casi ogni 100.000 negli uomini, pur se correggendo per età i numeri le differenze tra i due sessi si sono ridotte.

Cosa è la coagulazione intravascolare disseminata?

La coagulazione intravascolare disseminata o Cid porta il sangue a coagularsi spontaneamente  all’interno dei vasi. La situazione è estremamente grave visto che possono essere colpiti diversi organi, tra cui quelli “nobili” cioè cuore, cervello e reni, fino a creare un’insufficienza multiorgano potenzialmente letale.

Cos’è la trombocitopenia legata a Covid-19?

La trombocitopenia su base autoimmune, chiamata anche porpora trombocitopenica immunitaria (ITP), si può presentare come complicazione di Covid-19. Colpisce soprattutto gli anziani e i pazienti più gravi e porta ad una carenza di piastrine,  con maggior rischio di emorragie. In questo caso si verifica soprattutto per le alterazioni che il virus produce nel sistema difensivo dell’organismo, alterandolo.

 

 

 

Dal vaccino che «non protegge»

alle varianti  «colpa dei vaccinati»:

le risposte  dell’Iss ai dubbi dei lettori  .

Ilsole24ore.com- Marzio Bartoloni-(18 settembre 2021)- ci dice :

 

Le risposte con la consulenza dell’Istituto superiore di Sanità ai dubbi e alle domande arrivate al Sole 24 ore dai lettori.

I dati dei vaccinati al 17 settembre 2021.

Il vaccino non è sicuro «perché è sperimentale». E poi non funziona perché «non protegge» da infezioni e ricoveri. E poi le varianti non si fermano e anzi si moltiplicano e diventano più pericolose «per colpa dei vaccinati».

Ecco alcuni delle “bufale” più ricorrenti che ricorrono anche tra i quesiti, le lettere e i dubbi sollevati dai lettori del Sole 24 Ore e che sono arrivate in redazione.

Di seguito le risposte messe a punto grazie alla consulenza e alla collaborazione dell’Istituto superiore di Sanità che ogni settimana pubblica un ampio report sull’epidemia e l’efficacia dei vaccini.

«Se il vaccino sarà obbligatorio io non firmo nulla , anzi ci andrò con un avvocato perché il medico che mi inoculerà il siero si deve prendere tutta la responsabilità che non avrò nessuna reazione avversa , e che non infetterò e non verrò infettata. Solo dopo farò il vaccino»

Nessun vaccino è efficace al 100%.

Quelli contro il Covid al momento hanno mostrato un'efficacia di circa l’80% nel prevenire l'infezione, e ancora più alta contro gli effetti più gravi della malattia.

 La vaccinazione è un atto medico, e prevede quindi la firma di un consenso informato per essere sicuri che il vaccinando abbia ricevuto una informazione sui benefici e rischi connessi.

Il rifiuto della vaccinazione potrebbe anche prevedere un dissenso informato, ma ovviamente rimarranno le sanzioni relative previste dall'obbligo.

Il rischio di reazioni avverse è sempre presente per qualunque farmaco ma il bilancio tra i benefici e i rischi deve essere sempre a favore dei benefici e questa valutazione viene fatta dalle istituzioni competenti che preparano le strategie vaccinali.

(Aspergillosi Invasiva: l’incidenza nei pazienti con COVID-19-Scopri Pfizer Hospital).

«I vaccinati di questi vaccini di nome ma non di fatto contro Covid-19 contagiano e possono essere contagiati, inoltre, se sviluppano la patologia ADE diventano super diffusori»

È possibile che un vaccinato si contagi perché, come per tutti i vaccini esistenti, l'efficacia anche se molto alta non è del 100%, e ci possono essere quindi i cosiddetti “fallimenti vaccinali”.

Inoltre anche un soggetto che risponde al vaccino si può ritenere immunizzato solo dopo almeno una settimana dal completamento del ciclo.

Un livello di copertura della popolazione alto minimizza il rischio di trasmissione tra individui suscettibili all'infezione. I dati provenienti dai Paesi con una campagna vaccinale avanzata, Italia compresa, hanno dimostrato che il vaccino protegge dalle conseguenze peggiori della malattia, dal ricovero al decesso, oltre 9 persone ogni 10 vaccinate.

 La vaccinazione riduce anche la capacità di infettare dei vaccinati. Non ci sono evidenze scientifiche di una associazione tra la vaccinazione COVID-19 e la sindrome ADE (Antibody-dependent enhancement) e conseguentemente che una ADE sia correlata a una capacità maggiore di diffusione del virus.

 

10 febbraio 2022-Accedi e personalizza la tua esperienza.

«Vaccinare di massa contro un virus rna ad alta mutabilità (Sars-cov2 è un coronavirus, dunque lo è per definizione) ha l'unico risultato di selezionare le varianti che ignoreranno i vaccini stessi secondo la regola della maggior priorità alla diffusività rispetto alla letalità»

Le varianti emergono perché il virus, replicandosi, tende a sviluppare nuove mutazioni. I vaccini, riducendo la circolazione, limitano quindi la possibilità che il virus muti. Le varianti di preoccupazione (VOC) in circolazione in questo momento inoltre, compresa la «Delta», sono state osservate in molti territori prima delle campagne vaccinali, anche in territori dove non erano in atto campagne vaccinali. La selezione delle varianti per pressione dall'uso del vaccino potrebbe avvenire qualora la variante non fosse sensibile alla vaccinazione; tuttavia i vaccini attualmente in uso in Italia sono efficaci anche contro la variante Delta che al momento rappresenta più del 95% dei virus isolati, quindi non si sta verificando alcuna selezione delle varianti a causa del vaccino.

 

«Il rapporto costi benefici per questi vaccini per i 25 milioni di under 40 in Italia è sostanzialmente 1 per la mortalità e >1 per gli effetti avversi gravi di breve periodo».

Tutti i vaccini vengono approvati dalle autorità regolatorie dopo una attenta valutazione del rapporto costi-benefici. Tra i benefici della vaccinazione nella popolazione giovane va assolutamente menzionata l'abbattimento della circolazione virale in questa fascia di età che, per la loro vita sociale, possono portare il virus all'interno delle famiglie e aumentare il numero dei casi intra-familiari.

 

«L’articolo 32 della Costituzione riconosce il diritto a rifiutare di farsi iniettare un siero sperimentale o una medicina se non si vuole. L'idea che se ci vacciniamo tutti si distrugge un virus che cambia continuamente è una illusione, meglio le cure domiciliari».

Tutti i dati raccolti in Italia come negli altri Paesi stanno confermando che i vaccini hanno una buona efficacia nel prevenire l'infezione e le forme più gravi della malattia. Tutti i numeri sull'efficacia vaccinale sono aggiornati settimanalmente dall'Iss nel documento esteso. I vaccini COVID-19 non sono più sperimentali, ma sono regolarmente autorizzati per il commercio. Anche il Tar del Friuli Venezia Giulia il 10 settembre 2021 ha chiarito che i quattro prodotti ad oggi utilizzati nella campagna vaccinale sono stati invece regolarmente autorizzati dalla Commissione, previa raccomandazione dell'Ema, attraverso “la procedura di autorizzazione condizionata “(c.d. CMA, Conditional marketing authorisation), disciplinata dall'art. 14-bis del Reg. CE 726/2004 del Parlamento Europeo e del Consiglio e dal Reg. CE 507/2006 della Commissione.

Si tratta di un'autorizzazione che può essere rilasciata anche in assenza di dati clinici completi, «a condizione che i benefici derivanti dalla disponibilità immediata sul mercato del medicinale in questione superino il rischio dovuto al fatto che sono tuttora necessari dati supplementari».

 Il carattere condizionato dell'autorizzazione non incide sui profili di sicurezza del farmaco poiché garantisce che il vaccino approvato soddisfi i rigorosi criteri Ue di sicurezza, efficacia e qualità, e che sia prodotto e controllato in stabilimenti approvati e certificati in linea con gli standard farmaceutici compatibili con una commercializzazione su larga scala.

 Inoltre, la CMA non comporta che la stessa debba essere considerata un minus dal punto di vista del valore giuridico, ma impone unicamente al titolare di «completare gli studi in corso o a condurre nuovi studi al fine di confermare che il rapporto rischio-beneficio è favorevole».

 

«Mi dovete spiegare a che serve vaccinare obbligatoriamente tutti se questo vaccino non immunizza e comunque puoi contagiarti, contagiare e finire in ospedale e terapia intensiva».

È possibile che un vaccinato si contagi perché, come per tutti i vaccini esistenti, l'efficacia anche se molto alta non è del 100%, e ci possono essere quindi i cosiddetti «fallimenti vaccinali».

 Inoltre anche un soggetto che risponde al vaccino si può ritenere immunizzato solo dopo almeno una settimana dal completamento del ciclo.

 Un livello di copertura della popolazione alto nella popolazione minimizza il rischio di trasmissione tra individui suscettibili all'infezione.

I dati provenienti dai Paesi con una campagna vaccinale avanzata, Italia compresa, hanno dimostrato che il vaccino protegge dalle conseguenze peggiori della malattia, dal ricovero al decesso, oltre 9 persone ogni 10 vaccinate.

 La vaccinazione riduce anche la capacità di infettare dei vaccinati. La ridotta circolazione del virus limita la possibilità che possano generarsi nuove varianti pericolose poiché queste mutazioni sono rarissime, ma si verificano in maggior numero dove c’è una alta replicazione del virus: quindi più casi ci sono, maggiori sono i rischi di nuove varianti pericolose.

Anche se un vaccinato può andare incontro a ricovero, i dati italiani dell'Iss ci dicono che il rischio che accada a un non vaccinato è di circa 10-40 volte più frequente rispetto a un vaccinato (il valore è diverso in base all’età della persona).

 

«L’effetto paradosso legato al fatto che la maggior parte degli italiani è vaccinato ha senso se le proporzioni percentuali di vaccinati della popolazione e vaccinati ricoverati equivalgono. Ma non è così, i vaccinati sono il 60.4%, i ricoverati vaccinati l'85 90%»

Le percentuali da sole non consentono un confronto. È necessario tenere conto anche della numerosità della popolazione a cui appartengono: la popolazione dei non vaccinati è molto più ridotta della popolazione dei vaccinati quindi è necessario confrontare la proporzione di casi tra i non vaccinati con la proporzione di casi tra i vaccinati. Infatti, con l'espressione «paradosso vaccinale» si indica il fenomeno, comune a tutti i vaccini e dovuto al fatto che l'efficacia non è mai del 100%, per cui al crescere della copertura in una data popolazione aumentano i casi tra i vaccinati, che possono arrivare a superare quelli tra i non vaccinati nel numero assoluto anche se il rischio rimane ovviamente più basso nei primi.

Ragionando per assurdo, se avessimo un vaccino efficace al 90% e vaccinassimo tutta la popolazione vedremmo solo casi (e quindi eventuali ricoveri e decessi) tra i vaccinati, derivanti da quel 10% non «coperto».

Nel caso dei vaccini contro il Covid-19 l'effetto è visibile in diverse fasce di età, sia per l'infezione che per ricoveri e decessi. Ad esempio negli over 80 negli ultimi 30 giorni ci sono stati 638 ricoveri ordinari tra i non vaccinati e 1036 tra i vaccinati.

Se si guarda però alle popolazioni di riferimento, quella dei non vaccinati è di 291.232 persone, quindi con 219 casi ogni 100mila, mentre quella dei vaccinati è di 4.157.813, quindi con 24 casi ogni 100mila. Il rischio è quindi quasi 10 volte maggiore nei non vaccinati.

 

 

 

 

"Con la globalizzazione siamo tutti complici

 della schiavitù degli uiguri in Cina".

Espresso.Repubblica.it- Federica Bianchi-(07 APRILE 2021)-ci dice:

 

L’eurodeputato francese Raphaël Glucksmann ricorda come i grandi brand della moda approfittino della manodopera forzosa e a basso costo. E indica come l’Unione Europea possa uscire dalla sindrome dell’impotenza usando il suo peso economico.

Raphael Glucksman è l'eurodeputato socialista francese che si è intestato in Europa la battaglia contro la sistematica repressione della minoranza musulmana degli uiguri da parte di Pechino.

Dal 2017 la Cina cerca di assimilare alla cultura dominante questa etnia di origine turcomanna che vive all'ombra dell'altipiano tibetano secondo ritmi e cadenze tradizionali.

Per farlo ha creato campi di rieducazione e di lavoro forzato e scuole-dormitorio per i figli degli uiguri. All'interno ogni tipo di violenza, dagli stupri di gruppo all'elettroshock passando per la sterilizzazione forzata delle donne, è permessa. La resistenza è punita con lunghi anni di carcere duro.

Perché la persecuzione degli uiguri riguarda noi europei?

«Si tratta di un crimine contro l'umanità. È la deportazione di un popolo e la sua riduzione in schiavitù.

Con la globalizzazione, siamo tutti complici della schiavitù degli uiguri. Le grandi marche, come Zara e Nike, che strutturano il nostro immaginario e sono presenti nel nostro armadio, beneficiano della riduzione in schiavitù di questo popolo perché ne sfruttano la manodopera forzosa e a basso costo.

Dobbiamo fare pressione per mettere fine ai campi di concentramento degli uiguri perché se abbiamo una certezza è che i dirigenti cinesi sono razionali e fanno sempre un calcolo costo-beneficio delle loro scelte.

 Se capiscono che non pagheranno un prezzo per la persecuzione del popolo uiguro continueranno. Nessuno chiede una guerra contro la Cina. Ma tra l'inazione e la guerra c'è tutto uno spazio che si chiama politica».

Il 22 marzo scorso, coordinandosi con Usa, Canada e Regno Unito, l'Europa ha sanzionato quattro politici cinesi coinvolti nella repressione e un'azienda dello Xinjiang. Si tratta delle prime sanzioni contro la Cina dai tempi di Tiananmen.

«Finalmente le parole tradotte in gesti. Sono chiaramente insufficienti ma chi conosce i meandri delle istituzioni può sentirsi sollevato, sapendo che nonostante tutte le difficoltà qualcosa è stato fatto. Simbolico forse. Ma in politica i simboli contano. Adesso bisogna tradurre queste prime azioni in una politica verso la Cina e verso la questione uigura. Non può rimanere una tantum».

La risposta cinese non si è fatta attendere ed è stata maggiore per numeri e dimensioni.

«Illustra perfettamente la differenza tra una democrazia e una tirannia. La prima denuncia i crimini contro l'umanità, la seconda li commette. Sono fiero di essere sulla lista delle persone sanzionate.

Il fatto che il governo cinese si permetta di sanzionare addirittura un'istituzione europea (il parlamento) dimostra a che punto si senta potente».(Raphaël Glucksmann).

L'accordo di investimenti con la Cina (CAI) voluto dalla Germania e firmato da Commissione e Consiglio lo scorso 30 dicembre verrà approvato dal parlamento europeo?

«I cinesi sanzionano l'istituzione del Parlamento e noi votiamo l'accordo di investimento con la Cina? Sarebbe certificare la nostra assenza. Il dibattito sulla revisione del testo è già iniziato, e non è più una questione classica di divergenze tra destra e sinistra. Ogni gruppo è diviso al suo interno.

 In Germania il volume del dibattito è molto alto grazie ai Verdi che sono più indipendenti dei socialisti dagli interessi delle multinazionali tedesche. Le lobby giocheranno però un ruolo importante nei prossimi mesi. In questo la Cina è stata geniale: non ha molte lobby a Bruxelles ma ha trasformato le aziende europee con forti interessi in Cina in proprie ambasciatrici».

La mancata entrata in vigore del CAI non lederebbe gli interessi commerciali europei?

«Il commercio non può essere la definizione di ciò che vogliamo essere. Altrimenti tra 10 anni saremo un popolo di consumatori e cortigiani. È questo il futuro dell'Europa? Diventare una Disneyland per cinesi? La politica deve avere il coraggio di riprendere in mano le redini della globalizzazione, uscire dall'idea che non possiamo fare nulla. La certezza dell'impotenza sta uccidendo l'Europa».

Il CAI è stato secondo lei un errore?

«Arrivato il giorno dopo gli arresti di Hong Kong, è stata una mossa sbagliata sia nei confronti del neo presidente americano Joe Biden sia in termini di strategia industriale.

Avevamo parlato per tutto il 2020 di come riportare in Europa una parte della produzione industriale che si è persa negli anni e su cui non abbiamo più controllo in momenti di difficoltà e poi sigliamo un accordo che nega tutti in discorsi fatti durante la pandemia?

La realtà è che abbiamo dato retta alle esigenze di Angela Merkel, che cerca di soddisfare le aziende tedesche dipendenti dalla Cina.

Ma questa non è politica.

La potenza commerciale dell'Europa dovrebbe essere al servizio dei suoi principi politici e dei suoi interessi strategici. Ci darebbe una forza incredibile. Perché se è vero che noi siamo dipendenti dalla Cina è altrettanto vero che i cinesi hanno bisogno di vendere a noi le loro merci. Siamo in un rapporto di forza e dobbiamo affermare la nostra visione politica».

Che ruolo possono giocare i cittadini?

«Impedire l'entrata nel mercato unico dei prodotti dello schiavismo.

Il 20 cento del cotone mondiale proviene dalla Cina e di quello l'80 per cento è prodotto dal lavoro forzato di centinaia di migliaia di esseri umani.

È il cotone della vergogna. Abbiamo lanciato una grande campagna in Francia contro le aziende che utilizzano nella loro filiera il lavoro degli schiavi. Molte hanno rinunciato: Adidas, Lacoste, H&M, Calvin Klein, Oviesse in Italia. Altre, come Zara e Nike, ancora no. Migliaia di giovani hanno con questa campagna sperimentato la loro prima battaglia politica. Sono riusciti lì dove i partiti politici non hanno voluto intervenire e hanno capito che hanno potere e devono usarlo. Come quando l'amministratore delegato di Lacoste ha riposto alle 11 di sera alla telefonata di un ragazzo di 20 anni».

La globalizzazione ha deluso le aspettative del mondo occidentale?

«L'Occidente si è impantanato intellettualmente negli anni Novanta con la certezza che la globalizzazione avrebbe universalizzato un modello politico e beneficiato la nostra società.

 Ma era un'idea fondata su un errore concettuale nato negli Usa e importato in Europa, dove ci ha posto in uno stato di debolezza.

 Oggi noi europei siamo gli ultimi a credere nella produzione intellettuale delle università americane degli anni 90 e all'Organizzazione mondiale del commercio.

Gli Usa non ci credono più da anni.

 Da quando ad uscire vincente dalla globalizzazione, contraddicendo ogni nostra aspettativa, è stato il partito comunista cinese.

Non solo la Cina non è diventata più democratica aprendosi al commercio ma, sviluppando una classe agiata che convive ancora con cittadini schiavi, è riuscita a diventare insieme Paese produttore e mercato immenso per le proprie imprese.

Il sistema cinese è un matrimonio tra il sistema comunista autoritario e il capitalismo più debosciato. Non rientra in nessuno dei modelli spiegati all'università. In Occidente non esiste intellettualmente».

 

 

Globalizzazione. Contro la

moderna schiavitù”, meglio se cinese…

Unimondo.org-Alessandro Graziadei - (31 Luglio 2021 )- ci dice :

 

Negli scorsi mesi l’Agenzia delle dogane Usa ha bloccato l’importazione dei prodotti venduti dalla Dalian Ocean Fishing.

 A quanto pare la compagnia ittica cinese è accusata di ricorrere al lavoro forzato e di abusare del personale imbarcato sulle sue 33 navi frigorifere impegnate nella pesca e il trasporto del tonno.

A renderlo noto è stato il segretario alla Sicurezza interna Alejandro Mayorkas che dichiarato “che le aziende che usano il lavoro forzato non avranno più accesso al mercato statunitense”.

Secondo le autorità doganali di Washington la Dalian Ocean sfrutta i propri dipendenti, costringendoli a lavorare in condizioni che mettono a rischio la propria incolumità e senza la certezza dello stipendio.

 A rilanciare il problema legato ai diritti dei lavoratori impegnati dalla compagnia cinese era stata la France-Presse raccontando come decine di lavoratori indonesiani impiegati sui pescherecci cinesi fossero “obbligati a lavorare 18 ore al giorno per 300 dollari al mese”, “senza la certezza di venir pagati” e rimanendo in servizio anche per più di un anno, “con scarsa assistenza medica e un trattamento disumano”.

 Lo scorso anno, la ong sudcoreana Advocates for Public Law and the Environmental Justice Foundation aveva rivelato che i corpi di tre lavoratori morti sul lavoro e imbarcati sulla Long Xing 629, una nave della Dalian Ocean, erano stati gettati in mare.

Ma le imprese ittiche cinesi non sono le uniche a essere accusate di sfruttare il lavoro forzato. Secondo il Global Slavery Index, l’industria della pesca in altri sei Paesi come Giappone, Russia, Spagna, Corea del Sud, Taiwan e Thailandia presenta un alto rischio di “moderna schiavitù”.

Eppure la Cina ha sempre un’attenzione particolare da parte del U.S. Customs and Border Protection visto che non è la prima volta che il governo Usa vieta l’importazione di pesce dalla Cina per motivi umanitari, anche se finora non aveva mai imposto un bando su l’intera flotta di una compagnia.

 In tema di lavoro forzato, dallo scorso anno, Washington ha adottato alcune misure restrittive anche per bloccare l’importazione di prodotti provenienti dallo Xinjiang, dopo che le rivelazioni di diversi media avevano messo in luce l’esistenza di campi di lavoro nella regione autonoma cinese, dove centinaia di migliaia di musulmani sarebbero impiegati con la forza, soprattutto nella raccolta del cotone, un business importante visto che la Cina produce il 20% del cotone mondiale e la maggior parte proprio nello Xinjiang.

 Ma il dramma del lavoro forzato nello Xinjiang non sembra circoscritto alla raccolta del cotone.

Dall’inizio di quest’anno anche alcuni grandi gruppi industriali nipponici si sono detti pronti a tagliare i rapporti con le imprese cinesi che qui sfruttano la comunità degli uiguri e di altre minoranze musulmane.

Il gigante Toshiba, per esempio, cesserà ogni relazione con le realtà industriali cinesi nello Xinjiang entro la fine dell’anno.

Un buon segno, anche se secondo l’Australian Strategic Policy Institute (Aspi), sono 83 i grandi marchi internazionali, fra cui anche 14 compagnie giapponesi, che per il loro business beneficiano in modo diretto o indiretto di lavoratori uiguri sfruttati dentro e fuori lo Xinjiang.

Tra le 14 aziende nipponiche accusate di sfruttamento, solo Panasonic si è rifiutata di rispondere alle domande di un’inchiesta sulle condizioni dei lavoratori delle ditte cinesi, tutte le altre hanno negato di fare affari con controparti implicate nel lavoro forzato o hanno dichiarato di non poter verificare le accuse mosse dai media ai loro fornitori nello Xinjiang.

Da alcuni anni la Cina è accusata di aver organizzato un sistema di campi di concentramento per tenere sotto controllo la popolazione uigura. Secondo le Nazioni Unite oltre un milione di uiguri e altre minoranze di fede islamica sono detenute in modo arbitrario nello Xinjiang.

 Qui migliaia di musulmani sarebbero impiegati con la forza nelle più diverse mansioni.

I cinesi però hanno sempre negato ogni accusa, sostenendo che quelli nello Xinjiang sono centri di avviamento professionale e progetti per la riduzione della povertà.

Sempre con l’accusa di essere prodotti grazie al lavoro forzato, gli Stati Uniti avevano bloccato nel 2020 anche le importazioni di pomodori dallo Xinjiang.

Per Brenda Smith, alta dirigente della U.S. Customs and Border Protection, come per il cotone, anche per i pomodori  non è possibile escludere l’ipotesi che siano raccolti da “internati” uiguri.

 La particolare attenzione per i prodotti che arrivano dallo Xinjiang dell’amministrazione a stelle e strisce ha convinto Nike e Apple, che hanno da anni fornitori in questa regione autonoma cinese, ad aprire delle indagini interne sulle condizioni dei lavoratori uiguri e di altre minoranze locali.

 Un tema, spesso strumentalizzato dalla politica USA, interessata più che hai diritti umani e ai popoli minacciati, alle possibili ricadute elettorali di alcune prese di posizioni “anti comuniste” e che nel 2020 ha visto anche la Disney nel mirino della critica.

 Il colosso Usa dell’animazione, che ha girato alcune scene del film “Mulan” proprio nello Xinjiang, ha ringraziato le autorità locali e il Partito comunista cinese per l’aiuto fornito durante le riprese.

 Alcuni attivisti hanno fatto notare che la Disney ha ringraziato l’Ufficio per la sicurezza di Turpan, città dove è stata documentata l’esistenza di alcuni dei campi di internamento presenti nello Xinjiang.

Secondo Radio Free Asia (Rfa) la politica della “terra bruciata”, attuata da Pechino contro gli uiguri è andata peggiorando da quando nel 2019 l’intera popolazione maschile di Chinibagh e Yengisheher, due villaggi dello Xinjiang, è stata internata in un campo di rieducazione.

 Secondo un ufficiale di servizio nella locale stazione di polizia, la cui testimonianza è stata rilanciata da Rfa, “Il 40% della popolazione del nostro villaggio è in un campo di rieducazione” e solo i bambini e gli anziani sono rimasti nel villaggio.

Per le autorità cinesi i maschi uiguri nati negli anni ‘80 e ‘90 sono “una generazione inaffidabile” e potenzialmente da rieducare perché “rappresentano un costante pericolo”, per questo è possibile che provvedimenti simili siano stati applicati anche in altre città dello Xinjiang.

 Il Governo di Xi Jinping però, come abbiamo già ricordato anche nell’agosto del 2019, preferisce parlare di “campi di studio”.

Secondo alcuni membri della Congressional-Executive Commission on China,  sembra verosimile pensare che in questi "campi di studio" si trovino tra le 500.000 e il milione di persone: "la più grande incarcerazione di massa di una minoranza nel mondo contemporaneo”, visto che riguarda il 10-11% della popolazione musulmana adulta di tutta la regione.

 Le regioni sembrano più che sufficienti per bloccare l’importazione di prodotti provenienti dallo Xinjiang, certo è che il problema del lavoro forzato non riguarda solo il “comunismo cinese” e lo sfruttamento delle sue minoranze, ma interessa da vicino il “capitalismo globale” per il quale i diritti di molti vengono sempre dopo gli interessi di pochi.

(Alessandro Graziadei).

 

 

 

 

 

 

 

LE NUOVE SCHIAVITU' DELLA GLOBALIZZAZIONE.

Digilanter.libero.it-Bales-   Daniel -  Mohamed Yussuf- Iqbal - e altri… (7-11-2021)- ci dicono  :

 

I PAESI OCCIDENTALI E LA SCHIAVITU'DEI NUOVI MIGRANTI.

Il Terzo Mondo.

(Iqbal).

Un precario laboratorio di lamiera e mattoni nella periferia di Lahore, in Pakistan: 14 bambini tra i 10 ed i 15 anni lavorano incessantemente ai telai.

Fabbricano tappeti di ogni genere; appesa sul telaio una lavagnetta con delle aste variamente intrecciate: simboli dell'entità del debito contratto dalla famiglia con il padrone del laboratorio. Passano i giorni, passano gli anni... le aste sembrano aumentare anziché diminuire.

Per Alì, Fatima, Karim, Salman, la fatica del telaio e l'oppressione della polvere, che talvolta diventa insostenibile per la sensazione di soffocamento, si uniscono alla fame cronica ed alla paura della tomba, una sorta di cisterna metallica seminterrata nella quale vengono rinchiusi per alcuni giorni i piccoli ribelli.

 I lavoranti sono sotto controllo, notte e giorno, del padrone, di sua moglie o di un sorvegliante poco più grande di loro: di solito un ragazzo non più abile a causa delle mani gonfie e screpolate.

Nella piccola comunità tutti i giorni trascorrono uguali: non c'è posto per i sogni; l'unica speranza è quella di poter estinguere il debito e poter tornare dai genitori. Alla periferia di Lahore le fabbriche sono tante, tutte clandestine, tutte collegate ad un mercato internazionale che tira bene e permette profitti altissimi. I bambini provengono dalle zone più disparate del Pakistan, spesso hanno già lavorato in altre fabbriche di tappeti, qualche volta hanno conosciuto l'inferno della fornace: sono settemila i bambini pakistani impiegati nelle fornaci per la produzione di mattoni. Salman proviene dalla fornace: ha la pelle del viso e delle mani butterata dal sole e dal fango con cui aveva impastato mattoni per più di tre anni.

Un giorno alla fabbrica di Hussain arriva Iqbal.

 E' subito incatenato e messo ad un telaio speciale. Ceduto all'età di quattro anni dalla sua famiglia di contadini ridotti in miseria, in cambio di un prestito di 16 dollari, aveva già cambiato vari padroni ed era ritenuto un ribelle ma dall'intelligenza acuta e da abilità uniche.

Hussain aveva fatto il suo investimento per la produzione di un tappeto pregiato. Vedendolo lavorare i compagni pensavano che se ne sarebbe andato presto, in quanto avrebbe estinto il debito; sentendoli, Iqbal ebbe a dire sottovoce - il debito non si cancella mai .

In occasione dell'incontro del padrone con alcuni clienti stranieri, il piccolo ribelle distrusse tutto il lavoro fatto: fu imprigionato nella tomba e sopravvisse solo per la solidarietà dei piccoli amici che gli portavano da mangiare di nascosto.

Uscito con il corpo martoriato dalle punture d'insetti, riprese il lavoro guardato a vista.

Tentò di nuovo la fuga; con la complicità di poliziotti corrotti venne di nuovo riportato nel lager. Nei due giorni trascorsi in città aveva assistito ad un comizio del Fronte per la liberazione del lavoro minorile che annunciava la legge appena varata in Pakistan.

 Passano pochi giorni ed Iqbal ci riprova. Questa volta cerca proprio Eshan Khan, il rappresentante del fronte che aveva tenuto il comizio: Hussain viene arrestato, i bambini liberati, la fabbrica chiusa. Iqbal diventa un piccolo eroe e, non senza difficoltà, aiuta il Fronte nella caccia agli schiavisti ed a liberare altri piccoli lavoratori clandestini, malgrado il clima ostile e varie bombe incendiarie lanciate nella sede del fronte.

 I giornali si occupano di lui: è proposto per il premio "Gioventù in azione" promosso dalla Reebok. Iqbal si reca in Svezia, poi a Boston e denuncia la realtà di sette milioni di bambini pakistani che si alzano prima dell'alba, al buio, lavorano fino a sera, tessono tappeti, cuociono mattoni, zappano nei campi, scendono nei cunicoli delle miniere, non corrono, non gridano, non ridono mai, sono schiavi e portano la catena al piede ...

Al ritorno dall'America Iqbal avrebbe dovuto passare alcuni giorni in famiglia e poi decidere del suo futuro; c'era per lui una borsa di studio, fino all'università, a Boston.

Il 16 Aprile 1995, giorno di Pasqua, Iqbal Masih è stato assassinato a Muritke, un villaggio a trenta chilometri da Lahore. Aveva 13 anni. Gli esecutori ed i mandanti dell'omicidio non sono stati scoperti. Sicuramente è stato ucciso dalla mafia dei tappeti.

( Jqbal Masih ).

La schiavitù minorile.

La vicenda di Iqbal può essere considerata una metafora della schiavitù minorile dell'economia globale. Essa ne riassume tutti i caratteri:

La violenza, attraverso la quale si ottiene l'obbedienza.

La durata: tipiche della nuova schiavitù sono, infatti, le cattività di breve durata; breve può voler dire 10 settimane come 10 anni, ragion per cui gli schiavisti non hanno interesse per la salute e / o per la riproduzione del loro investimento. I nuovi schiavi sono una merce "usa e getta".

La perdita del controllo sulla propria vita da parte dello schiavo.

L'inesauribilità del debito nei confronti del padrone globalista.

 Le forme della nuova schiavitù.

La schiavitù basata sul possesso: é la forma più vicina alla schiavitù tradizionale, è praticata soprattutto in Africa settentrionale ed occidentale e in alcuni paesi arabi, ma rappresenta una quota minima nel fenomeno schiavistico del mondo.

La servitù da debito: è la forma di schiavitù più comune nel mondo. Un individuo impegna se stesso in cambio di un prestito in denaro, ma la durata e la natura del servizio non sono definiti e la prestazione lavorativa non riduce il prestito originario. Di norma la proprietà non è dichiarata, ma il controllo fisico sul lavoratore è assoluto. E' diffusa soprattutto in Pakistan ed in India secondo Bales ma anche in Bangla Desh secondo Muhammad Yunus.

La schiavitù contrattualizzata: il contratto viene usato come esca per attirare e ridurre in schiavitù e, allo stesso tempo, per dare una parvenza di legittimità alla schiavitù.

Se sorgono contestazioni legali, il datore di lavoro può esibire il contratto, ma la realtà è che il "lavoratore contrattualizzato" è uno schiavo, sotto la minaccia della violenza, privo di ogni libertà di movimento, non pagato. Con ritmi di crescita vertiginosi questa è la seconda forma più diffusa e la si ritrova nel Sudest asiatico, in Brasile, in alcuni paesi arabi, nel subcontinente indiano (Thailandia).

La schiavitù di guerra: è una forma di schiavitù legata alla politica ed in genere è sostenuta dai governi. "Ancora una volta il motivo è il beneficio economico. Non si tratta di produrre profitti ma di risparmiare sui costi di trasporto o produzione nello sforzo bellico o ridurre il costo del lavoro nelle opere pubbliche nei regimi dittatoriali" globalisti.

La schiavitù di guerra è praticata da chi governa mentre quasi tutte le altre forme di schiavitù esistono nonostante e contro le normative dei governi.

La schiavitù dei restavecs: è diffusa in Africa e nei Caraibi. E' una forma culturalmente accettata di affrontare il problema dei "figli in eccesso"; i bambini vengono ceduti o venduti perché si occupino dei lavori domestici; alcuni vengono trattati bene, ma per la maggior parte si tratta di schiavitù che dura fino all'età adulta.

Le schiavitù legate alla religione: si sono rilevati dei casi in India e nel Ghana, ma si tratta di un fenomeno, circoscritto, di sfruttamento ai fini sessuali.

Come si può vedere dallo schema i casi conformi ai numeri due e tre sono i più diffusi e spesso si intrecciano.

Ma la conclusione di Bales ci porta a una definizione della schiavitù contemporanea relativa ai paesi del terzo mondo ed oltre:

gli individui vengono resi schiavi con la violenza e mantenuti tali contro la loro volontà a fini di sfruttamento.

La stima attuale parla di 27 milioni; i lavori ovviamente, non si avvalgono di alcuna tecnologia: agricoltura, produzione di mattoni, lavoro nelle miniere o nelle cave, prostituzione, lavorazione delle pietre preziose, stoffe, e tappeti, lavoro domestico, disboscamento, produzione di carbone, lavoro nei negozi.

 Il grosso del lavoro è destinato alla vendita ed al consumo locali, ma i beni prodotti dagli schiavi arrivano nelle case di tutto il mondo. "Come se non bastasse, le grandi multinazionali globaliste , agendo nei paesi in via di sviluppo attraverso imprese sussidiarie, si servono del lavoro non pagato per ridurre al minimo i propri costi ed aumentare i dividendi degli azionisti mondialisti".

 Nuova schiavitù ed economia globale.

E' molto difficile stabilire con esattezza il contributo fornito dagli schiavi all'economia mondiale; dai calcoli di K. Bales si stima un profitto totale annuo di tredici miliardi di dollari ( una somma paragonabile alle "spese" annuali della Germania nelle attività turistiche ).

Se il valore diretto può apparire relativamente contenuto, il suo valore indiretto è notevolmente maggiore: il carbone prodotto dagli schiavi è alla base della produzione dell'acciaio brasiliano. Gran parte di tale acciaio è utilizzata dall'industria automobilistica e da altri manufatti in metallo che, nell'insieme, rappresentano un quarto del prodotto esportato dal Brasile. La sola Gran Bretagna importa ogni anno dal Brasile beni per un miliardo e seicento milioni di dollari e molto di più gli USA.

La schiavitù mondialista riduce i costi di produzione industriale: tale risparmio risale la corrente economica, fino a raggiungere i negozi dell'Europa e dell'America del nord sotto forma di prezzi più bassi e profitti più alti per i commercianti.

 Anche i beni prodotti direttamente dagli schiavi vengono esportati e seguono lo stesso andamento; non solo, spesso capita che stabilimenti delle multinazionali chiudano in città del primo mondo perché la manodopera , schiavile e non, è decisamente più conveniente in termini di profitti, con l'ovvia conseguenza che, in qualunque parte del mondo si produca , il lavoro degli schiavi è una minaccia per i posti di lavoro in tutto il mondo.

Bales nella sua analisi confronta la nuova schiavitù con la vecchia rilevando un medesimo procedimento: molte imprese multinazionali globaliste fanno oggi quello che alcuni imperi coloniali facevano già nel secolo diciannovesimo: sfruttare le risorse naturali e servirsi di manodopera a basso costo senza bisogno di appropriarsi dell'intero paese e governarlo.

Allo stesso modo la nuova schiavitù si appropria del valore economico degli individui "esercitando su di loro un controllo assoluto e coercitivo, pur senza assumersene la proprietà o accettare la responsabilità della loro sopravvivenza" Il risultato è un'efficienza economica notevolissima: ci si libera dei bambini inutilizzabili ai fini del profitto, degli anziani, dei malati, di chi rimane vittima degli incidenti sul lavoro.

 In regime di economia globale (la cricca di Davos-Ndr.)  i nuovi schiavi sono merce usa e getta ; lo schiavo è dunque un articolo di consumo: in caso di necessità può aggiungersi al processo di produzione, ma non è più un bene ad alta intensità di capitale.

Vecchie e nuove schiavitù.

Le differenze sostanziali tra vecchie e nuove schiavitù possono essere sintetizzate:

Vecchia schiavitù-Nuova schiavitù-Proprietà legale accertata-Proprietà legale evitata-Alto costo d'acquisto-Bassissimo costo d'acquisto-Bassi profitti-Elevatissimi profitti-Scarsità di potenziali schiavi-Surplus di potenziali schiavi-Rapporto di lungo periodo-Rapporto di breve periodo-Schiavi mantenuti a vita-Schiavi usa e getta-

Importanza delle differenze etniche-Irrilevanza delle differenze etniche.

 

 I luoghi delle nuove schiavitù.

Non solo nel terzo mondo è possibile rilevare dei casi di nuovi schiavi: nei paesi occidentali la schiavitù è più diffusa di quanto si creda, solo che è occultata mediante una finzione legale come quella dei finti contratti.

 In Gran Bretagna le lavoratrici domestiche portate dall'estero dipendono completamente dal datore di lavoro il cui nome viene aggiunto al loro passaporto al momento dell'entrata nel paese: la legge dunque rafforza la dipendenza del servitore dal padrone globalista.

In Thailandia, la condizione più frequente è quella della schiava dei bordelli come emerge da un'inchiesta condotta da Bales in molti locali tra cui la Locanda della perpetua prosperità:

 tale attività pubblicizzata nelle brochure delle compagnie di viaggio europee, anche se illegale, "supera di tredici volte il totale che la Thailandia ricava dalla fabbricazione dei computer, una delle sue industrie più sviluppate."

In Mauritania gli schiavi, che vengono chiamati Bilal, reggono massicciamente l'economia.

La schiavitù qui è talmente radicata sia nella testa del padrone globalista che in quella dello schiavo che non c'è bisogno di violenza per mantenerla.

 In genere i Bilal si occupano delle attività legate all'agricoltura o di lavori umili come lavare, badare alle capre ed ai cammelli, tenere l'orto, andare a prendere l'acqua, scavare, portare e trasportare.

Le caste mondialiste dominanti considerano degradante qualsiasi attività agricola. Solo l'allevamento dei cammelli è considerata attività onorevole.

In Brasile la nuova schiavitù  mondialista si basa sull'inganno ed il raggiro.

I reclutatori di schiavi, chiamati gatos, piombano nei villaggi afflitti da carestie e reclutano manodopera per la foresta amazzonica, di solito ad enorme distanza dal villaggio, promettendo lauti guadagni.

Offrono denaro alla partenza per lasciarlo come anticipo alle famiglie.

Una volta arrivati a destinazione, vengono indotti a restituire i soldi anticipati attraverso opere di disboscamento.

L'operaio è in trappola e non può disporre né della carta d'identità né del libretto di lavoro. Un ricercatore brasiliano, José De Souza Martins dice: " Da questo momento il lavoratore è morto come cittadino ed è venuto al mondo come schiavo".

In Cina globalista -mondialista  forme di schiavitù sono state studiate nelle nuove aree industriali a danno di lavoratori immigrati da altre regioni. Essi sono in completa balia del management che si interessa dei documenti necessari per i quali presta i soldi. Si sono registrati casi di abusi con punizioni e percosse con orari di lavoro superiori alle 16 ore giornaliere13.

In Arabia Saudita e negli emirati del Golfo gli schiavi globalisti sono soprattutto immigrati sottoposti ai soprusi degli "intermediari" che solitamente trattengono i documenti per tutto il periodo della permanenza esigendo tributi per l' "assistenza".

In India le schiavitù mondialiste sono molto variegate e spesso si intrecciano con tradizioni antiche, come la divisione in caste, difficili da debellare. La forma di schiavitù più diffusa è quella da debito e si esercita soprattutto nell'agricoltura. Sono molto conosciute forme di schiavismo minorile impiegato nella fabbricazione di fuochi d'artificio e fiammiferi nei dintorni della città di Sikavasi.

In queste fabbriche lavorano circa quarantacinquemila bambini , forse la più grossa concentrazione di lavoro minorile del mondo. Tipica dell'India è la schiavitù delle Devadasi, giovani donne di famiglie poverissime fatte sposare al dio, in realtà sfruttate con la prostituzione da parte di uomini che amministrano il tempio.

Del Pakistan si è già detto molto ma sicuramente l'aspetto più drammatico è il lavoro schiavile globalista  di intere famiglie nelle fornaci. La realtà della situazione, la pericolosità del lavoro, i soprusi e le violenze sono oggetto di un intero capitolo del libro di Kevin Bales.

Nelle Filippine possono essere considerate forme di schiavitù le prestazioni degli straordinari, in concomitanza con le consegne per le industrie  globaliste del "marchio" ovvero industrie "senza dipendenti" che fanno produrre nei paesi del terzo mondo: si tratta di turni di lavoro di più giorni consecutivi, senza il riposo notturno.

 E' documentato il caso di Carmelita Alonzo, morta di polmonite l'8 marzo 1997, a causa degli straordinari in una fabbrica di Cavite.

 Qui sorgono molti stabilimenti che producono per il mondo firmato: scarpe da corsa Nike, tute Gap, schermi per computer I B M.. ( Naomi Klein, No logo, pag.181 e pag.197).

I Paesi occidentali globalisti e la schiavitù dei nuovi migranti.

(Daniel).

Al termine del processo, la lapidaria conclusione del presidente della II corte di Assise del Tribunale di Torino fu: " se avesse potuto decidere autonomamente, egli non sarebbe andato a chiedere l'elemosina."

Per una malformazione alla gamba sinistra, Daniel, nato in Serbia, era costretto a portare una protesi. Suo padre lo avviò sin da piccolo all'accattonaggio, in seguito lo affidò ad un nomade che lo condusse in Italia. Sbarcato di notte sulla costa brindisina, fu condotto a mendicare a Brescia, Rimini, Savona, Albenga e in Francia.

 L'inverno lo trascorreva a Torino dove esercitava l'accattonaggio ai mercati, davanti alle chiese, ai supermercati, coperto soltanto con una maglietta ed un paio di mutande, la gamba menomata, senza la protesi, messa bene in evidenza.

Il ragazzo sopportava le umiliazioni ed il freddo, convinto, una volta saldato il debito delle spese di viaggio e racimolato del denaro per la famiglia, di poter tornare a casa.

Gli era stato detto che metà dell'incasso giornaliero era per lui.

 Daniel non sapeva quanto guadagnava, ma per il suo padrone non era mai abbastanza. Quando non c'era il padrone a controllarlo erano il figlio, la moglie o un'accattona più anziana.

 In caso di controllo da parte delle forze dell'ordine, doveva affermare che la donna era sua madre, che entrambi non conoscevano l'Italiano: tali erano i consigli dati da alcuni avvocati italiani per eludere le maglie della legge. A Daniel piacevano i luoghi di mare, perché lì gli permettevano di andare in bagno nei bar e di giocare ai videogame.

Fu nel bagno che si rese conto dell'inganno: contando i soldi capì che il padrone lo stava ingannando; il guadagno giornaliero era, infatti, notevolmente superiore a quello che lo zingaro - padrone - dichiarava. Daniel si ribellò, chiese di poter tornare a casa e di telefonare al padre, che al telefono rispose:

"Devi lavorare e fare quello che ti viene ordinato, altrimenti vengo lì, ti rompo le ossa e così vedrai come lavorerai".

Comprese allora che era stato venduto e che per lui non ci sarebbe stato futuro. La paura delle violenze lo fece desistere dal proposito di fuga e finì per accettare con rassegnazione la sua condizione di schiavo.

Una fredda mattina di dicembre a Torino, su segnalazione di due donne, impietosite dalle condizioni del piccolo accattone e dall'evidente stato di denutrizione, venne condotto in caserma. Daniel iniziò a parlare ma la verità completa la raccontò solo quando entrò in una comunità di "minori stranieri non accompagnati": vengono definiti così i minori stranieri ridotti in schiavitù in Italia.

 Le stime della Caritas parlano di 12000 bambini. La sentenza contro lo sfruttatore di Daniel è stata pronunciata il 15 Dicembre del 2000.

Anche la storia di Daniel può essere considerata una metafora della condizione dei nuovi schiavi dell'Occidente ricco e sviluppato.

Molti bambini entrano clandestinamente in Italia con il consenso dei genitori che spesso chiedono prestiti e pagano i trafficanti di esseri umani per garantire un lavoro ai propri figli , lavoro che quasi sempre consiste nell'accattonaggio, nel lavare i vetri ai semafori, spacciare droga o rubare nei supermercati.

 E' esemplare a tal proposito la storia di Daniela fuggita nel 1999 dalla Romania con il "fidanzato", con il sogno di fare la cameriera in un ristorante.

 Proprio dal sedicente promesso sposo, Daniela sarà costretta ad andare a rubare con una violenza sistematica fatta di botte, calci e pugni; per la paura era diventata abilissima e riusciva a realizzare una refurtiva giornaliera quantificata dai giudici tra i 10 e 15 milioni di lire.

 Per lei tuttavia nulla, solo violenze, fu picchiata anche con una mazza da baseball.

In seguito venne venduta all'asta e ripetutamente violentata dal suo nuovo padrone, Augustin.

 Dopo vari tentativi di fuga, riuscì ad entrare in contatto con l'O I M di Torino: attraverso le indagini dell' Interpol è riuscita ad arrestare e a far condannare il suo schiavista.

I casi documentati di nuova schiavitù, specie minorile, in Italia sono innumerevoli, ma non meno drammatici sono quelli di donne provenienti dall'est europeo, dalla Colombia,... clandestine "collocate" come prostitute di strada, badanti con orario di servizio di 24 ore giornaliere e un salario minimo, spesso requisito interamente da chi ha offerto loro il prestito per giungere in Italia.

Immigrazione e schiavitù.

Ignoranza, soggezione, asservimento, paura, il ritiro del passaporto e l'inganno costituiscono il filo rosso che unisce tutte queste realtà descritte nel testo di Ciconte e Romani.

 I casi di studio, frutto di una minuziosa ricerca attraverso gli atti giudiziari dei tribunali di Torino, Milano, Verona, Trieste, Bologna, Modena e Lecce si riferiscono a due fenomeni tipici dell'età della globalizzazione e del divario sempre crescente tra paesi ricchi e paesi poveri:

(Così 60 milioni di italiani dovranno diventare schiavi della Cricca di Davos .Ndr.)

L'immigrazione clandestina.

La Tratta delle persone, reclutate con l'inganno e la violenza e ridotte in stato di schiavitù.

 Il traffico di esseri umani può essere considerato il business criminale dei globalisti del XXI secolo.

 La genesi di tale mercato scaturisce dall'incontro tra una domanda di emigrazione ed un'offerta di immigrazione, entrambe illegali: il numero sempre maggiore di persone indotte a lasciare la propria terra per situazioni di povertà, di guerra, di persecuzioni, politiche e religiose da una parte, e dall'altra le restrizioni degli ingressi regolari a partire dagli anni '70, ha promosso l'industria dell'ingresso clandestino seguito dalla tratta degli esseri umani, soprattutto donne e bambini, sottoposti a variegate forme di sfruttamento tra cui il lavoro forzato in fabbriche clandestine, l'accattonaggio, la prostituzione, ma anche il traffico di organi.

I dati ufficiali parlano di 114950 tentativi di entrata clandestina, tra il 1998 e il 2000, in Italia; negli U S A tra i 45 e i 50 mila individui provenienti dal sudest asiatico, dall' America Latina e dall'Europa orientale. Tale flusso migratorio sia in America, sia in Europa, a partire dagli anni '90 è quasi completamente gestito dalla criminalità organizzata ed avviene secondo due modalità:

Smuggling of migrants ( contrabbando di migranti ) - è l'organizzazione dell'immigrazione clandestina - e gestisce il trasferimento di persone che volontariamente si rivolgono alle organizzazioni. Di solito il pagamento è anticipato ed il legame con l'associazione si scioglie all'arrivo nel paese pattuito.

Trafficking in human beings ( tratta degli esseri umani ) - compravendita e sfruttamento di soggetti, in particolare donne e bambini, introdotti nei paesi di immigrazione anche contro la loro volontà.

Nel secondo caso ci troviamo di fronte a forme vere e proprie di nuova schiavitù: gli schiavisti globalisti  reclutano le loro vittime al solo scopo del profitto con scrupolosa attenzione al rapporto domanda - offerta del momento.

 Come è emerso dalle testimonianze, i caratteri del traffico rispecchiano la definizione di schiavitù espressa da K. Bales.

Essi possono essere così schematizzati:

La violenza fisica, psichica, sessuale; essa si esercita con bastonate, calci, pugni, spegnimento di sigarette sulla pelle, strappo violento di orecchini, digiuno forzato, somministrazione di droghe e tranquillanti, stupri singoli e di gruppo, prigionia, minaccia di inviare foto e video ai familiari rimasti in patria ( in caso di prostituzione) sino a giungere anche all'omicidio.

L' inganno: le vittime vengono reclutate tra quelle persone animate dall'idea di migrare per un determinato periodo, accumulare del capitale e tornare in patria.

Si promette un lavoro onesto e ben remunerato ma il trafficante impiega i migranti in ben altro modo, spesso trattenendo per sé l'intero guadagno.

Altre volte i clandestini vengono portati in un luogo diverso da quello pattuito, altre ancora si impone un debito molto più elevato e si fa credere che nel paese di arrivo non esistano leggi a tutela degli immigrati, altre ancora, come nel caso di Daniela, l'inganno è una falsa promessa di matrimonio.

Il ricatto: esso impone alla vittima comportamenti omertosi per evitare azioni violente nei confronti dell'immigrato ma anche nei confronti di familiari rimasti in patria; esso si esercita in varie forme:.

minaccia di non restituire i documenti precedentemente sottratti;

denuncia alle autorità per l'espulsione;

ricorso a riti woodoo;

minaccia di inviare ai familiari foto e video relativi alla prostituzione dell'individuo ricattato.

La tratta è divenuta ormai un mercato transnazionale che investe tutte le aree del mondo in cui le interdipendenze tra pressione migratoria in crescita e la globalizzazione dell'economia sono forti e complesse: la spinta a migrare, infatti, è data dalla povertà ma cresce sempre di più il numero di coloro che sono attratti dal modello di vita dei paesi ricchi pubblicizzato attraverso le nuove forme di comunicazione di massa.

La globalizzazione si basa su un principio basilare, quello del libero movimento e della libera circolazione di mezzi e capitali senza più frontiere, nella convinzione acquisita e praticata dalle organizzazioni mafiose che la realizzazione di profitti alti si debba basare sulla massima riduzione dei costi di manodopera, dei tempi di produzione e della tassazione dei profitti.

Tutti i nuovi schiavi, appunto perché tali, lavorano in nero, nella più completa assenza delle più elementari norme di sicurezza e di tutela della persona, sono merce usa e getta e per la società legale "non esistono".

Conclusioni.

Il profitto e la violenza sono dunque i due elementi principali del nuovo rapporto schiavistico globalista ; essi si combinano con tre fenomeni chiave della modernità:

 

l'esplosione demografica dei paesi del terzo mondo.

la globalizzazione economica : nella nuova economia mondiale il capitale vola dove il lavoro è più a buon mercato, pertanto la rete finanziaria della schiavitù può raggiungere il mondo intero

il cambiamento economico dei paesi in via di sviluppo che ha prodotto un caos di avidità e violenza e corruzione, stravolgendo regole sociali ed i tradizionali vincoli di responsabilità che avrebbero potuto fungere da protezione nei confronti di potenziali schiavi.

In tutto il mondo oggi le condizioni sono decisamente favorevoli alla schiavitù globalista che è in continuo aumento malgrado sia illegale ovunque e sebbene il mondo sia diventato "più piccolo".

Che fare?

Le strategie che più aiutano a mettere un freno alla crescita demografica sono le stesse che vanno al cuore delle cause della schiavitù globalista  : l'eliminazione della povertà estrema tramite i "migliori contraccettivi del mondo" : l'istruzione e la protezione sociale.

Anche Salgado concorda con tale opinione; nel libro fotografico dedicato ai bambini migranti egli dice :" Là dove c'è istruzione scolastica, c'è speranza. Nei bassifondi delle grandi città tanto in America Latina come in Asia, i figli degli immigrati analfabeti che imparano a leggere e a scrivere compiono il primo passo verso una vita migliore".

Una strategia efficace è quella della legislazione: le leggi devono colpire le associazioni criminali globaliste che riducono le persone in schiavitù così come le leggi contro l'omicidio puniscono l'associazione a delinquere e non solo chi ha premuto il grilletto. Un'altra via è la sensibilizzazione dei consumatori occidentali ad acquistare prodotti con marchi speciali che diano la garanzia di non essere prodotti da schiavi. La campagna condotta in Europa sui tappeti "slave free" per esempio continua a crescere e sta avendo un positivo impatto nei confronti dei piccoli schiavi del terzo mondo. Il contributo dell' 1 per cento dei produttori "slave free" ha creato due scuole che servono un totale di 250 studenti, mentre se ne stanno creando altre con il contributo del governo tedesco e dell'UNICEF, nelle zone di produzione dei tappeti.

 

Un'altra via efficace è quella praticata da associazioni come Anti Slavery International, nata nel 1839, ha sede a Londra ed attualmente è la più attiva nell'opera di denuncia e sensibilizzazione al problema, Human Rights Watch e Amnesty International, Save the children.

Attraverso l'osservazione e l'ascolto esse indagano sugli abusi cui vengono esposti i diritti umani ed offrono una documentazione approfondita, concreta ed un impegno responsabile.

Tale documentazione è posta all'attenzione dell'opinione pubblica e delle istituzioni internazionali;l l'anello debole di queste organizzazioni consiste nel fatto che, tranne l'ASI, non hanno come obiettivo primario l'abolizione della schiavitù globalista  e non agiscono di concerto.

Sarebbe opportuno inoltre il coinvolgimento delle organizzazioni economiche della globalizzazione come il World trade organisation ( w t o, organizzazione mondiale per il commercio) e l' International Monetary Fund ( I m f fondo monetario internazionale ) che  “essendo globaliste”  controllano governi, affari e industrie di tutto il mondo.

Entrambi godono di un potere enorme che deriva loro dai crediti commerciali emessi, crediti che potrebbero essere agganciati al rispetto dei diritti umani ; infatti, quando ad essere rapinate sono le vite umane, ai trasgressori non succede niente, perché in base al "senso di coscienza del libero mercato", il reato non sussiste; ed è più probabile che stati ed imprese private vengano puniti per aver falsificato un CD di Michael Jakson che per aver impiegato mono d’opera schiava.

Mohamed Yussuf infine ha dimostrato nel suo libro Il banchiere dei poveri l'enorme potenzialità del microcredito.

 

 

 

Green Pass, dopo il flop delle proteste

i No Vax si leccano le ferite ma c'è chi

ha visto un altro film: "È stato un successo."

Reapubblica.it- Matteo Pucciarelli-(02 SETTEMBRE 2021)- ci dice :

 

Il giorno dopo le manifestazioni contro l'obbligatorietà del certificato verde a cui hanno partecipato pochissime persone, su Telegram in molti non si arrendono e annunciano nuove azioni nei prossimi giorni e presidi fuori dalle redazioni Rai.

Manifestazioni con cinque o sei persone, altre completamente disertate: ma a leggere nella chat 'Basta dittatura!', quasi 45 mila iscritti e centralina organizzativa del dissenso contro vaccini e Green pass, "è stato un successo enorme ed è solo l'inizio".

E nonostante il povero Tao - maschera di V per Vendetta come foto profilo - risponda "ero andato a Milano Garibaldi, c'era solo la polizia", gli altri si fanno forza: "Ormai il mainstream se la canta e se la suona da anni, il flop sono loro", risponde Susanna. Mentre Antrymet la prende larga: "Il maligno, compreso il governo criminale burattino corrotto servo della globalizzazione, creò un mondo di falsità e menzogna".

Per i 'depressi del flop' gli organizzatori rilanciano: "Domani  di nuovo in azione, avanti tutta finché la dittatura sanitaria non sarà distrutta".

La ripromessa sono dei presidi anche per dopodomani fuori dalle redazioni Rai, regione per regione, "sedi dei leccaculi manipolatori terroristi".

 E poi: "Non fatevi mai deprimere dalla dittatura, noi siamo il popolo sovrano", si rilancia.

Ma al netto delle sparate, dentro la chat c'è anche chi è entrato per il gusto di contestare i no vax e chi invece, addirittura, accusa il gruppo di essere pieno di "infiltrati" che appositamente alzano la tensione per provocare la reazione del "Sistema", difeso dai "nazi-poliziotti": un delirio nel delirio.

Flop delle proteste No Green pass: molti controlli ma pochi manifestanti.

( Valeria Forgnone e Laura Mari .1 Settembre 2021).

Il meccanismo mentale di chi gestisce la chat di Telegram è tale per cui il banco vince sempre.

Ci fossero state migliaia di manifestanti, sarebbe stato ovviamente un successo; ma se non c'è nessuno, è un successo uguale:

"Se quello che state facendo non fosse efficace contro la dittatura, allora non ne avrebbero parlato tutti i canali di manipolazione dicendo che è un flop. Ci avrebbero semplicemente ignorato. Pensateci".

Giusto: pensateci.

 

 

 

 

Green pass, ecco perché penso

che la Libertà sia tutelata eccome!

Ilfattoquotidiano.it- Mariano Puglisi- (4 agosto 2021)- ci dice :

“Libertà!” è una delle principali esclamazioni che si sente in questi giorni nelle piazze italiane da parte dei manifestanti contro l’ultimo provvedimento del governo, in particolare contro l’utilizzo del cosiddetto “Green pass” per lo svolgimento di alcune attività.

Ormai numerosi studi scientifici e relative dichiarazioni di noti scienziati considerano il vaccino come la più importante ed efficace arma contro la Covid-19 (al femminile, è la malattia causata dal virus Sars-CoV-2), diminuendo drasticamente l’insorgere delle conseguenze più gravi (ricoveri in terapia intensiva e/o morte), e, quindi, permettendo un graduale ritorno alla “normalità”.

Inoltre, tali studi dimostrano che la possibilità di sviluppo di varianti del virus, resistenti ai vaccini disponibili, sia più probabile in presenza di persone non vaccinate o senza adeguata protezione anticorpale.

 Cerchiamo di capire un po’ se attraverso l’ultimo provvedimento governativo si stia attentando alla famigerata Libertà, con la L maiuscola.

Manifestazioni ‘no green pass’, la ministra Lamorgese: “Non autorizzate. Dittatura sanitaria? La vera libertà è data dal vaccino”

Al termine Libertà, nel corso della storia, sono state associate tre concezioni fondamentali:

 la prima, introdotta da Aristotele, concepisce la Libertà come autodeterminazione e assenza di condizioni e limiti;

la seconda, che ha origine negli Stoici, declina la Libertà come necessità in cui, pur partendo dal presupposto della precedente concezione, si attribuisce l’autodeterminazione alla totalità in cui l’uomo appartiene, per esempio lo Stato; la terza, basata sull’accezione platonica che lega la Libertà alla “giusta misura”, vede la Libertà, invece, come possibilità o scelta, limitata e condizionata. Le prime due hanno trovato diffusione nell’antichità e nel Medio Evo, la terza dall’età moderna in poi (Dizionario di Filosofia di Nicola Abbagnano).

Se al primo comma dell’art. 13 la nostra Costituzione ci comunica che “la libertà personale è inviolabile”,

 e già al secondo ci avvisa che “non è ammessa forma alcuna di detenzione, di ispezione o perquisizione personale, né qualsiasi altra restrizione della libertà personale, se non per atto motivato dell’autorità giudiziaria e nei soli casi e modi previsti dalla legge”,

è al terzo che si asserisce come in casi eccezionali di necessità ed urgenza, indicati tassativamente dalla legge, l’autorità di pubblica sicurezza può adottare provvedimenti provvisori…”

Stiamo parlando della stessa Costituzione all’interno della quale si afferma che la Repubblica “riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo, sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità…” (art. 2) e “tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti” (primo comma dell’art. 32), ribadendo, inoltre, che: “Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge…” (secondo comma dell’art. 32).

Green pass, Sala: “Non vedo alternative, difficile comprendere le manifestazioni. Politica ha responsabilità, ambiguità sono insopportabili”

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Pertanto, considerando anche quanto detto velocemente sopra sui vaccini, i quali rappresentano la strada più efficace per un ritorno alla normalità (che poi, vorrei capire se sia auspicabile una normalità pre-pandemia), sembra proprio di capire che esistano tutti i presupposti per dedurne che la Libertà sia tutelata, invece, dal provvedimento in questione e dal relativo strumento oggetto di protesta.

La società attuale – liberista e apparentemente liberalista, basata sulla globalizzazione e “finanziarizzazione” dei mercati – ci ha condotto a un cieco individualismo e, come criceti all’interno delle rispettive ruote, alla corsa sfrenata e inconcludente verso un narcisistico godimento masturbatorio. Ma, prendendo in prestito le parole di Fabrizio De André nel brano “Nella mia ora di libertà”: “Per quanto voi vi crediate assolti  siete per sempre coinvolti”.

 

 

 

 

NON È MORTA LA GLOBALIZZAZIONE,

MA LA LIBERTÀ DI SPOSTAMENTO.

Radioskylab.cloud- Valentina Jannacone  - ( Aprile 20, 2021)- ci dice: 

( Contributi ).

 

Alla luce del dibattito di questi giorni su green pass, spostamenti tra regioni di colori differenti ed altre cose simili, l’editoriale apparso sul numero di aprile di “Cultura Identità” di Alessandro Sansoni.

NON È MORTA LA GLOBALIZZAZIONE, MA LA LIBERTÀ DI SPOSTAMENTO.

Quando l’anno scorso è scoppiata la pandemia, numerosi autorevoli commentatori profetizzarono la “fine della globalizzazione” come probabile effetto della nuova situazione.

Partivano da un presupposto molto preciso: il mondo globalizzato ha avuto origine con l’ingresso della Cina nel Wto nel 1994 e siccome proprio in Cina era scoppiata l’epidemia da Covid 19, le inevitabili chiusure nei confronti di quel paese avrebbero finito per far saltare in aria l’intero ingranaggio.

E’ senz’altro vero che il mondo pandemizzato ha assistito a dei rallentamenti clamorosi nel processo di globalizzazione, ma affermare che esso sia ormai definitivamente interrotto ci appare azzardato.

La globalizzazione si fonda sulla libera circolazione di beni, servizi, capitali e uomini garantita da una serie di trattati ed organismi regolatori internazionali. Naturalmente non si tratta di un processo compiuto, ma è indubbio che in oltre 25 anni esso sia andato molto avanti.

Soprattutto le nuove tecnologie hanno consentito delle accelerazioni violentissime sul versante della finanza e della comunicazione e anche la logistica e il commercio hanno beneficiato dell’attenuazione di dazi e controlli.

La standardizzazione dei modelli culturali si è mossa di pari passo.

 Sul fronte della produzione di beni, sono state in particolare le delocalizzazioni e le economie di scala a portare il loro contributo.

Al netto dei processi migratori che hanno subito un aumento imponente della loro intensità grazie ai moderni sistemi di mobilità e, in particolare, alle suggestioni prodotte dall’informazione globale e dalla rappresentazione dell’Occidente come un immenso Eldorado pronto ad accogliere tutti, il turismo è il comparto economico che ha maggiormente beneficiato della globalizzazione declinata sul versante della libera circolazione degli esseri umani.

Il turismo è sempre esistito, ma indubbiamente la lentezza dei sistemi di trasporto e gli alti costi, lo rendevano un’attività d’élite, appannaggio di aristocratici o ricchi borghesi desiderosi di appagare la propria sete di conoscenza e di avventure. Il turismo di massa è invece un fenomeno relativamente recente, che muove i primi passi negli anni Trenta del secolo scorso, per consolidarsi nel Dopoguerra, soprattutto nei paesi del blocco occidentale e consumista.

Ma è con l’affacciarsi della globalizzazione che il turismo ha assunto un ruolo così rilevante nell’economia mondiale, al punto che in alcuni paesi meno sviluppati esso è davvero il principale fattore di ricchezza nazionale.

Ora, affermare che la pandemia ha messo in crisi l’economia globalizzata è vero, alla prova dei fatti, solo per il settore turistico.

Dei quattro elementi fondamentali della globalizzazione, allo stato, solo la libera circolazione delle persone appare effettivamente compromessa, al punto che in alcuni paesi, a cominciare dall’Italia, è lo stesso diritto costituzionale alla libertà di circolazione ad essere sospeso (al punto da essere richiesta un’autocertificazione che motivi lo spostamento).

Si tratta di un aspetto della situazione che non è stato sufficientemente analizzato e su cui una riflessione dovrebbe essere messa in campo.

Pensiamo all’Unione Europea.

 Il Trattato di Schengen, quello che regola la libera circolazione dei cittadini dei paesi aderenti all’UE è, di fatto, sospeso da un anno. Parliamo di una libertà di movimento pressoché totale, che addirittura consentiva di non utilizzare il passaporto e di non richiedere un visto di entrata tra uno Stato e l’altro.

Per anni si è, giustamente, affermato che il Trattato di Schengen costituiva uno dei capisaldi dell’Unione, il cui disconoscimento poteva determinare il crollo dell’intera impalcatura istituzionale faticosamente costruita (con tutte le ricadute che questa affermazione comportava in particolare sulla gestione del fenomeno migratorio).

In buona sostanza non è la globalizzazione ad essere entrata irreversibilmente in crisi: l’informazione continua a correre veloce su internet e sui social, nonostante alcune restrizioni e le polemiche sulle censure perpetrate da Facebook, Twitter o Instagram; i capitali continuano a viaggiare a velocità supersonica a livello globale con un click grazie alla telematizzazione dei mercati finanziari; l’accelerazione sull’utilizzo dei dispositivi digitali, nel tempo libero come in svariati momenti dell’organizzazione del lavoro, anche nella prospettiva dell’avvento del 5G, sembrano piuttosto  annunciare un’intensificazione dei processi di globalizzazione. Gli stessi brillanti risultati dei giganti della logistica a livello internazionale sembrano confermare che la circolazione globale delle merci non subirà in prospettiva battute di arresto.

Ad essere entrata in crisi è la libera circolazione legale degli esseri umani (quella legale, dal momento che quella illegale, legata ai flussi migratori, sembra aver ripreso vigore).

 Anche l’ipotesi, coltivata nelle capitali di tutto il mondo, a cominciare da Bruxelles, di un certificato vaccinale che autorizzi la mobilità da un paese ad un altro, persino in seno all’Unione Europea (l’ormai noto green pass) conferma il cambio di paradigma, con un controllo sulla mobilità dei cittadini che non ha precedenti nella Storia, vista l’efficacia raggiunta dai moderni sistemi di controllo tecnologici.

A soffrire tutto questo saranno innanzitutto le aziende turistiche e le milioni di famiglie che, soprattutto nel Sud Italia, vivevano di questo pane e che, paradossalmente, durante questo lungo anno pandemico, caratterizzato in Italia dalle più variegate forme di sussidi e di ristori, sono state letteralmente abbandonate al loro destino, senza misure ad hoc per il comparto turistico che ne consentissero la sopravvivenza, in attesa della fine dell’epidemia.

Un paradosso, per un paese come il nostro, che infonde inquietudine e per correggere il quale la politica deve urgentemente trovare correttivi e soluzioni a lungo termine.

 

 

 

 

Green Pass, chef Rubio:

 "Antidemocratico e tende all'apartheid."

 

Adnkronos.com- chef Rubio - (15 luglio 2021)- ci dice :

"E vissero schedati e contenti #GreenpassObbligatorio #GreenFuck". Non la manda a dire chef Rubio, e su Twitter dice la sua sul green pass obbligatorio con una serie di tweet molto espliciti diventati in nemmeno trend topic.

 "Credo che il vaccino così come i tamponi debbano essere gratis in uno stato democratico che dilapida soldi pubblici in stronzate -tuona Rubio- e che tutela i pochi fingendo di interessarsi magicamente ai cittadini. Il green pass è anticostituzionale, antidemocratico, e tendente all’apartheid".

Intervenendo sulle infuocate polemiche relative al green pass, su cui ha buttato 'benzina sul fuoco' l'annuncio di ieri del premier francese Macron di voler istituire il green pass obbligatorio nel paese per l'ingresso in luoghi pubblici e il vaccino obbligatorio per i sanitari, Rubio aggiunge:

“Senza globalizzazione e neoliberismo si viaggiava, documenti e confini erano relativi, ci si scambiavano opinioni e ci si aiutava pure tra lebbrosi -è la sua analisi. Adesso invece tutti travel blogger de sto cazzo , convinti d’esser Indiana Jones, ma col tornello e la telecamera davanti casa. Belli", conclude.

Le dichiarazioni di chef Rubio fanno discutere. Tanti quelli che si trovano d'accordo con l'opinione dello chef ed ex rugbista, da sempre molto seguito sui social.

"Concordo perfettamente", scrive qualcuno. "Esatto, pura dittatura", scrive un altro. Ma molti anche coloro che non sono a favore della posizione di Rubio. "Non sono d'accordo", scrive un utente. "Perché sarebbe anticostituzionale? Non c’è obbligo, ne è a pagamento. Dove starebbe il problema?", aggiunge un altro.

 

 

 

La befana porta il carbone ai non vaccinati.

Studiocataldi.it - Pierluigi Tramonte -( 08 gen. 2022)- ci dice :

 

L'obbligo vaccinale per gli over 50 ex decreto legge n. 1/2022, lo scudo penale, i limiti costituzionali e l'idea di globalizzazione.

L'obbligo vaccinale per gli over 50.

DECRETO-LEGGE 7 gennaio 2022, n. 1.

Non essere in regola entro il 1° febbraio con la vaccinazione anti covid-19 comporta per gli over 50 una sanzione di 100 euro e dal 15 febbraio anche l'impedimento ad accedere al luogo di lavoro, se sprovvisti di Super Green Pass (SGP), che per i professori universitari è richiesto indipendentemente dall'età.

Si potrebbe dire che, siccome nessuno reclama, il governo, non riuscendo ad escogitare sanzioni più efficaci, continua a tenere in ostaggio il diritto al lavoro.

Alla vigilia dell'Epifania e con la politica interamente distratta dalle vicende dell'elezione del Presidente della Repubblica, il Consiglio dei Ministri ha votato all'unanimità il DECRETO-LEGGE 7 gennaio 2022, n. 1, "Misure urgenti per fronteggiare l'emergenza COVID-19, in particolare nei luoghi di lavoro, nelle scuole e negli istituti della formazione superiore".

Sarà curioso osservare il comportamento dei costituzionalisti, che in materia di concessioni al governo sulle misure anti pandemia hanno manifestato finora grandissima tolleranza, per vedere se sarà uguale, quando si tratterà di interpretare le eccezioni necessarie a garantire il voto per il Quirinale in modo sicuro: sarà consentito recarsi al seggio se positivi o non vaccinati con più di 50 anni? Sarà ammesso l'assembramento di senatori e deputati nell'assemblea congiunta? Sarà ammesso il voto a distanza? I quorum potranno adeguarsi alle assenze per ragioni sanitarie?

 

Lo scrivente è confidente che questi aspetti sfidanti della nostra Costituzione troveranno tra gli stessi studiosi di giurisprudenza risposte caratterizzate da maggiore rigidità interpretativa rispetto a quanto dimostrato nei confronti della campagna vaccinale.

DECRETO-LEGGE 7 gennaio 2022, n. 1.

Ma torniamo al DL 1/2022. Le fasi preparatorie sono state animate dal dibattito politico intorno alla necessità di incentivare la campagna vaccinale senza penalizzare il diritto al lavoro come invece veniva ipotizzato dalle proposte iniziali che prevedevano la mera estensione del Super Green Pass (SGP) sul luogo di lavoro. Vediamo come sono andate le cose.

Il decreto in questione, firmato da tutti i ministri e descritto dalla stampa come "varo dell'obbligo vaccinale generalizzato" si può sintetizzare così:

non essere in regola entro il 1° febbraio con la vaccinazione anti covid-19 comporta per gli over 50 una sanzione di 100 euro e dal 15 febbraio anche l'impedimento ad accedere al luogo di lavoro, se sprovvisti di Super Green Pass (SPG), che per i professori universitari è richiesto indipendentemente dall'età.

Dunque, il principio discriminatorio verso i lavoratori, che ha caratterizzato finora la campagna vaccinale, sembra confermato anche da questo decreto, e pare ormai metabolizzato dalle parti sociali.

Si potrebbe dire che, siccome nessuno reclama, il governo, non riuscendo ad escogitare sanzioni più efficaci, continua a tenere in ostaggio il diritto al lavoro.

 Questa pratica è pericolosa, e non ci resta che sperare che ciò avvenga per un tempo inferiore a quelli previsti dall'istituto dell'usucapione. L'obbligo di SGP al momento vale fino al 15 giugno 2022.

Il DL 1/2022 introduce le sue novità modificando il decreto-legge 1° aprile 2021, n. 44, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 maggio 2021, n. 76. Quale migliore occasione di questa, dell'inasprimento dell'obbligo vaccinale, ci sarebbe stata per rimuovere lo scudo penale previsto dall'art 3 dello stesso decreto - che depenalizza il reato di omicidio o lesioni gravi causati dalla somministrazione del vaccino - e dall'art 3-bis - che prescrive al giudice la concessione delle attenuanti per reati sanitari connessi con l'emergenza sanitaria? Si sarebbero disinnescati sospetti e favorito la campagna vaccinale.

Scudo Penale.

Il governo è stato di parere diverso e ha ritenuto più utile mantenere lo scudo penale.

Se da una parte si odono forti le voci contro l'esiguità della sanzione per gli inadempienti all'obbligo, ritenuta troppo bassa per convincere coloro che hanno paura a sottoporsi al vaccino, tutto tace quando si chiede conto delle paure dei medici vaccinatori e della catena di responsabilità, che trattengono per sé lo scudo penale nell'assoluto silenzio. Per loro la paura fa novanta!

Lo scudo penale, merita precisarlo, è lesivo della reputazione del medico vaccinatore, che nello svolgimento della sua professione ha il diritto-dovere di assumersi le proprie responsabilità di fronte al paziente e al giuramento di Ippocrate;

nonché delle prerogative del magistrato, a cui vengono imposte le attenuanti da considerare nei casi di disgrazia causate dalla poca conoscenza del fenomeno Covid-19, perché in questo modo viene inibito nel suo diritto di chiedere conto agli accusati di come mai tale poca conoscenza del fenomeno abbia portato ad adottare provvedimenti sanitari aggressivi e poco prudenti.

I limiti costituzionali pongono condizioni ma non debbono averle.

Il governo agisce con l'aria di chi ritiene di non avere limiti quando si tratti di "fronteggiare adeguatamente possibili situazioni di pregiudizio per la collettività". E' un errore, e lo è sia non accorgersene che non segnalarlo.

I limiti costituzionali pongono condizioni ma non debbono averle. Il costituzionalista dev'essere severo sempre, non solo in occasione del voto per il rinnovo del Presidente della Repubblica. La sua severità nell'esigere il rispetto dei vincoli costituzionali non deve dipendere dal valore che egli attribuisce alla posta in gioco, perché questa condizione sarebbe contingente. Le sue valutazioni personali del fenomeno pandemico potrebbero indurlo a rilassare la severità con cui giudicare il legislatore sull'obbligo vaccinale.

 Invece non spetta a lui giudicare la posta in gioco come precondizione per stabilire se valga o meno la pena azionare i freni costituzionali, che invece debbono sempre essere supposti attivi e pronti ad intervenire anche nelle circostanze che paiono le più innocenti.

La nostra idea di globalizzazione è cambiata.

Si pensi ai tanti morti in epoca pre-pandemica nei corridoi degli ospedali congestionati dai picchi influenzali, che ad ogni inverno con cadenza periodica suscitavano polemiche sulla gestione sanitaria.

Si pensi all'epidemia SARS 2002-2004, la cui risposta non contemplò la vaccinazione, neppure facoltativa.

Quei fenomeni, intrinsecamente impredicibili, produssero risposte diverse dal Covid-19 non perché i fenomeni erano diversi, ma perché lo eravamo noi;

l'idea che all'epoca avevamo della "globalizzazione" - cioè la concettualizzazione del nostro mondo - era quella di una competizione a tutti i costi che non aveva tempo di occuparsi di malati, morti, sostenibilità.

L'idea di bloccare l'economia per ragioni sanitarie oppure dirottare ingenti risorse finanziare per la ricerca di un vaccino su larga scala contro un virus contingente era semplicemente impensabile.

 

Venuto meno l'istinto di competere ad ogni costo - vuoi per stanchezza, vuoi per invecchiamento o per qualsiasi altro fattore interno alla nostra idea di società globale - che ci illudiamo discenda dalle nostre esperienze quando invece le condiziona, solo allora sono nate certe riflessioni, che hanno condizionato il modo con cui osserviamo i fenomeni, compresi quelli sanitari, che sono sì oggettivi, ma a quelle precise condizioni. E non viceversa.

 

 

 

LA GLOBALIZZAZIONE VACCINALE.

Opinione.it- Antonio Saccà -(07 luglio 2021)- ci dice :

Le agenzie di informazione ieri hanno segnalato che in Israele, Paese considerato ormai fuori dai rischi pandemici, la cosiddetta variante Delta in 24 ore ha provocato 500 casi.

I medici temono si possano raggiungere i mille casi la prossima settimana: la circostanza grave è che gli studenti, per il 50 per cento, potrebbero ad essere contagiati.

 Inoltre, 50mila persone sarebbero in quarantena e 33 persone in gravi condizioni. Ma forse la notizia più inquietante è quella diffusa dal ministero della Salute: il vaccino Pfizer, efficace al 94,3 per cento, con la variante Delta sarebbe incisivo al 64 per cento. Ulteriori notizie sulla situazione attuale della pandemia hanno evidenziato la recrudescenza della mortalità in India, Africa, Iran, Russia, e altri Paesi.

Da noi i medici prospettano obblighi vaccinali, sostenendo che il vaccinato –quantunque contagiato – non corre rischi mortale.

Non è chiaro se la mortalità dipenda dalla non vaccinazione o da condizioni ospedaliere insufficienti.

In Paesi come l’India, il Pakistan, l’Iran le situazioni dei nosocomi non rassicura. Meno ancora rasserena la perdita di efficacia dei vaccini nei confronti delle varianti (Delta) e di certo non favorisce la disposizione a vaccinarsi.

È contraddittorio proporre o sostenere l’obbligo vaccinale e contemporaneamente dichiarare che un rilevante vaccino, Pfizer, perda efficacia.

 Del resto, tutto l’insieme è problematico, ancora resta oscura la durata della protezione dei vaccini e se vanno ripetutamente somministrati come per l’influenza!

Anche in Inghilterra e in Austria i contagi si propagano.

Per quanto sia tesi scientifica sostenibile che i virus sopravvivono cambiando, siamo ormai alla ideologia della mutazione: è da tempo che si prospetta la mutazione, quasi un non voler uscire dalla pandemia.

Si dirà: sarebbe riprovevole lo scienziato che ipotizza la realtà, ossia la mutazione del virus?

Non fa che cogliere lo svolgimento effettivo del morbo. È vero.

Ma poiché siamo folgorati da sempre che i vaccini avrebbero estirpato il morbo, apprendere che esso ha di nuovo posto radici sconvolge, facendo dissipare la fiducia nei vaccini e nei medici.

Non è una reazione del tutto razionale, ma l’uomo non è soltanto razionale. E francamente si è giocato esageratamente sulla certezza che i vaccini fossero acqua santa che toglie il peccato virale.

Ora invece siamo a dire che il vaccino sminuisce di molto la mortalità ma non la contagiosità.

Il che dovrebbe consolare, invece rattrista. Un disgraziato cittadino sperava nel risorgimento vitale e invece pur vaccinato “non deve abbassare la guardia”, in quanto “la pandemia non è finita”. Stando così gli eventi non soltanto la pandemia non è finita ma è infinita, oltretutto già concepita in sue possibili varianti.

In tale condizione suscitiamo una divaricazione netta di comportamenti, abbiamo i credenti nel Vaccino Eterno e nella Mascherina incorporata, persone che si vaccinerebbero ogni mese oppure quindici giorni stanno chiusi in casa, rompono le amicizie con chi non indossa la mascherina, mangiano con il cucchiaio inserito sotto la mascherina, tengono la mascherina anche durante le video-conferenze.

E coloro i quali non ne vogliono sapere si smascherano, non si vaccinano, mangiano e trincano a bocca larga, stringono la mano, abbracciano.

Costoro sono i Volontaristi dell’irresponsabilità, possono correre dei rischi ma sentono la necessità di liberarsi da questa eruzione di angoscia che schiaccia la mente e ti fa (non) vivere.

Si vive sottomessi all’ansia. Ma io credo che i volontari dell’irresponsabilità ne avranno per poco. A settembre ci sarà la resa dei conti. Gli svaccinati saranno “stanati”. Si troverà un marchingegno legale per obbligare al vaccino universale: anche per il vaccino esisterà la globalizzazione.

Ma ho un sospetto: quando il 99,9 per cento sarà vaccinato, nessuno si dovrà illudere di poter abbassare la guardia, qualche altro pericolo incomberà. Vivremo in società dominate da sciami di malefici dai quali i governi ci proteggeranno.

Quale altra tutela ci piomberà sulla schiena? Ci saranno varianti ultra-vaccinali? Non che bisogna irridere temi drammatici, ma indigna il modo con cui si induce l’opinione pubblica a sottomettersi all’obbligo di vaccinazione.

Vi è una strategia. E questo scandalizza: con tanto timpaneggiare sulla efficienza dei vaccini scopriamo che sono bucati ed emanano un suono fesso.

Quindi, invece di progettare la vaccinazione obbligatoria, ideate vaccini davvero salutari. In silenzio. Dopo aver condannato l’umanità al vaccino forzato, sarebbe un crimine scoprire che siamo ancora in pericolo.

O ci fornite un vaccino rassicurante o lasciateci liberi. Lo so, la scienza va per tentativi, sperimenta. Ma siete voi scienziati e voi politici (non tutti) che ci avevate rassicurato: vaccinatevi e ritorneremo come prima. Ora invece annunciate: vi siete vaccinati e non siete ritornati come prima, dunque rivaccinatevi.

Il cittadino “paziente” dice a se stesso: se il vaccino serve poco o niente, che mi vaccino a fare? Erra? Ma l’uomo è così.

Ancora non ha compreso che la scienza è una disciplina errante o falsificabile, come dice qualche filosofo. E che la religione è stata concepita per avere certezza (fede). La colpa degli scienziati è di rendere la scienza una religione. Meglio dubitare.

 

 

 

Ecco i Paesi del mondo in cui è scattato

l'obbligo vaccinale. Multe, regole, nuovi scenari.

Ilgiornale.it - redazione -(7 gennaio 2022)- ci dice :

In Italia gli over 50 senza profilassi interessati dal provvedimento sono 2,8 milioni. Per chi contravviene si profila una sanzione di 100 euro una tantum.

(Articolo Obbligo vaccino 50 anni, super green pass lavoro e pass base: cosa cambia e quando. Date.

Articolo Obbligo vaccinale e multe: l'Europa accelera contro Omicron. Cosa succede in Italia.

Articolo Obbligo vaccinale in Austria: ai no vax 600 euro di multa ogni trimestre.)

Alcune di loro però hanno avuto, o stanno avendo, il Covid e quindi risulteranno comunque immunizzate perché guariti.

Scatta dunque la norma che impone loro la profilassi. Ma non siamo soli nel mondo. E men che meno tra i più restrittivi. Quali sono dunque i Paesi in cui è scattato l’obbligo vaccinale contro il Covid-19? E quali le relative sanzioni? Ma vediamo cosa succede fuori dai nostri confini.

I Paesi con l'obbligo -Le multe previste.

Francia, Finlandia e Danimarca -Germania, Grecia e Repubblica Ceca-

Polonia, Spagna e Portogallo.

I Paesi con l'obbligo.

Per tutte le fasce d’età, compreso il nostro, la norma vige oggi in otto Stati: Indonesia, in Micronesia, in Turkmenistan, in Austria (da febbraio), in Grecia (a breve per gli over 60), in Ecuador (addirittura a partire dagli over 5) e in Tagikistan.

In Europa, al momento, i casi sono pochi: quello dell’Italia, con obbligo vaccinale per gli over 50, che scatta dalla pubblicazione del nuovo decreto in Gazzetta, quello della Grecia e della Repubblica Ceca, con l’obbligo per gli over 60 (in Grecia dal 16 gennaio) e quello dell’Austria (dall’1 febbraio, obbligo per tutti gli over 14).

Le multe previste.

Se nei tre Paesi europei chi deve vaccinarsi non si rispetta l’obbligo, scattano le multe, ma l’impatto è molto differente e ancora una volta l’Italia è il Paese più tollerante.

 In Grecia (fonte: Il Foglio) sarà di 100 euro al mese, in Austria si arriva fino a 3.600 euro (misura non ancora definitiva) e in Italia si parla dell’ipotesi di 100 euro, una tantum però.

 Va detto però che molti Paesi europei stanno già reagendo in modo più serrato alla pandemia. C’è chi, come l’Austria, viaggia dritto verso l’obbligo vaccinale. In Germania, Grecia, Repubblica ceca e Polonia è stato introdotto l’obbligo solo per alcune categorie di lavoratori e fasce di età.

Francia, Finlandia e Danimarca.

E se Macron in Francia vuole rendere la vita impossibile  ai non vaccinati, in  Spagna e Portogallo per ora è stato solo reintrodotto l’obbligo della mascherina all’aperto.

 Finlandia e Danimarca hanno imposto i tamponi alle frontiere, mentre Inghilterra o Belgio sono in attesa di decisioni.

Dopo essere stato il primo paese europeo a introdurre il lockdown dei non vaccinati, l’Austria ha deciso dunque di rendere obbligatorie le vaccinazioni per tutti gli adulti.

Nel Paese solo il 70 per cento circa della popolazione è vaccinata e  i casi hanno ripreso a salire.  Dal 15 marzo chi dovesse risultare ancora non vaccinato, riceverà una multa da 600 euro. Il governo sta valutando anche un bonus da 500 euro per chi riceverà il booster. In Bulgaria 100 euro a chi si vaccina.

Germania, Grecia e Repubblica Ceca.

In Germania per ora l’obbligo di vaccino esiste solo per i lavoratori della sanità. Ma il governo sta valutando di estenderlo a tutti, nonostante le resistenze.

Nell’attesa, sono scattate misure restrittive che impongono il super green pass in alberghi, bar e ristoranti.

 In Grecia, tra 8 giorni entrerà in vigore l’obbligo vaccinale per gli over 60 con multe di 100 euro per ogni mese di ritardo.  In Repubblica ceca vaccinazione obbligatoria per il personale della sanità, della Polizia, delle Forze Armate e per tutti i cittadini di età pari o superiore a 60 anni.

Polonia, Portogallo e Spagna.

La Polonia, falcidiata dai contagi, ha deciso di imporre l’obbligo a sanitari, insegnanti, polizia, militari e vigili del fuoco. Nonostante i numeri molto alti di infezioni (circa 200 mila) la Spagna reintroduce al momento solo l’obbligo di mascherina e punta sulle vaccinazioni  e sui test fai da te, oltre che sul  green pass per entrare nei luoghi pubblici.

 In Portogallo invece, il terzo paese più vaccinato al mondo (91 per cento della popolazione) ha reimposto lo smart working e il green pass ( anche con tampone) per accedere a luoghi chiusi, eventi sportivi, feste, eccetera.

 

 

 

SONO DUE ANNI, MA SEMBRANO VENTI.

IL PERICOLO PIÙ GRANDE È DAVANTI A NOI

GREAT RESET.

Comedonchisciotte.org- Jacopo Brogi -( 08 Febbraio 2022)- ci dice : 

 

Praticamente ogni mattina incrocio lo stesso scuolabus ed, ogni volta, è come tuffarsi nell’Italia profonda, che ormai vive isolata e rintanata nei suoi appartamenti – bunker: bambini sedati, senza ossigeno, con lo sguardo perso nel vuoto. Distanziati, tra i sedili di un pulmino mezzo pieno.

Metafora d’oggi: gioia, serenità, solidarietà? Tutto annichilito dietro una maschera: isolamento e obbedienza. Paura e disciplina.

Difficile dimenticare le strade mentre si svuotano, le persone mentre ti evitano, gli occhi impietriti dei passanti perché hanno incontrato “il virus”. E quel virus sei proprio tu, potenziale malato ed untore. È difficile dimenticare. Perché è ancora così. Di giorno in giorno, di dose in dose, di variante in variante. Due anni, ma sembrano venti.

È il 9 marzo 2020 e mentre un’Italia già sconvolta viene rinchiusa in lockdown, Massimo Di Giannantonio, Presidente della Società italiana di psichiatria (Sip) e professore ordinario all’Università di Chieti-Pescara, dalle colonne de “La Nazione – Quotidiano Nazionale”, tesse le lodi della Paura quale reazione utile ed efficace: “Si è allertati e reattivi con estrema capacità adattiva”.

Ecco la chiave: l’essere umano ha un’altissima capacità di adattamento e quindi, da ciò, è possibile ricavarne un’utilità. Quale utilità? A vantaggio di chi?

E se questa paura diventasse tanto ossessiva da degenerare in panico? Per Di Giannantonio ciò non andrebbe affatto bene, essendo un fenomeno “Pervasivo, irrazionale, collegato all’angoscia di morte” .

Immaginiamo una folla riunita in un teatro: “L’accorgersi del fuoco porta improvvisamente all’eccesso quanto nel pubblico preesisteva del senso di massa. Per il comune e inequivocabile pericolo nasce un timore comune a tutti. Per breve tempo è nel pubblico una vera massa (…). Tanto più si lotta per la propria vita, tanto più chiaramente si lotta contro gli altri, che ti ostacolano da ogni parte” .

 Così il premio Nobel per la letteratura Elias Canetti definisce in “Massa e Potere” le conseguenze allo scatenarsi del panico. Esso è un “disgregarsi della massa” .

Questa disgregazione si può prevenire soltanto “prolungando lo stato originario di unitario timore di massa. Si può provocare ciò in una chiesa che sia minacciata: si prega nel comune timore di un dio comune, nelle cui mani stia la facoltà di estinguere il fuoco con un miracolo” .

Quindi affidando il nostro destino ad una autorità superiore torneremo ad essere non più la folla disgregata e imbizzarrita invasa dal terrore che scappa a rintanarsi dal virus killer, ma l’insieme coscienzioso e responsabile di animali sociali che ritrova unità e coesione grazie a nuovi simboli e valori condivisi: Andrà tutto bene!

Arcobaleni marzolini fioriscono sui balconi d’Italia.

Così come fioriscono nuove leggi, consuetudini e modi di fare. Ormai si vive al chiuso disinfettando ogni cosa, rinunciando persino a respirare come prima, a toccarsi come prima, a parlarsi come prima. La vita digitale prende il sopravvento, persino sotto le lenzuola. Il commercio fa ormai a meno dei negozi, il ristorante ti arriva a casa in bicicletta.

Viviamo ormai isolati, ma in tv dicono che siamo tutti uniti.

È il governo la massima autorità che ha “la facoltà di estinguere il fuoco”, ma le notizie sempre più martellanti lo alimentano ossessivamente. Le fiamme ormai sono altissime: “le informazioni contraddittorie creano angoscia”, sentenzia lo psichiatra Di Giannantonio . E allora, finalmente, dall’alto arrivano gli estintori di emergenza: “Ci sono delle regole”. Questa consapevolezza, ormai diffusa in basso, diventa presto un bene ed un sentire comune.

La gratitudine e la riconoscenza del cittadino non si fa attendere: c’è chi indossa la mascherina in macchina da solo, c’è chi redarguisce il prossimo e chi assume il ruolo, non richiesto da alcuno, di controllore altrui.

Molto spesso si va al di là di ciò che è formalmente un dovere, e per i più diventa improvvisamente obbligatorio ciò che in realtà non è. Così lo spiega il grande sociologo tedesco Heinrich Popitz, nel suo celebre saggio sulla “Fenomenologia del Potere”:

“Colui che attribuisce autorità ad un altro si adatta al volere del detentore dell’autorità non soltanto nel suo comportamento controllabile, ma anche in ciò che fa inosservato.

Quand’anche possa contare sul fatto che il suo fare o non fare rimarrà ignoto, egli si comporta (spesso) in maniera conforme.

Gli effetti di autorità portano ad adattamenti che travalicano l’ambito di controllo del detentore dell’autorità.

Gli effetti di autorità portano all’adattamento non solo del comportamento, ma anche dell’atteggiamento. Colui che dipende dall’autorità adotta i giudizi, le opinioni, i parametri di valore del detentore dell’autorità – i suoi “criteri” – e con essi le sue “prospettive”, il punto di vista e il modo di vedere a partire dai quali questi giudica, le sue regole di interpretazione dell’esperienza. Il riconoscimento dell’autorità significa sempre anche un adattamento psichico. (…)

 Ciò rende anche comprensibile perché una conformità determinata dall’autorità travalichi il campo delle azioni controllabili. Colui che dipende dall’autorità tiene d’occhio se stesso. Egli giudica il proprio comportamento con lo spirito dell’autorità, i cui criteri e prospettive ha adottato. Il riconoscimento di una nuova autorità può portare ad un cambiamento radicale di atteggiamento.

 La nuova autorità schiude un nuovo mondo, rende visibile nuove verità, converte ad una nuova fede: ad fidem faciendam auctoritas. (…)

Chi attribuisce ad altri autorità su se stesso riconosce una superiorità dell’altro”

Due anni interi, ma sembrano venti. Per capire la natura di quella autorità che oggi ha le sembianze dell’attuale governo, a cui ormai abbiamo concesso praticamente tutto, bisogna prima provare a pensarci su: viviamo meglio rispetto al 2019/2020?

La qualità della nostra vita e della nostra società è progredita o regredita? Prima di rispondere dobbiamo forse liberarci da un preconcetto atavico, da una credenza popolare dura a morire che, paradosso dei paradossi, è stata così recentemente smentita alla perfezione da un alto prelato, Carlo Maria Viganò: “Dobbiamo rinunciare a pensare che i nostri governanti agiscano per il nostro bene” .

Proprio mentre dall’alto si fomenta, da mesi e mesi, La Guerra Civile che sta dilaniando le relazioni umane, quindi le famiglie, quindi le amicizie, arrivando a minare l’esistenza stessa della collettività, proviamo ancora a guardarci indietro, come si fa quando si attraversano periodi di grande difficoltà personale: ci si rivolge alla memoria, al proprio passato, alle proprie radici.

Historia magistra vitae, secondo Cicerone, la Storia è maestra di vita . L’Impero Romano ha insegnato al mondo come si comandano le società, i territori ed i popoli sottomessi. Ed è proprio Cesare che ci illustra come veniva esercitato il governo, che quindi – anche allora – non era espressione delle volontà dei dominati ma del sistema congegnato e occupato dai più forti:

“In tutta la provincia venivano riscosse con la massima durezza le somme di denaro che egli aveva imposte. Per soddisfare la sua avidità, si escogitavano molti sistemi di riscossione, a seconda del censo: si imponeva un tributo di capitazione su ogni schiavo o uomo libero; si applicavano imposte sulle colonne, sulle porte, si esigevano frumento, soldati, armi, rematori, macchine da guerra, prestazioni di trasporto. Se si riusciva a trovare una definizione adatta, questa sembrava sufficiente per arraffare altro denaro.

Si assegnavano a singoli capi, rivestiti di comando militare, non solo le città ma potremmo dire, anche ogni borgata e ogni villaggio. Fra costoro chi operava con la massima durezza e crudeltà era considerato uomo e cittadino esemplare.

La provincia era piena di littori e di persone che esercitavano la loro autorità; non si contavano i prefetti e gli esattori che oltre a riscuotere le somme ordinate pensavano anche al guadagno personale;

infatti andavano dicendo che essendo stati cacciati dalle loro case e dalla loro patria mancavano di tutto il necessario e così coprivano con un pretesto decente un comportamento vergognoso.

Si aggiungevano poi interessi molto gravosi, come avviene quasi sempre in tempo di guerra, quando si esigono contributi da tutti; e in queste circostanze la dilazione del termine di scadenza era, così sostenevano, un vero regalo.

 Pertanto in questi due anni il debito della provincia ebbe un’impennata.

Ciononostante si imponevano ai cittadini romani di quella provincia determinate somme di denaro e si pretendeva che fossero prestiti da esigere per decreto del Senato; ai pubblicani si ordinò di versare come anticipo a titolo di prestito i tributi dell’anno successivo a seconda dei loro capitali.

Due anni, ma sembrano venti: pensate anche solo ai nomi di punta dei nostri attuali governanti, ma anche a quelli meno recenti, alle loro biografie ufficiali e alle politiche di impoverimento costante e sistematico da loro attuate per decenni. Corruzione politica, subalternità monetaria ed economica, vessazione fiscale, schiavitù da debito pubblico e privato, marginalità geopolitica: quello che in antichità accadeva “in provincia” dell’Impero Romano, oggi si svolge nelle colonie dell’Impero globale delle multinazionali. E stavolta, a parti invertite: è l’Italia intera ad essere provincia. La provincia – laboratorio del “Mondo Nuovo”.

Coloro che detengono i mezzi e l’autorità per farlo, sono arrivati a impaurire, dividere, lacerare, frantumare la società. Ma non sono ancora riusciti ad annientarla del tutto, nonostante incalcolabili e invincibili mezzi tecnici e tecnologici; poteri politici, finanziari e monetari praticamente illimitati; farmaci sperimentali bombardati su vastissima scala; propaganda mediatica onnipresente senza sosta.

La realtà odierna ci parla di piazze piene, della (ri)nascita di relazioni collettive, di comunità e di circuiti economici paralleli diffusi su tutto il territorio, della presa di coscienza sociale e politica di tanti cittadini, dell’impegno in prima persona di intellettuali non allineati ed un contesto internazionale in continuo fermento. Tutto ciò fa intravedere uno scenario meno fosco di qualche tempo fa, anche se ancora acerbo, troppo improvvisato e provvisorio.

Ma come ci insegna un altro dei nostri illustri antenati, Niccolò Machiavelli, Il Principe saggio “deve soltanto cercare di non farsi odiare” . Altrimenti perderà il potere.

Son già due anni ma sembran venti; però il vento sembra cambiare, forse verso nuovi cataclismi finanziari o magari verso qualcosa che ci allontani, quanto più possibile, da quel destino auspicato nel 2003 dal futuro Ministro dell’Economia e delle Finanze Tommaso Padoa Schioppa:

“nell’Europa continentale, un programma completo di riforme strutturali deve oggi spaziare nei campi delle pensioni, della sanità, del mercato del lavoro, della scuola e in altri ancora. Ma dev’essere guidato da un unico principio: attenuare quel diaframma di protezioni che nel corso del Ventesimo secolo hanno progressivamente allontanato l’individuo dal contatto diretto con la durezza del vivere” .

Ciò è stato recentemente ribadito anche da un giovane ex Presidente del Consiglio: “voglio riaffermare l’idea che la gente deve soffrire, rischiare, provare, correre, giocarsela, se non ce la fai ti diamo una mano, ma bisogna sudare ragazzi” .

Praticamente ogni mattina incrocio i giovanissimi passeggeri del medesimo scuolabus imprigionati dalle loro maschere: simbolo di obbedienza e sofferenza. Dovranno presto lottare fra loro per agguantare il lasciapassare migliore, l’unico accredito per non essere esclusi dalla società della tecno-schiavitù. Ovvero, il presente proiettato già nel futuro. Chi dispone delle reali leve del comando, vorrebbe renderlo permanente: ecco perché, il pericolo più grande è davanti a noi.

Secondo Elon Musk, oggi il più ricco del mondo , rischiamo davvero grosso.

È lui l’uomo dell’anno 2021 secondo la rivista “Time”, e proprio durante l’intervista celebrativa si espone contro l’obbligo vaccinale di massa spinto dall’attuale amministrazione Biden, facendone un problema di libertà individuale . Poi, dalle colonne del Wall Street Journal (organo ufficiale del capitalismo finanziario – oggi potere dominante), lancia un allarme senza precedenti. È forse una pietra che decide di scagliare contro un’altra fazione, quella dei colleghi della sua classe promotrice del Grande Reset (anche demografico) in corso, perlomeno in Occidente:

“Penso che uno dei maggiori rischi per la civiltà sia il basso tasso di natalità, una natalità che è in rapido declino. Eppure in tanti, comprese le persone intelligenti, pensano che ci siano troppe persone nel mondo e che la popolazione stia crescendo senza controllo. È esattamente il contrario. Si prega di guardare i numeri.

Se le persone non fanno più figli, la civiltà crollerà. Ricordate queste mie parole”

Abbiamo tutti, ognuno secondo le proprie possibilità, la responsabilità ed il dovere di cercare di costruire insieme una realtà piena zeppa di bimbi giocosi e sorridenti, liberi di crescere e di vivere.

Anche gli occhi del Potere possono incrociare la Paura, dipende dal popolo che si ritrova di fronte.

(Jacopo Brogi).

 

 

 

LAGARDE, AUMENTO TASSI

“NON RISOLVE” I PROBLEMI ATTUALI.

Comedonchisciotte.org- Megas Alexandros -( 13 Febbraio 2022  )- ci dice :

 

Interessantissimo articolo, pubblicato su Investing.com (autore Alessandro Albano), che riporta alcune autorevoli dichiarazioni a partire da Christine Legarde fino agli esperti economisti della banca olandese ING.

Il capo della BCE, in linea con i dettami della MMT afferma: “L’aumento dei tassi di interesse non risolverebbe nessuno dei problemi attuali”. A differenza di molti banchieri centrali, che interpretano la politica dei tassi all’inverso, Madame Lagarde, pare invece comprendere che in realtà l’aumento dei tassi aggraverebbe il problema inflazione ed uno stop al sostegno della politica monetaria sul debito, contribuirebbe ad indebolire la ripresa economica.

Pare comprendere perfettamente, che il rimbalzo dell’economia nei paesi europei non sia paragonabile al “surriscaldamento” di quella americana, stante la sostanziale differenza a livello quantitativo delle politiche fiscali messe in atto dai governi. In pratica, afferma che se in EU si dovrà affrontare un problema inflattivo, sarà’ quello della stagflazione.

Esemplare il commento finale degli economisti della ING: “non c’è nulla che la BCE possa o possa fare per abbassare i prezzi dell’energia”–” i governi sono necessari per ridurre i prezzi dell’energia, mentre le banche centrali (e i bassi tassi di interesse) sono necessarie per sostenere lo stimolo fiscale”. Questo conferma quanto sempre sostenuto dalla MMT, ovvero che le banche centrali senza l’intervento della politica fiscale dei governi, non sono in grado di gestire l’inflazione. (Megas Alexandros -alias Fabio Bonciani).

Un inasprimento di politica monetaria, se effettuato prima del tempo, potrebbe danneggiare la ripresa post-pandemica. E’ quanto affermato venerdì dalla presidente della Banca centrale europea Christine Lagarde, parole che si scontrano con quanto affermato da lei stessa dopo l’ultima riunione dell’Eurotower.

“L’aumento dei tassi di interesse non risolverebbe nessuno dei problemi attuali”, ha detto Lagarde in un’intervista rilasciata a Redaktionsnetzwerk Deutschland. “Al contrario: se agissimo ora con troppa fretta, la ripresa delle nostre economie potrebbe essere notevolmente più debole e i posti di lavoro sarebbero messi a repentaglio”.

Se da una parte ha precisato che la BCE “agirà se necessario”, dall’altra l’ex FMI ha ribadito quanto espresso in questi giorni da diversi membri del consiglio direttivo secondo cui “tutte le nostre mosse dovranno essere graduali”.

Con Goldman Sachs (NYSE:GS) che ora prezza due aumenti dei tassi nel 2022, per Lagarde l’inflazione potrebbe risultare superiore a quanto previsto a dicembre”, ma rispetto agli Stati Uniti l’economia “non è in surriscaldamento” quindi “possiamo, e dobbiamo, procedere con maggiore cautela”.

Le parole dell’ex ministro delle Finanze francese fanno eco a quanto scritto sul portale della BCE da Philip Lane, economista della banca e membro del comitato esecutivo. L’inflazione della zona euro tornerà ai livelli previsti “senza un significativo inasprimento da parte della Banca centrale europea”, in quanto i disagi “legati alla pandemia sia per la fornitura di merci che di manodopera si risolveranno”.

“Dal momento che i colli di bottiglia alla fine si risolveranno, le pressioni sui prezzi dovrebbero diminuire e l’inflazione tornare al suo andamento senza bisogno di un significativo aggiustamento della politica monetaria”, ha scritto il governatore della banca centrale irlandese.

Secondo gli economisti di ING, “non c’è nulla che la BCE possa o possa fare per abbassare i prezzi dell’energia”, cioè la causa principale del rialzo generale dei prezzi.

“Questo è un altro enigma della pandemia: i governi sono necessari per ridurre i prezzi dell’energia, mentre le banche centrali (e i bassi tassi di interesse) sono necessarie per sostenere lo stimolo fiscale”, affermano dalla banca olandese.

(m.it.investing.com/news/economy/lagarde-aumento-tassi-non-risolve-i-problemi-attuali-2040424).

 

 

 

Il Dominio della Neo-schiavitù.

Complexlab.it- Nicola Antonucci  - (6-1-2022)- ci dice :

 

Le tristi conseguenze dei memi in contesti complessi, dilemmatici e semplicisticamente semplificati.

(Sono sempre stato dell’opinione che lo sgobbare sia semplicemente un paravento per chi in realtà non ha assolutamente niente da fare).

(Oscar Wild -1854-1900-, Il razzo illustre.)

(Se vuoi, sei libero)

Epitteto (50–130 d.C.), Manuale.

PREMESSA.

Avete ancora ben presente lo scambio assurdo a cui i partecipanti al “Gioco dell’Asta” [Vedi articolo in questo stesso sito: “Gli Obiettivi di Libertà”, NdR] giungono accecati da obiettivi gestiti con la sola razionalità? Bene – cosa succede quando si passa da un gioco di simulazione psicologica al reale “Gioco della Vita”, e l’astuto banditore è un collega, un familiare, un conoscente? 

Ce l’insegna Giorgio Germont – l’astuto padre di Alfredo, il ragazzo traviato dall’affascinante cortigiana parigina Violetta Valéry, protagonista della “Traviata” di Giuseppe Verdi.

Germont, dopo aver speso la sua vita a pianificare e programmare la vita del figlio Alfredo e della figlia “pura siccome un angelo”, si confronta col fallimento personale di vedere il figlio convivere con una cortigiana, e la figlia perdere l’opportunità di un matrimonio con un bravo, ma tanto moralista, giovanotto sensibile al disonore arrecato dal comportamento di Alfredo.

Dopo gli avvilenti tentativi di convincere Violetta a lasciare Alfredo, l’estrema speranza per il disperato padre risiede nelle sue doti di fine psicologo: s’improvvisa ‘banditore’, ossia propone a Violetta qualcosa di particolare, capace di innescare in lei stessa una competizione tra le sue “ragioni della mente” e le sue “ragioni del corpo”.  Le offre la possibilità di riscattare il suo compromesso Onore!

La cortigiana ha sempre sognato tale Ideale, irraggiungibile per lei in una Società moralista; ora però può ‘acquistarlo’ al prezzo di un sacrificio – il più grande: l’Amore per Alfredo!

L’’idolo’ dell’Onore, funzionale soprattutto a una Società che persegue la stabilità in forza del rispetto delle sue norme comportamentali, ha plagiato la mente di una ragazza innamorata, che, per un Grande Amore, aveva rinunciato alla animatissima vita mondana di Parigi e a tutti i suoi risparmi.  Ora, invece, rinuncia allo stesso Grande Amore sacrificandolo a un ideale sociale, che altro non è che il giudizio dei suoi ‘benpensanti’ concittadini!

Come può Violetta accettare tale scambio come risultato di una somma di valori morali, una sorta di ‘algebra psicologica’, distorta dal valore inestimabile dell’Onorabilità? Violetta sceglie di vivere sicuramente infelice, per morire, forse, onorata...

Violetta muore poco dopo - forse il Corpo, meglio della Mente, ha tirato le somme corrette.

E tu, per quale Ideale-Idolo hai accettato uno scambio che in seguito hai scoperto troppo oneroso, se non addirittura dannoso?

LA NEOSCHIAVITU’.

Quante ‘Violetta’ esistono nelle aziende?

Il recente sondaggio condotto da Naturalia sul tema della Neo-schiavitù, dimostra che ve ne sono tante!

 I  1150 voti raccolti in 10 giorni esprimono quanto l’Ideale del Lavoro sia capace di carpire a determinate persone, attraverso uno scambio obiettivamente impari:

i loro interessi personali (“si annoia fuori dall’azienda” nel 41% dei casi);

la loro stessa vita (“dedica quasi tutto il suo tempo al lavoro” e “ha provato profondo dispiacere nell’andare in pensione” nel, rispettivamente, 36% e 14% dei casi).

Del resto, tutti conoscono almeno una persona che volontariamente immola agli insaziabili ‘idoli’ del merito e degli obiettivi professionali:

la libertà, recludendosi volontariamente nella gabbia delle proprie iniziative;

la salute, punendo il proprio corpo per la sua ritrosia nel seguire le ossessioni della mente;

la dignità, estraniandosi dalla propria natura per meglio compiacere;

le capacità, atrofizzandole nell’unica funzione praticata di ‘orecchio remoto’…

Non parlo di persone stupide – al contrario, sono spesso persone che hanno sviluppato specifiche capacità mentali superiori alla media, rinunciando a …quasi tutto il resto!

Conosci qualcuno che corrisponde a tali casi?  Lo incoraggi in tale scelta, anche col silenzio, o ti preoccupi di riportarlo a un maggior equilibrio esistenziale?

Per questo motivo, tali vittime ed eroi del Lavoro sono disprezzati dalla maggioranza dei colleghi.

 Il paradosso nasce quando si osservano responsabili aziendali tenere in grande considerazione questi loro collaboratori ‘particolari’, senza che tali responsabili possano essere minimamente sospettati di idiozia, anzi…  Il paradosso si scioglie, invece, intuendo che per tali sapienti capi il merito di certi collaboratori non risiede nella loro competenza,  produttività, cura, onestà, iniziativa, o altro di meritorio, bensì nella loro rarità!Cosa hanno di così raro alcune persone – molto più raro della competenza e dell’onestà? Ecco: la schiavitù, volontaria ed entusiasta!  Un ossimoro, forse - possibile solo a parole, ma non nella realtà?

La classica schiavitù era definita dallo scambio iniquo tra la propria vita e la propria sottomissione.  Individui e popoli hanno spesso dovuto drammaticamente scegliere tra tali estremi, come insegna lo storico suicidio di massa della popolazione di Segunto (219 a.C.), determinata a non cadere schiava di Annibale il Cartaginese!

La neo-schiavitù, analogamente, scaturisce dalla dismisura di uno scambio, volontario e permanente.  Uno scambio talvolta perverso, replicando ripetutamente nella realtà quotidiana il dramma di Violetta: si sacrifica liberamente molto più di quanto si ottenga, a tutto vantaggio di chi trae un beneficio sfruttando virulenti condizionamenti culturali.

La dismisura di tali scambi non implica assolutamente stupidità da parte dello sfruttato, anche se appare spesso alquanto irrazionale il suo volontario sfruttamento.

 Le clamorose perdite derivanti da scelte intenzionali sono interamente basate su valutazioni razionali, troppo razionali, secondo una ‘algebra di valori’ (valori economici, emozionali, morali) ‘inceppata’ da termini dal valore inestimabile, veri “buchi neri" che fagocitano gli altri valori rendendoli invisibili.

I pionieri di tale autosfruttamento fondato su una specifica distorsione culturale, che ha reso gli Esseri Umani produttivamente più evoluti ed esistenzialmente più ignoranti, sono i Calvinisti: questi pii cristiani hanno intuito quanto sia maggiore la produttività di un Essere Umano libero, purché fervente credente, rispetto a uno schiavo. 

 Dedicare il lavoro al proprio Dio, santifica il lavoro; al lavoro così santificato è doveroso dedicare tutto, anche la propria esistenza!

Il Capitalismo, innestato su tale cultura religiosa, ha saputo istigare i lavoratori a livelli crescenti di produttività e asservimento appellandosi a tutte le divinità possibili; poi, agli ideali di Patria e di Razza; poi, alle etiche del Bravo Cittadino e del Buon Padre; poi, …

E’ arrivato Karl Marx (1818-1883) con il suo rivoluzionario capovolgimento capitalistico di valori: non è più l’Essere Umano artefice del proprio lavoro, bensì è vero il contrario, ossia: “Il Lavoro crea l’Essere Umano”!  L’Essere Umano non è tale, non esiste, è Nulla – senza il Lavoro!   

Quest’inedito ‘virus culturale’ ha dimostrato una virulenza tale da incorporarsi profondamente nei lavoratori, tanto da soppiantare sia le antiche percezioni del lavoro come “condanna biblica” e come  puro dovere necessario alla sopravvivenza, sia il millenario dogma sociale per il quale è ignobile lavorare, e i nobili non devono lavorare.

La schiavitù, dopo questo colpo di genio psicologico, è diventata definitivamente obsoleta, soppiantata da una neo-schiavitù giunta al massimo della sua efficacia.  

Dopo gli efficaci asservimenti della Vita Umana agli ideali di Dio, Patria e Famiglia, cosa si poteva inventare di più efficace che asservire un lavoratore …a se stesso?!  “Il Lavoro ti crea”.  “Attraverso il Lavoro realizzi te stesso”.  “Il tuo destino è nelle tue mani”. “Il Lavoro ti nobilita” – addirittura!

L’Orgoglio umano è andato in overdose!

Questo riprogrammato Essere Umano, ancora però troppo umano, patisce l’improvvisa e inaspettata insostenibile leggerezza del proprio Essere, non più gravato dal volere di divinità e destini esterni a sé, bensì ‘leggero’, plasmabile e progettabile dal proprio volere ormai autonomo.

Primo problema: cosa occorre per guadagnarsi questa moderna nobiltà? Lo sanno ormai anche i bambini: i Meriti – meglio se semplicistici e individualistici, senza impegnare le menti ancora acerbe dei neo-schiavi con la comprensione della struttura ‘a nodo’ dei Meriti – ossia, costituiti dal legame tra impegno personale, collaborazione altrui, ambiente favorevole e fortuna.

 

Secondo problema: come raggiungere i Meriti?  Per mezzo degli Obiettivi - meglio se tanti, rinnovabili, raccomandati da genitori e insegnanti; e ancora: meglio se semplicistici, lineari, senza curarsi di eventuali condizionamenti psicologici e culturali.

Troppi obiettivi diventano inevitabilmente inconciliabili tra loro, e la frustrazione di non poterli quindi soddisfare tutti conduce gli Esseri Umani all’alienazione – la dissociazione dalla propria reale natura – attraverso:

 il senso di colpa, che dissocia la parte di noi che pretende ossessivamente di soddisfare tutti gli obiettivi da quella più sana che, umanamente, non ce la fa;

 il principio d'insoddisfazione - il fondamento del benessere consumistico, il quale, mediante la creazione organizzata d’insoddisfazione, rimanda tutti all’obiettivo, insoddisfatto e impossibile da soddisfare, di una vita diversa!

Riconosci un gravoso senso di colpa che patisci nella tua vita a causa di troppi e inconciliabili obiettivi?

Quale modello consumistico, o quale superficiale pubblicità, ti  infligge più profondamente  la ‘spina’ dell’insoddisfazione?

Risultato: non si è se stessi né ora, né qui, né così!   Il Me-vero - presente ora, qui e così com’è – soccombe all’inorgoglito Me-riprogrammato, che rimanda sempre al Futuro un equilibrio psico-fisico e una serenità che sacrifica nel Presente.

“Siamo nati per vivere, non per prepararci a vivere” – ci rammenta Boris Pasternak.

Ecco spuntare nella cultura americana schiere di efficientissimi workaholics – i ‘drogati del lavoro’; in quella sovietica, eroici stacanovisti - e per loro un monumento al loro eroe A.G. Stachanov (1906 - 1977): un esempio da emulare in termini di quantitativi crescenti di carbone estratto!

Ogni Ideale, pur trasmutato in tirannico Idolo, conserva almeno un lato positivo: la Neo-schiavitù, nessuno – salvo voler rendere un elogio al suo effetto da ‘psicofarmaco’ alternativo a:  catatonia agitata, droghe, televisione, religioni, amore...

 

Di cosa soffrono allora i neo-schiavi?  Di nulla - sono drogati, anche economicamente, da questo ingannevole ‘psicofarmaco’, inorgogliti, coccolati dal potere, ...   Di nulla, dicevo, purché non si accorgano della loro rinuncia a una vita propria a favore di chi li sfrutta!  Vantaggi perversi, quindi.

A potenziare l’effetto di tale droga, interviene la letale credenza nell'Io Puro, che porta l’orgoglio a ritenersi l’unico ed esclusivo artefice del proprio destino, e cieco quindi alle reali leggi che dominano i propri:

- meriti: l’orgoglio disdegna il ‘nodo’ che lega le proprie capacità al mondo esterno – ossia alla collaborazione altrui, all’ambiente favorevole e alla fortuna.

- obiettivi: l’orgoglio ignora le ‘circolarità’ insite in ogni nostra azione, cadendo quindi inconsapevolmente in inevitabili “circoli viziosi"; esso rifiuta soprattutto l’influenza su se stesso dei condizionamenti psicologici, dei doppi legami e dei memi.... [Vedi precedente articolo, NdR].

L’ignoranza di tali leggi, aggravata da una famelica esigenza di riconoscimenti altrui, produce ‘algebre psicologiche’ ancora più distorte, con valutazione di scambi a totale favore di chi può concedere … vantaggi perversi.  L’unico risultato certo è l’accrescimento della propria povertà!

La vera ricchezza umana consiste nel nutrimento del Corpo, della Mente e dello Spirito - nessuno escluso né esclusivo! - di quanti più, e quanto più intensi, piaceri!

Da qui la più profonda e inestirpabile forma di povertà, tipica della neo-schiavitù: il godimento di pochissimi piaceri, se non di uno unico – per esempio, economico - a cui sono indirizzati i "sé-riprogrammati" nello scambio di vantaggi con i “sé-veri” sfruttatori.

Il "sé-vero" decide da, e per, sé.  Ha ben chiaro i propri benèfici fini, e i mezzi per raggiungerli.

Il “sé-riprogrammato” confonde invece il mezzo col fine: trova nel lavoro – un mezzo – il fine che coincide con la propria realizzazione.

L’asservimento e la schiavitù a ideali, anche positivi ma divenuti dominanti, rende comunque poveri, anche se ricchi – di soli soldi; perdenti, anche quando si è vincitori – di vantaggi perversi!

Arriviamo al Capitalismo - una Cultura che privilegia: lo sviluppo del sistema produttivo, allo sviluppo del ‘sistema  Spirito-Corpo-Mente’ dell’Essere Umano; l’Avere, all’Essere;  la creazione di ricchezza economica, alla sua equa distribuzione.

Il successo del capitalismo si fonda quindi su un’infinità di scambi in cui innumeri "sé-riprogrammati" sacrificano più di quanto ricevano.

Lo strapotere del capitalismo deriva, infine, dal fenomeno della Globalizzazione, reso possibile dalle moderne tecnologie comunicative e dei trasporti.  In tale nuovo habitat, il capitalismo può nutrirsi di un numero enormemente maggiore di scambi, di Esseri Umani uniformemente ‘educati’ dai mass media e, soprattutto, di ….Esseri Umani da scambiare!

L’Essere Umano diventa sempre più una commodity, ossia una ‘merce’ che si compra, si cede, si scambia tra aziende e territori ai prezzi che il libero mercato impone, e ciò stabilisce il nuovo valore dello stesso Essere Umano.  La commoditizzazione dell’Essere Umano è un termine sufficientemente brutto da esprimere un concetto ancora più avvilente per l’evoluzione del Genere Umano!

Questo fenomeno produce inevitabilmente anche forme deviate: quanti ‘illuminati benefattori’ si arricchiscono a dismisura ‘lasciandosi donare’ tutto da persone, soprattutto giovani, con profondi e positivi ideali, in cambio del miraggio della loro realizzazione?

Nulla rende di più della neo-schiavitù, volontaria ed entusiasta!

L’affrancamento dalla volontaria, seppur inconsapevole, neo-schiavitù …è difficile – molto difficile - proprio perché inconsapevole, e pertanto rifiutata come possibilità dal proprio orgoglio. E’ facile, ma controproducente, cadere nella retorica di: "impara a conoscerti"; "acquisisci consapevolezza "; “diventa ciò che sei realmente”.   Oltre ad essere i veri, essenziali e ambiziosi obiettivi di ogni Essere Umano, sappiamo già quanti ‘nemici’ psicologici e culturali ne ostacolino il già difficile perseguimento!  [Vedi: “Gli Obiettivi di Libertà” – NdR]

E’ evidente il paradosso di “diventare ciò che realmente si è”, partendo da una “conoscenza di sé” che è falsa, perché interessatamente riprogrammata da ideali culturali dominanti.  Ma la possibilità di provocare una ‘breccia’ in tale paradosso c’è:

da te: valutando quanti e quali piaceri mentali, fisici o spirituali della tua Vita vengano sacrificati, e quanti invece rimangano vivi.   Il tuo Corpo saprà indicarti il risultato corretto di tale ‘algebra esistenziale’!

dai tuoi amici, che si dicono sinceri, ma ancor più dai tuoi nemici, che lo sono!  Soltanto la sincerità di chi ti osserva può pungolare e ferire sufficientemente il tuo orgoglio, che intrappola sempre ognuno alla falsa idea che ha di sé, e costringerlo – paradossalmente, per orgoglio! - a reagire e a uscire allo scoperto.

 Affrontare la neo-schiavitù, anche senza sconfiggerla del tutto, è la premessa necessaria per tentare, sulle orme di Dante, il salto finale dal Purgatorio dell’Inconsapevolezza al Paradiso della Vita Serena e della Salute Professionale.  Ciò richiede una profonda Fede nell'asserzione di Friedrich Novalis (1772-1801): "Ciò che è amato è il cuore del Paradiso Terrestre".

 

 

 

 

Nestlé, Cargill e il diritto alla  schiavitù

delle multinazionali mondialiste.

Lospiegone.com- Emanuele Murgolo-( 27 Giugno 2021)- ci dice:

Giovedì 17 giugno 2021 la Corte Suprema statunitense si è pronunciata sui casi Nestlé USA, Inc. v. Doe et al. e Cargill v. Doe et al., nati dalla denuncia di sei cittadini del Mali nei confronti delle due imprese statunitensi, accusate di aver contribuito alla loro riduzione in schiavitù.

 La vertenza è arrivata davanti alla Corte Suprema degli USA che ha riconosciuto il reato, ma ha sentenziato l’improcedibilità contro le due multinazionali, per mancanza di legami sufficienti con le operazioni delle due compagnie negli Stati Uniti.

I querelanti hanno affermato di essere stati prelevati dal loro Paese di origine quando erano bambini, portati nella vicina Costa d’Avorio e costretti a lavorare in una coltivazione di cacao che è nelle catene produttive di Nestlé e Cargill.

 La loro accusa, in particolare, si basava sull’affermazione per cui le due multinazionali avrebbero aiutato e incoraggiato l’utilizzo di schiavi, comprando da produttori che utilizzano manodopera costretta ai lavori forzati. Le due imprese erano infatti a conoscenza dell’uso di schiavi da parte dell’azienda in questione e avrebbero potuto utilizzare la propria influenza per impedirlo, ma hanno scelto di non farlo.

Con una maggioranza schiacciante di otto favorevoli e il solo ultra-conservatore Alito a esprimere parere contrario, la Corte si è però schierata a favore di Nestlé e Cargill.

Pur riconoscendo le loro responsabilità nell’aver aiutato e incoraggiato l’uso di lavoro forzato nell’azienda ivoriana, la Corte ha stabilito che il diritto statunitense non può giudicare l’operato di un’impresa all’estero in un caso del genere.

Le basi della causa: l’Alien Tort Statute.

La corte di appello del 9° circuito, che ha giurisdizione in diversi Stati, aveva accolto il ricorso dell’accusa sulla base dell’Alien Tort Statute (ATS). L’ATS è una sezione del codice legale statunitense che dà giurisdizione alle corti federali USA sulle cause intentate da cittadini stranieri, purché in violazione di norme di diritto internazionale commesse da soggetti su cui la legge statunitense abbia giurisdizione.

Lo statuto, passato nel 1789 come parte del Judiciary Act, aveva visto la sua moderna re-interpretazione nella sentenza Filártiga v. Peña-Irala del 1980, un caso che stabilì la legalità dei reclami sulla base dell’ATS per violazioni del diritto internazionale moderno. Questa sentenza rivoluzionò l’uso dell’ATS nel diritto statunitense, dopo quasi due secoli in cui questo statuto era stato molto marginale, con l’idea di permettere ai cittadini stranieri di difendersi contro le violazioni dei diritti umani commesse dagli Stati Uniti all’estero.

Negli anni seguenti, a un aumento deciso di ricorsi sulla base dello Statuto, seguirono diverse sentenze della Corte Suprema statunitense che iniziarono a ridimensionarne sempre di più la portata.

 Nel 2004, nel caso Sosa v. Alvarez-Machain, in cui la DEA rapì un sospettato di crimini dal Messico, forzandone l’estradizione dopo il rifiuto del Paese centramericano, la massima Corte statunitense iniziò a restringere il campo di azione entro cui l’ATS poteva operare.

 Con una sentenza unanime, i nove giudici decisero che lo Statuto poteva essere applicato solo a quei casi previsti dall’intenzione originale con cui era stato scritto, con un’interpretazione di tipo strettamente originalista (una corrente del pensiero giuridico conservatore per cui la legge va interpretata con la stessa chiave di lettura del tempo in cui fu adottata).

Di fatto, questo limitò la possibilità di ricorsi giudicabili sotto l’ATS a cause riguardanti norme del diritto internazionale che fossero “specifiche, universali e obbligatorie”, ovvero paragonabili alle categorie come pirateria, diritti degli ambasciatori o violazione di salvacondotti per cui, secondo la Corte Suprema, era stato creato originariamente lo Statuto nel XVIII secolo.

Negli ultimi due decenni, diverse sentenze, sia di corti minori che della Corte Suprema, si sono inserite su questo trend, schierandosi spesso con le multinazionali mondialiste in casi che riguardavano abusi di diritti umani commessi dalle stesse (ad esempio, Bowoto v. Chevron Corp. del 2008; Sinaltrainal v. Coca-Cola Company del 2009; Kiobel v. Royal Dutch Petroleum Co. del 2013). Nel 2018, con il caso Jesner v. Arab Bank, PLC, la Corte aveva garantito immunità alle imprese straniere nell’ambito dell’ATS: l’obiettivo dei casi Nestlé e Cargill era di garantirlo anche a quelle statunitensi.

 

I casi di Nestlé e Cargill.

Sullo stesso filone giuridico si inserisce quindi la sentenza odierna, che ha visto Nestlé e Cargill sul banco degli imputati, appoggiate nella loro difesa anche dal governo statunitense che, con Trump, aveva espresso sostegno formale alle due imprese.

Le accuse contro Nestlé e Cargill si basavano sui fatti seguenti. I sei cittadini del Mali, ridotti in schiavitù quando erano bambini, erano stati costretti a lavorare senza paga, per lunghe ore, con poco cibo a disposizione e sottoposti ad abusi fisici se non raggiungevano una quota di produzione minima. In questo processo, la responsabilità delle due imprese derivava, secondo l’accusa, non solo dalla questione per cui l’azienda produttrice di cacao era inserita nella loro catena di produzione, ma anche dal fatto che entrambe erano a conoscenza dell’utilizzo di schiavi e, soprattutto, avrebbero potuto fare leva sul proprio potere economico-finanziario per costringere i produttori ivoriani a cambiare le condizioni lavorative nell’azienda.

Nel processo spiccano le motivazioni portate dal principale rappresentante della difesa, l’avvocato vicino al Partito democratico Neal Katyal.

Katyal ha basato la propria linea difensiva su alcune direttrici: secondo lui, l’applicazione dell’ATS all’operato delle imprese statunitensi le avrebbe poste in una condizione di svantaggio competitivo con quelle straniere e ciò avrebbe portato a una riduzione degli investimenti stranieri negli USA. Infine, l’avvocato difensore ha affermato che il diritto internazionale non riconosce le responsabilità delle imprese di fronte a violazioni del diritto internazionale.

Nonostante le perplessità che la linea difensiva di Katyal aveva sollevato persino tra i giudici stessi, anche in questo caso la Corte Suprema si è schierata con le imprese.

La maggioranza di 8 -1 ha stabilito che l’ATS non si applica alle operazioni estere in questione delle imprese, pur riconoscendo che la condotta di Nestlé e Cargill aveva, effettivamente, aiutato e incoraggiato l’uso di lavoro forzato. La Corte ha quindi perpetrato l’interpretazione, già codificata in molte sentenze recenti, di cui alcune sopra menzionate, secondo cui le multinazionali mondialiste non sono soggetti giuridici a cui si applicano gran parte delle norme del diritto internazionale.

Le implicazioni legali e sui diritti umani.

La questione dei diritti e doveri delle multinazionali è dibattuta da tempo. La loro caratteristica di imprese transnazionali le rende sfuggenti al controllo di una sola giurisdizione statale, come avveniva invece tradizionalmente. Allo stesso tempo, non c’è un’istituzione sovranazionale, né un corpus di leggi accettato dalla comunità internazionale, che ne sorvegli l’operato.

Il problema è connesso alla dinamica per cui la globalizzazione ha indebolito gli Stati nazionali e il loro potere, in favore di un aumento della concentrazione di questo nelle mani delle imprese transnazionali.

Negli Stati occidentali, questo processo si è sostanziato con una retrocessione costante del welfare state, che era invece emerso grazie al ruolo forte di mediatore giocato dall’istituzione statale come intermediario nei processi di conflitto tra capitale e lavoro.

Con la globalizzazione e lo sbilanciamento dei rapporti di forza a favore delle imprese, gli Stati cedono progressivamente questo potere e lo stato sociale è in remissione più o meno ovunque. Nei Paesi in via di sviluppo, invece, la dinamica è di tipo neocoloniale, con le multinazionali che continuano a sfruttare le risorse e la manodopera a basso costo di questi territori, anche grazie alle garanzie fornite da governi locali spesso deboli e corrotti.

Il problema che emerge dalle sentenze Nestlé USA, Inc. v. Doe et al. e Cargill v. Doe et al., però, è che gli Stati occidentali sono sempre più inadeguati e disinteressati a essere garanti del diritto umanitario internazionale, preferendo invece la difesa degli interessi delle compagnie.

 La Corte Suprema statunitense non è certo nuova a prese di posizione molto sbilanciate a favore delle imprese: molto famosa in questo senso è la sentenza Citizens United v. FEC del 2010, che stabilì il principio “corporations are people”, (ovvero, “le imprese sono equiparabili alle persone”) nell’ambito delle spese elettorali, difendendo il loro diritto di spendere in maniera illimitata per sostenere candidati politici negli Stati Uniti e aprendo la strada a forme di corruzione “soft”.

Le sentenze di giovedì 17 giugno, però, aprono una frontiera se possibile ancora più preoccupante nelle concessioni che gli Stati garantiscono alle multinazionali.

La Corte ha stabilito che delle persone ridotte in schiavitù non possono fare causa a chi è stato responsabile della propria condizione, se il fatto è avvenuto all’estero.

Nonostante questi soggetti siano sotto la giurisdizione delle leggi statunitensi, la Corte Suprema (spinta anche, ricordiamolo, dal governo USA) ha mosso un altro passo verso la connivenza nei confronti della schiavitù.

Queste decisioni hanno reso di fatto nullo il diritto delle persone costrette ai lavori forzati di difendersi contro le compagnie che le sfruttano se il fatto è avvenuto all’estero, stabilendo un precedente che mette in discussione le basi etiche e morali su cui l’occidente ha fondato parte della sua narrazione e identità.

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