LA “CRICCA DI DAVOS” GENERA LA PAURA

 LA “CRICCA  DI DAVOS” GENERA LA PAURA

 NEI POPOLI MEDIANTE LE PANDEMIE.

 

Il risultato senza precedenti

dei globalisti.

Stateofthenation.co- Redazione- W. Gelles- (9 febbraio 2022)- ci dice :

 

Una cabala globalista che comprende meno di un millesimo dell'uno per cento dell'umanità è riuscita a iniettare oltre 10 miliardi di dosi di un veleno letale in almeno 4,84 miliardi di persone. È un'impresa sbalorditiva, sotto ogni punto di vista.

Questo trattamento di modificazione genetica, falsamente etichettato come "vaccino", ha già ucciso milioni di persone in tutto il mondo e danneggiato gravemente centinaia di milioni di persone, secondo i dati ufficiali di Stati Uniti, Regno Unito e UE.

Nei mesi e negli anni a venire, molte più persone moriranno a causa di questi cosiddetti "vaccini" Covid e molti di coloro che non muoiono dovranno affrontare problemi medici per tutta la vita e un sistema immunitario distrutto dai colpi e dai richiami. Nel frattempo, il colosso del vaccino continua.

La tecnologia sperimentale dell'mRNA utilizzata negli scatti Pfizer e Moderna non è mai stata utilizzata prima sugli esseri umani.

In tutti i precedenti studi clinici, tutti o quasi tutti gli animali da esperimento sono morti a causa del "vaccino" mRNA.

Per gli ultimi "vaccini" sul coronavirus, gli studi sugli animali sono stati interrotti dopo 58 giorni o meno, perché le aziende produttrici di vaccini sospettavano cosa sarebbe successo se gli studi fossero durati sei mesi o più.

Johnson & Johnson, Oxford-AstraZeneca, sputnik V russo e i "vaccini" indiani Covishield utilizzano un diverso sistema di somministrazione di vettori di adenovirus, ma tutti i suddetti coaguli riprogrammano il corpo umano per produrre centinaia di milioni di proteine spike tossiche e sintetiche.

Nessun prodotto medico nella storia umana ha mai costretto le persone a produrre una proteina.

Questa tecnologia genetica grottesca ed estremamente pericolosa viene impiegata in un esperimento medico globale del tutto inutile. Le sfortunate cavie umane in questo esperimento non hanno mai dato il consenso informato perché non sono mai state informate dei rischi reali.

Nessuno dei "vaccini" COVID-19 è stato adeguatamente testato, ma i loro effetti dannosi, spesso devastanti, erano ben noti ai produttori di vaccini, che hanno tenuto nascoste queste informazioni al pubblico con la complicità dei media.

Questo è chiaramente un genocidio e un democidio ("l'uccisione di membri della popolazione civile di un paese come risultato della politica del suo governo, anche con l'azione diretta, l'indifferenza e l'abbandono").

Come ha fatto la cabala globalista a farla franca con quello che si preannuncia come il più grande omicidio di massa e il peggior crimine della storia umana? Non è stato così difficile. Ecco come:

1)- Propaganda – La cabala globalista possiede e controlla tutti i principali mezzi di informazione e l'industria dell'intrattenimento. Sei società controllano il 90% di ciò che leggi, guardi e ascolti negli Stati Uniti e nove società controllano il 90% di tutti i mezzi di informazione in tutto il mondo. 

Questa manciata di colossi dei media sono essenzialmente una grande società ad incastro perché il millesimo dell'uno per cento li possiede tutti attraverso Blackrock, Vanguard e altre case di investimento.

Per mezzo di una massiccia campagna di propaganda senza precedenti, la popolazione è stata sottoposta a lavaggio del cervello e presa dal panico nel credere che un presunto virus respiratorio (mai dimostrato di esistere) avrebbe rapidamente ucciso milioni di persone a meno che non avessero ricevuto il "vaccino".

Non importa che COVID-19 abbia un tasso di mortalità per infezione inferiore all'influenza stagionale e che non siano mai stati necessari vaccini, blocchi, maschere o distanziamento sociale.

2) -Frontmen – La cabala globalista ha usato frontmen come il miliardario sociopatico fanatico dei vaccini Bill Gates, il serial killer Anthony Fauci e l'ex terrorista etiope Ghebreyesus dell'Organizzazione Mondiale della Sanità per vendere il suo programma di "vaccinazione" al pubblico.

Altri frontmen posseduti e controllati dalla cabala globalista includono Biden, Trudeau, Macron, Merkel, Schellenberg dell'Austria, Ardern della Nuova Zelanda e Morrison dell'Australia. Donald Trump, che ha scatenato i mortali "vaccini" sul pubblico attraverso l'operazione Warp Speed, e che ancora promuove avidamente i colpi mortali(Vaccini), appartiene anche a questa lista, anche se alcuni fan sostengono che sia stato ingannato dai suoi consiglieri.

Il millesimo dell'uno per cento possiede il 90% o più della ricchezza mondiale.

 Possiedono banche, industrie, economie, Big Pharma e Big Medicine, stazioni TV e radio, giornali, riviste, università, Hollywood, società di social media, il complesso militare e armamenti e politici.

 Attraverso le "donazioni" di Big Pharma (tangenti) possiedono e controllano entrambe le camere del Congresso degli Stati Uniti. Ecco perché non un solo membro del Senato o della Camera dei Rappresentanti chiederà la fine dei letali "vaccini".

Sono assassini corrotti di bambini , complici di omicidi di massa attraverso il loro silenzio e la loro inazione.

Stanno anche commettendo tradimento costringendo i membri dei servizi armati degli Stati Uniti a ottenere i colpi(vaccini) mortali, che stanno decimando i ranghi con aumenti astronomici di tumori, infarto miocardico, malattie autoimmuni, disturbi cardiaci e circolatori, malattie neurologiche, embolia polmonare, infertilità e aborti spontanei.

 (drrobertyoung.com/post/us-military-doctors-blow-the-whistle-on-miscarriages-cancers-embolism-death-from-cov-19-vaccines?utm_campaign=2e939958-590a-433b-8860-8dc534d6e0a5&utm_source=so&utm_medium=mail&cid=754eec78-534b-47f1-a3f7-8c704d0823fe).

 La Cina deve essere positivamente esuberante in merito!

 I vertici della Cina hanno dichiarato anni fa che avrebbero distrutto gli Stati Uniti senza sparare un solo colpo, e sembrano sulla buona strada per raggiungere questo obiettivo.

 

3) Censura – La cabala globalista ha trovato complici pronti nei giganti dei social media come Facebook, Twitter e Google, insieme a tutti i giornali, le stazioni televisive e radiofoniche dei media mainstream per censurare, denigrare e diffamare chiunque osi mettere in discussione la narrativa ufficiale ("i vaccini sono sicuri ed efficaci al 100%; il virus è una minaccia mortale; i non vaccinati sono un pericolo per l'umanità").

4) Manipolazione dei dati - Il numero di persone che presumibilmente sono morte da un'entità mai isolata chiamata SARS-CoV-2 è stato enormemente esagerato.

Nell'America non libera chiunque muoia per infarto, cancro, polmonite o incidente d'auto viene conteggiato come "morte per COVID-19" se ha ottenuto un test PCR positivo.

Il test PCR fraudolento non è in grado di diagnosticare alcuna malattia; genera falsi positivi fino al 97% delle volte e non può distinguere tra COVID-19 e influenza stagionale, come hanno ammesso il CDC e l'OMS.

Medici e cliniche sono incentivati finanziariamente a registrare ogni decesso come un decesso COVID-19. Le persone in preda al panico che si sono precipitate in ospedale sono state uccise dal Dr. Anthony Fauci tramite ventilatori dannosi per i polmoni e il farmaco obbligatorio Remdesivir, che sapeva essere un farmaco killer che causa lesioni renali acute e insufficienza multiorgano che porta alla morte entro 10 giorni, come hanno dimostrato i disastrosi studi sull'Ebola.

Nel frattempo, i milioni di morti indotte da vaccini ed eventi avversi che distruggono la vita sono stati censurati dai media mainstream. Qualsiasi incidente di questo tipo è chiamato "una coincidenza – nessuna relazione con il vaccino" – anche se innumerevoli persone cadono morte entro poche ore o un paio di giorni dopo aver ricevuto il vaccino, e milioni di altri individui vaxxed iniziano immediatamente a deteriorarsi e non si riprendono mai. "È tutta una coincidenza. Niente da vedere qui. Andate avanti", dicono il New York Times, il Washington Post, la CNN e i "fact checker" pagati da Pharma.

Con la maggioranza della popolazione colpita e sottoposta a lavaggio del cervello in molti paesi, la cabala globalista intende continuare a usare la falsa "pandemia" come pretesto per perseguire la sua agenda di riduzione della popolazione, distruggendo la classe media e la creazione di un Nuovo Ordine Mondiale governato da un'élite tecnocratica che imporrà la "vaccinazione" ripetuta obbligatoria, un passaporto vaccinale digitale, e un sistema di credito sociale digitale in stile cinese per tracciare e valutare tutte le transazioni, le decisioni sanitarie, i tweet e le e-mail.

La narrativa ufficiale si sta sgretolando in molte parti del mondo, in particolare in Canada, dove 50.000 camion e innumerevoli cittadini sono confluiti nella capitale, Ottawa, chiedendo la fine dei mandati sui vaccini e altre restrizioni.

I media mainstream comprati e pagati continueranno a denigrare questa coraggiosa protesta di base, e resta da vedere se avrà successo o sarà schiacciata dal burattino globalista Trudeau.

Nel frattempo, 11 paesi europei stanno annullando le restrizioni COVID-19 e Israele ha eliminato il suo passaporto vaccinale Covid "Green Pass" per ristoranti, hotel, palestre e teatri.

Eppure, mentre Boris Johnson del Regno Unito sta abolendo i pass COVID-19, gli obblighi di mascherina e i requisiti di lavoro da casa, l'Austria è diventata nazista a pieno titolo, richiedendo a quasi tutti i cittadini di età superiore ai 18 anni di ottenere il "vaccino" genetico. Coloro che rifiutano dovranno affrontare pesanti multe e potrebbero essere messi in un campo di concentramento o "quarantena" fino a quando non si conformeranno.

La battaglia contro questa tirannia chiaramente non è finita e richiederà una massiccia rivolta da parte di milioni di persone informate e consapevoli che hanno appreso la verità sulla falsa pandemia e sui pericolosi genetici disgregatori di cellule biologiche ("vaccini") che sono stati ingannati o costretti a prendere.

Se i trucker freedom convoy convergessero nelle principali città di molti paesi in tutto il mondo, chiedendo la fine dei "vaccini" letali, dei mandati, dei passaporti dei vaccini e delle maschere che inibiscono l'ossigeno e causano malattie, allora il pandemico - truffa sarebbe finito rapidamente.

Ma non aspettate che i camionisti ci salvino. Ognuno deve fare la sua parte, a qualsiasi livello della società, dicendo NO allo schema criminale dei globalisti.

(W. Gelles).

 

 

 

Oltre 130 medici del Regno Unito:

le politiche COVID fallite hanno causato

danni "massicci", in particolare ai bambini.

Zerohedge.com- Tyler Durden -(10 FEBBRAIO 2022)- ci dice :

(The Epoch Times).

 

Una lettera firmata da oltre 130 professionisti medici britannici ha accusato il primo ministro britannico Boris Johnson e altri funzionari governativi di causare "danni massicci, permanenti e inutili" al paese.

La lettera, "Le nostre gravi preoccupazioni sulla gestione della pandemia covid da parte dei governi delle nazioni del Regno Unito", ha delineato 10 modi in cui gli autori hanno sostenuto che le politiche del governo del Regno Unito non solo non sono riuscite a proteggere i cittadini, ma in molti casi hanno causato ulteriori danni inutili.

I 10 autori principali della lettera hanno scritto:

"Scriviamo come medici preoccupati, infermieri e altri professionisti sanitari alleati senza alcun interesse acquisito nel farlo. Al contrario, affrontiamo il rischio personale in relazione al nostro impiego per farlo  o il rischio di essere personalmente 'imbrattati' da coloro che inevitabilmente non vorranno che parliamo".

Gli autori hanno accusato i funzionari governativi di non aver misurato i danni delle politiche di lockdown, di esagerare la minaccia del virus e di test di massa impropri sui bambini.

Hanno scritto:

"I test ripetuti sui bambini per trovare casi asintomatici che è improbabile che diffondano il virus, e trattarli come una sorta di rischio biologico è dannoso, non serve a nessuno scopo di salute pubblica e deve fermarsi".

La lettera ha anche invitato i funzionari a sopprimere attivamente la discussione sul trattamento precoce utilizzando protocolli distribuiti con successo altrove, e ha affermato che la vaccinazione dell'intera popolazione adulta non avrebbe mai dovuto essere un prerequisito per porre fine alle restrizioni.

Gli autori hanno concluso:

"L'approccio del Regno Unito al COVID ha palesemente fallito. Nell'apparente desiderio di proteggere un gruppo vulnerabile - gli anziani - le politiche attuate hanno causato garanzie diffuse e danni sproporzionati a molti altri gruppi vulnerabili, in particolare i bambini".

Oltre a Johnson, la lettera era indirizzata a Nicola Sturgeon, Primo Ministro per la Scozia; Mark Drakeford, Primo Ministro per il Galles; Paul Givan, Primo Ministro per l'Irlanda del Nord; Sajid Javid, Segretario alla Salute; Chris Whitty, Chief Medical Officer; e il Dr. Patrick Vallance, Chief Scientific Officer.

La lettera completa:

Cari signori e signore,

Ecco le nostre gravi preoccupazioni per la gestione della pandemia di COVID da parte dei governi delle nazioni del Regno Unito.

Scriviamo come medici, infermieri e altri professionisti sanitari alleati senza alcun interesse acquisito nel farlo. Al contrario, affrontiamo il rischio personale in relazione al nostro impiego per averlo fatto  o il rischio di essere personalmente "imbrattati" da coloro che inevitabilmente non vorranno che parliamo.

Stiamo facendo il passo di scrivere questa lettera pubblica perché ci è diventato evidente che:

Il governo (con cui intendiamo il governo del Regno Unito e tre governi - amministrazioni decentrate e consulenti e agenzie governative associati come CMO, CSA, SAGE, MHRA, JCVI, servizi di sanità pubblica, Ofcom ecc., di seguito "tu" o il "governo") hanno basato la gestione della pandemia COVID su ipotesi errate.

Questi fatti vi sono stati segnalati da numerosi individui e organizzazioni.

 

Non siete riusciti a dialogare e non mostrate segni di farlo. Avete tolto ai cittadini i diritti fondamentali e alterato il tessuto della società con scarso dibattito in Parlamento. Nessun ministro responsabile della politica è mai apparso in un dibattito adeguato con qualcuno con opinioni opposte su qualsiasi canale mediatico mainstream.

Pur essendo a conoscenza di punti di vista medici e scientifici alternativi, non siete riusciti a garantire una discussione aperta e completa dei pro e dei contro dei modi alternativi di gestire la pandemia.

Le politiche di risposta alla pandemia attuate hanno causato danni massicci, permanenti e inutili alla nostra nazione e non devono mai più ripetersi.

Solo rivelando la completa mancanza di approvazione diffusa tra gli operatori sanitari delle vostre politiche sarà richiesto un dibattito più ampio da parte del pubblico.

In relazione a quanto sopra, desideriamo richiamare l'attenzione sui seguenti punti. I riferimenti di supporto possono essere forniti su richiesta.

1. Nessun tentativo di misurare i danni delle politiche di blocco(Lock Down).

Le prove degli effetti disastrosi dei lockdown sulla salute fisica e mentale della popolazione sono sotto gli occhi di tutti. I danni sono enormi, diffusi e di lunga durata. In particolare, l'impatto psicologico su una generazione di bambini in via di sviluppo potrebbe durare tutta la vita.

È per questo motivo che le politiche di lockdown non hanno mai fatto parte di alcuna pandemia.

I piani di preparazione prima del 2020. In effetti, non erano espressamente raccomandati nei documenti dell'OMS, anche per gravi agenti patogeni virali respiratori e del resto non lo erano nemmeno le chiusure delle frontiere, le coperture per il viso e i test di individui asintomatici.

C'è stata una tale inspiegabile assenza di considerazione dei danni causati dalla politica di lockdown che è difficile evitare il sospetto che si tratti di un evitamento intenzionale.

L'introduzione di tali politiche non è mai stata accompagnata da alcun tipo di analisi rischio-beneficio. Per quanto brutto sia, è ancora peggio che dopo l'evento in cui sono diventati disponibili molti dati con cui è stato possibile misurare i danni, è stata concessa solo un'attenzione superficiale a questo aspetto della pianificazione pandemica. Eminenti professionisti hanno ripetutamente chiesto un discorso su questi impatti sulla salute nelle conferenze stampa, ma sono stati universalmente ignorati.

Ciò che è così strano è che le politiche perseguite prima di metà marzo 2020 (autoisolamento dei malati e protezione dei vulnerabili, mentre altrimenti la società continuava vicino alla normalità) erano equilibrate, sensate e riflettevano l'approccio stabilito dal consenso prima del 2020.

Non è stata data alcuna ragione convincente per il brusco cambio di direzione da metà marzo 2020 e sorprendentemente nessuno è stato proposto in nessun momento da allora.

 

2. Natura istituzionale del COVID.

In realtà era chiaro fin dall'inizio dai dati italiani che COVID (la malattia, al contrario dell'infezione o dell'esposizione a SARS-Cov-2) era in gran parte una malattia delle istituzioni.

I residenti delle case di cura comprendevano circa la metà di tutti i decessi, nonostante costituissero meno dell'1% della popolazione. Le infezioni ospedaliere sono il principale motore dei tassi di trasmissione, come nel caso sia della SARS1 che della MERS.

La trasmissione è stata associata al contatto ospedaliero fino al 40% dei casi nella prima ondata nella primavera 2020 e nel 64% nell'inverno 2020/2021.

Si sono verificate malattie gravi tra le persone sane al di sotto dei 70 anni (come si è visto con le pandemie influenzali) ma estremamente rare.

Nonostante ciò, non sono state adottate misure precoci, aggressive e mirate per proteggere le case di cura; al contrario, i pazienti sono stati dimessi senza test in case in cui il personale aveva DPI, formazione e informazioni inadeguati. Di conseguenza, molte morti inutili sono state causate.

I preparativi per il prossimo inverno, compresa la garanzia di una capacità sufficiente e misure preventive come le soluzioni di ventilazione, non sono stati prioritari.

3. La natura esagerata della minaccia.

La politica sembra essere stata diretta all'esagerazione sistematica del numero di decessi che possono essere attribuiti al COVID.

 I test sono stati progettati per trovare ogni possibile "caso" piuttosto che concentrarsi sulle infezioni clinicamente diagnosticate e sui conseguenti numeri di casi esagerati alimentati dai dati di morte con un gran numero di persone che muoiono "con COVID" e non "di COVID" in cui la malattia era la causa sottostante della morte.

La politica di pubblicazione di una cifra di morte giornaliera significava che la cifra era basata interamente sul risultato del test PCR senza alcun input da parte dei medici curanti.

Includendo tutti i decessi entro un periodo di tempo successivo a un test positivo, i decessi accidentali, con, ma non dovuti a COVID, non sono stati esclusi, esagerando così la natura della minaccia.

Inoltre, nei titoli che riportano il numero di decessi, non è stata inclusa una categorizzazione per età. L'età media di un decesso etichettato COVID è di 81 anni per gli uomini e 84 per le donne, superiore all'aspettativa di vita media quando queste persone sono nate.

Questo è un fatto molto rilevante nella valutazione dell'impatto sociale della pandemia. La morte in età avanzata è un fenomeno naturale. Non si può dire che una malattia che colpisce principalmente gli anziani sia la stessa di una che colpisce tutte le età, eppure il messaggio del governo sembra progettato per far pensare al pubblico che tutti sono a pari rischio.

Ai medici è stato chiesto di compilare i certificati di morte sapendo che la morte del defunto era già stata registrata come morte COVID dal governo.

Dal momento che sarebbe praticamente impossibile trovare prove che escludano categoricamente il COVID come fattore che contribuisce alla morte, una volta registrato come "morte COVID" dal governo, era inevitabile che fosse incluso come causa sul certificato di morte.

Diagnosticare la causa della morte è sempre difficile e la riduzione dell'autopsia avrà inevitabilmente comportato un aumento dell'imprecisione. Il fatto che i decessi dovuti a cause non COVID si siano effettivamente spostati in un deficit sostanziale (rispetto alla media) con l'aumento dei decessi etichettati COVID (e questo è stato invertito quando i decessi etichettati COVID sono diminuiti) è una prova sorprendente di un'eccessiva attribuzione dei decessi a COVID.

Il tasso complessivo di mortalità per tutte le cause dal 2015 al 2019 è stato insolitamente basso, eppure queste cifre sono state utilizzate per confrontarle con i dati sulla mortalità del 2020 e del 2021, il che ha fatto apparire l'aumento della mortalità senza precedenti.

I confronti con i dati degli anni precedenti avrebbero dimostrato che il tasso di mortalità del 2020 è stato superato in ogni anno prima del 2003 e di conseguenza non è eccezionale.

Anche ora i casi e i decessi COVID continuano ad aggiungersi al totale esistente senza un adeguato rigore in modo tale che i totali complessivi crescano sempre più grandi ed esagerano la minaccia. Non è stato fatto alcuno sforzo per contare separatamente i totali in ogni stagione invernale, che è una pratica standard per ogni altra malattia.

Hai continuato ad adottare la pubblicità ad alta frequenza attraverso la pubblicazione e la trasmissione di media per aggiungere all'impatto della "messaggistica della paura".

Il costo di questo non è stato ampiamente pubblicato, ma i siti web di appalti pubblici rivelano che è immenso - centinaia di milioni di sterline.

La retorica dei media e del governo si sta ora spostando sull'idea che il "Covid lungo" causerà una maggiore morbilità in tutte le fasce d'età, compresi i bambini, senza avere una discussione sulla normalità della stanchezza post-virale che dura fino a 6 mesi.

Ciò aumenta la paura pubblica della malattia, incoraggiando la vaccinazione tra coloro che è altamente improbabile che subiscano effetti avversi da COVID.

4. Soppressione attiva della discussione del trattamento precoce utilizzando protocolli distribuiti con successo altrove.

Il danno causato dal COVID e la nostra risposta ad esso avrebbero dovuto significare che i progressi nella profilassi e nelle terapie per COVID sono stati abbracciati. Tuttavia, le prove sui trattamenti di successo sono state ignorate o addirittura soppresse attivamente.

Ad esempio, uno studio di Oxford pubblicato nel febbraio 2021 ha dimostrato che “Budesonide inalato” potrebbe ridurre i ricoveri ospedalieri del 90% nei pazienti a basso rischio e una pubblicazione nell'aprile 2021 ha dimostrato che il recupero era più veloce anche per i pazienti ad alto rischio. Tuttavia, questo importante intervento non è stato promosso.

La dottoressa Tess Lawrie, della Evidence Based Medical Consultancy di Bath, ha presentato un'analisi approfondita dei benefici profilattici e terapeutici dell'ivermectina al governo nel gennaio 2021. Più di 24 studi randomizzati con 3.400 persone hanno dimostrato una riduzione del 79-91% delle infezioni e una riduzione del 27-81% dei decessi con Ivermectina.

Molti medici sono comprensibilmente cauti sulla possibile sovra-interpretazione dei dati disponibili per i farmaci sopra menzionati e altri trattamenti, anche se va notato che tale cautela sembra non essere stata applicata in relazione al trattamento dei dati relativi agli interventi del governo (ad esempio l'efficacia dei lockdown o delle maschere) quando utilizzati a sostegno dell'agenda del governo.

Qualunque sia la propria opinione sui meriti di questi farmaci riproposti, è totalmente inaccettabile che i medici che hanno tentato di aprire semplicemente una discussione sui potenziali benefici dei trattamenti precoci per COVID siano stati pesantemente e inspiegabilmente censurati.

 Sapere che potrebbero essere disponibili trattamenti precoci che potrebbero ridurre il rischio di richiedere il ricovero in ospedale altererebbe l'intera visione sostenuta da molti professionisti e laici sulla minaccia rappresentata dal COVID, e quindi il rapporto rischio - beneficio per la vaccinazione, specialmente nei gruppi più giovani.

5.) Uso inappropriato e non etico della scienza comportamentale per generare paura ingiustificata.La propagazione di una deliberata narrativa della paura (confermata attraverso la documentazione governativa accessibile al pubblico) è stata sproporzionata, dannosa e controproducente. Chiediamo che cessi immediatamente.

Per fare solo un esempio, le politiche di copertura del viso del governo sembrano essere state guidate da consigli di psicologia comportamentale in relazione alla generazione di un livello di paura necessario per il rispetto di altre politiche.

Tali politiche non sembrano essere state guidate dal controllo delle infezioni, perché non vi sono prove solide che dimostrino che indossare una copertura per il viso (in particolare un panno o maschere chirurgiche standard) sia efficace contro la trasmissione di agenti patogeni respiratori presenti nell'aria come SARS-Cov-2.

Diverse istituzioni e individui di alto profilo ne sono consapevoli e hanno sostenuto contro le coperture per il viso durante questa pandemia solo inspiegabilmente per invertire il loro parere sulla base di nessuna giustificazione scientifica di cui siamo a conoscenza. D'altra parte ci sono molte prove che suggeriscono che indossare la maschera può causare molteplici danni, sia fisici che mentali.

Ciò è stato particolarmente doloroso per gli scolari della nazione che sono stati incoraggiati dalla politica del governo e dalle loro scuole a indossare maschere per lunghi periodi a scuola.

Infine, l'uso di coperture per il viso è altamente simbolico e quindi controproducente nel far sentire le persone al sicuro.

L'uso prolungato rischia di diventare un comportamento di sicurezza radicato, impedendo di fatto alle persone di tornare alla normalità perché attribuiscono erroneamente la loro sicurezza all'atto di indossare la mascherina piuttosto che al rischio remoto, per la stragrande maggioranza delle persone sane sotto i 70 anni, di contrarre il virus e ammalarsi gravemente di COVID.

6. Incomprensione della natura onnipresente delle mutazioni dei virus emergenti.

La mutazione di qualsiasi nuovo virus in ceppi più recenti – specialmente quando sotto pressione di selezione da restrizioni anormali sulla miscelazione e la vaccinazione – è normale, inevitabile e non qualcosa di cui preoccuparsi. Centinaia di migliaia di mutazioni del ceppo originale di Wuhan sono già state identificate.

Inseguire ogni nuova variante emergente è controproducente, dannoso e totalmente inutile e non ci sono prove convincenti che qualsiasi variante appena identificata sia più mortale del ceppo originale.

I ceppi mutanti appaiono simultaneamente in diversi paesi (attraverso l'"evoluzione convergente") e la chiusura delle frontiere nazionali nel tentativo di impedire che le varianti che viaggiano da un paese all'altro non ha uno scopo significativo di controllo delle infezioni e dovrebbe essere abbandonata.

7. Incomprensione della diffusione asintomatica e del suo utilizzo per promuovere il rispetto da parte del pubblico delle restrizioni.

È ben noto che la diffusione asintomatica non è mai stata uno dei principali motori di una pandemia di malattie respiratorie e ci opponiamo al vostro costante messaggio che implica questo, che dovrebbe cessare immediatamente.

Mai prima d'ora abbiamo pervertito la secolare pratica di isolare i malati isolando invece i sani. I ripetuti mandati di autoisolamento a persone sane e asintomatiche, in particolare i bambini in età scolare, non servono a nulla e hanno solo contribuito ai danni diffusi di tali politiche.

 

Nella stragrande maggioranza dei casi le persone sane sono sane e non possono trasmettere il virus e solo le persone malate con sintomi dovrebbero essere isolate.

L'affermazione del governo secondo cui una persona su tre potrebbe avere il virus ha dimostrato di essere reciprocamente incoerente con i dati ONS sulla prevalenza della malattia nella società, e l'unico effetto di questo messaggio sembra essere stato quello di generare paura e promuovere il rispetto delle restrizioni governative.

Il messaggio del governo di "agire come se avessi il virus" è stato anche inutilmente spaventoso dato che è estremamente improbabile che le persone sane trasmettano il virus ad altri.

Il test PCR, ampiamente utilizzato per determinare l'esistenza di "casi", è ora indiscutibilmente riconosciuto per non essere in grado di rilevare in modo affidabile l'infettività.

Il test non può discriminare tra coloro in cui la presenza di frammenti di materiale genetico parzialmente corrispondenti al virus è incidentale (forse a causa di un'infezione passata), o è rappresentativa di un'infezione attiva, o è indicativa di infettività.

Eppure, è stato usato quasi universalmente senza qualifica o diagnosi clinica per giustificare le politiche di blocco e per mettere in quarantena milioni di persone inutilmente a costi enormi per la salute e il benessere e per l'economia del paese.

I paesi che hanno rimosso le restrizioni comunitarie non hanno visto conseguenze negative che possono essere attribuite all'allentamento.

 I dati empirici di molti paesi dimostrano che l'aumento e il calo delle infezioni è stagionale e non dovuto a restrizioni o coperture per il viso.

La ragione per ridurre l'impatto di ogni ondata successiva è che:

 (1)- la maggior parte delle persone ha un certo livello di immunità attraverso l'immunità precedente o l'immunità acquisita attraverso l'esposizione;

 (2) -come di consueto per i nuovi virus emergenti, sembra essersi verificata una mutazione del virus verso ceppi che causano una malattia più lieve.

Anche la vaccinazione può contribuire a questo, anche se la sua durata e il livello di protezione contro le varianti non sono chiari.

Il governo sembra parlare di "imparare a convivere con COVID" mentre apparentemente pratica di nascosto una strategia "zero COVID" che è inutile e, in definitiva, dannosa per la rete.

8.) Test di massa di bambini sani.

Test ripetuti di bambini per trovare casi asintomatici che è improbabile che diffondano il virus, e trattarli come una sorta di rischio biologico è dannoso, non serve a nessuno scopo di salute pubblica e deve fermarsi.

Durante il periodo pasquale, un importo equivalente al costo di costruzione di un ospedale generale distrettuale è stato speso settimanalmente per testare gli scolari per trovare alcune migliaia di "casi" positivi, nessuno dei quali era grave per quanto ne sappiamo.

I lockdown sono infatti un contributo molto maggiore ai problemi di salute dei bambini, con livelli record di malattie mentali e livelli crescenti di infezioni non COVID, che alcuni esperti considerano il risultato del distanziamento con conseguente decondizionamento del sistema immunitario.

9.) La vaccinazione dell'intera popolazione adulta non avrebbe mai dovuto essere un prerequisito per porre fine alle restrizioni.

Basandosi solo sui primi dati "promettenti" sui vaccini, è chiaro che il governo ha deciso nell'estate 2020 di perseguire una politica di soppressione virale all'interno dell'intera popolazione fino a quando la vaccinazione non fosse disponibile (che inizialmente era stata dichiarata essere solo per i vulnerabili, poi successivamente modificata – senza un adeguato dibattito o un'analisi rigorosa – per l'intera popolazione adulta).

Questa decisione è stata presa nonostante i danni massicci conseguenti ai continui blocchi che erano noti a voi o avrebbero dovuto essere accertati in modo da essere considerati nel processo decisionale.

Inoltre, una serie di principi di buona pratica medica e standard etici precedentemente ineccepibili sono stati violati in relazione alla campagna di vaccinazione, il che significa che nella maggior parte dei casi, se il consenso ottenuto possa essere veramente considerato "pienamente informato" deve essere seriamente in dubbio.

L'uso della coercizione sostenuto da una campagna mediatica senza precedenti per persuadere il pubblico a essere vaccinato, comprese le minacce di discriminazione, sostenute dalla legge o incoraggiate socialmente, ad esempio in cooperazione con piattaforme di social media e app di appuntamenti.

L'omissione di informazioni che consentono agli individui di fare una scelta pienamente informata, soprattutto in relazione alla natura sperimentale degli agenti vaccinali, al rischio COVID di fondo estremamente basso per la maggior parte delle persone, all'insorgenza nota di effetti collaterali a breve termine e agli effetti a lungo termine sconosciuti.

Infine, notiamo che il governo sta seriamente considerando la possibilità che questi vaccini – che non hanno dati di sicurezza a lungo termine associati – possano essere somministrati ai bambini sulla base del fatto che ciò potrebbe fornire un certo grado di protezione agli adulti. Troviamo questa nozione un'inversione spaventosa e non etica del dovere a lungo accettato che ricade sugli adulti di proteggere i bambini.

 

10.) Eccessiva dipendenza dalla modellazione ignorando i dati del mondo reale.

Durante la pandemia, le decisioni sembrano essere state prese utilizzando modelli non convalidati prodotti da gruppi che hanno quello che può essere descritto solo come un triste track record, sovrastimando massicciamente l'impatto di diverse pandemie precedenti.

I team decisionali sembrano avere pochissimi input clinici e, per quanto è accertabile, nessuna competenza in immunologia clinica.

Inoltre, le ipotesi alla base della modellazione non sono mai state adeguate per tenere conto delle osservazioni del mondo reale nel Regno Unito e in altri paesi.

È un'ammissione sorprendente che, quando è stato chiesto se i danni collaterali fossero stati presi in considerazione da SAGE, la risposta data è stata che non era di loro competenza - è stato semplicemente chiesto loro di ridurre al minimo l'impatto covid. Ciò potrebbe essere perdonabile se qualche altro gruppo consultivo studiasse costantemente il lato negativo del libro mastro, ma questo sembra non essere stato il caso.

Conclusioni.

L'approccio del Regno Unito al COVID ha palesemente fallito. Nell'apparente desiderio di proteggere un gruppo vulnerabile – gli anziani – le politiche attuate hanno causato garanzie diffuse e danni sproporzionati a molti altri gruppi vulnerabili, in particolare i bambini.

Inoltre, le vostre polizze non sono riuscite in ogni caso a impedire al Regno Unito di aumentare uno dei più alti tassi di mortalità da COVID segnalati al mondo.

Ora, nonostante i tassi di vaccinazione molto elevati e i tassi di mortalità e ospedalizzazione COVID attualmente molto bassi, la politica continua a mirare a mantenere una popolazione handicappata da estrema paura con restrizioni sulla vita quotidiana che prolungano e approfondiscono i danni derivati dalla politica.

Per fare solo un esempio, le liste d'attesa del NHS ora ammontano ufficialmente a 5,1 milioni, con – secondo il precedente Segretario alla Salute – un probabile ulteriore 7 milioni che richiederà un trattamento non ancora presentato. Questo è inaccettabile e deve essere affrontato con urgenza.

In breve, ci deve essere un cambiamento epocale all'interno del governo che ora deve prestare la dovuta attenzione a quegli stimati esperti al di fuori della sua cerchia ristretta che stanno lanciando questi allarmi.

Come coloro che si occupano di assistenza sanitaria, siamo impegnati nel nostro giuramento di "prima non fare del male", e non possiamo più stare in silenzio osservando politiche che hanno imposto una serie di presunte "cure" che sono in realtà molto peggiori della malattia che dovrebbero affrontare.

I firmatari di questa lettera vi invitano, nel governo, senza ulteriori indugi ad ampliare il dibattito sulla politica, a consultarvi apertamente con gruppi di scienziati, medici, psicologi e altri che condividono opinioni alternative cruciali, scientificamente valide e basate sull'evidenza e a fare tutto ciò che è in vostro potere per riportare il paese il più rapidamente possibile alla normalità con il minimo di ulteriori danni alla società.

Cordiali saluti,

Dr Jonathan Engler, MB ChB LLB (Hons) DipPharmMed

Professor John A Fairclough, BM BS B Med Sci FRCS FFSEM, chirurgo consulente, ha gestito un programma di vaccinazione per un'epidemia di poliomielite, Past President BOSTA, per chirurghi ortopedici, membro della facoltà FFSEM.

Sig. Tony Hinton, MB ChB, FRCS, FRCS(Oto), Chirurgo Consulente.

Dr. Renee Hoenderkamp, BSc (Hons) MBBS MRCGP, Medico di Medicina Generale.

Dr. Ros Jones, MBBS, MD, FRCPCH, pediatra consulente in pensione.

Mr. Malcolm Loudon, MB ChB MD FRCSEd FRCS (Gen Surg) MIHM VR

Dr. Geoffrey Maidment, MBBS, MD, FRCP, medico consulente in pensione.

Dr. Alan Mordue, MB ChB, FFPH (ret), Consulente in pensione in Medicina della Salute Pubblica.

Sig. Colin Natali, BSc(Hons), MBBS FRCS FRCS(Orth), Consulente Chirurgo della Colonna Vertebrale.

Dr. Helen Westwood, MBChB MRCGP DCH DRCOG, Medico di Medicina Generale.

Esiste  l'elenco completo dei firmatari.

 

 

 

 

“L’Europa voleva che

mentissi su Omicron”.

Laverita.info-Giuliano Guzzo-(11-2-2022)- ci dice :

 

Clamorosa denuncia di Angelique Coetzee, la ricercatrice  sudafricana scopritrice della variante più contagiosa. “Scienziati e politici    mi dissero che dovevo farla apparire pericolosa , ma non mi sono piegata .Il loro scopo era tenere alto l’allarme”.

(…).Tra i tanti esperti intervenuti in questi mesi al riguardo , si può citare quanto dichiarato  al National Geographic da Carlos Del Rio ,epidemiologo e infettivologo  dell’Università Emory di Atlanta , in Georgia , secondo il quale  questa variante (…) presenta “ sintomi più simili a quelli del raffreddore”.

(…) .Ciò nonostante ,”qualcuno voleva creare -o mantenere un clima di terrore sulla pandemia”. Ad affermarlo in modo chiaro ,in interviste rilasciate nelle scorse ore a varie testate internazionali , dal quotidiano tedesco WELT al britannico Daily Telegraph , è un persona che di Omicron  se ne intende, dato che si tratta della dottoressa  sudafricana Angelique Coetzee , vale a dire di colei che il 18 novembre 2021  scoprì questa variante  , poi ribattezzata nel modo che tutti sappiamo dall’OMS. Beninteso : questa scienziata  fin dall’inizio , quand’ era interpellata anche da REPUBBLICA , aveva sempre asserito che” la variante OMICRON non deve preoccupare dato che “ i sintomi sono molto lievi”.

Il fatto è  che Coetzee avrebbe ricevuto pressioni  per esprimersi in senso opposto .

“Mi è stato detto di dire che si trattava di una variante pericolosa “ , ha infatti spiegato ,” di non dichiarare  pubblicamente che  Omicron causava principalmente una malattia lieve”. Una richiesta a cui, come appena detto , la dottoressa ha scelto di non conformarsi : “Ho rifiutato perché non è quello che stavo vivendo in prima persona “.

Nelle sue esplosive dichiarazioni  , la donna precisa che i “suggerimenti “ricevuti non venivano dalle autorità del suo Paese ,ma dall’estero.

Da dove ? Dall’Europa globalista , da governi e scienziati mondialisti del Vecchio continente. I riferimenti più precisi , su questo punto la dottoressa li ha forniti nell’intervista con il  WELT , tirando in ballo scienziati dei Paesi Bassi e del Regno Unito che , stando alle sue parole  , l’avrebbero criticata per aver definito “LIEVE “la malattia causata da Omicron. Altre informazioni sull’accaduto  sono emerse sul DAILY TELEGRAF , a cui Coetzee ha detto “  a causa di tutte  le mutazioni presenti , scienziati e politici  al di fuori del Sudafrica - mi hanno contattato  dicendomi che avevo torto , che in realtà provocava una malattia grave  , mi dicevano che non avevo di cosa stavo parlando “.

Dato che il tentativo di mettere a tacere le parole rassicuranti della specialista sudafricana ,della quale era difficile sminuire l’autorevolezza -dato che è pure presidente della SOUTH AFRICAN MEDICAL ASSOCIATION (Sama)-, è FALLITO , ci hanno pensato direttamente LE AUTORITA’ OCCIDENTALI globaliste  e in  particolare  , sempre secondo la ricostruzione della dottoressa ,a diffondere allarmismo ,”C’E’ STATA MOLTA PRESSIONE  da parte di scienziati e politici mondialisti europei, che erano certi di avere ragione”, ha infatti dichiarato Coetzee, aggiungendo  che però costoro “ hanno sicuramente esagerato”.

A scanso di equivoci , va sottolineato come la dottoressa in questione ,scienziata di primo livello come si diceva , non solo non sia una no- vax , ma resti apertamente convinta che i vaccini servano anche con Omicron. Che, parole sue  , “PUO’ ESSERE GRAVE “  per i “non vaccinati o in altri casi “, anche “SE PER LA MAGGIOR PARTE DI COLORO che la contraggono causa una malattia lieve”. Proprio questa sua visione equilibrata e aliena da ogni tifoseria  rende attendibile la dottoressa Coetzee quando afferma -sia pure va detto ,senza far nomi ,  e quindi non consentendo , per  ora , una verifica delle sue parole -che la si voleva ridurre al silenzio  ,quando parlava della variante  del covid-19 da lei stessa scoperta.

UNO SCENARIO ,questo del tentativo di tener volutamente alta la tenzione sulla pandemia ,che meriterebbe di essere approfondito. I governi e gli scienziati globalisti europei  temevano forse che Omicron  potesse essere comunque   severa  per l’Europa mondialista  ,che come è noto ha una popolazione di età più anziana , anche di molto, rispetto a quella africana ?

Oppure c’era c’ era il timore  che le  rassicurazioni di Coetzee generassero un clima di distensione diffusa  , con conseguenti condotte a rischio  o il sabotaggio     delle campagne vaccinali in corso ?

Gli scenari alternativi a quello di una deliberata volontà , da parte di alcuni ,di mantenere un CLIMA  DI PAURA fine a se stesso  ,non mancano.

E sarebbe incauto , comunque la si veda ,trarre conclusioni azzardate dalle parole della dottoressa sudafricana . Che tuttavia ha offerto una testimonianza preziosa e inattaccabile almeno su un aspetto , e cioè sull’esistenza di una trama  internazionale di contatti e relazioni che pare volta , più ancora che a contrastare la pandemia ,a scegliere come raccontarla   al popolo credulone.

E  già questo è poco confortante.

 

Non avrai nulla e sarai felice.

Comune-info.net- Gustavo Esteva -(22 Febbraio 2021)- ci dice :

 

Sappiamo molto poco di quel che accadrà, ma non torneremo ad alcuna “normalità”, né vecchia né nuova.

Dobbiamo resistere e reinventarci, perché le strade che abbiamo percorso in passato per opporci al sistema che ci domina non serviranno.

 Per capire qualcosa di ciò che si prepara, possiamo tuttavia guardare, per esempio, a quel che hanno detto coloro che dettano ogni anno la direzione delle politiche globali al Forum Economico Mondiale di Davos.

 Hanno annunciato qualcosa di importante: il Grande Reset, che loro chiamano anche “ripartenza”. Lo stavano preparando per il 2030 ma la “risistemazione” subirà una brusca accelerazione. Il Covid ha accelerato il processo e dimostrato che i popoli del mondo sono “già pronti” per accettare tutto. Uno degli slogan che avevano lanciato tre anni fa è stato aggiornato e ha acquisito pieno significato: “Non avrai nulla e sarai felice”.

 Vogliono portare la loro rapina alle sue ultime conseguenze. Per decenni ci hanno tolto diritti, libertà, posti di lavoro, salari, pensioni, terre, territori, foreste, acqua, piante, semi, tutto ciò che potevano strapparci, spesso con immensa violenza. Ora vogliono continuare a farlo finché non avremo più niente. Eppure, dicono, ne saremo felici.

Gustavo Esteva, dal Messico, ci ricorda una frase zapatista che calza bene per commentare e indicare una possibile risposta:

“Ci hanno tolto così tanto che ci hanno tolto perfino la paura”. Senza paura alcuna, iniziamo a far crescere speranze e trasformiamo la resistenza in liberazione.

Avremo modo di parlarne anche quando l’annunciato viaggio dal Chiapas arriverà in Europa alla ricerca di quel che ci rende uguali.

Non ci sarà “normalità”. Né nuova né vecchia. E sappiamo poco di quello che sarà. Prima di tutto, resistiamo a quello che ci viene imposto invece di cercare di tornare a quel che c’era.

Morire è l’unica cosa del tutto prevedibile nella nostra vita. L’arte di morire è parte centrale dell’arte di vivere. È inaccettabile venire privati della capacità di morire con dignità, come si fa oggi con coloro che muoiono negli ospedali. È altrettanto inaccettabile vietare i funerali. È inaccettabile e non lo accettiamo. Un numero crescente di persone con il virus si rifiuta di andare in ospedale… e, in generale, sta andando bene.

 Si svolgono riti e celebrazioni per accompagnare i propri cari fino alla tomba. A volte si deve farlo sfidando apertamente le autorità, proprio come in tante altre cose.

Però la resistenza non è sufficiente; dobbiamo reinventarci. Le strade di ieri non portano più da nessuna parte. Non ha senso continuare a cercare lavori che non esistono più e non esisteranno, oppure bussare alle porte che un tempo soddisfacevano richieste.

Non ha senso nemmeno fare affidamento sulle promesse di un futuro sempre rinviato. Oggi, per sopravvivere, la prima cosa è rendersi conto appieno della radicale novità della situazione attuale.

Per scrutare l’orizzonte, ad esempio, è utile tener conto di ciò che i signori di Davos hanno annunciato a fine gennaio nel loro Forum Economico Mondiale, il luogo da dove ogni anno dettano la direzione delle politiche globali.

 Quelli che rappresentano e ostentano i principali poteri economici e politici del mondo hanno deciso di togliersi le maschere e annunciare, con incredibile cinismo, cosa intendono fare.

Accelereranno bruscamente Il Grande Reset che avevano anticipato e programmato per il 2030. Il Covid ha accelerato il processo. È per oggi.

Uno degli slogan che hanno lanciato tre anni fa è stato aggiornato e ha acquistato pieno significato: “Non avrai nulla e sarai felice“.

Risistemare tutti i pezzi, come stanno facendo e cercheranno di fare sempre di più, significa che vogliono portare la loro rapina alle sue ultime conseguenze.

Per decenni ci hanno tolto diritti, libertà, posti di lavoro, salari, pensioni, terre, territori, foreste, acqua, piante, semi, tutto ciò che potevano strapparci, spesso con

immensa violenza. Vogliono continuare a farlo finché non avremo più niente.

Hanno anche annunciato come potranno farlo: con dispositivi che consentano alle persone di accettare docilmente questo destino e persino di gradirlo, di sentirsi “felici” per quello che lasciano, per poter restare incollati a uno schermo, per trasformare la propria casa in ufficio, per ricevere qualche soldo o per sottomettersi alla società della sorveglianza nella quale ogni gesto, atteggiamento e comportamento delle persone sarà controllato.

Klaus Schwab, il fondatore del Forum di Davos e principale portavoce del Grande Reset lo ha detto: “Un aspetto positivo della pandemia è che ci ha insegnato che possiamo introdurre cambiamenti radicali nel nostro stile di vita molto rapidamente. I cittadini hanno dimostrato di essere disposti a fare sacrifici per favorire l’assistenza sanitaria”. Schwab pensa che i cittadini,

così come hanno docilmente accettato il confinamento e altre misure, siano “già pronti” per affrontare quello che li si costringerà a fare.

 

I signori di Davos non si mordono la lingua quando riconoscono che “il capitalismo… è morto…”. Sono consapevoli del fatto che “la loro ossessione di massimizzare i profitti degli azionisti ha portato a orribili disuguaglianze”.

 Il loro ospite d’onore è stato, questa volta, Xi Jinping, il presidente della Cina, che ha pronunciato un discorso trionfalista e ha descritto le istruzioni che detterà. Ma il Forum non ha adottato il “socialismo moderno” che Xi afferma di star realizzando.

Il Grande Reset riscatterà la parola capitalismo dalla tomba degli orrori in cui si trova, lo farà cancellando le libertà ed eseguendo innumerevoli esercizi autoritari o realizzando megaprogetti come il treno Maya o il Corridoio Transoceanico. Il nuovo regime sarà “includente” ed egualitario, come la 4T [La Quarta Trasformazione del paese promessa dal presidente del Messico, López Obrador, ndt]. Tutte le “parti interessate” parteciperanno all’operazione, in modo che non ci sia alcuna opposizione al nuovo mondo felice che si starebbe creando, ad esempio, nel sud-est del Messico.

Vale la pena di fare un’attenta analisi dell’agenda del Grande Reset. I suoi promotori non traducono questa espressione come faccio io: per loro quella sarebbe la grande ripartenza oppure il grande ricettario (sic), formule meno forti di quella inglese. È raccapricciante vedere il progetto completo, ma è anche molto illuminante. Permette di capire meglio cosa sta succedendo… e precisa ciò che bisogna invece fare.

Ricordiamo ancora una volta la frase zapatista: “Ci hanno tolto così tanto che ci hanno tolto perfino la paura“. Senza paura alcuna, iniziamo a far crescere speranze e trasformiamo la resistenza in liberazione.

 Per costruire il mondo nuovo e fondare possibilità reali di condivisione e convivialità su nuove relazioni sociali reali, ci stiamo collegando, unendoci ad altre e altri che a loro volta combattono questa lotta decisiva. Cominciamo così a imparare dalle altre e dagli altri, a offrirci solidarietà e a praticare insieme un’azione politica che si basa soprattutto sull’ascolto. Che è poi, tra l’altro, quello che stanno per fare in Europa, insieme con gli zapatisti, il Congresso Nazionale Indigeno e il Consiglio Indigeno di Governo.

(“El gran reacomodo (The Great Reset)”, in La Jornada.).

 

 

 

 

 

Mascherine al chiuso e all’aperto, Super Green Pass , stato di emergenza e quarta dose:

tutte le date per il ritorno alla normalità.

msn.com-La stampa.it- giampiero maggio- (11-2-2022)- ci dice:

 

Al via, da oggi, l’allentamento delle strette anche in Italia. La variante Omicron – come dimostrano i dati settimanali diramati dall’Istituto Superiore di Sanità – fa meno paura, tutti i parametri calano e il nuovo decreto parte oggi con l’eliminazione dell’obbligo delle mascherine all’aperto.

 Il calendario per il ritorno alla normalità prevede tutta una serie di scadenze, che passando dallo stato di emergenza al Green Pass, finendo con l’obbligo vaccinale. 

Finisce l'obbligo di utilizzare le mascherine all'aperto: la misura era stata decisa con il decreto del 13 ottobre del 2020, dunque 16 mesi fa, quando a palazzo Chigi c'era ancora Giuseppe Conte.

E' l'inizio di un percorso che da qui alla fine di marzo, quando scadrà lo stato di emergenza, porterà ad un allentamento di tutte le altre restrizioni compreso il green pass, e che non è escluso possa avere anche un'accelerazione, con alcuni divieti che potrebbero cadere anche prima del 31 marzo.

 Mascherine e discoteche Via le mascherine all’aperto, ma restano al chiuso: dai locali pubblici alle aziende private.

 Sì alla mascherina FfP2 sul posto di lavoro e sui mezzi di trasporto. Resta invece la misura in caso di assembramenti e negli ambienti chiusi.

Necessario il modello FFP2 anche per cinema e teatri, per eventi sportivi e per viaggiare sui mezzi di trasporto.

 Esentate le persone che stanno svolgendo attività fisica all’aperto, quelle con disabilità, i bambini e le bambine con meno si sei anni.

Si torna a ballare in discoteca: non serve l’uso della mascherina in pista da ballo.  Lo Stato di emergenza Scade il 31 marzo e il governo Draghi è orientato a non prorogarlo anche in virtù della campagna vaccinale che prosegue a buon ritmo – stando ai dati del ministero della Salute – arriveremo a circa 49-50 milioni di italiani che avranno ricevuto la terza dose.

 Idem la questione Omicron: i parametri calano ovunque e abbiamo ormai imparato a capire che con l’arrivo della bella stagione la situazione contagi migliora.

Super Green Pass. Revocato lo stato di emergenza va a morire anche la suddivisione in fasce di colori per le regioni in relazione ai parametri legati al Covid.

 Altro punto, il certificato verde (compreso quello rafforzato) potrebbe non essere più necessario.

 Almeno nei luoghi all’aperto: ristoranti con dehor e piscine, stadi e sport di squadra.

 Dal 15 giugno – data in cui, secondo il decreto pubblicato in Gazzetta Ufficiale – dovrebbe poi decadere definitivamente l’utilizzo del Super Green Pass.

 Con la fine dello stato di emergenza potrebbe non servire più il Green pass base per fare shopping e per entrare in banca e negli uffici postali.

 Poi toccherà ai trasporti. Lo smart working Cambia anche la questione del telelavoro.

L’uso ampio dello smart working non sarebbe più giustificato, salvo accordi lavoratore-datore di lavoro.

 Obbligo vaccinale  Il 15 giugno è la data che, stando all’ultimo decreto pubblicato in Gazzetta Ufficiale, sancirà anche lo stop all’obbligo vaccinale per gli over 50 e per tutta una serie di categorie professionali oggi obbligate a vaccinarsi (dal personale scolastico a quello sanitario e per le forze dell’ordine).

Quarta dose e situazione vaccini.

 Sono ancora oltre 7 milioni gli italiani non ancora vaccinati neppure con la prima dose.

Resta, quindi, il monito degli esperti alla prudenza, mentre l'Aifa annuncia che è molto probabile un richiamo annuale della vaccinazione anti-SarsCoV2.

ll 9 febbraio, l'85,4% della popolazione, sottolinea Gimbe, ha ricevuto almeno una dose di vaccino e l'82% ha completato il ciclo vaccinale, ma 7,1 milioni di persone non hanno ancora ricevuto nemmeno una somministrazione.

Si è inoltre registrato un -35,2% di vaccinazioni rispetto alla settimana precedente nella fascia 5-11 anni ed un -41,6% tra gli over50.

E in 10 giorni, segnala il report settimanale dell'Alta Scuola di Economia e Management dei Sistemi Sanitari dell'Università Cattolica di Roma, le somministrazioni dei vaccini si sono attestate a 350.000 al giorno, in forte calo.

Preoccupa anche il dato reso noto dalla Federazione delle aziende sanitarie e ospedaliere, secondo cui solo il 51% delle partorienti è vaccinato anche se scende il numero dei parti di donne positive al virus: sono stati il 10% negli ultimi 7 giorni negli 8 ospedali sentinella rispetto al 26% di una settimana fa.

 Resta quindi la necessità di implementare ulteriormente le vaccinazioni, ma la campagna vaccinale potrebbe presto assumere una nuova connotazione, come ha spiegato il direttore generale dell'Agenzia italiana del farmaco (Aifa) Nicola Magrini.

Il quarto vaccino, ha indicato, «non sarà una quarta dose ma un richiamo, speriamo annuale».

L'efficacia dei vaccini «è andata anche meglio del previsto e la comunità scientifica ne ha concordemente visto lo straordinario beneficio ovunque», ha rilevato, annunciando inoltre che il nuovo vaccino Novavax arriverà in Italia il 24 febbraio e rappresenterà un'opzione per 1-2 mln di persone che sembrano preferirlo perché di formulazione classica, su base proteica, come l'antinfluenzale.

 

 

VERITÀ A CONFRONTO.

Controinformazione.info- Adriano Tilgher - (20-1-2022)- ci dice :

(Dittatura Sanitaria).

Mentre in tutto il mondo si stanno allentando i restringimenti posti alle popolazioni per difendersi dal virus, in Italia si pensa ad aggravare i provvedimenti, cosiddetti preventivi.

 

Due letture in controtendenza: perché.

In Spagna si ritiene che il virus sia ormai endemico, con effetti tipici di una comune influenza, con cui dobbiamo abituarci a convivere;

 in Italia al contrario si continuano ad emanare bollettini di guerra quotidiani spacciando per infettati tutti coloro che sono positivi al tampone, anche se asintomatici non contagiosi, e perseverano nel non dire se i morti indicati da covid 19 siano deceduti a causa del virus o per altre patologie, anche se in presenza di un presunto o reale tampone positivo.

Ormai tutti i virologi, ma soprattutto i medici clinici, sostengono che la variante omicron del virus ha effetti lievi o notevolmente attenuati e sta totalmente sostituendo la variante delta; questo sta inducendo le altre nazioni a ridurre le privazioni, in Italia invece si continua a cambiare i “colori” delle varie regioni in base al numero di tamponi positivi.

Addirittura la stessa Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha rimarcato l’inutilità dei vaccini, soprattutto dei booster, nella prevenzione della variante omicron (sottacendo altri effetti ormai accertati) e che «andrebbero sviluppati vaccini contro il Covid-19 che abbiano un alto impatto sulla prevenzione dell’infezione e della trasmissione oltre che sulla prevenzione di malattie severe e morte». I

n conseguenza il governo giapponese ha emesso il seguente comunicato: «Anche se incoraggiamo tutti i cittadini a ricevere la vaccinazione Covid-19, essa non è obbligatoria o forzata. … Nessuna vaccinazione sarà effettuata senza consenso.

 Per favore, non costringete nessuno sul vostro posto di lavoro o coloro che vi circondano ad essere vaccinati, e non discriminate coloro che non sono stati vaccinati».

In Italia invece, senza motivo, si rende obbligatorio il vaccino per gli ultra 50 anni e si continuano a discriminare i non vaccinati additandoli quali pericolosi untori, come hanno fatto e continuano a fare quotidianamente giornalisti, politici, ministri e affabulatori di vario genere.

Perché l’Italia continua ad avere questo atteggiamento restrittivo e antisociale?

La prima ragione l’abbiamo indicata più volte in precedenti articoli ovvero creare allarmismo e paura per distogliere l’attenzione degli Italiani dai ben più gravi problemi derivanti dalla demolizione e delegittimazione delle istituzioni, realizzate dal governo grazie al silenzio e alla connivenza delle più alte cariche dello stato e dei partiti.

 Il tutto finalizzato allo smantellamento di quanto rimane della nostra capacità produttiva e sovranità politica che raggiungerà il proprio apice con l’attuazione del PNRR, con cui indebiteremo le future generazioni e faremo rientrare surrettiziamente il MES, strumento degli usurai europei che eravamo riusciti a bloccare e i cui risultati si sono visti in Grecia.

La seconda ragione, forse, la più importante è colpire pesantemente la solidità comunitaria e la coesione sociale degli Italiani costretti, dalla paura generata dalla falsità della narrazione pandemica, acuita dall’inutile inasprimento dei provvedimenti restrittivi, a chiudersi in casa, portare le mascherine, perdere relazioni e contatti umani, isolarsi e subire un bombardamento mediatico unidirezionale, finanziato in modo irrazionale da organismi che dovrebbero essere dello stato.

I danni di questa operazione li vedremo in tempi brevi e si percepiscono sin da adesso se consideriamo la scarsa capacità reattiva delle persone.Non possiamo neanche immaginare quali danni psicologici e sociali subiranno e manifesteranno nel tempo i bambini cui abbiamo sottratto buona parte della socialità con i coetanei.

Queste due ragioni sono i reali obiettivi dell’attuale tremenda gestione della pandemia il cui obiettivo è la distruzione del nostro popolo e della nostra nazione.

Frenare e fermare è ancora possibile. Cacciamo Draghi e la genia di traditori che albergano all’interno dei partiti.

(Il Pensiero Forte.it).

 

 

 

 

Vietato Scrivere: “Non Smettete

di Vivere per Paura di Morire”.

 

 

Conoscenzealconfine.it -Augusto Sinagra -( 11 Febbraio 2022)-ci dice :

 

Ad Urbino c’è un accogliente bar, il “Bar del Sole” che ha esposto il seguente scritto su di una lavagnetta: “Non smettete di vivere per paura di morire”.

È sopraggiunta tempestivamente una pattuglia della Polizia di Stato e poi una dei Carabinieri che hanno intimato ai proprietari, che si sono rifiutati, di togliere la terribile scritta, pena provvedimenti che sarebbero stati di seguito adottati.

Sappiamo tutti che Polizia e Carabinieri non si occupano di perseguire criminali e gravi reati commessi, non si occupano dei delitti commessi da clandestini presenti sul territorio nazionale, e forse ignorano anche cosa sia l’ordine pubblico che hanno il dovere di salvaguardare.

Si occupano, viceversa, di quanto ora riferito.

Ora, va bene tutto ma ci si chiede se per caso Polizia e Carabinieri abbiano perso il senso del ridicolo o se ad essi non sia stata data formazione adeguata a capire cosa è reato e cosa non lo è.

Oppure essi si sono messi al servizio non dei cittadini ma di questo governo teso a raggiungere il vero ed unico scopo criminale: annichilire i diritti e le libertà dei cittadini.

Forse i membri del governo avvertono giustamente il terrore della progressiva scoperta delle menzogne da essi propalate a proposito della fanta-epidemia, e queste sono le conseguenze.

 Si domanda: il Questore e il Comandante dei Carabinieri di Urbino non hanno niente da dire? A loro basta compiacere rispettivamente il Ministro dell’Interno e il Ministro della Difesa con il Comandante Generale dei Carabinieri?

Non temono di essere destinatari di qualche esposto-denuncia per omissione di dovuti provvedimenti nei confronti degli esilaranti equipaggi delle pattuglie intervenute a porre termine al così sconvolgente delitto commesso dai proprietari del “Bar del Sole”?

 Oppure essi soffrono la sindrome dello Sceriffo di Nottingham?

E a sua volta, il Procuratore della Repubblica in quel di Urbino, anche lui non ha nulla da dire o da fare riguardo al gravissimo abuso commesso da Polizia e Carabinieri in danno dei cittadini?

(Augusto Sinagra).

(imolaoggi.it/2022/02/10/vietato-scrivere-non-smettete-di-vivere-per-paura-di-morire/).

 

 

 

Avv.to Reiner Fuellmich: “Questa è un’Agenda, è tutto premeditato.

E ci sarà da parlare  anche del Genocidio in corso…”

 

Conoscenzealconfine.it -  John Cooper  -( 11 Febbraio 2022)- ci dice :

Avv.to Reiner Fuellmich: “Questi non sono effetti collaterali, è fatto tutto di proposito. In futuro ci sarà da parlare anche della questione del genocidio in atto”.

Il 23 gennaio 2022, si è tenuta a Bruxelles la conferenza stampa dal titolo “Il futuro dei nostri bambini è in gioco”, organizzata da Europeans United International, Children’s Health Defense Europe, con diversi relatori preoccupati per l’attuale svolta politica e il futuro che attende le nostre giovani generazioni, fra i quali l’avvocato Reiner Fuellmich.

Durante la pandemia, la maggior parte degli Stati membri dell’UE ha preso decisioni di vasta portata, spesso cieche nei confronti della salute, del benessere fisico e mentale di bambini e giovani, mettendo al primo posto le agende politiche e gli interessi acquisiti.

L’Unione Europea oggi sta valutando la possibilità di continuare e centralizzare queste misure imposte dallo stato di emergenza, che hanno fallito e causato tanti danni, e che stanno mettendo anche a rischio le giovani generazioni, in particolare attraverso l’imposizione di mascherine e vaccinazioni campagne.

È tempo di cambiare rotta e chiedere una moratoria immediata su questi obblighi e restrizioni che non possono offrire un futuro sostenibile e umano per la società.

 

Ospiti oltre a Reiner Fuellmich, Catherine Austin Fitts, Mary Holland, Renate Holzeisen e Vera Sharav.

Nel rispondere alle domande l’avvocato Fuellmich ha dichiarato:

“Stanno cercando di distrarre la nostra attenzione da ciò che hanno fatto attraverso un sistema finanziario altamente criminale, che è una mafia finanziaria. Faremo a pezzi tutte queste società corrotte. Questi non sono effetti collaterali, è fatto tutto di proposito. E poi ci sarà da parlare anche della questione del genocidio in atto”.

(John Cooper).

P.S.: Luc Montagnier a breve avrebbe dovuto testimoniare davanti al Grand Jury istituito dall’Avv. Reiner Fuellmich per crimini contro l’umanità

(tube.childrenshealthdefense.eu/videos/watch/8f79f755-36eb-4699-a473-681a09c1259b?start=2h11m38s).

(detoxed.info/avv-to-reiner-fuellmich-questa-e-unagenda-e-tutto-premeditato-e-ci-sara-da-parlare-anche-del-genocidio-in-corso/).

 

 

 

 

DEPOPOLAZIONE E VACCINO MRNA.

IL NEW YORK TIMES PREVEDE

UNA MASSICCIA RIDUZIONE DELLA POPOLAZIONE.

Controinformazione.info- Peter Koenig-(01 GIU 2021)- ci dice :

(Crisi Sanitarie).

Sorprendentemente, il New York Times – 22 maggio 2021 – prevede una massiccia riduzione della popolazione nei prossimi decenni.

“Meno pianti di bambini. Altre case abbandonate.

Verso la metà di questo secolo, quando le morti iniziano a superare le nascite, arriveranno cambiamenti difficili da immaginare».

“In tutto il mondo, i paesi stanno affrontando la stagnazione della popolazione e un calo della fertilità, un’inversione vertiginosa senza pari nella storia documentata che renderà le feste del primo compleanno uno spettacolo più raro dei funerali e le case vuote un pugno nell’occhio”.

E continua, «In Italia stanno già chiudendo i reparti maternità. Le città fantasma stanno comparendo nel nord-est della Cina. Le università in Corea del Sud non riescono a trovare abbastanza studenti e in Germania centinaia di migliaia di proprietà sono state rase al suolo e i terreni sono stati trasformati in parchi”.

È tutto vero? Resta da verificare. Omissione?

In nessun momento l’articolo menziona la natura eugenista della deliberata riduzione della popolazione, in connessione con la covid plandemic, la campagna di vaccinazione forzata e per molti versi velenosa, con un non vaccino, ma invece un nuovo tipo di mRNA totalmente non testato ” terapia genica” che il CDC statunitense ha permesso di applicare come “misura di emergenza” in queste terribili circostanze di una pandemia, che in realtà manca di tutte le caratteristiche di una pandemia, ma deve essere pompata per farla apparire come una pandemia – con letteralmente quasi tutte le morti che compaiono per qualunque causa – anche gli incidenti stradali – possano essere – e “devono” essere classificate come morti per covid.

Negli Stati Uniti, gli ospedali vengono pagati US $ 13.000 per ogni paziente con diagnosi di covid e US $ 39.000 per ogni “paziente covid” messo su un ventilatore. All’inizio di quest’anno, i medici di New York sono giunti alla conclusione che oltre l’80% dei pazienti con ventilatore non sopravvive al ventilatore.

 

Comunque sia – l’attuale “allentamento” delle restrizioni covid che stanno vivendo gli Stati Uniti e molti paesi europei, sta facendo emergere felicità, sorrisi, pensieri festosi e sentimenti allegri da parte della popolazione – nella ferma speranza che la pandemia sia finita. Questo potrebbe essere solo uno stratagemma e preludio a molto peggio a venire. Speriamo che questo sospetto sia sbagliato.

Sebbene non ci siano prove concrete, c’è questa sgradevole sensazione che con l’imminente caduta dell’emisfero nord, saremo colpiti da una “nuova” “variante” creata in laboratorio – molto più forte, che richiede un governo sempre più oppressivo e dittatoriale misure, vaccinazione più forzata con la terapia genetica che potrebbe influenzare il sistema neurologico dell’umanità.

(Per ulteriori dettagli, vedere il vaccino Pfizer confermato per causare malattie neurodegenerative: studio ).

Il NYT fa di tutto per cercare di spiegare perché la popolazione mondiale va in recessione e in netto declino, senza mai menzionare il covid e la sua nefasta agenda mortale.

“Sebbene alcuni paesi continuino a vedere la loro popolazione crescere, specialmente in Africa, i tassi di fertilità stanno diminuendo quasi ovunque. I demografi ora prevedono che entro la seconda metà del secolo o forse prima, la popolazione globale entrerà per la prima volta in un declino sostenuto».

Perché il tasso di fertilità dovrebbe diminuire improvvisamente nei paesi “sviluppati”? Perché le persone si rendono conto che per salvare il pianeta, il mondo ha bisogno di meno, molto meno “mangiatori” e consumatori? – O meglio ha qualcosa a che fare con i falsi “vaccini” covid ampiamente coercitivi? – vedi lo studio del Dr. Mercola.

Non è esattamente ciò che ha in mente il clan Gates-Rockefellers-Kissinger e altri ?

È per questo che le iniezioni di tipo mRNA – l’approvazione di emergenza del CDC come “terapia genica” – includono componenti anti-fertilità e sterilizzazione?

E – puoi immaginare – CDC ha recentemente raccomandato di somministrare questa “iniezione di terapia genica” non provata e non testata alle donne in gravidanza, quando mai prima e in nessun caso alle donne in gravidanza dovrebbero essere somministrati farmaci “sperimentali” non testati.

In effetti, il tasso di aborto delle donne incinte che ricevono l’inoculazione di tipo mRNA raggiunge il 30%, probabilmente notevolmente più alto se si prendono in considerazione i casi non segnalati.

 Lo scrive  il dottor Joseph Mercola .

C’è l’idea generale che covid non riguardi la salute o l’immunità, ma piuttosto lo spopolamento del mondo; un’agenda eugenista, se vuoi. Mike Whitney esprime una visione chiara in quale direzione sta andando questa inutile campagna di vaccinazione contro il covid.

Nulla a che vedere con la tutela della salute delle persone. Al contrario. Si tratta di spopolamento. Queste due citazioni dicono tutto.

“Non c’è assolutamente bisogno di vaccini per estinguere la pandemia… Non si vaccinano le persone che non sono a rischio di una malattia.

 Inoltre, non hai intenzione di pianificare di vaccinare milioni di persone sane e in forma con un vaccino [sperimentale] che non è stato ampiamente testato su soggetti umani”.

Lo dice il Dr. Mike Yeadon PhD , ex vicepresidente di Pfizer e capo scienziato per allergie e malattie respiratorie.

“Quello che sappiamo del coronavirus da 30 anni di esperienza è che un vaccino contro il coronavirus ha una particolarità unica, ovvero qualsiasi tentativo di realizzare il vaccino ha portato alla creazione di una classe di anticorpi che effettivamente fanno ammalare le persone vaccinate quando alla fine subiscono l’esposizione al virus selvaggio”. Robert F. Kennedy Jr .

Il NYT cita Frank Swiaczny , un demografo tedesco che è stato capo delle tendenze e analisi demografiche per le Nazioni Unite fino all’anno scorso:

“Un cambio di paradigma è necessario. I paesi devono imparare a convivere e ad adattarsi al declino [di una popolazione]”.

Per rafforzare questo cambio di paradigma – e farlo apparire – e convincere te, lettore, che questo è un normale fenomeno inarrestabile, il NYT prevede, o meglio ti spaventa, speculando-anticipando.

“Le ramificazioni e le risposte hanno già iniziato ad apparire, specialmente in Asia orientale ed Europa. Dall’Ungheria alla Cina, dalla Svezia al Giappone, i governi stanno lottando per bilanciare le richieste di una crescente corte di anziani con le esigenze dei giovani le cui decisioni più intime sulla gravidanza sono modellate da fattori sia positivi (maggiori opportunità di lavoro per le donne) che negativi (disuguaglianza di genere persistente e costo della vita elevato).”

Sappiamo che questo è un falso pretesto, ed è un argomento totalmente fabbricato per farti guardare dall’altra parte, quando entro due o tre anni potresti vedere una massiccia morte di persone molto al di sotto della media statistica dell’aspettativa di vita.

Sappiamo tutti che la disuguaglianza di genere persiste in occidente da almeno 2000 anni. E, mentre il costo della vita è aumentato costantemente nei primi 50 anni dopo la seconda guerra mondiale nei paesi industrializzati, negli ultimi due decenni è stato piuttosto stagnante. Al contrario, in alcuni casi – USA, Europa – si è manifestata una tendenza piuttosto deflazionistica. Un chiaro segnale sono i tassi di interesse negativi in ​​molti paesi industrializzati. Quindi, il NYT sta cercando di farti credere a ciò che non è – tutto per giustificare la loro “previsione” di una massiccia riduzione della popolazione; per farti abituare al diabolico piano covid – e forse per seminare solo un pò di paura.

Poiché i “vaxx” dell’mRNA sono sperimentali, non c’è storia sul fatto che il corpo sia in grado o meno di ripulirsi da effetti collaterali disastrosi, come la coagulazione del sangue, che porta a trombosi, potenziale paralisi e morte.

Le previsioni scientifiche sono che le iniezioni di tipo mRNA influenzano il genoma umano e molto probabilmente il corpo non si disintossica mai da nulla che influenzi il DNA.

Se questo presupposto è corretto, significa, in breve, che non sarai mai più lo stesso e che la tua salute potrebbe risentirne per il resto della tua vita. Questo è, senza dubbio, un crimine di genocidio di massa contro l’umanità.

 Coincide con le opinioni del Dr. Joseph Mercola – vedi sopra, così come il Dr. Sucharit Bhakdi sulla coagulazione del sangue e le disastrose conseguenze sulla salute, che portano a ictus cerebrali, paralisi e morte.

Allo stesso modo, Vaccine Impact del 23 maggio 2021 si riferisce a cinque rinomati medici, che discutono della trasmissione da coloro a cui è stato iniettato il vaccino mRNA a coloro che non sono stati vaccinati.

 Tutti questi scienziati concordano sul fatto che, a meno che non ci si renda conto che questi vaccini sono progettati come armi biologiche allo scopo di ridurre la popolazione mondiale, non si capirà mai completamente cosa sono in grado di fare queste iniezioni della Big Pharma e come adottare misure per proteggersi.

Il NYT ci prepara gentilmente a questo crimine, definendo questo prossimo “spopolamento” un fenomeno naturale, a causa di una svolta demografica – che è prevedibile a causa del nostro “stile di vita abbondante” occidentale, e a causa del cambiamento climatico causato dall’uomo ( me -culpa, mea-culpa ) , con conseguente riduzione dei raccolti – carestia – nel mondo in via di sviluppo, o Global South.

“Questa è una guerra mondiale intenzionale contro il sangue umano”, secondo il dottor Sherri Tenpenny e il premio Nobel, il dottor Luc Montagnier , così come il dottor Mike Yeadon , ex vicepresidente Pfizer e capo della Pfizer Science – e altri.

“Le iniezioni uccideranno e non smetteranno mai di uccidere”.

Il Dr. Montagnier, tra i migliori virologi al mondo, prevede una riduzione drastica dell’aspettativa di vita di molti di coloro che hanno preso il “vaccino mortale”.

Vedi gli ultimi dati ufficiali di morti e feriti da vaccino per l’UE (da fine dicembre 2020 al 22 maggio 2021).

Ci sono ragioni e cause sia mediche che economiche per una popolazione mondiale drastica di cui il NYT ci mette in guardia.

Perché dovrebbero farlo?

Per prepararci a uno dei crimini più orrendi della recente storia umana: inventare (che significa creato dall’uomo) un invincibile virus corona.

Dopo una decisione del World Economic Forum (WEF), nel gennaio 2020, l’OMS ha chiamato il virus nel gennaio 2020 primo SARS-CoV-2 – dal nome del virus SARS che ha colpito la Cina dal 2002-2003, quindi, poche settimane dopo, L’OMS ha ribattezzato questa “bestia” invisibile – strumento per fabbricare la paura – Covid-19.

L’improvviso shock di essere esposti a un’epidemia mondiale con pandemia (secondo i nuovi criteri improvvisi dell’OMS), ha creato una paura-pandemia in base alla quale le persone sono vulnerabili e accettano tutto, quasi nella speranza che il pericolo mortale scompaia.

Quindi, anche una decisione del WEF, l’OMS ha dichiarato questa malattia in realtà minore l’11 marzo 2020 come una pandemia, quando in tutto il mondo, secondo le statistiche dell’OMS, solo 44.279 casi positivi e 1440 decessi al di fuori della Cina . La paura aumentò e la “Dottrina Shock” funzionò. Tutti i 193 paesi membri delle Nazioni Unite hanno accettato il blocco totale di metà marzo 2020, e questo senza una giustificazione medica.

“The Shock Doctrine” (2007), di Naomi Klein, che descrive come il capitalismo dei disastri sfrutta le situazioni di shock, naturali o provocate dall’uomo, per implementare nuove regole e regolamenti, che altrimenti non sarebbero stati prontamente accettati.

Un altro esempio è l’US Patriot Act che è stato per anni in preparazione, molto prima dell’11 settembre; aspettando solo che una catastrofe – vale a dire l’11 settembre – venga affrettata e accettata dal Congresso degli Stati Uniti. Ha tolto circa l’80% delle libertà alle persone e ha convertito le leggi della terra quasi in una legge marziale permanente – ed è ancora applicabile oggi, anche con alcune comode aggiunte per l’élite finanziaria regnante.

Immaginare! Tutti i 193 paesi membri delle Nazioni Unite contemporaneamente: un’impossibilità epidemiologica. Eppure, le persone in tutto il mondo hanno accettato la nuova regola – che alla fine ha distrutto l’economia mondiale, l’ha decimata al punto che le piccole e medie imprese sono state letteralmente spazzate via, mettendo le persone senza lavoro in strada, difendendo mezzi di sopravvivenza, aumentando i tassi di povertà esponenzialmente mondiale.

Disoccupazione e carestia sono salite alle stelle.

La conseguenza, soprattutto nel Sud del mondo, la disperazione, la sofferenza per l’essere senza riparo, senza cibo, che spesso portano al suicidio e se non alla morte di fame. Tuttavia, quei pochi miliardari in cima, che fingono presto di governare l’One World Order, hanno aumentato la loro fortuna combinata in pochi mesi di circa 200 miliardi di dollari.

Previsioni della FAO e WFP.

Il World Food Program – WFP ha stimato che la popolazione totale che soffre di carestia acuta sarà di oltre un quarto di miliardo (265 milioni) entro la fine del 2020, di cui circa la metà sono legate al covid – e in costante aumento. ” Questi nuovi numeri mostrano la portata della catastrofe che stiamo affrontando”, afferma il WFP. Molti di loro non sopravviveranno, ma non si conoscono cifre precise. Col passare del tempo, diventeranno catastrofici, causando centinaia di migliaia di morti.

Questo è il risultato altamente criminale della diabolica sovra-cabala che ha inventato l’Agenda ID2020, l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, il Grande Reset – un crimine mondiale che induce sofferenze in particolare per i già poveri e vulnerabili.

Secondo il Dr. Sucharit Bhakdi, microbiologo tedesco, e come riportato su The New American il 16 aprile 2021 in un articolo intitolato “Covid Shots to Decimate the World Population”.

Il dottor Bhakdi avverte che l’isteria COVID è basata su bugie e che i “vaccini” COVID, in particolare il tipo mRNA, sono destinati a causare una catastrofe globale e una possibile decimazione della popolazione umana.

Iniziando, il Dr. Bhakdi spiega che il test PCR è stato abusato per produrre paura in un modo non scientifico.

Successivamente, spiega cosa faranno i vaccini mRNA al corpo umano.

Tra le altre preoccupazioni, si aspetta una massiccia coagulazione del sangue mortale [già in atto] e risposte del sistema immunitario che distruggeranno il corpo umano.

Infine, Bhakdi, che ha avvertito dell’imminente “sventura” durante un’intervista di Fox News diventata virale, chiede procedimenti penali nei confronti delle persone responsabili e l’immediato arresto di questo esperimento globale.

Ciò fornisce alcune informazioni di base per l’articolo del NYT – sfondo che ovviamente il New York Times non menziona. Sembra che la preoccupazione del Times sia soprattutto avvertire e preparare le persone su ciò che potrebbe accadere, ma anche diffondere più paura, rendere le persone più vulnerabili, più deboli, abbattendo ulteriormente il sistema di autodifesa umano. Il tipo di linguaggio applicato dal pezzo del NYT, lascia un lettore innocente indifeso, nel timore di “cedere a qualunque cosa accada”. Proprio quello che vogliono.

Una prospettiva positiva.

Tuttavia, c’è speranza. L’articolo del NYT non menziona “Speranza”. Il modo migliore per l’umanità di rispondere alla situazione planetaria del Covid è resistere collettivamente con tutti i mezzi alla vaccinazione e opporsi attivamente alla digitalizzazione dei dati personali e del denaro.

In questo modo resisti all’essere preso dall’Intelligenza Artificiale – essere schiavizzato da una super élite finanziaria.

Abbiamo chiaramente il potere in noi di superare questa tirannia diabolica che aleggia su di noi – quasi in tutto il mondo senza colpa. Si tratta di credere in noi stessi, nella forza del pensiero collettivo positivo e amorevole – e nel potere della solidarietà.

 

(Peter Koenig è un analista geopolitico ed ex economista senior presso la Banca mondiale e l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), dove ha lavorato per oltre 30 anni su acqua e ambiente in tutto il mondo. Insegna presso università negli Stati Uniti, in Europa e in Sud America. Scrive regolarmente per riviste online ed è autore di Implosion – An Economic Thriller about War, Environmental Destruction and Corporate Greed; e co-autrice del libro di Cynthia McKinney “When China Sneezes: From the Coronavirus Lockdown to the Global Politico-Economic Crisis” - Clarity Press – 1 novembre 2020).

(Global Research).

 

 

Comitato invisibile.

L’insurrezione che viene .

Translationcollective.files.wordpress.com -Julien Coupat- ( 25-5-2019)- ci dice :

(insurrezionecheviene.pdf ).

(…)

L'Insurrezione che viene da qualsiasi angolazione...

Da qualsiasi angolazione lo si prenda, il presente è senza uscita.

Esso non ha più nemmeno la minore, tra le sue virtù.

A coloro che vorrebbero assolutamente sperare, esso toglie ogni appiglio.

 

Coloro che pretendono di avere delle soluzioni, sono smentiti

nell'arco di un'ora.

 È cosa risaputa che tutto non può che andare che di male in peggio.

 

«Il futuro non ha più un avvenire», questa è la consapevolezza di un'epoca che è arrivata, sotto tutte le sue arie di estrema normalità, al livello di coscienza del primo movimento punk.

 La sfera della rappresentazione politica si chiude.

Da sinistra a destra è lo stesso nulla, che qui prende le sembianze di un cane da guardia, lì assume un'aria innocente, utilizzando gli stessi specchietti per le allodole che cambiano forma del discorso in base alle ultime rilevazioni dei sondaggi.

 

 Quelli che votano ancora, danno l'impressione di non avere più altro obiettivo che non sia far saltare le urne a forza di votare, per pura protesta. Si comincia a pensare che sia proprio contro lo stesso voto che si continua a votare.

 

Nessuna delle alternative che vengono presentate è, nemmeno lontanamente, all'altezza della situazione. Anche nel suo silenzio, la popolazione sembra infinitamente più matura di tutte le marionette che litigano per governarla.

 

Qualsiasi vecchio immigrato maghrebino di Belleville è più saggio in ognuna delle sue frasi, di uno qualsiasi tra i nostri sedicenti dirigenti con tutte le sue dichiarazioni.

Il coperchio della pentola sociale si chiude a tripla mandata, mentre nel frattempo la pressione non  smette di aumentare.

 

Partito dall'Argentina, lo spettro del “Que se vayan todos! “comincia

seriamente a infestare le menti della classe dirigente.

 

L'incendio del novembre 2005 non ha ancora finito di gettare la sua ombra su tutte le coscienze.

Quei primi fuochi di gioia sono stati il battesimo di un decennio pieno di

promesse.

Il racconto mediatico delle banlieue contro la Repubblica, se certamente non manca d'efficacia, manca di verità. Dei focolai sono sorti fin dentro al cuore delle città, e sono stati metodicamente soppressi.

Delle strade intere di Barcellona sono andate in fiamme in segno di solidarietà, senza che nessuno ne sapesse nulla, tranne gli abitanti stessi dei quartieri coinvolti. E non è vero che il paese ha smesso di bruciare, in seguito.

 

Si trova, tra gli accusati di quei giorni, ogni tipologia di profilo umano, che non è

unificato in nulla se non nell'odio verso la società esistente, e che comunque di certo non lo è nell'appartenenza di classe, di razza, o di quartiere.

La novità non consiste in una «rivolta delle periferie» - che già non era una novità nemmeno nel 1980 - ma nella rottura con le sue forme prestabilite. Gli assalitori non ascoltano più nessuno, né i fratelli più grandi, né le associazioni locali che dovrebbero gestire il ritorno alla normalità.

 

Nessun SOS Racisme1  potrà insinuare le sue radici cancerogene in questi

eventi, di cui solo la fatica, la falsificazione e l'omertà dei media hanno potuto simulare

la fine .

 

Tutta questa serie di scontri notturni, di attacchi anonimi, di distruzioni senza slogan ha avuto il merito di spalancare al massimo il divario tra la politica e il politico.

Nulla può negare coscientemente il carico d'evidenza di questo assalto, che non

formulava alcuna rivendicazione, né alcun messaggio che non fosse la pura minaccia; che non sapeva cosa farne, della politica.

 Bisogna essere ciechi per non vedere quanto ci sia di puramente politico, in questa negazione risoluta della politica; oppure bisogna non conoscere nulla dei movimenti autonomi e giovanili da trent'anni a questa parte.

 

Sono stati incendiati, da alcuni ragazzi allo sbando, i primi fronzoli di una società che non merita più altro che semplici sguardi, come i monumenti di Parigi alla fine della Settimana di Sangue.

 

 Associazione istituzionale contro il razzismo, vicina al PS, il partito socialista francese.

Non ci sarà soluzione sociale alla situazione presente.

In primo luogo, perché il vago aggregato di luoghi, istituzioni e di bolle individuali che viene chiamata con l'anti-parola «società» è senza consistenza, e in secondo, perché non vi è più un linguaggio per l'esperienza comune. E non si possono condividere delle ricchezze, se non si condivide un linguaggio.

C'è stato bisogno di un mezzo secolo di lotte intorno ai Lumi per forgiare la possibilità della Rivoluzione francese, e un secolo di lotte sul lavoro per partorire un terribile «stato sociale». Le lotte creano il linguaggio nel quale si organizza il nuovo ordine.

 

Niente di simile accade oggi. L'Europa è un continente senza risorse che va a fare la spesa di nascosto da Lidl e viaggia in low cost per poter viaggiare ancora.

Nessuno dei «problemi» che si formulano nel linguaggio sociale, ammette una risoluzione.

La «questione delle pensioni», quella della «precarietà», dei «giovani» e

della loro «violenza», non possono che restare in sospeso, mentre si gestiscono

attraverso la repressione poliziesca i passaggi all'azione, sempre più sorprendenti, che esse recuperano.

 

Non ci sarà nessuna esplosione di entusiasmo, nel fatto di dover pulire

il culo per una paga miserevole a degli anziani abbandonati a loro stessi, e che non

hanno nulla da dire.

Coloro che hanno trovato nella strada della criminalità meno umiliazioni e più benefici che nella pulizia dei pavimenti, non getteranno le armi, e la prigione non inculcherà loro l'amore per la società.

La rabbia di un'orda di pensionati non sopporterà senza colpo ferire i tagli oscuri nelle sue rendite mensili, e non può che crescere ancor di più, davanti al rifiuto del lavoro di una larga parte della gioventù.

 

Infine, nessun reddito garantito accordato all'indomani di una quasi sollevazione, potrà porre le basi di un nuovo New Deal, di un nuovo accordo, di una nuova pace.

 

Il sentimento sociale si è davvero dissolto troppo, perché questo accada.

In quanto a soluzioni, le pressioni sul fatto che non sta succedendo niente, congiuntamente al controllo strategico del territorio da parte delle forze di polizia, non smetteranno di aumentare.

 

 Il veicolo automatizzato che, come testimonianza della presenza della stessa polizia, ha sorvolato il 14 luglio scorso la Seine-Sant-Denis, abbozza il futuro con tinte più veritiere di quanto possano fare le foschie degli umanisti.

Che ci sia presi cura di specificare il fatto che il robot non fosse armato, esplica

abbastanza chiaramente su quale cammino siamo stati instradati.

Il territorio sarà frazionato in zone sempre più a paratia stagna. Le autostrade piazzate ai bordi di un «quartiere sensibile» formeranno un muro invisibile, al fine di separarli dalle zone residenziali.

Checché ne pensino le anime pie repubblicane, la gestione dei quartieri

«per comunità» è notoriamente la più funzionale a questo fine. Le porzioni puramente metropolitane del territorio, i principali centri-città, giungeranno a una decostruzione sempre più contorta, sempre più sofisticata, sempre più eclatante, della loro lussuosa vita quotidiana.

Questi luoghi rischiareranno tutto il pianeta con le loro luci da bordello

mentre altrove le pattuglie della BAC2 , o delle compagnie di sicurezza privata - in breve:

le milizie - si moltiplicheranno all'infinito, beneficiando appieno di una copertura giudiziaria via via più spudorata.

Il vicolo cieco del presente, percepibile ovunque, è ovunque negato.

 

 Mai così tanti psicologi, tanti sociologi e tanti letterati si impegnarono in questa negazione, e ognuno con il suo discorso specifico, privo di qualsiasi conclusione.

 Ma basta ascoltare da una parte i canti di quest'epoca, i fuochi di paglia della «nuova canzone francese» nei quali la piccola borghesia annacqua i suoi stati d'animo, e dall'altra le dichiarazioni di guerra del gruppo rap Mafia K'1 Fry, per comprendere che una coesistenza cesserà presto, e che una decisione è prossima a essere presa.

 

 BAC ,acronimo di Brigade Anti Criminalité, corpo scelto della polizia francese, impegnata in azioni di repressione e controllo del territorio, principalmente nelle banlieue e nei quartieri cosiddetti “sensibili”.

 La BAC è nota soprattutto  per le sue bravure, azioni di aggressione fisica che spesso hanno condotto alla morte degli arrestati.

 

Questo libro è firmato a nome di un collettivo immaginario.

 I suoi redattori non sono i suoi autori. Essi si sono accontentati di mettere un po' d'ordine tra i luoghi comuni di quest'epoca, tra ciò che si mormora ai tavoli dei bar, o dietro le porte chiuse delle camere da letto.

 Essi non hanno fatto altro che fissare le verità necessarie, quelle di cui

il riflusso generale riempie gli ospedali psichiatrici e le custodie carcerarie. Si sono fatti scribi della situazione.

 È privilegio delle circostanze radicali, che il senso del giusto ci porti e ci conduca, logicamente, alla rivoluzione. Basta riconoscere che tutto ciò lo si ha sotto gli occhi, senza eludere l'ovvia conclusione.(…).

 

 

 

 

 

 

 

Milano, Oggi a Piazza Duomo.

Nasce “La Genesi” contro il Covid (E il Suo Uso)…

 

Marcotosatti.com-Marco Tosatti-Silvana De Mari-(27 Febbraio 2021)-ci dice:

 

 

Carissimi Stilum-curiali, abbiamo ricevuto questo avviso che vi giriamo ben volentieri, e che può interessare in particolare chi abita a Milano e dintorni.

Buona lettura.

 

“Se non lasceremo ai nostri figli in eredità la stessa libertà che abbiamo ricevuto in dono dei nostri padri, saremo degli indegni.

La libertà di cui abbiamo goduto, i diritti che abbiamo avuto, la nostra ricchezza e le nostre stesse vite non sono stati doni gratuiti. Sono costati lacrime sangue e quelli non erano effetti speciali.

Per il terrore di una malattia che ha una letalità dello 0,6%, la Costituzione è stata annientata. Era scritto che siamo un paese libero e che la nostra libertà è fondata sul lavoro.

 

Ora il lavoro è una concessione elargita in maniera ridicola e irragionevole, rosso, arancione, tombola, irridendo chi lo perde. Sono state annientate tutte le libertà più elementari, inclusa quella di stare seduti su una panchina a leggere il giornale, di andare a scuola, di abbracciarci a Natale, di sposarci dopo aver invitato amici e parenti fino ai cugini di quarto grado, come è giusto che sia.

C’è il coprifuoco.

Le due perdite più gravi sono la libertà di lavorare e la libertà di culto, quest’ultima distrutta con la complicità di una chiesa talmente corrotta che, come commenta Aldo Maria Valli, è evidente che siamo senza un Papa.

 

Sabato saremo in piazza Duomo a Milano. Siamo quattro, come i moschettieri  o come i cavalli dell’Apocalisse, tre medici e un farmacista,  il dottor Mario Amici, che parlerà di tamponi e vaccini, il dottor Paolo Vintani, che parlerà della farmacia dei servizi e dei farmaci, il dottor Paolo Gulisano che spiegherà che la SARS 2 covid 19 è una malattia curabile e la sottoscritta che spiegherò il sistema PNEI psiconeuroendocrinoimmunologia, e dei danni tragici e non tutti reversibili che il terrorismo sanitario e la perdita delle libertà più elementari causano .

 

Spiegheremo che la segregazione con arresti domiciliari, vezzosamente chiamata con l’anglicismo” Lock Down” che in realtà indica la chiusura in cella di sicurezza, non è solo inutile, ma favorisce la malattia in quanto danneggia sistema immunitario e distrugge la salute.

 

Lo stanno finalmente dicendo in molti. Lo sta dicendo, per esempio,  il direttore sanitario dello Spallanzani di Roma, dottor Francesco Vaia, lo ha detto uno studio aggiornato al 5 febbraio di quattro professori dell’università di Stanford in California.

 

Guidati dal professor John P.A. Ioannidis: hanno paragonato le chiusure durissime di Italia, Francia, Germania, Iran, Stati Uniti, Olanda e Spagna con quelle molto più soft di Svezia e Corea del Sud: i risultati delle seconde sono clamorosamente migliori eppure si continua a parlare di arancione di rosso, di chiusure locali, generalizzati. I disoccupati aumentano a milioni, i bambini impazziscono a milioni.

 

Spiegheremo che essere contagiati, positivi, non vuol dire nulla: tutte le malattie si estinguono in questa maniera. Contagiano una grande parte della popolazione, questa popolazione fabbrica gli anticorpi, la malattia si estingue. Se il contagio non c’è, la malattia non si estingue, diventa endemica, e compaiono le mutazioni, oggi non si sa perché dette varianti.

 

Spiegheremo che con una vita sana, con molta attività all’aria aperta, con un’alimentazione corretta e qualche integratore alimentare è difficilissimo ammalarsi di covid 19, che non può spezzare chi  ha un sistema immunitario forte.

Spiegheremo che le mascherine, usate  contro una malattia virale con lo 0,6% di letalità, causano danni gravi sia fisici che psichici, possono essere considerate un crimine contro l’umanità e un abuso sui minori.

 

Ricorderemo che ci sono alcune luoghi, diverse città svedesi, dove sono vietate. Indicheremo quali sono i farmaci e l’ordine per prenderli per curare la malattia e aggiungeremo che il plasma iperimmune e gli anticorpi monoclonali rendono guaribile al 99%.

 

Aggiungeremo che non ha nessun senso la distruzione del tessuto sociale economico di un Paese, l’imposizione di un vaccino, in realtà terapia genica sperimentale, con drammatici effetti collaterali molti dei quali al momento ignoti. Facciamo parte di un’associazione, Genesi, costituita da medici, avvocati, psicologi.

 

Il nostro scopo è insegnare la obbedienza civile. Dobbiamo ubbidire alla legge, la legge che sovrasta tutto: la Costituzione.

 

I DPCM sono tutti anticostituzionali. Sono fortunatamente scritti malissimo e molto facili da impugnare. Squadre di avvocati si stanno preparando per proteggere gratuitamente la popolazione. La normalità è la libertà esisteranno se noi li riconquisteremo.

 

Dobbiamo riconquistarli in maniera legale: squadre di medici, avvocati che agiscono insieme, gratuitamente.

 

Se non pagate le multe dei DPCM, un avvocato può farvele togliere impugnando il documento.

 

Chiunque vi abbia detto che la libertà si può avere senza combattere, vi ha mentito. Riconquistiamo la nostra.

 

(Silvana De Mari).

 

 

 

 

 

Davos: Xi, contro pandemia rafforzare

cooperazione internazionale.

Ilsole24ore.com-Radiocor- (17 gennaio 2022)- ci dice :

 

 

Il gioco delle accuse fa solo perdere tempo (Il Sole 24 Ore Radiocor Plus) -

 

Milano, 17 gen. - Per battere la pandemia occorre un alto livello di fiducia e cooperazione internazionale e prestarsi al gioco delle accuse reciproche non fa altro che frenare gli sforzi in questa direzione. E' quanto ha detto il presidente cinese Xi Jimping nel suo intervento in remoto ai lavori del Forum di Davos organizzato dal World Economic Forum.

 

 "Grazie agli sforzi della comunità' internazionale sono stati compiuti importanti progressi nella lotta globale contro la pandemia - ha detto Xi - che tuttavia si sta rivelando più duratura del previsto con nuove varianti e rappresenta una seria minaccia per la sicurezza e la salute delle persone oltre a esercitare un profondo impatto sull'economia globale.

 

 Una forte fiducia e cooperazione rappresentano l'unico modo giusto per sconfiggere la pandemia.

Dedicarsi al gioco delle accuse reciproche causa solo inutili ritardi nella risposta e ci distrae dall'obiettivo di rafforzare la cooperazione internazionale contro il Covid 19 lavorando alla ricerca e sviluppo di medicinali, alla costruzione di più linee di difesa contro il coronavirus".

 

 In questa lotta contro il coronavirus - ha aggiunto Xi - occorre sfruttare appieno i vaccini come arma potente e garantire una loro equa distribuzione.

 

"La Cina e' un paese che mantiene le sue promesse - ha detto Xi - La Cina ha già' inviato oltre 2 miliardi di dosi di vaccini a più' di 120 paesi e organizzazioni internazionali e fornirà' un altro miliardo di dosi ai paesi africani di cui 600 milioni di dosi come donazione oltre a 150 milioni di dosi ai paesi asiatici".

(Cop-Radiocor).

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

AAA, ONESTA’ INTELLETTUALE

CERCASI di Leonardo Mazzei.

2Sollevazone.it-Leonardo Mazzei-(10-10-2021)- Ci dice :

 

 

AAA, onestà intellettuale cercasi: questo l’annuncio che dovrebbe campeggiare in testa alle prime pagine dei giornaloni e nei titoli dei Tg. Ma questo sarebbe possibile solo ove l’oggetto della ricerca fosse presente in quei luoghi almeno in minima dose. Ma così palesemente non è. Ed è proprio per questo che la ricerca è difficile. Oggi, in tempi di narrazione pandemica unificata e di regime, addirittura disperata.

 

Detta così sembrerebbe quasi la mitica scoperta dell’acqua calda. Del resto, l’onestà intellettuale è da sempre merce rara. Ma qui non stiamo parlando di un’onestà perfetta ed assoluta, difficile da ottenersi per chiunque. Qui vogliamo occuparci invece della manifesta disonestà intellettuale che ci viene riversata addosso a tonnellate ogni dì.

 

 Per essere più chiari: una cosa è insistere su una propria idea anche quando i suoi presupposti cominciano a vacillare nella realtà fattuale; altra cosa è negare l’esistenza stessa dei fatti che la inficiano.

Nel primo caso siamo di fronte ad un errore correggibile, al massimo ad un peccato veniale; nel secondo alla menzogna bella e buona.

 

Prendiamo il caso dei vaccini.

 Già alla fine dello scorso anno, abbiamo sostenuto come su questa controversa questione bisognerebbe passare dalla tifoseria al ragionamento.

Così scrivevamo infatti il 29 dicembre 2021 scorso:

 

«Possiamo negare che il vaccino possa in qualche modo contribuire a contrastare l’epidemia? Possiamo cioè negare in assoluto il suo valore d’uso? Evidentemente no.

Possiamo, e con mille ragioni, dubitare della sua sicurezza. Così come possiamo dubitare ragionevolmente della sua sensatezza, visto che avrà forse un’efficacia temporale molto limitata, o considerato comunque che l’epidemia si esaurirà probabilmente da sola in un biennio, come ci ha ricordato il 24 dicembre 2021 lo stesso presidente dell’Aifa – Agenzia italiana del farmaco – Giorgio Palù. 

 

Ma, ci direbbe subito il vaccinista di turno, si può per questo negare che il vaccino possa avere un ruolo, magari marginale, nel salvare un certo numero di vite umane?

 Ecco, è a questo punto del discorso che si imporrebbe – beninteso, per entrambe le parti – il passaggio dalla tifoseria al ragionamento.

Certo che il vaccino potrebbe salvare un certo numero di vite umane, ma quante altre potrebbe metterne a rischio a causa di una sperimentazione del tutto insufficiente? Vale davvero la pena adottare una “soluzione” forse peggiore del male?».

 

Da allora sono passati due mesi e mezzo, ma l’atteggiamento religioso, addirittura sacrale nei confronti del vaccino – peggio ancora, dei vaccini qualunque essi siano (unica eccezione quello russo!) – non è cambiato di una virgola. La tifoseria dei vaccinisti a prescindere si fa anzi sempre più rumorosa ogni giorno che passa. Siamo così arrivati ad una disonestà intellettuale vomitevole, tanto imbarazzante da essere ormai quasi incommentabile.

 

Due irrisolvibili contraddizioni chiariscono al meglio ciò di cui stiamo parlando.

 

La prima. Da un lato ci dicono che vaccinarsi è un dovere morale (lo ha detto perfino il Papa), il non plus ultra della solidarietà esprimibile in questi nostri e disgraziati tempi.

Dall’altro ci ricordano invece che il vaccino non protegge comunque dal contagio, tant’è vero che il vaccinato dovrà continuare a mascherarsi e a “distanziarsi” al pari dei non vaccinati. Ma se è così, se il vaccinato continua ad essere un possibile veicolo dell’infezione al pari del non vaccinato (tra parentesi: ma che razza di vaccino è?), in cosa consisterebbe questa solidarietà?

 Qualcuno è in grado di spiegarcelo? Ovviamente no, ma se tu lo fai notare ecco che scatta subito la sentenza: negazionista!

E va bene: negazionista sì, ma delle fandonie che vorrebbero farci bere a tutti i costi.

 

Ma c’è una seconda contraddizione emersa alla grande negli ultimi giorni. Come noto, dopo numerose morti sospette, alcuni paesi europei hanno sospeso l’uso del vaccino di AstraZeneca, mentre altri (tra i quali l’Italia) hanno tolto dalla circolazione il lotto incriminato.

 Bene, questa azione precauzionale – peraltro fin troppo tardiva – ha senso solo come premessa ad un accertamento dell’eventuale legame tra quei decessi e la somministrazione del vaccino.

Viceversa, sospensioni e ritiri sarebbero atti semplicemente insensati.

Per cui delle due una: o le autorità politiche e sanitarie hanno agito in modo scriteriato (e allora lo si dica), oppure dobbiamo aspettare delle risultanze minimamente attendibili.

Cosa avviene invece?

 Mentre queste risultanze ancora non ci sono, a pronunciarsi sono i politici, i giornalisti e gli osceni scienziatoni da palcoscenico che continuano a dirci da un anno la stessa cosa: che hanno ragione loro a prescindere, e – questo è il bello – ce l’hanno sia che dicano bianco sia che dicano nero.

 

Il giorno dopo allo scoppio del problema in Italia (ed in Europa) così sottotitolava il Sole 24 Ore: «Draghi e Von der Leyen: “Nessun legame con la trombosi”». Stessa musica dall’Ema e dagli infettivologi che conosciamo – Galli: “E’ una bufala” – mentre ieri l’impagabile Speranza assicurava che “AstraZeneca è sicuro”. E potremmo continuare, perché da lorsignori è tutto un coro di rassicurazioni, ma nessuno che ci spieghi allora il senso delle misure prese.

 

Fermiamoci qui che basta e avanza.

La faccia tosta di questi signori è davvero insopportabile.

 Si potrebbe capire un ragionamento che dicesse: “d’accordo, vista l’insufficiente sperimentazione, questi vaccini hanno limiti di efficacia da verificarsi nel tempo, insieme a rischi che stiamo ancora valutando, ma essi vanno a nostro avviso accettati a confronto di quelli rappresentati dal virus”. Noi non saremmo comunque d’accordo, ma un discorso così sarebbe almeno formalmente onesto.

 

Questa onestà, anche solo formale, l’odierno potere non se la può permettere. I cittadini non devono essere messi nella condizione di ragionare. Essi, in quanto sudditi, devono solo obbedire. Da qui le menzogne a cascata del nuovo regime politico-mediatico-scientifico. Da qui l’inevitabile disonestà degli intellettuali che stanno coi frati e zappano l’orto.

Sono stato troppo tranchant? Temo di esserlo stato troppo poco.

 

 

 

PEGGIO DI UN COMPLOTTO di Leonardo Mazzei.

 

Covid e Grande Reset viaggiano in coppia, proprio come i carabinieri.

Senza il virus, il violento piano di ristrutturazione (e distruzione) sociale della cupola oligarchica sarebbe evidentemente improponibile. Perlomeno oggi, quantomeno nei termini desiderati da lorsignori. Questo è un fatto.

 

Con il virus ciò che era improponibile diventa all’improvviso altamente probabile, per molti addirittura inevitabile, per i non pochi ultras del “nulla sarà come prima” addirittura auspicabile. E questo è un altro fatto.

 

Che ad oggi i più vedano solo il virus e non ancora l’orribile disegno sociale che gli si staglia dietro è un terzo fatto, che certo non possiamo negare.

Questo è anzi lo snodo decisivo, perché l’epidemia svolge la duplice funzione di cortina fumogena e di nave rompighiaccio, quella che deve aprirsi la strada verso il “nuovo mondo” distopico del Grande Reset.

 

Secondo alcuni questi tre fatti sarebbero la prova di un vero e proprio complotto. Una cospirazione che avrebbe avuto come prima mossa la deliberata diffusione del virus stesso. Possiamo escludere a priori una tale ipotesi?

Assolutamente no.

Chi scrive è lontano mille miglia dalla forma mentis del complottista, tuttavia anche i complotti esistono e – pur non spiegandola nei suoi flussi profondi – possono talvolta contribuire a fare la storia.

 

Ma qui avanziamo un’altra ipotesi, per molti aspetti peggiore, di sicuro più inquietante di quella del “semplice” complotto. Un’ipotesi che il complotto non lo esclude del tutto, ma che da esso è comunque indipendente.

 

“Ma è possibile che tutto il mondo sia caduto nella trappola?”

 

Quando contestiamo la narrazione dominante sul Covid, i nostri critici ci fanno subito una domanda: “ma è possibile che tutto il mondo sia caduto nella trappola che voi dite?”.

A questa domanda non si può né si deve sfuggire. E’ vero che il nostro Paese brilla come caposcuola della linea emergenzialista e della chiusura facile, ma sbaglieremmo a non vedere come l’Italia sia tutt’altro che sola su questa impostazione. Né si può pensare che l’obiettivo di un disegno così complesso, come quello che si sta delineando, possa essere soltanto l’Italia.

 

Ci sono semmai due precisazioni da fare. La prima è che non si dovrebbe parlare di “tutto il mondo”, bensì fondamentalmente dell’occidente, perché è qui che la narrazione pandemica si è sviluppata fino al parossismo.

La seconda è che anche nell’occidente il pensiero unico mono-pandemico ha trovato alcuni punti di resistenza, dalla Svezia fino all’America trumpista.

 

Ciò detto, la domanda che ci viene fatta mantiene comunque il suo senso, perché sembrerebbe davvero difficile da spiegare un atteggiamento così simile in tanti diversissimi paesi: possibile che tutti abbiano accolto all’unisono gli input derivanti dal disegno di una ristrettissima congrega? Possibile che siano tutti ridotti al ruolo o di complici o di burattini?

 

Purtroppo è possibile, questa è almeno la mia modestissima convinzione. Ma è possibile solo perché la situazione era già gravida del mostro che si vorrebbe ora partorire.

 

Per provare a capirlo dobbiamo lasciare da parte ogni spiegazione uni-lineare, dall’alto verso il basso, dedicandoci invece ad un tentativo di comprensione multi-livello. E’ chiaro che c’è un “alto” che ha un suo progetto, così come c’è un “basso” che a quel disegno è chiamato non solo a piegarsi, ma perfino ad aderire. Ma in mezzo ci sono altre cose, tutt’altro che secondarie. E solo analizzando nello specifico tutti questi livelli, e più ancora le loro interconnessioni, possiamo forse spiegarci ciò che sta avvenendo.

 

Alla fine scopriremo tre cose:

1) -che il disegno della cupola oligarchica c’è eccome, ma di questo non dubitavamo proprio;

2)- che esso si dipana attraverso una serie di semi-automatismi propri di ciascun livello, connessi quanto relativamente indipendenti tra di loro;

3)- che la forza (dunque la pericolosità) del disegno oligarchico non sta nel semplice dominio, quanto nel suo collocarsi dentro ad un più complessivo sviluppo sistemico.

 

Senza nessuna pretesa di completezza, cinque mi sembrano i livelli decisivi, quelli che qui prenderemo in esame: 1) la cupola oligarchica, 2) i media, 3) la scienza, 4) la politica, 5) la società.

 

Ma proprio perché vogliamo sfuggire da un’esposizione uni-lineare, non partiremo né dall’alto né dal basso, bensì da quel che sta in mezzo, cominciando da una tessera decisiva del puzzle: i media.

L’orgia di sangue dei media.

Sappiamo quanto i media siano importanti. Non per quanto informano, ma per quanto riescono a disinformare. Proprio per questa loro specifica potenza di fuoco i media non hanno mai un padrone purchessia.

Essi – parliamo qui evidentemente di quelli che contano – hanno sempre un padrone che sta nella ristrettissima cerchia della cupola dominante, meglio se pure membro della cosca di volta in volta vincente.

 

Ma i media hanno anche una loro specifica legge di funzionamento. Si tratta della legge delle 3S: sangue, sesso, sport.

Tutte e tre queste “esse” hanno il loro peso nel tenere la gente incollata al video, ma la prima “esse”, quella di “sangue”, è di gran lunga la più importante.

Allenati dalla rincorsa di ogni particolare sanguinolento della cronaca nera, avvezzi a trasformare ogni problema in catastrofe, figuriamoci se i media potevano fallire sull’epidemia!

 

Dal loro punto di vista, e qui prescindendo da ogni input arrivatogli dall’alto, il virus è stato una vera manna.

Pagine e pagine, ma più ancora ore ed intere giornate tv, riempite senza sforzo alcuno e con il massimo dell’audience.

 Perché a tale scopo basta un solo ingrediente, la paura. E con un solo ingrediente, purché sia quello giusto, anche il cuoco più sciatto può sempre fare la sua figura.

 Dunque, che l’epidemia duri, che nessuno osi abbassare i toni, che l’allarme sia sempre vivo, che per ogni notizia buona ce ne siano cento cattive, che nessuno osi respirare.

Paura, paura, paura. Sangue, sangue, sangue. Del resto, Covid a parte, non è forse questo lo standard di mille programmi televisivi dedicati all’ultimo omicidio in grado di attrarre schiere di telespettatori?

 

Di emergenzialismo si nutre anzitutto la politica, ma l’emergenzialismo nasce prima nelle redazioni che nei palazzi istituzionali. E vi nasce in automatico, da lì riversandosi verso il grande pubblico, per meccanismi propri legati all’audience, al business, al potere della funzione svolta. Ovvio come tali meccanismi risultino ancor meglio oliati se tra media e politica si instaura il rapporto osmotico che ben conosciamo.

 

La politica debole in cerca di puntelli.

Osmosi è in effetti la parola giusta.

Ma nel nostro mondo, che non è quello delle dittature classiche del passato, il flusso destinato a creare e consolidare le “verità” sistemiche non va generalmente dalla politica ai media, bensì in senso inverso.

Ne consegue che i moderni padroni del vapore – ciò che qui chiamiamo cupola oligarchica – non controllano i media tramite la politica, ma controllano la politica grazie al possesso dei media.

 

Naturalmente questa non è una novità dell’oggi. Tuttavia, se adesso questo meccanismo è particolarmente efficiente, ciò è dovuto non solo alla concentrazione monopolistica dei media (che pure c’è), ma soprattutto – ecco la vera novità dei tempi nostri – alla straordinaria debolezza della politica partorita da un quarantennio di neoliberismo dispiegato.

 

Questa debolezza è particolarmente evidente in un Paese disgraziato come il nostro, ma sbaglieremmo a pensare che essa sia confinata solo a sud delle Alpi. In realtà, ciò che chiamiamo politica – partiti, parlamenti, governi ai vari livelli, eccetera – si è indebolito in tutto l’occidente.

 Guardando all’Europa, si pensi per esempio alle pittoresche figure di alcuni degli ultimi presidenti francesi con il relativo sconquasso dei partiti storici ad essi collegati, ma pure ad una classe dirigente inglese che ha messo anni a trovare il bandolo della matassa della Brexit.

Se poi passiamo l’Atlantico, lo spettacolo risulta ancora più evidente. Nell’ultima campagna elettorale americana non è stato il potere politico a censurare i media, bensì i media – nella particolarissima ma potentissima forma dei cosiddetti “social media” – a censurare ripetutamente Donald Trump, cioè la massima espressione della politica nazionale e non solo.

 

Ce n’è abbastanza per capire come funziona il potere oggi. In Italia, Paese paradigmatico di questo modello, le cose non potrebbero essere più chiare. Dopo che i partiti storici sono caduti, uno dopo l’altro, nella decisiva fase di passaggio alla seconda repubblica (1992-94), quel che ne è rimasto è andato indebolendosi sempre più nei decenni successivi.

Qui il discorso si farebbe vasto ed interessante, ma non è il caso di dilungarsi in questa sede.

 Basta che ci ricordiamo dei tanti governi “tecnici” o similari, di un parlamento ballerino e trasformista come quello attuale, di un presidente del consiglio pescato non si sa bene dove, di un’opposizione senza idee e senza proposte che aspira a diventare maggioranza solo per continuare a fare le stesse cose di chi governa oggi.

 

Ma le “stesse cose” di cui sopra sono esattamente quelle che qualcuno – la cupola oligarchica che ha il potere reale – vuole. E che le impone, molto spesso, attraverso la potenza dei media. Quegli stessi media che hanno poi la decisiva funzione di promuovere in una determinata fase il personaggio x, a danno magari del personaggio y, nel frattempo divenuto inutile od inadatto allo scopo.

Sta di fatto che queste promozioni e bocciature mediatiche, che riescono frequentemente (anche se non sempre) a determinare gli stessi risultati elettorali – sono in genere senza appello.

 

Quel che risulta da questo quadro è chiaro: una politica debole, come l’attuale, non può andare davvero controcorrente rispetto ai media. Tantomeno può farlo su un tema che è diventato pervasivo, come quello della sicurezza. Figuriamoci su quella forma particolare, e particolarmente penetrante, che è la sicurezza sanitaria, vera o presunta che sia.

 

Siamo così tornati al Covid. Alla politica, cioè al governo ma non solo, non è parso vero di poter blindare la situazione con tanto di “stato d’emergenza”, lockdown, Dpcm, eccetera.

Così facendo una politica in crisi, peraltro la stessa che ha devastato la sanità nazionale negli ultimi decenni, si è potuta presentare come “buona”, come attenta alla salute dei cittadini, come non più responsabile del disastro economico che il Paese vive dal 2008. Vi sembra poco? Per l’attuale politica non poteva esserci di meglio.

 

Da qui la piena simbiosi con il catastrofismo mediatico. L’emergenza deve infatti pur basarsi su qualcosa. E se questo qualcosa non è sufficiente allo scopo, se la sproporzione tra il male ed una “cura” che fa più danni del male stesso rischia di emergere, ecco che i media possono sempre chiudere questo iato.

Basta un titolone sulle terapie intensive o sulla “variante inglese” ed il gioco è fatto. Ogni misura claustrale verrà non solo giustificata, ma pure premiata. Alla fine della fiera i risultati concreti di questo meccanismo sono chiari, basti pensare ad una nullità come il ministro Speranza, elevato dai sondaggi a politico col maggior consenso popolare del momento.

 

La connessione tra media e politica è dunque strettissima. Ma con il Covid la politica ha trovato un altro decisivo puntello: la scienza. Ora qui dovrebbe aprirsi il discorso su quel che è oggi la scienza. E piuttosto che di scienza, dovremmo parlare più correttamente di scientismo da un lato e di scienza-spettacolo dall’altro, ma per il 99% delle persone tutto ciò non farebbe differenza.

 I media hanno deciso che Burioni è uno scienziato e così dev’essere, idem per tutti gli altri. Che più terrorizzano e più stanno sul palcoscenico, che se hanno un intoppo (vedi Crisanti sui vaccini) devono subito recuperare punti raddoppiando l’allarmismo sulla terza ondata, e così via.

 

Ad ogni modo non ci vuol molto per capire che per la politica l’alleanza con la “scienza” è un’altra manna caduta dal cielo.

 Ecco perché non si sono risparmiati posti agli “scienziati” nelle decine di task force create per il Covid.

 

Davvero tutto ciò è servito a contrastare meglio l’epidemia? Viste le contraddizioni, i litigi, i prima-donnismi, ma soprattutto i pessimi risultati ottenuti, dubitarne è più che lecito. Ma quel che probabilmente non è servito a nulla a livello sanitario, è stato invece utilissimo a livello politico. Gli stessi intollerabili Dpcm, con le loro norme spesso incomprensibili oltre che assurde, sono apparsi più accettabili proprio perché sempre benedetti dal Cts (Comitato tecnico scientifico), un nome non a caso sempre sulle labbra di Conte nelle sue insopportabili comunicazioni serali agli italiani.

 

La “scienza” oggi, ovvero il trionfo dello scientismo e la sconfitta della ragione.

Della scienza in astratto non saprei dire, ma dei concreti “scienziati” che popolano il palcoscenico da mesi è fin troppo facile parlare.

Anche per costoro l’epidemia è stata una manna.

Certamente affermati nel loro campo, ma da sempre sconosciuti al grande pubblico, per molti di loro è arrivato l’insperato salto verso il palcoscenico televisivo. Con tutte le conseguenze del caso…

 

Che per seguire certe dinamiche della scienza, intesa qui come uno dei campi concreti del potere e degli interessi che gli ruotano attorno, si debba seguire anzitutto il flusso dei soldi, è cosa fin troppo nota. E tuttavia giova sempre ricordarla. Tanto più nel momento della sua sacralizzazione come fonte della verità assoluta.

 

Del resto ci sono molti modi di fare scienza, e soprattutto di raccontarla. Una cosa è se dico che siamo in presenza di un virus sconosciuto che sta generando un’epidemia catastrofica che farà milioni di morti; altra cosa è se affermo che siamo di fronte ad un’epidemia influenzale più grave, assimilabile magari all’Asiatica ma di certo non alla Spagnola.

Alla fine i morti ci saranno comunque, ma nel secondo caso si sarà fornita una realistica cornice in cui sviluppare il ragionamento tanto sulle misure da prendere, quanto su tutto il resto. Nel primo caso invece si sarà semplicemente arato il campo per far germogliare tutte le forme possibili e immaginabili di quel catastrofismo irrazionale che si vuole imporre a tutti i costi.

 

Quale di questi due racconti è stato di gran lunga prevalente (diciamo al 99,9%) in questi mesi? Ecco una domanda alla quale saprebbe rispondere chiunque.

Ma poteva andare diversamente?

Assolutamente no, perché qualora la ragione avesse prevalso sull’irrazionalità scientista, sarebbe venuto meno non solo il palcoscenico (che per sua natura alla ragione raramente si sposa), ma pure i giganteschi interessi di quell’industria dell’emergenza che tanti soldi ha fatto in questi mesi, ma che ha soprattutto i mezzi per promuovere o bocciare questo o quell’indirizzo della ricerca scientifica.

 

Perché, ricordiamolo sempre ai signori della certezza scientifica, la scienza da loro idealizzata proprio non esiste, mentre esiste invece la “scienza reale”, quella che sforna sì ricerche e soluzioni a tanti problemi della vita umana, ma che non lo fa però disinteressatamente, bensì seguendo precisi obiettivi indicati dal committente. In termini marxisti, il prodotto scientifico – chiamiamolo così per intenderci – possiede al contempo tanto un valore d’uso (relativo alla sua utilità sociale), quanto un valore di scambio. Al capitalista è quest’ultimo che interessa, ma esso non potrebbe esistere ove non coesistesse al tempo stesso anche il valore d’uso.

 

Tutto questo è pacifico e arcinoto. E tuttavia potrebbe portarci fuori strada. Facciamo ad esempio il caso del vaccino.

Possiamo negare che il vaccino possa in qualche modo contribuire a contrastare l’epidemia? Possiamo cioè negare in assoluto il suo valore d’uso? Evidentemente no.

Possiamo, e con mille ragioni, dubitare della sua sicurezza. Così come possiamo dubitare ragionevolmente della sua sensatezza, visto che avrà forse un’efficacia temporale molto limitata, o considerato comunque che l’epidemia si esaurirà probabilmente da sola in un biennio, come ci ha ricordato il 24 dicembre 2021 lo stesso presidente dell’Aifa – Agenzia italiana del farmaco – Giorgio Palù.  Ma, ci direbbe subito il vaccinista di turno, si può per questo negare che il vaccino possa avere un ruolo, magari marginale, nel salvare un certo numero di vite umane?

Ecco, è a questo punto del discorso che si imporrebbe – beninteso, per entrambe le parti – il passaggio dalla tifoseria al ragionamento.

Certo che il vaccino potrebbe salvare un certo numero di vite umane, ma quante altre potrebbe metterne a rischio a causa di una sperimentazione del tutto insufficiente? Vale davvero la pena adottare una “soluzione” forse peggiore del male?

 

Ora, che una simile discussione non possa trovare una sponda riflessiva nei potentati di Big Pharma è fin troppo ovvio. E che la politica segua il mondo del business non è certo una novità.

 Ma se la scienza fosse quella che si vorrebbe far credere, ci si dovrebbe allora aspettare qualcosa di diverso. Ma quel qualcosa di diverso – il ragionamento, il dubbio, il confronto tra diverse opinioni e possibilità – proprio  non c’è.

E se non c’è una ragione ci sarà. E la ragione è che la “scienza reale” del nostro tempo è solo uno dei campi in cui si esercita il potere dei dominanti. Un campo fondamentale, non solo per ciò che produce in termini concreti, ma perché la cosiddetta “verità scientifica” è rimasta l’ultima religione di legittimazione dell’attuale sistema di dominio.

 

Ecco perché il vaccino – ma questo è solo un esempio – ci viene presentato non tanto come “utile”, quanto soprattutto come sacro. E chi nega il sacro è un profanatore sacrilego. Uno col quale non si discute, uno semplicemente da ostracizzare. Un negazionista!

 

Quanto sia comoda alla cupola oligarchica una scienza del genere lo si può ben capire. Ma lo stesso discorso vale per i media, che possono così dilettarsi nella caccia all’untore.

Altrettanto comodo pure per la politica, che può in questo modo cancellare le sue enormi responsabilità nel campo sanitario, facendosi ora paladina dell’arrivo e della rapida distribuzione del miracoloso vaccino.

 Le immagini sul primo furgone della Pfizer che ha valicato il Brennero nel giorno di Natale, scortato dalle forze di polizia come se contenesse i lingotti d’oro di Bankitalia, parlano da sole.

Questo vaccino non è un semplice farmaco, è il simbolo di un nuovo potere che si va costituendo grazie al Covid.

 

In quel potere la “scienza” – questa “scienza” – avrà (ed ha già) un bel posto a tavola. Poteva la “scienza reale” del nostro tempo sottrarsi a questo invito al banchetto dei vincitori? Solo un ingenuo potrebbe rispondere di sì.

 

La (non) società del distanziamento (a)sociale.

Esaminato, sia pure sommariamente, quel che sta in mezzo (i media, la politica, la scienza), è ora il momento di occuparci della base della piramide, cioè della società.

Ovvio come parlare indistintamente della società nel suo insieme si presti a diversi rilievi, visto che la società è fatta di classi, ceti e gruppi sociali.

Qui non affronteremo però il tema della spaccatura sociale – andando con l’accetta, quella tra “garantiti” e “non garantiti” – prodotta dalla criminale gestione sistemica dell’epidemia.

 

Dal punto di vista dell’azione politica, questo è in realtà il tema dei temi. Ma, avendone già parlato in tanti articoli, diamo qui per scontata (almeno all’ingrosso) la consapevolezza di ciò che sta accadendo su quel piano. Scopo del presente articolo è invece quello di provare a capire le ragioni della scarsa resistenza che sta trovando per ora – sottolineiamo il per ora – il disegno di profonda ristrutturazione sociale portato avanti dalla cupola oligarchica. Ed è su questo che ci vogliamo concentrare.

 

Ripartiamo allora dalla già ricordata domanda che ci viene rivolta ogni volta che contestiamo la narrazione ufficiale sul Covid: “è possibile che tutto il mondo sia caduto nella trappola che voi dite?”.

Abbiamo già visto come tutto ciò sia non solo possibile, ma assolutamente conforme alle concrete modalità di funzionamento dei media, della politica e della scienza. Ma, parlando della società, la domanda dovrebbe essere così riformulata: “è possibile che tutte le persone siano cadute nella trappola che voi dite?”.

Ora, se dire “tutte” sarebbe assolutamente inaccettabile – molti nel mondo si stanno ribellando sia in forma collettiva che individuale, e questo inizio di ribellione ha un valore inestimabile – quel che non si può negare è che, nonostante le sue palesi incongruenze, una larga maggioranza della popolazione ha realmente accettato la narrazione dominante.

 

Di fronte al bombardamento mediatico h24, davanti ad una situazione assolutamente inedita come l’attuale, tutto questo non deve stupire. In certi passaggi della storia la verità ha bisogno di lotte, di tempo, e generalmente anche di sacrifici e talvolta di martiri, per iniziare a farsi strada.

 

Sbaglieremmo però a limitarci a queste, pur sacrosante, considerazioni di fondo. Parlando dell’occidente, la mia impressione è che la società attuale fosse in qualche modo già pronta al salto nel buio che ora gli viene proposto. E questo per almeno tre motivi.

 

Il primo motivo è che l’emergenzialismo, sempre promosso dai dominanti, è stato largamente assorbito da ampi strati sociali.

 Chi scrive se ne è già occupato in passato riguardo alla cosiddetta – quanto a mio parere nella sostanza inesistente – “emergenza climatica“.

 

Ma, a parte le trascurabili opinioni del sottoscritto, nessuno potrà negare come da molti anni ormai, a fronte delle più disparate problematiche, il messaggio dominante sia sempre di tipo catastrofico.

 Se, nelle stesse condizioni, un tempo i governanti tendevano generalmente a tranquillizzare, oggi fanno esattamente l’opposto. Ci sarà pure un perché.

 

 E’ chiaro come l’emergenzialismo sia una vincente tecnica di governo, tanto più se sposato, come sempre avviene, con il suo degno compare, quel “securitarismo” che la destra coniuga in maniera rozza e volgare, ma che il blocco sistemico dominante (sempre culturalmente di “sinistra”, come ci avrebbe ricordato Costanzo Preve) declina invece in maniera ben più subdola ed astuta, come l’ultima variante sanitaria ci dimostra.

 

Il secondo motivo sta nella progressiva affermazione di un’innaturale rapporto con la morte.

 

 Il fatto è che, di securitarismo in securitarismo, la nostra società ha sviluppato l’irrealistica idea della sicurezza assoluta.

Uno degli effetti paradossali di questa idea è che, mentre ad esempio gli omicidi calano di anno in anno, le notizie su quegli stessi crimini (e dunque il relativo allarme sociale che ne deriva) seguono la traiettoria inversa.

Ora, è chiaro che nessuno vorrebbe morire assassinato, ma neanche di Covid o di incidente stradale.

E neppure di tumore od infarto, che pure restano le fini di gran lunga più probabili per ciascuno di noi, ma che proprio per questo non fanno notizia.

Il governo che si impegnasse seriamente a ridurre le cause dei tumori e delle malattie cardiovascolari, innanzitutto abbattendo le principali forme di inquinamento, non ne trarrebbe gran beneficio in termini di consenso.

Mentre, al contrario, l’ossessiva insistenza sulla sicurezza in ogni ambito della vita sociale paga, quantomeno in termini elettorali.

 

E’ pazzesco, ma sembra quasi che per molti ci volesse il Covid a ricordare che la vita ha una fine.

Molte sono probabilmente le cause di questo rapporto malato con la morte, ma certamente non è difficile indicarne almeno due.

In primo luogo c’è la perdita di memoria. Se la vita viene intesa come eterno presente – e questa è la spinta prevalente che viene da un pensiero dominante teso a cancellare ogni progettualità – è chiaro come l’idea della morte possa tendere ad uscire dall’orizzonte dell’essere umano.

 

Ma c’è un secondo fatto: l’idea dell’immortalità, intesa come obiettivo oggi raggiungibile attraverso la scienza e la tecnica, se da un lato appartiene alle follie transumaniste di ristrette oligarchie, dall’altro solletica pure l’inconscio di ognuno. Detto en passant è questa una china assai pericolosa, una tendenza che solo la razionalità filosofica potrà contrastare.

 

Se la coppia emergenzialismo-securitarismo ed il mutato rapporto con la morte, frutto anche della crisi delle religioni, spiegano molto, c’è però un terzo motivo per cui la nostra società era pronta ad accogliere la pessima novella di un mondo ancor peggiore.

 

 Questo terzo motivo si chiama individualismo. Ora, nessuno vorrà dubitare come l’individualismo abbia avuto modo di potenziarsi al cubo grazie al dominio del pensiero neoliberista.

 “La società non esiste: esistono solo individui, uomini, donne e famiglie“, era questa la frase preferita da Margaret Thatcher, che del neoliberismo è stata la vera capofila politica nei decisivi anni ottanta del secolo scorso.

 Come poteva opporsi al tremendo concetto chiave del “distanziamento sociale” una società già ampiamente devastata da una visione come questa?

 Credo che quando gli storici si occuperanno a freddo dell’attuale vicenda avranno molto da riflettere su questa formula, preferita non a caso a quella più asettica di “distanziamento fisico”.

 

Nella lingua italiana, distanziamento sociale vuol dire infatti solo una cosa: distanza, in questo caso da mantenere (ci mancherebbe!), tra ricchi e poveri. Che a “sinistra” si sia potuto accettare, peraltro senza fiatare, una formula del genere ci parla molto sia della “sinistra” sia del tempo maledetto che viviamo.

 

Ma tiriamo le somme e non divaghiamo troppo. Se quanto scritto finora ha un senso, la conclusione è semplice: anche la società, pur nelle sue tante contraddizioni, era nel suo insieme pronta al signorsì. Più esattamente, la maggioranza delle persone che la compongono erano già pronte a:

1) scattare sull’attenti al primo squillo di tromba del catastrofismo pandemico,

2) rinunciare a vivere in nome di una vita purchessia,

3) accettare il distanziamento (a)sociale come norma di un futuro che qualcuno vorrebbe pure dipingerci come migliore.

 

Attenzione! Il concetto di distanziamento, sul quale tanto si insiste, ha anche un altro risvolto. Esso allude infatti anche ad un’altra distanza da mantenere, meglio da dilatare blindandola: quella tra potere e cittadini.

Questa distanza non è solo quella, classica ed arcinota, tra governanti e governati, ma pure quella meno acuta ma più diffusa che ognuno può riscontrare nella vita di tutti i giorni. Le banche, i luoghi di cura, i comuni, tutti gli altri uffici pubblici, sono diventati come delle fortezze, dalle quali il cittadino deve essere tenuto il più lontano possibile. (con il super pass rafforzato! Ndr.).

 

Domanda retorica: era davvero inevitabile tutto ciò? Ai gonzi che lo credono lasciamoglielo credere, ma chi ha un po’ di sale in zucca sa perfettamente che non è così, che è stata anche questa una scelta simbolica ben precisa.

Una scelta con la quale si è detto: cari signori, un tempo avevate qualche modesto diritto; bene, sappiate che adesso quel tempo è finito. La (non) società del distanziamento (a)sociale è pronta ad accogliervi. In essa la contraddizione tra popolo e potere, tra piazza e palazzo è risolta: la piazza è stata infatti abolita, resta solo il palazzo, ma sappiate che si occupa tanto di voi…

 

La cupola oligarchica gioca le sue carte.

Ma se il “basso” (la società) è così ricettivo, se chi sta in mezzo (media, politica, scienza) è complice interessato, per quale motivo chi sta in alto – quella che abbiamo definito come cupola oligarchica – dovrebbe farsi troppi scrupoli a giocare le sue carte?

 

E difatti non se li fa proprio. La parola d’ordine chiave, quella per cui “nulla deve tornare come prima”, è stata diffusa a piene mani già nell’ora zero del Covid. Così abbiamo scritto a tal proposito in un nostro precedente articolo:

 

«“Nulla sarà come prima”. Questa apodittica sentenza apparve sulla stampa fin dai primi giorni dell’epidemia. Come poteva giustificarla un virus del quale si sapeva in fondo assai poco? Che forse era la prima pandemia influenzale affrontata dall’umanità? Che forse dopo quelle conosciute nel Novecento nulla è stato più come prima? Suvvia, siamo seri. Una simile affermazione, peraltro ripetuta all’unisono da tutti i media mainstream, ci parla piuttosto di un messaggio pesato e pensato dalla cupola oligarchica che ci vuole schiavi. E che con il Covid punta allo scacco matto nei confronti dell’Homo sapiens».

 

Certo, queste nostre conclusioni potranno sembrare estreme e discutibili, ma il “nulla sarà come prima” rimane un tema irrisolto quanto inquietante, un punto inaggirabile sul quale tutti dovrebbero riflettere almeno un po’, specie chi ancora crede all’edificante narrazione ufficiale. Vedremo se mai avverrà.

 

Ma davvero possono esserci ancora dei dubbi sul fatto che la cupola oligarchica abbia un suo preciso progetto?

 

 Questo disegno ha ormai preso il nome di Grande Reset, titolo del libro di Klaus Schwab e Thierry Malleret, ma pure del prossimo Forum economico mondiale di Davos e della copertina di ottobre di Time.

 Quel che è certo è che qui niente è segreto: “nulla deve tornare come prima”. Come volevasi dimostrare. Uomini e donne della cupola oligarchica, sempre spalleggiati dai media mainstream, ce lo ricordano di continuo. Solo i ciechi, e ancor di più chi ha deciso di esserlo per non rimettere in discussione i propri schemi mentali, possono non vederlo. Auguri!

 

Abbiamo ricordato chi ci sia dietro al Grande Reset, giusto perché sia chiara la dimensione globale di questo progetto. Ma per capire di cosa stiamo parlando basta concentrarsi su quel che si sta preparando nelle cucine brussellesi dell’Ue e più specificatamente in Italia.

 

A tale proposito è estremamente istruttiva la lettura del Recovery Plan, il documento (detto anche “Piano nazionale di ripresa e resilienza” – Pnrr) elaborato dal governo Conte. Adesso le beghe interne alla maggioranza parlamentare potrebbero portare alla parziale riscrittura di quel testo, ma nessuno tra i contendenti ne mette in discussione gli obiettivi di fondo. Anche perché la mitica “Europa” (più modestamente l’Ue) non lo consentirebbe.

 

Ma qual è il succo di questo piano? A fronte di una crisi catastrofica, che si è innestata su quella (mai risolta) iniziata nel 2008, quali sono le risposte chiave che dovrebbero appunto favorire la ripresa?

Secondo gli autori di questo documento, necessariamente in linea con i loro controllori di stanza nella capitale belga, queste risposte viaggerebbero su quattro linee strategiche, la prima delle quali – quella più importante, cui tutte le altre in qualche modo si raccordano – sarebbe la cosiddetta “modernizzazione” del Paese.

 

Non è questa la sede per un esame approfondito di quel corposo documento, ma quel che è importante cogliere è che laddove si parla di “modernizzazione” ciò che si deve intendere è in realtà “digitalizzazione”.

 Ora, siccome la digitalizzazione è in atto da decenni e non è dunque una novità dell’oggi, è chiaro come qui si lavori ad un salto di qualità accelerato e senza precedenti verso la “nuova società” tanto agognata dai dominanti.

 Sta di fatto che le parole “digitale-digitalizzazione” appaiono nel testo ben 175 volte, un’ossessione che si commenta da sola, specie se consideriamo che la parola “innovazione”, con la quale si intende sostanzialmente la stessa cosa, compare 112 volte.

 

Ma, ovviamente, oltre alle parole bisogna contare pure i soldi del Piano.

Bene, su un totale di 196 miliardi di euro, ben 48,7 (pari al 24,8%) sono destinati alla digitalizzazione-innovazione, secondo capitolo di spesa dopo la cosiddetta “Rivoluzione verde e transizione ecologica”.

Ma, attenzione, queste cifre sono in realtà ingannevoli, perché il tema ossessivo della digitalizzazione (o se preferite della “quarta rivoluzione industriale”) riappare in tutti gli altri capitoli.

Dall’istruzione (19,2 miliardi), dove evidentemente non si intende certo mollare l’obbrobrio della didattica a distanza, alla pittoresca “manutenzione stradale 4.0”!

 

Ma il caso più illuminante è quello della sanità, la cui modesta dotazione (9 miliardi) è tutta destinata a due precisi campi di intervento:

1)- assistenza di prossimità e telemedicina (4,8 miliardi) e

2-) innovazione, ricerca e digitalizzazione dell’assistenza sanitaria (4,2 miliardi).

 Insomma, come nella scuola, come per lo smart working, anche per la sanità il modello è quello che punta ad istituzionalizzare quel che grazie al Covid già si sta facendo adesso: la “cura” a distanza.

 

Come ci dicono questi pochi dati, la cupola oligarchica non produce solo parole, ma anche fatti.

E sono fatti che si collocano tutti sulla linea del sig. Schawb e del mondo di paperoni che rappresenta.

Chi, come noi, si batte da anni per l’uscita dalla gabbia europea non può limitarsi oggi al significato economico e finanziario del Recovery Fund.

Assieme alla denuncia di questi aspetti, e di quelli relativi all’ulteriore restrizione della nostra sovranità – azione che conduciamo fin da quando questo progetto ha visto la luce -,  occorre oggi un’opposizione altrettanto forte ai contenuti del Pnrr, al mondo distopico verso cui vuol contribuire a condurci.

 

Per realizzarlo, lorsignori sono disponibili anche a veder crollare pesantemente il Pil per un certo periodo di tempo. Intanto, il nucleo forte (la cosca vincente) dell’oligarchia dominante sta guadagnando alla grande con l’epidemia ed a dispetto del tracollo dell’economia reale. In secondo luogo, i loro obiettivi strategici, che attengono al potere e non solo al denaro, guardano più avanti, al medio e al lungo periodo. Insomma, la “distruzione creativa” tipica del capitalismo è in atto, ma ha bisogno di tempo. E stavolta ha bisogno di distruggere ben più del solito. Ecco spiegato così il costante riferimento alla guerra cupola oligarchica.dei portavoce della

 

Per costoro (così è scritto nel loro libro-Bibbia) il Covid è un’opportunità da non lasciarsi sfuggire.

Da qui il loro augurio (mascherato da previsione) che il peggio debba ancora venire. A loro va bene così.

Mentre il pesce grosso mangerà quelli piccoli, milioni di aziende scompariranno con i loro lavoratori, ma se lo saranno meritato perché incapaci di adattarsi al Grande Reset!

 

La cupola oligarchica sta dunque giocando le sue carte in maniera scoperta. Può farlo proprio perché il terreno era pronto. Lo era per le concrete modalità di funzionamento dei media, per l’estrema debolezza della politica, per l’asservimento interessato della scienza. Lo era perché la società era pronta a rinnegare se stessa divenendo “asociale”.

 

Chiudiamo sul punto ad essa dedicato, chiarendo la ragione per cui abbiamo scelto di parlare di “cupola oligarchica”, anziché di semplice “oligarchia finanziaria” come abbiamo fatto in tutti questi anni ragionando sulla crisi e sul vertice assoluto che presiedeva alla sua gestione.

 La ragione è semplice: il mondo dell’alta finanza mantiene ovviamente la sua centralità anche in questo decisivo frangente, ma il disegno del Grande Reset non è semplicemente di tipo finanziario. Esso va oltre. E proprio per questo la cupola che sta conducendo il gioco include anche i grandi opinion maker, molti dirigenti politici (non tutti sono semplici marionette), tanti scienziati in cerca di soldi e di gloria. E’ dunque una cupola potentissima. Guai a sottovalutarla.

 

Alcune conclusioni.

 

Giunti a questo punto si sarà capito per quale ragione consideriamo quel che sta avvenendo come assai peggiore di un complotto. Il complotto non c’è semplicemente perché la cupola dominante si sente così forte da poter giocare a carte scoperte, presentando il suo disumano disegno come buono, caritatevole, attento alla salute, ambientalista e ovviamente femminista.

 

Da questo punto di vista la lettura del Recovery Plan è illuminante, ma ricordiamo ancora una volta che il documento del governo italiano prende le mosse dalle direttive europee contenute nell’accordo definito a luglio 2021.

-In esso si contano 69 volte le parole sostenibile/sostenibilità (crescita sostenibile, trasporto sostenibile, eccetera).

 La parola “verde” (enfatizzata addirittura come “rivoluzione verde”) la troviamo 34 volte in italiano e 23 nell’immancabile lingua inglese, accompagnata da “ecologia” (21), “clima” (33), “ambiente” (37), “economia circolare” (25).

Ma anche la parola “genere” (parità e disuguaglianza di) fa la sua figura, comparendo nel testo ben 60 volte.

 

Questi numeri, l’uso sfrenato della terminologia del politicamente corretto di “sinistra”, ci dicono quanto avesse ragione il già citato Costanzo Preve quando ci ricordava come il capitalismo reale dei nostri giorni sia economicamente di destra, politicamente di centro, culturalmente di sinistra.

 

Questo mostro a tre teste, non più in grado di andare avanti senza una fase di violenta shock economy alla Milton Friedman, sta oggi tentando la mossa del cavallo. A tale scopo l’epidemia gli è venuta a fagiolo. Ma la strategia era già pronta. Ed essa confidava e confida tuttora sulla speculare impreparazione di chi a tutto ciò dovrebbe opporsi.

 

Ma siamo solo all’inizio. La prima battaglia – quella dell’imposizione di un generalizzato clima di terrore – l’hanno vinta loro. E vista la situazione generale non poteva andare altrimenti. Ma la guerra sarà lunga, e la violenza estrema che viene esercitata sulla stessa natura umana potrebbe ritorcersi contro a chi oggi sembra invincibile. Mille contraddizioni scoppieranno. Il dramma sociale che adesso nascondono dietro il virus verrà alla luce, così pure le verità su un’epidemia strumentalizzata à gogo.

 

Non bisogna dunque spaventarsi. Loro hanno l’arma della paura; la nostra lotta contro l’oppressione dovrà usare quelle della ragione, della verità, dell’umanità.

 

Certo, le tante manifestazioni di questi mesi sono ancora poca cosa rispetto alle dimensioni dell’attacco che viene portato. Poca cosa, sia in termini quantitativi che qualitativi. Ma il merito di chi ha iniziato a ribellarsi, nelle forme in cui oggi è possibile, è immenso. Non è che l’inizio, continuiamo a combattere.

 

 

 

COVID: IL TERRORE GIUSTIFICA I MEZZI di Leonardo Mazzei

Chi ci segue sa quel che pensiamo del Covid.

Primo, l’epidemia c’è, ma non è né la peste né la spagnola.

Secondo, l’emergenza sanitaria c’è, ma al 90% è frutto dei tagli alla sanità targati euro(pa).

Terzo, i morti ci sono, ma la quasi totalità è deceduta col Covid, non di Covid, e talvolta pure senza Covid.

 Quarto, e ben più importante, il virus è esattamente quel che lorsignori aspettavano per far passare, grazie alla paura diffusa h24 dai media, progetti e misure che avrebbero avuto ben altra opposizione in tempi normali.

 

Senza questo quarto e determinante aspetto, senza il decisivo fattore P (come paura), non si spiegherebbe quasi nulla di quel che sta accadendo.

Tantomeno verrebbero accettate narrazioni al limite dell’assurdo, limitazioni di ogni forma di libertà, una censura di fatto applicata non solo ai “dissidenti”, ma pure alla più piccola sbavatura (vedi il caso Crisanti) nella narrazione ufficiale.

 

Già, il racconto ufficiale… Ma quanto è coerente questo racconto? Ecco una bella domanda alla quale vale la pena di dedicarsi. Lo faremo con una serie di esempi, che ci porteranno ad una conclusione che già anticipiamo: la narrazione ufficiale è tanto coerente nei fini (terrorizzare, terrorizzare, terrorizzare), quanto incoerente nei fatti e nelle tesi che utilizza per generare quel terrore. Anzi, da questo punto di vista, essa fa acqua da tutte le parti.

 

La bufala del lockdown che “ci protegge”.

Ci siamo già occupati di questa leggenda in primavera, quando, sulla base di dati ufficiali, dimostrammo quanto l’andamento dell’epidemia nei singoli paesi apparisse piuttosto indifferente alle diverse forme di contenimento adottate. Ci è capitato di tornare su questo tema parlando della Svezia, portata come esempio negativo (nessun lockdown) da contrapporsi alla virtuosa Italia dalla chiusura facile: peccato che la mortalità attribuita al Covid sia molto più bassa nel paese scandinavo che da noi.

 

Bene, nonostante tutte queste smentite, la storiella secondo cui verremmo maggiormente protetti da un governo italiano più attento di altri alla salute, e perciò sempre il primo della classe in quanto a norme di confinamento e chiusura, ci viene riproposta di continuo. Ultima in ordine di tempo l’infinita commedia dell’assurdo attorno alle prossime feste natalizie. Il discorso è sempre il solito: “sì, le chiusure sono dolorose, ma lo facciamo per il vostro bene, così si limitano i contagi e si riducono le vittime”.

 

Certo, una “società” di individui rigorosamente confinati l’uno rispetto all’altro azzererebbe di sicuro il contagio, ma con due piccoli effetti collaterali: che i più (i più deboli ed i più poveri) morirebbero di fame; che in tal modo la società in quanto tale scomparirebbe con loro.

 

Ma veniamo ai dati attuali. Pur essendo al ventitreesimo posto come numero di abitanti nel mondo, la virtuosissima Italia del “chiudi e butta la chiave” è invece all’ottavo per numero di contagiati ed addirittura al sesto per numero di morti.

Certo, la validità di queste cifre è altamente discutibile, ma allora lo si ammetta e la si faccia finita col terrorismo (dis)informativo.

Perché delle due, una: o quei numeri sono falsi, oppure dimostrano il fallimento assoluto della linea adottata dal governo Conte. Opta… come avrebbe detto il comico. Ovviamente, aggiungiamo noi, una cosa non esclude necessariamente l’altra.

 

Ad oggi, però, quelle cifre ci vengono ancora presentate come una verità indiscutibile.

Bene, se lo sono, l’italico fallimento è acclarato. Oggi (5 dicembre 2021) la graduatoria del “morti Covid” per milione di abitanti è la seguente: Belgio 1.467, Spagna 996, Italia 974, Gran Bretagna 891, Usa 861, Francia 838, Messico 835, Brasile 825. Dunque la sempre lodata Italia è ai vertici di questa triste classifica. Non solo, essa fa pure peggio degli Usa, del Brasile e del Messico, paesi di cui si dice invece un gran male.

 

E la Svezia, questo Paese di criminali biondi e dagli occhi azzurri dediti allo sterminio dei vecchi? Al momento è a quota 698, ben al di sotto dei virtuosi “chiudi-tutto” guidati dall’Italia. Ma non è tutto. Chiudendo molto meno, il tasso di mortalità tedesco è di 223 morti a milione. Che c’entrino qualcosa i diversi sistemi sanitari, che i meccanismi dell’euro hanno consentito a qualcuno di mantenere, mentre qualcun altro doveva tagliarli anno dopo anno? Non lo si dica mai che si fa peccato. Peccato doppio se pronunciato proprio ora che bisogna beccarsi pure il Mes!

 

Non parliamo poi dell’Asia. Questi i tassi di mortalità di alcuni dei principali paesi: Turchia 171, India 101, Indonesia 64, Giappone 18, Corea del Sud 10, Cina 3. Ne consegue che la mortalità italiana risulta 9 volte quella dell’India, 54 volte quella del Giappone, 97 volte quella della Corea (che nulla ha chiuso), 324 volte quella della Cina. Insomma, un successone!

 

“Ma se non funziona è colpa vostra”. La leggenda dei contagi d’estate che colpiscono d’autunno.

Pur disponendo di un sistema mediatico che definire servile è solo un immeritato complimento, ogni tanto lorsignori sentono il bisogno di giustificare i propri fallimenti. Ed allora, siatene certi, la colpa sarà vostra. Sempre vostra. Solo vostra.

 

Una delle storie più assurde, eppure più gettonate, della narrazione dominante è quella secondo cui l’aumento dei casi di ottobre e novembre sarebbe ascrivibile al “liberi tutti” dell’estate.

 Ora, a parte il fatto che non si è capito in cosa consistesse quel “liberi tutti”, vista la permanenza dell’obbligo di mascherina al chiuso e – da metà agosto – perfino nei luoghi affollati all’aperto, qui proprio i conti non tornano.

 

Se, come ci dicono, i tempi di incubazione della malattia vanno dai 2 agli 11 giorni, che c’azzeccano i contagi rilevati in autunno con il presunto “liberi tutti” di luglio-agosto?

 Fosse stato così avremmo dovuto avere un forte aumento già in estate, al massimo a cavallo tra la fine d’agosto e l’inizio di settembre. Ma così non è stato. Come non sono state molte altre cose. Vogliamo ricordarci di quando (fine aprile) si favoleggiava di un inevitabile aumento dei casi dopo le riaperture della prima parte di maggio? Vogliamo ricordarci di quando il Cts (Comitato tecnico scientifico) prevedeva che con quelle riaperture si sarebbero avuti 151mila ricoveri in terapia intensiva entro metà giugno e 430mila entro l’anno?

 

Previsioni azzeccatissime, che vi pare? Ma guai a ricordarlo, che sarebbe un attacco alla Scienza, forse addirittura alla $cienza, e questo proprio non si può.

 

Un altro caso clamoroso è stato quello dei festeggiamenti dei tifosi del Napoli per la vittoria sulla Juventus in Coppa Italia. Era il 18 giugno, quando tutti si scatenarono contro quella festa che (secondo loro) avrebbe prodotto contagi a migliaia. “Sciagurati!”, li definì il direttore aggiunto dell’Oms Ranieri Guerra, mentre perfino Salvini sentì il bisogno di ergersi a sceriffo addirittura più intransigente dello sceriffissimo De Luca. Bene, passarono le settimane, ma a Napoli ed in Campania i contagi proprio non vollero salire. Autocritica dell’Oms? Non sia mai. Sta di fatto che ci sono voluti 4 mesi perché in quella regione i contagi salissero davvero. Ma, strano a dirsi, quando ciò è avvenuto gli stadi erano rigorosamente chiusi

 

Ad ogni modo state tranquilli. Il governo, ma più ancora tecnici e scienziati, lavorano per voi. Ma se poi le loro ricette non funzionano la colpa sarà sempre vostra, che avete festeggiato, che siete andati a trovare la fidanzata fuori comune, che non vi siete igienizzati le mani 24 volte al giorno, che avete usato la mascherina ma male, che avete mandato il figlio a scuola quando poteva stare a casa, che vi siete presentati ad un pronto soccorso pretendendo addirittura che vi curassero non solo per il Covid.

 

E la colpa sarà vostra anche a gennaio, quando diranno: noi abbiamo fatto tutto per proteggervi, ma voi avete voluto ingozzarvi a Natale e perfino a Capodanno, siete usciti dal comune per andare a trovare un amico. E l’avete fatto perfino alle 22:01, quando il virus è più aggressivo che mai!

 

Gli “esperti” contro gli “esperti”.

Fin qui siamo alla contrapposizione tra i cosiddetti “esperti” ed il “popolo bue” che vorrebbero indottrinare. Il bello è che per i primi l’indottrinamento del secondo è sempre insufficiente, sempre da perfezionare. Ma quanto sono coerenti tra loro i cosiddetti “esperti”?

 

Ecco un punctum dolens di cui malvolentieri si parla. Lo fa invece – anche se non certo per nobili motivi – Reputation Science, una società italiana che si occupa di gestione della reputazione e che ha come clienti Google, Enel, Tim e (ne ha davvero bisogno) Atlantia. Un suo studio è stato recentemente presentato, con grande dovizia di particolari, dall’insospettabile Repubblica.

 

«Coronavirus, dagli esperti italiani troppe informazioni spesso incoerenti», questo l’eloquente titolo dell’articolo.

 

Leggiamone alcuni significativi passaggi:

 

«Il ruolo degli esperti dovrebbe essere di orientare cittadini e politici nelle decisioni necessarie ad arginare la pandemia e invece, sottolinea Auro Palomba, presidente di Reputation Science, “Questo eccesso di voci continue, sovrapposte e contrapposte ha sortito l’effetto di disorientare ulteriormente. È chiaro che si tratta di una situazione inedita – osserva Palomba – però chiunque parli deve tenere conto degli effetti che le sue parole potranno sortire”. “Come cittadini – dice ancora il fondatore di Reputation Science – abbiamo sentito che era nostro dovere analizzare quanto stava accadendo”».

 

Palomba non ci dice ovviamente chi gli ha commissionato lo studio, che arriva non a caso a stilare delle vere e proprie classifiche dei virologi e degli epidemiologi che vanno per la maggiore, ma chiaro è il suo scopo: richiamarli un po’ tutti all’ordine affinché ognuno di loro si preoccupi non della verità (non sia mai!) quanto piuttosto degli “effetti che le sue parole potranno sortire“.

 

Così continua l’articolista:

 

«Lo studio, come detto, ha fatto emergere non solo un volume di contenuti generati dagli esperti estremamente rilevante, ma anche un doppio livello di incoerenza nelle dichiarazioni rilasciate. Non solo infatti molti esperti hanno cambiato approccio nei vari mesi, ma in generale si è assistito a una forte divergenza tra le opinioni riguardo alla gravità della pandemia e alla severità delle misure di contenimento; questo potrebbe aver reso gli alti volumi di contenuti registrati ancora più impegnativi da gestire dal punto di vista informativo per i cittadini».

 

Bene, bene, bene: “doppio livello di incoerenza”, “cambiamento d’approccio”, “forte divergenza tra le opinioni”. Tutto vero, ovviamente. E tutto scritto non da chi contesta la narrazione ufficiale, ma da chi la sacralizza di notte e di giorno. Ma allora perché si bolla come negazionista chiunque, al di fuori di questa cerchia dorata, sollevi dubbi, proponga altri approcci e manifesti opinioni diverse da quelle ufficiali?

 

Già, chissà perché! A tal proposito giova ascoltare ancora il ciarliero Palomba:

 

«Dalle analisi emerge in modo molto chiaro come il flusso di comunicazione innescato dagli esperti sia stato eccessivo e incoerente – afferma ancora Auro Palomba – è ora più che mai necessario comprendere in modo chiaro i meccanismi della comunicazione, il peso che singole parole e messaggi più articolati possono avere sulla percezione e sui livelli di ansia delle persone, già sottoposte a forti pressioni dal contesto attuale. Purtroppo, stiamo assistendo a molti singoli professionisti che stanno utilizzando la ribalta mediatica per promozione personale e ad un gruppo di esperti che sta progressivamente perdendo la propria capacità di svolgere un ruolo di guida. Una deriva acuita dai casi di reciproche accuse a cui abbiamo assistito. Purtroppo, un effetto negativo di questo trend riguarda il fatto che rischia di ledere l’importanza delle misure e dei comportamenti fondamentali per limitare la pandemia».

 

Avete capito? “Flusso di comunicazione incoerente”, da parte di “molti singoli professionisti che stanno utilizzando la ribalta mediatica per promozione personale”. Toh, chi l’avrebbe mai detto! Ma naturalmente queste accuse hanno un solo scopo: rendere la comunicazione ancor più a senso unico. Da qui i richiami al “ruolo guida” degli esperti, affinché non si mettano in discussione le misure prese dal governo.

 

Siamo dunque agli “esperti” che vigilano sugli “esperti”, affinché la loro “esperienza” non li porti fuori strada rispetto alla verità ufficiale. Chi ancora dubita del fatto che si sia ormai entrati in una spirale totalitaria, a pensiero unico pandemico, avrebbe qui materia per riflettere. Speriamo lo faccia.

 

Vaccinificio Italia?

Tra gli esperti richiamati all’ordine, ha fatto un certo scalpore il caso di Andrea Crisanti. Costui è passato dalla qualifica di scienziato a quella di “irresponsabile” dalla sera alla mattina, reo di aver detto che senza dati convincenti su efficacia e sicurezza il vaccino a gennaio lui non se lo farà. Una dichiarazione di puro buon senso, ma proprio per questo assolutamente inaccettabile al Gotha della cricca affaristico-sanitaria che detta legge sui media.

 

La sua colpa?

Aver espresso dei dubbi sui tempi e sui modi della folle corsa al vaccino. Illuminante l’argomento principe dei sui critici: il vaccino – ma dovremmo dire, i vaccini – quando sarà autorizzato dovrà essere considerato automaticamente sicuro. Nessun dubbio può essere ammesso. Di più, i giornaloni all’unisono ci hanno anche spiegato che, al di là dei controlli, dubbi non possono proprio esserci, perché in questi casi le aziende si giocano la loro reputazione.

 

Bene, benissimo, ma se ogni vaccino è da considerarsi sicuro dopo l’approvazione (se non addirittura già prima), perché l’Ema (l’Agenzia europea per i medicinali) ha sparato ad alzo zero contro l’approvazione del vaccino Pfizer-BioNTech decisa nei giorni scorsi dalla Mhra, l’omologa autorità farmaceutica britannica?

 

Come si vede la partita non è tra scienza ed oscurantismo, bensì tra concretissimi interessi economici e pure geopolitici. Ma questo lo capisce anche un bambino.

 

Ad ogni modo le contraddizioni sul vaccino sono infinite. Da un lato si dice che la sua capacità immunizzante sarebbe superiore a quella che si produce come effetto della malattia, dall’altro si ammette di non sapere per quanto tempo l’efficacia del vaccino sarà valida.

 

Ma ha senso una vaccinazione così?

 Per i vaccinisti non esiste dubbio alcuno. Peccato che oltre alle forzature sui tempi della sperimentazione, qui ci sia un problema aggiuntivo. Quello contro il Covid 19 non è infatti un vaccino tradizionale, bensì un vaccino a RNA messaggero o mRNA, i cui effetti collaterali potrebbero emergere anche dopo molti anni dalla somministrazione. E’ davvero il caso di correre un rischio del genere, oltretutto in cambio di una protezione solo temporanea?

 

Quel che pare incredibile è che nessuno abbia proferito parola sulle recenti dichiarazioni del ministro Speranza, secondo il quale l’Italia avrà a disposizione entro marzo 2021 ben 202 milioni di dosi di vaccino anti-Covid. Lì per lì abbiamo pensato ad un errore, ma quella cifra è riportata da tutti i quotidiani che abbiamo avuto modo di consultare.

 

Ora, Speranza ha anche detto che l’obiettivo è quello di raggiungere l’immunità di gregge, vaccinando 40 milioni di persone, cioè 2 italiani su 3. Certo, è noto come i vaccini fin qui prodotti abbiano bisogno di un richiamo, ma 40 x 2 fa 80 milioni non 202. A cosa dovrebbero servirci gli altri 122 milioni di dosi già disponibili a marzo? In attesa che questo mistero si chiarisca, il dubbio che qualcuno voglia trasformare l’Italia in un diuturno vaccinificio h24 pare più che lecito. Che stiano eccedendo solo perché stanno pensando troppo intensamente alla nostra salute?

 Chi ci vuol credere ci creda, ma la biografia politica degli attuali decisori non lascia troppe speranze in tal senso.

Sia chiaro, sugli strani numeri del ministro il sottoscritto non è in grado di avanzare alcuna ipotesi, ma il mistero di questo curioso eccesso di zelo andava comunque segnalato.

 

Infine il Giappone.

Prima di chiudere andiamo all’estero. Sarebbe infatti sbagliato fossilizzarsi sull’Italia. Certo, il nostro Paese pare all’avanguardia nell’ossessione pandemica, ma anche all’estero non è che si scherzi. D’altronde, l’utilizzo dell’epidemia per ben altri scopi (il cosiddetto Great Reset) fa intravedere un disegno complessivo delle oligarchie globaliste, un progetto non certo limitato ad un solo paese.

 

C’è una notizia che viene dal Giappone. In questo paese le persone morte per suicidio nel solo mese di ottobre (2.153) sono più di quelle decedute per Covid dall’inizio dell’epidemia (2.087). Questo tanto per ristabilire un certo senso della misura. Ma la cosa più importante, riferita da un reportage della Cnn, è che l’attuale incremento dei suicidi è da ricollegarsi (per ansia, isolamento sociale e disoccupazione) alla gestione dell’epidemia.

 

Eppure il Giappone non è tra i paesi più colpiti dal virus, e neppure tra quelli che hanno preso misure più drastiche. Ma proprio per questo il boom di suicidi lì registrato potrebbe indicarci una tendenza ben più grave a livello mondiale.

 

Ecco quel che ci dice Michiko Ueda, uno studioso della Waseda University di Tokio:

 

«Non abbiamo nemmeno avuto un lockdown, e l’impatto di Covid è minimo rispetto ad altri Paesi ma vediamo ancora questo grande aumento del numero di suicidi. Ciò suggerisce che anche altri Paesi potrebbero vedere un aumento simile o addirittura maggiore del numero di suicidi nel prossimo futuro».

 

Il fatto è che, a differenza del Giappone, i paesi occidentali (Italia inclusa) forniscono i dati sui suicidi con un discreto ritardo. Dunque non ci sono ad oggi numeri sui quali si possa ragionare. Ci sono però le notizie che giungono da tanti reparti psichiatrici, dalle quali si apprendono due cose: che questi reparti sono pieni come non lo sono mai stati, che molti di questi pazienti sono arrivati lì dopo aver tentato il suicidio.

 

Ecco un altro effetto del terrorismo pandemico. Un effetto che si aggiunge ai danni alla salute che l’ossessione del Covid ha prodotto in termini di cure negate alle persone affette da tutte le altre patologie. Ed ecco un tema di cui nessuno parla, perché qualora se ne parlasse emergerebbe quanto la gestione terroristica dell’epidemia faccia più danni dell’epidemia stessa. E questo senza considerare le vittime economiche, coloro che hanno perso il lavoro ed il reddito.

 

Conclusione: il racconto ufficiale fa acqua da tutte le parti.

 

L’abbiamo detto in premessa e qui lo riaffermiamo: la narrazione ufficiale sul Covid non tiene, essa fa acqua da tutte le parti. Gli aspetti che abbiamo trattato lo dimostrano a sufficienza. E’ evidente come quella narrazione sia in realtà una costruzione artefatta che risponde ad un disegno ben preciso.

 

Quale sia quel disegno lo abbiamo tratteggiato ormai in decine di articoli e documenti, non ultimo quello approvato dalla recente Conferenza nazionale di Liberiamo l’Italia.

 

“Nulla sarà come prima”. Questa apodittica sentenza apparve sulla stampa fin dai primi giorni dell’epidemia. Come poteva giustificarla un virus del quale si sapeva in fondo assai poco? Che forse era la prima pandemia influenzale affrontata dall’umanità? Che forse dopo quelle conosciute nel Novecento nulla è stato più come prima? Suvvia, siamo seri. Una simile affermazione, peraltro ripetuta all’unisono da tutti i media mainstream, ci parla piuttosto di un messaggio pesato e pensato dalla cupola oligarchica che ci vuole schiavi. E che con il Covid punta allo scacco matto nei confronti dell’Homo sapiens.

 

Questa è la partita vera. Prendiamone atto ed agiamo di conseguenza.

 

(Fonte: Liberiamo l’Italia).

 

 

 

IL RICATTO DEL RECOVERY FUND di Leonardo Mazzei.

Abbiamo già spiegato quanto sia infondata la leggenda del Recovery Fund. L’analisi del funzionamento tecnico di questo nuovo strumento europeo non lascia spazio ai dubbi. In esso non c’è nulla di virtuoso, tantomeno di risolutivo rispetto alla crisi in corso.

 

Ma limitarsi a vederne la sostanziale inefficacia economica sarebbe un grave errore. Dedichiamo perciò questo nuovo articolo agli aspetti più propriamente politici. Il tentativo è quello di capire quale sia il vero accordo che sta dietro il Recovery Fund. Impresa in verità non troppo difficile.

 

Lo choc di primavera.

 

Di fronte alla crisi innescata dal Covid, e più ancora dalla sua disastrosa gestione, l’UE ha dovuto prendere atto del baratro che gli si parava davanti. Un baratro che avrebbe potuto aprire la strada alla disintegrazione. Sulla base di questa banale constatazione i soliti illusi hanno perfino immaginato la tanto sognata “riforma” dell’Unione. Ma la riforma di ciò che è irriformabile è per definizione impossibile. Nel caso dell’UE le dimostrazioni in tal senso sono talmente tante che non è necessario insistervi.

 

La cupola eurista ha dovuto perciò inventarsi l’ennesima soluzione che serve a prender tempo, che non risolve i problemi ma che è utile intanto a salvare la baracca. Tutti sanno che, di fronte al drammatico crollo dell’economia, l’unica misura sensata ed efficace sarebbe stata la monetizzazione del debito.

Lo hanno fatto i più importanti stati del pianeta, ma l’UE non può farlo.

 E, cosa ancora più importante, chi al suo interno detiene le leve del comando non vuole farlo.

 

Ecco allora il pannicello caldo col trucco denominato Recovery Fund. Pannicello caldo in quanto strumento del tutto inadeguato.

Col trucco, per il suo meccanismo teso ad azzerare la residua sovranità dei Pigs, gli “stati maiali” dell’immaginario del mainstream eurista, di cui l’Italia è senz’altro il bersaglio più grosso.

 

Ma come far digerire questo rospo alle vittime designate? Banale, con un ricatto semplice, semplice. Un ricatto forte quanto invisibile. Che, proprio perché basato su un patto non scritto, tiene sempre in canna il colpo mortale mirato alla tempia della vittima.

 

Il ruolo della Bce.

 

La chiave di volta di questo ricatto si chiama Bce. Abbiamo detto che la Banca Centrale non può e non vuole monetizzare il debito, e difatti non lo fa. Però acquista i titoli degli stati più in difficoltà, e questo è uno strumento di ricatto formidabile. Reso ancora più forte proprio dal fatto di non essere tenuta a farlo.

 

Ovviamente la Bce non agisce da sola. La leggenda della sua autonomia è solo una storiella per gonzi. Per tutti gli altri dovrebbero essere evidenti due cose: che essa si muove di concerto con la Commissione e con l’intera cupola eurocratica; che la sua azione è parte di un disegno e di un patto più complessivo.

 

Qual è questo patto?

 

Ovviamente non abbiamo la sfera di cristallo, ma con un pizzico di immaginazione non è difficile figurarsi quel che in primavera devono aver detto i caporioni di Bruxelles e Berlino ai timorati rappresentanti del governo di Roma:

 

«Col vostro debito, che ora crescerà a dismisura, solo la Bce potrà salvarvi dal default. Noi silenziosamente glielo consentiremo, ma voi dovrete accettare un bel pacchetto di interventi diretto giusto ad impacchettarvi, ma ovviamente confezionato in modo da apparire attraente, così voi potrete addirittura vendervelo in patria come salvifico. Cosa volete di più?».

 

Ora, è chiaro come questo accordo ha visto anche altri contraenti, sia sul lato dei ricattatori che su quello dei ricattati, con la Francia sempre intenta a barcamenarsi tra i suoi problemi e le sue velleità. Ma la sostanza non cambia. E l’obiettivo grosso della manovra resta comunque l’Italia.

 

A chi pensa che si tratti solo di fantasie di un fissato anti-UE, risponderò con le parole scritte da un personaggio autorevole quanto schierato con il blocco eurista, Lucrezia Reichlin. Sul Corriere della sera del 24 ottobre, la figlia di quello che fu un importante dirigente del Pci vuota il sacco, riconoscendo di fatto la natura e la sostanza del patto (e del ricatto) in questione.

 

Il ricatto spiegato da Lucrezia Reichlin.

 

Ci eravamo arrivati da soli, ma l’editoriale di Reichlin conferma quanto era già intuibile da maggio. Il patto politico c’è, quello che ci viene chiesto è di rispettarlo, di non giocare col fuoco, che in caso contrario saranno solo guai.

 

Eccola di nuovo la bella Europa! Quella che conosciamo da anni, che ci dice cosa fare e cosa no. Che ci prepara per bene i “compiti a casa”. Che estorce il consenso con la minaccia. Ma che lo fa sempre per il nostro bene.

 

Cosa ci dice la Reichlin?

 

Dopo aver criticato la convinzione secondo cui, qualunque cosa accada, la Bce garantirà comunque all’Italia bassi tassi di rifinanziamento del debito, Reichlin avverte che il patto che l’ha consentito finora potrebbe saltare.

 

E questo perché:

«I margini di flessibilità di Christine Lagarde dipendono dal grado di consenso politico alla condivisione del rischio all’interno dell’Unione. In generale, una banca centrale, nonostante la sua grande potenza di fuoco, non ha legittimità ad intervenire in modo illimitato senza il sostegno dell’autorità di bilancio che a sua volta si poggia su una decisione politica».

 

Fino a qui siamo all’esposizione di una cosa perfino banale. Dove sta quindi il problema?

 

«Ma se è così, la posizione dell’Italia riguardo al Mes o quella della Spagna che dice di non volere attingere ai prestiti del Recovery Fund è molto pericolosa. Il pacchetto europeo prevede una molteplicità di strumenti e su questo si basa l’accordo politico».

 

Eccoci dunque al famoso “pacchetto”, che di fatto non è rappresentato solo – come si usa dire – da Recovery Fund, Mes, Sure e prestiti Bei, ma include pure il non detto: la politica della Bce.

Che ovviamente non è incondizionata, laddove le condizioni per gli Stati sotto ricatto stanno proprio nella piena accettazione degli altri strumenti messi graziosamente a punto dalla Commissione Ue. Tra questi il più sostanzioso è appunto il Recovery Fund.

 

Pretendere di svincolarsi da questo patto, dice l’economista che della Bce è stata per tre anni (2005-2008) “Direttrice generale alla Ricerca”, sarebbe una mossa semplicemente azzardata.

 Il perché ce lo dice in poche righe che, se lette attentamente, sono la più autorevole conferma di quel che andiamo dicendo sul “pacchetto europeo” fin dalla primavera scorsa.

 

Leggiamo:

 

«Pensare che il rubinetto Bce sia incondizionato è pericoloso. Inoltre va sfatata un’altra illusione. I prestiti, certo, andranno restituiti nel tempo ma anche gli interventi della Bce non sono gratis. Permettono oggi di espandere il debito pubblico senza impennate sui tassi così da poter prendere tempo, ma non prevedono un aumento permanente del debito finanziato con emissione di moneta… Aggiungo che anche i sussidi non sono gratis e andranno finanziati con tasse europee in modo ancora da definire». (sottolineature nostre).

 

Grazie Reichlin!

Grazie per aver liquidato in poche frasi la montagna di sciocchezze che viene normalmente raccontata su Recovery Fund e dintorni.

Grazie poi per aver precisato un punto decisivo, quello sul vero scopo dell’intero pacchetto, che non ha la pretesa di avviare l’uscita dall’ultradecennale crisi, tantomeno quella di uscire dall’austerità con la svolta verso un’immaginifica quanto inesistente “Europa solidale”, quanto piuttosto quello di prendere tempo per salvare la baracca eurista.

 

Casomai la notazione del fatto che non ci sono “sussidi gratis” andrebbe segnalata ad un altro illustre editorialista del Corriere, quel Paolo Mieli che ancora ieri sparlava, sull’assai meno autorevole testata, di una metà dei soldi del Recovery Fund come semplicemente “donata” dalla caritatevole UE. Ma si può? E poi questi sarebbero i campioni della lotta alle fake news…

 

Ma torniamo a Reichlin. La cui conclusione, dopo quanto detto, è perfino scontata:

 

«In conclusione, mentre ci si prepara a sostenere l’economia con nuovi strumenti nazionali e ad emettere nuovo debito, dobbiamo stare attenti a non fare errori sulla strategia europea. Questo comporta chiari programmi per il Recovery Fund e un piano per la sanità da finanziare subito con il Mes».

 

Mettiamoci subito in gabbia!

Ecco l’inevitabile parola d’ordine di questa nostrana esponente dell’oligarchia eurista. Facciamolo obbedendo ai diktat europei sul come utilizzare il Recovery Fund e, per sovrapprezzo, aggiungiamoci pure (unici di un’Unione a 27!) il simpaticissimo Mes!

 

Il vero obiettivo politico (il gioco tedesco).

 

Le parole di Reichlin trovano un puntuale riscontro in quando detto negli ultimi giorni dai vertici della Bce.

Il lussemburghese Yves Mersch, membro del board della Banca Centrale Europea, ha detto minacciosamente che:

«La Bce dovrebbe agire se scoprisse che i governi stanno approfittando dei costi di indebitamento estremamente bassi che ha contribuito a creare per evitare di sfruttare i 750 miliardi di fondi dell’Unione europea».

 

«Evitare di sfruttare». Da notare qui quanto lorsignori tengano più di ogni altra cosa all’utilizzo di quei fondi, che pure insistono a presentarci come una magnifica opportunità che ci viene gentilmente concessa. Chissà perché!

 

A tagliare la testa al toro sulle reali intenzioni della Banca centrale è poi intervenuta direttamente la sua presidente, Christine Lagarde. La quale, in merito all’ipotesi di una cancellazione del “debito Covid” timidamente accennata dal presidente del parlamento di Strasburgo, David Sassoli, ha così stroncato quell’idea:

 

«Leggo sempre con interesse tutto quello che dicono i rappresentanti del Parlamento Ue e soprattutto i presidenti, la mia risposta è molto breve: tutto ciò che va in quella direzione è contro i trattati, c’è l’articolo 103 che proibisce quel tipo di approccio e io rispetto i trattati. Punto».

 

Bene, chiarito anche a Sassoli chi comanda in Europa, quel che emerge è il vero disegno politico dell’oligarchia eurista a dominanza tedesca.

 

Il famoso “pacchetto” trainato dal Recovery Fund non ha una mera funzione economica, peraltro limitata al solo prendere tempo allo scopo di impedire l’implosione a breve dell’edificio eurista. L’obiettivo principale è politico:

 incatenare in maniera ancor più stringente a quell’edificio i Paesi (in primis l’Italia) che dal sistema dell’euro subiscono danni micidiali fin dai tempi della sua instaurazione.

 

Giova qui ricordare quanto scritto a luglio a proposito di quale sia il vero gioco della Germania rispetto al futuro dell’UE ed a quello del nostro Paese. In estrema sintesi il punto è questo: contrariamente a quel dicono diversi confusionari, la Germania non ha alcuna intenzione di veder crollare l’UE, tantomeno quella di tirarsene fuori.

 Il suo scopo è invece quello di tenere in piedi la baracca pagando il minor prezzo possibile.

Da qui dunque misure straordinarie come il Recovery Fund, ma a condizione che siano solo temporanee e che non mettano in discussione l’impianto ordoliberale con il suo corollario austeritario.

 

Riguardo all’Italia, il discorso di Berlino è semplice. L’Italia non può essere schiacciata come la Grecia. Il rischio che il nostro Paese sia costretto a chiamarsi fuori dalla gabbia dell’euro va infatti impedito come la peste.

 I tedeschi sanno benissimo come l’uscita italiana segnerebbe la fine della moneta unica e forse della stessa Unione. Dunque l’inizio di molti guai per la Germania ed i suoi governanti.

 

Da qui una politica tedesca che non può essere quella dello strangolamento dell’Italia, bensì quella di tenerla in qualche modo in piedi ma sempre con l’acqua alla gola. Ovvio come lo strumento principe di una simile politica sia il ricatto. Il costante ricatto che viene dalla sottrazione della sovranità monetaria, senza la quale la sovranità politica è semplicemente azzerata.

 

A questo serve la trappola del Recovery Fund. Uno strumento che, come abbiamo dimostrato nel precedente articolo, non consentirà una vera politica espansiva, tantomeno la fuoriuscita dalla crisi infinita iniziata nel 2008 ed oggi aggravata dal Covid. Un meccanismo pensato proprio per consentire un galleggiamento sempre in forse, sempre soggetto a nuovi ricatti, nuove pressioni, nuove richieste. E proprio per questo da accettare, come chiede Reichlin, senza indugio alcuno.

 

Ma davvero si può andare avanti così? Ecco la vera domanda alla quale dovrebbero rispondere tutti i soloni del Gotha eurista. Non lo faranno mai e sappiamo bene il perché.

 

(Fonte: Liberiamo l’Italia).

 

 

 

L’INFONDATA LEGGENDA DEL RECOVERY FUND di Leonardo Mazzei.

La leggenda secondo cui il Recovery Fund avrebbe cambiato l’Europa, ponendo fine all’austerità per iniziare un nuovo periodo di espansione economica, è una clamorosa bufala. Una gigantesca fake news, per chi ama gli anglicismi. Chi scrive non ha mai avuto dubbi sul punto, ma adesso ci giunge in aiuto un’attenta analisi del professor Gustavo Piga sulla Nota di Aggiornamento del Def (Nadef).

 

Premesso che in tempo di Covid i numeri contenuti nei documenti previsionali valgono quel che valgono, cioè quasi nulla, resta però interessante lo schema di ragionamento che il decisore politico ha posto come cornice al quadro previsionale. Mentre i numeri sono destinati ad essere smentiti, riaggiornati e ri-smentiti, quello schema di ragionamento resta invece la traccia indelebile di una precisa impostazione politica: quella degli euroinomani impenitenti, che scrivono di “espansione” anche quando sanno benissimo che avremo invece la solita austerità. Tra questi adoratori del “Dio Europa” il ministro Gualtieri non è l’ultimo arrivato.

 

Ecco così la sua Nadef 2020, come sempre co-firmata col Presidente del consiglio Giuseppe Conte. Su di essa il giudizio di Gustavo Piga è stroncante.

 

Diamo la parola a Piga.

 

«La manovra economica del governo che pare espansiva e invece non lo è», questo il titolo chilometricamente liquidatorio del suo articolo. E non lo è – spiega Piga – proprio perché il tanto sbandierato Recovery Fund verrà utilizzato in tutt’altro modo. Probabilmente perché, questo lo aggiungiamo noi, non potrebbe essere diversamente proprio in virtù delle clausole previste da quel fondo, tanto decantato dai media quanto volutamente sconosciuto nei suoi meccanismi essenziali.

 

Vediamo allora le riflessioni di Gustavo Piga, partendo dall’inizio del suo articolo:

 

«Il nostro Paese ha ed avrà ancora di più nei prossimi mesi un bisogno immenso di crescita economica. Non solo per mantenersi stabile socialmente ma anche finanziariamente: una crescita solida è senza dubbio l’unico modo credibile per garantire infatti anche la discesa del rapporto debito pubblico su PIL. Il Recovery Fund doveva raggiungere proprio questo fine, dare garanzia di stabilità sociale e finanziaria, tramite il finanziamento di maggiori investimenti pubblici. Ma qualcosa sembra non stia funzionando perfettamente, almeno se consultiamo il documento fondamentale per capirne di più, la Nota di Aggiornamento al DEF recentemente pubblicata dal Ministero dell’Economia e delle Finanze.

 

 Questa include infatti tre informazioni chiave: la posizione per il 2021-2023 del Governo stabilita con il DEF in aprile, gli effetti aggiuntivi della manovra per il 2021 sul triennio e, infine, il contributo per gli anni 2021-23 dei fondi europei del Recovery. L’analisi complessiva di queste tre dimensioni ci dice della posizione fiscale del Governo e di come questa impatta sull’economia».

 

Fatta questa premessa, Piga passa ad esaminare i numeri del Recovery Fund così come tradotti nelle previsioni programmatiche della Nadef:

 

«Cominciamo subito dalla questione dei fondi europei – più semplice da capire ma anche capace di sollevare perplessità – che si suddividono in trasferimenti a fondo perduto e in prestiti a tassi vantaggiosi. I primi sono pari a 14, 20 e 28 miliardi nel triennio a venire: 0,8%, 1% e 1,5% di PIL circa. L’effetto stimato, ancora per il triennio, di crescita economica in più è pari rispettivamente a 0,3%, 0,4% e 0,8%, con un moltiplicatore della crescita da parte della spesa pubblica inferiore dunque allo 0,5. Numero che non è foriero di buone notizie: da un moltiplicatore degli investimenti pubblici ci si aspetta che sia almeno pari ad 1, e un valore così basso non può che voler dire che i fondi UE a fondo perduto non verranno tutti spesi là dove l’impatto è maggiore per la crescita, nell’accumulazione di capitale fisico ed immateriale, ma piuttosto in mille rivoli e trasferimenti».

 

Bene Piga, ma il “fondo perduto” non esiste.

 

La denuncia di Piga è chiara ed incontestabile: non c’è nessuna politica espansiva alle porte, né il Recovery Fund segnerà quell’uscita dall’austerità tanto propagandata dai media. Piga ha dunque il merito di svelare – numeri alla mano – la situazione reale dell’Italia reale, così come esce dalle stesse carte previsionali del governo. Un governo che, con i numeri di quelle carte, smentisce anzitutto se stesso, le sue promesse, le roboanti dichiarazioni dei suoi esponenti di punta.

 

Tuttavia Piga commette un grave errore, quello di parlare di inesistenti «trasferimenti a fondo perduto». Un errore che ne porta con sé un altro: quello di attribuire all’impiego di questi trasferimenti un moltiplicatore sul Pil inspiegabilmente basso, a suo avviso dovuto ad una dispersione in mille rivoli dei fondi in questione.

 

Ma è davvero questa la causa? O non sarà, piuttosto, che la Nadef – pur senza dichiararlo – tiene già conto del fatto che l’Italia dovrà contribuire a finanziare gli stessi fondi di cui poi usufruirà?

 A me pare che la spiegazione di un moltiplicatore talmente basso da risultare irrealistico, per altro indicato in un documento che in genere chi governa tende sempre ad improntare in maniera fin troppo ottimistica, non si spieghi altrimenti. Ed i numeri ce lo confermano.

 

Abbiamo già visto come la Nadef preveda l’utilizzo delle cosiddette “sovvenzioni” del Recovery Fund per complessivi 62 miliardi nel triennio a venire, circa 3,3 punti di Pil, cui corrisponderebbe invece un incremento della crescita economica di un solo punto e mezzo.

 L’arcano sta nel fatto che il “fondo perduto” proprio non esiste, mentre esiste una sorta di partita di giro con la quale gli Stati con una mano vengono “sovvenzionati”, mentre con l’altra restituiscono all’UE una cifra complessivamente equivalente.

 

Il documento “Finanziare il piano di ripresa per l’Europa“, elaborato dalla Commissione Europea, spiega come verrà finanziato il Recovery Fund. Pur auspicando l’aggiunta di nuove tasse europee, a Bruxelles si sono tutelati con una norma secca e chiara:

 

«Per garantire un margine di manovra adeguato, la Commissione propone di modificare la decisione sulle risorse proprie, il testo giuridico che stabilisce le condizioni per il finanziamento del bilancio dell’UE, per consentire l’assunzione di prestiti e aumentare di 0,6 punti percentuali il massimale delle risorse proprie in via eccezionale e temporanea. Questo aumento delle risorse proprie va ad aggiungersi al massimale permanente delle risorse proprie di 1,4 % dell’RNL proposto tenendo conto delle incertezze economiche e della Brexit».

 

A scanso di equivoci lo stesso documento precisa che:

 

«Il massimale delle risorse proprie determina l’importo massimo delle risorse in un dato anno che possono essere richieste agli Stati membri per finanziare la spesa dell’UE».

 

Dunque il massimale verrà portato dall’1,4% dell’Rnl (Reddito nazionale lordo) di ciascuno Stato al 2%. Per l’Italia significa un aggravio di circa 11 miliardi annui, equivalenti a 33 miliardi nel triennio. Trentatre miliardi da succhiare dalle casse dello Stato, sottraendoli dunque ad altri utilizzi (spesa od investimenti) dello stesso.

 

Ecco allora che i 62 miliardi della Nadef diventano al massimo 29. Il che spiega abbondantemente il modesto incremento quantificato dal governo sul Pil.

Se l’aumento di spesa effettivo è quello da noi calcolato, il moltiplicatore non sarebbe più sotto allo 0,5, bensì leggermente superiore ad 1.

Il che appare assai più ragionevole  .

Tutto questo sempre nel “fortunato” triennio 2021-23, perché in quello successivo (2024-26) le cose potrebbero peggiorare drasticamente.

Come si legge a pagina 12 della Nadef, le sovvenzioni in quel triennio caleranno infatti a soli 13,4 miliardi, mentre l’uscita aggiuntiva dello Stato (direzione Bruxelles) potrebbe restare a quota 33 miliardi. Insomma, una cuccagna!

 

Se così andranno le cose – e questo ci dicono le carte – il famoso “fondo perduto” ammonterebbe a soli 9,4 miliardi in 6 anni, pari ad un miliardo e mezzo all’anno! Una miseria – peraltro tutta da vedere, vista la possibilità di una serie di tassazioni aggiuntive -, ma ad ogni modo più che compensata dalle stringenti condizioni cui verrà incatenato il nostro Paese.

 

E i prestiti?

 

Fin qui abbiamo parlato delle cosiddette “sovvenzioni”, sperando che si sia almeno capita una cosa: che nella sostanza il “fondo perduto” proprio non esiste, che per l’Italia ci saranno al massimo delle miserevoli briciole, del tutto irrilevanti dal punto di vista macroeconomico.

 

Ma il Recovery Fund prevede anche i prestiti, che per il nostro Paese sono peraltro la parte prevalente. Un totale di 127,6 miliardi, la maggior parte da utilizzarsi nel triennio 2024-26. Inutile dire – qui l’inganno semantico non può funzionare come con le “sovvenzioni” – che i prestiti andranno restituiti.

 

Poiché la Nadef arriva solo fino al 2023, Piga non può far altro che analizzare l’impatto di questi prestiti soltanto sul primo triennio. Ed il suo giudizio è tombale:

 

«Passiamo ai prestiti a tassi vantaggiosi: essi sono pari a 11, 17,5 e 15 miliardi di euro. Una bella cifra. Purtroppo una buona parte di questi non andranno a finanziare nuovi progetti di investimenti ma a sostituire il finanziamento in deficit da parte del Tesoro di spese già previste.

Effetto addizionale dunque nullo, se non per un minuscolo risparmio di spesa per interessi. Qualcuno potrebbe dire che vanno a finanziare comunque maggiori investimenti pubblici già previsti da questo Governo, ma il DEF di aprile non lascia scampo nemmeno a questo riguardo: l’aumento di investimenti pubblici dal 2020 è di 3 miliardi per il 2021, altri 3 in più per il 2022 ed un calo di 1 miliardo nel 2023. Bazzecole, se pensiamo alla crisi in cui ci dibattiamo».

 

Queste affermazioni trovano puntuale riscontro in quel che si legge a pagina 11 della Nadef:

 

«I prestiti… non si tradurranno in un equivalente aumento dell’indebitamento netto in quanto potranno in parte sostituire programmi di spesa esistenti (anche corrente) e in parte essere compensati da misure di copertura. La porzione di prestiti che si traduce in maggior deficit è determinata per ciascun anno secondo gli obiettivi di indebitamento netto illustrati più oltre».

 

Qui l’aspetto principale da cogliere, quello che taglia la testa al toro di ogni retorica europeista, è che i prestiti nulla aggiungeranno alle prospettive economiche del Paese. Trattandosi di debiti, da contabilizzarsi come tali, prendere soldi in prestito dall’UE non sarà per nulla diverso dal prenderli sui mercati finanziari con la normale emissione di titoli. Con il piccolo particolare che l’UE ci imporrà pure come spenderli! Una trappola ben congegnata ai danni dell’Italia, che solo i piddini possono vendere come un affarone.

 

Conclusioni.

 

Arriviamo adesso ad alcune conclusioni.

 

Molte sarebbero le cose da dire ancora sul Recovery Fund. Una su tutte la tendenza di alcuni Stati (Spagna in primis) a non volere più i prestiti di questo fondo. Ma ancora più importante è capire le ragioni politiche del perché di tanta insistenza affinché gli Stati mediterranei siano costretti a ricorrervi. Un’insistenza che in Italia arriva perfino all’invocazione piddina, mediatica e confindustriale a favore del Mes. Per non farla troppo lunga torneremo su questi temi in un prossimo articolo, per provare a comprendere oltre al trucco economico (di cui qui ci occupiamo) anche quello politico.

 

Adesso torniamo invece al professor Piga, più esattamente alle conclusioni del suo articolo.

 

«C’è un ultimo aspetto che va considerato, e che rimane quello più importante. Questa manovra è stata “venduta” come manovra espansiva, di supporto all’economia. Ma lo è solo rispetto a quanto deciso in primavera nel DEF; se guardiamo piuttosto alle scelte complessive del Governo, includendo quelle decisioni, vediamo che – in tempi di Covid! – la posizione del Governo rimane molto restrittiva. Meno austera di qualche mese fa, ma pur sempre molto austera».

 

L’austerità dunque prosegue. In forme nuove, dato che con l’attuale crisi il rispetto dei vincoli formali del Fiscal compact non potrebbe chiederli neppure un Valdis Dombrovskis, ma prosegue.

 

Detto questo, la conclusione di Piga è pienamente sottoscrivibile:

 

«Insomma, invece di confermare e stabilizzare il deficit al livello odierno per tutto il triennio e utilizzarne le risorse per fare investimenti pubblici e invece di dedicare le risorse europee a massimizzare i progetti che generano crescita, ci ritroviamo con una programmazione austera e male allocata, in quella che è la maggiore crisi economica del dopoguerra. E perché mai?

Per quanto riguarda l’austerità è semplice, basta tornare ai numeri finali del 2023, quell’avanzo primario in pareggio e quel deficit su PIL che tocca la soglia “critica” del 3% del PIL su cui si è costruita la logica del mai abolito e austero Fiscal Compact.

Non sono infatti numeri casuali: sono frutto di quella promessa che il Governo italiano ha fatto, implicita nell’accordo sottostante al Recovery Fund, che l’Italia accede a questi fondi purché … si cimenti nell’austerità richiesta dall’Europa appena fuori dal Covid. Con una mano si dà, con l’altra si leva. Cosa si leva? La crescita».

 

Che dire? La leggenda di un Recovery Fund virtuoso e risolutivo è oramai smascherata. Solo la disastrata politica italiana può ancora far finta che così non sia. Una faccia tosta che prima o poi dovrà fare i conti con la realtà.

 

Ogni previsione economica e politica è in questo momento difficile. Ma una cosa è certa: solo l’uscita dalla gabbia europea potrà dare all’Italia la possibilità di riprendersi. Purtroppo le forze al servizio del blocco eurista hanno potuto utilizzare a loro vantaggio l’epidemia in corso.

La paura è un potente strumento di dominio. Vedremo fino a che punto sarà sufficiente a coprire le malefatte della maledetta congrega al potere.

 

 

COSA CI SI DEVE ASPETTARE? di Leonardo Mazzei.

 

Pubblichiamo l’intervista che Leonardo Mazzei ha rilasciato per la prestigiosa testata tedesca Makroskop.

 

D. Il governo cerca di imporre un secondo lockdown che colpisce anche i diritti politici. Quale è il ragionamento del governo, delle élite in generale – e le reazioni su scala popolare?

 

R. Proprio oggi, domenica 25 ottobre, è uscito il nuovo Dpcm (Decreto del presidente del consiglio dei ministri) che punta a restringere ulteriormente la libertà di movimento ed attacca il diritto al lavoro di milioni di persone, in particolare quelli dei servizi turistici e della ristorazione. A differenza di quanto avvenuto a marzo, adesso la linea del governo è quella della chiusura progressiva. Ma continuando così alla fine il risultato non sarà molto diverso. Questa strategia viene perseguita con un Dpcm a settimana. Un modo che, se da una parte mostra le difficoltà di Conte, dall’altro sembra fatto proprio per generare, oltre alla paura, un’assoluta incertezza sul futuro.

Il precedente Dpcm, del 18 ottobre, ha stabilito di fatto la sospensione del diritto a riunirsi in luoghi pubblici.

Contro questa lesione dei diritti democratici, attaccati in parallelo a quelli sociali, manifesteremo il 31 ottobre davanti alle prefetture dei capoluoghi di regione. Il ragionamento delle élite sembra chiaro: siccome la crisi è gravissima ed il malessere sociale è alle stelle, la sola tecnica di governo che può funzionare è la strategia della paura.

 

 E’ una linea che presenta dei rischi anche per il blocco dominante, ma che finora – come dimostrato anche dai risultati delle elezioni regionali di settembre – ha funzionato. Che continui a funzionare è invece tutto da vedersi. Proprio a causa del clima di paura, la reazione popolare è stata finora modesta. Ma a tutto c’è un limite. E i fatti degli ultimi giorni, a Napoli e non solo, ci dicono che le cose stanno finalmente cambiando.

 

D. A Napoli si sta sviluppando una protesta anche militante? Cosa ci si deve aspettare? C’è una direzione politica?

 

R. A Napoli la protesta è scattata contro il coprifuoco imposto dal governatore della Campania, De Luca. Sono scese in piazza le categorie più colpite da questa misura, con i ristoratori e i commercianti in prima fila. Ovviamente le iniziative di lotta non sono mai completamente “spontanee”, ma in questo caso possiamo parlare di una protesta auto-organizzata.

 

 Pur se assolutamente necessaria, è presto infatti per pretendere una direzione politica. Ora l’obiettivo dovrebbe essere quello di sviluppare ed estendere l’azione di lotta, mirando soprattutto proprio al governatore De Luca, che in questi mesi si è posto alla testa del fronte emergenzialista e securitario. Fra l’altro, l’epidemia in Campania sarebbe stata tranquillamente affrontabile se la Regione avesse aumentato i posti di  terapia intensiva nella misura prevista (e promessa) in primavera. Cosa che invece non è stata fatta. “Non vogliamo morire di fame per non rischiare di ammalarci di Covid”, questo hanno affermato i napoletani in rivolta. “Lavoro, dignità, libertà”, queste le loro parole d’ordine, che ricalcano quasi alla lettera quelle della nostra manifestazione del 10 ottobre. Ora queste parole d’ordine devono trasformarsi in obiettivi concreti, ma intanto la mobilitazione ha ottenuto un primo importante risultato: il lockdown regionale è stato bloccato proprio grazie alla manifestazione dell’altra sera. Un giorno dopo il suo famoso “si chiude e basta”, De Luca è stato costretto al passo indietro. Adesso dice che “il lockdown è impossibile senza ristori dal governo”. Chiede dunque soldi per le categorie colpite, ma quei soldi per ora non ci sono. E, nonostante le odierne promesse di Conte, che al massimo fanno presagire la solita elemosina, non sarà facile arrivare a risposte concrete.

 

D. Come sovranisti democratici quali saranno i vostri prossimi passi?

 

R. Il primo compito dei sovranisti democratici sarà quello di stare con chi lotta. Certo, il Paese è spaccato, ma è necessario schierarsi con la parte che non intende subire un disastro sociale catastrofico. In secondo luogo, i sovranisti democratici dovranno raccogliere la grande spinta all’unità presente nelle proprie fila. Una volontà unitaria esaltata dalla manifestazione di Roma. Come Liberiamo l’Italia ci muoveremo senz’altro in questa direzione. L’auspicio è che anche gli altri facciano la stessa cosa.

 

D. Il 10 ottobre avete fatto la Marcia della Liberazione, la più grande protesta dall’inizio della crisi covid. Avete cercato di connettere una risposta sociale immediata con un programma di investimenti pubblici per il lavoro e il ritorno alla sovranità popolare e nazionale. Come è il vostro bilancio?

 

R. Il bilancio è assolutamente positivo, sia in termini quantitativi che qualitativi. La manifestazione del 10 è stata in assoluto la più numerosa che si sia svolta in Italia in tutto il 2020. Ed il legame tra i temi sociali e la critica all’emergenzialismo ha funzionato. Naturalmente, non ci nascondiamo che ci vorrebbe molto di più. I settori sociali presenti in quella piazza sono importanti, ma ancora insufficienti. Ciò a causa del clima soporifero che il governo è riuscito ad imporre durante l’estate. Ma abbiamo già visto che ora il clima sta cambiando.

 

D. La stampa vi ha attaccato come negazionisti mettendovi insieme con i fascisti. Come avete reagito? Ha funzionato l’attacco o siete stati in grado di difendervi?

 

R. E’ anche considerando questo contesto che abbiamo tratto un bilancio assolutamente positivo della manifestazione. Mentre l’atteggiamento del Ministero dell’Interno è stato corretto, altri apparati dello Stato hanno lavorato all’infiltrazione ed alla denigrazione. L’infiltrazione l’abbiamo respinta, sia politicamente che concretamente in piazza. La denigrazione a mezzo stampa è stata invece l’arma più potente del potere. Visto che non potevano silenziarci, stavolta hanno deciso di denigrarci con una campagna senza precedenti negli ultimi anni. Volerci confondere con i fascisti di Forza Nuova, calunniarci con l’accusa di “negazionismo”, è stato il modo per oscurare i contenuti veri (a partire da quelli sociali) della manifestazione. Stavolta le fake news dei media sistemici hanno raggiunto vette impensabili. I comunicati del comitato organizzatore, che respingevano i tentativi di infiltrazione dell’estrema destra, che affermavano che noi non neghiamo affatto l’epidemia ma ne contestiamo fortemente la sua gestione politica, sono stati completamente ignorati dai media mainstream al gran completo. Proprio per questo abbiamo già querelato e stiamo querelando per diffamazione tutti gli organi di informazione che si sono resi responsabili di questa gigantesca campagna di denigrazione. Dalla nostra parte abbiamo avuto decine di media alternativi (web tv, tv satellitari, dirette Facebook) che hanno ripreso la manifestazione per un totale di un milione e 600mila visualizzazioni, di cui 300mila sulle nostre pagine Facebook. E’ chiaro che è la battaglia di Davide contro Golia, ma l’abbiamo combattuta al meglio.

 

D. Il governo Conte sembra più stabile, almeno in confronto alla situazione di un anno fa quando sembrava debolissimo. È vero che l’accordo sul Recovery fund lo ha aiutato?

 

 R. Sì, è così e bisogna averne piena consapevolezza. La cosa ha funzionato anche grazie al processo di normalizzazione della Lega. Il partito di Salvini, come pure “Fratelli d’Italia”, non si oppone al Recovery fund bensì solo al Mes. Ma questo è assurdo, dato che – viste le condizioni previste – il Recovery fund è in realtà un super-Mes. Ormai per la coalizione di destra (e neppure tutta, vista la posizione di Forza Italia) l’opposizione al Mes è solo una bandiera senza sostanza. Questo alimenta ovviamente le illusioni sul Recovery fund propagandate dal governo. Certo, i fatti smentiranno tutto ciò, ma affinché venga pienamente compresa la pericolosità di questa nuova trappola europea ci vorrà tempo. E’ quel tempo che fa il gioco del presidente del consiglio. Questo non vuol dire che nella stessa maggioranza di governo non vi siano forti fibrillazioni, ma né M5S né Pd hanno la forza e l’interesse di far cadere Conte adesso.

 

D. D’altra parte Salvini sembra in caduta libera. Perché? E come finirà?

 

R. Forse parlare di caduta libera è troppo, ma la crisi del salvinismo è palese. E personalmente la cosa non mi stupisce affatto. Paradossalmente il vuoto di proposta di Salvini è risaltato meglio all’opposizione di quando stava al governo nella comoda posizione di ministro anti-migranti. Il fatto è che l’immigrazione è questione seria, ma non è il principale problema del momento. E sul resto Salvini è apparso privo di qualsiasi idea. Credo che ciò sia avvenuto in parte per i suoi evidenti limiti politici e personali, in parte per il prevalere nella Lega della posizione europeista del blocco del Nord, imperniato sulla figura di Giorgetti e sui governatori del Veneto e della Lombardia. La cosa di gran lunga più probabile è che l’attuale crisi sfoci in un pieno processo di normalizzazione di quel partito. Lo stesso Salvini ha dichiarato ormai di accettare l’euro, di essere disposto ad appoggiare Draghi alla presidenza del consiglio od a quella della Repubblica (il mandato di Mattarella scadrà tra poco più di un anno). Ma credo che il sigillo ufficiale a questa operazione verrà posto con l’ingresso della Lega nel PPE. Tema che è oggetto di trattativa ormai da mesi. Può darsi che questo percorso presenti ancora qualche asperità, ma la strada è chiaramente tracciata.

 

D. Il governo Conte I veniva definito come sovranista. Entrambi i suoi componenti, sia la Lega sia i pentastellati, hanno lasciato questo campo e sono ritornati nell’ambito dell’europeismo. Stanno rappresentando la loro base popolare, o si sono persi?

 

R. Il governo Conte I non era dichiaratamente sovranista, anche perché aveva al suo interno la Quinta Colonna sistemica (rappresentata in primo luogo dal ministro dell’Economia, Tria) imposta da Mattarella. Era però un governo basato su una maggioranza parlamentare costituita da due partiti considerati a vario titolo come sovranisti. Un mix da cui emergeva comunque un governo con elementi e spinte sovraniste. Ciò portò a diversi momenti di aspro conflitto con la Commissione europea. Gradualmente la componente sovranista venne via via ad indebolirsi nei primi mesi del 2019, fino alla caduta del governo nell’agosto di quell’anno. Dovendo dare un giudizio sintetico, direi che quella crisi è stata più che altro la risultante dell’incapacità dei due partiti di governo di tenere fede alle premesse sovraniste, o quanto meno “euroscettiche”, che li aveva portati all’alleanza del maggio 2018. Poi, la boria e la pittoresca inettitudine di Salvini contribuirono a dare il colpo di grazia a quell’esperienza, ma il flop sostanziale c’era già stato. Alla prova dei fatti né Lega né Cinque Stelle erano stati in grado di reggere lo scontro con l’Unione europea e i suoi accoliti nostrani. Un’incapacità aggravata dalla scelta di non voler ricorrere, neppure quando sarebbe stato facile e vantaggioso, alla mobilitazione popolare. Vista in un’ottica sovranista democratica e costituzionale, il capitolo Lega e Cinque Stelle è da considerarsi ormai chiuso. Dalla base di quei partiti qualcosa verrà, e qualcosa sta già venendo, ma la strada che hanno intrapreso è chiaramente senza ritorno.

 

D. Il senatore dei Cinque Stelle, Paragone, ha annunciato alcuni mesi fa la creazione del partito Italexit. Come va avanti questo tentativo?

 

R. La mossa di Paragone, che noi abbiamo salutato positivamente perché fatta esplicitamente in nome dell’Italexit, deriva da due fatti. Il primo è proprio la conseguenza di quanto detto su Lega e M5s. C’è una larga parte della popolazione che è espressamente (lo dicono tutti i sondaggi) per l’Italexit. Ed è una parte che oggi è assolutamente priva di una degna rappresentanza. Il secondo fatto è la crisi, che la gestione del Covid ha aggravato prepotentemente. La mossa è stata dunque azzeccata, ma il processo di costruzione del partito non va avanti spedito come dovrebbe. Come Liberiamo l’Italia sosteniamo questo tentativo proprio perché risponde ad un’esigenza politica che riteniamo centrale da anni. Ma il nostro è un sostegno condizionato ad alcuni elementi. In primo luogo vogliamo un partito coerentemente basato sui tre punti chiave del manifesto presentato da Paragone a luglio: Italexit, lotta per l’uscita dal neoliberismo, attuazione della Costituzione del 1948. In secondo luogo vogliamo un partito di lotta, che agisce a tutti i livelli per arrivare all’uscita dall’UE. Dunque un partito che si presenta alle elezioni, ma non un partito elettoralista. Un partito radicato socialmente e territorialmente, capace di organizzare e rappresentare il popolo lavoratore, non un partito leggero. Siamo per un partito con un leader ben identificato, ma che non sia l’ennesimo partito personale. Vogliamo infine un partito che sappia dialogare sul serio, per aggregare il più possibile le varie componenti dell’arcipelago del sovranismo costituzionale. Su tutti questi punti, come su altri, la discussione è aperta.

 

LA VERITA’ SUL COVID ED IL DISASTRO ITALIANO di Leonardo Mazzei.

 

Il Covid 19 non è certo un virus peggiore di quello dell’Asiatica (1957-58), probabilmente neppure di quello dell’influenza di Hong Kong (1968-69), ma la classe politica che lo gestisce certamente lo è. E di gran lunga, come ben si vede dall’osservatorio italiano.

 

C’è un personaggio che esemplifica l’attuale disastro. E’ il buffone mascherato che governa la Campania. Vincenzo De Luca è uno e trino. E’ lo sceriffo col lanciafiamme che tutto vorrebbe chiudere, verrebbe da pensare per sempre. E’ il presidente di una Regione che non è riuscito a potenziare i posti di terapia intensiva, come avrebbe dovuto e come sarebbe stato possibile. E’ il politico che, nonostante tutto ciò, anzi forse proprio grazie anche a tutto ciò, ha vinto le elezioni del 20 settembre col 69% dei voti.

 

L’epidemia in Campania non ha lasciato tracce nelle statistiche demografiche. La mortalità ufficialmente attribuita al Covid è pari a 0,86 vittime ogni diecimila abitanti, molto più bassa della normale influenza stagionale. Eppure lo sceriffo col lancia-famme ha chiuso le scuole dalla sera alla mattina, anche se poi – a seguito della mobilitazione delle mamme – ha dovuto riaprire in fretta e furia almeno le scuole dell’infanzia. Sulla chiusura al momento il governo dice di dissentire, ma non mi stupirei se in un prossimo futuro De Luca risultasse l’apripista di analoghe decisioni governative.

 

Abbiamo detto delle terapie intensive. Mentre ululava mascherato davanti alle telecamere, il piddino De Luca ben poco faceva su quel versante. Lo denuncia addirittura un suo collega di partito, il ministro degli Affari regionali Francesco Boccia. Il quale, parlando della Campania, dichiara che:

 

«Prima del Covid aveva 335 posti letto di terapia intensiva. Il governo attraverso Arcuri ha inviato 231 ventilatori per le terapie intensive e 167 per le sub intensive. Oggi risultano attivati 433 posti, devono essere 566».

 

Come mai in Campania manchino 133 posti di terapia intensiva rispetto al previsto nessuno lo sa, ma su questo De Luca non è solo. Ecco cosa dice – sempre nello stesso articolo de la Repubblica – l’Alto (si fa per dire) commissario per l’emergenza, Domenico Arcuri:

 

«In questi mesi alle Regioni abbiamo inviato 3.059 ventilatori polmonari per le terapie intensive, 1.429 per le subintensive. Prima del Covid le terapie intensive erano 5.179 e ora ne risultano attive 6.628 ma, in base ai dispositivi forniti, dovevamo averne altre 1.600 che sono già nelle disponibilità delle singole regioni ma non sono ancora attive. Chiederei alle Regioni di attivarle. Abbiamo altri 1.500 ventilatori disponibili, ma prima di distribuirli vorremmo vedere attivati i 1.600 posti letto di terapia intensiva per cui abbiamo già inviato i ventilatori».

 

Bene, cioè malissimo, ma almeno Arcuri dà i numeri. Degli oltre 4mila posti aggiuntivi in terapia intensiva di cui si parla da marzo, ne sono stati attivati sull’intero territorio nazionale solo 1.449, cioè meno di un terzo. Di chi è la colpa? Certamente dei tanti De Luca che governano le regioni italiane, ma Boccia ed Arcuri (cioè il governo e la pletora dei tecnici superpagati di cui si circonda) colpevoli lo sono anche loro. Avvilente dover leggere sulla stampa la loro denuncia, senza che ci dicano una parola su cosa hanno fatto loro in questi mesi.

 

Quale intervento, quale iniziativa? Semplicemente non si sa, dunque lo si può capire benissimo: non hanno fatto nulla. O meglio, hanno fatto (e stanno facendo) a gara nello spargere terrore, nel diffondere la paura, nel prendersela con i “negazionisti”, nel reclamare nuove chiusure alla faccia del milione e mezzo di disoccupati in più che già hanno creato.

 

Ora anche l’OMS dice che…

 

Neanche lontanamente paragonabile alla Spagnola, ho già detto in premessa che la portata dell’epidemia in corso appare invece simile a quella delle altre due pandemie influenzali del secolo scorso: l’Asiatica e l’influenza di Hong Kong. Forme influenzali certamente più gravi della media, ma non esattamente l’Apocalisse di cui si narra oggi. Questa verità, facilmente intuibile da qualunque persona abbia provato ad analizzare i dati con un minimo di razionalità, ci viene adesso confermata perfino dall’OMS.

 

Confrontando i dati di ottobre con quelli del picco di marzo, il Corriere della Sera del 16 ottobre ha dovuto riconoscere il crollo della letalità allo 0,3%. Ma in realtà anche questa percentuale è sovrastimata, dato che più che i casi acclarati con tampone si dovrebbe tener conto della stima dei contagiati reali. Proprio per questo le valutazioni dell’OMS sono interessanti.

 

Secondo le “migliori stime” del dottor Michael Ryan, responsabile del programma per le emergenze sanitarie dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, il 10% della popolazione mondiale (pari a circa 780 milioni di persone) è già stato infettato da Sars-Cov-2. Si tratta una stima effettuata utilizzando i numerosi studi di siero-prevalenza realizzati in tutto il mondo. Rapportando questa stima al numero dei decessi ufficialmente attribuiti al Covid, il tasso di letalità effettivo sarebbe pari allo 0,14%. Decisamente inferiore a quello dell’Asiatica (0,40%) e presumibilmente a quello un po’ più incerto dell’influenza di Hong Kong. Certamente in linea con le normali influenze stagionali (circa allo 0,10%).

 

E’ da notare come la stima attuale dell’OMS sia profondamente diversa da quel 3,4% indicato a marzo dalla stessa organizzazione. Una cifra utilizzata in tutti i modelli di allora per giustificare ogni forma di chiusura e confinamento. Lo 0,14% è infatti 24 volte (ventiquattro) inferiore al 3,4%, ma è a quelle politiche che molti vorrebbero nella sostanza tornare.

 

Ad essere pignoli, è molto probabile che il raffronto con le pandemie influenzali del secolo scorso risulti alla fine ancor più favorevole, dato che nel passato gli epidemiologi hanno sempre fatto i loro calcoli sull’eccedenza di mortalità registrata, mentre oggi ragioniamo con i dati ufficiali in base ai tamponi. Numeri, questi ultimi, verosimilmente superiori all’eccedenza di mortalità effettiva, come sembrerebbero indicare alla grande i dati provenienti dagli Stati Uniti. In Italia ogni ragionamento su questo punto è al momento difficile. Infatti, in un Paese dove ormai nulla più funziona, pure l’Istat ha smesso di fornire dati aggiornati. Tuttavia, quelli comunicati fino a luglio mostrano un calo della mortalità, rispetto all’anno precedente, nei mesi di gennaio, febbraio, maggio, giugno e luglio. Dunque, dopo il violento picco di marzo ed aprile, la situazione si è di fatto rapidamente normalizzata. Quel che possiamo dire ad oggi è che ben difficilmente l’aumento di mortalità del 2020 risulterà superiore a quello registrato nel 2015 (con 49.207 decessi in più dell’anno precedente), evento che allora non scaldò minimamente i media.

 

Meditate gente, meditate…

 

Mentre scrivo è in arrivo l’ennesimo Dpcm, figlio dell’emergenzialismo imperante e dello stato d’emergenza vigente. Stavolta si parla di chiusura dei locali alle 22, nonché di lockdown nel fine settimana. Qualcuno saprebbe spiegarci la razionalità di questi decreti a raffica? Che forse la situazione cambia tutte le settimane? Almeno un po’ di serietà non guasterebbe.

 

Schierandosi contro lockdown ed emergenzialismo, Donald Trump ama ripetere che “la cura non può essere peggio della malattia”. Parole sagge che nessuno segue. Ma è chiaro come un nuovo lockdown, anche se un po’ attenuato, sarebbe il colpo di grazia per centinaia di migliaia di piccole aziende, con la certezza di una nuova valanga di disoccupati.

 

Ci dicono i benpensanti che sì, è vero, non c’è l’emergenza di marzo, però le terapie intensive potrebbero saturarsi. Ma è così, o siamo di fronte alle solite esagerazioni mediatiche? Giusto per fare un esempio, oggi l’Ansa ha parlato di una saturazione all’83% in Piemonte. Dato smentito da un tweet di Guido Crosetto, non proprio l’ultimo arrivato. Leggiamo:

 

«Questa è l’@Agenzia_Ansa. Io la leggo e capisco che in Piemonte l’83%  dei posti in terapia intensiva siano occupati. Allora chiamo @Alberto_Cirio (il presidente della Giunta regionale, ndr). Scopro che ci sono 33 ricoverati sui 327 posti ordinari. Che possono arrivare a 586 per emergenza».

 

La saturazione in Piemonte è dunque del 10%, non dell’83. Vogliamo domandarci una buona volta del perché i media facciano questo sporco gioco?

 

Peraltro, che le terapie intensive vadano in crisi durante i picchi influenzali non è cosa nuova.

 

«Milano, terapie intensive al collasso per l’influenza: già 48 malati gravi, molte operazioni rinviate». Questo titolo del Corriere della Sera non è del 2020, bensì del 10 gennaio 2018. Toh, meno di tre anni fa! Ed anche allora un’influenza provocava intasamenti, rinvio delle operazioni e decine di malati gravi. Meditate gente, meditate.

 

La verità è che la Paura (con la P maiuscola) è un’ottima arma di governo. E, come dimostra il caso del buzzurro De Luca, anche di consenso. La verità è che il virus è un gigantesco business. Un modo per ridisegnare in peggio la società, disumanizzandola a più non posso. Non a caso la parola d’ordine è “distanziamento sociale”. Avrebbero potuto dire “distanziamento fisico”, e sarebbe stato anche più preciso. Invece no, distanziamento sociale. Detto e scritto ovunque ed h24. Perché quello è l’obiettivo più profondo: una società di atomi impauriti senza diritti e senza coscienza.

 

Fantascienza? Può darsi, ma qualcuno di voi immaginava un anno fa l’incubo di questo 2020? Sarà meglio svegliarsi il prima possibile, prima che questo incubo diventi la nuova normalità. Che è esattamente quel che qualcuno vuole.

 

 PERCHE’ IL PD NON HA PERSO di Leonardo Mazzei.

 

«Il voto dà respiro al governo», questo il titolone del Corriere della Sera di ieri. Una sintesi ineccepibile dell’ennesimo paradosso italiano. Le forze di governo tracollano in voti rispetto alle precedenti elezioni regionali, ma siccome l’attesa era per una disfatta ancor più grande, il generale arretramento diventa una vittoria.

 

In realtà questo paradosso ne contiene altri due. Il primo è che, salvo la Liguria, i due principali alleati di governo erano invece avversari nelle regioni. Il secondo è che l’illusione ottica del grande successo governativo è esattamente il frutto della stupidità degli avversari, quelli che prevedevano la famosa “spallata”, il “cappotto” del sei a zero ed altre amenità.

 

Simbolo di questa inarrestabile avanzata delle truppe salvinian-meloniane avrebbe dovuto essere la Toscana. Chi scrive aveva segnalato per tempo quanto fosse improbabile un simile scenario. (Tra parentesi: le quattro previsioni finali lì avanzate si sono realizzate al gran completo, peccato che la Snai non quoti certe cose…).

 

Alcuni dati.

 

Non intendiamo qui perderci nei mille dati da decifrare di ogni elezione, ma qualche numero può essere utile. In termini di regioni “conquistate”, al posto del sei a zero salviniano c’è stato un tre a tre che in realtà non era difficile prevedere. Della Toscana si è detto, ma scontato (e alla grande) era il risultato in Campania, mentre più incerto appariva quello in Puglia. Ma se si comprendono le nobili ragioni del successo di De Luca e delle sue 15 (quindici) liste campane (nulla a che fare col clientelismo, ci mancherebbe!), non sarà difficile capire quelle del De Luca light pugliese, al secolo Michele Emiliano, anche lui accompagnato da 15 liste. Una pittoresca carrellata di simboli cui conviene dare uno sguardo, giusto per rendersi conto dov’è finita la politica italiana. Tra questi simboli ne segnaliamo alla rinfusa alcuni: I Liberali, Dc Puglia, Sud Indipendente, Partito del Sud, Partito Pensiero e Azione, Pensionati e invalidi giovani insieme, Partito animalista, Sinistra Alternativa. Che dire, viva il Carnevale!

 

Se il 3 a 3 è la sintesi di quanto avvenuto, vediamo invece i risultati dei due maggiori partiti di governo. Data la peculiarità di ogni elezione (in specie quelle nelle regioni) il raffronto deve essere fatto in primo luogo con le regionali precedenti, quelle del 2015. Lo so, cinque anni sono tanti, ma se facessimo il confronto con le ultime elezioni generali (le europee del 2019) il dato sarebbe meno impietoso per il Pd, ma ben più disastroso per M5S. Dunque il senso generale per le forze di governo, prese nel loro insieme, non cambierebbe.

 

Vediamo adesso i numeri. Rispetto al 2015 il Pd ha perso il 2,6% sia in Puglia che in Campania (e fin qui ci può stare), il 4,2% in Veneto ed il 5,7% in Liguria (e qui comincia a farsi seria), il 10% nelle Marche e addirittura l’11,2% in Toscana. Certo, queste variazioni risentono pure delle diverse alleanze di volta in volta realizzate. Ad esempio, in Toscana il candidato presidente Giani ha ottenuto grosso modo gli stessi voti del suo predecessore Rossi cinque anni fa, dato che i consensi persi dal Pd sono stati recuperati dalle liste alleate. Va notato però come il calo del partito di Zingaretti sia generalizzato. Il che qualcosa vorrà dire. Ovviamente nel 2015 eravamo ancora in piena era renziana, anche se già quel voto fece intravedere un discreto appannamento dell’iniziale boom del Bomba fiorentino. Tradotto sul piano nazionale, il dato piddino di domenica scorsa ci parla di un risultato in linea con i recenti sondaggi. Un partito appena un po’ sopra il 20%, il cui “successo” brilla più che altro per le defaillance degli altri. Zingaretti può dunque tirare un sospiro di sollievo per lo scampato pericolo, ma cantare vittoria è davvero un po’ troppo.

 

Passiamo ora ai Cinque Stelle, per i quali – viste le sistematiche debacle nel voto locale – il raffronto con il 2015 è ancor più obbligato. Per i pentastellati il tracollo è stato talmente omogeneo da non lasciare adito a dubbi (non che ce ne fossero…) sul loro disastroso trend. Un sostanziale dimezzamento dei voti che non ha bisogno di particolari commenti. Queste comunque le percentuali del loro calo: Campania -7,1%, Puglia -7,3%, Toscana -8,0%, Veneto -9,2%, Marche -10,3%, Liguria -14,5%.

 

Fin qui i dati. Ma se i numeri ci dicono molto, politicamente non sempre ci chiariscono tutto. Arriviamo così all’arcano del paradosso segnalato all’inizio. Al motivo per cui il Pd viene considerato il vincitore delle elezioni, ma soprattutto alle ragioni della mancata sconfitta di questo partito-sistema.

 

Perché il Pd canta vittoria.

 

Quando temi una rovinosa sconfitta, il pareggio può sembrare una decisiva vittoria. Questa metafora calcistica non è priva di senso. Del resto, passando dal campo di calcio a quello di battaglia, se fermi l’offensiva avversaria avrai posto le condizioni della possibile controffensiva. Nel concreto dell’odierna politica italiana le cose sono certamente più complesse. Non basterà lo scampato pericolo delle urne per evitare di rompersi le ossa nella gestione di una crisi rovinosa e senza precedenti. Tuttavia, in una politica che naviga a vista, per il Pd le cose sono messe assai meglio oggi che una settimana fa.

 

Palesemente il governo si è messo al riparo di ogni pericolo, la destra avrà da leccarsi le ferite e da regolare qualche conto interno (presumibilmente anche dentro alla Lega) ed i Cinque Stelle saranno alleati ancor più servili di prima. In quanto a Leu ed alla immaginifica “Italia Viva” di Renzi, il “non pervenuto” delle urne non potrà che semplificare ulteriormente la gerarchia interna della maggioranza governativa.

 

Vi sembra poco? Visto quel che attende il Paese, il risultato di domenica potrebbe rivelarsi per Zingaretti la classica vittoria di Pirro. Ma intanto a Piddinia han preso tempo. Il che, nella situazione data, poco non è.

 

Perché è andata così.

Chi scrive non è stato affatto sorpreso dal voto di domenica. Neppure da quello referendario, dato che non si cancella un potentissimo sentimento antiparlamentare, contraddittoriamente radicatosi nel Paese da almeno trent’anni, con una campagna elettorale breve ed asfittica, per giunta sul tema più facile per gli illusionisti della “lotta alla casta”. Avevo previsto un 70-30 e così è stato.

 

Quel che invece mi ha stupito, e non poco, è stata semmai l’elevata partecipazione al voto. Elevata, s’intende, non in generale ma in confronto alla tendenza degli ultimi vent’anni. Un dato, questo, da salutare positivamente.

 

Nessuna sorpresa nemmeno per l’esito delle regionali. Oltre a quanto già scritto sulla forza del potere e delle clientele – in certi casi (fortunatamente non sempre) è proprio vero che il potere logora… chi non ce l’ha – bisogna qui capire gli altri due fondamentali punti di forza che hanno salvato il Pd ed il governo Conte.

 

A mio modesto avviso, questi decisivi elementi corrispondono alla forza di due narrazioni dominanti: quella sull’Europa e quella sull’epidemia. Narrazioni la cui forza dipende dal semplice fatto che, tra coloro che hanno accesso ai media, nessuno le contesta.

 

La prima narrazione ci parla di un’Europa che – anche grazie al governo italiano, pensate un po’! – sarebbe diventata buona, non più promotrice di tagli ed austerità, bensì portatrice di doni. Noi sappiamo bene come tutto ciò sia falso, come il Recovery Fund altro non sia che un super-Mes mascherato. E sappiamo come quei fondi saranno soprattutto nuovi debiti da ripagare ad un’oligarchia eurista che, proprio in virtù di cotanta generosità, ci stringerà ancor meglio il cappio al collo.

 

Sì, noi lo sappiamo. E come noi lo sanno ormai milioni di cittadini. Che sono però una minoranza, anche perché chi potrebbe farlo con ben altri mezzi non contesta affatto la favola diffusa a reti unificate dai media. L’hanno forse contestata i candidati della Lega o di Fratelli d’Italia nella campagna elettorale delle settimane scorse? Assolutamente no. E, già che ci siamo, qualcuno saprebbe dirmi un argomento forte contro il Pd usato da costoro? Io, in mezzo a tanto chiacchericcio su ciò che non conta, di argomenti forti non ne ho sentiti. Del resto, i formidabili governatori della Lega nordista non solo vogliono i soldi del Recovery Fund (dunque del super-Mes), ma pure quelli del Mes ufficiale… Poi ti chiedi del perché il Pd non ha perso.

 

L’altra narrazione che ha dato i suoi frutti è quella sull’epidemia. Il governo Conte – certo non unico al mondo, questo va riconosciuto – ha fatto dell’emergenzialismo la carta vincente per restare in sella. Come strumento di governo la paura funziona alla perfezione. Andiamo verso un milione e mezzo di disoccupati in più? Che volete che sia rispetto al terribile virus!

 

Con un tasso di letalità ormai pari a quello di una normale influenza, oggi il Covid 19, anche secondo i (discutibili) dati ufficiali, provoca 10/15vittime al giorno. Sfortunatamente in Italia, ogni 24 ore, muoiono (dati Iss) 140 persone per infezioni ospedaliere. Ma pur essendo dieci volte di più questi ultimi non contano, mica fanno arricchire gli amici Mark Zuckerberg e Jeff Bezos! Mica sono utili a prorogare lo stato d’emergenza all’infinito!

 

Poche sere fa mi è capitato – cosa in realtà rarissima – di vedere un telegiornale (il Tg1). Inopinatamente, ad un certo punto è arrivata la domanda che non ti aspetti: e se avessero avuto ragione gli svedesi ad evitare ogni forma di confinamento? La risposta contenuta nel servizio da Stoccolma è stata interessante assai: la curva del contagio oggi darebbe effettivamente ragione al governo svedese, ma è troppo presto per arrivare a conclusioni definitive. Così ha detto l’inviato.

 

Troppo presto? Ma non sono stati proprio i media mainstream, nella scorsa primavera, a crocifiggere gli svedesi come popolo di delinquenti dediti al soddisfatto sterminio dei propri simili, specie se anziani e malati? Fra l’altro, provenendo dal mondo di Piddinia City, questa accusa è politicamente piuttosto bizzarra, dato che a Stoccolma non governano i criminali “populisti”, bensì una coalizione di centrosinistra composta da socialdemocratici e verdi.

 

Cito il caso svedese, perché esso ci mostra come la strada del lockdown duro (all’italiana) non fosse per niente obbligata. Così come non sarebbero oggi obbligate le scelte demenziali sulla scuola, sullo smart working, sulla chiusura degli uffici, sul distanziamento asociale in genere. Ma anche in questo caso, come sull’Europa, chi avrebbe la possibilità di farlo con una certa efficacia si guarda bene dal contestare il racconto ufficiale, quello secondo cui il governo italiano è stato (ed è) il più bravo al mondo nel contrastare l’epidemia. Tesi piuttosto ardita in un Paese che è al sesto posto per numero di vittime, pur essendo solo al ventesimo come numero di casi. Ma tant’è.

 

Ora, data la potenza di fuoco del terrorismo virale, alcuni nostri amici ritengono che contestare questa narrazione sia se non sbagliato, comunque inutile. Penso che a sbagliare – e alla grande – siano invece loro. Visto che il fattore P (paura) è un così buon alleato per il governo e per gli interessi dei potenti, perché costoro dovrebbero rinunciarci a cuor leggero? Crediamo forse alla loro buona fede? Suvvia, non scherziamo.

 

Conclusione.

 

Giunti a questo punto la conclusione è semplice assai. Se si capisce il motivo per cui il Pd non ha perso, non sarà difficile comprendere quali siano le armi da usare contro il governo dei servi di Bruxelles e Berlino.

 

Al tempo stesso, se si comprende la sostanziale intercambiabilità politica tra i due poli di centrodestra e di centrosinistra che tendono a ricostituirsi – con M5S sempre più interno a quest’ultimo – non sarà difficile capire l’assoluta urgenza della costruzione di un Terzo Polo, che per essere credibile non potrà che proporsi come polo dell’Italexit.

 

E’ in questo quadro che le due narrazioni su Europa ed epidemia vanno contestate e, se possibile, vinte. Chi scrive è convinto che esse verranno comunque smentite dai fatti, ma i fatti richiedono tempo e noi troppo tempo per salvare il Paese dalla catastrofe non lo abbiamo.

 

La lotta sarà dura, ma non impossibile. La Marcia della Liberazione del 10 ottobre ci darà delle prime, preziosissime, indicazioni. Tutti a Roma quel giorno, per battere un colpo prima che sia troppo tardi. Per batterlo sapendo che sarà solo il primo.

 

 

REGIONALI: LA TOSCANA REALE E QUELLA DI SANDRO VERONESI di Leonardo Mazzei.

 

Non c’è solo il referendum, dove andremo alle urne – come ha scritto Liberiamo l’Italia – per dire “No all’ennesima porcata neoliberista”. Ci sono pure le elezioni regionali. Si voterà in sette regioni, ma l’attesa più grande è per il risultato della Toscana.

 

Si dice che una sconfitta del Pd in questa regione potrebbe segnare la fine del governo Conte. Non lo penso, ma soprattutto non credo alla vittoria della leghista Ceccardi.

 

E’ curioso come il clima pre-elettorale faccia a pugni con una certa narrazione corrente. Secondo molti commentatori saremmo all’assedio della “cittadella rossa”, espugnata la quale orde di barbari tracimerebbero da ogni dove per devastare ogni cosa. Di fronte ad una così grande minaccia ci si dovrebbe aspettare un minimo di resistenza, quantomeno una campagna elettorale vivace e spumeggiante. Cioè l’esatto contrario di quel che sta accadendo. Ci sarà pure un perché.

 

Ma questo “perché” non sfiora nemmeno un po’ le illuminate menti di certi intellettuali. Sulle pagine dell’Huffington Post, lo scrittore Sandro Veronesi spara la sua: «Anche in Toscana permane ancora lo spiritello italiano che cent’anni fa ha dato corpo al fascismo».

 

Fascismo, fascismo, fascismo… Queste le uniche parole che sgorgano da chi semplicemente rifiuta di guardare in faccia la realtà. Che è lievemente più complessa.

 

Se davvero il confronto fosse tra fascismo ed antifascismo lo scontro avrebbe assunto ben altre tinte, mentre invece – bandite le idee, tanto a “destra” quanto a “sinistra” – i partiti cercano di rastrellare voti tramite il gioco largamente clientelare delle preferenze. Nel quadro di una campagna elettorale sonnacchiosa, in questi giorni la Toscana non è popolata da militanti motivati e combattivi, bensì da procacciatori di voti di preferenza e da un’infinità di comitati elettorali, con le loro sedi spuntate come funghi.

 

Sandro Veronesi è nato a Firenze, ma abita a Roma. Chi scrive vive invece in un piccolo comune toscano di seimila abitanti. Bene, nel centro di questo paese, nello spazio di 100 metri scarsi, si possono visitare le sedi di ben tre comitati elettorali, di cui due dello stesso partito. Ovviamente nessuno entra in questi uffici, affrettati e un po’ disadorni, ma pare che questa vetrina – dove giganteggiano all’americana le foto dei candidati – sia pressoché un obbligo. Ho scritto “candidati” al plurale non per caso, poiché il sistema delle preferenze di genere – a un voto ad una donna può seguire solo quello ad un uomo e viceversa – conduce ad una sorta di “gioco delle coppie”, mini-cordate a due sganciate da ogni contenuto politico che non sia il mero accumulo delle preferenze.

 

Vi pare che possa essere questo il clima di un’epica sfida tra fascismo ed antifascismo? Forse Veronesi non lo sa, ma questa spettacolare degenerazione della politica è frutto anche della legge elettorale toscana, dove spicca un’ingegnosa trovata piddina, un autentico unicum a livello mondiale. Sulla stampa nazionale si parla spesso del fatto che la Toscana sia l’unica regione dove, nel caso nessun candidato presidente raggiunga il 40% dei voti, è previsto il ballottaggio. Un’applicazione su scala regionale di quell’Italicum renziano bocciato dagli elettori nel referendum del 2016.

 

Non si parla mai, invece, dell’altra truffaldina genialata messa a segno dal Pd. La legge elettorale del 2014 prevede infatti che ogni lista possa avere un numero di candidati doppio rispetto ai seggi da assegnare nei vari collegi. Da sempre, ovunque nel mondo, se si deve eleggere un consiglio di 40 membri avrò al massimo 40 candidati. Da nessuna parte il numero dei candidati può eccedere quello degli eleggibili. Da nessuna parte, tranne la Toscana, dove invece i candidati sono il doppio! Un trucco che serve a drenare ulteriormente voti tramite le preferenze. Un sistema evidentemente favorevole a chi detiene il potere.

 

La verità è che nessun epico scontro è in atto, che spesso la battaglia più cruenta è quella tra i candidati dello stesso partito, che sui programmi identica è l’impronta neoliberista. Tant’è che sulla sanità, ad un Pd che pagherà i tagli della controriforma delle mega-Asl (ridotte a tre in tutta la regione), si contrappone una destra che propone il modello lombardo…

 

Ma soprattutto non c’è alcuna “cittadella rossa” da difendere. Non solo perché già ora molte città capoluogo della regione (per la precisione 6 su 10) sono governate dalla destra, ma perché non si vede proprio dove sia il “rosso”. E, ad esser precisi, neppure il rosa pallido.

 

Torniamo adesso a Veronesi ed al suo “argomentone” del fascismo. Poco più di un anno fa, nel maggio 2019, si tennero in contemporanea le elezioni europee e quelle comunali. Dunque, stessa data e stessi elettori, eppure risultati diversi, spesso addirittura opposti in tanti comuni della Toscana. Un trionfo della Lega alle europee, un sostanziale successo del Pd alle amministrative. In molti centri con una larga maggioranza di destra alle europee, alle comunali vinceva infatti – spesso piuttosto largamente – il Pd. Elettori “fascisti” con la mano destra ed “antifascisti” con la sinistra? Suvvia, siamo seri.

 

Su chi ancora cerca di capire i comportamenti elettorali parlando di fascismo ed antifascismo non abbiamo davvero più parole. Il fatto è che, in una regione come la Toscana, gli elettori – quelli delle classi popolari in particolare – oltre alle politiche nazionali pagano pure le scelte ultraliberiste del Pd fatte a livello locale. Da qui la spinta a destra, anche se da lì non arriva certo un’alternativa credibile.

 

Né un’alternativa viene dalle liste minori. Ovviamente non viene da M5S, dato dai sondaggi all’8%, ma che secondo chi scrive potrebbe anche sprofondare sotto la soglia di accesso del 5%. Ma, vista la sua visione globalista, non viene neppure da “Toscana a sinistra”, aggregato che comprende sia il Prc che Pap, una lista che ebbe più del 6% nel 2015, ma che stavolta si fermerà realisticamente attorno al 3%. Sulla scheda gli elettori toscani troveranno poi altri 3 simboli – Movimento 3v, Pci, Pc senza “i” – utili per un legittimo voto di protesta (che è sempre meglio ci sia), ma troppo chiusi in una logica identitaria per poter rappresentare davvero un’alternativa.

 

Bene, di fronte a questo quadro, qual è l’unica idea avanzata da Veronesi? Udite, udite: l’immigrazionismo. Per lo scrittore, l’immigrazione andrebbe favorita in tutti modi, perché: «È evidente che essa sola può aiutarci a contrastare il declino demografico che, come sempre nella storia, precede quello economico e sociale».

 

Anziché occuparsi delle ragioni economiche che portano tante coppie a non fare figli, anziché preoccuparsi della crescente emigrazione giovanile, spinta sia dalla mancanza di lavoro che dal crollo delle retribuzioni nel nostro Paese (la famosa “svalutazione interna” indotta dal sistema dell’euro), Veronesi vorrebbe far quadrare i conti con un bel rilancio di quella moderna tratta degli schiavi asetticamente chiamata “immigrazione”. Chiaro il perché lo faccia: più comodo presentarsi con una (per quanto finta) immagine umanitaria, che confrontarsi sul serio con le ragioni strutturali del grande declino italiano, in particolare con quelle targate Europa.

 

Questa comunque la sua proposta:

 

«C’è una quota considerevole di immigrati che noi in Italia potremmo assorbire con grande profitto, ridando vita ai borghi semi-abbandonati per via dell’emigrazione interna, ai paesi-fantasma sugli Appennini o sulle Prealpi, o nel meridione».

 

Oh bella! Far riempire agli immigrati i borghi semi-abbandonati dagli italiani. Un’ideona, ma non proprio originale. Veronesi non può saperlo (almeno credo), ma una simile proposta venne lanciata già alcuni anni fa da un sindaco di un comune montano, adesso candidato alle regionali per Fratelli d’Italia (antifascismo, antifascismo, antifascismo…). Secondo questo sindaco, gli immigrati avrebbero dovuto ripopolare i paesi ormai svuotati dell’Appennino Tosco-emiliano e delle Alpi Apuane. Nell’esporre sulla stampa questa sua idea, egli aveva perfino precisato una certa preferenza circa le nazionalità da indirizzare verso quei luoghi: trattandosi di zone di montagna bisognava privilegiare in primo luogo gli immigrati curdi ed afghani…

 

Non credo che la salviniana Ceccardi sarebbe d’accordo con questa idea del suo candidato, ma ancora più divertente è la coincidenza con la visione esposta da Veronesi.

 

Giunti a questo punto, so che sarete curiosi di sapere come andranno le cose domenica in Toscana. In realtà lo sapremo solo lunedì sera. Di sicuro abbiamo già stabilito che a decidere non sarà il “tasso di antifascismo”. Del resto, se adottassimo questo improbabile criterio, la regione più antifascista risulterebbe la Campania, vista l’annunciata larga vittoria dello sceriffo De Luca. Peccato che De Luca, oltre che come re delle clientele, vincerà proprio in quanto sceriffo… Un “dettaglio” sul quale gli “antifascisti” nulla hanno da obiettare.

 

Detto questo alcune previsioni le azzardiamo.

 

La prima è che non vi sarà ballottaggio, dato che la somma delle liste minori sarà ben lontana dal 20% dei voti. Sapremo perciò chi ha vinto già lunedì sera.

 

La seconda è la batosta, l’ennesima, che rimedieranno i Cinque Stelle. Nelle regionali del 2015 si fermarono poco sopra il 15%. Stavolta, ben che gli vada, dimezzeranno i voti. Ma non è da escludere che i pentastellati manchino addirittura la soglia del 5%, restando così fuori dal consiglio regionale. Cose che possono capitare quando a Roma si governa col Pd…

 

La terza riguarda “Toscana a sinistra”, per la quale – come precedentemente accennato – la mia previsione è, anche in questo caso, quella di un dimezzamento secco rispetto a cinque anni fa. Questa lista è un concentrato di quella sinistra sinistrata che nulla sa dire sulla decisiva questione dell’Europa, che è critica sì verso il Pd ma reputandolo pur sempre un male minore rispetto ai barbari leghisti. Una subalternità di fatto che sempre si paga nelle urne.

 

La quarta previsione – la più impegnativa – riguarda l’esito dello scontro Giani-Ceccardi. Ho detto in premessa di non credere alla vittoria di Ceccardi. E credo che l’articolo abbia spiegato il perché. Se la destra verrà sconfitta non sarà certo perché sarà scattato l’allarme antifascista, del quale tra la gente comune non c’è proprio traccia alcuna. Sarà invece perché – in un quadro di generale disinteresse e di indistinguibilità dei programmi – avrà vinto il partito-sistema, quello allenato da decenni all’esercizio del potere locale. Ricco quanto mai di clientele, messe ancora più a frutto da una legge elettorale disegnata allo scopo.

 

Ne riparleremo comunque tra qualche giorno. Ma intanto spero che si sia capito che la Toscana reale non è quella descritta da Sandro Veronesi.

 

 

 

I VINCITORI DEL COVID di Leonardo Mazzei.

 

Chi ci sta guadagnando? Ecco una domanda che tutti dovrebbero porsi. Ma che pare oscena, come se si volesse anteporre l’economia all’epidemia, il denaro alla vita umana. E così, con questo trucchetto finto-umanista da quattro soldi, chi i soldi ce li sta facendo alla grande riesce ad occultare la gigantesca ridefinizione della piramide della ricchezza e del potere in atto.

 

Le notizie sul virus coprono tutto, in primo luogo il dramma sociale che la gestione dell’epidemia sta producendo. Guai a dubitare della narrazione ufficiale. Nel mondo il numero dei casi e delle vittime è stabile da mesi? Non lo si dica, che c’è il rischio di abbassare la guardia. In Europa i casi crescono, ma la letalità è ormai al livello di una normale influenza? Nessuno si azzardi a rilevarlo, che l’accusa di “negazionismo” è già pronta a scattare.

 

Chi scrive non crede al complotto, ma tende a guardare ai fatti. Ed un fatto certo è la strumentalizzazione dell’epidemia da parte dei dominanti. Dato che paura ed emergenzialismo aiutano da sempre il potere, è perfino banale scorgere gli interessi politici che alimentano l’attuale narrazione catastrofista. Del resto, se moriremo tutti per il virus, che sarà mai qualche milione di disoccupati in più! Ma ci sono pure gli interessi economici. E sono giganteschi.

 

Ci siamo già occupati di questo aspetto fondamentale alla fine di maggio. Ma i tre mesi trascorsi hanno confermato alla grande le tesi esposte allora. Dentro ad una crisi economica disastrosa non tutti ci perdono, anzi.

 

«Dietro i record, si allarga la forbice tra vincitori e vinti di Wall Street: oltre il 60% dei titoli ancora in rosso con la pandemia», questo il significativo titolo de la Repubblica del 23 agosto. Tra le notizie riportate nell’articolo c’è ovviamente quella del raggiungimento del primato assoluto dei 2.000 miliardi di dollari di capitalizzazione borsistica raggiunti da Apple, l’enorme crescita del valore delle azioni di Amazon dall’inizio dell’anno, il boom di Abiomed (+87%) nel settore sanitario e di PayPal (+50%) in quello delle transazioni online.

 

Giusto per limitarci all’esempio di Apple, nei mesi in cui il Pil degli Usa calava del 32,9%, le vendite degli iPad saliva del 31%, quella dei computer Mac del 22%. Ma le stesse considerazioni potremmo farle per Amazon, Microsoft, Alphabet, Facebook, eccetera.

 

Per farla breve siamo andati a verificare i valori di Borsa delle 10 società con la maggiore capitalizzazione al mondo. Tra queste società, ben 7 appartengono al cosiddetto websoft (internet e software), due alla finanza (di cui una è Visa, la regina delle carte di credito), una al settore energetico. Nella top ten non c’è più posto ormai per le società del settore manifatturiero, la prima delle quali (Johnson & Johnson) appartiene comunque al farmaceutico. Tanto per dare l’idea…

 

Ma vediamo la graduatoria, in ordine di capitalizzazione in miliardi (md) di dollari (tra parentesi la variazione percentuale dal 2 gennaio al 2 settembre): Apple 2.000 md (+78,6%), Saudi Arabian Oil 1.780 md (+10,3%), Microsoft 1.580 md (+41,4%), Amazon 1.570 md (+84,3%), Alphabet (la società che incorpora Google) 1.020 md (+20,9%), Facebook 740 md (+40,8%), Alibaba (l’Amazon cinese) 680 md (+38,6%), Tecent (altra società cinese del websoft) 620 md (+42,5%), Bekshire (la società finanziaria presieduta da Warren Buffett) 500 md (-4,4%), Visa 420 md (+11,6%).

 

Piccola precisazione: per farla semplice, i valori della capitalizzazione sono ripresi dalla tabella del Corriere della Sera del 20 agosto, ma quelli di Apple sono già saliti da allora di altri 290 miliardi! A qualcuno il virus fa bene anche a fine estate!

 

I dati della graduatoria parlano da soli. Da notare come gli incrementi siano dall’inizio dell’anno, che se li avessimo calcolati dal punto più basso di marzo sarebbero stati ancora più grandi. Ma è giusto così, perché in questo modo si vede come i colossi di internet e dell’informatica abbiano saltato a piè pari l’epidemia, di cui hanno anzi approfittato per mettere a segno giganteschi guadagni che non avrebbero neppure potuto immaginare senza di essa. Questo non è complottismo (non siamo complottisti, eccetera, eccetera…), è un fatto.

 

Un fatto enorme, tanto più se confrontato con l’andamento borsistico di altri comparti economici di primaria importanza, come l’energia e l’automobile. Questi settori, non troppo tempo fa in cima alla piramide del capitalismo mondiale, vivono oggi una crisi gravissima. Ed i dati azionari, che ora andremo a vedere, esprimono in maniera abbastanza precisa il crollo del fatturato e degli utili.

 

In campo energetico abbiamo già visto il dato positivo di Saudi Arabian Oil (Aramco), ma questa è solo un’eccezione dovuta all’assestamento dei prezzi a seguito del suo recentissimo ingresso in Borsa avvenuto solo nell’autunno scorso. Nel resto del settore le cose vanno ben diversamente. Vediamo le variazioni di alcune delle principali società dall’inizio dell’anno:  Exxon Mobil -44,4%, Shell -53%, Chevron -31,6%, Bp -46%, Gazprom -29,1%, Eni -44,2%. Tutti pesanti segni meno. E qui – come potete verificare coi dati riportati nel già citato articolo di maggio – le cose hanno continuato a peggiorare anche negli ultimi tre mesi. Ora, siccome l’energia ci dice grosso modo come va la cosiddetta “economia reale”, l’indicazione sembra piuttosto chiara.

 

E nel settore automobilistico? Queste le variazioni: Toyota -9,6%, Volkswagen -21,7%, General Motors -21,4%, Fca -31,8%, Ford -27,5%. Pure qui le cadute sono pesanti, anche se dopo il tonfo di marzo è in atto una lentissima ripresa. Un rimbalzino delle vendite che per ora non risolve certo l’enorme crisi del settore.

 

Prima di chiudere, un ultimo dato dell’Istitute for Policy Studies. Secondo questo studio, nei soli mesi di marzo e aprile i 600 uomini più ricchi degli Usa si sono arricchiti di altri 434 miliardi di dollari (+15%) portando la loro fortuna complessiva a 3.380 miliardi. In quel ristretto lasso di tempo Mark Zuckerberg (Facebook) si è arricchito di altri 30 miliardi, mentre Jeff Bezos (Amazon) ha fatto ancora meglio, arrivando ad un totale di 147 miliardi. Questo era a maggio, ma perché fermarsi? Difatti Bezos (viva il Covid, viva il Covid, viva il Covid…) adesso è arrivato a 189,4 (+42,4 md negli ultimi tre mesi). Più modestamente, Zuckerberg ha invece dovuto accontentarsi di un incremento nel periodo di “soli” 8,2 md.

 

Inutile dire come questa ricchezza venga dalla distruzione dell’economia su cui vivono centinaia di milioni di persone sul pianeta, come a questa offesa senza limiti corrisponda l’aumento esponenziale della disoccupazione, della precarietà e della povertà. Ma tant’è, lo vuole il virus… O perlomeno la sua narrazione.

 

Ora la domanda è questa: ma davvero si può pensare che il racconto catastrofista sul virus, quello che alimenta paura e terrore ogni dì sia davvero estraneo a questi interessi? I signori del websoft sono i padroni della rete, quelli che fra l’altro censurano ogni contenuto non allineato alla verità ufficiale. Ma i loro tentacoli, generalmente intrecciati agli interessi del potere politico, arrivano a tutti i mezzi di informazione. Il risultato è sotto gli occhi di tutti.

 

Di fatto, questi signori hanno tutto l’interesse che l’epidemia continui. Certo, costoro non comandano al Covid, ma sicuramente orientano e dirigono l’ancor più potente virus della disinformazione. Quello che arriva tutti i giorni nelle nostre case.

 

In palio non c’è solo il loro bottino personale, in gioco c’è soprattutto il potere a livello globale. Se vi par poco, fate voi.

(Fonte: Liberiamo l’Italia).

 

 

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