LA PANDEMIA CHE UCCIDE
LA
PANDEMIA CHE UCCIDE.
«È
stato ucciso da Big Pharma»-
Corriere.it.
Gamegurus.it
- Leonard Berberi -Redazione GG - (
Febbraio 10, 2022)- ci dice :
(Italia news-coriere.it).
Su
Facebook e Twitter spuntano le teorie più strampalate sul decesso del Nobel no
vax. Per
qualcuno è «stato ucciso perché doveva testimoniare a Norimberga 2».
Il
professore Luc Montagnier?
Dopo un giorno intero nel dubbio, con voci che si sono
rincorse e il silenzio dei media francesi — al netto del giornale France Soir,
il primo a scriverlo — il mondo social è apparso disorientato, diviso com’è da mesi tra «no vax»,
«nì vax» e «sì vax».
«È morto di Covid», è una prima ipotesi che sa di beffa,
rigorosamente confinata in un post su Facebook o cinguettio su Twitter.
«No, è morto proprio dopo aver fatto il
vaccino anti-Covid», replica parte della platea che arriva a negare l’esistenza
del virus.
«Macché, l’hanno ucciso i governi pro-pharma»,
è la
spiegazione degli anti-vaccino.
L’annuncio.
Il
mistero inizia la mattina del 9 febbraio.
«Luc
Montagnier ci ha appena lasciato. Rip», scrive sul suo sito France Soir.
«È
morto serenamente l’8 febbraio 2022 alla presenza dei suoi figli», specifica
l’articolo.
Solo che passano i minuti, trascorrono le ore
e nessun altro grande media transalpino riprende la notizia, per confermarla o
smentirla.
Silenzio da Le Monde e Le Figaro. Silenzio
pure dalle tv all francesi.
Consiglio
d’Europa: Green
Pass
Discriminatorio e Contrario alla Scienza.
Marcotosatti.com-Marco
Tosatti- (5 Febbraio 2022)-ci dice :
Marco
Tosatti.
Cari
amici e nemici di Stilum Curiae, mi sembra importante rilanciare questo
articolo, apparso su “ Secondo Piano News “e originato da una notizia de Il Fatto Quotidiano. Non credo che gli altri giornali
l’abbiano ripresa. Buona lettura.
Come
racconta ‘Il
Fatto Quotidiano‘, articolo rilanciato da Il Paragone, “un rapporto approvato a fine gennaio
a larga maggioranza ha bocciato l’utilizzo delle certificazioni per punire i
non vaccinati.
Nella
riunione di gennaio l’Assemblea ribadisce che gli Stati vengono esortati a “informare i cittadini che nessuno
deve farsi vaccinare se non lo vuole e a garantire che nessuno sarà
discriminato se non è vaccinato”, al contrario del modus operandi di molti governi
Ue, in
primis l’Italia, che hanno adottato provvedimenti liberticidi sia sull’obbligo vaccinale per
alcune categorie, compresi gli over 50, che sul Green pass, strumento che non ha nulla di
sanitario ma appunto punitivo e di mero controllo sociale.
Il
testo del dossier, intitolato “Vaccini Covid-19: questioni etiche, legali e
pratiche”,
sostiene
che il concetto di passaporto vaccinale (Green pass) è “contrario alla
scienza”,
in assenza di dati sull’efficacia dei vaccini nel
ridurre la contagiosità e sulla durata dell’immunità acquisita.
Questo testo, spiega ancora ‘Il Fatto’, “scredita di
fatto i decreti dell’esecutivo di Mario Draghi che penalizzano i non vaccinati
con divieti volti testualmente alla ‘prevenzione di SarsCov2’, ossia alla
neutralizzazione di infezioni e contagi.
I
vaccini approvati dall’Ema si sono rivelati efficaci nel prevenire le forme
gravi del Covid (ricoveri e decessi). (Leggi Bourla, ad di Pfizer che afferma
il contrario, ndr). Non impediscono invece al virus di infettare l’organismo e
trasmettersi a terzi.
È
quanto emerge da trial clinici, bugiardini e studi condotti sulle varianti
Delta e Omicron”. E quindi non dai no vax, che sono poi quelli, secondo
Crisanti, che non si ammalano e in una minima parte finisce in terapia
intensiva Leggi.
Secondo
il dossier consegnato recentemente al Senato Italiano dall’avvocato Renate
Holzeisen,
“decadrebbe
anche il mutuo riconoscimento tra i Paesi dell’Ue delle certificazioni
vaccinali che, secondo la normativa comunitaria, è subordinato ad evidenze
scientifiche sull’interruzione delle catene di trasmissione. Una settimana
prima era stato il Comitato internazionale per l’etica della biomedicina (Cieb) a prendere di mira l’Italia . La rete scientifica internazionale
creata da docenti ed esperti per promuovere un dibattito critico sulla gestione
politica della crisi Covid ha chiesto l’abolizione dell’obbligo vaccinale per
gli over 50 e del Green pass”.
Il
Cieb ha invitato gli altri Paesi e le organizzazioni internazionali a fare
pressioni sul governo italiano affinché ponga fine alla “sperimentazione di
massa di un medicinale sperimentale impropriamente denominato vaccino”. La
scadenza della sperimentazione scade infatti tra il 2023 e il 2024.
E ora
sono diverse le associazioni civiche che negli ultimi mesi hanno presentato esposti
alla Corte penale internazionale de L’Aia per crimini contro l’umanità.
Sarebbero tali “le imposizioni dei trattamenti con sostanze sperimentali col
ricatto (privazione di diritti fondamentali come quello al lavoro, ai servizi
pubblici e alla libera circolazione)”, dichiara Holzeisen riferendosi all’art 7
dello Statuto della Corte.
(Marco
Tosatti).
Viganò
a Civitas: i Vertici della Chiesa
Sono Complici Corrotti del Great Reset.
Marcotosatti.com-Marco
Tosatti- ( 12 Febbraio 2022)- ci dice :
Marco
Tosatti.
Cari
amici e nemici di Stilum Curiae, riceviamo, e con piacere pubblichiamo questa
intervista che l’arcivescovo Carlo Maria Viganò ha rilasciato a Civitas. Buona
lettura.
Intervista
rilasciata da S.E. Mons. Carlo Maria Viganò
alla Rivista
trimestrale “CIVITAS” n. 80.
In che
modo il Grand Reset è un’espressione dello spirito del male?
Il
Grande Reset è lo strumento tramite il quale l’élite globalista intende
modificare sostanzialmente le dinamiche economiche, lavorative, sociali e religiose
degli Stati.
Esso
costituisce un atto di interferenza invasiva di potentati finanziari facenti
capo ad un ristretto gruppo di famiglie – Rotschild, Rockefeller, ecc. – nella
vita dei cittadini del pianeta, e per il modo con cui questo progetto è perseguito
rappresenta un vero e proprio attacco eversivo.
Scopo
di questo Grande Reset, per stessa ammissione dei suoi artefici, è la
trasformazione della società globale in una massa di persone alle quali vengono
negati o razionati col ricatto i diritti naturali, civili e religiosi, per
costringerle ad accettare ciò che normalmente non approverebbero mai:
il
controllo totale sulle loro azioni tramite app di tracciamento, l’obbligo della
moneta elettronica e del voto elettronico; la drastica riduzione del costo del
lavoro tramite la cancellazione della piccola e media impresa e l’impoverimento
delle classi più deboli; l’imposizione di un’economia pretestuosamente basata sul
green, che si traduce in un ricorso forzato alle auto elettriche, all’uso di
risorse energetiche alternative a fronte dell’aumento vertiginoso dei prezzi
del petrolio;
la
privatizzazione della sanità pubblica, ottenuta tramite la patologizzazione
della popolazione e la conseguente insostenibilità della spesa pubblica,
l’assenza di investimenti nel settore a causa dei tagli imposti dall’Unione
Europea e l’imposizione
dell’inoculazione del siero genico; infine, la Quarta Rivoluzione Industriale
attuata dal Grande Reset ha come scopo la diminuzione della popolazione
mondiale,
ottenuta con politiche di controllo delle nascite, incentivazione dell’aborto,
dell’eutanasia e del cambio di sesso, omo-sessualizzazione dei giovani e
sterminio programmato tramite l’uso di farmaci e di alimenti dannosi per la
salute.
A
tutto questo si aggiungono i finanziamenti stanziati agli Stati dall’Unione Europea,
tutti ideologicamente orientati (per la parità di genere l’Europa stanzia più
che per la Sanità) e che vincolano gli Stati sotto la minaccia dell’intervento
della Commissione Europea e della BCE.
Questo
progetto si avvale della collaborazione delle istituzioni pubbliche nazionali e
sovranazionali: l’ONU e le sue agenzie, parlamenti, governi, funzionari
pubblici, forze dell’ordine, magistrati, docenti, medici.
Al
loro fianco, la campagna martellante dei media lancia l’allarme pandemico,
l’emergenza climatica, la minaccia terroristica o di un’invasione aliena (non
sto scherzando), il rischio di un collasso della rete internet, con lo scopo di forzare le masse ad
accettare come ineluttabili dei provvedimenti che rappresentano una forzatura
finalizzata al profitto di un numero ridottissimo di miliardari ai danni della
maggioranza della popolazione.
Ricordo
inoltre che lo scorso 17 Settembre 2021 il Gran Maestro del Grande Oriente
d’Italia ha pubblicamente elogiato il green pass dicendo che esso «non fa altro
che rafforzare l’intreccio storico che vi è sempre stato tra vaccinazioni e
logge massoniche:
molti
sono infatti i medici che negli ultimi due secoli hanno spinto per le
inoculazioni di massa e nello stesso tempo hanno fatto parte di questo
ambiente»,
ricordando
che l’Ospedale Luigi Sacco di Milano è intitolato ad un medico massone che –
guarda caso – «convinse numerosi parroci cattolici ad inserire i benefici dei sieri nei
sermoni domenicali» .
Il
Grande Reset è espressione del male perché è essenzialmente satanica la matrice
ideologica su cui esso si basa.
Non possiamo fingere di non sapere che tutti i
protagonisti di questo piano globale sono accomunati dall’appartenenza alla
Massoneria, alla Commissione Trilaterale, al Gruppo Bilderberg: questi gruppi di potere hanno in odio
il Cristianesimo e Cristo stesso, e non fanno mistero di adorare Lucifero.
D’altra parte, anche senza indagare sulle
radici esoteriche di costoro, è sufficiente vedere cosa fanno: la loro è una cultura di morte, di
paura, di menzogna, di spietato calcolo economico.
Sono il male, i servi del demonio, gli operatori di
iniquità che preparano l’avvento dell’Anticristo.
Qual è
il legame tra l’epidemia di Covid-19 e il Grand Reset?
Il
legame tra pandemia e Grande Reset è strumentale: come hanno affermato personaggi
quali Jacques Attali o Klaus Schwab, la pandemia offre un’opportunità unica per
la realizzazione del Grande Reset, dal momento che consente di presentare come
giustificate dall’emergenza sanitaria le compressioni dei diritti dei
cittadini, facendo leva sulla paura, creando nemici – come i cosiddetti no-vax
– sui quali sfogare la tensione delle masse, prospettando come un vantaggio la
didattica a distanza e lo smart working, e infine facendo credere che i morti e
i malati cronici provocati da un piano criminale di de-popolamento siano
causati da un virus “mortale” (tasso di mortalità 0,07%), mentre sappiamo
benissimo che il Covid-19 è una forma influenzale che può essere curata, ma per
il quale sono state proibite le terapie e imposti protocolli assurdi che hanno
portato a un numero di decessi altrimenti evitabili.
Anche
il cosiddetto “vaccino” sperimentale, dalla cui somministrazione le case
farmaceutiche traggono enormi profitti riconducibili a ben precisi gruppi
finanziari – ad iniziare da Black Rock – sta causando un numero esorbitante di
decessi e di lesioni gravi, a fronte delle quali Big Pharma si appresta ad
aumentare i propri guadagni assicurandosi le cure per i prossimi decenni.
Che in
quel siero genico vi sia poi il grafene (e la proteina Spike) che possa essere usato anche per
altri scopi, è una questione che andrà affrontata dagli esperti e dai
magistrati, se ancora ne rimane qualcuno non asservito al regime.
Di sicuro sarà necessario pensare ad una nuova
“Norimberga 2”, per giudicare e punire i responsabili di questo crimine contro l’umanità.
Non
stiamo forse assistendo all’istituzione di una nuova religione?
Il
culto di Satana in tutte le epoche storiche e in tutte le civiltà è stato una
dolorosa costante del mistero di iniquità che accompagna l’umanità sin dalla
cacciata dei nostri progenitori dal Paradiso terrestre.
L’ecologismo
malthusiano, il culto della Madre Terra, le pseudofilosofie orientali di
matrice panteistica e non ultimo il “Cristo cosmico” vagheggiato dal gesuita
eretico Theilard de Chardin sono solo declinazioni di una medesima deviazione
teologica.
In
definitiva, dietro la Pachamama, c’è sempre Satana, la sua invidia per il destino
soprannaturale che il Dio Redentore ha riservato all’uomo, il suo odio per la vita e per la
bellezza in quanto espressioni dell’onnipotenza del Dio Creatore, la sua
avversione a tutto ciò che richiama la presenza di Gesù Cristo nella Storia,
segno di un amore infinito dal quale il demonio è eternamente proscritto.
Aldilà
di queste considerazioni, tuttavia, non va sottovalutato il ruolo della
componente rituale nelle dinamiche del Grande Reset e in particolare della cosiddetta
emergenza pandemica.
Vi
sono a mio parere due aspetti: uno relativo al nuovo credo della Chiesa
Cattolica, e uno relativo alla nuova religione globalista.
Il
primo costituisce un’adulterazione del Magistero immutabile, il secondo la culturalizzazione
dell’ideologia globalista.
I
vertici della Chiesa hanno fatto proprie le istanze dell’ideologia ecologista,
ecumenista e immigrazionista che costituiscono la versione essoterica del
pensiero massonico, ossia la traduzione per le masse dell’esoterismo luciferino.
Questa
condivisione di un pensiero estraneo e opposto alla Fede Cattolica è stata
preparato da decenni, se non da secoli: il Modernismo prima e l’eresia
conciliare poi hanno preparato il corpo ecclesiale a considerare accettabili
dottrine eterodosse, che i Romani Pontefici fino a Pio XII avevano condannato
sul nascere.
Il
cosiddetto “rinnovamento” del Vaticano II doveva costituire la premessa
dottrinale e morale – espressa allora solo in nuce – alla mentalità odierna:
l’ecumenismo di Dignitatis humanae apre le porte all’inter-comunione con gli
eretici e addirittura con i pagani; la collegialità di Lumen Gentium è alla
base del percorso sinodale bergogliano; l’aver enfatizzato la dimensione
comunitaria della Messa era un primo passo verso la collettivizzazione oggi
imposta dallo Stato ai cittadini, secondo l’idea comunista che la collettività
prevalga sul singolo.
La laicità dello Stato teorizzata dal Concilio
e perseguita dal Card. Casaroli sotto il Pontificato di Giovanni Paolo II con
la revisione dei Concordati, ha tolto alla Chiesa – su sua iniziativa – qualsiasi
influenza morale sui governi, oggi liberi di imporre la teoria gender e
l’ideologia LGBTQ fin dalle scuole primarie, di legalizzare l’eutanasia e
l’aborto postnatale, di obbligare i cittadini ad inocularsi un siero prodotto
con linee cellulari abortive, senza alcuna obiezione della Santa Sede.
L’abdicazione dell’Autorità ecclesiastica al proprio
ruolo si è recentemente “evoluta” – com’era inevitabile – in una vera e propria
adesione alle istanze del globalismo: la Santa Sede sotto Bergoglio ha
fatto proprio il credo ecologista ed ecumenista che prelude alla Religione
Universale auspicata dalla Massoneria, tradendo la propria missione e
causando la perdita di tante anime, che proprio dai pulpiti sentono
difesi quegli errori, che fino a Pio XII erano condannati senza appello.
Parallelamente,
il
globalismo prepara la propria religione mondiale, nella quale intende far
confluire le correnti progressiste della Chiesa Cattolica, delle varie sette acattoliche e
delle altre religioni. Il ruolo di apripista spetta ovviamente alla chiesa
bergogliana, il cui capo crede di poter ritagliare per sé o per uno dei suoi
pupilli il ruolo di leader della Religione Universale, quasi l’essere
controfigura della Chiesa di Cristo costituisse un diritto di precedenza.
Ma
come la Storia insegna, i collaborazionisti della prima ora finiscono invariabilmente
per essere poi travolti da coloro che hanno servito, non appena la loro
cooperazione non sia più richiesta. E Bergoglio dovrebbe saperlo bene,
dal momento che è lui stesso per primo a comportarsi così con i Prelati di cui
si circonda a Santa Marta, si veda il recente caso del Card. Becciu.
Va
detto che il dissenso della parte conservatrice del Cattolicesimo a proposito
dell’emergenza Covid-19 è significativamente indebolito dalla presenza di
quinte colonne impegnate nel sostenere la narrazione pandemica assieme
all’efficacia e alla liceità morale del siero genico mRNA, prodotto con linee
cellulari abortive.
È a
dir poco incomprensibile un tale appiattimento di alcuni intellettuali
cattolici su questi temi: a mio parere anche questo dimostra che il “conservatorismo”,
e perfino un certo “tradizionalismo”, sono solo una declinazione moderata della
mentalità conciliare, con funzione di gate-keeping analoga a quella che
svolgono alcuni partiti in ambito civile.
Non è
possibile che Covid-19 e il Grande Reset siano forieri dell’Anticristo?
L’ho
detto poc’anzi e lo ribadisco: il Nuovo Ordine Mondiale, che il Grande Reset deve
rendere possibile e instaurare, ha avuto – e sta tuttora avendo – dalla farsa
pandemica un indispensabile pretesto per tenere insieme la colossale menzogna
ai danni dell’umanità.
Senza
il Covid-19 si sarebbero certamente inventati altro – ci avevano già provato nel 2009 con
la febbre suina – ma la
pandemia ha permesso di imporre anche la somministrazione del siero genico e
l’istituzione del passaporto sanitario, che prepara un sistema capillare di
controllo dei cittadini in vista dell’attivazione del credito sociale già
sperimentato nella Cina comunista dal 2014 al 2020 e pochi giorni orsono
testato anche in Australia.
Questo
passaporto e altri sistemi per mutare le
persone in periferiche connesse alla rete globale evoca il marchio della bestia di cui parla l’Apocalisse:
sarebbe sciocco pensare che questi eventi,
così precisamente descritti da San Giovanni Apostolo, non possano aver nulla a
che fare con questi inquietanti metodi di coercizione delle masse.
In
Italia, unico paese al mondo, è stato reso obbligatorio il green pass per tutti
i lavoratori delle aziende pubbliche e private, costringendo milioni di persone
o a vaccinarsi o ad acquistare a proprie spese costosi tamponi che certifichino
la negatività al virus.
Chi
non ha il green pass, insomma, non potrà lavorare, gli verrà sospeso lo
stipendio e non potrà quindi comprare né vendere senza avere il marchio – il QR-code – come prova della propria
sottomissione alla dittatura sanitaria.
«Faceva
sì che tutti, piccoli e grandi, ricchi e poveri, liberi e schiavi ricevessero
un marchio sulla mano destra e sulla fronte; e che nessuno potesse comprare o
vendere senza avere tale marchio, cioè il nome della bestia o il numero del suo
nome» (Ap 13, 16-17). Il tutto nel silenzio complice ed omertoso dei magistrati,
delle forze armate, della sedicente opposizione, della Gerarchia ecclesiastica.
Come spiegare allora la complicità delle massime
autorità della Chiesa che, lungi dal denunciare il pericolo, invitano i
cattolici a seguire ciecamente le direttive delle autorità civili?
Mi
pare evidente che non vi sia alcuna contraddizione nel comportamento dei
vertici della Gerarchia cattolica, dal momento che essa è parte integrante di
questo piano.
La grande apostasia consiste proprio in
questo: nell’aver
sovrapposto, per così dire, una chiesa eretica ultra-progressista alla vera
Chiesa di Cristo; una chiesa la cui gerarchia coincide formalmente con la Gerarchia
cattolica, e che grazie a questo riesce ad imporre con la propria autorità quelle
deviazioni e quegli errori che dovrebbe invece combattere ed estirpare.
Alla
base di questo tradimento del Sinedrio romano vi è anzitutto la perdita della
dimensione soprannaturale e del ruolo salvifico della Chiesa. Nel momento in cui la Fede viene
considerata come un prodotto da vendere alla clientela, è ovvio che per
aumentare le vendite si punti ad adattare il prodotto per renderlo più
commerciabile.
Ma
questo è un approccio aziendale, che vede i Pastori non come annunciatori del
Vangelo in un mondo da convertire a Cristo, ma come dirigenti di una società
interessati al profitto o funzionari di partito attenti ai sondaggi.
A
questo si deve aggiungere l’autoritarismo e il clima di caccia alle streghe
instaurati dal “pontificato” di Bergoglio, la ricattabilità di moltissimi
Prelati promossi a ruoli strategici proprio perché manovrabili, la corruzione morale di una vasta
parte del Clero e un frainteso concetto dell’obbedienza da parte dei fedeli.
D’altra
parte, cosa ci si può aspettare da personaggi che tradiscono il proprio
Ministero adulterando la Fede, corrompendo la Morale, demolendo la Liturgia,
abusando della propria autorità per dannare le anime loro affidate?
Certo
è che, senza l’appoggio massiccio e martellante di Bergoglio e del suo cerchio
magico, la
narrazione pandemica sarebbe naufragata miseramente, trovando una ferma
opposizione da parte del Vaticano e dell’Episcopato mondiale.
Se questo non è accaduto, è perché i vertici
della Chiesa, già essi stessi corrotti, hanno deciso consapevolmente di
rendersi complici del Grande Reset, e non per un errore di valutazione o una eccessiva
fiducia nella “scienza”; la loro disobbedienza agli ordini dell’élite avrebbe portato
alla luce nuovi e gravissimi scandali sessuali e finanziari di cui si sono
macchiati Prelati assurti ai vertici della Gerarchia.
Quale
responsabilità pesi sulle coscienze di questi apostati, ad iniziare dal
principale testimonial dei vaccini che oggi occupa il Soglio di Pietro, lo
possiamo solo immaginare, pregando il Signore che abbrevi i tempi della grande
persecuzione.
E per farlo con la speranza di veder trionfare
finalmente il Cuore Immacolato di Maria Santissima, dobbiamo renderci degni
della Grazia di Dio con la preghiera, la frequenza dei Sacramenti, la penitenza
e il digiuno.
Dinanzi all’orazione umile e confidente, il
Signore si lascia muovere a misericordia: «Sacrificum Deo spiritus
contribulatus; cor contritum et humiliatum, Deus, non despicies» (Ps 50, 19).
(Carlo
Maria Viganò, Arcivescovo.).
Sta
Succedendo Ora
nel
Cuore dell’Europa.
Conoscenzealconfine.it- Centro di Gravità-Redazione- ( 13 Febbraio
2022)- ci dice :
Appello
dal Centro di Gravità
In
Italia da oltre dieci anni i governi non rappresentano e non esprimono la
volontà popolare.
Abbiamo
assistito a quello che succede in uno Stato quando i cittadini sono spinti gli
uni contro gli altri per distoglierli dalle manovre e dalle responsabilità del
potere costituito: è successo in Germania, in Ruanda, nella ex-Jugoslavia.
Abbiamo visto all’opera l’apartheid che discrimina sulla base di inconsistenti
pretese di superiorità di una parte di cittadini nei confronti di altri: è
successo negli Stati Uniti, in Sud Africa, in Botswana.
Abbiamo
assistito alla protervia dello stato totalitario che pretende di entrare nelle
vite private dei cittadini, decidendo cosa è bene per le loro anime ed i loro
corpi, con il pretesto del beneficio della collettività sul singolo: è successo
presso i Maya, in Unione Sovietica, in Cina.
Abbiamo
visto totalitarismi essere scientificamente instillati e coltivati in vitro per
poi essere avallati dal voto popolare, essendo sostenuti dalla propaganda
bugiarda e massiva e dalle intimidazioni: è successo in Italia, Germania, nelle
ex Repubbliche Sovietiche.
Sta
succedendo di nuovo nel cuore della civilissima Europa i cui trattati e
regolamenti, che sono nati con lo scopo di lasciarsi alle spalle un passato
imbarazzante, vengono clamorosamente disattesi a fronte delle norme insensate
che i governi stanno adottando con lo scopo dichiarato, bugiardo quanto vano,
di limitare la pandemia.
Sta
succedendo ora in Italia. In Italia ora è stato reintrodotto l’odio sociale, creando
capri espiatori per nascondere che i vaccini non bloccano né il contagio né la
malattia;
in
Italia ora sono state varate norme che impediscono ai cittadini non vaccinati
di spostarsi con i mezzi di trasporto pubblici (anche dalle isole!), di
frequentare scuole ed università, luoghi di lavoro e luoghi di ricreazione; in
Italia ora tutti gli over 50 anni hanno l’obbligo di farsi inoculare un siero
sperimentale di cui non è nota né l’esatta composizione e contenuto e nemmeno
il contratto che regola il rapporto tra istituzioni e case farmaceutiche
produttrici; in Italia ora lo Stato pretende di decidere come deve vivere e morire un
cittadino,
quando afferma che è fatto obbligo di non contrarre la malattia Covid al prezzo di contrarre altri tipi di
affezioni anche invalidanti o letali.
Tutto
questo in Italia sta succedendo ora; lo stiamo denunciando perché ogni giorno di più ci
si avvicina a quell’orrore e a quella vergogna che, come cittadini del mondo
libero, abbiamo giurato di non voler mai più conoscere.
In
Italia da oltre dieci anni i governi non rappresentano e non esprimono la
volontà popolare ed è venuto meno il patto sociale tra governo e popolo
rappresentato dalla certezza del diritto.
IN
ITALIA VIGE LA DITTATURA FISCALE! IL PD E RENZI CONFERISCONO PIENI POTERI AD EQUITALIA.
OSSERVAZIONI SUL CRIMINE €UROCRATICO (di Giuseppe PALMA).
Le
Istituzioni europee (ormai globaliste ), piuttosto che intervenire
immediatamente per ripristinare le condizioni di legalità e di democrazia,
perdurano nella sordità, segno di complicità, che comporterà la ricusazione da parte
dei cittadini di ogni accordo, ogni clausola, ogni trattato, ogni contratto
stipulato ed attuato fraudolentemente e contro la volontà ed il mandato del
Popolo e per giunta a suo danno.
Quanto
sta accadendo negli ultimi giorni dice che in Italia si sono smosse faglie
profonde, un nuovo spirito sta pervadendo il Paese reale: competenze, capacità, intelligenze,
conoscenze, testimonianze e prove di civile resistenza sono affiorate ed hanno
deciso di fare un pezzo di strada insieme, testimoniando della capacità di
questo Paese di rialzarsi con le proprie forze, ma anche della necessità e volontà di ricongiungersi e camminare
insieme agli altri Popoli, in un nuovo patto contro la novella tirannia globalista: nulla potrà più essere come prima e
tutto dovrà essere disvelato e conosciuto.
Anche
questo sta accadendo ora in Italia e per questo chiediamo ad altre Voci di
farsi sentire insieme nell’interesse comune.
(centrodigravita.org/).
(sovranitapopolare.org/2022/02/10/sta-succedendo-ora-nel-cuore-delleuropa/).
Dichiarazione
Universale
dei
Diritti Umani: che cos'è?
Focus.it-
(9 dicembre 2020)- Elisabetta Intini- Ci dice :
10
dicembre, Giornata mondiale dei diritti umani - La storia del documento che
tutela le libertà inalienabili della persona: una conquista di civiltà.
La Dichiarazione Universale dei Diritti Umani
(Universal Declaration of Human Rights, UDHR) è il documento ispiratore della
legislazione internazionale sui diritti inalienabili dell'uomo, un impianto di
norme alla base di molte conquiste civili degli ultimi 70 anni. Eleanor
Roosevelt, colei che contribuì in modo decisivo alla sua stesura, la definì
"la Magna Carta dell'umanità".
CRIMINI
CONTRO L'UMANITÀ. La Dichiarazione Universale dei Diritti Umani fu adottata il
10 dicembre 1948 dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite, una data che
viene ricordata ogni anno come Giornata Mondiale dei Diritti Umani (Human
Rights Day).
La sua
elaborazione nasce dalla volontà di evitare il ripetersi delle atrocità
commesse durante la Seconda Guerra Mondiale, a partire dai genocidi e dai
massacri perpetrati dai nazisti.
I
nuovi capi d'accusa per crimini contro l'umanità avanzati nel Processo di
Norimberga avevano evidenziato l'esigenza di rendere, chi si macchiava di
atrocità universalmente riconosciute, responsabile e punibile per le proprie
azioni, indipendentemente dal silenzio delle leggi del suo Paese.
I 30
ARTICOLI. Alla base della Dichiarazione
Universale dei Diritti Umani ci sono due assunti di base:
quello della dignità inalienabile di ciascun membro della famiglia
umana e l'impegno a far rispettare tutte le libertà enunciate senza distinzioni
né discriminazione alcuna.
La Dichiarazione è composta da un preambolo che spiega le
ragioni storiche e sociali che hanno reso necessaria la sua stesura oltre che da 30 articoli che elencano
i diritti civili, politici, economici, sociali e culturali di ogni individuo.
I
primi due articoli ribadiscono i concetti di uguale dignità, libertà e
fratellanza tra esseri umani; i successivi 18 delineano i diritti civili e
politici come quello a non essere torturato, arrestato o detenuto
arbitrariamente, il diritto di avere una cittadinanza e di cercare e di godere
in altri Paesi asilo dalle persecuzioni, il diritto alla libertà di pensiero,
di coscienza e religione.
LIBERTÀ
DI PENSIERO E RELIGIONE. Gli articoli dal 22 al 27 approfondiscono i diritti
economici, sociali e culturali come quello al lavoro, a una rimunerazione equa
e soddisfacente, alla maternità e alla protezione sociale durante l'infanzia,
all'istruzione gratuita, al riposo, al godere delle arti e partecipare al
progresso culturale e scientifico. Gli ultimi tre articoli sanciscono il
diritto di vivere in un contesto in cui le libertà enunciate siano pienamente
realizzate, i doveri necessari a garantire il rispetto delle libertà degli
altri, e l'impossibilità di usare la dichiarazione per negare i diritti o le
libertà altrui.
Angela
Jurdak (Libano), Fryderyka Kalinowski (Polonia), Bodgil Begtrup (Danimarca),
Minerva Bernardino (Repubblica Domenicana), Hansa Mehta (India): donne che
hanno avuto un ruolo chiave nella redazione della Dichiarazione Universale dei
Diritti Umani.
LA
VOCE DELLE DONNE. A stilare la dichiarazione fu la Commissione dei Diritti Umani delle
Nazioni Unite guidata da Eleanor Roosevelt, vedova del presidente degli Stati
Uniti Franklin Delano Roosevelt, attivista e sostenitrice dei diritti delle
donne, dei lavoratori, dei rifugiati e delle minoranze. La commissione, un
piccolo gruppo di rappresentanti provenienti da otto stati membri del Consiglio
economico e sociale delle Nazioni Unite, presentò la prima stesura della
dichiarazione, che dopo alcuni piccoli cambiamenti fu adottata all'unanimità,
con 48 voti favorevoli e 10 astenuti su 58 Stati membri.
Un
contributo determinante fu dato anche da altre donne provenienti da India,
Pakistan, Repubblica Domenicana, Unione Sovietica, che si batterono per
affermare alcuni capisaldi del documento come la garanzia di non
discriminazione in base al genere, la libertà nelle scelte matrimoniali, una
retribuzione giusta per il lavoro, l'universalità dei diritti umani
contrapposta alla mentalità coloniale vigente in precedenza.
Molte
di queste battaglie ruotarono attorno alla necessità di parlare di esseri umani
(«tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali») e non genericamente di
uomini come si era fatto fino ad allora, per non offrire ad alcuni Paesi il
pretesto di negare i diritti alle donne.
PRINCIPI
SUPERIORI.
La
discussione sul documento evidenziò alcune criticità e divergenze importanti,
sul significato profondo di dignità umana, sull'importanza dei fattori
culturali nella determinazione dei diritti sul rapporto tra diritti e
responsabilità e sulla relazione tra individuo e Stato.
La
contrapposizione in blocchi negli anni della Guerra Fredda impedì di far
confluire quegli sforzi in una carta internazionale dei diritti legalmente
vincolante, ma sono in molti a ritenere che proprio la natura non vincolante
della Dichiarazione abbia decretato il suo successo, facendone invece un
documento di autorità morale, che annuncia principi generali che trascendono
ogni legislazione internazionale e nello stesso tempo sono inclusi in ognuna.
(Elisabetta
Intini).
United
Nations Information Centre, Italy.
Ohcht.org-
(10-12-1948)- l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite- Ci dice :
Il 10 dicembre
1948, l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite approvò e proclamò la
Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, il cui testo completo è stampato
nelle pagine seguenti. Dopo questa solenne deliberazione, l'Assemblea delle
Nazioni Unite diede istruzioni al Segretario Generale di provvedere a
diffondere ampiamente questa Dichiarazione e, a tal fine, di pubblicarne e
distribuirne il testo non soltanto nelle cinque lingue ufficiali
dell'Organizzazione internazionale, ma anche in quante altre lingue fosse
possibile usando ogni mezzo a sua disposizione. Il testo ufficiale della
Dichiarazione è disponibile nelle lingue ufficiali delle Nazioni Unite, cioè
cinese, francese, inglese, russo e spagnolo.
DICHIARAZIONE
UNIVERSALE DEI DIRITTI UMANI
Preambolo
Considerato
che il riconoscimento della dignità inerente a tutti i membri della famiglia
umana e dei loro diritti, uguali ed inalienabili, costituisce il fondamento
della libertà, della giustizia e della pace nel mondo;
Considerato
che il disconoscimento e il disprezzo dei diritti umani hanno portato ad atti
di barbarie che offendono la coscienza dell'umanità, e che l'avvento di un
mondo in cui gli esseri umani godano della libertà di parola e di credo e della
libertà dal timore e dal bisogno è stato proclamato come la più alta
aspirazione dell'uomo;
Considerato
che è indispensabile che i diritti umani siano protetti da norme giuridiche, se
si vuole evitare che l'uomo sia costretto a ricorrere, come ultima istanza,
alla ribellione contro la tirannia e l'oppressione;
Considerato
che è indispensabile promuovere lo sviluppo di rapporti amichevoli tra le
Nazioni;
Considerato
che i popoli delle Nazioni Unite hanno riaffermato nello Statuto la loro fede
nei diritti umani fondamentali, nella dignità e nel valore della persona umana,
nell'uguaglianza dei diritti dell'uomo e della donna, ed hanno deciso di
promuovere il progresso sociale e un miglior tenore di vita in una maggiore
libertà;
Considerato
che gli Stati membri si sono impegnati a perseguire, in cooperazione con le
Nazioni Unite, il rispetto e l'osservanza universale dei diritti umani e delle
libertà fondamentali;
Considerato
che una concezione comune di questi diritti e di questa libertà è della massima
importanza per la piena realizzazione di questi impegni;
L'ASSEMBLEA
GENERALE
proclama
la
presente dichiarazione universale dei diritti umani come ideale comune da
raggiungersi da tutti i popoli e da tutte le Nazioni, al fine che ogni
individuo ed ogni organo della società, avendo costantemente presente questa
Dichiarazione, si sforzi di promuovere, con l'insegnamento e l'educazione, il
rispetto di questi diritti e di queste libertà e di garantirne, mediante misure
progressive di carattere nazionale e internazionale, l'universale ed effettivo
riconoscimento e rispetto tanto fra i popoli degli stessi Stati membri, quanto
fra quelli dei territori sottoposti alla loro giurisdizione.
Articolo
1
Tutti
gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono
dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in
spirito di fratellanza.
Articolo
2
Ad
ogni individuo spettano tutti i diritti e tutte le libertà enunciate nella
presente Dichiarazione, senza distinzione alcuna, per ragioni di razza, di
colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di altro
genere, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di altra
condizione. Nessuna distinzione sarà inoltre stabilita sulla base dello statuto
politico, giuridico o internazionale del paese o del territorio cui una persona
appartiene, sia indipendente, o sottoposto ad amministrazione fiduciaria o non
autonomo, o soggetto a qualsiasi limitazione di sovranità.
Articolo
3
Ogni
individuo ha diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della propria
persona.
Articolo
4
Nessun
individuo potrà essere tenuto in stato di schiavitù o di servitù; la schiavitù
e la tratta degli schiavi saranno proibite sotto qualsiasi forma.
Articolo
5-Nessun
individuo potrà essere sottoposto a tortura o a trattamento o a punizione
crudeli, inumani o degradanti.
Articolo
6
Ogni
individuo ha diritto, in ogni luogo, al riconoscimento della sua personalità
giuridica.
Articolo
7
Tutti
sono eguali dinanzi alla legge e hanno diritto, senza alcuna discriminazione,
ad una eguale tutela da parte della legge. Tutti hanno diritto ad una eguale
tutela contro ogni discriminazione che violi la presente Dichiarazione come
contro qualsiasi incitamento a tale discriminazione.
Articolo
8
Ogni
individuo ha diritto ad un'effettiva possibilità di ricorso a competenti
tribunali contro atti che violino i diritti fondamentali a lui riconosciuti
dalla costituzione o dalla legge.
Articolo
9
Nessun
individuo potrà essere arbitrariamente arrestato, detenuto o esiliato.
Articolo
10
Ogni individuo
ha diritto, in posizione di piena uguaglianza, ad una equa e pubblica udienza
davanti ad un tribunale indipendente e imparziale, al fine della determinazione
dei suoi diritti e dei suoi doveri, nonché della fondatezza di ogni accusa
penale che gli venga rivolta.
Articolo
11
Ogni
individuo accusato di un reato è presunto innocente sino a che la sua
colpevolezza non sia stata provata legalmente in un pubblico processo nel quale
egli abbia avuto tutte le garanzie necessarie per la sua difesa.
Nessun
individuo sarà condannato per un comportamento commissivo od omissivo che, al
momento in cui sia stato perpetuato, non costituisse reato secondo il diritto
interno o secondo il diritto internazionale. Non potrà del pari essere inflitta
alcuna pena superiore a quella applicabile al momento in cui il reato sia stato
commesso.
Articolo
12
Nessun
individuo potrà essere sottoposto ad interferenze arbitrarie nella sua vita
privata, nella sua famiglia, nella sua casa, nella sua corrispondenza, né a
lesione del suo onore e della sua reputazione. Ogni individuo ha diritto ad
essere tutelato dalla legge contro tali interferenze o lesioni.
Articolo
13
Ogni
individuo ha diritto alla libertà di movimento e di residenza entro i confini
di ogni Stato.
Ogni
individuo ha diritto di lasciare qualsiasi paese, incluso il proprio, e di
ritornare nel proprio paese.
Articolo
14
Ogni
individuo ha il diritto di cercare e di godere in altri paesi asilo dalle
persecuzioni.
Questo
diritto non potrà essere invocato qualora l'individuo sia realmente ricercato
per reati non politici o per azioni contrarie ai fini e ai principi delle
Nazioni Unite.
Articolo
15
Ogni
individuo ha diritto ad una cittadinanza.
Nessun
individuo potrà essere arbitrariamente privato della sua cittadinanza, né del diritto
di mutare cittadinanza.
Articolo
16
Uomini
e donne in età adatta hanno il diritto di sposarsi e di fondare una famiglia,
senza alcuna limitazione di razza, cittadinanza o religione. Essi hanno eguali
diritti riguardo al matrimonio, durante il matrimonio e all'atto del suo
scioglimento.
Il
matrimonio potrà essere concluso soltanto con il libero e pieno consenso dei
futuri coniugi.
La
famiglia è il nucleo naturale e fondamentale della società e ha diritto ad
essere protetta dalla società e dallo Stato.
Articolo
17
Ogni
individuo ha il diritto ad avere una proprietà sua personale o in comune con
altri.
Nessun
individuo potrà essere arbitrariamente privato della sua proprietà.
Articolo
18-Ogni
individuo ha diritto alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione;
tale diritto include la libertà di cambiare di religione o di credo, e la
libertà di manifestare, isolatamente o in comune, e sia in pubblico che in
privato, la propria religione o il proprio credo nell'insegnamento, nelle
pratiche, nel culto e nell'osservanza dei riti.
Articolo
19
Ogni
individuo ha diritto alla libertà di opinione e di espressione incluso il
diritto di non essere molestato per la propria opinione e quello di cercare,
ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso ogni mezzo e senza
riguardo a frontiere.
Articolo
20
Ogni
individuo ha diritto alla libertà di riunione e di associazione pacifica.
Nessuno
può essere costretto a far parte di un'associazione.
Articolo
21
Ogni
individuo ha diritto di partecipare al governo del proprio paese, sia
direttamente, sia attraverso rappresentanti liberamente scelti.
Ogni
individuo ha diritto di accedere in condizioni di eguaglianza ai pubblici
impieghi del proprio paese.
La
volontà popolare è il fondamento dell'autorità del governo; tale volontà deve
essere espressa attraverso periodiche e veritiere elezioni, effettuate a
suffragio universale ed eguale, ed a voto segreto, o secondo una procedura
equivalente di libera votazione.
Articolo
22
Ogni
individuo, in quanto membro della società, ha diritto alla sicurezza sociale,
nonché alla realizzazione attraverso lo sforzo nazionale e la cooperazione
internazionale ed in rapporto con l'organizzazione e le risorse di ogni Stato,
dei diritti economici, sociali e culturali indispensabili alla sua dignità ed
al libero sviluppo della sua personalità.
Articolo
23
Ogni
individuo ha diritto al lavoro, alla libera scelta dell'impiego, a giuste e
soddisfacenti condizioni di lavoro ed alla protezione contro la disoccupazione.
Ogni
individuo, senza discriminazione, ha diritto ad eguale retribuzione per eguale
lavoro.
Ogni
individuo che lavora ha diritto ad una rimunerazione equa e soddisfacente che
assicuri a lui stesso e alla sua famiglia una esistenza conforme alla dignità
umana ed integrata, se necessario, da altri mezzi di protezione sociale.
Ogni
individuo ha diritto di fondare dei sindacati e di aderirvi per la difesa dei
propri interessi.
Articolo
24
Ogni
individuo ha diritto al riposo ed allo svago, comprendendo in ciò una
ragionevole limitazione delle ore di lavoro e ferie periodiche retribuite.
Articolo
25
Ogni
individuo ha diritto ad un tenore di vita sufficiente a garantire la salute e
il benessere proprio e della sua famiglia, con particolare riguardo
all'alimentazione, al vestiario, all'abitazione, e alle cure mediche e ai
servizi sociali necessari; ed ha diritto alla sicurezza in caso di
disoccupazione, malattia, invalidità, vedovanza, vecchiaia o in altro caso di
perdita di mezzi di sussistenza per circostanze indipendenti dalla sua volontà.
La
maternità e l'infanzia hanno diritto a speciali cure ed assistenza. Tutti i
bambini, nati nel matrimonio o fuori di esso, devono godere della stessa
protezione sociale.
Articolo
26
Ogni
individuo ha diritto all'istruzione. L'istruzione deve essere gratuita almeno
per quanto riguarda le classi elementari e fondamentali. L'istruzione
elementare deve essere obbligatoria. L'istruzione tecnica e professionale deve
essere messa alla portata di tutti e l'istruzione superiore deve essere
egualmente accessibile a tutti sulla base del merito.
L'istruzione
deve essere indirizzata al pieno sviluppo della personalità umana ed al
rafforzamento del rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali. Essa
deve promuovere la comprensione, la tolleranza, l'amicizia fra tutte le
Nazioni, i gruppi razziali e religiosi, e deve favorire l'opera delle Nazioni
Unite per il mantenimento della pace.
I
genitori hanno diritto di priorità nella scelta del genere di istruzione da
impartire ai loro figli.
Articolo
27
Ogni
individuo ha diritto di prendere parte liberamente alla vita culturale della
comunità, di godere delle arti e di partecipare al progresso scientifico ed ai
suoi benefici.
Ogni
individuo ha diritto alla protezione degli interessi morali e materiali
derivanti da ogni produzione scientifica, letteraria e artistica di cui egli
sia autore.
Articolo
28
Ogni
individuo ha diritto ad un ordine sociale e internazionale nel quale i diritti
e le libertà enunciati in questa Dichiarazione possano essere pienamente
realizzati.
Articolo
29
Ogni
individuo ha dei doveri verso la comunità, nella quale soltanto è possibile il
libero e pieno sviluppo della sua personalità.
Nell'esercizio
dei suoi diritti e delle sue libertà, ognuno deve essere sottoposto soltanto a
quelle limitazioni che sono stabilite dalla legge per assicurare il
riconoscimento e il rispetto dei diritti e delle libertà degli altri e per
soddisfare le giuste esigenze della morale, dell'ordine pubblico e del
benessere generale in una società democratica.
Questi
diritti e queste libertà non possono in nessun caso essere esercitati in
contrasto con i fini e principi delle Nazioni Unite.
Articolo
30
Nulla
nella presente Dichiarazione può essere interpretato nel senso di implicare un
diritto di un qualsiasi Stato, gruppo o persona di esercitare un'attività o di
compiere un atto mirante alla distruzione di alcuno dei diritti e delle libertà
in essa enunciati.
I
Conflitti di Interesse con Big Pharma
di Chi Decide sulla Nostra Vita.
Marcotosatti.com
- Marco Tosatti- (11 Febbraio 2022)- ci dice :
Marco
Tosatti.
Cari
amici e nemici di Stilum Curiae, mi sembra più che opportuno e interessante
offrire alla vostra attenzione questo articolo pubblicato da Church Militant, e
che riguarda il conflitto di interessi – di cui purtroppo la stampa di regime,
televisioni e giornaloni – non si occupa, e che dovrebbe invece essere al
centro dell’attenzione in un Paese democratico. Anche perché le scelte che
riguardano la vita di tutti, compreso l’obbligo vaccinale, il Green Pass, e le
limitazioni ai diritti e alle libertà sono pesantemente determinati da persone
i cui legami con le case farmaceutiche, e poteri finanziari quali la Gates
Foundation non sono resi pubblici. Buona
lettura e condivisione.
ROMA (ChurchMilitant.com) – Il massimo consigliere scientifico
del governo italiano è coinvolto in uno scandalo di conflitto d’interessi
finanziario dopo aver ricevuto finanziamenti dall’oligarca dei vaccini Pfizer e
da altri cinque colossi farmaceutici.
Locatelli, i cui servizi includevano l’offerta
di consulenze sulla “terapia genica” (una tecnica centrale per la tecnologia dei vaccini
mRNA), sta
esortando i bambini italiani da 0 a 5 anni a prendere il vaccino COVID-19 –
contro il parere di scienziati di alto livello che avvertono di “danni
irreparabili” ai bambini.
L’ex
direttore del dipartimento di onco-ematologia del Bambino Gesù (l’ospedale
pediatrico del papa) continua a insistere che solo i completamente vaccinati
dovrebbero essere autorizzati a viaggiare all’estero. Locatelli respinge anche le accuse di
“capro espiatorio” dei non vaccinati.
Nella
sua prima dichiarazione dopo aver assunto la presidenza del Consiglio superiore
di sanità nel marzo 2019, Locatelli ha spinto per “politiche di vaccinazione estese su
larga scala”, anche prima che la pandemia di coronavirus colpisse l’Italia.
Le rivelazioni riguardanti i pagamenti di Locatelli da
Novartis, Bellicum, Amgen, Neovii e Bluebird Bio sono la punta dell’iceberg,
riferisce il media italiano Byoblu, citando prove di 32.623 medici, fondazioni e ospedali in Italia che
hanno ricevuto 163.664.432,70 euro tra il 2015 e il 2017.
Migliaia
di euro sono stati versati anche dal gigante farmaceutico svizzero Novartis. GabTweet.
Il
denaro è stato versato dai giganti farmaceutici Pfizer, Merck, MSD Italia Srl,
GlaxoSmithKline, Novartis e Gilead – che comprende quattro delle aziende
coinvolte nella produzione dei vaccini COVID-19.
Secondo
il portale americano di raccolta di brevetti Justia Patents, Locatelli è anche il proprietario di
almeno tre brevetti approvati dall’Ufficio brevetti e marchi degli Stati Uniti.
Tuttavia,
nella dichiarazione pubblica di interesse redatta il 23 settembre 2020, non c’è
traccia di alcuna proprietà di un brevetto approvato il 30 gennaio 2020, per
una tecnologia che permette terapie attraverso composizioni di cellule
dell’immunità innata, rivela Byoblu.
“Troppe
persone non si rendono conto di quanto sia grave il problema del conflitto di
interessi delle agenzie farmaceutiche e dei medici e degli esperti medici”, ha
detto a Church
Militant l’eminente
etico italiano Fulvio Di Blasi.
Il
dottor Di Blasi, autore di Vaccinazione come atto d’amore? Epistemology of Ethical
Choice in Times of Pandemics (versione inglese in arrivo a febbraio 2022), ha spiegato:
“La
triste storia dei cosiddetti vaccini COVID (che sono stati così chiamati in
frode al consenso informato dei cittadini) aiuterà molti a scoprire questo
problema o a prenderlo sul serio. Le compagnie farmaceutiche hanno il potere economico
sia di controllare le pubblicazioni scientifiche in modo da favorire il loro
business, sia
di controllare i consulenti scientifici governativi e le agenzie del farmaco
che dovrebbero proteggere i cittadini dagli aspetti pericolosi di quel
business.
In un
sistema democratico e civile, il solo dubbio di un conflitto di interessi tra
le agenzie del farmaco e i loro funzionari, da un lato, e Big Pharma,
dall’altro, dovrebbe portare a dimissioni, licenziamenti e sospensioni
cautelative delle autorizzazioni dei farmaci anche indirettamente coinvolti nei
conflitti di interesse”.
L’inchiesta
di Byoblu sostiene
che “il
problema cruciale è proprio la mancanza di trasparenza nella comunicazione dei
conflitti di interesse” da parte del dottor Locatelli e degli altri membri del Comitato
Tecnico Scientifico italiano.
Troppe
persone non si rendono conto di quanto sia grave il problema del conflitto di
interessi delle agenzie del farmaco e dei medici e degli esperti di medicina.
“Sono
documenti che dovrebbero essere di dominio pubblico e accessibili a chiunque
(in un sistema democratico sano)”, ha sottolineato Byoblu.
“Dal
2016 al 2020, Locatelli avrebbe incassato 23.877,70 euro in consulenze, eventi
e viaggi organizzati da Big Pharma”.
“Oltre
a Pfizer, migliaia di euro sono versati anche dal colosso farmaceutico svizzero
Novartis”, ha rivelato Byoblu, affermando che “Novartis ha stipulato molteplici
contratti con Pfizer per produrre milioni di dosi del vaccino nei laboratori
del colosso svizzero”.
“Il
conflitto d’interessi è un tipico caso d’inaffidabilità del testimone”, scrive
Di Blasi in La morte del Phronimos: Fede e verità sui vaccini anti-COVID. “Se
uno studioso lavora per la Pfizer, è praticamente sicuro al 100% che parlerà
bene dei vaccini anti-COVID”.
“Il
mondo della scienza sa bene quanto sia forte la tendenza alla prostituzione
intellettuale e quanto gli interessi economici tendano a rendere inaffidabili
le affermazioni degli studiosi”, ha aggiunto l’etico.
Nel
frattempo, Church
Militant ha
appreso che l’Istituto Superiore di Sanità(Italiano) ha ricevuto finanziamenti dalla
Bill & Melinda Gates Foundation per la somma di 2.231.080 dollari.
La
Fondazione Gates ha assegnato alla Novartis Vaccine and Diagnostics S.r.l. di
Siena una somma di 1.425.967 dollari. Il Novartis Vaccines Institute for Global
Health ha ricevuto anche 100.000 dollari.
L’azienda
biotech romana ReiThera, che si è unita alla corsa “per rendere l’Italia
autosufficiente nella produzione di vaccini per il COVID-19”, ha ricevuto un
finanziamento di 4.517.386 dollari nell’agosto 2021 dalla Gates Foundation.
Nell’aprile
2019 l’Università di Siena ha ricevuto da Bill Gates 1.608.050 dollari per lo
sviluppo di un vaccino. Altre istituzioni italiane (come l’Università
Commerciale Luigi Bocconi) che affermano di fornire soluzioni “per migliorare
la salute globale” hanno ricevuto un totale di 1.797.795 dollari da Gates nel
settembre 2020.
Gli
scandali di conflitto di interessi finanziari che coinvolgono la collusione tra
Big Pharma e la fraternità medica italiana non sono nuovi.
Il
British Medical Journal ha riportato nel 2018 che uno dei più alti funzionari
della sanità pubblica italiana non aveva rivelato i guadagni delle aziende
farmaceutiche – dopo che il principale gruppo per i diritti dei consumatori del
paese, il Codacons, ha rivelato i legami finanziari tra Walter Ricciardi (capo
dell’Istituto Superiore della Sanità) e l’industria farmaceutica.
Ricciardi
si è dimesso sulla scia dello scandalo, ma è stato comunque nominato dal
ministro della Salute italiano Roberto Speranza come consigliere capo per
occuparsi specificamente della crisi del coronavirus.
Nel 2015, l’esperto italiano di vaccini
Vittorio Demicheli, che ha messo in discussione i motivi dietro i piani dello
Stato per espandere il programma nazionale di vaccinazione dell’Italia e ha
denunciato lo schema come “troppo costoso e sconsiderato”, è stato minacciato
di azioni legali dai funzionari medici del governo.
Church
Militant ha
riferito in precedenza dei due incontri segreti di Papa Francesco con il plutocrate della Pfizer e medico
veterinario Albert Bourla in Vaticano durante il culmine della crisi COVID.
La
Santa Sede somministra solo il vaccino COVID-19 della Pfizer-BioNTech ai
residenti e al personale della nazione sovrana più piccola del mondo. I
contratti Pfizer trapelati mostrano che l’azienda è protetta da tutti i danni e
le responsabilità in caso di effetti avversi dell’iniezione.
Nel
mese di gennaio 2022, l’ospedale pediatrico Bambino Gesù del papa ha iniziato a
promuovere vigorosamente le iniezioni di vaccini contro il COVID-19 per i
bambini, sostenendo
falsamente che
i vaccini
sono necessari, sicuri ed efficaci, nonostante un allarme rosso di oltre 16.000
scienziati e medici che mettono in guardia contro le iniezioni, ha riferito Church Militant.
Giovedì,
10 febbraio 2022
Pil
Italia,
allarme inflazione e caro
energia:
l'Europa taglia le stime 2022.
Per il
2022 la Commissione europea prevede che la crescita dell'Italia sarà del 4,1%
contro una media Ue e dell'Eurozona del 4% mentre nel 2023 al 2,3%
Pil
Italia, allarme inflazione e caro energia: l'Europa taglia le stime 2022
Ue,
Dombrovskis: "Guardando al futuro prevediamo di tornare alla marcia alta
entro la fine dell'anno"
Caro
energia, bollette in rialzo, tensioni geopolitiche, variante Omicron e
strozzature nella produzione: la Commissione europea nelle previsioni di inverno ha rivisto
al ribasso le stime del Pil europeo rispetto ad ottobre, alzando invece quelle
dell'inflazione.
In
particolare la crescita del Pil nell'area
euro è stato rivisto al 4% per quest'anno e del 2,7% per l'anno prossimo, il
tasso di inflazione rispettivamente è passato al 3,5% e all'1,7%. La correzione
è quindi al ribasso per l'attività economica nel 2022 e al rialzo nel 2023: in
autunno, infatti, stimava rispettivamente una crescita del Pil al 4,3% e al
2,4%. Mentre per quanto riguarda l'inflazione, la stima è nettamente al rialzo
per quest'anno, rispetto al 2,2% previsto in autunno; per il 2023 lo scarto è
di 0,3 punti percentuali, in autunno Bruxelles stimava 1,4%. L'ultima
previsione della Bce di dicembre indicava per l'inflazione quest'anno il 3,2%,
per il 2023 l'1,8%, ma ci si aspetta che sia corretta al rialzo a marzo.
Nel
dettaglio, la commissione Europea ha ridotto anche la stima di crescita del Pil
dell'Italia quest'anno al 4,1% rispetto alla stima di autunno di 4,3%; per
l'anno prossimo indica 2,3%, confermando la previsione precedente. L'inflazione
dovrebbe aumentare del 3,8% e dell'1,6% rispettivamente rispetto alla stima di
autunno che indicava 2,1% e 1,4%.
Ma si
tratta solo di un rallentamento temporaneo della crescita. Questo il
“leitmotiv” della Commissione Europea che ha voluto inviare con le nuove
previsioni economiche un messaggio di relativo ottimismo mentre sta cambiando
velocemente il contesto delle politiche monetarie.
Sia il
vicepresidente Valdis Dombvrovskis che il commissario all'economia Paolo
Gentiloni insistono sulla transitorietà della frenata del ritmo della ripresa
economica, che ormai ha dato luogo a una fase di crescita non effimera.
Dombrovskis
segnala che “guardando al futuro prevediamo di tornare alla marcia alta entro
la fine dell'anno, man mano che alcuni dei colli di bottiglia all'attività
produttiva si allenteranno”.
Gentiloni
è sicuro: “Prevediamo che la crescita riprenderà velocità già questa
primavera”.
Nel
dettaglio, rispetto alle previsioni d'autunno, le proiezioni sull'inflazione
sono state riviste al rialzo in modo significativo per quest’anno” e
“l'inflazione nell’Eurozona dovrebbe raggiungere il picco nel primo trimestre
del 2022 e rimanere al di sopra del 3% fino al terzo trimestre dell’anno”, ha
dichiarato il commissario europeo all’Economia, Paolo Gentiloni.
La
tendenza al rialzo dell’inflazione viene confermata dalle previsioni dal
momento che “le indicazioni dei contratti futuri mostrano che i prezzi
dell'energia dovrebbero rimanere elevati più a lungo e che le pressioni sui
prezzi si stanno estendendo a diverse categorie di beni e servizi”, ha
sottolineato il commissario.
Borsa
Mosca: in forte calo con crisi
Ucraina,
a picco anche il rublo.
Ilsole24ore- Radiocor-(14 febbraio 2022)=- ci dice
:
Valuta
ucraina ai minimi in 4 anni (Il Sole 24 Ore Radiocor Plus) - Milano, 14 feb - In una seduta da dimenticare per le
Borse europee anche il mercato azionario russo non fa eccezione mentre si
intensificano le tensioni sull'Ucraina, con l'Occidente che accusa la Russia di
voler invadere il Paese confinante, cosa che Mosca nega.
L'indice
Rtsi, denominato in dollari, cede il 3,97%, dopo essere arrivato a perdere
oltre 5 punti (cede oltre il 12% da inizio anno). Crolla anche la valuta russa,
arrivata oltre 88 rubli per euro, per poi assestarsi a 86,5, e a 78 rubli per
dollaro, prima di stabilizzarsi a 76,5. A fine gennaio, la moneta russa
aveva superato la soglia psicologica di 80 rubli per dollaro, per la prima
volta da novembre 2020, mentre l'euro aveva superato i 90 rubli. La banca centrale russa è intervenuta
sospendendo l'acquisto di valuta estera nel tentativo di limitare le perdite. Un ulteriore segnale della
preoccupazione dilagante è il fatto che il rublo e il mercato azionario russo
soffrono anche se il prezzo del petrolio è alto (al di la' della debolezza
odierna), con l'Ural, il petrolio russo, arrivato oltre i 92 dollari al barile.
Dal 2014 e
dall'imposizione delle prime sanzioni occidentali, la Russia ha cercato di
costruire una "fortezza" finanziaria per proteggersi dalle influenze
esterne, in parte con successo.
Tuttavia, la svalutazione del rublo sta
pesando su una popolazione il cui reddito è già eroso dall'alta inflazione. Anche in Ucraina, il rischio di
un'imminente invasione russa pesa molto sulle previsioni di crescita e sulla
valuta locale, la grivnia, che e' scesa al suo livello più basso in quattro anni (33 per un euro e
29 per un dollaro), appesantita dalla fuga di capitali, costringendo la banca
centrale a spendere più di un miliardo di dollari per cercare di tenerla a
galla.
La
disuguaglianza uccide più della
pandemia: una vittima ogni quattro secondi.
Asvis.it-
Elita Viola - (20/1/2022)- ci dice :
Secondo
Oxfam nei Paesi poveri c’è una probabilità doppia di morire di Covid19 rispetto
ai Paesi ricchi. Con la pandemia i dieci uomini più abbienti del mondo hanno
duplicato il loro patrimonio, mentre il 99% dell’umanità si è impoverito.
Sono
dati allarmanti quelli riportati dalla organizzazione non governativa Oxfam nel
rapporto “Inequality
Kills: The unparalleled action needed to combat unprecedented inequality in the
wake of COVID-19” pubblicato il 17 gennaio 2022, che fa un quadro delle crescenti
disparità - tra e dentro i Paesi - generate dallo scoppio e dal persistere
della pandemia.
L’abisso
tra ricchi e poveri.
Sulla
base degli studi elaborati da istituzioni internazionali come la Banca mondiale, il Fondo monetario
internazionale e altre, il documento accende i riflettori sull’enorme divario che da marzo 2020 a novembre 2021 ha
visto nascere ogni giorno nel mondo un nuovo miliardario, mentre più di 160
milioni di persone sono cadute in povertà.
Si
stima che la disuguaglianza abbia provocato quotidianamente la morte di più di
21mila persone ovvero una vittima ogni quattro secondi.
Per
dare una misura del fenomeno, il Rapporto mette in luce come i dieci uomini più
agiati del mondo possiedono più ricchezza di 3,1 miliardi di persone e se si
imponesse loro una tassa del 99% sui guadagni ottenuti dalla pandemia, questa
élite potrebbe fornire abbastanza vaccini per il tutto mondo e colmare le
lacune finanziarie nelle misure climatiche, nella protezione sociale e
sanitaria universale e negli sforzi per affrontare la questione della
dimensione di genere violenza in oltre 80 paesi, e nonostante questo
continuerebbe a vantare una ricchezza di 8 miliardi di dollari in più rispetto
al periodo pre-Covid19.
Disuguaglianza
come violenza economica.
Le
disuguaglianze possono assumere molteplici sfaccettature fino a configurarsi
come una vera e propria “violenza economica” ovvero come un sistema in cui le politiche sono
distorte a favore delle persone più ricche e potenti provocando danni diretti
alla stragrande maggioranza della gente comune in tutto il mondo.
Tale
fenomeno si traduce principalmente in fame, mancato accesso ai servizi sanitari
di qualità, violenza di genere subita dalle donne ed effetti del cambiamento
climatico. Secondo le analisi riportate da Oxfam
infatti circa 5,6 milioni di persone muoiono ogni anno per mancata assistenza
sanitaria nei paesi poveri, mentre almeno 67mila donne perdono la vita a causa
di mutilazioni genitali od omicidio per mano di un ex o attuale partner.
Inoltre,
la fame uccide oltre 2,1 milioni di persone e secondo le previsioni, potrebbero
essere annualmente oltre 231mila le vittime della crisi climatica nei Paesi
poveri entro il 2030.
L’apartheid
dei vaccini.
Il Rapporto Oxfam definisce “apartheid dei vaccini” il mancato impegno da parte di
governi e aziende farmaceutiche nel fornire vaccini e brevetti ai Paesi a basso
e medio reddito, impedendo di fatto a miliardi di persone di ottenere la
necessaria protezione dal virus. Ad esempio, durante la seconda ondata della pandemia
le persone di origine bengalese avevano cinque volte più probabilità di morire
di Covid-19 rispetto alla popolazione britannica bianca in Inghilterra.
Le
proposte di Oxfam. Per l’organizzazione non governativa, tre sono le priorità che i governi dovrebbero perseguire
per mettere fine alle diseguaglianze:
1)-tassare immediatamente i guadagni
realizzati dai super ricchi durante il periodo di pandemia, al fine di
recuperare risorse e destinarle ai più bisognosi;
2)-investire in politiche efficaci che
mettano al centro la salvaguardia della vita umana, fornendo universalmente
un'assistenza sanitaria di qualità e una protezione sociale che garantisca un reddito
sicuro per tutti, ma anche finanziare completamente l'adattamento climatico e
creare un mondo libero dai fossili;
3)-riscrivere le regole all'interno
delle proprie economie per abbattere i divari, redistribuire il reddito e il potere
decisionale.
(Elita Viola).
Morti
per Covid, Italia da record.
Perché
il virus qui uccide di più.
Quotidiano.net-
Giovanni Sebastano - ( 7-1-2022)- ci dice :
Pesa
l’anzianità della popolazione. Il matematico Giovanni Sebastiani: "Ma i
vaccini stanno riducendo la letalità."
Immaginate
di spazzare via Toronto e Buenos Aires con tutti i loro abitanti. Le vittime
ufficiali del Covid dall’inizio della pandemia sono state oltre 5,44 milioni in
tutto il mondo.
Un numero enorme, che però non riflette la
realtà. Secondo gli statistici, il dato è sottostimato: i conteggi spesso non
sono precisi e ogni nazione, per quanto riguarda il metodo, fa storia a sé.
C’è
solo un modo, seppur grossolano e con diversi limiti, per stimare il reale
impatto del virus: calcolare le morti in eccesso.
Si
tratta di estrapolare il numero de decessi medi avvenuti nei cinque anni prima
dello scoppio della pandemia e raffrontarlo al totale delle persone che hanno
perso la vita a partire dal primo gennaio 2020.
E le cifre, calcolate dal settimanale The Economist, tracciano tutto un altro quadro. Le
persone che sul nostro pianeta hanno perso la vita a causa del Sars-Cov-2 sarebbero tra gli 11,72 e i 21,84
milioni.
La stima più credibile, quella centrale, si aggira sui 18,72 milioni.
L’Italia,
per quanto riguarda questa triste classifica (il cui ultimo aggiornamento
risale al 2 gennaio), dovrebbe rivedere il totale dei suoi morti di circa
40mila unità. A fronte degli oltre 137mila decessi ufficiali, la stima delle morti in
eccesso parla di una forchetta di persone che hanno perso la vita tra le
172mila e le 190mila.
La stima più credibile è 180mila. "Che ci sia stato un eccesso
di mortalità legato al Covid – spiega Giovanni Sebastiani, matematico del
Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr) e dell’Istituto per le Applicazioni
del Calcolo ‘M.Picone’ – è un dato di fatto.
Ma dobbiamo comunque considerare che
probabilmente ci sono state anche altre cause, come ad esempio chi è morto
perché non ha ricevuto cure per altre patologie a causa della troppa pressione
sugli ospedali, poiché solo il 75% dell’eccesso 2020 è dovuto al Covid".
In
ogni caso, secondo
le statistiche elaborate dall’Economist, l’Italia ha avuto 300 morti in
eccesso ogni 100mila abitanti, uno dei dati peggiori per quanto riguarda gli
Stati occidentali.
La Spagna è arrivata a 255, mentre il
Portogallo a 240.
Il
Regno Unito ha toccato quota 213, mentre Francia e Germania si sono fermate
rispettivamente a 136 e 133. Tradotto, significa che il nostro Paese è stato colpito più
duramente dal Covid. Un’analisi che trova riscontro anche confrontando gli indici
di letalità, ovvero la percentuale di persone che muoiono dopo essere state
infettate dal virus. Per l’Italia si parla del 2%. La Germania è all’1,5%, la
Spagna all’1,3%, mentre Francia e Regno Unito sono all’1,1%.
I
picchi degli eccessi, per quanto riguarda l’Italia, ricalcano esattamente le
diverse ondate che abbiamo attraversato. Ma perché il Covid da noi ha avuto un
impatto maggiore rispetto ad altri Paesi? Ovviamente non c’è un’unica spiegazione.
La composizione della popolazione, tra le più anziane del mondo, ha
contribuito. L’età media delle vittime del Covid nel nostro Paese, secondo l’ultimo
report dell’Iss, è di 80 anni.
Anche
se il Giappone, una nazione anche più anziana della nostra, ha contenuto i
contagi, con un eccesso di mortalità ogni 100mila abitanti che si è fermato ad
appena 7.
Ma il
Sol Levante è un Paese più chiuso (per quanto riguarda gli ingressi di
stranieri) del nostro e i suoi cittadini da sempre sono abituati a portare la
mascherina.
In ogni caso, i vaccini hanno smorzato la letalità del
Covid.
"Ho analizzato i dati di 24 Paesi della Ue relativi alla terza settimana
di novembre 2021. I 13 Stati dove si registrava la mortalità più alta avevano
tutti una copertura vaccinale inferiore al 65%, mentre negli 11 Stati con la
mortalità più bassa, la copertura era – conclude Sebastiani – maggiore del
65%".
Pandemie,
riflessioni di un batteriologo.
Infezioniobiettivozero.info-
Simona Barnini- (4 Settembre, 2020)- ci dice :
Azienda
Ospedaliera Universitaria Pisana. Infection Control .
Come
due specie si stanno adattando l'una all'altra.
Eccoci
qua, su questo bel pianeta verdeblu dove da diversi mesi sta avvenendo un
fenomeno non certo insolito: due specie diverse si stanno adattando l’una
all’altra.
Una è
l’ospite, l’altra il parassita.
Un
parassita che più parassita non si può: il virus non è in grado di vivere
(ammesso che la sua si possa definire vita) senza almeno una cellula che gli
permetta, sia pure suo malgrado, di adoperare tutto il suo apparato sintetico.
E
così, prendendo possesso di prepotenza della cellula ospite, il virus inesperto
si riproduce ma uccide la cellula, la mano che lo nutre. Talvolta, uccide
l'intero organismo di cui la cellula fa parte. Che spreco! Ma siccome lo spreco
è abbastanza inviso alla natura, ecco che i due attori principali di questa
eterna battaglia si fanno via via più istruiti, affinano le loro interazioni
fino, generalmente, ad arrivare alla reciproca convivenza. La convivenza di
ospite e parassita è un tratto caratteristico del tempo trascorso insieme,
durante il quale le asperità si sono smussate, i meccanismi di tolleranza si
sono sviluppati, la virulenza si è attenuata, la capacità di resistenza è
cresciuta. Ricorda insomma un matrimonio di vecchia data.
Questa
convivenza, ai giorni attuali, sta già cominciando a realizzarsi, dato che con
i nostri comportamenti di specie altamente complessa ci sostituiamo alla
selezione naturale e applichiamo pressioni selettive in tempi molto ristretti.
Del resto, sono quasi sempre proprio i nostri comportamenti che provocano un
disequilibrio in cui si insinua l’opportunista di turno. In questa ultima
pandemia è stata la globalizzazione, ma funziona così da quando abbiamo
cominciato a usare la ruota, a invadere terre altrui, a spingerci a latitudini
prima disabitate, ad adottare comportamenti sessuali prima fortemente repressi.
Le
religioni sono state per molto tempo presidi igienici della specie umana,
dettando norme rigide sulla sessualità, l’alimentazione, i contatti reciproci;
quando i lumi della ragione cominciarono a esaminare criticamente tutti i
precetti, le scienze si svilupparono e si adoperarono per fare chiarezza: la
religione ha assunto un ruolo più elevato, anche se meno capillare nella
popolazione umana, rispetto a quando, più che la sfera spirituale, governava
ogni azione pratica.
Come è
stata rapida l’invasione virale in questo pianeta solcato da rotte umane
febbrili, sempre più rapide, sempre più intersecate! I bollettini sanitari da
ogni parte del mondo, più di ogni altra cosa, più delle merci ormai noiosamente
identiche in ogni angolo del globo, ci hanno dato la misura di quanto le
distanze negli ultimi anni siano state annullate. E allora, ecco che invertiamo
la rotta, per contrastare la malattia e la morte: cominciamo a chiudere scali e
frontiere, cominciamo a nazionalizzare le risorse per il contrasto
all’epidemia: non più libera circolazione dei prodotti, se necessari alla
preservazione della salute del Paese, limitiamo gli spostamenti e i contatti,
fino a chiuderci in casa a norma di legge. Paura, tanta paura; dolore, morte,
abbandono della fascia più debole della popolazione, già in solitudine nei
ricoveri per anziani, esaltazione del sacrificio dei sanitari, eroi della
guerra per la sopravvivenza, fino alla tregua, che dovrebbe essere una tregua
armata, fino alla ripresa delle attività, che dovrebbe essere consapevolmente
guidata dall’esperienza traumatica appena patita.
Intanto,
mentre la massaia si domanda come sia possibile che intere economie nazionali
siano state così gravemente danneggiate, quando in ogni casa, purché la si
abbia, vi sono risorse per far fronte alle avversità per un certo periodo, con
avvedutezza e prudenza, mentre le passerelle sono logore per i tanti scienziati
che hanno voluto dire la loro, roteando code splendenti di nozioni in contrasto
l’una con l’altra, mentre nel mondo dell’informazione anche gli avvisi meteo
vengono diramati in linguaggio scandalistico, intanto si fa mercato del virus e
della paura, si strumentalizza a fini politici l’attività dei sanitari, si
litiga, ci si insulta, alcuni negano che ci sia mai stato un virus, spesso gli
stessi che lo volevano per forza di cose costruito in laboratorio. Alcuni poeti
lo negano solo per poter andare avanti, poiché non possono semplicemente
contemplare la visione di questo disastro della condizione umana prodotto
dall'interazione ospite-parassita: un disastro culturale.
Intanto,
oltre che il mondo sul quale vivo, che vedo per quel che mi è dato vedere, vedo
più da vicino il mio Paese, probabilmente il più ricco su questa Terra, in
termini di patrimonio storico e artistico, dimostrarsi ancora una volta
paradossalmente privo del senso civico del bene comune, i prati fioriscono di
mascherine, gli eroici sanitari che dopo averci rimesso la vita o aver lavorato
come animali da soma hanno dovuto spesso fare a meno di andare in ferie vengono
ringraziati con feste sulla spiaggia e movida. Vedo questo Paese, dove almeno i
valori umanistici e umani hanno portato a preferire il danno economico ad un
numero molto maggiore di vittime, rispetto ad altri Paesi nei quali il
darwinismo è stato interpretato come una legge applicabile al consorzio umano e
non come la stele di Rosetta per capire il mondo che ci circonda; noi, l’unica
specie in grado di ribellarci alla selezione naturale e di creare un’arte
chiamata medicina che si avvale di una miriade di scienze diverse per salvare i
più deboli della specie, come possiamo essere così incoerenti?
E
intanto, mentre i contagi risalgono, le scuole stanno per riaprire, le
discoteche sono state di nuovo chiuse, i controlli a porti aeroporti e stazioni
si fanno sempre più frequenti, intanto che tutto gira intorno al virus e i
laboratori di Microbiologia e Virologia vengono invasi di nuovo dai tamponi,
che arrivano nei secchi della spazzatura da tanti che sono, intanto i batteri,
che non conosciamo abbastanza, crescono, si diffondono negli ospedali occupati
a contenere il virus, acquistano nuove resistenze agli antibiotici spesso
impiegati inutilmente nel COVID-19, infettano pazienti, uccidono pazienti, come
è sempre stato prima, durante, e come sarà dopo che questo virus avrà imparato
a convivere con noi, il nuovo ospite.
I
batteri non sono quasi mai parassiti obbligati, vivono una vita libera e
indipendente, ma sono anche nostri simbionti, una fattispecie di convivenza con
reciproco vantaggio, qualora si rispettino i giusti habitat.
Ricorda insomma un matrimonio d'amore, di
vecchia data. Non sono nuovi, benché possano assumere nuove vesti e nuove
caratteristiche, e allora mi chiedo perché non abbiamo già imparato a
conoscerli meglio, e mi chiedo perché l’epidemia, anzi la pandemia di sepsi che
persiste da sempre sul nostro pianeta, e sempre più miete vittime, col
progredire della medicina e la complessità degli interventi sull’organismo
umano, e la contemporanea pandemia costituita dalla resistenza agli
antibiotici, perché queste pandemie non fanno notizia, perché non ci inducono
ad indossare la mascherina della consapevolezza che con la sorveglianza, con le
corrette norme igieniche e l’uso appropriato dei farmaci queste morti
verrebbero in buona parte evitate?
Non
credo di sbagliare se affermo che si muore molto più di sepsi che di COVID-19,
non credo di sbagliare se dico che lascerei alla moda il compito di dettare
come ci dobbiamo vestire, che auto guidare e quale telefonino comprare ma le
toglierei decisamente la velleità di imporci da cosa ci dobbiamo curare.
Ad
oggi, benché una Delibera della mia Regione nel mio Paese su questo Pianeta
dica che si deve attuare una attività H24 dei laboratori di Microbiologia per
contrastare la SEPSI, questo non è stato fatto; si è invece attuata una
attività H24 pressoché in ogni laboratorio, anche non di Microbiologia, in
questa Regione, per diagnosticare la presenza del Virus.
Siamo
assai modaioli.
Bill
Gates, nel 2015, aveva lanciato l'allarme:
"Un
virus potrebbe uccidere più di un guerra.
E noi non siamo pronti".
Lastampa.it-Redazione-
(20-1-2022)- ci dice :
Il
fondatore di Microsoft, che proprio in questi giorni ha lasciato il Cda
dell'azienda, cinque anni fa aveva già messo in guardia il mondo: "Se qualcosa ucciderà 10 milioni
di persone nelle prossime decadi, è più probabile che sia un virus altamente
contagioso invece di una guerra. Non missili ma microbi".
Alle
sue spalle, un'immagine che fa pensare immediatamente al Covid-19 visto al
microscopio, responsabile di una pandemia globale partita a dicembre scorso
dalla Cina.
Quello
che state vedendo è un estratto dal discorso che Bill Gates, nel 2015, ha
tenuto per Ted, il ciclo di conferenze che dà voce
in tutto il mondo a persone che abbiano "idee che valgono la pena di
essere diffuse".
Le
parole del fondatore di Microsoft seguivano la preoccupante diffusione
dell'Ebola avvenuta appena un anno prima, nel 2014.
Nel
suo intervento di otto minuti Gates suggeriva di investire più denaro nei
vaccini e nell'addestramento del personale sanitario poiché, a suo avviso, il
mondo non sarebbe stato pronto ad affrontare una futura epidemia. "Non c'è motivo di cadere nel panico -
aveva detto Gates - ma bisogna andare avanti".
Gran
pasticcio nel rapporto sui decessi.
Per l'Iss gran parte dei morti
non li ha causati il Covid.
Iltempo.it-Franco
Bechis- (21 ottobre 2021) -ci dice :
Secondo
il nuovo rapporto (che non veniva aggiornato da luglio) dell'Istituto superiore
di Sanità sulla mortalità per Covid, il virus che ha messo in ginocchio il
mondo avrebbe ucciso assai meno di una comune influenza.
Sembra
un'affermazione strampalata e da no vax, ma secondo il campione statistico di
cartelle cliniche raccolte dall'istituto solo il 2,9% dei decessi registrati
dalla fine del mese di febbraio 2020 sarebbe dovuto al Covid 19.
Quindi
dei 130.468 decessi registrati dalle statistiche ufficiali al momento della
preparazione del nuovo rapporto solo 3.783 sarebbero dovuti alla potenza del
virus in sé.
Perché
tutti gli altri italiani che hanno perso la vita avevano da una a cinque
malattie che secondo l'Iss dunque lasciavano già loro poca speranza.
Addirittura
il 67,7% ne avrebbe avuto insieme più di tre malattie contemporanee, e il 18%
almeno due insieme.
Ora personalmente conosco tanta gente, ma
nessuno che abbia la sfortuna di avere cinque malattie gravi nello stesso
tempo.
Vorrei
fidarmi dei nostri scienziati, poi vado a leggere i malanni elencati che
sarebbero ragione non secondaria della perdita di tanti italiani e qualche
dubbio da profano comincio a nutrire.
Secondo
l'Iss il 65,8% degli italiani che non ci sono più dopo essere stati infettati
dal Covid era malato di ipertensione arteriosa, e cioè aveva la pressione alta.
Il
23,5% era anche demente, il 29,3% aggiungeva ai malanni un po' di diabete, il
24,8% pure fibrillazione atriale.
E non
basta: il 17,4% aveva già i polmoni ammalati, il 16,3% aveva avuto un cancro
negli ultimi 5 anni; il 15,7% soffriva di scompenso cardiaco, il 28% aveva una
cardiopatia ischemica, il 24,8% soffriva di fibrillazione atriale, più di uno
ogni dieci era anche obeso, più di uno su dieci aveva avuto un ictus, e altri
ancora sia pure in percentuale più ridotta aveva problemi gravi al fegato,
dialisi e malattie auto-immuni.
Sarà
tutto vero, non metto in dubbio i nostri scienziati. Ma se non è il virus ad uccidere gli
italiani, allora mi spiegate perché la scienza ha imposto tutto quello che
abbiamo visto in questo anno e mezzo abbondante?
Dalle mascherine, al distanziamento, al lockdown e
così via?
E come facevamo ad avere quasi 126 mila
italiani ridotti in quelle condizioni con 3, 4 o 5 malattie gravi, destinati
comunque ad andarsene se anche non fosse mai esistito il coronavirus in poco
tempo?
Quei
numeri sarebbero un atto di accusa clamoroso nei confronti del sistema
sanitario italiano da cui pure provengono.
Uso il
condizionale perché qualche dubbio ho su quel che viene scritto fin dal primo
giorno in quel rapporto.
Che
risente come ogni comunicazione dell'Iss o del Cts delle direttive governative
fornite via via durante i mesi, che sono state il vero e unico faro di quelli che
continuiamo a chiamare “scienziati”.
All'inizio
il governo allora in carica, quello di Giuseppe Conte, mentre l'Italia mostrava
di essere il paese del mondo più impreparato e pure incapace di affrontare la
pandemia, chiedeva dati per tranquillizzare gli italiani.
E ricordo
bene le conferenze stampa settimanali Iss e protezione civile in cui questi
decessi venivano sempre minimizzati, ponendo sempre l'accento sulle molte
patologie riscontrate in chi non ce l'aveva fatta.
Bisognava dire che questo virus non uccideva in sé, ma
accompagnato ad altri malanni in persone fragili poteva affrettare una fine che
comunque era vicina.
Poi in
periodo di campagna vaccinazioni l'esigenza governativa è diventata quella
diametralmente opposta: drammatizzare e spingere chiunque verso la salvezza
delle fiale messe a disposizione.
Ma si
sono dimenticati di aggiornare le istruzioni sul rapporto mortalità, che ha
seguito nella sua pubblicazione sempre più diradata nel tempo e mai
tambureggiata, l'impostazione data all'inizio.
Una
gran confusione dunque, che alimenta anche paure e irrigidisce resistenze
ancora di qualche milione di italiani che alla vaccinazione ha scelto di
sottrarsi. Forse
con un po' meno propaganda, meno rigidità e più informazione corretta tutto
questo non sarebbe così...
Pandemia:
ritorno
al
virus eterno?
Ispionline.it-
David Quammen-(22 Dicembre 2021)- ci dice :
Il
2022 vedrà ancora la pandemia protagonista delle relazioni internazionali.
L'imperativo sarà migliorare sistemi e cooperazione sanitaria.
Prevedere
le bizzarrie dell’evoluzione è un gioco rischioso, forse più rischioso di altre
forme di predizione, che è dunque meglio lasciare al più saggio tra gli
indovini. Charles Darwin predisse l’esistenza di una falena con una proboscide
di quasi 30 centimetri, dopo aver analizzato il bocciolo della Stella di
Betlemme, un’orchidea originaria del Madagascar, e dopo averne visto lo sperone
del nettare, profondo circa 30 centimetri. Deve esserci una falena in
Madagascar, che si è evoluta e adattata per impollinare quel fiore, scrisse
Darwin. Vent’anni dopo, si scoprì l'esistenza della falena. Naturalmente, però,
Darwin aveva previsto - sulla base di prove tangibili - qualcosa che era già
avvenuto, compito più agevole di un pronostico sul futuro dell'evoluzione.
L’evoluzione
futura del virus che ha causato la pandemia da Covid-19, il SARS-CoV-2, è cosa
più ardua, persino mentre si osserva una successione di varianti - Alfa, Beta,
Gamma, Delta e più di recente Omicron - che nascono e si diffondono attraverso
le mutazioni multiple e la selezione naturale darwiniana.
Abbiamo delle domande, e gli scienziati hanno
bisogno di più dati prima di poter fornire risposte - seppur provvisorie.
La
variante Omicron si rivelerà maggiormente trasmissibile? Forse.
Sarà
in grado di aggirare le difese immunitarie? Può darsi.
È più
facile dare risposta ad altre domande.
La
variante Omicron sarà anche l’ultima? Improbabile. Riusciremo a difenderci,
laddove essa riuscisse effettivamente a eludere le difese immunitarie? Probabilmente, sì.
Lo
faremo mettendo a punto nuovi booster e vaccini concepiti appositamente per
fermare questa variante. Ci saranno altre varianti, dopo Omicron?
Quasi sicuramente, sì. Dal mio punto di vista,
le più grandi minacce per la salute umana, per la solidità economica e per la
stabilità delle nostre società nel 2022 non saranno quelle riconducibili
all’evoluzione del virus SARS-CoV-2 e all’insorgenza di nuove varianti.
Saranno invece i rischi generati dai
ricorrenti problemi della resistenza ai vaccini, dell’iniquità dei vaccini tra
le nazioni e delle frange di negazionisti della scienza che si annidano tra i
nostri cittadini, i quali si approvvigionano di “notizie” e di “ricerche” dalla
televisione e dal web, da individui che - mossi da interessi politici e
finanziari - gettano loro fumo negli occhi e li portano a scambiare menzogne e
pregiudizi per inchieste empiriche.
Non
tutte le persone che sanno effettuare una ricerca su Google o usare il
telecomando del televisore sono esperte di virologia evolutiva molecolare. Noi,
invece, abbiamo bisogno di questi esperti. Abbiamo bisogno di ascoltarli
attentamente, perché sono loro che possono dirci, se non esattamente cosa e
quando, almeno a grandi linee quello che verrà, prima o poi.
Alcune
persone sono scivolate nella compiacenza, riguardo al virus del Covid-19, mosse
da quella che considerano essere saggezza popolare su nuovi e pericolosi virus,
ritenendo cioè che essi si evolveranno - gradualmente ma inesorabilmente -
verso forme meno virulente, meno dannose, adattandosi alla popolazione umana. Ciò è falso.
Questa
inesorabilità non esiste.
Alcuni
virus possono evolversi e - con il tempo - diventare meno virulenti negli
umani, altri no. Quando è stato debellato in natura, nel 1980, il virus del vaiolo ancora
rappresentava una terribile minaccia, dopo aver infettato le persone per almeno
duemila anni.
La
poliomielite è ancora una malattia feroce, anche in questo caso dopo migliaia
di anni. Un virus non si evolve per diventare meno infettivo, meno letale, a
meno che non trovi un vantaggio - in termini di trasmissione e sopravvivenza -
che lo spinge a farlo. Un virus come il SARS-CoV-2, che causa solo sintomi
moderati nella maggior parte delle sue vittime e che uccide circa una persona
su cento, sembrerebbe non avere motivo di evolversi per diventare meno
virulento.
Replicarsi
copiosamente, diffondersi a macchia d’olio tra le popolazioni ed evitare
l'estinzione totale: questi sono gli unici imperativi che muovono l’evoluzione di
un virus. È
questo che accomuna i virus ai topi, alla pianta di tarassaco, e agli umani: siamo tutti spinti dai nostri geni a
moltiplicarci, diffonderci, sopravvivere.
A
differenza del vaiolo e della poliomielite, che sono virus adattatisi in modo
unico agli umani, il SARS-CoV-2 è un virus zoonotico.
Questo
vuol dire che, in un passato assai recente, esso ha lasciato il proprio
organismo ospite non umano e si è trasferito negli umani, sia direttamente o
attraverso una creatura intermedia ovvero (se vi piace pensare, a differenza
mia, all’ipotesi che esso abbia avuto origine da una fuga di laboratorio)
attraverso un processo intermedio. La sua riserva virale sembra sia stata
ricondotta a una popolazione di pipistrelli.
Esso
si è però dimostrato un virus generalista, capace di infettare non soltanto i
pipistrelli e gli umani ma anche molte altre specie animali che entrano in
contatto con lo stesso per il tramite umano: i gatti domestici, i visoni
allevati per la loro pelliccia, le tigri e i gorilla e i leopardi delle nevi
negli zoo, e finanche il cervo dalla coda bianca nelle foreste dell’America
settentrionale.
Il SARS-CoV-2 non è soltanto dentro di noi ma
intorno a noi. Ha fatto il giro del mondo, grazie agli spostamenti umani e alle
interconnessioni, per poi ritornare in natura. Quasi sicuramente, resterà con
noi per sempre.
Durante
il prossimo anno, nel 2022, e negli anni a venire, dovremo continuare a
combatterlo. Con calma, sì, ma anche con intelligenza e fermezza. Dovremo
farlo, tra le altre cose, migliorando i vaccini e i farmaci ma compiendo anche
altri passi avanti: maggiore equità nei nostri sistemi sanitari, collaborazioni
internazionali più aperte su scienza e salute, e conoscenze almeno un po' più
chiare, nelle menti delle persone, sui meccanismi alla base dell’evoluzione. Inoltre, dovremo prepararci meglio al
prossimo nuovo e pericoloso virus che passerà dagli animali agli umani.
Per
poter prevedere eventi del genere, non dobbiamo saper leggere il futuro.
Possiamo semplicemente anticipare quello che è già successo, proprio come
Darwin ha previsto la falena del Madagascar dalla lunga lingua. Sappiamo che questi virus latenti
esistono. Gli scienziati li hanno già identificati - nei pipistrelli, nei
roditori e negli altri animali che come noi abitano questo mondo. Quello che non sappiamo è che cosa
faranno. Tuttavia, se daremo seguito alle nostre distruttive interazioni con
gli ecosistemi selvatici e con gli animali che li popolano - catturando la
fauna selvatica per alimentarne il commercio internazionale illecito,
sottraendo legno e minerali da habitat ricchi di biodiversità, accrescendo la
nostra popolazione umana, alimentando i nostri necessari appetiti e le nostre
voglie frivole, offrendo ai virus animali la possibilità di diventare virus umani – non è
difficile immaginarlo.
Quanto
e come uccide, davvero,
il Covid in Italia. E il “mistero”
dei
30mila morti in più.
Quifinanza.it-
Redazione- ( 20-1-2021)- ci dice :
A fine
2020 l'Istat ha diffuso i dati delle vittime in Italia fra marzo e novembre in
confronto alle medie dei cinque anni precedenti
Dove
sono finiti 30mila morti italiani? A fine 2020 l’Istat ha diffuso i dati delle
vittime in Italia fra marzo e novembre in confronto alle medie dei cinque anni
precedenti.
30mila
morti in più nel 2020, Covid o altro?
Nel
periodo di osservazione dell’epidemia Covid da febbraio a novembre 2020, si
stimano complessivamente circa 84mila morti in più rispetto alla media del
2015-2019. I decessi di persone positive al Covid-19 registrati dalla
Sorveglianza integrata riferiti allo stesso periodo sono 57.647, il 69% dell’eccesso
totale. Quindi, “solo” due terzi del totale indicato dall’Istat sarebbero morti
attribuibili al Coronavirus.
Nel
2020 ci sono stati 30mila decessi in più rispetto alla media degli anni
precedenti. Non essendo vittime di Covid, dove sono finiti? Come sono stati
conteggiati? Come si chiede anche Federico Fubini sul Corriere della Sera, sono
anche loro morti per Coronavirus ma senza aver ricevuto un tampone o una
diagnosi? O il sistema sanitario è stato così travolto dalla pandemia che ha di
fatto abdicato al suo ruolo?
Il
sospetto è che queste persone possano essere decedute perché affetti da altre
patologie, come tumori o gravi problemi cardio-circolatori, ma non curate con
la stessa attenzione e cura di prima.
Le tre
fasi della pandemia in Italia, e tutti i numeri
Ma
vediamo nel dettaglio i dati contenuti nello studio dell’Istat. L’epidemia in
Italia può essere sintetizzata in tre fasi:
prima
ondata, da febbraio a fine maggio 2020: fase caratterizzata da una rapidissima
diffusione dei casi e dei decessi e forte concentrazione territoriale,
prevalentemente nel Nord del Paese. Si sono contati oltre 211mila decessi,
50mila in più rispetto alla media dello stesso periodo del 2015-2019, di cui
oltre 45 mila relativi a residenti nel Nord del Paese. L’incremento nelle
regioni del Nord ha fatto registrare quasi un raddoppio dei decessi nel mese di
marzo (+94,5% rispetto alla media dello stesso mese del periodo 2015-2019) e un
incremento del +75% ad aprile;
fase
di transizione, stagione estiva, da giugno a metà settembre: la diffusione del
Covid in questa fase è stata inizialmente molto contenuta, ma alla fine di
settembre si sono identificati focolai sempre più numerosi in tutto il Paese.
Si è osservata una riduzione della mortalità totale, che ha portato, in tutte
le Regioni, il numero dei decessi per il complesso delle cause registrati nel
2020 in linea con i valori di riferimento del periodo 2015-2019;
seconda
ondata, dalla fine di settembre 2020: in questa ultima fase i casi di Covid-19
sono di nuovo aumentati rapidamente con un ritmo esponenziale su gran parte del
Paese e solo da metà novembre si è osservato un calo dell’incidenza. Resta
invariata la prevalenza della componente femminile (54%), ma diminuisce la
classe di età mediana dei casi: 45-49 anni rispetto a 60-64 anni della prima
ondata. E’ calato, in percentuale, il dato dei contagi registrato nella
popolazione molto anziana, 80 anni e più, che passa dal 26% nella prima ondata
all’8% nella seconda. Diminuzione verosimilmente in gran parte dovuta
all’aumentata capacità diagnostica tra le classi di età più giovani e nelle
persone con sintomi meno severi. Viceversa, a partire dalla metà di ottobre 2020
diventano via via più evidenti gli effetti della seconda ondata sulla mortalità
totale. In termini assoluti si stima per i mesi di ottobre e novembre 2020 un
aumento di decessi per il complesso delle cause di oltre 31.700 unità.
Tra il
mese di febbraio e il 30 novembre 2020 sono stati diagnosticati dai laboratori
di riferimento regionale 1.651.229 casi positivi di Covid-19, riportati al
Sistema Nazionale di Sorveglianza Integrata dell’ISS entro il 20 dicembre 2020.
Si
sono registrati 57.647 decessi avvenuti in persone positive al Covid-19:
praticamente invariata la percentuale di soggetti in età inferiore ai 50 anni,
che si attesta attorno all’ 1% per entrambi i generi. La classe degli over 80
risulta quella con la più alta percentuale di decessi per Covid-19 (60%).
Dalla
fine del mese di febbraio si è osservata una netta inversione di tendenza
rispetto alla favorevole evoluzione della mortalità che aveva caratterizzato la
stagione invernale 2019-2020. Nei mesi di marzo e aprile, infatti,
contemporaneamente alla diffusione dell’epidemia di Covid-19, abbiamo assistito
ad un importante incremento dei decessi per il complesso delle cause rispetto
al livello atteso sulla base della media del periodo 2015-2019.
Le
differenze regionali
La
seconda ondata si caratterizza a ottobre per un eccesso di decessi totali del
13% sia al Nord che al Centro-sud, mentre nel mese di novembre si distingue
nuovamente l’eccesso di mortalità del Nord (+61,4%), rispetto al Centro (+39,3)
e al Sud (+34,7%).
In
molte regioni del Nord l’eccesso di mortalità totale del mese di novembre
supera quello del picco di marzo-aprile:
Valle
d’Aosta +139,0% a novembre rispetto al +71,0% di aprile
Piemonte
+98,0% a novembre rispetto al +77,0% di aprile
Veneto
+42,8% a novembre rispetto al +30,8% di aprile
Friuli-Venezia
Giulia +46,9% a novembre rispetto al +21,1% di aprile.
L’incremento
dei decessi registrato a novembre è più basso di quello osservato in
corrispondenza della prima ondata dell’epidemia solo in Lombardia (+66% a
novembre rispetto al +192% di marzo e il +118% di aprile) e in Emilia-Romagna
(+34,5% rispetto al +69% di marzo).
Età.
Per
quanto riguarda le classi di età, lo scostamento della mortalità dall’andamento
precedente al periodo in cui è iniziata l’emergenza è evidente a partire dal
mese di marzo per le età superiori ai 49 anni e aumenta al crescere dell’età.
Da
fine febbraio a novembre i decessi Covid-19 rappresentano il 9,5% del totale
dei decessi del periodo: durante la prima ondata epidemica (febbraio-maggio)
questa quota è stata del 13%, mentre nella seconda ondata il contributo
complessivo dei decessi Covid-19 è passato al 16% a livello nazionale, con un
considerevole aumento nel mese novembre.
Se si
considerano i contributi per fasce di età dei decessi Covid-19 alla mortalità
generale si può notare come, a livello nazionale, la mortalità Covid-19 abbia
contribuito al 4% della mortalità generale nella classe di età 0-49 anni,
all’8% nella classe di età 50-64 anni, all’11% nella classe di età 65-79 anni e
all’8% nelle persone di 80 anni o più.
80
anni in su.
L’eccesso
di circa 50mila decessi per il complesso delle cause riscontrato a livello
nazionale per il periodo marzo-maggio 2020, rispetto alla media dello stesso
periodo degli anni 2015-2019, è dovuto per il 72% all’incremento delle morti
della popolazione con 80 anni e più (36 mila e 400 decessi in più).
Nei
mesi di ottobre e novembre si osserva un fenomeno analogo, l’incremento
complessivo dei decessi supera le 31.700 unità, di cui oltre 23mila decessi in
più nella classe di età da 80 anni in poi, che copre il 74% dell’aumento dei
morti totali del bimestre.
65-79
anni.
L’incremento
della mortalità nella classe di età 65-79 anni spiega un altro 23% dell’eccesso
di decessi in corrispondenza della prima ondata dell’epidemia di Covid-19. In
termini assoluti l’aumento rispetto al dato medio 2015-2019 è di 11.700
decessi, che complessivamente in questa classe di età ammontano a poco meno di
53mila.
0-49
anni.
Per
quanto riguarda la classe di età 0-49 anni, per quasi tutto il periodo
considerato i decessi mensili del 2020 sono inferiori a quelli medi del
2015-2019, ad eccezione del dato di marzo e di novembre riferito agli uomini
residenti al Nord, per cui si osserva un incremento rispettivamente dell’11% e
del 4,9%.
Il
fatto che la mortalità della popolazione più giovane sia nel 2020 generalmente
inferiore alla media del 2015-2019 si può spiegare considerando sia la minore
letalità dell’epidemia al di sotto dei 50 anni, sia la riduzione della
mortalità per alcune delle principali cause che interessano questo segmento di
popolazione come quelle accidentali, per effetto del lockdown e del conseguente
blocco della mobilità e di molte attività produttive.
Riguardo
alla presunta incongruenza dei dati, tra Istat e ministero della Salute,
certamente sono necessarie alcune precisazioni da parte degli organi
competenti.
Nel
suo report l’Istituto di Statistica precisa comunque che il rapporto tra i
decessi segnalati alla Sorveglianza Integrata e l’eccesso di mortalità del
periodo febbraio-novembre 2020 non può dare conto del contributo effettivo del
Covid-19. “Questa
misura risente di problemi metodologici collegati al consolidamento delle basi
dati, sia della Sorveglianza integrata sia di Istat, e della difficoltà
nell’identificare i decessi causati da Covid-19 quando questi avvengono in
pazienti con numerose patologie concomitanti”.
Come
si classifica il Covid-19 tra
le
peggiori pandemie della storia.
Esquire.com-
Simone Cosimi-(21/01/2021)- ci dice :
Dall'influenza
russa alle asiatiche fino alla spagnola passando per le tre diverse esplosioni
di peste fino alla Covid-19.
Confrontare
le pandemie che affliggono da sempre l’essere umano non è affatto semplice.
Mancano i documenti, la valutazione del bilancio dei morti e delle conseguenze
è spesso attribuito dagli storici sulla base di testimonianze parziali, fonti
spurie e imprecise e confrontandosi con sistemi sociali e culturali del
passato. Oltre che con un pianeta che contava una popolazione decisamente
inferiore.
A un
anno dall’esplosione della pandemia di Sars-CoV-2 (e dal primo decesso
ufficiale riportato l’11 gennaio in Cina), Vox ha messo insieme le più
drammatiche piaghe sanitarie che abbiano colpito l’uomo mentre le vittime della
Covid-19 hanno sorpassato altre emergenze come quelle legate a Sars, Mers,
influenze asiatiche del 1957-58 o quella di Hong Kong di un decennio dopo
(1968-1970) così come l’influenza suina del 2009 ma rimangono ben al di sotto
di altri eventi come la spagnola del 1918 o la peste nera che nel 1300 uccise
il 30% dell’allora popolazione del continente europeo con vittime comprese fra
25 milioni e 200 milioni.
Nell’inserire
Covid-19 nelle sindromi più letali occorre tuttavia tenere presente, come si
diceva, che i nostri metodi per valutare la letalità di una pandemia non sono
molto precisi.
Non
solo perché anche noi, oggi, disponiamo di dati ufficiali quando verosimilmente
i decessi effetti sono molti di più (tante persone sono morte senza avere una
diagnosi, per esempio) ma perché questo tipo di classificazioni deve ovviamente
tenere presente il complesso della popolazione globale nel momento in cui la
pandemia si scatena, almeno al suo apice visto che in molti casi batteri e
virus hanno continuato a circolare provocando nuove fiammate in sequenza. La
stessa peste nera è stata la seconda di tre grandi pandemie che hanno colpito
gli umani a cui gli storici e paleopatologi attribuiscono la responsabilità al
batterio Yersinia
pestis,
agente eziologico il cui unico vettore è la pulce dei ratti. Anche se non senza
discordanze.
La
prima fu la cosiddetta peste di Giustiniano che si diffuse da Costantinopoli a
tutti i paesi del Mediterraneo nel VI secolo, la seconda appunto la peste nera
arrivata dall’Asia e dilagata in Europa per poi ripresentarsi per oltre tre
secoli, e la terza in Cina alla metà del XIX secolo.
Trattata oggi con antibiotici, prima che
queste soluzioni fossero a nostra disposizione uccideva il 50% di chi la
contraeva. Una sventura tanto mortale nel mondo di oggi, per la quale non
disponessimo di un rimedio, annienterebbe più di due miliardi di persone.
Per
questo perfino la Covid-19, suggerisce Vox, va inquadrata in prospettiva. Molte
delle pandemie che hanno colpito l’umanità nei secoli scorsi hanno per esempio
decimato i bambini, che il coronavirus ha risparmiato. L’infezione pare
attribuirci un’immunità di lunga durata e il virus – nonostante le ansie di
questi mesi – sembra tuttavia godere di una certa stabilità: muta ma in modo
raramente significativo (anche se occorre velocizzare la vaccinazione per
impedire la propagazione di eventuali varianti più contagiose o letali).
Ancora: avremmo potuto essere investiti da un virus contro il quale il nostro
sistema immunitario avesse avuto più difficoltà a rispondere o che cambiasse
così rapidamente da rendere poco o nulla efficaci i vaccini.
Per
secoli, insomma, l’essere umano è stato perseguitato da malattie infettive di
ogni genere. Le grandi città ne venivano investite ogni vent’anni, se non più
spesso, fra il 1500 e il 1600. E la metà dei bambini moriva prima dell’età
adulta. La scienza medica, gli antibiotici e le vaccinazioni di massa ci hanno
dato l’idea di questi eventi come di fenomeni del passato, mentre in fondo nei
territori più poveri o in via di sviluppo si continuava e si continua a morire
non solo per patologie infettive in Occidente sconfitte da decenni ma anche per
questioni ben più semplici da affrontare come la dissenteria infettiva che
nelle versioni amebica e bacillare provoca 750mila morti l’anno.
Poi è arrivato Sars-CoV-2, un drammatico
promemoria da quasi due milioni di morti che ci ricorda la permanente
condizione di rischio ma anche come in passato il quadro fosse davvero e
incredibilmente devastante.
Per
questo classificare le pandemie della storia non è semplice, ognuna vive e
produce conseguenze nel contesto in cui si sviluppa, perfino nel corso delle
sue diverse manifestazioni nel contesto di società diverse, magari senza
registrazioni di nascite e decessi, che rendono i paragoni ingannevoli e
imprecisi. Nel XIV secolo c’erano per esempio 400 milioni di persone sul
pianeta, nel 1918 alla diffusione dell’influenza spagnola gli abitanti erano
arrivati a due miliardi.
La
peste nera rimane al primo posto fra le peggiori pandemie sui cui esiti gli
esperti non concordano, stimando come detto un bilancio che oscilla fra 25 e
200 milioni di morti in cinque anni, fra il 5 e il 40% dell’allora popolazione
planetaria.
Al
momento, le vittime confermate della Covid-19 sono lo 0.0025%. Seguono la peste
di Giustiniano (perché esplosa sotto il regno dell’imperatore Giustiniano I)
del 541-542 con ondate fino al 750. Bilancio fra 50 e 100 milioni di morti,
anche se molti storici hanno poi rivisto al ribasso i conteggi.
Eppure
la peste nera, almeno nella sua stima più bassa, potrebbe essere superata
dall’influenza spagnola d’inizio Novecento che uccise 50 milioni di persone
principalmente di polmonite, che apriva la strada a infezioni secondarie.
L’altro killer del secolo scorso, e ancora attuale, è l’Hiv e la conseguente
sindrome Aids che ha ucciso 35 milioni di persone e differisce notevolmente
dagli altri eventi simili.
“Mentre la maggior parte delle altre sono
malattie in rapido movimento, contagiose o trasmesse da insetti che hanno
invaso il mondo nello spazio di pochi anni – ricorda Vox - l'Hiv/Aids, che
viene trasmesso solo attraverso i fluidi corporei, si è diffuso lentamente nel
corso dei decenni, favorito da l'indifferenza dei politici che all'inizio
pensavano che il virus colpisse solo i gay”.
Un
tempo fatale al 100% oggi l’infezione non è affatto una condanna a morte, e non
lo è ormai da diversi anni: si può controllare con una terapia a base di
farmaci antiretrovirali efficaci, in grado di contenere la replicazione del
patogeno. Ciononostante, in particolare dove questi trattamenti non sono
largamente disponibili, l’Aids continua a uccidere quasi un milione di persone
ogni anno (nel 2019 sono stati 690mila quelli ufficiali).
Altre
pandemie fra le più tragiche della storia includono diverse epidemie di
influenza – dalla russa del 1890-91 che fece un milione di morti, di cui non si
conosce l’origine vista l’epoca, a quelle asiatica e di Hong Kong già citate:
hanno causato ciascuna 1-2 milioni di morti. I quasi due milioni di morti in un
anno della Covid-19 la rendono peggiore rispetto a diverse epidemie influenzali
eccetto quella del 1918 ma anche più di alcune pandemie di colera nel XIX e XX
secolo ma meno grave dell’Hiv, della spagnola oppure delle già viste pesti
bubboniche.
Come
noto, più che facendo riferimenti alle cifre ufficiali molti epidemiologi
preferiscono ricorrere all'eccesso di mortalità, confrontando i decessi di un
periodo con lo stesso periodo di anni precedenti senza la pandemia, per capire
l’effettivo impatto di Sars-CoV-2.
Eppure
anche questo approccio non è perfetto perché i decessi legati ad altre
situazioni calano, altre malattie infettive rallentano la loro diffusione e
dunque la mortalità da Covid-19 potrebbe uscirne sottostimata tenendo fermi i
parametri a uno o due anni prima. In ogni caso queste stime hanno provato come
la mortalità sia stata più ampia di quella ufficiale, anche in contesti ricchi
e sviluppati.
Ad
esempio, uno studio del mese scorso pubblicato su Annals of Internal Medicine aveva stimato 220mila decessi in
eccesso fra marzo e agosto rispetto alle 196mila vittime confermate della
sindrome. Ma anche questi calcoli non sono possibili per tutte le aree del
mondo. Figuriamoci
per valutare le conseguenze delle pandemie del passato.
Alla
fine la bufera è arrivata.
Indipezzenti.blogspot.com-
Redazione- (28 luglio 2021)-ci dice:
Tempestosi
lettori, dopo una giornata di tempo incerto, nel pomeriggio è uscito anche il
sole, ieri sera è arrivata una vera e propria bufera: vento (qui vicino c'è stata
anche una tromba d'aria), pioggia, fortunatamente non grandine, tuoni e lampi.
Come risultato rami caduti e danni vari.
Piratina e Kaiser si sono, come al solito,
spaventati e ci è toccato coccolarli un bel po'. Oggi sembra essere una bella
giornata, fa anche fresco. In ogni caso bufera o no siamo di nuovo qui con una
parata di fuffa.
È da
un po' che assistiamo ad eventi meteorologici estremi, in particolare grandine.
I miscredenti scienziati parlano di cambiamenti climatici, ma l'aspirante
Padreterno rivela la verità:
La
Chiesa non prega più contro la grandine.
Ecco
la causa...
Un
tempo, fra i compiti della Chiesa c’era la preghiera contro il maltempo che
rovina i raccolti. Preghiera pubblica e sui campi da proteggere (e infatti non
grandinava mai...). I contadini stesso lo chiedevano:
Pio
XII ricorda che l’agricoltore: «sperimenta ogni giorno la sua incapacità di
“fare la pioggia e il sereno”; anche i più meravigliosi progressi tecnici a
nulla giovano, se Dio nella sua grazia e misericordia non dà l’incremento e la
buona riuscita. Voglia o no, l’uomo di campagna sente continuamente l’azione
sovrana di Dio. Egli deve riconoscere che il Signore nella sua bontà “fa
sorgere il sole sopra malvagi e buoni, e piovere su giusti e ingiusti”. Ahimè,
quanti ingrati non se ne prevalgono che per attendere, per esigere questi
benefici come dovuti, senza pensare in alcun modo all’obbligo della preghiera e
della riconoscenza.» (Papa Pio XII, discorso ai partecipanti al VI congresso
della Confederazione nazionale dei Coltivatori Diretti, 29-2-1952).
Vediamo un altro pezzo .
Oggi
la Chiesa è venuta meno a questo suo umile compito. Il motivo profondo è che Bergoglio,
frutto maturo del modernismo, non crede più al Dio che ridona la vista ai
ciechi , fa camminare gli storpi , e ha il potere sulla terra e sul cielo.
Appena
è scoppiata la grande impostura del Covid, la Chiesa s’è affrettata a
proclamare che non era una punizione divina, perché Dio è buono e non punisce.
Ma un Dio che non punisce è anche un Dio che
non guarisce. Un Dio inutile che non ha senso pregare. La gerarchia “cattolica”
moderna è riuscita nell’impresa di dare ai cristiani il Dio di Epicuro:
“onnipotente e buono, ma che non s’interessa all’uomo”.
Per
contro, il rituale cattolico prevedeva le “rogazioni”, cioè preghiere, atti di
penitenza e processioni per chiedere benedizione divina sul lavoro dell’uomo e
i frutti della terra e per tenere lontane le calamità naturali che possono
nuocere alle colture.
Un
tempo era frequente nelle campagne imbattersi in processioni, che si tenevano
in genere in primavera, quando si risveglia la natura e inizia il lavoro
agricolo; dalla chiesa parrocchiale il sacerdote, seguito dai suoi fedeli, si
recava verso i terreni coltivati, recitando preghiere e in particolare le
litanie.
La
conclusione.
Senza
la preghiera e la processione e benedizione, il clima è abbandonato all’azione
di colui che chiamiamo “principe di questo mondo” e alle sue “potenze
dell’aria”: i risultati li stiamo vedendo.
Grandinate
che rompono i parabrezza non sono “naturali”, ma preternaturali; gli incendi
inarrestabili che sterminano i capi di bestiame, sono segno del potere
dell’Omicida libero di agire senza freni.
Insomma
è tutta colpa del diavolo...
Kaiser
è molto perplesso leggendo questo "articolo" su the giustice:
E’
TRUMP CHE PROPONE I VACCINI NON IO.
Stranamente
sembra che l'ignoto autore prenda le distanze da ciuffettone .
Chiedo
scusa se non ho parlato troppo male dei farmaci che curano i sani e non ho
detto che “siamo cavie” e che “ci stanno sterminando uno per uno”.
Se non
faccio il catastrofista almeno una volta al giorno molti di voi iniziano a
stare male.
Però
state calmi! Non sono io che sponsorizzo i farmaci che curano i sani, ma Trump!
Ecco
cosa ha detto il Presidente degli Stati Uniti riguardo ai vaccini:
“Lo
raccomanderei, e lo raccomanderei a molte persone che non vogliono prenderlo, e
molte di quelle persone hanno votato per me, francamente. Ma di nuovo, abbiamo
le nostre libertà e dobbiamo vivere secondo questo e sono d’accordo anche con
questo. Ma è un grande vaccino, ed è un vaccino sicuro ed è qualcosa che
funziona”.
(DONALD
J. TRUMP)
Adesso
prendetevela con lui non con me!
Io
sono un umile servitore del bene. (ma non ci dire!)
Vi
chiedo venia se non ho detto che “saremo tutti sterminati” e “terapia genica”.
Questo
Trump è davvero strano! Dice che ci vuole bene e al contempo dice ” è un grande
vaccino, ed è un vaccino sicuro ed è qualcosa che funziona”.
FACESSE
PACE COL CERVELLO!
Chiedo
ancora scusa, cercherò di farvi vedere solo il Trump che piace a voi e che
avete idealizzato nella vostra testa. Parlarvi del vero Trump vi causa troppo
dispiacere e non vorrei mai deludere le vostre aspettative.
Si
tratta, a giudizio felino, di un testo che trasuda i...zia da tutti i pori. Ma,
chiede Piratina, per gli autori ignoti di quel blog ciuffettone non ha sempre
ragione?
Di
vaccini ci parla anche frank karonte:
Il
medico italiano avverte che 18 mesi dopo aver preso il "vaccino" le
persone inizieranno a cadere come mosche .
Chi
sia questo "medico italiano" non viene detto. Piratina osserva che la
fonte è attendibilissima, nientemeno che “before it's news”.
In un
avvertimento molto schietto e appassionato, un medico italiano si è espresso
contro le iniezioni sperimentali mortali di COVID. Ha avvertito che il DNA umano
sarebbe stato distrutto e che entro 18 mesi dall'iniezione le persone cominceranno
a morire come mosche.
Il
dottore ha anche detto che se uno avesse ricevuto l'iniezione, "non
sarebbe più stato figlio di Dio” .
Nientemeno.
Proseguì
avvertendo: “Sei colonizzato da un'entità satanica che ti trasforma in merce perché
corrisponderai a un codice, a qualcosa che è registrato. Un diritto d'autore!
Stanno mettendo un copyright sui tuoi geni!”
Kaiser
vorrebbe sapere presso quale università si è laureato questo "medico
italiano", forse presso la rinomata cristal university di Tirana.
Si sono
tenute in tutta Italia delle manifestazioni contro il green pass e le
vaccinazioni. Erano "manifestazioni spontanee"? Vediamo un'analisi di
osservatorio sul complottismo:
Sabato,
dall’Australia all’Inghilterra, passando per l’Italia, si sono tenute centinaia
di manifestazioni contemporanee contro i vaccini, il lockdown e i passaporti
sanitari. Com’è possibile questo livello di coordinamento fra Paesi così
lontani fra loro? Chi è l’organizzatore?
Dovremmo
forse intravvederci i rubli di Putin o raffinate manovre sotterranee dei
servizi segreti cinesi? Niente di tutto questo.
Per quanto deludente, la realtà non assomiglia
a un film di James Bond in cui l’antagonista è uno spietato ufficiale del Kgb,
ma piuttosto alle parodie di Austin Powers. I “cattivi”, nel nostro caso, sono
infatti dei wedding planner tedeschi. Ma partiamo dall’inizio.
Per il
20 marzo 2021 vengono annunciati, in tutto il mondo, almeno centoventinove
eventi simultanei contro il lockdown dagli accesi toni complottisti. A Londra si espongono cartelli contro
Bill Gates e stelle gialle come simbolo di discriminazione dei non vaccinati. A Vienna sfilano seguaci di Q con
bandiere trumpiane. A Liestal, in Svizzera, vengono avvistati slogan
antisemiti. Anche in Italia, in piazza Castello a Torino, si verifica una protesta
contro la “dittatura sanitaria”, ma scarsamente partecipata.
A
tirare le fila è una rete internazionale complottista con epicentro Kassel, in
Germania.
In
questa città dell’Assia, un piccolo gruppo di Covid-negazionisti, chiamato
Freie Bürger Kassel (Liberi Cittadini di Kassel) e coordinato da organizzatori di
matrimoni, ha un’idea tanto semplice quanto inquietante per la sua facilità di
esecuzione.
A fine
febbraio crea decine di chat Telegram su base nazionale sotto il cappello della
"World
Wide Demonstration".
Come
hanno osservato i giornalisti Jordan Wildon e Joe Ondrak di “Logically”, molti di questi gruppi locali
vengono fondati nello stesso giorno e, persino, alla stessa ora. Il 24 febbraio, alle 12:50, nasce il
World Wide Demonstration Spain e, venti minuti dopo, sorge per gemmazione anche
il World Wide Demonstration Italy.
Inizialmente,
i membri della chat sono gli stessi del Freie Bürger Kassel. L’obiettivo è approntare
un’infrastruttura organizzativa prima ancora che ci siano degli attivisti a
farne parte.
Si
conta sul fatto che le persone arriveranno con il tempo.
Una
strategia che pagherà. I primi messaggi nelle chat invitano gli utenti a condividere
con la gente del posto i link degli eventi Facebook delle World Wide
Demonstration.
Si
concretizza così un’organizzazione senza leader, leggera, flessibile e a costo
zero. I
wedding planner di Kassel centralizzano soltanto la realizzazione delle
grafiche dei poster pubblicitari, disegnati con un banale tool gratuito e
online.
Sul
piano locale emerge subito un’alleanza informale con comunità complottiste già
formate, con estremisti di destra e con guru della controinformazione forti di
un bacino consolidato di follower. Una rete, spesso confusa, di sovrapposizioni che
tuttavia moltiplica i canali di comunicazione e la diffusione delle notizie. Questi meccanismi si vedono
benissimo all’opera nell’organizzazione delle proteste contro il green pass di
sabato scorso in Italia.
L’unica
piazza convocata dal World Wide Demonstration Italy è infatti quella di Ostia,
che vedrà protagonisti esponenti neofascisti e “ricercatori indipendenti” sul
Nuovo Ordine Mondiale e la pandemia. Tutte le altre manifestazioni
seguono un altro itinerario. Partono su impulso del canale Telegram “Basta dittatura”, che
attualmente conta su ventottomila iscritti.
Il 21
luglio viene postata una locandina che indice una manifestazione contro il
green pass e l’obbligo di vaccinazione a Varese per il sabato 24 alle 17.30.
La grafica è elementare e differisce sia da
quelle del World
Wide Demonstration Italy sia da quelle successivamente prodotte. Tre ore dopo, gli
anonimi amministratori di “Basta dittatura” invitano i follower a mobilitarsi in
autonomia contro il “passaporto schiavitù” e la “truffa Covid” per lo stesso giorno alla stessa
ora, sottolineando
che in tutto il mondo saranno previste analoghe proteste.
A
distanza di neanche un’ora, arriva la prima locandina che annuncia la piazza di
Torino. La
mattina seguente verranno postate altre locandine, tutte identiche, nella
forma, alla prima. Ma, soprattutto, sarà diramato un elenco di decine di piazze sparse per
il Paese, tutte convocate alle 17.30. Impossibile che l’organizzazione sia
partita dal basso così rapidamente. L’impressione è che i gestori di
“Basta dittatura” abbiano imitato il modello dei Covid-negazionisti di Kassel
chiamando a raccolta le piazze con una semplice locandina prima ancora di aver
ottenuto adesioni locali.
È un
azzardo. Nelle
chat del World Wide Demonstration Italy e dei loro alleati la mossa viene vista
con preoccupazione. Qualcuno ci specula e sospetta che sia un’operazione
studiata a tavolino dai nemici del movimento per attirare giornalisti e
telecamere e mostrare la desolazione di una piazza vuota. Non accadrà. Le locandine si
diffondono, si attivano persino i seguaci di Q e i fan italiani di Donald
Trump.
Molti
osservatori hanno notato con stupore che le manifestazioni non avessero
ricevuto autorizzazioni. Il motivo risiede esattamente nell’assenza di una regia, in
questa strana forma di spontaneismo diretto dall’alto che scommette sulle
possibilità dei social per materializzare proteste fino a quel momento soltanto
virtuali. Il de-platforming, ovvero l’espulsione dei gruppi complottisti dalle
principali piattaforme, paradossalmente li favorisce, perché li relega negli
ambienti invisibili di Telegram, sottraendoli allo sguardo dei media.
I
rischi sociali di un’organizzazione senza leader sono evidenti. Le proteste sono imprevedibili, la
loro composizione troppo eterogenea per essere ridotta a un’unica identità
politica, l’eventualità di essere strumentalizzate e dirottate da piccoli
gruppi estremisti assai concreta. È già successo nei Paesi Bassi e, in particolare, in
Germania, dove il maggiore movimento corona-negazionista d’Europa ha subito
l’infiltrazione di hooligans, estrema destra e neonazisti, provocando gravi
disordini come quelli del 7 novembre a Lipsia – ventimila persone che tennero
in scacco, per un intero pomeriggio, la polizia e un’intera città.
Allo
stesso tempo, la decentralizzazione e la mancanza di una solida struttura organizzativa
rappresentano anche la debolezza di questi movimenti, esposti continuamente al
pericolo di vaporizzarsi da un momento all’altro, se privi di stimoli e di un
nemico ben individuato.
La
loro evoluzione è, dunque, tutt’altro che scontata.
Forse,
dicono i felini, non erano proprio spontanee, c'è da chiedersi se c'è qualcuno
che ci guadagna.
Virus
sinciziale, epidemia tra
i
bambini: pediatrie strapiene.
Lanazione.it-Redazione-
(27 ottobre 2021)- ci dice :
Cos'è
il virus sinciziale che sta colpendo migliaia di bambini, anche neonati, in
tutta Italia.
Roma,
27 ottobre 2021 - E' allarme per l'epidemia di virus respiratorio sinciziale
che sta colpendo in tutta Italia, bambini piccolissimi, con reparti pediatrici
e terapie intensive degli ospedali strapieni di neonati e bebè con bronchioliti
e polmoniti causate dal virus. A Padova sono 16 i piccoli ricoverati, di cui 4
intubati in rianimazione, "al Policlinico Umberto I di Roma 10 i
ricoverati, di cui 2, di appena un mese di vita, in terapia intensiva, ma anche
nelle altre regioni la situazione è analoga.
"Un'epidemia
arrivata con 2 mesi di anticipo", riferisce Fabio Midulla, presidente della
Società italiana per le malattie respiratorie infantili (Simri), professore
ordinario di Pediatria all'università Sapienza e responsabile del Pronto
soccorso pediatrico del Policlinico Umberto I di Roma, sentito dall'Adnkronos
Salute.
Cos'è
il virus sinciziale e cosa provoca.
"Il
virus - spiega - se contratto nei primi mesi di vita del bambino provoca forme di bronchiolite gravi,
con manifestazioni cliniche nelle basse vie respiratorie, mentre nei bambini
più grandi e negli adulti si risolve con sintomi lievi, come rinofaringite,
febbre o tosse.
Ma i
neonati sono spesso protetti dagli anticorpi materni che si 'trasmettono'
attraverso la placenta. Questa volta però non è stato così - fa notare
l'esperto - e l'epidemia che solitamente arriva a dicembre-gennaio è scoppiata
con 2 mesi di anticipo.
Ce lo aspettavamo perché per un anno e mezzo
il virus non ha circolato grazie alle misure anti-Covid (lavaggio delle mani,
mascherine e distanziamento sociale). Ma non appena queste misure sono state
allentate, i fratellini più grandi sono tornati all'asilo o a scuola, e con una
popolazione senza anticorpi il virus ha cominciato a circolare, subito e in
anticipo rispetto al solito, e sta dando forme gravi nei piccolissimi".
Il
vaccino ancora non c'è.
Il
pediatra ricorda come non esista un vaccino specifico contro il virus
respiratorio sinciziale (Rsv - Respiratory syncytial virus), ma "ci sono
tre sperimentazioni in fase III di vaccini per le mamme e terapie con anticorpi
monoclonali, indicati però solo per bimbi prematuri e particolarmente fragili,
quali i cardiopatici".
In
attesa dei vaccini materni, "dunque, l'arma principale resta la
prevenzione - precisa Midulla - che consiste nelle misure di precauzione quali
il lavaggio delle mani, le mascherine, il monouso dei fazzoletti da buttare
sempre nella spazzatura, il distanziamento nel caso di un fratellino più grande
malato e il non mandare a scuola i bambini prima che siano guariti",
perché rappresentano fonte di contagio. Ma cosa rischiano i bebè, soprattutto
quelli che finiscono in terapia intensiva?
"Per fortuna - spiega il presidente Simri
- il rischio di morte, a differenza che nei Paesi in via di sviluppo, da noi è
molto basso, ma il virus può lasciare danni permanenti, a partire dallo sviluppo di
asma da grandi, che si verifica nel 50% dei casi. Senza dimenticare - conclude lo
specialista - che curare questi bimbi, che occupano posti letto nei reparti di
pediatria e nelle rianimazioni, rappresenta un costo altissimo per la società,
durante il ricovero, ma anche dopo. E dire che basterebbe seguire, sempre,
semplici regole di igiene".
Il “raffreddore
Omicron” ha fatto 9mila morti
in un mese e non meritano di essere ignorati.
Fanpage.it-Francesco
Cancellato -(31 gennaio 2022)- ci dice :
Omicron
la variante buona, che assomiglia a un raffreddore, ha ammazzato più di
novemila persone in un solo mese. Ignorarle, sperando passi la tempesta, è il
peggior modo di onorarle. E di affrontare questa fase della pandemia.
9056
morti in un mese. Più del 5% del totale di tutti i morti di Covid da febbraio
2020. Sono i numeri di gennaio 2022, quelli di Omicron la variante buona,
quelli del Covid che è diventato un raffreddore, quelli in cui abbiamo deciso
che in nome della normalità, dell’economia, della socialità da ritrovare non si
dovesse far nulla per provare anche solo a ridurli un po’. Quelli in cui
abbiamo deciso che i morti si potevano tranquillamente ignorare.
Non è
vero che li stiamo ignorando, diranno molti di voi. Ci siamo vaccinati. Abbiamo
scaricato il Green pass. Ci facciamo tamponi al primo sintomo. Rispettiamo le
quarantene. Ci mettiamo la mascherina anche all’aperto. E forse, avete ragione,
questo non è niente. Però, nonostante tutto, sono morte 9056 persone e sono un po’
troppe per rubricarle a fisiologia, o per cavarcela con un “sarebbero morte
comunque”, e “comunque sono morte COL covid, non PER covid”, e “comunque non si
erano vaccinate, quindi fatti loro”.
Tutto
legittimo, per carità. Però ignorare 9056 anime – abituatevi: lo ripeteremo
ancora – e il dolore delle loro famiglie non ci fa onore. Non come Paese che ha
pagato un prezzo enorme alla pandemia, nelle fasi più acute, e che sovente l’ha
combattuta come comunità, talvolta inseguendola, talvolta riuscendo addirittura
ad anticiparne il decorso, soprattutto quest’autunno con un’imponente campagna
vaccinale e con prudenza nel mantenere misure di contenimento che altrove erano
state improvvidamente abbandonate.
(fanpage.it/attualita/il-raffreddore-omicron-ha-fatto-8192-morti-in-un-mese-e-non-meritano-di-essere-ignorati/).
Green
pass obbligatorio,
Meloni:
“Strumento
punitivo e vessatorio,
bisogna abolirlo subito.”
Fanpage.it- Tommaso Coluzzi -(14-2-2022)- ci dice
:
Alla
vigilia dell’entrata in vigore del super green pass per gli over 50 che
lavorano, Giorgia Meloni torna ad attaccare il governo sulla certificazione
verde: “È uno strumento punitivo e vessatorio, va abolito subito”.
Giorgia
Meloni torna a tuonare dall'opposizione al governo Draghi. La leader di Fratelli d'Italia si è
espressa duramente contro il green pass, misura che non ha mai appoggiato e ha
sempre definito discriminatoria. In questo caso, però, per la deputata romana il passo
fatto dal governo è veramente eccessivo.
Parliamo dell'obbligo di super green pass per i
lavoratori con più di 50 anni, che scatta a partire da domani.
"Mentre
tutto il mondo allenta le restrizioni, da domani in Italia centinaia di
migliaia di lavoratori rimarranno a casa senza stipendio per l'ignobile ricatto
del green pass", ha attaccato duramente Meloni.
Per la
leader di Fratelli d'Italia, "proibire alle persone di potersi guadagnare da vivere
penalizzando anche le aziende che dovranno fare a meno della forza lavoro, in
un periodo di grande difficoltà economica per tutta la Nazione è semplicemente
delirante".
Si
tratta di "un provvedimento senza alcun senso scientifico, punitivo e vessatorio,
figlio della deriva ideologica di un esecutivo che sta in piedi solo grazie al
morboso senso di attaccamento alla poltrona di molti di quelli che lo
sostengono", che "non è degno di uno Stato civile".
Meloni ha chiarito anche cosa bisognerebbe
fare secondo lei: "Non c'è nessuna modifica da fare, il green pass va
abolito – ha concluso su Facebook – Subito".
Il
punto, però, non è solamente il green pass per la deputata romana. Ci sono
molti altri temi su cui l'esecutivo è indietro secondo la leader di Fratelli
d'Italia. L'operato del governo, infatti, a suo modo di vedere è del tutto
insufficiente: "Famiglie e imprese, già in difficoltà a causa della crisi
economica, subiranno l'ennesima stangata dovuta al rincaro di luce e gas – ha
scritto su Twitter Meloni – Il governo, incapace e senza alcuna strategia,
continua a non fare nulla".
(fanpage.it/politica/green-pass-obbligatorio-meloni-strumento-punitivo-e-vessatorio-bisogna-abolirlo-subito/).
Salvini
chiede la
fine delle
restrizioni,
dello stato di emergenza e
del green pass entro marzo,
fanpage.it-
Tommaso Coluzzi-(14-2-2022)- ci dice :
Il leader
della Lega chiede la fine delle regole contro il Covid, dello stato di
emergenza e del green pass entro marzo: “Non possiamo essere quelli con più
restrizioni”.
La
questione pandemica si dovrebbe chiudere entro marzo, secondo Matteo Salvini.
Il
leader della Lega, intervenuto questa mattina a Rtl 102.5, ha detto la sua
sull'agenda di governo – dal suo punto di vista – sia sulle prossime misure da
mettere in campo sia sulla fine delle restrizioni contro il Covid.
Salvini, alla prima uscita dopo il tampone
negativo (era risultato positivo durante lo screening che ha anticipato il
discorso di Mattarella in Parlamento), è andato subito all'attacco:
"Penso e spero che, con il 31 marzo e la
fine dello stato di emergenza, si superino divieti, obblighi, restrizioni,
green pass, super green pass".
Insomma,
il senatore leghista vede un futuro più normale già a breve termine: "Certo, con attenzione e cautela
– ha precisato – Così sta facendo il resto del mondo, non capisco perché non si
debba fare in Italia dove abbiamo il 90% dei vaccinati o guariti. Non possiamo
essere quelli con più restrizioni".
Quanto
all'agenda di governo, il leader della Lega è stato chiaro: "Adesso la cosa più urgente da
fare è un intervento da 6-7 miliardi per attenuare il peso del caro bollette,
una cosa di cui parlavo mesi fa e mi dicevano ‘ci sono problemi più gravi', ora
è il problema di tutti".
Poi ha insistito: "Servono almeno 7 miliardi sui conti
correnti di famiglie, piccoli imprenditori e artigiani, perché possano rateizzare
le bollette. Ovviamente ci sono dei limiti di fatturato e spesa, ma la bolletta
è mediamente raddoppiata e sui piccoli bisogna intervenire subito". E ha
rilanciato: "In prospettiva occorre produrre, estrarre e importare più gas
e sperare che non ci sia alcuna guerra tra Ucraina e Russia".
Ma non
c'è solo il caro-bollette: "Il superbonus è uno strumento assolutamente efficace,
stiamo lavorando per rinnovarlo aumentando la possibilità della cessione del
credito, perché bloccare la cessione del credito significa bloccare l'edilizia
che è l'unico settore che sta correndo in questo momento", ha continuato
Salvini.
E sulla direttiva Bolkestein ha chiosato:
"Occorre
tutelare il lavoro, l'investimento, la fatica e il sacrificio di chi per anni
ha investito nelle spiagge italiane". Per il leader leghista, però, c'è
anche un altro tema che puntualmente ritorna:
"Serve
una grande operazione di giustizia fiscale, pace fiscale, rottamazione,
rateizzazione, perché ci sono milioni di cartelle esattoriali che rischiano di
essere un disastro. Questo sarà un tema che la Lega porterà con forza al tavolo
del governo".
Salvini
ha anche rilanciato i referendum sulla giustizia: "In primavera ci saranno i
referendum che, dopo 30 anni, mettono in mano agli italiani il cambiamento che
il Parlamento non è riuscito ad approvare". E ha avvisato: "Spero che il centrodestra sia
tutto compatto, perché ci sono 6 milioni di italiani in attesa di giudizio, se
sono innocenti non possono fare un calvario di anni". Alla coalizione di
centrodestra – o a quello che ne resta – ha inviato un messaggio chiaro:
"Con Giorgia Meloni sono sicuro che supereremo le divisioni per il bene
degli italiani, il centrodestra è compatto – ha concluso il senatore leghista –
Superiamo incomprensioni, interessi di parte, la gente non vuole divisioni,
litigi, battibecchi. Uniti si vince".
(fanpage.it/politica/salvini-chiede-la-fine-delle-restrizioni-dello-stato-di-emergenza-e-del-green-pass-entro-marzo/).
Quando
finirà lo stato di emergenza
E verrà
eliminato il green pass:
il piano del governo.
Fanpage.it-
Tommaso Coluzzi-(14-2-2022)- ci dice :
Nelle
prossime settimane il governo dovrà decidere se prorogare o meno lo stato di
emergenza, ma il vero nodo è il green pass, che la Lega chiede di abolire
subito.
Nelle
prossime settimane l'Italia imboccherà definitivamente la strada dell'uscita
dalla pandemia di Covid.
L'intenzione
del governo è chiara: allentare poco alla volta le restrizioni, per
accompagnare il Paese fuori dall'emergenza. Ci sono, però, una serie di nodi da
sciogliere.
Nell'esecutivo
le visioni sono diverse – come sempre – e alcuni appuntamenti saranno dei punti
di svolta sia a livello simbolico che pratico.
Uno su
tutti è l'eventuale prolungamento dello stato di emergenza, che al momento non sembra
in discussione. Il 31 marzo, quindi, potrebbe scadere definitivamente dopo
oltre due anni.
Fine
dello stato di emergenza: cosa significa e cosa cambia.
Sulla
fine dello stato di emergenza il 31 marzo non sembrano esserci particolari
discussioni.
Nell'immediato
dovrebbe comportare lo scioglimento del Comitato tecnico scientifico e della
struttura commissariale del generale Figliuolo, ma anche il decadimento di una
serie di regole come lo smart working, le mascherine, i colori delle Regioni.
Insomma, il governo dovrà capire – a livello normativo
– se e come far sopravvivere le misure alla fine dello stato di emergenza.
La
svolta più importante, però, è simbolica. Dopo oltre due anni finirebbe la
condizione di emergenza, il che sarebbe un messaggio chiaro a tutti gli
italiani: il peggio è passato, si torna alla normalità.
Addio
al green pass, quali sono le posizioni nel governo.
La
partita più accesa si gioca sul green pass.
Se da
un lato sembra difficile che il governo possa decidere di rimuoverlo prima
dell'estate, la pressione da parte della Lega si fa insistente.
Il leader del Carroccio, Matteo Salvini, ha chiesto la
fine di tutte le restrizioni entro marzo, mentre il ministro del Turismo,
Massimo Garavaglia, ha sottolineato la necessità che l'Italia si allinei
"alle regole di Francia e Spagna, che stanno aprendo tantissimo".
Il
ministro leghista ha detto di averlo chiesto espressamente a Speranza, che
invece rimane cauto: "Il virus non scomparirà ed è molto più grave dell'influenza –
ha detto a Repubblica il suo consulente Walter Ricciardi –
I
risultati sono soddisfacenti, ma abbassare le difese rende possibile un ritorno
di fiamma dell'epidemia".
Il green pass "serve ancora",
perché "insieme alla vaccinazione deve diventare uno dei due perni della
nuova normalità, se li togliamo siamo a rischio".
Un'altra
data da cerchiare in rosso sul calendario delle riaperture è il 15 giugno, quando scadrà l'obbligo vaccinale
contro il Covid per gli over 50 e per alcune categorie di lavoratori.
(fanpage.it/politica/quando-finira-lo-stato-di-emergenza-e-verra-eliminato-il-green-pass-il-piano-del-governo/).
Fungo
nero,
allarme India: 45.000 contagi
in due mesi e 4.200 morti.
Dichiarato
stato di
epidemia.
Ilmessaggero.it-Redazione-
(22 luglio 2021)- ci dice:
Fungo
nero, allarme India: 45.000 contagi in due mesi e 4.200 morti. Dichiarato stato
di epidemia.
Il
“fungo nero” continua a terrorizzare l'India.
Sono
oltre 45.000 i casi della cosiddetta malattia del "fungo nero" negli
ultimi due mesi nel Paese con un totale di 4.200 decessi. La mucormicosi, questo il suo nome scientifico, è un'infezione fungina mortale che si
sta diffondendo ad alta velocità soprattutto tra i pazienti Covid-19 in India e in pochi altri paesi.
Secondo le prime osservazioni di maggio, tutti i pazienti che avevano contratto
il fungo nero avevano una cosa in comune in India: una recente guarigione dal Covid-19 in pazienti indeboliti dall'uso di
steroidi.
India
boom di “fungo nero”, i dati Covid.
Stando
ai dati reali in India sono oltre 4 milioni i morti per Covid-19 dall'inizio
della pandemia allo scorso giugno, fino a dieci volte di più di quanto
registrato ufficialmente dalle autorità che ne hanno dichiarati solamente
414mila circa.
Lo
hanno stabilito ricercatori del Centro per lo sviluppo globale con base negli
Stati Uniti lavorando su tre diversi set di dati che puntano tutti nella stessa
direzione. I dati utilizzati sono stati estratti dai registri civili in cui
sono riportati i decessi in sette stati (in cui risiede la metà della
popolazione del Paese) e dalle stime internazionali dell'incidenza dei decessi
per fasce di età incrociati con i risultati test sierologici, oltre ai sondaggi
sui consumi di 800mila famiglie in tutto il Paese. Rispettivamente, i decessi
che emergono sono 3,4 milioni, 4 milioni e 4,9. Quel che è certo è che l'India sta
soffrendo una terribile nuova ondata di Covid-19, il cui bilancio delle vittime
è rivisto al rialzo in base ai dati sull'eccesso di mortalità. La variante Delta è la responsabile
degli ultimi focolai dell'epidemia.
Fungo
verde post Covid, gli esperti: «Potrebbe triplicare il rischio di morte».
I
decessi per fungo nero nei pazienti Covid.
Nel
totale dei morti per Covid, più di 4.200 persone sono già morte a causa del
fungo nero, malattia che di solito è estremamente rara.
Le autorità sanitarie temono che il bilancio
aumenti ancora, sapendo che la mucormicosi uccide più del 50% dei pazienti.
Secondo il governo di Narendra Modi, il fungo nero si
è diffuso in India tra i pazienti Covid-19 dopo la loro guarigione.
La prima allerta per l'infezione fungina è
scattata a maggio dagli ospedali della regione di Bombay, dopo il censimento di
24 casi in due mesi contro i 20 che di solito si contano in un anno. Ora la situazione è drasticamente
peggiorata: i pazienti sono 2.000 volte di più e lo stato di epidemia è stato
dichiarato.
La
malattia del “fungo nero” è un’infezione sistemica che viene indotta dal
contatto con una muffa del genere Mucor, presente nell’ambiente, nel suolo,
nelle piante, nei vegetali in stato di degradazione che vanno a marcire, ma
anche nei prodotti da forno come il pane quando viene lasciato a lungo in
sacchetti di plastica: sono praticamente le muffe nere che vediamo sui cibi.
La
stessa muffa viene utilizzata anche nella produzione dei formaggi. Sono muffe
che hanno la capacità di proliferare a temperature intorno ai 25-30 gradi. Ce
ne sono di vari sottotipi, e una in particolare riesce a sopravvivere anche
alla temperatura di 37 gradi, in cui normalmente altre sottospecie non riescono
a sopravvivere.
Normalmente,
dunque, questo tipo di muffa non è patogena per l’uomo, è un microrganismo
presente nell’ambiente, che non crea problemi.
Esistono però dei fattori di rischio che
rendono alcuni individui suscettibili alla malattia.
È la terza micosi invasiva più importante,
dietro la candidosi e l'aspergillosi. Ma rimane estremamente rara, soprattutto
nei pazienti che hanno difese immunitarie in buone condizioni.
Non è
una patologia che colpisce una persona in condizioni normali, perché il sistema
immunitario di una persona in salute reagisce bene a queste invasioni fungine.
Le
persone che invece non sono in grado di debellare queste infezioni sono i
soggetti con un sistema immunitario alterato, gli immunodepressi, gli
immunocompromessi.
Covid,
il “fungo nero” nuova patologia trovata nei pazienti in India: a rischio i
malati di diabete.
Chi
colpisce.
La
mucormicosi colpisce con più facilità le persone immunocompromesse, con alti
livelli di zucchero nel sangue, che hanno ad esempio l'AIDS o che hanno subito
trapianti di organi.
Secondo
i medici, la pandemia Covid-19 ha portato a un aumento dei casi di mucormicosi
in India, in parte a causa dell'uso inappropriato di glucocorticoidi, vale a
dire gli steroidi, usati per limitare l'infiammazione nei polmoni, a rischio di
indebolire il sistema immunitario.
Anche
il diabete è un ulteriore fattore di rischio per la mucormicosi. Il diabete
riduce le difese immunitarie dell'organismo. Il coronavirus li esaspera. Poi
gli steroidi, che aiutano a combattere il Covid-19, fungono da combustibile per
il fuoco.
L'OMS raccomanda per queste motivazioni di evitare l'uso ambulatoriale di
corticosteroidi sistemici e altri farmaci immunomodulatori per i pazienti lievi
o moderati con Covid-19.
Fungo
nero spaventa l'India, oltre 40.000 casi. L'85% dei contagiati aveva avuto il
Covid.
Come
diagnosticarlo.
Si
tratta di una malattia non facile da diagnosticare perché si manifesta
all’interno della mucosa nasale e non viene percepita molto dal paziente perché
sono assenti dei sintomi specifici.
Comincia
a farsi notare quando dà già dei segnali importanti a livello sistemico,
cerebrale, polmonare perché a quel punto ci sarà un aumento della febbre, ci
possono essere anche sintomi nasali, come perdita di liquidi o muco e sintomi
cerebrali ancora più importanti, sintomi respiratori o gastrointestinali.
Anche
l’esame microscopico non aiuta molto, mentre le radiografie rilevano
l’infezione solo quando è ormai invasiva. La cosa più importante da fare è
procedere con una valutazione delle fosse nasali o del palato, perché in questo
caso si vedono delle aree nere, (da questo il nome fungo nero) dove è avvenuta
l’invasione fungina.
Quali
parti del corpo colpisce.
Questo
tipo di infezione da “lievito” colpisce generalmente il viso, la sfera ORL
(otorinolaringoiatrica) e i polmoni dei pazienti.
È
estremamente pericolosa, poiché uccide dal 50% fino al 70% delle persone
infette.
Appena viene segnalato un caso, è necessario operare
rapidamente per evitare che la malattia si diffonda, raggiungendo il cervello
del paziente.
I
chirurghi potrebbero trovarsi costretti a dover rimuovere gli occhi, naso e
mascella di alcuni pazienti proprio per impedire che l'infezione raggiunga il
cervello, nel qual caso la morte è assicurata.
I
giovani i più colpiti.
I
giovani sembrerebbero i più colpiti perché il Covid-19 aumenterebbe il loro
livello di zucchero nel sangue. L'unica soluzione fino ad oggi: adottare in
misure estremamente e strettamente necessarie la quantità di steroidi, in modo
da non esporre i pazienti al fungo nero.
Sarebbero
in crescita anche i casi tra i bambini nello stato del Rajasthan, secondo il
quotidiano Hindustan Times.
Secondo
Bill Gates
dopo il
Covid saranno
queste le prossime minacce per l'umanità.
Gqitalia
- Marco Perisse -(11 febbraio 2021)- ci dice :
Il
fondatore di Microsoft, che in un discorso del 2015 aveva anticipato il
pericolo di una pandemia globale, torna a metterci in guardia contro due
minacce che non dobbiamo sottovalutare.
Bill
Gates.
Il
Covid-19 è ancora una questione tutt'altro che risolta, ma nel frattempo già si
parla dei problemi che l'umanità dovrà affrontare in futuro.
È Bill Gates a farlo, per la precisione: il
fondatore di Microsoft, che nel 2015 avevamo (clamorosamente) anticipato in un
discorso il tema di virus e pandemie è tornato a metterci in guardia contro una
serie di minacce che si intravedono all'orizzonte. E, inevitabilmente, questa
volta le sue parole hanno assunto un peso molto, molto differente.
Pandemie,
animali e natura.
Secondo
numerosi esperti, d'altronde, saremmo entrati in quella che in modo un tantino
brutale potremmo chiamare “era delle pandemie”, di cui il Covid è stato un
capitolo particolarmente significativo a livello mondiale.
Ma
facciamo un passo indietro.
La
maggior parte delle malattie di cui gli esperti si preoccupano oggi ha origine
negli animali, secondo un processo chiamato zoonosi dai due termini greci zoo (animale) e
nosos (malattia). Il Covid - a quanto ne sappiamo per il momento - potrebbe essere stato
veicolato dal pangolino.
Ma
come che sia, secondo gli studiosi è la stessa vicinanza degli esseri umani
sempre più stretta con gli animali selvatici, a causa dell'invasione antropica
dei loro habitat naturali, a metterci in contatto col pericolo di altri
contagi.
La caccia e il commercio degli animali
selvatici, come pure la distruzione degli ecosistemi e la facilità e rapidità
degli spostamenti, accrescono contatti e interazioni tra selvatici e umani
favorendo il salto di specie (spillover) e la trasmissione di malattie.
Già secondo una ricerca pubblicata l'anno
scorso su Proceedings
of the Royal Society B, tra le specie minacciate di estinzione perché perseguitate o
vittime della perdita di habitat naturali è elevata la quota di virus zoonotici.
Le specie domestiche sono responsabili dal
canto loro di circa la metà delle zoonosi virali. Nelle mucche e nei maiali albergano
31 virus zoonotici, per esempio. Il ceppo influenzale H1N1 è di origine suina. Fra le specie selvatiche nei
roditori, primati e pipistrelli si concentrano il 75,8% dei patogeni virali.
Studi
recenti ipotizzano che già tra il Neolitico e l'Età del Bronzo le popolazioni
europee furono flagellate dalla peste (causata dal batterio Yersinia pestis) a causa della concentrazione di
uomini e animali in conglomerati promiscui.
In uno
studio del Wwf pubblicato lo scorso marzo (intitolato Pandemie, l'effetto
boomerang della distruzione degli ecosistemi) si nota:
«Alla base dell'origine del nuovo coronavirus
c'è il fenomeno dello spillover, o salto interspecifico, il momento in cui un
patogeno passa da una specie ospite a un'altra, in questo caso da animale a
uomo. I più probabili serbatoi del virus Sars-CoV-2 ci sono alcune specie di
chirotteri (pipistrelli), ma rimane aperta anche l'ipotesi che a facilitarne la
diffusione come ospiti intermedi siano stati i pangolini».
Prosegue
il Wwf:
«Recentemente,
approfondite ricerche hanno messo in relazione il ruolo importante
dell'alterazione degli ecosistemi sulla nascita e diffusione di malattie
infettive. Gli scienziati di tutto il mondo sono consapevoli che tra le cause
della diffusione di malattie infettive emergenti, come Ebola, febbre emorragica
di Marburg, Sars, Mers, febbre della Rift Valley, Zika e molte altre ancora, vi
siano fattori importanti come la perdita di habitat, la creazione di ambienti
artificiali, la manipolazione e il commercio di animali selvatici e più in
generale la distruzione della biodiversità».
Secondo
l'Organizzazione mondiale della Sanità (OMS), il virus Nipah è collegato a 10
malattie prioritarie che l'Oms ritiene possano causare una pandemia.
Poi ci sono le zanzare nel Nord America: ogni anno, le malattie trasmesse
dalle zanzare uccidono quasi 1 milione di persone e ne infettano circa 700
milioni, quasi una persona su 10 in tutto il mondo.
E
ancora, i cammelli, da cui dipendono milioni di persone in Africa e in Medio
Oriente per latte e carne, che possono veicolare il Mers, un coronavirus molto più
letale del Covid-19 anche se è stato più facilmente circoscritto proprio a
causa della sua letalità. Sebbene esista un vaccino contro la febbre gialla, portata
dalle scimmie, la malattia infetta circa 200mila persone e ne uccide 30mila
ogni anno.
Che
cosa ha detto Bill Gates.
Il
fondatore di Microsoft, Bill Gates, che da tempo solleva l'attenzione su queste
tematiche, ritiene che il mondo non sia pronto per la prossima pandemia.
Lo ha detto in diversi interventi pubblici e
ribadito in un'intervista al giornale tedesco Süddeutsche Zeitung:
«Non
siamo pronti per la prossima pandemia. Spero che tra due anni la situazione
sarà diversa. Vaccini, test, medicinali, epidemiologia, monitoraggio: ci sono
molte cose che si possono fare ».
E
sollecita una pronta capacità di risposta che nel caso del Covid non c'è stata: «Il compito dei governi è
proteggere i cittadini da questi eventi. Già durante questa pandemia, ci
sarebbe stata una grande differenza se la preparazione fosse stata migliore ».
In un
intervento del 2015 al Ted, Gates aveva prefigurato The Next Outbreak? (La prossima epidemia):
«Se qualcosa ucciderà oltre 10 milioni
di persone nei prossimi decenni, è molto probabile che si tratti di un virus
altamente infettivo piuttosto che di una guerra. Non missili, microbi» e si era in
particolare indirizzato alle «malattie respiratorie» impegnandosi con la sua Fondazione,
la Gates Foundation, a finanziare quei vaccini che possono essere prodotti su
grande scala con un costo basso, fra 2 e 3 dollari a dose.
E
adesso Bill Gates va anche oltre, identificando in una intervista a Derek
Muller sul canale
YouTube “Veritasium” le due minacce che potrebbero colpirci nei prossimi anni:
il cambiamento climatico, fortemente legato al tema delle
pandemie proprio a causa delle nostre frequenti invasioni di nuovi habitat; e il bioterrorismo, cioè l’utilizzo intenzionale di
agenti biologici in attentati, sabotaggi, stragi o minacce.
Di
fronte a questo scenario, in particolare, Bill Gates sottolinea il pericolo di
un bilancio delle vittime ancora maggiore di quello occorso nell'attuale
pandemia.
Riguardo
al bioterrorismo, qualcuno che volesse infliggere danni poderosi potrebbe
progettare un virus al posto di un'arma nucleare.
Si è
infatti visto l'impatto devastante del Covid sulle economie, il crollo del
reddito e del lavoro, il drammatico portato della disoccupazione.
Come
riportato in una recente analisi su Nature, il rapido sviluppo dei vaccini
anti-Covid altamente efficaci a meno di un anno dall’emergenza della malattia è
comunque un enorme successo al quale affidare il compito primario della ripresa
delle attività economiche e sociali.
Ciò è
stato possibile, in parte, a causa di alcune proprietà del coronavirus
Sars-CoV-2, che favoriscono la progettazione del vaccino, in particolare l'ormai famosa
proteina spike sulla superficie del virus.
Un prossimo virus però potrebbe essere più
ostico. Un
vaccino potrebbe richiedere più tempo per essere prodotto. Per questo diversi
ricercatori sollecitano un approccio alternativo di preparazione a un'eventuale
pandemia.
Una
classe speciale di anticorpi protettivi chiamati anticorpi ampiamente
neutralizzanti, detti anche pan-virus, spiegano gli scienziati, agisce contro molti ceppi
diversi di virus correlati, come influenza e coronavirus.
Anticorpi
che potrebbero essere utilizzati come farmaci di prima linea per prevenire o
trattare i virus di una data famiglia, compresi nuovi ceppi che non sono ancora
emersi.
Ancora
più importante, potrebbero essere utilizzati per progettare vaccini contro i
vari “cugini” di una famiglia di virus.
Questi
vaccini pan-virus potrebbero essere realizzati in anticipo e utilizzati prima
che la prossima infezione diventi una pandemia.
Per non farsi trovare, di nuovo, impreparati
di fronte a una pandemia con le sue conseguenze di perdite di vite umane e
rottura delle interazioni economiche e sociali necessarie alla vita e al
benessere materiale di milioni di persone.
COVID-19
Issalute.it- ISIS- Redazione- (: 06 Maggio 2021)- ci
dice:
Il
COVID-19 è la malattia (COronaVIrus Disease- malattia da coronavirus-19)
causata dal virus SARS-CoV-2, il secondo coronavirus in grado di provocare una
sindrome respiratoria acuta grave (SARS), il primo è stato il virus SARS-CoV
comparso nel 2002.
La
COVID-19 è stata descritta per la prima volta in Cina alla fine del 2019; nel
marzo 2020 l'Organizzazione mondiale della sanità (OMS) ha dichiarato
l'evoluzione dell'epidemia di COVID-19 in pandemia (epidemia che si è diffusa
in più continenti o in tutto il mondo).
Le
persone infettate da SARS CoV-2, sia che abbiano disturbi (sintomi), sia che
non mostrino alcun segno della malattia (asintomatiche), possono facilmente
trasmettere il virus alle persone con cui vengono a contatto.
Il
virus si diffonde con grande velocità in ambienti chiusi e affollati,
soprattutto se non sono rispettate le regole del distanziamento di almeno 1
metro tra le persone, se non si indossa correttamente la mascherina e se non si
lavano frequentemente le mani con acqua e sapone, o con prodotti a base di
alcol, per almeno 40 secondi.
In
caso di infezione da SARS-CoV-2, dopo circa 5 giorni (ma questo tempo può
variare da un minimo di 2 a un massimo di 14 giorni) possono comparire disturbi
(sintomi) come tosse e febbre, spesso accompagnati da segni più specifici di
COVID-19, quali alterazione del gusto e dell'olfatto. In molti casi la malattia
è lieve o moderata e i disturbi (sintomi) si risolvono entro una settimana. Se
l'infezione colpisce persone anziane o con malattie pre-esistenti (già presenti
prima di aver sviluppato l'infezione), quali diabete, malattie cardiache e
respiratorie croniche, può essere molto più grave; nei bambini, invece,
l'infezione si sviluppa senza causare disturbi o con disturbi simili a quelli
degli adulti ma in forma molto lieve.
L'accertamento
(diagnosi) dell'infezione da SARS CoV-2 avviene tramite esami di laboratorio
specifici. Quelli attualmente utilizzati si dividono in:
esami
che rilevano la presenza del materiale genetico virale, il cosiddetto tampone
molecolare.
esami
che rivelano la presenza di proteine virali, tampone antigenico .
esami
che evidenziano gli anticorpi specifici contro SARS-CoV-2, prodotti dal sistema
di difesa dell'organismo (sistema immunitario) in risposta all'infezione (test
sierologico) .
Una
terapia specifica per COVID-19 non è al momento disponibile.
Se i
disturbi (sintomi) sono lievi, il medico di famiglia fornisce indicazioni sui
farmaci o precauzioni da prendere e si può rimanere nella propria abitazione,
isolandosi dagli altri familiari. Nei casi gravi, al contrario, è necessario il ricovero
in ospedale per ricevere cure adeguate ed eventuale supporto al funzionamento
degli organi vitali. Se la persona ammalata ha gravi difficoltà respiratorie,
ad esempio, può essere necessaria la respirazione assistita.
Attualmente
sono disponibili diversi farmaci per contrastare la malattia, i più utilizzati
sono gli antivirali e gli anti infiammatori.
La
prevenzione di COVID-19 è basata sul distanziamento tra le persone (almeno 1
metro), sull'uso di mascherine che coprano naso e bocca e sulla disinfezione
frequente delle mani e degli ambienti.
Dalla
fine del 2020 sono a disposizione diversi vaccini e altri sono in via di
sviluppo.
La
pandemia e
l'assassinio
della
sanità pubblica italiana.
Lapressa.it-
Redazione- (04 Gennaio 2022)- ci dice :
La
fiducia nelle istituzioni anche sanitarie crollerà? Venendo a mancare il
tracciamento pedissequo o simil tale, che ne sarà delle curve del contagio?
La
pandemia e l'assassinio della sanità pubblica italiana.
Mentre
sta andando in onda una clamorosa fase di recrudescenza della pandemia in
Italia, dietro le quinte – ma neanche troppo – si sta consumando l’atto finale di
uccisione della sanità pubblica italiana.
Già
avremmo dovuto avere un piano pandemico degno di questo nome depositato presso
l’OMS dal lontano 2006; ma l’Italia è il Paese delle Emergenze per antonomasia,
e così ci troviamo da ormai 24 mesi ininterrotti in uno stato di emergenza
continua; situazione in cui, se proprio ne sentivamo il bisogno, la sanità
pubblica italiana ha ricevuto forti attacchi alla base del proprio
funzionamento ed ora rischia seriamente di abbattersi al suolo, proprio in
barba al ruolo di pubblico salvataggio che la politica istituzionale le ha
affidato.
La
sanità italiana è entrata in questa pandemia da involontario untore.
Sarà
forse sfuggito solo a qualcuno che una buona fetta di infezioni già nel primo
trimestre del 2020 si verificò negli ospedali e nelle strutture sanitarie dove
purtroppo per definizione, e con il peggior posto in classifica in Europa con
il 6% delle probabilità di contrarre batteri e virus durante l’assistenza (dato
2017), le infezioni sono all’ordine del giorno per cause strutturali legate
alla vetustà dei nosocomi italiani. Da cui l’abitudine alla triste conta dei
morti di Covid, laddove il Covid era stata l’ultima causa di un decesso del
paziente molto spesso già atteso.
Là,
dove dovremmo sentirci protetti quindi, proprio là si rischia il peggio. E a poco dovrebbero valere gli
slogan di eccellenza che ogni tanto spuntano nella cronaca per il conseguimento
di risultati innovativi in alcuni luoghi di studio e ricerca: buone cose che fanno in realtà da
paravento di una situazione quotidianamente drammatica, e che con la pandemia
ancora più drammatica è divenuta.
A
marzo 2020 inizia la pandemia, e la miglior decisione che la politica italiana
riesce a prendere è di stile cinese: un lockdown imposto e un tracciamento
pedissequo degli infetti.
Ma i
risultati sono a dir poco disastrosi. Se nella Cina comunista queste pratiche
si appoggiano ad una dinamica costante di controllo dei cittadini nelle più
svariate sfaccettature della loro vita, benché inebriata dalla crescita
economica, in
Italia e in Europa non si può pensare di seguire lo stesso metodo e sacrificare
così la democrazia dell’iniziativa economica privata e della libertà di scelta. Certo, nel non sapere cosa stesse
succedendo, il lockdown ha forse avuto l’unico merito di creare un punto zero
da cui osservare la situazione; ma i tempi sono stati troppo lunghi per poter
pensare di salvare capra e cavoli.
Quindi,
crisi economica indotta dalle decisioni governative, mentre si scopre che
l’Italia è povera di mascherine e di gel igienizzante. Sul tracciamento,
occorre stendere un pietoso velo che arriva ahimè fino alle odierne ondate; non
ha mai funzionato e mai funzionerà in un Paese dove i buoni propositi di
pianificazione vanno puntualmente a farsi friggere.
Sul
fronte medico invece, l’assenza istituzionalmente riconosciuta di cure precoci
si delinea in una “vigile attesa”, che mira direttamente a far emergere il succo
dell’infezione senza se e senza ma, con migliaia e migliaia di persone spedite
in ospedale per l’incapacità del Sistema Sanitario Nazionale di apportare
accorgimenti tesi ad evitare peggioramenti dello stato di salute, a volte anche
letali.
Dopo
tutto, in Italia da decenni siamo stati abituati alla “soluzione farmaco” proposta dalla maggior parte dei
medici di famiglia – qui in versione Tachipirina – a fronte di una forte riduzione del
budget esami da prescrivere, in barba alle migliori pratiche di prevenzione
medica che un cittadino all’alba del secondo decennio del secondo millennio si
dovrebbe aspettare.
Arriviamo
poi alla panacea del “vaccino”.
Da
subito indicato dalla UE come “soluzione duratura alla pandemia”, si assiste verso la fine del 2020 a una narrazione crescente che lo fa
sbocciare alla vita similmente a come fu raccontato all’epoca lo sbarco della
Nasa sulla luna.
E da
lì comincia a venirti il sospetto che qualcosa non quadri, come anticipavano
gli studiosi italiani Barone Adesi, Palladino e Schmid in uno studio pubblicato
a fine 2020.
Qualcuno
– addirittura il Prof. Sir Andrew Pollard, capo dello sviluppo del vaccino ad
Oxford per Astra Zeneca – ad agosto 2021 aveva sollevato sani dubbi sulla
chimera dell’immunità di gregge per i vaccini che riguardano malattie
dell’apparato respiratorio, troppo soggette a mutamenti di virus e batteri per
poter essere facilmente battute da un vaccino per il quale serve molto tempo
per lo sviluppo.
Per
non parlare poi dei clamorosi risultati in Israele, primo paese a puntare ad
una altissima copertura vaccinale già nel primo quadrimestre del 2021, piombato
poi in una lunga serie di ondate ravvicinate da luglio a ottobre e poi ancora
in questi giorni.
Il caso israeliano, sviluppatosi a pochi mesi
dalle prime iniezioni e nonostante la seconda dose, avrebbe dovuto porre una
serie di domande ai nostri impavidi.
Ma la
macchina da guerra del MinCulPop in salsa Draghi era già partita, con 50
milioni di Euro alle radiotelevisioni locali a novembre 2020, e altri 20
milioni alle stesse a settembre 2021: 70 milioni di euro per far sì che –
nonostante gli israeliani presagi – il tamburo vaccinale entrasse nelle case e
soprattutto nelle teste degli italiani h24 per mesi e mesi.
E la
sanità pubblica ovviamente ubbidisce. Sospende gli operatori sanitari no
vax privandosi di qualche migliaio di unità in un sistema sanitario già
sottorganico. Procede a testa bassa alla somministrazione dei vaccini
sperimentali sulla base di un consenso neanche troppo informato, dal momento
che i vaccini sono ancora in fase di sperimentazione. Limita di molto le
verifiche mediche che pur dovrebbero essere fatte anticipatamente per comprendere
se non ci sono contrordini alla somministrazione, e partono addirittura i
camper per vaccinare ovunque. In compenso, anche un gelato.
Nel
frattempo, la situazione dei malati oncologici è ben descritta da questo
articolo dell’AIOM – Associazione Italiana di Oncologia Medica – che a giugno
2021 denuncia il calo di nuove diagnosi, di cure e interventi a danno dei
pazienti.
Per
contro, la nostra Regione Emilia Romagna si difende limitandosi ad affermare
che per quanto riguarda le cure palliative, spostando i pazienti a casa anziché
nelle strutture specializzate, si sarebbe ottenuto il risultato di mantenimento
del servizio (ma sappiamo che la qualità del servizio è completamente diversa,
se consideriamo la completezza del servizio offerto negli hospice rispetto ad
una gestione familiare di un fine vita).
La
Fondazione Gimbe a luglio 2021 ha pubblicato un rapporto sull’impatto della
pandemia sull’erogazione di prestazioni sanitarie, nel quale si evidenziano le
riduzioni delle prestazioni ospedaliere nel corso del 2020 in Italia: -17% i
ricoveri, di cui -13% quelli per chirurgia oncologica; -144,5 milioni di
prestazioni ambulatoriali. Emerge anche che i fondi stanziati dal Governo per
la ripresa delle attività non sono stati utilizzati per il 67%, soprattutto al
Sud.
Oltre
al danno indiretto causato ai malati di altre patologie, viene da chiedersi se
con queste drastiche riduzioni non si stia pensando ad una ulteriore
conseguente riduzione delle strutture sanitarie pubbliche – noi a Mirandola ne
sappiamo qualcosa, dal momento che, dopo una serie di riduzioni di servizi
registrate soprattutto appena dopo il sisma del 2012, il reparto di cardiologia
esistente fino alla primavera del 2021 è stato trasformato in un reparto
specialistico di cardiologia pediatrica e sostituito dal Day Hospital,
lasciando oltre 80mila abitanti privi di un presidio che li obbliga a
trasferirsi in caso di ricovero per guai di cuore a Carpi o a Modena. È ancora
vivo il ricordo delle affermazioni dell’allora Assessore Regionale alla Salute
Venturi nel 2015 all’incontro pubblico a Mirandola sul futuro dell’ospedale
Santa Maria Bianca, che distingueva una “sanità del futuro” nell’assenza di
necessità di posti letto, sostituiti da degenze casalinghe, trasferimento a
centri più attrezzati (ma lontani) e trasformati in altri servizi locali (Case
della Salute, ancora da completare).
il
diritto costituzionale di ogni italiano di muoversi, di lavorare e di scegliere
come Poi il 6 agosto 2021 arriva il Green Pass, l’apoteosi delle decisioni emergenziali,
che palpeggia nell’intimo curarsi.
Un
pass che permette ai vaccinati, indipendentemente dal grado di contagio, di “vivere nella normalità” – ma della precedente normalità non
si ricordano tali passaporti – incuranti del potenziale rischio di diffondere l’infezione,
come possiamo vedere in questi giorni; nonché di essere contagiati, nonostante
il memento israeliano. Il problema nasce dall’effetto “immunitario” che
certamente non il vaccino, ma un banale pezzo di carta, ancorché digitale,
avrebbe assicurato.
Quante
persone abbiamo visto intorno a noi cedere rispetto alle norme di sicurezza
Covid ancora valide (mascherina, gel, distanziamento) “perché siamo tutti
vaccinati”? Quanti assembramenti (cinema, teatri, stadi) ha permesso il Governo
sulla base di un certificato premiale? Quanta inutile retorica sull’immunità
come pubblicità ingannevole? E soprattutto, quante divisioni ha creato nella
società italiana lo stesso Draghi con le sue inaudite affermazioni del 22
luglio 2021?
Veniamo
alla clamorosa ondata di contagi di questi giorni. Numeri a due o tre cifre
nelle migliaia, impennata incredibile anche rispetto alle ondate del periodo
pre-vaccinale.
Coinvolti
sono un po’ tutti, ma certamente in particolare chi non si aspettava questo
esito dopo due o tre dosi di vaccino.
Siamo col fiato sospeso in attesa del 10
gennaio, data nella quale chi potrà, dopo le ferie, riaprirà. Ma si teme che molti non potranno
lavorare perché costretti in quarantena da asintomatici o anche a causa degli
stessi sintomi, che non risparmiano nessuno.
Ora,
dopo tutta la campagna mediatica sull’immunità, sul dovere civico del vaccino,
sulla sicurezza e sull’efficacia del vaccino, dopo aver ignorato l’esempio
israeliano, che cosa ci dobbiamo aspettare rispetto alla sanità pubblica? Un
sentimento di inganno? Di inefficacia? La fiducia nelle istituzioni anche
sanitarie crollerà? Venendo a mancare il tracciamento pedissequo o simil tale,
che ne sarà delle curve del contagio? Chi si è ammalato nonostante la seconda o
anche la terza dose, continuerà a credere nella soluzione vaccino? Si
sottoporrà alle altre dosi al momento in programma (quarta, quinta, sesta)?
E se
la risposta a queste domande andrà di fatto nella direzione della sfiducia, che
ne sarà del Servizio Sanitario Nazionale?
Dall’inizio della pandemia sono stati spesi almeno
16,2 miliardi di Euro di denaro pubblico, che avrebbero potuto anche essere
messi a servizio della sanità pubblica rafforzando i posti letto necessari al
sostegno dei malati, ma che avrebbero potuto rimanere in seguito per le
necessità dei vari nosocomi; avrebbero potuto anche sostenere la ricerca e la
diffusione delle cure, innovative o meno. Avrebbero potuto sostenere un sistema
necessario a tutti i cittadini, con soluzioni innovative anche per problemi
quotidiani come la già citata diffusione delle infezioni nelle strutture
ospedaliere, alla base della diffusione del Covid. Ma sono stati spesi solo per
la gestione dell’emergenza, e non torneranno più.
Dal
PNRR sono in arrivo ben 15,63 miliardi per la sanità pubblica, come se
dovessero pagare il conto delle spese già effettuate; ma occorre capire
esattamente a cosa serviranno.
Se le decisioni governative prendono le mosse
da un organico ridotto, dalla riduzione di posti letto attraverso la chiusura
già decisa di reparti o interi nosocomi, dalla riduzione delle prestazioni
negli ultimi 24 mesi a causa dell’emergenza Covid, è lecito chiedersi quale
direzione prenderà la sanità pubblica, o quello che ne rimane.
Intanto,
l’assassinio è ormai compiuto.
L’alternativa
rimane il sistema privato, ovviamente a nostre spese. Come tutto questo, del
resto.
Covid, contagi in calo, Ecdc
avverte,
“La pandemia non è finita.”
Qds.it-
Redazione WEB- (13-2-2022)- ci dice :
La
direttrice dell'Ecdc spiega: "Dobbiamo intensificare la sorveglianza e
migliorare il sequenziamento per individuare le varianti del virus il prima
possibile."
Contagi
covid in calo in Italia. Ma l’invito è sempre quello a non abbassare la guardia
perché “la pandemia non è finita”, ricorda Andrea Ammon, direttrice del Centro
europeo per le malattie Ecdc.
I dati.
In 24
ore , secondo l’ultimo bollettino della Protezione Civile e del ministero della
Salute, sono stati registrati 62.231 casi da Coronavirus sabato 12 febbraio
2022 e altri 269 morti. Sono stati 587.645 i tamponi processati con un tasso di
positività del 10,6%. Sono 16.310 i ricoverati con sintomi, 514 in meno di
venerdì, mentre sono 1.223 le terapie intensive occupate, 42 in meno del giorno
prima. Sono 10.206.892 i guariti, 117.463 in più da ieri, mentre sono 1.695.614
gli attualmente positivi. Da inizio pandemia le vittime sono state 150.824.
ECDC,
“La pandemia non è finita”.
“La
pandemia non è finita. È probabile che questo Covid-19 rimanga con noi. Non è
detto che Omicron sia l’ultima variante che vediamo”. Così Andrea Ammon,
direttrice del Centro europeo per le malattie Ecdc. “Se ci sarà un cambiamento
di approccio nelle misure saranno i paesi a deciderlo.
Attualmente
vediamo un’enorme differenza tra le situazioni dei paesi in Europa”, ha
rilevato, ricordando che “abbiamo da 600 ai 1000 casi per 100mila abitanti,
quindi le misure restrittive variano in base alla situazione epidemiologica e
al livello di vaccinazione”.
Le
ospedalizzazioni dopo gli allentamenti delle restrizioni.
Proprio
sull’allentamento delle restrizioni in alcuni paesi, Ammon spiega che “stiamo monitorando molto
attentamente quello che succede soprattutto a livello di ospedalizzazione e
terapie intensive”. In particolare delle mascherine, non più obbligatorie
all’aperto in Italia dell’11 febbraio, la direttrice aggiunge che “se si vuole raggiungere una riduzione
della contagiosità bisogna mantenerle nei luoghi dove non è facile mantenere le
distanze, quindi al chiuso o dove ci sono assembramenti. La mascherina poi,
secondo me, non è una misura così invasiva”.
E a
proposito di cosa abbiamo imparato dalla pandemia la direttrice dell’Ecdc
spiega: “Abbiamo
imparato molto ma non direi che sappiamo già tutto su questo virus. Spesso ci
ha sorpreso in questi 2 anni quindi dobbiamo stare molto attenti. Dobbiamo
intensificare la sorveglianza e migliorare il sequenziamento per individuare le
varianti del virus il prima possibile”.
Cosa
ci sta svelando Covid-19?
Saluteinternazionale.info-
Angelo Stefanini- (5-3-2021)- ci dice :
Covid-19
ci sta svelando che il sistema economico globale in cui viviamo, da molti
considerato il migliore e l’unico possibile, chiamato capitalismo, è alla
radice della rapida diffusione di Covid-19 nel mondo.
“La
tradizione degli oppressi ci insegna che lo ‘stato di emergenza’ in cui viviamo
non è l’eccezione ma la regola.”
Walter
Benjamin.
Siamo
sprofondati in una tragedia di cui i numeri possono darci solo un’arida
contabilità, sicuramente in difetto. Per definirla non è sufficiente contare i
morti o i casi infetti.
Come
diceva Albert Einstein, “Non tutto ciò che può essere contato conta, non tutto ciò
che conta può essere contato.” I numeri mascherano una mole insopportabile di
dolore, malattia e sofferenza che non è possibile misurare con gli indicatori
quantitativi a nostra disposizione.
Per
questo è necessario sondare in profondità i paradossi che questo momento
storico ci presenta.
A tal fine non è sufficiente che i
professionisti della salute pubblica e chi lotta per il diritto alla salute
contribuiscano a contenere l’epidemia e rispondere ai bisogni delle persone
colpite dal virus.
È
altrettanto essenziale, infatti, analizzare come la pandemia affondi le proprie
radici in un sistema politico ed economico globale caratterizzato da
disuguaglianza, malattia e povertà individuando le opportunità che la crisi
presenta di cambiarlo in meglio.
Un ostacolo a questo tipo di analisi, a mio
avviso, è rappresentato dal linguaggio militaresco che il discorso sulla
pandemia introduce utilizzando metafore belliche che descrivono la crisi
epidemica come “una guerra che bisogna vincere”, “combattendo in trincea contro
il virus”, onorando “i medici caduti al fronte”.
Accettare
acriticamente il lessico della “guerra al virus” da un lato fa perdere di vista
il quadro d’insieme occultandone la complessità, dall’altro comporta il rischio
di militarizzare la società, di ingessarla, e quindi finire per ricominciare
come prima.
In
realtà non si tratta di vincere o perdere una guerra ma di rinegoziare le
nostre relazioni con un ospite inquietante e ancora abbondantemente sconosciuto
qual è
il virus SARS-CoV-2.
A tale scopo è necessario interpretare la
crisi attuale come una sfida politica, sociale e culturale oltre che sanitaria,
in un clima di collaborazione e protezione reciproca da consolidare, con scelte
difficili da condividere con cittadini che hanno diritto di sapere e di essere
protetti e curati in modo adeguato. Questa esigenza di trasparenza e
collaborazione ci impone di dare risposta a una domanda fondamentale: che cosa ci sta svelando il COVID-19?
Cosa
ci sta svelando Covid-19?
Covid-19
ci sta svelando la totale impreparazione del nostro “sistema” sanitario. Non si tratta solo di sviste o
incompetenze individuali di fronte a un evento che continua tuttora a sfuggirci
nella sua complessità, ma di un “errore sistemico”, risultato di decenni di
smantellamento del servizio pubblico e che ha raggiunto l’apoteosi in Lombardia
con la “riforma Maroni” (LR 23/2015). In tutto il paese si manifestano gli
effetti del cronico de-finanziamento del servizio pubblico, dell’ospedalo-centrismo,
dell’assenza della medicina territoriale e dei medici di base,
dell’introduzione della logica privatistica aziendale nel settore sanitario.
Insomma, stiamo toccando con mano l’importanza della sanità pubblica, delle
cure primarie, della partecipazione comunitaria, del ruolo dello Stato.
Covid-19
ci sta svelando come la nostra società sia profondamente fragile, di una
fragilità che il filosofo Luigi Alici descrive come “condizione costitutiva e
non soltanto occasionale dell’umanità”.
In un’epoca in cui c’eravamo convinti che la
fragilità fosse soltanto la disfunzione marginale ed episodica di pochi
sfortunati in un contesto globale dominato dalla potenza e dall’efficienza, ci
stiamo accorgendo che non è solo il singolo che si può ammalare ma anche
l’intero.
Come
ha detto Papa Francesco, “Pensavamo di rimanere sempre sani in un mondo
malato.” Non è vero che la fragilità è
uno stato accidentale e transitorio che la scienza riuscirà alla fine a mettere
sotto controllo. La fragilità è una costituzione essenziale di ognuno di noi e del mondo
che abitiamo.
Covid-19
ci sta svelando che il corpo è una realtà bio-politica. Secondo il filosofo francese Michel
Foucault (1926-1984), con la nascita del capitalismo nel XVIII secolo il corpo
fu inteso come uno strumento di produzione economica, di forza lavoro,
divenendo così oggetto di notevole interesse politico.
Medicina
e sanità pubblica furono legittimate come strumenti di controllo sociale
affinché le persone fossero idonee al lavoro, trasformando in questo modo la
salute da diritto da garantire a strumento per proteggere l’economia.
La salute come problema politico, quindi, che
richiede un controllo politico. Allo stesso modo, il medico e accademico Giulio
A. Maccacaro (1924-1977) affermava che “la medicina, come la scienza, è un modo del
potere”, nel senso che, all’interno dello scontro sociale tra capitale e
lavoro, “alla medicina è affidato il compito di risolvere, nella razionalità
scientifica, questa contraddizione del modo di produzione capitalista, che da
una parte consuma e spegne la forza lavoro ma dall’altra ne ha bisogno per
continuare ad alimentare sé stesso.”
La
crescente importanza della salute per le società industriali ha portato alla
valorizzazione dei medici e alla crescita della scienza medica, formando una
potente alleanza tra la medicina e lo stato.
Covid-19
ci sta svelando come una crisi sanitaria e sociale possa influenzare in modo
sinistro la capacità di giudicare con equilibrio e ragionevolezza una
situazione.
È considerato ormai accettabile sostenere, come ha
fatto il governatore Toti, che i cittadini anziani a rischio di Covid-19 siano
in qualche modo meno preziosi per la società rispetto ai giovani.
Il
dibattito nostrano riflette evidentemente antichi conflitti nella distribuzione
di potere
all’interno della società (governo centrale contro governo locale, giovani
contro anziani, ricchi contro poveri, italiani contro stranieri) e nello stesso
mondo scientifico, con gli scienziati schierati su due posizioni profondamente
diverse.
Da una
parte chi propone il ritorno alla vita normale, anche se con maggiori rischi,
per i giovani, ma con protezione selettiva della popolazione più fragile, come
l’unico modo di proteggere economia e libertà individuale (Great Barrington Declaration).
Dall’altra parte chi propone massima protezione e
chiusura totale per arrivare alla soppressione del virus (John Snow
Memorandum).
Tra
queste opposte posizioni sono esplose polemiche a volte davvero feroci,
svelando come quello che era iniziato come un leale confronto scientifico si sia trasformato in un
duello politico con schieramenti che riflettono le posizioni tradizionali di
una destra liberista e una sinistra solidale.
Covid-19
ci sta svelando che esiste sempre un trade-off, uno scambio tra dare e avere
tra il mio bene personale e il bene collettivo. La mia sicurezza, infatti, è
sempre frutto di un compromesso che devo raggiungere con i diritti che intendo
rivendicare.
Questo
contrasto (che
in fondo è tra salute pubblica e libertà di scelta) riflette filosofie diverse e un
malinteso concetto di libertà: “faccio quello che voglio” o “responsabilità
verso gli altri”? I governi hanno adottato misure straordinarie, invocando lo stato di emergenza, per limitare i nostri comportamenti
mettendoci di fronte alla scelta tra libertà e sicurezza.
Abbiamo
seguito il caso del filosofo Giorgio Agamben che, al di là delle allusioni
negazioniste, ha accusato il governo di utilizzare la pandemia per normalizzare lo
“stato di eccezione” attraverso lo strumento dei DPCM. Ciò cui stiamo assistendo, in
effetti, è
la ‘securitizzazione’ della salute.
Securitizzazione è ciò che avviene quando un
attore (lo Stato), affermando di essere di fronte a una minaccia esistenziale,
richiede che siano prese contromisure urgenti e straordinarie e persuade la
popolazione che tale azione è necessaria.
La
securitizzazione legittima l’aggiramento delle normali regole del gioco
politico come il dibattito pubblico e il normale processo democratico. In questo modo l’epidemia, da
problema di salute e quindi regolato da autorità e professioni sanitarie,
diventa problema di sicurezza, e quindi regolato da autorità politiche, forza
pubblica, magistratura.
Covid-19
ci sta svelando che questa crisi non è causata semplicemente da una malattia
infettiva. Tutti
i nostri sforzi si stanno concentrando sul blocco della trasmissione virale e
la “scienza” che sta guidando l’opinione pubblica attraverso i dibattiti
televisivi è composta soprattutto da infettivologi, anzi da virologi, i veri mattatori
mediatici dell’era della Covid-19.
In
sostanza, una patologia collettiva e sociale, qual è un’epidemia, ci viene
raccontata da chi spende la sua vita professionale al microscopio: quasi una
metafora moderna dell’egemonia bio-medica.
Tuttavia
quella che stiamo scoprendo è un’altra storia, e non così semplice.
Questa
non è una ‘banale’ pandemia ma un fenomeno molto più complesso di un virus che
semplicemente colpisce le persone. Si tratta, nella realtà, della sintesi di
due epidemie: una (di tipo biologico) trasmessa da un virus e una (di tipo
sociale) veicolata dalla vulnerabilità di quella parte della popolazione che
soffre di condizioni sottostanti come diabete, malattie cardiovascolari, tumori
e/o che vive all’ombra delle disuguaglianze: minoranze privi di diritti, poveri
non solo mendicanti ma con un lavoro che non permette la sopravvivenza.
Questa
sintesi di biologico e sociale è ciò che l’antropologo medico Merryl Singer
negli anni 90 ha proposto di chiamare ‘sindemia’, crasi delle parole sinergia ed
epidemia, interazione sinergica tra malattia e circostanze sociali.
Una
volta comprese queste dinamiche è chiaro che una gestione dell’emergenza basata
solo su sicurezza e curve epidemiche non può raggiungere l’obiettivo di
tutelare la salute e prevenire le morti.Covid-19 non è la peste nera né una livella: è una
malattia che uccide di solito persone svantaggiate, perché con redditi bassi e
socialmente escluse o affette da malattie croniche.
Durante
il picco dell’epidemia, nelle nove province dell’Emilia-Romagna il rischio di
morte, sia in termini assoluti sia relativi, è stato costantemente più alto tra
i soggetti che vivono nelle sezioni di censimento più svantaggiate. Senza
riconoscere le cause e senza intervenire sulle condizioni in cui il virus
diventa letale, nessuna misura sarà efficace. Nemmeno un vaccino. Questa modalità di ricontestualizzare
la pandemia è molto importante perché la soluzione al COVID-19 non emergerà da
un laboratorio, ma dalla visione di come proteggiamo le persone nella nostra
società.
Covid-19
ci sta svelando che prima dell’arrivo della pandemia eravamo già diversamente
ammalati di una patologia sociale chiamata individualismo, uno dei principii
guida del neo-liberismo predominante da almeno quaranta anni, quasi un
sovranismo dell’Ego che si aggiunge ai sovranismi nazionalistici.
“Non
esiste la società, esistono solo gli individui” proclamava baldanzosa la
premier britannica Margaret Thatcher.
Al
contrario, stiamo scoprendo che per sopravvivere, sia a livello individuale sia
collettivo, è necessaria l’inter-dipendenza.
Da
questa considerazione sta emergendo la rilevanza del paradigma della Salute globale, un nuovo approccio, eretico per
l’establishment bio-medico, che studia la salute come esito di processi non
solo biologici ma anche economici, sociali, politici, culturali e ambientali,
superando l’ottica delle singole nazioni.
Questa
prospettiva aiuta a comprendere la necessità di un’Organizzazione Mondiale
della Sanità (OMS) autorevole e dotata delle risorse necessarie per farsi
carico della Governance globale della salute.
Gli
attacchi cui è stata soggetta in questi mesi devono porci il quesito “a chi
giova un’OMS debole?”.
L’OMS
nel passato si è fatta paladina di accordi fondamentali per il diritto alla
salute nel mondo come la Lista dei farmaci essenziali (1977), il Codice
internazionale sulla commercializzazione dei sostituti del latte materno
(1981), la Convenzione quadro per la lotta al tabagismo (2005) e altri vari
interventi di contenimento dello strapotere patogeno delle multinazionali (es.
limite raccomandato al consumo di zuccheri liberi, standard di inquinamento
dell’aria e di acqua potabile, …). Vista sotto queste vesti di vera e propria
‘dinamite politica’, non è difficile immaginare chi preferisca un’OMS fragile e
sotto-finanziata.
Eppure
la mancanza di collaborazione internazionale e l’abbandono dell’OMS da parte di
alcuni stati membri hanno rappresentato un fatto senza precedenti che ha
limitato la sua capacità di coordinamento globale e la sua leadership
attraverso la condivisione di informazioni e risorse. In realtà ciascuno dei
194 paesi ha deciso, ognuno per proprio conto, come impostare la propria
risposta e la propria strategia.
Covid-19
ci sta svelando, infine, che il sistema economico globale in cui viviamo, da
molti considerato il migliore e l’unico possibile, chiamato capitalismo globalista , è alla radice della rapida
diffusione della pandemia nel mondo.
Dal
2011 al 2018, l’OMS ha monitorato 1483 eventi epidemici in 172 paesi
dichiarando dal 2007 sei volte un’Emergenza sanitaria pubblica di portata
internazionale, cinque dal 2014 di cui quattro a causa di virus di origine
zoonotica. Oggi sappiamo che i principali fattori che innescano le epidemie
zoonotiche sono l’aumento della domanda umana di proteine animali,
l’intensificazione di un’agricoltura insostenibile, l’urbanizzazione, l’aumento
dei viaggi e dei trasporti, i cambiamenti climatici, l’invasione umana negli
habitat naturali, e i cambiamenti nell’uso del suolo e delle industrie
estrattive.
Dal 1990 i viaggi globali sono più che
quadruplicati, passando da un miliardo di persone che viaggiavano in aereo a
4,2 miliardi nel 2018. La diffusione di Covid-19 inoltre è facilitata dalla privatizzazione
e dalle politiche di austerità che diminuiscono la capacità dei sistemi
socio-sanitari di rispondere efficacemente. L’aumento della precarietà e dei
bassi salari lascia molti lavoratori senza protezioni o salari vivibili, mentre
la deregolamentazione riduce la capacità dei governi di rispondere con forza ed
efficacia. Il
crescente dominio delle multinazionali globaliste (la cricca di Davos) a tutti
i livelli sul nostro sistema politico, cultura e media conferisce loro un
potere di veto su qualsiasi politica minacci i loro interessi.
In
conclusione, Covid-19 ci sta aprendo gli occhi su sfide vitali di grande
complessità che richiedono un approccio multidisciplinare e integrato fra campi
differenti del sapere.
Comprendere
queste complesse relazioni è un compito urgente sia per i professionisti della
sanità pubblica che cercano di mitigare le conseguenze negative dell’epidemia
sia per gli attivisti tesi a promuovere la giustizia sociale, l’equità e la
salute umana e planetaria. Come ci esorta ancora Luigi Alici, la scoperta della
nostra vulnerabilità potrebbe essere lo stimolo a trovare il collante per
superare insieme questo momento cruciale imparando a riconciliare autonomia e
responsabilità.
Solo così sarà possibile riavvicinare l’individuo con la comunità facendo nascere una nuova idea di convivenza sulle ceneri dell’individualismo che la pandemia sta mandando in fumo. Prima eravamo molto vicini nelle strade, nei bar, nei luoghi pubblici ma distanti spiritualmente. Ora stiamo re-imparando il valore della prossimità spirituale pur nella distanza fisica: si può vivere uno accanto agli altri senza essere fisicamente vicini. Nella attuale emergenza “i filosofi, non gli scienziati, potrebbero forse esserci più utili per approfondire questa consapevolezza.”
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