“GUAI” ALL’ITALIA DAL 2022

 “GUAI” ALL’ITALIA DAL 2022 al …

 

Dugin: povera Italia, sottomessa.

Ma il “risveglio” vincerà.

Libreidee.org- Alexander Dugin- (18/2/2022)- ci dice :

 

Il Grande Reset è la reazione disperata dei globalisti che vedono come il mondo stia diventando multipolare.

 Questo progetto, nonostante la contrarietà della maggior parte dei popoli del globo, vuole arrivare al suo obiettivo puntando molto anche sulla pandemia.

 Il Grande Reset arriva dai primi anni 2000, quando i globalisti hanno cominciato a sentire la perdita della loro forza e dunque hanno cercato e cercano in tutti i modi di recuperare una situazione positiva per loro.

Ad esempio, l’élite liberal (Dem Usa) ha imposto lo stato di emergenza per recuperare il potere sulla mente delle persone, in quanto sempre più esseri umani si stanno allontanando dal disegno globalista.

 L’élite liberal(Dem Usa), nonostante si sia dimostrata incapace di gestire l’emergenza Covid, vuole comunque usare questa cosa (e lo stato di emergenza) per rimanere ai vertici.

Tutto questo sembra piuttosto una “agonia liberal (Dem Usa)” e personalmente penso che il Grande Reset sia affogato.

Questo anche perché, se le restrizioni occidentali e lo stato di emergenza sono usate dall’élite liberal straricca  per mantenere il potere e per difendere il globalismo, la Russia e la Cina hanno dimostrato che delle giuste misure di contenimento del virus possono essere usate però solamente per i propri interessi sovrani (contrari al globalismo): misure simili ma con visioni diverse.

 L’Italia è stata la più sfortunata di tutti perché ha scelto il peggior presidente possibile.

Non immagino nessuno peggio di Draghi.

Quest’ultimo non porta nessuna promessa con sé, ma è uno che sta lì per garantire il puro status quo all’élite liberal.

E questa è la cosa più spaventosa: non cambiare niente – nelle tendenze di oggi – è il delitto più grave.

Draghi incarna perfettamente l’élite liberal(Dem Usa).

Nonostante il Grande Reset sia sostanzialmente fallito, comunque, è chiaro che alcuni territori (Stati) siano ancora sotto il controllo dell’élite liberal.

Insieme ai monopoli tecnocratici che non si sottopongono a nessun potere politico, hanno usato l’emergenza coronavirus da un lato per mantenersi al potere e dall’altro per cercare di rafforzare la propria influenza e il loro dominio.

Al Grande Reset, però, si oppone il Grande Risveglio.

 E questa fase, iniziata da poco, si sta sviluppando come una guerra tra due visioni contrapposte.

 In concreto, le popolazioni da un lato e l’élite liberal (Dem Usa) dall’altro.

Questa non sarà una guerra tra nazioni, ma una guerra – in Europa ed in tutto il mondo – tra la popolazione che è per il Grande Risveglio, e le loro élite che sono per il Grande Reset.

Se parliamo del ruolo della Russia in questa guerra civile, essa sarà dalla parte del Grande Risveglio, anche se i tentacoli del Grande Reset ce li abbiamo ancora dentro;

ad esempio, il nostro Gref (Herman Gref, presidente di Sberbank, il principale gruppo bancario del paese,) sarebbe come il vostro Draghi.

 La differenza fondamentale è che noi lo abbiamo lasciato dov’è, mentre voi l’avete messo a capo della Banca Centrale Europea e ora alla testa del governo italiano.

 L’influenza globalista dentro la Russia è molto forte ed è presente soprattutto nel potere economico: se l’anima della Russia è col Grande Risveglio, per le questioni più concrete non è interamente così.

Quindi la Russia è in una posizione di “neutralità ostile” verso il Grande Reset e anche questo è già un buon segno.

Per noi ortodossi, il “Grande Reset del Globalismo”  significa il progetto dell’Anticristo.

Dunque, tutti quelli che sono davvero contro l’Anticristo sono dei santi.

E la Russia di Putin ha quasi preso la posizione di leader in questo circolo dei santi che sono contro l’Anticristo (Globalista).

In generale, va sempre tenuto presente che nessuno può risolvere questo problema se non le persone stesse.

 Se un italiano o un francese non si rialzano contro il male globale che ha il volto di Draghi o di Macron, nessun altro lo farà per loro.

Non importa se siano pro Le Pen o Mélenchon, ad esempio; l’importante è muoversi contro Macron.

Questo vale anche per gli statunitensi: se non si rialzeranno e non difenderanno la loro identità, nessun altro lo farà per loro, nemmeno Putin.

Questa è una lotta dell’umanità contro l’anti-umanità (Il Globalismo).

 Nonostante il mostro globalista stia affogando, ci serve – a maggior ragione – l’aiuto di tutti, perché venga definitivamente sconfitto.

In questa lotta, pure una persona da sola (anche andando contro la famiglia o il fratello, come dice il Vangelo) potrà cambiare la bilancia del mondo. Anche un piccolo granello può fare la differenza.

I segni del fallimento dell’élite globalista li vediamo, ad esempio, nel frenetico ritiro degli Usa dall’Afghanistan, così come dalla Siria.

 I Talebani hanno dato un calcio in culo alle armate invincibili nordamericane che, ritirandosi, hanno lasciato il caos generale: ovunque esse vanno, infatti, non portano più ordine ma soltanto distruzione.

Ad esempio, tutti quegli Stati post-sovietici ai quali gli Usa hanno promesso di dare assistenza (Ucraina), in cambio hanno perso la propria integrità territoriale.

Gli americani non possono più essere i possessori del mondo e la loro politica è inadeguata sotto ogni aspetto.

Questi sono i segnali più evidenti di questo fallimento. Dunque, anche se i globalisti riescono ancora a mantenersi al potere, essi non hanno nessuna idea seducente per le persone; possono usare la paura e spaventare tutti, possono introdurre il Green Pass e mettere le telecamere di sorveglianza ovunque, ma non offrono nessuna idea di futuro.

Ad esempio, se guardiamo i film americani incentrati sul nostro prossimo futuro, essi finiscono tutti male.

Non c’è futuro, come in “Mad Max” ed altre pellicole. L’idea, infatti, è sempre la stessa: moriranno tutti o sopravviveranno in pochi ma in malo modo, magari come uomini-rettili totalmente disumanizzati.

 Quindi, come possiamo vedere chiaramente, i globalisti non hanno alcuna idea di futuro; e le civiltà senza un’idea di futuro sono civiltà in agonia, come sempre lo sono state. Essi cercano di rimanere al potere con i denti, stringendolo forte con le mani, ma il potere gli sta sfuggendo ugualmente.

Un altro esempio è la Cina: la volevano sottomettere, ma è uscita dal loro controllo. Il Pcc (Partito Comunista Cinese) ha resistito e non è stato annullato. Anche Pechino cerca dunque di proteggere la propria identità.

 E Putin sta facendo lo stesso fin dall’arrivo al potere nel 1999, quando ha iniziato (ed è riuscito) a rimettere la Russia sulla propria strada: quella della sua identità. In conclusione, è possibile affermare che nel futuro emergeranno sempre più poli a livello mondiale; e dunque i globalisti stanno fallendo e ora sono in agonia.

(Alexandr Dugin, dichiarazioni rilasciate a Jacopo Brogi e Alessandro Fanetti per l’intervista “Il Grande Reset è fallito, è l’ora del Grande Risveglio”, pubblicata su “Come Don Chisciotte” il 27 gennaio 2022. Eminente filosofo, con idee politicamente tradizionaliste, Dugin è considerato un ideologo molto influente, nell’orbita del potere russo).

 

 

 

 

 

Aleksandr Dugin: «Evola, il populismo

e la Quarta Teoria Politica».

Blog.ilgiornale.it- Andrea Scarabelli -(25-giugno 2018)- ci dice :

 

Uno dei tratti del nostro disgraziato tempo consiste nella facilità con cui si dispensano etichette, a intellettuali così come a correnti e fenomeni politici.                         Di destra o di sinistra, populisti o elitisti, progressisti o conservatori… Nella realtà dei fatti, tuttavia, l’unico discrimine è quello che oppone intellettuali passatisti e altri che preferiscono essere contemporanei del futuro.

Il secondo gruppo (non poi così nutrito, a dire il vero) comprende spiriti nati in anticipo di qualche decennio – se non addirittura di secoli, come Nietzsche – sulla tabella di marcia della Storia, avanguardie di una realtà in procinto di dispiegarsi nella sua totalità.

 La storia dei grandi precursori, di questi viventi cortocircuiti del Tempo, non è stata ancora scritta. Nell’attesa, sarà bene imparare a riconoscerli.

Settimana scorsa Alexandr Dugin, il cui nome non ha bisogno di presentazioni, è venuto a Milano a presentare il suo “Putin contro Putin”, appena dato alle stampe per i tipi di AGA.

Poco tempo prima, del “consigliere di Putin” (qualifica giornalistica sempre rigettata a piè sospinto dal diretto interessato) era uscita una monumentale “Quarta Teoria Politica”, pubblicata da Nova Europa nella traduzione di Camilla Scarpa e con una prefazione di Luca Siniscalco.

Più che un libro, La Quarta Teoria Politica è un autentico crocevia di passato, presente e futuro, che discute l’esaurirsi delle categorie della modernità e gli scenari a venire.

Allo stato attuale delle cose, come si diceva, Dugin è tra i pochi contemporanei del futuro, e questo libro ne è la dimostrazione, l’inveramento di uno spirito acuto teso a superare le tre teorie politiche della modernità – liberalismo, fascismo e comunismo – le quali, dopo aver infiammato il Novecento, «secolo delle ideologie» par excellence, hanno perso forza propulsiva, dimostrandosi incapaci di interpretare il nuovo.

 Occorrono nuove ermeneutiche, nuove prassi, nuovi metodi: sono le sfide del nostro tempo a chiedercelo. E noi dobbiamo essere alla loro altezza.

È da tutto ciò che nasce la Quarta Teoria Politica, “rottamazione” (volendo usare un termine à la page) delle tre precedenti teorie, sforzo titanico di aderire allo Zeitgeist, sguardo trasversale e anticonformista capace di coniugare Tradizione e modernità, universum e pluriversum – una «metafisica del populismo», come leggiamo al suo interno. Un libro in qualche modo legato alla realtà storico-destinale della Russia, ma anche manifesto di un mondo multipolare, a più dimensioni, del tutto contrario a quello monoteistico sognato da mondialisti e globalisti e avverso al “razzismo storiografico” che vede la modernità come apice supremo dell’evoluzione umana.

Chi fosse a caccia di facili ricette può lasciar perdere: questo libro non fa per lui. La Quarta Teoria Politica non è un impianto dottrinario ma anzitutto un metodo, una visione del mondo.

Non è un’ideologia, ma una metafisica della storia, allergica all’attivismo fine a se stesso che va tanto di moda oggi e fautrice di un mutamento anzitutto interiore.                  A provarlo è, tra le altre cose, la presenza di una serie di autori impolitici (nel senso dato da Thomas Mann) e non allineati, tra cui spicca, sin dalle prime pagine, Julius Evola, antica passione di Dugin, che anni fa ha realizzato un’analisi “da sinistra” delle sue idee.

Proprio facendo riferimento al filosofo romano, assieme a Luca Siniscalco sono andato a intervistarlo, chiedendogli com’è venuto a conoscenza delle sue opere, e qual è stato il primo libro di Evola ad aver letto. E ora, la parola a Dugin.

Ho conosciuto Evola da alcuni tra i miei maestri e amici russi, che a loro volta hanno scoperto il pensiero tradizionalista negli anni Sessanta. Allora ero solo un bambino. All’inizio degli anni Ottanta sono entrato in contatto con un gruppo molto ristretto, praticamente inesistente in Russia, ignoto ai circoli ufficiali e composto interamente da dissidenti. Erano la minoranza della minoranza, a livello quasi infinitesimale. Come nel senso di Guénon [ride], che stabilisce una differenza tra infinitesimale e inesistente, no?

Nei “Principi del calcolo infinitesimale”, usciti anche in italiano…

Certamente. Ebbene, loro avevano una portata infinitesimale ma esistevano comunque [ride]. Successivamente, mi sono imbattuto in “Imperialismo pagano”, nella sua versione tedesca, Heidnischer Imperialismus. Rimasi talmente impressionato da quell’opera che decisi di tradurla immediatamente in russo. Fu un incontro cruciale, direi radicale. L’universo descritto da Evola conteneva il miglior impianto ideale che avessi mai incontrato. Allora non riuscivo a capirne il perché: provenivo da una famiglia comunista, normale, appartenente alla classe media, eppure sentivo di appartenere all’universo descritto da Evola più di quanto non mi accadesse con quello in cui vivevo.

Era una certezza priva di alcun tipo di fondamento. Nel frattempo ebbi modo di curare la traduzione di vari libri di René Guénon dal francese. Ebbene, da allora – era l’inizio degli anni Ottanta – mi considero un tradizionalista, e niente è cambiato essenzialmente fino ad ora. Appartengo a quest’universo, a tutti gli effetti.

Quali opere di Evola ha letto successivamente?

“Cavalcare la tigre”, seguito da “Rivolta contro il mondo moderno”. E poi tutto il resto: La tradizione ermetica, Il mistero del Graal, Metafisica del sesso, Gli uomini e le rovine…

Qual è la sua opera di Evola preferita?

Sono tutte molto importanti, ma quella che preferisco è” Cavalcare la tigre”. Ha esercitato un fondamentale influsso metafisico su di me, soprattutto con il concetto di Uomo differenziato, che si trova costretto a vivere nella modernità pur appartenendo a un mondo differente.

È proprio a partire da questa idea che ho sviluppato le mie analisi sul Soggetto radicale, vale a dire l’uomo della Tradizione gettato in un mondo senza Tradizione.

Com’è possibile per un tipo umano del genere, mi sono chiesto, vivere in un mondo in cui la Tradizione non è presente, senza cioè aver ricevuto alcun tipo di tradizione…? Ebbene, nasce da qui il Soggetto radicale, che non si risveglia quando il fuoco del sacro è acceso, ma quando fuori di sé non trova niente legato alla Tradizione.

In che senso?

L’essenza della verità è di tipo sacro. Oggi domina il nulla, ma non è possibile che il nulla esista. Il nulla è solo una forma esteriore, al cui interno arde il sacro. È proprio quando è saltata la trasmissione regolare delle forme del sacro che appare quello che io chiamo “Soggetto radicale”. E qui torniamo all’ “Uomo differenziato”, che oggi è forse addirittura più importante della Tradizione stessa. Forse la Tradizione è scomparsa proprio per cedere il passo al Soggetto radicale. Da questo punto di vista, paradossalmente il tradizionalismo oggi è più importante della stessa Tradizione. Tutte queste idee, dedotte da “Cavalcare la tigre”, non implicano ovviamente la restaurazione di ciò che fu, ma la scoperta di aspetti che nel passato nemmeno esistevano.

Non si tratta di un mero conservatorismo, dunque.

Per nulla. Noi non vogliamo restaurare alcunché, ma far ritorno all’Eterno, che è sempre fresco, sempre nuovo: questo ritorno è dunque un procedere in avanti, non a ritroso.

Il Soggetto radicale, inoltre, si manifesta tra un ciclo che finisce e uno che nasce. Questo spazio liminale è più importante di tutto ciò che sta prima e di tutto ciò che verrà dopo.

Potremmo utilizzare un’immagine tratta dalla dottrina tradizionale dei “quattro cicli”, delle Quattro Età (dell’Oro, dell’Argento, del Bronzo e del Ferro), diffusa in tradizioni molto diverse:

 la restaurazione dell’Età dell’Oro, da questo punto di vista, è meno importante rispetto allo spazio che sta tra la fine dell’Età del Ferro e l’inizio della stessa Età dell’Oro. Che poi è lo spazio in cui viviamo noi. Tutti questi aspetti, per tornare a Evola, secondo me sono impliciti nella sua idea di Uomo differenziato.

Di recente è stato pubblicato il suo libro La Quarta Teoria Politica. Il soggetto chiamato a questa nuova metafisica della storia è il Dasein, l’esserci di cui ha parlato Martin Heidegger. Nel Dasein c’è un’eco del Soggetto radicale?

Fino a un certo punto. Il Dasein(popolo), in realtà, non è il Soggetto radicale, ma, come è stato detto, si riallaccia a Heidegger.

Tra l’altro, credo che Evola non avesse compreso molto bene Heidegger. In “Cavalcare la tigre” ne dà un giudizio superficiale: Heidegger è invece più interessante e profondo. Ho studiato per anni il suo pensiero, scrivendo quattro libri su di lui. L’aspetto importante del Dasein è che descrive l’uomo non come un’entità data. Di solito pensiamo all’uomo usando categorie come individuo, classe, società, nazione, che però sono solo forme secondarie.

Volendo definire l’uomo nella sua radice più profonda, il Dasein è ciò che rimane quando lo liberiamo da tutti questi preconcetti culturali. Non è molto facile comprenderlo: bisogna operare una radicale distruzione – o decostruzione – di tutti gli aspetti socio-culturali, storici, religiosi (anche tradizionali) attribuiti all’uomo. Il Dasein non corrisponde a nessuna delle definizioni dell’uomo. Non è individuo, non è collettività, né Anima, Spirito o Corpo: tutto ciò è secondario. È invece una pura presenza dell’intelletto, che si schiude solo quando ci troviamo di fronte alla morte.

Quell’essere alla morte di cui parla Heidegger…

Non si può parlare di Dasein senza un confronto con la morte. In quel momento non ci sono più nomi, né individui: è allora che si spalanca l’essenza del Dasein.

È necessario, come propone Heidegger, ripensare tutti i concetti della politica, della società, della filosofia, della cultura e dei rapporti con la natura prendendo le mosse da quest’esperienza radicale ed esistenziale, da tale momento pensante. Solo a partire da questo spazio esistenziale libero da tutto il resto è possibile ricostruire un’ontologia scientifica, un’ontologia politica, un’ontologia socio-culturale… Ma sempre e solo a partire da questo Risveglio esistenziale. E tale Risveglio non è un’idea trascendente, ma un’esperienza immanente, che deve tornare a essere la radice della politica.

Nella Quarta Teoria Politica ha interpretato anche il concetto di popolo alla luce del Dasein…

Il Dasein, a tutti gli effetti, è il popolo. Senza popolo, non può esistere alcuna entità pensante. Il popolo assicura infatti una lingua, una storia, uno spazio e un tempo. Tutto. Riflettendosi, il Dasein si fa popolo.

Non mi riferisco al concetto di collettività, che è solo un insieme di individui. Al di fuori del popolo, noi non siamo niente. E il popolo esiste solo in quanto Dasein, non individualmente, né collettivamente. È una forma esistenziale di comprendere il popolo, che si oppone alle teorie dei liberali, con la loro idea vuota e insignificante di individuo; alle teorie dei comunisti, basate su classi e collettività, concetti altrettanto vuoti che non si oppongono affatto a quelli liberali, poiché questo tipo di collettività è solo un agglomerato di atomi individuali, come già detto; e, infine, alle teorie dei nazionalisti, che si rifanno al concetto di Stato nazionale, altra idea borghese antitetica all’Impero e all’idea del Sacro. Evola, in questo senso, ha operato una critica assai radicale del nazionalismo. Quelli liberali, comunisti e nazionalisti sono tutti tentativi antiquati di interpretare il soggetto della politica.

Sono le tre teorie politiche che la Quarta scalzerà…

È così che arriviamo al Dasein, soggetto della Quarta Teoria Politica.

Esso non può fare a meno del popolo: è infatti impossibile rinunciare alla lingua, alla storia, a una certa mentalità… È impossibile pensare senza una lingua, no? La mia è una visione metafisica dell’intelletto e della linguistica, dalla storia e della società.

Basandosi su tutto ciò, rinunciando alle tre teorie politiche della modernità – comunismo, nazionalismo e liberalismo – dobbiamo costruire una nuova visione del mondo, una politica in senso esistenziale capace di dare una risposta a tutte le sfide del presente: il nostro rapporto con gli altri, il gender, l’idea di un mondo multipolare… Occorre ripensare tutto questo al di fuori della modernità occidentale. Ebbene, è proprio comparando questa costruzione teorica e i tre regimi della modernità occidentale che è nata la Quarta Teoria Politica.

Ha visto incarnarsi tale teoria in qualche forma politica attuale?

Lo sciismo moderno è un’espressione, in ambito islamico, della Quarta Teoria Politica. Il mio libro è stato tradotto in persiano, ed è stato sottolineato che parla della politica iraniana…! Che infatti non è comunista, né liberale, né nazionalista. Credo che il cosiddetto “populismo” – compreso quello italiano – sia una forma della Quarta Teoria Politica. Nemmeno i populisti sono fascisti o comunisti, e sono profondamente antiliberali.

 Il populismo è una reazione esistenziale dei popoli, che evidentemente non sono morti, come vorrebbero i liberali, i mondialisti e i globalisti.

Sono tutti esercizi preparatori della Quarta Teoria Politica – che d’altronde potrebbe essere definita una forma di populismo integrale. Né di destra, né di sinistra, provvisto naturalmente di simpatie verso la giustizia sociale e l’ordine morale. Da questo punto di vista, la Quarta Teoria Politica è la metafisica del populismo.

Eppure, gli aspetti metapolitici del cosiddetto “populismo” sono passati inosservati in Italia…

Al populismo vengono applicate etichette di destra – fascista, nazionalsocialista – o di sinistra – comunista, maoista, trotskista… Ma anticomunismo e antifascismo sono solo tentativi di spaccare il popolo.

Il populismo propone di abbandonarli entrambi, insieme ai dogmi del nazionalismo e del comunismo, unendo le forze popolari – di destra e sinistra – per giungere al populismo integrale, facendo fronte comune contro i liberali, i globalisti, i mondialisti, residui ultimi del ciclo ultimo dell’Occidente.

Sono convinto che i mondialisti di oggi siano i peggiori – peggiori dei fascisti così come dei comunisti.

 Una rivoluzione contro di loro sarà l’ultima missione escatologica d’Occidente.

Il popolo tenterà una resistenza organica, esistenziale. La “Quarta Teoria Politica”, inoltre, apre la strada al recupero di tutto ciò che non è moderno né occidentale: il pre-moderno, il post-moderno, l’anti-moderno, l’Asia, la tradizione romana, il cristianesimo ortodosso, la Grecia, l’Islam.

La modernità occidentale è l’insieme di tutto ciò che vi è di più negativo, i Soros, i globalisti, i liberal… Farla finita con il liberalismo (dem Usa) significherà superare tutto ciò che nell’Occidente ha un carattere nefasto. È una lotta escatologica, evidentemente: e qui la “Quarta Teoria Politica “si ricongiunge al tradizionalismo. Sempre, va da sé, con uno sguardo aperto al futuro.

Tornando a quel che si diceva prima, Dasein e Soggetto radicale sono dunque differenti?

Sono simili, ma non credo sia possibile stabilirne un’identità. Sono concetti nati in contesti diversi. Ho scritto un libro sul “Soggetto radicale e il suo doppio” – nell’accezione di Antonin Artaud, Il teatro e il suo doppio.

 Per me, il Soggetto radicale è un modo d’essere contro il mondo moderno, senza alcuna ragione particolare, senza essere aristocratici o cristiani… Insomma, senza aver alcun tipo di contatto con una Tradizione viva. Ebbene, è quello il momento della forma concreta e operativa del Soggetto radicale, che si apre subito alla Tradizione, essendone una forma. Ma questa è una rivolta che non proviene da fuori, ma dal di dentro. È ovviamente una forma molto particolare di metafisica.

Una metafisica interiore, per così dire…

È l’Uomo differenziato, appunto. Non in quanto conte o barone, e nemmeno poiché cristiano, cristiano, pagano, sufi o cose di questo tipo. L’Occidente non ha niente di tutto ciò: ecco perché, come sostiene Evola, arriverà per primo alla rinascita, alla restaurazione, al ciclo nuovo, rispetto all’Oriente. L’Occidente si trova ora nel fondo dell’abisso. Ma è quello il luogo in cui rinascerà il Soggetto radicale.

Il libro sul Soggetto radicale è ovviamente in russo…

Certo.

Andrebbe tradotto…

 

Credo che la sola lingua, la sola cultura che potrebbe capirlo sia quella italiana. La cultura di Evola, la lingua in cui fu scritto Cavalcare la tigre, una cultura che ha profonde conoscenze tradizionali.

 Gli inglesi non conoscono affatto Evola.

In Francia è considerato solamente come uno dei tanti discepoli di Guénon, oppure è ridotto al fascismo.

Dunque, non sarebbero in grado di comprendere il mio libro. Sarebbe un’ottima idea tradurlo in italiano.

La Quarta Teoria Politica critica l’Individuo Assoluto di Evola – precisando anche che questa espressione, in senso tradizionale, può riferirsi all’atman indù. Secondo lei, com’è avvenuto il passaggio di Evola dall’Individuo Assoluto ai grandi spazi della Tradizione?

Credo si tratti di una mera questione terminologica. Io non critico il concetto di Individuo Assoluto evoliano, ma quello di individuo, che è un concetto relativo per definizione.

 L’espressione Individuo Assoluto supera in se stessa l’individualismo.

Credo quindi si tratti di una mera questione linguistica. La teoria di Evola si comprende meglio, a mio giudizio, ricorrendo al concetto di Persona, anziché di individuo.

La persona è una forma che può essere assoluta o relativa, ma è sempre legata alle relazioni con gli altri – in senso orizzontale o verticale, è sempre l’intersezione di diverse relazioni.

 La Persona Assoluta è quindi la forma dell’Assoluto personificato. Questa è l’idea tradizionale di selbst.

 Martin Heidegger parla ad esempio del selbst del Dasein: è precisamente l’Individuo Assoluto – o Soggetto Radicale.

Lo si può comparare con il Param Atman, che sta al centro di tutto anche quando non è centro, anche in assenza di una simmetria che gli dia una forma. Per avere un centro dobbiamo infatti essere in presenza di una figura che lo presupponga. Ma in un mondo postmoderno e rizomatico il centro manca: il Soggetto Radicale è sempre centro, anche laddove non è possibile averne uno. È una forma di trascendenza immanente.

Diversi anni fa ha messo a punto un’interessante lettura di Evola, per così dire, “visto da sinistra”. Può spiegarci brevemente di che si tratta?

Era una piccola provocazione che sollevava una questione molto seria: non è possibile leggere Evola come fanno molti individui piccolo-borghesi e conservatori.

 Evola non appartiene alla destra economica, ma è contro il mondo moderno.

E il mondo moderno può essere di sinistra così come di destra. La sua è una rivolta assoluta contro il mondo che ci circonda, contro lo status quo, una rivolta incompatibile con il conservatorismo di destra, il grande capitale, la borghesia, la xenofobia, tutte posizioni che racchiudono in sé un conformismo piccolo-borghese.

 Evola invita a intraprendere una lotta assoluta, è questa la verità.

Chi non accetta tale invito si schiera di fatto in difesa del mondo moderno. Non è possibile essere tradizionalisti e accettare le forme dell’occidentalismo moderno, del capitalismo, del liberalismo e del conservatorismo.

Per questo ho voluto porre l’accento sul fatto che il pensiero di Evola è rivoluzionario, conducendo a una rivolta provvista, in questo senso, di un’anima “di sinistra”, finalizzata alla distruzione di tutti i princìpi dello status quo. Il suo potrebbe essere, per così dire, un “anarchismo di Destra”, sviluppato appunto in Cavalcare la tigre.

In quel saggio lei ha anche riflettuto anche sull’interpretazione “tradizionale” del rapporto tra lavoratori e borghesi…

Credo che la difesa della borghesia contro il proletariato di Evola e Guénon sia un errore legato all’applicazione della teoria che vede quattro caste nelle società indoeuropee.

 La prima era sacerdotale e la seconda guerriera, degli kshatrya: sennonché, a differenza di Evola e Guénon, sono convinto che la terza casta debba essere identificata con quella dei contadini.

 Georges Dumézil ha mostrato che nella tradizione indoeuropea le caste sono tre, non quattro.

Se le cose stanno così, allora la borghesia non è nemmeno una casta, bensì un gruppo costituito da contadini incapaci di vivere nei campi che si mossero verso le città.

I più onesti si trasformarono nei proletari; i peggiori, invece, nei capitalisti.

La borghesia divenne così una casta che riuniva i guerrieri peggiori, che avevano paura di lottare, e i contadini che non volevano lavorare. Era l’unione degli individui peggiori di tutte le caste.

Ecco perché non bisogna difendere la borghesia, non essendo una vera casta indoeuropea.

 Odiando sacerdoti, guerrieri e contadini, ha creato una realtà avversa a tutte le caste tradizionali indoeuropee.

È interessante notare come la rivoluzione socialista – il comunismo sovietico – fosse orientato dapprima contro la borghesia, non tanto contro guerrieri, sacerdoti o contadini.

 Così credo sia possibile concepire, per così dire, un socialismo – o un comunismo – indoeuropeo del tutto avverso alla borghesia, che non rappresenta in alcun modo la Tradizione.

Questa mia analisi, si badi, non è una critica a Evola, che odiava la borghesia, lo status quo e il mondo moderno, ma piuttosto una correzione e un’integrazione della sua teoria.

Come appare allora l’Evola antiborghese “visto da Sinistra”?

Se oggi la borghesia è il nemico assoluto, tutto ciò che non è moderno, occidentale e borghese, è dalla nostra parte: lo sono i cinesi, i russi, gli africani, gli arabi, tutti gli occidentali che si oppongono al liberalismo. Quest’ultimo, infatti, è la cristallizzazione peggiore dell’Era Oscura di cui hanno parlato le dottrine tradizionali. In questa prospettiva, l’Evola antimoderno e antiliberale è un rivoluzionario totale.

 Potremmo ripetere a proposito di Evola ciò che René Alleau disse di Guénon, definendolo «il pensatore più radicale e rivoluzionario di Marx». Lo è molto più di quei tradizionalisti che vivono da borghesi, limitandosi a una lettura sterile e improduttiva del pensiero di Tradizione.

Costoro sono i traditori della Tradizione: se le cose stanno così, mi stanno più simpatici gli anarchici. Credo che l’ordine borghese debba essere distrutto. La mia tesi è una logica conseguenza delle posizioni evoliane e tradizionaliste.

E come si rapporta alla Quarta Teoria Politica?

La Quarta Teoria Politica propone lo stesso, in modo più accademico, con la decostruzione del liberalismo, dell’eurocentrismo e del modernismo.

Non è dogmatica, ma è un invito a esercitare il pensiero e la critica. Alcuni propongono di trovare un nome a questa teoria.

 È inutile farlo: essa delineerà uno spazio concettuale che troverà il proprio nome in un momento futuro, a tempo debito.

Ma già oggi è possibile lavorare con questo concetto, preparando il terreno per la sua manifestazione.

 Gli iraniani, come i cinesi, possono vedere nel loro assetto politico una manifestazione storica della Quarta Teoria Politica. È un invito aperto. Questo è il lato debole ma anche forte dell’espressione “Quarta Teoria Politica”.

Voglio precisare che non si tratta di un mascheramento della Terza Teoria Politica – del fascismo – ma di un paradigma realmente alternativo ai primi tre.

Fascismo, comunismo e liberalismo sono del tutto intrisi di modernità. Io critico il fascismo nei suoi aspetti borghesi, razzisti e nazionalisti.

 La Quarta Teoria Politica spalanca un altro spazio concettuale. Il problema è che quasi tutto ciò che continuiamo a pensare appartiene al retaggio delle prime tre teorie politiche.

Bisogna compiere una grande purificazione interiore per sviluppare in modo fruttuoso il tradizionalismo e allo stesso tempo la “Quarta Teoria Politica”, che è la forma logica di un certo sviluppo di alcuni aspetti del tradizionalismo stesso.

 

 

 

 

Spread, Isis, Covid: se la guerra

russa mette fine alla farsa.

Libreidee.org-Giorgio Cattaneo- (26/2/2022)- ci dice :

 

«Candidate Putin al Nobel per la Medicina: in sole 48 ore ha debellato il Covid, facendolo sparire dalla faccia della Terra».

Così recita un “meme” che sta circolando sul web, mentre la popolazione di Kiev assiste con angoscia alla guerra improvvisamente riesplosa nelle strade dopo la finta rivoluzione del 2014.

 Allora, i cecchini sparavano sulla folla inerme, perché venisse incolpato il morente governo filo-russo di Viktor Yanukovic, detronizzato dalle truppe “colorate” di Obama e Soros.

 In campo c’erano anche le milizie (con tanto di bandiera nazista) che in quei giorni bruciarono vivi i sindacalisti di Odessa, asserragliati nel loro palazzo e intenzionati a resistere a un golpe bianco che si stava drammaticamente tingendo di rosso.

 Riecco dunque la guerra classica, a rubare purtroppo la scena: il vecchio spettacolo orrendo (bombe, missili, cannonate) rispunta dopo due anni di guerra subdola, asimmetrica e mediatica, combattuta contro la popolazione mondiale – in particolare quella occidentale – in nome di una presunta emergenza sanitaria, con l’obiettivo di cambiare i connotati dell’umanità.

Oggi, gli analisti più onesti si sforzano di leggere gli eventi in termini tradizionalmente geopolitici riconoscendo le ragioni del risentimento russo, dopo il tradimento – da parte degli Usa – risalente ai tempi dei Bush: non era affatto previsto (anzi: era solennemente vietato) che la Nato venisse estesa ai Paesi Baltici, alla Polonia, a Romania e Bulgaria.

 Figurarsi poi all’Ucraina.

 Negli ultimi decenni, la Russia è stata costantemente accerchiata e attaccata: in Cecenia e nel Daghestan, in Georgia, in Siria. La minaccia – spesso affidata anche a manovalanza terroristica – ha scosso l’Armenia, si è introdotta in Kazakhstan; la stessa mano ha tentato di abbattere il regime bielorusso di Lukashenko, satellite di Mosca, fiero avversario della narrazione “pandemica”.

Anni fa, in previsione delle Olimpiadi Invernali di Sochi, Vladimir Putin rivolse all’Occidente uno storico appello: mettere da parte il passato e provare a diventare veri amici, in una prospettiva di collaborazione senza precedenti.

Obama rispose con il gelo, poi con il “regime change” a Kiev, mentre i tagliagole dello Stato Islamico terrorizzavano la popolazione siriana.

Il blocco atlantico ha le carte in regola, per dettare le sue condizioni: dopo aver raso al suolo l’Iraq e l’Afghanistan, facendo volare lo jihaidsmo, gli “esportatori di democrazia” hanno distrutto un altro paese, la Libia, e assassinato l’ennesimo leader locale in grado di arginare i Fratelli Musulmani.

 Qualcosa del genere accadde anche in Egitto con la caduta del despota Mubarak, dopo il discorso incendiario di Obama.

Ed era solo l’antipasto per arrivare all’altro bersaglio grosso: la Siria di Bashar Assad, figlio di Hafez Assad, un tempo alleato di Saddam Hussein e Muhammar Gheddafi.

Una cancrena inarrestabile, quella del terrorismo pilotato, che invece è stata poi arginata proprio dalla Russia.

E’ lo stesso potere che – anche attraverso la Bielorussia – si è opposto alla dominazione Covid, denunciandone il carattere golpista e corruttivo.

Lo stesso Putin si è distinto anche nello smascherare la distorsione politica messa in piedi, sempre sulla base di menzogne, per trasformare la crisi ecologica del pianeta in un progetto autoritario, se non totalitario, cavalcato dalle élite finanziarie dell’Occidente.

Probabilmente mai, negli ultimi cent’anni, si era scesi così in basso: l’impero marittimo euro-atlantico, mercantilista e bellicista dietro il paravento della democrazia e della libertà (in casa propria), dopo le atomiche sui civili di Hiroshima e Nagasaki deve ancora scontare l’infame, sanguinosa menzogna dell’11 Settembre, e oggi parla attraverso l’ometto finito alla Casa Bianca nel 2020 in mezzo al colossale imbroglio del voto postale e dei software di Dominion.

 E’ esattamente il potere che ha trasformato la Cina nel paese-mostro della tessera a punti che misura la buona condotta del suddito, il potere che – d’intesa coi cinesi – ha trasformato un ipotetico virus (mai isolato biologicamente) in una micidiale arma di distruzione di massa: distruzione sociale, politica, economica, psicologica.

 E’ il potere che ieri usava lo spread e oggi il Tso, i lockdown, i coprifuoco, il Green Pass.

Il potere che finge di idolatrare Greta, per imporre la sua legge possibilmente con le buone, ma – nel caso, come si è visto – anche con le cattive. Ora, in modo drammatico, le cannonate russe sembrano interrompere questa farsa mondiale, fondata sull’ipnosi.

Nessuno azzarda previsioni precise, sugli eventuali sviluppi dell’improvviso cambio di copione.

La sensazione, però, è che un’intera epoca stia letteralmente per crollare, in modo pericoloso e inevitabilmente rovinoso.

(Giorgio Cattaneo, 26 febbraio 2022).

 

 

 

 

 

Siamo davvero pronti

a un’Italia senza Draghi?

Formiche.net -Redazione -Carlo Fusi -   (12-2-2022)- ci dice :

 

Siamo davvero pronti a un’Italia senza Draghi?

La conferenza stampa di ieri è stata rivelatrice: per il governo Draghi e la figura del presidente del Consiglio è già scattato il countdown al 2023. C’è chi afferma che non ci sono problemi perché il solco del Pnrr è già tracciato. Tesi singolare e con venature di ipocrisia da parte di chi ha urlato il suo niet al trasloco al Quirinale.

Bisogna cominciare ad abituarsi. All’Italia senza Draghi. La conferenza stampa di ieri del premier è stata rivelatrice. Nella ruvidezza – forse poco istituzionale ma del tutto in linea col personaggio – sciorinata da Super-Mario (“Escludo un mio ingresso in politica, se cerco un lavoro lo trovo da solo…”), molti hanno visto la voglia di togliersi sassi dalle scarpe, a cominciare dal macigno della mancata elezione al Quirinale. E’ verosimile. Però guai a pensare ad  un viscerale fallo di reazione. Infatti oltre che essere universalmente riconosciuto capace, il personaggio è anche conseguentemente ambizioso. Soprattutto poco incline ai minuetti del linguaggio di Palazzo, alle ipocrisie e alle giravolte lessicali nonché programmatiche di vari leader di partito.

Per cui Draghi è andato dritto al punto. C’è solo un anno di governo davanti con lui a palazzo Chigi. Per il dopo elezioni la politica dovrà prendersi le sue responsabilità senza scaricarle su altri, senza l’alibi di una tecnocrazia che strangola il libero gioco democratico. Senza moral suasion che diventano offerte e vincoli.

Che Italia sarà senza Mario Draghi? Certo nessuno è indispensabile e fu lo stesso presidente del Consiglio a sostenerlo in un’altra conferenza stampa, quella di fine anno. Beccandosi l’accusa, dopo aver pronunciato quelle parole, di volersi candidare al Quirinale. Ipocrisie, appunto.

Draghi fu chiamato ad allestire un governo d’emergenza senza riferimento “ad alcuna formula politica” come spiegò Mattarella perché  i partiti, dopo giravolte di sapore trasformistico, avevano esaurito ogni prospettiva di governabilità. Oltre all’emergenza Covid, come punto di riferimento il premier pose il Recovery Plan. Attorno alla sua figura si realizzò quello che fino ad un attimo prima sembrava impossibile: una maggioranza di larghe intese a sostegno del percorso indicato dall’inquilino di palazzo Chigi.

Era evidente che il nuovo capo dello Stato sarebbe dovuto venir fuori da quella stessa maggioranza altrimenti l’esecutivo sarebbe crollato come un castello di carte sotto il soffio degli interessi di questa o quella parte. E così è stato. Ma ha prevalso un riflesso condizionato di ibernazione nell’incubo che toccare qualcosa avrebbe fatto precipitare la legislatura nel burrone delle elezioni anticipate. Così Mattarella, dopo aver spiegato che per ragioni costituzionali e personali non avrebbe accettato il bis, è rimato al suo posto. E Super-Mario pure.

Tuttavia quel rinchiudersi delle forze politiche su sé stesse aveva anche un altro corollario, che tutti conoscevano e che è stato impugnato e fatto valere come rigetto del trapianto draghiano sul corpo vivo del sistema dei partiti. E cioè che se non fosse andato al Quirinale, Draghi sarebbe stato sfrattato anche dal governo: sarebbe stata solo una questione di tempi.

Cosa che sta avvenendo. Il governo Draghi e la figura del presidente del Consiglio sono a termine: per loro è già scattato un countdown che terminerà nella primavera del 2023, quando si apriranno le urne elettorali. Chiuse le quali ci saranno vincitori e sconfitti ma non più la disponibilità dell’ex presidente della Bce ad accollarsi il peso della sostenibilità governativa.

C’è chi afferma che non ci sono problemi perché il solco è già tracciato e chiunque diventerà presidente del Consiglio sostenuto da qualunque maggioranza non potrà che muoversi nel terreno già arato dall’attuale premier: la messa a terra del Pnrr. Tesi singolare e anche questa con venature di ipocrisia.

Non era infatti proprio la permanenza di Draghi a palazzo Chigi l’unica garanzia che avrebbe indotto la Ue a continuare ad elargire le risorse stanziate? Non è stata questa la motivazione urlata ai quattro venti per giustificare il niet al trasloco sul Colle? Forse i tanti che hanno sbarrato la strada a Draghi successore di Mattarella coltivavano in cuor loro anche il desiderio di sfrattarlo: tra un anno avranno colto il frutto del successo.

Ma allora in questo anno che si fa?

 Il presidente del Consiglio l’ha spiegato bene anche e soprattutto ai partiti che fanno parte della sua maggioranza: si prosegue sul percorso già tracciato, senza guardare in faccia a nessuno.

Sarà necessario trovare un equilibrio ovviamente molto complicato tra le spinte preelettorali delle forze politiche e gli impegni e il ruolino di marcia che il capo del governo intende rispettare.

Nel frattempo i partiti, tutti, dovranno studiare una exit strategy per l’Italia senza Draghi. Sperando di non doversi pentire di aver sprecato una carta fondamentale per recuperare terreno e prestigio nei confronti degli italiani, che si fidano di Super-Mario con indici assai alti. E di  Bruxelles, che ha in mano il rubinetto da dove sgorgano 200, irrinunciabili, miliardi di euro.

 

 

 

 

Il 2022 sarà un anno complicato per la

privacy ma guai a gettare la spugna.

Federprivacy.org- Guido Scorza -(13-1-2022)- ci dice :

"La privacy è stata costruita come un dispositivo escludente, come uno strumento per allontanare lo sguardo indesiderato, per sottrarsi all’occhio del pubblico.

Ma l’analisi delle sue definizioni mostra anche le sue progressive trasformazioni che hanno fatto emergere un diritto sempre più finalizzato a rendere possibile la libera costruzione della personalità, l’autonomo strutturarsi dell’identità, la proiezione nella sfera privata dei principi fondamentali della democrazia”.

 Scorza: “La pandemia uno stress test per la privacy”.

Scriveva così Stefano Rodotà, l’uomo al quale, probabilmente più di ogni altro, dobbiamo quel poco di cultura della privacy che abbiamo nel nostro Paese e nell’Europa intera, nel suo “Tecnologie e diritti”, datato 1995 e recentemente riportato alla luce con tutto il suo carico di saggezza umana e democratica dalla riedizione curata da Guido Alpa, Maria Rosaria Marella, Giovanni Marini e Giorgio Resta.

Il 2022 sarà l’anno dei primi venticinque anni di vita del Garante per la protezione dei dati personali in Italia e, in qualche modo, della stessa privacy nel nostro Paese, un anno importante, un anno non comune nel quale le sfide da affrontare nell’universo della privacy saranno tante, vecchie e nuove.

Difficile stilarne un elenco esaustivo. Si può, tuttavia, provare a indicarne alcune.

La prima, dopo due anni di una pandemia che ha rappresentato per il diritto alla privacy uno stress test senza precedenti nella storia, sarà probabilmente rappresentata dall’esigenza di restituire alla privacy il ruolo che le compete nella nostra società, nelle nostre vite e in quella del Paese perché è fuor di dubbio che prima l’esigenza di garantire a tutti i cittadini il diritto alla salute minacciato dalla diffusione del Corona virus e poi quella di garantire il rilancio dell’attività di impresa e in generale dell’economia, hanno spesso compresso il diritto alla privacy oltre la soglia del democraticamente sostenibile.

Mai, probabilmente, almeno nel nostro Paese, la privacy è stata così tanto popolare e, al tempo stesso, così tanto impopolare. Se ne è parlato e discusso più di sempre, in contesti diversissimi m lo si è fatto, con poche eccezioni, come si trattasse di un ostacolo, un fastidio, un intralcio, un fardello burocratico capace di rallentare l’implementazione di politiche pubbliche capaci di garantire la salute dei cittadini o il rilancio dell’economia del Paese. In realtà il diritto alla privacy non ha mai rappresentato nulla di tutto questo ma è inutile negare che così è stato spesso percepito.

E poco conta se, al contrario, la privacy, proprio negli anni della pandemia, ha rappresentato il presidio ultimo della libertà, dell’eguaglianza e della non discriminatorietà.

Ora, chiusa, speriamo, il più rapidamente possibile la pagina dell’emergenza, si tratta di restituire al diritto alla privacy il ruolo che merita nella nostra società.

Ma non sarà facile.

Specie con il PNRR che avanza con la sua tendenza ad appiattire la vita di un Paese nella sola dimensione economica.

 Ma guai se nell’attuarlo si lasciassero indietro i diritti fondamentali, a cominciare proprio dalla privacy. Ci ritroveremmo, nello spazio di qualche anno, in un Paese, forse, meno povero in termini di PIL ma drammaticamente più povero in termini sociali e democratici.

(Guido Scorza, componente del Garante per la protezione dei dati personali)

La seconda delle sfide che ci attendono la indica lo stesso Rodotà in un altro dei suoi testi più illuminanti, “La vita e le regole: tra diritto e non diritto”, quando scriveva “I diritti fondamentali si pongono a presidio della vita che in nessuna sua manifestazione può essere attratta nel mondo delle merci”.

E la sfida che ci attende è quella di identificare una soluzione di sostenibile bilanciamento tra la progressiva e rapida attrazione del diritto alla privacy nel sistema dei mercati globali e la sua natura di diritto fondamentale.

È una questione enorme in relazione alla quale, probabilmente, sbaglia soltanto chi si dice sicuro di avere in tasca la risposta giusta.

C’è, tuttavia, una certezza: non possiamo lasciare che a decidere se e quanto i dati personali possano essere trattati alla stregua di un qualsiasi bene giuridico economico suscettibile di scambio sui mercati globali siano proprio le regole del mercato, i modelli di business, i termini d’uso delle grandi piattaforme.

 

 

Ma se questo è quello che non può e non deve accadere, più difficile è dire cosa dovrebbe accadere.

Si può accettare l’idea che i dati personali siano utilizzati per comprare prodotti e servizi specie digitali o ceduti in cambio di denaro? Si deve respingere radicalmente tale prospettiva? Esiste una soluzione intermedia? Ci sono argomenti validi a sostegno di ognuna delle possibili risposte a ciascuna di queste domande. Ma, al tempo stesso, tutte le risposte possibili producono effetti collaterali importanti, inevitabili e non sottovalutabili.

Probabilmente è democraticamente insostenibile accettare l’idea che il diritto alla privacy di ciascuno di noi possa essere considerato alla stregua di una qualsiasi merce di scambio e, al tempo stesso, è anacronistico e utopistico pensare di sottrarre integralmente il diritto alla privacy dalle dinamiche negoziali.

Cosa fare, dunque?

Al riguardo, proprio Stefano Rodotà scriveva: «Io credo che noi dobbiamo lavorare molto nella dimensione negoziale, non ho nessun dubbio. Negoziale vuol dire per esempio: il consenso può essere oneroso, può essere condizionato, può essere a termine? Io come risposta generale direi di sì, e perché no? Posso negoziare, e badate alcune forme improprie di negoziazione già ci sono.

Quando si dice che se tu riempi questo questionario riceverai un campione del prodotto, non è un prodotto in omaggio, perché io cedo qualcosa che per il soggetto che mi darà il prodotto ha un valore aggiunto molto maggiore di ciò che mi viene dato; quindi, ci sono già delle transazioni economiche su questa base, di difficile definizione, ma certamente ci sono»

Ma, naturalmente, Rodotà scriveva così quando Facebook, Google, Apple, Amazon e le altre big tech ancora non esistevano o, almeno, non avevano acquisito l’abilità che oggi hanno acquisito – peraltro, in buona parte, proprio grazie al trattamento massiccio di dati personali di miliardi di persone – di plasmare la nostra volontà negoziale nella forma più utile al perseguimento dei propri interessi economici.

Oggi sarebbe della stessa opinione?

Un’altra tra le tante sfide all’orizzonte di questo 2022 appena iniziato è, certamente, rappresentata dall’esigenza di trovare una soluzione a quello che occorre ormai definire un fallimento regolamentare che minaccia l’intera tenuta del sistema privacy: gli obblighi di informazione del titolare del trattamento nei confronti degli interessati.

Non si può continuare a girare attorno al problema: nessuno legge per davvero le informative per la privacy specie dei titolari di grandi trattamenti della dimensione digitale con la conseguenza che tali informative, ormai, finiscono regolarmente con il rendere più forti i forti e più deboli i deboli.

I primi, infatti, si ritrovano nella condizione di sostenere di aver “avvisato” l’interessato di questo o quel trattamento mentre quest’ultimo si ritrova privato, almeno il più delle volte, della possibilità di poter eccepire che un trattamento è iniziato a sua insaputa e che quindi non ha potuto esercitare alcuno dei diritti ad esso spettanti.

Così non funziona perché la consapevolezza è il presupposto del controllo con la conseguenza che senza la prima non può esservi controllo da parte dell’interessato sui trattamenti che riguardano i propri dati personali e un intero sistema di protezione resta frustrato e inutilizzabile.

Anche in questo caso, tuttavia, è più facile identificare il problema che trovare la soluzione.

C’è certamente da lavorare sull’intellegibilità delle informative ma, per un verso, non è facile e per altro verso non è detto che basti.

Un’ultima sfida, ma solo per limitare questa selezione alle principali o, forse, meglio, alle prime che vengono in mente è legata alla protezione dei dati personali dei bambini e degli adolescenti.

Questi ultimi, ormai, scambiano, ogni giorno, parte della loro identità personale in cambio dell’accesso a una vasta gamma di servizi digitali, dal gaming all’intrattenimento passando per la messaggistica e il social networking.

Ma un bambino è in grado di capire il significato e il valore di quello scambio?

Possiamo davvero continuare a far finta di credere che un bambino sia capace di concludere un contratto per effetto del quale cede propri dati personali e compra servizi?

La mia personalissima risposta è negativa.

Ma quale che sia quella giusta si tratta, anche in questo caso, di un problema da governare e da non lasciare affidato, come sin qui accaduto, alle regole del mercato.

Il 2022 sarà, ancora una volta, un anno complicato per le cose della privacy ma guai a gettare la spugna.

(Guido Scorza- Agenda Digitale).

 

 

 

 

 

Come sta cambiando la strategia

militare della Russia in Ucraina.

Today.it-Redazione- (3-3-2022)-ci dice :

 

Le forze russe potrebbero trovarsi a condurre simultaneamente tre assedi a tre grandi città. Una situazione senza precedenti. Gli analisti: "Dal tentare un'avanzata rapida e veloce con le forze di terra sono passati a intensi bombardamenti contro i principali centri abitati". Aumenta il rischio di vittime civili. Oggi nuovi colloqui: sottile il filo per un cessate il fuoco.

Si va verso l'assedio di KIev. La Russia si troverà con ogni probabilità a condurre simultaneamente tre assedi a tre grandi città: Kiev, Kharkiv e Mariupol.

Kherson nel Sud del Paese sarebbe la prima città caduta in mani russe. Dopo una ostinata resistenza, è stata totalmente conquistata dai russi, ha detto in serata il sindaco Igor Kolykhaiev.

Un gruppo di circa dieci ufficiali delle forze d’invasione è entrato negli uffici municipali e avrebbe informato il sindaco che i russi progettano di istituire una nuova amministrazione simile a quelle delle due regioni separatiste di Donetsk e Lugansk.

Sulla città da due giorni piovevano missili e bombe a grappolo.

 Oggi nuovi colloqui in Bielorussia. Dopo una settimana di guerra, come cambiano gli scenari? L'unica tragica certezza è che le "nuove" strategie militari del Cremlino porteranno a un aumento di vittime civili. A meno che dal round di negoziati di oggi arrivi, inaspettatamente, l'accordo per un cessate il fuoco, per quanto fragile.

L'invasione russa in Ucraina: ultime notizie in diretta.

"La guerra di movimento si è trasformata in una guerra d’assedio."

"L’accerchiamento occidentale di Kiev - scrive lo storico militare francese Michel Goya in un’analisi pubblicata da Le Grand Continent - prosegue con la 36a Armata e la 76a Divisione d’assalto aereo".

Unità che attendono rinforzi dal convoglio di 64 km in lento avvicinamento dal Nord.

 "La guerra di movimento si è trasformata in una guerra d’assedio - continua Goya.  È ormai evidente che l’esercito russo si sta preparando per una battaglia di lungo termine".

Nei prossimi giorni la Russia si troverà con ogni probabilità a condurre simultaneamente tre assedi a tre grandi città. Una situazione senza precedenti. Kiev, Kharkiv e Mariupol nel Sud: 

"E' un territorio che grosso modo corrisponde a quattro volte l’area di Grozny in Cecenia, che l’esercito russo ha impiegato dalle cinque alle sei settimane per conquistare - spiega Goya - Si tratta di uno sforzo colossale che assorbirà la maggior parte della fanteria russa e richiederà l’intervento degli ausiliari della Guardia Nazionale, di cui fanno parte le unità della Cecenia e del Daghestan, che non sono eserciti regolari, così come tutte le milizie disponibili".

"L'attacco russo verte su tre direttrici principali -spiega sulla Stampa l'analista Andrea Margelletti -  quella settentrionale, che punta a raggiungere e conquistare la capitale Kiev; quella orientale, che da un lato si concentra negli Oblast di Sumy e Kharkiv e dall'altro nella regione del Donbass; e infine quella meridionale, che partendo dalla Crimea si dipana sia verso gli Oblast di Kherson e Mykolaiv sia verso quello di Zaporizhia".

Ma "l'offensiva russa sembra essersi al momento arrestata: timidi ma regolari progressi sono stati compiuti a est e a sud, mentre a nord le forze russe sono ormai ferme da giorni ad una trentina di chilometri circa a nord-ovest di Kiev, senza riuscire a sfondare la linea difensiva ucraina posta a difesa della capitale".

In pratica la mancata conquista di obiettivi di rilievo (come Kiev o Kharkiv, che resistono) e gli scarsi progressi sul terreno hanno portato i russi ad un cambio di tattica nel corso degli ultimi giorni del conflitto, spiega Margelletti:

 "Dal tentare un'avanzata rapida e veloce con le forze di terra sono passati ad una campagna di intensi bombardamenti contro i principali centri abitati, utilizzando, oltre ad assetti aerei e missilistici, sistemi di artiglieria e razzi non guidati. Tale dinamica si traduce, purtroppo, in un aumento del rischio di vittime civili e di attacchi verso obiettivi di natura non squisitamente militare". Le truppe di Putin hanno un obiettivo chiaro: conquistare militarmente le grandi città.

Le differenze rispetto alle invasioni del passato.

Nel secolo scorso. quando l’Unione Sovietica invadeva un paese straniero (l'elenco è drammaticamente lungo: Ungheria 1956, Cecoslovacchia 1968, Polonia 1981, anche se allora il generale polacco Jaruzelski mette in atto una sortita di auto-colpo di stato per evitare l’invasione, Afghanistan 1979) aveva sempre in mano la soluzione alternativa già pronta, almeno nell'immediato: ovvero un certo numero di cittadini dei paesi invasi pronti a collaborare con le forze di invasione.

Partiti politici o settori delle forze armate secondo cui i governi in carica nei loro paesi erano illegittimi e che i russi-sovietici avevano ragione. L’Armata Rossa gli dava in mano il governo. Stavolta no.

Putin non ha in mano l’alternativa. O se l’aveva, qualcuno gliel’ha tolta (non è sfuggito a molti che il presidente ucraino Zelensky ha fatto qualche velato accenno in proposito, parlando di arresti di spie).

 Dal punto di vista di Putin, scrive su Oggi Giovanni Gozzini, docente di Storia e Giornalismo all’Università di Siena, "ciò complica molto le cose e forse contribuisce a spiegare l’attuale rallentamento delle operazioni militari. Se non c’è un governo civile alternativo, l’esercito russo deve continuare a presidiare un paese molto grande per lungo tempo. Si profila uno scenario simile a quello che la Russia ha sperimentato in Afghanistan e Cecenia: stillicidio di attentati terroristici in tutto il paese, morti tra i soldati russi, malcontento crescente nel paese. Un cocktail che rischia di diventare micidiale".

I piani di Putin per la guerra in Ucraina: spuntano i documenti "top secret".

Ucraina-Russia: oggi secondo round di colloqui.

Il secondo round di colloqui avrà luogo oggi nella foresta bielorussa di Belovezkskaja Pushcha, nei pressi di Viskuli, vicino a Brest. La delegazione russa è guidata da Vladimir Medinskij. "Non accetteremo alcun ultimatum". ha ripetuto il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba. "I punti fermi dei russi - spiega una fonte al Sole 24 Ore - restano la neutralità dell’Ucraina e uno status speciale per le regioni di Donetsk e Luhansk.

Nel primo round dei colloqui si è registrato un consenso sul 90% delle questioni, ora si tratta di smussare gli angoli per salire con un terzo round a un livello superiore che vada oltre i due Paesi".

 Magari coinvolgendo una terza parte che possa lavorare tra Russia e Stati Uniti: il nome auspicato è quello di Angela Merkel. L'ex cancelliera è considerata interlocutore che conosce bene la storia e i rapporti tra i due Paesi, e abbia esperienza in Europa.

Ucraini e russi tornano a parlarsi nella foresta dei bisonti, non solo la più antica riserva naturale d’Europa, bensì soprattutto il posto dove 31 anni fa si firmarono gli accordi che ratificarono la dissoluzione dell’Unione Sovietica. Il round odierno due prevede due questioni importanti, fondanti: il cessate il fuoco e garanzie di sicurezza per l’Ucraina. Il capo negoziatore russo Vladimir Medinsky, fidato ex ministro di Putin, revisionista, politico con posizioni estremiste che ha sempre dichiarato "l’Ucraina non è uno Stato", all’agenzia russa Interfax ha assicurato che l’ipotesi di un cessate il fuoco è sul tavolo.

A rappresentare il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ci sono il presidente del Partito del Popolo, David Arakhamia, e il ministro della Difesa, Oleksiy Reznikov. Il leader ha chiesto loro che nella trattativa la controparte russa fornisca concrete indicazioni per la garanzia della sicurezza della nazione ucraina.

 Il ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, su questo fronte ha aperto facendo balenare la possibilità che l’Ucraina possa restare integra, comprese le due province del conteso Donbass: "La Russia è pronta a esaminare la questione delle garanzie di sicurezza" ed è possibile, ha detto ancora Lavrov, "trovare un accordo. Le nostre richieste non mirano alla capitolazione dell’Ucraina".

Tuttavia la distanza tra le presunte aperture di Lavrov e il poderoso sforzo bellico messo sul terreno ucraino da parte dell’esercito invasore è molto ampia.

Sul tavolo davvero c'è la tregua? È possibile che decida di fermarsi, in vista dei nuovi negoziati con gli ucraini?

 "Putin vuole consolidare i risultati militari per avere una posizione di maggiore forza al tavolo della trattativa. Il problema, dopo quello che ha fatto, è se e quanto gli si può concedere - ragiona Il ministro della Difesa Lorenzo Guerini parlando a Repubblica - Il suo obiettivo era cacciare Zelensky, che oggi è invece un punto di riferimento per il suo popolo, ma anche per la comunità internazionale.

Conta, adesso, capire la sincerità dell’approccio russo al negoziato. Bisogna vedere se questa negoziazione sarà sincera, per quanto molto dura: l'altro giorno, con il primo round di colloqui, gli attacchi russi si sono intensificati".

Le proteste in Russia contro la guerra.

"Non possiamo aspettare neanche un giorno di più. Ovunque siate, in Russia, in Bielorussia o dall'altra parte del pianeta, andate nella piazza principale della vostra città ogni giorno alle 19, e alle 14 nel fine settimana e nei giorni festivi". Dal carcere in cui è rinchiuso da ormai più di un anno, Alexey Navalny esorta i russi a manifestare contro l'invasione dell'Ucraina, contro la guerra ordinata da Putin che sta portando morte e distruzione nel cuore dell'Europa.

"Putin non è la Russia", scrive sui social il rivale numero uno del Cremlino, dietro le sbarre per motivi ritenuti palesemente politici. «E se in questo momento in Russia c'è qualcosa di cui si può essere orgogliosi più di ogni altra cosa, sono quelle 6.835 persone che sono state arrestate perché - senza alcuna chiamata - sono scese in piazza con i cartelli No alla guerra".

Gli Usa temono una guerra lunga anni.

"Sei giorni fa, Putin ha cercato di scuotere le fondamenta del mondo libero, pensando di piegarlo ai suoi modi minacciosi. Ma ha calcolato male. Pensava di poter arrivare in Ucraina e il mondo si sarebbe prostrato. Invece, ha incontrato un muro di forza che non aveva mai previsto o immaginato. Ha incontrato il popolo ucraino".

Sono le parole di Joe Biden nel discorso sullo stato dell’Unione. Comunque vada a finire, "può circondare Kiev di carri armati, ma non conquisterà mai i cuori e le anime del popolo ucraino. Non spegnerà mai il loro amore per la libertà. Non indebolirà mai la determinazione del mondo libero". Tradotto, significa che gli occidentali devono armare e addestrare l’insurrezione, che continuerà anche dopo l’eventuale caduta di Kiev e potrebbe durare vent’anni, sul modello dell’Afghanistan anni Ottanta.

Biden, riepiloga oggi Repubblica è contrario alla “ no-fly zone ” sui cieli ucraini, perché un incidente provocherebbe la Terza guerra mondiale, che per il ministro degli Esteri russo Lavrov "sarebbe nucleare".

Tutti gli sviluppi militari però dipendono da Putin, sempre più instabile, e bisogna essere pronti a tutto. Tanto più che, sostiene l’ambasciatrice all’Onu Linda Thomas-Greenfield, Mosca sta muovendo bombe a grappolo e termobariche.

 

 

Cosa vuole fare Putin

dopo aver invaso l'Ucraina.

Today.it- Antonio Piccinelli- (3-3-2022)- ci dice :

Il leader del Cremlino intende rovesciare Zelensky con l'obiettivo di insediare un governo gradito a Mosca. Ma le sue mire potrebbero espandersi ad altri Paesi dell'Europa dell'est.

Vladimir Putin

Prendere Kiev. E poi?

 Il presidente russo Vladimir Putin ha esortato le sue truppe a rovesciare il governo di Volodymyr Zelensky e la "banda di drogati e neonazisti" (parole ovviamente sue) che detiene il potere in Ucraina.

 Ma gli obiettivi a medio e lungo termine del presidente russo restano difficili da decifrare.

La priorità della campagna militare è quella di conquistare la capitale ucraina e insediare un governo non sgradito a Mosca, se non del tutto filorusso.

Quasi tutti gli analisti concordano che una volta riuscito nel suo intento (ammesso che l'operazione si riveli un successo, cosa non scontata) Putin non abbia alcun interesse a restare in Ucraina, un territorio che difficilmente potrebbe controllare vista anche l'ostilità della popolazione nei confronti dell'occupazione russa.

L'obiettivo minimo è invece quello di ottenere la neutralità del Paese (che rientrerebbe però di fatto nell'orbita russa) e impedire grazie a un governo amico l'ingresso dell'Ucraina nella Nato.

Secondo diversi esperti di geopolitica, il presidente russo non avrebbe dunque alcuna velleità di invadere permanentemente l'Ucraina, ma potrebbe "accontentarsi" di annettere alla Russia parte del territorio del Donbass, inclusi i due territori che si sono autoproclamati repubbliche e sono stati riconosciuti da Mosca.

Indubbiamente un'operazione di questo genere riscriverebbe non solo la cartina dell'Europa, ma anche i rapporti di forza tra gli Stati.

 Per Putin sarebbe la riprova che usare la forza serve e che l'Occidente e la Nato non hanno né la volontà né il coraggio di rispondere alle sue offensive con le armi. La Russia ha un arsenale atomico, e far scalare troppo il conflitto potrebbe essere pericolosissimo.

Putin può davvero mettere nel mirino i Paesi baltici?

Ma fin dove può arrivare il capo del Cremlino?

Su questo punto si possono fare solo supposizioni, anche perché fino a qualche giorno fa solo gli Stati Uniti e il Regno Unito credevano che la Russia avesse intenzione di lanciare un attacco su vasta scala (i congiunti dei diplomatici britannici furono invitati a lasciare il Paese già a dicembre). L'escalation delle ultime ore preoccupa soprattutto i Paesi baltici e scandinavi che si sentono minacciati dall'aggressività di Putin. E del resto a Mosca non fanno nulla per calmare le acque.

Anzi. Ieri una portavoce del ministero degli Esteri russo ha puntato il dito contro il potenziale ingresso di Svezia e Finlandia nell'Alleanza Atlantica, minacciando "gravi conseguenze militari e politiche" qualora Stoccolma o Helsinki decidessero di entrare nella Nato.

La risposta dell'Alleanza atlantica non si è fatta attendere. "Al vertice della Nato di oggi hanno preso parte anche i nostri stretti partner, Finlandia, Svezia e Unione europea" ha affermato il Presidente americano Joe Biden, in un comunicato diffuso dalla Casa Bianca. "Il Presidente Putin ha fallito nel suo obiettivo di dividere l'Occidente".

Secondo vari osservatori Putin potrebbe in particolare avanzare rivendicazioni nei confronti dei paesi Baltici dell'ex blocco sovietico, vale a dire Estonia, Lettonia e Lituania, usando come pretesto il presunto diritto della Russia di non avere al confine Stati aderenti alla Nato e quello di riunificare le minoranze russofone che vivono nei Paesi dell'ex Urss.

Nei fatti dunque Putin punterebbe ad avere di nuovo una sfera di influenza nei Paesi dell'Europa orientale scommettendo sul fatto che l'Europa non reagirà.

Per ora sono solo supposizioni.

 E del resto va anche detto che attaccare un Paese membro della Nato comporterebbe conseguenze difficili da prevedere per la stessa Russia, perché i trattati dell'Alleanza affermano chiaramente che un attacco a un Paese membro è un attacco a tutti i Paesi membri.

In un ipotetico scenario in cui il Cremlino avesse davvero intenzioni bellicose contro la stessa Europa, Putin potrebbe forse conquistare l'Estonia con più facilità di quanta non sta trovando in Ucraina, ma poi doversi confrontare con statunitensi, britannici, francesi e tedeschi non sarebbe altrettanto semplice, questo è chiaro.

 Ma in ogni caso visto quanto sta accadendo a Kiev gli Stati dell'ex Urss non sono proprio tranquilli. Tant'è che solo un paio di giorni fa Lituania, Estonia e Lettonia e Polonia hanno chiesto l'attivazione dell'articolo 4 della Nato ovvero la richiesta di consultazioni urgenti per una minaccia.

Perché la vittoria della Russia in Ucraina non è scontata.

Ma ora la priorità della Russia è vincere la guerra sul campo a Kiev.

Dove l'esercito e la popolazione ucraina stanno opponendo una strenua resistenza. E non hanno alcuna intenzione di tornare nell'orbita di Mosca.

Sulla carta l'esercito ucraino sconta un'inferiorità evidente di uomini e mezzi rispetto a quello di Mosca. Ma l'Ucraina è un Paese enorme.

Il politologo americano Edward Luttwak non ha dubbi sul fatto che in Ucraina i russi "sono destinati ad inciampare". Secondo Luttwak, il vero problema del leader del Cremlino è che "ha invaso un Paese più grande della Francia con un numero bassissimo di truppe, quasi irrisorio, parliamo di 120mila truppe".

 Per il politologo, molte zone dell'Ucraina non saranno controllate affatto dai russi e, anzi, gruppi di soldati "finiranno per cadere vittime delle imboscate degli ucraini" in un Paese dove ci sono "centomila fucili", mentre a ovest ci sarà spazio per "creare un governo in esilio".

"Ci sarà forte resistenza contro i russi - sostiene Luttwak - per questo credo che l'intera invasione di Putin sia avventuristica". 

Anche secondo l'autorevole rivista Foreign Affairs, Putin potrebbe infilarsi in un vicolo cieco.

 In particolare, "se la Russia insisterà per occupare gran parte del paese e installare un regime fantoccio nominato dal Cremlino a Kiev", nel Paese "inizierà una conflagrazione più prolungata e spinosa. Putin dovrà affrontare una lunga e sanguinosa insurrezione che potrebbe estendersi attraverso più confini, forse anche raggiungere la Bielorussia per sfidare il presidente bielorusso Alexander Lukashenko, fedele alleato di Putin". Non solo. I disordini potrebbero "destabilizzare altri paesi nell'orbita" di Mosca, "come il Kazakistan" e perfino la Russia stessa.

 

 

 

 

In Italia torna lo stato di emergenza.

Today.it- Redazione- (3-3-2022)- ci dice :

 

Lo ha deciso il Consiglio dei ministri. Servirà a consentire interventi di protezione civile all'estero. Via libera anche all'aumento dei nostri militari sotto il comando Nato.

Riunione lampo per il Consiglio dei ministri, che ha approvato all'unanimità il decreto con le misure da adottare dopo l'attacco sferrato dalla Russia all'Ucraina.

 E' stato deliberato per tre mesi lo stato di emergenza per consentire gli interventi della protezione civile all'estero e della protezione civile europea.

 Il dl, tra le altre cose, potenzia la presenza del personale militare italiano nella Nato. Via libera anche agli aiuti finanziari per il Paese.

La decisione dopo che stamani il presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha reso prima alla Camera e poi al Senato un'informativa urgente sul conflitto.

"Le forze italiane che prevediamo essere impiegate dalla Nato - ha anticipato il premier - sono costituite da unità già schierate in zona di operazioni. Circa 240 uomini attualmente schierati in Lettonia, insieme a forze navali, e a velivoli in Romania; e da altre che saranno attivate su richiesta del Comando Alleato. Per queste, siamo pronti a contribuire con circa 1400 uomini e donne dell'Esercito, della Marina e dell'Aeronautica, e con ulteriori 2000 militari disponibili. Le forze saranno impiegate nell'area di responsabilità della Nato e non c'è nessuna autorizzazione implicita dell'attraversamento dei confini. L'Italia e la Nato vogliono trasmettere un messaggio di unità e solidarietà alla causa ucraina e di difesa dell'architettura di sicurezza europee".

Cosa prevede il decreto

Il decreto urgente varato dal Consiglio dei ministri per fronteggiare l'invasione russa in Ucraina contiene 7 articoli che vanno dal potenziamento del personale militare italiano sotto il Comando Nato e aiuti all'Unità di crisi della Farnesina.

 

Su proposta del ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale Luigi Di Maio e del ministro della Difesa Lorenzo Guerini, questo provvedimento prevede nello specifico:

 

l’autorizzazione al ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale a derogare alle norme vigenti per l’erogazione di aiuti e assistenza a favore delle autorità e della popolazione dell’Ucraina;

l’autorizzazione a 10 milioni di stanziamenti aggiuntivi finalizzati a un rafforzamento della funzionalità e dei dispositivi di sicurezza delle Sedi diplomatiche italiane, del personale e per la tutela di interessi e cittadini italiani all’estero;

l’autorizzazione a interventi per potenziare l’operatività dell’Unità di crisi (con stanziamenti complessivi pari a 1,1 milioni di euro) e facilitare le procedure di assistenza ai cittadini italiani all’estero anche attraverso l’uso di applicativi informatici;

la proroga per l’anno 2022 dei dispositivi Nato già in corso, ovvero la prosecuzione della partecipazione di personale militare al potenziamento dei seguenti dispositivi della Nato, già autorizzati dal Parlamento per l’anno 2021:

presenza avanzata e rafforzata in Lettonia (enhanced Forward Presence), attraverso l’impiego del numero massimo di 250 unità di personale e 139 mezzi terrestri;

dispositivo per la sorveglianza aerea attraverso attività di Air Policing, che prevede l’impiego del numero massimo di 130 unità di personale e di 12 mezzi aerei, attualmente dislocati in Romania, e attività di pattugliamento aereo nell’ambito delle misure di rassicurazione degli alleati nel fianco est, attraverso 2 mezzi aerei (un rifornitore e un mezzo per raccolta dati);

dispositivo per la sorveglianza navale e attività di raccolta dati nell’area sud dell’Alleanza (Mediterraneo orientale e Mar Nero), attraverso l’impiego del numero massimo di 235 unità di personale, due mezzi navali e di uno ulteriore, secondo necessità, e di un mezzo aereo;

la mobilitazione di ulteriori forze ad alta prontezza, denominate “Very High Readiness Joint Task Force-VJTF”, fino al 30 settembre 2022, attraverso l’impiego di 1350 unità, 77 mezzi terrestri, 2 mezzi navali (a partire dal secondo semestre 2022) e 5 mezzi aerei.

La consistenza massima per lo svolgimento di tali missioni è pari a 1.970 unità.

In una nota diramata al termine del Cdm si precisa poi che "l'Italia ha attivato interlocuzioni tecniche con singoli Paesi alleati, maggiormente esposti sul fianco est, al fine di verificare la possibilità di attivare ulteriori iniziative con caratteristiche simili alla missione già operativa in Lettonia, anche in termini di personale impiegato.  È stata, inoltre, innalzata la prontezza delle unità di rinforzo (Immediate Follow-on Forces Group-IFFG), nella misura di 2.000 unità, nel caso si debba ulteriormente rafforzare il dispositivo su richiesta della NATO, o assicurare la rotazione delle forze ad alta prontezza (VJTF)".

Il decreto prevede anche la cessione alle autorità governative dell’Ucraina, a titolo gratuito, di mezzi e materiali di "equipaggiamento militari non letali, rendendo disponibili equipaggiamenti per la protezione individuale per i militari ucraini e materiali per lo sminamento umanitario a favore della popolazione civile".

Lo stato di emergenza.

Il Consiglio dei ministri, su proposta del presidente Mario Draghi, ha poi deliberato la dichiarazione dello stato di emergenza per intervento all’estero.

L’adozione del provvedimento è necessaria per assicurare il concorso a tutte le iniziative di protezione civile anche attraverso la realizzazione di interventi straordinari ed urgenti a supporto delle operazioni di soccorso e assistenza alla popolazione interessata. Interventi da svolgersi durante lo stato di emergenza.

Per tale primo intervento sono stati stanziati tre milioni di euro, a carico del Fondo per le emergenze nazionali, che comprendono, al netto di quanto sarà rimborsato dall’Unione europea, gli oneri che verranno sostenuti per il trasporto, il dispiegamento e il reintegro dei materiali.

 

 

 

Parlamentari Ucraini: “Stiamo Combattendo

Per Il Nuovo Ordine Mondiale”.

Potrebbe Portarci In Uno Scenario Da WW3.

Grennpass.news - Redazione-  (2-3-2022)- ci dice :

 

La deputata democratica  ucraina Kira Rudik viene addestrata all’uso di un’arma e alla posa marziale nelle foto. In un’intervista alla televisione americana, afferma di combattere non solo per l’Ucraina, ma per il “Nuovo Ordine Mondiale”.

(Se si è favorevoli al N.W.O si è partigiani del  Globalismo, non si può essere

contemporaneamente “DEMOCRATICI “ Ndr.).

La foto della deputata ucraina Kira Rudik in posa vicino alla finestra con un fucile mitragliatore [siehe Bericht “RTL News”], non è niente di speciale in sé. A numerosi modelli ucraini piace  la Signorina Ucraina e si sono già fatti fotografare  con un’arma per sottolineare il loro patriottismo.

Ma la parlamentare Kira Rudik è coinvolta come politica in vari processi politici. E in un’intervista alla televisione americana, ha detto che non stava solo combattendo per l’Ucraina, ma per il Nuovo Ordine Mondiale. [siehe Video auf Twitter].

“Non sono sorpreso. Abbiamo combattuto contro Putin negli ultimi 8 anni e abbiamo avuto altre 3 rivoluzioni nel nostro paese quando non eravamo d’accordo con la direzione che stavamo andando.

Ma in questo momento è un momento critico perché sappiamo che non stiamo solo combattendo per l’Ucraina, [sondern] lottiamo per questo Nuovo Ordine Mondiale per i paesi democratici. Noi [wissen]che siamo lo scudo protettivo dell’euro.

Noi [wissen] non stiamo solo proteggendo l’Ucraina, [sondern] proteggiamo come tutti gli altri paesi che sarebbero le  prossime vittime  se fallissimo.

Ecco perché non possiamo fallire”.

Cosa intende con questo? La “Grande Trasformazione” di cui parla Joe Biden? Intende il “Great Reset” di cui si discute al World Economic Forum? Lo dice  come se fosse chiaro che l’Ucraina, insieme all’Occidente, sta lottando per un “nuovo ordine mondiale” ossia  per il “nuovo ordine globalista”.

Forse è proprio questo che ha spinto Putin a intervenire militarmente.

L’Ucraina è stata a lungo utilizzata da Biden e da altre élite globali come Klaus Schwab e George Soros come fulcro per i loro rapporti di corruzione, quindi non sorprende che i funzionari eletti dell’Ucraina professino pubblicamente la loro fedeltà alla “ falsa democrazia” di sinistra dicendo ” Nuovo ordine mondiale.”

(La battaglia finale per liberare l’umanità dalle élite dello stato profondo.

Ossia l ‘un per cento dell’umanità straricca deve comandare

 sul 99 % dell’umanità ?).

Il fatto che Rudik faccia uscire il gatto dalla borsa rende le scene in cui le forze di sicurezza ucraine bruciano freneticamente documenti ancora più interessanti.

“Sono confusa… mi è stato detto che era una teoria del complotto.”

Una ricerca su Google rivela che la teoria del complotto del Nuovo Ordine Mondiale ha attirato l’attenzione del pubblico e viene discussa francamente.

Perché Putin è in Ucraina?

Nonostante le parole audaci dei leader occidentali, non c’è dubbio che l’attuale ordine globalista del vecchio mondo sia a un bivio.

Con il suo attacco di armi biologiche planetarie organizzato progettato per avviare il Great Reset, l’ideologia del Forum economico mondiale è ora scossa perché la Russia ha rifiutato di prendere parte alla vecchie regole neocon dell’egemonia economica e militare statunitense.

Con la nascita di un nuovo ordine geopolitico, l’attacco preventivo della Russia in risposta all’Ucraina, pesantemente armata di armi NATO e USA, mentre l’escalation militare cresceva, l’equilibrio di potere si è spostato irrevocabilmente.

 

  Con elementi di un mini-replay della seconda guerra mondiale che contrappone i russi ai nazisti, la terza guerra mondiale potrebbe essere iniziata, ma non ancora nel modo più terrificante che ci si aspettava.

Usando l’Ucraina come un frustino, l'”Occidente” guidato dagli Stati Uniti e dal Regno Unito credeva di avere il diritto dato da Dio di fare il prepotente sulla Russia militarmente ed economicamente per sfidare il suo diritto di esistere come nazione libera e senza ostacoli nel mondo.

Quei tempi sono passati per sempre.

Mentre i media corporativi americani si stanno dimostrando geneticamente incapaci di dipingere un quadro accurato di ciò che sta accadendo in Ucraina, gli americani non sono più in grado di pensare razionalmente alla Russia o al suo presidente Vladimir Putin che alla loro demonizzazione di Donald Trump.

Per gran parte del ventesimo secolo, gli americani non sono stati in grado di pensare da soli mentre continuano a seguire il copione prescritto proprio mentre i globalisti di Klaus Schwab screditati dettano la realtà.

Le loro impressioni rimangono radicate e radicate in modo che nessuna quantità di logica o fatto razionale possa trascendere un odio illogico o una volontà di considerare un’altra posizione.

Dato che gli americani scelgono di essere “bloccati” in un atteggiamento infondato, sono persi per sempre dal pensiero maturo, intellettuale e analitico.

Il fatto è che la disputa sul confine russo-ucraino non riguarda né gli Stati Uniti né alcun altro governo. Come ha affermato l’ex rappresentante degli Stati Uniti Tulsi Gabbard, “Tutto questo avrebbe potuto essere evitato se l’amministrazione Biden avesse riconosciuto le legittime richieste della Russia per la sicurezza delle frontiere” contro i

Globalisti di Klaus Schwab.

Il 24 febbraio Putin ha annunciato una “operazione speciale” per “smilitarizzare e denazificare” l’Ucraina, con l’intenzione di attaccare e disabilitare le infrastrutture militari ucraine, affermando che i civili non sono in pericolo (e possono ancora lasciare il Paese) e che non c’è intenzione di “occupare” l’Ucraina, ma che alla “NATO GLOBALISTA” non sarà consentito installare installazioni militari che minaccino il confine russo.

Putin ha recentemente confermato gli appelli di lunga data all’indipendenza auto-dichiarata per stabilire le Repubbliche popolari di Donetsk e Luhansk quando ha formalmente accettato il loro ritorno nella Russia. Questa dichiarazione concesse immediatamente la protezione militare che permise all’esercito russo di agire in loro difesa.

La Russia viene presentata come vittima di perdite significative quando in realtà non ha ancora schierato un esercito russo completo.

 La Russia sta facendo la guerra con attacchi di precisione, a differenza del Pentagono, che distruggerebbe completamente e irreversibilmente ogni centimetro dell’Ucraina e delle sue città popolate; radere al suolo ogni edificio, ogni centrale idroelettrica, ogni polo elettrico, ogni segno di civiltà e cultura.

La strategia di Putin è circondare il nemico piuttosto che spazzarlo via in un attacco; si chiama assedio. L’obiettivo di Putin è mantenere intatta l’Ucraina e creare un paese funzionante che non prevarichi i suoi vicini.

Dal 2014, quando l’amministrazione Obama ha radunato le forze diplomatiche per rovesciare il presidente ucraino democraticamente eletto Viktor Yanukovich, che si opponeva all’adesione all’UE e alla NATO, la Russia ha cercato un accordo di sicurezza che proteggesse i suoi confini ancestrali.Ha cercato di garantire la precedente promessa a Gorbaciov che non ci sarebbe stata alcuna spinta della NATO verso est.

Quando i paesi dell’ex blocco orientale e baltici furono ammessi alla NATO, l’Ucraina rimase neutrale e non militarizzata.

Dopo il colpo di stato, la Brigata Azov, discendente dei resti nazisti della seconda guerra mondiale rimasti in Ucraina dopo la guerra, ha assunto il governo di Kiev mentre tentava di prendere di mira la popolazione indigena di lingua russa attraverso una raffica costante di violenze e il conflitto in corso eliminava artiglieria e mortai fuoco da scuole della provincia Donbass uccise 14.000 persone (stima delle Nazioni Unite), comprese una cinquantina di vittime, all’interno di una sala sindacale chiusa a chiave a Odessa erano inclusi.

 La gente di Odessa ha recentemente celebrato l’arrivo delle forze russe in Ucraina sventolando la bandiera russa issato e applaudiva.

Negli anni trascorsi dal colpo di stato del 2014, gli Stati Uniti hanno dimostrato  come se possedessero il mondo, la loro supremazia senza precedenti mentre sfidavano ogni paese a sfidare il proprio dominio.

Con l’intensificarsi degli eventi in Ucraina, c’era anche una storia di cacciatorpediniere navali statunitensi e britannici in servizio ripetuto ha attraversato il Mar Nero per nessun altro motivo provocazione intenzionale e per intimidire la Russia, poiché in violazione della sovranità russa navigavano entro dieci miglia nautiche dai suoi confini come se sfidassero  una risposta militare.

Anche  una certa urgenza è la conferma che l’ Ambasciata degli Stati Uniti in Ucraina nell’ambito del programma di riduzione delle minacce biologiche del Pentagono da 2,1 miliardi di dollari  sponsorizzato dagli Stati Uniti, ospita invece laboratori di armi biologiche.

Per uno rapporto completo-  più di quanto avresti mai voluto sapere- sui laboratori di armi biologiche statunitensi in Georgia e Ucraina, leggi  fino a “Pentagon Biolabs Spread Disease” in Ucraina.

 

Qualsiasi mente curiosa potrebbe chiedersi perché il Pentagono statunitense dovrebbe istituire numerosi laboratori di armi biologiche e condurre esperimenti di armi biologiche in luoghi oscuri come l’Ucraina e la Georgia, se non per questo motivo.

Sono luoghi oscuri con una popolazione sacrificabile insignificante.

Sono luoghi in cui poche persone sanno o si preoccupano di quali esperimenti vengono condotti o se ci sono perdite o se qualcuno dei laboratori è altamente controverso su “guadagno di funzione”  sull’Esperimento condotto a Wuhan, in Cina.

La scelta di Putin è stata quella di prendere le misure che ha adottato per proteggere la storia e la sovranità della Russia, o inginocchiarsi davanti a Klaus Schwab e abbandonare qualsiasi idea di nazione russa, proprio come l’amministrazione Biden ha deciso di mantenere il suo confine meridionale aperto a tutti i terroristi con un’agenda diversa da quella di una professione.

Oggi i pericoli di un’escalation militare sono indescrivibili.

Ciò che sta accadendo ora in Ucraina ha gravi implicazioni geopolitiche. Potrebbe portarci in uno scenario della terza guerra mondiale .

È importante avviare un processo di pace per prevenire l’escalation.È necessario un accordo di pace bilaterale.

 

 

 

 

Il Magistrato Paolo Ferraro si rivolge

al Nuovo Ordine Mondiale:

"Non toccate il popolo italiano".

Gabriellafilipponeblogspot.com-Gabriella Filippone  avvocato- (17-5-2020)- ci dice :

 

NON TOCCATE ACQUA, ARIA, CIBI, SEMENTI ,UOMINI, DONNE, BAMBINI ,SOCIETA’ e POPOLI, from Paolo Ferraro  on Vimeo.

Il Magistrato Paolo Ferraro - se pretendete la precisazione, l'hanno fatto diventare un  ex magistrato, tentando così di annientarlo e depotenziarlo - si rivolge  al Nuovo Ordine Mondiale: "Non toccate il popolo italiano".

Lo afferma da tempo, non da oggi, già dal 2012.

Maggio 2020 - Avvocato Gabriella Filippone - Rassegna notizie on line ed  altro tipo pensieri miei o di altri .

 

ON TOCCATE ACQUA ARIA CIBI SEMENTI UOMINI DONNE BAMBINI SOCIETA'  E POPOLI from Paolo Ferraro on Vimeo.

 "Non toccate l'acqua.

E' il bene comune da sempre dell'umanità, state privatizzando ciò che appartiene alla gente.

In nome del profitto economico ..., in nome dell'assurda affermazione che l'acqua gestita dalle strutture pubbliche non e' redditizia da gestire. VERGOGNATEVI!

Non toccate il cielo e l'aria.

State facendo esperimenti di nascosto, abbiamo le prove che sostanze chimiche irrorano il cielo. Volete intervenire sulla natura, deviarla, condizionarla e controllarla, sopra la gente e sopra la testa della gente. VERGOGNATEVI !

Non toccate il cibo.

Avete tentato disperatamente di ridurre alla fame il terzo e quarto mondo, riuscendoci. Adesso pretendete di ricattare il mondo occidentale attraverso gli OGM, e cioè gli organismi geneticamente modificati, che sottraggono l'autonomia agricola e produttiva alla gente.

 VERGOGNATEVI !

Non toccate gli uomini e le donne.

State sperimentando tecniche di condizionamento mentale da 50 anni, ereditate dai "grandi" gestori dell'abominio dell'umanità, i lager nazisti, e siete peggio di loro.

 Ve li siete portati in casa, avete costruito il progetto "Monarch" e il progetto "MK-Ultra", gestite bambini e donne come schiavi. Ne avete usate tante, ne avete fatte tante in Italia, di tutti i colori e sta uscendo tutto fuori: manipolazione mentale, condizionamento mentale, tecniche di controllo...

Non toccate la gente.

Beni economici e sociali che appartengono alla gente. State per aggredire i beni fondamentali: la casa, la solidità economica, l'equilibrio psicologico della gente, assediandoli sui beni che fanno di questo occidente almeno un lume di civilità.

Non toccate, non vi azzardate, a toccare la politica.

Avete reso da sempre la politica uno strumento ignominioso di controllo, gestione e condizionamento. Creato partiti come apparati di condizionamento che tramandano al loro interno solamente slogan per gestire disinformando la gente e per governarla occultamente in un finto dissidio, che nasconde un profondo accordo per dominare.

Non toccate, non vi azzardate a toccare, i valori spirituali di un popolo, il popolo italiano, perché avete costruito un progetto malato, fatto di potenze militari, fatto di tecniche di controllo ancora peggiori di quelle individuali sugli uomini e le donne e, oggi, state addirittura pensando di poter condizionare definitivamente questa umanità attraverso ... di tutto: la disinformazione, l'assurda impossibilità di far capire alla gente quello che state combinando.

Non toccate, non toccate assolutamente, i valori di questa società italiana e di questo popolo occidentale perché, se la democrazia è stata per voi una presa per il  culo , essa è da sempre il simbolo del popolo che sceglie e decide, la politica non potrà che essere ripresa in mano dalla gente.

Tutto quello che state facendo, signori belli, esce fuori. Esce fuori anche grazie al sacrificio di intellettuali, delle persone, ed è il momento in cui le verità escono a galla.

Avete voluto anche toccare la chiesa, io sono laico.

Non toccate il valore religioso che sta dietro l'impianto cattolico. Perché il valore religioso di Cristo, del Cristo che insegna il rispettarsi nell'umanità, è un valore che non solo vi schiaccia, vi travalica, ma che non potete cancellare perché anche noi che siamo laici lo facciamo nostro.

Non toccate, assolutamente, i bambini.

Luridi pedofili, assassini, che state ricostruendo un mondo fatto di sopraffazione, di sesso volgare, di uso strumentale dei bambini, fatto di falsità, di coloro che fanno il bianco nero e il nero bianco, di inversione dei valori.

Non toccate la società civile.

Voi che state inquinando il mondo militare, lo usate per le sperimentazioni, lo portate a schiacciare i popoli della terra.

Non toccate il diritto della gente a costruirsi un futuro usando strumentalmente sinistra, destra, poteri, contropoteri, poteri occulti.

La gente ha una risorsa ancora: l'anima.

La gente sta capendo, la gente vuole salvarsi, ma non vuole più solo salvare il vostro lurido mondo fatto di danaro, della ..., dello sfruttamento produttivo. Del produrre per distruggere e distruggere per produrre. Non vi azzardate a dire che fate la guerra per la pace, e la pace in realtà la fate per la guerra. Perché anche questo trucco ormai è svelato.

Non continuate a infiltrare il mondo di quelli che una volta si chiamavano complottisti, che adesso non lo sono più. Sono un progetto politico collettivo che porterà la gente finalmente a capire che esistono ancora veri valori, beni supremi, e una capacità di fare una politica dal basso, vera."

(Paolo Ferraro su paoloferrarocdd.blogspot.com/2014/02/non-toccate.html

vimeo.com/64960761-vimeo.com/83429394).

 

Il Magistrato Paolo Ferraro lancia un appello al Nuovo Ordine Mondiale.

E' stato scritto su Paolo Ferraro:

"Il Magistrato Paolo Ferraro ha subito l'oppressione del sistema perché aveva scoperto che il programma di manipolazione e controllo mentale denominato Mk-Ultra (o Monarch) era, ed è, utilizzato correntemente in Italia da un insieme insolito di personaggi militari e civili da anni. Si tratta dell'operazione di rapimento e condizionamento di donne, uomini e bambini per fini inconfessabili e sinceramente disgustosi da descrivere. 

Il Magistrato Paolo Ferraro tratta di diversi aspetti della stessa volontà omicida e disumana che si sta impossessando di tutto il pianeta. Anche questa crisi finanziaria che ci attanaglia e deprime è solo il frutto di una strategia concertata per annichilirci e renderci innocui e proni. Dimostriamogli che hanno sbagliato a fare i conti e che un'umanità forte e determinata è sveglia e pronta a dargli ciò che meritano!"

 DALLE CASTE AI POPOLI ,NO AL DOMINIO ED ALLE NUOVE SCHIAVITU' .

(VIDEO from Paolo Ferraro on Vimeo.)

PROCESSO SOVIETICO PER PAOLO FERRARO.

(Mario Comuzzi.)

"Roma, 16 maggio 2013.

 I poteri forti hanno deciso di imbavagliare il magistrato Paolo Ferraro.

 Gli psichiatri agiscono da sicari. La mostruosa legge dell'amministrazione di sostegno, partorita negli ambienti della psichiatria politica di Trieste e che ha già mietuto migliaia di vittime, viene usata per soffocare i dissidenti. Se sarà applicata a Paolo Ferraro sarà il certificato di morte dello stato di diritto."

Il Magistrato Paolo Ferraro si rivolge al Nuovo Ordine Mondiale: "Non toccate il popolo italiano".

 

Conclave segreto dell'impero dei media d'America  creano panico da sanità pubblica?

"I Simpson come le carte illuminati. C'è qualcosa che non torna."

Aaltro commento:

"I massoni che fanno questo cartone ovviamente sono ben informati sull'agenda mondiale sono cose già programmate da anni."

(Gennaio 2021  Avvocato Gabriella Filippone).

 

In una puntata dei Simpson, parole testuali:

"Vorrei richiamare all'ordine questo conclave segreto dell'impero dei media d'America.

Siamo qui per inventarci la prossima  bufala crisi per far tornare gli americani al loro posto. Camere buie, spiaccicati alla tele, costretti a non saltare una pubblicità. Che ne dite del caro vecchio panico da sanità pubblica?

Una nuova malattia, nessuno ne è immune, come l'estate degli squali tranne che invece degli squali è un'epidemia, e invece dell'estate è per sempre (risate).

Noi abbiamo degli standard, non può essere una malattia inventata. L'unica cosa che si può fare moralmente è rilasciare un virus letale fra la popolazione.

Per puro caso ne abbiamo uno da parte ma non è stato ancora testato.

(viene iniettato di forza un virus a uno dei membri del conclave che cade a terra morto).

Oh si! E così abbiamo il nostro virus letale! Ora dobbiamo solo dare la colpa a qualcosa che è presente in ogni casa, qualcosa di cui la gente abbia già un pò di strizza.

Presentatore tv a questo punto annuncia: E' in arrivo l'influenza "miciora" gente (e appare sullo schermo un  micio e la scritta APOCALYPSE MEOW)!

IL CENTRO DI DISINFORMAZIONE LE MALATTIE preannuncia con una certa probabilità che l'influenza micioria potrebbe diffondersi nel seguente ipotetico scheda di epidemia, perciò fate attenzione, quel corpo caldo sulle vostre gambe potrebbe distruggere le vostre tenere provviste!

In allarme,  si sta apprestando a dare fuoco alla loro provvista di cibo per gatti: Smettila Homer guarda che hanno detto che esiste un vaccino! Lui risponde: Eh va bene ci faremo il vaccino!"

La famosa serie tv è incentrata sulla famiglia Simpson, composta da Homer, incarnante lo stereotipo dell'americano di classe media, pigro e pasticcione, ma capace di scatti di coraggio ed umanità; dalla moglie Marge, molto gentile e premurosa nei confronti della famiglia; e dai figli Bart, il classico combinaguai disobbediente; Lisa con la sua intelligenza; e la piccola Maggie che non fa altro che tenere il ciuccio. Essi vivono insieme a Springfield, città americana fittizia.

 

 

 Enrico Montesano, recita le parole del filosofo Giorgio Agamben, sferrando un durissimo attacco a Conte: “Ci ha tolto la libertà con la complicità dei media che manipolano le notizie. Le parole di Conte hanno lo stesso peso di quelle di Adolf Hitler: dittatura”.

 

 

Paolo Barnard: "Ecco come morimmo." Come è andata in Italia dagli anni 70' in poi.

Tratto da un video di Paolo Barnard.

 

Come è andata  in Italia dagli anni 70' in poi.

"Perché le cose non cambiano?

La risposta è semplicissima.

Le cose non cambiano perché noi non sappiamo chi è il potere."

 

"Quindi stiamo combattendo contro un obiettivo sbagliato. Se non sai veramente chi governa la tua vita combatti contro quelli che in realtà non governano la tua vita."

"Il potere, il vero potere è stato di un'astuzia e di una furbizia incredibile. E' riuscito negli ultimi 35 anni a rimanere completamente nascosto, a proporre alle opinioni pubbliche un volto del potere che è falso, cioè a proporre le cosiddette marionette del potere.

Tutto quello che noi crediamo oggi sia il potere, i politici, i ministeri, i magistrati,   gli amministratori, quello che volete, non sono per niente il potere.

 Quindi, ci hanno proposto questa immagine nella quale noi crediamo fermamente. Siamo proprio radicalmente convinti che questo è il potere da combattere e tutta la nostra azione civica o meglio, l'azione civica di quelle persone che si stanno organizzando, va contro questo muro fasullo, falso. Questa ombra sul muro che non è il potere.

Sinistra, destra, centro sinistra, centro destra, non è mai cambiato niente."

"Il vero potere è soprattutto un'idea, così come è sempre stato nella storia.

Il vero potere sono le idee.  E questa idea dice essenzialmente ciò: le élite devono ritornare ad avere la gestione di tutto concessagli dai cittadini, dalle masse, le masse devono mettersi da parte   e aspettare pazientemente che il bene gli coli addossi dall'alto del potere. L'idea è che il bene deve colare dall'alto verso il basso. Questa idea ha dominato il mondo  negli ultimi 35 anni.

 

"Trickle-down economics": "(gocciolamento dall'alto verso il basso"), fu Regan che si inventò questo termine ma Regan non inventò niente di nuovo, diede semplicemente un nome a quello che ho appena detto.

Trickle-down vuol dire  proprio "sgocciolare verso il basso", cioè le economie che colano dall'alto verso il basso dalle élite verso le masse  che devono essere messi da parte, anche i governi, secondo questa idea che è di potere, devono stare da parte.

E’ quello che è successo negli ultimi tre decenni è esattamente questo.

I governi si sono ridotti sempre più di dimensione e di potere. Devono stare da parte e devono permettere che questo accada.

Non si creda che stiamo parlando di cose campate per aria, di fantasie politiche.

Stiamo parlando di quello che regola la vita quotidiana di milioni di persone, a partire dal lavoro, a partire dagli alloggi,  a partire dall'istruzione, a partire dalla sanità, dalla gestione dell'economia, i tassi dei mutui, la moneta che abbiamo nelle mani, cioè praticamente tutto quello che è la nostra vita dipende da questo vero potere e non dalle marionette del potere.

Questa trattazione riguarda la nostra vita."

"E' importante dare qui il background.

Come nasce questo potere, come si afferma. Importantissimo capire da dove viene. Come sono arrivati dove sono arrivati oggi.

Negli anni '70  il mondo aveva raggiunto un'epoca inaudita nella storia dell'Umanità.

Dopo tre millenni di assolutismi,  li possiamo calcolare, dove una minoranza esigua di esseri umani ha sempre per migliaia di anni  gestito una massa enorme di persone alla disperazione, dopo tremila anni  di questa storia, finalmente, con duecento anni di lotta dal basso, del potere delle idee, si è riuscito a ribaltare questa situazione.

All'inizio degli anni '70, dopo la decade degli anni '60, l'idea di sinistra, attenzione non i partiti, sto parlando dell'idea di sinistra, cioè idea che dice il bene comune va rimesso nelle mani dei tanti e gestito da pochi per conto di tanti e nell'interesse di tanti. Questa idea che questa è l'idea di sinistra, è la sinistra, dopo duecento anni di rivoluzioni, era riuscita ad arrivare al suo compimento storico maggiore. L' America - è una storia è poco raccontata -  era a quei tempi uno dei Paesi più di sinistra forse del mondo occidentale.

In America, in Europa, gli stati sociali, il welfare, il trionfo del socialismo, anche nel il terzo mondo - di questo non se ne parla molto - Nixon e Kissinger sapevano benissimo che c'era una ventata di socialismo democratico, quindi anche nel terzo mondo questa idea di sinistra  si stava affermando in maniera strepitosa. Questa idea di sinistra  all'inizio degli anni '70  stava veramente per dichiarare di aver conquistato la Storia. “

Questo andava fermato.

"Le élite che per tremila anni avevano dominato, e che per duecento anni avevano progressivamente subito delle perdite sempre maggiori, negli anni '70 decidono in quel momento di riprendersi il potere.

E lo decisero precisamente,  in una data precisa, in un momento preciso.

Siamo nell'agosto del 1971 quando la Camera di Commercio degli Stati Uniti d'America decide  che è il momento di riportare in auge il potere delle élite, le destre economiche internazionali e  distruggere per sempre la sinistra  dopo duecento anni di vittoria.

Danno il compito a un avvocato, si chiama Lewis Powell.

Gli dicono di scrivere un memorandum.

Il memorandum di Lewis Powell è un memorandum  di ventitre pagine che questo avvocato - un legale esperto di corporazioni - scrive con  un linguaggio di una semplicità eccezionale e conia in questo modo la prima grande arma della riscossa delle destre economiche, la semplicità:  la comunicazione semplice.

Guardate che, vi leggerò le frasi, questo uomo in ventitre pagine, con  delle frasi che potrebbero essere scritte da un liceale, ha cambiato il corso della storia dell'Umanità, nientemeno.

Purtroppo le sinistre, e questa volta mi riferisco non più all'idea di sinistra ma alle sinistre come partito, come movimenti, non sono mai state capaci di capire questa cosa.

Quello che conquista è la forza delle idee e la semplicità delle idee.

Il Memorandum di Lewis Powell inizia immediatamente con una diagnosi:

"Noi delle destre economiche non ci troviamo di fronte ad attacchi sporadici, piuttosto l'attacco al sistema delle corporation è sistematico e condiviso.

C'è una guerra ideologica contro il sistema delle imprese e i valori della società occidentale.

E' arrivata l'ora per il business americano internazionale di marciare contro coloro che lo vogliono distruggere."

Come lo fa? E chi era il nemico?

"Certamente la sinistra estrema che è meglio finanziata e ben accetta di quanto non lo sia mia stata di prima nella storia."

"Le più voci preoccupanti - continua l'avvocato -  provengono da elementi perfettamente rispettabili come le università, i media, gli intellettuali, gli artisti e anche alcuni politici. Gli studenti in particolare perché quasi la metà degli studenti è a favore della socializzazione dell'industria americana fondamentale."

Lewis Powell fa una chiamata alle armi."

"Scrivono in seguito un rapporto chiamato LA CRISI DELLA DEMOCRAZIA (The Crisis of Democracy) e non perdono tempo, identificano immediatamente il punto.

Guardate, sono arrivati al veleno per uccidere la democrazia partecipativa in pochi istanti, in una frase molto semplice, è questa:

"La storia del successo della democrazia sta nella assimilazione di grosse fette della popolazione all'interno dei valori, atteggiamenti e modelli di consumo della classe media."

Che cosa significa questo: per uccidere la democrazia partecipativa dei cittadini, quella che è arrivata al trionfo di due secoli di storia negli anni '60 e '70, bisogna prendere grandi masse di cittadini e  farli diventare consumatori, spettatori, cioè buttarli a capofitto nell'esistenza commerciale e nella cultura della visibilità massmediatica.

Questo dissero in una frase di poche parole  ed è esattamente quello che è successo.

Fa venire i brividi."

 

La crisi della democrazia. Rapporto sulla governabilità delle democrazie alla Commissione trilaterale.

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

(Titolo originale:        The Crisis of Democracy: On the Governability of Democracies

Autore Michel Crozier, Samuel P. Huntington, Joji Watanuki

1ª ed. originale:         1975).

La crisi della democrazia.

 Rapporto sulla governabilità delle democrazie alla Commissione trilaterale (The Crisis of Democracy: On the Governability of Democracies) fu uno studio del 1975 scritto da Michel Crozier, Samuel P. Huntington e Joji Watanuki e commissionato dalla Commissione Trilaterale e pubblicato nello stesso anno come libro.

L'edizione italiana fu curata nel 1977 e pubblicata con la prefazione di Gianni Agnelli.

Contenuti e tesi.Lo studio osservava la condizione politica degli Stati Uniti, dell'Europa e del Giappone, affermando che negli Stati Uniti i problemi di governabilità "nascono da un eccesso di democrazia" e sostenendo "il ripristino del prestigio e dell'autorità delle istituzioni del governo centrale". I

n realtà "già Schumpeter stabiliva che tra le condizioni per il funzionamento corretto della democrazia vi fosse l’«autocontrollo democratico», cioè la rinuncia, da parte dei cittadini elettori, a tentare di influire attraverso manifestazioni, petizioni o pressioni di altro tipo, sull’operato degli eletti".

Questo report fu un punto di partenza per tutti gli studi successivi che mettono in evidenza una supposta crisi contemporanea delle democrazie da risolvere con l'introduzione di tecnocrazie.

 

 

Incredibile dichiarazione di M. Monti sulla Grecia e risposta di P. Barnard.

Paolo Barnard: «Monti è un criminale e un bugiardo» .

(L'ultima Parola- 25 Mag. 2012).

 

Europa.

Lo studio sostiene che negli anni '60 i governi dell'Europa occidentale erano "stracarichi di partecipanti e richieste" che i sistemi burocratico-politici erano incapaci di gestire, con la conseguenza di rendere le loro società ingovernabili.

Questo generò una decisione politica presa dalla Francia in "semisegreto, senza un dibattito politico aperto, ma con una quantità tremenda di incitamento e di conflitto intra-bureau-cratico".

Ne è discesa la tesi della necessaria inerenza del segreto alla politica, di cui l’uomo, animale politico, deve accettare le leggi essenziali.

Anche il rafforzamento dell'Esecutivo era un insegnamento frequente in quel tipo di approccio.

In realtà, "il predominio dell’esecutivo, grazie al surplus di sovranità di cui esso strutturalmente dispone grazie al potere di segretazione, sposta in suo favore quell’equilibrio che, nella forma di governo parlamentare, dovrebbe sempre sussistere tra Parlamento e Governo, e quindi tra rappresentatività e governabilità ".

Stati Uniti.

Lo studio sostiene che i problemi dagli Stati Uniti negli anni '60 derivavano dall'"impulso della democrazia ... che rendeva il governo meno potente e più dinamico, per un aumento delle sue funzioni ed una diminuzione della sua autorità" concludendo che tali richieste erano contraddittorie.

È un paradigma "che riflette tendenze più generali (la crisi del keynesismo e del welfare state nel nuovo contesto definito dai processi di globalizzazione) e che al tempo stesso rappresenta l’esito di quel “conflitto di cittadinanza” che negli anni settanta aveva visto contrapporsi da un lato spinte all’inclusione sociale e alla redistribuzione di poteri e risorse materiali e, dall’altro, la denuncia dell’eccesso di domanda proveniente dalla società, del sovraccarico della democrazia e della crisi della governabilità".

 

Il Memorandum di Powell è una lettera inviata dal giudice della Corte Suprema degli Usa, Lewis Franklin Powell, Jr. (19 settembre 1907 – 25 agosto 1998) il 23 agosto 1971 all'amico E.B. Sydnor jr., presidente della Commissione per l'educazione della Camera di Commercio statunitense.

Storia

Il Memorandum è basato in parte sull'esperienza di Powell come avvocato d'azienda e come rappresentante per industrie di tabacco presso il parlamento della Virginia.

Con esso si chiese ai gruppi aziendali statunitensi di diventare più aggressivi nel plasmare le policies e la legge negli Usa e può aver ispirato negli anni e decenni a venire la formazione di vari ed influenti think-tank ed organizzazioni lobbistiche conservatrici, così come ha probabilmente spronato la Camera di Commercio Usa nel divenire ben più attiva politicamente.

Contenuto

Prima di accettare la richiesta del presidente Nixon a divenire Associate Justice alla Corte Suprema, Powell ha spedito il "Confidential Memorandum" con il titolo "Attack on the American Free Enterprise System".

Powell argomenta,

"Le più inquietanti voci che si uniscono al coro dei critici sono giunte da parte di elementi della società assolutamente rispettabili: dai campus dei College, dai pulpiti delle chiese, dai media, da riviste intellettuali e ricercate, dalle arti, dalle scienze e dai politici"

Nel memorandum, Powell esorta

a una "sorveglianza costante" dei libri di testo e dei contenuti televisivi, così come ad epurare politicamente gli elementi vicini a idee di sinistra. Powell indica il difensore dei consumatori Ralph Nader come  principale nemico dell'impresa statunitense.

Analisi

Questo Memorandum ha presagito un certo numero di giudizi espressi della Corte in cui era presente Powell come giudice: e impresse un cambio in direzione "imprenditoriale" dell'interpretazione del Primo Emendamento della Costituzione Usa.

Sebbene scritto confidenzialmente per Eugene Syndor alla Camera di Commercio, il Memorandum fu scoperto dall'editorialista del Washington Post, Jack Anderson, che fece un report sui contenuti dello stesso un anno più tardi (Powell era già entrato come giudice nella Corte Suprema).

Anderson  focalizzò gli sforzi di Powell di indebolire il processo democratico.

Il Memorandum convogliò il pensiero di molti imprenditori e persone del business del tempo.

Il vero impatto del Memorandum era nel suo enfatizzare la costruzione di istituzioni, in specie aggiornando gli sforzi della Camera di Commercio nell'influenzare la policy federale. Il Memorandum si rivelò seriamente influente nello spingere la Camera e altri gruppi a modernizzare i loro sforzi lobbistici verso il governo federale.

Le critiche degli studiosi.

Luciano Gallino ha citato nella sua introduzione al volume Il colpo di stato di banche e governi.

 L'attacco alla democrazia in Europa il Memorandum di Powell indicando in questo l'inizio forse più palese e manifesto del tentativo (ad oggi riuscito e trionfante nelle opinioni del sociologo) da parte dell'ideologia economica neoliberale di permeare la società non solo o tanto attraverso gli strumenti legittimi della cultura accademica e della dialettica, ma attraverso canali di pressioni politici e simbolici in grado di bypassare le difese delle collettività in quanto il Memorandum forniva indicazioni per quanto riguarda la televisione, la radio, la stampa, le riviste scientifiche, la pubblicità.

 Il testo proponeva persino di intervenire sulle edicole, perché queste esponevano ogni sorta di libri e riviste "inneggianti a tutto, dalla rivoluzione al libero amore, mentre non si trova quasi nessun libro o rivista attraente e ben scritto che stia dalla nostra parte"

«La differenza tra le persone sta solo nel loro avere maggiore o minore accesso alla conoscenza» (Lev Tolstoj).

La rassegna stampa è una sintesi e fornisce i riferimenti dell'articolo (testata, autore, titolo) per reperire sul quotidiano o altra fonte l'articolo completo.

Si declina ogni responsabilità per errori od omissioni, nonché per un utilizzo improprio delle immagini o non aggiornato delle notizie e delle informazioni.

 

 

 

Avv. Gabriella Filippone-Gabriella Filippone Blog .

Ecco come morimmo (Paolo Barnard).

La teoria del trickle-down (abbreviato anche in trickle-down; in italiano: "gocciolamento dall'alto verso il basso"), o anche effetto trickle-down, o teoria della goccia, indica un'idea di sviluppo economico, in voga soprattutto negli Stati Uniti, che si basa sull'assunto secondo il quale i benefici economici elargiti a vantaggio dei ceti abbienti (in termini di alleggerimento dell'imposizione fiscale) favoriscono necessariamente, e ipso facto, l'intera società, comprese la middle class e le fasce di popolazione marginali e disagiate.

In un ambito sociologico l'espressione definisce la diffusione di abitudini comportamentali (quali la moda) dalle classi più elevate alle classi meno abbienti, oppure da un centro geografico di irradiazione ad aree periferiche.

Storia del pensiero economico.

In economia, un concetto simile era stato già concepito nel pensiero di Adam Smith sotto la metafora della mano invisibile: la ricerca egoistica dell'interesse individuale, all'interno della gabbia d'acciaio capitalistica ( un'espressione cara a Max Weber), gioverebbe tendenzialmente all'intera società. 

"Vizi privati, pubbliche virtù" può servire a riassumere il paradigma economico di una società in cui il libero mercato conferisce la possibilità di un arricchimento individuale che può arrecare vantaggi all'intero organismo economico (per una sorta di eterogenesi dei fini).

Già  Bernard de Mandeville ne La favola delle api, attraverso l'allegoria dell'alveare, aveva sostenuto che i vizi umani (espressi in lusso e scialo), derivanti dal naturale egoismo umano, non dovessero essere impediti, poiché ogni prosperità sociale derivava dall'affermazione degli interessi individuali.

«Abbandonate dunque le vostre lamentele, o mortali insensati! Invano cercate di accoppiare la grandezza di una nazione con la probità. Non vi sono che dei folli, che possono illudersi di gioire dei piaceri e delle comodità della terra, di esser famosi in guerra, di vivere bene a loro agio, e nello stesso tempo di essere virtuosi.

Abbandonate queste vane chimere! Occorre che esistano la frode, il lusso e la vanità, se noi vogliamo fruirne i frutti. La fame è senza dubbio un terribile inconveniente. Ma come si potrebbe senza di essa fare la digestione, da cui dipendono la nostra nutrizione e la nostra crescita?

Non dobbiamo forse il vino, questo liquore eccellente, a una pianta il cui legno è magro, brutto e tortuoso?

 Finché i suoi pampini sono lasciati abbandonati sulla pianta, si soffocano l’uno con l’altro, e diventano dei tralci inutili.

Ma se invece i suoi rami sono tagliati, tosto essi, divenuti fecondi, fanno parte dei frutti più eccellenti.

È così che si scopre vantaggioso il vizio, quando la giustizia lo epura, eliminandone l’eccesso e la feccia.

Anzi, il vizio è tanto necessario in uno stato fiorente quanto la fame è necessaria per obbligarci a mangiare.

 È impossibile che la virtù da sola renda mai una nazione celebre e gloriosa. Per far rivivere la felice età dell’oro, bisogna assolutamente, oltre all’onestà riprendere la ghianda che serviva di nutrimento ai nostri progenitori.»

(B. de Mandeville, La favola delle api, in Grande Antologia Filosofica, Marzorati, Milano, 1968, vol. XIV).

 

Ricusava inoltre l'idea della carità, ritenendo ineluttabile destino quello dello sfruttamento di milioni di poveri al servizio della nascente industrializzazione inglese.

Smith, tuttavia, diversamente da Mandeville, nutriva una concezione della ricchezza collegata al soddisfacimento del bisogno, dal momento che, superato un certo limite, il ricco tenderebbe naturalmente a sperperare risorse.

 In seguito il processo accumulativo del capitale privato ha cambiato questa concezione, tanto che oggi si pone la questione dell'illimitatezza dell'arricchimento privato (della necessità di porre limite, un equilibrio all'arricchimento, per dirla con Aristotele), che richiama la necessità di un'equa distribuzione delle risorse che possano soddisfare i bisogni dell'intera società e non solo dei singoli.

La celebre frase attribuita a Kennedy - (ma, in realtà, vista per la prima volta da colui che scriveva i discorsi di Kennedy, Ted Sorensen, nel New England Council) - l'alta marea solleva tutte le barche (a rising tide lifts all the boats), anche le più piccole, esprime lo stesso concetto della teoria delle gocce .

 

Economia.

Il presidente Reagan illustra in diretta televisiva il piano di riduzione delle imposte, luglio 1981.

La teoria del trickle-down associa direttamente la crescita economica, l'aumento della produzione industriale (l'incremento del Prodotto interno lordo) e lo sviluppo, a un contemporaneo miglioramento della condizione economica dell'intera popolazione, senza valutare eventuali squilibri nella distribuzione dei redditi e della ricchezza. Tale teoria trascura di valutare l'abbattimento dei fenomeni di povertà e disoccupazione legati a una percentuale di crescita dell'economia anche elevata, tale da indurre l'idea di un supposto miglioramento complessivo della situazione economica di un paese.

Oggi la teoria del trickle-down è normalmente associata alla reaganomics e al liberismo laissez-faire più integrale, al cliché marginalista della supply-side economics (politica dell'offerta), molto in voga negli anni ottanta proprio ai tempi delle politiche di riduzione della tassazione e di privatizzazione dei settori pubblici dell'economia attuate dall'amministrazione Reagan.

Legata allo sviluppo trickle-down è anche la curva di Kuznets, una ipotesi di sviluppo industrialista che associa l'idea di crescita economica a un allargamento dei benefici all'intero corpo sociale (alle élite imprenditoriali come alle classi povere).

Sociologia.

La definizione trickle-down (dall'alto verso il basso) fu utilizzata anche da Georg Simmel nei suoi studi sui fenomeni sociali legati alla diffusione delle mode, per definire il recepimento delle abitudini e dei modelli comportamentali (in particolare della moda) nelle moderne società di massa dalle classi più alte a quelle più basse.

Lo studio della diffusione spazio-temporale delle innovazioni fu poi affrontato da Torsten Hägerstrand.

La distribuzione delle abitudini segue, secondo Hägerstrand, un ordine gerarchico (a cascata), affermandosi dapprima ai livelli più elevati della compagine sociale, o dai centri urbani di rango superiore, e poi convergendo verso i ceti via via meno abbienti o i livelli periferici di una rete urbana, sino a configurarsi come fenomeno di massa.

Un altro esempio di diffusione trickle-down di fenomeni e innovazioni tecnologiche è quello del possesso dei prodotti tecnologici (della televisione in particolare, un tempo prodotto delle élite), il cui uso si è allargato poco alla volta alla quasi totalità della popolazione.

( Wikipedia |Trickle-down).

 

venerdì 8 giugno 2018.

Chi è Paolo Barnard.

Il Trattato Di Lisbona-(UE). (mikecrissblog.blogspot.it).

 

"La Costituzione italiana non è più sovrana, così come il governo, il parlamento, le leggi italiane.

Persino noi, non siamo più davvero italiani. Come mai?

Nel 1957 l’Europa inizia ad assomigliare a quella di oggi grazie al “Trattato di Roma”, nel 1967 diventa Comunità Europea, nel 1979 si elegge il primo Parlamento europeo concretizzando una unione non più solo economica ma anche politica, con il trattato di Maastricht del 1993 si sancisce una moneta comune, tutto procede e si arriva anche alla stesura di una prima Costituzione Europea che viene bocciata nel 2005 da Francia e Olanda ma nel 2007 si firma una nuova carta costituzionale a Lisbona ( il “Trattato di Lisbona” ) che non sarà più sottoposta al giudizio dei cittadini europei ma sarà equiparata ad una vera e propria Costituzione tanto che Valéry Giscard d’Estaing, ex presidente della repubblica francese, ed uno dei co-autori dell’attuale Unione Europea, dichiarò nel 2007: “Il Trattato di Lisbona è uguale alla Costituzione, solo il formato è differente per evitare i referendum”.

Ma che cos’è esattamente il Trattato di Lisbona e come influisce sulla vita degli europei?

Che cos’è in pratica la Commissione Europea e come vengono eletti i suoi membri?

Perché il parlamento europeo ha così poco potere?

Cos’è la “libera concorrenza senza distorsioni”?

Come viene considerata la tutela della salute dei cittadini europei?

Cosa accadrebbe se in Europa fosse dichiarato lo “stato di crisi”?

Ci sarà davvero più giustizia in un’Europa più potente?

 

Paolo Barnard, all'anagrafe Paolo Rossi-Barnard è nato a Bologna il 2 gennaio 1958, è un giornalista e saggista italiano geniale, maltrattato e maltrattante.

Infanzia e giovinezza.

È figlio del giornalista e scrittore Wolfango Rossani (pseudonimo di Sigfrido Rossi).

Dopo una giovinezza difficile (per sua ammissione venne arrestato e subì anche un trattamento psichiatrico di alcuni mesi a causa di una sindrome paranoide), si laurea in psicologia.

 

PAOLO BARDARD DAL SUO SITO CHIEDE OBBLIBATORIAMENTE AI SUOI VISITATORI DI LEGGERE DELLA SUA CARRIERA.

Ne riporto qui alcuni passaggi:

 

"Ho iniziato a fare il giornalista ‘alla vecchia’ (piccoli pezzi x piccolo ma ottimo giornale La Gazzetta di Parma) mentre vivevo a Londra sotto il ‘Nazismo’ Neoliberista di Margaret Thatcher. Anni ’80. Lavoravo con schiavi sociali in un tunnel a sgrassare auto, in nero. Ho vissuto come vivono gli schiavi delle ‘riforme’ del lavoro.

Mi sono specializzato in politica estera vivendo anche negli USA. Lì ho visto di peggio parlando di sadismo sociale Neoliberista, cose che in Italia arriveranno fra 20 anni. Di certo.

Nel 1988 approdo alla stampa italiana importante, Mondadori, perché ho l’idea di essere il primo giornalista al mondo che intervista Roger Waters, Pink Floyd, unicamente sulle tematiche sociali di The Wall. Waters aveva appena rifiutato una richiesta di Rolling Stone Magazine. Accetta me perché nessuno si era mai interessato alle sue idee politiche."

 

"1993, vengo minacciato di morte da un agente CIA a Roma, che mi dice: “Se ti offriamo 5 milioni di lire al mese per andare a fare il giornalista all’ufficio turistico del Trentino, tu accetta. Mi stai capendo?”. Offerta mai giunta, perché fui allontanato dalla RAI immediatamente, quindi non ero più un pericolo."

"Nel 1994, Roberto Quagliano, Milena Gabanelli ed io, con 4 altri, fondiamo REPORT, sotto la direzione di Giovanni Minoli. (allora si chiamava EFFETTO VIDEO8).

Nello stesso anno sono in Africa a lavorare sulla guerra in Angola e soprattutto in Sudafrica, dove Mandela rischia di non poter essere eletto per via delle violenze. Vedo stragi, corpi dilaniati, rischio due volte di morire. La seconda volta ero sdraiato sul fondo di una cabina del telefono x mandare una corrispondenza, mentre dei proiettili AK47 mi volavano sopra la testa. Dall’altra parte del telefono un idiota mi dice “Richiama, c’è Berlusconi in diretta”.

( Lì decisi che l’Italia… stocazzo)."

 

"All’elezione di Mandela sputtano Henry Kissinger di fronte a tutta la stampa mondiale. Nessun italiano presente. Pensai di non lasciare il Paese vivo."

"Sono il primo in Italia a fare un’inchiesta (REPORT, RAI3) sul debito dei Paesi Poveri che li sta ammazzando per il sadismo del Fondo Monetario Internazionale, che insiste nei pagamenti da parte di gente disperata. Vedo la fame, cosa sono i poveri davvero, l’orrore dell’Africa fuori dai club vacanze.

Sono il primo in Italia nel 1999 a fare un’inchiesta (REPORT, RAI3) sulla Globalizzazione e sugli Istituti Sovranazionali padroni del mondo, che comandano i Parlamenti di chiunque. (oggi tutti lo sanno…). Da lì inizio la mia indagine sul Vero Potere, intuisco cioè che la vita di tutti noi non è comandata dai singoli governi."

 

 

 

"Sono il primo in Italia a fare un’inchiesta (REPORT, RAI3) sullo sfruttamento degli ammalati da parte delle Multinazionali del farmaco, che costa alla RAI la prima querela in civile mai ricevuta, e a me l’abbandono da parte di Milena Gabanelli, “l’eroina del giornalismo libero”. Mi abbandonarono perché non si creasse un precedente in RAI dove un giornalista viene difeso e gli viene pagata l’eventuale condanna pecuniaria. In tribunale RAI e Gabanelli chiedono la mia condanna in esclusiva, come se l’inchiesta l’avessi messa in onda io da solo! Perdo il lavoro e il reddito e non ho fondi per difendermi."

 

"Nel 2017 mi sono reso conto, proprio mentre credevo di combattere il nemico Maggiore chiamato Economicidio, che dietro ad esso era già nato un mostro immensamente peggiore, ovvero TECH-GLEBA SENZA ALTERNATIVE.

E' l'era del tutto pianificata e già pronta nelle tecnologie dove le Artificial Intellicences (A.I.) e i colossi che le stanno creando, come Google-Alphabet, D-Wave Systems, Facebook, Apple, IBM, NVIDIA o Bosh, e le migliaia di start ups mondiali nate con loro, saranno padroni di intere Piattaforme mondiali di Comunicazioni, Aria che respiriamo, Sanità, Materie prime, Industria, Energia, Finanza, Clima, Genetica di ogni cosa vivente... padroni della vita stessa in Terra, altro che euro.

Mi sono reso conto che la mole d'investimenti mondiali in queste A.I. di Deep Learning, Deep Patient, Deep Genomics, Visual Abstraction & Recognition, o Virtual Reality... è talmente smisurata e assetata di remunerazione, che il Pianeta sarà diviso fra chi potrà pagare la vita stessa e chi no. I secondi saranno doppiamente TECH-GLEBA SENZA ALTERNATIVE. Su questo lavoro oggi per avvisare i cittadini, naturalmente ascoltato da forse 28 italiani, mentre il resto del mondo è tutto su quanto detto sopra."

"Nella mia vita professionale ho mandato al diavolo ogni singola occasione di divenire famoso. Ho criticato aspramente (mandato a fanc…) per senso di giustizia ed etica: Minoli (disse “se vedo Barnard gli tiro un armadio”, ma Minoli rimane un ‘grande’) - la Gabanelli (che rimane una m…) - Flores D’Arcais - Gherardo Colombo - Marco Travaglio - Beppe Grillo (che mi chiamò a Quarrata “un grande”) - Lorenzo Fazio che è il boss di Chiarelettere e del Fatto Quotidiano - Giuliano Amato (che mi chiamò a casa) - Vittorio Sgarbi che mi voleva in una sua trasmissione – il ministro Tremonti che mi chiamò per capire ‘la moneta’… - Cruciani e Parenzo in diverse puntate - Gianluigi Paragone - e ho rifiutato ogni singola offerta di candidatura politica, fra cui quella di Berlusconi per voce di Marcello Fiori (con testimoni).

Ho ignorato un migliaio di paraculi più o meno noti che mi volevano come volto pubblico. Ho detto a Maroni in diretta TV che è un deficiente, ho chiamato Mario Monti, Prodi, Napolitano e molti altri “criminali” sempre in diretta TV, mi feci cacciare dal Ministero dell’Industria dal ministro Piero Fassino, ho sputtanato Romano Prodi alla Commissione Europea, ho detto a Peter Gomez che è un falsario (con Travaglio) che ha ignorato la distruzione del Paese per far soldi coi libri su Berlusconi. Infatti sono l’unico italiano che non ha un blog sul Fatto Quotidiano. Quando compresi che il 99% dei miei collaboratori nel Movimento ME-MMT erano dei fagiani che non capiscono il Vero Potere per nulla, parecchio vigliacchini, o che erano perfidi carrieristi, li ho tutti buttati al cesso.

 E… ho ignorato un tal Roberto Mancini che si è alzato da un tavolo per stringermi la mano. Non sapevo che è una star del calcio…

Ho fatto volontariato per decenni in aiuto a gente che voi neppure immaginate, ho messo le mani nel dolore, nella devastazione sociale, nella morte. E forse sarà l’unica cosa che mi ricorderò quando crepo.

Oggi nel panorama giornalistico e intellettuale non mi considera più nessuno. Dicono, alcuni critici, che è a causa delle mie folli provocazioni sociali che ho reso pubbliche, ma ciò è falso: il problema non erano le mie provocazioni, ma che il 99,9% del pubblico è troppo scemo per capirle. Nella realtà, e siamo seri, se un reporter da 30 anni attacca USA, Israele, e soprattutto il Vero Potere come ho fatto io, bè, è normale essere sepolto vivo."

"CURIOSITA’:

Piaccio alle donne, ragazzine incluse, come se fossi Johnny Depp, ma so che è solo perché sono un ‘personaggio’, e non ci vado a letto (sono vecchio e brutto come un c…). So fare le pizze e il filetto al pepe verde come un Dio. Ho un carattere micidiale, quando mi parte la furia o la rabbia sociale non mi fermo (inclusi gli 8 poliziotti che chiamavo ‘assassini’ di Cucchi e Aldrovandi, e che mi hanno spaccato un braccio, denunciato ecc.). Ma sono un genio che ha scritto e fatto cose 100 anni avanti a tutti. Amo indossare i gioielli come le donne, e di più. Adoro la donne.

Vostro PB."( Paolo Barnard).

 

 

Parlamentare dell’Ucraina : stiamo

combattendo per salvare il Nuovo Ordine Mondiale.

Grandeinganno.it- redazione- (2 marzo 2022)- ci dice :

 

Parlamentare dell’Ucraina : stiamo combattendo per salvare il Nuovo Ordine Mondiale.

Un membro del parlamento ucraino Kira Rudik ha detto ad alta voce, tutta bella e tranquilla a Fox News, quale sia la posta in gioco nella guerra in Ucraina.

Durante l’intervista, Rudik ha dettagliato gli sforzi che gli ucraini stanno facendo per difendersi dall’azione militare di Putin, sottolineando come innumerevoli civili abbiano “preso le armi” e siano pronti, compresa lei stessa.

Le persone sono “pronte a combattere” per il loro paese, ha detto.

Tuttavia, c’è qualcos’altro per cui stanno combattendo e non c’entra nulla il Donbass o Kiev. Secondo Rudik, il popolo ucraino sta mettendo la propria vita in pericolo per la democrazia nei termini del “Nuovo Ordine Mondiale”.

Rudik ha spiegato:

“Non sono sorpresa nel vedere la determinazione ucraina a combattere. Abbiamo combattuto Putin negli ultimi 8 anni e abbiamo avuto altre tre rivoluzioni nel nostro paese quando non eravamo d’accordo con quello che stava accadendo.

“Ma in questo momento è un momento critico perché sappiamo che non solo combattiamo per l’Ucraina, ma combattiamo per il Nuovo Ordine Mondiale e per i paesi ‘democratici’.

Sappiamo che siamo lo scudo per l’Euro. Sappiamo che stiamo proteggendo non solo l’Ucraina, ma stiamo proteggendo tutti gli altri paesi che sarebbero i prossimi ad essere aggrediti se fallissimo. Ecco perché non possiamo fallire”.

 

 

 

 

 

 

NUOVO ORDINE MONDIALE E RETROSCENA

OCCULTI DELLA POLITICA AMERICANA.

Gabriellaflippone.blogspot.com- Gabriella Filippone   avvocato- Andrea Franco-(24 luglio 2020)- ci dicono :

 

"In nome delle “logge”: retroscena occulti della politica americana"(ANDREA FRANCO- COSCIENZEINRETE.NET-2012).

 

Segue una mia libera sintesi dell' approfondimento di Andrea Franco, sulle correnti occultiste che dominano la politica americana da sempre.

Il mio scopo è quello di divulgare, come altri già stanno facendo, in modo semplice, per quanto mi è possibile, ed il più possibile, anche tramite questo blog di poco conto ai più, il notevole lavoro di Andrea Franco proprio ora, in questo tempo di corona virus pandemico procurato, per tenere alta la soglia di allerta in ordine ai rischi che l'Italia e l'Umanità intera sta correndo. Rischi occulti od occultati.

 

La PREMESSA  di ANDREA FRANCO.

Esperito il tentativo, secondo il metodo indicato da Rudolf Steiner e sviluppato dai suoi continuatori, mettendo al centro come oggetto della ricerca gli Stati Uniti d’America gli intrecci fra occultismo, politica e mondo finanziario sono elementi di importanza primaria.

Appare difficile tracciare, proprio per la natura di per se sfuggente dell’elemento “occulto” ed “esoterico”, un quadro esauriente o quantomeno attendibile sul piano degli studi storici, svincolato dagli eccessi fantasiosi di certe conspiracy theories.

Tuttavia, si è cercato di studiare i retroscena di alcune particolari vicende contemporanee, con lo scopo di gettare luce su eventi che viceversa resterebbero immersi nella nebbia ingannevole delle disinformazioni che avvelenano la odierna comunicazione, sovente asservita a determinati interessi politici e finanziari. Particolarmente in Italia.

Con l’avvertenza di limitarsi talvolta ad “assemblare” fatti i cui nessi non appaiono ancora ben chiari, secondo un metodo che cerca di lasciare al lettore stesso la possibilità e la libertà di approfondire un tema che è centrale per capire il senso degli odierni eventi politici e sociali.

IL NORDAMERICA E L’OCCULTO.

Il primo punto in evidenza quando si tratta di cominciare ad analizzare il tema in questione è dato dall’esistenza di una peculiare “morfologia occulta” del continente nordamericano, intesa in senso scientifico-spirituale.

 Si allude alla serie di influenze generate dal particolare “doppio geografico” che permea specialmente il substrato ferroso della lunghissima catena montagnosa centro-occidentale (Rocky Mountains) e che si esplica anche nella particolare inclinazione verso le influenze dell’elettromagnetismo tipica della cultura americana e di lì trasmessa a tutto il mondo.

(Non è a caso, ad esempio, che la chitarra elettrica sia stata inventata da un americano, Beauchamp, perfezionata da un altro yankee, Les Paul e portata al parossismo sonoro da un terzo cittadino statunitense James Marshall Hendrix, detto Jimi) .

Ricordiamo inoltre che le prime esplosioni atomiche(1945) - segni dell’azione anticristica - si sono verificate nel Sudovest degli USA come alcune delle prime e più “spettacolari” (Roswell, New Mexico, 1947) manifestazioni del “fenomeno UFO”.

Il secondo punto è un ulteriore elemento di carattere storico ed è direttamente legato alle profonde fondamenta occulte ed esoteriche su cui si è fondata, spesso in maniera evidente, la stessa vita politica e sociale “profana” della democrazia americana.

Qui si possono ricordare tre filoni principali:

A)- La Massoneria più o meno “regolare “. La stessa Costituzione americana è nota come il frutto dei più nobili principi dell’istituzione massonica, aspetto sociopolitico.

E' meno noto , sotto il profilo esoterico, il “caso città di Washington”, il cui profilo urbanistico ed architettonico ne fa una “espressione sensibile ” dei contenuti simbolici della Libera Muratoria.

Una quantità “industriale” di presidenti USA “alti gradi massonici”, da Jefferson a Garfield, da Truman a Ford, fino ai due Roosvelt.

Uno dei punti cruciali della storia americana è lo scontro, esplicito o sotterraneo a seconda dei vari momenti, tra le forze che si richiamano alla fedeltà costituzionale ed agli ideali illuministi e liberali- sia pure sovente avvolti in linguaggio fastidiosamente messianico ed a quelle che, in misura sempre più virulenta dopo la Seconda Guerra Mondiale, cercano di imporre una concezione elitaria, socialmente darwinista ed imperialista della politica USA, legandosi in maniera irreversibile al “complesso militare-industriale”.

Ed è questa ultima corrente che si abbevera, in maniera rilevante, ma non certo esclusiva alle influenze occulte o palesi del mondo delle Logge .

B)- Le politicamente e finanziariamente potentissime società segrete para-massoniche caratterizzate da riti e cerimonie a cavallo fra rituali muratori e magismo (incluso quello sessuale).

Rituale sessuale inteso generalmente come mezzo per “far scendere e dominare le forze” per scopi egoistici, siano essi personali o “di gruppo”, con mezzi di ogni genere- compreso l’ “autoerotismo sacro”. Senza disdegnare inoltre le evocazioni negromantiche.

Skull’n Bones.

Di queste “istituzioni ” è ormai nota  la famigerata Skull’n Bones, basata presso l’Università di Yale, sulla quale giova soffermarsi.

Fondata nel 1833 da “imprenditori” arricchitisi col contrabbando dell’oppio, basata su rituali a metà fra la necrolatrìa e l’autoerotismo ha la caratteristica di essere stata ed essere tuttora un’autentica “culla occulta ” delle principali “famiglie di potere” dell’aristocrazia politico-finanziaria americana: Taft, Harriman, Mellon, Brown, Vanderbilt ecc. più, i Bush: da nonno Prescott (che nel 1916 trafugò, a scopo “rituale” il teschio di Geronimo e che, insieme ai Brown ed agli Harriman finanziò abbondantemente sia Stalin che Hitler), fino ai “due George” Presidenti.

Punto cruciale per decifrare la politica americana dell’ultimo secolo è peraltro l’analisi della “modalità filosofica” dell’azione marcata SnB in campo geopolitico .

Si tratta di “suscitare” o “rinforzare” il “nemico prescelto” (di volta in volta Lenin, Hitler, Stalin, Saddam Milosevic, Bin Laden ecc.) quindi combatterlo fino alla distruzione onde accrescere a dismisura il proprio potere.

E’ quindi essenziale che tale nemico sia il più possibile moralmente spregevole onde giustificare in ogni modo gli inevitabili eccessi che verranno commessi per distruggerlo.

Tale “filosofia” si coniuga con lo “straussianesimo” dei circoli neocon.

Ieo Strauss, filosofo e politologo tedesco conservatore, emigrato in America negli anni ’30 del XX Secolo per sfuggire all’antisemitismo nazista fu, nonostante ciò, contiguo al giurista filohitleriano Carl Schmitt, ed alla sua teoria dell'”amico-nemico” vera idea forza dei neocon che guidano la politica di Dubya Bush e che lo hanno eletto a guida spirituale.

Uno dei cardini del “modus operandi” di queste circoli neocon che accentrano poteri occulti, mondani, finanziari e politici in un modo che definire mostruoso è forse “poco scientifico” ma sostanzialmente eufemistico, è l’assoluto cinismo di fronte alla “necessità” dell’omicidio politico o, peggio, dell’ “assassinio di massa” come la storia degli ultimi due secoli dimostra abbondantemente.

In definitiva un disprezzo totale della vita umana (certo quella degli “altri") che la dice lunga sulla natura delle Forze che agiscono dietro tali gruppi.

C)- I circoli di vera e propria “magia operativa”, quand’anche non di dichiarata “magia nera” – se non di “satanismo”- che entreranno di diritto nella nostra narrazione quando tratteremo del “delitto politico” come arma fondamentale nella recente storia americana.

Per quanto riguarda l’ “operatività” di questi circoli e lo loro connessioni con ambienti del mondo delle intelligence e del complesso militare-industriale daremo qui notizia – crediamo per la prima volta in Italia – su un paio di “evocazioni magiche ” il cui scopo di fondo è stato quello di “allargare gli spazi” per la penetrazione di Entità Antiumane nella nostra sfera di esistenza, entrambe portate avanti da esponenti di cricche occultiste negli USA dopo la Seconda Guerra Mondiale.

La prima, datata 1946, si svolse nel deserto di Mohave (California), ebbe come protagonisti lo scienziato missilistico Jack Parsons personaggio singolarissimo, dedito da un lato alla ricerca tecno-scientifica in campo militare e civile, e dall’altro infatuato dalla magia nera al punto di essersi in seguito convinto di “incarnare l’Anticristo” (sarebbe morto in un tragico “incidente” pochi anni dopo) e il non ancora celebre L. Ron Hubbard, che di lì a poco avrebbe fondato la famigerata setta di Scientology. Entrambi erano discepoli del famoso mago nero inglese Crowley (a sua volta ambiguamente connesso con gli ambienti di intelligence sin dall’inizio del secolo).

Nella “catena” figuravano esponenti del mondo della ricerca applicata alle armi d guerra, alcuni personaggi che sarebbero successivamente stati implicati nei delitti politici “eccellenti” del decennio successivo, soprattutto nel “caso JFK”, ed esponenti delle “elite” WASP, adusa a bazzicare la sede dei “Teschi” a Yale, come Alice Bouverie e Marcella Du Pont.

Via Wikipedia:

Skull and Bones («Teschio e ossa» in lingua italiana) è una società segreta studentesca dell'università di Yale, in Connecticut, formata da quindici senior scelti l'anno accademico precedente.

È la più antica fra associazioni analoghe presenti a Yale, essendo stata fondata nel 1832 durante la presidenza di Andrew Jackson. La Russell Trust Association, composta dagli ex-membri, ne amministra il patrimonio immobiliare e la gestione organizzativa. Skull and Bones è colloquialmente chiamata «Bones» e i suoi appartenenti «Bonesmen». Per via del suo carattere riservato e di un elevato numero di illustri ex-appartenenti, è stata citata in varie teorie del complotto.

Dal linguaggio universitario statunitense, ciascuna «annata» di quindici membri è detta «classe». Quando, in qualunque momento o per qualunque ragione, un Bonesman scrive ad un altro Bonesman, conclude la lettera con «Yours in 322» (letteralmente: «Tuo, nel 322»), in riferimento al numero che appare nello stemma della società.

Secondo il sociologo Rick Fantasia, la Skull and Bones Society funge da "condotto verso la Corte Suprema, la CIA, gli studi legali e i consigli di amministrazione più prestigiosi del paese, tra gli altri".

Solo uno stravagante consesso di “potenti annoiati che giocano allo Spiritismo”? Non sembra proprio.

Direttamente collegati con questi già poco rassicuranti gruppi vi sono i movimenti “satanisti” veri e propri, come la cosidetta Process Church, nata da una costola dell’ Ordo Templis Orientis di Crowley e Reuss: la vicenda “chiave” della connessione fra magia “operativa” e “satanismo” è l’orribile evento delle stragi di Bel-Air (il massacro “rituale” (?) di Sharon Tate, di suo figlio mai nato e dei coniugi La Bianca) con la conseguente cattura di Charles Manson, personaggio inquietante e misterioso. E’ comunque si intrecciano occultismo, satanismo, “programmi di controllo della mente”, criminalità comune e intelligence.

C’è ne è comunque abbastanza per affermare che buona parte dell’occultismo nordamericano ha “venduto l’anima al Diavolo”.

 

SCONTRO USA-URSS, EREDITA’ “NAZIONALSOCIALISTA” E “GUERRA PSICOLOGICA”.

Quando nel 1945 si chiuse la Seconda Guerra Mondiale non molti si resero conto che in realtà si stava già combattendo la Terza (1945-1989), erroneamente definita “guerra fredda” – in realtà “caldissima”, con i suoi milioni di morti durante i continui “conflitti locali”.

In questo conflitto USA-URSS lo sfacciato “riciclaggio” di scienziati, tecnici o semplici criminali di guerra nazionalsocialisti di ogni nazionalità divenne per gli USA ed il “blocco capitalista”, compreso il Vaticano, un passaggio obbligato.

E’ peraltro poco noto che la famosa Paperclip Operation che portò negli States decine di scienziati tedeschi ebbe il suo bravo “aspetto occulto”, vale a dire il trasferimento di diversi “esperti di tecniche di guerra psicologica” che sarebbero stati “riciclati” nel demoniaco progetto MK-Ultra.

Quest’ultimo fu ufficialmente “annullato” nel 1973, (per risorgere immediatamente dopo con modalità più “coperte”: risulta tuttora “attivo”…) con relativa affannosa distruzione di documenti: ma venne fortunatamente svelato grazie alla fortuita scoperta, nei sotterranei di un ufficio, di casse di carte sfuggite ai roghi dando così corpo alle voci che si rincorrevano da anni sulle sue sinistre caratteristiche.

Nella genesi di questo progetto, al limite fra ricerca psichiatrica e magia nera, la causa scatenante le paranoie della CIA e delle varie intelligence fu l’allucinante Processo Midszenty (Ungheria 1947) dove l’eroico Cardinale ungherese apparve come un fantoccio privo di volontà e pronto ad ammettere qualsiasi ignominia.

(Gli americani si dissero: I Russi dispongono dunque di qualche “tecnica miracolosa” per distruggere la mente e la volontà di chiunque e noi? …).

Iniziò così una serie di “esperimenti” ignobili, spesso su soggetti ignari, ove si distinse il Prof. Ewen Cameron, addirittura il Presidente della potentissima APS (American Psychiatric Society) capace di ridurre a larve umane decine di esseri sanissimi: lo scandalo scoppiato vent’anni dopo – quando ci fu la scoperta delle MKUltra Papers – ha poi costretto il Governo USA a rifondere con milioni di dollari le vittime ed i loro eredi.

Le tecniche usate nel corso di MKUltra tendevano in definitiva a “distaccare” l’Io delle vittime – sovente ignare di fare parte di un”esperimento scientifico”.

Tali tecniche erano basate sia sull’uso della deprivazione sensoriale, che su quello di sostanze chimiche  o di strumenti di natura elettromagnetica atti ad alterare il comportamento.

Non sono però mancate indagini innominabili sulla “soglia del dolore” che avrebbero, nel corso degli anni, riempito di dolore le celle di tortura di paesi “amici” o meno come Grecia, Turchia, Brasile, Uruguay, Egitto, Israele, Argentina, Iran, Siria, Cile ecc. con il pretesto della “lotta anticomunista”. Va detto che esperimenti simili sono stati condotti, sia pure in modo più sporadico, anche dall’altra parte della Cortina di Ferro come strumenti di “lotta antimperialista”).

Fra i vari sviluppi della “guerra psicologica”, una parte della quale sarebbe sfociata in una vera e propria “guerra occulta” – si pensi alla tecnica “militare” del remote viewing,  particolare importanza per l’uso politico e sociale che ne fu fatto- rivestì la scoperta degli effetti dell‘ “acido lisergico” (LSD).

Questo potentissimo allucinogeno fu il mezzo, contemporaneamente palese ed occulto che il mondo della intelligence utilizzò per deviare in modo decisivo la possibilità di crescita spirituale che il movimento della controcultura nato sull’onda della lotta alla guerra nel Vietnam e della “scoperta di se” fra il 1962 ed il 1970 avrebbe potuto portare all’interno della società USA.

(Si ricordi che il “profeta dell’LSD” Timothy Leary era nel libro-paga della stazione CIA newyorchese….)

 

ASSASSINI POLITICI IN USA.

Nell’arco di tempo che va dal 1963 al 1980 diverse pallottole omicide stroncano la possibilità che la “migliore America” possa in qualche modo prendere il sopravvento sul mondo dell’affarismo politico e finanziario , legato al complesso militare-industriale da un lato e alla criminalità organizzata dall’altra, ma comunque prono ai disegni di “potenza” delle Logge e del loro progetto di asservimento dell’umano ai poteri delle Forze Luciferiche, Ahrimaniche ed Asuriche.

John Fitzgerald Kennedy, Robert Kennedy, Martin Luther King, John Lennon, soccombono sotto i colpi di assassini tutti mentalmente “eterodiretti” e tutti agenti per assecondare i disegni politici del vecchio “GOP” (Great Old Party) il Partito repubblicano americano, che, sul piano esteriormente politico, appare il diretto emissario-non certo esclusivo- di quelle “famiglie occultiste” di cui abbiamo in precedenza fornito alcuni connotati d’identificazione.

Non si meravigli il lettore di trovare il nome del chitarrista dei Beatles accanto a quello dei Kennedy e, anche di non vedere citato il parzialmente fallito attentato a Reagan.

John Lennon fu ucciso dal”posseduto” Chapman (lo stralunato assassino del Beatle sarebbe in seguito stato sottoposto addirittura a veri e propri esorcismi) per il fondato timore che- una volta ottenuta la cittadinanza USA- potesse diventare il fulcro politico ed il propulsore di una rinascita del movimento pacifista ed antirepubblicano USA.

Quanto ai “casi JFK e RK” vengono sottolineati alcuni aspetti particolari, senza avere la pretesa di poter dire qualcosa di definitivo su tragedie che, se chiarissime sotto il significato di fondo di spietati mezzi per alterare in senso favorevole agli Ostacolatori il corso della storia, lo sono molto meno sul piano puntuale e particolare della decifrazione dei singoli fatti.

Vanno  messi in luce altre “coincidenze significative” relative agli esecutori materiali dei delitti politici che hanno cambiato la storia del secolo: ad esempio Shiran Shiran, assassino di RK era totalmente “assente” al momento del fatto e si fece arrestare in maniera del tutto docile e quasi “sorridente”.

Shiran era da tempo in “paziente” di un “chiaccherato” (vi è che sostiene che facesse parte della “squadra” del progetto MKUltra) psichiatra contiguo al mondo delle intelligence e una volta in carcere, incapace di ricordare alcunchè, del delitto, tornò alle sue letture preferite: Blavatsky, Besant, Sinnet, parapsicologia ecc.

Ancora: sia Oswald -uno degli assassini di JFK- che l’ “indemoniato” Chapman, killer di Lennon, avevano soggiornato, prima di “armarsi e partire”, a vent’anni di distanza, nel medesimo ospedale psichiatrico delle Isole Hawaii, retto da personaggi vicini al medesimo milieu a cavallo fra intelligence, covert operations e mondo accademico.

Comunque sia, dal 22 Novembre 1963 in poi, camminando sui cadaveri dei Kennedy, di King, di Lennon l’America di Nixon e del Watergate, di Reagan e dello “scandalo Iran-Contra”, del Massone 33° grado Ford e dei Bonesmen Bush padre e figlio, ha preso il potere e lo ha tenuto, in nome delle Logge.

….ED IN ITALIA.

Il nostro Paese ha pagato il suo tributo di sangue al conflitto decennale tra USA ed URSS soprattutto in termine di vittime del terrorismo sponsorizzato dall’asse CIA-NATO.

Suoi legami con certa cultura “esoterizzante”. Non ancora esplorato è il tema della “valenza occulta” delle istituzioni massoniche e paramassoniche che hanno fatto da tramite ed a volte da centro di propulsione della “Strategia della Tensione “ in Italia (Loggia P2 e SuperLoggia di Montecarlo) in quanto sembra che tali strutture utilizzassero il ritualismo massonico come mero paravento formale della loro azione criminale in campo politico-finanziario: è noto come Gelli “disdegnasse” l’eccesso di cerimonie preferendogli la “concretezza” dell’ “azione in campo profano”.

Accanto a questi episodi e con le stigmate del medesimo “centro direzionale operativo” il delitto politico ha peraltro fortemente contribuito a deviare il destino nazionale nella medesima direzione in cui si è avviata la politica americana in seguito agli omicidi dei Kennedy: alludiamo al “caso Moro”, la cui tragica morte è stata seguita dal decennio del malaffare “rampante” del craxismo e, subito dopo, dall’avvento del populismo mediatico e truffaldino incarnato da Silvio Berlusconi, adepto della Loggia P2 (tessera 1816), flebilmente contrastato da avversari in genere privi di qualsiasi idea-forza capace di porsi come veramente alternativa alla comune adorazione del liberismo e del “mercato”: in definitiva della social-darwinista “lotta per l’esistenza” .

Segno ne è che anche le cosiddette “forze antagoniste” cadono sovente preda di logori stilemi marxisteggianti.

Altro segno è la difficoltà di radicare veramente nel nostro paese la cultura ecologista, l’unica “novità” effettiva nel panorama mondiale nel “mercato delle concezioni del mondo”.

 

LA VITTORIA ED IL DECLINO (?) DELL’AMERICA “NEO-CON

Troviamo un intreccio di elementi occulti, politici e finanziari che così si possono riassumere.

1) L’appartenenza al mondo delle “Logge”occulte, oppure a quello delle Massonerie Regolari di tutti o quasi gli elementi della congrega.

2) La proclamata “fedeltà” all’insegnamento del politologo tedesco Leo Strauss  teorico ossessivamente elitario e reazionario, sostanzialmente contiguo- come già osservato in precedenza- al modus operandi delle Logge.

3) L’alleanza col fondamentalismo protestante nordamericano- decisiva sul piano elettorale.

Alleanza peraltro terribilmente pericolosa per la pace nel mondo, dato il riduzionismo semplicista ed aggressivo del linguaggio biblico utilizzato, con un totale rovesciamento dei reali contenuti delle parole del Cristo e con il radicale pervertimento del senso della Sua Presenza sulla Terra.

Si noti come anche quest’ultimo elemento sia non solo funzionale alle modalità operative delle Logge ma anche perfettamente coerente con la loro natura anti-cristica.

Altra alleanza, di natura non solo strumentalmente geopolitica ed ugualmente pericolosa è quella con quella parte dell’intelligence israeliana che funziona come diretta emanazione della destra sionista .

4) L’identità praticamente assoluta fra i vertici neocon ed i potentati finanziari, industriali e militari, prima fra tutte la lobby dei petroli.

Dal punto di vista storico il punto-chiave nella “nascita” della Quarta Guerra Mondiale  sta nel colossale inganno dell’attentato alle Twin Towers , ultima catena di similari episodi (Cuba 1898, Pearl Harbour 1941, Golfo del Tonchino 1964) tipici della “filosofia Skull ‘n Bones” e dei giochi sporchi delle agenzie di intelligence, ma non certo fuori posto nell’universo del para-machiavellismo “straussiano”- ove attentati “terroristi” o “attacchi del nemico” vengono o direttamente organizzati o segretamente “tollerati” allo scopo di “contrattaccare in nome della civiltà”.

Ma ancor più grave è che nel frattempo un colpo terribile sia stato dato alla tradizione del rispetto dei diritti civili ed umani negli USA e nel mondo tipica della cultura che sottintende la Costituzione americana.

Non è solo lo scandalo del Patriot Act o la continua erosione della privacy: c’è anche la legalizzazione della tortura o il suo “appalto” a “paesi terzi”. Si tratta di mostruosità: è semplicemente terribile che una nazione fondata da Europei che fuggivano dagli orrori dell’intolleranza religiosa e politica stia così oggi rinnegando le sue stesse radici storiche e civili.

Per chiudere allora queste note ci si deve augurare che quella “migliore America” che è stata così spesso soffocata dall’azione delle Logge sappia alla fine trovare la sua strada per cominciare a guarire quel “doppio nazionale” che agisce oggi negli USA e nel mondo come quello costituito dal nazionalsocialismo agì a suo tempo nell’Europa Centrale: naturalmente la speranza più forte è che sia la “Scuola di Michele” finalmente attiva socialmente sulla Terra, partendo magari dalle piccole – e talvolta meno piccole comunità già operanti-  a saper indicare la strada che porta alla Tri-articolazione dell’organismo sociale come risposta vera all’offensiva continua delle Forze dell’Ostacolo.

(FONTE: "In nome delle “logge”: retroscena occulti della politica americana" di ANDREA FRANCO -COSCIENZEINRETE.NET).

 

 

 

 

Per un nuovo ordine mondiale.

 

Partitodemocratico.it-Emanuele Fiano-( 26 giugno 2020)- ci dice :

La relazione di Emanuele Fiano alla Direzione del 26 giugno 2020.

 

 Uno sguardo politico che si riprometta oggi di analizzare nel quadro internazionale, il ruolo del nostro paese ed il posizionamento del nostro Partito, non può in alcun modo prescindere da ciò che nel mondo è accaduto in questo 2020. 

Questo non perché la vicenda Covid, abbia rivoluzionato di già gli assetti globali nello scacchiere internazionale, o non perché si siano fermati o riaccesi conflitti locali o regionali in ragione della Pandemia, o neanche perché siano cambiati gli equilibri di forza tra i grandi protagonisti;

quanto piuttosto perché l’umanità intera, ha potuto toccare con mano le molte fragilità che percorrono l’intero globo; fragilità è termine che richiama bisogno di protezione, che se da un lato ricorda il Protezionismo, di cui parleremo, non va assolutamente confuso con questo, quella diposizione umana pretende da noi centralità nel nostro agire, come domanda sociale, a cui rispondere non solo con scelte di tipo assistenziale ovviamente, ma con un modello di sviluppo di crescita complessiva;

fragilità dunque che rischiano di cambiare quegli assetti come in parte sta già avvenendo; fragilità imputabili ai diversi modelli sociali e sanitari, ovvero risultanti dalla resistenza di molti sistemi e leadership alla razionalità scientifica, oppure derivanti dalla percezione concreta della dimensione che il rischio assume nella nostra vita quotidiana, qualora essa non sia improntata, anche, ad una profonda rivisitazione degli stili di vita, dei modelli di sviluppo e delle forme di relazione con l’evoluzione ambientale.

 Dunque possiamo dire che nello scenario mondiale, la forza della Pandemia ha portato alla consapevolezza di una grande fragilità del mondo, ad una grande richiesta di protezione e ad una grande necessità di sviluppo complessivo.

 Questa crisi ha quindi anche una sua dimensione antropologica; l’epidemia che ha minacciato la vita e la salute di miliardi di persone, che ha rivoluzionato le abitudini e lo stile dei rapporti sociali, che ha cambiato non in modo passeggero anche le forme del lavoro e dunque anche in parte la natura e la qualità dei diritti da difendere, muterà in senso permanente le forme del nostro stare nel mondo. E, oltre a questo, la sua dimensione economica è risultata particolare: questa volta, rispetto al 2008 per esempio, la crisi colpisce non già solo la dimensione finanziaria quanto piuttosto proprio l’economia reale, modificando quindi nel concreto modelli di vita personale e delle comunità, da quelle piccole a quelle nazionali e sovranazionali.

Tanto per fare un esempio, non sarebbe infatti forse arrivato questo cambiamento delle politiche economiche europee senza lo scoppio tragico della Pandemia.   Qui una fragilità si è trasformata in forza.

Purtuttavia, vi sono, di fronte a questa drammatica cartina di tornasole globale, a questa registrazione del cambiamento che stiamo attraversando, immani emergenze che disegnano invece aspetti non mutati nello scenario mondiale.

Non sono certamente mutati gli effetti di una globalizzazione economica che ha sì meritatamente salvato dalla povertà masse ingenti di popolazione in questi anni, un miliardo di persone si dice, in specie in alcuni grandi paesi, dato che noi non vogliamo affatto dimenticare, ma il risultato di una crescita affidata alla sola competizione totale, continua a risultare drammatico sia per la crescita della diseguaglianza sociale, che della diseguaglianza per aree geografiche, anche per gli effetti della mancanza di regole globali, come ancora per la spinta al protezionismo di intere nazioni.

Di questo, peraltro, il conflitto commerciale e non solo, tra Usa e Cina è certamente la punta più avanzata e preoccupante.

Nondimeno lo sono le tendenze fortissime di molti paesi europei al protezionismo dei dazi e delle dogane, la resistenza alle storiche novità delle politiche economiche europee, la volontà di riesumare muri e confini fisici e immateriali.

 Possiamo dire anche, quindi, che l’esplosione della Pandemia, ed il suo andamento peculiare, nazione per nazione, sia servita da riscontro del tasso di coincidenza tra livello dei diritti umani e democratici in un paese, e capacità di gestione di grandi emergenze sociali. Ancora adesso mentre ne parliamo, la differente capacità di risposta complessiva di sistemi a Democrazia incerta o a rischio, risulta eloquentemente minore rispetto ai paesi governati in piena democrazia.

Grandi paesi i cui regimi mostrano limiti evidenti e gravissimi nella difesa della democrazia e dei diritti sono oggi messi in ginocchio dalla diffusione endemica nel loro paese. Nuovo spunto per una riflessione generale sullo stato di salute della Democrazia nel mondo, anche alla prova della Pandemia globale che ci ha colpiti.

In generale è sicuramente possibile dire che oltre alla débâcle, drammatica, che attraversano molti singoli paesi, anche diverse istituzioni internazionali e sovranazionali, hanno mostrato i limiti della loro capacità di governo globale. Ma ne parlerò dopo.

Abbiamo consegnato un documento del nostro gruppo di lavoro al Segretario (Piero Fassino, Enzo Amendola, Marina Sereni, Lia Quartapelle, Alessandro Alfieri, Andrea Romano, Brando Benifei, Simona Bonafè, Piero De Luca , Gianni Pittella e Luciano Vecchi), dove per esteso vi sono l’insieme di queste brevi considerazioni.

Aggiungo, che la svolta che l’Europa sta percorrendo e per la quale vorrei ringraziare certamente tutti i membri del nostro Governo che si occupano di politica estera ed in particolare Enzo Amendola e Marina Sereni, nonché ovviamente il Commissario europeo Gentiloni, e anche, certamente per i temi che tratteremo, il Ministro Guerini, il cambiamento storico che essa potrebbe introdurre, rafforzando l’Unione, la sua coesione e la sua prospettiva economica, la sua politica sociale, il suo ruolo di baluardo democratico, possono riaffermarne il ruolo mondiale, di cui il multilateralismo ha grande bisogno.

La nostra posizione, saldamente ancorata all’Alleanza atlantica e al multilateralismo, come ad una visione aperta dei mercati, dell’economia e del libero scambio, tradizionalmente condivisa dai paesi del G8, così come dal complesso dei paesi europei, non è più per molte forze politiche, oggi alla guida o all’opposizione in molti paesi occidentali, la cifra della loro impostazione politica.

Populismo, sovranismo, nazionalismo, egoismo, protezionismo, costituiscono un asse di riferimento politico-culturale, che va dagli Usa di Trump all’Ungheria di Orban, e anche l’Italia che disegnerebbero Salvini e Meloni, qualora al governo, rischierebbe una virata radicale in quella direzione.

Non va per questo sottovalutato il lavoro che dobbiamo contribuire a compiere perché all’interno del PSE e anche dell’Alleanza progressista mondiale, la nostra linea saldamente europeista e per una nuova Europa, divenga quella comune.

 A noi ha fatto molta impressione scoprire come Partiti fratelli, appartenenti al PSE, alla guida di paesi cosiddetti frugali, o comunque esistenti in quei paesi, abbiano assunto le posizioni più ostili alla realizzazione del Recovery Fund.

Il che dimostra che per quei partiti fratelli conti di più l’appartenenza nazionale piuttosto che l’ideale comune europeo. Una contraddizione in seno all’idee di progresso a cui noi apparteniamo.

Più in generale il nostro Partito dovrà favorire un’iniziativa politica affinché il PSE esca dalla pura dimensione federativa per assumere quella di vero e proprio Partito sovranazionale, asse portante di una nuova Europa.

 Ulteriore sforzo andrà fatto, affinché il PSE sia capace di allargare il campo delle proprie alleanze a forze diverse dello schieramento progressista, come gli ambientalisti o altro.

Ho scelto delle parole chiave per sintetizzare i punti salienti delle nostre posizioni.

Per la prima parola, metterei al primo posto della nostra scelta di politica internazionale, che è anche carta d’identità del nostro stare nel mondo, l’idea di una visione multilaterale che serva a rafforzare il profilo del nuovo ordine mondiale a cui aspiriamo.

C’è una necessità straordinaria di una visione globale (vuol dire che-alla fine- vi è uno stato mondiale unico e tutte le nazioni e stati sono spariti.Ndr.)   e multilaterale del nuovo ordine mondiale; particolarismi, nazionalismo e debolezze, come anche quelle che l’Europa ha mostrato purtroppo negli ultimi anni, fino alla svolta di questi mesi, hanno contribuito ad una paralisi di questa visione multilaterale, con una pericolosa tendenza ad un neo bipolarismo tra Usa e Cina, che mostra di per se i suoi limiti, ma che ha in più nella Presidenza Usa, una costante ritrosia ad ogni forma di condivisione mondiale delle scelte.

Non possiamo dimenticare qui la decisione perlomeno annunciata da Trump di sospendere i finanziamenti all’OMS, ( peraltro dopo molte altre parole sugli accordi o sugli organismi internazionali) e anche dopo aver all’inizio sostenuto che OMS faceva allarmismo, l ‘annuncio di Trump che pur se connesso ad una iniziale giusta critica sui ritardi di azione di quella organizzazione e di comunicazione da parte della Cina, porterebbe con sé conseguenze gravi sul piano della condivisione mondiale delle politiche sanitarie.

(L’OMS è una organizzazione corrotta dai versamenti ricevuti da Bill  Gates e dalla BIG PHARMA.Ndr.).

 L’occasione di questo spunto è utile anche per dire la nostra opinione sull’altro gigante mondiale, la Cina:

 Il gigante cinese ha lanciato da anni una offensiva geopolitica nei confronti dell’Europa, all’interno di una sua iniziativa più vasta e volta a modificare l’ordine internazionale in senso più favorevole ai propri interessi nazionali.

Gli strumenti di tale offensiva sono insieme commerciali e politici, ovvero quelli tipici di ogni strategia geopolitica ma che nel caso cinese si tengono insieme in modo molto più stringente e interconnesso.

È una strategia che non va demonizzata, come pretende di fare la destra sovranista in Europa e negli Stati Uniti mettendo in conto la radicalizzazione dello scontro strategico e persino militare con Pechino, ma di cui dobbiamo essere ben consapevoli.

Perché l’obiettivo del regime cinese è anche quello di conquistare il silenzio o la connivenza della comunità internazionale sulle feroci e massicce violazioni dei diritti umani e civili di cui esso è responsabile: all’interno dei confini nazionali cinesi e ovunque arrivi il suo controllo di sicurezza (come nel caso di Hong Kong, dove Pechino sta già violando gli accordi del 1997 ispirati al principio ‘un paese, due sistemi”).

Il nostro impegno, sulla base del valore universale che riconosciamo al tema dei diritti umani e guardando all’obiettivo di preservare il dialogo commerciale e politico con Pechino senza alcuna subalternità ai suoi disegni strategici, dev’essere quello di impegnare la potenza cinese sul piano multilaterale a tutti i livelli.

Diversamente dalla strategia conflittuale della destra sovranista (che fa gli interessi del popolo e non di un solo partito. Ndr.) , è solo l’ingaggio multilaterale con la Cina che rende possibile sia difendere l’autonomia culturale e politica dell’Europa sia lavorare per ottenere miglioramenti concreti nel rispetto dei diritti umani e civili all’interno dei confini cinesi e nelle aree sottoposte ai suoi strumenti di sicurezza.

E’ chiaro, tornando alla visione multilaterale (solo uno stato sovrano può essere multilateralista.Ndr.) , che non potrà esserci nessuna ripresa senza una grande spinta alla cooperazione internazionale e all’integrazione, aumentando risorse e compiti delle istituzioni internazionali, coordinando le attività nel campo sanitario, della ricerca medica, della prevenzione e della cura, condividendo risultati e rimedi, sostenendo la mobilità globale delle persone, delle merci e della conoscenza.

Pensate al vaccino di Oxford, come emblema di questa visione, sviluppato in Italia e Gran Bretagna, prodotto dall’azienda anglo-olandese AstraZeneca e distribuita dall’indiana Serum.(E tutto per far arricchire sempre più Bill Gates e BIG PHARMA.Ndr).

 Detto questo sicuramente le culture e le organizzazioni internazionaliste hanno mostrato anche i loro difetti, così come l’ONU mostra i suoi limiti, cosi come altri organismi regionali come la Lega Araba o il Nafta sembrano paralizzati da tensioni e conflitti.

Si è parlato negli ultimi anni, in alcune sedi, di fronte alla crescita delle pulsioni isolazioniste, di fine della globalizzazione; a me non pare affatto, credo invece che la sfida che ci attende sia quella di dare una guida democratica e condivisa alla globalizzazione, un ordine al mondo globale, in una direzione di salvaguardia del multilateralismo, come italiani e come europei.

C’è una parola chiave nella tradizione di sinistra  (la  “politica globalista” del globalismo  non ammette -nel suo  futuro di  uno “stato unico dittatoriale”- ne una  sinistra  e ne una destra , ma al comando vi dovrà essere solo l’élite straricca dell’ 1 % della popolazione soggetta .Ndr)   della politica internazionale, questa parola è pace, è la seconda parola, la tradizione della sinistra e dei riformismi a cui noi apparteniamo ha sempre frequentato questo termine come stella polare.

 La pace è sviluppo, promozione dei diritti, dignità della persona umana, regola di convivenza, giustizia, e benessere. La pace richiede strategie globali. Non può essere solo enunciata.

 

Il mondo, anche quello più vicino a noi conosce invece continui conflitti, conflitti irrisolti, nuovi conflitti, secondo Acled dall’inizio dell’anno abbiamo avuto 46675 eventi di scontro militare e non nel mondo, con 52898 morti, in diminuzione del 28% rispetto all’anno scorso.

 In un anno 110.000 eventi e 129.000 morti. Se guardate la cartina dei conflitti in corso, vedrete esclusi dalla mappatura l’Europa, a parte la Grecia, e il continente nord americano, nonché la Cina.

 Se guardo dunque quella carta, nella quale l’Europa è bianca, ho la dimostrazione lampante che la fondazione dell’Unione europea ha garantito ai suoi paesi, pace e prosperità, e dunque che il ruolo storico di cooperazione ed integrazione viene confermato dalla storia, non il contrario.

Noi crediamo che solo il negoziato, il compromesso, il dialogo tra nemici, possano garantire questo valore, che va difeso anche prendendo parte come l’Italia fa con i propri militari e con le forme di cooperazione alle operazioni di peacekeeping e peace-enforcing guidate dalle istituzioni internazionali, e dall’ONU.

Noi mettiamo nel nostro impegno per la pace tutto quello che riguarda lo sviluppo personale e collettivo dell’essere umano, ciò significa investire nello sviluppo globale e locale, garantire crescita, accessibilità, opportunità, istruzione, tutto questo significa lavorare per la pace.

Quando dico dialogo con il nemico, intendo un valore molto chiaramente esplicitato dallo scrittore israeliano Amos Oz. Perché la pace, ad ogni angolo del mondo si fa solo con il nemico, con l’amico è inutile. Per questo noi dobbiamo recuperare l’idea di compromesso, come enunciava Oz come valore positivo, fondante.

Per lo scopo della pace noi dobbiamo promuovere uno sviluppo umano che consenta ad ogni donna e uomo di vivere nella dignità nel rispetto dei suoi diritti e delle sue aspirazioni.

Sostenere lo sviluppo economico e sociale dei Paesi che lottano per uscire dalla marginalità. Asserire con forza che ogni uomo e ogni donna sono titolari di diritti irrinunciabili e inalienabili.

Il mondo vive di una pluralità di identità, culture, tradizioni, religioni che devono essere riconosciute e rispettate e le loro specificità non possono, mai, essere invocate o utilizzate per violare o voler annientare la specificità dell’altro, o per giustificare violazioni di diritti che appartengono ad ogni persona in ogni luogo del mondo.

Vuol dire allora che noi possiamo accettare qualsiasi forma di pensiero?

No, ovviamente, il perseguimento della pace, significa ovviamente anche combattere ogni forma di discriminazione, violenta o meno, di razzismo, di ideologia della separazione e della superiorità razziale, etnica o religiosa, e per l’affermarsi della difesa della libertà secondo le regole consolidate della Democrazia liberale (che non può esistere in un “Stato unico globale”.Ndr.)

 Lo ribadisco qui, perché la crisi di fiducia nella Democrazia, che indico come terza parola, liberale, guida purtroppo oggi grandi paesi del mondo, e l’appello alla Democrazia illiberale, e in alcuni casi anche a forme pericolose di democrazia diretta,  e dunque ad un restringimento degli strumenti della rappresentanza, della libera espressione del pensiero, della partecipazione popolare delegata, va diffondendosi, purtroppo, come dimostrano le note affermazioni di Vladimir Putin e di Orban per esempio, o la battaglia sull’indipendenza della Magistratura polacca che si sta ancora combattendo proprio alla vigilia di elezioni presidenziali.

Per il mantenimento o il raggiungimento della pace serve però anche e sempre, come dicevamo prima, la battaglia per una guida democratica alla globalizzazione, dunque, visione multilaterale, pace, democrazia e diritti, sono ovviamente legati, ed è questa la strada che contrasta anche la vena di chi vorrebbe assenza di regole comuni, ovvero il protezionismo puro e semplice;

per questo, noi con convinzione, appoggiamo la strada che la comunità internazionale ha per esempio intrapreso con il Protocollo di Kyoto e gli Accordi di Parigi per affrontare il climate change;

con il Tribunale Penale Internazionale per perseguire genocidi e gravi violazioni dei diritti umani;

con il Trattato di non proliferazione nucleare per  fermare la corsa al riarmo; con i Trattati di Libero Scambio – come gli accordi negoziati dalla UE con Giappone, Canada, Mercosul – per evitare guerre commerciali e neo-protezionismi. Nella stessa direzione è indispensabile oggi riformare e potenziare le istituzioni dedicate a grandi questioni globali: l’Organizzazione mondiale del Commercio (WTO/OMC) per garantire regole e standard omogenei, per assicurare mercati aperti e pari accessibilità, per contrastare ogni forma di sleale concorrenza; l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) per una tempestiva prevezione e lotta alle pandemie; l’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO/OIT) per una effettiva applicazione delle Convenzioni a tutela dei diritti del lavoro e contro le troppe forme di dumping sociale.

 Non posso però non dire qui, che ogni organismo di governo mondiale necessita con evidenza di una riforma significativa del proprio funzionamento istituzionale. Penso all’ONU, alle sue agenzie, al Consiglio di Sicurezza, e anche alle grandi agenzie di controllo economico come FMI e Banca Mondiale che necessitano di essere investite di un più chiaro e trasparente mandato orientato allo sviluppo nel senso indicato prima.

C’è purtroppo una quarta parola che va ricordata per articolare il nostro sguardo. Guerra.

 Vicino a noi l’instabile mediterraneo allargato, continua ad offrire purtroppo al mondo focolai pericolosi di guerra.

Mentre nuovi protagonisti si sono ormai insediati con forza nel quadrante, come Russia e Turchia.

 Il conflitto in Siria di questi anni ha colpito più di metà della popolazione, altrettanto si può dire per il conflitto in corso nello Yemen, parimenti terribile con maggiori implicazioni dirette per l’Italia il conflitto in Libia, ma uscendo dal Mediterraneo e rimanendo vicino all’Europa non possiamo dimenticare lo scontro Russia/Ucraina, così come anche la minacciosa Iran sempre pronta ad annunciare la volontà di annientamento di Israele, cosi come l’irrisolto conflitto Israelo-Palestinese. (qui permettetemi una nota personale io rimarrò sempre fedele alla storica formula cara agli accordi di Oslo di due stati per due popoli, e due democrazie, con la linea del compromesso situata nello scambio di territori in cambio di sicurezza, il mutuo riconoscimento dei due diritti statuali e la rinuncia ad ogni forma di violenza, nella consapevolezza che in quel territorio si scontrano due diritti e non un diritto ed un torto).

 

Le guerre civili, le instabilità politiche, che scuotono Mediterraneo e Medio Oriente chiamano l’Europa ma anche noi direttamente, ad assumere un attivo ruolo di pace.

Per quanto riguarda la situazione in Libia noi dobbiamo affermare che

– non esiste una soluzione militare alla crisi libica che solo potrà trovare soluzione con gli strumenti del negoziato politico tra tutte le componenti della società libica.

– l’Italia si riconosce nelle deliberazioni delle Nazioni Unite e sostiene l’attività dei suoi inviati per una soluzione politica della crisi.

– l’Italia sostiene il Governo nazionale presieduto dal Primo ministro Serraj, unico esecutivo riconosciuto dalle Nazioni Unite.

– pieno sostegno deve essere assicurato alla missione europea Irini incaricata di garantire il rispetto dell’embargo sulla fornitura di armi e strumenti bellici.

– l’assistenza alla Guardia costiera libica deve essere finalizzata alla formazione del personale in funzione del contrasto al traffico di esseri umani, nel rispetto dei diritti umani e delle Convenzioni internazionali, e in coordinamento con le stesse attività in materia affidate alla missione europea Irini.

– In questa direzione, preso atto della disponibilità del Governo libico di accordo nazionale e della possibilità di avviare il negoziato il prossimo 2 luglio, e anche alla luce delle mutate condizioni sul terreno, è per noi non rinviabile la modifica del relativo Memorandum d’intesa stipulato tra Italia e Libia nel 2017.

– è aspetto imprescindibile il rispetto dei diritti umani verso profughi e migranti presenti in Libia e per questo i centri legali di permanenza devono essere aperti al controllo dell’Unhcr e dell’Oim e I centri illegali devono essere smantellati.

– corridoi umanitari vanno attivati immediatamente, con la collaborazione della UE, per l’evacuazione e l’accoglienza di donne e bambini oggi trattenuti nei centri di permanenza.

– va sostenuta ogni iniziativa utile ad alleviare le sofferenze della popolazione civile, come lo sminamento di edifici civili e del territorio a cui l’Italia è pronta a concorrere.

– l’azione di ONG e organizzazioni umanitarie va riconosciuta come preziosa per il salvataggio di vite umane, superando atteggiamenti e misure di profilo puramente punitivo.

 

Per questo chiediamo al Governo di agire nei rapporti bilaterali, nelle sedi multilaterali e nell’Unione Europea sulla base degli obiettivi sopraindicati.

E dobbiamo altresì, in generale, dichiararci contrari ad atti unilaterali che precludano una soluzione negoziata e condivisa del conflitto israelo-palestinese; sostenere i movimenti di società civile che, dal Libano al Sudan all’Algeria, rivendicano diritti e rigenerazione democratica; promuovere pacificazione e stabilizzazione nel Corno d’Africa; dare stabilità all’Irak e alla sua struttura plurinazionale e plurireligiosa.

Questi Conflitti e queste criticità richiedono il rilancio di una strategia euromediterranea che offra ai Paesi del bacino sistemi preferenziali negli scambi commerciali, promozione di investimenti, sostegno alla implementazione di politiche sociali, accompagnamento nel rinnovamento delle istituzioni democratiche e dello stato di diritto.

 E una politica condivisa dei flussi migratori.

In questo ambito va anche inserita la nostra relazione con l’Egitto per il quale tema abbiamo proposto alla Direzione il seguente OdG.

Il Partito Democratico, ribadendo che:

• la difesa dei diritti umani in ogni luogo del mondo fa parte indissolubile della nostra identità politica e dei principi base della nostra visione del mondo.

• primaria e irrinunciabile è la ricerca della verità sulla morte di Giulio Regeni.

• altrettanto improrogabile è la scarcerazione di Patrick Zaki.

• l’Egitto non può sottrarsi alla responsabilità di accertare la verità giudiziaria sull’omicidio di Giulio Regeni e per questo serve un deciso cambio di passo nella collaborazione da parte delle autorità egiziane.

 L’Italia ha sin dal primo momento subordinato ogni passo in avanti sul terreno politico diplomatico ad altrettanti passi fatti sul terreno della collaborazione giudiziaria per individuare e colpire i colpevoli.

 Purtroppo con il precedente governo non c’ è stato nessun passo in avanti.

• la ricerca della verità è responsabilità di tutti gli attori che possono contribuire a fare luce sull’omicidio di Giulio Regeni, compreso il governo britannico.

• imprescindibile è la ripresa immediata della collaborazione giudiziaria da parte dell’Egitto, implementando le rogatorie internazionali per dar corso agli interrogatori oltre ad ogni altro atto utile all’accertamento dei responsabili dell’omicidio di Giulio Regeni ed al loro possibile giudizio in un regolare processo a partire dall’incontro tra le procure che avverrà il prossimo 1 Luglio.

Il rapporto con il Governo di Al Sisi rientra in un quadro più generale di relazioni con l’Egitto, Paese che gioca un ruolo di stabilizzazione del Mediterraneo Orientale, nel contrasto al terrorismo, nelle politiche migratorie ed energetiche.

Noi non rinunceremo mai a qualsiasi atto utile alla consegna dei responsabili dell’omicidio di Giulio Regeni alla giustizia.

– il rispetto dei diritti umani è valore fondativo dell’Unione Europea che deve considerare proprio obiettivo l’accertamento della verità sul caso Regeni.

– impegna il Governo italiano ad attivarsi con la massima attenzione possibile, anche attraverso il coinvolgimento della UE, per ottenere immediatamente atti concreti per l’accertamento della verità sull’omicidio di Giulio Regeni e la consegna dei suoi responsabili alla giustizia.

– impegna il PD a discutere con la maggioranza e il governo la possibile sospensione degli accordi di fornitura militare in assenza di risposte immediate e concrete sull’uccisione di Giulio Regeni.

(Emanuele Fiano, Francesco Verducci, Anna Ascani, Nicola Oddati, Alessandro Alfieri, Debora Serracchiani, Maurizio Martina, Mapi Pizzolante, Giuditta Pini).

La proiezione mediterranea deve saldarsi ad una innovativa attenzione all’Africa, che a fine secolo raggiungerà 4 miliardi di abitanti: il loro destino è una delle grandi sfide del XXI secolo, resa ben evidente dell’attenzione che Cina, India, Turchia, Brasile, Arabia Saudita e altri players dedicano al continente.

Ad un’Africa percorsa da dinamiche di segno opposto – paesi ricchi di materie prime con alti tassi di crescita e aree afflitte da fame, malattie endemiche, degrado ambientale – l’Europa può offrire non solo i necessari investimenti infrastrutturali, ma anche bisogni altrettanto essenziali: strutture educative per una immensa popolazione giovanile; servizi sanitari e sociali, in primo luogo per infanzia e donne; promozione di sistemi democratici stabili, apparati pubblici affidabili, diritti civili e umani oggi spesso negati o oppressi; sostegno a processi di cooperazione e integrazione regionali.

Così come un Migration Compact Euro-Africano, promosso da Unione Europea e Unione Africana, e accordi bilaterali tra paesi europei e paesi africani, costituirebbero strumenti preziosi per una gestione condivisa dei flussi migratori e per un efficace contrasto al traffico di esseri.

Europa, Mediterraneo e Africa sono sempre più un unico cosmo investito da problemi comuni e da interessi comuni che richiedono soluzioni comuni. A ciò deve dare concretezza e visibilità un forte rafforzamento delle relazioni tra Unione Europea e Unione Africana e una più rapida implementazione dell’Africa Plan lanciato dalla UE.

Una forma di conflitto particolarmente difficile da contrastare è quello asimmetrico legato al terrorismo di matrice jihadista, alla vicenda del Daesh o Isis, più in generale ad una riflessione sul rapporto tra Europa e mondo arabo-islamico, o tra occidente e mondo arabo-islamico, riflessione alla quale non voglio sfuggire, ma che volentieri trattare  in una sessione specifica. Non penso di poter oggi trattare un argomento di tale portata anche se non penso si possa omettere un ragionamento  su questo nel nostro Partito.

Quinta parola: Europa.

Noi siamo già, coerentemente e coscientemente dentro una nuova fase dell’Europa. Ce lo dicono i risultati già raggiunti in questi mesi di trattative per gli strumenti comuni di risposta alla crisi del Covid e quelli per i quali stiamo lavorando.

Alle spalle abbiamo un cammino di integrazione che ha consentito di realizzare traguardi economici, sociali e politici che nessuna nazione da sola avrebbe potuto realizzare.

L’integrazione europea ci ha consentito i traguardi di cui abbiamo parlato, altrimenti irraggiungibili.

Senza l’euro – la seconda moneta del pianeta, utilizzata da 330 milioni di cittadini di diciannove nazioni – e senza le politiche della Bce le economie dei paesi più fragili, tra cui l’Italia, sarebbero state via via inesorabilmente erose nella loro qualità e solidità dalle svalutazioni competitive.

Ci sono molte cose di cui andare orgogliosi e che dobbiamo rivendicare ogni qualvolta ci viene offerto il miraggio di un neonazionalismo miracoloso. Dobbiamo essere orgogliosi degli accordi di Schengen, di norme comunitarie che pongono l’Europa all’avanguardia nelle politiche ambientali, nel contrasto al climate change, nella promozione delle energie rinnovabili e nella valorizzazione delle biodiversità, dei fondi strutturali hanno consentito a Regioni e a Comuni investimenti e coesione sociale, di Erasmus ha reso 9 milioni di ragazzi protagonisti della costruzione di una comune identità.

Della cultura democratica europea è il principale bastione di tutela dei diritti civili e umani e per il loro rispetto nei  troppi luoghi dove sono negati e repressi.

Sono risultati straordinari che tuttavia non corrispondono all’immagine che della UE ha una parte dei cittadini europei.

Una percezione negativa di tipo simile, che questo continente ha già conosciuto, quando la frustrazione di masse ingenti di europei, la loro paura del futuro, la rabbia per la loro condizione li convinse a seguire pericolosi pifferai magici criminali.

 Oggi quella percezione è di nuovo legata alla misura della propria condizione materiale, alla ristrettezza del proprio orizzonte, alla fragilità dei propri diritti, legati anche alla rigidità delle politiche finanziarie e di bilancio dell’Unione vissute come causa di bassa crescita e riduzione di lavoro, consentendo a partiti populisti e movimenti antieuropei di accrescere i loro consensi facendo della lotta all’integrazione europea la loro principale bandiera.

Noi sappiamo che non è cosi, ma questo è lo sfondo. Che spiega buona parte del successo dei populismi nazionalistici. Oggi e sempre.

Dalle sue difficoltà l’Unione Europea non uscirà con meno Europa, ma soltanto con un rilancio in avanti delle politiche di integrazione e un cambio di passo radicale e visibile.

Dopo l’Europa dei Trattati di Roma, dopo l’Europa di Maastricht e dell’euro, serve una “terza fase costituente” dell’Unione Europea ( Stati uniti d’Europa ed elezione diretta del Presidente, da proporre al PSE) che realizzi un salto di qualità nella integrazione, dia all’Unione un suo profilo sovrano, accresca tempestività e efficacia delle sue politiche, conquisti consenso e fiducia dei cittadini. Un salto di qualità che investa ogni aspetto della vita della UE:

 coesione e solidarietà siano pietra angolare di ogni azione europea.

Alla centralità degli equilibri di bilancio si sostituisca una politica economica espansiva che promuova investimenti, crei lavoro, riconosca flessibilità finanziaria, allenti vincoli stabiliti in contesti passati.

Uuna vera Unione Economica: a euro e mercato unico si accompagnino l’armonizzazione delle politiche fiscali e delle regole di investimento, una vera unione bancaria, una politica europea della ricerca e dell’innovazione tecnologica, un grande piano di modernizzazione infrastrutturale nei trasporti, nell’energia, nel digitale, impegnativi programmi europei di formazione.

La riconversione ecologica della produzione e dei consumi costituisca l’asse centrale di un nuovo modello di sviluppo green, sostenibile e equo

L’UE disponga di “risorse proprie”, attinte non solo da un più alto contributo dei paesi membri al bilancio comunitario, ma anche da forme di fiscalità – carbon tax, una web tax, prelievi sulle transazioni finanziarie transnazionali e sulle attività svolte nei paradisi fiscali – e ricorrendo al mercato dei capitali con l’emissione di eurobond finalizzati a finanziare precisi programmi di investimento in Green economy, alta formazione, infrastrutture strategiche, intelligenza artificiale.

Gli effetti recessivi di Covid19 siano affrontati con uno sforzo finanziario straordinario, rafforzando ulteriormente i poteri di iniziativa della BCE e della BEI, utilizzando i Fondi MES senza condizionalita’ e dando vita ad un Recovery Fund dotato di una ampia disponibilità finanziaria.

Ppromozione di biodiversità, valorizzazione della tipicità dei prodotti, tutela della fertilità e rinnovabilità delle colture caratterizzino la politica agricola comune.

Si dia centralità al pilastro sociale e ai Fondi strutturali si accompagnino strumenti di tutela del lavoro – come Sure – e armonizzazione delle politiche sanitarie, di assistenza sociale e di sostegno a famiglie e persone fragili.

L’Europa sia all’avanguardia nella ricerca scientifica, nell’innovazione tecnologica e nelle nuove frontiere dell’intelligenza artificiale.

La libera circolazione solleciti l’adozione di norme comuni sui diritti di cittadinanza.

L’immigrazione non può essere affidato soltanto alle singole politiche nazionali e si adottino comuni politiche di asilo, accoglienza e integrazione e si armonizzino le politiche nazionali in materia di cittadinanza e diritti.

Una effettiva Politica Estera e di Sicurezza Comune, rafforzando il ruolo dell’Alto Rappresentante, superando il vincolo dell’ unanimita’, parlando con una sola voce e agendo con una sola mano per essere attore globale e promotore di pace, soluzioni negoziate ai conflitti, cooperazione economica e sociale, stabilità e sicurezza.

 

Una Politica comune di Difesa, con la progressiva integrazione dei sistemi logistici, degli apparati militari, dell’industria degli armamenti e dello spazio.

Alle sfide della competizione globale si risponda con una politica commerciale europea – peraltro già oggi comunitarizzata – che contribuisca a scambi e mercati effettivamente aperti e con standard e accessibilità equivalenti.

Non meno decisivo è superare la lontananza, e talora la estraneità, dei cittadini, con riforme delle istituzioni europee attraverso relazione permanenti e strutturate tra Parlamenti nazionali e Parlamento Europeo, l’elezione diretta da parte dei cittadini del Presidente della Commissione, l’unificazione in un’unica figura di Presidente della Commissione e Presidente del Consiglio Europeo, la presentazione agli elettori di liste europee transnazionali.

Ineludibile è affrontare il nodo della sovranità europea, riducendo la inter-governatività a vantaggio di una maggiore comunitarizzazione e di un ruolo autonomo della Commissione e di piena valorizzazione del Parlamento Europeo.

Un’Unione più tempestiva ed efficace impone una visibile riforma dei suoi meccanismi di decisione – superando il vincolo dell’unanimità -, una riduzione di prescrizioni normative e apparati burocratici, una semplificazione di procedure e un’effettiva attuazione dei principi di sussidiarietà’.

L’Eurozona è oggi lo spazio economico e politico per un deciso salto in avanti nella messa in comune di politiche strategiche, dotandolo di organi – quali un ministro europeo dell’Economia – che diano sostanza a politiche comuni e integrate. L’Eurozona sia il primo ampio e forte nucleo di un’Unione Europea che progredisca nella sua unità politica – aperta anche a successive adesioni – e mantenga all’orizzonte la prospettiva federale.

Infine, si impone secondo me, una riflessione su di un’ultima parola, Occidente.

Non devo chiarirvi che l’Italia è saldamente radicata nell’Occidente e nei suoi valori di libertà, democrazia, giustizia e nel rapporto transatlantico da più di sessant’anni rappresenta il pilastro fondamentale della comune identità occidentale.

Agli Stati Uniti e al Canada ci legano vincoli profondi: la presenza di forti e riconosciute comunità di origine italiana; il sacrificio di migliaia di ragazzi caduti in Europa per la nostra libertà; la comune appartenenza alla NATO, presidio essenziale della libertà e della sicurezza europea; la comune responsabilità, come membri del G7, di assumere insieme politiche concertate per una globalizzazione regolata; l’impegno a ridefinire strategie per far fronte a nuove sfide: il terrorismo, la cybersecurity, gli armamenti spaziali, l’emergenza energetica, i conflitti commerciali.

Nonostante l’amministrazione Trump ricorra a barriere protezionistiche, guardi all’Unione Europeo come un concorrente più che come un alleato, manifesti disinteresse verso la NATO, gli Stati Uniti restano partner economico e politico essenziale.

Così come strategici sono i rapporti di collaborazione in campo scientifico, nella ricerca, nelle nuove frontiere della tecnologia.

Un mondo libero e giusto ha bisogno di un’America democratica, che rifugga dalla tentazione di esercitare una leadership solitaria per essere invece attore di politiche di cooperazione e di impegno multilaterale. E l’Italia vuole essere in ciò un sicuro e leale alleato.

Saldi e intensi sono i rapporti con il Canada, la cui multiculturalità consente intensi rapporti economici, culturali e politici, resi oggi più solidi dall’Accordo di Libero Scambio sottoscritto con l’Unione Europea, che offre nuove e maggiori opportunità di interscambio e maggiori tutele alle esportazioni e agli investimenti italiani nel Paese.

Questa nostra stabile ed insostituibile appartenenza non ci deve impedire una riflessione sui limiti dell’azione dell’Occidente nei confronti del mondo.

 E’ del ruolo dell’Occidente che vorrei parlarvi, c’è un tema di crisi dell’egemonia dell’Occidente di cui bisognerebbe parlare, pur nella saldezza della nostra appartenenza., poco più di un secolo fa l’Europa rappresentava il 25% della popolazione mondiale, oggi meno del 10. Verso il 7%.

Verso il 2050 Europa Usa e Canada varranno il 12% della popolazione mondiale, l’Asia il 60%, l’Africa il 20%.

La nostra età media si avvicina ai 44 anni, in Asia 30, in Africa 19. Nel 1980 la ricchezza del G7 era pari al alla metà della ricchezza con tutti paesi europei del 65%.

Oggi vale la meta e la Cina è passata dal 2 al 20%.

Il rischio più grave che io vedo è che l’Occidente viva una vecchiaia ingenerosa e chiusa per cercare di riaffermare la propria potenza senza riuscirci. 

Così sarebbe se rinunciassimo ai nostri valori, il mondo occidentale deve fare i conti con le nuove forze in campo in una realtà nella quale non avremo più un ruolo dominante rilanciando democrazia ,libertà ,diritti, dobbiamo essere noi a civilizzare la globalizzazione. Lavorando per una guida democratica del nuovo ordine mondiale.

 

 

 

 

LA7 SVELA IL MOTIVO DELLA GUERRA IN UCRAINA

NOTIZIE

By Massimo Cascone On 27 Febbraio 2022  16,196

in onda la7 kiev nuovo ordine mondiale1

AVVISO PER I LETTORI: ComeDonChisciotte continua a subire la censura delle multinazionali del web: Facebook ha chiuso definitivamente la nostra pagina a dicembre 2021, Youtube ha sospeso il nostro canale per 4 volte nell'ultimo anno, Twitter ci ha sospeso il profilo una volta e mandato ulteriori avvertimenti di sospensione definitiva. Per adesso sembra che Telegram non segua le stesse logiche dei colossi Big Tech, per cui abbiamo deciso di aprire i nostri canali e gruppi. Per restare aggiornato su tutti gli ultimi nostri articoli iscriviti al nostro canale "Ultime Notizie".

Nonostante il titolo possa sembrare il giusto riconoscimento al lavoro svolto dai colleghi giornalisti di La7, in realtà, ciò su cui voglio canalizzare la vostra attenzione, cari lettori, è la scritta che è apparsa in diretta ieri sera durante il programma In Onda, condotto da Concita De Gregorio e David Parenzo.

 

Mentre il succube Parenzo sponsorizzava le forniture di GNL dall’America, ricordando come gli USA non devono solo combattere il Cremlino ma anche tener conto delle esigenze degli alleati, e il riesumato Tremonti blaterava parole inutili su Putin e sul rapporto che in passato c’era stato tra l’oligarca russo e all’ora Presidente del Consiglio Berlusconi, sovrimpressione era presente una scritta che chiarifica, al di là di tutte le parole vomitate dagli opinioniti in questi giorni, il motivo della guerra:

 

“A KIEV SI COMBATTE PER

IL NUOVO ORDINE MONDIALE”.

Comedonchisciotte.org- Massimo Cascone - (27-2-2022)-ci dice :

 

La7 ,a  kiev si combatte per il” nuovo ordine mondiale”.

Ecco allora crollare tutto il castello di chiacchiere.

Non c’è nessun popolo (ucraino) da dover difendere dall’avanzata dell’orso russo, non c’è nessuna democrazia da dover tutelare, nessun diritto da dover far rispettare. C’è soltanto la necessità da parte degli Stati Uniti di evitare che qualcuno possa nuovamente mettere in discussione il mondo unipolare a stelle e strisce.

Come abbiamo anche analizzato in una delle ultime puntate di Sancho, il mondo che si sta costruendo è troppo piccolo per più superpotenze ma troppo grande per essere egemonizzato da solo una di esse.

 USA, Cina, Russia e in secondo piano Europa e India sono oggi sono alla ricerca di nuovi equilibri per sopravvivere ai cambiamenti.

L’America oggi non vuole accettare di non essere più colei che tutto muove, mentre la Russia vuole riaffermarsi definitivamente nello scacchiere internazionale.

Ecco cosa sta succedendo a Kiev, si sta combattendo per un nuovo ordine geopolitico globalista o sovranista identitario.

(Massimo A. Cascone, 27.02.2022).

Commenti

Post popolari in questo blog

Quale futuro per il mondo?

Co2 per produrre alimenti.

Caos e dazi.