“GUAI” ALL’ITALIA DAL 2022
“GUAI” ALL’ITALIA DAL 2022 al …
Dugin:
povera Italia, sottomessa.
Ma il
“risveglio” vincerà.
Libreidee.org-
Alexander Dugin- (18/2/2022)- ci dice :
Il
Grande Reset è la reazione disperata dei globalisti che vedono come il mondo stia
diventando multipolare.
Questo progetto, nonostante la contrarietà
della maggior parte dei popoli del globo, vuole arrivare al suo obiettivo
puntando molto anche sulla pandemia.
Il Grande Reset arriva dai primi anni 2000, quando i
globalisti hanno cominciato a sentire la perdita della loro forza e dunque
hanno cercato e cercano in tutti i modi di recuperare una situazione positiva
per loro.
Ad
esempio, l’élite liberal (Dem Usa) ha imposto lo stato di emergenza per
recuperare il potere sulla mente delle persone, in quanto sempre più esseri
umani si stanno allontanando dal disegno globalista.
L’élite liberal(Dem Usa), nonostante si sia
dimostrata incapace di gestire l’emergenza Covid, vuole comunque usare questa
cosa (e lo stato di emergenza) per rimanere ai vertici.
Tutto
questo sembra piuttosto una “agonia liberal (Dem Usa)” e personalmente penso
che il Grande Reset sia affogato.
Questo
anche perché, se le restrizioni occidentali e lo stato di emergenza sono usate
dall’élite liberal straricca per
mantenere il potere e per difendere il globalismo, la Russia e la Cina hanno
dimostrato che delle giuste misure di contenimento del virus possono essere
usate però solamente per i propri interessi sovrani (contrari al globalismo):
misure simili ma con visioni diverse.
L’Italia è stata la più sfortunata di tutti
perché ha scelto il peggior presidente possibile.
Non
immagino nessuno peggio di Draghi.
Quest’ultimo
non porta nessuna promessa con sé, ma è uno che sta lì per garantire il puro
status quo all’élite liberal.
E
questa è la cosa più spaventosa: non cambiare niente – nelle tendenze di oggi –
è il delitto più grave.
Draghi
incarna perfettamente l’élite liberal(Dem Usa).
Nonostante
il Grande Reset sia sostanzialmente fallito, comunque, è chiaro che alcuni
territori (Stati) siano ancora sotto il controllo dell’élite liberal.
Insieme
ai monopoli tecnocratici che non si sottopongono a nessun potere politico,
hanno usato l’emergenza coronavirus da un lato per mantenersi al potere e
dall’altro per cercare di rafforzare la propria influenza e il loro dominio.
Al
Grande Reset, però, si oppone il Grande Risveglio.
E questa fase, iniziata da poco, si sta sviluppando come una guerra
tra due visioni contrapposte.
In concreto, le popolazioni da un lato e
l’élite liberal (Dem Usa) dall’altro.
Questa
non sarà una guerra tra nazioni, ma una guerra – in Europa ed in tutto il mondo
– tra la
popolazione che è per il Grande Risveglio, e le loro élite che sono per il
Grande Reset.
Se
parliamo del ruolo della Russia in questa guerra civile, essa sarà dalla parte
del Grande Risveglio, anche se i tentacoli del Grande Reset ce li abbiamo
ancora dentro;
ad
esempio, il nostro Gref (Herman Gref, presidente di Sberbank, il principale
gruppo bancario del paese,) sarebbe come il vostro Draghi.
La differenza fondamentale è che noi lo
abbiamo lasciato dov’è, mentre voi l’avete messo a capo della Banca Centrale
Europea e ora alla testa del governo italiano.
L’influenza globalista dentro la Russia è molto forte
ed è presente soprattutto nel potere economico: se l’anima della Russia è col Grande
Risveglio, per le questioni più concrete non è interamente così.
Quindi
la Russia è in una posizione di “neutralità ostile” verso il Grande Reset e
anche questo è già un buon segno.
Per
noi ortodossi, il “Grande Reset del Globalismo” significa il progetto dell’Anticristo.
Dunque,
tutti quelli che sono davvero contro l’Anticristo sono dei santi.
E la
Russia di Putin ha quasi preso la posizione di leader in questo circolo dei
santi che sono contro l’Anticristo (Globalista).
In
generale, va sempre tenuto presente che nessuno può risolvere questo problema
se non le persone stesse.
Se un italiano o un francese non si rialzano
contro il male globale che ha il volto di Draghi o di Macron, nessun altro lo
farà per loro.
Non
importa se siano pro Le Pen o Mélenchon, ad esempio; l’importante è muoversi
contro Macron.
Questo
vale anche per gli statunitensi: se non si rialzeranno e non difenderanno la
loro identità, nessun altro lo farà per loro, nemmeno Putin.
Questa
è una lotta dell’umanità contro l’anti-umanità (Il Globalismo).
Nonostante il mostro globalista stia
affogando, ci serve – a maggior ragione – l’aiuto di tutti, perché venga
definitivamente sconfitto.
In
questa lotta, pure una persona da sola (anche andando contro la famiglia o il
fratello, come dice il Vangelo) potrà cambiare la bilancia del mondo. Anche un
piccolo granello può fare la differenza.
I
segni del fallimento dell’élite globalista li vediamo, ad esempio, nel
frenetico ritiro degli Usa dall’Afghanistan, così come dalla Siria.
I Talebani hanno dato un calcio in culo alle
armate invincibili nordamericane che, ritirandosi, hanno lasciato il caos
generale: ovunque esse vanno, infatti, non portano più ordine ma soltanto
distruzione.
Ad
esempio, tutti quegli Stati post-sovietici ai quali gli Usa hanno promesso di
dare assistenza (Ucraina), in cambio hanno perso la propria integrità
territoriale.
Gli
americani non possono più essere i possessori del mondo e la loro politica è
inadeguata sotto ogni aspetto.
Questi
sono i segnali più evidenti di questo fallimento. Dunque, anche se i globalisti
riescono ancora a mantenersi al potere, essi non hanno nessuna idea seducente
per le persone; possono usare la paura e spaventare tutti, possono introdurre il Green
Pass e mettere le telecamere di sorveglianza ovunque, ma non offrono nessuna
idea di futuro.
Ad
esempio, se guardiamo i film americani incentrati sul nostro prossimo futuro,
essi finiscono tutti male.
Non
c’è futuro, come in “Mad Max” ed altre pellicole. L’idea, infatti, è sempre la
stessa: moriranno
tutti o sopravviveranno in pochi ma in malo modo, magari come uomini-rettili
totalmente disumanizzati.
Quindi, come possiamo vedere chiaramente, i globalisti non hanno alcuna idea
di futuro; e le civiltà senza un’idea di futuro sono civiltà in agonia, come
sempre lo sono state. Essi cercano di rimanere al potere con i denti,
stringendolo forte con le mani, ma il potere gli sta sfuggendo ugualmente.
Un
altro esempio è la Cina: la volevano sottomettere, ma è uscita dal loro
controllo. Il
Pcc (Partito Comunista Cinese) ha resistito e non è stato annullato. Anche
Pechino cerca dunque di proteggere la propria identità.
E Putin sta facendo lo stesso fin dall’arrivo al
potere nel 1999, quando ha iniziato (ed è riuscito) a rimettere la Russia sulla
propria strada: quella della sua identità. In conclusione, è possibile
affermare che nel futuro emergeranno sempre più poli a livello mondiale; e dunque i globalisti stanno fallendo
e ora sono in agonia.
(Alexandr Dugin, dichiarazioni
rilasciate a Jacopo Brogi e Alessandro Fanetti per l’intervista “Il Grande
Reset è fallito, è l’ora del Grande Risveglio”, pubblicata su “Come Don
Chisciotte” il 27 gennaio 2022. Eminente filosofo, con idee politicamente
tradizionaliste, Dugin è considerato un ideologo molto influente, nell’orbita
del potere russo).
Aleksandr
Dugin: «Evola, il populismo
e la
Quarta Teoria Politica».
Blog.ilgiornale.it-
Andrea Scarabelli -(25-giugno 2018)- ci dice :
Uno
dei tratti del nostro disgraziato tempo consiste nella facilità con cui si
dispensano etichette, a intellettuali così come a correnti e fenomeni politici.
Di destra o di
sinistra, populisti o elitisti, progressisti o conservatori… Nella realtà dei
fatti, tuttavia, l’unico discrimine è quello che oppone intellettuali
passatisti e altri che preferiscono essere contemporanei del futuro.
Il
secondo gruppo (non poi così nutrito, a dire il vero) comprende spiriti nati in
anticipo di qualche decennio – se non addirittura di secoli, come Nietzsche –
sulla tabella di marcia della Storia, avanguardie di una realtà in procinto di
dispiegarsi nella sua totalità.
La storia dei grandi precursori, di questi
viventi cortocircuiti del Tempo, non è stata ancora scritta. Nell’attesa, sarà
bene imparare a riconoscerli.
Settimana
scorsa Alexandr Dugin, il cui nome non ha bisogno di presentazioni, è venuto a
Milano a presentare il suo “Putin contro Putin”, appena dato alle stampe per i tipi
di AGA.
Poco
tempo prima, del “consigliere di Putin” (qualifica giornalistica sempre
rigettata a piè sospinto dal diretto interessato) era uscita una monumentale “Quarta Teoria Politica”, pubblicata da Nova Europa nella
traduzione di Camilla Scarpa e con una prefazione di Luca Siniscalco.
Più
che un libro, La Quarta Teoria Politica è un autentico crocevia di passato, presente e futuro,
che discute l’esaurirsi delle categorie della modernità e gli scenari a venire.
Allo
stato attuale delle cose, come si diceva, Dugin è tra i pochi contemporanei del
futuro, e
questo libro ne è la dimostrazione, l’inveramento di uno spirito acuto teso a
superare le tre teorie politiche della modernità – liberalismo, fascismo e comunismo – le quali, dopo aver infiammato il
Novecento, «secolo delle ideologie» par excellence, hanno perso forza propulsiva, dimostrandosi
incapaci di interpretare il nuovo.
Occorrono nuove ermeneutiche, nuove prassi,
nuovi metodi: sono le sfide del nostro tempo a chiedercelo. E noi dobbiamo
essere alla loro altezza.
È da
tutto ciò che nasce la Quarta Teoria Politica, “rottamazione” (volendo usare un
termine à la page) delle tre precedenti teorie, sforzo titanico di aderire allo
Zeitgeist, sguardo trasversale e anticonformista capace di coniugare Tradizione
e modernità, universum e pluriversum – una «metafisica del populismo», come leggiamo al suo interno. Un libro in qualche modo legato alla
realtà storico-destinale della Russia, ma anche manifesto di un mondo
multipolare, a più dimensioni, del tutto contrario a quello monoteistico sognato da
mondialisti e globalisti e avverso al “razzismo storiografico” che vede la
modernità come apice supremo dell’evoluzione umana.
Chi
fosse a caccia di facili ricette può lasciar perdere: questo libro non fa per
lui. La Quarta Teoria Politica non è un impianto dottrinario ma
anzitutto un metodo, una visione del mondo.
Non è
un’ideologia, ma una metafisica della storia, allergica all’attivismo fine a se
stesso che va tanto di moda oggi e fautrice di un mutamento anzitutto
interiore. A provarlo è, tra le altre cose, la presenza
di una serie di autori impolitici (nel senso dato da Thomas Mann) e non
allineati, tra cui spicca, sin dalle prime pagine, Julius Evola, antica passione di
Dugin, che anni fa ha realizzato un’analisi “da sinistra” delle sue idee.
Proprio
facendo riferimento al filosofo romano, assieme a Luca Siniscalco sono andato a
intervistarlo, chiedendogli com’è venuto a conoscenza delle sue opere, e qual è
stato il
primo libro di Evola ad aver letto. E ora, la parola a Dugin.
Ho
conosciuto Evola da alcuni tra i miei maestri e amici russi, che a loro volta
hanno scoperto il pensiero tradizionalista negli anni Sessanta. Allora ero solo
un bambino. All’inizio degli anni Ottanta sono entrato in contatto con un gruppo
molto ristretto, praticamente inesistente in Russia, ignoto ai circoli
ufficiali e composto interamente da dissidenti. Erano la minoranza della minoranza,
a livello quasi infinitesimale. Come nel senso di Guénon [ride], che stabilisce
una differenza tra infinitesimale e inesistente, no?
Nei “Principi
del calcolo infinitesimale”, usciti anche in italiano…
Certamente.
Ebbene, loro avevano una portata infinitesimale ma esistevano comunque [ride]. Successivamente, mi sono imbattuto in
“Imperialismo
pagano”,
nella sua versione tedesca, Heidnischer Imperialismus. Rimasi talmente impressionato da
quell’opera che decisi di tradurla immediatamente in russo. Fu un incontro
cruciale, direi radicale. L’universo descritto da Evola conteneva il miglior impianto
ideale che avessi mai incontrato. Allora non riuscivo a capirne il perché: provenivo
da una famiglia comunista, normale, appartenente alla classe media, eppure
sentivo di appartenere all’universo descritto da Evola più di quanto non mi
accadesse con quello in cui vivevo.
Era
una certezza priva di alcun tipo di fondamento. Nel frattempo ebbi modo di
curare la traduzione di vari libri di René Guénon dal francese. Ebbene, da
allora – era l’inizio degli anni Ottanta – mi considero un tradizionalista, e
niente è cambiato essenzialmente fino ad ora. Appartengo a quest’universo, a
tutti gli effetti.
Quali
opere di Evola ha letto successivamente?
“Cavalcare
la tigre”,
seguito da “Rivolta contro il mondo moderno”. E poi tutto il resto: La tradizione ermetica, Il mistero
del Graal, Metafisica del sesso, Gli uomini e le rovine…
Qual è
la sua opera di Evola preferita?
Sono
tutte molto importanti, ma quella che preferisco è” Cavalcare la tigre”. Ha esercitato un fondamentale
influsso metafisico su di me, soprattutto con il concetto di Uomo differenziato, che si trova costretto a vivere
nella modernità pur appartenendo a un mondo differente.
È
proprio a partire da questa idea che ho sviluppato le mie analisi sul Soggetto
radicale, vale
a dire l’uomo della Tradizione gettato in un mondo senza Tradizione.
Com’è
possibile per un tipo umano del genere, mi sono chiesto, vivere in un mondo in
cui la Tradizione non è presente, senza cioè aver ricevuto alcun tipo di
tradizione…? Ebbene, nasce da qui il Soggetto radicale, che non si risveglia
quando il fuoco del sacro è acceso, ma quando fuori di sé non trova
niente legato alla Tradizione.
In che
senso?
L’essenza
della verità è di tipo sacro. Oggi domina il nulla, ma non è possibile che il nulla
esista. Il
nulla è solo una forma esteriore, al cui interno arde il sacro. È proprio quando è saltata la
trasmissione regolare delle forme del sacro che appare quello che io chiamo “Soggetto
radicale”. E qui torniamo all’ “Uomo differenziato”, che oggi è forse
addirittura più importante della Tradizione stessa. Forse la Tradizione è
scomparsa proprio per cedere il passo al Soggetto radicale. Da questo punto di vista,
paradossalmente il tradizionalismo oggi è più importante della stessa
Tradizione. Tutte queste idee, dedotte da “Cavalcare la tigre”, non implicano ovviamente la
restaurazione di ciò che fu, ma la scoperta di aspetti che nel passato nemmeno esistevano.
Non si
tratta di un mero conservatorismo, dunque.
Per
nulla. Noi non vogliamo restaurare alcunché, ma far ritorno all’Eterno, che è
sempre fresco, sempre nuovo: questo ritorno è dunque un procedere in avanti,
non a ritroso.
Il
Soggetto radicale, inoltre, si manifesta tra un ciclo che finisce e uno che
nasce. Questo spazio liminale è più importante di tutto ciò che sta prima e di
tutto ciò che verrà dopo.
Potremmo
utilizzare un’immagine tratta dalla dottrina tradizionale dei “quattro cicli”, delle Quattro Età (dell’Oro, dell’Argento, del Bronzo e
del Ferro), diffusa in tradizioni molto diverse:
la restaurazione dell’Età dell’Oro, da questo punto di vista, è meno
importante rispetto allo spazio che sta tra la fine dell’Età del Ferro e
l’inizio della stessa Età dell’Oro. Che poi è lo spazio in cui viviamo noi.
Tutti questi aspetti, per tornare a Evola, secondo me sono impliciti nella sua
idea di Uomo differenziato.
Di
recente è stato pubblicato il suo libro La Quarta Teoria Politica. Il soggetto chiamato a questa nuova
metafisica della storia è il Dasein, l’esserci di cui ha parlato Martin Heidegger. Nel Dasein c’è un’eco del Soggetto
radicale?
Fino a
un certo punto. Il Dasein(popolo), in realtà, non è il Soggetto radicale, ma, come è stato
detto, si riallaccia a Heidegger.
Tra
l’altro, credo che Evola non avesse compreso molto bene Heidegger. In “Cavalcare
la tigre” ne dà un giudizio superficiale: Heidegger è invece più interessante e
profondo. Ho
studiato per anni il suo pensiero, scrivendo quattro libri su di lui. L’aspetto importante del Dasein è che
descrive l’uomo non come un’entità data. Di solito pensiamo all’uomo usando
categorie come individuo, classe, società, nazione, che però sono solo forme
secondarie.
Volendo
definire l’uomo nella sua radice più profonda, il Dasein è ciò che rimane
quando lo liberiamo da tutti questi preconcetti culturali. Non è molto facile
comprenderlo: bisogna operare una radicale distruzione – o decostruzione – di
tutti gli aspetti socio-culturali, storici, religiosi (anche tradizionali)
attribuiti all’uomo. Il Dasein non corrisponde a nessuna delle definizioni
dell’uomo.
Non è individuo, non è collettività, né Anima, Spirito o Corpo: tutto ciò è
secondario. È invece una pura presenza dell’intelletto, che si schiude solo
quando ci troviamo di fronte alla morte.
Quell’essere
alla morte di cui parla Heidegger…
Non si
può parlare di Dasein senza un confronto con la morte. In quel momento non ci sono più
nomi, né individui: è allora che si spalanca l’essenza del Dasein.
È
necessario, come propone Heidegger, ripensare tutti i concetti della politica,
della società, della filosofia, della cultura e dei rapporti con la natura
prendendo le mosse da quest’esperienza radicale ed esistenziale, da tale
momento pensante. Solo a partire da questo spazio esistenziale libero da tutto
il resto è possibile ricostruire un’ontologia scientifica, un’ontologia
politica, un’ontologia socio-culturale… Ma sempre e solo a partire da questo
Risveglio esistenziale. E tale Risveglio non è un’idea trascendente, ma
un’esperienza immanente, che deve tornare a essere la radice della politica.
Nella
Quarta Teoria Politica ha interpretato anche il concetto di popolo alla luce
del Dasein…
Il
Dasein, a tutti gli effetti, è il popolo. Senza popolo, non può esistere
alcuna entità pensante. Il popolo assicura infatti una lingua, una storia, uno spazio
e un tempo.
Tutto. Riflettendosi,
il Dasein si fa popolo.
Non mi
riferisco al concetto di collettività, che è solo un insieme di individui. Al
di fuori del popolo, noi non siamo niente. E il popolo esiste solo in quanto
Dasein, non individualmente, né collettivamente. È una forma esistenziale di
comprendere il popolo, che si oppone alle teorie dei liberali, con la loro idea
vuota e insignificante di individuo; alle teorie dei comunisti, basate su classi e collettività,
concetti altrettanto vuoti che non si oppongono affatto a quelli liberali,
poiché questo tipo di collettività è solo un agglomerato di atomi individuali,
come già detto; e, infine, alle teorie dei nazionalisti, che si rifanno al
concetto di Stato nazionale, altra idea borghese antitetica all’Impero e
all’idea del Sacro. Evola, in questo senso, ha operato una critica assai radicale
del nazionalismo. Quelli liberali, comunisti e nazionalisti sono tutti
tentativi antiquati di interpretare il soggetto della politica.
Sono
le tre teorie politiche che la Quarta scalzerà…
È così
che arriviamo al Dasein, soggetto della Quarta Teoria Politica.
Esso
non può fare a meno del popolo: è infatti impossibile rinunciare alla lingua,
alla storia, a una certa mentalità… È impossibile pensare senza una lingua, no?
La mia è una visione metafisica dell’intelletto e della linguistica, dalla
storia e della società.
Basandosi
su tutto ciò, rinunciando alle tre teorie politiche della modernità –
comunismo, nazionalismo e liberalismo – dobbiamo costruire una nuova visione
del mondo, una politica in senso esistenziale capace di dare una risposta a
tutte le sfide del presente: il nostro rapporto con gli altri, il gender, l’idea di un
mondo multipolare… Occorre ripensare tutto questo al di fuori della modernità occidentale. Ebbene, è proprio comparando questa
costruzione teorica e i tre regimi della modernità occidentale che è nata la
Quarta Teoria Politica.
Ha
visto incarnarsi tale teoria in qualche forma politica attuale?
Lo
sciismo moderno è un’espressione, in ambito islamico, della Quarta Teoria Politica. Il
mio libro è stato tradotto in persiano, ed è stato sottolineato che parla della
politica iraniana…! Che infatti non è comunista, né liberale, né nazionalista. Credo che
il cosiddetto “populismo” – compreso quello italiano – sia una forma della
Quarta Teoria Politica. Nemmeno i populisti sono fascisti o comunisti, e sono
profondamente antiliberali.
Il populismo è una reazione esistenziale dei popoli,
che evidentemente non sono morti, come vorrebbero i liberali, i mondialisti e i
globalisti.
Sono
tutti esercizi preparatori della Quarta Teoria Politica – che d’altronde potrebbe
essere definita una forma di populismo integrale. Né di destra, né di sinistra,
provvisto naturalmente di simpatie verso la giustizia sociale e l’ordine
morale. Da
questo punto di vista, la Quarta Teoria Politica è la metafisica del populismo.
Eppure,
gli aspetti metapolitici del cosiddetto “populismo” sono passati inosservati in
Italia…
Al
populismo vengono applicate etichette di destra – fascista, nazionalsocialista
– o di sinistra – comunista, maoista, trotskista… Ma anticomunismo e antifascismo sono
solo tentativi di spaccare il popolo.
Il
populismo propone di abbandonarli entrambi, insieme ai dogmi del nazionalismo e
del comunismo, unendo le forze popolari – di destra e sinistra – per giungere
al populismo integrale, facendo fronte comune contro i liberali, i globalisti,
i mondialisti, residui ultimi del ciclo ultimo dell’Occidente.
Sono
convinto che i mondialisti di oggi siano i peggiori – peggiori dei fascisti
così come dei comunisti.
Una rivoluzione contro di loro sarà l’ultima missione
escatologica d’Occidente.
Il
popolo tenterà una resistenza organica, esistenziale. La “Quarta Teoria Politica”,
inoltre, apre la strada al recupero di tutto ciò che non è moderno né
occidentale: il pre-moderno, il post-moderno, l’anti-moderno, l’Asia, la
tradizione romana, il cristianesimo ortodosso, la Grecia, l’Islam.
La
modernità occidentale è l’insieme di tutto ciò che vi è di più negativo, i
Soros, i globalisti, i liberal… Farla finita con il liberalismo (dem Usa)
significherà superare tutto ciò che nell’Occidente ha un carattere nefasto. È
una lotta escatologica, evidentemente: e qui la “Quarta Teoria Politica “si
ricongiunge al tradizionalismo. Sempre, va da sé, con uno sguardo aperto al futuro.
Tornando
a quel che si diceva prima, Dasein e Soggetto radicale sono dunque differenti?
Sono
simili, ma non credo sia possibile stabilirne un’identità. Sono concetti nati
in contesti diversi. Ho scritto un libro sul “Soggetto radicale e il suo doppio”
– nell’accezione di Antonin Artaud, Il teatro e il suo doppio.
Per me, il Soggetto radicale è un modo d’essere contro il mondo
moderno, senza alcuna ragione particolare, senza essere aristocratici o
cristiani… Insomma, senza aver alcun tipo di contatto con una Tradizione viva.
Ebbene, è quello il momento della forma concreta e operativa del Soggetto
radicale, che si apre subito alla Tradizione, essendone una forma. Ma questa è una rivolta che non
proviene da fuori, ma dal di dentro. È ovviamente una forma molto particolare
di metafisica.
Una
metafisica interiore, per così dire…
È
l’Uomo differenziato, appunto. Non in quanto conte o barone, e nemmeno poiché cristiano,
cristiano, pagano, sufi o cose di questo tipo. L’Occidente non ha niente di tutto
ciò: ecco perché, come sostiene Evola, arriverà per primo alla rinascita, alla
restaurazione, al ciclo nuovo, rispetto all’Oriente. L’Occidente si trova ora nel fondo
dell’abisso. Ma è quello il luogo in cui rinascerà il Soggetto radicale.
Il
libro sul Soggetto radicale è ovviamente in russo…
Certo.
Andrebbe
tradotto…
Credo
che la sola lingua, la sola cultura che potrebbe capirlo sia quella italiana.
La cultura di Evola, la lingua in cui fu scritto Cavalcare la tigre, una
cultura che ha profonde conoscenze tradizionali.
Gli inglesi non conoscono affatto Evola.
In
Francia è considerato solamente come uno dei tanti discepoli di Guénon, oppure
è ridotto al fascismo.
Dunque,
non sarebbero in grado di comprendere il mio libro. Sarebbe un’ottima idea
tradurlo in italiano.
La
Quarta Teoria Politica critica l’Individuo Assoluto di Evola – precisando anche che questa
espressione, in senso tradizionale, può riferirsi all’atman indù. Secondo lei, com’è avvenuto il
passaggio di Evola dall’Individuo Assoluto ai grandi spazi della Tradizione?
Credo
si tratti di una mera questione terminologica. Io non critico il concetto di
Individuo Assoluto evoliano, ma quello di individuo, che è un concetto relativo per
definizione.
L’espressione Individuo Assoluto supera in se
stessa l’individualismo.
Credo
quindi si tratti di una mera questione linguistica. La teoria di Evola si comprende
meglio, a mio giudizio, ricorrendo al concetto di Persona, anziché di individuo.
La
persona è una forma che può essere assoluta o relativa, ma è sempre legata alle
relazioni con gli altri – in senso orizzontale o verticale, è sempre
l’intersezione di diverse relazioni.
La Persona Assoluta è quindi la forma dell’Assoluto
personificato. Questa è l’idea tradizionale di selbst.
Martin Heidegger parla ad esempio del selbst del Dasein: è precisamente l’Individuo Assoluto
– o Soggetto Radicale.
Lo si
può comparare con il Param Atman, che sta al centro di tutto anche quando non è centro, anche
in assenza di una simmetria che gli dia una forma. Per avere un centro dobbiamo
infatti essere in presenza di una figura che lo presupponga. Ma in un mondo
postmoderno e rizomatico il centro manca: il Soggetto Radicale è sempre centro,
anche laddove non è possibile averne uno. È una forma di trascendenza
immanente.
Diversi
anni fa ha messo a punto un’interessante lettura di Evola, per così dire,
“visto da sinistra”. Può spiegarci brevemente di che si tratta?
Era
una piccola provocazione che sollevava una questione molto seria: non è possibile leggere Evola come
fanno molti individui piccolo-borghesi e conservatori.
Evola non appartiene alla destra economica, ma
è contro il mondo moderno.
E il
mondo moderno può essere di sinistra così come di destra. La sua è una rivolta assoluta contro
il mondo che ci circonda, contro lo status quo, una rivolta incompatibile con
il conservatorismo di destra, il grande capitale, la borghesia, la xenofobia,
tutte posizioni che racchiudono in sé un conformismo piccolo-borghese.
Evola invita a intraprendere una lotta
assoluta, è questa la verità.
Chi
non accetta tale invito si schiera di fatto in difesa del mondo moderno. Non è
possibile essere tradizionalisti e accettare le forme dell’occidentalismo
moderno, del capitalismo, del liberalismo e del conservatorismo.
Per
questo ho voluto porre l’accento sul fatto che il pensiero di Evola è
rivoluzionario, conducendo a una rivolta provvista, in questo senso, di
un’anima “di sinistra”, finalizzata alla distruzione di tutti i princìpi dello
status quo. Il suo potrebbe essere, per così dire, un “anarchismo di Destra”,
sviluppato appunto in Cavalcare la tigre.
In
quel saggio lei ha anche riflettuto anche sull’interpretazione “tradizionale”
del rapporto tra lavoratori e borghesi…
Credo
che la difesa della borghesia contro il proletariato di Evola e Guénon sia un
errore legato all’applicazione della teoria che vede quattro caste nelle
società indoeuropee.
La prima era sacerdotale e la seconda
guerriera, degli kshatrya: sennonché, a differenza di Evola e Guénon, sono
convinto che la terza casta debba essere identificata con quella dei contadini.
Georges Dumézil ha mostrato che nella
tradizione indoeuropea le caste sono tre, non quattro.
Se le
cose stanno così, allora la borghesia non è nemmeno una casta, bensì un gruppo
costituito da contadini incapaci di vivere nei campi che si mossero verso le
città.
I più
onesti si trasformarono nei proletari; i peggiori, invece, nei capitalisti.
La
borghesia divenne così una casta che riuniva i guerrieri peggiori, che avevano
paura di lottare, e i contadini che non volevano lavorare. Era l’unione degli individui
peggiori di tutte le caste.
Ecco
perché non bisogna difendere la borghesia, non essendo una vera casta
indoeuropea.
Odiando sacerdoti, guerrieri e contadini, ha
creato una realtà avversa a tutte le caste tradizionali indoeuropee.
È
interessante notare come la rivoluzione socialista – il comunismo sovietico –
fosse orientato dapprima contro la borghesia, non tanto contro guerrieri,
sacerdoti o contadini.
Così credo sia possibile concepire, per così
dire, un socialismo – o un comunismo – indoeuropeo del tutto avverso alla
borghesia, che non rappresenta in alcun modo la Tradizione.
Questa
mia analisi, si badi, non è una critica a Evola, che odiava la borghesia, lo
status quo e il mondo moderno, ma piuttosto una correzione e un’integrazione
della sua teoria.
Come
appare allora l’Evola antiborghese “visto da Sinistra”?
Se
oggi la borghesia è il nemico assoluto, tutto ciò che non è moderno,
occidentale e borghese, è dalla nostra parte: lo sono i cinesi, i russi, gli
africani, gli arabi, tutti gli occidentali che si oppongono al liberalismo. Quest’ultimo, infatti, è la
cristallizzazione peggiore dell’Era Oscura di cui hanno parlato le dottrine
tradizionali. In questa prospettiva, l’Evola antimoderno e antiliberale è un
rivoluzionario totale.
Potremmo ripetere a proposito di Evola ciò che
René Alleau disse di Guénon, definendolo «il pensatore più radicale e
rivoluzionario di Marx». Lo è molto più di quei tradizionalisti che vivono da
borghesi, limitandosi a una lettura sterile e improduttiva del pensiero di
Tradizione.
Costoro
sono i traditori della Tradizione: se le cose stanno così, mi stanno più
simpatici gli anarchici. Credo che l’ordine borghese debba essere distrutto. La mia tesi è una logica conseguenza
delle posizioni evoliane e tradizionaliste.
E come
si rapporta alla Quarta Teoria Politica?
La
Quarta Teoria Politica propone lo stesso, in modo più accademico, con la
decostruzione del liberalismo, dell’eurocentrismo e del modernismo.
Non è
dogmatica, ma è un invito a esercitare il pensiero e la critica. Alcuni
propongono di trovare un nome a questa teoria.
È inutile farlo: essa delineerà uno spazio
concettuale che troverà il proprio nome in un momento futuro, a tempo debito.
Ma già
oggi è possibile lavorare con questo concetto, preparando il terreno per la sua
manifestazione.
Gli iraniani, come i cinesi, possono vedere nel loro
assetto politico una manifestazione storica della Quarta Teoria Politica. È un
invito aperto. Questo è il lato debole ma anche forte dell’espressione “Quarta
Teoria Politica”.
Voglio
precisare che non si tratta di un mascheramento della Terza Teoria Politica –
del fascismo – ma di un paradigma realmente alternativo ai primi tre.
Fascismo,
comunismo e liberalismo sono del tutto intrisi di modernità. Io critico il
fascismo nei suoi aspetti borghesi, razzisti e nazionalisti.
La Quarta Teoria Politica spalanca un altro spazio
concettuale.
Il problema è che quasi tutto ciò che continuiamo a pensare appartiene al
retaggio delle prime tre teorie politiche.
Bisogna
compiere una grande purificazione interiore per sviluppare in modo fruttuoso il
tradizionalismo e allo stesso tempo la “Quarta Teoria Politica”, che è la forma
logica di un certo sviluppo di alcuni aspetti del tradizionalismo stesso.
Spread,
Isis, Covid: se la guerra
russa
mette fine alla farsa.
Libreidee.org-Giorgio
Cattaneo- (26/2/2022)- ci dice :
«Candidate
Putin al Nobel per la Medicina: in sole 48 ore ha debellato il Covid, facendolo
sparire dalla faccia della Terra».
Così
recita un “meme” che sta circolando sul web, mentre la popolazione di Kiev
assiste con angoscia alla guerra improvvisamente riesplosa nelle strade dopo la
finta rivoluzione del 2014.
Allora, i cecchini sparavano sulla folla
inerme, perché venisse incolpato il morente governo filo-russo di Viktor
Yanukovic, detronizzato dalle truppe “colorate” di Obama e Soros.
In campo c’erano anche le milizie (con tanto di
bandiera nazista) che in quei giorni bruciarono vivi i sindacalisti di Odessa,
asserragliati nel loro palazzo e intenzionati a resistere a un golpe bianco che
si stava drammaticamente tingendo di rosso.
Riecco dunque la guerra classica, a rubare
purtroppo la scena: il vecchio spettacolo orrendo (bombe, missili, cannonate)
rispunta dopo due anni di guerra subdola, asimmetrica e mediatica, combattuta
contro la popolazione mondiale – in particolare quella occidentale – in nome di
una presunta emergenza sanitaria, con l’obiettivo di cambiare i connotati
dell’umanità.
Oggi,
gli analisti più onesti si sforzano di leggere gli eventi in termini
tradizionalmente geopolitici riconoscendo le ragioni del risentimento russo,
dopo il tradimento – da parte degli Usa – risalente ai tempi dei Bush: non era
affatto previsto (anzi: era solennemente vietato) che la Nato venisse estesa ai
Paesi Baltici, alla Polonia, a Romania e Bulgaria.
Figurarsi poi all’Ucraina.
Negli ultimi decenni, la Russia è stata costantemente
accerchiata e attaccata: in Cecenia e nel Daghestan, in Georgia, in Siria. La
minaccia – spesso affidata anche a manovalanza terroristica – ha scosso
l’Armenia, si è introdotta in Kazakhstan; la stessa mano ha tentato di abbattere
il regime bielorusso di Lukashenko, satellite di Mosca, fiero avversario della
narrazione “pandemica”.
Anni
fa, in previsione delle Olimpiadi Invernali di Sochi, Vladimir Putin rivolse
all’Occidente uno storico appello: mettere da parte il passato e provare a
diventare veri amici, in una prospettiva di collaborazione senza precedenti.
Obama
rispose con il gelo, poi con il “regime change” a Kiev, mentre i tagliagole
dello Stato Islamico terrorizzavano la popolazione siriana.
Il
blocco atlantico ha le carte in regola, per dettare le sue condizioni: dopo
aver raso al suolo l’Iraq e l’Afghanistan, facendo volare lo jihaidsmo, gli
“esportatori di democrazia” hanno distrutto un altro paese, la Libia, e
assassinato l’ennesimo leader locale in grado di arginare i Fratelli Musulmani.
Qualcosa del genere accadde anche in Egitto
con la caduta del despota Mubarak, dopo il discorso incendiario di Obama.
Ed era
solo l’antipasto per arrivare all’altro bersaglio grosso: la Siria di Bashar
Assad, figlio di Hafez Assad, un tempo alleato di Saddam Hussein e Muhammar
Gheddafi.
Una
cancrena inarrestabile, quella del terrorismo pilotato, che invece è stata poi
arginata proprio dalla Russia.
E’ lo
stesso potere che – anche attraverso la Bielorussia – si è opposto alla dominazione
Covid, denunciandone il carattere golpista e corruttivo.
Lo
stesso Putin si è distinto anche nello smascherare la distorsione politica
messa in piedi, sempre sulla base di menzogne, per trasformare la crisi
ecologica del pianeta in un progetto autoritario, se non totalitario, cavalcato
dalle élite finanziarie dell’Occidente.
Probabilmente
mai, negli ultimi cent’anni, si era scesi così in basso: l’impero marittimo
euro-atlantico, mercantilista e bellicista dietro il paravento della democrazia
e della libertà (in casa propria), dopo le atomiche sui civili di Hiroshima e
Nagasaki deve ancora scontare l’infame, sanguinosa menzogna dell’11 Settembre,
e oggi parla attraverso l’ometto finito alla Casa Bianca nel 2020 in mezzo al
colossale imbroglio del voto postale e dei software di Dominion.
E’ esattamente il potere che ha trasformato la
Cina nel paese-mostro della tessera a punti che misura la buona condotta del
suddito, il potere che – d’intesa coi cinesi – ha trasformato un ipotetico
virus (mai isolato biologicamente) in una micidiale arma di distruzione di
massa: distruzione sociale, politica, economica, psicologica.
E’ il potere che ieri usava lo spread e oggi
il Tso, i lockdown, i coprifuoco, il Green Pass.
Il
potere che finge di idolatrare Greta, per imporre la sua legge possibilmente
con le buone, ma – nel caso, come si è visto – anche con le cattive. Ora, in modo drammatico, le cannonate
russe sembrano interrompere questa farsa mondiale, fondata sull’ipnosi.
Nessuno
azzarda previsioni precise, sugli eventuali sviluppi dell’improvviso cambio di
copione.
La
sensazione, però, è che un’intera epoca stia letteralmente per crollare, in
modo pericoloso e inevitabilmente rovinoso.
(Giorgio
Cattaneo, 26 febbraio 2022).
Siamo
davvero pronti
a
un’Italia senza Draghi?
Formiche.net
-Redazione -Carlo Fusi - (12-2-2022)-
ci dice :
Siamo
davvero pronti a un’Italia senza Draghi?
La
conferenza stampa di ieri è stata rivelatrice: per il governo Draghi e la
figura del presidente del Consiglio è già scattato il countdown al 2023. C’è
chi afferma che non ci sono problemi perché il solco del Pnrr è già tracciato.
Tesi singolare e con venature di ipocrisia da parte di chi ha urlato il suo
niet al trasloco al Quirinale.
Bisogna
cominciare ad abituarsi. All’Italia senza Draghi. La conferenza stampa di ieri
del premier è stata rivelatrice. Nella ruvidezza – forse poco istituzionale ma
del tutto in linea col personaggio – sciorinata da Super-Mario (“Escludo un mio
ingresso in politica, se cerco un lavoro lo trovo da solo…”), molti hanno visto
la voglia di togliersi sassi dalle scarpe, a cominciare dal macigno della
mancata elezione al Quirinale. E’ verosimile. Però guai a pensare ad un viscerale fallo di reazione. Infatti oltre
che essere universalmente riconosciuto capace, il personaggio è anche
conseguentemente ambizioso. Soprattutto poco incline ai minuetti del linguaggio
di Palazzo, alle ipocrisie e alle giravolte lessicali nonché programmatiche di
vari leader di partito.
Per
cui Draghi è andato dritto al punto. C’è solo un anno di governo davanti con
lui a palazzo Chigi. Per il dopo elezioni la politica dovrà prendersi le sue
responsabilità senza scaricarle su altri, senza l’alibi di una tecnocrazia che
strangola il libero gioco democratico. Senza moral suasion che diventano
offerte e vincoli.
Che
Italia sarà senza Mario Draghi? Certo nessuno è indispensabile e fu lo stesso
presidente del Consiglio a sostenerlo in un’altra conferenza stampa, quella di
fine anno. Beccandosi l’accusa, dopo aver pronunciato quelle parole, di volersi
candidare al Quirinale. Ipocrisie, appunto.
Draghi
fu chiamato ad allestire un governo d’emergenza senza riferimento “ad alcuna
formula politica” come spiegò Mattarella perché
i partiti, dopo giravolte di sapore trasformistico, avevano esaurito
ogni prospettiva di governabilità. Oltre all’emergenza Covid, come punto di
riferimento il premier pose il Recovery Plan. Attorno alla sua figura si
realizzò quello che fino ad un attimo prima sembrava impossibile: una
maggioranza di larghe intese a sostegno del percorso indicato dall’inquilino di
palazzo Chigi.
Era
evidente che il nuovo capo dello Stato sarebbe dovuto venir fuori da quella
stessa maggioranza altrimenti l’esecutivo sarebbe crollato come un castello di
carte sotto il soffio degli interessi di questa o quella parte. E così è stato.
Ma ha prevalso un riflesso condizionato di ibernazione nell’incubo che toccare
qualcosa avrebbe fatto precipitare la legislatura nel burrone delle elezioni
anticipate. Così Mattarella, dopo aver spiegato che per ragioni costituzionali
e personali non avrebbe accettato il bis, è rimato al suo posto. E Super-Mario
pure.
Tuttavia
quel rinchiudersi delle forze politiche su sé stesse aveva anche un altro
corollario, che tutti conoscevano e che è stato impugnato e fatto valere come
rigetto del trapianto draghiano sul corpo vivo del sistema dei partiti. E cioè
che se non fosse andato al Quirinale, Draghi sarebbe stato sfrattato anche dal
governo: sarebbe stata solo una questione di tempi.
Cosa
che sta avvenendo. Il governo Draghi e la figura del presidente del Consiglio
sono a termine: per loro è già scattato un countdown che terminerà nella
primavera del 2023, quando si apriranno le urne elettorali. Chiuse le quali ci
saranno vincitori e sconfitti ma non più la disponibilità dell’ex presidente
della Bce ad accollarsi il peso della sostenibilità governativa.
C’è
chi afferma che non ci sono problemi perché il solco è già tracciato e chiunque
diventerà presidente del Consiglio sostenuto da qualunque maggioranza non potrà
che muoversi nel terreno già arato dall’attuale premier: la messa a terra del
Pnrr. Tesi singolare e anche questa con venature di ipocrisia.
Non
era infatti proprio la permanenza di Draghi a palazzo Chigi l’unica garanzia
che avrebbe indotto la Ue a continuare ad elargire le risorse stanziate? Non è
stata questa la motivazione urlata ai quattro venti per giustificare il niet al
trasloco sul Colle? Forse i tanti che hanno sbarrato la strada a Draghi
successore di Mattarella coltivavano in cuor loro anche il desiderio di
sfrattarlo: tra un anno avranno colto il frutto del successo.
Ma
allora in questo anno che si fa?
Il presidente del Consiglio l’ha spiegato bene
anche e soprattutto ai partiti che fanno parte della sua maggioranza: si
prosegue sul percorso già tracciato, senza guardare in faccia a nessuno.
Sarà
necessario trovare un equilibrio ovviamente molto complicato tra le spinte
preelettorali delle forze politiche e gli impegni e il ruolino di marcia che il
capo del governo intende rispettare.
Nel
frattempo i partiti, tutti, dovranno studiare una exit strategy per l’Italia
senza Draghi. Sperando di non doversi pentire di aver sprecato una carta
fondamentale per recuperare terreno e prestigio nei confronti degli italiani,
che si fidano di Super-Mario con indici assai alti. E di Bruxelles, che ha in mano il rubinetto da
dove sgorgano 200, irrinunciabili, miliardi di euro.
Il
2022 sarà un anno complicato per la
privacy
ma guai a gettare la spugna.
Federprivacy.org-
Guido Scorza -(13-1-2022)- ci dice :
"La
privacy è stata costruita come un dispositivo escludente, come uno strumento
per allontanare lo sguardo indesiderato, per sottrarsi all’occhio del pubblico.
Ma
l’analisi delle sue definizioni mostra anche le sue progressive trasformazioni
che hanno fatto emergere un diritto sempre più finalizzato a rendere possibile
la libera costruzione della personalità, l’autonomo strutturarsi dell’identità,
la proiezione nella sfera privata dei principi fondamentali della democrazia”.
Scorza: “La pandemia uno stress test per la
privacy”.
Scriveva
così Stefano Rodotà, l’uomo al quale, probabilmente più di ogni altro, dobbiamo
quel poco di cultura della privacy che abbiamo nel nostro Paese e nell’Europa
intera, nel suo “Tecnologie e diritti”, datato 1995 e recentemente riportato
alla luce con tutto il suo carico di saggezza umana e democratica dalla
riedizione curata da Guido Alpa, Maria Rosaria Marella, Giovanni Marini e
Giorgio Resta.
Il
2022 sarà l’anno dei primi venticinque anni di vita del Garante per la
protezione dei dati personali in Italia e, in qualche modo, della stessa
privacy nel nostro Paese, un anno importante, un anno non comune nel quale le
sfide da affrontare nell’universo della privacy saranno tante, vecchie e nuove.
Difficile
stilarne un elenco esaustivo. Si può, tuttavia, provare a indicarne alcune.
La
prima, dopo due anni di una pandemia che ha rappresentato per il diritto
alla privacy uno stress test senza precedenti nella storia, sarà probabilmente
rappresentata dall’esigenza di restituire alla privacy il ruolo che le compete
nella nostra società, nelle nostre vite e in quella del Paese perché è fuor di
dubbio che prima l’esigenza di garantire a tutti i cittadini il diritto alla
salute minacciato dalla diffusione del Corona virus e poi quella di garantire
il rilancio dell’attività di impresa e in generale dell’economia, hanno spesso
compresso il diritto alla privacy oltre la soglia del democraticamente
sostenibile.
Mai,
probabilmente, almeno nel nostro Paese, la privacy è stata così tanto popolare
e, al tempo stesso, così tanto impopolare. Se ne è parlato e discusso più di
sempre, in contesti diversissimi m lo si è fatto, con poche eccezioni, come si
trattasse di un ostacolo, un fastidio, un intralcio, un fardello burocratico
capace di rallentare l’implementazione di politiche pubbliche capaci di
garantire la salute dei cittadini o il rilancio dell’economia del Paese. In
realtà il diritto alla privacy non ha mai rappresentato nulla di tutto questo
ma è inutile negare che così è stato spesso percepito.
E poco
conta se, al contrario, la privacy, proprio negli anni della pandemia, ha
rappresentato il presidio ultimo della libertà, dell’eguaglianza e della non
discriminatorietà.
Ora, chiusa,
speriamo, il
più rapidamente possibile la pagina dell’emergenza, si tratta di restituire al diritto
alla privacy il ruolo che merita nella nostra società.
Ma non
sarà facile.
Specie
con il PNRR che avanza con la sua tendenza ad appiattire la vita di un Paese
nella sola dimensione economica.
Ma guai se nell’attuarlo si lasciassero
indietro i diritti fondamentali, a cominciare proprio dalla privacy. Ci ritroveremmo, nello spazio di
qualche anno, in un Paese, forse, meno povero in termini di PIL ma drammaticamente
più povero in termini sociali e democratici.
(Guido
Scorza, componente del Garante per la protezione dei dati personali)
La
seconda delle sfide che ci attendono la indica lo stesso Rodotà in un altro dei suoi testi più
illuminanti, “La vita e le regole: tra diritto e non diritto”, quando scriveva “I diritti fondamentali si pongono a
presidio della vita che in nessuna sua manifestazione può essere attratta nel
mondo delle merci”.
E la
sfida che ci attende è quella di identificare una soluzione di sostenibile
bilanciamento tra la progressiva e rapida attrazione del diritto alla privacy
nel sistema dei mercati globali e la sua natura di diritto fondamentale.
È una
questione enorme in relazione alla quale, probabilmente, sbaglia soltanto chi
si dice sicuro di avere in tasca la risposta giusta.
C’è,
tuttavia, una certezza: non possiamo lasciare che a decidere se e quanto i dati
personali possano essere trattati alla stregua di un qualsiasi bene giuridico
economico suscettibile di scambio sui mercati globali siano proprio le regole
del mercato, i modelli di business, i termini d’uso delle grandi piattaforme.
Ma se
questo è quello che non può e non deve accadere, più difficile è dire cosa
dovrebbe accadere.
Si può
accettare l’idea che i dati personali siano utilizzati per comprare prodotti e
servizi specie digitali o ceduti in cambio di denaro? Si deve respingere radicalmente tale
prospettiva? Esiste una soluzione intermedia? Ci sono argomenti validi a
sostegno di ognuna delle possibili risposte a ciascuna di queste domande. Ma,
al tempo stesso, tutte le risposte possibili producono effetti collaterali
importanti, inevitabili e non sottovalutabili.
Probabilmente
è democraticamente insostenibile accettare l’idea che il diritto alla privacy
di ciascuno di noi possa essere considerato alla stregua di una qualsiasi merce
di scambio e, al tempo stesso, è anacronistico e utopistico pensare di
sottrarre integralmente il diritto alla privacy dalle dinamiche negoziali.
Cosa
fare, dunque?
Al
riguardo, proprio Stefano Rodotà scriveva: «Io credo che noi dobbiamo lavorare
molto nella dimensione negoziale, non ho nessun dubbio. Negoziale vuol dire per
esempio: il consenso può essere oneroso, può essere condizionato, può essere a
termine? Io come risposta generale direi di sì, e perché no? Posso negoziare, e
badate alcune forme improprie di negoziazione già ci sono.
Quando
si dice che se tu riempi questo questionario riceverai un campione del
prodotto, non è un prodotto in omaggio, perché io cedo qualcosa che per il
soggetto che mi darà il prodotto ha un valore aggiunto molto maggiore di ciò
che mi viene dato; quindi, ci sono già delle transazioni economiche su questa
base, di difficile definizione, ma certamente ci sono»
Ma,
naturalmente, Rodotà scriveva così quando Facebook, Google, Apple, Amazon e le
altre big tech ancora non esistevano o, almeno, non avevano acquisito l’abilità
che oggi hanno acquisito – peraltro, in buona parte, proprio grazie al trattamento
massiccio di dati personali di miliardi di persone – di plasmare la nostra
volontà negoziale nella forma più utile al perseguimento dei propri interessi
economici.
Oggi
sarebbe della stessa opinione?
Un’altra
tra le tante sfide all’orizzonte di questo 2022 appena iniziato è, certamente,
rappresentata dall’esigenza di trovare una soluzione a quello che occorre ormai definire un fallimento
regolamentare che minaccia l’intera tenuta del sistema privacy: gli obblighi di
informazione del titolare del trattamento nei confronti degli interessati.
Non si
può continuare a girare attorno al problema: nessuno legge per davvero le
informative per la privacy specie dei titolari di grandi trattamenti della
dimensione digitale con la conseguenza che tali informative, ormai, finiscono regolarmente con il rendere
più forti i forti e più deboli i deboli.
I
primi, infatti, si ritrovano nella condizione di sostenere di aver “avvisato”
l’interessato di questo o quel trattamento mentre quest’ultimo si ritrova
privato, almeno il più delle volte, della possibilità di poter eccepire che un
trattamento è iniziato a sua insaputa e che quindi non ha potuto esercitare
alcuno dei diritti ad esso spettanti.
Così
non funziona perché la consapevolezza è il presupposto del controllo con la
conseguenza che senza la prima non può esservi controllo da parte
dell’interessato sui trattamenti che riguardano i propri dati personali e un
intero sistema di protezione resta frustrato e inutilizzabile.
Anche
in questo caso, tuttavia, è più facile identificare il problema che trovare la
soluzione.
C’è
certamente da lavorare sull’intellegibilità delle informative ma, per un verso,
non è facile e per altro verso non è detto che basti.
Un’ultima
sfida, ma solo per limitare questa selezione alle principali o, forse, meglio,
alle prime che vengono in mente è legata alla protezione dei dati personali dei
bambini e degli adolescenti.
Questi
ultimi, ormai, scambiano, ogni giorno, parte della loro identità personale in
cambio dell’accesso a una vasta gamma di servizi digitali, dal gaming
all’intrattenimento passando per la messaggistica e il social networking.
Ma un
bambino è in grado di capire il significato e il valore di quello scambio?
Possiamo
davvero continuare a far finta di credere che un bambino sia capace di
concludere un contratto per effetto del quale cede propri dati personali e
compra servizi?
La mia
personalissima risposta è negativa.
Ma
quale che sia quella giusta si tratta, anche in questo caso, di un problema da
governare e da non lasciare affidato, come sin qui accaduto, alle regole del
mercato.
Il
2022 sarà, ancora una volta, un anno complicato per le cose della privacy ma
guai a gettare la spugna.
(Guido
Scorza- Agenda Digitale).
Come
sta cambiando la strategia
militare
della Russia in Ucraina.
Today.it-Redazione-
(3-3-2022)-ci dice :
Le
forze russe potrebbero trovarsi a condurre simultaneamente tre assedi a tre
grandi città. Una situazione senza precedenti. Gli analisti: "Dal tentare un'avanzata
rapida e veloce con le forze di terra sono passati a intensi bombardamenti
contro i principali centri abitati". Aumenta il rischio di vittime civili. Oggi
nuovi colloqui: sottile il filo per un cessate il fuoco.
Si va
verso l'assedio di KIev. La Russia si troverà con ogni probabilità a condurre
simultaneamente tre assedi a tre grandi città: Kiev, Kharkiv e Mariupol.
Kherson
nel Sud del Paese sarebbe la prima città caduta in mani russe. Dopo una
ostinata resistenza, è stata totalmente conquistata dai russi, ha detto in
serata il sindaco Igor Kolykhaiev.
Un
gruppo di circa dieci ufficiali delle forze d’invasione è entrato negli uffici
municipali e avrebbe informato il sindaco che i russi progettano di istituire
una nuova amministrazione simile a quelle delle due regioni separatiste di
Donetsk e Lugansk.
Sulla
città da due giorni piovevano missili e bombe a grappolo.
Oggi nuovi colloqui in Bielorussia. Dopo una
settimana di guerra, come cambiano gli scenari? L'unica tragica certezza è che
le "nuove" strategie militari del Cremlino porteranno a un aumento di
vittime civili. A meno che dal round di negoziati di oggi arrivi,
inaspettatamente, l'accordo per un cessate il fuoco, per quanto fragile.
L'invasione
russa in Ucraina: ultime notizie in diretta.
"La
guerra di movimento si è trasformata in una guerra d’assedio."
"L’accerchiamento
occidentale di Kiev - scrive lo storico militare francese Michel Goya in
un’analisi pubblicata da Le Grand Continent - prosegue con la 36a Armata e la 76a
Divisione d’assalto aereo".
Unità
che attendono rinforzi dal convoglio di 64 km in lento avvicinamento dal Nord.
"La guerra di movimento si è trasformata
in una guerra d’assedio - continua Goya. È ormai evidente che l’esercito russo si sta
preparando per una battaglia di lungo termine".
Nei
prossimi giorni la Russia si troverà con ogni probabilità a condurre
simultaneamente tre assedi a tre grandi città. Una situazione senza precedenti.
Kiev, Kharkiv e Mariupol nel Sud:
"E'
un territorio che grosso modo corrisponde a quattro volte l’area di Grozny in
Cecenia, che l’esercito russo ha impiegato dalle cinque alle sei settimane per conquistare
- spiega Goya - Si tratta di uno sforzo colossale che assorbirà la maggior
parte della fanteria russa e richiederà l’intervento degli ausiliari della
Guardia Nazionale, di cui fanno parte le unità della Cecenia e del Daghestan,
che non sono eserciti regolari, così come tutte le milizie disponibili".
"L'attacco
russo verte su tre direttrici principali -spiega sulla Stampa l'analista Andrea
Margelletti - quella settentrionale, che punta a
raggiungere e conquistare la capitale Kiev; quella orientale, che da un lato si
concentra negli Oblast di Sumy e Kharkiv e dall'altro nella regione del
Donbass; e infine quella meridionale, che partendo dalla Crimea si dipana sia
verso gli Oblast di Kherson e Mykolaiv sia verso quello di Zaporizhia".
Ma
"l'offensiva russa sembra essersi al momento arrestata: timidi ma regolari
progressi sono stati compiuti a est e a sud, mentre a nord le forze russe sono
ormai ferme da giorni ad una trentina di chilometri circa a nord-ovest di Kiev,
senza riuscire a sfondare la linea difensiva ucraina posta a difesa della
capitale".
In
pratica la mancata conquista di obiettivi di rilievo (come Kiev o Kharkiv, che
resistono) e gli scarsi progressi sul terreno hanno portato i russi ad un
cambio di tattica nel corso degli ultimi giorni del conflitto, spiega
Margelletti:
"Dal tentare un'avanzata rapida e veloce
con le forze di terra sono passati ad una campagna di intensi bombardamenti
contro i principali centri abitati, utilizzando, oltre ad assetti aerei e
missilistici, sistemi di artiglieria e razzi non guidati. Tale dinamica si traduce,
purtroppo, in un aumento del rischio di vittime civili e di attacchi verso
obiettivi di natura non squisitamente militare". Le truppe di Putin hanno un obiettivo
chiaro: conquistare militarmente le grandi città.
Le
differenze rispetto alle invasioni del passato.
Nel
secolo scorso. quando l’Unione Sovietica invadeva un paese straniero (l'elenco
è drammaticamente lungo: Ungheria 1956, Cecoslovacchia 1968, Polonia 1981,
anche se allora il generale polacco Jaruzelski mette in atto una sortita di
auto-colpo di stato per evitare l’invasione, Afghanistan 1979) aveva sempre in
mano la soluzione alternativa già pronta, almeno nell'immediato: ovvero un
certo numero di cittadini dei paesi invasi pronti a collaborare con le forze di
invasione.
Partiti
politici o settori delle forze armate secondo cui i governi in carica nei loro
paesi erano illegittimi e che i russi-sovietici avevano ragione. L’Armata Rossa gli dava in mano il
governo. Stavolta no.
Putin
non ha in mano l’alternativa. O se l’aveva, qualcuno gliel’ha tolta (non è sfuggito a
molti che il presidente ucraino Zelensky ha fatto qualche velato accenno in
proposito, parlando di arresti di spie).
Dal punto di vista di Putin, scrive su Oggi
Giovanni Gozzini, docente di Storia e Giornalismo all’Università di Siena,
"ciò
complica molto le cose e forse contribuisce a spiegare l’attuale rallentamento
delle operazioni militari. Se non c’è un governo civile alternativo, l’esercito
russo deve continuare a presidiare un paese molto grande per lungo tempo. Si
profila uno scenario simile a quello che la Russia ha sperimentato in
Afghanistan e Cecenia: stillicidio di attentati terroristici in tutto il paese,
morti tra i soldati russi, malcontento crescente nel paese. Un cocktail che
rischia di diventare micidiale".
I
piani di Putin per la guerra in Ucraina: spuntano i documenti "top
secret".
Ucraina-Russia:
oggi secondo round di colloqui.
Il
secondo round di colloqui avrà luogo oggi nella foresta bielorussa di
Belovezkskaja Pushcha, nei pressi di Viskuli, vicino a Brest. La delegazione
russa è guidata da Vladimir Medinskij. "Non accetteremo alcun
ultimatum". ha ripetuto il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba.
"I punti fermi dei russi - spiega una fonte al Sole 24 Ore - restano la
neutralità dell’Ucraina e uno status speciale per le regioni di Donetsk e
Luhansk.
Nel
primo round dei colloqui si è registrato un consenso sul 90% delle questioni,
ora si tratta di smussare gli angoli per salire con un terzo round a un livello
superiore che vada oltre i due Paesi".
Magari coinvolgendo una terza parte che possa
lavorare tra Russia e Stati Uniti: il nome auspicato è quello di Angela Merkel.
L'ex cancelliera è considerata interlocutore che conosce bene la storia e i
rapporti tra i due Paesi, e abbia esperienza in Europa.
Ucraini
e russi tornano a parlarsi nella foresta dei bisonti, non solo la più antica
riserva naturale d’Europa, bensì soprattutto il posto dove 31 anni fa si
firmarono gli accordi che ratificarono la dissoluzione dell’Unione Sovietica.
Il round odierno due prevede due questioni importanti, fondanti: il cessate il fuoco e garanzie di
sicurezza per l’Ucraina. Il capo negoziatore russo Vladimir Medinsky, fidato ex
ministro di Putin, revisionista, politico con posizioni estremiste che ha
sempre dichiarato "l’Ucraina non è uno Stato", all’agenzia russa
Interfax ha assicurato che l’ipotesi di un cessate il fuoco è sul tavolo.
A rappresentare
il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ci sono il presidente del Partito del
Popolo, David Arakhamia, e il ministro della Difesa, Oleksiy Reznikov. Il
leader ha chiesto loro che nella trattativa la controparte russa fornisca
concrete indicazioni per la garanzia della sicurezza della nazione ucraina.
Il ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov,
su questo fronte ha aperto facendo balenare la possibilità che l’Ucraina possa
restare integra, comprese le due province del conteso Donbass: "La Russia è pronta a esaminare
la questione delle garanzie di sicurezza" ed è possibile, ha detto ancora
Lavrov, "trovare un accordo. Le nostre richieste non mirano alla
capitolazione dell’Ucraina".
Tuttavia
la distanza tra le presunte aperture di Lavrov e il poderoso sforzo bellico
messo sul terreno ucraino da parte dell’esercito invasore è molto ampia.
Sul
tavolo davvero c'è la tregua? È possibile che decida di fermarsi, in vista dei
nuovi negoziati con gli ucraini?
"Putin vuole consolidare i risultati militari per
avere una posizione di maggiore forza al tavolo della trattativa. Il problema,
dopo quello che ha fatto, è se e quanto gli si può concedere - ragiona Il
ministro della Difesa Lorenzo Guerini parlando a Repubblica - Il suo obiettivo era cacciare
Zelensky, che oggi è invece un punto di riferimento per il suo popolo, ma anche
per la comunità internazionale.
Conta,
adesso, capire la sincerità dell’approccio russo al negoziato. Bisogna vedere se questa negoziazione
sarà sincera, per quanto molto dura: l'altro giorno, con il primo round di
colloqui, gli attacchi russi si sono intensificati".
Le
proteste in Russia contro la guerra.
"Non
possiamo aspettare neanche un giorno di più. Ovunque siate, in Russia, in
Bielorussia o dall'altra parte del pianeta, andate nella piazza principale
della vostra città ogni giorno alle 19, e alle 14 nel fine settimana e nei
giorni festivi". Dal carcere in cui è rinchiuso da ormai più di un anno,
Alexey Navalny esorta i russi a manifestare contro l'invasione dell'Ucraina,
contro la guerra ordinata da Putin che sta portando morte e distruzione nel
cuore dell'Europa.
"Putin
non è la Russia", scrive sui social il rivale numero uno del Cremlino,
dietro le sbarre per motivi ritenuti palesemente politici. «E se in questo
momento in Russia c'è qualcosa di cui si può essere orgogliosi più di ogni
altra cosa, sono quelle 6.835 persone che sono state arrestate perché - senza
alcuna chiamata - sono scese in piazza con i cartelli No alla guerra".
Gli
Usa temono una guerra lunga anni.
"Sei
giorni fa, Putin ha cercato di scuotere le fondamenta del mondo libero,
pensando di piegarlo ai suoi modi minacciosi. Ma ha calcolato male. Pensava di
poter arrivare in Ucraina e il mondo si sarebbe prostrato. Invece, ha
incontrato un muro di forza che non aveva mai previsto o immaginato. Ha
incontrato il popolo ucraino".
Sono
le parole di Joe Biden nel discorso sullo stato dell’Unione. Comunque vada a
finire, "può circondare Kiev di carri armati, ma non conquisterà mai i cuori e le
anime del popolo ucraino. Non spegnerà mai il loro amore per la libertà. Non
indebolirà mai la determinazione del mondo libero". Tradotto, significa che gli
occidentali devono armare e addestrare l’insurrezione, che continuerà anche
dopo l’eventuale caduta di Kiev e potrebbe durare vent’anni, sul modello
dell’Afghanistan anni Ottanta.
Biden,
riepiloga oggi Repubblica è contrario alla “ no-fly zone ” sui cieli ucraini,
perché un incidente provocherebbe la Terza guerra mondiale, che per il ministro
degli Esteri russo Lavrov "sarebbe nucleare".
Tutti
gli sviluppi militari però dipendono da Putin, sempre più instabile, e bisogna
essere pronti a tutto. Tanto più che, sostiene l’ambasciatrice all’Onu Linda
Thomas-Greenfield, Mosca sta muovendo bombe a grappolo e termobariche.
Cosa
vuole fare Putin
dopo
aver invaso l'Ucraina.
Today.it-
Antonio Piccinelli- (3-3-2022)- ci dice :
Il
leader del Cremlino intende rovesciare Zelensky con l'obiettivo di insediare un
governo gradito a Mosca. Ma le sue mire potrebbero espandersi ad altri Paesi
dell'Europa dell'est.
Vladimir
Putin
Prendere
Kiev. E poi?
Il presidente russo Vladimir Putin ha esortato
le sue truppe a rovesciare il governo di Volodymyr Zelensky e la "banda di
drogati e neonazisti" (parole ovviamente sue) che detiene il potere in
Ucraina.
Ma gli obiettivi a medio e lungo termine del
presidente russo restano difficili da decifrare.
La
priorità della campagna militare è quella di conquistare la capitale ucraina e
insediare un governo non sgradito a Mosca, se non del tutto filorusso.
Quasi
tutti gli analisti concordano che una volta riuscito nel suo intento (ammesso
che l'operazione si riveli un successo, cosa non scontata) Putin non abbia
alcun interesse a restare in Ucraina, un territorio che difficilmente
potrebbe controllare vista anche l'ostilità della popolazione nei confronti
dell'occupazione russa.
L'obiettivo
minimo è invece quello di ottenere la neutralità del Paese (che rientrerebbe
però di fatto nell'orbita russa) e impedire grazie a un governo amico
l'ingresso dell'Ucraina nella Nato.
Secondo
diversi esperti di geopolitica, il presidente russo non avrebbe dunque alcuna
velleità di invadere permanentemente l'Ucraina, ma potrebbe
"accontentarsi" di annettere alla Russia parte del territorio del
Donbass, inclusi i due territori che si sono autoproclamati repubbliche e sono
stati riconosciuti da Mosca.
Indubbiamente
un'operazione di questo genere riscriverebbe non solo la cartina dell'Europa,
ma anche i rapporti di forza tra gli Stati.
Per Putin sarebbe la riprova che usare la
forza serve e che l'Occidente e la Nato non hanno né la volontà né il coraggio
di rispondere alle sue offensive con le armi. La Russia ha un arsenale atomico,
e far scalare troppo il conflitto potrebbe essere pericolosissimo.
Putin
può davvero mettere nel mirino i Paesi baltici?
Ma fin
dove può arrivare il capo del Cremlino?
Su
questo punto si possono fare solo supposizioni, anche perché fino a qualche
giorno fa solo gli Stati Uniti e il Regno Unito credevano che la Russia avesse
intenzione di lanciare un attacco su vasta scala (i congiunti dei diplomatici
britannici furono invitati a lasciare il Paese già a dicembre). L'escalation delle ultime ore
preoccupa soprattutto i Paesi baltici e scandinavi che si sentono minacciati
dall'aggressività di Putin. E del resto a Mosca non fanno nulla per calmare le
acque.
Anzi.
Ieri una portavoce del ministero degli Esteri russo ha puntato il dito contro
il potenziale ingresso di Svezia e Finlandia nell'Alleanza Atlantica, minacciando
"gravi conseguenze militari e politiche" qualora Stoccolma o Helsinki
decidessero di entrare nella Nato.
La
risposta dell'Alleanza atlantica non si è fatta attendere. "Al vertice della Nato di oggi hanno
preso parte anche i nostri stretti partner, Finlandia, Svezia e Unione europea" ha affermato il Presidente
americano Joe Biden, in un comunicato diffuso dalla Casa Bianca. "Il Presidente Putin ha fallito nel
suo obiettivo di dividere l'Occidente".
Secondo
vari osservatori Putin potrebbe in particolare avanzare rivendicazioni nei
confronti dei paesi Baltici dell'ex blocco sovietico, vale a dire Estonia,
Lettonia e Lituania, usando come pretesto il presunto diritto della Russia di
non avere al confine Stati aderenti alla Nato e quello di riunificare le minoranze
russofone che vivono nei Paesi dell'ex Urss.
Nei
fatti dunque Putin punterebbe ad avere di nuovo una sfera di influenza nei
Paesi dell'Europa orientale scommettendo sul fatto che l'Europa non reagirà.
Per
ora sono solo supposizioni.
E del resto va anche detto che attaccare un
Paese membro della Nato comporterebbe conseguenze difficili da prevedere per la
stessa Russia, perché i trattati dell'Alleanza affermano chiaramente che un
attacco a un Paese membro è un attacco a tutti i Paesi membri.
In un
ipotetico scenario in cui il Cremlino avesse davvero intenzioni bellicose
contro la stessa Europa, Putin potrebbe forse conquistare l'Estonia con più
facilità di quanta non sta trovando in Ucraina, ma poi doversi confrontare con
statunitensi, britannici, francesi e tedeschi non sarebbe altrettanto semplice,
questo è chiaro.
Ma in ogni caso visto quanto sta accadendo a
Kiev gli Stati dell'ex Urss non sono proprio tranquilli. Tant'è che solo un paio di giorni fa
Lituania, Estonia e Lettonia e Polonia hanno chiesto l'attivazione
dell'articolo 4 della Nato ovvero la richiesta di consultazioni urgenti per una
minaccia.
Perché
la vittoria della Russia in Ucraina non è scontata.
Ma ora
la priorità della Russia è vincere la guerra sul campo a Kiev.
Dove
l'esercito e la popolazione ucraina stanno opponendo una strenua resistenza. E
non hanno alcuna intenzione di tornare nell'orbita di Mosca.
Sulla
carta l'esercito ucraino sconta un'inferiorità evidente di uomini e mezzi
rispetto a quello di Mosca. Ma l'Ucraina è un Paese enorme.
Il
politologo americano Edward Luttwak non ha dubbi sul fatto che in Ucraina i
russi "sono destinati ad inciampare". Secondo Luttwak, il vero problema del
leader del Cremlino è che "ha invaso un Paese più grande della Francia con
un numero bassissimo di truppe, quasi irrisorio, parliamo di 120mila truppe".
Per il politologo, molte zone dell'Ucraina non
saranno controllate affatto dai russi e, anzi, gruppi di soldati "finiranno per cadere vittime delle
imboscate degli ucraini" in un Paese dove ci sono "centomila
fucili", mentre a ovest ci sarà spazio per "creare un governo in
esilio".
"Ci
sarà forte resistenza contro i russi - sostiene Luttwak - per questo credo che
l'intera invasione di Putin sia avventuristica".
Anche
secondo l'autorevole rivista Foreign Affairs, Putin potrebbe infilarsi in un
vicolo cieco.
In particolare, "se la Russia insisterà
per occupare gran parte del paese e installare un regime fantoccio nominato dal
Cremlino a Kiev", nel Paese "inizierà una conflagrazione più
prolungata e spinosa. Putin dovrà affrontare una lunga e sanguinosa insurrezione
che potrebbe estendersi attraverso più confini, forse anche raggiungere la
Bielorussia per sfidare il presidente bielorusso Alexander Lukashenko, fedele
alleato di Putin". Non solo. I disordini potrebbero "destabilizzare
altri paesi nell'orbita" di Mosca, "come il Kazakistan" e
perfino la Russia stessa.
In
Italia torna lo stato di emergenza.
Today.it-
Redazione- (3-3-2022)- ci dice :
Lo ha
deciso il Consiglio dei ministri. Servirà a consentire interventi di protezione
civile all'estero. Via libera anche all'aumento dei nostri militari sotto il
comando Nato.
Riunione
lampo per il Consiglio dei ministri, che ha approvato all'unanimità il decreto
con le misure da adottare dopo l'attacco sferrato dalla Russia all'Ucraina.
E' stato deliberato per tre mesi lo stato di
emergenza per consentire gli interventi della protezione civile all'estero e
della protezione civile europea.
Il dl, tra le altre cose, potenzia la presenza
del personale militare italiano nella Nato. Via libera anche agli aiuti
finanziari per il Paese.
La
decisione dopo che stamani il presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha reso
prima alla Camera e poi al Senato un'informativa urgente sul conflitto.
"Le
forze italiane che prevediamo essere impiegate dalla Nato - ha anticipato il
premier - sono costituite da unità già schierate in zona di operazioni. Circa
240 uomini attualmente schierati in Lettonia, insieme a forze navali, e a
velivoli in Romania; e da altre che saranno attivate su richiesta del Comando
Alleato. Per queste, siamo pronti a contribuire con circa 1400 uomini e donne
dell'Esercito, della Marina e dell'Aeronautica, e con ulteriori 2000 militari
disponibili. Le forze saranno impiegate nell'area di responsabilità della Nato
e non c'è nessuna autorizzazione implicita dell'attraversamento dei confini.
L'Italia e la Nato vogliono trasmettere un messaggio di unità e solidarietà
alla causa ucraina e di difesa dell'architettura di sicurezza europee".
Cosa
prevede il decreto
Il
decreto urgente varato dal Consiglio dei ministri per fronteggiare l'invasione
russa in Ucraina contiene 7 articoli che vanno dal potenziamento del personale
militare italiano sotto il Comando Nato e aiuti all'Unità di crisi della
Farnesina.
Su
proposta del ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale
Luigi Di Maio e del ministro della Difesa Lorenzo Guerini, questo provvedimento
prevede nello specifico:
l’autorizzazione
al ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale a derogare
alle norme vigenti per l’erogazione di aiuti e assistenza a favore delle
autorità e della popolazione dell’Ucraina;
l’autorizzazione
a 10 milioni di stanziamenti aggiuntivi finalizzati a un rafforzamento della
funzionalità e dei dispositivi di sicurezza delle Sedi diplomatiche italiane,
del personale e per la tutela di interessi e cittadini italiani all’estero;
l’autorizzazione
a interventi per potenziare l’operatività dell’Unità di crisi (con stanziamenti
complessivi pari a 1,1 milioni di euro) e facilitare le procedure di assistenza
ai cittadini italiani all’estero anche attraverso l’uso di applicativi
informatici;
la
proroga per l’anno 2022 dei dispositivi Nato già in corso, ovvero la
prosecuzione della partecipazione di personale militare al potenziamento dei
seguenti dispositivi della Nato, già autorizzati dal Parlamento per l’anno
2021:
presenza
avanzata e rafforzata in Lettonia (enhanced Forward Presence), attraverso
l’impiego del numero massimo di 250 unità di personale e 139 mezzi terrestri;
dispositivo
per la sorveglianza aerea attraverso attività di Air Policing, che prevede
l’impiego del numero massimo di 130 unità di personale e di 12 mezzi aerei,
attualmente dislocati in Romania, e attività di pattugliamento aereo
nell’ambito delle misure di rassicurazione degli alleati nel fianco est,
attraverso 2 mezzi aerei (un rifornitore e un mezzo per raccolta dati);
dispositivo
per la sorveglianza navale e attività di raccolta dati nell’area sud
dell’Alleanza (Mediterraneo orientale e Mar Nero), attraverso l’impiego del
numero massimo di 235 unità di personale, due mezzi navali e di uno ulteriore,
secondo necessità, e di un mezzo aereo;
la
mobilitazione di ulteriori forze ad alta prontezza, denominate “Very High
Readiness Joint Task Force-VJTF”, fino al 30 settembre 2022, attraverso
l’impiego di 1350 unità, 77 mezzi terrestri, 2 mezzi navali (a partire dal
secondo semestre 2022) e 5 mezzi aerei.
La
consistenza massima per lo svolgimento di tali missioni è pari a 1.970 unità.
In una
nota diramata al termine del Cdm si precisa poi che "l'Italia ha attivato
interlocuzioni tecniche con singoli Paesi alleati, maggiormente esposti sul
fianco est, al fine di verificare la possibilità di attivare ulteriori
iniziative con caratteristiche simili alla missione già operativa in Lettonia,
anche in termini di personale impiegato.
È stata, inoltre, innalzata la prontezza delle unità di rinforzo
(Immediate Follow-on Forces Group-IFFG), nella misura di 2.000 unità, nel caso
si debba ulteriormente rafforzare il dispositivo su richiesta della NATO, o
assicurare la rotazione delle forze ad alta prontezza (VJTF)".
Il
decreto prevede anche la cessione alle autorità governative dell’Ucraina, a
titolo gratuito, di mezzi e materiali di "equipaggiamento militari non letali,
rendendo disponibili equipaggiamenti per la protezione individuale per i
militari ucraini e materiali per lo sminamento umanitario a favore della
popolazione civile".
Lo
stato di emergenza.
Il
Consiglio dei ministri, su proposta del presidente Mario Draghi, ha poi
deliberato la dichiarazione dello stato di emergenza per intervento all’estero.
L’adozione
del provvedimento è necessaria per assicurare il concorso a tutte le iniziative
di protezione civile anche attraverso la realizzazione di interventi
straordinari ed urgenti a supporto delle operazioni di soccorso e assistenza
alla popolazione interessata. Interventi da svolgersi durante lo stato di emergenza.
Per
tale primo intervento sono stati stanziati tre milioni di euro, a carico del
Fondo per le emergenze nazionali, che comprendono, al netto di quanto sarà
rimborsato dall’Unione europea, gli oneri che verranno sostenuti per il
trasporto, il dispiegamento e il reintegro dei materiali.
Parlamentari
Ucraini: “Stiamo
Combattendo
Per Il
Nuovo Ordine Mondiale”.
Potrebbe
Portarci In Uno Scenario Da WW3.
Grennpass.news
- Redazione- (2-3-2022)- ci dice :
La
deputata democratica ucraina Kira Rudik
viene addestrata all’uso di un’arma e alla posa marziale nelle foto. In
un’intervista alla televisione americana, afferma di combattere non solo per
l’Ucraina, ma per il “Nuovo Ordine Mondiale”.
(Se si
è favorevoli al N.W.O si è partigiani del Globalismo, non si può essere
contemporaneamente
“DEMOCRATICI “ Ndr.).
La
foto della deputata ucraina Kira Rudik in posa vicino alla finestra con un
fucile mitragliatore [siehe Bericht “RTL News”], non è niente di speciale in
sé. A numerosi modelli ucraini piace la Signorina
Ucraina e si sono già fatti fotografare con un’arma per sottolineare il loro
patriottismo.
Ma la
parlamentare Kira Rudik è coinvolta come politica in vari processi politici. E in un’intervista alla televisione
americana, ha detto che non stava solo combattendo per l’Ucraina, ma per il
Nuovo Ordine Mondiale. [siehe Video auf Twitter].
“Non
sono sorpreso. Abbiamo combattuto contro Putin negli ultimi 8 anni e abbiamo
avuto altre 3 rivoluzioni nel nostro paese quando non eravamo d’accordo con la
direzione che stavamo andando.
Ma in
questo momento è un momento critico perché sappiamo che non stiamo solo
combattendo per l’Ucraina, [sondern] lottiamo per questo Nuovo Ordine
Mondiale per i paesi democratici. Noi [wissen]che siamo lo scudo protettivo dell’euro.
Noi
[wissen] non stiamo solo proteggendo l’Ucraina, [sondern] proteggiamo come tutti
gli altri paesi che sarebbero le prossime
vittime se fallissimo.
Ecco
perché non possiamo fallire”.
Cosa
intende con questo? La “Grande Trasformazione” di cui parla Joe Biden? Intende il “Great Reset” di cui si
discute al World Economic Forum? Lo dice come se
fosse chiaro che l’Ucraina, insieme all’Occidente, sta lottando per un “nuovo
ordine mondiale” ossia per il “nuovo ordine
globalista”.
Forse
è proprio questo che ha spinto Putin a intervenire militarmente.
L’Ucraina
è stata a lungo utilizzata da Biden e da altre élite globali come Klaus Schwab
e George Soros come fulcro per i loro rapporti di corruzione, quindi non
sorprende che i funzionari eletti dell’Ucraina professino pubblicamente la loro
fedeltà alla “ falsa democrazia” di sinistra dicendo ” Nuovo ordine mondiale.”
(La
battaglia finale per liberare l’umanità dalle élite dello stato profondo.
Ossia
l ‘un per cento dell’umanità straricca deve comandare
sul 99 % dell’umanità ?).
Il
fatto che Rudik faccia uscire il gatto dalla borsa rende le scene in cui le
forze di sicurezza ucraine bruciano freneticamente documenti ancora più
interessanti.
“Sono
confusa… mi è stato detto che era una teoria del complotto.”
Una
ricerca su Google rivela che la teoria del complotto del Nuovo Ordine Mondiale
ha attirato l’attenzione del pubblico e viene discussa francamente.
Perché
Putin è in Ucraina?
Nonostante
le parole audaci dei leader occidentali, non c’è dubbio che l’attuale ordine
globalista del vecchio mondo sia a un bivio.
Con il
suo attacco di armi biologiche planetarie organizzato progettato per avviare il
Great Reset, l’ideologia del Forum economico mondiale è ora scossa perché la
Russia ha rifiutato di prendere parte alla vecchie regole neocon dell’egemonia
economica e militare statunitense.
Con la
nascita di un nuovo ordine geopolitico, l’attacco preventivo della Russia in
risposta all’Ucraina, pesantemente armata di armi NATO e USA, mentre
l’escalation militare cresceva, l’equilibrio di potere si è spostato
irrevocabilmente.
Con elementi di un mini-replay della seconda
guerra mondiale che contrappone i russi ai nazisti, la terza guerra mondiale
potrebbe essere iniziata, ma non ancora nel modo più terrificante che ci si
aspettava.
Usando
l’Ucraina come un frustino, l'”Occidente” guidato dagli Stati Uniti e dal Regno Unito
credeva di avere il diritto dato da Dio di fare il prepotente sulla Russia
militarmente ed economicamente per sfidare il suo diritto di esistere come
nazione libera e senza ostacoli nel mondo.
Quei
tempi sono passati per sempre.
Mentre
i media corporativi americani si stanno dimostrando geneticamente incapaci di dipingere
un quadro accurato di ciò che sta accadendo in Ucraina, gli americani non sono
più in grado di pensare razionalmente alla Russia o al suo presidente Vladimir
Putin che alla loro demonizzazione di Donald Trump.
Per
gran parte del ventesimo secolo, gli americani non sono stati in grado di pensare da
soli
mentre continuano a seguire il copione prescritto proprio mentre i globalisti di Klaus Schwab screditati
dettano la realtà.
Le
loro impressioni rimangono radicate e radicate in modo che nessuna quantità di
logica o fatto razionale possa trascendere un odio illogico o una volontà di
considerare un’altra posizione.
Dato
che gli americani scelgono di essere “bloccati” in un atteggiamento infondato,
sono persi per sempre dal pensiero maturo, intellettuale e analitico.
Il
fatto è che la disputa sul confine russo-ucraino non riguarda né gli Stati
Uniti né alcun altro governo. Come ha affermato l’ex rappresentante degli Stati
Uniti Tulsi Gabbard, “Tutto questo avrebbe potuto essere evitato se
l’amministrazione Biden avesse riconosciuto le legittime richieste della Russia
per la sicurezza delle frontiere” contro i
Globalisti
di Klaus Schwab.
Il 24
febbraio Putin ha annunciato una “operazione speciale” per “smilitarizzare e
denazificare” l’Ucraina, con l’intenzione di attaccare e disabilitare le
infrastrutture militari ucraine, affermando che i civili non sono in pericolo
(e possono ancora lasciare il Paese) e che non c’è intenzione di “occupare”
l’Ucraina, ma che alla “NATO GLOBALISTA” non sarà consentito installare
installazioni militari che minaccino il confine russo.
Putin
ha recentemente confermato gli appelli di lunga data all’indipendenza auto-dichiarata
per stabilire le Repubbliche popolari di Donetsk e Luhansk quando ha
formalmente accettato il loro ritorno nella Russia. Questa dichiarazione concesse
immediatamente la protezione militare che permise all’esercito russo di agire
in loro difesa.
La
Russia viene presentata come vittima di perdite significative quando in realtà
non ha ancora schierato un esercito russo completo.
La Russia sta facendo la guerra con attacchi
di precisione, a differenza del Pentagono, che distruggerebbe completamente e
irreversibilmente ogni centimetro dell’Ucraina e delle sue città popolate;
radere al suolo ogni edificio, ogni centrale idroelettrica, ogni polo
elettrico, ogni segno di civiltà e cultura.
La
strategia di Putin è circondare il nemico piuttosto che spazzarlo via in un
attacco; si
chiama assedio. L’obiettivo
di Putin è mantenere intatta l’Ucraina e creare un paese funzionante che non
prevarichi i suoi vicini.
Dal
2014, quando l’amministrazione Obama ha radunato le forze diplomatiche per
rovesciare il presidente ucraino democraticamente eletto Viktor Yanukovich, che
si opponeva all’adesione all’UE e alla NATO, la Russia ha cercato un accordo di
sicurezza che proteggesse i suoi confini ancestrali.Ha cercato di garantire la precedente
promessa a Gorbaciov che non ci sarebbe stata alcuna spinta della NATO verso
est.
Quando
i paesi dell’ex blocco orientale e baltici furono ammessi alla NATO, l’Ucraina
rimase neutrale e non militarizzata.
Dopo
il colpo di stato, la Brigata Azov, discendente dei resti nazisti della seconda
guerra mondiale rimasti in Ucraina dopo la guerra, ha assunto il governo di Kiev
mentre tentava di prendere di mira la popolazione indigena di lingua russa
attraverso una raffica costante di violenze e il conflitto in corso eliminava
artiglieria e mortai fuoco da scuole della provincia Donbass uccise 14.000
persone (stima delle Nazioni Unite), comprese una cinquantina di vittime,
all’interno di una sala sindacale chiusa a chiave a Odessa erano inclusi.
La gente di Odessa ha recentemente celebrato
l’arrivo delle forze russe in Ucraina sventolando la bandiera russa issato e
applaudiva.
Negli
anni trascorsi dal colpo di stato del 2014, gli Stati Uniti hanno dimostrato come se possedessero il mondo, la loro
supremazia senza precedenti mentre sfidavano ogni paese a sfidare il proprio
dominio.
Con
l’intensificarsi degli eventi in Ucraina, c’era anche una storia di
cacciatorpediniere navali statunitensi e britannici in servizio ripetuto ha
attraversato il Mar Nero per nessun altro motivo provocazione intenzionale e
per intimidire la Russia, poiché in violazione della sovranità russa navigavano
entro dieci miglia nautiche dai suoi confini come se sfidassero una risposta militare.
Anche una certa urgenza è la conferma che l’
Ambasciata degli Stati Uniti in Ucraina nell’ambito del programma di riduzione
delle minacce biologiche del Pentagono da 2,1 miliardi di dollari sponsorizzato dagli Stati Uniti, ospita invece
laboratori di armi biologiche.
Per
uno rapporto completo- più di quanto
avresti mai voluto sapere- sui laboratori di armi biologiche statunitensi in
Georgia e Ucraina, leggi fino a “Pentagon Biolabs Spread Disease” in Ucraina.
Qualsiasi
mente curiosa potrebbe chiedersi perché il Pentagono statunitense dovrebbe
istituire numerosi laboratori di armi biologiche e condurre esperimenti di armi
biologiche in luoghi oscuri come l’Ucraina e la Georgia, se non per questo
motivo.
Sono
luoghi oscuri con una popolazione sacrificabile insignificante.
Sono
luoghi in cui poche persone sanno o si preoccupano di quali esperimenti vengono
condotti o se ci sono perdite o se qualcuno dei laboratori è altamente
controverso su “guadagno di funzione” sull’Esperimento condotto a Wuhan, in Cina.
La
scelta di Putin è stata quella di prendere le misure che ha adottato per
proteggere la storia e la sovranità della Russia, o inginocchiarsi davanti a
Klaus Schwab e abbandonare qualsiasi idea di nazione russa, proprio come
l’amministrazione Biden ha deciso di mantenere il suo confine meridionale
aperto a tutti i terroristi con un’agenda diversa da quella di una professione.
Oggi i
pericoli di un’escalation militare sono indescrivibili.
Ciò
che sta accadendo ora in Ucraina ha gravi implicazioni geopolitiche. Potrebbe
portarci in uno scenario della terza guerra mondiale .
È
importante avviare un processo di pace per prevenire l’escalation.È necessario
un accordo di pace bilaterale.
Il
Magistrato Paolo Ferraro si rivolge
al
Nuovo Ordine Mondiale:
"Non
toccate il popolo italiano".
Gabriellafilipponeblogspot.com-Gabriella
Filippone avvocato- (17-5-2020)- ci dice
:
NON TOCCATE
ACQUA, ARIA, CIBI, SEMENTI ,UOMINI, DONNE, BAMBINI ,SOCIETA’ e POPOLI, from Paolo
Ferraro on Vimeo.
Il
Magistrato Paolo Ferraro - se pretendete la precisazione, l'hanno fatto
diventare un ex magistrato, tentando
così di annientarlo e depotenziarlo - si rivolge al Nuovo Ordine Mondiale: "Non toccate
il popolo italiano".
Lo
afferma da tempo, non da oggi, già dal 2012.
Maggio
2020 - Avvocato Gabriella Filippone - Rassegna notizie on line ed altro tipo pensieri miei o di altri .
ON
TOCCATE ACQUA ARIA CIBI SEMENTI UOMINI DONNE BAMBINI SOCIETA' E POPOLI from Paolo Ferraro on Vimeo.
"Non toccate l'acqua.
E' il
bene comune da sempre dell'umanità, state privatizzando ciò che appartiene alla
gente.
In
nome del profitto economico ..., in nome dell'assurda affermazione che l'acqua
gestita dalle strutture pubbliche non e' redditizia da gestire. VERGOGNATEVI!
Non
toccate il cielo e l'aria.
State
facendo esperimenti di nascosto, abbiamo le prove che sostanze chimiche
irrorano il cielo. Volete intervenire sulla natura, deviarla, condizionarla e
controllarla, sopra la gente e sopra la testa della gente. VERGOGNATEVI !
Non
toccate il cibo.
Avete
tentato disperatamente di ridurre alla fame il terzo e quarto mondo,
riuscendoci. Adesso pretendete di ricattare il mondo occidentale attraverso gli OGM, e
cioè gli organismi geneticamente modificati, che sottraggono l'autonomia
agricola e produttiva alla gente.
VERGOGNATEVI !
Non
toccate gli uomini e le donne.
State
sperimentando tecniche di condizionamento mentale da 50 anni, ereditate dai
"grandi" gestori dell'abominio dell'umanità, i lager nazisti, e siete
peggio di loro.
Ve li siete portati in casa, avete costruito
il progetto "Monarch" e il progetto "MK-Ultra", gestite
bambini e donne come schiavi. Ne avete usate tante, ne avete fatte tante in
Italia, di tutti i colori e sta uscendo tutto fuori: manipolazione mentale,
condizionamento mentale, tecniche di controllo...
Non
toccate la gente.
Beni
economici e sociali che appartengono alla gente. State per aggredire i beni
fondamentali: la casa, la solidità economica, l'equilibrio psicologico della
gente, assediandoli sui beni che fanno di questo occidente almeno un lume di
civilità.
Non
toccate, non vi azzardate, a toccare la politica.
Avete
reso da sempre la politica uno strumento ignominioso di controllo, gestione e
condizionamento. Creato partiti come apparati di condizionamento che tramandano al loro interno
solamente slogan per gestire disinformando la gente e per governarla
occultamente in un finto dissidio, che nasconde un profondo accordo per
dominare.
Non
toccate, non vi azzardate a toccare, i valori spirituali di un popolo, il
popolo italiano, perché avete costruito un progetto malato, fatto di potenze
militari, fatto di tecniche di controllo ancora peggiori di quelle individuali
sugli uomini e le donne e, oggi, state addirittura pensando di poter
condizionare definitivamente questa umanità attraverso ... di tutto: la disinformazione, l'assurda
impossibilità di far capire alla gente quello che state combinando.
Non
toccate, non toccate assolutamente, i valori di questa società italiana e di
questo popolo occidentale perché, se la democrazia è stata per voi una presa per il culo , essa è da sempre il simbolo del
popolo che sceglie e decide, la politica non potrà che essere ripresa in mano
dalla gente.
Tutto
quello che state facendo, signori belli, esce fuori. Esce fuori anche grazie al sacrificio
di intellettuali, delle persone, ed è il momento in cui le verità escono a
galla.
Avete
voluto anche toccare la chiesa, io sono laico.
Non
toccate il valore religioso che sta dietro l'impianto cattolico. Perché il
valore religioso di Cristo, del Cristo che insegna il rispettarsi nell'umanità,
è un valore che non solo vi schiaccia, vi travalica, ma che non potete
cancellare perché anche noi che siamo laici lo facciamo nostro.
Non
toccate, assolutamente, i bambini.
Luridi
pedofili, assassini, che state ricostruendo un mondo fatto di sopraffazione, di
sesso volgare, di uso strumentale dei bambini, fatto di falsità, di coloro che
fanno il bianco nero e il nero bianco, di inversione dei valori.
Non
toccate la società civile.
Voi che
state inquinando il mondo militare, lo usate per le sperimentazioni, lo portate
a schiacciare i popoli della terra.
Non
toccate il diritto della gente a costruirsi un futuro usando strumentalmente
sinistra, destra, poteri, contropoteri, poteri occulti.
La
gente ha una risorsa ancora: l'anima.
La
gente sta capendo, la gente vuole salvarsi, ma non vuole più solo salvare il
vostro lurido mondo fatto di danaro, della ..., dello sfruttamento produttivo.
Del produrre per distruggere e distruggere per produrre. Non vi azzardate a
dire che fate la guerra per la pace, e la pace in realtà la fate per la guerra.
Perché anche questo trucco ormai è svelato.
Non
continuate a infiltrare il mondo di quelli che una volta si chiamavano
complottisti, che adesso non lo sono più. Sono un progetto politico collettivo
che porterà la gente finalmente a capire che esistono ancora veri valori, beni
supremi, e una capacità di fare una politica dal basso, vera."
(Paolo
Ferraro su paoloferrarocdd.blogspot.com/2014/02/non-toccate.html
vimeo.com/64960761-vimeo.com/83429394).
Il
Magistrato Paolo Ferraro lancia un appello al Nuovo Ordine Mondiale.
E'
stato scritto su Paolo Ferraro:
"Il
Magistrato Paolo Ferraro ha subito l'oppressione del sistema perché aveva
scoperto che il programma di manipolazione e controllo mentale denominato
Mk-Ultra (o Monarch) era, ed è, utilizzato correntemente in Italia da un
insieme insolito di personaggi militari e civili da anni. Si tratta
dell'operazione di rapimento e condizionamento di donne, uomini e bambini per
fini inconfessabili e sinceramente disgustosi da descrivere.
Il
Magistrato Paolo Ferraro tratta di diversi aspetti della stessa volontà omicida
e disumana che si sta impossessando di tutto il pianeta. Anche questa crisi
finanziaria che ci attanaglia e deprime è solo il frutto di una strategia
concertata per annichilirci e renderci innocui e proni. Dimostriamogli che
hanno sbagliato a fare i conti e che un'umanità forte e determinata è sveglia e
pronta a dargli ciò che meritano!"
DALLE CASTE AI POPOLI ,NO AL DOMINIO ED ALLE
NUOVE SCHIAVITU' .
(VIDEO
from Paolo Ferraro on Vimeo.)
PROCESSO
SOVIETICO PER PAOLO FERRARO.
(Mario
Comuzzi.)
"Roma,
16 maggio 2013.
I poteri forti hanno deciso di imbavagliare il
magistrato Paolo Ferraro.
Gli psichiatri agiscono da sicari. La
mostruosa legge dell'amministrazione di sostegno, partorita negli ambienti
della psichiatria politica di Trieste e che ha già mietuto migliaia di vittime,
viene usata per soffocare i dissidenti. Se sarà applicata a Paolo Ferraro sarà
il certificato di morte dello stato di diritto."
Il
Magistrato Paolo Ferraro si rivolge al Nuovo Ordine Mondiale: "Non toccate
il popolo italiano".
Conclave
segreto dell'impero dei media d'America
creano panico da sanità pubblica?
"I
Simpson come le carte illuminati. C'è qualcosa che non torna."
Aaltro
commento:
"I
massoni che fanno questo cartone ovviamente sono ben informati sull'agenda
mondiale sono cose già programmate da anni."
(Gennaio
2021 Avvocato Gabriella Filippone).
In una
puntata dei Simpson, parole testuali:
"Vorrei
richiamare all'ordine questo conclave segreto dell'impero dei media d'America.
Siamo
qui per inventarci la prossima bufala
crisi per far tornare gli americani al loro posto. Camere buie, spiaccicati
alla tele, costretti a non saltare una pubblicità. Che ne dite del caro vecchio
panico da sanità pubblica?
Una
nuova malattia, nessuno ne è immune, come l'estate degli squali tranne che
invece degli squali è un'epidemia, e invece dell'estate è per sempre (risate).
Noi
abbiamo degli standard, non può essere una malattia inventata. L'unica cosa che
si può fare moralmente è rilasciare un virus letale fra la popolazione.
Per
puro caso ne abbiamo uno da parte ma non è stato ancora testato.
(viene
iniettato di forza un virus a uno dei membri del conclave che cade a terra
morto).
Oh si!
E così abbiamo il nostro virus letale! Ora dobbiamo solo dare la colpa a
qualcosa che è presente in ogni casa, qualcosa di cui la gente abbia già un pò
di strizza.
Presentatore
tv a questo punto annuncia: E' in arrivo l'influenza "miciora" gente
(e appare sullo schermo un micio e la
scritta APOCALYPSE MEOW)!
IL
CENTRO DI DISINFORMAZIONE LE MALATTIE preannuncia con una certa probabilità che
l'influenza micioria potrebbe diffondersi nel seguente ipotetico scheda di
epidemia, perciò fate attenzione, quel corpo caldo sulle vostre gambe potrebbe
distruggere le vostre tenere provviste!
In
allarme, si sta apprestando a dare fuoco
alla loro provvista di cibo per gatti: Smettila Homer guarda che hanno detto
che esiste un vaccino! Lui risponde: Eh va bene ci faremo il vaccino!"
La
famosa serie tv è incentrata sulla famiglia Simpson, composta da Homer, incarnante
lo stereotipo dell'americano di classe media, pigro e pasticcione, ma capace di
scatti di coraggio ed umanità; dalla moglie Marge, molto gentile e premurosa
nei confronti della famiglia; e dai figli Bart, il classico combinaguai
disobbediente; Lisa con la sua intelligenza; e la piccola Maggie che non fa
altro che tenere il ciuccio. Essi vivono insieme a Springfield, città americana
fittizia.
Enrico Montesano, recita le parole del filosofo
Giorgio Agamben, sferrando un durissimo attacco a Conte: “Ci ha tolto la libertà con la
complicità dei media che manipolano le notizie. Le parole di Conte hanno lo
stesso peso di quelle di Adolf Hitler: dittatura”.
Paolo
Barnard: "Ecco come morimmo." Come è andata in Italia dagli anni 70'
in poi.
Tratto
da un video di Paolo Barnard.
Come è
andata in Italia dagli anni 70' in poi.
"Perché le cose
non cambiano?
La risposta è
semplicissima.
Le cose non cambiano
perché noi non sappiamo chi è il potere."
"Quindi
stiamo combattendo contro un obiettivo sbagliato. Se non sai veramente chi
governa la tua vita combatti contro quelli che in realtà non governano la tua
vita."
"Il
potere, il vero potere è stato di un'astuzia e di una furbizia incredibile. E'
riuscito negli ultimi 35 anni a rimanere completamente nascosto, a proporre
alle opinioni pubbliche un volto del potere che è falso, cioè a proporre le
cosiddette marionette del potere.
Tutto
quello che noi crediamo oggi sia il potere, i politici, i ministeri, i
magistrati, gli amministratori, quello
che volete, non sono per niente il potere.
Quindi, ci hanno proposto questa immagine
nella quale noi crediamo fermamente. Siamo proprio radicalmente convinti
che questo è il potere da combattere e tutta la nostra azione civica o meglio,
l'azione civica di quelle persone che si stanno organizzando, va contro questo
muro fasullo, falso. Questa ombra sul muro che non è il potere.
Sinistra,
destra, centro sinistra, centro destra, non è mai cambiato niente."
"Il
vero potere è soprattutto un'idea, così come è sempre stato nella storia.
Il
vero potere sono le idee. E questa idea dice
essenzialmente ciò: le élite devono ritornare ad avere la gestione di tutto
concessagli dai cittadini, dalle masse, le masse devono mettersi da parte e aspettare pazientemente che il bene gli
coli addossi dall'alto del potere. L'idea è che il bene deve colare dall'alto verso il
basso. Questa idea ha dominato il mondo
negli ultimi 35 anni.
"Trickle-down economics": "(gocciolamento
dall'alto verso il basso"), fu Regan che si inventò questo termine ma
Regan non inventò niente di nuovo, diede semplicemente un nome a quello che ho appena
detto.
Trickle-down
vuol dire proprio "sgocciolare verso il basso", cioè le economie che colano
dall'alto verso il basso dalle élite verso le masse che devono essere messi da parte, anche i
governi, secondo questa idea che è di potere, devono stare da parte.
E’
quello che è successo negli ultimi tre decenni è esattamente questo.
I
governi si sono ridotti sempre più di dimensione e di potere. Devono stare da
parte e devono permettere che questo accada.
Non si
creda che stiamo parlando di cose campate per aria, di fantasie politiche.
Stiamo
parlando di quello che regola la vita quotidiana di milioni di persone, a
partire dal lavoro, a partire dagli alloggi,
a partire dall'istruzione, a partire dalla sanità, dalla gestione
dell'economia, i tassi dei mutui, la moneta che abbiamo nelle mani, cioè
praticamente tutto quello che è la nostra vita dipende da questo vero potere e
non dalle marionette del potere.
Questa
trattazione riguarda la nostra vita."
"E'
importante dare qui il background.
Come
nasce questo potere, come si afferma. Importantissimo capire da dove viene.
Come sono arrivati dove sono arrivati oggi.
Negli
anni '70 il mondo aveva raggiunto
un'epoca inaudita nella storia dell'Umanità.
Dopo
tre millenni di assolutismi, li possiamo
calcolare, dove una minoranza esigua di esseri umani ha sempre per migliaia di
anni gestito una massa enorme di persone
alla disperazione, dopo tremila anni di
questa storia, finalmente, con duecento anni di lotta dal basso, del potere
delle idee, si è riuscito a ribaltare questa situazione.
All'inizio
degli anni '70, dopo la decade degli anni '60, l'idea di sinistra, attenzione
non i partiti, sto parlando dell'idea di sinistra, cioè idea che dice il bene
comune va rimesso nelle mani dei tanti e gestito da pochi per conto di tanti e
nell'interesse di tanti. Questa idea che questa è l'idea di sinistra, è la
sinistra, dopo duecento anni di rivoluzioni, era riuscita ad arrivare al suo
compimento storico maggiore. L' America - è una storia è poco raccontata - era a quei tempi uno dei Paesi più di
sinistra forse del mondo occidentale.
In
America, in Europa, gli stati sociali, il welfare, il trionfo del socialismo,
anche nel il terzo mondo - di questo non se ne parla molto - Nixon e Kissinger
sapevano benissimo che c'era una ventata di socialismo democratico, quindi
anche nel terzo mondo questa idea di sinistra
si stava affermando in maniera strepitosa. Questa idea di sinistra all'inizio degli anni '70 stava veramente per dichiarare di aver
conquistato la Storia. “
Questo
andava fermato.
"Le
élite che per tremila anni avevano dominato, e che per duecento anni avevano
progressivamente subito delle perdite sempre maggiori, negli anni '70 decidono
in quel momento di riprendersi il potere.
E lo
decisero precisamente, in una data
precisa, in un momento preciso.
Siamo
nell'agosto del 1971 quando la Camera di Commercio degli Stati Uniti d'America
decide che è il momento di riportare in
auge il potere delle élite, le destre economiche internazionali e distruggere per sempre la sinistra dopo duecento anni di vittoria.
Danno
il compito a un avvocato, si chiama Lewis Powell.
Gli
dicono di scrivere un memorandum.
Il
memorandum di Lewis Powell è un memorandum
di ventitre pagine che questo avvocato - un legale esperto di
corporazioni - scrive con un linguaggio
di una semplicità eccezionale e conia in questo modo la prima grande arma della
riscossa delle destre economiche, la semplicità: la comunicazione semplice.
Guardate
che, vi leggerò le frasi, questo uomo in ventitre pagine, con delle frasi che potrebbero essere scritte da
un liceale, ha cambiato il corso della storia dell'Umanità, nientemeno.
Purtroppo
le sinistre, e questa volta mi riferisco non più all'idea di sinistra ma alle
sinistre come partito, come movimenti, non sono mai state capaci di capire
questa cosa.
Quello
che conquista è la forza delle idee e la semplicità delle idee.
Il
Memorandum di Lewis Powell inizia immediatamente con una diagnosi:
"Noi
delle destre economiche non ci troviamo di fronte ad attacchi sporadici,
piuttosto l'attacco al sistema delle corporation è sistematico e condiviso.
C'è
una guerra ideologica contro il sistema delle imprese e i valori della società
occidentale.
E'
arrivata l'ora per il business americano internazionale di marciare contro
coloro che lo vogliono distruggere."
Come
lo fa? E chi era il nemico?
"Certamente
la sinistra estrema che è meglio finanziata e ben accetta di quanto non lo sia
mia stata di prima nella storia."
"Le
più voci preoccupanti - continua l'avvocato -
provengono da elementi perfettamente rispettabili come le università, i
media, gli intellettuali, gli artisti e anche alcuni politici. Gli studenti in
particolare perché quasi la metà degli studenti è a favore della
socializzazione dell'industria americana fondamentale."
Lewis
Powell fa una chiamata alle armi."
"Scrivono
in seguito un rapporto chiamato LA CRISI DELLA DEMOCRAZIA (The Crisis of
Democracy) e non perdono tempo, identificano immediatamente il punto.
Guardate,
sono arrivati al veleno per uccidere la democrazia partecipativa in pochi
istanti, in una frase molto semplice, è questa:
"La
storia del successo della democrazia sta nella assimilazione di grosse fette
della popolazione all'interno dei valori, atteggiamenti e modelli di consumo
della classe media."
Che
cosa significa questo: per uccidere la democrazia partecipativa dei cittadini,
quella che è arrivata al trionfo di due secoli di storia negli anni '60 e '70,
bisogna prendere grandi masse di cittadini e
farli diventare consumatori, spettatori, cioè buttarli a capofitto
nell'esistenza commerciale e nella cultura della visibilità massmediatica.
Questo
dissero in una frase di poche parole ed
è esattamente quello che è successo.
Fa
venire i brividi."
La
crisi della democrazia. Rapporto sulla governabilità delle democrazie alla
Commissione trilaterale.
Da
Wikipedia, l'enciclopedia libera.
(Titolo
originale: The Crisis of Democracy:
On the Governability of Democracies
Autore Michel Crozier, Samuel P. Huntington, Joji
Watanuki
1ª ed.
originale: 1975).
La
crisi della democrazia.
Rapporto sulla governabilità delle democrazie
alla Commissione trilaterale (The Crisis of Democracy: On the Governability of
Democracies) fu uno studio del 1975 scritto da Michel Crozier, Samuel P. Huntington e
Joji Watanuki e commissionato dalla Commissione Trilaterale e pubblicato nello stesso
anno come libro.
L'edizione
italiana fu curata nel 1977 e pubblicata con la prefazione di Gianni Agnelli.
Contenuti
e tesi.Lo
studio osservava la condizione politica degli Stati Uniti, dell'Europa e del
Giappone, affermando che negli Stati Uniti i problemi di governabilità "nascono da un eccesso di democrazia" e sostenendo "il ripristino del prestigio e
dell'autorità delle istituzioni del governo centrale". I
n
realtà "già Schumpeter stabiliva che tra le condizioni per il
funzionamento corretto della democrazia vi fosse l’«autocontrollo democratico», cioè la
rinuncia, da parte dei cittadini elettori, a tentare di influire attraverso
manifestazioni, petizioni o pressioni di altro tipo, sull’operato degli eletti".
Questo
report fu un punto di partenza per tutti gli studi successivi che mettono in
evidenza una
supposta crisi contemporanea delle democrazie da risolvere con l'introduzione
di tecnocrazie.
Incredibile
dichiarazione di M. Monti sulla Grecia e risposta di P. Barnard.
Paolo
Barnard: «Monti è un criminale e un bugiardo» .
(L'ultima
Parola- 25 Mag. 2012).
Europa.
Lo
studio sostiene che negli anni '60 i governi dell'Europa occidentale erano
"stracarichi di partecipanti e richieste" che i sistemi
burocratico-politici erano incapaci di gestire, con la conseguenza di rendere
le loro società ingovernabili.
Questo
generò una decisione politica presa dalla Francia in "semisegreto, senza
un dibattito politico aperto, ma con una quantità tremenda di incitamento e di
conflitto intra-bureau-cratico".
Ne è
discesa la tesi della necessaria inerenza del segreto alla politica, di cui
l’uomo, animale politico, deve accettare le leggi essenziali.
Anche
il rafforzamento dell'Esecutivo era un insegnamento frequente in quel tipo di
approccio.
In
realtà, "il predominio dell’esecutivo, grazie al surplus di sovranità di cui esso
strutturalmente dispone grazie al potere di segretazione, sposta in suo favore
quell’equilibrio che, nella forma di governo parlamentare, dovrebbe sempre
sussistere tra Parlamento e Governo, e quindi tra rappresentatività e
governabilità ".
Stati
Uniti.
Lo
studio sostiene che i problemi dagli Stati Uniti negli anni '60 derivavano
dall'"impulso
della democrazia ... che rendeva il governo meno potente e più dinamico, per un aumento
delle sue funzioni ed una diminuzione della sua autorità" concludendo che
tali richieste erano contraddittorie.
È un
paradigma "che riflette tendenze più generali (la crisi del keynesismo e del welfare
state nel nuovo contesto definito dai processi di globalizzazione) e che al
tempo stesso rappresenta l’esito di quel “conflitto di cittadinanza” che negli
anni settanta aveva visto contrapporsi da un lato spinte all’inclusione sociale
e alla redistribuzione di poteri e risorse materiali e, dall’altro, la denuncia
dell’eccesso di domanda proveniente dalla società, del sovraccarico della
democrazia e della crisi della governabilità".
Il
Memorandum di Powell è una lettera inviata dal giudice della Corte Suprema
degli Usa, Lewis Franklin Powell, Jr. (19 settembre 1907 – 25 agosto 1998) il
23 agosto 1971 all'amico E.B. Sydnor jr., presidente della Commissione per
l'educazione della Camera di Commercio statunitense.
Storia
Il
Memorandum è basato in parte sull'esperienza di Powell come avvocato d'azienda
e come rappresentante per industrie di tabacco presso il parlamento della
Virginia.
Con
esso si chiese ai gruppi aziendali statunitensi di diventare più aggressivi nel
plasmare le policies e la legge negli Usa e può aver ispirato negli anni e
decenni a venire la formazione di vari ed influenti think-tank ed
organizzazioni lobbistiche conservatrici, così come ha probabilmente spronato
la Camera di Commercio Usa nel divenire ben più attiva politicamente.
Contenuto
Prima
di accettare la richiesta del presidente Nixon a divenire Associate Justice
alla Corte Suprema, Powell ha spedito il "Confidential Memorandum" con il
titolo "Attack on the American Free Enterprise System".
Powell
argomenta,
"Le
più inquietanti voci che si uniscono al coro dei critici sono giunte da parte
di elementi della società assolutamente rispettabili: dai campus dei College,
dai pulpiti delle chiese, dai media, da riviste intellettuali e ricercate,
dalle arti, dalle scienze e dai politici"
Nel
memorandum, Powell esorta
a una
"sorveglianza costante" dei libri di testo e dei contenuti
televisivi, così come ad epurare politicamente gli elementi vicini a idee di
sinistra. Powell
indica il difensore dei consumatori Ralph Nader come principale nemico dell'impresa statunitense.
Analisi
Questo
Memorandum ha presagito un certo numero di giudizi espressi della Corte in cui
era presente Powell come giudice: e impresse un cambio in direzione
"imprenditoriale" dell'interpretazione del Primo Emendamento della
Costituzione Usa.
Sebbene
scritto confidenzialmente per Eugene Syndor alla Camera di Commercio, il
Memorandum fu scoperto dall'editorialista del Washington Post, Jack Anderson,
che fece un report sui contenuti dello stesso un anno più tardi (Powell era già entrato come giudice
nella Corte Suprema).
Anderson focalizzò gli sforzi di Powell di indebolire
il processo democratico.
Il
Memorandum convogliò il pensiero di molti imprenditori e persone del business
del tempo.
Il
vero impatto del Memorandum era nel suo enfatizzare la costruzione di
istituzioni, in specie aggiornando gli sforzi della Camera di Commercio
nell'influenzare la policy federale. Il Memorandum si rivelò seriamente influente nello
spingere la Camera e altri gruppi a modernizzare i loro sforzi lobbistici verso
il governo federale.
Le
critiche degli studiosi.
Luciano
Gallino ha citato nella sua introduzione al volume Il colpo di stato di banche
e governi.
L'attacco alla democrazia in Europa il Memorandum di
Powell indicando in questo l'inizio forse più palese e manifesto del tentativo
(ad oggi riuscito e trionfante nelle opinioni del sociologo) da parte
dell'ideologia economica neoliberale di permeare la società non solo o tanto
attraverso gli strumenti legittimi della cultura accademica e della dialettica,
ma
attraverso canali di pressioni politici e simbolici in grado di bypassare le
difese delle collettività in quanto il Memorandum forniva indicazioni per
quanto riguarda la televisione, la radio, la stampa, le riviste scientifiche,
la pubblicità.
Il testo proponeva persino di intervenire sulle
edicole, perché queste esponevano ogni sorta di libri e riviste
"inneggianti a tutto, dalla rivoluzione al libero amore, mentre non si
trova quasi nessun libro o rivista attraente e ben scritto che stia dalla nostra
parte"
«La
differenza tra le persone sta solo nel loro avere maggiore o minore accesso
alla conoscenza» (Lev Tolstoj).
La
rassegna stampa è una sintesi e fornisce i riferimenti dell'articolo (testata,
autore, titolo) per reperire sul quotidiano o altra fonte l'articolo completo.
Si
declina ogni responsabilità per errori od omissioni, nonché per un utilizzo
improprio delle immagini o non aggiornato delle notizie e delle informazioni.
Avv.
Gabriella Filippone-Gabriella Filippone Blog .
Ecco
come morimmo (Paolo Barnard).
La
teoria del trickle-down (abbreviato anche in trickle-down; in italiano:
"gocciolamento dall'alto verso il basso"), o anche effetto
trickle-down, o teoria della goccia, indica un'idea di sviluppo economico, in
voga soprattutto negli Stati Uniti, che si basa sull'assunto secondo il quale i
benefici economici elargiti a vantaggio dei ceti abbienti (in termini di
alleggerimento dell'imposizione fiscale) favoriscono necessariamente, e ipso
facto, l'intera società, comprese la middle class e le fasce di popolazione
marginali e disagiate.
In un
ambito sociologico l'espressione definisce la diffusione di abitudini
comportamentali (quali la moda) dalle classi più elevate alle classi meno
abbienti, oppure da un centro geografico di irradiazione ad aree periferiche.
Storia
del pensiero economico.
In
economia, un concetto simile era stato già concepito nel pensiero di Adam Smith
sotto la metafora della mano invisibile: la ricerca egoistica dell'interesse
individuale, all'interno della gabbia d'acciaio capitalistica ( un'espressione
cara a Max Weber), gioverebbe tendenzialmente all'intera società.
"Vizi
privati, pubbliche virtù" può servire a riassumere il paradigma economico
di una società in cui il libero mercato conferisce la possibilità di un
arricchimento individuale che può arrecare vantaggi all'intero organismo
economico (per una sorta di eterogenesi dei fini).
Già Bernard de Mandeville ne La favola delle api,
attraverso l'allegoria dell'alveare, aveva sostenuto che i vizi umani (espressi
in lusso e scialo), derivanti dal naturale egoismo umano, non dovessero essere
impediti, poiché ogni prosperità sociale derivava dall'affermazione degli
interessi individuali.
«Abbandonate
dunque le vostre lamentele, o mortali insensati! Invano cercate di accoppiare
la grandezza di una nazione con la probità. Non vi sono che dei folli, che
possono illudersi di gioire dei piaceri e delle comodità della terra, di esser
famosi in guerra, di vivere bene a loro agio, e nello stesso tempo di essere
virtuosi.
Abbandonate
queste vane chimere! Occorre che esistano la frode, il lusso e la vanità, se
noi vogliamo fruirne i frutti. La fame è senza dubbio un terribile
inconveniente. Ma come si potrebbe senza di essa fare la digestione, da cui
dipendono la nostra nutrizione e la nostra crescita?
Non
dobbiamo forse il vino, questo liquore eccellente, a una pianta il cui legno è
magro, brutto e tortuoso?
Finché i suoi pampini sono lasciati
abbandonati sulla pianta, si soffocano l’uno con l’altro, e diventano dei
tralci inutili.
Ma se
invece i suoi rami sono tagliati, tosto essi, divenuti fecondi, fanno parte dei
frutti più eccellenti.
È così
che si scopre vantaggioso il vizio, quando la giustizia lo epura, eliminandone
l’eccesso e la feccia.
Anzi,
il vizio è tanto necessario in uno stato fiorente quanto la fame è necessaria
per obbligarci a mangiare.
È impossibile che la virtù da sola renda mai
una nazione celebre e gloriosa. Per far rivivere la felice età dell’oro,
bisogna assolutamente, oltre all’onestà riprendere la ghianda che serviva di
nutrimento ai nostri progenitori.»
(B. de
Mandeville, La favola delle api, in Grande Antologia Filosofica, Marzorati,
Milano, 1968, vol. XIV).
Ricusava
inoltre l'idea della carità, ritenendo ineluttabile destino quello dello
sfruttamento di milioni di poveri al servizio della nascente
industrializzazione inglese.
Smith,
tuttavia, diversamente da Mandeville, nutriva una concezione della ricchezza
collegata al soddisfacimento del bisogno, dal momento che, superato un certo
limite, il ricco tenderebbe naturalmente a sperperare risorse.
In seguito il processo accumulativo del
capitale privato ha cambiato questa concezione, tanto che oggi si pone la
questione dell'illimitatezza dell'arricchimento privato (della necessità di
porre limite, un equilibrio all'arricchimento, per dirla con Aristotele), che
richiama la necessità di un'equa distribuzione delle risorse che possano
soddisfare i bisogni dell'intera società e non solo dei singoli.
La
celebre frase attribuita a Kennedy - (ma, in realtà, vista per la prima volta da colui che scriveva
i discorsi di Kennedy, Ted Sorensen, nel New England Council) - l'alta marea solleva tutte le barche (a rising tide lifts all the boats), anche le più piccole, esprime lo
stesso concetto della teoria delle gocce .
Economia.
Il
presidente Reagan illustra in diretta televisiva il piano di riduzione delle
imposte, luglio 1981.
La
teoria del trickle-down associa direttamente la crescita economica, l'aumento della
produzione industriale (l'incremento del Prodotto interno lordo) e lo sviluppo,
a un contemporaneo miglioramento della condizione economica dell'intera
popolazione, senza valutare eventuali squilibri nella distribuzione dei redditi
e della ricchezza. Tale teoria trascura di valutare l'abbattimento dei fenomeni
di povertà e disoccupazione legati a una percentuale di crescita dell'economia
anche elevata, tale da indurre l'idea di un supposto miglioramento complessivo
della situazione economica di un paese.
Oggi
la teoria del trickle-down è normalmente associata alla reaganomics e al liberismo
laissez-faire più integrale, al cliché marginalista della supply-side economics
(politica dell'offerta), molto in voga negli anni ottanta proprio ai tempi delle
politiche di riduzione della tassazione e di privatizzazione dei settori
pubblici dell'economia attuate dall'amministrazione Reagan.
Legata
allo sviluppo trickle-down è anche la curva di Kuznets, una ipotesi di sviluppo
industrialista che associa l'idea di crescita economica a un allargamento dei
benefici all'intero corpo sociale (alle élite imprenditoriali come alle classi
povere).
Sociologia.
La
definizione trickle-down (dall'alto verso il basso) fu utilizzata anche da
Georg Simmel nei suoi studi sui fenomeni sociali legati alla diffusione delle
mode, per definire il recepimento delle abitudini e dei modelli comportamentali
(in particolare della moda) nelle moderne società di massa dalle classi più
alte a quelle più basse.
Lo
studio della diffusione spazio-temporale delle innovazioni fu poi affrontato da
Torsten Hägerstrand.
La
distribuzione delle abitudini segue, secondo Hägerstrand, un ordine gerarchico
(a cascata), affermandosi dapprima ai livelli più elevati della compagine
sociale, o dai centri urbani di rango superiore, e poi convergendo verso i ceti
via via meno abbienti o i livelli periferici di una rete urbana, sino a
configurarsi come fenomeno di massa.
Un
altro esempio di diffusione trickle-down di fenomeni e innovazioni tecnologiche
è quello del possesso dei prodotti tecnologici (della televisione in
particolare, un tempo prodotto delle élite), il cui uso si è allargato poco
alla volta alla quasi totalità della popolazione.
(
Wikipedia |Trickle-down).
venerdì
8 giugno 2018.
Chi è
Paolo Barnard.
Il
Trattato Di Lisbona-(UE). (mikecrissblog.blogspot.it).
"La
Costituzione italiana non è più sovrana, così come il governo, il parlamento, le
leggi italiane.
Persino
noi, non siamo più davvero italiani. Come mai?
Nel
1957 l’Europa inizia ad assomigliare a quella di oggi grazie al “Trattato di
Roma”, nel 1967 diventa Comunità Europea, nel 1979 si elegge il primo
Parlamento europeo concretizzando una unione non più solo economica ma anche
politica, con il trattato di Maastricht del 1993 si sancisce una moneta comune,
tutto procede e si arriva anche alla stesura di una prima Costituzione Europea
che viene bocciata nel 2005 da Francia e Olanda ma nel 2007 si firma una nuova
carta costituzionale a Lisbona ( il “Trattato di Lisbona” ) che non sarà più
sottoposta al giudizio dei cittadini europei ma sarà equiparata ad una vera e
propria Costituzione tanto che Valéry Giscard d’Estaing, ex presidente della
repubblica francese, ed uno dei co-autori dell’attuale Unione Europea, dichiarò
nel 2007: “Il Trattato di Lisbona è uguale alla Costituzione, solo il formato è
differente per evitare i referendum”.
Ma che
cos’è esattamente il Trattato di Lisbona e come influisce sulla vita degli
europei?
Che
cos’è in pratica la Commissione Europea e come vengono eletti i suoi membri?
Perché
il parlamento europeo ha così poco potere?
Cos’è
la “libera concorrenza senza distorsioni”?
Come
viene considerata la tutela della salute dei cittadini europei?
Cosa
accadrebbe se in Europa fosse dichiarato lo “stato di crisi”?
Ci
sarà davvero più giustizia in un’Europa più potente?
Paolo
Barnard,
all'anagrafe Paolo Rossi-Barnard è nato a Bologna il 2 gennaio 1958, è un
giornalista e saggista italiano geniale, maltrattato e maltrattante.
Infanzia
e giovinezza.
È
figlio del giornalista e scrittore Wolfango Rossani (pseudonimo di Sigfrido Rossi).
Dopo
una giovinezza difficile (per sua ammissione venne arrestato e subì anche un
trattamento psichiatrico di alcuni mesi a causa di una sindrome paranoide), si
laurea in psicologia.
PAOLO
BARDARD DAL SUO SITO CHIEDE OBBLIBATORIAMENTE AI SUOI VISITATORI DI LEGGERE
DELLA SUA CARRIERA.
Ne
riporto qui alcuni passaggi:
"Ho
iniziato a fare il giornalista ‘alla vecchia’ (piccoli pezzi x piccolo ma
ottimo giornale La Gazzetta di Parma) mentre vivevo a Londra sotto il ‘Nazismo’
Neoliberista di Margaret Thatcher. Anni ’80. Lavoravo con schiavi sociali in un
tunnel a sgrassare auto, in nero. Ho vissuto come vivono gli schiavi delle
‘riforme’ del lavoro.
Mi
sono specializzato in politica estera vivendo anche negli USA. Lì ho visto di
peggio parlando di sadismo sociale Neoliberista, cose che in Italia arriveranno
fra 20 anni. Di certo.
Nel
1988 approdo alla stampa italiana importante, Mondadori, perché ho l’idea di essere
il primo giornalista al mondo che intervista Roger Waters, Pink Floyd,
unicamente sulle tematiche sociali di The Wall. Waters aveva appena rifiutato
una richiesta di Rolling Stone Magazine. Accetta me perché nessuno si era mai
interessato alle sue idee politiche."
"1993,
vengo minacciato di morte da un agente CIA a Roma, che mi dice: “Se ti offriamo
5 milioni di lire al mese per andare a fare il giornalista all’ufficio
turistico del Trentino, tu accetta. Mi stai capendo?”. Offerta mai giunta, perché fui
allontanato dalla RAI immediatamente, quindi non ero più un pericolo."
"Nel
1994, Roberto Quagliano, Milena Gabanelli ed io, con 4 altri, fondiamo REPORT,
sotto la direzione di Giovanni Minoli. (allora si chiamava EFFETTO VIDEO8).
Nello
stesso anno sono in Africa a lavorare sulla guerra in Angola e soprattutto in
Sudafrica, dove Mandela rischia di non poter essere eletto per via delle
violenze. Vedo stragi, corpi dilaniati, rischio due volte di morire. La seconda
volta ero sdraiato sul fondo di una cabina del telefono x mandare una
corrispondenza, mentre dei proiettili AK47 mi volavano sopra la testa. Dall’altra parte del telefono un
idiota mi dice “Richiama, c’è Berlusconi in diretta”.
( Lì decisi che l’Italia… stocazzo)."
"All’elezione
di Mandela sputtano Henry Kissinger di fronte a tutta la stampa mondiale.
Nessun italiano presente. Pensai di non lasciare il Paese vivo."
"Sono
il primo in Italia a fare un’inchiesta (REPORT, RAI3) sul debito dei Paesi
Poveri che li sta ammazzando per il sadismo del Fondo Monetario Internazionale,
che insiste nei pagamenti da parte di gente disperata. Vedo la fame, cosa sono
i poveri davvero, l’orrore dell’Africa fuori dai club vacanze.
Sono
il primo in Italia nel 1999 a fare un’inchiesta (REPORT, RAI3) sulla
Globalizzazione e sugli Istituti Sovranazionali padroni del mondo, che
comandano i Parlamenti di chiunque. (oggi tutti lo sanno…). Da lì inizio la mia
indagine sul Vero Potere, intuisco cioè che la vita di tutti noi non è
comandata dai singoli governi."
"Sono
il primo in Italia a fare un’inchiesta (REPORT, RAI3) sullo sfruttamento degli
ammalati da parte delle Multinazionali del farmaco, che costa alla RAI la prima
querela in civile mai ricevuta, e a me l’abbandono da parte di Milena
Gabanelli, “l’eroina del giornalismo libero”. Mi abbandonarono perché non si
creasse un precedente in RAI dove un giornalista viene difeso e gli viene
pagata l’eventuale condanna pecuniaria. In tribunale RAI e Gabanelli chiedono
la mia condanna in esclusiva, come se l’inchiesta l’avessi messa in onda io da
solo! Perdo il lavoro e il reddito e non ho fondi per difendermi."
"Nel
2017 mi sono reso conto, proprio mentre credevo di combattere il nemico
Maggiore chiamato Economicidio, che dietro ad esso era già nato un mostro
immensamente peggiore, ovvero TECH-GLEBA SENZA ALTERNATIVE.
E'
l'era del tutto pianificata e già pronta nelle tecnologie dove le Artificial
Intellicences (A.I.) e i colossi che le stanno creando, come Google-Alphabet,
D-Wave Systems, Facebook, Apple, IBM, NVIDIA o Bosh, e le migliaia di start ups
mondiali nate con loro, saranno padroni di intere Piattaforme mondiali di
Comunicazioni, Aria che respiriamo, Sanità, Materie prime, Industria, Energia,
Finanza, Clima, Genetica di ogni cosa vivente... padroni della vita stessa in
Terra, altro che euro.
Mi
sono reso conto che la mole d'investimenti mondiali in queste A.I. di Deep
Learning, Deep Patient, Deep Genomics, Visual Abstraction & Recognition, o
Virtual Reality... è talmente smisurata e assetata di remunerazione, che il
Pianeta sarà diviso fra chi potrà pagare la vita stessa e chi no. I secondi
saranno doppiamente TECH-GLEBA SENZA ALTERNATIVE. Su questo lavoro oggi per avvisare
i cittadini, naturalmente ascoltato da forse 28 italiani, mentre il resto del
mondo è tutto su quanto detto sopra."
"Nella
mia vita professionale ho mandato al diavolo ogni singola occasione di divenire
famoso. Ho criticato aspramente (mandato a fanc…) per senso di giustizia ed
etica: Minoli (disse “se vedo Barnard gli tiro un armadio”, ma Minoli rimane un
‘grande’) - la Gabanelli (che rimane una m…) - Flores D’Arcais - Gherardo
Colombo - Marco Travaglio - Beppe Grillo (che mi chiamò a Quarrata “un grande”)
- Lorenzo Fazio che è il boss di Chiarelettere e del Fatto Quotidiano -
Giuliano Amato (che mi chiamò a casa) - Vittorio Sgarbi che mi voleva in una
sua trasmissione – il ministro Tremonti che mi chiamò per capire ‘la moneta’… -
Cruciani e Parenzo in diverse puntate - Gianluigi Paragone - e ho rifiutato
ogni singola offerta di candidatura politica, fra cui quella di Berlusconi per
voce di Marcello Fiori (con testimoni).
Ho
ignorato un migliaio di paraculi più o meno noti che mi volevano come volto
pubblico. Ho detto a Maroni in diretta TV che è un deficiente, ho chiamato
Mario Monti, Prodi, Napolitano e molti altri “criminali” sempre in diretta TV,
mi feci cacciare dal Ministero dell’Industria dal ministro Piero Fassino, ho
sputtanato Romano Prodi alla Commissione Europea, ho detto a Peter Gomez che è
un falsario (con Travaglio) che ha ignorato la distruzione del Paese per far
soldi coi libri su Berlusconi. Infatti sono l’unico italiano che non ha un blog
sul Fatto Quotidiano. Quando compresi che il 99% dei miei collaboratori nel
Movimento ME-MMT erano dei fagiani che non capiscono il Vero Potere per nulla,
parecchio vigliacchini, o che erano perfidi carrieristi, li ho tutti buttati al
cesso.
E… ho ignorato un tal Roberto Mancini che si è
alzato da un tavolo per stringermi la mano. Non sapevo che è una star del
calcio…
Ho
fatto volontariato per decenni in aiuto a gente che voi neppure immaginate, ho
messo le mani nel dolore, nella devastazione sociale, nella morte. E forse sarà
l’unica cosa che mi ricorderò quando crepo.
Oggi
nel panorama giornalistico e intellettuale non mi considera più nessuno.
Dicono, alcuni critici, che è a causa delle mie folli provocazioni sociali che
ho reso pubbliche, ma ciò è falso: il problema non erano le mie provocazioni, ma che il
99,9% del pubblico è troppo scemo per capirle. Nella realtà, e siamo seri, se
un reporter da 30 anni attacca USA, Israele, e soprattutto il Vero Potere come
ho fatto io, bè, è normale essere sepolto vivo."
"CURIOSITA’:
Piaccio
alle donne, ragazzine incluse, come se fossi Johnny Depp, ma so che è solo
perché sono un ‘personaggio’, e non ci vado a letto (sono vecchio e brutto come
un c…). So fare le pizze e il filetto al pepe verde come un Dio. Ho un
carattere micidiale, quando mi parte la furia o la rabbia sociale non mi fermo
(inclusi gli 8 poliziotti che chiamavo ‘assassini’ di Cucchi e Aldrovandi, e
che mi hanno spaccato un braccio, denunciato ecc.). Ma sono un genio che ha
scritto e fatto cose 100 anni avanti a tutti. Amo indossare i gioielli come le
donne, e di più. Adoro la donne.
Vostro
PB."(
Paolo Barnard).
Parlamentare
dell’Ucraina : stiamo
combattendo
per salvare il Nuovo Ordine Mondiale.
Grandeinganno.it-
redazione- (2 marzo 2022)- ci dice :
Parlamentare
dell’Ucraina : stiamo combattendo per salvare il Nuovo Ordine Mondiale.
Un
membro del parlamento ucraino Kira Rudik ha detto ad alta voce, tutta bella e
tranquilla a Fox News, quale sia la posta in gioco nella guerra in Ucraina.
Durante
l’intervista, Rudik ha dettagliato gli sforzi che gli ucraini stanno facendo
per difendersi dall’azione militare di Putin, sottolineando come innumerevoli
civili abbiano “preso le armi” e siano pronti, compresa lei stessa.
Le
persone sono “pronte a combattere” per il loro paese, ha detto.
Tuttavia,
c’è qualcos’altro per cui stanno combattendo e non c’entra nulla il Donbass o
Kiev. Secondo
Rudik, il popolo ucraino sta mettendo la propria vita in pericolo per la
democrazia nei termini del “Nuovo Ordine Mondiale”.
Rudik
ha spiegato:
“Non
sono sorpresa nel vedere la determinazione ucraina a combattere. Abbiamo
combattuto Putin negli ultimi 8 anni e abbiamo avuto altre tre rivoluzioni nel
nostro paese quando non eravamo d’accordo con quello che stava accadendo.
“Ma in
questo momento è un momento critico perché sappiamo che non solo combattiamo
per l’Ucraina, ma combattiamo per il Nuovo Ordine Mondiale e per i paesi
‘democratici’.
Sappiamo
che siamo lo scudo per l’Euro. Sappiamo che stiamo proteggendo non solo
l’Ucraina, ma stiamo proteggendo tutti gli altri paesi che sarebbero i prossimi
ad essere aggrediti se fallissimo. Ecco perché non possiamo fallire”.
NUOVO
ORDINE MONDIALE E RETROSCENA
OCCULTI
DELLA POLITICA AMERICANA.
Gabriellaflippone.blogspot.com-
Gabriella Filippone avvocato- Andrea
Franco-(24 luglio 2020)- ci dicono :
"In
nome delle “logge”: retroscena occulti della politica americana"(ANDREA FRANCO- COSCIENZEINRETE.NET-2012).
Segue
una mia libera sintesi dell' approfondimento di Andrea Franco, sulle correnti
occultiste che dominano la politica americana da sempre.
Il mio
scopo è quello di divulgare, come altri già stanno facendo, in modo semplice,
per quanto mi è possibile, ed il più possibile, anche tramite questo blog di
poco conto ai più, il notevole lavoro di Andrea Franco proprio ora, in questo
tempo di corona virus pandemico procurato, per tenere alta la soglia di allerta
in ordine ai rischi che l'Italia e l'Umanità intera sta correndo. Rischi
occulti od occultati.
La
PREMESSA di ANDREA FRANCO.
Esperito
il tentativo, secondo il metodo indicato da Rudolf Steiner e sviluppato dai
suoi continuatori, mettendo al centro come oggetto della ricerca gli Stati
Uniti d’America gli intrecci fra occultismo, politica e mondo finanziario sono
elementi di importanza primaria.
Appare
difficile tracciare, proprio per la natura di per se sfuggente dell’elemento
“occulto” ed “esoterico”, un quadro esauriente o quantomeno attendibile sul
piano degli studi storici, svincolato dagli eccessi fantasiosi di certe conspiracy theories.
Tuttavia,
si è cercato di studiare i retroscena di alcune particolari vicende
contemporanee, con lo scopo di gettare luce su eventi che viceversa
resterebbero immersi nella nebbia ingannevole delle disinformazioni che
avvelenano la odierna comunicazione, sovente asservita a determinati interessi
politici e finanziari. Particolarmente in Italia.
Con
l’avvertenza di limitarsi talvolta ad “assemblare” fatti i cui nessi non
appaiono ancora ben chiari, secondo un metodo che cerca di lasciare al lettore
stesso la possibilità e la libertà di approfondire un tema che è centrale per
capire il senso degli odierni eventi politici e sociali.
IL
NORDAMERICA E L’OCCULTO.
Il
primo punto in evidenza quando si tratta di cominciare ad analizzare il tema in
questione è dato dall’esistenza di una peculiare “morfologia occulta” del
continente nordamericano, intesa in senso scientifico-spirituale.
Si allude alla serie di influenze generate dal
particolare “doppio geografico” che permea specialmente il substrato ferroso
della lunghissima catena montagnosa centro-occidentale (Rocky Mountains) e che
si esplica anche nella particolare inclinazione verso le influenze
dell’elettromagnetismo tipica della cultura americana e di lì trasmessa a tutto
il mondo.
(Non è
a caso, ad esempio, che la chitarra elettrica sia stata inventata da un
americano, Beauchamp, perfezionata da un altro yankee, Les Paul e portata al
parossismo sonoro da un terzo cittadino statunitense James Marshall Hendrix,
detto Jimi)
.
Ricordiamo
inoltre che le prime esplosioni atomiche(1945) - segni dell’azione anticristica
- si sono verificate nel Sudovest degli USA come alcune delle prime e più
“spettacolari” (Roswell, New Mexico, 1947) manifestazioni del “fenomeno UFO”.
Il
secondo punto è un ulteriore elemento di carattere storico ed è direttamente
legato alle profonde fondamenta occulte ed esoteriche su cui si è fondata,
spesso in maniera evidente, la stessa vita politica e sociale “profana” della
democrazia americana.
Qui si
possono ricordare tre filoni principali:
A)- La Massoneria più o meno “regolare “. La stessa Costituzione americana è
nota come il frutto dei più nobili principi dell’istituzione massonica, aspetto
sociopolitico.
E'
meno noto , sotto il profilo esoterico, il “caso città di Washington”, il cui profilo urbanistico ed
architettonico ne fa una “espressione sensibile ” dei contenuti simbolici della Libera Muratoria.
Una
quantità “industriale” di presidenti USA “alti gradi massonici”, da Jefferson a
Garfield, da Truman a Ford, fino ai due Roosvelt.
Uno
dei punti cruciali della storia americana è lo scontro, esplicito o sotterraneo
a seconda dei vari momenti, tra le forze che si richiamano alla fedeltà costituzionale ed
agli ideali illuministi e liberali- sia pure sovente avvolti in linguaggio
fastidiosamente messianico – ed a quelle che, in misura sempre più virulenta dopo la Seconda
Guerra Mondiale, cercano di imporre una concezione elitaria, socialmente darwinista ed
imperialista della politica USA, legandosi in maniera irreversibile al
“complesso militare-industriale”.
Ed è
questa ultima corrente che si abbevera, in maniera rilevante, ma non certo
esclusiva alle influenze occulte o palesi del mondo delle Logge .
B)- Le politicamente e finanziariamente
potentissime società segrete para-massoniche caratterizzate da riti e cerimonie a
cavallo fra rituali muratori e magismo (incluso quello sessuale).
Rituale
sessuale inteso generalmente come mezzo per “far scendere e dominare le forze”
per scopi egoistici, siano essi personali o “di gruppo”, con mezzi di ogni
genere- compreso l’ “autoerotismo sacro”. Senza disdegnare inoltre le
evocazioni negromantiche.
Skull’n
Bones.
Di
queste “istituzioni ” è ormai nota la
famigerata Skull’n Bones, basata presso l’Università di Yale, sulla quale giova
soffermarsi.
Fondata
nel 1833 da “imprenditori” arricchitisi col contrabbando dell’oppio, basata su rituali a metà fra la
necrolatrìa e l’autoerotismo ha la caratteristica di essere stata ed essere
tuttora un’autentica “culla occulta ” delle principali “famiglie di potere”
dell’aristocrazia politico-finanziaria americana: Taft, Harriman, Mellon,
Brown, Vanderbilt ecc. più, i Bush: da nonno Prescott (che nel 1916 trafugò, a
scopo “rituale” il teschio di Geronimo e che, insieme ai Brown ed agli Harriman
finanziò abbondantemente sia Stalin che Hitler), fino ai “due George”
Presidenti.
Punto
cruciale per decifrare la politica americana dell’ultimo secolo è peraltro
l’analisi della “modalità filosofica” dell’azione marcata SnB in campo geopolitico .
Si
tratta di “suscitare” o “rinforzare” il “nemico prescelto” (di volta in volta
Lenin, Hitler, Stalin, Saddam Milosevic, Bin Laden ecc.) quindi combatterlo
fino alla distruzione onde accrescere a dismisura il proprio potere.
E’
quindi essenziale che tale nemico sia il più possibile moralmente spregevole
onde giustificare in ogni modo gli inevitabili eccessi che verranno commessi
per distruggerlo.
Tale
“filosofia” si coniuga con lo “straussianesimo” dei circoli neocon.
Ieo
Strauss, filosofo e politologo tedesco conservatore, emigrato in America negli
anni ’30 del XX Secolo per sfuggire all’antisemitismo nazista fu, nonostante
ciò, contiguo al giurista filohitleriano Carl Schmitt, ed alla sua teoria
dell'”amico-nemico” vera idea forza dei neocon che guidano la politica di Dubya
Bush e che lo hanno eletto a guida spirituale.
Uno
dei cardini del “modus operandi” di queste circoli neocon che accentrano poteri occulti,
mondani, finanziari e politici in un modo che definire mostruoso è forse “poco
scientifico” ma sostanzialmente eufemistico, è l’assoluto cinismo di fronte
alla “necessità” dell’omicidio politico o, peggio, dell’ “assassinio di massa”
come la storia degli ultimi due secoli dimostra abbondantemente.
In
definitiva un disprezzo totale della vita umana (certo quella degli
“altri") che la dice lunga sulla natura delle Forze che agiscono dietro
tali gruppi.
C)- I circoli di vera e propria “magia
operativa”, quand’anche non di dichiarata “magia nera” – se non di “satanismo”-
che entreranno di diritto nella nostra narrazione quando tratteremo del
“delitto politico” come arma fondamentale nella recente storia americana.
Per
quanto riguarda l’ “operatività” di questi circoli e lo loro connessioni con
ambienti del mondo delle intelligence e del complesso militare-industriale
daremo qui notizia – crediamo per la prima volta in Italia – su un paio di
“evocazioni magiche ” il cui scopo di fondo è stato quello di “allargare gli
spazi” per la penetrazione di Entità Antiumane nella nostra sfera di esistenza,
entrambe portate avanti da esponenti di cricche occultiste negli USA dopo la
Seconda Guerra Mondiale.
La
prima, datata 1946, si svolse nel deserto di Mohave (California), ebbe come
protagonisti lo scienziato missilistico Jack Parsons personaggio singolarissimo, dedito da
un lato alla ricerca tecno-scientifica in campo militare e civile, e dall’altro
infatuato dalla magia nera al punto di essersi in seguito convinto di “incarnare l’Anticristo” (sarebbe morto in un tragico
“incidente” pochi anni dopo) e il non ancora celebre L. Ron Hubbard, che di lì a poco avrebbe fondato la famigerata setta di Scientology. Entrambi erano discepoli del famoso mago nero inglese Crowley (a sua volta ambiguamente connesso con gli ambienti di
intelligence sin dall’inizio del secolo).
Nella
“catena” figuravano esponenti del mondo della ricerca applicata alle armi d
guerra, alcuni personaggi che sarebbero successivamente stati implicati nei
delitti politici “eccellenti” del decennio successivo, soprattutto nel “caso
JFK”, ed esponenti delle “elite” WASP, adusa a bazzicare la sede dei “Teschi” a
Yale, come Alice Bouverie e Marcella Du Pont.
Via Wikipedia:
Skull
and Bones («Teschio
e ossa» in lingua italiana) è una società segreta studentesca dell'università
di Yale, in Connecticut, formata da quindici senior scelti l'anno accademico
precedente.
È la
più antica fra associazioni analoghe presenti a Yale, essendo stata fondata nel
1832 durante la presidenza di Andrew Jackson. La Russell Trust Association,
composta dagli ex-membri, ne amministra il patrimonio immobiliare e la gestione
organizzativa. Skull and Bones è colloquialmente chiamata «Bones» e i suoi
appartenenti «Bonesmen». Per via del suo carattere riservato e di un elevato
numero di illustri ex-appartenenti, è stata citata in varie teorie del
complotto.
Dal
linguaggio universitario statunitense, ciascuna «annata» di quindici membri è
detta «classe». Quando, in qualunque momento o per qualunque ragione, un
Bonesman scrive ad un altro Bonesman, conclude la lettera con «Yours in 322» (letteralmente:
«Tuo, nel 322»), in riferimento al numero che appare nello stemma della
società.
Secondo
il sociologo Rick Fantasia, la Skull and Bones Society funge da "condotto
verso la Corte Suprema, la CIA, gli studi legali e i consigli di amministrazione
più prestigiosi del paese, tra gli altri".
Solo
uno stravagante consesso di “potenti annoiati che giocano allo Spiritismo”? Non
sembra proprio.
Direttamente
collegati con questi già poco rassicuranti gruppi vi sono i movimenti “satanisti” veri e propri, come la
cosidetta Process Church, nata da una costola dell’ Ordo Templis Orientis di Crowley e
Reuss: la vicenda “chiave” della connessione
fra magia “operativa” e “satanismo” è l’orribile evento delle stragi di Bel-Air
(il massacro “rituale” (?) di Sharon Tate, di suo figlio mai nato e dei coniugi
La Bianca) con la conseguente cattura di Charles Manson, personaggio
inquietante e misterioso. E’ comunque si intrecciano occultismo, satanismo, “programmi di controllo della mente”,
criminalità comune e intelligence.
C’è ne
è comunque abbastanza per affermare che buona parte dell’occultismo
nordamericano ha “venduto l’anima al Diavolo”.
SCONTRO
USA-URSS, EREDITA’ “NAZIONALSOCIALISTA” E “GUERRA PSICOLOGICA”.
Quando
nel 1945 si chiuse la Seconda Guerra Mondiale non molti si resero conto che in
realtà si stava già combattendo la Terza (1945-1989), erroneamente definita “guerra fredda” – in realtà
“caldissima”, con i suoi milioni di morti durante i continui “conflitti
locali”.
In
questo conflitto USA-URSS lo sfacciato “riciclaggio” di scienziati, tecnici o
semplici criminali di guerra nazionalsocialisti di ogni nazionalità divenne per
gli USA ed il “blocco capitalista”, compreso il Vaticano, un passaggio
obbligato.
E’
peraltro poco noto che la famosa Paperclip Operation che portò negli States decine di
scienziati tedeschi ebbe il suo bravo “aspetto occulto”, vale a dire il
trasferimento di diversi “esperti di tecniche di guerra psicologica” che sarebbero
stati “riciclati” nel demoniaco progetto MK-Ultra.
Quest’ultimo
fu ufficialmente “annullato” nel 1973, (per risorgere immediatamente dopo con
modalità più “coperte”: risulta tuttora “attivo”…) con relativa affannosa
distruzione di documenti: ma venne fortunatamente svelato grazie alla fortuita
scoperta, nei sotterranei di un ufficio, di casse di carte sfuggite ai roghi
dando così corpo alle voci che si rincorrevano da anni sulle sue sinistre
caratteristiche.
Nella
genesi di questo progetto, al limite fra ricerca psichiatrica e magia nera, la
causa scatenante le paranoie della CIA e delle varie intelligence fu
l’allucinante Processo Midszenty (Ungheria 1947) dove l’eroico Cardinale ungherese
apparve come un fantoccio privo di volontà e pronto ad ammettere qualsiasi
ignominia.
(Gli
americani si dissero: I Russi dispongono dunque di qualche “tecnica miracolosa”
per distruggere la mente e la volontà di chiunque e noi? …).
Iniziò
così una serie di “esperimenti” ignobili, spesso su soggetti ignari, ove si
distinse il Prof. Ewen Cameron, addirittura il Presidente della potentissima
APS (American Psychiatric Society) capace di ridurre a larve umane decine di
esseri sanissimi: lo scandalo scoppiato vent’anni dopo – quando ci fu la
scoperta delle MKUltra Papers – ha poi costretto il Governo USA a rifondere con milioni di dollari le vittime ed
i loro eredi.
Le
tecniche usate nel corso di MKUltra tendevano in definitiva a “distaccare” l’Io
delle vittime – sovente ignare di fare parte di un”esperimento scientifico”.
Tali
tecniche erano basate sia sull’uso della deprivazione sensoriale, che su quello
di sostanze chimiche o di strumenti di natura
elettromagnetica atti ad alterare il comportamento.
Non
sono però mancate indagini innominabili sulla “soglia del dolore” che avrebbero, nel corso degli
anni, riempito
di dolore le celle di tortura di paesi “amici” o meno come Grecia, Turchia,
Brasile, Uruguay, Egitto, Israele, Argentina, Iran, Siria, Cile ecc. con il
pretesto della “lotta anticomunista”. Va detto che esperimenti simili sono
stati condotti, sia pure in modo più sporadico, anche dall’altra parte della
Cortina di Ferro come strumenti di “lotta antimperialista”).
Fra i
vari sviluppi della “guerra psicologica”, una parte della quale sarebbe
sfociata in una vera e propria “guerra occulta” – si pensi alla tecnica
“militare” del remote viewing, particolare importanza
per l’uso politico e sociale che ne fu fatto- rivestì la scoperta degli effetti
dell‘ “acido lisergico” (LSD).
Questo
potentissimo allucinogeno fu il mezzo, contemporaneamente palese ed occulto che
il mondo della intelligence utilizzò per deviare in modo decisivo la
possibilità di crescita spirituale che il movimento della controcultura nato
sull’onda della lotta alla guerra nel Vietnam e della “scoperta di se” fra il 1962 ed il 1970 avrebbe potuto
portare all’interno della società USA.
(Si
ricordi che il “profeta dell’LSD” Timothy Leary era nel libro-paga della
stazione CIA newyorchese….)
ASSASSINI
POLITICI IN USA.
Nell’arco
di tempo che va dal 1963 al 1980 diverse pallottole omicide stroncano la
possibilità che la “migliore America” possa in qualche modo prendere il sopravvento sul
mondo dell’affarismo politico e finanziario , legato al complesso
militare-industriale da un lato e alla criminalità organizzata dall’altra, ma
comunque prono ai disegni di “potenza” delle Logge e del loro progetto di
asservimento dell’umano ai poteri delle Forze Luciferiche, Ahrimaniche ed
Asuriche.
John
Fitzgerald Kennedy, Robert Kennedy, Martin Luther King, John Lennon, soccombono
sotto i colpi di assassini tutti mentalmente “eterodiretti” e tutti agenti per assecondare i
disegni politici del vecchio “GOP” (Great Old Party) il Partito repubblicano
americano,
che, sul piano esteriormente politico, appare il diretto emissario-non certo
esclusivo- di quelle “famiglie occultiste” di cui abbiamo in precedenza fornito
alcuni connotati d’identificazione.
Non si
meravigli il lettore di trovare il nome del chitarrista dei Beatles accanto a
quello dei Kennedy e, anche di non vedere citato il parzialmente fallito
attentato a Reagan.
John
Lennon fu ucciso dal”posseduto” Chapman (lo stralunato assassino del Beatle
sarebbe in seguito stato sottoposto addirittura a veri e propri esorcismi) per il fondato timore che- una volta
ottenuta la cittadinanza USA- potesse diventare il fulcro politico ed il
propulsore di una rinascita del movimento pacifista ed antirepubblicano USA.
Quanto
ai “casi JFK e RK” vengono sottolineati alcuni aspetti particolari, senza avere
la pretesa di poter dire qualcosa di definitivo su tragedie che, se chiarissime
sotto il significato di fondo di spietati mezzi per alterare in senso
favorevole agli Ostacolatori il corso della storia, lo sono molto meno sul
piano puntuale e particolare della decifrazione dei singoli fatti.
Vanno messi in luce altre “coincidenze
significative” relative agli esecutori materiali dei delitti politici che hanno
cambiato la storia del secolo: ad esempio Shiran Shiran, assassino di RK era totalmente
“assente” al momento del fatto e si fece arrestare in maniera del tutto docile
e quasi “sorridente”.
Shiran
era da tempo in “paziente” di un “chiaccherato” (vi è che sostiene che facesse parte
della “squadra” del progetto MKUltra) psichiatra contiguo al mondo delle
intelligence e una volta in carcere, incapace di ricordare alcunchè, del
delitto, tornò alle sue letture preferite: Blavatsky, Besant, Sinnet,
parapsicologia ecc.
Ancora:
sia Oswald -uno degli assassini di JFK- che l’ “indemoniato” Chapman, killer di
Lennon, avevano soggiornato, prima di “armarsi e partire”, a vent’anni di
distanza, nel
medesimo ospedale psichiatrico delle Isole Hawaii, retto da personaggi vicini
al medesimo milieu a cavallo fra intelligence, covert operations e mondo
accademico.
Comunque
sia, dal 22 Novembre 1963 in poi, camminando sui cadaveri dei Kennedy, di King,
di Lennon l’America di Nixon e del Watergate, di Reagan e dello “scandalo Iran-Contra”,
del
Massone 33° grado Ford e dei Bonesmen Bush padre e figlio, ha preso il potere e
lo ha tenuto, in nome delle Logge.
….ED
IN ITALIA.
Il
nostro Paese ha pagato il suo tributo di sangue al conflitto decennale tra USA
ed URSS soprattutto in termine di vittime del terrorismo sponsorizzato
dall’asse CIA-NATO.
Suoi
legami con certa cultura “esoterizzante”. Non ancora esplorato è il tema della
“valenza occulta” delle istituzioni massoniche e paramassoniche che hanno fatto
da tramite ed a volte da centro di propulsione della “Strategia della Tensione
“ in Italia (Loggia P2 e SuperLoggia di Montecarlo) in quanto sembra che tali
strutture utilizzassero il ritualismo massonico come mero paravento formale
della loro azione criminale in campo politico-finanziario: è noto come Gelli
“disdegnasse” l’eccesso di cerimonie preferendogli la “concretezza” dell’
“azione in campo profano”.
Accanto
a questi episodi e con le stigmate del medesimo “centro direzionale operativo”
il delitto politico ha peraltro fortemente contribuito a deviare il destino
nazionale nella medesima direzione in cui si è avviata la politica americana in
seguito agli omicidi dei Kennedy: alludiamo al “caso Moro”, la cui tragica
morte è stata seguita dal decennio del malaffare “rampante” del craxismo e, subito dopo, dall’avvento del
populismo mediatico e truffaldino incarnato da Silvio Berlusconi, adepto della
Loggia P2 (tessera 1816), flebilmente contrastato da avversari in genere privi
di qualsiasi idea-forza capace di porsi come veramente alternativa alla comune
adorazione del liberismo e del “mercato”: in definitiva della social-darwinista
“lotta per l’esistenza” .
Segno
ne è che anche le cosiddette “forze antagoniste” cadono sovente preda di logori
stilemi marxisteggianti.
Altro
segno è la difficoltà di radicare veramente nel nostro paese la cultura
ecologista, l’unica “novità” effettiva nel panorama mondiale nel “mercato delle
concezioni del mondo”.
LA
VITTORIA ED IL DECLINO (?) DELL’AMERICA “NEO-CON”
Troviamo
un intreccio di elementi occulti, politici e finanziari che così si possono
riassumere.
1)
L’appartenenza al mondo delle “Logge”occulte, oppure a quello delle Massonerie
Regolari di tutti o quasi gli elementi della congrega.
2) La
proclamata “fedeltà” all’insegnamento del politologo tedesco Leo Strauss teorico ossessivamente elitario e
reazionario, sostanzialmente contiguo- come già osservato in precedenza- al modus
operandi delle Logge.
3)
L’alleanza col fondamentalismo protestante nordamericano- decisiva sul piano
elettorale.
Alleanza
peraltro terribilmente pericolosa per la pace nel mondo, dato il riduzionismo
semplicista ed aggressivo del linguaggio biblico utilizzato, con un totale
rovesciamento dei reali contenuti delle parole del Cristo e con il radicale
pervertimento del senso della Sua Presenza sulla Terra.
Si
noti come anche quest’ultimo elemento sia non solo funzionale alle modalità
operative delle Logge ma anche perfettamente coerente con la loro natura anti-cristica.
Altra
alleanza, di natura non solo strumentalmente geopolitica ed ugualmente
pericolosa è quella con quella parte dell’intelligence israeliana che funziona
come diretta emanazione della destra sionista .
4)
L’identità praticamente assoluta fra i vertici neocon ed i potentati
finanziari, industriali e militari, prima fra tutte la lobby dei petroli.
Dal
punto di vista storico il punto-chiave nella “nascita” della Quarta Guerra
Mondiale sta nel colossale inganno
dell’attentato alle Twin Towers , ultima catena di similari episodi (Cuba 1898,
Pearl Harbour 1941, Golfo del Tonchino 1964) tipici della “filosofia Skull ‘n
Bones” e dei giochi sporchi delle agenzie di intelligence, ma non certo fuori
posto nell’universo del para-machiavellismo “straussiano”- ove attentati
“terroristi” o “attacchi del nemico” vengono o direttamente organizzati o
segretamente “tollerati” allo scopo di “contrattaccare in nome della civiltà”.
Ma
ancor più grave è che nel frattempo un colpo terribile sia stato dato alla
tradizione del rispetto dei diritti civili ed umani negli USA e nel mondo
tipica della cultura che sottintende la Costituzione americana.
Non è
solo lo scandalo del Patriot Act o la continua erosione della privacy: c’è
anche la legalizzazione della tortura o il suo “appalto” a “paesi terzi”. Si
tratta di mostruosità: è semplicemente terribile che una nazione fondata da
Europei che fuggivano dagli orrori dell’intolleranza religiosa e politica stia
così oggi rinnegando le sue stesse radici storiche e civili.
Per
chiudere allora queste note ci si deve augurare che quella “migliore America”
che è stata così spesso soffocata dall’azione delle Logge sappia alla fine
trovare la sua strada per cominciare a guarire quel “doppio nazionale” che agisce oggi
negli USA e nel mondo come quello costituito dal nazionalsocialismo agì a suo
tempo nell’Europa Centrale: naturalmente la speranza più forte è che sia la “Scuola di
Michele” finalmente attiva socialmente sulla Terra, partendo magari dalle
piccole – e talvolta meno piccole comunità già operanti- a saper indicare la strada che porta alla Tri-articolazione
dell’organismo sociale come risposta vera all’offensiva continua delle Forze
dell’Ostacolo.
(FONTE: "In nome delle “logge”:
retroscena occulti della politica americana" di ANDREA FRANCO -COSCIENZEINRETE.NET).
Per un
nuovo ordine mondiale.
Partitodemocratico.it-Emanuele
Fiano-( 26 giugno 2020)- ci dice :
La
relazione di Emanuele Fiano alla Direzione del 26 giugno 2020.
Uno sguardo politico che si riprometta oggi di
analizzare nel quadro internazionale, il ruolo del nostro paese ed il
posizionamento del nostro Partito, non può in alcun modo prescindere da ciò che
nel mondo è accaduto in questo 2020.
Questo
non perché la vicenda Covid, abbia rivoluzionato di già gli assetti globali
nello scacchiere internazionale, o non perché si siano fermati o riaccesi
conflitti locali o regionali in ragione della Pandemia, o neanche perché siano
cambiati gli equilibri di forza tra i grandi protagonisti;
quanto
piuttosto perché l’umanità intera, ha potuto toccare con mano le molte
fragilità che percorrono l’intero globo; fragilità è termine che richiama
bisogno di protezione, che se da un lato ricorda il Protezionismo, di cui
parleremo, non va assolutamente confuso con questo, quella diposizione umana
pretende da noi centralità nel nostro agire, come domanda sociale, a cui
rispondere non solo con scelte di tipo assistenziale ovviamente, ma con un
modello di sviluppo di crescita complessiva;
fragilità
dunque che rischiano di cambiare quegli assetti come in parte sta già avvenendo;
fragilità imputabili ai diversi modelli sociali e sanitari, ovvero risultanti
dalla resistenza di molti sistemi e leadership alla razionalità scientifica,
oppure derivanti dalla percezione concreta della dimensione che il rischio
assume nella nostra vita quotidiana, qualora essa non sia improntata, anche, ad
una profonda rivisitazione degli stili di vita, dei modelli di sviluppo e delle
forme di relazione con l’evoluzione ambientale.
Dunque possiamo dire che nello scenario
mondiale, la forza della Pandemia ha portato alla consapevolezza di una grande
fragilità del mondo, ad una grande richiesta di protezione e ad una grande
necessità di sviluppo complessivo.
Questa crisi ha quindi anche una sua
dimensione antropologica; l’epidemia che ha minacciato la vita e la salute di
miliardi di persone, che ha rivoluzionato le abitudini e lo stile dei rapporti
sociali, che ha cambiato non in modo passeggero anche le forme del lavoro e
dunque anche in parte la natura e la qualità dei diritti da difendere, muterà in
senso permanente le forme del nostro stare nel mondo. E, oltre a questo, la sua
dimensione economica è risultata particolare: questa volta, rispetto al 2008
per esempio, la crisi colpisce non già solo la dimensione finanziaria quanto
piuttosto proprio l’economia reale, modificando quindi nel concreto modelli di
vita personale e delle comunità, da quelle piccole a quelle nazionali e
sovranazionali.
Tanto
per fare un esempio, non sarebbe infatti forse arrivato questo cambiamento
delle politiche economiche europee senza lo scoppio tragico della
Pandemia. Qui una fragilità si è
trasformata in forza.
Purtuttavia,
vi sono, di fronte a questa drammatica cartina di tornasole globale, a questa
registrazione del cambiamento che stiamo attraversando, immani emergenze che
disegnano invece aspetti non mutati nello scenario mondiale.
Non
sono certamente mutati gli effetti di una globalizzazione economica che ha sì
meritatamente salvato dalla povertà masse ingenti di popolazione in questi
anni, un miliardo di persone si dice, in specie in alcuni grandi paesi, dato
che noi non vogliamo affatto dimenticare, ma il risultato di una crescita
affidata alla sola competizione totale, continua a risultare drammatico sia per
la crescita della diseguaglianza sociale, che della diseguaglianza per aree
geografiche, anche per gli effetti della mancanza di regole globali, come
ancora per la spinta al protezionismo di intere nazioni.
Di
questo, peraltro, il conflitto commerciale e non solo, tra Usa e Cina è
certamente la punta più avanzata e preoccupante.
Nondimeno
lo sono le tendenze fortissime di molti paesi europei al protezionismo dei dazi
e delle dogane, la resistenza alle storiche novità delle politiche economiche
europee, la volontà di riesumare muri e confini fisici e immateriali.
Possiamo dire anche, quindi, che l’esplosione
della Pandemia, ed il suo andamento peculiare, nazione per nazione, sia servita
da riscontro del tasso di coincidenza tra livello dei diritti umani e
democratici in un paese, e capacità di gestione di grandi emergenze sociali. Ancora adesso mentre ne parliamo, la
differente capacità di risposta complessiva di sistemi a Democrazia incerta o a
rischio, risulta eloquentemente minore rispetto ai paesi governati in piena
democrazia.
Grandi
paesi i cui regimi mostrano limiti evidenti e gravissimi nella difesa della
democrazia e dei diritti sono oggi messi in ginocchio dalla diffusione endemica
nel loro paese. Nuovo spunto per una riflessione generale sullo stato di salute della
Democrazia nel mondo, anche alla prova della Pandemia globale che ci ha
colpiti.
In
generale è sicuramente possibile dire che oltre alla débâcle, drammatica, che
attraversano molti singoli paesi, anche diverse istituzioni internazionali e
sovranazionali, hanno mostrato i limiti della loro capacità di governo globale. Ma ne parlerò dopo.
Abbiamo
consegnato un documento del nostro gruppo di lavoro al Segretario (Piero
Fassino, Enzo Amendola, Marina Sereni, Lia Quartapelle, Alessandro Alfieri,
Andrea Romano, Brando Benifei, Simona Bonafè, Piero De Luca , Gianni Pittella e
Luciano Vecchi), dove per esteso vi sono l’insieme di queste brevi
considerazioni.
Aggiungo,
che la svolta che l’Europa sta percorrendo e per la quale vorrei ringraziare
certamente tutti i membri del nostro Governo che si occupano di politica estera
ed in particolare Enzo Amendola e Marina Sereni, nonché ovviamente il
Commissario europeo Gentiloni, e anche, certamente per i temi che tratteremo,
il Ministro Guerini, il cambiamento storico che essa potrebbe introdurre, rafforzando l’Unione, la sua coesione
e la sua prospettiva economica, la sua politica sociale, il suo ruolo di
baluardo democratico, possono riaffermarne il ruolo mondiale, di cui il
multilateralismo ha grande bisogno.
La
nostra posizione, saldamente ancorata all’Alleanza atlantica e al
multilateralismo, come ad una visione aperta dei mercati, dell’economia e del libero
scambio, tradizionalmente condivisa dai paesi del G8, così come dal complesso
dei paesi europei, non è più per molte forze politiche, oggi alla guida o
all’opposizione in molti paesi occidentali, la cifra della loro impostazione
politica.
Populismo,
sovranismo, nazionalismo, egoismo, protezionismo, costituiscono un asse di
riferimento politico-culturale, che va dagli Usa di Trump all’Ungheria di
Orban, e anche l’Italia che disegnerebbero Salvini e Meloni, qualora al
governo, rischierebbe una virata radicale in quella direzione.
Non va
per questo sottovalutato il lavoro che dobbiamo contribuire a compiere perché
all’interno del PSE e anche dell’Alleanza progressista mondiale, la nostra linea saldamente europeista
e per una nuova Europa, divenga quella comune.
A noi ha fatto molta impressione scoprire come
Partiti fratelli, appartenenti al PSE, alla guida di paesi cosiddetti frugali,
o comunque
esistenti in quei paesi, abbiano assunto le posizioni più ostili alla
realizzazione del Recovery Fund.
Il che
dimostra che per quei partiti fratelli conti di più l’appartenenza nazionale
piuttosto che l’ideale comune europeo. Una contraddizione in seno all’idee
di progresso a cui noi apparteniamo.
Più in
generale il nostro Partito dovrà favorire un’iniziativa politica affinché il
PSE esca dalla pura dimensione federativa per assumere quella di vero e proprio
Partito sovranazionale, asse portante di una nuova Europa.
Ulteriore sforzo andrà fatto, affinché il PSE
sia capace di allargare il campo delle proprie alleanze a forze diverse dello
schieramento progressista, come gli ambientalisti o altro.
Ho
scelto delle parole chiave per sintetizzare i punti salienti delle nostre
posizioni.
Per la
prima parola, metterei al primo posto della nostra scelta di politica
internazionale, che è anche carta d’identità del nostro stare nel mondo, l’idea
di una visione multilaterale che serva a rafforzare il profilo del nuovo ordine
mondiale a cui aspiriamo.
C’è
una necessità straordinaria di una visione globale (vuol dire che-alla fine- vi è uno
stato mondiale unico e tutte le nazioni e stati sono spariti.Ndr.) e
multilaterale del nuovo ordine mondiale; particolarismi, nazionalismo e
debolezze, come anche quelle che l’Europa ha mostrato purtroppo negli ultimi
anni, fino alla svolta di questi mesi, hanno contribuito ad una paralisi di
questa visione multilaterale, con una pericolosa tendenza ad un neo bipolarismo
tra Usa e Cina, che mostra di per se i suoi limiti, ma che ha in più nella Presidenza
Usa, una costante ritrosia ad ogni forma di condivisione mondiale delle scelte.
Non
possiamo dimenticare qui la decisione perlomeno annunciata da Trump di
sospendere i finanziamenti all’OMS, ( peraltro dopo molte altre parole
sugli accordi o sugli organismi internazionali) e anche dopo aver all’inizio
sostenuto che OMS faceva allarmismo, l ‘annuncio di Trump che pur se connesso
ad una iniziale giusta critica sui ritardi di azione di quella organizzazione e
di comunicazione da parte della Cina, porterebbe con sé conseguenze gravi sul
piano della condivisione mondiale delle politiche sanitarie.
(L’OMS
è una organizzazione corrotta dai versamenti ricevuti da Bill Gates e dalla BIG PHARMA.Ndr.).
L’occasione di questo spunto è utile anche per
dire la nostra opinione sull’altro gigante mondiale, la Cina:
Il gigante cinese ha lanciato da anni una
offensiva geopolitica nei confronti dell’Europa, all’interno di una sua
iniziativa più vasta e volta a modificare l’ordine internazionale in senso più
favorevole ai propri interessi nazionali.
Gli
strumenti di tale offensiva sono insieme commerciali e politici, ovvero quelli
tipici di ogni strategia geopolitica ma che nel caso cinese si tengono insieme
in modo molto più stringente e interconnesso.
È una
strategia che non va demonizzata, come pretende di fare la destra sovranista in
Europa e negli Stati Uniti mettendo in conto la radicalizzazione dello scontro
strategico e persino militare con Pechino, ma di cui dobbiamo essere ben
consapevoli.
Perché
l’obiettivo del regime cinese è anche quello di conquistare il silenzio o la
connivenza della comunità internazionale sulle feroci e massicce violazioni dei
diritti umani e civili di cui esso è responsabile: all’interno dei confini
nazionali cinesi e ovunque arrivi il suo controllo di sicurezza (come nel caso
di Hong Kong, dove Pechino sta già violando gli accordi del 1997 ispirati al
principio ‘un paese, due sistemi”).
Il
nostro impegno, sulla base del valore universale che riconosciamo al tema dei
diritti umani e guardando all’obiettivo di preservare il dialogo commerciale e
politico con Pechino senza alcuna subalternità ai suoi disegni strategici,
dev’essere quello di impegnare la potenza cinese sul piano multilaterale a
tutti i livelli.
Diversamente
dalla strategia conflittuale della destra sovranista (che fa gli interessi del popolo e non
di un solo partito. Ndr.) , è solo l’ingaggio multilaterale con la Cina che rende
possibile sia difendere l’autonomia culturale e politica dell’Europa sia
lavorare per ottenere miglioramenti concreti nel rispetto dei diritti umani e
civili all’interno dei confini cinesi e nelle aree sottoposte ai suoi strumenti
di sicurezza.
E’
chiaro, tornando alla visione multilaterale (solo uno stato sovrano può essere multilateralista.Ndr.) , che non potrà esserci nessuna
ripresa senza una grande spinta alla cooperazione internazionale e
all’integrazione, aumentando risorse e compiti delle istituzioni
internazionali, coordinando le attività nel campo sanitario, della ricerca
medica, della prevenzione e della cura, condividendo risultati e rimedi, sostenendo
la mobilità globale delle persone, delle merci e della conoscenza.
Pensate
al vaccino di Oxford, come emblema di questa visione, sviluppato in Italia e
Gran Bretagna, prodotto dall’azienda anglo-olandese AstraZeneca e distribuita
dall’indiana Serum.(E tutto per far arricchire sempre più Bill Gates e BIG PHARMA.Ndr).
Detto questo sicuramente le culture e le
organizzazioni internazionaliste hanno mostrato anche i loro difetti, così come
l’ONU mostra i suoi limiti, cosi come altri organismi regionali come la Lega
Araba o il Nafta sembrano paralizzati da tensioni e conflitti.
Si è
parlato negli ultimi anni, in alcune sedi, di fronte alla crescita delle
pulsioni isolazioniste, di fine della globalizzazione; a me non pare affatto, credo invece
che la sfida che ci attende sia quella di dare una guida democratica e
condivisa alla globalizzazione, un ordine al mondo globale, in una direzione di
salvaguardia del multilateralismo, come italiani e come europei.
C’è
una parola chiave nella tradizione di sinistra (la “politica
globalista” del globalismo non ammette -nel
suo futuro di uno “stato unico dittatoriale”- ne una sinistra
e ne una destra , ma al comando vi dovrà essere solo l’élite straricca dell’
1 % della popolazione soggetta .Ndr) della politica internazionale, questa parola è pace, è la seconda parola, la tradizione
della sinistra e dei riformismi a cui noi apparteniamo ha sempre frequentato
questo termine come stella polare.
La pace è sviluppo, promozione dei diritti,
dignità della persona umana, regola di convivenza, giustizia, e benessere. La
pace richiede strategie globali. Non può essere solo enunciata.
Il
mondo, anche quello più vicino a noi conosce invece continui conflitti,
conflitti irrisolti, nuovi conflitti, secondo Acled dall’inizio dell’anno
abbiamo avuto 46675 eventi di scontro militare e non nel mondo, con 52898
morti, in diminuzione del 28% rispetto all’anno scorso.
In un anno 110.000 eventi e 129.000 morti. Se
guardate la cartina dei conflitti in corso, vedrete esclusi dalla mappatura
l’Europa, a parte la Grecia, e il continente nord americano, nonché la Cina.
Se guardo dunque quella carta, nella quale
l’Europa è bianca, ho la dimostrazione lampante che la fondazione dell’Unione
europea ha garantito ai suoi paesi, pace e prosperità, e dunque che il ruolo
storico di cooperazione ed integrazione viene confermato dalla storia, non il
contrario.
Noi
crediamo che solo il negoziato, il compromesso, il dialogo tra nemici, possano
garantire questo valore, che va difeso anche prendendo parte come l’Italia fa
con i propri militari e con le forme di cooperazione alle operazioni di
peacekeeping e peace-enforcing guidate dalle istituzioni internazionali, e
dall’ONU.
Noi
mettiamo nel nostro impegno per la pace tutto quello che riguarda lo sviluppo
personale e collettivo dell’essere umano, ciò significa investire nello
sviluppo globale e locale, garantire crescita, accessibilità, opportunità,
istruzione, tutto questo significa lavorare per la pace.
Quando
dico dialogo con il nemico, intendo un valore molto chiaramente esplicitato
dallo scrittore israeliano Amos Oz. Perché la pace, ad ogni angolo del
mondo si fa solo con il nemico, con l’amico è inutile. Per questo noi dobbiamo recuperare
l’idea di compromesso, come enunciava Oz come valore positivo, fondante.
Per lo
scopo della pace noi dobbiamo promuovere uno sviluppo umano che consenta ad
ogni donna e uomo di vivere nella dignità nel rispetto dei suoi diritti e delle
sue aspirazioni.
Sostenere
lo sviluppo economico e sociale dei Paesi che lottano per uscire dalla
marginalità. Asserire con forza che ogni uomo e ogni donna sono titolari di diritti
irrinunciabili e inalienabili.
Il
mondo vive di una pluralità di identità, culture, tradizioni, religioni che
devono essere riconosciute e rispettate e le loro specificità non possono, mai,
essere invocate o utilizzate per violare o voler annientare la specificità
dell’altro, o per giustificare violazioni di diritti che appartengono ad ogni
persona in ogni luogo del mondo.
Vuol
dire allora che noi possiamo accettare qualsiasi forma di pensiero?
No,
ovviamente, il perseguimento della pace, significa ovviamente anche combattere
ogni forma di discriminazione, violenta o meno, di razzismo, di ideologia della
separazione e della superiorità razziale, etnica o religiosa, e per
l’affermarsi della difesa della libertà secondo le regole consolidate della
Democrazia liberale (che non può esistere in un “Stato unico globale”.Ndr.)
Lo ribadisco qui, perché la crisi di fiducia
nella Democrazia, che indico come terza parola, liberale, guida purtroppo oggi
grandi paesi del mondo, e l’appello alla Democrazia illiberale, e in alcuni
casi anche a forme pericolose di democrazia diretta, e dunque ad un restringimento degli strumenti
della rappresentanza, della libera espressione del pensiero, della partecipazione
popolare delegata, va diffondendosi, purtroppo, come dimostrano le note
affermazioni di Vladimir Putin e di Orban per esempio, o la battaglia
sull’indipendenza della Magistratura polacca che si sta ancora combattendo
proprio alla vigilia di elezioni presidenziali.
Per il
mantenimento o il raggiungimento della pace serve però anche e sempre, come
dicevamo prima, la battaglia per una guida democratica alla globalizzazione, dunque, visione multilaterale, pace,
democrazia e diritti, sono ovviamente legati, ed è questa la strada che
contrasta anche la vena di chi vorrebbe assenza di regole comuni, ovvero il
protezionismo puro e semplice;
per
questo, noi con convinzione, appoggiamo la strada che la comunità
internazionale ha per esempio intrapreso con il Protocollo di Kyoto e gli
Accordi di Parigi per affrontare il climate change;
con il
Tribunale Penale Internazionale per perseguire genocidi e gravi violazioni dei
diritti umani;
con il
Trattato di non proliferazione nucleare per
fermare la corsa al riarmo; con i Trattati di Libero Scambio – come gli
accordi negoziati dalla UE con Giappone, Canada, Mercosul – per evitare guerre
commerciali e neo-protezionismi. Nella stessa direzione è indispensabile oggi
riformare e potenziare le istituzioni dedicate a grandi questioni globali: l’Organizzazione mondiale del
Commercio (WTO/OMC) per garantire regole e standard omogenei, per assicurare
mercati aperti e pari accessibilità, per contrastare ogni forma di sleale
concorrenza; l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) per una tempestiva
prevezione e lotta alle pandemie; l’Organizzazione Internazionale del Lavoro
(ILO/OIT) per una effettiva applicazione delle Convenzioni a tutela dei diritti
del lavoro e contro le troppe forme di dumping sociale.
Non posso però non dire qui, che ogni organismo di
governo mondiale necessita con evidenza di una riforma significativa del
proprio funzionamento istituzionale. Penso all’ONU, alle sue agenzie, al
Consiglio di Sicurezza, e anche alle grandi agenzie di controllo economico come
FMI e Banca Mondiale che necessitano di essere investite di un più chiaro e
trasparente mandato orientato allo sviluppo nel senso indicato prima.
C’è
purtroppo una quarta parola che va ricordata per articolare il nostro sguardo.
Guerra.
Vicino a noi l’instabile mediterraneo
allargato, continua ad offrire purtroppo al mondo focolai pericolosi di guerra.
Mentre
nuovi protagonisti si sono ormai insediati con forza nel quadrante, come Russia
e Turchia.
Il conflitto in Siria di questi anni ha colpito
più di metà della popolazione, altrettanto si può dire per il conflitto in
corso nello Yemen, parimenti terribile con maggiori implicazioni dirette per
l’Italia il conflitto in Libia, ma uscendo dal Mediterraneo e rimanendo vicino
all’Europa non possiamo dimenticare lo scontro Russia/Ucraina, così come anche
la minacciosa Iran sempre pronta ad annunciare la volontà di annientamento di
Israele, cosi come l’irrisolto conflitto Israelo-Palestinese. (qui permettetemi una nota personale
io rimarrò sempre fedele alla storica formula cara agli accordi di Oslo di due
stati per due popoli, e due democrazie, con la linea del compromesso situata
nello scambio di territori in cambio di sicurezza, il mutuo riconoscimento dei
due diritti statuali e la rinuncia ad ogni forma di violenza, nella
consapevolezza che in quel territorio si scontrano due diritti e non un diritto
ed un torto).
Le
guerre civili, le instabilità politiche, che scuotono Mediterraneo e Medio
Oriente chiamano l’Europa ma anche noi direttamente, ad assumere un attivo
ruolo di pace.
Per
quanto riguarda la situazione in Libia noi dobbiamo affermare che
– non
esiste una soluzione militare alla crisi libica che solo potrà trovare
soluzione con gli strumenti del negoziato politico tra tutte le componenti
della società libica.
–
l’Italia si riconosce nelle deliberazioni delle Nazioni Unite e sostiene
l’attività dei suoi inviati per una soluzione politica della crisi.
–
l’Italia sostiene il Governo nazionale presieduto dal Primo ministro Serraj,
unico esecutivo riconosciuto dalle Nazioni Unite.
–
pieno sostegno deve essere assicurato alla missione europea Irini incaricata di
garantire il rispetto dell’embargo sulla fornitura di armi e strumenti bellici.
–
l’assistenza alla Guardia costiera libica deve essere finalizzata alla
formazione del personale in funzione del contrasto al traffico di esseri umani,
nel rispetto dei diritti umani e delle Convenzioni internazionali, e in
coordinamento con le stesse attività in materia affidate alla missione europea
Irini.
– In
questa direzione, preso atto della disponibilità del Governo libico di accordo
nazionale e della possibilità di avviare il negoziato il prossimo 2 luglio, e
anche alla luce delle mutate condizioni sul terreno, è per noi non rinviabile
la modifica del relativo Memorandum d’intesa stipulato tra Italia e Libia nel
2017.
– è
aspetto imprescindibile il rispetto dei diritti umani verso profughi e migranti
presenti in Libia e per questo i centri legali di permanenza devono essere
aperti al controllo dell’Unhcr e dell’Oim e I centri illegali devono essere
smantellati.
–
corridoi umanitari vanno attivati immediatamente, con la collaborazione della
UE, per l’evacuazione e l’accoglienza di donne e bambini oggi trattenuti nei
centri di permanenza.
– va
sostenuta ogni iniziativa utile ad alleviare le sofferenze della popolazione
civile, come lo sminamento di edifici civili e del territorio a cui l’Italia è
pronta a concorrere.
–
l’azione di ONG e organizzazioni umanitarie va riconosciuta come preziosa per
il salvataggio di vite umane, superando atteggiamenti e misure di profilo
puramente punitivo.
Per
questo chiediamo al Governo di agire nei rapporti bilaterali, nelle sedi
multilaterali e nell’Unione Europea sulla base degli obiettivi sopraindicati.
E
dobbiamo altresì, in generale, dichiararci contrari ad atti unilaterali che
precludano una soluzione negoziata e condivisa del conflitto
israelo-palestinese; sostenere i movimenti di società civile che, dal Libano al
Sudan all’Algeria, rivendicano diritti e rigenerazione democratica; promuovere
pacificazione e stabilizzazione nel Corno d’Africa; dare stabilità all’Irak e
alla sua struttura plurinazionale e plurireligiosa.
Questi
Conflitti e queste criticità richiedono il rilancio di una strategia euromediterranea
che offra ai Paesi del bacino sistemi preferenziali negli scambi commerciali,
promozione di investimenti, sostegno alla implementazione di politiche sociali,
accompagnamento nel rinnovamento delle istituzioni democratiche e dello stato
di diritto.
E una politica condivisa dei flussi migratori.
In
questo ambito va anche inserita la nostra relazione con l’Egitto per il quale
tema abbiamo proposto alla Direzione il seguente OdG.
Il
Partito Democratico, ribadendo che:
• la
difesa dei diritti umani in ogni luogo del mondo fa parte indissolubile della
nostra identità politica e dei principi base della nostra visione del mondo.
•
primaria e irrinunciabile è la ricerca della verità sulla morte di Giulio
Regeni.
•
altrettanto improrogabile è la scarcerazione di Patrick Zaki.
•
l’Egitto non può sottrarsi alla responsabilità di accertare la verità
giudiziaria sull’omicidio di Giulio Regeni e per questo serve un deciso cambio
di passo nella collaborazione da parte delle autorità egiziane.
L’Italia ha sin dal primo momento subordinato
ogni passo in avanti sul terreno politico diplomatico ad altrettanti passi
fatti sul terreno della collaborazione giudiziaria per individuare e colpire i
colpevoli.
Purtroppo con il precedente governo non c’ è
stato nessun passo in avanti.
• la
ricerca della verità è responsabilità di tutti gli attori che possono
contribuire a fare luce sull’omicidio di Giulio Regeni, compreso il governo
britannico.
•
imprescindibile è la ripresa immediata della collaborazione giudiziaria da
parte dell’Egitto, implementando le rogatorie internazionali per dar corso agli
interrogatori oltre ad ogni altro atto utile all’accertamento dei responsabili
dell’omicidio di Giulio Regeni ed al loro possibile giudizio in un regolare
processo a partire dall’incontro tra le procure che avverrà il prossimo 1
Luglio.
Il
rapporto con il Governo di Al Sisi rientra in un quadro più generale di
relazioni con l’Egitto, Paese che gioca un ruolo di stabilizzazione del
Mediterraneo Orientale, nel contrasto al terrorismo, nelle politiche migratorie
ed energetiche.
Noi
non rinunceremo mai a qualsiasi atto utile alla consegna dei responsabili
dell’omicidio di Giulio Regeni alla giustizia.
– il
rispetto dei diritti umani è valore fondativo dell’Unione Europea che deve
considerare proprio obiettivo l’accertamento della verità sul caso Regeni.
–
impegna il Governo italiano ad attivarsi con la massima attenzione possibile,
anche attraverso il coinvolgimento della UE, per ottenere immediatamente atti
concreti per l’accertamento della verità sull’omicidio di Giulio Regeni e la
consegna dei suoi responsabili alla giustizia.
–
impegna il PD a discutere con la maggioranza e il governo la possibile
sospensione degli accordi di fornitura militare in assenza di risposte
immediate e concrete sull’uccisione di Giulio Regeni.
(Emanuele
Fiano, Francesco Verducci, Anna Ascani, Nicola Oddati, Alessandro Alfieri,
Debora Serracchiani, Maurizio Martina, Mapi Pizzolante, Giuditta Pini).
La
proiezione mediterranea deve saldarsi ad una innovativa attenzione all’Africa,
che a fine secolo raggiungerà 4 miliardi di abitanti: il loro destino è una
delle grandi sfide del XXI secolo, resa ben evidente dell’attenzione che Cina,
India, Turchia, Brasile, Arabia Saudita e altri players dedicano al continente.
Ad
un’Africa percorsa da dinamiche di segno opposto – paesi ricchi di materie
prime con alti tassi di crescita e aree afflitte da fame, malattie endemiche,
degrado ambientale – l’Europa può offrire non solo i necessari investimenti
infrastrutturali, ma anche bisogni altrettanto essenziali: strutture educative
per una immensa popolazione giovanile; servizi sanitari e sociali, in primo
luogo per infanzia e donne; promozione di sistemi democratici stabili, apparati
pubblici affidabili, diritti civili e umani oggi spesso negati o oppressi;
sostegno a processi di cooperazione e integrazione regionali.
Così
come un Migration Compact Euro-Africano, promosso da Unione Europea e Unione
Africana, e accordi bilaterali tra paesi europei e paesi africani, costituirebbero
strumenti preziosi per una gestione condivisa dei flussi migratori e per un
efficace contrasto al traffico di esseri.
Europa,
Mediterraneo e Africa sono sempre più un unico cosmo investito da problemi
comuni e da interessi comuni che richiedono soluzioni comuni. A ciò deve dare
concretezza e visibilità un forte rafforzamento delle relazioni tra Unione
Europea e Unione Africana e una più rapida implementazione dell’Africa Plan
lanciato dalla UE.
Una
forma di conflitto particolarmente difficile da contrastare è quello
asimmetrico legato al terrorismo di matrice jihadista, alla vicenda del Daesh o
Isis, più in generale ad una riflessione sul rapporto tra Europa e mondo
arabo-islamico, o tra occidente e mondo arabo-islamico, riflessione alla quale
non voglio sfuggire, ma che volentieri trattare in una sessione specifica. Non penso di poter
oggi trattare un argomento di tale portata anche se non penso si possa omettere
un ragionamento su questo nel nostro
Partito.
Quinta
parola: Europa.
Noi
siamo già, coerentemente e coscientemente dentro una nuova fase dell’Europa. Ce
lo dicono i risultati già raggiunti in questi mesi di trattative per gli
strumenti comuni di risposta alla crisi del Covid e quelli per i quali stiamo
lavorando.
Alle
spalle abbiamo un cammino di integrazione che ha consentito di realizzare
traguardi economici, sociali e politici che nessuna nazione da sola avrebbe
potuto realizzare.
L’integrazione
europea ci ha consentito i traguardi di cui abbiamo parlato, altrimenti
irraggiungibili.
Senza
l’euro – la seconda moneta del pianeta, utilizzata da 330 milioni di cittadini
di diciannove nazioni – e senza le politiche della Bce le economie dei paesi
più fragili, tra cui l’Italia, sarebbero state via via inesorabilmente erose
nella loro qualità e solidità dalle svalutazioni competitive.
Ci
sono molte cose di cui andare orgogliosi e che dobbiamo rivendicare ogni
qualvolta ci viene offerto il miraggio di un neonazionalismo miracoloso. Dobbiamo
essere orgogliosi degli accordi di Schengen, di norme comunitarie che pongono
l’Europa all’avanguardia nelle politiche ambientali, nel contrasto al climate change, nella promozione delle energie
rinnovabili e nella valorizzazione delle biodiversità, dei fondi strutturali
hanno consentito a Regioni e a Comuni investimenti e coesione sociale, di
Erasmus ha reso 9 milioni di ragazzi protagonisti della costruzione di una
comune identità.
Della
cultura democratica europea è il principale bastione di tutela dei diritti
civili e umani e per il loro rispetto nei
troppi luoghi dove sono negati e repressi.
Sono
risultati straordinari che tuttavia non corrispondono all’immagine che della UE
ha una parte dei cittadini europei.
Una
percezione negativa di tipo simile, che questo continente ha già conosciuto,
quando la frustrazione di masse ingenti di europei, la loro paura del futuro,
la rabbia per la loro condizione li convinse a seguire pericolosi pifferai
magici criminali.
Oggi quella percezione è di nuovo legata alla
misura della propria condizione materiale, alla ristrettezza del proprio
orizzonte, alla fragilità dei propri diritti, legati anche alla rigidità delle
politiche finanziarie e di bilancio dell’Unione vissute come causa di bassa
crescita e riduzione di lavoro, consentendo a partiti populisti e movimenti
antieuropei di accrescere i loro consensi facendo della lotta all’integrazione
europea la loro principale bandiera.
Noi
sappiamo che non è cosi, ma questo è lo sfondo. Che spiega buona parte del
successo dei populismi nazionalistici. Oggi e sempre.
Dalle
sue difficoltà l’Unione Europea non uscirà con meno Europa, ma soltanto con un
rilancio in avanti delle politiche di integrazione e un cambio di passo
radicale e visibile.
Dopo
l’Europa dei Trattati di Roma, dopo l’Europa di Maastricht e dell’euro, serve
una “terza fase costituente” dell’Unione Europea ( Stati uniti d’Europa ed elezione
diretta del Presidente, da proporre al PSE) che realizzi un salto di qualità
nella integrazione, dia all’Unione un suo profilo sovrano, accresca tempestività
e efficacia delle sue politiche, conquisti consenso e fiducia dei cittadini. Un salto di qualità che investa
ogni aspetto della vita della UE:
coesione e solidarietà siano pietra angolare
di ogni azione europea.
Alla
centralità degli equilibri di bilancio si sostituisca una politica economica
espansiva che promuova investimenti, crei lavoro, riconosca flessibilità
finanziaria, allenti vincoli stabiliti in contesti passati.
Uuna
vera Unione Economica: a euro e mercato unico si accompagnino l’armonizzazione
delle politiche fiscali e delle regole di investimento, una vera unione
bancaria, una politica europea della ricerca e dell’innovazione tecnologica, un
grande piano di modernizzazione infrastrutturale nei trasporti, nell’energia,
nel digitale, impegnativi programmi europei di formazione.
La
riconversione ecologica della produzione e dei consumi costituisca l’asse
centrale di un nuovo modello di sviluppo green, sostenibile e equo
L’UE
disponga di “risorse proprie”, attinte non solo da un più alto contributo dei
paesi membri al bilancio comunitario, ma anche da forme di fiscalità – carbon
tax, una web tax, prelievi sulle transazioni finanziarie transnazionali e sulle
attività svolte nei paradisi fiscali – e ricorrendo al mercato dei capitali con
l’emissione di eurobond finalizzati a finanziare precisi programmi di
investimento in Green economy, alta formazione, infrastrutture strategiche,
intelligenza artificiale.
Gli
effetti recessivi di Covid19 siano affrontati con uno sforzo finanziario
straordinario, rafforzando ulteriormente i poteri di iniziativa della BCE e
della BEI, utilizzando i Fondi MES senza condizionalita’ e dando vita ad un
Recovery Fund dotato di una ampia disponibilità finanziaria.
Ppromozione
di biodiversità, valorizzazione della tipicità dei prodotti, tutela della
fertilità e rinnovabilità delle colture caratterizzino la politica agricola
comune.
Si dia
centralità al pilastro sociale e ai Fondi strutturali si accompagnino strumenti
di tutela del lavoro – come Sure – e armonizzazione delle politiche sanitarie,
di assistenza sociale e di sostegno a famiglie e persone fragili.
L’Europa
sia all’avanguardia nella ricerca scientifica, nell’innovazione tecnologica e
nelle nuove frontiere dell’intelligenza artificiale.
La
libera circolazione solleciti l’adozione di norme comuni sui diritti di
cittadinanza.
L’immigrazione
non può essere affidato soltanto alle singole politiche nazionali e si adottino
comuni politiche di asilo, accoglienza e integrazione e si armonizzino le
politiche nazionali in materia di cittadinanza e diritti.
Una
effettiva Politica Estera e di Sicurezza Comune, rafforzando il ruolo dell’Alto
Rappresentante, superando il vincolo dell’ unanimita’, parlando con una sola
voce e agendo con una sola mano per essere attore globale e promotore di pace,
soluzioni negoziate ai conflitti, cooperazione economica e sociale, stabilità e
sicurezza.
Una
Politica comune di Difesa, con la progressiva integrazione dei sistemi
logistici, degli apparati militari, dell’industria degli armamenti e dello
spazio.
Alle
sfide della competizione globale si risponda con una politica commerciale
europea – peraltro già oggi comunitarizzata – che contribuisca a scambi e
mercati effettivamente aperti e con standard e accessibilità equivalenti.
Non
meno decisivo è superare la lontananza, e talora la estraneità, dei cittadini,
con riforme delle istituzioni europee attraverso relazione permanenti e
strutturate tra Parlamenti nazionali e Parlamento Europeo, l’elezione diretta
da parte dei cittadini del Presidente della Commissione, l’unificazione in
un’unica figura di Presidente della Commissione e Presidente del Consiglio
Europeo, la presentazione agli elettori di liste europee transnazionali.
Ineludibile
è affrontare il nodo della sovranità europea, riducendo la inter-governatività a
vantaggio di una maggiore comunitarizzazione e di un ruolo autonomo della
Commissione e di piena valorizzazione del Parlamento Europeo.
Un’Unione
più tempestiva ed efficace impone una visibile riforma dei suoi meccanismi di
decisione – superando il vincolo dell’unanimità -, una riduzione di
prescrizioni normative e apparati burocratici, una semplificazione di procedure
e un’effettiva attuazione dei principi di sussidiarietà’.
L’Eurozona
è oggi lo spazio economico e politico per un deciso salto in avanti nella messa
in comune di politiche strategiche, dotandolo di organi – quali un ministro
europeo dell’Economia – che diano sostanza a politiche comuni e integrate.
L’Eurozona sia il primo ampio e forte nucleo di un’Unione Europea che
progredisca nella sua unità politica – aperta anche a successive adesioni – e
mantenga all’orizzonte la prospettiva federale.
Infine,
si impone secondo me, una riflessione su di un’ultima parola, Occidente.
Non
devo chiarirvi che l’Italia è saldamente radicata nell’Occidente e nei suoi
valori di libertà, democrazia, giustizia e nel rapporto transatlantico da più
di sessant’anni rappresenta il pilastro fondamentale della comune identità
occidentale.
Agli
Stati Uniti e al Canada ci legano vincoli profondi: la presenza di forti e
riconosciute comunità di origine italiana; il sacrificio di migliaia di ragazzi
caduti in Europa per la nostra libertà; la comune appartenenza alla NATO,
presidio essenziale della libertà e della sicurezza europea; la comune
responsabilità, come membri del G7, di assumere insieme politiche concertate
per una globalizzazione regolata; l’impegno a ridefinire strategie per far
fronte a nuove sfide: il terrorismo, la cybersecurity, gli armamenti spaziali,
l’emergenza energetica, i conflitti commerciali.
Nonostante
l’amministrazione Trump ricorra a barriere protezionistiche, guardi all’Unione
Europeo come un concorrente più che come un alleato, manifesti disinteresse
verso la NATO, gli Stati Uniti restano partner economico e politico essenziale.
Così
come strategici sono i rapporti di collaborazione in campo scientifico, nella
ricerca, nelle nuove frontiere della tecnologia.
Un
mondo libero e giusto ha bisogno di un’America democratica, che rifugga dalla
tentazione di esercitare una leadership solitaria per essere invece attore di
politiche di cooperazione e di impegno multilaterale. E l’Italia vuole essere
in ciò un sicuro e leale alleato.
Saldi
e intensi sono i rapporti con il Canada, la cui multiculturalità consente
intensi rapporti economici, culturali e politici, resi oggi più solidi
dall’Accordo di Libero Scambio sottoscritto con l’Unione Europea, che offre
nuove e maggiori opportunità di interscambio e maggiori tutele alle
esportazioni e agli investimenti italiani nel Paese.
Questa
nostra stabile ed insostituibile appartenenza non ci deve impedire una
riflessione sui limiti dell’azione dell’Occidente nei confronti del mondo.
E’ del ruolo dell’Occidente che vorrei
parlarvi, c’è un tema di crisi dell’egemonia dell’Occidente di cui bisognerebbe
parlare, pur nella saldezza della nostra appartenenza., poco più di un secolo
fa l’Europa rappresentava il 25% della popolazione mondiale, oggi meno del 10.
Verso il 7%.
Verso
il 2050 Europa Usa e Canada varranno il 12% della popolazione mondiale, l’Asia
il 60%, l’Africa il 20%.
La
nostra età media si avvicina ai 44 anni, in Asia 30, in Africa 19. Nel 1980 la
ricchezza del G7 era pari al alla metà della ricchezza con tutti paesi europei
del 65%.
Oggi
vale la meta e la Cina è passata dal 2 al 20%.
Il
rischio più grave che io vedo è che l’Occidente viva una vecchiaia ingenerosa e
chiusa per cercare di riaffermare la propria potenza senza riuscirci.
Così
sarebbe se rinunciassimo ai nostri valori, il mondo occidentale deve fare i
conti con le nuove forze in campo in una realtà nella quale non avremo più un
ruolo dominante rilanciando democrazia ,libertà ,diritti, dobbiamo essere noi a civilizzare la
globalizzazione. Lavorando per una guida democratica del nuovo ordine mondiale.
LA7
SVELA IL MOTIVO DELLA GUERRA IN UCRAINA
NOTIZIE
By
Massimo Cascone On 27 Febbraio 2022
16,196
in
onda la7 kiev nuovo ordine mondiale1
AVVISO
PER I LETTORI: ComeDonChisciotte continua a subire la censura delle
multinazionali del web: Facebook ha chiuso definitivamente la nostra pagina a
dicembre 2021, Youtube ha sospeso il nostro canale per 4 volte nell'ultimo
anno, Twitter ci ha sospeso il profilo una volta e mandato ulteriori
avvertimenti di sospensione definitiva. Per adesso sembra che Telegram non
segua le stesse logiche dei colossi Big Tech, per cui abbiamo deciso di aprire
i nostri canali e gruppi. Per restare aggiornato su tutti gli ultimi nostri
articoli iscriviti al nostro canale "Ultime Notizie".
Nonostante
il titolo possa sembrare il giusto riconoscimento al lavoro svolto dai colleghi
giornalisti di La7, in realtà, ciò su cui voglio canalizzare la vostra
attenzione, cari lettori, è la scritta che è apparsa in diretta ieri sera
durante il programma In Onda, condotto da Concita De Gregorio e David Parenzo.
Mentre
il succube Parenzo sponsorizzava le forniture di GNL dall’America, ricordando
come gli USA non devono solo combattere il Cremlino ma anche tener conto delle
esigenze degli alleati, e il riesumato Tremonti blaterava parole inutili su
Putin e sul rapporto che in passato c’era stato tra l’oligarca russo e all’ora
Presidente del Consiglio Berlusconi, sovrimpressione era presente una scritta
che chiarifica, al di là di tutte le parole vomitate dagli opinioniti in questi
giorni, il motivo della guerra:
“A
KIEV SI COMBATTE PER
IL NUOVO
ORDINE MONDIALE”.
Comedonchisciotte.org-
Massimo Cascone - (27-2-2022)-ci dice :
La7 ,a
kiev si combatte per il” nuovo ordine
mondiale”.
Ecco
allora crollare tutto il castello di chiacchiere.
Non
c’è nessun popolo (ucraino) da dover difendere dall’avanzata dell’orso russo,
non c’è nessuna democrazia da dover tutelare, nessun diritto da dover far
rispettare.
C’è soltanto la necessità da parte degli Stati Uniti di evitare che qualcuno
possa nuovamente mettere in discussione il mondo unipolare a stelle e strisce.
Come
abbiamo anche analizzato in una delle ultime puntate di Sancho, il mondo che si
sta costruendo è troppo piccolo per più superpotenze ma troppo grande per
essere egemonizzato da solo una di esse.
USA, Cina, Russia e in secondo piano Europa e India
sono oggi sono alla ricerca di nuovi equilibri per sopravvivere ai cambiamenti.
L’America
oggi non vuole accettare di non essere più colei che tutto muove, mentre la
Russia vuole riaffermarsi definitivamente nello scacchiere internazionale.
Ecco
cosa sta succedendo a Kiev, si sta combattendo per un nuovo ordine geopolitico
globalista o sovranista identitario.
(Massimo A. Cascone, 27.02.2022).
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