IL MONDO LIBERO CHIEDE AIUTO !

 IL MONDO LIBERO -SOTTOPOSTO AI VOLERI DEL 

PRINCIPE DELLE TENEBRE ECONOMICHE E SOCIALI -

CHEDE AIUTO !

 

 

RADIOMESSAGGIO DI SUA SANTITÀ PIO XII

AI POPOLI DI TUTTO IL MONDO.

Vatica.va- Pio XII -(24  dicembre 1953)- ci dice :

 Intorno alla radiosa culla del Redentore.

 

« Il popolo, che abitava nelle tenebre, vide una gran luce ». Con questa vivida immagine lo spirito profetico d’Isaia  preannunziò la venuta sulla terra del celeste Bambino, Padre del futuro secolo e Principe della pace. Con questa medesima immagine, divenuta nella maturità dei tempi realtà confortatrice delle umane generazioni che si avvicendano in questo mondo pieno di caligine, Noi desideriamo, diletti figli e figlie dell’Orbe cattolico, esordire il Nostro Messaggio natalizio, e di essa servirCi per condurvi ancora una volta alla culla del neonato Salvatore, fulgida fonte di luce.

Luce che risplende nelle tenebre.

Luce che squarcia e vince le tenebre è, infatti, il Natale del Signore nel suo essenziale significato, che l’Apostolo Giovanni espose e compendiò nel sublime esordio del suo Vangelo, riecheggiante la solennità della prima pagina del Genesi all’apparire della prima luce. « Il Verbo si è fatto carne e abitò fra noi; e noi fummo spettatori della sua gloria, gloria, quale l’Unigenito ha dal Padre, pieno di grazia e di verità » . Egli, vita e lume in se stesso, risplende nelle tenebre e accorda a tutti coloro, che aprono a lui i loro occhi e il loro cuore, a quelli che lo ricevono e credono in lui, il potere di divenire figli di Dio .

 

Ma, nonostante così generosa folgorazione di luce divina, promanante dall’umile presepe, è lasciata all’uomo la tremenda facoltà di immergersi nelle antiche tenebre, causate dal primo peccato, dove lo spirito inaridisce in opere di fango e di morte. Per siffatti ciechi volontari, resi tali per aver perduto o indebolito la fede, il Natale stesso non serba altro fascino se non quello di una festa meramente umana, risolta in poveri sentimenti ed in ricordi puramente terrestri, spesso tuttavia dolcemente accarezzata, ma come involucro senza contenuto e guscio senza nocciolo. Persistono dunque, intorno alla radiosa culla del Redentore, zone di tenebre, e si aggirano uomini dagli occhi spenti al fulgore celeste, non perché il Dio Incarnato non abbia, pur nel mistero, luce per illuminare ciascuno che viene in questo mondo, ma perché molti, abbagliati dall’effimero splendore degli ideali e delle opere umane, circoscrivono il loro sguardo nei confini del creato, incapaci come sono di sollevarlo al Creatore, principio, armonia e fine di ogni cosa esistente.

Il progresso tecnico.

A questi uomini delle tenebre desideriamo additare la «gran luce » irradiata dal presepe, invitandoli, prima di ogni altra cosa, a riconoscere la causa odierna che li fa ciechi ed insensibili al divino. Essa è la soverchia, talora esclusiva stima, del cosiddetto «progresso tecnico ». Questo, sognato dapprima quale mito onnipotente e dispensatore di felicità, poi promosso con ogni industria fino alle più ardite conquiste, si è imposto sulle comuni coscienze quale fine ultimo dell’uomo e della vita, sostituendosi pertanto a qualsiasi genere d’ideali religiosi e spirituali. Oggi si vede con sempre maggior chiarezza che la sua indebita esaltazione ha accecato gli occhi degli uomini moderni, ha reso sorde le loro orecchie, tanto che si avvera in essi ciò che il Libro della Sapienza flagellava negli idolatri del suo tempo ; essi sono incapaci d’intendere dal mondo visibile Colui che è, di scoprire il lavoratore dalla sua opera; e anche più oggi, per coloro che camminano nelle tenebre, il mondo del soprannaturale e l’opera della Redenzione, che trascende tutta la natura ed è stata compiuta da Gesù Cristo, restano avvolti in una totale oscurità.

Esso viene da Dio e conduce per sé a Dio.

Eppure non dovrebbe accadere siffatto traviamento, né le presenti Nostre rimostranze hanno da essere intese quale riprovazione del progresso tecnico in sé. La Chiesa ama e favorisce i progressi umani. È innegabile che il progresso tecnico viene da Dio, dunque può e deve condurre a Dio. Accade infatti spessissimo che il credente, nell’ammirare le conquiste della tecnica, nel servirsene per penetrare più profondamente nella conoscenza della creazione e delle forze della natura e per meglio dominarle mediante le macchine e gli apparecchi, al fine di ridurle al servizio dell’uomo e all’arricchimento della vita terrena, si senta come trascinato ad adorare il Datore di quei beni che egli ammira ed utilizza, ben sapendo che il Figlio eterno di Dio è il « primogenito di tutte le creature, poiché in lui sono state fatte tutte le cose nei cieli e in terra, le visibili e le invisibili » . Ben lontano dunque dal sentirsi mosso a sconfessare le meraviglie della tecnica ed il suo legittimo impiego, il credente si trova forse più pronto a piegare il ginocchio davanti al celeste Bambino del presepe, più consapevole del suo debito di gratitudine a Chi diede intelligenza e cose, più disposto ad inserire le stesse opere della tecnica a far coro con gli angeli nell’inno di Betlemme: « Gloria a Dio nel più alto dei cieli » . Egli troverà perfino naturale di porre accanto all’oro, all’incenso, alla mirra, offerti dai Magi al Dio bambino, altresì le conquiste moderne della tecnica: macchine e numeri, laboratori e scoperte, potenza e risorse. Anzi, tale offerta è come il presentargli l’opera già da Lui stesso comandata, ed ora felicemente eseguita, seppure non terminata. « Popolate la terra e sottomettetela »: disse Iddio all’uomo nel consegnarli la creazione in provvisorio retaggio. Quale lungo ed aspro cammino da allora fino ai tempi presenti, nei quali gli uomini possono in qualche modo dire d’aver adempiuto il divino comando!

La tecnica moderna all’apogeo dello splendore e del rendimento.

La tecnica infatti conduce l’uomo odierno verso una perfezione non mai raggiunta nella dominazione del mondo materiale. La macchina moderna permette un modo di produzione, che sostituisce ed ingigantisce l’energia umana di lavoro, che si libera interamente dall’apporto delle forze organiche ed assicura un massimo di potenziale estensivo e intensivo e al tempo stesso di precisione. Abbracciando con uno sguardo i risultati di questa evoluzione, par di cogliere nella natura stessa il consenso di soddisfazione per quanto l’uomo ha in essa operato e l’incitamento a procedere ulteriormente nella indagine e nella utilizzazione delle sue straordinarie possibilità. Ora, è chiaro che ogni ricerca e scoperta delle forze della natura, effettuate dalla tecnica, si risolvono in ricerca e scoperta della grandezza, della sapienza, dell’armonia di Dio. Considerata in tal modo la tecnica, chi potrebbe disapprovarla e condannarla?

Pericolo che essa cagioni grave danno spirituale. Lo « spirito tecnico ».

Tuttavia sembra innegabile che la stessa tecnica, giunta nel nostro secolo all’apogeo dello splendore e del rendimento, si tramuti per circostanze di fatto in un grave pericolo spirituale. Essa sembra comunicare all’uomo moderno, prono davanti al suo altare, un senso di autosufficienza e di appagamento delle sue aspirazioni di conoscenza e di potenza sconfinate. Con il suo molteplice impiego, con l’assoluta fiducia che riscuote, con le inesauribili possibilità che promette, la tecnica moderna dispiega intorno all’uomo contemporaneo una visione così vasta da esser confusa da molti con l’infinito stesso. Le si attribuisce per conseguenza una impossibile autonomia, la quale alla sua volta si trasforma nel pensiero di alcuni in una errata concezione della vita e del mondo, designata col nome di « spirito tecnico ». Ma in che cosa questo esattamente consiste? In ciò, che si considera come il più alto valore umano e della vita trarre il maggior profitto dalle forze e dagli elementi della natura; che si fissano come scopo, a preferenza di tutte le altre attività umane, i metodi tecnicamente possibili di produzione meccanica, e che si vede in essi la perfezione della coltura e della felicità terrena.

Esso tende a restringere lo sguardo dell’uomo alla sola materia…

Vi è innanzi tutto un inganno fondamentale in questa distorta visione del mondo, offerta dallo « spirito tecnico ». Il panorama, a prima vista sconfinato, che la tecnica dispiega agli occhi dell’uomo moderno, per quanto esteso esso sia, rimane tuttavia una proiezione parziale della vita sulla realtà, non esprimendo se non i rapporti di questa con la materia. È un panorama perciò allucinante, che finisce per rinchiudere l’uomo, troppo credulo nella immensità e nella onnipotenza della tecnica, in una prigione, vasta sì, ma circoscritta, e pertanto insopportabile, a lungo andare, al genuino suo spirito. Il suo sguardo, ben lungi dal prolungarsi sulla infinità realtà, che non è solo materia, si sentirà mortificato dalle barriere che questa necessariamente gli oppone. Da qui la recondita angoscia dell’uomo contemporaneo, divenuto cieco per essersi volontariamente circondato di tenebre.

…e lo rende cieco per le verità religiose.

Ben più gravi sono i danni che derivano dallo « spirito tecnico » all’uomo, che se ne lascia inebriare, nel settore delle verità propriamente religiose e nei suoi rapporti col soprannaturale. Sono anche queste le tenebre a cui allude l’Evangelista S. Giovanni, che l’Incarnato Verbo di Dio è venuto a dissipare e che impediscono la comprensione spirituale dei misteri di Dio.

 

Non che la tecnica in se stessa esiga il rinnegamento dei valori religiosi in virtù della logica — la quale, come abbiamo detto, conduce anzi alla loro scoperta, — ma è quello « spirito tecnico » che pone l’uomo in una condizione sfavorevole per ricercare, vedere, accettare le verità e i beni soprannaturali. La mente, che si lascia sedurre dalla concezione di vita effigiata dallo « spirito tecnico », resta insensibile, disinteressata, quindi cieca dinanzi a quelle opere di Dio, di natura del tutto diversa dalla tecnica, quali sono i misteri della fede cristiana. Il rimedio stesso, che consisterebbe in un raddoppiato sforzo per estendere lo sguardo oltre la barriera di tenebre e per stimolare nell’anima l’interesse per le realtà soprannaturali, è reso inefficace già in partenza dal medesimo « spirito tecnico », poiché esso priva gli uomini del senso critico a riguardo della singolare irrequietezza e superficialità del nostro tempo; difetto che anche coloro, i quali approvano veramente e sinceramente il progresso tecnico, debbono pur troppo riconoscere come una delle sue conseguenze.

Gli uomini impregnati dello « spirito tecnico » difficilmente trovano la calma, la serenità e interiorità richieste per poter riconoscere il cammino che conduce al Figlio di Dio fatto uomo. Essi arriveranno fino a denigrare il Creatore e la sua opera, dichiarando la natura umana una costruzione difettosa, se la capacità d’azione del cervello e degli altri organi umani, necessariamente limitata, impedisce l’attuazione di calcoli e di progetti tecnologici. Ancor meno sono atti a comprendere e stimare gli altissimi misteri della vita e dell’economia divina, quale, ad esempio, il mistero del Natale, in cui l’unione del Verbo Eterno con la natura umana attua ben altre realtà e grandezze che quelle considerate dalla tecnica. Il loro pensiero segue altri cammini ed altri metodi sotto la unilaterale suggestione di quello « spirito tecnico » che non riconosce e non apprezza come realtà se non ciò che può esprimersi in rapporti numerici e in calcoli utilitari.

 Credono così di scomporre la realtà nei suoi elementi, ma la loro conoscenza rimane alla superficie e non si muove che in una sola direzione. È evidente che chi adotta il metodo tecnico come unico strumento di ricerca della verità deve rinunziare a penetrare, ad esempio, le profonde realtà della vita organica, e ancor più quelle della vita spirituale, le realtà viventi dell’individuo e della umana società, perché non possono scomporsi in rapporti quantitativi. Come si potrà pretendere da una mente così conformata assenso ed ammirazione dinanzi alla imponente realtà, alla quale noi siamo stati elevati da Gesù Cristo, mediante la sua Incarnazione e Redenzione, la sua Rivelazione e la sua grazia? Anche a prescindere dalla cecità religiosa che deriva dallo « spirito tecnico », l’uomo che n’è posseduto resta menomato nel suo pensiero, precisamente in quanto per esso è immagine di Dio. Dio è la intelligenza infinitamente comprensiva, mentre lo « spirito tecnico » fa di tutto per coartare nell’uomo la libera espansione del suo intelletto.

Al tecnico, maestro o discepolo, che vuole salvarsi da questa menomazione, non occorre soltanto augurare una educazione della mente informata a profondità, ma soprattutto una formazione religiosa, la quale, contrariamente a quanto si è talora affermato, è la più atta a proteggere il suo pensiero da influssi unilaterali. Allora la ristrettezza della sua conoscenza sarà spezzata; allora la creazione gli apparirà illuminata in tutte le dimensioni, specialmente quando dinanzi al presepe si sforzerà di comprendere « quale sia la larghezza, la lunghezza, e l’altezza, e la profondità, e la conoscenza della carità di Cristo » . In caso contrario l’era tecnica compirà il suo mostruoso capolavoro di trasformare l’uomo in un gigante del mondo fisico a spese del suo spirito ridotto a pigmeo del mondo soprannaturale ed eterno.

 

L’influsso dello « spirito tecnico » sull’ordine naturale della vita degli uomini moderni e sulle loro reciproche relazioni…

 

Ma non si arresta qui l’influsso esercitato dal progresso tecnico, accolto che sia nella coscienza come qualche cosa di autonomo e di fine a se stesso. A nessuno sfugge il pericolo di un « concetto tecnico della vita », cioè il considerare la vita esclusivamente per i suoi valori tecnici, come elemento e fattore tecnico. Il suo influsso si ripercuote sia sul modo di vivere degli uomini moderni, sia sulle loro reciproche relazioni.

 

Guardatelo per un momento, in atto nel popolo, tra cui già si diffonde, e particolarmente riflettete come ha alterato il concetto umano e cristiano del lavoro, e quale influsso esercita nella legislazione e nell’amministrazione. Il popolo ha accolto, a buon diritto, con favore il progresso tecnico, perché allevia il peso della fatica e accresce la produttività. Ma bisogna pur confessare che se tale sentimento non è mantenuto nei retti limiti, il concetto umano e cristiano del lavoro soffre necessariamente danno. Parimente, dal non equo concetto tecnico della vita, e quindi del lavoro, deriva il considerare il tempo libero come fine a se stesso, anziché riguardarlo e utilizzarlo come giusto sollievo e ristoro, legato essenzialmente al ritmo di una vita ordinata, in cui riposo e fatica si alternano in un unico tessuto e si integrano in una sola armonia. Più visibile è l’influsso dello « spirito tecnico » applicato al lavoro, quando si toglie alla domenica la sua dignità singolare come giorno del culto divino e del riposo fisico e spirituale per gl’individui e la famiglia, e diviene invece soltanto uno dei giorni liberi nel corso della settimana, che possono essere altresì differenti per ciascun membro della famiglia, secondo il maggior rendimento che si spera di ricavare da tale distribuzione tecnica dell’energia materiale e umana; ovvero quando il lavoro professionale viene talmente condizionato e assoggettato al « funzionamento » della macchina e degli apparecchi, da logorare rapidamente il lavoratore, come se un anno di esercizio della professione gli avesse esaurito la forza di due o più anni di vita normale.

 

…non meno che sulla loro dignità personale, sulla economia globale…

Rinunziamo ad esporre più distesamente come questo sistema, ispirato esclusivamente da vedute tecniche, cagioni, in contraddizione alla aspettativa, uno sperpero di risorse materiali, non meno che delle principali fonti di energia — tra le quali bisogna certo includere l’uomo stesso, — e come per conseguenza deve a lungo andare rivelarsi quale un peso dispendioso per l’economia globale. Non possiamo tuttavia omettere di attirare l’attenzione sulla nuova forma di materialismo che lo « spirito tecnico » introduce nella vita. Basterà accennare che esso la svuota del suo contenuto, poiché la tecnica è ordinata all’uomo e al complesso dei valori spirituali e materiali che spettano alla sua natura e alla sua dignità personale. Dove la tecnica dominasse autonoma, la società umana si trasformerebbe in una folla incolore, in qualche cosa di impersonale e schematico, contrario pertanto a ciò che la natura ed il suo Creatore dimostrano di volere.

… e sulla famiglia.

Senza dubbio grandi parti della umanità non sono state ancora toccate da sifatto «concetto tecnico della vita »; ma è da temere che dovunque penetri senza cautele il progresso tecnico, non tardi a manifestarsi il pericolo delle denunziate deformazioni. E pensiamo con ansia particolare al pericolo incombente sulla famiglia, che nella vita sociale è il più saldo principio di ordine, in quanto sa suscitare tra i suoi membri innumeri servigi personali quotidianamente rinnovantisi, li lega con vincoli d’affetto alla casa e al focolare, e desta in ciascuno di essi l’amore della tradizione familiare nella produzione e nella conservazione dei beni di uso. Là invece ove penetra il concetto tecnico della vita, la famiglia smarrisce il legame personale della sua unità, perde il suo calore e la sua stabilità. Essa non rimane unita se non nella misura che sarà imposta dalle esigenze della produzione di massa, verso la quale sempre più insistentemente si corre. Non più la famiglia opera dell’amore e rifugio di anime, ma desolato deposito, secondo le circostanze, o di mano d’opera per quella produzione, o di consumatori dei beni materiali prodotti.

Il « concetto tecnico della vita » forma particolare del materialismo.

Il « concetto tecnico della vita » non è dunque altro che una forma particolare del materialismo, in quanto offre come ultima risposta alla questione dell’esistenza una formula matematica e di calcolo utilitario. Per questo l’odierno sviluppo tecnico, quasi conscio d’essere avvolto da tenebre, manifesta inquietudine ed angoscia, avvertite specialmente da coloro che si adoperano nella febbrile ricerca di sistemi sempre più complessi, sempre più rischiosi. Un mondo così guidato non può dirsi illuminato da quella luce, né animato da quella vita, che il Verbo, splendore della gloria di Dio , facendosi uomo, è venuto a comunicare agli uomini.

 

Gravità dell’ora presente, specialmente per l’Europa.

Ed ecco che al Nostro sguardo, costantemente ansioso di scoprire all’orizzonte segni di stabile schiarita, (se non di quella luce piena di cui parlò il Profeta), si offre invece la grigia visione di un’Europa tuttora inquieta, ove quel materialismo, di cui abbiamo discorso, non che risolvere, esaspera i suoi fondamentali problemi, strettamente legati con la pace e con l’ordine dell’intiero mondo.

In verità esso non minaccia questo continente più seriamente che le altre regioni della terra; crediamo anzi che siano maggiormente esposti agli accennati pericoli, e particolarmente scossi nell’equilibrio morale e psicologico, i popoli che vengono raggiunti tardivamente e all’improvviso dal rapido progredire della tecnica, giacché l’importata evoluzione, non scorrendo con moto costante, ma saltando con balzi discontinui, non incontra valide dighe di resistenza, di correzione, di adeguamento, né nella maturità dei singoli, né nella tradizionale cultura.

 

Tuttavia le Nostre gravi apprensioni a riguardo dell’Europa sono motivate dalle incessanti delusioni in cui vanno a naufragare, ormai da anni, i sinceri desideri di pace e di distensione accarezzati da questi popoli, anche per colpa della impostazione materialistica del problema della pace. Noi pensiamo in modo particolare a coloro che giudicano la questione della pace come di natura tecnica, e guardano la vita degli individui e delle nazioni sotto l’aspetto tecnico-economico. Questa concezione materialistica della vita minaccia di divenire la regola di condotta di affaccendati agenti di pace e la ricetta della loro politica pacifista. Essi stimano che il segreto della soluzione stia nel dare a tutti i popoli la prosperità materiale mediante il costante incremento della produttività del lavoro e del tenore di vita così come, cento anni or sono, un’altra simile formula riscoteva l’assoluta fiducia degli Statisti: Col libero commercio la eterna pace.

Il retto cammino verso la vera pace.

Ma nessun materialismo è stato mai un mezzo idoneo per instaurare la pace, essendo questa innanzi tutto un atteggiamento dello spirito, e, soltanto in second’ordine, un equilibrio armonico di forze esterne. È dunque un errore di principio affidare la pace al materialismo moderno, che corrompe l’uomo alle sue radici e soffoca la sua vita personale e spirituale. Alla medesima sfiducia conduce, del resto, l’esperienza, la quale dimostra, anche ai nostri giorni, che il dispendioso potenziale di forze tecniche ed economiche, quando sia distribuito più o meno egualmente tra le due parti, impone un reciproco intimorimento. Ne risulterebbe quindi soltanto una pace della paura; non la pace, che è sicurezza dell’avvenire. Occorre ripetere e senza stancarsi, e persuaderne coloro, tra il popolo, i quali si lasciano facilmente allucinare dal miraggio che la pace consiste nell’abbondanza dei beni, mentre essa, la sicura e stabile pace, è soprattutto un problema di unità spirituale e di disposizioni morali. Essa esige, sotto pena di rinnovata catastrofe per l’umanità, che si rinunzi alla fallace autonomia delle forze materiali, le quali, ai nostri tempi, non si distinguono gran che dalle armi propriamente belliche. La presente condizione di cose, non migliorerà, se tutti i popoli non riconosceranno i comuni fini spirituali e morali della umanità, se non si aiuteranno ad attuarli, e per conseguenza se non s’intenderanno mutuamente per opporsi alla dissolvente discrepanza che domina fra di loro riguardo al tenore di vita e alla produttività del lavoro.

La unione dei popoli dell’Europa.

Tutto ciò può esser fatto, ed è anzi impellente che si faccia nell’Europa, producendo quella unione continentale tra i suoi popoli, differenti bensì, ma geograficamente e storicamente l’uno all’altro legati. Un valido incoraggiamento per tale unione è il manifesto fallimento della contraria politica e il fatto che i popoli stessi, nei ceti più umili, ne attendono l’attuazione, stimandola necessaria e praticamente possibile. Il tempo sembra dunque maturo a che l’idea divenga realtà. Pertanto Noi esortiamo all’azione innanzi tutto gli uomini politici cristiani, ai quali basterà ricordare che ogni sorta d’unione pacifica di popoli fu sempre un impegno del Cristianesimo. Perché ancora esitare? Il fine è chiaro; i bisogni dei popoli sono sotto gli occhi di tutti. A chi chiedesse in anticipazione l’assoluta garanzia del felice successo, dovrebbe rispondersi che si tratta, bensì, di un’alea, ma necessaria; di un’alea, ma adatta alle possibilità presenti; di un’alea ragionevole. Occorre senza dubbio procedere cautamente; avanzare con ben calcolati passi; ma perché diffidare proprio ora dell’alto grado conseguito dalla scienza e dalla prassi politica, le quali sanno bastevolmente prevedere gli ostacoli e approntare i rimedi? Induca soprattutto all’azione il grave momento in cui l’Europa si dibatte: per essa non vi è sicurezza senza rischio. Chi esige un’assoluta certezza, non dimostra buona volontà verso l’Europa.

Genuina azione sociale cristiana.

Sempre in vista di questo scopo, Noi esortiamo altresì gli uomini politici cristiani all’azione nell’interno dei loro Paesi. Se l’ordine non regna nella vita interna dei popoli, è vano attendere l’unione dell’Europa e la sicurezza di pace nel mondo. In un tempo come il nostro, in cui gli errori si mutano facilmente in catastrofi, un uomo politico cristiano non può — oggi meno che mai — accrescere le tensioni sociali interne, drammatizzandole, trascurando ciò che è positivo, e lasciando smarrire la retta visione di quel che è ragionevolmente possibile. A lui si chiede tenacia nell’attuazione della dottrina sociale cristiana, tenacia e fiducia, più di quanto ne dimostrano gli avversari verso i loro errori. Se la dottrina sociale cristiana, da oltre cento anni, si è sviluppata ed è stata resa feconda nella pratica politica di molti popoli — purtroppo non di tutti, — coloro che sono troppo tardi arrivati non hanno oggi motivo di lamentare che il Cristianesimo lascia nel campo sociale una lacuna, che, secondo essi, è da colmare mediante una cosiddetta rivoluzione delle coscienze cristiane. La lacuna non è nel Cristianesimo, ma nella mente dei suoi accusatori.

Essendo così, l’uomo politico cristiano non serve la pace interna, né, per conseguenza, la pace esterna, quando abbandona la base solida della esperienza oggettiva e dei chiari principî e si trasforma quasi in un banditore carismatico di una nuova terra sociale, contribuendo ad aggravare il disorientamento delle menti già incerte. Di ciò si rende colpevole chi crede di poter fare esperimenti sull’ordine sociale, e specialmente chi non è risoluto a far prevalere in tutti i gruppi la legittima autorità dello Stato e l’osservanza delle giuste leggi. Occorre forse dimostrare che la debolezza dell’autorità scalza la solidità d’un Paese più che tutte le altre difficoltà, e che la debolezza d’un Paese porta con sé l’indebolimento dell’Europa e mette in pericolo la pace generale?

L’autorità dello Stato.

Occorre dunque reagire all’errata opinione, secondo cui il giusto prevalere dell’autorità e delle leggi apra necessariamente la strada alla tirannia. Noi stessi, alcuni anni or sono, in questa stessa ricorrenza , parlando della democrazia, abbiamo notato che in uno Stato democratico, non meno che in ogni altro bene ordinato, l’autorità deve essere vera ed effettiva. Senza dubbio la democrazia vuole attuare l’ideale della libertà; ma ideale è soltanto quella libertà che si allontana da ogni sfrenatezza, quella libertà che congiunge con la consapevolezza del proprio diritto il rispetto verso la libertà, la dignità e il diritto degli altri, ed è cosciente della propria responsabilità verso il bene generale. Naturalmente questa genuina democrazia non può vivere e prosperare che nell’atmosfera del rispetto verso Dio e della osservanza dei suoi comandamenti, non meno che della solidarietà o fraternità cristiana.

Conclusione.

In tal guisa, diletti figli e figlie, l’opera della pace, promessa agli uomini nello splendore della notte di Betlemme, si compirà infine con la buona volontà di ciascuno, ma essa s’inizia nella pienezza della Verità che fuga le tenebre delle menti. Come nella creazione « al principio era il Verbo », e non le cose, non le loro leggi, non la loro potenza e abbondanza, così, nella esecuzione della misteriosa impresa affidata dal Creatore all’umanità, deve porsi al principio il medesimo Verbo, la sua verità, la sua carità e la sua grazia; e soltanto dopo la scienza e la tecnica. Quest’ordine abbiamo voluto esporvi, e vi esortiamo a tutelare validamente. Ci sta a fianco la storia, che voi sapete essere buona maestra.

Sembra tuttavia che dinanzi al suo insegnamento coloro che non lo intendono, inclinati perciò a tentare nuove avventure, siano più numerosi degli altri, sacrificati dalla loro follia. Noi abbiamo parlato in nome di queste vittime, che piangono ancora per tombe vicine e lontane, e già debbono temere che se ne aprano altre; che abitano ancora fra le rovine, e già vedono approssimarsi nuove distruzioni; che attendono ancora prigionieri e dispersi, e già temono per la loro propria libertà. Il pericolo è così grande che, dalla culla del Principe eterno della pace Noi abbiamo dovuto proferire parole gravi, anche a rischio di provocare timori ancor più vivi. Ma si può sempre confidare che, con la grazia di Dio, sarà un timore salutare ed efficace, che conduca verso l’unione dei popoli, rafforzando così la pace.

Ascolti queste Nostre ansie e voti la Madre di Dio e Madre degli uomini, l’Immacolata Maria, ai cui altari si prostrano quest’anno in modo speciale i popoli della terra, affinché interponga tra questa ed il Trono di Dio la sua materna intercessione.

Con tale augurio sulle labbra e nel cuore, impartiamo a voi tutti, diletti figli e figlie, alle vostre famiglie, e specialmente agli umili, ai poveri, agli oppressi, ai perseguitati per la loro fedeltà a Cristo e alla sua Chiesa, con effusione di cuore la Nostra paterna Apostolica Benedizione.

 

Aleksandr Dugin: “Questa

non è una guerra con l’Ucraina.”

 Garndeinganno.it- Aleksandr Dugin -  (21 Marzo 2022  )- ci dice :

 

“…Questa non è una guerra con l’Ucraina. È un confronto con il globalismo come fenomeno planetario integrale. È un confronto a tutti i livelli – geopolitico e ideologico. La Russia rifiuta tutto nel globalismo: unipolarismo, atlantismo, da un lato, e liberalismo, anti-tradizione, tecnocrazia – Grande Reset in una parola – dall’altro”.

“È chiaro che tutti i leader europei fanno parte dell’élite liberale atlantista. E noi siamo in guerra esattamente con questo. Da qui la loro legittima reazione.

La Russia viene ormai esclusa dalle reti globaliste. Non ha più una scelta: o costruire il suo mondo o scomparire. La Russia ha stabilito un percorso per costruire il suo mondo, la sua civiltà. E ora il primo passo è stato fatto. Ma sovrano di fronte al globalismo può essere solo un grande spazio, un continente-stato, una civiltà-stato. Nessun paese può resistere a lungo a una completa disconnessione.

La Russia sta creando un campo di resistenza globale. La sua vittoria sarebbe una vittoria per tutte le forze alternative, sia di destra che di sinistra, e per tutti i popoli. Stiamo, come sempre, iniziando i processi più difficili e pericolosi. Ma quando vinciamo, tutti ne approfittano. È così che deve essere. Stiamo creando i presupposti per una vera multipolarità. E quelli che sono pronti ad ucciderci ora saranno i primi ad approfittare della nostra impresa domani. Scrivo quasi sempre cose che poi si avverano. Anche questo si avvererà”.

E ancora: ” Cosa significa per la Russia rompere con l’Occidente? È la salvezza. L’Occidente moderno, dove trionfano i Rothschild, Soros, Schwab, Bill Gates e Zuckerberg, è la cosa più disgustosa della storia del mondo. Non è più l’Occidente della cultura mediterranea greco-romana, né il Medioevo cristiano, e nemmeno il ventesimo secolo violento e contraddittorio. È un cimitero di ‘rifiuti tossici’ della civiltà; è anti-civilizzazione.

E quanto prima e più completamente la Russia se ne stacca, tanto prima ritorna alle sue radici. A cosa? Al cristianesimo greco-romano, mediterraneo… europeo… Cioè, alle radici comuni, al vero Occidente. Queste radici – le sue – l’Occidente moderno le ha tagliate fuori. E sono rimaste in Russia.

Solo ora l’Eurasia sta alzando la testa. Solo ora il liberalismo in Russia sta perdendo il terreno sotto i piedi. La Russia non è l’Europa occidentale. La Russia ha seguito i greci, Bisanzio e il cristianesimo orientale. E sta ancora seguendo questa strada. Sì, con zigzag e deviazioni. A volte in vicoli ciechi. Ma si sta muovendo.

La Russia è sorta per difendere i valori della Tradizione contro il mondo moderno. E si “rivolta contro il mondo moderno”. Non l’avete capito?

Anche l’Europa deve rompere con l’Occidente, e anche gli Stati Uniti devono seguire coloro che rifiutano il globalismo. E allora tutti capiranno il significato della moderna guerra in Ucraina.

Molte persone in Ucraina lo capivano. Ma la terribile, rabbiosa propaganda liberal-nazista non ha lasciato nulla di intentato nella mente degli ucraini. Torneranno in sé e combatteranno insieme a noi per il regno della luce, per la tradizione e una vera identità cristiana europea. Gli ucraini sono nostri fratelli. Lo erano, lo sono e lo saranno.

La rottura con l’Occidente non è una rottura con l’Europa. È una rottura con la morte, la degenerazione e il suicidio. È la chiave del recupero. E l’Europa stessa – i popoli europei – dovrebbero seguire il nostro esempio: rovesciare la giunta globalista antinazionale. E costruire una vera casa europea, un palazzo europeo, una cattedrale europea“.

(Aleksandr Dugin – Filosofo russo- l’ideologo di Putin).

L’ideologo di Putin: «Quella in Ucraina

è una guerra  alle élite mondiali.

L’Occidente moderno è l’Anticristo».

Open.online - Redazione- Aleksandr Dugin-(21 MARZO 2022)- ci dice :

 

Alexandr Dugin intervistato da La Verità: «C’era un piano diabolico dei globalisti per minare la Russia»

Aleksandr Dugin, filosofo e politologo considerato l’ideologo di Vladimir Putin, rilascia oggi un’intervista a La Verità per spiegare che quella della Russia in Ucraina è una guerra alle oligarchie mondiali, che il presidente russo sta combattendo i promotori del Grande Reset e che oggi l’Occidente moderno è il mondo dell’Anticristo.

« L’operazione militare speciale è diretta non solo contro il nazismo (la denazificazione – assieme alla smilitarizzazione – è il suo obiettivo principale), ma ancor più contro il liberalismo (liberal Dem Usa) e il globalismo», sostiene Dugin. «Dopo tutto, sono stati i “liberal” occidentali a rendere possibile il nazismo ucraino, a sostenerlo, ad armarlo e a metterlo contro la Russia – come nuovo polo di un mondo multipolare».

Secondo il filologo «il piano diabolico dei globalisti era quello di minare la Russia nella zona più dolorosa, di mettere gli stessi slavi orientali (cioè, di fatto, gli stessi russi) contro di essa, e persino gli ortodossi. Per fare questo, gli ucraini dovevano essere collocati all’interno della matrice globalista, per ottenere il controllo sulla coscienza della società con l’aiuto della propaganda informativa, delle reti sociali e di una gigantesca operazione di controllo della psiche e della coscienza, di cui milioni di ucraini sono stati vittime negli ultimi decenni».

Dugin è promotore del “Grande Risveglio” in opposizione al “Grande Reset” di Klaus Schwab :

«Ho scritto un intero libro su questo. Il Grande Reset è un piano dei globalisti per riconquistare il terreno perso negli ultimi decenni. Vogliono affrontare il populismo, la crescente sovranità di Russia e Cina, e ottenere il completo controllo dell’ “ideologia liberal Dem Usa”  sull’umanità.

Il Grande Risveglio è qualcosa di esattamente opposto. È la realizzazione dell’umanità. Le élite globali di Biden, Klaus Schwab, Bill Gates, Bernard-Henri Levy oggi rappresentano una setta totalitaria, un regime dittatoriale che cerca di stabilire un controllo totale non solo sui corpi delle persone, ma sulle loro menti, le loro immaginazioni, i loro sogni. Ci sono solo due partiti nel mondo oggi: il Partito del Grande Reset e il Partito del Grande Risveglio».

 

 

 

IL MANIFESTO DEL GRANDE RISVEGLIO

CONTRO IL GRANDE RESET -

DEL FILOSOFO A. DUGIN.

Nexusedizioni.it- Aleksandr Dugin - (20/03/2022)- ci dice :

Parte 1. Great Reset.

I 5 punti del principe Carlo.

Nel 2020, al forum di Davos, il fondatore del forum Klaus Schwab e Charles, il principe di Galles, hanno proclamato un nuovo corso per l'umanità, il Great Reset.

Il piano, secondo il Principe di Galles, si compone di cinque punti:

Per catturare l'immaginazione e la volontà dell'umanità, il cambiamento avverrà solo se le persone lo vogliono davvero;

La ripresa economica deve mettere il mondo sulla strada dell'occupazione, dei mezzi di sussistenza e della crescita sostenibili. Le strutture di incentivazione di vecchia data che hanno avuto effetti perversi sul nostro ambiente planetario e sulla natura stessa devono essere reinventate;

Sistemi e percorsi devono essere riprogettati per far avanzare le transizioni net zero a livello globale. Il prezzo del carbonio può fornire un percorso critico verso un mercato sostenibile;

Scienza, tecnologia e innovazione hanno bisogno di rinvigorimento. L'umanità è sull'orlo di scoperte catalitiche che modificheranno la nostra visione di ciò che è possibile e redditizio nel quadro di un futuro sostenibile;

Gli investimenti devono essere riequilibrati. L'accelerazione degli investimenti verdi può offrire opportunità di lavoro nell'energia verde, nella economia circolare e nella bioeconomia, nell'ecoturismo e nelle infrastrutture pubbliche verdi.

Il termine "sostenibile" fa parte del concetto più importante del Club di Roma - "sviluppo sostenibile". Questa teoria si basa su un'altra teoria: i "limiti di crescita", secondo cui la sovrappopolazione del pianeta ha raggiunto un punto critico (il che implica la necessità di ridurre il tasso di natalità).

Il fatto che la parola “sostenibile” venga utilizzata nel contesto della pandemia di Covid-19, che, secondo alcuni analisti, dovrebbe portare a un calo demografico, ha provocato una reazione significativa a livello globale.

 I punti principali del Great Reset sono:

• il controllo sulla coscienza pubblica su scala globale, che è al centro della "cancel culture";

• l'introduzione della censura sulle reti controllate dai globalisti (punto 1);

• Transizione verso un'economia ecologica e rifiuto delle moderne strutture industriali (punti 2 e 5);

• L'ingresso dell'umanità nel 4° ordine economico (a cui era dedicato il precedente incontro di Davos), ovvero la graduale sostituzione della forza lavoro con i cyborg e l'implementazione dell'Intelligenza Artificiale avanzata su scala globale (punto 3).

 L'idea principale del "Great Reset" è la continuazione della globalizzazione e il rafforzamento del globalismo dopo una serie di fallimenti: la presidenza conservatrice dell'antiglobalista Trump, la crescente influenza di un mondo multipolare – in particolare di Cina e Russia, l'ascesa di paesi islamici come Turchia, Iran, Pakistan, Arabia Saudita e il loro ritiro dall'influenza dell'Occidente.

Al forum di Davos, i rappresentanti delle élite liberal globali ( liberal  Dem Usa) hanno dichiarato la mobilitazione delle loro strutture in attesa della presidenza di Biden e della vittoria dei democratici negli USA, cosa che desiderano fortemente.

Implementazione.

Il contrassegno dell'agenda globalista è la canzone di Jeff Smith "Build Back Better" (lo slogan della campagna di Joe Biden). Ciò significa che dopo una serie di battute d'arresto (come un tifone o l'uragano Katrina), le persone (intendo i globalisti liberal ) ricostruiscono infrastrutture migliori di prima.

Il "Great Reset" inizia con la vittoria di Biden.

Leader mondiali, capi di grandi società - Big Tech, Big Data, Big Finance, ecc. - si sono riuniti e si sono mobilitati per sconfiggere i loro oppositori: Trump, Putin, Xi Jinping, Erdogan, l'Ayatollah Khamenei e altri. L'inizio è stato quello di strappare la vittoria a Trump utilizzando le nuove tecnologie - attraverso la "cattura dell'immaginazione" (punto 1), l'introduzione della censura su Internet e la manipolazione del voto per corrispondenza.

L'arrivo di Biden alla Casa Bianca significa che i globalisti (Liberal Dem Usa) stanno passando ai passi successivi.

Ciò influenzerà tutte le aree della vita: i globalisti stanno tornando al punto in cui Trump e altri poli di crescente multipolarismo li avevano fermati. Ed è qui che il controllo mentale (attraverso la censura e la manipolazione dei social media, la sorveglianza totale e la raccolta dei dati di tutti) e l'introduzione di nuove tecnologie giocano un ruolo fondamentale.

L'epidemia di Covid-19 è una scusa per questo. Con il pretesto dell'igiene sanitaria, il Great Reset prevede di alterare drasticamente le strutture di controllo delle élite globaliste (liberal DemUsa) sulla popolazione mondiale.

L'inaugurazione di Joe Biden e i decreti che ha già firmato (ribaltando praticamente tutte le decisioni di Trump) significano che il piano ha iniziato a concretizzarsi.

Nel suo discorso sul "nuovo" corso della politica estera statunitense, Biden ha espresso le principali direzioni della politica globalista. Può sembrare "nuovo", ma solo in parte, e solo rispetto alle politiche di Trump. Nel complesso, Biden ha semplicemente annunciato un ritorno al vettore precedente:

Mettere gli interessi globali davanti agli interessi nazionali;

Rafforzare le strutture del governo mondiale e dei suoi rami sotto forma di organizzazioni sovranazionali globali e strutture economiche;

Rafforzare il blocco NATO e la cooperazione con tutte le forze e regimi globalisti;

La promozione e l'approfondimento del cambiamento democratico(liberal dem Usa) su scala globale, che in pratica significa:

intensificare le relazioni con quei paesi e regimi che rifiutano la globalizzazione – in primis Russia, Cina, Iran, Turchia, ecc.;

una maggiore presenza militare statunitense in Medio Oriente, Europa e Africa;

la diffusione dell'instabilità e delle “rivoluzioni colorate”;

Uso diffuso di "demonizzazione", "de-platforming" e ostracismo di rete (cancella la cultura) contro tutti coloro che hanno opinioni diverse da quella globalista (liberal dem Usa) (sia all'estero che negli stessi Stati Uniti).

Così, la nuova dirigenza della Casa Bianca non solo non mostra la minima disponibilità ad avere un dialogo paritario con chiunque, ma solo inasprisce il proprio discorso “liberal dem Usa”, che non tollera alcuna obiezione. Il globalismo sta entrando in una fase totalitaria. Ciò rende più che probabile la possibilità di nuove guerre, compreso un aumento del rischio di una terza guerra mondiale.

La geopolitica del "Grande Reset"

La Globalist Foundation for Defense of Democracies, che esprime la posizione dei circoli neoconservatori statunitensi, ha recentemente pubblicato un rapporto in cui raccomanda a Biden che alcune delle posizioni di Trump come:

 crescente opposizione alla Cina,

maggiore pressione sull'Iran

 sono positivi, e che Biden dovrebbe continuare a muoversi lungo questi assi in politica estera.

Gli autori del rapporto, d'altra parte, hanno condannato le azioni di politica estera di Trump come:

 lavorare per disintegrare la NATO; 

 riavvicinamento con i "leader totalitari" (cinesi, RPDC e russi);

un "cattivo" accordo con i talebani;

ritiro delle truppe americane dalla Siria.

Pertanto, il "Grande Reset" in geopolitica significherà una combinazione di "promozione della democrazia" e "strategia aggressiva neoconservatrice di dominio su vasta scala", che è il principale vettore della politica "neoconservatrice".

 Allo stesso tempo, si consiglia a Biden di continuare e aumentare il confronto con Iran e Cina, ma l'obiettivo principale dovrebbe essere la lotta contro la Russia. E questo richiede il rafforzamento della NATO e l'espansione della presenza statunitense in Medio Oriente e in Asia centrale.

Come Trump, Russia, Cina, Iran e alcuni altri paesi islamici sono visti come i principali ostacoli.

È così che i progetti ambientali e le innovazioni tecnologiche (in primis l'introduzione dell'Intelligenza Artificiale e della robotica) si coniugano con l'affermarsi di una politica militare aggressiva.

 

Parte 2. Una breve storia dell'ideologia liberale: il globalismo(liberal Dem Usa) come culmine.

Nominalismo

Per capire chiaramente cosa significhino su scala storica la vittoria di Biden e il "nuovo" corso di Washington per il "Grande Reset", bisogna guardare l'intera storia dell'ideologia liberale, partendo dalle sue radici.

Solo così siamo in grado di comprendere la gravità della nostra situazione.

 La vittoria di Biden non è un episodio casuale, e l'annuncio di un contrattacco globalista non è solo l'agonia di un progetto fallito. È molto più grave di così. Biden e le forze dietro di lui incarnano il culmine di un processo storico iniziato nel Medioevo, che ha raggiunto la sua maturità nella Modernità con l'emergere della società capitalista, e che oggi sta raggiungendo la sua fase finale, quella teorica delineata fin dall'inizio.

Le radici del sistema liberale (=capitalista) risalgono alla disputa scolastica sugli universali.

Questa disputa ha diviso i teologi cattolici in due campi: alcuni hanno riconosciuto l'esistenza del comune (specie, genere, universali), mentre altri credevano solo in alcune cose concrete - individuali, e hanno interpretato i loro nomi generalizzanti come sistemi di classificazione convenzionali puramente esterni, che rappresentano "suono vuoto". Coloro che erano convinti dell'esistenza del generale, della specie, attingevano alla tradizione classica di Platone e di Aristotele. Vennero chiamati "realisti", cioè coloro che riconoscevano la "realtà degli universali". Il rappresentante più in vista dei "realisti" era Tommaso d'Aquino e, in generale, era la tradizione dei monaci domenicani. 

I fautori dell'idea che solo le cose e gli esseri individuali sono reali vennero chiamati "nominalisti", dal latino "nomen". La richiesta - "le entità non dovrebbero moltiplicarsi senza necessità" - risale proprio a uno dei principali difensori del "nominalismo", il filosofo inglese William Occam. Anche prima, le stesse idee erano state difese da Roscelin di Compiègne. Sebbene i "realisti" abbiano vinto la prima fase del conflitto e gli insegnamenti dei "nominalisti" fossero stati anatematizzati, in seguito i percorsi della filosofia dell'Europa occidentale - in particolare della New Age - furono seguiti da Occam.

Il "nominalismo" ha gettato le basi per il futuro liberalismo, sia ideologicamente che economicamente. Qui gli esseri umani erano visti solo come individui e nient'altro, e tutte le forme di identità collettiva (religione, classe, ecc.) dovevano essere abolite.

Allo stesso modo, la cosa era vista come proprietà privata assoluta, come cosa concreta, separata, che poteva essere facilmente attribuita come proprietà a questo o quel singolo proprietario.

Il nominalismo prevalse prima di tutto in Inghilterra, si diffuse nei paesi protestanti e divenne gradualmente la principale matrice filosofica della New Age - nella religione (rapporti individuali dell'uomo con Dio), nella scienza (atomismo e materialismo), nella politica (precondizioni della democrazia borghese ), nell'economia (mercato e proprietà privata), nell'etica (utilitarismo, individualismo, relativismo, pragmatismo), ecc.

Capitalismo: la prima fase.

Partendo dal nominalismo, possiamo tracciare l'intero percorso del liberalismo storico, da Roscelin e Occam a Soros e Biden. Per comodità, dividiamo questa storia in tre fasi.

La prima fase è stata l'introduzione del nominalismo nel regno della religione.

 L'identità collettiva della Chiesa, come intesa dal cattolicesimo (e ancor di più dall'Ortodossia), fu sostituita dai protestanti come individui che d'ora in poi potevano interpretare la Scrittura basandosi esclusivamente sul loro ragionamento e rifiutando qualsiasi tradizione.

Così molti aspetti del cristianesimo - i sacramenti, i miracoli, gli angeli, la ricompensa dopo la morte, la fine del mondo, ecc. - sono stati riconsiderati e scartati perché non rispondenti ai "criteri razionali".

La chiesa come "corpo mistico di Cristo" fu distrutta e sostituita da club per hobby creati dal libero consenso dal basso.

Ciò ha creato un gran numero di sette protestanti controverse. In Europa e nella stessa Inghilterra, dove il nominalismo aveva dato i suoi frutti più completi, il processo fu alquanto sottomesso e i protestanti più rabbiosi si precipitarono nel Nuovo Mondo e vi stabilirono la propria società. Più tardi, dopo la lotta con la metropolia, sono emersi gli Stati Uniti.

Parallelamente alla distruzione della Chiesa come "identità collettiva" (qualcosa di "comune"), i possedimenti iniziarono ad essere aboliti.

La gerarchia sociale dei preti, dell'aristocrazia e dei contadini fu sostituita da indefiniti "cittadini", secondo il significato originario della parola "borghese". La borghesia ha soppiantato tutti gli altri strati della società europea. Ma il borghese era esattamente il miglior "individuo", un cittadino senza clan, tribù o professione, ma con proprietà privata. E questa nuova classe iniziò a ricostruire tutta la società europea.

Contemporaneamente fu abolita anche l'unità sovranazionale della Sede Pontificia e dell'Impero Romano d'Occidente - come altra espressione di "identità collettiva". Al suo posto è stato stabilito un ordine basato su stati-nazione sovrani, una sorta di "individuo politico". Dopo la fine della guerra dei 30 anni, la pace di Westfalia consolidò questo ordine.

Così, verso la metà del 17° secolo, un ordine borghese (cioè il capitalismo) era emerso nei tratti principali dell'Europa occidentale.

La filosofia del nuovo ordine è stata in molti modi anticipata da Thomas Hobbes e sviluppata da John Locke, David Hume e Immanuel Kant. Adam Smith ha applicato questi principi al campo economico, dando origine al liberalismo come ideologia economica.

 In effetti, il capitalismo, basato sull'attuazione sistematica del nominalismo, è diventato una visione del mondo sistemica coerente. Il senso della storia e del progresso era ormai di "liberare l'individuo da ogni forma di identità collettiva" fino al limite logico.

Nel ventesimo secolo, attraverso il periodo delle conquiste coloniali, il capitalismo dell'Europa occidentale era diventato una realtà globale. L'approccio nominalista prevaleva nella scienza e nella cultura, nella politica e nell'economia, nel pensiero quotidiano del popolo occidentale e dell'intera umanità.

Il ventesimo e il trionfo della globalizzazione: la seconda fase

Nel ventesimo secolo, il capitalismo ha dovuto affrontare una nuova sfida. Questa volta, non sono state le solite forme di identità collettiva - religiosa, di classe, professionale, ecc. - ma teorie artificiali e anche moderne (come lo stesso liberalismo) a rifiutare l'individualismo e a contrastarlo con nuove forme di identità collettiva (accomunate concettualmente).

Socialisti, socialdemocratici e comunisti hanno contrastato i liberali con identità di classe, invitando i lavoratori di tutto il mondo a unirsi per rovesciare il potere della borghesia globale. Questa strategia si rivelò efficace e in alcuni grandi paesi (sebbene non in quei paesi industrializzati e occidentali dove aveva sperato Karl Marx, il fondatore del comunismo), furono vinte le rivoluzioni proletarie.

Parallelamente ai comunisti si verificò, questa volta nell'Europa occidentale, la presa del potere da parte di forze nazionaliste estreme. Hanno agito in nome della "nazione" o di una "razza", contrastando ancora una volta l'individualismo liberale con qualcosa di "comune", qualche "essere collettivo".

I nuovi oppositori del liberalismo non appartenevano più all'inerzia del passato, come nelle fasi precedenti, ma rappresentavano progetti modernisti sviluppati nello stesso Occidente. Ma erano anche costruiti sul rifiuto dell'individualismo e del nominalismo. Lo capirono chiaramente i teorici del liberalismo (soprattutto Hayek e il suo discepolo Popper), che unirono "comunisti" e "fascisti" sotto il nome comune di "nemici della società aperta", e iniziarono con loro una guerra mortale .

Usando tatticamente la Russia sovietica, il capitalismo riuscì inizialmente ad affrontare i regimi fascisti, e questo fu il risultato ideologico della Seconda guerra mondiale. La successiva Guerra Fredda tra Oriente e Occidente alla fine degli anni '80 si concluse con una vittoria liberale sui comunisti.

Così, il progetto di liberazione dell'individuo da ogni forma di identità collettiva e di "progresso ideologico" inteso dai liberali ha attraversato un'altra fase. Negli anni '90, i teorici liberali iniziarono a parlare della "fine della storia" (F. Fukuyama) e del "momento unipolare" (C. Krauthammer).

Questa è stata una vivida prova dell'ingresso del capitalismo nella sua fase più avanzata: la fase del globalismo. In effetti, è stato in questo momento che nelle élite dominanti statunitensi ha trionfato la strategia del globalismo - delineata nella Prima guerra mondiale dai 14 punti di Wilson, ma alla fine della guerra fredda ha unito l'élite di entrambi i partiti - democratici e repubblicani, rappresentati principalmente dai "neoconservatori".

Gender e post-umanesimo: la terza fase

Dopo aver sconfitto il suo ultimo nemico ideologico, il campo socialista, il capitalismo è arrivato a un punto cruciale. L'individualismo, il mercato, l'ideologia dei diritti umani, della democrazia e dei valori occidentali avevano vinto su scala globale. Sembrerebbe che l'agenda sia adempiuta: nessuno si oppone più all'"individualismo" e al nominalismo con qualcosa di serio o sistemico.

In questo periodo, il capitalismo entra nella sua terza fase.

A ben guardare, dopo aver sconfitto il nemico esterno, i liberali hanno scoperto altre due forme di identità collettiva. Innanzitutto il genere. Dopotutto, il genere è anche qualcosa di collettivo: maschile o femminile. Quindi il passo successivo è stata la distruzione del genere come qualcosa di oggettivo, essenziale e insostituibile.

Il genere richiedeva l'abolizione, così come tutte le altre forme di identità collettiva, che erano state abolite anche prima.

Da qui la politica di genere, la trasformazione della categoria di genere in qualcosa di “opzionale” e dipendente dalla scelta individuale. Anche qui si tratta dello stesso nominalismo: perché doppie entità? Una persona è una persona come individuo, mentre il sesso può essere scelto arbitrariamente, proprio come prima erano scelti religione, professione, nazione e stile di vita.

Questo è diventato l'agenda principale dell'ideologia liberale negli anni '90, dopo la sconfitta dell'Unione Sovietica.

 Sì, gli oppositori esterni hanno ostacolato la politica di genere - quei paesi che avevano ancora i resti della società tradizionale, i valori della famiglia, ecc., così come i circoli conservatori nello stesso Occidente. Combattere i conservatori e gli "omofobi", cioè i difensori della visione tradizionale dell'esistenza dei sessi, è diventato il nuovo obiettivo degli aderenti al liberalismo progressista(Dem Usa). Molti esponenti di sinistra si sono uniti, sostituendo la politica di genere e la protezione dell'immigrazione con precedenti obiettivi anticapitalisti.

Con il successo dell'istituzionalizzazione delle norme di genere e il successo della migrazione di massa, che sta atomizzando le popolazioni nell'Occidente stesso (che si inserisce perfettamente anche all'interno di un'ideologia dei diritti umani che opera con l'individuo indipendentemente dagli aspetti culturali, religiosi, sociali o nazionali) , divenne ovvio che ai liberal( Dem Usa) restava un ultimo passo da compiere: abolire gli esseri umani.

Dopotutto, l'umano è anche un'identità collettiva, il che significa che deve essere superato, abolito, distrutto.

Questo è ciò che richiede il principio del nominalismo: una "persona" è solo un nome, un vuoto scossone dell'aria, una classificazione arbitraria e quindi sempre discutibile. C'è solo l'individuo - umano o meno, maschio o femmina, religioso o ateo, dipende dalla sua scelta.

Pertanto, l'ultimo passo lasciato ai liberal (Dem Usa), che hanno viaggiato per secoli verso il loro obiettivo, è sostituire gli esseri umani, anche se in parte, con cyborg, reti di intelligenza artificiale e prodotti dell'ingegneria genetica. L'opzionale umano segue logicamente l'opzionale di genere.

Questo programma è già abbastanza prefigurato dal post-umanesimo, dal post-modernismo e dal realismo speculativo in filosofia, e tecnologicamente sta diventando sempre più realistico di giorno in giorno.

Futurologi e fautori dell'accelerazione del processo storico (accelerazionisti) stanno guardando con fiducia al prossimo futuro quando l'Intelligenza Artificiale diventerà comparabile nei parametri di base con gli esseri umani. Questo momento è chiamato Singolarità. Il suo arrivo è previsto entro 10-20 anni.

L'ultima battaglia dei liberali.

Questo è il contesto in cui va collocata la vittoria del tutto esaurito di Biden negli Stati Uniti. Questo è ciò che significa il "Great Reset" o lo slogan "Build Back Better".

Negli anni 2000, i globalisti hanno dovuto affrontare una serie di problemi che non erano tanto ideologici quanto di natura "civilizzazione". Dalla fine degli anni '90, non ci sono state praticamente ideologie più o meno coerenti nel mondo in grado di sfidare il liberalismo, il capitalismo e il globalismo. In varia misura, ma questi principi sono stati accettati da tutti o quasi. Tuttavia, l'attuazione del liberalismo e della politica di genere, così come l'abolizione degli stati-nazione a favore del governo mondiale, si è arenata su diversi fronti.

Questo è stato sempre più contrastato dalla Russia di Putin, che aveva armi nucleari e una tradizione storica di opposizione all'Occidente, così come una serie di tradizioni conservatrici conservate nella società.

La Cina, sebbene attivamente impegnata nella globalizzazione e nelle riforme liberal(Dem Usa), non aveva fretta di applicarle al sistema politico, mantenendo il predominio del Partito Comunista e rifiutando la liberalizzazione politica. Inoltre, sotto Xi Jinping, le tendenze nazionali nella politica cinese iniziarono a crescere. Pechino ha usato abilmente il "mondo aperto" per perseguire i suoi interessi nazionali e persino di civiltà. E questo non faceva parte dei piani dei globalisti.

I paesi islamici hanno continuato la loro lotta contro l'occidentalizzazione e, nonostante i blocchi e le pressioni, hanno mantenuto (come l'Iran sciita) i loro regimi inconciliabilmente anti-occidentali e anti-liberali. Le politiche dei principali stati sunniti come la Turchia e il Pakistan sono diventate sempre più indipendenti dall'Occidente.

In Europa, un'ondata di populismo ha iniziato a crescere quando è esploso il malcontento indigeno europeo per l'immigrazione di massa e la politica di genere. Le élite politiche europee sono rimaste completamente subordinate alla strategia globalista (liberal Dem Usa), come si è visto al Forum di Davos nei rapporti dei suoi teorici Schwab e del principe Carlo, ma le società stesse si sono mosse e talvolta si sono rivolte direttamente contro le autorità - come nel caso delle Proteste dei "gilet gialli" in Francia. In alcuni luoghi, come l'Italia, la Germania o la Grecia, i partiti populisti sono persino entrati in parlamento.

Infine, nel 2016, negli stessi Stati Uniti, Donald Trump è riuscito a diventare presidente, sottoponendo l'ideologia, le pratiche e gli obiettivi globalisti a critiche dure e dirette. Ed è stato sostenuto da circa la metà degli americani.

Tutte queste tendenze anti-globalistiche agli occhi degli stessi globalisti non potevano fare a meno di sommarsi a un quadro inquietante: la storia degli ultimi secoli, con il suo progresso apparentemente ininterrotto dei nominalisti e dei (liberal Dem Usa), è stata messa in discussione. Questo non è stato semplicemente il disastro di questo o quel regime politico. Era la minaccia della fine del liberalismo  in quanto tale.

Anche gli stessi teorici del globalismo hanno intuito che qualcosa non andava. Fukuyama, ad esempio, abbandonò la sua tesi sulla "fine della storia" e suggerì che gli stati-nazione rimanessero ancora sotto il dominio delle élite liberal(Dem Usa) per preparare meglio le masse alla trasformazione finale nella post-umanità, supportate da metodi rigidi. Un altro globalista, Charles Krauthammer, ha dichiarato che il "momento unipolare" era finito e che le élite globaliste non ne avevano approfittato.

Questo è esattamente lo stato di panico e quasi isterico in cui i rappresentanti dell'élite globalista (liberal dem Usa)hanno trascorso gli ultimi quattro anni. Ed è per questo che la questione della rimozione di Trump da presidente degli Stati Uniti era per loro una questione di vita o di morte. Se Trump avesse mantenuto il suo incarico, il crollo della strategia globalista sarebbe stato irreversibile.

Ma Biden è riuscito - con le buone o con le cattive - a cacciare Trump e demonizzare i suoi sostenitori. È qui che entra in gioco il Great Reset. Non c'è davvero nulla di nuovo in esso: è una continuazione del principale vettore della civiltà dell'Europa occidentale nella direzione del progresso, interpretato nello spirito dell'”ideologia liberal Dem Usa”  e della filosofia nominalista. Non resta molto: liberare gli individui dalle ultime forme di identità collettiva - completare l'abolizione del genere e muoversi verso un paradigma pos-tumanista.

I progressi nell'alta tecnologia, l'integrazione delle società nelle reti sociali, strettamente controllate, come appare ora, dalle “élite liberal Dem Usa”  in modo apertamente totalitario, e il perfezionamento dei modi per seguire e influenzare le masse rendono il raggiungimento dell'obiettivo” liberal Dem Usa  globale” a portata di mano.

Ma per fare quel tiro decisivo, devono, in modalità accelerata (e senza più prestare attenzione a come appare), aprire rapidamente la strada alla finalizzazione della storia. E questo significa che l'eliminazione di Trump è il segnale per attaccare tutti gli altri ostacoli.

Quindi abbiamo determinato il nostro posto nella scala della storia. E così facendo, abbiamo un quadro più completo di ciò che riguarda il Great Reset.

Non è niente di meno che l'inizio dell'"ultima battaglia". I globalisti, nella loro lotta per il nominalismo, il liberalismo, la liberazione individuale e la società civile, appaiono a sé stessi come "guerrieri della luce", portando progresso, liberazione da migliaia di anni di pregiudizi, nuove possibilità - e forse anche l'immortalità fisica e le meraviglie della ingegneria genetica, alle masse.

Tutti coloro che vi si oppongono sono, ai loro occhi, "forze delle tenebre". E con questa logica, i "nemici della società aperta" devono essere affrontati con la loro stessa severità. "Se il nemico non si arrende, sarà distrutto". Il nemico è chiunque metta in discussione il” liberalismo Dem Usa” , il globalismo, l'individualismo, il nominalismo in tutte le loro manifestazioni. Questa è la nuova etica del liberalismo. Non è niente di personale. Tutti hanno il diritto di essere liberali, ma nessuno ha il diritto di essere nient'altro.

Parte 3. Lo scisma negli Stati Uniti: il trumpismo ei suoi nemici.

Il nemico interiore

In un contesto più limitato rispetto al quadro della storia generale del liberalismo da Ockham a Biden, la vittoria di Trump nella battaglia per la Casa Bianca nell'inverno 2020-2021, così dolorosa per i Democratici in quanto tale, ha anche un enorme significato ideologico. Questo ha a che fare principalmente con i processi che si svolgono all'interno della stessa società americana.

Il fatto è che dopo la caduta dell'Unione Sovietica e l'inizio del "momento unipolare" negli anni '90, il liberalismo globale non ha avuto oppositori esterni. Almeno, sembrava così all'epoca nel contesto dell'aspettativa ottimistica della "fine della storia".

 Anche se tali previsioni si sono rivelate premature, Fukuyama non si è semplicemente chiesto se il futuro fosse arrivato: stava seguendo rigorosamente la logica stessa dell'interpretazione liberale della storia, e quindi, con alcuni aggiustamenti, la sua analisi era generalmente corretta.

In effetti, le norme della democrazia liberale - il mercato, le elezioni, il capitalismo, il riconoscimento dei "diritti umani", le norme della "società civile", l'adozione di trasformazioni tecnocratiche e il desiderio di abbracciare lo sviluppo e l'implementazione dell'alta tecnologia - in particolare tecnologia digitale - sono stati in qualche modo stabiliti in tutta l'umanità. Se alcuni persistessero nella loro avversione alla globalizzazione, ciò potrebbe essere visto come mera inerzia, come una riluttanza a essere "benedetti" dal “progresso liberal Dem Usa”.

In altre parole, non era un'opposizione ideologica, ma solo una sfortunata seccatura. Le differenze di civiltà dovevano essere gradualmente cancellate. L'adozione del capitalismo da parte della Cina, della Russia e del mondo islamico comporterebbe prima o poi processi di democratizzazione politica, l'indebolimento della sovranità nazionale e alla fine porterebbe all'istituzione di un sistema planetario: un governo mondiale. Non era una questione di lotta ideologica, ma una questione di tempo.

Fu in questo contesto che i globalisti fecero ulteriori passi per portare avanti il ​​loro programma di base di abolizione di tutte le forme residue di identità collettiva.

Ciò ha riguardato principalmente le politiche di genere e l'intensificazione dei flussi migratori volti a erodere permanentemente l'identità culturale delle stesse società occidentali, comprese le società europee e americane. Così, la globalizzazione ha assestato il suo colpo principale.

In questo contesto, nello stesso Occidente iniziò a emergere un "nemico interiore". Si tratta di tutte quelle forze che si risentivano della distruzione dell'identità sessuale, della distruzione dei resti della tradizione culturale (attraverso la migrazione) e dell'indebolimento della classe media. Sempre più preoccupanti erano anche gli orizzonti post-umanisti della Singolarità incombente e la sostituzione dell'uomo con l'Intelligenza Artificiale e sul piano filosofico non tutti gli intellettuali accettavano le conclusioni paradossali della Postmodernità e del realismo speculativo.

Inoltre, c'era una chiara contraddizione tra le masse occidentali, che vivevano nel contesto delle vecchie norme della Modernità, e le élite globaliste, che cercavano a tutti i costi di accelerare il progresso sociale, culturale e tecnologico inteso nell'ottica “liberal Dem Usa”. Così iniziò a delinearsi un nuovo dualismo ideologico, questa volta all'interno dell'Occidente piuttosto che al di fuori di esso.

I nemici della "società aperta" ora apparivano all'interno della stessa civiltà occidentale. Erano quelli che rifiutavano gli ultimi fini liberali(Dem Usa) e non accettavano la politica di genere, la migrazione di massa o l'abolizione degli stati-nazione e della sovranità.

Allo stesso tempo, tuttavia, questa crescente resistenza, genericamente denominata "populismo" (o "populismo di destra"), attingeva alla stessa ideologia liberale - capitalismo e democrazia liberale - ma interpretava questi "valori" e "punti di riferimento" nel vecchio senso piuttosto che nel nuovo.

La libertà è stata concepita qui come la libertà di avere qualsiasi punto di vista, non solo quelli conformi alle norme della correttezza politica. La democrazia è stata interpretata come regola della maggioranza. La libertà di cambiare genere doveva essere combinata con la libertà di rimanere fedeli ai valori della famiglia. La disponibilità ad accogliere i migranti che esprimevano il desiderio e dimostravano la loro capacità di integrarsi nelle società occidentali era rigorosamente differenziata dall'accettazione totale di tutti senza distinzione, accompagnata da continue scuse a tutti i nuovi arrivati ​​per il loro passato coloniale.

A poco a poco, il "nemico interno" dei globalisti ha raggiunto proporzioni serie e una grande influenza. La vecchia democrazia ha sfidato quella nuova.

Trump e la rivolta dei deplorevoli.

Ciò è culminato nella vittoria di Donald Trump nel 2016. Trump ha costruito la sua campagna proprio su questa divisione della società americana. La candidata globalista, Hillary Clinton, ha sconsideratamente definito i sostenitori di Trump, cioè il "nemico interno", "deplorevoli", vale a dire "patetici", "miserevoli". I "deplorevoli" hanno risposto eleggendo Trump.

Così, la spaccatura all'interno della democrazia liberale divenne un fatto politico e ideologico cruciale. Coloro che interpretavano la democrazia alla "vecchia maniera" (come regola della maggioranza) non solo si ribellarono alla nuova interpretazione (regola della minoranza diretta contro la maggioranza incline a prendere una posizione populista, irta di ... beh, sì, certo, "fascismo" o "stalinismo"), ma sono riusciti a vincere e portare il loro candidato alla Casa Bianca.

Trump, dal canto suo, ha dichiarato la sua intenzione di "prosciugare la palude", cioè di farla finita con il liberalismo (dem Usa) nella sua strategia globalista e di "rendere grande l'America". Nota la parola "di nuovo". Trump voleva tornare all'era degli stati-nazione, per fare una serie di passi contro la corrente della storia (come la intendevano i liberali). In altre parole, il "buon vecchio ieri" si opponeva al "globalista oggi" e al "post-umanista domani".

I successivi quattro anni furono un vero incubo per i globalisti. I media controllati dai globalisti hanno accusato Trump di ogni possibile peccato - compreso il "lavorare per i russi" perché anche i "russi" hanno insistito nel loro rifiuto del "coraggioso nuovo mondo", sabotando le istituzioni sovranazionali - fino al governo mondiale incluso - e prevenire le sfilate del gay pride.

Tutti gli oppositori della globalizzazione liberal(Dem Usa) erano logicamente raggruppati insieme, inclusi non solo Putin, Xi Jinping, alcuni leader islamici, ma anche - immaginate questo! - il Presidente degli Stati Uniti d'America, l'uomo numero uno del "mondo libero".

 Questo è stato un disastro per i globalisti. Fino a quando Trump non è stato scaricato - per mezzo di rivoluzioni colorate, rivolte artificiose, scrutinio fraudolento e metodi di conteggio dei voti precedentemente utilizzati solo contro altri paesi e regimi - non potevano sentirsi a proprio agio. 

È stato solo dopo aver ripreso le redini della Casa Bianca che i globalisti hanno cominciato a rinsavire. E sono tornati alla... roba vecchia. Ma nel loro caso, "vecchio" (ricostruito) significava tornare al "momento unipolare" - ai tempi pre-Trump.

Trumpismo.

Trump ha cavalcato un'ondata di populismo nel 2016 come nessun altro leader europeo è riuscito a fare. Trump divenne così un simbolo di opposizione alla globalizzazione liberale (Dem Usa). Sì, non era un'ideologia alternativa, ma semplicemente una disperata resistenza alle ultime conclusioni tratte dalla logica e persino dalla metafisica del liberalismo (e del nominalismo). Trump non stava affatto sfidando il capitalismo o la democrazia, ma solo le forme che avevano assunto nella loro ultima fase e la loro graduale e coerente attuazione. Ma anche questo è bastato a segnare una spaccatura fondamentale nella società americana.

È così che ha preso forma il fenomeno del "trumpismo", che per molti versi supera la scala della personalità stessa di Donald Trump. Trump ha giocato sull'ondata di protesta contro la globalizzazione.

Ma è chiaro che non era e non è una figura ideologica. Eppure, è intorno a lui che inizia a formarsi il blocco di opposizione. La conservatrice americana Ann Coulter, autrice del libro  In Trump we Trust , da allora ha riformulato il suo credo come "in Trumpism we trust".

Non tanto lo stesso Trump, quanto piuttosto la sua linea di opposizione ai globalisti, è diventata il fulcro del trumpismo. Nel suo ruolo di presidente, Trump non è sempre stato all'altezza del suo stesso articolato compito. E non è stato in grado di realizzare nulla di nemmeno vicino al "prosciugare la palude" e sconfiggere il globalismo. Ma nonostante ciò, è diventato un centro di attrazione per tutti coloro che erano consapevoli o semplicemente intuivano il pericolo proveniente dalle élite globaliste e dai rappresentanti di Big Finance e Big Tech inseparabili da loro.

Così, il nucleo del trumpismo iniziò a prendere forma.

L'intellettuale conservatore americano Steve Bannon ha svolto un ruolo importante in questo processo, mobilitando ampi segmenti di giovani e disparati movimenti conservatori a sostegno di Trump. Lo stesso Bannon è stato ispirato da autori seri antimodernisti come Julius Evola, e la sua opposizione al globalismo e al liberalismo(Dem Usa) aveva quindi radici più profonde.

Un ruolo importante nel trumpismo è stato svolto da coerenti paleo-conservatori - isolazionisti e nazionalisti - come Buchanan, Ron Paul, così come aderenti alla filosofia antiliberale e antimodernista (quindi fondamentalmente antiglobalista), come Richard Weaver e Russell Kirk, che erano stati emarginati dai neocon (i globalisti di destra) sin dagli anni '80.

La forza trainante della mobilitazione di massa dei "Trumpisti" è diventata l'organizzazione in rete QAnon, che ha espresso la sua critica al liberalismo(dem Usa), ai democratici e ai globalisti sotto forma di teorie del complotto. Hanno diffuso un torrente di accuse e denunce di globalisti coinvolti in scandali sessuali, pedofilia, corruzione e satanismo.

Le vere intuizioni sulla natura sinistra dell'ideologia liberale - rese evidenti nelle ultime fasi della sua trionfante diffusione sull'umanità - sono state formulate dai sostenitori di QAnon a livello dell'americano medio e della coscienza di massa, poco inclini ad approfondite analisi filosofiche e ideologiche. Parallelamente, QAnon ha ampliato la sua influenza, ma allo stesso tempo ha conferito alla critica antiliberale tratti grotteschi.

Sono stati i sostenitori di QAnon, in quanto avanguardia del populismo della cospirazione di massa, a guidare le proteste il 6 gennaio, quando i sostenitori di Trump hanno preso d'assalto il Campidoglio indignati dalle elezioni rubate.

Non hanno raggiunto alcun obiettivo, ma solo fornito a Biden e ai Democratici una scusa per demonizzare ulteriormente il "trumpismo" e tutti gli oppositori del globalismo, identificando qualsiasi conservatore come "estremismo".

Seguì un'ondata di arresti e i più coerenti "Nuovi Democratici" ha suggerito che tutti i diritti sociali, inclusa la possibilità di acquistare i biglietti aerei, dovrebbero essere tolti ai sostenitori di Trump.

Poiché i social media sono regolarmente monitorati dai sostenitori dell'élite liberal(Dem Usa), la raccolta di informazioni su quasi tutti i cittadini statunitensi e le loro preferenze politiche non ha posto problemi. Quindi l'arrivo di Biden alla Casa Bianca significa che il liberalismo(Dem Usa) ha assunto tratti francamente totalitari.

D'ora in poi, il trumpismo, il populismo, la difesa dei valori della famiglia e qualsiasi accenno di conservatorismo o disaccordo con i principi del liberalismo globalista negli Stati Uniti saranno quasi equivalenti a un crimine: incitamento all'odio e "fascismo".

Tuttavia, il trumpismo non è scomparso con la vittoria di Biden. In un modo o nell'altro, ha ancora coloro che hanno votato per Donald Trump nelle ultime elezioni - e sono più di 70.000.000 di elettori.

Quindi è chiaro che il "trumpismo" non finirà affatto con Trump. Metà della popolazione statunitense si è effettivamente trovata in una posizione di opposizione radicale, ei trumpisti più coerenti rappresentano il fulcro del clandestino anti-globalizzazione all'interno della stessa cittadella del globalismo.

Qualcosa di simile sta accadendo nei paesi europei, dove i movimenti e i partiti populisti sono sempre più consapevoli di essere dissidenti privati ​​di ogni diritto e soggetti a persecuzioni ideologiche sotto un'apparente dittatura globalista.

Non importa quanto i globalisti che hanno ripreso il potere negli Stati Uniti vogliano presentare i quattro anni precedenti come uno "sfortunato malinteso" e dichiarare la loro vittoria come il definitivo "ritorno alla normalità", il quadro oggettivo è lontano dagli incantesimi calmanti della classe superiore globalista.

 Non solo paesi con una diversa identità di civiltà si stanno mobilitando contro di essa e contro la sua ideologia, ma questa volta anche metà della propria popolazione, arrivando gradualmente a rendersi conto della gravità della sua situazione e cominciando a cercare un'alternativa ideologica.

Queste sono le condizioni in cui Biden è arrivato alla guida degli Stati Uniti. Lo stesso suolo americano brucia sotto i piedi dei globalisti.

E questo conferisce alla situazione della "battaglia finale" una dimensione aggiuntiva speciale. Questo non è l'Occidente contro l'Oriente, non gli Stati Uniti e la NATO contro tutti gli altri, ma i liberal(Dem Usa) contro l'umanità - compreso quel segmento di umanità che si trova sul territorio dell'Occidente stesso, ma che si sta allontanando sempre più dalle proprie élite globaliste. Questo è ciò che definisce le condizioni di partenza di questa battaglia.

Individuum e dividuum.

Un altro punto essenziale deve essere chiarito. Abbiamo visto che l'intera storia del liberalismo è la successiva liberazione dell'individuo da ogni forma di identità collettiva. L'accordo finale nel processo di questa attuazione logicamente perfetta del nominalismo sarà il passaggio al post-umanesimo e la probabile sostituzione dell'umanità con un'altra civiltà, questa volta postumana, della macchina. Questo è ciò a cui conduce l'individualismo coerente, inteso come qualcosa di assoluto.

Ma qui la filosofia liberal(Dem Usa)n arriva a un paradosso fondamentale. La liberazione dell'individuo dalla propria identità umana, alla quale la politica di genere lo prepara trasformando consapevolmente e deliberatamente l'essere umano in un mostro perverso, non può garantire che questo nuovo - progressista! - essere rimarrà un individuo.

Inoltre, lo sviluppo delle tecnologie informatiche in rete, dell'ingegneria genetica e della stessa ontologia orientata agli oggetti, che rappresenta il culmine del postmodernismo, indicano chiaramente il fatto che il "nuovo essere" non sarà tanto un "animale" quanto una "macchina ". È con questo in mente che gli orizzonti dell'"immortalità" rischiano di essere offerti nella forma della conservazione artificiale dei ricordi personali (che sono abbastanza facili da simulare).

Così, l'individuo del futuro, come compimento dell'intero programma del liberalismo (Dem Usa), non potrà garantire proprio quello che è stato l'obiettivo principale del progresso liberale, cioè la sua individualità.

 L'essere liberale del futuro, anche in teoria, non è un individuum, qualcosa di "indivisibile", ma piuttosto un "dividuum", cioè qualcosa di divisibile e fatto di parti sostituibili. Tale è la macchina: è composta da una combinazione di parti.

Nella fisica teorica, c'è stata a lungo una transizione dalla teoria degli "atomi" (cioè delle "unità indivisibili della materia") alla teoria delle particelle, che sono pensate non come "parti di qualcosa di intero" ma come "parti senza un totale.

" L'individuo nel suo insieme si decompone anche in parti componenti, che possono essere rimontate, ma anche non assemblate, utilizzate invece come bio-costruttore. Da qui le figure di mutanti, chimere e mostri che abbondano nella narrativa moderna, popolando le più immaginate (e quindi, in un certo senso, anticipate e persino pianificate) versioni del futuro.

I postmodernisti e i realisti speculativi hanno già preparato il terreno proponendo di sostituire il corpo umano come qualcosa di intero con l'idea di un "parlamento di organi" (B. Latour). In questo modo l'individuo - anche come unità biologica - diventerebbe qualcos'altro, mutando proprio nel momento in cui raggiunge la sua incarnazione assoluta.

Il progresso umano nell'interpretazione liberal (Dem Usa) finisce inevitabilmente con l'abolizione dell'umanità.

Questo è ciò che sospettano, anche se molto vagamente, tutti coloro che si battono contro il globalismo e il liberalismo. Sebbene i QAnon e le loro teorie cospirative anti-liberali distorcano la realtà solo fornendo tratti sospetti e grotteschi che i liberali possono facilmente confutare, la realtà, se descritta in modo sobrio e oggettivo, è molto più spaventosa delle sue più allarmanti e mostruose premonizioni.

"The Great Reset" è davvero un piano per l'eliminazione dell'umanità. Perché proprio a questa conclusione conduce logicamente la linea del «progresso» liberamente inteso: l'aspirazione a liberare l'individuo da ogni forma di identità collettiva non può non sfociare nella liberazione dell'individuo da sé stesso.

Parte 4. Il grande risveglio.

Il grande risveglio: un urlo nella notte.

Ci stiamo avvicinando a una tesi che rappresenta l'esatto opposto del "Grande Reset": la tesi del "Grande Risveglio".

Questo slogan è stato lanciato per la prima volta dagli antiglobalisti americani, come il conduttore del canale televisivo alternativo Infowars, Alex Jones, che è stato sottoposto alla censura globalista e al de-platforming dai social network nella prima fase della presidenza Trump, e gli attivisti QAnon. È importante che ciò avvenga negli Stati Uniti, dove è imperversata l'amarezza tra le élite globaliste e i populisti che hanno avuto un proprio presidente, anche se per soli quattro anni e irrigiditi dagli ostacoli amministrativi e dai limiti dei propri orizzonti ideologici.

Liberati da un serio bagaglio ideologico e filosofico, gli antiglobalisti hanno saputo cogliere l'essenza dei processi più importanti in atto nel mondo moderno. Il globalismo, il liberalismo e il Grande Reset, come espressioni della determinazione delle élite liberal(Dem Usa) a portare a termine i loro piani, con ogni mezzo - compresa la dittatura totale, la repressione su larga scala e le campagne di totale disinformazione - hanno incontrato una resistenza crescente e sempre più consapevole .

Alex Jones conclude i suoi programmi con lo stesso grido di battaglia: "Sei la Resistenza!".

 In questo caso, lo stesso Alex Jones o gli attivisti di QAnon non hanno visioni del mondo rigorosamente definite. In questo senso, sono rappresentanti delle masse, gli stessi "deplorevoli" che furono così dolorosamente umiliati da Hillary Clinton.

Quello che ora si sta risvegliando non è un campo di oppositori ideologici del liberalismo, nemici del capitalismo o oppositori ideologici della democrazia.

 Non sono nemmeno conservatori. Sono solo persone, persone in quanto tali, le più ordinarie e semplici. Ma... persone che vogliono essere e rimanere umane, avere e mantenere la loro libertà, genere, cultura e vita, legami concreti con la loro Patria, con il mondo che li circonda, con le persone.

Il Grande Risveglio non riguarda le élite e gli intellettuali, ma le persone, le masse, le persone in quanto tali.

E il Risveglio in questione non riguarda l'analisi ideologica. È una reazione spontanea delle masse, poco competenti in filosofia, che hanno improvvisamente capito, come bestiame davanti al macello, che il loro destino è già stato deciso dai loro governanti e che non c'è più spazio per le persone in futuro.

Il Grande Risveglio è spontaneo, in gran parte inconscio, intuitivo e cieco. Non è affatto uno sbocco per la consapevolezza, per la conclusione, per un'analisi storica approfondita. Come abbiamo visto nel filmato del Campidoglio, gli attivisti pro-Trump e i sostenitori QAnon sembrano personaggi dei fumetti o supereroi Marvel. La cospirazione è una malattia infantile dell'anti-globalizzazione. Ma, d'altra parte, è l'inizio di un processo storico fondamentale. Nasce così il polo di opposizione al corso stesso della storia nella sua accezione liberale vera e non quella falsa dei” Liberal  Dem Usa”

Questo è il motivo per cui la tesi del Grande Risveglio non dovrebbe essere frettolosamente caricata di dettagli ideologici, siano essi il conservatorismo fondamentale (compreso il conservatorismo religioso), il tradizionalismo, la critica marxista del capitale o la protesta anarchica per il bene della protesta. Il Grande Risveglio è qualcosa di più organico, più spontaneo e allo stesso tempo tettonico. È così che l'umanità viene improvvisamente illuminata dalla consapevolezza della vicinanza della sua fine imminente.

Ed è per questo che il Grande Risveglio è così grave. Ed è per questo che viene dall'interno degli Stati Uniti, quella civiltà in cui il crepuscolo del liberalismo è più fitto. È un grido dal centro stesso dell'inferno, da quella zona dove il futuro nero è già in parte arrivato.

Il Grande Risveglio è la risposta spontanea delle masse umane al Grande Reset. Certo, si può essere scettici. Le élite liberal(Liberal dem Usa), soprattutto oggi, controllano tutti i principali processi di civiltà. Controllano le finanze del mondo e possono farci qualsiasi cosa, dall'emissione illimitata a qualsiasi manipolazione di strumenti e strutture finanziarie. Nelle loro mani c'è l'intera macchina militare statunitense e la gestione degli alleati della NATO. Biden promette di rafforzare l'influenza di Washington in questa struttura, che si è quasi disintegrata negli ultimi anni.

Quasi tutti i giganti dell'High Tech sono subordinati ai liberal(Dem Usa): computer, iPhone, server, telefoni e social network sono strettamente controllati da alcuni monopolisti che sono membri del club globalista. Ciò significa che i Big Data, cioè l'intero corpo di informazioni su praticamente l'intera popolazione della Terra, hanno un proprietario e un padrone.

Tecnologia, centri scientifici, istruzione globale, cultura, media, medicina e servizi sociali sono completamente nelle loro mani.

I liberal(Dem Usa) nei governi e nei circoli di potere sono i componenti organici di queste reti planetarie che hanno tutte la stessa sede.

I servizi di intelligence dei paesi occidentali  ei loro agenti in altri regimi lavorano per i globalisti, reclutati o corrotti, costretti a collaborare o come volontari.

Viene da chiedersi: come possono in questa situazione ribellarsi al globalismo i sostenitori del “Grande Risveglio”? In che modo, senza avere risorse, possono affrontare efficacemente l'élite globale? Quali armi usare? Quale strategia seguire? E, inoltre, su quale ideologia affidarsi? - perché liberal(Dem Usa) e globalisti in tutto il mondo sono uniti e hanno un'idea comune, un obiettivo comune e una linea comune, mentre i loro oppositori sono disparati non solo in società diverse, ma anche all'interno della stessa cosa.

Naturalmente, queste contraddizioni nelle file dell'opposizione sono ulteriormente esacerbate dalle élite dominanti, che sono abituate a dividere per dominare. I musulmani sono contrapposti ai cristiani, la sinistra contro la destra, gli europei contro i russi o i cinesi, ecc.

Ma il Grande Risveglio sta accadendo non a causa di, ma nonostante tutto questo. L'umanità stessa, l'uomo come eidos, l'uomo come comune, l'uomo come identità collettiva, e in tutte le sue forme insieme, organica e artificiale, storica e innovativa, orientale e occidentale, si ribella ai liberal(Dem Usa).

Il Grande Risveglio è solo l'inizio. Non è nemmeno cominciato. Ma il fatto che abbia un nome, e che questo nome sia apparso proprio nell'epicentro delle trasformazioni ideologiche e storiche, negli Stati Uniti, sullo sfondo della drammatica sconfitta di Trump, della disperata acquisizione del Campidoglio e della crescente ondata di repressione liberal(Dem Usa), poiché i globalisti non nascondono più la natura totalitaria sia della loro teoria che della loro pratica, è di grande (forse cruciale) importanza.

Il Grande Risveglio contro il "Grande Reset" è la rivolta dell'umanità contro le élite liberal(Dem Usa) al potere. Inoltre, è la ribellione dell'Uomo contro il suo nemico secolare, il nemico della stessa razza umana.

Se c'è chi proclama il "Grande Risveglio", per quanto ingenue possano sembrare le sue formule, questo già significa che non tutto è perduto, che nelle masse sta maturando un nocciolo di Resistenza, che cominciano a mobilitarsi. Da questo momento inizia la storia di una rivolta mondiale, una rivolta contro il Grande Risveglio e i suoi adepti.

Il Grande Risveglio è un lampo di coscienza alla soglia della Singolarità. È l'ultima opportunità per prendere una decisione alternativa sul contenuto e sulla direzione del futuro. La completa sostituzione degli esseri umani con nuove entità, nuove divinità, non può essere imposta semplicemente con la forza dall'alto. Le élite devono sedurre l'umanità, ottenerne - anche se vagamente - un certo consenso. Il Grande Risveglio richiede un deciso “No”!

Questa non è ancora la fine della guerra, nemmeno la guerra stessa. Inoltre, non è ancora iniziata. Ma è la possibilità di un tale inizio. Un nuovo inizio nella storia dell'uomo.

Naturalmente, il Grande Risveglio è completamente impreparato.

Come abbiamo visto, negli stessi Stati Uniti gli oppositori del liberalismo( Liberal Dem Usa), sia Trump che i trumpisti, sono pronti a rifiutare l'ultima fase della democrazia liberale, ma non pensano nemmeno a una vera e propria critica al capitalismo. Difendono ieri e oggi contro un domani incombente e sinistro. Ma mancano di un vero e proprio orizzonte ideologico. Stanno cercando di salvare la fase precedente della stessa democrazia liberale, lo stesso capitalismo, dalle sue fasi tardive e più avanzate. E questo di per sé contiene una contraddizione.

Anche la sinistra contemporanea ha dei limiti nella sua critica al capitalismo, sia perché condivide una concezione materialistica della storia (Marx era d'accordo sulla necessità del capitalismo mondiale, che sperava sarebbe poi stato superato dal proletariato mondiale) sia perché i movimenti socialisti e comunisti sono stati recentemente rilevati dai liberal(Dem Usa) e riorientati dal condurre una guerra di classe contro il capitalismo alla protezione dei migranti, delle minoranze sessuali e alla lotta contro i "fascisti" immaginari.

La destra, invece, è confinata ai suoi stati-nazione e alle sue culture, non vedendo che i popoli di altre civiltà si trovano nella stessa situazione disperata. Le nazioni borghesi emerse agli albori dell'età moderna rappresentano un vestigio della civiltà borghese. Questa civiltà oggi sta distruggendo e abolendo ciò che essa stessa ha creato proprio ieri, usando nel frattempo tutti i limiti dell'identità nazionale per impedire all'umanità in uno stato frammentato e conflittuale di confrontarsi con i globalisti.

Quindi c'è il Grande Risveglio, ma non ha ancora una base ideologica. Se è veramente storico, e non un fenomeno effimero e puramente periferico, allora ha semplicemente bisogno di un fondamento, che vada al di là delle ideologie politiche esistenti emerse in epoca moderna nello stesso Occidente.

Rivolgersi a qualcuno di loro significherebbe automaticamente che ci troviamo nella prigionia ideologica della formazione del capitale.

Quindi, nel cercare una piattaforma per il Grande Risveglio che è scoppiato negli Stati Uniti, per l'ispirazione dobbiamo guardare oltre la società americana e la storia americana piuttosto breve e guardare ad altre civiltà, soprattutto alle ideologie non liberali della stessa Europa. Ma anche questo non basta, perché insieme alla decostruzione del liberalismo, dobbiamo trovare appoggio nelle diverse civiltà dell'umanità, lungi dall'essere stremate dall'Occidente da dove origina e proviene la principale minaccia - a Davos, in Svizzera! - proclamata il “Grande Reset”. (E’ Klaus Schwab il grande capo ed ideologo del grande Reset!).

L'Internazionale delle Nazioni contro l'Internazionale delle élite.

"The Great Reset" vuole rendere il mondo nuovamente unipolare per muoversi verso una non polarità globalista, dove le élite diventeranno pienamente internazionali e la loro residenza sarà dispersa in tutto lo spazio del pianeta. Questo è il motivo per cui il globalismo determina la fine degli Stati Uniti come paese, stato, società. Questo è ciò che i Trumpisti e i sostenitori del Grande Risveglio percepiscono, a volte intuitivamente. Biden è una sentenza emessa sugli Stati Uniti. E dagli Stati Uniti a tutti gli altri.

Di conseguenza, per la salvezza delle persone, dei popoli e delle società, il Grande Risveglio deve iniziare con la multipolarità. Questa non è solo la salvezza dell'Occidente stesso, e nemmeno la salvezza di tutti gli altri dall'Occidente, ma la salvezza dell'umanità, sia occidentale che non occidentale, dalla dittatura totalitaria delle élite capitaliste liberali. E questo non può essere fatto solo dal popolo dell'Occidente o dal popolo dell'Oriente. Qui è necessario agire insieme. Il Grande Risveglio richiede un'internazionalizzazione della lotta dei popoli contro l'internazionalizzazione delle élite.

La multipolarità diventa il punto di riferimento più importante e la chiave della strategia del Grande Risveglio. Solo facendo appello a tutte le nazioni, culture e civiltà dell'umanità siamo in grado di raccogliere forze sufficienti per contrastare efficacemente il "Grande Reset" e l'orientamento verso la Singolarità.

Ma in questo caso l'intero quadro dell'inevitabile confronto finale si rivela molto meno disperato. Se diamo uno sguardo a tutto ciò che potrebbe diventare i poli del Grande Risveglio, la situazione si presenta sotto una luce un po' diversa. L'Internazionale dei Popoli, una volta che si comincia a pensare in queste categorie, non si rivela né un'utopia né un'astrazione. Inoltre, possiamo già facilmente vedere un enorme potenziale e come questo possa essere sfruttato nella lotta contro il "Grande Reset".

Elenchiamo brevemente le riserve su cui il Grande Risveglio può contare su scala mondiale.

La guerra civile americana: la scelta del nostro campo.

Negli Stati Uniti, abbiamo un punto d'appoggio nel trumpismo. Sebbene lo stesso Trump abbia perso, ciò non significa che lui stesso si sia lavato le mani, si sia rassegnato a una vittoria rubata e che i suoi sostenitori - 70.000.000 di americani - si siano sistemati e abbiano accettato la dittatura liberal(Liberal Dem Usa) come un dato di fatto.

 Non lo hanno fatto. D'ora in poi, c'è un potente clandestino anti-globalista negli stessi Stati Uniti, in gran numero (metà della popolazione!), amareggiato e spinto a disprezzare il “totalitarismo liberal dem usa” . La distopia del 1984 di Orwell non era incarnata in un regime comunista o fascista, ma ora è in un regime liberale. Ma l'esperienza sia del comunismo sovietico che della Germania nazista mostra che la resistenza è sempre possibile.

Oggi, gli Stati Uniti sono essenzialmente in uno stato di guerra civile.

 I liberali-bolscevichi (Dem Usa) hanno preso il potere e i loro oppositori sono stati messi all'opposizione e sono sul punto di diventare illegali. Un'opposizione di 70.000.000 di persone è seria. Naturalmente, sono dispersi e potrebbero essere allo sbando dalle incursioni punitive dei Democratici e dalla nuova tecnologia totalitaria della Big Tech.

Ma è troppo presto per cancellare il popolo americano. Chiaramente, hanno ancora un certo margine di forza e metà della popolazione statunitense è pronta a difendere la propria libertà individuale ad ogni costo. E oggi la domanda è proprio questa: Biden o libertà. Naturalmente, i liberal(Dem Usa) cercheranno di abolire il Secondo Emendamento e di disarmare la popolazione, che sta diventando sempre meno fedele all'élite globalista. È probabile che i Democratici cercheranno di uccidere lo stesso sistema bipartitico introducendo un regime essenzialmente monopartitico, proprio nello spirito dell'attuale stato della loro ideologia. Questo è liberal-bolscevismo.

Ma le guerre civili non hanno mai conclusioni scontate. La storia è aperta e la vittoria per entrambe le parti è sempre possibile. Soprattutto se l'umanità si rende conto di quanto sia importante l'opposizione americana per la vittoria universale sul globalismo. Non importa come ci sentiamo nei confronti degli Stati Uniti, di Trump e dei Trumpisti, tutti noi dobbiamo semplicemente sostenere il polo americano del Grande Risveglio. Salvare l'America dai globalisti, e quindi contribuire a renderla di nuovo grande, è il nostro compito comune.

Populismo europeo: superare destra e sinistra.

L'ondata di populismo antiliberale non si placa nemmeno in Europa. Sebbene il globalista Macron sia riuscito a contenere le violente proteste dei "Gilet Gialli" e i liberal(Dem Usa) italiani e tedeschi abbiano isolato e impedito ai partiti di destra e ai loro leader di salire al potere, questi processi sono inarrestabili. Il populismo esprime lo stesso Grande Risveglio, ma solo su suolo europeo e con specificità europea.

Per questo polo di resistenza è estremamente importante una nuova riflessione ideologica. Le società europee sono ideologicamente molto più attive di quelle americane, e quindi le tradizioni della politica di destra e di sinistra - e le loro contraddizioni intrinseche - sono molto più sentite.

Sono proprio queste contraddizioni che le élite liberal (Dem Usa) stanno sfruttando per mantenere la loro posizione nell'Unione europea.

Il fatto è che l'odio per i liberal(Dem Usa) in Europa cresce contemporaneamente da due parti: la sinistra li vede come rappresentanti del grande capitale, sfruttatori che hanno perso ogni decenza, e la destra li vede come provocatori di migrazioni di massa artificiali, distruttori delle ultime vestigia dei valori tradizionali, distruttori della cultura europea e becchini della classe media. Allo stesso tempo, per la maggior parte, i populisti sia di destra che di sinistra hanno messo da parte le ideologie tradizionali che non soddisfano più le esigenze storiche ed esprimono le loro opinioni in forme nuove, talvolta contraddittorie e frammentarie.

Il rifiuto delle ideologie del comunismo ortodosso e del nazionalismo è generalmente positivo; dà ai populisti una base nuova, molto più ampia. Ma è anche la loro debolezza.

Tuttavia, la cosa più fatale del populismo europeo non è tanto la sua deideologizzazione quanto la persistenza del profondo e reciproco rifiuto tra sinistra e destra che persiste dalle epoche storiche precedenti.

L'emergere di un polo europeo del Grande Risveglio deve comportare la risoluzione di questi due compiti ideologici:

il definitivo superamento del confine tra sinistra e destra (cioè il rifiuto obbligato dell'"antifascismo" artificioso di alcuni e di "anticomunismo" inventato da altri) e l'elevazione del populismo in quanto tale - populismo integrale - a modello ideologico indipendente.

Il suo significato e il suo messaggio dovrebbero essere una critica radicale del liberalismo(Dem Usa) e del suo stadio più alto, il globalismo, combinando allo stesso tempo la richiesta di giustizia sociale e la conservazione dell'identità culturale tradizionale.

In questo caso, il populismo europeo, prima di tutto, acquisirà una massa critica che è fatalmente carente poiché i populisti di destra e di sinistra sprecano tempo e fatica per regolare i conti tra loro e, in secondo luogo, diventerà un elemento di primaria importanza nel polo del Grande Risveglio.

La Cina e la sua identità collettiva.

Gli oppositori del Great Reset hanno un altro argomento significativo: la Cina contemporanea. Sì, la Cina ha sfruttato le opportunità offerte dalla globalizzazione per rafforzare l'economia della sua società. Ma la Cina non ha accettato lo spirito stesso del globalismo, il liberalismo (Dem Usa) l'individualismo e il nominalismo dell'ideologia globalista. La Cina ha preso dall'Occidente solo ciò che l'ha resa più forte, ma ha rifiutato ciò che la renderebbe più debole. Questo è un gioco pericoloso, ma finora la Cina lo ha affrontato con successo.

In effetti, la Cina è una società tradizionale con migliaia di anni di storia e un'identità stabile. E intende chiaramente rimanere tale in futuro. Ciò è particolarmente chiaro nelle politiche dell'attuale leader cinese, Xi Jinping. È pronto a scendere a compromessi tattici con l'Occidente, ma è determinato nel garantire che la sovranità e l'indipendenza della Cina crescano e si rafforzino.

Che i globalisti e Biden agissero in solidarietà con la Cina è un mito. Sì, Trump ci ha fatto affidamento e lo ha detto Bannon, ma questo è il risultato di un orizzonte geopolitico ristretto e di una profonda incomprensione dell'essenza della civiltà cinese.

La Cina seguirà la sua linea e rafforzerà le strutture multipolari. La Cina, infatti, è il polo più importante del Grande Risveglio, un punto che diverrà chiaro se si prende come punto di partenza la necessità di un'internazionalizzazione dei popoli. La Cina è un popolo con una distinta identità collettiva. L'individualismo cinese non esiste affatto e, se esiste, è un'anomalia culturale. La civiltà cinese è il trionfo del clan, del popolo, dell'ordine e della struttura su tutta l'individualità.

Naturalmente, il Grande Risveglio non deve diventare cinese. Non dovrebbe essere affatto uniforme: ogni nazione, ogni cultura, ogni civiltà ha il proprio spirito e il proprio eidos. L'umanità è diversa. E la sua unità può essere avvertita più acutamente solo quando si trova di fronte a una seria minaccia che incombe su tutti loro. E questo è esattamente ciò che è il Great Reset.

Islam contro la globalizzazione.

Un altro argomento del Grande Risveglio riguarda i popoli della civiltà islamica. Che il globalismo liberale e l'egemonia occidentale siano radicalmente rifiutati dalla cultura islamica e dalla stessa religione islamica su cui tale cultura si basa è ovvio. Certo, durante il periodo coloniale e sotto il potere e l'influenza economica dell'Occidente, alcuni stati islamici si sono trovati nell'orbita del capitalismo, ma praticamente in tutti i paesi islamici c'è un rifiuto sostenuto e profondo del liberalismo(Dem Usa) e soprattutto del moderno liberalismo globalista.

Questo si manifesta sia in forme estreme - il fondamentalismo islamico - sia in forme moderate. In alcuni casi, singoli movimenti religiosi o politici diventano portatori dell'iniziativa antiliberale, mentre in altri casi lo Stato stesso assume questa missione. In ogni caso, le società islamiche sono ideologicamente preparate all'opposizione sistemica e attiva alla globalizzazione liberale. I progetti di The Great Reset non contengono nulla, nemmeno in teoria, che possa piacere ai musulmani. Ecco perché l'intero mondo islamico nel suo insieme rappresenta un grande polo del Grande Risveglio.

Tra i paesi islamici, l'Iran sciita e la Turchia sunnita sono i più contrari alla strategia globalista.

 

Inoltre, se la principale motivazione dell'Iran è l'idea religiosa dell'avvicinarsi della fine del mondo e dell'ultima battaglia, dove il principale nemico - Dajjal - è chiaramente riconosciuto come Occidente, liberalismo(Dem Usa) e globalismo, allora la Turchia è guidata più da considerazioni pragmatiche, dal desiderio di rafforzare e preservare la propria sovranità nazionale e garantire l'influenza turca in Medio Oriente e nel Mediterraneo orientale.

La politica di Erdogan di allontanarsi gradualmente dalla NATO combina la tradizione nazionale di Kemal Ataturk con il desiderio di ricoprire il ruolo di leader dei musulmani sunniti, ma entrambi sono realizzabili solo in opposizione alla globalizzazione liberal Dem Usa, che prevede la completa secolarizzazione delle società. L'indebolimento (e, al limite, l'abolizione) degli stati-nazione, e nel frattempo la concessione dell'autonomia politica alle minoranze etniche, mossa che sarebbe devastante per la Turchia a causa del grande e piuttosto attivo fattore curdo.

Il Pakistan sunnita, che rappresenta un'altra forma di combinazione di politica nazionale e islamica, si sta gradualmente allontanando sempre più dagli Stati Uniti e dall'Occidente.

Sebbene i paesi del Golfo siano più dipendenti dall'Occidente, uno sguardo più da vicino all'Islam arabo, e ancor di più l'Egitto, che è un altro stato importante e indipendente nel mondo islamico, rivela sistemi sociali che non hanno nulla a che fare con l'agenda globalista e sono naturalmente predisposto a schierarsi con il Grande Risveglio.

Questo è ostacolato solo dalle contraddizioni tra gli stessi musulmani, abilmente aggravate dall'Occidente e dai centri di controllo globalisti, non solo tra sciiti e sunniti ma anche dai conflitti regionali tra i singoli stati sunniti stessi.

Il contesto del Grande Risveglio potrebbe diventare una piattaforma ideologica anche per l'unificazione del mondo islamico nel suo insieme, poiché l'opposizione al "Grande Reset" è un imperativo incondizionato per quasi tutti i paesi islamici. Questo è ciò che permette di prendere come comune denominatore la strategia e l'opposizione dei globalisti. La consapevolezza della portata del Grande Risveglio permetterebbe, entro certi limiti, di annullare l'acutezza delle contraddizioni locali per contribuire alla formazione di un altro polo di resistenza globale.

La missione della Russia: essere in prima linea nel Grande Risveglio.

Infine, il polo più importante del Grande Risveglio è destinato alla Russia. Nonostante la Russia sia stata in parte coinvolta nella civiltà occidentale, attraverso la cultura illuminista durante il periodo zarista, sotto i bolscevichi, e soprattutto dopo il 1991, in ogni fase - nell'antichità come nel presente - la profonda identità della società russa è profondamente diffidente nei confronti dell'Occidente, in particolare del liberalismo (dem Usa)e della globalizzazione. Il nominalismo è profondamente estraneo al popolo russo nelle sue stesse fondamenta.

L'identità russa ha sempre dato priorità al comune - il clan, il popolo, la chiesa, la tradizione, la nazione e il potere, e persino il comunismo rappresentava - anche se artificiale, in termini di classe - un'identità collettiva contraria all'individualismo borghese. I russi hanno ostinatamente rifiutato e continuano a rifiutare il nominalismo in tutte le sue forme. E questa è una piattaforma comune sia per il periodo monarchico che per quello sovietico.

Dopo il tentativo fallito di integrarsi nella comunità globale negli anni '90, grazie al fallimento delle riforme liberali, la società russa è diventata ancora più convinta della misura in cui il globalismo e gli atteggiamenti e principi individualisti sono estranei ai russi. Questo è ciò che determina il sostegno generale al corso conservatore e sovrano di Putin. I russi rifiutano il "Grande Reset" sia da destra che da sinistra - e questo, insieme alle tradizioni storiche, all'identità collettiva e alla percezione della sovranità e della libertà dello Stato come il valore più alto, non è momentaneo, ma a lungo termine , caratteristica fondamentale della civiltà russa.

Il rifiuto del liberalismo(Dem Usa) e della globalizzazione è diventato particolarmente acuto negli ultimi anni, poiché il liberalismo stesso ha rivelato le sue caratteristiche profondamente ripugnanti alla coscienza russa. Ciò giustificava una certa simpatia tra i russi per Trump e un parallelo profondo disgusto per i suoi oppositori liberal(Dem usa).

Da parte di Biden, l'atteggiamento nei confronti della Russia è abbastanza simmetrico. Lui e le élite globaliste in generale vedono la Russia come il principale avversario della civiltà, rifiutandosi ostinatamente di accettare il vettore del progressismo liberal(Dem Usa) e difendendo ferocemente la sua sovranità politica e la sua identità.

Naturalmente, anche la Russia di oggi non ha un'ideologia completa e coerente che potrebbe porre una seria sfida al Grande Reset. Inoltre, le élite liberali radicate ai vertici della società sono ancora forti e influenti in Russia, e le idee, le teorie e i metodi liberal(Dem Usa) dominano ancora l'economia, l'istruzione, la cultura e la scienza. Tutto ciò indebolisce il potenziale della Russia, disorienta la società e pone le basi per crescenti contraddizioni interne. Ma, nel complesso, la Russia è la più importante, se non la principale! - polo del Grande Risveglio.

Questo è esattamente ciò a cui tutta la storia russa ha portato, esprimendo una convinzione interiore che i russi stanno affrontando qualcosa di grande e decisivo nella drammatica situazione della Fine dei Tempi, la fine della storia. Ma è proprio questo fine, nella sua versione peggiore, che implica il progetto Great Reset. La vittoria del globalismo, del nominalismo e dell'avvento della Singolarità significherebbe il fallimento della missione storica russa, non solo nel futuro ma anche nel passato. Dopotutto, il significato della storia russa è stato diretto proprio verso il futuro e il passato ne era solo una preparazione.

E in questo futuro che si avvicina, il ruolo della Russia non è solo quello di partecipare attivamente al Grande Risveglio, ma anche di esserne in prima linea, proclamando l'imperativo dell'Internazionale dei Popoli nella lotta al liberalismo  (Dem Usa) , la peste del 21° secolo.

Il risveglio della Russia: una rinascita imperiale.

Cosa significa per la Russia in tali circostanze "svegliarsi"? Significa ripristinare completamente la scala storica, geopolitica e di civiltà della Russia, diventando un polo del nuovo mondo multipolare.

La Russia non è mai stata "solo un paese", tanto meno "solo uno tra gli altri paesi europei". Nonostante tutta l'unità delle nostre radici con l'Europa, che risalgono alla cultura greco-romana, la Russia in tutte le fasi della sua storia ha seguito un suo percorso particolare, che ha inciso anche sulla nostra scelta ferma e incrollabile dell'ortodossia e del bizantinismo in generale , che ha largamente determinato il nostro allontanamento dall'Europa occidentale, che ha scelto il cattolicesimo e poi il protestantesimo. Nell'età moderna, questo stesso fattore di profonda sfiducia nei confronti dell'Occidente si è riflesso nel fatto che non siamo stati così colpiti dallo spirito stesso del Modernismo nel nominalismo , individualismo e liberalismo (Dem Usa). E anche quando abbiamo preso in prestito alcune dottrine e ideologie dall'Occidente, erano spesso critiche, ad es.

L'identità della Russia è stata anche fortemente influenzata dal vettore orientale - turaniano. Come hanno dimostrato i filosofi eurasisti, incluso il grande storico russo Lev Gumilev, lo stato mongolo di Gengis Khan fu un'importante lezione per la Russia nell'organizzazione centralizzata di tipo imperiale, che in gran parte predeterminò la nostra ascesa come Grande Potenza dal XV secolo, quando l'Orda d'Oro crollò e la Russia moscovita prese il suo posto nello spazio dell'Eurasia nord-orientale. Questa continuità con la geopolitica dell'Orda portò naturalmente alla potente espansione delle ere successive. In ogni momento, la Russia ha difeso e affermato non solo i suoi interessi, ma anche i suoi valori.

Così, la Russia si è rivelata l'erede di due imperi che crollarono all'incirca nello stesso periodo, nel XV secolo: l'impero bizantino e quello mongolo. L'impero è diventato il nostro destino. Anche nel XX secolo, con tutto il radicalismo delle riforme bolsceviche, la Russia è rimasta un impero contro ogni previsione, questa volta sotto le spoglie dell'impero sovietico.

Ciò significa che la nostra rinascita è inconcepibile senza il ritorno alla missione imperiale fissata nel nostro destino storico.

Questa missione è diametralmente opposta al progetto globalista del "Great Reset". E sarebbe naturale aspettarsi che nella loro corsa decisiva i globalisti faranno tutto ciò che è in loro potere per impedire una rinascita imperiale in Russia.

Di conseguenza, abbiamo proprio bisogno di questo: un Rinascimento Imperiale. Non per imporre la nostra verità russa e ortodossa agli altri popoli, culture e civiltà, ma per far rivivere, fortificare e difendere la nostra identità e aiutare gli altri nella propria rinascita, per fortificare e difendere la propria il più possibile.

 La Russia non è l'unico obiettivo del "Grande Reset", anche se per molti versi il nostro Paese è l'ostacolo principale all'esecuzione dei loro piani. Ma questa è la nostra missione: essere il "Katechon", "colui che trattiene", impedendo l'arrivo dell'ultimo male nel mondo.

Tuttavia, agli occhi dei globalisti, anche altre civiltà, culture e società tradizionali devono essere oggetto di smantellamento, riformattazione e trasformazione in una massa cosmopolita globale indifferenziata e, nel prossimo futuro, essere sostituite da nuove forme di vita post-umane , organismi, meccanismi o loro ibridi. Pertanto, il risveglio imperiale della Russia è chiamato ad essere un segnale per una rivolta universale di popoli e culture contro le élite globaliste liberal(Dem Usa).

Attraverso la rinascita come impero, come impero ortodosso, la Russia costituirà un esempio per altri imperi: cinese, turco, persiano, arabo, indiano, nonché latinoamericano, africano... e europeo. Invece del dominio di un unico "Impero" globalista del Grande Reset, il risveglio russo dovrebbe essere l'inizio di un'era di molti imperi.

Verso la vittoria del Grande Risveglio.

Se sommiamo il trumpismo statunitense, il populismo europeo (di destra e di sinistra), la Cina, il mondo islamico e la Russia, e prevediamo che a un certo punto la grande civiltà indiana, l'America Latina e l'Africa, che sta entrando in un altro ciclo di decolonizzazione, e tutti i popoli e le culture dell'umanità in generale possono anche unirsi a questo campo, non abbiamo semplici marginali sparsi e confusi che cercano di opporsi alle potenti élite liberal(Dem Usa) che guidano l'umanità al massacro finale, ma un fronte a tutti gli effetti che include attori di varie scale, dalle grandi potenze con economie planetarie e armi nucleari a forze e movimenti politici, religiosi e sociali influenti e numerosi.

Il potere dei globalisti, dopotutto, si basa su insinuazioni e "miracoli neri". Governano non sulla base del potere reale, ma su illusioni, simulacri e immagini artificiali, che cercano maniacalmente di instillare nella mente dell'umanità.

Dopotutto, il Grande Reset è stato proclamato da una manciata di vecchi globalisti degenerati e ansimante sull'orlo della demenza (come lo stesso Biden, il raggrinzito cattivo Soros o il “grasso borghese Schwab” ultra miliardario ) e una marmaglia marginale e perversa selezionata per illustrare il fulmine -rapidi opportunità di carriera per tutti i deplorevoli.

 Certo, hanno le borse e le macchine da stampa, i truffatori di Wall Street e gli inventori drogati della Silicon Valley che lavorano per loro.

Gli agenti dell'intelligence disciplinati e i generali dell'esercito obbedienti sono subordinati a loro. Ma questo è trascurabile rispetto a tutta l'umanità, agli uomini di lavoro e di pensiero, al fondo delle istituzioni religiose e alla ricchezza fondamentale delle culture.

Il Grande Risveglio significa che abbiamo capito l'essenza di quella strategia fatale, sia assassina che suicida del "progresso" come la intendono le élite liberal(Dem Usa) globaliste. E se lo capiamo, allora siamo in grado di spiegarlo agli altri. I risvegliati possono e devono risvegliare tutti gli altri. E se riusciremo in questo, non solo il "Grande Reset" fallirà, ma verrà emesso un giusto giudizio su coloro che si sono posti l'obiettivo di distruggere l'umanità, prima nello spirito e ora nel corpo.

 (Aleksander Dugin-- katehon.com/en/article/manifesto-great-awakening-against-great-reset).

 

 

 

Mons. Viganò: “Tutti asserviti al ‘club’

dei satanisti, anche i vertici della Chiesa.”

Secondopianonews.it- Mons. Viganò -(9 settembre 2021)- ci dice :

L'ex Nunzio apostolico Usa spiega come la "falsa pandemia" sia stata pianificata nei minimi dettagli da "un'alleanza globale con Rothschild, fondazione Rockefeller, Soros, Gates e grandi banche. Bergoglio è 'complice' per instaurare il Nuovo Ordine Mondiale tramite il Great Reset. Non c'è da stupirsi per l'appoggio della Santa Sede ai vaccini"

(Russia-Ucraina, Mons. Viganò: “Usa, Ue e Nato provocano Putin per scatenare un conflitto”).

Pubblichiamo la terza parte testuale del lungo video pubblicato da monsignor Carlo Maria Viganò, già Nunzio apostolico negli Stati Uniti, che spiega il “governo occulto” che ha ordito la “falsa pandemia” per instaurare la “Dittatura universale del Nuovo Ordine Mondiale, i cui congiurati dominano le nazioni e si sono infiltrati anche nella Chiesa Cattolica con l’obiettivo di cancellare Cristo e la ultra-millenaria Civiltà Cristiana”.

(Monsignor Carlo Maria Viganò).

Dinanzi ad un piano criminale, sarebbe quantomeno logico denunciarlo e farlo conoscere per poi poterlo scongiurare e processarne i colpevoli. La lista dei traditori dovrebbe iniziare dai capi di governo, dai ministri e dai parlamentari per poi proseguire con i virologi e i medici corrotti, con i funzionari complici, con i vertici delle Forze armate incapaci di opporsi alla violazione della Costituzione, con i giornalisti venduti, con i magistrati codardi e con i sindacati cortigiani.

In quella lunga lista che un giorno forse sarà stilata andrebbero elencati anche i vertici della Chiesa cattolica, a cominciare da Bergoglio e non pochi vescovi resisi zelanti esecutori della volontà del principe contro il mandato ricevuto da Cristo. Certo, in quell’elenco si avrebbe contezza dell’estensione della Congiura e del numero dei congiurati, a conferma della crisi dell’autorità e della perversione del potere civile e religioso.

 

Si comprenderebbe, insomma, che la parte corrotta dell’autorità civile (il Deep-state) e dell’autorità ecclesiastica (la Deep-church), sono due facce della stessa medaglia, entrambe strumentali all’instaurazione di un Nuovo ordine mondiale.

 Per comprendere però quest’alleanza tra potere civile e potere religioso occorre riconoscere la dimensione spirituale ed escatologica del conflitto presente, inquadrandolo nella guerra che Lucifero, sin dalla sua caduta ha scatenato contro Dio.

Questa guerra i cui esiti sono decisi Ab aeterno con l’inesorabile sconfitta di Satana e dell’anti-Cristo, e la schiacciante vittoria della Donna circondata di stelle, si avvicina ormai all’epilogo.

Per questo le forze delle tenebre sono così scatenate, così impazienti di cancellare il nome di Nostro Signore dalla Terra; di distruggerne non solo la presenza tangibile nelle nostre città, abbattendo le chiese, demolendo le croci, sopprimendo le feste cristiane, ma anche eliminandone il ricordo, cancellando la Civiltà Cristiana, adulterando l’insegnamento, svilendone il culto.

 E per far questo, la presenza di una gerarchia fedele e coraggiosa, disposta al martirio per difendere la Fede e la morale cristiana è certamente di intralcio.

Ecco perché sin dalla fase iniziale del piano mondialista era indispensabile corrompere la gerarchia nella morale e nella dottrina, infiltrarla con quinte colonne e cellule dormienti, privarla di qualsiasi anelito soprannaturale, renderla ricattabile grazie a scandali finanziari e sessuali, in vista di escluderla ed eliminarla una volta conseguito il proprio scopo secondo la prassi invalsa.

La fine degli anni ’50, quando il progetto del Nuovo ordine andava prendendo forma segnò questa operazione di infiltrazione ed iniziò la propria opera di eversione pochi anni dopo con il Concilio Ecumenico Vaticano Secondo, in vista del quale, l’elezione di Roncalli e l’estromissione del papabile Siri, delfino di Pacelli, rappresentarono un motivo di entusiasmo tanto per la componente progressista e modernista interna alla chiesa, quanto per la componente comunista, liberale e massonica del mondo civile.

Il Vaticano Secondo rappresentò in seno al corpo ecclesiale ciò che il giuramento della Pallacorda fu per la società civile: l’inizio della rivoluzione. E se in molte occasioni ho voluto evidenziare l’indole eversiva del Concilio, oggi credo che meriti attenzione una analisi storica in cui fatti apparentemente scollegati acquisiscono un significato inquietante e spiegano molte cose.

Liaisons Dangereuses (relazioni pericolose).

Come ha riportato Michael Max, in un video recente sul de Remnants, oggi iniziamo a comporre tutte le tessere del mosaico, e scopriamo per stessa ammissione di uno dei protagonisti, che monsignor Helder Camara, arcivescovo di Recife, in Brasile, ebbe un incontro proprio in quegli anni con il giovane Klaus Schwab, fondatore del World Economic Forum e teorizzatore del Great Reset.

Schwab, avendo conosciuto il prelato per la sua opposizione alla chiesa tradizionale e le sue tesi rivoluzionarie e pauperiste, lo invitò al Forum di Davos considerando la sua partecipazione a questo evento come estremamente importante in vista del progetto del Nuovo ordine.

Sappiamo che Helder Camara fu tra gli organizzatori del Patto delle Catacombe che pochi giorni prima della chiusura del Concilio, il 16 Novembre 1965, venne firmato da una quarantina di vescovi progressisti.

 Tra le tesi ereticali di quel documento vi è anche la collaborazione all’instaurazione di “Un altro Ordine sociale nuovo”, basato sulla giustizia e sull’uguaglianza. E non ci stupiamo nell’apprendere che tra i firmatari figurava anche monsignor Enrique Angelelli, ausiliare di Cordoba, in Argentina, punto di riferimento per l’allora padre Jorge Mario Bergoglio.

Lo stesso Bergoglio ha dichiarato di condividere le istanze del Patto delle Catacombe, sin dall’inizio del Pontificato. Il 20 Ottobre 2019, in occasione del Sinodo per l’Amazzonia, è stata replicata la celebrazione del Patto tra congiurati alle Catacombe di Santa Domitilla, a conferma che il piano iniziato al Concilio, aveva trovato compimento proprio in Jorge Mario Bergoglio il quale lungi dal prendere le distanze dagli ultra progressisti che lo sostengono e che hanno determinato l’elezione all’ultimo conclave, non perde occasione di dar prova di perfetta coerenza con il piano del Nuovo Ordine Mondiale, ad iniziare dalla collaborazione di enti e dicasteri vaticani, all’ambientalismo di matrice malthusiana ed alla partecipazione al ‘Council for inclusive capitalism’.

Un’alleanza globale con Rothschild, fondazione Rockefeller e grandi banche. Così, da un lato David Rockefeller con la Commissione Trilaterale e dall’altro Klaus Schwab – imparentato con i Rothschild – con il World Economic Forum si ritrovano a braccetto con il capo della Chiesa Cattolica per instaurare il Nuovo Ordine Mondiale tramite il Great Reset, come pianificato sin dagli anni ’50.

Il piano di de-popolazione mondiale.

In questo pactum sceleris vanno annoverati anche alcuni esponenti della Pontificia Accademia per la Vita, recentemente stravolta nel suo organigramma proprio da Bergoglio che ne ha allontanato i membri più fedeli al magistero sostituendoli con teorizzatori della de-popolalizzazione, della contraccezione e dell’aborto. Non c’è da stupirsi per l’appoggio della Santa Sede ai vaccini.

Il ‘Sovereign Independent’ , nel Giugno 2011 riportava in prima pagina: “De-popolazione tramite la vaccinazione forzata. La soluzione a zero emissioni di carbonio”.

A lato del titolo una foto di Bill Gates accompagnata da questo commento: “Il mondo conta oggi 6,8 miliardi di persone, questo porterà presto a 9 miliardi. Se facciamo un lavoro ben fatto, con i nuovi vaccini, la cura della salute, i servizi di salute riproduttiva, ossia l’aborto e la contraccezione, siamo in grado di ridurre la popolazione del 10 o 15 percento”.

Lo diceva 11 anni fa Bill Gates, che oggi è tra gli azionisti di BlackRock (il più grande fondo di investimento al mondo, ndr), che finanzia le case farmaceutiche che producono i vaccini. Gates è tra i principali sponsor dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e di una miriade di enti pubblici e privati connessi alla sanità.

 Al suo fianco, curiosamente, troviamo George Soros, il filantropo di Open Society, che proprio con la Melinda e Bill Gates Foundation ha recentemente investito in una società britannica che produce tamponi per rilevare il Covid.

E visto che stiamo parlando di questioni economiche vorrei ricordare che la Santa Sede ha posseduto quote azionarie per un valore di circa 20 milioni di euro in due industrie farmaceutiche che producevano un farmaco contraccettivo, e più recentemente ha investito in un fondo che garantiva profitti altissimi in caso di crisi geopolitiche o pandemiche grazie a speculazioni sulle valute internazionali: il Georisk Fund, gestito dalla Banca d’affari Merrill Lynch, che dopo i primi mesi di pandemia, con i rendimenti schizzati alle stelle, ha dovuto chiuderlo. Altri capitali provenienti dall’Obolo di San Pietro erano serviti a finanziare svariate iniziative, anche in collaborazione con Lapo Elkann, tra cui il film autobiografico di Elton John, senza evocare le speculazioni immobiliari e l’acquisto del Palazzo di Londra, al numero 60 di Sloane Aveneu (foto in basso), di cui la cronaca ci ha ampiamente informato. E da fonte sicura so essere stato deciso da Bergoglio stesso.

E ancora: sempre in nome della coerenza della chiesa ‘poveri per i poveri’ tanto cara a Bergoglio, vi è chi ritiene che l’accordo con la Cina preparato dai Gesuiti e dall’ex cardinale McCarrick, abbia affrontato cospicui finanziamenti da parte del regime comunista di Pechino, in cambio del silenzio vaticano sulla persecuzione dei cattolici e sulla violazione dei diritti umani, non diversamente avvenuto per il racket dell’immigrazione. Tra quanti traggono profitto dall’accoglienza, vi sono, oltre alle cooperative di sinistra, gli enti vaticani e delle conferenze episcopali, ai quali gli stati riconoscono cospicui finanziamenti per l’accoglienza dei clandestini.

L’orrido monumento con il barcone di bronzo eretto da Bergoglio in Piazza San Pietro è la rappresentazione plastica di una ipocrisia che è il marchio di questo pontificato.

In una recente Udienza del Mercoledì abbiamo potuto sentire queste parole: “L’ipocrita è una persona che finge, lusinga e trae in inganno perché vive con una maschera sul volto e non ha il coraggio di confrontarsi con la verità”.

 E’ particolarmente detestabile l’ipocrisia della Chiesa; purtroppo esiste l’ipocrisia nella Chiesa! Ci sono tanti cristiani e tanti ministri ipocriti. Mi pare che non servano commenti […].

 

 

 

 

Russia-Ucraina, Mons. Viganò: “Usa, Ue e Nato

provocano Putin per scatenare un conflitto.”

Secondopianonews.it- Redazione- (7-3-2022)- ci dice :

Per l'ex Nunzio apostolico negli Stati uniti dopo anni di provocazioni contro Putin siamo davanti ad una azione deliberata volta a mettere fuori gioco la Russia, ritenuta un ostacolo per giungere al Nuovo Ordine Mondiale. Come per la pandemia c'è "un unico piano, la stessa narrazione a senso unico".

Nulla è perduto con la pace. Tutto può esserlo con la guerra. Ritornino gli uomini a comprendersi. Riprendano a trattare. Trattando con buona volontà e con rispetto dei reciproci diritti si accorgeranno che ai sinceri e fattivi negoziati non è mai precluso un onorevole successo. E si sentiranno grandi – della vera grandezza – se imponendo silenzio alle voci della passione, sia collettiva che privata, e lasciando alla ragione il suo impero, avranno risparmiato il sangue dei fratelli e alla patria rovine.

Così Pio XII si rivolgeva, il 24 Agosto 1939, ai governanti e ai popoli nell’imminenza della guerra. Non erano parole di vuoto pacifismo, né di complice silenzio sulle molteplici violazioni della giustizia che da più parti andavano compiendosi. In quel Radiomessaggio, che ancora qualcuno ricorda aver ascoltato, l’appello del Romano Pontefice invocava il «rispetto dei reciproci diritti», quale premessa per una fruttuosa trattativa di pace.

La narrazione mediatica.

Se guardiamo a quanto accade in Ucraina, senza lasciarci trarre in errore dalle macroscopiche falsificazioni dei media mainstream, ci rendiamo conto che il «rispetto dei reciproci diritti» è stato completamente ignorato; si ha anzi l’impressione che l’Amministrazione Biden, la NATO e l’Unione Europea vogliano deliberatamente mantenere una situazione di palese squilibrio, proprio per rendere impossibile ogni tentativo di composizione pacifica della crisi ucraina, provocando la Federazione Russa per scatenare un conflitto. Qui sta la gravità del problema. Questa la trappola tesa tanto alla Russia quanto all’Ucraina, usando entrambe per consentire all’élite globalista di portare a compimento il suo piano criminale.

Non ci si stupisca se il pluralismo e la libertà di parola, tanto decantati nei Paesi che si dichiarano democratici, vengano quotidianamente sconfessati dalla censura e dall’intolleranza nei confronti delle opinioni non allineate alla narrazione ufficiale: manipolazioni di questo genere sono diventate la norma, durante la cosiddetta pandemia, ai danni di medici, scienziati e giornalisti dissenzienti, che sono stati screditati e ostracizzati per il solo fatto di aver osato mettere in dubbio l’efficacia dei sieri sperimentali. A distanza di due anni, la verità sugli effetti avversi e sulla sciagurata gestione dell’emergenza sanitaria dà loro ragione, ma viene ignorata ostinatamente perché non corrisponde a ciò che il sistema ha voluto e vuole ancora oggi.

Se i media mondiali hanno potuto finora mentire spudoratamente su una questione di stretta pertinenza scientifica, divulgando menzogne e nascondendo la realtà, dovremmo chiederci per quale motivo, nella situazione presente, dovrebbero improvvisamente ritrovare quell’onestà intellettuale e quel rispetto del codice deontologico ampiamente rinnegati con la Covid.

Ma se questa colossale frode è stata assecondata e divulgata dai media, va riconosciuto che le istituzioni sanitarie nazionali e internazionali, i governi, i magistrati, le forze dell’ordine e la stessa Gerarchia cattolica si sono resi responsabili – ciascuno nel proprio ambito con azioni di sostegno o con l’omissione di interventi di contrasto – del disastro che ha colpito miliardi di persone nella loro salute, nei loro beni, nell’esercizio dei loro diritti e addirittura nella loro stessa vita. Anche in questo caso, risulta difficile immaginare che chi si è macchiato di tali crimini per una pandemia voluta e amplificata dolosamente possa oggi avere un sussulto di dignità e mostrare sollecitudine verso i propri cittadini e la propria Patria quando una guerra minaccia la loro sicurezza e la loro economia.

 

Queste, ovviamente, possono essere le prudenti riflessioni di chi vuole mantenersi neutrale e guarda con distacco e quasi disinteresse a quanto gli accade intorno. Ma se solo si approfondisce la conoscenza dei fatti e ci si documenta con fonti autorevoli e oggettive, si scopre che dubbi e perplessità diventano presto inquietanti certezze.

Anche a voler solo limitare la propria indagine all’aspetto economico, si comprende che l’informazione, la politica e le stesse istituzioni pubbliche dipendono da un ristretto numero di gruppi finanziari facenti capo ad un’oligarchia che, significativamente, è unita non solo dal denaro e dal potere, ma dall’appartenenza ideologica che ne orienta l’azione e le interferenze nella politica delle Nazioni e del mondo intero. Questa oligarchia mostra i propri tentacoli nell’ONU, nella NATO, nel World Economic Forum, nell’Unione Europea e in istituzioni “filantropiche” quali la Open Society di George Soros e la Bill & Melinda Gates Foundation.

Tutti questi soggetti sono privati e non rispondono a nessuno se non a se stessi, e al tempo stesso hanno il potere di influenzare i governi nazionali, anche tramite i propri esponenti fatti eleggere o nominare in posti chiave. Lo ammettono loro stessi, ricevuti con tutti gli onori dai Capi di governo e dai leader mondiali, ad iniziare dal Presidente del Consiglio Mario Draghi (qui) e da questi ossequiati e temuti come i veri padroni delle sorti del mondo. Così, chi detiene il potere in nome del popolo sovrano, si trova a calpestarne la volontà e limitarne i diritti, per obbedire come un cortigiano a personaggi che nessuno ha eletto, e che pure dettano l’agenda politica ed economica alle Nazioni.

Veniamo dunque alla crisi ucraina, che ci viene presentata come conseguenza dell’arroganza espansionista di Vladimir Putin nei confronti di uno Stato indipendente e democratico sul quale egli rivendicherebbe assurdi diritti. Il “guerrafondaio Putin” starebbe massacrando la popolazione inerme, insorta coraggiosamente per difendere il patrio suolo, i sacri confini della Nazione e le libertà conculcate dei cittadini. L’Unione Europea e gli Stati Uniti, “difensori della democrazia”, non potrebbero dunque non intervenire, tramite la NATO, per ripristinare l’autonomia dell’Ucraina, scacciare “l’invasore” e garantire la pace.

Dinanzi alla “prepotenza del tiranno”, i popoli dovrebbero fare fronte comune, comminando sanzioni alla Federazione Russa e inviando soldati, armamenti e aiuti economici al “povero” presidente Zelenskyj, “eroe nazionale” e “difensore” del suo popolo. A comprova della “violenza” di Putin, i media diffondono le immagini di bombardamenti, rastrellamenti, distruzioni attribuendone alla Russia la responsabilità. Anzi: proprio a garantire una “pace duratura”, l’Unione Europea e la NATO accolgono a braccia aperte l’Ucraina tra i loro membri. E per impedire la “propaganda sovietica”, l’Europa oscura Russia Today e Sputnik, assicurando che l’informazione sia “libera e indipendente”.

 

Questa è la narrazione ufficiale, alla quale si conformano tutti; essendo in guerra, il dissenso diventa immediatamente diserzione, e chi dissente è colpevole di tradimento e meritevole di sanzioni più o meno gravi, ad iniziare dalla pubblica esecrazione e dall’ostracismo, ben sperimentate con la Covid nei riguardi dei “no-vax”. Ma la verità, se la si vuole conoscere, permette di vedere le cose in modo diverso e di giudicare i fatti per quello che sono e non per come ci vengono presentati. Si tratta di un vero e proprio svelamento, come indica l’etimologia della parola greca ἀλήθεια. O forse, con uno sguardo escatologico, di una rivelazione, una ἀποκάλυψις.

L’espansione della NATO.

Anzitutto occorre ricordare i fatti, che non mentono e non sono suscettibili di alterazione. E i fatti, per quanto fastidiosi da ricordare a chi cerca di censurarli, ci dicono che sin dalla caduta del Muro di Berlino gli Stati Uniti hanno esteso la propria sfera di influenza politica e militare a quasi tutti gli Stati satelliti dell’ex-Unione Sovietica: anche recentemente, annettendo nella NATO Polonia, Repubblica Ceca, Ungheria (1999), Estonia, Lettonia, Lituania, Slovenia, Slovacchia, Bulgaria e Romania (2004), Albania e Croazia (2009), Montenegro (2017), Macedonia del Nord (2020). L’Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord si appresta ad allargarsi a Ucraina, Georgia, Bosnia ed Erzegovina, Serbia. In pratica, la Federazione Russa si trova sotto la minaccia militare – armi e basi missilistiche – a pochi chilometri dal proprio confine, mentre non dispone di alcuna base militare altrettanto vicina agli Stati Uniti.

Prendere in considerazione l’allargamento della NATO all’Ucraina, senza suscitare le legittime proteste della Russia, è a dir poco sconcertante, specialmente in considerazione del fatto che la NATO si era impegnata con il Cremlino, nel 1991, a non espandersi ulteriormente. Non solo: alla fine 2021, Der Spiegel ha pubblicato le bozze di un trattato con gli Stati Uniti e un accordo con la NATO sulle garanzie di sicurezza (qui, qui e qui); Mosca chiedeva ai suoi partner occidentali garanzie legali che scongiurassero un’ulteriore espansione verso est della NATO, unendo al blocco l’Ucraina e stabilendo basi militari nei Paesi post-sovietici. Le proposte contenevano anche una clausola sul non dispiegamento di armi d’attacco della NATO vicino ai confini della Russia e sul ritiro delle forze dell’alleanza nell’Europa orientale alle posizioni del 1997.

Come si vede, la NATO è venuta meno ai suoi impegni o ha quantomeno forzato la situazione in un momento delicatissimo per gli equilibri geopolitici. Dovremmo chiederci per quale motivo gli Stati Uniti – o meglio: il deep state americano, che ha ripreso il potere dopo i brogli elettorali che hanno portato Joe Biden alla Casa Bianca – vogliano creare tensioni con la Russia e coinvolgere nel conflitto i propri partner europei, con tutte le conseguenze che possiamo immaginare.

 

Come ha osservato lucidamente il generale Marco Bertolini, ex comandante del Comando Operativo di Vertice Interforze: «Gli Stati Uniti non si sono limitati a vincere la Guerra Fredda ma l’hanno anche voluta umiliare [la Russia] prendendole tutto quello che in un certo senso rientrava nella sua area di influenza. [Putin] ha sopportato con i Paesi Baltici, la Polonia, la Romania e la Bulgaria: di fronte all’Ucraina che gli avrebbe tolto ogni possibilità di accedere al Mar Nero, ha reagito» (qui). E aggiunge: «C’è un problema di tenuta del regime, si è creata una situazione con un primo ministro abbastanza improbabile [Zelenskyj], uno che viene dal mondo dello spettacolo». Il generale non manca di ricordare, nel caso di un attacco degli Stati Uniti alla Russia, che «i Global Hawk che volano sull’Ucraina partono da Sigonella, l’Italia è una base militare americana in larga parte. Il rischio c’è, è presente e reale».

 

Interessi derivanti dal blocco delle forniture di gas russo.

Dovremmo parimenti domandarci se, dietro la destabilizzazione dei delicati equilibri tra Unione Europea e Russia, non vi siano anche interessi economici, derivanti dalla necessità dei Paesi UE di approvvigionarsi di gas liquido americano (per il quale occorrono peraltro i rigassificatori di cui molti Stati sono privi e che comunque dovremmo pagare molto più caro) al posto di quello russo (più ecologico).

Anche la decisione dell’ENI di sospendere gli investimenti nel gasdotto Blue Stream di Gazprom (dalla Russia alla Turchia) comporta la privazione di un’ulteriore fonte di approvvigionamento, dal momento che esso alimenta la Trans Atlantic Pipeline (dalla Turchia all’Italia).

Non suona quindi casuale se, nell’agosto 2021, Zelenskyj ha dichiarato di considerare il gasdotto Nord Stream 2 tra Russia e Germania come «un’arma pericolosa, non solo per l’Ucraina ma per l’intera Europa» : aggirando l’Ucraina, priva Kiev di circa un miliardo di euro all’anno di introiti da tariffe di transito. «Consideriamo questo progetto esclusivamente attraverso il prisma della sicurezza e lo consideriamo una pericolosa arma geopolitica del Cremlino», ha detto il Presidente ucraino, concordando con l’amministrazione Biden. Il Sottosegretario di Stato, Victoria Nuland, ha affermato: «Se la Russia invaderà l’Ucraina, il Nord Stream 2 non andrà avanti». E così è stato, non senza gravi danni economici per gli investimenti tedeschi.

I laboratori virologici del Pentagono in Ucraina.

Sempre a proposito di interessi americani in Ucraina, vanno menzionati i laboratori virologici dislocati nel Paese, sotto il controllo del Pentagono e dove sembra siano esclusivamente impiegati specialisti statunitensi con immunità diplomatica alle dirette dipendenze del Ministero della Difesa americano.

Andrebbe ricordata anche la denuncia fatta da Putin relativa alla raccolta dei dati genomici della popolazione, utilizzabile per le armi batteriologiche a selezione genetica . Le informazioni sull’attività dei laboratori in Ucraina sono ovviamente difficilmente confermabili, ma è comprensibile che la Federazione Russa abbia ritenuto, non senza motivo, che potessero costituire un’ulteriore minaccia batteriologica alla sicurezza della popolazione. L’Ambasciata statunitense ha provveduto a rimuovere dal proprio sito tutti i file relativi al Biological Threat Reduction Program .

 

Scrive Maurizio Blondet: «All’Event 201, che simulò l’esplosione pandemica un anno prima che avvenisse, partecipava (coi soliti Bill e Melinda) l’apparentemente inoffensiva John Hopkins University con un suo benedicente Center for Health Security. La umanitaria istituzione ha avuto per lungo tempo un nome meno innocente: si chiamava Center for Civilian Biodefence Strategies e non s’occupava della sanità degli Americani, ma del suo contrario; la risposta ad attacchi bellici di bio-terrorismo. Era praticamente un’organizzazione civile-militare, che quando fa il suo primo convegno nel febbraio 1999 a Crystal City di Arlington, dove sorge il Pentagono, riunisce per una esercitazione-simulazione 950 medici, militari, funzionari federali e quadri della sanità. Scopo della simulazione, contrastare un fantomatico attacco di vaiolo “militarizzato”. È solo la prima delle esercitazioni che sboccheranno in Event 201 e nella Impostura Pandemica» (qui).

Emergono anche esperimenti sui militari ucraini  e interventi dell’Ambasciata americana presso il Procuratore ucraino Lutsenko nel 2016 perché non indagasse su «un giro miliardario di fondi tra G. Soros e B. Obama» .

Una minaccia indiretta per le mire espansioniste cinesi su Taiwan.

L’attuale crisi ucraina comporta conseguenze secondarie, ma non per questo meno gravi, sugli equilibri geopolitici tra Cina e Taiwan. La Russia e l’Ucraina sono gli unici produttori di palladio e neon, indispensabili per la produzione di microchip.

«La possibile ritorsione di Mosca ha attirato maggiore attenzione negli ultimi giorni dopo che il gruppo di ricerche di mercato Techcet, ha pubblicato un rapporto che evidenzia la dipendenza di molti produttori di semiconduttori da materiali di origine russa e ucraina come neon, palladio e altri. Secondo le stime di Techcet, oltre il 90% delle forniture statunitensi di neon per semiconduttori proviene dall’Ucraina, mentre il 35% del palladio statunitense proviene dalla Russia. […] Secondo la US International Trade Commission, i prezzi del neon sono aumentati del 600% prima dell’annessione della penisola di Crimea […] da parte della Russia nel 2014, poiché le aziende di chip facevano affidamento su alcune società ucraine» .

«Se è vero che un’invasione cinese di Formosa metterebbe a rischio la filiera tecnologica globale, è vero anche che un’improvvisa carenza di materie prime dalla Russia potrebbe fermare la produzione, di modo da far perdere all’isola lo “scudo del microchip” e indurre Pechino a tentare l’annessione di Taipei».

Il conflitto di interessi dei Biden in Ucraina.

Un altro tema che si tende a non analizzare approfonditamente è quello relativo alla Burisma, un’azienda produttrice di petrolio e gas, operante sul mercato ucraino dal 2002. Ricordiamo che «durante la presidenza americana di Barack Obama (dal 2009 al 2017) il braccio destro con una “delega” sulla politica internazionale era proprio Joe Biden ed è da allora che data la “protezione” offerta dal leader democratico USA ai nazionalisti ucraini, una linea che ha creato il dissidio insanabile tra Kiev e Mosca. […] È stato Joe Biden in quegli anni a portare avanti la politica di avvicinamento dell’Ucraina alla Nato. Voleva togliere potere politico ed economico alla Russia. […] Negli ultimi anni inoltre il nome di Joe Biden è stato associato anche a uno scandalo sull’Ucraina che aveva fatto vacillare anche la sua candidatura. […] Siamo ad aprile 2014 quando la Burisma Holdings, la maggiore compagnia energetica dell’Ucraina (attiva sia su gas che petrolio), assume per una consulenza proprio Hunter Biden, […] con uno stipendio di 50mila dollari al mese. Tutto trasparente, se non fosse che durante quei mesi Joe Biden ha proseguito la politica americana volta a far riprendere il possesso da parte dell’Ucraina di quelle zone del Donbass ora divenute Repubbliche riconosciute dalla Russia. La zona di Donetsk è ritenuta ricca di giacimenti di gas non ancora esplorati finiti nel mirino della Burisma Holdings. Una politica internazionale intrecciata a quella economica che ha fatto storcere il naso anche ai media americani in quegli anni» .

I Democratici sostennero che Trump aveva creato uno scandalo mediatico per nuocere alla campagna elettorale di Biden, ma le sue accuse si sono poi rivelate vere. Lo stesso Joe Biden, durante un incontro al Council for Foreign Relations dei Rockefeller, ha ammesso di essere intervenuto sull’allora Presidente Petro Poroshenko e sul Primo Ministro Arsenij Yatseniuk per impedire indagini sul figlio Hunter da parte del Procuratore Generale Viktor Shokin. Biden aveva minacciato «di trattenere una garanzia di prestito di un miliardo di dollari negli Stati Uniti durante un viaggio di dicembre 2015 a Kiev», riferisce il New York Post . «Se il magistrato non verrà licenziato, non avrete i soldi». E il Procuratore fu effettivamente licenziato, salvando Hunter da un ulteriore scandalo, dopo quelli che lo avevano coinvolto.

L’interferenza di Biden nella politica di Kiev, in cambio di favori alla Burisma e agli oligarchi corrotti, conferma tutto l’interesse dell’attuale Presidente degli Stati Uniti di proteggere la propria famiglia e la propria immagine, alimentando il disordine in Ucraina e addirittura una guerra. Come può governare con onestà e senza essere soggetto al ricatto una persona che si avvale del proprio ruolo per curare i propri affari e insabbiare i reati dei suoi famigliari?

La questione nucleare ucraina.

Infine, c’è la questione delle armi nucleari ucraine. Il 19 febbraio 2022, in una conferenza a Monaco, Zelenskyj ha annunciato la sua intenzione di porre fine al Memorandum di Budapest (1994), che proibisce all’Ucraina lo sviluppo, la proliferazione e l’uso di armi atomiche. Tra le altre clausole del Memorandum, vi è anche quella che obbliga la Russia, gli Stati Uniti e il Regno Unito ad astenersi dall’utilizzare la pressione economica sull’Ucraina per influenzare la sua politica: le pressioni del FMI e degli USA per la concessione di aiuti economici in cambio di riforme coerenti con il Great Reset rappresentano un’ulteriore violazione dell’accordo.

L’Ambasciatore ucraino a Berlino, Andriy Melnyk, ha sostenuto alla radio Deutschlandfunk nel 2021 che l’Ucraina aveva bisogno di riacquistare lo status nucleare, se il paese non fosse riuscito ad entrare nella NATO. Le centrali nucleari dell’Ucraina sono gestite, ricostruite e mantenute dall’impresa statale NAEK Energoatom, che ha chiuso completamente il suo rapporto con le compagnie russe tra il 2018 e il 2021; i suoi principali partner sono aziende riconducibili al governo degli Stati Uniti. Si comprende facilmente come la Federazione Russa consideri una minaccia la possibilità che l’Ucraina si doti di armi nucleari e pretenda l’adesione di Kiev al patto di non proliferazione.

La rivoluzione colorata in Ucraina e l’indipendenza di Crimea, Donetsk e Lugansk.

Un altro fatto. Nel 2013, dopo che il governo del Presidente Viktor Janukovyč aveva deciso di sospendere l’accordo di associazione tra l’Ucraina e l’Unione Europea e di stringere più strette relazioni economiche con la Russia, iniziarono una serie di manifestazioni di protesta note come Euromaidan, che durarono diversi mesi e che culminarono nella rivoluzione che rovesciò Janukovyč e portò all’insediamento di un nuovo governo. Un’operazione sponsorizzata da George Soros, come ha candidamente dichiarato egli stesso alla CNN: «Ho una fondazione in Ucraina da prima che diventasse indipendente dalla Russia; questa fondazione è sempre stata in attività e ha giocato un ruolo determinante negli eventi di oggi» . Questo cambio di governo provocò la reazione dei sostenitori di Janukovyč e di una parte della popolazione ucraina contraria alla svolta filo-occidentale, che non era stata voluta dalla popolazione ma ottenuta con una rivoluzione colorata, di cui si erano avute le prove generali negli anni precedenti in Georgia, in Moldavia e in Bielorussia.

In seguito agli scontri del 2 Maggio 2014, in cui erano intervenute anche frange paramilitari nazionaliste (tra cui quelle del Pravyj Sektor), si ebbe anche la strage di Odessa. Di questi eventi terribili parlò, con scandalo, anche la stampa occidentale; Amnesty International  e l’ONU denunciarono questi crimini documentandone l’efferatezza. Ma nessun tribunale internazionale avviò alcun procedimento contro i responsabili, come invece si vorrebbe fare oggi contro i presunti crimini dell’esercito russo.

Tra i tanti accordi non rispettati è da segnalare anche il Protocollo di Minsk, firmato il 5 settembre 2014 dal Gruppo di Contatto Trilaterale sull’Ucraina, composto dai rappresentanti di Ucraina, Russia, Repubblica Popolare di Donetsk e Repubblica Popolare di Lugansk. Tra i punti dell’accordo vi era anche la rimozione dei gruppi illegali armati, delle attrezzature militari, così come dei combattenti e mercenari dal territorio dell’Ucraina sotto la supervisione dell’OSCE e disarmo di tutti i gruppi illegali. Contrariamente a quanto pattuito, i gruppi paramilitari neonazisti non sono solo riconosciuti ufficialmente dal governo, ma ai loro membri vengono addirittura affidati incarichi ufficiali.

Sempre nel 2014 la Crimea, il Donetsk e il Lugansk dichiararono la propria indipendenza dall’Ucraina – in nome dell’autodeterminazione dei popoli riconosciuta dalla comunità internazionale – e si dichiararono annessi alla Federazione Russa. Il governo ucraino si rifiuta tuttora di riconoscere l’indipendenza di queste regioni, sancita con referendum popolare, e lascia libere le milizie neonaziste e le stesse forze militari regolari di infierire sulla popolazione, dal momento che considera queste entità come organizzazioni terroristiche. È pur vero che i due referendum del 2 novembre rappresentano una forzatura del Protocollo di Minsk, che prevedeva solo una decentralizzazione del potere e una forma di statuto speciale per le regioni del Donetsk e del Lugansk.

Come ha recentemente evidenziato il prof. Franco Cardini, «il 15 febbraio 2022 la Russia ha consegnato agli USA un progetto di trattato per cessare questa situazione e difendere le popolazioni russofone. Carta straccia. Questa guerra è iniziata nel 2014» . E fu una guerra nelle intenzioni di chi volle combattere la minoranza russa del Donbass: «Noi avremo un lavoro, le pensioni e loro no. Avremo i bonus per i bambini, e loro no. I nostri figli avranno scuole ed asili, i loro figli staranno negli scantinati. Così vinceremo questa guerra», disse il Presidente Petro Poroshenko nel 2015 . Non sfuggirà l’assonanza con le discriminazioni nei confronti dei cosiddetti “no-vax”, privati del lavoro, della retribuzione, della scuola. Otto anni di bombardamenti in Donetsk e Lugansk, con centinaia di migliaia di vittime, 150 bambini morti, gravissimi casi di torture, stupri, sequestri e discriminazioni .

 

Il 18 febbraio 2022 i Presidenti di Donetsk, Denis Pušilin, e Lugansk, Leonid Pasechnik, ordinavano l’evacuazione della popolazione civile verso la Federazione Russa a causa degli scontri in corso tra la Milizia Popolare del Donbass e le Forze Armate Ucraine. Il 21 febbraio la Duma di Stato (Camera bassa del Parlamento russo) ha ratificato all’unanimità i trattati di amicizia, cooperazione e assistenza reciproca introdotti dal Presidente Putin con le Repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk. Contestualmente, il Presidente russo ordinava l’invio di truppe della Federazione Russa per riportare la pace nella regione del Donbass.

Ci si può chiedere per quale motivo, in una situazione di palese violazione dei diritti umani da parte di forze militari e apparati paramilitari neonazisti (che inalberano bandiere con la svastica e mostrano l’effigie di Aldolf Hitler) nei confronti della popolazione di lingua russa di repubbliche indipendenti, la comunità internazionale debba considerare condannabile l’intervento della Federazione Russa, ed anzi far ricadere su Putin la colpa delle violenze. Dov’è il tanto decantato diritto all’autodeterminazione dei popoli, che era valso il 24 agosto del 1991 per la proclamazione dell’indipendenza dell’Ucraina, riconosciuta dalla comunità internazionale? E per quale motivo ci si scandalizza oggi di un intervento russo in Ucraina, quando la NATO ne ha condotti in Jugoslavia (1991), in Kosovo (1999), in Afganistan (2001), in Iraq (2003), in Libia e in Siria (2011), senza che nessuno abbia sollevato alcuna obiezione? Senza dimenticare che negli ultimi dieci anni Israele ha più volte colpito obiettivi militari in Siria, Iran e Libano per scongiurare la creazione di un fronte armato ostile sul suo confine settentrionale e nessuna Nazione ha proposto di comminare sanzioni a Tel Aviv.

Suscita sgomento vedere con quale ipocrisia l’Unione Europea e gli Stati Uniti – Bruxelles e Washington – diano il proprio incondizionato appoggio al Presidente Zelenskyj, il cui governo da ormai otto anni continua impunemente a perseguitare gli Ucraini di lingua russa , per i quali è addirittura vietato parlare nel loro idioma, in una nazione che conta numerose etnie, di cui quella russa rappresenta il 17,2%. Ed è scandaloso che si taccia sull’uso dei civili come scudi umani da parte dell’esercito ucraino, che colloca le postazioni antiaeree all’interno dei centri abitati, degli ospedali, delle scuole e degli asili proprio perché dalla loro distruzione si possano causare morti tra la popolazione.

I media mainstream si guardano bene dal mostrare le immagini dei soldati russi che aiutano i civili a raggiungere postazioni sicure  o che organizzano corridoi umanitari, sui quali sparano le milizie ucraine . Così come vengono taciuti i regolamenti di conti, gli eccidi, le violenze e i furti da parte di frange della popolazione civile, alla quale Zelenskyj ha fornito armi: i video che si possono vedere in rete danno un’idea del clima di guerra civile alimentato ad arte dal Governo ucraino. A ciò si aggiungano i galeotti fatti liberare per essere arruolati nell’Esercito e i volontari della legione straniera: una massa di esaltati senza regole e senza formazione che contribuirà a peggiorare la situazione rendendola ingestibile.

 

Il presidente Volodymyr Oleksandrovyč Zelenskyj.

Come è stato fatto rilevare da più parti, la candidatura e l’elezione del Presidente ucraino Zelenskyj risponde a quel cliché recente, inaugurato negli ultimi anni, di attore comico o personaggio dello spettacolo prestato alla politica. Non si creda che l’essere sprovvisto di un idoneo cursus honorum sia ritenuto d’ostacolo all’ascesa ai vertici delle istituzioni, al contrario: quanto più una persona è apparentemente estranea al mondo dei partiti, tanto più c’è da presumere che il suo successo venga determinato da chi detiene il potere. Le performance en travesti di Zelenskyj sono perfettamente coerenti con l’ideologia LGBTQ che viene considerata dai suoi sponsor europei come indispensabile requisito dell’agenda di “riforme” che ogni Paese deve far proprio, assieme alla parità di genere, all’aborto e alla green economy. Non stupisce che Zelenskyj, membro del WEF , abbia potuto beneficiare dell’appoggio di Schwab e dei suoi alleati per arrivare al potere e realizzare il Great Reset anche in Ucraina.

La serie televisiva in 57 puntate che Zelenskyj ha prodotto e di cui è stato protagonista, dimostra una pianificazione mediatica della sua candidatura a Presidente dell’Ucraina e della sua campagna elettorale. Nella fiction Il servitore del popolo egli recitava la parte di un professore di liceo che diventa inaspettatamente Presidente della Repubblica e si batteva contro la corruzione della politica. Non è un caso se la serie, assolutamente mediocre, ha comunque vinto il WorldFest Remi Award (USA, 2016), sia arrivata tra i primi quattro finalisti nella categoria dei film comici al Seoul International Drama Awards (Corea del Sud) e sia stata insignita del premio Intermedia Globe Silver nella categoria Serie TV di intrattenimento al World Media Film Festival di Amburgo.

L’eco mediatica ottenuta da Zelenskyj con la serie televisiva gli ha portato oltre 10 milioni di followers su Instagram e ha creato la premessa per la costituzione dell’omonimo partito Servitore del popolo di cui è membro anche Ivan Bakanov, Direttore Generale e azionista (assieme allo stesso Zelenskyj e all’oligarca Kolomoisky) della Kvartal 95 Studio, proprietaria della rete televisiva TV 1+1. L’immagine di Zelenskyj è un prodotto artificiale, una finzionemediatica, un’operazione di manipolazione del consenso che però è riuscita a creare il personaggio politico nell’immaginario collettivo ucraino che nella realtà, e non nella fiction, ha conquistato il potere.

«Proprio a un mese dalle elezioni del 2019 che lo videro vincitore, Zelenskyj avrebbe ceduto la società [Kvartal 95 Studio] a un amico, trovando comunque il modo di far arrivare alla sua famiglia i proventi degli affari ai cui ufficialmente aveva rinunciato. Quell’amico era Serhiy Shefir, che è stato poi nominato Consigliere alla Presidenza. […] La cessione delle quote è avvenuta a beneficio della Maltex Multicapital Corp., società detenuta da Shefir e registrata alle Isole Vergini Britanniche» .

L’attuale Presidente ucraino ha promosso la propria campagna elettorale con uno spot a dir poco inquietante  in cui, imbracciando due mitragliatrici, sparava sui membri del Parlamento, additati come corrotti o asserviti alla Russia. La lotta alla corruzione sbandierata dal Presidente ucraino nei panni di “servitore del popolo” non corrisponde tuttavia al quadro che emerge di lui dai cosiddetti Pandora papers, in cui compaiono 40 milioni di dollari versatigli alla vigilia delle elezioni dal miliardario ebreo Kolomoisky su conti offshore . In patria molti lo accusano di aver tolto potere agli oligarchi filo-russi non per darlo al popolo ucraino, ma per rinforzare il proprio gruppo di interesse e contemporaneamente togliendo di mezzo i suoi avversari politici: «Ha liquidato i ministri della vecchia guardia, primo fra tutti il potente Ministro degli Interni Avakov. Ha pensionato di brutto il presidente della Corte Costituzionale che frenava le sue leggi. Ha chiuso sette canali televisivi di opposizione. Ha messo agli arresti, accusandolo di tradimento, Viktor Medvedcuk, filorusso ma soprattutto leader di Piattaforma di opposizione-Per la vita, il secondo partito del Parlamento ucraino dopo il suo Servo del Popolo. Sta processando, sempre per tradimento, l’ex Presidente Poroshenko, che di tutto era sospettabile tranne che di intendersela con i Russi o con i loro amici. Il sindaco di Kiev, il popolare ex campione del mondo di pugilato Vitaly Klitchko, è già finito nel mirino di alcune perquisizioni. Insomma, Zelensky sembra voler fare piazza pulita di chiunque non sia allineato alla sua politica» .

Il 21 aprile 2019 è eletto Presidente dell’Ucraina con il 73,22% dei voti e il 20 maggio presta giuramento; il 22 maggio 2019 nomina Ivan Bakanov, Direttore Generale della Kvartal 95, primo vicecapo dei Servizi di Sicurezza dell’Ucraina e Capo della Direzione principale per la lotta contro la corruzione e il crimine organizzato della Direzione centrale del Servizio di Sicurezza dell’Ucraina. Assieme a Bakanov, è da menzionare Mykhailo Fedorov, Vicepresidente e Ministro della Trasformazione Digitale, membro del World Economic Forum . Lo stesso Zelenskyj ha ammesso di avere come proprio ispiratore il Primo Ministro del Canada Justin Trudeau .

I rapporti di Zelenskyj con il FMI e il WEF.

Come ha dimostrato il tragico precedente della Grecia, le sovranità nazionali e la volontà popolare espressa dai Parlamenti sono de facto cancellate dalle decisioni dell’alta finanza internazionale, la quale interferisce nelle politiche dei governi con ricatti e vere e proprie estorsioni di natura economica. Il caso dell’Ucraina, che è uno dei Paesi più poveri dell’Europa, non fa eccezione.

Poco dopo l’elezione di Zelenskyj, il Fondo Monetario Internazionale minacciò di non concedere il prestito di 5 miliardi se non si fosse adeguato alle sue richieste. Nel corso di una conversazione telefonica con l’Amministratore Delegato del FMI Kristalina Georgieva, il Presidente ucraino venne redarguito per aver sostituito Yakiv Smolii con un uomo di sua fiducia, Kyrylo Shevchenko, meno incline ad assecondare i diktat del Fondo Monetario. Scrive Anders Åslund su Atlantic Council: «I problemi che circondano il governo Zelenskyj stanno crescendo in modo allarmante. Innanzitutto, dal marzo 2020, il Presidente ha condotto un’inversione non solo delle riforme perseguite sotto di lui, ma anche quelle iniziate dal suo predecessore Petro Poroshenko. In secondo luogo, il suo governo non ha presentato proposte plausibili per risolvere le preoccupazioni del FMI sugli impegni inadempiuti dell’Ucraina. In terzo luogo, il Presidente sembra non avere più una maggioranza parlamentare al potere e sembra disinteressato a formare una maggioranza riformista» .

È evidente che gli interventi del FMI sono finalizzati ad ottenere dal governo ucraino l’impegno ad allinearsi alle politiche economiche, fiscali e sociali dettate dall’agenda globalista, ad iniziare dalla “indipendenza” della Banca Centrale Ucraina dal governo: un eufemismo con il quale il FMI chiede al governo di Kiev di rinunciare al legittimo controllo sulla propria Banca Centrale, che costituisce una delle modalità in cui si esercita la sovranità nazionale, assieme all’emissione della moneta e alla gestione del debito pubblico. D’altra parte, solo quattro mesi prima Kristalina Georgieva aveva lanciato il Great Reset assieme a Klaus Schwab, al principe Carlo e al segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres.

 

Quel che non era stato possibile realizzare con i governi precedenti, è stato portato a compimento sotto la Presidenza di Zelenskyj, entrato nelle grazie del WEF  assieme al nuovo Governatore della BCU Kyrylo Shevchenko. Il quale, per dar prova di sudditanza, meno di un anno dopo ha scritto un articolo per il WEF intitolato Le banche centrali sono la chiave per gli obiettivi climatici dei paesi e l’Ucraina sta mostrando la strada . Ecco quindi realizzata, sotto ricatto, l’Agenda 2030.

 

Vi sono anche altre compagnie ucraine che hanno legami con il WEF: la State Savings Bank of Ukraine (una delle più grandi istituzioni finanziarie in Ucraina), il DTEK Group (un importante investitore privato nel settore energetico ucraino) e la Ukr Land Farming (leader agricolo nella coltivazione). Banche, energia e cibo sono settori perfettamente in linea con il Great Reset e la Quarta Rivoluzione Industriale teorizzata da Klaus Schwab(il nuovo Hitler).

 

Il 4 febbraio dell’anno scorso, il Presidente ucraino ha fatto chiudere sette emittenti televisive, tra cui ZIK, Newsone e 112 Ukraine, colpevoli di non appoggiare il suo governo. Così scrive Anna Del Freo: «Una dura condanna a questo atto liberticida è arrivata, tra gli altri, anche dalla Federazione europea dei giornalisti e dalla Federazione internazionale dei giornalisti, che hanno chiesto l’immediata revoca del veto. Le tre emittenti non potranno più trasmettere per cinque anni: impiegano circa 1500 persone, il cui posto di lavoro è oggi a rischio. Non esiste alcun vero motivo perché le tre reti debbano essere chiuse, salvo l’arbitrio del vertice politico Ucraino, che le accusa di minacciare la sicurezza dell’informazione e di essere sotto “la maligna influenza russa”. Una forte reazione giunge anche dalla NUJU, il sindacato dei giornalisti ucraini, che parla di pesantissimo attacco alla libertà di parola, visto che si vengono a privare centinaia di giornalisti della possibilità di esprimersi e centinaia di migliaia di cittadini del diritto ad essere informati». Come si vede, ciò di cui si accusa Putin è compiuto da Zelenskyj e, più recentemente, dall’Unione Europea con la complicità delle piattaforme social. E prosegue: «“Oscurare le emittenti televisive è una delle forme più estreme di restrizione della libertà di Stampa”, ha detto il segretario generale della EFJ, Ricardo Gutierrez. “Gli Stati hanno l’obbligo di garantire un effettivo pluralismo dell’informazione. È chiaro che il veto presidenziale non è per nulla in linea con gli standard internazionali sulla libertà di espressione”» .

Sarebbe interessante sapere quali siano state le dichiarazioni della Federazione europea dei giornalisti e dalla Federazione internazionale dei giornalisti dopo l’oscuramento di Russia Today e Sputnik in Europa.

I movimenti neonazisti ed estremisti in Ucraina.

Un Paese che invoca dalla comunità internazionale aiuti umanitari per difendere la popolazione dall’aggressione russa dovrebbe, nell’immaginario collettivo, distinguersi per rispetto dei principi democratici e per una legislazione che proibisca attività e propaganda a ideologie estremiste.

In Ucraina agiscono indisturbati, e spesso con l’appoggio ufficiale delle istituzioni pubbliche, movimenti di matrice neonazista impegnati in azioni militari e paramilitari. Tra questi vi sono: l’Organizzazione dei Nazionalisti Ucraini (OUN) di Stepan Bandera, di matrice nazista, antisemita e razzista già attiva in Cecenia e che fa parte del Right Sector, un’associazione di movimenti di estrema destra costituitasi in occasione del colpo di stato dell’Euromaidan del 2013/2014; l’Esercito Insurrezionale Ucraino (UPA); l’UNA/UNSO, ala paramilitare del partito ucraino di estrema destra Ukraine National Assemble; la Fratellanza di Korchinsky, che ha offerto protezione a Kiev ai membri dell’ISIS ; Visione Misantropica (MD), una rete neonazista diffusa in 19 Paesi, che incita pubblicamente al terrorismo, all’estremismo e all’odio contro cristiani, musulmani, ebrei, comunisti, omosessuali, americani e persone di colore .

Va ricordato che il governo ha dato appoggio esplicito a queste organizzazioni estremiste sia inviando la guardia presidenziale ai funerali di loro esponenti, sia sostenendo il Battaglione Azov, un’organizzazione paramilitare che è ufficialmente parte dell’Esercito Ucraino con il nuovo nome di Reggimento di Operazioni Speciali Azov e inquadrato nella Guardia Nazionale. Il Reggimento Azov è finanziato dall’oligarca ucraino ebreo Igor Kolomoisky, già governatore di Dnepropetrovsk e ritenuto anche il finanziatore delle milizie nazionalistiche di Pravyj Sektor, considerate le responsabili della strage di Odessa. Parliamo dello stesso Kolomoisky citato nei Pandora Papers come sponsor del Presidente Zelenskyj. Il battaglione ha rapporti con diverse organizzazioni di estrema destra in Europa e negli Stati Uniti.

Amnesty International, dopo un incontro avvenuto l’8 settembre 2014 tra il Segretario Generale Salil Shetty e il Primo Ministro Arsenij Jacenjuk, ha chiesto al Governo ucraino di porre fine agli abusi e ai crimini di guerra commessi dai battaglioni di volontari che operano unitamente alle forze armate di Kiev. Il Governo ucraino ha aperto un’inchiesta ufficiale al riguardo, dichiarando che non risultano indagati ufficiali o soldati del Battaglione Azov.

Nel marzo 2015, il Ministro dell’Interno ucraino Arsen Avakov ha annunciato che il battaglione Azov sarebbe stata una delle prime unità ad essere addestrata dalle truppe dell’Esercito americano, come parte della loro missione di addestramento Operation Fearless Guard. L’addestramento degli Stati Uniti è stato interrotto il 12 giugno 2015, quando la Camera dei Rappresentanti ha approvato un emendamento che vieta tutti gli aiuti (comprese le armi e l’addestramento) al battaglione a causa del suo passato neonazista. L’emendamento è stato poi revocato su pressione della CIA  e i militari di Azov sono stati addestrati negli Stati uniti : «Alleniamo questi ragazzi ormai da otto anni. Sono davvero dei bravi combattenti. Ecco dove il programma dell’Agenzia potrebbe avere un serio impatto».

Nel 2016 un rapporto dell’OSCE ritiene il Battaglione Azov responsabile dell’uccisione in massa di prigionieri, di occultamento di cadaveri nelle fosse comuni e dell’uso sistematico di tecniche di tortura fisica e psicologica. Proprio pochi giorni fa il vicecomandante del Battaglione, Vadim Troyan, è stato nominato Capo della Polizia della regione di Oblast dal Ministro dell’Interno Arsen Avakov.

 

Questi sono gli “eroi” che combattono assieme all’Esercito Ucraino contro i soldati russi. E questi eroi del Battaglione Azov, invece di proteggere i loro figli, osano fare di loro carne da macello, arruolando bambini e bambine , in violazione del Protocollo Opzionale alla Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza , concernente il coinvolgimento dei minori nei conflitti armati: uno strumento giuridico ad hoc che stabilisce che nessun minore di 18 anni possa essere reclutato forzatamente o utilizzato direttamente nelle ostilità, né dalle forze armate di uno Stato né da gruppi armati.

Anche a costoro, inevitabilmente, sono destinate le armi letali fornite dall’UE, compresa l’Italia di Draghi, con l’appoggio dei partiti politici “antifascisti”.

 

La guerra ucraina nei piani del Nuovo Ordine Mondiale.

La censura contro le emittenti russe è chiaramente volta a impedire che la narrazione ufficiale sia smentita dai fatti. Ma mentre i media occidentali mostrano immagini del videogioco War Thunder (qui), fotogrammi di Star Wars (qui), esplosioni in Cina , video di parate militari , riprese dell’Afganistan , della metropolitana di Roma  o immagini di forni crematori mobili  facendoli passare per scene reali e recenti della guerra in Ucraina, la realtà viene ignorata perché si è già deciso di provocare un conflitto come arma di distrazione di massa che legittimi nuove restrizioni delle libertà nelle Nazioni occidentali, secondo i piani del Great Reset del World Economic Forum e dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite.

È evidente che il popolo ucraino, al di là delle questioni che la diplomazia potrà risolvere, è vittima dello stesso colpo di stato globale ad opera di poteri sovranazionali che hanno a cuore non la pace tra le Nazioni, ma l’instaurazione della tirannide del Nuovo Ordine Mondiale. Solo alcuni giorni fa, la parlamentare ucraina Kira Rudik ha dichiarato a Fox News, imbracciando un kalashnikov: «Sappiamo che non combattiamo solo per l’Ucraina, ma anche per il Nuovo Ordine Mondiale» di Klaus Schwab.

 

Le violazioni dei diritti umani in Ucraina e i crimini delle milizie neonaziste più volte denunciati da Putin non hanno potuto trovare una soluzione politica perché sono stati pianificati e fomentati dall’élite globalista, con la collaborazione dell’Unione Europea, della NATO e del deep state americano, in chiave anti-russa e per rendere inevitabile una guerra dalla quale ottenere, principalmente in Europa, l’adozione forzata di razionamenti energetici , limitazioni agli spostamenti, sostituzione della cartamoneta con moneta elettronica  e adozione dell’ID digitale : non stiamo parlando di progetti teorici, ma di decisioni che stanno per essere prese concretamente a livello europeo e nei singoli Stati.

 

Il rispetto della Legge e delle norme.

 

L’intervento in Ucraina da parte della NATO, degli USA e dell’Unione Europea non pare trovare alcuna legittimazione. L’Ucraina non è membro della NATO, e come tale non dovrebbe beneficiare dell’aiuto di un ente che ha come scopo la difesa degli Stati che vi fanno parte. Lo stesso dicasi dell’Unione Europea, che ha ricevuto solo pochi giorni fa la richiesta di Zelenskyj di entrarne a far parte. Nel frattempo l’Ucraina ha ricevuto dagli Stati Uniti 2,5 miliardi di dollari dal 2014 e altri 400 milioni nel solo 2021 , più altri fondi per un totale di 4,6 miliardi di dollari . Dal canto suo Putin ha concesso 15 miliardi di dollari di prestiti all’Ucraina, per salvarla dalla bancarotta. L’Unione Europea ha invece inviato 17 miliardi finanziamenti, ai quali si aggiungono quelli dei singoli Stati. Di questi aiuti la popolazione ha beneficiato in minima parte.

Inoltre, intervenendo a nome dell’Unione Europea sulla guerra in Ucraina, Ursula von der Leyen viola gli articoli 9, 11 e 12 del Trattato di Lisbona. La competenza dell’Unione in questo settore è quella del Consiglio europeo e dell’Alto Rappresentante, in nessun caso quella del Presidente della Commissione. A che titolo la Presidente von der Leyen agisce come se fosse a capo dell’Unione Europea, usurpando un ruolo che non le compete? Per quale motivo nessuno interviene, specialmente dinanzi al pericolo al quale si espongono i cittadini europei dinanzi ad una possibile ritorsione russa?

Inoltre, in molti casi le Costituzioni degli Stati che oggi inviano aiuti e armi all’Ucraina non prevedono la possibilità di entrare in un conflitto. Ad esempio, l’art. 11 della Costituzione Italiana sancisce: «L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali». L’invio di armamenti e soldati ad una nazione che non fa parte né della NATO né dell’Unione Europea costituisce di fatto una dichiarazione di guerra alla nazione con essa belligerante (la Russia, in questo caso) e richiederebbe quindi la previa deliberazione dello stato di guerra, come previsto dall’art. 78 della Costituzione: «Le Camere deliberano lo stato di guerra e conferiscono al Governo i poteri necessari».

 Non risulta che ad oggi le Camere siano state chiamate ad esprimersi in tal senso, né che il Presidente della Repubblica sia intervenuto per esigere il rispetto del dettato costituzionale. Il Premier Draghi, nominato dalla cabala globalista per la distruzione dell’Italia e il suo definitivo asservimento ai poteri sovranazionali, è uno dei tanti Capi di governo che considera la volontà dei cittadini come un fastidioso intralcio all’esecuzione dell’agenda del WEF. Dopo due anni di violazioni sistematiche dei diritti fondamentali e della Costituzione, risulta difficile credere che vorrà anteporre gli interessi della Nazione a quelli dei suoi mandanti: al contrario, quanto più disastrosi saranno gli effetti delle sanzioni assunte dal suo governo, tanto più costui potrà ritenersi apprezzato da loro. Il colpo di stato perpetrato con l’emergenza psico-pandemica prosegue oggi con nuove decisioni sciagurate, ratificate da un Parlamento senza nerbo.

Costituisce peraltro una violazione dell’art. 288 del Codice Penale italiano il consentire che cittadini italiani – e addirittura esponenti della maggioranza di Governo e leader politici – rispondano all’appello dell’Ambasciata Ucraina per l’arruolamento nella legione straniera: «Chiunque nel territorio dello Stato e senza approvazione del governo arruola o arma cittadini, perché militino al servizio o a favore dello straniero, è punito con la reclusione da 4 a 15 anni». Nessun magistrato, almeno per il momento, è intervenuto d’ufficio per punire i responsabili di questo reato.

Un’altra violazione è rappresentata dall’attività di trasferimento dall’Ucraina all’Italia (e presumibilmente anche in altre Nazioni) dei bambini ottenuti da maternità surrogata, commissionati da coppie italiane in violazione della Legge 40/2004, senza alcuna sanzione per i colpevoli e i complici di questo reato.

Va ricordato anche che le esternazioni di membri del Governo o di esponenti della politica nei confronti della Federazione Russa e del suo Presidente, assieme alle sanzioni adottate, ai ripetuti casi di arbitrarie discriminazioni di cittadini, aziende, artisti e squadre sportive per il solo fatto di essere russi non costituiscono solo una provocazione che andrebbe evitata per consentire una serena e pacifica composizione della crisi ucraina, ma mettono in gravissimo pericolo la sicurezza dei cittadini italiani (e di quelli delle altre Nazioni che adottano analoghi comportamenti). Non si comprende il motivo di tanta sconsiderata temerità, se non nell’ottica di una deliberata volontà di scatenare reazioni nella controparte.

Il conflitto russo-ucraino rappresenta una pericolosissima trappola tesa ai danni dell’Ucraina, della Russia e degli Stati europei.

 

L’Ucraina è ultima vittima di consumati carnefici.

La crisi russo-ucraina non è scoppiata improvvisamente un mese fa, ma è stata preparata e alimentata da lungo tempo, certamente ad iniziare dal golpe bianco del 2014 voluto dal deep state americano in chiave anti-russa. Lo dimostra, tra gli altri fatti incontestabili, l’addestramento del Battaglione Azov da parte della CIA, «per uccidere i Russi» , con la forzatura da parte dell’Agenzia della revoca dell’emendamento del Congresso del 2015. Anche gli interventi di Joe e Hunter Biden vanno nella medesima direzione. Vi è quindi l’evidenza di una premeditazione a lungo termine, coerente con la inarrestabile espansione della NATO verso est. La rivoluzione colorata di Euromaidan e l’instaurazione di un governo filo-atlantista composto da homines novi addestrati dall’élite del WEF e di Soros, doveva creare le premesse della subalternità dell’Ucraina al blocco atlantista, sottraendola all’influenza della Federazione Russa. A tale scopo, l’azione eversiva delle ong del filantropo ungherese supportate dalla propaganda mediatica ha taciuto i crimini delle organizzazioni paramilitari neonaziste, finanziate dagli stessi sponsor di Zelenskyj.

 

Ma se il lavaggio del cervello operato dal mainstream nei Paesi occidentali è riuscito a veicolare una narrazione completamente falsata della realtà, altrettanto non può dirsi in Ucraina, dove la popolazione conosce tanto la corruzione della classe politica al potere quanto la sua lontananza dai veri problemi della Nazione. Noi crediamo che gli “oligarchi” siano solo in Russia, mentre essi sono presenti soprattutto nella galassia degli Stati dell’ex-Unione Sovietica, dove possono accumulare ricchezze e potere semplicemente mettendosi a disposizione di “filantropi” e multinazionali straniere. Poco importa se i loro conti offshore sono la causa principale della povertà dei cittadini, dell’arretratezza del sistema sanitario, dello strapotere della burocrazia, della quasi totale assenza di servizi pubblici, del controllo straniero di aziende strategiche, della perdita progressiva della sovranità e dell’identità nazionale: l’importante è “fare soldi”, essere immortalati con personaggi politici, banchieri, venditori di armi e affamatori del popolo.

Per poi venire in Versilia o sulla Costiera Amalfitana ad ostentare yacht e platinum card al cameriere di Odessa o alla donna delle pulizie di Kiev che mandano ai parenti la paga guadagnata in nero. Questi miliardari ucraini in kippah sono coloro che stanno svendendo l’Ucraina all’occidente corrotto e corruttore, barattando il proprio benessere con l’asservimento dei loro connazionali agli usurai che si stanno impadronendo del mondo, ovunque con gli stessi sistemi spietati e immorali. Ieri tagliavano gli stipendi ai lavoratori di Atene e Tessalonica, oggi hanno semplicemente allargato i loro orizzonti all’Europa intera, in cui la popolazione guarda ancora incredula all’instaurarsi di una dittatura prima sanitaria e poi ambientale.

D’altra parte, come avrebbero fatto costoro, senza il pretesto di una guerra, a giustificare il vertiginoso aumento del prezzo del gas e dei carburanti, forzando il processo di una transizione “ecologica” imposta dall’alto per l’impoverimento controllato delle masse? Come avrebbero potuto far digerire ai popoli del mondo occidentale l’instaurazione della tirannide del Nuovo Ordine Mondiale, quando la farsa pandemica stava sfaldandosi portando alla luce il crimine contro l’umanità compiuto da Big Pharma?

 

E mentre l’UE e i Capi di governo danno la colpa alla Russia del disastro incombente, le élites occidentali dimostrano di voler distruggere anche l’agricoltura, per applicare su scala globale gli orrori dell’Holodomor . D’altra parte, in molti stati (compresa l’Italia) si va teorizzando la privatizzazione dei corsi d’acqua – che è un bene pubblico inalienabile – a vantaggio delle multinazionali e con scopi di controllo e limitazione delle attività agricole. Non diversamente si era comportato il governo filoatlantista di Kiev: da otto anni la Crimea era stata privata dell’acqua del Dnepr, per impedire l’irrigazione dei campi e affamare la popolazione. Si comprendono oggi, alla luce delle sanzioni comminate alla Russia e della fortissima riduzione degli approvvigionamenti di grano, gli enormi investimenti di Bill Gates nell’agricoltura , seguendo le stesse spietate logiche di profitto già sperimentate con la campagna vaccinale.

Gli Ucraini, a qualsiasi etnia essi appartengano, sono gli ultimi, inconsapevoli ostaggi dello stesso regime totalitario sovranazionale che ha messo in ginocchio l’economia delle Nazioni con l’impostura della Covid, dopo aver teorizzato pubblicamente la necessità di decimare la popolazione mondiale e di trasformare i superstiti in malati cronici compromettendo irreparabilmente il loro sistema immunitario.

Ci pensino bene, gli Ucraini, ad invocare l’intervento della NATO o della UE, sempre ammesso che siano davvero loro a farlo e non piuttosto i loro corrotti governanti aiutati da mercenari razzisti e da gruppi di neonazisti al soldo dei gerarchi. Perché mentre viene loro promessa la libertà dall’invasore – con il quale condividono la comune eredità culturale e religiosa per esser stati parte della Grande Russia – in realtà si sta cinicamente preparando la loro definitiva cancellazione, il loro asservimento al Grande Reset che tutto prevede fuorché la tutela della loro identità, della loro sovranità, dei loro confini.

 

Guardino gli Ucraini a quel che è avvenuto ai Paesi dell’Unione Europea: il miraggio di prosperità e sicurezza è demolito dalla contemplazione delle macerie lasciate dall’euro e dalle lobby di Bruxelles. Nazioni invase da immigrati clandestini che alimentano la criminalità e la prostituzione; distrutte nel loro tessuto sociale dalle ideologie politically correct; portate scientemente al fallimento per sconsiderate politiche economiche e fiscali; condotte verso la miseria con la cancellazione delle tutele del lavoro e della previdenza sociale; private di un futuro con la distruzione della famiglia e la corruzione morale e intellettuale delle nuove generazioni.

Quelle che erano state Nazioni prospere e indipendenti, diverse nelle loro specificità etniche, linguistiche, culturali e religiose sono state trasformate in una massa informe di persone senza ideali, senza speranze, senza fede, senza nemmeno la forza di reagire agli abusi e ai crimini di chi li governa. Una massa di clienti delle multinazionali, di schiavi del sistema di controllo capillare imposto con la farsa pandemica, anche dinanzi all’evidenza della frode. Una massa di persone senza identità, marchiate con il QR-code come gli animali di un allevamento intensivo, come i prodotti di un enorme centro commerciale. Se questo è stato il risultato della rinuncia alla propria sovranità per tutti – tutti, nessuno escluso! – gli Stati che si sono affidati alla colossale truffa dell’Unione Europea, perché l’Ucraina dovrebbe fare eccezione?

È questo che volevano, che speravano, che desideravano i vostri padri, quando ricevettero con Vladimiro il Grande il Battesimo sulle rive del Dnepr?

Se vi è un aspetto positivo che ciascuno di noi può riconoscere in questa crisi, è l’aver mostrato l’orrore della tirannide globalista, il suo cinismo spietato, la sua capacità di distruggere e annientare tutto ciò che tocca. Non sono gli Ucraini che dovrebbero entrare nell’Unione Europea o nella NATO, ma gli altri Stati che dovrebbero finalmente avere un sussulto di orgoglio e di coraggio e uscirne, scrollando da sé questo giogo detestabile e ritrovando la propria indipendenza, la propria sovranità, la propria identità, la propria fede. La propria anima.

Che sia chiaro: il Nuovo Ordine non è un destino ineluttabile, e può essere sovvertito e denunciato se solo i popoli si rendono conto di essere stati ingannati e truffati da un’oligarchia di criminali ben identificabili, per i quali un giorno varranno quelle sanzioni e quei blocchi dei fondi che oggi essi applicano impunemente a chiunque non pieghi il ginocchio dinanzi a loro.

Un appello alla Terza Roma-

Anche per la Russia questo conflitto è una trappola. Lo è perché esso realizzerebbe il sogno del deep state americano di estrometterla definitivamente dal contesto europeo nei suoi rapporti commerciali e culturali, spingendola tra le braccia della Cina, forse con la speranza che la dittatura di Pechino possa persuadere i Russi ad accettare il sistema di credito sociale e altri aspetti del Great Reset che finora ha saputo evitare almeno in parte.

È una trappola non perché la Russia abbia torto nel voler “denazificare” l’Ucraina dai suoi gruppi estremisti e garantire protezione e tutela agli Ucraini di lingua russa, ma perché sono proprio queste ragioni – teoricamente sostenibili – ad esser state create apposta per provocarla e indurla ad invadere l’Ucraina, in modo da suscitare la reazione della NATO preparata da tempo dal deep state e dall’élite globalista.

Il casus belli è stato pianificato deliberatamente dai veri responsabili del conflitto, sapendo che avrebbe ottenuto esattamente quella risposta da parte di Putin. E sta a Putin, indipendentemente dal fatto di avere ragione, non cadere nella trappola e anzi ribaltare il banco, offrendo all’Ucraina delle condizioni di pace onorevoli senza proseguire nel conflitto. Anzi, quanto più Putin ritiene di essere nel giusto, tanto più egli dimostrerà la grandezza della sua Nazione e l’amore per il suo popolo col non cedere alle provocazioni.

Mi sia permesso ripetere le parole del profeta Isaia: Sciogli le catene inique, togli i legami del giogo, rimanda liberi gli oppressi e spezza ogni giogo; dividi il pane con l’affamato, accogli in casa tua i miseri e i senza tetto; se vedi uno nudo, vestilo, e non nasconderti a colui che è carne della tua carne. Allora la tua luce sorgerà come l’aurora, la tua ferita si rimarginerà presto. Davanti a te camminerà la tua giustizia, la gloria del Signore ti seguirà. (Is 58, 6-8).

 

La crisi mondiale con cui si prepara la dissoluzione della società tradizionale ha coinvolto anche la Chiesa Cattolica, la cui Gerarchia è ostaggio di apostati cortigiani del potere. Vi fu un tempo in cui i Pontefici e i Prelati affrontavano i Re senza rispetti umani, perché sapevano di parlare con la voce di Gesù Cristo, Re dei re. La Roma dei Cesari e dei Papi è deserta e muta, come è muta da secoli la Seconda Roma di Costantinopoli.

Forse la Provvidenza ha stabilito che sia Mosca, la Terza Roma, ad assumersi oggi dinanzi al mondo il ruolo di κατέχον (2Tess 2, 6-7), di ostacolo escatologico all’Anticristo. Se gli errori del Comunismo sono stati diffusi dall’Unione Sovietica, giungendo ad imporsi finanche dentro la Chiesa, la Russia e l’Ucraina possono avere oggi un ruolo epocale nella restaurazione della Civiltà Cristiana, contribuendo a portare al mondo un periodo di pace dal quale anche la Chiesa risorgerà purificata e rinnovata nei suoi Ministri.

 

Gli Stati Uniti d’America e gli Stati europei non devono emarginare la Russia, ma anzi stringere con essa un’alleanza non solo per il ripristino degli scambi commerciali per la prosperità di tutti, ma in vista della ricostruzione di una Civiltà Cristiana, che sola potrà salvare il mondo dal mostro globalista tecno-sanitario e transumano.

Considerazioni finali

Suscita grande preoccupazione che i destini dei popoli siano nelle mani di un’élite che non risponde a nessuno delle proprie decisioni, che non riconosce alcuno sopra di sé e che per perseguire i propri interessi non esita a mettere a repentaglio la sicurezza, l’economia e la stessa vita di miliardi di persone, con la complicità dei politici al loro servizio e dei media mainstream. Le falsificazioni dei fatti, le grottesche adulterazioni della realtà e la partigianeria con cui sono diffuse le notizie si affiancano alla censura delle voci dissenzienti e giungono a forme di persecuzione etnica nei confronti dei cittadini russi, discriminati proprio nei Paesi che si dicono democratici e rispettosi dei diritti fondamentali.

 

Auspico che il mio appello alla costituzione di un’Alleanza Antiglobalista che unisca i popoli nell’opposizione alla tirannide del Nuovo Ordine Mondiale possa essere raccolto da quanti hanno a cuore il bene comune, la pace tra le Nazioni, la concordia tra i popoli, la libertà dei cittadini e il futuro delle nuove generazioni. E prima ancora, che le mie parole – assieme a quelle di tante persone intellettualmente oneste – contribuiscano a portare alla luce le complicità e la corruzione di chi si avvale della menzogna e della frode per giustificare i propri crimini, anche in questi momenti di grande apprensione per la guerra in Ucraina.

«Ci ascoltino i forti, per non diventar deboli nella ingiustizia. Ci ascoltino i potenti, se vogliono che la loro potenza sia non distruzione, ma sostegno per i popoli e tutela a tranquillità nell’ordine e nel lavoro» (Pio XII, Radiomessaggio ai governanti e ai popoli nell’imminente pericolo della guerra, 24 Agosto 1939).

Possa la Santa Quaresima indurre tutti i Cristiani ad invocare alla Maestà divina il perdono per i peccati di quanti calpestano la Sua santa Legge: la penitenza e il digiuno muovano a misericordia il Signore Iddio, mentre ripetiamo le parole del profeta Gioele: Parce, Domine: parce populo tuo. Perdona, Signore, al tuo popolo e non esporre la tua eredità al vituperio, alla derisione delle genti (Gl 2, 17).

(Arcivescovo, ex Nunzio Apostolico negli Stati Uniti d’America).

 

 

 

 

Green pass e libero arbitrio.

Sinistrainrete.info- Michele Castaldo- (9 settembre 2021)- ci dice :

 

Grande è il disordine sotto il cielo, diceva Mao, e capire diventa sempre più complicato, mi viene da aggiungere, perché nella sinistra, anche quella che ama definirsi estrema, ci si arrovella senza venirne a capo, non per cattiva volontà dei singoli ma perché mancano gli strumenti necessari per poterlo fare; si procede perciò a tentoni sbandando a volte un poco a destra e spesso un poco a “sinistra”, ovvero verso posizioni nell’alto dei cieli dell’individualismo.

Cerchiamo perciò di mettere i piedi per terra, sapendo che dobbiamo ragionare con quelli che in carne e ossa sono il popolo, cioè masse informi che vivono sotto leggi precise e obbligate, quelle del modo di produzione capitalistico e delle regole politiche e sociali che esso detta. Questo dovrebbe essere – almeno – un corretto rapporto di chi si rifiuta di riconoscere nel capitalismo l’unico mondo possibile e aspira al suo superamento, alla sua caduta, al suo crollo, alla sua implosione e cosi via.

 

Ora, il modo di produzione capitalistico vive su leggi semplici: produzione e consumo; aumento della produzione e del consumo; e ancora aumento della produttività e dei consumi di ogni tipo di merci, comprese le merci della sanità sia di quelle inanimate che di quelle animate, cioè infermieri, medici e scienziati al servizio della salute del popolo.

Il capitale, cioè quell’impersonale meccanismo che ingloba nel suo processo innumerevoli funzioni finalizzate, comunque, all’estrazione del massimo profitto, pena la sua decadenza, ha interesse a che la giostra continui sempre a girare e possibilmente sempre più veloce.

Non solo, ma ha anche necessità che i consumi si estendano anche attraverso la crescita demografica piuttosto che la sua riduzione, anzi è costretto a correre ai ripari per poterla arrestare.

Trattandosi però di un meccanismo che ingloba la produzione di una infinità di merci, molte di queste sono in contraddizioni fra loro. Tanto per fare un esempio: si ha la necessità di avere un autista di un tir molto efficiente e lucido e contemporaneamente perché possa reggere il super lavoro che è costretto a svolgere è necessario che prenda anfetamine e calmanti, e lo si rincoglionisce, con tutti i disastri che questo può provocare.

Di converso un’industria ha necessità che i suoi operai siano sani per rendere al massimo possibile piuttosto che ammalarsi e mettere in crisi la produzione, dunque se c’è una pandemia in corso l’industriale vuole che il suo operaio sia protetto non perché gli vuole bene, no, ma perché è funzionale ai suoi profitti.

C’è una pandemia in corso da circa due anni e fra tutti gli addetti del settore regna il caos, si sovrappongono non solo analisi diverse sulle sue origini, ma anche sulla sua gravità e di conseguenza su come affrontarla.

I politici si rivolgono al mondo scientifico per trovare una soluzione e fra queste la più immediata, oltre il ricovero in terapia intensiva per i più colpiti, si promuove la necessità di vaccinare la popolazione per raggiungere l’immunità di gregge. Intervengono immediatamente i grandi gruppi che producono i vaccini e propongono contratti capestri agli Stati per poter iniziare la vaccinazione.

Il vaccino dunque non affronta la natura del male, cioè le cause del famoso salto (spillover) dei virus da altre specie animali all’uomo, ma cerca di corrergli appresso per evitarne la diffusione.

 Alle case farmaceutiche, perciò, non viene richiesta una rivoluzione sociale, ma di porre rimedio a un male. Stessa cosa viene richiesta a infettivologi, epidemiologi e agli altri ruoli del settore, cioè le misure come distanziamento individuale, mascherina, disinfezione delle mani e cosi via. Ai governi vengono richieste misure adeguate per portare il popolo fuori della pandemia. Si tratta di misure “omogenee” per un mondo composito, industriale, culturale, museale, clericale, canoro, musicale, teatrale, cinematografico ecc.

Come ha reagito il popolo? Nella maniera più composita, ovvero secondo le sue caratteristiche maturate nel corso di alcuni secoli dell’attuale modo di produzione, e dei costi immediati da pagare per le restrizioni che i governi hanno cercato di imporre. È fuori discussione che fra i settori più colpiti ci sia il ceto medio produttivo e distributivo che, già falcidiato dalla crisi, sbatte con la testa al muro perché viene buttato sull’orlo del precipizio, mentre i grandi potentati economici pressano le forze politiche di governo e di opposizione, i sindacati dei lavoratori per uniformare un atteggiamento nazionale e superare una fase complicata.

Posta in questo modo la questione come cerchiamo di sbrogliare la matassa rispetto alla punta dell’iceberg rappresentato dalla questione vaccini che è l’elemento che ha totalmente disorientato l’insieme della sinistra, compresa quella più estremista?

 Vaccini si, vaccini no, vaccini ni, fino a tirare in ballo il diritto individuale, ovvero il libero arbitrio di decidere se vaccinarsi o no. Cerchiamo allora di affrontare la questione senza reticenza, per un verso, e per l’altro verso senza voler mettere a tutti i costi un cappello ideologico che non ci aiuterebbe a risolvere la questione.

Il problema principale che finora è emerso è che non ci sia stata una vera mobilitazione tendente a denunciare le origini dell’epidemia, sicché tutto è stato racchiuso in un ambito istituzionale fra gli addetti ai lavori sia del mondo scientifico che di quello politico con la supervisione di quello economico, senza una vera pressione popolare. Questa assenza, quasi dappertutto, ha pesato, almeno finora, sull’indirizzo che hanno preso i vari Stati e governi tanto in Occidente quanto in Oriente. Insomma è stato accettato dai popoli il Covid-19 come un evento naturale capitato sugli umani, cioè in modo del tutto passivo, dove perciò la migliore soluzione è apparsa essere quella dei vaccini, ovvero una soluzione capitalistica a un danno provocato dal modo di produzione capitalistico. Il dramma vero, perciò, è questo, di cui non si parla.

Pertanto se l’unica soluzione contro il Covid-19 sono i vaccini, chi li rifiuta o è cretino o è criminale; e Draghi – da vero aristocratico 2.0 – ha filo da tessere nei confronti tanto dell’estrema sinistra quanto della destra salviniana e meloniana, rafforzando il carrozzone al centro, tutti a remare a favore dell’obbligo della vaccinazione.

Ovvero fiducia cieca nella scienza, perché essa è neutrale, dunque al di sopra delle parti e perciò l’unica in grado di portarci fuori dalla pandemia e farci riprendere il percorso per superare una crisi economica che rischia di diventare sociale e dai risvolti imprevedibili.

A questa travolgente valanga politica e culturale che avanza, dietro cui si muovono le leggi dell’economia, in Occidente e nel mondo intero, senza farsi illusioni sui paesi dell’Est ex comunisti, il modo peggiore di opporsi è quello di rivendicare il diritto individuale di libero arbitrio.

Tanto da destra, quanto da “sinistra”. Che lo facciano poi dei filosofi – di “prestigio” - è peggio che andar di notte; essi obbediscono solo al principio liberale, maturato in Occidente e sappiamo quali disastri ha comportato per i popoli del sud del mondo in termini di oppressione, sfruttamento e razzismo oggi ancora tanto presente nelle nostre metropoli.

Quel principio liberale che lo storico francese Fernand Braudel alla fine del primo volume della trilogia Civiltà materiale, economia e capitalismo scrive « La città, residenza dei funzionari e dei signori, non appartiene né ai mestieri, né ai mercanti: nessuna borghesia vi cresce agevolmente. Appena questa borghesia comincia a formarsi, pensa a tradire, affascinata dallo splendore della vita dei mandarini. Le città vivrebbero di vita propria, riuscirebbero almeno ad abbozzarla, se gli individui e il capitalismo vi avessero campo libero. Ma lo Stato tutelare non lo consente. » e continua – in cauda venenum - « C’è da domandarsi che cosa sarebbe accaduto delle città cinesi se le giunche avessero scoperto il Capo di Buona Speranza al principio del Quattrocento e avessero utilizzato in pieno questa possibilità di conquista mondiale ».

 

Altrimenti detto i cinesi sono stati un poco coglioni perché non hanno concesso il libero arbitrio all’individuo, come in Occidente, ma anzi lo hanno tenuto sotto il controllo dello stato imperiale, ecco spiegata la ragione del ritardo storico della Cina rispetto a noi. Ed ecco cosa ci propinerebbero certi filosofi con il diritto individuale e personale, ovvero del più odioso principio della storia dietro cui si nasconde la possibilità del più forte a poter padroneggiare sul più debole. E poi si definiscono filosofi.

Torniamo ai vaccini, che è la questione che ci preme di più cercando di affrontare il nodo della necessità delle cavie umane, come viene detto da una parte consistente di quelli che manifestano contro la vaccinazione obbligatoria e il conseguente Green pass.

Ripetuto che viviamo in un modo di produzione capitalistico e che perciò ogni soluzione non può non avere le caratteristiche del capitalismo, cioè l’estrazione del massimo profitto, ci domandiamo: i grandi gruppi farmaceutici nel produrre i vaccini a quale logica sono chiamati a rispondere?

Alla duplice logica:

a) fare massimi profitti;

b) produrre un farmaco che freni la pandemia e permetta al capitale di riprendere il suo cammino.

Su entrambi questi fattori giocano molti altri fattori, ma l’uno non esclude l’altro vicendevolmente e voler forzare per dimostrare il contrario è sbagliato, perché si nega non l’etica weberiana del capitalista borghese o del borghese capitalista, ma perché si nega la natura tutta oggettiva di dover tenere insieme i due fattori: frenare la pandemia ed estrarre il massimo profitto.

Sicché il diritto individuale c’entra come i cavoli a merenda, che anzi nel rivendicarlo si favorisce la complementarietà dei due fattori della scienza e dell’economia e si rende la scienza sempre più funzionale all’economia.

 Manca in ciò una visione d’assieme, quella che rende il valore di un insieme superiore a quello della somma dei singoli.

Il che vuol dire: lo Stato proceda pure nei confronti dei fessi da usare come cavie, a me deve concedere la libertà di non vaccinarmi. Se poi dietro questa rivendicazione si nascondono gli interessi economici di un ceto medio commerciale come i ristoratori, è tutto dire.

Si tratta a ben vedere di un atteggiamento individualistico ed egoistico che ha molto di liberale e poco o niente di anticapitalismo, anche se rivendicato da sinistra.Cerchiamo allora di precisare il nostro punto di vista: un conto è avere consapevolezza delle difficoltà di fronte a un problema storico enorme, tutt’altra cosa è schierarsi in coda alle truppe cammellate della borghesia e del suo governo in Italia, in Europa e nel resto del mondo.

Poniamoci questa domanda: di fronte al fatto che la Confindustria chiede al governo il Green pass ai lavoratori per entrare al lavoro e se il governo lo dovesse varare, che senso avrebbe invocare il diritto di libertà contro l’obbligo di vaccinarsi?

Ma perché, allora, guardare la realtà partendo dal proprio ombelico, dal proprio individualismo piuttosto che cercare di affrontare le questioni per come si presentano sul tappeto da un punto di vista oggettivo?

 Perché sperare che un gruppo di “persone” si organizzi e funga da embrione, magari cresca per opporre un rifiuto all’obbligo del vaccino? Insomma: perché richiamarsi sempre all’individuo – anche a sinistra – piuttosto che ai fattori oggettivi?

E i sindacati, e Landini della gloriosa Cgil, che a rimorchio del liberalismo borghese è incapace di esprimere una volontà del proletariato perché questo è fermo e in balia della morfina della crisi capitalistica non geme.

Che fare?

Come si sono comportati i lavoratori durante gli ultimi 200 anni nei confronti del modo di produzione capitalistico in ascesa? Cercando di strappare quota parte dei profitti che essi contribuivano a produrre per migliorare la loro vita dentro e fuori dell’ambito lavorativo. Come si stanno comportando, in modo particolare in Occidente al cospetto dei propri capitalisti che vengono sfidati dalla concorrenza asiatica? Arretrando in modo scompaginato.

Come rintracciamo – da comunisti – una linea di denuncia del modo di produzione in crisi in questa fase? Non certamente rincorrendo l’individualismo e il diritto di libertà individuale, no e poi no, ma invitando i lavoratori a farsi carico di controllare la filiera dei vaccini, visto che siamo noi che mandiamo avanti il modo di produzione e dunque:

a) chi produce;

b) cosa produce;

c) in che modo produce;

d) a quali costi produce;

e) in che modo distribuisce;

f) a quali costi distribuisce;

g) attraverso quali canali distribuisce.

E, se permettete, vorremmo avere degli scienziati al nostro servizio per essere sostenuti in una battaglia che ci veda se non protagonisti almeno non del tutto passivi.

 Lo volete chiamare controllo operaio? Dategli il nome che volete, basta che usciamo dall’individualismo e dal soggettivismo politico chiamando i lavoratori a misurarsi con gli interessi della propria salute piuttosto che denudare il braccio ed offrirlo alla bontà dello Stato attraverso l’iniezione dell’infermiere di turno.

 Si pensa in questo modo di costruire chissà quali fronti anticapitalistici per la rivoluzione? Nient’affatto, si intende solo applicare il buon senso: visto che devi iniettarci un liquido nei nostri corpi, vogliamo capire almeno di che si tratta.

D’altra parte non sarebbe l’atteggiamento più logico del malato nei confronti del medico?

E perché tale atteggiamento dovrebbe essere valido da ammalati e non valido se siamo sani? Perché non siamo in grado di capire? E allora ci scegliamo una serie di scienziati di cui cerchiamo di fidarci alla bisogna.

Ecco, questo sarebbe un terreno di intervento che potrebbe mettere insieme migliaia di militanti a misurarsi con un dramma storico, perché è un dramma storico, in cui il proletariato rischia di passare per il morto al gioco – tragico però – del tressette col morto.

È poco? È certamente più di accodarsi alle ragion di Stato che obbedisce alle leggi capitalistiche e al diritto liberale che viene ridicolizzato dalla ragion comune: ubi maior minor cessat, finendo così per fare la figura del cretino.

Gli operai non ci ascoltano? Pazienza per loro, ma abbiamo assolto al ruolo cui dovevamo, perché la volontà degli oppressi e sfruttati si sviluppa solo su necessità obbligate e non per trasmissione di velleitarie idealità, e ancor meno per convinzione individuale sulla validità o meno dei vaccini e il Green pass.

 

 

 

Il mondialismo ha creato l’operazione terroristica

del Covid per arrivare al Grande Reset:

l’Italiagate è ancora lo scandalo che può far saltare

 i piani del Nuovo Ordine Mondiale.

Lacrunadellago.net- Cesare Sacchetti  -(24 Marzo 2021 )- ci dice:

Il concepimento dell’operazione terroristica del coronavirus non risale al 2020. Le élite stavano già cercando negli anni precedenti un evento catalizzatore così potente e devastante da trascinare definitivamente il mondo verso il governo mondiale.

Fu proprio David Rockefeller a pochi anni di distanza dal crollo del Muro di Berlino, nel 1994, a rivelare ad una platea delle Nazioni Unite che era tutto pronto per giungere al “Nuovo Ordine Mondiale”.

Tutto ciò di cui c’era bisogno era una “giusta e grande crisi” tale da costringere le nazioni ad “accettare il Nuovo Ordine Mondiale”.

La logica del mondialismo è sempre stata questa nel corso dei decenni ed è rimasta sostanzialmente immutata. Sono sempre e solo le crisi che permettono alla massoneria e alle famiglie mondialiste di fare dei passi da gigante verso il loro piano finale.

Tra le varie opzioni a disposizione, le élite hanno ripiegato sulla crisi pandemica e le loro intenzioni non erano state nascoste in qualche documento segreto.

Erano state rivelate alla luce del sole già nel 2010 e furono proprio i Rockefeller a quindici anni di distanza dalle loro dichiarazioni rilasciate all’ONU a rivelarlo in un documento ufficiale dal titolo “Operazione Lockstep”. Lockstep in inglese significa l’esecuzione di una procedura estremamente rigida e questo fa intuire già chiaramente che tipo di società scaturirà dalla cosiddetta “emergenza sanitaria”.

È comunque interessante notare come la famiglia Rockefeller abbia avuto un ruolo determinante nel concepire questo piano. Secondo diversi ricercatori ed esperti dei grandi poteri mondialisti, dopo i Rothschild, la famiglia di banchieri di origini askenazite, nella gerarchia del potere mondialista vengono immediatamente proprio loro, i Rockefeller.

I Rothschild esercitano il loro potere soprattutto sull’Europa, mentre ai Rockefeller è stato assegnato il dominio degli Stati Uniti.

Ad ogni modo, nel documento in questione si descrive esattamente tutto quello che è accaduto dopo la comparsa del Covid.

Uno sconosciuto virus animale muta e si trasmette all’uomo. I governi per fare fronte a questa nuova “minaccia” decidono di esercitare un controllo ferreo e autoritario sulla società.

Vengono proibiti gli spostamenti e imposti obblighi di indossare le mascherine esattamente come accaduto dopo l’inizio della crisi terroristica del Covid.

Successivamente, l’economia mondiale crolla completamente perché vengono fermate le attività economiche a causa delle ripetute chiusure imposte dai governi.

Una volta che il mondo precipita nel caos, gli Stati gradualmente spariscono e lasciano il posto a delle enormi strutture sovranazionali che prendono il posto delle nazioni.

Il mondo viene diviso in blocchi e ognuno di questi viene governato da entità sovranazionali sostanzialmente nelle mani dei poteri industriali, finanziari e bancari.

Questa struttura per blocchi sarà poi la base del futuro governo mondiale così ardentemente desiderato dal mondialismo.

La strategia pertanto è quella collaudata che la massoneria pratica sin dall’inizio della sua esistenza. Ordo ab chaos.

Il caos programmato servirà in questa ottica a partorire il risultato già prestabilito dagli stessi architetti della destabilizzazione.

A questo punto, è importante continuare a prestare attenzione alla cronologia. Una volta che i Rockefeller annunciano nel 2010 che sarà la “pandemia” – o la percezione interamente mediatica di essa come avviene ora per il Covid – a trascinare il mondo verso il Nuovo Ordine Mondiale, nel 2015 i laboratori di Moderna già sono al lavoro con l’istituto francese Pasteur per produrre dei vaccini a tecnologia mRNA.

Secondo diversi medici e scienziati, questi vaccini sono in grado di modificare il DNA umano e sono proprio quelli che vengono distribuiti alla popolazione ora. Per comprendere meglio quali danni possano fare alla popolazione è utile citare le parole della scienziata francese, Alexandra Henrion-Caude, che ha parlato di assoluta “follia nella scelta di volerli distribuire a soggetti sani”.Una volta che questo tipo di vaccino entra nell’organismo le interazioni con le molecole possono essere infinite e dare vita a reazioni devastanti tali da compromettere l’integrità del sistema immunitario.

Questo tipo di farmaci, tra l’altro, secondo quanto detto da un altro scienziato, il dottor Michael Yeadon, ex direttore scientifico della Pfizer, una casa farmaceutica attualmente impegnata nella loro produzione, potrebbero portare alla sterilizzazione delle persone che lo ricevono.

In altre parole, il vaccino sarebbe il modo per raggiungere un altro obbiettivo fondamentale del mondialismo, ovvero la riduzione della popolazione.

Tutto questo senza contare già l’alto numero di persone che stanno morendo nel mondo per i gravi effetti collaterali di questi vaccini.

La dottoressa americana Sherri Tenpenny ha infatti spiegato come milioni di persone potrebbero morire nel mondo se si considera che larga parte dei loro devastanti effetti collaterali si manifesterà dai 3 ai 6 anni  dalla loro somministrazione.

Il paradosso quindi in tutto questo sarebbe che la “cura” che il sistema propone non sarebbe altro che la vera malattia.

Il virus è il vaccino stesso.

La preparazione di questa crisi dunque era già ampiamente in corso negli anni precedenti e la “pandemia” avrebbe dovuto essere scatenata con ogni probabilità in ogni caso in questi anni.

L’evento che il mondialismo non aveva previsto: l’elezione di Donald Trump.

L’evento imprevisto che ha sconvolto i piani del globalismo è stata l’elezione alla Casa Bianca di Donald Trump nel 2016.

L’operazione terroristica del coronavirus doveva comunque avere luogo, ma sotto l’amministrazione Clinton che avrebbe così trascinato il mondo intero verso questo nuovo leviatano globale.In questo contesto, la Russia di Putin sarebbe stata completamente isolata, e il Grande Reset annunciato dal club globalista di Davos avrebbe avuto luogo senza alcuna difficoltà.

L’elezione di Trump non era assolutamente prevista perché il sistema non aveva messo nel conto di perdere il controllo degli Stati Uniti che sono un pezzo semplicemente troppo importante della scacchiera.

Manly P. Hall, altro massone di primo piano, spiegò nella sua opera del 1944, “Il destino segreto dell’America” che la missione dell’America sarebbe stata quella di guidare il mondo intero verso il Nuovo Ordine Mondiale.

La superpotenza militare ed economica di questa nazione è stata utilizzata per decenni per colpire tutti i leader e le nazioni che in qualche modo hanno sfidato il deep state di Washington e difeso la loro sovranità.

Trump durante il suo mandato ha separato l’America dal mondialismo e il deep state per rimediare a quanto accaduto nel 2016 ha orchestrato quella che probabilmente è la più grossa frode elettorale della storia d’America e del mondo intero.

La frode elettorale contro Trump: il golpe del deep state per riprendere l’America.

La notte elettorale del 3 novembre è iniziata l’operazione quando era ormai chiaro che Donald Trump stava vincendo senza affanni la sfida con il debole candidato democratico Joe Biden.

Ad un certo punto dello scrutinio, è stato impartito l’ordine, e gli scrutatori hanno smesso simultaneamente di contare i voti nei sei stati chiave.

Sono stati scaricati nelle urne centinaia di migliaia di voti postali illegali tutti giunti oltre la scadenza della mezzanotte, e tutti stranamente a favore di Joe Biden.

Il broglio però ha avuto una estensione molto più radicata e profonda della sola manipolazione del voto postale.

Il 3 novembre c’è stato un attacco internazionale contro la sovranità degli Stati Uniti, un vero e proprio tentativo di golpe perpetrato attraverso la decisiva collaborazione dei governi saldamente nelle mani del potere globalista.Quando lo stato profondo ha capito che Trump stava vincendo nonostante i voti postali ha dovuto dare vita ad un’operazione di hackeraggio mai vista nella storia.

A Francoforte, dove sono custoditi i server di Dominion in una stazione della CIA, erano stati già spostati moltissimi voti da Trump a Biden, ma il broglio fatto non era ancora sufficiente.

 

L’Italiagate: il ruolo decisivo del deep state italiano nel golpe contro Trump.

Trump stava vincendo lo stesso e allora si è dovuta coinvolgere l’Italia. È qui che nasce l’Italiagate, che è la chiave di questo intero colpo di Stato.

Secondo quanto già rivelato da Maria Zack e Bradley Johnson, a spostare del tutto i voti da Donald Trump a Joe Biden sarebbe stata la società Leonardo, il cui 30% è partecipato dal ministero dell’Economia italiano.

Leonardo avrebbe messo a disposizione un suo satellite militare attraverso il quale sarebbero stati trasmessi negli Stati Uniti i voti hackerati, già spostati da Trump a Biden.

Questo coinvolgerebbe direttamente l’allora governo Conte nello scandalo che avrebbe in qualche modo acconsentito a questo attacco informatico, che non sarebbe altro che un’aggressione diretta alla sovranità degli Stati Uniti.

L’hackeraggio sarebbe stato realizzato a via Veneto, nella sede dell’ambasciata americana allora diretta dall’ambasciatore Lewis Eisenberg, molto vicino alle lobby sioniste neocon, che avrebbe messo a disposizione il secondo piano della sede diplomatica USA per realizzare il broglio elettronico.

Ad avere avuto un ruolo decisivo in questo senso sarebbe stato Arturo D’Elia il cui curriculum rivela molte circostanze interessanti.

D’Elia infatti non è affatto estraneo al mondo dell’informatica. Nel suo profilo Linkedin è indicato chiaramente come in passato D’Elia abbia svolto il ruolo di perito informatico della procura di Napoli.E questo non è nemmeno il ruolo più prestigioso avuto in questo campo. D’Elia infatti ha lavorato direttamente per la NATO come consulente informatico dal 2010 al 2015.

Nel 2015 poi D’Elia approda in Alenia Aermacchi, una società controllata proprio da Leonardo.

Nel suo profilo Facebook, l’hacker condivideva le sue foto delle esercitazioni che praticava con la NSA americana. È interessante anche notare come D’Elia sempre nel suo profilo presente nella piattaforma di Zuckerberg, riportava il motto di Gladio “Silendo libertatem servo”.

Per chi fosse a digiuno della storia di Gladio è certamente utile ricordare come questa fosse una struttura clandestina coordinata e gestita dallo stato profondo di Washington e dalla NATO stessa per impedire che l’Italia slittasse verso il patto di Varsavia all’epoca della guerra fredda.

D’Elia dunque lavorava per quel sistema di potere atlantista e mondialista che ha cercato di rovesciare Trump sin dall’inizio del suo mandato.

Non era affatto uno sprovveduto e aveva tutte le competenze professionali per realizzare un’operazione del genere.

I media hanno cercato frettolosamente e goffamente di etichettare questa storia come una “teoria del complotto”, ma non si sono premurati nemmeno di eseguire i riscontri minimi essenziali alla versione raccontata da Maria Zack.

Ora D’Elia si trova in prigione a Salerno per un altro reato legato alla sua collaborazione proprio con Leonardo nel 2015, dalla quale avrebbe trafugato dati sensibili.

La chiave per rovesciare Donald Trump è stata quindi il coinvolgimento dello stato profondo italiano.

Il presidente però non era certo impreparato a questa eventualità. Sapeva che il mondialismo non gli avrebbe concesso di restare per un altro mandato alla Casa Bianca e aveva preparato un ordine esecutivo nel 2018 proprio per sventare e prevenire le ingerenze straniere elettorali negli USA.A questo punto, sarebbe del tutto naturale pensare che il piano per prevenire questo colpo di Stato internazionale non sia effettivamente riuscito dal momento che Joe Biden si è insediato.

A questo proposito però c’è una citazione molto in voga tra i circoli più vicini a Trump che potrebbe spiegare cosa sta realmente accadendo.

“Nulla è come sembra”. Joe Biden è senza ombra di dubbio un presidente anomalo. Dall’inizio del suo mandato non ha nemmeno ricevuto un leader straniero nella Casa Bianca e non ha tenuto ancora una conferenza stampa ufficiale alla Casa Bianca.

Una prova ulteriore di questa presidenza anomala viene da un recente video pubblicato da ABC News, nel quale si vede Biden parlare con i giornalisti che puntano i loro microfoni verso di lui, ma se si guarda con attenzione si vede che le mani di Biden passano incredibilmente attraverso i microfoni stessi.

In altre parole, i media ufficiali hanno realizzato un falso clamoroso, e ci si chiede quale sia la necessità di ricorrere ad una manipolazione così grossolana se effettivamente Joe Biden è in carica.

Biden, tra l’altro, ha fatto sapere che non andrà nemmeno al confine meridionale con il Messico, preso nuovamente d’assedio dagli immigrati clandestini, così come Kamala Harris.

Il Pentagono inoltre si è già rifiutato in più di un’occasione di seguire le istruzioni del presunto presidente e questo fa pensare che ci sia una amministrazione fantoccio a Washington, priva degli effettivi poteri che dovrebbe invece avere sulla carta.

Anche l’attacco USA in Siria presenta delle anomalie vistose, dal momento che né l’Iran né la Siria hanno rivelato effettivamente quali sono stati i danni effettivi di questo bombardamento.

Il Grande Reset che sotto una ipotetica amministrazione Biden avrebbe dovuto essere “inarrestabile”, come aveva annunciato John Kerry, membro della società occulta di Teschi e Ossa ed ex segretario di Stato sotto Obama, non si sta manifestando.

Al contrario, sono sempre di più gli stati negli USA che tornano alla normalità e rimuovono le restrizioni Covid, e da ultimo sono arrivate le notizie che anche New York sta rimuovendo il coprifuoco.A questo punto, ci si chiede che cosa sia accaduto effettivamente il 20 gennaio quando c’è stata l’inaugurazione di Biden.

 

Numerosi indizi sostanziali, a partire dalla presenza della guardia nazionale a Washington, fanno pensare che in questo momento siano in realtà i militari a rivestire il ruolo di governo reggente nel Paese.

A questo proposito, è interessante notare che in diversi uffici delle basi militari USA è ancora assente la foto del comandante in capo, ovvero Joe Biden.

È un fatto che non sembra avere precedenti. Trump potrebbe avere quindi in via non ufficiale consegnato temporaneamente il potere alle forze armate in attesa di poter tornare effettivamente in carica.

È la chiave per poter tornare presidente è lo scandalo dell’Italiagate. Per poter far annullare definitivamente la frode elettorale del 2020 occorre portare alla sbarra i responsabili di questo hackeraggio.

Il deep state italiano avrebbe infatti avuto un ruolo determinante nel golpe contro Trump e questo coinvolgimento non si limiterebbe solamente al governo Conte e a Renzi, già accusato di aver avuto un ruolo determinante nello spygate, ma anche a quello dell’attuale governo Draghi.

E’ interessante notare a questo riguardo come il governo Draghi abbia nominato nel suo governo degli uomini di Leonardo, su tutti il ministro della Transizione Ecologica, il fisico Roberto Cingolani.

Cingolani è un personaggio del quale si era già sentito parlare negli anni passati per le sue apparizioni proprio alla Leopolda, l’evento organizzato da Matteo Renzi, il cui nome compare ricorrentemente in questa storia..

Lo scienziato aveva anche partecipato nel 2016 alla riunione annuale della commissione Trilaterale, uno dei bracci operativi del globalismo fondato dall’immancabile Rockefeller nel 1973.

Gli uomini che hanno un legame con Leonardo nel governo Draghi non si limitano comunque a Cingolani.

Il capo gabinetto di Draghi, Antonio Funiciello, proviene a sua volta da Leonardo ed era già stato capo gabinetto di Gentiloni.

Lo stesso Gentiloni che ha nominato nel 2017 amministratore delegato di Leonardo, Alessandro Profumo, riconfermato dal governo Conte nel 2020.

Sulla testa di Profumo pende tra l’altro già una condanna in primo grado per falso in bilancio e aggiotaggio, reati che si sarebbero consumati ai tempi del suo mandato da amministratore delegato in Unicredit.

Né Profumo né Leonardo hanno mai smentito ufficialmente il coinvolgimento dell’azienda nell’Italiagate, e questo è alquanto irrituale soprattutto se si considera che Leonardo è una società per azioni e certe comunicazioni sarebbero d’obbligo quantomeno per mettere al riparo i titoli da eventuali speculazioni al ribasso sui mercati.

Ad ogni modo, sembra esserci un minimo comun denominatore che accomuna i governi Renzi, Gentiloni, Conte e Draghi, e questo comune denominatore sembra la completa ostilità a Trump.

La sensazione è che Draghi, da ultimo, attraverso queste nomine abbia voluto dare qualche copertura politica a Leonardo, che avrebbe avuto un ruolo decisivo nel golpe elettorale contro Trump.

Ci sono stati certamente, e sono ancora in corso, dei chiari tentativi di depistaggio per cercare di accostare Draghi a Trump, ma si è già dimostrato nelle precedenti occasioni che fanno tutti parte di una campagna di disinformazione orchestrata da ambienti vicini alla Lega e alla massoneria per confondere le acque.

Il governo Draghi non appena si è insediato ha iniziato a fare quello che il sistema gli aveva chiesto di fare. Chiusure di massa e distribuzione di vaccini mRNA che stanno provocando gravi effetti collaterali alla popolazione.

Draghi non sta facendo altro che trascinare l’Italia verso il Grande Reset.

La “conversione” dell’ex governatore Bce non è stata dunque altra che una grossolana menzogna messa in giro proprio dagli ambienti citati precedentemente nel maldestro tentativo di offrire una cartina di tornasole alla Lega, che aveva bisogno di giustificare la sua sì di conversione agli occhi dei suoi elettori.

Tra l’altro, la Lega attualmente è al governo con diversi esponenti del precedente governo Conte che avrebbero avuto un ruolo decisivo nell’Italiagate.

Un fatto è comunque certo. L’Italiagate è la madre di tutti gli scandali e la sua definitiva esplosione è determinate per poter consentire il ritorno ufficiale di Trump alla presidenza degli Stati Uniti e la conseguente e definitiva sconfitta del Nuovo Ordine Mondiale.

Una volta che questo evento si avverasse, si metterebbe in moto un meccanismo che non solo travolgerebbe lo stato profondo di Washington, ma in pratica l’intera classe dirigente italiana che si è prestata per poter realizzare il colpo di Stato internazionale contro Donald Trump.

Tutto questo deve avvenire prima del 2024, perché Trump sa perfettamente che se non si rovescia la frode del 2020, non si avrà mai più una regolare elezione negli USA.

Ultimamente il presidente è tornato a parlare sempre più spesso e uno dei suoi consiglieri più anziani ha annunciato che tra due-tre mesi Trump avrà un suo social.

Trump vuole evidentemente avere uno spazio dove poter comunicare perché ritiene con ogni probabilità in quel periodo si siano già verificati eventi di così rilevante importanza da richiedere una piattaforma dove poter condividere post e scritti istantaneamente e senza alcuna censura, a differenza di quanto avviene nel regime social di Twitter e Facebook.

La primavera è appena iniziata e alcuni fiori potrebbero finalmente sbocciare. Si avvicina allo stesso tempo la Pasqua di Resurrezione e la speranza è che la Resurrezione di Cristo possa portare ad una rinascita e ad una definitiva vittoria delle sue forze sulla Terra.

Lo scontro è lungi dall’essere finito. La battaglia ancora deve arrivare al suo culmine e solo coloro che resisteranno fino all’ultimo usciranno vittoriosi.

L’esito di questo scontro comunque passerà dall’Italia. Le strade che portano a Roma decideranno se l’umanità piomberà o meno nel Nuovo Ordine Mondiale.

 

 

 

 

Putin non è un folle, la sua visione è coerente

con l’imperialismo sia russo che sovietico.

Atlanticoquotidiano.it- Michele Marsonet-(21 Mar 2022)-ci dice :

 

 Diversi analisti occidentali sono convinti che Vladimir Putin non sia più in possesso delle sue piene facoltà mentali. Sarebbe insomma affetto da vere e proprie turbe psichiche che hanno sconvolto la sua mente, e una delle motivazioni offerte è che sia stato colpito dal Covid senza riprendersi pienamente.È ovvio che si tratta di mere ipotesi, poiché le prove non ci sono. Urge dunque porsi un quesito di fondo.

Lo zar moscovita è davvero un folle, per di più pericolosissimo disponendo di un arsenale atomico paragonabile a quello americano? Se così fosse, la situazione sarebbe ancora più drammatica di quanto si ritiene, dal momento che il comportamento di un pazzo è del tutto imprevedibile.

Per fermarlo occorrerebbe un golpe interno, progettato e realizzato nella stessa Russia, ad opera di militari e oligarchi da lui umiliati anche in pubblico. Non vi sono, per ora, segni di una simile possibilità. Lo stesso ministro degli esteri Sergej Lavrov, in precedenza considerato persona moderata e ragionevole, in ultima istanza non gli ha fatto mancare l’appoggio in occasione dell’avventura ucraina.

Credo quindi sia opportuno percorrere un’altra strada, che collega in modo diretto le azioni dell’ex agente del KGB alla storia russa, passata e presente. E in questo caso le pezze d’appoggio esistono, e sono pure abbondanti.

Di recente Putin ha paragonato se stesso a Pietro il Grande, primo imperatore di Russia, fondatore di San Pietroburgo e iniziatore delle grandi conquiste territoriali che avrebbero condotto il Paese ad espandersi in Asia sino a raggiungere il Pacifico.

Può darsi che tale identificazione sia un sintomo di follia, ma a me pare piuttosto il riemergere di un nazionalismo russo a tutto tondo, da sempre presente nella storia e basato sulla convinzione che ai russi spetti svolgere una missione salvifica inglobando, volenti o nolenti, gli altri popoli (non solo slavi) che con la Russia confinano.

Il nazionalismo panrusso non è tuttavia l’unico fattore di cui tener conto. Putin ha più volte affermato di considerare la caduta dell’Unione Sovietica come la più grande tragedia del secolo scorso, e ha sempre avuto parole di disprezzo per Gorbaciov reo, a suo avviso, di non averlo impedito. Nella sua visione l’URSS era semplicemente l’erede dell’impero zarista, e la sua scomparsa ha causato un declino al quale lo stesso Putin vuole porre rimedio.

Di qui la percezione che egli intenda ripartire da Russia, Bielorussia e Ucraina per ricomporre la vecchia Unione. Quest’ultima era però basata (anche) su un collante ideologico – il marxismo-leninismo – diffuso in tutto il mondo e che ora non esiste più.

 È evidente che Putin non s’attendeva una simile resistenza da parte degli ucraini, che lui assimila senza esitare ai russi. Prigioniero di schemi ormai vecchi, ha ordinato un’invasione che ha messo a nudo i limiti dell’esercito russo.

Non si dimentichi che sono morti – per ora – ben 4 generali. Quando gli ufficiali superiori devono andare in prima linea significa che le truppe sono in preda al caos, e anche questa dev’essere stata una sorpresa per l’uomo del Cremlino.

Una cosa è certa: il presidente russo non cederà, a meno che militari e oligarchi trovino il modo di eliminarlo.

Vorrei comunque rimarcare un fatto molto importante, che spesso dimentichiamo perché siamo impressionati dalle enormi sofferenze inflitte al popolo ucraino.

Sarà la Cina a trarre i maggiori vantaggi in termini di potere globale.

Si noti, per esempio, che Joe Biden, pur impegnandosi a difendere Taiwan, ha detto a Xi Jinping di considerare “accettabile” la situazione attuale, con l’isola che è indipendente solo formalmente perché protetta dallo scudo americano. Ha dunque di nuovo riconosciuto il principio che esiste “una sola Cina”, e si tratta di un’ammissione di impotenza.

Circa il destino di Putin è arduo fare previsioni in questo momento. Si sta candidando da solo a una sorta di processo di Norimberga, ma pagherà per i suoi crimini soltanto se verrà rovesciato.

In ogni caso dovrà rassegnarsi a un ruolo di secondo piano, a rimorchio di Pechino. Difficile dire se per l’Occidente sia un vantaggio, visto che la Repubblica Popolare è molto più forte della Federazione Russa. Avremo con ogni probabilità un duopolio Cina-Stati Uniti, con Pechino destinata ad assumere un ruolo sempre più importante (anche in Europa).

Smettiamola, però, di dire che Putin è solo un folle.

Commenti

Post popolari in questo blog

Quale futuro per il mondo?

Co2 per produrre alimenti.

Caos e dazi.