IL MONDO LIBERO CHIEDE AIUTO !
IL MONDO LIBERO -SOTTOPOSTO AI VOLERI DEL
PRINCIPE DELLE TENEBRE ECONOMICHE E SOCIALI -
CHEDE AIUTO !
RADIOMESSAGGIO
DI SUA SANTITÀ PIO XII
AI
POPOLI DI TUTTO IL MONDO.
Vatica.va-
Pio XII -(24 dicembre 1953)- ci dice :
« Il
popolo, che abitava nelle tenebre, vide una gran luce ». Con questa vivida immagine lo
spirito profetico d’Isaia preannunziò la
venuta sulla terra del celeste Bambino, Padre del futuro secolo e Principe
della pace. Con questa medesima immagine, divenuta nella maturità dei tempi
realtà confortatrice delle umane generazioni che si avvicendano in questo mondo
pieno di caligine, Noi desideriamo, diletti figli e figlie dell’Orbe cattolico,
esordire il Nostro Messaggio natalizio, e di essa servirCi per condurvi ancora
una volta alla culla del neonato Salvatore, fulgida fonte di luce.
Luce
che risplende nelle tenebre.
Luce
che squarcia e vince le tenebre è, infatti, il Natale del Signore nel suo
essenziale significato, che l’Apostolo Giovanni espose e compendiò nel sublime
esordio del suo Vangelo, riecheggiante la solennità della prima pagina del
Genesi all’apparire della prima luce. « Il Verbo si è fatto carne e abitò fra
noi; e noi fummo spettatori della sua gloria, gloria, quale l’Unigenito ha dal
Padre, pieno di grazia e di verità » . Egli, vita e lume in se stesso,
risplende nelle tenebre e accorda a tutti coloro, che aprono a lui i loro occhi
e il loro cuore, a quelli che lo ricevono e credono in lui, il potere di
divenire figli di Dio .
Ma,
nonostante così generosa folgorazione di luce divina, promanante dall’umile
presepe, è lasciata all’uomo la tremenda facoltà di immergersi nelle antiche
tenebre, causate dal primo peccato, dove lo spirito inaridisce in opere di
fango e di morte. Per siffatti ciechi volontari, resi tali per aver perduto o
indebolito la fede, il Natale stesso non serba altro fascino se non quello di
una festa meramente umana, risolta in poveri sentimenti ed in ricordi puramente
terrestri, spesso tuttavia dolcemente accarezzata, ma come involucro senza
contenuto e guscio senza nocciolo. Persistono dunque, intorno alla radiosa
culla del Redentore, zone di tenebre, e si aggirano uomini dagli occhi spenti
al fulgore celeste, non perché il Dio Incarnato non abbia, pur nel mistero,
luce per illuminare ciascuno che viene in questo mondo, ma perché molti,
abbagliati dall’effimero splendore degli ideali e delle opere umane,
circoscrivono il loro sguardo nei confini del creato, incapaci come sono di
sollevarlo al Creatore, principio, armonia e fine di ogni cosa esistente.
Il
progresso tecnico.
A
questi uomini delle tenebre desideriamo additare la «gran luce » irradiata dal
presepe, invitandoli, prima di ogni altra cosa, a riconoscere la causa odierna
che li fa ciechi ed insensibili al divino. Essa è la soverchia, talora
esclusiva stima, del cosiddetto «progresso tecnico ». Questo, sognato dapprima
quale mito onnipotente e dispensatore di felicità, poi promosso con ogni
industria fino alle più ardite conquiste, si è imposto sulle comuni coscienze
quale fine ultimo dell’uomo e della vita, sostituendosi pertanto a qualsiasi
genere d’ideali religiosi e spirituali. Oggi si vede con sempre maggior
chiarezza che la sua indebita esaltazione ha accecato gli occhi degli uomini
moderni, ha reso sorde le loro orecchie, tanto che si avvera in essi ciò che il
Libro della Sapienza flagellava negli idolatri del suo tempo ; essi sono
incapaci d’intendere dal mondo visibile Colui che è, di scoprire il lavoratore
dalla sua opera; e anche più oggi, per coloro che camminano nelle tenebre, il
mondo del soprannaturale e l’opera della Redenzione, che trascende tutta la
natura ed è stata compiuta da Gesù Cristo, restano avvolti in una totale
oscurità.
Esso
viene da Dio e conduce per sé a Dio.
Eppure
non dovrebbe accadere siffatto traviamento, né le presenti Nostre rimostranze
hanno da essere intese quale riprovazione del progresso tecnico in sé. La
Chiesa ama e favorisce i progressi umani. È innegabile che il progresso tecnico
viene da Dio, dunque può e deve condurre a Dio. Accade infatti spessissimo che
il credente, nell’ammirare le conquiste della tecnica, nel servirsene per
penetrare più profondamente nella conoscenza della creazione e delle forze
della natura e per meglio dominarle mediante le macchine e gli apparecchi, al
fine di ridurle al servizio dell’uomo e all’arricchimento della vita terrena,
si senta come trascinato ad adorare il Datore di quei beni che egli ammira ed
utilizza, ben sapendo che il Figlio eterno di Dio è il « primogenito di tutte
le creature, poiché in lui sono state fatte tutte le cose nei cieli e in terra,
le visibili e le invisibili » . Ben lontano dunque dal sentirsi mosso a
sconfessare le meraviglie della tecnica ed il suo legittimo impiego, il
credente si trova forse più pronto a piegare il ginocchio davanti al celeste
Bambino del presepe, più consapevole del suo debito di gratitudine a Chi diede
intelligenza e cose, più disposto ad inserire le stesse opere della tecnica a
far coro con gli angeli nell’inno di Betlemme: « Gloria a Dio nel più alto dei
cieli » . Egli troverà perfino naturale di porre accanto all’oro, all’incenso,
alla mirra, offerti dai Magi al Dio bambino, altresì le conquiste moderne della
tecnica: macchine e numeri, laboratori e scoperte, potenza e risorse. Anzi,
tale offerta è come il presentargli l’opera già da Lui stesso comandata, ed ora
felicemente eseguita, seppure non terminata. « Popolate la terra e
sottomettetela »: disse Iddio all’uomo nel consegnarli la creazione in
provvisorio retaggio. Quale lungo ed aspro cammino da allora fino ai tempi
presenti, nei quali gli uomini possono in qualche modo dire d’aver adempiuto il
divino comando!
La
tecnica moderna all’apogeo dello splendore e del rendimento.
La
tecnica infatti conduce l’uomo odierno verso una perfezione non mai raggiunta
nella dominazione del mondo materiale. La macchina moderna permette un modo di
produzione, che sostituisce ed ingigantisce l’energia umana di lavoro, che si
libera interamente dall’apporto delle forze organiche ed assicura un massimo di
potenziale estensivo e intensivo e al tempo stesso di precisione. Abbracciando
con uno sguardo i risultati di questa evoluzione, par di cogliere nella natura
stessa il consenso di soddisfazione per quanto l’uomo ha in essa operato e
l’incitamento a procedere ulteriormente nella indagine e nella utilizzazione
delle sue straordinarie possibilità. Ora, è chiaro che ogni ricerca e scoperta
delle forze della natura, effettuate dalla tecnica, si risolvono in ricerca e
scoperta della grandezza, della sapienza, dell’armonia di Dio. Considerata in
tal modo la tecnica, chi potrebbe disapprovarla e condannarla?
Pericolo
che essa cagioni grave danno spirituale. Lo « spirito tecnico ».
Tuttavia
sembra innegabile che la stessa tecnica, giunta nel nostro secolo all’apogeo
dello splendore e del rendimento, si tramuti per circostanze di fatto in un
grave pericolo spirituale. Essa sembra comunicare all’uomo moderno, prono
davanti al suo altare, un senso di autosufficienza e di appagamento delle sue
aspirazioni di conoscenza e di potenza sconfinate. Con il suo molteplice
impiego, con l’assoluta fiducia che riscuote, con le inesauribili possibilità
che promette, la tecnica moderna dispiega intorno all’uomo contemporaneo una
visione così vasta da esser confusa da molti con l’infinito stesso. Le si
attribuisce per conseguenza una impossibile autonomia, la quale alla sua volta
si trasforma nel pensiero di alcuni in una errata concezione della vita e del
mondo, designata col nome di « spirito tecnico ». Ma in che cosa questo
esattamente consiste? In ciò, che si considera come il più alto valore umano e della
vita trarre il maggior profitto dalle forze e dagli elementi della natura; che
si fissano come scopo, a preferenza di tutte le altre attività umane, i metodi
tecnicamente possibili di produzione meccanica, e che si vede in essi la
perfezione della coltura e della felicità terrena.
Esso
tende a restringere lo sguardo dell’uomo alla sola materia…
Vi è
innanzi tutto un inganno fondamentale in questa distorta visione del mondo,
offerta dallo « spirito tecnico ». Il panorama, a prima vista sconfinato, che la
tecnica dispiega agli occhi dell’uomo moderno, per quanto esteso esso sia,
rimane tuttavia una proiezione parziale della vita sulla realtà, non esprimendo
se non i rapporti di questa con la materia. È un panorama perciò allucinante,
che finisce per rinchiudere l’uomo, troppo credulo nella immensità e nella
onnipotenza della tecnica, in una prigione, vasta sì, ma circoscritta, e
pertanto insopportabile, a lungo andare, al genuino suo spirito. Il suo
sguardo, ben lungi dal prolungarsi sulla infinità realtà, che non è solo
materia, si sentirà mortificato dalle barriere che questa necessariamente gli
oppone. Da qui la recondita angoscia dell’uomo contemporaneo, divenuto cieco
per essersi volontariamente circondato di tenebre.
…e lo
rende cieco per le verità religiose.
Ben
più gravi sono i danni che derivano dallo « spirito tecnico » all’uomo, che se
ne lascia inebriare, nel settore delle verità propriamente religiose e nei suoi
rapporti col soprannaturale. Sono anche queste le tenebre a cui allude l’Evangelista
S. Giovanni, che l’Incarnato Verbo di Dio è venuto a dissipare e che
impediscono la comprensione spirituale dei misteri di Dio.
Non
che la tecnica in se stessa esiga il rinnegamento dei valori religiosi in virtù
della logica — la quale, come abbiamo detto, conduce anzi alla loro scoperta, —
ma è quello « spirito tecnico » che pone l’uomo in una condizione sfavorevole
per ricercare, vedere, accettare le verità e i beni soprannaturali. La mente,
che si lascia sedurre dalla concezione di vita effigiata dallo « spirito
tecnico », resta insensibile, disinteressata, quindi cieca dinanzi a quelle
opere di Dio, di natura del tutto diversa dalla tecnica, quali sono i misteri
della fede cristiana. Il rimedio stesso, che consisterebbe in un raddoppiato
sforzo per estendere lo sguardo oltre la barriera di tenebre e per stimolare
nell’anima l’interesse per le realtà soprannaturali, è reso inefficace già in
partenza dal medesimo « spirito tecnico », poiché esso priva gli uomini del
senso critico a riguardo della singolare irrequietezza e superficialità del
nostro tempo; difetto che anche coloro, i quali approvano veramente e
sinceramente il progresso tecnico, debbono pur troppo riconoscere come una
delle sue conseguenze.
Gli
uomini impregnati dello « spirito tecnico » difficilmente trovano la calma, la
serenità e interiorità richieste per poter riconoscere il cammino che conduce
al Figlio di Dio fatto uomo. Essi arriveranno fino a denigrare il Creatore e la
sua opera, dichiarando la natura umana una costruzione difettosa, se la
capacità d’azione del cervello e degli altri organi umani, necessariamente
limitata, impedisce l’attuazione di calcoli e di progetti tecnologici. Ancor
meno sono atti a comprendere e stimare gli altissimi misteri della vita e
dell’economia divina, quale, ad esempio, il mistero del Natale, in cui l’unione
del Verbo Eterno con la natura umana attua ben altre realtà e grandezze che
quelle considerate dalla tecnica. Il loro pensiero segue altri cammini ed altri
metodi sotto la unilaterale suggestione di quello « spirito tecnico » che non
riconosce e non apprezza come realtà se non ciò che può esprimersi in rapporti
numerici e in calcoli utilitari.
Credono così di scomporre la realtà nei suoi
elementi, ma la loro conoscenza rimane alla superficie e non si muove che in
una sola direzione. È evidente che chi adotta il metodo tecnico come unico
strumento di ricerca della verità deve rinunziare a penetrare, ad esempio, le
profonde realtà della vita organica, e ancor più quelle della vita spirituale,
le realtà viventi dell’individuo e della umana società, perché non possono
scomporsi in rapporti quantitativi. Come si potrà pretendere da una mente così
conformata assenso ed ammirazione dinanzi alla imponente realtà, alla quale noi
siamo stati elevati da Gesù Cristo, mediante la sua Incarnazione e Redenzione,
la sua Rivelazione e la sua grazia? Anche a prescindere dalla cecità religiosa
che deriva dallo « spirito tecnico », l’uomo che n’è posseduto resta menomato
nel suo pensiero, precisamente in quanto per esso è immagine di Dio. Dio è la
intelligenza infinitamente comprensiva, mentre lo « spirito tecnico » fa di
tutto per coartare nell’uomo la libera espansione del suo intelletto.
Al
tecnico, maestro o discepolo, che vuole salvarsi da questa menomazione, non
occorre soltanto augurare una educazione della mente informata a profondità, ma
soprattutto una formazione religiosa, la quale, contrariamente a quanto si è
talora affermato, è la più atta a proteggere il suo pensiero da influssi
unilaterali. Allora la ristrettezza della sua conoscenza sarà spezzata; allora
la creazione gli apparirà illuminata in tutte le dimensioni, specialmente quando
dinanzi al presepe si sforzerà di comprendere « quale sia la larghezza, la
lunghezza, e l’altezza, e la profondità, e la conoscenza della carità di Cristo
» . In caso contrario l’era tecnica compirà il suo mostruoso capolavoro di
trasformare l’uomo in un gigante del mondo fisico a spese del suo spirito
ridotto a pigmeo del mondo soprannaturale ed eterno.
L’influsso
dello « spirito tecnico » sull’ordine naturale della vita degli uomini moderni
e sulle loro reciproche relazioni…
Ma non
si arresta qui l’influsso esercitato dal progresso tecnico, accolto che sia
nella coscienza come qualche cosa di autonomo e di fine a se stesso. A nessuno
sfugge il pericolo di un « concetto tecnico della vita », cioè il considerare
la vita esclusivamente per i suoi valori tecnici, come elemento e fattore
tecnico. Il suo influsso si ripercuote sia sul modo di vivere degli uomini
moderni, sia sulle loro reciproche relazioni.
Guardatelo
per un momento, in atto nel popolo, tra cui già si diffonde, e particolarmente
riflettete come ha alterato il concetto umano e cristiano del lavoro, e quale
influsso esercita nella legislazione e nell’amministrazione. Il popolo ha
accolto, a buon diritto, con favore il progresso tecnico, perché allevia il
peso della fatica e accresce la produttività. Ma bisogna pur confessare che se
tale sentimento non è mantenuto nei retti limiti, il concetto umano e cristiano
del lavoro soffre necessariamente danno. Parimente, dal non equo concetto
tecnico della vita, e quindi del lavoro, deriva il considerare il tempo libero
come fine a se stesso, anziché riguardarlo e utilizzarlo come giusto sollievo e
ristoro, legato essenzialmente al ritmo di una vita ordinata, in cui riposo e
fatica si alternano in un unico tessuto e si integrano in una sola armonia. Più
visibile è l’influsso dello « spirito tecnico » applicato al lavoro, quando si
toglie alla domenica la sua dignità singolare come giorno del culto divino e
del riposo fisico e spirituale per gl’individui e la famiglia, e diviene invece
soltanto uno dei giorni liberi nel corso della settimana, che possono essere
altresì differenti per ciascun membro della famiglia, secondo il maggior
rendimento che si spera di ricavare da tale distribuzione tecnica dell’energia
materiale e umana; ovvero quando il lavoro professionale viene talmente
condizionato e assoggettato al « funzionamento » della macchina e degli
apparecchi, da logorare rapidamente il lavoratore, come se un anno di esercizio
della professione gli avesse esaurito la forza di due o più anni di vita
normale.
…non
meno che sulla loro dignità personale, sulla economia globale…
Rinunziamo
ad esporre più distesamente come questo sistema, ispirato esclusivamente da
vedute tecniche, cagioni, in contraddizione alla aspettativa, uno sperpero di
risorse materiali, non meno che delle principali fonti di energia — tra le
quali bisogna certo includere l’uomo stesso, — e come per conseguenza deve a
lungo andare rivelarsi quale un peso dispendioso per l’economia globale. Non
possiamo tuttavia omettere di attirare l’attenzione sulla nuova forma di
materialismo che lo « spirito tecnico » introduce nella vita. Basterà accennare
che esso la svuota del suo contenuto, poiché la tecnica è ordinata all’uomo e
al complesso dei valori spirituali e materiali che spettano alla sua natura e
alla sua dignità personale. Dove la tecnica dominasse autonoma, la società
umana si trasformerebbe in una folla incolore, in qualche cosa di impersonale e
schematico, contrario pertanto a ciò che la natura ed il suo Creatore
dimostrano di volere.
… e sulla
famiglia.
Senza
dubbio grandi parti della umanità non sono state ancora toccate da sifatto
«concetto tecnico della vita »; ma è da temere che dovunque penetri senza
cautele il progresso tecnico, non tardi a manifestarsi il pericolo delle
denunziate deformazioni. E pensiamo con ansia particolare al pericolo
incombente sulla famiglia, che nella vita sociale è il più saldo principio di
ordine, in quanto sa suscitare tra i suoi membri innumeri servigi personali
quotidianamente rinnovantisi, li lega con vincoli d’affetto alla casa e al
focolare, e desta in ciascuno di essi l’amore della tradizione familiare nella
produzione e nella conservazione dei beni di uso. Là invece ove penetra il
concetto tecnico della vita, la famiglia smarrisce il legame personale della
sua unità, perde il suo calore e la sua stabilità. Essa non rimane unita se non
nella misura che sarà imposta dalle esigenze della produzione di massa, verso
la quale sempre più insistentemente si corre. Non più la famiglia opera
dell’amore e rifugio di anime, ma desolato deposito, secondo le circostanze, o
di mano d’opera per quella produzione, o di consumatori dei beni materiali
prodotti.
Il «
concetto tecnico della vita » forma particolare del materialismo.
Il «
concetto tecnico della vita » non è dunque altro che una forma particolare del
materialismo, in quanto offre come ultima risposta alla questione
dell’esistenza una formula matematica e di calcolo utilitario. Per questo
l’odierno sviluppo tecnico, quasi conscio d’essere avvolto da tenebre, manifesta
inquietudine ed angoscia, avvertite specialmente da coloro che si adoperano
nella febbrile ricerca di sistemi sempre più complessi, sempre più rischiosi.
Un mondo così guidato non può dirsi illuminato da quella luce, né animato da
quella vita, che il Verbo, splendore della gloria di Dio , facendosi uomo, è
venuto a comunicare agli uomini.
Gravità
dell’ora presente, specialmente per l’Europa.
Ed
ecco che al Nostro sguardo, costantemente ansioso di scoprire all’orizzonte
segni di stabile schiarita, (se non di quella luce piena di cui parlò il
Profeta), si offre invece la grigia visione di un’Europa tuttora inquieta, ove
quel materialismo, di cui abbiamo discorso, non che risolvere, esaspera i suoi
fondamentali problemi, strettamente legati con la pace e con l’ordine
dell’intiero mondo.
In
verità esso non minaccia questo continente più seriamente che le altre regioni
della terra; crediamo anzi che siano maggiormente esposti agli accennati
pericoli, e particolarmente scossi nell’equilibrio morale e psicologico, i
popoli che vengono raggiunti tardivamente e all’improvviso dal rapido
progredire della tecnica, giacché l’importata evoluzione, non scorrendo con
moto costante, ma saltando con balzi discontinui, non incontra valide dighe di
resistenza, di correzione, di adeguamento, né nella maturità dei singoli, né
nella tradizionale cultura.
Tuttavia
le Nostre gravi apprensioni a riguardo dell’Europa sono motivate dalle
incessanti delusioni in cui vanno a naufragare, ormai da anni, i sinceri
desideri di pace e di distensione accarezzati da questi popoli, anche per colpa
della impostazione materialistica del problema della pace. Noi pensiamo in modo
particolare a coloro che giudicano la questione della pace come di natura
tecnica, e guardano la vita degli individui e delle nazioni sotto l’aspetto
tecnico-economico. Questa concezione materialistica della vita minaccia di
divenire la regola di condotta di affaccendati agenti di pace e la ricetta
della loro politica pacifista. Essi stimano che il segreto della soluzione stia
nel dare a tutti i popoli la prosperità materiale mediante il costante
incremento della produttività del lavoro e del tenore di vita così come, cento
anni or sono, un’altra simile formula riscoteva l’assoluta fiducia degli
Statisti: Col libero commercio la eterna pace.
Il
retto cammino verso la vera pace.
Ma
nessun materialismo è stato mai un mezzo idoneo per instaurare la pace, essendo
questa innanzi tutto un atteggiamento dello spirito, e, soltanto in
second’ordine, un equilibrio armonico di forze esterne. È dunque un errore di
principio affidare la pace al materialismo moderno, che corrompe l’uomo alle
sue radici e soffoca la sua vita personale e spirituale. Alla medesima sfiducia
conduce, del resto, l’esperienza, la quale dimostra, anche ai nostri giorni,
che il dispendioso potenziale di forze tecniche ed economiche, quando sia
distribuito più o meno egualmente tra le due parti, impone un reciproco
intimorimento. Ne risulterebbe quindi soltanto una pace della paura; non la
pace, che è sicurezza dell’avvenire. Occorre ripetere e senza stancarsi, e
persuaderne coloro, tra il popolo, i quali si lasciano facilmente allucinare
dal miraggio che la pace consiste nell’abbondanza dei beni, mentre essa, la
sicura e stabile pace, è soprattutto un problema di unità spirituale e di
disposizioni morali. Essa esige, sotto pena di rinnovata catastrofe per
l’umanità, che si rinunzi alla fallace autonomia delle forze materiali, le
quali, ai nostri tempi, non si distinguono gran che dalle armi propriamente
belliche. La presente condizione di cose, non migliorerà, se tutti i popoli non
riconosceranno i comuni fini spirituali e morali della umanità, se non si
aiuteranno ad attuarli, e per conseguenza se non s’intenderanno mutuamente per
opporsi alla dissolvente discrepanza che domina fra di loro riguardo al tenore
di vita e alla produttività del lavoro.
La
unione dei popoli dell’Europa.
Tutto
ciò può esser fatto, ed è anzi impellente che si faccia nell’Europa, producendo
quella unione continentale tra i suoi popoli, differenti bensì, ma
geograficamente e storicamente l’uno all’altro legati. Un valido
incoraggiamento per tale unione è il manifesto fallimento della contraria
politica e il fatto che i popoli stessi, nei ceti più umili, ne attendono
l’attuazione, stimandola necessaria e praticamente possibile. Il tempo sembra
dunque maturo a che l’idea divenga realtà. Pertanto Noi esortiamo all’azione
innanzi tutto gli uomini politici cristiani, ai quali basterà ricordare che
ogni sorta d’unione pacifica di popoli fu sempre un impegno del Cristianesimo.
Perché ancora esitare? Il fine è chiaro; i bisogni dei popoli sono sotto gli
occhi di tutti. A chi chiedesse in anticipazione l’assoluta garanzia del felice
successo, dovrebbe rispondersi che si tratta, bensì, di un’alea, ma necessaria;
di un’alea, ma adatta alle possibilità presenti; di un’alea ragionevole.
Occorre senza dubbio procedere cautamente; avanzare con ben calcolati passi; ma
perché diffidare proprio ora dell’alto grado conseguito dalla scienza e dalla
prassi politica, le quali sanno bastevolmente prevedere gli ostacoli e
approntare i rimedi? Induca soprattutto all’azione il grave momento in cui
l’Europa si dibatte: per essa non vi è sicurezza senza rischio. Chi esige
un’assoluta certezza, non dimostra buona volontà verso l’Europa.
Genuina
azione sociale cristiana.
Sempre
in vista di questo scopo, Noi esortiamo altresì gli uomini politici cristiani
all’azione nell’interno dei loro Paesi. Se l’ordine non regna nella vita
interna dei popoli, è vano attendere l’unione dell’Europa e la sicurezza di
pace nel mondo. In un tempo come il nostro, in cui gli errori si mutano
facilmente in catastrofi, un uomo politico cristiano non può — oggi meno che
mai — accrescere le tensioni sociali interne, drammatizzandole, trascurando ciò
che è positivo, e lasciando smarrire la retta visione di quel che è
ragionevolmente possibile. A lui si chiede tenacia nell’attuazione della
dottrina sociale cristiana, tenacia e fiducia, più di quanto ne dimostrano gli
avversari verso i loro errori. Se la dottrina sociale cristiana, da oltre cento
anni, si è sviluppata ed è stata resa feconda nella pratica politica di molti
popoli — purtroppo non di tutti, — coloro che sono troppo tardi arrivati non
hanno oggi motivo di lamentare che il Cristianesimo lascia nel campo sociale
una lacuna, che, secondo essi, è da colmare mediante una cosiddetta rivoluzione
delle coscienze cristiane. La lacuna non è nel Cristianesimo, ma nella mente
dei suoi accusatori.
Essendo
così, l’uomo politico cristiano non serve la pace interna, né, per conseguenza,
la pace esterna, quando abbandona la base solida della esperienza oggettiva e
dei chiari principî e si trasforma quasi in un banditore carismatico di una
nuova terra sociale, contribuendo ad aggravare il disorientamento delle menti
già incerte. Di ciò si rende colpevole chi crede di poter fare esperimenti
sull’ordine sociale, e specialmente chi non è risoluto a far prevalere in tutti
i gruppi la legittima autorità dello Stato e l’osservanza delle giuste leggi.
Occorre forse dimostrare che la debolezza dell’autorità scalza la solidità d’un
Paese più che tutte le altre difficoltà, e che la debolezza d’un Paese porta
con sé l’indebolimento dell’Europa e mette in pericolo la pace generale?
L’autorità
dello Stato.
Occorre
dunque reagire all’errata opinione, secondo cui il giusto prevalere
dell’autorità e delle leggi apra necessariamente la strada alla tirannia. Noi
stessi, alcuni anni or sono, in questa stessa ricorrenza , parlando della
democrazia, abbiamo notato che in uno Stato democratico, non meno che in ogni
altro bene ordinato, l’autorità deve essere vera ed effettiva. Senza dubbio la
democrazia vuole attuare l’ideale della libertà; ma ideale è soltanto quella
libertà che si allontana da ogni sfrenatezza, quella libertà che congiunge con
la consapevolezza del proprio diritto il rispetto verso la libertà, la dignità
e il diritto degli altri, ed è cosciente della propria responsabilità verso il
bene generale. Naturalmente questa genuina democrazia non può vivere e prosperare
che nell’atmosfera del rispetto verso Dio e della osservanza dei suoi
comandamenti, non meno che della solidarietà o fraternità cristiana.
Conclusione.
In tal
guisa, diletti figli e figlie, l’opera della pace, promessa agli uomini nello
splendore della notte di Betlemme, si compirà infine con la buona volontà di
ciascuno, ma essa s’inizia nella pienezza della Verità che fuga le tenebre
delle menti. Come nella creazione « al principio era il Verbo », e non le cose,
non le loro leggi, non la loro potenza e abbondanza, così, nella esecuzione
della misteriosa impresa affidata dal Creatore all’umanità, deve porsi al
principio il medesimo Verbo, la sua verità, la sua carità e la sua grazia; e
soltanto dopo la scienza e la tecnica. Quest’ordine abbiamo voluto esporvi, e
vi esortiamo a tutelare validamente. Ci sta a fianco la storia, che voi sapete
essere buona maestra.
Sembra
tuttavia che dinanzi al suo insegnamento coloro che non lo intendono, inclinati
perciò a tentare nuove avventure, siano più numerosi degli altri, sacrificati
dalla loro follia. Noi abbiamo parlato in nome di queste vittime, che piangono
ancora per tombe vicine e lontane, e già debbono temere che se ne aprano altre;
che abitano ancora fra le rovine, e già vedono approssimarsi nuove distruzioni;
che attendono ancora prigionieri e dispersi, e già temono per la loro propria
libertà. Il pericolo è così grande che, dalla culla del Principe eterno della
pace Noi abbiamo dovuto proferire parole gravi, anche a rischio di provocare
timori ancor più vivi. Ma si può sempre confidare che, con la grazia di Dio,
sarà un timore salutare ed efficace, che conduca verso l’unione dei popoli,
rafforzando così la pace.
Ascolti
queste Nostre ansie e voti la Madre di Dio e Madre degli uomini, l’Immacolata
Maria, ai cui altari si prostrano quest’anno in modo speciale i popoli della
terra, affinché interponga tra questa ed il Trono di Dio la sua materna
intercessione.
Con
tale augurio sulle labbra e nel cuore, impartiamo a voi tutti, diletti figli e
figlie, alle vostre famiglie, e specialmente agli umili, ai poveri, agli
oppressi, ai perseguitati per la loro fedeltà a Cristo e alla sua Chiesa, con
effusione di cuore la Nostra paterna Apostolica Benedizione.
Aleksandr
Dugin: “Questa
non è
una guerra con l’Ucraina.”
Garndeinganno.it- Aleksandr Dugin - (21 Marzo 2022 )- ci dice :
“…Questa
non è una guerra con l’Ucraina. È un confronto con il globalismo come fenomeno
planetario integrale. È un confronto a tutti i livelli – geopolitico e
ideologico. La Russia rifiuta tutto nel globalismo: unipolarismo, atlantismo,
da un lato, e liberalismo, anti-tradizione, tecnocrazia – Grande Reset in una
parola – dall’altro”.
“È
chiaro che tutti i leader europei fanno parte dell’élite liberale atlantista. E
noi siamo in guerra esattamente con questo. Da qui la loro legittima reazione.
La
Russia viene ormai esclusa dalle reti globaliste. Non ha più una scelta: o
costruire il suo mondo o scomparire. La Russia ha stabilito un percorso per
costruire il suo mondo, la sua civiltà. E ora il primo passo è stato fatto. Ma
sovrano di fronte al globalismo può essere solo un grande spazio, un
continente-stato, una civiltà-stato. Nessun paese può resistere a lungo a una
completa disconnessione.
La
Russia sta creando un campo di resistenza globale. La sua vittoria sarebbe una
vittoria per tutte le forze alternative, sia di destra che di sinistra, e per
tutti i popoli. Stiamo, come sempre, iniziando i processi più difficili e
pericolosi. Ma quando vinciamo, tutti ne approfittano. È così che deve essere.
Stiamo creando i presupposti per una vera multipolarità. E quelli che sono
pronti ad ucciderci ora saranno i primi ad approfittare della nostra impresa
domani. Scrivo quasi sempre cose che poi si avverano. Anche questo si
avvererà”.
E
ancora: ” Cosa significa per la Russia rompere con l’Occidente? È la salvezza. L’Occidente moderno, dove trionfano i
Rothschild, Soros, Schwab, Bill Gates e Zuckerberg, è la cosa più disgustosa
della storia del mondo. Non è più l’Occidente della cultura mediterranea
greco-romana, né il Medioevo cristiano, e nemmeno il ventesimo secolo violento
e contraddittorio. È un cimitero di ‘rifiuti tossici’ della civiltà; è anti-civilizzazione.
E
quanto prima e più completamente la Russia se ne stacca, tanto prima ritorna
alle sue radici. A cosa? Al cristianesimo greco-romano, mediterraneo… europeo… Cioè,
alle radici comuni, al vero Occidente. Queste radici – le sue – l’Occidente
moderno le ha tagliate fuori. E sono rimaste in Russia.
Solo
ora l’Eurasia sta alzando la testa. Solo ora il liberalismo in Russia sta
perdendo il terreno sotto i piedi. La Russia non è l’Europa occidentale. La
Russia ha seguito i greci, Bisanzio e il cristianesimo orientale. E sta ancora
seguendo questa strada. Sì, con zigzag e deviazioni. A volte in vicoli ciechi.
Ma si sta muovendo.
La
Russia è sorta per difendere i valori della Tradizione contro il mondo moderno.
E si “rivolta contro il mondo moderno”. Non l’avete capito?
Anche
l’Europa deve rompere con l’Occidente, e anche gli Stati Uniti devono seguire
coloro che rifiutano il globalismo. E allora tutti capiranno il significato
della moderna guerra in Ucraina.
Molte
persone in Ucraina lo capivano. Ma la terribile, rabbiosa propaganda liberal-nazista
non ha lasciato nulla di intentato nella mente degli ucraini. Torneranno in sé e combatteranno
insieme a noi per il regno della luce, per la tradizione e una vera identità
cristiana europea. Gli ucraini sono nostri fratelli. Lo erano, lo sono e lo saranno.
La
rottura con l’Occidente non è una rottura con l’Europa. È una rottura con la
morte, la degenerazione e il suicidio. È la chiave del recupero. E l’Europa
stessa – i popoli europei – dovrebbero seguire il nostro esempio: rovesciare la
giunta globalista antinazionale. E costruire una vera casa europea, un palazzo
europeo, una cattedrale europea“.
(Aleksandr
Dugin – Filosofo russo- l’ideologo di Putin).
L’ideologo
di Putin: «Quella in Ucraina
è una
guerra alle élite mondiali.
L’Occidente
moderno è l’Anticristo».
Open.online
- Redazione- Aleksandr Dugin-(21 MARZO 2022)- ci dice :
Alexandr
Dugin intervistato da La Verità: «C’era un piano diabolico dei globalisti per minare la
Russia»
Aleksandr
Dugin, filosofo e politologo considerato l’ideologo di Vladimir Putin, rilascia
oggi un’intervista a La Verità per spiegare che quella della Russia in Ucraina
è una guerra alle oligarchie mondiali, che il presidente russo sta combattendo
i promotori del Grande Reset e che oggi l’Occidente moderno è il mondo
dell’Anticristo.
«
L’operazione militare speciale è diretta non solo contro il nazismo (la
denazificazione – assieme alla smilitarizzazione – è il suo obiettivo
principale), ma ancor più contro il liberalismo (liberal Dem Usa) e il
globalismo», sostiene Dugin. «Dopo tutto, sono stati i “liberal” occidentali a
rendere possibile il nazismo ucraino, a sostenerlo, ad armarlo e a metterlo
contro la Russia – come nuovo polo di un mondo multipolare».
Secondo
il filologo «il piano diabolico dei globalisti era quello di minare la Russia
nella zona più dolorosa, di mettere gli stessi slavi orientali (cioè, di fatto,
gli stessi russi) contro di essa, e persino gli ortodossi. Per fare questo, gli
ucraini dovevano essere collocati all’interno della matrice globalista, per
ottenere il controllo sulla coscienza della società con l’aiuto della
propaganda informativa, delle reti sociali e di una gigantesca operazione di
controllo della psiche e della coscienza, di cui milioni di ucraini sono stati
vittime negli ultimi decenni».
Dugin
è promotore del “Grande Risveglio” in opposizione al “Grande Reset” di Klaus Schwab :
«Ho
scritto un intero libro su questo. Il Grande Reset è un piano dei globalisti
per riconquistare il terreno perso negli ultimi decenni. Vogliono affrontare il
populismo, la crescente sovranità di Russia e Cina, e ottenere il completo
controllo dell’ “ideologia liberal Dem Usa” sull’umanità.
Il
Grande Risveglio è qualcosa di esattamente opposto. È la realizzazione
dell’umanità. Le élite globali di Biden, Klaus Schwab, Bill Gates,
Bernard-Henri Levy oggi rappresentano una setta totalitaria, un regime
dittatoriale che cerca di stabilire un controllo totale non solo sui corpi
delle persone, ma sulle loro menti, le loro immaginazioni, i loro sogni. Ci
sono solo due partiti nel mondo oggi: il Partito del Grande Reset e il Partito
del Grande Risveglio».
IL
MANIFESTO DEL GRANDE RISVEGLIO
CONTRO
IL GRANDE RESET -
DEL
FILOSOFO A. DUGIN.
Nexusedizioni.it-
Aleksandr Dugin - (20/03/2022)- ci dice :
Parte
1. Great Reset.
I 5
punti del principe Carlo.
Nel
2020, al forum di Davos, il fondatore del forum Klaus Schwab e Charles, il principe di Galles,
hanno proclamato un nuovo corso per l'umanità, il Great Reset.
Il
piano, secondo il Principe di Galles, si compone di cinque punti:
Per
catturare l'immaginazione e la volontà dell'umanità, il cambiamento avverrà
solo se le persone lo vogliono davvero;
La
ripresa economica deve mettere il mondo sulla strada dell'occupazione, dei
mezzi di sussistenza e della crescita sostenibili. Le strutture di
incentivazione di vecchia data che hanno avuto effetti perversi sul nostro
ambiente planetario e sulla natura stessa devono essere reinventate;
Sistemi
e percorsi devono essere riprogettati per far avanzare le transizioni net zero
a livello globale. Il prezzo del carbonio può fornire un percorso critico verso
un mercato sostenibile;
Scienza,
tecnologia e innovazione hanno bisogno di rinvigorimento. L'umanità è sull'orlo
di scoperte catalitiche che modificheranno la nostra visione di ciò che è
possibile e redditizio nel quadro di un futuro sostenibile;
Gli
investimenti devono essere riequilibrati. L'accelerazione degli investimenti
verdi può offrire opportunità di lavoro nell'energia verde, nella economia
circolare e nella bioeconomia, nell'ecoturismo e nelle infrastrutture pubbliche
verdi.
Il
termine "sostenibile" fa parte del concetto più importante del Club
di Roma - "sviluppo sostenibile". Questa teoria si basa su un'altra
teoria: i "limiti di crescita", secondo cui la sovrappopolazione del
pianeta ha raggiunto un punto critico (il che implica la necessità di ridurre
il tasso di natalità).
Il
fatto che la parola “sostenibile” venga utilizzata nel contesto della pandemia
di Covid-19, che, secondo alcuni analisti, dovrebbe portare a un calo
demografico, ha provocato una reazione significativa a livello globale.
I punti principali del Great Reset sono:
• il
controllo sulla coscienza pubblica su scala globale, che è al centro della
"cancel culture";
•
l'introduzione della censura sulle reti controllate dai globalisti (punto 1);
•
Transizione verso un'economia ecologica e rifiuto delle moderne strutture
industriali (punti 2 e 5);
•
L'ingresso dell'umanità nel 4° ordine economico (a cui era dedicato il
precedente incontro di Davos), ovvero la graduale sostituzione della forza
lavoro con i cyborg e l'implementazione dell'Intelligenza Artificiale avanzata
su scala globale (punto 3).
L'idea principale del "Great Reset"
è la continuazione della globalizzazione e il rafforzamento del globalismo dopo
una serie di fallimenti: la presidenza conservatrice dell'antiglobalista Trump,
la crescente influenza di un mondo multipolare – in particolare di Cina e
Russia, l'ascesa di paesi islamici come Turchia, Iran, Pakistan, Arabia Saudita
e il loro ritiro dall'influenza dell'Occidente.
Al
forum di Davos, i rappresentanti delle élite liberal globali ( liberal Dem Usa) hanno dichiarato la mobilitazione
delle loro strutture in attesa della presidenza di Biden e della vittoria dei
democratici negli USA, cosa che desiderano fortemente.
Implementazione.
Il
contrassegno dell'agenda globalista è la canzone di Jeff Smith "Build Back Better" (lo slogan della campagna di
Joe Biden). Ciò significa che dopo una serie di battute d'arresto (come un
tifone o l'uragano Katrina), le persone (intendo i globalisti liberal ) ricostruiscono
infrastrutture migliori di prima.
Il
"Great Reset" inizia con la vittoria di Biden.
Leader
mondiali, capi di grandi società - Big Tech, Big Data, Big Finance, ecc. - si
sono riuniti e si sono mobilitati per sconfiggere i loro oppositori: Trump, Putin, Xi Jinping, Erdogan,
l'Ayatollah Khamenei e altri. L'inizio è stato quello di strappare la vittoria a Trump
utilizzando le nuove tecnologie - attraverso la "cattura
dell'immaginazione" (punto 1), l'introduzione della censura su Internet e la
manipolazione del voto per corrispondenza.
L'arrivo
di Biden alla Casa Bianca significa che i globalisti (Liberal Dem Usa) stanno
passando ai passi successivi.
Ciò
influenzerà tutte le aree della vita: i globalisti stanno tornando al punto in
cui Trump e altri poli di crescente multipolarismo li avevano fermati. Ed è qui che il controllo mentale
(attraverso la censura e la manipolazione dei social media, la sorveglianza
totale e la raccolta dei dati di tutti) e l'introduzione di nuove tecnologie
giocano un ruolo fondamentale.
L'epidemia
di Covid-19 è una scusa per questo. Con il pretesto dell'igiene sanitaria, il Great Reset prevede
di alterare drasticamente le strutture di controllo delle élite globaliste
(liberal DemUsa) sulla popolazione mondiale.
L'inaugurazione
di Joe Biden e i decreti che ha già firmato (ribaltando praticamente tutte le
decisioni di Trump) significano che il piano ha iniziato a concretizzarsi.
Nel
suo discorso sul "nuovo" corso della politica estera statunitense,
Biden ha espresso le principali direzioni della politica globalista. Può
sembrare "nuovo", ma solo in parte, e solo rispetto alle politiche di
Trump. Nel complesso, Biden ha semplicemente annunciato un ritorno al vettore
precedente:
Mettere
gli interessi globali davanti agli interessi nazionali;
Rafforzare
le strutture del governo mondiale e dei suoi rami sotto forma di organizzazioni
sovranazionali globali e strutture economiche;
Rafforzare
il blocco NATO e la cooperazione con tutte le forze e regimi globalisti;
La
promozione e l'approfondimento del cambiamento democratico(liberal dem Usa) su
scala globale, che in pratica significa:
intensificare
le relazioni con quei paesi e regimi che rifiutano la globalizzazione – in
primis Russia, Cina, Iran, Turchia, ecc.;
una
maggiore presenza militare statunitense in Medio Oriente, Europa e Africa;
la
diffusione dell'instabilità e delle “rivoluzioni colorate”;
Uso
diffuso di "demonizzazione", "de-platforming" e ostracismo
di rete (cancella la cultura) contro tutti coloro che hanno opinioni diverse da
quella globalista (liberal dem Usa) (sia all'estero che negli stessi Stati
Uniti).
Così,
la nuova dirigenza della Casa Bianca non solo non mostra la minima
disponibilità ad avere un dialogo paritario con chiunque, ma solo inasprisce il
proprio discorso “liberal dem Usa”, che non tollera alcuna obiezione. Il globalismo sta entrando in una
fase totalitaria. Ciò rende più che probabile la possibilità di nuove guerre,
compreso un aumento del rischio di una terza guerra mondiale.
La
geopolitica del "Grande Reset"
La Globalist Foundation for Defense of
Democracies,
che esprime la posizione dei circoli neoconservatori statunitensi, ha recentemente pubblicato un
rapporto in cui raccomanda a Biden che alcune delle posizioni di Trump come:
crescente opposizione alla Cina,
maggiore
pressione sull'Iran
sono positivi, e che Biden dovrebbe continuare
a muoversi lungo questi assi in politica estera.
Gli
autori del rapporto, d'altra parte, hanno condannato le azioni di politica
estera di Trump come:
lavorare per disintegrare la NATO;
riavvicinamento con i "leader totalitari"
(cinesi, RPDC e russi);
un
"cattivo" accordo con i talebani;
ritiro
delle truppe americane dalla Siria.
Pertanto,
il "Grande Reset" in geopolitica significherà una combinazione di
"promozione della democrazia" e "strategia aggressiva
neoconservatrice di dominio su vasta scala", che è il principale vettore
della politica "neoconservatrice".
Allo stesso tempo, si consiglia a Biden di
continuare e aumentare il confronto con Iran e Cina, ma l'obiettivo principale
dovrebbe essere la lotta contro la Russia. E questo richiede il rafforzamento
della NATO e l'espansione della presenza statunitense in Medio Oriente e in
Asia centrale.
Come
Trump, Russia, Cina, Iran e alcuni altri paesi islamici sono visti come i
principali ostacoli.
È così
che i progetti ambientali e le innovazioni tecnologiche (in primis
l'introduzione dell'Intelligenza Artificiale e della robotica) si coniugano con
l'affermarsi di una politica militare aggressiva.
Parte
2. Una
breve storia dell'ideologia liberale: il globalismo(liberal Dem Usa) come
culmine.
Nominalismo
Per
capire chiaramente cosa significhino su scala storica la vittoria di Biden e il
"nuovo" corso di Washington per il "Grande Reset", bisogna
guardare l'intera
storia dell'ideologia liberale, partendo dalle sue radici.
Solo
così siamo in grado di comprendere la gravità della nostra situazione.
La vittoria di Biden non è un episodio
casuale, e l'annuncio di un contrattacco globalista non è solo l'agonia di un
progetto fallito. È molto più grave di così. Biden e le forze dietro di lui
incarnano il culmine di un processo storico iniziato nel Medioevo, che ha
raggiunto la sua maturità nella Modernità con l'emergere della società
capitalista, e che oggi sta raggiungendo la sua fase finale, quella teorica
delineata fin dall'inizio.
Le
radici del sistema liberale (=capitalista) risalgono alla disputa scolastica
sugli universali.
Questa
disputa ha diviso i teologi cattolici in due campi: alcuni hanno riconosciuto
l'esistenza del comune (specie, genere, universali), mentre altri credevano
solo in alcune cose concrete - individuali, e hanno interpretato i loro nomi
generalizzanti come sistemi di classificazione convenzionali puramente esterni,
che rappresentano "suono vuoto". Coloro che erano convinti dell'esistenza
del generale, della specie, attingevano alla tradizione classica di Platone e
di Aristotele. Vennero chiamati "realisti", cioè coloro che
riconoscevano la "realtà degli universali". Il rappresentante più in
vista dei "realisti" era Tommaso d'Aquino e, in generale, era la
tradizione dei monaci domenicani.
I
fautori dell'idea che solo le cose e gli esseri individuali sono reali vennero
chiamati "nominalisti", dal latino "nomen". La richiesta - "le
entità non dovrebbero moltiplicarsi senza necessità" - risale proprio a
uno dei principali difensori del "nominalismo", il filosofo inglese
William Occam. Anche prima, le stesse idee erano state difese da Roscelin di
Compiègne. Sebbene
i "realisti" abbiano vinto la prima fase del conflitto e gli insegnamenti
dei "nominalisti" fossero stati anatematizzati, in seguito i percorsi
della filosofia dell'Europa occidentale - in particolare della New Age - furono
seguiti da Occam.
Il
"nominalismo" ha gettato le basi per il futuro liberalismo, sia
ideologicamente che economicamente. Qui gli esseri umani erano visti solo
come individui e nient'altro, e tutte le forme di identità collettiva
(religione, classe, ecc.) dovevano essere abolite.
Allo
stesso modo, la cosa era vista come proprietà privata assoluta, come cosa
concreta, separata, che poteva essere facilmente attribuita come proprietà a
questo o quel singolo proprietario.
Il
nominalismo prevalse prima di tutto in Inghilterra, si diffuse nei paesi protestanti
e divenne gradualmente la principale matrice filosofica della New Age - nella
religione (rapporti individuali dell'uomo con Dio), nella scienza (atomismo e
materialismo), nella politica (precondizioni della democrazia borghese ),
nell'economia (mercato e proprietà privata), nell'etica (utilitarismo, individualismo,
relativismo, pragmatismo), ecc.
Capitalismo:
la prima fase.
Partendo
dal nominalismo, possiamo tracciare l'intero percorso del liberalismo storico,
da Roscelin e Occam a Soros e Biden. Per comodità, dividiamo questa storia in
tre fasi.
La
prima fase è stata l'introduzione del nominalismo nel regno della religione.
L'identità collettiva della Chiesa, come intesa dal
cattolicesimo (e ancor di più dall'Ortodossia), fu sostituita dai protestanti
come individui che d'ora in poi potevano interpretare la Scrittura basandosi
esclusivamente sul loro ragionamento e rifiutando qualsiasi tradizione.
Così
molti aspetti del cristianesimo - i sacramenti, i miracoli, gli angeli, la
ricompensa dopo la morte, la fine del mondo, ecc. - sono stati riconsiderati e
scartati perché non rispondenti ai "criteri razionali".
La
chiesa come "corpo mistico di Cristo" fu distrutta e sostituita da
club per hobby creati dal libero consenso dal basso.
Ciò ha
creato un gran numero di sette protestanti controverse. In Europa e nella
stessa Inghilterra, dove il nominalismo aveva dato i suoi frutti più completi,
il processo fu alquanto sottomesso e i protestanti più rabbiosi si
precipitarono nel Nuovo Mondo e vi stabilirono la propria società. Più tardi,
dopo la lotta con la metropolia, sono emersi gli Stati Uniti.
Parallelamente
alla distruzione della Chiesa come "identità collettiva" (qualcosa di
"comune"), i possedimenti iniziarono ad essere aboliti.
La gerarchia
sociale dei preti, dell'aristocrazia e dei contadini fu sostituita da
indefiniti "cittadini", secondo il significato originario della
parola "borghese". La borghesia ha soppiantato tutti gli altri strati
della società europea. Ma il borghese era esattamente il miglior
"individuo", un cittadino senza clan, tribù o professione, ma con
proprietà privata. E questa nuova classe iniziò a ricostruire tutta la società
europea.
Contemporaneamente
fu abolita anche l'unità sovranazionale della Sede Pontificia e dell'Impero
Romano d'Occidente - come altra espressione di "identità collettiva".
Al suo posto è stato stabilito un ordine basato su stati-nazione sovrani, una
sorta di "individuo politico". Dopo la fine della guerra dei 30 anni,
la pace di Westfalia consolidò questo ordine.
Così,
verso la metà del 17° secolo, un ordine borghese (cioè il capitalismo) era
emerso nei tratti principali dell'Europa occidentale.
La
filosofia del nuovo ordine è stata in molti modi anticipata da Thomas Hobbes e
sviluppata da John Locke, David Hume e Immanuel Kant. Adam Smith ha applicato questi
principi al campo economico, dando origine al liberalismo come ideologia
economica.
In effetti, il capitalismo, basato sull'attuazione
sistematica del nominalismo, è diventato una visione del mondo sistemica
coerente. Il senso della storia e del progresso era ormai di "liberare
l'individuo da ogni forma di identità collettiva" fino al limite logico.
Nel
ventesimo secolo, attraverso il periodo delle conquiste coloniali, il
capitalismo dell'Europa occidentale era diventato una realtà globale.
L'approccio nominalista prevaleva nella scienza e nella cultura, nella politica
e nell'economia, nel pensiero quotidiano del popolo occidentale e dell'intera
umanità.
Il
ventesimo e il trionfo della globalizzazione: la seconda fase
Nel
ventesimo secolo, il capitalismo ha dovuto affrontare una nuova sfida. Questa volta, non sono state le
solite forme di identità collettiva - religiosa, di classe, professionale, ecc.
- ma
teorie artificiali e anche moderne (come lo stesso liberalismo) a rifiutare
l'individualismo e a contrastarlo con nuove forme di identità collettiva
(accomunate concettualmente).
Socialisti,
socialdemocratici e comunisti hanno contrastato i liberali con identità di
classe, invitando i lavoratori di tutto il mondo a unirsi per rovesciare il
potere della borghesia globale. Questa strategia si rivelò efficace e in alcuni
grandi paesi (sebbene non in quei paesi industrializzati e occidentali dove
aveva sperato Karl Marx, il fondatore del comunismo), furono vinte le
rivoluzioni proletarie.
Parallelamente
ai comunisti si verificò, questa volta nell'Europa occidentale, la presa del
potere da parte di forze nazionaliste estreme. Hanno agito in nome della
"nazione" o di una "razza", contrastando ancora una volta l'individualismo liberale con
qualcosa di "comune", qualche "essere collettivo".
I
nuovi oppositori del liberalismo non appartenevano più all'inerzia del passato,
come nelle fasi precedenti, ma rappresentavano progetti modernisti sviluppati
nello stesso Occidente. Ma erano anche costruiti sul rifiuto
dell'individualismo e del nominalismo. Lo capirono chiaramente i teorici del
liberalismo (soprattutto Hayek e il suo discepolo Popper), che unirono "comunisti" e
"fascisti" sotto il nome comune di "nemici della società
aperta", e iniziarono con loro una guerra mortale .
Usando
tatticamente la Russia sovietica, il capitalismo riuscì inizialmente ad
affrontare i regimi fascisti, e questo fu il risultato ideologico della Seconda
guerra mondiale. La successiva Guerra Fredda tra Oriente e Occidente alla fine
degli anni '80 si concluse con una vittoria liberale sui comunisti.
Così,
il progetto di liberazione dell'individuo da ogni forma di identità collettiva
e di "progresso ideologico" inteso dai liberali ha attraversato
un'altra fase. Negli anni '90, i teorici liberali iniziarono a parlare della
"fine della storia" (F. Fukuyama) e del "momento unipolare"
(C. Krauthammer).
Questa
è stata una vivida prova dell'ingresso del capitalismo nella sua fase più
avanzata: la fase del globalismo. In effetti, è stato in questo momento che nelle élite
dominanti statunitensi ha trionfato la strategia del globalismo - delineata
nella Prima guerra mondiale dai 14 punti di Wilson, ma alla fine della guerra
fredda ha unito l'élite di entrambi i partiti - democratici e repubblicani,
rappresentati principalmente dai "neoconservatori".
Gender
e post-umanesimo: la terza fase
Dopo
aver sconfitto il suo ultimo nemico ideologico, il campo socialista, il capitalismo
è arrivato a un punto cruciale. L'individualismo, il mercato, l'ideologia dei diritti umani,
della democrazia e dei valori occidentali avevano vinto su scala globale.
Sembrerebbe che l'agenda sia adempiuta: nessuno si oppone più
all'"individualismo" e al nominalismo con qualcosa di serio o
sistemico.
In
questo periodo, il capitalismo entra nella sua terza fase.
A ben
guardare, dopo aver sconfitto il nemico esterno, i liberali hanno scoperto
altre due forme di identità collettiva. Innanzitutto il genere. Dopotutto, il genere è anche qualcosa
di collettivo: maschile o femminile. Quindi il passo successivo è stata la
distruzione del genere come qualcosa di oggettivo, essenziale e insostituibile.
Il
genere richiedeva l'abolizione, così come tutte le altre forme di identità
collettiva, che erano state abolite anche prima.
Da qui
la politica di genere, la trasformazione della categoria di genere in qualcosa
di “opzionale” e dipendente dalla scelta individuale. Anche qui si tratta dello stesso
nominalismo: perché doppie entità? Una persona è una persona come individuo,
mentre il sesso può essere scelto arbitrariamente, proprio come prima erano
scelti religione, professione, nazione e stile di vita.
Questo
è diventato l'agenda principale dell'ideologia liberale negli anni '90, dopo la
sconfitta dell'Unione Sovietica.
Sì, gli oppositori esterni hanno ostacolato la
politica di genere - quei paesi che avevano ancora i resti della società
tradizionale, i valori della famiglia, ecc., così come i circoli conservatori
nello stesso Occidente. Combattere i conservatori e gli "omofobi", cioè i
difensori della visione tradizionale dell'esistenza dei sessi, è diventato il
nuovo obiettivo degli aderenti al liberalismo progressista(Dem Usa). Molti esponenti di sinistra si sono
uniti, sostituendo la politica di genere e la protezione dell'immigrazione con
precedenti obiettivi anticapitalisti.
Con il
successo dell'istituzionalizzazione delle norme di genere e il successo della
migrazione di massa, che sta atomizzando le popolazioni nell'Occidente stesso
(che si inserisce perfettamente anche all'interno di un'ideologia dei diritti
umani che opera con l'individuo indipendentemente dagli aspetti culturali,
religiosi, sociali o nazionali) , divenne ovvio che ai liberal( Dem Usa)
restava un ultimo passo da compiere: abolire gli esseri umani.
Dopotutto,
l'umano è anche un'identità collettiva, il che significa che deve essere
superato, abolito, distrutto.
Questo
è ciò che richiede il principio del nominalismo: una "persona" è solo
un nome, un vuoto scossone dell'aria, una classificazione arbitraria e quindi
sempre discutibile. C'è solo l'individuo - umano o meno, maschio o femmina,
religioso o ateo, dipende dalla sua scelta.
Pertanto,
l'ultimo passo lasciato ai liberal (Dem Usa), che hanno viaggiato per secoli
verso il loro obiettivo, è sostituire gli esseri umani, anche se in parte, con
cyborg, reti di intelligenza artificiale e prodotti dell'ingegneria genetica.
L'opzionale umano segue logicamente l'opzionale di genere.
Questo
programma è già abbastanza prefigurato dal post-umanesimo, dal post-modernismo
e dal realismo speculativo in filosofia, e tecnologicamente sta diventando
sempre più realistico di giorno in giorno.
Futurologi
e fautori dell'accelerazione del processo storico (accelerazionisti) stanno
guardando con fiducia al prossimo futuro quando l'Intelligenza Artificiale
diventerà comparabile nei parametri di base con gli esseri umani. Questo
momento è chiamato Singolarità. Il suo arrivo è previsto entro 10-20 anni.
L'ultima
battaglia dei liberali.
Questo
è il contesto in cui va collocata la vittoria del tutto esaurito di Biden negli
Stati Uniti. Questo è ciò che significa il "Great Reset" o lo slogan
"Build Back Better".
Negli
anni 2000, i globalisti hanno dovuto affrontare una serie di problemi che non
erano tanto ideologici quanto di natura "civilizzazione". Dalla fine
degli anni '90, non ci sono state praticamente ideologie più o meno coerenti
nel mondo in grado di sfidare il liberalismo, il capitalismo e il globalismo.
In varia misura, ma questi principi sono stati accettati da tutti o quasi. Tuttavia, l'attuazione del
liberalismo e della politica di genere, così come l'abolizione degli
stati-nazione a favore del governo mondiale, si è arenata su diversi fronti.
Questo
è stato sempre più contrastato dalla Russia di Putin, che aveva armi nucleari e
una tradizione storica di opposizione all'Occidente, così come una serie di
tradizioni conservatrici conservate nella società.
La
Cina, sebbene attivamente impegnata nella globalizzazione e nelle riforme
liberal(Dem Usa), non aveva fretta di applicarle al sistema politico,
mantenendo il predominio del Partito Comunista e rifiutando la liberalizzazione
politica. Inoltre, sotto Xi Jinping, le tendenze nazionali nella politica
cinese iniziarono a crescere. Pechino ha usato abilmente il "mondo
aperto" per perseguire i suoi interessi nazionali e persino di civiltà. E
questo non faceva parte dei piani dei globalisti.
I
paesi islamici hanno continuato la loro lotta contro l'occidentalizzazione e,
nonostante i blocchi e le pressioni, hanno mantenuto (come l'Iran sciita) i
loro regimi inconciliabilmente anti-occidentali e anti-liberali. Le politiche
dei principali stati sunniti come la Turchia e il Pakistan sono diventate
sempre più indipendenti dall'Occidente.
In
Europa, un'ondata di populismo ha iniziato a crescere quando è esploso il
malcontento indigeno europeo per l'immigrazione di massa e la politica di
genere. Le élite politiche europee sono rimaste completamente subordinate alla
strategia globalista (liberal Dem Usa), come si è visto al Forum di Davos nei
rapporti dei suoi teorici Schwab e del principe Carlo, ma le società stesse si
sono mosse e talvolta si sono rivolte direttamente contro le autorità - come
nel caso delle Proteste dei "gilet gialli" in Francia. In alcuni
luoghi, come l'Italia, la Germania o la Grecia, i partiti populisti sono
persino entrati in parlamento.
Infine,
nel 2016, negli stessi Stati Uniti, Donald Trump è riuscito a diventare
presidente, sottoponendo l'ideologia, le pratiche e gli obiettivi globalisti a
critiche dure e dirette. Ed è stato sostenuto da circa la metà degli americani.
Tutte
queste tendenze anti-globalistiche agli occhi degli stessi globalisti non
potevano fare a meno di sommarsi a un quadro inquietante: la storia degli
ultimi secoli, con il suo progresso apparentemente ininterrotto dei nominalisti
e dei (liberal Dem Usa), è stata messa in discussione. Questo non è stato
semplicemente il disastro di questo o quel regime politico. Era la minaccia
della fine del liberalismo in quanto
tale.
Anche
gli stessi teorici del globalismo hanno intuito che qualcosa non andava.
Fukuyama, ad esempio, abbandonò la sua tesi sulla "fine della storia"
e suggerì che gli stati-nazione rimanessero ancora sotto il dominio delle élite
liberal(Dem Usa) per preparare meglio le masse alla trasformazione finale nella
post-umanità, supportate da metodi rigidi. Un altro globalista, Charles
Krauthammer, ha dichiarato che il "momento unipolare" era finito e
che le élite globaliste non ne avevano approfittato.
Questo
è esattamente lo stato di panico e quasi isterico in cui i rappresentanti
dell'élite globalista (liberal dem Usa)hanno trascorso gli ultimi quattro anni.
Ed è per questo che la questione della rimozione di Trump da presidente degli
Stati Uniti era per loro una questione di vita o di morte. Se Trump avesse
mantenuto il suo incarico, il crollo della strategia globalista sarebbe stato
irreversibile.
Ma
Biden è riuscito - con le buone o con le cattive - a cacciare Trump e
demonizzare i suoi sostenitori. È qui che entra in gioco il Great Reset. Non c'è davvero nulla di nuovo in
esso: è
una continuazione del principale vettore della civiltà dell'Europa occidentale
nella direzione del progresso, interpretato nello spirito dell'”ideologia
liberal Dem Usa” e della filosofia
nominalista.
Non resta
molto: liberare gli individui dalle ultime forme di identità collettiva -
completare l'abolizione del genere e muoversi verso un paradigma pos-tumanista.
I
progressi nell'alta tecnologia, l'integrazione delle società nelle reti
sociali, strettamente controllate, come appare ora, dalle “élite liberal Dem
Usa” in modo apertamente totalitario, e
il perfezionamento dei modi per seguire e influenzare le masse rendono il
raggiungimento dell'obiettivo” liberal Dem Usa globale” a portata di mano.
Ma per
fare quel tiro decisivo, devono, in modalità accelerata (e senza più prestare
attenzione a come appare), aprire rapidamente la strada alla finalizzazione
della storia. E questo significa che l'eliminazione di Trump è il segnale per
attaccare tutti gli altri ostacoli.
Quindi
abbiamo determinato il nostro posto nella scala della storia. E così facendo,
abbiamo un quadro più completo di ciò che riguarda il Great Reset.
Non è
niente di meno che l'inizio dell'"ultima battaglia". I globalisti,
nella loro lotta per il nominalismo, il liberalismo, la liberazione individuale
e la società civile, appaiono a sé stessi come "guerrieri della
luce", portando progresso, liberazione da migliaia di anni di pregiudizi,
nuove possibilità - e forse anche l'immortalità fisica e le meraviglie della
ingegneria genetica, alle masse.
Tutti
coloro che vi si oppongono sono, ai loro occhi, "forze delle
tenebre". E con questa logica, i "nemici della società aperta"
devono essere affrontati con la loro stessa severità. "Se il nemico non si
arrende, sarà distrutto". Il nemico è chiunque metta in discussione il”
liberalismo Dem Usa” , il globalismo, l'individualismo, il nominalismo in tutte
le loro manifestazioni. Questa è la nuova etica del liberalismo. Non è niente
di personale. Tutti hanno il diritto di essere liberali, ma nessuno ha il
diritto di essere nient'altro.
Parte
3. Lo scisma negli Stati Uniti: il trumpismo ei suoi nemici.
Il
nemico interiore
In un
contesto più limitato rispetto al quadro della storia generale del liberalismo
da Ockham a Biden, la vittoria di Trump nella battaglia per la Casa Bianca
nell'inverno 2020-2021, così dolorosa per i Democratici in quanto tale, ha
anche un enorme significato ideologico. Questo ha a che fare principalmente con
i processi che si svolgono all'interno della stessa società americana.
Il
fatto è che dopo la caduta dell'Unione Sovietica e l'inizio del "momento
unipolare" negli anni '90, il liberalismo globale non ha avuto oppositori
esterni.
Almeno, sembrava così all'epoca nel contesto dell'aspettativa ottimistica della
"fine della storia".
Anche se tali previsioni si sono rivelate
premature, Fukuyama non si è semplicemente chiesto se il futuro fosse arrivato:
stava
seguendo rigorosamente la logica stessa dell'interpretazione liberale della
storia, e quindi, con alcuni aggiustamenti, la sua analisi era generalmente
corretta.
In
effetti, le norme della democrazia liberale - il mercato, le elezioni, il
capitalismo, il riconoscimento dei "diritti umani", le norme della
"società civile", l'adozione di trasformazioni tecnocratiche e il
desiderio di abbracciare lo sviluppo e l'implementazione dell'alta tecnologia -
in particolare tecnologia digitale - sono stati in qualche modo stabiliti in
tutta l'umanità. Se alcuni persistessero nella loro avversione alla globalizzazione, ciò
potrebbe essere visto come mera inerzia, come una riluttanza a essere
"benedetti" dal “progresso liberal Dem Usa”.
In
altre parole, non era un'opposizione ideologica, ma solo una sfortunata
seccatura. Le differenze di civiltà dovevano essere gradualmente cancellate.
L'adozione del capitalismo da parte della Cina, della Russia e del mondo
islamico comporterebbe prima o poi processi di democratizzazione politica,
l'indebolimento della sovranità nazionale e alla fine porterebbe
all'istituzione di un sistema planetario: un governo mondiale. Non era una
questione di lotta ideologica, ma una questione di tempo.
Fu in
questo contesto che i globalisti fecero ulteriori passi per portare avanti il
loro programma di base di abolizione di tutte le forme residue di identità
collettiva.
Ciò ha
riguardato principalmente le politiche di genere e l'intensificazione dei
flussi migratori volti a erodere permanentemente l'identità culturale delle
stesse società occidentali, comprese le società europee e americane. Così, la
globalizzazione ha assestato il suo colpo principale.
In
questo contesto, nello stesso Occidente iniziò a emergere un "nemico
interiore". Si tratta di tutte quelle forze che si risentivano della
distruzione dell'identità sessuale, della distruzione dei resti della
tradizione culturale (attraverso la migrazione) e dell'indebolimento della
classe media. Sempre più preoccupanti erano anche gli orizzonti post-umanisti
della Singolarità incombente e la sostituzione dell'uomo con l'Intelligenza
Artificiale e sul piano filosofico non tutti gli intellettuali accettavano le
conclusioni paradossali della Postmodernità e del realismo speculativo.
Inoltre,
c'era una chiara contraddizione tra le masse occidentali, che vivevano nel
contesto delle vecchie norme della Modernità, e le élite globaliste, che
cercavano a tutti i costi di accelerare il progresso sociale, culturale e
tecnologico inteso nell'ottica “liberal Dem Usa”. Così iniziò a delinearsi un
nuovo dualismo ideologico, questa volta all'interno dell'Occidente piuttosto
che al di fuori di esso.
I
nemici della "società aperta" ora apparivano all'interno della stessa
civiltà occidentale. Erano quelli che rifiutavano gli ultimi fini liberali(Dem
Usa) e non accettavano la politica di genere, la migrazione di massa o
l'abolizione degli stati-nazione e della sovranità.
Allo
stesso tempo, tuttavia, questa crescente resistenza, genericamente denominata
"populismo" (o "populismo di destra"), attingeva alla
stessa ideologia liberale - capitalismo e democrazia liberale - ma interpretava
questi "valori" e "punti di riferimento" nel vecchio senso piuttosto
che nel nuovo.
La
libertà è stata concepita qui come la libertà di avere qualsiasi punto di
vista, non solo quelli conformi alle norme della correttezza politica. La
democrazia è stata interpretata come regola della maggioranza. La libertà di
cambiare genere doveva essere combinata con la libertà di rimanere fedeli ai
valori della famiglia. La disponibilità ad accogliere i migranti che
esprimevano il desiderio e dimostravano la loro capacità di integrarsi nelle
società occidentali era rigorosamente differenziata dall'accettazione totale di
tutti senza distinzione, accompagnata da continue scuse a tutti i nuovi
arrivati per il loro passato coloniale.
A poco
a poco, il "nemico interno" dei globalisti ha raggiunto proporzioni
serie e una grande influenza. La vecchia democrazia ha sfidato quella nuova.
Trump
e la rivolta dei deplorevoli.
Ciò è
culminato nella vittoria di Donald Trump nel 2016. Trump ha costruito la sua
campagna proprio su questa divisione della società americana. La candidata
globalista, Hillary Clinton, ha sconsideratamente definito i sostenitori di
Trump, cioè il "nemico interno", "deplorevoli", vale a dire
"patetici", "miserevoli". I "deplorevoli" hanno
risposto eleggendo Trump.
Così,
la spaccatura all'interno della democrazia liberale divenne un fatto politico e
ideologico cruciale. Coloro che interpretavano la democrazia alla "vecchia
maniera" (come regola della maggioranza) non solo si ribellarono alla
nuova interpretazione (regola della minoranza diretta contro la maggioranza
incline a prendere una posizione populista, irta di ... beh, sì, certo,
"fascismo" o "stalinismo"), ma sono riusciti a vincere e
portare il loro candidato alla Casa Bianca.
Trump,
dal canto suo, ha dichiarato la sua intenzione di "prosciugare la
palude", cioè di farla finita con il liberalismo (dem Usa) nella sua
strategia globalista e di "rendere grande l'America". Nota la parola
"di nuovo". Trump voleva tornare all'era degli stati-nazione, per
fare una serie di passi contro la corrente della storia (come la intendevano i
liberali). In altre parole, il "buon vecchio ieri" si opponeva al
"globalista oggi" e al "post-umanista domani".
I
successivi quattro anni furono un vero incubo per i globalisti. I media
controllati dai globalisti hanno accusato Trump di ogni possibile peccato -
compreso il "lavorare per i russi" perché anche i "russi"
hanno insistito nel loro rifiuto del "coraggioso nuovo mondo",
sabotando le istituzioni sovranazionali - fino al governo mondiale incluso - e
prevenire le sfilate del gay pride.
Tutti
gli oppositori della globalizzazione liberal(Dem Usa) erano logicamente
raggruppati insieme, inclusi non solo Putin, Xi Jinping, alcuni leader
islamici, ma anche - immaginate questo! - il Presidente degli Stati Uniti
d'America, l'uomo numero uno del "mondo libero".
Questo è stato un disastro per i globalisti.
Fino a quando Trump non è stato scaricato - per mezzo di rivoluzioni colorate,
rivolte artificiose, scrutinio fraudolento e metodi di conteggio dei voti
precedentemente utilizzati solo contro altri paesi e regimi - non potevano sentirsi
a proprio agio.
È
stato solo dopo aver ripreso le redini della Casa Bianca che i globalisti hanno
cominciato a rinsavire. E sono tornati alla... roba vecchia. Ma nel loro caso,
"vecchio" (ricostruito) significava tornare al "momento
unipolare" - ai tempi pre-Trump.
Trumpismo.
Trump
ha cavalcato un'ondata di populismo nel 2016 come nessun altro leader europeo è
riuscito a fare. Trump divenne così un simbolo di opposizione alla
globalizzazione liberale (Dem Usa). Sì, non era un'ideologia alternativa, ma
semplicemente una disperata resistenza alle ultime conclusioni tratte dalla
logica e persino dalla metafisica del liberalismo (e del nominalismo). Trump
non stava affatto sfidando il capitalismo o la democrazia, ma solo le forme che
avevano assunto nella loro ultima fase e la loro graduale e coerente
attuazione. Ma anche questo è bastato a segnare una spaccatura fondamentale
nella società americana.
È così
che ha preso forma il fenomeno del "trumpismo", che per molti versi
supera la scala della personalità stessa di Donald Trump. Trump ha giocato
sull'ondata di protesta contro la globalizzazione.
Ma è
chiaro che non era e non è una figura ideologica. Eppure, è intorno a lui che
inizia a formarsi il blocco di opposizione. La conservatrice americana Ann
Coulter, autrice del libro In Trump we
Trust , da allora ha riformulato il suo credo come "in Trumpism we trust".
Non
tanto lo stesso Trump, quanto piuttosto la sua linea di opposizione ai
globalisti, è diventata il fulcro del trumpismo. Nel suo ruolo di presidente,
Trump non è sempre stato all'altezza del suo stesso articolato compito. E non è
stato in grado di realizzare nulla di nemmeno vicino al "prosciugare la
palude" e sconfiggere il globalismo. Ma nonostante ciò, è diventato un
centro di attrazione per tutti coloro che erano consapevoli o semplicemente
intuivano il pericolo proveniente dalle élite globaliste e dai rappresentanti
di Big Finance e Big Tech inseparabili da loro.
Così,
il nucleo del trumpismo iniziò a prendere forma.
L'intellettuale
conservatore americano Steve Bannon ha svolto un ruolo importante in questo
processo, mobilitando ampi segmenti di giovani e disparati movimenti
conservatori a sostegno di Trump. Lo stesso Bannon è stato ispirato da autori
seri antimodernisti come Julius Evola, e la sua opposizione al globalismo e al
liberalismo(Dem Usa) aveva quindi radici più profonde.
Un
ruolo importante nel trumpismo è stato svolto da coerenti paleo-conservatori -
isolazionisti e nazionalisti - come Buchanan, Ron Paul, così come aderenti alla
filosofia antiliberale e antimodernista (quindi fondamentalmente
antiglobalista), come Richard Weaver e Russell Kirk, che erano stati emarginati
dai neocon (i globalisti di destra) sin dagli anni '80.
La
forza trainante della mobilitazione di massa dei "Trumpisti" è
diventata l'organizzazione in rete QAnon, che ha espresso la sua critica al
liberalismo(dem Usa), ai democratici e ai globalisti sotto forma di teorie del
complotto. Hanno diffuso un torrente di accuse e denunce di globalisti coinvolti
in scandali sessuali, pedofilia, corruzione e satanismo.
Le
vere intuizioni sulla natura sinistra dell'ideologia liberale - rese evidenti nelle ultime fasi della
sua trionfante diffusione sull'umanità - sono state formulate dai sostenitori
di QAnon a livello dell'americano medio e della coscienza di massa, poco
inclini ad approfondite analisi filosofiche e ideologiche. Parallelamente,
QAnon ha ampliato la sua influenza, ma allo stesso tempo ha conferito alla
critica antiliberale tratti grotteschi.
Sono
stati i sostenitori di QAnon, in quanto avanguardia del populismo della
cospirazione di massa, a guidare le proteste il 6 gennaio, quando i sostenitori
di Trump hanno preso d'assalto il Campidoglio indignati dalle elezioni rubate.
Non
hanno raggiunto alcun obiettivo, ma solo fornito a Biden e ai Democratici una
scusa per demonizzare ulteriormente il "trumpismo" e tutti gli
oppositori del globalismo, identificando qualsiasi conservatore come
"estremismo".
Seguì
un'ondata di arresti e i più coerenti "Nuovi Democratici" ha
suggerito che tutti i diritti sociali, inclusa la possibilità di acquistare i
biglietti aerei, dovrebbero essere tolti ai sostenitori di Trump.
Poiché
i social media sono regolarmente monitorati dai sostenitori dell'élite liberal(Dem
Usa), la raccolta di informazioni su quasi tutti i cittadini statunitensi e le
loro preferenze politiche non ha posto problemi. Quindi l'arrivo di Biden alla
Casa Bianca significa che il liberalismo(Dem Usa) ha assunto tratti francamente
totalitari.
D'ora
in poi, il trumpismo, il populismo, la difesa dei valori della famiglia e
qualsiasi accenno di conservatorismo o disaccordo con i principi del
liberalismo globalista negli Stati Uniti saranno quasi equivalenti a un
crimine: incitamento all'odio e "fascismo".
Tuttavia,
il trumpismo non è scomparso con la vittoria di Biden. In un modo o nell'altro,
ha ancora coloro che hanno votato per Donald Trump nelle ultime elezioni - e
sono più di 70.000.000 di elettori.
Quindi
è chiaro che il "trumpismo" non finirà affatto con Trump. Metà della popolazione statunitense
si è effettivamente trovata in una posizione di opposizione radicale, ei
trumpisti più coerenti rappresentano il fulcro del clandestino
anti-globalizzazione all'interno della stessa cittadella del globalismo.
Qualcosa
di simile sta accadendo nei paesi europei, dove i movimenti e i partiti
populisti sono sempre più consapevoli di essere dissidenti privati di ogni
diritto e soggetti a persecuzioni ideologiche sotto un'apparente dittatura
globalista.
Non
importa quanto i globalisti che hanno ripreso il potere negli Stati Uniti
vogliano presentare i quattro anni precedenti come uno "sfortunato
malinteso" e dichiarare la loro vittoria come il definitivo "ritorno
alla normalità", il quadro oggettivo è lontano dagli incantesimi calmanti
della classe superiore globalista.
Non solo paesi con una diversa identità di
civiltà si stanno mobilitando contro di essa e contro la sua ideologia, ma
questa volta anche metà della propria popolazione, arrivando gradualmente a
rendersi conto della gravità della sua situazione e cominciando a cercare
un'alternativa ideologica.
Queste
sono le condizioni in cui Biden è arrivato alla guida degli Stati Uniti. Lo
stesso suolo americano brucia sotto i piedi dei globalisti.
E
questo conferisce alla situazione della "battaglia finale" una
dimensione aggiuntiva speciale. Questo non è l'Occidente contro l'Oriente, non
gli Stati Uniti e la NATO contro tutti gli altri, ma i liberal(Dem Usa) contro
l'umanità - compreso quel segmento di umanità
che si trova sul territorio dell'Occidente stesso, ma che si sta allontanando
sempre più dalle proprie élite globaliste. Questo è ciò che definisce le
condizioni di partenza di questa battaglia.
Individuum
e dividuum.
Un
altro punto essenziale deve essere chiarito. Abbiamo visto che l'intera storia del
liberalismo è la successiva liberazione dell'individuo da ogni forma di identità
collettiva.
L'accordo finale nel processo di questa attuazione logicamente perfetta del
nominalismo sarà il passaggio al post-umanesimo e la probabile sostituzione
dell'umanità con un'altra civiltà, questa volta postumana, della macchina.
Questo è ciò a cui conduce l'individualismo coerente, inteso come qualcosa di
assoluto.
Ma qui
la filosofia liberal(Dem Usa)n arriva a un paradosso fondamentale. La
liberazione dell'individuo dalla propria identità umana, alla quale la politica
di genere lo prepara trasformando consapevolmente e deliberatamente l'essere
umano in un mostro perverso, non può garantire che questo nuovo - progressista!
- essere rimarrà un individuo.
Inoltre,
lo sviluppo delle tecnologie informatiche in rete, dell'ingegneria genetica e
della stessa ontologia orientata agli oggetti, che rappresenta il culmine del
postmodernismo, indicano chiaramente il fatto che il "nuovo essere"
non sarà tanto un "animale" quanto una "macchina ". È con
questo in mente che gli orizzonti dell'"immortalità" rischiano di
essere offerti nella forma della conservazione artificiale dei ricordi
personali (che sono abbastanza facili da simulare).
Così,
l'individuo del futuro, come compimento dell'intero programma del liberalismo
(Dem Usa), non potrà garantire proprio quello che è stato l'obiettivo
principale del progresso liberale, cioè la sua individualità.
L'essere liberale del futuro, anche in teoria, non è
un individuum, qualcosa di "indivisibile", ma piuttosto un
"dividuum", cioè qualcosa di divisibile e fatto di parti
sostituibili. Tale è la macchina: è composta da una combinazione di parti.
Nella
fisica teorica, c'è stata a lungo una transizione dalla teoria degli
"atomi" (cioè delle "unità indivisibili della materia")
alla teoria delle particelle, che sono pensate non come "parti di qualcosa
di intero" ma come "parti senza un totale.
"
L'individuo nel suo insieme si decompone anche in parti componenti, che possono
essere rimontate, ma anche non assemblate, utilizzate invece come bio-costruttore.
Da qui le figure di mutanti, chimere e mostri che abbondano nella narrativa
moderna, popolando le più immaginate (e quindi, in un certo senso, anticipate e
persino pianificate) versioni del futuro.
I
postmodernisti e i realisti speculativi hanno già preparato il terreno
proponendo di sostituire il corpo umano come qualcosa di intero con l'idea di
un "parlamento di organi" (B. Latour). In questo modo l'individuo -
anche come unità biologica - diventerebbe qualcos'altro, mutando proprio nel
momento in cui raggiunge la sua incarnazione assoluta.
Il
progresso umano nell'interpretazione liberal (Dem Usa) finisce inevitabilmente
con l'abolizione dell'umanità.
Questo
è ciò che sospettano, anche se molto vagamente, tutti coloro che si battono
contro il globalismo e il liberalismo. Sebbene i QAnon e le loro teorie
cospirative anti-liberali distorcano la realtà solo fornendo tratti sospetti e
grotteschi che i liberali possono facilmente confutare, la realtà, se descritta
in modo sobrio e oggettivo, è molto più spaventosa delle sue più allarmanti e
mostruose premonizioni.
"The
Great Reset" è davvero un piano per l'eliminazione dell'umanità. Perché proprio a questa conclusione
conduce logicamente la linea del «progresso» liberamente inteso: l'aspirazione a liberare l'individuo
da ogni forma di identità collettiva non può non sfociare nella liberazione
dell'individuo da sé stesso.
Parte
4. Il grande risveglio.
Il
grande risveglio: un urlo nella notte.
Ci
stiamo avvicinando a una tesi che rappresenta l'esatto opposto del "Grande
Reset": la tesi del "Grande Risveglio".
Questo
slogan è stato lanciato per la prima volta dagli antiglobalisti americani, come
il conduttore del canale televisivo alternativo Infowars, Alex Jones, che è
stato sottoposto alla censura globalista e al de-platforming dai social network
nella prima fase della presidenza Trump, e gli attivisti QAnon. È importante
che ciò avvenga negli Stati Uniti, dove è imperversata l'amarezza tra le élite
globaliste e i populisti che hanno avuto un proprio presidente, anche se per
soli quattro anni e irrigiditi dagli ostacoli amministrativi e dai limiti dei
propri orizzonti ideologici.
Liberati
da un serio bagaglio ideologico e filosofico, gli antiglobalisti hanno saputo
cogliere l'essenza dei processi più importanti in atto nel mondo moderno. Il
globalismo, il liberalismo e il Grande Reset, come espressioni della
determinazione delle élite liberal(Dem Usa) a portare a termine i loro piani,
con ogni mezzo - compresa la dittatura totale, la repressione su larga scala e
le campagne di totale disinformazione - hanno incontrato una resistenza
crescente e sempre più consapevole .
Alex
Jones conclude i suoi programmi con lo stesso grido di battaglia: "Sei la
Resistenza!".
In questo caso, lo stesso Alex Jones o gli
attivisti di QAnon non hanno visioni del mondo rigorosamente definite. In
questo senso, sono rappresentanti delle masse, gli stessi
"deplorevoli" che furono così dolorosamente umiliati da Hillary
Clinton.
Quello
che ora si sta risvegliando non è un campo di oppositori ideologici del
liberalismo, nemici del capitalismo o oppositori ideologici della democrazia.
Non sono nemmeno conservatori. Sono solo
persone, persone in quanto tali, le più ordinarie e semplici. Ma... persone che
vogliono essere e rimanere umane, avere e mantenere la loro libertà, genere,
cultura e vita, legami concreti con la loro Patria, con il mondo che li
circonda, con le persone.
Il
Grande Risveglio non riguarda le élite e gli intellettuali, ma le persone, le
masse, le persone in quanto tali.
E il
Risveglio in questione non riguarda l'analisi ideologica. È una reazione
spontanea delle masse, poco competenti in filosofia, che hanno improvvisamente
capito, come bestiame davanti al macello, che il loro destino è già stato
deciso dai loro governanti e che non c'è più spazio per le persone in futuro.
Il
Grande Risveglio è spontaneo, in gran parte inconscio, intuitivo e cieco. Non è
affatto uno sbocco per la consapevolezza, per la conclusione, per un'analisi
storica approfondita. Come abbiamo visto nel filmato del Campidoglio, gli
attivisti pro-Trump e i sostenitori QAnon sembrano personaggi dei fumetti o
supereroi Marvel. La cospirazione è una malattia infantile
dell'anti-globalizzazione. Ma, d'altra parte, è l'inizio di un processo storico
fondamentale. Nasce così il polo di opposizione al corso stesso della storia
nella sua accezione liberale vera e non quella falsa dei” Liberal Dem Usa”
Questo
è il motivo per cui la tesi del Grande Risveglio non dovrebbe essere
frettolosamente caricata di dettagli ideologici, siano essi il conservatorismo
fondamentale (compreso il conservatorismo religioso), il tradizionalismo, la
critica marxista del capitale o la protesta anarchica per il bene della
protesta. Il Grande Risveglio è qualcosa di più organico, più spontaneo e allo
stesso tempo tettonico. È così che l'umanità viene improvvisamente illuminata
dalla consapevolezza della vicinanza della sua fine imminente.
Ed è
per questo che il Grande Risveglio è così grave. Ed è per questo che viene
dall'interno degli Stati Uniti, quella civiltà in cui il crepuscolo del liberalismo
è più fitto. È un grido dal centro stesso dell'inferno, da quella zona dove il
futuro nero è già in parte arrivato.
Il
Grande Risveglio è la risposta spontanea delle masse umane al Grande Reset.
Certo, si può essere scettici. Le élite liberal(Liberal dem Usa), soprattutto oggi,
controllano tutti i principali processi di civiltà. Controllano le finanze del
mondo e possono farci qualsiasi cosa, dall'emissione illimitata a qualsiasi
manipolazione di strumenti e strutture finanziarie. Nelle loro mani c'è l'intera
macchina militare statunitense e la gestione degli alleati della NATO. Biden
promette di rafforzare l'influenza di Washington in questa struttura, che si è
quasi disintegrata negli ultimi anni.
Quasi
tutti i giganti dell'High Tech sono subordinati ai liberal(Dem Usa): computer,
iPhone, server, telefoni e social network sono strettamente controllati da
alcuni monopolisti che sono membri del club globalista. Ciò significa che i Big
Data, cioè l'intero corpo di informazioni su praticamente l'intera popolazione
della Terra, hanno un proprietario e un padrone.
Tecnologia,
centri scientifici, istruzione globale, cultura, media, medicina e servizi
sociali sono completamente nelle loro mani.
I
liberal(Dem Usa) nei governi e nei circoli di potere sono i componenti organici
di queste reti planetarie che hanno tutte la stessa sede.
I
servizi di intelligence dei paesi occidentali ei loro agenti in altri regimi lavorano per i
globalisti, reclutati o corrotti, costretti a collaborare o come volontari.
Viene
da chiedersi: come possono in questa situazione ribellarsi al globalismo i
sostenitori del “Grande Risveglio”? In che modo, senza avere risorse, possono
affrontare efficacemente l'élite globale? Quali armi usare? Quale strategia
seguire? E, inoltre, su quale ideologia affidarsi? - perché liberal(Dem Usa) e
globalisti in tutto il mondo sono uniti e hanno un'idea comune, un obiettivo
comune e una linea comune, mentre i loro oppositori sono disparati non solo in
società diverse, ma anche all'interno della stessa cosa.
Naturalmente,
queste contraddizioni nelle file dell'opposizione sono ulteriormente esacerbate
dalle élite dominanti, che sono abituate a dividere per dominare. I musulmani
sono contrapposti ai cristiani, la sinistra contro la destra, gli europei
contro i russi o i cinesi, ecc.
Ma il
Grande Risveglio sta accadendo non a causa di, ma nonostante tutto questo.
L'umanità stessa, l'uomo come eidos, l'uomo come comune, l'uomo come identità
collettiva, e in tutte le sue forme insieme, organica e artificiale, storica e innovativa,
orientale e occidentale, si ribella ai liberal(Dem Usa).
Il
Grande Risveglio è solo l'inizio. Non è nemmeno cominciato. Ma il fatto che
abbia un nome, e che questo nome sia apparso proprio nell'epicentro delle
trasformazioni ideologiche e storiche, negli Stati Uniti, sullo sfondo della
drammatica sconfitta di Trump, della disperata acquisizione del Campidoglio e
della crescente ondata di repressione liberal(Dem Usa), poiché i globalisti non
nascondono più la natura totalitaria sia della loro teoria che della loro
pratica, è di grande (forse cruciale) importanza.
Il
Grande Risveglio contro il "Grande Reset" è la rivolta dell'umanità
contro le élite liberal(Dem Usa) al potere. Inoltre, è la ribellione dell'Uomo
contro il suo nemico secolare, il nemico della stessa razza umana.
Se c'è
chi proclama il "Grande Risveglio", per quanto ingenue possano
sembrare le sue formule, questo già significa che non tutto è perduto, che
nelle masse sta maturando un nocciolo di Resistenza, che cominciano a
mobilitarsi. Da questo momento inizia la storia di una rivolta mondiale, una
rivolta contro il Grande Risveglio e i suoi adepti.
Il
Grande Risveglio è un lampo di coscienza alla soglia della Singolarità. È
l'ultima opportunità per prendere una decisione alternativa sul contenuto e
sulla direzione del futuro. La completa sostituzione degli esseri umani con
nuove entità, nuove divinità, non può essere imposta semplicemente con la forza
dall'alto. Le élite devono sedurre l'umanità, ottenerne - anche se vagamente -
un certo consenso. Il Grande Risveglio richiede un deciso “No”!
Questa
non è ancora la fine della guerra, nemmeno la guerra stessa. Inoltre, non è
ancora iniziata. Ma è la possibilità di un tale inizio. Un nuovo inizio nella
storia dell'uomo.
Naturalmente,
il Grande Risveglio è completamente impreparato.
Come
abbiamo visto, negli stessi Stati Uniti gli oppositori del liberalismo( Liberal
Dem Usa), sia Trump che i trumpisti, sono pronti a rifiutare l'ultima fase
della democrazia liberale, ma non pensano nemmeno a una vera e propria critica
al capitalismo. Difendono ieri e oggi contro un domani incombente e sinistro.
Ma mancano di un vero e proprio orizzonte ideologico. Stanno cercando di
salvare la fase precedente della stessa democrazia liberale, lo stesso
capitalismo, dalle sue fasi tardive e più avanzate. E questo di per sé contiene
una contraddizione.
Anche
la sinistra contemporanea ha dei limiti nella sua critica al capitalismo, sia
perché condivide una concezione materialistica della storia (Marx era d'accordo
sulla necessità del capitalismo mondiale, che sperava sarebbe poi stato
superato dal proletariato mondiale) sia perché i movimenti socialisti e
comunisti sono stati recentemente rilevati dai liberal(Dem Usa) e riorientati
dal condurre una guerra di classe contro il capitalismo alla protezione dei
migranti, delle minoranze sessuali e alla lotta contro i "fascisti"
immaginari.
La
destra, invece, è confinata ai suoi stati-nazione e alle sue culture, non
vedendo che i popoli di altre civiltà si trovano nella stessa situazione
disperata. Le nazioni borghesi emerse agli albori dell'età moderna
rappresentano un vestigio della civiltà borghese. Questa civiltà oggi sta
distruggendo e abolendo ciò che essa stessa ha creato proprio ieri, usando nel
frattempo tutti i limiti dell'identità nazionale per impedire all'umanità in
uno stato frammentato e conflittuale di confrontarsi con i globalisti.
Quindi
c'è il Grande Risveglio, ma non ha ancora una base ideologica. Se è veramente storico, e non un
fenomeno effimero e puramente periferico, allora ha semplicemente bisogno di un
fondamento, che vada al di là delle ideologie politiche esistenti emerse in
epoca moderna nello stesso Occidente.
Rivolgersi
a qualcuno di loro significherebbe automaticamente che ci troviamo nella
prigionia ideologica della formazione del capitale.
Quindi,
nel cercare una piattaforma per il Grande Risveglio che è scoppiato negli Stati
Uniti, per l'ispirazione dobbiamo guardare oltre la società americana e la
storia americana piuttosto breve e guardare ad altre civiltà, soprattutto alle
ideologie non liberali della stessa Europa. Ma anche questo non basta, perché
insieme alla decostruzione del liberalismo, dobbiamo trovare appoggio nelle
diverse civiltà dell'umanità, lungi dall'essere stremate dall'Occidente da dove
origina e proviene la principale minaccia - a Davos, in Svizzera! - proclamata
il “Grande Reset”. (E’ Klaus Schwab il grande capo ed ideologo del grande Reset!).
L'Internazionale
delle Nazioni contro l'Internazionale delle élite.
"The
Great Reset" vuole rendere il mondo nuovamente unipolare per muoversi
verso una non polarità globalista, dove le élite diventeranno pienamente
internazionali e la loro residenza sarà dispersa in tutto lo spazio del
pianeta. Questo è il motivo per cui il globalismo determina la fine degli Stati
Uniti come paese, stato, società. Questo è ciò che i Trumpisti e i sostenitori
del Grande Risveglio percepiscono, a volte intuitivamente. Biden è una sentenza
emessa sugli Stati Uniti. E dagli Stati Uniti a tutti gli altri.
Di
conseguenza, per la salvezza delle persone, dei popoli e delle società, il
Grande Risveglio deve iniziare con la multipolarità. Questa non è solo la
salvezza dell'Occidente stesso, e nemmeno la salvezza di tutti gli altri
dall'Occidente, ma la salvezza dell'umanità, sia occidentale che non
occidentale, dalla dittatura totalitaria delle élite capitaliste liberali. E
questo non può essere fatto solo dal popolo dell'Occidente o dal popolo
dell'Oriente. Qui è necessario agire insieme. Il Grande Risveglio richiede
un'internazionalizzazione della lotta dei popoli contro
l'internazionalizzazione delle élite.
La
multipolarità diventa il punto di riferimento più importante e la chiave della
strategia del Grande Risveglio. Solo facendo appello a tutte le nazioni,
culture e civiltà dell'umanità siamo in grado di raccogliere forze sufficienti
per contrastare efficacemente il "Grande Reset" e l'orientamento
verso la Singolarità.
Ma in
questo caso l'intero quadro dell'inevitabile confronto finale si rivela molto
meno disperato. Se diamo uno sguardo a tutto ciò che potrebbe diventare i poli
del Grande Risveglio, la situazione si presenta sotto una luce un po' diversa.
L'Internazionale dei Popoli, una volta che si comincia a pensare in queste
categorie, non si rivela né un'utopia né un'astrazione. Inoltre, possiamo già
facilmente vedere un enorme potenziale e come questo possa essere sfruttato
nella lotta contro il "Grande Reset".
Elenchiamo
brevemente le
riserve su cui il Grande Risveglio può contare su scala mondiale.
La
guerra civile americana: la scelta del nostro campo.
Negli
Stati Uniti, abbiamo un punto d'appoggio nel trumpismo. Sebbene lo stesso Trump abbia
perso, ciò non significa che lui stesso si sia lavato le mani, si sia
rassegnato a una vittoria rubata e che i suoi sostenitori - 70.000.000 di
americani - si siano sistemati e abbiano accettato la dittatura liberal(Liberal
Dem Usa) come un dato di fatto.
Non lo hanno fatto. D'ora in poi, c'è un
potente clandestino anti-globalista negli stessi Stati Uniti, in gran numero
(metà della popolazione!), amareggiato e spinto a disprezzare il “totalitarismo
liberal dem usa” . La distopia del 1984 di Orwell non era incarnata in un
regime comunista o fascista, ma ora è in un regime liberale. Ma l'esperienza
sia del comunismo sovietico che della Germania nazista mostra che la resistenza
è sempre possibile.
Oggi,
gli Stati Uniti sono essenzialmente in uno stato di guerra civile.
I liberali-bolscevichi (Dem Usa) hanno preso
il potere e i loro oppositori sono stati messi all'opposizione e sono sul punto
di diventare illegali. Un'opposizione di 70.000.000 di persone è seria.
Naturalmente, sono dispersi e potrebbero essere allo sbando dalle incursioni
punitive dei Democratici e dalla nuova tecnologia totalitaria della Big Tech.
Ma è
troppo presto per cancellare il popolo americano. Chiaramente, hanno ancora un
certo margine di forza e metà della popolazione statunitense è pronta a
difendere la propria libertà individuale ad ogni costo. E oggi la domanda è proprio questa:
Biden o libertà. Naturalmente,
i liberal(Dem Usa) cercheranno di abolire il Secondo Emendamento e di disarmare
la popolazione, che sta diventando sempre meno fedele all'élite globalista. È
probabile che i Democratici cercheranno di uccidere lo stesso sistema
bipartitico introducendo un regime essenzialmente monopartitico, proprio nello
spirito dell'attuale stato della loro ideologia. Questo è liberal-bolscevismo.
Ma le
guerre civili non hanno mai conclusioni scontate. La storia è aperta e la
vittoria per entrambe le parti è sempre possibile. Soprattutto se l'umanità si
rende conto di quanto sia importante l'opposizione americana per la vittoria
universale sul globalismo. Non importa come ci sentiamo nei confronti degli
Stati Uniti, di Trump e dei Trumpisti, tutti noi dobbiamo semplicemente
sostenere il polo americano del Grande Risveglio. Salvare l'America dai
globalisti, e quindi contribuire a renderla di nuovo grande, è il nostro
compito comune.
Populismo
europeo: superare destra e sinistra.
L'ondata
di populismo antiliberale non si placa nemmeno in Europa. Sebbene il globalista
Macron sia riuscito a contenere le violente proteste dei "Gilet
Gialli" e i liberal(Dem Usa) italiani e tedeschi abbiano isolato e
impedito ai partiti di destra e ai loro leader di salire al potere, questi
processi sono inarrestabili. Il populismo esprime lo stesso Grande Risveglio,
ma solo su suolo europeo e con specificità europea.
Per
questo polo di resistenza è estremamente importante una nuova riflessione
ideologica. Le società europee sono ideologicamente molto più attive di quelle
americane, e quindi le tradizioni della politica di destra e di sinistra - e le
loro contraddizioni intrinseche - sono molto più sentite.
Sono
proprio queste contraddizioni che le élite liberal (Dem Usa) stanno sfruttando
per mantenere la loro posizione nell'Unione europea.
Il
fatto è che l'odio per i liberal(Dem Usa) in Europa cresce contemporaneamente
da due parti: la sinistra li vede come rappresentanti del grande capitale,
sfruttatori che hanno perso ogni decenza, e la destra li vede come provocatori
di migrazioni di massa artificiali, distruttori delle ultime vestigia dei
valori tradizionali, distruttori della cultura europea e becchini della classe
media. Allo stesso tempo, per la maggior parte, i populisti sia di destra che
di sinistra hanno messo da parte le ideologie tradizionali che non soddisfano
più le esigenze storiche ed esprimono le loro opinioni in forme nuove, talvolta
contraddittorie e frammentarie.
Il
rifiuto delle ideologie del comunismo ortodosso e del nazionalismo è
generalmente positivo; dà ai populisti una base nuova, molto più ampia. Ma è
anche la loro debolezza.
Tuttavia,
la cosa più fatale del populismo europeo non è tanto la sua deideologizzazione
quanto la persistenza del profondo e reciproco rifiuto tra sinistra e destra
che persiste dalle epoche storiche precedenti.
L'emergere
di un polo europeo del Grande Risveglio deve comportare la risoluzione di
questi due compiti ideologici:
il
definitivo superamento del confine tra sinistra e destra (cioè il rifiuto
obbligato dell'"antifascismo" artificioso di alcuni e di "anticomunismo"
inventato da altri) e l'elevazione del populismo in quanto tale - populismo
integrale - a modello ideologico indipendente.
Il suo
significato e il suo messaggio dovrebbero essere una critica radicale del
liberalismo(Dem Usa) e del suo stadio più alto, il globalismo, combinando allo
stesso tempo la richiesta di giustizia sociale e la conservazione dell'identità
culturale tradizionale.
In
questo caso, il populismo europeo, prima di tutto, acquisirà una massa critica
che è fatalmente carente poiché i populisti di destra e di sinistra sprecano
tempo e fatica per regolare i conti tra loro e, in secondo luogo, diventerà un
elemento di primaria importanza nel polo del Grande Risveglio.
La
Cina e la sua identità collettiva.
Gli
oppositori del Great Reset hanno un altro argomento significativo: la Cina
contemporanea. Sì, la Cina ha sfruttato le opportunità offerte dalla
globalizzazione per rafforzare l'economia della sua società. Ma la Cina non ha
accettato lo spirito stesso del globalismo, il liberalismo (Dem Usa)
l'individualismo e il nominalismo dell'ideologia globalista. La Cina ha preso
dall'Occidente solo ciò che l'ha resa più forte, ma ha rifiutato ciò che la
renderebbe più debole. Questo è un gioco pericoloso, ma finora la Cina lo ha
affrontato con successo.
In
effetti, la Cina è una società tradizionale con migliaia di anni di storia e
un'identità stabile. E intende chiaramente rimanere tale in futuro. Ciò è
particolarmente chiaro nelle politiche dell'attuale leader cinese, Xi Jinping.
È pronto a scendere a compromessi tattici con l'Occidente, ma è determinato nel
garantire che la sovranità e l'indipendenza della Cina crescano e si
rafforzino.
Che i
globalisti e Biden agissero in solidarietà con la Cina è un mito. Sì, Trump ci ha fatto affidamento e
lo ha detto Bannon, ma questo è il risultato di un orizzonte geopolitico
ristretto e di una profonda incomprensione dell'essenza della civiltà cinese.
La
Cina seguirà la sua linea e rafforzerà le strutture multipolari. La Cina, infatti, è il polo più
importante del Grande Risveglio, un punto che diverrà chiaro se si prende come
punto di partenza la necessità di un'internazionalizzazione dei popoli. La Cina
è un popolo con una distinta identità collettiva. L'individualismo cinese non
esiste affatto e, se esiste, è un'anomalia culturale. La civiltà cinese è il
trionfo del clan, del popolo, dell'ordine e della struttura su tutta
l'individualità.
Naturalmente,
il Grande Risveglio non deve diventare cinese. Non dovrebbe essere affatto
uniforme: ogni nazione, ogni cultura, ogni civiltà ha il proprio spirito e il
proprio eidos. L'umanità è diversa. E la sua unità può essere avvertita più
acutamente solo quando si trova di fronte a una seria minaccia che incombe su
tutti loro. E questo è esattamente ciò che è il Great Reset.
Islam
contro la globalizzazione.
Un
altro argomento del Grande Risveglio riguarda i popoli della civiltà islamica.
Che il globalismo liberale e l'egemonia occidentale siano radicalmente
rifiutati dalla cultura islamica e dalla stessa religione islamica su cui tale
cultura si basa è ovvio. Certo, durante il periodo coloniale e sotto il potere
e l'influenza economica dell'Occidente, alcuni stati islamici si sono trovati
nell'orbita del capitalismo, ma praticamente in tutti i paesi islamici c'è un
rifiuto sostenuto e profondo del liberalismo(Dem Usa) e soprattutto del moderno
liberalismo globalista.
Questo
si manifesta sia in forme estreme - il fondamentalismo islamico - sia in forme
moderate. In alcuni casi, singoli movimenti religiosi o politici diventano
portatori dell'iniziativa antiliberale, mentre in altri casi lo Stato stesso
assume questa missione. In ogni caso, le società islamiche sono ideologicamente
preparate all'opposizione sistemica e attiva alla globalizzazione liberale. I
progetti di The Great Reset non contengono nulla, nemmeno in teoria, che possa
piacere ai musulmani. Ecco perché l'intero mondo islamico nel suo insieme
rappresenta un grande polo del Grande Risveglio.
Tra i
paesi islamici, l'Iran sciita e la Turchia sunnita sono i più contrari alla
strategia globalista.
Inoltre,
se la principale motivazione dell'Iran è l'idea religiosa dell'avvicinarsi
della fine del mondo e dell'ultima battaglia, dove il principale nemico -
Dajjal - è chiaramente riconosciuto come Occidente, liberalismo(Dem Usa) e
globalismo, allora la Turchia è guidata più da considerazioni pragmatiche, dal
desiderio di rafforzare e preservare la propria sovranità nazionale e garantire
l'influenza turca in Medio Oriente e nel Mediterraneo orientale.
La
politica di Erdogan di allontanarsi gradualmente dalla NATO combina la
tradizione nazionale di Kemal Ataturk con il desiderio di ricoprire il ruolo di
leader dei musulmani sunniti, ma entrambi sono realizzabili solo in opposizione
alla globalizzazione liberal Dem Usa, che prevede la completa secolarizzazione
delle società. L'indebolimento (e, al limite, l'abolizione) degli
stati-nazione, e nel frattempo la concessione dell'autonomia politica alle
minoranze etniche, mossa che sarebbe devastante per la Turchia a causa del
grande e piuttosto attivo fattore curdo.
Il
Pakistan sunnita, che rappresenta un'altra forma di combinazione di politica
nazionale e islamica, si sta gradualmente allontanando sempre più dagli Stati
Uniti e dall'Occidente.
Sebbene
i paesi del Golfo siano più dipendenti dall'Occidente, uno sguardo più da
vicino all'Islam arabo, e ancor di più l'Egitto, che è un altro stato
importante e indipendente nel mondo islamico, rivela sistemi sociali che non
hanno nulla a che fare con l'agenda globalista e sono naturalmente predisposto
a schierarsi con il Grande Risveglio.
Questo
è ostacolato solo dalle contraddizioni tra gli stessi musulmani, abilmente
aggravate dall'Occidente e dai centri di controllo globalisti, non solo tra
sciiti e sunniti ma anche dai conflitti regionali tra i singoli stati sunniti
stessi.
Il
contesto del Grande Risveglio potrebbe diventare una piattaforma ideologica
anche per l'unificazione del mondo islamico nel suo insieme, poiché
l'opposizione al "Grande Reset" è un imperativo incondizionato per
quasi tutti i paesi islamici. Questo è ciò che permette di prendere come comune
denominatore la strategia e l'opposizione dei globalisti. La consapevolezza
della portata del Grande Risveglio permetterebbe, entro certi limiti, di
annullare l'acutezza delle contraddizioni locali per contribuire alla
formazione di un altro polo di resistenza globale.
La
missione della Russia: essere in prima linea nel Grande Risveglio.
Infine,
il polo più importante del Grande Risveglio è destinato alla Russia. Nonostante la Russia sia stata in
parte coinvolta nella civiltà occidentale, attraverso la cultura illuminista
durante il periodo zarista, sotto i bolscevichi, e soprattutto dopo il 1991, in
ogni fase - nell'antichità come nel presente - la profonda identità della
società russa è profondamente diffidente nei confronti dell'Occidente, in
particolare del liberalismo (dem Usa)e della globalizzazione. Il nominalismo è
profondamente estraneo al popolo russo nelle sue stesse fondamenta.
L'identità
russa ha sempre dato priorità al comune - il clan, il popolo, la chiesa, la
tradizione, la nazione e il potere, e persino il comunismo rappresentava -
anche se artificiale, in termini di classe - un'identità collettiva contraria
all'individualismo borghese. I russi hanno ostinatamente rifiutato e continuano
a rifiutare il nominalismo in tutte le sue forme. E questa è una piattaforma
comune sia per il periodo monarchico che per quello sovietico.
Dopo
il tentativo fallito di integrarsi nella comunità globale negli anni '90,
grazie al fallimento delle riforme liberali, la società russa è diventata
ancora più convinta della misura in cui il globalismo e gli atteggiamenti e
principi individualisti sono estranei ai russi. Questo è ciò che determina il sostegno
generale al corso conservatore e sovrano di Putin. I russi rifiutano il "Grande
Reset" sia da destra che da sinistra - e questo, insieme alle tradizioni
storiche, all'identità collettiva e alla percezione della sovranità e della
libertà dello Stato come il valore più alto, non è momentaneo, ma a lungo
termine , caratteristica fondamentale della civiltà russa.
Il
rifiuto del liberalismo(Dem Usa) e della globalizzazione è diventato
particolarmente acuto negli ultimi anni, poiché il liberalismo stesso ha
rivelato le sue caratteristiche profondamente ripugnanti alla coscienza russa.
Ciò giustificava una certa simpatia tra i russi per Trump e un parallelo
profondo disgusto per i suoi oppositori liberal(Dem usa).
Da
parte di Biden, l'atteggiamento nei confronti della Russia è abbastanza
simmetrico. Lui e le élite globaliste in generale vedono la Russia come il
principale avversario della civiltà, rifiutandosi ostinatamente di accettare il
vettore del progressismo liberal(Dem Usa) e difendendo ferocemente la sua
sovranità politica e la sua identità.
Naturalmente,
anche la Russia di oggi non ha un'ideologia completa e coerente che potrebbe
porre una seria sfida al Grande Reset. Inoltre, le élite liberali radicate ai
vertici della società sono ancora forti e influenti in Russia, e le idee, le
teorie e i metodi liberal(Dem Usa) dominano ancora l'economia, l'istruzione, la
cultura e la scienza. Tutto ciò indebolisce il potenziale della Russia,
disorienta la società e pone le basi per crescenti contraddizioni interne. Ma,
nel complesso, la Russia è la più importante, se non la principale! - polo del
Grande Risveglio.
Questo
è esattamente ciò a cui tutta la storia russa ha portato, esprimendo una
convinzione interiore che i russi stanno affrontando qualcosa di grande e
decisivo nella drammatica situazione della Fine dei Tempi, la fine della
storia. Ma è proprio questo fine, nella sua versione peggiore, che implica il
progetto Great Reset. La vittoria del globalismo, del nominalismo e
dell'avvento della Singolarità significherebbe il fallimento della missione
storica russa, non solo nel futuro ma anche nel passato. Dopotutto, il
significato della storia russa è stato diretto proprio verso il futuro e il
passato ne era solo una preparazione.
E in
questo futuro che si avvicina, il ruolo della Russia non è solo quello di
partecipare attivamente al Grande Risveglio, ma anche di esserne in prima
linea, proclamando l'imperativo dell'Internazionale dei Popoli nella lotta al
liberalismo (Dem Usa) , la peste del 21°
secolo.
Il
risveglio della Russia: una rinascita imperiale.
Cosa
significa per la Russia in tali circostanze "svegliarsi"? Significa
ripristinare completamente la scala storica, geopolitica e di civiltà della
Russia, diventando un polo del nuovo mondo multipolare.
La
Russia non è mai stata "solo un paese", tanto meno "solo uno tra
gli altri paesi europei". Nonostante tutta l'unità delle nostre radici con
l'Europa, che risalgono alla cultura greco-romana, la Russia in tutte le fasi
della sua storia ha seguito un suo percorso particolare, che ha inciso anche
sulla nostra scelta ferma e incrollabile dell'ortodossia e del bizantinismo in
generale , che ha largamente determinato il nostro allontanamento dall'Europa
occidentale, che ha scelto il cattolicesimo e poi il protestantesimo. Nell'età
moderna, questo stesso fattore di profonda sfiducia nei confronti
dell'Occidente si è riflesso nel fatto che non siamo stati così colpiti dallo
spirito stesso del Modernismo nel nominalismo , individualismo e liberalismo
(Dem Usa). E anche quando abbiamo preso in prestito alcune dottrine e ideologie
dall'Occidente, erano spesso critiche, ad es.
L'identità
della Russia è stata anche fortemente influenzata dal vettore orientale -
turaniano. Come hanno dimostrato i filosofi eurasisti, incluso il grande
storico russo Lev Gumilev, lo stato mongolo di Gengis Khan fu un'importante
lezione per la Russia nell'organizzazione centralizzata di tipo imperiale, che
in gran parte predeterminò la nostra ascesa come Grande Potenza dal XV secolo,
quando l'Orda d'Oro crollò e la Russia moscovita prese il suo posto nello
spazio dell'Eurasia nord-orientale. Questa continuità con la geopolitica
dell'Orda portò naturalmente alla potente espansione delle ere successive. In
ogni momento, la Russia ha difeso e affermato non solo i suoi interessi, ma
anche i suoi valori.
Così,
la Russia si è rivelata l'erede di due imperi che crollarono all'incirca nello
stesso periodo, nel XV secolo: l'impero bizantino e quello mongolo. L'impero è diventato il nostro
destino. Anche nel XX secolo, con tutto il radicalismo delle riforme
bolsceviche, la Russia è rimasta un impero contro ogni previsione, questa volta
sotto le spoglie dell'impero sovietico.
Ciò
significa che la nostra rinascita è inconcepibile senza il ritorno alla
missione imperiale fissata nel nostro destino storico.
Questa
missione è diametralmente opposta al progetto globalista del "Great
Reset". E sarebbe naturale aspettarsi che nella loro corsa decisiva i
globalisti faranno tutto ciò che è in loro potere per impedire una rinascita
imperiale in Russia.
Di
conseguenza, abbiamo proprio bisogno di questo: un Rinascimento Imperiale. Non
per imporre la nostra verità russa e ortodossa agli altri popoli, culture e
civiltà, ma per far rivivere, fortificare e difendere la nostra identità e
aiutare gli altri nella propria rinascita, per fortificare e difendere la
propria il più possibile.
La Russia non è l'unico obiettivo del
"Grande Reset", anche se per molti versi il nostro Paese è l'ostacolo
principale all'esecuzione dei loro piani. Ma questa è la nostra missione:
essere il "Katechon", "colui che trattiene", impedendo
l'arrivo dell'ultimo male nel mondo.
Tuttavia,
agli occhi dei globalisti, anche altre civiltà, culture e società tradizionali
devono essere oggetto di smantellamento, riformattazione e trasformazione in
una massa cosmopolita globale indifferenziata e, nel prossimo futuro, essere
sostituite da nuove forme di vita post-umane , organismi, meccanismi o loro
ibridi. Pertanto, il risveglio imperiale della Russia è chiamato ad essere un
segnale per una rivolta universale di popoli e culture contro le élite
globaliste liberal(Dem Usa).
Attraverso
la rinascita come impero, come impero ortodosso, la Russia costituirà un
esempio per altri imperi: cinese, turco, persiano, arabo, indiano, nonché latinoamericano,
africano... e europeo. Invece del dominio di un unico "Impero"
globalista del Grande Reset, il risveglio russo dovrebbe essere l'inizio di
un'era di molti imperi.
Verso
la vittoria del Grande Risveglio.
Se
sommiamo il trumpismo statunitense, il populismo europeo (di destra e di
sinistra), la Cina, il mondo islamico e la Russia, e prevediamo che a un certo
punto la grande civiltà indiana, l'America Latina e l'Africa, che sta entrando
in un altro ciclo di decolonizzazione, e tutti i popoli e le culture
dell'umanità in generale possono anche unirsi a questo campo, non abbiamo
semplici marginali sparsi e confusi che cercano di opporsi alle potenti élite
liberal(Dem Usa) che guidano l'umanità al massacro finale, ma un fronte a tutti
gli effetti che include attori di varie scale, dalle grandi potenze con
economie planetarie e armi nucleari a forze e movimenti politici, religiosi e
sociali influenti e numerosi.
Il
potere dei globalisti, dopotutto, si basa su insinuazioni e "miracoli
neri". Governano non sulla base del potere reale, ma su illusioni,
simulacri e immagini artificiali, che cercano maniacalmente di instillare nella
mente dell'umanità.
Dopotutto,
il Grande Reset è stato proclamato da una manciata di vecchi globalisti
degenerati e ansimante sull'orlo della demenza (come lo stesso Biden, il
raggrinzito cattivo Soros o il “grasso borghese Schwab” ultra miliardario ) e
una marmaglia marginale e perversa selezionata per illustrare il fulmine
-rapidi opportunità di carriera per tutti i deplorevoli.
Certo, hanno le borse e le macchine da stampa, i
truffatori di Wall Street e gli inventori drogati della Silicon Valley che
lavorano per loro.
Gli
agenti dell'intelligence disciplinati e i generali dell'esercito obbedienti
sono subordinati a loro. Ma questo è trascurabile rispetto a tutta l'umanità,
agli uomini di lavoro e di pensiero, al fondo delle istituzioni religiose e
alla ricchezza fondamentale delle culture.
Il
Grande Risveglio significa che abbiamo capito l'essenza di quella strategia
fatale, sia assassina che suicida del "progresso" come la intendono
le élite liberal(Dem Usa) globaliste. E se lo capiamo, allora siamo in grado di
spiegarlo agli altri. I risvegliati possono e devono risvegliare tutti gli
altri. E se riusciremo in questo, non solo il "Grande Reset" fallirà,
ma verrà emesso un giusto giudizio su coloro che si sono posti l'obiettivo di
distruggere l'umanità, prima nello spirito e ora nel corpo.
(Aleksander Dugin--
katehon.com/en/article/manifesto-great-awakening-against-great-reset).
Mons.
Viganò: “Tutti asserviti al ‘club’
dei
satanisti, anche i vertici della Chiesa.”
Secondopianonews.it-
Mons. Viganò -(9 settembre 2021)- ci dice :
L'ex
Nunzio apostolico Usa spiega come la "falsa pandemia" sia stata
pianificata nei minimi dettagli da "un'alleanza globale con Rothschild, fondazione
Rockefeller, Soros, Gates e grandi banche. Bergoglio è 'complice' per
instaurare il Nuovo Ordine Mondiale tramite il Great Reset. Non c'è da stupirsi
per l'appoggio della Santa Sede ai vaccini"
(Russia-Ucraina,
Mons. Viganò: “Usa, Ue e Nato provocano Putin per scatenare un conflitto”).
Pubblichiamo
la terza parte testuale del lungo video pubblicato da monsignor Carlo Maria
Viganò, già Nunzio apostolico negli Stati Uniti, che spiega il “governo occulto” che
ha ordito la “falsa pandemia” per instaurare la “Dittatura universale del Nuovo
Ordine Mondiale, i cui congiurati dominano le nazioni e si sono infiltrati
anche nella Chiesa Cattolica con l’obiettivo di cancellare Cristo e la ultra-millenaria
Civiltà Cristiana”.
(Monsignor
Carlo Maria Viganò).
Dinanzi
ad un piano criminale, sarebbe quantomeno logico denunciarlo e farlo conoscere
per poi poterlo scongiurare e processarne i colpevoli. La lista dei traditori dovrebbe
iniziare dai capi di governo, dai ministri e dai parlamentari per poi
proseguire con i virologi e i medici corrotti, con i funzionari complici, con i
vertici delle Forze armate incapaci di opporsi alla violazione della
Costituzione, con i giornalisti venduti, con i magistrati codardi e con i
sindacati cortigiani.
In
quella lunga lista che un giorno forse sarà stilata andrebbero elencati anche i
vertici della Chiesa cattolica, a cominciare da Bergoglio e non pochi vescovi
resisi zelanti esecutori della volontà del principe contro il mandato ricevuto
da Cristo.
Certo, in quell’elenco si avrebbe contezza dell’estensione della Congiura e del
numero dei congiurati, a conferma della crisi dell’autorità e della perversione
del potere civile e religioso.
Si
comprenderebbe, insomma, che la parte corrotta dell’autorità civile (il Deep-state)
e dell’autorità ecclesiastica (la Deep-church), sono due facce della stessa
medaglia, entrambe strumentali all’instaurazione di un Nuovo ordine mondiale.
Per comprendere però quest’alleanza tra potere
civile e potere religioso occorre riconoscere la dimensione spirituale ed
escatologica del conflitto presente, inquadrandolo nella guerra che Lucifero,
sin dalla sua caduta ha scatenato contro Dio.
Questa
guerra i cui esiti sono decisi Ab aeterno con l’inesorabile sconfitta di Satana
e dell’anti-Cristo, e la schiacciante vittoria della Donna circondata di
stelle, si avvicina ormai all’epilogo.
Per
questo le forze delle tenebre sono così scatenate, così impazienti di
cancellare il nome di Nostro Signore dalla Terra; di distruggerne non solo la
presenza tangibile nelle nostre città, abbattendo le chiese, demolendo le
croci, sopprimendo le feste cristiane, ma anche eliminandone il ricordo,
cancellando la Civiltà Cristiana, adulterando l’insegnamento, svilendone il
culto.
E per far questo, la presenza di una gerarchia
fedele e coraggiosa, disposta al martirio per difendere la Fede e la morale
cristiana è certamente di intralcio.
Ecco
perché sin dalla fase iniziale del piano mondialista era indispensabile
corrompere la gerarchia nella morale e nella dottrina, infiltrarla con quinte
colonne e cellule dormienti, privarla di qualsiasi anelito soprannaturale,
renderla ricattabile grazie a scandali finanziari e sessuali, in vista di
escluderla ed eliminarla una volta conseguito il proprio scopo secondo la
prassi invalsa.
La
fine degli anni ’50, quando il progetto del Nuovo ordine andava prendendo forma
segnò questa operazione di infiltrazione ed iniziò la propria opera di eversione
pochi anni dopo con il Concilio Ecumenico Vaticano Secondo, in vista del quale,
l’elezione di Roncalli e l’estromissione del papabile Siri, delfino di Pacelli,
rappresentarono un motivo di entusiasmo tanto per la componente progressista e
modernista interna alla chiesa, quanto per la componente comunista, liberale e
massonica del mondo civile.
Il
Vaticano Secondo rappresentò in seno al corpo ecclesiale ciò che il giuramento
della Pallacorda fu per la società civile: l’inizio della rivoluzione. E se in
molte occasioni ho voluto evidenziare l’indole eversiva del Concilio, oggi
credo che meriti attenzione una analisi storica in cui fatti apparentemente
scollegati acquisiscono un significato inquietante e spiegano molte cose.
Liaisons
Dangereuses (relazioni pericolose).
Come
ha riportato Michael Max, in un video recente sul de Remnants, oggi iniziamo a
comporre tutte le tessere del mosaico, e scopriamo per stessa ammissione di
uno dei protagonisti, che monsignor Helder Camara, arcivescovo di Recife, in Brasile,
ebbe un incontro proprio in quegli anni con il giovane Klaus Schwab, fondatore
del World Economic Forum e teorizzatore del Great Reset.
Schwab,
avendo conosciuto il prelato per la sua opposizione alla chiesa tradizionale e
le sue tesi rivoluzionarie e pauperiste, lo invitò al Forum di Davos
considerando la sua partecipazione a questo evento come estremamente importante
in vista del progetto del Nuovo ordine.
Sappiamo
che Helder Camara fu tra gli organizzatori del Patto delle Catacombe che pochi
giorni prima della chiusura del Concilio, il 16 Novembre 1965, venne firmato da
una quarantina di vescovi progressisti.
Tra le tesi ereticali di quel documento vi è
anche la collaborazione all’instaurazione di “Un altro Ordine sociale nuovo”, basato
sulla giustizia e sull’uguaglianza. E non ci stupiamo nell’apprendere che tra i
firmatari figurava anche monsignor Enrique Angelelli, ausiliare di Cordoba, in Argentina,
punto di riferimento per l’allora padre Jorge Mario Bergoglio.
Lo
stesso Bergoglio ha dichiarato di condividere le istanze del Patto delle
Catacombe, sin dall’inizio del Pontificato. Il 20 Ottobre 2019, in occasione
del Sinodo per l’Amazzonia, è stata replicata la celebrazione del Patto tra
congiurati alle Catacombe di Santa Domitilla, a conferma che il piano iniziato
al Concilio, aveva trovato compimento proprio in Jorge Mario Bergoglio il quale
lungi dal prendere le distanze dagli ultra progressisti che lo sostengono e che
hanno determinato l’elezione all’ultimo conclave, non perde occasione di dar prova di
perfetta coerenza con il piano del Nuovo Ordine Mondiale, ad iniziare dalla
collaborazione di enti e dicasteri vaticani, all’ambientalismo di matrice
malthusiana ed alla partecipazione al ‘Council for inclusive capitalism’.
Un’alleanza
globale con Rothschild, fondazione Rockefeller e grandi banche. Così, da un
lato David Rockefeller con la Commissione Trilaterale e dall’altro Klaus Schwab
– imparentato con i Rothschild – con il World Economic Forum si ritrovano a
braccetto con il capo della Chiesa Cattolica per instaurare il Nuovo Ordine
Mondiale tramite il Great Reset, come pianificato sin dagli anni ’50.
Il
piano di de-popolazione mondiale.
In
questo pactum
sceleris vanno
annoverati anche alcuni esponenti della Pontificia Accademia per la Vita, recentemente stravolta nel suo
organigramma proprio da Bergoglio che ne ha allontanato i membri più fedeli al
magistero sostituendoli
con teorizzatori della de-popolalizzazione, della contraccezione e dell’aborto.
Non c’è da stupirsi per l’appoggio della Santa Sede ai vaccini.
Il
‘Sovereign Independent’ , nel Giugno 2011 riportava in prima pagina: “De-popolazione tramite la
vaccinazione forzata. La soluzione a zero emissioni di carbonio”.
A lato
del titolo una foto di Bill Gates accompagnata da questo commento: “Il mondo conta oggi 6,8 miliardi
di persone, questo porterà presto a 9 miliardi. Se facciamo un lavoro ben
fatto, con i nuovi vaccini, la cura della salute, i servizi di salute
riproduttiva, ossia l’aborto e la contraccezione, siamo in grado di ridurre la
popolazione del 10 o 15 percento”.
Lo
diceva 11 anni fa Bill Gates, che oggi è tra gli azionisti di BlackRock (il più grande fondo di investimento
al mondo, ndr), che finanzia le case farmaceutiche che producono i vaccini. Gates è tra i
principali sponsor dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e di una miriade
di enti pubblici e privati connessi alla sanità.
Al suo fianco, curiosamente, troviamo George Soros, il filantropo
di Open Society, che proprio con la Melinda e Bill Gates Foundation ha
recentemente investito in una società britannica che produce tamponi per
rilevare il Covid.
E
visto che stiamo parlando di questioni economiche vorrei ricordare che la Santa
Sede ha posseduto quote azionarie per un valore di circa 20 milioni di euro in
due industrie farmaceutiche che producevano un farmaco contraccettivo, e più
recentemente ha investito in un fondo che garantiva profitti altissimi in caso
di crisi geopolitiche o pandemiche grazie a speculazioni sulle valute internazionali:
il Georisk
Fund, gestito dalla Banca d’affari Merrill Lynch, che dopo i primi mesi di pandemia,
con i rendimenti schizzati alle stelle, ha dovuto chiuderlo. Altri capitali provenienti dall’Obolo
di San Pietro erano serviti a finanziare svariate iniziative, anche in
collaborazione con Lapo Elkann, tra cui il film autobiografico di Elton John,
senza evocare le speculazioni immobiliari e l’acquisto del Palazzo di Londra,
al numero 60 di Sloane Aveneu (foto in basso), di cui la cronaca ci ha
ampiamente informato. E da fonte sicura so essere stato deciso da Bergoglio
stesso.
E
ancora: sempre in nome della coerenza della chiesa ‘poveri per i poveri’ tanto
cara a Bergoglio, vi è chi ritiene che l’accordo con la Cina preparato dai
Gesuiti e dall’ex cardinale McCarrick, abbia affrontato cospicui finanziamenti
da parte del regime comunista di Pechino, in cambio del silenzio vaticano sulla
persecuzione dei cattolici e sulla violazione dei diritti umani, non
diversamente avvenuto per il racket dell’immigrazione. Tra quanti traggono profitto
dall’accoglienza, vi sono, oltre alle cooperative di sinistra, gli enti
vaticani e delle conferenze episcopali, ai quali gli stati riconoscono cospicui
finanziamenti per l’accoglienza dei clandestini.
L’orrido
monumento con il barcone di bronzo eretto da Bergoglio in Piazza San Pietro è
la rappresentazione plastica di una ipocrisia che è il marchio di questo
pontificato.
In una
recente Udienza del Mercoledì abbiamo potuto sentire queste parole: “L’ipocrita è una persona che finge,
lusinga e trae in inganno perché vive con una maschera sul volto e non ha il
coraggio di confrontarsi con la verità”.
E’ particolarmente detestabile l’ipocrisia della
Chiesa;
purtroppo esiste l’ipocrisia nella Chiesa! Ci sono tanti cristiani e tanti ministri
ipocriti. Mi pare che non servano commenti […].
Russia-Ucraina,
Mons. Viganò: “Usa, Ue e Nato
provocano
Putin per scatenare un conflitto.”
Secondopianonews.it-
Redazione- (7-3-2022)- ci dice :
Per
l'ex Nunzio apostolico negli Stati uniti dopo anni di provocazioni contro Putin
siamo davanti ad una azione deliberata volta a mettere fuori gioco la Russia,
ritenuta un ostacolo per giungere al Nuovo Ordine Mondiale. Come per la
pandemia c'è "un unico piano, la stessa narrazione a senso unico".
Nulla
è perduto con la pace. Tutto può esserlo con la guerra. Ritornino gli uomini a
comprendersi. Riprendano a trattare. Trattando con buona volontà e con rispetto
dei reciproci diritti si accorgeranno che ai sinceri e fattivi negoziati non è
mai precluso un onorevole successo. E si sentiranno grandi – della vera
grandezza – se imponendo silenzio alle voci della passione, sia collettiva che
privata, e lasciando alla ragione il suo impero, avranno risparmiato il sangue
dei fratelli e alla patria rovine.
Così
Pio XII si rivolgeva, il 24 Agosto 1939, ai governanti e ai popoli
nell’imminenza della guerra. Non erano parole di vuoto pacifismo, né di
complice silenzio sulle molteplici violazioni della giustizia che da più parti
andavano compiendosi. In quel Radiomessaggio, che ancora qualcuno ricorda aver
ascoltato, l’appello del Romano Pontefice invocava il «rispetto dei reciproci
diritti», quale premessa per una fruttuosa trattativa di pace.
La
narrazione mediatica.
Se
guardiamo a quanto accade in Ucraina, senza lasciarci trarre in errore dalle
macroscopiche falsificazioni dei media mainstream, ci rendiamo conto che il
«rispetto dei reciproci diritti» è stato completamente ignorato; si ha anzi
l’impressione che l’Amministrazione Biden, la NATO e l’Unione Europea vogliano
deliberatamente mantenere una situazione di palese squilibrio, proprio per
rendere impossibile ogni tentativo di composizione pacifica della crisi
ucraina, provocando la Federazione Russa per scatenare un conflitto. Qui sta la
gravità del problema. Questa la trappola tesa tanto alla Russia quanto
all’Ucraina, usando entrambe per consentire all’élite globalista di portare a
compimento il suo piano criminale.
Non ci
si stupisca se il pluralismo e la libertà di parola, tanto decantati nei Paesi
che si dichiarano democratici, vengano quotidianamente sconfessati dalla
censura e dall’intolleranza nei confronti delle opinioni non allineate alla
narrazione ufficiale: manipolazioni di questo genere sono diventate la norma,
durante la cosiddetta pandemia, ai danni di medici, scienziati e giornalisti
dissenzienti, che sono stati screditati e ostracizzati per il solo fatto di
aver osato mettere in dubbio l’efficacia dei sieri sperimentali. A distanza di
due anni, la verità sugli effetti avversi e sulla sciagurata gestione
dell’emergenza sanitaria dà loro ragione, ma viene ignorata ostinatamente
perché non corrisponde a ciò che il sistema ha voluto e vuole ancora oggi.
Se i
media mondiali hanno potuto finora mentire spudoratamente su una questione di
stretta pertinenza scientifica, divulgando menzogne e nascondendo la realtà,
dovremmo chiederci per quale motivo, nella situazione presente, dovrebbero
improvvisamente ritrovare quell’onestà intellettuale e quel rispetto del codice
deontologico ampiamente rinnegati con la Covid.
Ma se
questa colossale frode è stata assecondata e divulgata dai media, va
riconosciuto che le istituzioni sanitarie nazionali e internazionali, i
governi, i magistrati, le forze dell’ordine e la stessa Gerarchia cattolica si
sono resi responsabili – ciascuno nel proprio ambito con azioni di sostegno o
con l’omissione di interventi di contrasto – del disastro che ha colpito
miliardi di persone nella loro salute, nei loro beni, nell’esercizio dei loro
diritti e addirittura nella loro stessa vita. Anche in questo caso, risulta
difficile immaginare che chi si è macchiato di tali crimini per una pandemia
voluta e amplificata dolosamente possa oggi avere un sussulto di dignità e
mostrare sollecitudine verso i propri cittadini e la propria Patria quando una
guerra minaccia la loro sicurezza e la loro economia.
Queste,
ovviamente, possono essere le prudenti riflessioni di chi vuole mantenersi
neutrale e guarda con distacco e quasi disinteresse a quanto gli accade
intorno. Ma se solo si approfondisce la conoscenza dei fatti e ci si documenta
con fonti autorevoli e oggettive, si scopre che dubbi e perplessità diventano
presto inquietanti certezze.
Anche
a voler solo limitare la propria indagine all’aspetto economico, si comprende
che l’informazione, la politica e le stesse istituzioni pubbliche dipendono da
un ristretto numero di gruppi finanziari facenti capo ad un’oligarchia che,
significativamente, è unita non solo dal denaro e dal potere, ma
dall’appartenenza ideologica che ne orienta l’azione e le interferenze nella
politica delle Nazioni e del mondo intero. Questa oligarchia mostra i propri
tentacoli nell’ONU, nella NATO, nel World Economic Forum, nell’Unione Europea e
in istituzioni “filantropiche” quali la Open Society di George Soros e la Bill &
Melinda Gates Foundation.
Tutti
questi soggetti sono privati e non rispondono a nessuno se non a se stessi, e
al tempo stesso hanno il potere di influenzare i governi nazionali, anche
tramite i propri esponenti fatti eleggere o nominare in posti chiave. Lo
ammettono loro stessi, ricevuti con tutti gli onori dai Capi di governo e dai
leader mondiali, ad iniziare dal Presidente del Consiglio Mario Draghi (qui) e
da questi ossequiati e temuti come i veri padroni delle sorti del mondo. Così,
chi detiene il potere in nome del popolo sovrano, si trova a calpestarne la
volontà e limitarne i diritti, per obbedire come un cortigiano a personaggi che
nessuno ha eletto, e che pure dettano l’agenda politica ed economica alle
Nazioni.
Veniamo
dunque alla crisi ucraina, che ci viene presentata come conseguenza
dell’arroganza espansionista di Vladimir Putin nei confronti di uno Stato
indipendente e democratico sul quale egli rivendicherebbe assurdi diritti. Il “guerrafondaio Putin” starebbe
massacrando la popolazione inerme, insorta coraggiosamente per difendere il
patrio suolo, i sacri confini della Nazione e le libertà conculcate dei
cittadini. L’Unione
Europea e gli Stati Uniti, “difensori della democrazia”, non potrebbero dunque
non intervenire, tramite la NATO, per ripristinare l’autonomia dell’Ucraina,
scacciare “l’invasore” e garantire la pace.
Dinanzi
alla “prepotenza del tiranno”, i popoli dovrebbero fare fronte comune,
comminando sanzioni alla Federazione Russa e inviando soldati, armamenti e
aiuti economici al “povero” presidente Zelenskyj, “eroe nazionale” e
“difensore” del suo popolo. A comprova della “violenza” di Putin, i media
diffondono le immagini di bombardamenti, rastrellamenti, distruzioni
attribuendone alla Russia la responsabilità. Anzi: proprio a garantire una
“pace duratura”, l’Unione Europea e la NATO accolgono a braccia aperte
l’Ucraina tra i loro membri. E per impedire la “propaganda sovietica”, l’Europa
oscura Russia Today e Sputnik, assicurando che l’informazione sia “libera e
indipendente”.
Questa
è la narrazione ufficiale, alla quale si conformano tutti; essendo in guerra,
il dissenso diventa immediatamente diserzione, e chi dissente è colpevole di
tradimento e meritevole di sanzioni più o meno gravi, ad iniziare dalla
pubblica esecrazione e dall’ostracismo, ben sperimentate con la Covid nei
riguardi dei “no-vax”. Ma la verità, se la si vuole conoscere, permette di
vedere le cose in modo diverso e di giudicare i fatti per quello che sono e non
per come ci vengono presentati. Si tratta di un vero e proprio svelamento, come
indica l’etimologia della parola greca ἀλήθεια. O forse, con uno sguardo
escatologico, di una rivelazione, una ἀποκάλυψις.
L’espansione
della NATO.
Anzitutto
occorre ricordare i fatti, che non mentono e non sono suscettibili di
alterazione. E i fatti, per quanto fastidiosi da ricordare a chi cerca di
censurarli, ci dicono che sin dalla caduta del Muro di Berlino gli Stati Uniti
hanno esteso la propria sfera di influenza politica e militare a quasi tutti
gli Stati satelliti dell’ex-Unione Sovietica: anche recentemente, annettendo
nella NATO Polonia, Repubblica Ceca, Ungheria (1999), Estonia, Lettonia,
Lituania, Slovenia, Slovacchia, Bulgaria e Romania (2004), Albania e Croazia
(2009), Montenegro (2017), Macedonia del Nord (2020). L’Organizzazione del
Trattato dell’Atlantico del Nord si appresta ad allargarsi a Ucraina, Georgia,
Bosnia ed Erzegovina, Serbia. In pratica, la Federazione Russa si trova sotto
la minaccia militare – armi e basi missilistiche – a pochi chilometri dal
proprio confine, mentre non dispone di alcuna base militare altrettanto vicina
agli Stati Uniti.
Prendere
in considerazione l’allargamento della NATO all’Ucraina, senza suscitare le
legittime proteste della Russia, è a dir poco sconcertante, specialmente in
considerazione del fatto che la NATO si era impegnata con il Cremlino, nel
1991, a non espandersi ulteriormente. Non solo: alla fine 2021, Der Spiegel ha
pubblicato le bozze di un trattato con gli Stati Uniti e un accordo con la NATO
sulle garanzie di sicurezza (qui, qui e qui); Mosca chiedeva ai suoi partner
occidentali garanzie legali che scongiurassero un’ulteriore espansione verso
est della NATO, unendo al blocco l’Ucraina e stabilendo basi militari nei Paesi
post-sovietici. Le proposte contenevano anche una clausola sul non
dispiegamento di armi d’attacco della NATO vicino ai confini della Russia e sul
ritiro delle forze dell’alleanza nell’Europa orientale alle posizioni del 1997.
Come
si vede, la NATO è venuta meno ai suoi impegni o ha quantomeno forzato la
situazione in un momento delicatissimo per gli equilibri geopolitici. Dovremmo
chiederci per quale motivo gli Stati Uniti – o meglio: il deep state americano,
che ha ripreso il potere dopo i brogli elettorali che hanno portato Joe Biden
alla Casa Bianca – vogliano creare tensioni con la Russia e coinvolgere nel
conflitto i propri partner europei, con tutte le conseguenze che possiamo
immaginare.
Come
ha osservato lucidamente il generale Marco Bertolini, ex comandante del Comando
Operativo di Vertice Interforze: «Gli Stati Uniti non si sono limitati a
vincere la Guerra Fredda ma l’hanno anche voluta umiliare [la Russia]
prendendole tutto quello che in un certo senso rientrava nella sua area di
influenza. [Putin] ha sopportato con i Paesi Baltici, la Polonia, la Romania e
la Bulgaria: di fronte all’Ucraina che gli avrebbe tolto ogni possibilità di
accedere al Mar Nero, ha reagito» (qui). E aggiunge: «C’è un problema di tenuta
del regime, si è creata una situazione con un primo ministro abbastanza
improbabile [Zelenskyj], uno che viene dal mondo dello spettacolo». Il generale
non manca di ricordare, nel caso di un attacco degli Stati Uniti alla Russia,
che «i Global Hawk che volano sull’Ucraina partono da Sigonella, l’Italia è una
base militare americana in larga parte. Il rischio c’è, è presente e reale».
Interessi
derivanti dal blocco delle forniture di gas russo.
Dovremmo
parimenti domandarci se, dietro la destabilizzazione dei delicati equilibri tra
Unione Europea e Russia, non vi siano anche interessi economici, derivanti
dalla necessità dei Paesi UE di approvvigionarsi di gas liquido americano (per
il quale occorrono peraltro i rigassificatori di cui molti Stati sono privi e
che comunque dovremmo pagare molto più caro) al posto di quello russo (più
ecologico).
Anche
la decisione dell’ENI di sospendere gli investimenti nel gasdotto Blue Stream
di Gazprom (dalla Russia alla Turchia) comporta la privazione di un’ulteriore
fonte di approvvigionamento, dal momento che esso alimenta la Trans Atlantic
Pipeline (dalla Turchia all’Italia).
Non
suona quindi casuale se, nell’agosto 2021, Zelenskyj ha dichiarato di
considerare il gasdotto Nord Stream 2 tra Russia e Germania come «un’arma
pericolosa, non solo per l’Ucraina ma per l’intera Europa» : aggirando
l’Ucraina, priva Kiev di circa un miliardo di euro all’anno di introiti da
tariffe di transito. «Consideriamo questo progetto esclusivamente attraverso il
prisma della sicurezza e lo consideriamo una pericolosa arma geopolitica del
Cremlino», ha detto il Presidente ucraino, concordando con l’amministrazione
Biden. Il Sottosegretario di Stato, Victoria Nuland, ha affermato: «Se la
Russia invaderà l’Ucraina, il Nord Stream 2 non andrà avanti». E così è stato,
non senza gravi danni economici per gli investimenti tedeschi.
I
laboratori virologici del Pentagono in Ucraina.
Sempre
a proposito di interessi americani in Ucraina, vanno menzionati i laboratori
virologici dislocati nel Paese, sotto il controllo del Pentagono e dove sembra
siano esclusivamente impiegati specialisti statunitensi con immunità
diplomatica alle dirette dipendenze del Ministero della Difesa americano.
Andrebbe
ricordata anche la denuncia fatta da Putin relativa alla raccolta dei dati
genomici della popolazione, utilizzabile per le armi batteriologiche a
selezione genetica . Le informazioni sull’attività dei laboratori in Ucraina
sono ovviamente difficilmente confermabili, ma è comprensibile che la
Federazione Russa abbia ritenuto, non senza motivo, che potessero costituire
un’ulteriore minaccia batteriologica alla sicurezza della popolazione.
L’Ambasciata statunitense ha provveduto a rimuovere dal proprio sito tutti i
file relativi al Biological Threat Reduction Program .
Scrive
Maurizio Blondet: «All’Event 201, che simulò l’esplosione pandemica un anno
prima che avvenisse, partecipava (coi soliti Bill e Melinda) l’apparentemente
inoffensiva John Hopkins University con un suo benedicente Center for Health
Security. La umanitaria istituzione ha avuto per lungo tempo un nome meno
innocente: si chiamava Center for Civilian Biodefence Strategies e non
s’occupava della sanità degli Americani, ma del suo contrario; la risposta ad
attacchi bellici di bio-terrorismo. Era praticamente un’organizzazione
civile-militare, che quando fa il suo primo convegno nel febbraio 1999 a
Crystal City di Arlington, dove sorge il Pentagono, riunisce per una
esercitazione-simulazione 950 medici, militari, funzionari federali e quadri
della sanità. Scopo della simulazione, contrastare un fantomatico attacco di
vaiolo “militarizzato”. È solo la prima delle esercitazioni che sboccheranno in
Event 201 e nella Impostura Pandemica» (qui).
Emergono
anche esperimenti sui militari ucraini e
interventi dell’Ambasciata americana presso il Procuratore ucraino Lutsenko nel
2016 perché non indagasse su «un giro miliardario di fondi tra G. Soros e B.
Obama» .
Una
minaccia indiretta per le mire espansioniste cinesi su Taiwan.
L’attuale
crisi ucraina comporta conseguenze secondarie, ma non per questo meno gravi,
sugli equilibri geopolitici tra Cina e Taiwan. La Russia e l’Ucraina sono gli
unici produttori di palladio e neon, indispensabili per la produzione di
microchip.
«La
possibile ritorsione di Mosca ha attirato maggiore attenzione negli ultimi
giorni dopo che il gruppo di ricerche di mercato Techcet, ha pubblicato un
rapporto che evidenzia la dipendenza di molti produttori di semiconduttori da
materiali di origine russa e ucraina come neon, palladio e altri. Secondo le
stime di Techcet, oltre il 90% delle forniture statunitensi di neon per
semiconduttori proviene dall’Ucraina, mentre il 35% del palladio statunitense
proviene dalla Russia. […] Secondo la US International Trade Commission, i
prezzi del neon sono aumentati del 600% prima dell’annessione della penisola di
Crimea […] da parte della Russia nel 2014, poiché le aziende di chip facevano
affidamento su alcune società ucraine» .
«Se è
vero che un’invasione cinese di Formosa metterebbe a rischio la filiera
tecnologica globale, è vero anche che un’improvvisa carenza di materie prime
dalla Russia potrebbe fermare la produzione, di modo da far perdere all’isola
lo “scudo del microchip” e indurre Pechino a tentare l’annessione di Taipei».
Il
conflitto di interessi dei Biden in Ucraina.
Un
altro tema che si tende a non analizzare approfonditamente è quello relativo alla Burisma, un’azienda produttrice di petrolio e
gas, operante sul mercato ucraino dal 2002. Ricordiamo che «durante la presidenza
americana di Barack Obama (dal 2009 al 2017) il braccio destro con una “delega”
sulla politica internazionale era proprio Joe Biden ed è da allora che data la
“protezione” offerta dal leader democratico USA ai nazionalisti ucraini, una
linea che ha creato il dissidio insanabile tra Kiev e Mosca. […] È stato Joe
Biden in quegli anni a portare avanti la politica di avvicinamento dell’Ucraina
alla Nato. Voleva togliere potere politico ed economico alla Russia. […] Negli
ultimi anni inoltre il nome di Joe Biden è stato associato anche a uno scandalo
sull’Ucraina che aveva fatto vacillare anche la sua candidatura. […] Siamo ad
aprile 2014 quando la Burisma Holdings, la maggiore compagnia energetica
dell’Ucraina (attiva sia su gas che petrolio), assume per una consulenza
proprio Hunter Biden, […] con uno stipendio di 50mila dollari al mese. Tutto
trasparente, se non fosse che durante quei mesi Joe Biden ha proseguito la
politica americana volta a far riprendere il possesso da parte dell’Ucraina di
quelle zone del Donbass ora divenute Repubbliche riconosciute dalla Russia. La
zona di Donetsk è ritenuta ricca di giacimenti di gas non ancora esplorati finiti
nel mirino della Burisma Holdings. Una politica internazionale intrecciata a
quella economica che ha fatto storcere il naso anche ai media americani in
quegli anni» .
I
Democratici sostennero che Trump aveva creato uno scandalo mediatico per
nuocere alla campagna elettorale di Biden, ma le sue accuse si sono poi
rivelate vere. Lo stesso Joe Biden, durante un incontro al Council for Foreign Relations dei
Rockefeller,
ha ammesso di essere intervenuto sull’allora Presidente Petro Poroshenko e sul
Primo Ministro Arsenij Yatseniuk per impedire indagini sul figlio Hunter da
parte del Procuratore Generale Viktor Shokin. Biden aveva minacciato «di trattenere
una garanzia di prestito di un miliardo di dollari negli Stati Uniti durante un
viaggio di dicembre 2015 a Kiev», riferisce il New York Post . «Se il
magistrato non verrà licenziato, non avrete i soldi». E il Procuratore fu
effettivamente licenziato, salvando Hunter da un ulteriore scandalo, dopo
quelli che lo avevano coinvolto.
L’interferenza
di Biden nella politica di Kiev, in cambio di favori alla Burisma e agli
oligarchi corrotti, conferma tutto l’interesse dell’attuale Presidente degli
Stati Uniti di proteggere la propria famiglia e la propria immagine,
alimentando il disordine in Ucraina e addirittura una guerra. Come può
governare con onestà e senza essere soggetto al ricatto una persona che si
avvale del proprio ruolo per curare i propri affari e insabbiare i reati dei
suoi famigliari?
La
questione nucleare ucraina.
Infine,
c’è la questione delle armi nucleari ucraine. Il 19 febbraio 2022, in una
conferenza a Monaco, Zelenskyj ha annunciato la sua intenzione di porre fine al
Memorandum di Budapest (1994), che proibisce all’Ucraina lo sviluppo, la
proliferazione e l’uso di armi atomiche. Tra le altre clausole del Memorandum,
vi è anche quella che obbliga la Russia, gli Stati Uniti e il Regno Unito ad
astenersi dall’utilizzare la pressione economica sull’Ucraina per influenzare
la sua politica: le pressioni del FMI e degli USA per la concessione di aiuti
economici in cambio di riforme coerenti con il Great Reset rappresentano
un’ulteriore violazione dell’accordo.
L’Ambasciatore
ucraino a Berlino, Andriy Melnyk, ha sostenuto alla radio Deutschlandfunk nel
2021 che l’Ucraina aveva bisogno di riacquistare lo status nucleare, se il
paese non fosse riuscito ad entrare nella NATO. Le centrali nucleari
dell’Ucraina sono gestite, ricostruite e mantenute dall’impresa statale NAEK
Energoatom, che ha chiuso completamente il suo rapporto con le compagnie russe
tra il 2018 e il 2021; i suoi principali partner sono aziende riconducibili al
governo degli Stati Uniti. Si comprende facilmente come la Federazione Russa consideri
una minaccia la possibilità che l’Ucraina si doti di armi nucleari e pretenda
l’adesione di Kiev al patto di non proliferazione.
La
rivoluzione colorata in Ucraina e l’indipendenza di Crimea, Donetsk e Lugansk.
Un
altro fatto. Nel 2013, dopo che il governo del Presidente Viktor Janukovyč
aveva deciso di sospendere l’accordo di associazione tra l’Ucraina e l’Unione
Europea e di stringere più strette relazioni economiche con la Russia,
iniziarono una serie di manifestazioni di protesta note come Euromaidan, che
durarono diversi mesi e che culminarono nella rivoluzione che rovesciò
Janukovyč e portò all’insediamento di un nuovo governo. Un’operazione
sponsorizzata da George Soros, come ha candidamente dichiarato egli stesso alla
CNN: «Ho una fondazione in Ucraina da prima che diventasse indipendente dalla
Russia; questa fondazione è sempre stata in attività e ha giocato un ruolo
determinante negli eventi di oggi» . Questo cambio di governo provocò la
reazione dei sostenitori di Janukovyč e di una parte della popolazione ucraina
contraria alla svolta filo-occidentale, che non era stata voluta dalla
popolazione ma ottenuta con una rivoluzione colorata, di cui si erano avute le
prove generali negli anni precedenti in Georgia, in Moldavia e in Bielorussia.
In
seguito agli scontri del 2 Maggio 2014, in cui erano intervenute anche frange
paramilitari nazionaliste (tra cui quelle del Pravyj Sektor), si ebbe anche la
strage di Odessa. Di questi eventi terribili parlò, con scandalo, anche la
stampa occidentale; Amnesty International
e l’ONU denunciarono questi crimini documentandone l’efferatezza. Ma
nessun tribunale internazionale avviò alcun procedimento contro i responsabili,
come invece si vorrebbe fare oggi contro i presunti crimini dell’esercito
russo.
Tra i
tanti accordi non rispettati è da segnalare anche il Protocollo di Minsk,
firmato il 5 settembre 2014 dal Gruppo di Contatto Trilaterale sull’Ucraina,
composto dai rappresentanti di Ucraina, Russia, Repubblica Popolare di Donetsk
e Repubblica Popolare di Lugansk. Tra i punti dell’accordo vi era anche la rimozione
dei gruppi illegali armati, delle attrezzature militari, così come dei
combattenti e mercenari dal territorio dell’Ucraina sotto la supervisione
dell’OSCE e disarmo di tutti i gruppi illegali. Contrariamente a quanto
pattuito, i gruppi paramilitari neonazisti non sono solo riconosciuti
ufficialmente dal governo, ma ai loro membri vengono addirittura affidati
incarichi ufficiali.
Sempre
nel 2014 la Crimea, il Donetsk e il Lugansk dichiararono la propria
indipendenza dall’Ucraina – in nome dell’autodeterminazione dei popoli
riconosciuta dalla comunità internazionale – e si dichiararono annessi alla
Federazione Russa. Il governo ucraino si rifiuta tuttora di riconoscere l’indipendenza di
queste regioni, sancita con referendum popolare, e lascia libere le milizie
neonaziste e le stesse forze militari regolari di infierire sulla popolazione,
dal momento che considera queste entità come organizzazioni terroristiche. È pur vero che i due referendum del 2
novembre rappresentano una forzatura del Protocollo di Minsk, che prevedeva
solo una decentralizzazione del potere e una forma di statuto speciale per le
regioni del Donetsk e del Lugansk.
Come
ha recentemente evidenziato il prof. Franco Cardini, «il 15 febbraio 2022 la
Russia ha consegnato agli USA un progetto di trattato per cessare questa
situazione e difendere le popolazioni russofone. Carta straccia. Questa guerra
è iniziata nel 2014» . E fu una guerra nelle intenzioni di chi volle combattere
la minoranza russa del Donbass: «Noi avremo un lavoro, le pensioni e loro no.
Avremo i bonus per i bambini, e loro no. I nostri figli avranno scuole ed
asili, i loro figli staranno negli scantinati. Così vinceremo questa guerra»,
disse il Presidente Petro Poroshenko nel 2015 . Non sfuggirà l’assonanza con le
discriminazioni nei confronti dei cosiddetti “no-vax”, privati del lavoro,
della retribuzione, della scuola. Otto anni di bombardamenti in Donetsk e
Lugansk, con centinaia di migliaia di vittime, 150 bambini morti, gravissimi
casi di torture, stupri, sequestri e discriminazioni .
Il 18
febbraio 2022 i Presidenti di Donetsk, Denis Pušilin, e Lugansk, Leonid
Pasechnik, ordinavano l’evacuazione della popolazione civile verso la
Federazione Russa a causa degli scontri in corso tra la Milizia Popolare del
Donbass e le Forze Armate Ucraine. Il 21 febbraio la Duma di Stato (Camera
bassa del Parlamento russo) ha ratificato all’unanimità i trattati di amicizia,
cooperazione e assistenza reciproca introdotti dal Presidente Putin con le
Repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk. Contestualmente, il Presidente russo
ordinava l’invio di truppe della Federazione Russa per riportare la pace nella
regione del Donbass.
Ci si
può chiedere per quale motivo, in una situazione di palese violazione dei
diritti umani da parte di forze militari e apparati paramilitari neonazisti
(che inalberano bandiere con la svastica e mostrano l’effigie di Aldolf Hitler)
nei confronti della popolazione di lingua russa di repubbliche indipendenti, la
comunità internazionale debba considerare condannabile l’intervento della
Federazione Russa, ed anzi far ricadere su Putin la colpa delle violenze. Dov’è il tanto decantato diritto
all’autodeterminazione dei popoli, che era valso il 24 agosto del 1991 per la
proclamazione dell’indipendenza dell’Ucraina, riconosciuta dalla comunità
internazionale? E per quale motivo ci si scandalizza oggi di un intervento russo in
Ucraina, quando la NATO ne ha condotti in Jugoslavia (1991), in Kosovo (1999),
in Afganistan (2001), in Iraq (2003), in Libia e in Siria (2011), senza che
nessuno abbia sollevato alcuna obiezione? Senza dimenticare che negli ultimi
dieci anni Israele ha più volte colpito obiettivi militari in Siria, Iran e
Libano per scongiurare la creazione di un fronte armato ostile sul suo confine
settentrionale e nessuna Nazione ha proposto di comminare sanzioni a Tel Aviv.
Suscita
sgomento vedere con quale ipocrisia l’Unione Europea e gli Stati Uniti –
Bruxelles e Washington – diano il proprio incondizionato appoggio al Presidente
Zelenskyj, il cui governo da ormai otto anni continua impunemente a
perseguitare gli Ucraini di lingua russa , per i quali è addirittura vietato
parlare nel loro idioma, in una nazione che conta numerose etnie, di cui quella
russa rappresenta il 17,2%. Ed è scandaloso che si taccia sull’uso dei civili
come scudi umani da parte dell’esercito ucraino, che colloca le postazioni antiaeree
all’interno dei centri abitati, degli ospedali, delle scuole e degli asili
proprio perché dalla loro distruzione si possano causare morti tra la popolazione.
I
media mainstream si guardano bene dal mostrare le immagini dei soldati russi
che aiutano i civili a raggiungere postazioni sicure o che organizzano corridoi umanitari, sui
quali sparano le milizie ucraine . Così come vengono taciuti i regolamenti di
conti, gli eccidi, le violenze e i furti da parte di frange della popolazione
civile, alla quale Zelenskyj ha fornito armi: i video che si possono vedere in
rete danno un’idea del clima di guerra civile alimentato ad arte dal Governo
ucraino. A ciò si aggiungano i galeotti fatti liberare per essere arruolati
nell’Esercito e i volontari della legione straniera: una massa di esaltati
senza regole e senza formazione che contribuirà a peggiorare la situazione
rendendola ingestibile.
Il
presidente Volodymyr Oleksandrovyč Zelenskyj.
Come è
stato fatto rilevare da più parti, la candidatura e l’elezione del Presidente
ucraino Zelenskyj risponde a quel cliché recente, inaugurato negli ultimi anni,
di attore comico o personaggio dello spettacolo prestato alla politica. Non si
creda che l’essere sprovvisto di un idoneo cursus honorum sia ritenuto
d’ostacolo all’ascesa ai vertici delle istituzioni, al contrario: quanto più una persona è
apparentemente estranea al mondo dei partiti, tanto più c’è da presumere che il
suo successo venga determinato da chi detiene il potere. Le performance en travesti di
Zelenskyj sono perfettamente coerenti con l’ideologia LGBTQ che viene
considerata dai suoi sponsor europei come indispensabile requisito dell’agenda
di “riforme” che ogni Paese deve far proprio, assieme alla parità di genere,
all’aborto e alla green economy. Non stupisce che Zelenskyj, membro del WEF , abbia potuto
beneficiare dell’appoggio di Schwab e dei suoi alleati per arrivare al potere e
realizzare il Great Reset anche in Ucraina.
La
serie televisiva in 57 puntate che Zelenskyj ha prodotto e di cui è stato
protagonista, dimostra una pianificazione mediatica della sua candidatura a
Presidente dell’Ucraina e della sua campagna elettorale. Nella fiction Il
servitore del popolo egli recitava la parte di un professore di liceo che diventa
inaspettatamente Presidente della Repubblica e si batteva contro la corruzione
della politica. Non è un caso se la serie, assolutamente mediocre, ha comunque
vinto il WorldFest Remi Award (USA, 2016), sia arrivata tra i primi quattro
finalisti nella categoria dei film comici al Seoul International Drama Awards
(Corea del Sud) e sia stata insignita del premio Intermedia Globe Silver nella
categoria Serie TV di intrattenimento al World Media Film Festival di Amburgo.
L’eco
mediatica ottenuta da Zelenskyj con la serie televisiva gli ha portato oltre 10
milioni di followers su Instagram e ha creato la premessa per la costituzione
dell’omonimo partito Servitore del popolo di cui è membro anche Ivan Bakanov,
Direttore Generale e azionista (assieme allo stesso Zelenskyj e all’oligarca
Kolomoisky) della Kvartal 95 Studio, proprietaria della rete televisiva TV 1+1.
L’immagine di Zelenskyj è un prodotto artificiale, una finzionemediatica,
un’operazione di manipolazione del consenso che però è riuscita a creare il
personaggio politico nell’immaginario collettivo ucraino che nella realtà, e
non nella fiction, ha conquistato il potere.
«Proprio
a un mese dalle elezioni del 2019 che lo videro vincitore, Zelenskyj avrebbe
ceduto la società [Kvartal 95 Studio] a un amico, trovando comunque il modo di
far arrivare alla sua famiglia i proventi degli affari ai cui ufficialmente
aveva rinunciato. Quell’amico era Serhiy Shefir, che è stato poi nominato
Consigliere alla Presidenza. […] La cessione delle quote è avvenuta a beneficio
della Maltex Multicapital Corp., società detenuta da Shefir e registrata alle
Isole Vergini Britanniche» .
L’attuale
Presidente ucraino ha promosso la propria campagna elettorale con uno spot a
dir poco inquietante in cui,
imbracciando due mitragliatrici, sparava sui membri del Parlamento, additati
come corrotti o asserviti alla Russia. La lotta alla corruzione
sbandierata dal Presidente ucraino nei panni di “servitore del popolo” non
corrisponde tuttavia al quadro che emerge di lui dai cosiddetti Pandora papers,
in cui
compaiono 40 milioni di dollari versatigli alla vigilia delle elezioni dal
miliardario ebreo Kolomoisky su conti offshore . In patria molti lo accusano di aver
tolto potere agli oligarchi filo-russi non per darlo al popolo ucraino, ma per
rinforzare il proprio gruppo di interesse e contemporaneamente togliendo di
mezzo i suoi avversari politici: «Ha liquidato i ministri della vecchia
guardia, primo fra tutti il potente Ministro degli Interni Avakov. Ha
pensionato di brutto il presidente della Corte Costituzionale che frenava le
sue leggi. Ha chiuso sette canali televisivi di opposizione. Ha messo agli
arresti, accusandolo di tradimento, Viktor Medvedcuk, filorusso ma soprattutto
leader di Piattaforma di opposizione-Per la vita, il secondo partito del
Parlamento ucraino dopo il suo Servo del Popolo. Sta processando, sempre per
tradimento, l’ex Presidente Poroshenko, che di tutto era sospettabile tranne
che di intendersela con i Russi o con i loro amici. Il sindaco di Kiev, il
popolare ex campione del mondo di pugilato Vitaly Klitchko, è già finito nel
mirino di alcune perquisizioni. Insomma, Zelensky sembra voler fare piazza
pulita di chiunque non sia allineato alla sua politica» .
Il 21
aprile 2019 è eletto Presidente dell’Ucraina con il 73,22% dei voti e il 20
maggio presta giuramento; il 22 maggio 2019 nomina Ivan Bakanov, Direttore
Generale della Kvartal 95, primo vicecapo dei Servizi di Sicurezza dell’Ucraina
e Capo della Direzione principale per la lotta contro la corruzione e il crimine
organizzato della Direzione centrale del Servizio di Sicurezza dell’Ucraina.
Assieme a Bakanov, è da menzionare Mykhailo Fedorov, Vicepresidente e Ministro
della Trasformazione Digitale, membro del World Economic Forum . Lo stesso Zelenskyj ha ammesso di
avere come proprio ispiratore il Primo Ministro del Canada Justin Trudeau .
I
rapporti di Zelenskyj con il FMI e il WEF.
Come
ha dimostrato il tragico precedente della Grecia, le sovranità nazionali e la
volontà popolare espressa dai Parlamenti sono de facto cancellate dalle
decisioni dell’alta finanza internazionale, la quale interferisce nelle
politiche dei governi con ricatti e vere e proprie estorsioni di natura
economica. Il caso dell’Ucraina, che è uno dei Paesi più poveri dell’Europa,
non fa eccezione.
Poco
dopo l’elezione di Zelenskyj, il Fondo Monetario Internazionale minacciò di non
concedere il prestito di 5 miliardi se non si fosse adeguato alle sue richieste. Nel corso di una conversazione
telefonica con l’Amministratore Delegato del FMI Kristalina Georgieva, il
Presidente ucraino venne redarguito per aver sostituito Yakiv Smolii con un
uomo di sua fiducia, Kyrylo Shevchenko, meno incline ad assecondare i diktat
del Fondo Monetario. Scrive Anders Åslund su Atlantic Council: «I problemi che
circondano il governo Zelenskyj stanno crescendo in modo allarmante.
Innanzitutto, dal marzo 2020, il Presidente ha condotto un’inversione non solo
delle riforme perseguite sotto di lui, ma anche quelle iniziate dal suo
predecessore Petro Poroshenko. In secondo luogo, il suo governo non ha
presentato proposte plausibili per risolvere le preoccupazioni del FMI sugli
impegni inadempiuti dell’Ucraina. In terzo luogo, il Presidente sembra non
avere più una maggioranza parlamentare al potere e sembra disinteressato a
formare una maggioranza riformista» .
È
evidente che gli interventi del FMI sono finalizzati ad ottenere dal governo
ucraino l’impegno ad allinearsi alle politiche economiche, fiscali e sociali
dettate dall’agenda globalista, ad iniziare dalla “indipendenza” della Banca
Centrale Ucraina dal governo: un eufemismo con il quale il FMI chiede al governo di Kiev di
rinunciare al legittimo controllo sulla propria Banca Centrale, che costituisce
una delle modalità in cui si esercita la sovranità nazionale, assieme
all’emissione della moneta e alla gestione del debito pubblico. D’altra parte, solo quattro mesi
prima Kristalina Georgieva aveva lanciato il Great Reset assieme a Klaus
Schwab, al principe Carlo e al segretario generale delle Nazioni Unite António
Guterres.
Quel
che non era stato possibile realizzare con i governi precedenti, è stato
portato a compimento sotto la Presidenza di Zelenskyj, entrato nelle grazie del
WEF assieme al nuovo Governatore della
BCU Kyrylo Shevchenko. Il quale, per dar prova di sudditanza, meno di un anno
dopo ha scritto un articolo per il WEF intitolato Le banche centrali sono la
chiave per gli obiettivi climatici dei paesi e l’Ucraina sta mostrando la
strada . Ecco quindi realizzata, sotto ricatto, l’Agenda 2030.
Vi
sono anche altre compagnie ucraine che hanno legami con il WEF: la State
Savings Bank of Ukraine (una delle più grandi istituzioni finanziarie in
Ucraina), il DTEK Group (un importante investitore privato nel settore
energetico ucraino) e la Ukr Land Farming (leader agricolo nella coltivazione).
Banche, energia e cibo sono settori perfettamente in linea con il Great Reset e
la Quarta Rivoluzione Industriale teorizzata da Klaus Schwab(il nuovo Hitler).
Il 4
febbraio dell’anno scorso, il Presidente ucraino ha fatto chiudere sette
emittenti televisive, tra cui ZIK, Newsone e 112 Ukraine, colpevoli di non
appoggiare il suo governo. Così scrive Anna Del Freo: «Una dura condanna a
questo atto liberticida è arrivata, tra gli altri, anche dalla Federazione
europea dei giornalisti e dalla Federazione internazionale dei giornalisti, che
hanno chiesto l’immediata revoca del veto. Le tre emittenti non potranno più
trasmettere per cinque anni: impiegano circa 1500 persone, il cui posto di
lavoro è oggi a rischio. Non esiste alcun vero motivo perché le tre reti
debbano essere chiuse, salvo l’arbitrio del vertice politico Ucraino, che le
accusa di minacciare la sicurezza dell’informazione e di essere sotto “la
maligna influenza russa”. Una forte reazione giunge anche dalla NUJU, il sindacato
dei giornalisti ucraini, che parla di pesantissimo attacco alla libertà di
parola, visto che si vengono a privare centinaia di giornalisti della
possibilità di esprimersi e centinaia di migliaia di cittadini del diritto ad
essere informati». Come si vede, ciò di cui si accusa Putin è compiuto da
Zelenskyj e, più recentemente, dall’Unione Europea con la complicità delle
piattaforme social. E prosegue: «“Oscurare le emittenti televisive è una delle
forme più estreme di restrizione della libertà di Stampa”, ha detto il
segretario generale della EFJ, Ricardo Gutierrez. “Gli Stati hanno l’obbligo di
garantire un effettivo pluralismo dell’informazione. È chiaro che il veto
presidenziale non è per nulla in linea con gli standard internazionali sulla
libertà di espressione”» .
Sarebbe
interessante sapere quali siano state le dichiarazioni della Federazione
europea dei giornalisti e dalla Federazione internazionale dei giornalisti dopo
l’oscuramento di Russia Today e Sputnik in Europa.
I
movimenti neonazisti ed estremisti in Ucraina.
Un
Paese che invoca dalla comunità internazionale aiuti umanitari per difendere la
popolazione dall’aggressione russa dovrebbe, nell’immaginario collettivo,
distinguersi per rispetto dei principi democratici e per una legislazione che
proibisca attività e propaganda a ideologie estremiste.
In
Ucraina agiscono indisturbati, e spesso con l’appoggio ufficiale delle
istituzioni pubbliche, movimenti di matrice neonazista impegnati in azioni
militari e paramilitari. Tra questi vi sono: l’Organizzazione dei Nazionalisti
Ucraini (OUN) di Stepan Bandera, di matrice nazista, antisemita e razzista già
attiva in Cecenia e che fa parte del Right Sector, un’associazione di movimenti
di estrema destra costituitasi in occasione del colpo di stato dell’Euromaidan
del 2013/2014; l’Esercito Insurrezionale Ucraino (UPA); l’UNA/UNSO, ala
paramilitare del partito ucraino di estrema destra Ukraine National Assemble;
la Fratellanza di Korchinsky, che ha offerto protezione a Kiev ai membri dell’ISIS
; Visione Misantropica (MD), una rete neonazista diffusa in 19 Paesi, che
incita pubblicamente al terrorismo, all’estremismo e all’odio contro cristiani,
musulmani, ebrei, comunisti, omosessuali, americani e persone di colore .
Va
ricordato che il governo ha dato appoggio esplicito a queste organizzazioni
estremiste sia inviando la guardia presidenziale ai funerali di loro esponenti,
sia sostenendo il Battaglione Azov, un’organizzazione paramilitare che è
ufficialmente parte dell’Esercito Ucraino con il nuovo nome di Reggimento di
Operazioni Speciali Azov e inquadrato nella Guardia Nazionale. Il Reggimento
Azov è finanziato dall’oligarca ucraino ebreo Igor Kolomoisky, già governatore
di Dnepropetrovsk e ritenuto anche il finanziatore delle milizie nazionalistiche
di Pravyj Sektor, considerate le responsabili della strage di Odessa. Parliamo dello stesso Kolomoisky
citato nei Pandora Papers come sponsor del Presidente Zelenskyj. Il battaglione
ha rapporti con diverse organizzazioni di estrema destra in Europa e negli
Stati Uniti.
Amnesty
International, dopo un incontro avvenuto l’8 settembre 2014 tra il Segretario
Generale Salil Shetty e il Primo Ministro Arsenij Jacenjuk, ha chiesto al
Governo ucraino di porre fine agli abusi e ai crimini di guerra commessi dai
battaglioni di volontari che operano unitamente alle forze armate di Kiev. Il
Governo ucraino ha aperto un’inchiesta ufficiale al riguardo, dichiarando che
non risultano indagati ufficiali o soldati del Battaglione Azov.
Nel
marzo 2015, il Ministro dell’Interno ucraino Arsen Avakov ha annunciato che il
battaglione Azov sarebbe stata una delle prime unità ad essere addestrata dalle
truppe dell’Esercito americano, come parte della loro missione di addestramento
Operation Fearless Guard. L’addestramento degli Stati Uniti è stato interrotto il 12
giugno 2015, quando la Camera dei Rappresentanti ha approvato un emendamento
che vieta tutti gli aiuti (comprese le armi e l’addestramento) al battaglione a
causa del suo passato neonazista. L’emendamento è stato poi revocato su
pressione della CIA e i militari di Azov
sono stati addestrati negli Stati uniti : «Alleniamo questi ragazzi ormai da
otto anni. Sono davvero dei bravi combattenti. Ecco dove il programma
dell’Agenzia potrebbe avere un serio impatto».
Nel 2016
un rapporto dell’OSCE ritiene il Battaglione Azov responsabile dell’uccisione
in massa di prigionieri, di occultamento di cadaveri nelle fosse comuni e
dell’uso sistematico di tecniche di tortura fisica e psicologica. Proprio pochi
giorni fa il vicecomandante del Battaglione, Vadim Troyan, è stato nominato
Capo della Polizia della regione di Oblast dal Ministro dell’Interno Arsen
Avakov.
Questi
sono gli “eroi” che combattono assieme all’Esercito Ucraino contro i soldati
russi. E questi eroi del Battaglione Azov, invece di proteggere i loro figli,
osano fare di loro carne da macello, arruolando bambini e bambine , in
violazione del Protocollo Opzionale alla Convenzione ONU sui diritti
dell’infanzia e dell’adolescenza , concernente il coinvolgimento dei minori nei
conflitti armati: uno strumento giuridico ad hoc che stabilisce che nessun
minore di 18 anni possa essere reclutato forzatamente o utilizzato direttamente
nelle ostilità, né dalle forze armate di uno Stato né da gruppi armati.
Anche
a costoro, inevitabilmente, sono destinate le armi letali fornite dall’UE,
compresa l’Italia di Draghi, con l’appoggio dei partiti politici
“antifascisti”.
La
guerra ucraina nei piani del Nuovo Ordine Mondiale.
La
censura contro le emittenti russe è chiaramente volta a impedire che la
narrazione ufficiale sia smentita dai fatti. Ma mentre i media occidentali
mostrano immagini del videogioco War Thunder (qui), fotogrammi di Star Wars
(qui), esplosioni in Cina , video di parate militari , riprese dell’Afganistan
, della metropolitana di Roma o immagini
di forni crematori mobili facendoli
passare per scene reali e recenti della guerra in Ucraina, la realtà viene ignorata perché si è
già deciso di provocare un conflitto come arma di distrazione di massa che
legittimi nuove restrizioni delle libertà nelle Nazioni occidentali, secondo i
piani del Great Reset del World Economic Forum e dell’Agenda 2030 delle Nazioni
Unite.
È
evidente che il popolo ucraino, al di là delle questioni che la diplomazia
potrà risolvere, è vittima dello stesso colpo di stato globale ad opera di poteri
sovranazionali che hanno a cuore non la pace tra le Nazioni, ma l’instaurazione
della tirannide del Nuovo Ordine Mondiale. Solo alcuni giorni fa, la
parlamentare ucraina Kira Rudik ha dichiarato a Fox News, imbracciando un
kalashnikov: «Sappiamo che non combattiamo solo per l’Ucraina, ma anche per il Nuovo
Ordine Mondiale» di Klaus Schwab.
Le
violazioni dei diritti umani in Ucraina e i crimini delle milizie neonaziste
più volte denunciati da Putin non hanno potuto trovare una soluzione politica
perché sono stati pianificati e fomentati dall’élite globalista, con la
collaborazione dell’Unione Europea, della NATO e del deep state americano, in
chiave anti-russa e per rendere inevitabile una guerra dalla quale ottenere,
principalmente in Europa, l’adozione forzata di razionamenti energetici ,
limitazioni agli spostamenti, sostituzione della cartamoneta con moneta
elettronica e adozione dell’ID digitale
: non stiamo parlando di progetti teorici, ma di decisioni che stanno per
essere prese concretamente a livello europeo e nei singoli Stati.
Il
rispetto della Legge e delle norme.
L’intervento
in Ucraina da parte della NATO, degli USA e dell’Unione Europea non pare
trovare alcuna legittimazione. L’Ucraina non è membro della NATO, e come tale non dovrebbe
beneficiare dell’aiuto di un ente che ha come scopo la difesa degli Stati che vi
fanno parte. Lo stesso dicasi dell’Unione Europea, che ha ricevuto solo pochi giorni
fa la richiesta di Zelenskyj di entrarne a far parte. Nel frattempo l’Ucraina
ha ricevuto dagli Stati Uniti 2,5 miliardi di dollari dal 2014 e altri 400
milioni nel solo 2021 , più altri fondi per un totale di 4,6 miliardi di
dollari . Dal canto suo Putin ha concesso 15 miliardi di dollari di prestiti
all’Ucraina, per salvarla dalla bancarotta. L’Unione Europea ha invece inviato
17 miliardi finanziamenti, ai quali si aggiungono quelli dei singoli Stati. Di
questi aiuti la popolazione ha beneficiato in minima parte.
Inoltre,
intervenendo a nome dell’Unione Europea sulla guerra in Ucraina, Ursula von der
Leyen viola gli articoli 9, 11 e 12 del Trattato di Lisbona. La competenza dell’Unione in questo
settore è quella del Consiglio europeo e dell’Alto Rappresentante, in nessun
caso quella del Presidente della Commissione. A che titolo la Presidente von
der Leyen agisce come se fosse a capo dell’Unione Europea, usurpando un ruolo
che non le compete? Per quale motivo nessuno interviene, specialmente dinanzi
al pericolo al quale si espongono i cittadini europei dinanzi ad una possibile
ritorsione russa?
Inoltre,
in molti casi le Costituzioni degli Stati che oggi inviano aiuti e armi
all’Ucraina non prevedono la possibilità di entrare in un conflitto. Ad
esempio, l’art. 11 della Costituzione Italiana sancisce: «L’Italia ripudia la guerra come
strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione
delle controversie internazionali». L’invio di armamenti e soldati ad una nazione che
non fa parte né della NATO né dell’Unione Europea costituisce di fatto una
dichiarazione di guerra alla nazione con essa belligerante (la Russia, in
questo caso) e richiederebbe quindi la previa deliberazione dello stato di
guerra, come previsto dall’art. 78 della Costituzione: «Le Camere deliberano lo
stato di guerra e conferiscono al Governo i poteri necessari».
Non risulta che ad oggi le Camere siano state chiamate
ad esprimersi in tal senso, né che il Presidente della Repubblica sia
intervenuto per esigere il rispetto del dettato costituzionale. Il Premier Draghi, nominato dalla
cabala globalista per la distruzione dell’Italia e il suo definitivo
asservimento ai poteri sovranazionali, è uno dei tanti Capi di governo che
considera la volontà dei cittadini come un fastidioso intralcio all’esecuzione
dell’agenda del WEF. Dopo due anni di violazioni sistematiche dei diritti
fondamentali e della Costituzione, risulta difficile credere che vorrà
anteporre gli interessi della Nazione a quelli dei suoi mandanti: al contrario, quanto più disastrosi
saranno gli effetti delle sanzioni assunte dal suo governo, tanto più costui
potrà ritenersi apprezzato da loro. Il colpo di stato perpetrato con l’emergenza psico-pandemica
prosegue oggi con nuove decisioni sciagurate, ratificate da un Parlamento senza
nerbo.
Costituisce
peraltro una violazione dell’art. 288 del Codice Penale italiano il consentire
che cittadini italiani – e addirittura esponenti della maggioranza di Governo e
leader politici – rispondano all’appello dell’Ambasciata Ucraina per
l’arruolamento nella legione straniera: «Chiunque nel territorio dello Stato
e senza approvazione del governo arruola o arma cittadini, perché militino al servizio
o a favore dello straniero, è punito con la reclusione da 4 a 15 anni». Nessun magistrato, almeno per il
momento, è intervenuto d’ufficio per punire i responsabili di questo reato.
Un’altra
violazione è rappresentata dall’attività di trasferimento dall’Ucraina
all’Italia (e presumibilmente anche in altre Nazioni) dei bambini ottenuti da
maternità surrogata, commissionati da coppie italiane in violazione della Legge
40/2004, senza alcuna sanzione per i colpevoli e i complici di questo reato.
Va
ricordato anche che le esternazioni di membri del Governo o di esponenti della
politica nei confronti della Federazione Russa e del suo Presidente, assieme
alle sanzioni adottate, ai ripetuti casi di arbitrarie discriminazioni di
cittadini, aziende, artisti e squadre sportive per il solo fatto di essere
russi non costituiscono solo una provocazione che andrebbe evitata per
consentire una serena e pacifica composizione della crisi ucraina, ma mettono
in gravissimo pericolo la sicurezza dei cittadini italiani (e di quelli delle
altre Nazioni che adottano analoghi comportamenti). Non si comprende il motivo
di tanta sconsiderata temerità, se non nell’ottica di una deliberata volontà di
scatenare reazioni nella controparte.
Il
conflitto russo-ucraino rappresenta una pericolosissima trappola tesa ai danni
dell’Ucraina, della Russia e degli Stati europei.
L’Ucraina
è ultima vittima di consumati carnefici.
La
crisi russo-ucraina non è scoppiata improvvisamente un mese fa, ma è stata
preparata e alimentata da lungo tempo, certamente ad iniziare dal golpe bianco
del 2014 voluto dal deep state americano in chiave anti-russa. Lo dimostra, tra gli altri fatti
incontestabili, l’addestramento del Battaglione Azov da parte della CIA, «per
uccidere i Russi» , con la forzatura da parte dell’Agenzia della revoca
dell’emendamento del Congresso del 2015. Anche gli interventi di Joe e Hunter
Biden vanno nella medesima direzione. Vi è quindi l’evidenza di una
premeditazione a lungo termine, coerente con la inarrestabile espansione della NATO
verso est.
La rivoluzione colorata di Euromaidan e l’instaurazione di un governo
filo-atlantista composto da homines novi addestrati dall’élite del WEF e di Soros, doveva
creare le premesse della subalternità dell’Ucraina al blocco atlantista,
sottraendola all’influenza della Federazione Russa. A tale scopo, l’azione eversiva
delle ong del filantropo ungherese supportate dalla propaganda mediatica ha
taciuto i crimini delle organizzazioni paramilitari neonaziste, finanziate
dagli stessi sponsor di Zelenskyj.
Ma se
il lavaggio del cervello operato dal mainstream nei Paesi occidentali è
riuscito a veicolare una narrazione completamente falsata della realtà,
altrettanto non può dirsi in Ucraina, dove la popolazione conosce tanto la
corruzione della classe politica al potere quanto la sua lontananza dai veri
problemi della Nazione. Noi crediamo che gli “oligarchi” siano solo in Russia,
mentre essi sono presenti soprattutto nella galassia degli Stati dell’ex-Unione
Sovietica, dove possono accumulare ricchezze e potere semplicemente mettendosi
a disposizione di “filantropi” e multinazionali straniere. Poco importa se i loro conti offshore
sono la causa principale della povertà dei cittadini, dell’arretratezza del
sistema sanitario, dello strapotere della burocrazia, della quasi totale
assenza di servizi pubblici, del controllo straniero di aziende strategiche,
della perdita progressiva della sovranità e dell’identità nazionale:
l’importante è “fare soldi”, essere immortalati con personaggi politici,
banchieri, venditori di armi e affamatori del popolo.
Per
poi venire in Versilia o sulla Costiera Amalfitana ad ostentare yacht e
platinum card al cameriere di Odessa o alla donna delle pulizie di Kiev che
mandano ai parenti la paga guadagnata in nero. Questi miliardari ucraini in kippah
sono coloro che stanno svendendo l’Ucraina all’occidente corrotto e corruttore, barattando il proprio benessere con
l’asservimento dei loro connazionali agli usurai che si stanno impadronendo del
mondo, ovunque con gli stessi sistemi spietati e immorali. Ieri tagliavano gli stipendi ai
lavoratori di Atene e Tessalonica, oggi hanno semplicemente allargato i loro
orizzonti all’Europa intera, in cui la popolazione guarda ancora incredula all’instaurarsi
di una dittatura prima sanitaria e poi ambientale.
D’altra
parte, come avrebbero fatto costoro, senza il pretesto di una guerra, a
giustificare il vertiginoso aumento del prezzo del gas e dei carburanti,
forzando il processo di una transizione “ecologica” imposta dall’alto per
l’impoverimento controllato delle masse? Come avrebbero potuto far digerire ai
popoli del mondo occidentale l’instaurazione della tirannide del Nuovo Ordine
Mondiale, quando la farsa pandemica stava sfaldandosi portando alla luce il
crimine contro l’umanità compiuto da Big Pharma?
E
mentre l’UE e i Capi di governo danno la colpa alla Russia del disastro
incombente, le élites occidentali dimostrano di voler distruggere anche
l’agricoltura, per applicare su scala globale gli orrori dell’Holodomor . D’altra parte, in molti stati (compresa
l’Italia) si va teorizzando la privatizzazione dei corsi d’acqua – che è un
bene pubblico inalienabile – a vantaggio delle multinazionali e con scopi di
controllo e limitazione delle attività agricole. Non diversamente si era comportato
il governo filoatlantista di Kiev: da otto anni la Crimea era stata privata dell’acqua
del Dnepr, per impedire l’irrigazione dei campi e affamare la popolazione. Si comprendono oggi, alla luce
delle sanzioni comminate alla Russia e della fortissima riduzione degli approvvigionamenti
di grano, gli
enormi investimenti di Bill Gates nell’agricoltura , seguendo le stesse
spietate logiche di profitto già sperimentate con la campagna vaccinale.
Gli
Ucraini, a qualsiasi etnia essi appartengano, sono gli ultimi, inconsapevoli
ostaggi dello stesso regime totalitario sovranazionale che ha messo in
ginocchio l’economia delle Nazioni con l’impostura della Covid, dopo aver
teorizzato pubblicamente la necessità di decimare la popolazione mondiale e di
trasformare i superstiti in malati cronici compromettendo irreparabilmente il
loro sistema immunitario.
Ci
pensino bene, gli Ucraini, ad invocare l’intervento della NATO o della UE,
sempre ammesso che siano davvero loro a farlo e non piuttosto i loro corrotti
governanti aiutati da mercenari razzisti e da gruppi di neonazisti al soldo dei
gerarchi. Perché mentre viene loro promessa la libertà dall’invasore – con il
quale condividono la comune eredità culturale e religiosa per esser stati parte
della Grande Russia – in realtà si sta cinicamente preparando la loro
definitiva cancellazione, il loro asservimento al Grande Reset che tutto
prevede fuorché la tutela della loro identità, della loro sovranità, dei loro
confini.
Guardino
gli Ucraini a quel che è avvenuto ai Paesi dell’Unione Europea: il miraggio di prosperità e
sicurezza è demolito dalla contemplazione delle macerie lasciate dall’euro e
dalle lobby di Bruxelles. Nazioni invase da immigrati clandestini che alimentano la
criminalità e la prostituzione; distrutte nel loro tessuto sociale dalle ideologie
politically correct; portate scientemente al fallimento per sconsiderate
politiche economiche e fiscali; condotte verso la miseria con la cancellazione delle
tutele del lavoro e della previdenza sociale; private di un futuro con la
distruzione della famiglia e la corruzione morale e intellettuale delle nuove
generazioni.
Quelle
che erano state Nazioni prospere e indipendenti, diverse nelle loro specificità
etniche, linguistiche, culturali e religiose sono state trasformate in una massa
informe di persone senza ideali, senza speranze, senza fede, senza nemmeno la
forza di reagire agli abusi e ai crimini di chi li governa. Una massa di clienti delle
multinazionali, di schiavi del sistema di controllo capillare imposto con la
farsa pandemica, anche dinanzi all’evidenza della frode. Una massa di persone senza identità,
marchiate con il QR-code come gli animali di un allevamento intensivo, come i
prodotti di un enorme centro commerciale. Se questo è stato il risultato
della rinuncia alla propria sovranità per tutti – tutti, nessuno escluso! – gli
Stati che si sono affidati alla colossale truffa dell’Unione Europea, perché
l’Ucraina dovrebbe fare eccezione?
È
questo che volevano, che speravano, che desideravano i vostri padri, quando
ricevettero con Vladimiro il Grande il Battesimo sulle rive del Dnepr?
Se vi
è un aspetto positivo che ciascuno di noi può riconoscere in questa crisi, è
l’aver mostrato l’orrore della tirannide globalista, il suo cinismo spietato, la sua
capacità di distruggere e annientare tutto ciò che tocca. Non sono gli Ucraini che dovrebbero
entrare nell’Unione Europea o nella NATO, ma gli altri Stati che dovrebbero
finalmente avere un sussulto di orgoglio e di coraggio e uscirne, scrollando da
sé questo giogo detestabile e ritrovando la propria indipendenza, la propria
sovranità, la propria identità, la propria fede. La propria anima.
Che
sia chiaro: il Nuovo Ordine non è un destino ineluttabile, e può essere
sovvertito e denunciato se solo i popoli si rendono conto di essere stati ingannati
e truffati da un’oligarchia di criminali ben identificabili, per i quali un
giorno varranno quelle sanzioni e quei blocchi dei fondi che oggi essi
applicano impunemente a chiunque non pieghi il ginocchio dinanzi a loro.
Un
appello alla Terza Roma-
Anche
per la Russia questo conflitto è una trappola. Lo è perché esso realizzerebbe
il sogno del deep state americano di estrometterla definitivamente dal contesto
europeo nei suoi rapporti commerciali e culturali, spingendola tra le braccia
della Cina, forse con la speranza che la dittatura di Pechino possa persuadere
i Russi ad accettare il sistema di credito sociale e altri aspetti del Great
Reset che finora ha saputo evitare almeno in parte.
È una
trappola non perché la Russia abbia torto nel voler “denazificare” l’Ucraina
dai suoi gruppi estremisti e garantire protezione e tutela agli Ucraini di
lingua russa, ma perché sono proprio queste ragioni – teoricamente sostenibili
– ad esser state create apposta per provocarla e indurla ad invadere l’Ucraina,
in modo da suscitare la reazione della NATO preparata da tempo dal deep state e
dall’élite globalista.
Il
casus belli è stato pianificato deliberatamente dai veri responsabili del
conflitto, sapendo che avrebbe ottenuto esattamente quella risposta da parte di
Putin. E
sta a Putin, indipendentemente dal fatto di avere ragione, non cadere nella
trappola e anzi ribaltare il banco, offrendo all’Ucraina delle condizioni di
pace onorevoli senza proseguire nel conflitto. Anzi, quanto più Putin ritiene di
essere nel giusto, tanto più egli dimostrerà la grandezza della sua Nazione e
l’amore per il suo popolo col non cedere alle provocazioni.
Mi sia
permesso ripetere le parole del profeta Isaia: Sciogli le catene inique, togli
i legami del giogo, rimanda liberi gli oppressi e spezza ogni giogo; dividi il
pane con l’affamato, accogli in casa tua i miseri e i senza tetto; se vedi uno
nudo, vestilo, e non nasconderti a colui che è carne della tua carne. Allora la
tua luce sorgerà come l’aurora, la tua ferita si rimarginerà presto. Davanti a
te camminerà la tua giustizia, la gloria del Signore ti seguirà. (Is 58, 6-8).
La
crisi mondiale con cui si prepara la dissoluzione della società tradizionale ha
coinvolto anche la Chiesa Cattolica, la cui Gerarchia è ostaggio di apostati
cortigiani del potere. Vi fu un tempo in cui i Pontefici e i Prelati affrontavano
i Re senza rispetti umani, perché sapevano di parlare con la voce di Gesù
Cristo, Re dei re. La Roma dei Cesari e dei Papi è deserta e muta, come è muta
da secoli la
Seconda Roma di Costantinopoli.
Forse
la Provvidenza ha stabilito che sia Mosca, la Terza Roma, ad assumersi oggi dinanzi al mondo
il ruolo di κατέχον (2Tess 2, 6-7), di ostacolo escatologico all’Anticristo. Se
gli errori del Comunismo sono stati diffusi dall’Unione Sovietica, giungendo ad
imporsi finanche dentro la Chiesa, la Russia e l’Ucraina possono avere oggi un ruolo
epocale nella restaurazione della Civiltà Cristiana, contribuendo a portare al
mondo un periodo di pace dal quale anche la Chiesa risorgerà purificata e
rinnovata nei suoi Ministri.
Gli
Stati Uniti d’America e gli Stati europei non devono emarginare la Russia, ma
anzi stringere con essa un’alleanza non solo per il ripristino degli scambi
commerciali per la prosperità di tutti, ma in vista della ricostruzione di
una Civiltà Cristiana, che sola potrà salvare il mondo dal mostro globalista
tecno-sanitario e transumano.
Considerazioni
finali
Suscita
grande preoccupazione che i destini dei popoli siano nelle mani di un’élite che
non risponde a nessuno delle proprie decisioni, che non riconosce alcuno sopra di
sé e che per perseguire i propri interessi non esita a mettere a repentaglio la
sicurezza, l’economia e la stessa vita di miliardi di persone, con la
complicità dei politici al loro servizio e dei media mainstream. Le falsificazioni dei fatti, le
grottesche adulterazioni della realtà e la partigianeria con cui sono diffuse
le notizie si affiancano alla censura delle voci dissenzienti e giungono a
forme di persecuzione etnica nei confronti dei cittadini russi, discriminati
proprio nei Paesi che si dicono democratici e rispettosi dei diritti
fondamentali.
Auspico
che il mio appello alla costituzione di un’Alleanza Antiglobalista che unisca i
popoli nell’opposizione alla tirannide del Nuovo Ordine Mondiale possa essere
raccolto da quanti hanno a cuore il bene comune, la pace tra le Nazioni, la
concordia tra i popoli, la libertà dei cittadini e il futuro delle nuove
generazioni.
E prima ancora, che le mie parole – assieme a quelle di tante persone
intellettualmente oneste – contribuiscano a portare alla luce le complicità e la
corruzione di chi si avvale della menzogna e della frode per giustificare i
propri crimini, anche in questi momenti di grande apprensione per la guerra in
Ucraina.
«Ci
ascoltino i forti, per non diventar deboli nella ingiustizia. Ci ascoltino i
potenti, se vogliono che la loro potenza sia non distruzione, ma sostegno per i
popoli e tutela a tranquillità nell’ordine e nel lavoro» (Pio XII,
Radiomessaggio ai governanti e ai popoli nell’imminente pericolo della guerra,
24 Agosto 1939).
Possa
la Santa Quaresima indurre tutti i Cristiani ad invocare alla Maestà divina il
perdono per i peccati di quanti calpestano la Sua santa Legge: la penitenza e
il digiuno muovano a misericordia il Signore Iddio, mentre ripetiamo le parole
del profeta Gioele: Parce, Domine: parce populo tuo. Perdona, Signore, al tuo
popolo e non esporre la tua eredità al vituperio, alla derisione delle genti
(Gl 2, 17).
(Arcivescovo,
ex Nunzio Apostolico negli Stati Uniti d’America).
Green
pass e libero arbitrio.
Sinistrainrete.info-
Michele Castaldo- (9 settembre 2021)- ci dice :
Grande
è il disordine sotto il cielo, diceva Mao, e capire diventa sempre più
complicato, mi viene da aggiungere, perché nella sinistra, anche quella che ama
definirsi estrema, ci si arrovella senza venirne a capo, non per cattiva
volontà dei singoli ma perché mancano gli strumenti necessari per poterlo fare;
si procede perciò a tentoni sbandando a volte un poco a destra e spesso un poco
a “sinistra”, ovvero verso posizioni nell’alto dei cieli dell’individualismo.
Cerchiamo
perciò di mettere i piedi per terra, sapendo che dobbiamo ragionare con quelli
che in carne e ossa sono il popolo, cioè masse informi che vivono sotto leggi
precise e obbligate, quelle del modo di produzione capitalistico e delle regole
politiche e sociali che esso detta. Questo dovrebbe essere – almeno – un corretto
rapporto di chi si rifiuta di riconoscere nel capitalismo l’unico mondo
possibile e aspira al suo superamento, alla sua caduta, al suo crollo, alla sua
implosione e cosi via.
Ora,
il modo di produzione capitalistico vive su leggi semplici: produzione e
consumo; aumento della produzione e del consumo; e ancora aumento della
produttività e dei consumi di ogni tipo di merci, comprese le merci della
sanità sia di quelle inanimate che di quelle animate, cioè infermieri, medici e
scienziati al servizio della salute del popolo.
Il
capitale, cioè quell’impersonale meccanismo che ingloba nel suo processo
innumerevoli funzioni finalizzate, comunque, all’estrazione del massimo
profitto, pena la sua decadenza, ha interesse a che la giostra continui sempre
a girare e possibilmente sempre più veloce.
Non
solo, ma ha anche necessità che i consumi si estendano anche attraverso la
crescita demografica piuttosto che la sua riduzione, anzi è costretto a correre
ai ripari per poterla arrestare.
Trattandosi
però di un meccanismo che ingloba la produzione di una infinità di merci, molte
di queste sono in contraddizioni fra loro. Tanto per fare un esempio: si ha la
necessità di avere un autista di un tir molto efficiente e lucido e
contemporaneamente perché possa reggere il super lavoro che è costretto a
svolgere è necessario che prenda anfetamine e calmanti, e lo si rincoglionisce,
con tutti i disastri che questo può provocare.
Di
converso un’industria ha necessità che i suoi operai siano sani per rendere al
massimo possibile piuttosto che ammalarsi e mettere in crisi la produzione,
dunque se c’è una pandemia in corso l’industriale vuole che il suo operaio sia
protetto non perché gli vuole bene, no, ma perché è funzionale ai suoi
profitti.
C’è
una pandemia in corso da circa due anni e fra tutti gli addetti del settore
regna il caos, si sovrappongono non solo analisi diverse sulle sue origini, ma
anche sulla sua gravità e di conseguenza su come affrontarla.
I
politici si rivolgono al mondo scientifico per trovare una soluzione e fra
queste la più immediata, oltre il ricovero in terapia intensiva per i più
colpiti, si
promuove la necessità di vaccinare la popolazione per raggiungere l’immunità di
gregge.
Intervengono immediatamente i grandi gruppi che producono i vaccini e
propongono contratti capestri agli Stati per poter iniziare la vaccinazione.
Il
vaccino dunque non affronta la natura del male, cioè le cause del famoso salto
(spillover) dei virus da altre specie animali all’uomo, ma cerca di corrergli
appresso per evitarne la diffusione.
Alle case farmaceutiche, perciò, non viene
richiesta una rivoluzione sociale, ma di porre rimedio a un male. Stessa cosa viene richiesta a
infettivologi, epidemiologi e agli altri ruoli del settore, cioè le misure come
distanziamento individuale, mascherina, disinfezione delle mani e cosi via. Ai governi vengono richieste misure
adeguate per portare il popolo fuori della pandemia. Si tratta di misure “omogenee” per un
mondo composito, industriale, culturale, museale, clericale, canoro, musicale,
teatrale, cinematografico ecc.
Come
ha reagito il popolo? Nella maniera più composita, ovvero secondo le sue
caratteristiche maturate nel corso di alcuni secoli dell’attuale modo di
produzione, e dei costi immediati da pagare per le restrizioni che i governi
hanno cercato di imporre. È fuori discussione che fra i settori più colpiti ci sia il
ceto medio produttivo e distributivo che, già falcidiato dalla crisi, sbatte
con la testa al muro perché viene buttato sull’orlo del precipizio, mentre i
grandi potentati economici pressano le forze politiche di governo e di
opposizione, i sindacati dei lavoratori per uniformare un atteggiamento
nazionale e superare una fase complicata.
Posta
in questo modo la questione come cerchiamo di sbrogliare la matassa rispetto
alla punta dell’iceberg rappresentato dalla questione vaccini che è l’elemento
che ha totalmente disorientato l’insieme della sinistra, compresa quella più
estremista?
Vaccini si, vaccini no, vaccini ni, fino a
tirare in ballo il diritto individuale, ovvero il libero arbitrio di decidere
se vaccinarsi o no. Cerchiamo allora di affrontare la questione senza
reticenza, per un verso, e per l’altro verso senza voler mettere a tutti i costi un
cappello ideologico che non ci aiuterebbe a risolvere la questione.
Il
problema principale che finora è emerso è che non ci sia stata una vera
mobilitazione tendente a denunciare le origini dell’epidemia, sicché tutto è
stato racchiuso in un ambito istituzionale fra gli addetti ai lavori sia del
mondo scientifico che di quello politico con la supervisione di quello
economico, senza una vera pressione popolare. Questa assenza, quasi dappertutto, ha
pesato, almeno finora, sull’indirizzo che hanno preso i vari Stati e governi
tanto in Occidente quanto in Oriente. Insomma è stato accettato dai
popoli il Covid-19 come un evento naturale capitato sugli umani, cioè in modo
del tutto passivo, dove perciò la migliore soluzione è apparsa essere quella
dei vaccini, ovvero una soluzione capitalistica a un danno provocato dal modo
di produzione capitalistico. Il dramma vero, perciò, è questo, di cui non si parla.
Pertanto
se l’unica soluzione contro il Covid-19 sono i vaccini, chi li rifiuta o è
cretino o è criminale; e Draghi – da vero aristocratico 2.0 – ha filo da
tessere nei confronti tanto dell’estrema sinistra quanto della destra
salviniana e meloniana, rafforzando il carrozzone al centro, tutti a remare a
favore dell’obbligo della vaccinazione.
Ovvero
fiducia cieca nella scienza, perché essa è neutrale, dunque al di sopra delle
parti e perciò l’unica in grado di portarci fuori dalla pandemia e farci
riprendere il percorso per superare una crisi economica che rischia di
diventare sociale e dai risvolti imprevedibili.
A
questa travolgente valanga politica e culturale che avanza, dietro cui si
muovono le leggi dell’economia, in Occidente e nel mondo intero, senza farsi
illusioni sui paesi dell’Est ex comunisti, il modo peggiore di opporsi è quello
di rivendicare il diritto individuale di libero arbitrio.
Tanto
da destra, quanto da “sinistra”. Che lo facciano poi dei filosofi – di
“prestigio” - è peggio che andar di notte; essi obbediscono solo al principio
liberale, maturato in Occidente e sappiamo quali disastri ha comportato per i
popoli del sud del mondo in termini di oppressione, sfruttamento e razzismo
oggi ancora tanto presente nelle nostre metropoli.
Quel
principio liberale che lo storico francese Fernand Braudel alla fine del primo
volume della trilogia Civiltà materiale, economia e capitalismo scrive « La città, residenza dei funzionari
e dei signori, non appartiene né ai mestieri, né ai mercanti: nessuna borghesia
vi cresce agevolmente. Appena questa borghesia comincia a formarsi, pensa a
tradire, affascinata dallo splendore della vita dei mandarini. Le città
vivrebbero di vita propria, riuscirebbero almeno ad abbozzarla, se gli
individui e il capitalismo vi avessero campo libero. Ma lo Stato tutelare non
lo consente. » e continua – in cauda venenum - « C’è da domandarsi che cosa
sarebbe accaduto delle città cinesi se le giunche avessero scoperto il Capo di
Buona Speranza al principio del Quattrocento e avessero utilizzato in pieno
questa possibilità di conquista mondiale ».
Altrimenti
detto i cinesi sono stati un poco coglioni perché non hanno concesso il libero
arbitrio all’individuo, come in Occidente, ma anzi lo hanno tenuto sotto il
controllo dello stato imperiale, ecco spiegata la ragione del ritardo storico
della Cina rispetto a noi. Ed ecco cosa ci propinerebbero certi filosofi con il
diritto individuale e personale, ovvero del più odioso principio della storia
dietro cui si nasconde la possibilità del più forte a poter padroneggiare sul
più debole. E poi si definiscono filosofi.
Torniamo
ai vaccini, che è la questione che ci preme di più cercando di affrontare il
nodo della necessità delle cavie umane, come viene detto da una parte
consistente di quelli che manifestano contro la vaccinazione obbligatoria e il
conseguente Green pass.
Ripetuto
che viviamo in un modo di produzione capitalistico e che perciò ogni soluzione
non può non avere le caratteristiche del capitalismo, cioè l’estrazione del
massimo profitto, ci domandiamo: i grandi gruppi farmaceutici nel produrre i vaccini a
quale logica sono chiamati a rispondere?
Alla
duplice logica:
a)
fare massimi profitti;
b)
produrre un farmaco che freni la pandemia e permetta al capitale di riprendere
il suo cammino.
Su
entrambi questi fattori giocano molti altri fattori, ma l’uno non esclude
l’altro vicendevolmente e voler forzare per dimostrare il contrario è
sbagliato, perché si nega non l’etica weberiana del capitalista borghese o del
borghese capitalista, ma perché si nega la natura tutta oggettiva di dover
tenere insieme i due fattori: frenare la pandemia ed estrarre il massimo
profitto.
Sicché
il diritto individuale c’entra come i cavoli a merenda, che anzi nel
rivendicarlo si favorisce la complementarietà dei due fattori della scienza e
dell’economia e si rende la scienza sempre più funzionale all’economia.
Manca in ciò una visione d’assieme, quella che
rende il valore di un insieme superiore a quello della somma dei singoli.
Il che
vuol dire: lo
Stato proceda pure nei confronti dei fessi da usare come cavie, a me deve
concedere la libertà di non vaccinarmi. Se poi dietro questa rivendicazione
si nascondono gli interessi economici di un ceto medio commerciale come i
ristoratori, è tutto dire.
Si
tratta a ben vedere di un atteggiamento individualistico ed egoistico che ha
molto di liberale e poco o niente di anticapitalismo, anche se rivendicato da
sinistra.Cerchiamo
allora di precisare il nostro punto di vista: un conto è avere consapevolezza
delle difficoltà di fronte a un problema storico enorme, tutt’altra cosa è
schierarsi in coda alle truppe cammellate della borghesia e del suo governo in
Italia, in Europa e nel resto del mondo.
Poniamoci
questa domanda: di fronte al fatto che la Confindustria chiede al governo il Green pass
ai lavoratori per entrare al lavoro e se il governo lo dovesse varare, che
senso avrebbe invocare il diritto di libertà contro l’obbligo di vaccinarsi?
Ma
perché, allora, guardare la realtà partendo dal proprio ombelico, dal proprio
individualismo piuttosto che cercare di affrontare le questioni per come si
presentano sul tappeto da un punto di vista oggettivo?
Perché sperare che un gruppo di “persone” si
organizzi e funga da embrione, magari cresca per opporre un rifiuto all’obbligo
del vaccino? Insomma: perché richiamarsi sempre all’individuo – anche a sinistra – piuttosto che ai fattori
oggettivi?
E i
sindacati, e Landini della gloriosa Cgil, che a rimorchio del liberalismo
borghese è incapace di esprimere una volontà del proletariato perché questo è
fermo e in balia della morfina della crisi capitalistica non geme.
Che
fare?
Come
si sono comportati i lavoratori durante gli ultimi 200 anni nei confronti del
modo di produzione capitalistico in ascesa? Cercando di strappare quota parte dei
profitti che essi contribuivano a produrre per migliorare la loro vita dentro e
fuori dell’ambito lavorativo. Come si stanno comportando, in modo particolare in Occidente
al cospetto dei propri capitalisti che vengono sfidati dalla concorrenza
asiatica? Arretrando in modo scompaginato.
Come
rintracciamo – da comunisti – una linea di denuncia del modo di produzione in
crisi in questa fase? Non certamente rincorrendo l’individualismo e il diritto di
libertà individuale, no e poi no, ma invitando i lavoratori a farsi carico di
controllare la filiera dei vaccini, visto che siamo noi che mandiamo avanti il
modo di produzione e dunque:
a) chi
produce;
b)
cosa produce;
c) in
che modo produce;
d) a
quali costi produce;
e) in
che modo distribuisce;
f) a
quali costi distribuisce;
g)
attraverso quali canali distribuisce.
E, se
permettete, vorremmo avere degli scienziati al nostro servizio per essere
sostenuti in una battaglia che ci veda se non protagonisti almeno non del tutto
passivi.
Lo volete chiamare controllo operaio? Dategli il nome
che volete, basta che usciamo dall’individualismo e dal soggettivismo politico
chiamando i lavoratori a misurarsi con gli interessi della propria salute
piuttosto che denudare il braccio ed offrirlo alla bontà dello Stato attraverso
l’iniezione dell’infermiere di turno.
Si pensa in questo modo di costruire chissà
quali fronti anticapitalistici per la rivoluzione? Nient’affatto, si intende solo
applicare il buon senso: visto che devi iniettarci un liquido nei nostri corpi,
vogliamo capire almeno di che si tratta.
D’altra
parte non sarebbe l’atteggiamento più logico del malato nei confronti del
medico?
E
perché tale atteggiamento dovrebbe essere valido da ammalati e non valido se
siamo sani? Perché non siamo in grado di capire? E allora ci scegliamo una serie di
scienziati di cui cerchiamo di fidarci alla bisogna.
Ecco,
questo sarebbe un terreno di intervento che potrebbe mettere insieme migliaia
di militanti a misurarsi con un dramma storico, perché è un dramma storico, in
cui il proletariato rischia di passare per il morto al gioco – tragico però –
del tressette col morto.
È
poco? È certamente più di accodarsi alle ragion di Stato che obbedisce alle
leggi capitalistiche e al diritto liberale che viene ridicolizzato dalla ragion
comune:
ubi maior minor cessat, finendo così per fare la figura del cretino.
Gli
operai non ci ascoltano? Pazienza per loro, ma abbiamo assolto al ruolo cui
dovevamo, perché la volontà degli oppressi e sfruttati si sviluppa solo su
necessità obbligate e non per trasmissione di velleitarie idealità, e ancor
meno per convinzione individuale sulla validità o meno dei vaccini e il Green
pass.
Il
mondialismo ha creato l’operazione terroristica
del
Covid per arrivare al Grande Reset:
l’Italiagate è ancora lo scandalo che può far
saltare
i piani del Nuovo Ordine Mondiale.
Lacrunadellago.net-
Cesare Sacchetti -(24 Marzo 2021 )- ci
dice:
Il
concepimento dell’operazione terroristica del coronavirus non risale al 2020.
Le élite stavano già cercando negli anni precedenti un evento catalizzatore
così potente e devastante da trascinare definitivamente il mondo verso il
governo mondiale.
Fu
proprio David Rockefeller a pochi anni di distanza dal crollo del Muro di
Berlino, nel 1994, a rivelare ad una platea delle Nazioni Unite che era tutto
pronto per giungere al “Nuovo Ordine Mondiale”.
Tutto
ciò di cui c’era bisogno era una “giusta e grande crisi” tale da costringere le
nazioni ad “accettare il Nuovo Ordine Mondiale”.
La
logica del mondialismo è sempre stata questa nel corso dei decenni ed è rimasta
sostanzialmente immutata. Sono sempre e solo le crisi che permettono alla massoneria
e alle famiglie mondialiste di fare dei passi da gigante verso il loro piano
finale.
Tra le
varie opzioni a disposizione, le élite hanno ripiegato sulla crisi pandemica e
le loro intenzioni non erano state nascoste in qualche documento segreto.
Erano
state rivelate alla luce del sole già nel 2010 e furono proprio i Rockefeller a
quindici anni di distanza dalle loro dichiarazioni rilasciate all’ONU a
rivelarlo in un documento ufficiale dal titolo “Operazione Lockstep”. Lockstep in inglese significa l’esecuzione di una procedura
estremamente rigida e questo fa intuire già chiaramente che tipo di società
scaturirà dalla cosiddetta “emergenza sanitaria”.
È
comunque interessante notare come la famiglia Rockefeller abbia avuto un ruolo
determinante nel concepire questo piano. Secondo diversi ricercatori ed
esperti dei grandi poteri mondialisti, dopo i Rothschild, la famiglia di
banchieri di origini askenazite, nella gerarchia del potere mondialista vengono
immediatamente proprio loro, i Rockefeller.
I
Rothschild esercitano il loro potere soprattutto sull’Europa, mentre ai
Rockefeller è stato assegnato il dominio degli Stati Uniti.
Ad
ogni modo, nel documento in questione si descrive esattamente tutto quello che
è accaduto dopo la comparsa del Covid.
Uno
sconosciuto virus animale muta e si trasmette all’uomo. I governi per fare
fronte a questa nuova “minaccia” decidono di esercitare un controllo ferreo e
autoritario sulla società.
Vengono
proibiti gli spostamenti e imposti obblighi di indossare le mascherine
esattamente come accaduto dopo l’inizio della crisi terroristica del Covid.
Successivamente,
l’economia mondiale crolla completamente perché vengono fermate le attività
economiche a causa delle ripetute chiusure imposte dai governi.
Una
volta che il mondo precipita nel caos, gli Stati gradualmente spariscono e
lasciano il posto a delle enormi strutture sovranazionali che prendono il posto
delle nazioni.
Il
mondo viene diviso in blocchi e ognuno di questi viene governato da entità
sovranazionali sostanzialmente nelle mani dei poteri industriali, finanziari e
bancari.
Questa
struttura per blocchi sarà poi la base del futuro governo mondiale così
ardentemente desiderato dal mondialismo.
La
strategia pertanto è quella collaudata che la massoneria pratica sin
dall’inizio della sua esistenza. Ordo ab chaos.
Il caos programmato servirà in questa
ottica a partorire il risultato già prestabilito dagli stessi architetti della
destabilizzazione.
A
questo punto, è importante continuare a prestare attenzione alla cronologia. Una volta che i Rockefeller
annunciano nel 2010 che sarà la “pandemia” – o la percezione interamente
mediatica di essa come avviene ora per il Covid – a trascinare il mondo verso
il Nuovo Ordine Mondiale, nel 2015 i laboratori di Moderna già sono al lavoro
con l’istituto francese Pasteur per produrre dei vaccini a tecnologia mRNA.
Secondo
diversi medici e scienziati, questi vaccini sono in grado di modificare il DNA
umano e sono proprio quelli che vengono distribuiti alla popolazione ora. Per comprendere meglio quali danni
possano fare alla popolazione è utile citare le parole della scienziata
francese, Alexandra
Henrion-Caude, che ha parlato di assoluta “follia nella scelta di volerli
distribuire a soggetti sani”.Una volta che questo tipo di vaccino entra nell’organismo le
interazioni con le molecole possono essere infinite e dare vita a reazioni devastanti tali
da compromettere l’integrità del sistema immunitario.
Questo
tipo di farmaci, tra l’altro, secondo quanto detto da un altro scienziato, il dottor Michael Yeadon, ex direttore
scientifico della Pfizer, una casa farmaceutica attualmente impegnata nella loro
produzione, potrebbero portare alla sterilizzazione delle persone che lo ricevono.
In
altre parole, il vaccino sarebbe il modo per raggiungere un altro obbiettivo
fondamentale del mondialismo, ovvero la riduzione della popolazione.
Tutto
questo senza contare già l’alto numero di persone che stanno morendo nel mondo
per i gravi effetti collaterali di questi vaccini.
La
dottoressa americana Sherri Tenpenny ha infatti spiegato come milioni di
persone potrebbero morire nel mondo se si considera che larga parte dei loro
devastanti effetti collaterali si manifesterà dai 3 ai 6 anni dalla loro somministrazione.
Il
paradosso quindi in tutto questo sarebbe che la “cura” che il sistema propone
non sarebbe altro che la vera malattia.
Il
virus è il vaccino stesso.
La
preparazione di questa crisi dunque era già ampiamente in corso negli anni
precedenti e la “pandemia” avrebbe dovuto essere scatenata con ogni probabilità in
ogni caso in questi anni.
L’evento
che il mondialismo non aveva previsto: l’elezione di Donald Trump.
L’evento
imprevisto che ha sconvolto i piani del globalismo è stata l’elezione alla Casa
Bianca di Donald Trump nel 2016.
L’operazione
terroristica del coronavirus doveva comunque avere luogo, ma sotto l’amministrazione Clinton
che avrebbe così trascinato il mondo intero verso questo nuovo leviatano
globale.In
questo contesto, la Russia di Putin sarebbe stata completamente isolata, e il Grande Reset annunciato dal club
globalista di Davos avrebbe avuto luogo senza alcuna difficoltà.
L’elezione
di Trump non era assolutamente prevista perché il sistema non aveva messo nel
conto di perdere il controllo degli Stati Uniti che sono un pezzo semplicemente
troppo importante della scacchiera.
Manly
P. Hall, altro massone di primo piano, spiegò nella sua opera del 1944, “Il
destino segreto dell’America” che la missione dell’America sarebbe stata quella
di guidare il mondo intero verso il Nuovo Ordine Mondiale.
La
superpotenza militare ed economica di questa nazione è stata utilizzata per
decenni per colpire tutti i leader e le nazioni che in qualche modo hanno
sfidato il deep state di Washington e difeso la loro sovranità.
Trump
durante il suo mandato ha separato l’America dal mondialismo e il deep state per
rimediare a quanto accaduto nel 2016 ha orchestrato quella che probabilmente è
la più grossa frode elettorale della storia d’America e del mondo intero.
La
frode elettorale contro Trump: il golpe del deep state per riprendere l’America.
La
notte elettorale del 3 novembre è iniziata l’operazione quando era ormai chiaro
che Donald Trump stava vincendo senza affanni la sfida con il debole candidato
democratico Joe Biden.
Ad un
certo punto dello scrutinio, è stato impartito l’ordine, e gli scrutatori hanno
smesso simultaneamente di contare i voti nei sei stati chiave.
Sono
stati scaricati nelle urne centinaia di migliaia di voti postali illegali tutti
giunti oltre la scadenza della mezzanotte, e tutti stranamente a favore di Joe
Biden.
Il broglio
però ha avuto una estensione molto più radicata e profonda della sola
manipolazione del voto postale.
Il 3
novembre c’è stato un attacco internazionale contro la sovranità degli Stati
Uniti, un vero e proprio tentativo di golpe perpetrato attraverso la decisiva
collaborazione dei governi saldamente nelle mani del potere globalista.Quando
lo stato profondo ha capito che Trump stava vincendo nonostante i voti postali
ha dovuto dare vita ad un’operazione di hackeraggio mai vista nella storia.
A Francoforte,
dove sono custoditi i server di Dominion in una stazione della CIA, erano stati
già spostati moltissimi voti da Trump a Biden, ma il broglio fatto non era
ancora sufficiente.
L’Italiagate:
il ruolo decisivo del deep state italiano nel golpe contro Trump.
Trump
stava vincendo lo stesso e allora si è dovuta coinvolgere l’Italia. È qui che nasce l’Italiagate, che è
la chiave di questo intero colpo di Stato.
Secondo
quanto già rivelato da Maria Zack e Bradley Johnson, a spostare del tutto i
voti da Donald Trump a Joe Biden sarebbe stata la società Leonardo, il cui 30%
è partecipato dal ministero dell’Economia italiano.
Leonardo
avrebbe messo a disposizione un suo satellite militare attraverso il quale
sarebbero stati trasmessi negli Stati Uniti i voti hackerati, già spostati da
Trump a Biden.
Questo
coinvolgerebbe direttamente l’allora governo Conte nello scandalo che avrebbe
in qualche modo acconsentito a questo attacco informatico, che non sarebbe
altro che un’aggressione diretta alla sovranità degli Stati Uniti.
L’hackeraggio
sarebbe stato realizzato a via Veneto, nella sede dell’ambasciata americana
allora diretta dall’ambasciatore Lewis Eisenberg, molto vicino alle lobby sioniste
neocon, che avrebbe messo a disposizione il secondo piano della sede
diplomatica USA per realizzare il broglio elettronico.
Ad
avere avuto un ruolo decisivo in questo senso sarebbe stato Arturo D’Elia il
cui curriculum rivela molte circostanze interessanti.
D’Elia
infatti non è affatto estraneo al mondo dell’informatica. Nel suo profilo
Linkedin è indicato chiaramente come in passato D’Elia abbia svolto il ruolo di
perito informatico della procura di Napoli.E questo non è nemmeno il ruolo più
prestigioso avuto in questo campo. D’Elia infatti ha lavorato direttamente per la NATO
come consulente informatico dal 2010 al 2015.
Nel
2015 poi D’Elia approda in Alenia Aermacchi, una società controllata proprio da
Leonardo.
Nel
suo profilo Facebook, l’hacker condivideva le sue foto delle esercitazioni che
praticava con la NSA americana. È interessante anche notare come D’Elia sempre
nel suo profilo presente nella piattaforma di Zuckerberg, riportava il motto di
Gladio “Silendo libertatem servo”.
Per
chi fosse a digiuno della storia di Gladio è certamente utile ricordare come
questa fosse una struttura clandestina coordinata e gestita dallo stato
profondo di Washington e dalla NATO stessa per impedire che l’Italia slittasse
verso il patto di Varsavia all’epoca della guerra fredda.
D’Elia
dunque lavorava per quel sistema di potere atlantista e mondialista che ha
cercato di rovesciare Trump sin dall’inizio del suo mandato.
Non
era affatto uno sprovveduto e aveva tutte le competenze professionali per
realizzare un’operazione del genere.
I
media hanno cercato frettolosamente e goffamente di etichettare questa storia
come una “teoria
del complotto”, ma non si sono premurati nemmeno di eseguire i riscontri minimi
essenziali alla versione raccontata da Maria Zack.
Ora D’Elia
si trova in prigione a Salerno per un altro reato legato alla sua
collaborazione proprio con Leonardo nel 2015, dalla quale avrebbe trafugato
dati sensibili.
La
chiave per rovesciare Donald Trump è stata quindi il coinvolgimento dello stato
profondo italiano.
Il
presidente però non era certo impreparato a questa eventualità. Sapeva che il mondialismo non gli
avrebbe concesso di restare per un altro mandato alla Casa Bianca e aveva
preparato un ordine esecutivo nel 2018 proprio per sventare e prevenire le
ingerenze straniere elettorali negli USA.A questo punto, sarebbe del tutto
naturale pensare che il piano per prevenire questo colpo di Stato
internazionale non sia effettivamente riuscito dal momento che Joe Biden si è
insediato.
A
questo proposito però c’è una citazione molto in voga tra i circoli più vicini
a Trump che potrebbe spiegare cosa sta realmente accadendo.
“Nulla
è come sembra”. Joe Biden è senza ombra di dubbio un presidente anomalo.
Dall’inizio del suo mandato non ha nemmeno ricevuto un leader straniero nella
Casa Bianca e non ha tenuto ancora una conferenza stampa ufficiale alla Casa
Bianca.
Una
prova ulteriore di questa presidenza anomala viene da un recente video
pubblicato da ABC News, nel quale si vede Biden parlare con i giornalisti che
puntano i loro microfoni verso di lui, ma se si guarda con attenzione si vede
che le mani di Biden passano incredibilmente attraverso i microfoni stessi.
In
altre parole, i media ufficiali hanno realizzato un falso clamoroso, e ci si
chiede quale sia la necessità di ricorrere ad una manipolazione così grossolana
se effettivamente Joe Biden è in carica.
Biden,
tra l’altro, ha fatto sapere che non andrà nemmeno al confine meridionale con
il Messico, preso nuovamente d’assedio dagli immigrati clandestini, così come
Kamala Harris.
Il
Pentagono inoltre si è già rifiutato in più di un’occasione di seguire le
istruzioni del presunto presidente e questo fa pensare che ci sia una
amministrazione fantoccio a Washington, priva degli effettivi poteri che
dovrebbe invece avere sulla carta.
Anche
l’attacco USA in Siria presenta delle anomalie vistose, dal momento che né
l’Iran né la Siria hanno rivelato effettivamente quali sono stati i danni
effettivi di questo bombardamento.
Il
Grande Reset che sotto una ipotetica amministrazione Biden avrebbe dovuto
essere “inarrestabile”, come aveva annunciato John Kerry, membro della società occulta
di Teschi e Ossa ed ex segretario di Stato sotto Obama, non si sta
manifestando.
Al
contrario, sono sempre di più gli stati negli USA che tornano alla normalità e
rimuovono le restrizioni Covid, e da ultimo sono arrivate le notizie che anche
New York sta rimuovendo il coprifuoco.A questo punto, ci si chiede che cosa sia
accaduto effettivamente il 20 gennaio quando c’è stata l’inaugurazione di
Biden.
Numerosi
indizi sostanziali, a partire dalla presenza della guardia nazionale a
Washington, fanno pensare che in questo momento siano in realtà i militari a
rivestire il ruolo di governo reggente nel Paese.
A
questo proposito, è interessante notare che in diversi uffici delle basi
militari USA è ancora assente la foto del comandante in capo, ovvero Joe Biden.
È un
fatto che non sembra avere precedenti. Trump potrebbe avere quindi in via non
ufficiale consegnato temporaneamente il potere alle forze armate in attesa di
poter tornare effettivamente in carica.
È la
chiave per poter tornare presidente è lo scandalo dell’Italiagate. Per poter far annullare
definitivamente la frode elettorale del 2020 occorre portare alla sbarra i
responsabili di questo hackeraggio.
Il
deep state italiano avrebbe infatti avuto un ruolo determinante nel golpe
contro Trump e questo coinvolgimento non si limiterebbe solamente al governo
Conte e a Renzi, già accusato di aver avuto un ruolo determinante nello
spygate, ma anche a quello dell’attuale governo Draghi.
E’
interessante notare a questo riguardo come il governo Draghi abbia nominato nel
suo governo degli uomini di Leonardo, su tutti il ministro della Transizione
Ecologica, il fisico Roberto Cingolani.
Cingolani
è un personaggio del quale si era già sentito parlare negli anni passati per le
sue apparizioni proprio alla Leopolda, l’evento organizzato da Matteo Renzi, il
cui nome compare ricorrentemente in questa storia..
Lo
scienziato aveva anche partecipato nel 2016 alla riunione annuale della
commissione Trilaterale, uno dei bracci operativi del globalismo fondato
dall’immancabile Rockefeller nel 1973.
Gli
uomini che hanno un legame con Leonardo nel governo Draghi non si limitano
comunque a Cingolani.
Il
capo gabinetto di Draghi, Antonio Funiciello, proviene a sua volta da Leonardo
ed era già stato capo gabinetto di Gentiloni.
Lo
stesso Gentiloni che ha nominato nel 2017 amministratore delegato di Leonardo,
Alessandro Profumo, riconfermato dal governo Conte nel 2020.
Sulla
testa di Profumo pende tra l’altro già una condanna in primo grado per falso in
bilancio e aggiotaggio, reati che si sarebbero consumati ai tempi del suo
mandato da amministratore delegato in Unicredit.
Né
Profumo né Leonardo hanno mai smentito ufficialmente il coinvolgimento
dell’azienda nell’Italiagate, e questo è alquanto irrituale soprattutto se si
considera che Leonardo è una società per azioni e certe comunicazioni sarebbero
d’obbligo quantomeno per mettere al riparo i titoli da eventuali speculazioni
al ribasso sui mercati.
Ad
ogni modo, sembra esserci un minimo comun denominatore che accomuna i governi
Renzi, Gentiloni, Conte e Draghi, e questo comune denominatore sembra la
completa ostilità a Trump.
La
sensazione è che Draghi, da ultimo, attraverso queste nomine abbia voluto dare
qualche copertura politica a Leonardo, che avrebbe avuto un ruolo decisivo nel
golpe elettorale contro Trump.
Ci
sono stati certamente, e sono ancora in corso, dei chiari tentativi di
depistaggio per cercare di accostare Draghi a Trump, ma si è già dimostrato
nelle precedenti occasioni che fanno tutti parte di una campagna di
disinformazione orchestrata da ambienti vicini alla Lega e alla massoneria per
confondere le acque.
Il
governo Draghi non appena si è insediato ha iniziato a fare quello che il
sistema gli aveva chiesto di fare. Chiusure di massa e distribuzione di vaccini
mRNA che stanno provocando gravi effetti collaterali alla popolazione.
Draghi
non sta facendo altro che trascinare l’Italia verso il Grande Reset.
La
“conversione” dell’ex governatore Bce non è stata dunque altra che una
grossolana menzogna messa in giro proprio dagli ambienti citati precedentemente
nel maldestro tentativo di offrire una cartina di tornasole alla Lega, che aveva
bisogno di giustificare la sua sì di conversione agli occhi dei suoi elettori.
Tra
l’altro, la Lega attualmente è al governo con diversi esponenti del precedente
governo Conte che avrebbero avuto un ruolo decisivo nell’Italiagate.
Un
fatto è comunque certo. L’Italiagate è la madre di tutti gli scandali e la sua
definitiva esplosione è determinate per poter consentire il ritorno ufficiale
di Trump alla presidenza degli Stati Uniti e la conseguente e definitiva
sconfitta del Nuovo Ordine Mondiale.
Una
volta che questo evento si avverasse, si metterebbe in moto un meccanismo che
non solo travolgerebbe lo stato profondo di Washington, ma in pratica l’intera
classe dirigente italiana che si è prestata per poter realizzare il colpo di
Stato internazionale contro Donald Trump.
Tutto
questo deve avvenire prima del 2024, perché Trump sa perfettamente che se non
si rovescia la frode del 2020, non si avrà mai più una regolare elezione negli
USA.
Ultimamente
il presidente è tornato a parlare sempre più spesso e uno dei suoi consiglieri
più anziani ha annunciato che tra due-tre mesi Trump avrà un suo social.
Trump
vuole evidentemente avere uno spazio dove poter comunicare perché ritiene con
ogni probabilità in quel periodo si siano già verificati eventi di così
rilevante importanza da richiedere una piattaforma dove poter condividere post
e scritti istantaneamente e senza alcuna censura, a differenza di quanto
avviene nel regime social di Twitter e Facebook.
La
primavera è appena iniziata e alcuni fiori potrebbero finalmente sbocciare. Si
avvicina allo stesso tempo la Pasqua di Resurrezione e la speranza è che la
Resurrezione di Cristo possa portare ad una rinascita e ad una definitiva
vittoria delle sue forze sulla Terra.
Lo
scontro è lungi dall’essere finito. La battaglia ancora deve arrivare al suo
culmine e solo coloro che resisteranno fino all’ultimo usciranno vittoriosi.
L’esito
di questo scontro comunque passerà dall’Italia. Le strade che portano a Roma
decideranno se l’umanità piomberà o meno nel Nuovo Ordine Mondiale.
Putin
non è un folle, la sua visione è coerente
con
l’imperialismo sia russo che sovietico.
Atlanticoquotidiano.it-
Michele Marsonet-(21 Mar 2022)-ci dice :
Diversi analisti occidentali sono convinti che
Vladimir Putin non sia più in possesso delle sue piene facoltà mentali. Sarebbe
insomma affetto da vere e proprie turbe psichiche che hanno sconvolto la sua
mente, e una delle motivazioni offerte è che sia stato colpito dal Covid senza
riprendersi pienamente.È ovvio che si tratta di mere ipotesi, poiché le prove non ci
sono. Urge dunque porsi un quesito di fondo.
Lo zar
moscovita è davvero un folle, per di più pericolosissimo disponendo di un
arsenale atomico paragonabile a quello americano? Se così fosse, la situazione
sarebbe ancora più drammatica di quanto si ritiene, dal momento che il
comportamento di un pazzo è del tutto imprevedibile.
Per
fermarlo occorrerebbe un golpe interno, progettato e realizzato nella stessa
Russia, ad opera di militari e oligarchi da lui umiliati anche in pubblico. Non vi sono, per ora, segni di una
simile possibilità. Lo stesso ministro degli esteri Sergej Lavrov, in precedenza
considerato persona moderata e ragionevole, in ultima istanza non gli ha fatto
mancare l’appoggio in occasione dell’avventura ucraina.
Credo quindi
sia opportuno percorrere un’altra strada, che collega in modo diretto le azioni
dell’ex agente del KGB alla storia russa, passata e presente. E in questo caso le pezze
d’appoggio esistono, e sono pure abbondanti.
Di
recente Putin ha paragonato se stesso a Pietro il Grande, primo imperatore di
Russia, fondatore di San Pietroburgo e iniziatore delle grandi conquiste
territoriali che avrebbero condotto il Paese ad espandersi in Asia sino a
raggiungere il Pacifico.
Può
darsi che tale identificazione sia un sintomo di follia, ma a me pare piuttosto
il riemergere
di un nazionalismo russo a tutto tondo, da sempre presente nella storia e basato sulla
convinzione che ai russi spetti svolgere una missione salvifica inglobando,
volenti o nolenti, gli altri popoli (non solo slavi) che con la Russia
confinano.
Il
nazionalismo panrusso non è tuttavia l’unico fattore di cui tener conto. Putin ha più volte affermato di
considerare la caduta dell’Unione Sovietica come la più grande tragedia del
secolo scorso, e ha sempre avuto parole di disprezzo per Gorbaciov reo, a suo
avviso, di non averlo impedito. Nella sua visione l’URSS era semplicemente l’erede
dell’impero zarista, e la sua scomparsa ha causato un declino al quale lo stesso
Putin vuole porre rimedio.
Di qui
la percezione che egli intenda ripartire da Russia, Bielorussia e Ucraina per
ricomporre la vecchia Unione. Quest’ultima era però basata (anche) su un collante
ideologico – il marxismo-leninismo – diffuso in tutto il mondo e che ora non
esiste più.
È evidente che Putin non s’attendeva una
simile resistenza da parte degli ucraini, che lui assimila senza esitare ai
russi. Prigioniero di schemi ormai vecchi, ha ordinato un’invasione che ha
messo a nudo i limiti dell’esercito russo.
Non si
dimentichi che sono morti – per ora – ben 4 generali. Quando gli ufficiali superiori devono
andare in prima linea significa che le truppe sono in preda al caos, e anche
questa dev’essere stata una sorpresa per l’uomo del Cremlino.
Una
cosa è certa: il presidente russo non cederà, a meno che militari e oligarchi
trovino il modo di eliminarlo.
Vorrei
comunque rimarcare un fatto molto importante, che spesso dimentichiamo perché
siamo impressionati dalle enormi sofferenze inflitte al popolo ucraino.
Sarà
la Cina a trarre i maggiori vantaggi in termini di potere globale.
Si
noti, per esempio, che Joe Biden, pur impegnandosi a difendere Taiwan, ha detto
a Xi Jinping di considerare “accettabile” la situazione attuale, con l’isola
che è indipendente solo formalmente perché protetta dallo scudo americano. Ha dunque di nuovo riconosciuto il
principio che esiste “una sola Cina”, e si tratta di un’ammissione di
impotenza.
Circa
il destino di Putin è arduo fare previsioni in questo momento. Si sta
candidando da solo a una sorta di processo di Norimberga, ma pagherà per i suoi
crimini soltanto se verrà rovesciato.
In
ogni caso dovrà rassegnarsi a un ruolo di secondo piano, a rimorchio di
Pechino. Difficile
dire se per l’Occidente sia un vantaggio, visto che la Repubblica Popolare è molto
più forte della Federazione Russa. Avremo con ogni probabilità un duopolio Cina-Stati Uniti, con
Pechino destinata ad assumere un ruolo sempre più importante (anche in Europa).
Smettiamola,
però, di dire che Putin è solo un folle.
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