Klaus Schwab -in segreto- costruisce armi nucleari in Sud Africa.

 KLAUS SCHWAB è un esperto ingegnere nella costruzione  di

ARMI NUCLEARI , ma non può governare il mondo da solo.

 

 

SE VOGLIAMO TORNARE A FARE POLITICA

BISOGNA SCARDINARE  LA CUPOLA  DEI “DEM .”

Laverita.info- Marcello Veneziani - (27-3-2022)- ci dice :

 

(…) La prima questione politica (…) è buttare fuori dal potere il Partito “DEM”, la sua Cupola  e le sue  greppie. Non semplicemente dal governo ma dal potere, in tutte le sue latitudini , dove si è radicato me detta legge.

I governi sono fragili e precari se hanno tutto l’habitat sovrastante e circostante contro. Non si può governare contro l’establishment , rende la vita quasi impossibile. Viviamo da troppi anni una democrazia dimezzata , dove i Dem sono diventati l’Asse inamovibile. Il Cardine di stato,  la guardia bianca  degli Assetti costituiti, in ogni settore ,a dispetto del voto popolare : dalle istituzioni all’Europa, dalla magistratura  alla sanità ,dalla cultura all’editoria ,dalla Rai ai grandi media.

E’ una situazione insopportabile , che avvilisce la libertà e mortifica le differenze di idee e di opinioni , impone  un’agenda e un canone ideologico con le sue priorità ,d a cui non si può derogare. Chi non concorda o non si sottomette a quel quadro , è per definizione un eversore , un fascista , un nemico dell’Europa ,della Democrazia ,della Modernità e se insiste  , è anche un nemico dell’umanità. Il prefisso  “Dem ”ormai  non  evoca  la Democrazia   più di quanto  non evochi la Demofobia , la Demenza , il Demonio e il Demanio (…).

(…) La confluenza generale della grande stampa a supporto dei “Dem “.

Ora vorrei soffermarmi sull’altra faccia del problema ; ovvero sulla necessità di scoperchiare questa cupola , o questa cappa , liberarsi da questa dominazione  , che assume via via le forme della censura ,dell’intolleranza , della rimozione , della denigrazione.

Il Paese è bloccato da questa opprimente egemonia con indirizzo a senso unico.

(…)Chiunque voglia ,prima di ogni cosa ,liberarsi da questa servitù involontaria ,da questa coazione a ripetere e da questa adesione obbligata ad alcuni dispositivi ideologici e pratici ,sanitari  e militari ,dettati o sostenuti dai “Dem”, deve avere come priorità l’esclusione   del PD dal governo e dal potere.

Da troppi anni ,nonostante il verdetto delle urne , è sempre il Pd a guidare le danze e decretare le nomine più importanti ,a partire dal Quirinale; e a cascata tutte le greppie annesse che esercitano lo stesso abuso e la stessa intolleranza negli ambiti  derivati ,da quelli istituzionali ,giudiziari ,economici ,a quelli amministrativi , editoriali , mediatici .Bisognerebbe ripartire da lì ,e tentare una un’intesa strategica con tutti coloro che non ne possono più di questo suprematismo ; allargando il campo anche ai renziani , la cui unica agibilità politica è legata alla capacità do sganciarsi definitivamente dal Pd e davvero “ cambiare verso “; fino a quei grillini che vogliono ribellarsi alla subalternità alla sinistra e al Pd  e non vogliono essere gli ascari, le truppe cammellate dei “Dem”.

Non si tratta di opporre una egemonia ad un’altra , ma opporre alla dominazione un quadro più vasto , più libero ed eterogeneo .E si tratta di interloquire con tutte le posizioni  di sinistra non allineate o succubi del Moloch di potere: libero-pensanti di sinistra come Massimo Cacciari o Giorgio Agamben , Domenico De Masi , o su altri piani come Federico Rampini e Carlo Caracciolo ; la sinistra  libertaria e garantista come quella del “Riformista” e Piero Sansonetti , i percorsi marxisti eretici ,come quello di Diego Fusaro o di altri battitori liberi; (…). Non si tratta  di opporre un razzismo ideologico  ad un altro , ma di saper distinguere  e  dialogare   con chi non ha pregiudiziali ,non imporre egemonie precostituite , non coltiva presunzioni di superiorità e propositi correttivi di ammaestrare e uniformare i cittadini.

Ma soprattutto  si tratta di allargare gli orizzonti , non chiudersi nei piccoli , asfittici ,autoreferenziali  recinti di partito .Tanto più che lo spettacolo dei sovranisti conformati dalla guerra agli  orientamenti “ liberal   Dem Usa “ imposti dall’amministrazione Biden , dall’euro-conformismo globalista , da Draghi e dal Pd nostrano ,induce a pensare ,induce a pensare che si debba estendere il gioco fin dove è possibile , anziché recintarsi.

Insomma la politica dovrebbe ripartire da questa priorità : come garantire  una vera alternanza e buttar fuori  dal potere i “Dem”. Ieri si diceva : per non morire democristiani , oggi si può dire : per non morire DEMOCRATINI.

 

 

 

 

I "valori" della famiglia (di Klaus) Schwab .

Dalla collaborazione con la Germania nazista

al Great Reset per il controllo della popolazione.

Vocidallastrada.org- Redazione- (9-marzo-2021)- ci dice :

Il vero Klaus Schwab è un vecchio zio gentile che desidera fare del bene per l'umanità, o è davvero il figlio di un collaboratore nazista che ha usato il lavoro degli schiavi e ha aiutato gli sforzi nazisti per ottenere la prima bomba atomica?

La mattina dell'11 settembre 2001, Klaus Schwab era seduto a fare colazione nella sinagoga di Park East a New York City con il rabbino Arthur Schneier, ex vicepresidente del World Jewish Congress e stretto collaboratore delle famiglie Bronfman e Lauder.

Insieme, i due uomini hanno visto uno degli eventi più importanti dei vent'anni successivi, quando gli aerei hanno colpito gli edifici del World Trade Center. Ora, due decenni dopo, Klaus Schwab è di nuovo seduto in prima fila in un altro momento della storia moderna dell'umanità che ha segnato una generazione.

Sembra sempre di avere un posto in prima fila quando la tragedia si avvicina, la vicinanza di Schwab agli eventi che cambiano il mondo deve probabilmente al suo essere uno degli uomini più ben collegati sulla Terra.

 Come forza trainante del World Economic Forum, "l'organizzazione internazionale per la cooperazione tra pubblico e privato", Schwab ha corteggiato capi di stato, dirigenti d'azienda e l'élite dei circoli accademici e scientifici a Davos per oltre 50 anni.                                                         Più recentemente, ha anche corteggiato l'ira di molti a causa del suo ruolo più recente come frontman del Grande Reset, uno sforzo travolgente per rifare la civiltà a livello globale per l'espresso beneficio dell'élite globalista del World Economic Forum e dei loro alleati.

Schwab, durante la riunione annuale del Forum nel gennaio 2021, ha sottolineato che la costruzione della fiducia sarebbe stata parte integrante del successo del Grande Reset, segnalando una successiva espansione della già massiccia campagna di pubbliche relazioni dell'iniziativa. Anche se Schwab ha chiesto di costruire la fiducia attraverso non meglio specificati "progressi", la fiducia è normalmente facilitata dalla trasparenza.

Forse questo è il motivo per cui così tanti hanno rifiutato di fidarsi del signor Schwab e delle sue motivazioni, dato che si sa così poco della storia dell'uomo e del suo background prima della sua fondazione del World Economic Forum nei primi anni '70.

Come molti importanti prestanome per i programmi sponsorizzati dall'élite, la documentazione online di Schwab è stata ben sterilizzata, rendendo difficile trovare informazioni sulla sua storia iniziale, così come informazioni sulla sua famiglia.

 Eppure, essendo nato a Ravensburg, in Germania, nel 1938, molti hanno ipotizzato negli ultimi mesi che la famiglia di Schwab possa aver avuto qualche legame con gli sforzi di guerra dell'Asse, legami che, se esposti, potrebbero minacciare la reputazione del World Economic Forum e portare un esame indesiderato alle sue missioni e motivazioni professate.

In questa indagine di Unlimited Hangout, il passato che Klaus Schwab ha lavorato per nascondere viene esplorato in dettaglio, rivelando il coinvolgimento della famiglia Schwab, non solo nella ricerca nazista di una bomba atomica, ma il programma nucleare illegale del Sudafrica dell'apartheid.

Particolarmente rivelatrice è la storia del padre di Klaus, Eugen Schwab, che guidò la filiale tedesca, sostenuta dai nazisti, di una società di ingegneria svizzera nella guerra come un importante appaltatore militare.

 Quell'azienda, la Escher-Wyss, avrebbe usato il lavoro degli schiavi per produrre macchinari critici per lo sforzo bellico nazista, così come lo sforzo nazista di produrre acqua pesante per il suo programma nucleare.

Anni dopo, nella stessa azienda, un giovane Klaus Schwab faceva parte del consiglio di amministrazione quando fu presa la decisione di fornire al regime razzista dell'apartheid in Sudafrica l'attrezzatura necessaria a promuovere la sua ricerca di diventare una potenza nucleare.

Con il Forum Economico Mondiale che ora è un importante sostenitore della non proliferazione nucleare e dell'energia nucleare "pulita", il passato di Klaus Schwab lo rende un povero portavoce della sua agenda professata per il presente e il futuro.

Eppure, scavando ancora più a fondo nelle sue attività, diventa chiaro che il vero ruolo di Schwab è stato a lungo quello di "plasmare le agende globali, regionali e industriali" del presente al fine di garantire la continuità di agende più grandi e molto più vecchie che sono cadute in discredito dopo la seconda guerra mondiale, non solo la tecnologia nucleare, ma anche le politiche di controllo della popolazione influenzate dall'eugenetica.(…).

(…).Klaus Martin Schwab - Uomo internazionale del mistero.

Nato il 30 marzo 1938 a Ravensburg, Germania, Klaus Schwab era il figlio maggiore di una normale famiglia. Tra il 1945 e il 1947, Klaus ha frequentato la scuola elementare a Au, in Germania. In un'intervista del 2006 all'Irish Times, Klaus Schwab ricorda: "Dopo la guerra, ho presieduto l'associazione regionale franco-tedesca dei giovani. I miei eroi erano Adenauer, De Gasperi e De Gaulle".

Klaus Schwab e suo fratello minore, Urs Reiner Schwab, dovevano entrambi seguire le orme del loro nonno, Gottfried, e del loro padre, Eugen, e si sarebbero formati inizialmente come ingegneri meccanici.

Il padre di Klaus aveva detto al giovane Schwab che, se voleva avere un impatto sul mondo, allora avrebbe dovuto formare un ingegnere meccanico. Questo sarebbe stato solo l'inizio delle credenziali universitarie di Schwab.

Klaus avrebbe iniziato a studiare la sua pletora di lauree allo Spohn-Gymnasium di Ravensburg tra il 1949 e il 1957, laureandosi infine all'Humanistisches Gymnasium di Ravensburg. Tra il 1958 e il 1962, Klaus ha iniziato a lavorare con diverse aziende di ingegneria e, nel 1962, ha completato i suoi studi di ingegneria meccanica presso il Politecnico Federale di Zurigo (ETH) con un diploma di ingegneria.

L'anno seguente, ha anche completato un corso di economia all'Università di Friburgo, in Svizzera. Dal 1963 al 1966, Klaus ha lavorato come assistente del direttore generale dell'Associazione tedesca per la costruzione di macchine (VDMA), a Francoforte.

Nel 1965, Klaus stava anche lavorando al suo dottorato all'ETH di Zurigo, scrivendo la sua tesi su: "Il credito all'esportazione a lungo termine come problema commerciale nell'ingegneria meccanica".

Poi, nel 1966, ha ricevuto il suo dottorato in ingegneria dall'Istituto Federale di Tecnologia (ETH) di Zurigo. A quel tempo, il padre di Klaus, Eugen Schwab, nuotava in cerchi più grandi di quelli in cui aveva nuotato in precedenza. Dopo essere stato una personalità ben nota a Ravensburg come amministratore delegato della fabbrica Escher-Wyss da prima della guerra, Eugen sarebbe stato eletto presidente della Camera di Commercio di Ravensburg. Nel 1966, durante la fondazione del comitato tedesco per il tunnel ferroviario di Splügen, Eugen Schwab definì la fondazione del comitato tedesco come un progetto "che crea un collegamento migliore e più veloce per grandi cerchie nella nostra Europa sempre più convergente e offre così nuove opportunità di sviluppo culturale, economico e sociale".

Nel 1967, Klaus Schwab ha conseguito un dottorato in economia presso l'Università di Friburgo, in Svizzera, e un master in amministrazione pubblica presso la John F. Kennedy School of Government di Harvard negli Stati Uniti. Mentre era ad Harvard, Schwab fu istruito da Henry Kissinger, che più tardi avrebbe detto essere tra le prime 3-4 figure che avevano maggiormente influenzato il suo pensiero nel corso di tutta la sua vita.

(Henry Kissinger e il suo ex allievo, Klaus Schwab, danno il benvenuto all'ex premier britannico Ted Heath alla riunione annuale del WEF del 1980. Fonte: Forum Economico Mondiale).

 

Nel già citato articolo dell'Irish Times del 2006, Klaus parla di quel periodo come molto importante per la formazione del suo attuale pensiero ideologico, affermando: "Anni dopo, quando tornai dagli Stati Uniti dopo i miei studi ad Harvard, ci furono due eventi che ebbero un effetto scatenante decisivo su di me. Il primo fu un libro di Jean-Jacques Servan-Schreiber, The American Challenge - che diceva che l'Europa avrebbe perso contro gli Stati Uniti a causa dei metodi di gestione inferiori dell'Europa.                                 L'altro evento fu - e questo è rilevante per l'Irlanda - l'Europa dei sei divenne l'Europa dei nove". Questi due eventi avrebbero aiutato a plasmare Klaus Schwab in un uomo che voleva cambiare il modo in cui le persone facevano i loro affari.

Quello stesso anno, il fratello minore di Klaus, Urs Reiner Schwab, si laureò all'ETH di Zurigo come ingegnere meccanico, e Klaus Schwab andò a lavorare per la vecchia azienda di suo padre, la Escher-Wyss, presto diventata Sulzer Escher-Wyss AG, Zurigo, come assistente del presidente per aiutare nella riorganizzazione delle aziende in fusione. Questo ci porta alle connessioni nucleari di Klaus.

L'ascesa di un tecnocrate.

Sulzer, un'azienda svizzera le cui origini risalgono al 1834, era salita alla ribalta dopo aver iniziato a costruire compressori nel 1906. Nel 1914, l'azienda a conduzione familiare era diventata parte di "tre società per azioni", una delle quali era la holding ufficiale. Negli anni '30, i profitti di Sulzer avrebbero sofferto durante la Grande Depressione e, come molte aziende all'epoca, dovettero affrontare interruzioni e azioni industriali da parte dei loro lavoratori.

La seconda guerra mondiale non ha forse colpito la Svizzera quanto i suoi vicini, ma il boom economico che seguì portò Sulzer a crescere in potenza e in dominio del mercato. Nel 1966, poco prima dell'arrivo di Klaus Schwab alla Escher-Wyss, i produttori svizzeri di turbine hanno firmato un accordo di cooperazione con i fratelli Sulzer a Winterthur. Sulzer e Escher-Wyss avrebbero iniziato a fondersi nel 1966, quando Sulzer acquistò il 53% delle azioni della società. Escher-Wyss sarebbe diventata ufficialmente Sulzer Escher-Wyss AG nel 1969, quando l'ultima delle azioni fu acquistata dai fratelli Sulzer.

Una volta avviata la fusione, Escher-Wyss avrebbe iniziato ad essere ristrutturata e due dei membri del consiglio di amministrazione esistenti sarebbero stati i primi a trovare il loro servizio in Escher-Wyss alla fine. Il Dr. H. Schindler e W. Stoffel si dimetteranno dal Consiglio di Amministrazione ora guidato da Georg Sulzer e Alfred Schaffner.

 Il Dr. Schindler era stato membro del Consiglio di Amministrazione di Escher-Wyss per 28 anni e aveva lavorato a fianco di Eugen Schwab durante gran parte del suo servizio. Peter Schmidheiny avrebbe poi assunto la carica di presidente del Consiglio di amministrazione di Escher-Wyss, continuando il dominio della famiglia Schmidheiny sui dirigenti dell'azienda.

Durante il processo di ristrutturazione, fu deciso che Escher-Wyss e Sulzer si sarebbero concentrate su aree separate dell'ingegneria delle macchine, con le fabbriche Escher-Wyss che lavoravano principalmente sulla costruzione di centrali elettriche idrauliche, comprese le turbine, le pompe di stoccaggio, le macchine di inversione, i dispositivi di chiusura e le tubazioni, così come le turbine a vapore, i turbo compressori, i sistemi di evaporazione, le centrifughe e le macchine per l'industria della carta e della cellulosa. Sulzer si concentrerà sull'industria della refrigerazione, così come sulla costruzione di caldaie a vapore e sulle turbine a gas.

Il 1° gennaio 1968, la Sulzer Escher-Wyss AG, appena riorganizzata, fu presentata pubblicamente e l'azienda era diventata più snella, una mossa ritenuta necessaria a causa di diverse grandi acquisizioni. Questo includeva una stretta collaborazione con Brown Boveri, un gruppo di società di ingegneria elettrica svizzera che aveva anche lavorato per i nazisti, fornendo ai tedeschi alcune delle loro tecnologie U-boat utilizzate durante la seconda guerra mondiale. Brown Boveri era anche descritta come "appaltatori elettrici legati alla difesa" e avrebbe trovato le condizioni della corsa agli armamenti della Guerra Fredda vantaggiose per i loro affari.

La fusione e la riorganizzazione di questi giganti svizzeri dell'ingegneria meccanica vide la loro collaborazione pagare in modi unici. Durante le Olimpiadi invernali del 1968 a Grenoble, Sulzer e Escher-Wyss hanno utilizzato 8 compressori di refrigerazione per creare tonnellate di ghiaccio artificiale. Nel 1969, le due aziende si unirono per contribuire alla costruzione di una nuova nave passeggeri chiamata "Hamburg", la prima nave al mondo ad essere completamente climatizzata grazie alla combinazione Sulzer Escher-Wyss.

Nel 1967, Klaus Schwab irrompe ufficialmente sulla scena della comunità economica svizzera e prende la guida della fusione tra Sulzer e Escher-Wyss, oltre a formare alleanze redditizie con Brown Boveri e altri. Nel dicembre 1967, Klaus parlò ad un evento a Zurigo alle principali organizzazioni svizzere di ingegneria meccanica: Employers Association of Swiss Machine and Metal Manufacturers e l'Association of Swiss Machine Manufacturers (Associazione dei datori di lavoro dei costruttori svizzeri di macchine e metalli e l'Associazione dei costruttori svizzeri di macchine).

Nel suo discorso, avrebbe correttamente previsto l'importanza dell'incorporazione dei computer nella moderna ingegneria meccanica svizzera, affermando che:

"Nel 1971, prodotti che oggi non sono nemmeno sul mercato, potranno rappresentare fino a un quarto delle vendite. Ciò richiede alle aziende di ricercare sistematicamente i possibili sviluppi e di identificare le lacune del mercato. Oggi, 18 delle 20 maggiori aziende della nostra industria meccanica hanno dipartimenti di pianificazione a cui sono affidati tali compiti. Naturalmente, tutti devono fare uso degli ultimi progressi tecnologici, e il computer è uno di questi. Le molte piccole e medie imprese della nostra industria meccanica prendono la strada della cooperazione o utilizzano i servizi di speciali fornitori di servizi di elaborazione dati".

I computer e i dati erano ovviamente visti come importanti per il futuro, secondo Schwab, e questo è stato ulteriormente proiettato nella riorganizzazione di Sulzer Escher-Wyss durante la loro fusione. Il moderno sito web di Sulzer riflette questo notevole cambiamento di direzione, affermando che, nel 1968: "Le attività della tecnologia dei materiali sono intensificate [da Sulzer] e costituiscono la base per i prodotti della tecnologia medica. Il cambiamento fondamentale da un'azienda costruttrice di macchine a un'azienda tecnologica comincia a diventare evidente".

Klaus Schwab stava aiutando a trasformare Sulzer Escher-Wyss in qualcosa di più di un gigante della costruzione di macchine, la stava trasformando in una corporazione tecnologica che guidava ad alta velocità verso un futuro hi-tech.

Va anche notato che Sulzer Escher-Wyss cambiò un altro punto focale della loro attività per aiutarli a "formare la base per i prodotti della tecnologia medica", un'area che non era stata precedentemente menzionata come un settore di destinazione per Sulzer e/o Escher-Wyss.

Ma l'avanzamento tecnologico non era l'unico aggiornamento che Klaus Schwab voleva introdurre in Sulzer Escher-Wyss, voleva anche cambiare il modo in cui l'azienda pensava al suo stile di gestione degli affari. Schwab e i suoi stretti collaboratori stavano spingendo una filosofia aziendale completamente nuova che avrebbe permesso "a tutti i dipendenti di accettare gli imperativi della motivazione e di assicurare a casa un senso di flessibilità e manovrabilità".

È qui, alla fine degli anni '60, che vediamo Klaus iniziare ad emergere come una figura più pubblica.

 In questo periodo, l'azienda Sulzer Escher-Wyss divenne anche più interessata che mai ad impegnarsi con la stampa. Nel gennaio 1969, il gigante svizzero organizzò una sessione di consulenza pubblica intitolata "Giornata della stampa dell'industria meccanica", che riguardava principalmente domande sulla gestione dell'azienda. Durante l'evento, Schwab avrebbe dichiarato che le aziende che utilizzano stili autoritari di gestione aziendale sono "incapaci di attivare pienamente il 'capitale umano'", un argomento che avrebbe usato in molte altre occasioni durante la fine degli anni '60.

Plutonio e Pretoria.

Escher-Wyss furono pionieri in alcune delle più importanti tecnologie nella generazione di energia. Come sottolinea il Dipartimento dell'Energia degli Stati Uniti nel loro documento sullo sviluppo del ciclo Brayton a CO2 supercritico (CBC), un dispositivo usato nelle centrali idroelettriche e nucleari, "Escher-Wyss fu la prima azienda conosciuta a sviluppare la turbomacchina per i sistemi CBC a partire dal 1939". Furono costruiti 24 sistemi, "con Escher-Wyss che progettava i cicli di conversione di potenza e costruiva la turbomacchina per tutti tranne 3". Nel 1966, poco prima dell'entrata di Schwab in Escher-Wyss e l'inizio della fusione Sulzer, il compressore di elio Escher-Wyss fu progettato per La Fleur Corporation e continuò l'evoluzione dello sviluppo del ciclo Brayton. Questa tecnologia era ancora importante per l'industria delle armi nel 1986, con i droni a propulsione nucleare dotati di un reattore nucleare a ciclo Brayton raffreddato ad elio.

Escher-Wyss era stata coinvolta nella produzione e nell'installazione di tecnologia nucleare almeno dal 1962, come dimostra questo brevetto per un "sistema di scambio di calore per una centrale nucleare" e questo brevetto del 1966 per un "impianto a gas-turbina per reattori nucleari con raffreddamento di emergenza". Dopo che Schwab lasciò Sulzer Escher-Wyss, Sulzer avrebbe anche aiutato a sviluppare speciali turbocompressori per l'arricchimento dell'uranio per produrre combustibili per reattori.

Quando Klaus Schwab entrò in Sulzer Escher-Wyss nel 1967 e iniziò la riorganizzazione dell'azienda per diventare una società tecnologica, il coinvolgimento di Sulzer Escher-Wyss negli aspetti più oscuri della corsa globale alle armi nucleari divenne immediatamente più pronunciato.

Prima che Klaus venisse coinvolto, Escher-Wyss si era spesso concentrata nell'aiutare a progettare e costruire parti per usi civili della tecnologia nucleare, ad esempio la produzione di energia nucleare. Tuttavia, con l'arrivo del desideroso signor Schwab arrivò anche la partecipazione dell'azienda alla proliferazione illegale della tecnologia delle armi nucleari.

Entro il 1969, l'incorporazione di Escher Wyss in Sulzer era completamente completata e sarebbe stata ribattezzata in Sulzer AG, lasciando cadere il nome storico Escher-Wyss dal loro nome.

Alla fine è stato rivelato, grazie a una revisione e a un rapporto condotto dalle autorità svizzere e da un uomo di nome Peter Hug, che Sulzer Escher-Wyss ha iniziato a procurare e costruire segretamente parti chiave per le armi nucleari durante gli anni '60. L'azienda, mentre Schwab era nel consiglio di amministrazione, iniziò anche a giocare un ruolo chiave nello sviluppo del programma illegale di armi nucleari del Sudafrica durante gli anni più bui del regime dell'apartheid. Klaus Schwab fu una figura di spicco nella fondazione di una cultura aziendale che aiutò Pretoria a costruire sei armi nucleari e ad assemblarne parzialmente una settima.

Nel rapporto, Peter Hug ha delineato come la Sulzer Escher Wyss AG (indicata dopo la fusione solo come Sulzer AG) abbia fornito componenti vitali al governo sudafricano e ha trovato prove del ruolo della Germania nel sostenere il regime razzista, rivelando anche che il governo svizzero "era a conoscenza di accordi illegali ma 'li ha tollerati in silenzio', sostenendo alcuni di essi attivamente o criticandoli solo a metà". Il rapporto di Hug è stato infine completato in un'opera intitolata: "Svizzera e Sudafrica 1948-1994 - Rapporto finale del PNF 42+ commissionato dal Consiglio federale svizzero", compilato e scritto da Georg Kreis e pubblicato nel 2007.

Nel 1967, il Sudafrica aveva costruito un reattore come parte di un piano per produrre plutonio, il SAFARI-2 situato a Pelindaba. SAFARI-2 faceva parte di un progetto per sviluppare un reattore moderato ad acqua pesante che sarebbe stato alimentato da uranio naturale e raffreddato con sodio.

Questo legame con lo sviluppo dell'acqua pesante per la creazione di uranio, la stessa tecnologia che era stata utilizzata dai nazisti anche con l'aiuto di Escher-Wyss, può spiegare perché i sudafricani hanno inizialmente coinvolto Escher-Wyss. Ma nel 1969, il Sudafrica abbandonò il progetto del reattore ad acqua pesante a Pelindaba perché stava drenando risorse dal loro programma di arricchimento dell'uranio che era iniziato nel 1967.

Una testata nucleare sudafricana in deposito.

Nel 1970, Escher-Wyss erano decisamente coinvolti nella tecnologia nucleare, come si vede in un documento disponibile nel Landesarchivs Baden-Württemberg. Il record mostra i dettagli di un processo di approvvigionamento pubblico e contiene informazioni su colloqui di aggiudicazione con specifiche aziende coinvolte nell'approvvigionamento di tecnologia e materiali nucleari. Le aziende citate includono: NUKEM; Uhde; Krantz; Preussag; Escher-Wyss; Siemens; Rheintal; Leybold; Lurgi; e la famigerata Transnuklear.

 

Gli svizzeri e i sudafricani ebbero una stretta relazione durante questo periodo storico, quando non era facile per il brutale regime sudafricano trovare alleati stretti. Il 4 novembre 1977, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite aveva emanato la risoluzione 418 che imponeva un embargo obbligatorio sulle armi contro il Sudafrica, un embargo che non sarebbe stato revocato completamente fino al 1994.

Georg Kreis ha sottolineato quanto segue nella sua dettagliata valutazione del rapporto Hug:

"Il fatto che le autorità assunsero un atteggiamento di laissez-faire anche dopo il maggio 1978 emerge da uno scambio di lettere tra il Movimento Anti-Apartheid e la DFMA nell'ottobre/dicembre 1978. Come spiega lo studio di Hug, il Movimento Anti-Apartheid svizzero si basava su rapporti tedeschi secondo i quali la Sulzer Escher-Wyss e una società chiamata BBC avevano fornito parti per l'impianto sudafricano di arricchimento dell'uranio, e su ripetuti crediti all'ESCOM, che includevano anche considerevoli contributi da parte di banche svizzere. Queste affermazioni hanno portato a chiedersi se il Consiglio federale, alla luce del suo fondamentale sostegno all'embargo dell'ONU, non dovesse indurre la Banca nazionale a non autorizzare più in futuro crediti all'ESCOM".

Le banche svizzere contribuiranno a finanziare la corsa sudafricana all'energia nucleare e, nel 1986, la Sulzer Escher-Wyss produce con successo compressori speciali per l'arricchimento dell'uranio.

La fondazione del World Economic Forum (Forum economico mondiale.)

Nel 1970, il giovane rampante Klaus Schwab scrisse alla Commissione Europea per chiedere aiuto nella creazione di un "think tank non commerciale per i leader d'affari europei". Anche la Commissione europea avrebbe sponsorizzato l'evento, inviando il politico francese Raymond Barre come "mentore intellettuale" del forum. Raymond Barre, che all'epoca era commissario europeo per gli affari economici e finanziari, sarebbe poi diventato primo ministro francese e sarebbe stato accusato di fare commenti antisemiti durante il suo mandato.

Così, nel 1970, Schwab lasciò Escher Wyss per organizzare una conferenza di due settimane sulla gestione degli affari. Nel 1971, il primo incontro del World Economic Forum - allora chiamato European Management Symposium - si riunì a Davos, Svizzera.

Circa 450 partecipanti da 31 paesi avrebbero preso parte al primo Simposio Europeo di Management di Schwab, composto per lo più da manager di varie aziende europee, politici e accademici statunitensi. Il progetto è stato registrato come organizzato da Klaus Schwab e dalla sua segretaria Hilde Stoll che, più tardi lo stesso anno, sarebbe diventata la moglie di Klaus Schwab.

Il simposio europeo di Klaus non era un'idea originale. Come lo scrittore Ganga Jey Aratnam ha affermato abbastanza coerentemente nel 2018:

"Lo "Spirito di Davos" di Klaus Schwab era anche lo "Spirito di Harvard". Non solo la business school aveva sostenuto l'idea di un simposio. L'eminente economista di Harvard John Kenneth Galbraith difendeva la società affluente, così come le esigenze di pianificazione del capitalismo e l'avvicinamento di Oriente e Occidente".

È anche vero che, come ha sottolineato Aratnam, non era la prima volta che Davos ospitava eventi del genere.

 Tra il 1928 e il 1931, le Conferenze Universitarie di Davos si svolsero all'Hotel Belvédère, eventi che furono co-fondati da Albert Einstein e furono fermati solo dalla Grande Depressione e dalla minaccia di una guerra incombente.

Il Club di Roma e il WEF.

Il gruppo più influente che ha stimolato la creazione del simposio di Klaus Schwab è stato il Club di Roma, un influente think tank dell'élite scientifica e monetaria che rispecchia il Forum Economico Mondiale in molti modi, anche nella sua promozione di un modello di governance globale guidato da un'élite tecnocratica. Il Club era stato fondato nel 1968 dall'industriale italiano Aurelio Peccei e dal chimico scozzese Alexander King durante un incontro privato in una residenza di proprietà della famiglia Rockefeller a Bellagio, Italia.

Tra i suoi primi risultati c'era un libro del 1972 intitolato "I limiti della crescita" che si concentrava in gran parte sulla sovrappopolazione globale, avvertendo che "se i modelli di consumo del mondo e la crescita della popolazione continuassero agli stessi alti tassi del tempo, la terra colpirebbe i suoi limiti entro un secolo".

 Alla terza riunione del Forum Economico Mondiale nel 1973, Peccei tenne un discorso che riassumeva il libro, che il sito web del Forum Economico Mondiale ricorda come l'evento distintivo di questa riunione storica. Quello stesso anno, il Club di Roma avrebbe pubblicato un rapporto che dettagliava un modello "adattivo" per la governance globale che avrebbe diviso il mondo in dieci regioni economiche e politiche interconnesse.

Il Club di Roma è stato a lungo controverso per la sua ossessione di ridurre la popolazione globale e per molte delle sue precedenti politiche, che i critici hanno descritto come influenzate dall'eugenetica e neo-malthusiane. Tuttavia, nel famigerato libro del Club del 1991, La “Prima Rivoluzione Globale”, si sosteneva che tali politiche potevano ottenere il sostegno popolare se le masse erano in grado di collegarle con una lotta esistenziale contro un nemico comune.

A tal fine, La “Prima Rivoluzione Globale” contiene un passaggio intitolato "Il nemico comune dell'umanità è l'uomo", che afferma quanto segue:

"Nella ricerca di un nemico comune contro il quale unirci, ci è venuta l'idea che l'inquinamento, la minaccia del riscaldamento globale, la scarsità d'acqua, la carestia e simili, avrebbero fatto al caso nostro. Nella loro totalità e nelle loro interazioni questi fenomeni costituiscono effettivamente una minaccia comune che deve essere affrontata da tutti insieme. Ma nel designare questi pericoli come il nemico, cadiamo nella trappola di cui abbiamo già avvertito i lettori, cioè scambiare i sintomi per cause. Tutti questi pericoli sono causati dall'intervento umano nei processi naturali, ed è solo attraverso un cambiamento di atteggiamento e di comportamento che possono essere superati. Il vero nemico quindi è l'umanità stessa".

Negli anni successivi, l'élite che popola il Club di Roma e il Forum economico mondiale ha spesso sostenuto che i metodi di controllo della popolazione sono essenziali per proteggere l'ambiente.

Non è quindi sorprendente che il Forum Economico Mondiale usi allo stesso modo le questioni del clima e dell'ambiente come un modo per commercializzare politiche altrimenti impopolari, come quelle del Grande Reset, come necessarie.

Il passato è un prologo.

Dalla fondazione del World Economic Forum, Klaus Schwab è diventato una delle persone più potenti del mondo(il nuovo Hitler) e il suo Grande Reset ha reso più importante che mai scrutare l'uomo seduto sul “trono globalista”.

Dato il suo ruolo prominente nello sforzo di vasta portata di trasformare ogni aspetto dell'ordine esistente, la storia di Klaus Schwab era difficile da ricercare. Quando si inizia a scavare nella storia di un uomo come Schwab, che siede al di sopra di altri oscuri personaggi dell'élite, si scopre presto che molte informazioni sono state nascoste o rimosse. Klaus è qualcuno che vuole rimanere nascosto negli angoli oscuri della società e che permetterà solo alla persona media di vedere un costrutto ben presentato della sua persona scelta.

Il vero Klaus Schwab è una figura di vecchio zio gentile che desidera fare del bene all'umanità, o è davvero il figlio di un collaboratore nazista che ha usato manodopera schiavizzata e ha aiutato gli sforzi nazisti per ottenere la prima bomba atomica?

Klaus è l'onesto manager di cui dovremmo fidarci per creare una società e un posto di lavoro più giusti per l'uomo comune, o è la persona che ha aiutato a spingere Sulzer Escher-Wyss in una rivoluzione tecnologica che ha portato al suo ruolo nella creazione illegale di armi nucleari per il regime razzista di apartheid del Sud Africa?

Le prove che ho esaminato non suggeriscono un uomo gentile, ma piuttosto un membro di una famiglia ricca e ben collegata che ha una storia di aiuto nella creazione di armi di distruzione di massa per governi aggressivi e razzisti.

Come disse Klaus Schwab nel 2006 "La conoscenza sarà presto disponibile ovunque - la chiamo la 'googlisation' della globalizzazione. Non è più importante cosa sai, ma come lo usi. Devi essere uno che detta il ritmo".

Klaus Schwab si considera un pace setter e un top player, e bisogna dire che le sue qualifiche e la sua esperienza sono impressionanti.

 Eppure, quando si tratta di mettere in pratica ciò che si predica, Klaus è stato scoperto. Una delle tre maggiori sfide nella lista delle priorità del World Economic Forum è la non proliferazione delle armi nucleari, eppure né Klaus Schwab né suo padre Eugen sono stati all'altezza di questi stessi principi quando erano in affari. Al contrario.

A gennaio, Klaus Schwab ha annunciato che il 2021 è l'anno in cui il World Economic Forum e i suoi alleati devono "ricostruire la fiducia" con le masse.

 Tuttavia, se Schwab continua a nascondere la sua storia e quella delle connessioni di suo padre con la "National Socialist Model Company" che era Escher-Wyss durante gli anni '30 e '40, allora la gente avrà buone ragioni per diffidare delle motivazioni sottostanti alla sua agenda di Great Reset, che è eccessiva e antidemocratica.

Nel caso degli Schwab, le prove non puntano semplicemente a cattive pratiche commerciali o a qualche tipo di malinteso. La storia della famiglia Schwab rivela invece un'abitudine a lavorare con dittatori genocidi per i motivi di base del profitto e del potere. I nazisti e il regime sudafricano dell'apartheid sono due dei peggiori esempi di leadership nella politica moderna, ma gli Schwab ovviamente non potevano o non volevano vederlo all'epoca.

Nel caso di Klaus Schwab stesso, sembra che abbia aiutato a riciclare le reliquie dell'era nazista, cioè le sue ambizioni nucleari e le sue ambizioni di controllo della popolazione, in modo da assicurare la continuità di un programma più profondo.

Mentre serviva in qualità di dirigente alla Sulzer Escher Wyss, l'azienda ha cercato di aiutare le ambizioni nucleari del regime sudafricano, allora il governo più nazista del mondo, preservando l'eredità dell'era nazista della Escher Wyss stessa.

Poi, attraverso il World Economic Forum, Schwab ha aiutato a riabilitare le politiche di controllo della popolazione influenzate dall'eugenetica durante il periodo successivo alla seconda guerra mondiale, un periodo in cui le rivelazioni delle atrocità naziste hanno rapidamente portato la pseudo-scienza in grande discredito.

C'è qualche ragione per credere che Klaus Schwab, come esiste oggi, sia cambiato in qualche modo? O è ancora il volto pubblico di uno sforzo decennale per assicurare la sopravvivenza di un programma molto vecchio?

L'ultima domanda che dovrebbe essere posta sulle reali motivazioni dietro le azioni di Herr Schwab, potrebbe essere la più importante per il futuro dell'umanità: Klaus Schwab sta cercando di creare la “quarta rivoluzione industriale” o il “quarto Reich?”

(Johnny Vedmore è un giornalista investigativo completamente indipendente e un musicista di Cardiff, Galles. Il suo lavoro mira ad esporre le persone potenti che sono trascurate dagli altri giornalisti e a portare nuove informazioni ai suoi lettori. Se hai bisogno di aiuto, o hai un suggerimento per Johnny, mettiti in contatto tramite: johnnyvedmore.com.).

(unlimitedhangout.com/2021/02/investigative-reports/schwab-family-values/).

 

 

 

 

 

Klaus Schwab vede Draghi.

Ecco la «Great Narrative» dell’Apocalisse

delle sue Bestie.

Renovatio21.com- Roberto Dal Bosco-(24 Novembre 2021)- ci dice :

 

La notizia è riportata sul sito ufficiale del governo italiano con un titolo che potrebbe trarre in inganno i meno avvezzi; «Il Presidente Draghi ha incontrato il Presidente esecutivo del World Economic Forum».

Per i pochi lettori di Renovatio 21 che non lo sanno, World Economic Forum significa Davos.

 E il presidente visto dal premier Draghi, quindi, altri non è che Klaus Schwab – il massimo teorico pubblico del Grande Reset.

 

«Il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha incontrato oggi pomeriggio, a Palazzo Chigi, il Fondatore e Presidente esecutivo del World Economic Forum (WEF), Klaus Schwab».

«Il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha incontrato oggi pomeriggio, a Palazzo Chigi, il Fondatore e Presidente esecutivo del World Economic Forum (WEF), Klaus Schwab» scrive il sito governativo.

«Il colloquio si è incentrato sul prossimo Meeting Annuale del WEF previsto a Davos a gennaio del 2022 e sui principali dossier globali oggetto anche della Presidenza italiana del G20, con particolare riferimento al tema della ripresa economica e sociale post pandemica».

Questo incontro è passato un po’ sottotraccia. Nessun giornale, cartaceo, elettronico o televisivo, gli ha dato risalto – e questo quando una parte significativa della popolazione è incontrovertibilmente convinta che Schwab sia a capo di una cospirazione dell’oligarcato globale che mira a installare un nuovo mondo di controllo in cui tutti saranno schiavizzati.

Che idea pazzesca!

Sarebbe stato un articolo di non poco conto: aoh, complottisti! Guardate qua: ma quale faraone del Male, è qui in Italia che incontra il vostro bravissimo premier! Altro che Spectre. Dai su, fate i seri, crescete.

Invece, niente.

Nemmeno mezzo editorialino in prima sul Corriere dell’ex genero del fu Rodotà, il presentatore TV Gramellino. Un’occasione per sfottere i no vax, e magari presentare al mondo un uomo che sicuramente ha tanti meriti, altrimenti non starebbe lì.

Nulla. Nada. Zero. Zilch. Silenzio stampa.

 

È una cosa che, tutto sommato, avevamo già  visto. Per esempio quando Gentiloni, da poco e per poco premier, incontrò senza grandi strombazzamenti George Soros a Roma, nel pieno della solita ondata di gommonauti del Continente nero – quelli «aiutati» dalle ONG foraggiate dalle Open Society Foundations del finanziere miliardario (unico uomo al mondo con una sua politica estera, si è detto di lui).

All’epoca, pur nel silenzio dei giornaloni, ex post saltarono in piedi un bel po’ di politici di opposizione. La Meloni. Salvini.Grillo. Calderoli. Tutti a fare la domandina: che ci faceva Gentiloni con Soros? Cosa si sono detti?

Ora sono tutti spariti. Nessuno che chiede davvero – magari con una bella interrogazione parlamentare – cosa mai ha da dirsi il Presidente del Consiglio con un teorico della ridefinizione del mondo e pure della natura umana.

Perché, oltre che l’industria, l’economia, la società, Schwab ha apertamente invocato la fusione uomo-macchina, le interfacce neurali, la possibilità di fare scansioni dei pensieri delle persone quando magari passano per gli aeroporti, una «fusione della nostra identità fisica, digitale e biologica».

Tutto vero.

Che poi, il teorico del Grande Reset, per i media italiani, mica è lui. È Viganò. Per il giornale del figliolo di Mentana, per Dagospia, e chissà per quanti altri, si deve parlare di «monsignor Carlo Maria Viganò, il teorico del “grande reset”». Così. Testuale.

Cioè, il Grande Reset, che ovviamente mettono tra virgolette, non lo ha teorizzato lo Schwab, che ci ha scritto pure un libro – chissà perché inedito in Italia – intitolato proprio COVID-19 The Great Reset e di cui nessuno pare avere mai sentito parlare. Ignoranza, malafede, sciatteria: non sappiamo come definire questa cosa. Ma è così: il Great Reset lo ha teorizzato l’arcivescovo, non il personaggio che, nel loro silenzio, ha appena incontrato il Primo Ministro della Repubblica Italiana.

Davvero assomiglia ad un cattivo di James Bond. È un personaggio romanzesco, televisivo, da fiction.

Ma dico, neanche una vignetta? Insomma: davvero assomiglia ad un cattivo di James Bond. È un personaggio romanzesco, televisivo, da fiction. Qualcuno, dopo aver visto una mise con cui ad una certa si è presentato in pubblico, hanno invocato Star Trek. (Noi odiamo Star Trek).

In settimana lo Schwabbo si era pure dato da fare. A Dubai, il calvo elitista aveva annunciato una iniziativa chiamata Great Narrative. La Grande Narrativa.

Ogni narrazione è un editing, un montaggio. Per dare un senso alle storie, si tagliano dettagli, prospettive, personaggi che potrebbero portarci fuori strada.

Che cosa è la Grande Narrativa?

È «uno sforzo collaborativo dei principali pensatori del mondo per modellare prospettive a lungo termine e co-creare una narrativa che può aiutare a guidare la creazione di una visione più resiliente, inclusiva e sostenibile per il nostro futuro collettivo» dice il sito del World Economic Forum di Davos.

 «I migliori pensatori provenienti da una varietà di aree geografiche e discipline, inclusi futurologi, scienziati e filosofi, contribuiranno con nuove idee per il futuro. Le loro riflessioni saranno condivise in un libro di prossima pubblicazione, The Great Narrative, la cui pubblicazione è prevista per gennaio 2022».

«Siamo qui per sviluppare la Grande Narrativa, una storia per il futuro», ha quindi annunciato a Dubai Schwab lo scorso giovedì, insieme al ministro degli Affari di Gabinetto degli Emirati Arabi Uniti Mohammad Abdullah Al-Gergawi.

«Per dare forma al futuro, devi prima immaginare il futuro, devi progettare il futuro e poi devi eseguirlo». Retorica a metà tra lo spot di una scarpa da ginnastica e un deliquio tirannico.

«Qui, penso che i prossimi due giorni, guarderemo a come immaginiamo, come progettiamo, come eseguiamo la Grande Narrativa, come definiamo la storia del nostro mondo per il futuro» ha dichiarato Schwab nella ricca (?) città capitale degli influencer nel deserto arabico.

Le vostre voci di dissidenti sono cancellate, inudibili sui media o nella rappresentazione democratica. I vostri pensieri censurati dai social media. Le vostre manifestazioni sono proibite – e represse con una forza mai prima veduta.

Poi si è lamentato.

«Le persone sono diventate molto più egocentriche e, in una certa misura, egoiste. In una situazione del genere è molto più difficile creare un compromesso perché plasmare il futuro, progettare il futuro di solito richiede una volontà comune delle persone», ha dichiarato.

«Il mondo è diventato così complesso. Le soluzioni semplici a problemi complessi non bastano più».

«Oggi non c’è più separazione tra sociale, politico, tecnologico, ecologico – è tutto intrecciato», ha aggiunto, facendo capire che il suo programma è una riprogrammazione integrale del consorzio umano.

«Riteniamo che sia molto importante lavorare davvero insieme a livello globale per assicurarci di utilizzare il potenziale della quarta rivoluzione industriale a beneficio dell’umanità perché anche la tecnologia presenta alcune insidie ​​e può essere utilizzata a scapito dell’umanità».

 Per chi non lo sapesse, La Quarta Rivoluzione Industriale è il titolo di un altro suo libro (questo invece pubblicato anche in lingua italiana), in cui immagina di riformulare per sempre il sistema produttivo planetario.

Chi rimarrà in questo racconto, invece, è già stato editato in altro modo: è stato editato geneticamente. Prima un paio di siringhe mRNA, poi una terza, poi una quarta, poi chissà: il referendum per l’alterazione dell’umano è stato vinto dal sì, anche se gli elettori non se ne sono nemmeno resi conto.

Il lettore riesce a immaginare da solo cosa sia questa Grande Narrativa (parola che, in realtà speravamo sputtanata una volta per tutti nell’era Renzi).

Ogni narrazione è un editing, un montaggio. Per dare un senso alle storie, si tagliano dettagli, prospettive, personaggi che potrebbero portarci fuori strada.

Lo sapete benissimo che sta già avvenendo. Le vostre voci di dissidenti sono cancellate, inudibili sui media o nella rappresentazione democratica. I vostri pensieri censurati dai social media. Le vostre manifestazioni sono proibite – e represse con una forza mai prima veduta.

Vi stanno già editando fuori dalla storia – ve lo abbiamo detto tante volte, ci vogliono annientare, un segmento a doppia cifra percentuale della società deve essere sacrificato: è un pensiero che hanno già accettato politicamente, economicamente, «umanamente».

Bimbi editati geneticamente per essere perfettamente adatti alla Grande Narrativa. Un libro scritto per resettare l’umanità, e forse per ricrearla.

Chi rimarrà in questo racconto, invece, è già stato editato in altro modo: è stato editato geneticamente. Prima un paio di siringhe mRNA, poi una terza, poi una quarta, poi chissà: il referendum per l’alterazione del genoma umano è stato vinto dal sì, anche se gli elettori non se ne sono nemmeno resi conto.

Potete scommetterci quello che volete: il prossimo grande edit che vi ficcheranno in gola è quello dei vostri figli, dei vostri nipoti, della generazione che segue. I prossimi bambini saranno editati geneticamente in provetta, con il CRISPR. Perché fare i figli con la bioingegneria «sarà come vaccinarli».

Bimbi editati geneticamente per essere perfettamente adatti alla Grande Narrativa. Un libro scritto per resettare l’umanità, e forse per ricrearla.

Del resto, ci avevano avvertito. Alla fine sarà una questione di libri.

Cerchiamo il nostro nome nel libro della vita, nel libro dell’Agnello. Gli altri, lasciate pure che adorino la Bestia.

Ce lo ha insegnato l’Apocalisse, capitolo 13, quando parla della Bestia.

«L’adorarono tutti gli abitanti della terra, il cui nome non è scritto fin dalla fondazione del mondo nel libro della vita dell’Agnello immolato» (Ap 13, 8).

Cerchiamo il nostro nome nel libro della vita, nel libro dell’Agnello. Gli altri, lasciate pure che adorino la Bestia.

«E chi non era scritto nel libro della vita fu gettato nello stagno di fuoco» (Ap 20, 15).

(Roberto Dal Bosco).

 

 

 

 

 

L’Ucraina e la profonda

agenda di suicidio globale.

Renovatio31.com- William F. Engdahl-(12 Marzo 2022)- ci dice :

 

La decisione del presidente russo di ordinare un’azione militare nella vicina Ucraina a partire dal 24 febbraio 2022 ha scioccato molti, me compreso.  La domanda a questo punto dopo quasi due settimane dall’azione militare da parte della Russia e di altre forze all’interno dell’Ucraina, è cosa abbia spinto la Russia in quella che i media occidentali descrivono come una guerra di aggressione unilaterale e ingiustificata.

Una minaccia pubblica del presidente e comico ucraino Volodymyr Zelenskyy il 19 febbraio, durante gli incontri con alti funzionari della NATO e altri durante la Conferenza annuale sulla sicurezza di Monaco, fornisce un indizio in gran parte ignorato sulle azioni di Mosca.

 Inoltre, rapporti più recenti di numerosi laboratori di armi biologiche del Pentagono degli Stati Uniti in tutta l’Ucraina si aggiungono alle minacce di fondo. Mosca credeva che la Russia affrontasse letteralmente una realtà fallo-o-muori?

Un po’ di storia essenziale.

L’attuale conflitto in Ucraina ha i suoi semi negli anni ’90 e nel crollo dell’Unione Sovietica sostenuto dagli Stati Uniti.

Durante i colloqui di alto livello sul Trattato Due più quattro relativi alla riunificazione della Germania nel 1990, i colloqui tra il Segretario di Stato americano James Baker III e l’allora leader sovietico Mikhail Gorbaciov, insieme a Francia, Regno Unito e governo della Germania occidentale, sull’unificazione della Germania, Baker ha promesso verbalmente che la NATO non si sarebbe spostata «di un pollice» a est per minacciare i territori dell’ex Unione Sovietica, in cambio dell’URSS che avrebbe consentito la riunificazione tedesca all’interno della NATO.

Per anni Washington ha mentito sullo scambio, poiché si sono trasferiti uno dopo l’altro agli altri Paesi dell’ex Patto di Varsavia, tra cui Polonia, Repubblica Ceca, Romania, Ungheria, Stati baltici nella NATO e più vicini alla Russia.

Di  recente Putin ha citato l’accordo Baker del 1990 per giustificare le richieste russe che la NATO e Washington forniscano assicurazioni legali vincolanti che l’Ucraina non sarebbe mai stata ammessa nell’alleanza NATO.

Washington fino ad ora ha rifiutato categoricamente di farlo.

Il discorso di Putin a Monaco del 2007.

Alla Conferenza annuale sulla sicurezza di Monaco del 2007, poiché l’amministrazione Bush-Cheney aveva annunciato l’intenzione di installare sistemi di difesa missilistica statunitensi in Polonia, Romania e Repubblica Ceca per «proteggersi dagli stati canaglia come la Corea del Nord o l’Iran», il russo Putin ha pronunciato un’ aspra critica alle bugie degli Stati Uniti e violazione delle loro assicurazioni del 1990 sulla NATO.

A quel punto 10 ex stati comunisti dell’Est erano Stati ammessi alla NATO nonostante le promesse degli Stati Uniti del 1990.

Inoltre, sia l’Ucraina che la Georgia erano candidate ad aderire alla NATO dopo le Rivoluzioni Colorate guidate dagli Stati Uniti in entrambi i paesi nel 2003-2004.

Putin ha giustamente sostenuto che i missili statunitensi erano diretti alla Russia, non alla Corea del Nord o all’Iran.

Nelle sue osservazioni di Monaco del 2007, Putin ha detto al suo pubblico occidentale: «Si scopre che la NATO ha messo le sue forze in prima linea ai nostri confini e continuiamo ad adempiere rigorosamente agli obblighi del trattato e non reagiamo affatto a queste azioni. Penso sia ovvio che l’espansione della NATO non ha alcun rapporto con la modernizzazione dell’Alleanza stessa, né con la sicurezza in Europa. Al contrario, rappresenta una seria provocazione che riduce il livello di fiducia reciproca. E abbiamo il diritto di chiederci: contro chi è destinata questa espansione? E che fine hanno fatto le assicurazioni fatte dai nostri partner occidentali dopo lo scioglimento del Patto di Varsavia? Dove sono oggi quelle dichiarazioni? Nessuno li ricorda nemmeno».

Putin ha aggiunto: «Ma mi permetterò di ricordare a questo pubblico ciò che è stato detto. Dove sono queste garanzie?». Questo è stato 15 anni fa.

Il colpo di stato di Maidan del 2014.

Entro novembre 2013 un’Ucraina economicamente corrotta e in difficoltà sotto la guida del presidente eletto e anche molto corrotto Viktor Yanukovich, ha annunciato che, anziché accettare un’associazione «speciale» con l’UE, l’Ucraina avrebbe accettato un’offerta molto più generosa da Mosca per entrare nell’Unione economica eurasiatica guidato da Mosca.

La Russia aveva accettato di ridurre del 30% il prezzo del gas russo all’Ucraina e di acquistare 15 miliardi di dollari di obbligazioni ucraine per alleviare la crisi finanziaria di Kiev.

A quel punto, il 21 novembre, Arseniy Yatsenyuk, l’uomo selezionato da Victoria Nuland di Washington e dall’ambasciatore di Kiev Geoffrey Pyatt, insieme all’allora vicepresidente Joe Biden, hanno lanciato quelle che furono chiamate proteste di piazza Maidan contro il regime di Yanukovich sostenuto dalle ONG statunitensi.

Il 20 febbraio 2014, dopo che cecchini organizzati dalla CIA, secondo quanto riferito reclutati dalla vicina Georgia, hanno ucciso dozzine di manifestanti studenteschi e anche la polizia, portando Yanukovich a fuggire, Yatsenyuk è diventato Primo Ministro in un regime gestito dagli Stati Uniti selezionato con cura da Nuland e Biden tra gli altri.

Più tardi, nel dicembre 2014, in un’intervista con un quotidiano russo, George Friedman di Stratfor, una società privata di consulenza al Pentagono e alla CIA, tra gli altri, ha detto del cambio di regime di Kiev guidato dagli Stati Uniti nel febbraio 2014:

 «La Russia chiama gli eventi che hanno avuto luogo a l’inizio di quest’anno un colpo di stato organizzato dagli Stati Uniti. Ed è stato davvero il colpo di stato più clamoroso della storia». Nell’intervista era vanaglorioso.

Che il regime del colpo di stato di Kiev abbia proseguito dopo il 22 febbraio 2014 con una guerra di sterminio e pulizia etnica dei russofoni nell’Ucraina orientale, guidata in larga misura da un esercito privato di neonazisti letterali del Settore Destro (bandito in Russia), gli stessi che gestivano la sicurezza in piazza Maidan e lanciarono un regno di terrore contro gli ucraini di lingua russa.

I battaglioni erano formati da mercenari neonazisti. Hanno ricevuto lo status ufficiale di stato come soldati della «Guardia nazionale ucraina», il battaglione Azov, finanziato dal boss della mafia ucraina e oligarca miliardario, Igor Kolomojskij, il finanziatore di Zelenskyj come presidente.

I soldati Azov sfoggiano persino rune SS aperte come logo. Nel 2016, l’Ufficio dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani (OHCHR) ha accusato il battaglione Azov, ufficialmente aggiornato a reggimento nel gennaio 2015, di aver commesso crimini di guerra come saccheggi di massa, detenzione illegale e tortura.

Oggi Nuland è il Sottosegretario di Stato per gli Affari Politici di Biden, responsabile degli affari dell’Ucraina e della Russia. Lei sa bene chi sono quelli del Battaglione Azov.

Zelenskyy e Monaco di Baviera 2022.

Il 19 febbraio a Monaco di Baviera, il presidente ucraino Zelenskyy ha minacciato di schierare armi nucleari sul territorio ucraino. Ha espresso questo come la sua revoca unilaterale del Memorandum di Budapest del 1994, sebbene l’Ucraina non fosse uno dei firmatari dell’accordo.

Due giorni dopo, la sera del 21 febbraio, Putin ha pronunciato il suo discorso riconoscendo l’indipendenza sovrana delle Repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk. Ha fatto esplicito riferimento alla promessa di Zelenskyy sulle armi nucleari di Monaco: «Questa non è una vana spavalderia», ha sottolineato Putin nel suo discorso.

Il 6 marzo l’agenzia di stampa statale di Mosca, RIA Novosti, ha citato un’importante fonte russa dell’intelligence straniera SVR con i dettagli su un progetto segreto in Ucraina, secondo quanto riferito con il vitale supporto segreto occidentale, per costruire una capacità missilistica nucleare ucraina e una bomba atomica ucraina in sfacciata violazione di il Trattato di non proliferazione nucleare.

Secondo il rapporto, gli scienziati nucleari ucraini stavano mascherando gli sviluppi localizzandoli vicino agli alti livelli di radiazioni del sito del reattore nucleare di Chernobyl, una spiegazione per le rapide mosse russe per proteggere Chernobyl.

«Era lì, a giudicare dalle informazioni disponibili, che erano in corso i lavori sia sulla fabbricazione di una bomba “sporca” che sulla separazione del plutonio», cita la fonte RIA Novosti.

La principale struttura di ricerca sulle bombe era situata presso il Centro scientifico nazionale, «Istituto di fisica e tecnologia di Kharkov».

Al momento della stesura di questo articolo, i rapporti di aspri combattimenti in corso tra le forze russe e i combattenti neonazisti ucraini Azov che secondo quanto riferito stanno pianificando di far saltare in aria il sito del reattore di ricerca e dare la colpa alla Russia.

Apparentemente anche la battaglia per il controllo della grande centrale nucleare di Zaporizhzhia fa parte del tentativo di nascondere il progetto illegale di bombe ucraine.

Ora inizia a diventare più chiaro che Putin aveva seri motivi per reagire alla minaccia nucleare ucraina. Un missile nucleare ucraino entro sei minuti da Mosca presenterebbe un pericolo esistenziale indipendentemente dal fatto che l’Ucraina fosse nella NATO o meno.

Enorme accumulo militare: guerra biologica?

C’era di più. La stampa ucraina ha riferito un anno fa di nuove basi navali NATO de facto costruite in Occidente a Ochakov e Berdyansk come «moderne strutture infrastrutturali in grado di ricevere navi di ogni tipo, equipaggiate secondo gli standard NATO e costruite con i soldi dei Paesi dell’alleanza».

I media si vantavano: «In tre anni saremo in grado di colpire le navi russe nel Mar Nero con la nostra flotta Mosquito. E se ci uniamo alla Georgia e alla Turchia, la Federazione Russa sarà bloccata», si vantavano gli esperti militari ucraini.

Inoltre, il Pentagono statunitense aveva non meno di otto, forse fino a 30 laboratori di ricerca sulle armi biologiche top-secret in tutta l’Ucraina che testavano il DNA di circa 4.000 volontari militari.

Una volta che i soldati russi si sono trasferiti per mettere al sicuro le prove, l’ambasciata statunitense a Kiev ha cancellato la precedente menzione dei siti dal suo sito web e gli ucraini si sarebbero mossi per distruggere le prove di laboratorio.

I laboratori ucraini a Kharkiv e altrove operavano in collaborazione con gli Stati Uniti. Scorte di tali armi venivano segretamente immagazzinate in diretta violazione delle convenzioni internazionali.

Un mese intero prima dell’azione militare russa del 24 febbraio in Ucraina, la ricercatrice indipendente di guerra biologica, Dilyana Gaytandzhieva, ha ottenuto documenti che dettagliano «esperimenti biologici del Pentagono statunitense con un esito potenzialmente letale su 4.400 soldati in Ucraina e 1.000 soldati in Georgia. Secondo i documenti trapelati, tutte le morti di volontari dovrebbero essere segnalate entro 24 ore (in Ucraina) e 48 ore (in Georgia)».

Descrive in dettaglio gli esperimenti umani, che includono test per gli anticorpi contro circa 14 agenti patogeni tra cui la febbre emorragica della Crimea-Congo, le specie Borrelia (malattia di Lyme) e altri.

Secondo i documenti, i laboratori in Ucraina e Georgia fanno parte di un programma di «impegno biologico da 2,5 miliardi di dollari della Defense Threat Reduction Agency (DTRA) del Pentagono che include ricerche su agenti biologici, virus mortali e batteri resistenti agli antibiotici».

Il 6 marzo, in una dichiarazione alla RIA Novosti ufficiale di Mosca, il maggiore generale Igor Konashenkov, portavoce del ministero della Difesa russo, ha dichiarato di aver ricevuto documenti, «dai dipendenti dei laboratori biologici ucraini, che confermavano lo sviluppo di componenti di armi biologiche in Ucraina, nelle immediate vicinanze del territorio russo». Ha osservato: «Nel corso di un’operazione militare speciale, sono stati scoperti i fatti di una pulizia di emergenza da parte del regime di Kiev delle tracce di un programma biologico militare in corso in Ucraina, finanziato dal Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti».

In aggiunta a questa prova del posizionamento di armi nucleari e biologiche all’interno dell’Ucraina negli ultimi anni, i Paesi membri della NATO occidentale hanno versato miliardi di dollari di equipaggiamento militare, comprese armi anticarro ed esplosivi in ​​Ucraina mentre Zelenskyy, secondo l’opposizione, si sarebbe nascosto in l’Ambasciata degli Stati Uniti a Varsavia, chiede ripetutamente una «No-Fly zone» della NATO sull’Ucraina, un atto che sarebbe un diretto casus belli di guerra tra la Russia e la NATO, una guerra che potrebbe rapidamente diventare nucleare o oltre.

La domanda è se questa provocazione che dura da anni da parte di Washington e della NATO della sicurezza nazionale russa attraverso l’Ucraina mira a distruggere la vitalità della Russia come nazione sovrana e potenza militare.

È una mossa calcolata utilizzare le sanzioni contro la Russia per causare il collasso globale e le crisi energetiche, la carenza di cibo e peggio, tutto per portare avanti l’agenda del Grande Reset di Davos 2030?

Dare la colpa al «malvagio Putin» e alla Russia mentre BlackRock e le potenze finanziarie riorganizzano il mondo?

È troppo presto per dirlo, ma certo è che qualunque cosa abbia spinto l’azione della Russia il 24 febbraio 2022 doveva essere molto più grave di quanto ci dicono la CNN o altri media occidentali controllati.

(William F. Engdahl.)

 

( F. William Engdahl è consulente e docente di rischio strategico, ha conseguito una laurea in politica presso la Princeton University ed è un autore di best seller sulle tematiche del petrolio e della geopolitica. È autore, fra gli altri titoli, di Seeds of Destruction: The Hidden Agenda of Genetic Manipulation («Semi della distruzione, l’agenda nascosta della manipolazione genetica»), consultabile anche sul sito globalresearch.ca.).

 

 

 

Origini e deliri della

teoria del Grande Reset.

Huffingtonpost.it- Sofia Ventura- Carlo Freccero -(20 Settembre 2021)- ci dice :

 

L'ennesimo complotto mondiale evocato da Carlo Freccero e le responsabilità degli intellettuali.

Il Grande Reset è in via di attuazione. Così scrive Carlo Freccero in una lettera a La Stampa, dove spiega il suo sostegno alla raccolta di firme per un referendum abrogativo delle norme relative al Green Pass.

L’espressione fu coniata dal Principe Carlo nel maggio 2020 per sintetizzare le riflessioni del World Economic Forum (WEF) di Klaus Schwab ,dello stesso anno su nuove politiche globali per un capitalismo più sostenibile, alla luce dell’esperienza in corso della pandemia del Covid-19.

Immediatamente, però, “The Great Reset” si è trasformato nell’ennesima teoria cospirazionista costruita e divulgata dalla composita galassia complottista che abita le nostre democrazie.

 QAnon in testa. Come ha scritto lo studioso Sebastian Schuller “A partire da un breve videoclip nel quale il Primo ministro Justin Trudeau spiegava le linee del programma del WEF, nell’universo degli utenti Twitter si interpretavano i limitati piani di riforma del medesimo come la prova di una macchinazione mondiale comunista che apertamente dichiarava il suo obiettivo di eliminare il sistema capitalistico basato sulla libera impresa. A sua volta, questa lettura entrava nella mitologia di QAnon e diveniva un tema cruciale della estrema destra libertaria”.

 

L’incontro di leader politici, religiosi, dei media, di organizzazioni non governative per discutere delle pericolose contraddizioni nel funzionamento del mondo globale, rese manifeste dalla pandemia, ha – in altre parole – rappresentato un’occasione troppo ghiotta per i complottisti delle varie latitudini.

Un’occasione che non si sono lasciati scappare per disegnare una nuova cospirazione delle élite mondiali per controllare l’economia e la vita sociale globali e trasformarle secondo un modello ‘collettivista’.  Naturalmente, seguendo i medesimi schemi narrativi delle tante teorie complottiste che hanno visto la luce e si sono diffuse tra Sette, Otto e Novecento.

Perché le teorie complottiste altro non sono che narrazioni, che non hanno bisogno di prove, ma semplicemente di segni, di parole pronunciate, di schegge di fatti. Tutti reinterpretati in modo funzionale alla storia che si racconta. Si tratterebbe di pure letteratura fantastica, utopica o distopica, se non fosse che quelle parole sono maledettamente performative, costruiscono mondi ai quali in tanti credono, per poi agire conseguentemente.

Proprio qualche giorno fa il filosofo Giorgio Agamben ha immaginato la concretizzazione della resistenza alla “tirannide senza scrupoli” che ci governa e usa strumentalmente la pandemia, attraverso la creazione di una nuova forma di clandestinità “una società nella società, una comunità degli amici e dei vicini dentro la società dell’inimicizia e della distanza”.

 Insomma, sia nel pensiero di Freccero sia in quello di Agamben il Green pass è quel segno che ci rivela ciò che chi detiene il potere ci nasconde: la bramosia di controllo tendenzialmente totale. “Dietro il Green Pass c’è molto di più” ha appunto scritto Freccero.

 

Ha ragione il direttore Massimo Giannini nella breve replica alla sua lettera, laddove afferma che non trova “alcun fondamento concreto nella realtà dei fatti” alla teoria del Grande Reset.

È ovvio che non lo trovi: quel fondamento non esiste.

Non vi è la benché minima prova che questo complotto sia in atto. Esistono solo reinterpretazioni, veri e propri slittamenti di significato, di una riflessione comune avviata a livello internazionale e che è stata sviluppata, ad esempio, nel volume di Klaus Schwab e Thierry Malleret: “Covid-19: The Great Reset”. Citato da Freccero nientemeno che come ‘prova’  del Gran Reset in atto.

 Un segno. Un segno che viene ‘montato’ insieme ad altri segni (il Green pass, ad esempio) per costruire la fiaba nera del complotto.

Un grande disegno di conquista e dominio che – come ha ad esempio ben spiegato Alessandro Campi nei suoi scritti sul tema, ben distinguendo tra la natura metafisica dei complotti e la concretezza delle semplici congiure di cui è piena la storia – ancor prima che privo di ogni fondamento empirico, manca di ogni fondamento logico. Questo come altri complotti, infatti, presupporrebbe una vastità e complessità di accordi, dei livelli di segretezza, un’onnipotenza degli artefici della trama, una capacità di controllo sul mondo tali che può esistere solo nell’universo delle fiction.

Però in tanti ci credono, perché come tanti psicologi hanno spiegato, il funzionamento della nostra mente ci induce ad aderire a spiegazioni soddisfacenti del mondo, soddisfacenti perché forniscono un senso (e l’uomo è alla continua e disperata ricerca di senso) e coinvolgono le nostre emozioni, specie quando esse scaturiscono dalle nostre frustrazioni.

Gli intellettuali possono inserirsi in modi diversi in questi processi. Possono tentare di introdurre elementi di razionalità nel discorso pubblico, ad esempio rimarcando la complessità dei fenomeni, il loro essere spesso esito di incroci casuali e anche inintenzionali.

Senza necessariamente sminuire la dimensione emotiva e valoriale della partecipazione alla discussione collettiva, possono fornire e giustificare scale di valori compatibili con il funzionamento di una società liberale.

Possono spiegare la complessità del vivere in comunità e l’inevitabile dialettica tra valori, che ci costringe sempre a interrogarci su come contemperarli, libertà e sicurezza in primis. E così via.

Oppure possono cavalcare la paura, la rabbia, l’ostilità, la manichea divisione del mondo tra élite malvagie e popolo buono e bistrattato, tra poteri occulti e l’innocente uomo comune. In altri termini, possono cavalcare la deriva irrazionalista che sempre incombe sul sentire condiviso delle società, esattamente come fanno i tanti leader populisti di questa nostra epoca, miscelando appunto logiche populiste e logiche complottiste, le seconde consequenziali alle prime, nella misura in cui la macchinazione oscura è strumento delle élite per soggiogare il popolo.

Quel popolo che non a caso Freccero richiama nella sua lettera, entità indefinibile, ma utile a chi vuole farsene portavoce, leader politico o intellettuale che sia.

Gli intellettuali possono scegliere, dunque. E le loro scelte non sono prive di conseguenze per la collettività. Ognuno si assume le proprie responsabilità.

 

 

 

CHI È KLAUS SCHWAB,

 IL “TEORICO” DEL GRANDE RESET .

Ildetonatore.it- David Cavaliere- ( 26-11-2021)- ci dice :

Il banchiere Mario Draghi ha incontrato, a Palazzo Chigi, il fondatore e presidente esecutivo del World Economic Forum, Klaus Schwab. Il colloquio ha avuto come tema il prossimo Meeting Annuale del WEF che si terrà, come sempre, a Davos, in Svizzera, nel gennaio 2022 e si occuperà della ripresa economica post pandemica.

Schwab non è solo un potente economista, un tecnocrate visionario, un ex membro del comitato direttivo del Gruppo Bilderberg, ma anche uno dei principali teorici di quello che è stato definito «Great Reset», ossia il grande piano di riorganizzazione della società a seguito della diffusione del virus.

Il tedesco è autore di un saggio intitolato Covid 19: The Great Reset, non ancora tradotto in italiano, nel quale espone le sue idee sul futuro delle società occidentali. Secondo Schwab, la pandemia «rappresenta una finestra rara ma ristretta di opportunità per riflettere, re-immaginare e ripristinare il nostro mondo».

Nel libro in questione ha descritto i tre elementi fondamentali del Grande Reset :

 il primo prevede la creazione di una «economia degli stakeholder», ossia di tecnici influenti;

il secondo  prevede la costruzione in un modo più «resiliente, equo e sostenibile», basato su metriche ambientali, sociali e di governance, traducibile come «sorveglianza, riduzione del potere d’acquisto e confinamento»;

 il terzo componente può essere sintetizzato nella frase «sfruttare le innovazioni della Quarta Rivoluzione Industriale per il bene pubblico», ovvero digitalizzazione estrema e automazione esasperata.

Il piano di Schwab, (il nuovo Hitler )che ha incassato il sostegno del Fondo Monetario Internazionale, delle Nazioni Unite, del Vaticano e della famiglia reale britannica, intende sbarazzarsi del sistema economico attuale per sostituirlo con una tecnocrazia globale, che includerà una nuova valuta digitale e un sistema di tracciamento e identificazione informatico.

 Un programma non dissimile da quello elaborato dall’ONU nella «Agenda 2030».

 

Sfruttando lo «shock» della pandemia, i potentati economici stanno mettendo in atto un nuovo programma di arricchimento, mascherato dietro a espressioni umanitarie come «solidarietà» o «imprenditoria sociale».

 Schwab, però, non è solo un plutocrate che tenta di dare una patina filosofica alla sua avidità, coniando termini banali e «responsabili».

Come un altro grande ricco, George Soros, anche Klaus Schwab possiede di sé un’idea molto alta.

Si crede un demiurgo (nuovo nazista) ed è animato dalla convinzione di avere una missione da compiere in terra per il bene dell’umanità.

Da questa fantasia messianica scaturiscono i suoi tentativi di influenzare le politiche occidentali attraverso un forum privato.

Il suo sogno è quello di fondare un impersonale governo globale di tecnici ed economisti, che opererà «scientificamente» in vista della felicità umana.

Il finale, però, non è ancora scritto, la battaglia è in corso.

(Davide Cavaliere).

 

 

 

 

 

QUELLA STRANA AMBIGUITÀ DELL’OCCIDENTE

 RISPETTO ALLA RUSSIA.

Ildetonatore.it- Davide Cavaliere - (28-3-2022)- ci dice :

Il conflitto russo-ucraino è cominciato non per l’arroganza dell’Occidente globalista , ma per la sua debolezza. Dall’implosione dell’Unione Sovietica, avvenuta trent’anni fa, Stati Uniti ed Europa hanno cercato fattivamente d’integrare la Russia nel mondo occidentale: assistenza economica, accordi finanziari, commercio, diplomazia.

Il mondo occidentale evitò di criticare i due brutali interventi in Cecenia, che causarono la morte violenta di 150.000 persone, trasformarono la città di Groznyj nel luogo più distrutto del pianeta e produssero 200.000 profughi.

La seconda guerra cecena cominciò dopo l’esplosione di quattro appartamenti in due città russe. Attentati che causarono trecento vittime. Il Governo russo accusò i terroristi islamici ceceni, una ricostruzione che apparve poco convincente e divenne implausibile dopo che un gruppo di agenti segreti russi venne sorpreso a collocare un potente esplosivo nello scantinato di un ufficio a Ryazan.

La loro versione dei fatti: «testavamo le misure di sicurezza».

Alla Russia fu permesso di partecipare ai vertici delle NATO. Nel 1993, con il benestare del presidente russo Boris Yeltsin, la Polonia avviò le procedure per entrare nell’Alleanza Atlantica; nel 1994 venne firmato il Partenariato per la pace tra Nato e Russia e, contemporaneamente, quest’ultima venne ammessa anche nel Consiglio d’Europa.

 Il 1997 fu l’anno dell’Atto istitutivo sulle relazioni reciproche, la cooperazione e la sicurezza, ossia una tabella di marcia per una più stretta cooperazione NATO-Russia.

Sebbene, nel 1998, la Russia avesse un’economia equiparabile a quella olandese, per motivi di cortesia Mosca viene invitata anche agli incontri annuali delle sette maggiori potenze industriali, il celebre G7.

Nel 2002 venne creato il Consiglio NATO-Russia, uno strumento diplomatico ad hoc per la collaborazione tra le due. Mentre nel 2004, sulla scia della suddetta normalizzazione filo-occidentale, sei paesi che un tempo erano stati satelliti di Mosca, Bulgaria, Romania, Estonia, Lituania, Lettonia, Slovenia e Slovacchia, entrarono nella NATO col benestare di Putin.

Nonostante queste aperture dell’Occidente, la Russia continuò a vendere armi e materiale atomico all’Iran, a sostenere l’organizzazione terroristica Hezbollah e nel 2003 si affiancò alla Francia nella difesa di Saddam Hussein.

Nel 2009, Obama abbandonò il progetto d’installazione di un sistema antimissilistico in Europa orientale voluto dal presidente Bush jr. Nello stesso anno, Obama volò a Mosca, incontrò Putin e lo rassicurò sulla cooperazione tra NATO e Russia. Il tutto avvenne nonostante l’annessione illegale dell’Ossezia del Sud a danno della Georgia operata dalla Russia nel 2008.

Quattro anni dopo, nel 2013, sempre Obama, invece di bombardare la Siria come aveva annunciato dopo l’uso di armi chimiche da parte del regime siriano di Bashar al-Assad, preferì affidarsi a Vladimir Putin, il quale all’epoca non si era ancora insediato in Siria, affinché garantisse la distruzione dello stock di pile di armi chimiche siriano.

Nel 2014, la Russia annetté la Crimea. Washington e Unione Europea introdussero sanzioni-solletico nei confronti di Mosca e la NATO interruppe la sua cooperazione con il Cremlino.

Nel 2018, a Salisbury, l’ex spia russa Skripal’ e la figlia Julija, vennero avvelenati con del gas nervino da sicari riconducibili a Mosca. Sebbene Putin uccise nuovamente un suo nemico in territorio britannico, nel 2006 toccò ad Aleksandr Litvinenko, vennero emesse solo deboli sanzioni.

La Russia di Putin, pallida erede dell’Unione Sovietica, è stata blandita e vezzeggiata da un Occidente convinto che «mercato» e «diplomazia» fossero sufficienti per avviare un processo di democratizzazione.

Ma la Russia è amica dell’Occidente solo quando è debole. In tanti, troppi, sono rimasti fermi ai bei tempi andati di Pratica di Mare, quelli delle strette di mano tra Putin e Bush, illuminate dal sorriso compiaciuto di Berlusconi.

Ma l’autocrate russo, allora, si trovava a gestire una Russia ridotta ai minimi termini dall’implosione del sistema sovietico, per cui andava in giro col cappello in mano, come una mendicante, pur di rientrare tra i grandi della politica mondiale.

Mosca non ha mai dismesso le sua ambizioni imperiali. Non dimentichiamo che Putin ha definito la caduta dell’Unione Sovietica una «tragedia».

Se riuscirà a vincere in Ucraina, ossia a trasformarla in un potentato russo simile alla Bielorussia, tenterà di fare lo stesso con Moldavia, Romania, Polonia, Estonia, Lettonia e Lituania, usando i medesimi argomenti: «russofoni perseguitati» o «siamo minacciati da governi nazisti».

 L’obiettivo finale è l’Europa tutta, si tratta del disegno secolare russo di un accesso ai mari caldi e al know-how tecnologico franco-tedesco, infatti, a ben vedere, la propaganda del Cremlino è rivolta soprattutto all’Europa. L’Ucraina è solo l’innesco di un piano di più ampio respiro. È arrivato il momento di trattare la Russia per quello che è: un rivale, se non un vero e proprio nemico.

Davide Cavaliere.

(DAVIDE CAVALIERE è nato a Cuneo, nel 1995. Si è laureato all’Università di Torino. Scrive per le testate online “Caratteri Liberi” e “Corriere Israelitico”. Alcuni suoi interventi sono apparsi anche su “L’Informale” e “Italia-Israele Today”. È fondatore, con Matteo Fais e Franco Marino, del giornale online “Il Detonatore”).

 

 

 

 

L’UCRAINA: UN CANCRO INCURABILE .

Ildetonatore.it- Franco Marino- (26-3-2022)- ci dice :

I giornali e le televisioni si occupano, quasi per il cento per cento del tempo, della guerra in Ucraina.

Non è una novità perché prima lo facevano col covid. Personalmente, sono ben oltre la crisi di rigetto.

 Qui dove vivo non ho la televisione e quelle rare volte che voglio vedere qualcosa, vado di streaming o altrimenti pazienza.

Quando l’unica televisione che c’era funzionava, l’unico programma che vedevo erano i cartoni animati di Rai Yoyo o Cartoonito. Ma giusto per mia figlia. Vi svelo un segreto. Masha e Orso è molto più divertente ed educativo di Piazza-pulita o di Otto e Mezzo. Non scherzo.

Naturalmente un simile atteggiamento può essere criticato. Qualcuno mi potrebbe accusare di insensibilità per coloro che hanno perso qualcuno di covid o per gli ucraini.

Ma la risposta sarebbe semplice: “Voi che seguite questi programmi da mattina a sera avete le idee più chiare di me? Io non faccio niente ma voi fate più di me? E se foste al governo, sapreste come far ragionare Zelensky e Putin?”

Ecco il punto che non viene chiarito a sufficienza: il problema della guerra è insolubile.

Ed è facile spiegare perché.

 In guerra non ci sono solo due paesi, ma due modi di concepire il mondo, fatti appositamente per sopprimersi.

 Chi parla di pace esponendo bandierine ucraine o arco-balenate, parla del nulla. Una guerra inizia quando c’è l’interesse a farla. Ed è del tutto impensabile che nel giro di un mese o due, l’interesse che l’ha fatta scoppiare, cambi.

Gli Stati Uniti hanno interesse a fare questa guerra perché devono dimostrare al mondo che sono ancora forti. La Russia ha interesse a farla perché deve dimostrare al mondo di essere tornata se non ai livelli dell’URSS, a quelli più razionali di potenza continentale.

 Se gli Stati Uniti e la Russia facessero la pace, comunque vada, ne ricaverebbero danni permanenti, perché Putin dovrebbe spiegare ai suoi le migliaia di morti per una guerra dove non ha cavato un ragno dal buco e gli Stati Uniti certificherebbero di fatto che se qualcuno oggi invadesse un paese alleato della NATO, loro non interverrebbero in difesa se non con tanti slogan.

Come se qualcuno venisse vessato da uno strozzino e i poliziotti gli dicessero “siamo con te, ma non ti diamo le armi”. Ragione per cui la posizione di Orsini – che stimo e rispetto e a cui va la mia solidarietà per gli attacchi ricevuti, per il niente che la mia solidarietà conta – è tuttavia insostenibile.

Bisogna tutti rendersi conto che quella in atto solo in apparenza è una guerra che ha a che fare con l’Ucraina, ignorando peraltro che si rischia grosso di nuovo anche in Georgia come nel 2008.

In realtà è la resa dei conti finale tra un Occidente che ha spinto troppo in là il proprio modello socioeconomico che tuttavia ha incontrato il muro di un mondo non più unipolare, e un Oriente senza debiti, con una gestione economica razionale, che però non riesce ad evolversi dallo schema totalitario della ciotola di riso e una stamberga per tutti e chi protesta viene eliminato.

Due realtà speculari e destinate a farsi la guerra, con conseguenze anche peggiori, fin quando l’una non sopprimerà l’altra.

Coloro che credono di avere la soluzione dicono: “Mettiamo le sanzioni e razioniamo il cibo e il gas”. Discorso stupido. Sia perché le sanzioni sono inutili come ho spiegato in questo articolo, (ildetonatore.it/2022/03/10/perche-le-sanzioni-alla-russia-sono-un-tragico-errore-di-franco-marino/), sia perché la gente ormai è provata da due anni di produzione crescente di adrenalina e sta raggiungendo sempre più velocemente un punto di rottura.

 Se con la pandemia sono sorte proteste civili come quella dei portuali, o quella dei camionisti canadesi, nel momento in cui – per giunta dopo aver trasformato il dibattito politico in una guerra civile fredda, ad ogni minimo pretesto, dal covid alle mani sul culo di una sconosciuta giornalista – si arrivasse ad intaccare il piatto di pasta mattina e sera, inevitabilmente si sdoganerebbe nella gente l’idea che l’unica strada sia reagire con la forza.

Occhio a giocare con i nervi delle persone.

Ecco perché i discorsi che si sentono in televisione sono uggiosi. La maggior parte schiva il problema centrale. Si discute di come evitare il disastro della guerra come se poi il problema che l’ha scatenato fosse risolto. Oppure gli opinionisti credono che l’Italia possa vivere indefinitamente nel panico?

Ecco un caso di problema insolubile.

Il mondo è affetto da un cancro inguaribile. Perché, e questo sembra sfuggire a tutti, esistono anche le malattie incurabili.

Quelle aggressive, che portano alla morte nel giro di pochi mesi. E quelle con le quali si può convivere – per giunta, tra mille sofferenze – per qualche anno, prima che il cuore ceda e accada l’ineluttabile.

Dopodiché, i tele-opinionisti facciano i tele-opinionisti. Vadano pure in TV a stramaledire Putin, ad inventarsi – secondo uno schema ormai consolidato nei confronti di chiunque non suoni la musica di Washington – che il leader russo sia un pazzo da eliminare. E magari ci riescano pure. Ma per cosa?

Per poi riproporre lo stesso copione dell’Afghanistan? Cioè magari ritrovarsi tra vent’anni uno molto peggio di Putin? Per poi magari dare ragione a quei pochi che avevano detto che le provocazioni americane erano folli?

Certo che tutti vorremmo la pace. Purché sia chiaro che se la pace, oggi, consiste nel seppellire la polvere sotto il tappeto, presto avremo altre guerre. Perché la vicenda ucraina è solo l’ennesimo sintomo di un cancro incurabile, il sovrappopolamento.

Le cui metastasi si stanno diffondendo perché una guerra con i canoni classici non è più possibile se non radio-attivizzando il mondo con le conseguenze note. E che dunque si risolverà inevitabilmente in due modi: o le classi dirigenti elimineranno le eccedenze, o le eccedenze elimineranno le classi dirigenti. Questa è la vera guerra. Questo è il vero cancro, contro cui non esiste cura.

Ma quando il farmaco viene creato da quelli che hanno creato la malattia, abbiamo la situazione descritta dallo sketch di Ficarra e Picone: dal momento che sia che il paziente muoia, sia che guarisca il medico ci perde, il segreto è tenerlo in agonia.

(FRANCO MARINO).

 

 

 

 

La bufera pandemica, la “shock economy”

e la teoria del “great reset”.

Cn24tv.it-Natale G. Calabretta -  (23-novembre 2021)- ci dice :

È bene esplicitarlo fin dalle prime parole: la bufera pseudo-pandemica che ha investito il mondo non è altro che un “cavallo di Troia” che ha spianato la strada al progetto globale del “great reset”, la grande cancellazione.

Indipendentemente, infatti, dalla genesi della narrazione della Covid-19, il fatto di aver costituito una emergenza sanitaria infinita si è rivelata l’“opportunità” e l’“occasione” - questi i termini usati dai poteri dominanti e dalla tecnocrazia del World Economic Forum di Davos (il regno del nuovo Hitler, Klaus Schwab) e del Fondo Monetario Internazionale - per poter ottenere e sostenere la legittimazione morale del “great reset” che è una dottrina che si inserisce all’interno dell’Agenda Globale 2030 dell’Onu: è la rigenerazione di un nuovo capitalismo votato alla distruzione di quanto esistito finora, alla negazione dell’ordine mondiale così come lo abbiamo conosciuto talmente incardinato sul principio di libertà degli individui da essere una” minaccia per il potere globalista”.

Tra gli aspetti più inquietanti descritti e predisposti nella dottrina del “great reset” sono l’introduzione programmata di trasformazioni antropologiche e di cancellazioni culturali e la totale assenza di una prospettiva di crescita o di maggior benessere economico.

È presente, invece, la visione sempre più concreta di una società completamente regolata su un piano digitale dall’“intelligenza artificiale” (AI) comandata da algoritmi sempre più autocoscienti ed evolutivi che agiranno sul piano materico attraverso macchine in grado di imparare da errori e di immagazzinare informazioni esperienziali (big data) mettendo in rete le nuove informazioni (“internet delle cose”) a cui i vari devices (anche case, le automobili e i vestiti) potranno attingere per evolversi.

In tale scenario l’uomo verrà relegato alla figura di competitor, costretto a ritagliarsi uno spazio di identità civile ed economica all’interno del mondo da lui stesso creato: una competizione che coinvolge anche la sfera della tutela dei diritti e della privacy dei lavoratori che vedranno come oggetto del contendere e del difendere le loro esigenze “umane” contro quelle pressoché inesistenti e fortemente competitive di macchine ad autocontrollo e sistemi evoluti di automazione replicante.

“Il disegno globale, un continuum di lunghi periodi di terrore”, tutto  previsto da Klaus Schwab ,l’ingegnere di Davos, esperto nella costruzione segreta di bombe atomiche in Sud Africa. 

Per perseguire questo progetto di mondo “futuro-prossimo”, la dottrina del “great reset” sfrutta come una “occasione” la paura indotta ad arte nelle masse dalla narrazione pandemica di questi ultimi anni, grazie alla quale accelera ulteriormente il suo disegno globale inserito in un continuum di lunghi periodi di terrore mondiale già presenti negli anni passati con la paura del terrorismo all’indomani dell’11 settembre 2001, prima, e, successivamente, con crisi finanziaria legata alla bolla dei titoli subprime del 2008.

 

L’applicazione opportunista di tale meccanismo si ispira alle teorie neoliberiste del così detto “capitalismo dei disastri” e della “shock economy”, già teorizzata de Milton Friedman e definite da Naomi Klein vere e proprie tecniche di “tortura sociale”, per le quali è essenziale indurre nella popolazione un persistente sentimento di paura rinnovato e consolidato a livello inconscio dal susseguirsi di eventi catastrofici indotti o tempestivamente strumentalizzati.

È attraverso la paura che il potere innesca il processo manipolazione sociale utile per portare avanti politiche sociali ed economiche che sarebbero altrimenti impopolari in uno stato ordinario delle cose, ma che la percezione dello shock, la minaccia di altre catastrofi future e la paura persistente, legittima e rende funzionali alla nuova normalità.

La crisi pandemica da Sars-Cov-2 o la sua predisposizione artefatta, si rivela una ghiotta occasione per la cancellazione non solo di un sistema economico capitalista globalista che ha mostrato da decenni tutti i suoi limiti, ma anche per uno sconvolgimento sociale e antropologico che porta alla creazione di un nuovo mondo abitato da una nuova umanità “Transumanista” .

 

A spiegarlo in questi termini inequivocabili nel dossier “La quarta rivoluzione industriale”, pubblicato in italiano con la prefazione di John Elkann, è lo stesso Klaus Schwab, padre della teoria del “great reset” e fondatore del World Economic Forum per il quale il “great reset” punta a creare nuovi paradigmi economici transnazionali e conseguentemente nuovi paradigmi esistenziali per tutti gli uomini della terra partendo, appunto, dalla una “globalizzazione razziale e di genere”, prima che produttiva e finanziaria, che elimini gli attriti e differenze invise ai processi produttivi al costo però, una progressiva marginalizzazione fino alla totale cancellazione delle culture etniche e nazionali e delle identità individuali.

“L’uomo nuovo di Schwab senza patria e la sharing economy”.

L’uomo nuovo di Schwab non ha patria e non si riconosce in una cultura identitaria, parla una neo-lingua derivata dall’inglese con molti meno vocaboli, funzionale alla formulazione di concetti poco complessi, e il suo bagaglio culturale annovera solo ed esclusivamente conoscenze derivate da una dottrina dogmatica pseudotecnico-scientifica imposta universalmente perché non “umana” e utile alla produzione.

L’uomo nuovo figlio del “great reset” è perfettamente inserito in un mondo che non ha contribuito in alcun modo a creare con il suo lavoro e la sua intelligenza: ne è escluso, è alieno e alienato.

Secondo Schwab (il bombarolo atomico tramite schiavi addestrati )e secondo quanto “progettato” nei dossier del World Economic Forum e delle massime entità economiche e finanziarie private del pianeta, l’umanità ridotta ad un quinto di quella attuale dovrà vivere e lavorare in un mondo disegnato dalle potenze economiche ed industriali, non più dalle politiche degli stati (Stakeholder Capitalism), e caratterizzato da una sempre più spinta (se non totale) automazione della produzione in cui l’uomo non ha più nessun ruolo.

Il “great reset”, insomma, è un progetto ben documentato che non si nasconde all’opinione pubblica,(salvo non specificare mai gli interessi atomici di Klaus Schwab!) anzi viene divulgato dagli stessi autori e dai media mainstream perché venga colto in tutta la sua portata eversiva, affinché tutti si rassegnino all’inevitabile nel più breve tempo possibile e con il minor attrito sociale, attraverso tecniche di controllo delle masse e di condizionamento mentale tipiche della propaganda militare nazista di Klaus Schwab.

Non avrai nulla e sarai felice”, è questo il famoso slogan propagandistico coniato da Ida Auken durante il Forum di Davos del 2016 (sapientemente  condotto dal delinquente Klaus Schwab)dove si sintetizza il terrificante progetto del World Economic Forum volto all’annullamento della proprietà privata e all’adozione sempre più diffusa della sharing economy già tra gli obiettivi dell’Agenda Mondiale 2030 per lo sviluppo sostenibile tutt’altro che green.

( In Italia, solo un cretino come Draghi, può credere di essere il preferito di Klaus Schwab! ).

E ancora: la stessa Kristalina Georgieva, capo del Fondo Monetario Internazionale, che nella sua pubblicazione “Dal grande lockdown alla grande trasformazione”, esalta la militaresca applicazione del “coprifuoco”, della limitazione delle libertà e del controllo degli spostamenti fino ad un vero e proprio “lockdown” delle attività economiche e della vita sociale come strumento propedeutico alla creazione della crisi che inneschi la “grande trasformazione”. (Tutto molto familiare, ma sconosciuto a Draghi, il buffone italiano ,governante globalista di turno).

 

“Le azioni politiche eteroguidate e la rifeudalizzazione della società”.

Si tratta, in realtà, di azioni politiche (eteroguidate) tendenti ad una prospettiva di inquietante riconfigurazione antropologica, economica, ambientale ed esistenziale a medio termine di importanza epocale, nel senso che il suo successo cambierà l’umanità e il suo stare nel mondo come mai accaduto nella storia.

È in queste idee, in queste “parole d’ordine” che si conferma quindi come lo scenario proposto dal “great reset” vuole portare alla costituzione di un “nuovo ordine”: lo si può intendere come una gigantesca azione coordinata su più piani - politico, economico, sociale, sanitario, tecnologico, ambientale - improntato sulle sempre più crescenti limitazioni della libertà individuale destinata a rafforzare l’impero del neocapitalismo globalista e avviare un’era nuova per l’umanità.

 

In sostanza, l’obbiettivo del “great reset” è quello di una ri-feudalizzazione della società.

È un mondo panottico e repressivo, “transumano” (visione post-darwiniana di umanità aumentata), “postumano” (superamento della dicotomia uomo-macchina e alla fusione della macchina nell’uomo e all’annullamento dell’uomo biologico nella macchina), quello immaginato dai potentati economici sovranazionali della terra in cui per la prima volta nella sua storia dovrà essere l’uomo ad adattarsi alle esigenze tecnologiche della produzione e non già la tecnologia e la produzione ad adattarsi alle esigenze e al progresso dell’uomo.

 

È un mondo distopico che odia l’uomo e sfida il divino, quello disegnato nei consessi dei potentati economici e finanziari del mondo (potentati non politici) che ha bisogno per realizzarsi per mezzo di una ininterrotta serie di “scosse telluriche globali” che attraverso la paura demoliscano pian piano l’idea politica di libertà nata all’indomani della Seconda Guerra Mondiale, arrivando a teorizzare e pianificare lo smantellamento della democrazia partecipativa come descritta ne “La crisi della democrazia”, pubblicazione della “Trilateral Commission” con la prefazione di Gianni Agnelli.

L’idea di fondo è quella di uccidere la “incontrollabile democrazia” partecipativa dei cittadini mantenendone in vita il vuoto simulacro attraverso il depotenziamento delle nazioni, del proprio potere e della propria sovranità e tramite la corrosione dello stato sociale, ridurre i popoli in passivi consumatori depensanti.

Questo progetto è perfettamente in linea con le strategie del “capitalismo globalista delle catastrofi” che stiamo vivendo e con i tempi lunghi di una pianificazione basata sul “temporeggiamento”, l’“attesa” e sul nascondimento di concezioni devastanti per umanità camuffate in idee di progresso.

Una strategia di demolizione della scomoda e ingestibile “umanità evoluta” che, nei momenti di crisi trova le sue opportunità per imprimere improvvise accelerazioni.

Ecco, quindi, come sia possibile riconoscere nella sceneggiatura pandemica del 2020 una ennesima “strategia dello shock” volta al cambiamento dell’idea stessa di civiltà nata sulle basi dell’indiscutibile necessità di libertà e diversità delle genti di tutto il pianeta.

È chiaro, in fine, con il pretesto di questa pandemia da Sars-Cov-2 (si veda la definizione di “pandemia” delle Linee Guida Internazionali dell’OMS prima del marzo 2020), complice la propaganda mediatica del nuovo “regime” e il silenzio codardo degli intellettuali, si sia espugnata la cittadella intoccabile dei diritti umani e si sia fatto un passo avanti verso la realizzazione del mondo sognato dall’élite mondialista: dividere la società in “caste” e distinguere il potere economico e chi lo detiene dalla massa indistinta di individui sempre più poveri, soli, senza legami, senza diritti e senza radici, viventi di “nuda vita”.

Facili quindi da sfruttare e controllare per un governo globale corrotto dagli interessi di pochi sempre più postumano che, di crisi mondiale in crisi mondiale, si sta costruendo sotto i nostri occhi pieni di strumentale ed indotta paura.

Non avrai nulla e sarai felice.

Comune-info.net- Gustavo Esteva -( 22 Febbraio 2021)- ci dice :

 

Sappiamo molto poco di quel che accadrà, ma non torneremo ad alcuna “normalità”, né vecchia né nuova.

Dobbiamo resistere e reinventarci, perché le strade che abbiamo percorso in passato per opporci al sistema che ci domina non serviranno. Per capire qualcosa di ciò che si prepara, possiamo tuttavia guardare, per esempio, a quel che hanno detto coloro che dettano ogni anno la direzione delle politiche globali al Forum Economico Mondiale di Davos, tra cui primeggi il “Patron” Klaus Schjwab .

 

  Hanno annunciato qualcosa di importante: il Grande Reset, che loro chiamano anche “ripartenza”. Lo stavano preparando per il 2030 ma la “risistemazione” subirà una brusca accelerazione.            Il Covid ha accelerato il processo e dimostrato che i popoli del mondo sono “già pronti” per accettare tutto. Uno degli slogan che avevano lanciato tre anni fa è stato aggiornato e ha acquisito pieno significato: “Non avrai nulla e sarai felice”.

Vogliono portare la loro rapina alle sue ultime conseguenze.

Per decenni ci hanno tolto diritti, libertà, posti di lavoro, salari, pensioni, terre, territori, foreste, acqua, piante, semi, tutto ciò che potevano strapparci, spesso con immensa violenza.

Ora vogliono continuare a farlo finché non avremo più niente. Eppure, dicono, ne saremo felici.

Gustavo Esteva, dal Messico, ci ricorda una frase zapatista che calza bene per commentare e indicare una possibile risposta: “Ci hanno tolto così tanto che ci hanno tolto perfino la paura”.

Senza paura alcuna, iniziamo a far crescere speranze e trasformiamo la resistenza in liberazione. Avremo modo di parlarne anche quando l’annunciato viaggio dal Chiapas arriverà in Europa alla ricerca di quel che ci rende uguali.

(Ma come è possibile che un “bombarolo di bombe atomiche” -costruite in gran segreto  in Sud Africa-Klaus Schwab ,abbia il coraggio di dichiarare che Lui ed altri manigoldi alla pari sua si arricchiranno alle nostre spalle propinandoci “immense balle “ ideologiche ed in modo tale che a Noi non rimarrà più nulla! Ndr.).

Non ci sarà “normalità”. Né nuova né vecchia. E sappiamo poco di quello che sarà.

 Prima di tutto, resistiamo a quello che ci viene imposto invece di cercare di tornare a quel che c’era. Morire è l’unica cosa del tutto prevedibile nella nostra vita. L’arte di morire è parte centrale dell’arte di vivere.

È inaccettabile venire privati della capacità di morire con dignità, come si fa oggi con coloro che muoiono negli ospedali. È altrettanto inaccettabile vietare i funerali. È inaccettabile e non lo accettiamo.

Un numero crescente di persone con il virus si rifiuta di andare in ospedale… e, in generale, sta andando bene. Si svolgono riti e celebrazioni per accompagnare i propri cari fino alla tomba. A volte si deve farlo sfidando apertamente le autorità, proprio come in tante altre cose.

Però la resistenza non è sufficiente; dobbiamo reinventarci. Le strade di ieri non portano più da nessuna parte. Non ha senso continuare a cercare lavori che non esistono più e non esisteranno, oppure bussare alle porte che un tempo soddisfacevano richieste. Non ha senso nemmeno fare affidamento sulle promesse di un futuro sempre rinviato. Oggi, per sopravvivere, la prima cosa è rendersi conto appieno della radicale novità della situazione attuale.

Con Klaus Schwab alla testa dei super -riccastri per scrutare l’orizzonte, ad esempio, è utile tener conto di ciò che i signori di Davos hanno annunciato a fine gennaio nel loro Forum Economico Mondiale, il luogo da dove ogni anno dettano la direzione delle politiche globali di tutti i paesi globalisti.

Quelli che rappresentano e ostentano i principali poteri economici e politici del mondo hanno deciso di togliersi le maschere e annunciare, con incredibile cinismo, cosa intendono fare. Accelereranno bruscamente Il Grande Reset che avevano anticipato e programmato per il 2030. Il Covid ha accelerato il processo. È per oggi.

Uno degli slogan che hanno lanciato tre anni fa è stato aggiornato e ha acquistato pieno significato: “Non avrai nulla e sarai felice“.

Risistemare tutti i pezzi, come stanno facendo e cercheranno di fare sempre di più, significa che vogliono portare la loro rapina alle sue ultime conseguenze. Per decenni ci hanno tolto diritti, libertà, posti di lavoro, salari, pensioni, terre, territori, foreste, acqua, piante, semi, tutto ciò che potevano strapparci, spesso con immensa violenza. Vogliono continuare a farlo finché non avremo più niente.

Hanno anche annunciato come potranno farlo: con dispositivi che consentano alle persone di accettare docilmente questo destino e persino di gradirlo, di sentirsi “felici” per quello che lasciano, per poter restare incollati a uno schermo, per trasformare la propria casa in ufficio, per ricevere qualche soldo o per sottomettersi alla società della sorveglianza nella quale ogni gesto, atteggiamento e comportamento delle persone sarà controllato.

Klaus Schwab, il fondatore del Forum di Davos e principale portavoce del Grande Reset lo ha detto:

Un aspetto positivo della pandemia è che ci ha insegnato che possiamo introdurre cambiamenti radicali nel nostro stile di vita molto rapidamente. I cittadini hanno dimostrato di essere disposti a fare sacrifici per favorire l’assistenza sanitaria”.

Schwab pensa che i cittadini, così come hanno docilmente accettato il confinamento e altre misure, siano “già pronti” per affrontare quello che li si costringerà a fare.

I signori di Davos non si mordono la lingua quando riconoscono che “il capitalismo vecchio stampo … è morto…”.

Sono consapevoli del fatto che “la loro ossessione di massimizzare i profitti degli azionisti ha portato a orribili disuguaglianze”. Il loro ospite d’onore è stato, questa volta, Xi Jinping, il presidente della Cina, che ha pronunciato un discorso trionfalista e ha descritto le istruzioni che detterà. Ma il Forum non ha adottato il “socialismo moderno” che Xi afferma di star realizzando.

Il Grande Reset riscatterà la parola capitalismo dalla tomba degli orrori in cui si trova, lo farà cancellando le libertà ed eseguendo innumerevoli esercizi autoritari o realizzando megaprogetti come il treno Maya o il Corridoio Transoceanico.

Il nuovo regime sarà “includente” ed egualitario, come la 4T [La Quarta Trasformazione del paese promessa dal presidente del Messico, López Obrador, ndt]. Tutte le “parti interessate” parteciperanno all’operazione, in modo che non ci sia alcuna opposizione al nuovo mondo felice che si starebbe creando, ad esempio, nel sud-est del Messico.

Vale la pena di fare un’attenta analisi dell’agenda del Grande Reset. I suoi promotori non traducono questa espressione come faccio io: per loro quella sarebbe la grande ripartenza oppure il grande ricettario (sic), formule meno forti di quella inglese. È raccapricciante vedere il progetto completo, ma è anche molto illuminante. Permette di capire meglio cosa sta succedendo… e precisa ciò che bisogna invece fare.

Ricordiamo ancora una volta la frase zapatista: “Ci hanno tolto così tanto che ci hanno tolto perfino la paura“. Senza paura alcuna, iniziamo a far crescere speranze e trasformiamo la resistenza in liberazione. Per costruire il mondo nuovo e fondare possibilità reali di condivisione e convivialità su nuove relazioni sociali reali, ci stiamo collegando, unendoci ad altre e altri che a loro volta combattono questa lotta decisiva. Cominciamo così a imparare dalle altre e dagli altri, a offrirci solidarietà e a praticare insieme un’azione politica che si basa soprattutto sull’ascolto. Che è poi, tra l’altro, quello che stanno per fare in Europa, insieme con gli zapatisti, il Congresso Nazionale Indigeno e il Consiglio Indigeno di Governo.

(El gran reacomodo (The Great Reset)”, in La Jornada.).

 

 

 

 

Klaus Schwab (il Nuovo Hitler) elogia Draghi e Macron

e insiste: serve “un governo unico mondiale”.

Miglioverde.eu- Matteo Corsini - (27 Gennaio 2022)- ci dice :

Ogni anno a gennaio si tiene la riunione del World Economic Forum a Davos. L’evento del 2022 è in formato virtuale a causa del Covid-19. Come di consueto Klaus Schwab, fondatore e presidente esecutivo del WEF, non ha rinunciato a comunicare la sua visione sulla governance globale, un suo pallino da tanti anni.

Secondo Schwab, che esordisce in un modo non proprio originale, affrontare le nuove sfide “richiederà che i leader adottino un modello di governance diverso”.

Sì, perché, “al centro della nostra incapacità di prevedere e gestire i rischi globali c’è un problema di governance. Le nostre istituzioni e le loro leadership non sono più adatte allo scopo”. Occorre creare una Dittatura Unica Globale.

Schwab passa poi i rassegna i modelli di governance adottati dal secondo dopoguerra in poi: “Nel periodo della “Governance 1.0”, dopo la Seconda Guerra Mondiale, sia la governance pubblica che quella aziendale erano contrassegnate dal «leader forte».

Questo tipo di leadership funzionava in una società in cui il costo delle informazioni era elevato, potere e gestione gerarchici funzionavano in modo fluido, e i progressi tecnologici ed economici avvantaggiavano quasi tutti.

 Il modello di “Governance 2.0”, emerso a fine anni Sessanta, affermava il primato della ricchezza materiale, e coincideva con l’ascesa del «capitalismo degli azionisti» e la progressiva finanziarizzazione globale.

 La nuova classe manageriale, responsabile solo nei confronti degli azionisti, regnava sovrana.

Il brutale shock sociale ed economico inflitto dal Covid-19 ha inaugurato la “Governance 3.0”. La gestione delle crisi domina il processo decisionale, con i leader che si concentrano sul pensiero operativo e mostrano una relativa noncuranza nei confronti delle possibili conseguenze indesiderate. Questo approccio a breve termine, per tentativi ed errori, ha portato a una gestione confusa della pandemia e delle sue ricadute socioeconomiche”.

Per inciso, la élite di quella classe manageriale che regnava sovrana partecipa regolarmente al WEF di Klaus Schwab .

Schwab sostiene poi che “quando la pandemia finirà, avremo bisogno di un nuovo modello di governance. La “Governance 4.0” dovrebbe differire dai precedenti modelli per diversi aspetti.

1-Dovrebbe sostituire l’odierna gestione a breve termine delle crisi con un pensiero strategico a lungo termine. L’attenzione ai problemi attuali come la pandemia, le crisi socioeconomiche, e la salute mentale delle persone deve essere integrata con azioni dirette a contrastare i cambiamenti climatici, invertire la perdita di biodiversità e i danni ambientali causati dalle attività umane, e ad affrontare le sfide come le migrazioni forzate.

2-Deve sostituire la visione «a tunnel» e l’approccio top-down che prevalevano in passato. Viviamo in un mondo complesso e interconnesso, non in uno lineare con poche discontinuità. Ciò significa anche che devono cambiare i ruoli e le responsabilità di ogni stakeholder della società. Il business non può più ignorare il suo impatto sociale e ambientale, mentre i governi non possono più agire come se fossero gli unici depositari di tutte le risposte.

(Solo Klaus Schwab -il nuovo Hitler- può fornire le relative risposte.)

3-Deve cessare l’enfasi su una concezione angusta dell’economia e degli interessi finanziari a breve termine.

 Il primato della società e della natura deve essere al centro di qualsiasi nuovo sistema di governance. Finanza e affari sono importanti. Ma devono servire la società (Ossia Klaus Schwab) , non il contrario”.

Secondo Schwab, “molti leader stanno già pensando e agendo come pionieri di una nuova era di governo. Tra questi sono compresi dirigenti aziendali che sostengono i valori ambientali, sociali e di governance (Esg), e leader politici come il presidente francese Emmanuel Macron e il primo ministro italiano Mario Draghi che abbattono le frontiere”. (Draghi ha incontrato Schwab il 22 Novembre 2021,ndr).

Inoltre, “dovremmo accogliere con favore i leader che, navigando in territori in gran parte inesplorati, agiscono come pionieri al di fuori del loro ristretto interesse, e sostengono azioni per combattere il cambiamento climatico e affrontare l’ingiustizia sociale”.

A prescindere da ciò che uno pensa della lotta al cambiamento climatico e dell’ingiustizia sociale (sull’infausto concetto di “giustizia sociale” trovo ancora attuali le parole di Friedrich von Hayek in “Legge, legislazione e libertà”), un pioniere generalmente agisce in primo luogo per i propri fini.

(Ma il fine di Klaus Schwab è quello di costruire in gran segreto bombe atomiche in Sud Africa ?)

 Le sue azioni possono poi avere effetti più o meno positivi anche su altri. E in effetti questo è quanto avviene sul mercato. In politica le cose vanno diversamente. Per inciso, i due leader elogiati da Schwab non sono esenti dalla critica che egli stesso ha rivolto alla gestione della crisi da Covid, ovvero “una relativa noncuranza nei confronti delle possibili conseguenze indesiderate”.

In generale, faccio fatica a capire come conciliare la storia del WEF con un approccio che non sia top-down.

Soprattutto, non mi è chiaro cosa intenda Schwab per “primato della società”. La società non è un’entità a sé stante, ma un insieme di relazioni tra individui o gruppi di individui. In estrema sintesi, una società è tanto più libera quanto più tali relazioni sono iniziate e condotte su base volontaria. E viceversa.

Le iniziative fin qui propugnate da Schwab (vedi il Great Reset) e dal WEF tendono a una configurazione di società in cui qualcuno (ossia Klaus Schwab) stabilisce cosa è bene per tutti quanti, quindi “servire la società” alle mie orecchie suona in modo sinistro.

 

 

 

Il Grande Reset: l’eterno ritorno

del mito del Nuovo Ordine Mondiale.

Queryonline.it- Roberto Paura-(   25 Ottobre 2021)- ci dice :

 

Le Georgia Guidestones, le “pietre guida” della Georgia, sono una tappa fissa per gli appassionati del tema del Nuovo Ordine Mondiale.

Costruite nel 1980 su indicazione di un anonimo celatosi dietro lo pseudonimo di R. C. Christian (omaggio non troppo velato al mitico fondatore dei Rosa-Croce, Christian Rosenkreuz), richiamano alla memoria i monumenti megalitici, e in effetti fungono da calendario astronomico grazie all’allineamento con i solstizi e gli equinozi.

Sulle pietre si trovano incise frasi in lingue diverse che definiscono una sorta di nuovo Decalogo per l’umanità a venire.

Le Guidestones rappresentano infatti una sorta di “capsula del tempo”, pensata per sopravvivere a una catastrofe globale e indicare ai sopravvissuti come ricostruire la civiltà daccapo e meglio di prima, un po’ come l’Orologio dei Diecimila Anni che la Fondazione Long Now sta costruendo in Nevada.

Per i complottisti, il decalogo delle Guidestones non è altro che l’agenda del Nuovo Ordine Mondiale: mantenere l’umanità in equilibrio con la natura sotto i 500.000 abitanti, dirigere la riproduzione umana per migliorare l’adattamento e la diversità (un esplicito riferimento all’eugenetica), unire l’umanità con un nuovo linguaggio, regolare le passioni con la ragione, proteggere le nazioni con leggi giuste, risolvere le dispute tra i popoli con una corte mondiale, ridurre la burocrazia, equilibrare diritti personali e doveri sociali, premiare la verità, la bellezza e l’amore in armonia con l’infinito, lasciar spaio alla natura (ripetuto due volte).

Ecco il Grande Reset.

Le indicazioni di questa sorta di “Stonehenge degli Illuminati”, com’è stata definita, sarebbero prossime ad avverarsi, stando almeno ai sostenitori della teoria del Grande Reset (Great Reset).

Non ha dubbi, per esempio, uno dei suoi più influenti sostenitori, l’arcivescovo Carlo Maria Viganò, ex nunzio apostolico a Washington, diventato paladino prima di QAnon negli ultimi mesi della presidenza Trump e poi di tutta la variegata galassia negazionista del Covid.

Mettiamoci nei panni dei fautori del Great Reset (…), di un Bill Gates, di un George Soros, Klaus Schwab:

non sarà difficile comprendere che, se dichiarassimo spudoratamente che abbiamo deciso di sterminare la popolazione mondiale con un siero genico, con ogni probabilità non otterremmo consenso dalle masse, né appoggio dalle istituzioni, perché il nostro piano criminale susciterebbe una rivolta e scoprirebbe le nostre carte.

 In realtà i nostri progetti li abbiamo dichiarati a più riprese, scritti negli atti dei nostri congressi, ribaditi in interviste ed incontri istituzionali, li abbiamo fatti incidere nelle Georgia Guidestones.

Così Viganò lo scorso maggio al primo Festival della Filosofia Antonio Livi, celebratosi a Venezia e dedicato al teologo ultra-conservatore, morto lo scorso anno, fustigatore della Chiesa post-conciliare e acerrimo nemico di papa Bergoglio. Evento al quale hanno preso parte tutti i maître à penser del fronte no-vax, da Silvana De Mari a Giulio Tarro, da Stefano Montanari a Robert F. Kennedy Jr., figlio di Bob Kennedy.

Tutti riuniti sotto lo slogan del convegno, coniato dal filosofo sovranista russo Aleksandr Dugin: «Al grande reset rispondiamo con un grande risveglio», che strizza l’occhio al Great Awakening vaticinato dai sostenitori di QAnon, a dimostrazione di come nella galassia complottista cambiano i nomi ma non i concetti.

E in effetti la stessa teoria del Grande Reset – in Italia assurta all’attenzione dei media mainstream dopo le esternazioni dell’ex direttore di Rai2 Carlo Freccero su giornali e programmi televisivi nell’ultimo mese – non fa che riportare in auge la sempreverde teoria del Nuovo Ordine Mondiale, assegnando questa volta al World Economic Forum il ruolo di cattivo che in passato è stato variamente attribuito al Council on Foreign Affairs, alla Rockefeller Foundation o al gruppo Bilderberg, think-tank e gruppi di potere considerati il paravento degli Illuminati, che da secoli tentano di assumere il controllo del mondo.

Questa volta sarebbero in procinto di riuscirci, finalmente: cos’è stata la pandemia di Covid se non la giustificazione per una riprogettazione della società secondo i progetti delle élite mondiali, seguendo i dettami delle Georgia Guidestones, così come l’11 settembre fu un pretesto per consentire agli Stati Uniti di aumentare la propria proiezione geopolitica e accaparrarsi il petrolio iracheno?

 Del resto il Nuovo Ordine Mondiale non ha nemmeno bisogno di nascondere i suoi scopi, come ricorda l’arcivescovo Viganò. A tracciare il piano del Grande Reset sarebbe stato Klaus Schwab, il fondatore del World Economic Forum (WEF) di Davos, figura fino a poco tempo fa nota sola agli addetti ai lavori  ma oggi assurta nel pantheon complottista alle stesse posizioni di vertice attribuite a George Soros e Bill Gates.

Nell’estate del 2020 Schwab ha infatti lanciato l’iniziativa Great Reset con l’obiettivo di favorire il dialogo tra i leader politici, economici e intellettuali più influenti al mondo per immaginare il futuro post-Covid, necessariamente diverso da quello precedente.

«Molti di noi stanno riflettendo su quando le cose torneranno alla normalità. La risposta in breve è la seguente: mai».

Questa frase di Schwab è in esempio alla prima pagina di Golpe globale. Capitalismo terapeutico e Grande Reset (2021), l’ultimo libro del filosofo sovranista Diego Fusaro, che accusa Schwab di portare avanti un’agenda tecnocratica per costruire un nuovo mondo a immagine e somiglianza delle élite globaliste.

Nell’articolo originale di Schwab pubblicato sul sito del WEF nel giugno 2020 (Now is the time for a ‘great reset’, “adesso è il tempo per un grande reset”), l’economista svizzero ( bombarolo con armi atomiche in Sud Africa!) indica i tre obiettivi di questa nuova agenda mondiale.

Innanzitutto spingere il capitalismo globalista verso una riformulazione maggiormente orientata alla trasparenza, al coordinamento con i governi attraverso una più equa politica fiscale (incluse tasse sui grandi patrimoni), e allo sviluppo di una stakeholder economy, vecchio pallino di Schwab, secondo cui un capitalismo maturo non dovrebbe fare solo gli interessi degli azionisti (shareholders) ma produrre utili per l’intera società (la WEF è stata essenzialmente fondata con l’obiettivo di promuovere questa ridefinizione del capitalismo globalista , finora con modesti risultati).

 

In secondo luogo, il Grande Reset dovrebbe puntare a investimenti pubblici su obiettivi condivisi, come l’aumento dell’eguaglianza e la sostenibilità globale, anziché finanziare enti privati o fondi pensioni, salvare banche e aziende in fallimento: obiettivi che trovano eco, per esempio, nello European Green Deal varato dalla Commissione europea e dallo stesso Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) italiano che, in ottemperanza alle indicazioni di Bruxelles, privilegia investimenti per la transizione ecologica. Infine, la terza priorità del Grande Reset per Schwab dovrebbe essere una Quarta Rivoluzione Industriale orientata al bene pubblico e alle grandi sfide sociali e sanitarie.

No, non ci sono piani “buoni”, per i complottisti.

Sembrerebbe un piano illuminato (nel senso positivo, e non complottista, del termine) per un mondo più giusto, ma per i teorici del Nuovo Ordine Mondiale è in realtà lo schema per un futuro da incubo di dominio globale e oppressione satanica.

Per capire il perché, è utile ricordare dove affondano le radici della teoria del Nuovo Ordine Mondiale.

Nel 1991 un libro dal titolo The New World Order scalò le classifiche dei best-seller del “New York Times”. L’autore era Pat Robertson, influente telepredicatore fondamentalista, candidatosi nel 1988 alle primarie repubblicane per la presidenza degli Stati Uniti.

Il titolo del libro proveniva da una frase pronunciata un anno prima dal presidente George H. W. Bush (colui che nelle primarie di tre anni prima aveva battuto Robertson), secondo cui con il crollo dell’Unione sovietica e il consenso russo all’intervento delle Nazioni Unite in Iraq (la Guerra del Golfo) si andava delineando un Nuovo Ordine Mondiale.

 Anche in quel caso, come per il Grande Reset, un’affermazione decontestualizzata di un esponente dell’élite internazionale divenne la bandiera di una super-teoria del complotto.

Secondo Robertson, il Nuovo Ordine Mondiale di Bush sarebbe coinciso con il sinistro piano degli Illuminati, i quali, attraverso organizzazioni come le Nazioni Unite, la Banca mondiale, il Fondo monetario internazionale, la Federal Reserve, la SWIFT (Society for Worldwide Interbank Financial Telecommunication, che regola le comunicazioni tra le banche di tutto il mondo), la Trilaterale e il Bilderberg starebbero manovrando da decenni per ridisegnare il mondo e asservirlo al proprio dominio.

Il successo di questo libro in America si spiega solo se si comprendono alcuni elementi peculiari della cultura americana, specialmente quella di destra.

In quanto nati da una guerra d’indipendenza contro un governo (quello inglese) giudicato dispotico e lesivo delle libertà personali, gli Stati Uniti coltivano da sempre il culto dell’autonomia dei cittadini dal potere centrale, che spiega anche il senso del diritto costituzionale di detenere armi da fuoco (precisamente con lo scopo di opporsi a un eventuale governo tirannico che dovesse provare a imporsi).

 In questo senso ogni tentativo del governo federale di aumentare il suo potere a scapito delle libertà individuali è considerato in modo sospetto come un tentativo di erigere una dittatura; ciò tanto più quando in gioco ci sono aumenti di tasse o nuove imposizioni fiscali.

Va da sé che anche ogni tentativo degli organi internazionali o sovranazionali di imporre le proprie decisioni agli Stati nazionali venga letto come parte di un piano per la dittatura globale.

Ciò spiega perché la destra americana sia, in genere, fortemente ostile tanto alle Nazioni Unite quanto all’Unione europea (per Robertson un vero e proprio piano dell’Anticristo) e a think-tank internazionalisti che promuovono il multilateralismo.

 

Il World Economic Forum, fondato da Schwab nel 1971, rappresenta tutto ciò che, agli occhi dei conservatori americani di destra, è il male.

 Un forum di dibattito tra leader politici e di opinione su come regolare il libero mercato attraverso le istituzioni internazionali e non-governative, che peraltro da alcuni anni a questa parte porta avanti temi in radicale opposizione al conservatorismo di destra, come il reddito di base universale o la transizione ecologica.

 L’accoglienza che Greta Thunberg ha ricevuto a Davos non è sfuggita agli osservatori ed è diventata, per i complottisti, prova che i cambiamenti climatici non sono altro che la foglia di fico dietro cui nascondere i piani del Grande Reset.

Il Covid-19, da questo punto di vista, non sarebbe che l’ultimo di una serie di escamotage con cui promuovere stati d’eccezione.

Tutti dentro il Reset.

Da quando la teoria del complotto del Grande Reset ha iniziato a circolare, ogni dichiarazione dei leader globali è finita per trasformarsi in una prova del piano per il Nuovo Ordine Mondiale.

È il caso del principe Carlo, che nel giugno del 2020 ha rilanciato il progetto di Schwab in un videomessaggio pubblicato sul canale della Royal Family per un “reset” dell’economia mondiale per rendere l’umanità maggiormente in grado di affrontare le grandi sfide globali come i cambiamenti climatici.

O del premier canadese Justin Trudeau, che in un videomessaggio per un meeting delle Nazioni Unite nel novembre 2020 ha definito la pandemia “un’opportunità per un reset”.

Anche il Build Back Better Plan del presidente americano Biden per “ricostruire meglio” gli Stati Uniti dopo il Covid è stato definito da emittenti conservatrici come Fox News un piano in linea con il Grande Reset.

Persino il paventato (e subitaneamente tramontato) progetto della Superlega europea di calcio, che ha scaldato gli animi la scorsa primavera, è stato visto come parte del piano del World Economic Forum, il che dimostra quanto scollegata sia l’interpretazione del messaggio dal suo contenuto originale, dal momento che l’obiettivo del WEF di ridurre le disuguaglianze globali difficilmente potrebbe sposarsi con un piano per rendere i super-club europei ancora più ricchi.

 

Nel frattempo, testi come quello di Fusaro o Il Grande Reset. Dalla pandemia alla nuova normalità di Ilaria Bifarini, che si dichiara “bocconiana redenta” per poi diventare “studiosa e autrice indipendente”, scalano le classifiche di Amazon e la teoria del Grande Reset finisce per trovare ospitalità nei programmi televisivi e persino su Radio Maria, rilanciata dal direttore padre Livio Fanzaga, per nulla nuovo a uscite controverse e convinto sostenitore della teoria secondo cui il Covid-19 sarebbe stato creato con lo scopo di instaurare una “dittatura sanitaria” globale.

I grandi di questo mondo che stanno conducendo la danza a Davos (…) vogliono assolutamente, attraverso la pandemia, dare un’accelerata e dare un Grande Reset, per cancellare tutto il passato e dare un nuovo inizio che secondo loro prospetterebbe qualcosa di grandioso per il futuro dell’umanità.

Tesi riprese anche dal cardinale Raymond Burke, grande oppositore di Bergoglio e protettore dell’arcivescovo Viganò, finito poi in terapia intensiva per aver contratto il Covid-19, di cui negava l’esistenza.

Si tratta, sostanzialmente, della stessa galassia ultra-conservatrice e sovranista che, fino a poco meno di un anno fa, ha sostenuto la presidenza di Donald Trump e le teorie del complotto ad essa legate, in primis QAnon; e che ora, evidentemente, si sta riposizionando intorno a una nuova incarnazione del vecchio tema cospirazionista del Nuovo Ordine Mondiale per conservare seguito, visibilità e attenzione mediatica. Come ha giustamente sintetizzato Errico Buonanno nel suo Non ce lo dicono (2021).

Precisamente come nell’antichità, in cui l’epidemia era attribuita a un dio arrabbiato; precisamente come nel medioevo, in cui le forze anticristiane erano le responsabili del complotto e un’aria da apocalisse si abbatteva sul mondo; precisamente come nell’Ottocento, in cui agenti degli stati esteri spargevano i contagi per sottomettere il popolo, queste [sono] le reazioni nel nuovo millennio.

 

 

 

 

DOCUMENTO DELL’OMS SVELA IL VERO PROGETTO

DIETRO AL COVID-19. IL COLPO DI STATO

DEI TECNOCRATI DI “KLAUS SCHWAB”.

Nogeoingegneria.com - Redazione-Davide Donateo- ( 11 settembre 2021)- ci dicono:

Il colpo di stato di Technocracy, in pieno svolgimento in Italia , intende trasformare il mondo in una dittatura scientifica in cui ogni essere umano sarà monitorato e gestito dalla culla alla bara. La documentazione a riguardo è prontamente disponibile e molto chiara. L’unica domanda è se i cittadini resisteranno o meno.

Vorrei ricordare ai detentori della verità, i tantissimi fact checkers o “fake checkers” che nel 2020 avvertivamo del vero obiettivo di questa psico-pandemia con articoli sui passaporti vaccinali come mezzo scelto per arrivare al vero obiettivo: l’identità digitale.

Al tempo fummo tacciati di complottismo e di essere diffusori di fake news . Ma chiunque abbia un po’ di buon senso sa che Il tempo mette ognuno al proprio posto. E il tempo non è ancora arrivato ma si avvicina rapidamente, mentre il castello di carte crolla. Per ora siete voi insieme al mainstream a cadere rapidamente nel vortice dei diffusori di menzogne.

Senza fanfara e senza quasi una sbirciatina dai media dell’establishment di proprietà delle multinazionali, l’Organizzazione Mondiale della Sanità delle Nazioni Unite, conosciuta anche come l’OMS, ha pubblicato la  scorsa settimana un  documento che dovrebbe far scattare un campanello d’allarme per gli amanti della libertà.

Il documento fornisce una “guida” per ogni nazione del mondo su come implementare i passaporti sanitari digitali, cosa che Bill Gates, Klaus Schwab e altre élite di potere hanno affermato dallo scorso anno sarebbe assolutamente essenziale per sconfiggere la pandemia di Covid.

Il solo titolo del documento sembra progettato per respingere il lettore medio e addormentarlo:  Documentazione digitale dei certificati COVID-19: stato vaccinale: specifiche tecniche e guida all’implementazione.

L’OMS sta lavorando con i Centri statunitensi per il controllo delle malattie, o CDC, “per produrre uno standard di alto valore per l’adozione internazionale e lo scambio di informazioni tecniche”. In parole povere, stiamo parlando di un passaporto sanitario digitale. Questi passaporti, come abbiamo approfondito negli articoli precedenti, non hanno altro scopo che quello di tracciare i movimenti delle persone in tempo reale, raccogliendo dati lungo tutto il percorso.

In altre parole, uno dei diritti più basilari in qualsiasi società libera, la libertà di movimento, sarà infranto se la tua città, stato o nazione seguirà i consigli dell’OMS, del World Economic Forum o di uno qualsiasi dei suoi partner tecnologici come Microsoft, Google, Facebook, ecc.

Il documento dell’OMS afferma che il suo scopo è fornire standard e specifiche per i governi e gli appaltatori che cercano di imporre passaporti vaccinali digitali alle popolazioni globali.

“Questo è un documento di orientamento per i paesi e i partner attuatori sui requisiti tecnici per lo sviluppo di sistemi di informazione digitale per l’emissione di certificati digitali interoperabili basati su standard per lo stato di vaccinazione COVID-19 e considerazioni per l’implementazione di tali sistemi, ai fini della continuità delle cure. , e la prova della vaccinazione”. Una versione ridotta del documento di 99 pagine, con grafici utili, alcuni dei quali sono riprodotti di seguito, può essere trovata già oggi .

 

Come si può vedere nello screen-shot sopra, questa tecnologia verrà utilizzata per tracciare non solo il movimento delle persone, ma anche per monitorare il loro bisogno di “continuità delle cure”, che predice il desiderio dell’OMS di vaccini continui e iniezioni di “richiamo” in perpetuo per ogni uomo, donna e bambino.

Il sistema è persino progettato [vedi screen-shot sotto] per la massima stampabilità in modo che i titolari di passaporti vaccinali “senza smartphone  possano ricevere un codice QR stampato “.

Il documento è stato emesso il 27 agosto con il pubblico previsto di stati membri dell’OMS e appaltatori tecnologici con una partecipazione nel business del passaporto digitale, dove le aziende tecnologiche potranno raccogliere miliardi di profitti nei prossimi anni installando questa nuova rete di sorveglianza.

Questo documento parla della necessità di implementare passaporti vaccinali digitali in tutta la società e di come farlo. “I registri delle vaccinazioni possono anche fornire la prova dello stato di vaccinazione per scopi non correlati all’assistenza sanitaria”, sottolinea l’OMS a pagina 14.

Un certificato di vaccino digitale è definito nel documento come “una rappresentazione firmata digitalmente del contenuto dei dati che descrive un evento di vaccinazione”.

L’imminente Quarta Rivoluzione Industriale.

Se i governi e i loro partner tecnologici riusciranno a implementare questo sistema e a convincere il pubblico ad accettarlo, il passo successivo, già previsto dal World Economic Forum, è spostare il codice QR dallo smartphone al corpo reale della persona Klaus Schwab, direttore e fondatore del WEF, che ospita ogni anno a Davos, in Svizzera, i principali attori del potere politico ed economico mondiale, ha affermato nel 2016 durante la promozione del suo libro sulla Quarta rivoluzione industriale, che questa rivoluzione globale “porterà a una fusione delle nostre identità fisiche, biologiche e digitali”.

Schwab ama dire che il Covid e il cosiddetto “Great Reset” annunciato dal World Economic Forum nel luglio dello scorso anno, costringeranno le persone a interagire con le macchine in modi nuovi e diversi.

Non stava scherzando. Ascolta Schwab nel video qui sotto che prevede che in questo processo di fusione, entro il 2026, le persone avranno un chip impiantato nella pelle o nel cervello che le collegherà a Internet.

Il libro di Schwab, pubblicato alla fine del 2016, affermava che era vicino il tempo in cui gli sviluppi della tecnologia non solo avrebbero “cambiato il modo in cui viviamo e lavoriamo”, ma sarebbero state ” anche idee stimolanti su cosa significa essere umani “.

Ovviamente c’è un segmento della popolazione, in tutto il mondo, che Schwab, Gates, Fauci, Rockefeller, Soros, Buffet e il resto delle élite sanno che non accetteranno mai il loro piano per cambiare l’idea stessa di cosa significa essere umano.

È qui che il lancio dei controversi colpi di mRNA Covid è stato estremamente prezioso per gli strateghi dietro il nuovo ordine mondiale. Stanno ottenendo un’ottima idea di chi avranno bisogno di rieducare o, se ciò non è possibile, eliminare del tutto dalla società.

È qui che entrano in gioco i certificati-passaporti digitali. Sono per loro stessa natura coercitivi, un ovvio assalto diretto alla libertà umana fondamentale.

Chiunque accetti una tale intrusione nel proprio movimento e nella propria privacy è chiaramente già pronto per l’ultimo “marcamento” del nuovo ordine mondiale, che sarà quello di accettare il codice QR segnato direttamente sulla propria pelle utilizzando una tintura invisibile. Gates ha già finanziato un  progetto al MIT  per fare proprio questo.

Il documento dell’OMS menziona anche che, una volta stabiliti, questi certificati digitali potrebbero essere caricati con dati che includono non solo lo stato del vaccino Covid, ma tutti i vaccini e le cartelle cliniche.

L’obiettivo finale è avere un sistema di identificazione globale abbinato al proprio stato di vaccino, un sogno che le fondazioni Gates e Rockefeller si sono sforzate di realizzare sin dal lancio dell’iniziativa ID2020 nel 2019, prima che il Covid fosse una cosa.

In effetti, la china scivolosa verso la trasformazione di ogni uomo, donna e bambino in un QR Code ambulante è già stata percorsa in tutto il mondo.

I codici QR scansionabili che consentono a datori di lavoro, aziende e altre organizzazioni di vedere il tuo stato di vaccinazione e decidere se consentirti di accedere alle loro proprietà si stanno già facendo strada in diversi stati e città negli Stati Uniti e in tutta Europa.

La società del “mostra le tue carte” sta emergendo davanti ai nostri occhi e pochissimi sembrano preoccupati, o addirittura consapevoli.

Una società chiamata  MyIR Mobile  sta lavorando in diversi stati, fornendo un’app che consente all’utente “di dimostrare il proprio stato di Covid per viaggi, scuola, lavoro o qualsiasi altra situazione in cui è richiesta la prova. Basta registrare il tuo account e aprire il codice QR nella tua app per consentire ad altri di scansionare la tua prova di vaccinazione. Lo screen-shot qui sotto è solo una delle bombe tecnocratiche che si possono trovare sul sito Web di MyIR Mobile.

In vero stile distopico, questa azienda strombazza la sua app “mostra i tuoi documenti” come se fosse un grande risultato, come  ha fatto l’umanità a cavarsela per migliaia di anni senza avere un’app per telefono con codice QR scansionabile che consente loro di essere rintracciati, per veder interrogata e contestata la loro mera presenza in un luogo pubblico, come se fossero proprietà di qualcuno? Un cane al guinzaglio ha più libertà di così, ma sei comunque incoraggiato a “registrarti ora”. È “semplice e sicuro”.

Questo è il classico caso di un’azienda tecnologica che commette terrorismo digitale contro l’umanità.

Non c’è altro modo per aggirarlo. Questa è la forma digitale della società “mostra le tue carte” della Germania nazista, che si annuncia di essere arrivata nella patria dei coraggiosi e nella terra dei liberi. Non si nasconde più. È proprio davanti nostre facce .Infatti Klaus Schwab è il nuovo Hitler !

La premessa dietro MyIR Mobile è chiara: o fatti vaccinare o la tua vita è finita. È solo una delle dozzine di queste aziende tecnologiche che cercano di incassare la “nuova normalità” impazzita dalla paura che le élite globaliste hanno creato sulla scia della pandemia di Covid.

Stanno usando il potere della tecnologia per il massimo del male, per cancellarti letteralmente da tutta la società.

Questi sono i tecnocrati globali (eminenti farabutti) che mettono piede sulla porta di un posto in cui non hanno alcun diritto di essere – la tua assistenza sanitaria personale – e affermano di avere il diritto di convincere ogni azienda a discriminarti in base al tuo cosiddetto “status di vaccino”, che non ha nulla a che fare con il fatto che tu sia sano o meno o un pericolo per gli altri.

Il CDC e il bugiardo Fauci hanno già ammesso che questi vaccini non ti impediscono di contrarre il Covid, non ti impediscono di diffondere il Covid e ti proteggono solo da “malattie gravi” da tre a cinque mesi. Entro cinque mesi la tua protezione inizia a calare seriamente e avrai bisogno di un altro “richiamo” per mantenere il tuo ambito status di “completamente vaccinato”.

Coloro che non possono dimostrare di avere tale status non solo saranno discriminati, ma il governo di delinquenti  incoraggerà le aziende a discriminarli.

Il movimento per i diritti civili è stato combattuto e vinto su questo stesso tipo di discriminazione legalizzata.

Le guerre sono state combattute per molto meno.

Le élite globaliste amano recitare la dialettica hegeliana: una  crisi  [reale o fabbricata] provoca una  reazione  da parte della gente, che chiede al governo di agire per proteggerla, e poi  viene fuori la soluzione orribile  .

E non si fermerà con i passaporti digitali dei vaccini. Questa è solo la prima tappa sulla strada per la creazione di un ID digitale che sarà richiesto a tutti i “cittadini globali” per poter acquistare o vendere. Inizierà con il tuo stato di vaccinazione e alla fine includerà punti dati che consentono al governo e al mondo aziendale di sapere tutto su di te in una sola occhiata.

Alcuni riconosceranno questi cambiamenti sociali come tirannia e si opporranno alla trasformazione.

Ecco perché è fondamentale inserire tutti i bambini nel sistema. Fauci e compagnia stanno spingendo freneticamente il vaccino per i bambini di 11 anni e sotto.

Ce l’hanno già per quelli dai 12 ai 18 anni. Vogliono questo così i giovani cresceranno pensando che sia normale che gli venga chiesto di dimostrare il proprio stato di vaccinazione prima di poter entrare in luoghi pubblici e aziende. Non ha nulla a che fare con la salute e tutto con la messa in atto delle strutture di un nuovo stato di sorveglianza in cui ogni essere umano sarà tracciato e rintracciato 24 ore su 24, 7 giorni su 7 in tempo reale.

Fai come ti viene detto o preparati a ibernarti in casa tua per il resto della tua vita, incapace di lavorare, fare la spesa, viaggiare ovunque, andare ovunque.

Se non ti senti a tuo agio in un mondo del genere, preparati a resistere.

(databaseitalia.it/documento-delloms-svela-il-vero-progetto-dietro-al-covid-19-il-colpo-di-stato-dei-tecnocrati-di-klaus-schwab/)

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Putin: “il WEF di Klaus Schwab sta cercando

di inaugurare un Nuovo Ordine Mondiale.”

Conoscenzealconfine.it- ( 10 Marzo 2022)- Sean Adl-Tabatabai- ci dice:

 

Il presidente russo Vladimir Putin ci ha avvertito che il World Economic Forum (WEF) sta cercando di inaugurare un “Nuovo Ordine Mondiale” per l’umanità, piantando agenti in posti di governo di alto livello in tutto il mondo.

(In Italia abbiamo il “prode non eletto  Draghi “che vorrebbe poter parlare con Putin come gli è stato comandato da Klaus Schwab :il suo padrone!Ndr. ).

In un editoriale della giornalista Rachel Marsden, pubblicato da Rt, i media statali russi hanno chiesto che si faccia più luce sull’agenda del WEF e su chi gestisce segretamente il mondo.

Rt.com riporta: “Quando il deputato canadese Colin Carrie del Partito conservatore, ha chiesto al governo del primo ministro Justin Trudeau quanti ministri canadesi fossero effettivamente ‘d’accordo con l’agenda del World Economic Forum’, e che i canadesi che rappresenta meritavano una risposta onesta piuttosto che accuse di diffondere ‘disinformazione’, come ha fatto il deputato di sinistra dell’NDP Charlie Angus, la sua connessione in videoconferenza è stata interrotta”.

Il World Economic Forum (WEF), chiamato colloquialmente “Davos”, per coloro che hanno familiarità con il pellegrinaggio annuale dell’élite internazionale nell’omonima città svizzera, è stato sulla punta di molte lingue negli ultimi due anni, in particolare in nel contesto dell’emergenza Covid-19.

Poco prima della pandemia di Covid, il 15 ottobre 2019, l’organizzazione ha annunciato che stava tenendo “un’esercitazione, una simulazione dal vivo per preparare i leader pubblici e privati ​​alla risposta alla pandemia”. Se ti sembra una strana coincidenza, allacciati le cinture, perché diventa solo più strano.

Parlando a una videoconferenza delle Nazioni Unite nell’autunno del 2020, Justin Trudeau ha alzato le sopracciglia, alludendo a un potenziale collegamento tra la pandemia globale e il Forum: “Questa pandemia ha fornito un’opportunità per un reset”, ha detto.

“Questa è la nostra occasione per accelerare i nostri sforzi pre-pandemia, per re immaginare sistemi economici che rispondano veramente a sfide globali come povertà estrema, disuguaglianza e cambiamento climatico” ha aggiunto, riferendosi a un concetto di “reset” molto promosso dal WEF dall’inizio della pandemia, che presenta la crisi come un’opportunità per cambiare radicalmente il modo in cui operano le società sviluppate.

Nell’agosto 2021, il deputato olandese Gideon van Meijeren ha chiesto al primo ministro Mark Rutte riguardo ad una lettera che aveva scritto al fondatore del WEF, Klaus Schwab, in cui affermava che il libro di Schwab, “Covid-19: The Great Reset”, pubblicato il 9 luglio, 2020, durante i primi mesi della pandemia, “lo ha ispirato a ricostruire meglio” (build back better). Slogan presente anche nell’agenda legislativa del presidente degli Stati Uniti Joe Biden, che include un aumento del trasferimento di ricchezza nell’oscuro buco nero del cambiamento climatico e della “spesa sociale”.

Sarebbe facile attribuire il tutto a un’agghiacciante coincidenza retorica se non ci fosse un vero collegamento tra Schwab, Davos e funzionari eletti come Rutte e Trudeau.

 È una connessione di cui si è vantato anche lo stesso Schwab. Nel 2017, ha detto ad un’udienza alla John F. Kennedy School of Government dell’Università di Harvard: “Ciò di cui siamo molto orgogliosi è la generazione più giovane, come il primo ministro Trudeau… Stiamo entrando nei gabinetti”.

Non sta scherzando. L’attuale ministro delle finanze e vice primo ministro canadese, Chrystia Freeland, siede nel consiglio di amministrazione del WEF, insieme all’ex governatore della Bank of Canada e Bank of England, Mark Carney.

Chrystia Freeland ha auspicato il congelamento dei beni e la repressione di camionisti e sostenitori per le strade del Canada, che chiedevano la fine dei mandati e delle rigide restrizioni Covid. E Carney ha recentemente definito il Freedom Convoy una “sedizione” in un articolo di opinione isterico pubblicato sul quotidiano Globe and Mail.

Ha senso che quando i cittadini iniziano a vedere il segno visibile del “Forum economico mondiale” su coloro che adottano – o sostengono pubblicamente – misure liberticide drastiche e senza precedenti contro di loro, inizino a porsi domande sulla natura dell’influenza dell’organizzazione. Nessun cittadino di nessun paese ha votato per adottare l’agenda di Davos. Ed è discutibile se un numero sufficiente di loro lo farebbe mai.

Secondo il proprio sito web, l’agenda del WEF include una maggiore integrazione e digitalizzazione digitale, una risposta “urgente” al cambiamento climatico e una visione di una “quarta rivoluzione industriale” che è “caratterizzata da una serie di nuove tecnologie che fondono il fisico, mondi digitali e biologici, che hanno un impatto su tutte le discipline, le economie e le industrie e persino si chiedono cosa significhi essere umani. L’organizzazione esplora anche la nozione di ‘miglioramento umano’ “.

E questi sono solo gli aspetti che sono pubblici. Tutto ciò sembra avere il potenziale per dar vita a una realtà distopica, soprattutto unita alle misure precedentemente inimmaginabili adottate dai governi “democratici” con un pretesto sanitario negli ultimi due anni.

E chi, o cosa, influenza l’organizzazione stessa? Un enorme elenco di entità multinazionali con doveri fiduciari per aumentare la ricchezza degli azionisti, secondo il sito Web dell’organizzazione.

Il WEF vorrebbe che il cittadino medio credesse che tutto ciò che fa è nel suo interesse. Tuttavia, ciò che è lampante è che il WEF funge da centro per lo scambio e il consolidamento di idee che promuovono un’agenda globale unica, che è diventata intercambiabile con lo status quo dell’establishment occidentale. Non c’è niente di più antidemocratico dei funzionari eletti che servono un padrone diverso dal loro popolo.

Bisognerebbe fare molta più luce su questa entità sovranazionale, sui suoi tirapiedi e sulla misura in cui la loro agenda ha un impatto sulla nostra vita quotidiana.

(Sean Adl-Tabatabai- newspunch.com/putin-klaus-schwabs-wef-is-trying-to-usher-in-a-new-world-order/-- grandeinganno.it/2022/03/09/putin-afferma-che-il-wef-di-klaus-schwab-sta-cercando-di-inaugurare-un-nuovo-ordine-mondiale/).

 

 

 

 

 

THE GREAT RESET”: VERSO

UN FUTURO DISPOTICO?

Recensioni-storia- Maurizio Milano-(13-2-2021)- ci dice:

 

Dal sito (alleanzacattolica.org )leggiamo e pubblichiamo l’articolo di Maurizio Milano:

“L’agenda del Grande Reset si è arricchita di nuovi contenuti nelle relazioni che si sono susseguite dal 25 al 29 gennaio nel convegno on-line del World Economic Forum di Davos.

Ciò che colpisce è la grande sintonia di vedute e di intenti dei leader mondiali. Si afferma, in buona sostanza, che il modello economico dominante negli ultimi decenni ha sì prodotto grandissimi risultati in termini di creazione e diffusione del benessere come mai prima nella storia umana ma che è arrivato ora al capolinea. Sul banco degli imputati è quindi il paradigma istituito con la Conferenza di Bretton Woods del luglio 1944, al termine della Seconda guerra Mondiale, e dagli anni ’80 evoluto in ottica «neo-liberale» con la svolta di Margaret Thatcher (1979-1990) nel Regno Unito e di Ronald Reagan (1981-1989) negli Stati Uniti d’America nella direzione – semplificando – di maggiori spazi di libertà di iniziativa privata.

Il CoViD-19 sarebbe il catalizzatore che va ad accelerare un processo già di suo in fase di decadenza irreversibile.

Nel testo del Prof. Schwab, fondatore e Chairman esecutivo del “World Economic Forum”,intitolato in modo emblematico “Covid19-The Great Reset”, l’epidemia in corso, ancorché riconosciuta come meno esiziale di molte altre precedenti, viene presentata come il punto di rottura di un equilibrio già precario, tale da determinare una cesura tale nella storia dell’umanità da poter parlare addirittura di un’“era” pre-pandemica, «before Coronavirus», e di un’“era” post-pandemica, «after Coronavirus». Perché, scrive Schwab, il mondo è sempre più interconnesso e la convergenza con l’epidemia di «rischi economici, sociali, geo-politici, ecologici e tecnologici» ha portato a rottura il paradigma socio-economico-politico in essere.

In poche parole, il giro mentale è quindi il seguente: se vogliamo che il mondo sopravviva occorre ricostruire un «nuovo patto sociale», in una prospettiva di un rinnovato multilateralismo, in cui gli Stati devono collaborare tra loro e con i grandi gruppi economici e finanziari nella prospettiva del «build back better», ovvero di «ricostruire in modo migliore», secondo il motto della nuova amministrazione Biden.

Un “Grande Reset”, quindi, in cui non ci si potrà più affidare alla libertà di iniziativa e al ruolo della piccola e media proprietà privata: le economie dovranno essere “guidate” dall’alto per divenire «più verdi, sostenibili e inclusive».

Le Banche Centrali continueranno a inflazionare il sistema generando migliaia di miliardi di dollari ex-nihilo, tenendo i rendimenti dei titoli obbligazionari artificialmente repressi verso, e sotto, lo zero, in modo che l’auspicata risalita dell’inflazione vada ad abbattere il valore reale dei debiti, pubblici e privati, altrimenti fuori controllo (a scapito dei creditori-risparmiatori, ovviamente), nella prospettiva di un vero e proprio “socialismo finanziario”.

Alla “gamba monetaria” si aggiungerà ora la “gamba fiscale”, ovvero una nuova stagione di ingenti investimenti, pubblici e privati, alimentati a debito e decisi da centri decisionali alti, in una sorta di governance mondiale.

È interessante notare come Mario Draghi, dopo avere guidato in Europa la fase “monetaria”, si trovi ora al timone, in Italia, di quella “fiscale”, con l’obiettivo dichiarato di andare verso un «Ministero del Tesoro comunitario», che preluderebbe alla costituzione anche di un’unità politica nuova, gli Stati Uniti d’Europa.

L’impressione è quella di trovarsi alla vigilia di un inaudito accentramento di potere economico, finanziario e politico, in cui gli stessi Stati sovrani – come ultimi “corpi intermedi” – dovranno fare un passo indietro, questa volta non però a beneficio di una rinnovata sussidiarietà ma nella prospettiva opposta di una guida mondiale, sotto l’egida dell’Agenda 2030 dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per lo «sviluppo sostenibile». Le politiche fiscali – insieme a quelle monetarie – serviranno per indirizzare i capitali pubblici e privati nella direzione voluta, con un mix di bastone e carota. 

Ovviamente col supporto della propaganda. Si perché anche i piani più centralistici e dirigistici necessitano comunque di un ampio consenso popolare, che deve quindi essere costruito e mantenuto, per indirizzare consumi e investimenti nella direzione voluta e per fare accettare restrizioni alla libertà e alla proprietà, in cambio di “sicurezza” e “salute”.

Nella conclusione del testo di Schwab si trova infatti una frase un po’ inquietante: al di là dei dati di fatto, della “realtà”, egli afferma che «le nostre azioni e reazioni umane…sono determinate dalle emozioni e dai sentimenti – le narrazioni guidano il nostro comportamento», lasciando intendere che con una narrativa adeguata si potrà imporre il cambiamento dall’alto.

Nel “The Great Reset” non si parla mai di “libertà”, né di famiglia e natalità o di comunità intermedie, né di esigenze spirituali: la prospettiva è esclusivamente materiale e orizzontale e se una verticalità esiste è quella che dice relazione all’accentramento di funzioni presso gli Stati e all’auspicato aumento della governance mondiale.

Nel “Nuovo mondo” post-pandemico ci sarà spazio solo più per l’individuo, lo Stato e la comunità internazionale: l’impressione è che si voglia distruggere ogni residuo di “sussidiarietà” per andare verso un “socialismo benevolo”, una sorta di evoluzione su scala planetaria dello Stato-assistenziale dei Paesi del Nord-Europa, con la collaborazione della grande finanza e dei crony-capitalist, i “capitalisti clientelari”. In sintesi: più tasse e più “sicurezza” garantita dall’alto, meno libertà e meno scelta individuale.

Dopo un anno “sospesi” in un limbo di aperture e chiusure a fisarmonica, gestite con varie sfumature paternalistico-poliziesche dai pubblici poteri del mondo, scopriamo che, come scrive il Prof. Klaus Schwab nel The Great Reset: «La pandemia rappresenta una rara ma stretta opportunità per ripensare, re-immaginare e resettare il nostro mondo».

Occorre quindi agire, e in fretta: «Never let a good crisis go to waste!», ovvero «Mai lasciare che una buona crisi vada sprecata!», per citare la celebre raccomandazione ai leader del primo ministro inglese, Sir Winston Churchill (1874-1965), poi fatta sua dall’attivista e scrittore radicale statunitense Saul Alinsky (1909-1972).

«Quando torneremo, dunque, alla normalità?»: «Quando? Mai», chiude Schwab.”

 

 

Il Grande Reset: che cos’è?

Clarissa.it- G. Colonna curatore- Michael Rectenwald- (9 Gennaio 2022)- ci dice :

 

Paradosso nel paradosso: i vincitori della Seconda Guerra mondiale, il cui argomento propagandistico centrale era la lotta contro il totalitarismo, nonostante una singolare e piuttosto contradditoria alleanza con l’Unione Sovietica – si trovano oggi ad affrontare la spinosa questione del Grande Reset, il totalitarismo del “capitalismo comunista” per usare il termine coniato da Agamben.

A clarissa.it piacciono queste contraddizioni dentro le ideologie, proprio perché noi abbiamo invece nelle nostre teste libere idee ma non ideologie.

Per questo abbiamo pensato di tradurre una veramente interessantissima conferenza di un intellettuale conservatore e neoliberista americano dall’imponente curriculum di studi e di pubblicazioni, il prof. Michael Recten wald: lo scorso 7 novembre, egli ha tenuto una pubblica conferenza, sul tema appunto del Grande Reset, negli Usa, dove evidentemente è ancora possibile, a differenza dell’Italia, parlare in contro-tendenza.

Non è detto ovviamente che tutto quello che Rectenwald ha detto ci trovi d’accordo, ma è sicuramente espressione di un libero pensiero, ben argomentato e ben documentato. Siamo certi che, indipendentemente dalle ideologie, anche i nostri lettori lo apprezzeranno.

La traduzione è a cura di Gaetano Colonna; il testo originale è leggibile qui. Tutti eventuali diritti sono riservati all’Autore.

Cos’è il Grande Reset?

di Michael Rectenwald – Chief Academic Officer, American Scholars.

 

Michael Rectenwald è il direttore accademico di American Scholars. Ha una laurea presso l’Università di Pittsburgh, un master presso la Case Western Reserve University e un dottorato di ricerca in studi letterari e culturali presso la Carnegie Mellon University. Ha insegnato alla New York University, alla Duke University, alla North Carolina Central University, alla Carnegie Mellon University e alla Case Western Reserve University. È autore di numerosi libri, tra cui Nineteenth-Century British Secularism: Science, Religion and Literature.; Google Archipelago: The Digital Gulag and the Simulation of Freedom; Beyond Woke; e Thought Criminal.

Quanto segue è adattato da un suo discorso, tenuto all’Hillsdale College, il 7 novembre 2021, durante una conferenza del Center for Constructive Alternatives sul tema “The Great Reset”.

Il Grande Reset è una teoria complottista che immagina un vasto complotto di sinistra per stabilire un governo totalitario mondiale? No. Nonostante il fatto che alcune persone possano aver inventato teorie del complotto basate su di esso, con qualche ragione, come vedremo, il Grande Reset è reale.

Infatti, proprio l’anno scorso, Klaus Schwab (il nuovo Hitler ), fondatore e presidente esecutivo del World Economic Forum (WEF), una famosa organizzazione composta dalle élite politiche, economiche e culturali del mondo che si riunisce ogni anno a Davos, in Svizzera, e Thierry Malleret, co-fondatore e autore principale del Monthly Barometer, hanno pubblicato un libro intitolato COVID-19: The Great Reset. Nel libro, definiscono il Great Reset come un mezzo per affrontare le “debolezze del capitalismo”, che sono state presumibilmente smascherate dalla pandemia di COVID.

Ma l’idea del Grande Reset risale a molto più indietro. Può essere fatta risalire almeno agli esordi del WEF, originariamente fondato come European Management Forum, nel 1971. Nello stesso anno, Schwab, ingegnere ed economista di formazione, pubblicò il suo primo libro, Modern Enterprise Management nel periodico Mechanical Engeneering. È stato in questo libro che Schwab ha introdotto per la prima volta il concetto che in seguito avrebbe chiamato “capitalismo dei portatori di interesse”, sostenendo «che la gestione di un’impresa moderna deve servire non solo gli azionisti, ma tutte le parti interessate, per ottenere crescita e prosperità a lungo termine».

Da allora Schwab e il WEF hanno promosso l’idea del capitalismo degli stakeholder

1. Possono prendersi il merito della retorica e delle politiche degli stakeholder e del partenariato pubblico-privato abbracciate da governi, società, organizzazioni non governative e organismi di governance internazionale in tutto il mondo.

 

Il termine specifico Grande Reset è entrato in circolazione più di un decennio fa, con la pubblicazione di un libro nel 2010, The Great Reset, dello studioso americano di studi urbanistici Richard Florida. Scritto all’indomani della crisi finanziaria del 2008, il libro di Florida sosteneva che il crollo economico del 2008 è stato l’ultimo di una serie di grandi reset, tra cui la lunga depressione negli anni Settanta dell’Ottocento e la Grande Depressione degli anni Trenta del Novecento, che egli ha definito «innovazione sistemica per modificare i paradigmi».

 

Quattro anni dopo la pubblicazione del libro di Florida, all’incontro annuale del WEF del 2014, Schwab ha dichiarato: «Quello che vogliamo fare a Davos quest’anno (…) è premere il pulsante di reset», e successivamente l’immagine di un pulsante di ripristino è apparsa sul sito Web del WEF.

Nel 2018 e nel 2019, il WEF ha organizzato due eventi che sono diventati l’ispirazione principale per l’attuale progetto del Great Reset e anche, per ovvi motivi, nuovo alimento per i teorici della cospirazione. (Non incolpate me di quest’ultima: tutto ciò che sto facendo è riferire i fatti.)

Nel maggio 2018, il WEF ha collaborato con il Johns Hopkins Center for Health Security per condurre CLADE X 2, simulazione di una risposta nazionale ad una pandemia. Nello specifico, l’esercitazione ha simulato la diffusione di un nuovo ceppo di un virus para-influenzale umano, con elementi genetici del virus Nipah 3, chiamato appunto CLADE X. La simulazione si è conclusa con un rapporto in cui si affermava che, di fronte al CLADE X, senza vaccini efficaci, «gli esperti ci dicono che alla fine potremmo vedere da 30 a 40 milioni di morti negli Stati Uniti e più di 900 milioni in tutto il mondo, il dodici per cento della popolazione mondiale». Chiaramente, la preparazione per una pandemia globale era in corso d’opera.

Nell’ottobre 2019, il WEF ha collaborato con la John Hopkins e la Bill & Melinda Gates Foundation a un’altra esercitazione sulla pandemia, Event 201, che ha simulato una risposta internazionale allo scoppio di un nuovo coronavirus. Ciò è avvenuto due mesi prima che l’epidemia di COVID in Cina facesse notizia e cinque mesi prima che l’Organizzazione Mondiale della Sanità la dichiarasse pandemia, e assomigliava molto al futuro scenario COVID, inclusa l’incorporazione dell’idea di una sua diffusione asintomatica.

Le simulazioni CLADE X e Event 201 hanno anticipato quasi ogni aspetto dell’attuale crisi COVID: in particolare le risposte di governi, agenzie sanitarie, media, aziende tecnologiche e della gente comune. Le risposte ed i loro effetti includevano chiusure a livello mondiale, il crollo di aziende e industrie, l’adozione di tecnologie di sorveglianza biometrica, l’enfasi sulla censura dei social media per combattere la “disinformazione”, la saturazione di social e media con “fonti autorevoli”, rivolte diffuse, disoccupazione di massa.

 

Oltre ad essere promosso come risposta al COVID, il Great Reset è promosso come risposta al cambiamento climatico. Nel 2017, il WEF ha pubblicato un documento intitolato We need to reset the global operating system to achieve the SDGs. Here’s how. Il 13 giugno 2019, il WEF ha firmato un Memorandum d’intesa con le Nazioni Unite per formare una partnership per far avanzare l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile. Poco dopo, il WEF ha pubblicato il Quadro di partenariato strategico del Forum economico mondiale delle Nazioni Unite per l’Agenda 2030, promettendo di contribuire a finanziare l’agenda delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici e impegnando il WEF a supportare le Nazioni Unite nel «soddisfare i bisogni della Quarta Rivoluzione Industriale», inclusa la fornitura di risorse e di competenze per la governance digitale.

Nel giugno 2020, in occasione della sua 50a riunione annuale, il WEF ha annunciato il lancio ufficiale del Great Reset e un mese dopo Schwab e Malleret hanno pubblicato il loro libro su COVID e Grande Reset.

 Il libro ha sostenuto che il COVID rappresenta una «opportunità [che] può essere colta»; che «dobbiamo sfruttare questa opportunità senza precedenti per re-immaginare il nostro mondo»; che «occorre cogliere l’attimo per sfruttare questa opportunità unica»; e che «[per] coloro che sono abbastanza fortunati da trovarsi in settori “naturalmente” resilienti alla pandemia» – si pensi alle aziende Big Tech come Apple, Google, Facebook e Amazon – «la crisi non solo è stata più sopportabile, ma è stata anche una fonte di opportunità redditizie in un momento di difficoltà per la maggior parte degli altri».

 

Il Grande Reset mira ad inaugurare uno sconcertante amalgama economico – il capitalismo degli stakeholder di Schwab – che io ho chiamato “comunismo aziendalista” ed il filosofo italiano Giorgio Agamben ha chiamato “capitalismo comunista”.

In breve, il capitalismo degli stakeholder implica la modifica del comportamento delle società a beneficio non degli azionisti, ma degli stakeholder: individui e gruppi che trarranno vantaggio o subiranno perdite dalla condotta delle aziende. Il capitalismo delle parti interessate (stakeholder) richiede non solo risposte aziendali alle pandemie ed ai problemi ecologici come il cambiamento climatico, «ma anche ripensare gli impegni [delle società] nei confronti delle comunità già vulnerabili all’interno dei loro ecosistemi».

Questo è l’aspetto della “giustizia sociale” del Grande Reset. Per ottemperare a ciò, governi, banche e gestori di fondi patrimoniali utilizzano l’indice ESG (Environmental, Social and Governance) per espellere dal mercato le società e le imprese non idonee. L’indice ESG è essenzialmente un punteggio di credito sociale che viene utilizzato per allontanare dalla proprietà e dal controllo della produzione chi non si è adeguato o non è in linea.

 

Uno dei molti potenti “partner strategici” del WEF, BlackRock, Inc., il più grande gestore di fondi del mondo, è saldamente alla base del modello degli stakeholder. In una lettera del 2021 agli amministratori delegati, il CEO di BlackRock, Larry Fink, ha dichiarato che «il rischio climatico è un rischio d’investimento» e «la creazione di investimenti in indici sostenibili ha consentito una massiccia accelerazione del capitale verso società meglio preparate ad affrontare il rischio climatico». La pandemia di COVID, scrive Fink, ha accelerato il flusso di fondi verso investimenti sostenibili:

 

«Crediamo da tempo che i nostri clienti, in quanto azionisti della vostra azienda, trarranno vantaggio se potrete creare valore duraturo e sostenibile per tutti i vostri stakeholder (…) Poiché sempre più investitori scelgono di orientare i propri investimenti verso società incentrate sulla sostenibilità, il cambiamento radicale a cui stiamo assistendo accelererà ulteriormente. E poiché ciò avrà un impatto così drammatico sul modo in cui viene allocato il capitale, ogni direzione ed ogni consiglio di amministrazione dovrà valutare quanto ciò influirà sulle azioni della propria azienda».

La lettera di Fink è più di un semplice rapporto agli amministratori delegati. È una minaccia implicita: svegliati o sei finito.

Nel loro recente libro sul Grande Reset, Schwab e Malleret contrappongono il “capitalismo degli stakeholder” al “neoliberismo”, definendo quest’ultimo come «un corpus di idee e politiche (…) che favorisce la concorrenza rispetto alla solidarietà, la distruzione creativa rispetto all’intervento del governo e la crescita economica rispetto al benessere sociale». In altre parole, “neoliberismo” si riferisce al sistema della libera impresa. Nell’opporsi a quel sistema, il capitalismo degli stakeholder implica la cooperazione aziendale con lo Stato ed un intervento notevolmente maggiore del governo nell’economia.

I fautori del Grande Reset ritengono il “neoliberismo” responsabile dei nostri problemi economici. Ma in verità, il supporto da parte del governo, delle industrie e degli operatori all’interno delle industrie è stata la vera fonte di ciò che Schwab e i suoi alleati del WEF denigrano.

(Certo un produttore privato di armi atomiche segrete non è interessato agli investimenti privati e liberi, ma bensì agli aiuti  di Stato. Così  può pensare chi traffica con il Sud Africa in armi atomiche !Ndr.)

Sebbene le grandi aziende favorite non siano necessariamente monopoli, la tendenza del Grande Reset è verso la monopolizzazione, conferendo tutto il controllo sulla produzione e sulla distribuzione al minor numero possibile di società favorite, eliminando al contempo industrie e produttori ritenuti non essenziali o in contro-tendenza. Per realizzare questo reset, Schwab scrive: «ogni paese, dagli Stati Uniti alla Cina, deve partecipare ed ogni industria, dal petrolio e dal gas alla tecnologia, deve essere trasformata».

Un altro modo per descrivere l’obiettivo del Grande Reset è “il capitalismo con caratteristiche cinesi”: un’economia a due livelli, con monopoli redditizi e lo Stato, al vertice, e, alla base, il comunismo per la maggioranza della gente.

Diversi decenni fa, poiché la crescente dipendenza della Cina dai settori profit della sua economia non poteva più essere negata in modo credibile dal Partito Comunista Cinese (PCC), la sua leadership ha approvato lo slogan “comunismo con caratteristiche cinesi” per descrivere il proprio sistema economico.

Formulata da Deng Xiaoping, la frase aveva lo scopo di razionalizzare l’accettazione del sostegno, da parte del PCC, della ricerca di profitto in un sistema politico comunista.

Il PCC considerava la privatizzazione dell’economia cinese una fase temporanea, della durata di 100 anni se necessario, sulla strada per una società comunista. I dirigenti del partito sostengono che questo approccio è stato necessario in Cina perché il comunismo vi è stato introdotto troppo presto, quando la Cina era un paese agricolo arretrato. La Cina aveva bisogno di una ripresa del capitalismo globalista..

Spogliato delle sue pretese ideologiche comuniste, il sistema cinese equivale a uno stato socialista o comunista sempre più finanziato dallo sviluppo economico capitalista globalista . La differenza tra l’ex Unione Sovietica e la Cina contemporanea è che, quando è diventato evidente che un’economia comunista era fallita, la prima ha rinunciato alle sue pretese economiche comuniste, la seconda no.

Il Grande Reset rappresenta lo sviluppo del sistema cinese in Occidente, ma in senso contrario. Mentre la classe politica cinese è nata con un sistema politico comunista ed ha poi introdotto la produzione privata rivolta al profitto, l’Occidente ha iniziato con il capitalismo e ora sta implementando un sistema politico in stile cinese. Questo sistema in stile cinese include, da un lato, un intervento statale notevolmente aumentato nell’economia e, dall’altro, il tipo di misure autoritarie che il governo cinese usa per controllare la sua popolazione.

Schwab e Malleret scrivono che se «gli ultimi cinque secoli in Europa e in America» ci hanno insegnato qualcosa, è che «le crisi acute contribuiscono a rafforzare il potere dello Stato. È sempre stato così e non c’è motivo per cui dovrebbe essere diverso con la pandemia di COVID-19».

 

Le chiusure draconiane decise dai governi occidentali sono riuscite a raggiungere obiettivi che i comunisti aziendalisti nel WEF potevano solo sognare: soprattutto, la distruzione delle piccole imprese, l’eliminazione dei concorrenti delle aziende monopoliste favorite dallo Stato. Solo negli Stati Uniti, secondo la Foundation for Economic Education, milioni di piccole imprese hanno chiuso i battenti a causa dei lock–down.

I dati di Yelp indicano che il 60% di queste chiusure sono ora permanenti. Nel frattempo, aziende globaliste come Amazon, Apple, Facebook e Google hanno ottenuto guadagni record.

Altri sviluppi che promuovono l’agenda del Grande Reset comprendono l’immigrazione illimitata; le restrizioni al passaggio, fino a quel momento legale, delle frontiere; la stampa senza limitazioni di moneta da parte della Federal Reserve con la conseguente inflazione; l’aumento delle tasse; la maggiore dipendenza dallo Stato; catene di approvvigionamento interrotte; le restrizioni e la perdita del lavoro, dovute alle vaccinazioni obbligatorie; l’idea di quote carbonio individuali.

Tali politiche riflettono la componente “equità” del Grande Reset: l’equità richiede l’abbassamento dello status economico delle persone nelle nazioni più ricche, come gli Stati Uniti, rispetto a quello delle persone nelle regioni più povere del mondo.

Una delle funzioni di questa ideologia è di far sentire in colpa la maggioranza dei paesi sviluppati per la propria ricchezza, che le élite mirano a riportare al ribasso, tranne ovviamente per le élite stesse, che hanno bisogno di essere ricche per poter volare nel loro jet privati per Davos ogni anno.

Il modello degli stakeholder aziendali del Grande Reset si sovrappone al suo modello di governance e di geopolitica: Stati e aziende privilegiate sono unite in partnership pubblico-private e condividono il controllo della governance. Questo ibrido aziende-Stato non deve più rendere conto agli elettori dei governi nazionali.

La governance non solo è sempre più privatizzata, ma anche e soprattutto le aziende sono connesse come importanti elementi collegati ai governi ed agli organismi intergovernativi.

Lo Stato viene così esteso, potenziato e accresciuto con l’aggiunta di enormi patrimoni aziendali. In quanto tali, le multinazionali diventano quelle che io ho chiamato governmentalities – vale a dire organizzazioni private gestite come apparati statali, senza alcun obbligo di rispondere a fastidiosi elettori. Poiché queste società sono multinazionali, lo Stato diventa essenzialmente globalista, indipendentemente dal fatto che venga mai formalizzato o meno un governo mondiale.

Come se i reset economici e governativi non fossero abbastanza drammatici, il reset tecnologico sembra un romanzo di fantascienza distopico.

Si basa sulla Quarta Rivoluzione Industriale, o 4-IR, in acronimo. La prima, la seconda e la terza rivoluzione industriale sono state rivoluzioni meccaniche, elettriche e digitali. Il 4-IR segna la convergenza di settori esistenti ed emergenti, tra cui i Big Data, l’intelligenza artificiale, l’apprendimento automatico, l’informatica quantistica, la genetica, la nanotecnologia e la robotica. Il risultato previsto sarà la fusione dei mondi fisico, digitale e biologico, il che presenta una sfida alle ontologie con cui interpretiamo noi stessi ed il mondo, inclusa la definizione di essere umano.

Non c’è niente di originale in questo. Transumanisti e Singolaritari (profeti della singolarità tecnologica) come Ray Kurzweil hanno previsto questi ed altri sviluppi rivoluzionari molto tempo fa. Ciò che è diverso nella visione dei globalisti di 4-IR è il tentativo di sfruttarli fino alla fine del Grande Reset.

Se gli sviluppi già esistenti del 4-IR sono un’indicazione per il futuro, allora l’affermazione che tutto questo contribuirà alla felicità umana è falsa. Questi sviluppi includono algoritmi Internet che alimentano notizie e pubblicità selezionate dalle aziende, e declassano o escludono contenuti non ammessi; algoritmi che censurano i contenuti dei social media e consegnano individui e organizzazioni “pericolosi” ai gulag digitali; keyword warrants basate sugli input dei motori di ricerca 4; app che seguono e tracciano le violazioni COVID e segnalano i trasgressori alla polizia; polizia robotica con scanner per identificare e collegare i non vaccinati ed altri dissidenti; città “intelligenti“ in cui i residenti sono entità digitali da monitorare, sorvegliare e registrare, dove i dati su ogni loro spostamento vengono raccolti, aggregati, archiviati e collegati ad un’identità digitale e ad un punteggio di credito sociale.

In breve, le tecnologie 4-IR sottopongono gli esseri umani ad una sorta di gestione tecnologica che fa sembrare la sorveglianza da parte dell’NSA un gioco da ragazzi. Schwab (il nuovo Hitler ) si spinge fino al punto di incoraggiare gli sviluppi che mirano a connettere i cervelli umani direttamente al cloud per il bene del data mining 5 di pensieri e ricordi. Se funziona, tutto questo rappresenterà un dominio tecnologico sul meccanismo delle nostre decisioni che minaccerebbe l’autonomia umana e minerebbe il libero arbitrio.

Il 4-IR cerca di accelerare la fusione di esseri umani e macchina, dando vita ad un mondo in cui tutte le informazioni, comprese le informazioni genetiche, sono condivise, ed ogni azione, pensiero e motivazione è nota, prevista e se del caso impedita. Se non viene sottratto alle mani dei tecnocrati del comunismo delle multinazionali, il 4-IR alla fine porterà ad una prigione virtuale ed inevitabile del corpo e della mente.

In termini di ordine sociale, il Grande Reset promette l’inclusione in un destino condiviso. Ma la subordinazione dei cosiddetti netizen 6 implica la privazione dei diritti economici e politici, un’iper-vigilanza su se stessi e sugli altri e l’isolamento sociale – o ciò che Hannah Arendt chiamava “solitudine organizzata” – su scala globale. Questa solitudine organizzata si manifesta già con le chiusure, le mascherine, il distanziamento sociale e l’esclusione sociale dei non vaccinati. Il titolo dell’annuncio nel marzo 2020 di un servizio pubblico di Ad Council, Alone Together (it.: “soli insieme”), cattura perfettamente questo senso di solitudine organizzata.

Nel mio recente libro, Arcipelago Google 7, ho sostenuto che l’autoritarismo di sinistra è l’ideologia politica ed il modus operandi di ciò che chiamo Big Digital, che è all’avanguardia di un nascente sistema mondiale.

Big Digital è il braccio comunicativo, ideologico e tecnologico di un emergente totalitarismo multinazionale-comunista. Il Grande Reset è il nome che da allora è stato dato al progetto di stabilire questo sistema mondiale.

Proprio come previsto da Schwab e dal WEF, la crisi del COVID ha accelerato il Grande Reset. Le multinazionali monopolistiche  comuniste hanno consolidato la loro presa sull’economia dall’alto, mentre il comunismo continua ad avanzare per il resto di noi in basso. In collaborazione con Big Digital, Big Pharma, i media mainstream, le agenzie sanitarie nazionali e internazionali e le popolazioni obbedienti, gli Stati occidentali, fino ad ora democratici – pensiamo in particolare all’Australia, alla Nuova Zelanda e all’Austria – si stanno trasformando in regimi totalitari sul modello della Cina.

Ma lasciatemi concludere con una nota di speranza. Poiché gli obiettivi del Grande Reset dipendono dall’annullamento non solo del libero mercato, ma anche della libertà individuale e del libero arbitrio, è, forse paradossalmente, insostenibile.

Come i precedenti tentativi di totalitarismo, il Grande Reset è destinato al fallimento definitivo. Ciò non significa, tuttavia, che, ancora una volta, come quei tentativi precedenti, non lascerà molta distruzione sulla sua scia, il che è un motivo in più per opporglisi ora e con tutte le nostre forze.

 

 

 

 

La scuola per dittatori

di Covid di Klaus Schwab.

Maurizioblondet.it- Maurizio Blondet -(17 Novembre 2021)- ci dice :

 

L’economista Ernst Wolff ritiene che un’alleanza nascosta di leader politici e aziendali stia sfruttando la pandemia con l’obiettivo di far crollare le economie nazionali e introdurre una valuta digitale globale.

Com’è possibile che più di 190 governi di tutto il mondo abbiano finito per affrontare la pandemia di COVID-19 quasi esattamente allo stesso modo, con lockdown, obblighi di mascherine e tessere vaccinali ormai all’ordine del giorno ovunque?

La risposta potrebbe risiedere nella scuola dei “Young Global Leaders”, che è stata fondata e gestita da Klaus Schwab del World Economic Forum, e che molti dei leader politici e aziendali di spicco di oggi hanno attraversato nel loro percorso verso l’alto.

L’economista, giornalista e autore tedesco Ernst Wolff ha rivelato alcuni fatti sulla scuola “Young Global Leaders” di Schwab che sono rilevanti per comprendere gli eventi mondiali durante la pandemia in un video del podcast del Comitato tedesco Corona.

Mentre Wolff è principalmente conosciuto come un critico del sistema finanziario globalista, recentemente si è concentrato sul portare alla luce la sua visione dell’agenda nascosta dietro le misure anti-Covid, che vengono attuate in tutto il mondo.

Inizi misteriosi.

La storia inizia con il “World Economic Forum” (WEF), una ONG fondata da Klaus Schwab, economista e ingegnere meccanico tedesco, in Svizzera nel 1971, quando aveva solo 32 anni.

Il WEF è principalmente noto al pubblico per le conferenze annuali che si tengono a Davos, in Svizzera, ogni gennaio, con l’obiettivo di riunire i leader politici e gli imprenditori di tutto il mondo per discutere i problemi del giorno.

Oggi è una delle reti più importanti al mondo per l’élite di potere globalista, essendo finanziata da circa mille multinazionali.

Il WEF, originariamente chiamato European Management Forum fino al 1987, riuscì a riunire 440 dirigenti di 31 nazioni già nella sua prima riunione nel febbraio 1971, il che, come sottolinea Wolff, fu un risultato inaspettato per uno come Schwab, che aveva pochissima esperienza internazionale o professionale prima di tale evento.

Wolff ritiene che la ragione possa essere riconducibile ai contatti che Schwab ebbe durante la sua formazione universitaria, incluso lo studio con niente meno che l’ex consigliere di sicurezza nazionale e segretario di stato Henry Kissinger.

Wolff sottolinea anche che mentre Schwab era lì, la Harvard Business School stava progettando un proprio forum di gestione, ed è possibile che Harvard abbia finito per delegare a lui il compito di organizzarlo.

Il Forum inizialmente ha riunito solo persone del campo economico, ma in poco tempo ha iniziato ad attrarre politici, personaggi di spicco dei media (inclusi BBC e CNN ) e persino celebrità.

Una delle pietre miliari fu l’incontro tenutosi nel gennaio 1990 sotto gli auspici di Klaus Schwab tra l’ultimo presidente del Consiglio dei ministri della RDT, Hans Modrow, e il cancelliere tedesco Helmut Kohl, in cui furono discussi i passi più importanti per preparare la riunificazione tedesca.

Il successivo incontro significativo ebbe luogo nel 1992, quando Nelson Mandela e il presidente sudafricano Frederic Willem de Klerk si sedettero a Davos due anni dopo il rilascio di Mandela dalla prigione per discutere la fine dell’apartheid e il futuro (atomico curato da Klaus Schwab ) del loro paese.

I giovani leader globali di Schwab: incubatore del grande reset?

Nel 1992 Schwab aveva creato un’istituzione parallela, la scuola Global Leaders for Tomorrow, che fu rinominata Young Global Leaders nel 2004.

I partecipanti alla scuola devono fare domanda di ammissione e sono poi sottoposti a un rigoroso processo di selezione.

Tra i membri della prima classe della scuola nel 1992 c’erano già molti personaggi che sono diventati importanti politici liberali, come Angela Merkel, Nicolas Sarkozy e Tony Blair.

Attualmente sono circa 1.300 membri diplomati di questa scuola, e la lista degli “alumni ” include diversi nomi di coloro che sono diventati leader delle istituzioni sanitarie delle loro rispettive nazioni.

Quattro di loro sono ex e attuali ministri della salute per la Germania, tra cui Jens Spahn, che è ministro federale della salute dal 2018.

Philipp Rösler, che è stato ministro della salute dal 2009 al 2011, è stato nominato direttore generale del WEF da Schwab nel 2014.

Altri nomi importanti nell’elenco della scuola sono Jacinda Ardern, il Primo Ministro della Nuova Zelanda le cui rigorose misure di chiusura sono state elogiate dalle autorità sanitarie globali; Emmanuel Macron, il presidente della Francia; Sebastian Kurz, che è stato fino a poco tempo Cancelliere dell’Austria; Viktor Orbán, Primo Ministro dell’Ungheria; Jean-Claude Juncker, ex Primo Ministro del Lussemburgo e Presidente della Commissione Europea; e Annalena Baerbock, la leader dei Verdi tedeschi che è stata la prima candidata alla cancelliera del partito alle elezioni federali di quest’anno e che è ancora in corsa per essere il successore della Merkel.

Troviamo anche il governatore della California Gavin Newsom nella lista, che è stato selezionato per la classe del 2005, così come l’ex candidato presidenziale e attuale segretario ai trasporti degli Stati Uniti Peter Buttigieg, che è un alunno molto recente.

(Gavin Newsom, classe dei giovani leader globali del 2005.

Peter Buttigieg, Classe Giovani Leader Globali del 2019.)

Ma l’elenco degli alunni della scuola non è limitato ai leader politici.

Troviamo anche molti dei capitani dell’industria privata lì, tra cui Bill Gates di Microsoft, Jeff Bezos di Amazon, Richard Branson di Virgin e Chelsea Clinton della Clinton Foundation.

Ancora una volta, tutti hanno espresso sostegno alla risposta globale alla pandemia e molti hanno ottenuto notevoli profitti a seguito delle misure.

(Jeff Bezos, Global Leaders for Tomorrow Classe del 1998).

 

Wolff crede che le persone dietro il WEF e la scuola Global Leaders siano quelle che determinano veramente chi diventeranno leader politici, anche se sottolinea che non crede che Schwab (il nuovo Hitler )stesso sia colui che prende queste decisioni, ma sia semplicemente un facilitatore.

Sottolinea inoltre che gli alunni della scuola includono non solo americani ed europei, ma anche persone provenienti da Asia, Africa e Sud America, indicando che la sua portata è davvero mondiale.

Alcuni nomi e compagni di classe Angela Merkel (1993) e Bill Gates (1993), Sarkozy (1993), Bono (1993), Viktor Orban (1993) Tony Blair (1993), Christian Lacroix (1993), Jean Claude Juncker (1995), Jeff Bezos (1998), Jodie Foster (1999), Jack Ma (2001), Cem Özdemir (2002), Maischberger (2002), J. K. Rowling (2002), Matteo Renzi tra i ‘global leaders’ del 2012, Chelsea Clinton (2013), Macron (2016) Jens Spahn (2016), Sebastian Kurz (2016),Mark Zuckerberg, Larry Page, Sergei Brin, Jacinda Ardern e migliaia di altri…

 

Nel 2012, Schwab e il WEF hanno fondato un’altra istituzione, la “Global Shapers Community”, che riunisce coloro che hanno un potenziale di leadership da tutto il mondo e che hanno meno di 30 anni.

Circa 10.000 partecipanti sono passati attraverso questo programma fino ad oggi, e tengono regolarmente riunioni in 400 città.

Wolff crede che sia ancora un altro banco di prova in cui i futuri leader politici vengono selezionati, controllati e preparati prima di essere posizionati nell’apparato politico mondiale.

Ernst Wolff.

Wolff sottolinea che pochissimi diplomati della scuola Global Leaders lo elencano nei loro CV.

Dice di averlo visto elencato solo su uno: quello dell’economista tedesco Richard Werner, noto critico dell’establishment.

Wolff suggerisce che la scuola sembra voler includere anche i critici del sistema tra i suoi ranghi, poiché un altro nome tra i suoi laureati è Gregor Hackmack, il capo tedesco di Change.org, che era nella sua classe del 2010.

Wolff crede che questo sia dovuto al fatto che l’organizzazione vuole presentarsi come equa ed equilibrata, sebbene voglia anche assicurarsi che i suoi critici siano un’opposizione controllata.

Un’altra cosa che accomuna i laureati Global Leaders è che la maggior parte di loro ha curriculum molto scarsi a parte la partecipazione al programma prima di essere elevata a posizioni di potere, il che potrebbe indicare che è il loro legame con le istituzioni di Schwab il fattore decisivo fattore nel lancio delle loro carriere.

Ciò è più evidente quando gli alunni della scuola vengono interrogati pubblicamente su questioni di cui non sono stati istruiti a parlare in anticipo e le loro lotte per trovare risposte sono spesso abbastanza evidenti.

Wolff sostiene che i loro ruoli sono solo di fungere da portavoce per i punti di discussione che coloro che sono nell’ombra dietro di loro vogliono che siano discussi nel dibattito pubblico.

Gli Yes Men in Action di Schwab (il Dittatore nascosto!).

Visto il crescente malcontento per le misure anti-Covid messe in pratica dai diplomati della scuola che ora sono leader nazionali, Wolff ritiene possibile che queste persone siano state selezionate per la loro volontà di fare quello che gli viene detto, e che siano state impostate fino a fallire affinché il successivo contraccolpo possa essere sfruttato per giustificare la creazione di una nuova forma di governo globale.

Wolff osserva infatti che i politici con personalità uniche e punti di vista forti e originali sono diventati rari e che il carattere distintivo dei leader nazionali degli ultimi 30 anni è stata la loro mitezza e adesione a una rigida linea globalista dettata dall’alto.

Ciò è stato particolarmente evidente nella risposta della maggior parte dei paesi alla pandemia.

Determinare esattamente come funziona la scuola è difficile, ma Wolff è riuscito a imparare qualcosa al riguardo.

Nei primi anni della scuola, ha coinvolto i membri di ogni classe che si sono incontrati più volte nel corso dell’anno, inclusa una sessione di “formazione esecutiva” di dieci giorni presso la Harvard Business School.

Wolff crede che, incontrando i loro compagni di classe e diventando parte di una rete più ampia, i laureati stabiliscano contatti su cui fare affidamento nelle loro carriere successive.

Oggi, il programma della scuola comprende corsi offerti della durata di cinque anni a intervalli irregolari, che in alcuni casi possono sovrapporsi agli inizi della carriera politica o professionale di alcuni dei suoi partecipanti, il che significa che faranno visite regolari a Davos.

Emmanuel Macron e Peter Buttigieg, ad esempio, sono stati selezionati per la scuola meno di cinque anni fa.

Una rete mondiale di ricchezza e influenza.

I diplomati della scuola Young Global Leaders, e prima ancora di Global Leaders for Tomorrow, si trovano molto bene in quanto hanno accesso alla rete di contatti del WEF.

L’attuale consiglio di amministrazione del WEF comprende luminari come Christine Lagarde, ex amministratore delegato del Fondo monetario internazionale e attuale presidente della Banca centrale europea; la regina Rania di Giordania, classificata da Forbes come una delle 100 donne più potenti del mondo; e Larry Fink, CEO di BlackRock, la più grande società di gestione degli investimenti a livello internazionale e che gestisce circa 9 trilioni di dollari all’anno.

Tracciando le connessioni tra i diplomati della scuola, Wolff afferma che si può vedere che continuano a fare affidamento l’uno sull’altro per il supporto delle loro iniziative molto tempo dopo aver partecipato ai programmi Global Leaders.

Wolff crede che molte università d’élite svolgano un ruolo nel processo determinato dal WEF e che non dovrebbero più essere viste come operanti al di fuori dei campi della politica e dell’economia.

Cita l’esempio della Harvard Business School, che riceve milioni di dollari dai donatori ogni anno, e della Harvard School of Public Health, che è stata ribattezzata Harvard TH Chan School of Public Health dopo aver ricevuto 350 milioni di dollari dal miliardario nato ad Hong Kong Gerald Chan.

Lo stesso vale per la Johns Hopkins School of Public Health, che è diventata la Johns Hopkins Bloomberg School of Public Health dopo che il magnate dei media Michael Bloomberg ha donato $ 1,8 miliardi alla scuola nel 2018.

Wolff afferma che l’influenza del WEF va ben oltre coloro che sono passati attraverso i programmi Global Leaders e Global Shapers, tuttavia, poiché il numero di persone che partecipano alle conferenze annuali di Davos è molto più grande di quanto molti sospettano; ricorda di essere stato informato che ogni anno circa 1.500 jet privati ​​portano partecipanti all’evento, sovraccaricando gli aeroporti svizzeri.

L’alleanza tra grandi imprese e governo.

L’obiettivo principale delle attività del WEF, secondo Wolff, è facilitare e promuovere la cooperazione di alto livello tra le grandi imprese e i governi nazionali, cosa che stiamo già vedendo accadere.

Viviane Fischer, un’altra partecipante al  Comitato Corona podcast, sottolinea che la società con sede in Gran Bretagna Serco tratta i migranti per conto del governo britannico e gestisce anche le carceri di tutto il mondo, tra le sue molte altre attività.

Anche la portata internazionale dell’industria farmaceutica è notevole: Wolff afferma che l’alunno dei Global Leaders Bill Gates, ad esempio, aveva da tempo fatto affari con Pfizer, uno dei principali produttori dei controversi vaccini anti-Covid mRNA, attraverso le iniziative di salute pubblica della sua Bill and Melinda Gates Foundation in Africa da molto prima che iniziasse la pandemia.

Forse non a caso, Gates è diventato uno dei principali sostenitori dei lockdown e dei vaccini contro il Covid da quando sono diventati disponibili, e il Wall Street Journal ha riferito che la sua Fondazione ha guadagnato circa 200 miliardi di dollari in “benefici sociali” dalla distribuzione di vaccini, prima ancora che la pandemia fosse iniziata.

Si può solo immaginare quali siano oggi i profitti del vaccino.

Anche la tecnologia digitale, che ora è onnipresente, sta svolgendo un ruolo di primo piano nei progetti globali dell’élite.

Wolff sottolinea che BlackRock, gestito dall’allievo di Global Leaders Larry Fink, è attualmente il più grande consulente delle banche centrali del mondo e raccoglie dati sul sistema finanziario mondiale da più di 30 anni, e ha senza dubbio una maggiore comprensione di come il sistema funziona rispetto alle stesse banche centrali.

Uno degli obiettivi delle attuali politiche perseguite da molti governi, secondo Wolff, è distruggere le attività dei piccoli e medi imprenditori in modo che le multinazionali con sede negli Stati Uniti e in Cina possano monopolizzare gli affari ovunque.Amazon, che è stata guidata fino a poco tempo fa dall’allievo di Global Leaders Jeff Bezos, in particolare ha realizzato enormi profitti a seguito delle misure di chiusura che hanno devastato la classe media.

Wolff sostiene che l’obiettivo finale di questo dominio delle grandi piattaforme è vedere l’introduzione della valuta bancaria digitale.

Proprio nei mesi scorsi, l’International Finance Forum cinese, simile al WEF, ha proposto l’introduzione dello yuan digitale, che potrebbe a sua volta essere internazionalizzato dalla rete valutaria basata su blockchain Diem.

È interessante notare che Diem è il successore di Libra, una criptovaluta annunciata per la prima volta da Facebook di Mark Zuckerberg, indicando che una valuta globale che trascenderà il potere del dollaro o dello yuan e gestita attraverso la cooperazione di cinesi, europei e americani reti di imprese, è attualmente in discussione.

Il consiglio di sorveglianza dell’International Finance Forum include nomi come Christine Lagarde del WEF; Jean-Claude Trichet, l’ex presidente della Banca centrale europea; e Horst Köhler, l’ex capo del Fondo monetario internazionale.

Wolff spiega inoltre che i lockdown e i successivi salvataggi che sono stati visti in tutto il mondo negli ultimi due anni hanno lasciato molte nazioni sull’orlo della bancarotta.

Per evitare una catastrofe economica, i governi del mondo hanno fatto ricorso a 650 miliardi di diritti speciali di prelievo, o DSP, che sono riserve supplementari di valuta estera gestite dal Fondo monetario internazionale.

Quando questi alla fine arriveranno, lascerà questi stessi governi in gravi difficoltà, motivo per cui potrebbe essere che l’introduzione della valuta digitale sia diventata una priorità improvvisa – e questo potrebbe essere stato lo scopo nascosto dei lockdown da sempre.

Wolff afferma che due paesi europei sono già pronti a iniziare a utilizzare la valuta digitale: Svezia e Svizzera.

Forse non a caso, la Svezia non ha praticamente avuto restrizioni di chiusure a causa della pandemia e la Svizzera ha adottato solo misure molto leggere.

Wolff ritiene che la ragione di ciò potrebbe essere che i due paesi non avevano bisogno di far crollare le loro economie attraverso misure di blocco perché erano già pronti a iniziare a utilizzare la valuta digitale prima dell’inizio della pandemia.

Sostiene che potrebbe essere in preparazione un nuovo ciclo di chiusure che sfiancherà per sempre le economie mondiali, portando a una massiccia disoccupazione e, a sua volta, all’introduzione del reddito di base universale e all’uso di una valuta digitale gestita da una banca centrale.

Questa valuta potrebbe essere soggetta a restrizioni.

Inoltre, Wolff indica che l’inflazione attualmente osservata in tutto il mondo è una conseguenza inevitabile del fatto che i governi nazionali, dopo aver preso prestiti dalle banche centrali, hanno introdotto circa 20 trilioni di dollari nell’economia globale in meno di due anni.

Mentre i precedenti salvataggi erano diretti ai mercati, quest’ultimo round è andato alla gente comune e, di conseguenza, questo sta facendo salire i prezzi dei prodotti per i quali la gente comune spende i propri soldi, come il cibo.

La democrazia è stata cancellata.

La conclusione ultima che si deve trarre da tutto ciò, secondo Wolff, è che la democrazia come la conoscevamo è stata silenziosamente cancellata e che, sebbene nei nostri paesi si stia mantenendo l’apparenza di processi democratici, il fatto è che un esame di come la governance in tutto il mondo funziona oggi mostra che un’élite di individui super-ricchi e potenti controlla efficacemente tutto ciò che accade in politica, come è stato particolarmente evidente in relazione alla risposta alla pandemia.

Il modo migliore per combattere i loro progetti, dice Wolff, è semplicemente educare le persone su ciò che sta accadendo e far loro capire che la narrativa del “virus super pericolosoè una bugia progettata per manipolarli e farli accettare le cose che vanno contro i propri interessi.

Se anche il 10% dei comuni cittadini ne venisse a conoscenza e decidesse di agire, potrebbe vanificare i piani dell’élite e forse aprire una finestra affinché i cittadini comuni possano riprendere il controllo sui propri destini.

 

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