Klaus Schwab -in segreto- costruisce armi nucleari in Sud Africa.
KLAUS SCHWAB è un esperto ingegnere nella costruzione di
ARMI
NUCLEARI , ma non può governare il mondo da solo.
SE
VOGLIAMO TORNARE A FARE POLITICA
BISOGNA
SCARDINARE LA CUPOLA DEI “DEM .”
Laverita.info-
Marcello Veneziani - (27-3-2022)- ci dice :
(…) La prima questione politica (…) è
buttare fuori dal potere il Partito “DEM”, la sua Cupola e le sue
greppie. Non semplicemente dal governo ma dal potere, in tutte le sue
latitudini , dove si è radicato me detta legge.
I
governi sono fragili e precari se hanno tutto l’habitat sovrastante e
circostante contro. Non si può governare contro l’establishment , rende la vita
quasi impossibile. Viviamo da troppi anni una democrazia dimezzata , dove i Dem
sono diventati l’Asse inamovibile. Il Cardine di stato, la guardia bianca degli Assetti costituiti, in ogni settore ,a
dispetto del voto popolare : dalle istituzioni all’Europa, dalla
magistratura alla sanità ,dalla cultura
all’editoria ,dalla Rai ai grandi media.
E’ una
situazione insopportabile , che avvilisce la libertà e mortifica le differenze
di idee e di opinioni , impone un’agenda
e un canone ideologico con le sue priorità ,d a cui non si può derogare. Chi
non concorda o non si sottomette a quel quadro , è per definizione un eversore
, un fascista , un nemico dell’Europa ,della Democrazia ,della Modernità e se
insiste , è anche un nemico
dell’umanità. Il prefisso “Dem
”ormai non evoca
la Democrazia più di quanto non evochi la Demofobia , la Demenza , il
Demonio e il Demanio (…).
(…) La
confluenza generale della grande stampa a supporto dei “Dem “.
Ora
vorrei soffermarmi sull’altra faccia del problema ; ovvero sulla necessità di
scoperchiare questa cupola , o questa cappa , liberarsi da questa
dominazione , che assume via via le
forme della censura ,dell’intolleranza , della rimozione , della denigrazione.
Il
Paese è bloccato da questa opprimente egemonia con indirizzo a senso unico.
(…)Chiunque
voglia ,prima di ogni cosa ,liberarsi da questa servitù involontaria ,da questa
coazione a ripetere e da questa adesione obbligata ad alcuni dispositivi
ideologici e pratici ,sanitari e
militari ,dettati o sostenuti dai “Dem”, deve avere come priorità
l’esclusione del PD dal governo e dal
potere.
Da
troppi anni ,nonostante il verdetto delle urne , è sempre il Pd a guidare le
danze e decretare le nomine più importanti ,a partire dal Quirinale; e a
cascata tutte le greppie annesse che esercitano lo stesso abuso e la stessa
intolleranza negli ambiti derivati ,da
quelli istituzionali ,giudiziari ,economici ,a quelli amministrativi ,
editoriali , mediatici .Bisognerebbe ripartire da lì ,e tentare una un’intesa
strategica con tutti coloro che non ne possono più di questo suprematismo ;
allargando il campo anche ai renziani , la cui unica agibilità politica è
legata alla capacità do sganciarsi definitivamente dal Pd e davvero “ cambiare
verso “; fino a quei grillini che vogliono ribellarsi alla subalternità alla
sinistra e al Pd e non vogliono essere
gli ascari, le truppe cammellate dei “Dem”.
Non si
tratta di opporre una egemonia ad un’altra , ma opporre alla dominazione un
quadro più vasto , più libero ed eterogeneo .E si tratta di interloquire con
tutte le posizioni di sinistra non
allineate o succubi del Moloch di potere: libero-pensanti di sinistra come
Massimo Cacciari o Giorgio Agamben , Domenico De Masi , o su altri piani come
Federico Rampini e Carlo Caracciolo ; la sinistra libertaria e garantista come quella del
“Riformista” e Piero Sansonetti , i percorsi marxisti eretici ,come quello di
Diego Fusaro o di altri battitori liberi; (…). Non si tratta di opporre un razzismo ideologico ad un altro , ma di saper distinguere e
dialogare con chi non ha
pregiudiziali ,non imporre egemonie precostituite , non coltiva presunzioni di
superiorità e propositi correttivi di ammaestrare e uniformare i cittadini.
Ma
soprattutto si tratta di allargare gli
orizzonti , non chiudersi nei piccoli , asfittici ,autoreferenziali recinti di partito .Tanto più che lo
spettacolo dei sovranisti conformati dalla guerra agli orientamenti “ liberal Dem Usa “ imposti dall’amministrazione Biden
, dall’euro-conformismo globalista , da Draghi e dal Pd nostrano ,induce a
pensare ,induce a pensare che si debba estendere il gioco fin dove è possibile
, anziché recintarsi.
Insomma
la politica dovrebbe ripartire da questa priorità : come garantire una vera alternanza e buttar fuori dal potere i “Dem”. Ieri si diceva : per non
morire democristiani , oggi si può dire : per non morire DEMOCRATINI.
I
"valori" della famiglia (di Klaus) Schwab .
Dalla
collaborazione con la Germania nazista
al
Great Reset per il controllo della popolazione.
Vocidallastrada.org-
Redazione- (9-marzo-2021)- ci dice :
Il
vero Klaus Schwab è un vecchio zio gentile che desidera fare del bene per
l'umanità, o è davvero il figlio di un collaboratore nazista che ha usato il
lavoro degli schiavi e ha aiutato gli sforzi nazisti per ottenere la prima
bomba atomica?
La
mattina dell'11 settembre 2001, Klaus Schwab era seduto a fare colazione nella
sinagoga di Park East a New York City con il rabbino Arthur Schneier, ex
vicepresidente del World Jewish Congress e stretto collaboratore delle famiglie
Bronfman e Lauder.
Insieme,
i due uomini hanno visto uno degli eventi più importanti dei vent'anni
successivi, quando gli aerei hanno colpito gli edifici del World Trade Center. Ora, due decenni dopo, Klaus Schwab è
di nuovo seduto in prima fila in un altro momento della storia moderna dell'umanità
che ha segnato una generazione.
Sembra
sempre di avere un posto in prima fila quando la tragedia si avvicina, la vicinanza di Schwab agli eventi
che cambiano il mondo deve probabilmente al suo essere uno degli uomini più ben
collegati sulla Terra.
Come forza trainante del World Economic Forum,
"l'organizzazione internazionale per la cooperazione tra pubblico e
privato",
Schwab ha corteggiato capi di stato, dirigenti d'azienda e l'élite dei circoli
accademici e scientifici a Davos per oltre 50 anni. Più recentemente, ha anche corteggiato l'ira di molti a causa
del suo ruolo più recente come frontman del Grande Reset, uno sforzo travolgente per rifare la civiltà a livello
globale per l'espresso beneficio dell'élite globalista del World Economic Forum
e dei loro alleati.
Schwab,
durante la riunione annuale del Forum nel gennaio 2021, ha sottolineato che la
costruzione della fiducia sarebbe stata parte integrante del successo del
Grande Reset, segnalando una successiva espansione della già massiccia campagna
di pubbliche relazioni dell'iniziativa. Anche se Schwab ha chiesto di
costruire la fiducia attraverso non meglio specificati "progressi",
la fiducia è normalmente facilitata dalla trasparenza.
Forse
questo è il motivo per cui così tanti hanno rifiutato di fidarsi del signor
Schwab e delle sue motivazioni, dato che si sa così poco della storia dell'uomo
e del suo background prima della sua fondazione del World Economic Forum nei
primi anni '70.
Come
molti importanti prestanome per i programmi sponsorizzati dall'élite, la
documentazione online di Schwab è stata ben sterilizzata, rendendo difficile
trovare informazioni
sulla sua
storia iniziale, così come informazioni sulla sua famiglia.
Eppure, essendo nato a Ravensburg, in
Germania, nel 1938, molti hanno ipotizzato negli ultimi mesi che la famiglia di
Schwab possa aver avuto qualche legame con gli sforzi di guerra dell'Asse,
legami che, se esposti, potrebbero minacciare la reputazione del World Economic
Forum e portare un esame indesiderato alle sue missioni e motivazioni
professate.
In
questa indagine di Unlimited Hangout, il passato che Klaus Schwab ha lavorato
per nascondere viene esplorato in dettaglio, rivelando il coinvolgimento della
famiglia Schwab, non solo nella ricerca nazista di una bomba atomica, ma il
programma nucleare illegale del Sudafrica dell'apartheid.
Particolarmente
rivelatrice è la storia del padre di Klaus, Eugen Schwab, che guidò la filiale
tedesca, sostenuta dai nazisti, di una società di ingegneria svizzera nella
guerra come un importante appaltatore militare.
Quell'azienda, la Escher-Wyss, avrebbe usato il lavoro degli schiavi per produrre
macchinari critici per lo sforzo bellico nazista, così come lo sforzo nazista di produrre acqua
pesante per il suo programma nucleare.
Anni
dopo, nella stessa azienda, un giovane Klaus Schwab faceva parte del consiglio di
amministrazione quando fu presa la decisione di fornire al regime razzista
dell'apartheid in Sudafrica l'attrezzatura necessaria a promuovere la sua
ricerca di diventare una potenza nucleare.
Con il
Forum Economico Mondiale che ora è un importante sostenitore della non
proliferazione nucleare e dell'energia nucleare "pulita", il passato di Klaus Schwab lo
rende un povero portavoce della sua agenda professata per il presente e il
futuro.
Eppure,
scavando ancora più a fondo nelle sue attività, diventa chiaro che il vero ruolo di
Schwab è stato a lungo quello di "plasmare le agende globali, regionali e
industriali" del presente al fine di garantire la continuità di agende più
grandi e molto più vecchie che sono cadute in discredito dopo la seconda guerra
mondiale, non
solo la tecnologia nucleare, ma anche le politiche di controllo della
popolazione influenzate dall'eugenetica.(…).
(…).Klaus Martin Schwab - Uomo
internazionale del mistero.
Nato
il 30 marzo 1938 a Ravensburg, Germania, Klaus Schwab era il figlio maggiore di
una normale famiglia. Tra il 1945 e il 1947, Klaus ha frequentato la scuola
elementare a Au, in Germania. In un'intervista del 2006 all'Irish Times, Klaus
Schwab ricorda: "Dopo la guerra, ho presieduto l'associazione regionale
franco-tedesca dei giovani. I miei eroi erano Adenauer, De Gasperi e De Gaulle".
Klaus
Schwab e suo fratello minore, Urs Reiner Schwab, dovevano entrambi seguire le
orme del loro nonno, Gottfried, e del loro padre, Eugen, e si sarebbero formati
inizialmente come ingegneri meccanici.
Il
padre di Klaus aveva detto al giovane Schwab che, se voleva avere un impatto
sul mondo, allora avrebbe dovuto formare un ingegnere meccanico. Questo sarebbe
stato solo l'inizio delle credenziali universitarie di Schwab.
Klaus
avrebbe iniziato a studiare la sua pletora di lauree allo Spohn-Gymnasium di
Ravensburg tra il 1949 e il 1957, laureandosi infine all'Humanistisches
Gymnasium di Ravensburg. Tra il 1958 e il 1962, Klaus ha iniziato a lavorare con diverse
aziende di ingegneria e, nel 1962, ha completato i suoi studi di ingegneria
meccanica presso il Politecnico Federale di Zurigo (ETH) con un diploma di
ingegneria.
L'anno
seguente, ha anche completato un corso di economia all'Università di Friburgo, in
Svizzera. Dal 1963 al 1966, Klaus ha lavorato come assistente del direttore
generale dell'Associazione tedesca per la costruzione di macchine (VDMA), a
Francoforte.
Nel
1965, Klaus stava anche lavorando al suo dottorato all'ETH di Zurigo, scrivendo
la sua tesi su: "Il credito all'esportazione a lungo termine come problema
commerciale nell'ingegneria meccanica".
Poi,
nel 1966, ha ricevuto il suo dottorato in ingegneria dall'Istituto Federale di
Tecnologia (ETH) di Zurigo. A quel tempo, il padre di Klaus, Eugen Schwab,
nuotava in cerchi più grandi di quelli in cui aveva nuotato in precedenza. Dopo
essere stato una personalità ben nota a Ravensburg come amministratore delegato
della fabbrica Escher-Wyss da prima della guerra, Eugen sarebbe stato eletto presidente
della Camera di Commercio di Ravensburg. Nel 1966, durante la fondazione del
comitato tedesco per il tunnel ferroviario di Splügen, Eugen Schwab definì la
fondazione del comitato tedesco come un progetto "che crea un collegamento
migliore e più veloce per grandi cerchie nella nostra Europa sempre più
convergente e offre così nuove opportunità di sviluppo culturale, economico e
sociale".
Nel
1967, Klaus Schwab ha conseguito un dottorato in economia presso l'Università
di Friburgo, in Svizzera, e un master in amministrazione pubblica presso la
John F. Kennedy School of Government di Harvard negli Stati Uniti. Mentre era
ad Harvard, Schwab fu istruito da Henry Kissinger, che più tardi avrebbe detto
essere tra le prime 3-4 figure che avevano maggiormente influenzato il suo
pensiero nel corso di tutta la sua vita.
(Henry
Kissinger e il suo ex allievo, Klaus Schwab, danno il benvenuto all'ex premier
britannico Ted Heath alla riunione annuale del WEF del 1980. Fonte: Forum
Economico Mondiale).
Nel
già citato articolo dell'Irish Times del 2006, Klaus parla di quel periodo come
molto importante per la formazione del suo attuale pensiero ideologico, affermando:
"Anni
dopo, quando tornai dagli Stati Uniti dopo i miei studi ad Harvard, ci furono
due eventi che ebbero un effetto scatenante decisivo su di me. Il primo fu un
libro di Jean-Jacques Servan-Schreiber, The American Challenge - che diceva che
l'Europa avrebbe perso contro gli Stati Uniti a causa dei metodi di gestione
inferiori dell'Europa. L'altro evento
fu - e questo è rilevante per l'Irlanda - l'Europa dei sei divenne l'Europa dei
nove". Questi due eventi avrebbero aiutato a plasmare Klaus Schwab in un uomo
che voleva cambiare il modo in cui le persone facevano i loro affari.
Quello
stesso anno, il fratello minore di Klaus, Urs Reiner Schwab, si laureò all'ETH
di Zurigo come ingegnere meccanico, e Klaus Schwab andò a lavorare per la
vecchia azienda di suo padre, la Escher-Wyss, presto diventata Sulzer
Escher-Wyss AG, Zurigo, come assistente del presidente per aiutare nella
riorganizzazione delle aziende in fusione. Questo ci porta alle connessioni
nucleari di Klaus.
L'ascesa
di un tecnocrate.
Sulzer,
un'azienda svizzera le cui origini risalgono al 1834, era salita alla ribalta
dopo aver iniziato a costruire compressori nel 1906. Nel 1914, l'azienda a
conduzione familiare era diventata parte di "tre società per azioni",
una delle quali era la holding ufficiale. Negli anni '30, i profitti di Sulzer
avrebbero sofferto durante la Grande Depressione e, come molte aziende
all'epoca, dovettero affrontare interruzioni e azioni industriali da parte dei
loro lavoratori.
La seconda
guerra mondiale non ha forse colpito la Svizzera quanto i suoi vicini, ma il
boom economico che seguì portò Sulzer a crescere in potenza e in dominio del
mercato. Nel
1966, poco prima dell'arrivo di Klaus Schwab alla Escher-Wyss, i produttori
svizzeri di turbine hanno firmato un accordo di cooperazione con i fratelli
Sulzer a Winterthur. Sulzer e Escher-Wyss avrebbero iniziato a fondersi nel 1966,
quando Sulzer acquistò il 53% delle azioni della società. Escher-Wyss sarebbe
diventata ufficialmente Sulzer Escher-Wyss AG nel 1969, quando l'ultima delle
azioni fu acquistata dai fratelli Sulzer.
Una
volta avviata la fusione, Escher-Wyss avrebbe iniziato ad essere ristrutturata
e due dei membri del consiglio di amministrazione esistenti sarebbero stati i
primi a trovare il loro servizio in Escher-Wyss alla fine. Il Dr. H. Schindler
e W. Stoffel si dimetteranno dal Consiglio di Amministrazione ora guidato da
Georg Sulzer e Alfred Schaffner.
Il Dr. Schindler era stato membro del
Consiglio di Amministrazione di Escher-Wyss per 28 anni e aveva lavorato a
fianco di Eugen Schwab durante gran parte del suo servizio. Peter Schmidheiny
avrebbe poi assunto la carica di presidente del Consiglio di amministrazione di
Escher-Wyss, continuando il dominio della famiglia Schmidheiny sui dirigenti
dell'azienda.
Durante
il processo di ristrutturazione, fu deciso che Escher-Wyss e Sulzer si
sarebbero concentrate su aree separate dell'ingegneria delle macchine, con le
fabbriche Escher-Wyss che lavoravano principalmente sulla costruzione di
centrali elettriche idrauliche, comprese le turbine, le pompe di stoccaggio, le
macchine di inversione, i dispositivi di chiusura e le tubazioni, così come le
turbine a vapore, i turbo compressori, i sistemi di evaporazione, le
centrifughe e le macchine per l'industria della carta e della cellulosa. Sulzer
si concentrerà sull'industria della refrigerazione, così come sulla costruzione
di caldaie a vapore e sulle turbine a gas.
Il 1°
gennaio 1968, la Sulzer Escher-Wyss AG, appena riorganizzata, fu presentata
pubblicamente e l'azienda era diventata più snella, una mossa ritenuta
necessaria a causa di diverse grandi acquisizioni. Questo includeva una stretta
collaborazione con Brown Boveri, un gruppo di società di ingegneria elettrica
svizzera che aveva anche lavorato per i nazisti, fornendo ai tedeschi alcune
delle loro tecnologie U-boat utilizzate durante la seconda guerra mondiale. Brown Boveri era anche descritta
come "appaltatori elettrici legati alla difesa" e avrebbe trovato le
condizioni della corsa agli armamenti della Guerra Fredda vantaggiose per i
loro affari.
La
fusione e la riorganizzazione di questi giganti svizzeri dell'ingegneria
meccanica vide la loro collaborazione pagare in modi unici. Durante le Olimpiadi invernali del
1968 a Grenoble, Sulzer e Escher-Wyss hanno utilizzato 8 compressori di
refrigerazione per creare tonnellate di ghiaccio artificiale. Nel 1969, le due aziende si unirono
per contribuire alla costruzione di una nuova nave passeggeri chiamata
"Hamburg", la prima nave al mondo ad essere completamente climatizzata
grazie alla combinazione Sulzer Escher-Wyss.
Nel
1967, Klaus Schwab irrompe ufficialmente sulla scena della comunità economica
svizzera e prende la guida della fusione tra Sulzer e Escher-Wyss, oltre a formare
alleanze redditizie con Brown Boveri e altri. Nel dicembre 1967, Klaus parlò ad
un evento a Zurigo alle principali organizzazioni svizzere di ingegneria
meccanica:
Employers Association of Swiss Machine and Metal Manufacturers e l'Association
of Swiss Machine Manufacturers (Associazione dei datori di lavoro dei
costruttori svizzeri di macchine e metalli e l'Associazione dei costruttori
svizzeri di macchine).
Nel
suo discorso, avrebbe correttamente previsto l'importanza dell'incorporazione
dei computer nella moderna ingegneria meccanica svizzera, affermando che:
"Nel
1971, prodotti che oggi non sono nemmeno sul mercato, potranno rappresentare
fino a un quarto delle vendite. Ciò richiede alle aziende di ricercare
sistematicamente i possibili sviluppi e di identificare le lacune del mercato.
Oggi, 18 delle 20 maggiori aziende della nostra industria meccanica hanno
dipartimenti di pianificazione a cui sono affidati tali compiti. Naturalmente,
tutti devono fare uso degli ultimi progressi tecnologici, e il computer è uno
di questi. Le molte piccole e medie imprese della nostra industria meccanica
prendono la strada della cooperazione o utilizzano i servizi di speciali
fornitori di servizi di elaborazione dati".
I
computer e i dati erano ovviamente visti come importanti per il futuro, secondo
Schwab, e questo è stato ulteriormente proiettato nella riorganizzazione di
Sulzer Escher-Wyss durante la loro fusione. Il moderno sito web di Sulzer
riflette questo notevole cambiamento di direzione, affermando che, nel 1968:
"Le attività della tecnologia dei materiali sono intensificate [da Sulzer]
e costituiscono la base per i prodotti della tecnologia medica. Il cambiamento
fondamentale da un'azienda costruttrice di macchine a un'azienda tecnologica
comincia a diventare evidente".
Klaus
Schwab stava aiutando a trasformare Sulzer Escher-Wyss in qualcosa di più di un
gigante della costruzione di macchine, la stava trasformando in una
corporazione tecnologica che guidava ad alta velocità verso un futuro hi-tech.
Va
anche notato che Sulzer Escher-Wyss cambiò un altro punto focale della loro
attività per aiutarli a "formare la base per i prodotti della tecnologia medica", un'area che non era stata
precedentemente menzionata come un settore di destinazione per Sulzer e/o Escher-Wyss.
Ma
l'avanzamento tecnologico non era l'unico aggiornamento che Klaus Schwab voleva
introdurre in Sulzer Escher-Wyss, voleva anche cambiare il modo in cui
l'azienda pensava al suo stile di gestione degli affari. Schwab e i suoi stretti collaboratori
stavano spingendo una filosofia aziendale completamente nuova che avrebbe
permesso "a tutti i dipendenti di accettare gli imperativi della
motivazione e di assicurare a casa un senso di flessibilità e manovrabilità".
È qui,
alla fine degli anni '60, che vediamo Klaus iniziare ad emergere come una
figura più pubblica.
In questo periodo, l'azienda Sulzer
Escher-Wyss divenne anche più interessata che mai ad impegnarsi con la stampa. Nel gennaio 1969, il gigante svizzero
organizzò una sessione di consulenza pubblica intitolata "Giornata della
stampa dell'industria meccanica", che riguardava principalmente domande
sulla gestione dell'azienda. Durante l'evento, Schwab avrebbe dichiarato che le
aziende che utilizzano stili autoritari di gestione aziendale sono "incapaci
di attivare pienamente il 'capitale umano'", un argomento che avrebbe
usato in molte altre occasioni durante la fine degli anni '60.
Plutonio
e Pretoria.
Escher-Wyss
furono pionieri in alcune delle più importanti tecnologie nella generazione di
energia. Come
sottolinea il Dipartimento dell'Energia degli Stati Uniti nel loro documento
sullo sviluppo del ciclo Brayton a CO2 supercritico (CBC), un dispositivo usato
nelle centrali idroelettriche e nucleari, "Escher-Wyss fu la prima azienda
conosciuta a sviluppare la turbomacchina per i sistemi CBC a partire dal
1939".
Furono costruiti 24 sistemi, "con Escher-Wyss che progettava i cicli di
conversione di potenza e costruiva la turbomacchina per tutti tranne 3".
Nel 1966, poco prima dell'entrata di Schwab in Escher-Wyss e l'inizio della
fusione Sulzer, il compressore di elio Escher-Wyss fu progettato per La Fleur
Corporation e continuò l'evoluzione dello sviluppo del ciclo Brayton. Questa tecnologia era ancora
importante per l'industria delle armi nel 1986, con i droni a propulsione
nucleare dotati di un reattore nucleare a ciclo Brayton raffreddato ad elio.
Escher-Wyss
era stata coinvolta nella produzione e nell'installazione di tecnologia
nucleare almeno dal 1962, come dimostra questo brevetto per un "sistema di
scambio di calore per una centrale nucleare" e questo brevetto del 1966
per un "impianto a gas-turbina per reattori nucleari con raffreddamento di
emergenza".
Dopo che Schwab lasciò Sulzer Escher-Wyss, Sulzer avrebbe anche aiutato a
sviluppare speciali turbocompressori per l'arricchimento dell'uranio per
produrre combustibili per reattori.
Quando
Klaus Schwab entrò in Sulzer Escher-Wyss nel 1967 e iniziò la riorganizzazione
dell'azienda per diventare una società tecnologica, il coinvolgimento di Sulzer
Escher-Wyss negli aspetti più oscuri della corsa globale alle armi nucleari
divenne immediatamente più pronunciato.
Prima
che Klaus venisse coinvolto, Escher-Wyss si era spesso concentrata nell'aiutare
a progettare e costruire parti per usi civili della tecnologia nucleare, ad esempio la
produzione di energia nucleare. Tuttavia, con l'arrivo del desideroso signor Schwab arrivò
anche la partecipazione dell'azienda alla proliferazione illegale della
tecnologia delle armi nucleari.
Entro
il 1969, l'incorporazione di Escher Wyss in Sulzer era completamente completata
e sarebbe
stata ribattezzata in Sulzer AG, lasciando cadere il nome storico Escher-Wyss dal
loro nome.
Alla
fine è stato rivelato, grazie a una revisione e a un rapporto condotto dalle autorità
svizzere e da un uomo di nome Peter Hug, che Sulzer Escher-Wyss ha iniziato a
procurare e costruire segretamente parti chiave per le armi nucleari durante
gli anni '60. L'azienda, mentre Schwab era nel consiglio di amministrazione, iniziò
anche a giocare un ruolo chiave nello sviluppo del programma illegale di armi
nucleari del Sudafrica durante gli anni più bui del regime dell'apartheid.
Klaus Schwab fu una figura di spicco nella fondazione di una cultura aziendale
che aiutò Pretoria a costruire sei armi nucleari e ad assemblarne parzialmente
una settima.
Nel
rapporto, Peter Hug ha delineato come la Sulzer Escher Wyss AG (indicata dopo
la fusione solo come Sulzer AG) abbia fornito componenti vitali al governo
sudafricano e ha trovato prove del ruolo della Germania nel sostenere il regime
razzista, rivelando anche che il governo svizzero "era a conoscenza di
accordi illegali ma 'li ha tollerati in silenzio', sostenendo alcuni di essi
attivamente o criticandoli solo a metà". Il rapporto di Hug è stato infine
completato in un'opera intitolata: "Svizzera e Sudafrica 1948-1994 -
Rapporto finale del PNF 42+ commissionato dal Consiglio federale
svizzero", compilato e scritto da Georg Kreis e pubblicato nel 2007.
Nel
1967, il Sudafrica aveva costruito un reattore come parte di un piano per
produrre plutonio, il SAFARI-2 situato a Pelindaba. SAFARI-2 faceva parte di un
progetto per sviluppare un reattore moderato ad acqua pesante che sarebbe stato
alimentato da uranio naturale e raffreddato con sodio.
Questo
legame con lo sviluppo dell'acqua pesante per la creazione di uranio, la stessa
tecnologia che era stata utilizzata dai nazisti anche con l'aiuto di
Escher-Wyss, può spiegare perché i sudafricani hanno inizialmente coinvolto
Escher-Wyss. Ma nel 1969, il Sudafrica abbandonò il progetto del reattore ad
acqua pesante a Pelindaba perché stava drenando risorse dal loro programma di
arricchimento dell'uranio che era iniziato nel 1967.
Una
testata nucleare sudafricana in deposito.
Nel
1970, Escher-Wyss erano decisamente coinvolti nella tecnologia nucleare, come
si vede in un documento disponibile nel Landesarchivs Baden-Württemberg. Il record mostra i dettagli di un
processo di approvvigionamento pubblico e contiene informazioni su colloqui di
aggiudicazione con specifiche aziende coinvolte nell'approvvigionamento di
tecnologia e materiali nucleari. Le aziende citate includono: NUKEM; Uhde;
Krantz; Preussag; Escher-Wyss; Siemens; Rheintal; Leybold; Lurgi; e la
famigerata Transnuklear.
Gli
svizzeri e i sudafricani ebbero una stretta relazione durante questo periodo
storico, quando non era facile per il brutale regime sudafricano trovare
alleati stretti. Il 4 novembre 1977, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite aveva
emanato la risoluzione 418 che imponeva un embargo obbligatorio sulle armi
contro il Sudafrica, un embargo che non sarebbe stato revocato completamente
fino al 1994.
Georg
Kreis ha sottolineato quanto segue nella sua dettagliata valutazione del
rapporto Hug:
"Il
fatto che le autorità assunsero un atteggiamento di laissez-faire anche dopo il
maggio 1978 emerge da uno scambio di lettere tra il Movimento Anti-Apartheid e
la DFMA nell'ottobre/dicembre 1978. Come spiega lo studio di Hug, il Movimento
Anti-Apartheid svizzero si basava su rapporti tedeschi secondo i quali la
Sulzer Escher-Wyss e una società chiamata BBC avevano fornito parti per
l'impianto sudafricano di arricchimento dell'uranio, e su ripetuti crediti
all'ESCOM, che includevano anche considerevoli contributi da parte di banche
svizzere. Queste affermazioni hanno portato a chiedersi se il Consiglio
federale, alla luce del suo fondamentale sostegno all'embargo dell'ONU, non
dovesse indurre la Banca nazionale a non autorizzare più in futuro crediti all'ESCOM".
Le
banche svizzere contribuiranno a finanziare la corsa sudafricana all'energia
nucleare e, nel 1986, la Sulzer Escher-Wyss produce con successo compressori
speciali per l'arricchimento dell'uranio.
La
fondazione del World Economic Forum (Forum economico mondiale.)
Nel
1970, il giovane rampante Klaus Schwab scrisse alla Commissione Europea per
chiedere aiuto nella creazione di un "think tank non commerciale per i
leader d'affari europei". Anche la Commissione europea avrebbe sponsorizzato
l'evento, inviando il politico francese Raymond Barre come "mentore
intellettuale" del forum. Raymond Barre, che all'epoca era commissario europeo
per gli affari economici e finanziari, sarebbe poi diventato primo ministro
francese e sarebbe stato accusato di fare commenti antisemiti durante il suo
mandato.
Così,
nel 1970, Schwab lasciò Escher Wyss per organizzare una conferenza di due
settimane sulla gestione degli affari. Nel 1971, il primo incontro del World Economic
Forum - allora chiamato European Management Symposium - si riunì a Davos,
Svizzera.
Circa
450 partecipanti da 31 paesi avrebbero preso parte al primo Simposio Europeo di
Management di Schwab, composto per lo più da manager di varie aziende europee,
politici e accademici statunitensi. Il progetto è stato registrato come organizzato da
Klaus Schwab e dalla sua segretaria Hilde Stoll che, più tardi lo stesso anno, sarebbe
diventata la moglie di Klaus Schwab.
Il
simposio europeo di Klaus non era un'idea originale. Come lo scrittore Ganga Jey Aratnam
ha affermato abbastanza coerentemente nel 2018:
"Lo
"Spirito di Davos" di Klaus Schwab era anche lo "Spirito di
Harvard". Non solo la business school aveva sostenuto l'idea di un
simposio. L'eminente economista di Harvard John Kenneth Galbraith difendeva la
società affluente, così come le esigenze di pianificazione del capitalismo e
l'avvicinamento di Oriente e Occidente".
È
anche vero che, come ha sottolineato Aratnam, non era la prima volta che Davos ospitava
eventi del genere.
Tra il 1928 e il 1931, le Conferenze Universitarie di
Davos si svolsero all'Hotel Belvédère, eventi che furono co-fondati da Albert
Einstein e furono fermati solo dalla Grande Depressione e dalla minaccia di una
guerra incombente.
Il
Club di Roma e il WEF.
Il
gruppo più influente che ha stimolato la creazione del simposio di Klaus Schwab
è stato il Club di Roma, un influente think tank dell'élite scientifica e
monetaria che rispecchia il Forum Economico Mondiale in molti modi, anche nella
sua promozione di un modello di governance globale guidato da un'élite
tecnocratica. Il Club era stato fondato nel 1968 dall'industriale italiano Aurelio
Peccei e dal chimico scozzese Alexander King durante un incontro privato in una
residenza di proprietà della famiglia Rockefeller a Bellagio, Italia.
Tra i
suoi primi risultati c'era un libro del 1972 intitolato "I limiti della crescita" che si concentrava in gran parte sulla
sovrappopolazione globale, avvertendo che "se i modelli di consumo del
mondo e la crescita della popolazione continuassero agli stessi alti tassi del
tempo, la terra colpirebbe i suoi limiti entro un secolo".
Alla terza riunione del Forum Economico
Mondiale nel 1973, Peccei tenne un discorso che riassumeva il libro, che il
sito web del Forum Economico Mondiale ricorda come l'evento distintivo di
questa riunione storica. Quello stesso anno, il Club di Roma avrebbe pubblicato un
rapporto che dettagliava un modello "adattivo" per la governance globale che avrebbe diviso il mondo in dieci
regioni economiche e politiche interconnesse.
Il
Club di Roma è stato a lungo controverso per la sua ossessione di ridurre la
popolazione globale e per molte delle sue precedenti politiche, che i critici
hanno descritto come influenzate dall'eugenetica e neo-malthusiane. Tuttavia, nel famigerato libro del
Club del 1991, La “Prima Rivoluzione Globale”, si sosteneva che tali politiche
potevano ottenere il sostegno popolare se le masse erano in grado di collegarle
con una lotta esistenziale contro un nemico comune.
A tal
fine, La “Prima Rivoluzione Globale” contiene un passaggio intitolato "Il nemico comune dell'umanità è
l'uomo", che afferma quanto segue:
"Nella
ricerca di un nemico comune contro il quale unirci, ci è venuta l'idea che
l'inquinamento, la minaccia del riscaldamento globale, la scarsità d'acqua, la
carestia e simili, avrebbero fatto al caso nostro. Nella loro totalità e nelle
loro interazioni questi fenomeni costituiscono effettivamente una minaccia
comune che deve essere affrontata da tutti insieme. Ma nel designare questi
pericoli come il nemico, cadiamo nella trappola di cui abbiamo già avvertito i
lettori, cioè scambiare i sintomi per cause. Tutti questi pericoli sono causati
dall'intervento umano nei processi naturali, ed è solo attraverso un
cambiamento di atteggiamento e di comportamento che possono essere superati. Il
vero nemico quindi è l'umanità stessa".
Negli
anni successivi, l'élite che popola il Club di Roma e il Forum economico
mondiale ha spesso sostenuto che i metodi di controllo della popolazione sono
essenziali per proteggere l'ambiente.
Non è
quindi sorprendente che il Forum Economico Mondiale usi allo stesso modo le questioni
del clima e dell'ambiente come un modo per commercializzare politiche
altrimenti impopolari, come quelle del Grande Reset, come necessarie.
Il
passato è un prologo.
Dalla
fondazione del World Economic Forum, Klaus Schwab è diventato una delle persone
più potenti del mondo(il nuovo Hitler) e il suo Grande Reset ha reso più
importante che mai scrutare l'uomo seduto sul “trono globalista”.
Dato
il suo ruolo prominente nello sforzo di vasta portata di trasformare ogni
aspetto dell'ordine esistente, la storia di Klaus Schwab era difficile da
ricercare. Quando
si inizia a scavare nella storia di un uomo come Schwab, che siede al di sopra
di altri oscuri personaggi dell'élite, si scopre presto che molte informazioni
sono state nascoste o rimosse. Klaus è qualcuno che vuole rimanere nascosto negli angoli
oscuri della società e che permetterà solo alla persona media di vedere un
costrutto ben presentato della sua persona scelta.
Il
vero Klaus Schwab è una figura di vecchio zio gentile che desidera fare del
bene all'umanità, o è davvero il figlio di un collaboratore nazista che ha
usato manodopera schiavizzata e ha aiutato gli sforzi nazisti per ottenere la
prima bomba atomica?
Klaus
è l'onesto manager di cui dovremmo fidarci per creare una società e un posto di
lavoro più giusti per l'uomo comune, o è la persona che ha aiutato a
spingere Sulzer Escher-Wyss in una rivoluzione tecnologica che ha portato al
suo ruolo nella creazione illegale di armi nucleari per il regime razzista di
apartheid del Sud Africa?
Le
prove che ho esaminato non suggeriscono un uomo gentile, ma piuttosto un membro di una
famiglia ricca e ben collegata che ha una storia di aiuto nella creazione di
armi di distruzione di massa per governi aggressivi e razzisti.
Come
disse Klaus Schwab nel 2006 "La conoscenza sarà presto disponibile ovunque - la
chiamo la 'googlisation' della globalizzazione. Non è più importante cosa sai,
ma come lo usi. Devi essere uno che detta il ritmo".
Klaus
Schwab si considera un pace setter e un top player, e bisogna dire che le sue
qualifiche e la sua esperienza sono impressionanti.
Eppure, quando si tratta di mettere in pratica
ciò che si predica, Klaus è stato scoperto. Una delle tre maggiori sfide nella
lista delle priorità del World Economic Forum è la non proliferazione delle
armi nucleari, eppure né Klaus Schwab né suo padre Eugen sono stati all'altezza
di questi stessi principi quando erano in affari. Al contrario.
A
gennaio, Klaus Schwab ha annunciato che il 2021 è l'anno in cui il World
Economic Forum e i suoi alleati devono "ricostruire la fiducia" con
le masse.
Tuttavia, se Schwab continua a nascondere la sua
storia e quella delle connessioni di suo padre con la "National Socialist Model
Company" che era Escher-Wyss durante gli anni '30 e '40, allora la gente
avrà buone ragioni per diffidare delle motivazioni sottostanti alla sua agenda
di Great Reset, che è eccessiva e antidemocratica.
Nel
caso degli Schwab, le prove non puntano semplicemente a cattive pratiche
commerciali o a qualche tipo di malinteso. La storia della famiglia Schwab
rivela invece un'abitudine a lavorare con dittatori genocidi per i motivi di
base del profitto e del potere. I nazisti e il regime sudafricano dell'apartheid sono due
dei peggiori esempi di leadership nella politica moderna, ma gli Schwab ovviamente non potevano
o non volevano vederlo all'epoca.
Nel
caso di Klaus Schwab stesso, sembra che abbia aiutato a riciclare le reliquie
dell'era nazista, cioè le sue ambizioni nucleari e le sue ambizioni di
controllo della popolazione, in modo da assicurare la continuità di un
programma più profondo.
Mentre
serviva in qualità di dirigente alla Sulzer Escher Wyss, l'azienda ha cercato
di aiutare le ambizioni nucleari del regime sudafricano, allora il governo più
nazista del mondo, preservando l'eredità dell'era nazista della Escher Wyss
stessa.
Poi,
attraverso il World Economic Forum, Schwab ha aiutato a riabilitare le
politiche di controllo della popolazione influenzate dall'eugenetica durante il
periodo successivo alla seconda guerra mondiale, un periodo in cui le
rivelazioni delle atrocità naziste hanno rapidamente portato la pseudo-scienza
in grande discredito.
C'è
qualche ragione per credere che Klaus Schwab, come esiste oggi, sia cambiato in
qualche modo? O è ancora il volto pubblico di uno sforzo decennale per
assicurare la sopravvivenza di un programma molto vecchio?
L'ultima
domanda che dovrebbe essere posta sulle reali motivazioni dietro le azioni di
Herr Schwab, potrebbe essere la più importante per il futuro dell'umanità: Klaus Schwab sta cercando di creare
la “quarta rivoluzione industriale” o il “quarto Reich?”
(Johnny
Vedmore è un giornalista investigativo completamente indipendente e un
musicista di Cardiff, Galles. Il suo lavoro mira ad esporre le persone potenti
che sono trascurate dagli altri giornalisti e a portare nuove informazioni ai
suoi lettori. Se hai bisogno di aiuto, o hai un suggerimento per Johnny,
mettiti in contatto tramite: johnnyvedmore.com.).
(unlimitedhangout.com/2021/02/investigative-reports/schwab-family-values/).
Klaus
Schwab vede Draghi.
Ecco
la «Great
Narrative»
dell’Apocalisse
delle
sue Bestie.
Renovatio21.com-
Roberto Dal Bosco-(24 Novembre 2021)- ci dice :
La
notizia è riportata sul sito ufficiale del governo italiano con un titolo che
potrebbe trarre in inganno i meno avvezzi; «Il Presidente Draghi ha incontrato il
Presidente esecutivo del World Economic Forum».
Per i
pochi lettori di Renovatio 21 che non lo sanno, World Economic Forum significa
Davos.
E il presidente visto dal premier Draghi, quindi,
altri non è che Klaus Schwab – il massimo teorico pubblico del Grande Reset.
«Il
Presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha incontrato oggi pomeriggio, a
Palazzo Chigi, il Fondatore e Presidente esecutivo del World Economic Forum
(WEF), Klaus Schwab».
«Il
Presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha incontrato oggi pomeriggio, a Palazzo
Chigi, il Fondatore e Presidente esecutivo del World Economic Forum (WEF),
Klaus Schwab» scrive il sito governativo.
«Il colloquio si è incentrato sul
prossimo Meeting Annuale del WEF previsto a Davos a gennaio del 2022 e sui
principali dossier globali oggetto anche della Presidenza italiana del G20, con
particolare riferimento al tema della ripresa economica e sociale post
pandemica».
Questo
incontro è passato un po’ sottotraccia. Nessun giornale, cartaceo, elettronico
o televisivo, gli ha dato risalto – e questo quando una parte significativa della
popolazione è incontrovertibilmente convinta che Schwab sia a capo di una
cospirazione dell’oligarcato globale che mira a installare un nuovo mondo di
controllo in cui tutti saranno schiavizzati.
Che
idea pazzesca!
Sarebbe
stato un articolo di non poco conto: aoh, complottisti! Guardate qua: ma quale faraone del Male, è qui in
Italia che incontra il vostro bravissimo premier! Altro che Spectre. Dai su,
fate i seri, crescete.
Invece,
niente.
Nemmeno
mezzo editorialino in prima sul Corriere dell’ex genero del fu Rodotà, il
presentatore TV Gramellino. Un’occasione per sfottere i no vax, e magari presentare al
mondo un uomo che sicuramente ha tanti meriti, altrimenti non starebbe lì.
Nulla.
Nada. Zero. Zilch. Silenzio stampa.
È una
cosa che, tutto sommato, avevamo già
visto. Per esempio quando Gentiloni, da poco e per poco premier,
incontrò senza grandi strombazzamenti George Soros a Roma, nel pieno della
solita ondata di gommonauti del Continente nero – quelli «aiutati» dalle ONG
foraggiate dalle Open Society Foundations del finanziere miliardario (unico
uomo al mondo con una sua politica estera, si è detto di lui).
All’epoca,
pur nel silenzio dei giornaloni, ex post saltarono in piedi un bel po’ di
politici di opposizione. La Meloni. Salvini.Grillo. Calderoli. Tutti a fare la
domandina: che ci faceva Gentiloni con Soros? Cosa si sono detti?
Ora
sono tutti spariti. Nessuno che chiede davvero – magari con una bella
interrogazione parlamentare – cosa mai ha da dirsi il Presidente del Consiglio con un
teorico della ridefinizione del mondo e pure della natura umana.
Perché,
oltre che l’industria, l’economia, la società, Schwab ha apertamente invocato la
fusione uomo-macchina, le interfacce neurali, la possibilità di fare scansioni
dei pensieri delle persone quando magari passano per gli aeroporti, una
«fusione della nostra identità fisica, digitale e biologica».
Tutto
vero.
Che
poi, il teorico del Grande Reset, per i media italiani, mica è lui. È Viganò.
Per il giornale del figliolo di Mentana, per Dagospia, e chissà per quanti
altri, si deve parlare di «monsignor Carlo Maria Viganò, il teorico del “grande
reset”». Così. Testuale.
Cioè,
il Grande Reset, che ovviamente mettono tra virgolette, non lo ha teorizzato lo
Schwab, che ci ha scritto pure un libro – chissà perché inedito in Italia –
intitolato proprio COVID-19 The Great Reset e di cui nessuno pare avere mai
sentito parlare. Ignoranza, malafede, sciatteria: non sappiamo come definire questa
cosa. Ma è così: il Great Reset lo ha teorizzato l’arcivescovo, non il personaggio che,
nel loro silenzio, ha appena incontrato il Primo Ministro della Repubblica
Italiana.
Davvero
assomiglia ad un cattivo di James Bond. È un personaggio romanzesco,
televisivo, da fiction.
Ma
dico, neanche una vignetta? Insomma: davvero assomiglia ad un cattivo di James
Bond. È un personaggio romanzesco, televisivo, da fiction. Qualcuno, dopo aver
visto una mise con cui ad una certa si è presentato in pubblico, hanno invocato
Star Trek. (Noi odiamo Star Trek).
In
settimana lo Schwabbo si era pure dato da fare. A Dubai, il calvo elitista
aveva annunciato una iniziativa chiamata Great Narrative. La Grande Narrativa.
Ogni
narrazione è un editing, un montaggio. Per dare un senso alle storie, si tagliano dettagli, prospettive,
personaggi che potrebbero portarci fuori strada.
Che
cosa è la Grande Narrativa?
È «uno
sforzo collaborativo dei principali pensatori del mondo per modellare
prospettive a lungo termine e co-creare una narrativa che può aiutare a guidare
la creazione di una visione più resiliente, inclusiva e sostenibile per il
nostro futuro collettivo» dice il sito del World Economic Forum di Davos.
«I migliori pensatori provenienti da una
varietà di aree geografiche e discipline, inclusi futurologi, scienziati e
filosofi, contribuiranno con nuove idee per il futuro. Le loro riflessioni
saranno condivise in un libro di prossima pubblicazione, The Great Narrative, la cui
pubblicazione è prevista per gennaio 2022».
«Siamo
qui per sviluppare la Grande Narrativa, una storia per il futuro», ha quindi
annunciato a Dubai Schwab lo scorso giovedì, insieme al ministro degli Affari
di Gabinetto degli Emirati Arabi Uniti Mohammad Abdullah Al-Gergawi.
«Per
dare forma al futuro, devi prima immaginare il futuro, devi progettare il
futuro e poi devi eseguirlo». Retorica a metà tra lo spot di una scarpa da ginnastica e
un deliquio tirannico.
«Qui,
penso che i prossimi due giorni, guarderemo a come immaginiamo, come
progettiamo, come eseguiamo la Grande Narrativa, come definiamo la storia del
nostro mondo per il futuro» ha dichiarato Schwab nella ricca (?) città capitale
degli influencer nel deserto arabico.
Le
vostre voci di dissidenti sono cancellate, inudibili sui media o nella rappresentazione
democratica.
I vostri pensieri censurati dai social media. Le vostre manifestazioni sono
proibite – e represse con una forza mai prima veduta.
Poi si
è lamentato.
«Le
persone sono diventate molto più egocentriche e, in una certa misura, egoiste.
In una situazione del genere è molto più difficile creare un compromesso perché
plasmare il futuro, progettare il futuro di solito richiede una volontà comune
delle persone», ha dichiarato.
«Il
mondo è diventato così complesso. Le soluzioni semplici a problemi complessi
non bastano più».
«Oggi
non c’è più separazione tra sociale, politico, tecnologico, ecologico – è tutto
intrecciato», ha aggiunto, facendo capire che il suo programma è una
riprogrammazione integrale del consorzio umano.
«Riteniamo
che sia molto importante lavorare davvero insieme a livello globale per
assicurarci di utilizzare il potenziale della quarta rivoluzione industriale a
beneficio dell’umanità perché anche la tecnologia presenta alcune insidie e
può essere utilizzata a scapito dell’umanità».
Per chi non lo sapesse, La Quarta Rivoluzione
Industriale è il titolo di un altro suo libro (questo invece pubblicato anche
in lingua italiana), in cui immagina di riformulare per sempre il sistema
produttivo planetario.
Chi rimarrà
in questo racconto, invece, è già stato editato in altro modo: è stato editato
geneticamente. Prima un paio di siringhe mRNA, poi una terza, poi una quarta, poi
chissà: il referendum per l’alterazione dell’umano è stato vinto dal sì, anche
se gli elettori non se ne sono nemmeno resi conto.
Il
lettore riesce a immaginare da solo cosa sia questa Grande Narrativa (parola
che, in realtà speravamo sputtanata una volta per tutti nell’era Renzi).
Ogni
narrazione è un editing, un montaggio. Per dare un senso alle storie, si
tagliano dettagli, prospettive, personaggi che potrebbero portarci fuori
strada.
Lo
sapete benissimo che sta già avvenendo. Le vostre voci di dissidenti sono
cancellate, inudibili sui media o nella rappresentazione democratica. I vostri pensieri censurati dai
social media. Le vostre manifestazioni sono proibite – e represse con una forza
mai prima veduta.
Vi
stanno già editando fuori dalla storia – ve lo abbiamo detto tante volte, ci
vogliono annientare, un segmento a doppia cifra percentuale della società deve
essere sacrificato: è un pensiero che hanno già accettato politicamente,
economicamente, «umanamente».
Bimbi
editati geneticamente per essere perfettamente adatti alla Grande Narrativa. Un libro scritto per resettare l’umanità,
e forse per ricrearla.
Chi
rimarrà in questo racconto, invece, è già stato editato in altro modo: è stato
editato geneticamente. Prima un paio di siringhe mRNA, poi una terza, poi una
quarta, poi chissà: il referendum per l’alterazione del genoma umano è stato
vinto dal sì, anche se gli elettori non se ne sono nemmeno resi conto.
Potete
scommetterci quello che volete: il prossimo grande edit che vi ficcheranno in gola è
quello dei vostri figli, dei vostri nipoti, della generazione che segue. I prossimi
bambini saranno editati geneticamente in provetta, con il CRISPR. Perché fare i
figli con la bioingegneria «sarà come vaccinarli».
Bimbi
editati geneticamente per essere perfettamente adatti alla Grande Narrativa. Un
libro scritto per resettare l’umanità, e forse per ricrearla.
Del
resto, ci avevano avvertito. Alla fine sarà una questione di libri.
Cerchiamo
il nostro nome nel libro della vita, nel libro dell’Agnello. Gli altri,
lasciate pure che adorino la Bestia.
Ce lo
ha insegnato l’Apocalisse, capitolo 13, quando parla della Bestia.
«L’adorarono
tutti gli abitanti della terra, il cui nome non è scritto fin dalla fondazione
del mondo nel libro della vita dell’Agnello immolato» (Ap 13, 8).
Cerchiamo
il nostro nome nel libro della vita, nel libro dell’Agnello. Gli altri,
lasciate pure che adorino la Bestia.
«E chi
non era scritto nel libro della vita fu gettato nello stagno di fuoco» (Ap 20, 15).
(Roberto
Dal Bosco).
L’Ucraina
e la profonda
agenda
di suicidio globale.
Renovatio31.com-
William F. Engdahl-(12 Marzo 2022)- ci dice :
La
decisione del presidente russo di ordinare un’azione militare nella vicina
Ucraina a partire dal 24 febbraio 2022 ha scioccato molti, me compreso. La domanda a questo punto dopo quasi due settimane
dall’azione militare da parte della Russia e di altre forze all’interno
dell’Ucraina, è cosa abbia spinto la Russia in quella che i media occidentali
descrivono come una guerra di aggressione unilaterale e ingiustificata.
Una
minaccia pubblica del presidente e comico ucraino Volodymyr Zelenskyy il 19
febbraio, durante gli incontri con alti funzionari della NATO e altri durante
la Conferenza annuale sulla sicurezza di Monaco, fornisce un indizio in gran
parte ignorato sulle azioni di Mosca.
Inoltre, rapporti più recenti di numerosi
laboratori di armi biologiche del Pentagono degli Stati Uniti in tutta
l’Ucraina si aggiungono alle minacce di fondo. Mosca credeva che la Russia
affrontasse letteralmente una realtà fallo-o-muori?
Un po’
di storia essenziale.
L’attuale
conflitto in Ucraina ha i suoi semi negli anni ’90 e nel crollo dell’Unione
Sovietica sostenuto dagli Stati Uniti.
Durante
i colloqui di alto livello sul Trattato Due più quattro relativi alla riunificazione della
Germania nel 1990, i colloqui tra il Segretario di Stato americano James Baker
III e l’allora leader sovietico Mikhail Gorbaciov, insieme a Francia, Regno
Unito e governo della Germania occidentale, sull’unificazione della Germania,
Baker ha promesso verbalmente che la NATO non si sarebbe spostata «di un
pollice» a est per minacciare i territori dell’ex Unione Sovietica, in cambio
dell’URSS che avrebbe consentito la riunificazione tedesca all’interno della
NATO.
Per
anni Washington ha mentito sullo scambio, poiché si sono trasferiti uno dopo
l’altro agli altri Paesi dell’ex Patto di Varsavia, tra cui Polonia, Repubblica
Ceca, Romania, Ungheria, Stati baltici nella NATO e più vicini alla Russia.
Di recente Putin ha citato l’accordo Baker del
1990 per giustificare le richieste russe che la NATO e Washington forniscano
assicurazioni legali vincolanti che l’Ucraina non sarebbe mai stata ammessa
nell’alleanza NATO.
Washington
fino ad ora ha rifiutato categoricamente di farlo.
Il
discorso di Putin a Monaco del 2007.
Alla
Conferenza annuale sulla sicurezza di Monaco del 2007, poiché l’amministrazione
Bush-Cheney aveva annunciato l’intenzione di installare sistemi di difesa
missilistica statunitensi in Polonia, Romania e Repubblica Ceca per
«proteggersi dagli stati canaglia come la Corea del Nord o l’Iran», il russo
Putin ha pronunciato un’ aspra critica alle bugie degli Stati Uniti e
violazione delle loro assicurazioni del 1990 sulla NATO.
A quel
punto 10 ex stati comunisti dell’Est erano Stati ammessi alla NATO nonostante
le promesse degli Stati Uniti del 1990.
Inoltre,
sia l’Ucraina
che la Georgia erano candidate ad aderire alla NATO dopo le Rivoluzioni Colorate guidate
dagli Stati Uniti in entrambi i paesi nel 2003-2004.
Putin
ha giustamente sostenuto che i missili statunitensi erano diretti alla Russia,
non alla Corea del Nord o all’Iran.
Nelle
sue osservazioni di Monaco del 2007, Putin ha detto al suo pubblico
occidentale: «Si scopre che la NATO ha messo le sue forze in prima linea ai nostri
confini e continuiamo ad adempiere rigorosamente agli obblighi del trattato e
non reagiamo affatto a queste azioni. Penso sia ovvio che l’espansione della
NATO non ha alcun rapporto con la modernizzazione dell’Alleanza stessa, né con
la sicurezza in Europa. Al contrario, rappresenta una seria provocazione che
riduce il livello di fiducia reciproca. E abbiamo il diritto di chiederci:
contro chi è destinata questa espansione? E che fine hanno fatto le
assicurazioni fatte dai nostri partner occidentali dopo lo scioglimento del
Patto di Varsavia? Dove sono oggi quelle dichiarazioni? Nessuno li ricorda
nemmeno».
Putin
ha aggiunto: «Ma mi permetterò di ricordare a questo pubblico ciò che è stato detto.
Dove sono queste garanzie?». Questo è stato 15 anni fa.
Il
colpo di stato di Maidan del 2014.
Entro
novembre 2013 un’Ucraina economicamente corrotta e in difficoltà sotto la guida
del presidente eletto e anche molto corrotto Viktor Yanukovich, ha annunciato
che, anziché accettare un’associazione «speciale» con l’UE, l’Ucraina avrebbe accettato
un’offerta molto più generosa da Mosca per entrare nell’Unione economica
eurasiatica guidato da Mosca.
La
Russia aveva accettato di ridurre del 30% il prezzo del gas russo all’Ucraina e
di acquistare 15 miliardi di dollari di obbligazioni ucraine per alleviare la
crisi finanziaria di Kiev.
A quel
punto, il 21 novembre, Arseniy Yatsenyuk, l’uomo selezionato da Victoria Nuland
di Washington e dall’ambasciatore di Kiev Geoffrey Pyatt, insieme all’allora
vicepresidente Joe Biden, hanno lanciato quelle che furono chiamate proteste di
piazza Maidan contro il regime di Yanukovich sostenuto dalle ONG statunitensi.
Il 20
febbraio 2014, dopo che cecchini organizzati dalla CIA, secondo quanto riferito
reclutati dalla vicina Georgia, hanno ucciso dozzine di manifestanti
studenteschi e anche la polizia, portando Yanukovich a fuggire, Yatsenyuk è
diventato Primo Ministro in un regime gestito dagli Stati Uniti selezionato con
cura da Nuland e Biden tra gli altri.
Più
tardi, nel dicembre 2014, in un’intervista con un quotidiano russo, George Friedman di Stratfor, una
società privata di consulenza al Pentagono e alla CIA, tra gli altri, ha detto
del cambio di regime di Kiev guidato dagli Stati Uniti nel febbraio 2014:
«La Russia chiama gli eventi che hanno avuto luogo a
l’inizio di quest’anno un colpo di stato organizzato dagli Stati Uniti. Ed è
stato davvero il colpo di stato più clamoroso della storia». Nell’intervista
era vanaglorioso.
Che il
regime del colpo di stato di Kiev abbia proseguito dopo il 22 febbraio 2014 con
una guerra di sterminio e pulizia etnica dei russofoni nell’Ucraina orientale,
guidata in larga misura da un esercito privato di neonazisti letterali del Settore
Destro (bandito in Russia), gli stessi che gestivano la sicurezza in piazza
Maidan e lanciarono un regno di terrore contro gli ucraini di lingua russa.
I
battaglioni erano formati da mercenari neonazisti. Hanno ricevuto lo status ufficiale
di stato come soldati della «Guardia nazionale ucraina», il battaglione Azov, finanziato dal boss della mafia
ucraina e oligarca miliardario, Igor Kolomojskij, il finanziatore di Zelenskyj
come presidente.
I
soldati Azov sfoggiano persino rune SS aperte come logo. Nel 2016, l’Ufficio dell’Alto
Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani (OHCHR) ha accusato il
battaglione Azov, ufficialmente aggiornato a reggimento nel gennaio 2015, di
aver commesso crimini di guerra come saccheggi di massa, detenzione illegale e
tortura.
Oggi
Nuland è il Sottosegretario di Stato per gli Affari Politici di Biden,
responsabile degli affari dell’Ucraina e della Russia. Lei sa bene chi sono
quelli del Battaglione Azov.
Zelenskyy
e Monaco di Baviera 2022.
Il 19
febbraio a Monaco di Baviera, il presidente ucraino Zelenskyy ha minacciato di
schierare armi nucleari sul territorio ucraino. Ha espresso questo come la sua
revoca unilaterale del Memorandum di Budapest del 1994, sebbene l’Ucraina non
fosse uno dei firmatari dell’accordo.
Due
giorni dopo, la sera del 21 febbraio, Putin ha pronunciato il suo discorso
riconoscendo l’indipendenza sovrana delle Repubbliche popolari di Donetsk e
Lugansk. Ha
fatto esplicito riferimento alla promessa di Zelenskyy sulle armi nucleari di
Monaco: «Questa non è una vana spavalderia», ha sottolineato Putin nel suo
discorso.
Il 6
marzo l’agenzia di stampa statale di Mosca, RIA Novosti, ha citato
un’importante fonte russa dell’intelligence straniera SVR con i dettagli su un
progetto segreto in Ucraina, secondo quanto riferito con il vitale supporto
segreto occidentale, per costruire una capacità missilistica nucleare ucraina e
una bomba atomica ucraina in sfacciata violazione di il Trattato di non
proliferazione nucleare.
Secondo
il rapporto, gli scienziati nucleari ucraini stavano mascherando gli sviluppi
localizzandoli vicino agli alti livelli di radiazioni del sito del reattore
nucleare di Chernobyl, una spiegazione per le rapide mosse russe per proteggere
Chernobyl.
«Era
lì, a giudicare dalle informazioni disponibili, che erano in corso i lavori sia
sulla fabbricazione di una bomba “sporca” che sulla separazione del plutonio»,
cita la fonte RIA Novosti.
La
principale struttura di ricerca sulle bombe era situata presso il Centro
scientifico nazionale, «Istituto di fisica e tecnologia di Kharkov».
Al
momento della stesura di questo articolo, i rapporti di aspri combattimenti in
corso tra le forze russe e i combattenti neonazisti ucraini Azov che secondo
quanto riferito stanno pianificando di far saltare in aria il sito del reattore
di ricerca e dare la colpa alla Russia.
Apparentemente
anche la battaglia per il controllo della grande centrale nucleare di
Zaporizhzhia fa parte del tentativo di nascondere il progetto illegale di bombe
ucraine.
Ora
inizia a diventare più chiaro che Putin aveva seri motivi per reagire alla
minaccia nucleare ucraina. Un missile nucleare ucraino entro sei minuti da Mosca
presenterebbe un pericolo esistenziale indipendentemente dal fatto che
l’Ucraina fosse nella NATO o meno.
Enorme
accumulo militare: guerra biologica?
C’era
di più. La stampa ucraina ha riferito un anno fa di nuove basi navali NATO de
facto costruite in Occidente a Ochakov e Berdyansk come «moderne strutture
infrastrutturali in grado di ricevere navi di ogni tipo, equipaggiate secondo
gli standard NATO e costruite con i soldi dei Paesi dell’alleanza».
I
media si vantavano: «In tre anni saremo in grado di colpire le navi russe nel Mar
Nero con la nostra flotta Mosquito. E se ci uniamo alla Georgia e alla Turchia,
la Federazione Russa sarà bloccata», si vantavano gli esperti militari ucraini.
Inoltre,
il Pentagono statunitense aveva non meno di otto, forse fino a 30 laboratori di
ricerca sulle armi biologiche top-secret in tutta l’Ucraina che testavano il
DNA di circa 4.000 volontari militari.
Una
volta che i soldati russi si sono trasferiti per mettere al sicuro le prove,
l’ambasciata statunitense a Kiev ha cancellato la precedente menzione dei siti
dal suo sito web e gli ucraini si sarebbero mossi per distruggere le prove di
laboratorio.
I
laboratori ucraini a Kharkiv e altrove operavano in collaborazione con gli
Stati Uniti. Scorte di tali armi venivano segretamente immagazzinate in diretta
violazione delle convenzioni internazionali.
Un
mese intero prima dell’azione militare russa del 24 febbraio in Ucraina, la
ricercatrice indipendente di guerra biologica, Dilyana Gaytandzhieva, ha ottenuto documenti che
dettagliano «esperimenti biologici del Pentagono statunitense con un esito
potenzialmente letale su 4.400 soldati in Ucraina e 1.000 soldati in Georgia.
Secondo i documenti trapelati, tutte le morti di volontari dovrebbero essere
segnalate entro 24 ore (in Ucraina) e 48 ore (in Georgia)».
Descrive
in dettaglio gli esperimenti umani, che includono test per gli anticorpi contro
circa 14 agenti patogeni tra cui la febbre emorragica della Crimea-Congo, le
specie Borrelia (malattia di Lyme) e altri.
Secondo
i documenti, i laboratori in Ucraina e Georgia fanno parte di un programma di
«impegno biologico da 2,5 miliardi di dollari della Defense Threat Reduction
Agency (DTRA) del Pentagono che include ricerche su agenti biologici, virus
mortali e batteri resistenti agli antibiotici».
Il 6
marzo, in una dichiarazione alla RIA Novosti ufficiale di Mosca, il maggiore
generale Igor Konashenkov, portavoce del ministero della Difesa russo, ha
dichiarato di aver ricevuto documenti, «dai dipendenti dei laboratori biologici
ucraini, che confermavano lo sviluppo di componenti di armi biologiche in
Ucraina, nelle immediate vicinanze del territorio russo». Ha osservato: «Nel
corso di un’operazione militare speciale, sono stati scoperti i fatti di una
pulizia di emergenza da parte del regime di Kiev delle tracce di un programma
biologico militare in corso in Ucraina, finanziato dal Dipartimento della
Difesa degli Stati Uniti».
In
aggiunta a questa prova del posizionamento di armi nucleari e biologiche
all’interno dell’Ucraina negli ultimi anni, i Paesi membri della NATO
occidentale hanno versato miliardi di dollari di equipaggiamento militare,
comprese armi anticarro ed esplosivi in Ucraina mentre Zelenskyy, secondo
l’opposizione, si sarebbe nascosto in l’Ambasciata degli Stati Uniti a
Varsavia, chiede ripetutamente una «No-Fly zone» della NATO sull’Ucraina, un
atto che sarebbe un diretto casus belli di guerra tra la Russia e la NATO, una
guerra che potrebbe rapidamente diventare nucleare o oltre.
La
domanda è se questa provocazione che dura da anni da parte di Washington e
della NATO della sicurezza nazionale russa attraverso l’Ucraina mira a
distruggere la vitalità della Russia come nazione sovrana e potenza militare.
È una
mossa calcolata utilizzare le sanzioni contro la Russia per causare il collasso
globale e le crisi energetiche, la carenza di cibo e peggio, tutto per portare
avanti l’agenda del Grande Reset di Davos 2030?
Dare
la colpa al «malvagio Putin» e alla Russia mentre BlackRock e le potenze
finanziarie riorganizzano il mondo?
È
troppo presto per dirlo, ma certo è che qualunque cosa abbia spinto l’azione
della Russia il 24 febbraio 2022 doveva essere molto più grave di quanto ci
dicono la CNN o altri media occidentali controllati.
(William
F. Engdahl.)
( F.
William Engdahl è consulente e docente di rischio strategico, ha conseguito una
laurea in politica presso la Princeton University ed è un autore di best seller
sulle tematiche del petrolio e della geopolitica. È autore, fra gli altri
titoli, di Seeds of Destruction: The Hidden Agenda of Genetic Manipulation
(«Semi della distruzione, l’agenda nascosta della manipolazione genetica»),
consultabile anche sul sito globalresearch.ca.).
Origini
e deliri della
teoria
del Grande Reset.
Huffingtonpost.it- Sofia Ventura- Carlo Freccero -(20
Settembre 2021)- ci dice :
L'ennesimo
complotto mondiale evocato da Carlo Freccero e le responsabilità degli
intellettuali.
Il
Grande Reset è in via di attuazione. Così scrive Carlo Freccero in una lettera a La
Stampa, dove spiega il suo sostegno alla raccolta di firme per un referendum
abrogativo delle norme relative al Green Pass.
L’espressione
fu coniata dal Principe Carlo nel maggio 2020 per sintetizzare le riflessioni
del World Economic Forum (WEF) di Klaus Schwab ,dello stesso anno su nuove
politiche globali per un capitalismo più sostenibile, alla luce dell’esperienza
in corso della pandemia del Covid-19.
Immediatamente,
però, “The Great Reset” si è trasformato nell’ennesima teoria cospirazionista
costruita e divulgata dalla composita galassia complottista che abita le nostre
democrazie.
QAnon in testa. Come ha scritto lo studioso
Sebastian Schuller “A partire da un breve videoclip nel quale il Primo ministro
Justin Trudeau spiegava le linee del programma del WEF, nell’universo degli
utenti Twitter si interpretavano i limitati piani di riforma del medesimo come
la prova di una macchinazione mondiale comunista che apertamente dichiarava il
suo obiettivo di eliminare il sistema capitalistico basato sulla libera
impresa. A sua volta, questa lettura entrava nella mitologia di QAnon e
diveniva un tema cruciale della estrema destra libertaria”.
L’incontro
di leader politici, religiosi, dei media, di organizzazioni non governative per
discutere delle pericolose contraddizioni nel funzionamento del mondo globale,
rese manifeste dalla pandemia, ha – in altre parole – rappresentato un’occasione
troppo ghiotta per i complottisti delle varie latitudini.
Un’occasione
che non si sono lasciati scappare per disegnare una nuova cospirazione delle
élite mondiali per controllare l’economia e la vita sociale globali e
trasformarle secondo un modello ‘collettivista’.
Naturalmente, seguendo i medesimi schemi narrativi delle tante teorie
complottiste che hanno visto la luce e si sono diffuse tra Sette, Otto e
Novecento.
Perché
le teorie complottiste altro non sono che narrazioni, che non hanno bisogno di
prove, ma semplicemente di segni, di parole pronunciate, di schegge di fatti.
Tutti reinterpretati in modo funzionale alla storia che si racconta. Si tratterebbe di pure letteratura
fantastica, utopica o distopica, se non fosse che quelle parole sono maledettamente
performative, costruiscono mondi ai quali in tanti credono, per poi agire
conseguentemente.
Proprio
qualche giorno fa il filosofo Giorgio Agamben ha immaginato la
concretizzazione della resistenza alla “tirannide senza scrupoli” che ci governa
e usa strumentalmente la pandemia, attraverso la creazione di una nuova forma
di clandestinità “una società nella società, una comunità degli amici e dei
vicini dentro la società dell’inimicizia e della distanza”.
Insomma, sia nel pensiero di Freccero sia in
quello di Agamben il Green pass è quel segno che ci rivela ciò che chi detiene
il potere ci nasconde: la bramosia di controllo tendenzialmente totale. “Dietro il
Green Pass c’è molto di più” ha appunto scritto Freccero.
Ha
ragione il direttore Massimo Giannini nella breve replica alla sua lettera,
laddove afferma che non trova “alcun fondamento concreto nella realtà dei fatti” alla
teoria del Grande Reset.
È
ovvio che non lo trovi: quel fondamento non esiste.
Non vi
è la benché minima prova che questo complotto sia in atto. Esistono solo reinterpretazioni,
veri e propri slittamenti di significato, di una riflessione comune avviata a
livello internazionale e che è stata sviluppata, ad esempio, nel volume di Klaus Schwab e Thierry
Malleret: “Covid-19: The Great Reset”. Citato da Freccero nientemeno che come
‘prova’ del Gran Reset in atto.
Un segno. Un segno che viene ‘montato’ insieme
ad altri segni (il Green pass, ad esempio) per costruire la fiaba nera del
complotto.
Un
grande disegno di conquista e dominio che – come ha ad esempio ben spiegato
Alessandro Campi nei suoi scritti sul tema, ben distinguendo tra la natura
metafisica dei complotti e la concretezza delle semplici congiure di cui è
piena la storia – ancor prima che privo di ogni fondamento empirico, manca di
ogni fondamento logico. Questo come altri complotti, infatti, presupporrebbe una
vastità e complessità di accordi, dei livelli di segretezza, un’onnipotenza
degli artefici della trama, una capacità di controllo sul mondo tali che può
esistere solo nell’universo delle fiction.
Però
in tanti ci credono, perché come tanti psicologi hanno spiegato, il
funzionamento della nostra mente ci induce ad aderire a spiegazioni
soddisfacenti del mondo, soddisfacenti perché forniscono un senso (e l’uomo è
alla continua e disperata ricerca di senso) e coinvolgono le nostre emozioni,
specie quando esse scaturiscono dalle nostre frustrazioni.
Gli
intellettuali possono inserirsi in modi diversi in questi processi. Possono tentare
di introdurre elementi di razionalità nel discorso pubblico, ad esempio
rimarcando la complessità dei fenomeni, il loro essere spesso esito di incroci
casuali e anche inintenzionali.
Senza
necessariamente sminuire la dimensione emotiva e valoriale della partecipazione
alla discussione collettiva, possono fornire e giustificare scale di valori
compatibili con il funzionamento di una società liberale.
Possono
spiegare la complessità del vivere in comunità e l’inevitabile dialettica tra
valori, che ci costringe sempre a interrogarci su come contemperarli, libertà e
sicurezza in primis. E così via.
Oppure
possono cavalcare la paura, la rabbia, l’ostilità, la manichea divisione del
mondo tra élite malvagie e popolo buono e bistrattato, tra poteri occulti e
l’innocente uomo comune. In altri termini, possono cavalcare la deriva
irrazionalista che sempre incombe sul sentire condiviso delle società, esattamente come fanno i tanti leader
populisti di questa nostra epoca, miscelando appunto logiche populiste e
logiche complottiste, le seconde consequenziali alle prime, nella misura in cui
la macchinazione oscura è strumento delle élite per soggiogare il popolo.
Quel
popolo che non a caso Freccero richiama nella sua lettera, entità indefinibile,
ma utile a chi vuole farsene portavoce, leader politico o intellettuale che sia.
Gli
intellettuali possono scegliere, dunque. E le loro scelte non sono prive di
conseguenze per la collettività. Ognuno si assume le proprie responsabilità.
CHI È
KLAUS SCHWAB,
IL “TEORICO” DEL GRANDE RESET .
Ildetonatore.it-
David Cavaliere- ( 26-11-2021)- ci dice :
Il
banchiere Mario Draghi ha incontrato, a Palazzo Chigi, il fondatore e
presidente esecutivo del World Economic Forum, Klaus Schwab. Il colloquio ha
avuto come tema il prossimo Meeting Annuale del WEF che si terrà, come sempre,
a Davos, in Svizzera, nel gennaio 2022 e si occuperà della ripresa economica
post pandemica.
Schwab
non è solo un potente economista, un tecnocrate visionario, un ex membro del
comitato direttivo del Gruppo Bilderberg, ma anche uno dei principali teorici
di quello che è stato definito «Great Reset», ossia il grande piano di
riorganizzazione della società a seguito della diffusione del virus.
Il
tedesco è autore di un saggio intitolato Covid 19: The Great Reset, non ancora
tradotto in italiano, nel quale espone le sue idee sul futuro delle società
occidentali. Secondo Schwab, la pandemia «rappresenta una finestra rara ma
ristretta di opportunità per riflettere, re-immaginare e ripristinare il nostro
mondo».
Nel
libro in questione ha descritto i tre elementi fondamentali del Grande Reset :
il primo prevede la creazione di una «economia degli
stakeholder», ossia di tecnici influenti;
il
secondo prevede la costruzione in un modo più
«resiliente, equo e sostenibile», basato su metriche ambientali, sociali e di
governance, traducibile come «sorveglianza, riduzione del potere d’acquisto e
confinamento»;
il terzo componente può essere sintetizzato nella frase «sfruttare le innovazioni della
Quarta Rivoluzione Industriale per il bene pubblico», ovvero digitalizzazione
estrema e automazione esasperata.
Il
piano di Schwab, (il nuovo Hitler )che ha incassato il sostegno del Fondo Monetario
Internazionale, delle Nazioni Unite, del Vaticano e della famiglia reale
britannica, intende sbarazzarsi del sistema economico attuale per sostituirlo con una
tecnocrazia globale, che includerà una nuova valuta digitale e un sistema di
tracciamento e identificazione informatico.
Un programma non dissimile da quello elaborato
dall’ONU nella «Agenda 2030».
Sfruttando
lo «shock» della pandemia, i potentati economici stanno mettendo in atto un
nuovo programma di arricchimento, mascherato dietro a espressioni umanitarie
come «solidarietà» o «imprenditoria sociale».
Schwab, però, non è solo un plutocrate che tenta di
dare una patina filosofica alla sua avidità, coniando termini banali e
«responsabili».
Come
un altro grande ricco, George Soros, anche Klaus Schwab possiede di sé un’idea
molto alta.
Si
crede un demiurgo (nuovo nazista) ed è animato dalla convinzione di avere una
missione da compiere in terra per il bene dell’umanità.
Da
questa fantasia messianica scaturiscono i suoi tentativi di influenzare le
politiche occidentali attraverso un forum privato.
Il suo
sogno è quello di fondare un impersonale governo globale di tecnici ed
economisti, che opererà «scientificamente» in vista della felicità umana.
Il finale,
però, non è ancora scritto, la battaglia è in corso.
(Davide
Cavaliere).
QUELLA
STRANA AMBIGUITÀ DELL’OCCIDENTE
RISPETTO ALLA RUSSIA.
Ildetonatore.it-
Davide Cavaliere - (28-3-2022)- ci dice :
Il
conflitto russo-ucraino è cominciato non per l’arroganza dell’Occidente
globalista , ma per la sua debolezza. Dall’implosione dell’Unione Sovietica,
avvenuta trent’anni fa, Stati Uniti ed Europa hanno cercato fattivamente
d’integrare la Russia nel mondo occidentale: assistenza economica, accordi finanziari,
commercio, diplomazia.
Il
mondo occidentale evitò di criticare i due brutali interventi in Cecenia, che
causarono la morte violenta di 150.000 persone, trasformarono la città di
Groznyj nel luogo più distrutto del pianeta e produssero 200.000 profughi.
La
seconda guerra cecena cominciò dopo l’esplosione di quattro appartamenti in due
città russe. Attentati che causarono trecento vittime. Il Governo russo accusò i
terroristi islamici ceceni, una ricostruzione che apparve poco convincente e
divenne implausibile dopo che un gruppo di agenti segreti russi venne sorpreso
a collocare un potente esplosivo nello scantinato di un ufficio a Ryazan.
La
loro versione dei fatti: «testavamo le misure di sicurezza».
Alla
Russia fu permesso di partecipare ai vertici delle NATO. Nel 1993, con il
benestare del presidente russo Boris Yeltsin, la Polonia avviò le procedure per
entrare nell’Alleanza Atlantica; nel 1994 venne firmato il Partenariato per la
pace tra Nato e Russia e, contemporaneamente, quest’ultima venne ammessa anche
nel Consiglio d’Europa.
Il 1997 fu l’anno dell’Atto istitutivo sulle
relazioni reciproche, la cooperazione e la sicurezza, ossia una tabella di
marcia per una più stretta cooperazione NATO-Russia.
Sebbene,
nel 1998, la Russia avesse un’economia equiparabile a quella olandese, per
motivi di cortesia Mosca viene invitata anche agli incontri annuali delle sette
maggiori potenze industriali, il celebre G7.
Nel
2002 venne creato il Consiglio NATO-Russia, uno strumento diplomatico ad hoc per
la collaborazione tra le due. Mentre nel 2004, sulla scia della suddetta
normalizzazione filo-occidentale, sei paesi che un tempo erano stati satelliti
di Mosca, Bulgaria, Romania, Estonia, Lituania, Lettonia, Slovenia e
Slovacchia, entrarono nella NATO col benestare di Putin.
Nonostante
queste aperture dell’Occidente, la Russia continuò a vendere armi e materiale atomico
all’Iran, a sostenere l’organizzazione terroristica Hezbollah e nel 2003 si
affiancò alla Francia nella difesa di Saddam Hussein.
Nel
2009, Obama abbandonò il progetto d’installazione di un sistema
antimissilistico in Europa orientale voluto dal presidente Bush jr. Nello
stesso anno, Obama volò a Mosca, incontrò Putin e lo rassicurò sulla
cooperazione tra NATO e Russia. Il tutto avvenne nonostante l’annessione
illegale dell’Ossezia del Sud a danno della Georgia operata dalla Russia nel
2008.
Quattro
anni dopo, nel 2013, sempre Obama, invece di bombardare la Siria come aveva
annunciato dopo l’uso di armi chimiche da parte del regime siriano di Bashar
al-Assad, preferì affidarsi a Vladimir Putin, il quale all’epoca non si era
ancora insediato in Siria, affinché garantisse la distruzione dello stock di pile
di armi chimiche siriano.
Nel
2014, la Russia annetté la Crimea. Washington e Unione Europea introdussero
sanzioni-solletico nei confronti di Mosca e la NATO interruppe la sua
cooperazione con il Cremlino.
Nel
2018, a Salisbury, l’ex spia russa Skripal’ e la figlia Julija, vennero
avvelenati con del gas nervino da sicari riconducibili a Mosca. Sebbene Putin
uccise nuovamente un suo nemico in territorio britannico, nel 2006 toccò ad
Aleksandr Litvinenko, vennero emesse solo deboli sanzioni.
La
Russia di Putin, pallida erede dell’Unione Sovietica, è stata blandita e
vezzeggiata da un Occidente convinto che «mercato» e «diplomazia» fossero
sufficienti per avviare un processo di democratizzazione.
Ma la
Russia è amica dell’Occidente solo quando è debole. In tanti, troppi, sono
rimasti fermi ai bei tempi andati di Pratica di Mare, quelli delle strette di
mano tra Putin e Bush, illuminate dal sorriso compiaciuto di Berlusconi.
Ma
l’autocrate russo, allora, si trovava a gestire una Russia ridotta ai minimi
termini dall’implosione del sistema sovietico, per cui andava in giro col
cappello in mano, come una mendicante, pur di rientrare tra i grandi della
politica mondiale.
Mosca
non ha mai dismesso le sua ambizioni imperiali. Non dimentichiamo che Putin ha
definito la caduta dell’Unione Sovietica una «tragedia».
Se
riuscirà a vincere in Ucraina, ossia a trasformarla in un potentato russo
simile alla Bielorussia, tenterà di fare lo stesso con Moldavia, Romania,
Polonia, Estonia, Lettonia e Lituania, usando i medesimi argomenti: «russofoni
perseguitati» o «siamo minacciati da governi nazisti».
L’obiettivo finale è l’Europa tutta, si tratta del disegno secolare
russo di un accesso ai mari caldi e al know-how tecnologico franco-tedesco,
infatti, a ben vedere, la propaganda del Cremlino è rivolta soprattutto
all’Europa. L’Ucraina è solo l’innesco di un piano di più ampio respiro. È
arrivato il momento di trattare la Russia per quello che è: un rivale, se non
un vero e proprio nemico.
Davide
Cavaliere.
(DAVIDE
CAVALIERE è nato a Cuneo, nel 1995. Si è laureato all’Università di Torino.
Scrive per le testate online “Caratteri Liberi” e “Corriere Israelitico”.
Alcuni suoi interventi sono apparsi anche su “L’Informale” e “Italia-Israele
Today”. È fondatore, con Matteo Fais e Franco Marino, del giornale online “Il
Detonatore”).
L’UCRAINA:
UN CANCRO INCURABILE .
Ildetonatore.it-
Franco Marino- (26-3-2022)- ci dice :
I
giornali e le televisioni si occupano, quasi per il cento per cento del tempo,
della guerra in Ucraina.
Non è
una novità perché prima lo facevano col covid. Personalmente, sono ben oltre la
crisi di rigetto.
Qui dove vivo non ho la televisione e quelle
rare volte che voglio vedere qualcosa, vado di streaming o altrimenti pazienza.
Quando
l’unica televisione che c’era funzionava, l’unico programma che vedevo erano i
cartoni animati di Rai Yoyo o Cartoonito. Ma giusto per mia figlia. Vi svelo un
segreto. Masha
e Orso è molto più divertente ed educativo di Piazza-pulita o di Otto e Mezzo.
Non scherzo.
Naturalmente
un simile atteggiamento può essere criticato. Qualcuno mi potrebbe accusare di
insensibilità per coloro che hanno perso qualcuno di covid o per gli ucraini.
Ma la
risposta sarebbe semplice: “Voi che seguite questi programmi da mattina a sera avete le
idee più chiare di me? Io non faccio niente ma voi fate più di me? E se foste
al governo, sapreste come far ragionare Zelensky e Putin?”
Ecco
il punto che non viene chiarito a sufficienza: il problema della guerra è
insolubile.
Ed è
facile spiegare perché.
In guerra non ci sono solo due paesi, ma due
modi di concepire il mondo, fatti appositamente per sopprimersi.
Chi parla di pace esponendo bandierine ucraine
o arco-balenate, parla del nulla. Una guerra inizia quando c’è l’interesse a farla. Ed è
del tutto impensabile che nel giro di un mese o due, l’interesse che l’ha fatta
scoppiare, cambi.
Gli
Stati Uniti hanno interesse a fare questa guerra perché devono dimostrare al
mondo che sono ancora forti. La Russia ha interesse a farla perché deve
dimostrare al mondo di essere tornata se non ai livelli dell’URSS, a quelli più
razionali di potenza continentale.
Se gli Stati Uniti e la Russia facessero la
pace, comunque vada, ne ricaverebbero danni permanenti, perché Putin dovrebbe
spiegare ai suoi le migliaia di morti per una guerra dove non ha cavato un
ragno dal buco e gli Stati Uniti certificherebbero di fatto che se qualcuno
oggi invadesse un paese alleato della NATO, loro non interverrebbero in difesa
se non con tanti slogan.
Come
se qualcuno venisse vessato da uno strozzino e i poliziotti gli dicessero
“siamo con te, ma non ti diamo le armi”. Ragione per cui la posizione di Orsini
– che stimo e rispetto e a cui va la mia solidarietà per gli attacchi ricevuti,
per il niente che la mia solidarietà conta – è tuttavia insostenibile.
Bisogna
tutti rendersi conto che quella in atto solo in apparenza è una guerra che ha a
che fare con l’Ucraina, ignorando peraltro che si rischia grosso di nuovo anche
in Georgia come nel 2008.
In realtà
è la resa dei conti finale tra un Occidente che ha spinto troppo in là il
proprio modello socioeconomico che tuttavia ha incontrato il muro di un mondo
non più unipolare, e un Oriente senza debiti, con una gestione economica
razionale, che però non riesce ad evolversi dallo schema totalitario della
ciotola di riso e una stamberga per tutti e chi protesta viene eliminato.
Due
realtà speculari e destinate a farsi la guerra, con conseguenze anche peggiori,
fin quando l’una non sopprimerà l’altra.
Coloro
che credono di avere la soluzione dicono: “Mettiamo le sanzioni e razioniamo il
cibo e il gas”. Discorso stupido. Sia perché le sanzioni sono inutili come ho
spiegato in questo articolo, (ildetonatore.it/2022/03/10/perche-le-sanzioni-alla-russia-sono-un-tragico-errore-di-franco-marino/), sia perché la gente ormai è provata
da due anni di produzione crescente di adrenalina e sta raggiungendo sempre più
velocemente un punto di rottura.
Se con la pandemia sono sorte proteste civili
come quella dei portuali, o quella dei camionisti canadesi, nel momento in cui
– per giunta dopo aver trasformato il dibattito politico in una guerra civile
fredda, ad ogni minimo pretesto, dal covid alle mani sul culo di una
sconosciuta giornalista – si arrivasse ad intaccare il piatto di pasta mattina
e sera, inevitabilmente si sdoganerebbe nella gente l’idea che l’unica strada
sia reagire con la forza.
Occhio
a giocare con i nervi delle persone.
Ecco
perché i discorsi che si sentono in televisione sono uggiosi. La maggior parte schiva il problema
centrale.
Si discute di come evitare il disastro della guerra come se poi il problema che
l’ha scatenato fosse risolto. Oppure gli opinionisti credono che l’Italia possa vivere
indefinitamente nel panico?
Ecco
un caso di problema insolubile.
Il
mondo è affetto da un cancro inguaribile. Perché, e questo sembra sfuggire a
tutti, esistono anche le malattie incurabili.
Quelle
aggressive, che portano alla morte nel giro di pochi mesi. E quelle con le
quali si può convivere – per giunta, tra mille sofferenze – per qualche anno,
prima che il cuore ceda e accada l’ineluttabile.
Dopodiché,
i tele-opinionisti facciano i tele-opinionisti. Vadano pure in TV a stramaledire
Putin, ad inventarsi – secondo uno schema ormai consolidato nei confronti di
chiunque non suoni la musica di Washington – che il leader russo sia un pazzo
da eliminare. E magari ci riescano pure. Ma per cosa?
Per
poi riproporre lo stesso copione dell’Afghanistan? Cioè magari ritrovarsi tra
vent’anni uno molto peggio di Putin? Per poi magari dare ragione a quei
pochi che avevano detto che le provocazioni americane erano folli?
Certo
che tutti vorremmo la pace. Purché sia chiaro che se la pace, oggi, consiste
nel seppellire la polvere sotto il tappeto, presto avremo altre guerre. Perché
la vicenda ucraina è solo l’ennesimo sintomo di un cancro incurabile, il
sovrappopolamento.
Le cui
metastasi si stanno diffondendo perché una guerra con i canoni classici non è
più possibile se non radio-attivizzando il mondo con le conseguenze note. E che dunque si risolverà
inevitabilmente in due modi: o le classi dirigenti elimineranno le eccedenze, o
le eccedenze elimineranno le classi dirigenti. Questa è la vera guerra. Questo
è il vero cancro, contro cui non esiste cura.
Ma
quando il farmaco viene creato da quelli che hanno creato la malattia, abbiamo
la situazione descritta dallo sketch di Ficarra e Picone: dal momento che sia
che il paziente muoia, sia che guarisca il medico ci perde, il segreto è
tenerlo in agonia.
(FRANCO
MARINO).
La
bufera pandemica, la “shock economy”
e la
teoria del “great reset”.
Cn24tv.it-Natale
G. Calabretta - (23-novembre 2021)- ci dice
:
È bene
esplicitarlo fin dalle prime parole: la bufera pseudo-pandemica che ha
investito il mondo non è altro che un “cavallo di Troia” che ha spianato la
strada al progetto globale del “great reset”, la grande cancellazione.
Indipendentemente,
infatti, dalla genesi della narrazione della Covid-19, il fatto di aver
costituito una emergenza sanitaria infinita si è rivelata l’“opportunità” e
l’“occasione” - questi i termini usati dai poteri dominanti e dalla tecnocrazia
del World
Economic Forum di Davos (il regno del nuovo Hitler, Klaus Schwab) e del Fondo Monetario Internazionale
- per poter ottenere e sostenere la legittimazione morale del “great reset” che è una dottrina che si inserisce
all’interno dell’Agenda Globale 2030 dell’Onu: è la rigenerazione di un nuovo
capitalismo votato alla distruzione di quanto esistito finora, alla negazione dell’ordine mondiale
così come lo abbiamo conosciuto talmente incardinato sul principio di libertà
degli individui da essere una” minaccia per il potere globalista”.
Tra
gli aspetti più inquietanti descritti e predisposti nella dottrina del “great reset” sono l’introduzione programmata di
trasformazioni antropologiche e di cancellazioni culturali e la totale assenza
di una prospettiva di crescita o di maggior benessere economico.
È
presente, invece, la visione sempre più concreta di una società completamente
regolata su un piano digitale dall’“intelligenza artificiale” (AI) comandata da
algoritmi sempre più autocoscienti ed evolutivi che agiranno sul piano materico
attraverso macchine in grado di imparare da errori e di immagazzinare
informazioni esperienziali (big data) mettendo in rete le nuove informazioni
(“internet delle cose”) a cui i vari devices (anche case, le automobili e i
vestiti) potranno attingere per evolversi.
In
tale scenario l’uomo verrà relegato alla figura di competitor, costretto a
ritagliarsi uno spazio di identità civile ed economica all’interno del mondo da
lui stesso creato: una competizione che coinvolge anche la sfera della tutela
dei diritti e della privacy dei lavoratori che vedranno come oggetto del
contendere e del difendere le loro esigenze “umane” contro quelle pressoché
inesistenti e fortemente competitive di macchine ad autocontrollo e sistemi
evoluti di automazione replicante.
“Il
disegno globale, un continuum di lunghi periodi di terrore”, tutto previsto da Klaus Schwab ,l’ingegnere di
Davos, esperto nella costruzione segreta di bombe atomiche in Sud Africa.
Per
perseguire questo progetto di mondo “futuro-prossimo”, la dottrina del “great reset” sfrutta
come una “occasione” la paura indotta ad arte nelle masse dalla narrazione
pandemica di questi ultimi anni, grazie alla quale accelera ulteriormente il suo
disegno globale inserito in un continuum di lunghi periodi di terrore mondiale
già presenti negli anni passati con la paura del terrorismo all’indomani
dell’11 settembre 2001, prima, e, successivamente, con crisi finanziaria legata
alla bolla dei titoli subprime del 2008.
L’applicazione
opportunista di tale meccanismo si ispira alle teorie neoliberiste del così
detto “capitalismo dei disastri” e della “shock economy”, già teorizzata de Milton Friedman e definite da Naomi
Klein vere e proprie tecniche di “tortura sociale”, per le quali è essenziale indurre
nella popolazione un persistente sentimento di paura rinnovato e consolidato a
livello inconscio dal susseguirsi di eventi catastrofici indotti o
tempestivamente strumentalizzati.
È
attraverso la paura che il potere innesca il processo manipolazione sociale utile per portare avanti politiche
sociali ed economiche che sarebbero altrimenti impopolari in uno stato
ordinario delle cose, ma che la percezione dello shock, la minaccia di altre
catastrofi future e la paura persistente, legittima e rende funzionali alla
nuova normalità.
La
crisi pandemica da Sars-Cov-2 o la sua predisposizione artefatta, si rivela una
ghiotta occasione per la cancellazione non solo di un sistema economico
capitalista globalista che ha mostrato da decenni tutti i suoi limiti, ma anche
per uno sconvolgimento sociale e antropologico che porta alla creazione di un nuovo
mondo abitato da una nuova umanità “Transumanista” .
A
spiegarlo in questi termini inequivocabili nel dossier “La quarta rivoluzione industriale”, pubblicato in italiano con la
prefazione di John Elkann, è lo stesso Klaus Schwab, padre della teoria del “great
reset” e fondatore del World Economic Forum per il quale il “great reset” punta a creare nuovi paradigmi
economici transnazionali e conseguentemente nuovi paradigmi esistenziali per
tutti gli uomini della terra partendo, appunto, dalla una “globalizzazione razziale e di genere”, prima che produttiva e
finanziaria, che elimini gli attriti e differenze invise ai processi produttivi
al costo però, una progressiva marginalizzazione fino alla totale cancellazione delle
culture etniche e nazionali e delle identità individuali.
“L’uomo
nuovo di Schwab senza patria e la sharing economy”.
L’uomo
nuovo di Schwab non ha patria e non si riconosce in una cultura identitaria,
parla una neo-lingua derivata dall’inglese con molti meno vocaboli, funzionale alla formulazione di
concetti poco complessi, e il suo bagaglio culturale annovera solo ed esclusivamente
conoscenze derivate da una dottrina dogmatica pseudotecnico-scientifica imposta
universalmente perché non “umana” e utile alla produzione.
L’uomo
nuovo figlio del “great reset” è perfettamente inserito in un mondo che non ha
contribuito in alcun modo a creare con il suo lavoro e la sua intelligenza: ne
è escluso, è alieno e alienato.
Secondo
Schwab (il
bombarolo atomico tramite schiavi addestrati )e secondo quanto “progettato” nei
dossier del World Economic Forum e delle massime entità economiche e
finanziarie private del pianeta, l’umanità ridotta ad un quinto di quella attuale dovrà
vivere e lavorare in un mondo disegnato dalle potenze economiche ed industriali, non più dalle politiche degli stati
(Stakeholder Capitalism), e caratterizzato da una sempre più spinta (se non totale)
automazione della produzione in cui l’uomo non ha più nessun ruolo.
Il
“great reset”, insomma, è un progetto ben documentato che non si nasconde
all’opinione pubblica,(salvo non specificare mai gli interessi atomici di Klaus
Schwab!)
anzi viene divulgato dagli stessi autori e dai media mainstream perché venga colto in tutta la sua
portata eversiva, affinché tutti si rassegnino all’inevitabile nel più breve
tempo possibile e con il minor attrito sociale, attraverso tecniche di controllo
delle masse e di condizionamento mentale tipiche della propaganda militare
nazista di Klaus Schwab.
“Non avrai nulla e sarai felice”, è questo il famoso slogan
propagandistico coniato da Ida Auken durante il Forum di Davos del 2016 (sapientemente condotto dal delinquente Klaus Schwab)dove si sintetizza il terrificante progetto del World
Economic Forum volto all’annullamento della proprietà privata e all’adozione sempre più
diffusa della sharing economy già tra gli obiettivi dell’Agenda Mondiale 2030 per lo sviluppo sostenibile tutt’altro che
green.
( In
Italia, solo un cretino come Draghi, può credere di essere il preferito di
Klaus Schwab! ).
E
ancora: la stessa Kristalina Georgieva, capo del Fondo Monetario
Internazionale, che nella sua pubblicazione “Dal grande lockdown alla grande
trasformazione”, esalta
la militaresca applicazione del “coprifuoco”, della limitazione delle libertà e del
controllo degli spostamenti fino ad un vero e proprio “lockdown” delle attività
economiche e della vita sociale come strumento propedeutico alla creazione
della crisi che inneschi la “grande trasformazione”. (Tutto molto familiare, ma
sconosciuto a Draghi, il buffone italiano ,governante globalista di turno).
“Le
azioni politiche eteroguidate e la rifeudalizzazione della società”.
Si
tratta, in realtà, di azioni politiche (eteroguidate) tendenti ad una
prospettiva di inquietante riconfigurazione antropologica, economica,
ambientale ed esistenziale a medio termine di importanza epocale, nel senso che
il suo successo cambierà l’umanità e il suo stare nel mondo come mai accaduto
nella storia.
È in
queste idee, in queste “parole d’ordine” che si conferma quindi come lo
scenario proposto dal “great reset” vuole portare alla costituzione di un
“nuovo ordine”: lo si può intendere come una gigantesca azione coordinata su più piani -
politico, economico, sociale, sanitario, tecnologico, ambientale - improntato sulle sempre più crescenti
limitazioni della libertà individuale destinata a rafforzare l’impero del
neocapitalismo globalista e avviare un’era nuova per l’umanità.
In
sostanza, l’obbiettivo del “great reset” è quello di una ri-feudalizzazione
della società.
È un
mondo panottico e repressivo, “transumano” (visione post-darwiniana di umanità
aumentata), “postumano” (superamento della dicotomia uomo-macchina e alla
fusione della macchina nell’uomo e all’annullamento dell’uomo biologico nella
macchina), quello immaginato dai potentati economici sovranazionali della terra in cui per la prima volta nella sua
storia dovrà
essere l’uomo ad adattarsi alle esigenze tecnologiche della produzione e non già la tecnologia e la produzione ad
adattarsi alle esigenze e al progresso dell’uomo.
È un
mondo distopico che odia l’uomo e sfida il divino, quello disegnato nei consessi dei
potentati economici e finanziari del mondo (potentati non politici) che ha bisogno per realizzarsi per
mezzo di una ininterrotta serie di “scosse telluriche globali” che attraverso
la paura demoliscano pian piano l’idea politica di libertà nata all’indomani
della Seconda Guerra Mondiale, arrivando a teorizzare e pianificare lo smantellamento della
democrazia partecipativa come descritta ne “La crisi della democrazia”, pubblicazione della “Trilateral
Commission” con la prefazione di Gianni Agnelli.
L’idea
di fondo è quella di uccidere la “incontrollabile democrazia” partecipativa dei cittadini
mantenendone in vita il vuoto simulacro attraverso il depotenziamento delle
nazioni, del proprio potere e della propria sovranità e tramite la corrosione
dello stato sociale, ridurre i popoli in passivi consumatori depensanti.
Questo
progetto è perfettamente in linea con le strategie del “capitalismo globalista delle
catastrofi” che stiamo vivendo e con i tempi lunghi di una pianificazione basata sul
“temporeggiamento”, l’“attesa” e sul nascondimento di concezioni devastanti per
umanità camuffate in idee di progresso.
Una
strategia di demolizione della scomoda e ingestibile “umanità evoluta” che, nei momenti di crisi trova le
sue opportunità per imprimere improvvise accelerazioni.
Ecco,
quindi, come sia possibile riconoscere nella sceneggiatura pandemica del 2020 una ennesima “strategia dello shock”
volta al cambiamento dell’idea stessa di civiltà nata sulle basi
dell’indiscutibile necessità di libertà e diversità delle genti di tutto il
pianeta.
È
chiaro, in fine, con il pretesto di questa pandemia da Sars-Cov-2 (si veda la
definizione di “pandemia” delle Linee Guida Internazionali dell’OMS prima del
marzo 2020), complice la propaganda mediatica del nuovo “regime” e il silenzio
codardo degli intellettuali, si sia espugnata la cittadella intoccabile dei diritti umani
e si sia fatto un passo avanti verso la realizzazione del mondo sognato
dall’élite mondialista: dividere la società in “caste” e distinguere il potere
economico e chi lo detiene dalla massa indistinta di individui sempre più
poveri, soli, senza legami, senza diritti e senza radici, viventi di “nuda
vita”.
Facili
quindi da sfruttare e controllare per un governo globale corrotto dagli
interessi di pochi sempre più postumano che, di crisi mondiale in crisi
mondiale, si sta costruendo sotto i nostri occhi pieni di strumentale ed indotta paura.
Non
avrai nulla e sarai felice.
Comune-info.net-
Gustavo Esteva -( 22 Febbraio 2021)- ci dice :
Sappiamo
molto poco di quel che accadrà, ma non torneremo ad alcuna “normalità”, né
vecchia né nuova.
Dobbiamo
resistere e reinventarci, perché le strade che abbiamo percorso in passato per
opporci al sistema che ci domina non serviranno. Per capire qualcosa di ciò che
si prepara, possiamo tuttavia guardare, per esempio, a quel che hanno detto
coloro che dettano ogni anno la direzione delle politiche globali al Forum
Economico Mondiale di Davos, tra cui primeggi il “Patron” Klaus Schjwab .
Hanno
annunciato qualcosa di importante: il Grande Reset, che loro chiamano anche
“ripartenza”. Lo stavano preparando per il 2030 ma la “risistemazione” subirà
una brusca accelerazione. Il Covid
ha accelerato il processo e dimostrato che i popoli del mondo sono “già pronti”
per accettare tutto. Uno degli slogan che avevano lanciato tre anni fa è stato
aggiornato e ha acquisito pieno significato: “Non avrai nulla e sarai felice”.
Vogliono
portare la loro rapina alle sue ultime conseguenze.
Per decenni
ci hanno tolto diritti, libertà, posti di lavoro, salari, pensioni, terre,
territori, foreste, acqua, piante, semi, tutto ciò che potevano strapparci,
spesso con immensa violenza.
Ora
vogliono continuare a farlo finché non avremo più niente. Eppure, dicono, ne
saremo felici.
Gustavo
Esteva, dal Messico, ci ricorda una frase zapatista che calza bene per
commentare e indicare una possibile risposta: “Ci hanno tolto così tanto che ci
hanno tolto perfino la paura”.
Senza
paura alcuna, iniziamo a far crescere speranze e trasformiamo la resistenza in
liberazione.
Avremo modo di parlarne anche quando l’annunciato viaggio dal Chiapas arriverà
in Europa alla ricerca di quel che ci rende uguali.
(Ma
come è possibile che un “bombarolo di bombe atomiche” -costruite in gran
segreto in Sud Africa-Klaus Schwab
,abbia il coraggio di dichiarare che Lui ed altri manigoldi alla pari sua si
arricchiranno alle nostre spalle propinandoci “immense balle “ ideologiche ed
in modo tale che a Noi non rimarrà più nulla! Ndr.).
Non ci
sarà “normalità”. Né nuova né vecchia. E sappiamo poco di quello che sarà.
Prima di tutto, resistiamo a quello che ci viene
imposto invece di cercare di tornare a quel che c’era. Morire è l’unica cosa
del tutto prevedibile nella nostra vita. L’arte di morire è parte centrale
dell’arte di vivere.
È
inaccettabile venire privati della capacità di morire con dignità, come si fa
oggi con coloro che muoiono negli ospedali. È altrettanto inaccettabile vietare
i funerali. È inaccettabile e non lo accettiamo.
Un
numero crescente di persone con il virus si rifiuta di andare in ospedale… e,
in generale, sta andando bene. Si svolgono riti e celebrazioni per accompagnare
i propri cari fino alla tomba. A volte si deve farlo sfidando apertamente le
autorità, proprio come in tante altre cose.
Però
la resistenza non è sufficiente; dobbiamo reinventarci. Le strade di ieri non portano più
da nessuna parte. Non ha senso continuare a cercare lavori che non esistono più
e non esisteranno, oppure bussare alle porte che un tempo soddisfacevano
richieste.
Non ha senso nemmeno fare affidamento sulle promesse di un futuro sempre
rinviato. Oggi,
per sopravvivere, la prima cosa è rendersi conto appieno della radicale novità
della situazione attuale.
Con Klaus
Schwab alla testa dei super -riccastri per scrutare l’orizzonte, ad esempio, è
utile tener conto di ciò che i signori di Davos hanno annunciato a fine gennaio
nel loro Forum
Economico Mondiale, il luogo da dove ogni anno dettano la direzione delle politiche
globali di tutti i paesi globalisti.
Quelli
che rappresentano e ostentano i principali poteri economici e politici del
mondo hanno deciso di togliersi le maschere e annunciare, con incredibile
cinismo, cosa intendono fare. Accelereranno bruscamente Il Grande Reset che avevano
anticipato e programmato per il 2030. Il Covid ha accelerato il processo. È per
oggi.
Uno
degli slogan che hanno lanciato tre anni fa è stato aggiornato e ha acquistato
pieno significato: “Non avrai nulla e sarai felice“.
Risistemare
tutti i pezzi, come stanno facendo e cercheranno di fare sempre di più, significa che vogliono portare la
loro rapina alle sue ultime conseguenze. Per decenni ci hanno tolto diritti,
libertà, posti di lavoro, salari, pensioni, terre, territori, foreste, acqua,
piante, semi, tutto ciò che potevano strapparci, spesso con immensa violenza.
Vogliono continuare a farlo finché non avremo più niente.
Hanno
anche annunciato come potranno farlo: con dispositivi che consentano alle
persone di accettare docilmente questo destino e persino di gradirlo, di
sentirsi “felici” per quello che lasciano, per poter restare incollati a uno
schermo, per trasformare la propria casa in ufficio, per ricevere qualche soldo
o per
sottomettersi alla società della sorveglianza nella quale ogni gesto, atteggiamento
e comportamento delle persone sarà controllato.
Klaus
Schwab, il fondatore del Forum di Davos e principale portavoce del Grande Reset
lo ha detto:
“Un aspetto positivo della pandemia è
che ci ha insegnato che possiamo introdurre cambiamenti radicali nel nostro
stile di vita molto rapidamente. I cittadini hanno dimostrato di essere
disposti a fare sacrifici per favorire l’assistenza sanitaria”.
Schwab
pensa che i cittadini, così come hanno docilmente accettato il confinamento e
altre misure, siano “già pronti” per affrontare quello che li si costringerà a
fare.
I
signori di Davos non si mordono la lingua quando riconoscono che “il capitalismo vecchio stampo … è
morto…”.
Sono
consapevoli del fatto che “la loro ossessione di massimizzare i profitti degli azionisti
ha portato a orribili disuguaglianze”. Il loro ospite d’onore è stato,
questa volta, Xi Jinping, il presidente della Cina, che ha pronunciato un discorso
trionfalista e ha descritto le istruzioni che detterà. Ma il Forum non ha adottato il
“socialismo moderno” che Xi afferma di star realizzando.
Il
Grande Reset riscatterà la parola capitalismo dalla tomba degli orrori in cui
si trova, lo
farà cancellando le libertà ed eseguendo innumerevoli esercizi autoritari o
realizzando megaprogetti come il treno Maya o il Corridoio Transoceanico.
Il
nuovo regime sarà “includente” ed egualitario, come la 4T [La Quarta
Trasformazione del paese promessa dal presidente del Messico, López Obrador,
ndt]. Tutte
le “parti interessate” parteciperanno all’operazione, in modo che non ci sia
alcuna opposizione al nuovo mondo felice che si starebbe creando, ad esempio,
nel sud-est del Messico.
Vale
la pena di fare un’attenta analisi dell’agenda del Grande Reset. I suoi
promotori non traducono questa espressione come faccio io: per loro quella
sarebbe la grande ripartenza oppure il grande ricettario (sic), formule meno
forti di quella inglese. È raccapricciante vedere il progetto completo, ma è anche
molto illuminante. Permette di capire meglio cosa sta succedendo… e precisa ciò
che bisogna invece fare.
Ricordiamo
ancora una volta la frase zapatista: “Ci hanno tolto così tanto che ci hanno
tolto perfino la paura“. Senza paura alcuna, iniziamo a far crescere speranze e
trasformiamo la resistenza in liberazione. Per costruire il mondo nuovo e
fondare possibilità reali di condivisione e convivialità su nuove relazioni
sociali reali, ci stiamo collegando, unendoci ad altre e altri che a loro volta
combattono questa lotta decisiva. Cominciamo così a imparare dalle altre e
dagli altri, a offrirci solidarietà e a praticare insieme un’azione politica
che si basa soprattutto sull’ascolto. Che è poi, tra l’altro, quello che
stanno per fare in Europa, insieme con gli zapatisti, il Congresso Nazionale
Indigeno e il Consiglio Indigeno di Governo.
(El
gran reacomodo (The Great Reset)”, in La Jornada.).
Klaus
Schwab (il
Nuovo Hitler) elogia Draghi e Macron
e
insiste: serve
“un governo unico mondiale”.
Miglioverde.eu-
Matteo Corsini - (27 Gennaio 2022)- ci dice :
Ogni
anno a gennaio si tiene la riunione del World Economic Forum a Davos. L’evento
del 2022 è in formato virtuale a causa del Covid-19. Come di consueto Klaus
Schwab, fondatore e presidente esecutivo del WEF, non ha rinunciato a
comunicare la sua visione sulla governance globale, un suo pallino da tanti anni.
Secondo
Schwab, che esordisce in un modo non proprio originale, affrontare le nuove
sfide “richiederà
che i leader adottino un modello di governance diverso”.
Sì,
perché, “al
centro della nostra incapacità di prevedere e gestire i rischi globali c’è un
problema di governance. Le nostre istituzioni e le loro leadership non sono più
adatte allo scopo”. Occorre creare una Dittatura Unica Globale.
Schwab
passa poi i rassegna i modelli di governance adottati dal secondo dopoguerra in
poi: “Nel
periodo della “Governance 1.0”, dopo la Seconda Guerra Mondiale, sia la governance pubblica
che quella aziendale erano contrassegnate dal «leader forte».
Questo
tipo di leadership funzionava in una società in cui il costo delle informazioni
era elevato, potere e gestione gerarchici funzionavano in modo fluido, e i
progressi tecnologici ed economici avvantaggiavano quasi tutti.
Il modello di “Governance 2.0”, emerso a fine anni Sessanta,
affermava il primato della ricchezza materiale, e coincideva con l’ascesa del
«capitalismo degli azionisti» e la progressiva finanziarizzazione globale.
La nuova classe manageriale, responsabile solo
nei confronti degli azionisti, regnava sovrana.
Il
brutale shock sociale ed economico inflitto dal Covid-19 ha inaugurato la “Governance 3.0”. La gestione delle crisi domina il
processo decisionale, con i leader che si concentrano sul pensiero operativo e
mostrano una relativa noncuranza nei confronti delle possibili conseguenze
indesiderate. Questo approccio a breve termine, per tentativi ed errori, ha portato a una gestione confusa
della pandemia e delle sue ricadute socioeconomiche”.
Per
inciso, la élite di quella classe manageriale che regnava sovrana partecipa
regolarmente al WEF di Klaus Schwab .
Schwab
sostiene poi che “quando la pandemia finirà, avremo bisogno di un nuovo modello
di governance. La “Governance 4.0” dovrebbe differire dai precedenti modelli per diversi
aspetti.
1-Dovrebbe
sostituire l’odierna gestione a breve termine delle crisi con un pensiero
strategico a lungo termine. L’attenzione ai problemi attuali come la pandemia, le crisi
socioeconomiche, e la salute mentale delle persone deve essere integrata con azioni dirette a contrastare i
cambiamenti climatici, invertire la perdita di biodiversità e i danni
ambientali causati dalle attività umane, e ad affrontare le sfide come le
migrazioni forzate.
2-Deve
sostituire la visione «a tunnel» e l’approccio top-down che prevalevano in
passato.
Viviamo in un mondo complesso e interconnesso, non in uno lineare con poche
discontinuità. Ciò significa anche che devono cambiare i ruoli e le responsabilità di
ogni stakeholder della società. Il business non può più ignorare il suo impatto sociale e
ambientale, mentre i governi non possono più agire come se fossero gli unici
depositari di tutte le risposte.
(Solo
Klaus Schwab -il nuovo Hitler- può fornire le relative risposte.)
3-Deve
cessare l’enfasi su una concezione angusta dell’economia e degli interessi
finanziari a breve termine.
Il primato della società e della natura deve
essere al centro di qualsiasi nuovo sistema di governance. Finanza e affari sono importanti. Ma
devono servire la società (Ossia Klaus Schwab) , non il contrario”.
Secondo
Schwab, “molti
leader stanno già pensando e agendo come pionieri di una nuova era di governo.
Tra questi sono compresi dirigenti aziendali che sostengono i valori
ambientali, sociali e di governance (Esg), e leader politici come il presidente
francese Emmanuel Macron e il primo ministro italiano Mario Draghi che
abbattono le frontiere”. (Draghi ha incontrato Schwab il 22 Novembre 2021,ndr).
Inoltre,
“dovremmo
accogliere con favore i leader che, navigando in territori in gran parte
inesplorati, agiscono come pionieri al di fuori del loro ristretto interesse, e
sostengono azioni per combattere il cambiamento climatico e affrontare
l’ingiustizia sociale”.
A
prescindere da ciò che uno pensa della lotta al cambiamento climatico e
dell’ingiustizia sociale (sull’infausto concetto di “giustizia sociale” trovo ancora
attuali le parole di Friedrich von Hayek in “Legge, legislazione e libertà”), un pioniere generalmente agisce in
primo luogo per i propri fini.
(Ma il
fine di Klaus Schwab è quello di costruire in gran segreto bombe atomiche in
Sud Africa ?)
Le sue azioni possono poi avere effetti più o meno
positivi anche su altri. E in effetti questo è quanto avviene sul mercato. In
politica le cose vanno diversamente. Per inciso, i due leader elogiati da
Schwab non sono esenti dalla critica che egli stesso ha rivolto alla gestione
della crisi da Covid, ovvero “una relativa noncuranza nei confronti delle
possibili conseguenze indesiderate”.
In
generale, faccio fatica a capire come conciliare la storia del WEF con un
approccio che non sia top-down.
Soprattutto,
non mi è chiaro cosa intenda Schwab per “primato della società”. La società non
è un’entità a sé stante, ma un insieme di relazioni tra individui o gruppi di
individui.
In estrema sintesi, una società è tanto più libera quanto più tali relazioni
sono iniziate e condotte su base volontaria. E viceversa.
Le
iniziative fin qui propugnate da Schwab (vedi il Great Reset) e dal WEF
tendono a una configurazione di società in cui qualcuno (ossia Klaus Schwab) stabilisce
cosa è bene per tutti quanti, quindi “servire la società” alle mie orecchie suona
in modo sinistro.
Il
Grande Reset: l’eterno ritorno
del
mito del Nuovo Ordine Mondiale.
Queryonline.it-
Roberto Paura-( 25 Ottobre 2021)- ci
dice :
Le
Georgia Guidestones, le “pietre guida” della Georgia, sono una tappa fissa per
gli appassionati del tema del Nuovo Ordine Mondiale.
Costruite
nel 1980 su indicazione di un anonimo celatosi dietro lo pseudonimo di R. C.
Christian (omaggio non troppo velato al mitico fondatore dei Rosa-Croce,
Christian Rosenkreuz), richiamano alla memoria i monumenti megalitici, e in
effetti fungono da calendario astronomico grazie all’allineamento con i
solstizi e gli equinozi.
Sulle
pietre si trovano incise frasi in lingue diverse che definiscono una sorta di
nuovo Decalogo per l’umanità a venire.
Le Guidestones
rappresentano infatti una sorta di “capsula del tempo”, pensata per
sopravvivere a una catastrofe globale e indicare ai sopravvissuti come
ricostruire la civiltà daccapo e meglio di prima, un po’ come l’Orologio dei
Diecimila Anni che la Fondazione Long Now sta costruendo in Nevada.
Per i
complottisti, il decalogo delle Guidestones non è altro che l’agenda del Nuovo
Ordine Mondiale: mantenere l’umanità in equilibrio con la natura sotto i 500.000 abitanti,
dirigere la riproduzione umana per migliorare l’adattamento e la diversità (un
esplicito riferimento all’eugenetica), unire l’umanità con un nuovo linguaggio,
regolare le passioni con la ragione, proteggere le nazioni con leggi giuste,
risolvere le dispute tra i popoli con una corte mondiale, ridurre la
burocrazia, equilibrare diritti personali e doveri sociali, premiare la verità,
la bellezza e l’amore in armonia con l’infinito, lasciar spaio alla natura
(ripetuto due volte).
Ecco
il Grande Reset.
Le
indicazioni di questa sorta di “Stonehenge degli Illuminati”, com’è stata definita, sarebbero
prossime ad avverarsi, stando almeno ai sostenitori della teoria del Grande
Reset (Great Reset).
Non ha
dubbi, per esempio, uno dei suoi più influenti sostenitori, l’arcivescovo Carlo Maria Viganò,
ex nunzio apostolico a Washington, diventato paladino prima di QAnon negli
ultimi mesi della presidenza Trump e poi di tutta la variegata galassia
negazionista del Covid.
Mettiamoci
nei panni dei fautori del Great Reset (…), di un Bill Gates, di un George
Soros, Klaus Schwab:
non
sarà difficile comprendere che, se dichiarassimo spudoratamente che abbiamo
deciso di sterminare
la popolazione mondiale con un siero genico, con ogni probabilità non otterremmo
consenso dalle masse, né appoggio dalle istituzioni, perché il nostro piano criminale
susciterebbe una rivolta e scoprirebbe le nostre carte.
In realtà i nostri progetti li abbiamo
dichiarati a più riprese, scritti negli atti dei nostri congressi, ribaditi in
interviste ed incontri istituzionali, li abbiamo fatti incidere nelle Georgia
Guidestones.
Così
Viganò lo scorso maggio al primo Festival della Filosofia Antonio Livi,
celebratosi a Venezia e dedicato al teologo ultra-conservatore, morto lo scorso
anno, fustigatore della Chiesa post-conciliare e acerrimo nemico di papa
Bergoglio. Evento al quale hanno preso parte tutti i maître à penser del fronte
no-vax, da Silvana De Mari a Giulio Tarro, da Stefano Montanari a Robert F.
Kennedy Jr., figlio di Bob Kennedy.
Tutti
riuniti sotto lo slogan del convegno, coniato dal filosofo sovranista russo
Aleksandr Dugin: «Al grande reset rispondiamo con un grande risveglio», che strizza
l’occhio al Great Awakening vaticinato dai sostenitori di QAnon, a
dimostrazione di come nella galassia complottista cambiano i nomi ma non i
concetti.
E in
effetti la stessa teoria del Grande Reset – in Italia assurta all’attenzione
dei media mainstream dopo le esternazioni dell’ex direttore di Rai2 Carlo
Freccero su giornali e programmi televisivi nell’ultimo mese – non fa che
riportare in auge la sempreverde teoria del Nuovo Ordine Mondiale, assegnando
questa volta al World Economic Forum il ruolo di cattivo che in passato è stato variamente attribuito al
Council on Foreign Affairs, alla Rockefeller Foundation o al gruppo Bilderberg,
think-tank e gruppi di potere considerati il paravento degli Illuminati, che da
secoli tentano di assumere il controllo del mondo.
Questa
volta sarebbero in procinto di riuscirci, finalmente: cos’è stata la pandemia di Covid se non la giustificazione per una
riprogettazione della società secondo i progetti delle élite mondiali, seguendo i dettami delle Georgia
Guidestones, così come l’11 settembre fu un pretesto per consentire agli Stati
Uniti di aumentare la propria proiezione geopolitica e accaparrarsi il petrolio
iracheno?
Del resto il Nuovo Ordine Mondiale non ha
nemmeno bisogno di nascondere i suoi scopi, come ricorda l’arcivescovo Viganò. A tracciare il piano del Grande Reset
sarebbe stato Klaus Schwab, il fondatore del World Economic Forum (WEF) di
Davos, figura fino a poco tempo fa nota sola agli addetti ai lavori ma oggi assurta nel pantheon complottista
alle stesse posizioni di vertice attribuite a George Soros e Bill Gates.
Nell’estate
del 2020 Schwab ha infatti lanciato l’iniziativa Great Reset con l’obiettivo di
favorire il dialogo tra i leader politici, economici e intellettuali più
influenti al mondo per immaginare il futuro post-Covid, necessariamente diverso
da quello precedente.
«Molti
di noi stanno riflettendo su quando le cose torneranno alla normalità. La
risposta in breve è la seguente: mai».
Questa
frase di Schwab è in esempio alla prima pagina di Golpe globale. Capitalismo
terapeutico e Grande Reset (2021), l’ultimo libro del filosofo sovranista Diego
Fusaro, che accusa Schwab di portare avanti un’agenda tecnocratica per
costruire un nuovo mondo a immagine e somiglianza delle élite globaliste.
Nell’articolo
originale di Schwab pubblicato sul sito del WEF nel giugno 2020 (Now is the
time for a ‘great reset’, “adesso è il tempo per un grande reset”), l’economista svizzero ( bombarolo con armi atomiche in Sud
Africa!)
indica i tre obiettivi di questa nuova agenda mondiale.
Innanzitutto
spingere il capitalismo globalista verso una riformulazione maggiormente
orientata alla trasparenza, al coordinamento con i governi attraverso una più
equa politica fiscale (incluse tasse sui grandi patrimoni), e allo sviluppo di
una stakeholder
economy, vecchio pallino di Schwab, secondo cui un capitalismo maturo non dovrebbe fare
solo gli interessi degli azionisti (shareholders) ma produrre utili per l’intera
società (la
WEF è stata essenzialmente fondata con l’obiettivo di promuovere questa
ridefinizione del capitalismo globalista , finora con modesti risultati).
In
secondo luogo, il Grande Reset dovrebbe puntare a investimenti pubblici su
obiettivi condivisi, come l’aumento dell’eguaglianza e la sostenibilità
globale, anziché finanziare enti privati o fondi pensioni, salvare banche e
aziende in fallimento: obiettivi che trovano eco, per esempio, nello European
Green Deal varato dalla Commissione europea e dallo stesso Piano nazionale di
ripresa e resilienza (PNRR) italiano che, in ottemperanza alle indicazioni di
Bruxelles, privilegia investimenti per la transizione ecologica. Infine, la
terza priorità del Grande Reset per Schwab dovrebbe essere una Quarta
Rivoluzione Industriale orientata al bene pubblico e alle grandi sfide sociali
e sanitarie.
No,
non ci sono piani “buoni”, per i complottisti.
Sembrerebbe
un piano illuminato (nel senso positivo, e non complottista, del termine) per
un mondo più giusto, ma per i teorici del Nuovo Ordine Mondiale è in realtà lo
schema per un futuro da incubo di dominio globale e oppressione satanica.
Per
capire il perché, è utile ricordare dove affondano le radici della teoria del
Nuovo Ordine Mondiale.
Nel
1991 un libro dal titolo The New World Order scalò le classifiche dei
best-seller del “New York Times”. L’autore era Pat Robertson, influente
telepredicatore fondamentalista, candidatosi nel 1988 alle primarie
repubblicane per la presidenza degli Stati Uniti.
Il
titolo del libro proveniva da una frase pronunciata un anno prima dal
presidente George H. W. Bush (colui che nelle primarie di tre anni prima aveva
battuto Robertson), secondo cui con il crollo dell’Unione sovietica e il consenso
russo all’intervento delle Nazioni Unite in Iraq (la Guerra del Golfo) si
andava delineando un Nuovo Ordine Mondiale.
Anche in quel caso, come per il Grande Reset,
un’affermazione decontestualizzata di un esponente dell’élite internazionale
divenne la bandiera di una super-teoria del complotto.
Secondo
Robertson, il Nuovo Ordine Mondiale di Bush sarebbe coinciso con il sinistro
piano degli Illuminati, i quali, attraverso organizzazioni come le Nazioni
Unite, la Banca mondiale, il Fondo monetario internazionale, la Federal
Reserve, la SWIFT (Society for Worldwide Interbank Financial Telecommunication,
che regola le comunicazioni tra le banche di tutto il mondo), la Trilaterale e
il Bilderberg starebbero manovrando da decenni per ridisegnare il mondo e
asservirlo al proprio dominio.
Il
successo di questo libro in America si spiega solo se si comprendono alcuni
elementi peculiari della cultura americana, specialmente quella di destra.
In
quanto nati da una guerra d’indipendenza contro un governo (quello inglese)
giudicato dispotico e lesivo delle libertà personali, gli Stati Uniti coltivano
da sempre il culto dell’autonomia dei cittadini dal potere centrale, che spiega
anche il senso del diritto costituzionale di detenere armi da fuoco
(precisamente con lo scopo di opporsi a un eventuale governo tirannico che
dovesse provare a imporsi).
In questo senso ogni tentativo del governo
federale di aumentare il suo potere a scapito delle libertà individuali è
considerato in modo sospetto come un tentativo di erigere una dittatura; ciò
tanto più quando in gioco ci sono aumenti di tasse o nuove imposizioni fiscali.
Va da
sé che anche ogni tentativo degli organi internazionali o sovranazionali di
imporre le proprie decisioni agli Stati nazionali venga letto come parte di un
piano per la dittatura globale.
Ciò
spiega perché la destra americana sia, in genere, fortemente ostile tanto alle
Nazioni Unite quanto all’Unione europea (per Robertson un vero e proprio piano
dell’Anticristo) e a think-tank internazionalisti che promuovono il
multilateralismo.
Il
World Economic Forum, fondato da Schwab nel 1971, rappresenta tutto ciò che,
agli occhi dei conservatori americani di destra, è il male.
Un forum di dibattito tra leader politici e di
opinione su come regolare il libero mercato attraverso le istituzioni
internazionali e non-governative, che peraltro da alcuni anni a questa parte
porta avanti temi in radicale opposizione al conservatorismo di destra, come il
reddito di base universale o la transizione ecologica.
L’accoglienza che Greta Thunberg ha ricevuto a Davos
non è sfuggita agli osservatori ed è diventata, per i complottisti, prova che i
cambiamenti climatici non sono altro che la foglia di fico dietro cui
nascondere i piani del Grande Reset.
Il
Covid-19, da questo punto di vista, non sarebbe che l’ultimo di una serie di
escamotage con cui promuovere stati d’eccezione.
Tutti
dentro il Reset.
Da
quando la teoria del complotto del Grande Reset ha iniziato a circolare, ogni
dichiarazione dei leader globali è finita per trasformarsi in una prova del
piano per il Nuovo Ordine Mondiale.
È il
caso del principe Carlo, che nel giugno del 2020 ha rilanciato il progetto di
Schwab in un videomessaggio pubblicato sul canale della Royal Family per un
“reset” dell’economia mondiale per rendere l’umanità maggiormente in grado di
affrontare le grandi sfide globali come i cambiamenti climatici.
O del
premier canadese Justin Trudeau, che in un videomessaggio per un meeting delle
Nazioni Unite nel novembre 2020 ha definito la pandemia “un’opportunità per un
reset”.
Anche
il Build Back Better Plan del presidente americano Biden per “ricostruire
meglio” gli Stati Uniti dopo il Covid è stato definito da emittenti
conservatrici come Fox News un piano in linea con il Grande Reset.
Persino
il paventato (e subitaneamente tramontato) progetto della Superlega europea di
calcio, che ha scaldato gli animi la scorsa primavera, è stato visto come parte
del piano del World Economic Forum, il che dimostra quanto scollegata sia
l’interpretazione del messaggio dal suo contenuto originale, dal momento che
l’obiettivo del WEF di ridurre le disuguaglianze globali difficilmente potrebbe
sposarsi con un piano per rendere i super-club europei ancora più ricchi.
Nel
frattempo, testi come quello di Fusaro o Il Grande Reset. Dalla pandemia alla
nuova normalità di Ilaria Bifarini, che si dichiara “bocconiana redenta” per
poi diventare “studiosa e autrice indipendente”, scalano le classifiche di
Amazon e la teoria del Grande Reset finisce per trovare ospitalità nei
programmi televisivi e persino su Radio Maria, rilanciata dal direttore padre
Livio Fanzaga, per nulla nuovo a uscite controverse e convinto sostenitore
della teoria secondo cui il Covid-19 sarebbe stato creato con lo scopo di
instaurare una “dittatura sanitaria” globale.
I
grandi di questo mondo che stanno conducendo la danza a Davos (…) vogliono
assolutamente, attraverso la pandemia, dare un’accelerata e dare un Grande
Reset, per cancellare tutto il passato e dare un nuovo inizio che secondo loro
prospetterebbe qualcosa di grandioso per il futuro dell’umanità.
Tesi
riprese anche dal cardinale Raymond Burke, grande oppositore di Bergoglio e
protettore dell’arcivescovo Viganò, finito poi in terapia intensiva per aver
contratto il Covid-19, di cui negava l’esistenza.
Si
tratta, sostanzialmente, della stessa galassia ultra-conservatrice e sovranista
che, fino a poco meno di un anno fa, ha sostenuto la presidenza di Donald Trump
e le teorie del complotto ad essa legate, in primis QAnon; e che ora, evidentemente,
si sta riposizionando intorno a una nuova incarnazione del vecchio tema
cospirazionista del Nuovo Ordine Mondiale per conservare seguito, visibilità e
attenzione mediatica. Come ha giustamente sintetizzato Errico Buonanno nel suo Non ce lo dicono (2021).
Precisamente
come nell’antichità, in cui l’epidemia era attribuita a un dio arrabbiato;
precisamente come nel medioevo, in cui le forze anticristiane erano le
responsabili del complotto e un’aria da apocalisse si abbatteva sul mondo;
precisamente come nell’Ottocento, in cui agenti degli stati esteri spargevano i
contagi per sottomettere il popolo, queste [sono] le reazioni nel nuovo
millennio.
DOCUMENTO
DELL’OMS SVELA IL VERO PROGETTO
DIETRO
AL COVID-19. IL COLPO DI STATO
DEI
TECNOCRATI DI “KLAUS SCHWAB”.
Nogeoingegneria.com
- Redazione-Davide Donateo- ( 11 settembre 2021)- ci dicono:
Il
colpo di stato di Technocracy, in pieno svolgimento in Italia , intende trasformare il mondo in una dittatura scientifica
in cui
ogni essere umano sarà monitorato e gestito dalla culla alla bara. La documentazione a riguardo è
prontamente disponibile e molto chiara. L’unica domanda è se i cittadini
resisteranno o meno.
Vorrei
ricordare ai detentori della verità, i tantissimi fact checkers o “fake
checkers” che nel 2020 avvertivamo del vero obiettivo di questa psico-pandemia
con articoli sui passaporti vaccinali come mezzo scelto per arrivare al vero
obiettivo: l’identità
digitale.
Al
tempo fummo tacciati di complottismo e di essere diffusori di fake news . Ma
chiunque abbia un po’ di buon senso sa che Il tempo mette ognuno al proprio
posto. E
il tempo non è ancora arrivato ma si avvicina rapidamente, mentre il castello di
carte crolla. Per ora siete voi insieme al mainstream a cadere rapidamente nel
vortice dei diffusori di menzogne.
Senza
fanfara e senza quasi una sbirciatina dai media dell’establishment di proprietà delle
multinazionali, l’Organizzazione Mondiale della Sanità delle Nazioni Unite,
conosciuta anche come l’OMS, ha pubblicato la
scorsa settimana un documento che
dovrebbe far scattare un campanello d’allarme per gli amanti della libertà.
Il
documento fornisce una “guida” per ogni nazione del mondo su come implementare
i passaporti sanitari digitali, cosa che Bill Gates, Klaus Schwab e altre
élite di potere hanno affermato dallo scorso anno sarebbe assolutamente essenziale per
sconfiggere la pandemia di Covid.
Il
solo titolo del documento sembra progettato per respingere il lettore medio e
addormentarlo: Documentazione digitale dei
certificati COVID-19: stato vaccinale: specifiche tecniche e guida
all’implementazione.
L’OMS
sta lavorando con i Centri statunitensi per il controllo delle malattie, o CDC,
“per
produrre uno standard di alto valore per l’adozione internazionale e lo scambio
di informazioni tecniche”. In parole povere, stiamo parlando di un passaporto sanitario digitale. Questi passaporti, come abbiamo
approfondito negli articoli precedenti, non hanno altro scopo che quello di
tracciare i movimenti delle persone in tempo reale, raccogliendo dati lungo
tutto il percorso.
In
altre parole, uno dei diritti più basilari in qualsiasi società libera, la
libertà di movimento, sarà infranto se la tua città, stato o nazione seguirà i
consigli dell’OMS, del World Economic Forum o di uno qualsiasi dei suoi partner
tecnologici come Microsoft, Google, Facebook, ecc.
Il
documento dell’OMS afferma che il suo scopo è fornire standard e specifiche per
i governi e gli appaltatori che cercano di imporre passaporti vaccinali
digitali alle popolazioni globali.
“Questo
è un documento di orientamento per i paesi e i partner attuatori sui requisiti
tecnici per lo sviluppo di sistemi di informazione digitale per l’emissione di
certificati digitali interoperabili basati su standard per lo stato di
vaccinazione COVID-19 e considerazioni per l’implementazione di tali sistemi,
ai fini della continuità delle cure. , e la prova della vaccinazione”. Una
versione ridotta del documento di 99 pagine, con grafici utili, alcuni dei
quali sono riprodotti di seguito, può essere trovata già oggi .
Come
si può vedere nello screen-shot sopra, questa tecnologia verrà utilizzata per
tracciare non solo il movimento delle persone, ma anche per monitorare il loro
bisogno di “continuità delle cure”, che predice il desiderio dell’OMS di
vaccini continui e iniezioni di “richiamo” in perpetuo per ogni uomo, donna e
bambino.
Il
sistema è persino progettato [vedi screen-shot sotto] per la massima
stampabilità in modo che i titolari di passaporti vaccinali “senza smartphone possano ricevere un codice QR stampato “.
Il
documento è stato emesso il 27 agosto con il pubblico previsto di stati membri
dell’OMS e appaltatori tecnologici con una partecipazione nel business del
passaporto digitale, dove le aziende tecnologiche potranno raccogliere miliardi
di profitti nei prossimi anni installando questa nuova rete di sorveglianza.
Questo
documento parla della necessità di implementare passaporti vaccinali digitali
in tutta la società e di come farlo. “I registri delle vaccinazioni
possono anche fornire la prova dello stato di vaccinazione per scopi non correlati
all’assistenza sanitaria”, sottolinea l’OMS a pagina 14.
Un
certificato di vaccino digitale è definito nel documento come “una
rappresentazione firmata digitalmente del contenuto dei dati che descrive un
evento di vaccinazione”.
L’imminente
Quarta Rivoluzione Industriale.
Se i
governi e i loro partner tecnologici riusciranno a implementare questo sistema
e a convincere il pubblico ad accettarlo, il passo successivo, già previsto dal
World Economic Forum, è spostare il codice QR dallo smartphone al corpo reale della
persona Klaus Schwab, direttore e fondatore del WEF, che ospita ogni anno a
Davos, in Svizzera, i principali attori del potere politico ed economico
mondiale, ha affermato nel 2016 durante la promozione del suo libro sulla
Quarta rivoluzione industriale, che questa rivoluzione globale “porterà a
una fusione delle nostre identità fisiche, biologiche e digitali”.
Schwab
ama dire che il Covid e il cosiddetto “Great Reset” annunciato dal World
Economic Forum nel luglio dello scorso anno, costringeranno le persone a
interagire con le macchine in modi nuovi e diversi.
Non
stava scherzando. Ascolta Schwab nel video qui sotto che prevede che in questo
processo di fusione, entro il 2026, le persone avranno un chip impiantato nella
pelle o nel cervello che le collegherà a Internet.
Il
libro di Schwab, pubblicato alla fine del 2016, affermava che era vicino il
tempo in cui gli sviluppi della tecnologia non solo avrebbero “cambiato il modo
in cui viviamo e lavoriamo”, ma sarebbero state ” anche idee stimolanti su cosa significa
essere umani “.
Ovviamente
c’è un segmento della popolazione, in tutto il mondo, che Schwab, Gates, Fauci, Rockefeller,
Soros, Buffet e il resto delle élite sanno che non accetteranno mai il
loro piano per cambiare l’idea stessa di cosa significa essere umano.
È qui
che il lancio dei controversi colpi di mRNA Covid è stato estremamente prezioso
per gli strateghi dietro il nuovo ordine mondiale. Stanno ottenendo un’ottima idea di
chi avranno bisogno di rieducare o, se ciò non è possibile, eliminare del tutto
dalla società.
È qui
che entrano in gioco i certificati-passaporti digitali. Sono per loro stessa natura
coercitivi, un ovvio assalto diretto alla libertà umana fondamentale.
Chiunque
accetti una tale intrusione nel proprio movimento e nella propria privacy è
chiaramente già pronto per l’ultimo “marcamento” del nuovo ordine mondiale, che
sarà quello di accettare il codice QR segnato direttamente sulla propria pelle
utilizzando una tintura invisibile. Gates ha già finanziato un progetto al MIT per fare proprio questo.
Il
documento dell’OMS menziona anche che, una volta stabiliti, questi certificati
digitali potrebbero essere caricati con dati che includono non solo lo stato
del vaccino Covid, ma tutti i vaccini e le cartelle cliniche.
L’obiettivo
finale è avere un sistema di identificazione globale abbinato al proprio stato
di vaccino, un sogno che le fondazioni Gates e Rockefeller si sono sforzate di
realizzare sin dal lancio dell’iniziativa ID2020 nel 2019, prima che il Covid
fosse una cosa.
In effetti,
la china scivolosa verso la trasformazione di ogni uomo, donna e bambino in un
QR Code ambulante è già stata percorsa in tutto il mondo.
I
codici QR scansionabili che consentono a datori di lavoro, aziende e altre
organizzazioni di vedere il tuo stato di vaccinazione e decidere se consentirti
di accedere alle loro proprietà si stanno già facendo strada in diversi stati e
città negli Stati Uniti e in tutta Europa.
La
società del “mostra le tue carte” sta emergendo davanti ai nostri occhi e
pochissimi sembrano preoccupati, o addirittura consapevoli.
Una
società chiamata MyIR Mobile sta lavorando in diversi stati, fornendo
un’app che consente all’utente “di dimostrare il proprio stato di Covid per
viaggi, scuola, lavoro o qualsiasi altra situazione in cui è richiesta la prova. Basta registrare il tuo account e
aprire il codice QR nella tua app per consentire ad altri di scansionare la tua
prova di vaccinazione. Lo screen-shot qui sotto è solo una delle bombe tecnocratiche
che si possono trovare sul sito Web di MyIR Mobile.
In
vero stile distopico, questa azienda strombazza la sua app “mostra i tuoi
documenti” come se fosse un grande risultato, come ha fatto l’umanità a cavarsela per migliaia
di anni senza avere un’app per telefono con codice QR scansionabile che
consente loro di essere rintracciati, per veder interrogata e contestata la
loro mera presenza in un luogo pubblico, come se fossero proprietà di qualcuno?
Un cane al
guinzaglio ha più libertà di così, ma sei comunque incoraggiato a “registrarti
ora”. È “semplice e sicuro”.
Questo
è il classico caso di un’azienda tecnologica che commette terrorismo digitale
contro l’umanità.
Non
c’è altro modo per aggirarlo. Questa è la forma digitale della società “mostra le tue carte” della Germania
nazista,
che si annuncia di essere arrivata nella patria dei coraggiosi e nella terra
dei liberi. Non si nasconde più. È proprio davanti nostre facce .Infatti Klaus
Schwab è il nuovo Hitler !
La
premessa dietro MyIR Mobile è chiara: o fatti vaccinare o la tua vita è finita. È solo una delle dozzine di queste
aziende tecnologiche che cercano di incassare la “nuova normalità” impazzita
dalla paura che le élite globaliste hanno creato sulla scia della pandemia di
Covid.
Stanno
usando il potere della tecnologia per il massimo del male, per cancellarti
letteralmente da tutta la società.
Questi
sono i tecnocrati globali (eminenti farabutti) che mettono piede sulla porta di un
posto in cui non hanno alcun diritto di essere – la tua assistenza sanitaria
personale – e affermano di avere il diritto di convincere ogni azienda a
discriminarti in base al tuo cosiddetto “status di vaccino”, che non ha nulla a
che fare con il fatto che tu sia sano o meno o un pericolo per gli altri.
Il CDC
e il bugiardo Fauci hanno già ammesso che questi vaccini non ti impediscono di
contrarre il Covid, non ti impediscono di diffondere il Covid e ti proteggono
solo da “malattie gravi” da tre a cinque mesi. Entro cinque mesi la tua protezione
inizia a calare seriamente e avrai bisogno di un altro “richiamo” per mantenere
il tuo ambito status di “completamente vaccinato”.
Coloro
che non possono dimostrare di avere tale status non solo saranno discriminati, ma il governo di delinquenti incoraggerà le aziende a discriminarli.
Il
movimento per i diritti civili è stato combattuto e vinto su questo stesso tipo
di discriminazione legalizzata.
Le
guerre sono state combattute per molto meno.
Le
élite globaliste amano recitare la dialettica hegeliana: una crisi
[reale o fabbricata] provoca una
reazione da parte della gente, che
chiede al governo di agire per proteggerla, e poi viene fuori la soluzione orribile .
E non
si fermerà con i passaporti digitali dei vaccini. Questa è solo la prima tappa
sulla strada per la creazione di un ID digitale che sarà richiesto a tutti i
“cittadini globali” per poter acquistare o vendere. Inizierà con il tuo stato di
vaccinazione e alla fine includerà punti dati che consentono al governo e al
mondo aziendale di sapere tutto su di te in una sola occhiata.
Alcuni
riconosceranno questi cambiamenti sociali come tirannia e si opporranno alla trasformazione.
Ecco
perché è fondamentale inserire tutti i bambini nel sistema. Fauci e compagnia stanno spingendo
freneticamente il vaccino per i bambini di 11 anni e sotto.
Ce
l’hanno già per quelli dai 12 ai 18 anni. Vogliono questo così i giovani
cresceranno pensando che sia normale che gli venga chiesto di dimostrare il
proprio stato di vaccinazione prima di poter entrare in luoghi pubblici e
aziende. Non ha nulla a che fare con la salute
e tutto con la messa in atto delle strutture di un nuovo stato di sorveglianza
in cui ogni essere umano sarà tracciato e rintracciato 24 ore su 24, 7 giorni
su 7 in tempo reale.
Fai
come ti viene detto o preparati a ibernarti in casa tua per il resto della tua
vita, incapace di lavorare, fare la spesa, viaggiare ovunque, andare ovunque.
Se non
ti senti a tuo agio in un mondo del genere, preparati a resistere.
(databaseitalia.it/documento-delloms-svela-il-vero-progetto-dietro-al-covid-19-il-colpo-di-stato-dei-tecnocrati-di-klaus-schwab/)
(Il
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lavori (citazione gradita) in qualsiasi modo a loro piaccia gratuitamente.
Davide Donateo – Fondatore e direttore di Database Italia.).
Putin:
“il WEF di Klaus Schwab sta cercando
di
inaugurare un Nuovo Ordine Mondiale.”
Conoscenzealconfine.it-
( 10 Marzo 2022)- Sean Adl-Tabatabai- ci dice:
Il
presidente russo Vladimir Putin ci ha avvertito che il World Economic Forum (WEF) sta
cercando di inaugurare un “Nuovo Ordine Mondiale” per l’umanità, piantando
agenti in posti di governo di alto livello in tutto il mondo.
(In
Italia abbiamo il “prode non eletto Draghi
“che vorrebbe poter parlare con Putin come gli è stato comandato da Klaus
Schwab :il suo padrone!Ndr. ).
In un
editoriale della giornalista Rachel Marsden, pubblicato da Rt, i media statali
russi hanno chiesto che si faccia più luce sull’agenda del WEF e su chi
gestisce segretamente il mondo.
Rt.com
riporta: “Quando
il deputato canadese Colin Carrie del Partito conservatore, ha chiesto al
governo del primo ministro Justin Trudeau quanti ministri canadesi fossero
effettivamente ‘d’accordo con l’agenda del World Economic Forum’, e che i
canadesi che rappresenta meritavano una risposta onesta piuttosto che accuse di
diffondere ‘disinformazione’, come ha fatto il deputato di sinistra dell’NDP
Charlie Angus, la sua connessione in videoconferenza è stata interrotta”.
Il
World Economic Forum (WEF), chiamato colloquialmente “Davos”, per coloro che
hanno familiarità con il pellegrinaggio annuale dell’élite internazionale
nell’omonima città svizzera, è stato sulla punta di molte lingue negli ultimi
due anni, in particolare in nel contesto dell’emergenza Covid-19.
Poco
prima della pandemia di Covid, il 15 ottobre 2019, l’organizzazione ha
annunciato che stava tenendo “un’esercitazione, una simulazione dal vivo per preparare i
leader pubblici e privati alla risposta alla pandemia”. Se ti sembra una strana coincidenza,
allacciati le cinture, perché diventa solo più strano.
Parlando
a una videoconferenza delle Nazioni Unite nell’autunno del 2020, Justin Trudeau
ha alzato le sopracciglia, alludendo a un potenziale collegamento tra la
pandemia globale e il Forum: “Questa pandemia ha fornito un’opportunità per un
reset”, ha detto.
“Questa
è la nostra occasione per accelerare i nostri sforzi pre-pandemia, per re immaginare
sistemi economici che rispondano veramente a sfide globali come povertà
estrema, disuguaglianza e cambiamento climatico” ha aggiunto, riferendosi a un
concetto di “reset” molto promosso dal WEF dall’inizio della pandemia, che presenta la crisi come
un’opportunità per cambiare radicalmente il modo in cui operano le società
sviluppate.
Nell’agosto
2021, il deputato olandese Gideon van Meijeren ha chiesto al primo ministro
Mark Rutte riguardo ad una lettera che aveva scritto al fondatore del WEF,
Klaus Schwab, in cui affermava che il libro di Schwab, “Covid-19: The Great
Reset”, pubblicato il 9 luglio, 2020, durante i primi mesi della pandemia, “lo
ha ispirato a ricostruire meglio” (build back better). Slogan presente anche nell’agenda
legislativa del presidente degli Stati Uniti Joe Biden, che include un aumento
del trasferimento di ricchezza nell’oscuro buco nero del cambiamento climatico
e della “spesa sociale”.
Sarebbe
facile attribuire il tutto a un’agghiacciante coincidenza retorica se non ci
fosse un vero collegamento tra Schwab, Davos e funzionari eletti come Rutte e
Trudeau.
È una connessione di cui si è vantato anche lo stesso
Schwab.
Nel 2017, ha detto ad un’udienza alla John F. Kennedy School of Government
dell’Università di Harvard: “Ciò di cui siamo molto orgogliosi è la generazione più
giovane, come il primo ministro Trudeau… Stiamo entrando nei gabinetti”.
Non
sta scherzando. L’attuale ministro delle finanze e vice primo ministro canadese, Chrystia
Freeland, siede nel consiglio di amministrazione del WEF, insieme all’ex
governatore della Bank of Canada e Bank of England, Mark Carney.
Chrystia
Freeland ha auspicato il congelamento dei beni e la repressione di camionisti e
sostenitori per le strade del Canada, che chiedevano la fine dei mandati e
delle rigide restrizioni Covid. E Carney ha recentemente definito il Freedom
Convoy una “sedizione” in un articolo di opinione isterico pubblicato sul
quotidiano Globe and Mail.
Ha
senso che quando i cittadini iniziano a vedere il segno visibile del “Forum economico mondiale” su coloro che adottano – o
sostengono pubblicamente – misure liberticide drastiche e senza precedenti
contro di loro, inizino a porsi domande sulla natura dell’influenza
dell’organizzazione. Nessun cittadino di nessun paese ha votato per adottare
l’agenda di Davos. Ed è discutibile se un numero sufficiente di loro lo farebbe mai.
Secondo
il proprio sito web, l’agenda del WEF include una maggiore integrazione e
digitalizzazione digitale, una risposta “urgente” al cambiamento climatico e
una visione di una “quarta rivoluzione industriale” che è “caratterizzata da
una serie di nuove tecnologie che fondono il fisico, mondi digitali e
biologici, che hanno un impatto su tutte le discipline, le economie e le
industrie e persino si chiedono cosa significhi essere umani. L’organizzazione esplora anche la
nozione di ‘miglioramento umano’ “.
E
questi sono solo gli aspetti che sono pubblici. Tutto ciò sembra avere il potenziale per dar vita a una realtà
distopica,
soprattutto unita alle misure precedentemente inimmaginabili adottate dai
governi “democratici” con un pretesto sanitario negli ultimi due anni.
E chi,
o cosa, influenza l’organizzazione stessa? Un enorme elenco di entità
multinazionali con doveri fiduciari per aumentare la ricchezza degli azionisti,
secondo il sito Web dell’organizzazione.
Il WEF
vorrebbe che il cittadino medio credesse che tutto ciò che fa è nel suo
interesse. Tuttavia,
ciò che è lampante è che il WEF funge da centro per lo scambio e il
consolidamento di idee che promuovono un’agenda globale unica, che è diventata
intercambiabile con lo status quo dell’establishment occidentale. Non c’è niente di più antidemocratico
dei funzionari eletti che servono un padrone diverso dal loro popolo.
Bisognerebbe
fare molta più luce su questa entità sovranazionale, sui suoi tirapiedi e sulla
misura in cui la loro agenda ha un impatto sulla nostra vita quotidiana.
(Sean
Adl-Tabatabai-
newspunch.com/putin-klaus-schwabs-wef-is-trying-to-usher-in-a-new-world-order/--
grandeinganno.it/2022/03/09/putin-afferma-che-il-wef-di-klaus-schwab-sta-cercando-di-inaugurare-un-nuovo-ordine-mondiale/).
THE
GREAT RESET”: VERSO
UN
FUTURO DISPOTICO?
Recensioni-storia-
Maurizio Milano-(13-2-2021)- ci dice:
Dal
sito (alleanzacattolica.org )leggiamo e pubblichiamo l’articolo di Maurizio
Milano:
“L’agenda
del Grande Reset si è arricchita di nuovi contenuti nelle relazioni che si sono
susseguite dal 25 al 29 gennaio nel convegno on-line del World Economic Forum
di Davos.
Ciò
che colpisce è la grande sintonia di vedute e di intenti dei leader mondiali.
Si afferma, in buona sostanza, che il modello economico dominante negli ultimi decenni ha
sì prodotto grandissimi risultati in termini di creazione e diffusione del
benessere come mai prima nella storia umana ma che è arrivato ora al capolinea.
Sul banco
degli imputati è quindi il paradigma istituito con la Conferenza di Bretton
Woods del luglio 1944, al termine della Seconda guerra Mondiale, e dagli anni
’80 evoluto in ottica «neo-liberale» con la svolta di Margaret Thatcher
(1979-1990) nel Regno Unito e di Ronald Reagan (1981-1989) negli Stati Uniti
d’America nella direzione – semplificando – di maggiori spazi di libertà di
iniziativa privata.
Il
CoViD-19 sarebbe il catalizzatore che va ad accelerare un processo già di suo
in fase di decadenza irreversibile.
Nel
testo del Prof. Schwab, fondatore e Chairman esecutivo del “World Economic
Forum”,intitolato in modo emblematico “Covid19-The Great Reset”, l’epidemia in
corso, ancorché riconosciuta come meno esiziale di molte altre precedenti,
viene presentata come il punto di rottura di un equilibrio già precario, tale
da determinare una cesura tale nella storia dell’umanità da poter parlare
addirittura di un’“era” pre-pandemica, «before Coronavirus», e di un’“era”
post-pandemica, «after Coronavirus». Perché, scrive Schwab, il mondo è sempre più
interconnesso e la convergenza con l’epidemia di «rischi economici, sociali,
geo-politici, ecologici e tecnologici» ha portato a rottura il paradigma
socio-economico-politico in essere.
In
poche parole, il giro mentale è quindi il seguente: se vogliamo che il mondo sopravviva
occorre ricostruire un «nuovo patto sociale», in una prospettiva di un
rinnovato multilateralismo, in cui gli Stati devono collaborare tra loro e con
i grandi gruppi economici e finanziari nella prospettiva del «build back
better», ovvero di «ricostruire in modo migliore», secondo il motto della nuova
amministrazione Biden.
Un
“Grande Reset”, quindi, in cui non ci si potrà più affidare alla libertà di
iniziativa e al ruolo della piccola e media proprietà privata: le economie
dovranno essere “guidate” dall’alto per divenire «più verdi, sostenibili e
inclusive».
Le
Banche Centrali continueranno a inflazionare il sistema generando migliaia di
miliardi di dollari ex-nihilo, tenendo i rendimenti dei titoli obbligazionari
artificialmente repressi verso, e sotto, lo zero, in modo che l’auspicata
risalita dell’inflazione vada ad abbattere il valore reale dei debiti, pubblici
e privati, altrimenti fuori controllo (a scapito dei creditori-risparmiatori,
ovviamente), nella prospettiva di un vero e proprio “socialismo finanziario”.
Alla
“gamba monetaria” si aggiungerà ora la “gamba fiscale”, ovvero una nuova
stagione di ingenti investimenti, pubblici e privati, alimentati a debito e
decisi da centri decisionali alti, in una sorta di governance mondiale.
È
interessante notare come Mario Draghi, dopo avere guidato in Europa la fase
“monetaria”, si trovi ora al timone, in Italia, di quella “fiscale”, con l’obiettivo dichiarato di
andare verso un «Ministero del Tesoro comunitario», che preluderebbe alla
costituzione anche di un’unità politica nuova, gli Stati Uniti d’Europa.
L’impressione
è quella di trovarsi alla vigilia di un inaudito accentramento di potere economico,
finanziario e politico, in cui gli stessi Stati sovrani – come ultimi “corpi
intermedi” – dovranno fare un passo indietro, questa volta non però a beneficio
di una rinnovata sussidiarietà ma nella prospettiva opposta di una guida
mondiale, sotto l’egida dell’Agenda 2030 dell’Organizzazione delle Nazioni
Unite per lo «sviluppo sostenibile». Le politiche fiscali – insieme a quelle monetarie –
serviranno per indirizzare i capitali pubblici e privati nella direzione
voluta, con
un mix di bastone e carota.
Ovviamente
col supporto della propaganda. Si perché anche i piani più centralistici e
dirigistici necessitano comunque di un ampio consenso popolare, che deve quindi
essere costruito e mantenuto, per indirizzare consumi e investimenti nella
direzione voluta e per fare accettare restrizioni alla libertà e alla
proprietà, in cambio di “sicurezza” e “salute”.
Nella
conclusione del testo di Schwab si trova infatti una frase un po’ inquietante:
al di là dei dati di fatto, della “realtà”, egli afferma che «le nostre azioni e
reazioni umane…sono determinate dalle emozioni e dai sentimenti – le narrazioni
guidano il nostro comportamento», lasciando intendere che con una narrativa
adeguata si potrà imporre il cambiamento dall’alto.
Nel
“The Great Reset” non si parla mai di “libertà”, né di famiglia e natalità o di
comunità intermedie, né di esigenze spirituali: la prospettiva è esclusivamente
materiale e orizzontale e se una verticalità esiste è quella che dice relazione
all’accentramento di funzioni presso gli Stati e all’auspicato aumento della
governance mondiale.
Nel
“Nuovo mondo” post-pandemico ci sarà spazio solo più per l’individuo, lo Stato
e la comunità internazionale: l’impressione è che si voglia distruggere ogni residuo di
“sussidiarietà” per andare verso un “socialismo benevolo”, una sorta di
evoluzione su scala planetaria dello Stato-assistenziale dei Paesi del
Nord-Europa, con la collaborazione della grande finanza e dei crony-capitalist,
i “capitalisti clientelari”. In sintesi: più tasse e più “sicurezza” garantita
dall’alto, meno libertà e meno scelta individuale.
Dopo
un anno “sospesi” in un limbo di aperture e chiusure a fisarmonica, gestite con
varie sfumature paternalistico-poliziesche dai pubblici poteri del mondo,
scopriamo che, come scrive il Prof. Klaus Schwab nel The Great Reset: «La pandemia rappresenta una rara ma
stretta opportunità per ripensare, re-immaginare e resettare il nostro mondo».
Occorre
quindi agire, e in fretta: «Never let a good crisis go to waste!», ovvero «Mai lasciare che una buona crisi vada
sprecata!», per citare la celebre raccomandazione ai leader del primo ministro
inglese, Sir Winston Churchill (1874-1965), poi fatta sua dall’attivista e
scrittore radicale statunitense Saul Alinsky (1909-1972).
«Quando
torneremo, dunque, alla normalità?»: «Quando? Mai», chiude Schwab.”
Il
Grande Reset: che cos’è?
Clarissa.it-
G. Colonna curatore- Michael Rectenwald- (9 Gennaio 2022)- ci dice :
Paradosso
nel paradosso: i vincitori della Seconda Guerra mondiale, il cui argomento
propagandistico centrale era la lotta contro il totalitarismo, nonostante una
singolare e piuttosto contradditoria alleanza con l’Unione Sovietica – si trovano oggi ad affrontare la
spinosa questione del Grande Reset, il totalitarismo del “capitalismo comunista” per usare il termine coniato da
Agamben.
A
clarissa.it piacciono queste contraddizioni dentro le ideologie, proprio perché noi abbiamo invece nelle nostre teste
libere idee ma non ideologie.
Per
questo abbiamo pensato di tradurre una veramente interessantissima conferenza
di un intellettuale conservatore e neoliberista americano dall’imponente
curriculum di studi e di pubblicazioni, il prof. Michael Recten wald: lo scorso 7 novembre, egli ha tenuto una pubblica
conferenza, sul tema appunto del Grande Reset, negli Usa, dove evidentemente è
ancora possibile, a differenza dell’Italia, parlare in contro-tendenza.
Non è
detto ovviamente che tutto quello che Rectenwald ha detto ci trovi d’accordo,
ma è sicuramente espressione di un libero pensiero, ben argomentato e ben
documentato.
Siamo certi che, indipendentemente dalle ideologie, anche i nostri lettori lo
apprezzeranno.
La
traduzione è a cura di Gaetano Colonna; il testo originale è leggibile qui.
Tutti eventuali diritti sono riservati all’Autore.
Cos’è
il Grande Reset?
di
Michael Rectenwald – Chief Academic Officer, American Scholars.
Michael
Rectenwald è il direttore accademico di American Scholars. Ha una laurea presso l’Università di
Pittsburgh, un master presso la Case Western Reserve University e un dottorato
di ricerca in studi letterari e culturali presso la Carnegie Mellon University.
Ha insegnato alla New York University, alla Duke University, alla North Carolina
Central University, alla Carnegie Mellon University e alla Case Western Reserve
University. È autore di numerosi libri, tra cui Nineteenth-Century British
Secularism: Science, Religion and Literature.; Google Archipelago: The Digital
Gulag and the Simulation of Freedom; Beyond Woke; e Thought Criminal.
Quanto
segue è adattato da un suo discorso, tenuto all’Hillsdale College, il 7
novembre 2021, durante una conferenza del Center for Constructive Alternatives
sul tema “The Great Reset”.
Il
Grande Reset è una teoria complottista che immagina un vasto complotto di
sinistra per stabilire un governo totalitario mondiale? No. Nonostante il fatto che alcune
persone possano aver inventato teorie del complotto basate su di esso, con
qualche ragione, come vedremo, il Grande Reset è reale.
Infatti,
proprio l’anno scorso, Klaus Schwab (il nuovo Hitler ), fondatore e presidente
esecutivo del World Economic Forum (WEF), una famosa organizzazione composta
dalle élite politiche, economiche e culturali del mondo che si riunisce ogni
anno a Davos, in Svizzera, e Thierry Malleret, co-fondatore e autore principale
del Monthly Barometer, hanno pubblicato un libro intitolato COVID-19: The Great
Reset. Nel libro, definiscono il Great Reset come un mezzo per affrontare le “debolezze
del capitalismo”, che sono state presumibilmente smascherate dalla pandemia di
COVID.
Ma
l’idea del Grande Reset risale a molto più indietro. Può essere fatta risalire almeno agli
esordi del WEF, originariamente fondato come European Management Forum, nel
1971.
Nello stesso anno, Schwab, ingegnere ed economista di formazione, pubblicò il
suo primo libro, Modern Enterprise Management nel periodico Mechanical Engeneering. È stato in questo libro che Schwab
ha introdotto per la prima volta il concetto che in seguito avrebbe chiamato “capitalismo dei portatori di
interesse”, sostenendo «che la gestione di un’impresa moderna deve servire non solo
gli azionisti, ma tutte le parti interessate, per ottenere crescita e
prosperità a lungo termine».
Da
allora Schwab e il WEF hanno promosso l’idea del capitalismo degli
stakeholder
1. Possono prendersi il merito della
retorica e delle politiche degli stakeholder e del partenariato
pubblico-privato abbracciate da governi, società, organizzazioni non governative
e organismi di governance internazionale in tutto il mondo.
Il
termine specifico Grande Reset è entrato in circolazione più di un decennio fa,
con la pubblicazione di un libro nel 2010, The Great Reset, dello studioso
americano di studi urbanistici Richard Florida. Scritto all’indomani della crisi
finanziaria del 2008, il libro di Florida sosteneva che il crollo economico del
2008 è stato l’ultimo di una serie di grandi reset, tra cui la lunga
depressione negli anni Settanta dell’Ottocento e la Grande Depressione degli
anni Trenta del Novecento, che egli ha definito «innovazione sistemica per modificare
i paradigmi».
Quattro
anni dopo la pubblicazione del libro di Florida, all’incontro annuale del WEF
del 2014, Schwab ha dichiarato: «Quello che vogliamo fare a Davos quest’anno (…) è
premere il pulsante di reset», e successivamente l’immagine di un pulsante di
ripristino è apparsa sul sito Web del WEF.
Nel
2018 e nel 2019, il WEF ha organizzato due eventi che sono diventati
l’ispirazione principale per l’attuale progetto del Great Reset e anche, per
ovvi motivi, nuovo alimento per i teorici della cospirazione. (Non incolpate me
di quest’ultima: tutto ciò che sto facendo è riferire i fatti.)
Nel
maggio 2018, il WEF ha collaborato con il Johns Hopkins Center for Health
Security per condurre CLADE X 2, simulazione di una risposta nazionale ad una
pandemia. Nello specifico, l’esercitazione ha
simulato la diffusione di un nuovo ceppo di un virus para-influenzale umano,
con elementi genetici del virus Nipah 3, chiamato appunto CLADE X. La simulazione si è conclusa con un
rapporto in cui si affermava che, di fronte al CLADE X, senza vaccini efficaci, «gli
esperti ci dicono che alla fine potremmo vedere da 30 a 40 milioni di morti
negli Stati Uniti e più di 900 milioni in tutto il mondo, il dodici per cento
della popolazione mondiale». Chiaramente, la preparazione per una pandemia
globale era in corso d’opera.
Nell’ottobre
2019, il WEF ha collaborato con la John Hopkins e la Bill & Melinda Gates
Foundation a un’altra esercitazione sulla pandemia, Event 201, che ha simulato
una risposta internazionale allo scoppio di un nuovo coronavirus. Ciò è avvenuto due mesi prima che
l’epidemia di COVID in Cina facesse notizia e cinque mesi prima che l’Organizzazione Mondiale della
Sanità la dichiarasse pandemia, e assomigliava molto al futuro scenario COVID,
inclusa l’incorporazione dell’idea di una sua diffusione asintomatica.
Le
simulazioni CLADE X e Event 201 hanno anticipato quasi ogni aspetto
dell’attuale crisi COVID: in particolare le risposte di governi, agenzie sanitarie,
media, aziende tecnologiche e della gente comune. Le risposte ed i loro effetti
includevano chiusure a livello mondiale, il crollo di aziende e industrie,
l’adozione di tecnologie di sorveglianza biometrica, l’enfasi sulla censura dei
social media per combattere la “disinformazione”, la saturazione di social e
media con “fonti autorevoli”, rivolte diffuse, disoccupazione di massa.
Oltre
ad essere promosso come risposta al COVID, il Great Reset è promosso come
risposta al cambiamento climatico. Nel 2017, il WEF ha pubblicato un documento
intitolato We
need to reset the global operating system to achieve the SDGs. Here’s how. Il 13 giugno 2019, il WEF ha firmato
un Memorandum d’intesa con le Nazioni Unite per formare una partnership per far
avanzare l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile. Poco dopo, il WEF ha pubblicato il
Quadro di partenariato strategico del Forum economico mondiale delle Nazioni
Unite per l’Agenda 2030, promettendo di contribuire a finanziare l’agenda delle
Nazioni Unite sui cambiamenti climatici e impegnando il WEF a supportare le
Nazioni Unite nel «soddisfare i bisogni della Quarta Rivoluzione Industriale»,
inclusa la fornitura di risorse e di competenze per la governance digitale.
Nel
giugno 2020, in occasione della sua 50a riunione annuale, il WEF ha annunciato
il lancio ufficiale del Great Reset e un mese dopo Schwab e Malleret hanno
pubblicato il loro libro su COVID e Grande Reset.
Il libro ha sostenuto che il COVID rappresenta
una «opportunità [che] può essere colta»; che «dobbiamo sfruttare questa
opportunità senza precedenti per re-immaginare il nostro mondo»; che «occorre
cogliere l’attimo per sfruttare questa opportunità unica»; e che «[per] coloro
che sono abbastanza fortunati da trovarsi in settori “naturalmente” resilienti
alla pandemia» – si pensi alle aziende Big Tech come Apple, Google, Facebook e
Amazon – «la crisi non solo è stata più sopportabile, ma è stata anche una
fonte di opportunità redditizie in un momento di difficoltà per la maggior
parte degli altri».
Il
Grande Reset mira ad inaugurare uno sconcertante amalgama economico – il capitalismo degli stakeholder di
Schwab –
che io ho chiamato “comunismo aziendalista” ed il filosofo italiano Giorgio
Agamben ha chiamato “capitalismo comunista”.
In
breve, il capitalismo degli stakeholder implica la modifica del comportamento
delle società a beneficio non degli azionisti, ma degli stakeholder: individui
e gruppi che trarranno vantaggio o subiranno perdite dalla condotta delle
aziende. Il capitalismo delle parti interessate (stakeholder) richiede non solo
risposte aziendali alle pandemie ed ai problemi ecologici come il cambiamento
climatico, «ma anche ripensare gli impegni [delle società] nei confronti delle
comunità già vulnerabili all’interno dei loro ecosistemi».
Questo
è l’aspetto della “giustizia sociale” del Grande Reset. Per ottemperare a ciò,
governi, banche e gestori di fondi patrimoniali utilizzano l’indice ESG (Environmental, Social
and Governance) per espellere dal mercato le società e le imprese non idonee. L’indice ESG è essenzialmente un
punteggio di credito sociale che viene utilizzato per allontanare dalla
proprietà e dal controllo della produzione chi non si è adeguato o non è in
linea.
Uno
dei molti potenti “partner strategici” del WEF, BlackRock, Inc., il più grande
gestore di fondi del mondo, è saldamente alla base del modello degli
stakeholder. In una lettera del 2021 agli amministratori delegati, il CEO di BlackRock, Larry Fink, ha dichiarato che «il rischio climatico è un rischio
d’investimento» e «la creazione di investimenti in indici sostenibili ha
consentito una massiccia accelerazione del capitale verso società meglio
preparate ad affrontare il rischio climatico». La pandemia di COVID, scrive
Fink, ha accelerato il flusso di fondi verso investimenti sostenibili:
«Crediamo
da tempo che i nostri clienti, in quanto azionisti della vostra azienda,
trarranno vantaggio se potrete creare valore duraturo e sostenibile per tutti i
vostri stakeholder (…) Poiché sempre più investitori scelgono di orientare i
propri investimenti verso società incentrate sulla sostenibilità, il
cambiamento radicale a cui stiamo assistendo accelererà ulteriormente. E poiché
ciò avrà un impatto così drammatico sul modo in cui viene allocato il capitale,
ogni direzione ed ogni consiglio di amministrazione dovrà valutare quanto ciò
influirà sulle azioni della propria azienda».
La
lettera di Fink è più di un semplice rapporto agli amministratori delegati. È
una minaccia implicita: svegliati o sei finito.
Nel
loro recente libro sul Grande Reset, Schwab e Malleret contrappongono il “capitalismo degli stakeholder” al “neoliberismo”, definendo quest’ultimo
come «un
corpus di idee e politiche (…) che favorisce la concorrenza rispetto alla
solidarietà, la distruzione creativa rispetto all’intervento del governo e la
crescita economica rispetto al benessere sociale». In altre parole, “neoliberismo” si riferisce al sistema
della libera impresa. Nell’opporsi a quel sistema, il capitalismo degli stakeholder
implica la cooperazione aziendale con lo Stato ed un intervento notevolmente
maggiore del governo nell’economia.
I
fautori del Grande Reset ritengono il “neoliberismo” responsabile dei nostri
problemi economici. Ma in verità, il supporto da parte del governo, delle
industrie e degli operatori all’interno delle industrie è stata la vera fonte di ciò che Schwab e i
suoi alleati del WEF denigrano.
(Certo
un produttore privato di armi atomiche segrete non è interessato agli
investimenti privati e liberi, ma bensì agli aiuti di Stato. Così può pensare chi traffica con il Sud Africa in
armi atomiche !Ndr.)
Sebbene
le grandi aziende favorite non siano necessariamente monopoli, la tendenza del
Grande Reset è verso la monopolizzazione, conferendo tutto il controllo sulla
produzione e sulla distribuzione al minor numero possibile di società favorite,
eliminando al contempo industrie e produttori ritenuti non essenziali o in
contro-tendenza. Per realizzare questo reset, Schwab scrive: «ogni paese, dagli Stati
Uniti alla Cina, deve partecipare ed ogni industria, dal petrolio e dal gas
alla tecnologia, deve essere trasformata».
Un
altro modo per descrivere l’obiettivo del Grande Reset è “il capitalismo con caratteristiche
cinesi”: un’economia a due livelli, con monopoli redditizi e lo Stato, al
vertice, e, alla base, il comunismo per la maggioranza della gente.
Diversi
decenni fa, poiché la crescente dipendenza della Cina dai settori profit della
sua economia non poteva più essere negata in modo credibile dal Partito
Comunista Cinese (PCC), la sua leadership ha approvato lo slogan “comunismo con
caratteristiche cinesi” per descrivere il proprio sistema economico.
Formulata
da Deng Xiaoping, la frase aveva lo scopo di razionalizzare l’accettazione del
sostegno, da parte del PCC, della ricerca di profitto in un sistema politico
comunista.
Il PCC
considerava la privatizzazione dell’economia cinese una fase temporanea, della
durata di 100 anni se necessario, sulla strada per una società comunista. I dirigenti del partito sostengono
che questo approccio è stato necessario in Cina perché il comunismo vi è stato
introdotto troppo presto, quando la Cina era un paese agricolo arretrato. La Cina aveva bisogno di una ripresa
del capitalismo globalista..
Spogliato
delle sue pretese ideologiche comuniste, il sistema cinese equivale a uno stato
socialista o comunista sempre più finanziato dallo sviluppo economico
capitalista globalista . La differenza tra l’ex Unione Sovietica e la Cina
contemporanea è che, quando è diventato evidente che un’economia comunista era
fallita, la prima ha rinunciato alle sue pretese economiche comuniste, la
seconda no.
Il
Grande Reset rappresenta lo sviluppo del sistema cinese in Occidente, ma in
senso contrario. Mentre la classe politica cinese è nata con un sistema politico
comunista ed ha poi introdotto la produzione privata rivolta al profitto,
l’Occidente ha iniziato con il capitalismo e ora sta implementando un sistema
politico in stile cinese. Questo sistema in stile cinese include, da un lato, un intervento statale notevolmente
aumentato nell’economia e, dall’altro, il tipo di misure autoritarie che il
governo cinese usa per controllare la sua popolazione.
Schwab
e Malleret scrivono che se «gli ultimi cinque secoli in Europa e in America» ci hanno insegnato qualcosa, è che
«le crisi
acute contribuiscono a rafforzare il potere dello Stato. È sempre stato così e
non c’è motivo per cui dovrebbe essere diverso con la pandemia di COVID-19».
Le
chiusure draconiane decise dai governi occidentali sono riuscite a raggiungere
obiettivi che i comunisti aziendalisti nel WEF potevano solo sognare: soprattutto, la distruzione delle
piccole imprese, l’eliminazione dei concorrenti delle aziende monopoliste
favorite dallo Stato. Solo negli Stati Uniti, secondo la Foundation for
Economic Education, milioni di piccole imprese hanno chiuso i battenti a causa
dei lock–down.
I dati
di Yelp indicano che il 60% di queste chiusure sono ora permanenti. Nel
frattempo, aziende globaliste come Amazon, Apple, Facebook e Google hanno
ottenuto guadagni record.
Altri
sviluppi che promuovono l’agenda del Grande Reset comprendono l’immigrazione
illimitata; le restrizioni al passaggio, fino a quel momento legale, delle
frontiere; la stampa senza limitazioni di moneta da parte della Federal Reserve
con la conseguente inflazione; l’aumento delle tasse; la maggiore dipendenza
dallo Stato; catene di approvvigionamento interrotte; le restrizioni e la
perdita del lavoro, dovute alle vaccinazioni obbligatorie; l’idea di quote
carbonio individuali.
Tali
politiche riflettono la componente “equità” del Grande Reset: l’equità richiede l’abbassamento
dello status economico delle persone nelle nazioni più ricche, come gli Stati
Uniti, rispetto a quello delle persone nelle regioni più povere del mondo.
Una
delle funzioni di questa ideologia è di far sentire in colpa la maggioranza dei
paesi sviluppati per la propria ricchezza, che le élite mirano a riportare al
ribasso, tranne ovviamente per le élite stesse, che hanno bisogno di essere
ricche per poter volare nel loro jet privati per Davos ogni anno.
Il
modello degli stakeholder aziendali del Grande Reset si sovrappone al suo
modello di governance e di geopolitica: Stati e aziende privilegiate sono
unite in partnership pubblico-private e condividono il controllo della
governance.
Questo
ibrido aziende-Stato non deve più rendere conto agli elettori dei governi
nazionali.
La
governance non solo è sempre più privatizzata, ma anche e soprattutto le
aziende sono connesse come importanti elementi collegati ai governi ed agli
organismi intergovernativi.
Lo
Stato viene così esteso, potenziato e accresciuto con l’aggiunta di enormi
patrimoni aziendali. In quanto tali, le multinazionali diventano quelle che io
ho chiamato governmentalities – vale a dire organizzazioni private gestite come
apparati statali, senza alcun obbligo di rispondere a fastidiosi elettori. Poiché queste società sono
multinazionali, lo Stato diventa essenzialmente globalista, indipendentemente
dal fatto che venga mai formalizzato o meno un governo mondiale.
Come
se i reset economici e governativi non fossero abbastanza drammatici, il reset
tecnologico sembra un romanzo di fantascienza distopico.
Si
basa sulla Quarta Rivoluzione Industriale, o 4-IR, in acronimo. La prima, la
seconda e la terza rivoluzione industriale sono state rivoluzioni meccaniche,
elettriche e digitali. Il 4-IR segna la convergenza di settori esistenti ed
emergenti, tra cui i Big Data, l’intelligenza artificiale, l’apprendimento
automatico, l’informatica quantistica, la genetica, la nanotecnologia e la
robotica. Il risultato previsto sarà la fusione dei mondi fisico, digitale e
biologico, il che presenta una sfida alle ontologie con cui interpretiamo noi
stessi ed il mondo, inclusa la definizione di essere umano.
Non
c’è niente di originale in questo. Transumanisti e Singolaritari (profeti della singolarità
tecnologica) come Ray Kurzweil hanno previsto questi ed altri sviluppi
rivoluzionari molto tempo fa. Ciò che è diverso nella visione dei globalisti di
4-IR è il tentativo di sfruttarli fino alla fine del Grande Reset.
Se gli
sviluppi già esistenti del 4-IR sono un’indicazione per il futuro, allora
l’affermazione che tutto questo contribuirà alla felicità umana è falsa. Questi sviluppi includono algoritmi
Internet che alimentano notizie e pubblicità selezionate dalle aziende, e
declassano o escludono contenuti non ammessi; algoritmi che censurano i contenuti
dei social media e consegnano individui e organizzazioni “pericolosi” ai gulag
digitali; keyword warrants basate sugli input dei motori di ricerca 4; app che
seguono e tracciano le violazioni COVID e segnalano i trasgressori alla
polizia; polizia robotica con scanner per identificare e collegare i non
vaccinati ed altri dissidenti; città “intelligenti“ in cui i residenti sono
entità digitali da monitorare, sorvegliare e registrare, dove i dati su ogni
loro spostamento vengono raccolti, aggregati, archiviati e collegati ad
un’identità digitale e ad un punteggio di credito sociale.
In
breve, le tecnologie 4-IR sottopongono gli esseri umani ad una sorta di
gestione tecnologica che fa sembrare la sorveglianza da parte dell’NSA un gioco
da ragazzi. Schwab (il nuovo Hitler ) si spinge fino al punto di incoraggiare gli
sviluppi che mirano a connettere i cervelli umani direttamente al cloud per il
bene del data mining 5 di pensieri e ricordi. Se funziona, tutto questo
rappresenterà un dominio tecnologico sul meccanismo delle nostre decisioni che minaccerebbe l’autonomia umana e
minerebbe il libero arbitrio.
Il
4-IR cerca di accelerare la fusione di esseri umani e macchina, dando vita ad
un mondo in cui tutte le informazioni, comprese le informazioni genetiche, sono
condivise, ed ogni azione, pensiero e motivazione è nota, prevista e se del
caso impedita. Se
non viene sottratto alle mani dei tecnocrati del comunismo delle multinazionali, il 4-IR alla fine porterà ad una
prigione virtuale ed inevitabile del corpo e della mente.
In
termini di ordine sociale, il Grande Reset promette l’inclusione in un destino
condiviso. Ma
la subordinazione dei cosiddetti netizen 6 implica la privazione dei diritti
economici e politici, un’iper-vigilanza su se stessi e sugli altri e
l’isolamento sociale – o ciò che Hannah Arendt chiamava “solitudine
organizzata” – su scala globale. Questa solitudine organizzata si manifesta già con
le chiusure, le mascherine, il distanziamento sociale e l’esclusione sociale
dei non vaccinati. Il titolo dell’annuncio nel marzo 2020 di un servizio
pubblico di Ad Council, Alone Together (it.: “soli insieme”), cattura
perfettamente questo senso di solitudine organizzata.
Nel
mio recente libro, Arcipelago Google 7, ho sostenuto che l’autoritarismo di sinistra è
l’ideologia politica ed il modus operandi di ciò che chiamo Big Digital, che è
all’avanguardia di un nascente sistema mondiale.
Big
Digital è il braccio comunicativo, ideologico e tecnologico di un emergente
totalitarismo multinazionale-comunista. Il Grande Reset è il nome che da
allora è stato dato al progetto di stabilire questo sistema mondiale.
Proprio
come previsto da Schwab e dal WEF, la crisi del COVID ha accelerato il Grande
Reset. Le
multinazionali monopolistiche comuniste hanno
consolidato la loro presa sull’economia dall’alto, mentre il comunismo continua ad
avanzare per il resto di noi in basso. In collaborazione con Big Digital,
Big Pharma, i media mainstream, le agenzie sanitarie nazionali e internazionali
e le popolazioni obbedienti, gli Stati occidentali, fino ad ora democratici – pensiamo in particolare
all’Australia, alla Nuova Zelanda e all’Austria – si stanno trasformando in regimi
totalitari sul modello della Cina.
Ma
lasciatemi concludere con una nota di speranza. Poiché gli obiettivi del Grande Reset
dipendono dall’annullamento non solo del libero mercato, ma anche della libertà
individuale e del libero arbitrio, è, forse paradossalmente, insostenibile.
Come i
precedenti tentativi di totalitarismo, il Grande Reset è destinato al
fallimento definitivo. Ciò non significa, tuttavia, che, ancora una volta, come
quei tentativi precedenti, non lascerà molta distruzione sulla sua scia, il che
è un motivo in più per opporglisi ora e con tutte le nostre forze.
La
scuola per dittatori
di
Covid di Klaus Schwab.
Maurizioblondet.it-
Maurizio Blondet -(17 Novembre 2021)- ci dice :
L’economista
Ernst Wolff ritiene che un’alleanza nascosta di leader politici e aziendali
stia sfruttando la pandemia con l’obiettivo di far crollare le economie
nazionali e introdurre una valuta digitale globale.
Com’è
possibile che più di 190 governi di tutto il mondo abbiano finito per
affrontare la pandemia di COVID-19 quasi esattamente allo stesso modo, con
lockdown, obblighi di mascherine e tessere vaccinali ormai all’ordine del
giorno ovunque?
La
risposta potrebbe risiedere nella scuola dei “Young Global Leaders”, che è stata fondata
e gestita da Klaus Schwab del World Economic Forum, e che molti dei leader politici e
aziendali di spicco di oggi hanno attraversato nel loro percorso verso l’alto.
L’economista,
giornalista e autore tedesco Ernst Wolff ha rivelato alcuni fatti sulla scuola
“Young
Global Leaders” di Schwab che sono rilevanti per comprendere gli eventi mondiali
durante la pandemia in un video del podcast del Comitato tedesco Corona.
Mentre
Wolff è principalmente conosciuto come un critico del sistema finanziario
globalista, recentemente si è concentrato sul portare alla luce la sua visione
dell’agenda nascosta dietro le misure anti-Covid, che vengono attuate in tutto
il mondo.
Inizi
misteriosi.
La
storia inizia con il “World Economic Forum” (WEF), una ONG fondata da Klaus
Schwab, economista e ingegnere meccanico tedesco, in Svizzera nel 1971, quando
aveva solo 32 anni.
Il WEF
è principalmente noto al pubblico per le conferenze annuali che si tengono a
Davos, in Svizzera, ogni gennaio, con l’obiettivo di riunire i leader politici e gli
imprenditori di tutto il mondo per discutere i problemi del giorno.
Oggi è
una delle reti più importanti al mondo per l’élite di potere globalista, essendo finanziata da circa mille
multinazionali.
Il
WEF, originariamente chiamato European Management Forum fino al 1987, riuscì a
riunire 440 dirigenti di 31 nazioni già nella sua prima riunione nel febbraio
1971, il che, come sottolinea Wolff, fu un risultato inaspettato per uno come
Schwab, che aveva pochissima esperienza internazionale o professionale prima di
tale evento.
Wolff
ritiene che la ragione possa essere riconducibile ai contatti che Schwab ebbe
durante la sua formazione universitaria, incluso lo studio con niente meno che
l’ex consigliere di sicurezza nazionale e segretario di stato Henry Kissinger.
Wolff
sottolinea anche che mentre Schwab era lì, la Harvard Business School stava
progettando un proprio forum di gestione, ed è possibile che Harvard abbia
finito per delegare a lui il compito di organizzarlo.
Il
Forum inizialmente ha riunito solo persone del campo economico, ma in poco
tempo ha iniziato ad attrarre politici, personaggi di spicco dei media (inclusi
BBC e CNN ) e persino celebrità.
Una
delle pietre miliari fu l’incontro tenutosi nel gennaio 1990 sotto gli auspici
di Klaus Schwab tra l’ultimo presidente del Consiglio dei ministri della RDT,
Hans Modrow, e il cancelliere tedesco Helmut Kohl, in cui furono discussi i
passi più importanti per preparare la riunificazione tedesca.
Il
successivo incontro significativo ebbe luogo nel 1992, quando Nelson Mandela e
il presidente
sudafricano Frederic Willem de Klerk si sedettero a Davos due anni dopo il
rilascio di Mandela dalla prigione per discutere la fine dell’apartheid e il
futuro (atomico
curato da Klaus Schwab ) del loro paese.
I
giovani leader globali di Schwab: incubatore del grande reset?
Nel
1992 Schwab aveva creato un’istituzione parallela, la scuola Global Leaders for
Tomorrow, che fu rinominata Young Global Leaders nel 2004.
I
partecipanti alla scuola devono fare domanda di ammissione e sono poi
sottoposti a un rigoroso processo di selezione.
Tra i
membri della prima classe della scuola nel 1992 c’erano già molti personaggi che sono
diventati importanti politici liberali, come Angela Merkel, Nicolas Sarkozy e
Tony Blair.
Attualmente
sono circa 1.300 membri diplomati di questa scuola, e la lista degli “alumni ”
include diversi nomi di coloro che sono diventati leader delle istituzioni
sanitarie delle loro rispettive nazioni.
Quattro
di loro sono ex e attuali ministri della salute per la Germania, tra cui Jens
Spahn, che è ministro federale della salute dal 2018.
Philipp
Rösler, che è stato ministro della salute dal 2009 al 2011, è stato nominato
direttore generale del WEF da Schwab nel 2014.
Altri
nomi importanti nell’elenco della scuola sono Jacinda Ardern, il Primo Ministro
della Nuova Zelanda le cui rigorose misure di chiusura sono state elogiate
dalle autorità sanitarie globali; Emmanuel Macron, il presidente della Francia;
Sebastian Kurz, che è stato fino a poco tempo Cancelliere dell’Austria; Viktor
Orbán, Primo Ministro dell’Ungheria; Jean-Claude Juncker, ex Primo Ministro del
Lussemburgo e Presidente della Commissione Europea; e Annalena Baerbock, la
leader dei Verdi tedeschi che è stata la prima candidata alla cancelliera del
partito alle elezioni federali di quest’anno e che è ancora in corsa per essere
il successore della Merkel.
Troviamo
anche il governatore della California Gavin Newsom nella lista, che è stato
selezionato per la classe del 2005, così come l’ex candidato
presidenziale e attuale segretario ai trasporti degli Stati Uniti Peter
Buttigieg, che è un alunno molto recente.
(Gavin
Newsom, classe dei giovani leader globali del 2005.
Peter
Buttigieg, Classe Giovani Leader Globali del 2019.)
Ma
l’elenco degli alunni della scuola non è limitato ai leader politici.
Troviamo
anche molti dei capitani dell’industria privata lì, tra cui Bill Gates di
Microsoft, Jeff Bezos di Amazon, Richard Branson di Virgin e Chelsea Clinton
della Clinton Foundation.
Ancora
una volta, tutti hanno espresso sostegno alla risposta globale alla pandemia e
molti hanno ottenuto notevoli profitti a seguito delle misure.
(Jeff
Bezos, Global Leaders for Tomorrow Classe del 1998).
Wolff
crede che le persone dietro il WEF e la scuola Global Leaders siano quelle che
determinano veramente chi diventeranno leader politici, anche se sottolinea che
non crede che Schwab (il nuovo Hitler )stesso sia colui che prende queste
decisioni, ma sia semplicemente un facilitatore.
Sottolinea
inoltre che gli alunni della scuola includono non solo americani ed europei, ma
anche persone provenienti da Asia, Africa e Sud America, indicando che la sua
portata è davvero mondiale.
Alcuni
nomi e compagni di classe Angela Merkel (1993) e Bill Gates (1993), Sarkozy
(1993), Bono (1993), Viktor Orban (1993) Tony Blair (1993), Christian Lacroix
(1993), Jean Claude Juncker (1995), Jeff Bezos (1998), Jodie Foster (1999),
Jack Ma (2001), Cem Özdemir (2002), Maischberger (2002), J. K. Rowling (2002),
Matteo Renzi tra i ‘global leaders’ del 2012, Chelsea Clinton (2013), Macron
(2016) Jens Spahn (2016), Sebastian Kurz (2016),Mark Zuckerberg, Larry Page,
Sergei Brin, Jacinda Ardern e migliaia di altri…
Nel
2012, Schwab e il WEF hanno fondato un’altra istituzione, la “Global Shapers
Community”, che riunisce coloro che hanno un potenziale di leadership da tutto
il mondo e che hanno meno di 30 anni.
Circa
10.000 partecipanti sono passati attraverso questo programma fino ad oggi, e
tengono regolarmente riunioni in 400 città.
Wolff
crede che sia ancora un altro banco di prova in cui i futuri leader politici
vengono selezionati, controllati e preparati prima di essere posizionati
nell’apparato politico mondiale.
Ernst
Wolff.
Wolff
sottolinea che pochissimi diplomati della scuola Global Leaders lo elencano nei
loro CV.
Dice
di averlo visto elencato solo su uno: quello dell’economista tedesco
Richard Werner, noto critico dell’establishment.
Wolff
suggerisce che la scuola sembra voler includere anche i critici del sistema tra
i suoi ranghi, poiché un altro nome tra i suoi laureati è Gregor Hackmack, il
capo tedesco di Change.org, che era nella sua classe del 2010.
Wolff
crede che questo sia dovuto al fatto che l’organizzazione vuole presentarsi
come equa ed equilibrata, sebbene voglia anche assicurarsi che i suoi critici
siano un’opposizione controllata.
Un’altra
cosa che accomuna
i laureati Global Leaders è che la maggior parte di loro ha curriculum molto scarsi a parte la
partecipazione al programma prima di essere elevata a posizioni di potere, il
che potrebbe indicare che è il loro legame con le istituzioni di Schwab il
fattore decisivo fattore nel lancio delle loro carriere.
Ciò è
più evidente quando gli alunni della scuola vengono interrogati pubblicamente
su questioni di cui non sono stati istruiti a parlare in anticipo e le loro
lotte per trovare risposte sono spesso abbastanza evidenti.
Wolff
sostiene che i loro ruoli sono solo di fungere da portavoce per i punti di
discussione che coloro che sono nell’ombra dietro di loro vogliono che siano
discussi nel dibattito pubblico.
Gli
Yes Men in Action di Schwab (il Dittatore nascosto!).
Visto
il crescente malcontento per le misure anti-Covid messe in pratica dai
diplomati della scuola che ora sono leader nazionali, Wolff ritiene possibile
che queste persone siano state selezionate per la loro volontà di fare quello
che gli viene detto, e che siano state impostate fino a fallire affinché il
successivo contraccolpo possa essere sfruttato per giustificare la creazione di
una nuova forma di governo globale.
Wolff
osserva infatti che i politici con personalità uniche e punti di vista forti e
originali sono diventati rari e che il carattere distintivo dei leader
nazionali degli ultimi 30 anni è stata la loro mitezza e adesione a una rigida
linea globalista dettata dall’alto.
Ciò è
stato particolarmente evidente nella risposta della maggior parte dei paesi
alla pandemia.
Determinare
esattamente come funziona la scuola è difficile, ma Wolff è riuscito a imparare
qualcosa al riguardo.
Nei
primi anni della scuola, ha coinvolto i membri di ogni classe che si sono
incontrati più volte nel corso dell’anno, inclusa una sessione di “formazione
esecutiva” di dieci giorni presso la Harvard Business School.
Wolff
crede che, incontrando i loro compagni di classe e diventando parte di una rete
più ampia, i laureati stabiliscano contatti su cui fare affidamento nelle loro
carriere successive.
Oggi,
il programma della scuola comprende corsi offerti della durata di cinque anni a
intervalli irregolari, che in alcuni casi possono sovrapporsi agli inizi della
carriera politica o professionale di alcuni dei suoi partecipanti, il che
significa che faranno visite regolari a Davos.
Emmanuel
Macron e Peter Buttigieg, ad esempio, sono stati selezionati per la scuola meno
di cinque anni fa.
Una
rete mondiale di ricchezza e influenza.
I
diplomati della scuola Young Global Leaders, e prima ancora di Global Leaders
for Tomorrow, si trovano molto bene in quanto hanno accesso alla rete di
contatti del WEF.
L’attuale
consiglio di amministrazione del WEF comprende luminari come Christine Lagarde,
ex amministratore delegato del Fondo monetario internazionale e attuale
presidente della Banca centrale europea; la regina Rania di Giordania,
classificata da Forbes come una delle 100 donne più potenti del mondo; e Larry
Fink, CEO di BlackRock, la più grande società di gestione degli investimenti a
livello internazionale e che gestisce circa 9 trilioni di dollari all’anno.
Tracciando
le connessioni tra i diplomati della scuola, Wolff afferma che si può vedere
che continuano a fare affidamento l’uno sull’altro per il supporto delle loro
iniziative molto tempo dopo aver partecipato ai programmi Global Leaders.
Wolff
crede che molte università d’élite svolgano un ruolo nel processo determinato
dal WEF e che non dovrebbero più essere viste come operanti al di fuori dei
campi della politica e dell’economia.
Cita
l’esempio della Harvard Business School, che riceve milioni di dollari dai donatori ogni anno, e
della Harvard
School of Public Health, che è stata ribattezzata Harvard TH Chan School of Public
Health dopo
aver ricevuto 350 milioni di dollari dal miliardario nato ad Hong Kong Gerald Chan.
Lo
stesso vale per la Johns Hopkins School of Public Health, che è diventata la Johns Hopkins Bloomberg School of
Public Health dopo che il magnate dei media Michael Bloomberg ha donato $ 1,8
miliardi alla scuola nel 2018.
Wolff
afferma che l’influenza del WEF va ben oltre coloro che sono passati attraverso
i
programmi Global Leaders e Global Shapers, tuttavia, poiché il numero di
persone che partecipano alle conferenze annuali di Davos è molto più grande di
quanto molti sospettano; ricorda di essere stato informato che ogni anno circa 1.500
jet privati portano partecipanti all’evento, sovraccaricando gli aeroporti
svizzeri.
L’alleanza
tra grandi imprese e governo.
L’obiettivo
principale delle attività del WEF, secondo Wolff, è facilitare e promuovere la
cooperazione di alto livello tra le grandi imprese e i governi nazionali, cosa
che stiamo già vedendo accadere.
Viviane
Fischer,
un’altra partecipante al Comitato Corona podcast, sottolinea che la società con sede
in Gran Bretagna Serco tratta i migranti per conto del governo britannico e gestisce anche
le carceri di tutto il mondo, tra le sue molte altre attività.
Anche
la portata internazionale dell’industria farmaceutica è notevole: Wolff afferma
che l’alunno dei Global Leaders Bill Gates, ad esempio, aveva da tempo fatto affari con
Pfizer, uno dei principali produttori dei controversi vaccini anti-Covid mRNA,
attraverso le iniziative di salute pubblica della sua Bill and Melinda Gates
Foundation in Africa da molto prima che iniziasse la pandemia.
Forse
non a caso, Gates è diventato uno dei principali sostenitori dei lockdown e dei
vaccini contro il Covid da quando sono diventati disponibili, e il Wall Street
Journal ha riferito che la sua Fondazione ha guadagnato circa 200 miliardi di
dollari in “benefici sociali” dalla distribuzione di vaccini, prima ancora che
la pandemia fosse iniziata.
Si può
solo immaginare quali siano oggi i profitti del vaccino.
Anche
la tecnologia digitale, che ora è onnipresente, sta svolgendo un ruolo di primo
piano nei progetti globali dell’élite.
Wolff
sottolinea che BlackRock, gestito dall’allievo di Global Leaders Larry Fink, è attualmente il più grande consulente delle banche
centrali del mondo e raccoglie dati sul sistema finanziario mondiale da più di
30 anni, e
ha senza
dubbio una maggiore comprensione di come il sistema funziona rispetto alle
stesse banche centrali.
Uno
degli obiettivi delle attuali politiche perseguite da molti governi, secondo
Wolff, è distruggere le attività dei piccoli e medi imprenditori in modo che le
multinazionali con sede negli Stati Uniti e in Cina possano monopolizzare gli
affari ovunque.Amazon, che è stata guidata fino a poco tempo fa dall’allievo di Global Leaders Jeff Bezos, in particolare ha realizzato
enormi profitti a seguito delle misure di chiusura che hanno devastato la
classe media.
Wolff
sostiene che l’obiettivo finale di questo dominio delle grandi piattaforme è
vedere l’introduzione della valuta bancaria digitale.
Proprio
nei mesi scorsi, l’International Finance Forum cinese, simile al WEF, ha proposto
l’introduzione dello yuan digitale, che potrebbe a sua volta essere internazionalizzato
dalla rete valutaria basata su blockchain Diem.
È
interessante notare che Diem è il successore di Libra, una criptovaluta
annunciata per la prima volta da Facebook di Mark Zuckerberg, indicando che una
valuta globale che trascenderà il potere del dollaro o dello yuan e gestita
attraverso la cooperazione di cinesi, europei e americani reti di imprese, è
attualmente in discussione.
Il
consiglio di sorveglianza dell’International Finance Forum include nomi come Christine Lagarde
del WEF; Jean-Claude Trichet, l’ex presidente della Banca centrale europea; e
Horst Köhler, l’ex capo del Fondo monetario internazionale.
Wolff
spiega inoltre che i lockdown e i successivi salvataggi che sono stati visti in
tutto il mondo negli ultimi due anni hanno lasciato molte nazioni sull’orlo
della bancarotta.
Per
evitare una catastrofe economica, i governi del mondo hanno fatto ricorso a 650
miliardi di diritti speciali di prelievo, o DSP, che sono riserve supplementari
di valuta estera gestite dal Fondo monetario internazionale.
Quando
questi alla fine arriveranno, lascerà questi stessi governi in gravi
difficoltà, motivo per cui potrebbe essere che l’introduzione della valuta
digitale sia diventata una priorità improvvisa – e questo potrebbe essere stato
lo scopo nascosto dei lockdown da sempre.
Wolff
afferma che due paesi europei sono già pronti a iniziare a utilizzare la valuta
digitale: Svezia e Svizzera.
Forse
non a caso, la Svezia non ha praticamente avuto restrizioni di chiusure a causa
della pandemia e la Svizzera ha adottato solo misure molto leggere.
Wolff
ritiene che la ragione di ciò potrebbe essere che i due paesi non avevano
bisogno di far crollare le loro economie attraverso misure di blocco perché erano
già pronti a iniziare a utilizzare la valuta digitale prima dell’inizio della
pandemia.
Sostiene
che potrebbe essere in preparazione un nuovo ciclo di chiusure che sfiancherà
per sempre le economie mondiali, portando a una massiccia disoccupazione e, a sua
volta, all’introduzione del reddito di base universale e all’uso di una valuta
digitale gestita da una banca centrale.
Questa
valuta potrebbe essere soggetta a restrizioni.
Inoltre,
Wolff indica che l’inflazione attualmente osservata in tutto il mondo è una
conseguenza inevitabile del fatto che i governi nazionali, dopo aver preso
prestiti dalle banche centrali, hanno introdotto circa 20 trilioni di dollari
nell’economia globale in meno di due anni.
Mentre
i precedenti salvataggi erano diretti ai mercati, quest’ultimo round è andato
alla gente comune e, di conseguenza, questo sta facendo salire i prezzi dei
prodotti per i quali la gente comune spende i propri soldi, come il cibo.
La
democrazia è stata cancellata.
La
conclusione ultima che si deve trarre da tutto ciò, secondo Wolff, è che la
democrazia come la conoscevamo è stata silenziosamente cancellata e che,
sebbene nei nostri paesi si stia mantenendo l’apparenza di processi
democratici, il fatto è che un esame di come la governance in tutto il mondo funziona
oggi mostra che un’élite di individui super-ricchi e potenti controlla
efficacemente tutto ciò che accade in politica, come è stato particolarmente
evidente in relazione alla risposta alla pandemia.
Il
modo migliore per combattere i loro progetti, dice Wolff, è semplicemente
educare le persone su ciò che sta accadendo e far loro capire che la narrativa
del “virus
super pericoloso” è
una bugia progettata per manipolarli e farli accettare le cose che vanno contro
i propri interessi.
Se anche
il 10% dei comuni cittadini ne venisse a conoscenza e decidesse di agire,
potrebbe vanificare i piani dell’élite e forse aprire una finestra affinché i
cittadini comuni possano riprendere il controllo sui propri destini.
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