LE NOTIZIE PERMETTONO DI DIFENDERSI.

 LE NOTIZIE PERMETTONO DI DIFENDERSI.

 

Come è difficile spiegare agli ucraini

le opinioni e i dubbi degli italiani sulla guerra.

Esquire.com - Paolo Mossetti- (7-6-2022)-ci dice :

 

Gli ucraini sono delusi dall'Occidente e dal nostro perché non fanno abbastanza per sostenerli?

 Uno scrittore italiano a “Lviv” prova ad affrontare i loro dubbi.

 

“Lviv”. «Tu non puoi capire», mi dice la barista mentre serve uno della Legione straniera di ritorno dal Donbass, in una giornata primaverile che sembra un invito a rilassare ancora di più il divieto di vendita di alcolici e il coprifuoco. Indica sul cellulare un meme in cui lo stivale dell'Italia è segato a metà. «E allora facciamo così: se vi chiedessero di rinunciare alla Sicilia in cambio della pace?».

Non è la prima volta che mi arriva una domanda del genere, in questa città meno internazionalizzata di prima (quando a marzo Lviv era la capitale di fatto dell’Ucraina) ma più normalizzata che mai.

 Mi serve da promemoria del fatto che i video dei bimbi sfollati accolti da applausi nelle scuole italiane non bastano, per tranquillizzare gli ucraini della nostra solidarietà. Così come non basta l'onnipresenza, anche in Italia, di una bandiera ucraina diventata per molti un simbolo di sfida eroica, internazionalismo e autodeterminazione.

Queste sono belle manifestazioni d'affetto, ma gli ucraini si interrogano con angoscia sulla strabiliante capacità di penetrazione della propaganda russa nella Penisola.

Il fatto che per capire il punto di vista russo la nostra tv faccia ascoltare mille volte la stessa velina ripetuta a pappagallo dai giornalisti di regime, o che prima Giuseppe Conte, poi Silvio Berlusconi e infine Matteo Salvini abbiano preso posizione, sebbene con diverse sfumature e ambiguità, contro il sostegno militare a Kyiv, preoccupa molti colleghi giornalisti e tante persone comuni.

In questo Paese che vede il 14 per cento del proprio territorio occupato dalla Russia, mi capita di vedere l'Italia, con i suoi ripensamenti e il suo essere vittima della narrazione nemica, finire sempre più nel mezzo di battute ucraine su quanto l’Unione Europea e la Nato siano stati una delusione, almeno rispetto all’intraprendenza di Gran Bretagna e Polonia, o sulla Germania che sarebbe troppo pusillanime sulle sanzioni.

Ciò nonostante, tento da quasi tre mesi a costruire ponti mentali tra le esigenze degli ucraini e quelle degli italiani, spiegando perché di che pasta sono fatti i tentennamenti dei secondi.

Ora proverò a sintetizzare le mie traballanti risposte qui, e mi scuso con i sociologi se rinunciando a qualsiasi rigore immaginerò di avere davanti un interlocutore ucraino collettivo:

“Non vi chiediamo di venire da noi ad aiutarci di rischiare le vostre vite - dice questa voce - vi chiediamo solo di darci i mezzi per difenderci da un esercito molto più potente, che tortura, stupra e uccide là dove arriva. Chiediamo armi per fermarlo, solo questo.”

Vedete, l’opinione pubblica italiana è stata, fin dall’inizio della guerra, in buona maggioranza contraria all’invio di armi in Ucraina, per motivi che hanno a che fare la paura dell'escalation, la conseguenze economiche della guerra e la confusione su come sia stato possibile arrivare a questo punto. Nonostante ciò, la Camera dei deputati ha approvato la spedizione di armi il 18 marzo, una settimana dopo che le armi erano già state spedite. Il Presidente del Consiglio, un tecnico inizialmente eletto per altri scopi - tutelare il Recovery Fund e affrontare l'emergenza Covid - ha secretato la questione e annunciato che i prossimi invii di armi non avrebbero avuto più bisogno del sì del Parlamento.

In altre parole, l’aiuto tattico dell’Italia è stato elargito aggirando gli umori di una fetta importante di società, già avvelenata da due anni di Covid e da una stagnazione economica drammatica.

Quell’aiuto non è in discussione; lo è il fatto che possa essere incondizionato.

Vale a dire che un falso allineamento di interessi tra l'Italia e l'Ucraina farebbe male a entrambi.

 L' Italia è un Paese “né né”: certo non con Putin, ma neppure disposto all’assecondamento di qualsiasi desiderio di Kyiv.

Un impaludamento della guerra, una ricaduta drammatica delle sanzioni sul tessuto sociale o un allargamento della guerra potrebbero portare ancora più italiani dalla parte di Putin o a sentirsi alienati alla vostra causa. Non esageriamo con gli azzardi.

 

Sì, ma non potete dirci quando smettere di resistere, o cosa cedere nei negoziati. Cosa rispondereste a chi vi chiedesse di mutilare l'Italia per arrivare alla pace, nel caso foste in guerra?”

Guardate, voi non avete idea di quanta parte del nostro territorio sarei disposto a cedere, pur di raggiungere la pace in una ipotetica guerra che avesse come vittima l'Italia. O quanto sarei disposti a insegnare ai russi a convivere col proprio declino senza invadere nessuno.

Mi rendo conto però di non essere al posto vostro e che è troppo facile parlare per ipotesi.

Eppure il fatto che l'Italia stia partecipando, sebbene non pesantemente, allo sforzo bellico di Kyiv, le consegna una piccola share nel diritto di discussione.

Una voce in capitolo conquistata aiutando l’Ucraina con le sue armi e mettendo a dura prova la proprio tenuta economica. È così incomprensibile?

Forse l'Italia non rischia abbastanza per il bene dell'Ucraina, armandola a distanza, con vecchi obici e con mano sparagnina. Ma il suo rischio non è zero: il pericolo di ritorsioni russe, sotto forma anche di attentati terroristici, disinformazione coordinata oppure migranti usati come “armi” da un'Africa sempre più impoverita, rimane. La politica deve tenerne conto e dire il contrario sarebbe ipocrita.

Sì, ma resta il fatto che siete tra i Paesi più putinisti d'Europa, caspiterina. Abbiamo letto che un italiano su quattro non crede alle immagini della guerra: “È propaganda ucraina”, dice.

Le simpatie per Putin in Italia hanno origini complicate. Nel calderone c'è l'estrema destra, la galassia nera che accusa il cattolicesimo moderno e l'Occidente di buttare via elementi identitari e cristianità, mentre Mosca li riscopre.

C'è l'imprenditoria del nord-Est, c'è la sinistra extraparlamentare, che si riconosce nei simboli sovietici riabilitati dai separatisti del Donbas, e vede nella causa della Novorossya l'opportunità per contrastare l'impero di Washington.

 E non va dimenticato che a intrattenere rapporti economici davvero concreti con la Russia di Putin sono stati, negli ultimi anni, anche anti-comunisti doc come il leader di Italia Viva, Matteo Renzi, al quale nessuno oggi chiede conto.

Ma, allargando lo sguardo, bisogna vedere in quella sfiducia anche un’Italia che ha assistito impotente alla destabilizzazione della Libia degli ultimi dieci anni, con la crisi dei migranti che ne è conseguita, mentre le élite europeiste hanno applicato ricette fallimentari in economia: tutto ciò ha fatto apparire a molti Putin come un esempio di sensatezza.

C'è un Italia per che decenni ha votato un partito comunista - in realtà con legami molto flebili con Mosca - e, quando l'Urss si è disintegrata, ha identificato nelle repubbliche secessioniste, con il loro nazionalismo, la responsabilità di avergli distrutto un punto di riferimento esistenziale, una "alternativa" al dominio statunitense. E oggi inconsapevolmente scarica quel rancore anche sull'Ucraina.

Sarà anche così, ma cosa succede alla vostra televisione? Il ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, libero di sciorinare tutto il manuale della propaganda senza contraddittorio.

 Firme sul libro paga del Cremlino trattate come reporter indipendenti. Interviste al filosofo "nazi-bolscevico" Aleksandr Dugin come se i suoi non fossero deliri di pessima qualità! Ma che roba è?

Pur non essendo questo un problema che toglie il sonno agli ucraini, e neppure alla maggioranza degli italiani, effettivamente l’invasione ha solo reso più evidente certi difetti strutturali dei nostri modelli di informazione.

Ma tenetevi forte: potrebbe andare peggio.

Innanzitutto perché, diciamola tutta la verità, alcuni aspetti a dir poco controversi del nazionalismo ucraino - la riabilitazione degli patrioti collaborazionisti, la ripulitura del CV del Battaglione Azov, eccetera - sono affrontati con reticenza dalla nostra televisione.

Forse c'entra la paura di fare il gioco della propaganda russa: in realtà un timore infondato, dato se c'è qualcosa che ha rivitalizzato l'estrema destra presso l'opinione pubblica ucraina è proprio l'invasione, e prima ancora la destabilizzazione tentata dalla Russia per controbilanciare Euro-Maidan.

E poi perché, pensate, tre anni fa Dugin era intervistato come filosofo rispettabile addirittura in prima serata, sulla seconda rete nazionale.

 Due minuti e mezzo di pippone nazi-esoterico per dire che Putin era "come Mosè" e che le femministe sono pervertite create da Soros. Lo stesso Parlamento che oggi consente questo spettacolo televisivo era stato eletto - non dimenticatelo - sulla base di un'impostazione ideologica molto più filorussa dello spettacolo televisivo attuale.

Lo so, è difficile da immaginare: ma quello che si vede oggi insomma è una versione disciplinata di ciò che la guerra e i suoi effetti sulla società potrebbero essere capace di produrre in Italia, ridando il potere a una maggioranza ostile alla causa di Kyiv, che potrebbe ritrasformare i palinsesti.

“Però continuate a dirci come dobbiamo comportarci con i russi. Che non dovremmo «cancellarli» dalle nostre vite. Che il nostro nemico dovrebbe essere il governo, non l’intero popolo. Ma non è così: la complicità dei russi, la loro indifferenza toccano le nostre vite e voi dovreste boicottarli, se ci siete amici.

Gli italiani sono in larghissima parte coscienti di quanta devastazione stia portando l’esercito di Mosca in Ucraina, con la complicità di una larga parte di russi, e comprendono che per voi, che vedete le vostre città massacrate, non è facile avere pietà.

Ma insistere sul fatto che l’Italia e gli alleati dell’Ucraina debbano volere e applicare esattamente quello che vuole l'Ucraina è comprensibile, ma è anche pericoloso.

“Questa insistenza non solo rischia di trascinarci potenzialmente in una guerra infinita ma di dare all’Ucraina false speranze, ripetendo gli errori già fatti dalla Nato prima della guerra.

Non dobbiamo rassegnarci alla logica dello scontro di civiltà iniziato da Putin e dai suoi simpatizzanti, proprio perché quello scontro non prevede prigionieri. “

Il rischio è che l’Ucraina vinca la guerra ma ne esca avvelenata, semplificata, chiusa, settaria, dimentica dello stato di diritto. Noi italiani ed europei dobbiamo agire diversamente, dobbiamo difendere il pluralismo delle idee di un continente che non è ancora del tutto in guerra. Lasciare aperti dei piccoli spiragli per un’Ucraina e un'Europa nelle quali russi e ucraini possano tornare a convivere, anche attraverso questa semina pietosa.

Mi rendo conto, rileggendomi, che tante aperture sembrano agli ucraini astratte o pretestuose - parole come negoziato o convivenza - perché non ci toccano da vicino.

“Eppure, credo che il miglior servizio che si possa fare alla causa dell'Ucraina non sia tanto consigliarle di arrendersi o di rinunciare a questo e a quello, quanto di farle capire da che posizione mentale arrivino i suoi interlocutori. “

Fare il contrario di quello che normalmente viene chiesto dalla stampa occidentale: non immedesimarsi negli ucraini, ma di fare immedesimare gli ucraini negli altri. Forse così andrà meglio.

(Paolo Mossetti).

 

 

 

Bce, Lagarde non è Draghi.

E per l'Italia è un problema.

msn.com- adnkronos.com-(Web Info)-(10-6-2022)- ci dice :

 

(Adnkronos) - I mercati reagiscono male all'annuncio di un rialzo dei tassi e, soprattutto, al peggioramento delle prospettive economiche. Le decisioni della Bce hanno un peso oggettivo, ma anche la comunicazione e il carisma di chi le prende incidono. Christine Lagarde non è Mario Draghi, come è evidente già da tempo. Ma l'inizio di una nuova stagione per la politica monetaria, che va verso una stretta decisa, porta con sé una serie di conseguenze rilevanti per i Paesi più esposti alla speculazione, come l'Italia. 

Il rialzo dello spread è un segnale chiaro. E le parole spese in passato dall'attuale presidente della Bce ricordano che l'aria a Francoforte è profondamente cambiata.

 Lagarde lo diceva già a marzo 2020, con una precisione che lasciava poco spazio alle interpretazioni, “Non siamo qui per chiudere gli spread, ci sono altri strumenti e altri attori per questi problemi”.

In questo approccio c'è tutta la differenza con il suo illustre predecessore, il Draghi del “whatever it takes”, capace di rassicurare con una frase e di girare il mood delle sale operative con un impegno insieme istituzionale e personale. 

Oggi la Bce di Lagarde ribadisce che il suo compito non è quello di preservare la stabilità finanziaria dei singoli Stati membri.

E il contesto fa il resto. La fine degli acquisti del Qe dal 1 luglio; il primo rialzo dei tassi, da 25 punti base, alla prossima riunione del consiglio direttivo, il 21 luglio; un secondo rialzo a settembre, di dimensioni che "dipenderanno dalle riviste prospettive dell’inflazione". Ce n'è abbastanza per trasmettere il messaggio che è finita la copertura della Bce, che consentiva una navigazione in acque protette, e che da oggi in poi sarà necessario fare in conti con una navigazione in mare aperto. 

La differenza sostanziale tra Lagarde e Draghi non è solo nelle competenze e nel peso politico.

E', soprattutto, nell'interpretazione del ruolo di presidente della Bce. Siamo di fronte al rischio concreto di una nuova crisi economica globale e c'è una risorsa sostanziale in meno.

Nelle precedenti crisi economiche globali (2008 e 2011) a Francoforte c'era un uomo capace di portare fino al limite i rigidi limiti imposti dallo Statuto della Bce, che individua nella stabilità dei prezzi l'obiettivo primario, sconfinando spesso e volentieri nel sostegno alla crescita e all'occupazione e non rinunciando, quando necessario, a richiamare all'ordine i governi responsabili delle politiche economiche. Un'interpretazione estensiva, spesso conquistata con ruvide battaglie in Consiglio, che oggi non è immaginabile. 

Oggi l'Italia ha Draghi alla Presidenza del Consiglio, con una legislatura agli sgoccioli e con una maggioranza tanto larga quanto conflittuale.

E non a più alla Bce la sponda di un presidente capace di proteggerla. Non perché Christine Lagarde non sia un presidente all'altezza ma perché Lagarde si limita a svolgere il suo ruolo, secondo mandato. Lagarde non è Draghi. E questo per l'Italia può diventare un problema.

(Fabio Insenga).

La fine dell'era Draghi.

msn.com-il giornale-Nicola Porro- (11-6-2022)- ci dice :

 

È tramontata, finita l'era Draghi in Europa.                                                                       L'ex presidente della Banca centrale, oggi trasferitosi a Palazzo Chigi, aveva imposto una politica monetaria del denaro facile.

 Il che, in soldoni, vuol dire stampare moneta facendo comprare alle banche centrali titoli del debito pubblico e abbassare i tassi di interesse sotto zero. Si disse, allora, che, grazie a questa politica, Draghi salvò la moneta unica.

Il suo successore, la signora Lagarde, ha cambiato rotta. E lo ha fatto con un testacoda. Non solo ha detto che i tassi di interesse, visti gli aumenti dei prezzi, devono risalire, la qual cosa era ampiamente prevedibile. Ha fatto di più: non ha annunciato alcuna rete di protezione per la moneta unica, nel caso riprendesse la speculazione. Questo «non detto» sta spaventando i mercati.

Ieri all'asta dei Bot, i titoli del nostro debito ad un anno, i tassi di interesse sono schizzati dallo 0,1 per cento allo 0,9. Il differenziale (lo spread) tra i nostri titoli a dieci anni e quelli tedeschi ha toccato quota 230 punti base: nel senso che i nostri rendono il 2,3 per cento in più. La Borsa italiana ha fatto segnare il crollo peggiore d'Europa, di circa il 5 per cento: ad affossarla non solo le banche, zeppe di titoli di Stato che stanno perdendo valore, ma anche blue chips come l'Eni, che dovrebbero invece beneficiare dei massimi del petrolio.

La morale è una sola: dopo le parole della Lagarde, è ritornato a soffiare in Europa il pregiudizio sull'affidabilità dei conti pubblici italiani e sulla nostra capacità di fare ancora debito. Insomma, è finito l'effetto Draghi e del suo «whatever it takes».

Il paradosso è che oggi Mario Draghi è a Palazzo Chigi.

 E secondo molti avrebbe dovuto rappresentare una garanzia. Ieri i mercati non hanno ragionato così.

Un po' per colpa nostra. In questi anni, anche con Super-Mario, abbiamo aumentato la nostra spesa pubblica. Tra pochi giorni il governo Draghi elargirà un bonus da 200 euro a milioni di italiani, per 6,5 miliardi, che avrebbe potuto inventarsi anche uno spendaccione della Prima Repubblica.

D'altra parte la Bce ha cambiato maggioranza: i falchi comandano. E non hanno nessuna intenzione di adottare un atterraggio morbido dalle politiche della vecchia gestione. Hanno fatto capire che sono più interessati all'inflazione (il che non è ovviamente irragionevole, essendo questa la più ingiusta delle tasse) che alla tenuta dei cosiddetti Paesi periferici (Italia in primis).

Si potrebbe dire molto sulla droga immessa sul mercato, da Draghi in poi, stampando moneta come se non ci fosse un domani.

Quel che è certo è che togliere ai drogati la merce tossica tutto in un botto e per di più nel mezzo di una guerra, non è l'atteggiamento più corretto: a meno che non si voglia far crepare il tossico.

 

 

 

L’Ideona di una Psicologa: “Bambini

Virtuali” da allevare nel “Meta-verso.

Conoscenzealconfine.it- ( 10 Giugno 2022)- Cristina Gauri-ci dice :

 

Perché allevare una prole reale quando presto nel Metaverso si potrebbero crescere bambini virtuali, alla stregua dei “Tamagotchi”                                                         tanto di moda negli anni ’90?

È quanto suggerisce la psicologa ed esperta di intelligenza artificiale Catriona Campbell, nel suo nuovo libro “AI by Design: A Plan For Living With Artificial Intelligence”.

Del resto i bimbi piangono, sporcano, fanno baccano, necessitano di attenzioni continue, costano e inquinano pure. E la Terra è sovrappopolata, le risorse per tutti non bastano. Meglio allevare una discendenza fatta di pixel, no?

Bambini Virtuali a pagamento: perché la Terra è sovrappopolata.

Un’idea del genere fa quasi più orrore dell’utero in affitto.

 Li chiama proprio “bambini Tamagotchi” la psicologa progressista  (liberal Dem Usa)Campbell, secondo quanto riportato dal Sun, perché prendersi cura di loro significherebbe avere a che fare con piccoli animaletti virtuali.

 In questo modo, prosegue, gli esseri umani potrebbero ancora soddisfare il loro istinto di crescere una famiglia, ma in un modo che non abbia un impatto negativo sull’ambiente, a “zero emissioni”, o quasi. Economici e puliti.

La Campbell pensa che entro mezzo secolo i bambini virtuali saranno una realtà diffusa e condivisa da tutti, e che per allora passeremo gran parte della nostra vita quotidiana nel Metaverso.

Come diceva il patron di Meta, Mark Zuckerberg: “Molte persone pensano che il Metaverso riguardi un luogo, ma una definizione di questo riguarda un momento in cui mondi digitali fondamentalmente immersivi diventano il modo principale in cui viviamo le nostre vite e passiamo il nostro tempo”.

Verso l’Estinzione.

I bambini virtuali nasceranno con un click, godranno di una crescita accelerata secondo i tempi selezionati dai genitori e daranno “risposte emotive simulate” molto verosimili.

Il Tamagotchi umanoide non sarà gratis: per possederne uno si dovrà pagare un abbonamento mensile sulle venti sterline. Perché non dimentichiamolo, vivere nel Meta-verso costerà comunque agli umani e dovremo acquistare beni per esistere lì, proprio come nella vita reale.

C’è chi “tifa estinzione”, dunque, e chi l’estinzione la teorizza e la programma.

(Cristina Gauri- ilprimatonazionale.it/scienza-e-tecnologia/bambini-virtuali-allevare-metaverso-inquinano-troppo-235328/).

 

 

 

 

Il Grano non manca: ci Speculano

e Mentono le “Quattro Sorelle del Cibo.”

Conoscenzealconfine.it- ( 9 Giugno 2022)- Roberto Pecchioli-ci dice :

 

Primum vivere. E per vivere bisogna mangiare. Per questo l’alimentazione è sempre stata centrale per i sistemi politici, sociali ed economici.

La produzione dei cereali, che forniscono la farina e quindi il pane, ha avuto fin dall’antichità un posto speciale nelle preoccupazioni umane.

Il grano e il frumento sono stati in vari tempi sottratti all’avidità di guadagno privato con l’istituzione degli ammassi controllati dal governo, sin dall’epoca degli Egizi.

 Quasi ogni popolo ha sviluppato una cultura del pane tanto sul piano pratico che su quello simbolico.

Nel tempo del mercato, misura di tutte le cose, l’approvvigionamento di cereali è caduto nelle mani di pochi giganti internazionali, le “quattro sorelle del grano” che prima erano sei.

Lo scenario di guerra tra Ucraina e Russia sta provocando seri problemi di trasporto, fornitura, scambio. I due paesi producono circa il trenta per cento del grano mondiale, e la via marittima, attraverso i porti del Mar Nero, è la più importante.

Ovvia quindi la turbolenza dei mercati, aggravata dalla confusione sulle sanzioni alla Russia e, nello scenario bellico, dalle mine disseminate in mare dall’esercito ucraino.

 In assenza di forme di controllo pubblico – il sacro, intoccabile mercato! – spadroneggiano la speculazione, l’accaparramento e le manovre sui prezzi, di cui cominciano ad accorgersi i consumatori.

Ulteriore elemento, per quanto riguarda l’Ucraina, è l’intensa opera di privatizzazione svolta dopo la fine dell’Unione Sovietica, che ha beneficiato pochi grandi multinazionali.

E’ in corso – guerra nella guerra – la battaglia del grano.

Come per il giudizio sugli eventi bellici, la verità è la grande assente. La privatizzazione del mondo non ha risparmiato il settore cerealicolo e i giganti padroni dei cereali hanno nelle loro mani l’alimentazione di gran parte delle popolazioni. Padroni del pane, padroni delle nostre vite.

 

La prima menzogna da sfatare, nella narrazione di questi mesi, è che sia la guerra l’unico motivo della carenza di cereali e quindi dell’aumento dei prezzi.

Non è così. Gli osservatori indipendenti dicono chiaramente che sono in corso forti speculazioni: i mercati dei futures (la scommessa sul prezzo a data prefissata) puntano sull’aumento delle materie prime e su lucrose (per loro) carestie.

Le multinazionali hanno in mano pressoché per intero la produzione ucraina e sono in grado di esercitare pesanti ricatti sui consumatori e sul governo di Kiev, che dipende finanziariamente dalle condizioni del Fondo Monetario e della Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo, promotori della cessione delle terre agricole ai monopolisti.

Tra di essi spiccano il fondo più potente del mondo, Black Rock, mentre altri squali (Monsanto, Archer Daniels Midland e Dupont) controllano l’allevamento zootecnico, gli stabilimenti di fertilizzanti agricoli, l’infrastruttura commerciale, i silos granari – a partire da quello ucraino di Odessa – e la logistica dei trasporti.

La Fao, l’agenzia dell’ONU per l’alimentazione, una fonte insospettabile di simpatie filo russe, ha affermato poche settimane fa che le scorte mondiali di cereali sono sostanzialmente stabili.

La Banca Mondiale aggiunge che gli stock sono a livelli record e che tre quarti dei raccolti russi e ucraini sono già stati consegnati prima della guerra.

Dunque, il grano è usato come arma economica per realizzare ulteriori profitti, generare paure e indirizzare l’opinione pubblica rispetto al conflitto.

Anche il cibo, dunque, è in mano a un pugno di giganti privati, in grado di affamare pezzi di mondo semplicemente fermando le navi o bloccando i silos secondo tornaconto.

Fino a pochi anni fa il commercio cerealicolo era in mano a cinque aziende, dette le “cinque sorelle”, sul modello delle “sette sorelle degli idrocarburi”. Per un breve periodo ve ne è stata una sesta, la ravennate Ferruzzi al tempo di Raul Gardini, poi suicida (o suicidato) misteriosamente al tempo di “Mani Pulite”.

Delle cinque, l’americana Continental Grain, in capo alla famiglia ebraica Fribourg, si è fusa con il supercolosso Cargill. Le concentrazioni di mega corporations non risparmiano alcun settore, in barba al mantra della concorrenza e del libero mercato.

 Quattro soggetti dominano il mercato dei cereali con una quota complessiva del novanta per cento: un trust in piena regola.

Sono la Amber Daniels Midland (Usa), Bunge (Usa, Bermuda), Cargill (Usa) e Louis Dreyfus Commodities (Paesi Bassi).

Gli stessi controllano il settanta per cento di tutte le materie prime agricole (riso, olio di palma, zucchero, eccetera).

Sono i “signori del cibo” che decidono se e quanto aprire o chiudere i rubinetti della fornitura commerciale, nell’impotenza della politica, ossia dei popoli.

 Le quattro sorelle, tra giugno 2020 e 2021, hanno dichiarato ricavi per 350 miliardi di dollari. Difficile calcolare i profitti, giacché si tratta di soggetti opachi, non quotati in borsa, posseduti e controllati a livello familiare.

Sono costoro a decidere chi mangia e chi digiuna, chi vive e chi muore e che cosa, dove e come viene coltivato.

 La stessa Fao lamenta che le quattro sorelle siano responsabili di buona parte della deforestazione del pianeta e del tracollo della biodiversità ( -75 per cento in dieci anni).

 A monte, c’è il fiorente mercato delle sementi, un oligopolio ai cui vertici vi sono Chem China – in Italia azionista forte di Pirelli – Bayer-Monsanto, Corteva e Lima Grain, più Badai (fitofarmaci), con altre centinaia di miliardi di ricavi annui, e che sono anche i padroni dei contadini di tutto il mondo e delle tavole delle nostre case.

Aggiungiamo il potere dei colossi della distribuzione alimentare, Walmart già di Warren Buffet, Schwartz Group, Carrefour, Nestlé e presto Amazon e ci accorgiamo che l’intera filiera del cibo è in mano a non più di dieci giganti.

 Sopra di loro, i fondi di investimento più potenti del mondo, i soliti nomi, purtroppo non ancora abbastanza noti al grande pubblico: oltre a Black Rock, Capital Group, Vanguard Group, Sun Life Financial, State Street.

Cargill, con sede nel Minnesota, Usa, è di proprietà della famiglia Mc Millan, di origine scozzese, che possiede navi cerealicole, silos e terminal ed è anche tra i più importanti attori nel mercato della carni.

La lobby familiare delle sorelle del grano non pubblica bilanci, è assai aggressiva e determinata verso potenziali rischi e concorrenti, spregiudicata e rapace nei rapporti con i contraenti, produttori ed acquirenti. Le operazioni delle “sorelle” sono così estese – considerata l’importanza del grano nella dieta umana – da formare il nucleo centrale del sistema alimentare globale.

La portata delle loro operazioni è talmente vasta che impiegano da decenni la tecnologia satellitare per stimare l’offerta globale quando i cereali stanno ancora crescendo nei campi dei vari continenti.

Hanno sempre avuto un’autonoma politica estera, a partire delle controverse vendite di grano all’Unione Sovietica in crisi produttiva nel 1972.

 Fu solo nel periodo successivo, quello della grande crisi energetica che fece schizzare in alto il prezzo di tutte le materie prime e delle cosiddette commodities alimentari (cioè del cibo che mangiamo) che il loro ruolo cominciò ad essere conosciuto all’ opinione pubblica.

Pur svolgendo un ruolo fondamentale, le sorelle restano quasi sempre nell’ombra. Ogni attività è avvolta da un alone di riservatezza spinta sino alla segretezza, favorita dalla struttura proprietaria delle imprese: una sola famiglia controlla le quote di maggioranza della casa madre e delle filiali.

Anche i massimi dirigenti operativi sono generalmente membri della famiglia proprietaria o legati da rapporti di parentela.

 La concentrazione della proprietà e dell’alta dirigenza consente loro di operare senza rendere conto all’esterno delle strategie d’impresa. Naturalmente l’enorme disponibilità di capitali le rende protagoniste anche in altri settori economici e finanziari.

Nonostante la finanziarizzazione del mondo, le quattro sorelle e i miliardari padroni della tecnologia informatica, a cominciare da Bill Gates, Jeff Bezos, George Soros, hanno acquistato nel tempo e in ogni continente vasti territori ad uso agricolo.

L’enorme ricchezza dei padroni dei flussi di informazione e delle speculazioni finanziarie ha i piedi ben piantati per terra e possiede gran parte dei fondi agricoli e dei pascoli del pianeta. Quindi, non soltanto ci controllano attraverso la tecnologia diventata biopotere, tengono in pugno la nostra salute con Big Pharma e l’OMS, determinano ciò che possiamo o non possiamo sapere possedendo quasi per intero le catene di informazione e comunicazione, ma sono anche le proprietarie dell’intera filiera degli alimenti da cui dipende la nostra sussistenza.

Un altro elemento di riflessione…

Nessuno stupore se le quotazioni dei cereali sono salite nel 2022 di oltre il quaranta per cento.

Una volta di più, il principio cardine della globalizzazione produttiva – i cui inizi risalgono a David Ricardo – risulta contrario agli interessi concreti dei popoli.

 Secondo la bibbia “liberal Dem Usa globalista”, ogni paese dovrebbe produrre esclusivamente ciò in cui ha un vantaggio in termini di prezzo.

 Il principio trascura gli interessi geopolitici permanenti di ogni Stato e soprattutto i bisogni concreti dei popoli: è il Mercato, bellezza.

 Inoltre, ha bisogno di un governo unico mondiale globalista  (voluto da Klaus Schwab, il nuovo Hitler)– la marcia è assai avanzata – con la capacità di imporre scelte in base agli interessi di chi lo domina, ossia le mega corporazioni private di cui le Quattro Sorelle del grano sono l’inquietante vertice nella catena alimentare umana.

Seguace pedissequa delle teorie globaliste, l’Italia ha perduto, insieme con tutte le altre, anche la sovranità alimentare, minata da decenni di Politica Agricola Comune europea a noi sfavorevole.

Il risultato è che importiamo due terzi del fabbisogno per la produzione di pane, il 35 per cento dei cereali per la pasta, base della dieta mediterranea, e la metà del mais per uso zootecnico. I futures alla Borsa di Chicago sono in continuo rialzo: finché c’è guerra c’è speranza, per lorsignori, mentre il prezzo al consumo è salito del quaranta per cento da gennaio.

Intanto, si affaccia l’incubo della siccità e l’acqua, guarda caso, è anch’essa largamente privatizzata, contro ogni logica politica, etica, umana e comunitaria.

Fino a poco tempo fa, chi chiedeva forme di autarchia – o almeno di autosufficienza alimentare – era tacciato di ignoranza e passatismo.

Qualcosa è cambiato, se il presidente di Coldiretti, la maggiore associazione agricola italiana, afferma che “bisogna invertire la tendenza ed investire per rendere il Paese il più possibile autosufficiente per le risorse alimentari, facendo tornare l’agricoltura centrale negli obiettivi nazionali ed europei.”

Buon senso comune… ma chi è in grado di contrastare politicamente, culturalmente, economicamente il potere immenso delle Quattro Sorelle, dei signori delle sementi e dei fertilizzanti, dei padroni dell’acqua, delle oligarchie tecno finanziarie?

Siamo schiavi di Cargill, Dreyfus, Bayer-Monsanto, Bunge, Amber Midlands Archer e di pochi altri. Di loro non conosciamo neppure i nomi e i volti, eppure hanno potere di vita e di morte su tutti e su ciascuno.

( Roberto Pecchioli- maurizioblondet).

 

 

Che genere di Dio.

L'ideologia che non c'è.

Ingenere.it- Benedetta Selene Zorzi-(22/06/2015)- ci dice :

Danilo Urbina- (flickr.com/photos/hojas_cayendo/)

 

Una teologa risponde a chi in questi giorni protesta contro una fantomatica "ideologia del gender" spiegando perché non fa bene alla Chiesa e invitando a smettere di costruire prigioni per paura dei propri limiti, nel nome di Dio

Fatte fuori dalla scienza.

Educare alla matematica è utile, ma ha un impatto limitato se poi le ragazze si scontrano con un mercato che le penalizza. Cosa dicono i dati sui percorsi formativi e di carriera delle donne che studiano le scienze

(Clara Mascia-07/04/2022).

Giornaliste al fronte.La guerra che abbiamo in casa raccontata dalle reporter inviate al fronte. Giornaliste e giovani freelance che stanno restituendo al mestiere dell'informazione il valore e il compito sociale che gli spetta.

(Roberta Carlini-08/03/2022).

Quanto la ripresa premierà la parità.

Linee guida e clausole di condizionalità, cosa possiamo aspettarci dagli strumenti di ripresa in termini di riequilibrio di genere nelle assunzioni? Una simulazione a partire dai numeri.

(Francesca Bettio-08/03/2022).

Bologna vuole un piano per l'uguaglianza.

Politiche di genere in città: ne parliamo con Simona Lembi, responsabile del Piano per l'uguaglianza che Bologna ha deciso di redigere a partire dalle disuguaglianze che sono cresciute con la pandemia.

(07/03/2022).

“Sì è un maschio”… dice una donna incinta con un sorriso sulle labbra e un orgoglio intimo a chi le chiede di che sesso sarà il nascituro. Inizia così la questione del genere: esso è il valore, il senso, il significato, il destino o i sogni che associamo alla determinazione sessuale di una persona.

Gli studi di genere non intendono affermare che maschi e femmine non esistono o non sono differenti, ma che il sesso non è il genere.

Cioè il sesso è un dato con cui si viene al mondo ma il genere è il valore, il colore, il ruolo, il significato, il carattere, i limiti e le aspettative che io attribuisco al sesso. Siccome non c’è un diretto collegamento tra ciò che un neonato racchiude nel pannolino e il futuro stipendio che avrà se uomo o donna, si capisce che il problema avviene in ciò che accade tra quando nasce e quando diventa adulto. Quanto accade nel frattempo si chiama “costruzione sociale”.

Il gender, lungi dall'essere una ideologia chiara, sostenuta da autori precisi con contenuti tematici specifici, è solo un criterio di analisi che smaschera come non ci sia una legge naturale che determini carattere, ruolo e destino di uomini e donne, ma è ciò che crediamo che una persona debba essere, diventare o comportarsi, a seconda del suo sesso.

 Il genere quindi appartiene alle aspettative sociali e ai valori culturali.

Ecco perché si dice che è una “costruzione sociale”.

Si tratta piuttosto delle aspettative sociali o delle convinzioni che abbiamo introiettato così in profondità  da sembrarci “naturali” (nel senso di un destino meccanico che viene dalla morfologia).

Spiace vedere la confusione che regna in coloro che combattono questo gender (un mostro caricaturale creato ad hoc per combatterlo e che contiene le cose più varie) ritenendo che esso sia una precisa ideologia e poi non sanno distinguere tra i termini maschio, maschilità, maschile, uomo (femmina, femminilità, femminile, donna), per non parlare della confusione che emerge quando si inizia a chiedere loro quali contenuti esso avrebbe.

La cosa grave è che tramite questa sorta di lotta scatenata a questa fantomatica “ideologia del Gender” si rischia di perdere alcune conquiste che sembravano assodate circa i ruoli, la dignità e i diritti delle donne, la maggiore di tutte le minoranze.

Iniziai a occuparmi del tema 'se la donna fosse creata a immagine di Dio' in occasione della stesura della mia tesi di dottorato in teologia, contro la mia volontà.

 Mi sembrava infatti una questione inutile, superata, perché la Bibbia era lì da sempre a dire che la donna è creata ad immagine di Dio (Gen 1,27).

 Studiando però la storia della teologia su questo tema, mi trovai a misurarmi con interpretazioni (che possiamo chiamare 'costruzioni') di quel dato biblico inammissibili e penalizzanti per le donne, interpretazioni di cui si potevano seguire modifiche e sviluppi nel corso della storia, ma anche processi involutivi.

Una bimillenaria costruzione di genere, una riflessione teologica sulla donna, sulla spiritualità femminile e sul ruolo delle donne nella Chiesa, che era stata fatta esclusivamente da parte di uomini e impregnata di mentalità patriarcale, tanto più potente sulla costruzione sociale ed ecclesiale quanto più introiettata dalle donne e da esse condivisa.

Non si trattava solo di ingenue teorie antiche, perché su tali assunti continuano a fondarsi ancora molte prescrizioni, leggi e istituzioni ecclesiali.

Per chi studia teologia come donna la parzialità di una tale prospettiva risulta inaccettabile. Ho anche scoperto però che erano ormai tante le teologhe che si erano misurate già prima di me con una tale storia: un immane sforzo compiuto da tante donne in particolare negli ultimi cinquant’anni nel campo della riflessione storico-religiosa che ha intrecciato la riflessione femminista e gli studi di genere.

 

Questi studi hanno riguardato le concezioni teologiche sulla donna e il femminile; le metafore maschili e femminili (presenti nella Bibbia) per parlare di Dio; le teologhe hanno riesumato dal silenzio in cui le aveva lasciate la tradizione maschile, donne importanti nella storia della salvezza.

 È stato evidenziato il rivoluzionario messaggio e il comportamento di Gesù con le donne, ma si è anche smascherato il ruolo delle antiche ideologie patriarcali sulla costruzione dei ruoli femminili nel cristianesimo ideologie che hanno frequentemente soffocato il messaggio evangelico, infine si è ridimensionata l'azione e la missione delle donne cristiane – un imponente lavoro sulla mariologia - fino a toccare le questioni legate alla maschilità di Gesù, su come essa aiuterebbe la costruzione di un modello di maschilità non machista e sia invece stata usata ideologicamente per costruire e giustificare il clericalismo ecclesiale.

Se c’è un luogo, insomma, in cui la separazione tra sesso e genere è stata all'opera fin da tempi non sospetti, questo luogo è proprio la teologia, il discorso su Dio.

 Dio non ha sesso e quindi di LUI (maschile?) si parla solo usando categorie di 'genere'.

Ecco allora che, dal momento che Dio è per il credente il Bene e tutto il positivo dell'esistenza al massimo grado, sarà detto, immaginato, descritto e dipinto (nelle cattedrali come nel proprio spirito) tramite tutte le nostre convinzioni, valori, significati associati alla positività: allora sarà “lui”.

 E quando gli vorremo associare caratteristiche positive come la dolcezza, l’accoglienza, la tenerezza allora parleremo delle sue caratteristiche femminili. Ma Dio non ha sesso. Lo sanno i bambini che da come disegnano Dio ci aiuterebbero a uscire dai nostri schemi irrigiditi (si veda R. Torti, Mamma perché Dio è maschio?).

Il genere, entrando come categoria analitica nel campo teologico, smaschera vecchie e nuove ideologie che hanno ricadute sulle concezioni della natura dell'essere umano, del posto e del ruolo della sessualità nella persona, della dignità delle persone nella chiesa e nella società, fino ad aprirci gli occhi sulla misura in cui l'ideologia patriarcale abbia plasmato e rischi di continuare a farlo, la costruzione dottrinale e sacramentale del cristianesimo.

Gli studi di genere risultano fortemente utili per le nuove aperture che il Papa richiede nei confronti delle “giuste rivendicazioni” (Evangelii Gaudium 103-104) delle donne nella chiesa (ecclesiologia).

 Insomma, c'è molta “costruzione di genere” nella storia della teologia, nella dogmatica, nell'antropologia cristiana e nella sacramentaria: gli studi di genere ci aiutano a vederla e a smascherarla. Il genere fa bene alla teologia.

Il Coordinamento Teologhe Italiane si è costituito proprio per sostenere, valorizzare e dare visibilità agli studi teologici in prospettiva di genere ed è oggi una realtà imprescindibile nel panorama di ricerca italiana e teologica, non soltanto cattolica. Esso raduna teologhe di diverse confessioni e religioni.

 

Certo che il modo in cui sono fatta, il mio corpo, se sono alta o bassa, se sono bella o brutta, se ho il carattere di mia nonna o di mio padre, influenzerà la mia storia le mie scelte, la mia interazione con altri e in società. Ma non c’è nessun destino, perché appunto l’essere umano, per quanto condizionato dalla sua biologia, dalla sua storia, dal suo peccato o dalle sue buone abitudini, è aperto al futuro di Dio. In questo senso l'uguaglianza di genere non è il fatto che le persone siano tutte uguali o che non si voglia riconoscere che un pene sia diverso da una vagina.

L'uguaglianza di genere significa uguaglianza di dignità tra maschio e femmina, di opportunità e di ruoli (responsabilità) da assumere.

 

La specie umana si trova davanti a nuove sfide sociali, culturali e scientifiche per le quali non ha ancora maturato forze etiche, spirituali e schemi mentali adeguati.

La creazione del mostro “ideologia del gender" sembra piuttosto nascondere un problema più ampio: è il nome delle nostre paure, dei nostri limiti mentali, di quegli schemi introiettati che invece di aiutarci a trovare una conformazione e una identità plastica e relazionale diventano una prigione in cui catturare noi stessi, gli altri e imprigionare le nostre migliori possibilità.

Come ci insegna la storia biblica e la psicologia, non si scappa dalle proprie zone di ombra proiettandole fuori di noi e combattendole come mostri, ma solo tramite il riconoscimento che qualcosa di quel nemico è anche in me.

Il mostro “gender” così come è stato costruito da chi lo combatte, in fondo è l'altro lato di quella libertà incoercibile e indeterminabile che il cristianesimo riconosce ad ogni persona indipendentemente dal suo sesso.

Gli schemi di genere hanno radici storicamente antiche e sono profondamente iscritti in ciascuno di noi per questo: ma sono sorti a favore della felicità della persona e della società e devono continuare a funzionare a favore della libertà, dignità e valorizzazione delle persone. Quando essi diventeranno un randello per limitare, denigrare o condannare qualcuno, allora non hanno più senso e vanno velocemente abbandonati.

Sarebbe un peccato per noi teologhe e per la teologia tutta essere costrette ad abbandonare questa feconda categoria teologica che studiamo da molti decenni solo a causa di una campagna politica iniziata da poco e che probabilmente finirà presto, non appena si troverà una soluzione alle nuove sfide sociali: ma se non si esce dalla contrapposizione la Chiesa avrà perso il suo ennesimo treno di dialogo con la società moderna che invece ha contribuito essa stessa a costruire e alle istanze della quale non è estranea.

Sono i valori cristiani che portano a batterci per un riconoscimento della sessualità nella struttura umana della persona intera, per una educazione alla affettività, per una lotta alla discriminazione.

Ecco perché mi auguro che dalla contrapposizione tra cattolicesimo e “ideologia del Gender” si passi al dialogo e alla riflessione profonda sulle nuove questioni, molto differenti tra loro, che si affacciano alla cultura e alla società, come anche alla legislazione: una delle strade maestre che oggi si offe alla Chiesa è la teologia fatta dalle donne. Ma anche qui: bisognerà che la Chiesa si dimostri disposta a cambiare molti schemi di genere.

 

 

 

Che cos'è il “Nuovo Ordine Mondiale”?

Macrolibrarsi.it- Introduzione  a “Governo Globale” di Enrica Perrucchetti e Gianluca Marletta-

(10-6-2013).

«Che vi piaccia o no, avremo un governo unico mondiale, o con il consenso o con la forza».

(James Warburg, banchiere, alla Commissione Esteri del Senato USA, 17 febbraio del 1950).

«Non si tratta soltanto di una piccola nazione, ma di una grande idea: un Nuovo Ordine Mondiale, nel quale nazioni diverse l'una dall'altra si uniscono in un impegno comune per raggiungere un traguardo universale dell'umanità: pace e sicurezza, libertà e Stato di diritto».

(George H.W. Bush, 29 gennaio 1991, discorso davanti al Congresso).

«Siamo davanti a una grave crisi globale che richiede forti risposte globali».

(George W. Bush, 11 ottobre 2008)

«Alcuni, ritenendo che facciamo parte di una setta segreta che manovra contro gli interessi degli Stati Uniti, definiscono me e la mia famiglia "internazionalisti", e ci accusano di cospirare con altri nel mondo per costruire una più integrata struttura politico-economica globale, un nuovo mondo, se volete. Se questa è l'accusa, mi dichiaro colpevole e sono  orgoglioso di esserlo».

(David Rockefeller, Memorie)

«C'è sintonia, tra me e Benedetto XVI, nel sostenere un Nuovo Ordine Mondiale».

(Giorgio Napolitano, 31 dicembre 2006).

(…)

Nuovo Ordine Mondiale, Massoneria, Illuminati, Club Bilderberg, Commissione Trilaterale, Pilgrim Society, Aspen Institute, Bohemian Grove, signoraggio, 11 settembre, sinarchia: questi sono solo alcuni dei termini che ricorrono sempre più frequentemente nei siti, nei blog, nelle riviste, nei libri e nei film contemporanei, che strizzano l'occhio alle teorie del complotto.

Alla base di tali studi – più o meno documentati – troviamo l'idea, sempre più diffusa, dell'esistenza di un progetto secolare atto a instaurare un governo oligarchico, "di pochi": un Nuovo Ordine Mondiale, appunto.

Sull'ondata della profezia Maya in merito all'imminente fine dei tempi, la sensazione che la fine della nostra civiltà possa coincidere con l'instaurazione di un governo globale di stampo totalitario si è trasmessa a gran parte della popolazione mondiale.

Le catastrofi naturali, le crisi economiche e il disincanto delle masse nei confronti della politica hanno insinuato il dubbio che qualcosa di tremendamente drammatico stia per accadere. I segni di una trasformazione generale della società e del mondo, così come lo conosciamo, vengono di volta in volta individuati nei più disparati settori.

Prova ne sono i numerosi romanzi e film apocalittici che, facendo proprie le preoccupazioni del grande pubblico per l'imminente futuro, si sono riappropriati dell'estetica e del linguaggio letterario del genere fantapolitico, il quale ha avuto i suoi massimi rappresentanti nel Novecento in opere come Il Tallone di ferro di Jack London, Mondo Nuovo di Aldous Huxley, Qui non può accadere di John Sinclair Lewis, 1984 di George Orwell, La Svastica sul Sole di Philip Dick, Farheneit 451 di Ray Bradbury.

Da London a Dick, infatti, passando per autori "minori" come Richard Matheson, Harry Turtledove o Robert Harris, la narrativa ha coltivato il genere della distopia, inventando sempre più nuovi scenari ambientati in un futuro prossimo, in cui le regole della democrazia si sono infrante contro lo scoglio dei totalitarismi. Dai classici al genere cyberpunk, i racconti e i romanzi narrano di società in cui le masse sono imbrigliate, manipolate e controllate da un governo di pochi.

Questa forma di oligarchia è la stessa che viene riproposta oggi da film quali Equilibrium, Matrix, I figli degli uomini, Babylon AD, The Road, Timeline, Hunger Games. Non è un caso che Hollywood abbia rilanciato una serie di remake come Total recall (Atto di forza), tratto da un racconto di Philip Dick.

Che cos'è, però, questo "Nuovo Ordine Mondiale" a cui, sempre più frequentemente, alludono anche politici, economisti, uomini di cultura e persino esponenti religiosi?

 Quanto c'è di vero, nella sensibilità letteraria di romanzieri e sceneggiatori che prevedono il crollo delle democrazie e l'avvento forzato di un governo globale? Che cosa si cela dietro questa espressione, sussurrata ormai pressoché di continuo nei palazzi istituzionali?

Sull'onda della diffusione globale di internet, la cultura popolare si è sbizzarrita nel tentativo di rispondere a questa domanda, tanto che l'espressione Nuovo Ordine Mondiale – o NWO, secondo la sigla inglese – è ormai una delle più cliccate del web.

Nell'immaginario popolare, peraltro, questa espressione ha finito per identificarsi con l'idea che esista una mostruosa cospirazione universale guidata da "poteri forti", finalizzata al dominio delle genti di tutta la Terra: "poteri forti" identificati, di volta in volta, con i Massoni, gli Ebrei, i Gesuiti, le grandi multinazionali, i satanisti, la Grande Babilonia dell'Anticristo (nelle versioni più religiose) e persino con fantomatiche razze aliene (per lo più i "rettiliani", secondo la versione proposta da David Icke), che avrebbero preso il controllo del Pianeta fin dalla più remota antichità...

Tutto questo gran parlare di NWO, naturalmente, se da una parte è sintomo di quel bisogno di comunicazione (e condivisione) che è uno degli aspetti più affascinanti della nostra epoca, si trasforma però molto spesso in una straordinaria forma di disinformazione, in cui troppo spesso notizie documentate e attendibili vengono accostate senza troppi scrupoli con illazioni indimostrabili, con conseguente discredito su tutta la questione attinente all'argomento.

Eppure, al di là delle confusioni generate dalla cultura web, il Nuovo Ordine Mondiale, lungi dall'essere il delirio di una manciata di paranoici, è, al contrario, un argomento serio, che questo saggio vuole indagare trasversalmente, a partire dai dati e dalle informazioni che la ricerca storica e giornalistica può fornire, lasciando che a parlare siano i fatti ed evitando, nella misura del possibile, di cadere nella trappola del giudizio e dell'interpretazione soggettiva.

Alle radici dell'ideologia "mondialista".

Per comprendere che cosa sia il Nuovo Ordine Mondiale, innanzitutto, è necessario ricostruire le tappe che hanno portato, attraverso i secoli, allo sviluppo dell'ideologia mondialista, riscoprendone le radici e i presupposti filosofici (oltre che spirituali e teologici). Anche l'ideologia del NWO, infatti, attinge la sua linfa vitale da un preciso contesto storico, identificabile con il mondo protestante dei secoli XVII e XVIII. È a partire dall'Inghilterra protestante che l'idea di una Nuova Era di "trasformazione del mondo", di un progetto prima utopistico e poi politico di "rinnovamento" dell'umanità, trova adesione e sostegno: un progetto nato inizialmente come contraltare all'universalismo della nemica Chiesa cattolica e dell'Impero asburgico e fusosi, successivamente, con analoghe correnti fiorite nello stesso periodo nel Nord Europa.

L'ideologia mondialista, al tempo stesso, ha recepito, nei secoli, anche altri tipi di influssi; sull'originario substrato protestante-anglosassone, infatti, s'innestano successivamente almeno altre due correnti politico-spirituali: l'ideologia universalistica e occultista di matrice massonica e un certo neo-messianismo di matrice ebraica.

A dispetto dell'eterogeneità delle origini, tuttavia, le correnti destinate a generare l'ideologia mondialista sembrano avere avuto alcune caratteristiche comuni, che le renderanno, per così dire, naturalmente "convergenti" fra loro.

Stiamo parlando, su tutte, dell'elitismo tipico di chi si percepisce come depositario di una volontà o di una ragione destinata a pochi e che si traduce, quasi necessariamente, nella pratica della dissimulazione, dell'azione da "dietro le quinte" e nell'ambiguo rapporto con una "massa" vista al contempo come "popolo da condurre" e "strumento da manipolare".

Caratteristiche e finalità dell'ideologia mondialista.

Ma quali sarebbero, in definitiva, le caratteristiche e gli scopi ultimi del NWO? Fatte salve le differenze che contraddistinguono le diverse correnti, alcune costanti fondamentali sembrano essere:

l'evidente aspirazione a una res publica universale e sovranazionale controllata più o meno direttamente da un'auto-selezionata élite;

la diffusione o imposizione di un pensiero omologato tendente a dissolvere le identità e le particolarità culturali, politiche e religiose in una sorta di "pensiero unico globale";

la lotta contro le "identità forti", difficilmente omologabili alla cultura mondialista, come il Cristianesimo cattolico e ortodosso o l'Islam, ritenuti strutture "irriducibili" al progetto del NWO;

una strategia d'azione, privilegiante, come detto in precedenza, l'utilizzo strumentale della politica (una sorta di vera e propria cripto-politica), così magistralmente descritto dal politico e premio Nobel per la pace Nicholas Murray Butler, per cui il mondo si dividerebbe in tre categorie:

 «un piccolissimo numero di persone che fanno produrre gli avvenimenti, un gruppo un po' più importante che veglia sulla loro esecuzione e assiste al loro compimento e una vasta maggioranza, che giammai saprà ciò che in realtà è accaduto».

Un altro aspetto dell'ideologia mondialista è il suo rapporto stretto – quasi fino a una vera e propria identificazione – con i grandi potentati economici: a tal punto che, nell'immaginario di molti, il NWO ha finito per identificarsi con il potere dei colossi bancari e delle multinazionali, che ne sono, per certi versi, l'espressione più visibile.

Esiste il Grande Complotto?

Nell'affrontare il tema del NWO non si può naturalmente ignorare quella teoria del Grande Complotto, che secondo alcuni dirigerebbe le sorti del mondo da secoli.

Questa tesi estrema nasce già a partire dal periodo successivo alla Rivoluzione Francese, quando autori come Augustin Barruel, ravvisando una "non spontaneità" negli eventi rivoluzionari in corso, ipotizzarono l'esistenza di una cospirazione in grande stile che guidasse da dietro le quinte gli accadimenti più drammatici del loro tempo.

 

È su questa direttrice che degli autori, appartenenti soprattutto al mondo del conservatorismo cattolico (ma non solo), hanno sviluppato, tra il XIX e il XX secolo, una serie di ipotesi atte a dimostrare l'esistenza di un "progetto unico" di cospirazione mondiale, che presiederebbe agli eventi della modernità, con lo scopo finale di distruggere il "mondo tradizionale" e instaurare un potere unico di ispirazione "satanica".

Un "mito del complotto" che, negli ultimi decenni, è tracimato dal contesto originale di tipo conservatore per "contagiare" il mondo della cultura alternativa postmoderna che utilizza i mezzi di comunicazione di massa.

Naturalmente, è chiaro che tale ipotesi di "complotto universale" ha il difetto di essere indimostrabile in sede storica. Se è impossibile affermare l'esistenza di una "continuità programmatica" nello sviluppo del NWO, è legittimo tuttavia parlare di un'evidente continuità ideale, che lega, attraverso i decenni e persino i secoli, una serie di "forze" e di "poteri" in una complicità di interessi e di azioni: è la storia di questo processo sotterraneo e non sempre visibile a tutti, al tempo stesso ideologico e politico, che il nostro saggio vuole descrivere, dalle origini agli ultimi eventi di cronaca, che scorrono oggi davanti agli occhi di noi tutti.(…).

 

 

 

Francia: Aria di Guerra Civile?

 

Conoscenzealconfine.it-( 8 Giugno 2022)- Alessia C. F. (ALKA)- ci dice :

In Francia si sono verificati gravi disordini dopo una partita di calcio, accompagnati dalla violenza della polizia, e (al contrario dei media occidentali) la televisione russa ha parlato dei disordini in Francia.

Traduzione del video “Scontri di piazza in Francia: la brutalità della polizia e la rabbia dei tifosi”.

Uno dei più vecchi politici italiani ed ex primo ministro, Silvio Berlusconi, ha reagito alla rapida degenerazione dell’Europa con un ampio articolo del 2 giugno. In primo luogo, Berlusconi conclude che i Paesi dell’Occidente tradizionale non hanno più un ruolo di primo piano nel mondo e che la democrazia non è diventata il sistema di governo universale per tutti i Paesi del mondo.

 L’ex capo del governo italiano si rammarica anche del fatto che non sia stato possibile “accostare” la Russia al mondo occidentale.

“La crisi in Ucraina ha mostrato una realtà molto amara. La risposta dell’Occidente è stata unanime, ma cosa intendiamo per Occidente? Gli Stati Uniti, l’Europa e alcuni Paesi dell’area del Pacifico che tradizionalmente hanno intrattenuto strette relazioni con gli USA, tra cui Australia e Giappone. Ma che dire delle altre nazioni del mondo? Quasi nulla.

I più grandi Paesi del mondo, come la Cina, l’India e la Russia, così come decine di altri Paesi in Asia, Africa e America Latina, non sono attualmente dalla parte dell’Occidente.

Mi dispiace ancora una volta che alcuni leader europei abbiano boicottato i miei tentativi di attirare la Russia nel campo occidentale.

Se ci fossimo riusciti, oggi la situazione in Europa sarebbe molto diversa. Ma ciò che la crisi ucraina ci ha mostrato è un segnale preoccupante per il presente e, soprattutto, per il futuro. La Russia è isolata dall’Occidente, ma l’Occidente è isolato dal resto del mondo“, sottolinea Berlusconi.

Le élite europee sono inquiete, l’impotenza e la confusione generale sono onnipresenti.

 La Francia è arrivata al punto di non poter più organizzare in modo dignitoso la finale di Champions League tra Real Madrid e Liverpool. Il 28 maggio, la partita si è conclusa con disordini, pogrom e gravi scontri tra tifosi e polizia.

 Originariamente, la partita avrebbe dovuto svolgersi a San Pietroburgo, in Russia, dove tutto sarebbe andato normalmente, lo abbiamo dimostrato più di una volta. Ma ora è una vergogna.

La reputazione della Francia ha sofferto molto in vista delle Olimpiadi estive previste per il 2024. La finale di Champions League è stata un fallimento sotto tutti i punti di vista.

Non sono stati in grado di organizzare l’evento in modo adeguato, non è stato possibile garantire la sicurezza e dopo la partita hanno mentito spudoratamente al mondo intero. Il Ministro dello Sport e il Ministro dell’Interno sono stati addirittura convocati davanti al Senato e il mondo dello sport si è chiesto se in futuro potrà affidare alla Francia grandi eventi.

Inizialmente il Real Madrid e il Liverpool avrebbero dovuto incontrarsi a San Pietroburgo, ma è stata presa una decisione politica a causa dell’operazione militare in Ucraina e si dice che la partita sia stata spostata a Parigi allo Stade de France su pressione di Macron.

Come di consueto a Parigi, la folla di tifosi britannici è stata attaccata da una parte degli hooligan francesi, dall’altra è intervenuta la polizia che ha deciso di disperdere la gente con i gas lacrimogeni. La solita routine, niente di speciale.

La polizia aveva una linea chiara: minimo contatto, massimo effetto. Attraverso la recinzione o anche tra la folla al tornello, quando le persone avevano troppa fretta di entrare nello stadio, gli agenti di polizia hanno spruzzato spray al peperoncino in faccia alle persone.

Anche le persone sedute nei caffè di strada sono state colpite, in quanto gli agenti di polizia hanno usato i manganelli per farsi strada tra i tavoli, e anche i giornalisti sono stati colpiti.

Le autorità francesi attribuiscono tutte le difficoltà al gran numero di biglietti falsificati: secondo quanto riferito, circa 40.000 biglietti sono stati falsificati – per uno stadio che ospita 80.000 spettatori – causando un arretramento e il mancato funzionamento dei tornelli.

In effetti, circa 1.800 biglietti si sono rivelati falsi. Anche i parenti dei giocatori, che avevano ottenuto i biglietti attraverso il club di Liverpool, si sono visti negare l’ingresso alla partita.

“Un mio amico che aveva preso i biglietti da me non è potuto venire alla partita perché gli è stato detto che il biglietto era falso. Ma posso assicurarvi che non è così. Questi sono i biglietti del club e miei che giocavo la finale”, ha dichiarato il difensore del Liverpool, FC Andrew Robertson.

La situazione sta diventando un conflitto politico tra i due Paesi. I britannici hanno voluto scagliare il loro ministero degli Esteri Liz Truss affinché si lamentasse personalmente con il presidente Macron. “Contatterò Liz Truss, il ministro degli Esteri, e le chiederò di scrivere una lettera formale al presidente francese Macron e di chiedere conto alla UEFA perché l’azione della polizia è stata brutale oltre ogni modo”, ha dichiarato Joan Anderson, sindaco di Liverpool.

Non si può immaginare una relazione peggiore di questa. Il Ministro dell’Interno, presente allo stadio e responsabile dell’intera operazione, ha dovuto giustificarsi.

Non gli è andata troppo bene: “Certo, è stata una serata drammatica, ma grazie alle decisioni della polizia non ci sono stati né morti né feriti gravi. E sì, c’è stato un ritardo, che tutti abbiamo visto in diretta TV. Vorrei dire che tutti i problemi sono venuti esclusivamente dalle postazioni britanniche”.

Ma dopo la partita sono iniziati i problemi del Ministro dell’Interno con i tifosi francesi. Gli utenti attenti di Internet hanno visto in una serie di video dello stadio due blogger, molto popolari in Francia, passare sotto i tornelli e non essere fermati dalle forze di sicurezza, ma al contrario essere baciati e fotografati.

Si potrebbe pensare: qual è il problema?

Ma solo pochi giorni prima, il blogger Ibrahim di Strasburgo, tifoso di calcio e amante del lusso che vive tra la Francia e Dubai, aveva sparato con un kalashnikov – come sostiene lui, in Siria – in un video. Sostiene di essere andato lì con gli amici per fare un barbecue. Come prova, mostra un sms di un operatore di telefonia mobile che dà loro il benvenuto in territorio siriano.

Nel video c’è un altro famoso blogger, Rayan, che lavorava anche con i bambini a scuola. Spara prima con un fucile d’assalto e poi con un lanciagranate.

 I francesi sono rimasti scioccati dal fatto che, dopo aver sparato con un lanciagranate, sia riuscito a entrare in uno stadio da 80.000 posti senza essere controllato o notato dalla sicurezza. È così che i sostenitori dell’ISIS possono viaggiare tranquillamente in Medio Oriente, sparare in giro e poi partecipare a eventi di massa?

Linda Kebab, del sindacato di polizia, commenta la situazione in Francia:

“Nelle periferie francesi, purtroppo, l’economia funziona principalmente sulla base del traffico di droga, della rivendita di armi e di beni rubati. La popolazione è economicamente svantaggiata e questo crea uno strato di criminalità del 10%.

Di fronte a gravi disordini sociali, in cui le auto vengono incendiate, siamo bersagliati di pietre e i funzionari vengono minacciati, lo Stato si sta ritirando e ci è stato consigliato di non entrare in questi quartieri. Ma entriamo lo stesso. Le dichiarazioni politiche sono molto preoccupanti perché creano spazi senza legge dove la Repubblica non entra più, ma dall’altra parte ci sono poliziotti che non si arrendono”.

Ma la polizia non è sufficiente per tutto. Prendiamo ad esempio la partita di calcio del campionato francese che si è svolta domenica sera allo stadio Geoffroy Guichard. Dopo i rigori, i tifosi hanno dato vita a un vero e proprio pogrom in campo, senza aspettare che le squadre entrassero negli spogliatoi. Hanno fatto esplodere petardi e scatenato risse, a causa delle quali più di tre dozzine di persone sono rimaste ferite, tra cui due giocatori.

Sebbene i tifosi avessero organizzato l’azione in anticipo attraverso i social media, nessuno ha prestato la necessaria attenzione a queste informazioni. Sui social media si scherzava sul fatto che tutta la polizia fosse stata mandata allo Stade de France di Parigi, dove ha esagerato un po’.

“Questo è molto grave: sia quello che è successo, sia le bugie del ministro. La Francia ha mostrato in cosa si sta trasformando: una grande zona senza legge sotto la pressione di una migrazione anarchica e di una criminalità fuori controllo“, ha dichiarato Marine Le Pen, leader del partito Rassemblement Nationale.

E nemmeno la bellezza di Notre Dame de Paris può migliorare l’immagine appannata di Parigi. Uno dei giornalisti spagnoli in diretta dall’esterno della cattedrale, prima della sfortunata finale per i francesi, stava per parlare del gioiello culturale che aveva subito l’incendio, quando all’improvviso un topo è saltato fuori dai cespugli.

 E tutta l’attenzione del cameraman, dello studio e del pubblico spagnolo non poteva più essere distolta da questo ratto, così normale e familiare nella vita notturna parigina.”

(Alessia C. F. (ALKA)- orazero.org/francia-aria-di-guerra-civile/

vesti7.ru/video/2421276/episode/05-06-2022/).

 

 

 

Cresima + Ristorante.

Conoscenzealconfine.it-( 7 Giugno 2022)- Redazione-Wi :ci dice :

 

Scuole, luoghi di lavoro e chiesa. Per motivi tutt’altro che sanitari, continuano a fasciare i volti.

In una giornata afosa, siamo stati invitati ad una cresima con successivo step di ristorazione.

In Chiesa non ci hanno fatto entrare, c’erano dei veri e propri bodyguard che obbligavano a mascherarsi, “ordini della Diocesi”, ci hanno detto.

Gli abbiamo fatto notare quanto insensati fossero questi diktat, ma loro fermissimi sulle loro posizioni di lotta al “contagio”. E così, continuano gli scempi in luoghi che dovrebbero essere sacri.

Questi ormai non si limitano neppure più a seguire le indicazioni dello Stato, che già erano sbagliate, ma travalicano, prolungando mascherate, decidendo in autonomia.

Una chiesa cattolica sempre più allo sbando, luogo grottesco di folklore.

Al ristorante invece, folle smascherate a ridere, cantare e ballare ma i poveri camerieri con rigorosa ffp2 a morire di caldo in una giornata con più di 30 gradi.

Scuole, luoghi di lavoro e chiesa. Per motivi tutt’altro che sanitari, continuano a fasciare i volti.

(WI- t.me/weltanschauungitaliaofficial).

 

 

 

 

Alessandro Meluzzi: “Amici non

Disperatevi, il Bello deve ancora Arrivare.”

 

Conoscenzealconfine.it-( 7 Giugno 2022)-A.Meluzzi: ci dice :

La profezia di Alessandro Meluzzi sul bel futuro di chi rifiuta di obbedire ai padroni del mondo.

Il prof. Alessandro Meluzzi in un video pubblicato su FB: “Questa nuova specie di macchine ‘venute male’, che siamo noi, potremmo considerarla quale specie di macchine devianti da un certo modello precostituito tentando di poter diventare i ‘Sapiens-Sapiens-Sapiens’ alternativi.

Perché i ‘sapiens sapiens sapiens’ ora sono quelli che governano il mondo, in maniera più o meno visibile, i Rotschild, i Rockefeller, Elon Musk, i Warburg, Gli “uomini di Vados” di Karl Schwab, da considerare una specie più evoluta restando però comunque pochi e maligni, e qualcuno direbbe luciferiani, volendo controllare tutto.

Poi ci sono modelli ‘venuti male’, come noi, che devono cercare di resistere. Il nostro compito sarà quello di cavalcare le leggi dell’entropia e del caos per cercare di sopravvivere, insegnando il greco, il latino, i lirici greci, la filosofia medievale fino ad arrivare alla grande letteratura di Cervantes e Goethe, Tolstoj e Dostoevskij, a dei giovani ridotti a zombie.

Se riusciremo a fare questo avremo già svolto il nostro compito evolutivo nella storia dell’umanità e della post-umanità”.

Noi siamo Quelli che hanno Resistito. “È l’esito della ‘Pandemenza’ in sostanza che, nonostante tutto, ha avuto un esito positivo: ha scosso la società e, così facendo, l’ha scissa in ‘Homo Sapiens Sapiens’ e ‘Homo Sapiens Sapiens Sapiens’.

Certamente milioni di resistenti e non sierizzati appartengono ad un genere umano più evoluto, poiché è stato capace di conservare e accrescere il proprio senso critico, ossia la piena consapevolezza del valore di sé stessi.

Le élite non hanno considerato che in questo processo hanno accelerato la selezione di una nuova specie. Hanno favorito in alcuni soggetti particolarmente predisposti quella capacità di critica, autocritica, quella dimensione evolutiva, che non ci rende i più governabili. Noi siamo quelli che hanno resistito.

Non sentitevi soli perché siamo più di quanti possiate immaginare“.

(A.Meluzzi- mag24.es/2022/06/02/amici-non-disperatevi-il-bello-deve-ancora-arrivare-alessandro-meluzzi-e-la-profezia-sul-futuro-di-chi-rifiuta-di-obbedire-ai-padroni-del-mondo/).

 

 

 

 

L’Arabia Saudita non ci sta alle

Pressioni Usa di schierarsi contro la Russia.

Conoscenzealconfine.it-( 6 Giugno 2022)-Redazione-ci dice:

Il tentativo di Biden di convincere l’Arabia Saudita a unirsi alle sanzioni contro la Russia o a imporre altre restrizioni, insieme alla richiesta di aumentare la produzione di petrolio, è destinato a fallire in anticipo.

“In cambio di un dubbio successo, Biden riceverà un danno reputazionale quasi garantito. Questo treno non aveva affatto bisogno di essere pianificato”, afferma l’editorialista Dalia Dassah Kay.

A suo avviso, nulla può costringere l’Arabia Saudita a interrompere le relazioni con la Russia a scapito dei suoi interessi e la situazione economica non è favorevole a questo. L’osservatore ritiene che i paesi del Medio Oriente non imporranno sanzioni alla Russia a causa della situazione in Ucraina.

In precedenza, il presidente degli Stati Uniti Joe Biden aveva posticipato il suo viaggio in Arabia Saudita e Israele da fine giugno a luglio.

(t.me/robertonuzzocanale)-( m.gazeta.ru/politics/news/2022/06/05/17872244.shtml).

 

 

 

 

 

Commissione Parlamentare d’Inchiesta

 su Vaccini Covid: di cosa hanno

Paura i Media Mainstream?

 

Conoscenzealconfine.it-( 6 Giugno 2022)- Francesco Santoianni-ci dice:

 

Saltano i nervi ai media mainstream davanti alla proposta di una Commissione parlamentare d’inchiesta su vaccini anti Covid 19.

Sbracato, ad esempio, l’Huffington post che illustra la conferenza di Alternativa che presenta la proposta di Commissione, come “il gran galà di no vax, no pass, filoputiniani anti-vaccinisti e cospirazionisti vari“.

Ma perché tanta fibrillazione? Perché c’è la possibilità che questa Commissione – davanti all’evidente fallimento della gestione dell’emergenza Covid e la quarta dose di vaccino paventata per l’autunno – non finisca come la fantomatica Commissione parlamentare d’inchiesta sul coronavirus che pure avrebbe dovuto indagare SOLO su quanto avvenuto prima del 30 gennaio 2020.

Una commissione parlamentare di inchiesta sui vaccini anti Covid, invece, avendo gli stessi poteri dell’autorità giudiziaria potrebbe far luce non, come quella abortita e dimenticata, su ipotesi destinate a restare tali, come la storia del famigerato laboratorio P4 di Wuhan, bensì su uno scandalo che gli italiani hanno pagato sulla loro pelle.

Basti pensare alle giravolte, nel febbraio 2021, sul vaccino Astrazeneca (definitivamente ritirato nell’estate senza nessuna spiegazione ufficiale); alle fraudolente dichiarazioni ufficiali sui vaccini (dapprima presentati come profilassi per le sole categorie e rischio e poi imposti a tutti con il green pass), alla inesistenza di un servizio di farmacovigilanza attiva sulle vaccinazioni…

Ma occupiamoci della proposta della Commissione parlamentare di inchiesta che, come dichiarato da Francesco Sapia, deputato di Alternativa, dovrà “ricercare le cause e le responsabilità, ai vari livelli, degli errori relativi alla vaccinazione anti Covid e fare luce sulle reazioni avverse e sul rapporto rischi/benefici dei vaccini nelle varie fasi della pandemia, nonché sull’eventuale presenza di condizionamenti nella gestione dell’emergenza sanitaria e sulle modalità di approvvigionamento delle partite vaccinali.”

Una richiesta supportata anche dalle tante relazioni presentate nella conferenza. Una per tutte, quella del prof. Giovanni Frajese – endocrinologo e docente all’Università di Roma “Foro italico” – sulla inefficacia e pericolosità dei vaccini anti Covid, documentata anche da recenti studi pubblicati su “Nature” e “The Lancet”.

(Francesco Santoianni- lantidiplomatico.it/dettnews-commissione_parlamentare_dinchiesta_su_vaccini_covid_di_cosa_hanno_paura_i_media_mainstream/6119_46392/).

 

 

 

 

Servizi segreti della Repubblica,

o ufficio stampa di Draghi?

Visionetv.it-(11 Giugno 2022)-Debora Billi- ci dice :

 

Molto si parla del report dei servizi segreti all’origine di quell’ignominioso articolo del Corriere. All’origine in teoria, perché leggendo quelle pagine si scopre che le persone accusate dal quotidiano di via Solferino -con tanto di foto segnaletiche in prima pagina-  non sono neppure presenti. Oggi il giornale tenta di salvarsi in corner sostenendo che esistono altri dossier, che quei nomi sono comunque “attenzionati” da tempo, ma in molti resta il dubbio che siano stati inseriti nell’articolo inventandoli di sana pianta oppure -peggio mi sento- qualcuno li abbia passati sottobanco. Un qualcuno che magari appartiene sì a servizi segreti, ma sotto altre bandiere.

Fatto sta che il report è stato de-secretato, e tra le infinite osservazioni possibili su cotanta sfilza di assurdità ce n’è una che proprio salta agli occhi: come ha (giustamente, per una volta) sottolineato anche Floris, più che un documento di intelligence sembra una rassegna stampa.

 

Ogni personaggio di spicco ha un proprio ufficio stampa, che tra le altre cose si incarica di compilare una rassegna giornaliera riportando tutte le citazioni relative al personaggio in questione. E riportando, ovviamente, anche le citazioni negative: è giusto che il personaggio sappia chi lo critica o chi lo attacca, per poter rispondere nel merito e potersi difendere. E’ una normalissima prassi di lavoro, dai presidenti alle star del cinema.

Quel report è compilato allo stesso modo.

Una lunga lista di critiche all’operato di Mario Draghi, con tanto di nomi e cognomi dei responsabili scritti in maiuscolo.

Ma la differenza, enorme, è che gli autori non sono gli addetti stampa personali del Presidente: sono i servizi segreti della Repubblica.

Ovvero l’istituzione dedicata a proteggere lo Stato da chiunque, interno o esterno, ne minacci l’esistenza.

Questi uomini considerati estremamente competenti e capaci, la creme de la creme come suol dirsi, anziché dedicarsi all’analisi delle minacce verso la Repubblica Italiana sono stati messi a tavolino a fare il lavoro di un addetto stampa di terzo livello.

 A ravanare sul web e sui canali social per riportare certosinamente chi ha osato criticare (e anche molto all’acqua di rose, tipo “è troppo atlantista”) il Presidente del Consiglio.

Ma tra i circa 25 addetti a comunicazione e stampa di Palazzo Chigi non c’era nessuno che potesse assumersi il gravoso incarico? Hanno altro da fare?

Servirsi dei servizi in questo modo è davvero scandaloso. L’istituzione non può essere messa agli ordini del Presidente, del caro leader o del caudillo del momento come accade nelle repubbliche delle banane.

Gli uomini dell’intelligence non sono galoppini di quart’ordine che possono passare il tempo a leggersi Facebook onde riportare le critiche al regime ad opera di Fragolina86. Anche perché, poi, quale sarà la conseguenza di tale attività? Andare ad arrestare Fragolina86 perché ha scritto che Draghi è atlantista?

Qualcuno fermi questa deriva, prima che sia troppo tardi e la tempesta ci travolga tutti.

(DEBORA BILLI).

 

 

 

Ursula, pagali tu! Dieci Stati si ribellano

ai mega acquisti UE di vaccini Covid.

Visionetv.it-Giulia Burgazzi- (10 Giugno 2022)- ci dice :   

 

Dieci Stati UE si ribellano energicamente. Ursula, pagali tu i vaccini Covid! Stanno venendo al pettine i nodi delle folli decisioni prese dalla Commissione Europea guidata da Ursula von del Leyen. Sono così riassumibili:

ha acquistato a nome degli Stati membri 3 miliardi e rotti di dosi e ne ha prenotato un altro miliardo e rotto. Totale: 4,2 miliardi di dosi per 447 milioni di abitanti.

Ora si buttano, perché nessuno si vaccina più e i Paesi cosiddetti poveri non le vogliono neanche in regalo.

Il prezzo pagato dagli Stati UE è segreto, ma si stima che una dose di Pzifer costi  19,5 euro  e 25,5 euro per dose di Moderna.

La dura presa di posizione dei dieci Stati UE, certo un filino tardiva ma purtuttavia dirompente, è riportata da Euractiv, una testata specializzata in fatti relativi all’Unione Europea che descrive se stessa come indipendente ed ispirata innanzitutto a valori filo-europei.

 E dunque, anche se il contenuto dell’articolo è esplosivo, non deve stupire il titolo alquanto dimesso. In italiano suona come “Dieci Stati UE chiedono più flessibilità nei contratti per i vaccini”. Altro che la sola flessibilità!

A quanto riporta Euractiv, Bulgaria, Croazia, Estonia, Ungheria, Lettonia, Lituania, Polonia, Romania, Slovacchia e Slovenia hanno espresso le loro richieste in una lettera indirizzata al commissario europeo alla Salute, Stella Kyriakides.

 Euractiv afferma di averla vista e ne riporta alcuni stralci.

I dieci evidenziano un “significativo surplus” di vaccini.

 Traduzione: si sono accorti che 4,2 miliardi di dosi per 477 milioni di abitanti sono un filino esagerati.

Un passo della lettera è interessante. Dice, in traduzione:

 “Dobbiamo riconoscere che i contratti negoziati dalla Commissione Europea si basavano sull’impossibilità di prevedere, allora, l’evoluzione della pandemia”.

Questo sembra suggerire – nella lettera non è scritto – che la Commissione Europea si sia tenuta consapevolmente abbondante nello spendere i soldi degli Stati membri in dosi di vaccino anti Covid e che davvero abbia pensato a dieci dosi a testa. E allora perché all’inizio parlavano sempre e solo di due dosi?

Ma transeat, come dicevano gli antichi. Vediamo il resto. I dieci firmatari della lettera al commissario alla Salute constatano “l’onere eccessivo sui bilanci statali” rappresentato dai vaccini, la consegna di “quantitativi non necessari” e il fatto che essi sono prossimi alla scadenza.

Dunque essi considerano “indispensabile” modificare i termini dei contratti UE per l’acquisto dei vaccini.

 La lettera non considera il fatto che le case farmaceutiche difficilmente rinunceranno ai guadagni che discendono dai contratti firmati.

Constata tuttavia che, in assenza della revisione, si verificherebbero una cattiva gestione di denaro e una perdita di fiducia da parte dei cittadini.

La lettera chiede di ridurre le dosi di vaccini consegnati, così da venire incontro alla necessità effettive degli Stati; di chiudere i contratti di acquisto, se la situazione epidemiologica lo richiede; di rinegoziarli non solo in termini commerciali (traduzione: abbassare i prezzi pattuiti) ma anche in termini biomedici, dal momento che il virus continua a mutare e il vaccino dev’essere adatto alle nuove varianti.

E qui c’è un particolare interessante che Euractive non cita, ma che compare invece sull’articolo di Politico, un’altra testata specializzata in vicende UE. Secondo Politico, a proposito di vaccini aggiornati per i dieci firmatari non sono sufficienti gli sforzi finora effettuati dalla Commissione Europea, che  si è accordata con Pfizer per rimandare all’autunno la consegna di dosi prevista per questi mesi suggerendo nel relativo comunicato stampa (pur senza affermarlo) che si tratterà di vaccini adatti alle varianti. Infine, tornando al resoconto di Euractiv, i dieci Stati chiedono che le dosi di prossima consegna abbiano una durata minima garantita (traduzione: sono arrivati vaccini troppo prossimi alla scadenza) e che l’UE riacquisti i vaccini dagli Stati membri.

Traduzione: se proprio bisogna staccare inutilmente assegni alle case farmaceutiche, l’UE lo faccia con i suoi soldi e non con quelli degli Stati.

Fra i dieci firmatari della lettera non compare l’Italia.

 Si possono fare solo supposizioni sul modo in cui intende utilizzare i 350 milioni di dosi ordinati fino allo scorso ottobre per 60 milioni scarsi di abitanti. La sua mancata adesione all’iniziativa suggerisce che non le interessa ridarli indietro all’UE. Intende dunque pagarli tutti con i nostri soldi.(Speranza non vuole rinunciare !Ndr.).

(GIULIA BURGAZZI).

 

 

 

I malori da vaccino anti-Covid 19: uno studio

di Tel Aviv svela il segreto di Pulcinella.

Visionetv.it- Martina Giuntoli- (9 Giugno 2022 )- ci dice :

In un articolo apparso su Ansa oggi si parla di Israele e di uno studio pubblicato recentemente a Tel Aviv.

 Ironia della sorte, proprio la stessa Israele che fino a qualche tempo fa era per TV e carta stampata l’esempio magistrale da seguire, il primo paese ad aver iniettato le seconde e le terze dosi, oggi invece balza alle cronache per confutare l’immacolata bontà dei sieri.

Nel paper si rileva e si studia una corrispondenza numerica tra la somministrazione dei vaccini anti Covid 19 e l’aumento dei malori di natura cardiovascolare in un preciso periodo di tempo. I dati sono stati raccolti e poi elaborati in modo molto semplice ed intuitivo, ovvero confrontando il numero di accessi al Pronto Soccorso dei giovani tra i 16 ed i 39 anni tra gennaio e maggio 2021, con il numero degli accessi effettuati in altri periodi, sia prima della pandemia, sia prima della disponibilità dei vaccini.

Un approccio quindi del tutto empirico, lontano da trial clinici e da sterili discussioni condotte solo su base teorica.

Sono gli stessi autori, Christopher Sun, Eli Jaffe e Retsef Levi che nello scritto dichiarano di aver voluto percorrere una strada diversa da quella dei colleghi riconoscendo che mentre é difficile dimostrare una correlazione univoca tra vaccino anti Covid 19 e miocardite, ad esempio, il numero degli accessi al pronto soccorso non é discutibile, é su base numerica precisa e le cause dell’accesso stesso sono altrettanto precise.

Inoltre sempre gli autori ritengono che in fase di sorveglianza passiva, quando sono i pazienti a dover segnalare gli eventuali effetti avversi, i dati derivanti da tale procedura spesso si rivelano non essere molto affidabili, perché l’utenza senza il supporto di un professionista può non riferire sintomi o soprattutto ipotizzare correlazioni. Il metodo utilizzato in questo articolo, come sottolineato dagli scienziati, per la prima volta invece riesce a bypassare anche questo ostacolo.

D’altra parte non é forse questa l’intima natura della scienza? L’evidenza empirica del metodo galileiano non può contrastare l’ipotesi se l’ipotesi é corretta.

E va da sé che se l’ipotesi non é corretta, l’evidenza empirica darà conto dell’errore, come accaduto in questo caso per i vaccini e la loro correlazione con i malori.

Invece, siamo stati indifesi testimoni di una lunga lista di persone colpite da malesseri improvvisi, prima tra gli sportivi, poi tra i VIPS, poi tra la gente comune, in maniera sempre più frequente e capillare, fino a raggiungere la cronaca locale con una certa regolarità e causare strazio e senso di impotenza per la giovane età delle vittime. Una strage silenziosa i cui veri numeri forse non sarà mai dato conoscere con esattezza.

Ma mentre gli scienziati più lungimiranti, insieme a noi cattivissimi scettici del siero, lo andavamo dicendo da molto tempo, la virologia da salotto ha continuato con la spinta vaccinale senza se e senza ma molto a lungo.

O almeno lo ha fatto indisturbata fino ad oggi, giornata storica in cui il concetto di correlazione appare finalmente sul mainstream e pone (forse) fine alla questione. Lo ha scritto la scienza ufficiale, lo riporta un sito ufficiale, la partita dovrebbe almeno in teoria essere chiusa.

Nel panorama italiano tuttavia, mentre la contro informazione (inascoltata) si batteva per far conoscere al pubblico l’esistenza (negata) di effetti collaterali anche gravi, ci sono state aziende molto avvedute che hanno ipotizzato (o saputo) fin da subito che potessero verificarsi effetti avversi post vaccinazione ed hanno offerto al loro personale una polizza assicurativa a copertura delle reazioni avverse, nonché un indennizzo giornaliero per eventuale ricovero dovuto a tali effetti. E parliamo del maggio e giugno  2021, un anno fa esatto.

La compagnia assicurativa che si é unita al progetto della COOP per tutelare quello sfortunatissimo uno su un milione é Unisalute, la divisione per la salute del gruppo UnipolSai, azienda già nota alle cronache per aver proposto per prima un piano assicurativo in caso di eventi avversi. Inutile dirlo, ci avevano visto parecchio lungo, proponendo una diaria per la terapia intensiva, per i ricoveri, per il trasporto sanitario (anche tra strutture) e per invalidità persino se permanente.

Probabilmente avranno fatto bene i loro conti, visto che sono state proprio le compagnie assicurative tra le prime a dare un’idea piuttosto precisa del numero di soggetti danneggiati causa richiesta di indennizzo. Il fenomeno, che non ha riguardato solo l’Europa ovviamente, in USA ha raggiunto un livello così preoccupante che le compagnie assicurative si sono allarmate e non poco per il numero in crescita di domande di pagamento.

Per certi versi,  la vicenda in sé ricorda molto quella di Pulcinella: c’é un segreto, gli eventi avversi, che si manifesta, di cui tutti (o quasi) sanno, ma di cui nessuno deve parlare. E così é andata avanti per diverso tempo fino ad oggi.

Poi che dipenda dalle aumentate richieste di indennizzo, o dal crescente numero degli accessi al pronto soccorso dello studio di Tel Aviv, anche Pulcinella questa volta é stato forzatamente messo davanti alle evidenze dei fatti, ed il suo (già noto) segreto rivelato.

Senza possibilità di replica. Per ora.

(Ma gli assassini al comando  … cosa faranno ?).

(MARTINA GIUNTOLI).

 

 

 

Armi USA a Kiev cominciano a scarseggiare:

devono essere gli “alleati” ad adeguarsi?

Visionetv.it- Antonio Albanese-( 10 Giugno 2022) -    ci dice :                                                

 

Doveva essere una guerra lampo, ma Putin non si aspettava una cosi strenua resistenza: dopo più di 100giorni di conflitto Putin ha fallito il suo obbiettivo.

In verità l’ intento di Putin di chiudere la partita, con un’operazione di pochi giorni è sempre stata solo un’idea in testa ai giornalisti occidentali,: mai nessun rappresentante della Federazione ha mai esternato propositi al riguardo, anzi, è vero forse il contrario. Lo scopo dell’armata russa potrebbe essere , il condizionale è d’obbligo e molte testate dovrebbero imparare ad usarlo più spesso, proprio basato su un lento logorio delle risorse nemiche.

A questo punto sorge il dubbio che quello della guerra lampo fosse più un auspicio occidentale, visto la piega che sta prendendo la situazione: sembra infatti che le scorte USA di alcuni modelli di armi fornite all’Ucraina stiano per terminare.

Secondo Bloomberg il Pentagono potrebbe trovarsi in difficoltà in merito ai nuovi approvvigionamenti di missili antiaereo “Stinger” e anticarro “Javelin”, di cui sono state già consumate oltre un terzo delle scorte americane.

Entro pochi mesi, gli Usa potrebbero quindi vedersi costretti a bloccare l’invio di armi a Kiev, a meno che non vogliano vedersi azzerate le loro forniture.

A tal proposito sono stati stanziati 40 miliardi di dollari, spese già approvate dal Congresso il mese scorso, ma le interruzioni dovute alla pandemia, la mancanza di chip e di lavoratori specializzati, renderebbero il meccanismo  di rifornimento più complicato.

Analizzare l’articolo di Bloomberg è molto interessante per capire il punto di vista degli americani quando viene presa in considerazione la possibile minaccia di un conflitto a Taiwan e di un’implicazione diretta o indiretta degli USA.

Gli Stati Uniti, quindi, secondo l’autore dell’articolo, dopo essersi impegnati ad alimentare il conflitto, chiudendo ogni possibile negoziato, a questo punto dovrebbero fare pressione, in modo che gli alleati NATO si impegnino a fornire ancora più armi per compensare le carenze degli States.

All’ amministrazione Biden non è bastata la figuraccia dell’Afganistan: ancora una volta noi “alleati”, per gli Stati Uniti  è scontato e indiscutibile, seguendo, servili e passivi, la strada tracciata da Washington, pagheremo perchè l’economia americana non affondi.

Questa guerra che non abbiamo scelto di combattere ci è già costata un aumento di spese militari pari al 2 percento del Pil oltre alle incalcolabili conseguenze dei rincari dovuti alle sanzioni alla Russia.

Si è sempre biasimata la posizione prona dell’Europa, diventata praticamente colonia economica degli USA, questo è evidente fin dalla nascita dell’Unione Europea e, nel caso dell’Italia, questo era vero anche prima , ma quando la smetteremo di accettare di essere gli ospiti di un parassita che ci sta avvelenando il sangue? (Mai, ndr.)

(ANTONIO ALBANESE).

 

 

 

 

«I politici non dovrebbero aver

paura del potere del popolo».

Swiss.ch- Andrea Gross- Urss Geiser- (02 giugno 2016)- ci dicono:

 Per 20 anni Andreas Gross ha rappresentato la Svizzera al Consiglio d'Europa, promuovendo la democrazia e i diritti umani.

Andreas Gross è un noto esperto di democrazia diretta. Ed è forse l’unico cittadino svizzero ad aver accumulato esperienze come attivista di un’organizzazione che ha lanciato un’iniziativa popolare, promotore di campagne politiche, parlamentare a livello locale, nazionale ed europeo, ricercatore e autore di opere sul tema dei diritti popolari.

Avendo dedicato buona parte della sua vita professionale a questioni legate alla democrazia partecipativa, il 63enne politologo e politico può vantare un’ampia collezione di saggi, interviste e analisi realizzate in quarant’anni di attività, tra cui un discorso tenuto davanti all’Assemblea generale delle Nazioni Unite a New York.

 

La pubblicazione del suo libro Die unvollendete Direkte Demokratie  (La democrazia diretta incompiuta) è l’occasione per swissinfo.ch di chiedergli di stilare un breve elenco di quello che bisognerebbe fare ed evitare in relazione alla democrazia diretta.

Il libro  Die unvollendete Direkte Demokratie (La democrazia diretta incompiuta), pubblicato in tedesco, è una raccolta di saggi scritti da Gross negli ultimi 30 anni.

Il volume di 390 pagine comprende analisi storiche, paragoni internazionali e un repertorio annuale delle decisioni prese in Svizzera sulla base della democrazia diretta, nonché varie interviste e il discorso di Gross davanti all’Assemblea generale delle Nazioni Unite a New York.

Andreas Gross  ama paragonare il sistema della democrazia diretta a un puzzle. A volte ne parla come di un’opera d’arte totale. La cosa affascinante ma difficile, dice, è che i tasselli del puzzle sono fluidi e quindi è impossibile ottenere un sistema stabile e perfetto di democrazia diretta.

Cercando di individuare gli elementi chiave della democrazia di tipo svizzero da cui altri paesi potrebbero trarre insegnamento, Gross indica tre cose:

Risorse…

«Prima di tutto i politici non dovrebbero aver paura di condividere il potere con la gente perché non c’è questione importante che non possa essere capita dai cittadini. Ognuno può imparare e l’apprendimento collettivo è uno dei prodotti collaterali più importanti della democrazia diretta».

«Anche il potere politico deve essere suddiviso tra i vari livelli di uno stato federalista europeo: livello nazionale, regionale e locale.

 In Svizzera questo significa che sulle tasse possono decidere i cittadini e non il governo centrale.

Per molte persone in Europa questo è assai lontano dalla loro realtà. Ma l’Unione europea farebbe bene a introdurre un maggior numero di elementi di democrazia diretta».

«L’esperienza svizzera mostra che i cittadini moderni apprezzano gli strumenti di democrazia diretta – il diritto di proporre idee su quasi tutti i temi in ogni momento e cambiare così la costituzione o cancellare una legge. Questa è la seconda lezione o incoraggiamento».

«Ho parlato di partecipazione cittadina con persone di 65 diversi paesi nel mondo e in 40 anni ho preso parte probabilmente a oltre 1100 dibattiti pubblici sull’argomento. Non ho mai incontrato nessuno a cui non piacesse l’idea di proporre dei temi politici».

«Se i cittadini usino in maniera intelligente i loro diritti democratici, non spetta a noi giudicarlo. Si possono avere opinioni divergenti sulla saggezza di una decisione o di una proposta dei cittadini, ma in uno Stato democratico è fondamentale offrire loro la possibilità di esprimersi».

«Punto tre: gli strumenti di partecipazione politica devono essere facilmente accessibili ai cittadini. Il disegno delle norme che la regolano è determinante per la qualità della democrazia diretta. L’ostacolo da superare per poter ottenere un voto a livello nazionale deve essere basso.

 In Svizzera serve solo il 2% dei cittadini eleggibili  per proporre una modifica costituzionale e circa l’1% per mettere in discussione una decisione del parlamento».

Altri sviluppi.

Quanto è neutrale davvero la Svizzera?

Anche la Svizzera si è allontanata dal concetto tradizionale di neutralità per avvicinarsi alla comunità internazionale.

«Inoltre i promotori di una campagna devono avere tutto il tempo per raccogliere le firme – in Svizzera rispettivamente 18 mesi e 100 giorni. In altri paesi le scadenze sono molto più corte, talvolta è questione di settimane tra la raccolta di firme e il voto».

«I promotori di campagne devono anche essere liberi di scegliere lo spazio pubblico dove si rivolgono ai cittadini. Nessuno dovrebbe recarsi in una stazione di polizia per firmare un’iniziativa».

 Andreas Gross ha fatto uso della democrazia diretta, partecipando tra l'altro al lancio dell'iniziativa popolare che chiedeva di sopprimere l'esercito svizzero.

«Infine il dibattito pubblico è l’anima della democrazia diretta e l’affluenza alle urne non deve essere decisiva per determinare la validità o meno di un voto (come accade per esempio in Italia). In termini calcistici, un sistema basato sul quorum è come se si accreditasse un gol a una squadra il cui giocatore ha commesso un fallo grave, invece di espellere il giocatore».

Gross è stato un appassionato di calcio e un tifoso dell’FC Basilea, la squadra della città della Svizzera settentrionale dov’è cresciuto. Ma mettendo da parte la metafora sportiva – per chi non si interessa allo sport non serve necessariamente a far chiarezza – pone l’attenzione su tre punti deboli della democrazia diretta in Svizzera.

«A differenza della California o della Germania, la Svizzera non ha una corte costituzionale che vegli su iniziative non compatibili con i diritti umani fondamentali. Una simile istituzione servirebbe per prevenire decisioni che discriminano le minoranze e possono condurre a una tirannia della maggioranza».

«Tutti hanno diritti fondamentali. Su questi diritti non bisognerebbe mai votare. Alcuni gruppi di persone – anche i criminali – devono essere protetti dalla legge. Alcune recenti iniziative che sono state approvate in Svizzera violano i diritti fondamentali. La proposta di espellere automaticamente gli stranieri criminali o l’iniziativa per l’internamento a vita di autori di reati a sfondo sessuale , a cui è negata una seconda possibilità, o l’iniziativa per vietare ai pedofili condannati di lavorare con i bambini sono casi di questo tipo.

La neutralità svizzera, una nozione a geometria variabile.

Questo contenuto è stato pubblicato il 03 giu 2022.

 La neutralità non è monolitica ma varia in funzione dell'epoca e delle circostanze. Analisi dello storico Christophe Farquet.

«Avvertenza numero due: la democrazia necessità di regole che rendano trasparenti i finanziamenti destinati alle campagne politiche e ai partiti, perché il denaro è un rischio che può minare il sistema. Nonostante le ripetute critiche del Consiglio d’Europa, la Svizzera è l’unico paese europeo senza una legge che definisca i limiti del finanziamento della politica».

«Questo è tanto più grave perché molti paesi devono affrontare la questione dei finanziamenti solo ogni quattro anni, in vista delle elezioni, mentre gli svizzeri vanno alle urne quattro volte l’anno per votare su un ampio spettro di questioni. La ragione per cui il governo e il parlamento si rifiutano di elaborare norme in quest’ambito è il concetto molto ampio di privacy che vige in Svizzera».

«Poiché non ci sono regole sulla trasparenza in Svizzera è difficile dire che impatto abbia il denaro sulle singole campagne. Il denaro non è mai il solo fattore e una sconfitta non può essere attribuita alla mancanza di mezzi finanziari, ma non si può negare che sia molto importante».

«Terzo, le democrazie hanno bisogno di partiti politici forti che difendano gli interessi del pubblico, formino il personale politico, organizzino dibattiti e informino i cittadini sulle questioni politiche in gioco».

 

«Malauguratamente i gruppi d’interesse – che siano organizzazioni economiche o gruppi ambientalisti, rappresentano per definizione interessi privati – hanno spesso mezzi finanziari molto maggiori di quelli dei partiti».

«È degno di nota che queste organizzazioni e questi gruppi abbiano una presenza crescente nei media. Spesso dominano lo spazio pubblico, in particolare nella Svizzera tedesca, a spese dei partiti e dei gruppi di cittadini».

 

Andreas Gross è un rinomato esperto di democrazia diretta, un pubblicista e un ricercatore.

Nato nel 1952, ha passato i primi sette anni della sua vita in Giappone prima che la sua famiglia si trasferisse in Svizzera. Ha studiato storia e scienze politiche, ha lavorato come ricercatore, assistente universitario e ricercatore e ha svolto attività politica a livello locale, nazionale e internazionale.

È stato membro del parlamento svizzero tra il 1991 e il 2015 e ha rappresentato la Svizzera al Consiglio d’Europa per 20 anni. Ha guidato il gruppo socialista al Consiglio d’Europa per sei anni.

Gross è stato uno dei principali promotori dell’iniziativa per l’abolizione dell’esercito svizzero, respinta dai votanti nel 1989, e ha partecipato al lancio dell’iniziativa per l’adesione della Svizzera all’Onu, approvata nel 2002.

È stato anche osservatore internazionale in oltre 90 elezioni in Europa.

 

 

 

 

 

 

Comunicare la scienza non è più solo

divulgare: entrano in gioco anche le emozioni.

ilfattoquotidiano.it-Sante Roberto (docente)- (11 giugno 2022)- ci dice :

 

Quando Jonas Salk annunciò, nell’aprile del 1955, di aver sviluppato con successo il vaccino contro la poliomelite, la notizia fu accolta in tutto il mondo con momenti di giubilo collettivo. Campane a festa nelle città, fabbriche ferme e persino processi nei tribunali sospesi per permettere alla gente di ascoltare la notizia alla radio e festeggiare.

“È come se fosse finita la guerra!” scrissero alcuni giornalisti.

Salk non volle brevettare il suo vaccino (“si può forse brevettare il sole?” dichiarò) e fu accolto come un eroe moderno capace di sconfiggere una malattia infettiva che terrorizzava il mondo, in grado di uccidere o paralizzare ogni anno più di mezzo milione di persone.

A settant’anni di distanza, il clima con cui alcune innovazioni scientifiche vengono accolte è invece ben diverso.

Basti pensare a come, talvolta, chi è a forte sostegno dei vaccini o lavora in laboratorio allo studio di nuovi presidi subisca persino minacce di morte e a come il movimento no-vax abbia preso piede, nonostante sia condotto da una minoranza inquieta.

È evidente che la scienza, soprattutto negli ultimi decenni, non sempre è riuscita a far capire le sue ragioni e abbia commesso alcuni passi falsi: prima di Chernobyl, del DDT o di altri episodi simili, lo scienziato veniva creduto sulla parola.

Viveva in una torre d’avorio e il suo verbo era recepito senza repliche dal popolo. Oggi questo meccanismo non è più proponibile: nel ‘contratto’ tra scienza e società si chiede coinvolgimento, bi-direzionalità, comunicazione partecipativa. Si pretende il dialogo.

Per intenderci, anche senza avere competenze, i cittadini vogliono diventare interlocutori consapevoli, chiedono di essere informati e di esercitare il ruolo di cittadinanza attiva.

Oggi la società vuole sapere chi sei e cosa fai, se la tua ricerca produce effetti rischiosi o dannosi, come spendi i soldi pubblici o privati, ma soprattutto vuole essere rassicurata.

Si è venuto quindi a creare un nuovo rapporto tra scienza e società.

In questo contesto agli scienziati vengono chieste alcune importanti competenze e la comunicazione della scienza non è più semplice divulgazione.

 È bensì un processo in cui diversi soggetti producono conoscenze, messaggi e atteggiamenti da sottoporre a tutti i non addetti ai lavori con l’intento di costruire un clima di reciproca conoscenza e fiducia.

Fino a poco tempo fa il tipo di comunicazione che gli scienziati erano abituati a fare era molto lontano da quello adatto a ‘parlare’ al resto della società.

 Di norma quella scientifica è una comunicazione fredda, neutra, senza emozioni, provvisoria, chiamata a revisioni, verifica fonti, tempi lunghi, nonché articolata da un’esposizione semplice e impersonale, un linguaggio specializzato, conciso e senza divagazioni.

La narrazione nella società moderna, invece, è diventata ricca di metafore, ha tempi rapidi e deve suscitare emozioni. In pratica, è l’esatto opposto.

Negli ultimi trent’anni, la salute ha acquisito un ruolo centrale e di grande visibilità in molti flussi comunicativi. Il concetto stesso di salute è cambiato, in quanto oggi è inteso a più ampio spettro come uno stato di benessere fisico, sociale e mentale, mentre la sua comunicazione è ormai di pubblica utilità e rientra tra i grandi temi sociali.

Di conseguenza comunicare riguardo argomenti di sanità pubblica significa modificare il senso delle nostre vite e delle nostre relazioni, il modo con cui viviamo e ci relazioniamo con gli altri. Significa maneggiare uno strumento utile a far nascere idee, rappresentazioni, opinioni necessarie a interagire con la produzione culturale di un’intera società.

“Ecco il teletrasporto di informazioni”, lo studio su Nature che ci avvicina a una rete internet per il futuro più sicura.

In questi anni di ‘infodemia’, si è capito quanto sia importante la divulgazione scientifica quale strumento attraverso il quale si interpretano i risultati della scienza e li si rendono fruibili a tutti. Trasformando cioè la crudezza dei metodi, dei numeri e delle formule in una narrazione più agevole, più facile da maneggiare e da far capire ai cittadini, così come alle istituzioni e agli uomini politici.

 In modo da far sì che, proprio come ai tempi di Salk, le più importanti scoperte per la salute pubblica vengano capite, accettate e, perché no, anche festeggiate.

 

 

 

Biden: "Zelensky non mi credette sull'invasione".

Kiev: "Non è vero, chiedemmo sanzioni preventive."

Rainews.it- Redazione- (11 giugno 2022)- ci dice :

 

Il botta e risposta tra il presidente Usa e il presidente dell'Ucraina.

Zelensky "non ha voluto ascoltare" gli avvertimenti americani su una possibile invasione della Russia.

Ma "noi avevamo informazioni e dati" che sostenevano l'allarme. Joe biden racconta la sua fatica personale a far accettare un messaggio duro come quello di una possibile guerra, uno scenario ritenuto da molti inimmaginabile fino al 24 febbraio scorso.

"Nulla di simile è mai avvenuto dai tempi della Seconda guerra mondiale. Lo so che molti pensavano che stessi esagerando", dice il presidente Usa davanti a una platea di finanziatori democratici. Le informazioni dell'Intelligence, aggiunge, "non lasciavano però adito a dubbi" sul fatto che Vladimir Putin volesse superare il confine ed entrare in Ucraina: "Zelensky non ha voluto sentire".

Ma Kiev prende le distanze dalla ricostruzione del presidente americano e rinvia al mittente, con un botta e risposta a distanza, ricordando che lo stesso Zelensky chiese ai partener occidentali sanzioni preventive contro Mosca prima dell'aggressione.

Sanzioni che non sono arrivate perché "I nostri partner non vollero sentirci", spiega il portavoce presidenziale Sergei Nikiforov usando la stessa espressione di Biden. Con la guerra entrata ormai nel quarto mese - e senza una fine all'orizzonte - la tensione è alta e i nervi sempre più tesi.

A Zelensky che si batte a fianco del suo popolo e che è riuscito a ispirare milioni di persone nel mondo, si contrappone un Biden in difficoltà che non riesce ad ampliare il fronte anti-Mosca.

I tentativi Usa di convincere Brasile, Israele, India e Sudafrica a scaricare Putin e schierarsi con l'occidente non hanno finora avuto successo.

Tutti e quattro i paesi sono per motivi diversi legati alla Russia e preferiscono mantenere uno status di neutralità. La loro resistenza spinge Biden a guardare ai paesi del Golfo arabo e a giocarsi la carta dell'Arabia Saudita, dove dovrebbe volare alla fine del mese e incontrare il principe alla corona Mohammed bin Salman, identificato come uno dei responsabili per la morte del giornalista Jamal Kashoggi. Una visita che, anche se ancora non confermata, costerà a Biden una valanga di critiche.

Il presidente avrebbe la necessità di allargare il fronte contro la Russia e di far scendere il prezzo del petrolio che, negli Stati Uniti, ha toccato il nuovo record di cinque dollari al gallone (pari a 3,8 litri).

E Ryad in tutte e due i temi può giocare un ruolo importante, considerati anche i rapporti fra Putin e Bin Salman. Anche a fronte di un possibile nuovo formato internazionale cui starebbe lavorando Mosca: una sorta di "G8" dei paesi che non hanno aderito alle sanzioni.

Come ha annunciato il presidente della Duma, Vyacheslav Volodin, avanzando l'ipotesi di un nuovo gruppo con Cina, India, Indonesia, Brasile, Messico, Iran e Turchia "superiore del 24,4% al vecchio gruppo in termini di Pil pro capite".

 

 

 

«L’Ue deve ascoltare i cittadini

 e lavorare a un compromesso».

Ilmanifesto.it- Redazione- Alberto Bradanini-Rossella Guadagnini-( 10-5-2022)- ci dicono :

 

CRISI UCRAINA. Parla Alberto Bradanini, ex console generale a Hong Kong e ambasciatore in Iran e Cina.

«L’Ue deve ascoltare i cittadini e lavorare a un compromesso»

L’Europa pagherà, con gli ucraini, il costo della guerra. Ne è convinto Alberto Bradanini, ex console generale d’Italia a Hong Kong, ambasciatore in Iran e in Cina fino al 2015. Ma il conflitto tra Russia e Ucraina potrebbe offrire, secondo il diplomatico, l’occasione di introdurre forme innovative di democrazia.

Nel caso dello scontro russo-ucraino che significa la parola vittoria?

Per Mosca significa acquisizione formale della Crimea e distacco del Donbass da Kiev, demilitarizzazione e ‘denazificazione’ dell’Ucraina. Per l’Ucraina immagino che per vittoria s’intenda la poco probabile sconfitta dell’esercito russo.

 Anche per l’Unione europea questa parola ha un significato simile: l’immobilismo propositivo per mettere fine al conflitto si spiega solo con la sottomissione all’alleato americano.

Diverso il caso di Washington, che mira a una guerra prolungata, al dissanguamento russo nel pantano ucraino, incurante di ulteriori distruzioni e perdite umane.

Come intervenire in questa situazione?

Mancando un’autonoma strategia, sarebbe auspicabile che le decisioni dell’Ue riflettessero i sentimenti del popolo europeo, per conoscere i quali la tragedia ucraina fornisce un’occasione straordinaria.

Si potrebbero introdurre, ad esempio, forme innovative di democrazia, interrogando sul conflitto i cittadini, tramite un referendum con quesiti chiari e quota dei votanti con  validità bassa!

 I governi europei dovrebbero lavorare a un compromesso, perché è così che finiscono le guerre. Si eviterebbero altri guai per il popolo ucraino e le economie europee, oltre a una pericolosissima escalation nucleare. Attraverso la Nato, gli Usa tengono l’Europa sotto vigilanza, sterilizzandone ogni anelito verso la sovranità, semmai ve ne fossero le condizioni endogene.

Una piena sovranità europea non è raggiungibile?

Un fattore fondamentale che impedisce il recupero dell’indipendenza, come osservava un tempo Macchiavelli, è la presenza di soldati stranieri sul suolo patrio. Soldati e armamenti Usa in molti paesi europei fanno dell’Ue una costola afona dell’impero atlantico. Non è un caso che a pagare il costo di questa guerra, a parte gli ucraini, siano le nazioni europee.

Mancano le “forze di interposizione” secondo alcuni: è così?

Prima di porsi questo quesito, occorre far cessare il fuoco. Si dovrebbe investire su una diversa nozione di sicurezza, collettiva e indivisibile, abbandonando un’astratta etica dei principi a favore dell’etica della realtà, foriera di equilibrio tra grandi potenze, riduzione del danno e logica dell’accordo.

L’Onu che fine ha fatto?

Le Nazioni unite sono in grado di fare la differenza solo se le nazioni rappresentate sono unite. Il Consiglio di Sicurezza – unico organismo Onu dotato di autorità cogente – diventa operativo quando le grandi potenze esprimono interessi e obiettivi convergenti, ossia quasi mai. Si pensi alle Risoluzioni sulla Palestina, inapplicate per via del sostegno Usa a Israele.

E la Cina che posizione occupa?

Pur non concordando sull’invasione dell’Ucraina, ritiene che la genesi del conflitto vada attribuita all’espansionismo della Nato verso Est e alle strategie Usa di destrutturazione della Russia e indebolimento di Pechino, la cui saldatura coi russi dev’essere impedita.

 Per la Cina, Washington mira a una guerra ‘per procura’ anche in Estremo Oriente, combattuta fino all’ultimo taiwanese. Nel conflitto la Cina si trova in imbarazzo, condividendo forti interessi sia con Mosca che con l’Occidente. Dalla Russia importa petrolio e gas, per di più via terra, evitando così i mari controllati dalla Marina americana (il commercio russo-cinese ha sfiorato nel 2021 i 150 miliardi di dollari e crescerà ancor più con l’import di altro gas siberiano).

Inoltre è comune ai due Paesi la necessità di contenere l’espansionismo statunitense. Pechino ha però interessi ancor superiori con Usa e Ue. Nel 2021, il commercio Cina-Usa è stato di 657 miliardi di dollari, con un avanzo cinese di 355 miliardi, e quello Cina-Ue di 695 miliardi di euro, con un surplus cinese di 250 miliardi di euro, oltre a enormi investimenti reciproci.

Si è parlato di un possibile intervento pacificatore del Dragone.

Una sua mediazione includerebbe lo stacco di un assegno, politico o economico, in vista del quale le due parti sarebbero spinte al compromesso. In linea teorica, all’Ucraina Pechino potrebbe offrire un contributo alla ricostruzione del Paese. A Mosca tuttavia Pechino avrebbe poco da offrire, se si esclude la minaccia boomerang di non acquistare gas o petrolio, di cui è essa stessa ad aver bisogno.

A detta dei governi occidentali, incluso quello italiano, occorre armare l’esercito ucraino. Per Pechino questo accresce il rischio di escalation: davanti a un’ipotetica sconfitta, Mosca procederebbe alla sistematica distruzione delle città ucraine.

Una nazione nucleare che combatte per ragioni esistenziali potrebbe considerare il ricorso all’arma nucleare in caso di possibile disfatta. Ipotesi da tenere nel massimo conto.

 

 

 

 

 

Cingolani non vuole proprio ascoltare i cittadini:

la lettera aperta per salvare il Green Deal.

Ilfattoquotidiano.it- redazione-( 14 12-2021)- ci dice :

 Campagna Nazionale Per il Clima Fuori dal Fossile

Il ministro Roberto Cingolani non vuole proprio ascoltare i cittadini: malgrado due referendum vinti contro il nucleare in Italia e l’Ipcc abbia indicato il metano come principale causa antropica del surriscaldamento globale, questa Italia guidata da Cingolani ha chiesto che nucleare e gas siano inclusi nella tassonomia “green” della Ue, cioè meritevoli di finanziamenti europei e nazionali, in nome del “New Green Deal”.

La Campagna Per il Clima Fuori dal Fossile aveva organizzato una manifestazione sotto il MITE il 9 ottobre scorso per incontrare il Ministro e parlare proprio di questi temi e, a inizio dicembre, aveva inviato insieme all’Ong tedesca Urgewald e la Ong francese Reclaim Finance una open letter a Cingolani, firmata da oltre 60 associazioni, Ong e movimenti italiani, per chiedere di non includere il nucleare e il gas nella tassonomia green.

 La stessa lettera era stata inviata da oltre 100 Ong anche a Olaf Scholz, nuovo cancelliere tedesco, che ha recepito l’appello, proponendo un programma tedesco di Green New Deal molto più coraggioso.

Invece il ministro Cingolani ha appoggiato nella Ue la linea francese, opposta a quella tedesca, austriaca e danese, con l’aggravante che l’Italia non produce e vende impianti nucleari e che Cingolani non rappresenta l’opinione del popolo italiano, che in ben due referendum ha bocciato ogni sviluppo del nucleare. Chi ha rappresentato dunque Cingolani all’Ue? Non certo i cittadini italiani…

Basta con le decisioni personali di questo Governo. Abbiamo il diritto alla consultazione pubblica su tutti i piani e progetti del Governo, compresi i progetti del Pnrr energetici di cui non sappiamo ancora niente. Due terzi di questi fondi sono debiti che noi cittadini e i nostri figli dovranno restituire all’Europa. Non sprechiamo questi fondi in nucleare e investimenti fossili.

#PerilClimaFuoridalFossile.

Ecco la Open Letter:

A Roberto Cingolani

Ministro della Transizione Ecologica

Roma, Italia

Lettera aperta.

Salviamo il Green New Deal: agiamo per evitare che l’energia nucleare di fissione e il gas fossile vengano etichettati come verdi.

Egregio Ministro,

Siamo estremamente preoccupati per l’annuncio del presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, di etichettare probabilmente sia l’energia nucleare che il gas fossile come “sostenibili” nel contesto della tassonomia dell’Ue.

Secondo le notizie dei media nazionali, è stata l’assenza di una forte voce italiana contro il nucleare nel Consiglio europeo del 21/22 ottobre che ha contribuito direttamente a questa decisione. Nel suo ruolo di attuale Ministro della Transizione Ecologica, La invitiamo a confermare in modo rapido e deciso il veto italiano contro l’etichettatura del nucleare come una forma di energia sostenibile e sottolineare che il tentativo della Commissione di plasmare questa discussione durante la Cop26 sull’emergenza climatica non è accettabile.

Il regolamento sulla tassonomia dell’Ue ha lo scopo di fornire linee guida per i necessari investimenti orientati al futuro per la transizione ecologica dell’Europa. L’energia nucleare, tuttavia, è insostenibile a causa dei gravi rischi per la sicurezza, dell’inquinamento ambientale e del problema delle scorie ancora irrisolto.

Il gas fossile emette grandi quantità di gas serra dannosi per il clima, in particolare il metano (methane leakage), lungo la sua catena di estrazione e trasporto. Garantire al nucleare e al gas fossile l’etichetta di sostenibilità minerebbe gli obiettivi climatici dell’Ue, distoglierebbe gli investimenti tanto necessari nella transizione verde e metterebbe a repentaglio la credibilità dell’intero Green Deal europeo.

L’Italia ha abrogato col referendum di giugno 2011 il nucleare, in cui il quesito viene validamente approvato con un quorum di circa il 54% di votanti e una maggioranza di oltre il 94%, il programma italiano nucleare. Una volta per tutte. E abbiamo ancora il problema aperto delle scorie nucleari di allora.

Le ONG e associazioni italiane e di tutta Europa le chiedono di prendere una posizione altrettanto chiara contro l’energia nucleare ma anche contro il gas fossile a livello europeo.

Transizione, Cingolani continua a tenere una porta aperta al nucleare: “Va incluso in un piano di visione”. Gli ecologisti: “Basta spacciare per ‘verdi’ tecnologie non sostenibili”

E ricordiamo che, in attuazione degli standard di tutela loro riconosciuti dai Trattati europei e internazionali (in particolare dagli artt. 3 n. 3 e 6 dell’UNFCCC), oltre che dalla Dichiarazione sul diritto e la responsabilità degli individui, dei gruppi e degli organi della società di promuovere e proteggere le libertà fondamentali e i diritti umani universalmente riconosciuti, adottata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite con Risoluzione 53/144, 8 marzo 1999, e dalle Linee guida sulla Protezione dei Difensori dei Diritti Umani dell’OSCE, nello specifico riferimento alla tutela del diritto alla informazione ambientale e climatica (già riconosciuto dalla Convenzione di Aarhus e dai Reg. UE 1367/2006 e 347/2013) e all’accesso alle fonti a base di dichiarazioni e impegni pubblici resi da organi e rappresentati delle istituzioni, in nome del diritto all’informazione e del diritto umano al clima come riconosciuto da Convenzioni e Accordi internazionali, dall’Accordo di Parigi del 2015 e tematizzato nei contenuti da Agenzie e Istituzioni dell’ONU, in adempimento anche del Considerando n. 45 del Regolamento UE 2018/1999 noi, stakeholders, abbiamo il diritto alla consultazione pubblica su tutti i piani e progetti del Governo, compresi i progetti del PnRR di cui non sappiamo ancora niente.

Due terzi di questi fondi sono debiti che noi cittadini e i nostri figli dovranno restituire all’Europa. Non sprechiamo questi fondi in nucleare e investimenti fossili.

Cordiali saluti.

 

 

 

Ascoltate l’Italia

che non ha votato.

Articolo21.org- Roberto Bertoni-(4 Ottobre 2021)- ci dice :

 

Si è votato in alcune delle principali città italiane e i risultati parlano chiaro: ha vinto nettamente il centrosinistra, passando al primo turno a Milano, Napoli e Bologna, presentandosi al ballottaggio in testa a Torino e leggermente indietro a Roma, mentre a Trieste il distacco fra Dipiazza, candidato del centrodestra, e Russo, candidato del centrosinistra, è consistente anche se non costituisce un divario incolmabile.

 E fin qui siamo alla cronaca politica, certamente interessante, specie per le conseguenze che avrà sul panorama nazionale, data l’importanza dei comuni chiamati al voto.

Poi, però, c’è il dato più rilevante: l’astensione. Oltre metà dell’elettorato è rimasto a casa, tanto che solo a Bologna si è superato il 50 per cento dei potenziali elettori mentre altrove si è scesi al di sotto, con la conseguenza che ovunque si respira un senso di vuoto che sta diventando ormai allarmante.

 Finalmente, lo ha rilanciato in prima pagina il Domani, si torna a parlare di finanziamento pubblico ai partiti, dopo la sbornia populista che ne ha chiesto e ottenuto l’abolizione, con il risultato di ritrovarci oggi con dei gusci vuoti, delle scatole di cioccolatini nelle quali si può pescare la qualunque e bisogna affidarsi alla saggezza del segretario di turno per scongiurare il disastro.

Senza corpi intermedi una democrazia non è più tale, deperisce, si perde, e questo è avvenuto in Italia nell’ultimo decennio.

Ascoltare la rabbia di chi non ha votato, comprenderne lo sgomento e rendersi conto che così non si può andare avanti dev’essere, dunque, un imperativo soprattutto per il centrosinistra: non solo perché ha vinto nettamente questa tornata ma perché la sinistra senza popolo è una contraddizione in termini.

A tal riguardo, ci permettiamo di consigliare al neo-eletto deputato senese, al secolo Enrico Letta, di valutare con attenzione se sia il caso di continuare a elogiare un governo che è la massima espressione del declino, per non dire proprio della scomparsa, della politica.

 Va bene, infatti, essere responsabili, va bene sostenere lealmente Draghi nei prossimi mesi, va bene non lasciarsi andare a fughe in avanti che potrebbero rivelarsi inutili e dannose, ma Letta e il PD hanno il dovere di chiarire agli occhi di chi, ancora una volta, ha dato loro fiducia che un governo con Salvini e la Lega è quanto di più innaturale possa esistere e che questo stato d’emergenza non può continuare all’infinito. Ricostruire una coalizione di centrosinistra, movimentista, attenta alle istanze ambientaliste, vicina ai giovani, alle donne e a tutto ciò che di straordinario si muove nel grembo della società passa, inevitabilmente, anche dalla presa d’atto che i governi pateracchio con tutti dentro sono assolutamente deleteri, pertanto devono essere superati per far ritorno alla fisiologica contrapposizione fra i due schieramenti.

Ciò detto, è evidente che nessun oppositore interno, e ne ha tanti, potrà ora chiedere a Letta un congresso o una resa dei conti. Piuttosto, dopo il ballottaggio, dovrebbe essere proprio Letta a chiarire, nelle modalità che riterrà più opportune, che il futuro del PD è a sinistra, rifondandosi, ritrovando un senso e una ragione di esistere, superando e facendo ammenda per l’innumerevole serie di errori compiuti negli ultimi vent’anni.

Nel merito, Salvini e Meloni sono costretti alla resa dalla loro incapacità di trovare una classe dirigente all’altezza al di là di sé stessi, di costruire una comunità che non sia solo un insieme di individualità, di valorizzare un lavoro di squadra che da quelle parti è inesistente o quasi, con la conseguenza di aver presentato pressoché ovunque candidati improbabili e sonoramente sconfitti anche dal giudizio negativo di una parte dell’elettorato di destra. Salvini, in particolare, subirà il commissariamento dei draghiani del suo partito, da Giorgetti ai governatori del Nord, e possiamo dire che abbia intrapreso la parabola discendente dopo aver raggiunto la vetta del 34 per cento alle Europee del 2019.

La Meloni, che ha i suoi guai da fronteggiare, anche per via dei troppi esponenti del suo partito che proprio non ce la fanno a recidere i legami con un percorso storico imbarazzante, rimarrà in sella ma potrebbe essersi condannata a un ruolo ancillare o all’opposizione eterna, non essendo in grado, per come sono strutturati i Fratelli d’Italia, di proporsi come credibile alternativa di governo.

Quanto a Renzi e Calenda, non c’è dubbio che stiano facendo un pensierino al centrodestra, magari provando a ricoprire il ruolo di un partito liberale e centrista alleabile un po’ dappertutto ma con lo sguardo ben rivolto verso il liberismo, che ha devastato il pianeta ma ancora da quelle parti gode di numerosi estimatori.

La spinta trumpiana si è esaurita, e con essa anche la destra a trazione sovranista. La nuova destra dovrà ripensarsi su base diverse, dovendo però fare i conti col fatto che ormai la sbornia post-’89 si è esaurita e che a credere ciecamente nel blairismo è rimasto solo l’uomo di Rignano, il cui problema principale, come si evince anche dai dati elettorali emersi da queste Amministrative, è che è ormai fuori dal tempo.

La sfida del Quirinale ci fornirà indicazioni essenziali per il nostro futuro, essendo destinata a modificare e delineare gli scenari del Paese per il prossimo decennio.

L’unica certezza è che senza popolo non c’è democrazia e, meno che mai, sinistra, e questo almeno Letta e Conte, sul cui operato alla guida dei 5 Stelle preferiamo sospendere momentaneamente il giudizio, sembrano averlo capito.

 

 

 

Referendum. Misure su misura

Articolo21.org-   Massimo Marnetto-(12 Giugno 2022)- ci dice :

 

Dei cinque quesiti referendari, ce n’è uno particolarmente criminogeno. Quello per ridurre le ”misure cautelari”, ovvero quelle che un giudice può imporre se ritiene che l’imputato – con gravi indizi di colpevolezza – durante il processo possa ripetere il reato. E’ il caso che riguarda il femminicidio, quando ci chiediamo: ma com’è possibile che quel mostro non avesse l’obbligo di stare alla larga dalla casa della donna? o che non fosse stato allontanato dalla famiglia dopo aver coperto di fratture e lividi moglie e figli?

 

Ecco, se passa il referendum sulla restrizione delle misure cautelari, il violento potrà essere colpito da limitazioni solo se usa le armi. Se invece usa i pugni per massacrare la compagna, può continuare a farlo in casa. E se non la minaccia con una pistola, può farsi trovare al portone ogni sera e citofonare ogni notte. Gli abusi di misure cautelari esistono e vanno corretti. Ma cancellarle solo perché qualche membro della casta non sopporta i domiciliari è inaccettabile. Io sto dalla parte delle vittime.

 

WEF Davos: leader devono

ascoltare il popolo, dice Schwab.

Swissinfo.ch-Klaus Schwab-(10 gennaio 2017)- ci dice:

I leader mondiali devono ascoltare di più le popolazioni dei loro paesi e agire con coraggio e responsabilità.

È l'appello rivolto dal fondatore del Forum economico mondiale (WEF) Klaus Schwab, presentando la prossima edizione dell'incontro annuale a Davos, in programma dal 17 al 20 gennaio.

"Ci auguriamo che il mondo sappia ascoltare di più questo messaggio", ha detto Schwab in una conferenza stampa organizzata nella sede del WEF, a Cologny (GE). Il 78enne ha ricordato che già due decenni or sono aveva sollevato il tema dell'indispensabile correlazione fra attività economica e responsabilità sociale.

Secondo Schwab nei Grigioni si parlerà molto di Brexit e del futuro dell'Europa, come pure delle attese suscitate dal cambio di inquilino alla Casa Bianca.

La 47esima edizione del forum vedrà una partecipazione record di circa 3000 persone provenienti da 70 paesi, di cui un terzo in arrivo da nazioni non europee o nordamericane. Sono attese oltre 300 personalità pubbliche di alto rango - ad esempio capi di stato o di governo - e 40 dirigenti di organismi internazionali.

L'ospite più importante sarà sicuramente il presidente cinese Xi Jinping, che terrà il discorso d'apertura insieme con la presidente della Confederazione Doris Leuthard. Xi sarà accompagnato da un'ampia delegazione, la più nutrita da quando, nel 1979, la Cina ha iniziato a prendere parte al summit delle élite politiche ed economiche mondiali.

Gli altri grandi nomi includono la premier britannica Theresa May, il nuovo segretario generale della Nazioni Unite Antonio Guterres, la numero uno del Fondo monetario internazionale Christine Lagarde e il presidente colombiano nonché premio Nobel per la pace Juan Manuel Santos.

Gli Stati Uniti avranno una doppia delegazione, con l'uscente vicepresidente Joe Biden e il segretario di Stato John Kerry, ma anche molti membri del team di transizione del nuovo presidente eletto Donald Trump, che entrerà in carica il 20 gennaio, ultimo giorno del forum.

Non mancheranno esponenti di famiglie reali del Belgio, dell'Olanda, della Norvegia e della Giordania. Nella località grigionese si recheranno anche sei consiglieri federali su sette: l'unica a rinunciarvi sarà Simonetta Sommaruga. L'Ue manderà diversi esponenti. Mancheranno invece diversi capi di governo di paesi europei come Angela Merkel o François Hollande.

Anche sul fronte imprenditoriale i riflettori saranno puntati sulla Cina: saranno in Svizzera fra gli altri Jack Ma (fondatore del gigante dell'e-commerce Alibaba), Wang Jianlin (fondatore del colosso degli hotel e dei centri commerciali Wanda Group) e Zhang Yaqin (presidente di Baidu, il Google cinese).

Per il mondo dello spettacolo saranno presenti Matt Damon, co-fondatore della ong Water.org, e Forest Whitaker, che ha lanciato un'iniziativa intitolata Whitaker Peace & Development.

 

 

 

Forum di San Pietroburgo:

Putin incontra i giovani imprenditori.

 Sardegnagol.eu-Redazione-Gabriele Frongia- Vladimir Putin-(10 Giugno 2022 )- ci dicono :

Nel corso del Forum economico internazionale di San Pietroburgo, Vladimir Putin ha incontrato alcuni giovani imprenditori, ingegneri e scienziati russi.

“Possiamo dire – ha dichiarato in apertura il presidente russo rivolgendosi ai giovani imprenditori – che negli ultimi decenni il nostro Paese ha fatto molta strada nella trasformazione e nel cambiamento. Ho chiesto di organizzare questo incontro per ascoltare le vostre idee su cosa dobbiamo fare per garantire progresso al nostro Paese”.

“Viviamo in un’era di cambiamento – prosegue Putin -. Si stanno verificando trasformazioni geopolitiche, scientifiche e tecnologiche. Il mondo sta cambiando, e lo sta facendo rapidamente. Per rivendicare la propria leadership qualsiasi Paese, qualsiasi popolo, qualsiasi gruppo etnico deve garantire la propria sovranità. O un paese è sovrano o è una colonia”.

“Una colonia non ha prospettive storiche, nessuna possibilità di sopravvivenza in questa dura lotta geopolitica. Ci sono state epoche nella storia del nostro Paese in cui abbiamo dovuto ritirarci, ma solo per mobilitarci e andare avanti, concentrarci e andare avanti”.

Nel suo discorso Putin ha poi condiviso con i giovani partecipanti la sua idea di sovranità: “La sovranità, nel senso moderno del termine comprende più componenti. In primo luogo, c’è la sovranità politico-militare, e qui, senza dubbio, è importante essere in grado di prendere decisioni sovrane di politica interna ed estera e garantire la sicurezza.

Esiste poi la sovranità economica, quella tecnica e la sovranità sociale.

 Come si può ottenere la sicurezza esterna senza la capacità e sovranità tecnologica? È impossibile. La scienza, l’istruzione, l’educazione e l’assistenza sanitaria – ha aggiunto Putin – sono di fondamentale importanza. Se non ci basiamo sui valori fondamentali delle culture nazionali dei popoli della Russia, non consolideremo la nostra società. Senza consolidamento, tutto crollerà. E il fatto che dobbiamo difenderci e combattere per questo è ovvio”.

Successivamente Putin ha rievocato, con lo scopo di creare un parallelismo con l’attuale crisi geopolitica, la Grande Guerra del Nord di Pietro il Grande:

 “Lo Zar condusse la guerra per 21 anni. Secondo gli osservatori del tempo era in conflitto con la Svezia per portarle via un pezzo di territorio. Ma, nella realtà, non stava portando via niente, stava riportando le terre alla nazione, ovvero le aree intorno al Lago Ladoga, dove è stata fondata San Pietroburgo.

Quando fondò la nuova capitale, nessuno dei Paesi europei riconobbe questo territorio come parte della Russia. Gli slavi, da tempi immemorabili, vivevano lì insieme ai popoli ugro-finnici e questo territorio era sotto il controllo della Russia”.

 

 

 

Periscopio.

Italiaoggi.it- Diego Gabutti-(14-6-2022)- ci dice :

 

«Non moltiplicare i misteri», disse Unwin, stanco. «Questi devono essere semplici. Ricorda la lettera rubata di Poe». «Oppure complessi», replicò Dunraven, «ricorda l'universo». Jorge Luis Borges, L'Aleph. Forse con la sola eccezione di Dostoevskij, la cultura russa è stata sempre all'opposizione del governo del proprio paese. E sempre ne ha ricevuto in cambio censura, persecuzioni, galera e non poche volte la morte. Se dunque per russofobia s'intende criticare duramente il governo russo, allora Medvedev e i suoi amici dovrebbero innanzi tutto dare uno sguardo al proprio paese: la più formidabile tradizione di russofobia non devono andare a cercarla in Occidente, ce l'hanno in casa. Ernesto Galli Della Loggia, CorSera.

Igalëv è un uomo geniale! Sapete che è un genio del genere di Fourier? Ma piú ardito di Fourier, ma piú forte di Fourier!

Ha ideato l'«uguaglianza»!

 In quel suo progetto [di società ugualitaria] egli approva lo spionaggio. Là ogni membro della società sorveglia l'altro ed è obbligato alla delazione. Tutti sono schiavi, e nella schiavitú sono uguali. Nei casi estremi, c'è la calunnia e l'omicidio, ma l'essenziale è l'uguaglianza.

 Fëdor Dostoesvskij, I demoni.

 

Ascoltate, bastardi. Lasciate che vi sveli un segreto: i fascisti siete voi. Vladimir Solovyov.

Nel salotto di Vladimir Solovyov [anchorman russo] si discuteva il destino dei tre «mercenari» britannici e marocchini [condannati a morte]. Un ospite suggeriva di metterli al muro senza farla tanto lunga, ma veniva zittito da un altro che proponeva di appenderli. Scelta duramente criticata da un terzo ospite, per il quale sarebbe stato meglio squartarli, a riprova che la varietà di opinioni è il sale della democrazia.

 Massimo Gramellini 1, CorSera.

Margarita Simonyan, direttrice di Russia Today: «O la Russia vince il conflitto in Ucraina o le cose andranno male per l'intera umanità, non c'è una terza opzione». iltempo,it.

L'ambasciata russa ha fatto sapere che, quando non impegnata a diffondere fregnacce e a minacciare i giornali italiani, offre anche un ottimo servizio concierge di prenotazioni voli da e per Mosca a disposizione di leader imbarazzanti come Matteo Salvini, il più scarso uomo politico ormai non più solo d'Europa ma anche di tutte le Russie.

Christian Rocca, Linkiesta.

L'ambasciata russa a Roma conferma: «Abbiamo pagato noi i biglietti di Salvini per il suo viaggio a Mosca». Il tour è poi stato annullato e i soldi sarebbero stati restituiti.

Emanuele Lauria, la Repubblica.

 

Ho lavorato e sto continuando a lavorare per la pace a testa alta e a nostre spese. Matteo Salvini, (Marco Cremonesi, CorSera).

Salvini è il grande sconfitto ma la campana suona per tutti. Mai s'era visto un dato così basso negli ultimi trent'anni. Peggio delle trivelle del 2016, che registrò un'affluenza del 31 per cento circa. E peggio anche del referendum sulla legge elettorale del 2009, quando andò a votare il 25 per cento degli elettori.

Alessandro De Angelis, HuffPost.

Una nuova guerra civile è esplosa nel cuore dell'Europa, dopo quella di trent'anni fa nei Balcani. Potremo uscirne solo riconoscendone questa natura. E cioè nella coscienza di appartenerci: non c'è Europa senza Russia e neppure Russia senza Europa.

 Massimo Cacciari, La Stampa.

Qualora l'Europa accettasse di chiamare «guerra civile», oppure «operazione speciale», l'invasione d'una nazione da parte di un'altra, e dopo tutto non sarebbe più strano che chiamare filosofo un bisbetico opinionista televisivo, ci potremmo tenere la Russia, gas compreso, a un modico prezzo: stragi, saccheggi, stupri, devastazioni e la sospensione sine die del diritto internazionale.

Pierpaolo Albricci, ItaliaOggi.

Non ha senso fingere che Fallaci – un'esplicita, orgogliosa odiatrice dell'Islam, degli arabi, degli omosessuali e di svariate altre rappresentanze dell'umano – non fosse Fallaci, e non abbia scritto ciò che ha scritto.

 Gentili consiglieri comunali della destra livornese [vogliono intitolarle una strada della città in cui è nata] leggete Fallaci. Fatele questo onore. Non è Céline (la manca qualche grado d'arte) ma è una schietta testimone […] della superiorità etnica e culturale dell'uomo bianco e di altri pensieri scomodi da sostenere. Per questo vi piace tanto.

Michele Serra 1, la Repubblica.

 

Perdendo il Pci […] Abbiamo perduto la natura magnificamente anfibia – intellettuali e popolo – di quel partito, di quelle sezioni, di quella classe dirigente. […] Andai, da studente, nella casa di un delegato dell'Alfa, operaio comunista. Mi mostrò, con fierezza indimenticabile, la Storia d'Italia Einaudi acquistata a rate.

Michele Serra 2, primo-piano.info.

 

[«Qualche grado d'arte» più sopra: i comunisti] cercano di servire merda al caramello. Louis-Ferdinand Céline, Mea Culpa.

Michele Serra aggiunge tra i capi di imputazione anche una presunta «omofobia» di Oriana Fallaci, ma per quanti sforzi faccia non riesco a trovare nemmeno una riga di oscurantismo omofobo negli scritti della Fallaci. Pierluigi Battista, HuffPost.

No [non parteciperei a manifestazioni contro Putin] perché sarei allineato col 99% dei telegiornali, il 97% delle forze politiche e il 90% dell'informazione e della stampa. Sarebbero come le manifestazioni delle camicie nere a favore dell'intervento in Africa di Mussolini.

Michele Santoro (Antonio Bravetti, La Stampa).

 

[C'è anche] il famoso giornalista che ha costruito una carriera sugli attacchi a Berlusconi e rimane la persona più simile a Berlusconi che abbia mai conosciuto. Massimo Gramellini 2, CorSera.

Se mettessero una cimice in tutte le procure sai quanti magistrati direbbero che io sono uno stronzo?

 Marco Travaglio, ilfattoquotidiano.it.

Il giornalismo che fa troppo la morale è il giornalismo più immorale.

Roberto Gervaso.

 

 

Ucraina, Biden: “Zelensky non voleva

ascoltare la previsione d’invasione russa”

Le parole del presidente degli Stati Uniti.

Cronachedi.it- Marco De Luca –(11 Giugno 2022)- ci dice :

 

 

 

LOS ANGELES –  (LaPresse)-     “Niente del genere era accaduto dalla Seconda guerra mondiale.

 So che molte persone pensavano che io stessi esagerando, ma sapevo che avevamo informazioni per sostenere che lui”, il presidente russo Vladimir Putin, “sarebbe entrato, oltre il confine” dell’Ucraina: “non c’era dubbio, ma Zelensky non voleva ascoltare”.

 Lo ha detto il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, parlando a un evento di raccolta fondi democratico a Los Angeles. Secondo Biden, l’omologo ucraino infatti “non voleva ascoltare” quando l’intelligence Usa riferiva di aver raccolto informazioni sul fatto che la Russia si stava preparando a invadere il Paese.

Le truppe di Mosca sono entrate nei confini ucraini il 24 febbraio.

Zelensky, nelle settimane precedenti, si era irritato apertamente, quando l’amministrazione Biden aveva ripetuto gli avvertimenti sulla probabile invasione. Al tempo, il presidente ucraino si era mostrato preoccupato che gli annunci sulla guerra danneggiassero la fragile economia del Paese.

 

 

 

“Sinistra per Isola”, il progetto

iniziale con il Sindaco è svanito.

Ekvonews.it- Walter Cori- (GIU 13, 2022)- ci dice :

ISOLA DEL GRAN SASSO – Sinistra per Isola si è impegnata con lealtà per favorire la nascita di una nuova idea di amministrazione che rappresentasse il cambiamento.

 I presupposti c’erano tutti: ma il potere annebbia la vista, le promesse bussano alla porta, gli amici pressano e l’orizzonte del cambiamento si è pian piano allontanato ed è poi svanito del tutto.

Con il moderno linguaggio dello “spoil system” hanno cercato di camuffare vecchi sistemi, in base ai quali cambiano i componenti dell’orchestra, ma la musica è sempre la stessa e ancora una volta sono riusciti a essere coerenti con l’antico detto “tutto cambia affinché tutto rimanga come prima”: Sinistra per Isola a questo gioco non ci sta e ci rammarichiamo per il fatto che le componenti più avanzate di questa compagine amministrativa siano in grado di protestare solo per le poltrone di enti inutili ((leggasi BIM).

L’amministrazione dei “super tecnici” naufraga nei peggiori dei modi, in un territorio abbandonato a se stesso.

 Lo sciopero dei dipendenti comunali per i diritti negati dimostra il fallimento tangibile dell’atteggiamento del sindaco, che agisce da padrone, calpestando i diritti basilari e impedendo così una sana convivenza e collaborazione.

Gli uffici sono in difficoltà per le mancate assunzioni e stabilizzazioni del personale; concorsi che non partono e lasciano il posto al lavoro part-time senza garanzie di continuità. La tanto acclamata trasparenza e condivisione nei procedimenti decisionali è talmente trasparente che non la si vede!

Consulenti e “super tecnici” ad oggi hanno solo portato un peggioramento dei servizi: davanti alle nostre richieste di riconoscere la situazione dell’aumento Irpef a fronte di un avanzo di bilancio che tocca il milione di euro, l’assessore continua a ripetere che “Non si può fare”!

Noi ribadiamo che allora il suo ruolo diventa inutile se si limita ad obbedire senza avere proposte ed idee tese alle soluzioni alternative volte a combattere il disagio sociale.

È assurdo, in questo momento, date le condizioni di difficoltà sociali, parlare di cassa o di tesoretto, per di più ottenuto raddoppiando le tasse ai Cittadini con redditi medio/bassi.

Tra sentenze del TAR, archiviazioni e consulenze inutili che hanno comportato lo sperpero di ingenti risorse pubbliche, il Sindaco continua a narrare di un’isola che non c’è, mentre il programma elettorale è stato disatteso e non applicato neanche nella previsione di bilancio; racconta una storia diversa dal Documento Unico di Programmazione presentato.

Rivolgiamo un invito al sindaco e ai componenti della maggioranza: uscite dal vostro mondo ovattato, ASCOLTATE, RISPETTATE i CITTADINI ed il loro voto, perché se non sapete fare questo, vi ricordiamo la famosa frase di Pertini, il presidente Partigiano:

“…quando un governo non fa quello che vuole il popolo, va cacciato via!” 

– Gruppo politico “Sinistra per Isola” –

 

 

 

 

Lo status dell'agenda globalista è

stato intensificato da "confuso" a "caotico"

unz.com- ANDREW ANGLIN –( 4 GIUGNO 2022)- ci dice :

Il professor Putin ha indossato ancora una volta la sua giacca di tweed per tenere un'altra rapida lezione sui fatti di base agli idioti occidentali.

L'inflazione negli Stati Uniti è una conseguenza degli errori delle autorità finanziarie americane, che hanno ammesso, mentre nell'UE ha più a che fare con politiche energetiche miopi a Bruxelles, ha detto venerdì il presidente russo Vladimir Putin. In ogni caso, non ha nulla a che fare con Mosca o le sue azioni in Ucraina, ha aggiunto.

I tentativi di incolpare i disordini in Ucraina per il costo della vita alle stelle in Occidente equivalgono a schivare la responsabilità, ha detto Putin in un'intervista televisiva che ha seguito il suo incontro con il capo dell'Unione africana Macky Sall a Sochi.

Praticamente tutti i governi hanno fatto ricorso a stimoli fiscali per sostenere la popolazione e le imprese colpite dai blocchi di Covid-19.

La Russia lo ha fatto "molto più attentamente e precisamente", senza disturbare il quadro macroeconomico e alimentando l'inflazione, ha sostenuto Putin. Negli Stati Uniti, al contrario, l'offerta di moneta è cresciuta del 38% – di 5,9 trilioni di dollari – in meno di due anni, in quella che ha definito la "produzione senza precedenti della macchina da stampa".

"Apparentemente, le autorità finanziarie statunitensi presumevano che dal momento che il dollaro è la valuta mondiale, come ai vecchi tempi, questo si sarebbe dissipato in tutta l'economia mondiale e non sarebbe stato evidente negli Stati Uniti. Si è scoperto che non era così".

 

Bene, hanno chiaramente assunto qualcosa. Penso che su questo possiamo essere tutti d'accordo.

Ecco la cosa di tutto questo, che le persone devono capire:

Tutti vogliono parlare di come il World Economic Forum stia conducendo una cospirazione per rendere tutti poveri, e di come l'inflazione si inserisca in questo. Tutto questo è ovvio. Lo stanno chiaramente facendo apposta per rendere tutti poveri.

Tuttavia, questo semplicemente non ha alcun senso nel contesto della restante concorrenza internazionale. Perché dovresti voler distruggere completamente il potere economico del tuo paese mentre stai ancora cercando di combattere guerre contro la Russia e la Cina?

Ecco un semplice schema di ciò che ho sostenuto più e più volte riguardo al quadro generale della situazione attuale:

C'è un piano a lungo termine per una "dittatura scientifica" globale che è stato più o meno solidificato nel 1970 quando hanno iniziato a spingere il flap-doodle ambientalista.

Nel 1970, le persone che pianificavano questo non credevano affatto che la Cina fosse una minaccia, perché fondamentalmente pensavano che i cinesi fossero idioti autistici arretrati.

Nel 1990, l'industria occidentale è stata trasferita in Cina, creando un'enorme ricchezza in Cina, e tutti hanno semplicemente dato per scontato che queste persone dagli occhi piccoli che pensavano fossero idioti autistici sarebbero state trasformate in ritardati gay da un po 'di successo economico.

Alla fine degli anni '00 e all'inizio degli anni '10, divenne chiaro che la Cina non era interessata a far parte del progetto globalistaavrebbero solo tenuto i soldi e fatto le loro cose, che è una sorta di impero mercantile che non dipende dall'interdipendenza dell'ordine globalista occidentale.

A quel tempo, nessuno che gestisse organizzazioni d'élite in Occidente era in grado di ricalibrare l'agenda sulla base delle previsioni sulla Cina smentita.

L'élite globalista sta portando avanti l'agenda così come è stata delineata prima che l'attuale direzione della Cina fosse chiara.

Non penso che questo sia davvero così complicato, ma molte persone sembrano non capire quello che sto dicendo. Non ho alcun desiderio o capacità di costringere nessuno a essere d'accordo con me, ma se hanno intenzione di non essere d'accordo, dovrebbero presentare una risposta a ciò che ho detto e una contro-teoria sul perché sembra che l'Occidente si stia totalmente distruggendo in un programma che lascerà i cinesi al governo del mondo.

L'unica confutazione "onesta" che ho visto è schizos che afferma che Russia e Cina sono "in gioco con il WEF".

Ho risposto molto a questo, e gli schizos hanno risposto con roba schizo ancora più estrema, ma questo diventa un regresso epistemico in cui la convinzione fondamentale dello schizo è che esiste un'élite segreta onnisciente che non può commettere errori.

 Personalmente credo che il male non sia infallibile, e se vuoi dimostrare che i supercriminali globalisti hanno un piano segreto invisibile, devi portare fatti o almeno spiegare come potrebbe funzionare – cioè, che tipo di contratto segreto esiste tra il WEF e i cinesi che dice che dopo che l'Occidente si è distrutto, i cinesi seguiranno il programma ebraico-globalista? Come può quel contratto segreto essere applicato se gli Stati Uniti imploderanno la loro economia e non possono più finanziare il loro super esercito?

La linea di fondo è: per quanto ne so attualmente, nessuno potrebbe nemmeno in teoria spiegare ciò che sta accadendo in questo momento come perfettamente razionale a meno che non riesca a trovare una spiegazione per dare tutto il potere geopolitico ed economico alla Cina.

Non credo che nessuno abbia una spiegazione per questo, motivo per cui le persone ignorano ciò che ho detto, non riescono intenzionalmente a capirlo o vanno in pieno schizo.

La mia visione dell'ordine occidentale nel 2022 può essere riassunta come: "un ordine geopolitico precedentemente onnipotente che ha iniziato a crollare sotto la sua stessa arroganza".

Quasi un quarto della popolazione mondiale è cinese. Se includi gli stati satelliti asiatici contigui dei cinesi, che fanno più o meno parte dello stesso conglomerato, hai più di un quarto della popolazione mondiale.

La Cina ha reso la maggior parte del mondo dipendente da essa attraverso il commercio. Questo non è un problema da poco. Non è qualcosa che può essere spazzato via con un'onda della mano "oh, lo scopriremo più tardi".

Francamente, la cosa logica sarebbe stata lasciare Donald Trump al potere, saltare il coronavirus, mantenere l'economia in movimento, mantenere l'esercito in movimento e trovare un modo per minare la Cina economicamente e, se necessario, militarmente.

Dopo che la Cina è stata ostacolata, la Russia cade abbastanza facilmente, l'Iran cade abbastanza facilmente, allora hai una pista chiara per la tua strana agenda cyborg gay pedofila transumanista Great Reset. Questa sarebbe stata la mia mossa se fossi stato il leader della cospirazione ebraica globale. Ma non l'hanno fatto. Avete visto quello che hanno fatto, e questo li mette in una situazione molto, molto peggiore in termini di gestione del problema cinese.

 

La guerra in Ucraina come microcosmo.

Immaginate l'analogia della scacchiera globale. Con ogni mossa che fai in una partita a scacchi, hai meno mosse possibili rimanenti. Se torniamo al pre-Covid, la Cina ha avuto un solido vantaggio, ma il gioco era tutt'altro che finito.

 C'era una serie di mosse che l'Occidente avrebbe potuto fare per sloggiare la Cina. A questo punto, tuttavia, questa partita a scacchi è alla fine del gioco, e qualunque mossa faccia l'Occidente, non vedo alcuna strada verso la vittoria. Se lo si porta al microcosmo, guardate la guerra in Ucraina. Nessuno può spiegare cosa sta succedendo qui. Fidati di me, ho chiesto– nessuno può spiegarlo.

Parte della mia teoria generale su ciò che sta accadendo con l'élite occidentale è che i sistemi su cui corrono le civiltà ora sono estremamente complessi. Hai troppa compartimentazione senza grandi strateghi efficaci. Senza una visione chiara di tutti i compartimenti, se un compartimento non riesce a valutare con precisione la situazione, o non riesce a fornire i risultati promessi, l'intera cosa fallisce. Inoltre, i compartimenti hanno le proprie unità interne, che possono entrare in conflitto tra loro.

La guerra in Ucraina aveva tre componenti o compartimenti principali:

La campagna militare stessa. La guerra di propaganda per portare la popolazione dell'Occidente dalle parti con un grande conflitto con la Russia per ragioni poco chiare sostenute da pablum emotivi.

La guerra economica per usare sanzioni e boicottaggi per paralizzare o almeno danneggiare in modo significativo l'economia russa.

Tutti e tre questi compartimenti, che sono tutti gestiti da gruppi separati con leadership separata e agende interne separate, hanno dovuto consegnare i beni affinché questo progetto avesse successo.

Ciò non è accaduto.

Monumentalmente, il regime di sanzioni ha fallito.

Il piano con l'operazione militare era semplicemente quello di resistere fino a quando il caos economico non è scoppiato in Russia, causando disordini civili che li avrebbero costretti a dover abbandonare l'operazione militare.

Non è chiaro se un collasso economico russo avrebbe causato disordini civili (ho sostenuto all'inizio che non lo avrebbe fatto), ma non lo sapremo mai perché non c'è stato alcun collasso economico. L'economia russa sta effettivamente andando abbastanza bene.

Poiché l'operazione militare si basava sull'idea che ci sarebbe stato un collasso economico, l'operazione militare non funzionerà e, sempre più spesso, stiamo vedendo il sentimento pubblico allontanarsi dal sostegno a questa guerra.

 La cosa logica da fare sarebbe stata quella di spegnere la guerra militare non appena fosse stato chiaro che la guerra economica era fallita.

Se l'Occidente dovesse negoziare la resa del Donbass, accettare di non permettere all'Ucraina di aderire alla NATO, potrebbe mantenere la maggior parte dell'Ucraina e dichiararla una vittoria perché Putin non ha mai preso Kiev.

 (Ricorda che non è stato considerato un duro colpo per l'impero quando Putin ha preso la Crimea nel 2014.) Invece, hai una situazione in cui sembra che al compartimento militare non importi che la guerra economica sia fallita, e stanno solo andando avanti, combattendo fino all'ultimo ucraino.

 La guerra di propaganda sta cominciando a disfarsi, mentre ogni giorno che passa con i russi che guadagnano terreno e più militari ucraini distrutti, diventa sempre più ridicolo affermare che l'Ucraina è sull'orlo di una marcia su Mosca.

All'inizio, i media potevano semplicemente mentire, ma è andato avanti abbastanza a lungo – e ha avuto abbastanza di un effetto sul mondo reale sulla vita delle persone – che le persone stanno iniziando a fare domande.

Destino imminente.

Si può vedere la stessa catastrofe di compartimentazione su scala più ampia, dove non sembra esserci stata una chiara comunicazione tra le forze geopolitiche che avrebbero dovuto avere a che fare con le potenze orientali e le persone che gestiscono la truffa del coronavirus e ora spingono la popolazione dell'Occidente in una povertà più profonda e nel caos sociale.

A parte rimuovere Trump dal potere, che sembra un obiettivo interamente guidato dalla paranoia sentimentale, ogni risultato dell'agenda del coronavirus è stato negativo per il regime occidentale.

Sì, è un obiettivo a lungo termine del progetto globalista far collassare l'economia, spogliare le persone delle loro libertà, ma fare queste cose mentre la Cina rimane così potente, con la sua economia stabile e il suo ordine sociale, mette l'Occidente in una posizione molto più debole.

Le pubblicazioni di politica estera sostengono da 15 anni che la Cina è sull'orlo del collasso, quindi immagino che se ci credeste, avrebbe senso iniziare con l'agenda di impoverimento occidentale del "Grande Reset" e fabbricare un'ipotesi su come ciò influenzerebbe negativamente la Cina e accelererebbe il loro collasso.

Il problema è che questo non è vero.

La Cina non è sull'orlo del collasso. La Russia non è nemmeno sull'orlo del collasso.

Le uniche persone che sono sull'orlo del collasso sono le nazioni occidentali, dove hanno reso le persone molto più povere e meno socialmente coese, pur non riuscendo ad affrontare le minacce straniere alla loro egemonia globale.

"Collasso occidentale."

La gente sosterrà che quando dico "l'Occidente sta per crollare", sono eccessivamente ottimista.

 Parte di questo è il mio uso del linguaggio iperbolico. In realtà non penso che il governo degli Stati Uniti smetterà di esistere nel prossimo futuro. Quello di cui sto parlando è lo spodestamento degli Stati Uniti come contendente come prima superpotenza mondiale.

Una volta che diventa chiaro che questo non è più nelle carte, mi aspetto che ci sia finalmente una qualche forma di ricalibrazione. Non sappiamo come sarà, o se sarà buono o cattivo per le persone normali, ma accadrà.

Quando l'URSS crollò, la Russia non smise di esistere, ma non era più un contendente per il dominio globale.

 Immagino che il collasso dell'ordine occidentale avvenga in modo simile, dove i territori controllati dagli Stati Uniti in Europa e altrove si staccano, e ti ritrovi con un governo degli Stati Uniti che è molto più rivolto verso l'interno, poiché chiunque prenda il comando a quel punto sarà preoccupato per la gestione di ciò che è rimasto.

 È anche improbabile che il crollo dell'impero statunitense sarà spettacolare come il crollo dell'URSS, e avverrà invece in fasi. Probabilmente, la perdita della guerra in Ucraina è la prima fase, con la catastrofica resa in Afghanistan che viene prefigurata.

 Entrambi gli eventi sono la prova che il centro di potere dell'impero non è più in grado di proiettare il potere ai margini dell'impero, ed è gravemente carente di visione strategica.

 La prossima cosa sarà la perdita di Taiwan. Allora ti troverai di fronte a una crisi economica molto grave in Occidente, mentre l'inflazione torna a casa e l'attenzione sarà sull'immediato.

 

La maggior parte degli immigrati se ne andrà quando le cose andranno male, quindi è molto probabile che potremmo vedere un uomo forte popolare che fa appello ai bianchi sorgere sulla scia di una crisi economica alla fine dell'impero.

Certo, potrebbe anche essere qualcosa di orribile. Potremmo essere troppo danneggiati come società per radunarci attorno a un leader popolare uomo forte, e potrebbe essere che ci saranno solo stranieri che saccheggiano le macerie.

 Puoi trovare entrambi gli esempi nella storia e gli esempi di entrambi che accadono allo stesso tempo, o uno seguito dall'altro. Ho sempre trovato i tentativi di tracciare un confronto esatto tra ciò che sta accadendo in questo momento nella storia come una sorta di voodoo lettore di foglie di tè.

Non sono l'unica persona che ha visto arrivare tutto questo, e in effetti c'erano membri di think-tank globalisti che facevano argomenti simili o quasi identici.

In questo momento, Mark Milley, il presidente del Joint Chiefs of Staff, sta dichiarando pubblicamente che c'è bisogno di un accordo negoziato in Ucraina.

Prima dell'inizio del conflitto in Ucraina, Milley stava dicendo ad alta voce che l'esercito americano non ha la "prontezza necessaria" per combattere la Russia o la Cina, e sembra essere preoccupato che questa sia la direzione in cui stanno andando le cose.

Nel frattempo, Volodymyr Zelensky, che è effettivamente un agente del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti, ha affermato sulla recente pietra miliare del 100 ° giorno dall'inizio dell'invasione che l'Ucraina è sull'orlo della vittoria.

Questa settimana, Biden ha quintuplicato il sostegno all'esercito ucraino assediato, promettendo di nuovo una quantità infinita di armi, e di nuovo sembrando condannare qualsiasi richiesta di negoziati.

Da quello che sono in grado di raccogliere, il pensiero attuale di chiunque stia gestendo questa agenda di guerra è che, poiché la Russia presumeva che l'Occidente avrebbe negoziato, se si rifiutasse di negoziare, vincerà in qualche modo a cui non ha ancora pensato.

Il fatto che non ci sia nessuno che si possa indicare nell'amministrazione Biden responsabile di queste decisioni rende senza dubbio quelle persone meno preoccupate per l'esito delle loro decisioni.

Joe Biden è un vecchio senile che è già segnato per essere gettato sotto l'autobus, quindi chiunque abbia un programma che possa spingere quell'agenda attraverso di lui lo sta facendo (suggerirei che tutte le operazioni di influenza in cui Joe Biden è stato coinvolto probabilmente non sono totalmente irrilevanti per questo).

Questa situazione sta sicuramente entrando nel regno del "caos emergente". Ci sono persone potenti che ora chiedono uno scale-back, quindi è possibile che tu possa vederlo prima che la situazione economica entri nel declino terminale. È anche possibile che ciò non accada. È possibile che la situazione in Ucraina possa degenerare direttamente in una guerra mondiale. "Caos" è quello che sembra essere.

A lungo termine e anche a medio termine, sono fiducioso per il futuro.

Il più grande ostacolo al permesso alle persone di scegliere di vivere una vita normale è stata questa agenda globalista, e il suo fallimento è una vittoria per l'umanità.

 

 

 

La Fed non sta combattendo

l'inflazione, la sta alimentando.

Unz.com- MIKE WHITNEY –( GIUGNO 13, 2022 )- ci dice :

 

I media vorrebbero credere che la Fed stia facendo tutto ciò che è in suo potere per combattere l'inflazione, ma non è vero.

Sì, la Fed ha aumentato i tassi di 50 punti base a maggio e, sì, la Fed sta cercando di sembrare il più "aggressiva" possibile. Ma queste cose sono progettate per ingannare il pubblico, non per ridurre l'inflazione. Mi spiego.

L'attuale tasso di inflazione negli Stati Uniti è dell'8,6%, un massimo di 40 anni.

Nella riunione di maggio, la Fed ha alzato il suo tasso obiettivo sui Fed Funds all'1%. Ecco lo scoop:

"La Federal Reserve ha recentemente annunciato che sta aumentando i tassi di interesse di mezzo punto percentuale, portando il tasso dei fondi federali a un intervallo obiettivo dello 0,75-1,00%". (Il Portavoce-Recensione).

Capito? Quindi il tasso della Fed è ancora un misero 1%.

Questo è ciò che i media stanno cercando di nasconderti, ed è per questo che potresti dover leggere 9 o 10 articoli prima di trovare un giornalista che ti fornisca il tasso effettivo.

Perché nascondono il tasso?

Perché il tasso è del 7,6% al di sotto del tasso di inflazione, quindi non fa una dannata cosa.

 E' un'altra parodia delle pubbliche relazioni che sembra una seria politica monetaria. Ma è uno scherzo, e puoi vedere che è uno scherzo.

Pensala in questo modo: se ti prestassi $ 100 all'1% di interesse – ma l'inflazione fosse all'8% – perderei 7 dollari all'anno, giusto?

A destra. Ed è quello che sta facendo la Fed. Quando i tassi di interesse sono fissati al di sotto del tasso di inflazione, allora la Fed perde denaro su ogni prestito. In altre parole, la Fed sta fornendo un sussidio alle banche per prendere in prestito denaro. Hai mai sentito parlare di qualcosa di così ridicolo?

Come vorresti un affare del genere? Come vorresti che la Fed ti pagasse gli interessi sul debito della tua carta di credito? Probabilmente ti piacerebbe, giusto?

Ma – se foste onesti con voi stessi – ammettereste che è stato un "dono", perché è quello che è, un dono. Le grandi banche stanno ricevendo un'altra elargizione da Uncle Sugar. Questo è l'intero affare in poche parole.

Nel frattempo, tu, io e gli altri 300 milioni di servi continuano a pagare un pesante 18% alle banche che sono sovvenzionate dalla Federal Reserve. Suona giusto?

Quindi, quanto dovrebbe avere la Fed per alzare i tassi se volesse davvero fare il suo lavoro? Dai un'occhiata a questa clip da un articolo del Chicago Booth Review:

"La solita saggezza dice che per ridurre l'inflazione, la Fed deve aumentare il tasso di interesse nominale di più del tasso di inflazione. In questo modo, il tasso di interesse reale aumenta, raffreddando l'economia.

Come minimo, quindi, secondo la solita saggezza, il tasso di interesse dovrebbe essere superiore all'8,5 per cento.

 Ora. La regola di Taylor dice che il tasso di interesse dovrebbe essere del 2% (l'obiettivo di inflazione della Fed), più 1,5 volte l'inflazione supera il 2%, più il tasso reale a lungo termine.

Ciò significa un tasso di interesse di circa il 12 per cento. Eppure la Fed si siede e contempla al massimo un punto percentuale o due entro la fine dell'anno". ("Perché la Fed non ha fatto di più per combattere l'inflazione" Chicago Booth Review).

Quindi, se la Fed fosse seriamente intenzionata a combattere l'inflazione, avrebbe aumentato i tassi a circa il 12%. Invece, hanno deciso di usare i loro alleati nei media per gettare fumo negli occhi di tutti. Questo è quello che sta succedendo. È un altro grande lavoro sulla neve. Ecco di più dalla Chicago Booth Review:

"... lo shock inflazionistico che abbiamo appena vissuto, qualunque sia la sua fonte, insieme al basso tasso di interesse di oggi, ci dà un grande tasso di interesse reale negativo. Quel tasso negativo è di per sé un ulteriore "stimolo": aumenta la produzione e abbassa la disoccupazione. Una maggiore produzione e una minore disoccupazione, tuttavia, aumentano ancora di più l'inflazione, rispetto alla grande inflazione passata. Un'inflazione più alta significa un tasso di interesse reale ancora più basso, e ancora più inflazione, in una spirale senza fine, fino a quando la Fed non cede, alza i tassi di interesse a molto al di sopra dell'inflazione e contiene il pasticcio con una grande recessione. ("Perché la Fed non ha fatto di più per combattere l'inflazione" Chicago Booth Review).

Quindi, quando il tasso della Fed è inferiore al tasso di inflazione, allora l'inflazione aumenta, l'opposto di ciò che vogliamo ottenere.

Bottom line: La politica monetaria ultra-espansiva alimenta l'inflazione e crea gigantesche bolle speculative che distruggono l'economia che spazzano via trilioni e rovinano vite umane. Suona familiare?

Dovrebbe. Abbiamo già affrontato questo esercizio molte volte.

Ecco qualcos'altro che dovresti sapere: la Fed ha messo piede sul gas da quando Lehman Brothers è esplosa nel 2008.

Fu allora che il presidente della Fed Ben Bernanke abbassò i tassi a zero e mise la macchina da stampa a "tutto gas". Da quel momento in poi, la Fed ha inondato la zona con liquidità a basso prezzo che ha gonfiato la più grande bolla dei prezzi degli asset di tutti i tempi.

Perché tutti hanno bisogno di saperlo?

Perché le pressioni inflazionistiche stanno costringendo la Fed ad alzare i tassi, ma anche il minimo rialzo dei tassi può toccare le vendite incendiarie che colpiscono altri istituti di credito ombra che sono ugualmente sovra-estesi innescando una catena di default che possono attraversare il sistema causando un'altra crisi finanziaria.

 In altre parole, la bolla dei prezzi degli asset che la Fed ha creato con la sua mania dei bassi tassi è così gigantesca e instabile, che qualsiasi inasprimento della politica può innescare un tracollo a livello di sistema.

 Ecco perché Powell è così timido nell'aumentare i tassi. È perché non sa chi sono i giocatori deboli e dove si nascondono.

Se una gigantesca banca d'investimento – che sta annegando nell'inchiostro rosso – improvvisamente va a gambe all'aria dopo l'aumento dei tassi di interesse, allora quella banca sta per abbattere circa 20 controparti insieme a lui.

Questo è il problema con il mercato grossolanamente impigliato di oggi; la rete del debito si estende attraverso l'intero sistema mettendo in pericolo anche i giocatori più forti.

L'ultima cosa che Powell vuole fare è pungere la bolla che la Fed ha gonfiato negli ultimi 14 anni.

Sapevi che la Fed ha acquistato $ 9 trilioni in titoli del Tesoro USA e titoli garantiti da ipoteca dal 2008?

Ciò significa che i prezzi delle azioni e delle obbligazioni non sono aumentati in base al loro potenziale di crescita o a causa delle dinamiche di base della domanda e dell'offerta, ma perché la Fed ha attivamente distorto i prezzi di mercato per arricchire i suoi amici investitori.

Ma attraverso la sottovalutazione del credito che viene ulteriormente amplificata attraverso strumenti di debito poco raccomandabili. Questo è il nome del gioco.

Recentemente, la Fed ha indicato che vuole ridurre il suo bilancio a una dimensione più gestibile.

Il problema è che – proprio come i prezzi delle azioni sono aumentati quando la Fed ha acquistato gli UST – così anche loro scenderanno bruscamente quando la Fed venderà.

E questo è esattamente ciò che è successo ogni volta che la Fed ha cercato di ridurre il suo bilancio; le azioni sono cadute da un precipizio.

Quindi, mentre la Fed è riuscita a spingere i prezzi delle azioni più in alto (acquistando $ 9 trilioni di attività finanziarie), non riuscirà a mantenere alte le azioni mentre rotola fuori dal suo prodigioso asset-pile. In altre parole, la Fed non sarà in grado di abrogare le leggi della fisica.

Ricordate il crollo del mercato azionario del 2020? Ti ricordi come è finita? Ecco un piccolo retroscena da un articolo di The Balance:

"Il crollo del mercato azionario del 2020 è iniziato lunedì 9 marzo, con il crollo più significativo della storia per il Dow Jones Industrial Average (DJIA) fino a quella data. Altri due cali di punti da record lo hanno seguito il 12 marzo e il 16 marzo.

Il crollo del mercato azionario ha incluso i tre peggiori cali di punti nella storia degli Stati Uniti. Il calo è stato causato da sfrenati timori globali sulla diffusione del coronavirus, dal calo del prezzo del petrolio e dalla possibilità di una recessione nel 2020.

Sebbene il crollo del mercato del 2020 sia stato drammatico, non è durato. Il mercato azionario ha registrato una ripresa sorprendente, anche se molte aree dell'economia statunitense hanno continuato a sperimentare problemi ..." ("Come si confronta il crollo del mercato azionario del 2020 con gli altri?", The Balance).

Quindi, le azioni sono crollate di migliaia di punti in risposta a una pandemia in rapida diffusione che stava facendo rabbrividire le imprese e decimando le economie di tutto il mondo.

 I media hanno respinto il sell-off come un "panico", ma questo cretainly non era il caso. Gli investitori hanno razionalmente concluso che l'attività economica sarebbe stata gravemente influenzata dal virus e semplicemente venduta mentre potevano. Senza alcun segno di un rimedio o di un vaccino, non c'era motivo di ottimismo.

Ma perché il sell-off si è fermato? Questo è ciò che vogliamo sapere. Cosa ha spinto gli investitori a ripensare il loro approccio e a rituffarsi nel mercato a capofitto?

La Fed ha fermato il selloff.

 E l'annuncio che ha fermato l'emorragia è stato probabilmente l'evento più straordinario nella lunga e travagliata storia della Banca Centrale.

Perché, in sostanza, ciò che il presidente della Fed Powell ha detto è che avrebbe messo un fondo sotto i prezzi delle azioni e delle obbligazioni per evitare che scendessero troppo. Pensateci.

 Qui abbiamo avuto la Fed – che si pone come un regolatore imparziale dell'attività di mercato – che ci ha detto in faccia che ha intenzione di intervenire ogni volta che pensa che i prezzi non siano in linea con le sue aspettative?

 In altre parole, la Fed ha promesso di impedire al mercato di funzionare secondo le normali dinamiche della domanda e dell'offerta.

 Il libero mercato doveva essere sacrificato per evitare le inevitabili perdite della pandemia.

Naturalmente, gli investitori hanno adorato sentire che la Fed "aveva le spalle" e si è rimessa sul mercato denaro in mano.

E in che modo l'annuncio della Fed ha avuto un impatto sul mercato?

Diamo un'occhiata al Dow Jones Industrial Average durante quel periodo.

Il 16 marzo 2020, il Dow ha chiuso la sessione registrando una chiusura di 20.188.

Due anni dopo, il 4 gennaio 2022, l'indice ha chiuso a 36.799.

In altre parole, la promessa della Fed di sostenere i prezzi delle azioni ha innescato un aumento di 16 mila punti del Dow nel bel mezzo di una pandemia.

Chiameresti questa manipolazione?

Lo farei.

Allo stesso tempo, la Fed ha ampliato la gamma dei suoi acquisti da Treasury privi di rischio e MBS sostenuti dal governo, a qualsiasi tipo di debito societario o ETF poco raccomandabile che necessitasse di sostegno per sostenere il mercato più ampio.

Questo intervento senza precedenti e drammatico ha dissipato qualsiasi fiducia che qualsiasi osservatore obiettivo avrebbe potuto avere nei mercati statunitensi in cui la manipolazione è così in-your-face, che non si può evitare il cattivo odore di corruzione che si estende dal "mare al mare splendente".

 La Fed è infatti diventata un'agenzia di fissazione dei prezzi che ha abbandonato qualsiasi restrizione. L'ex governatore della Fed Kevin Warsh aveva anticipato questo sviluppo anni prima e ha lanciato un avvertimento che è stato pubblicato sul Wall Street Journal. Ecco cosa ha detto:

"La maggiore presenza della Fed nel mercato dei titoli del Tesoro a lungo termine pone anche rischi non banali.

 Il mercato del Tesoro è speciale.

 Svolge un ruolo unico nel sistema finanziario globale. È un corollario del ruolo del dollaro come valuta di riserva mondiale. I prezzi assegnati ai titoli del Tesoro – il tasso privo di rischio – sono la base da cui viene calcolato il prezzo di praticamente ogni attività nel mondo.

Man mano che il bilancio della Fed si espande, diventa più un price maker che un price taker nel mercato del Tesoro. E se gli operatori di mercato arrivano a dubitare di questi prezzi – o la loro dipendenza da questi prezzi si rivela fugace – i premi di rischio tra classi di attività e aree geografiche potrebbero muoversi inaspettatamente". ("Il nuovo malessere", Kevin Warsh, Wall Street Journal)

Ancora una volta, il bilancio della Fed è attualmente di $ 9 trilioni, il che significa che i prezzi delle azioni e delle obbligazioni sono probabilmente gonfiati di due o tre volte tale importo.

 Perché pensi che le azioni abbiano continuato a raggiungere nuovi massimi nel bel mezzo di una pandemia mentre l'occupazione, la produzione, la produzione, i servizi e la crescita erano in vita?

Risposta: la Fed.

 La Fed ha promesso di sostenere i mercati e gli investitori hanno risposto acquistando tutto ciò che non era imbullonato al pavimento. Il piano ha funzionato come un incantesimo.

Ecco qualcosa a cui non crederai. La Fed di New York – che ha un proprio trading desk – ha pubblicato il suo rapporto annuale che include un paragrafo strabiliante "che ci ha tolto il fiato", dice Pam Martens, redattrice di Wall Street on Parade. Ecco di più dall'articolo di Marten:

"Rivela che l'operazione di trading della Fed di New York ... attualmente possiede il 38% di tutti i titoli del Tesoro usa in circolazione con 10-30 anni rimanenti fino alla scadenza ...

Ci sono molteplici ragioni per cui questo dettaglio ci toglie il fiato. Prima di tutto, il mercato del Tesoro degli Stati Uniti è enorme - a $ 22,6 trilioni a fine 2021. Che una qualsiasi entità controlli una grossa fetta del mercato è profondamente preoccupante. (Lo stesso rapporto ha mostrato che il trading desk della Fed di New York possedeva il 25% di tutte le scadenze del debito del Tesoro in essere.)

 

Anche il trading desk della Fed di New York che possiede il 38% dei Treasury a 10-30 anni è profondamente allarmante perché è quell'intervallo di scadenza che ha un impatto drammatico sul tasso di interesse del mutuo residenziale a tasso fisso a 30 anni, il mutuo più popolare tra gli acquirenti di case per la prima volta storicamente.

Significa che la Fed divoratrice di questi titoli del Tesoro USA a 10 anni e dei buoni del Tesoro USA a 30 anni, per un importo del 38% del mercato, ha creato una domanda artificiale per questi strumenti che altrimenti non esisterebbe.

 Questo, a sua volta, significa che i tassi ipotecari sono stati artificialmente tenuti più bassi – molto più bassi – di quanto sarebbero stati altrimenti ...""

("La Fed di New York stordisce con il nuovo rapporto: alla fine dell'anno il suo Trading Desk possedeva il 38% di tutti i Treasury statunitensi a 10-30 anni", Wall Street on Parade)

Quindi, i tassi di interesse sono truccati? È quello che sta dicendo?

Certo che sembra.

Se – come dice Marten – "la Fed di New York... attualmente possiede il 38% di tutti i titoli del Tesoro USA in circolazione con 10-30 anni rimanenti fino alla scadenza", quindi i tassi su tali obbligazioni vengono soppressi da un'entità che dovrebbe essere un arbitro neutrale non un partecipante al mercato.

 E le implicazioni di ciò sono enormi perché questi tassi influenzano tutto, dall'acquisto di una casa all'acquisto di un'auto. Ma ciò che è più inquietante è il modo in cui questa attività si riferisce al commento di Kevin Warsh:

"Il mercato del Tesoro ... svolge un ruolo unico nel sistema finanziario globale.... I prezzi assegnati ai titoli del Tesoro... sono le fondamenta da cui viene calcolato il prezzo di praticamente ogni bene nel mondo."

 

Cosa succede quando le banche centrali e gli investitori di tutto il mondo si rendono conto che il principale asset privo di rischio del mondo, l'UST a 10 anni, è costruito su una base di sabbia pura? Questo non metterebbe il mercato del Tesoro e il dollaro USA nel mirino allo stesso tempo?

Sarebbe.

Allora perché la Fed dovrebbe impegnarsi in un'attività così rischiosa?

Dobbiamo presumere che vogliano mantenere i tassi di interesse artificialmente bassi qualunque sia il costo.

Ma perché?

La Fed sta cercando di preservare il regime dei tassi zero in modo da poter continuare la sua espansione del credito ultra-accomodante che consente ai suoi ricchi elettori di rastrellare profitti più grandi che mai. Questo sembra essere l'obiettivo.

Ma mentre l'inflazione aumenta e la massiccia bolla dei prezzi degli asset diventa più instabile, è solo una questione di tempo prima che la bolla scoppi e si scateni l'inferno. Come disse l'economista Ludwig von Mises:

"Non c'è modo di evitare il collasso finale di un boom causato dall'espansione del credito.

L'alternativa è solo se la crisi dovrebbe arrivare prima come risultato dell'abbandono volontario di un'ulteriore espansione del credito, o in seguito come una catastrofe finale e totale del sistema monetario coinvolto.

Ben detto.

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