LE NOTIZIE PERMETTONO DI DIFENDERSI.
LE NOTIZIE PERMETTONO DI DIFENDERSI.
Come è
difficile spiegare agli ucraini
le
opinioni e i dubbi degli italiani sulla guerra.
Esquire.com
- Paolo Mossetti- (7-6-2022)-ci dice :
Gli
ucraini sono delusi dall'Occidente e dal nostro perché non fanno abbastanza per
sostenerli?
Uno scrittore italiano a “Lviv” prova ad affrontare i loro dubbi.
“Lviv”. «Tu non puoi capire», mi dice la
barista mentre serve uno della Legione straniera di ritorno dal Donbass, in una
giornata primaverile che sembra un invito a rilassare ancora di più il divieto
di vendita di alcolici e il coprifuoco. Indica sul cellulare un meme in cui lo
stivale dell'Italia è segato a metà. «E allora facciamo così: se vi
chiedessero di rinunciare alla Sicilia in cambio della pace?».
Non è
la prima volta che mi arriva una domanda del genere, in questa città meno
internazionalizzata di prima (quando a marzo Lviv era la capitale di fatto
dell’Ucraina) ma più normalizzata che mai.
Mi serve da promemoria del fatto che i video
dei bimbi sfollati accolti da applausi nelle scuole italiane non bastano, per
tranquillizzare gli ucraini della nostra solidarietà. Così come non basta l'onnipresenza,
anche in Italia, di una bandiera ucraina diventata per molti un simbolo di sfida eroica,
internazionalismo e autodeterminazione.
Queste
sono belle manifestazioni d'affetto, ma gli ucraini si interrogano con angoscia
sulla strabiliante capacità di penetrazione della propaganda russa nella
Penisola.
Il
fatto che per capire il punto di vista russo la nostra tv faccia ascoltare
mille volte la stessa velina ripetuta a pappagallo dai giornalisti di regime, o che prima Giuseppe Conte, poi
Silvio Berlusconi e infine Matteo Salvini abbiano preso posizione, sebbene con
diverse sfumature e ambiguità, contro il sostegno militare a Kyiv, preoccupa
molti colleghi giornalisti e tante persone comuni.
In
questo Paese che vede il 14 per cento del proprio territorio occupato dalla
Russia, mi capita di vedere l'Italia, con i suoi ripensamenti e il suo essere
vittima della narrazione nemica, finire sempre più nel mezzo di battute ucraine
su quanto l’Unione Europea e la Nato siano stati una delusione, almeno rispetto
all’intraprendenza di Gran Bretagna e Polonia, o sulla Germania che sarebbe
troppo pusillanime sulle sanzioni.
Ciò
nonostante, tento da quasi tre mesi a costruire ponti mentali tra le esigenze
degli ucraini e quelle degli italiani, spiegando perché di che pasta sono fatti
i tentennamenti dei secondi.
Ora
proverò a sintetizzare le mie traballanti risposte qui, e mi scuso con i
sociologi se
rinunciando a qualsiasi rigore immaginerò di avere davanti un interlocutore
ucraino collettivo:
“Non
vi chiediamo di venire da noi ad aiutarci di rischiare le vostre vite - dice
questa voce - vi chiediamo solo di darci i mezzi per difenderci da un esercito
molto più potente, che tortura, stupra e uccide là dove arriva. Chiediamo armi
per fermarlo, solo questo.”
Vedete,
l’opinione pubblica italiana è stata, fin dall’inizio della guerra, in buona
maggioranza contraria all’invio di armi in Ucraina, per motivi che hanno a che
fare la paura dell'escalation, la conseguenze economiche della guerra e la
confusione su come sia stato possibile arrivare a questo punto. Nonostante ciò, la Camera dei
deputati ha approvato la spedizione di armi il 18 marzo, una settimana dopo che
le armi erano già state spedite. Il Presidente del Consiglio, un tecnico inizialmente eletto per
altri scopi - tutelare il Recovery Fund e affrontare l'emergenza Covid - ha secretato la questione e
annunciato che i prossimi invii di armi non avrebbero avuto più bisogno del sì
del Parlamento.
In
altre parole, l’aiuto tattico dell’Italia è stato elargito aggirando gli umori
di una fetta importante di società, già avvelenata da due anni di Covid e da
una stagnazione economica drammatica.
Quell’aiuto
non è in discussione; lo è il fatto che possa essere incondizionato.
Vale a
dire che un falso allineamento di interessi tra l'Italia e l'Ucraina farebbe
male a entrambi.
L' Italia è un Paese “né né”: certo non con
Putin, ma neppure disposto all’assecondamento di qualsiasi desiderio di Kyiv.
Un
impaludamento della guerra, una ricaduta drammatica delle sanzioni sul tessuto
sociale o un allargamento della guerra potrebbero portare ancora più italiani
dalla parte di Putin o a sentirsi alienati alla vostra causa. Non esageriamo con gli azzardi.
“Sì, ma non potete dirci quando
smettere di resistere, o cosa cedere nei negoziati. Cosa rispondereste a chi vi
chiedesse di mutilare l'Italia per arrivare alla pace, nel caso foste in
guerra?”
Guardate,
voi non avete idea di quanta parte del nostro territorio sarei disposto a
cedere, pur di raggiungere la pace in una ipotetica guerra che avesse come
vittima l'Italia. O quanto sarei disposti a insegnare ai russi a convivere col
proprio declino senza invadere nessuno.
Mi
rendo conto però di non essere al posto vostro e che è troppo facile parlare
per ipotesi.
Eppure
il fatto che l'Italia stia partecipando, sebbene non pesantemente, allo sforzo
bellico di Kyiv, le consegna una piccola share nel diritto di discussione.
Una
voce in capitolo conquistata aiutando l’Ucraina con le sue armi e mettendo a
dura prova la proprio tenuta economica. È così incomprensibile?
Forse
l'Italia non rischia abbastanza per il bene dell'Ucraina, armandola a distanza,
con vecchi obici e con mano sparagnina. Ma il suo rischio non è zero: il pericolo di ritorsioni russe,
sotto forma anche di attentati terroristici, disinformazione coordinata oppure
migranti usati come “armi” da un'Africa sempre più impoverita, rimane. La
politica deve tenerne conto e dire il contrario sarebbe ipocrita.
Sì, ma
resta il fatto che siete tra i Paesi più putinisti d'Europa, caspiterina.
Abbiamo letto che un italiano su quattro non crede alle immagini della guerra:
“È propaganda ucraina”, dice.
Le
simpatie per Putin in Italia hanno origini complicate. Nel calderone c'è l'estrema destra,
la galassia nera che accusa il cattolicesimo moderno e l'Occidente di buttare
via elementi identitari e cristianità, mentre Mosca li riscopre.
C'è
l'imprenditoria del nord-Est, c'è la sinistra extraparlamentare, che si
riconosce nei simboli sovietici riabilitati dai separatisti del Donbas, e vede
nella causa della Novorossya l'opportunità per contrastare l'impero di
Washington.
E non va dimenticato che a intrattenere
rapporti economici davvero concreti con la Russia di Putin sono stati, negli
ultimi anni, anche anti-comunisti doc come il leader di Italia Viva, Matteo
Renzi, al quale nessuno oggi chiede conto.
Ma,
allargando lo sguardo, bisogna vedere in quella sfiducia anche un’Italia che ha
assistito
impotente alla destabilizzazione della Libia degli ultimi dieci anni, con la
crisi dei migranti che ne è conseguita, mentre le élite europeiste hanno
applicato ricette fallimentari in economia: tutto ciò ha fatto apparire a molti
Putin come un esempio di sensatezza.
C'è un
Italia per che decenni ha votato un partito comunista - in realtà con legami
molto flebili con Mosca - e, quando l'Urss si è disintegrata, ha identificato nelle
repubbliche secessioniste, con il loro nazionalismo, la responsabilità di
avergli distrutto un punto di riferimento esistenziale, una
"alternativa" al dominio statunitense. E oggi inconsapevolmente
scarica quel rancore anche sull'Ucraina.
Sarà
anche così, ma cosa succede alla vostra televisione? Il ministro degli Esteri russo,
Sergej Lavrov, libero di sciorinare tutto il manuale della propaganda senza
contraddittorio.
Firme sul libro paga del Cremlino trattate
come reporter indipendenti. Interviste al filosofo "nazi-bolscevico" Aleksandr
Dugin come se i suoi non fossero deliri di pessima qualità! Ma che roba è?
Pur
non essendo questo un problema che toglie il sonno agli ucraini, e neppure alla
maggioranza degli italiani, effettivamente l’invasione ha solo reso più evidente certi
difetti strutturali dei nostri modelli di informazione.
Ma
tenetevi forte: potrebbe andare peggio.
Innanzitutto
perché, diciamola tutta la verità, alcuni aspetti a dir poco controversi del
nazionalismo ucraino - la riabilitazione degli patrioti collaborazionisti, la
ripulitura del CV del Battaglione Azov, eccetera - sono affrontati con
reticenza dalla nostra televisione.
Forse
c'entra la paura di fare il gioco della propaganda russa: in realtà un timore
infondato, dato
se c'è qualcosa che ha rivitalizzato l'estrema destra presso l'opinione
pubblica ucraina è proprio l'invasione, e prima ancora la destabilizzazione
tentata dalla Russia per controbilanciare Euro-Maidan.
E poi
perché, pensate, tre anni fa Dugin era intervistato come filosofo rispettabile
addirittura in prima serata, sulla seconda rete nazionale.
Due minuti e mezzo di pippone nazi-esoterico per dire
che Putin era "come Mosè" e che le femministe sono pervertite create
da Soros.
Lo stesso Parlamento che oggi consente questo spettacolo televisivo era stato
eletto - non dimenticatelo - sulla base di un'impostazione ideologica molto più filorussa
dello spettacolo televisivo attuale.
Lo so,
è difficile da immaginare: ma quello che si vede oggi insomma è una versione
disciplinata di ciò che la guerra e i suoi effetti sulla società potrebbero
essere capace di produrre in Italia, ridando il potere a una maggioranza
ostile alla causa di Kyiv, che potrebbe ritrasformare i palinsesti.
“Però
continuate a dirci come dobbiamo comportarci con i russi. Che non dovremmo «cancellarli» dalle
nostre vite. Che il nostro nemico dovrebbe essere il governo, non l’intero popolo. Ma
non è così: la complicità dei russi, la loro indifferenza toccano le nostre
vite e voi dovreste boicottarli, se ci siete amici.
Gli
italiani sono in larghissima parte coscienti di quanta devastazione stia
portando l’esercito di Mosca in Ucraina, con la complicità di una larga parte
di russi, e
comprendono che per voi, che vedete le vostre città massacrate, non è facile
avere pietà.
Ma
insistere sul fatto che l’Italia e gli alleati dell’Ucraina debbano volere e
applicare esattamente quello che vuole l'Ucraina è comprensibile, ma è anche pericoloso.
“Questa
insistenza non solo rischia di trascinarci potenzialmente in una guerra
infinita ma di dare all’Ucraina false speranze, ripetendo gli errori già fatti
dalla Nato prima della guerra.
Non
dobbiamo rassegnarci alla logica dello scontro di civiltà iniziato da Putin e
dai suoi simpatizzanti, proprio perché quello scontro non prevede prigionieri. “
Il
rischio è che l’Ucraina vinca la guerra ma ne esca avvelenata, semplificata,
chiusa, settaria, dimentica dello stato di diritto. Noi italiani ed europei dobbiamo
agire diversamente, dobbiamo difendere il pluralismo delle idee di un
continente che non è ancora del tutto in guerra. Lasciare aperti dei piccoli
spiragli per un’Ucraina e un'Europa nelle quali russi e ucraini possano tornare
a convivere, anche attraverso questa semina pietosa.
Mi
rendo conto, rileggendomi, che tante aperture sembrano agli ucraini astratte o
pretestuose - parole come negoziato o convivenza - perché non ci toccano da
vicino.
“Eppure,
credo che il miglior servizio che si possa fare alla causa dell'Ucraina non sia
tanto consigliarle di arrendersi o di rinunciare a questo e a quello, quanto di
farle capire da che posizione mentale arrivino i suoi interlocutori. “
Fare
il contrario di quello che normalmente viene chiesto dalla stampa occidentale: non immedesimarsi negli ucraini, ma
di fare immedesimare gli ucraini negli altri. Forse così andrà meglio.
(Paolo
Mossetti).
Bce,
Lagarde non è Draghi.
E per
l'Italia è un problema.
msn.com-
adnkronos.com-(Web Info)-(10-6-2022)- ci dice :
(Adnkronos)
- I mercati reagiscono male all'annuncio di un rialzo dei tassi e, soprattutto,
al peggioramento delle prospettive economiche. Le decisioni della Bce hanno un
peso oggettivo, ma anche la comunicazione e il carisma di chi le prende
incidono. Christine
Lagarde non è Mario Draghi, come è evidente già da tempo. Ma l'inizio di una
nuova stagione per la politica monetaria, che va verso una stretta decisa, porta con sé una serie di
conseguenze rilevanti per i Paesi più esposti alla speculazione, come
l'Italia.
Il
rialzo dello spread è un segnale chiaro. E le parole spese in passato
dall'attuale presidente della Bce ricordano che l'aria a Francoforte è
profondamente cambiata.
Lagarde lo diceva già a marzo 2020, con una
precisione che lasciava poco spazio alle interpretazioni, “Non siamo qui per chiudere gli
spread, ci sono altri strumenti e altri attori per questi problemi”.
In
questo approccio c'è tutta la differenza con il suo illustre predecessore, il
Draghi del “whatever it takes”, capace di rassicurare con una frase e di girare il mood delle sale
operative con un impegno insieme istituzionale e personale.
Oggi
la Bce di Lagarde ribadisce che il suo compito non è quello di preservare la
stabilità finanziaria dei singoli Stati membri.
E il
contesto fa il resto. La fine degli acquisti del Qe dal 1 luglio; il primo rialzo
dei tassi, da 25 punti base, alla prossima riunione del consiglio direttivo, il
21 luglio; un secondo rialzo a settembre, di dimensioni che "dipenderanno
dalle riviste prospettive dell’inflazione". Ce n'è abbastanza per trasmettere
il messaggio che è finita la copertura della Bce, che consentiva una
navigazione in acque protette, e che da oggi in poi sarà necessario fare in
conti con una navigazione in mare aperto.
La
differenza sostanziale tra Lagarde e Draghi non è solo nelle competenze e nel
peso politico.
E',
soprattutto, nell'interpretazione del ruolo di presidente della Bce. Siamo di
fronte al rischio concreto di una nuova crisi economica globale e c'è una
risorsa sostanziale in meno.
Nelle
precedenti crisi economiche globali (2008 e 2011) a Francoforte c'era un uomo
capace di portare fino al limite i rigidi limiti imposti dallo Statuto della
Bce, che individua nella stabilità dei prezzi l'obiettivo primario, sconfinando
spesso e volentieri nel sostegno alla crescita e all'occupazione e non
rinunciando, quando necessario, a richiamare all'ordine i governi responsabili delle
politiche economiche. Un'interpretazione estensiva, spesso conquistata con ruvide
battaglie in Consiglio, che oggi non è immaginabile.
Oggi
l'Italia ha Draghi alla Presidenza del Consiglio, con una legislatura agli sgoccioli e
con una maggioranza tanto larga quanto conflittuale.
E non
a più alla Bce la sponda di un presidente capace di proteggerla. Non perché Christine Lagarde non sia
un presidente all'altezza ma perché Lagarde si limita a svolgere il suo ruolo,
secondo mandato. Lagarde non è Draghi. E questo per l'Italia può diventare un
problema.
(Fabio
Insenga).
La
fine dell'era Draghi.
msn.com-il
giornale-Nicola Porro- (11-6-2022)- ci dice :
È
tramontata, finita l'era Draghi in Europa. L'ex
presidente della Banca centrale, oggi trasferitosi a Palazzo Chigi, aveva
imposto una politica monetaria del denaro facile.
Il che, in soldoni, vuol dire stampare moneta
facendo comprare alle banche centrali titoli del debito pubblico e abbassare i
tassi di interesse sotto zero. Si disse, allora, che, grazie a questa politica,
Draghi salvò la moneta unica.
Il suo
successore, la signora Lagarde, ha cambiato rotta. E lo ha fatto con un testacoda. Non
solo ha detto che i tassi di interesse, visti gli aumenti dei prezzi, devono
risalire, la qual cosa era ampiamente prevedibile. Ha fatto di più: non ha annunciato alcuna rete di
protezione per la moneta unica, nel caso riprendesse la speculazione. Questo «non
detto» sta spaventando i mercati.
Ieri
all'asta dei Bot, i titoli del nostro debito ad un anno, i tassi di interesse
sono schizzati dallo 0,1 per cento allo 0,9. Il differenziale (lo spread) tra i
nostri titoli a dieci anni e quelli tedeschi ha toccato quota 230 punti base:
nel senso che i nostri rendono il 2,3 per cento in più. La Borsa italiana ha fatto segnare il
crollo peggiore d'Europa, di circa il 5 per cento: ad affossarla non solo le
banche, zeppe di titoli di Stato che stanno perdendo valore, ma anche blue
chips come l'Eni, che dovrebbero invece beneficiare dei massimi del petrolio.
La
morale è una sola: dopo le parole della Lagarde, è ritornato a soffiare in
Europa il pregiudizio sull'affidabilità dei conti pubblici italiani e sulla
nostra capacità di fare ancora debito. Insomma, è finito l'effetto Draghi e del
suo «whatever it takes».
Il
paradosso è che oggi Mario Draghi è a Palazzo Chigi.
E secondo molti avrebbe dovuto rappresentare
una garanzia. Ieri i mercati non hanno ragionato così.
Un po'
per colpa nostra. In questi anni, anche con Super-Mario, abbiamo aumentato la
nostra spesa pubblica. Tra pochi giorni il governo Draghi elargirà un bonus da 200
euro a milioni di italiani, per 6,5 miliardi, che avrebbe potuto inventarsi
anche uno spendaccione della Prima Repubblica.
D'altra
parte la Bce ha cambiato maggioranza: i falchi comandano. E non hanno nessuna intenzione di
adottare un atterraggio morbido dalle politiche della vecchia gestione. Hanno fatto capire che sono più
interessati all'inflazione (il che non è ovviamente irragionevole, essendo
questa la più ingiusta delle tasse) che alla tenuta dei cosiddetti Paesi
periferici (Italia in primis).
Si
potrebbe dire molto sulla droga immessa sul mercato, da Draghi in poi,
stampando moneta come se non ci fosse un domani.
Quel
che è certo è che togliere ai drogati la merce tossica tutto in un botto e per
di più nel mezzo di una guerra, non è l'atteggiamento più corretto: a meno che non si
voglia far crepare il tossico.
L’Ideona
di una Psicologa: “Bambini
Virtuali”
da allevare nel “Meta-verso.”
Conoscenzealconfine.it-
( 10 Giugno 2022)- Cristina Gauri-ci dice :
Perché
allevare una prole reale quando presto nel Metaverso si potrebbero crescere
bambini virtuali, alla stregua dei “Tamagotchi”
tanto di moda negli anni ’90?
È
quanto suggerisce la psicologa ed esperta di intelligenza artificiale Catriona
Campbell, nel suo nuovo libro “AI by Design: A Plan For Living With Artificial
Intelligence”.
Del
resto i bimbi piangono, sporcano, fanno baccano, necessitano di attenzioni
continue, costano e inquinano pure. E la Terra è sovrappopolata, le risorse per
tutti non bastano. Meglio allevare una discendenza fatta di pixel, no?
Bambini
Virtuali a pagamento: perché la Terra è sovrappopolata.
Un’idea
del genere fa quasi più orrore dell’utero in affitto.
Li chiama proprio “bambini Tamagotchi” la
psicologa progressista (liberal Dem Usa)Campbell, secondo quanto riportato
dal Sun, perché prendersi cura di loro significherebbe avere a che fare con
piccoli animaletti virtuali.
In questo modo, prosegue, gli esseri umani
potrebbero ancora soddisfare il loro istinto di crescere una famiglia, ma in un modo che non abbia un
impatto negativo sull’ambiente, a “zero emissioni”, o quasi. Economici e
puliti.
La
Campbell pensa che entro mezzo secolo i bambini virtuali saranno una realtà
diffusa e condivisa da tutti, e che per allora passeremo gran parte della
nostra vita quotidiana nel Metaverso.
Come
diceva il patron di Meta, Mark Zuckerberg: “Molte persone pensano che il
Metaverso riguardi un luogo, ma una definizione di questo riguarda un momento
in cui mondi digitali fondamentalmente immersivi diventano il modo principale
in cui viviamo le nostre vite e passiamo il nostro tempo”.
Verso
l’Estinzione.
I
bambini virtuali nasceranno con un click, godranno di una crescita accelerata
secondo i tempi selezionati dai genitori e daranno “risposte emotive simulate”
molto verosimili.
Il
Tamagotchi umanoide non sarà gratis: per possederne uno si dovrà pagare un abbonamento
mensile sulle venti sterline. Perché non dimentichiamolo, vivere nel Meta-verso costerà
comunque agli umani e dovremo acquistare beni per esistere lì, proprio come
nella vita reale.
C’è
chi “tifa estinzione”, dunque, e chi l’estinzione la teorizza e la programma.
(Cristina
Gauri-
ilprimatonazionale.it/scienza-e-tecnologia/bambini-virtuali-allevare-metaverso-inquinano-troppo-235328/).
Il
Grano non manca: ci Speculano
e
Mentono le “Quattro Sorelle del Cibo.”
Conoscenzealconfine.it-
( 9 Giugno 2022)- Roberto Pecchioli-ci dice :
Primum
vivere. E
per vivere bisogna mangiare. Per questo l’alimentazione è sempre stata centrale
per i sistemi politici, sociali ed economici.
La
produzione dei cereali, che forniscono la farina e quindi il pane, ha avuto fin
dall’antichità un posto speciale nelle preoccupazioni umane.
Il
grano e il frumento sono stati in vari tempi sottratti all’avidità di guadagno
privato con l’istituzione degli ammassi controllati dal governo, sin dall’epoca
degli Egizi.
Quasi ogni popolo ha sviluppato una cultura
del pane tanto sul piano pratico che su quello simbolico.
Nel
tempo del mercato, misura di tutte le cose, l’approvvigionamento di cereali è
caduto nelle mani di pochi giganti internazionali, le “quattro sorelle del
grano” che prima erano sei.
Lo
scenario di guerra tra Ucraina e Russia sta provocando seri problemi di
trasporto, fornitura, scambio. I due paesi producono circa il trenta per cento
del grano mondiale, e la via marittima, attraverso i porti del Mar Nero, è la
più importante.
Ovvia
quindi la turbolenza dei mercati, aggravata dalla confusione sulle sanzioni
alla Russia e, nello scenario bellico, dalle mine disseminate in mare
dall’esercito ucraino.
In assenza di forme di controllo pubblico – il sacro, intoccabile mercato! – spadroneggiano la speculazione,
l’accaparramento e le manovre sui prezzi, di cui cominciano ad accorgersi i
consumatori.
Ulteriore
elemento, per quanto riguarda l’Ucraina, è l’intensa opera di privatizzazione
svolta dopo la fine dell’Unione Sovietica, che ha beneficiato pochi grandi
multinazionali.
E’ in
corso – guerra nella guerra – la battaglia del grano.
Come
per il giudizio sugli eventi bellici, la verità è la grande assente. La
privatizzazione del mondo non ha risparmiato il settore cerealicolo e i giganti
padroni dei cereali hanno nelle loro mani l’alimentazione di gran parte delle
popolazioni. Padroni del pane, padroni delle nostre vite.
La
prima menzogna da sfatare, nella narrazione di questi mesi, è che sia la guerra
l’unico motivo della carenza di cereali e quindi dell’aumento dei prezzi.
Non è
così. Gli osservatori indipendenti dicono chiaramente che sono in corso forti
speculazioni: i mercati dei futures (la scommessa sul prezzo a data prefissata) puntano
sull’aumento delle materie prime e su lucrose (per loro) carestie.
Le
multinazionali hanno in mano pressoché per intero la produzione ucraina e sono
in grado di esercitare pesanti ricatti sui consumatori e sul governo di Kiev,
che dipende finanziariamente dalle condizioni del Fondo Monetario e della Banca
Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo, promotori della cessione delle
terre agricole ai monopolisti.
Tra di
essi spiccano il fondo più potente del mondo, Black Rock, mentre altri squali (Monsanto,
Archer Daniels Midland e Dupont) controllano l’allevamento zootecnico, gli
stabilimenti di fertilizzanti agricoli, l’infrastruttura commerciale, i silos
granari – a partire da quello ucraino di Odessa – e la logistica dei trasporti.
La
Fao, l’agenzia dell’ONU per l’alimentazione, una fonte insospettabile di
simpatie filo russe, ha affermato poche settimane fa che le scorte mondiali di
cereali sono sostanzialmente stabili.
La
Banca Mondiale aggiunge che gli stock sono a livelli record e che tre quarti
dei raccolti russi e ucraini sono già stati consegnati prima della guerra.
Dunque,
il grano è usato come arma economica per realizzare ulteriori profitti,
generare paure e indirizzare l’opinione pubblica rispetto al conflitto.
Anche
il cibo, dunque, è in mano a un pugno di giganti privati, in grado di affamare
pezzi di mondo semplicemente fermando le navi o bloccando i silos secondo
tornaconto.
Fino a
pochi anni fa il commercio cerealicolo era in mano a cinque aziende, dette le
“cinque sorelle”, sul modello delle “sette sorelle degli idrocarburi”. Per un breve periodo ve ne è stata
una sesta, la
ravennate Ferruzzi al tempo di Raul Gardini, poi suicida (o suicidato)
misteriosamente al tempo di “Mani Pulite”.
Delle
cinque, l’americana
Continental Grain, in capo alla famiglia ebraica Fribourg, si è fusa con il
supercolosso Cargill. Le concentrazioni di mega corporations non risparmiano alcun
settore, in barba al mantra della concorrenza e del libero mercato.
Quattro soggetti dominano il mercato dei
cereali con una quota complessiva del novanta per cento: un trust in piena
regola.
Sono
la Amber Daniels Midland (Usa), Bunge (Usa, Bermuda), Cargill (Usa) e Louis
Dreyfus Commodities (Paesi Bassi).
Gli
stessi controllano il settanta per cento di tutte le materie prime agricole
(riso, olio di palma, zucchero, eccetera).
Sono i
“signori del cibo” che decidono se e quanto aprire o chiudere i rubinetti della
fornitura commerciale, nell’impotenza della politica, ossia dei popoli.
Le quattro sorelle, tra giugno 2020 e 2021, hanno
dichiarato ricavi per 350 miliardi di dollari. Difficile calcolare i profitti,
giacché si tratta di soggetti opachi, non quotati in borsa, posseduti e
controllati a livello familiare.
Sono
costoro a decidere chi mangia e chi digiuna, chi vive e chi muore e che cosa,
dove e come viene coltivato.
La stessa Fao lamenta che le quattro sorelle
siano responsabili di buona parte della deforestazione del pianeta e del
tracollo della biodiversità ( -75 per cento in dieci anni).
A monte, c’è il fiorente mercato delle
sementi, un
oligopolio ai cui vertici vi sono Chem China – in Italia azionista forte di
Pirelli – Bayer-Monsanto, Corteva e Lima Grain, più Badai (fitofarmaci), con
altre centinaia di miliardi di ricavi annui, e che sono anche i padroni dei contadini di
tutto il mondo e delle tavole delle nostre case.
Aggiungiamo
il potere dei colossi della distribuzione alimentare, Walmart già di Warren Buffet,
Schwartz Group, Carrefour, Nestlé e presto Amazon e ci accorgiamo che l’intera
filiera del cibo è in mano a non più di dieci giganti.
Sopra di loro, i fondi di investimento più
potenti del mondo, i soliti nomi, purtroppo non ancora abbastanza noti al
grande pubblico: oltre a Black Rock, Capital Group, Vanguard Group, Sun Life
Financial, State Street.
Cargill,
con sede nel Minnesota, Usa, è di proprietà della famiglia Mc Millan, di origine
scozzese, che possiede navi cerealicole, silos e terminal ed è anche tra i più
importanti attori nel mercato della carni.
La
lobby familiare delle sorelle del grano non pubblica bilanci, è assai aggressiva
e determinata verso potenziali rischi e concorrenti, spregiudicata e rapace nei
rapporti con i contraenti, produttori ed acquirenti. Le operazioni delle
“sorelle” sono così estese – considerata l’importanza del grano nella dieta
umana – da formare il nucleo centrale del sistema alimentare globale.
La
portata delle loro operazioni è talmente vasta che impiegano da decenni la
tecnologia satellitare per stimare l’offerta globale quando i cereali stanno
ancora crescendo nei campi dei vari continenti.
Hanno
sempre avuto un’autonoma politica estera, a partire delle controverse vendite
di grano all’Unione Sovietica in crisi produttiva nel 1972.
Fu solo nel periodo successivo, quello della
grande crisi energetica che fece schizzare in alto il prezzo di tutte le
materie prime e delle cosiddette commodities alimentari (cioè del cibo che
mangiamo) che il loro ruolo cominciò ad essere conosciuto all’ opinione
pubblica.
Pur
svolgendo un ruolo fondamentale, le sorelle restano quasi sempre nell’ombra.
Ogni attività è avvolta da un alone di riservatezza spinta sino alla
segretezza, favorita dalla struttura proprietaria delle imprese: una sola
famiglia controlla le quote di maggioranza della casa madre e delle filiali.
Anche
i massimi dirigenti operativi sono generalmente membri della famiglia
proprietaria o legati da rapporti di parentela.
La concentrazione della proprietà e dell’alta
dirigenza consente loro di operare senza rendere conto all’esterno delle
strategie d’impresa. Naturalmente l’enorme disponibilità di capitali le rende
protagoniste anche in altri settori economici e finanziari.
Nonostante
la finanziarizzazione del mondo, le quattro sorelle e i miliardari padroni
della tecnologia informatica, a cominciare da Bill Gates, Jeff Bezos, George
Soros, hanno acquistato nel tempo e in ogni continente vasti territori ad uso
agricolo.
L’enorme
ricchezza dei padroni dei flussi di informazione e delle speculazioni
finanziarie ha i piedi ben piantati per terra e possiede gran parte dei fondi
agricoli e dei pascoli del pianeta. Quindi, non soltanto ci controllano attraverso la tecnologia
diventata biopotere, tengono in pugno la nostra salute con Big Pharma e l’OMS,
determinano ciò che possiamo o non possiamo sapere possedendo quasi per intero
le catene di informazione e comunicazione, ma sono anche le proprietarie
dell’intera filiera degli alimenti da cui dipende la nostra sussistenza.
Un
altro elemento di riflessione…
Nessuno
stupore se le quotazioni dei cereali sono salite nel 2022 di oltre il quaranta
per cento.
Una
volta di più, il principio cardine della globalizzazione produttiva – i cui
inizi risalgono a David Ricardo – risulta contrario agli interessi concreti dei
popoli.
Secondo la bibbia “liberal Dem Usa globalista”, ogni paese dovrebbe produrre esclusivamente
ciò in cui ha un vantaggio in termini di prezzo.
Il principio trascura gli interessi
geopolitici permanenti di ogni Stato e soprattutto i bisogni concreti dei
popoli: è il Mercato, bellezza.
Inoltre, ha bisogno di un governo unico mondiale globalista (voluto da Klaus Schwab, il nuovo Hitler)– la marcia è assai avanzata – con
la capacità di imporre scelte in base agli interessi di chi lo domina, ossia le mega corporazioni private di cui le Quattro Sorelle del grano
sono l’inquietante vertice nella catena alimentare umana.
Seguace
pedissequa delle teorie globaliste, l’Italia ha perduto, insieme con tutte le
altre, anche la sovranità alimentare, minata da decenni di Politica Agricola
Comune europea a noi sfavorevole.
Il
risultato è che importiamo due terzi del fabbisogno per la produzione di pane,
il 35 per cento dei cereali per la pasta, base della dieta mediterranea, e la
metà del mais per uso zootecnico. I futures alla Borsa di Chicago sono in continuo
rialzo: finché c’è guerra c’è speranza, per lorsignori, mentre il prezzo al
consumo è salito del quaranta per cento da gennaio.
Intanto,
si affaccia l’incubo della siccità e l’acqua, guarda caso, è anch’essa
largamente privatizzata, contro ogni logica politica, etica, umana e
comunitaria.
Fino a
poco tempo fa, chi chiedeva forme di autarchia – o almeno di autosufficienza
alimentare – era tacciato di ignoranza e passatismo.
Qualcosa
è cambiato,
se il presidente di Coldiretti, la maggiore associazione agricola italiana,
afferma che “bisogna invertire la tendenza ed investire per rendere il Paese il più
possibile autosufficiente per le risorse alimentari, facendo tornare
l’agricoltura centrale negli obiettivi nazionali ed europei.”
Buon
senso comune… ma chi è in grado di contrastare politicamente, culturalmente,
economicamente il potere immenso delle Quattro Sorelle, dei signori delle
sementi e dei fertilizzanti, dei padroni dell’acqua, delle oligarchie tecno
finanziarie?
Siamo
schiavi di Cargill, Dreyfus, Bayer-Monsanto, Bunge, Amber Midlands Archer e di
pochi altri. Di loro non conosciamo neppure i nomi e i volti, eppure hanno
potere di vita e di morte su tutti e su ciascuno.
(
Roberto Pecchioli- maurizioblondet).
Che
genere di Dio.
L'ideologia
che non c'è.
Ingenere.it-
Benedetta Selene Zorzi-(22/06/2015)- ci dice :
Danilo
Urbina- (flickr.com/photos/hojas_cayendo/)
Una
teologa risponde a chi in questi giorni protesta contro una fantomatica "ideologia del
gender" spiegando perché non fa bene alla Chiesa e invitando a smettere di
costruire prigioni per paura dei propri limiti, nel nome di Dio
Fatte
fuori dalla scienza.
Educare
alla matematica è utile, ma ha un impatto limitato se poi le ragazze si
scontrano con un mercato che le penalizza. Cosa dicono i dati sui percorsi
formativi e di carriera delle donne che studiano le scienze
(Clara
Mascia-07/04/2022).
Giornaliste
al fronte.La
guerra che abbiamo in casa raccontata dalle reporter inviate al fronte.
Giornaliste e giovani freelance che stanno restituendo al mestiere
dell'informazione il valore e il compito sociale che gli spetta.
(Roberta
Carlini-08/03/2022).
Quanto
la ripresa premierà la parità.
Linee
guida e clausole di condizionalità, cosa possiamo aspettarci dagli strumenti di
ripresa in termini di riequilibrio di genere nelle assunzioni? Una simulazione
a partire dai numeri.
(Francesca
Bettio-08/03/2022).
Bologna
vuole un piano per l'uguaglianza.
Politiche
di genere in città: ne parliamo con Simona Lembi, responsabile del Piano per
l'uguaglianza che Bologna ha deciso di redigere a partire dalle disuguaglianze
che sono cresciute con la pandemia.
(07/03/2022).
“Sì è
un maschio”… dice una donna incinta con un sorriso sulle labbra e un orgoglio
intimo a chi le chiede di che sesso sarà il nascituro. Inizia così la questione
del genere:
esso è il valore, il senso, il significato, il destino o i sogni che associamo
alla determinazione sessuale di una persona.
Gli
studi di genere non intendono affermare che maschi e femmine non esistono o non
sono differenti, ma che il sesso non è il genere.
Cioè
il sesso è un dato con cui si viene al mondo ma il genere è il valore, il
colore, il ruolo, il significato, il carattere, i limiti e le aspettative che
io attribuisco al sesso. Siccome non c’è un diretto collegamento tra ciò che un
neonato racchiude nel pannolino e il futuro stipendio che avrà se uomo o donna,
si capisce che il problema avviene in ciò che accade tra quando nasce e quando
diventa adulto. Quanto accade nel frattempo si chiama “costruzione sociale”.
Il
gender,
lungi dall'essere una ideologia chiara, sostenuta da autori precisi con
contenuti tematici specifici, è solo un criterio di analisi che smaschera come non ci sia
una legge naturale che determini carattere, ruolo e destino di uomini e donne,
ma è ciò che crediamo che una persona debba essere, diventare o comportarsi, a
seconda del suo sesso.
Il genere quindi appartiene alle aspettative sociali e
ai valori culturali.
Ecco
perché si dice che è una “costruzione sociale”.
Si
tratta piuttosto delle aspettative sociali o delle convinzioni che abbiamo
introiettato così in profondità da
sembrarci “naturali” (nel senso di un destino meccanico che viene dalla
morfologia).
Spiace
vedere la confusione che regna in coloro che combattono questo gender (un mostro caricaturale creato ad hoc
per combatterlo e che contiene le cose più varie) ritenendo che esso sia una precisa
ideologia e poi non sanno distinguere tra i termini maschio, maschilità,
maschile, uomo (femmina, femminilità, femminile, donna), per non parlare della
confusione che emerge quando si inizia a chiedere loro quali contenuti esso
avrebbe.
La
cosa grave è che tramite questa sorta di lotta scatenata a questa fantomatica “ideologia del Gender” si rischia di perdere alcune
conquiste che sembravano assodate circa i ruoli, la dignità e i diritti delle donne, la
maggiore di tutte le minoranze.
Iniziai
a occuparmi del tema 'se la donna fosse creata a immagine di Dio' in occasione della stesura della mia
tesi di dottorato in teologia, contro la mia volontà.
Mi sembrava infatti una questione inutile,
superata, perché la Bibbia era lì da sempre a dire che la donna è creata ad
immagine di Dio (Gen 1,27).
Studiando però la storia della teologia su
questo tema, mi trovai a misurarmi con interpretazioni (che possiamo chiamare
'costruzioni') di quel dato biblico inammissibili e penalizzanti per le donne,
interpretazioni di cui si potevano seguire modifiche e sviluppi nel corso della
storia, ma anche processi involutivi.
Una
bimillenaria costruzione di genere, una riflessione teologica sulla donna,
sulla spiritualità femminile e sul ruolo delle donne nella Chiesa, che era
stata fatta esclusivamente da parte di uomini e impregnata di mentalità
patriarcale, tanto più potente sulla costruzione sociale ed ecclesiale quanto
più introiettata dalle donne e da esse condivisa.
Non si
trattava solo di ingenue teorie antiche, perché su tali assunti continuano a
fondarsi ancora molte prescrizioni, leggi e istituzioni ecclesiali.
Per
chi studia teologia come donna la parzialità di una tale prospettiva risulta
inaccettabile. Ho anche scoperto però che erano ormai tante le teologhe che si erano
misurate già prima di me con una tale storia: un immane sforzo compiuto da tante
donne in particolare negli ultimi cinquant’anni nel campo della riflessione
storico-religiosa che ha intrecciato la riflessione femminista e gli studi di
genere.
Questi
studi hanno riguardato le concezioni teologiche sulla donna e il femminile; le
metafore maschili e femminili (presenti nella Bibbia) per parlare di Dio; le
teologhe hanno riesumato dal silenzio in cui le aveva lasciate la tradizione
maschile, donne importanti nella storia della salvezza.
È stato evidenziato il rivoluzionario
messaggio e il comportamento di Gesù con le donne, ma si è anche smascherato il ruolo
delle antiche ideologie patriarcali sulla costruzione dei ruoli femminili nel
cristianesimo ideologie che hanno frequentemente soffocato il messaggio
evangelico, infine si è ridimensionata l'azione e la missione delle donne
cristiane – un imponente lavoro sulla mariologia - fino a toccare le questioni legate
alla maschilità di Gesù, su come essa aiuterebbe la costruzione di un modello di
maschilità non machista e sia invece stata usata ideologicamente per costruire
e giustificare il clericalismo ecclesiale.
Se c’è
un luogo, insomma, in cui la separazione tra sesso e genere è stata all'opera
fin da tempi non sospetti, questo luogo è proprio la teologia, il discorso su
Dio.
Dio non ha sesso e quindi di LUI (maschile?)
si parla solo usando categorie di 'genere'.
Ecco
allora che, dal momento che Dio è per il credente il Bene e tutto il positivo
dell'esistenza al massimo grado, sarà detto, immaginato, descritto e dipinto
(nelle cattedrali come nel proprio spirito) tramite tutte le nostre
convinzioni, valori, significati associati alla positività: allora sarà “lui”.
E quando gli vorremo associare caratteristiche
positive come la dolcezza, l’accoglienza, la tenerezza allora parleremo delle
sue caratteristiche femminili. Ma Dio non ha sesso. Lo sanno i bambini che da come
disegnano Dio ci aiuterebbero a uscire dai nostri schemi irrigiditi (si veda R.
Torti, Mamma perché Dio è maschio?).
Il
genere,
entrando come categoria analitica nel campo teologico, smaschera vecchie e
nuove ideologie che hanno ricadute sulle concezioni della natura dell'essere
umano, del posto e del ruolo della sessualità nella persona, della dignità
delle persone nella chiesa e nella società, fino ad aprirci gli occhi sulla misura
in cui l'ideologia patriarcale abbia plasmato e rischi di continuare a farlo,
la costruzione dottrinale e sacramentale del cristianesimo.
Gli
studi di genere risultano fortemente utili per le nuove aperture che il Papa
richiede nei confronti delle “giuste rivendicazioni” (Evangelii Gaudium 103-104) delle
donne nella chiesa (ecclesiologia).
Insomma, c'è molta “costruzione di genere” nella
storia della teologia, nella dogmatica, nell'antropologia cristiana e nella
sacramentaria: gli studi di genere ci aiutano a vederla e a smascherarla. Il
genere fa bene alla teologia.
Il
Coordinamento Teologhe Italiane si è costituito proprio per sostenere,
valorizzare e dare visibilità agli studi teologici in prospettiva di genere ed
è oggi una realtà imprescindibile nel panorama di ricerca italiana e teologica,
non soltanto cattolica. Esso raduna teologhe di diverse confessioni e religioni.
Certo
che il modo in cui sono fatta, il mio corpo, se sono alta o bassa, se sono
bella o brutta, se ho il carattere di mia nonna o di mio padre, influenzerà la
mia storia le mie scelte, la mia interazione con altri e in società. Ma non c’è nessun destino, perché
appunto l’essere umano, per quanto condizionato dalla sua biologia, dalla sua
storia, dal suo peccato o dalle sue buone abitudini, è aperto al futuro di Dio. In questo senso l'uguaglianza di genere non è
il fatto che le persone siano tutte uguali o che non si voglia riconoscere che
un pene sia diverso da una vagina.
L'uguaglianza
di genere significa uguaglianza di dignità tra maschio e femmina, di
opportunità e di ruoli (responsabilità) da assumere.
La
specie umana si trova davanti a nuove sfide sociali, culturali e scientifiche
per le quali non ha ancora maturato forze etiche, spirituali e schemi mentali adeguati.
La
creazione del mostro “ideologia del gender" sembra piuttosto nascondere un
problema più ampio: è il nome delle nostre paure, dei nostri limiti mentali, di
quegli schemi introiettati che invece di aiutarci a trovare una conformazione e
una identità
plastica e relazionale diventano una prigione in cui catturare noi stessi, gli
altri e imprigionare le nostre migliori possibilità.
Come
ci insegna la storia biblica e la psicologia, non si scappa dalle proprie zone
di ombra proiettandole fuori di noi e combattendole come mostri, ma solo
tramite il riconoscimento che qualcosa di quel nemico è anche in me.
Il
mostro “gender” così come è stato costruito da chi lo combatte, in fondo è l'altro lato di quella
libertà incoercibile e indeterminabile che il cristianesimo riconosce ad ogni
persona indipendentemente dal suo sesso.
Gli
schemi di genere hanno radici storicamente antiche e sono profondamente
iscritti in ciascuno di noi per questo: ma sono sorti a favore della felicità
della persona e della società e devono continuare a funzionare a favore della
libertà, dignità e valorizzazione delle persone. Quando essi diventeranno un
randello per limitare, denigrare o condannare qualcuno, allora non hanno più
senso e vanno velocemente abbandonati.
Sarebbe
un peccato per noi teologhe e per la teologia tutta essere costrette ad
abbandonare questa feconda categoria teologica che studiamo da molti decenni
solo a causa di una campagna politica iniziata da poco e che probabilmente
finirà presto, non appena si troverà una soluzione alle nuove sfide sociali: ma se non si esce dalla
contrapposizione la Chiesa avrà perso il suo ennesimo treno di dialogo con la
società moderna che invece ha contribuito essa stessa a costruire e alle
istanze della quale non è estranea.
Sono i
valori cristiani che portano a batterci per un riconoscimento della
sessualità nella struttura umana della persona intera, per una educazione alla
affettività, per una lotta alla discriminazione.
Ecco
perché mi auguro che dalla contrapposizione tra cattolicesimo e “ideologia del
Gender” si passi al dialogo e alla riflessione profonda sulle nuove questioni,
molto differenti tra loro, che si affacciano alla cultura e alla società, come
anche alla legislazione: una delle strade maestre che oggi si offe alla Chiesa è la
teologia fatta dalle donne. Ma anche qui: bisognerà che la Chiesa si dimostri disposta a
cambiare molti schemi di genere.
Che
cos'è il “Nuovo Ordine Mondiale”?
Macrolibrarsi.it-
Introduzione a “Governo Globale” di
Enrica Perrucchetti e Gianluca Marletta-
(10-6-2013).
«Che
vi piaccia o no, avremo un governo unico mondiale, o con il consenso o con la
forza».
(James
Warburg, banchiere, alla Commissione Esteri del Senato USA, 17 febbraio del
1950).
«Non
si tratta soltanto di una piccola nazione, ma di una grande idea: un Nuovo Ordine Mondiale, nel quale
nazioni diverse l'una dall'altra si uniscono in un impegno comune per
raggiungere un traguardo universale dell'umanità: pace e sicurezza, libertà e
Stato di diritto».
(George
H.W. Bush, 29 gennaio 1991, discorso davanti al Congresso).
«Siamo
davanti a una grave crisi globale che richiede forti risposte globali».
(George
W. Bush, 11 ottobre 2008)
«Alcuni,
ritenendo che facciamo parte di una setta segreta che manovra contro gli
interessi degli Stati Uniti, definiscono me e la mia famiglia
"internazionalisti", e ci accusano di cospirare con altri nel mondo per
costruire una più integrata struttura politico-economica globale, un nuovo mondo, se volete. Se questa è l'accusa, mi dichiaro
colpevole e sono orgoglioso di esserlo».
(David
Rockefeller, Memorie)
«C'è
sintonia, tra me e Benedetto XVI, nel sostenere un Nuovo Ordine Mondiale».
(Giorgio
Napolitano, 31 dicembre 2006).
(…)
Nuovo
Ordine Mondiale, Massoneria, Illuminati, Club Bilderberg, Commissione
Trilaterale, Pilgrim Society, Aspen Institute, Bohemian Grove, signoraggio, 11
settembre, sinarchia: questi sono solo alcuni dei termini che ricorrono sempre
più frequentemente nei siti, nei blog, nelle riviste, nei libri e nei film
contemporanei, che strizzano l'occhio alle teorie del complotto.
Alla
base di tali studi – più o meno documentati – troviamo l'idea, sempre più
diffusa,
dell'esistenza di un progetto secolare atto a instaurare un governo oligarchico,
"di pochi": un Nuovo Ordine Mondiale, appunto.
Sull'ondata
della profezia Maya in merito all'imminente fine dei tempi, la sensazione che la fine della
nostra civiltà possa coincidere con l'instaurazione di un governo globale di
stampo totalitario si è trasmessa a gran parte della popolazione mondiale.
Le
catastrofi naturali, le crisi economiche e il disincanto delle masse nei
confronti della politica hanno insinuato il dubbio che qualcosa di
tremendamente drammatico stia per accadere. I segni di una trasformazione
generale della società e del mondo, così come lo conosciamo, vengono di volta
in volta individuati nei più disparati settori.
Prova
ne sono i numerosi romanzi e film apocalittici che, facendo proprie le
preoccupazioni del grande pubblico per l'imminente futuro, si sono
riappropriati dell'estetica e del linguaggio letterario del genere
fantapolitico, il quale ha avuto i suoi massimi rappresentanti nel Novecento in
opere come Il Tallone di ferro di Jack London, Mondo Nuovo di Aldous Huxley,
Qui non può accadere di John Sinclair Lewis, 1984 di George Orwell, La Svastica
sul Sole di Philip Dick, Farheneit 451 di Ray Bradbury.
Da
London a Dick, infatti, passando per autori "minori" come Richard
Matheson, Harry Turtledove o Robert Harris, la narrativa ha coltivato il genere
della distopia, inventando sempre più nuovi scenari ambientati in un futuro
prossimo, in cui le regole della democrazia si sono infrante contro lo scoglio
dei totalitarismi. Dai classici al genere cyberpunk, i racconti e i romanzi narrano di
società in cui le masse sono imbrigliate, manipolate e controllate da un
governo di pochi.
Questa
forma di oligarchia è la stessa che viene riproposta oggi da film quali Equilibrium,
Matrix, I figli degli uomini, Babylon AD, The Road, Timeline, Hunger Games. Non
è un caso che Hollywood abbia rilanciato una serie di remake come Total recall
(Atto di forza), tratto da un racconto di Philip Dick.
Che
cos'è, però, questo "Nuovo Ordine Mondiale" a cui, sempre più
frequentemente, alludono anche politici, economisti, uomini di cultura e
persino esponenti religiosi?
Quanto c'è di vero, nella sensibilità letteraria di
romanzieri e sceneggiatori che prevedono il crollo delle democrazie e l'avvento forzato
di un governo globale? Che cosa si cela dietro questa espressione, sussurrata ormai
pressoché di continuo nei palazzi istituzionali?
Sull'onda
della diffusione globale di internet, la cultura popolare si è sbizzarrita nel
tentativo di rispondere a questa domanda, tanto che l'espressione Nuovo Ordine
Mondiale – o NWO, secondo la sigla inglese – è ormai una delle più cliccate del
web.
Nell'immaginario
popolare, peraltro, questa espressione ha finito per identificarsi con l'idea
che esista una mostruosa cospirazione universale guidata da "poteri forti",
finalizzata al dominio delle genti di tutta la Terra: "poteri forti"
identificati, di volta in volta, con i Massoni, gli Ebrei, i Gesuiti, le grandi
multinazionali, i satanisti, la Grande Babilonia dell'Anticristo (nelle
versioni più religiose) e persino con fantomatiche razze aliene (per lo più i
"rettiliani", secondo la versione proposta da David Icke), che
avrebbero preso il controllo del Pianeta fin dalla più remota antichità...
Tutto
questo gran parlare di NWO, naturalmente, se da una parte è sintomo di quel
bisogno di comunicazione (e condivisione) che è uno degli aspetti più
affascinanti della nostra epoca, si trasforma però molto spesso in una straordinaria
forma di disinformazione, in cui troppo spesso notizie documentate e
attendibili vengono accostate senza troppi scrupoli con illazioni
indimostrabili, con conseguente discredito su tutta la questione attinente
all'argomento.
Eppure,
al di là delle confusioni generate dalla cultura web, il Nuovo Ordine Mondiale,
lungi dall'essere il delirio di una manciata di paranoici, è, al contrario, un
argomento serio, che questo saggio vuole indagare trasversalmente, a partire dai dati e
dalle informazioni che la ricerca storica e giornalistica può fornire, lasciando che a parlare siano i
fatti ed evitando, nella misura del possibile, di cadere nella trappola del
giudizio e dell'interpretazione soggettiva.
Alle
radici dell'ideologia "mondialista".
Per
comprendere che cosa sia il Nuovo Ordine Mondiale, innanzitutto, è necessario
ricostruire le tappe che hanno portato, attraverso i secoli, allo sviluppo
dell'ideologia mondialista, riscoprendone le radici e i presupposti filosofici
(oltre che spirituali e teologici). Anche l'ideologia del NWO, infatti,
attinge la sua linfa vitale da un preciso contesto storico, identificabile con
il mondo protestante dei secoli XVII e XVIII. È a partire dall'Inghilterra
protestante che l'idea di una Nuova Era di "trasformazione del
mondo", di un progetto prima utopistico e poi politico di
"rinnovamento" dell'umanità, trova adesione e sostegno: un progetto
nato inizialmente come contraltare all'universalismo della nemica Chiesa
cattolica e dell'Impero asburgico e fusosi, successivamente, con analoghe
correnti fiorite nello stesso periodo nel Nord Europa.
L'ideologia
mondialista,
al tempo stesso, ha recepito, nei secoli, anche altri tipi di influssi;
sull'originario substrato protestante-anglosassone, infatti, s'innestano successivamente
almeno altre due correnti politico-spirituali: l'ideologia universalistica e
occultista di matrice massonica e un certo neo-messianismo di matrice ebraica.
A
dispetto dell'eterogeneità delle origini, tuttavia, le correnti destinate a
generare l'ideologia mondialista sembrano avere avuto alcune caratteristiche
comuni, che le renderanno, per così dire, naturalmente "convergenti"
fra loro.
Stiamo
parlando, su tutte, dell'elitismo tipico di chi si percepisce come depositario
di una volontà o di una ragione destinata a pochi e che si traduce, quasi
necessariamente, nella pratica della dissimulazione, dell'azione da
"dietro le quinte" e nell'ambiguo rapporto con una "massa"
vista al contempo come "popolo da condurre" e "strumento da
manipolare".
Caratteristiche
e finalità dell'ideologia mondialista.
Ma
quali sarebbero, in definitiva, le caratteristiche e gli scopi ultimi del NWO? Fatte salve le differenze che
contraddistinguono le diverse correnti, alcune costanti fondamentali sembrano
essere:
l'evidente
aspirazione a una res publica universale e sovranazionale controllata più o meno
direttamente da un'auto-selezionata élite;
la
diffusione o imposizione di un pensiero omologato tendente a dissolvere le
identità e le particolarità culturali, politiche e religiose in una sorta di
"pensiero unico globale";
la
lotta contro le "identità forti", difficilmente omologabili alla
cultura mondialista, come il Cristianesimo cattolico e ortodosso o l'Islam,
ritenuti strutture "irriducibili" al progetto del NWO;
una
strategia d'azione, privilegiante, come detto in precedenza, l'utilizzo
strumentale della politica (una sorta di vera e propria cripto-politica), così
magistralmente descritto dal politico e premio Nobel per la pace Nicholas
Murray Butler, per cui il mondo si dividerebbe in tre categorie:
«un piccolissimo numero di persone che fanno
produrre gli avvenimenti, un gruppo un po' più importante che veglia sulla loro
esecuzione e assiste al loro compimento e una vasta maggioranza, che giammai
saprà ciò che in realtà è accaduto».
Un
altro aspetto dell'ideologia mondialista è il suo rapporto stretto – quasi fino
a una vera e propria identificazione – con i grandi potentati economici: a tal
punto che, nell'immaginario di molti, il NWO ha finito per identificarsi con il
potere dei colossi bancari e delle multinazionali, che ne sono, per certi
versi, l'espressione più visibile.
Esiste
il Grande Complotto?
Nell'affrontare
il tema del NWO non si può naturalmente ignorare quella teoria del Grande
Complotto, che secondo alcuni dirigerebbe le sorti del mondo da secoli.
Questa
tesi estrema nasce già a partire dal periodo successivo alla Rivoluzione
Francese, quando autori come Augustin Barruel, ravvisando una "non
spontaneità" negli eventi rivoluzionari in corso, ipotizzarono l'esistenza
di una cospirazione in grande stile che guidasse da dietro le quinte gli
accadimenti più drammatici del loro tempo.
È su
questa direttrice che degli autori, appartenenti soprattutto al mondo del
conservatorismo cattolico (ma non solo), hanno sviluppato, tra il XIX e il XX
secolo, una
serie di ipotesi atte a dimostrare l'esistenza di un "progetto unico"
di cospirazione mondiale, che presiederebbe agli eventi della modernità, con lo
scopo finale di distruggere il "mondo tradizionale" e instaurare un
potere unico di ispirazione "satanica".
Un
"mito del complotto" che, negli ultimi decenni, è tracimato dal
contesto originale di tipo conservatore per "contagiare" il mondo
della cultura alternativa postmoderna che utilizza i mezzi di comunicazione di
massa.
Naturalmente,
è chiaro che tale ipotesi di "complotto universale" ha il difetto di
essere indimostrabile in sede storica. Se è impossibile affermare
l'esistenza di una "continuità programmatica" nello sviluppo del NWO,
è
legittimo tuttavia parlare di un'evidente continuità ideale, che lega,
attraverso i decenni e persino i secoli, una serie di "forze" e di
"poteri" in una complicità di interessi e di azioni: è la storia di questo processo
sotterraneo e non sempre visibile a tutti, al tempo stesso ideologico e
politico, che il nostro saggio vuole descrivere, dalle origini agli ultimi
eventi di cronaca, che scorrono oggi davanti agli occhi di noi tutti.(…).
Francia:
Aria di Guerra Civile?
Conoscenzealconfine.it-(
8 Giugno 2022)- Alessia C. F. (ALKA)- ci dice :
In
Francia si sono verificati gravi disordini dopo una partita di calcio,
accompagnati dalla violenza della polizia, e (al contrario dei media
occidentali) la televisione russa ha parlato dei disordini in Francia.
Traduzione
del video “Scontri
di piazza in Francia: la brutalità della polizia e la rabbia dei tifosi”.
Uno
dei più vecchi politici italiani ed ex primo ministro, Silvio Berlusconi, ha
reagito alla rapida degenerazione dell’Europa con un ampio articolo del 2
giugno. In
primo luogo, Berlusconi conclude che i Paesi dell’Occidente tradizionale non
hanno più un ruolo di primo piano nel mondo e che la democrazia non è diventata
il sistema di governo universale per tutti i Paesi del mondo.
L’ex capo del governo italiano si rammarica anche del
fatto che non
sia stato possibile “accostare” la Russia al mondo occidentale.
“La
crisi in Ucraina ha mostrato una realtà molto amara. La risposta dell’Occidente
è stata unanime, ma cosa intendiamo per Occidente? Gli Stati Uniti, l’Europa e alcuni
Paesi dell’area del Pacifico che tradizionalmente hanno intrattenuto strette
relazioni con gli USA, tra cui Australia e Giappone. Ma che dire delle altre
nazioni del mondo? Quasi nulla.
I più
grandi Paesi del mondo, come la Cina, l’India e la Russia, così come decine di
altri Paesi in Asia, Africa e America Latina, non sono attualmente dalla parte
dell’Occidente.
Mi
dispiace ancora una volta che alcuni leader europei abbiano boicottato i miei
tentativi di attirare la Russia nel campo occidentale.
Se ci
fossimo riusciti, oggi la situazione in Europa sarebbe molto diversa. Ma ciò
che la crisi ucraina ci ha mostrato è un segnale preoccupante per il presente
e, soprattutto, per il futuro. La Russia è isolata dall’Occidente, ma l’Occidente è
isolato dal resto del mondo“, sottolinea Berlusconi.
Le
élite europee sono inquiete, l’impotenza e la confusione generale sono
onnipresenti.
La Francia è arrivata al punto di non poter più
organizzare in modo dignitoso la finale di Champions League tra Real Madrid e
Liverpool. Il
28 maggio, la partita si è conclusa con disordini, pogrom e gravi scontri tra
tifosi e polizia.
Originariamente, la partita avrebbe dovuto svolgersi a
San Pietroburgo, in Russia, dove tutto sarebbe andato normalmente, lo abbiamo
dimostrato più di una volta. Ma ora è una vergogna.
La
reputazione della Francia ha sofferto molto in vista delle Olimpiadi estive
previste per il 2024. La finale di Champions League è stata un fallimento sotto
tutti i punti di vista.
Non
sono stati in grado di organizzare l’evento in modo adeguato, non è stato
possibile garantire la sicurezza e dopo la partita hanno mentito spudoratamente
al mondo intero. Il Ministro dello Sport e il Ministro dell’Interno sono stati addirittura
convocati davanti al Senato e il mondo dello sport si è chiesto se in futuro
potrà affidare alla Francia grandi eventi.
Inizialmente
il Real Madrid e il Liverpool avrebbero dovuto incontrarsi a San Pietroburgo,
ma è stata presa una decisione politica a causa dell’operazione militare in
Ucraina e si dice che la partita sia stata spostata a Parigi allo Stade de
France su pressione di Macron.
Come
di consueto a Parigi, la folla di tifosi britannici è stata attaccata da una
parte degli hooligan francesi, dall’altra è intervenuta la polizia che ha
deciso di disperdere la gente con i gas lacrimogeni. La solita routine, niente
di speciale.
La
polizia aveva una linea chiara: minimo contatto, massimo effetto. Attraverso la
recinzione o anche tra la folla al tornello, quando le persone avevano troppa
fretta di entrare nello stadio, gli agenti di polizia hanno spruzzato spray al
peperoncino in faccia alle persone.
Anche
le persone sedute nei caffè di strada sono state colpite, in quanto gli agenti
di polizia hanno usato i manganelli per farsi strada tra i tavoli, e anche i
giornalisti sono stati colpiti.
Le
autorità francesi attribuiscono tutte le difficoltà al gran numero di biglietti
falsificati: secondo quanto riferito, circa 40.000 biglietti sono stati
falsificati – per uno stadio che ospita 80.000 spettatori – causando un
arretramento e il mancato funzionamento dei tornelli.
In
effetti, circa 1.800 biglietti si sono rivelati falsi. Anche i parenti dei
giocatori, che avevano ottenuto i biglietti attraverso il club di Liverpool, si
sono visti negare l’ingresso alla partita.
“Un
mio amico che aveva preso i biglietti da me non è potuto venire alla partita
perché gli è stato detto che il biglietto era falso. Ma posso assicurarvi che
non è così. Questi sono i biglietti del club e miei che giocavo la finale”, ha
dichiarato il difensore del Liverpool, FC Andrew Robertson.
La
situazione sta diventando un conflitto politico tra i due Paesi. I britannici
hanno voluto scagliare il loro ministero degli Esteri Liz Truss affinché si
lamentasse personalmente con il presidente Macron. “Contatterò Liz Truss, il ministro
degli Esteri, e le chiederò di scrivere una lettera formale al presidente
francese Macron e di chiedere conto alla UEFA perché l’azione della polizia è
stata brutale oltre ogni modo”, ha dichiarato Joan Anderson, sindaco di
Liverpool.
Non si
può immaginare una relazione peggiore di questa. Il Ministro dell’Interno, presente
allo stadio e responsabile dell’intera operazione, ha dovuto giustificarsi.
Non
gli è andata troppo bene: “Certo, è stata una serata drammatica, ma grazie alle
decisioni della polizia non ci sono stati né morti né feriti gravi. E sì, c’è
stato un ritardo, che tutti abbiamo visto in diretta TV. Vorrei dire che tutti
i problemi sono venuti esclusivamente dalle postazioni britanniche”.
Ma
dopo la partita sono iniziati i problemi del Ministro dell’Interno con i tifosi
francesi.
Gli utenti attenti di Internet hanno visto in una serie di video dello stadio
due blogger, molto popolari in Francia, passare sotto i tornelli e non essere
fermati dalle forze di sicurezza, ma al contrario essere baciati e fotografati.
Si
potrebbe pensare: qual è il problema?
Ma
solo pochi giorni prima, il blogger Ibrahim di Strasburgo, tifoso di calcio e
amante del lusso che vive tra la Francia e Dubai, aveva sparato con un
kalashnikov – come sostiene lui, in Siria – in un video. Sostiene di essere andato
lì con gli amici per fare un barbecue. Come prova, mostra un sms di un
operatore di telefonia mobile che dà loro il benvenuto in territorio siriano.
Nel
video c’è un altro famoso blogger, Rayan, che lavorava anche con i bambini a
scuola. Spara
prima con un fucile d’assalto e poi con un lanciagranate.
I francesi sono rimasti scioccati dal fatto che, dopo
aver sparato con un lanciagranate, sia riuscito a entrare in uno stadio da 80.000 posti
senza essere controllato o notato dalla sicurezza. È così che i sostenitori dell’ISIS
possono viaggiare tranquillamente in Medio Oriente, sparare in giro e poi partecipare a
eventi di massa?
Linda
Kebab, del sindacato di polizia, commenta la situazione in Francia:
“Nelle
periferie francesi, purtroppo, l’economia funziona principalmente sulla base
del traffico di droga, della rivendita di armi e di beni rubati. La popolazione
è economicamente svantaggiata e questo crea uno strato di criminalità del 10%.
Di
fronte a gravi disordini sociali, in cui le auto vengono incendiate, siamo
bersagliati di pietre e i funzionari vengono minacciati, lo Stato si sta
ritirando e ci è stato consigliato di non entrare in questi quartieri. Ma
entriamo lo stesso. Le dichiarazioni politiche sono molto preoccupanti perché
creano spazi senza legge dove la Repubblica non entra più, ma dall’altra parte
ci sono poliziotti che non si arrendono”.
Ma la
polizia non è sufficiente per tutto. Prendiamo ad esempio la partita di
calcio del campionato francese che si è svolta domenica sera allo stadio
Geoffroy Guichard. Dopo i rigori, i tifosi hanno dato vita a un vero e proprio
pogrom in campo, senza aspettare che le squadre entrassero negli spogliatoi. Hanno fatto esplodere petardi e
scatenato risse, a causa delle quali più di tre dozzine di persone sono rimaste
ferite, tra cui due giocatori.
Sebbene
i tifosi avessero organizzato l’azione in anticipo attraverso i social media, nessuno
ha prestato la necessaria attenzione a queste informazioni. Sui social media si scherzava sul
fatto che tutta la polizia fosse stata mandata allo Stade de France di Parigi,
dove ha esagerato un po’.
“Questo
è molto grave: sia quello che è successo, sia le bugie del ministro. La Francia
ha mostrato in cosa si sta trasformando: una grande zona senza legge sotto la
pressione di una migrazione anarchica e di una criminalità fuori controllo“, ha
dichiarato Marine Le Pen, leader del partito Rassemblement Nationale.
E
nemmeno la bellezza di Notre Dame de Paris può migliorare l’immagine appannata
di Parigi. Uno
dei giornalisti spagnoli in diretta dall’esterno della cattedrale, prima della
sfortunata finale per i francesi, stava per parlare del gioiello culturale che
aveva subito l’incendio, quando all’improvviso un topo è saltato fuori dai
cespugli.
E tutta l’attenzione del cameraman, dello
studio e del pubblico spagnolo non poteva più essere distolta da questo ratto,
così normale e familiare nella vita notturna parigina.”
(Alessia
C. F. (ALKA)- orazero.org/francia-aria-di-guerra-civile/
vesti7.ru/video/2421276/episode/05-06-2022/).
Cresima
+ Ristorante.
Conoscenzealconfine.it-( 7 Giugno
2022)- Redazione-Wi :ci dice :
Scuole,
luoghi di lavoro e chiesa. Per motivi tutt’altro che sanitari, continuano a
fasciare i volti.
In una
giornata afosa, siamo stati invitati ad una cresima con successivo step di
ristorazione.
In
Chiesa non ci hanno fatto entrare, c’erano dei veri e propri bodyguard che
obbligavano a mascherarsi, “ordini della Diocesi”, ci hanno detto.
Gli
abbiamo fatto notare quanto insensati fossero questi diktat, ma loro fermissimi
sulle loro posizioni di lotta al “contagio”. E così, continuano gli scempi in
luoghi che dovrebbero essere sacri.
Questi
ormai non si limitano neppure più a seguire le indicazioni dello Stato, che già
erano sbagliate, ma travalicano, prolungando mascherate, decidendo in
autonomia.
Una
chiesa cattolica sempre più allo sbando, luogo grottesco di folklore.
Al ristorante
invece, folle smascherate a ridere, cantare e ballare ma i poveri camerieri con
rigorosa ffp2 a morire di caldo in una giornata con più di 30 gradi.
Scuole,
luoghi di lavoro e chiesa. Per motivi tutt’altro che sanitari, continuano a fasciare i
volti.
(WI-
t.me/weltanschauungitaliaofficial).
Alessandro
Meluzzi: “Amici non
Disperatevi,
il Bello deve ancora Arrivare.”
Conoscenzealconfine.it-(
7 Giugno 2022)-A.Meluzzi: ci dice :
La
profezia di Alessandro Meluzzi sul bel futuro di chi rifiuta di obbedire ai
padroni del mondo.
Il
prof. Alessandro Meluzzi in un video pubblicato su FB: “Questa nuova specie di macchine
‘venute male’, che siamo noi, potremmo considerarla quale specie di macchine
devianti da un certo modello precostituito tentando di poter diventare i
‘Sapiens-Sapiens-Sapiens’ alternativi.
Perché
i ‘sapiens sapiens sapiens’ ora sono quelli che governano il mondo, in maniera
più o meno visibile, i Rotschild, i Rockefeller, Elon Musk, i Warburg, Gli “uomini
di Vados” di Karl Schwab, da considerare una specie più evoluta restando però comunque
pochi e maligni, e qualcuno direbbe luciferiani, volendo controllare tutto.
Poi ci
sono modelli ‘venuti male’, come noi, che devono cercare di resistere. Il nostro compito sarà
quello di cavalcare le leggi dell’entropia e del caos per cercare di
sopravvivere, insegnando il greco, il latino, i lirici greci, la filosofia
medievale fino ad arrivare alla grande letteratura di Cervantes e Goethe,
Tolstoj e Dostoevskij, a dei giovani ridotti a zombie.
Se
riusciremo a fare questo avremo già svolto il nostro compito evolutivo nella
storia dell’umanità e della post-umanità”.
Noi
siamo Quelli che hanno Resistito. “È l’esito della ‘Pandemenza’ in sostanza che,
nonostante tutto, ha avuto un esito positivo: ha scosso la società e, così facendo,
l’ha scissa in ‘Homo Sapiens Sapiens’ e ‘Homo Sapiens Sapiens Sapiens’.
Certamente
milioni di resistenti e non sierizzati appartengono ad un genere umano più
evoluto, poiché è stato capace di conservare e accrescere il proprio senso
critico, ossia la piena consapevolezza del valore di sé stessi.
Le
élite non hanno considerato che in questo processo hanno accelerato la
selezione di una nuova specie. Hanno favorito in alcuni soggetti particolarmente
predisposti quella capacità di critica, autocritica, quella dimensione
evolutiva, che non ci rende i più governabili. Noi siamo quelli che hanno resistito.
Non
sentitevi soli perché siamo più di quanti possiate immaginare“.
(A.Meluzzi-
mag24.es/2022/06/02/amici-non-disperatevi-il-bello-deve-ancora-arrivare-alessandro-meluzzi-e-la-profezia-sul-futuro-di-chi-rifiuta-di-obbedire-ai-padroni-del-mondo/).
L’Arabia
Saudita non ci sta alle
Pressioni
Usa di schierarsi contro la Russia.
Conoscenzealconfine.it-(
6 Giugno 2022)-Redazione-ci dice:
Il
tentativo di Biden di convincere l’Arabia Saudita a unirsi alle sanzioni contro
la Russia o a imporre altre restrizioni, insieme alla richiesta di aumentare la
produzione di petrolio, è destinato a fallire in anticipo.
“In
cambio di un dubbio successo, Biden riceverà un danno reputazionale quasi
garantito.
Questo treno non aveva affatto bisogno di essere pianificato”, afferma
l’editorialista Dalia Dassah Kay.
A suo
avviso, nulla può costringere l’Arabia Saudita a interrompere le relazioni con
la Russia a scapito dei suoi interessi e la situazione economica non è
favorevole a questo. L’osservatore ritiene che i paesi del Medio Oriente non
imporranno sanzioni alla Russia a causa della situazione in Ucraina.
In
precedenza, il presidente degli Stati Uniti Joe Biden aveva posticipato il suo
viaggio in Arabia Saudita e Israele da fine giugno a luglio.
(t.me/robertonuzzocanale)-(
m.gazeta.ru/politics/news/2022/06/05/17872244.shtml).
Commissione
Parlamentare d’Inchiesta
su Vaccini Covid: di cosa hanno
Paura
i Media Mainstream?
Conoscenzealconfine.it-(
6 Giugno 2022)- Francesco Santoianni-ci dice:
Saltano
i nervi ai media mainstream davanti alla proposta di una Commissione
parlamentare d’inchiesta su vaccini anti Covid 19.
Sbracato,
ad esempio, l’Huffington post che illustra la conferenza di Alternativa che
presenta la proposta di Commissione, come “il gran galà di no vax, no
pass, filoputiniani anti-vaccinisti e cospirazionisti vari“.
Ma
perché tanta fibrillazione? Perché c’è la possibilità che questa Commissione –
davanti all’evidente fallimento della gestione dell’emergenza Covid e la quarta
dose di vaccino paventata per l’autunno – non finisca come la fantomatica
Commissione parlamentare d’inchiesta sul coronavirus che pure avrebbe dovuto
indagare SOLO su quanto avvenuto prima del 30 gennaio 2020.
Una
commissione parlamentare di inchiesta sui vaccini anti Covid, invece, avendo
gli stessi poteri dell’autorità giudiziaria potrebbe far luce non, come quella
abortita e dimenticata, su ipotesi destinate a restare tali, come la storia del
famigerato laboratorio P4 di Wuhan, bensì su uno scandalo che gli
italiani hanno pagato sulla loro pelle.
Basti
pensare alle giravolte, nel febbraio 2021, sul vaccino Astrazeneca
(definitivamente ritirato nell’estate senza nessuna spiegazione ufficiale); alle fraudolente dichiarazioni
ufficiali sui vaccini (dapprima presentati come profilassi per le sole
categorie e rischio e poi imposti a tutti con il green pass), alla inesistenza
di un servizio di farmacovigilanza attiva sulle vaccinazioni…
Ma
occupiamoci della proposta della Commissione parlamentare di inchiesta che,
come dichiarato da Francesco Sapia, deputato di Alternativa, dovrà “ricercare le cause e le
responsabilità, ai vari livelli, degli errori relativi alla vaccinazione anti
Covid e fare luce sulle reazioni avverse e sul rapporto rischi/benefici dei
vaccini nelle varie fasi della pandemia, nonché sull’eventuale presenza di
condizionamenti nella gestione dell’emergenza sanitaria e sulle modalità di
approvvigionamento delle partite vaccinali.”
Una
richiesta supportata anche dalle tante relazioni presentate nella conferenza. Una per tutte, quella del prof.
Giovanni Frajese – endocrinologo e docente all’Università di Roma “Foro
italico” – sulla inefficacia e pericolosità dei vaccini anti Covid, documentata
anche da recenti studi pubblicati su “Nature” e “The Lancet”.
(Francesco
Santoianni-
lantidiplomatico.it/dettnews-commissione_parlamentare_dinchiesta_su_vaccini_covid_di_cosa_hanno_paura_i_media_mainstream/6119_46392/).
Servizi
segreti della Repubblica,
o
ufficio stampa di Draghi?
Visionetv.it-(11
Giugno 2022)-Debora Billi- ci dice :
Molto
si parla del report dei servizi segreti all’origine di quell’ignominioso
articolo del Corriere. All’origine in teoria, perché leggendo quelle pagine si
scopre che le persone accusate dal quotidiano di via Solferino -con tanto di
foto segnaletiche in prima pagina- non
sono neppure presenti. Oggi il giornale tenta di salvarsi in corner sostenendo che
esistono altri dossier, che quei nomi sono comunque “attenzionati” da tempo, ma in molti resta il dubbio che siano
stati inseriti nell’articolo inventandoli di sana pianta oppure -peggio mi
sento- qualcuno li abbia passati sottobanco. Un qualcuno che magari appartiene sì
a servizi segreti, ma sotto altre bandiere.
Fatto
sta che il report è stato de-secretato, e tra le infinite osservazioni
possibili su cotanta sfilza di assurdità ce n’è una che proprio salta agli
occhi: come
ha (giustamente, per una volta) sottolineato anche Floris, più che un documento
di intelligence sembra una rassegna stampa.
Ogni
personaggio di spicco ha un proprio ufficio stampa, che tra le altre cose si
incarica di compilare una rassegna giornaliera riportando tutte le citazioni
relative al personaggio in questione. E riportando, ovviamente, anche le
citazioni negative: è giusto che il personaggio sappia chi lo critica o chi lo
attacca, per poter rispondere nel merito e potersi difendere. E’ una
normalissima prassi di lavoro, dai presidenti alle star del cinema.
Quel
report è compilato allo stesso modo.
Una
lunga lista di critiche all’operato di Mario Draghi, con tanto di nomi e
cognomi dei responsabili scritti in maiuscolo.
Ma la
differenza, enorme, è che gli autori non sono gli addetti stampa personali del
Presidente: sono i servizi segreti della Repubblica.
Ovvero
l’istituzione dedicata a proteggere lo Stato da chiunque, interno o esterno, ne
minacci l’esistenza.
Questi
uomini considerati estremamente competenti e capaci, la creme de la creme come
suol dirsi, anziché dedicarsi all’analisi delle minacce verso la Repubblica Italiana
sono stati messi a tavolino a fare il lavoro di un addetto stampa di terzo
livello.
A ravanare sul web e sui canali social per riportare
certosinamente chi ha osato criticare (e anche molto all’acqua di rose, tipo “è
troppo atlantista”) il Presidente del Consiglio.
Ma tra
i circa 25 addetti a comunicazione e stampa di Palazzo Chigi non c’era nessuno
che potesse assumersi il gravoso incarico? Hanno altro da fare?
Servirsi
dei servizi in questo modo è davvero scandaloso. L’istituzione non può essere messa
agli ordini del Presidente, del caro leader o del caudillo del momento come
accade nelle repubbliche delle banane.
Gli
uomini dell’intelligence non sono galoppini di quart’ordine che possono passare
il tempo a leggersi Facebook onde riportare le critiche al regime ad opera di
Fragolina86. Anche perché, poi, quale sarà la conseguenza di tale attività? Andare ad
arrestare Fragolina86 perché ha scritto che Draghi è atlantista?
Qualcuno
fermi questa deriva, prima che sia troppo tardi e la tempesta ci travolga
tutti.
(DEBORA
BILLI).
Ursula,
pagali tu! Dieci
Stati si ribellano
ai mega acquisti UE di vaccini Covid.
Visionetv.it-Giulia
Burgazzi- (10 Giugno 2022)- ci dice :
Dieci
Stati UE si ribellano energicamente. Ursula, pagali tu i vaccini Covid! Stanno venendo al pettine i nodi
delle folli decisioni prese dalla Commissione Europea guidata da Ursula von del
Leyen. Sono
così riassumibili:
ha
acquistato a nome degli Stati membri 3 miliardi e rotti di dosi e ne ha
prenotato un altro miliardo e rotto. Totale: 4,2 miliardi di dosi per 447
milioni di abitanti.
Ora si
buttano, perché nessuno si vaccina più e i Paesi cosiddetti poveri non le
vogliono neanche in regalo.
Il
prezzo pagato dagli Stati UE è segreto, ma si stima che una dose di Pzifer
costi 19,5 euro e 25,5 euro per dose di Moderna.
La
dura presa di posizione dei dieci Stati UE, certo un filino tardiva ma
purtuttavia dirompente, è riportata da Euractiv, una testata specializzata in fatti
relativi all’Unione Europea che descrive se stessa come indipendente ed
ispirata innanzitutto a valori filo-europei.
E dunque, anche se il contenuto dell’articolo
è esplosivo, non deve stupire il titolo alquanto dimesso. In italiano suona
come “Dieci
Stati UE chiedono più flessibilità nei contratti per i vaccini”. Altro che la
sola flessibilità!
A
quanto riporta Euractiv, Bulgaria, Croazia, Estonia, Ungheria, Lettonia,
Lituania, Polonia, Romania, Slovacchia e Slovenia hanno espresso le loro richieste in
una lettera indirizzata al commissario europeo alla Salute, Stella Kyriakides.
Euractiv afferma di averla vista e ne riporta
alcuni stralci.
I
dieci evidenziano un “significativo surplus” di vaccini.
Traduzione: si sono accorti che 4,2 miliardi
di dosi per 477 milioni di abitanti sono un filino esagerati.
Un
passo della lettera è interessante. Dice, in traduzione:
“Dobbiamo riconoscere che i contratti
negoziati dalla Commissione Europea si basavano sull’impossibilità di
prevedere, allora, l’evoluzione della pandemia”.
Questo
sembra suggerire – nella lettera non è scritto – che la Commissione Europea si sia
tenuta consapevolmente abbondante nello spendere i soldi degli Stati membri in
dosi di vaccino anti Covid e che davvero abbia pensato a dieci dosi a testa. E
allora perché all’inizio parlavano sempre e solo di due dosi?
Ma
transeat, come dicevano gli antichi. Vediamo il resto. I dieci firmatari della lettera al
commissario alla Salute constatano “l’onere eccessivo sui bilanci statali”
rappresentato dai vaccini, la consegna di “quantitativi non necessari” e il
fatto che essi sono prossimi alla scadenza.
Dunque
essi considerano “indispensabile” modificare i termini dei contratti UE per
l’acquisto dei vaccini.
La lettera non considera il fatto che le case
farmaceutiche difficilmente rinunceranno ai guadagni che discendono dai
contratti firmati.
Constata
tuttavia che, in assenza della revisione, si verificherebbero una cattiva
gestione di denaro e una perdita di fiducia da parte dei cittadini.
La
lettera chiede di ridurre le dosi di vaccini consegnati, così da venire
incontro alla necessità effettive degli Stati; di chiudere i contratti di
acquisto, se la situazione epidemiologica lo richiede; di rinegoziarli non solo
in termini commerciali (traduzione: abbassare i prezzi pattuiti) ma anche in
termini biomedici, dal momento che il virus continua a mutare e il vaccino
dev’essere adatto alle nuove varianti.
E qui
c’è un particolare interessante che Euractive non cita, ma che compare invece sull’articolo di Politico, un’altra testata specializzata in
vicende UE. Secondo Politico, a proposito di vaccini aggiornati per i dieci firmatari
non sono sufficienti gli sforzi finora effettuati dalla Commissione Europea,
che si è accordata con Pfizer per
rimandare all’autunno la consegna di dosi prevista per questi mesi suggerendo
nel relativo comunicato stampa (pur senza affermarlo) che si tratterà di
vaccini adatti alle varianti. Infine, tornando al resoconto di Euractiv, i dieci Stati
chiedono che le dosi di prossima consegna abbiano una durata minima garantita
(traduzione: sono arrivati vaccini troppo prossimi alla scadenza) e che l’UE riacquisti i vaccini dagli Stati
membri.
Traduzione:
se proprio
bisogna staccare inutilmente assegni alle case farmaceutiche, l’UE lo faccia
con i suoi soldi e non con quelli degli Stati.
Fra i
dieci firmatari della lettera non compare l’Italia.
Si possono fare solo supposizioni sul modo in
cui intende utilizzare i 350 milioni di dosi ordinati fino allo scorso ottobre
per 60 milioni scarsi di abitanti. La sua mancata adesione all’iniziativa suggerisce che
non le interessa ridarli indietro all’UE. Intende dunque pagarli tutti con i
nostri soldi.(Speranza non vuole rinunciare !Ndr.).
(GIULIA
BURGAZZI).
I
malori da vaccino anti-Covid 19: uno studio
di Tel
Aviv svela il segreto di Pulcinella.
Visionetv.it-
Martina Giuntoli- (9
Giugno 2022 )- ci dice :
In un
articolo apparso su Ansa oggi si parla di Israele e di uno studio pubblicato recentemente
a Tel Aviv.
Ironia della sorte, proprio la stessa Israele che fino
a qualche tempo fa era per TV e carta stampata l’esempio magistrale da seguire,
il primo paese ad aver iniettato le seconde e le terze dosi, oggi invece balza
alle cronache per confutare l’immacolata bontà dei sieri.
Nel
paper si rileva e si studia una corrispondenza numerica tra la somministrazione
dei vaccini anti Covid 19 e l’aumento dei malori di natura cardiovascolare in
un preciso periodo di tempo. I dati sono stati raccolti e poi elaborati in modo molto
semplice ed intuitivo, ovvero confrontando il numero di accessi al Pronto
Soccorso dei giovani tra i 16 ed i 39 anni tra gennaio e maggio 2021, con il
numero degli accessi effettuati in altri periodi, sia prima della pandemia, sia
prima della disponibilità dei vaccini.
Un
approccio quindi del tutto empirico, lontano da trial clinici e da sterili
discussioni condotte solo su base teorica.
Sono
gli stessi autori, Christopher Sun, Eli Jaffe e Retsef Levi che nello scritto
dichiarano di aver voluto percorrere una strada diversa da quella dei colleghi
riconoscendo che mentre é difficile dimostrare una correlazione univoca tra
vaccino anti Covid 19 e miocardite, ad esempio, il numero degli accessi
al pronto soccorso non é discutibile, é su base numerica precisa e le cause
dell’accesso stesso sono altrettanto precise.
Inoltre
sempre gli autori ritengono che in fase di sorveglianza passiva, quando sono i
pazienti a dover segnalare gli eventuali effetti avversi, i dati derivanti da
tale procedura spesso si rivelano non essere molto affidabili, perché l’utenza senza il supporto
di un professionista può non riferire sintomi o soprattutto ipotizzare
correlazioni. Il metodo utilizzato in questo articolo, come sottolineato dagli
scienziati, per la prima volta invece riesce a bypassare anche questo ostacolo.
D’altra
parte non é forse questa l’intima natura della scienza? L’evidenza empirica del metodo
galileiano non può contrastare l’ipotesi se l’ipotesi é corretta.
E va
da sé che se l’ipotesi non é corretta, l’evidenza empirica darà conto
dell’errore, come accaduto in questo caso per i vaccini e la loro correlazione
con i malori.
Invece,
siamo stati indifesi testimoni di una lunga lista di persone colpite da
malesseri improvvisi, prima tra gli sportivi, poi tra i VIPS, poi tra la gente
comune, in maniera sempre più frequente e capillare, fino a raggiungere la
cronaca locale con una certa regolarità e causare strazio e senso di impotenza
per la giovane età delle vittime. Una strage silenziosa i cui veri numeri forse
non sarà mai dato conoscere con esattezza.
Ma
mentre gli scienziati più lungimiranti, insieme a noi cattivissimi scettici del
siero, lo andavamo dicendo da molto tempo, la virologia da salotto ha
continuato con la spinta vaccinale senza se e senza ma molto a lungo.
O
almeno lo ha fatto indisturbata fino ad oggi, giornata storica in cui il
concetto di correlazione appare finalmente sul mainstream e pone (forse) fine
alla questione. Lo ha scritto la scienza ufficiale, lo riporta un sito ufficiale, la
partita dovrebbe almeno in teoria essere chiusa.
Nel
panorama italiano tuttavia, mentre la contro informazione (inascoltata) si
batteva per far conoscere al pubblico l’esistenza (negata) di effetti
collaterali anche gravi, ci sono state aziende molto avvedute che hanno ipotizzato (o
saputo) fin da subito che potessero verificarsi effetti avversi post
vaccinazione ed hanno offerto al loro personale una polizza assicurativa a
copertura delle reazioni avverse, nonché un indennizzo giornaliero per
eventuale ricovero dovuto a tali effetti. E parliamo del maggio e giugno 2021, un anno fa esatto.
La
compagnia assicurativa che si é unita al progetto della COOP per tutelare
quello sfortunatissimo uno su un milione é Unisalute, la divisione per la salute
del gruppo UnipolSai, azienda già nota alle cronache per aver proposto per prima
un piano assicurativo in caso di eventi avversi. Inutile dirlo, ci avevano
visto parecchio lungo, proponendo una diaria per la terapia intensiva, per i ricoveri,
per il trasporto sanitario (anche tra strutture) e per invalidità persino se
permanente.
Probabilmente
avranno fatto bene i loro conti, visto che sono state proprio le compagnie assicurative
tra le prime a dare un’idea piuttosto precisa del numero di soggetti
danneggiati causa richiesta di indennizzo. Il fenomeno, che non ha riguardato
solo l’Europa ovviamente, in USA ha raggiunto un livello così preoccupante che
le compagnie assicurative si sono allarmate e non poco per il numero in
crescita di domande di pagamento.
Per
certi versi, la vicenda in sé ricorda
molto quella di Pulcinella: c’é un segreto, gli eventi avversi, che si manifesta, di cui
tutti (o quasi) sanno, ma di cui nessuno deve parlare. E così é andata avanti
per diverso tempo fino ad oggi.
Poi
che dipenda dalle aumentate richieste di indennizzo, o dal crescente numero
degli accessi al pronto soccorso dello studio di Tel Aviv, anche Pulcinella
questa volta é stato forzatamente messo davanti alle evidenze dei fatti, ed il
suo (già noto) segreto rivelato.
Senza
possibilità di replica. Per ora.
(Ma
gli assassini al comando … cosa faranno
?).
(MARTINA
GIUNTOLI).
Armi
USA a Kiev cominciano a scarseggiare:
devono
essere gli “alleati” ad adeguarsi?
Visionetv.it-
Antonio Albanese-( 10 Giugno 2022) - ci
dice :
Doveva
essere una guerra lampo, ma Putin non si aspettava una cosi strenua resistenza:
dopo più di 100giorni di conflitto Putin ha fallito il suo obbiettivo.
In
verità l’ intento di Putin di chiudere la partita, con un’operazione di pochi
giorni è sempre stata solo un’idea in testa ai giornalisti occidentali,: mai nessun rappresentante della
Federazione ha mai esternato propositi al riguardo, anzi, è vero forse il
contrario. Lo scopo dell’armata russa potrebbe essere , il condizionale è
d’obbligo e molte testate dovrebbero imparare ad usarlo più spesso, proprio
basato su un lento logorio delle risorse nemiche.
A
questo punto sorge il dubbio che quello della guerra lampo fosse più un
auspicio occidentale, visto la piega che sta prendendo la situazione: sembra infatti che le scorte USA di
alcuni modelli di armi fornite all’Ucraina stiano per terminare.
Secondo
Bloomberg il Pentagono potrebbe trovarsi in difficoltà in merito ai nuovi approvvigionamenti
di missili antiaereo “Stinger” e anticarro “Javelin”, di cui sono state già
consumate oltre un terzo delle scorte americane.
Entro
pochi mesi, gli Usa potrebbero quindi vedersi costretti a bloccare l’invio di
armi a Kiev, a meno che non vogliano vedersi azzerate le loro forniture.
A tal
proposito sono stati stanziati 40 miliardi di dollari, spese già approvate dal
Congresso il mese scorso, ma le interruzioni dovute alla pandemia, la mancanza di
chip e di lavoratori specializzati, renderebbero il meccanismo di rifornimento più complicato.
Analizzare
l’articolo di Bloomberg è molto interessante per capire il punto di vista degli
americani quando viene presa in considerazione la possibile minaccia di un
conflitto a Taiwan e di un’implicazione diretta o indiretta degli USA.
Gli
Stati Uniti, quindi, secondo l’autore dell’articolo, dopo essersi impegnati ad
alimentare il conflitto, chiudendo ogni possibile negoziato, a questo punto
dovrebbero fare pressione, in modo che gli alleati NATO si impegnino a fornire ancora
più armi per compensare le carenze degli States.
All’
amministrazione Biden non è bastata la figuraccia dell’Afganistan: ancora una volta noi “alleati”, per gli Stati Uniti è scontato e indiscutibile, seguendo, servili
e passivi, la strada tracciata da Washington, pagheremo perchè l’economia americana
non affondi.
Questa
guerra che non abbiamo scelto di combattere ci è già costata un aumento di
spese militari pari al 2 percento del Pil oltre alle incalcolabili conseguenze
dei rincari dovuti alle sanzioni alla Russia.
Si è
sempre biasimata la posizione prona dell’Europa, diventata praticamente colonia
economica degli USA, questo è evidente fin dalla nascita dell’Unione Europea e,
nel caso dell’Italia, questo era vero anche prima , ma quando la smetteremo di
accettare di essere gli ospiti di un parassita che ci sta avvelenando il sangue? (Mai, ndr.)
(ANTONIO
ALBANESE).
«I
politici non dovrebbero aver
paura
del potere del popolo».
Swiss.ch-
Andrea Gross- Urss Geiser- (02 giugno 2016)- ci dicono:
Per 20 anni Andreas Gross ha rappresentato la
Svizzera al Consiglio d'Europa, promuovendo la democrazia e i diritti umani.
Andreas
Gross è un noto esperto di democrazia diretta. Ed è forse l’unico cittadino
svizzero ad aver accumulato esperienze come attivista di un’organizzazione che
ha lanciato un’iniziativa popolare, promotore di campagne politiche,
parlamentare a livello locale, nazionale ed europeo, ricercatore e autore di
opere sul tema dei diritti popolari.
Avendo
dedicato buona parte della sua vita professionale a questioni legate alla
democrazia partecipativa, il 63enne politologo e politico può vantare un’ampia
collezione di saggi, interviste e analisi realizzate in quarant’anni di
attività, tra cui un discorso tenuto davanti all’Assemblea generale delle
Nazioni Unite a New York.
La
pubblicazione del suo libro Die unvollendete Direkte Demokratie (La democrazia diretta incompiuta) è l’occasione per
swissinfo.ch di chiedergli di stilare un breve elenco di quello che
bisognerebbe fare ed evitare in relazione alla democrazia diretta.
Il
libro Die unvollendete Direkte
Demokratie (La democrazia diretta incompiuta), pubblicato in tedesco, è una
raccolta di saggi scritti da Gross negli ultimi 30 anni.
Il
volume di 390 pagine comprende analisi storiche, paragoni internazionali e un
repertorio annuale delle decisioni prese in Svizzera sulla base della
democrazia diretta, nonché varie interviste e il discorso di Gross davanti
all’Assemblea generale delle Nazioni Unite a New York.
Andreas
Gross ama paragonare il sistema della
democrazia diretta a un puzzle. A volte ne parla come di un’opera d’arte
totale. La cosa affascinante ma difficile, dice, è che i tasselli del puzzle
sono fluidi e quindi è impossibile ottenere un sistema stabile e perfetto di
democrazia diretta.
Cercando
di individuare gli elementi chiave della democrazia di tipo svizzero da cui
altri paesi potrebbero trarre insegnamento, Gross indica tre cose:
Risorse…
«Prima
di tutto i politici non dovrebbero aver paura di condividere il potere con la
gente perché non c’è questione importante che non possa essere capita dai
cittadini. Ognuno può imparare e l’apprendimento collettivo è uno dei prodotti
collaterali più importanti della democrazia diretta».
«Anche
il potere politico deve essere suddiviso tra i vari livelli di uno stato
federalista europeo: livello nazionale, regionale e locale.
In Svizzera questo significa che sulle tasse
possono decidere i cittadini e non il governo centrale.
Per
molte persone in Europa questo è assai lontano dalla loro realtà. Ma l’Unione europea farebbe bene a
introdurre un maggior numero di elementi di democrazia diretta».
«L’esperienza
svizzera mostra che i cittadini moderni apprezzano gli strumenti di democrazia
diretta – il
diritto di proporre idee su quasi tutti i temi in ogni momento e cambiare così
la costituzione o cancellare una legge. Questa è la seconda lezione o
incoraggiamento».
«Ho
parlato di partecipazione cittadina con persone di 65 diversi paesi nel mondo e
in 40 anni ho preso parte probabilmente a oltre 1100 dibattiti pubblici
sull’argomento. Non ho mai incontrato nessuno a cui non piacesse l’idea di proporre dei
temi politici».
«Se i
cittadini usino in maniera intelligente i loro diritti democratici, non spetta
a noi giudicarlo. Si possono avere opinioni divergenti sulla saggezza di una
decisione o di una proposta dei cittadini, ma in uno Stato democratico è
fondamentale offrire loro la possibilità di esprimersi».
«Punto
tre: gli
strumenti di partecipazione politica devono essere facilmente accessibili ai
cittadini. Il
disegno delle norme che la regolano è determinante per la qualità della
democrazia diretta. L’ostacolo da superare per poter ottenere un voto a livello
nazionale deve essere basso.
In Svizzera serve solo il 2% dei cittadini
eleggibili per proporre una modifica
costituzionale e circa l’1% per mettere in discussione una decisione del
parlamento».
Altri
sviluppi.
Quanto
è neutrale davvero la Svizzera?
Anche
la Svizzera si è allontanata dal concetto tradizionale di neutralità per
avvicinarsi alla comunità internazionale.
«Inoltre
i promotori di una campagna devono avere tutto il tempo per raccogliere le
firme – in Svizzera rispettivamente 18 mesi e 100 giorni. In altri paesi le
scadenze sono molto più corte, talvolta è questione di settimane tra la
raccolta di firme e il voto».
«I
promotori di campagne devono anche essere liberi di scegliere lo spazio pubblico
dove si rivolgono ai cittadini. Nessuno dovrebbe recarsi in una stazione di polizia
per firmare un’iniziativa».
Andreas Gross ha fatto uso della democrazia
diretta, partecipando tra l'altro al lancio dell'iniziativa popolare che
chiedeva di sopprimere l'esercito svizzero.
«Infine
il dibattito pubblico è l’anima della democrazia diretta e l’affluenza alle urne non deve
essere decisiva per determinare la validità o meno di un voto (come accade per
esempio in Italia). In termini calcistici, un sistema basato sul quorum è come
se si accreditasse un gol a una squadra il cui giocatore ha commesso un fallo
grave, invece di espellere il giocatore».
Gross è stato un appassionato di calcio e
un tifoso dell’FC Basilea, la squadra della città della Svizzera settentrionale
dov’è cresciuto. Ma mettendo da parte la metafora sportiva – per chi non si
interessa allo sport non serve necessariamente a far chiarezza – pone l’attenzione su tre punti deboli
della democrazia diretta in Svizzera.
«A
differenza della California o della Germania, la Svizzera non ha una corte
costituzionale che vegli su iniziative non compatibili con i diritti umani
fondamentali. Una simile istituzione servirebbe per prevenire decisioni che
discriminano le minoranze e possono condurre a una tirannia della maggioranza».
«Tutti
hanno diritti fondamentali. Su questi diritti non bisognerebbe mai votare. Alcuni gruppi di persone – anche i
criminali – devono essere protetti dalla legge. Alcune recenti iniziative che sono
state approvate in Svizzera violano i diritti fondamentali. La proposta di
espellere automaticamente gli stranieri criminali o l’iniziativa per
l’internamento a vita di autori di reati a sfondo sessuale , a cui è negata una
seconda possibilità, o l’iniziativa per vietare ai pedofili condannati di
lavorare con i bambini sono casi di questo tipo.
La
neutralità svizzera, una nozione a geometria variabile.
Questo
contenuto è stato pubblicato il 03 giu 2022.
La neutralità non è monolitica ma varia in
funzione dell'epoca e delle circostanze. Analisi dello storico Christophe
Farquet.
«Avvertenza
numero due: la democrazia necessità di regole che rendano trasparenti i finanziamenti
destinati alle campagne politiche e ai partiti, perché il denaro è un rischio
che può minare il sistema. Nonostante le ripetute critiche del Consiglio
d’Europa, la Svizzera è l’unico paese europeo senza una legge che definisca i
limiti del finanziamento della politica».
«Questo
è tanto più grave perché molti paesi devono affrontare la questione dei
finanziamenti solo ogni quattro anni, in vista delle elezioni, mentre gli svizzeri vanno alle urne
quattro volte l’anno per votare su un ampio spettro di questioni. La ragione per cui il governo e il
parlamento si rifiutano di elaborare norme in quest’ambito è il concetto molto
ampio di privacy che vige in Svizzera».
«Poiché
non ci sono regole sulla trasparenza in Svizzera è difficile dire che impatto
abbia il denaro sulle singole campagne. Il denaro non è mai il solo fattore e
una sconfitta non può essere attribuita alla mancanza di mezzi finanziari, ma
non si può negare che sia molto importante».
«Terzo,
le
democrazie hanno bisogno di partiti politici forti che difendano gli interessi
del pubblico, formino il personale politico, organizzino dibattiti e informino i
cittadini sulle questioni politiche in gioco».
«Malauguratamente
i gruppi
d’interesse – che siano organizzazioni economiche o gruppi ambientalisti,
rappresentano per definizione interessi privati – hanno spesso mezzi finanziari molto
maggiori di quelli dei partiti».
«È
degno di nota che queste organizzazioni e questi gruppi abbiano una presenza
crescente nei media. Spesso dominano lo spazio pubblico, in particolare nella
Svizzera tedesca, a spese dei partiti e dei gruppi di cittadini».
Andreas
Gross è un rinomato esperto di democrazia diretta, un pubblicista e un
ricercatore.
Nato
nel 1952, ha passato i primi sette anni della sua vita in Giappone prima che la
sua famiglia si trasferisse in Svizzera. Ha studiato storia e scienze
politiche, ha lavorato come ricercatore, assistente universitario e ricercatore
e ha svolto attività politica a livello locale, nazionale e internazionale.
È
stato membro del parlamento svizzero tra il 1991 e il 2015 e ha rappresentato
la Svizzera al Consiglio d’Europa per 20 anni. Ha guidato il gruppo socialista
al Consiglio d’Europa per sei anni.
Gross
è stato uno dei principali promotori dell’iniziativa per l’abolizione
dell’esercito svizzero, respinta dai votanti nel 1989, e ha partecipato al
lancio dell’iniziativa per l’adesione della Svizzera all’Onu, approvata nel
2002.
È
stato anche osservatore internazionale in oltre 90 elezioni in Europa.
Comunicare la scienza non è più solo
divulgare: entrano in gioco anche le emozioni.
ilfattoquotidiano.it-Sante
Roberto (docente)- (11 giugno 2022)- ci dice :
Quando
Jonas Salk annunciò, nell’aprile del 1955, di aver sviluppato con successo il
vaccino contro la poliomelite, la notizia fu accolta in tutto il mondo con
momenti di giubilo collettivo. Campane a festa nelle città, fabbriche ferme e
persino processi nei tribunali sospesi per permettere alla gente di ascoltare
la notizia alla radio e festeggiare.
“È
come se fosse finita la guerra!” scrissero alcuni giornalisti.
Salk
non volle brevettare il suo vaccino (“si può forse brevettare il sole?”
dichiarò) e fu accolto come un eroe moderno
capace di sconfiggere una malattia infettiva che terrorizzava il mondo, in grado di uccidere o paralizzare
ogni anno più di mezzo milione di persone.
A
settant’anni di distanza, il clima con cui alcune innovazioni scientifiche
vengono accolte è invece ben diverso.
Basti
pensare a come, talvolta, chi è a forte sostegno dei vaccini o lavora in
laboratorio allo studio di nuovi presidi subisca persino minacce di morte e a
come il movimento no-vax abbia preso piede, nonostante sia condotto da una
minoranza inquieta.
È
evidente che la scienza, soprattutto negli ultimi decenni, non sempre è
riuscita a far capire le sue ragioni e abbia commesso alcuni passi falsi: prima
di Chernobyl, del DDT o di altri episodi simili, lo scienziato veniva creduto
sulla parola.
Viveva
in una torre d’avorio e il suo verbo era recepito senza repliche dal popolo. Oggi questo meccanismo non è più
proponibile:
nel ‘contratto’ tra scienza e società si chiede coinvolgimento, bi-direzionalità,
comunicazione partecipativa. Si pretende il dialogo.
Per
intenderci, anche senza avere competenze, i cittadini vogliono diventare
interlocutori consapevoli, chiedono di essere informati e di esercitare il
ruolo di cittadinanza attiva.
Oggi
la società vuole sapere chi sei e cosa fai, se la tua ricerca produce effetti
rischiosi o dannosi, come spendi i soldi pubblici o privati, ma soprattutto
vuole essere rassicurata.
Si è
venuto quindi a creare un nuovo rapporto tra scienza e società.
In
questo contesto agli scienziati vengono chieste alcune importanti competenze e
la comunicazione della scienza non è più semplice divulgazione.
È bensì un processo in cui diversi soggetti
producono conoscenze, messaggi e atteggiamenti da sottoporre a tutti i non
addetti ai lavori con l’intento di costruire un clima di reciproca conoscenza e
fiducia.
Fino a
poco tempo fa il tipo di comunicazione che gli scienziati erano abituati a fare
era molto lontano da quello adatto a ‘parlare’ al resto della società.
Di norma quella scientifica è una comunicazione
fredda, neutra, senza emozioni, provvisoria, chiamata a revisioni, verifica
fonti, tempi lunghi, nonché articolata da un’esposizione semplice e
impersonale, un linguaggio specializzato, conciso e senza divagazioni.
La
narrazione nella società moderna, invece, è diventata ricca di metafore, ha
tempi rapidi e deve suscitare emozioni. In pratica, è l’esatto opposto.
Negli
ultimi trent’anni, la salute ha acquisito un ruolo centrale e di grande
visibilità in molti flussi comunicativi. Il concetto stesso di salute è
cambiato, in quanto oggi è inteso a più ampio spettro come uno stato di
benessere fisico, sociale e mentale, mentre la sua comunicazione è ormai
di pubblica utilità e rientra tra i grandi temi sociali.
Di
conseguenza comunicare riguardo argomenti di sanità pubblica significa
modificare il senso delle nostre vite e delle nostre relazioni, il modo con cui
viviamo e ci relazioniamo con gli altri. Significa maneggiare uno strumento
utile a far nascere idee, rappresentazioni, opinioni necessarie a interagire
con la produzione culturale di un’intera società.
“Ecco
il teletrasporto di informazioni”, lo studio su Nature che ci avvicina a una rete
internet per il futuro più sicura.
In
questi anni di ‘infodemia’, si è capito quanto sia importante la divulgazione
scientifica quale strumento attraverso il quale si interpretano i risultati
della scienza e li si rendono fruibili a tutti. Trasformando cioè la crudezza dei
metodi, dei numeri e delle formule in una narrazione più agevole, più facile da maneggiare e da far
capire ai cittadini, così come alle istituzioni e agli uomini politici.
In modo da far sì che, proprio come ai tempi
di Salk, le più importanti scoperte per la salute pubblica vengano capite,
accettate e, perché no, anche festeggiate.
Biden: "Zelensky non mi credette
sull'invasione".
Kiev: "Non è vero, chiedemmo
sanzioni preventive."
Rainews.it-
Redazione- (11 giugno 2022)- ci dice :
Il
botta e risposta tra il presidente Usa e il presidente dell'Ucraina.
Zelensky
"non ha voluto ascoltare" gli avvertimenti americani su una possibile
invasione della Russia.
Ma
"noi avevamo informazioni e dati" che sostenevano l'allarme. Joe
biden racconta la sua fatica personale a far accettare un messaggio duro come
quello di una possibile guerra, uno scenario ritenuto da molti inimmaginabile
fino al 24 febbraio scorso.
"Nulla
di simile è mai avvenuto dai tempi della Seconda guerra mondiale. Lo so che
molti pensavano che stessi esagerando", dice il presidente Usa davanti a
una platea di finanziatori democratici. Le informazioni dell'Intelligence,
aggiunge, "non lasciavano però adito a dubbi" sul fatto che Vladimir
Putin volesse superare il confine ed entrare in Ucraina: "Zelensky non ha
voluto sentire".
Ma
Kiev prende le distanze dalla ricostruzione del presidente americano e rinvia
al mittente, con un botta e risposta a distanza, ricordando che lo stesso
Zelensky chiese ai partener occidentali sanzioni preventive contro Mosca prima
dell'aggressione.
Sanzioni
che non sono arrivate perché "I nostri partner non vollero sentirci",
spiega il portavoce presidenziale Sergei Nikiforov usando la stessa espressione
di Biden. Con la guerra entrata ormai nel quarto mese - e senza una fine
all'orizzonte - la tensione è alta e i nervi sempre più tesi.
A
Zelensky che si batte a fianco del suo popolo e che è riuscito a ispirare
milioni di persone nel mondo, si contrappone un Biden in difficoltà che non
riesce ad ampliare il fronte anti-Mosca.
I
tentativi Usa di convincere Brasile, Israele, India e Sudafrica a scaricare
Putin e schierarsi con l'occidente non hanno finora avuto successo.
Tutti
e quattro i paesi sono per motivi diversi legati alla Russia e preferiscono
mantenere uno status di neutralità. La loro resistenza spinge Biden a
guardare ai paesi del Golfo arabo e a giocarsi la carta dell'Arabia Saudita, dove dovrebbe volare alla fine del
mese e incontrare il principe alla corona Mohammed bin Salman, identificato
come uno dei responsabili per la morte del giornalista Jamal Kashoggi. Una visita che, anche se ancora non
confermata, costerà a Biden una valanga di critiche.
Il
presidente avrebbe la necessità di allargare il fronte contro la Russia e di
far scendere il prezzo del petrolio che, negli Stati Uniti, ha toccato il nuovo
record di cinque dollari al gallone (pari a 3,8 litri).
E Ryad
in tutte e due i temi può giocare un ruolo importante, considerati anche i
rapporti fra Putin e Bin Salman. Anche a fronte di un possibile nuovo formato
internazionale cui starebbe lavorando Mosca: una sorta di "G8" dei
paesi che non hanno aderito alle sanzioni.
Come
ha annunciato il presidente della Duma, Vyacheslav Volodin, avanzando l'ipotesi di un nuovo
gruppo con Cina, India, Indonesia, Brasile, Messico, Iran e Turchia
"superiore del 24,4% al vecchio gruppo in termini di Pil pro capite".
«L’Ue
deve ascoltare i cittadini
e lavorare a un compromesso».
Ilmanifesto.it-
Redazione- Alberto Bradanini-Rossella Guadagnini-( 10-5-2022)- ci dicono :
CRISI
UCRAINA. Parla Alberto Bradanini, ex console generale a Hong Kong e
ambasciatore in Iran e Cina.
«L’Ue
deve ascoltare i cittadini e lavorare a un compromesso»
L’Europa
pagherà, con gli ucraini, il costo della guerra. Ne è convinto Alberto Bradanini, ex
console generale d’Italia a Hong Kong, ambasciatore in Iran e in Cina fino al
2015. Ma
il conflitto tra Russia e Ucraina potrebbe offrire, secondo il diplomatico,
l’occasione di introdurre forme innovative di democrazia.
Nel
caso dello scontro russo-ucraino che significa la parola vittoria?
Per
Mosca significa acquisizione formale della Crimea e distacco del Donbass da
Kiev, demilitarizzazione e ‘denazificazione’ dell’Ucraina. Per l’Ucraina immagino che per
vittoria s’intenda la poco probabile sconfitta dell’esercito russo.
Anche per l’Unione europea questa parola ha un
significato simile: l’immobilismo propositivo per mettere fine al conflitto si
spiega solo con la sottomissione all’alleato americano.
Diverso
il caso di Washington, che mira a una guerra prolungata, al dissanguamento
russo nel pantano ucraino, incurante di ulteriori distruzioni e perdite umane.
Come
intervenire in questa situazione?
Mancando
un’autonoma strategia, sarebbe auspicabile che le decisioni dell’Ue
riflettessero i sentimenti del popolo europeo, per conoscere i quali la
tragedia ucraina fornisce un’occasione straordinaria.
Si
potrebbero introdurre, ad esempio, forme innovative di democrazia, interrogando sul conflitto i
cittadini, tramite
un referendum con quesiti chiari e quota dei votanti con validità bassa!
I governi europei dovrebbero lavorare a un
compromesso, perché è così che finiscono le guerre. Si eviterebbero altri guai
per il popolo ucraino e le economie europee, oltre a una pericolosissima
escalation nucleare. Attraverso la Nato, gli Usa tengono l’Europa sotto vigilanza,
sterilizzandone ogni anelito verso la sovranità, semmai ve ne fossero le
condizioni endogene.
Una
piena sovranità europea non è raggiungibile?
Un
fattore fondamentale che impedisce il recupero dell’indipendenza, come
osservava un tempo Macchiavelli, è la presenza di soldati stranieri sul suolo
patrio. Soldati e armamenti Usa in molti paesi europei fanno dell’Ue una
costola afona dell’impero atlantico. Non è un caso che a pagare il costo di
questa guerra, a parte gli ucraini, siano le nazioni europee.
Mancano
le “forze di interposizione” secondo alcuni: è così?
Prima
di porsi questo quesito, occorre far cessare il fuoco. Si dovrebbe investire su
una diversa nozione di sicurezza, collettiva e indivisibile, abbandonando
un’astratta etica dei principi a favore dell’etica della realtà, foriera di equilibrio tra grandi
potenze, riduzione del danno e logica dell’accordo.
L’Onu
che fine ha fatto?
Le
Nazioni unite sono in grado di fare la differenza solo se le nazioni
rappresentate sono unite. Il Consiglio di Sicurezza – unico organismo Onu dotato di
autorità cogente – diventa operativo quando le grandi potenze esprimono interessi
e obiettivi convergenti, ossia quasi mai. Si pensi alle Risoluzioni sulla
Palestina, inapplicate per via del sostegno Usa a Israele.
E la
Cina che posizione occupa?
Pur
non concordando sull’invasione dell’Ucraina, ritiene che la genesi del conflitto
vada attribuita all’espansionismo della Nato verso Est e alle strategie Usa di
destrutturazione della Russia e indebolimento di Pechino, la cui saldatura coi
russi dev’essere impedita.
Per la Cina, Washington mira a una guerra ‘per
procura’ anche in Estremo Oriente, combattuta fino all’ultimo taiwanese. Nel conflitto la Cina si trova in
imbarazzo, condividendo forti interessi sia con Mosca che con l’Occidente.
Dalla Russia importa petrolio e gas, per di più via terra, evitando così i mari
controllati dalla Marina americana (il commercio russo-cinese ha sfiorato nel
2021 i 150 miliardi di dollari e crescerà ancor più con l’import di altro gas
siberiano).
Inoltre
è comune ai due Paesi la necessità di contenere l’espansionismo statunitense. Pechino ha però interessi ancor
superiori con Usa e Ue. Nel 2021, il commercio Cina-Usa è stato di 657 miliardi
di dollari, con un avanzo cinese di 355 miliardi, e quello Cina-Ue di 695
miliardi di euro, con un surplus cinese di 250 miliardi di euro, oltre a enormi
investimenti reciproci.
Si è
parlato di un possibile intervento pacificatore del Dragone.
Una
sua mediazione includerebbe lo stacco di un assegno, politico o economico, in
vista del quale le due parti sarebbero spinte al compromesso. In linea teorica, all’Ucraina Pechino
potrebbe offrire un contributo alla ricostruzione del Paese. A Mosca tuttavia Pechino avrebbe
poco da offrire, se si esclude la minaccia boomerang di non acquistare gas o
petrolio, di cui è essa stessa ad aver bisogno.
A
detta dei governi occidentali, incluso quello italiano, occorre armare
l’esercito ucraino. Per Pechino questo accresce il rischio di escalation: davanti
a un’ipotetica sconfitta, Mosca procederebbe alla sistematica distruzione delle
città ucraine.
Una
nazione nucleare che combatte per ragioni esistenziali potrebbe considerare il
ricorso all’arma nucleare in caso di possibile disfatta. Ipotesi da tenere nel
massimo conto.
Cingolani
non vuole proprio ascoltare i cittadini:
la
lettera aperta per salvare il Green Deal.
Ilfattoquotidiano.it-
redazione-( 14 12-2021)- ci dice :
Campagna Nazionale Per il Clima Fuori dal
Fossile
Il
ministro Roberto Cingolani non vuole proprio ascoltare i cittadini: malgrado
due referendum vinti contro il nucleare in Italia e l’Ipcc abbia indicato il
metano come principale causa antropica del surriscaldamento globale, questa Italia guidata da Cingolani ha
chiesto che nucleare e gas siano inclusi nella tassonomia “green” della Ue,
cioè meritevoli di finanziamenti europei e nazionali, in nome del “New Green
Deal”.
La
Campagna Per il Clima Fuori dal Fossile aveva organizzato una manifestazione
sotto il MITE il 9 ottobre scorso per incontrare il Ministro e parlare proprio
di questi temi e, a inizio dicembre, aveva inviato insieme all’Ong tedesca
Urgewald e la Ong francese Reclaim Finance una open letter a Cingolani, firmata
da oltre 60 associazioni, Ong e movimenti italiani, per chiedere di non
includere il nucleare e il gas nella tassonomia green.
La stessa lettera era stata inviata da oltre
100 Ong anche a Olaf Scholz, nuovo cancelliere tedesco, che ha recepito
l’appello, proponendo un programma tedesco di Green New Deal molto più
coraggioso.
Invece
il ministro Cingolani ha appoggiato nella Ue la linea francese, opposta a
quella tedesca, austriaca e danese, con l’aggravante che l’Italia non produce e
vende impianti nucleari e che Cingolani non rappresenta l’opinione del popolo
italiano, che in ben due referendum ha bocciato ogni sviluppo del nucleare. Chi
ha rappresentato dunque Cingolani all’Ue? Non certo i cittadini italiani…
Basta
con le decisioni personali di questo Governo. Abbiamo il diritto alla
consultazione pubblica su tutti i piani e progetti del Governo, compresi i
progetti del Pnrr energetici di cui non sappiamo ancora niente. Due terzi di questi fondi sono debiti
che noi cittadini e i nostri figli dovranno restituire all’Europa. Non
sprechiamo questi fondi in nucleare e investimenti fossili.
#PerilClimaFuoridalFossile.
Ecco
la Open Letter:
A
Roberto Cingolani
Ministro
della Transizione Ecologica
Roma,
Italia
Lettera
aperta.
Salviamo
il Green New Deal: agiamo per evitare che l’energia nucleare di fissione e il
gas fossile vengano etichettati come verdi.
Egregio
Ministro,
Siamo
estremamente preoccupati per l’annuncio del presidente della Commissione
europea, Ursula von der Leyen, di etichettare probabilmente sia l’energia
nucleare che il gas fossile come “sostenibili” nel contesto della tassonomia
dell’Ue.
Secondo
le notizie dei media nazionali, è stata l’assenza di una forte voce italiana
contro il nucleare nel Consiglio europeo del 21/22 ottobre che ha contribuito
direttamente a questa decisione. Nel suo ruolo di attuale Ministro della Transizione
Ecologica, La invitiamo a confermare in modo rapido e deciso il veto italiano
contro l’etichettatura del nucleare come una forma di energia sostenibile e
sottolineare che il tentativo della Commissione di plasmare questa discussione
durante la Cop26 sull’emergenza climatica non è accettabile.
Il
regolamento sulla tassonomia dell’Ue ha lo scopo di fornire linee guida per i
necessari investimenti orientati al futuro per la transizione ecologica
dell’Europa. L’energia nucleare, tuttavia, è insostenibile a causa dei gravi rischi
per la sicurezza, dell’inquinamento ambientale e del problema delle scorie
ancora irrisolto.
Il gas
fossile emette grandi quantità di gas serra dannosi per il clima, in
particolare il metano (methane leakage), lungo la sua catena di estrazione e
trasporto. Garantire
al nucleare e al gas fossile l’etichetta di sostenibilità minerebbe gli
obiettivi climatici dell’Ue, distoglierebbe gli investimenti tanto necessari
nella transizione verde e metterebbe a repentaglio la credibilità dell’intero
Green Deal europeo.
L’Italia
ha abrogato col referendum di giugno 2011 il nucleare, in cui il quesito viene
validamente approvato con un quorum di circa il 54% di votanti e una
maggioranza di oltre il 94%, il programma italiano nucleare. Una volta per
tutte. E abbiamo ancora il problema aperto delle scorie nucleari di allora.
Le ONG
e associazioni italiane e di tutta Europa le chiedono di prendere una posizione
altrettanto chiara contro l’energia nucleare ma anche contro il gas fossile a
livello europeo.
Transizione,
Cingolani continua a tenere una porta aperta al nucleare: “Va incluso in un
piano di visione”. Gli ecologisti: “Basta spacciare per ‘verdi’ tecnologie non
sostenibili”
E
ricordiamo che, in attuazione degli standard di tutela loro riconosciuti dai
Trattati europei e internazionali (in particolare dagli artt. 3 n. 3 e 6
dell’UNFCCC), oltre che dalla Dichiarazione sul diritto e la responsabilità
degli individui, dei gruppi e degli organi della società di promuovere e
proteggere le libertà fondamentali e i diritti umani universalmente
riconosciuti, adottata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite con
Risoluzione 53/144, 8 marzo 1999, e dalle Linee guida sulla Protezione dei Difensori
dei Diritti Umani dell’OSCE, nello specifico riferimento alla tutela del
diritto alla informazione ambientale e climatica (già riconosciuto dalla
Convenzione di Aarhus e dai Reg. UE 1367/2006 e 347/2013) e all’accesso alle
fonti a base di dichiarazioni e impegni pubblici resi da organi e rappresentati
delle istituzioni, in nome del diritto all’informazione e del diritto umano al
clima come riconosciuto da Convenzioni e Accordi internazionali, dall’Accordo
di Parigi del 2015 e tematizzato nei contenuti da Agenzie e Istituzioni
dell’ONU, in adempimento anche del Considerando n. 45 del Regolamento UE
2018/1999 noi, stakeholders, abbiamo il diritto alla consultazione pubblica su tutti i
piani e progetti del Governo, compresi i progetti del PnRR di cui non sappiamo
ancora niente.
Due
terzi di questi fondi sono debiti che noi cittadini e i nostri figli dovranno
restituire all’Europa. Non sprechiamo questi fondi in nucleare e investimenti
fossili.
Cordiali
saluti.
Ascoltate
l’Italia
che
non ha votato.
Articolo21.org-
Roberto Bertoni-(4 Ottobre 2021)- ci dice :
Si è
votato in alcune delle principali città italiane e i risultati parlano chiaro:
ha vinto nettamente il centrosinistra, passando al primo turno a Milano, Napoli
e Bologna, presentandosi al ballottaggio in testa a Torino e leggermente
indietro a Roma, mentre a Trieste il distacco fra Dipiazza, candidato del
centrodestra, e Russo, candidato del centrosinistra, è consistente anche se non
costituisce un divario incolmabile.
E fin qui siamo alla cronaca politica,
certamente interessante, specie per le conseguenze che avrà sul panorama
nazionale, data l’importanza dei comuni chiamati al voto.
Poi,
però, c’è il dato più rilevante: l’astensione. Oltre metà dell’elettorato è
rimasto a casa, tanto che solo a Bologna si è superato il 50 per cento dei
potenziali elettori mentre altrove si è scesi al di sotto, con la conseguenza
che ovunque si respira un senso di vuoto che sta diventando ormai allarmante.
Finalmente, lo ha rilanciato in prima pagina
il Domani, si torna a parlare di finanziamento pubblico ai partiti, dopo la
sbornia populista che ne ha chiesto e ottenuto l’abolizione, con il risultato
di ritrovarci oggi con dei gusci vuoti, delle scatole di cioccolatini nelle
quali si può pescare la qualunque e bisogna affidarsi alla saggezza del
segretario di turno per scongiurare il disastro.
Senza
corpi intermedi una democrazia non è più tale, deperisce, si perde, e questo è
avvenuto in Italia nell’ultimo decennio.
Ascoltare
la rabbia di chi non ha votato, comprenderne lo sgomento e rendersi conto che
così non si può andare avanti dev’essere, dunque, un imperativo soprattutto per
il centrosinistra: non solo perché ha vinto nettamente questa tornata ma perché
la sinistra senza popolo è una contraddizione in termini.
A tal
riguardo, ci permettiamo di consigliare al neo-eletto deputato senese, al
secolo Enrico Letta, di valutare con attenzione se sia il caso di continuare a
elogiare un governo che è la massima espressione del declino, per non dire
proprio della scomparsa, della politica.
Va bene, infatti, essere responsabili, va bene
sostenere lealmente Draghi nei prossimi mesi, va bene non lasciarsi andare a
fughe in avanti che potrebbero rivelarsi inutili e dannose, ma Letta e il PD
hanno il dovere di chiarire agli occhi di chi, ancora una volta, ha dato loro
fiducia che un governo con Salvini e la Lega è quanto di più innaturale possa
esistere e che questo stato d’emergenza non può continuare all’infinito. Ricostruire una coalizione di
centrosinistra, movimentista, attenta alle istanze ambientaliste, vicina ai
giovani, alle donne e a tutto ciò che di straordinario si muove nel grembo
della società passa, inevitabilmente, anche dalla presa d’atto che i governi
pateracchio con tutti dentro sono assolutamente deleteri, pertanto devono essere superati per
far ritorno alla fisiologica contrapposizione fra i due schieramenti.
Ciò
detto, è evidente che nessun oppositore interno, e ne ha tanti, potrà ora
chiedere a Letta un congresso o una resa dei conti. Piuttosto, dopo il ballottaggio,
dovrebbe essere proprio Letta a chiarire, nelle modalità che riterrà più
opportune, che il futuro del PD è a sinistra, rifondandosi, ritrovando un senso
e una ragione di esistere, superando e facendo ammenda per l’innumerevole serie
di errori compiuti negli ultimi vent’anni.
Nel
merito, Salvini e Meloni sono costretti alla resa dalla loro incapacità di
trovare una classe dirigente all’altezza al di là di sé stessi, di costruire
una comunità che non sia solo un insieme di individualità, di valorizzare un
lavoro di squadra che da quelle parti è inesistente o quasi, con la conseguenza
di aver presentato pressoché ovunque candidati improbabili e sonoramente
sconfitti anche dal giudizio negativo di una parte dell’elettorato di destra. Salvini, in particolare, subirà il
commissariamento dei draghiani del suo partito, da Giorgetti ai governatori del
Nord, e possiamo dire che abbia intrapreso la parabola discendente dopo aver
raggiunto la vetta del 34 per cento alle Europee del 2019.
La
Meloni, che ha i suoi guai da fronteggiare, anche per via dei troppi esponenti
del suo partito che proprio non ce la fanno a recidere i legami con un percorso
storico imbarazzante, rimarrà in sella ma potrebbe essersi condannata a un
ruolo ancillare o all’opposizione eterna, non essendo in grado, per come sono
strutturati i Fratelli d’Italia, di proporsi come credibile alternativa di
governo.
Quanto
a Renzi e Calenda, non c’è dubbio che stiano facendo un pensierino al
centrodestra, magari provando a ricoprire il ruolo di un partito liberale e
centrista alleabile un po’ dappertutto ma con lo sguardo ben rivolto verso il
liberismo, che ha devastato il pianeta ma ancora da quelle parti gode di
numerosi estimatori.
La
spinta trumpiana si è esaurita, e con essa anche la destra a trazione
sovranista. La nuova destra dovrà ripensarsi su base diverse, dovendo però fare
i conti col fatto che ormai la sbornia post-’89 si è esaurita e che a credere
ciecamente nel blairismo è rimasto solo l’uomo di Rignano, il cui problema
principale, come si evince anche dai dati elettorali emersi da queste
Amministrative, è che è ormai fuori dal tempo.
La
sfida del Quirinale ci fornirà indicazioni essenziali per il nostro futuro,
essendo destinata a modificare e delineare gli scenari del Paese per il
prossimo decennio.
L’unica
certezza è che senza popolo non c’è democrazia e, meno che mai, sinistra, e
questo almeno Letta e Conte, sul cui operato alla guida dei 5 Stelle preferiamo
sospendere momentaneamente il giudizio, sembrano averlo capito.
Referendum.
Misure su misura
Articolo21.org-
Massimo Marnetto-(12 Giugno 2022)-
ci dice :
Dei
cinque quesiti referendari, ce n’è uno particolarmente criminogeno. Quello per
ridurre le ”misure cautelari”, ovvero quelle che un giudice può imporre se
ritiene che l’imputato – con gravi indizi di colpevolezza – durante il processo
possa ripetere il reato. E’ il caso che riguarda il femminicidio, quando ci
chiediamo: ma com’è possibile che quel mostro non avesse l’obbligo di stare
alla larga dalla casa della donna? o che non fosse stato allontanato dalla
famiglia dopo aver coperto di fratture e lividi moglie e figli?
Ecco,
se passa il referendum sulla restrizione delle misure cautelari, il violento
potrà essere colpito da limitazioni solo se usa le armi. Se invece usa i pugni
per massacrare la compagna, può continuare a farlo in casa. E se non la
minaccia con una pistola, può farsi trovare al portone ogni sera e citofonare
ogni notte. Gli abusi di misure cautelari esistono e vanno corretti. Ma
cancellarle solo perché qualche membro della casta non sopporta i domiciliari è
inaccettabile. Io sto dalla parte delle vittime.
WEF
Davos: leader
devono
ascoltare
il popolo,
dice Schwab.
Swissinfo.ch-Klaus
Schwab-(10 gennaio 2017)- ci dice:
I
leader mondiali devono ascoltare di più le popolazioni dei loro paesi e agire
con coraggio e responsabilità.
È
l'appello rivolto dal fondatore del Forum economico mondiale (WEF) Klaus
Schwab, presentando la prossima edizione dell'incontro annuale a Davos, in
programma dal 17 al 20 gennaio.
"Ci
auguriamo che il mondo sappia ascoltare di più questo messaggio", ha detto Schwab in una
conferenza stampa organizzata nella sede del WEF, a Cologny (GE). Il 78enne ha ricordato che già due
decenni or sono aveva sollevato il tema dell'indispensabile correlazione fra
attività economica e responsabilità sociale.
Secondo
Schwab nei Grigioni si parlerà molto di Brexit e del futuro dell'Europa, come
pure delle attese suscitate dal cambio di inquilino alla Casa Bianca.
La
47esima edizione del forum vedrà una partecipazione record di circa 3000
persone provenienti da 70 paesi, di cui un terzo in arrivo da nazioni non
europee o nordamericane. Sono attese oltre 300 personalità pubbliche di alto
rango - ad esempio capi di stato o di governo - e 40 dirigenti di organismi
internazionali.
L'ospite
più importante sarà sicuramente il presidente cinese Xi Jinping, che terrà il
discorso d'apertura insieme con la presidente della Confederazione Doris
Leuthard. Xi sarà accompagnato da un'ampia delegazione, la più nutrita da
quando, nel 1979, la Cina ha iniziato a prendere parte al summit delle élite
politiche ed economiche mondiali.
Gli
altri grandi nomi includono la premier britannica Theresa May, il nuovo
segretario generale della Nazioni Unite Antonio Guterres, la numero uno del
Fondo monetario internazionale Christine Lagarde e il presidente colombiano
nonché premio Nobel per la pace Juan Manuel Santos.
Gli
Stati Uniti avranno una doppia delegazione, con l'uscente vicepresidente Joe
Biden e il segretario di Stato John Kerry, ma anche molti membri del team di
transizione del nuovo presidente eletto Donald Trump, che entrerà in carica il
20 gennaio, ultimo giorno del forum.
Non
mancheranno esponenti di famiglie reali del Belgio, dell'Olanda, della Norvegia
e della Giordania. Nella località grigionese si recheranno anche sei
consiglieri federali su sette: l'unica a rinunciarvi sarà Simonetta Sommaruga.
L'Ue manderà diversi esponenti. Mancheranno invece diversi capi di governo di
paesi europei come Angela Merkel o François Hollande.
Anche
sul fronte imprenditoriale i riflettori saranno puntati sulla Cina: saranno in Svizzera fra gli altri Jack Ma (fondatore del gigante
dell'e-commerce Alibaba), Wang Jianlin (fondatore del colosso degli hotel e dei centri
commerciali Wanda Group) e Zhang Yaqin (presidente di Baidu, il Google cinese).
Per il
mondo dello spettacolo saranno presenti Matt Damon, co-fondatore della ong Water.org,
e Forest
Whitaker, che ha lanciato un'iniziativa intitolata Whitaker Peace &
Development.
Forum
di San Pietroburgo:
Putin
incontra i giovani imprenditori.
Sardegnagol.eu-Redazione-Gabriele Frongia- Vladimir Putin-(10
Giugno 2022 )- ci dicono :
Nel
corso del Forum economico internazionale di San Pietroburgo, Vladimir Putin ha
incontrato alcuni giovani imprenditori, ingegneri e scienziati russi.
“Possiamo
dire – ha dichiarato in apertura il presidente russo rivolgendosi ai giovani
imprenditori – che negli ultimi decenni il nostro Paese ha fatto molta strada
nella trasformazione e nel cambiamento. Ho chiesto di organizzare questo
incontro per ascoltare le vostre idee su cosa dobbiamo fare per garantire
progresso al nostro Paese”.
“Viviamo
in un’era di cambiamento – prosegue Putin -. Si stanno verificando
trasformazioni geopolitiche, scientifiche e tecnologiche. Il mondo sta
cambiando, e lo sta facendo rapidamente. Per rivendicare la propria leadership
qualsiasi Paese, qualsiasi popolo, qualsiasi gruppo etnico deve garantire la
propria sovranità. O un paese è sovrano o è una colonia”.
“Una
colonia non ha prospettive storiche, nessuna possibilità di sopravvivenza in
questa dura lotta geopolitica. Ci sono state epoche nella storia del nostro Paese in cui
abbiamo dovuto ritirarci, ma solo per mobilitarci e andare avanti, concentrarci e andare
avanti”.
Nel
suo discorso Putin ha poi condiviso con i giovani partecipanti la sua idea di
sovranità: “La sovranità, nel senso moderno del termine comprende più componenti. In
primo luogo, c’è la sovranità politico-militare, e qui, senza dubbio, è
importante essere in grado di prendere decisioni sovrane di politica interna ed
estera e garantire la sicurezza.
Esiste
poi la sovranità economica, quella tecnica e la sovranità sociale.
Come si può ottenere la sicurezza esterna
senza la capacità e sovranità tecnologica? È impossibile. La scienza,
l’istruzione, l’educazione e l’assistenza sanitaria – ha aggiunto Putin – sono
di fondamentale importanza. Se non ci basiamo sui valori fondamentali delle culture
nazionali dei popoli della Russia, non consolideremo la nostra società. Senza consolidamento, tutto crollerà.
E il fatto che dobbiamo difenderci e combattere per questo è ovvio”.
Successivamente
Putin ha rievocato, con lo scopo di creare un parallelismo con l’attuale crisi
geopolitica, la Grande Guerra del Nord di Pietro il Grande:
“Lo Zar condusse la guerra per 21 anni.
Secondo gli osservatori del tempo era in conflitto con la Svezia per portarle
via un pezzo di territorio. Ma, nella realtà, non stava portando via niente,
stava riportando le terre alla nazione, ovvero le aree intorno al Lago Ladoga,
dove è stata fondata San Pietroburgo.
Quando
fondò la nuova capitale, nessuno dei Paesi europei riconobbe questo territorio
come parte della Russia. Gli slavi, da tempi immemorabili, vivevano lì insieme ai
popoli ugro-finnici e questo territorio era sotto il controllo della Russia”.
Periscopio.
Italiaoggi.it-
Diego Gabutti-(14-6-2022)- ci dice :
«Non
moltiplicare i misteri», disse Unwin, stanco. «Questi devono essere semplici.
Ricorda la lettera rubata di Poe». «Oppure complessi», replicò Dunraven, «ricorda
l'universo». Jorge Luis Borges, L'Aleph. Forse con la sola eccezione di
Dostoevskij, la cultura russa è stata sempre all'opposizione del governo del
proprio paese. E sempre ne ha ricevuto in cambio censura, persecuzioni, galera
e non poche volte la morte. Se dunque per russofobia s'intende criticare duramente il
governo russo, allora Medvedev e i suoi amici dovrebbero innanzi tutto dare uno
sguardo al proprio paese: la più formidabile tradizione di russofobia non
devono andare a cercarla in Occidente, ce l'hanno in casa. Ernesto Galli Della
Loggia, CorSera.
Igalëv
è un uomo geniale! Sapete che è un genio del genere di Fourier? Ma piú ardito di Fourier,
ma piú forte di Fourier!
Ha
ideato l'«uguaglianza»!
In quel suo progetto [di società ugualitaria] egli
approva lo spionaggio. Là ogni membro della società sorveglia l'altro ed è obbligato
alla delazione. Tutti sono schiavi, e nella schiavitú sono uguali. Nei casi
estremi, c'è la calunnia e l'omicidio, ma l'essenziale è l'uguaglianza.
Fëdor Dostoesvskij, I demoni.
Ascoltate,
bastardi. Lasciate che vi sveli un segreto: i fascisti siete voi. Vladimir
Solovyov.
Nel
salotto di Vladimir Solovyov [anchorman russo] si discuteva il destino dei tre
«mercenari» britannici e marocchini [condannati a morte]. Un ospite suggeriva
di metterli al muro senza farla tanto lunga, ma veniva zittito da un altro che
proponeva di appenderli. Scelta duramente criticata da un terzo ospite, per il
quale sarebbe stato meglio squartarli, a riprova che la varietà di opinioni è
il sale della democrazia.
Massimo Gramellini 1, CorSera.
Margarita
Simonyan, direttrice di Russia Today: «O la Russia vince il conflitto in
Ucraina o le cose andranno male per l'intera umanità, non c'è una terza
opzione». iltempo,it.
L'ambasciata
russa ha fatto sapere che, quando non impegnata a diffondere fregnacce e a
minacciare i giornali italiani, offre anche un ottimo servizio concierge di
prenotazioni voli da e per Mosca a disposizione di leader imbarazzanti come
Matteo Salvini, il più scarso uomo politico ormai non più solo d'Europa ma
anche di tutte le Russie.
Christian
Rocca, Linkiesta.
L'ambasciata
russa a Roma conferma: «Abbiamo pagato noi i biglietti di Salvini per il suo viaggio
a Mosca». Il tour è poi stato annullato e i soldi sarebbero stati restituiti.
Emanuele
Lauria, la Repubblica.
Ho
lavorato e sto continuando a lavorare per la pace a testa alta e a nostre
spese. Matteo Salvini, (Marco Cremonesi, CorSera).
Salvini
è il grande sconfitto ma la campana suona per tutti. Mai s'era visto un dato
così basso negli ultimi trent'anni. Peggio delle trivelle del 2016, che
registrò un'affluenza del 31 per cento circa. E peggio anche del referendum
sulla legge elettorale del 2009, quando andò a votare il 25 per cento degli
elettori.
Alessandro
De Angelis, HuffPost.
Una
nuova guerra civile è esplosa nel cuore dell'Europa, dopo quella di trent'anni
fa nei Balcani. Potremo uscirne solo riconoscendone questa natura. E cioè nella coscienza
di appartenerci: non c'è Europa senza Russia e neppure Russia senza Europa.
Massimo Cacciari, La Stampa.
Qualora
l'Europa accettasse di chiamare «guerra civile», oppure «operazione speciale»,
l'invasione d'una nazione da parte di un'altra, e dopo tutto non sarebbe più
strano che chiamare filosofo un bisbetico opinionista televisivo, ci potremmo
tenere la Russia, gas compreso, a un modico prezzo: stragi, saccheggi, stupri,
devastazioni e la sospensione sine die del diritto internazionale.
Pierpaolo
Albricci, ItaliaOggi.
Non ha
senso fingere che Fallaci – un'esplicita, orgogliosa odiatrice dell'Islam,
degli arabi, degli omosessuali e di svariate altre rappresentanze dell'umano –
non fosse Fallaci, e non abbia scritto ciò che ha scritto.
Gentili consiglieri comunali della destra
livornese [vogliono intitolarle una strada della città in cui è nata] leggete
Fallaci. Fatele questo onore. Non è Céline (la manca qualche grado d'arte) ma è una schietta testimone […] della
superiorità etnica e culturale dell'uomo bianco e di altri pensieri scomodi da
sostenere. Per questo vi piace tanto.
Michele
Serra 1, la Repubblica.
Perdendo
il Pci […] Abbiamo perduto la natura magnificamente anfibia – intellettuali e
popolo – di quel partito, di quelle sezioni, di quella classe dirigente. […]
Andai, da studente, nella casa di un delegato dell'Alfa, operaio comunista. Mi
mostrò, con fierezza indimenticabile, la Storia d'Italia Einaudi acquistata a
rate.
Michele
Serra 2, primo-piano.info.
[«Qualche
grado d'arte» più sopra: i comunisti] cercano di servire merda al caramello. Louis-Ferdinand Céline, Mea Culpa.
Michele
Serra aggiunge tra i capi di imputazione anche una presunta «omofobia» di
Oriana Fallaci, ma per quanti sforzi faccia non riesco a trovare nemmeno una riga
di oscurantismo omofobo negli scritti della Fallaci. Pierluigi Battista, HuffPost.
No
[non parteciperei a manifestazioni contro Putin] perché sarei allineato col 99%
dei telegiornali, il 97% delle forze politiche e il 90% dell'informazione e
della stampa. Sarebbero come le manifestazioni delle camicie nere a favore
dell'intervento in Africa di Mussolini.
Michele
Santoro (Antonio Bravetti, La Stampa).
[C'è
anche] il famoso giornalista che ha costruito una carriera sugli attacchi a
Berlusconi e rimane la persona più simile a Berlusconi che abbia mai
conosciuto. Massimo Gramellini 2, CorSera.
Se
mettessero una cimice in tutte le procure sai quanti magistrati direbbero che
io sono uno stronzo?
Marco Travaglio, ilfattoquotidiano.it.
Il
giornalismo che fa troppo la morale è il giornalismo più immorale.
Roberto
Gervaso.
Ucraina,
Biden: “Zelensky non voleva
ascoltare
la previsione d’invasione russa”
Le
parole del presidente degli Stati Uniti.
Cronachedi.it-
Marco De Luca –(11 Giugno 2022)- ci dice :
LOS
ANGELES – (LaPresse)- “Niente del genere era accaduto dalla
Seconda guerra mondiale.
So che molte persone pensavano che io stessi
esagerando, ma sapevo che avevamo informazioni per sostenere che lui”, il
presidente russo Vladimir Putin, “sarebbe entrato, oltre il confine”
dell’Ucraina: “non c’era dubbio, ma Zelensky non voleva ascoltare”.
Lo ha detto il presidente degli Stati Uniti, Joe
Biden, parlando a un evento di raccolta fondi democratico a Los Angeles. Secondo Biden, l’omologo ucraino
infatti “non voleva ascoltare” quando l’intelligence Usa riferiva di aver
raccolto informazioni sul fatto che la Russia si stava preparando a invadere il
Paese.
Le
truppe di Mosca sono entrate nei confini ucraini il 24 febbraio.
Zelensky,
nelle settimane precedenti, si era irritato apertamente, quando
l’amministrazione Biden aveva ripetuto gli avvertimenti sulla probabile
invasione. Al tempo, il presidente ucraino si era mostrato preoccupato che gli
annunci sulla guerra danneggiassero la fragile economia del Paese.
“Sinistra
per Isola”, il progetto
iniziale
con il Sindaco è svanito.
Ekvonews.it-
Walter Cori- (GIU 13, 2022)- ci dice :
ISOLA
DEL GRAN SASSO – Sinistra per Isola si è impegnata con lealtà per favorire la nascita di
una nuova idea di amministrazione che rappresentasse il cambiamento.
I presupposti c’erano tutti: ma il potere
annebbia la vista, le promesse bussano alla porta, gli amici pressano e
l’orizzonte del cambiamento si è pian piano allontanato ed è poi svanito del
tutto.
Con il
moderno linguaggio dello “spoil system” hanno cercato di camuffare vecchi sistemi, in base ai quali
cambiano i componenti dell’orchestra, ma la musica è sempre la stessa e ancora
una volta sono riusciti a essere coerenti con l’antico detto “tutto cambia affinché tutto rimanga
come prima”:
Sinistra per Isola a questo gioco non ci sta e ci rammarichiamo per il fatto
che le componenti più avanzate di questa compagine amministrativa siano in
grado di protestare solo per le poltrone di enti inutili ((leggasi BIM).
L’amministrazione
dei “super tecnici” naufraga nei peggiori dei modi, in un territorio
abbandonato a se stesso.
Lo sciopero dei dipendenti comunali per i diritti
negati dimostra il fallimento tangibile dell’atteggiamento del sindaco, che
agisce da padrone, calpestando i diritti basilari e impedendo così una sana
convivenza e collaborazione.
Gli
uffici sono in difficoltà per le mancate assunzioni e stabilizzazioni del
personale; concorsi che non partono e lasciano il posto al lavoro part-time
senza garanzie di continuità. La tanto acclamata trasparenza e condivisione nei
procedimenti decisionali è talmente trasparente che non la si vede!
Consulenti
e “super tecnici” ad oggi hanno solo portato un peggioramento dei servizi:
davanti alle nostre richieste di riconoscere la situazione dell’aumento Irpef a
fronte di un avanzo di bilancio che tocca il milione di euro, l’assessore
continua a ripetere che “Non si può fare”!
Noi
ribadiamo che allora il suo ruolo diventa inutile se si limita ad obbedire
senza avere proposte ed idee tese alle soluzioni alternative volte a combattere
il disagio sociale.
È
assurdo, in questo momento, date le condizioni di difficoltà sociali, parlare
di cassa o di tesoretto, per di più ottenuto raddoppiando le tasse ai Cittadini
con redditi medio/bassi.
Tra
sentenze del TAR, archiviazioni e consulenze inutili che hanno comportato lo
sperpero di ingenti risorse pubbliche, il Sindaco continua a narrare di
un’isola che non c’è, mentre il programma elettorale è stato disatteso e non
applicato neanche nella previsione di bilancio; racconta una storia diversa dal
Documento Unico di Programmazione presentato.
Rivolgiamo
un invito al sindaco e ai componenti della maggioranza: uscite dal vostro mondo
ovattato, ASCOLTATE,
RISPETTATE i CITTADINI ed il loro voto, perché se non sapete fare questo, vi
ricordiamo la famosa frase di Pertini, il presidente Partigiano:
“…quando
un governo non fa quello che vuole il popolo, va cacciato via!”
–
Gruppo politico “Sinistra per Isola” –
Lo
status dell'agenda
globalista è
stato
intensificato da "confuso" a "caotico"
unz.com-
ANDREW ANGLIN –( 4 GIUGNO 2022)- ci dice :
Il
professor Putin ha indossato ancora una volta la sua giacca di tweed per tenere
un'altra rapida lezione sui fatti di base agli idioti occidentali.
L'inflazione
negli Stati Uniti è una conseguenza degli errori delle autorità finanziarie
americane, che hanno ammesso, mentre nell'UE ha più a che fare con politiche
energetiche miopi a Bruxelles, ha detto venerdì il presidente russo Vladimir
Putin. In ogni caso, non ha nulla a che fare con Mosca o le sue azioni in
Ucraina, ha aggiunto.
I
tentativi di incolpare i disordini in Ucraina per il costo della vita alle
stelle in Occidente equivalgono a schivare la responsabilità, ha detto Putin in
un'intervista televisiva che ha seguito il suo incontro con il capo dell'Unione
africana Macky Sall a Sochi.
Praticamente
tutti i governi hanno fatto ricorso a stimoli fiscali per sostenere la
popolazione e le imprese colpite dai blocchi di Covid-19.
La
Russia lo ha fatto "molto più attentamente e precisamente", senza
disturbare il quadro macroeconomico e alimentando l'inflazione, ha sostenuto
Putin. Negli
Stati Uniti, al contrario, l'offerta di moneta è cresciuta del 38% – di 5,9
trilioni di dollari – in meno di due anni, in quella che ha definito la
"produzione senza precedenti della macchina da stampa".
"Apparentemente,
le autorità finanziarie statunitensi presumevano che dal momento che il dollaro
è la valuta mondiale, come ai vecchi tempi, questo si sarebbe dissipato in
tutta l'economia mondiale e non sarebbe stato evidente negli Stati Uniti. Si è
scoperto che non era così".
Bene,
hanno chiaramente assunto qualcosa. Penso che su questo possiamo essere tutti
d'accordo.
Ecco
la cosa di tutto questo, che le persone devono capire:
Tutti
vogliono parlare di come il World Economic Forum stia conducendo una cospirazione per
rendere tutti poveri, e di come l'inflazione si inserisca in questo. Tutto
questo è ovvio. Lo stanno chiaramente facendo apposta per rendere tutti poveri.
Tuttavia,
questo semplicemente non ha alcun senso nel contesto della restante concorrenza
internazionale. Perché dovresti voler distruggere completamente il potere economico del
tuo paese mentre stai ancora cercando di combattere guerre contro la Russia e
la Cina?
Ecco
un semplice schema di ciò che ho sostenuto più e più volte riguardo al quadro generale
della situazione attuale:
C'è un
piano a lungo termine per una "dittatura scientifica" globale che è
stato più o meno solidificato nel 1970 quando hanno iniziato a spingere il flap-doodle
ambientalista.
Nel
1970, le persone che pianificavano questo non credevano affatto che la Cina fosse
una minaccia, perché fondamentalmente pensavano che i cinesi fossero idioti autistici
arretrati.
Nel
1990, l'industria occidentale è stata trasferita in Cina, creando un'enorme
ricchezza in Cina, e tutti hanno semplicemente dato per scontato che queste
persone dagli occhi piccoli che pensavano fossero idioti autistici sarebbero
state trasformate in ritardati gay da un po 'di successo economico.
Alla
fine degli anni '00 e all'inizio degli anni '10, divenne chiaro che la Cina non era
interessata a far parte del progetto globalista – avrebbero solo tenuto i soldi e fatto
le loro cose, che è una sorta di impero mercantile che non dipende
dall'interdipendenza dell'ordine globalista occidentale.
A quel
tempo, nessuno che gestisse organizzazioni d'élite in Occidente era in grado di
ricalibrare l'agenda sulla base delle previsioni sulla Cina smentita.
L'élite
globalista sta portando avanti l'agenda così come è stata delineata prima che
l'attuale direzione della Cina fosse chiara.
Non
penso che questo sia davvero così complicato, ma molte persone sembrano non
capire quello che sto dicendo. Non ho alcun desiderio o capacità di costringere
nessuno a essere d'accordo con me, ma se hanno intenzione di non essere d'accordo,
dovrebbero presentare una risposta a ciò che ho detto e una contro-teoria sul
perché sembra che l'Occidente si stia totalmente distruggendo in un programma
che lascerà i cinesi al governo del mondo.
L'unica
confutazione "onesta" che ho visto è schizos che afferma che Russia e
Cina sono "in gioco con il WEF".
Ho
risposto molto a questo, e gli schizos hanno risposto con roba schizo ancora
più estrema, ma questo diventa un regresso epistemico in cui la convinzione fondamentale
dello schizo è che esiste un'élite segreta onnisciente che non può commettere
errori.
Personalmente credo che il male non sia infallibile, e
se vuoi dimostrare che i supercriminali globalisti hanno un piano segreto invisibile, devi portare fatti o almeno
spiegare come potrebbe funzionare – cioè, che tipo di contratto segreto esiste
tra il WEF e i cinesi che dice che dopo che l'Occidente si è distrutto, i cinesi seguiranno il programma
ebraico-globalista? Come può quel contratto segreto essere applicato se gli Stati Uniti imploderanno la
loro economia e non possono più finanziare il loro super esercito?
La
linea di fondo è: per quanto ne so attualmente, nessuno potrebbe nemmeno in teoria
spiegare ciò che sta accadendo in questo momento come perfettamente razionale a
meno che non riesca a trovare una spiegazione per dare tutto il potere
geopolitico ed economico alla Cina.
Non
credo che nessuno abbia una spiegazione per questo, motivo per cui le persone
ignorano ciò che ho detto, non riescono intenzionalmente a capirlo o vanno in
pieno schizo.
La mia
visione dell'ordine occidentale nel 2022 può essere riassunta come: "un ordine geopolitico
precedentemente onnipotente che ha iniziato a crollare sotto la sua stessa
arroganza".
Quasi
un quarto della popolazione mondiale è cinese. Se includi gli stati satelliti
asiatici contigui dei cinesi, che fanno più o meno parte dello stesso
conglomerato, hai più di un quarto della popolazione mondiale.
La
Cina ha reso la maggior parte del mondo dipendente da essa attraverso il
commercio.
Questo non è un problema da poco. Non è qualcosa che può essere spazzato via con un'onda
della mano "oh, lo scopriremo più tardi".
Francamente,
la cosa logica sarebbe stata lasciare Donald Trump al potere, saltare il
coronavirus, mantenere l'economia in movimento, mantenere l'esercito in movimento e
trovare un modo per minare la Cina economicamente e, se necessario, militarmente.
Dopo
che la Cina è stata ostacolata, la Russia cade abbastanza facilmente, l'Iran
cade abbastanza facilmente, allora hai una pista chiara per la tua strana agenda cyborg gay pedofila
transumanista Great Reset. Questa sarebbe stata la mia mossa se fossi stato il leader della
cospirazione ebraica globale. Ma non l'hanno fatto. Avete visto quello che hanno fatto, e questo li mette in una situazione
molto, molto peggiore in termini di gestione del problema cinese.
La
guerra in Ucraina come microcosmo.
Immaginate
l'analogia della scacchiera globale. Con ogni mossa che fai in una partita
a scacchi, hai meno mosse possibili rimanenti. Se torniamo al pre-Covid, la Cina ha avuto un solido
vantaggio, ma il gioco era tutt'altro che finito.
C'era una serie di mosse che l'Occidente
avrebbe potuto fare per sloggiare la Cina. A questo punto, tuttavia, questa
partita a scacchi è alla fine del gioco, e qualunque mossa faccia l'Occidente,
non vedo alcuna strada verso la vittoria. Se lo si porta al microcosmo,
guardate la guerra in Ucraina. Nessuno può spiegare cosa sta succedendo qui.
Fidati di me, ho chiesto– nessuno può spiegarlo.
Parte
della mia teoria generale su ciò che sta accadendo con l'élite occidentale è
che i sistemi su cui corrono le civiltà ora sono estremamente complessi. Hai troppa compartimentazione senza
grandi strateghi efficaci. Senza una visione chiara di tutti i compartimenti, se un
compartimento non riesce a valutare con precisione la situazione, o non riesce
a fornire i risultati promessi, l'intera cosa fallisce. Inoltre, i compartimenti hanno le
proprie unità interne, che possono entrare in conflitto tra loro.
La
guerra in Ucraina aveva tre componenti o compartimenti principali:
La
campagna militare stessa. La guerra di propaganda per portare la popolazione
dell'Occidente dalle parti con un grande conflitto con la Russia per ragioni
poco chiare sostenute da pablum emotivi.
La
guerra economica per usare sanzioni e boicottaggi per paralizzare o almeno
danneggiare in modo significativo l'economia russa.
Tutti
e tre questi compartimenti, che sono tutti gestiti da gruppi separati con
leadership separata e agende interne separate, hanno dovuto consegnare i beni
affinché questo progetto avesse successo.
Ciò
non è accaduto.
Monumentalmente,
il regime di sanzioni ha fallito.
Il
piano con l'operazione militare era semplicemente quello di resistere fino a
quando il caos economico non è scoppiato in Russia, causando disordini civili
che li avrebbero costretti a dover abbandonare l'operazione militare.
Non è
chiaro se un collasso economico russo avrebbe causato disordini civili (ho
sostenuto all'inizio che non lo avrebbe fatto), ma non lo sapremo mai perché
non c'è stato alcun collasso economico. L'economia russa sta effettivamente
andando abbastanza bene.
Poiché
l'operazione militare si basava sull'idea che ci sarebbe stato un collasso
economico, l'operazione militare non funzionerà e, sempre più spesso, stiamo
vedendo il sentimento pubblico allontanarsi dal sostegno a questa guerra.
La cosa logica da fare sarebbe stata quella di
spegnere la guerra militare non appena fosse stato chiaro che la guerra
economica era fallita.
Se
l'Occidente dovesse negoziare la resa del Donbass, accettare di non permettere
all'Ucraina di aderire alla NATO, potrebbe mantenere la maggior parte
dell'Ucraina e dichiararla una vittoria perché Putin non ha mai preso Kiev.
(Ricorda che non è stato considerato un duro
colpo per l'impero quando Putin ha preso la Crimea nel 2014.) Invece, hai una situazione in cui
sembra che al compartimento militare non importi che la guerra economica sia
fallita, e stanno solo andando avanti, combattendo fino all'ultimo ucraino.
La guerra di propaganda sta cominciando a disfarsi,
mentre ogni giorno che passa con i russi che guadagnano terreno e più militari
ucraini distrutti, diventa sempre più ridicolo affermare che l'Ucraina è sull'orlo di una
marcia su Mosca.
All'inizio,
i media potevano semplicemente mentire, ma è andato avanti abbastanza a lungo –
e ha avuto abbastanza di un effetto sul mondo reale sulla vita delle persone –
che le
persone stanno iniziando a fare domande.
Destino
imminente.
Si può
vedere la stessa catastrofe di compartimentazione su scala più ampia, dove non
sembra esserci stata una chiara comunicazione tra le forze geopolitiche che
avrebbero dovuto avere a che fare con le potenze orientali e le persone che
gestiscono la truffa del coronavirus e ora spingono la popolazione
dell'Occidente in una povertà più profonda e nel caos sociale.
A
parte rimuovere Trump dal potere, che sembra un obiettivo interamente guidato
dalla paranoia sentimentale, ogni risultato dell'agenda del coronavirus è stato
negativo per il regime occidentale.
Sì, è
un obiettivo a lungo termine del progetto globalista far collassare l'economia,
spogliare le persone delle loro libertà, ma fare queste cose mentre la Cina
rimane così potente, con la sua economia stabile e il suo ordine sociale, mette
l'Occidente in una posizione molto più debole.
Le
pubblicazioni di politica estera sostengono da 15 anni che la Cina è sull'orlo
del collasso, quindi immagino che se ci credeste, avrebbe senso iniziare con
l'agenda di impoverimento occidentale del "Grande Reset" e fabbricare
un'ipotesi su come ciò influenzerebbe negativamente la Cina e accelererebbe il
loro collasso.
Il
problema è che questo non è vero.
La
Cina non è sull'orlo del collasso. La Russia non è nemmeno sull'orlo del
collasso.
Le
uniche persone che sono sull'orlo del collasso sono le nazioni occidentali,
dove hanno reso le persone molto più povere e meno socialmente coese, pur non riuscendo ad affrontare le
minacce straniere alla loro egemonia globale.
"Collasso
occidentale."
La
gente sosterrà che quando dico "l'Occidente sta per crollare", sono
eccessivamente ottimista.
Parte di questo è il mio uso del linguaggio
iperbolico. In realtà non penso che il governo degli Stati Uniti smetterà di esistere
nel prossimo futuro. Quello di cui sto parlando è lo spodestamento degli Stati
Uniti come contendente come prima superpotenza mondiale.
Una
volta che diventa chiaro che questo non è più nelle carte, mi aspetto che ci
sia finalmente una qualche forma di ricalibrazione. Non sappiamo come sarà, o se sarà
buono o cattivo per le persone normali, ma accadrà.
Quando
l'URSS crollò, la Russia non smise di esistere, ma non era più un contendente
per il dominio globale.
Immagino che il collasso dell'ordine
occidentale avvenga in modo simile, dove i territori controllati dagli Stati
Uniti in Europa e altrove si staccano, e ti ritrovi con un governo degli Stati
Uniti che è molto più rivolto verso l'interno, poiché chiunque prenda il
comando a quel punto sarà preoccupato per la gestione di ciò che è rimasto.
È anche improbabile che il crollo dell'impero
statunitense sarà spettacolare come il crollo dell'URSS, e avverrà invece in
fasi.
Probabilmente, la perdita della guerra in Ucraina è la prima fase, con la catastrofica resa in
Afghanistan che viene prefigurata.
Entrambi gli eventi sono la prova che il
centro di potere dell'impero non è più in grado di proiettare il potere ai
margini dell'impero, ed è gravemente carente di visione strategica.
La prossima cosa sarà la perdita di Taiwan. Allora ti troverai di fronte a una
crisi economica molto grave in Occidente, mentre l'inflazione torna a casa e
l'attenzione sarà sull'immediato.
La
maggior parte degli immigrati se ne andrà quando le cose andranno male, quindi
è molto probabile che potremmo vedere un uomo forte popolare che fa appello ai
bianchi sorgere sulla scia di una crisi economica alla fine dell'impero.
Certo,
potrebbe anche essere qualcosa di orribile. Potremmo essere troppo danneggiati
come società per radunarci attorno a un leader popolare uomo forte, e potrebbe
essere che ci saranno solo stranieri che saccheggiano le macerie.
Puoi trovare entrambi gli esempi nella storia
e gli esempi di entrambi che accadono allo stesso tempo, o uno seguito
dall'altro. Ho sempre trovato i tentativi di tracciare un confronto esatto tra
ciò che sta accadendo in questo momento nella storia come una sorta di voodoo
lettore di foglie di tè.
Non
sono l'unica persona che ha visto arrivare tutto questo, e in effetti c'erano
membri di think-tank globalisti che facevano argomenti simili o quasi identici.
In
questo momento, Mark Milley, il presidente del Joint Chiefs of Staff, sta dichiarando pubblicamente che c'è bisogno di un accordo negoziato
in Ucraina.
Prima
dell'inizio del conflitto in Ucraina, Milley stava dicendo ad alta voce che
l'esercito americano non ha la "prontezza necessaria" per combattere
la Russia o la Cina, e sembra essere preoccupato che questa sia la direzione in
cui stanno andando le cose.
Nel
frattempo, Volodymyr Zelensky, che è effettivamente un agente del Dipartimento di Stato
degli Stati Uniti, ha affermato sulla recente pietra miliare del 100 ° giorno dall'inizio
dell'invasione che l'Ucraina è sull'orlo della vittoria.
Questa
settimana, Biden ha quintuplicato il sostegno all'esercito ucraino assediato,
promettendo di nuovo una quantità infinita di armi, e di nuovo sembrando
condannare qualsiasi richiesta di negoziati.
Da
quello che sono in grado di raccogliere, il pensiero attuale di chiunque stia
gestendo questa agenda di guerra è che, poiché la Russia presumeva che
l'Occidente avrebbe negoziato, se si rifiutasse di negoziare, vincerà in
qualche modo a cui non ha ancora pensato.
Il
fatto che non ci sia nessuno che si possa indicare nell'amministrazione Biden
responsabile di queste decisioni rende senza dubbio quelle persone meno
preoccupate per l'esito delle loro decisioni.
Joe
Biden è un vecchio senile che è già segnato per essere gettato sotto l'autobus,
quindi chiunque abbia un programma che possa spingere quell'agenda attraverso
di lui lo sta facendo (suggerirei che tutte le operazioni di influenza in cui Joe
Biden è stato coinvolto probabilmente non sono totalmente irrilevanti per
questo).
Questa
situazione sta sicuramente entrando nel regno del "caos emergente". Ci sono persone potenti che
ora chiedono uno scale-back, quindi è possibile che tu possa vederlo prima che
la situazione economica entri nel declino terminale. È anche possibile che ciò non accada.
È possibile che la situazione in Ucraina possa degenerare direttamente in una
guerra mondiale. "Caos" è quello che sembra essere.
A
lungo termine e anche a medio termine, sono fiducioso per il futuro.
Il più
grande ostacolo al permesso alle persone di scegliere di vivere una vita
normale è stata questa agenda globalista, e il suo fallimento è una vittoria
per l'umanità.
La Fed
non sta combattendo
l'inflazione,
la sta alimentando.
Unz.com-
MIKE WHITNEY –( GIUGNO 13, 2022 )- ci dice :
I
media vorrebbero credere che la Fed stia facendo tutto ciò che è in suo potere
per combattere l'inflazione, ma non è vero.
Sì, la
Fed ha aumentato i tassi di 50 punti base a maggio e, sì, la Fed sta cercando
di sembrare il più "aggressiva" possibile. Ma queste cose sono progettate per
ingannare il pubblico, non per ridurre l'inflazione. Mi spiego.
L'attuale
tasso di inflazione negli Stati Uniti è dell'8,6%, un massimo di 40 anni.
Nella
riunione di maggio, la Fed ha alzato il suo tasso obiettivo sui Fed Funds
all'1%. Ecco lo scoop:
"La
Federal Reserve ha recentemente annunciato che sta aumentando i tassi di
interesse di mezzo punto percentuale, portando il tasso dei fondi federali a un
intervallo obiettivo dello 0,75-1,00%". (Il Portavoce-Recensione).
Capito?
Quindi il tasso della Fed è ancora un misero 1%.
Questo
è ciò che i media stanno cercando di nasconderti, ed è per questo che potresti
dover leggere 9 o 10 articoli prima di trovare un giornalista che ti fornisca
il tasso effettivo.
Perché
nascondono il tasso?
Perché
il tasso è del 7,6% al di sotto del tasso di inflazione, quindi non fa una
dannata cosa.
E' un'altra parodia delle pubbliche relazioni
che sembra una seria politica monetaria. Ma è uno scherzo, e puoi vedere che è
uno scherzo.
Pensala
in questo modo: se ti prestassi $ 100 all'1% di interesse – ma l'inflazione
fosse all'8% – perderei 7 dollari all'anno, giusto?
A
destra. Ed è quello che sta facendo la Fed. Quando i tassi di interesse sono
fissati al di sotto del tasso di inflazione, allora la Fed perde denaro su ogni
prestito. In altre parole, la Fed sta fornendo
un sussidio alle banche per prendere in prestito denaro. Hai mai sentito
parlare di qualcosa di così ridicolo?
Come
vorresti un affare del genere? Come vorresti che la Fed ti pagasse gli interessi sul
debito della tua carta di credito? Probabilmente ti piacerebbe, giusto?
Ma –
se foste onesti con voi stessi – ammettereste che è stato un "dono",
perché è quello che è, un dono. Le grandi banche stanno ricevendo un'altra elargizione
da Uncle Sugar. Questo è l'intero affare in poche parole.
Nel
frattempo, tu, io e gli altri 300 milioni di servi continuano a pagare un pesante 18%
alle banche che sono sovvenzionate dalla Federal Reserve. Suona giusto?
Quindi,
quanto dovrebbe avere la Fed per alzare i tassi se volesse davvero fare il suo
lavoro? Dai
un'occhiata a questa clip da un articolo del Chicago Booth Review:
"La
solita saggezza dice che per ridurre l'inflazione, la Fed deve aumentare il tasso di
interesse nominale di più del tasso di inflazione. In questo modo, il tasso di interesse reale aumenta,
raffreddando l'economia.
Come
minimo, quindi, secondo la solita saggezza, il tasso di interesse dovrebbe essere
superiore all'8,5 per cento.
Ora. La regola di Taylor dice che il tasso di
interesse dovrebbe essere del 2% (l'obiettivo di inflazione della Fed), più 1,5
volte l'inflazione supera il 2%, più il tasso reale a lungo termine.
Ciò
significa un tasso di interesse di circa il 12 per cento. Eppure la Fed si siede e contempla
al massimo un punto percentuale o due entro la fine dell'anno". ("Perché la Fed non ha fatto di
più per combattere l'inflazione" Chicago Booth Review).
Quindi,
se la Fed fosse seriamente intenzionata a combattere l'inflazione, avrebbe
aumentato i tassi a circa il 12%. Invece, hanno deciso di usare i loro alleati nei
media per gettare fumo negli occhi di tutti. Questo è quello che sta
succedendo. È un altro grande lavoro sulla neve. Ecco di più dalla Chicago Booth
Review:
"...
lo shock inflazionistico che abbiamo appena vissuto, qualunque sia la sua
fonte, insieme al basso tasso di interesse di oggi, ci dà un grande tasso di
interesse reale negativo. Quel tasso negativo è di per sé un ulteriore
"stimolo": aumenta la produzione e abbassa la disoccupazione. Una maggiore produzione e una
minore disoccupazione, tuttavia, aumentano ancora di più l'inflazione, rispetto
alla grande inflazione passata. Un'inflazione più alta significa un tasso di interesse
reale ancora più basso, e ancora più inflazione, in una spirale senza fine,
fino a quando la Fed non cede, alza i tassi di interesse a molto al di sopra
dell'inflazione e contiene il pasticcio con una grande recessione. ("Perché la Fed non ha fatto di
più per combattere l'inflazione" Chicago Booth Review).
Quindi,
quando il tasso della Fed è inferiore al tasso di inflazione, allora
l'inflazione aumenta, l'opposto di ciò che vogliamo ottenere.
Bottom
line: La
politica monetaria ultra-espansiva alimenta l'inflazione e crea gigantesche
bolle speculative che distruggono l'economia che spazzano via trilioni e
rovinano vite umane. Suona familiare?
Dovrebbe.
Abbiamo
già affrontato questo esercizio molte volte.
Ecco
qualcos'altro che dovresti sapere: la Fed ha messo piede sul gas da quando Lehman
Brothers è esplosa nel 2008.
Fu
allora che il presidente della Fed Ben Bernanke abbassò i tassi a zero e mise
la macchina da stampa a "tutto gas". Da quel momento in poi, la Fed ha
inondato la zona con liquidità a basso prezzo che ha gonfiato la più grande
bolla dei prezzi degli asset di tutti i tempi.
Perché
tutti hanno bisogno di saperlo?
Perché
le pressioni inflazionistiche stanno costringendo la Fed ad alzare i tassi, ma
anche il minimo rialzo dei tassi può toccare le vendite incendiarie che
colpiscono altri istituti di credito ombra che sono ugualmente sovra-estesi
innescando una catena di default che possono attraversare il sistema causando
un'altra crisi finanziaria.
In altre parole, la bolla dei prezzi degli
asset che la Fed ha creato con la sua mania dei bassi tassi è così gigantesca e
instabile, che qualsiasi inasprimento della politica può innescare un tracollo
a livello di sistema.
Ecco perché Powell è così timido nell'aumentare i
tassi. È
perché non sa chi sono i giocatori deboli e dove si nascondono.
Se una
gigantesca banca d'investimento – che sta annegando nell'inchiostro rosso – improvvisamente
va a gambe all'aria dopo l'aumento dei tassi di interesse, allora quella banca
sta per abbattere circa 20 controparti insieme a lui.
Questo
è il problema con il mercato grossolanamente impigliato di oggi; la rete del debito si estende
attraverso l'intero sistema mettendo in pericolo anche i giocatori più forti.
L'ultima
cosa che Powell vuole fare è pungere la bolla che la Fed ha gonfiato negli
ultimi 14 anni.
Sapevi
che la Fed ha acquistato $ 9 trilioni in titoli del Tesoro USA e titoli garantiti
da ipoteca dal 2008?
Ciò
significa che i prezzi delle azioni e delle obbligazioni non sono aumentati in
base al loro potenziale di crescita o a causa delle dinamiche di base della
domanda e dell'offerta, ma perché la Fed ha attivamente distorto i prezzi di mercato
per arricchire i suoi amici investitori.
Ma
attraverso la sottovalutazione del credito che viene ulteriormente amplificata
attraverso strumenti di debito poco raccomandabili. Questo è il nome del gioco.
Recentemente,
la Fed ha indicato che vuole ridurre il suo bilancio a una dimensione più
gestibile.
Il
problema è che – proprio come i prezzi delle azioni sono aumentati quando la
Fed ha acquistato gli UST – così anche loro scenderanno bruscamente quando la
Fed venderà.
E
questo è esattamente ciò che è successo ogni volta che la Fed ha cercato di
ridurre il suo bilancio; le azioni sono cadute da un precipizio.
Quindi,
mentre la Fed è riuscita a spingere i prezzi delle azioni più in alto
(acquistando $ 9 trilioni di attività finanziarie), non riuscirà a mantenere
alte le azioni mentre rotola fuori dal suo prodigioso asset-pile. In altre parole, la Fed non sarà in
grado di abrogare le leggi della fisica.
Ricordate
il crollo del mercato azionario del 2020? Ti ricordi come è finita? Ecco un
piccolo retroscena da un articolo di The Balance:
"Il
crollo del mercato azionario del 2020 è iniziato lunedì 9 marzo, con il crollo
più significativo della storia per il Dow Jones Industrial Average (DJIA) fino
a quella data. Altri due cali di punti da record lo hanno seguito il 12 marzo e il 16
marzo.
Il
crollo del mercato azionario ha incluso i tre peggiori cali di punti nella
storia degli Stati Uniti. Il calo è stato causato da sfrenati timori globali sulla
diffusione del coronavirus, dal calo del prezzo del petrolio e dalla
possibilità di una recessione nel 2020.
Sebbene
il crollo del mercato del 2020 sia stato drammatico, non è durato. Il mercato azionario ha registrato
una ripresa sorprendente, anche se molte aree dell'economia statunitense hanno
continuato a sperimentare problemi ..." ("Come si confronta il crollo del
mercato azionario del 2020 con gli altri?", The Balance).
Quindi,
le azioni sono crollate di migliaia di punti in risposta a una pandemia in
rapida diffusione che stava facendo rabbrividire le imprese e decimando le
economie di tutto il mondo.
I media hanno respinto il sell-off come un
"panico", ma questo cretainly non era il caso. Gli investitori hanno razionalmente
concluso che l'attività economica sarebbe stata gravemente influenzata dal
virus e semplicemente venduta mentre potevano. Senza alcun segno di un rimedio
o di un vaccino, non c'era motivo di ottimismo.
Ma
perché il sell-off si è fermato? Questo è ciò che vogliamo sapere. Cosa ha spinto gli investitori a
ripensare il loro approccio e a rituffarsi nel mercato a capofitto?
La Fed
ha fermato il selloff.
E l'annuncio che ha fermato l'emorragia è
stato probabilmente l'evento più straordinario nella lunga e travagliata storia
della Banca Centrale.
Perché,
in sostanza, ciò che il presidente della Fed Powell ha detto è che avrebbe
messo un fondo sotto i prezzi delle azioni e delle obbligazioni per evitare che
scendessero troppo. Pensateci.
Qui abbiamo avuto la Fed – che si pone come un
regolatore imparziale dell'attività di mercato – che ci ha detto in faccia che
ha intenzione di intervenire ogni volta che pensa che i prezzi non siano in
linea con le sue aspettative?
In altre parole, la Fed ha promesso di
impedire al mercato di funzionare secondo le normali dinamiche della domanda e
dell'offerta.
Il libero mercato doveva essere sacrificato
per evitare le inevitabili perdite della pandemia.
Naturalmente,
gli investitori hanno adorato sentire che la Fed "aveva le spalle" e
si è rimessa sul mercato denaro in mano.
E in
che modo l'annuncio della Fed ha avuto un impatto sul mercato?
Diamo
un'occhiata al Dow Jones Industrial Average durante quel periodo.
Il 16
marzo 2020, il Dow ha chiuso la sessione registrando una chiusura di 20.188.
Due
anni dopo, il 4 gennaio 2022, l'indice ha chiuso a 36.799.
In
altre parole, la promessa della Fed di sostenere i prezzi delle azioni ha
innescato un aumento di 16 mila punti del Dow nel bel mezzo di una pandemia.
Chiameresti
questa manipolazione?
Lo
farei.
Allo
stesso tempo, la Fed ha ampliato la gamma dei suoi acquisti da Treasury privi
di rischio e MBS sostenuti dal governo, a qualsiasi tipo di debito societario o
ETF poco raccomandabile che necessitasse di sostegno per sostenere il mercato
più ampio.
Questo
intervento senza precedenti e drammatico ha dissipato qualsiasi fiducia che
qualsiasi osservatore obiettivo avrebbe potuto avere nei mercati statunitensi
in cui la manipolazione è così in-your-face, che non si può evitare il cattivo
odore di corruzione che si estende dal "mare al mare splendente".
La Fed è infatti diventata un'agenzia di
fissazione dei prezzi che ha abbandonato qualsiasi restrizione. L'ex governatore della Fed Kevin
Warsh aveva anticipato questo sviluppo anni prima e ha lanciato un avvertimento
che è stato pubblicato sul Wall Street Journal. Ecco cosa ha detto:
"La
maggiore presenza della Fed nel mercato dei titoli del Tesoro a lungo termine
pone anche rischi non banali.
Il mercato del Tesoro è speciale.
Svolge un ruolo unico nel sistema finanziario
globale. È
un corollario del ruolo del dollaro come valuta di riserva mondiale. I prezzi assegnati ai titoli del
Tesoro –
il tasso privo di rischio – sono la base da cui viene calcolato il prezzo di
praticamente ogni attività nel mondo.
Man mano
che il bilancio della Fed si espande, diventa più un price maker che un price
taker nel mercato del Tesoro. E se gli operatori di mercato arrivano a dubitare di questi
prezzi – o la loro dipendenza da questi prezzi si rivela fugace – i premi di rischio tra classi di
attività e aree geografiche potrebbero muoversi inaspettatamente". ("Il nuovo
malessere", Kevin Warsh, Wall Street Journal)
Ancora
una volta, il bilancio della Fed è attualmente di $ 9 trilioni, il che
significa che i prezzi delle azioni e delle obbligazioni sono probabilmente
gonfiati di due o tre volte tale importo.
Perché pensi che le azioni abbiano continuato
a raggiungere nuovi massimi nel bel mezzo di una pandemia mentre l'occupazione, la produzione,
la produzione, i servizi e la crescita erano in vita?
Risposta:
la Fed.
La Fed ha promesso di sostenere i mercati e gli
investitori hanno risposto acquistando tutto ciò che non era imbullonato al
pavimento. Il piano ha funzionato come un incantesimo.
Ecco
qualcosa a cui non crederai. La Fed di New York – che ha un proprio trading desk – ha
pubblicato il suo rapporto annuale che include un paragrafo strabiliante
"che ci ha tolto il fiato", dice Pam Martens, redattrice di Wall
Street on Parade. Ecco di più dall'articolo di Marten:
"Rivela
che l'operazione di trading della Fed di New York ... attualmente possiede il
38% di tutti i titoli del Tesoro usa in circolazione con 10-30 anni rimanenti
fino alla scadenza ...
Ci
sono molteplici ragioni per cui questo dettaglio ci toglie il fiato. Prima di tutto, il mercato del Tesoro
degli Stati Uniti è enorme - a $ 22,6 trilioni a fine 2021. Che una qualsiasi entità controlli
una grossa fetta del mercato è profondamente preoccupante. (Lo stesso rapporto ha mostrato che
il trading desk della Fed di New York possedeva il 25% di tutte le scadenze del
debito del Tesoro in essere.)
Anche
il trading desk della Fed di New York che possiede il 38% dei Treasury a 10-30
anni è profondamente allarmante perché è quell'intervallo di scadenza che ha un
impatto drammatico sul tasso di interesse del mutuo residenziale a tasso fisso
a 30 anni, il mutuo più popolare tra gli acquirenti di case per la prima volta
storicamente.
Significa
che la Fed divoratrice di questi titoli del Tesoro USA a 10 anni e dei buoni
del Tesoro USA a 30 anni, per un importo del 38% del mercato, ha creato una
domanda artificiale per questi strumenti che altrimenti non esisterebbe.
Questo, a sua volta, significa che i tassi ipotecari
sono stati artificialmente tenuti più bassi – molto più bassi – di quanto
sarebbero stati altrimenti ...""
("La
Fed di New York stordisce con il nuovo rapporto: alla fine dell'anno il suo Trading
Desk possedeva il 38% di tutti i Treasury statunitensi a 10-30 anni", Wall
Street on Parade)
Quindi,
i tassi di interesse sono truccati? È quello che sta dicendo?
Certo
che sembra.
Se –
come dice Marten – "la Fed di New York... attualmente possiede il 38% di tutti i
titoli del Tesoro USA in circolazione con 10-30 anni rimanenti fino alla
scadenza",
quindi i tassi su tali obbligazioni vengono soppressi da un'entità che dovrebbe
essere un arbitro neutrale non un partecipante al mercato.
E le implicazioni di ciò sono enormi perché
questi tassi influenzano tutto, dall'acquisto di una casa all'acquisto di
un'auto. Ma ciò che è più inquietante è il modo in cui questa attività si
riferisce al commento di Kevin Warsh:
"Il
mercato del Tesoro ... svolge un ruolo unico nel sistema finanziario
globale.... I prezzi assegnati ai titoli del Tesoro... sono le fondamenta da
cui viene calcolato il prezzo di praticamente ogni bene nel mondo."
Cosa
succede quando le banche centrali e gli investitori di tutto il mondo si
rendono conto che il principale asset privo di rischio del mondo, l'UST a 10
anni, è costruito su una base di sabbia pura? Questo non metterebbe il mercato
del Tesoro e il dollaro USA nel mirino allo stesso tempo?
Sarebbe.
Allora
perché la Fed dovrebbe impegnarsi in un'attività così rischiosa?
Dobbiamo
presumere che vogliano mantenere i tassi di interesse artificialmente bassi
qualunque sia il costo.
Ma
perché?
La Fed
sta cercando di preservare il regime dei tassi zero in modo da poter continuare
la sua espansione del credito ultra-accomodante che consente ai suoi ricchi
elettori di rastrellare profitti più grandi che mai. Questo sembra essere
l'obiettivo.
Ma
mentre l'inflazione aumenta e la massiccia bolla dei prezzi degli asset diventa
più instabile, è solo una questione di tempo prima che la bolla scoppi e si scateni
l'inferno. Come
disse l'economista Ludwig von Mises:
"Non
c'è modo di evitare il collasso finale di un boom causato dall'espansione del
credito.
L'alternativa
è solo se la crisi dovrebbe arrivare prima come risultato dell'abbandono
volontario di un'ulteriore espansione del credito, o in seguito come una catastrofe
finale e totale del sistema monetario coinvolto.
Ben
detto.
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