UNA GIGANTESCA CATASTROFE.
UNA
GIGANTESCA CATASTROFE.
Già
disponibile lo scenario
della
prossima catastrofe alimentare.
Conoscenzealconfine.it-
Ernst Wolff- (21 giugno 2022)-ci dice :
Già disponibile
lo Scenario della prossima Catastrofe Alimentare.
Un’altra
Simulazione: Messa in scena una crisi alimentare globale nel 2015, per il
periodo 2020-2030.
Il
mondo si sta dirigendo verso una gigantesca catastrofe alimentare. A chi pensa che ciò sia dovuto
all’incompetenza o alla mancanza di pianificazione dei politici, ricordiamo le
parole del Presidente degli Stati Uniti Roosevelt, che più di ottant’anni fa
disse: “In
politica nulla accade per caso. Se succede qualcosa, potete scommettere che è stato
pianificato in quel modo”.
A
conferma di quanto affermato da Roosevelt, il cosiddetto documento “LOCKSTEP”
della Fondazione Rockefeller del 2010 ha anticipato la crisi sanitaria globale
in corso da due anni e mezzo. Che si tratti di lockdown, vaccinazioni o dell’introduzione
di restrizioni per l’accesso digitale, tutte queste misure sono state
descritte nel documento, più di dieci anni prima della loro introduzione.
Inoltre,
nell’ottobre 2019 si è svolto “EVENT 201”, un gioco di simulazione gestito dalla
Johns
Hopkins University insieme al World Economic Forum (di Klaus Schwab)e in collaborazione con la Bill and Melinda Gates Foundation, in cui è stata simulata una
pandemia e sono state recitate le misure da adottare dal punto di vista dei
responsabili.
La
situazione non sembra essere diversa per quanto riguarda la catastrofe globale
della fame che si sta avvicinando. Anche in questo caso, sei anni e mezzo fa, è stato condotto
un esercizio di simulazione: il 9 e 10 novembre 2015, 65 leader internazionali
della politica e del settore privato hanno partecipato all’evento “FOOD CHAIN
REACTION” presso la sede di Washington del World Wildlife Fund (WWF), simulando
una crisi del sistema alimentare globale.
Lo
scenario è stato progettato da un gruppo di esperti del Dipartimento di Stato
americano, della Banca Mondiale e dell’azienda agricola Cargill.
L’evento
è stato gestito da una sottodivisione della CNA Corporation, che lavora per conto del Dipartimento di Sicurezza Nazionale
degli Stati Uniti e del National Disaster Relief Coordination Center. Il finanziamento è stato fornito da
Cargill, che
controlla un quarto delle esportazioni di cereali negli Stati Uniti, e da Mars,
il produttore di dolciumi.
Il
tutto è stato prodotto dal World Wildlife Fund insieme al Center for American Progress, un think tank fondato nel 2003 da John Podesta,
consigliere politico di Bill Clinton.
È
gestita dal lobbista Tom Daschle, un politico di spicco del Partito Democratico che era
destinato a diventare Segretario alla Sanità e ai Servizi Umani sotto Barack
Obama, ma che non ha potuto assumere l’incarico a causa di fughe di notizie su
loschi affari finanziari.
Per
due giorni, i partecipanti all’incontro hanno risposto a uno scenario che
simulava una crisi alimentare globale per gli anni dal 2020 al 2030. Il fenomeno è stato innescato dalla
“fluttuazione dei prezzi dei prodotti alimentari, dall’instabilità
dell’approvvigionamento alimentare in un contesto di crescita demografica
sempre maggiore, dalla rapida urbanizzazione, da gravi eventi meteorologici e
da disordini sociali”.
Lo
sviluppo della crisi è stato suddiviso in quattro periodi:
Il
primo round si riferisce al periodo 2020-2021, con gravi siccità in Nord
America, disordini sociali nel Sud-Est asiatico e in Africa e un aumento dei prezzi dei generi
alimentari al 262% delle medie di lungo periodo.
Il
secondo round, dal 2022 al 2024, vede gravi siccità nelle principali regioni di
coltivazione e un drastico aumento dei prezzi del petrolio.
Aumentano i disordini e le migrazioni, così come gli
acquisti dettati dal panico di fronte alla crescente insicurezza. I prezzi dei prodotti alimentari
aumentano dal 262 al 395% rispetto alla media del lungo periodo.
Il
terzo round, dal 2024 al 2027, vede una ripresa della produzione agricola in gran
parte del mondo, con conseguente allentamento della pressione sui mercati. Mentre siccità isolate causano
disordini nel Sahel, i prezzi alimentari globali scendono dal 395 al 141% delle
medie di lungo periodo .Il quarto round vede siccità in Brasile, Cina e Stati Uniti,
disordini sociali in India e proteste nelle città dell’Africa occidentale, oltre a un nuovo aumento dei prezzi
dei prodotti alimentari dal 141% al 387% rispetto alle medie del lungo periodo.
Appare
bizzarro il finale del gioco di simulazione, in cui, oltre all’introduzione di
una tassa sulla CO2, si registrano inaspettatamente grandi donazioni da tutto
il mondo al World Food Programme delle Nazioni Unite. Di conseguenza, “il mondo è ben equipaggiato per
affrontare la catastrofe nelle aree che possono essere raggiunte dalle
organizzazioni umanitarie”.
Per
quanto possa sembrare assurdo, a questo punto si dovrebbe smettere di
scherzare. Dietro
il termine “organizzazioni umanitarie” si celano numerose ONG e fondazioni come
la Open Society Foundation di George Soros, la Bill and Melinda Gates
Foundation, il World Economic Forum di Klaus Schwab o il Bread for the World della
Chiesa protestante.
Sono
proprio queste organizzazioni a guadagnare potere e influenza giorno dopo
giorno nella nostra epoca, e a garantire che le crisi siano sistematicamente preparate e utilizzate per garantire
e consolidare il dominio dell’élite globale – pianificando il loro corso con un
piano generale e, se necessario, aggravandole – indipendentemente dal fatto che
vaste parti dell’umanità siano distrutte nel processo.
Per
inciso, il sito web dell’evento, FoodChainReaction.org, è stato nel frattempo cancellato
senza fornire alcuna motivazione.
(
Ernst Wolff).
(apolut.net/bereits-vorhanden-das-szenario-fuer-die-kommende-hungerkatastrophe-von-ernst-wolff/).(
cargill.com/story/food-chain-reaction-simulation-ends-with-global-carbon-tax).
(nogeoingegneria.com/motivazioni/cibo/unaltra-simulazione-messa-in-scena-una-crisi-alimentare-globale-nel-2015-per-il-periodo-2020-2030/).
Ucraina, l’ex centrale nucleare
di
Chernobyl in mano ai russi.
Lanuovaecologia.it-
Rocco Bellantone-(25 febbraio 2022)- ci dice :
I
militari di Mosca hanno preso il controllo dell’area in cui sono sepolte oltre
200 tonnellate di scorie radioattive. Concreto il rischio di una nuova
catastrofe ambientale se si intensificano gli scontri.
Nel
primo giorno dell’invasione russa dell’Ucraina le forze militari del Cremlino
hanno preso anche il controllo dell’ex centrale nucleare di Chernobyl. Il
ministero degli Esteri ucraino ha lanciato l’allarme sulla possibilità di una
nuova catastrofe ambientale nell’area, dopo quella del 1986, qualora dovessero
registrarsi degli scontri nell’area e venissero colpiti gli impianti.
A
Chernobyl sepolte 200 tonnellate di scorie radioattive.
Nonostante
i reattori della centrale di Chernobyl siano stati spenti definitivamente nel
2000, i livelli di radioattività nell’aria restano pericolosamente alti. Dopo
l’esplosione al reattore 4, situato tra le località di Prypiat e Chernobyl,
attorno all’area è stata tracciata una zona di alienazione del raggio di 32 km
che copre gran parte della zona settentrionale dell’oblast di Kiev e
dell’oblast di Zytomyr, confinante a nord con la Bielorussia. Spingere i
combattimenti in prossimità di questo raggio, o peggio ancora “bucarlo”,
significherebbe innescare reazioni nucleari potenzialmente catastrofiche non
solo per il territorio ucraino ma anche per i Paesi limitrofi. Il rischio, in pratica, è di
“risvegliare” le oltre 200 tonnellate di scorie radioattive sepolte dentro una
gigantesca cupola d’acciaio da 36.000 tonnellate, chiamata New Safe Confinement
e la cui funzione è di contenervi all’interno le fughe radioattive per almeno
un secolo.
Angelo
Gentili, responsabile del progetto Chernobyl di Legambiente, conosce bene
questa zona avendoci lavorato diverse volte per iniziative dell’associazione
ambientalista a sostegno dei bambini e delle popolazioni locali. Per Gentili
l’ingresso delle truppe russe a Chernobyl rappresenta “una situazione
incandescente – come ha spiegato all’agenza AdnKronos – Pericolosissimo che ci sia la
centrale nucleare lì, perché qualsiasi tipo di situazione militare potrebbe
mettere in atmosfera ulteriori quantità di radionuclidi. Fu fatto un sarcofago a copertura
del quarto reattore, ultimamente fatto il famoso ‘arco’ che ha ricoperto
ulteriormente, ma c’è ancora il nucleo attivo e una situazione di contaminazione molto
alta. Tra
l’altro lì, superato il confine c’è la cosiddetta ‘zona morta’ che sta intorno
alla centrale, lì non ci sono persone che ci abitano e c’è una cintura di
sicurezza protetta dalle autorità, ma in presenza di una guerra il rischio è
che tutta una serie di parametri sanitari saltino. Questa situazione va tenuta
presente anche dal punto di vista internazionale”.
Una
situazione incandescente. Pericolosissimo che ci sia la centrale nucleare lì,
perché qualsiasi tipo di situazione militare potrebbe mettere in atmosfera
ulteriori quantità di radionuclidi
Un
monito condiviso dalla stessa Agenzia internazionale per l’energia atomica
(Aiea), il cui direttore generale Mariano Grossi ha sottolineato la necessità
che le operazioni degli impianti nucleari nella zona di alienazione “non siano
in alcun modo alterate o interrotte”. Oltre al timore di un’escalation
nell’immediato, la preoccupazione è che con l’avanzare dei soldati russi in
tutto il territorio ucraino le operazioni di controllo e costante bonifica del
sito possano essere sospese a tempo indeterminato.
Perché
Mosca ha preso Chernobyl?
Stando
a quanto comunicato dalla Casa Bianca, al momento i militari russi entrati a
Chernobyl hanno preso in custodia il personale dell’impianto. I motivi di
questo blitz nel sito nucleare da parte di Mosca sono verosimilmente due. Uno è
di carattere logistico.
Chernobyl
si trova circa 130 km a nord rispetto a Kiev e il suo controllo consente al
Cremlino di ottenere un corridoio verso la capitale e verso il fiume Dnipro che
la attraversa scorrendo poi fino a nord in Bielorussia, Paese alleato di Mosca.
L’altro, più sottile, rimanda al complesso registro di messaggi e segnali che
in queste ore il presidente russo Vladimir Putin sta mandando all’Occidente. Prendendo Chernobyl la Russia può
agitare in direzione degli Stati Uniti, dell’Ue e della Nato la minaccia
nucleare, con l’obiettivo di non far loro oltrepassare la sfera d’influenza
russa nell’Europa dell’Est allargata ora con l’invasione dell’Ucraina. Non è solo propaganda. Oltre le
scorie nucleari sepolte a Chernobyl, in Ucraina ci sono 15 reattori nucleari
attivi. Controllandoli Putin sa di avere una carta in più nella partita che sta
conducendo con l’Occidente e con l’Europa, con quest’ultima che negli ultimi
mesi è già stata messa seriamente in difficoltà dalle nuove condizioni poste da
Mosca per le forniture di gas.
Prendendo
Chernobyl la Russia può agitare in direzione degli Stati Uniti, dell’Ue e della
Nato la minaccia nucleare.
Contro
questi calcoli che si stanno consumando sulla pelle del popolo ucraino, in
tutte le città del mondo, comprese le russe San Pietroburgo, Mosca e
Novosibirsk soffocate prontamente da arresti di massa, migliaia di persone
stanno scendendo in piazza per chiedere la pace e lo stop di questa guerra.
Domani, sabato 26 febbraio, a Roma alle 10.30 in Piazza Santi Apostoli si radunano
le associazioni che animano la Rete Italiana Pace e Disarmo. Chiaro il
messaggio a cui daranno voce le organizzazioni: solidarietà alle popolazioni
coinvolte e cessazione immediata delle ostilità.
Vaccini
= Gigantesca catastrofe
per
l'umanità.
Informatica-libera.net-
Francesco Galgani- (7-3-2021)- ci dice :
(traduzione
integrale lettera di Geert Vanden Bossche, virologo ed esperto di vaccini).
In
sintesi, il cuore della questione è che, come riportato nella lettera seguente:
«[...]
diventa sempre più difficile immaginare come le conseguenze dell'esteso ed
errato intervento umano in questa pandemia non stiano per spazzare via gran
parte della nostra popolazione umana. Si potrebbero pensare solo poche altre
strategie per raggiungere lo stesso livello di efficienza nel trasformare un
virus relativamente innocuo in un'arma biologica di distruzione di massa.
[...]»
Appunto,
sto affermando la stessa cosa sin dal primo lockdown, ho affermato più e più
volte, già a metà 2020, che è stato fatto tutto il possibile per massimizzare
il danno di un virus relativamente innocuo, avevo già scritto con un anno di
anticipo in questo blog che i vaccini avrebbero procurato una catastrofe.
Lascio la parola ad una voce più autorevole e competente in materia della mia,
fermo restando che non sposo in pieno la lettera, in quanto l'autore propone
una soluzione finale che è agli antipodi di quella che più olisticamente e a
tutto tondo proporrei io (che riguarderebbe stile di vita, ritmo sonno/veglia,
alimentazione, stile di pensiero, sicurezza e stabilità emotiva, affettiva e
lavorativa, relazioni sociali e familiari, relazioni intime e sessualità,
sistema economico, emozioni e sentimenti prevalenti, meditazione, spiritualità,
qualità della fede e delle credenze, un completo ripensamento dell'approccio
contemporaneo alla salute e alla malattia, riflessioni sul senso della vita e
della morte, ecc.). Insomma, un problema complesso, che mette in evidenza tutte
le debolezze e le paure dell'essere umano, non può essere risolto in maniera
semplice, serve un ripensamento profondo nel modo di vedere le cose, ovvero
serve un salto di consapevolezza per affrontare ciò che lo smarrimento
esistenziale dell'essere umano contemporaneo non riesce ad affrontare. A volte,
invece di rincorrere il nuovo, converrebbe fermarsi e guardare con attenzione
ciò che la saggezza dell'antichità ci ha lasciato. Secondo me, sarebbe anche
utile tenere a mente che quando accadono cose che non ci piacciono, esse sono
utili per mostrarci qualcosa che non abbiamo capito.
Per
dirla in altri termini, secondo me non è possibile avere successo
nell'affrontare un problema con lo stesso livello di consapevolezza che lo ha
generato.
Quanto
segue è la mia traduzione integrale della lettera aperta pubblicata da Geert
Vanden Bossche il 6 marzo 2021, all'indirizzo: (twitter.com/GVDBossche/status/1368232172872732675)
Ho
cercato di fare in modo che la traduzione sia la più fedele possibile al testo
originale.
(Francesco Galgani).
(Brevi
informazioni sull'autore della lettera:
Geert
Vanden Bossche ha conseguito il DVM presso la Facoltà di Veterinaria di Ghent e
il PhD in Virologia presso l’Università di Hohenheim, Stoccarda. Dopo la sua
formazione post-dottorato in Virologia, Immunologia e Biologia Molecolare
presso la Libera Università di Berlino e l’Università di Hohenheim (Germania),
ha ricevuto la Venia Legendi e successivamente ha ricoperto incarichi di
facoltà a contratto presso l’Università di Hohenheim (Germania), l’Università
di Leuven (Belgio) e la Facoltà europea di igiene ambientale presso
l’Università di Ghent (Belgio). È quindi passato all’industria dei vaccini per
ricoprire vari ruoli senior nello sviluppo di vaccini sia precoci che tardivi
(GSK, Novartis, Solvay). Nel 2008 è entrato a far parte della Bill &
Melinda Gates Foundation di Seattle per ricoprire il ruolo di Senior Program
Officer in Vaccine Discovery for Global Health. Inoltre, ha anche fondato
UNIVAC LLC, una società di vaccini start-up, e ha coordinato il programma per
il vaccino contro l’Ebola per conto di GAVI. Attualmente è il capo dell’Ufficio
per lo sviluppo dei vaccini presso il Centro tedesco per la ricerca sulle
infezioni (DZIF) in Germania. È certificato in Virologia e Microbiologia, autore
di oltre 30 pubblicazioni e inventore di una domanda di brevetto per vaccini
universali. Ha presentato argomenti relativi ai vaccini e agli adiuvanti in
numerosi congressi internazionali.)
Geert
Vanden Bossche, DMV, PhD, virologo indipendente ed esperto di vaccini,
precedentemente impiegato presso GAVI e The Bill & Melinda Gates Foundaton.
A
tutte le autorità, scienziati ed esperti di tutto il mondo, a cui questo
riguarda: l'intera popolazione mondiale.
Sono
tutto tranne che un antivaxer. Come scienziato di solito non mi appello a
nessuna piattaforma di questo tipo per prendere posizione su argomenti legati
ai vaccini. Come virologo ed esperto di vaccini, faccio un'eccezione solo
quando le autorità sanitarie permettono che i vaccini siano somministrati in
modi che minacciano la salute pubblica, soprattutto quando l'evidenza
scientifica viene ignorata. L'attuale situazione estremamente critica mi
costringe a diffondere questo appello di emergenza. Poiché la portata senza
precedenti dell'intervento umano nella pandemia Covid-19 rischia ora di
sfociare in una catastrofe globale senza pari, questo appello non potrà mai
suonare abbastanza forte e deciso.
Come
detto, non sono contro la vaccinazione. Al contrario, posso assicurarvi che
ognuno degli attuali vaccini è stato progettato, sviluppato e prodotto da
scienziati brillanti e competenti. Tuttavia, questo tipo di vaccini
profilattici sono completamente inappropriati, e persino altamente pericolosi,
quando vengono usati in campagne di vaccinazione di massa durante una pandemia
virale. Vaccinologi, scienziati e clinici sono accecati dagli effetti positivi
a breve termine nei brevetti individuali, ma non sembrano preoccuparsi delle
conseguenze disastrose per la salute globale. A meno che non venga
scientificamente dimostrato che mi sbaglio, è difficile capire come gli attuali
interventi umani impediranno alle varianti circolanti di trasformarsi in un
mostro selvaggio.
Correndo
contro il tempo, sto completando il mio manoscritto scientifico, la cui
pubblicazione, purtroppo, rischia di arrivare troppo tardi, data la minaccia
sempre crescente di varianti altamente infettive in rapida diffusione. Questo è
il motivo per cui ho deciso di pubblicare già su LinkedIn un riassunto delle
mie scoperte e il mio discorso al recente Vaccine Summit in Ohio. Lunedì
scorso, ho fornito alle organizzazioni sanitarie internazionali, tra cui l'OMS,
la mia analisi dell'attuale pandemia basata su intuizioni scientificamente
informate sulla biologia immunitaria del Covid-19. Dato il livello di
emergenza, li ho esortati a considerare le mie preoccupazioni e ad avviare un
dibattito sulle conseguenze dannose di un'ulteriore "fuga immunitaria
virale". Per coloro che non sono esperti in questo campo, allego qui sotto
una versione più accessibile e comprensibile della scienza dietro questo
insidioso fenomeno.
Anche
se non c'è tempo da perdere, finora non ho ricevuto alcun feedback. Esperti e
politici sono rimasti in silenzio, mentre ovviamente sono ancora desiderosi di
parlare di allentamento delle regole di prevenzione delle infezioni e di
"libertà primaverile". Le mie affermazioni non si basano su nient'altro che
la scienza. Esse possono essere contraddette solo dalla scienza. Mentre uno può
a malapena fare delle affermazioni scientifiche errate senza essere criticato
dai suoi pari, sembra che l'élite di scienziati che attualmente consiglia i
nostri leader mondiali preferisca rimanere in silenzio. Prove scientifiche
sufficienti sono state portate sul tavolo. Sfortunatamente, rimangono intoccate
da coloro che hanno il potere di agire. Per quanto tempo si può ignorare il
problema quando c'è attualmente una prova massiccia che la fuga immunitaria
virale sta minacciando l'umanità? Possiamo difficilmente dire che non lo sapevamo - o
che non siamo stati avvertiti.
In
questa lettera straziante ho messo in gioco tutta la mia reputazione e
credibilità. Mi aspetto da voi, guardiani dell'umanità, almeno lo stesso. È
della massima urgenza. Aprite il dibattito. Con tutti i mezzi: invertite la
tendenza!
EMERGENZA
DI SALUTE PUBBLICA DI PORTATA INTERNAZIONALE.
Perché
la vaccinazione di massa in mezzo a una pandemia crea un mostro incontenibile.
La
domanda chiave è: perché nessuno sembra preoccuparsi della fuga immunitaria
virale? Lasciatemi provare a spiegarlo con un fenomeno più facilmente
comprensibile: la resistenza antimicrobica. Si può facilmente estrapolare
questo flagello alla resistenza ai nostri "antibiotici antivirali"
autoprodotti. Infatti, gli anticorpi (Abs) prodotti dal nostro sistema
immunitario possono essere considerati antibiotici antivirali autoprodotti,
indipendentemente dal fatto che facciano parte del nostro sistema immunitario
innato (i cosiddetti Abs "naturali") o che siano suscitati in
risposta a patogeni specifici (risultanti nei cosiddetti Abs
"acquisiti"). Gli Abs naturali non sono germe-specifici mentre gli
Abs acquisiti sono specificamente diretti al patogeno invasore. Alla nascita,
il nostro sistema immunitario innato è "inesperto" ma ben
consolidato. Ci protegge da una moltitudine di agenti patogeni, impedendo così
che questi patogeni causino malattie. Poiché il sistema immunitario innato non
può ricordare gli agenti patogeni che ha incontrato (l'immunità innata non ha
la cosiddetta 'memoria immunologica'), possiamo continuare a fare affidamento
su di esso solo a condizione di tenerlo 'allenato' abbastanza bene.
L'allenamento si ottiene con l'esposizione regolare a una miriade di agenti
ambientali, compresi gli agenti patogeni. Tuttavia, invecchiando, ci troveremo
sempre più spesso ad affrontare situazioni in cui la nostra immunità innata
(spesso chiamata "la prima linea di difesa immunitaria") non è
abbastanza forte da fermare l'agente patogeno al portale d'ingresso (per lo più
barriere mucosali come gli epiteli respiratori o intestinali). Quando questo
accade, il sistema immunitario deve affidarsi a effettori più specializzati del
nostro sistema immunitario (cioè, Abs e cellule T specifiche per l'antigene)
per combattere l'agente patogeno. Così, mentre cresciamo, montiamo sempre di
più l'immunità specifica per l'agente patogeno, compresi gli Abs altamente
specifici. Poiché questi hanno un'affinità più forte per l'agente patogeno (per
esempio, il virus) e possono raggiungere alte concentrazioni, possono
facilmente superare i nostri Abs naturali per legarsi all'agente
patogeno/virus. È proprio questo tipo di Abs altamente specifici e ad alta
affinità che gli attuali vaccini Covid-19 stanno inducendo. Naturalmente, il
nobile scopo di questi Abs è quello di proteggerci dal Covid-19. Quindi, perché
allora dovrebbe esserci una grande preoccupazione usando questi vaccini per
combattere il Covid-19?
Ebbene,
analogamente alle regole che si applicano agli antibiotici antimicrobici
classici, è fondamentale che i nostri "antibiotici antivirali"
autoprodotti siano resi disponibili in concentrazione sufficiente e siano
adattati alle caratteristiche specifiche del nostro nemico. Ecco perché in caso
di malattia batterica è fondamentale non solo scegliere il giusto tipo di
antibiotico (in base ai risultati di un antibiogramma) ma anche prendere
l'antibiotico per un tempo sufficiente (secondo la prescrizione). Se non si
rispettano questi requisiti, si rischia di concedere ai microbi la possibilità
di sopravvivere e quindi di far crescere la malattia. Un meccanismo molto
simile può valere anche per i virus, soprattutto per i virus che possono mutare
facilmente e rapidamente (che è, per esempio, il caso dei Coronavirus); quando
la pressione esercitata dalla difesa immunitaria dell'esercito (leggi: della
popolazione) comincia a minacciare la replicazione e la trasmissione virale, il
virus assumerà un altro mantello in modo che non possa più essere facilmente
riconosciuto e, quindi, attaccato dal sistema immunitario dell'ospite. Il virus
è ora in grado di sfuggire all'immunità (la cosiddetta "fuga
immunitaria"). Tuttavia, il virus può contare su questa strategia solo se
ha ancora abbastanza spazio per replicarsi. I virus, al contrario della maggior
parte dei batteri, devono contare su cellule ospiti vive per replicarsi. Questo
è il motivo per cui la comparsa di "mutanti di fuga" non è troppo
preoccupante, finché la probabilità che queste varianti trovino rapidamente un
altro ospite è abbastanza remota. Tuttavia, questo non è particolarmente il
caso durante una pandemia virale! Durante una pandemia, il virus si diffonde in
tutto il mondo con molti soggetti che spargono e trasmettono il virus (compresi
i "portatori" asintomatici). Più alta è la carica virale, più alta è
la probabilità che il virus si imbatta in soggetti che non sono ancora stati
infettati o che sono stati infettati ma non hanno sviluppato sintomi. A meno
che non siano sufficientemente protetti dalla loro difesa immunitaria innata
(attraverso gli Abs naturali), prenderanno la malattia Covid-19 perché non
possono contare su altro, cioè gli Abs acquisiti. È stato ampiamente riportato,
infatti, che l'aumento degli Abs S (spike)-specifici in persone infettate in
modo asintomatico è piuttosto limitato e di breve durata. Inoltre, questi Abs
non hanno raggiunto la piena maturità. La combinazione dell'infezione virale su
uno sfondo di maturità e concentrazione Ab subottimale permette al virus di selezionare
mutazioni che gli permettono di sfuggire alla pressione immunitaria. La
selezione di queste mutazioni avviene preferibilmente nella proteina S, poiché
questa è la proteina virale responsabile dell'infettività virale. Poiché le
mutazioni selezionate dotano il virus di una maggiore capacità infettiva, ora
diventa molto più facile per il virus causare gravi malattie nei soggetti
infetti. Più persone sviluppano una malattia sintomatica, meglio il virus può
assicurare la sua propagazione e perpetuazione (le persone che si ammalano
gravemente rilasciano più virus e per un periodo di tempo più lungo rispetto ai
soggetti infettati in modo asintomatico). Sfortunatamente, l'aumento di breve
durata degli Abs S-specifici è comunque sufficiente a bypassare l'Ab
innato/naturale delle persone. Questi vengono messi fuori gioco perché la loro
affinità per S è inferiore all'affinità degli Abs S-specifici. Questo per dire
che con un tasso crescente di infezione nella popolazione, il numero di
soggetti che si infettano mentre sperimentano un aumento momentaneo di Abs
specifici per S aumenterà costantemente. Di conseguenza, il numero di soggetti
che si infettano mentre sperimentano una diminuzione momentanea della loro
immunità innata aumenterà. Di conseguenza, un numero sempre crescente di
soggetti diventerà più suscettibile di contrarre una malattia grave invece di
mostrare solo sintomi lievi (cioè limitati al tratto respiratorio superiore) o
nessun sintomo. Durante una pandemia, soprattutto i giovani saranno colpiti da
questa evoluzione poiché i loro Abs naturali non sono ancora ampiamente
soppressi da una panoplia di Abs "acquisiti", specifici per
l'antigene. Gli Abs naturali, e l'immunità naturale in generale, giocano un
ruolo critico nel proteggerci dagli agenti patogeni in quanto costituiscono la
nostra prima linea di difesa immunitaria. In contrasto con l'immunità
acquisita, le risposte immunitarie innate proteggono contro un ampio spettro di
agenti patogeni (quindi non compromettere o sacrificare la tua difesa immunitaria
innata!) Poiché gli Abs naturali e le cellule immunitarie innate riconoscono
uno spettro diversificato di agenti estranei (cioè non self) (solo alcuni dei
quali hanno un potenziale patogeno), è importante, infatti, tenerlo
sufficientemente esposto alle sfide ambientali. Mantenendo allenato il sistema
immunitario innato (che, purtroppo, non ha memoria!), possiamo resistere molto
più facilmente ai germi che hanno un reale potenziale patogeno. Per esempio, è
stato riportato e scientificamente provato che l'esposizione ad altri
Coronavirus abbastanza innocui che causano un "comune raffreddore"
può fornire una protezione, anche se di breve durata, contro il Covid-19 e i
suoi fedeli scagnozzi (cioè, le varianti più infettive).
La
soppressione dell'immunità innata, soprattutto nei gruppi di età più giovani,
può quindi diventare molto problematica. Non c'è dubbio che la mancanza di
esposizione a causa delle severe misure di contenimento attuate fin dall'inizio
della pandemia non ha giovato al mantenimento del sistema immunitario innato
delle persone. Come se questo non stesse già compromettendo pesantemente la
difesa immunitaria innata in questo segmento di popolazione, entra in gioco
un'altra forza che aumenterà drammaticamente i tassi di morbilità e mortalità
nei gruppi di età più giovani: VACCINAZIONE DI MASSA degli ANZIANI. Più
ampiamente la fascia di età più avanzata sarà vaccinata e quindi protetta, più
il virus sarà costretto a continuare a causare malattie nelle fasce di età più
giovani. Questo sarà possibile solo a condizione che sfugga agli Abs
S-specifici che si alzano momentaneamente in soggetti precedentemente infettati
in modo asintomatico. Se il virus riesce a farlo, può beneficiare dell'immunità
innata (momentaneamente) soppressa, causando così la malattia in un numero
crescente di questi soggetti e garantendo la propria propagazione. La selezione
di mutazioni mirate nella proteina S è, quindi, la strada da percorrere
affinché il virus aumenti la sua infettività nei candidati che sono inclini a contrarre
la malattia a causa di una debolezza transitoria della loro difesa immunitaria
innata.
Ma nel
frattempo, siamo anche di fronte a un enorme problema nelle persone vaccinate,
poiché ora sono sempre più confrontate con varianti infettive che mostrano un
tipo di proteina Spike che è sempre più diversa dall'edizione S compresa con il
vaccino (l'edizione successiva ha origine dal ceppo originale, molto meno
infettivo all'inizio della pandemia). Più le varianti diventano infettive
(cioè, come risultato del blocco dell'accesso del virus al segmento vaccinato
della popolazione), meno gli Abs vaccinali proteggeranno. Già ora, la mancanza
di protezione sta portando allo spargimento e alla trasmissione virale nei
destinatari del vaccino che sono esposti a questi ceppi più infettivi (che, tra
l'altro, dominano sempre più il campo). Questo è il modo in cui stiamo
trasformando i vaccinati in portatori asintomatici che diffondono varianti
infettive.
Ad un
certo punto, in un probabile futuro molto prossimo, diventerà più redditizio
(in termini di 'ritorno sull'investimento di selezione') per il virus
aggiungere semplicemente qualche altra mutazione (forse solo una o due) alla
proteina Spike delle varianti virali (già dotate di mutazioni multiple che
migliorano l'infettività) nel tentativo di rafforzare ulteriormente il suo
legame al recettore (ACE-2) espresso sulla superficie delle cellule epiteliali
permissive. Questo permetterà ora alla nuova variante di superare gli Abs
vaccinali per il legame al recettore ACE. Questo per dire che in questa fase,
ci vorrebbero solo poche mutazioni mirate aggiuntive all'interno del dominio
virale di legame al recettore per resistere completamente agli Abs
anti-Covid-19 S-specifici, indipendentemente dal fatto che questi ultimi siano suscitati
dal vaccino o dall'infezione naturale. A quel punto, il virus sarà, infatti,
riuscito a ottenere l'accesso a un enorme serbatoio di soggetti che ora sono
diventati altamente suscettibili alla malattia in quanto i loro Abs S-specifici
sono ormai diventati inutili in termini di protezione ma riescono ancora a
fornire una soppressione di lunga durata della loro immunità innata (cioè,
l'infezione naturale, e soprattutto la vaccinazione, suscitano titoli Ab
specifici relativamente di lunga durata). Il serbatoio suscettibile comprende
sia le persone vaccinate che quelle che sono rimaste con sufficienti Abs
specifici S a causa della precedente malattia Covid-19).
Quindi,
MISSIONE COMPIUTA per il Covid-19, ma una SITUAZIONE DISASTROSA per tutti i
soggetti vaccinati e le persone sieropositive al Covid-19, poiché ora hanno
perso entrambe le loro difese immunitarie acquisite e innate contro il Covid-19
(mentre ceppi altamente infettivi sono in circolazione!). Questo è 'un piccolo
passo per il virus, una gigantesca catastrofe per l'umanità', che è come dire
che avremo montato il virus nella popolazione più giovane fino a un livello
tale che ora ci vuole poco sforzo per il Covid-19 per trasformarsi in un virus
altamente infettivo che ignora completamente sia il braccio innato del nostro
sistema immunitario che quello adattativo/acquisito (indipendentemente dal
fatto che l'Abs acquisito sia risultato dalla vaccinazione o dall'infezione
naturale). Lo sforzo per il virus sta diventando ancora più trascurabile dato che
molti destinatari del vaccino sono ora esposti a varianti virali altamente
infettive pur avendo ricevuto solo una singola iniezione del vaccino. Quindi,
sono dotati di Abs che non hanno ancora acquisito una funzionalità ottimale.
Non c'è bisogno di spiegare che questo non farà altro che aumentare
ulteriormente la fuga immunitaria. In pratica, molto presto ci troveremo di
fronte a un virus super-infettivo che resiste completamente al nostro
meccanismo di difesa più prezioso: Il sistema immunitario umano.
Da
tutto quanto sopra, diventa sempre più difficile immaginare come le conseguenze
dell'esteso ed errato intervento umano in questa pandemia non stiano per
spazzare via gran parte della nostra popolazione umana. Si potrebbero pensare solo poche
altre strategie per raggiungere lo stesso livello di efficienza nel trasformare
un virus relativamente innocuo in un'arma biologica di distruzione di massa.
Vale
certamente anche la pena di menzionare che le mutazioni nella proteina S (cioè,
esattamente la stessa proteina che è soggetta alla selezione delle mutazioni di
fuga) sono note per permettere ai Coronavirus di attraversare le barriere di
specie. Questo per dire che il rischio che la fuga immunitaria mediata dal
vaccino possa permettere al virus di saltare in altre specie animali,
specialmente negli allevamenti industriali (ad esempio, suini e pollame), non è
trascurabile. Queste specie sono già note per ospitare diversi Coronavirus e
sono solitamente alloggiate in allevamenti ad alta densità. Come nel caso del
virus dell'influenza, queste specie potrebbero fungere da ulteriore serbatoio
per il virus SARS-COVID-2.
Poiché
gli agenti patogeni si sono co-evoluti con il sistema immunitario dell'ospite,
le pandemie naturali di infezioni virali acute autolimitanti sono state
modellate in modo tale che il tributo di vite umane non sia superiore a quello
strettamente necessario. A causa dell'intervento umano, il corso di questa
pandemia è stato profondamente disturbato fin dall'inizio. Misure diffuse e rigorose di prevenzione
delle infezioni, combinate con campagne di vaccinazione di massa che utilizzano
vaccini inadeguati, porteranno senza dubbio a una situazione in cui la pandemia
va sempre più "fuori controllo".
Paradossalmente,
l'unico intervento che potrebbe offrire una prospettiva per porre fine a questa
pandemia (oltre a lasciare che faccia il suo corso disastroso) è... la
VACCINAZIONE. Naturalmente, il tipo di vaccini da utilizzare sarebbe
completamente diverso dai vaccini convenzionali in quanto non inducono i soliti
sospetti, cioè le cellule B e T, ma le cellule NK. Ci sono, infatti, prove
scientifiche convincenti che queste cellule giocano un ruolo chiave nel
facilitare l'eliminazione completa del Covid-19 in una fase iniziale
dell'infezione in soggetti infettati in modo asintomatico. Le cellule NK fanno
parte del braccio cellulare del nostro sistema immunitario innato e, come gli
Abs naturali, sono in grado di riconoscere e attaccare un ampio e diversificato
spettro di agenti patogeni. C'è una solida base scientifica per supporre che
sia possibile 'adescare' le cellule NK in modo che riconoscano e uccidano i
Coronavirus in generale (incluse tutte le loro varianti) in una fase iniziale
dell'infezione. Le cellule NK sono state sempre più descritte come dotate della
capacità di acquisire memoria immunologica. Educando queste cellule in modi che
permettono loro di riconoscere e colpire durevolmente le cellule infettate da
Coronavirus, il nostro sistema immunitario potrebbe essere perfettamente armato
per un attacco mirato all'universo dei Coronavirus prima dell'esposizione.
Poiché la difesa immunitaria basata sulle cellule NK fornisce un'immunità
sterilizzante e permette una protezione rapida e ad ampio spettro, è
ragionevole supporre che sfruttare le nostre cellule immunitarie innate sarà
l'unico tipo di intervento umano rimasto per arrestare la pericolosa diffusione
delle varianti altamente infettive del Covid-19.
Se
noi, esseri umani, ci impegniamo a perpetuare la nostra specie, non ci resta
altra scelta che sradicare queste varianti virali altamente infettive. Questo richiederà, infatti, grandi
campagne di vaccinazione. Tuttavia, i vaccini basati sulle cellule NK
permetteranno soprattutto di preparare meglio la nostra immunità naturale
(memoria!) e di indurre l'immunità di gregge (che è esattamente l'opposto di
quello che fanno gli attuali vaccini Covid-19, che trasformano sempre più i
destinatari del vaccino in portatori asintomatici che diffondono il virus).
Quindi, non c'è più un secondo per cambiare le marce e sostituire gli attuali
vaccini killer con vaccini salvavita.
Faccio
appello all'OMS e a tutte le parti coinvolte, indipendentemente dalla loro
convinzione, per dichiarare immediatamente tale azione come l'UNICA PIÙ
IMPORTANTE EMERGENZA DI SALUTE PUBBLICA DI PORTATA INTERNAZIONALE.
UNA
NUOVA E DISASTROSA
CRISI
ALIMENTARE COLPISCE LO YEMEN.
Opinione.it-Domenico
Letizia-(04 aprile 2022) -ci dice :
La
terribile crisi alimentare dello Yemen rischia di generare una gigantesca
catastrofe umanitaria. Gli esperti delle Nazioni Unite e delle organizzazioni non
governative hanno calcolato circa 17,4 milioni di persone attualmente bisognose
di assistenza alimentare. La popolazione necessita di innovativi processi produttivi
agricoli e nuovi accessi alle reti idriche. Le agenzie delle Nazioni Unite
stanno affrontando un’emergenza senza precedenti, che nel giro di pochissimi
mesi potrebbe esplodere con il riaccendersi della violenza e del conflitto. La situazione umanitaria nel Paese è
destinata a peggiorare ulteriormente tra i mesi di giugno e dicembre del 2022,
con un aumento del numero di persone che non saranno in grado di soddisfare il
fabbisogno minimo di accesso al cibo.
Nel
giro di pochi mesi si prevede che ben 19 milioni di persone non avranno più accesso
ad una regolare alimentazione e la Fao, insieme con il Programma alimentare
delle Nazioni Unite e l’Unicef, hanno lanciato un nuovo allarme mondiale,
chiedendo un sostegno concreto all’Occidente e ai Paesi sviluppati.
Lo Yemen sta precipitando in una catastrofe a
causa del prosciugamento dei fondi umanitari, costringendo il Programma
alimentare mondiale delle Nazioni Unite (Wfp) a ridurre l’assistenza alimentare
a milioni di famiglie affamate.
Il Wfp necessita di 800 milioni di dollari nei
prossimi mesi per fornire piena assistenza a circa 13 milioni di persone che
sono già assistite dall’organizzazione.
L’anno
scorso, il Wfp ha consegnato più di un milione di tonnellate di cibo e oltre
330 milioni di dollari in contanti e voucher alle famiglie di tutto lo Yemen.
La
guerra ha costretto oltre quattro milioni di persone a lasciare le proprie case
in cerca di salvezza, oltre 1 milione al momento si trovano nel governatorato
di Marib, spesso in alloggi non sicuri, divenuto l’epicentro del conflitto.
In tale località geografica, negli ultimi
mesi, sono aumentati morti e feriti a causa delle mine intorno alla città,
disseminate dalle forze in ritirata per rallentare i nemici.
Le
restrizioni imposte dalla pandemia hanno drasticamente ridotto la possibilità
di andare a lavorare in Arabia Saudita, tagliando un’importante fonte di
reddito. Con la svalutazione della moneta non si riesce a comprare l’essenziale
e spesso le famiglie, anche quelle più benestanti, sono costrette ad
intraprendere politiche di indebitamento, ricorrendo ad ogni possibile mezzo
per sopravvivere, anche l’elemosina.
Una
serie di fattori che, secondo le Nazioni Unite, finiranno per creare i
presupposti della peggiore crisi alimentare del Dopoguerra.
Con la
crisi alimentare generata dal blocco del grano ucraino si rischia una vera e
propria carestia globale, in grado di coinvolgere tanto i Paesi delle aree
economiche più sviluppate quanto le Nazioni in cui le sofferenze erano già
esasperate da contesti preesistenti.
Lo Yemen dipende quasi interamente dalle
importazioni di cibo: il 30 per cento del grano consumato proviene
dall’Ucraina. Il forte aumento dei prezzi del prodotto, avutosi con l’aggressione russa
all’Ucraina, ha innescato, automaticamente, il rialzo del costo del cibo,
riducendo l’accesso all’acquisto alimentare per la popolazione più vulnerabile
del Paese.
ALLARME:
il cambiamento climatico
è molto
più rapido e radicale del previsto.
Climatizzati.ch-
Redazione- (29 maggio 2022)- ci dice :
Global
warming.
Le
tempeste che colpiscono l'emisfero Sud hanno già raggiunto il livello
d’intensità che i modelli climatici prevedevano solo per il 2080. Lo rivela uno studio appena
pubblicato dalla rivista scientifica Nature Climate Change.
Una
tempesta è un fenomeno meteorologico che dura solo pochi giorni e che,
analizzato singolarmente, non rivela un gran che sull’evoluzione del clima.
Analizzando tuttavia le tempeste verificatesi sull’arco di periodi più lunghi e
valutandone i dati e gli effetti cumulativi, ecco che appaiono delle chiare
tendenze ed è proprio qui che entra in gioco lo studio condotto dal Weizmann
Institute of Science, il prestigioso istituto israeliano di ricerca che figura
tra i 25 istituti di ricerca più influenti a livello globale e che è stato
classificato al 2° posto per la qualità della sua ricerca da Nature, la più
citata e rinomata rivista scientifica al mondo.
Ebbene
una squadra di ricercatori del Dipartimento di Scienze della Terra e Planetarie del
Weizmann Institute of Science guidata da Rei Chemke ha costatato che le tempeste che
colpiscono l'emisfero meridionale hanno già raggiunto negli ultimi anni livelli
d’intensità che nei modelli climatici precedenti erano previsti solo per il
2080, ossia fra sessant’anni.
Un’imponente
network informatico per calcolare il clima del futuro.
Per
disegnare i loro modelli climatici gli scienziati all'avanguardia nella ricerca
sul cambiamento del clima si servono di una trentina di enormi reti di computer
per calcolare e combinare le miriadi di fenomeni fisici, chimici e biologici
che, messi assieme, determinano il clima del nostro pianeta.
Si
tratta di programmi che prendono in considerazione tutte le attività umane, lo
stato dell'atmosfera terrestre con il suo contenuto di gas serra e le sue
nuvole, la capacità di assorbimento di CO2 da parte degli oceani e la loro
progressiva acidificazione, la terra in generale con le sue regioni abitate e
agricole, le sue foreste e i suoi deserti, le calotte glaciali, la banchisa e
l’innevamento, tutto ciò tenendo conto della variabilità climatica passata e
presente.
I
risultati di questi calcoli vengono poi sintetizzati in studi che sono sottoposti
per analisi ai più importanti istituti di ricerca in tutto il mondo, tra cui anche il Weizmann Institute
of Science, e poi incorporati nei rapporti sul clima dell'Inter-governmental
Panel on Climate Change (IPCC) delle Nazioni Unite.
Essi
serviranno infine ai responsabili politici dei vari paesi per definire la via
da seguire nella lotta contro il surriscaldamento del clima e per l’adattamento
ai cambiamenti climatici già in corso.
Le
tempeste invernali portano sempre più calore ai poli.
Le
tempeste invernali sono responsabili della maggior parte del trasporto di
calore dalle regioni tropicali verso i poli. Secondo i climatologi, senza il
loro contributo, le temperature medie dei poli sarebbero di circa 30°C più
basse. L'intensificazione
di queste tempeste rappresenta dunque una minaccia reale e significativa per
molti paesi nei prossimi decenni. Il Weizmann Institute of Science si è chinato in
particolare proprio sulle tempeste invernali dell'emisfero meridionale le quali
hanno un impatto importantissimo da un lato sull’Antartide, un continente la
cui calotta glaciale era considerata molto stabile fino a pochi anni fa, ma che
ora non lo è più, e dall’altro su molti paesi dell’emisfero Sud.
La
scelta di studiare in modo prioritario la loro evoluzione nell’emisfero
meridionale è dovuta al fatto che proprio in quelle regioni s'è registrata
un’intensificazione delle tempeste molto più marcata e rapida che nell’emisfero
settentrionale. Secondo gli specialisti, qualora questa tendenza dovesse persistere, anche
le tempeste invernali nell’Artico subiranno nei prossimi anni e decenni
un'intensificazione significativa.
Il
cambiamento del regime dei venti all’origine del surriscaldamento ai poli.
Nei
laboratori del Weizmann Institute i ricercatori hanno dunque studiato i
meccanismi fisici alla base di questi cambiamenti e in che misura le attività
umane vi hanno influito.
Per
fare ciò hanno analizzato vari modelli climatici che simulano
l’intensificazione delle tempeste senza l’intervento dell’uomo, paragonandoli
ai modelli che tengono invece conto delle emissioni dei gas serra prodotti
dalla nostra società industriale. Il risultato di questo confronto è stato lampante:
senza l’impatto delle attività umane negli ultimi 20 anni le tempeste non
avrebbero mai potuto intensificarsi come lo hanno effettivamente fatto.
L’analisi
dell’evoluzione nel corso degli ultimi decenni delle correnti a getto
atmosferiche, i cosiddetti Jet Stream, un’evoluzione che gli attuali modelli climatici non sono
stati finora in grado di riflettere accuratamente, ha mostrato che sono proprio
queste correnti ad aver causato l’escalation delle tempeste invernali
nell’emisfero Sud e suggerisce anche che l'attività umana potrebbe avere un
impatto maggiore sull'emisfero meridionale di quanto stimato finora. Ciò significa in chiaro che le
proiezioni climatiche per i prossimi decenni sono molto più preoccupanti di
quanto stimato finora e che è necessario intervenire in modo molto più rapido e
deciso per limitare le emissioni di gas serra.
(*) I Jet Stream sono dei fiumi di aria larghi
da 60 a 120 km che scorrono in entrambi gli emisferi fra i 9 e i 16km di
altezza da Ovest verso Est a una velocità che varia dai 200 agli oltre 500
km/h. I principali Jet Stream sono 4: due nell’emisfero Nord e 2 nell’emisfero
Sud. I cosiddetti “Polar Jet” separano l’aria fredda dei poli da quella più
calda delle regioni temperate, mentre i “Subtropical Jet” separano le masse
d’aria tropicali da quelle delle regioni temperate. Il surriscaldamento del
clima, causato dalle emissioni di gas serra, ha per effetto di rallentare i Jet
Stream, permettendo all’aria calda di raggiungere i poli e viceversa all’aria
fredda dei poli di effettuare delle incursioni nelle zone temperate, il che
spiega il forte incremento degli eventi meteorologici estremi degli ultimi
anni.)
Modelli
climatici con previsioni sempre più precise.
Il
lavoro dei ricercatori del Weizmann Institute of Science permetterà ai
ricercatori sul clima di tutto il mondo di correggere i modelli climatici in un
punto chiave, in modo da permettere loro di fornire proiezioni climatiche molto più accurate per
il futuro e di stimare con maggiore precisione l'entità dei danni che il
cambiamento climatico è destinato a provocare.
Da notare che nei modelli climatici attuali altri
parametri, come ad esempio i cambiamenti della temperatura, delle
precipitazioni, dell’estensione del ghiaccio marino e delle tempeste estive
sono tutti simulati con grande precisione.
Si
disegna un futuro sempre più cupo.
Finora,
i modelli climatici avevano previsto un'intensificazione delle tempeste
invernali causate dall'uomo solo verso la fine di questo secolo. La scoperta dei ricercatori del
Weizmann Institute of Science è dunque sconfortante: emerge infatti chiaramente che
l'intensificazione delle tempeste negli ultimi decenni ha già raggiunto oggi i
livelli che finora erano previsti solo per il 2080 e che il cambiamento climatico appare
dunque molto più rapido e radicale del previsto.
Ecco perché il nuovo studio, che è stato
pubblicato sulla rivista scientifica Nature Climate Change, ha suscitato molto
scalpore e allarme fra tutti i ricercatori coinvolti nell'IPCC e fornirà
certamente materia di riflessione ai governi di tutto il mondo.
Covid-19,
una catastrofe
che si
poteva evitare.
onoMicromega.net-
Domenico Tambasco-Fabrizio Gatti-( 6 Maggio 2021)- ci dice :
Può la
tragedia mondiale della pandemia considerarsi una questione che attenta alla
nostra libertà, prima ancora che alla nostra salute? Fabrizio Gatti, seguendo
sentieri inesplorati e consultando documenti inediti, ci spiega come il virus
Sars-Cov 2 sia in primo luogo un allarme mondiale rispetto al pericolo di un
nuovo totalitarismo:
che
non è quello delle mascherine e dei lockdown, bensì dell’imperialismo della Cina di
Xi Jinping e dei suoi sodali internazionali. Sta a noi non rendere infinito
questo, fino ad oggi, tragico errore.
Nel
paese dei nuovi lotofagi, il dolce frutto che genera l’oblio è sostituito dalle
fake news (recte
menzogne)
che, nel loro flusso torrenziale, resettano quotidianamente la memoria dei netizen, cittadini
ormai viventi nella piazza digitale.
E di
menzogne ne sono state dette tante negli ultimi tempi, soprattutto per coprire
le immani responsabilità alla base della catastrofe mondiale pandemica:
l’ultimo libro-inchiesta di Fabrizio Gatti, con accuratezza e passione per la
verità, ci conduce per mano in questi territori oscuri.
L’autore
esamina con spirito critico le versioni di regime propinate all’opinione
pubblica dalle autorità cinesi: una su tutte, il fatto che il virus SARS COV 2 sia il
risultato di un salto di specie dal pipistrello all’uomo avvenuto casualmente
nel mercato del pesce di Wuhan.
A dir
poco evidenti, infatti, appaiono le incongruenze della tesi ufficiale rispetto al
fatto che la sequenza genetica corrisponderebbe ad un virus che sarebbe stato
scoperto nei pipistrelli nel lontano 2013 e tenuto misteriosamente segreto per
sette anni, fino alla sua sorprendente registrazione nella banca dati (con
l’indicazione ufficiale di RaTG13) soltanto all’esplosione della pandemia,
ovvero l’11 febbraio 2020.
Al
contrario, l’accurata indagine dell’autore punta al cuore dei fatti,
evidenziando come la sequenza genetica RNA del SARS COV 2 coincida pressoché
totalmente con altri due virus naturali scoperti nei pipistrelli, registrati
nella banca dati il 5 gennaio 2018 dal Comando dell’Istituto di Medicina
Militare di Nanchino (con le sigle ZC45 e ZXC21) ed oggetto di esperimento sui
ratti, virus che potrebbero essere stati per errore umano oggetto di
dispersione, nella fase di raccolta nelle grotte o in quella di studio nei laboratori.
Siamo
di fronte a una oscurità che, documenti alla mano, l’autore dimostra essere
stata volontariamente stesa dal totalitario apparato cinese impegnato nella
folle corsa a creare virus “chimera” attraverso la gain of function (letteralmente aumento di funzione), con l’intento –almeno secondo le
versioni ufficiali- di anticipare le possibili evoluzioni naturali e creare poi
i relativi vaccini.
Una
corsa molto simile a quella che, all’epoca della Guerra Fredda, vide Stati
Uniti e Urss rivali nella conquista dello spazio al solo fine di imporre,
attraverso la propria superiorità tecnologica, la supremazia del proprio
sistema politico: capitalismo contro comunismo.
Oggi, invece, capitalismo e comunismo sono fusi in
un’unica struttura totalitaria, il capitalcomunismo alla cinese, che vede nella corsa ai virus
chimera un nuovo – e singolare – modo di imporre la propria primazia sul finanz-capitalismo.
L’informazione
ed in particolare il suo contrario, la disinformazione, è il terreno di
coltura che ha scatenato l’esplosione della pandemia:
“In
una dittatura totalitaria il mancato controllo dell’informazione su un fatto è
più grave del fatto stesso”.
La
prova del nove è davanti ai nostri occhi: quasi vent’anni fa, proprio di fronte
allo stesso ceppo virale (la SARS), era stato soltanto grazie alle cooperazione
internazionale ed alla condivisione delle informazioni al manifestarsi dei
primi focolai che si era riusciti a contenere lo scoppio di un’epidemia
potenzialmente devastante come quella in atto.
Oggi,
al contrario, è stata proprio la rimozione ab origine di qualsiasi collegamento
con il passato a partire dalla denominazione, COVID-19 in luogo di SARS- 2
(nonostante l’identità), unita alla negazione della gravità dei primi focolai
epidemici da parte delle autorità cinesi, che ha condotto il mondo dentro
l’abisso: appunto, la preoccupazione di controllare le informazioni piuttosto
che di affrontare la gravità del fatto.
Ed in
questa gigantesca opera di rimozione, vengono in rilievo anche le responsabilità
delle democrazie occidentali e delle sue istituzioni: le epidemie, infatti, sono come uno
specchio, in cui osservare i propri difetti e le proprie mancanze. Una la più
evidente, che rappresenta il peccato originale:
“Il
pensiero occidentale si basa sul fatturato, non più sulla Dichiarazione
universale dei diritti dell’uomo”.
Aspetto
caratteristico del pensiero unico neoliberista(ossia il liberal Dem Usa) che da decenni domina i nostri sistemi finanz-capitalistici
ed ha di
fatto modificato la tavola dei valori scritta nelle carte costituzionali, la
religione del profitto ad ogni costo ha messo in secondo piano le ragioni della
democrazia e dei diritti umani.
Ecco,
dunque, le “avanzate” democrazie occidentali girarsi dall’altra parte di fronte
ai segni di quello che, in altri tempi, sarebbe stato definito l’anschluss di
Hong Kong ad opera dell’imperialismo di Xi Jinping.
Ecco
ancora ignorare l’internamento di massa di centinaia di migliaia di membri
delle minoranze etniche e gli appelli provenienti dai numerosi dissidenti
interni del regime cinese, mostrando invece il fianco alla penetrazione di un modello
economico-politico che, all’esterno, tenta ipocritamente di mostrare la sua
“faccia pulita” a suon di milioni di dollari di investimenti: quello che si
chiama il silenzio in cambio degli affari.
Ecco,
infine, la totale mancanza di valutazione critica da parte della comunità
scientifica mondiale (ivi compresa l’istituzione più rappresentativa, l’OMS)
rispetto alle prime “informazioni” sul nuovo coronavirus fornite dalla “scienza
di Stato” cinese.
Abbiamo
detto che lo specchio della pandemia evidenzia anche le nostre mancanze: e sono
innumerevoli.
Si va
dalla incomprensibile modifica da parte del Ministero della Salute delle linee
guida per l’individuazione dei nuovi casi di coronavirus (in soli 5 giorni, dal
22 al 27 gennaio 2020, si passa dalla possibilità di fare i tamponi a tutti i
sospetti con sindrome respiratoria grave ai soli soggetti provenienti da Wuhan,
consentendo così al virus di riprodursi indisturbato per altre settimane), alla vera e propria disinformazione
di massa simboleggiata dallo spot del Ministero della Salute in cui un noto testimonial, nei primi giorni di febbraio 2020, affermava con sicurezza che “Non è
affatto facile il contagio”, fino ad arrivare alle classiche miserie nostrane,
con le solite “creste” milionarie applicate alle forniture di dispositivi
individuali di protezione ordinate peraltro con colpevole ritardo dal governo
italiano.Dobbiamo
dunque all’autore, ed alla casa editrice che lo pubblica, un debito di
riconoscenza: il tentativo, in un dibattito pubblico totalmente anestetizzato,
di mutare il paradigma della discussione sul tema. Discussione che non è dunque solo e
soltanto di salute pubblica o di politica vaccinale ma che, al contrario, è
anche e soprattutto di libertà:
le
menzogne di regime, diffuse grazie all’alleanza dei governi con la dittatura
nazionalcomunista di Xi Jinping, la minacciano da vicino.
Riecheggiano
da lontano le
parole di Valerij Legasov, scienziato che indagò, pagando di fatto con la vita, sul
disastro mondiale di Chernobyl:
La
verità è sempre lì, che la vediamo o no,
che
scegliamo di vederla o no.
Alla
verità non interessano i nostri bisogni o ciò che vogliamo.
Non le
interessano i governi, le ideologie, le religioni.
Lei
rimarrà lì, in attesa tutto il tempo…
Per
ogni menzogna che diciamo, contraiamo un debito con la verità.
Presto
o tardi quel debito va pagato.
C’è
una sola via d’uscita, che risponde allo stesso tempo ad un incomprimibile e
collettivo bisogno: l’educazione democratica, di cui la libera stampa e
l’informazione indipendente è l’insopprimibile architrave portante.
Disastri
continui in Usa,
dal
cibo alle risorse: una strategia
oppure
nessuna correlazione?
Visionetv.it-Martina
Giuntoli- (21-6-2022)- ci dice :
In un
immaginario confronto tra due parti, tra la gente ed i poteri forti e avidi di
potere, si é presentato un problema di
non poco conto. Sempre di più sono coloro che non si sono piegati al diktat del
grande reset, quel cambiamento immaginato, progettato e fortemente voluto dalle
alte sfere.
Quindi,
in un immaginario scenario, magari uno scenario bellico, chi ha in mano il potere del denaro è
costretto a reinventarsi una strategia, perché la sua evidentemente non
funziona più, ha esaurito la sua spinta propulsiva.
La
consapevolezza sviluppata dall’avversario, dalla gente, scopre e neutralizza le
sue mosse prima che producano risultati.
E
quindi, in questo ipotetico confronto, si devono operare scelte drastiche. Si
tagliano le vettovaglie.
Tagliare
gli approvvigionamenti all’esercito nemico è una delle tattiche militari più
vecchie che esistano e di solito almeno sul momento funziona, destabilizza,
impone un ripensamento, una via alternativa.
Intendiamoci,
non ci sono prove certe che tutto quello che sta accadendo nel mondo
dell’industria alimentare sia provocato intenzionalmente, ma se immaginiamo e
ricostruiamo tutti gli avvenimenti come parte di una sceneggiatura bellica, è così probabilmente che un regista
rappresenterebbe l’ultimo attacco al fronte popolare, l’ultimo rigurgito di una
élite che non vuole mollare.
E
comunque, anche per chi semplicemente
guardi un notiziario, o sfogli un quotidiano, è davvero difficile non rendersi
conto dell’enorme numero di fattorie, di industrie e di allevamenti che a
partire dallo scorso anno sono stati distrutti tra le fiamme negli Stati Uniti.
Per
l’esattezza si parte il 30 aprile dello scorso anno, quando a Monmouth Smithfield brucia
un impianto, il Monmouth Smithfield Foods per la lavorazione del maiale, per
poi vedere la stessa storia ripetersi e ripetersi decine di volte.
Da
quella precisa data in poi, prendono fuoco stabilimenti di ogni tipo e marca, contenenti milioni di
uova, polli, tacchini, anatre. Ma non solo.
Viene
capillarmente colpita tutta la catena alimentare, partendo con gli animali, poi
continuando con gli incendi e le esplosioni presso gli stabilimenti che si
occupano di lavorazione di carni, cereali, verdure e altri alimenti, fino ad
arrivare alla produzione del fertilizzante.
Per un
incredibile totale di eventi di circa una settantina di occorrenze.
E
quando pensavamo di aver visto tutto, qualche giorno fa comincia a girare
in rete un filmato che per il suo impatto visivo lascia senza parole. Migliaia di capi di
bestiame morti in Kansas, per dare un’idea circa 10.000, che le autorità si
affrettano a dichiarare morti per il caldo.
Sui
social molti (esperti allevatori e non) dibattono se la sola temperatura possa
di fatto essere causa di un tale massacro, e per la maggior parte sono concordi
che vi deve essere anche altro oltre all’ondata di calore.
Alcuni
sostengono che il problema sia il cibo che con le alte temperature fermenta e
diviene causa della formazione di pericolosi gas all’interno degli animali,
altri fanno ipotesi molto più spinte raccontando di avvelenamento del cibo, a causa dell’addome gonfio della
maggior parte dei capi che potrebbe essere reso tale addirittura dalle spore di
antrace, o da altra sostanza non meglio identificata.
Quel
che è certo è che i più esperti ripetono:
“Chi è
del settore non può non sapere che in estate gli animali vanno alimentati in
maniera differente, a causa della fermentazione del cibo. Come fanno questi
animali, tra l’altro d’allevamento, a non essere controllati da quel punto di
vista? “
Non si
trovano molte informazioni riguardo a questa storia di bestiame, a dire il
vero, e forse questa è davvero la cosa più strana di tutte. Un video, due parole ufficiali
sulle temperature, poi le conclusioni ai social disorientati.
Ultima
in ordine di apparizione è la notizia di tre giorni fa riguardante il
deragliamento di un treno trasportante carbone a Lawrence, Kansas.
L’incidente
non solo ha provocato lo spargimento di carbone ovunque dai 20 vagoni merci, ma
ha anche rovinato in maniera molto pesante i binari che quindi per diverso
tempo non saranno utilizzabili.
Non si
riportano feriti o altri danni o incendi nella zona, ma ad oggi tuttavia la
causa di questo incidente non è ancora chiara. Un filmato, due parole ufficiali
sul deragliamento e poi di nuovo per le conclusioni si rimanda ai social
disorientati.
Questa
lettura è stata immediatamente fermata dai MSM ed etichettata come
cospirazionista.
Tuttavia
anche la repubblicana Marjorie Taylor Greene ha denunciato quello che secondo
lei è tutto parte di un programma ben articolato e strutturato dietro cui vi
sarebbero i soliti noti. Unica finalità? Privare la nazione di
cibo e portare avanti l’agenda globalista.
Si
ricordi che la Greene fu colpita
duramente in passato anche per aver affermato che gli incendi californiani non
erano casuali, ma anch’essi dolosi, attirando su di sé le facili
ridicolizzazioni del mondo democratico.
La
Greene non è comunque sola. Si uniscono a lei, condividendone i forti dubbi,
anche i mainstream Tucker Carlson e Jason Rantz, oltre al mondo dei social:
tutti sottolineano come sia davvero difficile se non impossibile a livello
percentuale che tutte queste strutture siano bruciate allo stesso tempo o a
poca distanza l’uno dall’altro per cause accidentali.
E
mentre dibattiamo su cereali e bestiame,
intanto
l’impianto Abbott per la produzione del latte artificiale è nuovamente chiuso.
A voi
la scelta: copione di guerra o nessuna correlazione?
(MARTINA
GIUNTOLI).
Il
quasi-blocco di Kaliningrad. La UE tira
un
altro sasso alla tigre, cioè alla Russia.
Visionetv.it-
Giulia Burgazzi- (21-6-2022)- ci dice :
Da
ieri, sabato 19, l’enclave russa di Kaliningrad è sottoposta a un quasi-blocco
da parte dell’Unione Europea. Conta circa un milione di abitanti e non può più
ricevere dalla Russia via ferrovia le merci colpite da sanzioni UE. Prima
passavano dalla Lituania.
Si
tratta di un altro gesto assimilabile al
tirare un sasso contro una tigre – la Russia è una potenza nucleare – senza
curarsi del fatto che con ogni probabilità la tigre in questione non lo
prenderà mica tanto bene. Non solo.
La
reazione difficilmente colpirà gli Stati Uniti, che pure sono il vero protagonista
del conflitto con la Russia. Colpirà invece l’Unione Europea, dato che il sasso
l’ha lanciato lei. In arrivo un altro giro al rubinetto del gas? La Russia di
solito non mostra fretta. Però prima o poi agisce.
Come
mostra la cartina , la città di Kaliningrad – la Königsberg del filosofo
Immanuel Kant – e i suoi immediati dintorni sono un piccolo lembo di Russia
affacciato sul Mar Baltico e per il resto completamente circondato da Lituania
e Polonia: due Paesi che fanno parte dell’Unione Europea.
Finora,
oltre che via mare, Kaliningrad scambiava merci con il resto della Russia
attraverso la linea ferroviaria della Lituania. Adesso la Lituania applica
anche su quelle merci le sanzioni contro la Russia. Non passano più strumenti
di alta tecnologia, fertilizzanti (sono indispensabili per l’agricoltura e gli
USA al contrario dell’UE li hanno esentati dalle sanzioni), legno, cemento,
metalli eccetera. Secondo il governatore di Kaliningrad, Anton Alikhanov, si
tratta della metà circa delle merci importate nella piccola regione.
Le
sanzioni che mettono sotto quasi-blocco Kaliningrad sono vecchie ormai di mesi.
La loro applicazione anche al transito delle merci dirette via ferrovia non era
immediatamente chiara. Esiste infatti un vecchio trattato fra Russia e Lituania che
ne assicura il passaggio (così pure per le persone), e per il resto la rotta
può attraversare la Bielorussia anziché il territorio dell’UE.
Le
ferrovie della Lituania tuttavia si sono sentite in dovere di domandare alla Commissione
Europea se le sanzioni si applicano anche alle merci dirette a Kaliningrad. La
Commissione Europea ha risposto di sì.
Kaliningrad
può ancora ricevere qualsiasi cosa dalla Russia via nave. Però bisogna
riorganizzare la logistica. E in ogni caso il significato simbolico del gesto UE è
chiaro.
Il
governatore di Kaliningrad ha chiesto alla Russia di attuare rappresaglie.
Arriveranno, con ogni probabilità. Inoltre qualche tempo fa il vicepresidente
della commissione Affari Internazionali della Duma (il parlamento russo)
dichiarò che, se fosse arrivato il blocco di Kaliningrad, la Russia sarebbe
stata in grado di forzarlo. Un fatto del genere sarebbe praticamente l’anticamera della
Terza guerra mondiale.
(GIULIA
BURGAZZI).
La
globalizzazione targata Usa
(Klaus
Schwab e Liberal Dem Usa)
è un
ricordo.
Laverita.info-Claudio
Risé – (23-6-2022)- ci dice :
Non è
più a Washington ,con succursale Bruxelles, il centro decisionale planetario:
il nuovo mondo è multipolare in cui
avanzano l’Oriente e gran parte dell’Africa, dove si concentra il grosso della popolazione. L’Occidente e i
suoi propagandisti ne prendano atto.
Più
che atlantismo ,quello dei super-editoriali è testardo attaccamento a un
passato remoto scambiato per
presente-futuro. E più che ideali democratici, ciò che si intravede dietro i
vaghissimi programmi sono sogni
imperialisti neppure troppo nascosti. Anche qui come (come
nell’imperialismo vero ) esposti con un gusto avventuroso -fiabesco ,che fa
sorridere trovare nelle prose dei
numerosi editorialisti -professori. I quali sono quasi tutti emeriti per via
dell’anagrafe (che ,come ricordava Albero Arbasino ,non perdona) , e si fatica
a vedere così eccitati e appassionati per questo sfoderare di (costosissime )
armi e vaticinio di vittorie.
A me
che sono ancora più vecchio di molti di loro fanno venire in mente
l’indimenticabile manifesto : “Ascoltatemi ! Votate Italia e non Fronte
popolare” gridato da uno scapigliato
signore in giacca e camicia ,naturalmente stazzonato, che correva fuori
da un paesaggio in fiamme ,in fondo al quale si intravedeva…cosa? Il Cremlino,
naturarl-mente( e certo con più ragioni
di oggi).(…)
Adesso
poi non c’è più nemmeno il Fronte popolare, e Josip Stalin è morto da tempo , Vladimir Putin no, forse anche perché i vaticini della sua
morte imminente (…) allungano la ,come è noto vita a tutti tranne che ai menagramo prezzolati, che vivono confezionandoli.(…)
L’unico
verso culturale della crème atlantica è in ritardo sulla realtà da oltre 70 anni : del mondo delle loro
fantasie non c’è più nulla ,tranne loro stessi ,con i loro sogni un po'
infantili.
Lo
stesso Mario Draghi non ha mai vissuto il mondo dei Fronti popolari(…).Per i
saggi amici della guerra russo-ucraina
-americana il mondo è una favola bella che finirà bene , e si vede da come ne
parlano : i buoni contro i cattivi sicuramente vinceranno ,come appunto nelle
favole: come se le cose rimanessero quelle del racconto che li ha impressionati
da piccoli , e no fossero in continuo cambiamento.(…).
Oppure
a seguire le previsioni della presidente d’Europa Ursula von der Leyen
sull’imminente crollo del rublo , e fallimento della Russia.(…). Mentre poi i
professori russofobi insistono con descrizioni
della medioevale Russia
,maschilista ed arretrata(…). Il fatto è che i nostri insigni commentatori , nel solco del forse già
insigne , ma oggi in evidente difficoltà
Draghi ,non si sono accorti che il mondo , da tempo , non è più solo
quello dei due continenti Europa e Stati Uniti e loro appendici meridionali,
divisi dall’oceano Atlantico. Il mondo
“globalizzato “ a trazione americana ,con la Cina in ricorsa , ma il cui
centro decisionale è stabilmente negli stati Uniti con succursale a Bruxelles, è ormai un fatto
burocratico, Quella globalizzazione è finita da tempo .
Al suo
posto c’è un mondo multipolare ( di cui i nostri saggi commentatori non parlano
mai ), dove al popol occidentale più o meno atlantico si è stabilmente
affiancato quello orientale con al suo interno subcontinenti decisivi come la
Russia , la Cina ,l’India , il Sudest asiatico ,buona parte dell’Africa : tutti con le loro culture , modi di vita ,
valori ,risorse e povertà.
Gran
parte della popolazione mondiale abita in questo Oriente ,che non ha votato all’Onu le sanzioni alla
Russia. E’ qui che nasce buona parte delle idee e intuizioni più
produttive del mondo di oggi , legate a
tradizioni mai morte e nutrite da culture ,anche religiose ,che l’Oriente ha continuato a rispettare ,a differenza
dell’Occidente razionalista e iconoclasta .
I
nostri professori , più o meno figli di un illuminismo avido e oggi estenuato ,
sanno poco di questo polo e della trasformazione in atto nel mondo; per questo si
permettono di trattare la Russia come un
Paese di incivili attardati e il suo capo come un esotico criminale.
Il
capo russo però, amato e odiato che sia , è uno dei protagonisti di questo
mondo. Mentre la loro visione è tristemente provinciale ,irrespirabile : anche
per questo Emmanuel Macron (Uomo di Davos e da sempre leccapiedi di Klaus
Schwab ) ha perso la sua maggioranza ,
malgrado l’Ecole d’Administration in cui si è formato.
La
società non è solo amministrazione : è anche cultura e fede.
“IL
LIBERALISMO AUTORITARIO HA STANCATO
IL
POPOLO ,CHE CHIEDE PIU’ SPAZIO DI
DIBATTITO
E MENO PRECARIETA’”.
Laverita.info-Francesco
Borgonovo –(22 giugno 2022)- ci dice :
Intervista
a Alain De Benoist : “la classe dominante rappresenta
meno di un quarto degli elettori”.
“Non
mi piace saper che russi e ucraini si
fanno la guerra .Ma bisogna vedere come ci si è arrivati”.
“L’elezione
di 90 deputati della Le Pen dimostra che siamo in una fase di rottura”.
Alain
De Benoist è ,da decenni , uno dei più coraggiosi intellettuali europei, capace
di sostenere posizioni lontane dal pensiero prevalente e di sfuggire agli
stereotipi di ogni colore.
Il
pensatore francese ha scritto molto in questi anni sulla libertà di pensiero e sulla deriva autoritaria del sistema liberale.
Una degenerazione di cui stiamo da qualche tempo facendo manche noi le spese,
come dimostrano gli anni del Covid e le recenti liste di proscrizioni dei
“putiniani”. De Benoist ha parlato di questi temi nel corso di “1984”,il talk
show che va in onda su” Byoblu” e che trasmetterà la versione integrale della
conversazione.
Di
recente è uscito in Italia il suo saggio “la nuova censura “, contro il
“politicamente corretto” (Diana).
Negli
ultimi due anni -prima riguardo alla
pandemia di Covid e poi sulla guerra in Ucraina -abbiamo assistito a una
restrizione della libertà di critica . E’ un fenomeno normale secondi lei !
“No
,non è normale ,chiaramente . Quello che vediamo oggi è un fenomeno
relativamente nuovo ,che potremmo chiamare “liberalismo autoritario”.
In Francia Emmanuel Macron è rappresentativo di
questa nuova classe ,chiamiamola così ,che è profondamente liberale ma che
,allo stesso tempo ,tenta di mettere una museruola sul popolo , di impedire che
si esprima
Tenta in qualche modo di governare senza il popolo.”
Pensa
che questo fenomeno sia destinato a durare e che nel prossimo futuro subiremo
analoghe restrizioni su altri argomenti ?
“Direi
che ci sono due dinamiche in corso, opposte. Viviamo in delle società dove si è
sempre più connessi e sottomessi ad un controllo permanente e , allo stesso tempo ,assistiamo alla crescita della collera ,della protesta ,dello
scontento che ,a volte ,esplode. In Francia lo abbiamo visto con i
gilet gialli. Sempre restando sulla Francia ,qui abbiamo avuto le elezioni ,
che hanno sancito l’entrata di quasi 90 deputati di Rassemblement national al Parlamento.
Questo
cosa testimonia ?
Che la
gente sopporta sempre peggio questo
discorso autoritario ,questa mancanza di libertà ,questa assenza di
dibattito. Allo stesso tempo ,sopporta sempre meno il degrado della condizioni
di esistenza quotidiana ,il degrado del potere di acquisto , il degrado
dell’occupazione, il declassamento delle
classi medie che vanno a rafforzare le classi popolari, la precarietà che è
diventata la regola generale.”
Crede
che i partiti di opposizione(ad esempio quello guidato da Marine Le Pen), molto
critici verso mil sistema dominante ,possano effettivamente produrre un cambiamento ? Oppure sono anch’essi
destinati a venire inglobati dal “LIERALISMO AUTORITARIO”?
“Penso
che la risposta sia nel mezzo. Non ci sarà una modifica totale del tipo di
società in cui viviamo, è evidente. Non
mi aspetto che delle
consultazioni elettorali , delle elezioni, cambino radicalmente un Paese. Però ci saranno
comunque , si , delle trasformazioni.
La
conseguenza del successo di Marine Le Pen ,ad esempio , è che Emmanuel Macron
ha perso la legittimità e non riuscirà a governare. La Francia è diventata ingovernabile.
Le forze di opposizione ,indipendentemente da quali siano , rappresentano oggi
circa due francesi su tre. Quindi è difficile governare in nome di una nuova
classe dominante che rappresenta
comunque meno di un quarto della popolazione e degli elettori”.
Prima
accennava alla società sorvegliata. Con la pandemia abbiamo assistito a una
esplosione dei sistemi di controllo.
Pensa
che siano destinati a permanere? Riusciremo in futuro a tenere sotto
controllo l’avanzata della tecnologia e
di questi suoi aspetti oscuri ?
“Quello
della tecnologia non è mai un discorso neutro. Molti pensano che tutto dipenda
dall’uso che se fa della tecnologia, buono e cattivo. Ma si sbagliano.
Nell’essenza
della tecnologia c’è qualcosa che ci porta in una direzione strutturalmente
cibernetica . il modo i cui si
sviluppano le macchine , le nuove tecnologie e biotecnologie , l’intelligenza
artificiale , la connessione quotidiana
delle nostre vite .
Tutto
questo avrà evidentemente delle
conseguenze , che potrebbero condurci a
una mutazione antropologica . Ma come dicevo prima parlando delle
dinamiche opposte in atto , anche questa
mutazione antropologica incontra delle resistenze.
Queste
resistenze possono ottenere risultati , fermando i processi in corso ?
“Io
credo che ci siano ancora delle
possibilità. Faccio un esempio. L’epidemia di Covid è stata
evidentemente un momento molto importante , direi che stato un modo di
testare su grande scala il grado di
docilità che possiamo ottenere all’interno delle nostre popolazioni. E’ stata utilizzata la paura ,terrorizzando
la gente. C’è stata una sovrastima della gravità della pandemia per
terrorizzare le persone e far loro accettare certe cose. Ebbene questo non è
stato accettato da tutti. Non si può mpedire
alle persone di uscire di casa, di abbracciarsi , di incontrarsi e bere il caffè : o meglio è
possibile farlo ma per un tempo molto limitato .
Insomma
, da un lato c’è la tendenza a
esasperare i cambiamenti anche antropologici , dall’altro però emerge la
resistenza delle persone.
“lo
abbiamo visto : ci sono dei limiti.”
Un’ultima
domanda sulla crisi Ucraina .Lei ha scritto che si tratta di un modo di colpire
e indebolire l’Europa.
“Io
penso che la guerra in Ucraina sia un
avvenimento storico , tragico , drammatico. Chiaramente non ho piacere a vedere
russi e ucraini combattere e massacrarsi gli uni con gli altri; bisogna però
vedere come ci siamo arrivati. Le responsabilità americane e le responsabilità
della Nato mi sembrano schiaccianti. Montesquieu diceva che bisogna distinguere
chi scatena le guerre e chi le renda inevitabili. La Russia ha scatenato questa
nuova fase della guerra. Ma l’Occidente ha fatto di tutto per provocare e
umiliare la Russia , e obbligarla in qualche modo ,a lanciarsi in questa
avventura .
Abbiamo
cercato di portare l’Ucraina verso l’Occidente ,abbiamo cercato di
spostare le basi Nato sempre più vicine alle frontiere russe: ed è evidente che
ciò sia risultato inaccettabile per Vladimir Putin.
Secondo voi ci potrebbe essere un presidente americano che accettasse
di far installare missili russi in Canada o in Messico ?No, sicuramente. Allora perché Putin avrebbe dovuto
accettare che dei missili della Nato ,
dei missili occidentali , venissero installati sulle sue frontiere ? “.
Come
andrà a finire ?
“Ci
sono due perdenti in questa guerra . Il primo perdente è , purtroppo ,lo sfortunato popolo
ucraino che è stato preso in
ostaggio , è stato utilizzato dagli
americani come scudo anti russo : e ora
ne sta pagando il prezzo. E l’altro grande perdente è l’Europa, sono gli europei ,
che sono stati incapaci di giocare un ruolo di arbitro. E questo è avvenuto
perché gli europei non sono a loro volta indipendenti dagli Stati Uniti. Quindi sono allineati alle posizioni
americane .Questo è un comportamento irresponsabile e pericoloso, non sappiamo neanche a chi
finiranno le armi che abbiamo mandato a Kiev , probabilmente molte finiranno a
gruppi mafiosi e terroristi.
Il
fatto è che prima o poi bisognerà parlare ai russi. Non si fa la pace con gli
amici :si fa la pace con i nemici , anche se è molto più difficile. Bisogna
rispettare sia gli interessi europei sia quelli russi. Ma non ci sono segnali
che si stia andando in questa direzione. Gli americani giocano un ruolo e vogliono che la guerra si prolunghi il più
a lungo possibile per esaurire la
Russia, per rendere la collera ucraina irreversibile e per poter trarre tutti
benefici da questa situazione. Quindi è un problema molto complesso .
Bisogna capire che ci sono due guerre in Ucraina in
questo momento : una guerra tra Ucraina
e Russia e una guerra degli Stati Uniti, della Nato e dell’Europa contro la Russia.
“Nessun
summit straordinario a luglio”:
il grave errore Ue sul gas.
It.insideover.com-
Andrea Muratore- (24 GIUGNO 2022)- ci dice :
I
leader europei tirano lungo sul piano di Mario Draghi, sostenuto da Emmanuel
Macron e dai leader dell’Europa meridionale, per istituire un tetto ai prezzi
del gas messo sul tavolo dal premier alla riunione del Consiglio Europeo. Al momento, secondo quanto battuto
dalle agenzie citando fonti europee, non ci sono piani per una riunione
straordinaria del Consiglio europeo a luglio sul tetto al prezzo del gas russo.
Radiocor specifica che la richiesta di tale summit era
stata fatta dal premier italiano Mario Draghi e, secondo le stesse fonti, non
ha avuto seguito concreto per la mancanza di accordo in Europa.
Ad
oggi dunque, non si smuove nulla per quanto riguarda la presenza di nuove
riunioni a livello di capi di Stato e di governo prima della pausa estiva: il prossimo Consiglio Europeo è
infatti convocato per il 20-21 ottobre, tra quattro mesi. E se pensiamo che quattro mesi è
proprio il tempo che ci separa dall’inizio della guerra in Ucraina e in cui si
sono sdoganate tutte le sue conseguenze più problematiche, si ha un’idea di come il rifiuto di
un summit a luglio equivalga a un doloroso autogol.
A
prescindere del fatto che il piano di Draghi passi o meno, è l’estate l’opzione
ideale per discutere di politiche riguardanti il gas e i suoi prezzi.
Il caro-energia comincerà a far pesare il suo
conto più salato proprio tra settembre e ottobre se per allora i Paesi europei
non avranno concordato misure tali da ridurre la dipendenza dalla Russia senza
pregiudicare il riempimento degli stoccaggi.
E solo
una decisione ad opera del Consiglio Europeo, dunque degli Stati che mantengono
il potere d’indirizzo sull’Unione Europea, può mobilitare la Commissione von
der Leyen a agire per implementare il blocco al boom dei prezzi.
Una
riunione a luglio sarebbe decisiva e utile per capire se la proposta di Draghi
è fattibile o se i dilemmi su politiche di concorrenza, costi e possibili
impatti sul mercato delle majors impongono di cercare soluzioni alternative. Ma
una cosa è certa: l’Europa non può permettersi di andare al mare mentre la
crisi energetica morde e si prepara un inverno politicamente molto rigido, di
grande incertezza.
Continuare
con l’istinto del sonnambulo rischia di mandare l’Europa a schiantarsi anche,
se non soprattutto, perché la sfida energetica si inserisce in un quadro più
complesso.
A luglio la Banca centrale europea opererà la stretta
monetaria e terminerà l’Asset Purchase Program: un tagliando politico tra i leader
europei sulle prospettive che questo scenario apre può essere un’occasione
chiave per arrivare con le idee più chiare alla stagione autunnale in cui si
sommeranno le dinamiche energetiche e la partita per l’analisi dei bilanci dei
Paesi membri. Decidere di non decidere significa condannarsi all’ignavia: molti leader europei si
incontreranno in summit come quello del G7, ma solo un vertice corale dei
Ventisette può dare il là a un’accelerazione politica e strategica sulla
risposta alla crisi.
Molti
sono i nodi gordiani da sciogliere. La partita energetica, quella
dell’inflazione, quella dei bilanci si sommano ai dibattiti sul futuro assetto
dell’Europa: dal piano per la transizione energetica alla questione dei
semiconduttori, dal coinvolgimento di Bruxelles nella mediazione in Ucraina al
futuro delle regole come il Patto di Stabilità alla luce del rischio di una
nuova recessione.
Tutto questo può e deve essere discusso tra
governi, vertici di Bruxelles, istituzioni ad alti livelli e il gas può essere
il “ponte” attorno a cui costruire un’agenda nuova, di discontinuità, capace di
rompere le regole.
Le
resistenze che avevamo, nelle settimane scorse, colto dalle fonti europee
consultate in materia di tetto ai prezzi del gas, timorose in particolare sul
fatto che potesse esser minata la concorrenza comunitaria, si sono sommate a
quelle dei falchi più radicali nel frenare una discussione che avrebbe potuto
generare una vera discontinuità.
Quanto
di più temuto da chi vuole un’Europa
capace di agire unicamente col pilota automatico.
A costo di tirarsi la zappa sui piedi, di
decidere di non decidere quando più sarebbe necessario prima che la tempesta
autunnale avanzi.
Il pilota automatico punta in direzione
dell’iceberg: il Titanic-Europa saprà evitarlo solo se saprà riacquisire
coraggio politico.
“When
facts change, I change my mind”, diceva John Maynard Keynes. L’eccesso di coerenza con i dogmi e
il timore di un cambiamento necessario può sfociare, oggigiorno, in un’ottusità
rovinosa per la politica e l’economia comunitaria.
(ANDREA
MURATORE).
Arriva
l’allarme sul gas:
la
Germania verso l’economia di guerra.
It.insideover.com-
Andrea Muratore- (24 GIUGNO 2022)- ci dice :
Non è
un razionamento, ma poco ci manca. La Germania ha alzato al secondo livello
d’allarme la vigilanza sul mercato del gas su iniziativa del ministero
dell’Economia guidato dal verde Robert Habeck, vicecancelliere del governo di
Olaf Scholz. Dei tre step di garanzia nel mercato energetico nazionale, il
primo era stato attivato il 30 marzo scorso, a poco più di un mese
dall’invasione russa dell’Ucraina.
Il gas
è “da ora in avanti un bene scarso in Germania“, ha affermato Habeck nel
comunicare l’inizio della situazione di “allarme”. Pur avendo aggiunto che la
situazione attuale vede “attualmente garantita” la fornitura minima vitale alla
Germania, il governo federale è conscio del fatto che “la situazione è grave e
arriverà l’inverno”. L’obiettivo dichiarato è evitare il razionamento del gas
per l’industria, “se possibile”.
Habeck
aveva già in passato dichiarato il rischio di “disoccupazione di massa e
povertà” senza il gas russo e, da fautore della transizione, si è trovato ad
essere il ministro chiamato a riattivare emergenzialmente le centrali a
carbone. Ora, nuovo paradosso, l’ecologista nemico di Nord Stream II è il
ministro che rassicura l’industria manifatturiera e i cittadini tedeschi sulla
tenuta del sistema nazionale in riferimento alle forniture di oro blu e
denuncia un “attacco economico” contro la Germania voluto da Vladimir Putin
quando ha deciso di ridurre le esportazioni di gas della Russia del 50%
attraverso il tratto già in funzione del gasdotto baltico.
Sul
piano concreto, va sottolineato, i razionamenti scatterebbero solo qualora la
Germania arrivasse alla terza e ultima fase, quella di “emergenza”.
Allora
si entrerebbe in uno scenario di vera e propria economia di guerra con razionamenti
decisi dalle autorità, manovre di efficientamento dei consumi, austerità
generalizzata. L’incubo della coalizione “semaforo” è dover promuovere misure di questo
tipo quando arriverà l’inverno qualora Berlino si facesse trovare in una
situazione analoga a quella del febbraio scorso, in cui gli stoccaggi erano
semivuoti.
Ma la
mossa appare comunque importante sotto il profilo politico e simbolico. La
decisione è in primo luogo volta a evitare traumi alla popolazione qualora in
futuro si dovesse segnalare alle aziende e alle famiglie che sono in arrivo
tagli dolorosi. Ma segna anche un cambiamento importante per la Germania, che annuncia di
fatto la fine del legame accomodante con la Russia sull’energia.
Mosca ha alzato l’asticella del confronto col
ricatto dei prezzi e il controllo dell’arma delle forniture contro lo storico
partner tedesco, ritenuto eccessivamente allineato agli Stati Uniti nella
gestione della crisi a Est e nel sostegno all’Ucraina. Berlino, che assieme all’Italia
fornisce quasi i due terzi dei pagamenti giornalieri a Mosca, dall’inizio della
guerra ha garantito alla Russia un tesoretto di 24 miliardi di euro e ha al
tempo stesso frenato ogni strategia europea di embargo temendo che questo
scatenasse sul Paese lo tsunami della recessione.
Ora
però è intrappolata tra la sua dipendenza e la lucida strategia di guerra
economica e weaponization dell’energia promossa dalla Russia. A cui non può che
reagire iniziando a tutelare il fronte interno da possibili scossoni.
In
quest’ottica la Germania ammette di essere il “malato d’Europa” in campo energetico. Tanto che poche ore dopo le parole
di Habeck il Ministro italiano per la Transizione Ecologica, Roberto Cingolani,
ha voluto fare dei distinguo: “Noi non abbiamo bisogno di alzare il livello” di
allarme sul gas come fatto dalla Germania, che “ha più problemi” di dipendenza
e minore diversificazione: “stiamo molto meglio degli altri, non c’è
confronto”, ha dichiarato l’ex direttore dell’Istituto Italiano di Tecnologia
sottolineando che come sistema-Paese Italia “”siamo abbastanza avviati verso la
sicurezza energetica nazionale.
Il piano che abbiamo dichiarato è rispettato”
e gli stoccaggi, oggi al 55%, saranno “all’85-90% entro fine anno”. La
differenza è che l’Italia può arrivarci senza passare dalla strada pressoché
esclusiva del gas russo, la Germania no. E questo preoccupa gli operatori.
L’industria
manifatturiera sta diventando il settore capace di essere la vittima più
illustre di questa crisi. Gli imprenditori tedeschi scontano una grave crisi di
sfiducia verso le contingenze che si stanno creando l’Indice Pmi
manifatturiero, “termometro” della fiducia delle imprese, elaborato da Markit
ha registrato infatti una flessione che lo ha portato a 52 punti, in calo
rispetto ai 54,8 punti di maggio e ai minimi degli ultimi due anni.
L’indice va da 0 a 100 e sotto il 50 segnala
un’economia che si muove verso una fase recessiva. In quest’ottica dunque la discesa ai
minimi dal 2020 indica che le aspettative delle imprese sono al livello più
basso dall’era iniziale della pandemia ai tempi dei primi confinamenti.
Lo
stop al gas sarebbe un primo passaggio verso una certificazione della rilevanza
concreta di questi timori. Per ora resta l’allarme espresso dal leader verde divenuto
“tutore” del gas circa una situazione che, tra riempimenti degli stoccaggi che
proseguono a rilento, inflazione energetica e problemi strutturali nella
risposta europea, lascia presagire un inverno decisamente problematico per la
Germania e l’Europa.
(ANDREA
MURATORE).
Il
conto salato dell’Ue per
“finanziare”
la guerra di Putin.
It.insideover.com-
Andrea Muratore – (24-6-2022)- ci dice :
Il
fatto che l’Europa stia pagando un conto salato in termini di
approvvigionamenti energetici alla Federazione Russa contribuendo a finanziare
la guerra in Ucraina è noto fin dalle prime ore dell’invasione del 24 febbraio
scorso.
Ma
solo nelle ultime settimane stanno venendo allo scoperto le grandi dimensioni
di un fenomeno che è la conseguenza diretta della dipendenza europea da Mosca
oggi faticosamente contrastata in ogni modo, compreso il ritorno dal gas al
carbone nei mix energetici nazionali, dai Paesi del Vecchio Continente, con in
testa l’Italia e la Germania.
Il
conto è di quelli pesanti: la Russia incassa circa 900 milioni di euro al giorno netti
da gas, petrolio e carbone esportati verso i mercati esteri e di questi 530 al
giorno, mediamente, sono arrivati dai Paesi dell’Unione Europea. Lo rivelano i dati di un centro di
ricerca ambientalista di Berlino, Europe Beyond Coal, unico ente a aver tenuto in tempo
reale i calcoli della dipendenza energetica europea da Mosca. Nei primi centodiciassette giorni
di guerra, dati disponibili mentre scriviamo, l’Europa ha speso oltre 62
miliardi di euro per le forniture energetiche da Mosca. Per la precisione poco più di 30
per il petrolio, poco meno di 30 per il gas naturale e 1,7 per il carbone al 20
giugno 2022.
La
metodologia utilizzata da Europe Beyond Coal è tale da renderla pragmaticamente
una delle più affidabili.
I
costi sono calcolati all’avanzamento del tasso di cambio e dei prezzi della
materia prima in un contesto che, nell’ottica dei promotori, mira a
sensibilizzare sulla transizione energetica e sulle alternative che l’Ue
avrebbe avuto: in Europa coi 62 miliardi spesi per gas e altre materie prime
Ebc sottolinea si potrebbero avere 760mila case e 7.505 campi da calcio coperti
da pannelli solari, 1.945 parchi eolici onshore e 315 offshore, 966mila pompe
di calore e 282mila interventi di isolamento termico degli edifici. Tutto
questo contemporaneamente.
Quali
Paesi spendono di più per l’energia russa? Italia e Germania, ovviamente. Roma
con 14,30 miliardi e Berlino con 24,12 dal 24 febbraio in avanti hanno dato
assieme una cifra-monstre a Mosca (38,42 miliardi) che nel nostro Paese sarebbe
pari ai fondi di una legge finanziaria corposa e ambiziosa. Complessivamente Italia e Germania
coprono il 61,92% delle spese europee.
Ed è
interessante sottolineare come al terzo posto per dipendenza si piazzi la
Polonia sottoposta all’embargo energetico russo sul fronte del gas (minoritario
nel mix per 475 milioni di euro di importazioni) ma che complessivamente
importa petrolio per 8,07 miliardi e carbone per 681 milioni di euro. Con 9,24 miliardi di euro l’antirussa
Polonia ha finanziato pienamente oltre dieci giorni di guerra a Mosca.
Il
quadro tracciato è chiaro, in un contesto che vede la strategia per gli
embarghi energetici procedere a macchia di leopardo: fattibile sul carbone, plausibile
in forma non completa sul petrolio nel medio periodo, impossibile sul gas.
La via europea è quella della sostituzione
graduale, il
cosiddetto phasing out, che però garantisce sul breve periodo alla Russia la
possibilità di far valere la sua attuale predominanza scatenando i ricatti
energetici e le guerre sui prezzi. E con questa capacità di controllo sull’offerta la
Russia può, visti i prezzi e il super-ciclo in atto, usare l’energia e il gas
in particolare come arma geopolitica cambiando a suo piacimento i ritmi di
fornitura.
Lo stop a Polonia e Bulgaria prima e Finlandia
poi da un lato e il calo delle forniture alla Germania e all’Italia dall’altro
ne sono stati plastici esempi.
Time
scrive che questa strategia è razionale da parte della Russia: “La logica di Putin potrebbe essere
che, sebbene interrompere le forniture di energia all’Europa danneggerà la
Russia, probabilmente danneggerà di più l’Europa se riuscirà a sferrare il
primo colpo”.
E il
primo colpo mira a ridurre la capacità di preparazione dell’Europa all’inverno:
“gli
stoccaggi di gas europei sono al di sotto della media per questo periodo
dell’anno con il 52% di riempimento. Con il Nord Stream 1 in funzione alla sua
attuale capacità del 45%, gli analisti calcolano che gli stoccaggi europei non
supereranno il 69% entro il 1 novembre 2022.
Ciò metterà il continente in una posizione pericolosa
all’inizio del 2023 se l’inverno sarà freddo” facendo sentire con forza l’urto
della dipendenza da Mosca.
La Russia accetta dunque di subire sul fronte
degli altri settori l’urto delle sanzioni ma si consolida grazie a gas,
petrolio e carbone. E i dati mostrati dall’associazione basata a Berlino parlano
chiaro: l’Europa sta pagando un conto salato e costante, una vera bolletta a
Mosca ingiustificata politicamente anche nel quadro di politiche di
diversificazione in ascesa.
E il
fatto che si sia scelto, nel breve periodo, di adeguarsi all’ordinaria
amministrazione di questo problema, di fatto dribblandolo, dà l’idea della confusione
del Vecchio Continente sulla risposta a una guerra di cui è il grande perdente
politico ed economico. Come l’energia dimostra chiaramente.
La
Luna, La Faja, Boscán, Chevron
e...
Alice nel Paese delle Meraviglie.
Aporrea.org-
Carlos Mendoza Potella-(19/06/2022)- ci dice :
Considerazioni
sulle riserve e sul potenziale
produttivo del Venezuela.
Parlare
dell'entità delle risorse di idrocarburi del Venezuela in modo problematico può
sembrare un'inutile discussione bizantina, date le sue proporzioni oceaniche.
Tuttavia,
e a mio parere particolare, uno dei problemi centrali nello sviluppo
dell'industria petrolifera venezuelana è stato, dagli anni '80 ad oggi, il
proliferare di stime esagerate delle riserve accertate disponibili nel Paese, che
sono diventate alla base di tutti i falliti e rovinosi piani di espansione
produttiva formulati tra allora e l'anno in corso.
E
proprio perché non è una discussione fissa e perché oggi, nel mezzo della
catastrofe nazionale, emergono nuove proposte che fanno rivivere sogni di
resurrezione, credo sia opportuno ribadire e rinnovare vecchi approcci in
materia. Alcuni non così antichi, perché trascrivo in questa occasione quelli
formulati in date recenti come lo scorso 7 gennaio .
A
partire dalla gigantesca base sottostante di idrocarburi liquidi e gassosi che
è concentrata in Venezuela, sono stati stabiliti e continuano ad essere promossi
obiettivi di produzione svincolati da ogni fattibilità, sia in termini
economici, politici o semplicemente fisici, in base ai quali programmati e
avviati la realizzazione di megaprogetti
irrealizzabili e per questo, ripeto, fallita.
Al
giorno d'oggi e in vista delle prospettive energetiche globali, gran parte
degli investimenti fatti in questi progetti, oltre alla costruzione di fortune
private, ha lasciato il territorio nazionale disseminato di beni inesigibili e
irrecuperabili .
Il
meccanismo di partenza per la formulazione di questi progetti è sempre stata la
conversione arbitraria di percentuali crescenti di "petrolio original in place" - petrolio "in situ" - in riserve accertate , grandezze ben
definite che si riferiscono rispettivamente all'insieme e ad un delle sue
parti, ovvero:
Il
primo è l'insieme, un dato relativamente statico, risultante dalla valutazione
geologica dei giacimenti e dei parametri tecnici e fisici che li delimitano, che designa il volume totale di olio
che, con vari gradi di certezza, si presume essere quello esiste, si trova, in
un luogo, paese o regione. Come, ad esempio, nei bacini sedimentari del
Venezuela: da 80 milioni di anni fa, e come parte dei depositi della Formazione
La Luna in tutto il nord del Sud America, dall'Ecuador al nord del Brasile .
In una
seconda istanza, di natura tecnico-ingegneristica, i dati sullo stato delle tecnologie
di estrazione, disponibili e richiesti dalle caratteristiche di tale
giacimento, sono incorporati nell'analisi per determinare il volume delle
"risorse tecnicamente recuperabili"
.
E
infine si determinano le riserve possibili e accertate, che costituiscono una
grandezza variabile che viene calcolata come percentuale di quelle risorse
tecnicamente recuperabili che è possibile estrarre, dati i costi, i prezzi e le
circostanze prevalenti nel mercato nel breve e medio termine.
Tra il
parametro dell'esistenza fisica stabilito dall'esplorazione e la variabile
delle riserve possibili, probabili e accertate, si individua un insieme di fasi
successive, dall'irrecuperabile al recuperabile, dall'incertezza alla certezza,
che seguono il crescente percorso di fattibilità che si conclude con una
provata riserve.
Fasi che organizzazioni tecniche specializzate, come
la United States Society of Petroleum Engineers (SPE), delineano come indicato.
Come
corrisponde ad una grandezza variabile, le riserve accertate diminuiscono ogni
anno, con la produzione o per incuria e mancanza di un mantenimento specifico
della sua capacità produttiva. Al contrario, aumentano con nuove perforazioni
avanzate, sviluppo e nuove scoperte, con metodi di recupero secondari ampliati
per la generazione di nuovo potenziale o mediante l'incorporazione di nuove
tecnologie che riducono i costi e aumentano le possibilità economiche e fisiche
di estrazione dalla risorsa originaria base.
La
percentuale di petrolio in situ che risulta da tutta questa attività è ciò che
viene chiamato il fattore di recupero . Ed è in questa percentuale che entrano
in gioco, in maniera decisiva, i fattori extra-geologici “l'affilatura delle
matite” dei pianificatori politici e manageriali di scenari onirici: nel campo delle revisioni e delle
certificazioni, basate semplicemente su supposizioni fantasiose,
demagogicamente motivate e di conseguenza rovinoso.
Al
fine di valutare con un certo livello di certezza l'attuale potenziale
produttivo dell'industria petrolifera venezuelana, è opportuno rivedere l'intero
processo critico sperimentato da tale industria, dai suoi livelli massimi di
capacità alle sfortunate circostanze attuali.
Processo
determinato, in primo luogo da oltre 100 anni di produzione che ha portato,
dopo la prima metà di essi, all'inevitabile inizio del graduale esaurimento
fisico delle riserve accertate fino ad allora,
ma poi accelerato, a partire dagli anni '80, dal politiche volumetriche
che lasciassero da parte le norme stabilite a livello internazionale per la
conservazione di tale potenziale, ad esempio la cura e il mantenimento stabile
del rapporto gas-olio.
Infine,
le affrettate scelte strategiche per lo sviluppo del gigantesco stock in situ
di greggio extra-pesante della Cintura dell'Orinoco, generando sogni di
inversione di tendenza al declino delle riserve e di eterna felicità
petrolifera, hanno dato luogo a una gestione inefficiente dei processi
produttivi , in particolare a trascurare il mantenimento e lo sviluppo delle
capacità esistenti e, di conseguenza, ancora una volta, alla caduta del reale
potenziale produttivo.
Tutto
ciò è stato influenzato negativamente da una crescente proliferazione di
pratiche corruttive e, infine, dall'assedio imposto dal 2017 dalle sanzioni
statunitensi contro il Paese.
Migliaia
di barili al giorno.
I
piani e gli scenari espansivi di recupero di quel potenziale, che sono stati
proposti nell'industria petrolifera dal 1983 ad oggi, sono stati realizzati,
come ho già accennato, sulla base dell'esagerata quantificazione delle risorse
petrolifere disponibili nell'Orinoco Oil Belt e porsi obiettivi irraggiungibili
con le risorse finanziarie a disposizione in ogni occasione.
La
storia di quella tragedia è in parte registrata nel grafico seguente -che ne
presenta solo quattordici di quei piani, formulati e riformulati caparbiamente
nel corso di 41 anni e con una frequenza quasi annuale- e nella tabella con i
dati che sostengono. L'eccedenza e la non fattibilità degli esborsi finanziari
richiesti ad ogni opportunità è presentata nella tabella seguente, con
l'esempio di uno di essi, quello corrispondente al Piano Investimenti
2015-2019.
Naturalmente,
molti dei promotori di questi piani lo hanno fatto con la certezza che i costi
di ciascuno di questi fallimenti non sarebbero venuti dai loro patrimoni
privati e che, al contrario, si trattasse di succose opportunità di business,
proporzionate alle loro dimensioni megalitiche. A sostenere i costi mai riscattati fu
lo spregevole "petro-stato" e i suoi milioni di parassiti rentier.
La
realtà fisica del Campo Faja , stimata nel 1967 dai geologi
venezuelani José Antonio Galavís e Hugo Velarde (698 miliardi di barili) e
successivamente rivalutata dall'US Geological Survey con una stima “media” di un trilione
quattrocentomila milioni barili, (1.400.000.000.000 per essere grafici) è tale da determinare l'esistenza in
quella posizione del più grande accumulo individuale di petrolio al mondo.
Questa
immensità è integrata, per la maggior parte, da oli extra-pesanti, [ con peso
specifico maggiore di quello dell'acqua
o con "gravità" inferiore a 10 gradi secondo la scala inversa
dell'American Petroleum Institute] per il cui trattamento nelle raffinerie
convenzionali è richiesto da costosissimi processi di “miglioramento”.
Questi
greggi possono essere commercializzati anche miscelandoli con oli leggeri o
nafte, come si fa nel Paese da diversi decenni, anche se in proporzioni finora
insignificanti rispetto al totale stimato delle risorse tecnicamente recuperabili.
I
suddetti dati dell'US Geological Survey on the Orinoco Oil Belt si presentano come stime di tre
possibili scenari di petrolio originariamente in essere , con un minimo di 900 miliardi di
barili e un massimo di 1,4 miliardi. Queste tre stime sono a loro volta accompagnate da
tre possibili fattori di recupero tecnico del 15, 45 e 70 per cento.
Da
queste stime l'USGS calcola le possibili risorse tecnicamente recuperabili ,
con fattibilità rispettivamente del 95, 50 e 5 per cento: 380, 512 e 652 miliardi
di barili. Tali volumi costituiscono – come già detto – risultati strettamente
fisici, date le condizioni del deposito studiato e senza fare alcun cenno a
costi, mercati e prezzi.
Unità
di Valutazione della Cintura dell'Orinoco. Analisi dei risultati.
Totale
risorse petrolifere recuperabili non scoperte.
(Miliardi
di barili di petrolio greggio – Trilioni di piedi cubi di gas).
Distribuzione regionale di
olio
pesante tecnicamente recuperabile e bitume naturale stimato in miliardi di
barili (BBO).
Il più
grande accumulo di petrolio extra-pesante è la cintura di petrolio pesante
dell'Orinoco venezuelana, che contiene il 90 per cento del petrolio extra-pesante
mondiale se misurata in loco .
Ed
ecco il nocciolo della questione: l'esistenza di “risorse petrolifere
tecnicamente recuperabili”, indipendentemente dalle circostanze economiche
attuali e prospettiche, non è sufficiente per definire le riserve accertate.
Ma, come è evidente, si tratta di minuzie tecniche per i pianificatori
venezuelani.
Nella
seconda tabella si può vedere come il South America Heavy Oil, con un fattore
di recupero del 13% del petrolio in situ, porti a risorse “tecnicamente
recuperabili” pari a 265,7 miliardi di barili.
Per
coincidenza, una cifra molto simile a quella che, quattro anni prima, nel 2005,
gli strateghi di PDVSA avevano pianificato di aggiungere, per "decisione
sovrana ", alle riserve accertate per raggiungere una cifra totale di
313.000 milioni di barili:
Per
avvicinarci a questa innovativa metodologia di calcolo delle riserve accertate,
vediamo come l'evoluzione delle riserve veniva tradizionalmente registrata nei
Petroleum and Other Statistical Data (PODE) dell'ex Ministero delle Miniere e
degli Idrocarburi e potremo osservare come, già in 1986 e per una straordinaria
“recensione”, cominciano ad emergere le nuovissime riserve della Cintura.
Come
si vede, le prime tre grandezze tabulate sono scoperte, estensioni e revisioni
annuali, che costituiscono le nuove riserve , che vanno ad aumentare quelle
dell'anno precedente. La produzione, invece, decrementa tali conti e i conti
risultanti costituiscono le restanti riserve accertate al 31 dicembre di ogni
anno.
Nei
dati presentati da PODE 1986 si registra la prima “revisione straordinaria” di
26.065 milioni di barili della Cintura dell'Orinoco. Non si conoscono le basi
di questa prima revisione, se non per la vaga stima che "deve essere
fattibile in quell'immensità di risorse residue, almeno il 5% delle stime di Galavís
e Velarde".
La
tabella seguente mostra una continua evoluzione al rialzo di queste riserve,
fino al 2008, quando hanno segnato il primo balzo a seguito della
"revisione" di 74.137 milioni di barili, per collocare le riserve
totali a 172.323 milioni di barili.
Da
quel momento in poi, come riportato nella seguente scheda del PODE 2013, nel
2009 e nel 2010, altri due salti di 35.525 e 80.211. Così, nel 2013, le
“riserve accertate” erano già 298.353 milioni di barili.
In
entrambe le tabelle è evidente che la stragrande maggioranza dei volumi
registrati a partire dal 2006 a presentare un costante aumento delle riserve
totali residue sono il risultato delle "revisioni" determinate dalla
" certificazione delle riserve della Cintura dell'Orinoco" , che
consisteva sostanzialmente in un aumento arbitrario del fattore di recupero,
dall'8% anch'esso arbitrario degli anni '80, a un 20% più irrealistico.
Ciò è
confermato nella tabella seguente, elaborata a partire dai dati della Relazione
Generale sulle Attività PDVSA fino al 2016.
Si
noti che ogni anno, a partire dal 2011, le revisioni hanno continuato a
crescere tra uno e due miliardi di barili, cifre che hanno superato la
produzione di ciascuno di quei periodi. Un'altra prova che si trattava di
operazioni cosmetiche per mantenere le riserve accertate del Venezuela al di
sopra della cifra mediatica di 300 miliardi.
Confrontando
l'entità delle riserve accertate per il 2016 con la produzione annua riportata
da PDVSA nello stesso anno, il risultato è che dureranno, in media, più di 335
anni. Si tratta di una media che comprende i campi recentemente
"certificati" della Cintura dell'Orinoco, con aspettativa di vita di
400 o più anni, e i campi convenzionali, maturi e in declino, la cui vita produttiva
è stimata al massimo in 5 o 6 decenni. .
Ad
esempio, nei giacimenti della Cintura dell'Orinoco originariamente chiamati Zuata Principal e Cerro Negro, furono "certificate"
riserve accertate di 120.000 milioni di barili, che, ai tassi di estrazione
attuali in quell'anno, si esaurirebbero tra 500 e 600 anni , decadimenti la cui
semplice menzione contraddice il concetto di riserve accertate.
Tali
cifre fanno parte di quelle che hanno portato alla formulazione dei suddetti
piani di espansione con obiettivi di produzione da 4 a 6 milioni di barili al
giorno. Tutto indica che i pianificatori petroliferi hanno sentito l'urgenza di
dimostrare che le enormi riserve da loro stimate erano, infatti, fattibili per
svilupparsi proficuamente nel breve e medio termine.
La
verità è che le grandezze certificate come "riserve provate" dagli
specialisti in alchimia dei giacimenti della società Ryder Scott non sono tali,
ma partono dalla loro grandezza fisica assoluta, il petrolio in situ, e
prendono la suddetta stima media delle risorse tecnicamente recuperabili dallo
United States Geological Survey, 513.000 milioni di barili, per applicare il
20%, preventivamente deciso dal cliente, come fattore di recupero. Un bel modo per guadagnare i milioni
di dollari che PDVSA ha pagato per quella "certificazione".
La
stessa PDVSA confessa inavvertitamente come è stato concepito il fiasco della
certificazione. Per la modica cifra di 557 milioni di dollari sono stati perforati 146
pozzi per inglobare, con i dati ottenuti superficialmente e tramite desk
review, 219 miliardi di barili alle “riserve accertate”. Il business del
millennio!
I dati
ufficiali venezuelani per il 2013 su risorse e riserve petrolifere, campi
discriminati e giacimenti nelle principali aree di produzione sono riepilogati
nella scheda seguente.
Confrontando
il dato registrato come petrolio originalmente in place (POES), 1.790.579
milioni di barili, e quello delle riserve accertate, 298.353 milioni, si
verifica la stima di un fattore di recupero globale del 16,7%.
Al
ritmo di produzione di quell'anno, 2.894.000 barili al giorno, 1.056 milioni di
barili all'anno, le riserve accertate dureranno 282,5 anni, ma se si
concretizzassero i progetti per produrre 6 milioni di barili al giorno,
sarebbero sufficienti per 136,2 anni. E così, per 364 giorni di ciascuno di
quegli anni, più 1 ogni anno bisestile, le prossime tre generazioni di
affittuari venezuelani festeggeranno feste di "non compleanno" con il
Cappellaio Matto... se la transizione energetica è facile per loro.
Stime
indipendenti di società internazionali collocano i dati sulle riserve
venezuelane su livelli più moderati, coerenti con lo sconto delle “revisioni”
arbitrarie già mostrate. Questo senza trascurare la sua significativa portata
nel contesto globale.
È il
caso di Rystad Energy, le cui stime per il 2019 e il 2021 sono riportate nella
tabella seguente, e collocano il Venezuela di volta in volta come il nono o
l'undicesimo Paese con riserve di petrolio accertate, sufficienti a sostenere
una produzione di 2 milioni di barili al giorno in 90 o 60 anni, a seconda
delle circostanze del mercato.
Non è
il caso di sottolineare che si tratta, in ogni caso, di magnitudini gigantesche
a livello globale, ma una produzione di 2 milioni di barili al giorno per 60
anni è inaccettabile per le pretese di continuare ad avere la leva del reddito
petrolifero fino alla fine dei tempi.
Un
passaggio essenziale nel tentativo di mettere i piedi per terra è l'analisi di
un altro concetto operativo dell'industria petrolifera: le riserve sviluppate comprovate
, nome che si riferisce a giacimenti petroliferi con apparecchiature di
produzione installate (pozzi di produzione, oleodotti, pompaggi, ecc. )
collegato a porti e raffinerie. Vale la pena dire che è alla base della
produzione immediata e di medio termine.
Il
grafico e la tabella seguenti di PDVSA ci introducono pienamente alla
discussione che abbiamo sollevato, mostrandoci come solo il 4% delle “riserve
certe certificate” fino al 2013 fossero effettivamente “sviluppate”.
L'analisi
di queste cifre sulle riserve sviluppate accertate è molto importante nella
situazione attuale. Erano quelli realmente disponibili nel 2013, anno proprio
da cui è iniziato il calo verticale della produzione, inizialmente per motivi
legati all'abbandono delle attività manutentive e alla generazione di nuovo
potenziale nei campi convenzionali e poi per le sanzioni imposte dal Stati
Uniti.
Il
primo fattore è registrato nelle schede del Rendiconto gennaio-settembre 2013
della Vice Presidenza Esplorazione e Produzione di PDVSA , in cui si osserva il
calo di queste attività tra il 2008 e il 2013.
L'andamento
negativo di questo investimento miliardario, sia in termini di diminuzione
della produzione giornaliera di quasi 500.000 barili al giorno, sia in termini
di andamento decrescente della capacità potenziale, sono attribuiti e
giustificati dalle diverse complicazioni tecnico-operative specifiche, sia in
termini di la “Resa” citata, come nell'analisi di alcuni osservatori esterni,
come la seguente, dell'Agenzia IPD America Latina.
Tuttavia,
questo elenco di fattori reali immediati elude la causa fondamentale, centrata
sulle decisioni sbagliate di natura strategica che sono state prese negli
ultimi 40 anni e che ho già segnalato.
Nella
scheda precedente, da PDVSA sull'andamento storico della produzione, si può
notare che nel 2015 la produzione della Cintura dell'Orinoco ha registrato un
massimo di 1 milione e 320 mila barili al giorno, un importo molto vicino alla
piena capacità installata in quell'area ossia , 1,4 milioni di barili al
giorno. Al contrario, la produzione delle aree convenzionali nel 2016, di 1
milione e 198 mila barili al giorno, è stata il risultato di un calo di 699
mila barili al giorno rispetto al 2010.
La
produzione totale del Paese allora, 2.494.000 barili al giorno, era l'ultimo
record prima dell'inizio delle sanzioni statunitensi e segna il livello più basso del
corso di declino autoinflitto che si stava manifestando in quella scala dal
massimo del 2008, 3.254. 000 barili al giorno, come registrato nel grafico
presentato all'inizio di questa presentazione sull'argomento.
Per
maggiore abbondanza, inserisco qui grafici realizzati in quegli anni da altri
colleghi, i quali, con modalità diverse, presentano questa divergente
evoluzione della produzione delle seguenti segregazioni: leggere,
"medie" e pesanti-extra pesanti.
Metto
il “mezzo” tra virgolette, perché in verità, nelle statistiche accettate a
livello internazionale, questo intervallo, compreso tra 23° e 30° API, è
classificato come pesante .
Manes
delle offerte pubblicitarie ufficiali, che noi venezuelani compriamo solo, come
sempre, ignari.
Ad
oscurare ulteriormente la questione, il grafico presenta pesante ed extra-pesante
in un unico aggregato, ma non manca di mostrare l'andamento al ribasso delle
produzioni leggere e “medie”. In altre parole, quelli con la più alta gravità API nel
paniere dei greggi venezuelani.
Il
grafico seguente è più esplicito, perché mette a confronto la produzione dei
campi dell'est, dell'ovest e della Cintura dell'Orinoco.
Certo,
sarà sempre possibile spiegare che questo è il risultato della "normale"
evoluzione di giacimenti antichi e in netto declino, di fronte alla gigantesca
promessa della nuova Cintura.
Questa
è stata la spiegazione presentata dall'ex ministro Rafael Ramírez in una
recente apparizione al programma "Vladimir a la Carta", menzionandomi
direttamente, affermando che la scelta era tra campi che producono 50 barili al
giorno e altri che ne producono 2.000. .
Come caso paradigmatico, è ora opportuno fare riferimento a un caso specifico
che mostra quanto tante volte è stato affermato sul significato dell'abbandono
dei nostri campi convenzionali.
Questo
è il Boscán Field, un gioiello della corona Chevron, associato alla PDVSA di
Boscanven per il suo funzionamento.
Pochi
possono spiegare l'insistenza di quella società nell'elaborazione, durante i
quasi 5 anni di sanzioni statunitensi contro PDVSA, delle licenze OFAC per
rimanere nel Paese. Soprattutto se passiamo in rassegna le statistiche
ufficiali venezuelane, che presentano un'immagine sfavorevole di questo
giacimento: in funzione dal 1945 e con alcune riserve residue notevolmente
ridotte di 1.481 milioni di barili, e con una produzione di circa 100.000
barili al giorno che prevede circa 33 anni di durata.
Ebbene,
vediamo qual è la fonte dell'ottimismo della Chevron: il fatto è che, in realtà, e
secondo dati non recentissimi, ma tenuti in un profilo societario basso, Boscán è uno dei giacimenti colossi
che ha il Venezuela. Questo è registrato dall'Associazione dei Geologi degli
Stati Uniti, AAPG:
Il
Boscán Field è un gigantesco giacimento di petrolio pesante situato su un
terreno a 45 km a sud-ovest di Maracaibo, in Venezuela. Fu scoperto dalla Richmond
Exploration Co. nel 1947. Nei 58 anni di vita del campo, sono stati perforati
797 pozzi di cui 522 attualmente attivi. Le dimensioni del campo sono 20 km per
35 km e la profondità fino alla sommità del serbatoio varia da 4500 a 9200
piedi sottomarini. Il serbatoio è prevalentemente la Formazione Misoa
dell'Eocene costituita principalmente da canali e barre in un ambiente
deposizionale dominato dalle maree.
Si
stima che l' OOIP (petrolio originariamente in vigore) sia compreso tra 25 e 35
miliardi di barili di petrolio, la produzione attuale è di 113.000 BOPD e una
produzione cumulativa di 1,2 miliardi di barili di petrolio.
In
altre parole, in 75 anni è stato prodotto tra il 3,4 e il 4,8 per cento
dell'olio originariamente in situ.
Naturalmente,
riprendendo e ampliando le operazioni, tornando alla manutenzione dei suoi 522
pozzi attivi e recuperabili, sarà possibile determinare con precisione la
quantità che è possibile estrarre con le attuali tecnologie convenzionali e
stabilire le reali riserve accertate, paradossalmente e contraddittoriamente
minimizzate nelle cifre ufficiali 1.483 milioni di barili nel 2013, che
costituiscono solo dal 2,3 al 4,3 per cento del petrolio rimanente.
L'importanza
dei 30.000 milioni di barili di Boscán può essere valutata confrontandola con i
dati di una recente nota giornalistica.
I due
maggiori giacimenti di petrolio e gas naturale al mondo si trovano nel bacino
del Permiano e in Arabia Saudita, con riserve rimanenti stimate rispettivamente
di 50.000 MMBbl e 300.000 MMCF e 58.000 MMBbl e 333.000 MMCF .
E Chevron...? Salivare come il cane di Pavlov
di fronte a prospettive che lui conosce e sa essere molto promettenti... e fare
lobby tra Washington e Caracas.
Tornando
al livello nazionale, e tenendo conto dell'intero processo accelerato di
degrado successivo al 2016, si manifesta nella cannibalizzazione aperta dei
suoi impianti produttivi, convertiti in cibo per l'esportazione di rottami
metallici, vista la manifesta incapacità di custodia e manutenzione e
l'autofagia prevalente per poter sostenere livelli minimi di produzione, con
piccole imprese prive della capacità finanziaria per assumere gli investimenti
richiesti, non è arbitrario dedurre che l'attuale potenziale della Nazione sia
oggi ben al di sotto della grandezza registrata.
Per
stimarne la situazione è necessario partire dai risultati operativi sinora noti
e dalle informazioni ufficiose che anticipano le stime, che collocano tale
cifra a 1,8 milioni di barili al giorno.
Questo
dato non è verificabile, data l'opacità ufficiale tutelata dalla Legge
Anti-Blocco, ma può essere contrastato con i risultati registrati dall'OPEC
negli ultimi anni e con i progetti di investimento che vengono pubblicizzati
sui media accademici esteri contro la possibilità di un cambiamento di governo.
Uno di questi in particolare fornisce i dati raccolti da società private con
una vasta conoscenza degli impianti di produzione venezuelani per essere state
loro operatori diretti per diversi decenni.
Rystad
Energy avanza una stima specifica per la Cintura dell'Orinoco, secondo la
quale, con un prezzo medio di equilibrio di 59 dollari al barile, si potrebbero
sviluppare fino a 20.000 milioni di barili, cifra non trascurabile, ma la pone
come terza fonte di petrolio più costosa dopo il Canada e il resto dei paesi
del mondo con piccoli accumuli di petrolio.
Con
queste circostanze, la suddetta stima di 1 milione 800 mila barili al giorno di
potenziale attuale sembra alquanto esagerata, essendo piuttosto un traguardo da
raggiungere nel medio termine e con ingenti investimenti.
Questa
prospettiva pessimistica è rafforzata dai record di produzione generalmente
accettati, come quelli dell'OPEC Monthly Review, il cui rapporto del 12 maggio,
con dati fino allo scorso aprile, nei suoi due aspetti di comunicazione diretta
e fonti secondarie, mostra una stagnazione dei livelli di produzione dal quarto
trimestre del 2021 al primo del 2022, con medie intorno ai 700mila barili al
giorno.
Come
le riserve, la capacità potenziale totale in un dato momento è un indicatore
variabile, dipendente da costi e prezzi, ma che ha una base fisica, lo stato
dell'infrastruttura installata, indipendentemente dal suo livello di
progettazione. Affermo che lo ribadiamo, e poiché è pubblico e noto, si sta
chiaramente deteriorando.
Le
possibilità di recupero di tale potenziale produttivo sono legate a importi di
investimento come quelli citati nelle diverse offerte di partecipazione di
capitali esteri alla gestione e al controllo dell'industria petrolifera
venezuelana.
Si
generalizza la rassegnata prostrazione dinanzi a questa prospettiva, al punto
che la discussione oggi sollevata, in ambito ufficiale, è intorno al livello di
battuta d'arresto istituzionale, legale e costituzionale incorporata nei nuovi
accordi che saranno offerti alle società che assumeranno quella compito. . Da
più di tre anni, la stessa PDVSA ha timidamente postulato i passi da compiere
in tal senso.
Vediamo,
invece, un campione recentissimo , che parte dalla tradizionale visione
ottimistica, ma che oggi appare quasi delirante, delle potenzialità e dei
vantaggi comparati dell'industria petrolifera venezuelana e delle prospettive
globali del petrolio nella matrice energetica nei prossimi decenni.
…
Ridurre il costo di produzione, dall'attuale importo, che è molto difficile da
stabilire, a circa 18 dollari USA al barile, e da lì scendere con gli
investimenti e le efficienze necessarie a quello che era il nostro costo
storico di circa 8 dollari USA al barile botte . Quindi, quando si parla di
prezzi del petrolio che possono essere compresi tra 60 e 90 dollari al barile e
costi di produzione che possono essere ridotti a 8 dollari al barile, penso che
sia difficile che ci sia un settore più competitivo, nel caso venezuelano ,
rispetto alla petroliera.
… Nel
2050 inizieremo a vedere un forte calo nell'uso di risorse non rinnovabili a
favore di energia pulita, verde e rinnovabile. Questo ovviamente apre una
finestra di opportunità di 30 anni, ma quella finestra sarà ancora più
ampia in quei paesi che hanno costi di produzione o operativi molto bassi, come
nel caso del Venezuela , cioè potremmo produrre petrolio, forse no per i
prossimi 30 anni, ma per i prossimi 50, una volta che riprenderemo la crescita
economica.
...
L'ingegnere Juan Szabo ha presentato e riadattato modelli economici basati su
ciò che possiamo aspettarci dal settore petrolifero e del gas se facciamo le
cose per bene... Ha mostrato la possibilità che, in otto anni, con un
investimento di circa 100.000 milioni di dollari, un petrolio si ottiene una
produzione di oltre 2,7 milioni di barili al giorno. Quindi, guardando al 2030,
se il cambiamento avvenisse oggi, avremmo una produzione di petrolio vicina o
leggermente superiore a quella registrata nel periodo dal 1998 al 2012, in
media. Infatti, tra 8 e 10 anni potrebbe raggiungere una produzione di circa
2,8 milioni di barili al giorno, una produzione di gas prossima ai 13.000
milioni di piedi cubi, una capacità di raffinazione interna di 700.000 barili
al giorno .
Dovrei
evitare ulteriori commenti per evitare fastidiose ripetizioni, ma credo sia
necessario sottolineare che la formulazione di obiettivi basati su una
percezione distorta della realtà costituisce un patrimonio nazionale,
collettivo, senza distinzione di ideologie o pregiudizi politici.
A
questo proposito, e seppure si vada indietro nel tempo prima delle sanzioni
americane, basti trascrivere gli obiettivi anche deliranti per il 2018 che
PDVSA ha fissato nel 2013:
-
Obbiettivi strategici
Gli
obiettivi volumetrici rifletteranno gli sforzi legati allo sviluppo accelerato
dell'FPO, visto il calo produttivo nelle Aree Tradizionali dell'Ovest,
Centro-Sud ed Est del Paese. Tuttavia, in queste aree tradizionali, gli sforzi
saranno diretti al mantenimento della produzione, cercando di raggiungere la
più alta percentuale di successo volumetrico.
Sviluppo gas offshore per soddisfare il mercato
interno.
Le grandi sfide che il management di PDVSA
dovrà affrontare nel medio termine riguardano principalmente il grande sviluppo
dell'FPO; tuttavia, si opererà per la manutenzione ottimale dei giacimenti di
petrolio e gas naturale e degli impianti di produzione che sostengono la
produzione attuale. Per quanto riguarda lo sforzo esplorativo, proseguirà
l'attività in nuove aree alla ricerca di petrolio condensato, leggero e medio,
oltre che di gas naturale.
- Principali obiettivi per il 2018.
Aumentare
la capacità di produzione di petrolio a 5.819 MBD, di cui 2.616 MBD
corrispondono a gestione diretta; 704 MBD alle imprese miste medio-leggere; 664
MBD a joint venture nell'FPO e 1.835 a nuove joint venture nell'FPO.
Aumentare
la capacità di raffinazione installata a 4,1 MMBD.
Esportare
un volume di petrolio e prodotti di 4,8 MMBD.
Aumenta
la produzione di gas naturale a 11.839 MMCFD.
Aumenta
la produzione di NGL a 296 MBD.
…
PDVSA stima che il suo piano di investimenti richiederà circa 266 miliardi di
dollari nel periodo 2012-2018 per
raggiungere una produzione sostenibile di 5.819 MBD di petrolio e 296 MBD di
GNL. PDVSA prevede di fornire circa il 78% dei fondi necessari per questo piano
(207 miliardi di dollari), il 18% attraverso investimenti con terzi (48
miliardi di dollari) e il 4% in investimenti legati al Progetto Socialista
dell'Orinoco (11 miliardi di dollari).
Di
fronte a questo ottimismo ancestrale e diffuso in Venezuela, è opportuno
presentare alcune visioni internazionali di lunga data sulle prospettive
comparative dei diversi greggi nei mercati attuali e futuri, che hanno posto e
continuano a porre il punto di pareggio - per lo sviluppo di nuovi progetti
petroliferi in Venezuela tra i più alti al mondo, sopra i 100 dollari al
barile:
Infine,
e al di là di queste minuzie di costi e prezzi, è inevitabile contrastare gli
obiettivi volumetrici nazionali già registrati, unanimemente ottimisti, con le
prospettive contemporanee del mercato petrolifero globale.
In
primo luogo, per quanto riguarda il riferimento al 2050 come data di inizio per
il declino dell'uso degli idrocarburi come fonti energetiche, è sufficiente fare
appello a fonti che registrano un diverso consenso generale. In tal caso,
mostro un grafico della British Petroleum .
Vale a
dire, secondo entrambi i grafici, ci sono analisti che ritengono che il picco
della domanda sia già avvenuto nel 2019 e altri, che sarà nel 2030.
Ciò
conferma le stime registrate nei precedenti lavori.
Diverse
organizzazioni specializzate stimano che il picco della domanda mondiale di
petrolio sarà raggiunto tra il 2028 e il 2045, vale a dire: Rystad Energy 2028,
McKinsey 2029, Bloomberg e Wood Mackenzie 2035 e, come previsto, OPEC, il più
ottimista, 2045.
Energy
Intelligence stima che la domanda totale raggiungerà il livello del primo
trimestre del 2017 solo nel terzo trimestre del 2021.
Tuttavia,
i nostri esperti nazionali, indistintamente, ritengono, come abbiamo già visto,
che questo picco sarà nel 2050. Se le conseguenze non fossero catastrofiche, questo
non sarebbe altro che un dibattito inutile.
A
proposito, nel suo lavoro, il signor Hernández stima che le risorse di energia
fossile bloccate per il caso venezuelano saranno.
Delle
rimanenti riserve per il 2019, il 77% delle riserve di carbone non verrebbe
prodotto, il 91 % delle riserve di petrolio e il 67% delle riserve di gas. In
breve, l'89% delle riserve di energia fossile non verrebbe prodotto. (località
cit.)
Per
considerazioni a breve termine, viene inserito un grafico recente di Rystad
Energy, che si spiega da sé: al di fuori degli Stati Uniti e del loro bacino
del Permiano, nessuno dei paesi ivi elencati prevede di aumentare la propria
produzione nel prossimo anno di oltre 1 milioni di barili al giorno.
Finalmente
approdo nella contemporaneità:
Le
circostanze eccezionali e tragiche determinate dall'invasione russa
dell'Ucraina hanno posto il petrolio venezuelano sul bancone di un mercato che
vede un'insoddisfazione critica.
Alla
maniera degli avvoltoi, gli appetiti e le illusioni petrolifere nazionali si
sono risvegliati dal loro letargo. Vengono nuovamente evidenziati i vantaggi comparativi
di un'industria che è stata progettata e fondata proprio per rifornire quei
mercati. Le tradizionali proposte espansionistiche e l'abbandono dei mangiatori
schizzinosi "statisti" stanno prendendo piede.
I
piccoli tentativi del governo nordamericano e le "rinuncia" dell'OFAC
alla Chevron e alle quattro società di servizi di pozzi (Baker Hughes,
Halliburton, Schumblerger e Weatherford) di mantenere i loro beni nel paese,
diventano notizie in prima pagina e proliferano i calcoli sui vantaggi
comparativi del greggio venezuelano per la fornitura delle raffinerie
nordamericane e del gas naturale per un'Europa senza forniture russe.
Ebbene,
contrariamente alle proposte e alle tendenze esaminate nelle pagine precedenti,
credo sia
giunto il momento di esercitare questi vantaggi comparativi a favore della
Nazione, senza abbandonare la sovranità, con la consapevolezza che si tratta di
un frangente critico eccezionale che non modifica la generalità tendenze
energetiche e quindi non possono dar luogo alla rinascita del sogno rentier.
Comprendendo
anche che una cosa è proporlo e un'altra alla realtà, quando il Paese si
ritrova nella posizione di George Floyd sotto il ginocchio dell'ufficiale di
polizia di Minneapolis.
(Carlos
Mendoza Pottella- 19 giugno 2022).
La
lista del COPASIR: prove tecniche
di una
nuova falsa opposizione.
Lacrunadellago.net-
(7 Giugno 2022)- Cesare Sacchetti -ci dice :
Inizialmente
il primo pensiero era corso immediatamente a quello delle liste di
proscrizione.
Quando
la scorsa domenica il Corriere della Sera ha pubblicato un articolo a firma di
Fiorenza Sarzanini e Monica Guerzoni, nel quale si elencava una lista di nomi
di giornalisti e altre figure pubbliche redatta presumibilmente dal COPASIR, si
è appunto pensato di trovarsi di fronte ad una sorta di schedatura.
La
parola presumibilmente non è stata utilizzata incidentalmente perché l’indomani
della pubblicazione di tale lista, il presidente del comitato parlamentare che
dovrebbe solo e soltanto vigilare sull’operato dei servizi segreti, Adolfo
Urso, smentisce che tale lista sia stata redatta dal COPASIR.
Urso
pubblica un tweet nel quale afferma che al COPASIR è stato sottoposto un
“report” ma non ha precisato quale sia il contenuto di questo documento né chi
lo abbia fatto su commissione di chi.
È
tutto molto fumoso, e piuttosto anomalo. Urso è stato molto evasivo al
riguardo e non ha smentito nettamente e categoricamente il fatto che il
comitato da lui presieduto stia in qualche modo indagando su alcuni personaggi
considerati potenziali “minacce” da parte delle istituzioni politiche per le
loro presunte simpatie “putiniane”.
C’è
però qualcosa che non torna nella redazione di quella lista. Se si dà uno sguardo ai nomi inseriti
nel rapporto si incontra, ad esempio, il nome di Alessandro Orsini, già docente
della LUISS.
Orsini
è cresciuto all’ombra degli ambienti liberali e atlantisti senza i quali probabilmente
mai sarebbe riuscito a mettere piede in una università, che assieme alla
Bocconi, è considerata la casa delle élite liberali italiane.
Cosa
ci fa dunque un tale personaggio in una lista di presunti “agenti di Putin”? Orsini negli ultimi tempi ha ricevuto
una enorme esposizione mediatica specialmente nei talk show più noti del
mainstream su mediatico LA7. Lo schema è più o meno sempre lo stesso.
L’ex
docente universitario viene invitato sui salotti televisivi dove viene
“accolto” da una muta di opinionisti che sbavano per il loro odio nei confronti
della Russia. Non appena l’ospite, l’unico, prova ad esprimere una opinione diversa e a
considerare le ragioni della Russia, Orsini viene aggredito dalla muta che si
scaglia ferocemente contro di lui.
Lo spettatore
da casa è portato istintivamente a provare una empatia per “l’intruso” che si
trova in netta inferiorità numerica.
Il
talk show televisivo serve sostanzialmente a questo ormai. È un gioco delle parti. Ognuno riveste il ruolo assegnato
dagli architetti che hanno in mano gli organi mediatici che sono poi gli stessi
che tirano le fila dello stato profondo italiano.
Ad
Orsini è stato affidato il ruolo di uomo pro-Putin perché questi ambienti sono
perfettamente consapevoli che in Italia c’è la più matura e spiccata opinione
pubblica critica nei confronti della NATO e aperta ad abbracciare il punto di
vista della Russia.
Le
persone che sono ai vertici di tali poteri vedono i sondaggi e sono
preoccupati. Vedono che in Italia c’è il rischio che possa crearsi un soggetto
politico non controllato e non manovrato dal potere finanziario e tale
prospettiva per loro rappresenta il peggiore degli incubi.
Il potere è ossessionato dal controllo
della opposizione. Il principio sul quale si regge la democrazia liberale è questo. Le forze che sono dietro le quinte
rappresentate dal capitale finanziario devono controllare entrambi i rami del
sistema: maggioranza e opposizione. Qualora uno dei due dovesse sfuggire al loro
controllo,
la condizione sulla quale si fonda la democrazia liberale viene meno e verrebbe
meno così il potere che le élite esercitano sulla società.
In
Italia, questo principio è stato applicato in maniera costante e reiterata
negli ultimi dieci anni attraverso la creazione del M5S prima, fondato da Beppe
Grillo e Gianroberto Casaleggio, socio d’affari dei Sassoon, e dalla Lega
salviniana che ha preso il posto del primo.
Adesso
però sussiste un grave problema nell’ottica di questi poteri. Il consenso enorme che questi due
soggetti politici detenevano si è completamente disperso.
Il limite del cosiddetto gate-keeper, termine
che in inglese sta a significare guardiano dei cancelli, è proprio questo. Il suo ruolo è limitato nel tempo. Prima o poi, l’oppositore controllato
è costretto a rivelare la sua vera identità e a eseguire le stesse identiche
politiche praticate dai suoi avversari.
Gli
esempi del M5S e delle Lega sono di nuovo perfettamente calzanti. Il primo ha stabilito un’alleanza
politica con il PD quando fino a pochi anni fa giurava di non andare mai con il
partito del Nazareno. La seconda prometteva l’uscita dalla moneta unica per poi
essersi ritrovata a srotolare il tappeto rosso di palazzo Chigi a Mario Draghi,
il tecnocrate che preservò l’esistenza in vita della moneta unica condannando
all’austerità Italia e Grecia. Ora tutto questo enorme consenso naviga indisturbato
nel mare dell’astensionismo.
Lo
stato profondo italiano ha quindi l’esigenza, legata alla sua stessa
sopravvivenza, di impedire che tale consenso sbocchi laddove questo potere non
vuole.
L’elettore
però è sfiduciato e guarda con sospetto alla politica che più volte l’ha ingannato.
Occorreva
quindi una situazione per riconquistare la fiducia di quelle persone che ormai
si sono allontanate dalla politica e dai partiti che avevano promesso loro di
portarle fuori dalla gabbia dell’euro e dell’UE.
Occorreva
un evento “shock” tale da raffigurare i nuovi personaggi prescelti dal sistema
come “perseguitati” dal potere.
Ed
ecco quindi giungere la lista del COPASIR che sta, non a caso, ricevendo una
incredibile esposizione mediatica.
E a
darci la conferma che questa lista possa essere servita al lancio di un nuovo
ipotetico partito politico è indirettamente Michele Santoro, giornalista militante della
sinistra progressista e convinto sostenitore dell’Unione europea,
l’organizzazione probabilmente più nemica della Russia di Putin.
All’indomani
dall’uscita dell’articolo del Corriere, Santoro pubblica un video nel quale si
indigna per il fatto che il COPASIR stia presumibilmente monitorando le
attività di alcuni personaggi considerati vicini alla Russia.
Al
minuto 2:30 del video in questione, Santoro commenta anche l’uscita di un
articolo de “Il Giornale” di Berlusconi nel quale si parla della possibile
costituzione di un partito chiamato “Forza Russia” nel quale ci sarebbero lo
stesso Santoro assieme a Orsini.
Si
badi bene che il giornalista già conduttore di Annozero non smentisce tale
ipotesi. Si
limita a riaffermare il diritto a fare “il cavolo che si vuole” per ciò che
riguarda l’attività politica. A questo punto, appare tutto più chiaro.
La
lista in questione serviva a creare la “vittimizzazione” di questi personaggi
che ora, nella loro ottica, potranno dire di essere stati ostracizzati dal
sistema.
E
questa iniziativa del COPASIR si è rivelata essere il trampolino di lancio di
questo nuovo partito politico nel quale ci sono degli uomini che in nessun modo
possono definirsi vicini alla Russia, dal momento che ognuno di loro è
cresciuto sotto l’ombrello del blocco Euro-Atlantico.
Il
fatto che il mio nome sia stato inserito in quella lista serve ad associare la
mia attività a quella di quei personaggi, ma sarà meglio dirlo sin da ora.
Se i
nomi che sono riportati in quella lista dovessero dare vita ad un nuovo
soggetto politico chiamato “Forza Russia”, io non ho e non avrò nulla a che
fare con essi.
I
lettori devono tenere molto allenati i loro riflessi perché in questa fase
stiamo vedendo proliferare moltissimi aspiranti lupi che sono pronti ad
indossare le vesti dell’agnello.
C’è un
vantaggio che però i lettori hanno. Non è la prima volta che il potere
crea degli oppositori di comodo.
Le
persone sono molto più diffidenti ora. Qualsiasi prestigiatore non ripete
mai il suo trucco più di una volta perché sa che il pubblico potrebbe scoprire
il suo segreto.
Gli
architetti della democrazia liberale hanno violato tale regola e hanno ormai
svelato il loro segreto. Il pubblico ormai è sempre più difficile da ingannare.
LA
DISTOPIA UNIPOLARE DI YUVAL HARARI
CONTRO
IL GRANDE PARTENARIATO EURASIATICO:
DUE
PARADIGMI TECNOLOGICI SI SCONTRANO.
Comedonchisciotte.org-
Verdiana Siddi –( 24 Giugno 2022 )- ci
dice :
(canadianpatriot.org).
In
un’intervista del maggio 2022, il guru del World Economic Forum del Grande Reset, Yuval
Noah Harari,(socio di Klaus Schwab ) ha
condiviso la sua visione distopica della prossima fase evolutiva dell’umanità.
Secondo
la sua valutazione, il problema principale per l’élite di governo che gestisce il
mondo non sarà risolvere la guerra o la fame, ma piuttosto gestire l’emergente
“nuova classe inutile globale”.
Nelle
sue osservazioni Harari ha profetizzato l’imminente era post-rivoluzionaria
causata dal “progresso tecnologico”, affermando che:
Penso
che la domanda più grande forse nell’economia e nella politica dei prossimi
decenni sarà cosa fare con tutte queste persone inutili?
Il problema è più che altro la noia e come fare con
loro e come troveranno un senso nella vita, quando sono fondamentalmente senza
senso, senza valore?
La mia
ipotesi migliore, al momento, è una combinazione di droghe e giochi per
computer come soluzione per [la maggior parte]. Sta già accadendo… Penso che una volta che sei
superfluo, non hai più potere.
Le
riflessioni del consigliere misantropo di Klaus Schwab (il nuovo Hitler)sono
purtroppo opinioni che sono passate dalla frangia dei romanzi di fantascienza
distopica di qualche decennio fa allo zeitgeist mainstream del XXI secolo.
Nella
nostra epoca confusa, transumanisti “esperti” come Harari hanno promosso il punto
di vista secondo cui la crescita tecnologica stessa provoca “mangiatori
inutili”, piuttosto
che la
tolleranza della classe oligarchica parassitaria che un tempo era meglio compresa
essere al centro dei mali dell’umanità, generazioni fa.
Laddove
un tempo il progresso tecnologico era inteso come un processo liberatorio che
portava i frutti del lavoro mentale (alias: scienza e tecnologia) al
servizio dei bisogni dell’umanità, con l’effetto di liberare l’umanità dal
vivere come bestie nella piantagione di un signore, i transumanisti hanno capovolto la
filosofia del progresso tecnologico.
La
religione del sistema chiuso del transumanesimo.
Questa
nuova e bizzarra filosofia sostiene che abbiamo sbagliato a pensare alla
tecnologia come conseguenza dell’esplorazione dell’universo oggettivo da parte
della mente e dell’applicazione delle scoperte per migliorare la nostra vita
soggettiva.
Inoltre,
nega che la “mente” sia qualcosa di più della somma degli atomi non viventi che
compongono il cervello fisico.
Al
contrario, la “nuova saggezza” emersa sulla scia della rivoluzione cibernetica
degli anni Sessanta afferma che la tecnologia cresce con una vita tutta sua,
agendo come un “elan vital” sintetico e deterministico, senza alcun riguardo
per il pensiero umano o il libero arbitrio.
Harari
lo afferma esplicitamente, dicendo che:
Se si
hanno abbastanza dati e abbastanza potenza di calcolo, si possono capire le
persone meglio di quanto esse capiscano sé stesse e quindi si possono
manipolare in modi che prima erano impossibili e, in una situazione del genere,
i vecchi sistemi democratici smettono di funzionare.
Dobbiamo
reinventare la democrazia in questa nuova era in cui gli esseri umani sono
ormai animali hackerabili. L’idea che gli esseri umani abbiano un’“anima” o uno
“spirito” e il libero arbitrio… è finita.
Seguendo
le teorie di Marshall McCluhan, Sir Julian Huxley, il fondatore della
cibernetica Norbert Wiener, il gesuita transumanista Pierre Teilhard de Chardin
e l’erede intellettuale di Chardin, Ray Kurzweil, questi nuovi sacerdoti della quarta
rivoluzione industriale hanno predicato un nuovo vangelo all’umanità, ideato in
combutta con Klaus Schwab.
Come figura di spicco del Grande Progetto
Narrativo del WEF, Harari ha descritto questo nuovo vangelo dicendo:
Non
abbiamo risposte nella Bibbia [su] cosa fare quando gli esseri umani non sono
più utili all’economia.
Servono
ideologie completamente nuove, religioni completamente nuove che probabilmente
emergeranno dalla Silicon Valley… e non dal Medio Oriente.
E
probabilmente daranno alle persone visioni basate sulla tecnologia. Tutto ciò
che le vecchie religioni promettevano: felicità e giustizia e persino la vita
eterna, ma QUI SULLA TERRA con l’aiuto della tecnologia e non dopo la morte con
l’aiuto di qualche essere soprannaturale.
Avendo
sostituito Dio con i tecnocrati della Silicon Valley, Harari viene certamente venduto come
un “Mosè” della nuova era post-umana che i suoi stessi padroni vogliono
inaugurare nel mondo.
Questa
religione sintetica è di stampo neodarwiniano e ha alcuni assunti da vacca
sacra alla base del suo credo.
Uno di
questi presupposti è che i processi stocastici casuali (e quindi
intrinsecamente inconoscibili) su piccola scala definiscono una tendenza
generale delle tecnologie a crescere inesorabilmente verso stati sempre
maggiori di un fenomeno chiamato “complessità” (cioè l’aumento della quantità e
della velocità di trasmissione dell’interazione delle parti di un sistema nello
spazio e nel tempo).
Piuttosto
che ipotizzare che una direzione morale plasmi il flusso dell’evoluzione verso
l’alto, come presumevano le precedenti generazioni di pensatori prima del culto
della cibernetica, questi nuovi riformatori si affrettarono ad affermare che le
sciocche nozioni di “meglio” o “peggio” non hanno alcun significato.
Questi
autoproclamati Uber menschen hanno riconosciuto che la morale, proprio come
Dio, il patriottismo, l’anima o la libertà, sono concetti astratti creati
dall’uomo che non hanno alcuna esistenza ontologica nell’universo
meccanicistico, freddo e in definitiva senza scopo in cui si presume che
esistiamo.
Nonostante
la casualità del comportamento stocastico che si presume “organizzi” tutti i
sistemi apparentemente ordinati, questi sommi sacerdoti credono fermamente in
un rigido insieme deterministico di “leggi” che modellano il nostro rapporto
sempre più complesso con la tecnologia.
Ad
esempio, si afferma che gli esseri umani sono destinati a subire
l’irreversibile perdita dei poteri mentali della specie ad ogni apparente
aumento della tecnologia, con l’I.A. che inevitabilmente sostituirà le obsolete forme
di vita organiche come i mammiferi hanno sostituito i dinosauri.
A
questo proposito, Harari ha affermato che:
Gli
esseri umani hanno solo due abilità di base – fisiche e cognitive. Quando le macchine ci hanno
sostituito nelle abilità fisiche, siamo passati a lavori che richiedono abilità
cognitive. … Se l’intelligenza artificiale diventa migliore di noi in questo campo,
non c’è un terzo campo in cui gli esseri umani possano spostarsi.
Come
tutti i transumanisti (come Klaus Schwab), Harari presume che queste “menti hackerabili” prive di
anima o di scopo siano solo l’effetto del comportamento chimico ed elettrico
totale degli atomi contenuti nel cervello e quindi quando risponde che questi
esseri umani (da cui, curiosamente, si esclude sempre) non hanno altro scopo se
non quello di essere resi “felici” dalla nuova religione sintetica, si
riferisce solo alle droghe e ai videogiochi che stimolano gli impulsi chimici
che lui definisce la “causa” della felicità.
La
nozione di felicità causata da stimoli non materiali come la gioia della
scoperta, la gioia dell’insegnamento e la gioia di creare qualcosa di nuovo e
vero non ha alcun ruolo nel freddo calcolo di questi esseri umani che aspirano
a diventare macchine immortali.
È
interessante notare che questa è la manifestazione psicobiologica della
dottrina geopolitica del pensiero hobbesiano a somma zero, che richiede che
tutti gli “interi” siano considerati semplicemente come la somma delle parti
che li compongono.
Gli
aderenti all’una o all’altra filosofia partono dal presupposto che qualsiasi
sistema materiale esistente in un dato “ora” è tutto ciò che può esistere,
poiché si nega l’esistenza di un cambiamento creativo o di principi universali.
Una
mente così patetica è costretta a presumere che la seconda legge della
termodinamica (alias: l’entropia) sia l’unica legge dominante che dà forma a
tutti i cambiamenti in ogni sistema chiuso che cerca di comprendere, dalla
biosfera, al cervello, all’economia e all’intero universo, ignorando tutte le prove del
cambiamento creativo, del disegno e dello scopo incorporati nell’intero tessuto
dello spaziotempo.
Transumanisti
e umanisti
Abbiamo
già notato che i sacerdoti transumanisti hanno predicato che i poteri della
mente umana si riducono irrevocabilmente a ogni aumento della “tecnologia” .
( Un
esempio spesso citato sostiene che nel momento in cui è stata inventata la
tecnologia della parola scritta, le esigenze di coltivazione dei poteri della
memoria si sono ridotte. Estendendo ulteriormente l’esempio, vediamo citazioni
della sostituzione della trascrizione a mano dei libri nei monasteri con
l’avvento della macchina da stampa di Gutenberg, che ha fatto diminuire
l’apprezzamento per l’estetica e il valore delle parole, mentre i libri
diventavano più accessibili e l’alfabetizzazione aumentava.)
Naturalmente,
perché una tesi così assurda possa essere sostenuta, è anche necessario che
solo le tecnologie “informatiche” vengano prese in considerazione, altrimenti si corre il rischio di
riconoscere che le tecnologie produttive più elevate liberino effettivamente
gli esseri umani dalla vita manuale e ripetitiva della banalità e liberino i
loro poteri di ragione creativa che 12 ore al giorno di lavoro bruto non hanno
mai permesso di far sbocciare.
Quando
si introducono in questa equazione le tecnologie che riguardano l’aumento dei
poteri produttivi dell’umanità (come ad esempio le fonti energetiche sempre più
efficienti che consentono maggiori poteri d’azione pro capite e per chilometro
quadrato, come descritto nei cinque decenni di scritti del defunto economista
americano Lyndon La Rouche), allora crolla anche l’argomentazione che afferma che “l’irrilevanza dell’umanità aumenta in
modo direttamente proporzionale al miglioramento della tecnologia”.
Inoltre,
quando si ammette che la definizione di scienza e tecnologia possa essere
estesa di diritto al dominio della politica e della legge morale,
l’argomentazione crolla ulteriormente.
Infatti,
che lo si sappia o meno, le forme di governo e i sistemi di economia politica sono, in
realtà, forme di tecnologia con diversi progetti e modelli realizzati con
obiettivi oggettivi che vengono o meno raggiunti a seconda della saggezza o della
follia di chi elabora leggi e costituzioni.
A differenza dei progetti di macchine
convenzionali che funzionano secondo la pura meccanica deterministica della
fisica, indipendentemente dal libero arbitrio, la macchina del governo si forma ed è
a sua volta plasmata dall’applicazione intenzionale dei pensieri umani in una
danza di fenomeni soggettivi e oggettivi.
Quali
standard esistono per giudicare le forme “migliori” o “peggiori” di tecnologie
di governo? Per rispondere a questa domanda, è utile ascoltare le sagge parole del
grande “poeta della libertà” tedesco Friedrich Schiller, che nel 1791 scrisse
“La Legislazione della Sparta di Licurgo contro l’Atene di Solone”:
In
generale, possiamo stabilire una regola per giudicare le istituzioni politiche: esse sono buone e lodevoli solo
nella misura in cui fanno fiorire tutte le forze insite nelle persone, nella
misura in cui promuovono il progresso della cultura, o almeno non lo
ostacolano.
Questa regola vale sia per le leggi religiose
che per quelle politiche: entrambe sono spregevoli se limitano un potere della mente
umana, se impongono alla mente qualsiasi tipo di stagnazione. Non sarebbe possibile giustificare
una legge, ad esempio, che, sebbene in un determinato momento apparisse più
opportuna, fosse un’aggressione contro l’umanità e gli intenti lodevoli di
qualsiasi tipo. Sarebbe immediatamente diretta contro il Bene più alto, contro il fine
più alto della società.
Nei
suoi numerosi saggi, il grande scienziato, inventore e statista Benjamin
Franklin spiegò al mondo che il governo non era una “scienza del controllo” o una “scienza della stabilità”, come molte élite dei suoi tempi e
dei nostri desiderano supporre.
Franklin
e altri importanti scienziati-statisti nel corso della Storia ritenevano che il
governo fosse meglio inteso come una tecnologia applicata che fa progredire una
“scienza della felicità” la cui espressione pratica, come ogni espressione
tecnologica di concetti scientifici, è dotata dei semi del proprio
auto-miglioramento infusi nel progetto.
Da qui
il brillante concetto dei documenti fondativi americani del 1776 e del 1787,
che istituivano un principio operativo fondato sulla nozione di costante
auto-perfezionamento, con la formulazione apparentemente contraddittoria di “un’unione più perfetta” (un logico si lamenterebbe che questa
costruzione è un’assurdità, dal momento che qualcosa è perfetto-statico o
migliore-mutevole, ma non può essere entrambi).
Fortunatamente
Franklin e i suoi alleati erano scienziati e non logici e quindi sapevano bene
come comportarsi.
Questa
nuova forma di governo “del, dal e per il popolo” non doveva mai diventare una
macchina fissa, cristallizzata o statica in nessun momento, perché a quei tempi
si capiva meglio che se si fosse imposta una tale stasi, facendo sì che le strutture formali
soffocassero lo spirito creativo che aveva dato vita a quella legge, allora quella sciocca società era
destinata alla decadenza, alla stupefazione e alla tirannia assoluta.
Naturalmente,
la società era condannata se tale corruzione avesse preso piede troppo a lungo
ed è per questo che Franklin e gli altri autori della Dichiarazione
d’Indipendenza scrissero che:
Ogni
volta che una qualsiasi forma di governo diventa distruttiva di questi fini, è
diritto del popolo modificarla o abolirla e istituire un nuovo governo, ponendo
le sue basi su tali principi e organizzando i suoi poteri in tale forma, come a
loro sembrerà più probabile per ottenere la loro sicurezza e felicità.
L’eredità
anti-malthusiana dimenticata dell’America.
Questo
principio di auto-perfezionamento sia nella scienza che nella tecnologia e
nella politica statale fu enunciato brillantemente dal consigliere economico di
Abraham Lincoln, Henry C. Carey (1793-1879), che confutò la lugubre scienza degli
economisti della Compagnia britannica delle Indie orientali J.S. Mill e David
Ricardo, i quali avanzarono la pseudo-scientifica “legge dei rendimenti
decrescenti”.
Questa presunta “legge” presupponeva una svalutazione
deterministica della terra nel corso del tempo, mentre le rendite aumentavano in base
a una “legge di sfruttamento” dei non idonei da parte dei “più idonei”.
Queste
teorie del sistema chiuso avanzate da tutti gli economisti imperiali britannici
non solo furono la base su cui Marx ed Engel elaborarono la loro teoria della
“lotta di classe” (ignorando completamente l’esistenza della scuola economica
anti-imperiale allora attiva negli Stati Uniti), ma furono anche la base del
revival neo-malthusiano del Club di Roma del 1968, che vide l’uso di modelli
informatici per giustificare i presunti “limiti fissi alla crescita
dell’umanità”.
Questi
modelli sono stati incorporati nel Forum economico mondiale durante l’evento
del 1973 che ha visto la stesura del “Manifesto di Davos” che delinea le
nozioni di Schwab (il nuovo Hitler) sul “capitalismo degli azionisti”.
Nel
suo Unity of Law (pubblicato nel 1872), Henry C. Carey dimostrò non solo che il
progresso tecnologico faceva sì che le terre improduttive diventassero più
produttive nel tempo, ma anche che il potere di sostenere la vita aumentava
anziché diminuire con l’aumento dei rendimenti per tutte le parti in un sistema
di cooperazione reciproca a somma non zero.
Carey
si concentrò sul semplice rapporto tra la mentalità umana e la forza della
natura come interazione reciproca nel tempo. In questa interazione tra le
cosiddette forze “soggettive” della mente e le forze “oggettive” delle leggi
della natura, si è stabilita una coerenza tra l’umanità e le leggi scoperte della
creazione. Carey dice di questa interazione:
Quanto
più perfetto è questo potere [di auto-direzione], tanto maggiore è la tendenza
a un maggiore controllo della mente sulla materia; il misero “schiavo della natura” cede
gradualmente il posto al “padrone della natura”, nel quale il sentimento di
responsabilità verso la sua famiglia, il suo Paese, il suo Creatore e sé stesso,
cresce con l’aumento del potere di guidare e dirigere le vaste e varie forze
poste al suo comando.
Dal
1787 all’assassinio di John F. Kennedy nel 1963, l’andamento generale della
repubblica statunitense, in particolare e del mondo occidentale, più in
generale, è stato certamente turbolento e spesso autodistruttivo, in gran parte a causa della mano
sovversiva delle operazioni dello Stato profondo, incentrate su Londra e attive
in tutto il mondo.
Ma
nonostante queste turbolenze, ha prevalso un’etica generale fondata sull’amore
per il progresso tecnologico, Dio, la nazione, la verità e la famiglia e, per
la maggior parte, la tendenza di ogni generazione a vivere in un mondo migliore
di quello lasciato dalle generazioni precedenti era la norma. All’interno di questo sistema di
valori, era
generalmente inteso che gli obiettivi morali, scientifici e politici della
specie erano uniti in un unico arazzo di auto-perfezionamento e libertà.
Parlando
all’Accademia Nazionale delle Scienze il 22 ottobre 1963, il Presidente Kennedy prese di mira
il
marciume degli ideologi del sistema chiuso che allora cominciavano ad agganciarsi
alle leve della politica e della cultura dicendo:
Malthus
sostenne un secolo e mezzo fa che l’uomo, utilizzando tutte le risorse
disponibili, avrebbe premuto per sempre sui limiti della sussistenza,
condannando così l’umanità a un futuro indefinito di miseria e povertà. Ora possiamo cominciare a sperare e,
credo, a sapere che Malthus non esprimeva una legge di natura, ma solo i limiti
della saggezza scientifica e sociale.
Un
secolo prima, anche Henry C. Carey aveva attaccato Malthus per nome dicendo
che:
Di
tutti gli espedienti per schiacciare ogni sentimento cristiano e per sviluppare
il culto di sé che il mondo abbia mai visto, non ce n’è stato nessuno che abbia
il diritto di rivendicare un rango così alto come quello che è stato, e che
ancora oggi viene quotidianamente, assegnato alla legge malthusiana della
popolazione.
Nonostante
le forti voci contrarie dei malthusiani e degli eugenisti, i fatti materiali
del rapporto dell’uomo con la natura negli ultimi mille anni confermano le idee
di Franklin, Carey e Kennedy.
Ogni
volta che le persone hanno goduto di libertà politiche e opportunità economiche
adeguate, l’umanità ha aumentato non solo le sue “capacità di carico” in modi
che nessun’altra specie animale avrebbe potuto fare, passando da un miliardo di
anime nel 1800 a quasi 8 miliardi di oggi, ma anche balzando da un’aspettativa
di vita media di 40 anni nel 1800 (negli Stati Uniti) a 78 anni oggi.
Nel
frattempo, la produttività pro capite è tendenzialmente aumentata insieme
all’emancipazione politica (almeno fino al colpo di stato economico-finanziario del 1971,
per quanto riguarda la società transatlantica).
L’Eurasia
e la difesa della legge naturale.
Mentre
nell’ultimo mezzo secolo la coerenza con la legge naturale (sia scientifica che
morale) è stata abbandonata nel mondo occidentale, lasciando il posto a una
pseudo-religione transumanista e neo-eugenetica alla base di un ordine unipolare
basato su regole, la fiaccola è stata raccolta da importanti statisti
dell’Eurasia che hanno deciso di resistere alla tendenza verso una distopia
neo-feudale.
Nel
suo discorso programmatico del 17 luglio al XXV Forum economico internazionale
di San Pietroburgo, il Presidente Putin ha descritto il suo concetto di
crescita tecnologica, miglioramento industriale e multipolarità nei seguenti
termini:
Lo
sviluppo tecnologico è un’area trasversale che definirà l’attuale decennio e
l’intero XXI secolo. Nel corso della prossima riunione del Consiglio per lo
Sviluppo Strategico esamineremo in modo approfondito i nostri approcci alla
costruzione di un’economia innovativa basata sulla tecnologia, una tecno-economia.
Le
cose da discutere sono tante. La cosa più importante è che devono essere prese molte
decisioni manageriali nell’ambito dell’istruzione ingegneristica, del
trasferimento della ricerca all’economia reale e della fornitura di risorse
finanziarie per le aziende high-tech in rapida crescita.
I
cambiamenti nell’economia globale, nelle finanze e nelle relazioni
internazionali stanno avvenendo a un ritmo e a una scala sempre maggiori.
La
tendenza a favore di un modello di crescita multipolare al posto della
globalizzazione è sempre più marcata.
Naturalmente,
costruire e plasmare un nuovo ordine mondiale non è un compito facile. Dovremo affrontare molte sfide,
rischi e fattori che oggi è difficile prevedere o anticipare.
Tuttavia,
è ovvio che spetta agli Stati sovrani forti, quelli che non seguono una
traiettoria imposta da altri, stabilire le regole del nuovo ordine mondiale.
Solo
gli Stati potenti e sovrani possono dire la loro in questo ordine mondiale
emergente. Altrimenti, sono destinati a diventare o a rimanere colonie prive di
qualsiasi diritto.
(Alla
faccia di quell’asino di Draghi ,grande economista …Ndr.)
Confrontate
questi concetti con la visione desolante di Harari e dei suoi mecenati
transumanisti, devotamente impegnati in un ordine unipolare di stasi e di fine
della Storia, quando Harari descrive il ruolo della tecnologia nella creazione di una
nuova classe inutile globale “post-rivoluzionaria”, per sempre sotto il dominio
dell’emergente “casta alta” di élite dai colletti d’oro di Davos, comandata da
Klaus Schwab:
“La
casta alta che domina la nuova tecnologia non sfrutterà i poveri. Semplicemente
non avrà bisogno di loro. Ed è molto più difficile ribellarsi all’irrilevanza
che allo sfruttamento”.
Dal
momento che la tecnologia ha reso inutile la maggior parte dell’umanità e che
la nuova forma emergente di governo unipolare tecnotronico renderà obsoleto
ogni potenziale di rivoluzione, la domanda che Harari si pone è: cosa si farà con la piaga dei
mangiatori inutili sparsi per il mondo?
Qui
Harari segue le orme tracciate dalla sua precedente anima gemella Aldous Huxley
durante la sua famigerata conferenza “Ultimate Revolution” del 1962 al
Berkley College, sottolineando l’importante ruolo svolto da droghe e
videogiochi:
Penso
che la domanda più grande in economia e in politica nei prossimi decenni sarà:
“Cosa fare
con tutte queste persone inutili?”. Non credo che abbiamo un modello economico
per questo… il problema è più che altro la noia e cosa fare con loro e come
troveranno un senso nella vita quando sono fondamentalmente senza senso, senza
valore? La
mia ipotesi migliore, al momento, è una combinazione di droghe e giochi per
computer.
Guardando
ai due paradigmi diametralmente opposti che si scontrano sul sistema operativo che plasmerà il
ruolo della tecnologia, dell’economia, della diplomazia, della scienza e del
progresso industriale nel XXI secolo e oltre, vale la pena chiedersi quale
preferireste che plasmasse la vita dei vostri figli.
(Matthew
Ehret:
canadianpatriot.org/2022/06/21/yuval-hararis-unipolar-dystopia-vs-the-greater-eurasian-partnership-two-technological-paradigms-clash/).
Cari
amici, mi dispiace annunciare
un
genocidio: la dottoressa Naomi Wolf
sul "Rapporto riservato" di Pfizer.
Globalresearch.ca-
dottoressa Naomi Wolf-(22 giugno 2022)- ci dice:
È
proprio vero: sanno che stanno uccidendo i bambini.
Sono
stata in silenzio per alcune settimane. Perdonami.
La
verità è: sono rimasto quasi senza parole - o l'equivalente letterario di
quello - perché di recente ho avuto il non invidiabile compito di cercare di
annunciare al mondo che davvero,
un genocidio - o quello che ho chiamato,
goffamente ma urgentemente è in corso una "morte infantile".
The
WarRoom/DailyClout Pfizer Documents Research Volunteers, un gruppo di 3000
medici altamente accreditati, RN, biostatistici, investigatori di frodi
mediche, clinici di laboratorio e ricercatori, hanno prodotto report dopo
report, come forse saprai, per dire al mondo cosa è nei 55.000 documenti
interni Pfizer che la FDA aveva chiesto a un tribunale di tenere segreto per 75
anni.
Per
ordine del tribunale, questi documenti sono stati divulgati con la forza. E i
nostri esperti stanno servendo l'umanità leggendo questi documenti e
spiegandoli in termini laici. (Puoi trovare tutti i rapporti dei Volontari su
DailyClout.io.).
Le
bugie rivelate sono sbalorditive.
I
volontari di WarRoom/DailyClout hanno confermato:
che la
Pfizer (e quindi la FDA) sapeva entro dicembre 2020 che i vaccini MRNA non
funzionavano - che "hanno perso efficacia" e hanno presentato
"fallimento del vaccino".
Un effetto collaterale della vaccinazione, come
sapevano entro un mese dal lancio di massa del 2020, era "COVID".
Pfizer
sapeva nel maggio del 2021 che il cuore di 35 minori era stato danneggiato una
settimana dopo l'iniezione di MRNA, ma la FDA ha comunque lanciato l'EUA per
adolescenti un mese dopo e i genitori non hanno ricevuto un comunicato stampa
dal governo degli Stati Uniti sui danni al cuore fino a quando Agosto del 2021,
dopo che migliaia di adolescenti sono stati vaccinati.
Pfizer
(e quindi
la FDA;
molti dei documenti dicono "FDA: CONFIDENTIAL" al limite inferiore) sapeva che, contrariamente a ciò che i portavoce
altamente pagati e i medici comprati stavano assicurando alle persone, l'MRNA, la proteina spike e le
nanoparticelle lipidiche facevano non rimanere nel sito di iniezione nel
deltoide, ma piuttosto è andato, entro 48 ore, nel flusso sanguigno, da lì per
depositarsi nel fegato, nella milza, nelle ghiandole surrenali, nei linfonodi
e, se sei una donna, nelle ovaie.
Pfizer
(e quindi la FDA) sapeva che il vaccino Moderna conteneva 100 mcg di MRNA,
nanoparticelle lipidiche e proteine spike, che era più di tre volte i 30 mcg
della dose di Pfizer per adulti ; i documenti interni dell'azienda mostrano un più alto
tasso di eventi avversi con la dose da 100 mcg, quindi hanno smesso di
sperimentare quella quantità internamente a causa della sua
"reattogenicità" - le parole di Pfizer - ma nessuno ha detto a tutti i milioni
di americani che hanno tutti avuto il primo e la seconda dose di Moderna da 100
mcg e i booster .
Pfizer
ha distorto i soggetti dello studio in modo che quasi tre quarti fossero donne,
un genere meno soggetto a danni cardiaci. Pfizer ha perso i registri di
quello che è successo a centinaia dei loro soggetti di prova.
Nei
processi interni si sono verificati oltre 42.000 eventi avversi e più di 1200
persone sono morte. Quattro delle persone che sono morte sono morte il giorno
in cui sono state iniettate.
Gli
eventi avversi registrati nei documenti interni di Pfizer sono completamente
diversi da quelli riportati sul sito Web del CDC o annunciati da medici,
organizzazioni mediche e ospedali corrotti.
Questi
includono vaste colonne di dolore articolare, dolore muscolare (mialgia), masse
di effetti neurologici includono SM, Guillain Barre e paralisi di Bell,
encefalia, ogni
possibile iterazione di coagulazione del sangue, trombocitopenia su vasta
scala, ictus, emorragie e molti tipi di rotture di membrane in tutto il corpo
umano.
Gli
effetti collaterali di cui Pfizer e la FDA sapevano ma tu no, includono
problemi di vesciche, eruzioni cutanee, fuoco di Sant'Antonio e condizioni
erpetiche (in
effetti, una serie di condizioni di vesciche che prefigurano stranamente i
sintomi del vaiolo delle scimmie).
I
documenti interni mostrano che la Pfizer (e quindi la FDA) sapeva che i lividi
rossi o gli alveari arrabbiati erano una reazione comune al PEG, un allergene
derivato dal petrolio negli ingredienti del vaccino, uno che sicuramente non
dovresti ingerire.
In
effetti, il PEG è un allergene così grave che molte persone possono andare in
shock anafilattico se sono esposte ad esso. Ma le persone con un'allergia ai PEG
non sono state avvertite dei vaccini e nemmeno osservate attentamente dai loro
medici, EpiPen in mano. Sono stati lasciati al loro shock.
Pfizer
sapeva che "esposizione" al vaccino era definita - con le loro stesse
parole - come contatto sessuale (soprattutto al momento del concepimento),
contatto con la pelle, inalazione o allattamento. I "fattori di verifica" possono negare tutto
ciò che vogliono. I documenti parlano da soli.
Naturalmente,
le persone che hanno cercato di sollevare uno di questi problemi sono state de-piattate,
rimproverate dal presidente, chiamate pazze e duramente punite.
Atleti,
studenti universitari e adolescenti stanno crollando sui campi di calcio e
calcetto. I medici si torcono le mani ed esprimono mistificazione. Ma il deposito della SEC di BioNTech
mostra un fatto su cui il CDC e l'AMA non dicono una parola: svenire così
violentemente da poterti ferire è uno degli effetti collaterali abbastanza
importanti per BioNTech da evidenziare alla SEC.
Ma non
per evidenziare te e me.
Sono
stato in grado di elaborare tutto questo e continuare a riferire semplicemente.
Ma nelle
ultime settimane l'orrore mi ha sopraffatto. Perché ora i Volontari, sotto
l'eccellente guida della Program Manager Amy Kelly, hanno confermato che è in
corso un genocidio, volutamente guidato o meno.
E la giornalista israeliana Etana Hecht ha aggiunto la
sua superba analisi. Ecco il riassunto della signora Hecht dei risultati dei
Volontari:
Sembra
che ci possa davvero essere un genocidio casuale. La riproduzione stessa è presa di
mira, intenzionalmente o meno, dai vaccini mRNA. E se sai che la riproduzione è
danneggiata, e i bambini e i feti sono danneggiati, e sai che questo è su larga
scala, che tutti alla Pfizer e alla FDA che hanno letto questi documenti,
sapevano - e se non ti fermi - allora lo fa non diventare alla fine un
genocidio?
I
volontari di WarRoom/DailyClout hanno confermato che le nanoparticelle
lipidiche, i minuscoli involucri di grasso duro che contengono l'MRNA, attraversano
la membrana amniotica.
Ciò
significa che entrano nell'ambiente fetale, ovviamente. (Attraversano anche la barriera
emato-encefalica, il che può aiutare a spiegare gli ictus post-MRNA e i
problemi cognitivi che stiamo vedendo).
I Volontari hanno approfondito i rapporti dei
documenti Pfizer sulla gravidanza e hanno scoperto che l'assicurazione che il
vaccino è "sicuro ed efficace" per le donne in gravidanza si basava
su uno studio su 44 ratti francesi, seguiti per 42 giorni (gli scienziati che hanno
condotto lo studio sono azionisti o dipendenti di BioNTech).
I
volontari hanno scoperto che mentre le donne in gravidanza sono state escluse
dagli studi interni, e quindi dall'EUA sulla base della quale a tutte le donne
in gravidanza è stato assicurato che il vaccino era "sicuro ed
efficace", tuttavia circa 270 donne sono rimaste incinte durante lo studio.
Più di
230 di loro sono andati persi in qualche modo nella storia. Ma delle 36 donne incinte i cui
risultati sono stati seguiti, 28 hanno perso i loro bambini.
I
volontari hanno scoperto che un bambino è morto dopo essere stato allattato da
una madre che allattava vaccinata e che aveva un fegato infiammato. Molti bambini che allattavano da
madri vaccinate mostravano agitazione, disturbi gastrointestinali e mancanza
di crescita (a crescere) ed erano inconsolabili.
Sento
resoconti aneddotici di questi sintomi nei bambini che allattano da madri
vaccinate, ora, da tutto il paese.
I
documenti Pfizer mostrano anche che alcune madri vaccinate avevano soppresso
l'allattamento o non potevano produrre latte.
I
medici, ovviamente, sono perplessi da tutto questo. Stupiti.
Il
database del NIH ha uno studio preliminare che sostiene che ci sono quantità
trascurabili di PEG nel latte materno delle donne vaccinate.
Ma
cos'è una quantità trascurabile di un prodotto petrolifero nel latte materno,
quando sei un neonato minuscolo senza immunità, appena arrivato nel mondo?
La
stessa pubblicazione preliminare del NIH riportava livelli più elevati di
sofferenza gastrointestinale e insonnia nei bambini studiati e una madre aveva livelli
elevati di PEG nel latte materno e la stampa fine conclude che sono necessari
ulteriori studi:
“Sono
necessari studi più ampi per aumentare la nostra comprensione del trasferimento
del PEG nel latte umano e dei potenziali effetti dopo l'ingestione da parte del
bambino. Sebbene
il consenso degli esperti affermi che esiste un rischio potenziale minimo o
nullo per il bambino dalla vaccinazione materna contro il COVID-19 ( 20 , 21 ),
i sintomi minori segnalati (cambiamenti del sonno e sintomi gastrointestinali)
potrebbero essere ulteriormente studiati in studi futuri per determinare se
sono legati alla vaccinazione”.
Dal
momento che nessun bambino è morto nel breve lasso di tempo del piccolo studio,
lo studio
ha concluso che i bambini che allattano non hanno subito effetti negativi dalle
madri vaccinate.
Ma lo
studio non ha seguito questi poveri bambini, con la loro insonnia riconosciuta
e la loro confermata sofferenza gastrointestinale, per vedere se effettivamente
"crescevano" - aumentavano di peso e si sviluppavano normalmente.
Sulla
base di una scienza così difettosa, le donne hanno assicurato che i vaccini
erano "sicuri ed efficaci" per loro e per i loro bambini che
allattavano.
Ma -
quattro delle donne vaccinate che allattano nei documenti Pfizer hanno riferito
di latte materno "blu-verde". Non sto inventando. E il bambino che allatta è morto, con
il fegato infiammato, il caso è stato sepolto; non ha fatto notizia.
Per
coincidenza - o meno - la STESSA FDA che ha chiuso un occhio sui vasti danni
per gli esseri umani e sulla sottocategoria di mamme e bambini, nei documenti
Pfizer, ha dichiarato che Abbot, uno dei principali produttori di latte
artificiale negli Stati Uniti, ha dovuto chiudere la sua fabbrica.
Per
coincidenza, con poca formula disponibile e con alcune o molte (non sappiamo)
mamme vaccinate che hanno compromesso il latte materno, si scopre che Bill Gates, Jeff
Bezos, Richard Branson e Mark Zuckerberg hanno tutti investito in una startup
chiamata “BioMilq ” — che produce latte materno coltivato in laboratorio dalle
cellule mammarie. I rapporti di questa startup
includono questo linguaggio simile a Frankenstein come se fosse normale : “Il team di BIOMILQ crea il suo
prodotto da cellule prelevate dal tessuto mammario umano e dal latte, donate
dalle donne della comunità locale, che ricevono in cambio una gift-card
Target”.
Come
se tutto ciò non fosse già abbastanza orribile, la signora Hecht ha tratto
studi da tre paesi - Canada, Scozia e ora Israele - per dimostrare che i
bambini muoiono in modo sproporzionato, durante e dopo il 2021, in paesi
altamente vaccinati e che i neonati muoiono in modo sproporzionato se hanno
madri vaccinate contro madri non vaccinate.
Nella
Scozia altamente vaccinata, nel 2021 è morto quasi il doppio del numero di
bambini deceduti rispetto ai numeri di riferimento.
In
Ontario, Canada, nel 2021 sono morti 86 bambini, contro una linea di base di
quattro o cinque; questa è stata una morte infantile così grave che un
coraggioso parlamentare ha portato la questione in Parlamento.
In
Israele, presso l'ospedale RamBam di Haifa, ci sono stati il 34% in più di
aborti spontanei e nati morti tra le donne vaccinate rispetto alle donne non
vaccinate.
La
sig.ra Hecht osserva inoltre che la dis-regolazione mestruale nelle donne
vaccinate è ora pienamente confermata da molti studi, con una media di un
giorno in più di sanguinamento al mese (un effetto collaterale di cui avevo
avvertito a marzo del 2021, che a sua volta mi ha fatto chiamare nomi da un
commentatore della CNN e definitivamente de-platformed da Twitter).
Non è
necessario conoscere più della biologia di terza media per sapere che un ciclo
mestruale dis-regolato, per non parlare della proteina spike che si accumula
nelle ovaie, per non parlare dell'attraversamento delle membrane dei corpi,
compreso il sacco amniotico, da parte di minuscoli grassi duri le
nanoparticelle lipidiche, per non parlare del PEG nel latte materno,
influenzeranno la fertilità, la salute del feto, il parto e il benessere o
l'angoscia gastrointestinale dei bambini, e quindi la loro capacità o
incapacità di crescere (per non parlare di legare).
E ora
i bambini stanno morendo. Ora ridimensiona i dati da Canada, Scozia e Israele a tutte
le nazioni vaccinate nel mondo.
Cosa
facciamo con tutto questo?
Sapendo
come lo so io ora, che la Pfizer e la FDA sapevano che i bambini stavano
morendo e il latte delle madri scoloriva solo guardando i loro registri
interni; sapendo come me che non hanno avvisato nessuno e tanto meno hanno
interrotto quello che stavano facendo, e che fino ad oggi Pfizer, la FDA e
altre entità demoniache di "salute pubblica" stanno spingendo per
vaccinare con l'MRNA sempre più donne incinte; ora che stanno per imporre
questo alle donne in Africa e in altre nazioni a basso reddito che non stanno
cercando i vaccini MRNA, secondo il CEO di Pfizer Bourla la scorsa settimana al
WEF, e sapendo che Pfizer sta spingendo e potrebbe persino ricevere un EUA
statunitense per dai bambini ai cinque anni — devo concludere che stiamo
esaminando un abisso del male che non si vedeva dal 1945.
Quindi
non so voi, ma devo cambiare marcia con questo tipo di conoscenza indicibile
con un altro tipo di discorso.
Non
sto dicendo che questo sia esattamente come trovare prove degli esperimenti del
dottor Mengele; ma sto dicendo, con questi risultati, che ora il paragone potrebbe non
essere così eccessivo.
Questi
antiumani alla Pfizer, parlando al WEF di Klaus Schwab; questi anti-umani alla
FDA; sapere cosa sanno; prendono di mira il corpo femminile miracoloso, con la
sua capacità di concepire, gestare, nascere e nutrire la vita.
Stanno prendendo di mira la capacità del corpo
femminile di sostenere un essere umano appena nato con nient'altro che se
stesso. Stanno prendendo di mira la membrana amniotica, le ovaie che rilasciano
l'ovulo, stanno prendendo di mira la linfa e il sangue che aiutano a sostenere
la formazione del latte materno, stanno prendendo di mira il feto nell'utero,
indifeso.
Stanno
prendendo di mira l'ambiente stesso del feto umano, uno degli spazi più sacri
di questa terra, se non il più sacro.
E lo
sanno.
Non so
voi, e non sto facendo proselitismo, ma come forse saprete se mi leggete qui,
in questi giorni apocalittici, mi rivolgo alla preghiera. Ho cominciato a dire in pubblico, una
volta che ho dovuto affrontare il fatto della morte dei bambini, che questo è
un tempo biblico; e intendo biblico dell'Antico Testamento.
È un
tempo come quello della costruzione della Torre di Babele — di massiccia
arroganza contro i piani divini. Uomini come Bill Gates manomettono e cercano di
superare le migliori opere di Dio laboratorio dopo laboratorio, e Tech Bros
"interrompono" la competizione umana per i loro beni e servizi non
ricercati, prendendo di mira i processi umani e rovinando i corpi fatti a
immagine di Dio.
È un
tempo come quello in cui le dieci piaghe assalirono gli egiziani in Esodo
11:4-6:
«4 Mosè disse: «Così dice il Signore: Verso
mezzanotte andrò per tutto l'Egitto. 5 Ogni figlio
primogenito in Egitto morirà, dal figlio primogenito del faraone, che siede sul
trono, al figlio primogenito della schiava, che è al suo mulino, e anche tutti
i primogeniti del bestiame. 6 Ci sarà un
gran lamento in tutto l'Egitto, peggiore di quanto non sia mai stato e mai più
ci sarà. 7”
Questa
era la piaga peggiore di tutte, l'uccisione del primogenito. È un tempo in cui ha-Satana - Satana
- "va avanti e indietro per la terra, e […] camminando su e giù in
essa", come lo descrive Giobbe 2.
È
un'epoca in cui i demoni vagano negli spazi umani, anche se sembrano abbastanza
umani, compiaciuti nei loro abiti italiani sui pannelli del World Economic
Forum, di cui il regista nascosto è
sempre il solito Klaus Schwab.
Ha-Satana
– i suoi eserciti: rovinando il concepimento, il latte, le mestruazioni, il
tatto, la culla del bambino da parte della madre, rovinando l'alimentazione del
bambino; rovinando i bambini stessi.
In
questi giorni leggo molto i Profeti, perché come potrei non farlo? Sto cercando quello che la scrittrice
Annie Lamott ha chiamato "Istruzioni per l'uso". Cosa fai quando
l'umanità stessa è minacciata? Quando ci sono battaglioni professionali e
dipartimenti burocratici di persone che agiscono con anatema nei confronti
della razza umana?
Sicuramente
ci deve essere un indizio.
Così
ho riletto molto in questi giorni la storia di Noè e il Libro di Ester; Ho
riletto Geremia.
Siamo
stati qui prima. Spesso con imbarazzo, quando si tratta di questo.
La
storia è sempre la stessa, almeno nella Bibbia ebraica (nel Nuovo Testamento, ovviamente,
Dio salta alla fine e capovolge la trama).
Almeno
nella Bibbia ebraica, Dio cerca sempre di attirare la nostra attenzione,
sempre, a quanto pare, semplicemente chiedendoci di camminare al suo fianco;
semplicemente chiedendoci di osservare i suoi comandamenti non troppo
impegnativi; non, anzi, chiedere molto.
Geremia
1:13:
“ La
parola del Signore mi è tornata di nuovo: “Che cosa vedi?”
«Vedo
una pentola che bolle», risposi. "Si sta inclinando verso di noi da
nord." 14 Il Signore mi ha detto: «Dal settentrione si riverserà la
sventura su tutti gli abitanti del paese. 15 - Sto per convocare tutti i popoli
dei regni settentrionali», dice il Signore.
«Verranno i loro re
e stabiliranno i loro troni
all'ingresso delle
porte di Gerusalemme;
verranno contro
tutte le sue mura di cinta
e contro tutte le
città di Giuda.
16- Pronuncio i miei giudizi sul mio popolo,
a motivo della sua
malvagità nell'abbandonarmi,
nell'offrire incenso
ad altri dèi
e nell'adorare ciò
che le sue mani hanno fatto».
Nella
Bibbia ebraica, comunque, la matematica è semplice. Ci giriamo, ascoltiamo e
siamo salvati; oppure andiamo avanti incuranti, adorando ciò che le nostre
stesse mani hanno fatto, sgualdrine agli altri dei - alla "scienza",
alle bugie dei media; al narcisismo delle convenzioni, di questi tempi, si
potrebbe dire, e così siamo perduti.
Ci
siamo quasi persi, di volta in volta.
Questa
volta potrebbe davvero essere l'ultima volta; questi mostri nei laboratori, nei
panel transnazionali, sono così abili; e così potente; e il loro lavoro oscuro
è così vasto.
Se Dio
è lì – di nuovo – dopo tutte le volte che abbiamo messo alla prova la sua
pazienza – e chi lo sa davvero? – gli porgeremo una mano in cambio, ci
afferreremo all'ultimo momento da questo abisso e troveremo semplicemente un
modo per camminare in qualche modo al suo fianco?
O noi
questa volta, perdendo i bambini, e andando avanti con noncuranza nondimeno, avremo
veramente perso noi stessi?
Verso
un mondo multipolare?
L'asse
Russia-Cina.
BRICS
PLUS e CSTO.
Globalresearch.ca-
Kester Kenn Klomegah-(16 giugno 2022)- ci dice :
( Asia
, Russia e UST , USA).
Questo
articolo si concentra sul dibattito e sulla ricerca di nuovi possibili modelli
da parte di alcuni paesi insoddisfatti del sistema unipolare e del mondo
dominato dagli Stati Uniti.
Gli
Stati Uniti hanno esteso i loro interessi politici ed economici in tutto il
mondo.
La
Cina ha esteso in modo simile e strategicamente i suoi tentacoli attraverso
l'Atlantico e il Pacifico. Si è spostata a sud conquistando l'Africa e
intensificando le operazioni commerciali nelle regioni dell'Asia centrale,
comprese le ex repubbliche sovietiche, il cortile di casa della Federazione
Russa, che si considera ancora una
potenza globale.
Mentre
ancora lotta e alza le spalle, affermano molti esperti, la Russia ha poca
influenza globale e autoritaria rispetto alla Cina.
Nonostante
la sua numerosa popolazione di 1,5 miliardi di abitanti che molti hanno
considerato un ostacolo, le riforme economiche interne della Cina e la
diplomazia strategica collaborativa con i paesi esterni le hanno fatto
raggiungere lo status di superpotenza sugli Stati Uniti. Mentre l'influenza degli Stati
Uniti sta rapidamente svanendo, la Cina ha effettivamente raccolto sia le sfide
che le opportunità uniche per rafforzare la sua posizione, in particolare i
suoi muscoli commerciali, di investimento ed economici.
Il
monitoraggio delle notizie e dei rapporti informativi tradizionali ha indicato
che la Russia ha collaborato con Cina e India (e ciò potrebbe essere
interpretato come un'iniziativa della piattaforma BRICS) e pochi altri paesi
esterni nel processo di creazione di un nuovo sistema economico globale .
D'altra
parte, il suo scopo è rompere il sistema unipolare e sconfiggere l'egemonia
americana nel mondo. Alcuni esperti hanno sostenuto che le successive
amministrazioni della Casa Bianca hanno mantenuto lo status quo. A causa della pianificazione
economica socialista e del loro avanzamento delle nozioni di cooperazione
internazionale e pace anche tra stati con sistemi sociali diversi, si sono
registrati enormi progressi nelle aree della solidarietà internazionale.
Il
raggruppamento Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa (BRICS) è una
manifestazione del ruolo di Pechino, Mosca e Pretoria insieme agli altri Stati
che negli ultimi anni sono variati per quanto riguarda il loro orientamento
politico.
Queste nuove alleanze sono percepite come una
minaccia al ruolo di Stati Uniti, Gran Bretagna e Unione Europea poiché non
sono membri partecipanti e non possono avere un impatto diretto sulle agende e
gli obiettivi stabiliti dai BRICS.
Ma un
attento studio e un'analisi monitorati da questo autore mostrano chiaramente
che la Russia ha alcuni limiti. Le sue impronte economiche esterne sono relativamente
deboli. E
le sue politiche esterne difficilmente promuovono i suoi modelli economici.
Il
riordino geopolitico del mondo non può essere ottenuto semplicemente attraverso
la guerra o sfidando l'influenza politica dell'Occidente nei suoi vari domini
globali. La componente economica è forse la più significativa del tiro alla
fune in corso tra la Russia e i suoi detrattori occidentali.
Nel
sud del mondo, ad esempio, la Russia sta ancora lottando per conquistare il
cuore dei leader. Tuttavia, ha bisogno di un'ampia politica di sensibilizzazione del
pubblico accuratamente formulata per permeare il messaggio di un nuovo ordine globale,
almeno, alla classe media. Deve ottenere la comprensione dei suoi obiettivi utilizzando
gli strumenti di comunicazione oltre alle proprie dichiarazioni diplomatiche e
alla succosa retorica che limita il globo.
La Russia
deve investire in tutto questo se vuole davvero riuscire a guidare il mondo.
Come
ha scritto di recente il dottor Ramzy Baroud, giornalista e redattore di The
Palestine Chronicle.
“Il
Medio Oriente, in particolare la regione del Golfo, è vitale per l'attuale
ordine economico globale ed è ugualmente critico per qualsiasi futuro
rimodellamento di tale ordine.
Se
Mosca vuole riuscire a ridefinire il ruolo delle economie arabe nei confronti
dell'economia globale, molto probabilmente riuscirà a garantire che prenda
forma un mondo economico multipolare. La Russia è chiaramente investita in un
nuovo sistema economico globale, ma senza isolarsi nel processo".
Negli
ultimi mesi, la Russia è uscita da molte organizzazioni internazionali, invece
di sostenere i suoi membri e utilizzare quelle piattaforme per propagare la sua
nuova missione globale. Alcuni esperti e accademici descrivono la Russia che sta
tentando disperatamente di invertire la tendenza allarmante degli affari
economici mondiali.
Per
vincere questa battaglia, la Russia ha bisogno di uno schema geopolitico progettato e
di strategie per esercitare un'influenza economica per soddisfare i suoi sogni. È piuttosto andato in
autoisolamento, con molte critiche pesanti contro gli Stati Uniti e l'Europa.
Con i
rapidi cambiamenti geopolitici che hanno portato alla ripartizione e alla
creazione di un nuovo ordine globale, la
Russia, nel corso dell'ultimo decennio, ha rafforzato desiderosamente la sua
Grande Unione eurasiatica insieme ad altri, come l' Organizzazione del Trattato per la
sicurezza collettiva (CSTO) e BRICS .
Maggio
2022. Riunione del CSTO.
La
Greater Eurasian Union si concentra sull'integrazione economica e sul sostegno
allo sviluppo economico tra i membri e prevede di costruire la sua struttura e
il metodo delle sue funzioni replicando l'Unione Europea.
La
CSTO, un'alleanza militare composta principalmente dalle ex repubbliche
sovietiche (Russia, Armenia, Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan e
Uzbekistan), ha firmato il Trattato di
sicurezza collettiva nel 1992. Il suo compito principale è dipendere collettivamente
dalla sovranità territoriale di questi membri stati.
I
paesi membri BRICS ( Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa ) rappresentano collettivamente circa
il 26% dell'area geografica mondiale e ospitano 2,88 miliardi di persone, circa
il 42% della popolazione mondiale.
Storicamente,
il primo incontro del gruppo è iniziato a San Pietroburgo nel 2005.
Si
chiamava RIC, che stava per Russia, India e Cina. Quindi, il Brasile e
successivamente il Sud Africa si sono uniti in seguito, motivo per cui ora viene chiamato
BRICS.
Incontro
informale dei BRICS, giugno 2019 .
Il
Sudafrica è
stato un'aggiunta minore tardiva al gruppo, per aggiungere una "testa di ponte all'Africa", afferma Charles Robertson,
capo economista di Renaissance Capital. Tutti i paesi BRICS stanno
affrontando sfide economiche che devono essere affrontate con urgenza. I BRICS
sono profondamente consapevoli dell'importanza di contribuire all'agenda di
sviluppo dell'Africa.
“Quindi,
potrebbe espandersi perché i BRICS sono sottorappresentati nell'architettura
finanziaria globale.
L'Europa
e gli Stati Uniti dominano istituzioni come il Fondo monetario internazionale
(FMI) e la Banca mondiale, e in una certa misura molte altre", ha spiegato
Robertson.
Secondo
lui,
“La
Russia e altri nei BRICS vorrebbero vedere emergere centri di potere più grandi
per offrire un'alternativa a quel costrutto dominato dall'Occidente. Questo è abbastanza ragionevole, a
condizione che ci siano paesi con i soldi per sostenere le nuove istituzioni, come la Cina che sostiene la banca
BRICS, e se i paesi offrono una visione alternativa che offre vantaggi ai nuovi
membri".
"Ora
è un ottimo momento per dimostrare che i membri BRICS e le relazioni tra di
loro sono un'alternativa al formato esistente in Occidente", ha detto al Kommersant, un
quotidiano russo il professor Georgy Toloraya, direttore esecutivo del Comitato
nazionale russo per la ricerca BRICS, quotidiano economico, aggiungendo che
"BRICS
favorisce l'ordine, il rispetto degli accordi e lo sviluppo".
Inoltre,
sono previsti piani per espandere il gruppo per includere Argentina, Turchia,
Indonesia e alcuni altri paesi africani. Secondo Toloraya, l'India è attualmente contraria
all'espansione dei BRICS temendo che i nuovi membri sosterranno la Cina. D'altra parte, Mosca sostiene che “il
biglietto d'ingresso” per il gruppo è l'indipendenza e la sovranità, e in
nessun caso i potenziali candidati possono essere chiamati satelliti della
Cina.
Non ci
sono così tanti paesi come quello: includerebbero Indonesia, Messico, Turchia, Egitto e
Iran.
Ma
poi, ci sono alcuni requisiti politici per i nuovi membri, incluso il
riconoscimento dei valori BRICS e dei principi fondamentali della politica
estera, ha affermato, e ha aggiunto che "inizialmente, gli obiettivi e i
compiti erano molto modesti, concentrandosi principalmente sull'economia e sul
coordinamento degli sforzi verso raggiungere obiettivi più ambiziosi”.
Cos'è
BRICS Plus e qual è lo scopo di questo nuovo meccanismo?
Il 19
maggio il consigliere di Stato cinese e ministro degli Esteri Wang Yi ha presieduto un dialogo in
videoconferenza tra i ministri degli Esteri dei paesi BRICS e le loro
controparti delle economie emergenti e dei paesi in via di sviluppo. Questo è stato il primo dialogo BRICS
Plus a livello di ministri degli Esteri.
I
partecipanti al dialogo provenivano dai paesi BRICS e da paesi invitati come
Kazakistan, Arabia Saudita, Argentina, Egitto, Indonesia, Nigeria, Senegal,
Emirati Arabi Uniti e Thailandia.
Secondo
il ministro degli Esteri cinese Wang Yi, il dialogo è di notevole importanza
per ampliare ulteriormente la cooperazione tra i paesi BRICS e altre economie
emergenti e paesi in via di sviluppo.
In
quanto paese partecipante a “BRICS Plus”, l'Argentina ha espresso in diverse
occasioni il proprio interesse ad aderire a questo meccanismo. Il presidente argentino, Alberto
Fernández, ha ritenuto che i BRICS rappresentino per l'Argentina
"un'ottima alternativa per la cooperazione di fronte a un ordine mondiale
che ha lavorato a beneficio di pochi".
Comprensibilmente
alcuni leader stanno sostenendo il sistema multipolare . Principalmente a causa delle tensioni
geopolitiche, delle differenze di rivalità e della competizione per guidare il
mondo, la Russia sta attualmente spingendo un'iniziativa per creare un gruppo.
Nel
giugno 2022, il presidente della Duma di Stato russa (la camera bassa del
parlamento) Vyacheslav Volodin ha scritto su Telegram che gli Stati Uniti e i
loro alleati stanno distruggendo i legami economici con la loro politica delle sanzioni
, ma allo
stesso tempo stanno creando nuovi punti di crescita in altri paesi.
"La
mossa di Washington e dei suoi alleati di tagliare i legami economici esistenti
ha creato nuovi punti di crescita nel mondo", ha sottolineato. Secondo il presidente del parlamento,
le sanzioni occidentali stanno portando alla creazione di un altro gruppo di
otto nazioni – Cina, India, Russia, Indonesia, Brasile, Messico, Iran e Turchia
– che supera del 24,4% il vecchio gruppo di paesi sviluppati in termini di del
Prodotto Interno Lordo (PIL) e della parità del potere d'acquisto.
"Gli
Stati Uniti, con le proprie mani, hanno creato le condizioni affinché i paesi disposti a costruire
un dialogo paritario e relazioni reciprocamente vantaggiose per stabilire effettivamente un
nuovo gruppo del G-8 con la Russia", ha osservato Volodin.
Comprensibilmente,
esiste un Gruppo dei Sette (G-7), un forum politico intergovernativo, che
include paesi altamente sviluppati. Questi sono Canada, Francia,
Germania, Italia, Giappone, Regno Unito e Stati Uniti. Inoltre, l'Unione Europea è un
membro non enumerato. I suoi membri sono le più grandi economie avanzate del FMI
e le più ricche democrazie “liberal Dem Usa” del mondo.
Secondo
i rapporti, il gruppo è ufficialmente organizzato attorno a valori condivisi di
pluralismo e governo rappresentativo. Nel 2020, il gruppo collettivo
rappresenta oltre il 50% della ricchezza netta globale (che è di 418 trilioni
di dollari USA), dal 32 al 46% del prodotto interno lordo globale e circa 770
milioni di persone o il 10% della popolazione mondiale.
I suoi
membri sono grandi potenze negli affari globali e mantengono relazioni
politiche, economiche, sociali, legali, ambientali, militari, religiose,
culturali e diplomatiche reciprocamente strette. Dal 2022, la Germania ha assunto la
presidenza di turno del G-7, dopo la presidenza del Regno Unito.
La
Russia si è smembrata dal gruppo.
Ciò ha spinto la reiterazione del presidente
degli Stati Uniti Donald Trump che la Russia dovrebbe essere riammessa nel
gruppo, l'istigazione a una guerra commerciale con la Cina, l'aumento delle
tensioni in Iran, la presunta riluttanza di Trump a partecipare alla conferenza
e una serie di crisi internazionali hanno reso l'incontro del G7 del 2019 a
Biarritz, in Francia, la più divisa sin dal suo inizio.
A
seguito della precedente revoca da parte di Trump della sua firma a un
comunicato congiunto concordato nel 2018 a causa di una presunta offesa del
primo ministro canadese Justin Trudeau, il presidente francese Emmanuel Macron
ha convenuto che il gruppo non avrebbe emesso un comunicato congiunto alla
conferenza di Biarritz.
Da
allora, la Russia è rimasta critica nei confronti del gruppo, basando la sua
argomentazione secondo cui il G-7 non ha alcuna rilevanza per l'esistenza
poiché lì i membri si incontrano al Gruppo dei Venti (G-20).
Analogamente
all'argomento di cui sopra, se l'istituzione di un altro nuovo Gruppo di Otto
nazioni – Cina,
India, Russia, Indonesia, Brasile, Messico, Iran e Turchia – e rispetto ai
BRICS – Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa , ciò ne consegue che i BRICS
dovranno essere assorbiti dalla nuova organizzazione del Gruppo degli Otto,
espellendo così il Sud Africa.
Lucio
Blanco Pitlo III, ricercatore presso la Asia-Pacific Pathways to Progress
Foundation, ha affermato che i BRICS già affermati potrebbero avere maggiori
possibilità di attirare nuovi membri.
I nuovi membri potrebbero essere Argentina, Egitto, Indonesia,
Kazakistan, Nigeria, Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita, Senegal e Thailandia
che hanno partecipato alle recenti consultazioni.
In
effetti, lo scorso settembre , gli Emirati Arabi Uniti, insieme a Bangladesh e
Uruguay, sono diventati i primi membri dell'espansione della Banca nazionale di sviluppo (NDB) dei BRICS . Ma il tempismo rende le parti
caute. Senza
un segretariato permanente e un hub fisso, almeno l'NDB ha fissato la sua sede
a Shanghai e ha stabilito ulteriormente i suoi uffici regionali in Sud Africa
(Johannesburg).
Poiché
il mondo sta affrontando enormi sfide, richiede anche collaborazione
internazionale e soluzioni di cooperazione, cosa importante per non mettere in
grave pericolo le prospettive economiche dei paesi poveri e sottosviluppati.
Qui vivono milioni e milioni di persone impoverite.
L'Indonesia
ospiterà il vertice del G-20 a Bali questo novembre e sta facendo del suo
meglio per isolare l'incontro dalla politica. È semplicemente imprevedibile se l'Indonesia
sia in grado di arbitrare tra superpotenze arrabbiate che si scontrano. Le possibilità di un improvviso
riavvicinamento tra Stati Uniti e Cina – per non parlare tra Stati Uniti e
Russia – sono estremamente basse.
L'alleanza
strategica tra Russia e Cina si sta rafforzando e la Cina ha resistito a tanti
tentativi di escludere la Russia dalle organizzazioni internazionali.
Entrambi
sono fedeli membri dei BRICS.
D'altra
parte, la spinta della Cina per espandere il roster dei BRICS potrebbe
alleviare le pressioni esterne sulle sue relazioni con la Russia e le sue
stesse azioni negli spazi contesi con i vicini.
L'autore
di questo articolo ha contattato diversi esperti su questa domanda. Ma per il
dottor Pankaj Kumar Jha, professore associato presso l'OP Jindal Global
University di Sonipat, Haryana, Cina e India il conflitto di confine continuerà a
influenzare i BRICS.
Tuttavia, India e Cina stanno cooperando per
sviluppare strutture finanziarie alternative, linee guida coese all'interno
dell'Asia e del sud del mondo su molte questioni come il commercio, gli
investimenti e lo sviluppo di una comprensione in modo che il dominio
dell'Occidente possa essere ridotto al minimo nell'architettura finanziaria
globale , ha affermato e ha aggiunto, "il fondamento della cooperazione nei
BRICS riunisce risorse potenziali e requisiti di sviluppo critici sotto un
unico ombrello".
Le
domande sul futuro dei BRICS sono destinate ad essere presenti soprattutto
quando viene discusso un nuovo ordine mondiale.
Traendo ispirazione da Quad plus , i paesi
BRICS stanno anche discutendo del formato BRICS plus.
La formazione del nuovo gruppo G-8 è
principalmente una fusione di BRICS e VISTA (Vietnam, Indonesia, Sud Africa, Turchia,
Argentina).
La formazione è principalmente quella di collegare i BRICS ai paesi a reddito
medio e potere medio, secondo la sua spiegazione.
Il Dr.
Pankaj Kumar Jha ha concluso la sua argomentazione:
“Questa
configurazione geopolitica è in fasi esplorative, senza dubbio intesa a portare
un nuovo asse Russia-Cina ma l'inclusione di Messico, Indonesia e Turchia ha il
suo bagaglio strategico . Quanto successo avrebbe questo raggruppamento è
ancora una questione di congettura. Dal punto di vista geopolitico, molto
dipenderebbe da come si formeranno le sanzioni alla Russia e dalla ripresa
post-coronavirus della Cina”.
Il
professor Aslan Abashidze, capo del dipartimento di diritto internazionale
dell'Università russa dell'amicizia tra i popoli e membro del comitato
consultivo scientifico del ministero degli Affari esteri, ha spiegato
all'autore di questo articolo che, in generale, le associazioni internazionali sotto
forma di organizzazioni intergovernative o associazioni di integrazione
emergono sulla base di presupposti che possono essere di natura diversa:
politica, difensiva, culturale, ecc.
L'emergere
di tali "para-organizzazioni" come il Gruppo dei Sette (G-7), il
Gruppo degli Otto (G-8), il Gruppo dei Venti (G-20) è associato all'incapacità
delle istituzioni internazionali di livello globale di soddisfare le crescenti
esigenze dello sviluppo moderno di fronte alle crescenti sfide sotto forma di
pandemie, crisi finanziarie, ecc.
L'invito
e poi l'esclusione della Russia dal Gruppo dei Sette (G-7) e simili misure
restrittive unilaterali dell'Occidente “collettivo” guidato dagli Stati Uniti
controllano tutte le istituzioni di controllo globale, compresi il Fondo
Monetario Internazionale e la Banca Internazionale per Ricostruzione e
Sviluppo, costringono altri Stati che non sono inferiori per materia prima,
potenziale umano e intellettuale agli Stati Uniti e all'Unione Europea a
cercare il proprio percorso di sviluppo.
Pertanto,
non importa se i BRICS, o l'unificazione di Cina, India, Russia, Indonesia, Brasile,
Messico, Iran e Turchia , saranno più fattibili o meno. La cosa principale è che è iniziato
il processo di ricerca di nuovi modelli da parte degli Stati insoddisfatti
della politica statunitense, il che significa la fine del predominio degli
Stati Uniti in tutte le sfere delle relazioni internazionali.
Ad un
certo punto, l'Occidente, guidato dagli Stati Uniti, dovrà negoziare nuovi
modelli di relazioni economiche internazionali e di altro tipo, basati su nuovi
trattati internazionali che assicurino l'uguaglianza di tutti gli stati.
Secondo
la conclusione del professor Abashidze è che " fino a quando ciò non sarà raggiunto
a livello globale, Russia, Cina e India stabiliranno relazioni commerciali
sulle valute nazionali e quindi sarà attraente e vantaggioso per altri stati,
non solo della regione Asia-Pacifico, ma anche dall'America Latina, dal Medio
Oriente e dall'Africa ”.
Che si
tratti di Russia, Cina e India e di un certo numero di paesi, ci sono
discutibili variazioni nelle capacità politiche, economiche e culturali. Il presidente russo Vladimir Putin lo
scorso anno ha spiegato in uno dei suoi discorsi che dopo il crollo dell'era
sovietica, la Russia deve ricominciare da capo.
Fu il
confronto ideologico tra Occidente e Oriente che diede vita all'era sovietica.
Lenin ha parlato delle voglie del capitalismo, ha ricordato, e ha aggiunto che
“Non si
può dire che abbiamo vissuto questi ultimi 30 anni in un'economia di mercato a
tutti gli effetti. In effetti, lo stiamo costruendo solo gradualmente, e le sue
istituzioni. La Russia ha dovuto farlo da zero, partendo da zero. Naturalmente,
lo stiamo facendo, tenendo conto degli sviluppi nel mondo. Dopotutto, dopo
quasi cento anni di economia statale.
D'altra
parte, è necessario dare un'occhiata più da vicino all'approccio, alla capacità
economica e ai servizi dei cinesi.
La
Cina ha un panorama così diversificato, con investimenti e scambi in tutto il
mondo. Secondo
la Banca Mondiale, la Cina ha la più grande economia e uno dei principali
giganti infrastrutturali del mondo. La Cina è il più grande esportatore
mondiale e il secondo importatore di merci.
La
Cina detiene il 17,7% della ricchezza totale mondiale, la seconda quota più
grande detenuta da qualsiasi paese. Ha il più grande settore bancario del
mondo, con un patrimonio di $ 40 trilioni e le prime 4 banche più grandi del
mondo sono tutte in Cina.
Nel
2019, la Cina ha superato gli Stati Uniti come patria del maggior numero di
ricchi al mondo, secondo il rapporto sulla ricchezza globale del Credit Suisse.
Ha il
maggior numero di ricchi nel 10% della ricchezza più ricco del mondo dal 2019. C'erano 658 miliardari cinesi e 3,5
milioni di milionari.
La
Belt and Road Initiative cinese si è notevolmente ampliata negli ultimi sei anni e, ad aprile 2020, comprende 138 paesi e
30 organizzazioni internazionali.
Insieme
a Brasile, Russia, India e Sud Africa, la Cina fa parte del gruppo BRICS delle
principali economie emergenti.
Quasi
tutti gli esperti contattati per questo articolo hanno i punti discutibili.
Hanno riconosciuto il fatto che i paesi che cercano un sistema multipolare
devono affrontare i problemi del mondo meno sviluppato.
Inoltre,
a giudicare dalle loro lunghe discussioni, viene fornita una descrizione
fattuale chiave: il dominio occidentale e l'approccio imperiale degli Stati Uniti.
Questi sforzi imperialisti volti a mantenere il
dominio politico ed economico della popolazione mondiale hanno creato enormi
difficoltà per i popoli di tutto il mondo, inclusa la classe operaia, gli
oppressi a livello nazionale e gli impoveriti che vivono all'interno dei paesi
capitalisti occidentali.
Il gruppo emergente della nuova coalizione è fattibile e sta arrivando nel momento cruciale in cui negli ultimi due decenni, gli Stati Uniti, la Gran Bretagna, i paesi dell'Unione Europea (UE) e i loro alleati a livello globale, sono stati coinvolti in numerosi interventi imperialisti che hanno portato alla destabilizzazione, interventi militari, guerre per procura e l'espansione dell'imperialismo occidentale in Africa, Asia e America Latina.
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