IL CAMBIAMENTO CLIMATICO.
IL CAMBIAMENTO CLIMATICO.
Bce,
nuove misure sul clima
nella
politica monetaria.
Msn.com-
Italpress-Redazione –( 23-7-2022)- ci dice :
FRANCOFORTE
(GERMANIA) (ITALPRESS) - Il Consiglio direttivo della Banca centrale europea ha deciso
di adottare ulteriori misure per integrare il cambiamento climatico
nell'assetto di politica monetaria dell'Eurosistema. Ha deciso di adeguare le
consistenze di obbligazioni societarie nei portafogli detenuti per finalità di
politica monetaria e il sistema delle garanzie dell'Eurosistema, di introdurre
obblighi di informativa relativi al clima e di migliorare le prassi di gestione
dei rischi.
Bce,
nuove misure sul clima nella politica monetaria.
Queste
misure sono concepite in piena compatibilità con l'obiettivo primario
dell'Eurosistema di mantenere la stabilità dei prezzi. Mirano a tenere in
maggiore considerazione il rischio finanziario connesso al clima nel bilancio
dell'Eurosistema e, in relazione al nostro obiettivo secondario, a sostenere la
transizione verde dell'economia in linea con gli obiettivi di neutralità
climatica dell'UE. Inoltre, le nostre misure incentivano le imprese e le
istituzioni finanziarie ad accrescere la trasparenza in merito alle loro
emissioni di carbonio e a ridurle. "Con queste decisioni traduciamo il
nostro impegno per la lotta al cambiamento climatico in un'azione
tangibile", dichiara la presidente della Bce Christine Lagarde. "Nell'ambito del
nostro mandato, stiamo compiendo passi concreti per integrare il cambiamento
climatico nelle operazioni di politica monetaria. E seguiranno altre
iniziative, nel quadro della nostra agenda per il clima in divenire, per
allineare le nostre attività agli obiettivi dell'Accordo di Parigi",
aggiunge.
L'Eurosistema
mira a de-carbonizzare gradualmente le proprie consistenze di obbligazioni
societarie, seguendo un percorso in linea con gli obiettivi dell'Accordo di
Parigi. Al
tal fine, l'Eurosistema orienterà queste consistenze in favore di emittenti con
migliori risultati sul piano climatico reinvestendo i considerevoli rimborsi
attesi nei prossimi anni. Migliori risultati dal punto di vista climatico
saranno misurati in termini di minori emissioni di gas serra, obiettivi di
riduzione del carbonio più ambiziosi e una migliore informativa in relazione al
clima. La
BCE si attende che le misure siano applicate a partire da ottobre 2022; poco prima saranno comunicati
maggiori dettagli. Dal primo trimestre del 2023 la BCE inizierà a pubblicare con
cadenza regolare informazioni di carattere climatico sulle consistenze di
obbligazioni societarie.
L'Eurosistema
limiterà la quota di attività emesse da soggetti con un'impronta di carbonio
elevata che possono essere stanziate a garanzia dalle singole controparti nelle
operazioni di rifinanziamento dell'Eurosistema. Il nuovo regime di limiti è inteso
a ridurre i rischi finanziari connessi al clima in tali operazioni. Questa
misura sarà applicata secondo le attese prima della fine del 2024, purché
sussistano i presupposti tecnici necessari. Per incoraggiare le banche e le altre
controparti a prepararsi per tempo, l'Eurosistema sottoporrà a test il regime
di limiti prima della sua effettiva applicazione. In aggiunta, a partire da quest'anno
l'Eurosistema terrà conto dei rischi climatici nel riesame degli scarti
applicati alle obbligazioni societarie stanziate a garanzia. L'Eurosistema
accetterà in garanzia per le proprie operazioni di rifinanziamento soltanto
attività negoziabili e crediti di imprese e debitori conformi alla direttiva
relativa alla comunicazione societaria sulla sostenibilità (CSRD), una volta
attuata pienamente. Poiché il recepimento della CSDR ha subito ritardi, i nuovi
criteri di idoneità dovrebbero applicarsi a partire dal 2026. L'Eurosistema
affinerà ulteriormente i propri strumenti e le proprie capacità di valutazione
per cogliere meglio i rischi climatici. Ha inoltre stabilito una serie di
standard minimi comuni su come i sistemi di valutazione interni delle banche
centrali nazionali dovrebbero integrare i rischi climatici nei loro rating.
Questi standard entreranno in vigore alla fine del 2024.
POLITICA
ed ECONOMIA.
KLAUS
SCHWAB AL
WORLD GOVERNMENT
SUMMIT:
LA STORIA È A UN PUNTO DI SVOLTA,
I
SISTEMI ENERGETICI E ALIMENTARI GLOBALI
SARANNO
PROFONDAMENTE INFLUENZATI.
Nogeoingneria.com
– (1 aprile 2022)- Redazione- ci dice :
Il 29
e 30 marzo si è tenuto il Vertice del
governo mondiale 2022 a Dubai. Nella
capitale degli Emirati Arabi Uniti hanno discusso su come introdurre il Nuovo
Ordine Mondiale.
La
conduttrice della CNN Becky Anderson ha aperto l’incontro chiedendo: “Siamo
pronti per un nuovo ordine mondiale?”
L’obiettivo
dell’incontro è “dare forma al futuro dei governi” e “creare un futuro migliore
per l’umanità”.
Tra i
partecipanti c’erano Klaus Schwab, fondatore del World Economic Forum,
amministratore delegato del Fondo monetario internazionale, Kristalina
Georgieva, il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres e il
capo dell’OMS Tedros.
Cosa
dice Klaus Schwab al World Government Summit.
Che si
tratti di guerra, di una pandemia cibernetica o di una parte del più ampio programma
del reset, Schwab è certo che i cambiamenti sistemici e strutturali stanno
raggiungendo le catene di approvvigionamento alimentare, energetico e globale:
Prospettiva.
Il
fondatore del World Economic Forum Klaus Schwab dice al World Government Summit:
“La storia
è davvero a un punto di svolta”, con l’instabilità economica, i conflitti tra le grandi
potenze mondiali e la quarta rivoluzione industriale in arrivo.
In un
breve discorso pronunciato al World Government Summit di Dubai in modo virtuale
martedì, Schwab
ha detto che ci sarebbero stati cambiamenti sistemici e strutturali e che le
catene di approvvigionamento globale, l’energia e i sistemi alimentari
sarebbero stati profondamente colpiti.
La
storia è davvero ad un punto di svolta. Non conosciamo ancora tutta la portata
e i cambiamenti sistemici e strutturali che avverranno” – Klaus Schwab, World Government
Summit, marzo 2022.
Il
mondo non solo deve superare il danno che il COVID-19 ha fatto alla nostra
economia e alla nostra società, ma deve anche affrontare le implicazioni di un
pericoloso scontro tra grandi potenze mondiali”, ha detto Schwab alla
conferenza Our World Today: Why Governments Must Act Now.
Conosciamo
tutti lo scenario di orrore di un attacco informatico su larga scala che
metterebbe fuori uso l’energia elettrica, i trasporti, l’assistenza
ospedaliera, la nostra società nel suo complesso, ma ci prestiamo ancora troppa
poca attenzione – Klaus Schwab, Cyber Polygon 2020.
Klaus
Schwab al World Government Summit 2022.
Se le
minacce informatiche non vengono contenute, i governi continueranno a rivalersi
contro i malfattori (reali o percepiti), portando a una guerra informatica
aperta, a un’ulteriore disgregazione della società e a una perdita di fiducia
nella capacità dei governi di agire come amministratori digitali – WEF Global
Risks Report 2022.
Nel
suo discorso di apertura del programma di esercitazione sulla sicurezza
informatica Cyber Polygon che si è svolto in Russia nel luglio 2021, Schwab ha
detto ai preparatori della pandemia informatica che una “mancanza di sicurezza
informatica è diventata una minaccia chiara e imminente per la nostra società”
come risultato degli attacchi informatici alle infrastrutture critiche quali i
sistemi energetici e alimentari.
Il 21
marzo 2022, la Casa Bianca ha rilasciato un avvertimento che “la Russia potrebbe condurre attività
informatiche dannose” contro le infrastrutture critiche americane “in risposta
alle spese economiche senza precedenti che noi abbiamo imposto alla Russia
insieme ai nostri alleati e partner”.
In un
rapporto che sembra profetico pubblicato a gennaio, il WEF Global Risks Report
2022 ha avvertito che la rappresaglia contro gli attacchi informatici – reali o
percepiti – potrebbe portare a una guerra informatica aperta che avrebbe un
impatto devastante sulla società.
“Se le
minacce informatiche non saranno arginate, i governi continueranno a fare
ritorsioni contro gli autori (reali o percepiti), provocando un’aperta guerra
informatica, un’ulteriore disgregazione della società e una perdita di fiducia
nella capacità dei governi di agire come amministratori digitali”, dice il
rapporto del WEF.
Che si
tratti di una guerra, di un attacco cibernetico o di una parte dell’agenda del
grande reset, Schwab è certo che stanno arrivando dei cambiamenti sistemici e
strutturali per quanto riguarda il cibo, l’energia e le catene di
approvvigionamento globale.
In
mezzo a tutte le questioni attuali nella nostra agenda, spesso dimentichiamo
che siamo nel pieno della quarta rivoluzione industriale – Klaus Schwab, World Government
Summit, marzo 2022.
Parlando
a Dubai martedì, Schwab ha ringraziato gli Emirati Arabi Uniti per aver
ospitato il suo “Great Narrative Meeting” a novembre e ha elogiato il paese per aver creato un centro per la
quarta rivoluzione industriale (4IR).
“Con
tutte le questioni attuali nella nostra agenda, tendiamo a dimenticare che
siamo in piena quarta rivoluzione industriale, che sta accelerando il
cambiamento globale in un modo molto più vasto e rapido delle tre rivoluzioni
precedenti”, ha detto Schwab.
“Sono
orgoglioso che il governo di Dubai sia stato così lungimirante nel creare un
centro per la quarta rivoluzione industriale in collaborazione con il World
Economic Forum”, ha aggiunto.
In
tempi di crisi, il ruolo dei governi è più importante e rilevante che mai” –
Klaus Schwab, World Government Summit, marzo 2022.
L’obiettivo
del centro di Dubai, secondo Schwab, è quello di “identificare rapidamente il
potenziale delle nuove tecnologie e sviluppare i necessari quadri etici e
politici per queste nuove tecnologie per garantire che siano incentrate sulle
persone e sulla società”.
Nelle
sue osservazioni, il globalista non eletto da nessuno ha lodato il World Government Summit come un
luogo dove i governi “vanno oltre la gestione della crisi”, aggiungendo: “In
tempi di crisi, il ruolo dei governi è più importante e rilevante che mai”.
Riferendosi
all’eterna crisi preferita dei globalisti – il cambiamento climatico – Schwab ha detto che le sfide
globalmente interconnesse richiedono risposte globali e congiunte.
Dobbiamo
essere disposti a cambiare a livello micro ed essere abbastanza altruisti da
accettare nuove strategie (nel senso più ampio del termine) a livello macro –
La Grande Narrazione, Klaus Schwab & Thierry Malleret, 2022.
Lo
scorso novembre, Schwab era a Dubai per presentare la “grande narrazione” come
una continuazione della sua agenda del grande reset, che aveva formalmente
annunciato nel giugno 2020.
La
grande narrazione, che intreccia tecnologia, società, economia, geopolitica e natura, è
una storia che i ricchi globalisti non eletti hanno inventato per legittimare
la loro trasformazione tecnocratica della società e dell’economia mondiale con
la pretesa di lavorare per il “bene dell’umanità”.
La
corsa verso la tecnocrazia e i conseguenti sistemi di credito sociale viene
accelerata dalla quarta rivoluzione industriale, e il traguardo sarà la “fusione delle nostre identità fisiche,
digitali e biologiche”, come ha detto Schwab in numerose occasioni – la 4IR sta cambiando non solo ciò che
facciamo, ma chi siamo.
L’umano
hackerabile è all’orizzonte, se non siamo già lì.
Il
consulente di fiducia di Klaus Schwab, Yuval Noah Harari: “A cosa ci servono
gli esseri umani?” Il WEF lo dice apertamente quindi: gli esseri umani non ci
servono più. In un video tutta la loro follia, apertamente dichiarata.
(sociable.co/technology/history-turning-point-global-energy-food-systems-deeply-affected-klaus-schwab-world-government/).
CONSEGUENZE
CLIMATICHE DI UN
CONFLITTO
NUCLEARE: PEGGIORI DEL PREVISTO.
Nogeoingneria.com
– ( 22 LUGLIO 2022)- Redazione- ci dice :
Charles
Bardeen e i suoi coautori hanno scoperto che le emissioni di una guerra
nucleare globale distruggerebbero la maggior parte dello strato di ozono entro
15 anni, con una perdita media di ozono di circa il 75% a livello mondiale.
Anche una guerra nucleare regionale comporterebbe una perdita di ozono globale
del 25%, con un recupero che richiederebbe circa 12 anni.
Come
fanno a saperlo con tanta precisione?
Vorrei
sottolineare che la connessione tra gli esperimenti nucleari e i loro effetti
non è mai stata discussa pubblicamente in passato, ma è certo che le indagini
hanno avuto luogo.
La
causa principale dell’assottigliamento dello strato di ozono in passato,
secondo alcune voci autorevoli, è rappresentata dagli esperimenti nucleari (ne
parla Rosalie Bertell nel suo libro “PIANETA TERRA -L’ULTIMA ARMA DI GUERRA” ).
Questa
tematica non è menzionata né dalla NOAA, né dall’ONU, né dalla NASA, né
dall’Organizzazione Meteorologica Mondiale, né dalla Commissione Europea, né
dall’EPA, né da nessuna parte del Protocollo di Montreal, che è un po’ la Bibbia
dell’inversione della riduzione dell’ozono.
In
risposta alle domande, il NOAA ha dichiarato a FactCheck:
I test
nucleari non sono la causa della riduzione dello strato di ozono che abbiamo
sperimentato….Le emissioni umane di composti di cloro e bromo a lunga vita, compresi i
CFC e gli halon, hanno portato alla riduzione dell’ozono osservata.Ma arriviamo allo studio: “Un’ estrema perdita di ozono come
conseguenza di una guerra nucleare-
Aumento
della radiazione ultravioletta superficiale” – Extreme Ozone Loss Following
Nuclear War Results in Enhanced Surface Ultraviolet Radiation”
CONSEGUENZE
CLIMATICHE DI UN CONFLITTO NUCLEARE.
La
notizia che arriva dal “National Center for Atmospheric Research sulla
pubblicazione nella rivista scientifica Journal of Geophysical Research”:
Atmospheres di uno studio sulle conseguenze climatiche di un conflitto nucleare
svela uno scenario ancora peggiore del previsto.
Circa
un anno e mezzo fa avevamo pubblicato i risultati di uno studio simile che
analizzavano le conseguenze di uno scontro nucleare relativamente limitato tra
India e Pakistan.
La
novità dello studio guidato da Charles Bardeen del NCAR e che vede come
coautore tra gli altri Alan Robock, professore di scienze del clima alla
Rutgers University, è che grazie ai nuovi modelli climatici e ai moderni
supercomputer hanno potuto elaborare scenari su cosa succederà allo strato
d’ozono.
Qui
dobbiamo fare un passo indietro, fin dalle esplosioni di Hiroshima e Nagasaki
del 1945 sappiamo che in caso del bombardamento di una città con un ordigno
nucleare prima ci sono le conseguenze dello scoppio e le vittime immediate
(incenerite se nel raggio della distruzione assoluta o spazzate via dall’onda
d’urto) e poi le conseguenze delle
radiazioni.
Negli
anni 80 gli scienziati arrivarono alla conclusione che un conflitto nucleare su
larga scala avrebbe generato conseguenze della durata di anni sul clima,
essenzialmente le grandi quantità di fumo e cenere bloccando la luce solare
avrebbero raffreddato improvvisamente il clima, tanto che a questo scenario si
diede il nome di “inverno nucleare” (tra l’altro è risaputo che imponenti eruzioni
vulcaniche possono fare la stessa cosa).
Quindi sono ormai una quarantina d’anni che si studiano le conseguenze
climatiche di un conflitto nucleare.
Ed
infatti queste che abbiamo descritto sono abbastanza conosciute dal grande
pubblico, ma ce n’è un’altra che gli scienziati conoscevano da tempo, la distruzione temporanea dello
strato d’ozono, già negli studi degli anni ’80 fu scoperto che la palla di
fuoco delle esplosioni avrebbe creato ossidi di azoto e le conseguenti reazioni
chimiche avrebbero danneggiato lo strato di ozono. In seguito fu scoperto che anche lo
stesso fumo avrebbe colpito il prezioso scudo che ci protegge dalle radiazioni
UV del Sole.
Gli
scienziati però non avevano i mezzi per calcolare l’estensione del fenomeno e
sospettavano che la scomparsa temporanea dell’ozono sarebbe stata
controbilanciata dal fumo che schermando la radiazione solare ci avrebbe anche
protetto dagli UV.
Nel
presente studio si ipotizzano vari scenari e si arriva alla conclusione che uno
scambio nucleare limitato tra due paesi vicini (sì anche in questo caso si
ipotizza tra India e Pakistan, da quelle parti qualcuno inizierà a fare
scongiuri) avrebbe comunque la conseguenza di causare una perdita del 25%
dell’ozono a livello globale con un tempo di recupero di 12 anni.
Mentre
un ipotetico conflitto su scala globale con scambio di molte testate tra USA e
Russia porterebbe a una drammatica diminuzione del 75% con un tempo di recupero
di 15 anni.
Gli
agghiaccianti (come se non lo fossero abbastanza prima) scenari derivanti sulle
conseguenze climatiche di un conflitto nucleare relative alla funzione
protettiva dello strato d’ozono sono abbastanza diversi, nel caso del conflitto
globale, la quantità di fumo sarebbe tale che effettivamente nel periodo
iniziale ci proteggerebbe anche dai raggi UV.
Ma in
pochi anni il fumo inizierebbe a diradarsi ben prima che lo strato di ozono si
reintegri, dunque sperimenteremmo prima un intenso inverno nucleare con un
brusco abbassamento delle temperature e poi appena il fumo inizierà a diradarsi
saremmo investiti da un’esplosione di raggi ultravioletti. Nel caso del conflitto su scala
locale invece il fumo non sarebbe abbastanza e dunque sperimenteremmo
immediatamente un raffreddamento meno intenso
ma in concomitanza con un immediato aumento della quantità di raggi UV
che colpiscono la superficie, poi di pari passo andrebbero il dissipamento del
fumo e la risalita delle temperature ma anche il ripristino dello strato
d’ozono.
(Roberto
Todini- ultimavoce.it/conseguenze-climatiche-di-un-conflitto-nucleare/).
TROPPO
PRESTO SE N’È ANDATO:
ALBERTO
BEHAR, CHE
HA USATO ROBOT
E
ANATRE DI GOMMA PER SONDARE
I
SEGRETI DEL GHIACCIO ARTICO.
Nogeoingneria.com – ( 22 LUGLIO 2022)-
Redazione- ci dice :
Torna
l’allarme sulle possibili inondazioni costiere dovute ai cambiamenti climatici.
Il New York Times aveva pubblicato un reportage tempo fa sugli effetti del
cambiamento climatico negli Usa.
L’articolo era del 2016 e si intitolava:
“Clima:
Nyt denuncia, lʼinondazione delle coste Usa è già iniziata .
Anche
oggi leggiamo: Caldo in Groenlandia: gli iceberg perdono 6 miliardi di
tonnellate d’acqua al giorno.
Se si
sciogliesse tutto, il ghiaccio della Groenlandia sarebbe in grado di alzare il
livello del mare di 7,5 metri in tutto il mondo.
E
scrive la RAI: Ghiaccio bollente. Un gioco di parole
che però spiega quello che sta accadendo agli iceberg nel nordovest della
Groenlandia. In questa guerra calda per un clima fuori da ogni schema e
previsione si sono persi sei miliardi di tonnellate di acqua al giorno tra il
15 e il 17 luglio a causa delle alte temperature. E’ quanto emerge dal Centro Nazionale
Statunitense per i dati su neve e ghiaccio, (Nsidc), studio riportato dalla
Cnn.
“Lo
scioglimento del nord di quest’ultima settimana non è normale, se si
considerano i 30-40 anni di medie climatiche”, ha detto Ted Scambos,
ricercatore dell’Nsidc dell’università del Colorado: “lo scioglimento è in
aumento e questo evento ha rappresentato un picco”.
ANNI
FA: Alberto Behar voleva capire meglio. Era uno scienziato della Nasa. «Aiutò a scoprire che una volta c’era
l’acqua su Marte», ma ha scoperto anche altro.
Era
ricercatore presso l’ASU – School of Earth and Space Exploration. Behar è stato coinvolto nel Team
scientifico della Mars Mission per quanto riguardava il Rover NASA Curiosity,
che utilizza strumenti scientifici per raccogliere informazioni su Marte. Behar però era anche un ricercatore polare, combinava
la profonda curiosità di uno scienziato con l’audace inventiva di un ingegnere.
Ha
insegnato all’Arizona State University e ha diretto il Laboratorio di Robotica
e Strumentazione per Ambienti Estremi della scuola. Aveva una passione per la creazione di
imbarcazioni autonome, sensori o telecamere che potessero sondare luoghi in cui
nessun essere umano sarebbe mai potuto andare: uno di questi è la discesa nei grandi
tubi di scarico dell’acqua, o moulin, che costellano la calotta glaciale della
Groenlandia in estate.
Hanno
raccontato poco della sua spedizione in terre artiche.
Scrivo
che era uno scienziato, perché Behar ebbe un incidente inspiegabile, il suo
piccolo aereo è caduto in un incrocio di Los Angeles. L’aereo pilotato da Behar si è schiantato
poco dopo essere decollato da un piccolo aeroporto vicino al suo posto di
lavoro, il Jet Propulsion Laboratory della NASA a Pasadena, in California.
Behar, 47 anni, è morto sul colpo.
Incidenti
aerei accadono e scienziati muoiono: il nome di Behar è stato aggiunto a
una lista molto lunga di scienziati che
hanno incontrato una morte prematura e misteriosa, che ci porta a chiedere,
sapeva Behar qualcosa che ‘loro’ non vogliono far sapere?
La
storia è questa – e la scriviamo nel 2008.
Novanta
paperelle per studiare i ghiacciai.
Novanta
paperelle di gomma disperse negli abissi dei ghiacci della Groenlandia. Si tratta di un esperimento
scientifico portato avanti da uno scienziato della Nasa, che ha pensato di far
cadere i giocattoli in un crepaccio del ghiacciaio Jakobshavn e stare a vedere
in quale punto della terra andranno ad approdare. Solo che per il momento delle
paperelle non si ha ancora traccia… ( ndr e pare nemmeno dopo) .
Novanta
paperelle di gomma su cui c’è scritto in tre lingue il messaggio: “Esperimento
scientifico – Ricompensa” e un indirizzo di posta elettronica a cui rivolgersi
per riconsegnarle. Chi dovesse trovare uno di questi curiosi esemplari è
pregato di mettersi in contatto con la Nasa, perché non si tratta di uno scherzo,
ma di una ricerca serissima.
L’idea
è stata realizzata dall’ingegnere Alberto Behar, ricercatore del Jet Propulsion
Laboratory della Nasa, per il quale progetta robottini per l’esplorazione di
pianeti lontani.
Behar
ha pensato che seguire il percorso dei giocattoli nelle acque della Groenlandia
potrebbe essere un sistema molto utile per studiare lo scioglimento dei ghiacci
e gli effetti del riscaldamento globale.
Così nei mesi scorsi si è recato sul ghicciaio
Jakobshavn, che alcuni studiosi ritengono peraltro essere quello dal quale si
sarebbe staccato l’iceberg responsabile del naufragio del Titanic. Qui, in un
crepaccio apertosi per colpa del riscaldamento globale, ha fatto cadere le
novanta paperelle di gomma.
E da
allora aspetta che qualcuno le ritrovi da qualche parte sulle coste del nord
America e si faccia vivo. Secondo i suoi calcoli i giocattoli dovrebbero approdare
nella Baia di Baffin, al largo delle coste nordorientali del Canada. Ma i percorsi esatti seguiti da
questi particolari “fiumi” che si formano nei ghiacciai sono ancora
sconosciuti.
Se
l’esperimento dovesse funzionare però potrebbe essere molto utile ai fine degli
studi sullo scioglimento dei ghiacci artici, soprattutto per capire come questo
influenzerà un eventuale innalzamento del livello del mare.
Oltre
al percorso compiuto dalle paperelle Behar avrà a disposizione i dati forniti
da una speciale sonda con un trasmettitore gps in grado di fornire informazioni
su velocità, accelerazioni, temperature attraversate sul centro del ghiacciaio.
Il
congegno infatti, è stato calato insieme ai giocattoli all’interno del
crepaccio.
Il
progetto rientra negli sforzi lanciati dal Consiglio Artico, la federazione che
unisce tutti i paesi che si affacciano sul circolo polare, per studiare
l’attuale condizione dei ghiacci perenni della Groenlandia in vista della
conferenza internazionale sui cambiamenti climatici in programma a Copenaghen a
fine 2009.
(montagna.tv/cms/8603/novanta-paperelle-per-studiare-i-ghiacciai).
ANNI
DOPO: Per coincidenza, la morte di Behar è avvenuta appena tre giorni prima
della pubblicazione dell’ultimo studio di cui è coautore: un’analisi
dettagliata dei fiumi di fusione e degli scarichi dei moulin in una porzione di
2.000 miglia quadrate della vasta calotta glaciale groenlandese.
Il
documento, “Efficient meltwater drainage through supraglacial streams and rivers on
the southwest Greenland ice sheet”, è stato pubblicato online da “Proceedings of the
National Academy of Sciences”.
La
ricerca è dedicata alla memoria di coautore Alberto Behar.
Il
nuovo documento è basato sulla ricerca che ha avuto luogo sul foglio ghiaccio
stesso, realizzato da autore principale Laurence Smith di UCLA, Behar del JPL e
altri nove ricercatori nel luglio 2012, e sui dati tele-rilevati relativi allo
stesso periodo. I ricercatori hanno viaggiato in elicottero per mappare la rete
di fiumi e torrenti su circa 2.000 chilometri quadrati (5.600 chilometri
quadrati) della Groenlandia. Erano particolarmente interessati a conoscere la
quantità di acqua di fusione è rimasto all’interno della calotta di ghiaccio e
quanto drenato verso l’oceano.
L’articolo
completo è presente su questo sito internet: (pnas.org/content/early/2015/01/07/1413024112.full.pdf
html).
LA
DISTRUZIONE DELL’OZONO SOPRA
IL
POLO NORD PRODUCE ANOMALIE
METEOROLOGICHE
IN TUTTO L’EMISFERO SETTENTRIONALE.
Nogeoingegneria.com
–(18 LUGLIO 2022)- ci dice :
Il
Politecnico federale di Zurigo, è considerato il più prestigioso istituto
universitario politecnico della Svizzera e uno dei più importanti centri di
ricerca al mondo.
Molti
conoscono il buco nell’ozono sopra l’Antartide, ma ciò che è meno noto è che anche
l’ozono protettivo nella stratosfera sopra l’Artico viene periodicamente
distrutto, assottigliando lo strato di ozono. L’ultima volta è successo nella
primavera del 2020 e prima ancora nella primavera del 2011.
Gli
scienziati del clima hanno osservato anomalie meteorologiche in tutto
l’emisfero settentrionale ogni volta che lo strato di ozono sopra il polo nord
si è assottigliato. Queste
stagioni primaverili sono state insolitamente calde e secche in tutta l’Europa
centrale e settentrionale, in Russia e soprattutto in Siberia. Tuttavia, in altre aree, come le
regioni polari, hanno prevalso condizioni di umidità. Queste anomalie meteorologiche sono
state particolarmente pronunciate nel 2020. Anche in Svizzera la primavera è
stata anormalmente calda e secca.
Nella
ricerca sul clima si discute se esista una relazione causale tra la distruzione
dell’ozono stratosferico e le anomalie meteorologiche osservate.
Un
ruolo è svolto anche dal vortice polare nella stratosfera, che si forma in
inverno e decade in primavera. I ricercatori che hanno studiato il fenomeno finora sono
giunti a risultati contraddittori e a conclusioni diverse.
Nuove
scoperte stanno ora facendo luce sulla situazione, grazie alla dottoranda
Marina Friedel e al borsista del Fondo Nazionale Svizzero per l’Ambizione
Gabriel Chiodo. Entrambi fanno parte del gruppo di ricerca diretto da Thomas Peter,
professore di chimica dell’atmosfera al Politecnico di Zurigo, e stanno
collaborando con l’Università di Princeton e altre istituzioni.
Le
simulazioni rivelano una correlazione.
Per
scoprire una possibile relazione causale, gli scienziati hanno eseguito
simulazioni che integravano la riduzione dell’ozono in due diversi modelli
climatici. La
maggior parte dei modelli climatici considera solo i fattori fisici, non le
fluttuazioni dei livelli di ozono stratosferico, in parte perché ciò
richiederebbe molta più potenza di calcolo.
Tuttavia,
i nuovi calcoli chiariscono che la causa delle anomalie meteorologiche
osservate nell’emisfero settentrionale nel 2011 e nel 2020 è principalmente la
riduzione dell’ozono nell’Artico. Le simulazioni effettuate
dagli scienziati con i due modelli coincidevano in gran parte con i dati
osservativi di quei due anni e di altri otto eventi simili utilizzati a scopo
di confronto. Ma quando gli scienziati hanno “spento” la distruzione dell’ozono nei
modelli, non sono riusciti a riprodurre quei risultati.
“Ciò
che ci ha sorpreso di più dal punto di vista scientifico è che, anche se i
modelli che abbiamo utilizzato per la simulazione erano decisamente diversi,
hanno prodotto risultati simili”, afferma il coautore Gabriel Chiodo, borsista
SNSF Ambizione presso l’Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima.
Il
meccanismo spiegato.
Secondo
le nuove conoscenze dei ricercatori, il fenomeno inizia con la riduzione
dell’ozono nella stratosfera. Affinché l’ozono venga distrutto, le temperature
nell’Artico devono essere molto basse.
“La
distruzione dell’ozono avviene solo quando fa abbastanza freddo e il vortice
polare è forte nella stratosfera, a circa 30-50 chilometri dal suolo”,
sottolinea Friedel.
Normalmente,
l’ozono assorbe le radiazioni UV emesse dal sole, riscaldando così la
stratosfera e aiutando a rompere il vortice polare in primavera. Ma se c’è meno ozono, la
stratosfera si raffredda e il vortice diventa più forte. “Un forte vortice polare produce gli
effetti osservati sulla superficie terrestre”, spiega Chiodo. L’ozono svolge
quindi un ruolo importante nei cambiamenti di temperatura e di circolazione
intorno al Polo Nord.
Maggiore
precisione possibile per le previsioni a lungo termine.
Le
nuove scoperte potrebbero aiutare i ricercatori climatici a fare previsioni
meteorologiche e climatiche stagionali più accurate in futuro. Ciò consente di prevedere meglio i
cambiamenti di calore e di temperatura, “il che è importante per l’agricoltura”,
afferma Chiodo.
Friedel
aggiunge: “Sarà
importante osservare e simulare l’evoluzione futura dello strato di ozono”.
Questo perché l’assottigliamento dello strato di ozono continua, anche se le
sostanze che lo danneggiano, come i clorofluorocarburi (CFC), sono state
vietate dal 1989.
I CFC sono molto longevi e permangono nell’atmosfera
per 50-100 anni; il loro potenziale di distruzione dell’ozono si protrae per
decenni dopo che sono stati tolti dalla circolazione.
“Tuttavia,
le concentrazioni di CFC sono in costante diminuzione e questo solleva la
questione della rapidità con la quale lo strato di ozono si sta riprendendo e
di come questo influenzerà il sistema climatico”, spiega l’autrice.
Riferimento:
“Springtime
arctic ozone depletion forces northern hemisphere climate anomalies” 7 luglio
2022, Nature Geoscience.
(scitechdaily.com/ozone-destruction-over-north-pole-produces-weather-anomalies-across-the-entire-northern-hemisphere/).
Nel
1962, anno della sua morte, fu invitato a tenere una conferenza intitolata “IL
CLIMA DELLA TERRA E LA SUA MODIFICA” allo Space Research and Technology
Institute dell’Università del Maryland. Aveva lavorato alle correlazioni fra
composti del cloro e del bromo e la DISTRUZIONE DEI LIVELLI STRATOSFERICI DI OZONO.
Harry
Wexler ha suggerito che le regioni artiche potrebbero essere riscaldate più
rapidamente utilizzando aerei per spruzzare cloro o bromo nella stratosfera per
distruggere lo strato di ozono.
“Il
controllo climatico può essere classificato come esercizio ipotetico
interessante, ma soltanto fin dove le conseguenze della manomissione degli
eventi atmosferici su larga scala possono essere valutate in anticipo. La maggior parte dei progetti che
sono stati proposti potrebbero richiedere impegni ingegneristici colossali e
comportare il rischio intrinseco di un danno irrimediabile al nostro pianeta”
Harry Wexler.
I
NUMERI DELL’ONU SUL CLIMA SPESSO
SONO
AGGIUSTATI PER CREARE PANICO.
Laverita.info-Franco
Battaglia intervista Richard Lindzen, fisico-(22 – 7- 2022 )- ci dicono:
Il
fisico : I
media amplificano dati semplificati estrapolati da una mole enorme. Questa cosa
dà un grande potere ai governi ,soprattutto in campo energetico.
L’aumento
dell’anidride carbonica (CO2) ha dato una grossa mano alle coltivazioni.
Ridurre la CO2 del 60 % comporterebbe la scomparsa per fame della vita animale.
Richard
Lindzen è stato membro dell’IPCC (international panel on climate change), il
comitato Onu che, insieme ad Al Gore ,ha ricevuto nel 2007 il Premio Nobel per
la Pace per aver allertato il mondo sulla questione del cambiamento climatico.
Lindzen è tra gli autori principali del Terzo rapporto dell’IPCC, ma è stato
piuttosto critico nei confronti delle allarmanti opinioni espresse dai
dirigenti del comitato dell’Onu .
Nato
nel 1940 ,Richard Lindzen è un fisico dell’atmosfera ,professore emerito al Massachusettes institute of
technology (Mit) e membro della National academy of sciences degli Stati Uniti.
Nel
corso di una carriera di cinque decenni
ha pubblicato oltre 200 articoli e libri scientifici .Prima del Mit ha
ricoperto cattedre all’Università di Chicago
e all’Università di Harvard.
E’
vincitore del premio della American meteorogical society e della American geophysical union
.La sua ricerca in FISICA DELL’ATMOSFERA
compreso il ruolo della CO2.
Insomma
per intenderci ,Lindzen è l’omologo americano del fiore all’occhiello italiano
sul tema , il prof. Franco Prodi.
Lei è un
membro della “Co2 .Coalition”. Qual’ è lo scopo e lo spirito di questa
Coalizione ?
“Le opinioni dell’IPCC sono in gran
parte il prodotto dei membri governativi di quel comitato e non il prodotto
della componente scientifica. Questa ha un ruolo minore nella stesura dei Riassunti che sono poi
diffusi alla stampa e ai politici .
La
Coalizione cui appartengo si impegna a istruire il pubblico sull’importanza
della CO2 per la vita sulla Terra.
L’aumento
della CO2 ha aumentato la produttività agricola. Ridurre la CO2 del 60 % comporterebbe la morte per fame della vita
animale. L’idea che la CO2 sia la leva di
controllo del sistema climatico ,che è un sistema variabile e complesso ,
rasenta l’assurdo”.
(Già ,
ma quando Klaus Schwab, il comandante in capo e l’ideologo dell’ élite
globalista occidentale , ritiene necessario utilizzare la paura dell’esplosione
della CO2 sul globo terrestre, al fine di
poter utilizzare e divulgare le sue teorie strampalate e terrorizzanti
sulla fine del genere umano come lo conosciamo attualmente, tutti i governanti
globalisti in blocco danno ragione alla fanciullina “Greta” , che per sostanziosi finanziamenti
ricevuti dalla élite globalista del Grande Reset, si presta al gioco
propagandistico “contro la CO2 “in atto. Ndr.) .
Insieme
al professor John Christy ,membro dell’Associazione americana di meteorologia
,direttore del Centro di scienze della terra presso l’Università dell’Alabama ,studioso
delle questioni climatiche globali fin dal 1987 ,e che è stato insignito della
Medaglia della Nasa “ per i suoi risultati scientifici eccezionali “,avete
scritto un rapporto sulle registrazioni delle temperature medie globali. Qual’è
lo scopo principale di questo rapporto ?
“Lo scopo del lavoro di Christy e mio è spiegare come viene effettivamente
ottenuto l’insieme di dati che i responsabili politici ed i media mainstream
chiamano “temperatura superficiale globale “, e dove questo termine si
inserisce nella narrazione popolare che
lo associa all’allarme climatico . Al centro della maggio parte delle
discussioni sul riscaldamento globale c’è la registrazione della “anomalia
della temperatura superficiale media
globale”, spesso definita in modo un po' fuorviante “temperatura media
globale”.
Quali
sono gli aspetti principali di questi dati che hanno attirato la vostra
attenzione ?
“Ci
sono due aspetti principali in questi dati. Innanzi tutto ,notiamo che essi
sono solo un anello di una catena di deduzioni
abbastanza lunga che porta alla dichiarata necessità di una riduzione
mondiale delle emissioni di CO2 , mentre vi sono fattori indipendenti dalla CO2
che giocano un ruolo più importante sul clima.
In
secondo luogo ,esploriamo le implicazioni del modo in cui i dati sono costruiti e presentati e
mostriamo perché esso è fuorviante”.
E
perché lo é
?
“Perché
i dati sono trattati come una sorta di misurazione strumentale singola e
diretta !
Tuttavia
come sottolineava Stan Grotch del Laurence Livermore Laboratory già 30 anni fa
, essi sono in realtà la media dei dati di stazioni molto distanti tra loro , e
i dati stessi sono distribuiti quasi uniformemente tra grandi valori postivi e
negativi”.
Cosa
c’è di sbagliato in questa media ?
“Gli
scostamenti dalla media ( che sono la cosa che preoccupa il
pubblico ) sono in realtà una piccolissima differenza da una media ottenuta su
numeri grandi ,positivi e negativi .
L’aumento
di un grado Celsius della media globale dal 1900 è sommerso dalle normali
grandi variazioni di singole stazioni ,ove in un solo giorno possono esservi
escursioni anche di oltre 10 gradi( per non parlare delle escursioni
stagionali, che in una singola stazione possono essere anche di 50 gradi).
Inoltre
,nel tempo, urbanizzazioni ,insediamenti agricoli ,etc., alterano i dati delle
singole stazioni in modo difficile da identificarli come variazioni climatiche.”
Tuttavia,
i media riferiscono i dati utilizzando
grafici e diagrammi in cui vengono
mostrati allarmanti aumenti di temperatura…
“Si ,l’aumento sembra significativo
sui grafici utilizzati dai media -e ,mi dispiace dirlo , anche da molte
presentazioni scientifiche -perché omettono l’intervallo dei punti dati
originali ed espandono la scala per far sembrare grande il cambiamento medio.
In realtà ,v’è molto rumore di fondo nei dati , e le osservate fluttuazioni di
un decimo o due decimi di grado sono
poco significative .
Nel
comunicare col pubblico si presta poca attenzione al valore assoluto delle
grandezze, e l’attenzione è invece posta sul fatto che questa anomalia stia
aumentando o diminuendo .
Dato
l’elevato rumore di fondo e gli errori di campionamento è piuttosto facile
“aggiustare “tale media e persino cambiare il segno di una tendenza da positivo
a negativo
Le
presentazioni quasi sempre sopprimono il rumore utilizzando medie correnti su
periodi di 5 o 10 anni, ma tale elaborazione sopprime caratteristiche
significative come, appunto, le ampie variazioni che si verificano anche solo
in ogni singola stazione di rilevamento.
C’è
qualcosa di intenzionale o fraudolento in questo approccio o è più incompetenza
o forse semplicemente ideologia precostituita?
“Difficile dirlo. Tuttavia ,coloro che
promuovono l’allarme si rendono conto che la maggior parte delle persone ha difficoltà a confrontarsi con la Terra
reale ,caratterizzata da molti regimi climatici diversi tra loro, e
finisce col notare solo se sta aumentando o diminuendo un unico numero , anche se esso è in realtà privo di importanza.”
Già.
La gente non si rende conto che tra
l’equatore e i poli vi è ,in uno stesso
giorno ,un’escursione termica di 100 gradi ,e non si domanda che significato
possa mai avere l’aumento di un grado in
150 anni .Cos’altro mostrate ,lei e Christi , nel vostro lavoro ?
“Mostriamo
anche i grandi sbalzi di temperatura naturali che gli americani in 14 grandi
città devono affrontare ogni giorno.
Ad
esempio , la differenza media tra i momenti più freddi e quelli più caldi ogni
anno varia da circa 25 gradi Celsius a Miami a 55 gradi a Denver. E questo a
fronte di un aumento di appena un grado Celsius
dell’anomalia della temperatura media globale negli ultimi 120 anni, che
sta causando così tanto ingiustificato allarme nei media mainstream e negli
ambienti politici.”
Ha
qualche commento da aggiungere sull’attuale allarme climatico?
“Indipendentemente da ciò che si crede
su come si comporta il clima , non vi è alcuna
base per considerare l’aumento
della CO2 come una minaccia esistenziale. Tuttavia ,se un movimento politico riesce a convincere
le persone che si sta affrontando una minaccia esistenziale ,allora sperano
di ottenere un potere illimitato ,
compreso il potere sul cruciale potere energetico .
Questo
potere consente a poche persone di fare
una grande quantità di denaro creando molte difficoltà per la gente
comune”.
La
globalizzazione 4.0
salverà
il clima.
Enel.com-
(28 gennaio 2019)- Redazione - ci dice :
La
quarta rivoluzione industriale offre molte opportunità per contrastare il
cambiamento climatico. Il punto è come coglierle: se ne è parlato al WEF di
Davos, a cui ha partecipato anche il CEO di Enel Francesco Starace.
(Riunione
Annuale 2019 del World Economic Forum (Davos) - Enel.com)
Mission
possible. Nonostante
gli ultimi segnali poco incoraggianti, fermare il cambiamento climatico è
un’impresa alla portata del pianeta. Una nota di ottimismo è arrivata da Davos
(Svizzera), dove dal 22 al 25 gennaio si è tenuto il World Economic Forum
(WEF), a cui hanno partecipato oltre 250 leader politici e più di 1000
esponenti di alto livello del mondo economico e industriale.
La
speranza viene dalle opportunità offerte dalla quarta rivoluzione industriale e
dalla globalizzazione: in breve, dalla globalizzazione 4.0, per usare
l’espressione scelta come tema del WEF di questa edizione.
La speranza, però, deve essere accompagnata
dall’azione: le opportunità vanno colte e valorizzate. Il messaggio del WEF è chiaro:
bisogna alzare lo sguardo al di là del proprio orizzonte, sia in termini
temporali, per pensare alle generazioni future, sia geografici, perché la
collaborazione internazionale è indispensabile.
Il riscaldamento è globale: anche la soluzione
deve essere globale.
La
globalizzazione 4.0.
La
quarta rivoluzione industriale si differenzia dalle precedenti (compresa quella
digitale della fine del Novecento) per la velocità con cui si avvicendano le
innovazioni, per la portata geografica che abbraccia l’intero pianeta e
soprattutto per l’impatto, che non riguarda solo i sistemi di produzione
industriale ma anche l’organizzazione sociale e politica: una rivoluzione
globale in ogni senso.
Internet
of Things,
scienza dei materiali, veicoli a guida autonoma, robotica, intelligenza
artificiale, stampa 3D, nanotecnologie, biotecnologie, stoccaggio dell’energia:
sono solo alcuni degli ambiti che stanno cambiando la nostra vita e il mondo
intorno a noi. La quarta rivoluzione industriale abbraccia il mondo fisico, quello
digitale e quello biologico.
In
questo contesto l’energia è uno dei settori più promettenti sia per dare forma
al mondo futuro sia, soprattutto, per contrastare il pericolo più urgente che
lo minaccia: il riscaldamento globale, appunto.
“Con i
rapidi progressi tecnologici della quarta rivoluzione industriale saremo in
grado di utilizzare nuovi sistemi per monitorare, verificare e comunicare
l’avanzamento delle azioni globali, regionali e industriali per il clima”
(Klaus
Schwab, fondatore e presidente esecutivo del WEF.)
L’energia
si trasforma.
La
parola chiave per capire il settore dell’energia oggi è “trasformazione”: non
solo la transizione verso le fonti rinnovabili, ma anche i progressi nello
storage, cioè i sistemi di accumulo dell’elettricità, la progressiva
elettrificazione, la decentralizzazione della produzione e la digitalizzazione
delle reti di distribuzione. Tutti strumenti utili per la riduzione delle emissioni di gas
serra in atmosfera.
Diversi
studi (come quelli della New Climate Economy e della Energy Transitions
Commission, citati da Schwab) dimostrano che questa trasformazione non solo
favorisce il clima, ma lo fa senza costi aggiuntivi, anzi generando crescita
economica e posti di lavoro.
Rinnovabili,
il primo passo verso il cambiamento.
Della
transizione energetica e del suo ruolo per il clima si è discusso nella
sessione “Realizing
the Energy Transition”, moderata da Jules Kortenhorst, CEO del Rocky Mountain
Institute americano, alla quale ha partecipato anche il nostro CEO Francesco
Starace.
Starace
ha sottolineato il ruolo decisivo dell’innovazione tecnologica (in particolare
per quanto riguarda la digitalizzazione e la scienza dei materiali), grazie
alla quale la rivoluzione sta procedendo più rapidamente di quanto si possa
percepire.
Anche
dal punto di vista economico Starace osserva una tendenza positiva: non solo le energie pulite stanno de-carbonizzando
il sistema energetico, affermandosi sempre più grazie alla loro competitività
sul mercato, ma creano anche posti di lavoro che possono attrarre chi proviene
da altri settori.
Inoltre,
la diffusione delle rinnovabili riduce la volatilità dei prezzi e favorisce
l’elettrificazione di settori come i trasporti e il riscaldamento, a tutto
vantaggio dell’ambiente.
“La
transizione energetica sta sfumando i confini che erano netti fra il settore
dell’energia e altre industrie. Oggi abbiamo molto più in comune con l’industria
dell’automobile, con quella dei semiconduttori per via dei pannelli
fotovoltaici e con quella chimica per le batterie”.
(Francesco
Starace, CEO di Enel).
L’ottimismo
di Starace è condiviso da Christiana Figueres, Founding Partner dell’organizzazione Global Optimism, secondo cui siamo nella direzione giusta per
salvare il clima anche se occorre accelerare in alcuni campi (in particolare
per contrastare la deforestazione): il bicchiere è mezzo pieno e abbiamo gli strumenti
per riempirlo del tutto. Un esempio significativo sono gli incredibili progressi di
Cina e India nel passaggio dal carbone alle energie pulite: le cause sono principalmente le
pessime condizioni sanitarie nelle metropoli altamente inquinate, ma le
conseguenze sono un vantaggio per tutti.
Si
sono dette fiduciose anche María Fernanda Suárez, ministro dell’energia e delle
risorse minerarie della Colombia, e Vicki Hollub, CEO della Occidental
Petroleum Corporation, ma hanno ricordato come le fonti fossili continueranno ad
avere un ruolo importante ancora per molti anni: a loro parere occorre dunque ridurre
le emissioni anche in questi settori, attraverso la CCS (Carbon Capture and Storage, cioè
cattura e stoccaggio dell’anidride carbonica), una strada molto costosa e,
secondo Starace, non economicamente sostenibile.
Al
dibattito è intervenuto anche Jeff Radebe, ministro dell’energia del Sudafrica,
spiegando come il suo Paese, anche se ancora dipendente dal carbone per la
generazione di elettricità, ha imboccato con decisione la strada della
transizione verso le rinnovabili.
La
soluzione al cambiamento climatico è la collaborazione.
Anche
se tutti gli osservatori sono d’accordo sulle grandi opportunità offerte dalla
globalizzazione 4.0, occorre agire in fretta sulla riduzione delle emissioni per
contenere il riscaldamento globale entro la soglia di 1,5 gradi al di sopra dei
livelli preindustriali, come raccomandato dall’Intergovernmental Panel on Climate
Change (IPCC). Come?
Secondo
Schwab la via è rafforzare le collaborazioni internazionali: un punto di vista
condiviso da molti dei partecipanti al forum. A livello di governi questo significa
in primo luogo accelerare la messa in pratica degli accordi di Parigi,
nonostante il ritiro deciso dal governo degli Stati Uniti (assente anche da
Davos).
Altrettanto
importanti sono le collaborazioni fra pubblico e privato – come lo stesso WEF –
e quelle tra privati, per esempio l’Alliance of CEO Climate Leaders (a cui aderisce anche Francesco
Starace): un’associazione di top manager industriali che, dal 2015 a oggi, è
riuscita a ridurre nel complesso del 9% le emissioni delle rispettive aziende. A novembre, in occasione della COP24
di Katowice, l’associazione ha inviato ai leader mondiali una lettera aperta
invitandoli alla collaborazione: insieme possiamo fermare il riscaldamento
globale.
L’appello
dei post-millennials.
A
Davos l’urgenza dell’impegno per il clima è stata ribadita anche da chi il
futuro lo abiterà da protagonista. Una tavola rotonda animata da sei
post-millennials è stato uno degli eventi più significativi del forum e ha
trasmesso un messaggio inequivocabile ed emozionante. Una ragazza irachena, tornata dagli
Stati Uniti nel suo Paese devastato dalla guerra per contribuire a
ricostruirlo, ha dichiarato che gli investimenti dovranno andare nella
direzione di un futuro pulito e sostenibile. E una giovane ragazza svedese, già
attiva in politica, si è rivolta idealmente a tutti i decisori del mondo con
parole molto nette: “Fate di più per il clima oppure fatevi da parte”.
Le
soluzioni dell’UE per contrastare
i
cambiamenti climatici.
Europarl.europa.eu-
Redazione-(18-06-2022)- ci dice :
Contrastare
il cambiamento climatico è una delle priorità del Parlamento europeo. I
dettagli nel nostro dossier.
Limitare
il riscaldamento globale al di sotto dei 2 °C.
Le
temperature globali medie sono aumentate considerevolmente rispetto all’epoca
che precede la rivoluzione industriale e hanno raggiunto il picco massimo fra
il 2010 e il 2019, il decennio più caldo registrato fino ad ora. Dei 20 anni
più caldi registrati, 19 si sono verificati dal 2000.
I dati
del Programma europeo di osservazione della terra Copernicus indicano che il
2020 è stato l'anno più caldo mai registrato in Europa.
La
maggior parte delle prove scientifiche a disposizione dimostrano che tale
anomalia è dovuta all'aumento delle emissioni di gas serra (GHG) prodotte dalle
attività umane.
La
temperatura media globale attuale è tra 0,94 e 1,03 °C più alta rispetto alla
fine del diciannovesimo secolo.
Gli
scienziati ritengono che un aumento di due gradi centigradi rispetto ai livelli
preindustriali possa avere conseguenze pericolose e catastrofiche sia sul clima
che sull'ambiente.
Per
questo motivo la comunità internazionale concorda sul fatto che il
riscaldamento globale debba rimanere ben al di sotto dei 2 °C.
Perché
è importante una risposta dell'UE?
L'impatto
del cambiamento climatico sull'UE.
Il
cambiamento climatico sta già colpendo l’Europa in varie forme, a seconda della
regione, portando alla perdita di biodiversità, incendi boschivi, diminuzione
dei raccolti e aumento delle temperature. Il cambiamento climatico ha un
impatto anche sulla salute delle persone.
L’UE è
un grande emettitore di gas serra.
Secondo
l'Agenzia europea dell'ambiente, nel 2015 l’Unione europea è stato il terzo
produttore di gas serra dopo la Cina e gli Stati Uniti.
L’UE è
impegnata nei negoziati internazionali sul clima.
L'UE è
un attore chiave nei colloqui delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici e
ha firmato l'accordo di Parigi. Tutti i paesi dell'UE sono firmatari, ma le
loro posizioni e gli obiettivi comuni di riduzione delle emissioni vengono
coordinati a livello dell'UE.
Con
l'accordo di Parigi, l'UE si è impegnata a ridurre le emissioni di gas serra
almeno del 40% entro il 2030, rispetto ai livelli del 1990. Nel 2021,
l’obiettivo è stato portato ad almeno il 55% di riduzione entro il 2030 e alla
neutralità climatica entro il 2050.
(L’aumento della CO2 ha aumentato la
produttività agricola. Ridurre la CO2
del 60 % comporterebbe la morte
per fame della vita animale. L’idea che la CO2 sia la leva di controllo del
sistema climatico ,che è un sistema variabile e complesso , rasenta l’assurdo”. Richard Lindzen, fisico . Ndr.).
Gli
sforzi dell'UE stanno dando i loro frutti.
Nel 2008 l’Unione europea ha stabilito
l’obiettivo del taglio delle emissioni del 20% rispetto ai livelli del
1990. Le emissioni sono scese del 24% entro il 2019 e del 31% entro il 2020, in
parte anche a causa della pandemia di Covid-19. Nuovi obiettivi sono stati
fissati nel 2021.
(Il
Green Deal europeo: raggiungere zero emissioni nette entro il 2050).
Nel
2021 l'UE ha reso la neutralità climatica, ovvero l'obiettivo di zero emissioni
nette entro il 2050, giuridicamente vincolante nell'UE. Ha fissato un obiettivo intermedio di
riduzione delle emissioni del 55% entro il 2030.
Questo
obiettivo di zero emissioni nette è sancito dalla legge sul clima. Il Green Deal europeo è la tabella di
marcia affinché l'UE diventi neutrale dal punto di vista climatico entro il
2050.
La
legislazione concreta che consentirà all'Europa di raggiungere gli obiettivi
del Green Deal è stabilita nel pacchetto "Pronti per il 55 "
presentato dalla Commissione nel Luglio 2021.
Tale
pacchetto comprenderà la revisione della normativa esistente sulla riduzione
delle emissioni e sull'energia, che sono spiegate più avanti.
L'UE
sta inoltre lavorando per realizzare un'economia circolare entro il 2050,
creare un sistema alimentare sostenibile e proteggere la biodiversità e gli
impollinatori.
Per
finanziare il Green Deal, la Commissione europea ha presentato a Gennaio 2020
il Piano di investimenti per un'Europa sostenibile che mira ad attrarre almeno 1000
miliardi di euro di investimenti pubblici e privati durante i prossimi dieci
anni.
All'interno
del piano di investimento, il Fondo per una transizione giusta è progettato per
supportare le regioni e le comunità più interessate da una transizione verde,
ad esempio le regioni che sono fortemente dipendenti dal carbone.
L'UE
ha implementato diversi meccanismi a seconda del settore.
Centrali
elettriche e industrie.
Per
ridurre le emissioni delle centrali elettriche e delle industrie, l’Unione
europea ha messo in pratica il primo mercato delle emissioni. Con il sistema di scambio delle
emissioni (ETS, dall’inglese Emissions Trading System), le aziende devono
acquistare permessi per emettere CO2. Ciò significa che meno inquinano,
meno pagano. Questo sistema copre il 40% delle emissioni totali di gas a effetto serra
nell'UE.
Il
Parlamento europeo sta attualmente valutando la riforma dello schema al fine di
allinearlo ai più ambiziosi obiettivi di riduzione delle emissioni contenuti
nel Green deal.
Edilizia
e agricoltura.
Per
gli altri settori, come quello dell'edilizia o dell’agricoltura, le riduzioni
verranno attuate tramite obiettivi nazionali calcolati in base al prodotto
interno lordo di ciascun paese. Come parte del pacchetto "Pronti per il 55",
gli eurodeputati hanno sostenuto l'innalzamento della riduzione per le soglie
di emissione di questi settori dal 29% al 40 entro il 2030.
Trasporti.
Per
quanto riguarda il trasporto su strada, nel giugno 2022 ha appoggiato la
proposta che mira al raggiungimento di emissioni zero per le auto e furgoni
nuovi.
Fino
ad ora, non esistevano requisiti UE finalizzati alla riduzione le emissioni di
gas serra per le navi. Come proposto nel pacchetto Fit for 55, il trasporto
marittimo verrà incluso nella riforma del sistema ETS dell'UE.
Nel
giugno 2022 il Parlamento ha votato a favore di una revisione dell'ETS per il
settore dell'aviazione, ivi compresi tutti i voli in partenza dallo Spazio
economico europeo in programma.
Deforestazione
e uso del suolo.
Anche
il potere di assorbimento delle foreste viene usato dall’UE per contrastare i
cambiamenti climatici. A tal proposito, nel giugno 2022, il Parlamento ha votato a favore di una riforma delle norme
che regolano la deforestazione e il cambio di destinazione d'uso dei terreni
(LULUCF).
Lo
scopo è quello di ottimizzare i pozzi di assorbimento del carbonio europei e
ottenere una riduzione ancora maggiore dell'attuale obiettivo di riduzione del
55% entro il 2030.
Importazioni
da paesi meno ambiziosi per il clima.
Nel
luglio 2022, la Commissione europea ha presentato una proposta sul meccanismo
di adeguamento alle frontiere per le emissioni di carbonio. L'obiettivo di questo strumento è
quello di incoraggiare le aziende all'interno e al difuori dell'UE a de-carbonizzare,
attraverso l’introduzione di un dazio sull'importazione, per certi prodotti
provenienti da paesi extra UE meno ambiziosi sul clima.
Questo
sistema mira inoltre a prevenire la delocalizzazione delle emissioni di
carbonio, che si verifica ogniqualvolta un industrie sposti la propria
produzione verso paesi con norme meno rigorose sulle emissioni di gas serra.
Affrontare
la sfida energetica.
L'UE
combatte il cambiamento climatico con una politica energetica pulita adottata
dal Parlamento nel 2018. L'attenzione è sull'incremento al 32% della quota di energia
rinnovabile consumata entro il 2030 e sulla creazione di possibilità per le
persone di produrre la propria energia verde.
Inoltre,
l'UE vuole migliorare del 32.5% l'efficienza energetica entro il 2030 e
adottare una normativa sugli edifici e gli elettrodomestici.
Gli
obiettivi per l'energia rinnovabile e l'efficienza energetica saranno rivisti
nell'ambito del Green Deal.
Al
World Economic Forum di
Davos
si parla di sfide globali.
Rainews.it-
Laura Aprati-
Come
affrontarle e quali modelli di cooperazione e di governance devono essere messi
in atto a livello internazionale.
Al
World Economic Forum di Davos si parla di sfide globali con
Klaus
Schwab fondatore e presidente del World Economic Forum di Davos.
Klaus
Schwab, fondatore e presidente esecutivo del World Economic Forum, nel
presentare l’evento ha commentato: “Tutti sperano che nel 2022 la pandemia di Covid-19, e
le crisi che l’hanno accompagnata, inizino finalmente a recedere. Ma ci
aspettano grandi sfide globali, dal clima al cambiamento per ricostruire la
fiducia e la coesione sociale. Per affrontarli, i leader dovranno adottare
nuovi modelli, guardare a lungo termine, rinnovare la cooperazione e agire in
modo sistematico.”
Con
questo spirito si è aperto oggi il World Economic Forum a Davos. Le diverse
sessioni di discussione hanno come elementi i temi caldi del momento: clima, recupero dalla pandemia,
resilienza economica e sociale.
Economia.
Nell'aprire
i lavori il Presidente Cinese Xi Jinping ha fatto un appello alla cooperazione:
"Le
grandi economie dovrebbero vedere il mondo come una comunità, pensare in una
maniera più sistematica, aumentare la condivisione trasparente delle informazioni,
coordinare gli obiettivi, l'intensità e il passo delle politiche fiscali e
monetarie", ha chiarito Xi parlando da remoto all'istituzione di Davos.
"Solo
così - ha proseguito - eviteremo un nuovo crollo dell'economia mondiale. I
principali paesi sviluppati dovrebbero adottare politiche economiche
responsabili ed evitare gravi impatti sui paesi in via di sviluppo".
Una
dichiarazione che si basa sul fatto che l'ipotesi che l'economia mondiale possa
entrare in una fase di liquidità più problematica è vista a Pechino come una
vera iattura.
Il
dato cinese di crescita del Pil annunciato oggi per il quarto trimestre 2021 è
il peggiore dal secondo trimestre 2020, quando l'economia cinese scontava il
momento più nero della crisi pandemica. Quindi, sebbene il risultato annuale
sia stato positivo grazie soprattutto all'andamento della produzione
industriale, la possibilità di una stretta sulla politica monetaria a livello
globale pone un serio rischio.
L'altro
grande protagonista del continente asiatico è l'India. Il premier Narendra
Modi ha sottolineato come, nei confronti della pandemia, "l'India ha dato speranza al
mondo nella lotta al Covid con la sua tecnologia, i suoi talenti, i farmaci e
con le sue strutture sanitarie".
Ma
soprattutto il leader indiano si è soffermato sugli aspetti economici: "L'India è impegnata a diventare
un partner di fiducia per il mondo nell'area delle catene di approvvigionamento
globali e a questo fine stiamo lavorando con diversi paesi per creare parti per
accordi di libero scambio".
Modi
ha sottolineato la propensione degli indiani per l'innovazione e la loro
capacità imprenditoriale. Il primo ministro ha sottolineato come nel 2014 vi
erano solo poche centinaia di startup registrate in India mentre oggi il loro
numero ha superato le 60.000. Inoltre l'India fornisce al mondo 5 milioni di ingegneri di
software oltre a essere il terzo fornitore di materiali farmaceutici e la terza
nazione per unicorni, ovvero le aziende partite da start-up e arrivate a valere
oltre 1 miliardo di dollari di capitalizzazione. "Oggi l'India - ha detto - è
la destinazione più attraente per gli investimenti anche grazie alla forte
riduzione operata dal governo sulle tasse aziendali".
Clima.
Le città
producono oltre l'80% del Pil mondiale, ma quasi metà di quel Pil - il 44% pari
a 31.000 miliardi di dollari - rischia conseguenze "dirompenti" da
disastri naturali a causa di un modello di sviluppo non in grado di integrare
infrastrutture e ambiente naturale.
Mentre,
al contrario, le città - che sono anche responsabili del 75% delle emissioni
globali di gas serra - "potrebbero prendere un ruolo guida nel liberare opportunità
economiche" attraverso soluzioni più integrate con l'ambiente
naturale.
L'allarme
arriva dal World Economic Forum,ossia da Klaus Schwab, che propone una nuova
road map per adottare soluzioni in grado di integrare infrastrutture urbane e
ambiente naturale, ottimizzare la spesa e spingere al massimo la crescita
sostenibile.
Secondo l'organizzazione, con l'Istituto Alexander von Humboldt e il Governo
della Colombia ha lanciato l'iniziativa "BiodiverCities by 2030", investimenti infrastrutturali in
grado di aumentare la resilienza al cambiamento climatico possono creare 59
milioni di posti di lavoro e mitigare rischi crescenti legati a eventi climatici
estremi.
"Nel paradigma convenzionale, lo sviluppo
urbano e la salute dell'ambiente sono come l'olio e l'acqua"; dice
Akanksha Khatri, responsabile del World Economic Forum per Natura e
Biodiversità.
"Questo
studio mostra che non deve necessariamente essere così. La natura può essere
l'ossatura portante dello sviluppo urbano. Riconoscendo le città come sistemi
viventi, possiamo favorire le condizioni per la salute delle persone, del
pianeta e dell'economia nelle aree urbane".
Pandemia
Il Segretario
Generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, chiede "di vaccinare tutto il
mondo perché, ed è stato chiaro in questo anno, non possiamo lasciare nessun
indietro perché lasceremmo tutti indietro. L'Organizzazione Mondiale della
Sanità si era prefissa di arrivare al 40% di vaccinazioni a livello globale per
lo scorso anno ed arrivare al 70% ma siamo lontani da questi obiettivi.
Raggiungere l'obiettivo dipende da tutti noi". Poi aggiunge: "All'appello manca
la solidarietà mondiale" e chiede ai paesi più sviluppati di essere più
solidali, economicamente, verso quelli meno sviluppati.
La
grande narrazione
Per un
futuro migliore.
Archiviostorico.info-
Klaus Schwab – Thierry Malleret-(25 luglio 2022)-ci dicono:
(Edizioni
Franco Angeli).
Klaus
Schwab narrazione.
Questo
libro rappresenta il seguito di "COVID-19: The Great Reset “e contiene l'ambizioso programma per costruire
un mondo "più resiliente, più equo e più sostenibile" capace di
"assicurare un futuro migliore all'umanità".
Klaus Schwab (fondatore e presidente
esecutivo del World Economic Forum) e Thierry Malleret (managing partner di
"The Monthly Barometer") lo hanno scritto basandosi "su fatti
provati" e in seguito a "50 conversazioni che hanno avuto luogo con
importanti pensatori e opinionisti mondiali, in rappresentanza di una grande
varietà di discipline accademiche e di diversi punti di vista".
Gli Autori prevedono che, nei prossimi anni, "altri shock sconvolgeranno le
nostre vite, minacceranno le nostre società, metteranno in pericolo le nostre
economie e a repentaglio la pace". Per questo, sarà necessario "un forte movimento di
cooperazione globale" la cui parola-chiave sarà "inclusività". E, visto che "la maggior parte dei problemi che
dobbiamo affrontare sono di natura globale, ne consegue che potrebbero essere
affrontati al meglio se fossimo in grado di condividere alcuni valori
comuni", come "l'integrità, la solidarietà e l'equità".
Si dovrà ricorrere, inoltre, alla
geoingegneria (detta anche "ingegneria climatica"), che "consiste nell'intervenire
deliberatamente e su larga scala nel sistema climatico terrestre per alterare o
addirittura riparare il clima, riducendo o invertendo i processi che aggravano il
cambiamento climatico.
Questa
idea ambiziosa che sarebbe sembrata incongrua se non inimmaginabile solo pochi
decenni fa, è ora un'opzione seria, seppur radicale, per evitare una possibile
catastrofe climatica".
La maggior parte dei principali settori
dell'economia europea dovrà essere modernizzata, "dall'energia ai
trasporti, dall'industria manifatturiera al settore agro-alimentare,
dall'edilizia al turismo". Le politiche di riforma fiscale, inoltre,
"dovranno includere disposizioni che aumentino il ricorso alle tasse
ambientali".
Il cambiamento climatico, tuttavia, dovrà
essere affrontato anche sul piano individuale: "Se vogliamo evitare una catastrofe
climatica – spiegano gli Autori -, dobbiamo ridurre le emissioni a un ritmo molto
più veloce di quanto ci siamo impegnati a fare finora, a livello nazionale,
settoriale, aziendale e, naturalmente, personale. Questo significa che dovremo,
come singoli individui, consumare, viaggiare e mangiare in modo diverso, cioè
in modo molto meno intensivo a livello di emissioni di carbonio".
(“Indipendentemente
da ciò che si crede su come si comporta il clima , non vi è alcuna base
per considerare l’aumento della CO2 come una minaccia esistenziale.
Tuttavia ,se un movimento politico
riesce a convincere le persone che si sta affrontando una minaccia esistenziale
,allora sperano di ottenere un potere
illimitato , compreso il potere sul cruciale potere energetico .
Questo
potere consente a poche persone di fare
una grande quantità di denaro creando molte difficoltà per la gente comune”.
Richard Lindzen.
(Richard
Lindzen è un fisico dell’atmosfera ,professore emerito al Massachusettes
institute of technology (Mit) e membro della National academy of sciences degli
Stati Uniti.
Nel
corso di una carriera di cinque decenni
ha pubblicato oltre 200 articoli e libri scientifici .Prima del Mit ha
ricoperto cattedre all’Università di Chicago
e all’Università di Harvard.
E’
vincitore del premio della American meteorogical society e della American geophysical union, con
la sua ricerca in FISICA DELL’ATMOSFERA compreso il ruolo della CO2.)Ndr.
La parola d'ordine (e al contempo
"qualità imprescindibile"), quindi, è la "resilienza",
intesa come "la capacità di prosperare anche in periodi di avversità e di
riprendersi da circostanze difficili". Tale concetto dovrà integrare
sempre più l'agenda politica, "con idee ambiziose e talvolta radicali su
come promuoverla sia a livello economico sia a livello sociale".
Tutto, insomma, dipende "dalla nostra volontà di attuare un
cambiamento positivo. A sua volta, questa propensione dipende dalla nostra capacità
collettiva di sviluppare un insieme di narrazioni che infondano speranza. La
speranza è virale. Perderla equivale ad accettare il nostro destino e
rinunciare a cambiare", concludono Klaus Schwab e Malleret.
The
Great Reset, il futuro prossimo.
Come
la crisi del Covid potrebbe
cambiare
il mondo.
Italiachecambia.org-Klaus
Schwab -Malleret -commento di Roberto Battista- ( 2 dicembre 2020)- ci dice:
Il
World Economic Forum del 2021 sarà incentrato sul tema del “Great Reset”, un
piano ambizioso di ristrutturazione dell’economia mondiale nell'era
post-Covid-19 che potrebbe avere delle ripercussioni profonde sia a livello
globale che per gli individui e le società.
Cosa
propone nel concreto il Great reset e perché sta suscitando sospetti e timori? In questo lungo e approfondito
articolo, Roberto Battista riflette sulla questione, analizzando opportunità e
rischi potenziali che potrebbero derivare dall'applicazione di questo piano.
Nel
2021 l’appuntamento del World Economic Forum, che di consueto apre l’anno a
Davos, in Svizzera, verrà spostato a data da destinarsi, anche se dal 25
gennaio sarà aperto il forum digitale “Davos Dialogues” nel quale i principali
leader mondiali condivideranno pubblicamente le loro opinioni sullo stato del
mondo.
Il
tema di Davos sarà il “Great Reset”
inteso a progettare un percorso di recupero condiviso e dare forma a
radicali cambiamenti nell’era post-COVID-19.
La definizione fu usata per la prima volta
come titolo del libro “The Great Reset: How the Post-Crash Economy Will Change
the Way We Live and Work” di Richard Florida , pubblicato nel 2010 in seguito
alla crisi economica del 2008; il libro proponeva cambiamenti profondi che,
partendo dall’economia, ristabilissero un equilibrio smantellato dal capitalismo
neo-liberale che ha modellato il mondo negli ultimi decenni. Klaus Schwab, fondatore del World
Economic Forum nel 1971, e Thierry Malleret partono dallo stesso concetto nel
loro recente “COVID-19: The Great Reset” che esamina i cambiamenti necessari ad uscire
dalla crisi conseguente al covid e propone modelli di gestione della società
alternativi a quelli esistenti e che proseguono idealmente il percorso indicato
nel libro di Florida.
Il
testo di Klaus Schwab e Malleret intende fornire le basi e un filo conduttore
per la discussione da tenersi a Davos e prospettare modi per fare della crisi
un’opportunità di cambiamento positivo, necessario ad uscire dal vicolo cieco
nel quale ci si trova attualmente.
È
importante considerare che l’analisi, molto dettagliata, di Florida si
riferisce specificamente alla situazione degli Stati Uniti e risale a dieci
anni fa, mentre quella di Klaus Schwab-Malleret
adotta una prospettiva globale ed è di oggi.
Klaus Schwab.
I
media, a seconda della loro posizione politico-ideologica, hanno presentato il
great reset principalmente in due modi antitetici .
Uno vi
intravvede la possibilità di radicali cambiamenti che portino a una maggiore
attenzione per l’ambiente, una migliore distribuzione delle risorse e del capitale,
una società più equa, solidale, pacifica e sostenibile.
L’altro ne trae la visione apocalittica di un
mondo snaturato dominato dalla tecnologia, dove gli uomini saranno solo degli
accessori alle macchine che li governeranno con una dittatura globale, in
un’ottica transumanista .
(Dal
2013 raccontiamo, mappiamo e mettiamo in rete chi si attiva per cambiare
l’Italia, in una direzione di maggiore sostenibilità ed equità economica,
sociale, ambientale e culturale. )
Qui cercheremo
dunque di fare un po’ di luce sia sulle grandi opportunità che sui potenziali
rischi dell’applicazione di questo concetto complesso, esaminandone gli
elementi fondamentali, le possibili realizzazioni, e le conseguenze di queste.
Il “Reset”
si riferisce al sistema socio-economico che, con la cieca fissazione per il
profitto a tutti i costi e a breve scadenza, ha causato la malfunzione del
sistema capitalista e una reazione a catena di conseguenze negative su tutti i
fronti della nostra presenza sul pianeta.
In
particolare individua una delle cause fondamentali del fallimento del sistema
in uno scollamento profondo tra la realtà della produzione e quella delle
necessità umane e l’astrazione del capitale speculativo basato su azzardi e
bolle artificiali, un sistema basato sul debito (di individui e intere
nazioni), sulla produzione di artefatti non necessari, sulla speculazione
edilizia e finanziaria, sullo sfruttamento indiscriminato delle risorse
naturali e sulla ineguale ripartizione delle risorse.
Da
decenni economisti, sociologi, ambientalisti e scienziati di tutte le
discipline, avvertono delle conseguenze nefaste di questo sistema e della
interrelazione di elementi come il cambiamento climatico, la globalizzazione
senza regole, il sistema finanziario selvaggio e il cattivo sfruttamento delle
risorse.
La politica, controllata dagli interessi delle multinazionali e dell’alta
finanza, finora ha ignorato questi avvertimenti illudendosi di poter demandare
alle prossime generazioni la soluzione dei problemi insorgenti.
Le
varie crisi economiche che si sono succedute con sempre maggior frequenza e
intensità sono state affrontate con metodi adatti ad un passato che non esiste
più.
La
tesi principale del libro di Florida è che, dopo la crisi del 2008, non era più
possibile nascondere la testa sotto la sabbia e applicare nuovamente i metodi
consueti per far riprendere l’economia, era ormai indispensabile riconsiderare
il sistema nel suo insieme, prendere atto delle evidenze presentate dagli
esperti e considerare un approccio radicalmente diverso. Come sappiamo questi avvertimenti non
sono stati presi in considerazione, e la crisi causata dal covid ha messo in
luce tutte le falle, ormai conosciute, di un sistema che non ha più ragione
d’esistere.
Ogni crisi
fa delle vittime, e il più delle volte queste sono principalmente tra gli
individui più vulnerabili della società. Ogni crisi, storicamente, ha però
anche dimostrato la capacità creativa degli esseri umani di reinventarsi, e
mediamente nel passato questo cambiamento ha richiesto circa 30 anni. Secondo
quella teoria oggi ci troveremmo a metà della transizione tra il sistema andato
in crisi e quello che lo sostituirà.
La
crisi del covid pare avere le caratteristiche per costringere chi detiene il
potere a riconsiderare metodi e strutture sociali dalle radici.
Questo
non perché i potenti siano diventati più saggi e umani, ma semplicemente perché
lo scossone questa volta è stato troppo grande per essere assorbito. I mercati
finanziari hanno perso fino al 40% del loro valore, si stima che la perdita
totale causata dal covid si aggiri intorno agli 8.5 triliardi (come non pensare
ai fantastiliardi di Paperon de’ Paperoni?) e per quanto alcune aziende e
individui abbiano beneficiato della crisi guadagnando alcune centinaia di
miliardi, questi sono insignificanti nel quadro generale e nella prospettiva
futura, non solo immediata ma a lungo termine.
Nell’analisi
di Florida questo è il terzo reset dell’era moderna. I tre hanno una serie ben
chiara di punti in comune. Il primo fu quello che seguì la drammatica crisi del
1873 e il secondo quello della grande depressione del 1929. Entrambi furono il
risultato di azzardate speculazioni finanziare e immobiliari, di una
accumulazione del capitale nelle mani di pochi e dello scollamento tra valori
reali e valori percepiti. Nei due casi la crisi perdurò per anni nei quali la
stagnazione dell’economia portò alla perdita di milioni di posti di lavoro, il
fallimento di grandi imprese, i tentativi insensati di ripristinare l’ordine
preesistente tramite interventi di soccorso agli istituti finanziari. In
entrambi i casi però il periodo vide lo svilupparsi di nuove tecnologie,
infrastrutture, modi di vivere e lavorare che finirono per convergere nella
creazione di nuovi meccanismi sociali ed esplosero poi nei decenni successivi
con il conseguente profondo cambiamento dello stile di vita delle popolazioni.
Le
condizioni attuali sono in gran parte una ripetizione degli stessi meccanismi,
e l’assunto è che un terzo reset sia inevitabile e auspicabile, porterà a dei
profondi cambiamenti della società, passerà attraverso un periodo difficile nel
quale i settori più deboli patiranno pesanti conseguenze, ma risulterà in un
generale miglioramento della qualità della vita e in un totale cambiamento
della realtà del pianeta.
L’analisi
di Klaus Schwab e Malleret parte da dove Florida aveva lasciato e sviluppa il
concetto in modo sistematico e pragmatico alla luce delle conseguenze del
covid, del
cambiamento climatico, del cattivo sfruttamento delle risorse naturali, della
distorsione dei mercati finanziari e della crescente disuguaglianza sociale.
Prendendo atto di questi elementi e del loro
significato per la sopravvivenza sul pianeta, Schwab e Malleret analizzano e
mettono in relazione tra di loro gli elementi necessari ad un nuovo Grande
reset,
facendo un quadro organico della sequenza di cambiamenti e della loro
interdipendenza. Alcuni di questi avranno ripercussioni profonde sulla vita di
tutti, e questo spaventa molti, i critici della teoria prevedono uno scenario
apocalittico, di stampo Malthusiano e transumanista, che vedrà il mondo
comandato da un’oligarchia tecnocratica e popolato da un’umanità controllata in
un mondo Orwelliano.
Cosa
propone dunque il Great reset per affrontare la problematica e come?
Innanzitutto
tre aree di intervento fondamentali.
La prima è un ripensamento dei principi dei
mercati finanziari, spostando l’attenzione dagli interessi degli shareholders
(azionisti) a quelli degli stakeholders (tutti coloro interessati dalle
conseguenze delle scelte macroeconomiche) in una prospettiva di green economy e
sviluppo sostenibile .
Questo richiede un intervento coordinato dei
governi per imporre una tassazione più equa, accordi sul commercio
internazionale e sulle regole che riguardano il rispetto dell’ambiente più
stringenti, rimozione dei sussidi ad industrie inquinanti e alle istituzioni
finanziarie, assoggettandole a regole intese per il bene comune piuttosto che
per il puro profitto, regole su copyright e competitività che non favoriscano i
monopoli, ribilanciamento dei compensi e contratti di lavoro tenendo presente
che la pandemia ha rivelato inequivocabilmente come i lavoratori più essenziali
sono anche i meno pagati.
La
seconda prevede che i grandi investimenti dei governi siano soggetti ad uno
scrutinio che ne garantisca la sostenibilità ambientale e sociale, in favore di
benefici globali (geograficamente e socialmente) piuttosto che interessi
nazionali e di classe, con l’intento di creare un nuovo sistema che sia più
resiliente, equo e sostenibile nel futuro, privilegiando infrastrutture
ecosostenibili ed esigendo dalle industrie una diretta responsabilizzazione per
quanto riguarda l’ambiente, i lavoratori e i rapporti tra interessi pubblici e
privati.
La
terza è di fare pieno uso della quarta rivoluzione industriale mettendo le nuove tecnologie al servizio
dell’interesse comune, migliorando la cooperazione tra università e centri di
ricerca, condividendo
scienza e tecnologia in modo da moltiplicarne i benefici con particolare
attenzione a educazione, salute pubblica, ambiente ed equità sociale.
Quello
che il Great reset propone da un punto di vista di prospettiva economica è una
combinazione di ESG (environmental social and governance), stakeholder
capitalism, la cancellazione del debito delle nazioni, l’abbandono della metrica
basata sul PIL, una forma di reddito di cittadinanza universale e una forte
incentivazione dell’economia circolare. Fin qui sembrerebbe tutto idillico.
Perché
allora questo grande sospetto e timore diffuso riguardo al Great reset di klaus
Schwab e Malleret.
I
motivi ci sono, ed esaminando in dettaglio come si traducono i principi appena
descritti è facile immaginare come la loro applicazione, tutt’altro che
agevole, incontrerà prevedibili forti opposizioni e potrebbe essere in vari
modi presa in ostaggio o manipolata.
Settori
come bioingegneria, fisica quantistica, nanotecnologie, lo sterminato campo di
applicazioni di IoT (the Internet of Things) e gli sviluppi dell’intelligenza
artificiale stanno convergendo alimentandosi esponenzialmente con risultati
sorprendenti, ma la potenza combinata di questi sviluppi dovrà essere messa al
servizio dell’umanità e regolata con saggezza, se così non fosse le conseguenze
potrebbero essere disastrose. L’incontro di Davos si propone di porre le basi
per questo necessario esercizio di saggezza nello sfruttare le potenzialità di
queste innovazioni che comunque cambieranno la nostra vita nel prossimo futuro,
ma è un’utopia ingenua?
Le
opposizioni da parte dei poteri in essere sono facilmente prevedibili, il Great
reset si basa su principi fondamentalmente “socialisti” anche se il WEF ha
sempre fatto molta attenzione a non usare questo termine.
I
proponenti del piano però contano sul fatto che la combinazione degli effetti
negativi sull’economia conseguenti al coronavirus e al cambiamento climatico rendano certi cambi di direzione
indispensabili per la sopravvivenza stessa del sistema umano, cosa che nemmeno
i più accaniti liberal-capitalisti potrebbero negare facilmente.
Il
diffuso e crescente malcontento, giustificato, delle popolazioni potrebbe
tradursi in instabilità sociale, anche questa a detrimento degli interessi
politici e finanziari. Sottointesa in questo piano però è una ben maggiore
interferenza dei governi negli interessi privati, e una più grande cooperazione
tra i governi, cosa che a molti fa pensare ad un futuro governo globale dai
poteri illimitati e per di più probabilmente nelle mani di un’oligarchia
tecnocratica.
Questo
preoccupa sia i capitalisti che vedrebbero ampiamente limitata la loro libertà
di azione, che
tutti coloro che sono istintivamente sospettosi verso qualsiasi governo
centralizzato.
Un
altro elemento che preoccupa molti è l’aumentata dipendenza da sistemi
informatici.
Si
pensi alla digitalizzazione di gran parte dei servizi, al trasferimento su
cloud di larga parte del patrimonio intellettuale umano, all’eliminazione del denaro in favore
di transazioni digitali e il quasi totale accesso (quindi potenzialmente
controllo) al privato degli individui conseguente a questa dipendenza dal
digitale.
Non
trascurabile è il fatto che cambiamenti nel sistema produttivo significano
anche la necessità di nuove conoscenze specializzate, che escluderanno dal
mercato del lavoro intere sezioni della popolazione che sono totalmente
impreparate per un’economia digitale fondata su tecnologie avanzate, quindi
opposizione verrà anche da tutte quelle organizzazioni, come i sindacati, che
vorrebbero proteggere il lavoro tradizionale, anche quando questo non ha più
valore e significato.
In questo senso il Great reset pone anche
molta attenzione sulla necessità di aggiornare i metodi educativi e allargare
l’accesso all’istruzione avanzata anche a quei settori della società che finora
ne sono stati generalmente esclusi; questo sarebbe da ottenere con un
investimento dei governi nell’offrire educazione di qualità estesa a tutti i
giovani, oltre
a prevedere programmi di re-training e riqualificazione per aggiornare le
conoscenze della forza lavoro esistente adeguandola alle nuove necessità.
La
tutela dell’ambiente e la razionalizzazione dello sfruttamento delle risorse e
della produzione alimentare sono altri punti chiave del Great reset.
Questi
sarebbero da ottenere ad un prezzo che molti sono stati finora restii ad
accettare, anche in questo senso sarebbe necessario un ruolo più rilevante dei
governi nel forzare da un lato le industrie a rinunciare ai profitti che
derivano oggi da attività inquinanti e distruttive e dall’altro di convincere
le stesse industrie ad investire in metodi e tecnologie alternative per
raggiungere un punto di equilibrio sostenibile e proficuo nel futuro, mettendo
in atto i principi del Green New Deal e dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite.
Il
copyright industriale com’è concepito oggi paralizza vari settori produttivi e,
nel caso specifico delle industrie farmaceutiche, impedisce a intere aree del
mondo di svilupparsi. Il Reset rivedrebbe tutte le regole del copyright, con
particolare attenzione a quelle scoperte che sono di utilità universale,
riducendo da un lato i profitti delle industrie che ora li detengono ma
consentendo al contempo uno sviluppo più omogeneo, rapido e diffuso della
società a livello globale. Per compensare le industrie della loro perdita
nell’immediato i governi le dovrebbero rendere partecipi dei profitti futuri
condivisi e dimostrare il potenziale di sviluppo nel tempo.
I
movimenti migratori dei prossimi decenni saranno di proporzioni mai viste prima. Perché questo non si tramuti in
conflitto e sovraccarico insostenibile per le parti del mondo verso le quali il
flusso migratorio si dirigerà è essenziale preparare un piano articolato e
sovranazionale, che investa alla periferia per offrire opportunità dove ora non
esistono, diminuendo il numero di persone costrette a migrare, e allo stesso
tempo preparando infrastrutture in quei luoghi dove è prevedibile che si diriga
il flusso, oltre
ad intervenire drasticamente per contrastare il cambiamento climatico che si
prevede sarà la causa principale di future migrazioni di massa.
Accordi
internazionali solidi sono necessari per evitare quelle che nel prossimo futuro
potrebbero essere guerre per il controllo delle risorse, in particolare
l’acqua, che sarebbero devastanti.
Il
controllo di queste risorse non può essere demandato alle singole nazioni né
tantomeno a degli interessi privati (ormai famoso è il discorso del CEO della
Nestlé sul diritto alla privatizzazione dell’acqua). Visti i limiti dimostrati
dalle organizzazioni internazionali come le Nazioni Unite, che idealmente
avrebbero dovuto svolgere simili funzioni, questo nuovamente implica una qualche
forma di governo sovranazionale che imponga gli interessi globali su quelli
locali, che ci riporta nuovamente al timore di un vasto potere nelle mani di
pochi, un concetto comprensibilmente inquietante.
Uno
dei fattori cruciali per la realizzazione del Great reset è la diffusione
capillare del sistema 5G (o meglio il già avanzato 6G).
Questo
è uno degli elementi che trova maggior resistenza tra i critici del piano. La
sempre più diffusa presenza di robot nella vita quotidiana, la diffusione di
trasporti pubblici e privati senza guidatore, l’uso di droni, i sistemi di
regolamento e distribuzione di energia, il controllo di edifici ad alta
efficienza, la telemedicina e la chirurgia a distanza sono solo alcuni degli
ambiti per i quali il 5G è essenziale; il dibattito sulla sicurezza e sugli usi
del sistema deve dunque essere risolto affinché il Great reset si possa
realizzare e normative internazionali dovranno essere sviluppate rapidamente.
Future
pandemie, e potenzialmente causate da virus molto più letali del covid, sono
prevedibili e inevitabili, come risultato di deforestazione e sempre maggior
invasione degli spazi naturali da parte degli uomini.
Questo
significa che nell’era Post -covid la salute pubblica, la prevenzione, la
resilienza dei sistemi sanitari, l’accesso agli stessi per tutti i settori del
pubblico (per evitare che le sezioni più vulnerabili siano le più colpite)
saranno tutte priorità. Queste priorità implicano un più largo uso della tecnologia,
e questo significa anche più monitoraggio e dunque più invasione della privacy. Sistemi solidi saranno quindi
essenziali per evitare che questa invasione della privacy non diventi un’arma a
doppio taglio, sfruttabile da alcuni come strumento politico e di profitto. Tutto ciò implica uno spostamento
dell’attenzione dagli interessi di pochi al benessere di tutti, un grande e
difficile passo da compiere.
Un
maggiore investimento nell’educazione, su misura per le nuove specialità
emergenti, è un’altra parte fondamentale, che deve andare di pari passo con
l’aumento delle retribuzioni per i lavori creativi nell’ambito di ricerca e
innovazione così come in quello di arte e cultura, e una corrispondente riduzione delle
retribuzioni nel campo della finanza che negli ultimi decenni ha sottratto dal
mercato del lavoro, grazie ai compensi esorbitanti, una percentuale altissima
dei giovani più specializzati e capaci.
Sul
piano teorico il Great reset proposto dal WEF di Klaus Schwab è ben articolato
ed elaborato in un modo coerente che tiene presenti tutti i fattori necessari a
risolvere dei grossi problemi urgenti e promette un miglioramento diffuso della
società umana.
Nella
pratica la realizzazione di un tale progetto richiede la cooperazione di tutte
le parti della società, al di là di classe, nazionalità, etnia, e una
leadership illuminata ed estremamente competente. Se consideriamo l’esito di tutti gli
accordi internazionali, come quelli sull’ambiente da Rio a Kyoto, da Copenaghen
a Parigi, l’esperienza ci suggerisce che un piano di tale ambizione e
universalità potrebbe realizzarsi solo se le condizioni di sopravvivenza
fossero divenute così drammatiche da non lasciare alternativa.
La
crisi del covid potrebbe forse essere l’evento giusto?
Ma
anche se questo accadesse, se un accordo fosse raggiunto e poi rispettato dalla
maggioranza degli aderenti, chi potrebbe garantire che la gestione successiva non si
concentrasse nelle mani di pochi al di sopra di ogni controllo?
Il
beneficio in termini di benessere sociale, equa divisione delle risorse,
ripristino dell’equilibrio ambientale verrebbero poi pagati con un
appiattimento della società, una perdita di diversità e iniziativa personale?
Ci si potrebbe davvero trovare in un comodo e sicuro pensionato per umani
omologati?
A
Davos- con Klaus Schwab- voci che in passato erano marginali e largamente
ignorate, come quelle di scienziati, ambientalisti ed ecologisti, riceveranno
questa volta molta più attenzione da parte di leader di politica, industria e
finanza, che si sono visti mancare il terreno sotto i piedi e che stanno
affannosamente cercando vie d’uscita. Queste voci, combinate con il
crescente malcontento delle popolazioni, un congelamento delle finanze, la
rottura di catene produttive commerciali e l’innegabile fallimento di un
sistema, potrebbero far si che l’inevitabile reset si tramuti in
un’irripetibile opportunità di cambiamento positivo.
Immaginare
un futuro diverso da ciò che si conosce è sempre difficile. Al momento della
prima rivoluzione industriale i milioni di individui che lasciarono le campagne
per trasferirsi a lavorare nelle industrie in città non avevano idea di che vita
avrebbero condotto. Lo stesso si può dire per i drastici cambiamenti in stile
di vita che si concretizzarono dopo la crisi degli anni ’30 del ventesimo
secolo o dopo il secondo conflitto mondiale. Siamo oggi al crocevia di un nuovo
cambiamento epocale che investirà tutti i settori e tutti i paesi. Il
cambiamento avverrà comunque, è necessario e inevitabile. Sta a tutti noi far
si che sia un cambiamento in positivo, e mai come oggi abbiamo i mezzi e le
conoscenze per rendere questo possibile.
(Roberto
Battista).
Intervista dell'Agenzia di stampa
Xinhua all'Ambasciatore Li Junhua.
Mfa.gopv.cn-(3-2-2021)-
intervista a Li Junhua- ci dice :
L'ambasciatore
cinese in Italia, Li Junhua, ha recentemente accettato di essere intervistato
dall'agenzia di stampa Xinhua, parlando del ruolo che l'adesione al multilateralismo da
parte della Cina svolge negli scambi e nella cooperazione estera e del futuro sviluppo
delle relazioni tra Cina e Unione Europea e tra Cina e Italia.
Domanda: Pochi giorni fa, al World Economic
Forum di Davos, il presidente Xi Jinping ha partecipato in teleconferenza da
Pechino al Dialogo sulla "Davos Agenda". Perché il presidente Xi
Jinping, nel suo discorso, ha sottolineato più volte l'importanza del
multilateralismo?
Ambasciatore Li: Il mondo attuale vive un momento di
grande cambiamento, come non si vedeva da un secolo. A causa dell'impatto senza precedenti
della pandemia di Covid-19, l'economia globale sta affrontando una grave
recessione e le sfide globali come la sanità pubblica e il cambiamento
climatico sono sempre più incombenti. In un momento cruciale e di urgenza
in cui tutti debbono raccogliere le idee e occorre essere uniti
nell'affrontarle, l'unilateralismo, il protezionismo e gli estremismi
continuano a diffondersi e a espandersi, ed è tornato in auge il pensiero da
gioco a somma zero tipico della Guerra Fredda. Tutti i Paesi si trovano nuovamente
di fronte a un "bivio", una svolta storica.
In questo contesto, il presidente Xi
Jinping nel suo discorso ha evidenziato la necessità e l'urgenza di realizzare il
"multilateralismo". Il presidente Xi Jinping ha sottolineato che
promuovere la crescita dell'economia globale, abbandonare i pregiudizi
ideologici, diminuire le disparità di sviluppo tra Nord e Sud del mondo e
affrontare le sfide globali sono i 4 compiti principali della nostra era.
Se si vogliono risolvere questi problemi,
occorre avviare azioni, dare risposte e collaborare a livello mondiale. Occorre tutelare e portare avanti
il multilateralismo e promuovere la costruzione di una comunità umana dal
futuro condiviso. Il presidente Xi Jinping ha affermato esplicitamente che il
multilateralismo di cui il mondo ha bisogno deve essere tale da sostenere
apertura e inclusione e non chiusura ed esclusione. Deve essere un multilateralismo
basato sul diritto internazionale e non sulla supremazia dei singoli. Un
multilateralismo che sostiene consultazione e cooperazione e non conflitto e
contrasto. Deve
essere un multilateralismo pronto ad essere al passo coi tempi e non uno che
rifiuta i cambiamenti.
Domanda: Il fondatore e direttore esecutivo
del World Economic Forum, Klaus Schwab, nel suo intervento al Dialogo ha affermato che se il mondo
negli ultimi anni è divenuto più connesso e interdipendente, si è al contempo
polarizzato. Quale è la risposta della Cina?
Ambasciatore
Li: Un
mondo diviso non ha modo di affrontare le sfide comuni. Una efficace cooperazione
multilaterale è invece la via giusta per l'umanità e incontra gli interessi di
tutte le parti e segue la tendenza della storia. La Cina non sostiene soltanto il
multilateralismo, ma lo realizza concretamente. E lo dimostra come sia passata
dallo sviluppare vigorosamente la cooperazione per il contrasto alla pandemia a
fornire aiuti attivi per la ripresa dell'economia globale; dalla partecipazione alla COVAX
Facility alla promessa di rendere il vaccino contro Covid-19 un bene comune
globale.
Questo
significa passare dalla dichiarazione d'intento di raggiungere il picco di emissioni di
anidride carbonica prima del 2030 al raggiungere la "carbon
neutrality" nel 2060. Significa passare dall'approfondire la cooperazione Sud-Sud
a promuovere la costruzione congiunta della Belt and Road. Questo è l'impegno
della Cina ed è sotto gli occhi di tutti.
Il presidente Xi Jinping nel suo
intervento ha promesso che la Cina continuerà a partecipare attivamente alla
cooperazione internazionale per la lotta alla pandemia, a implementare una
strategia di apertura reciprocamente vantaggiosa, a promuovere lo sviluppo
sostenibile e l'innovazione tecnologica e a dare impulso alla creazione di un
nuovo assetto delle relazioni internazionali.
Queste promesse solenni, mostrano che la Cina
è consapevole della storia e pronta a farsi carico delle sue responsabilità
epocali, chiariscono
come la Cina stia sintetizzando intese e azioni e come promuova lo sviluppo
comune del mondo intero e una prosperità condivisa, il rispetto dei principi
condivisi e la tutela della pace comune.
Domanda: Alla fine dello scorso anno,
l'Unione Europea e la Cina hanno completato i negoziati per l'Accordo sugli
Investimenti, un passo che appare molto importante per il rafforzamento della
cooperazione tra Pechino e Bruxelles. Qual è la sua visione in merito?
Ambasciatore
Li: Dopo 7
anni di duro lavoro, i leader di Cina e Unione Europea hanno annunciato insieme la
conclusione dei negoziati per l'Accordo sugli Investimenti. Questo risultato mostra come le due
parti, di fronte alle complesse e multiformi sfide internazionali, vogliano
rafforzare la volontà e il consenso politico per il dialogo e la cooperazione.
L'accordo
include vari aspetti come l'impegno per l'accesso ai mercati, la
regolamentazione di una concorrenza leale, lo sviluppo sostenibile e la
risoluzione delle controversie e mostra chiaramente il suo carattere
"complessivo, equilibrato e di mutuo vantaggio". Credo che l'Accordo non aiuterà
soltanto ad approfondire e a implementare la cooperazione tra Cina e Ue ma
produrrà anche benefici per una stabile ripresa economica mondiale nell'era
post-pandemica.
Dopo l'entrata in vigore
dell'Accordo, le barriere agli investimenti tra Cina ed Unione Europea saranno
ulteriormente cancellate e credo che l'industria e gli altri comparti
dell'economia italiana ne trarranno un concreto beneficio. L'Accordo fornisce garanzie
complete e sistematiche su temi molto cari alle imprese italiane, come l'accesso
al mercato e la tutela della proprietà intellettuale. Tutto questo fornirà
diverse agevolazioni per lo sbarco delle eccellenze del "Made in
Italy" nel mercato cinese e creerà nuove prospettive per i già stretti
legami economici tra Cina e Italia.
Domanda: L'anno scorso è stato celebrato il Cinquantesimo
Anniversario dell'instaurazione delle relazioni diplomatiche tra Italia e Cina,
i rapporti tra i due Paesi vivono un momento storico segnato da una serie di
nuovi inizi. Può parlarci dell'attuale cooperazione sino-italiana e del prossimo
futuro?
Ambasciatore
Li: Italia
e Cina hanno entrambe subito il forte impatto della pandemia di Covid-19 ma non
si sono lasciate schiacciare dalle difficoltà. I governi dei due Paesi e i due
popoli si sono sostenuti e aiutati a vicenda e per il Cinquantenario delle
relazioni diplomatiche hanno scritto insieme un capitolo speciale, dal titolo: "I veri amici si vedono nel
momento del bisogno". Al contempo, non solo la cooperazione bilaterale non si è
arrestata a causa della pandemia ma, al contrario, ha registrato uno stabile
progresso.
I due Paesi hanno siglato una serie di
accordi per l'esportazione di prodotti agroalimentari italiani in Cina;
attivato formalmente il Fondo di Cooperazione Industriale Cina-Italia e
organizzato online il forum sino-italiano dedicato alle Pmi. Inoltre, vale la
pena di sottolineare come, secondo gli ultimi dati della Dogana Cinese, nel 2020 l'interscambio bilaterale
sino-italiano abbia raggiunto i 55,19 miliardi di dollari, segnando un
incremento dello 0,4% rispetto all'anno precedente e una crescita del 3,8%
delle esportazioni italiane in Cina.
La Cina è già entrata in una nuova fase di
sviluppo e continuerà ad attenersi ai nuovi paradigmi di crescita e a creare un
innovativo modello di sviluppo di alta qualità, per portare avanti le riforme e
ampliare ulteriormente l'apertura al resto del mondo. Anche la cooperazione
sino-italiana registrerà sempre maggiori opportunità. Nel prossimo futuro, le parti
dovranno stilare il "Piano d'Azione per il rafforzamento della
Cooperazione tra Cina e Italia dal 2021 al 2023", iniziativa che mirerà alla
ripresa post-pandemica e, sulla base della solida collaborazione
economico-commerciale già esistente, a rafforzare e a realizzare il potenziale
della cooperazione in tanti settori come la digital economy, la medicina e la
salute, le energie verdi e la promozione della tutela ambientale. Inoltre, le
parti rafforzeranno la cooperazione e i contatti per arricchire
l'organizzazione degli eventi per l'Anno della Cultura e del Turismo tra Cina e
Italia nonché delle Olimpiadi Invernali. La Cina sostiene la presidenza
italiana del G20 ed è disponibile, di concerto con la controparte italiana, a
promuovere il successo del vertice di Roma.
Domanda: Ha parlato della presidenza
italiana del G20, a tal proposito, quali aspettative ha la Cina in merito alla
cooperazione sino-italiana sotto l'egida del G20?
Ambasciatore Li: La Cina apprezza la scelta italiana
di organizzare l'agenda del G20 sul tema "Persone, Pianeta, Prosperità". Cina e Italia sono entrambi
importanti membri del G20, vicini nel sostenere il multilateralismo e nel voler
migliorare la governance globale. I due Paesi possono coordinarsi appieno nel
quadro del G20 e possono apportare il proprio contributo per la ripresa
economica globale post-pandemica e per il miglioramento della governance
mondiale.
Nello specifico, Pechino e Roma possono, in
primo luogo, continuare a guidare la cooperazione mondiale per la lotta alla
pandemia e sostenere il ruolo guida delle Nazioni Unite e dell'Oms per la
risposta alla crisi sanitaria. In materia di protocolli terapeutici contro
l'epidemia e di promozione della ricerca e dello sviluppo dei vaccini, i due
Paesi possono creare una comunità sanitaria unita. Il secondo punto mira a
tutelare l'apertura dell'economia mondiale e il sistema del commercio
multilaterale, rafforzando il coordinamento e la comunicazione in materia di
politiche macroeconomiche e continuando a promuovere la necessaria riforma del WTO".
Il
terzo punto riguarda la promozione attiva di uno sviluppo sostenibile
inclusivo, sostenendo la COP26 sui cambiamenti climatici del 2021 e la COP15
sulla Biodiversità affinché ottengano il massimo successo e promuovendo
l'applicazione dell'Agenda 2030 delle Nazioni Unite per produrre risultati
concreti.
Il quarto punto riguarda l'approfondimento
delle riforme strutturali, rafforzando la cooperazione nell'ambito della digital economy
e l'innovazione tecnologica e iniettando nuova linfa per la ripresa economica
mondiale.
Lo
chiamavano “il migliore”,
non lo
dimenticheremo.
Sinistrainrete.info
- Andrea Legni-L’indipendente-(25 luglio
2022)-ci dice .
Da
quando Mario Draghi si è dimesso l’apparato mainstream è inconsolabile.
“L’Italia tradita” ha titolato con amarezza La Repubblica, “Addio” l’avvilito
Corriere della Sera, “Vergogna”, arrabbiatissima, La Stampa. Pare che il Paese
abbia perso una guida insostituibile e illuminata.
D’altra
parte fin dal giuramento del 13 febbraio 2021 gli stessi giornali l’avevano
ribattezzato il governo dei migliori, quello che con la guida autorevole
dell’ex banchiere capo di Bruxelles avrebbe rimesso in sesto le finanze
pubbliche e ricollocato l’Italia nel prestigioso ruolo che le spetta nell’agone
internazionale. Ma qualcuno dovrà pur fare i conti. Quindi ripercorriamo i
grandi risultati ottenuti da Mario Draghi nei suoi 523 giorni alla guida del
governo.
Il
record dei voti fiducia. In una cosa di certo questo è stato effettivamente il
governo dei migliori. Nessun altro nella storia repubblicana aveva posto 55
volte il voto di fiducia in meno di un anno e mezzo. 55 occasioni in cui
l’esecutivo ha blindato i provvedimenti impedendo che il parlamento potesse
discuterli o emendarli.
Green
pass, super green pass, armi all’Ucraina, riforma della giustizia: tutti le norme principali sono
state approvate riducendo il Parlamento al ruolo di passacarte. Una questione
sulla quale nessun quotidiano ha avuto granché da ridire, d’altra parte i
“migliori” non vanno rallentati con le inutili liturgie della democrazia
parlamentare.
Il
green pass condannato da Amnesty International. Tra i provvedimenti simbolo del
Governo Draghi vi sono certamente il green pass e la sua versione rinforzata
del “super
green pass”
grazie ai quali milioni di italiani sono stati esclusi per mesi dal lavoro e
dalla vita sociale. Misure che hanno attirato l’attenzione di Amnesty
International. La principale organizzazione per la tutela dei diritti umani a
livello mondiale ha infatti dedicato due rapporti alle restrizioni italiane,
definite «ingiuste» e «discriminatorie».
Le
fake news a raffica in conferenza stampa. D’altra parte Mario Draghi,
consigliato dal fido ministro della Salute Roberto Speranza, era stato chiaro
in conferenza stampa. «Il green pass permette di avere la certezza di ritrovarsi
tra persone non contagiose», anche perché se «Non ti vaccini, ti ammali, muori.
Oppure fai morire: non ti vaccini, ti ammali, contagi, qualcuno muore».
Dichiarazioni clamorosamente false, già all’epoca
smentite da ogni ricerca e analisi dei dati, e poi abbattuti definitivamente dall’analisi
comparativa tra i dati pandemici italiani e quelli degli altri paesi europei
che non hanno introdotto il green pass.
…E quelle sulla guerra in Ucraina. Con le dichiarazioni pubbliche
evidentemente Draghi ha dei problemi. E anche questo d’altra parte è piaciuto a
quei media che da tempo hanno rinunciato a fare il mestiere di porre domande. È un uomo che non si cura del
consenso ma pensa a fare le cose che servono al paese, dicevano. E d’altra parte nelle poche volte in
cui si è concesso ai microfoni il Migliore ha fatto più danni delle cavallette.
«Preferiamo
la pace o il condizionatore acceso?» dichiarò a inizio aprile per giustificare le sanzioni alla
Russia che a suo dire erano «lo strumento più efficace per la pace».
A tre
mesi e mezzo di distanza della pace non vi è traccia mentre i condizionatori li
possono tenere accesi solo coloro che possono pagare bollette più che
raddoppiate. Non un problema della presidenza del Consiglio, evidentemente, che per la
dimora di palazzo Chigi nel frattempo di condizionatori nuovi ne ha acquistati
57.
Le
armi a Kiev calpestando Parlamento, Costituzione e opinione pubblica. Anche con i riti della democrazia
Draghi ha avuto parecchi problemi. Il caso simbolo è quello dell’invio di armi
all’Ucraina, con il quale il governo è riuscito a calpestare in un’unica
occasione Parlamento, Costituzione e cittadini.
In barba all’art. 11 della Carta, che prescrive che
l’Italia ripudia la guerra come mezzo di risoluzione dei conflitti, Il governo
ha stabilito nelle segrete stanze una lista di armamenti da inviare a Kiev, il
cui contenuto non è stato divulgato nemmeno ai parlamentari. Il tutto senza nemmeno tenere
minimamente in considerazione il parere dei cittadini italiani, che tutti i sondaggi hanno rivelato
fortemente contrari a fornire appoggio militare a Kiev.
I
risultati disastrosi in economia.
Su tutte le questioni fin qui analizzate i
media dominanti sono stati, a voler essere troppo gentili, afoni e distratti. D’altra parte – hanno sempre scritto
gli editorialisti che contano – il governo Draghi doveva servire a migliorare
l’economia e riportare l’Italia tra i paesi che pesano, mica va valutato su
quisquiglie come il rispetto della Costituzione e dell’ordinamento democratico.
Sui temi “che contano” Draghi avrà fatto faville,
giusto? Gli
economisti, quelli bravi, ci hanno spiegato da tempo che il primo parametro di
cui occuparsi è lo spread. Se si alza significa che i mercati non hanno fiducia e alla
peggio Bruxelles può mandare le lettere per far cadere i governi democraticamente
eletti, come successe a Berlusconi nel 2011. Spread nel giorno dell’insediamento
di Mario Draghi: 92 punti base. Spread nel giorno delle dimissioni di Mario
Draghi: 229 punti base. Nel frattempo i cittadini italiani hanno subito un’erosione
senza precedenti del loro potere d’acquisto, nel corso del 2022 un operaio
perderà 1.200 euro l’anno.
Colpa dell’inflazione, della guerra, di Putin, della
pandemia? Le cause certamente sono strutturali, ma un governo servirebbe
appunto a mettere in campo misure per contrastarne gli effetti. In Spagna, ad esempio, il governo
Sanchez ha deciso di aumentare le tasse a banche e società energetiche per
aiutare i lavoratori. In Italia ci si è limitati ad approvare un decreto chiamato
pomposamente Decreto Aiuti, in realtà una scatola vuota priva di misure
significative.
Ma per
qualcuno è stato effettivamente un ottimo governo. Se in Spagna il governo ha tassato le
aziende energetiche, in Italia il governo Draghi ha bocciato la proposta di
fare altrettanto, salvando innanzitutto i profitti di ENI a discapito dei
prezzi delle bollette. La stessa ENI che nel primo trimestre del 2022 ha registrato
un utile netto adjusted di 3,27 miliardi di euro grazie al «forte scenario dei
prezzi». Inoltre,
tra le prime misure prese da Draghi al governo vi è stato lo sblocco dei
licenziamenti che era stato introdotto durante il periodo pandemico, una
soluzione che ha fatto perdere il lavoro a migliaia di cittadini ma che ha
provocato la gioia di Confindustria.
Vi è
stato poi l’attacco ai servizi pubblici locali, il taglio per sei miliardi alla
sanità pubblica, la rinuncia a prendere ogni misura contro le delocalizzazioni aziendali
in nome del libero mercato.
Tutte
iniziative che hanno trovato il plauso incondizionato delle élite
economico-finanziarie, che proprio nella ritirata dello stato dall’erogazione
dei servizi pubblici vedono nuove preziose opportunità business.
Non a
caso Klaus Schwab, il presidente del World Economic Forum – ovvero la
Confindustria delle multinazionali – ha definito Draghi un «pioniere per una nuova era di
governo» e
un leader «che
abbatte i confini».
Le
grandi aziende sono quelle che posseggono quasi tutti i media. Le
multinazionali e le industrie fossili sono quelle che attraverso generose
pubblicità li tengono in vita nonostante bilanci in profondo rosso.
Sarà
per questo che i giornali si stracciano le vesti dalla disperazione per la fine
del governo “dei migliori”?
Oh cazzo, complotto!
Chiamate
subito i fact-checker indipendenti di Mentana, quelli pagati da Facebook.
In
Australia il “Nuovo Ordine Mondiale” di Klaus Schwab
è
Morto!
Conoscenzealconfine.it-(
30 Maggio 2022)- Redazione : ci dice :
Il
Regime australiano è caduto.
Elezioni
in Australia: il
governo dei lockdown, del regime terapeutico, degli obblighi vaccinali, delle
restrizioni, del controllo totale, dell’agenda Great Reset… quel regime è
caduto!
Hanno
perso tutto alle elezioni: una debacle dai numeri spaventosi.
Tutti
a casa! Gli australiani li hanno sfrattati. Hanno vinto politici indipendenti.
A
seguito delle elezioni il primo ministro sarà il laburista Anthony Albanese,
tra l’altro di origini italiane.
Al
vecchio regime ora non resterà che andarsene o rovesciare la democrazia con la
forza. Alcuni da mesi dicevano che presto sarebbe crollato il sistema, partendo
proprio dall’Australia.
Il
prossimo è Trudeau.
Noi,
ovviamente, per ultimi…
(bbc.com/news/world-australia-61503380-t.me/antonellawerner).
DRAGHI
RECITA IL PROGRAMMA DI DAVOS:
“POSSIAMO
TRASFORMARE LE NOSTRE
ECONOMIE
IN UN MODELLO PIÙ VERDE E INCLUSIVO.”
Nogeoingegneria.com-
Redazione- (27 APRILE 2021)- ci dice :
In
questi ultimi giorni al vertice sul clima, Mario Draghi ha promosso in pieno
l’agenda di Klaus Schwab e l’Agenda 2030 e 2050. Un Mondo Nuovo ci aspetta.
Dice
Draghi: “Mentre
lottiamo contro la pandemia non possiamo dimenticare le altre crisi” come
quella del clima, ha detto. E ancora: “Dobbiamo cambiare il modo di lavorare e
dobbiamo farlo rapidamente.
Il Piano per la Ripresa dalla pandemia ci
offre un’opportunità unica, quella di trasformare le nostre economie e
realizzare un’economia più verde e inclusiva. Il nostro obiettivo è sostenere
la transizione sostenibile in Europa e fare in modo che l’Ue raggiunga la
neutralità climatica per il 2050“.
Il
Summit sul clima è stato accompagnato da varie azioni, a Washington hanno
scaricato montagne di sterco davanti alla Casa Bianca , a favore dei concetti
espressi da Draghi.
Una certa élite scientifica americana ha
preteso che il governo finanzi la
ricerca sul controverso approccio all’azione climatica (la CIA aveva le idee
chiare 50 anni fa).
Biden
ha annunciato un taglio delle emissioni del 50-52% entro il 2030, sulla base
dei livelli del 2005.
Il
padre dei “Passi verso Zero Emissioni”, oggi un input cruciale per
ufficializzare la necessità di mettere le mani sul clima, così come l
“ingegnerizzazione” del pianeta e dei suoi abitanti (GREAT RESET), era
l’amministratore James Hansen del Goddard Institute for Space Studies della
NASA, in seguito figura rilevante dell’IPCC.
Il 23
giugno 1988, Hansen era sulla buona strada per diventare lo scienziato del
clima più famoso del mondo.
Aveva
dato la sua testimonianza al Congresso degli Stati Uniti quando ha presentato
le sue prove che il clima della Terra si stava riscaldando e che gli esseri
umani erano la causa principale: “L’effetto serra è stato rilevato, e sta
cambiando il nostro clima ora”.
Oggi,
coloro che osano sostenere che le tesi di Hansen non siano vere si trovano
bollati nei modi ormai consueti.
M. E. Mann, l’ideatore del grafico a ‘mazza
da hockey’, non risparmiava colpi a quelli che avendo una opinione diversa
dalla sua definisce scientemente ‘negazionisti’.
Mann aveva lanciato un procedimento giudiziario per diffamazione contro
lo scettico Dr. Tim Ball.
Timothy
Ball, ex professore di climatologia alla università di Winnipeg e ora
consulente alla International Climate Science Coalition, Friends of Science e
alla Frontier Centre for Public Policy, aveva pubblicato un articolo dal titolo:
“Riscaldamento Globale: I Fatti Nudi e Crudi?” nel quale affermava: “che ci crediate o no, il
riscaldamento globale non è dovuto alla produzione di diossido di carbonio
(CO2) da parte umana.
In
realtà questo è il più grande inganno nella storia della scienza. Stiamo
sprecando tempo, energie e miliardi di dollari e nel frattempo alimentiamo
inutili allarmismi e preoccupazioni in merito a una questione priva di
dimostrazione scientifica.”
La
bufala sui cambiamenti
climatici crolla
quando
la falsa causa per diffamazione
del
grafico del "bastone da hockey"
di Michael Mann è stata respinta
dalla
Corte Suprema della British Columbia.
Naturalnews.com-
Mike Adams- (August 26, 2019)- ci dice :
(distributednews.com/375647.html).
(
Natural News ). Negli ultimi due decenni, gran parte dell'isteria sul
riscaldamento globale - in seguito ribattezzato "cambiamento
climatico" - si è basata sul cosiddetto grafico "bastone da
hockey" prodotto da Michael Mann.
Il grafico, mostrato di seguito, è stato utilizzato dall'IPCC, dai
media e dai governi per spingere l'isteria del riscaldamento globale al punto
di una malattia mentale di massa, dove i candidati presidenziali democratici affermano
che all'umanità mancano solo 12 anni prima che un'apocalisse climatica in
qualche modo distruggerà il pianeta .
Ma il
grafico della mazza da hockey è una frode. Un algoritmo software per computer
creato dall'uomo lo ha generato e l'algoritmo è truccato per produrre la forma di una
mazza da hockey indipendentemente dai dati inseriti .
Come
ogni altra cosa che si trova nel mondo truccato della "scienza climatica", il grafico della mazza da
hockey era una frode il giorno in cui è stato generato.
A
Michael Mann non piaceva essere definito un truffatore dai suoi critici, quindi
li ha denunciati per diffamazione. E alla fine della scorsa settimana, una di
quelle cause è stata conclusa dalla Corte Suprema della Columbia Britannica, in
Canada, che ha respinto la causa di Mann contro il dottor Tim Ball. Ma c'è di
più. Secondo Principia-Scientific :
Non
solo il tribunale ha accolto la domanda di Ball per il rigetto della causa
multimilionaria durata nove anni, ma ha anche compiuto il passo aggiuntivo di
assegnare a Ball le spese legali complete. A tempo debito è prevista una
dichiarazione pubblica dettagliata del climatologo scettico di fama mondiale.
Si
prevede che questo straordinario risultato provocherà gravi ripercussioni
legali per il dottor Mann negli Stati Uniti e potrebbe rivelarsi fatale per le
affermazioni della scienza del clima secondo cui le temperature moderne sono
"senza precedenti".
Michael
Mann si rifiuta di rivelare i dati dietro il grafico, insistendo sulla
segretezza invece che sulla trasparenza.
Secondo
quanto riferito, questa decisione del tribunale derivava dal fatto che Michael
Mann si era rifiutato di consegnare i "numeri di regressione R2" al
tribunale, il che avrebbe rivelato le manipolazioni dei dati che hanno portato
al rigging del grafico della mazza da hockey.
Questa riluttanza a rivelare l'algoritmo del
grafico e i punti dati rivela la totale mancanza di trasparenza e integrità
scientifica che ha afflitto per decenni il presunto lavoro
"scientifico" di Mann.
Come
spiega il pensatore americano :
La
vera scienza, non la falsa versione del "consenso", richiede un
accesso aperto ai dati, in modo che gli scettici (che svolgono un ruolo chiave
nella scienza) possano vedere se i risultati sono riproducibili.
Technocracy.news :
L'ormai
provato disprezzo della corte da parte di Mann significa che Ball ha il diritto
di far scontare la punizione più completa da parte della corte su Mann. Le
sanzioni per oltraggio potrebbero ragionevolmente includere la sentenza del
giudice secondo cui l'affermazione del dottor Ball secondo cui Mann “appartiene
al recinto statale, non a Penn. Stato è una precisa e vera affermazione di
fatto. Questo
perché sotto l'esclusiva "Difesa della verità" del Canada, è stato
ora dimostrato che Mann ha nascosto volontariamente i suoi dati, quindi il
tribunale potrebbe decidere che li abbia nascosti perché sono falsi. In quanto tale, il tribunale deve
quindi respingere l'intera causa per diffamazione di Mann con le spese
assegnate a Ball e alla sua squadra.
La
spettacolare ascesa e caduta dell'ex ragazzo d'oro dell'allarmismo climatico è una battaglia in tribunale con
ancora più ramificazioni del famigerato processo Scopes Monkey del 1925.
Con
grande clamore all'epoca, Mann aveva citato in giudizio Ball per aver osato
pubblicare il commento schiacciante che Mann "appartiene nella penna di
stato, non Penn. Stato." Il dottor Ball ha brillantemente sostenuto la sua esposizione
dell'elaborata truffa internazionale per fare soldi sul riscaldamento globale
nel suo libro sorprendente, "The Deliberate Corruption of Climate Science".
Nei
suoi libri, articoli, apparizioni radiofoniche e televisive, il dottor Ball è
stato risoluto nella sua guerra durata una generazione contro coloro che hanno
corrotto il campo della scienza a cui aveva disinteressatamente dedicato la sua
vita. Ora all'età di 79 anni, Ball è sull'orlo della totale vendetta. Nonostante lo stress e le tensioni su
se stesso e sulla sua famiglia, Tim è stato in prima linea tra quegli scienziati che
chiedono maggiore apertura e trasparenza dai ricercatori finanziati dal
governo.
“Comunità
delle scienze del clima in crisi”.
Technocracy.news
continua
spiegando le ultime ramificazioni di questa decisione del tribunale:
Una
sconfitta amara e imbarazzante per il sedicente "vincitore del premio
Nobel" che si è comportato come se fosse l'epitome della virtù, questo risultato non solo fa
vergognare Michael Mann, ma mette in crisi la comunità scientifica del clima.
Molte centinaia di articoli sottoposti a revisione
paritaria citano il lavoro di Mann, che ora è effettivamente spazzatura.
Nonostante
abbia sostenitori profondi disposti e in grado di nutrire il suo ego come
portavoce in cerca di pubblicità contro gli scettici, la credibilità di Mann
come paladino dell'ambientalismo è a brandelli. Ma le cose peggiorano per il
litigioso professore della Penn State. Dietro al dottor Ball c'è il celebre
scrittore Mark Steyn. Steyn si difende anche da un'altra causa SLAPP di Mann,
questa volta a Washington DC. Steyn afferma audacemente che Mann "ha
pervertito le norme della scienza su scala industriale".
La
stimata scienziata climatica americana, la dottoressa Judith Curry, ha
presentato al tribunale una memoria legale di Amicus Curiae che espone Mann. Il
mondo ora può vedere che la sua mossa legale di sei anni per mettere a tacere i
suoi critici più efficaci e il freddo dibattito scientifico si è ritorta contro
in modo spettacolare.
Principia-Scientific.org
afferma
anche che una "indagine criminale" su Mann è ora probabile negli
Stati Uniti per le accuse secondo cui Mann ha commesso una frode scientifica
falsificando la sua tabella della mazza da hockey:
Il
"mazza da hockey" Michael Mann, scienziato del clima della Penn
State, commette oltraggio alla corte nel "processo per la scienza del clima del
secolo".
Importante allarmista sfida in modo scioccante il giudice e si rifiuta di
consegnare i dati per l'esame in tribunale. Unico risultato possibile:
l'umiliazione, la sconfitta e la probabile indagine penale di Mann negli Stati
Uniti.
L'imputato
nel processo per diffamazione, il climatologo canadese di 79 anni, il dottor
Tim Ball (sopra, a destra) dovrebbe istruire i suoi avvocati della Columbia
Britannica per attivare sanzioni punitive obbligatorie, inclusa una sentenza secondo cui
Mann ha agito con intento criminale quando utilizzando fondi pubblici per
commettere frodi sui dati climatici. L'imminente sconfitta di Mann è destinata a inviare
onde d'urto in tutto il mondo all'interno della comunità scientifica del clima,
poiché il
risultato sarà sia una rivendicazione legale che scientifica delle affermazioni
del presidente degli Stati Uniti Donald Trump secondo cui le storie di paura
del clima sono una "bufala".
Come
si può vedere dai grafici sottostanti; La versione della scienza selezionata
da Mann fa scomparire il periodo caldo medievale (MWP) e mostra un pronunciato
"segno di spunta" verso l'alto alla fine del XX secolo (la lama del
suo "bastone da hockey"). Ma al di sotto di ciò, il grafico di Ball,
utilizzando dati pubblici più affidabili e ampiamente disponibili, mostra un
MWP molto più caldo, con temperature più calde di oggi, e che mostra le
temperature attuali ben all'interno della variazione naturale.
L'autore
del più grande "assalto alla scienza" criminale è ora diventato
chiaro: il dottor Mann, assolutamente dannato dal suo disprezzo per l'ordine
del tribunale di mostrare i suoi dati loschi.
Non ci
possono essere dubbi sul fatto che dopo la sentenza della Corte Suprema della
BC secondo cui Mann ha commesso una frode di dati, a Washington DC, Scott
Pruitt dell'EPA sentirà un'intensa pressione da parte degli scettici per avviare un'indagine completa su
Mann, la sua università e tutti coloro che cospirano per perpetuare un innalzamento
della tassa sul carbonio da trilioni di dollari sui contribuenti.
COSA
CI E' SUCCESSO LO DOBBIAMO DIMENTICARE,
COSA
STA SUCCEDENDO LO DOBBIAMO SUBIRE,
COSA
SUCCEDERA' LO DOBBIAMO IGNORARE.
Fulviogrimaldi.blogdpot.com-
intervista di Gianluigi Spina - a Fulvio Grimaldi-(25-1-2022).
(iopenso.eu/interviste/cosa-dobbiamo-aspettarci-ancora).
La
Costituzione? Meglio una costituente.
La
costituzione già non c'è più. Chi si accanisce a proporne la difesa si mette a
baluardo di una pioggia di coriandoli. E' passata per il trita-carta di una
successione di premier e capi di Stato lunga trent'anni.
Non c'è da recuperarla, anche perché è lungi
dall'essere perfetta. All'affermazione di diritti e garanzie aggiunge un sacco
di scappatoie. Vedi la guerra (art.11), l'informazione (art.21), la salute
(art.32). La si confronti con la Costituzione venezuelana di Ugo Chavez, o
perfino con la Carta del Carnaro di D'Annunzio-De Ambris, o, soprattutto, con
la Costituzione della Repubblica Romana (1849).
Occorreranno,
una volta re-insufflato un po' di ossigeno nel corpo di un mondo raso al suolo,
un'assemblea costituente, un referendum e una nuova costituzione, radicalmente scevra dai
condizionamenti totalitaristi di una qualche entità che si definisca
"europea", o "atlantica", oppure peggio, direttamente,
Finanza Globale.
Nel
frattempo assistiamo ai giochi e alle giostre di un futuro incombente che,
mentre sto scrivendo, si va facendo presente: quello di chi si becca cosa del PNRR (regalo oggi,
sventura per quelli del dopo, ma chissenefrega) e a chi, in Italia, vada il
timone del piroscafo indirizzato verso il mondo nuovo.
La
chiamano "elezione del capo dello Stato". E per non finire negli
schiamazzi o demenziali, o velleitari, o idioti, o scaltri, di cui veniamo
ammorbati su questa vicenda - scontata - da tre mesi, ci basterà dire una cosa
evidente perfino al merlo che vedo sui rami nudi della mia quercia canadese.
L'uomo
solo al comando si chiama Mario Draghi. Tutto il resto è fuffa, polvere di
stelle accecante. Che lo sia dal Quirinale, da Palazzo Chigi, o dallo
sgabuzzino delle scope, il capo è lui e lo sarà finchè l'opera non sarà
completata. Quale opera?
Volete
che le veramente Grandi Opere, quelle della cementificazione e poi
desertificazione delle coscienze, scienze ed essenze umane, di cui è stato
incaricato Draghi molti lustri fa da chi questi incarichi li può dare, possano
essere garantiti da fondi di magazzino come Casini, Moratti, Frattini, Pera?
Che a costoro siano dati il potere decisionale della firma di atti epocali come
i vari passaggi verso il trans- o post-umano e la concentrazione di ogni
ricchezza e di ogni potere nelle mani degli dei dell'Olimpo (che si erge a
Manhattan)? Ombre cinesi. Dietro non c'è niente. Anzi c'è lui. Per loro.
Aspettando
Tom Cruise.
Lo
hanno installato qui trent'anni fa. Da allora non ha operato che contro questa
nazione e per i suoi mandanti. Da quando fece svalutare a Soros e a Ciampi la nostra
valuta perché, una volta deregolamentata e privatizzata ogni dello Stato
(nostra), potesse passare a prezzo di saldi nelle mani di amici e, appunto,
mandanti.
Fu
premiato con la vicepresidenza della banca più in alto sulle pendici
dell'Olimpo (qualche centinaio di metri sotto i Blackrock, Vanguard, State
Street). E poi, a consolidamento di un'Europa inchiavardata nella "crazia
senza demo", con la direzione dei nostri soldi alla BCE-killer.
Può una carriera del genere culminare senza
che il "comander in chief" assuma il controllo assoluto e totalitarista di una
repubblica diventata, grazie a lui, presidenziale e di cui vanta, abusivamente,
origini e cittadinanza?
Non
può. Finche
una missione impossible non veda arrivare Tom Cruise a capo di una sollevazione
popolare dieci volte quella dell'altro giorno a Bruxelles.
Guerre-guerre
e guerre altre.
Visto
che tra le cose di cui parliamo nell'intervista ci sono anche le guerre,
ragazzi parliamone. L'ultima pare che ci stia precipitando addosso domani. Uso,
in questo caso, il termine al plurale non per via delle ininterrotte
aggressioni NATO-amerikane a popoli e Stati, ma con riferimento alle due che
tutte le altre le riuniscono in sé: la digital-medica e la bellica.
Quest'ultima
ha, al momento, la sua punta di diamante in quanto si va agitando in Est
Europa, dove una propaganda assordante che trasforma l'agnello russo, che se ne
sta a casa sua, in lupo che aggredisce per ogni dove, ci prospetta un
armagheddon per domani, o poco dopo.
Gli americani l'hanno annunciata: ci sarà una
False Flag russa, una provocazione mascherata (sottinteso: la faremo noi,
superesperti da sempre, 11/9 compreso) e poi l'orso vorrà mangiare l'Ucraina. Noi USA-Nato siamo già sul posto, con
tanto di valenti milizie naziste da noi addestrate, con i baldi olandesi, i
vichinghi danesi, i mangia-spaghetti italiani, gli spagnoli memori di come
avessero sistemato i comunisti.
Guerra
o fuffa?
Mi
voglio arrischiare a fare una previsione. Previsione che comporta anche la
classica cantonata del pronosticante. Tutta fuffa. Fuffa nel senso di tanto
rullìo di tamburi e pochi spari.
E allora? Allora intanto ci scordiamo quanto
ci abbiano preso per il culo, quanto avvelenato, quanto ridotto in zombie a
forza di brodaglia tossica tirataci in corpo. Al terrore della gocciolina volante,
a quello dell'altra infermiera, Greta, che ci vede destinati alla graticola
climatica, si somma il terrore della guerra tra colossi, quindi mondiale,
inevitabilmente atomica.
E
anche il super-terrore perché quelli là, al di dell'oceano, ci hanno messo in
mezzo e i primi carbonizzati saremo noi.
Ricordiamoci
sempre che è dalla tensione, dal conflitto ventilato, minacciato, che si
alimenta il mercato. Chi non comprerebbe tonnellate di cavalletticida se Greta
gli annuncia un'ordalìa all'egiziana?
E'
così per le armi, i riarmi, i profitti di quelli che i chimico-digitali, hanno
messo in ombra, visto che né in Siria, né in Iraq, un pochino in Yemen, per
niente in Afghanistan, il percussore batte più.
E non è che il soccorso jihadista usi F-35, o
atomiche B1, o missili Hellfire La guerra, ora che con Russia o Cina diventa
per forza atomica, non conviene neanche al famigerato complesso militar-industriale.
Ci sarebbe troppo poco da riarmare. Sbaglierò.
E così
i chimico-digitali sono come il Bayern Monaco. Il Manchester United non è più
quella, la Juve è opinabile, il Real Madrid non evita le crisi, il Barcellona,
Barce...che? Nessuno di questi ha più un euro che abbia la consistenza della
moneta così chiamata. Ma il Bayern è lì, in altissimo, con tutti gli euro pingui e
belli in salute.
Terzo
anno della Guerra Mondiale III.
E'
l'altra guerra che viene fatta. La guerra mondiale di cui ti accorgi quando, o
sei sul lastrico, o sei morto. Che semina caduti e
feriti, distruzioni e devastazioni. Tutto ciò che deve fare una guerra, infatti
così chiamata dai moderni comandanti, cappellani e ufficiali sanitari con le
stellette e i nastrini.
Lo
Stato maggiore delle tre armi, Draghi, Speranza, Figliuolo, ha appena
depositato in Senato il DL per la proroga dello Stato d'assedio (d'emergenza, è
lo stesso) fino al 31 dicembre di quest'anno. Per ora.
E con
l'emergenza viaggia anche il certificato green (mi dispiace usare su questa
schifezza la parola italiana per alberi e prati). Fino alla fine dell'anno?
Illusi.
Un
passi green è per sempre, come il diamante. Ma da questo non è che nasca
niente. Nasce
la totale elettronizzazione dell'essere umano.
Da
banca dati di quel trattamento nell'hub, secondo quanto già previsto dall'UE
addirittura tre anni fa, prima della prevista pandemia, il pass diventa la banca dati di
tutto quello che sei, fai, dici, compri, perdi, scegli.
E' la
famosa identità digitale che Bill Gates avrebbe voluto innestare sottopelle
agli appena nati di tutto il mondo.
Ricordate l'Agenda 2020 di Klaus Schwab e del Forum
Economico Mondiale? Intanto lo sperimentano nel Bangla Desh. Ci vanno piano. Per ora si accontentano del
passaporto green. Più niente narcisistica privacy, più niente scomodi e
contaminanti contanti. Più niente proprietà personale, neanche del corpo,
figurati del pensiero.
Ma una via il passaporto digitale te la apre.
Dritta come un fuso. Quella verso la beota serenità del Meta-verso. Cosa
vogliamo di più?
(Fulvio
Grimaldi).
“IN
ARRIVO EPOCALI CAMBIAMENTI
SISTEMICI”. PAROLA DI GLOBALISTA.
Comedonchisciotte.org-Aldo
Maria Valli-Redazione CDC- (08 Aprile 2022
)- ci dice :
Il 29
e 30 marzo si è tenuto a Dubai il Vertice del governo mondiale 2022.
Nella capitale degli Emirati Arabi Uniti si è discusso su come
introdurre il Nuovo Ordine Mondiale. La conduttrice della Cnn Becky Anderson ha
aperto l’incontro chiedendo: “Siamo pronti per un nuovo ordine mondiale?”. Obiettivo
dichiarato, “dare forma al futuro dei governi” e “creare un futuro migliore per
l’umanità”.
Tra i
partecipanti non potevano mancare il fondatore del World Economic Forum Klaus
Schwab, la direttrice operativa del Fondo monetario internazionale Kristalina
Georgieva, il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres e il
direttore generale dell’Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus.
Il
fondatore del World Economic Forum Klaus Schwab dice al World Government
Summit: “La
storia è davvero a un punto di svolta”, con l’instabilità economica, i
conflitti tra le grandi potenze mondiali e la quarta rivoluzione industriale in
arrivo.
Secondo
Klaus Schwab ci saranno cambiamenti sistemici e strutturali e le catene di
approvvigionamento globale, l’energia e i sistemi alimentari saranno
profondamente colpiti.
Il
mondo, ha sostenuto, “deve non solo superare il danno che il Covid-19 ha causato
alla nostra economia e alla nostra società, ma affrontare le implicazioni di un
pericoloso scontro tra grandi potenze mondiali”.
Che si
tratti di una guerra, di un attacco cibernetico o di una parte dell’agenda del grande reset, Schwab è certo che stanno arrivando
cambiamenti sistemici e strutturali per quanto riguarda il cibo, l’energia e le
catene di approvvigionamento globale.
Schwab
ha ringraziato gli Emirati Arabi Uniti per aver ospitato il suo Great Narrative
Meeting a novembre e ha elogiato il paese per aver creato un centro per la
quarta rivoluzione industriale (4IR):
“Con
tutte le questioni attuali nella nostra agenda, tendiamo a dimenticare che
siamo in piena quarta rivoluzione industriale, che sta accelerando il
cambiamento globale in un modo molto più vasto e rapido delle tre rivoluzioni
precedenti. Sono orgoglioso che il governo di Dubai sia stato così lungimirante
nel creare un centro per la quarta rivoluzione industriale in collaborazione
con il World Economic Forum. In tempi di crisi, il ruolo dei governi è più
importante e rilevante che mai”.
L’obiettivo
del centro di Dubai, secondo Klaus Schwab, è quello di “identificare
rapidamente il potenziale delle nuove tecnologie e sviluppare i necessari
quadri etici e politici per queste nuove tecnologie per garantire che siano
incentrate sulle persone e sulla società”.
Riferendosi
alla crisi preferita dei globalisti – il cambiamento climatico – Schwab ha detto che le sfide
globalmente interconnesse richiedono risposte globali e congiunte.
Klaus Schwab
ha detto in numerose occasioni che la corsa verso la tecnocrazia e i
conseguenti sistemi di credito sociale è accelerata dalla quarta rivoluzione
industriale, e il traguardo sarà la “fusione delle nostre identità fisiche,
digitali e biologiche”.
L’umano
hackerabile è all’orizzonte, o forse ci siamo già.
Putin afferma che il WEF di Klaus Schwab globalista
sta
cercando di inaugurare un “nuovo ordine mondiale”.
Grandeinganno.it-
redazione- (9 Marzo 2022 )- ci dice:
Il
presidente russo Vladimir Putin ha avvertito che il World Economic Forum (WEF)
sta cercando di inaugurare un “Nuovo Ordine Mondiale” per l’umanità piantando
agenti in posti di governo di alto livello in tutto il mondo.
In un
editoriale della giornalista Rachel Marsden, pubblicato da RT, i media statali
russi hanno chiesto che si faccia più luce sull’agenda del WEF di Klaus Schwab e
su chi gestisce segretamente il mondo.
Rt.com
riporta:
Quando
il deputato canadese Colin Carrie del Partito conservatore questa settimana ha chiesto al governo del primo ministro Justin Trudeau
quanti ministri canadesi fossero effettivamente “d’accordo con l’agenda del World
Economic Forum” – prima che la sua connessione “si interrompesse” in videoconferenza – e
che i canadesi che rappresenta meritavano una risposta onesta piuttosto che
accuse di diffondere “disinformazione”, come ha fatto il deputato di sinistra
dell’NDP Charlie Angus.
Il
World Economic Forum (WEF), chiamato colloquialmente “Davos“, per coloro che
hanno familiarità con il pellegrinaggio annuale dell’élite internazionale
nell’omonima città svizzera, è stato sulla punta di molte lingue negli ultimi
due anni, in particolare in nel contesto dell’emergenza Covid-19.
Poco
prima della pandemia di Covid, il 15 ottobre 2019, l’organizzazione ha
annunciato che stava tenendo un “esercizio di simulazione dal vivo per preparare i leader
pubblici e privati alla risposta alla pandemia”. Se ti sembra una strana
coincidenza, allacciati le cinture, perché diventa solo più strano.
Parlando
a una videoconferenza delle Nazioni Unite nell’autunno del 2020, Justin Trudeau
ha alzato le sopracciglia, alludendo a un potenziale collegamento tra la
pandemia globale e il Forum.
“Questa
pandemia ha fornito un’opportunità per un reset”, ha detto Trudeau.
“Questa
è la nostra occasione per accelerare i nostri sforzi pre-pandemia, per re-immaginare
sistemi economici che rispondano veramente a sfide globali come povertà
estrema, disuguaglianza e cambiamento climatico”, ha aggiunto, riferendosi a un
concetto di “reset” molto promosso dal WEF dall’inizio della pandemia, che presenta la crisi come
un’opportunità per cambiare radicalmente il modo in cui operano le società
sviluppate.
Quando,
nell’agosto 2021, il deputato olandese Gideon van Meijeren ha chiesto al primo
ministro Mark Rutte una lettera che aveva scritto al fondatore del WEF Klaus
Schwab, in cui affermava che il libro di Schwab, “Covid-19: The Great Reset”, pubblicato il 9 luglio , 2020,
durante i primi mesi della pandemia, “lo ha ispirato a ricostruire meglio”.
La frase sembra essere anche il nome dell’agenda legislativa del presidente degli
Stati Uniti Joe Biden , che include un aumento del trasferimento di ricchezza nell’oscuro buco nero del cambiamento
climatico e della “spesa sociale”.
Sarebbe
facile attribuire il tutto a un’agghiacciante coincidenza retorica se non ci
fosse un vero collegamento tra Schwab, Davos e funzionari eletti come Rutte e
Trudeau . È una connessione di cui si è vantato anche lo stesso Schwab. Nel
2017, ha detto a un’udienza alla John F. Kennedy School of Government
dell’Università di Harvard:
“Ciò
di cui siamo molto orgogliosi è la generazione più giovane, come il primo
ministro Trudeau… Stiamo entrando nei gabinetti.
Non
sta scherzando. L’attuale ministro delle finanze e vice primo ministro
canadese, Chrystia Freeland, siede nel consiglio di amministrazione del WEF,
insieme all’ex governatore della Bank of Canada e Bank of England, Mark Carney.
Chrystia
Freeland è stato visto l’ultima volta annunciare il congelamento dei beni e la
repressione di camionisti e sostenitori per le strade del Canada chiedendo la
fine dei mandati e delle rigide restrizioni Covid. E Carney ha recentemente
definito il Freedom Convoy una “sedizione” in un articolo di opinione isterico pubblicato
sul quotidiano Globe and Mail.
Ha
senso che quando i cittadini iniziano a vedere il segno visibile del “Forum
economico mondiale” su coloro che
adottano – o sostengono pubblicamente – misure liberticide drastiche e senza
precedenti contro di loro, inizino a porsi domande sulla natura dell’influenza
dell’organizzazione.
Nessun
cittadino di nessun paese ha votato per adottare l’agenda di Davos. Ed è
discutibile se un numero sufficiente di loro lo farebbe davvero.
(In Italia l’”Agenda
Draghi “sta ottenendo uno strepitoso successo. Dopo la caduta del suo governo orchestrato
da Klaus Schwab , tutti fanno a gara a
sostenere l’agenda di Davos ! Ndr.)
Secondo
il proprio sito web, l’agenda del WEF di Klaus Schwab include una maggiore integrazione e
digitalizzazione digitale, una risposta “urgente” al cambiamento climatico e una visione di una “quarta
rivoluzione industriale” che è “caratterizzata da una serie di nuove tecnologie
che fondono il fisico, mondi digitali e biologici, che hanno un impatto su
tutte le discipline, le economie e le industrie e persino sfidando idee su cosa
significhi essere umani. L’organizzazione esplora anche la nozione di “miglioramento
umano”.
E
questi sono solo gli aspetti che sono pubblici. Tutto ciò sembra avere il
potenziale per dar vita a una realtà distopica, soprattutto unita alle misure
precedentemente inimmaginabili adottate dai governi democratici con un pretesto
sanitario negli ultimi due anni.
E chi,
o cosa, influenza l’organizzazione stessa?
Un
enorme elenco di entità multinazionali con doveri fiduciari per aumentare la
ricchezza degli azionisti, secondo il sito Web dell’organizzazione.
Il WEF
vorrebbe che il cittadino medio credesse che tutto ciò che fa è nel nostro
interesse. Ma è difficile immaginare cosa guadagnino effettivamente i
finanziatori dell’organizzazione dando potere ai cittadini medi piuttosto che
mantenendo il controllo su di loro.
Tuttavia,
ciò che è lampante è che il WEF funge da centro per lo scambio e il
consolidamento di idee che promuovono un’agenda globale unica che è diventata intercambiabile con
lo status quo dell’establishment occidentale. Non c’è niente di più antidemocratico
dei funzionari eletti che servono un padrone(Klaus Schwab ) diverso dal loro
popolo.
Merita
molta più luce su questa entità sovranazionale, sui suoi tirapiedi e sulla misura in cui la loro agenda ha un impatto sulla nostra vita
quotidiana.
Al via
il World Economic Forum di Davos
in
versione virtuale. Clima e
pandemia
tra i temi principali.
Teleambiente.it-
Maria Elena Leggieri – (25 Gennaio 2021)- ci dice:
Si
apre Davos il summit World Economic Forum che riunirà i potenti della Terra
quest’anno per la prima volta, a causa della pandemia, in versione virtuale.
Tra le adesioni di spicco, quella del presidente della Repubblica popolare
cinese, Xi Jinping, mentre il grande assente è il presidente degli Usa, Joe
Biden.
“La
pandemia Covid-19 ha dimostrato che nessuna istituzione o individuo da solo può
affrontare le sfide economiche, ambientali, sociali e tecnologiche del nostro
mondo complesso e interdipendente” e il 2021 “è un anno cruciale per
ricostruire la fiducia e questo incontro si concentrerà sulla creazione di
impatto e sulla definizione delle politiche e di partnership necessarie“.
Queste le intenzioni e o gli obiettivi del summit come indicato dallo stesso
Wef.
Negli
anni scorsi si arrivava a Davos per discutere di riscaldamento globale con jet
privati e Suv. Almeno in questa versione virtuale l’impatto ambientale sarà sicuramente
più modesto.
(Neutralità
climatica, approvata la risoluzione in Commissione Ambiente del Senato italiano).
I temi
all’ordine del giorno del vertice riguardano “il nuovo mondo nell’era della
pandemia, le rivoluzioni che ci impongono il cambiamento climatico e
l’accelerazione digitale, con tutti i contraccolpi in termini di sostenibilità
e sviluppo economico e sociale, senza dimenticare la deriva verso
polarizzazioni e disuguaglianze”.
Sono
circa 100 in tutto le sessioni in programma. Il premier Giuseppe Conte interverrà
mercoledì 27 gennaio. Grande attesa anche per gli interventi del presidente
francese Emmanuel Macron, la cancelliera tedesca Angela Merkel, la presidente
della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, il Segretario generale,
Nazioni Unite, Antonio Guterres, il direttore generale del Fondo monetario
internazionale, Kristalina Georgieva, la presidente della Bce Christine Lagarde
e anche il Direttore dell’ Istituto Nazionale di Allergia e Malattie Infettive
degli Stati Uniti Anthony Fauci che farà il punto sulla sfida contro il
Covid-19.
Clima,
Biden firma per il rientro degli Usa nell’Accordo di Parigi. Macron:
“Bentornati”.
Scholz
alza la voce a Davos
«Non
possiamo più tacere
sulla
situazione in Ucraina».
Editorialedomani.it-
VITTORIO DA ROLD-(19 gennaio 2022)- ci dice :
Il
cancelliere tedesco ha approfittato della tribuna virtuale di Davos per
lanciare un duro monito a Mosca a non superare la linea rossa dell’integrità
territoriale di Kiev se non vuole subire (ma questo non è stato detto
apertamente) dure conseguenze sull’apertura del gasdotto North Stream 2.
La
Germania vuole essere al prima della classe nella transizione climatica e
trasformare il fattore dei costi in un vantaggio competitivo con standard
minimi globali.
Sul
patto di stabilità ha detto che la fiducia in economia si ottiene mantenendo la
macro stabilità e favorendo la crescita.
Con
tono pacato, quasi monotono ma fermo, il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha
lanciato ieri, dal palcoscenico internazionale di Davos, la sfida al presidente
russo, Vladimir Putin, sulla crisi ucraina a nome dell’Unione europea. «Il silenzio con Mosca sull’Ucraina
non è un’opzione», ha detto il cancelliere socialdemocratico, intervenendo
nella terza giornata del vertice di Davos che si tiene da remoto per il Covid.
L’uscita
pubblica di Scholz nel summit svizzero era molto attesa dagli ambienti
diplomatici perché era la prima volta per il neo cancelliere tedesco al World
Economic Forum che è stato, per 16 anni, la tribuna privilegiata di Angela
Merkel.
E come
faceva Merkel, anche Scholz ha approfittato della tribuna virtuale di Davos per
lanciare un duro monito a Mosca a non superare la linea rossa dell’integrità
territoriale di Kiev se non vuole subire (ma questo non è stato detto
apertamente) dure conseguenze sull’apertura del gasdotto Nord Stream 2.
DETERMINAZIONE.
«Le
frontiere dell'Ucraina non devono essere cambiate con la forza», ha detto
Scholz osservando che «i russi sono consapevoli della nostra determinazione» a
preservare l'integrità territoriale dell'Ucraina.
Poi ha
aggiunto: «Adesso è troppo presto per sapere se la situazione arriverà a una
de-escalation, ma non possiamo tacere. E per questo dialoghiamo con Mosca, in
diversi formati». Naturalmente il cancelliere ha affermato di sperare che la
Russia sia favorevole a una soluzione politica.
CONTRO
LA CRISI CLIMATICA.
Essendo
la prima a Davos nelle vesti di cancelliere, Scholz non si è sottratto
dall’affrontare tutti i principali dossier sul tappeto. A cominciare dai vaccini: «Senza una
vera campagna di immunizzazione globale non basteranno le lettere dell'alfabeto
greco per nominare le nuove varianti del virus».
ECONOMIA.
Patto
di stabilità, Lindner mostra la faccia da falco e gela la Francia.
Poi è
passato all’ambiente: «La Germania vuole giocare un ruolo di primo piano nella
svolta» sulla protezione del clima. «Abbiamo spiegato le vele e vogliamo un
inizio pieno di progressi. Entro il 2030, l'80 per cento della nostra energia
in Germania proverrà da fonti rinnovabili», ha aggiunto Scholz che nella sua
maggioranza ha il partito verde oltre ai liberali.
Berlino
vuole interpretare un ruolo di primo piano nella lotta al clima e per questo
rincorre un obiettivo di neutralità carbonica al 2045, cinque anni prima del target Ue. In questa prospettiva vuole
utilizzare il periodo di presidenza del G7 per trasformare quel gruppo nel
nucleo di un club internazionale per la transizione climatica.
CAMBIARE
IL PARADIGMA.
Klaus
Schwab, presidente esecutivo del Wef, che moderava l’incontro, ha commentato:
«È un obiettivo ambizioso ma necessario».
«Ciò
che vogliamo ottenere – ha precisato Scholz – è un cambio di paradigma nella
politica climatica internazionale. Non aspetteremo il più lento e il meno ambizioso ma
daremo l'esempio trasformando il fattore di costo in un vantaggio competitivo,
definendo standard minimi comuni e in un piano ambizioso e cooperativo».
L'obiettivo,
ha aggiunto, è quello di «impegnare i membri del club a raggiungere l'obiettivo di
contenere il surriscaldamento globale entro 1,5 gradi centigradi (come ha ribadito sempre al Wef in
un’altra sessione successiva Fatih Birol, direttore dell’Aie, l’agenzia
internazionale dell’Energia per mantenere la condizioni attuali del pianeta,
ndr) e di
arrivare alla neutralità climatica entro il 2050 al più tardi».
Scholz
ha sottolineato che entro il 2030, l'80 per cento dell'energia in Germania
verrà da fonti rinnovabili, il doppio rispetto ad ora.
Come
fare? Scholz punta sull’idrogeno. «Tutto ciò richiede forti investimenti nelle
infrastrutture, dalle reti elettriche ai gasdotti all'idrogeno - ha detto -
accelereremo la pianificazione e stimoleremo gli investimenti privati nelle
tecnologie future e nella digitalizzazione».
LA
FIDUCIA MACROECONOMICA.
Infine
in risposta a una domanda di Klaus Schwab su come definirebbe la parola fiducia
in termini economici, Scholz ha ricordato che la parola fiducia si declina
mantenendo la “macro-stabilità” nel futuro e declinandola con la crescita e la
digitalizzazione.
La
domanda voleva ricordare che nella maggioranza di Berlino ci sono i liberali
che non vogliono sentir parlare di altra flessibilità nel patto di stabilità.
DEUTSCHE
VITA.
Il
governo Scholz vuole sbloccare le rinnovabili, ma il federalismo potrebbe
bloccare tutto.
Il 20
dicembre Olaf Scholz è stato a Roma per incontrare Mario Draghi e sul tema del
patto di stabilità il premier italiano ha detto in tono scherzoso:
«Non
sono molto competente, quindi lascio la parola al cancelliere», nel rispondere
a una domanda dei giornalisti. «Voglio contraddirlo, è molto competente», ha replicato
Scholz che subito dopo ha posto l’accento sul fatto che «le regole attuali
hanno già la loro flessibilità».
È una
linea su cui «sono concordi anche i tre partiti del governo tedesco». Alla sua
prima uscita Scholz è stato prudente come Merkel che alle richieste del
governatore della Bce, Mario Draghi, sulla necessità di politiche monetarie
poco ortodosse come il quantitative easing ricordava:
«Mario
dobbiamo muoverci millimetricamente». E anche Scholz sembra aver imparato la
lezione di Merkel per non spaventare i liberali di Christian Lindner.
Il
Grande Reset. La Grande Risistemazione .
Klaus Schwab e il suo Grande Reset fascista.
Gruppolaico.it-
Paul Cudenec- Redazione-(8 dicembre 2020)- ci dice :
Questo
fondamentale articolo sul progetto di dominio globale chiamato Grande Reset e
“nascosto” dietro l’emergenza del virus va collegato a questo articolo: Il
Grande Reset. La Grande Risistemazione .
E’ un
articolo lungo, certo, e per questo occorre leggerlo con calma e attenzione ma
permetterà di fare un ulteriore passo nella comprensione del progetto criminale
e fascista che si dispiega dietro il paravento del virus.
Per il
covidiota tutto questo è negazionismo e complottismo: lui è mascherato,
tamponato e, fra poco, vaccinato ed è contento così. Carne da macello pronta
per il Grande Reset.
Per
l’uomo libero e pensante questo importante articolo è un contributo prezioso
per il suo senso critico e, speriamo, per la sua personale Resistenza. (GLR).
Il
Grande Reset, la Quarta Rivoluzione Industriale, il Nuovo Normale, il New
Normal, il Green New Deal o il New Deal per la Natura è un tentativo di colpo
di stato capitalista globale su una scala mai immaginata prima.
È un tentativo
di un’élite ultra-ricca di prendere il controllo totale su ogni aspetto del
nostro mondo, delle nostre vite e dei nostri corpi. Agiscono alla luce del sole
e con la piena collaborazione e connivenza di stati e governi (diretti da Klaus Schwab il Dio della
nuova Religione laica.Ndr).
Il
futuro che ci hanno preparato è un inferno fascista transumanista in cui la
libertà sarà abolita e gli esseri umani saranno fusi con i robot e trasformati
in commodities per il beneficio dell’élite. C’è una sovrapposizione massiccia
tra coloro che stanno dietro a questo piano insidioso e i capitalisti del clima.
Il
Grande Reset non farà nulla per aiutare Madre Natura, ma sosterrà ed espanderà invece il
sistema capitalistico industriale che la sta uccidendo.
La
tecnocrazia globalista sta usando la pandemia di COVID 19 per spazzare via sia
la responsabilità democratica che l’opposizione.
Non un solo settore della vita non sarà toccato da un grande piano di
ricostruzione che mira a rimodellare tutto, dal governo all’energia, alla
finanza, al cibo, all’istruzione, alla salute, alla proprietà, alla polizia e
all’esercito – compreso il modo in cui trattiamo i nostri simili.
Di
seguito è riportato un articolo di Paul Cudenec, pubblicato su The Winter Oak.
A parte qualche commento di natura polemica o sarcastico di Cudenec, egli è
riuscito a presentare un’ottima sintesi del pensiero di Klaus Schwab, il
fondatore del World Economic Forum, e quindi della “filosofia” che guida il
Grande Reset in atto.
Klaus
Schwab e il suo Grande Reset fascista.
(winteroak.org.uk/2020/10/05/klaus-schwab-and-his-great-fascist-reset/
)
Nato a
Ravensburg nel 1938, Klaus Schwab è figlio della Germania di Adolf Hitler, un
regime di polizia statale costruito sulla paura e sulla violenza, sul lavaggio
del cervello e sul controllo, sulla propaganda e sulla menzogna,
sull’industrialismo e l’eugenetica, sulla disumanizzazione e la “disinfezione”,
su una visione agghiacciante e grandiosa di un “nuovo ordine” che sarebbe
durato mille anni.
(Paul
Cudenec).
Klaus Schwab
sembra aver dedicato la sua vita a reinventare quell’incubo e a cercare di
trasformarlo in una realtà non solo per la Germania ma per il mondo intero.
Peggio
ancora, come le sue stesse parole confermano più e più volte, la sua visione
fascista tecnocratica è anche una contorta visione transumanista, che fonderà
gli esseri umani con le macchine in “curiose miscele di vita digitale e
analogica”, che infetterà i nostri corpi con “Smart Dust”e in cui la polizia a
quanto pare sarà in grado di leggere i nostri cervelli.
E,
come vedremo, lui e i suoi complici
stanno usando la crisi del Covid-19 per aggirare la responsabilità democratica,
per scavalcare l’opposizione, per accelerare il loro programma e per imporlo al
resto dell’umanità contro la nostra volontà in quello che definisce un “Grande
Reset”.
Schwab
non è, ovviamente, un nazista in senso classico, non essendo né nazionalista né
antisemita, come testimonia il premio Dan David da un milione di dollari che gli è
stato assegnato in Israele nel 2004.
Ma il
fascismo del 21esimo secolo ha trovato diverse forme politiche con cui
continuare il suo progetto centrale di rimodellamento dell’umanità per
adattarla al capitalismo attraverso mezzi palesemente autoritari. Questo nuovo fascismo viene oggi
promosso sotto le sembianze della governance globale, della biosicurezza, del
“Nuovo Normale”, del “New Deal for Nature” e della “Quarta Rivoluzione
Industriale”.
Klaus Schwab,
l’ottantenne fondatore e presidente esecutivo del World Economic Forum, siede
al centro di questa matrice come un ragno su una gigantesca ragnatela. Il progetto fascista originale, in
Italia e Germania, era tutto incentrato sulla fusione di Stato e affari.
(Klaus
Schwab).
Mentre
il comunismo prevede che il Governo prenda il controllo delle imprese e
dell’industria, il che – in teoria! – agisce nell’interesse del popolo, il
fascismo utilizzava lo Stato per proteggere e far progredire gli interessi
dell’élite benestante.
Schwab
ha proseguito questo approccio in un quadro denazificato ( n.d.r apparentemente
) del secondo dopoguerra, quando nel 1971 ha fondato l’European Management Forum, che
si riuniva ogni anno a Davos, in Svizzera.
Qui ha
promosso la sua ideologia del capitalismo degli “stakeholder” in cui le imprese
sono state portate a una più stretta cooperazione con il governo. “Il capitalismo degli stakeholder”
è descritto dalla rivista economica Forbes come “l’idea che un’azienda si concentri
sul soddisfare le esigenze di tutti i suoi stakeholder: clienti, dipendenti,
partner, la comunità e la società nel suo insieme”.
Anche
nel quadro di una particolare attività commerciale, si tratta sempre di
un’etichetta vuota. Come osserva l’articolo di Forbes, in realtà significa solo
che “le aziende possono continuare a spalare privatamente denaro ai loro
azionisti e dirigenti, pur mantenendo una facciata pubblica di squisita
sensibilità sociale e altruismo esemplare”.
Ma in
un generale contesto sociale, il concetto di stakeholder è ancora più nefasto,
scartando ogni idea di democrazia, di governo da parte del popolo, a favore del
controllo da parte degli interessi aziendali. La società non è più considerata
come una comunità di esseri viventi, ma come un’impresa, la cui redditività
è l’unico scopo valido per le attività umane.
Schwab
ha esposto questo programma già nel 1971, nel suo libro Moderne Unternehmensführung im
Maschinenbau ( La moderna gestione aziendale in Ingegneria Meccanica), dove l’uso del
termine “stakeholder” (die Interessenten) ha ridefinito in modo efficace gli
esseri umani non come cittadini, individui liberi o membri di comunità, ma come
partecipanti secondari di una gigantesca impresa commerciale.
Lo
scopo della vita di ogni persona doveva essere “la crescita e la prosperità a
lungo termine” per questa impresa – in altre parole, salvaguardare e accrescere
la ricchezza dell’élite capitalista. Tutto ciò è diventato ancora più esplicito
nel 1987, quando Schwab ha ribattezzato il suo European Management Forum il World
Economic Forum.
(Conte
al WEF nel 2019).
Il WEF
si definisce sul proprio sito web come “la piattaforma globale per la
cooperazione tra pubblico e privato”, con sostenitori che descrivono come
si creano “partnership
tra uomini d’affari, politici, intellettuali e altri leader della società per
‘definire, discutere e far progredire le questioni chiave dell’agenda
globale’”.
Le
“partnership” che il WEF crea sono finalizzate a sostituire la democrazia con
una leadership globale di individui scelti e non eletti il cui dovere non è
quello di servire il pubblico, ma di imporre la regola dell’1% a quel pubblico
con la minima interferenza possibile da parte del resto di noi.
Nei
libri che Schwab scrive per il largo consumo, si esprime nei cliché ambigui dello
spin aziendale e del green-washing. Vengono ripetuti continuamente gli stessi
termini vuoti.
In
Shaping the Future of the Fourth Industrial Revolution: A Guide to Building a
Better World Schwab parla di “inclusione degli stakeholder e distribuzione dei benefici” e
di “partenariati sostenibili e inclusivi” che ci condurranno tutti verso un
“futuro inclusivo, sostenibile e prospero”!
Ma la
vera motivazione dietro a questa spacconata, la vera motivazione del suo
“capitalismo degli azionisti”, che continuava a promuovere senza sosta alla
conferenza di Davos del WEF del 2020, è il profitto e lo sfruttamento.
Ad
esempio, nel suo libro The Fourth Industrial Revolution del 2016, Schwab scrive sull’Uberizzazione del lavoro e sui
vantaggi che ne derivano per le aziende, in particolare per le start-up in
rapida crescita nell’economia digitale: “Siccome le piattaforme human cloud
classificano i lavoratori come lavoratori autonomi, essi sono – per il momento – liberi
dall’obbligo di pagare salari minimi, tasse del datore di lavoro e prestazioni
sociali”.
La
stessa spietatezza capitalista traspare dal suo atteggiamento nei confronti
delle persone che si avvicinano alla fine della loro vita lavorativa e che
hanno bisogno di un meritato riposo:
”
L’invecchiamento è una sfida economica in quanto, a meno che non si aumenti
drasticamente l’età pensionabile in modo che i membri più anziani della società
possano continuare a contribuire alla forza lavoro (un imperativo economico che
ha molti benefici economici), la popolazione in età lavorativa diminuisce
parallelamente a un aumento della percentuale di anziani in stato di dipendenza”.
In
questo mondo tutto si riduce alle sfide economiche, agli imperativi economici e
ai benefici economici per la classe capitalista dominante.
Il
mito del Progresso è stato a lungo utilizzato da quell’1% per convincere la
gente ad accettare le tecnologie progettate per sfruttarci e controllarci e
Schwab gioca su questo quando dichiara che “la Quarta Rivoluzione Industriale
rappresenta una significativa fonte di speranza per continuare la scalata nello
sviluppo umano che ha portato a un drammatico aumento della qualità della vita
per miliardi di persone a partire dal 1800”.
Si
entusiasma: “Anche se può non sembrare importante per chi di noi vive quotidianamente
una serie di piccoli ma significativi mutamenti della vita, non è un
cambiamento di poco conto: la Quarta Rivoluzione Industriale è un nuovo
capitolo dello sviluppo umano, alla pari con la prima, la seconda e la terza
Rivoluzione Industriale, ed è ancora una volta guidata dalla crescente
accessibilità e interazione di un insieme di straordinarie tecnologie.”
Tuttavia,
egli sa bene che la tecnologia non è ideologicamente neutrale, come alcuni
vogliono far credere. Dice che le tecnologie e le società si modellano a vicenda.
“Dopotutto,
le tecnologie sono legate al modo in cui percepiamo le cose, a come prendiamo
decisioni e al modo in cui pensiamo a noi stessi e agli altri. Sono collegate
alle nostre identità, alle nostre visioni del mondo e ai nostri potenziali
futuri. Dalle tecnologie nucleari alla corsa allo spazio, agli smartphone, ai
social media, alle auto, alla medicina e alle infrastrutture, il valore delle
tecnologie le rende politiche. Anche il concetto di nazione “sviluppata” si basa
implicitamente sull’adozione delle tecnologie e su ciò che esse significano per
noi, economicamente e socialmente .“
La
tecnologia, secondo i capitalisti, non ha mai riguardato il bene sociale, ma
solo il profitto, e Schwab mette in chiaro che lo stesso vale per la sua Quarta
Rivoluzione Industriale.
Quarta
Rivoluzione Industriale.
Si
entusiasma: “Le tecnologie della quarta rivoluzione industriale sono davvero
dirompenti: ribaltano i modi esistenti di percepire, calcolare, organizzare,
agire e fornire risultati. Rappresentano modi completamente nuovi di creare valore per
organizzazioni e cittadini ”.
Nel
caso in cui il significato di “creare valore” non fosse chiaro, egli fornisce
alcuni esempi: “I droni rappresentano un nuovo tipo di dipendente che riduce i costi che
lavora tra noi e svolge lavori che una volta coinvolgevano persone reali” e “
l’uso di algoritmi sempre più sofisticati sta rapidamente incrementando la
produttività dei dipendenti, ad esempio nell’uso di chat bot per aumentare (e,
sempre più, sostituire) il supporto di “live chat” per le interazioni con i
clienti “.
Schwab
entra nei dettagli sulle meraviglie del suo nuovo e coraggioso mondo in La
quarta rivoluzione industriale .
Spiega:
“ “Prima di quanto molti si aspettano, il lavoro di professioni così diverse
come avvocati, analisti finanziari, medici, giornalisti, contabili, assicuratori
o bibliotecari potrebbero essere parzialmente o completamente automatizzati…
“La
tecnologia sta progredendo così velocemente che Kristian Hammond, co-fondatore
di Narrative Science, una società specializzata nella creazione di narrazioni
automatizzate, prevede che entro la metà degli anni Venti il 90% delle notizie
potrebbe essere generato da un algoritmo, la maggior parte senza alcun tipo di
intervento umano (a parte la progettazione dell’algoritmo, ovviamente)”.
È
questo imperativo economico che ispira l’entusiasmo di Schwab per “una
rivoluzione che sta cambiando radicalmente il modo in cui viviamo, lavoriamo e
ci relazioniamo”. Schwab si vanta della lirica della 4IR, e insiste sul fatto che essa è “diversa
da qualsiasi altra cosa che l’umanità abbia mai sperimentato prima d’ora”.
Egli
esalta: “Considerate
le possibilità illimitate di avere miliardi di persone connesse tramite
dispositivi mobili, dando vita a una potenza di elaborazione, capacità di
archiviazione e accesso alla conoscenza senza precedenti. Oppure pensa
all’incredibile confluenza di scoperte tecnologiche emergenti, che coprono
campi di ampio respiro come l’intelligenza artificiale (AI), la robotica,
l’Internet delle cose (IoT), i veicoli autonomi, la stampa 3D, la
nanotecnologia, la biotecnologia, la scienza dei materiali, lo stoccaggio di
energia e informatica quantistica, per citarne alcuni. Molte di queste
innovazioni sono agli inizi, ma stanno già raggiungendo un punto di svolta nel
loro sviluppo mentre si sviluppano e si amplificano a vicenda in una fusione di
tecnologie attraverso il mondo fisico, digitale e biologico ”.
Si
aspetta anche una maggiore istruzione online, che preveda “l’uso della realtà virtuale e della
realtà aumentata” per “migliorare drasticamente i risultati educativi”, sensori
“installati nelle case, nei vestiti e negli accessori, nelle città, nei
trasporti e nelle reti energetiche” e le
smart cities, con le loro importanti “piattaforme dati”.
“Tutto
sarà intelligente e connesso a Internet”, afferma Schwab, e questo si estenderà
agli animali, poiché “i sensori cablati nei bovini possono comunicare tra loro
attraverso una rete di telefoni cellulari”. Ama l’idea di “fabbriche di cellule
intelligenti” che potrebbero consentire “la generazione accelerata di vaccini” e “tecnologie dei big data”.
Tutto
questo, ci assicura, “fornirà modi nuovi e innovativi per servire i cittadini e i
clienti” e dovremo smettere di opporci alle imprese che traggono profitto dallo
sfruttamento e dalla vendita di informazioni su ogni aspetto della nostra vita
personale. “
“È
fondamentale stabilire la fiducia nei dati e negli algoritmi utilizzati per
prendere le decisioni”, sottolinea Schwab. “Le preoccupazioni dei cittadini in
merito alla privacy e all’accertamento della responsabilità nelle strutture
aziendali e legali necessiteranno di un adeguamento del pensiero”.
Alla
fine della giornata è chiaro che tutto questo entusiasmo tecnologico ruota
esclusivamente intorno al profitto, o “valore”, come Schwab preferisce
definirlo nel suo linguaggio aziendale del 21 ° secolo. Così la tecnologia blockchain sarà
fantastica e provocherà “un’esplosione di asset negoziabili, poiché tutti i tipi di
scambio di valore possono essere ospitati sulla blockchain”.
L’uso
della tecnologia di registro distribuito (Ledger technology), aggiunge Schwab,
“potrebbe
essere la forza trainante dietro massicci flussi di valore nei prodotti e
servizi digitali, fornendo identità digitali sicure che possono rendere i nuovi
mercati accessibili a chiunque sia connesso a Internet”.
In
generale, l’interesse della 4IR per l’élite imprenditoriale dominante è che
“creerà fonti di valore completamente nuove” e “darà origine a ecosistemi di
creazione di valore impossibili da immaginare con una mentalità bloccata nel
terzo settore industriale Rivoluzione”.
Le
tecnologie del 4IR, implementate tramite 5G, rappresentano minacce senza
precedenti alla nostra libertà, come ammette Schwab: “Gli strumenti della quarta
rivoluzione industriale consentono nuove forme di sorveglianza e altri mezzi di
controllo che vanno contro società sane e aperte”.
Ma
questo non gli impedisce di presentarli in una luce positiva, come quando
dichiara che “la criminalità pubblica rischia di diminuire per la convergenza di
sensori, telecamere, AI e software di riconoscimento facciale”. Descrive con un certo gusto come queste
tecnologie “”possono invadere lo spazio finora riservato alle nostre menti, leggendo i
nostri pensieri e influenzando il nostro comportamento”.
Schwab
prevede: “Con il miglioramento delle capacità in questo settore, aumenterà la
tentazione per le forze dell’ordine e i tribunali di utilizzare tecniche per
determinare la probabilità di attività criminale, valutare la colpa o
addirittura recuperare i ricordi direttamente dal cervello delle persone. Anche
l’attraversamento di un confine nazionale potrebbe un giorno richiedere una
scansione cerebrale dettagliata per valutare il rischio per la sicurezza di un
individuo ”. (n.d.r. passo precursore il tampone che deve essere eseguito).
Ci
sono momenti in cui il capo del WEF si lascia trasportare dalla sua passione
per un futuro di fantascienza in cui “i viaggi spaziali umani a lunga
distanza e la fusione nucleare sono all’ordine del giorno” e in cui “il
prossimo modello di business di tendenza” potrebbe essere che qualcuno ”
scambia l’accesso ai propri pensieri per guadagnare tempo di scrivere un
articolo sui social media solo con i pensieri”.
Il
discorso sul ” turismo spaziale” dal titolo “La quarta rivoluzione industriale
e l’ultima frontiera” è quasi comico, così come il suo suggerimento che “un
mondo pieno di droni offre un mondo pieno di possibilità”.
Ma più
il lettore avanza nel mondo rappresentato nei libri di Schwab, meno fa ridere. La verità è che questa figura
altamente influente, al centro del nuovo ordine globale in via di costituzione,
è un vero e proprio transumanista che sogna la fine di una vita umana e di una
comunità naturale e sana.
Schwab
ripete questo messaggio più e più volte, come se volesse essere sicuro di
averci adeguatamente avvertito. Scrive: “Le strabilianti innovazioni innescate dalla
quarta rivoluzione industriale, dalla biotecnologia all’intelligenza
artificiale, stanno ridefinendo il significato di essere umano” .
Il
futuro metterà alla prova la nostra comprensione di cosa significhi essere
umani, sia da un punto di vista biologico che sociale”. “Già i progressi nelle
neuro-tecnologie e nelle biotecnologie ci costringono a chiederci cosa
significhi essere umani”.
Lo
spiega in modo più dettagliato in Shaping the Future of the Fourth Industrial
Revolution:
“Le tecnologie della Quarta Rivoluzione Industriale non smetteranno di
diventare parte del mondo fisico che ci circonda – diventeranno parte di noi. In effetti, alcuni di noi sentono già
che i nostri smartphone sono diventati un’estensione di noi stessi. I dispositivi esterni odierni, dai
computer indossabili alle cuffie per la realtà virtuale, diventeranno quasi
certamente impiantabili nel nostro corpo e nel nostro cervello. Gli
esoscheletri e le protesi aumenteranno la nostra potenza fisica, mentre i
progressi nelle neuro-tecnologie miglioreranno le nostre capacità cognitive. Diventeremo più capaci di manipolare
i nostri geni e quelli dei nostri figli. Questi sviluppi sollevano domande
profonde: dove tracciamo il confine tra uomo e macchina? Cosa significa essere
umani? ”
Un’intera
sezione di questo libro è dedicata al tema “Alterare l’Essere Umano”. Qui sbava sulla “capacità delle nuove tecnologie di
diventare letteralmente parte di noi” e invoca un futuro cyborg che coinvolge
“curiosi mix di vita digitale e analogica che ridefiniranno la nostra stessa
natura”.
Scrive:
“Queste tecnologie opereranno all’interno della nostra biologia e cambieranno
il modo in cui ci interfacciamo con il mondo. Sono in grado di oltrepassare i
confini del corpo e della mente, potenziare le nostre capacità fisiche e
persino avere un impatto duraturo sulla vita stessa ”. Nessuna violazione sembra andare
troppo oltre per Schwab, che sogna “microchip attivi impiantabili che rompono
la barriera cutanea del nostro corpo”, “tatuaggi intelligenti”, “calcolo
biologico” e “organismi progettati su misura”.
È
felice di annunciare che “sensori, interruttori di memoria e circuiti possono
essere codificati in comuni batteri intestinali umani”, che “Smart Dust, schiere di
computer pieni di antenne, ognuna molto più piccola di un granello di sabbia,
possono ora organizzarsi all’interno del corpo” e che “i dispositivi impiantati aiuteranno
probabilmente anche a comunicare pensieri – normalmente espressi verbalmente
attraverso uno smartphone ‘incorporato’ – e pensieri o stati d’animo
potenzialmente inespressi leggendo le onde cerebrali e altri segnali”.
La
“biologia sintetica” è all’orizzonte nel mondo 4IR di Schwab, dando ai
governanti capitalisti tecnocratici del mondo “la capacità di personalizzare
gli organismi scrivendo il DNA ”.
L’idea
delle neuro-tecnologie, in cui gli esseri umani avranno memorie completamente
artificiali impiantate nel cervello, è sufficiente a far sentire un po ‘male
alcuni di noi, così come “la prospettiva di collegare il nostro cervello alla
realtà virtuale attraverso modem corticali, impianti o nano-bot”.
È di
poco conforto sapere che questo è tutto – ovviamente! – nell’interesse del
profitto capitalistico, poiché “annuncia nuove industrie e sistemi per la creazione
di valore” e “rappresenta un’opportunità per creare interi nuovi sistemi di
valore nella Quarta Rivoluzione Industriale”.
E che
dire della “bioprinting dei tessuti organici” o del suggerimento che “gli
animali potrebbero essere potenzialmente progettati per produrre farmaci e altre
forme di trattamento”? Qualcuno ha obiezioni etiche?
Tutto
ciò è evidentemente positivo per Schwab, che è felice di annunciare: “Il giorno
in cui le mucche sono progettate per produrre nel loro latte un elemento di
coagulazione del sangue [sic], che manca agli emofiliaci, non è lontano. I ricercatori hanno già iniziato a
progettare i genomi dei maiali con l’obiettivo di far crescere organi adatti al
trapianto umano”.
Diventa
ancora più inquietante. Fin dal sinistro programma di eugenetica della Germania
nazista, nella quale è nato Schwab, questa è una scienza che è stata
considerata oltre ogni immaginazione dalla società umana.
Ma
ora, evidentemente, egli sente che l’eugenetica è destinata ad una rinascita,
annunciando per quanto riguarda l’editing genetico:
“Il fatto che ora sia molto più facile
manipolare con precisione il genoma umano all’interno di embrioni vitali
significa che è probabile che in futuro vedremo l’avvento di neonati progettati
che possiedono particolari caratteristiche o che sono resistenti a una
specifica malattia”…
Nel
famigerato trattato transumanista del 2002 I, Cyborg , Kevin Warwick predice: “Gli esseri
umani saranno in grado di evolversi sfruttando la super-intelligenza e le
abilità extra offerte dalle macchine del futuro, unendosi a loro. Tutto ciò indica lo sviluppo di una
nuova specie umana, conosciuta nel mondo della fantascienza come “cyborg”. Non significa che tutti debbano
diventare un cyborg. Se sei felice del tuo stato di essere umano, allora così sia,
puoi rimanere come sei. Ma attenzione: proprio come noi umani ci siamo separati
dai nostri cugini scimpanzé anni fa, così i cyborg si separeranno dagli umani. Coloro che rimangono come esseri
umani rischiano di diventare una sottospecie. Saranno, effettivamente, gli
scimpanzé del futuro ”.
Schwab
sembra accennare allo stesso artificiale trans-umana “superiore” e potenziata
che si separa dalla gentaglia nata naturalmente, in questo passaggio
particolarmente dannativo della Quarta Rivoluzione Industriale:
“Siamo
alle soglie di un radicale cambiamento sistemico che richiede agli esseri umani
di adattarsi continuamente. Di conseguenza, possiamo assistere a un crescente
grado di polarizzazione nel mondo, segnato da coloro che abbracciano il
cambiamento contro coloro che vi si oppongono…. Questo dà origine a una
disuguaglianza che va oltre quella sociale descritta in precedenza. Questa
disuguaglianza ontologica separerà coloro che si adattano da coloro che
resistono: i vincitori e i vinti materiali in tutti i sensi delle parole. I
vincitori possono anche beneficiare di una qualche forma di radicale
miglioramento umano generato da alcuni segmenti della quarta rivoluzione
industriale (come l’ingegneria genetica) da cui i perdenti saranno privati.
Questo rischia di creare conflitti di classe e altri scontri diversi da
qualsiasi cosa abbiamo visto prima ”.
Le
feste annuali del WEF di Schwab a Davos sono state a lungo accolte dalle
proteste anticapitaliste e, nonostante l’attuale paralisi della sinistra
radicale, egli è ben consapevole della possibilità di una rinnovata e forse più
ampia opposizione al suo progetto, con il rischio di ” reazioni di risentimento, timore e
contraccolpi politici”.
Nel
suo libro più recente fornisce un contesto storico, osservando che “l’antiglobalizzazione era forte nel
periodo precedente al 1914 e fino al 1918, poi meno durante gli anni ’20, ma si
è riaccesa negli anni ’30 a seguito della Grande Depressione”. Egli nota che all’inizio degli
anni 2000 “il
contrasto politico e sociale contro la globalizzazione si è rafforzato senza
sosta”, afferma che negli ultimi due anni il “disordine sociale” si è diffuso
in tutto il mondo, citando i Gilets Jaunes in Francia tra gli altri movimenti,
e invocando lo “scenario cupo” che “lo stesso potrebbe accadere di nuovo”.
Allora,
come può un onesto tecnocrate srotolare il suo futuro preferito per il mondo in
assenza del consenso dell’opinione pubblica mondiale?
Come
possono Schwab e i suoi amici miliardari imporre la loro società preferita al
resto di noi? Una risposta è data dall’ incessante lavaggio del cervello della propaganda
dei mass media e del mondo accademico, di proprietà dell’1% dell’élite – che
amano chiamare “una narrazione”.
Per
Schwab, la riluttanza della maggior parte dell’umanità a saltare a bordo del
suo 4IR express riflette la tragedia che “al mondo manca una narrazione
coerente, positiva e comune che delinei le opportunità e le sfide della quarta
rivoluzione industriale, una narrazione che è essenziale se vogliamo dare forza
a un insieme diversificato di individui e comunità ed evitare un contraccolpo
popolare contro i cambiamenti fondamentali in atto”.
E
aggiunge: “È
quindi fondamentale investire attenzione ed energia nella cooperazione fra più
stakeholder al di là dei confini accademici, sociali, politici, nazionali e
industriali.
Queste interazioni e collaborazioni sono necessarie per creare narrazioni
positive, comuni e piene di speranza, che consentano a individui e gruppi di
tutte le parti del mondo di partecipare alle trasformazioni in corso e di
trarne vantaggio”.
Una di
queste “narrazioni” maschera le ragioni per cui la tecnologia 4IR deve essere
installata ovunque nel mondo il più presto possibile. Schwab è frustrato dal fatto che
“più della metà della popolazione mondiale – circa 3,9 miliardi di persone –
non può ancora accedere a Internet”, con l’85% della popolazione dei paesi in
via di sviluppo che rimane offline e quindi fuori portata, rispetto al 22% nel
mondo sviluppato.
Lo
scopo effettivo della 4IR è quello di sfruttare queste popolazioni a scopo di
lucro attraverso il tecno-imperialismo globale, ma ovviamente questo non può essere affermato nella
“narrativa” propagandistica necessaria per vendere il piano. La loro missione deve invece essere
presentata, come fa lo stesso Schwab, come un tentativo di “sviluppare
tecnologie e sistemi che servano a distribuire valori economici e sociali come
il reddito, le opportunità e la libertà a tutti gli stakeholder”.
Si
pone religiosamente come guardiano del risveglio dei valori liberali,
dichiarando: “Pensare in modo inclusivo va oltre il pensare alla povertà o alle
comunità emarginate semplicemente come un’aberrazione – qualcosa che possiamo
risolvere. Ci costringe a renderci conto che “i nostri privilegi si trovano
sulla stessa mappa della loro sofferenza”. Va oltre il reddito e i diritti,
anche se questi rimangono importanti. Invece, l’inclusione degli stakeholder e
la distribuzione dei benefici amplia le libertà per tutti”.
La
stessa tecnica, di una finta “narrazione” progettata per ingannare i cittadini di
pensiero buono a sostenere uno schema capitalista imperialista, è stata ampiamente utilizzata per
quanto riguarda il cambiamento climatico.
Schwab
è un grande fan di Greta Thunberg, naturalmente, che si era appena alzata dal
marciapiede dopo la sua protesta da ragazza sola a Stoccolma quando è stata
portata a parlare al WEF a Davos.
È
anche un sostenitore della proposta del New Deal for Nature globale, in
particolare attraverso Voice for the Planet, che è stata lanciata al WEF di
Davos nel 2019 dal Global Shapers, un’organizzazione giovanile creata da Schwab
nel 2011 e descritta correttamente dal giornalista investigativo Cory
Morningstar come “un’esibizione grottesca di frodi aziendali mascherate da
bontà”.
Nel
suo libro del 2020, Schwab espone effettivamente il modo in cui il falso
“attivismo giovanile” viene utilizzato per promuovere i suoi obiettivi
capitalistici. Scrive, in un passaggio molto franco:
“L’attivismo giovanile sta aumentando
in tutto il mondo, essendo rivoluzionato dai social media che aumentano la
mobilitazione in una misura che prima sarebbe stata impossibile. Prende molte forme diverse, dalla
partecipazione politica non istituzionalizzata alle manifestazioni e alle
proteste, e
affronta questioni diverse come il cambiamento climatico, le riforme
economiche, l’uguaglianza di genere e i diritti LGBTQ. La giovane generazione è
decisamente all’avanguardia del cambiamento sociale. Non c’è dubbio che sarà il
catalizzatore del cambiamento e una sorgente di stimolo cruciale per il Grande
Reset”.
In
realtà, naturalmente, il futuro ultra-industriale proposto da Schwab non è
affatto verde. Non è la natura che gli interessa, ma il “capitale naturale” e “l’incentivazione degli investimenti
nei mercati di frontiera verdi e sociali”.
Inquinamento
equivale a profitto, e la crisi ambientale è solo un’altra opportunità di
business, lo descrive nella Quarta Rivoluzione Industriale:
“In questo nuovo rivoluzionario sistema
industriale, l’anidride carbonica si trasforma da inquinante ad effetto serra in un
vantaggio, e il sistema economico di cattura e stoccaggio del carbonio si
trasforma da pozzo di costi e di inquinamento in un impianto di produzione
redditizio per la cattura e l’uso del carbonio. Ancora più importante, consentirà
alle aziende, ai governi e ai cittadini di diventare più consapevoli e
impegnati con strategie per rigenerare attivamente il capitale naturale,
permettendo usi intelligenti e rigenerativi del capitale naturale per guidare
la produzione e il consumo sostenibili e dare spazio alla biodiversità per il
recupero di aree minacciate”.
Le
“soluzioni” di Schwab per i danni devastanti al nostro mondo naturale causati
dal capitalismo industriale fanno ricorso allo stesso veleno, se non peggio.
La
geoingegneria è tra i suoi preferiti: “Le proposte includono l’installazione
di specchi giganti nella stratosfera per deviare i raggi del sole, la
disseminazione di sostanze chimiche nell’atmosfera per aumentare le
precipitazioni (n.d.r. e non è tutto qui) e il dispiegamento di macchinari di
grandi dimensioni per rimuovere l’anidride carbonica dall’aria”. E aggiunge: “Attualmente si stanno immaginando
nuovi approcci attraverso la combinazione delle tecnologie della Quarta
Rivoluzione Industriale, come le nanoparticelle e altri materiali avanzati”.
Come
tutte le imprese e le ONG pro-capitaliste che sostengono il pericoloso New Deal for Nature, Schwab è completamente e
profondamente anti-verde. Dal suo punto di vista, la “possibilità ultima” di un’energia
“pulita” e “sostenibile” include la fusione nucleare e lui attende con ansia il
giorno in cui i satelliti “copriranno il pianeta con collegamenti che
potrebbero aiutare a connettere gli oltre 4 miliardi di persone ancora prive di
accesso online”.
Schwab si rammarica inoltre molto di tutta
quella burocrazia che impedisce la marcia senza ostacoli degli alimenti
geneticamente modificati, avvertendo che “la sicurezza alimentare globale sarà
raggiunta, in ogni caso, solo se le norme sugli alimenti geneticamente
modificati saranno adattate in modo da riflettere la realtà che la
modificazione genetica offre con un metodo preciso, efficiente e sicuro per
migliorare le colture”.
Il
nuovo ordine previsto da Schwab abbraccerà il mondo intero e quindi è
necessaria una governance globale per imporlo, come egli afferma ripetutamente.
Insiste sul fatto che il suo futuro preferito “si realizzerà solo attraverso una
migliore governance globale”. “È indispensabile una qualche forma di governance globale
reale”.
La
problematica che abbiamo oggi è quella di un possibile “deficit di ordine globale”, egli
sostiene, aggiungendo che probabilmente l’Organizzazione Mondiale della Sanità
“è afflitta da risorse limitate e in diminuzione”.
Quello
che in realtà sta dicendo è che la sua società 4IR/grande reset potrà
funzionare solo se imposta simultaneamente in tutto il pianeta, altrimenti
“rimarremo paralizzati nei nostri tentativi di affrontare e rispondere alle
sfide globali”. Lo ammette: “In poche parole, la governance globale è il nodo di tutte
queste altre questioni”.
Questo
impero totalizzante disapprova fortemente la decisione di una determinata
popolazione che decide democraticamente di prendere una strada diversa. Costoro “corrono il rischio di
essere isolati dalle norme globali, ponendo queste nazioni a rischio di diventare
gli ultimi della nuova economia digitale”, avverte Schwab.
Ogni
sentimento di autonomia e di appartenenza ad una comunità di base è visto come
una minaccia dal punto di vista imperialista di Schwab e dovrebbe essere
sradicato sotto la 4IR. E scrive:
“Le
persone erano abituate a identificare la loro vita con un luogo, un’etnia, una
cultura particolare o anche una lingua. L’avvento dello scambio online e la
maggiore visibilità delle idee di altre culture fanno sì che le identità siano
oggi più adattabili di quanto non lo fossero un tempo… La combinazione di
modelli storici di migrazione e di connettività a basso costo sta ridefinendo
le strutture familiari”.
La
democrazia vera e propria rientra essenzialmente nella stessa categoria per
Schwab. Egli
sa che la maggior parte delle persone non accetterà di buon grado piani per
distruggere le loro vite e schiavizzarle in un sistema globale di sfruttamento
tecno-fascista, quindi non è possibile dare loro voce in capitolo.
Per
questo motivo il concetto di “stakeholder” è stato così importante per il
progetto di Schwab. Come già discusso in precedenza, si tratta della negazione della
democrazia,
con l’accento posto invece su “raggiungere i gruppi di stakeholder per trovare una
soluzione”.
Se il pubblico, le persone, sono incluse in questo processo è soltanto ad un
livello di facciata. L’ordine del giorno è già stato prestabilito e le decisioni
sono state prese dietro le quinte.
Schwab
lo ammette efficacemente quando scrive: “Dobbiamo ristabilire un dialogo tra
tutti gli stakeholder per garantire una comprensione reciproca che costruisca
ulteriormente un clima di fiducia tra le autorità di regolamentazione, le
organizzazioni non governative, i professionisti e gli scienziati. Anche il
pubblico deve essere preso in considerazione, perché deve partecipare alla
formazione democratica degli sviluppi biotecnologici che riguardano la società,
gli individui e le culture”.
Così
“anche” il pubblico deve essere considerato, come un pensiero a posteriori.
Nemmeno consultato direttamente, solo “considerato”! E il ruolo delle persone, delle
dimostrazioni, sarà semplicemente quello di “partecipare” alla “formazione” degli
sviluppi biotecnologici.
La
possibilità che il pubblico respinga effettivamente l’idea stessa di sviluppo
biotecnologico è stata completamente eliminata grazie ai presupposti
volutamente integrati nella formula degli stakeholder.
Lo
stesso messaggio è implicito nell’intestazione
della conclusione di Schwab di Shaping the Future of the Fourth
Industrial Revolution: “Cosa puoi fare per dare forma alla Quarta Rivoluzione
Industriale”. La tecno-tirannia non può essere sfidata o fermata, ma solo “plasmata”.
Schwab
usa il termine “leadership dei sistemi” per descrivere il modo profondamente antidemocratico con
cui l’1% impone la sua agenda a tutti noi, senza darci la possibilità di dire
“no”.
Scrive: “La leadership del sistema consiste nel
coltivare una visione condivisa del cambiamento – insieme a tutti gli
stakeholder della società globale – e poi agire in base a tale visione per
modificare come e per chi il sistema offre i suoi benefici. La leadership del sistema richiede
l’azione di tutti gli stakeholder, compresi gli individui, i leader aziendali,
gli influenzatori sociali e i responsabili politici”. Egli definisce questo controllo
dall’alto verso il basso a tutto spettro come “la gestione del sistema
dell’esistenza umana”, sebbene altri potrebbero preferire il termine
“totalitarismo”.
Uno
dei tratti distintivi del fascismo storico in Italia e in Germania era la sua
insofferenza per le scomode restrizioni imposte alla classe dirigente (“la
Nazione” in linguaggio fascista) dalla democrazia e dal liberalismo politico. Tutto questo doveva essere spazzato
via per consentire un Blitzkrieg di accelerata “modernizzazione”.
Vediamo
riaffiorare lo stesso spirito negli appelli di Schwab per una “governance agile” in cui
egli sostiene che “il ritmo dello sviluppo tecnologico e una serie di
caratteristiche delle tecnologie rendono inadeguati i precedenti cicli e processi
di policy-making”.
Scrive:
“L’idea di riformare i modelli di governance per far fronte a nuove tecnologie
non è nuova, ma l’urgenza di farlo è di gran lunga superiore considerando la
potenza delle tecnologie emergenti di oggi… il concetto di governance agile cerca
di conciliare l’agilità, la fluidità, la flessibilità e l’adattabilità delle
tecnologie stesse e degli attori del settore privato che le adottano”.
La
frase “riformare
dei modelli di governo per far fronte alle nuove tecnologie” rivela davvero tutto qui. Come nel fascismo, le strutture
sociali devono essere reinventate per soddisfare le esigenze del capitalismo e
delle sue tecnologie orientate al profitto.
Schwab
spiega che la sua “agile governance” comprenderebbe la creazione di cosiddetti
laboratori di politica – “spazi protetti all’interno del governo con un
esplicito mandato di sperimentare nuovi metodi di sviluppo delle politiche
utilizzando principi agili” – e “l’incoraggiamento di collaborazioni tra
governi e imprese per creare ‘sandbox di sviluppo’ e ‘banchi di prova
sperimentali’ per sviluppare normative utilizzando approcci iterativi,
intersettoriali e flessibili”.
Per
Schwab, il ruolo dello Stato è quello di far progredire gli obiettivi
capitalistici, non di tenerli sotto controllo. Mentre è tutto a favore del ruolo
dello Stato nel consentire un’acquisizione aziendale della nostra vita, è meno
propenso alla sua funzione di regolamentazione, che potrebbe rallentare
l’afflusso di profitti nelle mani dei privati, e quindi prevede “lo sviluppo di
ecosistemi di regolatori privati, competendo sui mercati”.
Nel
suo libro del 2018, Schwab affronta il problema delle normative fastidiose e di
come “superare questi limiti” nel contesto dei dati e della privacy. Egli propone “accordi di
condivisione dei dati tra pubblico e privato che “rompono il vetro in caso di emergenza”.
Questi
entrano in gioco solo in circostanze di emergenza pre-concordate (come una
pandemia) e possono contribuire a ridurre i ritardi e a migliorare il
coordinamento dei primi soccorritori, consentendo temporaneamente una
condivisione dei dati che in circostanze normali sarebbe illegale”.
Stranamente,
due anni dopo c’è stata davvero una “pandemia” e queste “circostanze di
emergenza pre-concordate” sono diventate realtà. Non doveva essere una sorpresa per
Schwab, visto che il suo WEF aveva co-ospitato la famigerata conferenza Event
201 nell’ottobre 2019, che ha dato vita a una pandemia di coronavirus fittizia.
E ha
perso poco tempo per far uscire un nuovo libro, Covid-19: The Great Reset,
co-autore insieme a Thierry Malleret, che gestisce una cosa chiamata il Monthly
Barometer, “una concisa analisi predittiva fornita agli investitori privati, ai
CEO globali e ai responsabili delle opinioni e delle decisioni”.
Pubblicato
nel luglio 2020, il libro punta a far avanzare “congetture e idee su come potrebbe e
forse dovrebbe essere il mondo post-pandemico”. Schwab e Malleret ammettono che
Covid-19 è “una delle pandemie meno mortali che il mondo abbia conosciuto negli
ultimi 2000 anni”, aggiungendo che “le conseguenze di COVID-19 in termini di
salute e mortalità saranno blande rispetto alle pandemie precedenti”. Essi
aggiungono: “Non costituisce una minaccia esistenziale, né uno shock che lascerà la
sua impronta sulla popolazione mondiale per decenni”.
Eppure,
sorprendentemente, questa “lieve” malattia viene presentata contemporaneamente
come la scusa per un cambiamento sociale senza precedenti all’insegna del
“Grande Reset”! E sebbene dichiarino esplicitamente che Covid-19 non costituisce un
grande “shock”, gli autori usano ripetutamente lo stesso termine per descrivere
l’impatto più vasto della crisi.
Schwab
e Malleret collocano Covid-19 in una lunga tradizione di eventi che hanno
facilitato cambiamenti improvvisi e significativi nelle nostre società. In
particolare evocano la Seconda Guerra Mondiale:
“La
Seconda Guerra Mondiale è stata la quintessenza della guerra di trasformazione,
innescando non solo cambiamenti fondamentali nell’ordine globale e
nell’economia globale, ma anche cambiamenti radicali negli atteggiamenti e
nelle credenze sociali che alla fine hanno aperto la strada a politiche e
provvedimenti contrattuali sociali radicalmente nuovi (come le donne che
entrano nella forza lavoro prima ancora di diventare elettori). Ci sono ovviamente differenze
fondamentali tra una pandemia e una guerra (che considereremo in dettaglio
nelle pagine seguenti), ma l’entità del loro potere di trasformazione è
paragonabile. Entrambe hanno il potenziale di essere una crisi trasformativa di
proporzioni prima inimmaginabili”.
Si
uniscono anche a molti “teorici della cospirazione” contemporanei nel fare un
confronto diretto tra Covid-19 e l’11 settembre: ” Così è successo dopo gli
attentati terroristici dell’11 settembre 2001. In tutto il mondo, nuove misure di
sicurezza come l’impiego di telecamere diffuse, la richiesta di carte
d’identità elettroniche e la registrazione dei dipendenti o dei visitatori in
entrata e in uscita sono diventate la norma. All’epoca queste misure erano
considerate estreme, ma oggi sono utilizzate ovunque e considerate “normali””.
Quando
un tiranno dichiara il diritto di governare su un popolo senza tener conto
delle sue opinioni, ama giustificare la sua dittatura con la pretesa di avere
il diritto morale di farlo perché è “illuminato”.
Lo
stesso vale per la tirannia alimentata da Covid del Grande Reset di Schwab, che
il libro classifica come “leadership illuminata”, aggiungendo: “Alcuni leader e decision-maker che
erano già in prima linea nella lotta contro il cambiamento climatico potrebbero
voler approfittare dello shock inflitto dalla pandemia per attuare cambiamenti
ambientali più ampi e duraturi. Essi, in effetti, faranno ‘buon uso’ della
pandemia non lasciando che la crisi vada sprecata”.
L’élite
capitalistica mondiale al potere ha certamente fatto del suo meglio per
“approfittare dello shock provocato dal panico”, assicurandoci tutti fin dai
primi giorni dell’epidemia che, per qualche imperscrutabile ragione, niente
nella nostra vita potrà mai più essere lo stesso. Schwab e Malleret sono,
inevitabilmente, entusiasti dell’uso del New Normal, nonostante abbiano ammesso
che il virus è stato sempre e solo “blando”.
“È il
nostro momento decisivo”, cantano. “Molte cose cambieranno per sempre”. “Un
nuovo mondo emergerà”. “Lo sconvolgimento sociale scatenato da COVID-19 durerà per
anni, e forse generazioni”. “Molti di noi stanno riflettendo quando le cose
torneranno alla normalità. La risposta breve è: mai ”.
Arrivano
addirittura a proporre una nuova separazione storica tra “l’era pre-pandemica”
e “il mondo post-pandemico”.
Scrivono:
” Sono in arrivo radicali cambiamenti di tale conseguenza che alcuni esperti si
sono riferiti ad un’era ‘prima del coronavirus’ (BC) e ‘dopo il coronavirus’
(AC). Continueremo a rimanere sorpresi sia dalla rapidità che dalla natura
inaspettata di questi cambiamenti – poiché sono in conflitto tra loro,
provocheranno conseguenze di secondo, terzo, quarto e più ordine, effetti a
cascata ed esiti imprevisti. In questo modo, daranno forma a un “nuovo normale”
radicalmente diverso da quello che ci lasceremo progressivamente alle spalle. Molte delle nostre convinzioni e
delle nostre ipotesi su come il mondo potrebbe o dovrebbe apparire saranno
spezzate nel processo”.
Già
nel 2016, Schwab guardava avanti a “nuovi modi di usare la tecnologia per
cambiare il comportamento” e a predire: “La portata e l’ampiezza della
rivoluzione tecnologica in corso porterà a cambiamenti economici, sociali e
culturali di proporzioni così fenomenali da essere quasi impossibili da
immaginare”.
Un
modo per far avanzare la sua agenda tecnocratica era, come abbiamo notato, attraverso le false “soluzioni” al
cambiamento climatico proposte dai falsi capitalisti verdi.
Sotto il titolo “Reset ambientale”, Schwab e
Malleret dichiarano:
“A
prima vista, la pandemia e l’ambiente potrebbero sembrare solo dei cugini
imparentati lontanamente, ma sono molto più vicini e più intrecciati di quanto
si pensi”. Una
delle connessioni è che sia la “crisi climatica” che la crisi legata ai virus
sono state usate dal WEF e simili per spingere la loro agenda di governance
globale. Come
hanno affermato Schwab e il suo coautore, “sono di natura globale e quindi
possono essere affrontate in modo adeguato solo in modo coordinato a livello
globale”.
Un
altro collegamento è il modo in cui “l’economia post-pandemica” e “l’economia
verde” comportano profitti massicci per gran parte dei medesimi settori del
grande business.
Covid-19
è stata evidentemente una grande opportunità per quei capitalisti che sperano
di incassare
la distruzione dell’ambiente, con Schwab e Malleret a riferire:
“La
convinzione che le strategie dell’ESG abbiano beneficiato della pandemia e che
abbiano maggiori probabilità di beneficiarne ulteriormente è confermata da vari
sondaggi e rapporti. I primi dati mostrano che nel primo trimestre del 2020 il
settore della sostenibilità ha superato i tradizionali finanziamenti”.
Gli
squali capitalisti del cosiddetto “settore della sostenibilità” si stanno strofinando le
mani con entusiasmo alla prospettiva di tutti i soldi che stanno per guadagnare
dal grande azzeramento fascista di facciata di Covid, in questo modo lo Stato è
strumentalizzato per finanziare i suoi ipocriti profitti.
Avvertono
Schwab e Malleret: “La chiave per concentrare il capitale privato in nuove
risorse di valore economico positivo per la natura sarà quella di spostare le
principali leve politiche e gli incentivi della finanza pubblica in un più
ampio rilancio dell’economia”.
“Un
Documento programmatico preparato da Systemiq in collaborazione con il World
Economic Forum stima che la costruzione di un’economia positiva per la natura potrebbe
rappresentare più di 10 trilioni di dollari all’anno entro il 2030… Il ripristino dell’ambiente non dovrebbe essere visto come un
costo, ma piuttosto come un investimento che genererà attività economica e
opportunità di lavoro”.
Considerando
l’intreccio tra la crisi climatica e quella del Covid, si potrebbe ipotizzare
che il piano inizialmente previsto sia stato quello di far passare il
ripristino del Nuovo Normale a seguito della crisi climatica. In considerazione dell’intreccio
tra la crisi climatica e quella di Covid, come delineato da Schwab, si potrebbe ipotizzare che il piano
originario fosse quello di portare avanti la riorganizzazione della normalità
sulla scia della crisi climatica.
Ma
evidentemente, tutta quella pubblicita’ per Greta Thunberg e per la Extinction
Rebellion, sostenuta dalle grandi imprese, non ha scatenato abbastanza panico
sociale da giustificare tali misure. Covid-19 serve perfettamente agli
scopi di Schwab, poiché l’urgenza immediata che presenta permette di
velocizzare e accelerare l’intero processo senza il dovuto controllo.
“Questa
differenza cruciale tra le rispettive dimensioni temporali di una pandemia e
quelle del cambiamento
climatico e della degradazione della natura significa che il rischio di una
pandemia richiede un’azione immediata, seguita da un risultato rapido,
mentre il cambiamento climatico e la degradazione della natura richiedono
anch’essi un’azione immediata, ma il risultato (o “ricompensa futura”, nel
gergo degli economisti) seguirà solo con un certo ritardo”.
Per
Schwab e i suoi amici, Covid-19 è il grande acceleratore di tutto ciò che da
anni volevano imporci.
Come
dicono lui e Malleret: “La pandemia sta chiaramente esasperando e accelerando le
tendenze geopolitiche che erano già evidenti prima che la crisi scoppiasse”. “La pandemia segnerà un punto di
svolta accelerando questa transizione. Ha cristallizzato la vicenda e ha
reso impossibile il ritorno allo status quo pre-pandemico”.
Riescono
a malapena a nascondere la soddisfazione per la direzione che la società sta
prendendo: “La pandemia accelererà ulteriormente l’innovazione, catalizzando i
cambiamenti tecnologici già in atto (paragonabili all’effetto di esacerbazione
che ha avuto su altre questioni globali e domestiche di fondo) e ” potenziando”
ogni business digitale o la dimensione digitale di qualsiasi business”. “Con la
pandemia, la ‘trasformazione digitale’ a alla quale tanti analisti si riferiscono da anni,
senza essere esattamente sicuri di cosa significhi, ha trovato il suo
catalizzatore. Uno dei principali effetti del confinamento sarà l’espansione e
la progressione del mondo digitale in modo decisivo e molto spesso permanente.
“Nell’aprile
del 2020, diversi tecno leader hanno osservato quanto rapidamente e
radicalmente siano state create le necessità causate dalla crisi sanitaria che
hanno scatenato l’adozione di un’ampia gamma di tecnologie. Nell’arco di un solo mese, è
risultato che molte aziende in termini di accettazione di tecnologie sono
avanzate rapidamente di parecchi anni”.
Inutile
dirlo, i lockdown in tutto il mondo hanno fornito un grande impulso finanziario
alle aziende che offrono acquisti online. Gli autori raccontano: “I
consumatori hanno bisogno di prodotti e, se non possono fare acquisti,
inevitabilmente ricorreranno all’acquisto online. Man mano che l’abitudine
prende piede, le persone che non avevano mai fatto acquisti online prima d’ora
si sentiranno più a loro agio a farlo, mentre le persone che prima facevano
acquisti online parzialmente faranno presumibilmente più affidamento su di
essa. Questo
è stato reso evidente durante i lockdown. Negli Stati Uniti, Amazon e Walmart
hanno assunto complessivamente 250.000 lavoratori per tenere il passo con la
crescita della domanda e hanno costruito enormi infrastrutture per la fornitura
online.
Questa crescita accelerata dell’e-commerce significa che i giganti
dell’industria del commercio al dettaglio online usciranno dalla crisi ancora
più forti di quanto non fossero nell’era pre-pandemica”.
Aggiungono:
“Man mano
che sempre più cose e servizi di vario tipo ci vengono forniti tramite i nostri
cellulari e computer, le aziende di settori così diversi come l’e-commerce, le
operazioni senza contatto, i contenuti digitali, i robot e le consegne di droni
(per citarne solo alcuni) prospereranno. Non è un caso che aziende come
Alibaba, Amazon, Netflix o Zoom siano emerse come ‘vincitrici’ dai lockdown”.
A
titolo di corollario, potremmo sostenere che non è ” per caso” che i governi
che sono stati catturati e controllati dalle grandi imprese, grazie ad un
gruppo come il WEF, hanno imposto una “nuova realtà” sotto la quale le grandi
imprese risultano essere le “vincitrici”…
Le
buone notizie ispirate da Covid non si arrestano più, per tutti i settori di attività
che
possono beneficiare della Quarta Repressione Industriale.
“La
pandemia può rivelarsi una manna per l’educazione online”, sostengono Schwab e
Malleret. “In Asia, il passaggio all’educazione online è stato particolarmente
significativo, con un forte aumento delle iscrizioni digitali degli studenti,
una valorizzazione molto più alta per le attività di educazione online e più
capitale disponibile per le start-up ‘ed-tech’… Nell’estate del 2020 la
direzione del trend sembra chiara: il mondo dell’istruzione, come molti altri settori,
diventerà in parte virtuale”.
Hanno
preso il via anche gli sport online: “Per un certo periodo, l’allontanamento
sociale può limitare la pratica di alcuni sport, il che a sua volta andrà a
beneficio della sempre più potente espansione degli sport elettronici. La tech
e il digitale non sono mai lontani”. Ci sono notizie simili dal settore
bancario: “Le interazioni bancarie online sono salite al 90 per cento durante
la crisi, dal 10 per cento, senza alcun calo di qualità e con una maggiore
efficienza”.
Il
passaggio all’attività online, ispirato da Covid, va ovviamente a vantaggio della Big
Tech, che sta ottenendo enormi profitti dalla crisi, come descrivono gli autori: “Il valore di mercato complessivo
delle aziende leader del settore tecnologico ha raggiunto record su record
durante i blocchi, risalendo addirittura al di sopra dei livelli prima
dell’inizio dell’epidemia…è improbabile che questo fenomeno si attenui in tempi brevi,
anzi, al contrario”.
Questa
è anche una buona notizia per tutte le imprese coinvolte, che non devono più
pagare gli esseri umani per lavorare per loro. L’automazione è, ed è sempre stata,
un risparmio di costi e quindi un aumento dei profitti per l’élite capitalista.
La
cultura del New Normal fascista fornirà anche vantaggi lucrativi di spin-off per particolari
settori commerciali, come l’industria dell’imballaggio, spiegano Schwab e Malleret.
“La
pandemia aumenterà certamente la nostra attenzione per l’igiene. Una nuova
ossessione per la pulizia comporterà in particolare la creazione di nuove forme
di imballaggio. Saremo incoraggiati a non toccare i prodotti che acquistiamo. Semplici piaceri come annusare un
melone o spremere un frutto saranno disapprovati e potrebbero addirittura diventare un
ricordo del passato”.
Gli
autori illustrano anche quello che suona molto simile a un’agenda tecnocratica
legata al profitto che sta dietro al “distanziamento sociale” che ha costituito
un elemento chiave del “reset” di Covid.
Scrivono:
“In una forma o nell’altra, è probabile che le misure sociali e di
distanziamento fisico persistano dopo che la pandemia stessa si sarà placata,
giustificando la decisione di molte aziende di diversi settori industriali di
accelerare l’automazione. Dopo un po’ di tempo, le durature preoccupazioni per la
disoccupazione tecnologica si ridurranno, poiché le società sottolineano la
necessità di ristrutturare il posto di lavoro in modo da ridurre al minimo lo
stretto contatto umano. In effetti, le tecnologie di automazione sono particolarmente
adatte ad un mondo in cui gli esseri umani non possono avvicinarsi troppo o
sono disposti a ridurre le loro interazioni. La nostra persistente e possibilmente
permanente paura di essere infettati da un virus (COVID-19 o un altro)
accelererà così l’implacabile marcia dell’automazione, in particolare nei campi
più sensibili all’automazione“.
Come
già detto, Schwab è stato a lungo frustrato da tutte quelle fastidiose
regolamentazioni che impediscono ai capitalisti di fare tutti i soldi che
vorrebbero, perché si concentrano su preoccupazioni economicamente irrilevanti
come la sicurezza e il benessere degli esseri umani. Ma – urrà! – la crisi di Covid ha
fornito la scusa perfetta per eliminare gran parte di questi ostacoli obsoleti
alla prosperità e alla crescita.
Un
settore in cui la fastidiosa burocrazia viene abbandonata è la salute. Perché uno stakeholder ragionevole
può immaginarsi che un obbligo speciale di cura e attenzione possa influire
sulla redditività di questo particolare settore economico?
Schwab
e Malleret sono felicissimi di constatare che la telemedicina “beneficerà
notevolmente” dall’”emergenza Covid”: “La necessità di rispondere alla
pandemia con tutti i mezzi disponibili (e, durante l’epidemia, la necessità di
proteggere gli operatori sanitari permettendo loro di lavorare a distanza) ha
rimosso alcune delle barriere normative e legislative all’introduzione della
telemedicina”.
L’abbandono
della regolamentazione è un fenomeno generale sotto il regime globale del Nuovo
Normale, come indicano Schwab e Malleret: “Fino ad oggi i governi hanno spesso
rallentato il ritmo di adozione delle nuove tecnologie con lunghe riflessioni
su come dovrebbe essere il miglior quadro normativo ma, come l’esempio della
telemedicina e della consegna dei droni sta ora dimostrando, è possibile una
drammatica accelerazione forzata dalla necessità. Durante i lockdown, un allentamento
quasi globale delle normative che in precedenza aveva ostacolato il progresso
nei settori in cui la tecnologia era disponibile da anni, si è improvvisamente
verificato perché non c’era scelta migliore o altra scelta disponibile. Ciò che fino a poco tempo fa era
impensabile è diventato improvvisamente possibile… Le nuove regole resteranno
in vigore”.
Aggiungono:
“L’attuale
imperativo di incentivare, in ogni caso, l’”economia senza contatto” e la conseguente disponibilità dei
regolatori ad accelerarla significa che non ci sono impedimenti”.
“Senza
esclusione di colpi”. Non illudetevi: questo è il linguaggio adottato dal
capitalismo quando abbandona la sua pretesa di democrazia liberale e passa alla
modalità fascista.
Dall’opera
di Schwab e Malleret si evince chiaramente che una fusione fascista tra Stato e
impresa, a vantaggio di quest’ultimo, è alla base del loro grande reset.
Somme
di denaro fenomenali sono state trasferite dalle casse pubbliche nelle tasche
ingrossate dell’1% fin dall’inizio della crisi di Covid, lo riconoscono: “Nell’aprile del 2020, proprio quando
la pandemia ha iniziato ad inghiottire il mondo, i governi di tutto il mondo
avevano annunciato programmi di rilancio per diversi trilioni di dollari, come
se otto o nove piani Marshall fossero stati messi in atto praticamente
contemporaneamente”. Continuano: “”.
“Misure
che sarebbero sembrate inconcepibili prima della pandemia possono benissimo
diventare standard in tutto il mondo, dal momento che i governi cercano di
evitare che la recessione economica si trasformi in una depressione
catastrofica. “Sempre più spesso si chiederà al governo di agire come ” finanziatore in ultima
istanza ” per prevenire o arginare l’ondata di licenziamenti di massa e di
distruzione delle imprese innescata dalla pandemia. Tutti questi cambiamenti
stanno alterando le regole del ‘gioco’ della politica economica e monetaria”.
Schwab
e il suo collega accolgono con favore la prospettiva di un aumento dei poteri
dello Stato per sostenere il profitto delle grandi imprese. Scrivono:
“Una
delle grandi lezioni degli ultimi cinque secoli in Europa e in America è
questa: le
crisi acute contribuiscono a rafforzare il potere dello Stato. È sempre stato
così e non c’è motivo per cui debba essere diverso con la pandemia COVID-19”.
E
aggiungono: “Guardando al futuro, i governi molto probabilmente, ma con diversi gradi
di intensità, decideranno che è nell’interesse della società riscrivere alcune
delle regole del gioco e aumentare definitivamente il loro ruolo”. L’idea di riscrivere le regole del
gioco rievoca ancora una volta il linguaggio fascista, così come, ovviamente, anche l’idea di aumentare in modo
permanente il ruolo dello Stato nell’aiutare il settore privato.
Vale
infatti la pena di confrontare la posizione di Schwab su questo tema con quella
del dittatore fascista italiano Benito Mussolini, che rispose alla crisi
economica del 1931 lanciando un apposito organismo di emergenza, L’Istituto
mobiliare italiano, per aiutare le imprese.
Ha
dichiarato che questo è stato “un mezzo per spingere energicamente l’economia
italiana verso la sua fase corporativa, cioè un sistema che fondamentalmente
rispetta la proprietà e l’iniziativa privata, ma la lega strettamente allo
Stato, unico in grado di proteggerla, controllarla e nutrirla”.
I
sospetti sul carattere fascista del grande reset di Schwab sono confermati,
evidentemente, dalle misure di polizia e di stato messe in atto in tutto il
mondo per garantire il rispetto delle misure “d’emergenza” Covid.
La pura forza bruta, che non si trova mai
troppo al di sotto della superficie del sistema capitalista, diventa più visibile quando entra in
una fase fascista, e questo diventa molto chiaro nel libro di Schwab e
Malleret.
La
parola “forza” viene utilizzata ripetutamente nel contesto di Covid-19.
Talvolta questo avviene in un contesto di business, come nel caso delle
affermazioni che “COVID-19 ha costretto tutte le banche ad accelerare una
trasformazione digitale che ora è qui per rimanere” o che “il micro reset costringerà ogni
azienda in ogni settore a sperimentare nuovi modi di fare business, di lavorare
e di operare”.
Ma a
volte si applica direttamente agli esseri umani, o ai “consumatori”, come Schwab e i
suoi simili preferiscono considerare noi.
“Durante
i lock-downs, molti consumatori precedentemente riluttanti ad affidarsi troppo
alle applicazioni e ai servizi digitali sono stati costretti a cambiare le loro
abitudini quasi da un giorno all’altro: guardare film online invece di andare
al cinema, farsi consegnare i pasti invece di uscire al ristorante, parlare con
gli amici a distanza invece di incontrarli in carne e ossa, parlare con i
colleghi su uno schermo invece di chiacchierare al distributore del caffè, fare
esercizio online invece di andare in palestra, e così via…
“Molti
dei comportamenti tecnologici che siamo stati costretti ad adottare durante il
reclutamento diventeranno più naturali grazie alla familiarità. Man mano che le distanze sociali e
fisiche persistono, affidarsi maggiormente alle piattaforme digitali per
comunicare, o lavorare, o chiedere consigli, o ordinare qualcosa, poco a poco,
guadagnerà terreno rispetto alle abitudini precedentemente consolidate.“
In un
sistema fascista, ai singoli individui non viene offerta la possibilità di
scegliere se rispettare o meno le sue richieste, come Schwab e Malleret
affermano chiaramente per quanto riguarda il cosiddetto contact-tracing: “Nessuna applicazione volontaria di
contact-tracing funziona se le persone non sono disposte a fornire i propri
dati personali all’ente governativo che controlla il sistema; se una persona rifiuta di scaricare
l’applicazione (e quindi di nascondere informazioni su una possibile infezione,
movimenti e contatti), tutti ne risentiranno negativamente”.
Questo,
secondo loro, è un altro grande vantaggio della crisi di Covid rispetto a
quella ambientale che avrebbe potuto essere usata per imporre la loro Nuova
Normalità: “Mentre per una pandemia, la maggioranza dei cittadini tenderà a
concordare con la necessità di imporre misure coercitive, essi resisteranno
alle politiche restrittive in caso di rischi ambientali dove le prove possono
essere oggetto di controversie”.
Queste
“misure coercitive”, che ci si aspetta da tutti noi, comporteranno ovviamente livelli
inimmaginabili di sorveglianza fascista delle nostre vite, in particolare nel
nostro ruolo di schiavi salariati.
Scrivono
Schwab e Malleret: “La svolta aziendale sarà verso una maggiore sorveglianza; nel
bene e nel male, le aziende osserveranno e a volte registreranno ciò che fa la
loro forza lavoro. La tendenza potrebbe assumere diverse forme, dalla misurazione della
temperatura corporea con telecamere termiche al monitoraggio tramite un’app di
come i dipendenti si conformano alla distanza sociale”.
È
anche probabile che misure coercitive di questo o quel tipo siano usate per
costringere le persone a sottoporsi ai vaccini Covid attualmente in fase di
preparazione.
Schwab
è profondamente legata a quel mondo, essendo in “prima linea” con Bill Gates ed
essendo stato acclamato dal pilastro di Big Pharma Henry McKinnell, presidente
e CEO di Pfizer Inc, come “una persona veramente dedita ad una causa veramente
nobile”. Non sorprende quindi che egli insista, con Malleret, sul fatto che
“non si può prevedere un pieno ritorno alla “normalità” prima che sia
disponibile un vaccino”. E aggiunge: “”.
Così
gli ” anti-Vaxxer ” si inseriscono nella lista delle minacce di Schwab per il
suo progetto, insieme ai manifestanti anti-globalizzazione e anticapitalisti, ai Gilets
Jaunes e a tutti coloro che sono impegnati nel “conflitto di classe”, nella
“resistenza sociale” e nella ” controreazione politica”.
La
maggioranza della popolazione mondiale è già stata esclusa dai processi
decisionali a causa della mancanza di democrazia che Schwab vuole accentuare
attraverso il suo dominio azionistico delle imprese, la sua “”, la sua “gestione totalitaria del
sistema di gestione dell’esistenza umana”.
Ma
come pensa di affrontare lo “scenario cupo” di persone che si ribellano al suo
grande reset del new-normalismo e alla sua quarta rivoluzione industriale
transumanista? Quale grado di “forza” e di “misure coercitive” sarebbe disposto ad
accettare per assicurare l’alba della sua nuova era tecnocratica?
La questione è angosciante, ma bisogna anche tener
presente l’esempio storico del regime del XX secolo in cui è nato Schwab. La nuova normalità nazista di Hitler
doveva durare mille anni, ma è crollata con 988 anni di anticipo rispetto
all’obiettivo.
Solo
perché Hitler, con tutta la sua fede nel potere, diceva che il suo Reich
sarebbe durato un millennio, non significava che era così.
Solo
perché Klaus Schwab e Thierry Malleret e i loro amici dicono che stiamo
entrando nella Quarta Rivoluzione Industriale e che il nostro mondo sarà
cambiato per sempre, non significa che noi dobbiamo accettare la loro nuova normalità. Non dobbiamo assecondare le loro
minacce.
Non dobbiamo assumere i loro vaccini. Non dobbiamo lasciarci impiantare
da loro gli smartphone o modificare il nostro DNA. Non dobbiamo camminare, con la
museruola e sottomessi, dritti nel loro inferno transumanista.
Possiamo
denunciare le loro bugie! Esporre il loro programma! Rifiutare la loro
narrazione! Rifiutare la loro ideologia tossica! Respingere il loro fascismo!
Klaus
Schwab non è un dio, ma un essere umano. È solo un uomo anziano. E quelli con
cui lavora, l’élite capitalista globale, sono in pochi.
I loro
scopi non sono gli scopi della stragrande maggioranza dell’umanità. La loro visione transumanista è
ripugnante per quasi tutti quelli al di fuori della loro piccola cerchia e non
hanno il consenso per la dittatura tecnocratica che cercano di imporci.
Questo,
dopo tutto, è il motivo per cui hanno dovuto fare di tutto per forzarci sotto
la falsa bandiera della lotta contro un virus. Hanno capito che, senza la
giustificazione dell’”emergenza”, non avremmo mai accettato il loro progetto
perverso.
Hanno
paura del nostro potenziale potere perché sanno che se ci alziamo, li
sconfiggeremo. Possiamo far crollare il loro progetto prima ancora che sia iniziato
seriamente.
Noi
siamo il popolo, noi siamo il 99%, e insieme possiamo riprenderci la nostra
libertà dalle fauci mortali della macchina fascista!
(Paul
Cudenec in The Winter Oak).
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