GLOBALISMO OCCIDENTALE CONTRO AUTORITARISMO BRICS.

 GLOBALISMO OCCIDENTALE CONTRO AUTORITARISMO BRICS.

 

SUMMIT BRICS: CONTRAPPOSIZIONE

ALL’OCCIDENTE E RILEVANZA CINESE.

Internationalwebpost.org- Riccardo Seghizzi –(23 giugno 2022)- ci dice :

 

Il 23 e 24 giugno scorso la Cina ha ospitato il 14° Summit dei Paesi BRICS (Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica), ovvero Stati che condividono una situazione economica in via di sviluppo e abbondanti risorse naturali, e caratterizzati da una forte crescita del PIL.

Il Summit mirava ad un dibattito tra gli Stati partecipanti, per promuovere un proprio modello di governance e sviluppo, in un momento storico di instabilità globale.

 L’incontro è stato presieduto dal presidente cinese Xi Jinping tramite collegamento video, ed è il terzo meeting della BRICS organizzato dalla Cina, in seguito a quelli di Sanya e di Xiamen.

Tante sono state le questioni dibattute ed ovvio argomento centrale è stato lo scontro in Ucraina ed il ruolo geopolitico degli Stati Uniti.

 In tal senso, nonostante differenze sostanziali tra i partecipanti, nessuno Stato della BRICS ha condannato apertamente il presidente russo Vladimir Putin per l’invasione ed al contrario tutti hanno ribadito la propria distanza dall’ordine liberale propinato dagli USA.

Con questo contesto geopolitico e di relazioni internazionali complicate, i leader BRICS si sono proposti come guida per tutti i Paesi in via di sviluppo per superare l’impatto economico globale della guerra, il tutto attraverso aiuti finanziari e maggiori investimenti della New Development Bank guidata dai BRICS.

Altra iniziativa messa sul tavolo dal Summit è stata quella di allargare il gruppo, anche se non è chiaro a quali economie, visto i livelli molto alti di requisiti e standard per entrare nel BRICS e per l’attuazione dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile.

In virtù di questa volontà di espansione, un’altra tematica fuoriuscita dal Summit è la volontà dei Paesi del gruppo di divenire un’interessante opzione per contrastare i rivali che mirano alla propria influenza sulle economie emergenti.

Per fare ciò i Paesi antagonisti del BRICS, utilizzano spesso il sistema commerciale multilaterale come il WTO (World Trade Organization).

 

Per i paesi BRICS il WTO deve essere un sistema commerciale contrario alle misure unilaterali e protezionistiche dell’IMF (International Monetary Fund) e della WB (World Bank), entrambe non a caso con sede a Washington.

Oltre a queste proposte ed indicazioni, che evidenziano il progressivo allontanamento di questi Paesi dagli Stati Uniti e dall’occidente in generale, il Summit è stato anche momento di pianificazione e rilevanza per la Cina.

Il disaccoppiamento economico tra la Cina e gli USA è ormai realtà, ed il vertice è servito anche a Xi Jinping per promuovere la visione basata su accordi di lungo periodo come la BRI (Belt and Road Initiative, la Via della Seta), e su come dovrebbero essere condotte le relazioni internazionali.

Inoltre, le varie iniziative BRICS, sono per la Cina possibilità di ri-equilibrio espansionistico nei confronti della NATO e rimarcare la propria influenza sull’area Indo-pacifica come ad esempio l’area del Quad.

Il Summit è stato quindi un punto importante sulla situazione geopolitica e di relazioni internazionali, dove la Cina ha rimarcato la sua volontà di espansionismo ed antagonismo all’occidente, supportato da Paesi i quali interessi e  desideri sono comuni.

(Riccardo Seghizzi).

 

 

 

 

SIAMO TUTTI IN PERICOLO:

RAGIONI E PROSPETTIVE DELLA VITTORIA

ELETTORALE AUTORITARIA IN BRASILE .

 

Euronomade.info- JEAN TIBLE – (7-1-2019)- ci dice :

5 pilastri della vittoria di Bolsonaro.

In quali settori organizzati è radicato questo movimento che Bolsonaro esprime politicamente? Quali sono le basi sociali, politiche ed economiche della sua candidatura e della sua vittoria?

I militari sono il principale punto di appoggio – il più potente e influente. Indipendentemente dalla vittoria elettorale del capitano riformato, abbiamo visto negli ultimi anni e soprattutto negli ultimi mesi, una crescente presenza dei militari nella vita politica.

 Si dice che le forze armate non avrebbero accettato più la presenza di Dilma alla presidenza e che avrebbero cercato Temer nel 20161.

Certamente, una delle migliori iniziative del Presidente (l’istituzione della Commissione Nazionale per la Verità (CNV)) ha una relazione con questo aspetto. Questa insoddisfazione militare nei confronti del CNV avrebbe anche avvicinato il capitano-deputato – precedentemente visto con diffidenza – agli alti funzionari per le  sue posizioni al Congresso per quanto concerne le gravi violazioni dei diritti umani durante il periodo della dittatura militare del 1964-1985.

Inoltre possiamo aggiungere che una parte decisiva del mantenimento di Temer a capo del governo del colpo di stato è dovuta ai militari, con un ruolo importante svolto dal generale di riserva Sergio Etchegoyen, capo del Gabinetto di sicurezza istituzionale, i cui poteri sono stati estesi il 15 ottobre.

Sarebbe stato persino coinvolto nel monitoraggio della campagna di Haddad a favore di Bolsonaro, secondo la rivista Carta Capital.

Gli elementi indicano un appoggio (sul quale i ricercatori in futuro dovranno fare più luce) dei militari per il Lava-Jato.

Quando, il 3 aprile di quest’anno, l’STF stava giudicando l’habeas corpus di Lula (che avrebbe impedito la sua detenzione, finché non fosse stato condannato in ultima istanza), il comandante dell’Esercito, Eduardo Villas Bôas, ha “sparato” un tweet – letto pochi minuti dopo dal presentatore del notiziario nazionale Globo Network, trasmesso in diretta con un tono speciale – segnalando il “ripudio dell’impunità” dell’esercito, che sarebbe stato “attento alle sue missioni istituzionali”.

Una minaccia nel caso in cui l’STF avesse preso una decisione sbagliata (cioè, se avesse lasciato Lula libero fino al processo finale)? Come egli stesso ha recentemente ammesso, la sua azione è stata “al limite”, in quanto “sentivamo che la situazione poteva sfuggire al nostro controllo se non mi fossi espresso”. Per un voto, la STF ha negato l’habeas corpus, e qualche giorno dopo Lula è stato incarcerato ed escluso dalla disputa elettorale.

La presenza dei militari è aumentata notevolmente, con una progressiva banalizzazione, dalla metà degli anni ’90, delle operazioni GLO (Garantía de la Ley y el Orden) e delle accuse ai sensi dell’obsoleta legge sulla sicurezza nazionale. Una militarizzazione della vita e della politica con un intervento militare a Rio de Janeiro continuo (con risultati disastrosi in relazione ai diritti umani) e un numero crescente di scuole militari e persino nella STF.

Il nuovo presidente della STF, Dias Toffoli, ripensando a quello che accadde nel 1964 ha affermato che non era avvenuto né un colpo di Stato (come lo definiscono i Democratici) né una rivoluzione (come alcuni militari e i loro sostenitori lo considerano), ma un movimento6; curioso “termine intermedio”. Oltre al revisionismo storico, Toffoli ha convocato (in maniera inedita) come suo assessore l’allora numero 2 dell’Esercito (ora il nuovo Ministro della Difesa).

La composizione diventa ancora più inquietante se si pensa che il candidato vincitore non è solo un difensore della dittatura militare, ma addirittura un entusiasta dei suoi momenti più bui ha dedicato il suo voto per la destituzione di Dilma al suo “tormento”, il torturatore Carlos Alberto Brilhante Ustra (un uomo che costrinse due bambini di 4 e 5 anni a vedere la loro madre sfigurata dai maltrattamenti che lui stesso aveva comandato).

Durante la preparazione della campagna, un gruppo di alti funzionari si unì alla candidatura di Bolsonaro, tenendo incontri regolari e preparando un programma. La figura principale di questo gruppo è il futuro ministro del Gabinete de Seguridad Institucional [ndr: ministro del Gabinetto di Sicurezza Istituzionale], Augusto Heleno.

Il generale fu il primo capo della Minustah (Missione delle Nazioni Unite per la Stabilizzazione di Haiti) e il suo coming out politico è avvenne nell’aprile 2008 in un incontro al FIESP (organizzato insieme all’Università di San Paolo) con vari attori (governo, aziende, ricercatori) per discutere a proposito della promozione dell’industria nazionale della difesa.

 In quell’occasione si espresse su un altro tema, sulla sua opposizione marcata alla delimitazione permanente della “Serra da Raposa do Sol” (territorio indigeno di Roraima). Saranno sempre dei militari a capo dei Ministeri delle Miniere e dell’Energia e delle Infrastrutture, in posizioni chiave del Palácio do Planalto [ndr: Sede ufficiale della Presidenza della Repubblica del Brasile], oltre al vicepresidente generale Hamilton Mourão.

I militari, così come Bolsonaro, hanno vissuto una svolta neoliberale (in contrapposizione al precedente statalismo). Mourão in particolare ne è stato l’espressione, posizionandosi durante la campagna contro la tredicesima o ammettendo la privatizzazione di parte delle attività (distribuzione e raffineria) di Petrobras.

Un secondo settore forte è il giudiziario. Approfittarono delle aperture del 2013, l’approvazione della legge sulla negoziazione della pena e assunsero un ruolo attivo senza precedenti, facendo affidamento sul sostegno popolare (in particolare della classe media).

Come risultato di questa offensiva (che ha alimentato a sua volta la crisi economica, rovesciando settori chiave del capitalismo brasiliano), la corruzione ha finito per diventare, per la prima volta nel 2017, la maggiore preoccupazione dei brasiliani (31%).

Dall’inizio, nel 1995, delle indagini del Latinobarometro è la prima volta questo si registra in un paese.

Bolsonaro incarnò questa feroce anticorruzione. L’azione dei procuratori e dei giudici può essere letta come un “tenentismo di uniforme”, in parallelo con il movimento dei tenentes degli anni Venti e Trenta che cercarono di prendere il potere per realizzare un’agenda di moralizzazione politica nei settori medi della società.

 Due differenze: il movimento contemporaneo non è né armato (anche se ha la simpatia delle Forze Armate) né nazionalista. Prima i militari erano positivisti, ora sono “liberales del derecho”.

Anche il contesto è diverso: i primi si ribellarono contro un governo oligarchico, i secondi si oppongono a un partito che ha rappresentato un periodo di significativa inclusione sociale, democraticamente.

In un sistema politico che è in rovina dal 2013, questo settore è percepito come un’avanguardia rigenerativa (e liberale) della repubblica, avanguardia operante contro la corruzione, lo statalismo e il patrimonialismo.

Repubblicani, ma molto ben pagati, collocandosi nella fascia dei brasiliani molto ricchi e occupando posizioni ultra-privilegiate nel settore pubblico con benefici significativi (mille dollari di aiuti per l’abitazione, per esempio) – guadagnano molto di più dei loro coetanei in paesi più ricchi e hanno avuto ripetuti aumenti negli ultimi anni (l’ultimo nelle settimane successive al voto). Collocandosi come apartitici ed essendo stati riconosciuti con un concorso pubblico e avendo un potere rafforzato dopo la Costituzione del 1988, pensano di esercitare un potere tecnico.

Ci si può interrogare sul valore di questa ideologia della meritocrazia in una società tanto segnata dalla diseguaglianza e con caratteristiche ancora “schiavocratiche”.

Inoltre, le loro azioni politiche sono diventate sempre più esplicite e i loro  apogeo fu l’annunciata chiamata di Moro al Ministero della Giustizia di Bolsonaro – il giudice dichiarò che il suo futuro incarico sarà tecnico e non politico (!).

 

Questo protagonismo sarebbe stato impossibile senza l’approvazione della FST e l’appoggio dato dall’allora Procuratore Generale della Repubblica, Rodrigo Janot. In un episodio significativo, il 16 marzo 2016, Moro ha abolito il regime di segretezza dalle intercettazioni registrate dalla PF16 di Lula con Dilma e altri (molte al limite della legge, delle quali successivamente si è scusato dopo un avvertimento del STF17).

Nei giorni seguenti, Lula assunse la carica di Ministro de la Casa Civil di Dilma e tenne un discorso durante un comizio in una Avenida Paulista gremita. Praticamente nell’esatto istante in cui Lula pronunciava il suo discorso (nel quale diceva avrebbe risolto le difficoltà del governo), il ministro del STF Gilmar Mendes ha sospeso la nomina di Lula, sostenendo una presunta “deviazione di finalità” (l’ex presidente avrebbe assunto il ministero in modo che l’eventuale denuncia contro di lui sarebbe stata giudicata dalla Corte Suprema e non in Curitiba: l’STF non si fidava di sé stesso?).

 Era l’ultima cartuccia rimasta a Dilma – e quei giorni sigillarono il destino del suo governo, con la partecipazione decisiva di vari settori del potere Giudiziale.

 

Un terzo punto di appoggio fu quello dei settori evangelici. Il cattolico Bolsonaro si è avvicinato loro in questi ultimi anni: si è sposato in una cerimonia celebrata dal pastore Silas Malafaia, dell’Asamblea de Dios, e si è fatto battezzare nel fiume Giordano in Israele dal pastore Everaldo, candidato alla presidenza nel 2014 dal Partido Social Cristiano (PSC). Questo sostegno da parte dei leader evangelici (da parte delle Iglesias Universal, Renacer, Mundial del Poder de Dios) fu importante per raggiungere gli strati popolari che provavano una certa ostilità nei confronti del capitano e che in precedenza avevano dichiarato di votare per Lula.

Particolarmente degno di nota è il voto a Rio (68%), lo stato più evangelico del paese, in cui il voto per il PT è crollato e dove gli ultimi quattro governatori sono o sono stati incarcerati. Il deputato-capitano è riuscito a connettersi con istituzioni ricche e hanno un’impressionante presenza territoriale soprattutto nelle periferie, con la creazione di comunità, accoglienza in contesti di difficoltà, necessità e sofferenza.

Ma al di là di questo, hanno costruito una strategia politica di anni, con l’acquisto di strumenti di comunicazione di massa (centinaia di radio e TV, – grandi e potenti reti, comprate e affittate). La non democratizzazione dei media ne paga qui il suo prezzo.

 

Il 23 ottobre, tra il primo e il secondo turno, il Fronte parlamentare evangelico (FPE) – con 180 deputati (su un totale di 513) nella successiva legislatura – ha dichiarato il suo sostegno alla candidatura del militare e ha lanciato il manifesto “Brasile per i brasiliani”. In queste 60 pagine sono diversi valori definiti tradizionali, articolati con un modello ultraliberale e una “rivoluzione nell’educazione” (un ministro potenziale è stato messo al veto dal capogruppo per non essere contro l’ideologia di genere e l'”indottrinamento comunista”, dopo questo intervento è stato nominato un professore che celebra il golpe del 1964. Una pastora venne nominata per un altro ministero, della famiglia, donne e diritti umani).

Non è un caso che la prima apparizione pubblica del deputato-capitano dopo la vittoria sia stata nel tempio di Malafaia, nel quale cominciò il discorso ringraziando Dio e lo concluse ripetendo lo slogan della sua campagna elettorale: “Brasil acima de tudo, Deus acima de todos”.

 

Un quarto elemento fondamentale fu l’appoggio di alcuni poteri economici. Abbiamo visto che i tre gruppi precedenti (militare, giudiziale e evangelico) aderirono con forza al modello liberale in economia.

 Dopo l’accoltellamento, ogni ascesa del candidato-capitano nei sondaggi aveva come risposta un’ascesa nella borsa e un calo del dollaro – nitidi segnali di appoggio. L’avvicinamento di Paulo Guedes (che inizialmente era legato al presentatore televisivo Luciano Huck, che in seguito rinunciò alla sua candidatura) siglò la sua adesione a un programma economico ultraliberale. Guedes, futuro ministro dell’economia, difende la privatizzazione di tutte le imprese statali e la riduzione delle tasse ai ricchi, in conformità con la sua formazione all’Università di Chicago.

 Alla sua vittoria, Bolsonaro, attraverso una diretta Facebook, sottolineò che “per sbloccare l’economia è necessario soddisfare le richieste degli imprenditori e ridurre i diritti dei lavoratori” in affinità con il modello patronale tradizionale già all’opera nel governo golpista di Temer – quali gli altri diritti che Bolsonaro intende eliminare?

 

Il suo discorso e le sue proposte sono, inoltre, fortemente legate all’agroalimentare. Questo settore aderì nel corso della pre-campagna – Alckim tentò anche di sostenere una delle parti scegliendo la senatrice rurale “gaucha” Ana Amélia come suo vice, ma il suo immobilismo non ottenne l’appoggio al capitano.

 Nonostante il sostegno dei governi del PT al settore, i voti delle regioni dove l’agroalimentare è forte cominciarono sempre più a inclinarsi verso l’opposizione nei confronti del PT.

Se nel 2002 Lula vinse praticamente in tutto il paese, nel 2006 in Goiás e in altri Stati con una forte presenza nel settore, perse.

Questa tendenza continuò a crescere nel 2010 e 2014 e quest’anno è arrivata al suo apice.

Si può affermare che si fomentò una soggettività dell’agroalimentare che porta acqua al mulino di una posizione violenta contro i popoli indigeni, “quilombolas” e “sin tierra”- la vecchia questione della terra nella quale sono coinvolti buona parte dei parlamentari e dei politici. Il “capogruppo del bue” si incontra qui con il “capogruppo del proiettile” e Bolsonaro, sottolineò nell’aprile 2018, all’Asociación Comercial de Rio de Janeiro, che “la proprietà privata è privata e sacra, punto e fine. Ha invaso, […] si spari!”, sostenendo il “classificare come terrorismo le azioni di questi marginali”. La nuova ministra dell’Agricoltura – e una delle due donne del governo, Tereza Cristina, sembra essere espressione del programma dell’ala dura dell’agroalimentare.

 

Ultimo punto, le dimensioni geopolitiche della vittoria autoritaria – non su può comprendere il processo politico degli ultimi due anni senza tenere conto della partecipazione statunitense.

Nel 2013 Wikileaks rivelò che erano stati intercettati dall’Agenzia di Sicurezza Nazionale dell’EE.UU (NSA) i telefoni del Gabinetto di Dilma, di alcuni ministri, dell’aereo presidenziale, delle missioni diplomatiche brasiliane inclusa quella dell’ONU e… Petrobas.

I capi del Dipartimento di Stato indicano l’interesse statunitense per il petrolio, il pré-sal, e una serie di legami privati tra settori politici brasiliani e l’ambasciata ameriana – José Serra, Romero Jucá e Michel Temer (tutti attori chiave del golpe che ha fatto cadere Dilma).

 La legge “Partilha”, approvata nel 2010, alla scoperta dei campi di petrolio del pré-sal, si dava nella direzione di un maggior controllo dello stato brasiliano e di Petrobas su queste nuove risorse (essendo proprietà dell’Unione ed avendo una partecipazione obbligatoria di Petrobas nel 50% del loro sfruttamento), e fu modificata in seguito al golpe giuridico-parlamentare.

 

Questa questione presenta un altro aspetto nell’attuazione della cooperazione internazionale del podere giudiziale e del Ministero Pubblico. Dall’Acuerdo de Asistencia Judicial en Materia Penal, firmato tra i governi del Brasile e gli USA nell’ottobre del 1997 (e in seguito aggiornato attraverso il Decreto Presidenziale n° 3810/2001), al Seminario Internacional sobre Crímenes Financieros Ilegales, tenutosi nell’ottobre 2009 (nel quale i brasiliani avrebbero richiesto una formazione americana28, attraverso la connessione di procuratori e giudici “con circuiti internazionali di produzione dell’expertise anti-corruzione”. Questo si da nel contesto di un’offensiva statunitense in relazione a questo tema, dal 1970, con una nuova legislazione locale (Foreign Corruption Practices Act), però anche con nuovi accordi internazionali, nell’ambito OCDE e altri, per esportare modelli di lotta alla corruzione.

 Il circuito giudiziale di Curtiba si trasformò, negli ultimi vent’anni, in uno specialista in crimini finanziari e nella formazione accademica e qualifica professionale di molti membri dell’unità speciale di PM che sono  stati negli USA, in particolar modo alla Harvard Law School. È possibile una reciprocità in queste relazioni Brasile-USA?

 

Se si sommano i finanziamenti ai “nuovi gruppi conservatori”, il ruolo di istituti ultraliberali (come Atlas), l’appoggio esplicito dell’estrema destra americana come Steve Bannon il risultato si avvicina molto a quello che Andrew Korybko definisce una “guerra ibrida”. Forse è a quest’altezza che si situa di più un cortocircuito che hanno creato Lula e il PT al governo.

Il nuovo protagonismo brasiliano nel mondo sfidò, anche se moderatamente, il potere americano, intrecciando nuove relazioni con il mondo, prendendo parte al gruppo BRICS, per la pace nella questione nucleare iraniana, propulsore dell’integrazione regionale e della cooperazione con il continente africano e modello di politiche sociali per i paesi del Sur. Tuttavia, non era pronto a questo e “il modello brasiliano” venne attaccato e non tenne. Peraltro non si può nemmeno conferire un potere totale a queste forze – come nel caso di Whatsapp, ci deve essere già un clima (e in buona parte, “interno”) per “metterle in moto”, perché siano efficaci.

 

Il nuovo Ministro degli Esteri, l’ambasciatore Ernesto Araújo, non solo è in sintonia con queste correnti statunitensi, come segnala un approfondimento – i suoi testi e le sue dichiarazioni indicano un allineamento non tanto agli USA (la politica estera brasiliana agisce sempre in equilibrio, in conformità con la coniugazione interna ed esterna di americanismo e globalismo, ma con la leadership di Donald Trump. Araújo vede un mondo in guerra contro i valori occidentali (cristiani) e i globalisti marxisti in Cina e altrove, e le loro offensive come il riscaldamento globale (da qui l’intenzione di lasciare gli accordi di Parigi).

E vede un Trump messianico, salvatore della civiltà fronte all’“islamismo radicale” e soprattutto di un Occidente che diventa fragile negando Dio.

Trump fu il primo capo di stato a chiamare l’eletto dalla popolazione e suo assessore alla sicurezza nazionale Jogn Bolton (conosciuto per la sua linea dura) che venne a trovarlo mentre si recava a Buenos Aires per la riunione del G20. Itamarty, pur essendo ancora un’istituzione con tinte aristocratiche e un nucleo di eccellenza della burocrazia brasiliana, sarebbe in mano dei marxisti globalisti, secondo Araújo.

Si percepisce qui un cambiamento dei militari. Anche se il colpo di stato del 1964 poté contare dell’esplicito e comprovato sostegno degli Stati Uniti (l’Operazione “Brother Sam”), i governi militari si allontanarono progressivamente dall’allineamento automatico del loro primo periodo (di Castelo Branco, la cui politica estera, come nella prospettiva di Araújo, proponeva un riallineamento verso l’Occidente) per provocare in seguito una serie di tensioni con gli americani – denuncia di un accordo militare, riconoscimento dell’indipendenza dell’Angola, diritto informatico, tra le varie.

Il discorso di Bolsonaro.

In uno scenario mondiale segnato da una crisi di rappresentanza politica nei quadri tradizionali (che in Brasile esplode o si rinforza nel giugno del 2013) Bolsonaro riuscì a presentarsi come un uomo comune (lo “zio amichevole”) contro il sistema corrotto (esacerbando la divisione tra popolo e oligarchia, in un populismo di estrema destra – molto presente nel costante scenario informale, goffo (tuttavia minuziosamente programmato) dei suoi live nei social network. Insistendo inoltre che dice la verità, citando la Bibbia (“e conoscerete la verità, e la verità vi farà liberi”). Il deputato-capitano ripete continuamente che non è il più preparato per la carica di presidente ma siccome è stato eletto Dio lo renderà capace. Suo figlio, Eduardo Bolsonaro, dice che i suoi elettori non si riferiscono agli attori della Red Globo perché pensano con la loro testa. Questa tendenza, come in altre parti del mondo, si basa inoltre su una sfiducia totale nei media tradizionali (anche se nessun media si oppone come il New York Times con Trump), eccezion fatta per alcuni media del panorama dell’estrema destra.

 

“Siamo la maggioranza, siamo il vero Brasile” – così inizia il discorso di Bolsonaro dal cellulare di per i manifestanti nell’Avenida paulista, sette giorni prima del secondo turno. Questo si articola con la ripetuta dichiarazione di uguaglianza di tutti i brasiliani in opposizione a quello che sarebbe un divisionismo – sia esso la lotta di classe (o lotta per il reddito, tra poveri/ricchi), la questione razziale (bianchi/neri), generazionale (genitori/figli), regionale (sud/nordest) o di genere e orientamento sessuale (etero/LGBTQIA+), è un discorso di difesa della maggioranza, in una lettura piuttosto bizzarra visto che le donne e i neri costituiscono la maggioranza numerica del paese.

Secondo questa prospettiva, il paese sarebbe diventato ostaggio di richieste particolari (di minoranze) che vogliono imporre il loro stile di vita a tutti. Si contrappone una difesa della libertà (di poter agire come ognuno vuole nel proprio privato/domestico) al libertinaggio (quando questo si esprime nella sfera pubblica ed eventualmente nei programmi scolastici).

 

Razzismo, machismo e omofobia in fondo non esisterebbero – da una parte le rivendicazioni di alcuni gruppi sarebbero auto-vittimismo, dall’altra sarebbero strategie politiche (socialiste) e attacchi alla nazione (una e indivisibile).

 Il mio partito è il Brasile, così era scritto sulla maglia indossata da Bolsonaro il giorno dell’attentato. Il Brasile sopra tutto e Dio sopra tutti, la doppia trascendenza della tradizione politica nel suo splendore nello slogan della campagna elettorale di Bolsonaro. Ecco il candidato della colonizzazione; interna (persecuzione di coloro che sfuggono alla norma e negazione delle pesanti eredità coloniali) e esterna (sottomissione agli stati Uniti, in un curioso nazionalismo servile). Non a caso, rivendica il “pacificatore” Duque de Caxias, padrone dell’esercito, che represse numerose rivolte interne e all’esterno i paraguayani.

 

Schmittianamente, questo nuovo consenso (di quello che significa Brasile nazione) si crea attraverso un’antica esclusione – dei rossi, dei vagabondi. È riattivato e nominato un vecchio nemico – il comunismo, il bolivarismo. Le mobilitazioni contro Dilma nel 2015-2016 erano caratterizzate da un odio contro un avversario da estirpare, combattere, annientare – Bolsonaro ha espresso questo, per esempio, qualche giorno prima di subire l’attentato, dicendo, ad Acre, che avrebbe sparato sulla “petralhada” mentre simulava l’uso di una mitragliatrice con un treppiede di una cinepresa. Dove al mondo un candidato ha usato una simile retorica di morte? E, fatto ancora più grave, senza generare una vera e propria polemica nei media e nei settori democratici?

Bolsonaro e i suoi sostenitori agiscono nel senso di una controrivoluzione. La sua lettura è che, a partire dalla ri-democratizzazione degli anni ’80, avrebbe avuto luogo una rivoluzione culturale comunista ispirata a Antonio Gramsci.

 I dispositivi della cultura, della comunicazione e dell’educazione sarebbero dominati dai rossi. Questo è ciò che, ad esempio, il generale Paiva ha dichiarato nel già citato programma televisivo.

La vittoria elettorale autoritaria è il risultato di un’offensiva ideologica di anni, una sorta di ribellione reazionaria nella forma di una predica di un ultra-liberalismo coniugato a un conservatorismo dei costumi che crebbe con libri che sono diventati bestseller, youtuber che viralizzano continuamente, programmi “umoristici” di successo in televisione… Queste iniziative hanno creato le condizioni giuste e sono state rafforzate mentre il sistema politico collassava. Olavo de Carvalho è il principale intellettuale organico di questo processo,  avendo indicato addirittura due ministri ultra-ideologici (dell’Istruzione e degli Affari esteri). Si tratta decisamente di una crociata contro il marxismo culturale (che, come sempre nelle teorie cospirative, sembra essere un antisemitismo radicato – il che non è in contraddizione con il sostegno entusiasta al governo di Israele).

 

Curiosamente, quando era al governo, il PT è sempre sfuggito agli scontri. Ricordo il ritiro di ogni programma che abbia suscitato delle polemiche (come Ancinav, all’inizio del governo di Lula, accusato di “dirigismo” nelle politiche audiovisive o di orientamenti LGBTQIA+ nelle politiche pubbliche, come il kit anti-omofobia).

Il programma “Más Médicos” era pronto e venne proposto pubblicamente solo dopo giugno 2013 con le sue rivendicazioni di miglioramento della salute. Quando il governo ha lanciato il programma, l’opinione pubblica era divisa, ma si diede in seguito un appoggio schiacciante per il programma che portò migliaia di medici (per lo più cubani) in luoghi reconditi dove i medici brasiliani (di un’estrazione sociale specifica e formati in una società ancora schiavocrate) non volevano andare.

 Ora, nel contesto del futuro governo di Bolsonaro (che attacca retoricamente Cuba e annuncia cambiamenti negli stipendi dei medici), il governo cubano ha invitato i medici a tornare.

In Brasile chi ha elaborato e seguito la strategia “gramsciana” e anche “chavista” (di conflitto ideologico) è stata l’estrema destra. E con un successo innegabile, a colpi di inversioni retoriche che funzionano (l’avversione per l’“ideologia” da parte degli ultra-ideologici), ricetta autoritaria classica come descritto in 1984 di George Orwell. Il PT è sfuggito a queste polemiche per non perdere il sostegno politico evangelico e degli elettori conservatori – ha scelto il disonore per evitare la guerra e ha finito per ottenere entrambi? (ricordando la famosa domanda di Churchill a Chamberlain).

Infine, questa congiunzione di gruppi (militari, ultra-liberali, reazionari, fondamentalisti religiosi) percepiscono la Costituzione del 1988 come un problema: molti diritti per molte persone – il bilancio e i valori (di ordine e normalità) non reggono.

Una differenza fondamentale oggi in Brasile tra destra e sinistra è nella risposta alla domanda se la costituzione si inserisce o meno nel bilancio. Possiamo fare un parallelo con la tendenza globale del 1968 e la lettura classica del politologo Samuel Huntington: a partire da queste proteste, la società americana è diventata ingovernabile in quanto l’eccesso di richieste (di lavoratori, neri, donne, indigeni, giovani, migranti) ha inciso sul bilancio e generato inflazione (seminando dubbi sulla solidità finanziaria dello Stato) e, allo stesso tempo, aumentavano l’attività del governo e riducevano la sua autorità (generando domande sulla solidità politica del governo).                          Era quindi necessario contenere queste rivolte e gli eccessi della democrazia, poiché queste lotte stavano sovraccaricando il sistema politico.

In Brasile le conquiste sociali e democratiche della costituente del 1988, le politiche di ridistribuzione e la rivolta del giugno 2013 indicavano un paese che si trovava (come nel periodo precedente al 1964) e doveva essere interrotto. Fili autoritari uniscono i diversi gruppi che sostengono Bolsonaro – si percepiscono quando si vedono le interviste ai principali quadri del futuro governo, un autoritarismo latente nei gesti, nelle reazioni e nel volto.

Prospettive.

Che cosa può essere il governo di Bolsonaro.

Nell’installazione del nuovo governo e nelle misure già annunciate, un tratto evidente è il disordine e un forte grado di incertezza.

Lo stesso Bolsonaro conosce buona parte dei quadri che lo circondano poco più di un anno fa (i ministri dell’Economia e del Segretario Generale, ad esempio) e chiaramente ha discusso poco (quando lo ha fatto) o conosciuto poco molti altri (come quelli degli Affari Esteri o dell’Istruzione).

 La scarsa esperienza nei governi è generalizzata. Appaiono contraddizioni di base: ad esempio, sulla reazione dei paesi arabi all’annunciato trasferimento dell’ambasciata brasiliana in Israele da Tel Aviv a Gerusalemme, visto che l’agroalimentare, il settore che lo ha sostenuto (e negli Stati dove è forte, il risultato di voto di Bolsonaro è stato molto alto) sarà direttamente danneggiato nelle sue esportazioni.

Lo stesso discorso vale per la Cina (e alla visita a Taiwan durante la pre-campagna). Volere essere Trump nell’attuale situazione fiscale brasiliana (molto diversa da quella nordamericana), con un progetto di austerità ed essendo un paese molto meno potente, è una strategia molto fragile (si avvicina all’ideologia in senso classico).

Alcune fragilità e tensioni emergono già con forza. Come ottenere governabilità al Congresso senza negoziare con i partiti per approvare riforme considerate decisive, come quella delle pensioni?

 Come armonizzare le ossessioni di privatizzazione del team economico con i settori (nonostante tutto) considerati strategici, che devono poi essere preservati dai militari?

E la contraddizione tra una politica ultraliberale di Petrobas con i prezzi elevati per il gas da cucina e i combustibili (che hanno causato la forte mobilitazione dei camionisti nel primo semestre)?

 La scossa alla fiducia di agenti economici potenti (interni ed esterni) è sufficiente per attivare inversioni e generare crescita? E le tensioni tra ufficiali di riserva (in buon numero al governo) e gli attivi (che vogliono preservare l’istituzione fronte alle incertezze del governo)? E gli squilibri tra le forze armate, con l’onnipresenza dell’Esercito, sproporzionale rispetto alla Marina e all’aeronautica? Riusciranno ad articolarsi minimamente i diversi nuclei di potere del nuovo governo (famiglia Bolsonaro, settori evangelici, militari, ultraliberali e nuovi parlamentari del PSL)? Il fantasma di un ritorno del PT in caso di fallimento del governo viene già mobilitato come argomento di difesa.

 

Penso poi che dovremmo prendere sul serio il violento discorso del candidato vittorioso, considerando le sue posizioni negli ultimi trent’anni, di quello che sta succedendo ultimamente (il moltiplicarsi dei casi di violenza politica e di quello che ha espresso durante la campagna.

 La notte del primo turnò dichiarò che vorrebbe mettere “un punto di fine a tutti gli attivismi”. Però sono soprattutto le parole del 21 ottobre quelle che preoccupano di più per il presente e il futuro della democrazia. Come vede l’opposizione?

“Questa banda, se vuole rimanere qui, deve sottostare alla legge di tutti noi. O se ne vanno o finiscono in carcere”.

Il Brasile vivrà una “pulizia”. Di chi?, “Spazzeremo dalla mappa tutti quei banditi rossi dal Brasile”.

Si focalizza poi su Lula, che “marcirà in prigione” e presto avrà la compagnia di un senatore del PT e del candidato Haddad. E gli altri del PT? Andranno “a Ponta da Praia” (un luogo di tortura).

 Come agiranno i poliziotti? “Quelli della «petralhada» vedranno una polizia civile e militare con una retroguardia legale che faranno valere la legge sulla loro schiena!”.

 E i movimenti sociali? “Bandito il MST, bandito il MTST, le loro azioni verranno classificate come terrorismo! Non porteranno più il terrore nelle campagne o nelle città”. E la libertà di stampa? “Stampa venduta: le mie condoglianze”.

Contro la cosiddetta “ideologia del gender”, difesa armata per tutti, repressione esplicita e una politica ultra-liberale: disciplina morale, sociale, economica. Il contesto è delicato, in Brasile e nel mondo.

L’estrema destra è presente in cinque governi europei, nelle Filippine, in Israele e con Trump negli USA, tra gli altri. Che cosa sarà un governo di Bolsonaro?

Forse guardando alle Filippine di Duterte o alla Turchia di Erdogan possiamo farci un’idea più precisa.

Corriamo il rischio serio di vivere un maccartismo, soprattutto nei settori della cultura e dell’educazione, e vediamo avanzare uno spettro turco e filippino, nei licenziamenti di massa di funzionari pubblici (medici, professori, militari, accademici, polizia) e punizione e detenzione di parlamentari, da una parte, e morte dei nemici dichiarati (trafficanti) dall’altra. Le propose di modifica della legge anti-terrorismo (per incorporare azioni di occupazioni di campi e terreni) e l’uso della legge per organizzazioni criminali contro i movimenti sociali e militanti può estendersi.

 

In questo contesto, un tweet del comandante dell’esercito cattura l’attenzione: il giorno dell’ottantatreesimo anniversario della cosiddetta “Intentona Comunista” (il tentativo di prendere il potere da parte del Partito Comunista, dopo che la sua alleanza politico-elettorale venne definita illegale), Villa Bôas dichiarò che “antecedenti, fatti e conseguenze verranno applicati in modo che non si avranno mai più fratelli contro fratelli che versano sangue verde-giallo in nome di una ideologia di distrazione”. Ha ragione la storica francese Maud Chirio quando afferma che all’instaurarsi del nuovo governo l’MST e l’MTST saranno definiti terroristi e successivamente il PT messo al bando?.

 

È molto probabile che il governo Bolsonaro ci mostra una verità sul potere – “non c’è potere senza repressione – la repressione è infatti l’anima del potere.

 Le forme che adotta rivelano la sua intimità più profonda, un’intimità che, proprio perché è in grado di oltrepassare il potere, renderlo ovvio, è tenuta segreta, nascosta, negata”. Il potere come caccia ai sudditi/cittadini (degli schiavi in fuga, delle popolazioni indigene in rivolta, delle lotte operaie e contadine, delle ribellioni femministe) come filo conduttore storico per comprendere la “lunga storia della violenza dei dominanti”.

Un governo militarizzato e una possibile guerra ai poveri e ai dissidenti. Il Congresso e la Magistratura si sottometteranno? E gli altri settori della società, come i media? In un video pubblicato dopo il primo turno, il rapper Djonga ha dichiarato:

“il bersaglio è qui davanti”, ricordando il celebre monito di Pier Paolo Pasolini, “siamo tutti in pericolo”, il cui ultimo film Salò o le 120 giornate di Sodoma ritrae chiaramente la violenza e la perversione fasciste.

Ecco il contesto di due tragici eventi accaduti quest’anno (l’assassinio della consigliera Marielle Franco e la persecuzione politica e l’incarcerazione di Lula). Pur essendo eventi che coinvolgono generazioni diverse, cause specifiche e variabili differenti, sono collegati perché il messaggio del paese alla popolazione è il seguente: i mal-nati non hanno posto in politica.

 

Il paese sta vivendo una tragedia sociale e ambientale (la deforestazione è esplosa negli ultimi anni, in particolare nel 2018).

Con il programma di austerità, i tagli alla spesa e le privatizzazioni, i risultati saranno disastrosi (la riforma del lavoro non ha funzionato se pensiamo che il suo obiettivo era quello di creare posti di lavoro e corriamo ancora il rischio di una nuova crisi economica globale. Nonostante ciò, è possibile che Bolsonaro mantenga (e aumenti) la sua popolarità grazie all’azione di Sergio Moro al Ministero della Giustizia.

Con un pizzico delle sue radici “tucane”, il nuovo ministro ha annunciato un “Piano Reale” di sicurezza pubblica. Si possono immaginare operazioni spettacolari contro la cosiddetta criminalità organizzata, oltre al continuarsi della persecuzione selettiva dei politici, congiunta a crociate morali. Vi è dunque la possibilità di costruire un dominio politico-elettorale (che Duterte ha realizzato nelle Filippine)? Si avrà una rottura con la Costituzione del 1988 e con le politiche sociali? Il fiasco economico del futuro governo può renderlo ancora più repressivo e dare spazio ad una chiusura ancora maggiore delle possibilità democratiche. Lo scenario è apocalittico. L’Apocalissi mostra la violenza e il male, ma è anche rivelazione. I nuovi e vecchi movimenti democratici sapranno dialogare con la popolazione?

Resistenza, resilienza, resilienza, ri-esistenza della sinistra.

Questa elezione trasforma un elemento centrale: il Brasile non sarà più lo stesso e allo stesso modo si avranno dei riflessi regionali. Per le sinistre, innanzitutto, si tratta di proteggersi, di prendersi cura di sé e anche di non temere (“Non aver paura diviene l’elemento centrale per la costruzione di una resistenza. Il fascismo si sostiene sulla paura.”.

Siamo resilienti, ma per uscire da questo abisso ci vorrà tempo e richiederà nuove creazioni politiche e solidarietà da ogni angolo del pianeta. È qui che Brasile e Stati Uniti si collegano, in situazioni storiche e attuali, diverse e simili. Se Bolsonaro mobilita un’estrema destra americana, anche le forze di resistenza hanno i loro alleati (le analisi della situazione sono inserite in questo  contesto), e la vittoria di una vera democrazia dipenderà da questa articolazione internazionale.

E il PT in questo contesto? È riuscito ad eleggere il seggio più grande con 56 deputati federali e il maggior numero di governatori (quattro), compresa l’unica donna. Un successo date le condizioni che hanno spazzato via gli altri due grandi partiti politici dell’ultimo periodo (PSDB e MDB). In parte questo manifesta una forza e una capillarità del partito, oltre alla sopravvivenza della tecnologia di composizione dell’alleanza del lulismo: dove il PT è riuscito a mantenere le ampie alleanze con i partiti tradizionali (con tutti i suoi limiti e legami conservatori) è stato vittorioso, cioè, nel nord-est.

Nelle altre regioni, c’è stato un isolamento e una mancanza di voti nella maggior parte delle candidature del PT (per i governi statali e il Senato). Il PT e i gruppi vicini non sembrano prepararsi alla repressione annunciata. Questo forse può essere legato al modo in cui la questione è stata affrontata all’epoca in cui era a capo del governo federale.

Anche se la polizia militare è sotto il controllo dei governi statali, durante le manifestazioni contro la Coppa del Mondo e anche nel 2013, venne offerta la Fuerza Nacional de Seguridad a sostegno della repressione.

Sono azioni assurde per un partito di sinistra. Ricordo un episodio: ero molto preoccupato per la repressione prima dei Mondiali e, passando per Brasilia, ho chiesto un’intervista al Ministero della Giustizia per capire perché il governo agisse in quel modo, senza opporsi alle varie tattiche repressive statali che si stavano dando: quale sorpresa fu quando un alto funzionario fu ancora più critico di me rispetto alle azioni del ministro su questo tema – una macchina repressiva stava diventando più forte. E si rafforzò con la successiva approvazione della legge antiterrorismo. Non frenare questa macchina fu un errore tremendo.

A mio avviso, la sinistra potrà opporsi al progetto fascista solo reinventandosi. Un tale progetto si nutre dei nostri errori, di ciò che non contestiamo, o quando riaffermiamo le stesse buone vecchie risposte, quando invece certe domande (e condizioni) sono cambiate. Il piano fascista si contrappone a quello del PT, ma questo non ha più forza per esserne il contraltare; è naufragato, proprio quando la politica si faceva nelle strade.

Incredibilmente l’estrema destra ha saputo, per il momento, navigare meglio in questo contesto. Come costruire politiche al di là della rappresentanza tradizionale in un contesto di governabilità algoritmica? E un’economia dell’uguaglianza nel bel mezzo di un collasso ambientale e di privazioni?

 L’estrema destra non smette di essere una reazione fronte a uno stato oligarchico di diritto e una macchina produttrice di disuguaglianze e di insicurezze esistenziali (per questo in parte si aggrappa ai valori tradizionali di famiglia, Dio e nazione). Abbiamo bisogno, tra le altre cose, di una teologia evangelica della liberazione.

Per parte delle sinistre (PT, MST, CUT) sarà molto difficile un rinnovamento sotto i forti attacchi che verranno inferti. La forza e la traiettoria di Lula sono epiche, ma il futuro dipenderà da nuove articolazioni.

Credo che questa re-invenzione sia in corso. Quali sono le sue basi materiali? Contrariamente all’onnipresente “divide et impera” del potere, la composizione tra differenze, nelle trans-alleanze, incarnate ad esempio nell’Aliança dos Povos da Floresta negli anni Ottanta che unisce lavoratori nelle estrazioni e popolazioni indigene, o nell’Aldeia Maracanã di Rio prima della Coppa del Mondo.

 La base materiale è anche un altro/nuovo materialismo, che includa le ricchezze degli Orishas, santi, piante, miti indigeni, inclusi nei processi di cura – fondamentali se consideriamo l’epidemia di depressione e di problemi di salute mentale.

Le elezioni di quest’anno (come le midterm americane) indicano anche, e queste sono buone notizie, frutto di un paziente e lungo lavoro di organizzazione nella società: candidature collettive, guidate da neri e nere, trans elette, principalmente per il PSOL.

Hanno assassinato Marielle (sarebbe stata eletta senatrice quest’anno a Rio?, però sono fiorite decine di Marielle. Marielle-Áurea, Marielle-Andrea, Marielle-Juntas, Marielle-Érica, Marielle-Marielle-Renata-Dani63 e molte altre (Joenia Wapichana, che ha tenuto il discorso alla STF per la continua delimitazione della Serra da Raposa do Sol, è diventata la prima deputata indigena). È qualcosa che sta emergendo, una politica agricola.

La reazione conservatrice (con tratti fascisti) ha percepito un profondo (e in un certo senso irreversibile) cambiamento in corso. Negli ultimi anni si è formato tutto un intreccio di vite, di modi di esistere, di abitare le vie, i vicoli, i villaggi, le strade. Territori liberi, a volte più fugaci, a volte più duraturi – sempre importanti. Marche, gruppi, associazioni, feste, orti, , occupazioni, azioni e creazioni, costituiscono l’irruzione singolare di nuove soggettività, nere, LGBTQIA+, lavoratrici, periferiche, femministe, indigene, molteplici che fanno paura (tutte le rivolte brasiliane sono state seguite da una brutale repressione – la Revolta dos Malês del 1835 è uno degli innumerevoli esempi65. Il golpe (che continua) come una singolare controrivoluzione, scatenata dalla paura dell’esuberanza vitale dei corpi liberi, non sottomessi, decolonizzati, non addomesticati. Da qui le reazioni identitarie (bianca, maschile, eteronormativa) che pululano e gli attacchi costanti alle principali sfere di azione (cultura ed educazione) del nuovo che emerge.

Vogliono ucciderci, ma non sanno che anche i nostri morti combattono, come abbiamo visto con Marielle.

 Débora Maria da Silva, fondatrice delle Mães de Maio, ci racconta che si stava lasciando morire di tristezza per l’assassinio del figlio Rogério da parte della polizia militare.

Una notte, sul letto d’ospedale, quando era estremamente debole, arriva suo figlio e la tira fuori dal letto e la riporta in vita. Roda viva.

 Débora pensava di delirare, ma quando il giorno seguente si è fatta un bagno, ha passato il sapone e ha provato dolore. Ha guardato le sue braccia e ha visto i segni delle dita del figlio che l’aveva sollevata. Loro sono il potere, noi siamo le potenze, è quello che ci dicono Débora e anche Mauricio Rosencof, Eleuterio Fernández Huidobro e José Mujica. Alla replica di questo mese di Roda Viva (50 anni più tardi – nel 68° brasiliano questa pièce del Teatro Oficina venne brutalmente attaccata dal sinistro Comando de Caza a los Comunistas), il suo direttore, Zé Celso, ci ha mostrato la strada: attraverseremo il regime, ha detto – questa è la “convocazione materiale delle forze” di vita”.

 

 

 

 

Una Rapida Panoramica sulla Situazione

che stiamo Vivendo e che ci Attende.

Conoscenzealconfine.it-( 5 Agosto 2022) - Claudio Martinotti Doria-ci dice:

 

L’inflazione è una tassa occulta così come la scarsità delle risorse è indotta artificialmente per speculare e imporci un cambio di sistema economico.

Da alcune settimane sono tormentato dalle immagini, dagli eventi e concetti risalenti all’assedio di Leningrado durante la II Guerra Mondiale.

Forse perché la mia mente inconsciamente, sapendo che sono un cultore della Storia, mi avverte di quello che potrebbe accadere nel prossimo autunno inverno, mettendomi in guardia affinché possa prepararmi, nei limiti del possibile, a una simile evenienza devastante.

A qualcuno potrebbe sembrare troppo forte tale analogia, ma credo renda molto bene l’idea di quello che ci attende. Ci sono due differenze sostanziali di cui essere consapevoli.

La prima è che nel ’41 i russi di San Pietroburgo (allora Leningrado) sapevano benissimo qual era la causa delle loro pessime condizioni di vita, i soldati tedeschi che assediavano la città da tre lati, l’unico lato libero (si fa per dire) era quello del lago Ladoga, non facilmente praticabile, dal quale i russi cercavano di approvvigionare la città assediata, sotto i continui bombardamenti e raid aerei nemici.

Oggi i nemici che ci hanno posto in una situazione simile non hanno volto, sono sovranazionali con parecchi complici locali in tutte le istituzioni pubbliche europee.

La seconda è che gli abitanti di Leningrado furono talmente stremati e ridotti alla fame che vi furono persino casi di cannibalismo. Noi non arriveremo a questi estremi ma certamente proveremo cosa sia la miseria e i gravi disagi del vivere una vita opprimente.

Nel nostro caso la crisi è stata indotta artificialmente, non vi sono cause oggettive esogene e accidentali che hanno causato questa situazione, ma è stata pianificata da molto tempo, attuata con cinismo e spietatezza da una élite sovranazionale e attuata localmente dai loro complici istituzionali esecutori dei loro ordini: in Italia i vari presidenti del consiglio dei ministri che si sono succeduti con il capo dello stato che ha tradito il suo compito e il suo popolo.

Come sempre avviene, si cercano capri espiatori cui addossare le colpe, ma la tempistica li tradisce, perché i fenomeni erano iniziati prima degli eventi cui vengono imputate le responsabilità, come nel nostro caso il conflitto bellico in Ucraina.

L’inflazione era iniziata prima, l’aumento vertiginoso delle materie prime e soprattutto dell’energia, petrolio e gas in primis, erano iniziate prima, così come l’alterazione, confusione e i ritardi nella catena degli approvvigionamenti con l’aumento smisurato dei costi del trasporto era iniziata molto prima, a causa degli assurdi e scellerati lockdown per la psico-pandemia.

Quindi le vere cause sono da imputarsi nelle scelte politiche-economiche (con il pretesto sanitario) che sono state adottate in precedenza, cui sono seguite forti speculazioni da parte di coloro che si sono trovati a poter approfittare di tali circostanze favorevoli per aumentare a dismisura i profitti.

Come sempre avviene in questi casi, pochi privilegiati hanno colto l’opportunità di arricchirsi (anche ricorrendo alla corruzione) e moltissimi sono stati penalizzati, in tutti i modi.

La ricchezza è stata nuovamente manipolata, transitando dalla classe medio bassa a quella già in precedenza ricca, divenendo ancora più ricca (Big Pharma, Big Tech, Amazon, ecc.).

Un enorme trasferimento di ricchezza indotto artificialmente; contemporaneamente si sono potuti salvare, almeno temporaneamente, i settori finanziari che erano sull’orlo del collasso poco prima della psico-pandemia, in quanto l’immissione di colossali quantità di denaro creato dal nulla dalle banche centrali si erano riversati nel sistema finanziario per consentire loro di speculare, pompando come al solito il valore degli asset borsistici e accumulando una quantità impressionante di titoli spazzatura, derivati et similia, carta straccia, che rendevano solo in apparenza i bilanci delle banche in attivo, ma nella realtà erano fallimentari, trattandosi di ricchezza fittizia.

In questo modo hanno guadagnato tempo e consentito soprattutto tramite i lockdown di ridurre e diluire nel tempo l’inevitabile inflazione, che consegue sempre la creazione di eccessivo denaro dal nulla, senza un suo corrispettivo controvalore nel mondo reale della produzione, o in metalli preziosi o materie prime. In sostanza, il mondo finanziario speculativo ha vissuto da parassita a scapito del mondo produttivo.

Del resto il denaro creato dal nulla e usato a fini speculativi ha ormai surclassato di 40 volte il valore dell’economia reale, quella di chi produce beni e servizi tangibili che impattano sulla vita quotidiana, un rapporto decisamente patologico, di una società malata che non può reggere a lungo, perché prima o poi è destinata a collassare.

Sapendo che questa fine era prossima e inevitabile, gli Usa con il Regno Unito (Wall Street e la City di Londra, il terzo polo complice, pochi lo sanno ma è il Vaticano, che in quanto a ricchezza, non è secondo a nessuno), hanno agito di conseguenza, in particolare Washington ha deciso di sacrificare l’Euro e l’Eurozona per consentire alla propria finanza ed economia di sopravvivere qualche anno, nell’attesa che l’altra parte del mondo che si stava ormai da tempo organizzando, arrivasse a regime con i propri dispositivi finanziari per disconnettersi dal dollaro e da tutti gli istituti bancari internazionali dominati dagli USA, per creare un proprio circuito distaccato e autonomo.

Avrete capito che mi riferisco ai BRICS che ormai stanno per triplicare i paesi aderenti e alla SCO – Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai – che ormai rappresenta quasi tutta l’Asia.

Ecco perché gli USA e l’UK sono così guerrafondai, bellicisti a oltranza, provocatori che continuano a buttare benzina sul fuoco in ogni parte del mondo per fomentare conflitti bellici e caos socioeconomico, perché non rimane loro che provocare conflitti per alimentare almeno l’economia di guerra e i loro potenti apparati militari industriali, guadagnando tempo e distraendo le masse dalla consapevolezza di quello che realmente sta avvenendo (fortuna che di economia le masse non capiscono nulla), evitando sommosse interne che farebbero implodere il loro sistema di dominio elitario parassitario.

A questo punto mi soffermo su alcuni dati, lo faccio molto rapidamente per anticipare eventuali critiche da cospirazionista paranoide che potrebbero essermi rivolte, tipiche di chi sa poco o nulla di economia e finanza, invitandovi a fare ricerche personali al riguardo.

Vi cito solo alcuni fondi, holding e banche che da sole gestiscono e/o custodiscono e/o possiedono la maggior parte di tutta la ricchezza mondiale, qualcosa come due volte l’intero PIL mondiale: The Vanguard Group, BlackRock, State Street Corporation, Fidelity Investments Inc., Berkshire Hathaway, JP Morgan Chase & Co.; e non pensiate che siano in concorrenza tra loro; i loro consigli di amministrazione e gli assetti azionari sono incrociati.

Ad esempio, molti pensano e citano BlackRock come il più grande fondo d’investimento al mondo, facendo credere sia di conseguenza il più potente (anche se recentemente ha dovuto liquidare 1700 miliardi dollari ai propri clienti che hanno disinvestito), in realtà, il maggior azionista del fondo è Vanguard. Quindi, costituiscono una rete d’interconnessioni e di potere senza eguali al mondo e in grado di dominarlo a suo piacimento, gli stati non contano nulla, semmai sono funzionali, strumenti di controllo nelle loro mani.

Non mi soffermo nello specifico sull’attuale situazione italiana, perché essendo i miei scritti rivolti a coloro che non si sono bevuti il cervello istupidendo davanti alla televisione, do per scontato che abbiate capito i trucchetti adottati recentemente dal duo presidenziale per fregare gli italiani per l’ennesima volta. Mi limito a valutare quello che potrebbe accadere in autunno-inverno.

Quando i russi saranno a buon punto con la loro operazione militare speciale in Ucraina, e noi in Europa (il ventre molle dell’alleanza atlantica, avrebbe detto Winston Churchill), vittime predestinate al sacrificio, avremo esaurito le scorte limitate di energia attualmente stoccate, chiuderanno i rubinetti del gas e ci troveremo al freddo, con tutte le industrie paralizzate e improduttive, decine di milioni di disoccupati, i negozi semivuoti, iperinflazione, scorte alimentari insufficienti, ecc., quella che da parecchi mesi definisco la “tempesta perfetta”.

Facciamo i conti della serva: se già ora abbiamo un’inflazione effettiva attorno al 20%, lasciate perdere quella ufficiale che è stata concepita per i fessi (come le sanzioni alla Russia, che con tutte le scappatoie che hanno consentito colpiscono solo i fessi), riferitevi alla realtà e non ai dati fasulli del mainstream, quando fate la spesa e pagate le bollette, vi rendete conto che per vivere state già ora spendendo un 20% in più rispetto a un anno fa.

Una famiglia che prima spendeva 30mila euro all’anno per vivere ora ne deve spendere 36mila e siamo solo ad agosto, quanto aumenterà l’inflazione fra un paio di mesi?

 L’inflazione come dovreste sapere è una tassa occulta, spendete di più per vivere e lo stato incassa di più per via delle tasse applicate sui beni di consumo. Lo stesso stato che è responsabile di quello che sta succedendo, ne ricaverà profitto, anche in caso di recessione.

Ora se già prima una famiglia doveva attingere ai propri risparmi per arrivare a fine mese, come farà a sopravvivere in autunno quando molto probabilmente i risparmi saranno esauriti?

Per molti italiani i risparmi familiari sono finiti da tempo, infatti il 10% delle famiglie italiane è già in condizioni di estrema indigenza, quante saranno a ottobre e novembre?

Forse questo spiega il perché il “drago” ha abbandonato il suo incarico senza che ve ne fosse motivo in termini di maggioranza parlamentare.

Quando milioni di famiglie italiane non potranno pagare le bollette, il mutuo, i prestiti, ma soprattutto non sapranno come mettere insieme il pranzo con la cena, cosa potrebbe accadere secondo voi?

I dati sociologici per esperienza rivelano che quando si supera il 40% del costo dei beni di prima necessità (necessari alla pura sopravvivenza) avvengono sommosse popolari, la gente scende in strada incazzata e aggressiva e a quel punto è difficile fornire un capro espiatorio o reprimerli con le forze dell’ordine o le forze armate, anche se si è fatto di tutto per disarmarle, per renderle docili e controllabili.

Quando non hanno di che mangiare e non hanno alcuna prospettiva, qualcuno devono linciare tra i politicanti di turno. Per questo motivo non credo che ci sia una grande e vera competizione tra gli attori del teatrino della politica per governare in queste circostanze, a meno che siano degli imbecilli sesquipedali con propensione al suicidio, non solo politico.

Necessità aguzza l’ingegno, secondo un noto proverbio popolare, è anche vero il suo contrario, che è proprio nella necessità ed estrema difficoltà che emergono anche gli imbecilli senza rimedio, e in autunno questa differenziazione diverrà evidente a tutti, gli italiani potranno contarsi veramente, secondo le posizioni assunte e il valore manifestato.

(Cav. Dottor Claudio Martinotti Doria- cavalieredimonferrato.it/).

 

 

 

Ucraina, Zemlinsky ha intortato

tutti e vuole la 3ª Guerra mondiale.

Affaritaliani.it-Giuseppe Vatinno – (5 agosto 2022)- ci dice :

Tutti si sono fatti intortare da questo scaltro ex comico che stava per andare a processo per corruzione ed è stato salvato proprio dal conflitto stesso.

Ucraina, Zemlinsky ha intortato tutti e vuole la 3ª Guerra mondiale.

Il problema è che se Taiwan e la Cina sono lontane dall’Europa e dall’Italia non è certo così per l’Ucraina...

Il presidente dell’Ucraina Volodymyr Zemlinsky ha dichiarato di voler parlare direttamente con il presidente cinese Xi Jinping sull’invasione russa del suo Paese. La notizia è stata pubblicata su un giornale cinese, il South China Morning Post e questo ha un certo valore.

Ora, mentre il mondo tiene il fiato sospeso a causa dell’improvvida passeggiata che l’americana Nancy Pelosi ha deciso di fare a Taiwan e cioè nella contestata Cina nazionalista mai riconosciuta da Pechino, mentre navi e aerei cinesi e americani si addensano minacciosamente nel tratto di mare che separa le due nazioni Zemlinsky non trova di meglio che gettare ulteriore e pericolosa benzina sul fuoco chiedendo a Xi Jinping di parlare direttamente con lui nell’ingenuo tentativo di mettere così in difficoltà la Russia e aumentare la confusione.

Il problema è che se Taiwan e la Cina sono lontane dall’Europa e dall’Italia non è certo così per l’Ucraina, senza contare i nuovi focolai di guerra tra Serbia (appoggiata tradizionalmente dalla Russia) e Kossovo (appoggiato tradizionalmente dagli Usa).

All’inizio del conflitto tutti si sono fatti intortare da questo scaltro ex comico che stava per andare a processo per corruzione ed è stato salvato proprio dal conflitto stesso.

Non ha mai fatto cenno, ad esempio, al sostanziale “colpo di Stato” avvenuto in Ucraina ai danni del vincitore filorusso, con l’invalidazione delle elezioni per ben due volte.

Come non ha mai rinnegato il battaglione Azov (denunciato dalla stessa Onu) e i suoi simboli nazisti come il Wolfsangel, la “trappola per lupi”.

La sua tracotanza, la sua sicumera, la sua eterna maglietta militare verde ranocchia sono diventati noti internazionalmente. Un vero pericolo per la pace globale.

Infatti questi soggetti rischiano di condurci verso una Terza Guerra mondiale, cosa del resto che Zemlinsky ha sempre utilizzato come spauracchio per l’Occidente al fine di drenare armi e soldi.

Questa ulteriore improvvida uscita, insieme alla passeggiatina che ha voluto fare la politica americana rischiano veramente di far deflagrare tutto.

Zemlinsky infatti è come un uomo che sta per annegare ma che non vede l’ora di tirare sotto le tumultuose acque chiunque, amici o nemici, gli capiti a tiro del suo mortale abbraccio.

 

 

 

L’allarme di Soros e la profezia di Q:

Stati Uniti, Russia e Cina

hanno impedito il Nuovo Ordine Mondiale.

 

Lacrunadellago.net- (17 Marzo 2022) - Cesare Sacchetti – ci dice:

Nel suo ultimo editoriale pubblicato in una delle sue riviste preferite, “Project Sindacate”, uno dei media prediletti dei poteri globali, George Soros ha lanciato un vero e proprio “allarme”.

Secondo il finanziere di origini ungheresi e askenazite già noto in Italia per il suo famigerato attacco speculativo alla lira nel 1992, la Russia e la Cina starebbero mettendo a rischio la civiltà per come la conosciamo.

La cosiddetta civiltà di cui Soros sta parlando in realtà non è altro che l’ordine globalista liberale che è stato partorito alla fine della seconda guerra mondiale.

È l’ordine secondo il quale è l’Occidente liberale nelle vesti del blocco Euro-Atlantico ad essere il pilastro economico, militare, e geopolitico del cosiddetto Nuovo Ordine Mondiale.

Il pensiero globalista aveva in mente già all’epoca una gerarchia piuttosto precisa nella distribuzione del potere.

Questo pensiero mirava e mira alla costruzione di una sorta di repubblica universale nella quale un domani gli Stati nazionali non esisteranno più.

La filosofia globalista occidentale è la negazione della sovranità e dell’indipendenza delle nazioni. È una filosofia autoritaria molto più pericolosa e autoritaria dei totalitarismi del secolo scorso perché minaccia la pace e la prosperità di ogni singolo popolo che abita il pianeta.

L’Occidente liberale assieme alle sue istituzioni cardine, tra le quali ci sono, solo per citarne alcune UE, NATO e FMI, è stato indubbiamente la forza motrice di questo disegno.

A sua volta, dopo il crollo del muro di Berlino si è aggiunta alla partecipazione di questa visione la dittatura comunista cinese che è stata il motore della globalizzazione economica.

Il patto tra la Cina comunista e l’Occidente liberale.

Ciò che potrà sorprendere molti lettori è proprio questo. Soros era l’uomo che ieri tesseva le lodi della Cina fino a definirla un “governo più funzionale di quello degli stessi Stati Uniti” mentre oggi la definisce apertamente una “minaccia”. Per comprendere le ragioni di questo divorzio tra la finanza anglosassone e la Cina, occorre prima risalire alla causa di ciò che ha originato la vertiginosa ascesa della Cina negli anni addietro.

La potenza della Cina comunista non viene infatti dal nulla e può essere spiegata soltanto con l’appoggio e il sostegno ricevuto dal gotha della finanza mondiale.

La filosofia economica di questi ambienti finanziari non è altro che quella del neoliberismo. Nel neoliberismo, i veri signori dell’economia e della finanza sono un manipolo di oligarchi e di banchieri che accumulano nelle loro mani un potere così enorme e dominante da metterli al di sopra degli stessi Stati nazionali.

Quando non esiste un attore, in questo caso lo Stato, che governa e partecipa ai processi economici si crea un vuoto e a riempire questo vuoto di potere sono gli oligarchi e le loro corporation.

Il potere viene tutto trasferito nelle mani dei privati. Sono loro il vero Stato, poiché quello formale è divenuto un simulacro giuridico privo di effettivi poteri.

Per dare una idea di come le grandi corporation abbiano raggiunto una influenza superiore a quella degli stessi Stati si pensi al fondo di investimenti americano BlackRock che è arrivato ad accumulare risorse pari alla folle cifra di 16 trilioni di dollari, superiore al PIL della Cina stessa o dell’Unione europea.

È in questi fondi che si annida il vero potere della finanza mondiale e delle famiglie di banchieri come i Rothschild che nascondono sempre la loro partecipazione azionaria in un dedalo inestricabile di scatole cinesi.

La globalizzazione è stata l’ordigno che ha fatto esplodere il neoliberismo, e la Cina può senz’altro considerarsi come la miccia che ha innescato il micidiale meccanismo.

Per poter produrre una quantità praticamente infinita di beni a basso costo e di bassissima qualità occorreva individuare un Paese che avesse al suo interno un bacino praticamente infinito di manodopera a bassissimi costi.

È questa la ragione per la quale l’ascesa della Cina non è stata decisa a Pechino. È stata decisa negli ambienti finanziari di Wall Street e della City di Londra che hanno fatto affluire una quantità enorme di capitali verso la terra del dragone.

La migrazione in Cina di tutte le multinazionali americane siglò il patto tra i poteri finanziari dello stato profondo di Washington e la dittatura comunista cinese.

L’apertura dei mercati Occidentali alle merci cinesi sarebbe stata difatti impossibile senza che gli organismi di controllo dell’UE e degli USA ne avessero permesso volutamente l’ingresso.

Fu infatti proprio l’amministrazione del democratico Clinton a permettere l’ingresso della Cina nell’Organizzazione mondiale del Commercio sotto le false premesse che la Cina si sarebbe “democratizzata” e che i deficit commerciali non sarebbero aumentati.

Ovviamente si è verificato il fenomeno opposto e le ragioni sono facilmente intuibili. Se si aprono i mercati a delle merci prodotte a bassissimo costo non si farà altro che disoccupare la propria manodopera di alta qualità, e aumentare enormemente il numero delle importazioni da quel mercato.

La globalizzazione è stata una partita con delle regole truccate sin dal principio perché coloro che hanno scritto le regole volevano che Pechino vincesse a tavolino.

La Cina quindi per come l’abbiamo conosciuta è una creazione diretta dell’Occidente liberale. Non esisteva sotto un punto di vista industriale prima degli anni 90, e fu creata artificialmente dal potere finanziario per andare verso la visione di un mondo nelle mani di una governance globale.

La Cina è servita per bloccare l’ascensore sociale, e a precipitare verso il basso la classe media dei Paesi Occidentali che sono state letteralmente schiacciate dall’avvento della globalizzazione.

Gli unici che sono saliti al piano superiore sono gli oligarchi Occidentali e cinesi che hanno visto aumentare a dismisura le loro ricchezze fino ad arrivare ad una forbice sociale senza precedenti.

Ad oggi, il 76% delle ricchezze è concentrato nelle mani di un 10%, costituito da un manipolo di capitalisti che hanno accumulato ricchezze ancora più enormi dopo l’avvento della farsa pandemica.

Tutto quindi sembrava procedere senza particolari intoppi. La luna di miele tra le élite occidentali e Pechino sembrava consolidata.

I rapporti successivamente hanno iniziato a incrinarsi. Soros in realtà aveva già lanciato in questo senso “l’allarme” nel 2019 quando definì per la prima volta il presidente cinese Xi Jinping come il più “feroce nemico delle società aperte”.

Per società aperta si intende sostanzialmente quel modello che porta appunto allo scioglimento dello Stato nazionale, dei suoi confini e conseguentemente anche della sua identità etnica e culturale.

Nella repubblica universale totalitaria il tutto si fonde con l’uno, dove per uno si intende il Leviatano assoluto, il tiranno globale che impera su ogni nazione.

L’Occidente già si era reso conto che c’era un problema con Pechino. La Cina aveva accettato il patto con il potere globalista ma soltanto qualora questi fosse finalizzato soltanto ed esclusivamente gli interessi nazionali cinesi.

La Cina ha un modello economico sotto certo aspetti persino più imperialista di quello Occidentale, vista la sua colonizzazione selvaggia del continente africano.

Il potere economico di Pechino è una leva per conquistare progressivamente tutte le nazioni e renderle delle colonie cinesi.

A questo proposito l’esempio della via della Seta è perfettamente calzante. I Paesi che si sono trovati a firmare questo accordo con la Cina si sono ritrovati invischiati in una trappola del debito che li ha portati poi a cedere tutte le loro infrastrutture chiave alla dittatura comunista cinese.

Il dragone in questo modo si è fagocitato intere nazioni come accaduto ad esempio con il Sri Lanka costretto a cedere i suoi porti per ripagare gli esorbitanti debiti contratti con i cinesi.

La previsione di Q: Stati Uniti, Russia e Cina alleati contro il globalismo.

All’Occidente liberale tutto questo è andato sostanzialmente bene fino a quando questa enorme accumulazione di potere cinese fosse servita poi a raggiungere il fine ultimo del globalismo, ovvero il super-governo mondiale.

George Soros e i suoi storici referenti nel mondo della finanza, su tutti la famiglia Rothschild, hanno dovuto prendere atto di una realtà inaspettata.

 La Cina non è interessata a rinunciare alla sua sovranità. La Cina non vuole smettere di esistere come Paese e non vuole portare in dote il suo potere ai vertici del mondialismo che sono stati coloro che l’hanno costruita.

Questa è stata una delle ragioni principali che hanno portato al fallimento del Grande Reset concepito da Davos (da Klaus Schwab) sin dall’inizio dell’operazione terroristica del coronavirus.

L’idea era quella di dare vita ad una società globale talmente integrata da prevedere ovunque gli stessi modelli autoritari.

Ovunque si sarebbe dovuto ricorrere al vaccino obbligatorio, nuovo marchio razziale della società liberale, per poter entrare in un luogo pubblico. Ovunque si sarebbe dovuto esibire permanentemente questo infame marchio per poter accedere al proprio posto di lavoro.

Coloro che si fossero opposti sarebbero stati messi progressivamente al bando fino ad essere messi in dei veri e propri campi di detenzione COVID.

Il piano così come l’avevano concepito le alte sfere del club di Davos e il suo ideologo massone, Klaus Schwab, è invece rovinosamente fallito.

Sono troppi gli attori geopolitici che mancano all’appello, e soprattutto le superpotenze globali che avrebbero dovuto dare il loro imprescindibile sostegno, Stati Uniti (Trump), Russia e Cina, si sono tutte opposte fermamente al piano.

Per comprendere la strategia del Nuovo Ordine Mondiale occorre ragionare su un piano che supera i propri confini del proprio Stato nazionale. Il Nuovo Ordine Mondiale come dice la parola stessa è “mondiale” per definizione, non locale, e quindi non può essere eseguito soltanto in singoli Paesi.

Occorre immaginare il mondo come una scacchiera dove alcuni pezzi sono più fondamentali e strategici di altri per vincere la partita.

Gli architetti di Davos  (Klaus Schwab in testa )non sono riusciti a raggiungere il loro disegno ultimo proprio perché non disponevano e non dispongono tuttora dei pezzi senza i quali la partita non si può vincere.

E quei pezzi come si accennava in precedenza sono proprio gli Stati Uniti, la Russia e la Cina.

A questo proposito viene in mente uno scritto pubblicato da Q qualche tempo sulla sua bacheca. Per coloro che non sapessero chi è Q, l’ipotesi più probabile e accreditata è che dietro questa lettera si nasconda un gruppo di intelligence militare americana che ha affiancato Trump sin dall’inizio del suo mandato e con ogni probabilità ancora prima della sua candidatura.Lo scopo di questo gruppo è quello di separare e liberare gli Stati Uniti dal governo occulto dello stato profondo che ha controllato l’America per molti decenni.

Molta disinformazione è stata fatta al riguardo su Q e molti, alcuni in buonafede molti altri in malafede, l’hanno liquidata come una sorta di psy-op, ovvero un depistaggio concepito da qualche agenzia di intelligence dello stato profondo americano per ingabbiare i dissidenti e portarli in un vicolo cieco.

Se si studiano attentamente gli scritti di Q, i cosiddetti drop, e si guarda con attenzione agli accadimenti degli ultimi anni, si vedrà che è in realtà è accaduto l’esatto opposto.

Il mondo è andato sicuramente vicino al baratro del governo mondiale, ma il disegno originario del potere globale è andato praticamente in frantumi.

L’alleanza più palese e naturale che si è creata in questo senso in chiave patriottica e anti-globalista è stata quella tra Donald Trump e Vladimir Putin dal 2016 in poi.

Quando i poteri dello stato profondo di Washington hanno perduto il controllo degli Stati Uniti hanno subito una perdita pesantissima, praticamente incolmabile. Hanno perduto il pezzo più importante della scacchiera, quella regina che gli aveva consentito di portare avanti tutti i piani del vero potere finanziario internazionale.

Il disegno originario era quello di mandare alla Casa Bianca una dei tradizionali referenti del potere di Washington, la “democratica” Hillary Clinton.

Alla Clinton sarebbe spettato il compito di gestire gli Stati Uniti durante l’operazione terroristica del coronavirus e di dare l’accelerazione massima e definitiva verso il Grande Reset globale.

Non è accaduto. Alla Casa Bianca c’era un presidente che era ed è fermamente opposto all’idea di un governo mondiale.

La dottrina del “Prima l’America” ha segnato un punto definitivo della dipendenza degli Stati Uniti dai vari circoli dello stato profondo quali il CFR, il gruppo Bilderberg e la Trilaterale che sono tutti sottomessi a loro volta al potere delle grandi famiglie di banchieri quali Rothschild, Rockefeller, Dupont e Astor.

La separazione tra gli Stati Uniti e il globalismo non si è nemmeno ricomposta sotto la cosiddetta amministrazione Biden perché questa non sta eseguendo l’agenda prescritta di questi poteri.

Piuttosto prosegue, incredibilmente per alcuni, a tenere distante gli Stati Uniti dall’Unione europea e dalla NATO.

È un argomento che è stato affrontato numerose volte e già in passato abbiamo avuto modo di spiegare questa enorme anomalia attraverso una decisione presa da Trump prima di lasciare la Casa Bianca.

La decisione in questione è stata quella di firmare l’atto contro le Insurrezioni che ha trasferito il potere ai militari nel gennaio del 2021 per impedire la riuscita del colpo di Stato elettorale del novembre del 2020.

I poteri dello stato profondo portarono in atto la più grossa frode elettorale della storia perché avevano bisogno di riprendersi il controllo del loro pezzo pregiato senza il quale la partita non poteva essere vinta.

La contromossa di Trump ha sventato il golpe e il globalismo oggi si ritrova in mutande .

L’alleanza tra Trump e Putin si è consolidata ancora di più e l’operazione militare in Ucraina condotta dai russi sta dando l’ultima spallata definitiva al traballante pilastro dell’Occidente liberale, la NATO e il cosiddetto blocco Euro-Atlantico.

La Russia ha deciso di condurre questa operazione proprio ora perché era ed è perfettamente consapevole che l’avversario è debole e diviso come mai prima. Soprattutto l’avversario è privo della protezione militare statunitense senza la quale nulla può di fronte a Mosca.

La Russia per molti anni è stata un incrollabile baluardo nell’impedire l’avanzata del totalitarismo mondiale ma spesso si ritrovava isolata sul piano internazionale. Oggi la Russia si guarda intorno e scopre che intorno a sé a solo alleati.Non solo la Cina comunista che ha deciso di schierarsi apertamente con la Russia per contrastare i poteri Occidentali ma anche l’America Latina, l’Asia, l’Eurasia, e i Paesi arabi.

Sotto certi aspetti si sta manifestando già nei fatti quell’alleanza anti-globalista di cui parlava l’arcivescovo Carlo Maria Viganò.

Nell’idea degli architetti del caos il mondo avrebbe dovuto stringersi intorno all’idea del governo mondiale. Il mondo invece si sta stringendo intorno all’idea della preservazione della propria sovranità.

A questo punto, quello di Soros sembra un disperato grido d’aiuto. È il grido di aiuto di chi ha compreso che ormai la finestra di opportunità per giungere al Nuovo Ordine Mondiale si è definitivamente chiusa.

All’alleanza tra Trump e Putin si è unita la Cina anche se principalmente per i propri interessi nazionali e non perché abbia a cuore i destini dell’umanità.

Questo però non cambia un’evidenza di fatto. L’ordine liberale globale non ha più solidi perni di riferimento sui quali poter contare salvo la debole Unione europea le cui contraddizioni e divisioni si sono esacerbate ancora di più sotto la farsa pandemica.

È proprio di questi giorni la notizia che la BCE potrebbe sospendere nei prossimi mesi il programma di acquisto dei titoli di Stato, staccando definitivamente la spina alla moneta unica.

Sarebbe quindi la vittoria della linea dei falchi tedeschi e olandesi a prevalere e sarebbe la definitiva accelerazione della disgregazione del progetto europeo.

Il mondialismo quindi si ritrova in questa condizione. Ambiva alla conquista del mondo, ma ha subito un brusco risveglio e ha scoperto che è il mondo ad aver messo fine al mondialismo.

 

 

 

Temi dell'attività Parlamentare

BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica).

Leg16.camera.it- Redazione-(5-8-2022)- ci dice :

 

Una delle novità che ha maggiormente caratterizzato lo scenario internazionale negli ultimi anni è rappresentata la graduale affermazione di un aggregato geoeconomico, identificato dall'acronimo BRICS, formato dal Brasile, dalla Russia, dall'India, dalla Cina e dal Sudafrica.

La progressiva affermazione, acuitasi con la gravissima congiuntura economica internazionale, di nuove sedi e meccanismi di concertazione internazionale (ad esempio con l'emergere del G20) delinea inediti spazi d'intervento per queste nuove potenze geoeconomiche, chiamate da un lato a competere sulla scena mondiale con i ruoli tradizionalmente svolti dagli Stati Uniti e dalla altre potenze economiche occidentali ed a rivendicare, dall'altro, una leadership condivisa della Comunità internazionale.

Il concetto di BRIC.

BRICS è un acronimo, utilizzato in economia internazionale, che individua cinque paesi (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica) accomunati da alcune caratteristiche simili, tra le quali: la condizione di economie in via di sviluppo, una popolazione numerosa, un vasto territorio, abbondanti risorse naturali strategiche e sono stati caratterizzati, nell’ultimo decennio, da una forte crescita del PIL e della quota nel commercio mondiale.

E’stato l’analista Jim O’Neill, a fine 2001, ad identificare, in un documento redatto per la Banca di investimenti Goldman Sachs, un nuovo aggregato geoeconomico sulla base di queste caratteristiche comuni. I paesi presi inizialmente in considerazione erano: il Brasile, la Russia, l’India e la Cina. Secondo O’Neill queste nazioni avrebbero verosimilmente dominato l’economia mondiale del secolo appena iniziato e risultava dunque necessario inglobarle nell’economia mondiale egemonizzata dal sistema occidentale.

I paesi del BRICS comprendono oggi oltre il 42% della popolazione mondiale, il 25% della totale estensione della Terra, il 20% del PIL mondiale, e circa il 16% del commercio internazionale.

Gli incontri.

Il primo incontro informale tra i quattro paesi, promosso dal ministro degli esteri russo Lavrov, è avvenuto, a livello di ministri degli esteri, nel settembre 2006 a New York, a margine dell’Assemblea generale dell’ONU.

Successivamente i ministri degli esteri dei paesi BRICS, a parte la riunione tenuta nel maggio 2008 in Russia, si incontrano periodicamente a margine dell’Assemblea generale dell’ONU.

 E ’in questa sede che, nel settembre 2010, si è convenuto di invitare il Sudafrica a partecipare alle riunioni BRIC, modificando conseguentemente l’acronimo in BRICS.

 La prima posizione comune rilevante in sede internazionale si è avuta con l’astensione in Consiglio di Sicurezza sulla Libia nel marzo 2011.

Il primo incontro, a livello di Capi di Stato e di governo dei paesi BRICS, si è invece svolto a Toyako (Giappone) il 9 luglio 2008, a margine del G8.

A questo primo vertice sono seguiti degli incontri annuali: a Ekaterinburg (Russia) il 16 giugno 2009, a Brasilia il 15 aprile 2010, a Sanya (Cina) il 14 aprile 2011 (a partire dal quale si è aggiunto il Sudafrica) e a New Delhi, il 29 marzo 2012. Il quinto vertice si svolgerà a Durban, in Sudafrica, il 25 e 26 marzo 2013 e avrà per tema “BRICS e Africa - partnership per l'integrazione e l'industrializzazione".

Accanto a queste attività diplomatiche sono iniziati e si sono consolidati incontri di settore ai diversi livelli: sia di governo (ministri economico finanziari - che si vedono regolarmente a margine del G20 e delle riunioni annuali del FMI e della BM -, dell’agricoltura, del commercio, della sanità, i consiglieri per la sicurezza nazionale); che di autorità di settore e di organizzazioni di imprese e attività economiche (forum d’affari, associazioni bancarie, istituti statistici, istituzioni accademiche).

Evoluzione e prospettive

La struttura portante dei BRICS fu inizialmente costituita dal triangolo asiatico formato da India, Cina e, soprattutto, Russia, che nel 2002 promosse la cooperazione tra questi paesi.

Quando fu evidente che il limitato raggio di azione di un’alleanza fondamentalmente asiatica non era in grado espandere la propria influenza e la propria attrattiva di polo alternativo all’egemonia occidentale e, in particolare, statunitense, si rese necessaria l’aggregazione di altre potenze di altri continenti. La prima fu il Brasile, che costituiva la maggiore potenza del continente indio-latino nonché la quarta economia emergente a livello mondiale, e in seguito il Sudafrica, su pressione della Cina, che aveva nel frattempo realizzato una forte penetrazione economica e diplomatica in Africa.

Tutto questo ha permesso al gruppo di acquisire una maggiore rappresentatività geografica, accentuando il suo carattere dinamico e multipolare, ma non sarebbe però corretto interpretare i BRICS come un blocco omogeneo in grado di affermare una univoca concezione alternativa dell’ordine mondiale.

Le diversità tra i cinque paesi sono profonde: la Cina, per esempio, nel loro ambito, detiene il 55% del PIL e il 65% del commercio estero, produce oltre il 50% dell’energia e finanzia il 50% delle spese militari. L’India, che nel 2025 supererà la popolazione cinese, resta decisamente inferiore a Cina, Brasile e Russia, sia perla consistenza del PIL, che per dimensioni territoriali e disponibilità di risorse naturali.

Non vanno inoltre sottovalutati alcuni fattori di tensione, che potrebbero minare o condizionare la solidità e la stessa consistenza di questo nuovo blocco politico: Russia, Cina e India sono potenze con aspirazioni egemoniche competitive sul continente asiatico; India e Cina si confrontano – in alcuni casi duramente – per le risorse naturali in Africa e nei paesi vicini.

I BRICS non hanno inoltre, al momento, la capacità di proiettare una propria potenza a livello militare, anche se la quota della spesa militare è pari al 17% di quella mondiale (dati SIPRI 2011), contro il 41% dei soli Stati Uniti.

Questi Paesi non sono poi esenti da criticità interne, che potrebbero metterne in discussione sia il destino politico sia la prosperità economica: in India le ripercussioni sul sistema politico degli scandali per corruzione e delle connesse proteste popolari stanno rallentando il processo di riforme e modernizzazione;

in Russia, il processo di modernizzazione dell’economia e della società è minacciato dall’incapacità delle élite politiche di introdurre nuovi modelli di gestione del potere;

 in Cina, la disuguaglianza crescente, le difficoltà del mercato immobiliare e la possibile diffusione del malcontento sociale potrebbero mettere in seria difficoltà il modello di crescita che finora ha garantito il successo del Paese;

in Brasile, il governo di Dilma Rousseff, indebolito dalle continue dimissioni di ministri per corruzione, deve dimostrare la sua capacità di contrastare il riemergere dell’inflazione e il rallentamento dei tassi di crescita.

 

 

 

Il PARADIGMA MONOPOLARE

IN UN MONDO POLICENTRICO.

Geopolitika.ru- Eugene Vertlieb – (30.07.2021)- ci dice :

Alexander Dugin, pensatore e leader del movimento eurasiatico internazionale, è convinto che il miglior sistema di tutti sia un ordine mondiale multipolare, che sta sostituendo l’ uni polarità.

Difendere il modello multipolare è il leitmotiv del libro analizzato, Ordo Pluriversalis.

La fine della Pax Americana e l’aspirazione della multipolarità del politologo Leonid Savin.

Il libro è dedicato al centenario della pubblicazione del libro Europa e umanità del principe Nikolai Sergeyevich Trubetskoy, il primo testo, secondo Dugin, autenticamente euroasiatico di un euroasiatico, e il primo a superare l’Occidente dall’interno.

Savin è attualmente caporedattore di Geopolitica.ru, il portale informativo e analitico di e-publication, la cui ardente posizione ortodossa pro-eurasiatica ha spinto il Dipartimento di Stato americano a etichettare questa risorsa politica alternativa come un pilastro dell’ecosistema della propaganda russa e della disinformazione.

Il Comitato Editoriale del portale ha considerato le sanzioni punitive parte della costante pressione su fonti di informazione alternative che non accettano l’agenda neoliberale e il mondo monopolare.

L’analista dei sistemi politici Savin spazia e fa un bilancio metodico per individuare le posizioni relative dei sistemi opposti e sviluppare le regole e i meccanismi per stabilire e sostenere la sicurezza globale per tutti.

 Afferma il fatto che il vecchio modello di «democrazia buona, autoritarismo cattivo» non funziona più; che occorrono alternative a modelli e dogmi superati; che il neoliberismo-globalismo tradizionale occidentale) sta cedendo il passo ad un mondo multipolare in cui prevalgono i valori conservatori.

 I cambiamenti stanno innescando una modernizzazione e un adattamento dei precedenti modelli e paradigmi delle relazioni internazionali.

Questa valutazione da parte di esperti della multipolarità è un thesaurus di approcci non occidentali ad una prospettiva multi-variante dell’ordine mondiale. Nella sua monografia, l’autore condivide con il lettore la sua reinterpretazione delle componenti fondamentali dello Stato, tra cui la religione, l’economia, la visione del mondo dei popoli di uno Stato, il suo rapporto con il tempo e lo spazio, i temi che ne caratterizzano il senso di sicurezza e sovranità, il nazionalismo e le sue civiltà. Lo studio multilivello di Savin sulla struttura policentrica del sistema politico globale si basa su un’abbondanza di fatti illustrativi e contiene conclusioni straordinarie, esistenzialmente sostanziali.

L’equilibrio dei poteri è una legge della politica e una condizione per la non guerra.

Il disturbo causato dalla bipolarità è un malessere politico che inasprisce i conflitti sociali.

 Il crollo dell’URSS pose fine all’equilibrio dei due poli che si sostenevano a vicenda. Per la sicurezza globale, un fallimento come questo in un sistema che ha funzionato bene per la soppressione dei conflitti ha avuto ripercussioni simili a quelle di un evento catastrofico naturale che coinvolge una faglia della Terra.

Se, per esempio, le placche tettoniche nordamericane ed eurasiatiche fossero divergenti e si fossero formate gigantesche spaccature, il pericolo derivante da uno squilibrio di forze causerebbe la tentazione di colpire impunemente un nemico ontologico.

E il pathos della Fulton del 1946 (ricordiamo la «Cortina di Ferro») di Winston Churchill nel suo discorso conferma questo assioma: «La vecchia dottrina di un equilibrio di potere non è sana. Non possiamo permetterci, se possiamo aiutarlo, di lavorare su margini ristretti, offrendo tentazioni per una prova di forza.» Di conseguenza, anche un piccolo vantaggio nelle forze strategiche provoca l’espansione.

Con la sconfitta dell’URSS nella Guerra Fredda, si stabilì un periodo di mono-polarità che durò dalla fine del 1991 – il crollo dell’URSS – al 15 settembre 2008 – il crollo della Lehman Brothers. Gli Stati Uniti sono ancora una superpotenza, ma non il poliziotto del mondo; sono un centro di gravità, un mediatore.

I politologi J. Nye e R. Keohane affermano che per fungere da regolatore globale basta uno Stato forte, capace di stabilire le regole di base che delle relazioni interstatali, e che tale Stato abbia la volontà di farlo.                           Gli Stati Uniti e la Cina sono i principali regolatori globali. L’emergente centro parallelo di potere – la Cina – sta rivendicando egemonicamente una zona cinese mondiale.  A breve termine, non ci sarà più alcuna “era a due poli”.

La Cina sta usando il soft power per raggiungere i suoi obiettivi; ha impiegato con successo la globalizzazione per realizzare la sua modernizzazione senza occidentalizzazione;

 sta tentando di sviluppare la propria espansione geopolitica e geoeconomica tramite l’Organizzazione per la cooperazione di Shanghai e i BRICS 5 e le sue zone di libero scambio cinesi.

Ora, con la sua ambiziosa Belt Road Iniziative , abbatte “tre piccioni con una fava”: 1) sta impedendo la caduta in un abisso di un imminente declino del tasso di crescita economica;

 2) sta costruendo le sue infrastrutture utilizzando le sue basi militari per la loro difesa;

3) sta coinvolgendo le nazioni in via di sviluppo nel campo dei suoi piani strategici.

 Le strategie dell’antichità parlano del dominio della Cina su altri paesi in campo economico, culturale e militare, e di un ordine internazionale basato su un sistema monopolare di cui solo la Cina detta le regole.

Il confronto geopolitico durato trecento anni con la Russia non è stato probabilmente dimenticato.

Dopo la fine del conflitto di Daman del 1969 , i cinesi sono rimasti soddisfatti del patto armonioso che condivide con la Federazione Russa, considerata la zona posteriore della geopolitica cinese.

 Ma la Cina ha un elemento di riserva e geo-strategia come asso nella manica: stabilire un’alleanza temporanea con uno Stato lontano per sconfiggere uno Stato nemico vicino. Pechino sa come ottenere il massimo dei dividendi, anche dal crollo della bipolarità USA-URSS.

In un mondo che cambia, l’azimut dello scontro geopolitico non è più l’Occidente-Est, ma si compone ora di conglomerati rivali: l’Unione Europea (UE), l’Accordo di Libero Scambio Nordamericano (NAFTA), la Grande Zona Economica Cinese, il Giappone e l’altro gruppo di paesi dell’Associazione delle Nazioni del Sud Est Asiatico (ASEAN). Il mondo è istituzionalizzato a coppie: NATO-CSTO, G-7-SCO e UE-CIS8.

È più prudente che un ordine mondiale troppo interdipendente (il flusso di farmaci dalla Cina agli Stati Uniti) aderisca non al vettore dello scontro, ma ad una strategia di un nuovo «consenso di legittimità, sovranità e governance.»

 Ma nell’attuale contesto di tri-polarità conflittuale è difficile raggiungere l’armonia nelle relazioni internazionali.

Il modello multipolare nacque al Congresso di Vienna del 1815 con il consolidamento della geopolitica come strategia per garantire la sicurezza e la giustizia negli affari internazionali.

La multipolarità è coerente con l’attuale geo-strategia della Russia, che mantiene un approccio di equidistanza bilanciata (o vicinanza equa). Ordo Pluriversalis fornisce una metodologia per valutare la multipolarità nel suo ritorno: è un distillato di idee che fornisce un punto di partenza; è un’anamnesi che fornisce la storia di ciò che è accaduto; è una diagnosi di ciò che è ora; è una previsione di ciò che verrà – una previsione dell’attuale stato di transizione dell’ordine mondiale in fase di ristrutturazione.

Savin esamina il concetto di “cultura strategica” come un elemento specifico per l’identificazione dello Stato. In condizioni di rivalità multipolare, in cui tutti sono contro tutti, una comprensione imprecisa del nemico è pericolosa per lo Stato Maggiore. Questa vulnerabilità costò la forca a Joachim von Ribbentrop e ad Adolf Hitler la sconfitta in guerra.

 

Coloro che si occupano dello sviluppo di nuovi sistemi di relazioni internazionali e di politica globale troveranno utile conoscere i concetti che Savin propone: la teoria del neo-pluralismo, la sintesi della politica estetica e la quarta teoria politica.

Particolarmente interessante per coloro che non sono orientati al liberalismo è la teoria della politica sostenibile dell’autore, basata su un pensiero conservatore olistico.

La base per riunire coloro che sostengono l’equilibrio sostenibile nella comunità globale può essere il rifiuto del liberalismo radicale, tipico degli europei, siano essi socialdemocratici o repubblicani di destra, di tipo gollista-adenaueriano.

 La Russia, di fronte ai disordini anarchici dello scorso secolo, ha sostituito al liberalismo moderato il paradigma di una società spirituale-civile.

«Solo l’energia di un conservatorismo ragionevole e liberale», scriveva lo scienziato e pensatore politico russo dell’altro secolo, B. N. Chicherin, «può salvare la società dall’ininterrotto vacillamento.»

La possibilità di conflitti in un mondo multipolare dipende dal successo dell’integrazione strategica delle componenti sotto l’egida unica di una potenza che agisce come arbitro per la composizione delle controversie.

Questo approccio è vicino alle idee di Karl Schmitt, Richard Rosecrantz e Alexander Dugin.

 

 

 

ORBAN, il leader ungherese a un summit in Texas: “il papà è un uomo e la mamma è una donna “.

Laverita.info- (6 agosto 2022) - Fabrizio Cannone- ci dice:

Chi non è di sinistra si trova in difficoltà davanti ad una destra confusa, impacciata, e con una identità scolorita e poco definita.

Come hanno lamentato su queste pagine, Marcello Veneziani e Francesco Borgonovo (…)

Uno che invece l’identità ce l’ha forte e chiara è il capo del governo ungherese Viktor Orban. Il quale ha appena tenuto al Cpac -un meeting conservatore in Texas – una fantastica prolusione sulla lotta, il combattimento per al tutela della civiltà. Il patrimonio da difendere per Orban si riassume in uno slogan che è poi la sintesi della civiltà europea. Dio, patria, famiglia naturale. La politica come gestione e amministrazione viene dopo.

Per Orban infatti “la politica non è abbastanza, questa è una guerra culturale “.E per vincerla,  come lui fa dal 2010 “ bisogna rivitalizzare le nostre chiese ,  le nostre famiglie,  le nostre università e le nostre istituzioni comunitarie “.

L’ opposto, a ben vedere, del “wokismo” progressista che in nome del futuro e di falsi ideologici “diritti”, fa tabula rasa proprio dei pilastri citati dall’ungherese. La famiglia è poi facile da definire: “La madre è una donna, il padre è un uomo (…) Punto.  Fine della discussione “. Visto che c’è una guerra di civiltà, bisogna “unire le forze” dei conservatori europei, americani e del mondo intero. Contro i “progressisti “della sinistra” e “la classe dirigente mondialista”.

Anche perché, nel nostro Occidente, “era da molto che non avevamo una crisi di questa ampiezza”.  La folla lo ha applaudito mostrando che, al di là delle latitudini ,   esiste una corrente ormai strutturata di difensori della civiltà  cristiana e dell’ordine naturale. Civiltà che alcuni stanno minando dall’interno, mettendo “l’Occidente in guerra contro sé stesso” (…)

La “guerra culturale” della piccola valorosa Ungheria, pare sempre più il Davide biblico contro il Golia dei falsi cantori del progresso.       

 

 

La guerra contro l’umanità

raggiunge il punto di non ritorno.

Mittdolcino.com- Joachim Hagopian- RobertoX-  (19 Luglio 2022)- ci dice :

(jamesfetzer.org).

Ormai riuscire a non pensare male sta diventando sempre più difficile; pare proprio che si stiano verificando troppi eventi di portata epocale simultaneamente. Riteniamo quindi opportuno riportare questo articolo che prova ad “unire i puntini”, ricordandovi che le opinioni dell’autore non corrispondono necessariamente alle nostre.

Se nei prossimi mesi dovessimo assistere ad ulteriori eventi “imprevedibili” che esacerbassero la crisi attuale, come ad esempio l’insorgenza dell’ “influenza aviaria” e della “peste suina” che imponessero l’abbattimento di tutto il pollame e di tutti i suini, estese grandinate che distruggessero i raccolti, lunghi blackout e blocchi di internet, oppure una ulteriore impennata anomala di “morti improvvise” di persone “vaccinate”, allora avremo ulteriori conferme che l’umanità è sotto attacco.

 

Le Georgia Guidestones vengono distrutte, il primo ministro britannico Boris Johnson è costretto a dimettersi, l’ex primo ministro giapponese Shinzo Abe pare sia stato assassinato, il capo dell’OPEC muore improvvisamente a 63 anni senza alcuna spiegazione, folle inferocite prendono d’assalto la capitale di Colombo costringendo alle dimissioni Il presidente dello Sri Lanka e un quarto di Internet in Canada non funziona per 19 ore.

Questa serie sbalorditiva di eventi mondiali verificati in un periodo di 24-36 ore da giovedì a venerdì della scorsa settimana, non possono essere avvenuti per pura coincidenza.

Degno di nota anche: tutti questi sviluppi globali decisivi si sono svolti simultaneamente proprio mentre i rappresentanti delle principali nazioni del G20 litigavano a Bali sul conflitto Russia-Ucraina.

Questi grandi eventi globali avvengono a ritmo crescente in uno scenario senza precedenti di rischio di conflitto mondiale termonucleare, durante lo sterminio premeditato e la menomazione di milioni di persone a causa di armi biologiche definite impropriamente vaccini tutt’ora in corso, l’abbattimento dei capi di bestiame, con 100 impianti di trasformazione alimentare distrutti da incendi dolosi, con l’evidente scopo di preparare il terreno alla carestia e all’aumento vertiginoso  dei prezzi della benzina e dei generi alimentari portando l’inflazione mondiale alle stelle, il tutto sincronizzato con il crollo completo dell’economia globale e la morte finale del dollaro USA come valuta di riserva internazionale.

Tutti questi sviluppi epocali sconvolgenti non sono sicuramente casuali, ma sono stati pianificati con anni di anticipo coloro che oggi si mascherano benignamente come le élites del ” Grande Reset “ di Klaus Schwab.

Tragicamente tutto ciò viene perpetrato in tutto il mondo al fine di portare la vita sul pianeta Terra ad un punto pericolosamente vicino al totale disastro, per mano diabolica di un’élite assassina di Klaus Schwab che orchestra intenzionalmente crisi catastrofiche di portata inimmaginabile.

Nel dicembre 2018, per la prima volta in 75 anni, gli Stati Uniti sono diventati un esportatore netto di petrolio. Ma non appena Biden è subentrato nel gennaio 2021, il suo primo giorno in carica, ha revocato la costruzione dell’oleodotto Keystone XL e ora sta operando illegalmente in modo che gli USA esauriscano la loro riserva petrolifera strategica, inviandola in luoghi come la Cina, salvo poi implorare l’OPEC di aumentare la produzione. La risposta dell’OPEC: “se vuoi più petrolio, pompalo da solo”.

Nel frattempo, i leader degli Emirati Arabi Uniti e dei sauditi hanno snobbato lo zio Joe, rifiutandosi di rispondere alle sue chiamate o di ospitare una sua visita.

Poche ore dopo le ultime parole del capo dell’OPEC Mohammad Barkindo che hanno ribadito che il continuo sviluppo di petrolio e gas è assolutamente essenziale a lungo termine, in contrasto alla campagna dell’élite affinché il mondo debba utilizzare fonti di carburante “verdi” alternative, il 63enne leader nigeriano dell’OPEC, che godeva di buona salute, è improvvisamente morto.

Dopo che il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres e Klaus Schwab del World Economic Forum hanno firmato un accordo di partenariato per accelerare la loro draconiana Agenda 2030 delle Nazioni Unite, meno di due mesi dopo, all’inizio di luglio 2022, Guterres ha l’audacia di definire “moralmente inaccettabile” la disuguaglianza che si è venuta a creare tra nord e sud del mondo a causa della “tempesta perfetta” che lui e Schwab sono palesemente colpevoli di aver causato.

Inoltre, Guterres incolpa falsamente l’operazione militare speciale di Putin in Ucraina di aver distolto l’attenzione globale dalle false crisi sponsorizzate dall’élite come il “cambiamento climatico” e l’agenda verde globale.

Sia l’ONU che il WEF sono pubblicamente allineati contro Putin, e Guterres in effetti si scaglia contro le nazioni che formano l’alleanza BRICS tra cui Iran, Argentina (il cui ministro dell’economia si è dimesso bruscamente lo stesso giorno delle dichiarazioni di Guterres), L’Arabia Saudita, insieme alla maggior parte delle nazioni mediorientali, asiatiche e africane, che si rifiutano tutte di unirsi al carrozzone delle sanzioni anti-russe dell’Occidente.

Le azioni coordinate palesi della potente élite di Klaus Schwab stanno attualmente conducendo un’inconfutabile guerra di spopolamento contro l’umanità.

Negli ultimi decenni, innumerevoli eugenetici hanno apertamente chiesto questo abbattimento umano, basandosi sul mito malthusiano del tutto ingannevole delle risorse esaurite a causa della sovrappopolazione.

Negli ultimi anni le stirpi dell’élite di Klaus Schwab  che possiedono le due più grandi società di investimento del mondo –  BlackRock e Vanguard – che a loro volta controllano praticamente tutte le società del Fortune 500, comprese tutte e sei le testate monopolistiche che controllano i mass media, un cartello delle banche centrali che controlla la finanza internazionale e, attraverso corruzione e ricatto, controllano tutti i principali governi del G20 pur rappresentando un numero minuscolo all’interno dei quasi 7,9 miliardi di abitanti totali, è riuscito a consolidare il proprio potere centralizzandolo in sempre meno mani.

La tirannia globalista di oggi è stata ottenuta attraverso la privatizzazione e la globalizzazione delle élite dagli anni ’80 ad oggi, esternalizzando posti di lavoro e utilizzando conti bancari offshore nascosti.

Con la messa in scena centralizzata della falsa pandemia di COVID, una frode comprovata e i sieri impropriamente chiamati vaccini, una comprovata arma biologica genocida, sono emerse chiare le prove che una tirannia totalitaria, autoritaria e tecnocratica attanaglia il nostro pianeta come mai prima d’ora.

Un rapporto della Commissione Trilaterale del giugno 2022 afferma:

Il cambiamento climatico è forse la più grande sfida che l’umanità deve affrontare nel 21° secolo”, ed è “principalmente causato dall’aumento delle economie basate sui combustibili fossili e dalle relative emissioni di gas serra.

Usando tecniche di manipolazione di massa che sfruttano la continua minaccia di pandemie causate da armi biologiche create dall’uomo, insieme alla fragile pretesa di dover forzare i tempi per implementare la nuova agenda verde contro il cambiamento climatico globale (mentre appare sempre più evidente il carattere criminale di atrocità eclatanti commesse in tutto il mondo) con un’ultima mossa della disperazione per mantenere il loro potere centralizzato in declino ed il controllo sul pianeta, le élite di Klaus Schwab hanno accelerato la loro ” tempesta perfetta ” meticolosamente fabbricata di crisi globali senza fine e sconvolgimenti destabilizzanti, con lo scopo diabolico di fingere di essere i nostri salvatori offrendo sicurezza e sopravvivenza in cambio della realizzazione del loro sogno bagnato, tanto atteso, di un dominio e controllo del governo mondiale.

Ma piuttosto che concentrarsi sul loro programma di sventura che costringe l’umanità in ginocchio in mezzo a tanta morte e distruzione imposte a tutti gli abitanti della Terra, questo articolo si concentrerà principalmente sul risveglio mondiale e sulla spinta dei cittadini amanti della libertà ad opporsi attivamente all’incubo distopico di parassiti affamati di potere che controllano la schiavitù feudale attraverso la super sorveglianza digitalizzata, la moneta digitale della banca mondiale e punteggi di credito sociale oppressivi e mortali.

I principali eventi di quest’ultima settimana illustrano il fatto che le controforze unite stanno apertamente operando e combattendo con notevole successo. La massa critica necessaria per passare dall’azione collettiva sotto copertura all’azione in campo aperto contro il male sembra essere finalmente arrivata.

Mentre stavano accadendo tutti questi importanti eventi, gli agricoltori si sono apertamente ribellati nei Paesi Bassi, il secondo esportatore agricolo mondiale, non disposti ad accettare l’agenda verde dell’élite NWO di Klaus Schwab che significherebbe la loro scomparsa.

La situazione è esplosa dopo che un’ordinanza del tribunale olandese ha recentemente chiesto di ridurre del 50% tutte le emissioni di ossido di azoto e ammoniaca del bestiame da allevamento entro il 2030, togliendo di fatto il sostentamento ad un contadino olandese su tre e peggiorando in modo decisivo il crimine globale progettato dalle élite di Klaus Schwab di grave carenza di cibo e carestia.

 

Ma lo stratagemma diabolico delle élite gli si è ritorto contro, e ora in solidarietà, i coraggiosi agricoltori olandesi sono stati raggiunti dai loro colleghi portuali e di fatto gli agricoltori di tutta Europa che protestano contro l’oppressione globalista.

La rivolta contro la tirannia verde è destinata a diffondersi in tutto il mondo in modo simile alle proteste di massa mondiali e al movimento dei camionisti canadesi scoppiati all’inizio di quest’anno per gli obblighi vaccinali dagli effetti mortali.

Le persone stanno combattendo contro la disobbedienza civile e il potere assoluto esercitato da un milionesimo della popolazione, crescendo in tutto il pianeta in una massiccia rivoluzione di base che sfida con aria di sfida i lockdown antiumani, i mandati e i passaporti di identificazione digitale dell’autorità dittatoriale centralizzata, tuttora imposti dai burattini della cabala per conto dei loro padroni dell’élite luciferina.

La schiavitù digitale non verrà imposta passivamente poiché la cittadinanza mondiale, usata e abusata, si sta finalmente rendendo conto della posta in gioco e, di conseguenza, sta rapidamente raggiungendo la massa critica per opporsi al nostro nemico comune nell’epica guerra di oggi tra il bene e il male.

Utilizzando i miti della sovrappopolazione e del riscaldamento globale, l’Agenda 2030 del movimento verde attuata dalle Nazioni Unite, i rigidi  protocolli dell’Unione Europea e i nefasti dettami del compromesso Biden, il tutto grazie all’azione di fantocci controllati dal globalismo, si richiede una drastica riduzione dei “gas serra” prodotti dall’uomo come le emissioni di CO2  e di azoto, cruciale sia per il mondo vegetale che per la produzione di quei fertilizzanti che attualmente scarseggiano pericolosamente in tutto il mondo.

Quindi il grande inganno delle élite di Klaus Schwab della “transizione ecologica per combattere il cambiamento climatico” serve sinistramente ad alimentare in un colpo solo la crisi del gasolio, del carburante, dei fertilizzanti e del cibo sulla Terra.

La truffa sia del nuovo accordo sull’energia verde che della comprovata bufala sui cambiamenti climatici è la comoda falsa scusa dei burattinai della terra per attuare politiche suicide volte a distruggere il Nord America e l’Europa, comprese le cosiddette sanzioni economiche imposte a Putin come “punizione”, ma progettate in modo nefasto per destabilizzare ulteriormente e alla fine far crollare l’Occidente.

In netto contrasto, il rublo russo di Putin rappresenta la valuta più forte di quest’anno, elevando la posizione economica globale della Russia e la leadership geopolitica espandendo l’alleanza economica BRICS fino ad includere Argentina, Iran e Arabia Saudita.

Nel frattempo, da aprile Biden è stato impegnato a fare esaurire agli USA le proprie riserve energetiche strategiche di petrolio, inviando 1 milione di barili a una società cinese in cui ha investito suo figlio Hunter, tossicodipendente da cocaina.

L’Occidente nell’attuale oblio in caduta libera viene sostituito dagli egemoni dell’Oriente: Russia e Cina.

Da mezzo secolo è chiaro che i controllori planetari, rappresentati dal cartello bancario Rothschild-Rockefeller, hanno piazzato segretamente le loro azioni dietro le emergenti potenze orientali, soppiantando il “democratico” Occidente come capobranco planetario nella catena alimentare parassitaria globalista.

Inoltre, promossa da famosi ebrei sionisti come il primo ministro israeliano David Ben Gurion e da fanatici fondamentalisti cristiani, la City di Londra/Casa sionista dei Rothschild, proprietaria di Israele, ha da tempo previsto di stabilire Gerusalemme come capitale dell’unico governo mondiale. Per anni, le famigerate linee di sangue sioniste hanno stretto un’alleanza segreta con l’ex agente del KGB Vladimir Putin.

L’affarista della City di Londra e protettore-consigliere di David Rockefeller dal 1954, l’ormai 99enne Henry Kissinger (secondo il braccio destro di Kissinger, Steve Pieczenik), nel 1999 ha consacrato il nuovo leader russo di Vladimir Putin come nuovo leader della Russia, in quanto laureato nel programma Young Global Leaders del protégé di Kissinger, Klaus Schwab.

Sulla stessa linea segreta, i potenti della City di Londra hanno corteggiato attivamente l’ascesa di Xi Jinping all’interno del Partito Comunista Cinese, mentre Israele, da sempre nemico pugnalatore alle spalle della sua alleata e mucca da mungere, l’America, ha “cambiato schieramento” decenni fa per creare segretamente un’alleanza economica strategica con la Russia e Cina.

Ci sono segnali che suggeriscono o indicano che sia Putin che Xi rappresentano una minaccia notevole per il piano dell’élite globalista di Klaus Schwab.

A marzo, diverse settimane dopo l’incursione russa in Ucraina, il burattinaio per eccellenza, George Soros, ha scritto un pezzo di opinione in cui valutava sia Xi Jinping che Vladimir Putin:

Sono rimasto sorpreso dal fatto che Xi sembra aver dato carta bianca a Putin per invadere e dichiarare guerra all’Ucraina.

Avendo concentrato tutto il potere nelle sue mani, Xi ha accuratamente sceneggiato lo scenario in base al quale sarà elevato al livello di Mao Zedong e Deng Xiaoping.

Dopo aver ottenuto il sostegno di Xi, Putin ha iniziato a realizzare il sogno della sua vita con incredibile brutalità. Avvicinandosi all’età di 70 anni, Putin sente che se ha intenzione di lasciare il segno nella storia russa, è ora o mai più. Ma il suo concetto del ruolo della Russia nel mondo è distorto. Sembra credere che il popolo russo abbia bisogno di uno zar da seguire ciecamente.

Forse Putin e Xi si stanno rivoltando o si volgeranno presto contro il grande piano dell’élite globalista di imporre l’inferno distopico sulla terra.

Nel gennaio 2021, parlando al World Economic Forum, Putin ha affermato che la repressione dell’élite sulle libertà civili delle persone ha accresciuto le tensioni globali, avvertendo che ci sono “tutte le ragioni per credere che le tensioni potrebbero aggravarsi ulteriormente”.

 Più di una mezza dozzina di anni fa, parlando alla Conferenza di Valdai, Putin osservò pubblicamente:

Vediamo che molti Stati euro-atlantici hanno imboccato la strada di negare o rifiutare le loro radici cristiane che sono alla base della civiltà occidentale. In questi paesi si negano le basi della morale e di ogni identità tradizionale, si negano o si relativizzano le identità nazionali, religiose, culturali e persino di genere.

Lì, la politica tratta una famiglia con molti figli come giuridicamente uguale a un’unione omosessuale: la fede in Dio è uguale alla fede in Satana. Gli eccessi e le esagerazioni della “correttezza politica” in questi paesi portano a considerare seriamente la legittimazione dei partiti politici che promuovono la propaganda pedofilia.

Il 12 luglio 2022 del giornale MSM, il Wall Street Journal ha fatto un’osservazione rilevante:

La confusione morale e politica dell’Occidente contemporaneo è l’arma segreta che secondo i leader di Russia e Cina metterà in ginocchio l’ordine mondiale americano… La scommessa [di Putin e Xi] sulla decadenza occidentale sta dando buoni frutti da più di un decennio.

In una presunta lettera al governo del Regno Unito emersa online nel marzo 2022, Nathan Rothschild, erede della fortuna di Lord Jacob Rothschild, ha parlato male dei leader di Russia e Cina definendoli la più grande minaccia delle élite per raggiungere i loro atroci obiettivi finali:

[Vladimir Putin] è l’uomo più pericoloso dalla sconfitta di Hitler, con Xi Jinping al secondo posto. L’Ucraina è un pezzo essenziale che non possiamo permetterci di perdere, nella scacchiera geopolitica… In effetti, il nostro attuale percorso, di mancanza di azione militare, significa che il nostro ordine globale è un morto che cammina.

Vi esorto a schierare più forze contro la Russia e i suoi delegati, intensificare la “guerra dell’informazione” per correggere l’opinione pubblica, soprattutto online, e inviare armi ai nostri amici in Ucraina. Senza l’Ucraina, l’ordine globale potrebbe non sopravvivere.

Se l’alleanza Città di Londra/Israele-Russia-Cina non è stata ancora interrotta, è più che probabile che lo sarà, poiché il potere corrompe e la storia dimostra che coloro che lo bramano, invariabilmente si rivoltano l’uno contro l’altro.

I crimini continuativi delle élite contro i bambini (la piaga della pedofilia e l’inoculazione mortale con armi biologiche, recentemente approvate, che causano attacchi di cuore nei bambini) e i crimini contro l’umanità ormai diventati di dominio pubblico, non sono mai stati esposti in modo così visibile ed esplicito durante tutti i 5.000 anni della storia umana.

Ogni giorno un numero sempre maggiore di cittadini “risvegliati” in tutto il mondo sta riconoscendo che questo attuale disastro globale, progettato dalle élite come parte del “Great Reset” del loro World Economic Forum di Klaus Schwab , migliora esclusivamente gli interessi personali dei Rothschild, dei Rockefeller e delle stirpi europee della nobiltà nera.

(jamesfetzer.org/2022/07/joachim-hagopian-war-against-humanity-reaching-the-boiling-point-of-no-return/)

 

 

 

 

La dimensione ideologica

dello stallo tra Russia e Stati Uniti.

Agenziaradicale.com -Anna Mahjar-Barducci –(02 Febbraio 2022) – ci dice :

                                   

(Anna Mahjar-Barducci è direttrice del MEMRI Russian Media Studies Project e da oltre venti anni è nella redazione di Quaderni Radicali e Agenzia Radicale. Il lavoro che segue descrive un quadro della Russia di Putin che nel nostro Paese è pressoché sconosciuto. Insomma cosa Putin e i russi dichiarano circa le loro intenzioni e quali sono le loro analisi. Materiali utili e necessari, che forniscono una informazione diretta e favoriscono un metodo empirico per giudicare negativamente o positivamente le questioni che l’agenda mondiale descrive…)  

Introduzione.

Ci sono voluti più di 20 anni prima che il presidente russo Vladimir Putin definisse la nuova ideologia russa.

Tuttavia, lo sviluppo di questa ideologia è in corso sin dal primo giorno della nomina di Putin a Presidente della Federazione Russa, e probabilmente non è ancora sistematizzato e finalizzato.

La Costituzione russa vieta l'instaurazione di un'ideologia di stato, ma molti intellettuali russi – e lo stesso Putin – hanno spinto per il ritorno di un'ideologia e di una “nuova idea russa”. Nella formazione della nuova ideologia russa, ci sono alcuni discorsi di Putin che possono essere considerati pietre miliari.

Si può affermare con certezza che il processo di formazione di questa nuova ideologia è iniziato con il discorso storico di Putin a Monaco del 2007, in cui ha sfidato l'ordine mondiale unipolare guidato dagli Stati Uniti.

Putin ha detto: "Cos'è un mondo unipolare?

 Tuttavia si potrebbe abbellire questo termine, alla fine si riferisce a un tipo di situazione, ovvero un centro di autorità, un centro di forza, un centro decisionale… È un mondo in cui c'è un padrone, un sovrano.

 E alla fine, questo è pernicioso non solo per tutti coloro che sono all'interno di questo sistema, ma anche per il sovrano stesso perché si autodistrugge dall'interno...

 Ritengo che il modello unipolare non sia solo inaccettabile ma anche impossibile nel mondo di oggi... Ciò che è ancora più importante è che il modello stesso è viziato perché alla sua base ci sono e non possono esserci fondamenti morali per la civiltà moderna».

Il discorso del 2007 è stato il primo manifesto politico di Putin che ha determinato, e che continua a definire, lo schema generale della politica russa, che mira a porre fine all'ordine mondiale unipolare dell'Occidente.

Vale la pena analizzare quattro principali leit motive della nuova ideologia russa che è derivata dal discorso di Monaco di Putin:

 

"La fine della storia non si è concretizzata.”

1. ”La fine della storia", in cui il politologo americano Francis Fukuyama aveva predetto che la democrazia liberale prevarrà come ordine permanente, non si è concretizzata.

Nel suo discorso del 2007 Putin ha dichiarato: "Il mondo unipolare che era stato proposto dopo la Guerra Fredda neanche si è svolto".

Da quel momento in poi, questa frase è diventata il mantra del governo russo, ed è stata adottata anche da studiosi cinesi.  Seguendo la linea di Putin, anche il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov ha affermato più di una volta che Fukuyama si sbagliava.

Durante un Forum per la pace di Parigi del 2019, Lavrov ha dichiarato: "Quindi chiedo un dibattito durante il quale sarà riconosciuto che la 'fine della storia', che è stata proclamata con trionfo dopo la fine dell'Unione Sovietica, non ha avuto luogo, la storia è viva e vegeta e l'eterno dominio dell'Occidente predetto da Francis Fukuyama non si è concretizzato".

Prima dell'apertura della 74a sessione dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite, Lavrov ha pubblicato un articolo intitolato "Il mondo a un bivio e Un sistema di relazioni internazionali per il futuro".

Nell'articolo, Lavrov ha spiegato che quando l'Unione Sovietica si è disintegrata e il muro di Berlino è caduto, l'Occidente non ha cercato un'agenda unificante con la Russia. "Invece, tutto ciò che potevamo sentire erano affermazioni trionfanti che era arrivata la 'fine della storia' e che d'ora in poi ci sarebbe stato un solo centro decisionale globale", ha scritto Lavrov.

 Lavrov ha sottolineato che gli sforzi dell'Occidente per stabilire un modello unipolare sono falliti poiché stanno emergendo altri centri di potere.

"La trasformazione dell'ordine mondiale è diventata irreversibile. Nuovi attori importanti che esercitano una base economica sostenibile cercano di aumentare la loro influenza sugli sviluppi regionali e globali; hanno pieno diritto di rivendicare un ruolo maggiore nel processo decisionale. La stragrande maggioranza dei i membri della comunità internazionale rifiutano le arroganti politiche neocoloniali che vengono impiegate ancora una volta per autorizzare alcuni paesi a imporre la loro volontà ad altri", ha affermato Lavrov.

Il famoso accademico russo Sergey Karaganov, noto come il "Russian Kissinger", ha anche affermato che poiché la "fine della storia" non ha avuto luogo, la competizione con l'Occidente non è finita, perché la Russia rappresenta un nuovo modello di capitalismo semi-democratico autoritario, che può essere più attraente del sistema liberale, soprattutto per gli ex paesi del Terzo Mondo.

Il mondo di oggi è "multipolare" e non "unipolare".

2. Il mondo di oggi è multipolare e non unipolare. Nel suo discorso del 2007, Putin ha dichiarato:

"Il PIL combinato misurato a parità di potere d'acquisto di paesi come India e Cina è già maggiore di quello degli Stati Uniti. E un calcolo simile con il PIL dei paesi BRIC - Brasile, Russia, India e Cina – supera il PIL cumulato dell'UE. E secondo gli esperti, questo divario non potrà che aumentare in futuro. Non c'è motivo di dubitare che il potenziale economico dei nuovi centri di crescita economica mondiale si trasformerà inevitabilmente in influenzerà e rafforzerà la multipolarità".

Vale la pena notare che il 29 ottobre 2019 è stato inaugurato a Mosca un monumento allo statista russo Yevgeny Primakov, in coincidenza con il 90° anniversario della sua nascita. Durante la cerimonia, Putin ha sottolineato la promozione da parte di Primakov dell'idea di multipolarità, cara al Cremlino. Putin ha detto: “Yevgeny Primakov sapeva che il mondo è più complicato di qualsiasi cliché o stereotipo. Aveva una visione strategica e ha lavorato duramente per promuovere l'idea di multipolarità. In effetti, è stato Yevgeny Primakov a formulare chiaramente i principi chiave della moderna sviluppo del mondo. Vediamo che il multipolarismo non è più una tendenza, ma una realtà oggi.”

Rispondendo a una domanda sul contributo essenziale di Primakov alla politica estera russa, Lavrov ha anche sottolineato che il concetto di mondo multipolare, così come promosso da Primakov, è diventato una realtà oggettiva che sta prendendo forma proprio davanti ai nostri occhi:

 

"Siamo stati spesso accusati di recente di voltare le spalle all'Occidente e verso l'Oriente. Yevgeny Primakov è stato nominato ministro degli Esteri dopo che ci eravamo allontanati da tutti, escluso l'Occidente, nella prima metà degli anni '90. Inoltre, consideravamo l'Occidente come firmatari che gli chiedevano di darci un posto nel mondo che fosse presentato come il trionfo della democrazia liberale e la fine della storia.

"Secondo Francis Fukuyama, la fine della storia significava che il mondo occidentale, o l'Occidente collettivo, non ha e non può avere rivali. Yevgeny Primakov è entrato in carica in un momento in cui le nostre relazioni con quasi tutti gli altri paesi erano fredde.

Ha dovuto agire in condizioni vincolate segnate esclusivamente dall'inerzia filo-occidentale. Da visionario, sapeva che una politica può essere sostenibile solo se tiene conto delle realtà moderne. Ha previsto le realtà di un mondo multipolare con nuovi centri di crescita economica, potere e, di conseguenza, influenza politica. Questi centri sono apparsi. Un mondo multipolare è diventato una realtà oggettiva che sta prendendo forma proprio davanti ai nostri stessi occhi…”

Nei suoi scritti, il filosofo antiliberale russo Alexander Dugin ha ulteriormente spiegato come sarebbe un mondo multipolare. Ha affermato che un mondo multipolare ha "priorità completamente diverse", "altri sistemi di valori" e "altre strutture di governo politico".

Dugin ha anche suggerito che il sistema unipolare ha iniziato a erodersi con gli attacchi dell'11 settembre da parte dei terroristi islamici al World Trade Center e con l'ascesa al potere di Putin alla presidenza della Russia:

"Poi sembrava che il momento unipolare non fosse più un ordine mondiale unipolare, che qualcosa fosse 'storto' con l'uni-polarità. 'Normalmente' non avrebbe dovuto esserci un tale cosa come l'attacco terroristico dell'11 settembre, perché non c'era stato che potesse attaccare gli Stati Uniti, nessuna civiltà, nessun sistema politico... La Russia in quel momento era in una situazione molto bassa con Eltsin, ed era sull'orlo del crollo dopo l'Unione Sovietica. Ma Putin ha cominciato a riaffermare la Russia come un paese sovrano. Questa è stata una sorta di sfida al sistema unipolare."

 Parallelamente agli attacchi terroristici dell'11 settembre e all'ascesa al potere di Putin, Dugin ha sottolineato che un altro elemento ha iniziato a erodere l'uni-polarità: l'ascesa della Cina come attore globale, che sfida ulteriormente il sistema unipolare. In effetti, secondo Dugin, viviamo alla fine dell'unipolarità.

Secondo Dugin, il sistema che dovrebbe sostituire l'uni-polarità è la multipolarità, che può essere meglio definita descrivendo ciò a cui si oppone:

"La multipolarità è contro l'unipolarità... La multipolarità è contro l'egemonia su tre livelli: in primo luogo strategico, cioè contro l'americano dominio militare del mondo con basi militari americane ovunque nel mondo... La multipolarità è contro l'egemonia ideologica come globalizzazione, liberalismo e diritti umani..."

Sovranità nazionale.

3. La sovranità nazionale come valore fondamentale della politica russa. Nel discorso di Putin del 2007, ha collegato il concetto di sovranità nazionale al concetto di multipolarità. Putin ha spiegato che affinché uno stato sia veramente sovrano, il sistema unipolare deve scomparire.

Putin ha dichiarato: "[Un] mondo in cui c'è un padrone, un sovrano ... è pernicioso non solo per tutti coloro che sono all'interno di questo sistema, ma anche per il sovrano stesso perché si distrugge dall'interno. E questo certamente non ha nulla in comune con democrazia. Perché, come sapete, la democrazia è il potere della maggioranza alla luce degli interessi e delle opinioni della minoranza.

Per inciso, alla Russia – a noi – viene costantemente insegnata la democrazia.

Ma per qualche ragione chi ci insegna non vuole imparare da solo... Uno stato e, naturalmente, in primis gli Stati Uniti, ha oltrepassato in ogni modo i suoi confini nazionali. Questo è visibile nelle politiche economiche, in quelle strettamente politiche, culturali ed educative che impone alle altre nazioni. Ebbene, a chi piace questo? Chi è felice di questo?"

 Pochi mesi dopo il suo discorso a Monaco, Putin ha parlato in un incontro con i membri del Valdai International Discussion Club.

In quell'occasione Putin ha ulteriormente precisato: "Francamente, non sono così tanti i Paesi al mondo oggi che hanno la fortuna di dirsi sovrani. Potete contarli sulle dita: Cina, India, Russia e pochi altri. Tutti gli altri paesi dipendono in larga misura l'uno dall'altro o dai leader di blocco. Questa non è una situazione molto piacevole, ma è mia profonda convinzione che questa sia la realtà oggi.

"So che, purtroppo, in alcuni paesi dell'est europeo, non solo il candidato alla carica di ministro della Difesa, ma anche i candidati a cariche meno importanti vengono discussi con l'ambasciatore degli Stati Uniti. È un bene?

Non credo sia molto bene per tutti i paesi interessati perché prima o poi provocherà lo stesso rifiuto che una volta ha suscitato in questi paesi la dominazione sovietica. Capisci?

Può sembrare benvenuto oggi, ma domani potrebbe portare a problemi. Anche la vecchia Europa è obbligata ad accettare gli interessi politici della NATO tengono conto nelle sue politiche. Sapete come funziona il processo decisionale.

Probabilmente non c'è bisogno di spiegare. La sovranità è quindi qualcosa di molto prezioso oggi, qualcosa di esclusivo, si potrebbe anche dire.

 La Russia non può esistere senza difendere la sua sovranità La Russia o sarà indipendente e sovrana o molto probabilmente non esisterà affatto."

Karaganov ha descritto la "sovranità" come la libertà dalle regole degli Stati Uniti e ha affermato che la Russia sarà il paese che libererà il mondo dal giogo dell'Occidente nello stesso modo in cui ha combattuto contro la Germania nazista nella seconda guerra mondiale:

"La sovranità, soprattutto, per noi stessi e il mondo. Ciò significa proteggere e rafforzare il proprio Paese per garantire una vita comoda, sicura e libera ai suoi cittadini. Ciò significa libertà di scelta per sé stessi e per il mondo. A proposito, storicamente ci siamo assicurati la libertà scelta da molti paesi per aver privato Napoleone, Hitler e ora gli Stati Uniti della possibilità di dominare."

Vale la pena notare che il sostegno di Putin alla sovranità nazionale ha attirato molti scettici dell'UE.

Nel 2014 Matteo Salvini, leader del partito italiano Lega Nord (un partito che considera l'Unione Europea una minaccia alla sovranità italiana) ha persino posato per fotografie con una maglietta con la faccia di Putin nella Piazza Rossa di Mosca.

 Inoltre, prima delle elezioni presidenziali francesi del 2017, Putin ha incontrato la candidata presidenziale del Fronte nazionale scettico dell'UE di estrema destra Marine Le Pen. In quell'occasione Le Pen disse: "[Putin] rappresenta una nazione sovrana... Penso che rappresenti anche una nuova visione".

Il concetto di "sovranità" può essere riassunto principalmente nelle parole di Dugin:

"Sovrano è colui sul quale non c'è nessun altro e niente affatto". Quindi, "sovranità" significa la possibilità che uno Stato sia libero di scegliere la propria forma di sistema politico, governo, regole e persino la propria definizione di diritti umani.

In effetti, la Russia sfida l'idea che all'Occidente dovrebbe essere consentito di affermare un sistema di valori uniforme e universale.

 In questo senso, la Russia promuove l'idea che i paesi sovrani dovrebbero essere liberi di adottare diversi sistemi politici, diversi dalla democrazia liberale che è vista come un sistema che è stato imposto dall'Occidente al mondo.

Vale la pena notare che il discorso di Monaco del 2007 è stato pronunciato durante l'amministrazione Bush, caratterizzata da un forte interventismo e sostegno alle rivoluzioni colorate. Il discorso di Putin può quindi essere letto come una risposta diretta alla dottrina Bush, il fulcro del flusso che era stato l'"esportazione della democrazia", anche attraverso interventi militari.

L'Occidente ha "tradito" la Russia.

4. L'Occidente, e più specificamente la NATO, ha tradito la Russia. Nel suo discorso del 2007, Putin ha affermato: "Penso sia ovvio che l'espansione della NATO non ha alcun rapporto con la modernizzazione dell'Alleanza stessa o con la garanzia della sicurezza in Europa.

Al contrario, rappresenta una seria provocazione che riduce il livello di fiducia reciproca. E abbiamo il diritto di chiederci: contro chi è destinata questa espansione?

E che fine hanno fatto le assicurazioni fatte dai nostri partner occidentali dopo lo scioglimento del Patto di Varsavia?

 Dove sono oggi quelle dichiarazioni? Nessuno le ricorda nemmeno.

Ma io mi permetterò di ricordare a questa udienza quanto è stato detto. Vorrei citare il discorso del Segretario generale della NATO Wörner a Bruxelles il 17 maggio 1990. Egli disse in quel momento che: "il fatto che siamo pronti a non porre un  esercito della NATO al di fuori del territorio tedesco offre all'Unione Sovietica una solida garanzia di sicurezza.' Dove sono queste garanzie?"

Questa accusa contro la NATO è stata pronunciata più volte da Putin e da altri alti funzionari e diplomatici russi. Come citato in precedenza, durante la commemorazione di Primakov nel 2019, lo stesso Lavrov ha spiegato che non è la Russia ad allontanarsi dall'Occidente, ma è l'Occidente ad allontanare la Russia.

 In un trattato storico intitolato "La politica estera della Russia: sfondo storico", pubblicato il 3 marzo 2016 sulla rivista di affari esteri russa Russia in Global Affairs, Lavrov ha anche scritto:

"Dopo la caduta del muro di Berlino nel 1989, la Russia si è risentita degli Stati Uniti - non solo per il crollo dell'Unione Sovietica, ma anche per l'espansione della NATO verso est, avvenuta nonostante le garanzie del segretario generale della NATO Manfred Wörner alla Russia che non ci sarebbe stata tale espansione.”

 

 I funzionari russi infatti sottolineano spesso che, nel 1990, il segretario generale della Nato Manfred Wörner ha promesso a Bruxelles: "Questo sarà vero anche per una Germania unita nella Nato. Il fatto stesso che siamo pronti a non schierare truppe Nato oltre il territorio di la Repubblica Federale offre all'Unione Sovietica solide garanzie di sicurezza. Inoltre, potremmo concepire un periodo di transizione durante il quale un numero ridotto di forze sovietiche potrebbe rimanere di stanza nell'attuale RDT. Ciò andrà incontro alle preoccupazioni sovietiche di non cambiare l'intera Est- Equilibrio strategico dell'Occidente. I politici sovietici hanno torto nell'affermare che l'adesione della Germania alla NATO porterà all'instabilità. È vero il contrario. L'Europa, compresa l'Unione Sovietica, otterrebbe stabilità. Otterrebbe anche un vero partner in Occidente pronto a cooperare. "

Pertanto, l'espansione verso est della NATO è percepita dalla Russia come una provocazione militare e come un modo per impedire alla Russia di riprendere il suo ruolo storico di attore globale.

 In un'intervista del 2016 al quotidiano tedesco Bild, Putin ha affermato che i membri della NATO avrebbero dovuto "seguire i propri interessi" e non accettare gli stati dell'Europa centrale nell'alleanza militare.

Putin ha sostenuto che la posizione corretta per ricucire le relazioni tra Occidente e Russia sarebbe stata quella di seguire la proposta del politico del Partito socialdemocratico tedesco Egon Bahr di ridefinire una zona nell'Europa centrale in cui le forze della NATO non sarebbero state autorizzate ad entrare.

Nell'intervista alla Bild, Putin ha inoltre affermato: "La NATO e gli Stati Uniti volevano una vittoria completa sull'Unione Sovietica. Volevano sedersi sul trono in Europa da soli. Ma ora sono seduti lì, e stiamo parlando di tutte queste crisi che noi altrimenti non l'avrebbe fatto".

 Lo statista russo Mikhail Gorbaciov, l'ultimo leader sovietico, ha pubblicato nel 2016 un articolo sul quotidiano bisettimanale indipendente russo Novaya Gazeta, facendo affermazioni simili: "Tutto è iniziato quando 'la vittoria dell'Occidente' in è stata proclamata la Guerra Fredda. La nostra comune vittoria nella Guerra Fredda è stata dichiarata un trionfo di una sola parte [cioè l'Occidente], che ora pensa che "tutto è permesso". Questa è la radice da cui sono scaturiti i disordini globali di oggi».

Vale la pena notare che nel dicembre 2021, facendo eco alla proposta di Bahr, la Russia ha pubblicato un progetto di trattato tra la Federazione Russa e gli Stati Uniti sulle garanzie di sicurezza e un accordo sulle misure per "garantire la sicurezza" della Russia e degli Stati membri della NATO.

Il famoso analista politico ed economista russo Vladislav Inozemtsev ha spiegato: "I due documenti, noti anche come "l'ultimatum di Putin", hanno rivelato l'approccio radicalmente nuovo della Russia nei confronti dell'Occidente e del resto del mondo. Nella bozza, Mosca ha apertamente sostenuto che diversi paesi che passato un po' di tempo a far parte dell'Unione Sovietica o dell'Impero russo non può essere considerato completamente sovrano... e quindi non ha il diritto di aderire ad altre alleanze militari tranne quelle di cui la Russia stessa fa parte.

Il Cremlino ha anche apertamente insistito sul fatto che l'Occidente astenersi dal creare basi o installazioni militari nelle nazioni post-sovietiche e persino ritirare tutte le forze straniere (cioè americane) dalle nazioni che hanno aderito alla NATO nel o dopo il 1997".

Inozemtsev ha poi aggiunto: "Questa mossa ha reso la Russia lo sfidante più profondo dell'ordine mondiale esistente, dal momento che anche la Cina (che gli Stati Uniti considerano il suo principale contendente strategico) non ha mai articolato il suo obiettivo formale di soggiogare i paesi vicini alla volontà di Pechino (la Cina infatti sta cercando di raggiungere questo compito utilizzando leve economiche, ma non ne fa il centro della sua politica estera).”

 

"Da Lisbona a Vladivostok.”

 

 L'ideologia russa sembra plasmarsi attraverso un continuo confronto ideologico con l'Occidente, e più specificamente con le diverse amministrazioni statunitensi. Se sotto l'amministrazione Bush Putin si è concentrato sulla sfida del concetto di "esportazione della democrazia", nuovi temi sono emersi sotto l'amministrazione Obama (che ha anche cercato di "ristabilire" i rapporti con la Russia).

 

 Eppure, l'amministrazione Obama è stata principalmente caratterizzata da una forte opposizione al Cremlino e da forti tensioni tra Nato e Russia che fanno eco a quanto sta accadendo oggi con la crisi in Ucraina.

Infatti, durante la riunione del Consiglio NATO-Russia del luglio 2016, la NATO ha accusato la Russia di condurre attività militari "provocatorie" alla periferia del territorio della NATO e di destabilizzare la sicurezza europea attraverso azioni aggressive come l'annessione della Crimea ed esercitazioni rapide su larga scala.

 La Russia in cambio ha accusato la NATO di azioni "conflittuali" vicino al confine russo, poiché l'Alleanza ha iniziato a considerare lo spiegamento di battaglioni NATO in Polonia e nei paesi baltici, e una brigata in Romania.

 Mosca era anche preoccupata per il sistema di difesa missilistica USA/NATO schierato nell'Europa orientale. La NATO sosteneva che fosse diretta contro l'Iran e non contro la Russia, ma Mosca la considerava una minaccia diretta al suo arsenale nucleare.

È anche durante l'amministrazione Obama che la Russia ha ulteriormente rafforzato il concetto di un progetto di integrazione per l'Eurasia, "da Lisbona a Vladivostok", come un modo per contrastare la NATO. Il concetto, che riprendeva l'idea del presidente francese Gen. Charles de Gaulle di un'Europa che si estende "dall'Atlantico agli Urali", è stato lanciato da Putin nel 2011, durante il suo mandato come primo ministro russo, in un articolo intitolato "Un nuovo progetto di integrazione Per l'Eurasia: il futuro in divenire". Nell'articolo, Putin ha spiegato che la Russia propone di "costituire una comunità armonizzata di economie che si estenda da Lisbona a Vladivostok".

Nel suo articolo fondamentale del 2016 menzionato sopra, il ministro degli Esteri russo Lavrov ha osservato che il concetto di "casa comune europea" per la Russia e l'Europa, sostenuto da de Gaulle (che non ha mai messo in dubbio che la Russia appartenesse all'Europa), era l'unico modo per costruire un'Europa forte e sicura (e non la costruzione della NATO). In un discorso del 23 novembre 1959 a Strasburgo, De Gaulle affermò infatti: "Sì, è l'Europa, dall'Atlantico agli Urali, è l'Europa, è l'intera Europa che deciderà le sorti del mondo".

 

Tuttavia, secondo il Cremlino, le relazioni tra Europa e Russia sono ostacolate perché gli Stati Uniti stanno costruendo barriere attraverso l'espansione della NATO.

Già nel 2014, durante una visita a Parigi, il portavoce della Duma russa Sergei Naryshkin aveva affermato che l'idea di De Gaulle di un'Europa dall'"Atlantico agli Urali" era importante per la sicurezza dell'Europa e che non aveva "alternative":

"Ricordiamo il generale de Gaulle come l'autore dell'idea di un'Europa unita che si estende dall'Atlantico agli Urali, lui, come nessun altro, intuì il nucleo dei processi globali che stavano avvenendo in Europa in quel momento.

Il suo scenario di fornire un futuro sicuro per L'Europa è rilevante ai nostri giorni e non ha alternative. Coloro che stanno cercando di infrangere questa tendenza rimanendo a migliaia di chilometri dall'Europa [cioè gli Stati Uniti] stanno commettendo un grave errore storico".

 

"La cosiddetta idea liberale... è sopravvissuta al suo scopo".

L'elezione di Donald Trump nel 2016 ha segnato una nuova fase nell'ideologia del Cremlino, che cerca continuamente di plasmarsi seguendo le tendenze dei tempi. In effetti, l'ascesa del trumpismo è stata vista come il rifiuto popolare dell'interventismo, del globalismo e del liberalismo progressista, contro cui il Cremlino si è opposto dall'ascesa al potere di Putin.

 Il filosofo anti-liberale russo Dugin spiegò all'epoca: "La gente ha rifiutato il globalismo di Clinton e ha accettato Trump senza nemmeno sapere cosa rappresentasse specificamente.

 

 Non ha detto nulla in particolare, semplicemente 'Io non sono il liberalismo, non il globalismo', e il la gente diceva 'che sia presidente, dicci di più'.

 Il Cremlino ha poi pensato che fosse il momento giusto per rafforzare le sue posizioni anti-liberali, sfruttando il fatto che il divario politico e ideologico all'interno degli Stati Uniti è cresciuto e più polarizzato dopo l'elezione di Trump.

In effetti, più il campo progressista liberale prendeva piede in Occidente, più il Cremlino definiva un'ideologia antiliberale per contrastarla e diventare un'alternativa allo stesso Trump, definito da Dugin un "imprevedibile eccentrico novizio e un outsider nella politica americana con una posizione traballante sotto la minaccia dell’impeachment."

Quindi, il 27 giugno 2019, Putin ha rilasciato una storica intervista al Financial Times che ha ulteriormente plasmato la nuova ideologia conservatrice della Russia.

 Nell'intervista, Putin ha sottolineato: "La cosiddetta idea liberale... è sopravvissuta al suo scopo". Ha poi aggiunto: "L'idea liberale è diventata obsoleta. È entrata in conflitto con gli interessi della stragrande maggioranza della popolazione".

 E poi ha sottolineato: "Neanche l'idea liberale si può distruggere, ha il diritto di esistere e in alcune cose dovrebbe anche essere sostenuta. Ma non si deve pensare che abbia il diritto di essere il dominatore assoluto. Questo è il punto."

Da quel momento in poi, la nuova ideologia conservatrice della Russia iniziò a diventare più chiaramente definita e dettagliata.

 

 L'identità dell'Occidente contro l'identità della Russia.

Il 19 agosto 2019, pochi mesi dopo l'intervista al Financial Times, Putin ha fatto visita al presidente francese Emmanuel Macron nel sud della Francia. Alla conferenza stampa congiunta, Putin sembrava aver modificato alcune posizioni dell'ideologia in corso della Russia nei confronti delle sue relazioni con l'Occidente, incolpandola della perdita di identità dell'Europa.

All'incontro, Macron ha citato con orgoglio de Gaulle: "Sto pensando a tutto ciò che è accaduto negli ultimi decenni, a ciò che è riuscito a separarci. So che la Russia è un paese europeo nel profondo del suo cuore. E crediamo in un'Europa che si estende da Lisbona a Vladivostok".

Tuttavia, se Macron si aspettava una reazione entusiasta da Putin, probabilmente sarebbe rimasto deluso. Commentando la dichiarazione di Macron, Putin ha dichiarato: "Riguardo alle prospettive di creazione di un'Europa comune che si estende da Lisbona a Vladivostok... credo che, se ci pensiamo oggi, e se fissiamo tali obiettivi, che sono molto importanti per l'Europa, nel contesto strategico a lungo termine (se vuole conservarsi come centro di civiltà), e anche per la Russia, e se lavoreremo insieme su questo, prima o poi ci avvicineremo al raggiungimento di questo obiettivo. Scegliere una via in una forma o nell'altra (non importa come) e andare lentamente nella giusta direzione, in linea con le condizioni odierne…”

 

In quel discorso, Putin ha sottolineato che sarebbe ancora interessato a creare "un'Europa comune che si estende da Lisbona a Vladivostok" solo a una condizione: che l'Europa "si conservi come centro di civiltà”.

Per comprendere il significato della citazione di Putin, vale la pena notare che il filosofo antiliberale russo Dugin, intervistato da The Economist nel 2017, ha sottolineato l'importanza dell'identità nella società russa e la differenza tra l'identità russa ed europea di oggi.

Dugin ha detto: "Prima di tutto, per capire qual è la differenza tra identità russa ed europea, dobbiamo capire cosa sia l'identità europea, perché non è così facile da capire. Ci sono due ragioni. Innanzi tutto, ora, l'identità europea consiste, per quanto ne so, nella distruzione definitiva, quindi il concetto di identità è giudicato dall'agenda liberale o progressista come qualcosa che dovremmo superare.

"L'identità europea liberale consiste nel negare qualsiasi identità, come una sorta di trasgressione. Essere europei oggi significa non essere europei, ma essere dalla parte degli immigrati, dei musulmani e di tutti tranne che degli europei. Quando o se ti affermi come un inglese radicato nella cultura inglese o un francese, 'Français de souche', è quasi o sembra che tu non sia solo un conservatore, ma un nazista. Sei qualcosa di completamente etichettato come estremista, marginale.

 Oggi, l'identità europea è negazione, negazione di qualsiasi tipo di identità. Ovviamente non è sempre stato così, ma questa è l'agenda liberale".

Dugin ha poi aggiunto: "Precisamente la differenza con l'identità russa è che neghiamo questa negazione. Con l'identità russa, non abbiamo vergogna di essere russi. Non abbiamo alcun senso di colpa per essere russi. Non abbiamo rimorsi per essere russi. Questa è la differenza, perché proprio essere tedesco significa vergognarsi di ciò che ha fatto la Germania. Essere britannici oggi significa provare rimorso per tutto ciò che l'impero britannico ha fatto in passato. Essere americani significa vergognarsi della parte meridionale della storia, della tratta degli schiavi.

"Non abbiamo rimorsi, quindi veniamo immediatamente giudicati per avere un'identità - questo è un crimine rispetto all'agenda liberale. Non è sempre stato così. Prima, l'Occidente incolpava l'Oriente o i cattolici incolpavano gli ortodossi per diversi motivi. Il le stesse tensioni geopolitiche esistevano prima, ma erano formulate in altri termini. Oggi è chiaro che difendiamo la nostra identità di valore».

La Russia quindi non è più interessata a un'Europa che sta perdendo la propria identità occidentale ed europea e si interroga su dove stanno andando i valori e l'identità tradizionali dell'Europa.

Come ha spiegato il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov pochi giorni dopo la dichiarazione di Putin alla conferenza stampa congiunta con Macron: "Il futuro della Russia come parte dell'Europa dipende in gran parte dalla volontà dell'Europa di preservare l'identità di civiltà di quest'area".

 

L'identità eurasiatica della Russia.

Va notato che la Russia sente di dover difendere la propria identità. Questa identità è radicata nella sua storia "eurasiatica", poiché la Russia è ed è stata un ponte naturale tra l'Europa e l'Asia. Il concetto di identità eurasiatica russa, radicato nei movimenti intellettuali del 1910-20, è stato ulteriormente sviluppato politicamente da Putin, che ha sponsorizzato la creazione nel 2015 dell'Unione economica eurasiatica (EAEU).

L'EAEU è un'organizzazione internazionale per l'integrazione economica regionale degli stati post-sovietici situati nell'Europa orientale, nell'Asia occidentale e nell'Asia centrale e costituisce un passo verso la creazione di una "Grande Eurasia", il percorso russo per l'integrazione dell’Eurasia.

 

Eppure, molti studiosi russi e non russi hanno notato che per costruire una vera "Grande Eurasia", la Russia ha bisogno della Cina e dell'Ucraina dalla sua parte.

In un'intervista del 2021, l'accademico russo Sergey Karaganov ha sottolineato l'importanza della Cina per una Grande Eurasia:

 "[Una Grande Eurasia] sarà sicuramente costruita in un modo o nell'altro, a meno che la Cina non scelga la strada della politica imperialista... In questo caso, ci vorrà tempo per costruire una Grande Eurasia più o meno unificata. Ma il movimento continuerà". Tuttavia, le relazioni tra Russia e Cina non sono così idilliache, poiché Mosca non accetta di essere subordinata a Pechino, che è la principale potenza economica contraria alla Russia.

 Inoltre, in un articolo del 2019, lo storico militare Ilya Polonsky ha scritto sul periodico russo Military Review che mentre la politica statunitense nella regione Asia-Pacifico sta effettivamente spingendo Cina e Russia verso la creazione di un'alleanza militare a tutti gli effetti, la Russia non dovrebbe dimenticare i propri interessi, dal momento che gli interessi di Mosca in Asia centrale e in Estremo Oriente sono antitetici e contrastanti con quelli della Cina.

 

Un altro elemento importante dell'identità eurasiatica della Russia è l'Ucraina.

 In un articolo sul concetto di "Near Abroad" (un termine usato per descrivere lo spazio post-sovietico in contrasto con il "lontano estero", che comprende nazioni che erano attori indipendenti durante l'era sovietica), Inozemtsev ha citato Zbigniew Brzezinski, il consigliere per la sicurezza nazionale di Jimmy Carter, che una volta osservò che "senza l'Ucraina, la Russia cessa di essere un impero eurasiatico". Questa citazione riassume perfettamente il significato dell'importanza dell'Ucraina per la Russia e la sua identità eurasiatica. Inoltre, la citazione spiega anche l'avversione della Russia per l'espansione della NATO verso est, percepita anche come un ostacolo all'identità russa.

In questo senso, lo studioso canadese Michael Millerman, il principale traduttore dell'opera del filosofo Dugin dal russo all'inglese, ha spiegato che secondo Dugin, che è il fondatore del Movimento Eurasiatico Internazionale, il percorso eurasiatico per la Russia è basato su "un impero di civiltà" su "storia, cultura, lingua russa, un destino comune [e] una struttura etica e religiosa simile" che unisce il "grande spazio eurasiatico".

 Miller-man ha poi spiegato che prima della guerra russo-georgia del 2008, il progetto imperiale eurasiatico della Russia era virtuale, ma, dopo la Georgia, la strada era aperta per stabilire un "impero di civiltà per davvero" eurasiatico.

Nel 2008, infatti, Dugin ha visitato l'Ossezia del Sud e ha fatto la seguente previsione: "Le nostre truppe occuperanno la capitale georgiana Tbilisi, l'intero Paese, e forse anche l'Ucraina e la penisola di Crimea, che comunque storicamente fa parte della Russia".

 

Tuttavia, sembra che negli anni la Russia abbia dovuto rivalutare il suo progetto eurasiatico. Nel 2016 Lavrov scrisse di un partenariato eurasiatico che si estendeva da Lisbona a Vladivostok, ma Mosca dovette presto abbandonare l'idea, soprattutto a causa delle posizioni politiche e militari dei membri della NATO in conflitto con il Cremlino.

Inoltre, sembra anche non fattibile l'idea di una Grande Eurasia con la Cina al suo interno, in quanto i due paesi hanno interessi divergenti (come in Kazakistan, ad esempio) ed è anche possibile che Mosca e Pechino si scontrino in futuro.

Karaganov ha scritto: "Può accadere che la Cina abbia le vertigini per il successo e voglia ampliare la cerchia di... stati vassalli. Ma se ciò accade, dovrà affrontare un gruppo di stati che opporranno resistenza. Questi includono non solo il Stati Uniti, che ora stanno lottando per contenere l'ascesa [della Cina], ma anche India, Iran, Turchia e Russia”.

In un articolo del 2018, Vladislav Surkov, un tempo influente consigliere del Cremlino, ha scritto un articolo intitolato "La solitudine del mezzosangue", spiegando come la Russia abbia cercato senza successo nel corso della storia di trovare alleati in Occidente e in Oriente, entrambi appartiene a:

 "Per farla breve, la Russia ha trascorso quattro secoli spostandosi a est e poi altri quattro secoli a ovest. I tentativi di mettere radici sono falliti in entrambi i casi... La nostra identità culturale e geopolitica ricorda un'identità instabile di colui che nasce in un ambiente misto-famiglia di razza. È parente di tutti e non autoctono allo stesso tempo ovunque vada. È a casa tra estranei e uno sconosciuto in casa. Capisce tutti e non viene compreso da nessuno. Un mezzosangue, una croce- razza, un ragazzo dall'aspetto strano.

"La Russia è una nazione mezzosangue occidentale-orientale. Con la sua statualità a doppia testa, mentalità ibrida, territorio intercontinentale e storia bipolare, è carismatica, talentuosa, bella e solitaria. Proprio come dovrebbe essere un mezzosangue".

Surkov ha quindi concluso che l'unica scelta della Russia è quella di essere un proprio alleato: "La meravigliosa frase pronunciata dall'imperatore Alessandro III - 'La Russia ha solo due alleati: il suo esercito e la sua marina' - è forse la descrizione migliore della solitudine geopolitica che dovrebbe durare a lungo stato accettato come il nostro destino. Naturalmente, l'elenco degli alleati può essere ampliato a piacere per includere: operai e insegnanti, petrolio e gas, la classe creativa e i robot di Internet dalla mentalità patriottica, il generale Frost e l'arcangelo Michele... Il significato sarà rimaniamo gli stessi: siamo i nostri stessi alleati…”

Per questo motivo, per la Russia, è fondamentale mantenere la sua influenza sui paesi post-sovietici, che culturalmente e storicamente hanno fatto parte dell'"impero di civiltà" e dell'identità russa. Quindi, l'espansione verso est della NATO non è solo una minaccia per gli interessi della Russia, ma per la sopravvivenza dell'identità stessa della Russia.

Niente più URSS.

L'obiettivo della Russia di mantenere la propria influenza nello spazio post-sovietico non significa una rinascita dell'Unione Sovietica. Putin lo ha chiarito più di una volta. Nel suo articolo del 2011 "A New Integration Project For Eurasia: The Future In The Making", Putin ha scritto:

 "Niente di tutto ciò comporta alcun tipo di rinascita dell'Unione Sovietica. Sarebbe ingenuo cercare di far rivivere o emulare qualcosa che è stato consegnato alla storia».

Ha riconosciuto, tuttavia, che la Russia ha ricevuto "una grande eredità" dall'Unione Sovietica. "Abbiamo ereditato un'infrastruttura, impianti di produzione specializzati e uno spazio linguistico, scientifico e culturale comune. È nel nostro interesse comune utilizzare questa risorsa per il nostro sviluppo", ha scritto. Nell'articolo, Putin ha poi sottolineato che l'integrazione eurasiatica dovrebbe essere basata "su nuovi valori" e "un nuovo fondamento politico ed economico", suggerendo che questi nuovi valori dovrebbero opporsi all'egemonia occidentale ed essere diversi da quelli dell'Unione Sovietica.

 

Tuttavia, secondo Putin, il crollo dell'Unione Sovietica è stata una "tragedia umanitaria", poiché il popolo russo è diventato dopo il 1991 la "nazione più divisa del mondo". Come risultato del crollo dell'Unione Sovietica, la Russia ha perso un'importante parte del territorio, della popolazione e dell'influenza globale.

Il Cremlino pensa di poter ricostruire parte di quell'influenza se riuscirà a resistere con fermezza all'Occidente, che è visto come il principale ostacolo per le ambizioni politiche della Russia. Tuttavia, con la sua economia in contrazione, la Russia sa che può affrontare l'Occidente solo sul campo ideologico.

Per fare ciò, il Cremlino ha dovuto elaborare, come direbbe Dugin, una "quarta teoria politica".

Dugin ha classificato tre teorie politiche in ordine di apparizione che hanno caratterizzato il 20° secolo: liberalismo (la prima teoria), comunismo (la seconda teoria) e fascismo (la terza teoria).

 Il fascismo è emerso più tardi delle altre grandi teorie politiche ed è scomparso prima di loro. Il crollo dell'Unione Sovietica nel 1991 segnò la vittoria del liberalismo sul comunismo.

 Così, alla fine del 20° secolo, il liberalismo rimase l'unica teoria in piedi. Tuttavia, come ha detto Putin, "l'idea liberale inizia a distruggersi" e si può plasmare una nuova ideologia. "Il modello liberale non ha il diritto di rivendicare il dominio e di credere che sia l'unico modello corretto al mondo", ha affermato Putin al Forum della settimana dell'energia russa del 2019.

 Dopo il crollo dell'Unione Sovietica e la disastrosa epoca filo-occidentale di Eltsin, la Russia di Putin ha iniziato a cercare la propria identità, cercando le proprie radici eurasiatiche e guardando al proprio passato e alle tradizioni che erano state cancellate sotto il comunismo. Quindi, come ha osservato Dugin, uno dei primi passi verso una "quarta teoria politica" è la "riabilitazione della tradizione".

Tradizione.

Come ha scritto lo studioso canadese Millerman: "[La Russia] si pone come difensore della moralità tradizionale contro l'opposizione postmoderna dell'Occidente ai valori cristiani. E declama gli eccessi della correttezza politica occidentale in aree come la politica di genere, concludendo che il liberalismo è "obsoleto". '

 Questo orientamento ideologico riflette una posizione conservatrice e tradizionalista, distinta dall'individualismo liberale postmoderno e progressista."

Infatti, secondo Putin, "tradizione" è il rispetto della "tradizionale cultura spirituale" russa , che ha al centro la nazione, la religione e la famiglia tradizionale, e che si oppone a valori progressisti come l'apertura delle frontiere, l'immigrazione senza restrizioni , globalismo, teoria queer, teoria del genere, teoria critica della razza, politica dell'identità, cultura dell'annullamento e così via.

 

 Dugin ha spiegato: "Dopo il fallito tentativo di integrazione nella comunità globale negli anni '90, grazie al fallimento delle riforme liberali, la società russa è diventata ancora più convinta della misura in cui il globalismo e gli atteggiamenti e principi individualisti sono estranei ai russi. Questo è ciò che determina il sostegno generale al corso conservatore e sovrano di Putin».

Dal 2019 al 2020, anno delle elezioni presidenziali americane, Putin ha ulteriormente rafforzato le posizioni politiche della Russia basate sulla "tradizione", cercando di capitalizzare la dicotomia tra trumpismo conservatore e liberalismo progressista e l'ascesa di movimenti progressisti come Black Lives Matter che miravano alla rottura della tradizione (come il concetto di "famiglia nucleare"). In questo lasso di tempo, Putin ha toccato tutti i temi che hanno animato il dibattito ideologico in Occidente, pur affermando l'impegno della Russia nei confronti della tradizione e delle visioni conservatrici, con l'obiettivo di assumere la guida del conservatorismo non solo in Russia, ma in Occidente e in il mondo.

Di seguito una panoramica della posizione di Putin che ha espresso tra il 2019 e il 2020 sull'agenda progressista liberale.

 

Putin sull'afflusso di migranti in Occidente.

"Quando il problema della migrazione è venuto a galla, molte persone hanno ammesso che la politica del multiculturalismo non è efficace".

Nella famosa intervista al Financial Times del 2019, Putin ha affrontato il tema dell'immigrazione e della sovranità, sfidando le visioni progressiste su frontiere aperte e multiculturalismo:

"Quando il problema migratorio è arrivato al culmine, molte persone hanno ammesso che la politica del multiculturalismo non è efficace e che vanno presi in considerazione gli interessi del nucleo della popolazione... Si può criticare Trump per la sua intenzione di costruire un muro tra il Messico e gli Stati Uniti potrebbe andare troppo oltre. Sì, forse è così. Non sto discutendo su questo punto. Ma doveva fare qualcosa per l'enorme afflusso di migranti e narcotici.

"Nessuno sta facendo niente. Dicono che questo è male e anche quello è male. Dimmi, cosa è bene, allora? Cosa si dovrebbe fare? Nessuno ha proposto nulla. Non voglio dire che bisogna costruire un muro o alzare le tariffe del 5 per cento all'anno nelle relazioni economiche con il Messico. Non è quello che sto dicendo, ma qualcosa deve essere fatto. Sta almeno cercando una soluzione.

"A cosa sto guidando? Coloro che sono preoccupati per questo, americani comuni, guardano questo e dicono: 'Buon per lui, almeno sta facendo qualcosa, suggerendo idee e cercando una soluzione.'

"Per quanto riguarda l'idea liberale, i suoi fautori non stanno facendo nulla. Dicono che va tutto bene, che tutto è come dovrebbe essere. Ma è vero? Sono seduti nei loro comodi uffici, mentre quelli che affrontano il problema ogni giorno in Texas o in Florida non sono contenti, presto avranno problemi anche loro, qualcuno ci pensa?

"Lo stesso sta accadendo in Europa. Ne ho discusso con molti dei miei colleghi, ma nessuno ha la risposta. Dicono che non possono perseguire una politica intransigente per vari motivi. Perché esattamente? Solo perché. Abbiamo la legge, dicono. Bene, allora cambia la legge!

 

"Anche in questo campo abbiamo un bel po' di problemi. Abbiamo frontiere aperte con le ex repubbliche sovietiche, ma la loro gente almeno parla russo. Capisci cosa intendo? E inoltre, in Russia abbiamo preso provvedimenti per snellire la situazione in questo ambito. Ora stiamo lavorando nei paesi da cui provengono i migranti, insegnando russo nelle loro scuole, e stiamo lavorando anche con loro qui. Abbiamo inasprito la legislazione per dimostrare che i migranti devono rispettare le leggi, usi e costumi del paese.

"In altre parole, anche in Russia la situazione non è semplice, ma abbiamo iniziato a lavorare per migliorarla. Mentre l'idea liberale presuppone che non si debba fare nulla. I migranti possono uccidere, depredare e violentare impunemente perché i loro diritti di migranti devono essere tutelati. Quali sono questi diritti? Ogni delitto deve avere la sua punizione».

 

"La crisi migratoria è il risultato di questo modello liberale."

A pochi giorni dalla pubblicazione dell'intervista, mentre era al vertice del G20 di Osaka, Putin ha criticato il multiculturalismo come ostacolo all'integrazione.

Putin ha detto: "Ma guarda la migrazione... Vedi, come si può immaginare che in alcuni paesi europei ai genitori venga detto che 'le ragazze non dovrebbero indossare la gonna a scuola per motivi di sicurezza.' Che cos'è? Ascolta, le persone vivono nel proprio paese nella loro stessa cultura. Cos'è? Come si è arrivati così lontano?"

Pochi mesi dopo, al Forum della settimana dell'energia russa dell'ottobre 2019, Putin ha aggiunto: "Prendi alcuni paesi europei. Perché parlano continuamente della crisi migratoria? La crisi migratoria è il risultato di questo modello liberale. Semplicemente prendono tutto troppo lontano. Sarebbe meglio investire nelle economie in via di sviluppo, in modo da abbreviare la crescita della povertà.

 Sosteniamo questo processo nell'Organizzazione mondiale del commercio. Smettiamo di sovvenzionare l'agricoltura in Occidente e apriamo i nostri mercati all'agricoltura prodotti dai paesi in via di sviluppo. Investiamo in loro i fondi necessari, dando alle persone l'opportunità di lavorare e vivere nei loro paesi d'origine, guadagnandosi da vivere per le loro famiglie. Non vuoi farlo? Allora avrai i migranti. Il modello liberale non consente di fermare l'afflusso di migranti e il risultato è il malcontento tra la gente e una crescita di opinioni estreme e movimenti di estrema destra».

 

 Putin sulla religione.

"I circoli liberali stanno iniziando a utilizzare alcuni elementi e problemi della Chiesa cattolica come strumento per distruggere la Chiesa stessa".

Nell'intervista al Financial Times, parlando del declino della religione e dei valori tradizionali in Occidente, Putin ha sottolineato:

«A volte ho la sensazione che questi circoli liberali stiano cominciando a usare alcuni elementi e problemi della Chiesa cattolica come strumento per distruggere la Chiesa stessa. Questo è ciò che ritengo scorretto e pericoloso.

"Va bene, abbiamo dimenticato che tutti noi viviamo in un mondo basato sui valori biblici? Anche gli atei e tutti gli altri vivono in questo mondo. Non dobbiamo pensarci ogni giorno, andare in chiesa e pregare, dimostrando così che siamo devoti cristiani o musulmani o ebrei. Tuttavia, nel profondo, devono esserci alcune regole umane fondamentali e valori morali. In questo senso, i valori tradizionali sono più stabili e più importanti per milioni di persone di questa idea liberale, che, secondo me, sta davvero cessando di esistere».

Putin sulla famiglia e il "patriarcato".

"La comunità del padre... sta intraprendendo azioni concrete per contribuire a risolvere problemi urgenti nella sfera della famiglia".

Vale la pena notare che, andando contro le critiche del campo progressista al "patriarcato", nel 2019 la Russia ha creato il Consiglio dei Padri.

 In apertura del primo Forum dei Padri russi, Putin ha dichiarato: "Il governo dà la priorità al sostegno delle famiglie e al miglioramento della situazione demografica... A questo proposito, vorrei elogiare le attività su larga scala e sfaccettate dell'ufficio del Commissario presidenziale per i diritti dei bambini, che ha creato il Consiglio dei padri in Russia.

Oggi, il padre la comunità amplia le sue forme di lavoro e i suoi metodi, partecipa attivamente alla realizzazione di progetti e programmi sociali, e si attiva concretamente per contribuire a risolvere problemi urgenti nell'ambito della famiglia e della tutela dei minori».

 

Putin sulla “teoria queer” e l'identità di genere.

'Le cose ci sembrano eccessive. Affermano ora che i bambini possono giocare cinque o sei ruoli di genere.

Nell'intervista al Financial Times, Putin ha anche discusso della posizione della Russia sulla teoria queer e l'identità di genere:

"Non sto cercando di insultare nessuno, perché siamo stati condannati per la nostra presunta omofobia così com'è. Ma non abbiamo problemi con le persone LGBT. Dio non voglia, che vivano come desiderano. Ma alcune cose ci sembrano eccessive. Ora affermano che i bambini possono interpretare cinque o sei ruoli di genere. Non posso nemmeno dire esattamente di che genere si tratti, non ne ho idea. Lascia che tutti siano felici, non abbiamo problemi con questo. Ma questo non deve oscurare la cultura, tradizioni e valori familiari tradizionali di milioni di persone che costituiscono il nucleo della popolazione».

"Lascia che una persona cresca, diventi adulta e poi decidi chi è”.

Al vertice del G20 del 2019 a Osaka, Putin ha aggiunto: "Abbiamo una legge per cui tutti ci prendono a calci, una legge che vieta la propaganda omosessuale tra i minori. Ma ascolta, lascia che una persona cresca, diventi adulta e poi decida chi è. Lascia in pace i bambini. Ci sono così tante invenzioni al giorno d'oggi. Ho anche detto nell'intervista [Financial Times] che hanno inventato cinque o sei generi, trasformatori, trans…

 

"Vedi, io non capisco nemmeno cosa sia…

"Il problema è che questa parte della società sta imponendo in modo aggressivo il proprio punto di vista alla maggioranza. Dobbiamo essere più leali gli uni con gli altri, più aperti e trasparenti. Non ho detto niente di insolito. Dobbiamo rispettare tutti, è vero, ma non dobbiamo imporre il nostro punto di vista agli altri. Nel frattempo, i rappresentanti della cosiddetta idea liberale stanno semplicemente forzando le loro idee sugli altri. Essi dettano la necessità della cosiddetta educazione sessuale. I genitori sono contrari e sono contrari. Praticamente imprigionati per questo».

Putin su Greta Thunberg.

"Non condivido l'entusiasmo generale per l'azione di Greta Thunberg” .

Nel 2019 Putin ha anche discusso le sue opinioni su Greta Thunberg, che ha lanciato gli scioperi dei Fridays for Future sui cambiamenti climatici ed è diventata presto una delle figure principali celebrate dal campo progressista:

"Potrei deluderti, ma non condivido l'entusiasmo generale per l'azione di Greta Thunberg. Sai, è una buona cosa quando i giovani e gli adolescenti si concentrano sui gravi problemi di oggi, comprese le questioni ambientali, e hanno sicuramente bisogno di essere sostenuti. Ma quando altri usano bambini e adolescenti per i propri scopi, è una pratica che merita di essere condannata. È particolarmente sbagliato cercare di fare soldi in questo modo. Non sto dicendo che sia così, ma sicuramente dovrebbe essere monitorato.

"Sembra che nessuno abbia spiegato a Greta che il mondo moderno è complesso, diversificato e in rapido sviluppo, e le persone in Africa o in molti paesi asiatici vogliono vivere allo stesso livello di prosperità della Svezia. Ma come si può raggiungere questo obiettivo? Facendogli usare l'energia solare perché l'Africa riceve così tanto sole? Qualcuno le ha spiegato quanto costerebbe?

"Un collega parlava solo di petrolio.

Probabilmente tutti sanno che il petrolio è la fonte numero uno nel bilancio energetico globale e manterrà i suoi vantaggi in quanto tale nei prossimi 25 anni. Questo è ciò che dicono gli esperti internazionali.

 È vero, il suo ruolo diminuirà gradualmente; vero, l'energia rinnovabile crescerà più velocemente.

Questo è tutto vero, e dobbiamo lottare per questo. Ma questa tecnologia è alla portata delle economie emergenti e dei paesi in via di sviluppo in questo momento?

A malapena, ma la gente vuole vivere lì proprio come in Svezia, e questo non può essere fermato. Spiega loro che devono ancora vivere in povertà per altri 20-30 anni e che i loro figli vivranno in povertà - spiega loro questo.

"Queste cose richiedono un approccio professionale. Certo le emozioni sono inevitabili, ma comunque, se vogliamo essere efficaci, dobbiamo essere professionali. Sono sicuro che Greta è una ragazza gentile e molto sincera, ma tocca agli adulti cercare di evitare di condurre adolescenti e bambini in situazioni estreme, spetta agli adulti proteggerli da emozioni inutili che possono distruggere una personalità, questo volevo dire.

"Nel complesso, ovviamente, dovremmo assolutamente sostenere queste idee sullo sviluppo delle fonti di energia rinnovabile, solo dobbiamo fare affidamento sulla realtà... Ancora una volta, utilizzare bambini e adolescenti per raggiungere obiettivi anche così nobili, esercitando una pressione emotiva così forte - lo ritengo sbagliato.”

 

Il Manifesto di Putin contro il liberalismo progressista.

 Nel 2021, il democratico Joe Biden è diventato il presidente degli Stati Uniti. Una volta che Trump non sarà più presidente, Putin potrebbe rivendicare la posizione di leader indiscusso dell'ideologia conservatrice contro il liberalismo progressista, con l'obiettivo di sfidare l'ordine unipolare.

Lo stesso Dugin ha sottolineato: "Il rifiuto del liberalismo e della globalizzazione è diventato particolarmente acuto negli ultimi anni, poiché il liberalismo stesso ha rivelato i suoi tratti profondamente ripugnanti alla coscienza russa. Ciò giustificava una certa simpatia tra i russi per Trump e un parallelo profondo disgusto per i suoi oppositori liberali.

"Da parte di Biden, l'atteggiamento nei confronti della Russia è abbastanza simmetrico. Lui e le élite globaliste in generale vedono la Russia come il principale avversario della civiltà, rifiutandosi ostinatamente di accettare il vettore del progressismo liberale e difendendo ferocemente la sua sovranità politica e la sua identità."

Quindi, con l'obiettivo di diventare il principale concorrente ideologico dell'America, Putin ha colto l'occasione al Valdai Forum dell'ottobre 2021 per presentare il suo manifesto più completo sulla nuova ideologia "conservatrice" della Russia, in cui non solo ha dichiarato che la "fine della storia" non si concretizzò, ma paragonò il liberalismo progressista al comunismo, descrivendoli come entrambe ideologie fallite.

 Al contrario, Putin ha promosso quello che ha definito un "sano conservatorismo". Citando uno dei suoi filosofi preferiti Nikolai Berdyayev, che fu espulso dall'Unione Sovietica nel 1922, Putin disse: "Il conservatorismo non è qualcosa che impedisce il movimento verso l'alto, in avanti, ma qualcosa che ti impedisce di ricadere nel caos". Ha poi aggiunto: "Se trattiamo il conservatorismo in questo modo, esso fornisce una base efficace per ulteriori progressi”.

Nel suo discorso-manifesto al Forum Valdai, Putin ha criticato la cultura dell'annullamento, la teoria del genere e la teoria critica della razza, che sono al centro del liberalismo progressista, e ha descritto queste teorie come un déjà vu dei tempi del bolscevismo:

"Dove sono i fondamenti umanitari del pensiero politico occidentale? ... Quali sono i limiti etici generali nel mondo in cui il potenziale della scienza e delle macchine sta diventando quasi illimitato? ... Alcune persone in Occidente credono che un'eliminazione aggressiva di intere pagine dalle proprie storia, 'discriminazione inversa' contro la maggioranza nell'interesse di una minoranza, e la richiesta di rinunciare alle nozioni tradizionali di madre, padre, famiglia e persino di genere, ritengono che tutte queste siano le tappe del cammino verso il rinnovamento sociale.

"Senti, vorrei sottolineare ancora una volta che loro hanno il diritto di fare questo, noi ne stiamo fuori. Ma vorremmo chiedere loro di tenersi fuori anche dai nostri affari. Abbiamo un punto di vista diverso, a almeno la stragrande maggioranza della società russa – sarebbe più corretto dire così – ha un'opinione diversa su questo argomento: crediamo che dobbiamo fare affidamento sui nostri valori spirituali, sulla nostra tradizione storica e sulla cultura della nostra nazione multi-etnica.

 

"I fautori del cosiddetto 'progresso sociale' credono che stiano introducendo l'umanità in una sorta di nuova e migliore coscienza. Dio santo, issate le bandiere, come diciamo, andate avanti. L'unica cosa che voglio dire ora è che le loro prescrizioni non sono affatto nuove. Può sorprendere alcune persone, ma la Russia c'è già stata. Dopo la rivoluzione del 1917, i bolscevichi, basandosi sui dogmi di Marx ed Engels, hanno anche affermato che avrebbero cambiato modi e costumi, non solo politici ed economici, ma la nozione stessa di moralità umana e le basi di una società sana.

La distruzione di valori secolari, di religione e di relazioni tra le persone, fino al totale rifiuto di famiglia (avevamo anche quello), incoraggiamento a informare sui propri cari: tutto questo era proclamato progresso e, tra l'altro, era ampiamente sostenuto in tutto il mondo allora ed era abbastanza di moda, come oggi.

Erano assolutamente intolleranti alleopinioni diverse dalle loro [Qui, Putin sembra fare una citazione indiretta dal libro di Fëdor Dostoevskij "L'idiota": "Ho scoperto da molte osservazioni che i nostri liberali sono incapaci di permettere a chiunque di avere le proprie convinzioni e di rispondere immediatamente all'avversario con abusi o qualcosa di peggio"].

"Questo, credo, dovrebbe richiamare alla mente parte di ciò a cui stiamo assistendo ora. Guardando ciò che sta accadendo in un certo numero di paesi occidentali, siamo stupiti nel vedere le pratiche domestiche - che, fortunatamente, abbiamo lasciato, spero - nel lontano passato. La lotta per l'uguaglianza e contro la discriminazione si è trasformata in dogmatismo aggressivo al limite dell'assurdo, quando le opere dei grandi autori del passato – come Shakespeare – non vengono più insegnate nelle scuole o nelle università, perché si crede alle loro idee essere arretrati.

I classici sono dichiarati arretrati e ignorano l'importanza del genere o della razza. A Hollywood, vengono distribuiti promemoria sulla corretta narrazione e su quanti personaggi di che colore o genere dovrebbero essere in un film. Questo è anche peggio dell'agitprop dipartimento del Comitato Centrale del Partito Comunista dell'Unione Sovietica.

"Contrastare gli atti di razzismo è una causa necessaria e nobile, ma la nuova 'cultura dell'annullamento' l'ha trasformata in 'discriminazione inversa', ovvero razzismo inverso.

 L'enfasi ossessiva sulla razza divide ulteriormente le persone, quando i veri combattenti per la civiltà diritti sognavano proprio di cancellare le differenze e di rifiutarsi di dividere le persone per colore della pelle.

Ho chiesto espressamente ai miei colleghi di trovare la seguente citazione di Martin Luther King: "Ho un sogno che i miei quattro bambini un giorno vivranno in una nazione dove vivranno non essere giudicato dal colore della loro pelle, ma dal loro carattere.' Questo è il vero valore. Tuttavia, lì le cose stanno andando diversamente. A proposito, la maggioranza assoluta dei russi non pensa che il colore della pelle di una persona o il suo genere sia una questione importante. Ognuno di noi è un essere umano Questo è ciò che conta.

"In un certo numero di paesi occidentali, il dibattito sui diritti di uomini e donne si è trasformato in una perfetta fantasmagoria. Guarda, fai attenzione ad andare dove un tempo i bolscevichi avevano pianificato di andare: non solo comunalizzare i polli, ma anche comunalizzare le donne. Un altro passo e tu sarai là .

"Putin ha poi aggiunto:

"I fanatici di questi nuovi approcci arrivano addirittura a voler abolire del tutto questi concetti. Chiunque osi menzionare che uomini e donne esistono davvero, il che è un fatto biologico, rischia di essere ostracizzato. '

Genitore numero uno' e 'genitore numero due ," "genitore alla nascita" invece di "madre" e "latte umano" in sostituzione di "latte materno" perché potrebbe turbare le persone che non sono sicure del proprio genere.

Ripeto, non è una novità; negli anni '20, il così- chiamati Kulturtraegers sovietici hanno anche inventato qualche neolingua credendo che stessero creando una nuova coscienza e cambiando i valori in questo modo e, come ho già detto, hanno combinato un tale pasticcio che a volte fa ancora rabbrividire.

"Per non parlare di alcune cose veramente mostruose quando ai bambini viene insegnato fin dalla tenera età che un ragazzo può facilmente diventare una ragazza e viceversa.

 Cioè, gli insegnanti in realtà impongono loro una scelta che tutti presumibilmente abbiamo. Lo fanno mentre chiudono i genitori fuori dal processo e costringendo il bambino a prendere decisioni che possono sconvolgere la loro intera vita.

Non si preoccupano nemmeno di consultare gli psicologi infantili: un bambino a questa età è anche in grado di prendere una decisione del genere? Questo rasenta un crimine contro l'umanità, e viene fatto in nome e all'insegna del progresso.

 

"Beh, se a qualcuno piace questo, lo faccia fare. Ho già detto che, nel plasmare i nostri approcci, saremo guidati da un sano conservatorismo. È successo qualche anno fa, quando le passioni sulla scena internazionale non erano ancora in funzione alto come lo sono ora, anche se, ovviamente, possiamo dire che le nuvole si stavano addensando anche allora.

 Ora, quando il mondo sta attraversando una disgregazione strutturale, l'importanza del conservatorismo ragionevole come fondamento di un corso politico è salito alle stelle, precisamente a causa del moltiplicarsi dei rischi e dei pericoli e della fragilità della realtà che ci circonda».

Alla conferenza stampa annuale di dicembre 2021, Putin ha concluso l'anno ribadendo il sostegno della Russia ai valori tradizionali e conservatori, sfidando ancora una volta l'Occidente e il suo liberalismo progressista:

 "Se qualcuno pensa che un uomo e una donna siano la stessa cosa, lascia che sia. Tuttavia, c'è ancora del buon senso nel mondo.

"Potrei sbagliarmi anche se è improbabile... Penso che negli Stati Uniti - e se sbaglio non siate infastiditi da me - un detenuto condannato per stupro si è dichiarato donna e ha chiesto di essere trasferito in un carcere femminile. Quindi, l'hanno fatto. E ha prontamente violentato la sua compagna di cella, ma dovrebbe esserci una parvenza di buon senso in ogni cosa.

"O prendi gli atleti. Un uomo si dichiara donna e gareggia, diciamo, nel sollevamento pesi o in qualche altro sport. Lo sport femminile cesserà di esistere completamente. Ci deve essere un po' di buon senso. Sostengo l'approccio tradizionale secondo cui una donna è una donna, un uomo è un uomo, una madre è una madre e un padre è un padre. Spero che la nostra società abbia una protezione morale interiore dettata dalle fedi tradizionali della Federazione Russa".

Ha poi sottolineato: "Tutti i popoli della Federazione Russa - voglio sottolineare 'tutti' - hanno una certa protezione morale interiore contro l'oscurantismo [cioè il liberalismo progressista] ... Spero che i nostri popoli, le etnie russe abbiano un'immunità sufficientemente profonda e sistemi di protezione contro questo oscurantismo... E non va contrastato con istruzioni dirette, schiaffi o accuse, ma sostenendo i nostri valori tradizionali, che continuo a ripetere».

Conclusione.

Secondo Dugin, la Russia non è ancora riuscita a plasmare "un'ideologia completa e coerente" che potrebbe porre una seria sfida alle idee del liberalismo progressista.

"Le élite liberali radicate ai vertici della società sono ancora forti e influenti in Russia, e le idee, le teorie e i metodi liberali dominano ancora l'economia, l'istruzione, la cultura e la scienza. Tutto ciò indebolisce il potenziale della Russia, disorienta la società e pone le basi per le crescenti contraddizioni interne", ha affermato Dugin.

Tuttavia, Dugin ha ritenuto che la Russia rappresenti "il polo più importante - se non il principale! - del Grande Risveglio".

Per Dugin, il "Grande Risveglio" significa aver "capito l'essenza di quella strategia fatale, sia assassina che suicida del" progresso "come la intendono le élite liberali globaliste". "E se lo comprendiamo, allora siamo in grado di spiegarlo agli altri. I risvegliati possono e devono risvegliare tutti gli altri", ha affermato Dugin.

Il famoso accademico russo Alexander Lukin ha suggerito che la missione di Mosca è svegliare e allertare il mondo dai "pericoli" del liberalismo progressista, che definisce con il termine popolare "svegliato", perché negli anni '20 la Russia ha già vissuto un "periodo simile" con il Bolscevismo.

 Quindi, la Russia comprende più di ogni altro paese la "natura distruttiva della nuova ideologia" e "la sua inaccettabilità".

"Al di fuori del mondo occidentale, molti non hanno fretta di criticare la nuova ideologia, temendo di sembrare 'non progressisti' o di essere ostracizzati dai 'paesi sviluppati.'

Tuttavia, una discussione critica sulla nuova ideologia è estremamente necessaria; una maggioranza silenziosa di persone in varie parti del mondo lo sta chiaramente aspettando, e se gli studiosi russi lo avviano, questo può rafforzare la loro posizione intellettuale nel mondo", ha affermato Lukin, che ha poi aggiunto:

 "Possiamo guardare alla società occidentale di oggi nello stesso modo in cui guardava alla Russia bolscevica un secolo fa: una bizzarra orda di selvaggi che, sotto lo slogan della giustizia universale, hanno rovinato il proprio paese e stabilito una brutale dittatura ideologica sui suoi resti».

La Russia comprende profondamente l'Occidente (dopotutto la Russia è innegabilmente culturalmente parte dell'Occidente) e le sue debolezze. Per molto tempo, gli studiosi occidentali hanno ridotto il "putinismo" a "clientismo", "populismo" e "fascismo".

Tuttavia, l'Occidente non si è ancora reso conto che la Russia di Putin sta diventando il principale concorrente ideologico dell'Occidente.

È riuscita ad agganciarsi a un grande dibattito in Occidente sui limiti e le contraddizioni del liberalismo progressista e ha preso le redini della leadership del pensiero conservatore.

La Russia sta costruendo una nuova ideologia "conservatrice" approfittando degli Stati Uniti' polarizzazione politica e sua debolezza ideologica . Il ricercatore della Columbia Richard Hanania ha recentemente affermato che gli Stati Uniti "promuove ideali [per i quali] pochi sono disposti a combattere e per cui sono disposti a morire". Politica per rimanere rilevante nella scena politica globale.

Vale la pena notare che la Cina non è ancora il concorrente ideologico dell'Occidente.

La Cina sfida l'uni-polarità dell'Occidente politicamente, economicamente e militarmente, ma non ancora ideologicamente.

La Cina ha un'ideologia per il proprio popolo, il "socialismo con caratteristiche cinesi", ma non per il mondo.

Inoltre, va notato – come ha detto Dugin – che non esiste ancora una teoria delle relazioni internazionali cinesi (IR), anche se ci sono "alcuni approcci fruttuosi".

Il filosofo cinese Zhao Tingyang ha forse sviluppato una teoria filosofica dell'internazionalizzazione relazioni che hanno avuto il maggior impatto tra gli studiosi cinesi.

Nei suoi libri, Zhao ha rivisitato l'antico concetto di Tianxia (Tutto sotto il cielo) in una moderna teoria del governo e dell'ordine mondiale. In un articolo del 2018 pubblicato sul Washington Post, Zhao ha scritto che "il concetto di tianxia definisce un mondo inclusivo con armonia per tutti".

I concetti di Zhao, tuttavia, sono stati meglio decifrati da Dugin: "La Cina è un impero, non solo nel senso tradizionale, ma anche nell'idea di unificare unità nazionali e politiche. Un impero non è uno stato politico, ma qualcosa di più: un sistema. Si può qui menzionare Tianxia (天下). È qualcosa che unisce di più di un soggetto politico e può espandere la sua influenza su uno spazio più ampio...

La Cina è molto più di uno stato, ed è qui che il concetto di Zhao Tingyang è di fondamentale importanza: affermare la Cina come Tianxia. La crescita di questa Tianxia dovrebbe essere in armonia.

Potresti diciamo: non iniziamo con il globale, ma iniziamo con la nostra regione, installiamo praticamente ora il progetto Belt and Road, installiamolo qui, mostriamo come funziona, e se l'umanità sarà sedotta da questo momento Tianxia, forse altri accetteranno esso.

L'importante è iniziare con la Cina, nei limiti delle vostre possibili capacità, per introdurre questo concetto inclusivo basato su relazioni, giustizia, etica ed egemonia.

La Cina dovrebbe essere riconosciuta come un polo in tutti i sensi. Lì hai già gli aspetti di base di una versione cinese della teoria del mondo multipolare."

Tianxia quindi è un progetto a lungo termine che può o non può avere successo. La Russia, tuttavia, è pronta a sfidare l'Occidente in questo momento, e può farlo utilizzando concetti chiari e accattivanti che già esistono in Occidente e che da secoli fanno parte della Weltanschauung occidentale.

Per questi motivi, la Russia sta diventando e forse è già l'attuale concorrente ideologico dell'Occidente.

(Anna Mahjar Barducci è direttrice del MEMRI Russian Media Studies Project.).

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