LA BATTAGLIA PER LA VITA ,LA LIBERTA’ , LA SOVRANITA’, IL LAVORO.
LA BATTAGLIA PER LA VITA ,LA LIBERTA’ , LA SOVRANITA’, IL
LAVORO.
La
fine del governo Draghi :
verso
la fine della liberal-democrazia
in
Italia ?
lacrunadellago.net-
Cesare Sacchetti- (22 luglio 2022)- ci dice :
E così
alla fine non c’è stato nessun colpo di scena come ventilavano i media
mainstream. Non c’è stato nessun cambio di fronte all’ultimo momento che
potesse riportare in vita l’esecutivo Draghi.
I
media nelle ore che hanno preceduto l’ingresso di Mario Draghi a palazzo Madama
hanno provato a scrivere un romanzo nel quale alla fine c’era il “lieto fine”,
ovviamente per gli interessi dello stato profondo italiano che sosteneva
l’esecutivo dell’uomo del Britannia.
Non si
è trattato altro che di una pura messinscena, peraltro di bassissima lega. La
crisi è finita con la caduta del governo perché l’uomo che aveva voluto questo
esito sin dal principio era proprio lo stesso Draghi.
In
queste ore, i media stanno scrivendo una nuova falsa narrazione. Quella secondo la quale l’ex
governatore della BCE sarebbe stato espulso dalla politica in una sorta di
“draghicidio” così come vuole far intendere Lucia Annunziata, giornalista
appartenente alle fila dell’istituto Aspen, il think tank della famiglia
Rockefeller che governa la politica italiana.
L’epilogo
di questa storia era già scritto dal febbraio di quest’anno e ci era capitato
di anticiparlo sulle pagine di questo blog. Non perché chi scrive sia dotato di
qualche particolare dote taumaturgica. Semplicemente si è provato a seguire le
regole che ogni buon giornalista indipendente dovrebbe seguire.
Ci si
è affidati a fonti qualificate, alla logica e al buon senso. Mario Draghi era stato chiamato dai
poteri finanziari per portare a termine un determinato compito.
L’ex
governatore della BCE è un esperto in liquidazioni e dismissioni. È questo il suo privilegiato campo
di azione ed è attraverso la famigerata svendita del 1992 a bordo del panfilo
Britannia della Regina Elisabetta che la carriera di Draghi finì per decollare
negli anni successivi.
A
Draghi la finanza anglosassone, o forse sarebbe meglio dire anglo-sionista, aveva
chiesto di portare a termine la “missione” iniziata trent’anni addietro.
Spolpare
economicamente ciò che restava dell’Italia agganciandola al cappio dei prestiti
a interesse del cosiddetto PNRR e, al tempo stesso, procedere poi ad un altro
tipo di devastazione, quella che ha assunto le forme della campagna vaccinale.
Non si
contano i danni subiti dai sieri distribuiti dal governo Draghi. Sieri che analisi scientifiche
indipendenti hanno provato contenere il grafene, una sostanza tossica per
l’organismo e che le case farmaceutiche hanno messo nei “vaccini” senza
dichiararlo.
È uno
scandalo così grosso che non potrà non richiedere una seria commissione
d’inchiesta sia sugli organismi che hanno autorizzato tale distribuzione,
governo ed Aifa, sia sulle case farmaceutiche che hanno messo in atto un reato
di gravissima portata; quello dell’attentato alla salute pubblica.
A
Draghi erano stati questi compiti e lui, da “buon” banchiere centrale che ha un
cuore, ma che pulsa solo quando si tratta di gonfiare il portafoglio, ha
eseguito senza alcuna remora.
C’era
però un accordo, nemmeno troppo tacito. Alla fine del “lavoro”, o quando
buona parte di esso fosse stato già completato, la sua “ricompensa” era quella
di essere trasferito al Colle.
Questo
l’originario patto con il mondo della massoneria. Patto che è stato infranto.
La politica ha preferito lasciare Draghi lì dove si trovava. La situazione è
sfuggita di mano quando le proteste popolari e il malcontento nei confronti
dell’esecutivo e dei partiti che lo sostenevano ha raggiunto vette senza
precedenti.
Ovunque
Draghi si spostasse, veniva accolto da salve di fischi. L’uomo del Britannia
non è abituato a tali pressioni. Lui è più abituato a lavorare dietro le
quinte, a stare seduto nelle fredde stanze della BCE e ad eseguire il compito
degli ambienti finanziari stando lontano dai riflettori della opinione
pubblica.
Draghi
ha molti difetti ed è probabilmente l’uomo che ha inferto i maggiori danni
economici e sanitari all’Italia nella storia di questo Paese, però non è uno
stolto.
Sapeva
a che gioco stava giocando la politica. Sapeva che alla politica, mai stata
così debole e separata dal Paese reale, faceva comodo avere un parafulmine
dietro il quale potersi nascondere.
È
questa la ragione per la quale l’ex presidente del Consiglio ha passato gli
ultimi sei mesi a lavorare al suo piano di fuga. Un piano che idealmente avrebbe
dovuto portarlo verso i lidi della NATO o dell’Unione europea, ma in entrambi i casi le porte per
lui sono rimaste saldamente sbarrate. Draghi inseguiva un pretesto per
lasciare palazzo Chigi.
Ciò
non gli ha fatto cambiare minimamente idea. La sponda, o meglio il pretesto per
uscire, gli è giunto da Conte e dal suo sbrindellato M5S che non ha partecipato
al voto di fiducia lo scorso 14 luglio. Impossibile a questo proposito non
notare l’ironia delle date. In uno dei giorni più cari alla massoneria, quello che portò
alla presa della Bastiglia, cade un esecutivo espressione proprio di quei
poteri.
A
volte la coincidenza delle date può forse voler dire qualcosa di più di una
semplice coincidenza, e può consentire di vedere una mano soprannaturale che guida
il fiume della storia.
Draghi
avrebbe potuto tranquillamente proseguire senza il M5S. Il suo governo aveva i numeri per
continuare e non aveva bisogno della partecipazione dei grillini per poter
esistere. Invece
l’ex presidente del Consiglio ha prontamente rassegnato le dimissioni e lì si è
avuta la conferma di quanto ci era capitato di osservare in precedenza. A Draghi serviva il pretesto dietro
il quale ripararsi per occultare la sua reale e ferma intenzione di lasciare.
Nulla
è cambiato il 20 luglio, quando si è presentato davanti all’aula del Senato. Nel suo discorso, l’uomo del
Britannia ha immediatamente alzato la posta in gioco chiedendo come condizione
imprescindibile per proseguire la ricostituzione dell’originario “patto di unità
nazionale” che in realtà non è stato altro che l’atto finale di devozione
dell’intera classe politica italiana alla causa del forum di Davos del “Dio”
Klaus Schwab.
Successivamente,
Draghi ha rilanciato ancora di più, se possibile, nel suo discorso mettendo tra
i punti dell’agenda di governo il sostegno all’Ucraina attraverso la fornitura
di armi, la revisione del reddito di cittadinanza, la riforma delle pensioni e
la concessione delle spiagge.
È
stato un vero e proprio guanto di sfida rivolto ai punti sensibili del M5S e
della Lega. Draghi sapeva che questi due partiti, prosciugati dal tracollo di
consensi degli ultimi due anni, non potevano permettersi di dire sì alle sue
richieste. Draghi in pratica ha chiesto ai grillini e ai leghisti di spararsi
alle tempie, e l’ex governatore della BCE sapeva perfettamente che entrambi gli
avrebbero ovviamente detto di no.
È
stato quindi come agitare uno straccio rosso davanti ad un toro, ma Draghi
voleva che quel toro caricasse e colpisse.
E così
è stato. Lega
e M5S hanno ricevuto il messaggio e si sono rifiutate di votare la fiducia
all’esecutivo. C’è stata quindi una convergenza di interessi di Draghi, della Lega e
del M5S dal momento che a tutti faceva comodo che la crisi si chiudesse così.
L’uomo
del Britannia è riuscito a lasciare palazzo Chigi nascondendosi dietro il
paravento della politica che non ha voluto assecondare le sue richieste, mentre
Lega e M5S provocano lo strappo nel tentativo di andare alle urne e cercare di
salvare quella poca base elettorale rimastagli.
Lo
scenario internazionale: la fine della globalizzazione.
Adesso
la domanda che è sulla bocca di tutti è questa: cosa accadrà? Per poter dare una risposta completa
ed esaustiva, è necessario allargare lo sguardo sull’orizzonte internazionale
che è quello che orienta a sua volta il corso della politica italiana.
La
classe dirigente della seconda Repubblica e le sue successive mutazioni è
probabilmente la più spregevole compagine di capitani di ventura e mercenari
che si sia mai vista nella storia di questo Paese.
Essa
non ha avuto remora alcuna negli ultimi 30 anni ad eseguire tutte le richieste
che giungevano da Oltreoceano e Oltremanica. Londra e Washington ordinavano, e
costoro prontamente eseguivano anche se questi ordini significavano mandare al
macero l’immenso patrimonio economico che questo Paese aveva accumulato
precedentemente grazie alle politiche dell’economia mista ispirate alla
dottrina sociale della Chiesa e allo Stato imprenditore.
Occorrevano
dei sicari spietati che eseguissero fedelmente il copione della globalizzazione
che prevedeva appunto la morte economica, e morale, dell’Italia. Giunse così la generazione dei
Prodi, Amato, Ciampi e D’Alema, il cosiddetto braccio sinistro della globalizzazione
che massacrò il Paese attraverso l’austerità per poi trascinarlo nel baratro
dell’euro e della fine della sovranità monetaria.
La
musica non cambiò nemmeno negli anni 2000 con i governi di centrodestra che a
parte la resistenza flebile del 2011 finì poi per aprire le porte del
Paese ad un altro sicario economico globalista , Mario Monti.
Negli
anni successivi, lo spartito non cambiò nemmeno di una virgola perché qualsiasi
personaggio si sia seduto sulla poltrona di presidente del Consiglio ha sempre
finito con l’eseguire gli ordini di questi poteri globalisti.
A
palazzo Chigi, c’era il pilota automatico di gruppi quali il Bilderberg e Davos. Venne il 2020 e venne il più grave
attacco perpetrato contro l’Italia da quel potere che le stesse massonerie
definiscono come “Nuovo Ordine Mondiale”.
In
Italia si applicarono le restrizioni COVID tra le più dure al mondo. Tali ambienti hanno in odio l’Italia
per tutto ciò che essa rappresenta sul piano religioso e storico e l’attacco fu
particolarmente violento. La classe politica non si oppose ancora una volta. Fece in modo che questi piani
potessero riuscire prima attraverso il governo Conte e poi attraverso quello
Draghi, giunto per dare la pugnalata finale.
Il
piano sarebbe riuscito soltanto ad una condizione. Che al di fuori dei confini si
fosse proceduto sulla stessa via. Si sarebbe dovuto dare una spinta decisiva e definitiva
alla globalizzazione degli anni 90 attraverso la fine degli Stati nazionali.
Tutto ciò non è accaduto. Non c’è stata la stretta di mano di tale potere
autoritario globale.
Per
dirla con le parole di un personaggio che ha servito questo sistema di potere
per oltre 30 anni, Massimo D’Alema, si è presa “una gigantesca vista”.
D’Alema
afferma esplicitamente che “avevamo tutti pensato che con la fine della guerra
fredda e il crollo del comunismo ci sarebbe stato un nuovo ordine mondiale. Ma
c’era un deficit di politica ora riempito dal ritorno brutale del Novecento e
dell’Ottocento.”
Ciò
significa che coloro che si sono posti al servizio di tale piano eversivo, si
sono resi conti che i disegni originari non si sono attuati. Ci sono state forze che si sono
opposte alla sua realizzazione specialmente da quando alla Casa Bianca è
iniziata l’era Trump nel 2016 che ha messo fine alla partecipazione
dell’America, la prima potenza mondiale, all’esecuzione del piano che avrebbe
dovuto dare vita al governo globale.
La
farsa pandemica avrebbe dovuto portare a questo fine, ma gli attori che si sono
opposti erano troppi e troppo influenti. Si sono opposti gli Stati Uniti, si è
opposta la Russia, e si è opposta persino la Cina che ha consumato un divorzio
da quelle élite occidentali che hanno di fatto avuto un ruolo decisivo nel
costruire la sua espansione economica.
Si è
invece entrati in una fase interamente nuova. Non più una accelerazione della
globalizzazione, ma piuttosto una de-globalizzazione e la leadership di politici quali
Vladimir Putin, Xi Jinping, Victor Orban, Jair Bolsonaro, Narendra Modi, e
Recep Erdogan ha dato una accelerazione impressionante a questo fenomeno.
Ciò
non vuol dire che ognuno di questi leader, specialmente nel caso del presidente
turco e cinese, siano dei modelli di assoluta moralità, ma è indubbio che
questa alleanza allargata dei BRICS ha un minimo comun denominatore. Quello di garantire la sovranità
degli Stati nazionali e di spostare il centro delle decisioni dall’unipolarismo
atlantico globalista a quello del
multipolarismo internazionale.
Tale
fase porta con sé la progressiva perdita d’influenza della finanza
internazionale e vediamo che questo processo è già in atto. Goldman Sachs ha registrato una
perdita di 2,6 miliardi di dollari nell’ultimo trimestre e BlackRock, il più
grande fondo di investimenti al mondo, ha perduto l’astronomica cifra di 1,7
trilioni di dollari.
Si sta
chiudendo un’epoca, quella del globalismo, e se ne sta aprendo un’altra, quella
del ritorno degli Stati nazionali sulla scena mondiale.
La
classe politica italiana è priva di protezioni internazionali.
In
questa storica transizione, la classe politica italiana si ritrova scoperta,
nuda e disorientata. Essa aveva puntato tutto su Davos e sul “Dio” Klaus Schwab ora si ritrova con un
pugno di mosche e senza più elettori. Il conto da pagare lasciato dai due
esecutivi Conte e Draghi è altissimo. Ci sono morti sul piatto, morti
causati dalle politiche dei due governi e nessuno si illuda che sarà possibile
ripartire come se nulla fosse.
Gli
stessi italiani ormai guardano con assoluta diffidenza e ostilità a tutti i
partiti. Sanno
che ognuno di essi è compartecipe delle loro sofferenze. C’è poi un altro
elemento che rende ancora più vulnerabile questa classe politica, ed è quello
della mancanza del suo garante internazionale a Washington.
E’ il
potere del governo parallelo degli Stati Uniti che ha assicurato la permanenza
al potere del sistema politico italiano, ma a Washington non ci sono più i
referenti di un tempo.
La
cosiddetta amministrazione Biden non ha cambiato nulla, perché gli Stati Uniti
e lo stesso governo americano sembrano guidati da altre forze che non sono più
quelle del cosiddetto stato profondo.
Dunque
ovunque si guardi intorno, la politica vede vuoto e si impaurisce. Si impaurisce perché sa che sarà
chiamata a rispondere del più grave attacco mai perpetrato alla sovranità della
nazione italiana e non ci sarà nessuno che verrà in suo soccorso.
Verso
la fine della democrazia liberale?
Sono
già iniziate le rese dei conti interne alle bande dei partiti che si accusano a
vicenda di scelte che vanno in interessi opposti e contrari. È solo il
principio. Nei prossimi mesi tali
conflitti interni aumenteranno e l’appuntamento delle urne in programma per il
prossimo settembre si rivelerà un probabile bagno di sangue.
I
partiti rischiano di arrivare completamente consumati dalle loro faide e da
quello che si preannuncia come un astensionismo record.
C’è poi da considerare la variabile degli
scandali internazionali, quali Spygate e Italiagate, che pendono sulla testa dell’intero
stato profondo italiano. La crisi delle istituzioni liberali e democratiche non è una
passeggera o di poco conto. Essa è profonda e strutturale. Sullo sfondo c’è
quindi sì un reset, ma è quello della politica italiana. L’esito più probabile
a questo punto sembra essere quello di una tabula rasa della stessa democrazia
liberale.
Il
futuro immediato sarà quindi attraversato dalla instabilità ma essa sarà un
fenomeno necessario per potersi scrollare il fardello di un sistema che ha
causato questo cumulo di macerie.
Un
sistema che trova tutti i suoi errori nella stessa Repubblica liberaldemocratica
del 1946-1948, creazione spuria che nulla ha a che vedere con i valori fondanti
cristiani e romani della nazione e della civiltà italiana.
La
transizione di disordine servirà con ogni probabilità per poi poter giungere
all’ordine successivo, quello di un Paese finalmente restaurato e che torni ad
ispirarsi alla sua unica e storica identità che gli ha permesso di avere un
primato morale nel mondo.
Sono
in molti a chiedersi chi saranno gli uomini che guideranno tale processo. Saranno probabilmente uomini che
ancora oggi non sono sulla scena pubblica ma che possono mettersi al servizio
dell’Italia e degli italiani per guidare il Paese verso il suo risanamento
economico e morale.
È una
fase storica unica quella che l’Italia e il mondo stanno vivendo. Sta passando un fiume che va in una
determinata direzione e quando ciò accade non bisogna assolutamente mettersi
controcorrente. Occorre lasciarsi guidare e restare saldi durante il passaggio.
La
corrente sta conducendo l’Italia verso la ricostruzione graduale della sua
sovranità perduta. Ciò che c’è da fare in questa fase, è quella di guardare al
patrimonio fondante di valori del Paese. Lì c’è la risposta su ciò che va
fatto. Lì c’è la rotta da seguire.
PERCHÈ
LA UE POTREBBE
FINIRE
ENTRO UN ANNO.
Comedonchisciotte.org-
Redazione CDC- ( 03 Agosto 2022 )- ci dice :
(Eric Zuesse, orientalreview.org).
La
Germania, che è stata forte e potente all’interno dell’Unione Europea e ha
imposto l’austerità nei confronti delle economie europee più deboli, come
quelle di Grecia, Spagna, Italia e Portogallo, ora chiede agli altri Paesi
membri della UE di salvare i tedeschi da quella che presto sarà inevitabilmente
un’emergenza energetica, dovuta al fatto che la Germania si è conformata alla
richiesta dell’America non solo di unirsi alle sanzioni americane contro la
Russia, ma anche di interrompere il gasdotto russo Nord Stream 2 della
Germania, che avrebbe dovuto aumentare – invece di diminuire (come avverrà ora)
– le forniture di gas naturale della Russia all’Europa.
La
Germania è stata, fino a poco tempo fa, il motore industriale della UE e quindi
è quella che ha più da perdere da forniture energetiche ridotte e molto più
costose; ma questo è già accaduto e si intensificherà nel prossimo inverno. Man mano che le forniture energetiche
si ridurranno, i prezzi dell’energia aumenteranno, poi si impenneranno e
l’economia tedesca verrà schiacciata.
I
leader tedeschi (come quelli degli altri Paesi della UE) si sono conformati
alle richieste americane di sanzioni anti-Russia (che si basano su
“informazioni” falsificate); di conseguenza, i cittadini tedeschi saranno presto
congelati, anche se la Germania spenderà per l’energia prezzi astronomicamente
più alti di quelli che pagava in precedenza.
Il
crollo delle forniture energetiche dalla Russia sarà sostituito da un aumento
delle forniture da parte di altri Paesi (tra cui l’America) la cui energia è
molto più costosa di quella russa e solo una piccola parte delle ridotte
forniture dalla Russia potrà essere sostituita del tutto. Qualcosa dovrà cedere, probabilmente
la stessa UE, perché la conseguente rapida escalation delle ostilità interne
tra le nazioni dell’Unione – in particolare tra la Germania e le nazioni che
ora si aspetta che la salvino da questa crisi – potrebbe far esplodere
irrimediabilmente la stessa UE.
Ciò
avverrà nello stesso momento in cui l’Unione Europea – che era estremamente
impegnata a ridurre o addirittura eliminare sia il nucleare che i combustibili
fossili e soprattutto il carbone – si sta improvvisamente affrettando ad aumentare
notevolmente l’uso di queste fonti di combustibile non ecologiche e quando gli elettori europei che
avevano messo al potere queste persone non gradiranno vedere i loro leader
girare ora di 180 gradi nella direzione opposta, verso il riscaldamento
globale. Verranno
inevitabilmente sollevate nuove questioni non previste in precedenza.
Inoltre,
il ritorno ai combustibili fossili non potrà mai avvenire alla velocità
promessa dai leader europei; e, di conseguenza, non solo gli europei si raffredderanno e
tremeranno durante il prossimo inverno, ma i loro leader dovranno dare molte
spiegazioni che non possono essere spiegate se non ammettendo di essersi
sbagliati – terribilmente sbagliati e impreparati – e questo fatto innegabile
causerà il caos politico, poiché le reciproche recriminazioni sui loro
molteplici fallimenti amareggeranno gli europei riguardo all’intero progetto
dell’Unione Europea, il progetto di creare un’unica incomprensibilmente
burocratica mega-nazione europea satellite degli Stati Uniti, l’“Unione
Europea”, composta praticamente da tutte le nazioni europee.
La
nostalgia del passato, delle belle nazioni europee indipendenti e l’amarezza
per il futuro, del “nord contro sud” (ecc.) in Europa, prenderanno il
sopravvento, indebolendo il tessuto della UE e mettendo in discussione l’intera
alleanza transatlantica del secondo dopoguerra (asservita, in realtà, al
governo statunitense che odia la Russia), sia la NATO americana che la sua
gemella politica, l’UE dominata dagli Stati Uniti e le sue migliaia di
servitori americani a Bruxelles.
Perché
la Ue potrebbe finire entro un anno.
Il
presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen è d’accordo con il “DIO”
Klaus Schwab ?
La più
recente valutazione completa del fabbisogno energetico dei Paesi dell’UE è il
documento del settembre 2008 “Europe’s Dependence on Russian Natural Gas:
Perspectives and Recommendations for a Long-term Strategy” di Richard J.
Anderson del George C. Marshall European Center for Security Studies, finanziato dai governi statunitense e
tedesco.
Il
documento chiarisce che il combustibile più economico e in più rapida crescita
in Europa (a meno che i Paesi della UE non adottino politiche per cambiare
questa situazione, cosa che non è avvenuta) è il gas naturale proveniente dalla
Russia,
soprattutto per quanto riguarda la produzione di elettricità, gli usi
industriali e le materie prime chimiche per la plastica, ecc.
Questo
è ciò che è accaduto – il dominio russo sulle forniture energetiche (e
industriali) dell’Europa – e, a partire dal 2008, i Paesi che dipendevano maggiormente
dal gas naturale russo a basso costo trasportato dai gasdotti erano (si veda
questa immagine): Germania, Polonia, Slovenia, Ungheria, Turchia, Austria,
Cechia, Grecia, Finlandia, Slovacchia, Bulgaria, Bielorussia, Moldavia,
Lituania, Lettonia ed Estonia.
Presumibilmente,
queste sono le nazioni che saranno particolarmente “rilassate” nel prossimo
inverno, al
fine di continuare il dominio politico dell’America sull’Europa.
Il
presunto imperativo morale che avrebbe innescato questo “raffreddamento” è l’invasione dell’Ucraina da parte
della Russia nel febbraio 2022, come inevitabile risposta finale della Russia
al colpo di Stato dell’America in Ucraina nel febbraio 2014 e all’insulto della NATO alla Russia
che ha insistito sul fatto che questa nuova Ucraina creata dagli Stati Uniti e
che odia la Russia, ha il diritto sovrano di piazzare missili americani al
confine con la Russia a soli cinque minuti di distanza di bombardamento
nucleare da Mosca – questa è la presunta ragione morale – imperativa
dell’Unione Europea per disattivare la Russia (il più economico fornitore di
energia dell’Europa) come fornitore di energia per l’Europa.
Ma,
come risultato della chiusura dei rubinetti energetici russi in Europa, la UE
stessa potrebbe essere distrutta e diventare un mero “è stato” dal punto di vista
economico, culturale, industriale e di altro tipo, in modo che l’Europa rimanga
una nazione vassalla dell’America (le sue nazioni “dispensabili”, come lo sono
tutte le altre), invece di diventare ciò che avrebbe sempre dovuto essere e che sarebbe
stata naturalmente, la gloria radiosa del più grande continente del mondo:
l’Eurasia.
Un’Europa
che include la Russia, invece di metterla in pericolo. La gloria dell’Europa è
finita, andata com’era e l’unica vera domanda ora è: quanto velocemente? Oh – e PERCHE’? Perché i leader
europei hanno fatto questo? Questa sarà la vera domanda che ucciderà l’Unione
Europea.
L’Europa
che era, non c’è più, uccisa dal regime di Washington DC, che si serve dei suoi
numerosi agenti assoldati in Europa e dei suoi sicari nella NATO.
(Eric
Zuesse, orientalreview.org/2022/07/30/why-the-eu-could-end-within-a-year/).
MANCA
SOLO UN NANOSECONDO
ALL’ARMAGEDDON.
Comedonchisciotte.org-Sara
Iannaccone –( 01 Agosto 2022 )- ci dice :
( Paul
Craig Roberts, paulcraigroberts.org).
La
metastrategia “Nuclear Primacy” [“Primato Nucleare”] del governo statunitense afferma
che esistono livelli “accettabili” di distruzione dell’America in una guerra nucleare
contro la Russia e la Cina, purché alla fine l’America “ne esca vincitrice” a
livello globale.
Brian
Berletic ci illustra il piano della Rand Corporation che prevede che il
Pentagono attacchi la Cina durante la stretta finestra fino al 2025 e forse al
2030 (da 3 a 8 anni da oggi), quando si presume che gli Stati Uniti abbiano
ancora una superiorità in grado di vincere una guerra che è “improbabile”
(indefinita e poco più che un’ipotesi velleitaria) che diventi nucleare.
In altre parole, il presupposto su cui poggia il progetto di attacco militare
di Washington alla Cina è che la Cina accetterà la sconfitta piuttosto che
usare le armi nucleari.
Un
governo sano di mente inizierebbe una guerra sulla base di un’ipotesi così
rischiosa?
Ci
sono altre due ipotesi altamente rischiose nei piani di guerra del Pentagono. Una è che gli Stati Uniti possano
dominare i mari da cui, attraverso aerei o missili, possano distruggere
l’industria e le infrastrutture sociali cinesi. A quanto pare non è stata prestata
attenzione ai missili cinesi a lungo raggio che rendono obsolete le flotte di
portaerei statunitensi.
L’altra
ipotesi rischiosa è che la Russia ne resti fuori. Considerando la confusione al
Cremlino, l’incapacità del governo russo di abbandonare la speranza di una
cooperazione pacifica con l’Occidente e la sua incapacità di considerare la
dottrina neocon dell’egemonia statunitense sul mondo come qualcosa di diverso
da una fantasia, e certamente non una dottrina operativa, è possibile che Mosca
si metta da parte e assista ad una guerra tra Stati Uniti e Cina.Il Cremlino perde molte opportunità,
ma è difficile credere che Putin sarebbe così stupido da non allearsi con la
Cina contro gli Stati Uniti. In questo caso gli Stati Uniti
sarebbero Storia.
(L’analisi
di Berletic :
web.archive.org/web/20220429035113/https://journal-neo.org/2021/09/27/us-war-plans-with-china-taking-shape/).
Per
quanto riguarda la preoccupazione del Pentagono per gli americani nel caso in
cui l’ipotesi che Washington possa conquistare la Cina senza l’uso di armi
nucleari sia sbagliata, se tali armi vengono impiegate, “la metastrategia del governo degli
Stati Uniti “Nuclear Primacy” dice che ci sono livelli “accettabili” di
distruzione dell’America in una guerra nucleare contro la Russia e/o la Cina, purché
l’America “ne esca vincitrice” a livello globale”.
La
dottrina del Pentagono non dice quante città americane e quanti milioni di
americani rientrano nei “livelli accettabili di distruzione”. Ma è sufficiente a dimostrare che
gli americani sono considerati dai loro governanti come carne da macello.
Vedete,
l’unica importanza nella dottrina neoconservatrice dominante è l’egemonia degli
Stati Uniti, non la vostra vita. Per i neocon, finché l’America governerà su una
terra desolata e priva di vita, avremo vinto. I neoconservatori sono persone
veramente folli e controllano la politica estera e militare degli Stati Uniti.
Questo
dovrebbe spaventarvi e svegliarvi. Ma non lo farà. I giovani non riescono a
smettere di scorrere i loro cellulari abbastanza a lungo da avere un’idea della
realtà che li circonda.
Vivono già in un mondo virtuale, disconnesso
da ogni realtà.
Gli
americani più anziani dicono di aver sentito temere la guerra nucleare per
tutta la vita e che non accadrà mai perché non ci possono essere vincitori. Si tratta di una comprensione molto
poco sofisticata, soprattutto a fronte di una dottrina bellica statunitense che
afferma che Washington può vincere una guerra nucleare purché non aspetti oltre
il 2025 o il 2030.
Eric
Zuesse, stimolato da Berletic, scrive che Washington intende conquistare sia la Cina che
la Russia.
Il campo di battaglia iniziale della terza guerra
mondiale è la guerra che Washington ha organizzato in Ucraina.
Non c’è dubbio che l’esercito russo sia molto
formidabile e che sia in grado di spazzare via la NATO in un istante. Il problema per la Russia è al
Cremlino, dove regnano esitazione e confusione.
Il
Cremlino non riesce a capacitarsi del fatto che Washington sia impazzita.
Putin
pensava davvero che Washington avrebbe accettato l’intervento militare della
Russia in Ucraina in quanto limitato alla protezione dei russi del Donbass.
Putin e il suo ministro degli Esteri sono così sprovveduti da credere che
Washington avrebbe permesso loro di condurre un’operazione limitata alla
pulizia del Donbass dai nazisti ucraini.
Come
fa la potenza militare più importante del mondo a commettere un simile
errore? L’unica risposta che mi viene in
mente è che il lavaggio del cervello fatto dall’America alla classe intellettuale
russa durante gli anni di Eltsin abbia reso la leadership russa sorda, muta e
cieca.
Si è
tentati di aggiungere stupida. I leader russi – Putin, Lavrov –
descrivono correttamente la situazione, ma non riescono a fare nulla.
Le
chiacchiere abbondano, ma l’azione è rara. A quanto pare, il Cremlino
continuerà a vendere energia ai Paesi della NATO, in modo che la NATO possa continuare
la guerra alla Russia. Parafrasando Alain de Lille nell’XI secolo, non è la sovranità ora, ma il denaro
che è tutto. Questo sembra valere per la Russia.
Zuesse,
che è onesto come può esserlo un uomo di sinistra, non è sempre affidabile. La
sinistra ha i suoi miti su Reagan, ed ecco la dichiarazione di Zuesse su uno di essi:
“Ho
documentato che il piano del governo americano era invece quello di ingannare
il governo russo [Gorbaciov] per fargli credere che l’America avesse posto fine
alla Guerra Fredda dalla nostra parte nello stesso momento in cui la Russia
aveva posto fine alla sua parte della Guerra Fredda nel 1991, ma che il governo
americano stava invece pianificando di circondare la Russia aumentando la NATO,
fino ai confini della Russia”.
Suppongo
che la verità dell’affermazione di Zuesse dipenda da chi è il governo
statunitense. Il Presidente o i neocon e
il complesso militare/sicurezza?
Se il
governo è il Presidente come rappresentante del popolo, so per certo che
l’intento del Presidente Reagan era quello di porre fine alla guerra fredda,
non di vincerla.
Ce
l’ha detto più volte. Formò un comitato presidenziale top secret con autorità sulla
CIA per avere un’opinione indipendente sull’affermazione della CIA secondo cui
gli Stati Uniti avrebbero perso una corsa agli armamenti se fossero stati usati
per portare la Russia, con la sua economia in crisi, al tavolo dei negoziati. Il piano di Reagan prevedeva che,
una volta eliminata la stagflazione, l’economia americana risanata avrebbe
seppellito quella rotta e non riparabile della Russia in una corsa agli
armamenti. Lo
scopo della minaccia di una corsa agli armamenti era di portare Gorbaciov al
tavolo dei negoziati per porre fine alla Guerra Fredda, non vincere una corsa
agli armamenti.
Abbiamo
indagato sui documenti della CIA e abbiamo riferito al Presidente Reagan che si
trattava di un caso in cui la CIA proteggeva il suo budget e il suo potere.
Se Reagan avesse smantellato la Guerra Fredda, senza un nemico, il
bilancio della CIA e quello del Complesso di Sicurezza Militare sarebbero stati
indifesi ai loro alti livelli.
Ronald
Reagan era un outsider per l’apparato repubblicano, rappresentato all’epoca da
George H. W. Bush, vicepresidente ed ex direttore della CIA. Reagan era visto come una sfida al
controllo del Partito Repubblicano da parte dell’establishment repubblicano.
Otto anni di Reagan seguiti da otto anni di Jack Kemp avrebbero significato la
fine dell’establishment repubblicano al servizio degli interessi organizzati. I partiti politici sono interessati
al potere e al controllo, non all’interesse nazionale. Qui c’era Reagan, e i suoi pochi
sostenitori nella sua amministrazione, che sfidavano il potere e il profitto
degli interessi costituiti per il bene della pace mondiale.
I
media americani, puttane della CIA, hanno iniziato a darci addosso.
Ma non era il caso. La narrazione non era ancora stata costruita. James Baker, il principale agente di
George H. W. Bush, ha ammesso di aver promesso a Gorbaciov di non muovere la
NATO verso East. Ma non esiste un documento scritto e firmato, quindi la storia è stata
cambiata dalle successive amministrazioni di Washington.
A
Zuesse sfugge la vera storia, perché soccombe all’ideologia e non riesce a capire che Reagan, come
Trump, era un outsider che portava la speranza che il sistema politico potesse
essere riportato sotto controllo del popolo.
I
media americani e la sinistra americana hanno fatto in modo che ciò non
accadesse.
Di
conseguenza, ora ci troviamo di fronte all’Armageddon nucleare. Manca poco, a meno che Putin non decida di
arrendersi.
Oggi
gli Stati Uniti sono molto più divisi che nel 1860. I Democratici considerano i bianchi
come razzisti, ostacoli alla giustizia sociale e al dominio dei neri oppressi e
sessualmente perversi. Nei media e nei sistemi educativi i bianchi americani sono
demonizzati più di quanto lo fossero gli ebrei nella Germania nazista. Una volta che i bianchi americani
diventeranno una minoranza, che è l’obiettivo principale del Partito
Democratico, il loro destino sarà lo stesso dei francesi ne “Il campo dei
santi”.
I
repubblicani sono impotenti. Il loro obiettivo è
rendere l’America di nuovo grande, il che rientra nel programma dei
neoconservatori di egemonia degli Stati Uniti.
Per
affrontare le sfide che l’America deve affrontare è necessario conoscere i
fatti, ma
i fatti non sono più politicamente corretti. Non si adattano alle narrazioni e,
di conseguenza, non sono veri e vengono liquidati come disinformazione.
Nel
corso della mia vita ho visto il mio Paese scendere nella degenerazione,
nell’ignoranza e nel male. La nazione in cui sono nato non
esiste più se non come luogo geografico.
(Paul
Craig Roberts, paulcraigroberts.org).
(paulcraigroberts.org/2022/07/21/it-is-only-a-nano-second-to-armageddon/).
LA
TERZA GUERRA MONDIALE
SPIEGATA
AI PRINCIPIANTI.
Comedonchisciotte.org- Markus-( 04 Luglio 2022 )- ci dice :
(Gaius
Baltar- thesaker.is).
Alcune
persone informate, tra cui pare ci sia anche il Papa, cominciano a sospettare
che nel mondo stia succedendo qualcosa di più della semplice guerra in Ucraina.
Dicono che
la Terza Guerra Mondiale è già iniziata e che d’ora in poi le cose
peggioreranno. Questo potrebbe essere difficile da determinare visto che stiamo
partecipando agli eventi in corso e non abbiamo il beneficio della prospettiva
storica. È
assai poco probabile che nel 1939 la gente si rendesse conto di trovarsi di
fronte all’inizio di un grande conflitto mondiale, anche se alcuni potrebbero
averlo sospettato.
L’attuale
situazione globale è per molti versi come un gigantesco puzzle, in cui il
pubblico vede solo una piccola parte del quadro completo. La maggior parte non
si rende conto che potrebbero esserci altri pezzi e non si pone nemmeno queste
semplici domande: perché sta accadendo tutto questo e perché sta accadendo
proprio ora?
Le
cose sono più complicate di quanto creda la maggior parte delle persone.
Quello
che vedono è il malvagio stregone Vladimir Saruman Putin che sta invadendo con
il suo esercito di orchi un’innocente Ucraina – senza alcun motivo. Si tratta di una visione a dir poco
semplicistica, perché nulla accade senza un motivo. Mettiamo le cose in
prospettiva e vediamo cosa sta realmente accadendo – e perché il mondo sta
impazzendo sotto i nostri occhi. Vediamo in cosa consiste la Terza Guerra Mondiale.
La
pentola a pressione.
L’Occidente
(che qui possiamo definire come gli Stati Uniti, l’Unione Europea e pochi
altri) ha mantenuto per decenni la pressione sul mondo intero.
Questo
vale non solo per i Paesi al di fuori dell’Occidente, ma anche per gli stessi
Paesi occidentali che si sono allontanati dai diktat dei governanti
occidentali. Questa pressione è stata ampiamente discussa e definita in modi
assai diversi, tra cui neocolonialismo, egemonia finanziaria forzata e così
via. Ciò che è interessante, soprattutto negli ultimi 20 anni, è quali Paesi
hanno subito pressioni e cosa essi non hanno in comune.
Tra i
Paesi oggetto di pressioni troviamo Russia, Cina, Cuba, Venezuela, Libia,
Siria, Serbia, Thailandia e Iran, solo per citarne alcuni. Si sono aggiunti di recente anche
India e Ungheria. Per capire perché sono stati messi sotto pressione, dobbiamo
scoprire cosa hanno in comune. Non è facile, visto che, per molti aspetti, sono
estremamente diversi. Ci sono democrazie e non democrazie, governi
conservatori e comunisti, Paesi cristiani, musulmani e buddisti, e così via.
Eppure, molti di loro sono chiaramente alleati.
Ci si
deve chiedere perché Paesi conservatori e religiosi come la Russia o l’Iran si
siano alleati con i comunisti senza Dio di Cuba e Venezuela.
Ciò
che accomuna tutti questi Paesi è il desiderio di gestire i propri affari, di
essere Paesi indipendenti. Questo è imperdonabile agli occhi dell’Occidente Globalista
e deve essere affrontato con ogni mezzo
necessario, comprese le sanzioni economiche, le rivoluzioni colorate e la vera
e propria aggressione militare.
L’Occidente
e il suo braccio militare della NATO hanno circondato la Russia con Paesi
ostili e basi militari, hanno armato e manipolato l’Ucraina per usarla come un
martello contro di essa e hanno utilizzato sanzioni e minacce. La stessa cosa stava e sta
accadendo in Asia, dove la Cina è stata circondata con tutti i mezzi a
disposizione. Lo stesso vale, in una certa misura, per tutti gli indipendenti
citati in precedenza. Negli ultimi 10 anni circa, la pressione sugli indipendenti è
aumentata in modo massiccio e ha praticamente raggiunto il culmine nell’anno
precedente l’invasione russa dell’Ucraina.
Nell’anno
precedente alla guerra in Ucraina, per aumentare la pressione gli Stati Uniti
avevano inviato i loro diplomatici in tutto il mondo. Erano come un circo itinerante o
una rock band in tournée, ma, invece di intrattenere, minacciavano: comprate
questo da noi e fate quello che vi diciamo o ci saranno conseguenze.
L’urgenza era assoluta e palpabile, ma poi è arrivata
la guerra in Ucraina e la pressione è salita alle stelle. Nel primo mese di guerra, l’intero
corpo diplomatico dell’Occidente è stato impegnato a minacciare il “resto del
mondo” affinché isolasse la Russia. Questo non ha funzionato e ha provocato il panico nei
circoli politici e diplomatici negli Stati Uniti e in Europa.
Tutte
queste pressioni nel corso degli anni, e la paura e il panico scatenati dal
loro mancato funzionamento, sono chiaramente collegate agli eventi in Ucraina.
Fanno parte della stessa “sindrome” e hanno la stessa causa.
La
dimensione del debito.
Ci
sono state molte spiegazioni per quello che sta succedendo e la più comune è la
lotta tra due possibili scenari futuri: un mondo multipolare in cui ci sono
diversi centri di potere e un mondo unipolare in cui l’Occidente governa il
pianeta.
Tutto ciò è corretto, ma c’è un’altra ragione che spiega perché questo sta
accadendo proprio ora e tutta l’urgenza e il panico in Occidente.
Recentemente
il guru tecnologico neozelandese Kim Dotcom ha twittato un articolo sulla
situazione del debito negli Stati Uniti. Secondo lui, tutti i debiti e le
passività non finanziate degli Stati Uniti superano il valore totale
dell’intero Paese, terreni compresi.
Questa
situazione non è unica per gli Stati Uniti. La maggior parte dei Paesi
occidentali ha un debito che può essere ripagato solo vendendo l’intero Paese e
tutto ciò che contiene.
Inoltre,
la maggior parte dei Paesi non occidentali sono sepolti dal debito denominato
in dollari e sono praticamente di proprietà degli stessi finanzieri che
possiedono l’Occidente.
Negli
ultimi decenni, l’economia degli Stati Uniti e dell’Europa è stata falsificata
ad un livello che ha dell’incredibile. Noi Occidentali abbiamo vissuto
molto al di sopra delle nostre possibilità e le nostre valute sono state
massicciamente sopravvalutate. Siamo riusciti a farlo attraverso due meccanismi:
1. Il
primo è lo status di riserva del dollaro e lo status di semi-riserva dell’euro,
che hanno permesso all’Occidente di esportare denaro digitale e di ricevere
beni in cambio. Questo ha dato all’Occidente un enorme potere finanziario e gli ha
permesso di funzionare come un parassita dell’economia mondiale. Abbiamo ricevuto molti beni gratis,
per usare un eufemismo.
2. Il
secondo meccanismo di falsificazione è l’aumento del debito ad un livello tale
per cui abbiamo essenzialmente impegnato tutto ciò che possedevamo, comprese le
nostre case e le nostre terre, per mantenere il nostro tenore di vita. Una volta sottratto il debito non possediamo
più nulla. Il debito è diventato da tempo inservibile – ben oltre la nostra
capacità di pagare gli interessi – il che spiega perché i tassi di interesse in Occidente
sono vicini allo zero. Qualsiasi aumento renderebbe il debito inservibile e tutti
noi andremmo formalmente in bancarotta in un giorno.
In
più, in Occidente la falsificazione ha creato valute artificialmente forti, che
hanno aumentato il loro potere d’acquisto per i beni prezzati in divise non
occidentali.
Questi meccanismi hanno anche permesso all’Occidente di gestire economie di
servizio gonfie e disfunzionali, in cui le inefficienze sono inimmaginabili. Nelle nostre economie ci sono gruppi
giganteschi di persone che non solo non creano valore, ma che lo distruggono
sistematicamente.
Ciò
che mantiene il tenore di vita dell’Occidente è una piccola minoranza di
persone produttive, un costante aumento del debito e il parassitismo sul resto
del mondo.
Le
persone che possiedono tutto questo debito, in realtà, possiedono tutto ciò che
noi pensiamo di possedere. A questo punto, noi Occidentali non possediamo nulla,
pensiamo solo di possedere qualcosa.
Ma chi sono i nostri veri proprietari?
Sappiamo
più o meno chi sono, perché si riuniscono ogni anno al World Economic Forum di
Davos di Klaus Schwab (il nuovo “Dio terreno!) insieme alle élite politiche
occidentali, di cui sono anche i proprietari.
È
chiaro che i nostri proprietari sono sempre più preoccupati, e le loro
preoccupazioni sono aumentate in sincronia con la crescente pressione esercitata
dall’Occidente sul resto del mondo, in particolare sugli Indipendenti. Durante l’ultima riunione di Davos,
l’atmosfera era, allo stesso tempo, cupa e tesa , proprio come il panico tra le
élite politiche occidentali quando avevano visto fallire l’isolamento della
Russia.
Cosa
sta per accadere.
Il
panico dei nostri proprietari e dei loro politici è comprensibile perché siamo
arrivati al capolinea. Non possiamo più mantenere i nostri standard di vita
aumentando il debito e il parassitismo [sul resto del mondo]. Il debito sta superando il limite
di ciò che possediamo come garanzia e le nostre valute stanno per diventare
prive di valore. Non saremo più in grado di ottenere beni gratuiti dal resto del mondo,
né di ripagare il nostro debito, tanto meno pagarne gli interessi.
L’intero Occidente sta per andare in bancarotta e il
nostro tenore di vita sta per diminuire di una percentuale enorme. Questo è ciò
che ha gettato nel panico i nostri proprietari, che vedono solo due scenari
possibili:
1.)
Nel primo scenario la maggior parte dei Paesi dell’Occidente, e tutto e tutti
al loro interno, dichiarano bancarotta e cancellano il debito con un diktat –
cosa che gli Stati sovrani sono in grado di fare. Questo cancellerebbe anche la
ricchezza e il potere politico dei nostri proprietari.
2.)
Nel secondo scenario, i nostri proprietari rilevano le garanzie durante la
bancarotta. Il collaterale siamo noi e tutto ciò che possediamo.
Non ci
vuole un genio per capire quale scenario abbiano scelto. Il piano per il secondo scenario è
pronto e sta venendo attuato in questo momento. Si chiama “Grande Reset” (di
Klaus Schwab) ed è stato costruito dalle persone che stanno dietro al World
Economic Forum. Questo piano non è un segreto e può essere esaminato in una
certa misura sul sito web del WEF.
Il “Grande
Reset” è un meccanismo per il sequestro di tutte le garanzie del debito, che
include i vostri beni, i beni della vostra città o del vostro comune, i beni
del vostro Stato e la maggior parte dei beni aziendali che non sono già in mano
ai nostri proprietari.
Questo
meccanismo di sequestro dei beni ha diverse componenti, ma le più importanti
sono le quattro seguenti:
1.)
Abolizione della sovranità. Un Paese sovrano (indipendente) è un Paese pericoloso
perché può scegliere di non onorare il proprio debito. La diminuzione della
sovranità è stata una priorità per i nostri proprietari e sono stati tentati
vari schemi come il Partenariato transatlantico per il commercio e gli investimenti e il
Partenariato trans-pacifico. Lo schema di maggior successo è senza dubbio quello
dell’Unione Europea.
2.) Il
down-tuning dell’economia. L’economia occidentale (e, di fatto, l’economia globale)
deve essere ridotta di una percentuale molto significativa. Questa riduzione è necessaria perché
l’economia occidentale ora è enormemente sovrastimata e deve essere portata al
suo livello reale, che potrebbe essere anche la metà o più di quello attuale. Il lento smantellamento ha anche lo
scopo di evitare un crollo improvviso che causerebbe gravi disordini sociali,
una minaccia per i nostri proprietari.
Una
implosione controllata è quindi preferibile ad un crollo incontrollato. Questa implosione controllata sta
già avvenendo ed è in corso da tempo. Si possono citare molti esempi di
questo smantellamento, tra cui la politica energetica dell’UE e degli Stati
Uniti, progettata per sabotare l’economia occidentale, e gli ovvi tentativi di
distruzione della domanda durante e dopo l’epidemia, compresi i problemi
logistici, piuttosto bizzarri, che erano emersi improvvisamente dal nulla.
3.)
Accaparramento di beni (non possiederete nulla e sarete “felici”).
Tutti
i beni che possono essere presi a garanzia del nostro debito privato e
collettivo/pubblico verranno acquisiti. Questo è un obiettivo chiaramente
dichiarato del Grande Reset(del “Dio” Klaus Schwab), ma è meno chiaro come verrà
realizzato.
A tal
fine sembrerebbe necessario il controllo totale da parte dei governi
occidentali (e di tutti i governi). Questa precondizione è più vicina di
quanto si possa pensare, perché, a questo punto, la maggior parte dei governi
occidentali sembra essere asservita a Davos, ossia a Klaus Schwab.
Il
processo sarà venduto come una ristrutturazione sociale necessaria per far
fronte alla crisi economica e al riscaldamento globale e si tradurrà in una
massiccia riduzione degli standard di vita per la gente comune, anche se non
per le élite.
4.)
Oppressione.
A molte persone questo non piacerà e una rivolta è una risposta probabile,
anche se il ridimensionamento dell’economia viene portato avanti in modo
graduale.
Per
evitare che ciò accada, si sta implementando un meccanismo di controllo sociale
che cancellerà la libertà personale, la libertà di parola e la privacy.
Inoltre, creerà una dipendenza assoluta
dell’individuo dallo Stato. Questo dovrà essere fatto prima che la distruzione
economica possa essere completata o ci sarà una rivoluzione. In Occidente, questo meccanismo viene
già portato avanti con entusiasmo, come può vedere chiunque abbia occhi e
orecchie.
Russia,
Cina e altri indipendenti.
Come
si inseriscono in tutto questo la Russia e la Cina e la guerra in Ucraina?
Perché
tutte le pressioni esercitate dall’Occidente nel corso degli anni e perché
tutto questo panico ora? Parte della ragione della pressione sugli indipendenti, in
particolare su Russia e Cina, è semplicemente il fatto che hanno resistito
all’egemonia occidentale. Questo è sufficiente per entrare nella lista occidentale dei
cattivi. Ma
perché questa maggiore pressione negli ultimi anni?
Il
motivo è che la Russia e la Cina non possono essere sottomesse attraverso la
bancarotta e il prelievo dei loro beni. Non hanno grossi debiti in valute
occidentali, il che significa che le persone che possiedono l’Occidente
attraverso il debito, attualmente non possiedono la Russia e la Cina (come
possiedono l’Occidente e il “Terzo Mondo” indebitato) e non possono acquisirle
attraverso il debito.
L’unico modo per farlo è con il cambio di
regime. I
loro governi devono essere indeboliti con ogni mezzo, comprese le sanzioni
economiche e, se necessario, i mezzi militari – da qui l’uso dell’Ucraina come ariete
contro la Russia e di Taiwan contro la Cina.
Sottomettere la Russia e la Cina è una questione
esistenziale per i nostri padroni di Davos (sotto il loro Dio onnipotente Klaus
Schwab), perché, quando distruggeranno l’economia occidentale, anche tutto il
resto dovrà essere distrutto.
Se l’economia occidentale viene abbattuta e un grande
blocco economico non partecipa alla caduta, sarà un disastro per l’Occidente. Il nuovo blocco acquisirà un enorme
potere economico, e forse una sorta di egemonia unipolare, mentre l’Occidente
scenderà in una oscura età feudale e nell’irrilevanza. Perciò, affinché il Grande Reset
possa funzionare, il mondo intero deve crollare. Russia e Cina devono essere sottomesse
con ogni mezzo, così come l’India e le altre nazioni ostinate.
Questo
è ciò che ha portato alla situazione in cui ci troviamo ora e che alimenterà la
continuazione della Terza Guerra Mondiale. Le élite proprietarie occidentali
vanno in guerra per mantenere la loro ricchezza e il loro potere. Tutti quelli che si oppongono devono
essere soggiogati e costretti a seguire l’Occidente nella programmata Grande
Età Oscura del Reset.
La
ragione dell’attuale panico tra le élite occidentali è che il progetto Ucraina
non sta andando come previsto. Invece di svenare la Russia sul campo di battaglia, sono l’Ucraina e l’Occidente a
sanguinare.
Invece
di un crollo dell’economia russa che avrebbe portato alla sostituzione di Putin
con un leader compatibile con Davos, è l’economia dell’Occidente a crollare. Invece di isolare la Russia, è
l’Occidente ad essere sempre più isolato.
Niente sta funzionando e, come se non
bastasse, l’Europa ha dato ai Russi i mezzi e i motivi per distruggere
l’economia europea, chiudendo in parte la sua industria. Senza risorse russe, non c’è
industria europea, e senza industria non ci sono tasse per pagare i sussidi di
disoccupazione, le pensioni, i sussidi ai rifugiati e praticamente tutto ciò
che tiene insieme le società europee.
I
Russi hanno ora la capacità di organizzare un crollo incontrollato in Europa,
che non è quello che Davos aveva previsto.
Un crollo incontrollato potrebbe far rotolare le teste
di Davos, letteralmente, e questo sta causando paura e panico negli ambienti
dell’élite globalista di Klaus Schwab. L’unica soluzione per loro è andare
avanti con la Terza Guerra Mondiale e sperare per il meglio.
Cosa
fare.
Il
Grande Reset dell’economia mondiale è la causa diretta della Terza Guerra
Mondiale – ammesso che sia quello che sta accadendo. Cosa si può fare al
riguardo?
Dall’interno dell’Occidente si può fare ben poco.
L’unico
modo è quello di eliminare in qualche modo Davos dall’equazione, ma questo
molto probabilmente non accadrà per due motivi: il primo è che i grandi ‘resetter’ di
Davos sono troppo legati all’economia e alla politica occidentale.
Davos
è come una piovra, con i suoi tentacoli e le sue ventose all’interno dei
circoli elitari, dei media e del governo di ogni Paese.
Sono troppo radicati per essere facilmente
rimossi.
La seconda ragione è che la popolazione
occidentale è troppo ignorante ed è stata sottoposta al lavaggio del cervello. Il livello di questo lavaggio è
tale che gran parte di loro vuole effettivamente diventare povera – anche se
usano la parola “verde” al posto di “povero” perché suona meglio.
Tuttavia, ci sono alcune indicazioni secondo
cui potrebbero esserci delle divisioni all’interno delle élite occidentali. Alcune di esse, in particolare
negli Stati Uniti, potrebbero opporsi al Grande Reset progettato principalmente
dall’Europa,
ma resta da vedere se questa opposizione sarà reale o efficace.
Tuttavia,
al di fuori dell’Occidente, ci sono alcune misure che possono e devono essere
prese. Alcune
di queste sono drastiche e altre sono in corso di attuazione proprio in questi
giorni. Tra queste misure ci sono le seguenti:
1.)
Gli Indipendenti, guidati da Russia, Cina e India, devono creare un blocco per
isolarsi dall’Occidente radioattivo. Questo isolamento non deve essere solo economico, ma
anche politico e sociale. I loro sistemi economici devono essere separati
dall’Occidente e resi autonomi. Le loro culture e la loro storia devono essere
difese dalle influenze e dal revisionismo occidentale. Questo processo sembra
essere in corso.
2.)
Gli indipendenti devono immediatamente bandire nei loro Paesi tutte le
istituzioni e le ONG sponsorizzate dall’Occidente, indipendentemente dal fatto
che siano sponsorizzate da Stati o individui occidentali. Inoltre, devono bandire tutti i
media che ricevono sponsorizzazioni occidentali e privare tutte le scuole e le
università della sponsorizzazione e dell’influenza occidentale.
3.)
Devono abbandonare tutte le istituzioni internazionali, comprese le Nazioni
Unite,
perché tutti gli organismi internazionali sono controllati dall’Occidente.
Devono quindi sostituirli con nuove istituzioni all’interno del loro blocco.
4.)
Devono, ad un certo punto, dichiarare non grate le valute in dollari e euro. Ciò significa che dovranno
dichiarare il default su tutti i debiti denominati in queste valute, ma non su
altri debiti. Questo avverrà molto probabilmente in una fase successiva, ma è
inevitabile.
In
questo modo si creerà una situazione in cui l’Occidente scenderà nelle tenebre
senza trascinare gli altri con sé – se riusciremo a sfuggire all’incendio
nucleare.
(Gaius
Baltar- thesaker.is).
(thesaker.is/world-war-3-for-dummies/).
Il
Fallimento della Strategia
di
Washington segna
il
Cambio di Paradigma.
Conoscenzealconfine.it
-Luciano Lago - ( 3 Agosto 2022)- ci
dice :
Non
occorre molto per comprendere che, dietro la cortina fumogena della propaganda
USA, inizia ad emergere il fallimento della strategia statunitense di assedio
alla Russia mediante il conflitto in Ucraina.
I
resoconti dal campo di battaglia trasmessi dai media occidentali cercano di
travisare la realtà e descrivono una situazione di “successi” delle forze
ucraine che sono frutto dell’immaginazione.
La
realtà dello stato delle forze ucraine è invece drammatica: un esercito allo sbando che ha
subito gigantesche perdite ad opera delle forze russe e che si è dovuto ritirare da quasi
tutto il Donbass, e che si vede in rotta anche sugli ultimi caposaldi rimasti
nel sud della regione.
Da
ultimo le forze russe hanno conquistato anche la grande centrale termica di
Uglegorsk.
Anche vari analisti militari americani hanno
riconosciuto che la situazione al fronte, nello scontro tra Russia e Ucraina, è
del tutto a favore della Russia, nonostante l’enorme accumulo di armi inviato
dalla NATO e la presenza di numerosi istruttori occidentali a supporto delle
forze di Kiev.
La
Russia sta vincendo su tutti i fronti: non solo su quello militare – sul
campo di battaglia, ma anche sul fronte politico, basti pensare al crollo del sistema
politico europeo e al continuo degrado dell’amministrazione Biden negli Stati
Uniti, con effetti di profonda crisi economica in Europa e negli stessi USA.
Di
fatto la Russia ha capovolto la situazione, le sanzioni hanno colpito come un
boomerang gli USA e la stessa Europa con prospettive di una recessione
prossima. Era questo che volevano a Washington e Bruxelles? L’economia russa si difende bene. Nel
complesso, non c’è nulla che possa cambiare la direzione di sviluppo di
ciascuno di questi aspetti. La Russia sta vincendo e svilupperà la vittoria sul campo di
battaglia.
I
leader Europei, campioni dell’atlantismo e della Russofobia, sono già
estromessi dai governi – Johnson fuori, Draghi fuori, idem per il premier
bulgaro e per quello dell’Estonia. Anche Macron si trova in difficoltà.
Il G7 sta svanendo nella storia come
ininfluente.
Dopo
il vertice di Teheran, è sorta una nuova alleanza fra Russia, Iran e Turchia,
oltre al consolidamento dell’alleanza Russia-Cina che tanto preoccupa gli occidentali.
Nel
frattempo si amplia il gruppo BRICS con nuove adesioni: da ultimo quelle di Argentina e Iran.
I grandi paesi in via di sviluppo voltano le
spalle al dollaro ed intensificano la cooperazione con Mosca, dall’India
all’Indonesia, al Sud Africa… Un campanello d’allarme per Washington.
Se
qualcuno negli USA pensava di isolare la Russia oggi deve riconoscere di aver
sbagliato i calcoli e prendere atto dei cambiamenti. A Biden mancano ancora due anni, ma
lo scenario che si prepara è quello di una restaurazione repubblicana a
Washington.
Anche
gli obiettivi di Mosca stanno cambiando. I russi affermano che più armi la
NATO fornisce all’Ucraina, maggiore sarà il prezzo che pagheranno sia l’Ucraina
che l’Occidente. L’altro giorno i rappresentanti russi hanno dichiarato: “Ora la questione non è limitata al
solo Donbass, l’intero territorio che occupiamo non tornerà da nessuna parte,
ci appartiene per sempre”.
Presto
l’offensiva russa significherà prendere Odessa. Fuori dubbio che questa città
diventerà per sempre parte della Federazione Russa. I russi non si fermeranno e
andranno oltre. D’altra parte era inevitabile l’allargamento del conflitto
quando la NATO ha iniziato a fornire agli ucraini il sistema missilistico
l’HIMARS e gli obici MLRS, con una portata e una precisione maggiori.
Gli
ucraini, con il supporto della NATO, hanno iniziato a usare queste armi anche
contro le aree residenziali di Lugansk e Donetsk e contro lo stesso territorio
russo.
E la
Russia ha risposto: “Non possiamo porre fine al conflitto nel Donbass. Dovremo
espandere la nostra presenza militare per spingere ulteriormente le forze
ucraine fino a che i loro mezzi non possano raggiungere gli abitanti di Lugansk
e Donetsk”. Si parla di una fascia di sicurezza di 80 o 100 km dal confine.
Ma ora
la conversazione va ancora oltre. Al momento stiamo parlando della liquidazione
dell’Ucraina. Di certo non si fermerà l’ostilità dell’Ucraina contro la Russia,
ma presto capiranno di essere stati sacrificati dai loro governanti, Zelensky
in testa, per gli interessi di Washington e della NATO.
Tutto
indica che il conflitto sta per arrivare al suo epilogo: la Russia è stanca di giocare. Putin
ha recentemente affermato: “Non abbiamo nemmeno iniziato”, e ora i russi
dicono: “Ecco fatto, stiamo iniziando a usare mezzi dolorosi”. Tale è la
conseguenza dell’ostinazione occidentale nell’inviare armi sempre più sofisticate
all’Ucraina.
Questo
conflitto sta producendo conseguenze planetarie.
Si
sono creati centri di potere e di influenza che gli anglosassoni non possono
più controllare e che rifiutano il neocolonialismo occidentale di marca USA.
Il
paradigma è cambiato e tutto indica che l’Occidente atlantista ha perso il
controllo del mondo.
(Luciano
Lago-
ilpensieroforte.it/mondo/6072-il-fallimento-della-strategia-di-washington-segna-il-cambio-di-paradigma).
I
Democratici USA tentano
di
infiammare il Mondo.
Conoscenzealconfine.it -( 2 Agosto 2022)- Paolo Borgognone-ci dice :
E
questa escalation a Taiwan? I democratici USA vogliono infiammare il mondo.
Sanno che il tempo è sempre di meno… Poi saranno cancellati dalla storia.
Serbia:
prove tecniche di allargamento del conflitto NATO-Russia. È la Terza Guerra Mondiale che si
espande a macchia d’olio, coinvolgendo gli ultimi alleati dei russi in Europa.
Gli USA non vogliono più traccia alcuna di
Paesi e governi che, in Europa, possano mantenere un qualsivoglia legame
residuo con Mosca.
La
Serbia è l’obiettivo di sempre. Cercheranno di distruggerla, per sottrarre alla Russia
l’ultimo alleato nel Continente. Ci riusciranno? Non credo, ma ci proveranno a ogni
costo e con ogni mezzo.
Uccisione
di Ayman al-Zawahri.
Ormai
esiste un’alleanza che ha blindato l’Asia e che provano a spezzare con qualche
mossa pubblicitaria come l’uccisione di qualche capo di Al Qaeda (gli Usa hanno
appena ucciso il leader di Al Qaida, Ayman al-Zawahri).
Devono
provocare ma il fatto però che siano così sparse nel mondo rivela una sola
cosa: la
disperazione. E questa disperazione finirà solo con il destabilizzare
l’Occidente. Soprattutto l’Europa, le cui popolazioni al di là della retorica
sono sempre più scettiche sull’alleanza con gli USA.
L’Europa
sta con gli USA fino a quando garantisce la sua prosperità.
È un continente
di anziani: non ha un senso del valore militare o dell’onore.
Gli USA possono impoverire e destabilizzare
l’Europa per un po’ ma non a lungo. Poi l’Europa andrà con chi garantisce gli
approvvigionamenti a questa immensa casa di riposo che è.
(Paolo
Borgognone- t.me/paolo_borgognone).
Il
Tribunale di Pesaro ordina:
“Analizzate
i vaccini mRna.”
Conoscenzealconfine.it-(
2 Agosto 2022)- Redazione-Avvocatessa Nicoletta Morante-ci dice:
Per la
prima volta in Italia si approfondirà il contenuto dei vaccini a mRNA. Il
Tribunale di Pesaro, infatti, ha ordinato la Consulenza tecnica e si procederà
all’analisi.
Tutto
nasce dall’iniziativa di un professionista pesarese, ultra 50enne, guarito
dall’infezione Covid, che si è successivamente rifiutato di sottoporsi al vaccino,
subendo di conseguenza limitazioni nello svolgimento della propria attività
professionale.
“Grazie
alla consulenza del dottore Raffaele Ansovini, marchigiano, il ricorrente, un
libero professionista di Pesaro, ultra 50enne, già guarito da infezione Covid,
ingiustamente (così sosteniamo) limitato nelle propria professione e libertà di
circolazione, oltre che colpito da sanzione amministrativa per violazione
dell’obbligo vaccinale, ha illustrato al Tribunale le proprie perplessità in
ordine alla somministrazione di vaccini a mRNA, chiedendo di accertare se
corrisponde a buona scienza medica vaccinare i guariti.”
“Volevamo
capire se il consenso informato alla cui firma sarebbe obbligato sia
compatibile con l’obbligatorietà, se siano presenti eccipienti ad uso non umano
o dannosi per la salute o enzimi già ritrovati in analisi recentemente
pubblicate in una rivista scientifica statunitense in calce alla relazione del
dr. Ansovini, già redatta proprio per questo giudizio. Il Tribunale di Pesaro, accogliendo
il ricorso, ha quindi disposto l’accertamento tecnico richiesto sull’analisi del
contenuto dei vaccini a mRNA“, dice l’avvocatessa Nicoletta Morante, difensore
del ricorrente.
La
tesi dello specialista nel contenzioso civile si fonda sull’analisi delle
funzionalità dell’mRNA e degli enzimi rilevati con le analisi. Nella relazione Ansovini spiega:
“Nel nucleo vi è il Dna nucleare, nei mitocondri vi è quello mitocondriale. Al
suo apparire il Covid-19 si è espresso in tre modi: 5-7% dei pazienti con gravi
polmoniti, necessità di terapia intensiva con alta incidenza di prognosi
infausta. 35-40% ricoveri ospedalieri bisognosi di continuo monitoraggio
diagnostico e terapeutico. 60% asintomatici. Com’è possibile che un virus abbia
un comportamento così marcatamente disomogeneo?
Il
Covid-19 o per evoluzione naturale o per mano umana è capace d’inserire il suo
genoma ad RNA anche nel DNA mitocondriale e quando lo fa mostra il peggio di
sé.
Ciò
premesso, cosa fanno i vaccini ad mRNA di Pfizer e Moderna?
Integrano anche essi l’RNA virale del covid-19 nel
genoma mitocondriale occupando così la sede che, se occupata dal virus, scatena
la sua sindrome severa. Così operando i vaccini ad mRNA, prima di tutto non hanno la
conformazione funzionale dichiarata, ed, in secondo luogo pur creando una
risposta anticorpale, la stessa risulta inefficace”.
Continua
lo specialista: “Di questo anomalo percorso vaccinale ne pagano, alla lunga, le
conseguenze le figure dei linfociti CD+19 che diventano a-funzionali nonché
percentualmente meno presenti. Bisogna notare che per fare un vaccino con funzioni
mimetiche/topiche prettamente cellulari bisognava sapere da subito che
SARS-Cov2 si poteva integrare anche nel DNA miticondriale; ma nessuno l’ha mai
detto. A
questo punto è doveroso vedere veramente di che pasta sono fatti”.
L’avvocatessa
Morante chiude: “C’è un caso simile anche a Trento promosso da un odontoiatra. Pesaro può
essere un apripista a livello italiano”.
(eventiavversinews.it/importante-prima-decisione-in-italia-il-tribunale-di-pesaro-ordina-analizzate-i-vaccini-mrna/).
Prof.
Carlo Rubbia
sull’inesistente
“Global Warming.”
Conoscenzealconfine.it-(
4 Agosto 2022)- Prof.Carlo Rubbia-Redazione -ci dice :
Il
Prof. Carlo Rubbia parla dell’inesistente “Global Warming”.
“Io
guardo i fatti. Il fatto è che la temperatura media della Terra, negli ultimi
15 anni, non è aumentata ma diminuita.
Il Prof. Carlo Rubbia è un fisico e accademico
italiano, vincitore del premio Nobel per la fisica nel 1984. Sono una persona che ha lavorato
almeno un quarto di secolo sulla questione dell’energia nei vari aspetti e,
quindi, conosco le cose con grande chiarezza.
Vorrei
esprimere alcuni concetti rapidamente anche perché i tempi sono brevi. La prima
osservazione è che il clima della Terra è sempre cambiato. Oggi noi pensiamo
(in un certo senso, probabilmente, in maniera falsa) che, se teniamo la CO2 (Anidride
Carbonica) sotto controllo, il clima della Terra resterà invariato. Questo non è assolutamente vero.
Vorrei
ricordare che durante il periodo dell’ultimo milione di anni, la Terra è stata
dominata da periodi di glaciazione in cui la temperatura media era di meno 10
gradi, tranne brevissimi periodi, in cui c’è stata la temperatura che è quella
di oggi.
L’ultimo
è stato 10.000 anni fa, quando è cominciato il cambiamento con l’agricoltura,
lo sviluppo eccetera, che è la base di tutta la nostra civilizzazione di oggi.
Negli
ultimi 2.000 anni, ad esempio, la temperatura della Terra è cambiata
profondamente.
Ai
tempi dei Romani, Annibale ha attraversato le Alpi con gli elefanti per venire
in Italia. Oggi
non ci potrebbe venire, perché la temperatura della terra è inferiore a quella
che era ai tempi dei Romani. Quindi, oggi gli elefanti non potrebbero attraversare
la zona dove sono passati allora.
C’è
stato un periodo, nel Medioevo, in cui si è verificata una piccola glaciazione.
Poi, intorno all’anno 1000 c’è stato un aumento di
temperatura simile a quello dei tempi dei Romani. Ricordiamo che ai tempi dei
Romani la temperatura era più alta di quella di oggi.
Poi c’è stata una mini-glaciazione, durante il
periodo del 1500-1600. Ad esempio, i Vichinghi hanno avuto degli enormi problemi di
sopravvivenza a causa di questa mini-glaciazione, che si è sviluppata con
cambiamenti di temperatura sostanziali.
Se
restiamo nel periodo degli ultimi 100 anni, ci sono stati dei cambiamenti
climatici notevoli, che sono avvenuti ben prima dell’effetto antropogenico,
dell’effetto serra e così via. Per esempio, negli anni Quaranta c’è stato un cambiamento
sostanziale.
La
presenza dell’uomo ha probabilmente introdotto ulteriori cambiamenti. Non dimentichiamo che quando sono
nato io, la popolazione della Terra era 3,7 volte inferiore a quella di oggi. Nella mia vita il consumo energetico
primario è aumentato 11 volte.
Per
quanto riguarda il comportamento del pianeta, questo ha avuto effetti molto
strani e contraddittori. Vorrei ricordare ad esempio che dal 2000 al 2014, la
temperatura della Terra non è aumentata: essa è diminuita di 0,2 gradi e noi
non abbiamo osservato negli ultimi 15 anni alcun cambiamento climatico di una
certa dimensione.
Questo
è un fatto di cui tutti voi dovete rendervi conto, perché non siamo di fronte
ad un’esplosione della temperatura: la temperatura è aumentata fino al 2000: da quel
momento siamo rimasti costanti, anzi siamo scesi di 0,2 gradi”.
(t.me/TEnemy).
Il lavoro dello spirito dopo Max Weber.
Riflessioni
di un giurista pratico
sul
lavoro libero e fondamento della giustizia
giustiziainsieme.it-
Francesco Perrone- (8-10-2021)-ci dice :
Sommario:
1. Il fondamento della giustizia - 2. L’ordine teleologico della comunità
politica - 3. Etica del capitalismo e spirito - 4. Il fondamento oggettivo
della libertà - 5. Il problema del volontarismo - 6. Il riduzionismo
quantitativo - 7. La crisi identitaria delle democrazie in Occidente - 8. Homo
oeconomicus e homo politicus.
1. Il
fondamento della giustizia.
Il
saggio di Massimo Cacciari Il lavoro dello spirito (Adelphi, 2020) elabora il
tema cruciale del fondamento del lavoro libero (geistige Arbeit) nel
capitalismo contemporaneo. La questione interpella anche il giurista, sollecitando la
riflessione sul risvolto etico e ontologico di tale analisi filosofica. Etico
in quanto appartiene alla sfera del dover essere l’imperativo che impone alla
comunità politica di garantire la libertà del lavoro. Ontologico in quanto tale
imperativo, se scollegato da un ancoraggio razionale che valga a radicare tale
libertà come ordine oggettivo della realtà, verrebbe ridotto a flatus vocis
dalla potenza delle tecniche economiche, finanziarie, geopolitiche,
biotecnologiche di cui il sistema capitalistico (e invero non solo) si serve
per attuare il proprio fine.
Il
tema della libertà del lavoro è un punto critico per la civiltà occidentale. Il lavoro è la dimensione
privilegiata in cui la persona si esprime come homo faber e si avvale della
tecnica nel compimento del proprio destino di libertà. Al contempo il lavoro è
un’acqua perigliosa, che espone l’essere umano al rischio d’essere ridotto egli
stesso a mezzo per il conseguimento di fini a sé estranei e di divenire
strumento nelle mani di una volontà tecnica volta al potenziamento indefinito
di sé stessa (Emanuele Severino, Téchne. Le radici della violenza, BUR, 2010).
Il
lavoro dello spirito approfondisce una peculiare linea di sviluppo del tema
analizzato in Il destino di Dike (Massimo Cacciari, in Elogio del diritto, La nave di
Teseo, 2019) su se e dove debba essere ricercato il fondamento di ogni
giustizia: antico nodo che il giurista contemporaneo, sempre più costretto nel
ruolo di tecnico del diritto e perito dell’interpretazione, ha espunto dal
proprio orizzonte di riflessione.
Certamente,
fintantoché una comunità politica condivide un sistema di riferimento valoriale
sufficientemente perspicuo, alla scienza giuridica è concesso l’atteggiamento
minimalista di chi si autodefinisca come portatore di una tecnica avalutativa e
assiologicamente neutrale. Come osservato da Nicolò Lipari, quando vi sia
sostanziale equilibrio tra “testi dettati e valori radicati”, diventa nei fatti
indifferente l’approccio ermeneutico (giuspositivista, realista,
giusnaturalista) impiegato dal tecnico del diritto, in quanto il risultato di
giustizia sostanziale concretamente non muta (Nicolò Lipari, Elogio della
giustizia, il Mulino, 2021).
Diversamente
accade quando una comunità politica viva una crisi identitaria sui fondamenti
costitutivi della polis (Massimo Cacciari, Geo-filosofia dell’Europa, Adelphi,
1994; L’Arcipelago, Adelphi, 1997). L’assalto portato al Congresso USA il
6 gennaio 2021, la crisi del rapporto tra laicità di Stato e pluralismo
culturale e religioso in Francia (caso Mila), il disorientamento progettuale che
ha frantumato l’institution building in Afghanistan, il progressivo tramonto a
Hong Kong del principio di preminenza della personalità individuale, sono solo
alcune delle faglie su cui la postura culturale delle democrazie occidentali
rischia di sgretolarsi.
Lo
smarrimento di fini ultimi condivisi pone il giurista dinanzi all’ineludibile
insufficienza di ogni teoria che riduca la giustificazione della norma a pura
questione procedurale. Il giurista del lavoro – in realtà ogni giurista – è sempre
più tentato dalla seducente idea che la procedura di costituzionalizzazione
(nazionale, euro-unitaria, convenzionale) dei diritti fondamentali assicuri al
diritto un fondamento ultimo e stabile: come se le costituzioni non potessero
essere modificate per vie più o meno legali o fattuali, la tutela dei diritti
non potesse degradarsi da fine dell’ordinamento a tecnica di governo in
competizione con tecniche concorrenti, e i diritti costituzionalizzati,
plasmati nel loro contenuto per factum principis, non potessero divenire
strumento di auto accrescimento della stessa volontà autoritativa che ha
imposto il “proprio” sistema costituzionale.
Nessuna
speculazione giuridica su originarismo o evoluzionismo costituzionale
basterebbe da sola a porre il sistema dei diritti fondamentali davvero al
riparo dagli attacchi volontaristici delle nuove “sovranità popolari” di cui le
mutevoli maggioranze parlamentari (anche a Bruxelles-Strasburgo) sono
espressione, qualora la si immaginasse assolta da un’idea di ordine anticipante
capace di giustificare i sistemi normativi anche costituzionali, di legittimare
la giurisdizione e di fondare gli atti di governo politico, economico,
tecnologico. I processi storici non mancano mai, prima o poi, di spogliare la
“sovranità popolare” del manto delle astratte definizioni politologiche, per
disvelarne la nudità nella dimensione fattuale in cui i poteri autenticamente
sovrani dimostrano la propria effettività.
Di ciò
offre prova l’impasse in cui oggi versano le istituzioni dell’Unione europea,
imbrigliate nell’arduo tentativo di ricomporre l’ordine a fronte delle
regressioni di sistema che, in taluni Stati membri, erodono le strutture
portanti del rule of law, in special modo l’indipendenza della funzione
giudiziaria.
Uno sguardo disincantato costringe ad ammettere che, qualora non si disinceppassero
i meccanismi istituzionali di sanzione (la procedura dell’art. 7 TUe, i
procedimenti giurisdizionali dinanzi alla Corte di giustizia Ue), tali opzioni
di politica interna, definitivamente tradotte in atti consolidati di governo
efficaci nello spazio e nel tempo, finirebbero prima o poi per concorrere alla
definizione degli standard delle tradizioni costituzionali comuni degli Stati
membri (art. 6 TUe). Il peso condizionante di tali standard, per quanto
“degradati”, sarebbe tanto più influente sul complessivo assetto costituzionale
europeo quanto più dette opzioni politiche si diffondessero ulteriormente nella
prassi legislativa ed amministrativa nello spazio euro-unitario senza incorrere
in effettive sanzioni ripristinatorie.
Analogamente,
i livelli di protezione assicurati dalla Convenzione europea dei diritti
dell’uomo sono fisiologicamente permeabili rispetto al complessivo trend dei
variabili standard di fatto applicati dagli Stati, i quali dispongono, e talvolta si
appropriano, di un tanto più ampio margine di apprezzamento quanto più è esiguo
il grado di consensus circa il contenuto sostanziale irrinunciabile di un
determinato diritto fondamentale. Tanto che formale menzione al margine di
apprezzamento è ora contenuta nel Preambolo della Cedu in forza dell’art. 1 del
Protocollo n. 15, in vigore dall’1 agosto 2021. Lo stesso metodo c.d.
“autonomo” d’interpretazione delle clausole Cedu richiede che la ricostruzione
dei concetti giuridici convenzionalmente rilevanti – quali “indipendenza del potere
giudiziario”, “accusa penale”, “diritto alla vita” – trovi mediazione nella
ricognizione comparativa del significato concretamente assunto da tali nozioni
nei diversi Stati membri del Consiglio d’Europa (cfr., amplius, Stefano
Piedimonte Bodini, Metodo comparativo nella giurisprudenza della Corte europea
dei Diritti dell’Uomo: la teoria, la pratica ed il ruolo della Divisione
Ricerca, in Questione Giustizia, speciale n. 1/2019,
http://www.questionegiustizia.it/speciale/2019-1, nonché, ibidem, Francesco
Perrone, I rapporti della divisione ricerca della Corte Edu: metodo di lavoro e
profili di criticità).
Ciò a
ulteriore dimostrazione che non esiste livello normativo di garanzia che le
procedure di costituzionalizzazione siano di per sé sole in grado di mettere al
riapro dalle spinte erosive scaturenti dal fondo delle pratiche di governo
burocratico-legislative.
2.
L’ordine teleologico della comunità politica
.
Nell’Occidente
contemporaneo il giurista, anche il giudice, è percepito ed essenzialmente si
percepisce come tecnico del diritto e perito dell’interpretazione del ius
positum (Natalino
Irti, Il destino di Nomos, in Elogio del diritto, 2019), qualunque sia il
sistema normativo (legale, costituzionale, eurounitario, convenzionale) assunto
come termine di più diretta referenza interpretativa-applicativa (cfr., sul sito di Labour Law
Community, Qual è l’identità del giudice del lavoro oggi? Le visioni di tre
giudici a confronto,
https://www.labourlawcommunity.org/dialoghi/la-giustizia-del-lavoro/; Gustavo
Zagrebelsky, La giustizia come professione, Einaudi, 2021).
Ciò è
il prodotto culturale del geometrismo con cui la dottrina illuministica sulla
divisione dei poteri, specialmente nella sua declinazione giacobina (Augustin
Cochin, L’esprit du jacobinisme, Presses Universitaires de France, 1979), è
stata metabolizzata negli ordinamenti europei di diritto continentale, e della
conseguente esclusione dalla iurisdictio di qualunque competenza nella
selezione dei fini cui l’ordinamento è orientato. Ma è anche un riflesso del
più complessivo processo di secolarizzazione che, nella postmodernità, ha
eletto la cultura tecnica a forma privilegiata del sapere, necessariamente
quantitativo e deterministico, in quanto tale unico affidabile e capace di
garantire il meccanismo di funzionamento dello Stato liberaldemocratico e tecnologico.
Tuttavia,
il giudizio di bilanciamento dei diritti, struttura logico-argomentativa di
aggiudicazione tradizionalmente riservata alla giustizia costituzionale, ha
sempre più permeato, e oggi capillarmente conforma la logica decisionale dei
giudici comuni grazie alla pervasività della crescente integrazione tra
giurisdizioni nazionali e Corti europee. La logica strutturale del giudizio
di bilanciamento assume che il sistema costituzionale (nazionale, euro-unitario,
convenzionale) non individui punti di equilibrio rigidi e testuali, ma ne
rimetta la dinamica concretizzazione alle autorità investite della relativa
competenza legislativa, amministrativa, giurisdizionale. La necessità che tale
processo di concretizzazione trovi compimento secondo linee di sviluppo
razionali, al riparo da arbitrii soggettivistici (cfr. Intervista a Fabrizio Amendola,
labourlawcommunity.org/author/fabrizio-amendola/), necessariamente reclama la
precostituzione di un sistema assiologico capace di indicare i fini ultimi cui
l’ordinamento complessivamente tende.
Tra
diritti economici e di ritti sociali peculiarmente vige un equilibrio dinamico
di interessi in opposizione (Silvana Sciarra, Solidarity and Conflict. European social
Law in Crisis, Cambridge University Press, 2018), la cui composizione razionale non è
attuabile se non è determinato il fine cui il sistema sociopolitico nel suo
complesso tende. Ogni tentativo razionale d’armonizzazione della libertà
d’iniziativa economica privata (art. 41 Cost., art. 16 CdfUe) con la tutela dei
diritti sociali disvela l’intrinseco teleologismo in cui l’attività di
bilanciamento dei diritti si struttura. La distribuzione delle risorse tra
impresa e lavoratore, tra individui produttivi e individui bisognosi
d’assistenza, spetta a ciascuno secondo i propri meriti (come sostenuto dal
retore Callicle in Platone, Gorgia, Bompiani, 2001, 484 C, 491 D; Michael
Young, The Rise of the Meritocracy, Pelican Book, 1958) o a ciascuno secondo i
propri bisogni (Atti degli Apostoli, 4, 35)?
Non è
la ratio legis di una specifica norma a indicare se e in che misura l’uno o
l’altro dei due criteri distributivi debba trovare applicazione e prevalere,
bensì il modello di giustizia sociale che una determinata comunità si pone il
fine di realizzare.
Analogamente,
in assenza di un modello antropologico in funzione del quale una comunità
orienti il fine del proprio essere civitas, come è possibile armonizzare da un
lato il diritto alla vita del minore in stato vegetativo e il diritto alla vita
familiare anche dei genitori (unitamente al portato di responsabilità
giuridiche e morali ad esso connesse), dall’altro lato la pretesa dello Stato
di imporre una propria dottrina su cosa sia la dignità umana, su se e come
“valga la pena” impiegare le risorse pubbliche nel servizio sanitario? (Corte Edu, Parfitt c. Regno Unito, 20
aprile 2021, …hudoc.echr.coe.int/eng?i=001-209750)
In
questo angusto anfratto della legalità si annida il rischio dell’arbitrio che
si rimette al decisore quando una comunità politica non abbia la libertà
d’immaginare o di riconoscere il proprio telos. Sono le dottrine dello Stato
totalitarie a teorizzare l’appropriazione esclusiva della disponibilità del
telos in capo al detentore del potere, e il conseguente disconoscimento di
qualsivoglia principio d’ordine capace di limitare e d’orientare la pretesa
d’assolutezza della volontà del sovrano.
3.
Etica del capitalismo e spirito.
È il
problematico nodo d’intersezione tra libertà del lavoro, potenza della tecnica
e ordine fondativo della giustizia l’attualissimo tema su cui Massimo Cacciari
in “Il lavoro dello spirito” concentra il proprio fuoco. La sensibilità del giuslavorista
consapevolmente votato al fine pratico della scienza giuridica è fortemente
sollecitata dall’inattesa centralità che tale scritto restituisce allo spirito:
da algoritmo di frequenze neurali (secondo la riduzione predicata dalle
neuroscienze), al ruolo di soggetto che agisce il lavoro intellettuale.
Il
saggio assume quale punto di riferimento concettuale la riflessione di Max
Weber sullo spirito del lavoro intellettuale che il sociologo tedesco, in due
conferenze tenute a Monaco di Baviera nel 1917 e nel 1919 (Die geistige Arbeit als Beruf),
identifica nella professione scientifica e nella professione politica (Max Weber,
Il lavoro intellettuale come professione, trad. it., Mondadori, 2006). Alla base della riflessione
weberiana sul rapporto tra lavoro e capitalismo (Max Weber, L’etica protestante e lo
spirito del capitalismo, 1904-1905) vi è l’assunto che quest’ultimo abbia derivato
dall’etica del protestantesimo il proprio spirito. È il riconoscimento, anche nel
capitalismo, di una propria dimensione spirituale a rendere disperato il
tentativo di trovare una via definitiva di riconciliazione razionale, e
praticamente agibile, tra lavoro libero e sistema capitalistico, realtà nella
loro essenza irriducibili, in quanto entrambe espressione di uno spirito, e al
contempo inconciliabili, in quanto orientate a finalità irrimediabilmente incomponibili.
Massimo
Cacciari, in “Il lavoro dello spirito”, fa un passo oltre l’orizzonte
weberiano, promuovendo il ruolo dello spirito da attributo del capitalismo – in
L’etica protestante è il capitalismo ad avere uno spirito – a quello di
soggetto agente della storia, essendo lo spirito il soggetto che “lavora”. Nel pensiero cacciariano il
capitalismo non ritrova in sé alcuna dimensione spirituale per una ragione
costitutiva: la macchina capitalistica assume quale proprio fine la produzione
del profitto (cfr. Benjamin Franklin in Necessary Hints to Those who Would be Rich,
1736 e in Advice to a Young Tradesman, 1748), non la libertà della persona. Essa
anzi mira per natura ad inglobare qualunque lavoro, manuale e intellettuale,
politico e scientifico, nel proprio sistema organizzativo, annientandone lo
spirito in funzione della sua riduzione a tecnica, di cui il capitalismo si
avvale utilitaristicamente – così come avviene per la tecnica economica, la
tecnica finanziaria, la tecnologia – in assenza di un fine che sia al di là del
suo stesso attuarsi.
Ciò
non esclude che il capitalismo abbia un proprio ethos, che si compie
nell’asservimento delle tecniche, incluso il lavoro umano di qualunque natura
esso sia, in funzione della generazione di un profitto. Il lavoro dello spirito è ben lungi
dal denunciare l’assenza di etica nel capitalismo. L’opera semmai afferma la
scissione di ogni possibile legame tra etica del capitalismo e spirito, rifiuta
l’idea che il capitalismo possieda o possa appropriarsi di uno spirito per
erigere sé stesso a religione. Non è concepibile l’asservimento del lavoro
libero, quando sia autenticamente tale in quanto agito dallo spirito, in
funzione del perseguimento dei fini propri di un sistema che spirituale non è.
Tale
posizione radicale pone l’Occidente contemporaneo dinanzi ad uno sconcertante
interrogativo: residua un piano di possibile integrazione in concerto del
lavoro libero nel sistema economico organizzato, ovvero ogni sforzo è destinato a
fallire nell’insanabile lacerazione che oppone libertà dello spirito ed etica
capitalistica?
La
questione è evidentemente cruciale in un tempo in cui il capitalismo ha dato
storicamente prova di essere l’unico sistema di organizzazione economica capace
di finanziare gli onerosissimi costi della democrazia. Il dilemma weberiano non può allora
restare senza ricomposizione, pena la degradazione della libertà dal piano
della realtà dell’essere a mera rappresentazione astratta, disancorata dalla
storia e ridotta a ideologia, o forse a vaneggiamento.
La
riflessione cacciariana non spinge l’analisi sino alla questione sul come,
nella pratica, il lavoro dello spirito possa essere integrato nel sistema
economico e rendersi produttivo senza che ne sia intaccata la natura libera. Essa tuttavia individua con
nitidezza il principio d’ordine capace di validare la via d’uscita dall’impasse
weberiano, ricostruendo rigorosamente l’ordine spirituale e oggettivo di
gerarchia tra libertà del lavoro, potenza politica, scientiam facere e governo
delle tecniche. Si ritrova quindi la fondazione dell’ordine assiologico chiamato a
governare ogni processo di bilanciamento tra esigenze tecniche del capitalismo
(in primis l’organizzazione dei fattori della produzione), dignità della
persona e libertà del lavoro (artt. 1, 3 e 4 Cost.; artt. 1, 15 e 31 CdfUe; punto 26 del
preambolo Cse; artt. 4, 23, 26 Cse).
È
interessante riscontare, su questo tema cruciale per la civiltà occidentale, un
significativo punto di convergenza tra pensiero laico e il magistero
dell’enciclica Laborem exercens (Giovanni Paolo II, Paoline Editoriale Libri, 1982).
Quest’ultima, approfondendo l’ultrasecolare analisi sociale intrapresa nella
Rerum Novarum (1891) e rinnovata nella Quadragesimo Anno (1931), col ricordare
che “il lavoro è per l’uomo, e non l’uomo per il lavoro”, già aveva affermato
il “principio della priorità del lavoro nei confronti del capitale” (cfr. anche
Giovanni Paolo II, Centesimus annus, Paoline Editoriale Libri, 1995; Luigi
Mengoni, Mario Napoli, Il lavoro nella dottrina sociale della Chiesa, Vita e
Pensiero, 2004).
4. Il
fondamento oggettivo della libertà .
Max
Weber riconosce che il capitalismo ha un proprio spirito, così come il
protestantesimo ha la sua etica. In entrambi gli ordini – quello socioeconomico
e quello religioso – assume centralità il valore esistenziale dell’agire umano. Il termine utilizzato da Weber per
indicare la professione è Beruf (Gaetano Vardaro, Tecnica, tecnologia e
ideologia della tecnica nel diritto del lavoro, in Lorenzo Gaeta, Anna Rita Marchitiello,
Paolo Pascucci (a cura di), Itinerari, Franco Angeli, 1989), che è anche il
vocabolo impiegato da Lutero nella propria traduzione in tedesco della Bibbia
per significare il concetto di “vocazione”. Beruf è intrinsecamente legato al
concetto di “chiamata a”, al compimento di un destino esistenziale di libertà
spirituale di cui il lavoro è estrinsecazione (sul rapporto tra lavoro e dimensione
vocazionale della persona cfr. Francesco, Fratelli tutti, Marsilio, 2020, n.
162).
Weber,
frutto maturo del positivismo, ha operato in un contesto culturale fortemente
influenzato, per contrapposizione, dall’idealismo tedesco, che è il terreno
filosofico nel quale la stessa filosofia marxiana affonda criticamente le
proprie radici. A fronte di un così forte termine di referenza concettuale, che
concepisce la storia quale sviluppo fenomenologico dello spirito che si fa
assoluto, sembra riduttivo intendere nella riflessione di Massimo Cacciari la
parola spirito - “l’operare di tutti e di ciascuno” nella definizione di Hegel
- in senso neutro alla stregua di semplice sinonimo di intelletto, o peggio
ancora nell’accezione moralistica di un non ben identificato afflato
sentimentalistico.
È
invece riconoscibile una peculiare connessione tra l’analisi cacciariana e il
tema epocale con cui l’Europa contemporanea è chiamata a confrontarsi: quale
sia il rapporto esistente tra ragione, giustizia e ontologia. E infatti al di fuori di una
filosofia dello spirito o, potremmo dire in via più generale, di una filosofia
del principio, capace di legare con vincolo di necessità i sistemi
etico-assiologici all’essere, non scorgo alcuna possibilità di sintesi, ma
semmai contrapposizione di opposti o, al più, giustapposizione di visioni non
comunicanti e di volontà irrelate. Nella postmodernità tale concorso non
dia-logante di volontà può assumere molti nomi, come società liquida o
relativismo, la cui unica etica possibile è l’utilitarismo. Unico punto di
ammissibile contatto, temporaneamente non bellicoso ma reso precario dalla preminenza
teleologica della prefigurazione dell’utile, è la tecnica contrattuale,
contingente incontro di volontà il cui inadempimento ben può essere
utilitaristicamente giustificato dall’opportunità di rottura efficiente del
vincolo, come predetto dalle tecniche di Law & Economics (Adalberto Perulli, Intervista a
Massimo Cacciari, …labourlawcommunity.org/news-eventi/llc-interviews-series-adalberto-perulli-intervista-massimo-cacciari/;
John Cartwright, Contract Law: An Introduction to the English Law of Contract
for the Civil Lawyer, Hart Publishing, 1957).
Lo
scontro tra volontà oppositive - tra il sé e ciò che è radicalmente altro da sé
- è deflagrazione, puro scontro violento, da cui vincitori e vinti sono
ugualmente travolti (Simone Weil, L’Iliade, o il poema della forza, Les Cahiers
du Sud, 1943). Non è un caso che in tutte le città, a Roma come a Parigi, il
campo marzio sia situato al di fuori dal perimetro della civitas, cioè fuori
dallo spazio politico-relazionale. Nemmeno ritengo immaginabile che dal nulla
prodotto dal conflitto assoluto possa sorgere una qualunque sintesi. Nel
sistema hegeliano l’aporia della sintesi trova soluzione grazie all’azione del
principio spirituale d’ordine che gli è immanente, atteso che il di più che
emerge nella sintesi è frutto non del mero conflitto tra tesi e negazione della
tesi (a, non a), che in sé condurrebbe al reciproco annichilimento, ma
dell’arricchimento che la realtà, tramite la contraddizione, vive
nell’inveramento dello spirito. Nel pensiero classico Polemos, dio della forza
oppositiva, è sì “padre di tutte le cose”, ma in quanto osservante dell’ordine
indiviso del logos eracliteo. Polemos è il rimedio tramite il quale l’ordine
dialogico, in quanto costitutivo dell’essere, impone la connessione tra i
distinti che rifiutino di relazionarsi e pretendano di rimanere nella
separatezza assoluta (Cacciari, Geo-filosofia dell’Europa, 132).
Per
contro, una visione liquida o relativistica della realtà non dispone di
strumenti capaci di fondare una compiuta etica della libertà, necessariamente
oggettiva e relazionale (dia-logica). In sé è flatus vocis l’aforisma kantiano,
ricorrente in John Stuart Mill (On Liberty, John W. Parker and Son, 1859) e
Martin Luther King, secondo cui la libertà dell’uno finisce dove inizia quella
dell’altro: al di fuori di un principio d’ordine nel quale ritrovare il fine
cui tende la libertà di ciascuno non mi sembra consentito individuare, senza
cadere nell’arbitrio, alcun punto di bilanciamento tra la libertà propria e la
libertà altrui, né addivenire a una sintesi della giustapposizione delle
volontà individuali che affermino la pretesa di assolutezza del potere d’azione
di ciascuna. Inesorabilmente, la visione “liquida” della realtà confonde la
libertà con la potenza d’azione, decompone il piano oggettivo dell’etica a
quello puramente soggettivo dell’arbitrio, ove la libertà degrada a fare ciò
che si ha il potere materiale di fare.
Una
società appagata dal torpore relativistico non ammette né pace, né armonia, ma
al più tolleranza, la quale è atto della volontà non fondato su alcuna ragione,
e quindi arbitrio (Cacciari, Geo-filosofia dell’Europa, 145).
Nelle
società democratiche si affida alla logica del bilanciamento dei diritti il
compito di governare il conflitto che fatalmente si instaura tra la vocazione
al lavoro libero e la pretesa (giuridicamente tutelata) di perseguire un
profitto avvalendosi di lavoro comandato, mattone costitutivo della produzione
organizzata nel sistema capitalistico. Tuttavia, l’intero meccanismo di
tutela dei diritti fondamentali rischia di ridursi a techne, come tale
facilmente strumentalizzabile in funzione di fini estranei a sé, qualora
ab-solto da un principio d’ordine capace di fondarne oggettivamente la
giustificazione.
È
questo il piano ove si celebrano le nozze (o si consuma il divorzio) tra
diritto e etica: non la posizione di valori “sovrani” quale fine ultimo della
volontà di chi dispone del potere nomopoietico (il legislatore ordinario,
quello costituente, il potere esecutivo-amministrativo, il giudice), ma il
riconoscimento in un principio anticipante (“sottano”, citando l’ironica
intelligenza di Gustavo Zagrebelsky) che riflette la dialogicità della propria
natura sull’ordine legittimo delle cose. Per contro, il disconoscimento di ogni
principio d’ordine fondativo preclude a qualunque dottrina sui diritti umani
ogni possibilità di trovare giustificazione diversa dal puro presupposto
giuspositivista, e di sottrarsi al portato volontaristico che esso sottende
(cfr. Norberto Bobbio, L’età dei diritti, Einaudi, 1990). Ecco che si
ridurrebbe a inutile snobismo la pretesa di liquidare come pittoresche
stravaganze le visioni estreme di pensatori estremi come Julius Evola (Rivolta
contro il mondo moderno, Edizioni Mediterranee, 1978) o Alain de Benoist
(Au-delà des droits de l’homme. Pour défendre les libertés, Éditions Krisis,
2004).
5. Il
problema del volontarismo.
Lo
stesso utilitarismo hobbesiano resta puro polemos disgregativo se svincolato
dal principio d’ordine di cui pacta sunt servanda è espressione. Tale principio assiologico
trascende – mi sembra oltre la ferrea logica hobbesiana – l’etica puramente
utilitaristica, che di per sé sola legittima la rottura di ogni patto. Esso
anzi è intrinseca contraddizione della legge che governa lo stato di natura. La
stessa società contrattualistica del “patto sociale”, nelle sue varie
declinazioni hobbesiane, spinoziane o lockiane, e al di là di ogni pedanteria
critica circa la realtà o metaforicità del patto, non può trovare realizzazione
storica al di fuori di un ordine che valga a fondarla al di là del puro stato
di natura (fondamentale sul tema, con prospettiva parzialmente diversa, John
Rawls, A Theory of Justice, Harvard University Press, 1971).
Nella
critica di Cacciari lo Stato di diritto, perduto il senso del principio, è lo
Stato che considera sopra di sé la pura forma del contratto. All’esito del processo di
costituzionalizzazione che ha elevato il contratto a ente fondativo del diritto
pubblico, la rimozione dell’arché è il sacrificio che la postmodernità ha
offerto sull’altare di ciò che Paolo Perulli definisce il “dio contratto” (Il
debito sovrano. La fase estrema del capitalismo, La nave di Teseo, 2020).
Nell’era
del capitalismo le stesse potenze politiche, che Alessandro Aresu
minuziosamente descrive nel loro incessante contrattare con le concorrenti
potenze economiche, finanziarie, tecnologiche, geopolitiche (Alessandro Aresu,
Le potenze del capitalismo politico. Stati Uniti e Cina, La nave di Teseo,
2020), si relativizzano in una dinamica contingente di reciproco
dominio-asservimento che contraddice la natura spirituale e libera del lavoro
politico (cfr.,
su ruolo della comunità internazionale e concezioni economiciste, Giovanni
Paolo II, Sollicitudo rei socialis, Paoline Editoriale Libri, 1998).
La
società politica contemporanea, perduta la fiducia di poter ordinare la civitas
su assetti regolativi di principio, affida la propria funzionalità
organizzativa all’efficienza tecnica di “accordi parzialmente teorizzati” (Cass
R. Sunstein, Designing democracy: what constitutions do, Oxford University
Press, 2001), a tecniche di negoziazione che prefigurano l’elusione della
discussione sugli aspetti sostanziali che la comunità politica non è in grado
ricondurre ad uno spirito condiviso, e quindi di armonizzare. Ecco abbracciata, per questa via, la
nuova “religione nichilista” (Walter Benjamin Capitalismo come religione, in Alfabeta 2,
6 dicembre 2014).
L’immanenza
della matrice contrattualistico-utilitaristica nell’etica del capitalismo è in
stretta connessione con la questione del volontarismo. Nella logica capitalistica è la
primazia della volontà orientata al profitto a trovare affermazione. La volontà
si fa tecnica (“la tecnica è volontà” secondo Emanuele Severino) e avoca a sé,
riducendolo a tecnica, ogni tipo di lavoro umano, in primis quello scientifico,
la cui produttività viene inglobata nel ciclo economico in funzione strumentale
rispetto alla redditività del capitale. Il lavoro politico è coartato nel
ruolo di tecnica anticiclica (Cacciari), degradato dalla funzione spirituale
che gli è propria di pontifex tra principio d’ordine e comunità a strumento
servente di un fine contingente ad esso estraneo.
È sul
modo in cui concepisce il rapporto tra volontà e principio d’ordine che una
comunità politica decide il proprio destino. Quando la volontà si volge al
principio ordinante, il Beruf politico è capace di salvaguardare la propria
autonomia spirituale e d’orientare il sapere scientifico alla libertà della
persona umana tramite il governo della tecnica. Se è invece la volontà di chi
dispone del maggior potere d’azione sul mondo (la techne) ad imporre la
strumentalizzazione del lavoro umano in funzione di fini estranei alla
struttura dialogica del principio, anche il lavoro politico seguirà il destino
della de-spiritualizzazione, e il lavoro scientifico opererà disumanizzato e
de-personificato.
La
primazia della volontà sull’ordine razionale della realtà è l’assunto fondativo
di ogni totalitarismo. L’assolutezza del potere si impone in modo tanto più
estremo quanto più essa sia in grado di affermare la realizzazione di sé quale
fine ultimo dell’esercizio della potestas, anziché tendere all’armonizzazione
delle relazioni politiche, economiche e sociali secondo l’ordine dia-logico
della persona umana. La costruzione di un proprio linguaggio
autorappresentativo (Victor Klemperer, LTI. La lingua del Terzo Reich. Taccuino
di un filologo, Giuntina, 1998), di una neolingua (George Orwell, Nineteen
Eighty-Four, Secker & Warburg, 1949), è la techne privilegiata con cui il
potere totalitario costringe la realtà ai dettami della propria volontà (come
l’appropriazione di un Lebensraum) e ai vincoli delle autorappresentazioni
(l’autopercepita appartenenza alla razza ariana o la discendenza dal popolo
mitico di Thule), sopprimendo la natura dialogica dell’essere.
Non è
un caso che Il trionfo della volontà, terribile capolavoro cinematografico di
Reni Riefensthal, è il titolo assegnato al più noto filmato di propaganda
nazista.
6. Il
riduzionismo quantitativo.
Un
arcigno ostacolo culturale alla rifondazione del rapporto assiologico tra
libertà oggettiva, volontà e tecnica è rappresentato dal quantitativismo
scientifico, che nella postmodernità si è imposto quale preteso fondamento di
ogni possibile forma di conoscenza razionale. Le tecniche, ognuna prodotto
applicativo di una scienza particolare, si ergono a sistemi autosufficienti di
governo della natura, svincolati da qualunque principio d’ordine che stia
“oltre” il segmento di realtà suscettibile di quantificazione. Nemmeno lo
sconvolgimento subito nel corso del ‘900 dai concetti di spazio-tempo e di
causa-effetto a seguito delle scoperte della fisica subatomica è valso a
mettere radicalmente in discussione il convincimento
quantitativistico-deterministico diffuso nell’immaginario di larga parte del
mondo scientifico, e le ricadute antropologiche che ne conseguono (Jacques
Monod, Il caso e la necessità, Mondadori, 1970).
Secondo
una potente interpretazione, il riconoscimento dei numeri quali elementi
costitutivi dell’essere varrebbe a qualificare la scienza contemporanea quale
sapere intrinsecamente platonico (Cacciari), proprio in quanto la
matematizzazione è espressione del métron su cui il mondo classico, a partire
dalla tradizione pitagorica, fonda l’ordine razionale della realtà (Platone,
Timeo, Bompiani, 2000).
È
anche vero, tuttavia, che l’idea che la matematizzazione sia espressione o
struttura costituente di un principio d’ordine cosmico fondativo non
appartiene, ubiquitariamente, al pensiero scientifico contemporaneo in quanto
tale. E in effetti lo stesso Massimo Cacciari distingue la matematizzazione
propria della scienza platonica dal calcolo meramente quantitativo.
La
degradazione a techne della stessa matematizzazione e la riduzione della realtà
a mera somma di quantità sono precipui aspetti della weltanschauung postmoderna. La disgregazione degli oggetti
nelle loro quantità costitutive elementari è il risultato cui il metodo
analitico intrinsecamente tende (ἀνα + λύσις, λύειν, sciogliere). La riduzione
quantitativa, in sé considerata, è scioglimento dei legami e, in ultima
istanza, scomposizione dell’intero in frammenti irrelati, come tali
strumentalizzabili in funzione di qualunque fine voglia porsi una volontà
orientata a un’etica puramente utilitaristica.
Appartiene
alla comune esperienza l’impatto metodologico che il modello di ragionamento
analitico deduttivo ha prodotto anche sulla scienza giuridica, dalla logica tomistica
all’ideologia illuministica del giudice bocca della legge, sino alle aporie del
geometrismo giuridico kelseniano. E tuttavia nel Signore degli anelli Gandalf il grigio
(il mago buono) mette in guardia Saruman (il mago buono diventato cattivo, “il saggio
che ha abbandonato la ragione per la pazzia”) ammonendolo che è folle colui che
rompe un oggetto per scoprire cos’è (sulla rilevanza nella modernità
dell’idea di adaequatio tra ragione individuale e natura cfr. Maurizio Manzin,
La natura (del potere) ama nascondersi, in Francesco Cavalla (a cura di),
Cultura Moderna e interpretazione classica, Cedam, 1997).
Il
matematismo quantitativo è, in fin dei conti, un’eredità fraintesa di Voltaire,
al quale Nietzsche significativamente dedica Umano troppo umano, opera che
segna l’apertura alla nuova era della volontà di potenza, liberata da ogni
principio autoritativo. Così, la derisione delle superstizioni medievali (non
di rado create dall’immaginario dei moderni e attribuite per transfer al
pensiero degli antichi), e in genere metafisiche, è diventata nel positivismo
ottocentesco vera e propria postura filosofica (“Keine Metaphysik mehr!”). Se l’illuminismo ha avuto quantomeno
il merito storico di recuperare la ragione al centro dell’esperienza umana,
alla sua propaggine positivista va addebitato il demerito di aver generato la
superstizione del riduzionismo quantitativo e idolatrato il dogmatismo
dell’intelletto.Pur a fronte della critica epistemologica mossa alle scienze galileiane
dalla filosofia novecentesca (Edmund Husserl, La crisi delle scienze europee e
la fenomenologia trascendentale, trad. it., Il Saggiatore, 2015), l’immaginario
dei contemporanei è diffusamente suggestionato dalla distorsione
quantitativistica. Ciò emerge con evidenza nel best seller di Stephen Hawking e
Leonard Mlodinow The grand design (Transworld, 2010). I due scienziati, mossi
dal dichiarato intento di dimostrare la non necessità fisica di qualunque
principio divino e in genere metafisico a fondamento ultimo dell’essere,
sembrano davvero convinti che il gioco-esperimento digitale di Conway sia in
grado di offrire una riprova empirica dell’autosufficienza cosmogonica del
modello d’automa deterministico-quantitativo. Invero, lo scritto altro non è se
non una riedizione aggiornata del famoso saggio di Hawking Dal big bang ai
buchi neri (1988), con l’aggiunta di una sorta di prefazione filosofica la
quale, muovendo da alcune rapide suggestioni sugli elementi (principi
materiali) presocratici e sugli atomi democritei, salta a piè pari 2500 anni di
storia del pensiero occidentale per proporre una rifondazione della fisica
quantitativa come nuova filosofia dell’essere (la questione della scienza come
compimento della metafisica è posta semmai da Martin Heidegger, La fine della
filosofia e il compito del pensiero, in Tempo ed essere, 1969. Il tema ha
origini antiche: sul rapporto tra episteme e metafisica come ricerca del
principio e della causa cfr. Aristotele, Metafisica, Bompiani, 2000).
Così,
una significativa componente della weltanschauung contemporanea, disconoscendo
ogni “platonicità” nella matematizzazione della realtà, erige una cortina
ferrea tra reale e “chimerico” (Auguste Comte, Discorso sullo spirito positivo, trad. it.,
Laterza, 1985).
La
tracimante diffusività del riduzionismo quantitativo non può non contaminare
anche la dimensione antropologica. Ne costituisce manifestazione, nella forma più
estrema, il dramma delle due guerre mondiali, ove lo stesso individuo guerriero
ha cessato di essere qualità (si pensi al valore dell’antico cavaliere
medievale, come Dante Alighieri a Campaldino, o del samurai giapponese), per
diventare mera quantità nella guerra di trincea, e più ancora sotto i
bombardamenti di massa che hanno colpito i civili a Dresda come a Londra.
Sciocca, ma non stupisce, che nei rapporti degli ufficiali della prima guerra
mondiale le perdite umane in battaglia siano contabilizzate algebricamente allo
stesso modo delle perdite di cannoni, derrate alimentari, animali da carico
(Alessandro Barbero, Caporetto, Laterza, 2017).Con coerenza estrema,
l’antropologia nazista ha generato il modello d’individuo “non completamente
nato” (Tommaso Tuppini, La caduta. Fascismo e macchina da guerra, Orthotes,
2019), che è entità irrelata, segregata sia dal mondo esterno, sia dal proprio
mondo interiore tramite una pelle che opera come “corazza”
difensiva-segregativa. Il nazista è unità numerica perfettamente disgregata e
segregata da qualunque forma di dia-logos con ogni altro umano.
Le
guerre mondiali sono state un’esperienza collettiva di dissolvimento
dell’esistenza individuale, unico valore posseduto dal soldato sul campo di
battaglia, a mera quantità irrelata. Su tale sostrato esperienziale il pensiero
esistenzialista ha prodotto una rappresentazione dell’essere umano quale entità
ridotta a pura esistenza, condannata all’assurdo in quanto incapace di
relazione sensata – di diálogos – con sé stessa e con l’altro (Albert Camus,
L’Étranger, Gallimard, 1942). Inevitabilmente, l’enfer, c’est les autres
(Jean-Paul Sartre, Huis clos, 1943).
Sono
innumerevoli i contesti, seppur meno estremi, in cui l’Occidente ha vissuto
esperienze di disumanizzazione del lavoro e di riduzione dell’umano a mera
quantità, come nelle catene produttive delle prime rivoluzioni industriali o,
talvolta, nelle contemporanee catene transnazionali del valore. Non è un caso che il positivismo,
emblematicamente, sia divenuto la bandiera filosofica della borghesia
capitalistica ottocentesca, del pensiero economico liberista e della sua
rivoluzione tecnico-industriale.
7. La
crisi identitaria delle democrazie in Occidente.
Quando
le comunità politiche affrontano una crisi d’identità, le forme di pensiero
“debole” esercitano una particolare capacità di fascinazione (Gianni Vattimo,
Dialettica, differenza, pensiero debole, in Gianni Vattimo e Pier Aldo Rovatti
(a cura di), Il pensiero debole, Feltrinelli, 1983). Nel dopoguerra, la capacità delle
democrazie europee di riconoscersi nei propri fondamenti costituitivi è stata
ripetutamente messa in crisi da una molteplicità di fattori d’innesco
(l’esaurimento dell’ordine di Jalta, la fine delle ideologie, i nuovi fenomeni
migratori, la crisi demografica, i “sovranismi”, lo stallo nel processo
d’integrazione europea). Specularmente, nel momento in cui la democrazia ateniese ha
raggiunto l’apice del proprio splendore, la concezione socratico-platonica del
logos è entrata in competizione con il nuovo approccio etico utilitaristico
delle emergenti scuole retoriche e sofistiche (Platone, La Repubblica,
Bompiani, 2009; Gorgia, Laterza, 1997; Protagora, Bompiani, 2001; Minosse, La
Vita Felice, 2015).
Il
pensiero “forte” socratico fonda la disposizione armonica (kòsmos) della
società e delle leggi (nomoi, nomizomena) nell’ordine pregiuridico e
prepolitico del logos. Finché la comunità ateniese si è riconosciuta nel
principio già presocratico di corrispondenza tra pensiero ed essere (cfr.
Platone, Lettera VII), la buona legge non poteva essere intesa quale mera
deliberazione della polis, bensì tou ontos exeuresis, “scoperta di ciò che è”
(Minosse, 315 A). Coerentemente, nei dialoghi platonici giovanili l’osservanza
delle leggi è considerata atto giustizia in sé (Platone, Critone, Bompiani,
2000), essendo le leggi manifestazione armonica dell’ordine cosmico
presupposto.
In
Gorgia, dialogo di quasi un decennio successivo al Critone, Platone appare
irrimediabilmente sconcertato dall’incomprensibile messa a morte del maestro.
Qui, l’identificazione spirituale con la polis è radicalmente messa in dubbio,
tanto che Socrate questa volta sente il dovere di distinguere le leggi giuste,
espressione del logos, da quelle ingiuste, puro strumento di dominio. Per
contro il retore Gorgia, maestro del nuovo corso della democrazia, è fermo
assertore del predominio della volontà sull’essere, e considera la retorica “il
più grande bene” proprio in quanto techne capace di conferire “il potere di
dominare sugli altri nella propria città” (Gorgia, 452 D, 456 C). Invero
Gorgia, con sorprendente attualità, si atteggia ancora a dottrinario di
transizione, vittima del suo stesso moralismo. In alcuni passi del dialogo egli
sembra ancora diviso tra l’affermazione incondizionata della nuova potenza
volontaristica e il legame con i vecchi schemi, che lo imbrigliano nella
contraddizione di chi ancora sente il bisogno di proclamare, a dispetto dei
presupposti da cui egli stesso muove, che la retorica sia arte della
persuasione “sul giusto e sull’ingiusto” (Gorgia, 460 C).
Il
processo di separazione dal principio dialogico trova compimento nella figura
di Callicle, spregiudicato discepolo di Gorgia, appartenente ad una generazione
formatasi in un contesto culturale e politico fortemente “secolarizzato” e
spiritualmente distaccato da ogni idea condivisa di principio d’ordine. Il
giovane retore non ha remore nel condurre il ragionamento del maestro alle
estreme conseguenze. Nella sua visione, le leggi della polis sono stabilite
dagli uomini deboli per spaventare i più forti, in modo che quest’ultimi non
abbiano più di loro. Esse sono quindi per ciò solo contrarie alla natura.
Secondo natura è invece giusto che chi è più potente abbia di più di chi è meno
potente, l’uguaglianza è per i deboli (Gorgia, 483 C). Ecco esplicitato, in
poche parole, il nucleo di ogni dottrina sulla violenza tirannica, divenuta
costume politico nell’età dell’imperialismo ateniese (Tucidide, Il dialogo dei
Melii e degli Ateniesi, Marsilio, 1991; Platone, Gorgia, 492 C, 508 A). Tanto
che Callicle evoca senza imbarazzo la necessità correzionale del “menar botte”
(Gorgia,485 D, 521 A-D).
Massimo
Cacciari individua nel pensiero classico e nel cristianesimo due elementi
strutturali della civiltà occidentale (v. anche, seppur in diversissima
prospettiva, James Hillman, Un terribile amore per la guerra, Adelphi, 2005).
La civiltà europea ha intessuto queste due tradizioni culturali in un
sorprendente e potentissimo intreccio identitario. Come in origine la paideia
greco-platonica è stata il veicolo concettuale privilegiato per la costituzione
teologica del protocristianesimo (Werner Jaeger, Cristianesimo primitivo e
paideia greca, trad. it., Bompiani, 2013), così non vi è oggi meandro della
weltanschauung dell’Europa contemporanea che non sia plasmato, razionalizzato,
concettualizzato e vivificato (per mimesi o contrapposizione) dalle radici
strutturali di tali tradizioni del pensiero europeo. Rivolgendo l’attenzione a
un particolare profilo d’analisi, Paolo Perulli in Il debito sovrano sviscera i
fittissimi intrecci che, nella visione del mondo occidentale, legano etica
politico-economica e pensiero teologico-religioso.
Nel
solco di questa tradizione culturale il principio d’ordine, seppur
trascendente, non assume la forma di ombra metafisica relegata nell’arcano imperscrutabile,
e nemmeno di mistero (μυστήριον) nel senso esoterico antico (Edgar Wind,
Misteri pagani nel rinascimento, Adelphi, 1971). Esso, in quanto mistero semmai
nel significato assunto nella teologia cristiana neotestamentaria (Gv, 15, 15),
è per natura accessibile alla conoscenza umana, certo secondo prospettive
particolari, ma pur sempre veritative in quanto fondate sull’essenziale natura
dialogica che l’essere persona e il principio-logos condividono. L’incarnazione
del logos (σὰρξ ἐγένετο, Gv, 1, 14) è omousia (della stessa sostanza) del
Padre, e al contempo riflette l’immagine dell’uomo, essendo l’uomo creato a
immagine e somiglianza di Dio (Gn, 1, 26-27). Così, come l’uomo è ragione e
parola, così è ragione, parola e persona il principio-logos (Joseph Ratzinger,
Introduzione al cristianesimo. Lezioni sul simbolo apostolico, Queriniana,
2005).
Nella
condivisione di tale natura dialogica trova fondamento un atteggiamento
gnoseologico intrinsecamente ottimista: è aperta alla comprensione umana una
naturale porta d’accesso al principio d’ordine che anticipa la realtà,
giustifica la morale, fonda la giustizia, indica il fine delle leggi e ne
orienta l’interpretazione.
8.
Homo oeconomicus e homo politicus .
Come
mostrato nel mito fondativo di Prometeo (Platone, Protagora. Laterza, 1996, 315
A-326 A; Esiodo, Teogonia, BUR, 1984; Eschilo, Prometeo incatenato, La Vita
Felice, 1996), la tecnica senza diritto distrugge l’essere umano, (Werner
Jaeger, Elogio del diritto, trad. it., La nave di Teseo, 2019; Sofocle,
Antigone, vv. 364-371), così come il diritto senza giustizia si trasforma esso
stesso in tecnica distruttiva. Massimo Cacciari esclude radicalmente che il
capitalismo possa essere espressione di uno spirito. Il capitalismo è ciò che è
e non può che essere, portando con sé la propria ineluttabile etica
utilitaristica. Una volta escluso che l’operari scientifico abbia in sé “a che fare con
idee di salvezza, di libertà, di felicità” (Cacciari, Il lavoro dello spirito,
37-38), proprio in quanto estraneo a ogni giudizio sul valore delle finalità
universali, come può l’homo oeconomicus trasformarsi in homo politicus? Come
può fondarsi una società politica in cui non sia la volontà di profitto (la
techne economica) ad asservire strumentalmente il lavoro scientifico e il
lavoro politico, ma sia il Beruf politico ad orientare il sapere scientifico al
governo di una civitas che pone la libertà della persona umana come fine e
subordina la techne a puro mezzo (cfr. sul tema la prospettiva di Benedetto
XVI, Caritas in veritate, Libreria Editrice Vaticana, 1999)?
La
trasformazione dell’homo oeconomicus, de-umanizzato dal dominio dalla tecnica o
ridotto esso stesso a strumento tecnico, in homo politicus, relazionale,
dialogico e votato all’esercizio libero della ragione, richiama ineludibilmente
la contemporaneità al recupero di un principio d’ordine condiviso, capace di
fondare il concetto di libertà come ordine oggettivo della realtà e capace di
orientare l’applicazione delle leggi secondo una teleologia che sfugga
dall’arbitrio dei soggettivismi individuali o “partitici”. È il dia-logos tra i
distinti l’unico fondamento possibile di una pace che non sia fatua tolleranza,
istinto alla decreatio (Simone Weil) o immobilità impersonale dell’essere
(Parmenide), salvo ammetterne il compimento nella forma più radicale della
caritas cristiana (Cacciari, Geo-filosofia dell’Europa, 155), la quale connette
a sé il nemico (il completamente altro da sé) nell’abbraccio non regredibile dell’agàpe-amore
(Lc, 6, 27-38).
Ecco
quindi la radicale questione identitaria sulla quale la contemporaneità europea
sfida il giurista: se sia egli un perito della tecnica giuridica,
istituzionalmente indifferente alla questione del fondamento di principio del
diritto, ovvero se egli sia un professionista del lavoro dello spirito, come
tale chiamato a porsi in incessante relazione dialogica con l’ordine oggettivo
di libertà che costituisce l’essenza giustificativa della giurisdizione, del
sistema normativo e della comunità politica.
Non
rientra nelle forze del giurista offrire una risposta compiuta alla poderosa
questione. Egli
è chiamato a fare la propria parte, unitamente ai filosofi, agli scienziati, ai
politici.
* La
presente riflessione trae origine dalla lettura di Il lavoro dello spirito di
Massimo Cacciari (Adelphi, 2020), di Le potenze del capitalismo politico. Stati
Uniti e Cina di Alessandro Aresu (La nave di Teseo, 2020) e di Il debito
sovrano. La fase estrema del capitalismo di Paolo Perulli (La nave di Teseo,
2020), nonché dalle analisi sviluppate dai tre autori nel seminario Il
capitalismo dopo Max Weber, Università Ca' Foscari Venezia, 19 marzo 2021, a
cura di Adalberto Perulli. Lo scritto è già apparso, nel suo contenuto
essenziale, sul sito web di Labour Law Community. Ringrazio il Prof. Luca
Ratti, l’Avv. Vincenzo Poso, la Prof. Marta Ferronato, il Prof. Gianandrea Di
Donna, il Prof. Andrea Sitzia per aver condiviso con me i loro arricchenti
punti di vista sui temi che questo scritto percorre.
Ucraina,
Vladimir Putin e
la
guerra culturale globale.
Unz.com- BOYD D. CATHEY –( 31 LUGLIO 2022 )- ci dice :
Mentre
in America abbattiamo monumenti a Robert E. Lee, in Russia abbattono monumenti
a Lenin.
La
guerra in Ucraina non riguarda in realtà l'Ucraina, non riguarda i sacrosanti
confini dell'Ucraina che sono stati presumibilmente violati dalla Russia. E certamente non si tratta della
decantata "difesa della democrazia", come sentiamo costantemente urlare
nelle nostre orecchie dai media e da un'ampia panoplia di leader politici e
culturali americani (ed europei), da Nancy Pelosi a Lindsey Graham a Boris
Johnson.
Nessuna
di queste ragioni, nessuna di quelle giustificazioni per il coinvolgimento
fanatico degli Stati Uniti, dei suoi burattini nella NATO e nell'UE, spiega
perché il conflitto in quella remota parte del mondo è così di vitale
importanza a livello globale che ha letteralmente la totalità della sinistra
americana "svegliata" e la grande maggioranza dei repubblicani, al
seguito, letteralmente in piedi sulle loro sedie e scrivanie per applaudire
freneticamente ciarlatani come l'ex comico X-rated e autoritario Volodymyr
Zelensky (e sua moglie) come "campioni di libertà e democrazia".
Lo spettro di Graham e Pelosi che si superano a
vicenda nella bellicosità delle loro invettive contro il presidente Putin e la
Russia è solo un pò'meno disgustoso del loro lascivo abbraccio ideologico l'uno
dell'altro.
Ci
sono due ragioni principali per cui la guerra è arrivata nell'Europa orientale,
e hanno ben poco a che fare con l'Ucraina o le orribili sofferenze della
popolazione ucraina.
Ma
hanno tutto a che fare con la Russia, il suo presidente e l'attuale posizione
della Russia nel contesto della politica globale e dell'inesorabile avanzata
dell'egemonia globalista americana.
Dalla
fine della seconda guerra mondiale gli Stati Uniti sono stati coinvolti
essenzialmente in due grandi conflitti globali: il primo è stata la guerra fredda
condotta contro il comunismo sovietico e mondiale. La maggior parte di noi di
qualsiasi età sostanziale può ricordare i giorni in cui Ronald Reagan chiamava
l'Unione Sovietica e i suoi satelliti "l'impero del male".
Siamo
diventati maggiorenni quando l'impegno di Nikita Krusciov di
"seppellirci" è stato creduto un pericolo reale e presente per la nostra
stessa esistenza.
Gli
Stati Uniti, quindi, e i loro alleati nella NATO e in altre alleanze erano
visti come i campioni della libertà e della libertà, ed essenzialmente della
civiltà occidentale contro il colosso sovietico che minacciava di estirpare ciò
che ci stava a cuore e di sancire al suo posto una tirannia omicida in tutto il
mondo.
Per
tutto il tempo durante quel conflitto il nostro fondamento culturale ereditato
dall'Occidente e dal Cristianesimo veniva progressivamente, a volte
impercettibilmente, svuotato. Alcuni dei nostri migliori scrittori e filosofi se ne sono
accorti: James Burnham, Sam Francis, pochi altri; ma ci volle l'uomo "con
i capelli arancioni" per strappare finalmente la maschera, anche se solo a
casaccio e per la maggior parte inconsapevolmente, di ciò che stava realmente
accadendo e che era accaduto qui negli Stati Uniti e nell'Europa occidentale.
La
retorica che difendeva "l'Occidente e le sue tradizioni" continuava
nel nostro vocabolario, ma la realtà era radicalmente cambiata.
T. S.
Eliot notò ciò che stava accadendo nel suo lavoro del 1948, “Notes Towards the
Definition of Culture”, che noi in Occidente stavamo "distruggendo i
nostri antichi edifici per preparare il terreno su cui i nomadi barbari del
futuro si accamperanno nelle loro carovane meccanizzate".
La
minaccia comunista cessò nel 1989-1991, con il crollo dell'Unione Sovietica e
la dissoluzione del Patto di Varsavia e del Blocco orientale. E, sorprendentemente per molti che
controllavano la politica estera americana allora e come fanno ora, ciò che è
emerso in molti casi in gran parte dell'Europa orientale e in Russia non è
stata una qualche efflorescenza di "piccole democrazie" basate sul
modello del Grande Fratello America.
In
paesi come l'Ungheria, la Polonia, la Serbia, e soprattutto in Russia, era
quasi come se un velo, una profilassi che aveva coperto – e in un certo senso,
protetto – queste nazioni dagli aspetti peggiori della cultura americana della
"Coca-cola", fosse stato sollevato, ed erano tornate cinquant'anni
prima, come se il periodo comunista fosse un brutto sogno fugace o un incubo.
E le vecchie credenze religiose e politiche, che non
erano mai state estinte da decenni di comunismo, riemersero. Il nazionalismo e
la fede religiosa sono usciti dalle catacombe per ispirare milioni di persone.
La
democrazia liberale – il modello americano diffuso in tutto il mondo – era solo
un'opzione per quei paesi e i loro cittadini. E nonostante lo zelo e
l'iperattività della politica estera americana dominante e le incursioni
aggressive degli aspetti peggiori del "kulchur" americano, avidamente
imposto e diffuso in modo contagioso dal capitalismo corporativo internazionale
in collaborazione con lo stato manageriale, la resistenza in Oriente era molto
più resiliente che in Europa occidentale, dove mezzo secolo di indottrinamento
laicista e distruzione delle tradizioni e della fede religiosa storica aveva
avuto i suoi effetti.
Questa
rude consapevolezza è presto apparsa sull'establishment della politica estera
americana, producendo quello che in effetti è un secondo conflitto globale – tra quelle nazioni incatenate ai
tentacoli del globalismo secolare e quelle al di fuori di quel consorzio sempre
più totalitario.
Lo
zelota neoconservatore e icona di Fox News, il defunto Charles Krauthammer, ha
celebrato quello che ha definito l'emergere di un "mondo unipolare",
dove la democrazia liberale, il secolarismo, il globalismo e una classe
manageriale internazionale avrebbero regnato sovrani. Ma le sue speranze e i desideri dei
neoconservatori americani e dei "conservatori" dell'establishment per
un mondo dominato dagli americani in cui il sogno di Francis Fukuyama della
"fine della storia", il punto finale dell'evoluzione ideologica
dell'umanità e dell'universalizzazione della democrazia liberale occidentale,
sarebbe trionfante, erano prematuri.
In
Oriente, dove la Russia stava emergendo profondamente segnata e malconcia dai
suoi quasi suicidi sette decenni di tirannia statalista sovietica, il progetto
globale ha avuto un intoppo. Non all'inizio, o almeno così sembrava. Perché la Russia dopo il 1991,
sotto Boris Eltsin, cercò accomodamento e partenariato con l'America e i suoi
alleati della NATO, anche a un certo punto, dopo aver sciolto il Patto di
Varsavia, perseguendo una qualche forma di associazione con l'alleanza
occidentale.
Non
doveva essere, per la Russia, data la sua posizione nel mondo, desiderata
partnership e riconoscimento della propria cultura storica e indipendenza. Ma l'Occidente, guidato da zelanti
globalisti unipolari, in particolare nell'amministrazione di George W. Bush –
pensate qui al ruolo di personaggi come Paul Wolfowitz – desiderava solo la sua
sottomissione e integrazione nel Nuovo Ordine Mondiale.
Dopo
anni di tentativi di una sorta di modus vivendi equo con l'Occidente, la Russia
si rese conto che un tale accordo era fuori questione. Dovrebbe tracciare il proprio corso
indipendente e trovare partner nel mondo dove potrebbe, forse con una Cina precedentemente
ostile, forse con l'Ungheria di Viktor Orban e il Brasile di Jair Bolsonaro.
E così
nel 2009 l'associazione BRICS – Brazil, Russia, India, China e South Africa – è
nata come un'alleanza economica e potenziale di politica estera. Ma soprattutto, è stata una Russia rinvigorita e
ri-assertiva sotto il suo presidente Putin che ha preso la leadership. Ed è stata la Russia,
geopoliticamente e strategicamente, che è stata vista come il principale
pericolo di gran lunga per far avanzare il globalismo occidentale.
Questa,
quindi, è la prima ragione principale del conflitto in Ucraina e della
frenetica iperventilazione delle élite a Foggy Bottom e nel Congresso degli
Stati Uniti, e a Bruxelles e Ginevra: i russi, e in particolare il loro
presidente Vladimir Vladimirovich Putin, non hanno aderito al progetto globale.
Il più grande paese del mondo non si era allineato come gli altri toadies
americani in Europa occidentale.
In
effetti, per quasi vent'anni la politica estera americana è stata abbastanza
coerente nel suo obiettivo di costringere una Russia recalcitrante in un altro
servitore flessibile di un ordine universale americano egemonico,
economicamente e politicamente.
Il
conflitto militare come elemento ultimo, suggerisco, era sempre sul tavolo
degli apparatchik che gestiscono la politica estera americana.
Gli
sforzi per sovvertire lo stato russo, per creare le condizioni per un'altra "rivoluzione colorata" a
Mosca, come
quelli che gli Stati Uniti avevano progettato con successo a Kiev e altrove,
anche a Tbilisi, in Georgia, erano falliti e sono stati sventati.
Le ONG americane e controllate da George Soros erano
state espulse. I leader dell'"opposizione" alle prese con gli americani al
governo di Putin, sia nella persona di un Boris Nemtsov o più recentemente di
Alexei Navalny, non erano riusciti a intaccare la popolarità di Putin o a
produrre un colpo di stato desiderato di qualche tipo.
Dal
colpo di stato sponsorizzato dagli americani a Kiev nel febbraio 2014, deponendo il presidente dell'Ucraina
eletto dal popolo (e amico della Russia), Viktor Yanukovych, la Russia si è creduta gravemente
minacciata. Un regime fantoccio americano appena insediato a Kiev ha iniziato la
persecuzione dei russi etnici ucraini – circa un quinto della popolazione – chiudendo scuole e media di lingua
russa, vietando l'uso del russo negli affari legali e pubblici e perseguitando
i leader politici e i partiti politici ucraini nativi russi.
Di
conseguenza, le province in gran parte russe di Donetsk e Lugansk annunciarono
la loro secessione, e la Russia occupò la Crimea russa pesantemente etnica
(dove la flotta russa del Mar Nero era ancorata a Sebastopoli). La Crimea non
era mai stata storicamente parte dell'Ucraina.
Ne è
seguita una sanguinosa guerra civile che è continuata fino all'inizio del 2022,
quando il governo ucraino ha intensificato le sue operazioni militari
anti-russe in quella che era diventata una sanguinosa campagna di otto anni che
ha visto oltre 14.000 vittime civili russe nella regione etnica russa del
Donbas.
L'intenzione
del presidente ucraino Zelensky di riacquistare potenzialmente armi nucleari (un desiderio espresso a Monaco pochi
giorni prima dell'inizio dell'incursione militare russa di febbraio) e il suo
rifiuto di escludere l'Ucraina dalla futura adesione alla NATO, e quindi ai
sensi dell'articolo 5 della Carta della NATO, di coinvolgere potenzialmente la
NATO nella necessaria azione militare congiunta sul campo contro la Russia,
hanno spinto l'orso russo al limite. Putin ha visto queste azioni come
l'ultima goccia.
Se il
Presidente Putin avrebbe dovuto o meno impegnare la Russia in un'azione
militare in Ucraina può certamente essere discusso. In effetti, da un certo punto di
vista le truppe russe sul terreno impegnate in azioni militari hanno dato agli
zelanti falchi globalisti neoconservatori l'opportunità che hanno a lungo
desiderato: "dissanguare la Russia", nelle parole del segretario alla
Difesa americano Lloyd Austin, cioè di ottenere sul campo di battaglia ciò che
finora non erano in grado di raggiungere economicamente e diplomaticamente
dalla caduta della vecchia Unione Sovietica: la sottomissione della Russia e la
sua integrazione nel Nuovo Ordine Mondiale.
Eppure,
dal punto di vista russo, la Russia era stata spinta contro un muro
inamovibile, un processo continuo documentato da osservatori astuti come John
Mearsheimer, Richard Sakwa, Stephen Cohen, Henry Kissinger e George Kenan, e
non poteva più ritirarsi.
Un'Ucraina
ostile, che funge da pedina per il "cambio di regime" americano e un
pugnale puntato direttamente su Mosca a poche centinaia di miglia di distanza,
potrebbe significare la dissoluzione della Russia stessa. In effetti, non è questo il
desiderio di fanatici falchi della guerra neocon come Max Boot? Joe Biden non aveva annunciato con
entusiasmo che il presidente russo era un "criminale di guerra" (con tutto il bagaglio legale e non
così legale che comporta)?
L'Ucraina,
così, diventa un piatto di Petri per i servitori del Nuovo Ordine Mondiale per
far avanzare i loro obiettivi più ampi, anche se ciò significa la morte o la
mutilazione di ogni povero cittadino ucraino e la distruzione totale del loro
paese.
Tali
"danni collaterali" siano dannati; ciò che è importante soprattutto è
il trionfo del "progetto globalista" e il successo delle
macchinazioni dell'Unione Europea e del World Economic Forum (WEF) di Klaus
Schwab , a cui Volodymyr Zelensky ha già aderito.
Su
questo fondamento l'establishment politico americano, da Mitch McConnell, la
National Review, e Brian Kilmeade sulla cosiddetta "destra", a Nancy
Pelosi e la quasi totalità dei media nazionali (con poche eccezioni, ad
esempio, Tucker Carlson), a sinistra, sono pienamente uniti. Questa
osservazione è evidente.
C'è,
tuttavia, una seconda ragione che attraversa tutta la discussione sul conflitto
ucraino come una corrente sotterranea molto reale, e ha molto a che fare con
ciò che chiamerei la rinascita del tradizionalismo russo e della sua storica
fede ortodossa. È la rinascita in Russia dal crollo del comunismo di un'ortodossia russa
cristiana militantemente conservatrice e il fatto, evidente nella legislazione
successiva e ampiamente popolare emanata dalla Duma russa e nelle dichiarazioni
pubbliche e nei proclami dei leader della nazione, che attualmente perversioni
alla moda e condizioni morali e religiose invertite ora regnanti in America e
in Europa occidentale, non sono accettabili in Russia.
Nel
2014 ho iniziato a documentare alcune delle nuove leggi e disposizioni, il
sostegno del governo russo al cristianesimo (compresa la costruzione di circa
24.000 nuove chiese dal 1991), l'incoraggiamento da parte del Ministero della
Cultura dell'arte e dei film che celebrano la storia russa pre-sovietica e
anticomunista, glorificando persino l'eroica lotta dell'ammiraglio Aleksandr
Kolchak nella sua campagna per sconfiggere i rossi nel 1919-1921. , e la
rappresentazione comprensiva della ricca eredità religiosa e non comunista
della Russia nel suo sistema educativo. Lo stesso presidente Putin ha
denunciato in diverse occasioni amaramente Vladimir Lenin e il comunismo, anche
in una visita al luogo del massacro di Katyn dove ha onorato i 22.000 leader
militari e civili polacchi brutalmente giustiziati dai comunisti sovietici
durante la seconda guerra mondiale.
Ancora
più simbolicamente ha dedicato personalmente un grande monumento in onore dello
zar Alessandro III, forse il monarca più conservatore – o
"reazionario" della Russia dei 19esimo secolo.
Putin
ha anche abbracciato pubblicamente la fede ortodossa russa, una fede in cui sua
madre lo battezzò segretamente da bambino (cfr. il resoconto dettagliato
riportato dal servizio di notizie internazionale spagnolo, EFE, pubblicato
dalla rivista El Confidencial, il 22 marzo 2013, così come la serie di
interviste, First Person: An Astonishing Frank Self-Portrait del presidente
russo Vladimir Putin , New York, 2000). Certo, ci sono molti "Tommaso
dubbiosi" che mettono in dubbio la sincerità di una tale professione di
fede, ma se dobbiamo giudicare dalle azioni pubbliche, le prove sembrano
confermare in modo schiacciante la sua affermazione.
Ma è
il sostegno di Putin alla tradizionale fede ortodossa russa e alle posizioni
morali su questioni come il matrimonio tra persone dello stesso sesso e
l'omosessualità che hanno provocato una frenesia sfrenata nell'Occidente
secolarizzato.
Nonostante
l'intensa ostilità della potente lobby LGBTQ internazionale, non si scusa per
le sue opinioni o le opinioni dello stato russo in tali questioni. Negli ultimi dieci anni le sue
dichiarazioni e la sua traiettoria sono state abbastanza coerenti... al punto che l'ambasciata americana a
Mosca ha sventolato una bandiera del "Gay Pride" per ostentare le
ampie differenze tra la "visione" ufficiale americana e la posizione
della Russia. Quanto più simbolicamente si possono dimostrare queste
differenze?
Nell'ottobre
del 2021 il presidente Putin ha tenuto un discorso al forum di discussione
internazionale Valdai. Non differiva, in materia di cultura e moralità, da
numerosi altri discorsi e dichiarazioni che aveva fatto da quando aveva assunto
la carica di presidente della Russia ventidue anni fa. Ma come riassunto, credo che sia
un'eccellente prospettiva sul quadro intellettuale e sul pensiero di un uomo
che, qualunque cosa possiamo pensare di lui, ora svolge un ruolo estremamente
significativo nella storia del mondo.
Cito
una parte di esso qui (21 ottobre 2021):
"Guardiamo
con stupore ai processi in corso nei paesi che sono stati tradizionalmente
considerati come gli alfieri del progresso. Alcune persone in Occidente credono
che un'eliminazione aggressiva di intere pagine dalla propria storia, una
"discriminazione inversa" contro la maggioranza nell'interesse di una
minoranza e la richiesta di rinunciare alle nozioni tradizionali di madre,
padre, famiglia e persino genere, credono che tutti questi siano i punti di
forza sulla strada verso il rinnovamento sociale.
"...
Abbiamo un punto di vista diverso, almeno la stragrande maggioranza della
società russa – sarebbe più corretto metterla in questo modo – ha un'opinione
diversa su questo argomento. Crediamo che dobbiamo fare affidamento sui nostri
valori spirituali, sulla nostra tradizione storica e sulla cultura della nostra
nazione multietnica.
"I
sostenitori del cosiddetto 'progresso sociale' credono di introdurre l'umanità
a una sorta di nuova e migliore coscienza. L'unica cosa che voglio dire ora è
che le loro prescrizioni non sono affatto nuove. Potrebbe essere una sorpresa
per alcune persone, ma la Russia è già stata lì.
Dopo
la rivoluzione del 1917, i bolscevichi, basandosi sui dogmi di Marx ed Engels,
dissero anche che avrebbero cambiato i modi e i costumi esistenti e non solo
quelli politici ed economici, ma la nozione stessa di moralità umana e le basi
di una società sana. La distruzione di valori secolari, religione e relazioni tra
le persone, fino al rifiuto totale della famiglia (anche quello,
l'incoraggiamento a informare sui propri cari – tutto questo è stato proclamato
progresso e, tra l'altro, è stato ampiamente sostenuto in tutto il mondo allora
ed era abbastanza di moda, come oggi. A proposito, i bolscevichi erano
assolutamente intolleranti nei confronti di opinioni diverse dalle loro.
"Questo,
credo, dovrebbe richiamare alla mente parte di ciò a cui stiamo assistendo ora.
Guardando
a ciò che sta accadendo in un certo numero di paesi occidentali, siamo stupiti
di vedere le pratiche interne, che fortunatamente abbiamo lasciato, spero, nel
lontano passato.
La lotta per l'uguaglianza e contro la
discriminazione si è trasformata in dogmatismo aggressivo al limite
dell'assurdità, quando le opere dei grandi autori del passato – come
Shakespeare – non vengono più insegnate nelle scuole o nelle università, perché
si crede che le loro idee siano arretrate.
I classici sono dichiarati arretrati e
ignoranti dell'importanza del genere o della razza. A Hollywood vengono distribuiti
promemoria sulla corretta narrazione e su quanti personaggi di quale colore o
genere dovrebbero essere in un film. Questo è anche peggio del dipartimento agit-prop del Comitato
Centrale del vecchio Partito Comunista dell'Unione Sovietica.
"...
la nuova "cancel culture" l'ha trasformata in "reverse
discrimination", cioè in reverse racism. L'enfasi ossessiva sulla razza sta
dividendo ulteriormente le persone, quando i veri combattenti per i
diritti civili sognavano proprio di cancellare le differenze e rifiutarsi di
dividere le persone per il colore della pelle.
In un
certo numero di paesi occidentali, il dibattito sui diritti degli uomini e delle donne si
è trasformato in una fantasmagoria perfetta. Guardate, guarda, guardatevi dall'andare dove i
bolscevichi una volta avevano pianificato di andare – non solo i polli
comunitarizzanti, ma anche le donne comunizzanti. Ancora un passo e sarai lì.
"Gli zeloti di questi nuovi approcci
arrivano persino a voler abolire del tutto questi concetti di maschio e femmina. Chiunque osi dire che gli uomini e
le donne esistono realmente, il che è un fatto biologico, rischia di essere
ostracizzato.
"Genitore
numero uno" e "genitore numero due", "genitore alla
nascita" invece di madre e "latte umano" che sostituisce il
latte materno perché potrebbe sconvolgere le persone che non sono sicure del
proprio genere. Ripeto, non è una novità; nel 1920, i cosiddetti Kulturtraegers sovietici
inventarono anche alcuni neolingua credendo di creare una nuova coscienza e
cambiare i valori in quel modo. E, come ho già detto, hanno fatto un tale
casino che fa ancora rabbrividire.
"Per non parlare di alcune cose
veramente mostruose quando ai bambini viene insegnato fin dalla tenera età che
un ragazzo può facilmente diventare una ragazza e viceversa.
Cioè, gli insegnanti in realtà impongono loro
una scelta che tutti presumibilmente abbiamo. Lo fanno mentre escludono i genitori
dal processo e costringono il bambino a prendere decisioni che possono
sconvolgere tutta la loro vita ... un bambino a questa età è anche in grado di
prendere una decisione di questo tipo? Chiamando le cose con il loro nome,
questo rasenta un crimine contro l'umanità, e viene fatto in nome e sotto la
bandiera del progresso.
"Ho
già detto che, nel plasmare i nostri approcci, noi in Russia saremo guidati da
un conservatorismo sano e forte. Ora, quando il mondo sta attraversando una
perturbazione strutturale, l'importanza di un ragionevole conservatorismo come
fondamento per un corso politico è salita alle stelle – proprio a causa dei
molteplici rischi e pericoli e della fragilità della realtà che ci circonda.
"Questo
approccio conservatore non riguarda un tradizionalismo ignorante, la paura del
cambiamento o un gioco restrittivo, tanto meno il ritiro nel nostro guscio. Si tratta principalmente di fare
affidamento su una tradizione e una fede religiosa collaudate nel tempo, la
conservazione e la crescita della popolazione, una valutazione realistica di se
stessi e degli altri, un preciso allineamento delle priorità, una correlazione
tra necessità e possibilità, una formulazione prudente degli obiettivi e un
rifiuto fondamentale dell'estremismo come metodo. E francamente, il conservatorismo è
la linea di condotta più ragionevole, per quanto la vedo.
"Ancora
una volta, per noi in Russia, questi non sono alcuni postulati speculativi, ma
lezioni dalla nostra storia difficile e talvolta tragica. Il costo di esperimenti
sociali mal concepiti è a volte al di là di ogni stima.
Tali
azioni possono distruggere non solo le fondamenta materiali, ma anche
spirituali dell'esistenza umana, lasciando dietro di sé un relitto morale dove
nulla può essere costruito per sostituirlo per lungo tempo.
Un
paio di anni prima della sua morte nell'agosto 2008, Aleksandr Solzhenitsyn,
l'acerbo critico e flagello cristiano della democrazia liberale occidentale, ha
elogiato le posizioni di Vladimir Putin. "La NATO", ha detto,
"è in procinto di circondare la Russia e privare la Russia della sua
indipendenza come stato nazionale. Portare la Russia a un'Organizzazione del Trattato del
Nord Atlantico che usa la forza violenta in vari angoli del nostro pianeta per
piantare i semi di un'ideologia della moderna democrazia occidentale non
espanderà la civiltà cristiana, ma solo la porrà fine".
C'è da
meravigliarsi che l'editorialista e autore nazionale Pat Buchanan si sia
chiesto che nell'immensa guerra culturale in cui ci troviamo, "da che
parte sta dio ora"?
Da che
parte stare, in effetti.
La
politica della fertilità disgenica:
i
mutanti dispettosi di Edward Dutton.
Unz.com-
F. Rober Devlin –(
3 AGOSTO 2022) -ci
dice :
L'ultimo
libro del Dr. Edward Dutton, “Spiteful Mutants: Evolution, Sexuality, Politics and Religion
in the 21st Century”, è una raccolta di 10 saggi che usano la teoria evolutiva
per spiegare il declino dell'Occidente.
Meno
focalizzato sulla maggior parte dei libri dell'autore (Sent Before Their Time, Making Sense
of Race, Churchill's Headmaster), lo raccomando caldamente come introduzione al pensiero
evolutivo sul cambiamento culturale e per capire perché la sinistra promuove l'immigrazione
di massa,
le rivolte Floyd-Hoax-Black-Lives
Matter, la folle corsa al
"transgenderismo" e la normalizzazione della pedofilia.Prima del 1800, solo circa la metà
dei bambini sopravviveva fino all'età adulta. Quelli che lo facevano tendevano ad
essere quelli con il minor numero di mutazioni genetiche dannose.
Poi,
nel corso di poche generazioni, la mortalità infantile è scesa al di sotto
dell'uno per cento nei paesi più avanzati.
Ciò
significava che la selezione naturale darwiniana cessò di funzionare. I bambini con mutazioni dannose
hanno iniziato a sopravvivere fino all'età adulta e a trasmettere i loro tratti
sfavorevoli alla prole, un fenomeno noto come "fertilità disgenica".
Poiché
circa l'84% del genoma umano si riferisce allo sviluppo del cervello, l'aumento
del carico mutazionale significa che le persone hanno iniziato a pensare e
comportarsi in modi disadattivi.
Ad
aggravare il problema, queste persone influenzano coloro che li circondano, che
potrebbero ancora essere geneticamente sani, a comportarsi in modi altrettanto
disadattivi.
Questi sono i "Spiteful Mutants" del titolo di Dutton. Il loro comportamento è
"dispettoso" perché danneggia gli altri senza portare alcun vantaggio
a se stessi.
Il
libro di Dutton si concentra su due grandi aree in cui l'aumento del carico
mutazionale potrebbe dare origine a comportamenti disadattivi: religione e sesso.
Propone che l'aumento della confusione sessuale e dei
movimenti di "giustizia sociale" quasi religiosi come Black Lives Matter, siano l'azione di Spiteful Mutants.
Molti
commentatori hanno criticato tali tendenze culturali. Ma l'approccio evolutivo di Dutton
potrebbe spiegare perché stanno apparendo nella nostra società ora e cosa deve
essere fatto per combattere efficacemente. Perché in fondo la lotta potrebbe
essere tanto biologica quanto politica.
La
selezione naturale favorisce la fede e la pratica religiosa perché ci aiutano a
far fronte allo stress e promuovono comportamenti adattivi come la fertilità,
la cooperazione in gruppo e l'ostilità verso gli out-group invasivi.
Per
quanto riguarda la connessione tra fertilità e credenza religiosa tradizionale,
l'autore osserva il destino delle giovani donne che conosceva come studente
universitario alla Durham University nel nord dell'Inghilterra. Alcuni di questi appartenevano alla
“Durham Inter-Collegiate Christian Union”:
Questo
era un gruppo cristiano fondamentalista ed evangelico che evitava il bere, il
sesso prematrimoniale e, in effetti, tutto l'edonismo che tendeva a
caratterizzare la vita universitaria.
Per quanto ne so, tutte le donne che conoscevo
in questo gruppo si sono sposate e hanno avuto figli, nella maggior parte dei
casi due o più. Al contrario, una ragazza che conoscevo che era fredda, nichilista,
anti-religiosa e ha trascorso i suoi anni universitari facendo poco altro che
bere e mordere le ragazze più magre, non si è sicuramente sposata né
riprodotta. [...] Questa è la selezione darwiniana in azione.
In
sostanza, la religione tradizionale identifica il comportamento evolutivamente
adattivo con la volontà di Dio. Naturalmente, le idee religiose possono anche essere
disadattive. Una setta radicalmente ascetica che rifiuta ogni attività sessuale
danneggerebbe ovviamente le prospettive evolutive di coloro che vi aderiscono,
e quindi alla fine si estingue da sola. Gli Shakers ne sono un esempio. Ma le religioni che sono
sopravvissute per lunghi periodi tendono ad essere adattive.
Con
misure tradizionali come la frequentazione della chiesa, la società occidentale
continua a diventare meno religiosa.
Ma,
osserva Dutton ci sono comportamenti tipicamente associati alla religiosità –
intolleranza al disaccordo, fervente credenza o casting dei dissidenti come
"malvagi" – che sono vivi e vegeti e, se non altro, sembrano
aumentare di frequenza.Suggerisce che i movimenti contemporanei di "giustizia
sociale" sono mutazioni disadattive delle nostre disposizioni religiose
ereditate.
Mentre
le società si espandono da gruppi di parenti locali a politiche più ampie di
estranei relativi, il monoteismo moralistico diventa adattivo come meccanismo
di legame sociale. L'in-group cresce fino a includere tutti coloro che adorano lo stesso
dio, e
quindi il dominio della fiducia e del comportamento altruistico si espande,
dando alla società un vantaggio rispetto ai rivali.
Dopo
la rivoluzione industriale, la salienza della mortalità – la preoccupazione per
l'inevitabilità della morte – diminuì, la selezione di gruppo si ruppe, gli ideali individualistici
guadagnarono importanza e la religione tradizionale si indebolì insieme al
legame sociale che aveva favorito.
In
tali circostanze, anche la religione muta. Alcuni aspetti della vecchia
religiosità vengono scartati, mentre altri potrebbero essere intensificati e
reindirizzati verso nuovi oggetti.
Il
comunismo marxista, come molti hanno osservato, serviva alcuni degli scopi di
una religione nella vita dei suoi seguaci nonostante il suo ateismo.
Il nazionalismo romantico del diciannovesimo
secolo è stato anche interpretato come una "religione sostitutiva",
molto più adattiva del comunismo [Martyr Cults in Nineteenth-Century Italy Lucy Riall
The Journal of Modern History, giugno 2010].
Oggi,
l'individualismo sfrenato e il crollo della selezione di gruppo hanno portato a
nuove religioni sostitutive in cui i mutanti dispettosi competono per il
prestigio e il potere attaccando gli interessi del proprio gruppo e sostenendo
out-group ostili e immigrazione a livello di sostituzione. Questo è così disadattivo che Dutton
lo descrive come un culto della morte.
Il
profilo della personalità dei nuovi zeloti è l'opposto della personalità prosociale dei
tradizionalmente religiosi. Sono egoisti e sgradevoli, ipocriti, narcisisti,
mentalmente instabili e inclini a crolli emotivi quando vengono sfidati. Questo, a sua volta, spiega perché
sono così facilmente "innescati" e sentono di dover
"cancellare" coloro che minacciano le loro convinzioni o la loro
immagine di sé.
"Quelli
di noi che si oppongono a questa tendenza", avverte Dutton, "devono
essere consapevoli che non abbiamo a che fare semplicemente con [l'opposizione
a] libertà di parola, [ma] con una religione, con tutte le attrazioni per la
psicologia umana inerenti ad essa".
Dutton
dedica un intero capitolo a interpretare le rivolte BLM che seguirono la morte
per overdose di George Floyd come una variante disadattiva del revival
religioso.
I risvegli tradizionali si svolgono tipicamente sulla
scia di guerre e disastri, periodi di stress elevato e rilevanza della
mortalità.
Sono guidati da persone ad alto contenuto di ansia, nevroticismo e instabilità
mentale; tali stati mentali disturbati sono alleviati attraverso le esperienze
religiose altamente emotive che si svolgono attraverso i risvegli.
Le donne sono prominenti in tali risvegli
perché sono più alte nei tratti rilevanti rispetto agli uomini, specialmente
nella tarda adolescenza e nei primi anni '20 (l'autore suggerisce che l'ansia
delle giovani donne è un adattamento evolutivo al loro bisogno di
"preoccuparsi" dei bambini). Una volta che un risveglio prende il
via, si instaura una sorta di effetto palla di neve, per cui persone
mentalmente più stabili si uniscono attraverso l'infezione mimetica o la paura
dell'ostracismo se non lo fanno.
Gli
studenti di religione distinguono tra "coping religioso positivo", che implica la convinzione
che si è stati perdonati e purificati, e "coping religioso negativo", che implica invocare Dio per
colpire gli ingiusti, cioè i membri del gruppo esterno. Le persone meno mentalmente stabili
percepiscono il mondo come un luogo ostile e sono quindi più inclini a far
fronte negativamente.
Mi
vengono in mente diverse analogie tra i tradizionali risvegli cristiani e le
rivolte BLM. Quest'ultimo si è verificato sulla scia della paura del Covid e dei
lockdown, e le giovani donne hanno assunto ruoli di primo piano. Dovrebbe anche
essere ovvio, come osserva Dutton, "che molte delle persone coinvolte –
con i loro stereotipi di capelli colorati innaturali e le urla di giusta furia
– non stanno mentalmente bene".
Il
coping negativo è visto nella convinzione dei partecipanti che il mondo è
gestito da razzisti intenti a tenere a bada persone nere innocenti; i manifestanti godevano di un senso
di superiorità nei confronti dei "razzisti" e forse anche della
convinzione che stavano facendo nascere un nuovo mondo libero dall'oppressione.
BLM è,
tuttavia, in gran parte privo di risorse per far fronte positivamente, perché i bianchi non possono mai
essere veramente perdonati per il peccato del razzismo.
Le
celebrità che si sono sentite in dovere di saltare sul carro del BLM hanno
fornito esempi di infezione mimetica e paura dell'ostracismo.
Drammaticamente
diversi dai tradizionali risvegli religiosi, tuttavia, sono state la flagrante
violenza e la profanazione di statue e monumenti che hanno accompagnato le
proteste di Floyd Hoax.
Ma
anche qui, Dutton indica la storia. I primi fermenti della Riforma
protestante in Germania coincisero con un periodo di grave carestia. Il
risultato fu la guerra dei contadini del 1520, durante la quale violente folle
protestanti saccheggiarono le chiese cattoliche e distrussero i loro
"idoli".
Come
durante le rivolte del BLM, alcune autorità sono state ridotte a rimuovere
preventivamente l'arte religiosa per placare la folla.
Dutton
suggerisce un'altra analogia storica per l'iconoclastia BLM: la conquista spagnola del Messico,
durante la quale Hernan Cortes distrusse ogni idolo azteco che riuscì a
trovare.
Cortes
scoprì che questo "lasciò gli Aztechi demoralizzati e meno in grado di
combattere. Il sistema precedentemente certo, unico e reale con cui hanno dato
un senso al mondo – e in cui hanno svolto un ruolo integrale e positivo – era
sotto attacco”.
Le
rivolte del BLM (Black Lives Matter) furono un atto di conquista simile.
Note
Dutton:
[Statue
in Occidente sono state erette] per onorare persone altamente selezionate che
hanno promosso gli interessi genetici degli europei espandendo il loro
territorio e portando il loro gruppo etnico alla vittoria sui rivali. In un certo senso, tali statue sono
sacre. Abbatterli
– umiliare gli dei in pieno giorno in piena vista del pubblico – è un mezzo per
affermare che la religione che rappresentavano non ha più alcun potere, non è
più sacra.
Quattro
capitoli di “Spiteful Mutants” trattano di disfunzioni sessuali: l'omosessualità, la disforia di
genere, l'ascesa di "uomini erbivori" giapponesi disinteressati alle
donne o al sesso e il movimento di accettazione della pedofilia (apparentemente
la prossima frontiera). L'autore illumina tutti questi argomenti con una prospettiva
evolutiva assente dalla generica critica culturale "conservatrice".
Tuttavia,
la selezione naturale trionfa sempre alla fine.
La rivoluzione industriale e la medicina
moderna hanno sospeso i suoi effetti per un pò', ma è ora ovvio che il crescente
carico mutazionale ha sostituito la mortalità infantile come crogiolo
dell'evoluzione. Sempre meno persone normali sembrano in grado di resistere all'influenza
mimetica di “Spiteful Mutants.”
Dutton
paragona la nostra situazione al classico scenario da film di zombi in cui i
morti salgono per attaccare i vivi, trasformandoli in zombi nel processo. In genere, un piccolo gruppo non
infetto si difende dai depositi zombificati che si moltiplicano rapidamente e
mantiene una parvenza di civiltà.
In
effetti, il film Zombie è una metafora dell'ascesa dei “mutanti dispettosi” che promuovono comportamenti disadattivi
tra la propria gente.
Solo
il geneticamente più sano o mimeticamente meglio avvertito (ad esempio,
leggendo Dutton) resisterà al nuovo assalto della selezione naturale. Il futuro
apparterrà a loro.
(Roger
Devlin è redattore collaboratore di “The Occidental Quarterly “e autore di “Sexual
Utopia in Power”: The Feminist Revolt Against Civilization.).
Le
sanzioni degli
sciocchi
della
Casa Bianca hanno solo
danneggiato
l'Occidente.
Unz.com-
PAUL CRAIG ROBERTS-( LUGLIO 31, 2022)- ci dice :
Il
foglio di bugie presstitute – The Guardian (Regno Unito) – deve ammettere che le sanzioni
russe di Washington sono un fallimento totale: "Il rublo sta salendo alle
stelle e Putin è più forte che mai – le nostre sanzioni si sono ritorte
contro".
"Le
sanzioni occidentali contro la Russia sono la politica più mal concepita e
controproducente della recente storia internazionale.
I prezzi mondiali dell'energia sono alle
stelle, l'inflazione è alle stelle, le catene di approvvigionamento sono
caotiche e milioni di persone sono affamate di gas, grano e fertilizzanti.
Criticare le sanzioni occidentali è vicino all'anatema. Gli analisti della difesa sono
stupidi sull'argomento. I think tank strategici tacciono.
I presunti leader britannici, Liz Truss e Rishi
Sunak, competono in una retorica belligerante, promettendo sanzioni sempre più
severe senza una parola di scopo.
Tuttavia,
allude allo scetticismo sull'argomento e sarai escoriato come
"pro-Putin" e anti-Ucraina.
Le sanzioni sono il grido di guerra della
crociata dell'Occidente. La realtà delle sanzioni contro la Russia è che invitano a
ritorsioni.
Putin
è libero di congelare l'Europa questo inverno. Ha tagliato l'offerta dai
principali gasdotti come Nord Stream 1 fino all'80%. I prezzi mondiali del petrolio sono
aumentati e il flusso di grano e altri prodotti alimentari dell'Europa
orientale verso l'Africa e l'Asia è stato quasi sospeso.
[Putin non ha tagliato l'approvvigionamento
energetico. La Russia ha dovuto ridurre le consegne, perché le sanzioni non
consentono di completare le necessarie riparazioni del gasdotto. Il Guardiano è un bugiardo così
abituale che mente anche quando cerca di dire la verità. ]
"Le
bollette del gas domestico della Gran Bretagna rischiano di triplicare nel giro
di un anno. Il principale beneficiario non è altri che la Russia, le cui
esportazioni di energia verso l'Asia sono aumentate vertiginosamente, portando
la sua bilancia dei pagamenti a un surplus senza precedenti.
Il
rublo è una delle valute più forti del mondo quest'anno, dopo essersi
rafforzato da gennaio di quasi il 50%".
Ogni
paese occidentale è stato addestrato dalla sua "educazione", alias
indottrinamento, establishment a odiare se stesso come oppressore.
La politica dell'identità, la teoria critica della
razza e i
privilegi speciali per i sessualmente perversi e gli immigrati-invasori hanno distrutto la fedeltà dei resti
della base etnica dei paesi ai governi che non li rappresentano.
Gli
agricoltori in Olanda e in Italia ora capiscono che il loro governo è il loro
peggior nemico.
Ogni paese occidentale è una struttura svuotata con
governi che servono ogni interesse tranne le persone etniche che hanno creato
il paese e comprendono la sua base storica.
Russia,
Cina e Iran non devono preoccuparsi dell'Occidente. L'Occidente non esiste più.
Il
liberalismo occidentale ha completamente distrutto l'Occidente.
In
Occidente gli uomini privi di integrità e rispetto di sé possono dichiararsi
donne e sulla base della loro menzogna competere negli sport femminili.
I sistemi scolastici occidentali stanno preparando i
bambini piccoli ai pedofili insegnando loro il piacere sessuale in giovane età
e che non importa come viene raggiunto.
Una
volta che la perversità dell'omosessualità si è normalizzata, la pedofilia è diventata la prossima
in linea per la normalizzazione.
Le persone non sanno nemmeno più qual è il
loro genere.
La
diversità richiede che possano dichiarare di essere qualsiasi cosa dicano, e la
BBC ci dice che è consigliato che ci sono 150 generi tra cui scegliere.
Dimmi,
come fa un iraniano, un russo, un esercito cinese a guardare i nemici che non
possono discriminare le donne dagli uomini, che non hanno moralità sessuale,
rispetto di sé e solo la moralità di Sodoma e Gomorra?
Come è
stata distrutta
l'economia
americana.
Unz.com- PAUL CRAIG ROBERTS – (AGOSTO 3, 2022 )-
ci dice :
Nel
1945 gli Stati Uniti emersero da una guerra mondiale con l'unica economia
industriale intatta al mondo. Le economie britannica, europea, sovietica e
giapponese erano in rovina. La Cina e il resto dell'Asia,
dell'Africa e del Sud America avevano economie non sviluppate, in seguito
ribattezzate economie del terzo mondo.
Inoltre, gli Stati Uniti detenevano la maggior parte
delle riserve auree del mondo. Il presidente Franklin D. Roosevelt aveva usato la
seconda guerra mondiale per distruggere il controllo britannico del commercio
internazionale e la sterlina britannica come valuta di riserva mondiale. Gli Stati Uniti hanno forzato la
rottura del sistema britannico di preferenze commerciali e l'accordo di Bretton Woods ha dato
quei ruoli agli Stati Uniti.
Quattro
anni di produzione bellica hanno dato agli Stati Uniti una forza lavoro grande,
disciplinata e qualificata, e la carenza di consumatori in tempo di guerra ha
fornito un'enorme domanda repressa dei consumatori per guidare la crescita
dell'economia del dopoguerra.
I posti di lavoro erano abbondanti e il
reddito reale degli Stati Uniti è aumentato fortemente negli anni 1950 e negli
anni 1960.
Ma poi
le cose hanno iniziato ad andare male.
Il programma del presidente Johnson di
"pistole e burro" (la guerra del Vietnam e la spesa sociale della
"Grande Società") ha portato a una proliferazione di dollari USA che
alla fine ha costretto il presidente Nixon a chiudere la finestra dell'oro e
porre fine al diritto delle banche centrali straniere di riscattare le loro
partecipazioni in dollari USA per l'oro.
Inoltre,
la politica macroeconomica keynesiana di gestione della domanda ha iniziato a
crollare.
Le elevate aliquote marginali dell'imposta sul
reddito hanno comportato aumenti più deboli dell'offerta e aumenti della
domanda aggregata. La politica monetaria espansiva ha spinto verso l'alto la
domanda dei consumatori, ma le alte aliquote fiscali hanno ridotto la risposta
dell'offerta, culminando nella "stagflazione" dell'amministrazione
del presidente Carter.
La
politica economica dal lato dell'offerta del presidente Reagan curò la
stagflazione e il peggioramento del compromesso della "curva di
Phillips" tra inflazione e disoccupazione, e la crescita economica reale
riprese per tutto il 1980 e negli anni di Clinton, un'amministrazione che
sosteneva il successo di Reagan.
Ma nell'ultimo
decennio del 20 ° secolo le cose sono peggiorate. Il successo delle politiche
economiche di Reagan e Margaret Thatcher creò un'eccessiva fiducia nelle
economie di libero mercato non regolamentate.
Negli
Stati Uniti il Glass-Steagall Act, che separava il commercial banking
dall'investment banking e aveva servito bene il paese dal 1933, fu abrogato.
Il
presidente della Federal Reserve Alan Greenspan e il Tesoro di Clinton hanno
affermato che "i mercati si stanno autoregolando".
L'abrogazione
ha messo in moto la crisi finanziaria del 2008 che ha lanciato la più grande e
lunga attività di stampa di denaro negli Stati Uniti nella storia.
Il bilancio della Federal Reserve è aumentato di 8,2
trilioni di dollari mentre la Fed stampava denaro con cui acquistare gli
investimenti travagliati delle grandi banche al fine di mantenere le banche
solvibili.
Il
massiccio aumento dell'offerta di moneta è andato principalmente nei prezzi di
azioni, obbligazioni e immobili, peggiorando così drasticamente la
distribuzione del reddito e della ricchezza negli Stati Uniti e creando l'uno
per cento.
Anni
di pompaggio di asset finanziari e valori immobiliari con la creazione di
denaro hanno lasciato la Federal Reserve oggi in una posizione precaria ora che
i blocchi Covid e le sanzioni economiche contro la Russia hanno rotto le catene
di approvvigionamento e causato carenze che stanno aumentando i prezzi.
La Fed sta cercando di superare i problemi di
offerta aumentando senza senso i tassi di interesse, il che minaccia la
ricchezza finanziaria creata da anni di Quantitative Easing.
Allo stesso tempo, la politica delle sanzioni
sta allontanando i paesi dal dollaro che alla fine ridurrà il suo valore, costringendo così la Fed a
scegliere tra il mercato azionario e il dollaro.
Il
crollo sovietico nel 1991 rispetto al successo americano è stato uno sviluppo
ancora peggiore.
Ha
convinto la Cina e l'India che i mercati capitalisti, non la pianificazione
socialista, erano la via per il successo economico. Entrambi i paesi con le loro grandi
forze di lavoro sottoutilizzate si sono aperti agli investimenti stranieri.
Ciò ha
accelerato l'era del "globalismo" o la delocalizzazione dei posti di
lavoro.
Le corporazioni manifatturiere americane, sotto
la pressione di Wall Street di acquisizioni se non avessero aumentato i loro
profitti spostando le loro operazioni di produzione all'estero dove il lavoro
era scarso, abbandonarono le loro forze di lavoro e le loro comunità e
iniziarono a produrre all'estero i prodotti che commercializzavano negli Stati
Uniti.
Ciò ha separato i redditi degli americani dalla
produzione dei beni e dei servizi che hanno consumato e ha smantellato le scale
di mobilità verso l'alto negli Stati Uniti che erano state erette da una vivace
economia manifatturiera.
Gli
economisti americani con sovvenzioni di Wall Stret e delle società di
delocalizzazione hanno prodotto "studi" che presumibilmente dimostrano che era
un bene per l'America perdere la sua alta produttività, i posti di lavoro ad
alto valore aggiunto e per le comunità americane perdere la loro base
imponibile.
I lavori nel settore manifatturiero sono stati
denigrati come "lavori sporchi per le unghie" e alla forza lavoro
sono stati promessi posti di lavoro migliori, più remunerativi e ad alta
tecnologia. Questi studi e promesse comprendono il peggior tipo di economia
spazzatura.
Uno
studio di un accademico di Dartmouth, Matthew J Slaughter, ha concluso che la
delocalizzazione dei posti di lavoro americani, cioè dandoli agli stranieri, ha
creato il doppio dei posti di lavoro domestici negli Stati Uniti rispetto ai
posti di lavoro per gli stranieri.
Egli non è giunto a questa conclusione
consultando i dati sui posti di lavoro del libro paga BLS o le statistiche sull'occupazione
professionale bls.
Invece, ha misurato la crescita
dell'occupazione multinazionale statunitense e non ha tenuto conto delle
ragioni dell'aumento dell'occupazione multinazionale.
Le
multinazionali statunitensi hanno acquisito molte piccole imprese nazionali
statunitensi esistenti, aumentando così l'occupazione multinazionale ma non
l'occupazione complessiva, e molte aziende statunitensi hanno stabilito
operazioni estere per la prima volta e quindi sono diventate multinazionali,
aggiungendo così la loro occupazione statunitense esistente all'occupazione
multinazionale.
Nel
2006 Michael Porter, un professore di Harvard, ha usato una conferenza stampa
per pubblicizzare i benefici del globalismo, cioè la delocalizzazione dei posti
di lavoro americani.
La sua
relazione per il Consiglio sulla competitività ha mostrato falsamente che gli
americani stavano beneficiando di dare il loro lavoro ad asiatici e messicani.
Lo ha
fatto sottolineando la performance economica degli Stati Uniti in un periodo di
20 anni. Poiché
la delocalizzazione dei posti di lavoro era relativamente nuova, il periodo di
20 anni risale al 1980 di Reagan. Così Porter usò la forte performance degli anni di
Reagan per ammorbidire il deterioramento economico del globalismo.
Potrei
continuare a lungo presentando le false affermazioni usate per bloccare
l'opposizione alla perdita da parte dell'America del suo status di produzione
preminente.
Oggi,
16 anni dopo la promessa di Porter di posti di lavoro migliori, gli ex
lavoratori manifatturieri statunitensi ben pagati hanno lavori al dettaglio a
basso costo presso Walmart e Home Depot.
La
loro assicurazione sanitaria e le prestazioni pensionistiche sono scomparse con
i loro lavori nel settore manifatturiero.
Il
fatto è che oggi gli economisti americani sono impegnati a scrivere propaganda
per i loro benefattori o stanno giocando nelle loro riviste professionali
modellando scenari che non esistono nel mondo reale.
Un'altra
conseguenza disastrosa dell'abrogazione di Glass-Steagall è l'accelerazione che ha
dato alla finanziarizzazione dell'economia che si era insinuata su di noi per
decenni.
Un'economia
finanziarizzata è quella in cui il settore finanziario è riuscito a ottenere la
maggior parte del reddito dei consumatori impegnati a pagare interessi e
commissioni sul debito – pagamenti di mutui, pagamenti di auto, pagamenti con
carte di credito, prestiti agli studenti – lasciando poco per guidare la
crescita economica con spese per nuovi beni e servizi. Molte persone vivono con la loro
carta di credito, pagando solo il pagamento minimo man mano che il saldo cresce
con interessi composti.
Secondo
uno studio della Federal Reserve di alcuni anni fa, il 40% delle famiglie
statunitensi non può raccogliere $ 400 in contanti senza vendere beni personali
come TV, telefoni cellulari, vestiti o strumenti di pegno.
L'intera
estensione dell'economia statunitense sovra-indebitata, e qui non includo il
debito pubblico, può essere compresa risalendo al 1945, quando questo saggio
ebbe inizio.
Michael
Hudson riferisce che nel 1945 il patrimonio netto dei proprietari di case nelle
proprietà su cui erano ipotecati era dell'85%. Oggi il patrimonio netto dei
proprietari di case nelle loro proprietà è sceso al 33%.
Inoltre,
la proprietà della casa americana è diminuita dal 70% al 63% a seguito della
politica del presidente Obama di salvare i truffatori finanziari responsabili
del crollo del 2008, pignorando le loro vittime.
C'era
una volta molto tempo fa il Partito Democratico era onesto.
Il partito
cercò di proteggere il Sud americano dall'invasione per il suo rifiuto di
finanziare a spese del Sud il costo dell'industrializzazione del Nord. Per come la vedeva il Nord, era
responsabilità del Sud pagare la tariffa che avrebbe protetto l'industria del
Nord dai prodotti meglio fatti e meno costosi della Gran Bretagna.
Fino
al 1965 i democratici continuarono a cercare di proteggere la classe operaia.
Ma nel
1965 i democratici tradirono gli americani su due fronti.
Hanno approvato una legge sull'immigrazione
che ha inondato l'America di immigrati del terzo mondo che sono estranei alla
nostra cultura e il cui numero sopprime i salari.
Allo
stesso tempo, i democratici hanno approvato un “Civil Rights Act “che di per sé non
permetteva la preferenza alle "minoranze preferite", ma è stato
utilizzato a tale scopo da Alfred W. Blumrosen, capo della conformità dell'EEOC.
Blumrosen
ha ragionato sul fatto che avrebbe potuto sostenere il Civil Rights Act e richiedere le quote razziali
proibite, perché i tribunali federali tradizionalmente dal 1930 "riferivano
all'autorità di regolamentazione".
Le
preferenze razziali per le "minoranze preferite" si sono sviluppate
nei diritti aristocratici di un'epoca altrimenti passata. Oggi nel mondo occidentale USA e
UE i popoli "preferiti" come i
neri e i pervertiti sessuali hanno protezioni speciali che non si estendono
alle persone eterosessuali bianche.
Una
persona bianca che si oppone all'aggressione verbale o fisica da parte di un Una donna bianca che accusa un nero
di stupro rischia di essere arrestata per un crimine d'odio nei paesi
scandinavi e in Germania nero è dichiarata razzista.
In quella che una volta era la Gran Bretagna,
un cittadino britannico bianco è stato arrestato dalla polizia britannica
bianca per aver ripubblicato un meme che mostra disapprovazione per la sempre
crescente collezione di pervertiti sessuali. (reclaimthenet.org/uk-police-lgbt-flag-arrest-social-media/)
Oggi
nel mondo occidentale la situazione è questa. La composizione etnica dei paesi
occidentali è sotto feroce attacco da parte degli elementi di sinistra liberale
della loro stessa etnia.
I
diritti della base etnica della popolazione stanno cessando di esistere nei
settori della libertà di parola e del giusto processo legale.
Le
persone vengono licenziate per aver usato pronomi di genere. Gli scienziati
sono licenziati per aver contestato una falsa spiegazione. Le persone sono
costrette ad accettare violazioni delle leggi di Norimberga. Ovunque una
persona si rivolga per informazioni, i media mentono.
Questa
è una situazione senza speranza per il mondo occidentale.
Mentre
la consapevolezza si diffonde lentamente ma gradualmente tra le popolazioni
etniche dell'Occidente che i loro governi sono contro di loro, le maggioranze
etniche iniziano a rendersi conto che sono prese di mira per l'espropriazione.
Alcuni francesi se ne sono resi conto, così come gli
agricoltori in Olanda e in Italia. Una volta che la composizione etnica di un paese si
rende conto che il governo non li rappresenta ma rappresenta i loro nemici, si
sviluppa una situazione rivoluzionaria.
Tutto
ciò che può salvare la civiltà occidentale è la rivoluzione su tutto il fronte.
La totalità dei governi e gli interessi
acquisiti che rappresentano devono essere rovesciati.
Altrimenti ci troviamo di fronte a una
tirannia istituzionalizzata e le economie corrono a beneficio dell'uno per
cento.
Il
sogno americano.
Unz.com- LARRY ROMANOFF –( 26 LUGLIO 2022 )- ci dice
:
Gli
Stati Uniti hanno una delle ideologie nazionalistiche più profondamente
radicate di qualsiasi nazione.
Accompagnando
le grandi isterie di massa del patriottismo e della libertà, uno degli anelli
più pervasivi della catena ideologica che crea il senso di identità americano è la fede in "The American Dream", un ideale immaginario che
offre un percorso di prosperità da stracci a ricchi.
In questo universo mitico, tutte le
opportunità sono ugualmente disponibili per ogni cittadino, in una terra in cui
anche coloro che non hanno credenziali, istruzione o esperienza possono
accumulare ricchezze indicibili e persino salire fino a diventare il presidente
del paese.
In questo contesto, l'America è un fantastico
mito utopico promosso dalla macchina della propaganda come un concetto
idealistico shangri-la di opportunità e speranza, dove anche i più svantaggiati hanno
una buona possibilità di ricchezza e fama.
Gli
americani credono quasi universalmente di essere unici in questo senso, gli
Stati Uniti si definiscono virtualmente come la terra delle opportunità, ma
questa è sempre stata un'illusione.
Mentre
può essere vero che gli Stati Uniti hanno accumulato individui relativamente
più ricchi di altre nazioni, e il cui status è stato trasmesso al mondo come
prova di virtù, questo è molto più un atto d'accusa della natura predatoria e
antisociale del capitalismo in stile americano che di equità e opportunità.
È vero che la forma unicamente predatoria del
capitalismo americano creerà alcuni tipi di opportunità che non esistono in
altri paesi, ma possiamo sviluppare un argomento molto forte che a questi tipi
non dovrebbe essere permesso di esistere.
Non
cancelliamo il 2008 dai nostri ricordi troppo presto. Inoltre, ci sono state
poche preziose grandi fortune personali create negli Stati Uniti che non sono
state accompagnate dall'impegno di crimini ancora più grandi, e i dirigenti di un gran numero di
multinazionali statunitensi dalla United Fruit Company di Rockefeller e
Standard Oil a Coca-Cola e Wal-Mart avrebbero dovuto affrontare un processo e
essere giustiziati per crimini contro l'umanità.
Gli
Stati Uniti hanno effettivamente un gran numero di miliardari, ma questo è
direttamente compensato dal vasto declino della classe media e dall'enorme e
crescente numero di impoveriti.
L'élite
1%, i banchieri e gli industriali che controllano il governo, hanno forzato la
legislazione che li ha liberati dalle tasse e dalla regolamentazione per
consentire quella libera accumulazione di ricchezza.
Il fatto che altre nazioni occidentali abbiano
meno ricchi estremi è anche direttamente compensato dalla loro corrispondente
mancanza di povertà. Basta esaminare i dati sulla disuguaglianza di reddito per
rendersi conto che le opportunità in America sono sempre più riservate a pochi
privilegiati e che le masse non solo sono escluse per disegno, ma vengono
saccheggiate da quegli stessi pochi privilegiati.
Come
per quasi ogni altra pretesa americana di supremazia, i pochi esempi offerti di
qualsiasi cosa sono praticamente gli unici esempi che esistono. Gli americani indicheranno con
orgoglio un Bill Gates o un Warren Buffett come prova della verità della loro
convinzione, ma Gates (William H. Gates III) era un vecchio denaro di terza
generazione la cui famiglia era collegata ai massimi livelli e non, come
vorrebbe il mito, uno sconosciuto geek del computer che abbandonò Harvard e
colpì l'oro con una buona idea.
In
ogni caso, Gates e Buffett sono due individui di 300 milioni di persone, e la
brutale verità che sembra sfuggire alla coscienza degli americani è che questi
due hanno accumulato la loro ricchezza mentre decine di milioni di altri
stavano perdendo le loro case e il lavoro.
Gli
americani indicheranno con orgoglio Apple, con i suoi profitti offshore
accumulati di $ 300 miliardi come prova delle possibilità illimitate
dell'America, ma apparentemente non sono in grado di vedere i milioni che
vivono nelle tendopoli e dormono nelle fogne di Las Vegas come un risultato
inevitabile dell'accumulo di quegli stessi $ 300 miliardi.
E non sono nemmeno in grado di vedere la
criminalità di aziende come Foxconn in Cina che producono quei prodotti Apple
in quelli che sono essenzialmente campi di concentramento di lavoro forzato.
I
ricchi in ogni nazione non diventano ricchi perché sono più intelligenti, ma
approfittando e quasi sempre brutalizzando i meno fortunati.
Possiamo
facilmente creare un'analogia quasi perfetta con il sogno americano: "Tutti gli americani hanno
l'opportunità di imparare a volare. Non in un aereo, ma come Superman,
navigando nell'aria su superpoteri mistici. Certo, se esaminiamo il paesaggio,
troviamo pochi individui preziosi che sembrano aver approfittato di questa
grande opportunità, ma questa mancanza di prove non invalida in alcun modo la
nostra premessa. Esattamente allo stesso modo possiamo affermare che tutti gli americani
hanno l'opportunità di diventare ricchi e di successo.
Ancora
una volta, quando esaminiamo il paesaggio, troviamo pochi individui preziosi
che sono effettivamente riusciti a farlo, ma ancora una volta la mancanza di
prove non serve a invalidare la nostra premessa. Naturalmente, l'intero argomento è
solo una sciocchezza.
Il successo di Warren Buffett è indicativo di
nient'altro che un individuo fortunato e di talento che era nei posti giusti al
momento giusto e che è notevole solo per la sua rarità.
Abbiamo
alcuni Elon Musk e altri come lui, ma ancora una volta questo non è indicativo
di nulla. Se
il sogno americano come affermato è reale, abbiamo bisogno di almeno molte
decine di milioni di individui che hanno raggiunto una misura ragionevole di
questo sogno. Ma
non esistono, e la ragione per cui non esistono è che l'intera narrazione del
sogno americano è una frode.
Mentre
il governo degli Stati Uniti, controllato dai suoi banchieri e finanzieri, dalla sua élite
multinazionale e dalla FED, ha lavorato per decenni per sviscerare le classi medie e
basse e per effettuare un continuo e massiccio trasferimento di ricchezza
all'1% superiore, il 99% inferiore ha cantato le lodi del sistema capitalista
"democratico" che è stato progressivamente abusato per facilitare
questo trasferimento.
In verità
e in realtà, stanno elogiando le stesse componenti del loro sistema che li
stanno trascinando ulteriormente nella povertà ogni anno che passa. Non riesco a pensare a un tributo più
grande al potere della propaganda che per una nazione sempre più impoverita,
non istruita e disoccupata non solo sia accecata dalla deliberata fabbricazione
della propria sfortuna, ma ad adorare il sistema che lo ha permesso e venerare gli
individui che l'hanno causata.
È
interessante notare che la religione svolge un ruolo di supporto significativo
nella propagazione di questa frode. Le versioni americane semplicistiche e
semplicistiche del cristianesimo, con la loro visione bidimensionale e
fortemente moralistica del mondo, incoraggiano la credenza nel trionfo finale
della virtù, il duro lavoro ovviamente è caratteristico della virtù e il
successo è una misura della sua pratica.
In
questo contesto e sotto questo indottrinamento è perfettamente plausibile che
la colpa del proprio fallimento nel "riuscire" debba essere attribuita
alle proprie carenze, e in effetti è visto come piagnucolare incolpare il
sistema piuttosto che noi stessi per la nostra mancanza di progresso. L'intero mito, il fondamento del
sogno americano, è che il capitalismo in stile americano arricchirà automaticamente
chiunque lavori sodo, riempiendo gli individui di una speranza illusoria che
raramente si realizza mentre li incoraggia a incolpare se stessi quando
falliscono.
Un
autore ha scritto che, come la maggior parte di tutto il resto negli Stati Uniti,
il sogno americano è una bugia, ma questo mito è "così psicologicamente
seducente per coloro che sono ambiziosi e nutrono speranze per un futuro
migliore che la propaganda stessa crea seguaci devoti anche in assenza di tutte
le prove".
Questa è davvero una delle grandi tragedie
della vita umana in America, che così tanti milioni di persone credono
ferventemente in quella che è semplicemente una favola, dicendosi che "ci sono sempre
possibilità" quando uno sguardo lucido intorno a loro dovrebbe mandare la
maggior parte di loro a correre verso la porta.
E sono sempre i più innocenti e creduloni, gli
ignoranti e disinformati, i più vulnerabili, i più suscettibili a questa feroce
propaganda, come dimostrano aziende come Amway.
A
volte sembra che metà del contenuto delle librerie statunitensi consista in
quelli che chiamiamo libri di "auto-aiuto", destinati a darci
"il vero segreto" del successo e della ricchezza.
Naturalmente,
se un libro lo facesse mai, non ci sarebbe bisogno di un secondo. Il segreto
contenuto in questi libri è per lo più limitato a qualche variazione di
"Devi credere". E quando non riesci a colpire l'oro, come inevitabilmente
farai, allora la tua convinzione non era abbastanza forte.
La
realtà è che l'opportunità e il percorso verso la ricchezza esistono oggi solo
per i ben collegati, con pochi dei brillanti, industriosi e ben istruiti che
raggiungono mai la ricchezza o la fama, eppure la maggior parte degli americani
è ancora illusa nel credere che questi obiettivi siano effettivamente raggiungibili.
Una volta era un assioma che una marea crescente
solleva tutte le barche, ma negli ultimi 50 anni solo gli yacht di lusso sono
aumentati, con l'1% superiore che aggrega la maggior parte del reddito e delle
attività a se stessa mentre la classe media ha costantemente perso terreno ed è
stata praticamente sventrata.
Con
l'aumento della finanziarizzazione e della deindustrializzazione dell'economia
statunitense, con la FED che ha ripetutamente progettato boom e bust, ognuno
con il suo corrispondente massiccio trasferimento di ricchezza, la montagna
verso le ricchezze è diventata davvero una salita molto ripida per il cittadino
medio.
Molti
autori hanno notato che una caratteristica distintiva della società americana è
la stratificazione sociale sempre maggiore, per cui quelli della classe
inferiore non hanno quasi alcuna possibilità di salire anche nella classe
media, tanto meno aspirano alla ricchezza o all'alta società. Tra tutte le nazioni sviluppate, gli Stati Uniti sono diventati il
paese in cui lo status economico e sociale ha maggiori probabilità di essere
ereditato e che è improbabile che lo sforzo individuale o addirittura il genio
ottengano qualcosa di notevole.
Va
anche notato che i popoli di tutte le nazioni nutrono speranze di progresso, di
miglioramento della loro vita, di crescente prosperità, di libertà dal bisogno
e dal bisogno, gli americani non essendo unici in questo senso.
E va
anche notato che le opportunità per tale progresso non sono mai state in alcun
modo limitate agli Stati Uniti, e in effetti gli Stati Uniti non sono mai stati
unici in questo senso. In effetti, molte nazioni hanno standard di vita più elevati
e società molto più compassionevoli rispetto agli Stati Uniti, ed è sempre
stato facile "avere successo" in Canada o in Germania o in Italia
come in America.
Nonostante
l'eccezionalismo americano e lo sciovinismo, il percorso verso il successo o il
top non è mai stato particolarmente facile negli Stati Uniti che in molte altre
nazioni.
E
infine, di tutte le nazioni del mondo oggi, è la Cina che offre la maggiore
opportunità di progresso e crescente prosperità e, soprattutto, che fornisce
questa offerta praticamente all'intera popolazione della nazione.
Mentre
può essere vero per la Cina come per tutte le nazioni, che solo buone
connessioni e un buon allevamento ti daranno un invito a una cena
dell'ambasciata, è anche vero che in Cina come in nessun'altra nazione al mondo
oggi una percentuale così alta di persone può nutrire speranze per il futuro
con una probabilità così alta di fruizione.
È la Cina, non l'America, che ha creato un
ambiente per un vero e quasi universale potenziale di progresso per tutti.
E,
mentre molti americani si rifiuteranno di crederci, è la qualità dei leader
cinesi, il fatto del sistema di governo monopartitico cinese e la versione
unica del capitalismo socialista cinese che lo hanno reso possibile.
Gli stessi fattori che gli americani hanno
accreditato con il presunto successo della loro nazione sono in realtà gli
stessi elementi che stanno distruggendo il loro sogno americano.
I segni di entrambe queste affermazioni sono
evidenti ovunque ci si preoccupi di guardare, ma quando gli americani
schiariranno le loro menti dalle nuvole della propaganda sarà troppo tardi.
Non
sono tanto preoccupato per gli americani, ma mi preoccupa molto il fatto che
troppi cinesi non riusciranno a liberare le loro menti dalla propaganda e dal
falso marchio fino a quando non sarà troppo tardi.
( Gli scritti di Romanoff sono stati
tradotti in 32 lingue e i suoi articoli sono stati pubblicati su oltre 150 siti
web di notizie e politica in lingua straniera in più di 30 paesi, oltre a più
di 100 piattaforme in lingua inglese. Larry Romanoff è un consulente di
gestione e uomo d'affari in pensione. Ha ricoperto posizioni dirigenziali in
società di consulenza internazionali e ha posseduto un'attività internazionale
di import-export. È stato visiting professor presso la Fudan University di
Shanghai, presentando casi di studio in affari internazionali a classi EMBA
senior. Romanoff vive a Shanghai e sta attualmente scrivendo una serie di dieci
libri generalmente legati alla Cina e all'Occidente. È uno degli autori che
hanno contribuito alla nuova antologia di Cynthia McKinney "When China
Sneezes". ).
Incontra
il nuovo boss;
Putin reindirizza gli idrocarburi critici
verso
est lasciando l'Europa alta e secca.
Unz.com
- MIKE WHITNEY –( GIUGNO 15, 2022)- ci dice :
"Il
rifiuto delle risorse energetiche russe significa che l'Europa diventerà la
regione con i più alti costi energetici al mondo.
Ciò comprometterà gravemente la competitività
dell'industria europea che sta già perdendo la concorrenza a favore delle
imprese di altre parti del mondo. I nostri colleghi occidentali sembrano aver
dimenticato le leggi elementari dell'economia, o semplicemente preferiscono
ignorarle". (Vladimir Putin, Presidente della Federazione Russa).
Martedì,
la Russia ha annunciato una riduzione del 40% del flusso di gas naturale verso
la Germania attraverso il gasdotto Nord Stream.
L'annuncio,
che è stato fatto dai funzionari di Gazprom, ha scosso il mercato europeo del
gas, dove i prezzi sono rapidamente saliti a nuovi massimi. In Germania, dove i
prezzi sono triplicati negli ultimi tre mesi, la notizia è stata accolta con
sussulti di orrore.
Con l'inflazione già ai massimi da 40 anni,
quest'ultima riduzione dell'offerta è destinata a far precipitare l'economia
tedesca in recessione o peggio. Tutta l'Europa sta ora sentendo l'impatto delle
sanzioni fuorvianti di Washington sulla Russia. Ecco di più dal sito web di Oil
Price:
"La
russa Gazprom ha dichiarato martedì che limiterà la fornitura di gas naturale
attraverso il gasdotto Nord Stream verso la Germania del 40% rispetto ai flussi
pianificati a causa di un ritardo nelle riparazioni delle apparecchiature ...
La minore fornitura di gas attraverso Nord Stream alla più grande economia
europea, la Germania, ha fatto salire i prezzi del gas in Europa a due cifre.
Consegne
di gas russo in Europa... sono già stati in calo dopo che l'Ucraina ha interrotto
il mese scorso i flussi dalla Russia all'Europa a ... uno dei due punti di
transito... quindi la fornitura è stata interrotta per un terzo del gas che
transita dall'Ucraina verso l'Europa". ("I prezzi del gas in
Europa aumentano del 13% mentre la Russia riduce il flusso del Nord
Stream", prezzo del petrolio).
Gli
Stati Uniti e i loro alleati europei hanno imposto più sanzioni alla Russia di
qualsiasi altro paese nella storia. Ma l'annuncio di martedì aiuta a illustrare chi sta
effettivamente soffrendo per le sanzioni e chi no. La Russia non sta soffrendo, infatti,
la Russia non sembra affatto particolarmente turbata. Ha tranquillamente
spazzato via gli attacchi di Washington come si farebbe con una mosca a un
picnic in famiglia.
Ancora
più sorprendente è il fatto che le sanzioni hanno rafforzato il rublo,
aumentato le entrate dalle materie prime, inviato il surplus commerciale della
Russia in territorio record e spinto i profitti di gas e petrolio nella
stratosfera.
Secondo ogni standard oggettivo, le sanzioni sembrano avvantaggiare la Russia
che, ovviamente, è il risultato opposto a quello che ci si aspettava.
Le sanzioni
economiche di Washington contro la Russia: successo o fallimento?
La valuta russa (il
rublo) è salita a un massimo di cinque anni.
Le materie prime
russe stanno rastrellando profitti inaspettati
Si
prevede che il surplus commerciale della Russia raggiungerà un livello record
quest'anno.
Le
vendite di petrolio e gas della Russia sono aumentate bruscamente.
Non ci
sono prove che le sanzioni di Washington abbiano raggiunto l'obiettivo di
"indebolire" la Russia o danneggiare la sua economia. Vi sono, tuttavia, prove
considerevoli che le sanzioni si sono ritorte contro e hanno inflitto un
pesante tributo ai loro sostenitori e al loro popolo. E mentre è difficile quantificare
quanti danni sono stati effettivamente fatti, abbiamo cercato di identificare
categorie specifiche in cui l'impatto è stato più drammatico. Le sanzioni
hanno:
a)- innescato un forte aumento dei prezzi
dei prodotti alimentari e dell'energia. (impennata dell'inflazione).
b)-Hanno causato gravi interruzioni
nelle linee di approvvigionamento globali (deglobalizzazione).
Hanno notevolmente
aumentato la scarsità di cibo e la probabilità di carestia.
Precipitato
un grave rallentamento dell'economia globale
Finora,
la Russia ha resistito a questi attacchi pazientemente e senza alcuna risposta
di rappresaglia. Ma dobbiamo supporre che l'improvvisa riduzione del 40% dei flussi di gas
verso la Germania dipendente dall'energia sia destinata a inviare un messaggio. Tieni presente che Nord Stream 2 è
stato un enorme progetto pluriennale da 10 miliardi di dollari in cui la Russia
è stata pienamente impegnata fino a quando la Germania "ha tirato fuori il
tappeto da sotto Putin" all'undicesima ora.
La
Germania ha dimostrato che – quando arriva la spinta – Berlino marcerà sempre
di pari passo con Washington piuttosto che adempiere ai suoi accordi
commerciali o agire nell'interesse del proprio popolo.
Ciò
che la Germania sta scoprendo ora, tuttavia, è che agire come barboncino di
Washington ha davvero un prezzo molto alto. Ecco di più da Reuters:
"Gazprom
ha detto martedì di aver frenato le forniture attraverso il gasdotto
sottomarino Nord Stream 1 verso la Germania fino a 100 milioni di metri cubi
(mcm) al giorno, in calo da 167 mcm, citando il ritardo nella restituzione
delle attrezzature che erano state inviate per la riparazione.
Gazprom
non esporta più gas verso ovest attraverso la Polonia attraverso il gasdotto
Yamal-Europe a seguito delle sanzioni russe contro EuRoPol Gaz, che possiede la
sezione polacca. I flussi attraverso Yamal-Europe continuano verso est dalla Germania
alla Polonia.
"A
causa del ritardato ritorno delle unità di compressione del gas dalla
riparazione da parte di Siemens ... e malfunzionamenti dei motori tecnici, solo
tre unità di compressione del gas possono attualmente essere utilizzate presso
la stazione di compressione di Portovaya ", ha detto Gazprom.
"A
causa delle sanzioni imposte dal Canada, è attualmente impossibile per Siemens
Energy consegnare turbine a gas revisionate al cliente. In questo contesto
abbiamo informato i governi canadese e tedesco e stiamo lavorando a una
soluzione praticabile ", ha detto la società. ("Nord Stream gas capacity
constrained as sanctions delay equipment", Reuters).
Naturalmente,
i media indicheranno uno snafu di manutenzione come scusa, ma quanto è
credibile? Quante volte la fornitura di una risorsa vitale viene ridotta di
quasi la metà a causa di un malfunzionamento del compressore?
Non
spesso. La
Russia sta inviando un messaggio semplice ma commovente alla Germania:
"Hai fatto il tuo letto, ora dormici dentro". La reazione della
Russia è perfettamente normale dopo essere stata "pugnalata alla
schiena".
E i
travagli della Germania sono solo all'inizio perché non ha modo di compensare
la carenza di energia che dovrà affrontare nel prossimo futuro; un deficit che farà precipitare
blackout, case congelate e un implacabile strangolamento della sua industria
nazionale.
Come
il governo tedesco sta scoprendo, non esiste un valido sostituto per gli
idrocarburi russi che non sia né prontamente disponibile né la qualità si
adatti ai requisiti particolari della Germania.
In altre parole, gli Stati Uniti hanno portato
la Germania lungo il sentiero della primula credendo che potrebbero
semplicemente passare ad altri fornitori di energia e tutto sarebbe solo dandy.
Non è certamente così.
La Germania e tutta l'Europa pagheranno per la
loro energia più di qualsiasi altra regione del mondo, il che comprometterà
gravemente la competitività dell'UE. Questo, a sua volta, porterà a un forte declino
degli standard di vita e a crescenti disordini sociali.
Ecco
di più dal Wall Street Journal:
"Per
decenni, l'industria europea si è affidata alla Russia per fornire petrolio e
gas naturale a basso costo che hanno mantenuto le fabbriche del continente in
fermento.
Ora i
costi energetici industriali dell'Europa stanno aumentando vertiginosamente
sulla scia della guerra della Russia contro l'Ucraina, ostacolando la capacità
dei produttori di competere nel mercato globale.
Le fabbriche si stanno affrettando a trovare
alternative all'energia russa sotto la minaccia che Mosca possa spegnere
bruscamente il rubinetto del gas, portando la produzione a un arresto.
I
produttori europei di prodotti chimici, fertilizzanti, acciaio e altri beni ad
alta intensità energetica sono stati messi sotto pressione negli ultimi otto
mesi mentre le tensioni con la Russia sono aumentate in vista dell'invasione di
febbraio.
Alcuni produttori stanno chiudendo di fronte alla
concorrenza delle fabbriche negli Stati Uniti, in Medio Oriente e in altre
regioni in cui i costi energetici sono molto più bassi che in Europa.
I
prezzi del gas naturale sono ora quasi tre volte più alti in Europa che negli
Stati Uniti". ("Alcune fabbriche europee, a lungo dipendenti
dall'energia russa a basso costo, stanno chiudendo; I costi dell'energia
industriale stanno salendo alle stelle sulla scia della guerra della Russia
contro l'Ucraina, ostacolando la capacità dei produttori europei di competere a
livello globale", Wall Street Journal).
Il
Wall Street Journal vorrebbe farvi credere che la Russia è responsabile delle
scelte sbagliate dell'Europa, ma non è vero. Putin non ha aumentato i prezzi. I
prezzi sono aumentati in risposta all'aumento della domanda dell'UE a causa
delle carenze causate dalle sanzioni. Com'è colpa di Putin?
Non lo
è. E lo stesso vale per i funzionari dell'UE che hanno accusato Putin di
"ricatto", un'affermazione per la quale non c'era alcun fondamento.
Quando è stata formulata tale accusa, il prezzo del gas nell'Unione europea era
oggi pari a un terzo del suo prezzo. È così che funziona il ricatto,
facendo pagare meno del prezzo di mercato?
Certo
che no. È ridicolo. L'Europa stava ottenendo un ottimo prezzo su una risorsa
scarsa fino a quando non decisero di seguire i cattivi consigli dello Zio Sam e
rovinarlo per se stessi. Ora stanno pagando attraverso il naso, e possono solo
incolpare se stessi.
Sapevi
che i leader dell'UE stanno già pianificando di razionare l'energia questo
inverno?
È
vero. L'Europa ha accettato di diventare un altro cagnolino degli Stati Uniti
per eseguire fedelmente l'ambiziosa strategia globale di Washington. Ecco la
storia:
"L'Europa
potrebbe essere costretta a iniziare a razionare l'energia questo inverno, a
partire dagli usi industriali del gas naturale, soprattutto se l'inverno è
freddo e l'economia cinese rimbalza", ha detto al Financial Times il
direttore esecutivo dell'Agenzia internazionale per l'energia (AIE), Fatih
Birol.
"Se
abbiamo un inverno rigido e un inverno lungo... Non escluderei il razionamento
del gas naturale in Europa, a partire dalle grandi strutture industriali",
ha detto Birol a FT.
Il
mondo affronta una crisi energetica "molto più grande" di quella del
1970, ha detto Birol al quotidiano tedesco Der Spiegel il mese scorso.
"Allora
si trattava solo di petrolio", ha detto Birol al notiziario. "Ora
abbiamo una crisi petrolifera, una crisi del gas e una crisi dell'elettricità
contemporaneamente", ha detto il capo dell'agenzia internazionale creata
dopo lo shock del 1970 dell'embargo petrolifero arabo. ("IEA: l'Europa potrebbe
vedere il razionamento dell'energia questo inverno", prezzo del petrolio).Si sbaglia, non è vero? Non abbiamo
"una crisi del petrolio, del gas e dell'elettricità". Quello che abbiamo è una crisi
politica.
Tutte
queste carenze possono essere facilmente ricondotte alle scelte sciocche che sono state fatte
da politici incompetenti che facevano gli ordini dei fantasisti neocon che pensano di poter riportare
l'orologio indietro al periodo di massimo splendore del primato globale
americano.
Ma quei giorni sono finiti, e tutti sembrano sapere che sono finiti tranne il
gruppo isolato di fanatici auto-illusi dei think tank di Washington e la loro
generazione politica al 1600 di Pennsylvania Avenue.
In
conclusione:
avremmo fatto molto meglio ad ascoltare Kissinger che
consigliava ai suoi amici al World Economic Forum (WEF di Klaus Schwab) di
concludere la guerra ucraina prima che la Russia apportasse cambiamenti che non
potevano essere invertiti. Sfortunatamente, l'appello di Kissinger è caduto nel vuoto e
Putin ha già iniziato a reindirizzare i suoi flussi di energia verso est. Dai
un'occhiata a questo estratto da un articolo di oilprice.com:
"Il
più grande rimpasto dei flussi commerciali di petrolio dall'embargo petrolifero
arabo del 1970 è in corso e le cose potrebbero non tornare mai alla normalità.
L'invasione russa dell'Ucraina e le sanzioni sulle esportazioni di petrolio
russo stanno cambiando le rotte commerciali globali del petrolio. Negli ultimi
quasi cinquant'anni, il petrolio scorreva più o meno liberamente da qualsiasi
fornitore a qualsiasi cliente nel mondo...
Questo
libero scambio di energia è ormai finito, dopo .... le sanzioni occidentali che
seguirono, più la decisione irreversibile dell'Europa di tagliare la sua
dipendenza dall'energia russa ad ogni costo...
Entro
la fine di quest'anno, l'Europa prevede di aver effettivamente vietato il 90% di
tutte le sue importazioni di petrolio russo prima della guerra. Per il petrolio che va in Europa, il
greggio dal Medio Oriente percorrerà ora distanze più lunghe verso i porti
europei rispetto alle rotte più brevi verso l'India e la Cina ...
Per
l'Europa, la scelta dell'approvvigionamento petrolifero è ora politica e sarà
disposta a pagare un premio per procurarsi petrolio non russo. Ciò restringerà le opzioni di offerta
e continuerà a sostenere i prezzi elevati del petrolio per i mesi a venire.
Commentando
l'embargo dell'UE sulle importazioni di petrolio russo via mare, Fitch Ratings
ha dichiarato la scorsa settimana:
"Questo
divieto avrà un impatto significativo sui flussi commerciali globali di
petrolio, con circa il 30% delle importazioni dell'UE che necessitano di
sostituzione da altre regioni, tra cui il Medio Oriente (Arabia Saudita ed
Emirati Arabi Uniti hanno sostenuto una capacità produttiva inutilizzata di
circa 2MMbpd e 1MMbpd, rispettivamente), Africa e Stati Uniti". ("Il
più grande rimpasto di flussi di petrolio dal 1970", Prezzo del petrolio).
Che
cosa significa?
Significa
che l'inflazione continuerà a salire mentre le prodigiose forniture di greggio
della Russia vengono reindirizzate verso est. Significa che Washington ha
abbandonato il suo "progetto domestico" di 30 anni, la globalizzazione, e ha frammentato il mondo in
blocchi rivali.
Significa che il dollaro, il mercato obbligazionario, il sistema finanziario occidentale e il cosiddetto "ordine basato sulle regole" – tutti inseparabilmente legati alla crescita economica che dipende quasi interamente dalla disponibilità di energia a basso costo – cominceranno a scricchiolare e gemere sotto il peso di decisioni politiche piumate che hanno portato una certa rovina alle nazioni dell'Occidente e al loro popolo. Pagheremo un prezzo pesante per la presa di potere suicida di Washington.
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