ANTIGLOBALISMO
ANTIGLOBALISMO
L’ANTI-GLOBALISMO
STA DIVENTANDO
MAINSTREAM,
IL CHE SIGNIFICA CHE
UN
DISASTRO INGEGNERIZZATO STA PER COLPIRE.
Nogeoingegneria.com
– Brandon Smith – (3-10-2022) – ci dice:
Un
soffio di speranza! Nell’ottimismo c’è magia. Nel pessimismo non c’è nulla.
(Abraham-Hicks)
(Di
seguito un articolo di Brandon Smith, pubblicato su Alt-Market.us, nella
traduzione di Mattia Spanò).
“I
globalisti si stavano davvero crogiolando nel bagliore della loro presunta
vittoria. Pensavano di tenere noi buzzurri per la collottola e che il loro
piano fosse quasi assicurato. Ma come ho sostenuto dall’anno scorso, le élite
del denaro potrebbero aver festeggiato un po’ troppo presto”.
Ho
notato in passato che i criminali tendono a vantarsi della loro criminalità
quando credono che non ci sia niente che qualcuno possa fare al riguardo.
Francamente, nel loro narcisismo molti di loro non possono fare a meno di
godersi il momento e far sapere a tutti quanto sono “superiori” per il resto di
noi. Abbiamo assistito a molti momenti come questo da parte di membri delle
élites all’interno delle istituzioni globaliste negli ultimi due anni, al
culmine del pandemonio pandemico.
C’erano
persone come gli accademici globalisti del MIT che proclamavano che “non
saremmo mai tornati alla normalità” e che avremmo dovuto accettare la perdita
di molte delle nostre libertà per il resto della nostra vita per combattere la
diffusione del Covid.
C’erano persone come Klaus Schwab (il costruttore di bombe atomiche
illecite in Sud Africa! Ndr) che dichiaravano l’inizio del “Great Reset” e il lancio di
quella che la folla di Davos chiama la “4a rivoluzione industriale”.
Ci
sono stati anche molti leader politici come Joe Biden che si sono pavoneggiati
sul palco dei media accusando gli oppositori ideologici (per lo più
conservatori) di essere “nemici della democrazia”.
Se la
loro visione di “democrazia” è la tirannia medica e l’espansione forzata del
marxismo culturale, o se la loro idea di democrazia è la cooperazione del
governo con il monopolio delle corporazioni e la cancellazione dei principi
fondanti del nostro paese, allora sì, suppongo di essere davvero un nemico
della “democrazia.”
I
globalisti si stavano davvero crogiolando nel bagliore della loro presunta
vittoria. Pensavano di tenere noi buzzurri per la collottola e che il loro
piano fosse quasi assicurato. Ma come ho sostenuto dall’anno scorso, le élite
del denaro potrebbero aver festeggiato un po’ troppo presto.
L’agenda
Covid è completamente fallita se l’obiettivo era implementare obblighi e
restrizioni di lungo periodo in tutto il Nord America e in Europa. Se vuoi
sapere quale sarebbe stato lo scopo per i globalisti, guarda alla Cina con i
suoi infiniti cicli di lockdown e i passaporti vaccinali digitali. Le élite globaliste volevano quel
risultato per l’Occidente e non l’hanno ottenuto. Ci sono andati vicini, ma milioni di
americani, canadesi ed europei hanno mantenuto la loro posizione e il costo per
costringerci a obbedire sarebbe stato troppo grande.
Anche
Joe Biden ha ammesso apertamente che la pandemia è finita. Hanno abbandonato
gli obblighi perché sapevano che se si fosse arrivati alla guerra, avrebbero
perso.
Se
l’obiettivo della fabbrica della paura della pandemia era semplicemente quello
di iniettare nella popolazione i vaccini mRNA, anche qui hanno fallito.
Con
molti stati negli Stati Uniti al 40% non vaccinati (secondo i numeri ufficiali)
e molte parti del mondo con grandi popolazioni non vaccinate, esiste un enorme
gruppo di controllo per i vaccini Covid.
Se ci
saranno problemi di salute in aumento costante associati al vaccino a mRNA
(come la miocardite), l’opinione pubblica saprà cosa li ha prodotti a causa di
questo gruppo di controllo.
I
globalisti guerrafondai avevano bisogno di una vaccinazione quasi al 100% e non
l’hanno ottenuta. Non ci sono andati neanche vicino.
Non
c’è via di scampo per loro: hanno molto sopravvalutato l’apatia del pubblico
quando si tratta di autoritarismo. La ribellione è troppo grande e alla fine saranno
ritenuti responsabili delle loro trasgressioni.
Esempio:
le ultime
elezioni in Italia hanno portato a una vittoria schiacciante per la coalizione
conservatrice e il nuovo primo ministro (e prima donna premier), Georgia Meloni, questa settimana ha pronunciato un
entusiasmante discorso di vittoria che ha denunciato direttamente l’invasione
dell’estrema sinistra nelle nazioni occidentali, il globalismo e la velenosa
collusione con le multinazionali, che hanno risvegliato il dissenso silente. Ha
chiesto un ritorno alla libertà e qual è stata la risposta dei media mainstream?
La chiamano “fascista”.
Le
elezioni italiane sono solo una piccola parte di una tendenza in corso, un
risveglio del popolo alle minacce imminenti presentate dai globalisti, e i
globalisti non possono fermarlo.
La
paura tra loro è palpabile. L’anti-globalismo sta diventando mainstream e le
persone inizieranno a cercare risposte. Perché le nostre condizioni economiche
sono state così degradate? Perché stiamo affrontando una crisi
stagflazionistica (inflazione e recessione insieme, ndr)? Perché i prezzi di
tutto continuano a salire?
Perché
abbiamo quasi perso tutte le nostre libertà civili in nome della lotta contro
un virus con un tasso di mortalità medio per infezione ufficiale dello 0,23%?
Perché vengono istituiti controlli inutili sul livello di anidride carbonica
nel mezzo di una crisi della catena di approvvigionamento? Perché i politici e
le banche stanno peggiorando le cose?
La
protesta pubblica per una resa dei conti cresce e sono le teste dei globalisti
che finiranno sul ceppo. Tutte le strade verso la distruzione riconducono a
loro e alle politiche che hanno imposto alla popolazione.
Naturalmente,
quando i criminali si sentono messi alle strette, a volte appiccano incendi e
prendono ostaggi in un ultimo disperato tentativo di sopravvivere e scivolare
attraverso la rete.
Credo
che ci stiamo avvicinando alla rappresentazione di questo terribile dramma. È
importante accettare le condizioni del campo di battaglia così come sono e non
sottovalutare il nemico. La verità è che i globalisti hanno a disposizione ampi mezzi
per provocare il caos e hanno già messo in moto alcuni di questi disastri.
Come
ho avvertito molti anni fa (nel lontano 2017 nel mio articolo “The Economic End Game Continues“ ), le tensioni con le nazioni
orientali vengono utilizzate per sminuire il ruolo del dollaro USA come valuta
di riserva mondiale e come valuta petro.
Il
conflitto sta causando anche carenza di risorse e debolezza della catena di
approvvigionamento, per non parlare di una crisi energetica in Europa che ora è
irreversibile con il sabotaggio dei gasdotti Nord Stream.
Ho
anche previsto nel 2017 che la Federal Reserve avrebbe ripetuto un modello di
aumento dei tassi di interesse in una grave debolezza economica causando un
aumento delle turbolenze economiche. Hanno usato una tattica molto simile
all’inizio della Grande Depressione, che l’ex presidente della Federal Reserve
Ben Bernanke aveva ammesso apertamente essere stata la causa del collasso
deflazionistico a lungo termine.
Dal
mio articolo del 2017:
“Il
cambio di presidente della Fed è assolutamente privo di significato per quanto
riguarda la politica. Jerome Powell continuerà le stesse esatte iniziative di
Yellen; lo stimolo verrà rimosso, i tassi verranno aumentati e il bilancio
verrà ridotto, lasciando la massiccia bolla di mercato originariamente creata
dalla Fed vulnerabile all’implosione.
Una
persona attenta […] potrebbe aver notato che le banche centrali di tutto il
mondo sembrano agire in modo coordinato per rimuovere il supporto di stimolo
dai mercati e aumentare i tassi di interesse, tagliando le linee di offerta di
denaro facile che sono state a lungo una stampella per la nostra economia
paralizzata. “
La Bank for International Settlement’s, la banca centrale delle banche
centrali, l’istituto che scrive iniziative politiche globali per tutte le altre
banche membro, la scorsa settimana ha chiesto più aumenti dei tassi.
A parte un intervento minore della Banca
d’Inghilterra, l’evidenza mostra che i globalisti vogliono un crollo, e queste
sono condizioni ingegneristiche di instabilità. Hanno preparato i pezzi del
domino in anticipo e ora hanno deciso di abbatterli. Penso che questo sia un sistema di
sicurezza; un innesco di panico nel caso in cui non avessero ottenuto il
controllo che volevano dalla pandemia Covid.
Incolperanno
la Russia, incolperanno la Cina, incolperanno i conservatori, incolperanno
qualsiasi cosa e chiunque tranne se stessi nel tentativo di distogliere
l’attenzione dell’opinione pubblica dalle azioni bancarie internazionali che in
primo luogo hanno creato le condizioni del crollo. Non possiamo lasciarli fare.
Qualsiasi cosa accada dopo, è fondamentale che le persone ricordino chi ci ha
fatto davvero questo e chi deve essere punito.
Nel
corso dei prossimi due anni, i mediatori del potere dell’establishment
cercheranno di utilizzare uno schermo del caos per seminare la paura nella
popolazione.
Cercheranno
di sfruttare quella paura per ottenere una governance ancora più centralizzata
e cambiare le fondamenta stesse della nostra società soffocando ciò che resta
delle nostre libertà.
È
l’unico gioco che gli è rimasto, ma almeno ora sappiamo per certo che ci sono
milioni di noi là fuori – milioni di persone che non si conformeranno e che
reagiranno. E sappiamo che i globalisti sono spaventati; se non lo fossero, non
ricorrerebbero a misure così drastiche.
PERCHÉ
IL WORLD ECONOMIC FORUM
AMA
GRETA: IL SISTEMA CONTROLLATO
DI
ASSEGNAZIONE DI CO2 PER
I
CITTADINI ESPROPRIATI E FELICI.
Nogeoingegneria.com
– Redazione – (5 OTTOBRE 2022) – ci dice:
“Il
vostro limite di CO2 per il mese è stato raggiunto, purtroppo non possiamo più
vendervi carne e frutta tropicale. Che ne dite di patate e verdure coltivate
localmente?”.
Questi
sono i tipi di messaggi che potreste ricevere nel prossimo futuro dall’app di
pagamento sul vostro dispositivo di monitoraggio personale con funzione
telefonica quando entrerete in un supermercato verso la fine del mese dopo
esservi riscaldati troppo o magari aver fatto una grigliata – questo almeno
secondo la lobby corporativa del World Economic Forum.
A
settembre, il World Economic Forum di Klaus Schwab ha pubblicato un contributo
del “Mission Director” del Forum per le cosiddette smart city. In esso Kunai Kumar, ministro
indiano dei Lavori e degli Affari Urbani, si schiera a favore dell’assegnazione
dei diritti di emissione di CO2 ai consumatori.
In questo processo, tutta la CO2 rilasciata
nel ciclo di vita di un prodotto viene attribuita all’acquirente. “Il mio
carbone”: Un approccio per città inclusive e sostenibili”, è il titolo
dell’articolo.
Kumar
fornisce involontariamente una buona visione degli interessi delle società
informatiche e finanziarie che realizzano e controllano la rete globale sempre
più interconnessa di flussi finanziari e di dati.
Dopo aver letto l’articolo, viene da chiedersi
perché le aziende internazionali, soprattutto quelle statunitensi, abbiano
accolto e sostenuto a braccia aperte Greta Thunberg e il movimento Fridays for Future, nonostante le misure adottate dalle
normali aziende contro il cambiamento climatico siano principalmente
svantaggiose.
Kumar
scrive che i budget personali per le emissioni di carbonio hanno avuto poco
successo finora a causa della resistenza politica e della mancanza di un
“meccanismo equo per tracciare le emissioni”.
Non è
chiaro il significato di equo in questo contesto. Tuttavia, negli ultimi cinque-sette
anni si sono verificati importanti sviluppi sociali, ambientali e tecnologici
che potrebbero contribuire all’attuazione di tali programmi “my carbon”:
1.
Covid-19:
“Un numero
enorme di restrizioni inimmaginabili per la salute pubblica sono state
accettate (adottate) da miliardi di cittadini in tutto il mondo”, scrive il direttore della missione
del World Economic Forum. In altre parole, è stato dimostrato che tutto ciò che
viene venduto come socialmente responsabile viene accettato.
2. La
quarta rivoluzione industriale: “I progressi delle nuove tecnologie, come l’intelligenza
artificiale, la blockchain e la digitalizzazione, possono consentire di
tracciare le emissioni di carbonio personali, di sensibilizzare e di fornire
consigli personalizzati per fare scelte etiche e a basse emissioni di carbonio
quando si consumano prodotti e servizi”.
Vengono elencate le cosiddette tecnologie per la “casa
intelligente” e i contatori “intelligenti” per l’elettricità e il gas, nonché
le app personalizzate per misurare le emissioni personali e migliorare le
decisioni di acquisto.
Inoltre,
in linea con la famigerata promessa del Forum “non possiederai nulla e sarai felice”, si suppone che i modelli di
business si basino sul riutilizzo completo, come i “prodotti come servizi”, in
cui non si possiedono più i macchinari ma si paga in base all’utilizzo.
A questo scopo si possono utilizzare i dati in
tempo reale e i dati storici di tutti i prodotti e degli utenti. L’applicazione svedese Svalna viene
evidenziata ed elogiata come esempio.
Secondo
la sua stessa descrizione, utilizza i dati delle transazioni finanziarie degli
utenti provenienti da operazioni di pagamento elettronico per registrare tutti
i prodotti acquistati e determinare così le emissioni indirette di CO2 degli
utenti.
3.
Maggiore consapevolezza ambientale:
il 64%
dei cittadini del mondo ritiene che il cambiamento climatico sia un’emergenza
globale. L’80% delle persone che vivono nei Paesi industrializzati è disposto a
cambiare il proprio stile di vita per affrontarlo. I giovani adulti, che sono
in prima linea nelle principali proteste per il clima, sono più preoccupati
degli anziani.
Quindi
ci sono buone possibilità di compiere i passi successivi necessari. Questi sono per il direttore della
missione:
Costi
più elevati per le attività e i beni ad alta intensità di CO2.
Rendere
visibile l’impronta di carbonio personale.
Una
nuova definizione della giusta quota personale di emissioni con limiti
accettabili per le emissioni individuali.
Non si
tratta di un sogno del futuro, ma è molto vicino. In Norvegia, le autorità statistiche
stanno obbligando i fornitori di servizi di pagamento e le catene di
supermercati a fornirgli i dati con cui registrare esattamente gli acquisti di
ogni individuo, per scoprire quali cibi e bevande consumano i cittadini. Si può
anche capire cosa viene acquistato nel complesso, ma si vuole sapere chi compra
esattamente cosa. In questo modo, lo Stato vuole essere in grado di valutare meglio
quanto siano sani o meno i suoi cittadini e determinare su quali gruppi (o
persone?) deve lavorare in particolare se vuole migliorare le abitudini
alimentari.
Se
l’app Svalna funziona davvero come descritto dall’azienda, in Svezia è già
possibile sapere quali prodotti sono stati acquistati dai dati di pagamento dei
processori.
In Baviera, Vienna, Roma e Bologna si stanno
sperimentando gli eco-token, che consentono di accumulare punti in base a
comportamenti ecologici (e digitali) e di scambiarli con denaro contante, a
condizione di sottoporsi a un monitoraggio completo del proprio comportamento
quotidiano.
Il
fatto che i cittadini siano resi responsabili delle emissioni di anidride
carbonica di prodotti sui quali non hanno alcuna influenza e che spesso
desiderano solo perché è stato creato un desiderio attraverso grandi campagne
pubblicitarie è solo un aspetto di questa agenda.
Il più importante: per le mega-corporazioni
dell’industria informatica e finanziaria che dominano a livello globale, non
c’è quasi niente di meglio che la transizione verso un’economia di allocazione
controllata a livello centrale.
Perché
sono loro che assegnano e controllano, e quindi detengono tutto il potere nei
loro tentacoli.
Questa
è la transizione al neo-feudalesimo che descrivo nel mio libro “Endogame of
Capitalism”.
Possiamo
ancora evitarlo se un numero sufficiente di persone si sveglia, smette di
partecipare e fa pressione sulla politica. Dopotutto, questo ci mette in
sintonia con quasi tutte le aziende nazionali che stanno subendo un duro colpo
in questa campagna dominata dalla Silicon Valley e da Wall Street. In ogni caso, la maggioranza delle
grandi (e potenti) aziende tedesche sono di proprietà di società di
investimento straniere come Blackrock, e quindi stanno al gioco.
Nota
aggiuntiva.
Questo
post non è un commento per stabilire se la Terra si stia riscaldando
(ovviamente), se questo sia solo un male (per molti in molti modi) o una
catastrofe e, soprattutto, se sia in nostro potere fermarlo.
Trovo
che quest’ultimo aspetto sia abbastanza difficile da giudicare per un profano,
data la complessità scientifica della questione e le campagne di confusione con
grandi quantità di denaro da parte di società e gruppi interessati da entrambi
i lati del dibattito, in modo da rimanere in disparte in questa discussione.
Il mio
intento è invece semplicemente quello di sottolineare quanto sia grande il
pericolo per gli attivisti del clima di essere imbrigliati in un’agenda che
difficilmente apprezzeranno.
Si può
dare per scontato che le grandi aziende globaliste non siano interessate a
salvare il mondo.
Altrimenti,
coloro che promuovono questa agenda non navigherebbero e non si sposterebbero
continuamente in mezzo mondo con i loro mega yacht e jet privati per vivere la
bella vita nei loro luoghi più belli e di tanto in tanto discutere dei modi
migliori per ridurre le impronte di carbonio delle persone comuni.
(norberthaering.de/news/co2-budgets/)
MANIPOLAZIONE
METEOROLOGICA:
IL
TEMPO COME ARMA PER UNA GUERRA INVISIBILE.
Nogeoingegneria.com
– Redazione- (27 SETTEMBRE 2022) – ci dice:
Quello
che segue è un estratto tradotto di una relazione molto interessante di 81
pagine sulla manipolazione meteorologica. La documentazione offre dati molto
concreti sull’uso del tempo come arma di guerra.
Ovviamente,
sorge la domanda su dove si trovi oggi la capacità di padroneggiare e
controllare le condizioni meteorologiche. In una seconda selezione di questo
rapporto, si parla di progetti che potrebbero essere interpretati come
precursori dell’uso effettivo delle armi meteorologiche in guerra.
Le
condizioni meteorologiche sono sempre state di interesse per i militari e lo
sono diventate ancora di più con l’inizio del volo con equipaggio. Ma con
l’inizio dell’era della Guerra Fredda, che si è ben presto intensificata, le
minacce percepite dall’Unione Sovietica hanno spinto i militari a cercare nuove
armi.
Il
controllo meteorologico era stato suggerito come potenziale nuova arma della
Guerra Fredda e doveva essere esplorato in modo più approfondito.
In quanto nuova arma proposta, la
modificazione meteorologica aveva la capacità di rilasciare grandi quantità di
energia per distruggere una forza nemica, negargli l’uso del campo di
battaglia, causando al contempo costose difficoltà economiche sul territorio
nazionale, o, in alcuni casi, migliorare le condizioni meteorologiche del campo
di battaglia (tatticamente) per favorire l’avanzamento delle proprie forze.
Le
applicazioni militari proposte per i metodi di inseminazione delle nuvole e di
controllo del tempo comprendono lo scatenamento di condizioni meteorologiche
violente contro il territorio di un nemico, il danneggiamento delle aree
agricole di altre nazioni per scopi strategici, l’ostacolo al commercio di una
nazione, l’influenza del tempo (piogge intense o neve) per ostacolare i
movimenti delle truppe nemiche, l’incapacità di rifornirsi logisticamente o il
controllo delle precipitazioni meteorologiche come mezzo per distribuire agenti
biologici o radiologici.
Nonostante
il rischio avvertito dalle sperimentazioni sovietiche relative al cambiamento
climatico e all’inseminazione delle nuvole, sono stati gli Stati Uniti ad avere
il primato di essere la prima nazione al mondo ad aver implementato la
modificazione del tempo come arma nei conflitti attivi.
Un’applicazione
di modificazione meteorologica che divenne un’arma tattica avvenne durante il
conflitto in Vietnam, quando aerei segreti di cloud seeding sorvolarono le
remote e vaporose giungle del sud-est asiatico per provocare uno stato
pressoché costante di piogge monsoniche nel tentativo di allagare tratti chiave
del famigerato sistema di sentieri “Ho Chi Minh” – e di arginare il flusso di
trasporto di materiale logistico e di personale lungo la rete di sentieri da
parte dei guerriglieri Viet Cong (VC) e delle unità dell’esercito
nordvietnamita (NVA).
Per
ridurre la “transitabilità” lungo le principali vie di rifornimento e di
infiltrazione da nord a sud, è stato istituito uno sforzo multiservizio
comprendente elementi della Marina e dell’Aeronautica statunitensi e del
Dipartimento della Difesa per rendere più fragili le superfici stradali,
saturando il terreno in modo da favorire le frane e provocando allagamenti su
vasta scala per spazzare via le strade e gli attraversamenti dei fiumi. Secondo
le stime del Dipartimento della Difesa, nel 1966 tra i 58.000 e i 90.000 uomini
dell’NVA (almeno 5 reggimenti completi) si infiltrarono nel Vietnam del Sud
attraverso le vie di comunicazione del sistema dei sentieri di Ho Chi Minh.
All’epoca,
i rapporti dei servizi segreti statunitensi stabilirono inoltre che le forze
nordvietnamite stavano costruendo tratti di strada percorribili lungo la rete
di sentieri che dal Vietnam del Nord conduceva al Laos e alla Cambogia.
Pertanto, l’interdizione dei movimenti nemici lungo la pista era di primaria importanza
e l’impiego della semina delle nuvole ebbe inizio.
Progetto
Popeye (1966).
Il 7
settembre 1966, fu avviato un progetto segreto di modifica delle condizioni
meteorologiche come programma pilota sperimentale per testare la fattibilità di
estendere la stagione dei monsoni piovosi nel sud-est asiatico, nel tentativo
di ostacolare o impedire il traffico nordvietnamita lungo la rete di sentieri
di Ho Chi Minh, infangando il sistema di sentieri e rendendo impraticabili i
tratti chiave delle strade per i veicoli.
Questo
progetto, che utilizzava la tecnologia di semina delle nuvole sviluppata dal
NWC China Lake, doveva estendere la stagione monsonica regionale e aumentare le
normali precipitazioni per indebolire e infangare le superfici delle strade,
creare frane lungo le strade, eliminare gli attraversamenti dei fiumi e, in
generale, mantenere le condizioni del suolo più fragili oltre la normale
stagione delle piogge.
Nota: sebbene la maggior parte dei riferimenti internet
(storie) suggeriscano che la prima applicazione effettiva dell’inseminazione
delle nuvole come arma nel Sud-Est asiatico sia stata condotta dalla CIA nel
1963, attraverso il suo servizio aereo proprietario “Air America” che
utilizzava un Beechcraft Model 18 Twin Beech trasformato per l’inseminazione
delle nuvole con ioduro d’argento, in realtà le cose non stanno così.
Il
piano di inseminazione delle nuvole della CIA è stato proposto come mezzo per
ostacolare e reprimere le manifestazioni contro il governo Diem da parte dei
monaci buddisti nella città di Hue e in altri luoghi del Vietnam del Sud.
Tuttavia,
secondo i documenti d’archivio dell’Air America (conservati presso l’Università
del Texas – Dallas, McDermott Library, Special Collections Dept, “CAT/Air
America Collection”) non ci sono prove effettive che l’evento di cloud seeding
proposto abbia mai avuto luogo.
Anche
se avesse avuto luogo, avrebbe potuto giustificare solo una nota a piè di
pagina come la prima applicazione “politica” della modificazione meteorologica.
La prima
vera applicazione tattica della modificazione meteorologica come arma sembra
essere stata fatta dai francesi durante l’assedio di Diem Bien Phu nel 1954.
Con
più di cento tonnellate di rifornimenti al giorno che affluivano nell’Indocina
francese (dalla Cina meridionale), a sostegno dell’insurrezione comunista dei
Viet Minh e dell’assedio della fortezza francese di Diem Bien Phu, l’esercito
francese si rivolse a uno dei suoi principali meteorologi per chiedere aiuto.
Il col. Robert Genty suggerì un concetto di
semina delle nuvole per aumentare le precipitazioni e accelerare l’inizio dei
monsoni stagionali e infangare le vie di rifornimento dei Viet Minh in modo da
arginare il flusso dei rifornimenti e favorire la definitiva disgregazione
dell’assedio a Diem Bien Phu.
Alla
fine Genty condusse una serie di voli di prova per la semina delle nuvole con
lo ioduro d’argento, mescolato con carbone attivo, lanciato con il paracadute
nelle nubi cumuliformi da un aereo da trasporto cargo modificato
dell’Aeronautica francese Sub-Quest SO-30P Bretagne, con risultati
significativi.
Il
primo volo a scopo di sperimentazione del progetto di generazione di pioggia
artificiale creò un acquazzone torrenziale e una grandinata a pochi minuti
dall’operazione di semina su un’area di 25 miglia, vicino a Diem Bien Phu, che
durò 2 ore. Tuttavia, prima che il concetto di cloud seeding potesse essere
implementato operativamente da Genty, gli insorti comunisti conquistarono Diem
Bien Phu e costrinsero alla resa le forze coloniali francesi, che alla fine
portarono al completo ritiro del controllo francese sull’Indocina.
Il
generale Giap, che comandava gli insorti comunisti, riconobbe in seguito che le
forti piogge associate alla normale stagione dei monsoni avevano gravemente
danneggiato le linee di rifornimento del suo esercito, con molti tratti di
strada trasformati in pantani e camion di rifornimento affondati fino ai
paraurti nel fango profondo.
L’obiettivo
originario del progetto sperimentale (Project Popeye) era quello di prolungare
la stagione monsonica esistente di 30-45 giorni per infangare alcune sezioni
del sistema di sentieri e, se possibile, aumentare la media annuale delle precipitazioni
monsoniche di oltre il 20-30%. Sebbene i dati pubblici (internet) facciano
pensare che i voli sperimentali di cloud seeding del Progetto Popeye siano
stati condotti esclusivamente dalla base della Royal Thai Air Force di Udorn
(Thailandia),la realtà è che sono stati condotti principalmente da Da Nang, con un
supporto aereo aggiuntivo da Pleiku, in Vietnam, e da “Ubon”, in Thailandia,
sotto il controllo tecnico e di supervisione del personale di NWC China Lake.
NWC China Lake ha fornito tutto il personale tecnico per la semina delle
nuvole, oltre alla formazione, alla direzione, alla supervisione e alla
leadership del progetto e ha condotto tutte le analisi scientifiche e la
progettazione, la produzione (fabbricazione) degli erogatori, dei contenitori e
degli agenti di semina.
Le
operazioni aeree comprendevano l’utilizzo di diversi mezzi aerei
dell’Aeronautica e del Corpo dei Marines degli Stati Uniti al fine di seminare
le nubi sul Laos.
L’USAF ha fornito due velivoli da trasporto
C-130A per il trasporto di truppe (tactical airlift), pilotati da singoli
elementi dell’equipaggio di volo del 54° Weather Reconnaissance Squadron (con
base a Guam), mentre lo squadrone VMFA-115 del Corpo dei Marines degli Stati
Uniti (con sede a Da Nang) ha fornito tre jet F-4B Phantom pilotati da elementi
selezionati dell’equipaggio di volo dello squadrone.
Gli
F-4B sono stati gli aerei principali per la semina e sono stati utilizzati sia
per la semina delle nuvole ad alta quota che per le osservazioni successive
alla semina (valutazione).
Per il
progetto, gli F-4B furono equipaggiati con una versione modificata del sistema
di fotoflash a ioduro d’argento dell’A-6, noto come “Wimpy”, in riferimento al
tema del cartone animato Popeye.
Il
sistema Wimpy, sviluppato da China Lake, si basava su una cartuccia fotografica
flash in alluminio da 40 mm utilizzata nel progetto Stormfury. Le cartucce sono
state incorporate in un sistema di lancio aerodinamico appositamente progettato
per i jet ad alta velocità.
(t.me/NogeoingegneriaNews)
LE
RADICI DEL MALE: COSA
SI
NASCONDE DIETRO IL WEF?
Nogeoingegneria.com
– Redazione – (15 -3-2022) - ci dice:
Il
Forum Economico Mondiale non è stato una trovata di Klaus Schwab, ma è nato da un programma di
Harvard finanziato dalla CIA, guidato da Henry Kissinger e portato a compimento da John
Kenneth Galbraith e dal “vero” dottor Stranamore, Herman Kahn. Questa è
l’incredibile storia dei veri uomini che reclutarono Klaus Schwab, che lo
aiutarono a creare il World Economic Forum, e che gli insegnarono a smettere di
preoccuparsi e ad amare la bomba.
(unlimitedhangout.com/2022/03/investigative-reports/dr-klaus-schwab-or-how-the-cfr-taught-me-to-stop-worrying-and-love-the-bomb/)
Spesso
in questo blog ho osservato come il Wef, alias World economic Forum sia stato
al centro della narrazione pandemica e del relativo piano di “reset” sociale
che vi si accompagnava come un retro pensiero o più che visibile, ma letture
più recenti mi hanno suggerito che forse l’attenzione andrebbe piuttosto
spostata sul Council on Foreign Relations (Cfr), come autore principale del
racconto. Questo cambia le cose perché sposta l’asse del ragionamento più sugli
Usa e sulla sua élite come motore principale di tutto questo, insomma più su
una dimensione mista tra impero e globalizzazione dentro una visione nella
quale l’uno garantisce l’altra e viceversa.
Innanzitutto
cosa è questo Cfr?
È un
think tank americano specializzato nella politica estera e nelle relazioni
internazionali degli Stati Uniti.
Fondato nel 1921, conta attualmente oltre 5000
membri e ha fin dall’inizio incluso politici di vertice, segretari di stato,
direttori della CIA, banchieri, intellettuali, personaggi di spicco dei media e
loro proprietari, pubblica la rivista bimestrale Foreign Affairs dal 1922 e
gestisce anche il David Rockefeller Studies Program.
Ma
soprattutto il Council è riuscito a creare un circuito informativo
transatlantico ampiamente autonomo in cui quasi tutte le fonti e i punti di
riferimento pertinenti sono controllati dai membri del Consiglio e dalle sue
organizzazioni partner. In questo modo si è creata una matrice informativa
storicamente unica, nettamente superiore alla classica propaganda governativa
degli Stati autoritari e grazie a questo controlla la politica estera degli
Stati Uniti e determina i presidenti e i politici chiave.
Ci sono ramificazioni in tutto il mondo, come il
Gruppo Bilderberg in Europa, mentre la Commissione Trilaterale è stata fondata
anche per l’Asia orientale nel 1972 dall’allora presidente del Cfr David
Rockefeller e dal suo direttore Zbigniew Brzezinski.
Il
World Economic Forum non è stato semplicemente un’idea di Klaus Schwab, ma è
nato da un programma di Harvard finanziato dalla CIA guidato da Henry
Kissinger, da John Kenneth Galbraith e dal “vero” dottor Stranamore, ovvero
Herman Kahn, l’adoratore della bomba e della guerra nucleare.
La storia documentata del World Economic Forum
è stata progettata per far sembrare che l’organizzazione e il suo piano di
global leaders sia una creazione puramente europea, ma non è così.
In effetti, Klaus Schwab aveva una squadra
politica americana che lavorava in segreto, aiutandolo a fondare
l’organizzazione globalista con sede in Europa.
Chiunque
abbia una certa familiarità con la storia di Schwab e io mi sono letto
parecchio in proposito negli ultimi due anni, sa che ha studiato ad Harvard negli anni ’60 e lì ha
incontrato l’allora professor Henry Kissinger, con il quale Schwab ha stretto
un’amicizia per la vita.
Ma,
come per la maggior parte delle informazioni dai libri sul World Economic
Forum, ciò che viene raccontato non è l’intera storia.
In effetti, Kissinger ha reclutato Schwab come
parte del seminario internazionale di Harvard sponsorizzato dalla Central
Intelligence Agency degli Stati Uniti.
Sebbene questo finanziamento sia stato scoperto l’anno
in cui Klaus Schwab lasciò Harvard, la connessione è passata fino ad ora in
gran parte inosservata
Insomma il Wef non è una creazione europea
quanto piuttosto il frutto di un’operazione proveniente dalle amministrazioni
di Kennedy, Johnson e Nixon i quali avevano tutti legami con il Council on Foreign Relations e il
movimento associato della “Tavola rotonda”, nella quale la Cia giocava un ruolo
di supporto.
Gli
indizi, raccolti fra gli altri anche da
Johnny Vedmore il quale presenta molti interessanti spunti suggeriscono che Klaus Schwab sia stato
reclutato da Kissinger nella sua cerchia di imperialisti della Tavola Rotonda e
che attraverso il seminario finanziato dall’agenzia spionistica egli abbia
coltivato rapporti con i politici americani di massimo livello i quali lo
avrebbero aiutato a fondare il più potente istituto di politica pubblica
d’Europa, il World Economic Forum, nato per “dar forma” al continente come si
proponeva Kissinger.
Questa
diversa prospettiva, fa meglio comprendere come sia stato possibile organizzare
una narrativa pandemica, manipolando informazioni e dati e come si sia arrivati
alle soglie di un conflitto nucleare che a suo tempo fu l’ossessione del Cfr.
Tanto
per dire una e per comprendere la potenza di questo gruppo nella sua reale
dimensione basta riferirsi a un’email intercettata da Wikileaks nella quale si
conferma che nel 2008 Michael Froman, Senior Fellow del CFR (e banchiere di
Citigroup) aveva dato ad Obama l’organigramma dell’intero futuro gabinetto già
un mese prima della sua elezione.
Di
conseguenza, i posti chiave nel gabinetto di Obama erano occupati quasi
esclusivamente dai membri del CFR, come è avvenuto nella maggior parte dei
gabinetti dalla seconda guerra mondiale. A dire il vero, anche l’avversario
repubblicano di Obama nel 2008, il defunto John McCain, era un membro del CFR.
Michael
Froman ha successivamente negoziato gli accordi commerciali internazionali TPP
e TTIP, prima di tornare al CFR come Distinguished Fellow. Questa spiega anche
la campagna senza sosta contro Trump che aveva spezzato questa sorta di
consuetudine e che aveva portato avanti una sieri di idee contrastanti con le
visioni del Council e dunque di una notevole parte dell’élite americana.
Non
sorprende che la maggior parte dei media statunitensi, i cui proprietari ed editori
sono essi stessi membri del CFR, non abbiano gradito il presidente Trump.
Questo
valeva anche per la maggior parte dei media europei, i cui proprietari ed
editori sono membri di affiliate internazionali del CFR come il Gruppo
Bilderberg e la Commissione Trilaterale.
Inoltre,
è stato il CFR che nel 1996 ha raccomandato una più stretta collaborazione tra
la CIA e i media, ovvero un riavvio della famosa operazione Mockingbird da
parte della Cia.
Insomma
il Wef non è davvero il motore dell’approccio maltusiano alla limitazione della
crescita che lo lanciò come think tank di livello mondiale quando nel 1973
fornì una tribuna importante ad Aurelio Peccei e nemmeno delle distopie che
dobbiamo combattere mezzo secolo dopo, ne è solo la cinghia di trasmissione. Le
radici del male sono altrove.
(ilsimplicissimus2.com/2022/03/14/le-radici-del-male-cosa-si-nasconde-dietro-il-wef/)
Un
secolo dopo l’“Impolitico”
di
Thomas Mann: il manifesto
antiglobalista
di Alexander Dugin.
Insulaeuropea.eu – (28 Agosto 2022) - Flavio
Cuniberto – ci dice:
Nel
lontano, ma non poi così lontano, 1918, Thomas Mann dava alle stampe quel libro
straordinario che sono le Considerazioni di un impolitico. Libro datato,
farcito di digressioni su episodi lontani, eppure attualissimo nella lucida
impostazione del tema di fondo:
La
Grande Guerra vista dalla Germania conservatrice come scontro di civiltà, e più
esattamente come scontro frontale tra la Kultur (tradizionale, gerarchica, legata ai
valori nazionali) e una Zivilisation incarnata in primo luogo dalla Francia illuminista, ma
anche dall’Italia massonico-risorgimentale, dal Regno Unito e, sullo sfondo,
dall’America emergente. Il Zivilisationsliterat, figura-simbolo, per Mann, del
fronte occidentalista o atlantista, è quello che oggi chiameremmo l’«intellettuale liberal», pronto a sposare – nel
giornalismo, nell’accademia, nelle professioni, ovunque – gli ideali progressisti di un
Occidente atlantico avviato già allora alla conquista del mondo: non solo di
territori coloniali, ma dei «cuori e delle menti».
A
distanza di un secolo, Alexander Dugin riprende e radicalizza la prospettiva
manniana dello scontro di civiltà, dove il fronte della Kultur, il fronte
anti-liberale, non è la Germania guglielmina ma una vasta, alla fine
planetaria, coalizione di «civiltà» refrattarie all’egemonia occidentale:
una
coalizione virtuale (ma ci sono segnali poderosi di una trama politica in via
di rafforzamento: i Brics), e di cui Dugin, filosofo russo e apertamente
slavofilo, vede nella Russia odierna il baluardo (di qui l’attribuzione alla
Russia di un ruolo «katechontico» cioè frenante, come un argine al vortice
moderno) e in sé stesso il teorico, l’ideologo.
Tentare
una valutazione del pensiero di Dugin dal recentissimo manifesto Contro il
Grande Reset.
Manifesto
del Grande Risveglio (Aga Edizioni 2022) sarebbe riduttivo:
Dugin
ha scritto molto, e in termini molto più «filosofici», più tecnici, di quanto
non appaia in queste pagine, che sono però un manifesto a pieno titolo, una
chiamata alle armi, dove ai «proletari di tutto il mondo unitevi» subentra un
«popoli di tutto il mondo unitevi», e il fantasma che si aggira è quello di una
presa di coscienza «populista» nel senso che Dugin ritiene positivo del
termine.
La
presa di coscienza collettiva del fatto che l’alta finanza e l’alta tecnologia
(Big Finance e Big Tech) a guida essenzialmente americana mirano – ecco il
Grande Reset – a rilanciare a marce forzate il progetto-globalizzazione: volto
a esportare ovunque il modello e i «valori» occidentali, sopprimendo le
identità locali – tradizioni, culture – nello spazio uniforme di un pianeta
colonizzato dalle nuove tecnologie.
E non
solo le identità locali, perché la fase ultima, accelerata, del processo di
globalizzazione mira al superamento della stessa identità umana intesa come
natura umana, a favore di una post-umanità artificiale, ibrida, ottenuta
modificando il genoma umano e accoppiandolo ai dispositivi nanotecnologici: col
risultato di un uomo-cyborg, di fatto appendice dell’Intelligenza Artificiale.
Nell’individuare
il bersaglio, il nemico geopolitico, Dugin non ha rivali: la pars destruens del
suo discorso è implacabile e coerente.
Tra
l’altro, un motivo di indubbio fascino è la genealogia del globalismo liberal,
rintracciata nel nominalismo medievale e nella sua lunga eredità:
una
cultura moderna orientata a isolare l’individuo dai suoi legami collettivi,
anzi alla distruzione delle identità collettive (le appartenenze religiose e
nazionali, le tradizioni comunitarie in senso lato).
La libertà esaltata dal liberalismo, e immortalata nel
celebre colosso newyorkese, è la libertà dell’individuo isolato, atomizzato,”
faber fortunae suae”, e perciò strappato da quei contesti di senso che fondano
– attraverso complesse articolazioni simboliche – le civiltà tradizionali.
È su questo terreno dell’individuo atomizzato
che matura il moderno capitalismo, affiancato da una tecnologia che, secondo
l’intuizione heideggeriana, cresce inarrestabile come volontà di potenza
(sempre più potente) dell’individuo sull’ente, sulla natura ridotta a puro
ente.
Il
delinearsi di una opposizione interna alla marcia del capitalismo globalista –
una opposizione che ha fermato, per quattro anni, il progetto liberal, con
l’«incidente di percorso» della presidenza Trump – segnala tuttavia un
potenziale di resistenza che il manifesto duginiano chiama all’appello, con la
formula un po’ enfatica del Grande Risveglio.
All’internazionale
delle élite globaliste si contrappone l’internazionale dei popoli e delle
tradizioni.
C’è
infatti, in Dugin, un encomiabile primato della geografia. La ripartizione del pianeta in aree
geografiche e geopolitiche, aree di civiltà e zone di influenza, è lo «zoccolo
duro» che si oppone alla «pialla» della globalizzazione occidentale. Primato encomiabile, che fornisce un
solido fondamento teorico alla rivolta delle masse minacciate dal diluvio
global. Quale peso assegnare alle
diverse componenti delle civiltà «in rivolta»? a quella religiosa, a quella
politica? il manifesto oscilla tra il primato delle culture politiche (al
plurale) e il primato delle tradizioni spirituali e religiose. Quello che è
indubbio è però l’intento di convocarle su un piano di parità assiologica,
evitando il rischio di un sincretismo che assumerebbe fatalmente, sul piano
delle tradizioni, una fisionomia «newageana».
Il programma, qui solo enunciato, è quello di
un «patto» tra le grandi tradizioni, contrapposte al delirio unipolare
globalista.
Non
c’è, in Dugin, il rischio di un «esperantismo» multireligioso, che si
muoverebbe – come l’infelice e grottesco Esperanto – proprio sulla scia
dell’universalismo massonico anglosassone.
Ed è
bella l’immagine delle tradizioni paragonate ad altrettante «ali angeliche»,
che saranno anche le ali di un unico Simurgh, ma conservano, ciascuna, la
propria inconfondibile identità.
Non si
può negare tuttavia che sia proprio il ruolo delle «tradizioni» chiamate
all’appello a suscitare qualche perplessità.
Sono
quei passi del «manifesto» (e delle Appendici che lo corredano) in cui il
filosofo russo definisce il «grande risveglio» come un «processo di formazione,
creazione e manifestazione» di una «nuova concezione spirituale della storia».
Una
concezione, beninteso, fondata su una critica radicale della modernità
occidentale: ma in che senso – ci si domanda – sarebbe una «nuova concezione
della storia»?
E
così, quando evoca l’avvento di «un’altra tradizione», non si affaccia qui
l’utopia di una tradizione finale, vista come compendio delle tradizioni
esistenti, e di cui la Quarta Teoria Politica (a cui Dugin ha dedicato un
saggio importante nel 2009) tenta di fornire le coordinate generali?
Il
timbro profetico di queste pagine, e l’assenza di riferimenti concreti al
simbolismo metafisico delle varie «vie» (cristianesimo e islam, buddismo e
confucianesimo, induismo e culti sciamanici), può autorizzare il sospetto che
le diverse tradizioni fungano qui più che altro da piattaforma-base, da riserva
strategica in vista di una «neo-tradizione» di cui la Russia multietnica e
multireligiosa potrebbe essere, non a caso, la matrice non solo «katechontica»
ma anche appunto «profetica».
L’immensa
varietà delle forme politiche, culturali, giuridiche e religiose offerta dalle
culture non-occidentali e non-moderne va assunta – scrive Dugin – come fonte
ispiratrice al fine di creare qualcosa di nuovo, «come stella polare per la
creazione della Quarta teoria politica».
Che le
tradizioni (al plurale) «funzionino» così, come sorgente ispiratrice, risulta
chiaro dalla disinvoltura con cui Dugin attinge, per esempio, e in altri
scritti, al mondo classico (suggerendo la triade Apollo, Dioniso e Cibele come
figure-guida di una nuova antropologia), al pensiero classico e poi cristiano
medievale (dove Platone e Aristotele convivrebbero con Taulero e con Boehme),
ma anche a un certo esoterismo cristiano-germanico (a cui allude il recente I
Templari del Proletariato, dove la figura sacrale dei cavalieri del Graal si
fonde con la sacralità impropria, tutta umana, della tradizione bolscevica). È
questa ansia di novità (e di superamento) rispetto alle grandi tradizioni
esistenti, a lasciare perplessi. Come se maturasse in Dugin l’idea post-gioachimita
di una «quarta aetas» (la Quarta Teoria Politica, appunto), di un nuovo e
definitivo «sigillo» delle profezie.
E si
affaccia, a questo punto, una suggestione che richiederà verifiche più attente:
che la reazione anti-occidentale e anti-moderna di Dugin ricordi non poco la
reazione anti-illuministica e anti-moderna dei primi Romantici tedeschi, e
quella utopia filosofico-letteraria che un celebre manifesto di quegli anni
annunciava come una «nuova mitologia», nata a partire dal vasto repertorio
delle mitologie e delle religioni esistenti.
Non
sarà che l’idea duginiana di un’«altra tradizione» filosofico-religiosa
rilancia inconsapevolmente l’utopia neo-mitologica di Friedrich Schlegel, del
giovane Schelling?
Ma
l’idea di una mitologia «costruita», sia pure in aperto contrasto con
l’ideologia dei Lumi, è pur sempre una proiezione verso un futuro, che diventa
nei Romantici l’attesa di un «dio a venire» (su cui si veda l’ampia ricerca di
Manfred Frank, Der kommende Gott [Il dio a venire], 1982/1994).
Se
Adorno e Horkheimer parlavano di una «dialettica dell’Illuminismo» (ossia
l’Illuminismo che genera il suo contrario), avremmo qui una dialettica del
romanticismo, e nel caso di Dugin una dialettica dell’antiglobalismo: che
rischia di generare, malgrado tutto, il suo contrario, nella forma di una
«globalizzazione tradizionale» dal dubbio significato tradizionale.
(Flavio
Cuniberto)
GEOGUERRA
E CAMBIAMENTO CLIMATICO.
Nogeoingegneria.com - Bruna Bianchi – Università Ca’
Foscari – (8 SETTEMBRE 2022) - ci dice:
Immediatamente
dopo la Seconda guerra mondiale, accanto alle innumerevoli esplosioni nucleari
che hanno devastato il pianeta, sono iniziate, e portate avanti su scala sempre
più ampia, le sperimentazioni militari sul clima.
Eppure, fino ad oggi nella riflessione critica
sul cambiamento climatico e le sue cause il militarismo e la spirale
distruttiva innescata dalle attività militari sono rimaste sullo sfondo.
Le poche voci che hanno ricostruito e denunciato
i danni irreparabili che le sperimentazioni a scopo bellico hanno causato non
hanno avuto grande rilievo.
Un
esempio significativo del progetto di dominio e controllo del clima a scopi
bellici è il rapporto condotto nel 1996 dal Department of Defense School
Environment of Academic Freedom e presentato alla Air Force degli Stati Uniti
dal titolo: Weather as a Force Multiplier: Owning the Weather in 2025 (Il clima
come forza di moltiplicazione. Possedere il clima nel 2025).
Entro
il 2025 i ricercatori militari prevedevano di poter dominare il clima a livello
planetario e di proseguire nella sperimentazione all’ombra del segreto militare.
Il
rapporto, che è passato al vaglio “delle autorità preposte alla sicurezza”
prima di essere reso pubblico, si sofferma su alcune delle potenzialità
militari del controllo del clima e in particolare sulle modificazioni della
ionosfera, ma tace sulle applicazioni della geoingegneria nella guerra del
Vietnam e nella guerra del Golfo e si limita a ipotizzare modificazioni del
clima “localizzate” e a breve termine.
L’interesse del documento pertanto non risiede nella
ricostruzione delle sperimentazioni e delle loro applicazioni quanto nella
logica alla base della manipolazione del clima che domina il pensiero, le
ambizioni e le strategie militari. Così si legge nel sommario del rapporto:
Nel
2025 le forze dello spazio aereo statunitense possono “possedere il clima”,
avvalendosi delle nuove tecnologie e indirizzando lo sviluppo di quelle
tecnologie verso applicazioni di guerra combattuta. Una tale capacità offre al
combattente strumenti per modificare lo spazio bellico in modi che non sono mai
stati possibili prima.
Negli
Stati Uniti nel 2025 la modificazione del clima sarebbe diventata parte
integrante della strategia militare. Citando le parole del generale Gordon
Sullivan, i ricercatori militari scrivono:
La
tecnologia è là e aspetta che noi la mettiamo insieme. Nel 2025 avremo il
possesso del clima.
Nel
2025 la nuova arma post-nucleare sarebbe stata una realtà.
Già
nel 1957 la commissione consultiva del Presidente degli Stati Uniti sul
controllo del clima riconosceva esplicitamente il potenziale militare della
modificazione del clima e prevedeva che sarebbe stata un’arma più importante
della bomba atomica.
L’impresa,
naturalmente, è rischiosa, continuano i ricercatori, ma le straordinarie
potenzialità militari devono ricevere la più alta considerazione. Ideologia del
rischio, controllo, dominio, supremazia, termini che ritornano costantemente
nel rapporto, emergono con chiarezza ad ogni passo:
Come
impresa ad alto rischio e ad alta ricompensa, la modificazione del clima
presenta un dilemma non dissimile dalla scissione dell’atomo. Mentre alcuni
segmenti della società saranno sempre riluttanti ad esaminare questioni controverse, come
la modificazione del clima, le straordinarie potenzialità militari che possono
risultare da questo campo sono ignorate (p. VI).
L’accettazione
del rischio, ovvero le conseguenze distruttive per il pianeta, trova la sua
giustificazione nella supremazia militare.
La capacità di controllare il clima, si legge,
avrà un effetto moltiplicatore e potrà essere utilizzato in tutte le fasi di un
conflitto. Interventi volti a provocare siccità, impedire il rifornimento di
acqua pura, intensificare la forza distruttiva di temporali e altre
perturbazioni atmosferiche, indirizzando grandi masse di energia verso un
obiettivo militare portano all’estremo la guerra alla natura e alla popolazione
civile.
Benché
nel 1977 l’assemblea generale delle Nazioni Unite avesse adottato una
risoluzione che proibiva l’uso ostile delle tecniche di modificazione
ambientale, la ricerca non si è mai arrestata e le sperimentazioni, condotte
con determinazione, sono andate ben oltre il laboratorio.
[Per
la modificazione del clima] La determinazione esiste […]. La motivazione
esiste. I potenziali benefici e il potere sono estremamente lucrativi e
allettanti per coloro che hanno le risorse per svilupparlo. Questa combinazione
di determinazione, motivazione e risorse alla fine produrrà la tecnologia (p.35).
Il
rapporto si conclude con una riaffermazione del principio della deterrenza:
La
storia dimostra che non possiamo permetterci di non avere la capacità di
modificare il clima se la tecnologia è sviluppata e usata da altri. Anche se
non abbiamo intenzione di usarla, altri l’avranno. Per richiamarsi ancora una
volta all’analogia con le armi atomiche, abbiamo bisogno di dissuadere o
contrastare questa capacità con la nostra propria capacità.
Se la
soluzione diventa la geoingegneria.
Il
progetto usare la Terra come una mega-macchina ha creato e creerà profitti e
potere.
Alla
conferenza di Copenhagen sul cambiamento climatico, nel 2010, ha scritto
Rosalie Bertell (2018, p.) i geo-guerrieri ebbero il loro momento di gloria
mascherando la geoingegneria come una “soluzione al problema del cambiamento
climatico”,
presentato anche come un problema di sicurezza, una minaccia per lo stato che
può avere un effetto moltiplicatore: afflusso di grandi masse di profughi,
destabilizzazione sociale, accelerazione dei conflitti per le risorse sempre
più scarse.
I discorsi sulla sicurezza inducono un senso di impotenza e di paura e in
definitiva incoraggiano soluzioni autoritarie, militari e tecnico-scientifiche
dove sono possibili forti guadagni e che prevedono maggiore crescita e sviluppo
anziché maggiore precauzione e umiltà sui limiti dell’azione umana.
Di
fronte al senso della catastrofe imminente, all’assenza di una volontà politica
forte di giungere a un accordo a livello internazionale e di mettere in
discussione il modello economico, la soluzione tecnica può apparire l’opzione
più desiderabile, più semplice e di effetto più rapido. A favore della
geoingegneria climatica si è espressa la comunità accademica, la società
americana di meteorologia e l’IPCC nel suo rapporto del 2013 (Sikka 2019, p.
22).
Ad
eccezione del volume di Tina Sikka, negli scritti sul cambiamento climatico il
ruolo delle attività militari nella crisi climatica, è spesso menzionato solo
di sfuggita benché la consapevolezza dei danni causati dalle “armi ambientali” fosse
già diffusa negli anni Ottanta. Tra le prime eco-femministe a cogliere la
gravità delle manipolazioni sul clima è stata Petra Kelly.
Un caso
estremo di oppressione della natura lo troviamo nell’attuale ricerca militare
per sviluppare “armi ambientali”. Scienziati stanno lavorando per produrre
piogge, neve, fulmini, grandine, uragani, onde di marea, terremoti ed eruzioni
vulcaniche a scopi militari. Tra il 1963 e il 1972 solo gli USA hanno condotto
2.700 esperimenti di questo genere (Kelly 1984, p. 83).
Sarà
Rosalie Bertell, a partire dal 2000, con la sua opera Pianeta Terra. L’ultima
arma di guerra, a portare alla luce il nesso tra distruzione della Terra,
cambiamento climatico e attività militari.
Così
scriveva nel 2018 Gustavo Esteva nella prefazione al libro apparso in
traduzione italiana nel 2018:
Ora i
lettori hanno nelle loro mani un libro pericoloso. Leggendolo potrebbero
perdere il sonno e anche molte illusioni. Questo libro potrebbe rendere ancora
più dolorosa la consapevolezza dell’orrore che stiamo subendo e aggravare la
loro preoccupazione per le sfide che stiamo affrontando.
Ma
sarà difficile interrompere la lettura. Se lo leggono fino alla fine avranno
perso la loro innocenza. Claudia von Werlhof ha ragione: questo è davvero uno dei
libri più importanti del XXI secolo (Esteva 2018, p. 14).
Il
pianeta Terra come arma di guerra.
Eco-femminista,
religiosa, scienziata, direttrice dell’International Institute of Concern for
Public Health di Toronto dal 1987 al 2004, Bertell è stata promotrice e
ispiratrice di numerose campagne contro i rischi della tecnologia nucleare
(Bianchi 2022).
In
Pianeta Terra. L’ultima arma di guerra la studiosa ha ricostruito i danni irreparabili
causati al pianeta dalle attività e dalle sperimentazioni militari avvenute in
segreto e il loro impatto sul clima a partire dalla fine della Seconda guerra
mondiale. Dal 1946, infatti, da quando la General Electric scoprì che
rilasciando ghiaccio secco in una stanza fredda si potevano ‘creare’ cristalli
di ghiaccio simili a quelli che si trovano nelle nuvole, il clima è diventato
vittima del militarismo.
Nel
1950 i ricercatori industriali scoprirono che lo iodato di argento aveva lo
stesso effetto.
L’era delle modifiche climatiche era iniziata
e nessuno si era preoccupato del diritto della gente di sapere ed eventualmente
approvare tali sperimenti!
Lo scopo dichiarato inizialmente per la creazione di
queste piogge era quello di rendere più fertili le aree desertiche degli stati
pianeggianti. Si dice che la Russia abbia usato queste capacità di causare la
pioggia che far precipitare il fall-out di Chernobyl ed impedirne l’arrivo su
Mosca (Bertell 2018, p. 29).
Da allora
la geoguerra non si è mai arrestata e ora è in pieno svolgimento.
È
ormai possibile manipolare grandi correnti di vapore per spostare le piogge,
causando siccità e inondazioni. Monsoni, uragani, tornado possono essere
accentuati aggiungendo energia; l’iniezione di petrolio nelle placche
tettoniche o la creazione di vibrazioni con impulsi elettromagnetici possono
causare terremoti.
Queste
sperimentazioni sono state attuate senza alcuna preoccupazione per le
conseguenze, senza considerare le interconnessioni che consentono la vita sulla
Terra.
Ne
sono un esempio la detonazione di bombe nucleari sulle fasce di Van Allen.
In
anni in cui le esplosioni nucleari avvenivano nell’atmosfera, nelle acque e
all’interno della Terra, la possibilità di valutarne le conseguenze anche sulle
fasce di Van Allen fu immediatamente colta.
Durante
la corsa alla Luna, all’inizio del 1958, sia gli astronauti russi che quelli
americani scoprirono le fasce di Van Allen, cinture magnetiche della terra a
protezione del potere distruttivo delle particelle cariche dei venti solari.
Fra l’agosto e il settembre 1958, nel Progetto
Argus, la Marina Militare statunitense fece esplodere tre bombe nucleari a
fissione a 480 km di altezza sull’Atlantico del Sud, nella fascia più bassa
delle cinture di Van Allen.
L’agenzia USA per l’energia atomica lo definì
“il più grande esperimento scientifico mai intrapreso dall’uomo”.
Tale “esperimento” causò conseguenze in tutto
il mondo fra cui diverse aurore boreali.
Gli
effetti a lungo termine di tali incredibili distruzioni, avvenute prima che si
capisse profondamente il valore e il significato delle fasce di Van Allen, non
sono mai stati resi pubblici (Bertell 2018, p.30).
L’esperimento
fu ripetuto una seconda volta sull’Oceano Pacifico il 9 Luglio 1962 col
progetto Starfish. Tre apparati nucleari, da 1 kilotone, un megatone, e uno da
molti megatoni, furono fatti esplodere, danneggiando in modo permanente la
parte bassa delle fasce di Van Allen.
Per
oltre 50 anni gli esperimenti sulle modificazioni atmosferiche sono stati fatti
o tramite l’aggiunta di reagenti chimici che causano reazioni che possono
essere o non essere viste dalla Terra, come le aurore boreali, o campi d’onda
che usano il calore o forze elettromagnetiche, o anche esplosioni nucleari
nell’atmosfera. Quest’ultime interrompono o alterano il normale moto ondoso
delle atmosfere più alte, spesso inducendo modificazioni climatiche nella
troposfera (Bertell 2018, p.31).
L’Artico
è stato bombardato.
Negli
anni Settanta, in base al trattato segreto tra Unione sovietica e Stati Uniti
del 1974, l’Artico è stato bombardato con onde elettromagnetiche che hanno
causato lo scioglimento dei ghiacci che avrebbero agevolato le attività
estrattive e la navigazione. Lo aveva rivelato nel 1976 nel libro “The Cooling”,
Lowell Ponte, ex ricercatore del Pentagono (Bertell 2018, p. 169).
Impossibile
rendere conto in poche pagine della ricostruzione delineata da Bertell della
crisi ambientale causata dalle attività di guerra e di preparazione alla
guerra. Un
esempio tra i più inquietanti su cui si sofferma sia nella sua opera che nelle
interviste, è quello che prevede il riscaldamento della ionosfera attraverso
onde elettromagnetiche generate artificialmente da un gran numero di torri di
trasmissione sincronizzate (progetto HAARP) in grado di generare una enorme
lente e riflettere l’energia prodotta indirizzandola verso obiettivi militari
(Bertell 2018, pp. 116-118; 237-243).
A queste sperimentazioni la studiosa ritiene che si
possano attribuire l’aumento dei terremoti e il riscaldamento globale.
A
questo proposito i militari parlano di positing energy, che può essere paragonata a quella
delle bombe.
È paragonabile a questa. Possono usarla per incendiare
un’intera regione. Si genera una siccità in una zona, poi si invia lì una
grande quantità di radiazione ultravioletta e così si può generare un incendio.
Ci
sono tante di quelle cose che si possono fare. Si servono dell’HAARP anche per
comunicare con i sommergibili, quando sono in immersione. Ci sono alcune
funzioni come queste, e ci sono altre cose che i militari hanno fatto, delle
quali non sappiamo assolutamente nulla (Bertell 2018, p. 241).
Certo
è che dagli anni Sessanta agli anni Novanta i disastri naturali sono aumentati di dieci volte e che le
modificazioni della corrente El Nino, così importante per il clima, e che può
provocare inondazioni e siccità, hanno avuto inizio contemporaneamente ai
progetti Star Wars, programmi che includono quelli che usano l’energia solare
per produrre incendi attraverso radiazioni ultraviolette, una tecnologia
sperimentata nel corso della guerra del Golfo. Benché non si possa stabilire con
certezza un rapporto diretto tra sperimentazioni e mutamenti del clima, non può
sorprendere che una scienza che non considera le interconnessioni tra tutte le
forme di vita abbia sviluppato tecnologie che possono destabilizzare un
equilibrio creatosi in milioni di anni potendole per di più sperimentare in
segretezza. Una militarizzazione su larga scala, un eco-geo terrorismo.
Bertell
non nega l’influenza delle emissioni sul cambiamento climatico, ma avverte che
l’enfasi sulla CO2 potrebbe distogliere l’attenzione da altre cause ancora più
gravi della perturbazione dell’equilibrio del pianeta.
Lo ha
affermato nel 2010 nell’intervista Un pianeta senza futuro? Nuove armi ottenute tramite la
distruzione della Madre Terra.
Io non
dico che l’inquinamento di CO2 faccia bene alla Terra.
Ciò
che dico, però, è che anche se si potesse mettere fine al rilascio di CO2, non
torneremmo comunque ad avere il tempo o il clima che avevamo prima.
Poiché sono stati fatti gravi danni e profondi
al sistema della Terra (Bertell 2018, pp. 241).
La
geoingegneria applicata al clima darebbe un nuovo impulso e nuove giustificazioni
alle sperimentazioni militari aumentando in maniera esponenziale anche le
emissioni già straordinariamente elevate dell’attività militare (Parkinson
2019; De Simone 2019).
Nel
complesso la visione di Rosalie Bertell nel 2000 e nel 2010 non era
catastrofica; il suo appello, come quello di Rachel Carson cinquant’anni prima,
è un appello alla società civile affinché pretenda che nulla si faccia a sua
insaputa.
La volontà di svelare e abbattere il segreto militare potrebbe unire gli
obiettivi dei movimenti impegnati per la pace, la giustizia ambientale ed
economica. La
terra è già diventata vittima del militarismo. I geoingegneri e i geo-guerrieri
stanno mettendo a rischio la vita sulla Terra e nessuno sta tentando seriamente
di fermarli, scrive Bertell, e noi non sappiamo in che misura i disastri ambientali sono
naturali o causati artificialmente.
La
società civile non deve permettere che a questi geo-guerrieri sia data una
pubblica benedizione per continuare la loro opera di distruzione del pianeta.
[…] È giunto il momento di mettere in discussione il sistema patriarcale, che
implica la dominazione su tutte le altre forme di vita; e il capitalismo gretto
che richiede una eccessiva forza militare per salvaguardare il suo avido
accumulare di risorse naturali. Dobbiamo accettare un doloroso piano per un
futuro più intelligente, umano e femminile (Bertell 2018, p. 35).
La
necessità di un impegno femminista.
La
necessità di un impegno femminista nel pretendere un dibattito democratico su
quanto oggi viene fatto in segreto, e più in generale sul rapporto tra umani e
natura, è stata affermata da Claudia von Werlhof, fondatrice nel 2010 con
questo scopo del movimento in difesa della Madre Terra.
Leggendo Bertell, scrive Claudia von Werlhof,
Ciò
che per prima cosa salta agli occhi a proposito del modo in cui i militari
conducono ricerche e fanno esperimenti, è il loro carattere patriarcale.
Sembrerebbe
che il loro obiettivo sia quello di soggiogare l’intero pianeta come una donna,
impossessarsene, farle violenza, assoggettarla al controllo maschile e
trasformarla in qualcosa che non ha più alcuna reale autonomia o potere
(Werlhof 2010, p. 8).
Queste
considerazioni di Claudia von Werlhof ci riportano al volume di Carolyn
Merchant del 1980, La morte della natura in cui la storica dell’ambiente
ricostruiva il processo di formazione di una visione del mondo e di una scienza
che, riconcettualizzando la natura come femmina e come macchina anziché come
organismo vivente, sanzionò il dominio dell’uomo sulla natura e sulle donne.
Come scrisse Bacone, padre della scienza moderna, nei suoi frammenti pubblicati
dopo la sua morte, la scienza è Il parto maschile del tempo (1602-1603), una
scienza maschia e virile il cui scopo è il dominio. Nell’immaginario del parto
maschile a dominare è la negazione del femminile, la volontà di sostituirsi
alla sua forza generativa.
Se La
morte della natura è tuttora un punto di riferimento fondamentale
dell’ecofemminismo, l’opera di Bertell, al di là di alcune eccezioni (Werlhof
2010; 2017) è stata pressoché ignorata; il suo carattere strettamente
scientifico, la difficoltà di lettura che a tratti presenta, possono spiegare
solo in parte una tale mancanza di considerazione che probabilmente risiede
nella riluttanza ad aprire gli occhi su una realtà difficile da accettare.
E tuttavia è necessario rileggerlo alla luce delle
elaborazioni teoriche femministe sulla scienza affinché la riflessione critica
sul cambiamento climatico includa il militarismo e la spirale distruttiva che
le attività militari innescano.
BILL
GATES A LA CONQUISTA
DELLA
TERRA AGRICOLA NEGLI USA:
QUALCUNO
VUOLE FERMARLO.
Nogeoingegneria.com – Redazione – (29 GIUGNO
2022)- ci dice:
GATES
VERSO UN IMPERO GLOBALE –
È IL
PIU’ GRANDE PROPRIETARIO TERRIERO.
Un’entità
legata al miliardario Bill Gates ha acquistato 2.100 acri, circa 850 ettari, di
terreno coltivato a patate nel Nord Dakota, spingendo il procuratore capo dello
Stato a intervenire dopo le lamentele dei residenti locali. Alla fine qualcuno
ha iniziato ad indagare sugli enormi acquisti di terre agricole da parte e a
vietare ulteriori acquisti. In totale Gates e le società a lui controllate
posseggono in totale 270 mila acri di terra, circa 110 mila ettari,
praticamente uno stato nello stato.
I
registri pubblici citati da AgWeek mostrano che il Red River Trust, legato a
Gates, ha acquistato i terreni agricoli dai proprietari della Campbell Farms,
un gruppo di coltivatori di patate con sede a Grafton, nel North Dakota, a
circa 50 miglia dal confine con il Canada.
Il
commissario all’Agricoltura del Nord Dakota, Doug Goehring, ha dichiarato a
KFYR che la reazione dell’opinione pubblica all’acquisto è stata ampiamente
negativa, con forti proteste dai vicini, e questo ha portato, alla fine, lo
Stato, sotto forma del Procuratore, a intervenire.
Red River Trust, che ha acquistato questi terreni, è
collegato ad una piattaforma di investimenti agricoli chiamata Cotton-wood che
fa capo a Bill e Melinda Gates. Quindi il procuratore generale del North
Dakota, Drew Wrigley, ha scritto una lettera alla Red River Trust,
notificandole che alle società per azioni e alle società a responsabilità
limitata è “vietato possedere o affittare terreni agricoli o ranch nello Stato
del North Dakota”.
Wrigley
ha scritto che a queste entità è stato anche vietato di “impegnarsi in attività
agricole o di allevamento”. Quindi la società facente capo a Gates viene, per
la prima volta, ostacolata in un acquisto di terra.
Gates
sta mostrando una tendenza storica che, in Europa, abbiamo già visto alla fine
del Rinascimento Italiano, quando le famiglie arricchite con l’industria, il
commercio e la finanza comprarono terra, rinunciando alle proprie attività
imprenditoriali e riducendosi a essere dei redditieri.
Magari
dei potentissimi redditieri, ma cessando di essere elementi attivi della
società e dell’economia delle loro città, guidandole verso la decadenza. La
stessa cosa l’abbiamo vista con i Benetton recentemente, e ora la vediamo negli
USA. La decadenza inizia sempre da quella delle classi dirigenti.
(t.me/NogeoingegneriaNews)
L’Africa,
gli OGM e Bill Gates.
“Dove
può sedersi un gorilla di 400 chili? Dove vuole”.
Nel
caso dei grandi summit, il gorilla in questione è Bill Gates: il fondatore di
Microsoft, tra gli uomini più ricchi del mondo, è oggi leader della più potente
fondazione filantropica della Storia e può sedere in prima fila ai vertici
internazionali come un Capo di Stato.
Il
magnate, con i suoi ingenti investimenti, è molto attivo in Africa (insieme ad
altre grandi aziende e lobby) nel settore degli organismi geneticamente
modificati. Il motivo? Gli OGM sarebbero una soluzione miracolosa a due dei più
gravi flagelli del continente africano, fame e malaria.
Questo
documentario mostra come la Fondazione Gates è diventata una dei principali
enti finanziatori di ricerche e sperimentazioni genetiche sul territorio, sulle
zanzare e sulla manioca, in assenza di contro-poteri capaci di rimettere in
discussione le operazioni.
E ciò mentre l’UE, formalmente intransigente
contro gli OGM per via dei rischi su salute e ambiente, è in realtà coinvolta
nei fondi privati dispiegati per queste iniziative.
In
altre parole, l’Europa “approva” oltreconfine ciò che proibisce dentro i
propri… Inchiesta sul lato meno visibile del filantrocapitalismo, in cui
l’aiuto umanitario ha il retrogusto del business.
(arte.tv/it/videos/095723-000-A/l-africa-gli-ogm-e-bill-gates/)
“LA SCIENZA È NOSTRA E VOGLIAMO
CHE IL
MONDO LO SAPPIA”: RAPPRESENTANTE
DELLE
NAZIONI UNITE AL
“PANEL
DI DISINFORMAZIONE” DEL WEF.
Nogeoingegneria.com
– Redazione – (5 OTTOBRE 2022) – ci dice:
Dichiarando
di possedere “la scienza”, alleandosi con Big Tech per manipolare i risultati
di ricerca e versando milioni nei media, i globalisti non eletti stanno
mostrando a tutti il loro vero volto. La scorsa settimana, durante gli
incontri sullo sviluppo sostenibile del Forum economico mondiale (WEF), i globalisti non eletti hanno tenuto
una tavola rotonda sul tema “Affrontare la disinformazione”, con partecipanti dell’ONU, della
CNN e della Brown University che hanno discusso su come controllare al meglio
le narrazioni.
Clima,
così l’Onu (finanziata dai globalisti! Ndr) decide la “scienza” e avalla la
censura.
Collaborazioni
con Google e TikTok, scienziati e influencer formati per sostenere le narrazioni
ufficiali sul catastrofismo climatico (e non solo).
Il
sottosegretario generale dell’Onu, Melissa Fleming, spiega al Forum di Davos
come funziona il sistema che taccia di “disinformazione” gli scienziati non
allineati.
“La
scienza è nostra”, l’abbiamo comprata per censurare la dissidenza: questo il
senso delle dichiarazioni dei giorni scorsi del Sottosegretario generale delle
Nazioni Unite per le comunicazioni globali, Melissa Fleming, ad una tavola
rotonda del Forum di Davos (“Sustainable Development Impact Meetings”).
Alla
discussione in cui la Fleming era invitata, si discuteva della proposta del
World Economic Forum e di Klaus Schwab di controllare l’informazione globale ed
evitare che la libertà di informazioni e conoscenze, anche attraverso i social
e mass media, possa contraddire il pensiero unico.
A
proposito dell’emergenza climatica, la Fleming ha ricordato come le Nazioni
Unite, dopo essersi accorte delle notizie e ricerche di scienziati e
climatologi contrari al catastrofismo, si siano poste il problema di come
arginare questa “disinformazione” e abbiano deciso di essere molto più
“proattivi”. “La scienza è nostra e pensiamo che il mondo debba conoscerla”, grazie alla crescente collaborazione
con Google, dice la Fleming, chiunque cerchi di capire o conoscere sul motore di ricerca
più usato nel mondo le problematiche del clima, si trova alla prime voci i
documenti delle Nazioni Unite, e gli studi che sostengono l’emergenza climatica
globale.
Non
siamo ancora alla censura nei confronti dei dissidenti ma, certamente, siamo di fronte ad un sistematico
nascondimento delle ragioni di tutti coloro che portano obiezioni e ragioni
contrarie al dogma del catastrofismo ambientalista, come ad altri nuovi dogmi imposti
dai nuovi padroni del mondo attuale.
Durante
i Sustainable Development Impact Meetings del WEF di Klaus Schwab, i partecipanti delle
Nazioni Unite, della CNN e della Brown University hanno discusso le migliori
pratiche per controllare le narrazioni nell’ambito del panel “Tackling Disinformation” (l’intervento della Fleming è dal
minuto 13.45).
In
questo contesto, il sottosegretario generale delle Nazioni Unite per le
comunicazioni globali, Melissa Fleming, ha descritto non solo la collaborazione
con Google ma anche con altre grandi aziende tecnologiche, tra cui TikTok, che
contribuiscono a controllare la narrativa di “regime” sul cambiamento climatico
e tacitare i dissidenti.
Con
TikTok l’ONU ha collaborato in un progetto denominato “Team Halo”, per
promuovere specifiche narrazioni sul Covid sulla piattaforma di condivisione
video di proprietà cinese.
“Abbiamo
formato scienziati di tutto il mondo e alcuni medici su TikTok e abbiamo fatto
lavorare TikTok con noi”, ha detto la Fleming, aggiungendo che la strategia per
contrastare la sfiducia delle persone nei confronti di istituzioni come l’ONU,
in relazione alle informazioni di Covid, è stata quella di reclutare influencer
per sollecitare i loro messaggi.
“Un’altra
strategia fondamentale che abbiamo adottato è stata quella di impiegare gli
influencer”,
ha detto, aggiungendo: “Influencer che erano davvero entusiasti, che hanno un
enorme seguito, erano davvero desiderosi di aiutare a veicolare messaggi che
sarebbero serviti alle loro comunità ed erano molto più affidabili delle
Nazioni Unite che dicevano loro qualcosa dalla sede centrale di New York City”.
Le
Nazioni Unite sostengono di possedere la scienza ma, se guardiamo più da vicino
chi finanzia “l’autorità di direzione e coordinamento della salute
internazionale” dell’ONU, ovvero l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS),
abbiamo un quadro più chiaro di chi è
davvero a comandare: la Fondazione Bill & Melinda Gates, insieme all’alleanza
per i vaccini GAVI, sostenuta da Gates, ha contribuito al budget del programma
dell’OMS più di tutti i Paesi membri, tranne due: gli Stati Uniti e il Regno
Unito (Dati 2020).
Era
possibile immaginare il contrario? Diciamo solo che questi dati e le
affermazioni dei giorni scorsi della Fleming ci confermano che le narrative
globaliste sono, quantomeno, interessate.
Solo ai vaccini? Per nulla, altro esempio emblematico
è quello sugli investitori, a poche settimane dalla prossima pantomima ONU sul
clima (COP 27 a Sharm el-Sheikh), di decine di miliardi sui “cambiamenti
climatici”.
Tra
essi le benevolenti Ford Foundation, Bezos Earth Fund, ancora la Fondazione
Bill & Melinda Gates, Bloomberg Philantropies, Protecting Our Planet
Challenge, ecc. È un caso che la BreaktroughEnergy di Bill Gates scolpisca sul suo sito la frase: “Lasciamo alla Scienza di indicarci
la giusta via”.
Già,
quella scienza di regime, prezzolata, controllata e che non accetta alcun
confronto pubblico né scientifico.
La
censura incombe, riguarda noi tutti e tutto lo scibile umano. Tuttavia, una
fessura nelle dottrine di regime di Davos e dell’ONU pare la stia aprendo
proprio Bill Gates che realisticamente si sta accorgendo dell’insostenibilità
dei dogmi climatici in un contesto di crisi energetica e finanziaria attuali.
Pochi
giorni or sono, Gates si è scagliato contro i fanatici catastrofisti del clima
e i tentativi di cambiare radicalmente il comportamento delle persone per il
bene dell’ambiente:
“Si
può avere una rivoluzione culturale in cui si cerca di buttare all’aria tutto,
si può creare una situazione di tipo nordcoreano in cui è lo Stato ad avere il
controllo. Ma, a parte un’immensa autorità centrale a cui la gente dovrebbe
obbedire, credo che il problema dell’azione collettiva non sia assolutamente
risolvibile… non molte persone sono disposte a stare peggio a causa di futuri
benefici climatici”.
Giudicheremo dai fatti, se Gates vorrà aprire una
breccia di libertà e squarciare la censura. Le sue parole però ci mostrano che:
è in atto una rivoluzione globalista che vuol capovolgere il mondo e l’uomo;
inoltre, c’è chi ha pensato ad un governo mondiale di eletti e ricchissimi che
impongano idee, costumi e vita a tutti.
(lanuovabq.it/it/clima-cosi-lonu-decide-la-scienza-e-avalla-la-censura)
ZELENSKY
CHIEDE UN ATTACCO
NUCLEARE
PREVENTIVO CONTRO LA RUSSIA
Nogeoingegneria.com
– Redazione – (7 OTTOBRE 2022) – ci dice:
C’è il
presidente ucraino Volodymyr Zelensky tra i ‘candidati’ al premio Nobel 2022
per la Pace.
Domani
verrà annunciato ad Oslo il vincitore.
In pole anche Navalny, Greta Thunberg, Unhcr e
Oms.
Al
Comitato per il Nobel spetta una decisione paradossale: assegnare il premio per
la pace a chi vuole scatenare la guerra terminale. Stiamo vivendo il momento
più folle della storia dell’umanità.
Una catena
umana per Julian Assange circonderà il Parlamento di Londra la mattina di
sabato 8 ottobre per chiedere la liberazione del fondatore di Wikileaks. Ed è
Assange che merita il premio della pace, non certo il Guerrafondaio Zelenski.
Non doveva nemmeno stare sulla lista dei canditati.
(t.me/NogeoingegneriaNews)
Il
presidente ucraino Volodymyr Zelensky afferma che la NATO deve escludere l’uso
di un’arma nucleare da parte della Russia – con attacchi preventivi, se
necessario.
Parlando giovedì al Lowy Institute di Sydney,
in Australia, Zelensky ha sottolineato l’importanza delle misure preventive. Il Cremlino ha criticato aspramente
le affermazioni di Zelensky, accusandolo di “invocare l’inizio della Terza
guerra mondiale”.
La
NATO “deve escludere la possibilità che la Russia utilizzi armi nucleari”. Ma è
importante – ed è per questo che mi rivolgo alla comunità internazionale come
ho fatto prima del 24 febbraio – che questi siano attacchi preventivi, in modo
che sappiano cosa aspettarsi se” li useranno”. Ha sottolineato: “Non il
contrario: aspettarsi colpi dalla Russia e poi dire: ‘Oh, siete così, ora li
ricevete da noi'”.
“Incompreso”
Le
osservazioni hanno suscitato indignazione da parte russa. Il portavoce di
Selenskyj ha immediatamente sottolineato che l’affermazione di Selenskyj era
stata fraintesa. Il presidente ucraino ha detto solo che erano necessarie misure
preventive prima del 24 febbraio – l’inizio della guerra di aggressione della
Russia contro l’Ucraina – per evitare la guerra.
Nel
suo discorso, il Presidente dell’Ucraina ha rifiutato di cedere il territorio
alla Russia per placare il leader del Cremlino Vladimir Putin e raggiungere la
pace. L’aggressore non deve essere premiato per aver iniziato una guerra, ma
deve essere sconfitto, ha sottolineato Selenskyj. Allo stesso tempo, il 44enne
ha dichiarato che Putin non sopravvivrebbe a un attacco nucleare contro
l’Ucraina.
Il
Cremlino ha condannato con forza le dichiarazioni del presidente ucraino su
possibili attacchi preventivi contro la Russia. “Le osservazioni di Selenskyi
non sono altro che un invito a iniziare la Terza guerra mondiale con
conseguenze imprevedibili e terribili”, ha dichiarato giovedì il portavoce del
Cremlino Dmitry Peskov. Anche il Ministero degli Esteri russo ha criticato aspramente
le osservazioni di Selenskyj.
(news.techno-ar.com/selenskyj-fordert-die-nato-auf-einen-moglichen-praventivschlag-gegen-russland-zu-starten)
L’ex
consigliere di Putin ipotizza uno “scenario orribile e folle” sulla guerra
nucleare in Ucraina.
L’ex
consigliere di Putin, Sergej Markov: “Esiste uno scenario orribile, io
stesso non ci voglio credere ma è un’ipotesi: gli americani potrebbero fare un
attacco nucleare su Kharkov e poi dichiarare che è stata la Russia. È uno
scenario folle, ma viviamo un’epoca folle”.
Mentre
il Parlamento europeo vota a larga maggioranza la risoluzione con la quale si
conferma l’impegno a rafforzare le forniture di armi all’Ucraina e si chiede
all’Ue di preparare una strategia di risposta in caso di attacco nucleare da
parte della Russia, si alzano le polemiche per il voto contrario di Fratelli
d’Italia, Forza Italia e Italia Viva a un emendamento al testo, presentato dal Gruppo della
Sinistra (Gue), nel quale si chiedeva un maggiore sforzo a perseguire le vie
diplomatiche:
“Si invita l’Ue – si legge nella
proposta bocciata – e gli Stati membri a vagliare tutte le potenziali vie per
la pace e a proseguire gli sforzi per porre immediatamente fine alla guerra”.
“CONTROLLANDO
IL CIBO,
SI
CONTROLLA TUTTO”. L’ONU PROGETTA
UN’ECONOMIA
COMANDATA A LIVELLO GLOBALE.
Nogeoingegneria.com
– Roberto Malone – (16 AGOSTO 2022) – ci dice:
Costruito
dal 1948 al 1952, il terreno della sede fu acquistato dalla famiglia
Rockefeller per 8,5 milioni di dollari che poi lo donò alla città.
Un VIDEO mostra il segretario generale Trygve
Lie, che riceve da John D. Rockefeller III, a nome di suo padre, John D.
Rockefeller Jr. un assegno per la sede permanente delle Nazioni Unite a New
York. Rockefeller fondò Bilderberg
(1954) e la Trilaterale (1973).
Da
sempre internazionalista e attento all’istruzione, Julian Huxley, fratello di
Aldous Huxley, si impegnò nella creazione dell’Organizzazione delle Nazioni
Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura (UNESCO), di cui divenne il
primo direttore generale nel 1946.
Questo
è un capitolo da scrivere (e qualcuno lo ha fatto), la storia e i personaggi
coinvolti nella creazione delle Nazioni Unite e infine le origini dell’attuale
“Grande Reset”.
Nel
frattempo, ecco alcune riflessioni di Robert Malone. Anche lui alza gli occhi e
ora guarda il campo grande, cercando di capire il programma dei grandi
giocatori. Quello che scopre lo lascia sconvolto.
Robert
Malone:
Ho
trascorso il pomeriggio leggendo l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, con i suoi 17
obiettivi e 169 target. Si tratta di un’agenda per la quale l’ONU lavora dal
1992.
Francamente,
è stato terrificante. Il mio pensiero è stato che, una volta tolti gli unicorni
e le farfalle dal testo, questo documento di consenso unilaterale sembra un aggiornato
manifesto comunista.
Questo
è particolarmente rilevante perché, sebbene l’Agenda 2030 non sia uno strumento
giuridicamente vincolante, le Convenzioni e i Patti regionali e internazionali
sui diritti umani su cui si basa l’Agenda 2030 sono, di fatto, strumenti
vincolanti di diritto internazionale.
Quindi,
per ora, possiamo insistere affinché i nostri politici si battano contro gli
aspetti più draconiani dell’Agenda 2030.
A
prima vista, la maggior parte dei 169 obiettivi dell’Agenda 21 sono piuttosto
“confusi”, ma estremamente naif.
Sono gli obiettivi di un governo con economia
controllata, non di un’organizzazione per la pace nel mondo!
Francamente,
sono gli obiettivi di un modello governativo fallito. Un modello che è stato
provato più volte.
Definizione:
L’economia
di comando è un sistema in cui un governo centrale prende tutte le decisioni
economiche. Il governo o una collettività possiedono la terra e i mezzi di
produzione.
Ma
facciamo un passo indietro fino all’inizio delle Nazioni Unite (ONU).
Dopo
la Seconda Guerra Mondiale, l’ONU è stata sviluppata da alcune nazioni per
porre fine alle guerre e mantenere la pace nel mondo. Lentamente, nel corso del
tempo, 193 nazioni sono diventate membri.
Si è
trasformata in un’organizzazione leviatana, con tentacoli che raggiungono tutti
i Paesi membri.
I suoi vari accordi e obiettivi dettano
regole riguardanti l’economia, la salute, la povertà, la migrazione, la salute
“riproduttiva”, i sistemi monetari, l’identità digitale, i controlli
ambientali, il controllo dei mercati agricoli, il salario di sussistenza
universale in tutto il mondo, i sistemi governativi, ecc.
L’ONU
ha partnership e accordi strategici con i Paesi membri, 100 organizzazioni non
governative, come la Fondazione Bill e Melinda Gates, la Banca Mondiale e il
Forum Economico Mondiale. Ha sviluppato molte organizzazioni collaterali, come
l’UNESCO e l’Organizzazione Mondiale della Sanità.
L’ONU
ha firmato accordi strategici con tutte le principali organizzazioni e potenze
mondiali per realizzare una visione utopica del mondo che prevede un sistema di
governo globale che garantisca l’assenza di povertà, di discriminazioni, di
assistenza sanitaria e riproduttiva universale, assenza di energia sporca,
assenza di disuguaglianze nella distribuzione del cibo, un salario di
sussistenza e un’inversione del cambiamento climatico attraverso l’intervento
dell’ONU sui Paesi membri.
In
pratica un nuovo ordine mondiale, con funzionari non eletti al comando.
Ma non
credetemi sulla parola (ndr e nemmeno a loro) : prendiamo invece le citazioni
dirette dei 169 obiettivi della loro più recente e più grande iniziativa,
l’”Agenda 2030″.
Ricordate:
questi
obiettivi devono essere raggiunti a livello globale entro il 2030 e le nazioni
membri devono assicurarsi che questi obiettivi non vengano compromessi. Questi
sono solo alcuni degli obiettivi dell’Agenda 2030 e non comprendono altri
accordi strategici firmati dai Paesi membri delle Nazioni Unite:
L’elenco
dei 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile e dei 169 Target.
Garantire
una significativa mobilitazione di risorse da diverse fonti, anche attraverso
una maggiore cooperazione allo sviluppo, al fine di fornire mezzi adeguati e
prevedibili ai Paesi in via di sviluppo, in particolare a quelli meno
sviluppati, per attuare programmi e politiche volti a porre fine alla povertà
in tutte le sue dimensioni.
Creare
quadri politici solidi a livello nazionale, regionale e internazionale, basati
su strategie di sviluppo a favore dei poveri e sensibili alle questioni di genere,
per sostenere investimenti accelerati per azioni di sradicamento della povertà
e di protezione a causa dei conflitti.
Correggere
e prevenire le restrizioni e le distorsioni commerciali nei mercati agricoli
mondiali, anche attraverso l’eliminazione parallela di tutte le forme di
sussidi alle esportazioni agricole e di tutte le misure di esportazione con
effetto equivalente, in conformità con il mandato del Doha Development Round.
Adottare
misure per garantire il corretto funzionamento dei mercati delle materie prime
alimentari e dei loro derivati e facilitare un accesso immediato alle
informazioni di mercato, anche per quanto riguarda le riserve alimentari, al
fine di contribuire a limitare l’estrema volatilità dei prezzi alimentari.
Entro
il 2030,
garantire l’accesso universale ai servizi di assistenza sanitaria sessuale e
riproduttiva, anche per la pianificazione familiare, l’informazione e
l’educazione, e l’integrazione della salute riproduttiva nelle strategie e nei
programmi nazionali.
Raggiungere
la copertura sanitaria universale, compresa la protezione dai rischi
finanziari, l’accesso a servizi sanitari essenziali di qualità e l’accesso a
farmaci e vaccini essenziali sicuri, efficaci, di qualità e a prezzi
accessibili per tutti.
Sostenere
la ricerca e lo sviluppo di vaccini e farmaci per le malattie trasmissibili e
non trasmissibili che colpiscono principalmente i Paesi in via di sviluppo,
fornire l’accesso a farmaci e vaccini essenziali a prezzi accessibili, in
conformità con la Dichiarazione di Doha sull’Accordo TRIPS e la salute
pubblica, che afferma il diritto dei Paesi in via di sviluppo di utilizzare
appieno le disposizioni dell’Accordo sugli aspetti dei diritti di proprietà
intellettuale attinenti al commercio in materia di flessibilità per proteggere
la salute pubblica e, in particolare, fornire l’accesso ai farmaci per tutti.
Entro
il 2030,
garantire che tutte le ragazze e i ragazzi completino un’istruzione primaria e
secondaria gratuita, equa e di qualità, che porti a risultati di apprendimento
pertinenti ed efficaci per l’Obiettivo 4.
Entro
il 2030,
garantire a tutte le donne e a tutti gli uomini parità di accesso a
un’istruzione tecnica, professionale e terziaria di qualità e a prezzi
accessibili, compresa l’università.
Entro
il 2030,
garantire che tutti gli studenti acquisiscano le conoscenze e le competenze
necessarie per promuovere lo sviluppo sostenibile, anche attraverso
l’educazione allo sviluppo sostenibile e a stili di vita sostenibili, ai
diritti umani, all’uguaglianza di genere, alla promozione di una cultura della
pace e della non violenza, alla cittadinanza globale e alla valorizzazione
della diversità culturale e del contributo della cultura allo sviluppo
sostenibile.
Garantire
l’accesso universale alla salute sessuale e riproduttiva e ai diritti
riproduttivi, come concordato in conformità con il Programma d’azione della
Conferenza internazionale sulla popolazione e lo sviluppo e la Piattaforma
d’azione di Pechino e i documenti finali delle loro conferenze di revisione.
Entro
il 2030, raggiungere la piena e proficua
occupazione e un lavoro dignitoso per tutte le donne e gli uomini, compresi i
giovani e le persone con disabilità, e la parità di retribuzione per un lavoro
di pari valore (nota dell’autore – sì, questo significa un’economia di comando – ergo il
comunismo).
Garantire
le pari opportunità e ridurre le disuguaglianze nei risultati, anche eliminando
le leggi, le politiche e le pratiche discriminatorie e promuovendo leggi,
politiche e azioni adeguate a questo proposito.
Adottare
politiche, soprattutto fiscali, salariali e di protezione sociale, e
raggiungere progressivamente una maggiore uguaglianza.
Migliorare
la regolamentazione e il monitoraggio dei mercati e delle istituzioni
finanziarie globali e rafforzare l’attuazione di tali regolamenti.
Facilitare
una migrazione e una mobilità ordinata, sicura, regolare e responsabile delle
persone, anche attraverso l’attuazione di politiche migratorie pianificate e
ben gestite.
Entro
il 2030, garantire a tutti l’accesso ad
alloggi adeguati, sicuri ed economici e ai servizi di base e riqualificare le
baraccopoli.
Entro
il 2030, garantire a tutti l’accesso a sistemi
di trasporto sicuri, economici, accessibili e sostenibili, migliorando la
sicurezza stradale, in particolare attraverso l’espansione del trasporto
pubblico, con particolare attenzione alle esigenze di coloro che si trovano in
situazioni di vulnerabilità, donne, bambini, persone con disabilità e anziani.
Entro
il 2030, migliorare l’urbanizzazione inclusiva
e sostenibile e la capacità di pianificazione e gestione partecipativa,
integrata e sostenibile degli insediamenti umani in tutti i Paesi.
Sostenere
legami economici, sociali e ambientali positivi tra aree urbane, periurbane e
rurali, rafforzando la pianificazione dello sviluppo nazionale e regionale.
Entro
il 2030, aumentare
in modo sostanziale il numero di città e insediamenti umani che adottano e
attuano politiche e piani integrati per l’inclusione, l’efficienza delle
risorse, la mitigazione e l’adattamento al cambiamento climatico.
Razionalizzare
i sussidi inefficaci ai combustibili fossili che incoraggiano il consumo
dispendioso, eliminando le distorsioni del mercato, in conformità con le
circostanze nazionali, anche ristrutturando la tassazione ed eliminando
gradualmente tali sussidi dannosi, laddove esistenti, in modo da riflettere il
loro impatto ambientale, tenendo pienamente conto delle esigenze e delle
condizioni specifiche dei Paesi in via di sviluppo e riducendo al minimo i
possibili impatti negativi sul loro sviluppo, in modo da proteggere i poveri e
le comunità colpite.
I
Paesi sviluppati devono attuare pienamente i loro impegni di assistenza
ufficiale allo sviluppo, compreso l’impegno di molti Paesi sviluppati a
raggiungere l’obiettivo dello 0,7% dell’APS/RNL per i Paesi in via di sviluppo
e dello 0,15-0,20% dell’APS/RNL per i Paesi meno sviluppati I fornitori di APS
sono incoraggiati a considerare l’obiettivo di fornire almeno lo 0,20%
dell’APS/RNL ai Paesi meno sviluppati.
Sviluppare
istituzioni efficaci, responsabili e trasparenti a tutti i livelli.
Garantire
un processo decisionale reattivo, inclusivo, partecipativo e rappresentativo a
tutti i livelli.
Ampliare
e rafforzare la partecipazione dei Paesi in via di sviluppo alle istituzioni
della governance globale.
Entro
il 2030, fornire un’identità legale a tutti, compresa la registrazione delle
nascite.
Ora,
molti di questi sono obiettivi legittimi – MA per una nazione, non come governo
mondiale.
L’ONU
ha oltrepassato il limite.
(rwmalonemd.substack.com/p/if-you-control-the-food-supply-you?utm_source=%2Fprofile%2F49176289-robert-w-malone-md-ms&utm_medium=reader2)
Aveva
Ragione Mark Twain…
Conoscenzealconfine.it
– (7 Ottobre 2022) - Diego Fusaro – ci
dice:
Sta
emergendo il vero volto di Giorgia Meloni? Tecnici al Governo e in ginocchio da
Mario Draghi.
Non
cessa di destare stupore e meraviglia, almeno in quanti non avessero saputo
prevedere ciò che sarebbe accaduto, l’operato del nuovo Governo che si sta
costruendo intorno alla figura di Giorgia Meloni, il Governo di quella che
abbiamo in più occasioni appellato ‘la Destra bluette neoliberale’.
Si
tratta di un Governo che, ovviamente, le ‘Sinistre fucsia arcobaleno’
continuano, abbaiando, ad appellare ‘fascista’, ma che in realtà di fascista
non ha proprio nulla essendo, sic et simpliciter, un Governo neoliberale di
Destra, proprio come le ‘Sinistre fucsia’, che tanto ululano e abbaiano contro
il Fascismo di ritorno della Destra, non hanno più nulla di comunista, essendo
decaffeinate e scolorite divenendo, da rosse che erano, fucsia, quando non
direttamente arcobaleno.
Insomma,
oggi il giuoco della politica è quello di un’alternanza senza alternativa tra
una ‘Destra bluette liberale’ e una ‘Sinistra fucsia liberale’, di modo che
quale che sia la parte vincente, comandi comunque il banco neoliberale. Ed è
esattamente quello che sta accadendo.
Tre
punti ci permettono già di chiarire in maniera ulteriore quanto detto in
relazione a un Governo, quello che si sta formando capitanato dalla ‘Destra
bluette’, che di fatto si pone stabilmente sotto il segno del neoliberismo come
razionalità dei mercati per i mercati, e dunque come razionalità politica dei
gruppi dominanti sans frontières.
Il
primo punto è l’atlantismo ostentato da subito dalla Destra neoliberale
bluette, che senza infingimenti e senza ambage ha chiarito il proprio
posizionamento in funzione atlantista per la NATO e contro la Russia e tutti
gli altri Stati non allineati con Washington.
In
secondo luogo, ed è notizia di qualche giorno addietro, abbiamo visto la
‘Destra bluette’ recarsi col cappello in mano da Mario Draghi, l’euroinomane di
Bruxelles, per chiedere consigli e per chiedere appoggio e sostegno e per avere
in qualche modo la benedizione dall’Unto dei mercati.
E
adesso, dulcis in fundo, vediamo che in questi giorni Giorgia Meloni e la sua
fazione politica invocano i tecnici al Governo.
Addirittura,
si è fatta menzione di dodici possibili nomine di tecnici. Nihil novi sub sole:
siamo abituati ormai da tempo alla governabilità – ossia alla governance – con
gestione dello Stato come se fosse un’impresa capitalistica affidata ai
tecnici, quindi non ai politici di professione.
Sotto
questo riguardo, troviamo confermata la nostra tesi del superamento della
dicotomia di una Destra e di una Sinistra, ormai ugualmente organiche al
capitale, sotto cui sono sussunte, e troviamo conferma anche della nostra tesi
secondo cui l’ordine neoliberale del turbocapitalismo si legittima idealmente
come democratico, ma risulta in realtà per sua essenza un’oligarchia
plebiscitaria di marca finanziaria.
Detto
altrimenti, il turbocapitalismo impiega le procedure di legittimazione democratica
e lo fa però per imporre dall’alto contenuti che democratici non sono.
Di
più, contenuti che solo rispecchiano gli interessi e le decisioni dell’alto
stesso, della plutocrazia neoliberale.
L’alto, la plutocrazia neoliberale, decide in
modo sovrano e autocratico nelle stanze chiuse della plutocrazia e nei suoi
summit privatissimi, come il Gruppo Bilderberg o il World Economic Forum di
Klaus Schwab.
In
quei luoghi vengono decise in maniera sovrana le traiettorie da seguire e le
riforme da attuare, le priorità da realizzare.
E poi, la plutocrazia neoliberale fa sì che
queste decisioni vengano in atto realizzate dall’alternanza senza alternativa
della ‘Sinistra bluette’ e della ‘Sinistra fucsia’, le quali sono legittimate
mediante le elezioni in cui i popoli vengono interpellati e chiamati a
scegliere liberamente e democraticamente, quale delle due ali dell’aquila
neoliberale dovrà di volta in volta attuare le scelte prese a monte dal vertice
neoliberale stesso, di modo che appaia tutto perfettamente democratico, cioè
che in realtà tale non è.
E con questo possiamo dire che sembra anche
inverato il noto detto di Mark Twain, secondo cui il potere non ci
consentirebbe neppure di votare se realmente votare servisse a cambiare
l’ordine dei rapporti di forza.
(Diego
Fusaro – Radio Attività, lampi del pensiero quotidiano)
(radioradio.it)
LA
GLOBALIZZAZIONE DELLA NATO:
LA
STRADA PER MOSCA PASSA DA KIEV
Comedonchisciotte.org-
Redazione CDC –(08 Ottobre 2022) – ci dice:
(byebyeunclesam.wordpress.com)
(Il
testo seguente fu pubblicato originariamente quale appendice del libro di Mahdi
Darius Nazemroaya intitolato “La globalizzazione della NATO. Guerre
imperialiste e colonizzazioni armate”.)
La
presa del potere a Kiev dell’opposizione è un colpo di Stato eseguito con la
forza, che ignora almeno la metà della popolazione ucraina.
Eppure,
non lo si saprebbe ascoltando i media e le reti come CNN o Fox News, o leggendo
i titoli di Reuters e della British Broadcasting Corporation (BBC). Gli eventi
a Kiev vengono ingannevolmente presentati da questi media e dai cosiddetti
governi “occidentali” che li supportano, direttamente o indirettamente, come il trionfo del potere del popolo e
della democrazia in Ucraina.
L’ipocrisia
assoluta è all’opera. Quando proteste e rivolte simili scoppiarono in Gran
Bretagna e Francia, le prese di posizione e i toni utilizzati dai soggetti di
cui sopra furono assai diversi. Questi attori definirono le proteste e le
rivolte in Gran Bretagna e Francia come questioni di ordine pubblico, usando un
linguaggio assai favorevole ai governi inglese e francese.
Quando vi furono dichiarazioni di
preoccupazione per i diritti e la sicurezza dei manifestanti da parte del
governo degli Stati Uniti e della Commissione europea, quando la forza fu usata
dai governi inglese e francese o quando dei manifestanti morirono?
Anche senza ignorare, trascurare o svalutare
le perdite di vite a Kiev, le radici della violenza devono essere analizzate
onestamente. Nella stessa nota, si deve intendere che l’opposizione ucraina e i
suoi sostenitori hanno agito scontrandosi violentemente con il governo ucraino.
Non si
argomenta contro il diritto dei cittadini di protestare, ma i disordini o l’uso
delle armi per cacciare un governo democraticamente eletto, è una questione
diversa che nessun governo di Stati Uniti o Unione europea accetterebbe sul
proprio territorio.
Quando
le leggi dei Paesi statunitense ed europei appaiono minacciate, pesanti doppi
standard emergono. Universalmente, le leggi penali di tali governi vietano
l’assemblea dei cittadini per rovesciare il governo. Le leggi considerano chi
sostiene, aiuta, consiglia o predica per il rovesciamento del governo o la
sovversione politica criminale e la minaccia allo Stato.
Negli Stati Uniti “chiunque abbia intenzione
di provocare il rovesciamento o la distruzione di qualsiasi governo e stampa,
pubblica, edita, diffonde, questiona, vende, distribuisce o rende pubblico
qualsiasi scritto o stampato che sostiene, consiglia o insegna dovere,
necessità, opportunità o proprietà nel rovesciare o distruggere un qualsiasi
governo degli Stati Uniti con la forza o la violenza, o tenta di farlo, è
considerato un criminale secondo il codice penale.
Se due o più persone addirittura si incontrano
per parlare di rimuovere il governo in molti di questi Paesi, possono essere
imprigionati. Nel caso degli Stati Uniti, come afferma il codice penale
statunitense, queste persone sono multate ai sensi del presente titolo o
imprigionate a non più di 20 anni, o entrambe, e non sono eleggibili in nessuna
carica degli Stati Uniti o in qualsiasi dipartimento o agenzia della stessa,
per i cinque anni immediatamente successivi alla condanna.”
Washington
e l’Unione Europea hanno aiutato e incoraggiato apertamente gli atti di cui
sopra, sostenendo la campagna dell’opposizione ucraina, anche inviando
funzionari e politici ad incoraggiare le forze antigovernative in Ucraina.
L’ironia è che questo è esattamente il tipo di comportamento che Stati Uniti ed
Unione europea vietano sul proprio territorio e non tollererebbero mai contro sé
stessi.
Se
fosse soltanto un caso di etnocentrismo, tale atteggiamento potrebbe essere
chiamato eccezionalismo. Tuttavia, non lo è, sinceramente si tratta di un cambio di
regime spietato perpetrato da governi soliti nel nascondersi ipocritamente
dietro la democrazia e l’umanitarismo.
Come
l’Unione europea ha favorito il golpe.
Ciò
che è avvenuto a Kiev è un colpo di Stato attraverso la manipolazione delle
emozioni e le speranze di un segmento significativo della popolazione ucraina,
da parte dai capi dell’opposizione.
Va sottolineato che molti sostenitori
dell’opposizione fanno ciò che credono sia giusto per il loro Paese e che essi
stessi sono vittime dei loro capi corrotti.
Si
deve anche sottolineare, a prescindere da quale parte sostenga, che il popolo
ucraino è vittima di politici corrotti. Sia il partito di governo che di
opposizione si sono alternati al potere sfruttando l’Ucraina per vantaggio
personale.
La
leadership dell’opposizione ha sostanzialmente usurpato il potere mentre
l’Unione europea e gli Stati Uniti gli hanno dato pieno sostegno. Ciò è stato
fatto tramite i tentativi di UE e USA nel legittimare la presa del potere
dell’opposizione con il colpo di Stato a Kiev quale culmine della rivolta
popolare in Ucraina. Anche se l’opposizione non è veramente unita, i suoi capi
hanno grossolanamente rifiutato di compiere qualsiasi obbligo, dopo l’accordo
mediato tra loro e il governo ucraino da parte dell’Unione europea, attraverso
la troika di Francia, Germania e Polonia.
Il governo ucraino e la Russia hanno giustamente
accusato l’Unione europea e i mediatori europei di rifiutare di adempiere ai
loro obblighi assicurandosi che l’opposizione rispetti l’accordo mediato
dall’UE. Invece l’Unione europea ha consentito ai capi dell’opposizione ucraina
d’ignorare i loro impegni e violare grossolanamente l’accordo.
Mentre
una fazione dell’opposizione trattava un’altra proseguiva la pressione dalle
piazze, rifiutandosi di fermarsi fin quando il governo è stato estromesso.
L’accordo firmato tra il governo ucraino e l’opposizione, il 21 febbraio 2014,
non aveva alcuna clausola o termine tuttavia che concedesse all’opposizione
diritti per occupare il potere esecutivo, legislativo e giudiziario
dell’Ucraina o per creare unilateralmente una nuova legislazione.
Qualsiasi
informazione secondo cui l’accordo permette che ciò avvenga, è falsa e
fuorviante. Invece l’accordo è stato utilizzato come travestimento per
l’acquisizione dello Stato da parte dell’opposizione. In verità, l’Unione
europea ha contribuito a mediare l’accordo per potenziare l’opposizione
ucraina.
La conversazione telefonica trapelata sulle
proteste in Ucraina tra Victoria Nuland del dipartimento di Stato e Geoffrey
Pyatt, l’ambasciatore statunitense a Kiev, hanno anche indicato che Stati Uniti
e UE pianificavano la creazione di un nuovo governo in Ucraina.
Il
nastro su Nuland rivela che Washington lavorava per un nuovo governo
dell’opposizione in Ucraina con figure che avrebbero facilmente adempiuto alle
pretese di USA e UE.
Ciò di cui Nuland e Pyatt parlavano è il cambio di
regime in Ucraina, che non ha nulla a che fare con ciò che il popolo ucraino
vuole, ma solo con ciò che il governo degli Stati Uniti e i suoi alleati
vogliono dall’Ucraina.
Se il
governo degli Stati Uniti crede davvero che il popolo ucraino abbia il diritto
di determinare il proprio futuro, non si sarebbe impegnato a nominare le figure
del governo ucraino o a cercare di configurare il governo ucraino. Invece
Washington avrebbe lasciato la formazione del governo di Kiev al popolo
ucraino.
(…)
La
balcanizzazione dell’Ucraina? L’Ucraina seguirà la via della Jugoslavia?
Sembra
che forse il peggio debba ancora venire. L’Ucraina è destinata a fare la fine
dell’ex-Jugoslavia? La questione è stata dibattuta sempre più seriamente.
Andrej Vorobjov, diplomatico russo a Kiev, ha anche commentato, con grande
angoscia per il governo ucraino, che la federalizzazione può essere la
soluzione migliore per l’Ucraina e che l’Ucraina era già in uno Stato federale
de facto. Le ragioni dietro l’angoscia per i commenti sulla federalizzazione
sono l’ansia crescente delle autorità e dei cittadini ucraini sulla possibilità
che il loro Paese possa dividersi o frammentarsi.
Prima
della presa del potere dell’opposizione a Kiev, nel febbraio 2014, l’Ucraina
era già un Paese dalla società polarizzata. La parte occidentale dell’Ucraina è
sotto l’influenza e il controllo dell’opposizione, mentre le porzioni orientali
e meridionali sono sotto l’influenza e il controllo del Partito delle Regioni e
dei suoi alleati politici.
Le
azioni dell’opposizione esterne al quadro della democrazia, hanno aperto la
porta all’illegalità e al decentramento del potere governativo. Diverse aree
dell’Ucraina sono cadute nelle mani delle milizie d’opposizione. La milizia di
Aleksandr Muzychko, uno dei capi dell’opposizione ultra-nazionalista e fervente
oppositore della Russia, che combatté a fianco dei separatisti ceceni a Groznij
contro l’esercito russo, ora controlla diverse città occidentali dell’Ucraina.
Minaccia
la guerra contro il governo ucraino utilizzando carri armati e armi pesanti. Le
macchinazioni politiche di tutti sono attive. Dopo l’avvento dell’opposizione,
funzionari del partito delle Regioni del presidente Janukovich gli
attribuiscono la responsabilità dei morti a Kiev e lo condannano come vigliacco
e traditore, praticamente ignorando il ruolo che i capi dell’opposizione hanno
giocato nell’accendere la crisi politica e le perdite di vite.
Temendo
le frange violente dell’opposizione, il Partito delle Regioni ha inoltre
condannato la campagna di intimidazioni e minacce dell’opposizione nei
confronti del Partito delle Regioni e dei suoi sostenitori. Vi sono deputati
della Rada, parlamentari del Partito delle Regioni, che restano nelle regioni
orientali e meridionali dell’Ucraina avendo paura di tornare a Kiev per via
delle milizie dell’opposizione, in cui hanno il sopravvento.
Vi sono rapporti su un parlamento parallelo creato
nella parte orientale e meridionale dell’Ucraina, che potrebbe effettivamente
dividere il Paese come la Bosnia, divisa quando i serbi bosniaci crearono il
proprio parlamento parallelo dopo che quello di Sarajevo ignorò la formula
comunitaria della Bosnia, che sostanzialmente garantiva il diritto di veto alle
comunità bosniaca, croata e serba di Bosnia permettendo la co-esistenza. Il
silenzio inaudito sulla metà dell’Ucraina, che i media mainstream di Stati
Uniti e Unione europea si rifiutano di riconoscere, ora s’inasprisce e prepara
l’ampliamento delle violenze a Kiev. Si teme la diffusione delle violenze
perpetrate dall’opposizione militante. Le violenze hanno già iniziato a toccare
Kharkov.
Ora la
penisola di Crimea russofona chiede la secessione, annullando la decisione di
Nikita Krusciov di staccare la penisola di Crimea dalla Russia sovietica per
premiare l’Ucraina sovietica a simbolo dell’unità e dei legami tra la Russia e
l’Ucraina.
Se la penisola di Crimea dovesse separarsi, ci
sono suggerimenti che la Russia possa intervenire militarmente nella penisola.
Se questo dovesse accadere, avverrebbe attraverso un invito dei funzionari
della Crimea e della Rada autonoma (Duma o Parlamento) della Crimea, che già
nel giugno 2006 crearono una legislazione che vieta alle forze della North
Atlantic Treaty Organization (NATO) di entrare nel territorio della Crimea,
mentre definiva Viktor Jushenko, il presidente pro-NATO dell’Ucraina, fantoccio
di Stati Uniti ed Unione europea. La preoccupazione per l’intervento russo è
stata anche affrontata con ironia ipocrita e l’indiretto avvertimento di Susan
Rice al Cremlino di non inviare truppe in Ucraina.
La
Repubblica Autonoma di Crimea, sede della minoranza musulmana dell’Ucraina, non
è l’unico luogo in Ucraina minacciato d’intervento per il colpo di Stato a
Kiev. Per affrontare l’opposizione violenta e armata ucraina, che ha
destabilizzato Kiev, delle contro-milizie si sono formate in luoghi come gli
oblast di Kharkov e Donetsk nelle parti orientali e meridionali dell’Ucraina.
Funzionari
ucraini provenienti da queste regioni dell’Ucraina, hanno anche detto che non
riconoscono la Rada di Kiev come legittima e che la legislazione da essa
adottata è illegale e nulla. La politica polarizzata dell’Ucraina si sovrappone
ai confini della religione organizzata. Mentre la maggioranza degli ucraini è
cristiana appartenente alla Chiesa Russa Ortodossa di Ucraina (chiamata
semplicemente Chiesa ortodossa ucraina), c’è anche una divisione tra loro
legata alla politica nazionalista. Circa la metà dei seguaci della Chiesa
ortodossa ucraina guarda al Patriarca Kirill di Mosca come suo patriarca e
primate supremo della Chiesa ortodossa ucraina, ma l’altra metà appartiene alla
porzione sfuggita alla Chiesa ortodossa ucraina, che segue il Patriarca Filaret
di Kiev.
Almeno
in termini nominali, ultra-nazionalisti e sostenitori dell’opposizione per lo
più seguono il Patriarcato di Kiev e coloro che sostengono il Partito delle
Regioni, in genere guardano a Mosca come centro spirituale. Queste divisioni
possono essere manipolate per uno scenario di tipo jugoslavo.
Il quadro si complica quando si esaminano le
minoranze religiose in Ucraina. Cattolici ucraini, uniati della Chiesa
greco-cattolica e cattolici romani, in genere sembrano favorire l’opposizione e
l’integrazione con l’Unione europea. Vi è effettivamente crescente risentimento
verso i cattolici ucraini, visti come agenti polacchi dai membri della Chiesa
ortodossa ucraina.
Nonostante la ben nota e pubblicizzata
avversione per gli ebrei di una parte dell’opposizione (vi sono anche opinioni
negative analoghe sugli ebrei, storicamente esistite in Ucraina, tra alcuni
sostenitori del governo), gli ebrei ucraini sono divisi tra pro-governativi e
antigovernativi.
Secondo
il Jerusalem Post e l’Agenzia telegrafica ebraica, gli ebrei ucraini hanno
preso parte alle proteste antigovernative a fianco degli ultra-nazionalisti
ucraini. I musulmani ucraini, tre quinti dei quali tartari di Crimea, d’altra
parte sembrano sostenere in generale la parte filo-governativa, anche se vi è
il supporto musulmano ai partiti di opposizione. I musulmani ucraini, tuttavia,
sono prudenti e non supportano la dissoluzione dell’Ucraina o i sentimenti
separatisti esistenti tra la comunità russa.
Le
linee offuscate tra Ucraini e Russi.
La
politica del Paese dell’Europa orientale è ancora più complicata dal fatto che
la lingua russa è prevalente nelle regioni orientali e meridionali
dell’Ucraina. C’è un contenzioso sui numeri esatti. Per via della vicinanza
delle due lingue, russa e ucraina, in alcune parti dell’Ucraina è difficile
capire se la popolazione locale parla un dialetto ucraino o russo. Ancora più
sconcertante, i confini tra identità e lingua ucraina e russa non sono netti.
A
parte le lingue e il fatto che ucraino e russo una volta erano una sola lingua,
c’è una linea sfocata su chi sia etnicamente ucraino e chi russo. Circa il
trenta per cento degli ucraini si considera russo con madrelingua russa, e che
sono russofoni secondo il governo ucraino, ma solo circa la metà di questi
cittadini ucraini russofoni è in realtà etnicamente Russkye (di etnia russa).
Il
lavoro sociologico condotto nel 2004 afferma che il numero di russofoni è in
realtà molto più alto, e che russo e ucraino sono effettivamente usati quasi
allo stesso modo. C’è anche una minoranza di etnia russa che parla ucraino come
prima lingua e una molto più grande minoranza di ucraini etnici che parla russo
come prima lingua. Molti cittadini ucraini sono anche bilingue e c’è anche
preferenza per l’uso del russo come lingua commerciale e quotidiana in molte
parti dell’Ucraina.
Nell’ambito del processo storico e
sociologico, gli ucraini etnici hanno adottato l’identità dei russi etnici e
viceversa, russi hanno adottato l’identità di ucraini etnici. Quando è stato
richiesto, molti cittadini ucraini non erano nemmeno sicuro se fossero Russkye
o di etnia ucraina. Se qualcosa va ricordato delle cause della Prima Guerra
Mondiale e della Seconda Guerra Mondiale, dovrebbe essere il nazionalismo e il
sentimento di eccezionalità usati come oppiacei per catturare e manipolare i
cittadini per supportare la guerra e l’ascesa degli opportunisti.
I capi dell’opposizione ucraina hanno
deliberatamente promosso e alimentato sentimenti ultra-nazionalisti per
accecare e manipolare i loro seguaci. Il nazionalismo ucraino, in particolare
nell’occidente filo-Unione Europea, è stato formulato sulla base di insani
sentimenti antirussi e sul concetto distorto di superiorità culturale
dell’Unione europea e inferiorità culturale degli slavi orientali (in
particolare russi, ma anche ucraini e bielorussi).
Le
molteplici convergenze tra ucraini e russi e il complesso rapporto tra le
identità ucraine e russe causarono gli atteggiamenti decisamente antirussi
dell’opposizione tradizionale, che in parte apertamente glorifica Adolf Hitler,
il Terzo Reich e l’invasione dell’Unione Sovietica, minacciando la solidarietà
sociale ucraina e le future relazioni di Kiev con la Russia e gli altri Paesi
confinanti con l’Ucraina.
Rivoluzione
per la democrazia o sovversione dell’Unione Europea?
La
crisi in Ucraina non ha avuto luogo perché il governo ucraino è corrotto o
usava la forza contro i manifestanti in Piazza dell’Indipendenza a Kiev. È
iniziata perché il governo ucraino ha rifiutato di firmare l’accordo di
associazione UE-Ucraina nel novembre 2013. Questo è il motivo per cui le
violenze a Kiev hanno avuto incondizionatamente copertura politica dalla
dirigenza di Stati Uniti e Unione europea, legittimandole internazionalmente,
ma ha anche avuto il sostegno dei media sotto forma di parzialità a favore
dell’opposizione. I social media erano saturi di propaganda e video fasulli,
come il video del Council for Foreign Relations “Io sono un ucraino” di
YouTube, che dipinge un quadro distorto delle ragioni della rivolta
antigovernativa.
Come
propaganda che ignora le motivazioni delle proteste antigovernative, il video
“Io sono un ucraino” ignora del tutto il fatto che le proteste a Kiev non
furono avviate da rivendicazioni democratiche, ma dal rifiuto del governo
ucraino nel firmare l’accordo con l’Unione europea. In realtà, il governo
ucraino e il Partito delle Regioni erano inizialmente assai favorevoli
all’accordo di associazione con l’Unione europea, ma dopo che l’UE si rifiutò
di rinegoziare l’accordo o di dare garanzie finanziarie e sollievo economico a
Kiev per le perdite commerciali e i superiori prezzi del gas che l’Ucraina
avrebbe dovuto affrontare a seguito della firma dell’accordo. Inoltre, gli
oligarchi ucraini allineati con il presidente Janukovich e il suo Partito delle
Regioni si resero conto che l’accordo avrebbe permesso alle imprese dell’Unione
europea di smantellare le proprie aziende e sostituirne il monopolio con quelli
corporativi dell’UE.
L’accordo UE avrebbe costretto l’Ucraina a cambiare
molte leggi e regolamenti commerciali penalizzando le imprese degli oligarchi
ucraini e, in termini economici, consentendo a che l’Ucraina venisse
saccheggiata e ridotta a colonia dell’Europa orientale. Il governo ucraino non
ha firmato l’accordo UE perché è filo-russo. Anche se il Partito delle Regioni
si rivolge politicamente agli ucraini filo-Russia, chi dice o pensa che la
leadership del Partito delle Regioni sia filo-russo o che il Partito delle
Regioni sia filo-russo, è grossolanamente male informato o appiattito.
Per
molti anni la leadership del Partito delle Regioni ha anche apertamente detto
di non essere ostile alla NATO e Viktor Janukovich, da primo ministro, attuò
anche le politiche d’integrazione alla NATO che il presidente Leonid Kuchma
perseguiva. Il governo ucraino non ha firmato l’accordo dell’Unione europea per
l’associazione UE-Ucraina, per via dei propri interessi e non per sentimenti
positivi verso la Russia. Se solo l’accordo avesse mirato all’economia ucraina
senza mettere in discussione i monopoli e i privilegi degli oligarchi ucraini,
il presidente Janukovich e il governo ucraino avrebbero firmato senza alcuna
esitazione.
L’accordo UE, tuttavia, era semplicemente
impossibile e suicida per gli oligarchi e l’economia ucraini. L’accordo con
l’UE in aggiunta avrebbe costretto l’Ucraina a tagliare i suoi rapporti
commerciali con i principali partner economici, la Russia e gli altri membri
del Commonwealth degli Stati Indipendenti (CSI), senza avere alcuna
alternativa. Sarebbe stato politicamente mortale per il Partito delle Regioni.
La
corsa euro-atlantica verso l’Eurasia: usare Kiev contro la Russia e oltre…
Il
sostegno di Stati Uniti ed Unione europea all’opposizione ucraina, anche se in
parte, ha per scopo trascinare l’Ucraina nella loro orbita e circondare,
isolare ed infine sovvertire la Federazione russa. Gli orangisti rinascenti e
la nuova coalizione dell’opposizione hanno formato un nuovo fronte, che può
essere definito fronte neo-orangista, intensamente volto a trascinare l’Ucraina
nell’orbita euro-atlantica di Washington e Commissione europea con l’eventuale
adesione a enti e strutture sovranazionali come NATO ed Unione Europea.
Questi
politici dell’opposizione crearono il caos dopo la rivoluzione arancione,
quando diressero l’Ucraina. Resta da vedere se potranno ri-orientare l’Ucraina
nella zona euro-atlantica (la parola “euro-atlantica” mimetizza il ruolo degli
Stati Uniti in Europa, che più propriamente dovrebbe essere chiamata area
euro-statunitense).
Quando
i capi dell’opposizione dominavano l’Ucraina, erano occupati a rubare e a
combattersi per perseguire gli obiettivi di Stati Uniti ed Unione europea.
Julija Tymoshenko, quando era prima ministra, e il presidente orangista Viktor
Jushenko erano ancora occupati ad accusarsi di corruzione e tradimento. C’era
una simultanea campagna per cancellare la storia e i profondi legami storici
dell’Ucraina con la Russia dall’era sovietica e pre-sovietica. Non solo la
Federazione Russa fu demonizzata e la lingua russa discriminata
dall’opposizione e dagli elementi ultra-nazionalisti, ma i cittadini ucraini
russi o con opinioni favorevoli alla Russia e all’integrazione eurasiatica
furono anche dipinti come traditori, stranieri e nemici dell’Ucraina.
Tutti i ricordi della storia comune con la Russia
furono attaccati, compresi i monumenti ai soldati caduti che difesero l’Ucraina
e l’Unione Sovietica dai tedeschi durante la Seconda Guerra Mondiale o, come
viene detta in Ucraina e in Russia, la Grande Guerra Patriottica.
Riguardo
Siria e Iran, è stato ripetutamente affermato molte volte che la strada per
Teheran passa per Damasco, e che gli Stati Uniti e i loro alleati hanno preso
di mira la Siria per colpire l’Iran. Riguardo l’Ucraina e la Russia, un assioma
molto simile è applicabile.
La
strada per Mosca passa da Kiev. L’acquisizione dell’Ucraina è parte integrante
di una campagna geo-strategica contro i russi, come la campagna del cambio di
regime contro Damasco, in misura minore. Il cambio di regime in Ucraina è parte
di una guerra occulta e palese nei confronti della Federazione russa. La Rada
del governo fantoccio in Ucraina eliminerà uno dei partner più importanti di
Mosca. Se l’Ucraina aderisce a UE e NATO, minaccerà direttamente i confini
occidentali della Russia e la sicurezza di una delle più importanti basi navali
russe, con la base della Flotta russa del Mar Nero a Sebastopoli in Crimea. Se
si aggraveranno, gli eventi in Ucraina colpiranno la sicurezza e le relazioni
diplomatiche di tutti i Paesi dell’Europa orientale. La Polonia è già vista con
diffidenza da Bielorussia e Russia.
Il governo polacco, nella sua interazione con
l’Ucraina, ha agito come il governo turco ha agito nei confronti della Siria.
Con l’appoggio dei governi di Stati Uniti, Gran Bretagna, Germania e Francia,
Varsavia ha sostenuto le forze antigovernative ucraine in molteplici modi,
proprio come Ankara ha sostenuto le forze antigovernative e le operazioni di
cambio di regime in Siria in diversi modi. La Russia non è sola. La Federazione
russa non è l’unico Paese preoccupato di quanto è successo in Ucraina.
L’allontanamento
dell’Ucraina dalla Russia si propone inoltre d’isolare la Russia dall’Europa e
ridurre l’Unione Eurasiatica formata da Russia, Kazakistan e Bielorussia in un
progetto prevalentemente asiatico, invece che in un progetto europeo e asiatico.
I
governi bielorusso e kazako sono preoccupati. Paesi come Armenia, Kirghizistan,
Iran e Cina guardano gli eventi a Kiev con preoccupazione. L’Ucraina è un
partner di questi Paesi che vedono il conflitto in Siria e le rivolte
antigovernative in Ucraina e Venezuela parte della guerra globale che gli Stati
Uniti hanno intrapreso contro di loro e i loro alleati.
Le opinioni degli iraniani non sono molto
diverse da quelle dei russi. L’Iran ha espresso preoccupazione che ciò che è
stato avviato a Kiev comporti l’eventuale disgregazione dell’Ucraina con ampie
conseguenze destabilizzanti nella regione del Caucaso, che condivide il Mar
Nero con l’Ucraina e si unisce all’Iran.
Il capo delle forze armate iraniane ha anche
commentato il colpo di Stato come “passaggio dall’indipendenza alla
dipendenza.” Giusto per dare un’idea sull’importanza del valore che questo
gruppo di Paesi da all’Ucraina, va osservato che i cinesi hanno firmato il 5
dicembre 2013 un accordo bilaterale annunciando che l’Ucraina era un partner
strategico di Pechino. Nell’accordo vi è l’impegno cinese a fornire a Kiev
protezione militare con l’ombrello nucleare cinese. I governi di Ucraina, Cina
e Russia hanno discusso l’ammissione dell’Ucraina nell’Accordo di cooperazione
di Shanghai (SCO).
Non
c’è dubbio che il governo ucraino sia corrotto, ma l’opposizione non è migliore
ed è altrettanto corrotta. Non si può negare, tuttavia, che quando si tratta
del sostegno popolare del popolo ucraino, il Partito delle Regioni e i suoi
alleati politici ne ricevono uno maggiore rispetto all’opposizione che ha
sequestrato il Paese con l’uso della forza e delle intimidazioni.
Né quei funzionari del partito della Regioni,
ruffiani timorosi verso l’opposizione al potere, possono giustificare o
nascondere il colpo di Stato a Kiev cercando di decidere se salvarsi la pelle o
la situazione.
Anche se è innegabile che l’opposizione abbia
originariamente pianificato il colpo di stato, solo quando i mezzi democratici
sono esauriti può essere legittimo un tale uso della forza.
I capi dell’opposizione ucraina hanno
galvanizzato i loro sostenitori mobilitandoli a Kiev e spingendo un’escalation
violenta, mentre la metà pro-governativa del Paese è rimasta immobile. Come già
detto in precedenza, ai numeri mostrati per le strade di Kiev dall’opposizione
corrispondono i numeri altrettanto grandi o forse anche più grandi, di ucraini
che vi si oppongono. Che dire delle loro opinioni sul futuro dell’Ucraina?
(byebyeunclesam.wordpress.com/2022/10/05/la-strada-per-mosca-passa-da-kiev/)
DEXIT:
LA GERMANIA ROMPE
IL
PATTO DI STABILITÀ E
PREPARA
IL SUO ADDIO ALL’EURO.
Comedonchisciotte.org
- Fabio Bonciani – (03 Ottobre 2022) –ci dice:
A
Berlino manovra fiscale (deficit) da 200 miliardi (5% del PIL) per il problema
energia. Al contrario di Draghi, ai tedeschi interessano più le loro imprese e
le famiglie che l'euro. Se ancora non bastasse ecco la "pistola
fumante": a tenerci in questa gabbia sono i poteri profondi di casa nostra.
“E’ la
Germania a tenerci dentro l’euro” – quante volte avete sentito ripetere questa frase dai
nostri politici e dai ventriloqui del potere per voce della stampa di regime.
Per
decenni ci hanno rifilato questa “sola” con la maggior parte della gente a
crederci. I bravi ricchi tedeschi da una parte e gli spreconi italiani
dall’altra. Quelli che perennemente vivono sopra le loro possibilità. Salvo poi
scoprire che siamo da sempre contributori netti verso l’Unione Europea e che da
30 anni consecutivi (eccetto l’anno del Covid), il nostro governo consegue
avanzi primari di bilancio.
Ricordo
ai meno esperti che l’avanzo primario in soldoni significa: lo Stato incassa dai cittadini più
soldi in tasse di quello che versa loro con la spesa pubblica.
Avete
capito bene: lo Stato italiano da tre decadi è in surplus : ma quale aver
vissuto sopra in nostri mezzi!
Un
concetto questo, che se anche volessimo ragionare con il pensiero dottrinale
fraudolento imposto dalle regole europee, come vedete viene ribaltato dalla
realtà dei fatti, ovvero abbiamo vissuto al di sotto dei nostri mezzi.
L’euro
non fa comodo ai tedeschi, come non fa comodo ai francesi ed al resto dei paesi
europei, intesi come popolo ovviamente. L’euro, come scriviamo da tempo, non è
un progetto di lotta e competizione tra stati, ma è lo strumento essenziale che
serve all’élite per vincere in quella che è la loro eterna battaglia contro il
popolo. Insomma una vera e propria lotta di classe, questo è quello che si cela
dietro al sistema-euro.
Quindi
il nostro nemico non è assolutamente il popolo tedesco, e tutt’ora credere a
coloro che infondono questo falso pensiero, certifica l’ingenuità disarmante
che ancora regna fra noi.
Megas (Fabio Bonciani) ha finito le parole e gli scritti:
solo e soltanto i poteri profondi di casa nostra sono gli unici responsabili e
beneficiari del fatto che, ancora, siamo tenuti a forza e con la frode, dentro
questa gabbia.
Del
resto, stare dentro l’euro – ed accettare di usare una moneta che non
emettiamo, per non dire del sottostare a regole di bilancio assurde che non
hanno nessun riscontro a livello di dottrina economica – è solamente frutto di
una decisione politica e niente più.
Una
decisione politica, esattamente come quella che ha preso il governo di Berlino
nei giorni scorsi. Quando tra la salvezza della moneta euro e quella del
proprio popolo e del loro sistema economico, senza indugio, ed al contrario del
nostro governo, ha scelto la seconda.
Nella
sostanza un deficit di 200 miliardi deliberato dal governo per riportare il
prezzo del gas a livelli sostenibili per le imprese e le famiglie tedesche. Una
semplicissima misura di politica fiscale che senza il plagio mentale indotto
dal sistema euro nelle nostre menti, rappresenterebbe la normalità operativa e
funzionale di un qualsiasi governo rappresentativo di un paese democratico.
Per
chi comprende di economia, nel leggere le poche righe del titolo e sottotitolo
sopra riportato dalla testata HuffPost, ci sarebbe materiale per una tesi di
laurea.
Ma
quello che ci interessa, è far capire come, attraverso questo atto di Berlino e
le relative reazioni (o meglio prese di posizioni), del governo italiano,
vengono a cadere tutte le menzogne e le falsità su chi veramente tiene il
popolo italiano dentro l’euro.
I
poteri italiani ora hanno perso la maschera e la scusa principe, dei “cattivi
tedeschi”, da rivendere alla massa.
Da
oggi, la novella sarà credibile solo per gli inguaribili “fessi”!
Intanto
fa sorridere l’affermazione con la quale l’HuffPost, farebbe credere che questi
200 miliardi per il governo tedesco, arriverebbero da un fantomatico “bilancio
ombra”. Quasi come se a Berlino avessero delle riserve nascoste derivanti da
chissà che cosa.
Soprassediamo
per pura pietà!
Questi
200 miliardi, è bene dirlo chiaro ancora una volta, non sono in qualche
forziere o in qualche conto nascosto del Tesoro tedesco alle Cayman.
Semplicemente
il governo delibera il deficit, il Tesoro emette i titoli e la BCE li
garantisce: finito!
Già
sento qualcuno di voi, come del resto anche Draghi (“Non possiamo dividerci a
seconda dello spazio nei nostri bilanci nazionali”) , affermare che i tedeschi
hanno più spazio nel loro bilancio; questo sempre ragionando secondo le assurde
regole europee.
Eh no,
cari miei! Uno dei mantra del fiscal compact, ovvero il rapporto debito
pubblico/ prodotto interno lordo riguardo alla Germania, è già ben oltre il 60%
imposto dai trattati. Per la precisione viaggia sul 72%. E se deliberano un
extra-deficit di 200 miliardi, che corrisponde a circa il 5% del PIL, siamo
fuori anche dall’altro dogma di Maastricht, che indica come il deficit annuale non
debba superare il 3%.
Come
potete bene immaginare un MMTers come Megas (Fabio Bonciani) fa una fatica enorme a ragionare
all’interno delle frodi dottrinali del sistema euro, ma devo farlo per cercare
di spiegare come, di fatto, ad oggi la Germania si sia posta fuori dall’euro.
In
pratica, il governo tedesco sta facendo quello che da tempo scriviamo essere
possibile e che più volte, nei nostri articoli, abbiamo esortato il governo
italiano a fare per risolvere il problema occupazionale che affligge il nostro
paese.
Oggi,
la Banca Centrale Europea, di fatto, garantisce il debito dei paesi membri e lo
fa ormai dal lontano 2011 e l’alternativa del non garantirlo non è realizzabile
senza la conseguente rottura del sistema euro.
Quindi
è solo una questione politica, per la quale spetta ad ogni governo di prendere
la decisione di fare o meno tutto il deficit necessario per salvare il proprio
popolo.
Ed il
governo tedesco, ripeto ancora, al contrario di quello italiano, questa
decisione l’ha presa!
Mentre
da noi, a distanza di più di un anno dall’inizio della speculazione
sull’energia, siamo ancora posizionati sulla totale difesa dei profitti degli
oligarchi di casa nostra, ovvero di coloro che oggi hanno in mano ogni nostra
istituzione, di fatto non più democratica.
Siamo
ancora a discutere sul famoso “tetto” al prezzo del gas. Ma attenzione, mica un
tetto per i rivenditori, visto che è questo il problema principale (vedasi TTF
e speculazione al seguito), ma un limite, che addirittura si vorrebbe imporre
al produttore, in questo caso Putin.
In
pratica il price-cap ideato da Draghi, sentite bene cosa sarebbe e che finalità
avrebbe: il
tetto al prezzo del gas impedirebbe alle parti di concordare un prezzo
superiore a una determinata soglia, riducendo i ricavi di Gazprom e della
Russia e favorendo un approvvigionamento più economico di questa materia prima.
L’indole
di devozione satanica di Super Mario alla grande finanza non poteva non venir
fuori anche questa volta.
Qui
l’obiettivo principale non è far pagare meno il gas alla gente ma quello di
mantenere intatti i profitti colossali di ENI. Raggiungere un accordo con Putin,
quantunque fosse possibile (ma lui ha già detto no: stante le sanzioni),
certamente non ferma il motore della speculazione che a pieno ritmo sta
viaggiando a tutta velocità nella borsa dei TTF di Amsterdam (ripeto principale
causa del caro bollette).
Quello
che però ci deve lasciare ancora più preoccupati – a conferma del fatto che a
volersi tener stretto l’euro sono le potenti fratellanze italiche – è la
devastante (ma prevista da Megas -Fabio Bonciani) realtà, che Giorgia Meloni, premier
in pectore, sia completamente allineata al pensiero di Draghi, sul tema deficit
e su come risolvere il problema energetico attraverso l’insensata e per niente
risolutiva proposta del tetto al prezzo al produttore.
Intanto
il ministro dell’economia tedesco Robert Habeck prepara la strada per l’uscita
ed avverte Draghi e c.: “con l’interruzione delle forniture di gas si rischia
la fine dell’UE”:
Il
messaggio è chiarissimo come è altrettanto chiaro quale sia la priorità per chi
ha le leve di comando in Germania: “una carenza di gas in Europa non potrà
essere tollerata politicamente”.
In
Germania non hanno la minima intenzione di sacrificare il proprio popolo con
follie quali il razionamento che porterebbe a far fallire il loro sistema
economico, la morte sociale e fisica dei più bisognosi e dei più fragili.
Se le
crisi infinite, il Covid ed i prospettati razionamenti sull’energia fanno
parte, come sembra del piano del Grande Reset di Klaus Schwab, per ridurre la popolazione mondiale,
oggi, pare proprio che la Germania se ne stia ufficialmente chiamando fuori.
Mentre
la realtà ci dice che rimangono dentro a pieno titolo Mario Draghi e Giorgia
Meloni, e con loro il popolo italiano come vittima sacrificale sull’altare
degli interessi dei poteri ai quali il nostro premier attuale e quello in
arrivo, rispondono.
Un
folle e delinquenziale razionamento del gas che, di fronte alle ultime
dichiarazioni di Putin, assume anche la certezza della non necessarietà:
NON
POSSONO NUTRIRE E SCALDARE I LORO CITTADINI CON LA CARTA DEI DOLLARI.
NON
POTETE NUTRIRE LE PERSONE CON LE VOSTRE MENZOGNE.
LI
DOVETE SCALDARE CON L’ENERGIA.
PER
QUESTO CERCANO DI CONVINCERVI A MANGIARE DI MENO, COPRIRVI DI PIU’ E CI
CHIAMANO NEMICI, ORIGINE DI TUTTI I MALI.
Non è
Warren Mosler che parla ma Vladimir Putin, che pare proprio aver compreso che
lui il gas ce lo fornisce in cambio di semplici estratti conto denominati in
dollari o euro.
Cosa
volete da me? Pare dire il presidente russo: io accetto la vostra carta in cambio del
gas per riscaldarvi; sono i vostri governanti che attraverso le menzogne vi
convincono che la carta non c’è e vi costringono a mangiare di meno e coprirvi
di più, facendovi
credere che la Russia è il nemico.
Piu
chiaro di così!
Megas Alexandros (Fabio Bonciani).
Allarme
europeo globalista
(in
malafede) sulla Meloni.
Lanuovabq.it-
Luca Volontè – (27-09-2022) – ci dice:
La
prospettiva di un'Italia governata dal centrodestra (a guida FdI) ridesta paure
strumentali agitate da media e governi europei (mentre Polonia e Ungheria si
congratulano). Usa e Russia sono disponibili a collaborare con il prossimo
governo italiano, che avrà la responsabilità di giocare un ruolo attivo per la
pacificazione.
Fascisti
eredi di Mussolini, pericolosi attentatori dell’Europa... la zizzania sparsa da
Letta e dalla sinistra illiberale ha attecchito.
Al di
là degli insulti ignoranti, si apre uno spazio da protagonista per l’Italia in
Europa, nel Mediterraneo e per la pace in Ucraina.
Una
premessa è nota ma d’obbligo: Già Alleanza Nazionale, con la svolta di Fiuggi,
aveva tagliato le proprie radici con ogni ispirazione fascista, tant’è che Pino
Rauti e altri fondarono il Movimento Sociale Fiamma Tricolore. A maggior
ragione, Fratelli d’Italia, nato nel 2012 e presentatosi sin dalle elezioni del
2013, non ha nulla nel suo programma e tra i suoi principi ispiratori che possa
rifarsi alle esperienze fasciste, tanto meno quella di Benito Mussolini.
Inoltre, Giorgia Meloni è stata eletta Presidente dei Conservatori europei (ECR)
lo scorso 29 settembre 2020, non di una famiglia politica europea di “estrema
destra”.
Non
c’è alcuna buona fede nei commenti dei giornali internazionali, piuttosto
livore ideologico per l’ennesima sconfitta della sinistra e della sua “supposta
superiorità morale”.
Partiamo. AlJazeera scova commentatori
allarmati del pericolo neofascista in Italia, allo stesso modo si legge della
preoccupazione del fascismo di ritorno in Italia sui giornali turchi, tra i
quali l’Hurriyetdaily accusa la Meloni di aver forgiato il suo partito
sull’eredità del fascismo e Benito Mussolini, mentre il DailySabah si spinge
sino a vedere nella Meloni un nuovo Mussolini. La Turchia teme di rivedere
un’Italia che finalmente si riappropri del proprio ruolo nel Medio Oriente e
nel Mediterraneo, i suoi giornali usano toni indegni.
In
Spagna, Francia e Germania i partiti di governo e quotidiani hanno espresso
anch’essi preoccupazione per i risultati delle elezioni italiane.
Il
ministro degli Esteri spagnolo Jose Manuel Albares ha dichiarato che il voto
italiano è stato legittimo ma ha lamentato che alcune forze politiche mirano a
seguire «il
modello di Putin... che è autoritario e non crede nella pluralità o nella
diversità» e lanciato il malocchio sull’Italia dicendo che il «populismo finisce
sempre allo stesso modo: con una catastrofe».
A
spalleggiare il governo Sanchez, è stato anche stavolta l’editoriale de El
Pais, dove troviamo un crogiolo di accuse insulse sulla “stella fascista” che
guida la Meloni e la sua idea poco femminista – perché pro-life – sulle donne.
Proprio
ieri, però, la ex vicepresidente del governo ed esponente socialista Carmen
Calvo, ha accusato l’esecutivo di voler distruggere tutta la legislazione
sull’eguaglianza femminile, dopo l’approvazione della Legge Trans. Chi è contro
le donne?
Peggio
la Francia dove, interpellata dalla radio francese BFMTV, il primo ministro
Elisabeth Borne ha detto di esser pronta, insieme alla Unione europea, a
vigilare perché «ogni Stato deve essere in linea con i valori europei, sullo stato
di diritto, sui diritti umani, tra i quali il rispetto del diritto all'aborto».
La
Borne avrebbe ben altro da fare: guida un governo di minoranza e avrà
difficoltà ad approvare la “legge di bilancio”, nel quale recentemente due
esponenti di spicco di Verdi e dei Socialisti si sono dovuti dimettere per le
accuse di violenze e tutto l’ufficio di presidenza della commissione
sull’incesto, istituita dopo gli scandali della sinistra, lamenta la grave
disattenzione dell’esecutivo.
Più
prudente il presidente Macron che, rispetta i risultati elettorali e si augura,
«come vicini e amici, di continuare a lavorare insieme».
Per Le
Monde invece il successo della Meloni, per la prima volta dalla Marcia su Roma
di Benito Mussolini, è un pericolo mortale per l’Europa, visti i risultati
delle destre in Svezia e della Le Pen in Francia.
In
Germania, il vice-portavoce del Cancelliere Olaf Scholz, si è limitato a dire
che «l'Italia è un Paese molto favorevole all'Europa, con cittadini molto
favorevoli all'Europa e presumiamo che questo non cambierà».
Su Der
Spiegel fanno capolino le accuse all’Italia spendacciona, con i soldi europei,
mentre DW dà ampio spazio a tutti coloro che legano FdI e Meloni al fascismo,
Mussolini e la definiscono (come in altri quotidiani) di “estrema destra” per
voler promuovere “Dio, patria e famiglia”.
Il
brillante Eric Mamer, portavoce della Commissione EU, dice che la Commissione
spera “di avere una cooperazione costruttiva con le autorità italiane”, dopo la
formazione del nuovo governo.
Un passo
avanti, dopo le volgari ingerenze della Von der Leyen descritte su La Bussola i
giorni scorsi.
L’“house organ” della sinistra globalista, Politico,
si diletta a paragonare gli anni di Mussolini con il prossimo governo della
Meloni, il The Guardian, dopo aver ospitato le farneticanti analisi di Roberto
Saviano, si preoccupa per inesistenti discriminazioni verso gli Lgbtqi e la
permanenza dell’Italia nella Ue.
Tutti
i leaders conservatori europei hanno invece espresso le congratulazioni per il
successo del centrodestra e della Meloni (il polacco Mateusz Morawiecki e
l’ungherese Viktor Orban in primis).
Le tre
superpotenze?
La Cina rimane contrariata dalla dichiarazione
della Meloni sul ritiro italiano dalla “Via della Seta” e il sostegno a Taiwan,
gli Usa con Antony Blinken sono «pronti a lavorare con il nuovo governo»,
mentre dal Cremlino Dmitry Peskov dice che la Russia è pronta «ad accogliere
qualsiasi forza politica che sia in grado... di dimostrare un atteggiamento più
imparziale e costruttivo verso il nostro Paese». Mosca così apre ad un
possibile impegno diplomatico italiano.
Fermo
restando il nostro sostegno all’Ucraina, il prossimo governo deve cogliere
questa responsabilità di essere protagonista per un cessate il fuoco e la pace.
Gestire
l’Italia con diligenza.
Blog.oggi.it
– Ferruccio De Bortoli – (6 ottobre 2022) – ci dice:
Giorgia
Meloni è sola. L’importante è che non rimanga solo il Paese. Non se lo merita.
Una
volta tanto il risultato è chiaro. Netto.
Con la
straordinaria vittoria di Giorgia Meloni, il destra-centro ha l’opportunità
storica di governare per cinque anni.
Nell’Italia
dell’eterna instabilità non è poco. La coalizione vittoriosa ha una maggioranza
solida alla Camera e al Senato. Ma soprattutto è guidata da una leader
indiscussa con due junior partner.
Il paradosso è che uno di questi è lo
stagionato Silvio Berlusconi mentre l’altro, Matteo Salvini, dimezzando i voti,
è invecchiato di colpo. E non solo sotto il profilo politico.
Lei
no, sembra ringiovanita. Il potere fa anche questo. Dimostra meno dei suoi 45
anni. Inossidabile nella sua tenacia, refrattaria alla fatica. Nel 2018
Fratelli d’Italia, da lei fondato, prese circa un milione e mezzo di voti.
Domenica scorsa più di 7,3 milioni. Senza qualità politiche e caratteriali non
si realizza un simile risultato. Meloni sarà la prima premier donna, la prima
mamma a palazzo Chigi. Non è un particolare così irrilevante in un Paese che fa
pochi figli. E la destra, piaccia o no, promuove le donne meglio della
sinistra, nonostante ne difenda assai meno i diritti.
E, a
proposito di diritti, l’Europa ma non solo teme una svolta autoritaria. La
nostra sarà anche una democrazia fragile (il calo dell’affluenza ne è un
segnale) ma ha tutti i pesi e i contrappesi per scongiurare derive autoritarie.
La sovranità appartiene al popolo, dicono i vincitori.
Sì, ma
la Costituzione aggiunge che la esercita nelle forme e nei limiti della
Costituzione.
Tra i
principi del diritto vi è una espressione (maschilista) che parla della
diligenza del buon padre di famiglia.
Gli
italiani, tutti – anche quelli che non l’hanno votata – si augurano che Giorgia
Meloni gestisca il potere con la diligenza della buona madre di famiglia.
L’apertura
di credito è doverosa; il pregiudizio inaccettabile. La diligenza è l’opposto
della propaganda.
Risponde
a un sano principio di realtà. Vi sono molte cose che si possono promettere in
campagna elettorale e tante altre che, una volta al governo, non si possono
semplicemente fare.
Come
rompere con l’Europa, di cui abbiamo bisogno, e portare il Paese lungo una
deriva autoritaria, sovranista, in compagnia di chi nell’Unione non conta nulla.
Vincere
troppo bene in Italia significa non avere più alibi. Gli errori non possono più
essere imputati a maggioranze risicate, alleati riluttanti, burocrazia
indolente. Si è soli. Giorgia Meloni è sola. L’importante è che non rimanga
solo il Paese. Dopotutto non se lo merita.
Putin, il discorso in diretta sulla guerra
Russia
Ucraina. Biden: «Ora nuove sanzioni».
Corriere.it-
Claudio Del Frate – (30 settembre 2022) – ci dice:
Il
capo del Cremlino ha parlato in occasione della cerimonia di annessione dei
territori del Donbass.
Meloni:
«Putin una minaccia per la sicurezza Ue».
Al
Cremlino si è tenuta la cerimonia di annessione dei territori del Donbass alla
Federazione russa.
Sotto gli occhi delle telecamere, in diretta tv,
Vladimir Putin firma i decreti con i quali gli oblast di Donetsk e Lugansk e
quelli di Zaporizhzhya e Kherson, strappati all’Ucraina in sette mesi di guerra,
passano sotto il diretto controllo di Mosca.
Un
passo in seguito al quale lo «zar» alza deliberatamente il livello del
conflitto. Una consultazione definita «farsa» da tutti i Paesi occidentali e
svoltasi sotto il rigido controllo delle truppe di occupazione. La cerimonia è
trasmessa in diretta anche sulla piazza Rossa attraverso maxischermi.
Le
notizie di oggi sulla guerra in Ucraina.
Nel
suo discorso durato meno di mezz’ora Putin ha toccato tre punti fondamentali
* «I
territori conquistati diventeranno russi per sempre».
*
«Kiev cessi le ostilità, noi siamo pronti a negoziare».
*
«L’egemonia dell’Occidente è finita per sempre».
«Russi
per sempre».
«La
gente ha fatto la sua scelta con i referendum in Ucraina» ha esordito Putin. «è
la volontà di milioni di persone». «Ora ci sono quattro nuove regioni in
Russia, i loro abitanti diventeranno per sempre cittadini russi. Difenderemo la
nostra terra con tutti i mezzi a disposizione» ha proseguito chiedendo poi un
minuto di silenzio in onore dei caduti sul fronte ucraino, definiti «eroi morti
per la Grande Russia».
«Kiev
cessi il fuoco, noi pronti a trattare».
Putin
ha parlato interrotto dai numerosi applausi dei presenti nella sala di San
Giorgio del Cremlino. «Non vogliamo un ritorno all’Urss». «Kiev rispetti la
volontà popolare, cessi il fuoco e torni al tavolo del negoziato, noi siamo
pronti» ha scandito in un passaggio successivo, forse quello destinato a far
discutere più di tutti.
Potrebbe
infatti preludere a una volontà di attenuare il conflitto che per Mosca, sul
piano militare, si sta risolvendo in un disastro.
«Occidente
ossessionato da noi».
Il
capo del Cremlino si è poi rivolto all’Occidente: «Ha cercato e sta cercando
una nuova occasione per indebolire e distruggere la Russia, sono ossessionati
dall’esistenza di un Paese così grande che ha riconquistato il suo posto nel
mondo» dopo «i tragici anni ‘90», quando nel Paese «la gente moriva di fame».
Quello
dell’Occidente secondo Putin «è un delirio, un inganno vero e proprio; le
promesse di non espansione della Nato erano menzogne. Con queste regole false
la Russia non ha intenzione di vivere. Ci vogliono ridurre a una colonia: non
ci parlino di democrazia».
E infine la frase definitiva: «La fine
dell’egemonia occidentale è irreversibile». E ha di nuovo attaccato Washington
affermando che «pretendono da Germania, Italia e altri nuove sanzioni contro di
noi».
Il
passaggio sul gender.
«Vogliamo
che in Russia ci siano il genitore 1 e il genitore 2 invece di mamma e papà?
Siamo completamente impazziti?». Se lo chiede il presidente russo Vladimir
Putin, durante la cerimonia al Cremlino, per indicare la decadenza
dell’Occidente. «Vogliamo che i nostri bambini siano indottrinati sul fatto che ci sono
altri generi» rispetto a maschile e femminile, ha aggiunto.
Le
nuove minacce.
Riguardo
alla possibilità di fare ricorso alla arma nucleare, il presidente russo ha
ricordato che «sono stati gli Usa a sganciarla, per due volte, in Giappone:
loro hanno creato il precedente». E poi un accenno alle falle che hanno colpito
il gasdotto Nord Stream: «È chiaro a tutti a chi conviene il sabotaggio, ci
sono gli anglosassoni dietro le esplosioni».
Standing
ovation.
Il
discorso si è concluso con la frase: «La verità è dalla nostra parte, la Russia
è con noi». La sala è scattata in piedi per una standing ovation». Il leader
ceceno Kadyrov, fedelissimo di Putin, è scoppiato in lacrime. La cerimonia si è
conclusa con la firma da parte di Putin dei quattro «governatori» delle regioni
del provvedimento di annessione.
Le
reazioni in Occidente.
*
Meloni: «Putin una minaccia» - «Putin è una minaccia alla sicurezza Ue, la sua
visione è neo imperialista e di stampo sovietico»: tra le prime reazioni in
campo occidentale al discorso di Putin c’è quella di Giorgia Meloni.
«L’annessione russa non ha alcun valore politico e giuridico» ha ribadito.
*
Zelensky: «Non cediamo nostra terra» - «Abbiamo la situazione sotto controllo.
Tutto sarà Ucraina». Lo ha dichiarato su Telegram il presidente ucraino
Volodymyr Zelensky dicendo che «questa è la nostra terra, il nostro popolo. Non
daremo mai ciò che è nostro agli occupanti». «No a negoziati finché Putin è
presidente» ha concluso.
*
Londra convoca l’ambasciatore - Il governo britannico ha convocato
l’ambasciatore russo nel Regno Unito per protestare contro l’annessione delle
regioni ucraine formalizzata oggi dal presidente Vladimir Putin. Ne dà notizia
il Foreign Office.
*
Biden: annessione fraudolenta - «Gli Stati Uniti condannano il tentativo
fraudolento della Russia di annettere il territorio sovrano dell’Ucraina».
Lo ha detto il presidente americano Joe Biden
assicurando che Washington continuerà a sostenere Kiev «con le armi e la
diplomazia».
E
contemporaneamente ha annunciato una nuova raffica di sanzioni: nel mirino
decine di società del settore tecnologico e della difesa, centinaia di
deputati, oltre 900 dirigenti e i vertici della banca centrale russa.
PEDOFILI, INCARNAZIONE DEL MALE.
Nuovogiornalenazionale.com
– Silvano Danesi – (7 ottobre 2022) – ci dice:
“Di
fronte a loro, un mondo altrettanto malato, corrotto nell’anima e nella psiche,
per il quale sembra non possa esistere possibilità di redenzione o di
consapevolezza”.
La
frase è contenuta nel risvolto di copertina del romanzo di Marino Fracchioni: “Il vincitore è sempre solo” (ed. Etica – Torino).
Chi
sono loro? I pedofili, una delle più ignobili, inumane incarnazioni del Male.
(I capi
globalisti occidentali sono tutti “arcobaleno.” Il loro Dio in Terra che li
illumina è Klaus Schwab, il costruttore di bombe atomiche illegali in Sud
Africa! Ndr)
Si, il
Male, perché il Male non è una categoria astratta, ma una realtà concreta di
comportamenti di non umani dalle sembianze umane; è un’eggregora mefitica costruita da non umani dalle sembianze umane.
Giordano
Bruno, nel suo: "Il canto di Circe" (Bur), scrive che Circe invoca
gli dei affinché le sia «possibile stringere in un vincolo gli spiriti che
amministrano e dispensano le figure, perché questi, sia pure contro la loro
volontà, facciano emergere nella piena luce e (via via che si ritrae la mentita
sembianza di un uomo) da occulti che erano rendano finalmente visibili i
lineamenti nascosti di un altro genere di esseri viventi». Circe: «Si
allontanino, si allontanino – giacché anche noi lo abbiamo proibito – i volti
umani dalle bestie».
Meri:
«Mirabile a vedersi, Circe, mirabile a vedersi: di tanti uomini che prima
potevamo vedere, solo tre o quattro sono rimasti tali, e questi corrono
tremanti a mettersi al sicuro. Tutti gli altri, alcuni dei quali si rifugiano
nelle caverne più vicine o volano verso i rami degli alberi o si gettano a
precipizio nel mare vicino mentre altri di indole più domestica si avvicinano
in fretta alla nostra dimora, vedo che sono stati trasformati in animali di
diverso genere».
Circe:
«Dì piuttosto che solo adesso hanno esplicato e reso visibili le forme che
erano loro proprie».
Accanto
ai pedofili agiscono i trafficanti -fedeli globalisti- di esseri umani, che
procacciano bambine e bambini per la loro lussuria immonda di incarnazioni del
Male.
Il
Male si insinua nel mondo grazie all’indifferenza e ai colpevoli silenzi di una
società malata, drogata e indotta all’acriticità da un pensiero unico
massificante.
La
storia della quale sono protagonisti Victor e Emi è, detta in estrema sintesi, quella di
un “servo
del silenzio”, un investigatore giustiziere e di una giornalista d’inchiesta, i quali
svelano un traffico di bambine tra Torino e Ginevra, gestito da
un’organizzazione che le induce alla prostituzione per soddisfare le voglie
immonde di non umani, facoltosi, ma zombie psicologici.
Il
romanzo, una spy-story in piena regola, con un’affascinante descrizione dei
metodi e degli strumenti di indagine, è, in realtà, il resoconto romanzato di
un’indagine vera. Veri sono anche i personaggi, come Alberto o come Pilon.
Victor
e Ramon sono il capo e il vicecapo della “squadra fantasma” dei romanzi: “I
servi del silenzio” e “I servi del silenzio – Parsifal”, che raccontano le
imprese, anche in questo caso a sfondo reale, di agenti dell’intelligence
spagnola che agiscono, con competenza, determinazione e rapidità, per poi
sparire nel nulla.
Personaggio
nuovo e interessante è la giornalista Emi, che dalla cronaca noiosa di Torino,
per quanto vissuta con passione e professionalità, passa in pochi giorni al
giornalismo d’inchiesta, travolta da Victor e dalla sua squadra, che la
coinvolgono in una caccia ai pedofili che si svolge tra la triste Torino di una
borghesia debosciata e l’ovattata Ginevra dai mille volti, molti dei quali
oscuri.
La
storia del romanzo, alla cui base sta una realtà datata, rimbalza
nell’attualità non solo per i numerosi scandali relativi alla pedofilia che
occupano le cronache di ogni giorno, ma anche per un libro denuncia di Emidio
Novi: “La
riscossa populista”, che pone l’attenzione del lettore su scenari inquietanti,
nei quali è ipotizzata la presenza di un’internazionale della pedofilia, ossia
un’internazionale del Male, che organizza party pizza e party hot dog
esclusivi, dove per pizza si intende una bambina e per hot dog un bambino.
Enrico
Novi, senatore e un giornalista, scomparso in modo quanto meno strano,
travolto, sorprendentemente, nel suo paese natale, in Puglia, da un camion
dello sporco in retromarcia, presenta panorami inquietanti e ben documentati, dove
il Male è all’opera.
Redimere
gli zombie psicologici incarnazione del Male è impresa impossibile, ma
combattere una battaglia per ridefinire valori e confini è un dovere che può
indurre un radicale cambiamento.
Del
resto, anche Enrica Maria Immacolata, in acronimo Emi, per quanto censurata da
un direttore servo di un mondo malato e prono ai dettami degli zombie
psicologici, ha in serbo una sorpresa: un asso nella manica regalatogli da
Victor.
Il
vincitore è davvero solo? Forse no. Il risveglio delle coscienze è in atto.
Pilota
automatico:
passare
l'inverno.
Filodiritto.com-Riccardo
Ruggeri – (07 Ottobre 2022) - ci dice:
A due
settimane dalle elezioni, ho raccolto alcuni appunti sulle reazioni della
stampa, non solo italiana.
Un’ovvia
constatazione: da sempre, tutti i giornali italiani, compreso quello di
Confindustria, simpatizzano sfrontatamente per la Sinistra.
Lo stesso fanno le redazioni delle TV, in
primis le reti RAI, ma pure Mediaset, SKY, per non parlare del suo tempio con
sacerdote e sacerdotessa incorporati, La 7. Quel che resta dei Sindacati, nati
come costole del PCI, della DC, degli Azionisti, sono solidamente di sinistra,
così come i due soli sindacati delle professioni, i potentissimi Magistrati e
Giornalisti.
Il
cosiddetto Centro, fatto di transfughi colti della Sinistra, si è asserragliato
nelle ZTL, nell’Accademia, nell’Alta Burocrazia e pascola tranquillo, con i
suoi elettori, nei verdi campi di erba medica.
I tre
giornali di Destra non vanno al di là di una testimonianza di opposizione, dando
voce, o a schegge di conservatori particolarmente arrabbiati, o a ex sinistri
delusi.
Alle spalle non hanno Editori ricchi e
potenti, quindi non hanno i mezzi per creare una massa critica di lettori che
faccia tendenza, e funga da moltiplicatore. Campano, in attesa di tempi
migliori, sapendo però che per loro mai verranno. Con una soddisfazione: i
tanti lettori che non li leggono, perché poveri, votano però per i partiti che
loro suggeriscono.
L’aspetto
curioso, per me lo confesso incomprensibile, è che stampa e tv mainstream
fingano che la vittoria della Destra potrebbe creare al Paese chissà quali
sfracelli, preoccupandosi delle reazioni degli Stati Uniti e dell’Europa. Il
ritorno di un fascismo avvolto nell’orbace mi pare francamente risibile.
La Destra
si è subito dichiarata “atlantica”, il che tradotto dal “casermese” (linguaggio
tipico dei sergenti) significa il classico “tutti allineati e coperti” al
volere degli americani.
Compito
che, peraltro, svolgiamo con assoluta diligenza e disciplina da oltre
settant’anni, con solo un paio di scivolate, quella di Enrico Mattei sul ruolo
dell’Eni e quella di Sigonella di Bettino Craxi.
Ma ci siamo subito ripresi, deglutendo in fretta
persino l’oscenità criminale del Cermis, ritornando fedeli maggiordomi di Washington.
Circa
il rapporto con l’Europa, non c’è da avere alcuna preoccupazione perché
l’obbedienza è automatica, regolamentata com’è da accordi notarili. Mario
Draghi, con felice espressione, dixit: “tanto c’è il pilota automatico”.
Dov’è
il problema, se le tre nuance di destra sono pur sempre “allineate e coperte”?
Robi
Ronza, sul Corriere del Ticino, è stato bravo a tradurre per i suoi lettori, abituati alla
concretezza svizzera, un articolo inutilmente complesso di un grande quotidiano
milanese, come lo chiama lui.
Ha
colto l’essenza di quello che voleva dire, scrivendolo lui stesso: “Cara Meloni, se governi con il
programma con cui sei stata eletta, guai a te. Se invece decidessi governare
come avrebbe governato il centro sinistra, puoi essere certa del nostro plauso
e del nostro sostegno”.
Nel
linguaggio involuto della Sinistra, la Destra, se vuole, seppur marginalmente,
partecipare ai banchetti del potere, deve definirsi “Destra Repubblicana”. Nel
linguaggio aristocratico del potere, significa operare come la Sinistra,
nascondendolo però ai propri elettori.
Posso
dirlo brutalmente? In termini politico-giornalistici-comportamentali e nella
sua oscenità politico-morale, è tutto limpido.
Mario
Draghi e Giorgia Meloni sanno che il loro primo problema è passare l’inverno,
fare arrivare il Paese a primavera, vivo.
Entrambi sanno di soffrire di una forma grave
di scoliosi politica, quindi fingono un passaggio di consegne infinito, uno per
nascondere un deludente passato, l’altra sapendo di essere ancora uniti fino al
battesimo nella Cattedrale di Wall Street.
Per
chiudere il Protocollo, mancano le dimissioni, al momento giusto, di Sergio
Mattarella e l’assunzione in cielo di Mario Draghi. Così saremo tornati ad
essere un Paese servo ma democratico. Prosit!
(Zafferano.news)
Affrontare
subito
la
crisi energetica.
Filodiritto.com – Riccardo Ruggeri – (31
Agosto 2022) – ci dice:
Affrontare
subito la crisi energetica.
Se non
superiamo questa tagliola energetica cessiamo di essere i leader mondiali della
manifattura.
Il
dilemma posto tempo fa da Mario Draghi “Preferiamo la pace o il
condizionatore?”, era riferito ai cittadini, ma è estendibile all’industria.
Siamo, con la Germania, tra i pochi leader mondiali dell’industria di
trasformazione, pur non avendo materie prime ed energie.
La
situazione sta precipitando, il Governo Draghi, e il Presidente in primis,
hanno tutti i dati e le capacità per decidere, subito e al meglio. Perché,
prima che il futuro Governo, votato dai cittadini, diventi operativo (sempre
ammesso che il risultato non sia un pareggio) ci vorranno, da oggi, almeno tre
mesi.
Un
passo indietro. A fronte di un invasore, “noto criminale di guerra” (tutti gli
invasori sono “noti criminali di guerra”), i G 7 in primavera avevano deciso di
reagire:
1- Fornendo
armi strategiche all’Ucraina (specie Usa e UK), escludendo la loro entrata in
guerra;
2-
Applicando alla Russia sanzioni feroci, in particolare su petrolio, gas,
carbone;
3-
Estraendo dal tabernacolo del potere occidentale l’arma suprema, lo Swift,
sganciandola su Mosca.
Qua mi
limito al solo il punto 2, vista la sua rilevanza economica.
Per
noi vecchi uomini di mondo, fu subito evidente la fragilità operativa della
modalità 2.
Nel
momento stesso in cui si sfilarono i Paesi rappresentanti l’80% dell’umanità
(Cina e India in testa), malgrado le minacce personali di Joe Biden, fu facile
profetizzare un festival mondiale delle “triangolazioni”, che altro non è che
lucrare “differenziali” ai danni degli attori in gioco, facendo fallire la
decisione iniziale.
Il
prezzo cominciò subito a salire, ci chiedemmo: “Il mercato non crede alle
capacità europee di imporle?” Le sanzioni furono somministrate per ben sei
volte.
Le
“sanzioni” hanno efficacia solo se le modalità di applicazione (la mitica
execution) sono studiate da menti raffinate e articolate, esenti da qualsiasi
componente emozionale.
Il
bilancio è oggettivamente drammatico. L’atmosfera in Occidente a livello
cittadini comuni è cambiata, l’eccitazione iniziale è rientrata, le tre parole
“Guerra, Sanzioni, Swift”, sono scomparse dal Parlamento, dai media, dai bar,
dai salotti. I cittadini comuni, colpiti dall’inflazione selvaggia, chiedono ai
politici una cosa sola: che il potere di acquisto dei loro salari sia ripristinato,
così come la qualità della loro vita.
Era
ovvio che la vicenda finisse diversamente da come era incominciata. Quando apri
la porta del tabernacolo, e mixi “Sanzioni, Armamenti, Swift”, i diavoletti del
mercato si scatenano, specie se le modalità di esecutive adottate non sono state
tecnicamente perfette.
Il
prezzo del gas è aumentato di 11 volte (potenza del mercato!), perché chi ha il
rubinetto lo sta scientificamente chiudendo-aprendo proprio per farne crescere
il prezzo.
Secondo
le assumption dei G 7, ciò non solo non era previsto, anzi dovevamo essere solo
noi a poter aprire-chiudere il rubinetto, in funzione dei nostri interessi.
Purtroppo, è andata all’inverso: ora sono loro che aprono e chiudono il
rubinetto. Ci sono riusciti, proprio grazie alla loro miglior gestione del
mercato e del fenomeno delle “triangolazioni”.
Il
consuntivo semestrale è spietato. Secondo il Centre for research on energy and
clean air,
la Russia, da febbraio a settembre 2022, incasserà, a livello mondo, solo per
il gas, 250 miliardi $!
Di
contro, i costi di produzione per le nostre aziende sono, come ovvio, diventati
proibitivi. Gli imprenditori, se dovessero scaricare sul consumatore finale i
maggiori costi energetici, come impongono le leggi di mercato, uscirebbero di
scena, mentre i loro concorrenti orientali hanno prezzi ultra competitivi,
grazie alla spregiudicata politica di sconti mirati adottata dai russi.
Il
tessuto industriale italiano, una delle più importanti realtà dei business di
trasformazione al mondo, potrebbe collassare. Così quello tedesco. Per la prima
volta, gli interessi vitali degli Stati Uniti paiono disallineati con quelli
della Germania e nostri.
Persino un liberale tedesco come Wolfgang
Kubicki, Vice Presidente del Bundestag, pronuncia l’impronunciabile: ha chiesto al Governo di aprire
subito il tubo Nord Stream 2. Al contempo, la Polonia chiede di smantellarlo.
Che fare?
Il dilemma, per i tedeschi e per noi, è chiaro: se non superiamo questa tagliola
energetica, cessiamo di essere i leader mondiali della manifattura.
Ripeto,
la situazione sta precipitando, per fortuna abbiamo ancora operativo il Governo
Draghi.
(Zafferano.news)
Gustavo
Zagrebelsky: "Il presidenzialismo,
un
pericolo per questa Italia".
Repubblica.it- Simonetta Fiori- (6- agosto-
2022) – ci dice:
Il
maestro di diritto costituzionale analizza la riforma proposta dal partito di
Giorgia Meloni. E le sue possibili derive autoritarie.
"Il
presidenzialismo proposto da Giorgia Meloni potrebbe tradursi in un regime
autoritario sul genere di quello di Orbán, dove il presidente della Repubblica
perde il ruolo di garante della Costituzione perché non è più una figura super
partes. E sotto il suo potere - o sotto il potere del Partito del Presidente -
il Parlamento rischierebbe di rimanere schiacciato, in una condizione di
ricatto permanente". Gustavo Zagrebelsky, maestro di diritto
costituzionale ed ex presidente della Consulta, ha in mano il testo della
proposta di legge costituzionale presentato da Fratelli d'Italia. "Io non
sono contrario al modello presidenzialista in sé, ma alle conseguenze che
potrebbe avere in Italia. Ogni forma di governo è come un abito che deve essere
indossato: bisogna tenere conto delle caratteristiche specifiche del corpo di
una nazione, anche dei suoi difetti".
Professor
Zagrebelsky, che cosa la preoccupa di più?
"Partiamo
dal testo introduttivo della proposta di legge. Sembra che la scelta della
forma di governo sia qualcosa che si fa in astratto. Come entrare in un bazar
delle istituzioni e scegliere dagli scaffali questo e quello senza interrogarsi
seriamente sull'ethos pubblico del proprio paese. E allora bisogna ripartire
dai classici".
Che
cosa dicono i classici?
"Dicono
che ogni forma di governo, e quindi l'architettura dello Stato, deve essere
adatta alla base sociale e politica del Paese in cui deve essere realizzata.
Non è come la formina che si mette sulla sabbia per ottenerne le diverse
sagome. O forse è più efficace l'analogia sartoriale: non esiste un abito che
in astratto va bene per tutti: bisogna tener conto delle caratteristiche e
anche delle malformazioni del corpo che deve indossarlo. Solo così puoi
cucirgli addosso un abito adatto".
Fuor
di metafora, perché il popolo italiano è poco adatto al presidenzialismo?
"La
risposta ha radici profonde nella nostra storia. Tacito negli Annali parlava di
rudere in servitium: si riferiva alla propensione dei romani di accorrere al
servizio dell'imperatore Tiberio.
Ecco, esiste una nostra attitudine a servire
il potente che è ampiamente dimostrata dal consenso plebiscitario a Mussolini
sotto il fascismo. Un affrettarsi sul carro del vincitore che può rovesciarsi
anche nel suo contrario, ossia nell'abbandonarlo precipitosamente ai primi
segni di debolezza. Uno sbandamento tra l'amore acritico e il dileggio estremo
che fa parte della storia degli italiani. Vi fa riferimento anche Manzoni
quando accenna al "servo encomio" e al "codardo oltraggio".
Noi abbiamo questa pulsione ad adeguarci, che può contagiare i poteri economici
o l'informazione: non mancano gli esempi".
Quindi
il sistema presidenziale in Francia non corre gli stessi rischi perché abbiamo
una storia diversa?
"Corre
sempre dei rischi, ma di diversa natura: lo spirito pubblico francese è
tutt'altro che rudere in servitium. In Francia hanno fatto le rivoluzioni, in
Italia non ne abbiamo mai viste. E oggi i francesi sono capaci di promuovere
scioperi che paralizzano il Paese per settimane".
Il
presidenzialismo fu proposto anche da personalità della cultura democratica.
Nel testo che introduce la legge compare un lungo elenco: da Salvemini a
Calamandrei, da Valiani a La Pira.
"Sì,
a dire il vero ci mettono anche il nome di Randolfo Pacciardi, che in fatto di
democrazia non ci fa sentire così al sicuro: prima di morire ammise di aver
progettato un golpe nel 1974.
Il
presidenzialismo fu respinto dall'Assemblea Costituente in base a quello che
qualche sottile politologo ha chiamato "la paura del tiranno":
venivamo appunto da vent'anni di dittatura fascista.
Ma io
oggi insisterei di più sul "complesso del servo" che ha radici ancora più
antiche nella storia d'Italia. Ed è quello che oggi rende pericoloso il cambiamento
dell'assetto di governo. Il presidenzialismo è in fondo una forma di estremismo. C'è
uno che vince e uno che perde, o di qua o di là: più estremo di così!
Linguaggio bellico. Invece i regimi parlamentari sono quelli affidati
all'interlocuzione. Non uso a caso questa parola".
Nel
testo della legge viene rivendicato il passaggio da "una democrazia
interloquente" a "una democrazia decidente".
"Le
parole sono rivelatrici. Ora "interloquire" è sinonimo di
"partecipazione". Quindi ciò che vuole Fratelli d'Italia è un governo
forte, che esclude la partecipazione a favore della decisione. Ma la decisione
- come ci rivela l'etimologia - è qualcosa che divide.
E chi perde resta tagliato fuori da tutto. Ma
se questa fosse la visione della democrazia allora avrebbe ragione il bravo
Rousseau: gli inglesi credono di essere liberi, ma in realtà lo sono solo
quando votano.
E per
quattro anni restano servi dei vincitori. Noi abbiamo della democrazia un'idea
diversa, dove
la libertà non si esercita solo al momento del voto ma si incarna in procedure
anche conflittuali su ogni problema. È questa "l'interlocuzione" che
vorrebbero bandire".
Quindi
oggi che cosa rischiamo?
"Gli
italiani devono scegliere: se vogliono una democrazia con il vincitore - un
regime autoritario alla Orbán - o una democrazia senza vincitori e vinti ma
dove ogni parte politica, nella misura del consenso che ha ottenuto, lo spende
in una dinamica quotidiana nel rispetto della partecipazione di tutti".
Lei
dice che rischiamo un regime alla Orbán. Vogliamo spiegare cosa prevede la
nuova legge?
"La
prima incongruenza riguarda la figura del presidente della Repubblica. Se si
realizzasse la proposta di Meloni, diventerebbe un soggetto governante e
iperpoliticizzato: eletto a suffragio diretto, con il sostegno di una forza
politica, nomina il primo ministro, su proposta del premier nomina e revoca i
ministri, e presiede il Consiglio dei ministri salva delega al primo ministro.
Ora
una figura di questo genere è espressione di una sola parte politica, quella
che ha vinto, non è più super partes e quindi non si può pretendere che sia
garante della Costituzione che è un bene di tutti.
Nel
nuovo articolo 83 della Costituzione riscritto da Fratelli d'Italia leggo che
il presidente della Repubblica vigila sul rispetto della Carta. Ma il vincitore
non può essere garante".
È
l'unica incongruenza?
"No,
credo ne emergeranno molte altre. Mi limito a segnalarne una seconda. A un
certo punto compare inopinatamente la "sfiducia costruttiva": il
Parlamento può votare la sfiducia al governo ma deve contemporaneamente
indicare il nome del nuovo primo ministro.
Si
tratta di un istituto iper-parlamentarista preso dal modello tedesco, che ha
senso solo in un sistema parlamentare.
Siamo
dinnanzi a una clamorosa contraddizione rispetto all'ispirazione
presidenzialista della legge. Come se davvero chi l'ha scritta avesse
spiluccato di qua e di là, un po' dal modello francese un po' dal sistema
tedesco, nella speranza che il tutto regga".
Non si
può intendere come il tentativo di controbilanciare il potere del presidente?
"No,
il potere del presidente - e del suo partito - resta schiacciante. Il
presidente della Repubblica può disporre lo scioglimento delle Camere: è così
anche oggi, ma in un contesto radicalmente diverso. Il presidente attuale non
ha un suo partito politico, e non ha la necessità di averlo. Mentre, con
l'elezione diretta, il presidente ha necessità di un partito che lo sostenga in
campagna elettorale. In questo modo, se non il presidente, il partito del
presidente avrebbe un potere di pressione e di ricatto enorme sul Parlamento:
che cosa succede se l'assemblea legislativa non si piega alla sua
volontà?".
C'è il
rischio di una involuzione autoritaria?
"Chi
non si adegua potrebbe rischiare di essere represso. Pericolo tanto più grave
in situazioni come quelle che si prospettano nel futuro, molto calde sul piano
della pace sociale. Proprio per questo la democrazia dell'interlocuzione deve
essere difesa con le unghie e con i denti".
Come siamo arrivati a questo punto?
"Questa
proposta di legge è un manifesto che chiama a raccolta chi ha "in gran
dispitto" la fatica e le procedure della democrazia parlamentare. Se
attira gli elettori è perché è diffusa nel Paese una sorta di frustrazione
democratica, tra delusione e rinuncia. Di fronte a questa frustrazione che
uscite ci sono? Una è la rassegnazione: allora largo agli autoritarismi.
L'altra è l'impegno democratico".
Il suo
stato d'animo?
"Sono preoccupato, pensando a tutti i
cittadini che hanno a cuore la democrazia. Essa non è sinonimo di buon
governo, ma è l'unico assetto politico che garantisca la dignità politica di
tutti. Gli
altri regimi non prevedono cittadini, ma sudditi. E, a proposito, mi ha colpito che
nella proposta di legge si parli di italiani, non di cittadini italiani, come sta
scritto nella Costituzione del 1948. È una sfumatura, ma significativa. Anche la scelta delle parole
restituisce una diversa idea della democrazia e dell'inclusione".
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