FILANTROCAPITALISMO.

 FILANTROCAPITALISMO.

 

Le strategie nascoste

del filantrocapitalismo.

Altreconomia.it - Marta Facchini - Nicoletta Dentico — (9 Dicembre 2020) – ci dicono:

 

Da Bill Gates a Mark Zuckerberg: una ristretta classe di vincitori della globalizzazione economica e finanziaria, la stessa che ha prodotto le attuali disuguaglianze, si è ritagliata una nuova immagine grazie alla filosofia del dono, in campo sanitario o di contrasto alla povertà.

“Il filantrocapitalismo prende i modelli del mercato e li applica alla beneficenza.

 È la prosecuzione di interessi economici ma con altri mezzi”.

Così Nicoletta Dentico, giornalista ed esperta di salute globale, spiega la natura dei progetti che i nuovi filantropi, l’1% dell’élite più ricca del Pianeta, realizzano per supportare cause come la diminuzione della fame e povertà o le campagne per il diritto all’educazione e alla salute.

Nel libro-inchiesta “Ricchi e buoni? Le trame oscure del filantrocapitalismo” (Editrice missionaria italiana, 2020), Dentico mostra che cosa si nasconde dietro l’efficace strategia portata avanti dalla “ristretta classe di vincitori della globalizzazione economica e finanziaria, la stessa che ha prodotto le attuali disuguaglianze”.

 Attraverso le loro fondazioni i protagonisti della filantropia contemporanea hanno iniziato a esercitare un’influenza sempre più determinante sull’agenda delle Nazioni Unite ricavandone benefici ed egemonia.

 Un’azione di pressione, e un lento cambiamento all’interno del Palazzo di Vetro, che Dentico ha avuto modo di osservare direttamente a Ginevra in quanto co-fondatrice dell’Osservatorio italiano sulla salute globale (Oisg), direttrice in Italia della Campagna internazionale per l’accesso ai farmaci essenziali di Medici Senza Frontiere e coordinatrice di azioni di monitoraggio sull’Organizzazione mondiale della sanità (Oms).

Dalle prime famiglie di filantropi degli Stati Uniti, i Rockfeller e i Carnegie, per arrivare alle attuali -come i Gates, Clinton e Zuckerberg- Dentico studia la loro “filosofia del dono” nutrita di quello che definisce l’ottimismo “win-win”, l’idea che se i poveri diventano consumatori non saranno più emarginati.

E uno dei presupposti che incentiva i programmi dei nuovi “benefattori globali”, ripercorre l’autrice nel testo, sono le politiche fiscali che agevolano le fondazioni.

Come il caso degli Stati Uniti dove sono state create le prime misure di deducibilità fiscale rivolte proprio alla filantropia. Oggi gli strumenti normativi le sovvenzionano attraverso un sistema di sussidi pubblici che permette a quelle organizzazioni non profit di non avere tassazioni né sulle entrate né sui redditi. La tendenza si sta affermando anche in Europa dove, fatta eccezione per la Svezia, secondo la European Fundraising Association (Efa), a larga maggioranza i Paesi dell’Ue offrono deduzioni e detrazioni fiscali per sostenere l’azione filantropica.

“Nel libro c’è tutta l’esperienza maturata in due decenni di impegno internazionale nel campo della salute”, spiega ad Altreconomia Dentico. “Ma c’è una forte componente personale.

La rabbia nell’osservare che il meccanismo iper-filantropico è il risultato delle disuguaglianze che dominano il mondo e tolgono il respiro. Ho imparato a diffidare della retorica, colonialista e riduzionista, della lotta alla povertà”, afferma.

“Per scrivere ho preso ispirazione dalle pratiche etiche che ho potuto osservare direttamente nel mio lavoro. Dalle comunità di donne dell’America Latina, con le loro forme di mutualismo, ai movimenti di cittadini in Africa che lottano contro l’uso degli Ogm nei loro campi. Questo libro è anche un tentativo di rappresentare i loro sforzi di resistenza nel Sud del mondo”.

 

Dentico, partiamo dalla definizione di filantrocapitalismo. In che cosa consiste e in che modo si distingue dalla filantropia classica?

ND. La filantropia classica è vicina ai territori. Ha cura le relazioni e dà libertà di azione alle realtà cui eroga le donazioni, lasciandole libere di autodeterminarsi su come utilizzare i soldi ricevuti.

Il filantrocapitalismo è diverso: è l’estensione dell’attività imprenditoriale con altri mezzi portata avanti da chi si è arricchito con la globalizzazione, i brevetti, l’elusione fiscale o le posizioni di monopolio. Attraverso le loro donazioni i nuovi filantropi sono riusciti a ottenere un cambio di immagine e hanno lavorato per colmare i vuoti lasciati dalla politica, per esempio finanziando alcune agenzie delle Nazioni Unite. Sono entrati nei buchi della governance globale, ricavandone posizioni di potere.

La mia tesi è che, grazie alle loro donazioni, i filantrocapitalisti sono riusciti a portare avanti il progetto di riforma dell’Onu e la creazione del 1999 del Global Compact, il patto globale stipulato dall’allora segretario generale delle Nazioni Unite Kofi Annan con un consistente numero di imprese transnazionali.

Il patto ha aperto agli attori economici privati le stanze del Palazzo di Vetro, istituzionalizzando la presenza del settore corporate all’interno dei suoi processi diplomatici, con la speranza che potessero contribuire al sostegno finanziario delle sue agenzie.

La partita economica c’è stata ma molto inferiore rispetto alle aspettative. Il Global Compact è stato preceduto da un evento significativo: nel 1997 il miliardario Ted Turner (fondatore della Cnn e poi direttore della Time Warner Inc, ndr) aveva annunciato l’intenzione di donare un miliardo di dollari a favore dell’Onu.

Nel 1998 al Palazzo di Vetro il sottosegretario per gli Affari legali delle Nazioni Unite, Hans Corell, e Timothy Wirth, presidente della UN Foundation, la fondazione privata di Turner, hanno firmato l’accordo che regolava la relazione tra la fondazione e l’Onu. Era la prima volta che un privato erogava una donazione così consistente.

Nella sua ricerca dedica ampio spazio a Bill Gates che definisce “l’Ur-filantropo”.

Come si caratterizza la sua filantropia?

ND. Bill Gates ha portato la filantropia a livelli non paragonabili a quella dei colleghi. Il suo raggio di azione è molto ampio e va dall’educazione alla salute fino ai programmi contro la fame in Africa. Il miliardario adotta lo stesso approccio monopolistico esercitato con Microsoft. Grazie alla sua fondazione Bill&Melinda Gates, ispirato dalla sua vocazione per le tecnologie e dal tema della salute, negli anni Novanta il filantropo di Seattle ha iniziato a creare partnership pubblico-private per la ricerca e produzione di vaccini, in particolare per le malattie che colpiscono i poveri della Terra, le cosiddette poverty-related diseases.

Questa rete gli ha permesso di iniziare a relazionarsi con la comunità scientifica, le organizzazioni non governative e le istituzioni internazionali. Non solo. Gates è stato uno dei primi a investire nelle biotech-company.

Tra le sue principali iniziative c’è la Global Alliance for Vaccine Immunization (Gavi, la più importante iniziativa pubblico-privata sulla produzione di vaccini nel mondo, ndr), e la Coalition for Epidemic Preparedness Innovation (Cepi), nata nel 2017 dopo l’epidemia di ebola.

Prima ancora c’era stato il Fondo Globale per la lotta all’Aids, alla tubercolosi e alla malaria lanciato nel 2001 al G8 di Genova, che aveva iniziato a muoversi usando le strutture logistiche dell’Organizzazione mondiale della sanità ma con l’obiettivo di superare le procedure delle Nazioni Unite.

Che cosa sta succedendo ora con il vaccino anti Covid-19?

ND. Bill Gates è stato l’unico a non essere stato colto impreparato dalla pandemia. Nel 2015 aveva capito che sarebbe arrivato “the big one”, il virus che avrebbe colpito il mondo iper-globalizzato. In quel periodo raccontava la sua profezia in Ted Talk, interviste e articoli sulla stampa scientifica iniziando a investire milioni di dollari nella ricerca per i vaccini.

Arrivato il Coronavirus, la Fondazione Gates si è subito riorganizzata per finanziare la ricerca e lo sviluppo di terapie sul Covid-19 attraverso un impegno da 530 milioni di dollari. Con l’iniziativa Access to Covid19 Tools (Act) Accelerator, di cui la Fondazione Gates fa parte, il miliardario si è accreditato sulla scena come un protagonista della lotta alla pandemia alla pari dell’Oms, della Banca Mondiale e della Commissione europea.

È stata appena nominata presidente della Geneva Global Health Hub. Che cosa farà?

ND. Si tratta di una grande responsabilità. Il Geneva Global Health Hub è uno spazio pubblico e libero, il luogo di azione della società civile nato per presidiare l’Organizzazione mondiale della sanità, le Nazioni Unite, i governi.

Stiamo iniziando a pensare al primo appuntamento di un mandato che ha la durata di tre anni. Dobbiamo portare l’impegno e le azioni per il diritto alla salute fuori dalle stanze dell’Onu.

Significa che è arrivato il momento di pensare alla salute non solo in termini di malattie ma di politiche sociali e queste riguardano anche altri fattori che si intersecano: l’etnia, la classe e il genere.

 

 

 

Filantrocapitalismo: una

delle facce del “greenwashing".

(Ecologismo di facciata.)

Terranova.it – Redazione – Nicoletta Dentico – (25-2-2021) – ci dice:

 

Zuckerberg, Bezos, Gates e gli altri: i filantrocapitalisti del great reset.

Un'analisi lucida e acuta nel libro Ricchi e buoni? di Nicoletta Dentico.

 Ambiente.

Eccoli, in prima linea, in tv, sui media mainstream, nei luoghi di potere e denaro: i filantrocapitalisti del great reset sono onnipresenti, per convincerci che lo stesso sistema che ci ha condotti sin qui può diventare buono, amorevole, può decidere e agire per il bene comune.

 Nicoletta Dentico, nel suo libro Ricchi e buoni? fa di queste schiere un’analisi lucida e acuta.

«Titani della globalizzazione come Mark Zuckerberg (Facebook), Jeff Bezos (Amazon), Pierre Omidyar (eBay), Marc Benioff (Salesforce e Airbnb), o titolari di hedge funds come John Arnold e Liz Simon, hanno colto la palla al balzo per ripensarsi nello scenario del mercato globale, ben oltre il proprio ruolo imprenditoriale e finanziario» scrive Dentico.

 «Si sono agganciati a questo gigantesco movimento sociale dell’altruismo (questa la loro definizione), osservato con interesse in Europa e acclamato dalla stampa internazionale, per annunciare un nuovo impiego del loro denaro e, così facendo, costruire una nuova immagine di sé.

L’icona dell’uomo di successo in solitaria deve accompagnarsi a quella del benefattore che gioca in una “squadra del bene”.

Una squadra imbattibile, in effetti».

Uno degli esempi più efficaci è quello di Zuckerberg e della moglie, Priscilla Chan, che hanno deciso di rilanciare la posta annunciando nel 2012 di voler restituire la «maggior parte delle loro ricchezze» allo scopo di «far avanzare il potenziale umano e promuovere l’uguaglianza». Ispirata poi dalla nascita della prima figlia, nel 2015 la coppia comunicò la costituzione della Chan Zuckerberg Initiative (Czi), una fondazione nuova di zecca con cui s’impegnavano a destinare nientemeno che il 99% della ricchezza accumulata nel corso della vita a finalità benefiche, circa 45 miliardi di dollari, al valore corrente di Facebook.

Questa mossa anticonvenzionale, secondo Bill Gates, ha ridefinito la filantropia americana.

La scelta degli Zuckerberg è principalmente indirizzata al settore dell’educazione, alla riforma della scuola e alla promozione di leadership giovanili, soprattutto nelle comunità più povere e dentro le carceri.

 La scuola è un ambito privilegiato, del resto, per diffondere la distribuzione di internet tra le famiglie che ne sono prive.

Un’altra area di indirizzo strategico delle erogazioni dalla “Chan Zuckerberg Iniziative” è mirata allo sviluppo dell’intelligenza artificiale e alla promozione di una data-driven society, cioè una società che si affida ai big data.

Ma la filosofia della connessione e dell’accesso in nome della democrazia, proprio perché guidata da aspirazioni filantropiche, non dovrebbe esimersi dal considerare l’attuale contesto di estrema concentrazione del controllo della rete.

Però si dà il caso che Zuckerberg sia uno dei «master and commander» più intraprendenti del vasto movimento di digitalizzazione del mondo. Una filantropia, dunque, ben diretta e funzionale a veicolare solo determinate azioni e scelte, intraprese perché danno vantaggio e spostano il mondo nella direzione intesa da chi quei soldi li elargisce.

«Ecco allora che il giving pledge si è evoluto nell’altruismo efficace» prosegue Dentico.

 «È venuto addirittura a crearsi quello che potremmo definire un complesso industriale di gruppi di ricerca con l’obiettivo di orientare la vecchia e nuova filantropia sulla cosa da fare e come farlo. L’altruismo efficace altro non è che una narrazione più sofisticata di teorie e tentativi precedenti, che non rinuncia affatto ai modelli del business capitalista, ma che mira casomai a fissarne più solidamente i principi di impresa per renderlo più efficiente, in un’ottica di estrazione del massimo valore».

«Bill e Melinda Gates, e il loro socio Warren Buffett, sono più ricchi oggi di quando hanno iniziato la loro campagna del giving pledge.

 Malgrado lo tsunami filantropico di solidarietà di cui sono protagonisti, il processo di accumulazione della loro ricchezza resta intatto, senza inversione di rotta. Questo vale anche per gli altri filantropi coinvolti. C’è qualcosa che non torna» è ancora Dentico.

«Oggi che viviamo in un tempo di concentrazione di potere economico, finanziario, legale e tecnologico mai visto prima nella storia, un feudalesimo globale che fa impallidire le circoscritte gerarchie del Medioevo, avremmo bisogno di un Adam Smith, quello che detestava l’esagerato potere dei ricchi sull’azione della politica, smascherava la consuetudine degli imprenditori a evitare le tasse, denunciava i cedimenti dei governi alle pressioni dei ricchi.

La disuguaglianza è una gabbia in grado di bloccare ogni progresso, scriveva Smith, ma neppure dopo il Covid-19 la politica nazionale e internazionale sembra disposta a spezzare le catene invisibili per riequilibrare gli assetti del mondo globalizzato così disfunzionale.

Anzi, con il Covid-19 il vecchio fondamentalismo mercatista, quello che ha accelerato l’iper-globalizzazione e le sue esternalità di segno negativo, non sembra darsi per vinto.

Al contrario, si sta riorganizzando nella più moderna versione del “Davos Consensus” di Klaus Schwab per rassicurare che il libero commercio è importante e non scomparirà».

 

 

 

Il "filantrocapitalismo come ricolonizzazione,

figlio del vecchio mondo, brutale e violento".

Repubblica.it - Vandana Shiva – (02 NOVEMBRE 2020) – ci dice:

Lo scritto dell'economista indiana che precede il libro di Nicoletta Dentico "Ricchi e buoni, le trame oscure del filantrocapitalismo".

(Quella che segue è l'altra prefazione al libro di Nicoletta Dentico "Ricchi e Buoni, le trame oscure del filantrocapitalismo" scritta da Vandana Shiva, l'attivista ambientalista, impegnata nelle battaglie per cambiare pratiche e paradigmi nell'agricoltura e nell'alimentazione oltre che per i diritti sulla proprietà intellettuale, della biodiversità, della bioetica.)

ROMA - Il Mondo Nuovo dell’1%, il mondo dei miliardari e dei filantrocapitalisti che formano l’élite più esclusiva sul Pianeta, è in realtà il vecchio mondo, brutale e violento, della colonizzazione.                                  La colonizzazione crea colonie dichiarando ciò che appartiene agli altri come vuoto – Nullius – così da poterselo accaparrare.

Quei beni comuni che appartengono alle comunità, e a cui le comunità appartengono, vengono trasformati in proprietà private dei colonizzatori. Questo fa la colonizzazione.

 Espropria le comunità dei loro diritti di accesso, le sfratta dai loro territori, salvo poi raccogliere le rendite di ciò che è stato sottratto e chiuso, grazie al processo di colonizzazione.

La reinvenzione del progetto colonizzante. L’economia globale contemporanea poggia sulla reinvenzione del progetto di colonizzazione.

Proprio così. Sono i colonizzatori a definire la narrazione storica, scrivendo le leggi e le regole che servono per legittimare i saccheggi delle terre, delle risorse, delle ricchezze, perpetrati contro i colonizzati.

Ciò che poté la Bolla Papale a favore della colonizzazione nel XXV secolo, possono oggi, nel XXI secolo, gli accordi di libero scambio, la deregolamentazione dell’economia, i nuovi strumenti di ingegneria genetica e la digitalizzazione, le nuove narrazioni sulla tecnologia.

La prima colonizzazione costruì la nozione della Terra Nullius – la terra vuota – per appropriarsi dei territori delle popolazioni colonizzate e farle diventare le proprietà dei colonizzatori.

 Nel mondo contemporaneo la biotecnologia e l’industria chimica hanno costruito la nozione di Bio Nullius - or vita vuota - per sottrarre i semi e cimentarsi nella biopirateria, con l’uso dei brevetti e dei diritti di proprietà intellettuale.

La Mens Nullius imposta dai giganti digitali. I giganti digitali e i capitalisti della sorveglianza come Google, Facebook e Microsoft hanno costruito la nozione della Mens Nullius – o mente vuota – per prendere possesso e controllare le nostre menti e le nostre vite.

Bill Gates ha privatizzato il bene comune del software facendosi ricco grazie ai monopoli brevettuali nel campo dell’informatica, e alla rendita finanziaria raccolta da ciò che avrebbe dovuto essere open source.

È riuscito anche a evitare il pagamento delle tasse in virtù di regole ed escamotage del “libero commercio” che gli hanno permesso di depositare il denaro accumulato nei paradisi fiscali.

 I nuovi miliardari come Mark Zuckerberg usano Facebook per intercettare le nostre menti, estrarre dati dai nostri comportamenti e manipolarli, indirizzare le nostre scelte e guidare le nostre relazioni, salvo poi venderle alla macchina dei soldi o a quella elettorale.

I diritti di proprietà intellettuale su ogni cosa. Con il crescente dominio del digitale nella nostra democrazia elettorale, l’intelligenza artificiale si è messa a eleggere leader da intelligenza artificiale, perché dominino la scena politica contemporanea. I diritti di proprietà intellettuale su ogni idea, su ogni essere vivente, su ogni aspetto dei processi naturali e delle funzioni della comunicazione sociale, agiscono come elementi di una industria estrattiva di rapina delle risorse e dei beni comuni delle persone, ivi inclusi la nostra conoscenza e la nostra democrazia.

Il depotenziamento dei governi, della politica. Filantrocapitalisti come Bill Gates sottraggono il potere alla governance e alla politica.

Sostituiscono le decisioni democratiche di governi eletti e riescono a imporre politiche e leggi che lubrificano la loro macchina dei soldi. E così la democrazia cambia i connotati.

Da democrazia “del popolo, dal popolo, e per il popolo” diventa democrazia “delle imprese, dalle imprese e per le imprese”.                                La filantropia è divenuta lo strumento per dirottare la democrazia e colonizzare le vite delle persone, al fine di estrarne soldi. Non è “dare”. È sofisticata appropriazione (grabbing).

 Il filantrocapitalismo è ricolonizzazione in una versione moderna. Se i beni comuni di un tempo erano la terra e i territori, i beni comuni di oggi, sottratti all’accesso dai plutocrati, sono la vita stessa.

I nostri semi e la biodiversità, i nostri corpi e la nostra mente, queste sono oggi le colonie e i filantropi come Bill Gates sono i Nuovi Colombo.

Nuove dipendenze, nuove aporie, nuove schiavitù.

La novità dei nostri tempi è la tipologia delle nuove colonie che sono state create: le forme della vita, gli organismi viventi, la nostra biodiversità, il cibo, la salute, i nostri corpi e le nostre menti, la nostra conoscenza e le nostre storie, le nostre relazioni e amicizie, le nostre comunicazioni e le nostre scelte. Tutto questo è assoggettato ai nuovi strumenti che sono i nuovi diritti di proprietà, le nuove dipendenze, le nuove aporie, le nuove schiavitù, i nuovi imperi e dittature.

Come scrive Shoshana Zuboff in “Il Capitalismo della Sorveglianza”, siamo noi la nuova materia prima. La novità è anche la creazione di una nuova religione fondata sull’innalzamento di alcuni strumenti, la tecnologia e il denaro.

Questi dovrebbero servire in teoria come mezzi per conseguire obiettivi al servizio dell’umanità e della terra. Vengono invece elevati a fini in sé stessi, a fondamenti di questa nuova religione fatta ad arte per legittimare la ricolonizzazione che minaccia il pianeta e il nostro futuro.

La religione dei soldi reinventata da Klaus Schwab.

Cinquecento anni fa, la religione della chiesa cattolica era utilizzata per giustificare la violenza della colonizzazione. La nuova chiesa è plasmata dall’1%. E’ la religione dei soldi: fare soldi sempre e comunque. Le tecnologie e la macchina del denaro sono state elevate fino a farne un credo assoluto, nel campo del cibo e dell’agricoltura come in quello della salute, dell’informazione e della finanza. I filantrocapitalisti sono allo stesso tempo i nuovi papi e i nuovi sacerdoti. In quanto 1% sono anche i nuovi Re e Regine, i nuovi sovrani. Sono i nuovi Cristoforo Colombo, avventurieri e mercanti. E provano anche a essere Dio quando reclamano di “inventare” la vita e di “geo-ingegnerizzare” il Pianeta.

Nuove "missioni civilizzatrici".

La ricolonizzazione in veste moderna ha bisogno di nuove “missioni civilizzatrici” per presentare il furto e le appropriazioni che promuove come “liberazione” di quanti sono considerati in genere “selvaggi” e “barbari”. Alla fine del 2016 in India abbiamo assistito al modo in cui l’economia digitale è stata imposta con la forza nel Paese, attraverso l'eliminazione del contante e la demonetizzazione dell’economia. Coloro che erano privi di smartphone e di carte di credito sono diventati, nel giro di poche ore, barbari e selvaggi da addomesticare e civilizzare con programmi di “educazione digitale” e “dittatura digitale”.

La nuova iniziativa di Bill Gates.

C’è adesso una nuova iniziativa annunciata dalla Fondazione Bill & Melinda Gates che si chiama “Bill & Melinda Gates Agricultural Innovations LLC” o “Gates Ag One”, nella versione abbreviata.

Gates Ag One sarà presto una sussidiaria della Fondazione Gates con a capo Joe Cornelius, l’uomo che guida attualmente la Divisione della fondazione denominata Crescita e Opportunità Globali.

Ag One lavorerà con il team della fondazione che si occupa di Sviluppo Agricolo e con altri partner multidisciplinari per “accelerare lo sviluppo di innovazioni” che sono “necessarie a migliorare la produttività dei raccolti e aiutare i piccoli agricoltori, la gran parte donne, ad adattarsi ai cambiamenti climatici”.

Ciò che viene omesso.

Ciò che non viene detto nelle fanfare dell’annuncio dei Gates è che i piccoli agricoltori, voglio dire soprattutto le donne che hanno selezionato varietà di semi resistenti al clima – varietà che Navdanya conserva, moltiplica e condivide – che la conoscenza di queste donne insomma e la qualità dei semi che si è evoluta per millenni, sono resi completamente invisibili in questa ultima fase della colonizzazione da parte del patriarcato capitalista.

Non esistono culture diverse o biodiversità, non esiste democrazia o sovranità, nel mondo di Bill Gates. Ci viene detto adesso che esiste una sola agricoltura, Ag One, quella somministrata da lui e dalla sua fondazione.

La tecnologia mistificata e trasformata in religione.

Esiste una sola scienza, una agricoltura, un uomo che decide se e come milioni di persone dovranno vivere o morire. Questo altro non è se non imperialismo nella sua fase più avanzata.

La “tecnologia” è stata mistificata e fatta assurgere a nuova religione per sottomettere e controllare. La “tecnologia” e l’”innovazione” sono diventate le nuove parole d’ordine, per la missione civilizzatrice che distorce completamente il significato originario di “innovare”.

Innovare significa “rendere nuovo”, mutare le cose “introducendo norme metodi o sistemi nuovi”.

 Tutto questo è stato ridotto a invenzione meccanica, e usato per definire le piraterie e le appropriazioni esclusive come “invenzioni” di cui si diventa proprietari tramite brevetti.

Le invenzioni di Gates.

 Bill Gates è sempre in agitazione alla ricerca di nuove opportunità per utilizzare i suoi miliardi tramite la filantropia e creare nuove colonie di cui impossessarsi con le sequenze digitali dei sistemi viventi.

Minaccia convenzioni internazionali delle Nazioni Unite come la Convenzione sulla Diversità Biologica e il Trattato sulle Risorse Genetiche delle Piante per il Cibo e l’Agricoltura.

 È il nuovo Colombo che rivendica di inventare ciò che in realtà già esisteva, e ha rubato. Cancella la varietà del mondo vivente e della vita sociale, costruisce “il vuoto” come licenza di conquista, e poi costruisce il suo Impero sulla vita.

Ma oggi come allora l’obiettivo è sterminare la diversità della vita, delle culture, delle conoscenze, delle economie, delle sovranità, delle democrazie, delle libertà. La pirateria e le appropriazioni dei beni comuni sono, senza soluzione di continuità, il vecchio metodo.

Nulla di nuovo sotto il sole. Il Dharma, la giusta azione e il giusto stile di vita è rimpiazzato dall’Adharma della macchina del denaro e dello sviluppo delle tecnologie, per i profitti e il controllo come finalità umane.

 Senza tener in minimo conto le conseguenze che tutto questo produce sulla natura e la società. Così, riducendo al profitto il significato e il valore dell’umano, l’accumulazione del denaro da parte dell’1%, pur non etica e di fatto ingiusta in molti casi, viene definita la misura della superiorità umana.

Una superiorità che non richiede valutazioni di sorta. Mai prima nella sua storia l’umanità ha dovuto fare i conti con una ricchezza tanto sproporzionata, assiepata in così poche mani. Mai prima è accaduto che così poche persone avessero il controllo sulla vita dell’intera umanità. Mai come oggi i nostri corpi e le nostre menti sono state trasformate in colonie da cui estrarre rendita, e accumulare ricchezza.

Le minacce alla libertà.

Mai, mai prima la sopravvivenza della nostra specie è stata così in bilico. Mai prima le minacce alle nostre libertà e al nostro futuro si sono manifestate a noi su scala planetaria.

Mai abbiamo avuto bisogno come oggi di resistere insieme, su scala globale, in solidarietà.

Il libro di Nicoletta Dentico arriva al momento giusto, ed è necessario.

 Sarà una bussola importante per guidare l’evoluzione delle nostre strategie collettive, e per difendere le nostre esistenze e libertà dalle forme della ricolonizzazione variamente avallate attraverso il filantrocapitalismo. E ci servirà, questo libro, per identificare le traiettorie democratiche di resistenza all’affermazione dell’Impero che si espande per controllare la nostra agricoltura, il nostro cibo, la nostra salute, i nostri corpi e le nostre menti, i nostri modelli di vita e le nostre democrazie.

(Vandana Shiva Attivista politica e ambientalista, si è battuta per cambiare pratiche e paradigmi nell'agricoltura e nell'alimentazione; si è occupata anche di questioni legate ai diritti sulla proprietà intellettuale, alla biodiversità, alla bioetica, alle implicazioni sociali, economiche e geopolitiche connesse all'uso di biotecnologie, ingegneria genetica e altro. È tra i principali leader dell'International Forum on Globalization, ed è vegetariana. Nel 1993 ha ricevuto il Right Livelihood Award.)

 

 

 

 

ECONOMIA INSOSTENIBILE.

Ricchi e buoni: se il capitalismo

conquista anche la filantropia.

Valori.it – Elisabetta Tramonto- Nicoletta Dentico – (19.05.2021) – ci dicono:

 

Intervista a Nicoletta Dentico, che nel suo libro “Ricchi e buoni?” svela l'ultima terra di conquista del capitalismo: la filantropia.

Cosa c’entrano Bill Gates, Warren Buffett, Bill Clinton e Mark Zuckerberg con il vaccino contro il Covid-19?

Che cos’è il «filantrocapitalismo»?

Ovvero cosa c’entra il capitalismo con la filantropia? Cosa c’è dietro l’interesse dei ricchi del Pianeta per cause sociali come salute, educazione, lotta alla fame?

Sono alcune delle domande a cui risponde Nicoletta Dentico, responsabile del programma di salute globale di Society for International Development (SID) ed editorialista di Valori, nel suo ultimo libro-inchiesta “Ricchi e buoni? Le trame oscure del filantrocapitalismo”.

Perché pubblicare questo libro adesso?

Questo libro in realtà ruminava dentro di me da molto. Ed effettivamente ha avuto anche una lunga preparazione.

Il tema mi ha attratto da quando ho deciso, politicamente, civilmente e professionalmente, che dovevamo smetterla con questa storia della soglia della povertà.

Perché dovevamo cominciare a guardare la soglia della ricchezza. Insomma che bisognava ribaltare il discorso.

Questo è anche un atto di ribellione rispetto a tutte le grandi narrazioni, come gli Obiettivi del Millennio e gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, che io trovo oramai piuttosto insostenibili, con questa idea di essere tutti stakeholder (lo sostiene il guru Klaus Schwab della nuova religione globalista! Ndr)

 Come cerco di spiegare nel mio libro, sono l’incardinamento di una certa rivoluzione di governance che i ricchi portano avanti con successo da almeno due decenni, per svuotare la funzione pubblica e il ruolo dei governi.

«Il capitalismo filantropico ha preso in mano l’agenda del bene».

Ma, leggendolo, sembra nato apposta per analizzare la pandemia di Covid-19?

 

È merito del mio ritardo nella consegna della bozza. Doveva essere pronto per il dicembre del 2019, invece l’ho finito a marzo del 2020. Intanto è scoppiato il Covid. E io ho subito capito che con tutta questa storia il mio libro c’entrava molto. E quindi ho detto alla mia casa editrice di fermarsi. Perché dovevo rivedere tutto il testo alla luce di ciò che stava succedendo. Il Covid è stato un inciampo, che ha reso il libro, in un certo senso, azzeccato dal punto di vista della tempistica.

Che cosa c’entra il libro con la pandemia?

Il libro c’entra perché la governance che si sta costituendo intorno alla gestione della pandemia non è altro che una fase nuova, più ramificata e ormai del tutto operativa, di quello che potremmo chiamare il “Davos Consensus”.

 Cioè il World Economic Forum di Klaus Schwab e tutta la élite che rappresenta. Sono coloro che hanno in mano le leve dell’economia e del potere politico. Attraverso le loro imprese e attraverso le fondazioni che introducono, costoro hanno costruito la governance per l’iniziativa internazionale che ruota intorno alla ricerca, alla produzione e all’accesso ai rimedi contro Covid-19.

L’Access to Covid Tools Accelerator (Act-A), di cui COVAX è la componente vaccinale, è una architettura molto complessa che, con i soldi pubblici, punta ad assicurare lo status quo negli assetti della produzione farmaceutica. Salvo forgiare i nuovi mercati nel Sud del mondo. 

Chi ha in mano le regole del gioco sono le fondazioni filantropiche, con alcune tipologie di industria, l’industria farmaceutica e anche quella finanziaria.

 

E qual è il ruolo delle fondazioni benefiche?

La Fondazione Bill Melinda & Gates è assolutamente centrale. Ormai viene trattata alla stregua di un qualunque organismo multilaterale.

Cioè nella narrazione ufficiale il pantheon di chi porta avanti tutta questa prima lotta globale contro la pandemia è composto dalla Banca Mondiale, dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, dalla Commissione europea e dalla Bill Melinda Gates Foundation.

 Che quindi nella narrazione ha lo stesso peso di un’istituzione pubblica.

Bill Gates è quello che ha accordi con tutti, quello che ha investito già da sette otto anni nelle aziende biotech – aziende come CureVac o BionTech – che nel tempo della pandemia hanno fatto la loro fortuna con guadagni enormi (sono quelle che guadagnano qualcosa come il 440% in Borsa in due giorni).

È straordinario perché poi tutto questo viene fatto appunto con questa narrazione rassicurante secondo cui la cooperazione internazionale è la strada per trovare una soluzione per i Paesi poveri. In realtà tutto è nelle mani di pochi grandi attori del capitalismo, che reggono le fila del gioco nel loro personale interesse.

«Al di là delle narrazioni rassicuranti, la cooperazione internazionale è nelle mani del capitalismo globalista di rapina».

 

Quindi sono tutte azioni mirate ai propri interessi?

 

Basta pensare che il Ceo di Cepi (questa “Coalition for Pandemic Innovation”, nata dopo Ebola sempre con i soldi di Bill Gates) un tempo gestiva il Dipartimento di proprietà intellettuale di Microsoft. Il cui monopolio si è affermato proprio sul brevetto che Microsoft aveva rispetto alla conoscenza informatica.

Quindi il mio libro c’entra moltissimo con la pandemia. Ci sono i grandi sconfitti della pandemia, ma ci sono i grandi approfittatori della pandemia, che uniscono finanza e potere politico. E adesso poi sconfineremo tantissimo in quello che è il loro terreno imprenditoriale d’origine, quello digitale. Per cui ci sarà proprio una finanziarizzazione della salute e una digitalizzazione della salute.

Quindi il capitalismo globalista ha conquistato anche la frontiera della filantropia. Come è stato possibile?

Nel mio prologo emotivo al libro scrivo proprio che uno dei miei motivi di rabbia è quello di vedere il terreno della solidarietà ormai permeato dalle logiche del mercato.

La solidarietà, fino a 25 anni fa, era stato un terreno abbastanza protetto da questi tipi di approcci.

Oggi invece sono questi filantrocapitalisti che, apparentemente, hanno preso in mano l’agenda del bene. E, in nome di questa agenda del bene, che è una prosecuzione della loro vocazione mercantile, sono di fatto entrati anche nel mondo della solidarietà per i loro affari.

Così come siamo arrivati fin qui? Perché questo è successo?

Nel libro cerco di raccontare un po’ l’economia politica del capitalismo filantropico. Credo che sia una delle espressioni più riuscite e più difficili da sconfiggere, di una globalizzazione che ha pensato di abbinare la liberalizzazione dei mercati ai diritti umani. Hanno vinto la prima, molto meno i secondi.  L’unica regola di tutto questo assetto è sostanzialmente l’assenza di regole. Per cui ci si può arricchire ormai in maniera sconfinata in barba a qualunque confine temporale e spaziale, approfittando anche di strumenti che un tempo servivano un obiettivo e oggi servono a un altro obiettivo.

«Il capitalismo di rapina e la globalizzazione hanno cercato di abbinare liberalizzazione dei mercati e diritti umani, ma ha vinto la prima»

E i privati hanno assunto ruoli pubblici?

Purtroppo i circuiti dello sviluppo internazionale, dalla Banca Mondiale a molte agenzie delle Nazioni Unite, ormai hanno introiettato il fatto che il privato debba essere parte dell’agenda dello sviluppo.

Così coloro che hanno determinato lo “sviluppo insostenibile” oggi possono far parte delle soluzioni. C’è una tale confusione che chi è vincitore della globalizzazione, chi non attua processi democratici, chi è già in una posizione egemonica può ulteriormente espandere il proprio dominio. Ed è quello che sta succedendo.

Per una fondazione come la Bill & Melinda Gates non esistono confini. Non esiste confine al potere di uno come Ted Turner che, con la sua fondazione, alle Nazioni Unite oggi controlla la performance di tutti gli Stati sul raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile. Sono i governi che hanno permesso tutto questo.

Nel libro parli di una perdita di democrazia?

Io vedo due problemi fondamentali: il primo è che questo boom del filantrocapitalismo trova il proprio liquido amniotico nella disuguaglianza strutturale che questa globalizzazione ha prodotto e che purtroppo l’ultimo anno con il virus Covid 19 ha subito un’ulteriore accelerazione.

Capitalismo globale e pandemia.

Il vaccino per il Covid-19.

Covid-19, chi ha scatenato la guerra globale del vaccino.

Dall’altra c’è un problema che ha sicuramente a che fare con la democrazia, perché evidentemente l’operazione che questi uomini bianchi americani stanno portando avanti punta a una sostanziale privatizzazione dell’agenda politica globale.

Quando i filantrocapitalisti hanno scoperto che potevano tramutare il loro potere finanziario in potere politico su scala globale hanno puntato lo sguardo sulla struttura della governance internazionale più debole ed esposta: le Nazioni Unite.

Con l’influenza dei loro soldi, facilmente disponibili, hanno apparecchiato le soluzioni adatte per non cambiare le regole del gioco.

In un mondo che all’inizio del millennio rivendicava con forza, e con qualche capacità di impatto politico, la globalizzazione dei diritti.

Hanno inteso arginare questa onda di trasformazione dal basso cercando soluzioni laterali, e tecniche, a problemi politici, e lo hanno fatto introducendo una nuova genia di attori, in concorrenza con le istituzioni formali: le partnership pubblico privato.

E come hanno fatto a conquistare più potere?

Sono nate molte entità ibride che hanno sottratto i fondi dei governi alle Nazioni Unite. Hanno creato nuovi luoghi decisionali dove stanno insieme i governi e i settori privati. Però queste sono tutte entità di natura privata.

 Hanno lavorato a una privatizzazione della funzione pubblica su scala internazionale.

 Gates, Zuckerberg, Bezos sono tutti i vincitori della globalizzazione in nome di posizioni di monopolio di mercato che hanno potuto giocare in virtù delle regole del gioco appunto della globalizzazione.

«Troppe entità ibride dedite al capitalismo filantropico hanno sottratto fondo governativi alle Nazioni Unite»

Oggi è tutto molto confuso. Anche nella società civile, non si fa più la distinzione fra un’istituzione e una partnership pubblico privata. Sembrano tutti alla pari, ma in realtà non è così.

L’Istituzione è un ente che afferisce al diritto pubblico. Una partnership pubblico privata è registrata a Ginevra, a New York, a Seattle, come ente di diritto privato. Queste non fanno accordi, fanno contratti commerciali che non sono visibili da nessuno.

Gates, Zuckerberg e Bezos battono i governi anche nell’erogazione di fondi e nella decisione sul da fare perché dispongono di ingenti capitali e possono stanziarli nel giro di pochi minuti senza passare da nessun processo democratico. (Lo hanno imparato dal loro nuovo guru Klaus Schwab! Ndr).

La difficile transizione verso

una nuova normalità.

Ilsole24ore.com - Mimmo Carrieri - Innocenzo Cipolletta – (18 agosto 2022) – ci dicono:

 

Tornare indietro non si può. E nello stesso tempo non è automatica la costruzione di quella che Innocenzo Cipolletta ha chiamato la «nuova normalità».

La “grande rottura”: così potremmo sintetizzare ciò che è accaduto, con la pandemia, ad aziende e lavoratori.

È stato un periodo nel quale in tanti hanno lavorato non solo in modo diverso dal passato, ma più di prima.

 Giustamente è stato messo l’accento sul fenomeno più macroscopico, che è consistito nel lavoro a distanza.

 Ma si sono sottovalutati due aspetti. I tanti che hanno continuato ad operare da vicino e sul posto di lavoro: secondo i dati di una survey, del Dipartimento Disse con il supporto di Swg, il 25% del totale dei lavoratori ha continuato a lavorare in presenza, e un altro 30% dichiarava di aver lavorato in parte a distanza e in parte in presenza.

Ed anche il fatto che coloro che lavoravano a distanza dovevano fare le cose in modo diverso:

le lezioni richiedevano un impegno aggiuntivo, bisognava imparare a fare le riunioni solo in collegamento, il risultato del lavoro e il modo per ottenerlo diventavano i parametri principali dello sforzo produttivo.

Poco meno del 30% degli intervistati della survey dichiarava di aver lavorato «oltre l’orario di lavoro», e quasi il 35% sosteneva a sua volta di aver svolto compiti aggiuntivi (cioè di aver avuto un maggiore carico lavorativo).

Un gigantesco, non scontato apprendimento collettivo, che ha cambiato in profondità le stesse competenze e preferenze dei lavoratori, incidendo allo stesso tempo sulle logiche e sulle convenienze dei datori di lavoro.

Questo grande sommovimento, già in corso, ma innescato dalla pandemia, è avvenuto per stato di necessità. Gran parte dei lavoratori si è mossa nel territorio dello smart working senza avere contratti di riferimento, che riguardavano – a livello nazionale o aziendale – meno di un quarto del loro totale.

E adesso? Tornare indietro non si può. E nello stesso tempo non è automatica la costruzione di quella che Innocenzo Cipolletta ha chiamato la «nuova normalità».  I lavoratori, sia dipendenti che autonomi, venivano da un lungo ciclo di difficoltà, che ne aveva aumentato le insicurezze.

E visibilmente gli effetti della pandemia, ma anche gli eventi successivi (guerra e inflazione) non hanno aiutato a ridurre le ansie e incertezze che attraversano il corpo sociale italiano in misura maggiore rispetto ad altri Paesi.

Il mercato del lavoro ha ripreso slancio.

Ma lasciando un quadro ambivalente difficile da spiegare. Da un lato si vede un sottoutilizzo delle potenzialità esistenti (ore lavorate insufficienti, molto part-time involontario eccetera).

Da un altro lato si assiste al rifiuto da parte dei lavoratori di alcune occupazioni, alla crescita delle dimissioni, alla ricerca di nuovi lavori più gratificanti.

Insomma in molti non vogliono tornare al mondo di prima e faticano ad accettare quello che viene loro proposto, il sommovimento è in corso, non lo si può fermare, ma non ha trovato ancora una sistemazione soddisfacente sul piano istituzionale e sociale.

Le imprese e i lavoratori hanno dato – e continuano a dare – una grande prova di adattamento e di innovazione.

Ma a questo punto serve qualcosa in più: una regolazione più strutturata e partecipata, che solo le due parti sociali possono aiutare a costruire, in raccordo con interventi istituzionali limitati e ben dosati, nel vivo del mondo produttivo.

 

 

 

Aggrappati a una

Battaglia Persa…

Conoscenzealconfine.it – (23 Ottobre 2022) il simplicissimus – ci dice:

 

Una classe politica indegna si aggrappa disperatamente ad una battaglia persa, per nascondere ai propri cittadini la loro totale ed epocale sconfitta.

L’Italia ha una lunga tradizione nel campo degli idrocarburi, non soltanto tecnica, ma anche politica, avendo conosciuto da vicino cosa significa mettere i bastoni tra le ruote dei gangster americani, eppure parrebbe che il sublime governo del signor Draghi non avesse alcun consigliere in grado dire qualcosa sul delirante progetto di importare gas e petrolio non più dalla cattiva Russia, ma dalla buona America che galleggia ormai sugli scheletri della propria storia.

E così come il governo Draghi, chiamato come cameriere esperto in tutti i vertici occidentali, per il garbo e la facilità con cui svende il proprio Paese, anche tutti gli altri governi europei non devono avere nemmeno un consigliere che conosca le basi del settore energetico.

Se questi esecutivi avessero avuto come consigliere anche solo un operaio delle piattaforme, avrebbero appreso alcune cose interessanti:

che il gas e il petrolio estratti con la tecnica di frammentazione oltre ad essere molto più costosi, come si deduce dalle consultazioni degli indici Eroei (Energy Returned On Energy Invested) hanno alcune spiacevoli caratteristiche che li rendono di difficile utilizzo.

 Il gas per esempio è molto più sporco e ha emissioni di carbonio molto superiori al gas russo. Come si concili questo con l’ossessione della Co2 non sarebbe razionalmente spiegabile, se non fosse che si tratta comunque di false emergenze climatiche lanciate per scopi di controllo politico sociale.

Inoltre, il petrolio ricavato dagli scisti fratturati non assomiglia al petrolio greggio, ha l’indice API e la volatilità del diluente per vernici, motivo per cui i treni utilizzati in Usa per trasportarlo sono chiamati treni “bomba”. Come se non bastasse non si può produrre diesel, il carburante indispensabile per il trasporto

Ecco perché gli Usa importano petrolio dalla Russia e rubano l’oro nero siriano.

In realtà, tutta l’operazione del fracking lanciata a suo tempo da Obama non risponde finanziariamente che a uno “schema Ponzi” e geopoliticamente è stato il modo per nascondere il fatto che il Nordamerica ha esaurito tutte le fonti economicamente valide di petrolio e gas mentre quelle rimanenti, hanno un Eroei tristemente basso e quindi sono super costose sia dal punto di vista energetico che ovviamente da quello dei prezzi in ogni segmento della filiera, dall’estrazione, alla lavorazione, al trasporto.

Ma la saga del fracking è servita non solo a nascondere questa debolezza americana, ma anche l’intento criminale di continuare a controllare le zone petrolifere come ultima speranza di salvare i petrodollari. Adesso che tutto questo è visibile come un faro nella notte, si cerca di ricavare qualcosa vendendo il pessimo prodotto del fracking all’Europa.

Una delle ragioni per cui le sanzioni contro la Russia non hanno funzionato è che essa possiede ciò che l’occidente non ha più, ossia le risorse energetiche vere, non quelle fasulle del fracking espresse nella grandissima balla che gli Usa erano ritornati ad essere i maggiori produttori di petrolio.

 Certo adesso ne esporteranno grandi quantità in Europa a prezzi assolutamente folli, grazie a una guerra preparata con accuratezza e grazie a élite attentamente coltivate dagli Usa e dai suoi tanti strumenti di formazione.

Ma quando si è temuto che la reazione popolare potesse far saltare il piano tanto accuratamente preparato, ecco che sono stati saltare i gasdotti in maniera da rendere impossibile o quasi un ripensamento.

Così si accentua in maniera grottesca la propaganda pro Ucraina e non ha alcuna importanza se durante i tentativi di controffensiva gli ucraini abbiano perso 9800 uomini, 320 carri armati, 542 blindati, altri 250 veicoli, 36 aerei e 7 elicotteri. E tutto questo prima dell’arrivo dei rinforzi russi. Un milieu politico indegno si aggrappa disperatamente a una battaglia persa, per nascondere ai propri cittadini la loro totale ed epocale sconfitta.

(ilsimplicissimus2.com/2022/10/19/aggrappati-a-una-battaglia-persa/)

 

 

 

LA PROSSIMA NORMALITÀ

DOPO IL COVID-19.

Logitech.com- Simon Dudley – (10-3-2022) – ci dice:

 

COME POTREBBE ESSERE IL MONDO NEL 2021 E OLTRE.

 Come è evidente, la pandemia in corso sta causando enormi sconvolgimenti nel mondo. Questo è un periodo di intensa sofferenza e la ricaduta economica cambierà il nostro modo di vivere. Ma cosa succederà quando l'emergenza sarà finalmente passata e le persone inizieranno a tornare in ufficio, nei ristoranti e a muovere i primi passi verso ciò che conoscevamo come la "normalità"? Il mondo potrà davvero tornare ad essere quello di prima o nascerà invece una nuova normalità? E in tal caso, come potrebbe essere?

Le previsioni più sicure sono probabilmente queste: Il mondo non sarà più lo stesso e le aziende opereranno in modo diverso sia prima che dopo l'arrivo del vaccino. Milioni di persone avranno acquisito esperienza con il lavoro da casa e in molti avranno capito i benefici di questa modalità di lavoro. Altre persone invece desiderano avere un maggiore contatto umano e, anche se non potranno recarsi in ufficio tutti i giorni, vorranno andarci almeno per qualche giorno alla settimana.

Detto questo, le aziende dovranno trovare nuove soluzioni per tutto, dalle politiche alle infrastrutture, e di conseguenza la prossima normalità sarà sicuramente un po' diversa da ciò a cui siamo abituati.

Un modo efficace di anticipare il futuro è guardare al passato. Come ha sottolineato James Burke, non abbiamo altro a cui rivolgerci. Quindi, prima di considerare il futuro, forse vale la pena di studiare il passato.

 Uno dei punti più rilevanti da osservare è l'effettiva brevità della storia dell'"ufficio tradizionale". In Inghilterra, intorno al 1750, all'alba della rivoluzione industriale, l'ufficio era semplicemente il luogo in cui ci si occupava dei documenti e scartoffie della fabbrica.

In genere, l'ufficio si trovava direttamente sopra la fabbrica. Sia gli operai sia gli impiegati dell'ufficio vivevano a breve distanza dalla fabbrica e tutti avevano un regolare orario di entrata e di uscita.

Se i lavoratori erano fortunati, avevano il sabato pomeriggio libero e una volta all'anno potevano tutti godersi una vacanza aziendale di una settimana in località come Blackpool o Skegness.

Questo sistema divenne sempre più complesso, ma rimase familiare in Gran Bretagna e in altri paesi industrializzati fino agli anni '70, quando le aziende iniziarono a spostare le proprie fabbriche in località più economiche.

Ma era comunque necessario che i lavoratori si recassero in ufficio, per comunicare fra loro e utilizzare le macchine per svolgere il proprio lavoro, dal sistema centrale per la gestione contabile al reparto di smistamento della posta dove si ricevevano ed elaboravano gli assegni.

 Con l'avvento degli anni '90, distribuire le varie funzioni dell'ufficio in diverse località iniziava a diventare una possibilità per le aziende, anche se non si trattava necessariamente di una soluzione facile da implementare.

 Per questo motivo, le aziende hanno spostato offshore molti call center, centri di assistenza IT e uffici di segreteria.

Ed è a questo punto che ci siamo fermati negli ultimi 20 anni. La tecnologia di oggi offre nuove e semplici modalità di lavoro, ma sono poche le aziende che hanno deciso di utilizzarle.

Anche se i benefici delle nuove soluzioni erano evidenti, la cultura aziendale si è rivelata resistente al cambiamento a livello globale.

Alcune aziende, principalmente società di software, hanno effettivamente intrapreso un percorso di trasformazione per diventare completamente virtuali. Molte di queste vantano una cultura aziendale orientata al futuro e alla ricerca dei migliori talenti del mondo.

Queste aziende visionarie hanno tratto un vantaggio competitivo dalla loro capacità di assumere il personale migliore, indipendentemente dalla posizione fisica. Per queste realtà è normale, ad esempio, avere risorse distribuite fra Inghilterra, Laos e Cina.

Tutto quello che serve davvero è una buona connessione a Internet.

Certo, la maggior parte delle aziende non ha nemmeno preso in considerazione questa strada e, per molti, non avrebbe funzionato comunque. È semplice misurare la performance degli sviluppatori di software, perché è direttamente collegata al completamento dei progetti.

 Al contrario, per molte aziende il contatto con i colleghi è fondamentale per l'ottenimento degli obiettivi. Pertanto, la maggior parte delle aziende consentiva solo a dipendenti senior o a coloro che si erano dimostrati estremamente dediti al lavoro di lavorare da casa.

Molte aziende semplicemente non credevano che i lavoratori svolgessero effettivamente alcun lavoro a casa. È interessante notare che le prove in realtà puntano nella direzione opposta...

Oggi, il nuovo coronavirus (COVID-19) sta costringendo le aziende a rivalutare le proprie strategie. Purtroppo le aziende incapaci di adattarsi potrebbero non sopravvivere.

È sconvolgente pensare che un evento devastante come l'attuale pandemia debba essere il catalizzatore del cambiamento. Ma la storia ci insegna che il cambiamento è generato da eventi traumatici, piuttosto che dallo status quo.

Negli ultimi 20 anni, si sono verificati diversi eventi che si riteneva avrebbero accelerato il passaggio al lavoro da casa e/o in remoto in generale; tuttavia non è successo.

 Perché no?

In poche parole, la tecnologia non era pronta e non c'è stato il tempo di fare piani a lungo termine.

Ad esempio, l'11 settembre è stato un evento spaventoso, ma ha avuto anche una durata relativamente breve. E nel 2001 la telefonia IP, le videoconferenze e risorse come Google Docs, Office 365, Microsoft Teams, Salesforce.com e tante altre non esistevano ancora o, nella migliore delle ipotesi, erano rare e costose e non scalabili.

Oggi è tutto diverso. Una connessione Internet di buona qualità è quasi onnipresente nei paesi sviluppati. I servizi cloud consentono la gestione ovunque e in qualsiasi momento, sia su PC sia su smartphone, di tutte le applicazioni normalmente utilizzate in ufficio.

Quindi, se oggi la tecnologia è pronta e se la cultura è cambiata, come sarà questo nuovo ordine mondiale? Ancora una volta, guardiamo al passato per scoprire alcuni indizi...

Quando da bambino andavo a scuola, circa 40 anni fa, in classe l'insegnante ci diceva di aprire il libro di testo a pagina 27 e iniziava a leggere le domande. Di solito lo stesso insegnante si metteva poi a leggere tranquillamente il giornale assicurandosi che nessun alunno fiatasse.

Oggi l'insegnamento capovolto ha cambiato completamente questo concetto. Con questo paradigma, molte attività, comprese quelle che tradizionalmente potevano essere considerate compiti a casa, sono svolte online.

 Lezioni, compiti e discussioni possono avvenire in un ambiente virtuale, e le ore in classe possono essere maggiormente dedicate ad attività didattiche più complesse, ad esempio il problem-finding e problem-solving, la collaborazione e la progettazione.

Ritengo che questo sia un modello eccellente per l'evoluzione dell'ambiente dell'ufficio: non un luogo di ricerca o dove svolgere semplicemente un lavoro, ma uno dove dedicarsi al problem-solving, alla collaborazione e alle interazioni umane.

 Perciò, invece di recarsi in ufficio per "fare" il lavoro, i lavoratori ci andranno per incontrare i colleghi, discutere e collaborare su progetti già avviati e prendere decisioni collettive sui prossimi step.

Alcuni esperti ritengono che, prima del vaccino, i luoghi di lavoro limiteranno il numero di persone in una determinata area per continuare a incoraggiare il distanziamento sociale.

 Ciò potrebbe applicarsi a tutto, dalle sale riunioni allo spazio sulla scrivania, e potrebbe spingere parte della forza lavoro a continuare a lavorare da casa. La probabile frammentarietà del ritorno in ufficio sarà oggetto di un enorme esperimento.

In un simile modello, sia l'ufficio sia il tempo che i lavoratori vi trascorrono cambieranno radicalmente. Non ci sarà più la necessità di arrivare in ufficio alle 9 e andar via alle 17. Se c'è in programma un meeting che inizia alle 11, i lavoratori lavoreranno da casa finché non sarà ora di recarsi in ufficio per il meeting.

Evitare le ore di punta renderebbe gli spostamenti dei lavoratori più brevi e meno stressanti. Se il meeting termina alle 14, i lavoratori lasceranno l'ufficio e torneranno a casa per continuare il lavoro. E se un dipendente ha bisogno di comunicare di nuovo con un collega o un cliente, disporrà delle tecnologie per farlo da casa.

Anche l'aspetto degli uffici cambierà: invece di ambienti “open space” in grado di ospitare molte persone, si trasformeranno in spazi sociali con sale riunioni più piccole. L'ufficio diventerà il luogo in cui si discute di lavoro, non dove si fa il lavoro.

Non mi sembra di aver esposto finora delle idee particolarmente rivoluzionarie. Sembrano, almeno a me, concetti ovvi e sensati. È triste che sia un evento spaventoso come l'attuale pandemia a catalizzare questo cambiamento. Ma se la storia ci ha insegnato qualcosa è che il cambiamento arriva quando non abbiamo altra scelta.

 

 

 

Filantrocapitalismo: possono

i super-ricchi salvare il pianeta?

Lospiegone.com - Guglielmo Russo Wälti – (30 Dicembre 2019) – ci dice:

Negli ultimi anni la filantropia delle persone più facoltose si è evoluta ed è diventata strategicamente più strutturata e redditizia.

 Ma in un contesto in cui le disuguaglianze sono sempre più forti, e mentre gli Stati depotenziano i sistemi di protezione sociale, possiamo davvero fidarci dei super-ricchi per salvare le sorti di un pianeta sempre più ingiusto?

Definizione e nascita del fenomeno.

Il philanthrocapitalism è la pratica sempre più corrente posta in essere dagli ultra high net worth individuals e diretta a coalizzarsi per devolvere ingenti somme di denaro al fine di rendere la filantropia più efficiente in termini di costi, impact-oriented e finanziariamente remunerativa.

Nel massimo dell’efficienza, il filantrocapitalismo rinforza e amplifica lo sforzo economico e le capacità imprenditoriali verso le attività di beneficienza e al tempo stesso istruisce e incorpora le politiche governative.

Seppure la beneficenza esista da sempre, il filantrocapitalismo è un fenomeno relativamente moderno.

Il termine si è diffuso con insistenza in occasione dell’evento che avrebbe sconvolto l’economia globale: la Grande Recessione.

Proprio nel momento più buio per la ricchezza mondiale, si temeva che le grandi donazioni del decennio precedente sarebbero diminuite drasticamente, parallelamente al numero degli ultra-ricchi. Nel 2009 infatti, il numero di miliardari nel mondo era crollato di un terzo rispetto all’anno precedente.

La devozione alla beneficenza.

Nonostante ciò, nel maggio 2009 la popolare trasmissione “Good Morning America” svegliava i cittadini statunitensi con il titolo “Super Rich Friends”, narrando di una cena a porte chiuse organizzata dai più grandi filantropi del mondo Bill Gates e Warren Buffet, avvenuta a New York qualche giorno prima.                                              Se la cena è avvenuta non si può dire con certezza, tanto è però che, contrariamente alle previsioni, le donazioni non crollarono nel 2009 e nell’anno successivo, gli stessi Gates e Buffet hanno annunciato la nascita del “The Giving Pledge”, ovvero l’organizzazione caritatevole più grande del mondo.

A quasi dieci anni dal suo lancio, The Giving Pledge conta 204 benefattori da 23 differenti Paesi che hanno donato circa 500 miliardi $ per sostenere diverse cause caritatevoli.

Il business della bontà.

Nonostante ciò, andando a guardare l’indice dei più ricchi del mondo fornito da Forbes, possiamo vedere come praticamente tutti i billionaires nei primi posti in classifica abbiano aumentato il proprio patrimonio nell’ultimo anno.

Comparando gli indici degli ultra-ricchi e dei donatori si può infatti notare di come nonostante le donazioni, i primi tre filantropi mondiali del 2018, Warren Buffet (3,4 miliardi $ donati), i coniugi Gates (2,6 miliardi $) e Michael Bloomberg (767 milioni $), abbiano tutti incrementato il proprio patrimonio nel 2019 rispettivamente di 4,8; 10,3 e 2,1 miliardi $. 

L’uomo più ricco del mondo, Jeff Bezos ha donato la notevole cifra di 131 milioni $ nel 2019, ovvero lo 0,12% del proprio patrimonio. A titolo di paragone, la somma sarebbe l’equivalente di nemmeno 5 $ di un salario medio mensile statunitense.

 

Il secondo e forse più conosciuto aspetto da considerare sono le detrazioni fiscali.  Il sistema fiscale statunitense, rimodellato ad hoc dal TCJA, cavallo di battaglia delle passate elezioni presidenziali di Trump, combinato agli sgravi fiscali per i benefattori è sempre più incentivante.

 In effetti i multimiliardari americani pagano molte tasse in meno dei loro avi. Se nel 1950 i top 400 paperoni americani pagavano il 70% di aliquota fiscale, nel 2018 la stessa percentuale è scesa al 23%.

Per assurdo, la situazione del 10% più povero della popolazione si è rovesciata nello stesso periodo, passando dal 16 al 26%.

Inoltre, il TCJA ha aumentato il limite di deducibilità fiscale per opere caritatevoli, aumentando così ancor di più la nebulosità del confine tra carità ed elusione fiscale.

Ad ogni modo, gli ultra-ricchi investono obiettivamente una montagna di soldi che spesso ottengono risultati sbalorditivi. 

La trickle-down theory che ci rimanda alle fondamenta della reaganomics considera infatti che, lo sviluppo economico generato da benefici elargiti alle classi più abbienti, produttrici di reddito, favorisca ipso facto l’aumento del welfare in tutta la società e perciò anche nelle classi meno abbienti, venendo spesso considerata come il cavallo di battaglia dei venture philanthropists.

 La “teoria delle briciole” è stata ampiamente sdoganata negli scorsi decenni ed è risultata inefficiente nel ridurre le diseguaglianze che affliggono gli States.

Bisogna comunque domandarsi se l’appellarci ai miliardari ed essere dipendenti da loro possa davvero rappresentare la soluzione dei problemi di disuguaglianza. Non si può prescindere infatti dagli aspetti fondamentali di una equa distribuzione del reddito e dall’ingenza dei trasferimenti garantiti da un welfare State che gli USA ambiscono a essere.

Inoltre le fondazioni caritatevoli business-friendly degli ultra-ricchi, si posizionano come finanziatori principali, ma anche come competitors delle istituzioni statali o intergovernative.

La presenza e la forza delle elargizioni dei donors in partenariati garantisce loro un considerevole potere nel disegnare le priorità sull’agenda delle politiche globali.

 Ad esempio, la fondazione dei coniugi Gates è il secondo donatore in termini di danaro versato sui conti della Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), secondo solo agli USA e davanti alla Gran Bretagna.

Il 60% dei fondi del programma OMS diretto a debellare la polio viene dalle tasche della Gates Foundation.

Il rischio di un’influenza o nel peggiore delle ipotesi di un controllo monopolistico del potere decisionale è concreto.

Conclusione.

Riassumendo, di per sé, l’atto di fare beneficenza è e sempre sarà un gesto ammirevole e altruista, apprezzato e facente parte di molte culture e religioni.

Anche considerando le sue possibili criticità, la filantropia strategica contribuisce in parte a rendere il mondo un posto migliore.

Tuttavia, il filantrocapitalismo non è che un debole rimedio per le sistematiche ingiustizie generate dalle crescenti disuguaglianze economiche ed il rischio è che il fenomeno rappresenti solo una grande distrazione di massa o peggio ancora un deterrente per eventuali cambiamenti di politica economica.

Per tentare di ridurre le disuguaglianze ed eliminare definitivamente la povertà, più che affidarsi ai paperoni, la soluzione dovrebbe essere una sensibilizzazione dell’intera popolazione a investire su progetti responsabili, che perseguono gli obiettivi tipici della gestione finanziaria, tenendo in considerazione dettagliati aspetti di natura ambientale, sociale e di governance.

 

 

 

 

Da Rockfeller a Gates, l’anima

oscura del filantrocapitalismo.

Ilmanifesto.it - Manlio Masucci – (9 novembre 2020) – ci dice:

 

Il filantropo, che accresce le sue ricchezze nelle stesse piaghe di un sistema a lui funzionale e vitale, si erge, oggi più che mai, a paladino dell’umanità, autoproclamandosi unica alternativa plausibile ai governi democratici lenti, macchinosi e inefficienti.

Una figura decisionista, portatrice e venditrice di storie di successo, ammaliatrice e scarsamente incline alle critiche convinta, soprattutto, che i poveri del mondo abbiano maggior bisogno della sua carità piuttosto che di giustizia economica e sociale.

L’emergere di questa figura non offre però una soluzione alle miserie di un sistema politico ed economico a cui è strettamente legato, ma costituisce piuttosto l’ultima degenerazione di quel sistema stesso basato sull’accumulazione delle risorse e oramai incapace anche solo di pensare a criteri alternativi di redistribuzione e di giustizia sociale.

Il benessere, così come la povertà, può solo essere elargito dall’alto, da coloro i quali si ritengono i padroni del mondo.

Il filantropo costituisce allora un ingranaggio essenziale nella polimorfa macchina della globalizzazione, una colonna portante dello stesso sistema capitalista che incarica entità private di utilizzare parte delle ricchezze accumulate ai danni dei poveri del pianeta per allestire una facciata attraente, quasi accettabile ed eticamente spendibile. (Questo lo dice anche Klaus Schwab , il guru della nuova religione globalista che  svolge il ruolo di costruttore di bombe atomiche illegali in sud Africa! Ndr.)

Ma le buone azioni riparatorie si basano su strategie win-win che, nel linguaggio del capitale, si traducono in partnership pubblico-private, apertura di nuovi mercati e possibilità di proficui investimenti per le aziende che magari hanno finanziato le stesse azioni filantropiche.

Se poi si riuscisse a tramutare un povero in un cliente, il gioco sarebbe da considerarsi perfettamente riuscito.

Una volta comprese le logiche alla base dell’operato delle fondazioni è possibile individuarne piani e obiettivi.

Quello che rimane più difficile da comprendere, o perlomeno da accettare, è l’atteggiamento dei governi che, di fronte all’arroganza di queste entità, continuano a indietreggiare lasciando sul campo importanti pezzi di democrazia.

Non solo: le agevolazioni fiscali e gli aiuti diretti ai programmi delle fondazioni sanciscono la definitiva resa dei contribuenti che si trovano a pagare di tasca propria iniziative su cui non è previsto alcun controllo democratico.

La condotta di molti filantropi nei confronti degli stati è, nonostante ciò, tutt’altro che irreprensibile: è il caso di Microsoft che, attraverso il ricorso ai paradisi fiscali, ha causato un danno erariale superiore agli investimenti filantropici del suo stesso fondatore, Bill Gates.

Ricchi e buoni? Le trame oscure del filantrocapitalismo di Nicoletta Dentico (la prefazione è di Vandana Shiva) ripercorre la storia del filantropismo da Rockefeller fino ai giorni nostri, fino a Bill Gates a cui è dedicata una corposa sezione.

Quella della fondazione di Gates è un’azione tentacolare e all’avanguardia che coinvolge, fra gli altri, i settori dell’agricoltura, della medicina, della biotecnologia, dell’educazione e dell’informazione.

L’autrice sfugge da ogni dietrologia o teoria complottista puntando il mirino verso un sistema che permette a un singolo individuo di incamerare una quantità inimmaginabile di ricchezze mettendolo nella posizione di influenzare le politiche pubbliche internazionali con il semplice gesto di aprire il proprio portafogli.

D’altra parte Bill Gates, personalmente più ricco di 45 dei 48 paesi dell’Africa subsahariana, è in buona compagnia: Warren Buffet, Ted Turner, Bill Clinton, Jeff Bezos, Mark Zuckerberg sono solo alcuni dei novelli filantropi pronti a elargire parte dei loro averi affinché il pavimento sui cui hanno piazzato la loro comoda poltrona non si sgretoli sotto i loro piedi.

Un rischio effettivo, secondo Dentico, in un’epoca in cui le fondazioni filantropiche si arrogano il diritto di risolvere questioni che hanno una dimensione esclusivamente politica.

Ma forse, è proprio la dimensione della soluzione politica a rappresentare il più grande incubo del capitalismo che ricorre all’azione filantropica anche per scongiurare tale esecrabile deriva.

 

 

 

La nuova normalità:

il caso dello smart working.

Waitaly.net – Giuseppe Cappiello – (6-2-2022) – ci dice:

 

Il Covid-19 ha integralmente rimodellato il nostro stile di vita. La nostra vita privata, così come i rapporti sociali, sono stati stravolti dalle misure di prevenzione che questa pandemia ha necessariamente preteso. E il lavoro?

Alla vigilia dell’allentamento delle misure di prevenzione imposte dalla pandemia, l’Italia e altri Paesi dell’Unione Europea sono, secondo l’OMS, in dirittura d’arrivo.

 

A due anni dalla comparsa del virus che ha cambiato integralmente le nostre vite, si scorge una tenue speranza. In Italia, ad esempio, il Comitato Tecnico Scientifico (CTS) ha proposto di allentare le misure di prevenzione all’aperto dal giorno 11 Febbraio, e, allo stesso tempo, ha lasciato intendere che il ruolo stesso del CTS non sia più necessario.

La curva dei contagi è in discesa, così come il numero dei decessi. La campagna vaccinale continua e il Generale Figliuolo, Commissario Straordinario per l’emergenza Covid 19, ha dichiarato pubblicamente che, continuare su questa traiettoria significa  a marzo 49 milioni di italiani avranno completato il ciclo vaccinale.

Sembra stia andando tutto per il meglio, e per questo, qualcuno comincia a parlare di normalità. Ma che genere di normalità ci aspetta?

La nuova normalità.

Innanzitutto, è necessario chiarire che la nuova normalità di cui si parla è semplicemente un mondo in cui il Covid-19i è diventato endemico.

 I virus come il Sars Cov-2, infatti, sono per definizione imbattibili, grazie alle loro frequenti variazioni. Ne deriva che “nuova normalità” è un sinonimo di “convivenza con il virus”.

Ma come si traduce questa convivenza con il virus? E soprattutto, come impatta la nostra quotidianità? Ovviamente, non possiamo attualmente dare risposta a queste domande, ma possiamo portarvi un esempio positivo di nuova normalità, ovvero quello dello smart working.

Lo smart working post Covid.

Il termine smart working sta ad indicare la possibilità, per alcuni lavoratori, di lavorare da remoto. È bene ricordare che, lo smart working è precedente al Covid, ma possiamo dire che è stato “consacrato” grazie alla pandemia.

Lo smart working rappresenta uno degli elementi più influenti e rappresentativi della nuova normalità di cui parliamo. Sono molte le società che hanno annunciato il ricorso al telelavoro anche post pandemia, in quanto questa nuova organizzazione del lavoro permette di ottimizzare le giornate dei lavoratori, rendendoli più liberi e produttivi.

Ovviamente, c’è una componente del mondo del lavoro che denuncia alcuni casi estremi. Parliamo di dipendenti che reclamano il diritto a disconnettersi e datori di lavoro che denunciano le inadempienze di dipendenti in smart working, ma sono eccezioni.

Perciò, il mondo del lavoro, quantomeno quello legato al terzo settore, è in piena transizione. Ad oggi, la soluzione che va per la maggiore, prevede l’obbligo di tre giorni in ufficio, e la possibilità di lavorare per due giorni da remoto.

Non sappiamo come evolverà il mondo del lavoro, ma possiamo liberamente affermare che, il Covid-19 è stato il catalizzatore di questo cambiamento.

Chissà quali altre abitudini legate alla pandemia abbiamo inglobato, magari senza rendercene conto.

 

 

 

 

L’Idiocrazia dell’Occidente

Accelera il suo Declino.

Conoscenzealconfine.it – (23 Ottobre 2022) - Laura RU – ci dice:

Se i cittadini britannici erano già arrivati alla conclusione che una lattuga a Downing street sarebbe stata preferibile a Liz Truss, non gli si può dare tutti i torti.

Il calibro dei politici espressi dall’Occidente negli ultimi decenni, salvo pochissime eccezioni, è quello che abbiamo sotto gli occhi.

Non li stima neppure chi li vota.

Mancano di intelligenza, e cultura, sono privi di un qualsiasi compasso morale e le loro carriere sono state forgiate in circoli ristretti dominati dall’autoreferenzialità, dove va avanti chi meglio si piega agli interessi del padrone. Marionette che si agitano a comando… e chi tira i loro fili resta invariabilmente nell’ombra.

Quando i fili si attorcigliano, c’è già pronta un’altra marionetta. Il motivo per cui i governi dei paesi non-occidentali non riescono a trovare un terreno comune con loro è perché è inutile parlare con delle marionette.

È estremamente frustrante confrontarsi con chi non è in grado di prendere nessuna decisione autonoma e quindi si limita alle battute che è stato programmato per recitare. Infatti, l’importante è che la marionetta sappia recitare bene la sua parte.

Ovviamente nel copione è prevista la diversità dei personaggi. A seconda del bisogno ci può essere la donna giovane e carina, l’esponente di una minoranza etnica, il vecchio con i capelli bianchi, il manager rampante, l’omosessuale, il cattolico conservatore, il giovane progressista un po’ ribelle, il politico che viene dal mondo del lavoro, il militare ecc.

L’importante è che non si sogni di deviare dal copione, che non improvvisi. Il pubblico deve potersi identificare con loro, come si identifica con i personaggi di un libro o di un film, perché in assenza di rappresentanza politica, resta solo la pura rappresentazione.

(Laura RU- t.me/LauraRuHK)

 

 

 

 

RISCHIO NUCLEARE, ESERCITAZIONI

E STRANI ACQUISTI: CHE COSA

STA SUCCEDENDO IN OCCIDENTE?

 

Visionetv.it – Giulia Burgazzi – Martina Giuntoli – (23 Ottobre 2022) – ci dicono:   

 

Tira una brutta aria, in Europa e non solo. A quanto pare, in Occidente i funzionari governativi stanno effettuando dietro le quinte una prudente pianificazione, per stabilire il da farsi qualora fossero utilizzate armi nucleari in Ucraina o nelle vicinanze. E non è difficile cogliere potenziali indizi di tale pianificazione.

A quanto scrive il quotidiano britannico Guardian, l’informazione relativa all’esistenza della pianificazione proviene da funzionari anonimi . Sebbene essi ritengano improbabile che la Russia faccia ricorso all’atomica, la pianificazione avrebbe due scopi. Primo, evitare caos e panico: e di provvedimenti recentissimi del genere non si trova oggettivamente traccia. Si trovano però notizie potenzialmente riferibili al secondo scopo: offrire aiuto e rassicurazione alla gente.

Offrire aiuto attraverso farmaci efficaci contro gli effetti della radioattività, ad esempio. Il Dipartimento per la salute e i servizi degli Stati Uniti ha deciso martedì 4 ottobre di acquistare “dosi aggiuntive” di NPlate, un farmaco utile per fronteggiare gli effetti delle radiazioni sulla coagulazione del sangue. Quante dosi, non si sa. Si conosce però il prezzo complessivo: la tutt’altro che modica cifra di 290 milioni di dollari.

Pochi giorni più tardi su Twitter è circolata voce che Nancy Pelosi, presidente della Camera statunitense e terza carica dello Stato, avesse acquistato 10.000 azioni di Amgen, la società che produce il NPlate .

Ovvio sottinteso inespresso: se Nancy Pelosi lo fa, è perché dispone di informazioni in base alle quali questo è l’affare del momento.  Non c’è alcuna conferma ufficiale di un simile acquisto. Certo è però che le quotazioni di Amgen sono decollate verso febbraio, cioè quanto è iniziata la guerra in Ucraina.

Dal canto suo, in corrispondenza con lo scoppio della guerra la Russia ha fatto scorta di pillole di iodio, anch’esse utili contro le radiazioni. Ma attenzione: le pillole di iodio proteggono la tiroide – e soltanto la tiroide – dallo iodio radioattivo. È l’elemento più abbondante rilasciato nell’atmosfera in caso di incidente grave in una centrale nucleare. Di fronte allo scoppio di una bomba atomica, tuttavia, le pillole di iodio possono magari anche aiutare la tiroide: ma il corpo umano va incontro a problemi ben più gravi.

Le pillole di iodio sono quanto di meglio la municipalità di Kiev può offrire alla cittadinanza. Ha promesso di distribuirle in caso di attacco nucleare. Peraltro, attraverso il sito in inglese Visit Ukraine, l’Ucraina istruisce perfino viaggiatori ed eventuali turisti sul comportamento da tenere in caso di uso di armi atomiche. Per sopravvivere bisogna rifugiarsi entro 10 minuti in un edificio di cemento, ancor meglio se in una cantina. Lasciare all’esterno gli abiti, ormai contaminati, e rimanerci tappati dentro per almeno 48 ore. Assumere solo cibi e bevande provenienti da contenitori sigillati. Al momento di uscire, indossare occhiali, respiratore e indumenti protettivi. Se non sono disponibili, riparare almeno col nastro adesivo le parti scoperte del corpo.

Simmetricamente, nell’Europa centrale stanno conoscendo un revival i rifugi antiaerei della Seconda guerra mondiale e i rifugi antiatomici costruiti ai tempi della guerra fredda. Per lunghi, lunghissimi decenni ci sono andati, semmai, solo i turisti. In questo mese di ottobre, il governo polacco ha ordinato di fare l’elenco completo di tutti quelli che restano.

L’Euratom, la branca dell’Unione europea che si occupa di nucleare, ha firmato venerdì 27 settembre un protocollo di intesa con l’Iaea, l’agenzia atomica internazionale. Quest’ultima si occupa di nucleare civile, e non militare. L’energia, non le armi. Il memorandum tuttavia non cita espressamente il nucleare civile. Cita invece la preparazione e la risposta alle emergenze, senza specificarne la natura.

Per quanto riguarda l’Italia, durante questo mese di la Protezione Civile ha messo online una “sintesi divulgativa” relativa al rischio radiologico. Una sorta di atto dovuto che discende da vecchie normative. Riguarda esclusivamente le cose da fare in caso di incidente grave in una centrale nucleare all’estero. Non cita le armi atomiche. Però viene fuori proprio ora.

In estremissima sintesi: se l’incidente accade in un altro continente, si impedisce l’importazione di alimenti potenzialmente contaminati dalla radioattività. Se succede in Europa, ma lontano dall’Italia, provvedimenti tipo quelli a suo tempo per Chernobyl: vietare gli alimenti freschi che possono essere contaminati e in più spegnere l’areazione delle serre, coprire le colture, portare il bestiame al chiuso.

Se invece l’incidente grave capita in una centrale nucleare a meno di 200 chilometri dal confine – ce ne sono 27, prossime a Piemonte, Lombardia e Friuli Venezia Giulia – si contempla anche l’eventualità che nelle province più vicine la gente debba rimanere al chiuso per 48 ore e che vengano distribuite pillole di iodio agli under 40. Il documento individua meticolosamente i compiti di categorie professionali ed enti, compresi i Comuni: l’associazione dei Comuni, l’Anci, lo sta infatti rilanciando.

Anche gli iberici si sono mossi in questo senso e infatti proprio in Spagna il Ministero degli Interni, tramite la Direzione Nazionale della Protezione Civile, ha siglato un accordo con un’azienda di Siviglia, la Teknoservice, per l’acquisto di 397 megafoni per un di circa 64mila euro. Secondo la stampa spagnola, gli impianti di amplificazione serviranno per allertare la popolazione in caso di emergenza nucleare.

Sempre in Spagna, si apprende che la Marina Militare ha rispolverato i protocolli per il rischio radioattività, in caso di problemi con navi o sottomarini a propulsione nucleare, dato che ci sono ben tre punti in cui il Paese può accogliere mezzi con quelle caratteristiche.

 

La Francia invece, venerdì 30 settembre, ha effettuato un’esercitazione sui rischi nucleari e radiologici di natura non specificata. Di nuovo, come nel caso dell’Ue, non si può escludere una volontà di proteggere la popolazione nell’eventualità che vengano usate armi nucleari. L’esercitazione si è svolta a Saint-Paul-lez-Durance, con tanto di sirene di allarme udibili nel raggio di cinque chilometri.

Un po’ ovunque pertanto si torna a parlare di pericolo nucleare, anche se spesso si minimizza.

Sebbene il rischio di incidenti sia ritenuto basso, da quando è scoppiato il conflitto in Ucraina non lo si può più considerare nullo, o almeno così sembrano raccontare le fonti leggendo tra le righe.

Meglio dunque ripassare, pare essere il messaggio, nel caso in cui ve ne sia bisogno.

(GIULIA BURGAZZI e MARTINA GIUNTOLI).

(theguardian.com/world/2022/oct/14/west-plans-avoid-panic-if-russia-nuclear-bomb-ukraine-putin)

 

 

 

 

LA RUSSIA PUNISCE LA PROPAGANDA GENDER

(SPECIE SUI MINORI), NELLE SCUOLE MEDIE

USA SI CONSIGLIA L’AUTOEROTISMO.

E IN ITALIA?

Visionetv.it – Martina Giuntoli – (22 Ottobre 2022) – ci dice:

Mentre l’agenda gender avanza, Putin le oppone un secco niet.

Con un disegno di legge presentato il 19 ottobre 2022 alla Duma, si propone che gli stranieri che propagandano valori non tradizionali nei confronti di adulti e bambini, in Russia, rischino una multa salatissima e persino l’espulsione dal Paese.

Quello che per i benpensanti del mondo woke costituirà senz’altro un attacco frontale ai diritti del mondo Lgbt, in realtà pare colpire solo la propaganda, mentre non tocca la libertà personale. Inoltre il provvedimento protegge piccoli e meno piccoli.

Si apprende dall’agenzia Tass:

È stato presentato alla Duma di Stato un disegno di legge che vieta la propaganda di relazioni sessuali non tradizionali in media, internet, pubblicità, libri e film.

Il capo del Comitato per la politica dell’informazione della Duma, Alexander Khinshtein, ha dichiarato che il progetto di legge è stato sponsorizzato da 390 legislatori, tra cui il presidente della Camera Vyacheslav Volodin.

Il documento vieta la propaganda di relazioni non tradizionali, pedofilia e visualizzazione di informazioni relative al tema Lgbt nonché informazioni che incoraggiano la transizione di genere tra gli adolescenti, su internet, nei media, nei libri, nelle piattaforme audio e visive, nei film e nelle pubblicità.

 

Il disegno di legge introduce anche un meccanismo che limita l’accesso dei minori alle informazioni Lgbt sui servizi a pagamento. In particolare, richiede che gli utenti inseriscano codici o compiano altre azioni per confermare la loro età. Inoltre, il documento suggerisce di vietare ai servizi audio e visivi di diffondere informazioni dannose per la salute e lo sviluppo dei bambini.

E ancora:

I cittadini stranieri coinvolti nella propaganda di relazioni sessuali non tradizionali saranno espulsi dalla Russia e multati fino a 400.000 rubli (6.500 dollari).

Il disegno di legge propone di punire la propaganda di valori non tradizionali tra gli adulti, anche su internet, con una multa amministrativa da 100.000 a 200.000 rubli (1.600-3.200 dollari) e la successiva espulsione dalla Russia. Un reato simile, che coinvolge i minori, dovrebbe comportare una multa da 200.000 a 400.00 rubli (3.200-6.500 dollari) e l’espulsione dal Paese.

Chissà cosa penserebbe del provvedimento Christy Wade, una mamma statunitense che durante un recente consiglio scolastico ha gridato pubblicamente il proprio sdegno.

La donna ha trovato tra i testi presenti in uno scaffale dell’aula del suo bambino, frequentante la seconda media, un libro dai contenuti sessuali molto espliciti: con un linguaggio semplice e apparentemente amichevole, si invita all’autoerotismo come esercizio propedeutico al “sesso tra ragazzo e ragazzo”.

Niente di male nel sesso tra ragazzo e ragazzo, ovviamente, ma che nelle scuole si invitino i 12enni a masturbarsi per prepararsi al passaggio successivo, con messaggi più o meno impliciti come libri lasciati in giro per le aule, magari è un po’ diverso.

La Wade, dopo l’esperienza vissuta a scuola, ha deciso di rendere pubblica la storia.

Ha preso parte ad una puntata del popolare programma di Fox News Primetime, condotto da Jesse Watters .

In tale occasione la Wade si è presentata sullo schermo insieme a un’altra mamma, Brooke Weiss.

Entrambe le donne sono note attiviste di Moms for Liberty, un’associazione statunitense che si propone il nobile fine di proteggere i diritti genitoriali.

Bambini e famiglia infatti negli Usa oggi ricevono un costante attacco da parte delle politiche ultra “liberali” arcobaleno internazionali.

Queste ultime, giorno dopo giorno, spesso nell’indifferenza generale, stanno scardinando il concetto di famiglia, da un lato, e dall’altro i diritti costituzionalmente garantiti.

Moms for Liberty vuole quindi tutelare non solo i genitori ma tutto quello che gira attorno al concetto di famiglia.

Le parole della Wade nei confronti degli insegnanti sono state davvero dure:

Chiunque scelga di mettere questo tipo di contenuti su di uno scaffale in un’aula di bambini del settimo grado [cioè seconda media, nell’ordinamento americano] o è un cattivo insegnante o è un pedofilo.

 

La donna ha inoltre denunciato che i risicati due minuti, a sua disposizione per l’intervento davanti al consiglio scolastico, sono trascorsi nel silenzio generale.

Non si sa se per indifferenza o per conformismo. Poco cambia.

Rimane il fatto che mentre un tempo guardavamo a queste notizie con un certo distacco, oggi invece dobbiamo velocemente realizzare che “la propaganda gender” non è più solo un affare estero.

Anche nelle scuole italiane si stanno introducendo criteri gender correct, con il rischio che la non accettazione della mera propaganda venga rivenduta come spicciola omofobia.

Il Corriere della Sera ha pubblicato recentemente una lista di istituti pubblici di istruzione superiore che prevedono la cosiddetta carriera alias.

Si tratta di un normale corso di studi a cui viene applicato un protocollo che vuole permettere anche agli studenti che si percepiscono come “diversi” di sentirsi a proprio agio.

Le motivazioni citate sono sempre le stesse: inclusione, benessere psicologico, libertà personale, paura del bullismo.

La carriera alias inoltre, riguardando spesso alunni minorenni, si basa su un patto di riservatezza tra le varie parti in causa.

Lo studente, l’istituzione scolastica e la famiglia possono concordare pronomi di genere ritenuti più appropriati allo status dello studente (ogni istituto coinvolto declina ciò in base a un proprio regolamento interno).

E addirittura, se l’edificio lo permette, si può richiedere che sia dotato di aree “sicure” come spogliatoi o bagni gender.

Però, se da una parte questo non garantisce che gli episodi di bullismo finiscano, al contempo espone gli altri studenti alla pressione di una costante propaganda.

Quanto la questione sia conosciuta in Italia non si sa; di certo non molto.

Ancora meno numerosi sono i genitori che si palesano alle autorità competenti, chiedendosi e chiedendo se sia giusto e formativo che la scuola si occupi di una sfera così personale.

Tuttavia, quanto i genitori accetteranno la cosa e lasceranno correre, sarà un fattore determinante nella diffusione della questione gender a scuola e più in generale in Italia.

(MARTINA GIUNTOLI)

 

 

 

 

INDAGINE DELLA PROCURA

ANTI-FRODE UE SUI VACCINI

COVID: E ADESSO COSA SUCCEDE?

 

Visionetv.it – (22 Ottobre 2022) - Giulia Burgazzi – ci dice:

E adesso cosa succede? Sono complessi gli scenari che si aprono in seguito alla decisione di Eppo, la procura anti-frode dell’Unione Europea, di effettuare un’indagine sull’acquisto dei vaccini Covid da parte della stessa Unione europea.

La situazione è degna di nota per almeno due motivi. Il primo è che finora l’Eppo si è interessata di vicende ben più modeste. Ad esempio, frodi transfrontaliere relative all’Iva o la gestione di qualche rivolo dei fondi Ue negli Stati membri.

L’acquisto dei vaccini Covid tocca invece il cuore delle istituzioni europee e contratti plurimiliardari. Il secondo motivo degno di nota è che la procura anti-frode si è sentita in dovere di annunciare l’avvio delle indagini su Twitter, nientepopodimeno. Quando mai si è visto un inquirente fare una cosa del genere?

L’Eppo precisa che, per ora, non intende fornire alcun dettaglio. Dunque si possono fare solo ipotesi sugli aspetti che intende approfondire. Forse la sovrabbondanza delle dosi di vaccino: l’Ue ha stipulato contratti del valore di 71 miliardi per avere fino a 4,6 miliardi di dosi, mentre gli abitanti Ue sono 477 milioni. Di fronte a questo, si sono ribellati alcuni Stati membri che non intendono pagare il conto.

Oppure all’Eppo interessano i rilievi della Corte dei Conti Ue, tipo il fatto che i contratti per i vaccini sollevano i produttori dei vaccini stessi da alcuni rischi normalmente a loro carico.

 O ancora, la procura anti-frode vuole vedere chiaro negli sms che la presidente della Commissione europea, Ursula von der Layen, ha scambiato con l’amministratore delegato di Pfizer e che poi sono svaniti nel nulla.

Si sa però che un’eurodeputata francese, Michèle Rivasi, ha chiesto l’apertura delle indagini. Lo ha reso noto ella stessa su Twitter. Non è dato di sapere, tuttavia, se sia stata l’unica.

L’Eppo è incaricata di indagare, perseguire e portare in giudizio i reati che ledono gli interessi finanziari dell’Ue, compresi frodi e corruzione. Al suo vertice siede la romena Laura Codruţa Kövesi. L’hanno scelta il Parlamento europeo e il Consiglio Ue, l’istituzione che rispecchia i governi degli Stati membri.

Compiti e funzionamento dell’Eppo sono definiti dal Regolamento UE 2017/1939.

 Per cercare di descrivere in poche righe una materia articolata e complessa, si può dire che l’Eppo di solito si limita a segnalare i presunti reati alle magistrature degli Stati Ue. Tocca poi alle autorità giudiziarie nazionali effettuare le indagini.

Però – ed è il caso dei vaccini Covid – l’Eppo talvolta ha la possibilità di effettuare direttamente le indagini. Accade essenzialmente quando si verifica almeno una di queste due circostanze: reati particolarmente gravi; coinvolgimento di funzionari Ue o membri delle istituzioni Ue.

Anche quando l’Eppo indaga in prima persona, tuttavia, non ha autonomia assoluta nella ricerca degli elementi di prova. Deve rivolgersi agli Stati Ue competenti per territorio. Questi ultimi sono tenuti a far sì che l’Eppo possa disporre o richiedere determinati atti. Si tratta ad esempio delle perquisizioni e dell’acquisizione di dati informatici e bancari o di comunicazioni elettroniche. Fra queste ultime rientrano anche gli sms scambiati fra la presidente della Commissione europea e l’amministratore delegato di Pfizer. Sempre che, ovviamente, l’Eppo li consideri di suo interesse.

L’Unione europea non dispone né di tribunali penali né galere. Anche nelle occasioni in cui l’Eppo indaga direttamente, il suo ruolo si esaurisce con la scelta (i criteri sono complicati!) dello Stato membro nel quale esercitare l’azione penale.

Questo avviene quando, ovviamente, la procura europea ha raccolto durante le indagini elementi tali da convincersi che il caso deve sfociare in un processo.

A questo punto avviene il passaggio del testimone con una magistratura nazionale, che procede in base al diritto nazionale. È tenuta a non scartare a priori gli elementi raccolti dall’Eppo durante le sue indagini ma a valutarli “liberamente”.

 Significa che può trovarli soddisfacenti, oppure no, per il rinvio a giudizio e la celebrazione di un processo.

 

 

 

CRISI GAS: PER LE AZIENDE È PIÙ VANTAGGIOSO

PERDERE CLIENTI CHE RIFORNIRLI DI ENERGIA,

INTANTO LA UE RESTA IMMOBILE.

Visionetv.it – Giulia Burgazzi – (21 Ottobre 2022) – ci dice:                                  

La crisi del gas e dell’energia somiglia ormai ad un cavallo imbizzarrito che rischia di travolgere famiglie ed imprese. L’Unione europea, che ha scatenato il problema imponendo le sanzioni alla Russia, è come mummificata.

L’ennesimo summit sulle ennesime proposte della Commissione europea per affrontare la situazione si è chiuso verso le quattro di stamattina, venerdì 21 ottobre, con un sostanziale nulla di fatto.

Ok solo ai futuri acquisti comuni di gas per riempire il 15% degli stoccaggi e all’obbligo di solidarietà: se uno Stato resterà senza gas, gli altri dovranno darglielo.

Poi tante parole su ulteriori approfondimenti ed ulteriori proposte. Un modo molto educato per dire che si sono presi a pugni (verbali) e che non sono d’accordo su nulla.

Checché se ne dica e se ne scriva, Draghi non ha salvato un bel niente.

Il summit non ha spostato una sola virgola rispetto ai prezzi insopportabili del gas e alla sua scarsa disponibilità. Basta leggere con attenzione il comunicato stampa UE invece dei grandi media. Dunque non si vedono schiarite all’orizzonte: le famiglie e le imprese continueranno ad essere strozzate dalle bollette e dai razionamenti.

In seguito ad una scelta di lunga data dell’Ue, il prezzo di tutto il gas (e dunque anche il prezzo che compare sulle bollette) è dato dal prezzo del poco gas scambiato al TTF, una Borsa speculativa con sede ad Amsterdam.

Ne ha parlato l’avvocato Della Luna durante la puntata di “Dietro il sipario” di ieri, suggerendo la necessità di difendersi dai rincari applicati dalle aziende fornitrici di gas: esse in realtà acquistano la quasi totalità del gas a prezzi ben più bassi.

Si tratta di un problema reale, ma all’interno di questo ne sta emergendo un altro: paradossale e altrettanto grave. Diverse aziende del gas stanno mandando disdette ai clienti. Esercitano quello che i burocrati chiamano “diritto di recesso unilaterale”. Praticamente, quando sono in vigore vecchi contratti che stabiliscono un prezzo fisso del gas molto basso e lontanissimo da quello corrente, le aziende preferiscono perdere i clienti piuttosto che perdere dei soldi continuando a rifornirli di gas.

Su questo si è espressa l’ARERA, l’autorità per la regolazione dell’energia.

Dice in sostanza che un comportamento del genere da parte delle aziende è legittimo, a patto però che il cliente consumi meno di 20.000 metri cubi di gas all’anno e che il “diritto di recesso unilaterale” dell’azienda sia esplicitamente previsto dal contratto.

 Inoltre, dice l’ARERA, la sospensione della fornitura di gas deve essere annunciata con un preavviso di almeno sei mesi. Nel caso di consumi superiori al 20.000 metri cubi annui, invece, le aziende del gas possono esercitare il “diritto di recesso unilaterale” solo dopo essersi rivolte ad un giudice che accerti la “impossibilità sopravvenuta” o la “eccessiva onerosità” del contratto.

Il comportamento delle aziende che preferiscono perdere i clienti piuttosto che perdere i soldi deriva da un provvedimento del governo Draghi.

Nell’agosto scorso, ha vietato alle aziende dell’energia di modificare unilateralmente i contratti fino al 30 aprile. Modifiche unilaterali del genere riguardavano di regola i vecchi contratti a prezzo fisso e si traducevano, ovvio!  In un rincaro salato.

Dietro alle modifiche unilaterali che Draghi ha vietato alle aziende, potevano esserci ingordigia di guadagno e volontà di speculare.

Ma potevano anche esserci problemi reali: l’impossibilità effettiva di mantenere i prezzi pattuiti tempo fa. Questa impossibilità, se davvero esiste, deriva da errori dei manager, certo. Ma chi mai avrebbe pensato, anche solo un anno fa, che il gas avrebbe preso prezzi così folli?

Così fatta la legge, trovato l’inganno. E se le aziende preferiscono perdere i clienti, è segno che i problemi legati al prezzo dell’energia sono davvero gravi.

(GIULIA BURGAZZI)

 

 

 

La guerra in Ucraina: Made

In Washington, non Mosca.

Unz.com - MIKE WHITNEY – ( 22 OTTOBRE 2022) – ci dice:

 

“La tua gente non sente ancora un imminente senso di pericolo. Questo mi preoccupa. Non vedi che il mondo viene trascinato in una direzione irreversibile? Nel frattempo, la gente fa finta che non stia succedendo niente. Non so più come mettermi in contatto con te".

 Il presidente russo Vladimir Putin, You Tube.

I russi hanno messo in allerta le loro armi nucleari. Questo è uno sviluppo davvero significativo... Stanno... inviandoci un segnale molto potente su quanto seriamente prendono questa crisi. Quindi, se iniziamo a vincere e i russi iniziano a perdere, devi capire che quello di cui stiamo parlando qui, è appoggiare una grande potenza nucleare – che vede ciò che sta accadendo come una minaccia esistenziale – in un angolo. Questo è davvero pericoloso. Torna alla crisi dei missili cubani. Non credo che quello che è successo nella crisi dei missili cubani sia stato così minaccioso per noi come questa situazione lo è per i russi. Ma se torni indietro e guardi a cosa pensavano i decisori statunitensi in quel momento, erano spaventati a morte". (Mearsheimer: I rischi di "appoggiare la Russia in un angolo”)

 

Putin non vuole che i missili nucleari di Washington siano parcheggiati al suo confine occidentale in Ucraina. Per motivi di sicurezza, non può permetterlo. Lo ha reso estremamente chiaro più e più volte. Come ha detto il 21 dicembre 2021, più di un mese prima dell'inizio della guerra:

"Se i sistemi missilistici degli Stati Uniti e della NATO vengono schierati in Ucraina, il loro tempo di volo per Mosca sarà di soli 7-10 minuti, o anche di cinque minuti per i sistemi ipersonici".

Nessun presidente americano permetterebbe a un potenziale avversario di schierare i propri missili nucleari in siti lungo il confine messicano-americano. I rischi per la sicurezza nazionale sarebbero troppo grandi.

In effetti, Washington rimuoverebbe quei siti missilistici con la forza delle armi senza battere ciglio. Lo sappiamo tutti. Allora, perché lo stesso standard non viene applicato alla Russia?

Perché i politici si schierano con gli Stati Uniti e la NATO quando tutte le parti coinvolte sanno cosa c'è in gioco e sanno che hanno tutte firmato trattati che promettono “di non migliorare la propria sicurezza a spese dei loro vicini”?

Questi non sono solo "impegni verbali" privi di significato che sono stati presi in conversazioni casuali davanti a un cocktail; queste sono promesse che sono state firmate in trattati che i firmatari sono tenuti a onorare.

(Nota: gli Stati Uniti e tutte le nazioni della NATO hanno firmato trattati – Istanbul nel 1999 e Astana nel 2010 – che stabiliscono che non possono migliorare la propria sicurezza a spese degli altri.)

Non c'è dubbio che l'espansione della NATO accresca la sicurezza dell'Ucraina mentre indebolisce la sicurezza della Russia. Questo è indiscutibile. E non è solo una violazione dei trattati, ma una chiara provocazione che equivale a una dichiarazione di guerra.

Dai un'occhiata a questo breve estratto da un articolo di Ray McGovern che mette in luce alcuni dei dettagli cruciali che sono stati omessi dai media occidentali:

Il presidente Vladimir Putin ha ripetutamente avvertito della minaccia esistenziale che crede che la Russia debba affrontare da quelli che la Russia chiama “missili d'attacco offensivi” come il Tomahawk e, infine, missili ipersonici lungo il suo confine occidentale.

I cosiddetti "siti ABM" già installati in Romania e in fase di completamento in Polonia possono ospitare Tomahawk e missili ipersonici durante la notte con l'inserimento di un disco di computer... Lo stesso Putin lo ha chiarito in modo lampante in una presentazione insolita a un piccolo gruppo di giornalisti occidentali sei anni fa.

Il 21 dicembre 2021, il presidente Putin ha detto ai suoi leader militari più anziani:

“È estremamente allarmante che elementi del sistema di difesa globale statunitense vengano schierati vicino alla Russia. I lanciatori Mk 41, che si trovano in Romania e saranno schierati in Polonia, sono adattati per lanciare i missili d'attacco Tomahawk.

Se questa infrastruttura continua ad andare avanti e se i sistemi missilistici statunitensi e NATO vengono schierati in Ucraina, il loro tempo di volo per Mosca sarà di soli 7-10 minuti, o anche di cinque minuti per i sistemi ipersonici. Questa è una grande sfida per noi, per la nostra sicurezza”.

Il 30 dicembre 2021, Biden e Putin hanno parlato al telefono su richiesta urgente di Putin. La lettura del Cremlino affermava:

"Joseph Biden ha sottolineato che la Russia e gli Stati Uniti condividevano una responsabilità speciale per garantire la stabilità in Europa e nel mondo intero e che Washington non aveva intenzione di dispiegare armi d'attacco offensive in Ucraina".

Yuri Ushakov, uno dei massimi consiglieri di politica estera di Putin, ha sottolineato che questo era anche uno degli obiettivi che Mosca sperava di raggiungere con le sue proposte di garanzie di sicurezza agli Stati Uniti e alla NATO.

... Il 12 febbraio 2022, Ushakov ha informato i media sulla conversazione telefonica tra Putin e Biden all'inizio di quel giorno.

“La chiamata è stata una sorta di seguito alla conversazione telefonica del 30 dicembre. ... Il presidente russo ha chiarito che le proposte del presidente Biden non affrontavano realmente gli elementi centrali e chiave delle iniziative della Russia né per quanto riguarda la non espansione della NATO, né il non dispiegamento di sistemi di armi d'attacco sul territorio ucraino ... A questi punti, NON abbiamo ricevuto alcuna risposta significativa”.

Il 24 febbraio 2022 la Russia ha invaso l'Ucraina. Posso capire perché così tanti americani credono che la Big Lie sia stata "non provocata", perché semplicemente non lo sanno". ("Relentless: JFK su Cuba; Putin sull'Ucraina, “Ray McGovern, antiwar.com)

Cosa significa questo?

Significa che Biden si è ritirato dal suo impegno originale. Significa che Washington ha rifiutato di prendere in considerazione anche le modeste e legittime richieste di sicurezza di Putin prima dell'invasione russa. Significa che Washington sapeva che la minaccia dell'espansione della NATO – e in particolare la minaccia di missili letali sul confine occidentale della Russia – non avrebbe dato a Putin NESSUNA SCELTA se non quella di rispondere militarmente per stabilire il proprio cuscinetto di sicurezza. Putin ha riassunto così:

“Non stiamo minacciando nessuno... Abbiamo chiarito che qualsiasi ulteriore movimento della NATO verso est è inaccettabile. Non c'è niente di poco chiaro su questo. Non stiamo schierando i nostri missili al confine degli Stati Uniti, ma gli Stati Uniti stanno schierando i loro missili sotto il portico di casa nostra. Chiediamo troppo? Stiamo solo chiedendo che non dispieghino i loro sistemi di attacco a casa nostra…. Cosa c'è di così difficile da capire a riguardo?" ("Putin della Russia, gli Stati Uniti stanno parcheggiando missili sotto il portico di casa nostra", YouTube)

Qualsiasi persona ragionevole concluderebbe che Putin aveva una pistola puntata alla testa e doveva fare "ciò che farebbe qualsiasi leader responsabile" in una situazione simile.

 

Ma Putin NON ha fatto 'quello che farebbe qualsiasi leader responsabile'. Invece, ha aspettato. Sì, ha presentato le sue "richieste di sicurezza" pubblicamente e con forza un certo numero di volte, ma la minaccia dell'adesione dell'Ucraina alla NATO non è stata il filo che ha portato all'invasione. Ciò che ha costretto Putin a invadere è stato il bombardamento di civili di etnia russa in un'area dell'Ucraina orientale chiamata Donbas. Come abbiamo notato in un precedente articolo.

Cosa successe veramente?

Il 16 febbraio, ben 8 giorni prima dell'invasione russa, i bombardamenti del Donbas aumentò notevolmente e si intensificò costantemente per la settimana successiva "fino a oltre 2.000 al giorno il 22 febbraio".

La stragrande maggioranza di queste esplosioni è stata registrata nei riepiloghi giornalieri da osservatori dell'OSCE che erano in prima linea. In altre parole, i registri sono stati tenuti da professionisti qualificati che hanno raccolto prove documentate del massiccio bombardamento da parte dell'esercito ucraino di aree abitate dalla loro stessa gente.

 Ad oggi, non abbiamo letto nemmeno un analista che abbia contestato questo catalogo di prove documentate.

 Invece, i media fingono semplicemente che la prova non esiste.

Hanno semplicemente cancellato del tutto i bombardamenti dalla loro copertura per plasmare una versione degli eventi incentrata su Washington che ignori completamente la documentazione storica". (" Alcuni di noi non pensano che l'invasione russa sia stata "aggressione", Unz Review)

Come abbiamo detto, questo è stato il trip-wire che ha innescato l'invasione russa.

 L'"Operazione Militare Speciale" era essenzialmente una missione di salvataggio strettamente collegata a una questione urgente di sicurezza nazionale. Tuttavia, la prossima causa della guerra non è stata l'allargamento della NATO, ma il bombardamento di aree civili nel Donbas.

Questa settimana è stata rilasciata su Internet una registrazione audio riservata dell'ex Primo Ministro italiano Silvio Berlusconi a conferma che la nostra versione degli eventi che hanno portato all'invasione russa è, in effetti, accurata.

Ecco di più da un articolo su RT:

Secondo quanto riferito, l'ex primo ministro italiano ha accusato Kiev di aver incitato al conflitto con la Russia...

Secondo quanto riferito, l'ex primo ministro italiano Silvio Berlusconi ha affermato che Kiev ha innescato un conflitto con la Russia rinnegando un piano di pace per l'Ucraina orientale (Il Trattato di Minsk) , suggerisce un nastro fornito ai media ...

Parlando con i membri del suo partito Forza Italia su “Martedì”, secondo quanto riferito, Berlusconi ha offerto un punto di vista sull'origine della crisi ucraina che si è scontrata con la narrativa favorita dalla NATO di un'aggressione russa non provocata contro il suo vicino. …

Nella clip audio, si può sentire Berlusconi che accusa Kiev di non aver mantenuto per anni un accordo di pace con le Repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk. Quando il presidente ucraino Volodymyr Zelensky è salito al potere nel 2019, ha "triplicato" gli attacchi alle regioni, ha affermato il politico.

Donetsk e Lugansk hanno chiesto la protezione di Mosca, ha continuato. Il presidente russo Vladimir Putin ha inviato truppe in Ucraina…” (“Berlusconi cestina la narrativa della NATO sull'Ucraina – media”, RT)

Qualunque cosa si pensi di Berlusconi, la sua versione dei fatti combacia perfettamente con il rapporto sull'intensificarsi dei bombardamenti prodotto dagli osservatori dell'Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa. (OSCE) Ci si può solo chiedere perché i media non abbiano indagato su queste affermazioni palesemente credibili che mettono in serio dubbio la versione ufficiale di "Chi ha effettivamente iniziato la guerra in Ucraina"?

In una recente intervista su You Tube, il colonnello Douglas MacGregor ha spiegato come Putin abbia compiuto ogni sforzo per garantire la sicurezza dei russi etnici che vivono sotto assedio in Ucraina, facendo appello agli Stati Uniti e all'UE affinché affrontino la situazione e stabiliscano una via per fermare la violenza. Le richieste di Putin, tuttavia, sono rimaste nel vuoto.

 Ecco come MacGregor lo ha riassunto:

“Putin ha cercato disperatamente di convincere gli inglesi, i francesi, i tedeschi e noi a capire che i suoi cittadini russi dovrebbero essere trattati allo stesso modo davanti alla legge, proprio come i cittadini ucraini all'interno di questo grande stato multietnico.

(Ma) Zelensky ei suoi amici hanno detto 'No. O diventi quello che siamo o ne esci.' E ciò ha portato a questo tragico intervento (russo). ….

La Russia non aveva alcun interesse a "conquistare l'Ucraina" o ad imbattersi in Kiev e "fare la pace puntando una pistola". Ma, ora, Zelensky è stato intransigente e i suoi gestori sono stati intransigenti perché noi (gli Stati Uniti) abbiamo deciso che avremmo "insanguinato la Russia".

Li avremmo sanzionati e distrutto la loro economia. Stavamo per ucciderne centinaia di migliaia e, alla fine, piegare la Russia alla nostra volontà e costringerli a diventare soggetti del più vasto sistema finanziario globale dominato dagli americani.

Non ha funzionato. Tutte le sanzioni si sono ritorte contro. Ora sono i nostri alleati europei ad essere in guai disperati.

 Anche noi siamo in guai disperati, solo che non è così grave come in Europa. E, per di più, non siamo affatto riusciti a distruggere l'esercito russo. È tenuto insieme molto, molto bene e, come ho detto, in questo momento c'è questa operazione di economia della forza nel sud, dove c'è un massiccio accumulo di forze da Minsk fino alla Russia occidentale che verrà lanciata alla fine (suppongo) quando il terreno gela perché quello è il momento migliore per operare su quel tipo di terreno.

Prima vi ho detto di cosa si tratta veramente: c'è questo tentativo di distruggere la Russia. Abbiamo deciso di farne questo nemico di sangue che deve essere eliminato perché si rifiuta di marciare lungo la strada che l'Europa ha.”                                       (“Costruzione massiccia”, Colonnello Douglas MacGregor”, You Tube)

 

Non sono mai state dette parole più vere: gli Stati Uniti hanno deciso di fare della Russia il suo nemico di sangue perché si rifiuta di fare clic sui tacchi e fare come viene detto. La Russia rifiuta di essere un altro lacchè piagnucoloso nell'esaltato "Sistema basato sulle regole".

Quindi, ora siamo in una vera e propria guerra di terra con la Russia; una guerra che è stata inventata, istigata, finanziata, guidata e micro-gestita da Washington.

Una guerra che, secondo qualsiasi criterio oggettivo, è la guerra di Washington tanto quanto l'Iraq e l'Afghanistan lo erano le guerre di Washington.

La differenza questa volta è che il nostro nemico non solo può difendersi, ma ha i mezzi per ridurre gli Stati Uniti continentali a un mucchio di macerie fumanti. Ci viene in mente un commento fatto di recente da Putin che sembra essere passato inosservato ai media.

 Egli ha detto:

"Difenderemo la nostra terra con tutte le forze e le risorse che abbiamo e faremo tutto il possibile per garantire la sicurezza della nostra gente".

Ci auguriamo che qualcuno del team Biden sia abbastanza intelligente da capire cosa significa.

 

 

 

L’Olanda si prepara alla fine dell’euro

 e ne discute in parlamento.

E da noi che si fa?

 Maurizioblondet.it - Maurizio Blondet – (24 Ottobre 2022) – ci dice:

(Veritas Liberabit Vos)

E se l’euro cade? La Camera dei Deputati può prendere visione dei piani di emergenza.

Gli olandesi discutono in parlamento del piano B per il probabile crollo dell’euro.  (riferisce RTL News)

Entro poche settimane la Camera dei Deputati potrà vedere quali scenari segreti sono pronti al Ministero delle Finanze in caso di emergenza intorno all’euro. Lo hanno sollecitato diversi parlamentari, ora che la situazione economica è diventata molto incerta.

 

Il ministro delle finanze Sigrid Kaag promette in una lettera che la Camera potrà prendere visione dei piani realizzati durante o dopo la precedente grave crisi nell’UE.

Nel 2014 l’allora ministro delle Finanze Jeroen Dijsselbloem ha ammesso che erano stati creati scenari di emergenza che si sarebbero attivati se l’euro dovesse cadere.

Torna il Fiorino.

Le conseguenze di ciò sono difficilmente prevedibili. Se l’euro perde (quasi) tutto il suo valore, semplicemente non puoi comprare nulla con esso. Le aziende non possono più ottenere credito, importare è completamente impossibile e le banche stanno crollando.

Per prevenire il più possibile ciò, è stato addirittura pianificato l’introduzione di una nuova valuta, se necessario, il fiorino 2.0.

Segreto.

Quei piani sono stati tutti tenuti nella massima segretezza, perché potrebbero portare inutilmente a grandi disordini se dovessero finire per strada.

“Non ne parliamo mai pubblicamente perché non è auspicabile pubblicizzare il proprio scenario di crisi, non solo perché è altamente speculativo, ma anche perché incide sulle relazioni estere e potrebbe incidere sul mercato dei capitali”, ha affermato il ministro Kaag.

Tuttavia, su richiesta, tra gli altri, dei membri Pieter Omtzigt e Derk Jan Eppink (JA21), l’Aula può comunque prendere visione dei documenti. Entro poche settimane, l’Aula avrà accesso riservato a una sintesi della “preparazione agli scenari di crisi intorno all’euro”. I piani restano quindi segreti, ma in questo modo l’Aula può verificare se quei preparativi valgono qualcosa.

Grandi tensioni.

“Al momento ci sono grandi tensioni e le vediamo scoppiare nel Regno Unito da un po’. È positivo che un governo sia sempre ben preparato per ogni scenario immaginabile, anche se lo scenario è improbabile”, dice Omtzigt. “Da deputato devi controllare il governo: c’è la politica giusta, gli scenari giusti hanno funzionato bene?”

Il fatto che i piani di emergenza siano nuovamente sotto i riflettori è perché la situazione economica nell’UE si è deteriorata molto rapidamente. Un anno fa, non sembrava altro che un granello nell’aria. Le economie stavano crescendo rapidamente, la crisi del corona virus è stata praticamente superata e per questo c’era un grande ottimismo.

Prendi in prestito di più, tassi di interesse più alti.

Ma a causa della guerra in Ucraina e dell’elevata inflazione senza precedenti, le cose ora sembrano molto diverse. Centinaia di miliardi di euro sono presi in prestito dai paesi della zona euro per sostenere famiglie e imprese mentre i tassi di interesse sono in aumento.

La combinazione di debito più alto e interessi più elevati è negativa. Ciò significa anche che crescono le preoccupazioni che alcuni paesi non saranno più in grado di adempiere ai propri obblighi di pagamento.

E la lezione della crisi greca è che se un paese dell’euro è sull’orlo del collasso, l’intera zona euro – e quindi l’euro – è in pericolo.

Perché mancano i dollari.

Mitt Dolcino:

il dollaro che si rivaluta sull’euro va necessariamente correlato al trade surplus EU divenuto nottetempo trade deficit.

Ossia oggi in EU mancano i dollari per pagare le fatture dollari, ad es. del petrolio che sale…

Ed il motivo è la crisi economica indotta dai prezzi del gas alle stelle, che rendono NON competitiva l’EU nel suo complesso ed anzi spingono a chiudere la manifattura EU.

Dunque devono vendere euro per comprare dollari!

(Che poi la salita dei prezzi di gas e power sia stata voluta dall’EU nel 2021 PRIMA DELLA GUERRA UCRAINA è la constatazione da fare, che invece nessuno fa).

Mi domando come facciano in policy makers italiani a decidere per il bene del paese se non capito tale banalità…

DWN:

La Fed sta inviando silenziosamente 11 miliardi di dollari in Svizzera.

La mancanza di dollari sta schiacciando il sistema finanziario?

A cosa serve la funzione di scambio?

La BNS è una delle sole cinque banche centrali estere con cui la Fed ha stabilito linee permanenti di swap in valuta. Questi sono disponibili anche per la Banca centrale europea, la Banca del Giappone, la Banca d’Inghilterra e la Banca del Canada.Le strutture di swap in dollari permanenti con la Fed consentono alle cinque banche centrali affiliate di fornire finanziamenti di emergenza in dollari alle istituzioni finanziarie nelle rispettive giurisdizioni.

Le linee di scambio sono state parte integrante dell’architettura finanziaria globale dal 2013, anche se raramente e in misura limitata. In caso di crisi gravi, come nel marzo 2020, ad altre banche centrali potrebbe essere concesso un accesso temporaneo.

In teoria, gli swap funzionano in entrambi i modi, ma in realtà la Fed ha poco bisogno di euro, yen, franco, sterlina o addirittura dollaro canadese. Piuttosto, si tratta di dare alle altre cinque grandi banche centrali l’accesso ai dollari.

Al di fuori delle crisi, le linee di scambio non vengono utilizzate, vengono effettuati solo test occasionali per verificarne la prontezza operativa. Lo swap di sette giorni della BNS questa settimana è di gran lunga l’importo più alto che la BNS abbia mai chiamato.

Gli 11,09 miliardi di dollari richiamati sono quasi cinque volte il record precedente durante il crash di Corona. Nell’aprile 2020, la Federal Reserve ha preso in prestito 2,34 miliardi di dollari. E durante la crisi dell’euro, gli swap erano sempre al di sotto dei 400 milioni di dollari.

La Banca centrale europea ha richiamato $ 210,5 milioni di swap questa settimana e la Banca del Giappone $ 1 milione. Ma questi importi sono trascurabili rispetto all’uso massiccio da parte della Banca nazionale svizzera.

Le banche svizzere stanno solo facendo un arbitraggio?

Il problema attuale, se proprio esiste, è ovviamente limitato alla Svizzera. Il Wall Street Journal la scorsa settimana ha suggerito che potrebbe semplicemente essere che le banche svizzere ora hanno una redditizia opportunità di arbitraggio.

Secondo gli economisti e gli operatori di mercato del Credit Suisse, le linee di swap rappresentano un modo semplice per le banche svizzere di trarre profitto dalle piccole differenze dei costi finanziari.

Le banche possono prendere in prestito dollari dalla BNS (attraverso la linea di swap) per una settimana. Quindi scambiano questi dollari con franchi svizzeri, ma devono pagare solo lo 0,20 percento circa.

Possono quindi restituire quei franchi alla BNS tramite un’asta di riacquisto della durata di una settimana, che paga alle banche lo 0,45%. La banca trattiene la differenza tra i due importi, circa 0,25 punti percentuali.

Alcune banche nazionali possono guadagnare ancora di più se possono parcheggiare i franchi extra durante la notte presso la BNS, dove i tassi di interesse sono stati recentemente aumentati allo 0,5 per cento.”

Se il sospetto del Wall Street Journal dovesse essere vero, sembrerebbe essere un abuso della struttura di scambio. Dopotutto, la Fed non consente agli swap di consentire alle banche svizzere di guadagnare denaro senza rischi a spese delle banche centrali.

O la carenza di dollari di una banca svizzera sta aumentando?

Il blog finanziario statunitense ZeroHedge ha un’ipotesi diversa su cosa potrebbe esserci dietro l’uso della struttura di swap da parte della BNS, pubblicando venerdì un articolo intitolato “La Fed invia silenziosamente 11 miliardi di dollari alla Svizzera in mezzo all’onda d’urto degli Stati Uniti”. I finanziamenti in dollari schiacciano le banche centrali”.

ZeroHedge ricorda il caos nel mercato finanziario britannico un mese fa. All’epoca crescevano i timori che la storica carenza di dollari stesse causando un collasso sistemico. I mercati si calmerebbero se la Fed desse un segnale che avrebbe stampato tutto il denaro necessario per combattere la carenza di dollari.

“Sebbene la Fed non abbia ancora fatto un annuncio ufficiale, ha tranquillamente donato alla Banca nazionale svizzera 3,1 miliardi di dollari per coprire un deficit di dollari come abbiamo fatto pochi giorni fa.

 

Sorprendentemente, questa è stata la prima volta che la Fed ha inviato dollari alla BNS quest’anno, e la prima volta che la Fed ha utilizzato la linea di swap in larga misura (a parte inviare di tanto in tanto un importo simbolico alla BCE)!

Ma non sarà certamente l’ultima – come abbiamo avvertito, è prevedibile un uso molto maggiore delle linee di swap della Fed poiché il mondo soffoca a causa della carenza globale di dollari.

E infatti, una settimana dopo [la scorsa settimana], la Fed ha annunciato di aver raddoppiato l’importo del suo swap in USD […] con la Banca nazionale svizzera, inviando circa 6,27 miliardi di dollari per evitare una crisi di finanziamento.

E poi, proprio quando pensavi che le cose si sarebbero normalizzate con l’impennata delle azioni del Credit Suisse, ha raddoppiato di nuovo l’importo. [Questa settimana] la Fed ha quasi raddoppiato la quantità di liquidità statunitense inviata in Svizzera: da $ 6,3 miliardi a $ 11,1 miliardi.

Il numero raddoppia all’incirca ogni settimana. Sorprendentemente, questa non è stata solo la terza volta consecutiva che la Fed ha trasferito dollari alla BNS quest’anno, ma anche il più grande trasferimento di swap in USD nella storia!

ZeroHedge ammette di non sapere perché un istituto finanziario in Svizzera avesse bisogno di oltre 11 miliardi di dollari in denaro a buon mercato solo questa settimana. Ma il blog finanziario ha “una buona idea di chi potrebbe essere il colpevole”, ovvero la banca svizzera Credit Suisse.

“Il prossimo pivot della Fed non avrà nulla a che fare con il raggiungimento o meno del suo obiettivo di inflazione, ma con l’impatto devastante dell’aumento del dollaro (un record di circa $ 20 trilioni di richieste di margine) sul resto del mondo”.

Presidente colombiano: “Gli USA stanno distruggendo tutte le economie del mondo”.

Il presidente socialista della Colombia, Gustavo Petro, eletto quattro mesi fa, ha pronunciato un duro discorso contro gli Stati Uniti e la loro politica monetaria. Nello specifico, ha reso la politica statunitense responsabile della quasi inevitabile grave crisi economica, che rischia di colpire non solo la Colombia ma quasi l’intero Paese. Le dichiarazioni centrali sono state preparate sul sito web della testata giornalistica colombiana “Semana”.

Il nuovo capo di Stato ha promesso alla popolazione di affrontare tempi difficili in vista di un’inevitabile recessione. Petro vede “pesanti nuvole temporalesche economiche e sociali” addensarsi sul paese.

Il danno conseguente della politica finanziaria americana è enorme. “Gli Stati Uniti stanno rovinando praticamente tutte le economie del mondo, l’economia tedesca è distrutta, i russi, gli ucraini, tutti sono colpiti”, ha detto Petro.

In particolare, è cupo riguardo al futuro dell’Europa, sebbene ritenga che i problemi siano in gran parte interni. “Gli europei hanno scatenato una guerra nel loro stesso continente che è principalmente una guerra per il gas e l’energia. […] E dopo questa guerra, l’economia europea crolla. La potente Germania sta cadendo in recessione e, chi l’avrebbe mai pensato, l’Inghilterra, l’ex potenza coloniale, l’Impero britannico, sta sprofondando in una profonda crisi economica”.

A suo avviso, l’economia dell’America Latina deve subire un danno ingiustificato. “Negli Stati Uniti si prendono decisioni per proteggersi, a volte senza pensare a cosa faranno quelle azioni, e di conseguenza le economie dei paesi latinoamericani vengono prosciugate. Siamo soggetti a interessi di potere che non hanno in mente il benessere del semplice lavoratore, ma il proprietario del sistema finanziario globale”, ha affermato Petro.

“Le nostre valute stanno cadendo tutte, non solo il peso colombiano”, ha detto Petro. Si è anche lamentato del fatto che gli Stati Uniti stavano de facto rubando alla Colombia la sua ricchezza di materie prime. “I dollari accumulati in Colombia, che sono arrivati ​​in Colombia dall’esportazione di carbone e petrolio, stanno andando via. Entrambi sono proprietà pubblica della nazione”.

L’ambasciatore degli Stati Uniti in Colombia, Francisco Palmieri, ha subito risposto all’attacco del presidente dicendo: “Per quanto riguarda la situazione economica mondiale, i motivi sono molteplici: l’aggressione della Russia contro l’Ucraina è una grave minaccia per l’economia mondiale. Non credo che dovremmo pensare a chi incolpare (anche se lo ha fatto implicitamente lui stesso, ndr), ma piuttosto concentrarci su come, lavorando insieme, possiamo ottenere il necessario per migliorare la crescita economica e promuovere lo sviluppo. disse l’ambasciatore.

L’offerta di dollari vacilla.

Le dichiarazioni del neoeletto presidente sono inframmezzate dalla tipica retorica accusatrice socialista, ma hanno un nucleo di verità.

La maggior parte del commercio mondiale (in particolare energia, materie prime e cibo) è denominato in valuta statunitense, il che significa che un dollaro forte rende più costose le importazioni essenziali nel paese interessato.

Molte valute sono legate al dollaro USA o il dollaro funge da valore di riferimento con intervalli ristretti. Il livello dei tassi di interesse negli Stati Uniti determina quindi i tassi di interesse e i tassi di cambio in tutto il mondo. Ciò vale in particolare per l’America Latina, dove il dollaro o è il mezzo di pagamento ufficiale o, come in Colombia, circola come valuta parallela stabile accanto alla valuta nazionale, talvolta soppiantandola.

Anche la Federal Reserve (Fed) statunitense ha rafforzato massicciamente il dollaro con la sua spietata politica di rialzo dei tassi di interesse, che mira principalmente a combattere l’inflazione negli Stati Uniti. La Fed ha alzato i tassi di interesse con rapidi incrementi al 3,75%. Il mercato prevede un aumento al 5,0 per cento entro la fine dell’anno. L’aumento dei tassi di interesse sulle obbligazioni in dollari ha reso più interessante detenere tali obbligazioni e, sulla scia delle turbolenze sui mercati finanziari, gli investitori stranieri hanno generalmente chiesto più dollari, considerati un rifugio sicuro in tempi di crisi.

Di conseguenza, il dollaro USA si è apprezzato enormemente rispetto a tutte le altre valute. L’indice del dollaro (il tasso di cambio del dollaro contro un paniere di valute rappresentativo) è ai massimi storici.

“Il dollaro è la nostra valuta, ma il tuo problema

Petro ha ragione nel dire che la US/Federal Reserve ha in mente solo le proprie preoccupazioni economiche e poca o nessuna preoccupazione per l’impatto del suo inasprimento della politica monetaria sul resto del mondo, anche se quello che sarebbe successo era abbastanza chiaro. La lotta all’inflazione è stata appena considerata la priorità assoluta e un dollaro forte è fondamentale. Al contrario, tutte le altre valute hanno subito una battuta d’arresto e ora stanno importando l’inflazione dagli Stati Uniti nel proprio paese.

In Colombia, il tasso ufficiale di aumento dei prezzi è attualmente dell’11,4%. Il peso colombiano ha continuato a scendere di recente, toccando un nuovo minimo storico mercoledì. Il dollaro USA era ancora scambiato a 3.900 pesos dopo la vittoria elettorale di Petro. Un dollaro ora costa 4.900 pesos, con un aumento del 20 per cento in pochi mesi.

Il fatto è: il dollaro sta diventando sempre più scarso. Ciò lascia tracce, in Colombia e nel mondo. Tuttavia, la politica statunitense non è l’unica responsabile del grave indebolimento della valuta nazionale. Lo sviluppo del tasso di cambio riflette anche la percezione del mercato del futuro economico della Colombia dopo l’acquisizione socialista. E questo è considerato – per usare un eufemismo – instabile. Questo ha le sue ragioni. In America Latina, molti paesi economicamente ben posizionati si sono trovati in una situazione precaria a causa della cattiva gestione socialista.

 

Interessante in questo contesto: nel suo discorso, il presidente Petro ha avvertito il settore petrolifero nazionale di non prelevare le proprie entrate dal paese. “Come governo, abbiamo consentito a società private come Ecopetrol di sfruttare questi beni statali in cambio di royalties. In cambio del pagamento delle tasse”, ha detto. E ha avvertito: “Non prelevare soldi in massa perché ci sono più opportunità in Colombia”.

Il settore è di grande importanza per l’economia. Le esportazioni di petrolio rappresentano circa un quarto delle esportazioni totali. Per quanto riguarda l’esplorazione di petrolio e gas, il ministro delle Finanze José Antonio Ocampo ha assicurato che “stiamo ancora esaminando ciò che è necessario in quest’area per garantire che il Paese abbia un buon volume di esportazioni e quindi la capacità di mantenere una solida bilancia dei pagamenti”.

Gli investitori stanno fuggendo dai titoli di stato colombiani.

I mercati sono scettici. Lo dimostrano i tassi di interesse sempre più precari sui titoli di Stato colombiani. Il rendimento dei titoli di stato con una durata residua di 10 anni è di un enorme 14,5 percento dopo l’aumento delle vendite. Questo è quasi un raddoppio negli ultimi 12 mesi e un aumento di 200 punti base solo questo mese.

Tra tutte le nazioni i cui mercati dei capitali sono totalmente o parzialmente aperti agli investitori stranieri, solo cinque paesi si classificano attualmente più in alto (Sri Lanka, Ucraina, Zambia, Egitto e Uganda).

Allo stesso tempo, il debito nazionale della Colombia, al 65 per cento della produzione economica, non è eccessivamente alto. Più preoccupante è il deficit del 7,1 per cento del PIL accumulato prima del cambio di governo.

Il presidente Petro sta ora pianificando un budget record per il 2023, con un aumento dei costi dei programmi sociali, dell’istruzione, dei sussidi militari e agricoli in particolare. L’agenzia di rating Standard & Poor’s valuta ancora il paese come BB+. Questo è il livello più alto che non è investment grade.

Secondo l’Institute of International Finance (IIF), il debito in dollari della Colombia rappresenta oltre il 20% del prodotto interno lordo.

In vista della drammatica svalutazione e dell’aumento dei tassi di interesse degli ultimi mesi, il ministro delle finanze si è sentito in dovere di fare una dichiarazione di calma ai mercati dei capitali.

Adotteremo politiche macroeconomiche responsabili, rispetteremo le regole fiscali, non ci saranno controlli sui cambi e diversificheremo le nostre esportazioni”, ha sottolineato.

Se i pesos continuano a crollare, è probabile che il governo di sinistra adotti misure drastiche nonostante queste dichiarazioni. I governanti socialisti e praticamente tutti i governi del mondo non lasciano semplicemente che i mercati facciano il loro corso se le cose vanno nella direzione sbagliata per un lungo periodo di tempo.

Almeno a breve termine, l’economia colombiana, che cresceva abbastanza stabilmente nel periodo pre-coronavirus, sta ancora andando relativamente bene. L’attività economica a settembre è stata dell’8,6% in più rispetto al mese precedente.

Positivo anche l’aumento del turismo estero di circa il 178 per cento rispetto all’anno precedente.

Con la Federal Reserve statunitense che interromperà virtualmente l’offerta di nuovi dollari, il turismo sarà ancora più importante del solito come fonte di valuta estera per la Colombia, che porta anche valuta estera preziosa nel paese.

 

 

 

UN MILIARDARIO DI ORIGINE EBREA

CHE FINANZIA UN REGIME NAZISTA

IN UCRAINA PER ESEGUIRE I SUOI ORDINI

NON VA OLTRE IL CINICO CALCOLO.

È IL CAPITALISMO.

Controinformazione.info - Finian Cunningham – Redazione - (18-10-2022) – ci dice:

Il regime di Kiev, sostenuto dalla NATO, sta promulgando nuove leggi draconiane che bandiranno tutta la libertà di parola dissenziente. Eventuali opinioni non allineate al regime sono da ritenersi traditrici e fuorilegge, anche soggette a persecuzioni e repressioni violente.

I nuovi poteri legali sanciscono una feroce campagna contro i media indipendenti in Ucraina che ha imperversato negli ultimi quattro anni sotto il presidente Vladimir Zelensky.

 I partiti politici di opposizione e le testate giornalistiche sono stati chiusi e giornalisti dissenzienti presi di mira con la violenza o costretti all’esilio.

La tendenza tossica contro la libertà di parola può essere fatta risalire al colpo di stato di Maidan sponsorizzato dalla CIA che ha rovesciato il governo eletto in Ucraina nel febbraio 2014.

Quel colpo di stato ha portato al potere un regime di estrema destra a Kiev che si vanta della passata collaborazione con la Germania nazista. Oltre un milione di ebrei furono sterminati dai nazisti ucraini per conto del Terzo Reich.

Le contraddizioni del regime di Kiev sono vertiginose. Secondo quanto riferito, il presidente in carica, Zelensky, è di origine ebraica.

Eppure il suo regime è sostenuto da paramilitari armati neonazisti come i battaglioni Azov e Aidar che costituiscono la spina dorsale delle forze armate ucraine.

 Il mecenate finanziario di Zelensky è l’oligarca ucraino Igor Kolomoisky, anch’egli ebreo, eppure Kolomoisky finanzia i paramilitari neonazisti.

I governi occidentali che affermano di essere i custodi della “democrazia” e della “libertà” hanno pompato miliardi di dollari di armi al regime fascista di Kiev guidato da un presidente ebreo.

 I governi e i media occidentali cercano di far quadrare questa contraddizione affermando che il regime di Zelensky è una “democrazia” e nascondendo i fatti della sua condotta nazista.

L’armamento dell’Ucraina dal 2014 da parte degli Stati Uniti e di altri membri della NATO sta spingendo incautamente a una guerra mondiale con la Russia. Le cosiddette democrazie occidentali sono allineate con il fascismo in una guerra incipiente contro la Russia che potrebbe sfociare in una catastrofe nucleare.

Per coloro che prestano attenzione storica alle vere cause e alla geopolitica della Seconda Guerra Mondiale – l’interazione tra le potenze occidentali e la Germania nazista – e la successiva Guerra Fredda, il presente confronto potrebbe non sorprendere.

Le relazioni di un personaggio pubblico occidentale con l’Ucraina sono particolarmente sbalorditive nella loro incongruenza.

George Soros, il miliardario filantropo americano, è stato uno dei primi sostenitori del cambiamento politico in Ucraina dopo la sua indipendenza dall’Unione Sovietica nel 1991.

Zelensky & Soros

Attraverso la sua Open Society Foundation, Soros ha incanalato milioni di dollari per promuovere l’acquisizione della “rivoluzione” Maidan a Kiev.

Soros ha lavorato mano nella mano con il governo degli Stati Uniti e le sue agenzie di cambio di regime della CIA, come National Endowment for Democracy e USAID, per creare “gruppi della società civile” e una litania di organizzazioni dei media che hanno spinto le opinioni anti-Russia.

La Open Society Foundation di Soros fino ad oggi proclama di “stare con l’Ucraina” e accusa la Russia di aver intrapreso un “assalto alla democrazia”.

 L’OSF ha un obiettivo di raccolta fondi di 45 milioni di dollari che, a suo avviso, saranno utilizzati per “proteggere la società civile ucraina”.

La realtà dietro la retorica dei segnali di virtù di Soros è che il regime di Kiev è dominato dalle forze naziste che sono intente a distruggere qualsiasi dissenso e libertà di parola, come dimostrano le leggi repressive sui nuovi media.

Anche le organizzazioni non governative occidentali finanziate da Soros come “Reporter senza frontiere” e il “Comitato per la protezione dei giornalisti” con sede negli Stati Uniti hanno condannato lo scioccante attacco alla libertà di parola da parte del regime di Zelensky.

Questa non è solo una sfortunata questione di tenere cattive compagnie. Soros e il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti, insieme all’allora vicepresidente Joe Biden, sono stati determinanti nel portare il regime di Kiev al potere nel 2014.

Sono stati determinanti nel costruirlo come una rabbiosa punta di diamante anti-Russia che ha ripudiato gli accordi di pace di Minsk del 2014-2015 e fomentò l’attuale guerra con la Russia.

Soros, che per molti anni ha espresso pubblicamente una profonda antipatia personale nei confronti del presidente russo Vladimir Putin, sembra aver usato abilmente l’Ucraina come terreno di gioco geopolitico per promuovere i suoi interessi personali e commerciali.

 Il capitalista miliardario ha gli occhi puntati sulla privatizzazione delle industrie ucraine nei settori dell’energia e dell’agricoltura. Naturalmente, gli interessi imperialisti di Washington e della NATO combaciavano perfettamente con l’apparente filantropia.

Soros è stato a lungo accusato di promuovere “rivoluzioni colorate” per conto di Washington per destabilizzare gli avversari geopolitici, Russia e Cina in particolare.

Il caso dell’Ucraina è particolarmente convincente. Il primo coinvolgimento di Soros nella promozione del violento colpo di stato di Kiev portò direttamente alla creazione di un regime reazionario estremo che serviva diligentemente gli interessi imperialisti di Washington contro la Russia causando miseria alla maggior parte degli ucraini.

La cabala al potere di Kiev è piena di corruzione, illegalità fascista e limitazione di una logora società civile sotto un presidente ebreo autocratico amato da Hollywood e dalle agenzie di intelligence statali occidentali.

Le grandiose affermazioni di Soros di sostenere il “giornalismo indipendente” e la “società civica” si sono rivelate false menzogne ​​contro l’attuale repressione in Ucraina contro la libertà di parola.

Questo ci porta all’ultima, forse più inquietante contraddizione: George Soros (92), nato nel 1930 in una famiglia ebrea, è cresciuto in Ungheria durante l’occupazione nazista da adolescente cercando di evitare di essere mandato in una camera a gas.

Ha ammesso di aver nascosto la sua identità ebraica come cristiano.

 C’è un’implicazione della sua collaborazione da adolescente con il regime nazista a Budapest denunciando proprietà ebraiche per la confisca.

 Nega di aver partecipato a qualsiasi illecito e dice di essere stato semplicemente un giovane sfortunato che accompagnava un agente immobiliare filo-nazista.

Certamente, alcuni membri della destra antisemita americana hanno cercato di far sembrare Soros un “globalista nazista” in un modo ridicolo.

Anni dopo la guerra, Soros emigrò in Occidente e in seguito fece la sua vasta ricchezza come capitalista avvoltoio scommettendo contro i perdenti. È noto come “l’uomo che ha rotto la sterlina britannica” e ha realizzato un profitto di $ 1 miliardo in un solo giorno durante un crollo del mercato nel 1992.

Diciamo solo che George Soros ha un senso soprannaturalmente acuto di opportunismo predatorio. Un miliardario di origine ebrea che finanzia un regime nazista in Ucraina per eseguire i suoi ordini non va oltre il cinico calcolo. È il capitalismo.

(Strategic culture -Traduzione: Luciano Lago).

L’ASCESA E LA CADUTA DEL GRANDE RESET

IL FALLIMENTO DEL GRANDE RESET

di Klaus Schwab.

Databaseitalia.it – Davide Donateo – (20 ottobre 2022)- ci dice:

 

Il ‘ Great Reset’ è stato introdotto dal ‘World Economic Forum’, che è strettamente legato alle Nazioni Unite e all’Organizzazione Mondiale della Sanità.

Il loro programma è quello di attuare un tipo globale di totalitarismo basato su ideologie tecnocratiche e transumanistiche.

Parte di quel piano include anche la reingegnerizzazione e il controllo di tutte le forme di vita, compresi gli esseri umani. […] Mentre l’espressione esteriore della tecnocrazia apparirà come totalitarismo, il centro di controllo non è un individuo.

Piuttosto che una singola persona che governa per decreto, la tecnocrazia si basa sul controllo attraverso la tecnologia e l’algoritmo. Questa è una differenza molto importante.

In breve, non ci sarà alcun individuo da incolpare o ritenere responsabile. Il ‘dittatore’ è un algoritmo”.

The Great Reset […] non è una teoria del complotto; è un progetto aperto, dichiarato e pianificato, ed è ben avviato.                             

Ma poiché il capitalismo con caratteristiche cinesi o lo statalismo corporativo-socialista manca di libero mercato e dipende dall’assenza di libero arbitrio e libertà individuale, è, ironia della sorte, “insostenibile”.

 

SECONDO IL FILANTROCAPITALISTA

BILL GATES LA CRISI ENERGETICA EUROPEA

È “COSA BUONA”.

(24-10-2022).

Una cospirazione globale sotto mentite spoglie per promuovere il totalitarismo.

I leader senza cervello dell’Occidente sono caduti a capofitto nel totalitarismo nascosto dell’agenda di acquisizione globale di Klaus Schwab.

 Solo la parola “mondo” nella falsa descrizione “World Economic Forum” (WEF) è accurata, ma è stata chiaramente progettata per presentare le intenzioni criminali globali e globaliste di Schwab in una luce ingannevolmente positiva. Gli altri due concetti – ‘economico’ e ‘forum’ – sono deliberatamente fuorvianti e sono falsificazioni di fatto.

Il WEF non è affatto un’organizzazione esclusivamente o addirittura strettamente “economica”: promuove l'”economia” da ciarlatano come mezzo per far rispettare in ultima analisi la politica assolutista di ispirazione nazista di Schwab di nascosto.

Né il WEF è un ‘forum’:

lo scopo di un vero e proprio ‘forum’ nel significato originario della parola è un incontro per il dibattito democratico, ma l’unico scopo del WEF è quello di attuare la propria agenda, che non consente discussioni, nessun argomento e nessuna sfida al suo scopo predeterminato come strumento di attuazione del suo programma per la dittatura globale assolutista.

Gli aderenti a quel gruppo selezionato di élite autodifese di tutto il mondo che si riuniscono all’incontro annuale del WEF a Davos, in Svizzera, sono vittime del lavaggio del cervello del previsto Nuovo Ordine Mondiale di Schwab.

 Stanno davvero cospirando per controllare la direzione della società e della politica in tutto il mondo. Il WEF è in pratica una cospirazione, non solo una teoria della cospirazione. Questa è l’ammissione aperta del suo Fondatore e Presidente Esecutivo Klaus Schwab nel suo commento di benvenuto all’incontro del WEF del 2022:

“Dobbiamo anche essere chiari: il futuro non sta solo accadendo. Il futuro è costruito da noi, una comunità potente come te qui in questa stanza. Abbiamo i mezzi per migliorare lo stato del mondo, ma sono necessarie due condizioni. Il primo è che agiamo tutti come stakeholder di comunità più grandi, che serviamo non solo i nostri interessi personali, ma serviamo la comunità. Questo è ciò che chiamiamo “responsabilità degli stakeholder”.

E secondo, che collaboriamo.

Il Great Reset, descritto dal Gatestone Institute come “un progetto per distruggere la libertà, l’innovazione e la prosperità, fa appello a un’enorme rete globale di migliaia di leader globali del mondo degli affari, della politica e della società civile.

Condividono varianti della filosofia Davos e sono supportati da un ingente reddito derivante dalle quote associative aziendali.

Il WEF ha anche un’ala giovanile chiamata “Global Shapers Community”: 9.655 “shaper” lavorano da 428 “hub” in 148 paesi diversi per infiltrarsi nella politica e promuovere le sciocchezze malvagie di Schwab.

Il 29 agosto 2022 la Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti ha finalmente introdotto un disegno di legge “Defund Davos” (HR8748) che seguirà i precedenti sforzi di Trump per negare l’uso dei finanziamenti dei contribuenti per sostenere il WEF.

I SOLDATI (o traditori del popolo) DEL GRANDE RESET DI KLAUS SCHWAB.

Draghi, Schwab e Grande Reset

La scuola per dittatori Covid di Klaus Schwab. Formazione per i leader del “Grande Reset”

(DOCUMENTO DELL’OMS SVELA IL VERO PROGETTO DIETRO AL COVID-19.

IL COLPO DI STATO DEI TECNOCRATI DI KLAUS SCHWAB.

VIDEO DI KLAUS SCHWAB NEL 2016: ENTRO 10 ANNI MICROCHIP NEL CERVELLO

TUTTO SUL WEF.)

Credenziali naziste, affinità naziste.

Klaus Schwab, il ciarlatano straordinariamente arrogante e presuntuoso che si definisce il “Presidente esecutivo” del WEF, ha rilasciato una dichiarazione assolutamente sorprendente all’incontro annuale del 23 maggio 2022.

In un caloroso omaggio al presidente alleato dei nazisti dell’Ucraina Volodymyr Zelensky, che è stato l'”ospite d’onore” del WEF e l’oratore principale durante il suo tour internazionale per sollecitare armi per combattere la Russia, Schwab ha detto che Zelensky (un uomo che premia i nazisti dichiarati, imprigiona i leader dell’opposizione e bandisce i partiti) è sostenuto da “Tutta l’Europa e l’ordine internazionale”.

 Non c’è stato un singolo grido di protesta o dissenso da parte dei quasi 2.500 leader presenti tratti dalla politica, dagli affari, dalla società civile e dai media.

Zelensky, invece, il cui discorso aveva omesso di menzionare qualsiasi riferimento ai crimini che gli estremisti nazionalisti avevano commesso nel suo paese, o al fatto di aver violato gli accordi di Minsk che miravano a raggiungere una soluzione pacifica del conflitto in Ucraina, ha ricevuto una standing ovation dopo aver di fatto ringraziato virtualmente i nazisti ucraini per i loro crimini descrivendoli semplicemente come “volontari”.

LA DIABOLICA VISIONE DEL MONDO DI KLAUS SCHWAB.

Zelensky e Schwab sono due di tipo politici patologici.

 Rodney Atkinson ha esposto il nazismo intrinseco di Zelensky in due articoli molto importanti sul suo sito web “Freenations”.

 Ho più volte attirato l’attenzione su una fotografia di Zelensky che regge con orgoglio una maglietta nazista adornata con una grande svastica e simboli del Wolfsangel tedesco;

e il sito web “The True Reporter” ha chiesto allo stesso modo perché alcune fotografie di Zelensky lo mostrano con indosso la croce di ferro nazista.

Eppure ci sono persone ignoranti e ingenue – tra cui alcuni pastori cristiani ed editori di giornali cristiani – che non hanno svolto le loro ricerche e che respingono prove così schiaccianti delle credenziali naziste di Zelensky come false o perché sono solidali con lui e non lo fanno vogliono riconoscere la verità.

Il 15 luglio 2021 l’Ardara Press ha pubblicato uno studio dettagliato sul passato nazista nascosto dell’azienda di famiglia di Klaus Schwab, Escher Wyss, che tra le altre barbarie sfruttava il lavoro degli schiavi e i prigionieri di guerra alleati e produceva tecnologie chiave per la fabbricazione di bombe nucleari per Adolf Hitler.

Due giorni dopo lo studio è stato messo in evidenza dal sito cristiano ‘Grandmageri’.

L’autore ricorda che l’azienda era protetta non solo dallo stesso Hitler, ma da Svizzera, Gran Bretagna e America, rendendo Schwab un immigrato straniero criminale in tutti i sensi.

Hitler definì Escher Wyss “un’azienda modello nazionalsocialista [cioè nazista]”. Lo studio Ardara menziona anche che i documenti d’archivio della CIA rivelano che le società di ingegneria svizzere Escher-Wyss e Sulzer erano dirette dal Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti e dal Dipartimento di Stato, e l’autore chiede:

“Vogliamo davvero una spia bugiarda con tre agenti? eseguendo “Great Reset” e “Build Back Better?”

Biden, Johnson e Trudeau hanno tutti utilizzato il concetto del WEF “ricostruire meglio” quando hanno dimostrato il loro sostegno a Zelensky e al nazismo ucraino.

 Il World Economic Forum è solo un modo prolisso per dire fascismo.

(I VALORI DELLA FAMIGLIA SCHWAB – REPORT INVESTIGATIVO SULL’UOMO DIETRO AL GREAT RESET.)

Orrendamente, il WEF ha persino invitato i governi, i funzionari sanitari e gli “umani” di tutto il mondo a considerare gli argomenti “razionali” per l’impianto di microchip nel cervello dei bambini.

(UN’ALTRA “BUFALA DEI COMPLOTTISTI” SI REALIZZA – ORA IL WEF RACCOMANDA DI MICROCHIPPARE I BAMBINI).

Schwab insiste sul fatto che l’idea di impiantare un “chip di tracciamento nel tuo bambino” non è “spaventoso”, sostenendo che i chip “fanno parte di un’evoluzione naturale che i dispositivi indossabili una volta hanno subito” e che i bambini cresceranno persino per vederli come “accessori” che alla fine sarà “considerato un capo di moda”.

 YouTube ha prodotto un video rivelatore in cui viene discusso questo piano malvagio per il controllo del cervello umano.

(KLAUS SCHWAB: “IL GRANDE RIPRISTINO” PORTERA’ A UNA FUSIONE DELLA NOSTRA IDENTITA’ FISICA, DIGITALE E BIOLOGICA GRAZIE AL MICROCHIP)

Il Globalista Klaus Schwab: Il mondo “non tornerà mai” alla normalità dopo il COVID.

DIGITAL FIRST RESPONDER, IL WEF ORA È NEL TUO SOGGIORNO.

‘ Agenda ID2020′.

Il pilastro fondamentale del Great Reset è un piano orrendo chiamato ‘Agenda ID2020’, 16 che è un progetto per riportare il mondo in linea con gli obiettivi dei super ricchi. Aiutato dai metodi delle piattaforme ‘Big Tech’, promuove l’idea di una massiccia riduzione della popolazione.

Agenda ID2020 è stata progettata dal miliardario Microsoft e membro del Bilderberg Bill Gates, che ha donato centinaia di milioni di dollari per ridurre la popolazione mondiale mediante l’uso di vaccini.

Questo non è frutto dell’immaginazione di nessuno: leggi le stesse parole di Gates.

“Oggi il mondo ha 7,8 miliardi di persone… questo numero salirà a circa 9 miliardi. Ora, se facciamo davvero un ottimo lavoro su nuovi vaccini, assistenza sanitaria, servizi di salute riproduttiva, potremmo abbassarli forse del 10 o 15 percento”.

(Conte e quei 140 Milioni per Bill Gates. Finanziamo il “Quantum Dot” – ID2020?

ID2020-Un’immagine dice più di mille parole.)

(IL PARLAMENTO TEDESCO RATIFICA L’AGENDA ID2020 DIGITALE DI GAVI

INFUSE, IL VERO MOTIVO PER CUI VOGLIONO (VACCINARE) I TUOI FIGLI

PERCHE’ VOGLIONO I BAMBINI? I VACCINI COME GATEWAY PER L’IDENTIFICAZIONE DIGITALE, UN CONCETTO LANCIATO NEL 2016, A DAVOS, DA GATES E PHARMAFIA)

Panorama globale sui passaporti vaccinali di identificazione Parte 4: BLOCKCHAINED.

DOCUMENTO DEL CONSIGLIO D’EUROPA DEL 2018: ROAD MAP VACCINALE, GAVI ALLIANCE, PASSAPORTI SANITARI E PROPAGANDA.

Questa affermazione incriminante di Gates fa eco al programma eugenetico dei nazisti, che non è mai scomparso ma è semplicemente passato in secondo piano per alcuni decenni.

L’Agenda ID2020 è sostenuta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), dalla Fondazione Rockefeller, da Accenture e dalla Global Alliance for Vaccines and Immunization (GAVI), che ora è semplicemente chiamata Vaccine Alliance.

GAVI è anche una creazione di Gates dal 2001 e ha sede a Ginevra, in Svizzera, molto vicino all’Organizzazione Mondiale della Sanità. Queste organizzazioni collaborano collettivamente nella promozione del Nuovo Ordine Mondiale pianificato da Schwab.

Danni incommensurabili e durevoli sono già stati arrecati alla salute, alle economie e alle libertà delle nazioni del mondo da quello che è stato chiamato il “raduno di psicopatici che cercano di giocare a fare Dio” del WEF; ma la loro fine potrebbe ormai essere vicina anche a seguito di un referendum svizzero tenutosi il 7 marzo 2021, che ha bloccato una proposta di legge volta a creare una base giuridica per un sistema di identità elettronica basato su Agenda ID2020.

Il tasso di rifiuto complessivo è stato del 64,4% (in alcuni cantoni fino al 70,7%) 19 ed è stato un duro colpo per il malvagio progetto del World Economic Forum. Sarà interessante vedere se Schwab e i suoi sostenitori saranno ora espulsi da Davos, proprio come l’Ungheria ha espulso il miliardario globalista George Soros nel 2019 per la sua “politica di sovversione” contro il paese e ciò che il Jerusalem Post descrive come la sua “campagna del caos globale”.

Il WEF fa parte della fallita cospirazione anti-russa dell’Occidente.

Lo slogan ufficiale del WEF recita “Impegnati per migliorare lo stato del mondo”, ma gli incontri di Davos non hanno fatto assolutamente nulla per raggiungere tale obiettivo.

Schwab non ha mai suggerito come si possa raggiungere la pace in una guerra inutile che ha ucciso molte migliaia di persone innocenti, molte più ucraine che russe.

Invece di accettare le proposte Putin-Lavrov per i negoziati di pace, era chiaro che l’agenda nascosta (o forse non così nascosta) era di continuare e intensificare la guerra.

 Come ha sottolineato Peter Koening in un recente articolo del New Eastern Outlook:

 “Gli applausi seguiti dal tono bellicoso di Zelenski e dalla richiesta al WEF 2022 di più potere omicida dall’Occidente, sono stati come accrescendo l’odio propagato e veramente indottrinato per la Russia all’interno del Forum e in tutto il mondo “.

Così il WEF 2022 ha finalmente svelato le sue vere credenziali geopolitiche annunciando formalmente di aver “troncato tutte le relazioni con il governo russo e il presidente Vladimir Putin” e “cancellato Putin dal sito web del WEF” rendendolo nient’altro che un portavoce di USA-NATO propaganda e aggressione.

Quindi, oltre al corporativismo in forte aumento o al fascismo economico, il Great Reset del WEF mira anche a distruggere la Russia – e la Cina – e a recuperare l’egemonia in diminuzione delle nazioni occidentali mentre perdono rapidamente la loro leadership globale in un mondo sempre più multipolare.

Di conseguenza, il Great Reset non è una teoria del complotto, ma in pratica una cospirazione.

Michael Rechtenwald del “Mises Institute”, che è il principale sostenitore mondiale delle idee di libertà, afferma quanto segue e conclude che come “piani di un’élite tecnocratica” è “destinato a fallire”:

“The Great Reset […] non è una teoria del complotto; è un progetto aperto, dichiarato e pianificato, ed è ben avviato. Ma poiché il capitalismo con caratteristiche cinesi o lo statalismo corporativo-socialista manca di libero mercato e dipende dall’assenza di libero arbitrio e libertà individuale, è, ironia della sorte, “insostenibile”.

La stragrande maggioranza non accetterà i tentativi del Grande Reset di rinchiuderli in una prigione economica, governativa e tecnologica.

Come i precedenti tentativi di totalitarismo, il Great Reset è destinato a fallire” anche e soprattutto per l’azione combinata a livello globale dell'”Alleanza”.

Il pianificato Nuovo Ordine Mondiale del WEF è stato demolito da Russia e Cina.

Considerando che l’America sta rapidamente accelerando in uno stato di polizia governato da Joe Biden e dai Democratici, e che anche l’Unione Europea sta affrontando un potenziale collasso finale a causa del fiasco del Covid-19 e della crisi energetica progettata dal WEF, la domanda ora è: chi è lasciato con il coraggio, la convinzione, la forza e la capacità di opporsi ai piani malvagi del Great Reset che Klaus Schwab era così intento a ribadire alle élite globaliste del mondo alla teleconferenza di Davos del 2021 del WEF?

 La risposta è, ovviamente: la stessa persona che dal 2015 ha riconosciuto, smascherato e denunciato apertamente le mire di Schwab e dei suoi seguaci ingannati – lo spauracchio inesorabilmente travisato e sistematicamente demonizzato dall’Occidente, ovvero il presidente russo Vladimir Putin.

Nonostante l’accelerazione verso la tirannia globale, il Great Reset è destinato a fallire, anche se i suoi promotori cercheranno disperatamente di mantenerlo in vita il più a lungo possibile.

Putin aveva assolutamente ragione quando ha deriso i piani di Schwab all’incontro del WEF del 2020, che ironicamente doveva tenersi online a causa della pandemia di Covid-19.

Putin ha detto a Schwab che i suoi piani per un sistema di governo globale basato sulle idee ridicole del Grande Reset non solo erano “destinati al fallimento”, ma erano anche “contrari a tutto ciò che la leadership moderna dovrebbe perseguire”.

Quando i leader mondiali si sono riuniti allo SPIEF 2022 (il Forum economico di San Pietroburgo), YouTube ha pubblicato un altro video intitolato “Russia e Cina hanno appena distrutto Klaus Schwab e il Forum economico mondiale”.

Per parafrasare i punti principali di ciò che Putin ha chiarito in modo assolutamente chiaro a San Pietroburgo:

L’era del mondo unipolare, guidato dall’America e dal Great Reset del WEF, è finita. Il futuro ordine mondiale, già in atto, sarà formato da forti stati sovrani.La rottura con l’Occidente è irreversibile e definitiva.

 Nessuna pressione da parte dell’Occidente lo cambierà.

 La Russia ha rinnovato la sua sovranità. Il rafforzamento della sovranità politica ed economica è una priorità assoluta. L’UE ha perso completamente la sua sovranità politica: l’attuale crisi mostra che l’UE non è pronta a svolgere il ruolo di attore indipendente e sovrano; è semplicemente un insieme di vassalli americani privati ​​di qualsiasi sovranità politico-militare.

 La sovranità non può essere parziale: un paese o è sovrano o è una colonia. La Russia investirà nello sviluppo economico interno e nel riorientamento del commercio verso nazioni indipendenti dagli Stati Uniti.

Il futuro ordine mondiale, già in atto, non sarà quello tracciato dall’America e dal WEF, ma sarà formato da forti stati sovrani.

Monsignor Viganò espone il Nuovo Ordine Mondiale del WEF.

La stupenda sfrontatezza di un uomo che pretende di arrogarsi il ruolo di creare un nuovo ordine globale in cui “non possiedi nulla e sarai felice” emerge dal contenuto degli assurdi libri di Schwab The Fourth Industrial Revolution (2016), il suo successore Shaping the Future of the Fourth Industrial Revolution (2018) e, soprattutto, il suo Covid-19 di 110 pagine: The Great Reset (2020).

L’ospite di Sky News Australia Rowan Deal ha definito le idee del WEF “sfacciate”, “una terrificante coalizione di grandi imprese e grandi tecnologie” e ha osservato:

“Quello che avrebbero dovuto aggiungere è ‘Noi uomini molto ricchi possederemo tutto e saremo ancora più felici'”.

La Bibbia chiarisce che Gesù Cristo, non un essere umano o una coalizione di esseri umani come rivendicato dalle sciocchezze pontificate da Schwab, “farà nuove tutte le cose”. (Apocalisse 21,5)

 Il contrasto è stato sottolineato il 25 ottobre 2020 da Carlo Maria Viganò, arcivescovo di Ulpiana ed ex nunzio apostolico negli USA, che ha inviato una Lettera aperta al presidente Donald Trump sui pericoli del cosiddetto Great Reset e lo stato di avanzamento dei piani per la sua attuazione.

L’eroico arcivescovo Viganò: l’agenda dei miliardari corrotti, “Il virus SARS-CoV-2 non è altro che un’influenza stagionale”. “In Italia inquietante complicità di tutti i poteri dello Stato”.

Viganò è un uomo di profonda conoscenza degli affari mondiali e un aspro critico di papa Francesco, che ha pubblicamente definito un “ingannatore” e un “bugiardo” e accusato di aver trasformato la Chiesa cattolica romana nella “Sinagoga di Satana”.

A volte si crede che Viganò sia un protestante convinto. Certamente predica fedelmente il Vangelo. In precedenza aveva scritto a Trump il 7 giugno 2020 avvertendolo che i piani di Klaus Schwab e del WEF per un grande ripristino erano un complotto per “sottomettere l’umanità” e “distruggere la libertà” e costituivano “una cospirazione globale contro Dio e l’umanità”.

Il 20 ottobre 2020 è stato trasmesso in live streaming su YouTube2 un video di 47 minuti su  cui Viganò ha diffidato.

Simbolicamente, l’illustrazione sullo sfondo del video mostrava in primo piano le immagini di Papa Francesco, Joe Biden, Bill Gates e altri, che l’arcivescovo considera tutti complici dei piani di Schwab per attuare il Grande Reset.

La seguente trascrizione dell’invito all’azione di Viganò in un’intervista sul sito web “Russian Faith” mette il Grande Reset nella sua vera prospettiva satanica:

“Se osserviamo il modo in cui sono stati realizzati il ​​Great Reset e la farsa pandemica, notiamo che nulla di quanto fatto dai globalisti è stato ispirato dal bene; al contrario, vediamo che ciò che ispira la loro azione criminale è l’odio teologico verso Dio Creatore e Salvatore;

ciò che consente la diffusione della frode in tutto il pianeta sono bugie, ricatti, inganni e corruzione; tutto per loro inizia e finisce in nome della morte, della malattia e del terrore.

È il caos infernale opposto al cosmo divino, il disordine opposto all’ordine, il bene opposto a ciò che è male.

Il segno del Grande Reset è l’avversione di Satana per l’opera meravigliosa della Creazione e ancor più per il miracolo della Redenzione. ….. Questo gesto della mirabile umiltà del Figlio di Dio contrasta con il grido orgoglioso e malvagio di Lucifero”.

 

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