FILANTROCAPITALISMO.
FILANTROCAPITALISMO.
Le
strategie nascoste
del
filantrocapitalismo.
Altreconomia.it
- Marta Facchini - Nicoletta Dentico — (9 Dicembre 2020) – ci dicono:
Da
Bill Gates a Mark Zuckerberg: una ristretta classe di vincitori della
globalizzazione economica e finanziaria, la stessa che ha prodotto le attuali
disuguaglianze, si è ritagliata una nuova immagine grazie alla filosofia del
dono, in campo sanitario o di contrasto alla povertà.
“Il
filantrocapitalismo prende i modelli del mercato e li applica alla beneficenza.
È la prosecuzione di interessi economici ma
con altri mezzi”.
Così
Nicoletta Dentico, giornalista ed esperta di salute globale, spiega la natura dei progetti che i
nuovi filantropi, l’1% dell’élite più ricca del Pianeta, realizzano per supportare cause come
la diminuzione della fame e povertà o le campagne per il diritto all’educazione
e alla salute.
Nel
libro-inchiesta “Ricchi e buoni? Le trame oscure del filantrocapitalismo”
(Editrice missionaria italiana, 2020), Dentico mostra che cosa si nasconde
dietro l’efficace strategia portata avanti dalla “ristretta classe di vincitori della
globalizzazione economica e finanziaria, la stessa che ha prodotto le attuali
disuguaglianze”.
Attraverso le loro fondazioni i protagonisti
della filantropia contemporanea hanno iniziato a esercitare un’influenza sempre
più determinante sull’agenda delle Nazioni Unite ricavandone benefici ed
egemonia.
Un’azione di pressione, e un lento cambiamento
all’interno del Palazzo di Vetro, che Dentico ha avuto modo di osservare
direttamente a Ginevra in quanto co-fondatrice dell’Osservatorio italiano sulla
salute globale (Oisg),
direttrice
in Italia della Campagna internazionale per l’accesso ai farmaci essenziali di
Medici Senza Frontiere e coordinatrice di azioni di monitoraggio
sull’Organizzazione mondiale della sanità (Oms).
Dalle
prime famiglie di filantropi degli Stati Uniti, i Rockfeller e i Carnegie, per
arrivare alle attuali -come i Gates, Clinton e Zuckerberg- Dentico studia la
loro “filosofia del dono” nutrita di quello che definisce l’ottimismo
“win-win”, l’idea che se i poveri diventano consumatori non saranno più
emarginati.
E uno
dei presupposti che incentiva i programmi dei nuovi “benefattori globali”,
ripercorre l’autrice nel testo, sono le politiche fiscali che agevolano le
fondazioni.
Come
il caso degli Stati Uniti dove sono state create le prime misure di
deducibilità fiscale rivolte proprio alla filantropia. Oggi gli strumenti
normativi le sovvenzionano attraverso un sistema di sussidi pubblici che
permette a quelle organizzazioni non profit di non avere tassazioni né sulle entrate
né sui redditi. La tendenza si sta affermando anche in Europa dove, fatta eccezione per
la Svezia, secondo la European Fundraising Association (Efa), a larga maggioranza i Paesi dell’Ue
offrono deduzioni e detrazioni fiscali per sostenere l’azione filantropica.
“Nel
libro c’è tutta l’esperienza maturata in due decenni di impegno internazionale
nel campo della salute”, spiega ad Altreconomia Dentico. “Ma c’è una forte componente
personale.
La
rabbia nell’osservare che il meccanismo iper-filantropico è il risultato delle
disuguaglianze che dominano il mondo e tolgono il respiro. Ho imparato a
diffidare della retorica, colonialista e riduzionista, della lotta alla
povertà”, afferma.
“Per
scrivere ho preso ispirazione dalle pratiche etiche che ho potuto osservare
direttamente nel mio lavoro. Dalle comunità di donne dell’America Latina, con
le loro forme di mutualismo, ai movimenti di cittadini in Africa che lottano
contro l’uso degli Ogm nei loro campi. Questo libro è anche un tentativo di rappresentare
i loro sforzi di resistenza nel Sud del mondo”.
Dentico,
partiamo dalla definizione di filantrocapitalismo. In che cosa consiste e in
che modo si distingue dalla filantropia classica?
ND. La
filantropia classica è vicina ai territori. Ha cura le relazioni e dà libertà
di azione alle realtà cui eroga le donazioni, lasciandole libere di
autodeterminarsi su come utilizzare i soldi ricevuti.
Il
filantrocapitalismo è diverso: è l’estensione dell’attività imprenditoriale con
altri mezzi portata avanti da chi si è arricchito con la globalizzazione, i
brevetti, l’elusione fiscale o le posizioni di monopolio. Attraverso le loro
donazioni i nuovi filantropi sono riusciti a ottenere un cambio di immagine e
hanno lavorato per colmare i vuoti lasciati dalla politica, per esempio
finanziando alcune agenzie delle Nazioni Unite. Sono entrati nei buchi della
governance globale, ricavandone posizioni di potere.
La mia
tesi è che, grazie alle loro donazioni, i filantrocapitalisti sono riusciti a
portare avanti il progetto di riforma dell’Onu e la creazione del 1999 del
Global Compact, il patto globale stipulato dall’allora segretario generale
delle Nazioni Unite Kofi Annan con un consistente numero di imprese
transnazionali.
Il
patto ha aperto agli attori economici privati le stanze del Palazzo di Vetro,
istituzionalizzando la presenza del settore corporate all’interno dei suoi
processi diplomatici, con la speranza che potessero contribuire al sostegno
finanziario delle sue agenzie.
La
partita economica c’è stata ma molto inferiore rispetto alle aspettative. Il
Global Compact è stato preceduto da un evento significativo: nel 1997 il
miliardario Ted Turner (fondatore della Cnn e poi direttore della Time Warner
Inc, ndr) aveva annunciato l’intenzione di donare un miliardo di dollari a
favore dell’Onu.
Nel
1998 al Palazzo di Vetro il sottosegretario per gli Affari legali delle Nazioni
Unite, Hans Corell, e Timothy Wirth, presidente della UN Foundation, la
fondazione privata di Turner, hanno firmato l’accordo che regolava la relazione
tra la fondazione e l’Onu. Era la prima volta che un privato erogava una
donazione così consistente.
Nella
sua ricerca dedica ampio spazio a Bill Gates che definisce “l’Ur-filantropo”.
Come
si caratterizza la sua filantropia?
ND.
Bill Gates ha portato la filantropia a livelli non paragonabili a quella dei
colleghi. Il suo raggio di azione è molto ampio e va dall’educazione alla
salute fino ai programmi contro la fame in Africa. Il miliardario adotta lo
stesso approccio monopolistico esercitato con Microsoft. Grazie alla sua
fondazione Bill&Melinda Gates, ispirato dalla sua vocazione per le
tecnologie e dal tema della salute, negli anni Novanta il filantropo di Seattle
ha iniziato a creare partnership pubblico-private per la ricerca e produzione
di vaccini, in particolare per le malattie che colpiscono i poveri della Terra,
le cosiddette poverty-related diseases.
Questa
rete gli ha permesso di iniziare a relazionarsi con la comunità scientifica, le
organizzazioni non governative e le istituzioni internazionali. Non solo. Gates
è stato uno dei primi a investire nelle biotech-company.
Tra le
sue principali iniziative c’è la Global Alliance for Vaccine Immunization
(Gavi, la più importante iniziativa pubblico-privata sulla produzione di
vaccini nel mondo, ndr), e la Coalition for Epidemic Preparedness Innovation
(Cepi), nata nel 2017 dopo l’epidemia di ebola.
Prima
ancora c’era stato il Fondo Globale per la lotta all’Aids, alla tubercolosi e
alla malaria lanciato nel 2001 al G8 di Genova, che aveva iniziato a muoversi
usando le strutture logistiche dell’Organizzazione mondiale della sanità ma con
l’obiettivo di superare le procedure delle Nazioni Unite.
Che
cosa sta succedendo ora con il vaccino anti Covid-19?
ND. Bill Gates è stato l’unico a non
essere stato colto impreparato dalla pandemia. Nel 2015 aveva capito che
sarebbe arrivato “the big one”, il virus che avrebbe colpito il mondo iper-globalizzato.
In quel periodo raccontava la sua profezia in Ted Talk, interviste e articoli
sulla stampa scientifica iniziando a investire milioni di dollari nella ricerca
per i vaccini.
Arrivato
il Coronavirus, la Fondazione Gates si è subito riorganizzata per finanziare la
ricerca e lo sviluppo di terapie sul Covid-19 attraverso un impegno da 530
milioni di dollari. Con l’iniziativa Access to Covid19 Tools (Act) Accelerator,
di cui la Fondazione Gates fa parte, il miliardario si è accreditato sulla
scena come un protagonista della lotta alla pandemia alla pari dell’Oms, della
Banca Mondiale e della Commissione europea.
È
stata appena nominata presidente della Geneva Global Health Hub. Che cosa farà?
ND. Si tratta di una grande
responsabilità. Il Geneva Global Health Hub è uno spazio pubblico e libero, il
luogo di azione della società civile nato per presidiare l’Organizzazione
mondiale della sanità, le Nazioni Unite, i governi.
Stiamo
iniziando a pensare al primo appuntamento di un mandato che ha la durata di tre
anni. Dobbiamo portare l’impegno e le azioni per il diritto alla salute fuori
dalle stanze dell’Onu.
Significa
che è arrivato il momento di pensare alla salute non solo in termini di
malattie ma di politiche sociali e queste riguardano anche altri fattori che si
intersecano: l’etnia, la classe e il genere.
Filantrocapitalismo:
una
delle
facce del “greenwashing".
(Ecologismo
di facciata.)
Terranova.it
– Redazione – Nicoletta Dentico – (25-2-2021) – ci dice:
Zuckerberg,
Bezos, Gates e gli altri: i filantrocapitalisti del great reset.
Un'analisi
lucida e acuta nel libro Ricchi e buoni? di Nicoletta Dentico.
Ambiente.
Eccoli,
in prima linea, in tv, sui media mainstream, nei luoghi di potere e denaro: i filantrocapitalisti del great reset
sono
onnipresenti, per convincerci che lo stesso sistema che ci ha condotti sin qui
può diventare buono, amorevole, può decidere e agire per il bene comune.
Nicoletta Dentico, nel suo libro Ricchi e
buoni? fa di queste schiere un’analisi lucida e acuta.
«Titani
della globalizzazione come Mark Zuckerberg (Facebook), Jeff Bezos (Amazon),
Pierre Omidyar (eBay), Marc Benioff (Salesforce e Airbnb), o titolari di hedge
funds come John Arnold e Liz Simon, hanno colto la palla al balzo per
ripensarsi nello scenario del mercato globale, ben oltre il proprio ruolo
imprenditoriale e finanziario» scrive Dentico.
«Si sono agganciati a questo gigantesco
movimento sociale dell’altruismo (questa la loro definizione), osservato con
interesse in Europa e acclamato dalla stampa internazionale, per annunciare un
nuovo impiego del loro denaro e, così facendo, costruire una nuova immagine di
sé.
L’icona
dell’uomo di successo in solitaria deve accompagnarsi a quella del benefattore
che gioca in una “squadra del bene”.
Una
squadra imbattibile, in effetti».
Uno
degli esempi più efficaci è quello di Zuckerberg e della moglie, Priscilla
Chan, che hanno deciso di rilanciare la posta annunciando nel 2012 di voler
restituire la «maggior parte delle loro ricchezze» allo scopo di «far avanzare
il potenziale umano e promuovere l’uguaglianza». Ispirata poi dalla nascita della
prima figlia, nel 2015 la coppia comunicò la costituzione della Chan Zuckerberg Initiative (Czi), una fondazione nuova di zecca con
cui s’impegnavano a destinare nientemeno che il 99% della ricchezza accumulata
nel corso della vita a finalità benefiche, circa 45 miliardi di dollari, al
valore corrente di Facebook.
Questa
mossa anticonvenzionale, secondo Bill Gates, ha ridefinito la filantropia
americana.
La
scelta degli Zuckerberg è principalmente indirizzata al settore
dell’educazione, alla riforma della scuola e alla promozione di leadership
giovanili, soprattutto nelle comunità più povere e dentro le carceri.
La scuola è un ambito privilegiato, del resto,
per diffondere la distribuzione di internet tra le famiglie che ne sono prive.
Un’altra
area di indirizzo strategico delle erogazioni dalla “Chan Zuckerberg Iniziative” è mirata allo sviluppo
dell’intelligenza artificiale e alla promozione di una data-driven society,
cioè una società che si affida ai big data.
Ma la
filosofia della connessione e dell’accesso in nome della democrazia, proprio
perché guidata da aspirazioni filantropiche, non dovrebbe esimersi dal
considerare l’attuale contesto di estrema concentrazione del controllo della
rete.
Però
si dà il caso che Zuckerberg sia uno dei «master and commander» più intraprendenti del vasto
movimento di digitalizzazione del mondo. Una filantropia, dunque, ben diretta
e funzionale a veicolare solo determinate azioni e scelte, intraprese perché danno vantaggio e
spostano il mondo nella direzione intesa da chi quei soldi li elargisce.
«Ecco
allora che il giving pledge si è evoluto nell’altruismo efficace» prosegue
Dentico.
«È venuto addirittura a crearsi quello che potremmo
definire un complesso industriale di gruppi di ricerca con l’obiettivo di
orientare la vecchia e nuova filantropia sulla cosa da fare e come farlo.
L’altruismo efficace altro non è che una narrazione più sofisticata di teorie e
tentativi precedenti, che non rinuncia affatto ai modelli del business capitalista,
ma che mira casomai a fissarne più solidamente i principi di impresa per
renderlo più efficiente, in un’ottica di estrazione del massimo valore».
«Bill
e Melinda Gates, e il loro socio Warren Buffett, sono più ricchi oggi di quando
hanno iniziato la loro campagna del giving pledge.
Malgrado lo tsunami filantropico di
solidarietà di cui sono protagonisti, il processo di accumulazione della loro
ricchezza resta intatto, senza inversione di rotta. Questo vale anche per gli
altri filantropi coinvolti. C’è qualcosa che non torna» è ancora Dentico.
«Oggi
che viviamo in un tempo di concentrazione di potere economico, finanziario,
legale e tecnologico mai visto prima nella storia, un feudalesimo globale che
fa impallidire le circoscritte gerarchie del Medioevo, avremmo bisogno di un
Adam Smith, quello che detestava l’esagerato potere dei ricchi sull’azione
della politica, smascherava la consuetudine degli imprenditori a evitare le
tasse, denunciava i cedimenti dei governi alle pressioni dei ricchi.
La
disuguaglianza è una gabbia in grado di bloccare ogni progresso, scriveva
Smith, ma neppure dopo il Covid-19 la politica nazionale e internazionale
sembra disposta a spezzare le catene invisibili per riequilibrare gli assetti
del mondo globalizzato così disfunzionale.
Anzi,
con il Covid-19 il vecchio fondamentalismo mercatista, quello che ha accelerato
l’iper-globalizzazione e le sue esternalità di segno negativo, non sembra darsi
per vinto.
Al
contrario, si sta riorganizzando nella più moderna versione del “Davos
Consensus” di Klaus Schwab per rassicurare che il libero commercio è importante
e non scomparirà».
Il
"filantrocapitalismo come ricolonizzazione,
figlio
del vecchio mondo, brutale e violento".
Repubblica.it
- Vandana Shiva – (02 NOVEMBRE 2020) – ci dice:
Lo
scritto dell'economista indiana che precede il libro di Nicoletta Dentico
"Ricchi e buoni, le trame oscure del filantrocapitalismo".
(Quella
che segue è l'altra prefazione al libro di Nicoletta Dentico "Ricchi e
Buoni, le trame oscure del filantrocapitalismo" scritta da Vandana Shiva,
l'attivista ambientalista, impegnata nelle battaglie per cambiare pratiche e
paradigmi nell'agricoltura e nell'alimentazione oltre che per i diritti sulla
proprietà intellettuale, della biodiversità, della bioetica.)
ROMA - Il Mondo Nuovo dell’1%, il mondo
dei miliardari e dei filantrocapitalisti che formano l’élite più esclusiva sul
Pianeta, è in realtà il vecchio mondo, brutale e violento, della colonizzazione. La
colonizzazione crea colonie dichiarando ciò che appartiene agli altri come
vuoto – Nullius – così da poterselo accaparrare.
Quei
beni comuni che appartengono alle comunità, e a cui le comunità appartengono,
vengono trasformati in proprietà private dei colonizzatori. Questo fa la
colonizzazione.
Espropria le comunità dei loro diritti di
accesso, le sfratta dai loro territori, salvo poi raccogliere le rendite di ciò
che è stato sottratto e chiuso, grazie al processo di colonizzazione.
La
reinvenzione del progetto colonizzante. L’economia globale contemporanea poggia
sulla reinvenzione del progetto di colonizzazione.
Proprio
così. Sono i colonizzatori a definire la narrazione storica, scrivendo le leggi
e le regole che servono per legittimare i saccheggi delle terre, delle risorse,
delle ricchezze, perpetrati contro i colonizzati.
Ciò
che poté la Bolla Papale a favore della colonizzazione nel XXV secolo, possono
oggi, nel XXI secolo, gli accordi di libero scambio, la deregolamentazione
dell’economia, i nuovi strumenti di ingegneria genetica e la digitalizzazione,
le nuove narrazioni sulla tecnologia.
La
prima colonizzazione costruì la nozione della Terra Nullius – la terra vuota –
per appropriarsi dei territori delle popolazioni colonizzate e farle diventare
le proprietà dei colonizzatori.
Nel mondo contemporaneo la biotecnologia e l’industria
chimica hanno costruito la nozione di Bio Nullius - or vita vuota - per
sottrarre i semi e cimentarsi nella biopirateria, con l’uso dei brevetti e dei
diritti di proprietà intellettuale.
La
Mens Nullius imposta dai giganti digitali. I giganti digitali e i capitalisti
della sorveglianza come Google, Facebook e Microsoft hanno costruito la nozione
della Mens Nullius – o mente vuota – per prendere possesso e controllare le
nostre menti e le nostre vite.
Bill
Gates ha privatizzato il bene comune del software facendosi ricco grazie ai
monopoli brevettuali nel campo dell’informatica, e alla rendita finanziaria
raccolta da ciò che avrebbe dovuto essere open source.
È
riuscito anche a evitare il pagamento delle tasse in virtù di regole ed
escamotage del “libero commercio” che gli hanno permesso di depositare il
denaro accumulato nei paradisi fiscali.
I nuovi miliardari come Mark Zuckerberg usano
Facebook per intercettare le nostre menti, estrarre dati dai nostri
comportamenti e manipolarli, indirizzare le nostre scelte e guidare le nostre
relazioni, salvo poi venderle alla macchina dei soldi o a quella elettorale.
I
diritti di proprietà intellettuale su ogni cosa. Con il crescente dominio del digitale
nella nostra democrazia elettorale, l’intelligenza artificiale si è messa a
eleggere leader da intelligenza artificiale, perché dominino la scena politica
contemporanea. I diritti di proprietà intellettuale su ogni idea, su ogni
essere vivente, su ogni aspetto dei processi naturali e delle funzioni della
comunicazione sociale, agiscono come elementi di una industria estrattiva di
rapina delle risorse e dei beni comuni delle persone, ivi inclusi la nostra conoscenza e la
nostra democrazia.
Il
depotenziamento dei governi, della politica. Filantrocapitalisti come Bill
Gates sottraggono il potere alla governance e alla politica.
Sostituiscono
le decisioni democratiche di governi eletti e riescono a imporre politiche e
leggi che lubrificano la loro macchina dei soldi. E così la democrazia cambia i
connotati.
Da
democrazia “del popolo, dal popolo, e per il popolo” diventa democrazia “delle
imprese, dalle imprese e per le imprese”. La filantropia è divenuta lo
strumento per dirottare la democrazia e colonizzare le vite delle persone, al
fine di estrarne soldi. Non è “dare”. È sofisticata appropriazione (grabbing).
Il filantrocapitalismo è ricolonizzazione in
una versione moderna. Se i beni comuni di un tempo erano la terra e i
territori, i beni comuni di oggi, sottratti all’accesso dai plutocrati, sono la
vita stessa.
I
nostri semi e la biodiversità, i nostri corpi e la nostra mente, queste sono
oggi le colonie e i filantropi come Bill Gates sono i Nuovi Colombo.
Nuove
dipendenze, nuove aporie, nuove schiavitù.
La
novità dei nostri tempi è la tipologia delle nuove colonie che sono state
create: le forme della vita, gli organismi viventi, la nostra biodiversità, il
cibo, la salute, i nostri corpi e le nostre menti, la nostra conoscenza e le nostre
storie, le nostre relazioni e amicizie, le nostre comunicazioni e le nostre
scelte. Tutto questo è assoggettato ai nuovi strumenti che sono i nuovi diritti
di proprietà, le nuove dipendenze, le nuove aporie, le nuove schiavitù, i nuovi
imperi e dittature.
Come
scrive Shoshana Zuboff in “Il Capitalismo della Sorveglianza”, siamo noi la nuova materia prima. La novità è anche la creazione di una
nuova religione fondata sull’innalzamento di alcuni strumenti, la tecnologia e
il denaro.
Questi
dovrebbero servire in teoria come mezzi per conseguire obiettivi al servizio
dell’umanità e della terra. Vengono invece elevati a fini in sé stessi, a fondamenti di
questa nuova religione fatta ad arte per legittimare la ricolonizzazione che
minaccia il pianeta e il nostro futuro.
La
religione dei soldi reinventata da Klaus Schwab.
Cinquecento
anni fa, la religione della chiesa cattolica era utilizzata per giustificare la
violenza della colonizzazione. La nuova chiesa è plasmata dall’1%. E’ la religione
dei soldi: fare soldi sempre e comunque. Le tecnologie e la macchina del denaro
sono state elevate fino a farne un credo assoluto, nel campo del cibo e
dell’agricoltura come in quello della salute, dell’informazione e della
finanza. I filantrocapitalisti sono allo stesso tempo i nuovi papi e i nuovi
sacerdoti. In quanto 1% sono anche i nuovi Re e Regine, i nuovi sovrani. Sono i
nuovi Cristoforo Colombo, avventurieri e mercanti. E provano anche a essere Dio
quando reclamano di “inventare” la vita e di “geo-ingegnerizzare” il Pianeta.
Nuove
"missioni civilizzatrici".
La
ricolonizzazione in veste moderna ha bisogno di nuove “missioni civilizzatrici”
per presentare il furto e le appropriazioni che promuove come “liberazione” di
quanti sono considerati in genere “selvaggi” e “barbari”. Alla fine del 2016 in
India abbiamo assistito al modo in cui l’economia digitale è stata imposta con
la forza nel Paese, attraverso l'eliminazione del contante e la
demonetizzazione dell’economia. Coloro che erano privi di smartphone e di carte
di credito sono diventati, nel giro di poche ore, barbari e selvaggi da
addomesticare e civilizzare con programmi di “educazione digitale” e “dittatura
digitale”.
La
nuova iniziativa di Bill Gates.
C’è
adesso una nuova iniziativa annunciata dalla Fondazione Bill & Melinda
Gates che si chiama “Bill & Melinda Gates Agricultural Innovations LLC” o
“Gates Ag One”, nella versione abbreviata.
Gates
Ag One sarà presto una sussidiaria della Fondazione Gates con a capo Joe
Cornelius, l’uomo che guida attualmente la Divisione della fondazione
denominata Crescita e Opportunità Globali.
Ag One
lavorerà con il team della fondazione che si occupa di Sviluppo Agricolo e con
altri partner multidisciplinari per “accelerare lo sviluppo di
innovazioni”
che sono “necessarie
a migliorare la produttività dei raccolti e aiutare i piccoli agricoltori, la
gran parte donne, ad adattarsi ai cambiamenti climatici”.
Ciò
che viene omesso.
Ciò
che non viene detto nelle fanfare dell’annuncio dei Gates è che i piccoli
agricoltori, voglio dire soprattutto le donne che hanno selezionato varietà di
semi resistenti al clima – varietà che Navdanya conserva, moltiplica e condivide
– che la conoscenza di queste donne insomma e la qualità dei semi che si è
evoluta per millenni, sono resi completamente invisibili in questa ultima fase
della colonizzazione da parte del patriarcato capitalista.
Non
esistono culture diverse o biodiversità, non esiste democrazia o sovranità, nel
mondo di Bill Gates. Ci viene detto adesso che esiste una sola agricoltura, Ag
One, quella somministrata da lui e dalla sua fondazione.
La
tecnologia mistificata e trasformata in religione.
Esiste
una sola scienza, una agricoltura, un uomo che decide se e come milioni di
persone dovranno vivere o morire. Questo altro non è se non imperialismo nella
sua fase più avanzata.
La
“tecnologia” è stata mistificata e fatta assurgere a nuova religione per
sottomettere e controllare. La “tecnologia” e l’”innovazione” sono diventate le
nuove parole d’ordine, per la missione civilizzatrice che distorce
completamente il significato originario di “innovare”.
Innovare
significa “rendere nuovo”, mutare le cose “introducendo norme metodi o sistemi
nuovi”.
Tutto questo è stato ridotto a invenzione meccanica, e usato per definire le piraterie e
le appropriazioni esclusive come “invenzioni” di cui si diventa proprietari
tramite brevetti.
Le
invenzioni di Gates.
Bill Gates è sempre in agitazione alla ricerca
di nuove opportunità per utilizzare i suoi miliardi tramite la filantropia e
creare nuove colonie di cui impossessarsi con le sequenze digitali dei sistemi
viventi.
Minaccia
convenzioni internazionali delle Nazioni Unite come la Convenzione sulla
Diversità Biologica e il Trattato sulle Risorse Genetiche delle Piante per il
Cibo e l’Agricoltura.
È il nuovo Colombo che rivendica di inventare ciò che
in realtà già esisteva, e ha rubato. Cancella la varietà del mondo vivente e della
vita sociale, costruisce “il vuoto” come licenza di conquista, e poi costruisce
il suo Impero sulla vita.
Ma
oggi come allora l’obiettivo è sterminare la diversità della vita, delle
culture, delle conoscenze, delle economie, delle sovranità, delle democrazie,
delle libertà. La pirateria e le appropriazioni dei beni comuni sono, senza
soluzione di continuità, il vecchio metodo.
Nulla
di nuovo sotto il sole. Il Dharma, la giusta azione e il giusto stile di vita è
rimpiazzato dall’Adharma della macchina del denaro e dello sviluppo delle
tecnologie, per i profitti e il controllo come finalità umane.
Senza tener in minimo conto le conseguenze che
tutto questo produce sulla natura e la società. Così, riducendo al profitto il
significato e il valore dell’umano, l’accumulazione del denaro da parte
dell’1%, pur non etica e di fatto ingiusta in molti casi, viene definita la
misura della superiorità umana.
Una
superiorità che non richiede valutazioni di sorta. Mai prima nella sua storia
l’umanità ha dovuto fare i conti con una ricchezza tanto sproporzionata,
assiepata in così poche mani. Mai prima è accaduto che così poche persone
avessero il controllo sulla vita dell’intera umanità. Mai come oggi i nostri
corpi e le nostre menti sono state trasformate in colonie da cui estrarre
rendita, e accumulare ricchezza.
Le
minacce alla libertà.
Mai,
mai prima la sopravvivenza della nostra specie è stata così in bilico. Mai
prima le minacce alle nostre libertà e al nostro futuro si sono manifestate a
noi su scala planetaria.
Mai
abbiamo avuto bisogno come oggi di resistere insieme, su scala globale, in
solidarietà.
Il
libro di Nicoletta Dentico arriva al momento giusto, ed è necessario.
Sarà una bussola importante per guidare l’evoluzione
delle nostre strategie collettive, e per difendere le nostre esistenze e
libertà dalle forme della ricolonizzazione variamente avallate attraverso il
filantrocapitalismo. E ci servirà, questo libro, per identificare le
traiettorie democratiche di resistenza all’affermazione dell’Impero che si
espande per controllare la nostra agricoltura, il nostro cibo, la nostra
salute, i nostri corpi e le nostre menti, i nostri modelli di vita e le nostre
democrazie.
(Vandana
Shiva Attivista politica e ambientalista, si è battuta per cambiare pratiche e
paradigmi nell'agricoltura e nell'alimentazione; si è occupata anche di
questioni legate ai diritti sulla proprietà intellettuale, alla biodiversità,
alla bioetica, alle implicazioni sociali, economiche e geopolitiche connesse
all'uso di biotecnologie, ingegneria genetica e altro. È tra i principali
leader dell'International Forum on Globalization, ed è vegetariana. Nel 1993 ha
ricevuto il Right Livelihood Award.)
ECONOMIA
INSOSTENIBILE.
Ricchi
e buoni: se il capitalismo
conquista
anche la filantropia.
Valori.it
– Elisabetta Tramonto- Nicoletta Dentico – (19.05.2021) – ci dicono:
Intervista
a Nicoletta Dentico, che nel suo libro “Ricchi e buoni?” svela l'ultima terra
di conquista del capitalismo: la filantropia.
Cosa
c’entrano Bill Gates, Warren Buffett, Bill Clinton e Mark Zuckerberg con il
vaccino contro il Covid-19?
Che
cos’è il «filantrocapitalismo»?
Ovvero
cosa c’entra il capitalismo con la filantropia? Cosa c’è dietro l’interesse dei
ricchi del Pianeta per cause sociali come salute, educazione, lotta alla fame?
Sono
alcune delle domande a cui risponde Nicoletta Dentico, responsabile del
programma di salute globale di Society for International Development (SID) ed
editorialista di Valori, nel suo ultimo libro-inchiesta “Ricchi e buoni? Le
trame oscure del filantrocapitalismo”.
Perché
pubblicare questo libro adesso?
Questo
libro in realtà ruminava dentro di me da molto. Ed effettivamente ha avuto
anche una lunga preparazione.
Il
tema mi ha attratto da quando ho deciso, politicamente, civilmente e
professionalmente, che dovevamo smetterla con questa storia della soglia della
povertà.
Perché
dovevamo cominciare a guardare la soglia della ricchezza. Insomma che bisognava
ribaltare il discorso.
Questo
è anche un atto di ribellione rispetto a tutte le grandi narrazioni, come gli
Obiettivi del Millennio e gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, che io trovo
oramai piuttosto insostenibili, con questa idea di essere tutti stakeholder (lo sostiene il guru Klaus Schwab
della nuova religione globalista! Ndr)
Come cerco di spiegare nel mio libro, sono
l’incardinamento di una certa rivoluzione di governance che i ricchi portano
avanti con successo da almeno due decenni, per svuotare la funzione pubblica e
il ruolo dei governi.
«Il
capitalismo filantropico ha preso in mano l’agenda del bene».
Ma,
leggendolo, sembra nato apposta per analizzare la pandemia di Covid-19?
È
merito del mio ritardo nella consegna della bozza. Doveva essere pronto per il
dicembre del 2019, invece l’ho finito a marzo del 2020. Intanto è scoppiato il
Covid. E io ho subito capito che con tutta questa storia il mio libro c’entrava
molto. E quindi ho detto alla mia casa editrice di fermarsi. Perché dovevo rivedere tutto il testo
alla luce di ciò che stava succedendo. Il Covid è stato un inciampo, che ha
reso il libro, in un certo senso, azzeccato dal punto di vista della
tempistica.
Che
cosa c’entra il libro con la pandemia?
Il
libro c’entra perché la governance che si sta costituendo intorno alla gestione
della pandemia non è altro che una fase nuova, più ramificata e ormai del tutto
operativa, di quello che potremmo chiamare il “Davos Consensus”.
Cioè il World Economic Forum di Klaus Schwab e tutta la élite che rappresenta.
Sono coloro che hanno in mano le leve dell’economia e del potere politico. Attraverso le loro imprese e
attraverso le fondazioni che introducono, costoro hanno costruito la governance
per l’iniziativa internazionale che ruota intorno alla ricerca, alla produzione
e all’accesso ai rimedi contro Covid-19.
L’Access
to Covid Tools Accelerator (Act-A), di cui COVAX è la componente vaccinale, è
una architettura molto complessa che, con i soldi pubblici, punta ad assicurare
lo status quo negli assetti della produzione farmaceutica. Salvo forgiare i
nuovi mercati nel Sud del mondo.
Chi ha
in mano le regole del gioco sono le fondazioni filantropiche, con alcune
tipologie di industria, l’industria farmaceutica e anche quella finanziaria.
E qual
è il ruolo delle fondazioni benefiche?
La
Fondazione Bill Melinda & Gates è assolutamente centrale. Ormai viene
trattata alla stregua di un qualunque organismo multilaterale.
Cioè
nella narrazione ufficiale il pantheon di chi porta avanti tutta questa prima
lotta globale contro la pandemia è composto dalla Banca Mondiale, dall’Organizzazione
Mondiale della Sanità, dalla Commissione europea e dalla Bill Melinda Gates
Foundation.
Che quindi nella narrazione ha lo stesso peso
di un’istituzione pubblica.
Bill
Gates è quello che ha accordi con tutti, quello che ha investito già da sette
otto anni nelle aziende biotech – aziende come CureVac o BionTech – che nel
tempo della pandemia hanno fatto la loro fortuna con guadagni enormi (sono
quelle che guadagnano qualcosa come il 440% in Borsa in due giorni).
È
straordinario perché poi tutto questo viene fatto appunto con questa narrazione
rassicurante secondo cui la cooperazione internazionale è la strada per trovare
una soluzione per i Paesi poveri. In realtà tutto è nelle mani di pochi grandi
attori del capitalismo, che reggono le fila del gioco nel loro personale
interesse.
«Al di
là delle narrazioni rassicuranti, la cooperazione internazionale è nelle mani
del capitalismo globalista di rapina».
Quindi
sono tutte azioni mirate ai propri interessi?
Basta
pensare che il Ceo di Cepi (questa “Coalition for Pandemic Innovation”, nata dopo Ebola
sempre con i soldi di Bill Gates) un tempo gestiva il Dipartimento di proprietà
intellettuale di Microsoft. Il cui monopolio si è affermato proprio sul brevetto che
Microsoft aveva rispetto alla conoscenza informatica.
Quindi
il mio libro c’entra moltissimo con la pandemia. Ci sono i grandi sconfitti
della pandemia, ma ci sono i grandi approfittatori della pandemia, che uniscono
finanza e potere politico. E adesso poi sconfineremo tantissimo in quello che è il
loro terreno imprenditoriale d’origine, quello digitale. Per cui ci sarà proprio una finanziarizzazione della salute e
una digitalizzazione della salute.
Quindi
il capitalismo globalista ha conquistato anche la frontiera della filantropia.
Come è stato possibile?
Nel
mio prologo emotivo al libro scrivo proprio che uno dei miei motivi di rabbia è
quello di vedere il terreno della solidarietà ormai permeato dalle logiche del
mercato.
La
solidarietà, fino a 25 anni fa, era stato un terreno abbastanza protetto da
questi tipi di approcci.
Oggi
invece sono questi filantrocapitalisti che, apparentemente, hanno preso in mano
l’agenda del bene. E, in nome di questa agenda del bene, che è una prosecuzione
della loro vocazione mercantile, sono di fatto entrati anche nel mondo della
solidarietà per i loro affari.
Così
come siamo arrivati fin qui? Perché questo è successo?
Nel
libro cerco di raccontare un po’ l’economia politica del capitalismo
filantropico. Credo che sia una delle espressioni più riuscite e più difficili
da sconfiggere, di una globalizzazione che ha pensato di abbinare la
liberalizzazione dei mercati ai diritti umani. Hanno vinto la prima, molto meno
i secondi. L’unica regola di tutto questo
assetto è sostanzialmente l’assenza di regole. Per cui ci si può arricchire
ormai in maniera sconfinata in barba a qualunque confine temporale e spaziale,
approfittando anche di strumenti che un tempo servivano un obiettivo e oggi
servono a un altro obiettivo.
«Il
capitalismo di rapina e la globalizzazione hanno cercato di abbinare
liberalizzazione dei mercati e diritti umani, ma ha vinto la prima»
E i
privati hanno assunto ruoli pubblici?
Purtroppo
i circuiti dello sviluppo internazionale, dalla Banca Mondiale a molte agenzie
delle Nazioni Unite, ormai hanno introiettato il fatto che il privato debba
essere parte dell’agenda dello sviluppo.
Così
coloro che hanno determinato lo “sviluppo insostenibile” oggi possono far parte
delle soluzioni. C’è una tale confusione che chi è vincitore della globalizzazione, chi
non attua processi democratici, chi è già in una posizione egemonica può
ulteriormente espandere il proprio dominio. Ed è quello che sta succedendo.
Per
una fondazione come la Bill & Melinda Gates non esistono confini. Non
esiste confine al potere di uno come Ted Turner che, con la sua fondazione,
alle Nazioni Unite oggi controlla la performance di tutti gli Stati sul
raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile. Sono i governi che
hanno permesso tutto questo.
Nel
libro parli di una perdita di democrazia?
Io
vedo due problemi fondamentali: il primo è che questo boom del filantrocapitalismo
trova il proprio liquido amniotico nella disuguaglianza strutturale che questa
globalizzazione ha prodotto e che purtroppo l’ultimo anno con il virus Covid 19
ha subito un’ulteriore accelerazione.
Capitalismo
globale e pandemia.
Il
vaccino per il Covid-19.
Covid-19,
chi ha scatenato la guerra globale del vaccino.
Dall’altra
c’è un problema che ha sicuramente a che fare con la democrazia, perché
evidentemente l’operazione che questi uomini bianchi americani stanno portando
avanti punta a una sostanziale privatizzazione dell’agenda politica globale.
Quando
i filantrocapitalisti hanno scoperto che potevano tramutare il loro potere
finanziario in potere politico su scala globale hanno puntato lo sguardo sulla
struttura della governance internazionale più debole ed esposta: le Nazioni
Unite.
Con
l’influenza dei loro soldi, facilmente disponibili, hanno apparecchiato le
soluzioni adatte per non cambiare le regole del gioco.
In un
mondo che all’inizio del millennio rivendicava con forza, e con qualche
capacità di impatto politico, la globalizzazione dei diritti.
Hanno
inteso arginare questa onda di trasformazione dal basso cercando soluzioni
laterali, e tecniche, a problemi politici, e lo hanno fatto introducendo una
nuova genia di attori, in concorrenza con le istituzioni formali: le
partnership pubblico privato.
E come
hanno fatto a conquistare più potere?
Sono
nate molte entità ibride che hanno sottratto i fondi dei governi alle Nazioni
Unite. Hanno creato nuovi luoghi decisionali dove stanno insieme i governi e i
settori privati. Però queste sono tutte entità di natura privata.
Hanno lavorato a una privatizzazione della
funzione pubblica su scala internazionale.
Gates, Zuckerberg, Bezos sono tutti i
vincitori della globalizzazione in nome di posizioni di monopolio di mercato
che hanno potuto giocare in virtù delle regole del gioco appunto della
globalizzazione.
«Troppe
entità ibride dedite al capitalismo filantropico hanno sottratto fondo
governativi alle Nazioni Unite»
Oggi è
tutto molto confuso. Anche nella società civile, non si fa più la distinzione fra
un’istituzione e una partnership pubblico privata. Sembrano tutti alla pari, ma in
realtà non è così.
L’Istituzione
è un ente che afferisce al diritto pubblico. Una partnership pubblico privata è
registrata a Ginevra, a New York, a Seattle, come ente di diritto privato.
Queste non fanno accordi, fanno contratti commerciali che non sono visibili da
nessuno.
Gates,
Zuckerberg e Bezos battono i governi anche nell’erogazione di fondi e nella
decisione sul da fare perché dispongono di ingenti capitali e possono stanziarli
nel giro di pochi minuti senza passare da nessun processo democratico. (Lo hanno imparato dal loro nuovo
guru Klaus Schwab! Ndr).
La
difficile transizione verso
una nuova normalità.
Ilsole24ore.com
- Mimmo Carrieri - Innocenzo Cipolletta – (18 agosto 2022) – ci dicono:
Tornare
indietro non si può. E nello stesso tempo non è automatica la costruzione di
quella che Innocenzo Cipolletta ha chiamato la «nuova normalità».
La
“grande rottura”: così potremmo sintetizzare ciò che è accaduto, con la
pandemia, ad aziende e lavoratori.
È
stato un periodo nel quale in tanti hanno lavorato non solo in modo diverso dal
passato, ma più di prima.
Giustamente è stato messo l’accento sul fenomeno più
macroscopico, che è consistito nel lavoro a distanza.
Ma si sono sottovalutati due aspetti. I tanti
che hanno continuato ad operare da vicino e sul posto di lavoro: secondo i dati
di una survey, del Dipartimento Disse con il supporto di Swg, il 25% del totale
dei lavoratori ha continuato a lavorare in presenza, e un altro 30% dichiarava
di aver lavorato in parte a distanza e in parte in presenza.
Ed
anche il fatto che coloro che lavoravano a distanza dovevano fare le cose in
modo diverso:
le
lezioni richiedevano un impegno aggiuntivo, bisognava imparare a fare le
riunioni solo in collegamento, il risultato del lavoro e il modo per ottenerlo
diventavano i parametri principali dello sforzo produttivo.
Poco
meno del 30% degli intervistati della survey dichiarava di aver lavorato «oltre
l’orario di lavoro», e quasi il 35% sosteneva a sua volta di aver svolto
compiti aggiuntivi (cioè di aver avuto un maggiore carico lavorativo).
Un
gigantesco, non scontato apprendimento collettivo, che ha cambiato in
profondità le stesse competenze e preferenze dei lavoratori, incidendo allo
stesso tempo sulle logiche e sulle convenienze dei datori di lavoro.
Questo
grande sommovimento, già in corso, ma innescato dalla pandemia, è avvenuto per
stato di necessità. Gran parte dei lavoratori si è mossa nel territorio dello smart working senza avere contratti di riferimento,
che riguardavano – a livello nazionale o aziendale – meno di un quarto del loro
totale.
E
adesso? Tornare indietro non si può. E nello stesso tempo non è automatica la costruzione
di quella che Innocenzo Cipolletta ha chiamato la «nuova normalità». I lavoratori, sia dipendenti che autonomi,
venivano da un lungo ciclo di difficoltà, che ne aveva aumentato le
insicurezze.
E
visibilmente gli effetti della pandemia, ma anche gli eventi successivi (guerra
e inflazione) non hanno aiutato a ridurre le ansie e incertezze che
attraversano il corpo sociale italiano in misura maggiore rispetto ad altri
Paesi.
Il
mercato del lavoro ha ripreso slancio.
Ma
lasciando un quadro ambivalente difficile da spiegare. Da un lato si vede un
sottoutilizzo delle potenzialità esistenti (ore lavorate insufficienti, molto
part-time involontario eccetera).
Da un
altro lato si assiste al rifiuto da parte dei lavoratori di alcune occupazioni,
alla crescita delle dimissioni, alla ricerca di nuovi lavori più gratificanti.
Insomma
in molti non vogliono tornare al mondo di prima e faticano ad accettare quello
che viene loro proposto, il sommovimento è in corso, non lo si può fermare, ma
non ha trovato ancora una sistemazione soddisfacente sul piano istituzionale e
sociale.
Le
imprese e i lavoratori hanno dato – e continuano a dare – una grande prova di
adattamento e di innovazione.
Ma a
questo punto serve qualcosa in più: una regolazione più strutturata e
partecipata, che solo le due parti sociali possono aiutare a costruire, in
raccordo con interventi istituzionali limitati e ben dosati, nel vivo del mondo
produttivo.
Aggrappati
a una
Battaglia
Persa…
Conoscenzealconfine.it
– (23 Ottobre 2022) – il simplicissimus – ci dice:
Una
classe politica indegna si aggrappa disperatamente ad una battaglia persa, per
nascondere ai propri cittadini la loro totale ed epocale sconfitta.
L’Italia
ha una lunga tradizione nel campo degli idrocarburi, non soltanto tecnica, ma
anche politica, avendo conosciuto da vicino cosa significa mettere i bastoni
tra le ruote dei gangster americani, eppure parrebbe che il sublime governo del
signor Draghi non avesse alcun consigliere in grado dire qualcosa sul delirante
progetto di importare gas e petrolio non più dalla cattiva Russia, ma dalla
buona America che galleggia ormai sugli scheletri della propria storia.
E così
come il governo Draghi, chiamato come cameriere esperto in tutti i vertici
occidentali, per il garbo e la facilità con cui svende il proprio Paese, anche
tutti gli altri governi europei non devono avere nemmeno un consigliere che
conosca le basi del settore energetico.
Se
questi esecutivi avessero avuto come consigliere anche solo un operaio delle
piattaforme, avrebbero appreso alcune cose interessanti:
che il
gas e il petrolio estratti con la tecnica di frammentazione oltre ad essere
molto più costosi, come si deduce dalle consultazioni degli indici Eroei (Energy Returned On Energy
Invested)
hanno alcune spiacevoli caratteristiche che li rendono di difficile utilizzo.
Il gas per esempio è molto più sporco e ha
emissioni di carbonio molto superiori al gas russo. Come si concili questo con
l’ossessione della Co2 non sarebbe razionalmente spiegabile, se non fosse che
si tratta comunque di false emergenze climatiche lanciate per scopi di
controllo politico sociale.
Inoltre,
il petrolio ricavato dagli scisti fratturati non assomiglia al petrolio
greggio, ha l’indice API e la volatilità del diluente per vernici, motivo per cui i treni utilizzati in Usa per
trasportarlo sono chiamati treni “bomba”. Come se non bastasse non si può
produrre diesel, il carburante indispensabile per il trasporto…
Ecco
perché gli Usa importano petrolio dalla Russia e rubano l’oro nero siriano.
In
realtà, tutta l’operazione del fracking lanciata a suo tempo da Obama non
risponde finanziariamente che a uno “schema Ponzi” e geopoliticamente è stato
il modo per nascondere il fatto che il Nordamerica ha esaurito tutte le fonti
economicamente valide di petrolio e gas mentre quelle rimanenti, hanno un Eroei tristemente basso e quindi sono super
costose sia dal punto di vista energetico che ovviamente da quello dei prezzi
in ogni segmento della filiera, dall’estrazione, alla lavorazione, al
trasporto.
Ma la
saga del fracking è servita non solo a nascondere questa debolezza americana,
ma anche l’intento criminale di continuare a controllare le zone petrolifere
come ultima speranza di salvare i petrodollari. Adesso che tutto questo è
visibile come un faro nella notte, si cerca di ricavare qualcosa vendendo il
pessimo prodotto del fracking all’Europa.
Una
delle ragioni per cui le sanzioni contro la Russia non hanno funzionato è che
essa possiede ciò che l’occidente non ha più, ossia le risorse energetiche
vere, non quelle fasulle del fracking espresse nella grandissima balla che gli
Usa erano ritornati ad essere i maggiori produttori di petrolio.
Certo adesso ne esporteranno grandi quantità in Europa
a prezzi assolutamente folli, grazie a una guerra preparata con accuratezza e grazie a
élite attentamente coltivate dagli Usa e dai suoi tanti strumenti di
formazione.
Ma
quando si è temuto che la reazione popolare potesse far saltare il piano tanto
accuratamente preparato, ecco che sono stati saltare i gasdotti in maniera da
rendere impossibile o quasi un ripensamento.
Così
si accentua in maniera grottesca la propaganda pro Ucraina e non ha alcuna importanza se durante
i tentativi di controffensiva gli ucraini abbiano perso 9800 uomini, 320 carri
armati, 542 blindati, altri 250 veicoli, 36 aerei e 7 elicotteri. E tutto
questo prima dell’arrivo dei rinforzi russi. Un milieu politico indegno si
aggrappa disperatamente a una battaglia persa, per nascondere ai propri
cittadini la loro totale ed epocale sconfitta.
(ilsimplicissimus2.com/2022/10/19/aggrappati-a-una-battaglia-persa/)
LA
PROSSIMA NORMALITÀ
DOPO
IL COVID-19.
Logitech.com-
Simon Dudley – (10-3-2022) – ci dice:
COME
POTREBBE ESSERE IL MONDO NEL 2021 E OLTRE.
Come è evidente, la pandemia in corso sta causando
enormi sconvolgimenti nel mondo. Questo è un periodo di intensa sofferenza e la
ricaduta economica cambierà il nostro modo di vivere. Ma cosa succederà quando
l'emergenza sarà finalmente passata e le persone inizieranno a tornare in
ufficio, nei ristoranti e a muovere i primi passi verso ciò che conoscevamo
come la "normalità"? Il mondo potrà davvero tornare ad essere quello
di prima o nascerà invece una nuova normalità? E in tal caso, come potrebbe
essere?
Le
previsioni più sicure sono probabilmente queste: Il mondo non sarà più lo
stesso e le aziende opereranno in modo diverso sia prima che dopo l'arrivo del
vaccino. Milioni di persone avranno acquisito esperienza con il lavoro da casa
e in molti avranno capito i benefici di questa modalità di lavoro. Altre
persone invece desiderano avere un maggiore contatto umano e, anche se non
potranno recarsi in ufficio tutti i giorni, vorranno andarci almeno per qualche
giorno alla settimana.
Detto
questo, le aziende dovranno trovare nuove soluzioni per tutto, dalle politiche
alle infrastrutture, e di conseguenza la prossima normalità sarà sicuramente un
po' diversa da ciò a cui siamo abituati.
Un
modo efficace di anticipare il futuro è guardare al passato. Come ha
sottolineato James Burke, non abbiamo altro a cui rivolgerci. Quindi, prima di
considerare il futuro, forse vale la pena di studiare il passato.
Uno dei punti più rilevanti da osservare è
l'effettiva brevità della storia dell'"ufficio tradizionale". In
Inghilterra, intorno al 1750, all'alba della rivoluzione industriale, l'ufficio
era semplicemente il luogo in cui ci si occupava dei documenti e scartoffie della
fabbrica.
In
genere, l'ufficio si trovava direttamente sopra la fabbrica. Sia gli operai sia
gli impiegati dell'ufficio vivevano a breve distanza dalla fabbrica e tutti
avevano un regolare orario di entrata e di uscita.
Se i
lavoratori erano fortunati, avevano il sabato pomeriggio libero e una volta
all'anno potevano tutti godersi una vacanza aziendale di una settimana in
località come Blackpool o Skegness.
Questo
sistema divenne sempre più complesso, ma rimase familiare in Gran Bretagna e in
altri paesi industrializzati fino agli anni '70, quando le aziende iniziarono a
spostare le proprie fabbriche in località più economiche.
Ma era
comunque necessario che i lavoratori si recassero in ufficio, per comunicare
fra loro e utilizzare le macchine per svolgere il proprio lavoro, dal sistema
centrale per la gestione contabile al reparto di smistamento della posta dove
si ricevevano ed elaboravano gli assegni.
Con l'avvento degli anni '90, distribuire le
varie funzioni dell'ufficio in diverse località iniziava a diventare una
possibilità per le aziende, anche se non si trattava necessariamente di una
soluzione facile da implementare.
Per questo motivo, le aziende hanno spostato
offshore molti call center, centri di assistenza IT e uffici di segreteria.
Ed è a
questo punto che ci siamo fermati negli ultimi 20 anni. La tecnologia di oggi
offre nuove e semplici modalità di lavoro, ma sono poche le aziende che hanno
deciso di utilizzarle.
Anche
se i benefici delle nuove soluzioni erano evidenti, la cultura aziendale si è
rivelata resistente al cambiamento a livello globale.
Alcune
aziende, principalmente società di software, hanno effettivamente intrapreso un
percorso di trasformazione per diventare completamente virtuali. Molte di
queste vantano una cultura aziendale orientata al futuro e alla ricerca dei
migliori talenti del mondo.
Queste
aziende visionarie hanno tratto un vantaggio competitivo dalla loro capacità di
assumere il personale migliore, indipendentemente dalla posizione fisica. Per
queste realtà è normale, ad esempio, avere risorse distribuite fra Inghilterra,
Laos e Cina.
Tutto
quello che serve davvero è una buona connessione a Internet.
Certo,
la maggior parte delle aziende non ha nemmeno preso in considerazione questa
strada e, per molti, non avrebbe funzionato comunque. È semplice misurare la
performance degli sviluppatori di software, perché è direttamente collegata al
completamento dei progetti.
Al contrario, per molte aziende il contatto
con i colleghi è fondamentale per l'ottenimento degli obiettivi. Pertanto, la
maggior parte delle aziende consentiva solo a dipendenti senior o a coloro che
si erano dimostrati estremamente dediti al lavoro di lavorare da casa.
Molte
aziende semplicemente non credevano che i lavoratori svolgessero effettivamente
alcun lavoro a casa. È interessante notare che le prove in realtà puntano nella
direzione opposta...
Oggi,
il nuovo coronavirus (COVID-19) sta costringendo le aziende a rivalutare le
proprie strategie. Purtroppo le aziende incapaci di adattarsi potrebbero non
sopravvivere.
È
sconvolgente pensare che un evento devastante come l'attuale pandemia debba
essere il catalizzatore del cambiamento. Ma la storia ci insegna che il
cambiamento è generato da eventi traumatici, piuttosto che dallo status quo.
Negli
ultimi 20 anni, si sono verificati diversi eventi che si riteneva avrebbero
accelerato il passaggio al lavoro da casa e/o in remoto in generale; tuttavia
non è successo.
Perché no?
In
poche parole, la tecnologia non era pronta e non c'è stato il tempo di fare
piani a lungo termine.
Ad
esempio, l'11 settembre è stato un evento spaventoso, ma ha avuto anche una
durata relativamente breve. E nel 2001 la telefonia IP, le videoconferenze e
risorse come Google Docs, Office 365, Microsoft Teams, Salesforce.com e tante
altre non esistevano ancora o, nella migliore delle ipotesi, erano rare e
costose e non scalabili.
Oggi è
tutto diverso. Una connessione Internet di buona qualità è quasi onnipresente
nei paesi sviluppati. I servizi cloud consentono la gestione ovunque e in
qualsiasi momento, sia su PC sia su smartphone, di tutte le applicazioni
normalmente utilizzate in ufficio.
Quindi,
se oggi la tecnologia è pronta e se la cultura è cambiata, come sarà questo
nuovo ordine mondiale? Ancora una volta, guardiamo al passato per scoprire
alcuni indizi...
Quando
da bambino andavo a scuola, circa 40 anni fa, in classe l'insegnante ci diceva
di aprire il libro di testo a pagina 27 e iniziava a leggere le domande. Di
solito lo stesso insegnante si metteva poi a leggere tranquillamente il
giornale assicurandosi che nessun alunno fiatasse.
Oggi
l'insegnamento capovolto ha cambiato completamente questo concetto. Con questo
paradigma, molte attività, comprese quelle che tradizionalmente potevano essere
considerate compiti a casa, sono svolte online.
Lezioni, compiti e discussioni possono
avvenire in un ambiente virtuale, e le ore in classe possono essere
maggiormente dedicate ad attività didattiche più complesse, ad esempio il problem-finding e problem-solving,
la
collaborazione e la progettazione.
Ritengo
che questo sia un modello eccellente per l'evoluzione dell'ambiente
dell'ufficio: non un luogo di ricerca o dove svolgere semplicemente un lavoro,
ma uno dove dedicarsi al problem-solving, alla collaborazione e alle
interazioni umane.
Perciò, invece di recarsi in ufficio per
"fare" il lavoro, i lavoratori ci andranno per incontrare i colleghi,
discutere e collaborare su progetti già avviati e prendere decisioni collettive
sui prossimi step.
Alcuni
esperti ritengono che, prima del vaccino, i luoghi di lavoro limiteranno il
numero di persone in una determinata area per continuare a incoraggiare il
distanziamento sociale.
Ciò potrebbe applicarsi a tutto, dalle sale
riunioni allo spazio sulla scrivania, e potrebbe spingere parte della forza
lavoro a continuare a lavorare da casa. La probabile frammentarietà del ritorno
in ufficio sarà oggetto di un enorme esperimento.
In un
simile modello, sia l'ufficio sia il tempo che i lavoratori vi trascorrono
cambieranno radicalmente. Non ci sarà più la necessità di arrivare in ufficio
alle 9 e andar via alle 17. Se c'è in programma un meeting che inizia alle 11,
i lavoratori lavoreranno da casa finché non sarà ora di recarsi in ufficio per
il meeting.
Evitare
le ore di punta renderebbe gli spostamenti dei lavoratori più brevi e meno
stressanti. Se il meeting termina alle 14, i lavoratori lasceranno l'ufficio e
torneranno a casa per continuare il lavoro. E se un dipendente ha bisogno di
comunicare di nuovo con un collega o un cliente, disporrà delle tecnologie per
farlo da casa.
Anche
l'aspetto degli uffici cambierà: invece di ambienti “open space” in grado di
ospitare molte persone, si trasformeranno in spazi sociali con sale riunioni
più piccole. L'ufficio diventerà il luogo in cui si discute di lavoro, non dove
si fa il lavoro.
Non mi
sembra di aver esposto finora delle idee particolarmente rivoluzionarie.
Sembrano, almeno a me, concetti ovvi e sensati. È triste che sia un evento
spaventoso come l'attuale pandemia a catalizzare questo cambiamento. Ma se la storia ci ha insegnato
qualcosa è che il cambiamento arriva quando non abbiamo altra scelta.
Filantrocapitalismo:
possono
i
super-ricchi salvare il pianeta?
Lospiegone.com
- Guglielmo Russo Wälti – (30 Dicembre 2019) – ci dice:
Negli
ultimi anni la filantropia delle persone più facoltose si è evoluta ed è
diventata strategicamente più strutturata e redditizia.
Ma in un contesto in cui le disuguaglianze
sono sempre più forti, e mentre gli Stati depotenziano i sistemi di protezione
sociale, possiamo davvero fidarci dei super-ricchi per salvare le sorti di un
pianeta sempre più ingiusto?
Definizione
e nascita del fenomeno.
Il
philanthrocapitalism è la pratica sempre più corrente posta in essere dagli ultra high net worth individuals e diretta a coalizzarsi per devolvere
ingenti somme di denaro al fine di rendere la filantropia più efficiente in
termini di costi, impact-oriented e finanziariamente remunerativa.
Nel
massimo dell’efficienza, il filantrocapitalismo rinforza e amplifica lo sforzo
economico e le capacità imprenditoriali verso le attività di beneficienza e al
tempo stesso istruisce e incorpora le politiche governative.
Seppure
la beneficenza esista da sempre, il filantrocapitalismo è un fenomeno
relativamente moderno.
Il
termine si è diffuso con insistenza in occasione dell’evento che avrebbe
sconvolto l’economia globale: la Grande Recessione.
Proprio
nel momento più buio per la ricchezza mondiale, si temeva che le grandi
donazioni del decennio precedente sarebbero diminuite drasticamente,
parallelamente al numero degli ultra-ricchi. Nel 2009 infatti, il numero di
miliardari nel mondo era crollato di un terzo rispetto all’anno precedente.
La
devozione alla beneficenza.
Nonostante
ciò, nel maggio 2009 la popolare trasmissione “Good Morning America” svegliava i cittadini statunitensi
con il titolo “Super Rich Friends”, narrando di una cena a porte chiuse organizzata dai più
grandi filantropi del mondo Bill Gates e Warren Buffet, avvenuta a New York
qualche giorno prima. Se la cena è avvenuta non si può dire con
certezza, tanto è però che, contrariamente alle previsioni, le donazioni non
crollarono nel 2009 e nell’anno successivo, gli stessi Gates e Buffet hanno
annunciato la nascita del “The Giving Pledge”, ovvero l’organizzazione caritatevole
più grande del mondo.
A
quasi dieci anni dal suo lancio, The Giving Pledge conta 204 benefattori da 23
differenti Paesi che hanno donato circa 500 miliardi $ per sostenere diverse
cause caritatevoli.
Il
business della bontà.
Nonostante
ciò, andando a guardare l’indice dei più ricchi del mondo fornito da Forbes,
possiamo vedere come praticamente tutti i billionaires nei primi posti in
classifica abbiano aumentato il proprio patrimonio nell’ultimo anno.
Comparando
gli indici degli ultra-ricchi e dei donatori si può infatti notare di come
nonostante le donazioni, i primi tre filantropi mondiali del 2018, Warren
Buffet (3,4 miliardi $ donati), i coniugi Gates (2,6 miliardi $) e Michael
Bloomberg (767 milioni $), abbiano tutti incrementato il proprio patrimonio nel 2019
rispettivamente di 4,8; 10,3 e 2,1 miliardi $.
L’uomo
più ricco del mondo, Jeff Bezos ha donato la notevole cifra di 131 milioni $
nel 2019, ovvero lo 0,12% del proprio patrimonio. A titolo di paragone, la somma
sarebbe l’equivalente di nemmeno 5 $ di un salario medio mensile statunitense.
Il
secondo e forse più conosciuto aspetto da considerare sono le detrazioni
fiscali. Il sistema fiscale
statunitense, rimodellato ad hoc dal TCJA, cavallo di battaglia delle passate
elezioni presidenziali di Trump, combinato agli sgravi fiscali per i benefattori è
sempre più incentivante.
In effetti i multimiliardari americani pagano
molte tasse in meno dei loro avi. Se nel 1950 i top 400 paperoni americani
pagavano il 70% di aliquota fiscale, nel 2018 la stessa percentuale è scesa al
23%.
Per
assurdo, la situazione del 10% più povero della popolazione si è rovesciata
nello stesso periodo, passando dal 16 al 26%.
Inoltre,
il TCJA ha aumentato il limite di deducibilità fiscale per opere caritatevoli,
aumentando così ancor di più la nebulosità del confine tra carità ed elusione
fiscale.
Ad
ogni modo, gli ultra-ricchi investono obiettivamente una montagna di soldi che
spesso ottengono risultati sbalorditivi.
La
trickle-down theory che ci rimanda alle fondamenta della reaganomics considera
infatti che, lo sviluppo economico generato da benefici elargiti alle classi
più abbienti, produttrici di reddito, favorisca ipso facto l’aumento del
welfare in tutta la società e perciò anche nelle classi meno abbienti, venendo
spesso considerata come il cavallo di battaglia dei venture philanthropists.
La “teoria delle briciole” è stata ampiamente sdoganata negli
scorsi decenni ed è risultata inefficiente nel ridurre le diseguaglianze che
affliggono gli States.
Bisogna
comunque domandarsi se l’appellarci ai miliardari ed essere dipendenti da loro
possa davvero rappresentare la soluzione dei problemi di disuguaglianza. Non si
può prescindere infatti dagli aspetti fondamentali di una equa distribuzione
del reddito e dall’ingenza dei trasferimenti garantiti da un welfare State che
gli USA ambiscono a essere.
Inoltre
le fondazioni caritatevoli business-friendly degli ultra-ricchi, si posizionano
come finanziatori principali, ma anche come competitors delle istituzioni
statali o intergovernative.
La
presenza e la forza delle elargizioni dei donors in partenariati garantisce
loro un considerevole potere nel disegnare le priorità sull’agenda delle
politiche globali.
Ad esempio, la fondazione dei coniugi Gates è il
secondo donatore in termini di danaro versato sui conti della Organizzazione
Mondiale della Sanità (OMS), secondo solo agli USA e davanti alla Gran
Bretagna.
Il 60%
dei fondi del programma OMS diretto a debellare la polio viene dalle tasche
della Gates Foundation.
Il
rischio di un’influenza o nel peggiore delle ipotesi di un controllo
monopolistico del potere decisionale è concreto.
Conclusione.
Riassumendo,
di per sé, l’atto di fare beneficenza è e sempre sarà un gesto ammirevole e
altruista, apprezzato e facente parte di molte culture e religioni.
Anche
considerando le sue possibili criticità, la filantropia strategica contribuisce
in parte a rendere il mondo un posto migliore.
Tuttavia,
il filantrocapitalismo non è che un debole rimedio per le sistematiche
ingiustizie generate dalle crescenti disuguaglianze economiche ed il rischio è
che il fenomeno rappresenti solo una grande distrazione di massa o peggio
ancora un deterrente per eventuali cambiamenti di politica economica.
Per
tentare di ridurre le disuguaglianze ed eliminare definitivamente la povertà, più che affidarsi ai paperoni, la soluzione dovrebbe essere una
sensibilizzazione dell’intera popolazione a investire su progetti responsabili,
che
perseguono gli obiettivi tipici della gestione finanziaria, tenendo in considerazione dettagliati
aspetti di natura ambientale, sociale e di governance.
Da
Rockfeller a Gates, l’anima
oscura
del filantrocapitalismo.
Ilmanifesto.it
- Manlio Masucci – (9 novembre 2020) – ci dice:
Il
filantropo, che accresce le sue ricchezze nelle stesse piaghe di un sistema a
lui funzionale e vitale, si erge, oggi più che mai, a paladino dell’umanità,
autoproclamandosi unica alternativa plausibile ai governi democratici lenti,
macchinosi e inefficienti.
Una
figura decisionista, portatrice e venditrice di storie di successo,
ammaliatrice e scarsamente incline alle critiche convinta, soprattutto, che i
poveri del mondo abbiano maggior bisogno della sua carità piuttosto che di
giustizia economica e sociale.
L’emergere
di questa figura non offre però una soluzione alle miserie di un sistema
politico ed economico a cui è strettamente legato, ma costituisce piuttosto
l’ultima degenerazione di quel sistema stesso basato sull’accumulazione delle
risorse e oramai incapace anche solo di pensare a criteri alternativi di
redistribuzione e di giustizia sociale.
Il
benessere, così come la povertà, può solo essere elargito dall’alto, da coloro
i quali si ritengono i padroni del mondo.
Il
filantropo costituisce allora un ingranaggio essenziale nella polimorfa macchina
della globalizzazione, una colonna portante dello stesso sistema capitalista
che incarica entità private di utilizzare parte delle ricchezze accumulate ai
danni dei poveri del pianeta per allestire una facciata attraente, quasi
accettabile ed eticamente spendibile. (Questo lo dice anche Klaus Schwab ,
il guru della nuova religione globalista che
svolge il ruolo di costruttore di bombe atomiche illegali in sud Africa!
Ndr.)
Ma le
buone azioni riparatorie si basano su strategie win-win che, nel linguaggio del
capitale, si traducono in partnership pubblico-private, apertura di nuovi
mercati e possibilità di proficui investimenti per le aziende che magari hanno
finanziato le stesse azioni filantropiche.
Se poi
si riuscisse a tramutare un povero in un cliente, il gioco sarebbe da
considerarsi perfettamente riuscito.
Una
volta comprese le logiche alla base dell’operato delle fondazioni è possibile
individuarne piani e obiettivi.
Quello
che rimane più difficile da comprendere, o perlomeno da accettare, è
l’atteggiamento dei governi che, di fronte all’arroganza di queste entità,
continuano a indietreggiare lasciando sul campo importanti pezzi di democrazia.
Non
solo: le agevolazioni fiscali e gli aiuti diretti ai programmi delle fondazioni
sanciscono la definitiva resa dei contribuenti che si trovano a pagare di tasca
propria iniziative su cui non è previsto alcun controllo democratico.
La
condotta di molti filantropi nei confronti degli stati è, nonostante ciò,
tutt’altro che irreprensibile: è il caso di Microsoft che, attraverso il
ricorso ai paradisi fiscali, ha causato un danno erariale superiore agli
investimenti filantropici del suo stesso fondatore, Bill Gates.
Ricchi
e buoni? Le trame oscure del filantrocapitalismo di Nicoletta Dentico (la
prefazione è di Vandana Shiva) ripercorre la storia del filantropismo da
Rockefeller fino ai giorni nostri, fino a Bill Gates a cui è dedicata una
corposa sezione.
Quella
della fondazione di Gates è un’azione tentacolare e all’avanguardia che
coinvolge, fra gli altri, i settori dell’agricoltura, della medicina, della
biotecnologia, dell’educazione e dell’informazione.
L’autrice
sfugge da ogni dietrologia o teoria complottista puntando il mirino verso un
sistema che permette a un singolo individuo di incamerare una quantità
inimmaginabile di ricchezze mettendolo nella posizione di influenzare le
politiche pubbliche internazionali con il semplice gesto di aprire il proprio
portafogli.
D’altra
parte Bill Gates, personalmente più ricco di 45 dei 48 paesi dell’Africa
subsahariana, è in buona compagnia: Warren Buffet, Ted Turner, Bill Clinton,
Jeff Bezos, Mark Zuckerberg sono solo alcuni dei novelli filantropi pronti a
elargire parte dei loro averi affinché il pavimento sui cui hanno piazzato la
loro comoda poltrona non si sgretoli sotto i loro piedi.
Un
rischio effettivo, secondo Dentico, in un’epoca in cui le fondazioni
filantropiche si arrogano il diritto di risolvere questioni che hanno una
dimensione esclusivamente politica.
Ma
forse, è proprio la dimensione della soluzione politica a rappresentare il più
grande incubo del capitalismo che ricorre all’azione filantropica anche per
scongiurare tale esecrabile deriva.
La
nuova normalità:
il
caso dello smart working.
Waitaly.net
– Giuseppe Cappiello – (6-2-2022) – ci dice:
Il
Covid-19 ha integralmente rimodellato il nostro stile di vita. La nostra vita
privata, così come i rapporti sociali, sono stati stravolti dalle misure di
prevenzione che questa pandemia ha necessariamente preteso. E il lavoro?
Alla
vigilia dell’allentamento delle misure di prevenzione imposte dalla pandemia,
l’Italia e altri Paesi dell’Unione Europea sono, secondo l’OMS, in dirittura
d’arrivo.
A due
anni dalla comparsa del virus che ha cambiato integralmente le nostre vite, si
scorge una tenue speranza. In Italia, ad esempio, il Comitato Tecnico
Scientifico (CTS) ha proposto di allentare le misure di prevenzione all’aperto
dal giorno 11 Febbraio, e, allo stesso tempo, ha lasciato intendere che il
ruolo stesso del CTS non sia più necessario.
La
curva dei contagi è in discesa, così come il numero dei decessi. La campagna
vaccinale continua e il Generale Figliuolo, Commissario Straordinario per
l’emergenza Covid 19, ha dichiarato pubblicamente che, continuare su questa
traiettoria significa a marzo 49 milioni
di italiani avranno completato il ciclo vaccinale.
Sembra
stia andando tutto per il meglio, e per questo, qualcuno comincia a parlare di
normalità. Ma che genere di normalità ci aspetta?
La
nuova normalità.
Innanzitutto,
è necessario chiarire che la nuova normalità di cui si parla è semplicemente un
mondo in cui il Covid-19i è diventato endemico.
I virus come il Sars Cov-2, infatti, sono per
definizione imbattibili, grazie alle loro frequenti variazioni. Ne deriva che
“nuova normalità” è un sinonimo di “convivenza con il virus”.
Ma
come si traduce questa convivenza con il virus? E soprattutto, come impatta la
nostra quotidianità? Ovviamente, non possiamo attualmente dare risposta a
queste domande, ma possiamo portarvi un esempio positivo di nuova normalità,
ovvero quello dello smart working.
Lo
smart working post Covid.
Il
termine smart working sta ad indicare la possibilità, per alcuni lavoratori, di
lavorare da remoto. È bene ricordare che, lo smart working è precedente al
Covid, ma possiamo dire che è stato “consacrato” grazie alla pandemia.
Lo
smart working rappresenta uno degli elementi più influenti e rappresentativi
della nuova normalità di cui parliamo. Sono molte le società che hanno
annunciato il ricorso al telelavoro anche post pandemia, in quanto questa nuova
organizzazione del lavoro permette di ottimizzare le giornate dei lavoratori,
rendendoli più liberi e produttivi.
Ovviamente,
c’è una componente del mondo del lavoro che denuncia alcuni casi estremi.
Parliamo di dipendenti che reclamano il diritto a disconnettersi e datori di
lavoro che denunciano le inadempienze di dipendenti in smart working, ma sono
eccezioni.
Perciò,
il mondo del lavoro, quantomeno quello legato al terzo settore, è in piena
transizione. Ad oggi, la soluzione che va per la maggiore, prevede l’obbligo di
tre giorni in ufficio, e la possibilità di lavorare per due giorni da remoto.
Non
sappiamo come evolverà il mondo del lavoro, ma possiamo liberamente affermare
che, il Covid-19 è stato il catalizzatore di questo cambiamento.
Chissà
quali altre abitudini legate alla pandemia abbiamo inglobato, magari senza
rendercene conto.
L’Idiocrazia
dell’Occidente
Accelera
il suo Declino.
Conoscenzealconfine.it
– (23 Ottobre 2022) - Laura RU – ci dice:
Se i
cittadini britannici erano già arrivati alla conclusione che una lattuga a
Downing street sarebbe stata preferibile a Liz Truss, non gli si può dare tutti
i torti.
Il
calibro dei politici espressi dall’Occidente negli ultimi decenni, salvo
pochissime eccezioni, è quello che abbiamo sotto gli occhi.
Non li
stima neppure chi li vota.
Mancano
di intelligenza, e cultura, sono privi di un qualsiasi compasso morale e le
loro carriere sono state forgiate in circoli ristretti dominati
dall’autoreferenzialità, dove va avanti chi meglio si piega agli interessi del
padrone. Marionette che si agitano a comando… e chi tira i loro fili resta
invariabilmente nell’ombra.
Quando
i fili si attorcigliano, c’è già pronta un’altra marionetta. Il motivo per cui
i governi dei paesi non-occidentali non riescono a trovare un terreno comune
con loro è perché è inutile parlare con delle marionette.
È
estremamente frustrante confrontarsi con chi non è in grado di prendere nessuna
decisione autonoma e quindi si limita alle battute che è stato programmato per
recitare. Infatti, l’importante è che la marionetta sappia recitare bene la sua
parte.
Ovviamente
nel copione è prevista la diversità dei personaggi. A seconda del bisogno ci
può essere la donna giovane e carina, l’esponente di una minoranza etnica, il
vecchio con i capelli bianchi, il manager rampante, l’omosessuale, il cattolico
conservatore, il giovane progressista un po’ ribelle, il politico che viene dal
mondo del lavoro, il militare ecc.
L’importante
è che non si sogni di deviare dal copione, che non improvvisi. Il pubblico deve
potersi identificare con loro, come si identifica con i personaggi di un libro
o di un film, perché in assenza di rappresentanza politica, resta solo la pura
rappresentazione.
(Laura
RU- t.me/LauraRuHK)
RISCHIO
NUCLEARE, ESERCITAZIONI
E
STRANI ACQUISTI: CHE COSA
STA
SUCCEDENDO IN OCCIDENTE?
Visionetv.it
– Giulia Burgazzi – Martina Giuntoli – (23 Ottobre 2022) – ci dicono:
Tira
una brutta aria, in Europa e non solo. A quanto pare, in Occidente i funzionari
governativi stanno effettuando dietro le quinte una prudente pianificazione,
per stabilire il da farsi qualora fossero utilizzate armi nucleari in Ucraina o
nelle vicinanze. E non è difficile cogliere potenziali indizi di tale
pianificazione.
A
quanto scrive il quotidiano britannico Guardian, l’informazione relativa
all’esistenza della pianificazione proviene da funzionari anonimi . Sebbene essi
ritengano improbabile che la Russia faccia ricorso all’atomica, la
pianificazione avrebbe due scopi. Primo, evitare caos e panico: e di
provvedimenti recentissimi del genere non si trova oggettivamente traccia. Si
trovano però notizie potenzialmente riferibili al secondo scopo: offrire aiuto
e rassicurazione alla gente.
Offrire
aiuto attraverso farmaci efficaci contro gli effetti della radioattività, ad
esempio. Il Dipartimento per la salute e i servizi degli Stati Uniti ha deciso
martedì 4 ottobre di acquistare “dosi aggiuntive” di NPlate, un farmaco utile per fronteggiare
gli effetti delle radiazioni sulla coagulazione del sangue. Quante dosi, non si
sa. Si conosce però il prezzo complessivo: la tutt’altro che modica cifra di
290 milioni di dollari.
Pochi
giorni più tardi su Twitter è circolata voce che Nancy Pelosi, presidente della
Camera statunitense e terza carica dello Stato, avesse acquistato 10.000 azioni
di Amgen, la società che produce il NPlate .
Ovvio
sottinteso inespresso: se Nancy Pelosi lo fa, è perché dispone di informazioni
in base alle quali questo è l’affare del momento. Non c’è alcuna conferma ufficiale di un
simile acquisto. Certo è però che le quotazioni di Amgen sono decollate verso
febbraio, cioè quanto è iniziata la guerra in Ucraina.
Dal
canto suo, in corrispondenza con lo scoppio della guerra la Russia ha fatto
scorta di pillole di iodio, anch’esse utili contro le radiazioni. Ma
attenzione: le pillole di iodio proteggono la tiroide – e soltanto la tiroide –
dallo iodio radioattivo. È l’elemento più abbondante rilasciato nell’atmosfera in caso
di incidente grave in una centrale nucleare. Di fronte allo scoppio di una
bomba atomica, tuttavia, le pillole di iodio possono magari anche aiutare la
tiroide: ma il corpo umano va incontro a problemi ben più gravi.
Le
pillole di iodio sono quanto di meglio la municipalità di Kiev può offrire alla
cittadinanza. Ha promesso di distribuirle in caso di attacco nucleare.
Peraltro, attraverso il sito in inglese Visit Ukraine, l’Ucraina istruisce
perfino viaggiatori ed eventuali turisti sul comportamento da tenere in caso di
uso di armi atomiche. Per sopravvivere bisogna rifugiarsi entro 10 minuti in un
edificio di cemento, ancor meglio se in una cantina. Lasciare all’esterno gli
abiti, ormai contaminati, e rimanerci tappati dentro per almeno 48 ore.
Assumere solo cibi e bevande provenienti da contenitori sigillati. Al momento
di uscire, indossare occhiali, respiratore e indumenti protettivi. Se non sono
disponibili, riparare almeno col nastro adesivo le parti scoperte del corpo.
Simmetricamente,
nell’Europa centrale stanno conoscendo un revival i rifugi antiaerei della
Seconda guerra mondiale e i rifugi antiatomici costruiti ai tempi della guerra
fredda. Per lunghi, lunghissimi decenni ci sono andati, semmai, solo i turisti.
In questo mese di ottobre, il governo polacco ha ordinato di fare l’elenco
completo di tutti quelli che restano.
L’Euratom, la branca dell’Unione europea che
si occupa di nucleare, ha firmato venerdì 27 settembre un protocollo di intesa
con l’Iaea, l’agenzia atomica internazionale.
Quest’ultima si occupa di nucleare civile, e non militare. L’energia, non le
armi. Il memorandum tuttavia non cita espressamente il nucleare civile. Cita
invece la preparazione e la risposta alle emergenze, senza specificarne la
natura.
Per
quanto riguarda l’Italia, durante questo mese di la Protezione Civile ha messo
online una “sintesi divulgativa” relativa al rischio radiologico. Una sorta di
atto dovuto che discende da vecchie normative. Riguarda esclusivamente le cose da
fare in caso di incidente grave in una centrale nucleare all’estero. Non cita
le armi atomiche. Però viene fuori proprio ora.
In
estremissima sintesi: se l’incidente accade in un altro continente, si
impedisce l’importazione di alimenti potenzialmente contaminati dalla
radioattività. Se succede in Europa, ma lontano dall’Italia, provvedimenti tipo
quelli a suo tempo per Chernobyl: vietare gli alimenti freschi che possono
essere contaminati e in più spegnere l’areazione delle serre, coprire le
colture, portare il bestiame al chiuso.
Se
invece l’incidente grave capita in una centrale nucleare a meno di 200
chilometri dal confine – ce ne sono 27, prossime a Piemonte, Lombardia e Friuli
Venezia Giulia – si contempla anche l’eventualità che nelle province più vicine
la gente debba rimanere al chiuso per 48 ore e che vengano distribuite pillole
di iodio agli under 40. Il documento individua meticolosamente i compiti di
categorie professionali ed enti, compresi i Comuni: l’associazione dei Comuni,
l’Anci, lo sta infatti rilanciando.
Anche
gli iberici si sono mossi in questo senso e infatti proprio in Spagna il
Ministero degli Interni, tramite la Direzione Nazionale della Protezione
Civile, ha siglato un accordo con un’azienda di Siviglia, la Teknoservice, per l’acquisto di 397 megafoni per
un di circa 64mila euro. Secondo la stampa spagnola, gli impianti di
amplificazione serviranno per allertare la popolazione in caso di emergenza
nucleare.
Sempre
in Spagna, si apprende che la Marina Militare ha rispolverato i protocolli per
il rischio radioattività, in caso di problemi con navi o sottomarini a
propulsione nucleare, dato che ci sono ben tre punti in cui il Paese può
accogliere mezzi con quelle caratteristiche.
La
Francia invece, venerdì 30 settembre, ha effettuato un’esercitazione sui rischi
nucleari e radiologici di natura non specificata. Di nuovo, come nel caso
dell’Ue, non si può escludere una volontà di proteggere la popolazione
nell’eventualità che vengano usate armi nucleari. L’esercitazione si è svolta a
Saint-Paul-lez-Durance, con tanto di sirene di allarme udibili nel raggio di
cinque chilometri.
Un po’
ovunque pertanto si torna a parlare di pericolo nucleare, anche se spesso si
minimizza.
Sebbene
il rischio di incidenti sia ritenuto basso, da quando è scoppiato il conflitto
in Ucraina non lo si può più considerare nullo, o almeno così sembrano
raccontare le fonti leggendo tra le righe.
Meglio
dunque ripassare, pare essere il messaggio, nel caso in cui ve ne sia bisogno.
(GIULIA
BURGAZZI e MARTINA GIUNTOLI).
(theguardian.com/world/2022/oct/14/west-plans-avoid-panic-if-russia-nuclear-bomb-ukraine-putin)
LA
RUSSIA PUNISCE LA PROPAGANDA GENDER
(SPECIE
SUI MINORI), NELLE SCUOLE MEDIE
USA SI
CONSIGLIA L’AUTOEROTISMO.
E IN
ITALIA?
Visionetv.it
– Martina Giuntoli – (22 Ottobre 2022) – ci dice:
Mentre
l’agenda gender avanza, Putin le oppone un secco niet.
Con un disegno di legge presentato il 19 ottobre 2022 alla
Duma, si propone che gli stranieri che propagandano valori non tradizionali nei
confronti di adulti e bambini, in Russia, rischino una multa salatissima e
persino l’espulsione dal Paese.
Quello
che per i benpensanti
del mondo woke costituirà senz’altro un attacco frontale ai diritti del mondo Lgbt, in realtà pare colpire solo la
propaganda, mentre non tocca la libertà personale. Inoltre il provvedimento protegge
piccoli e meno piccoli.
Si
apprende dall’agenzia Tass:
È
stato presentato alla Duma di Stato un disegno di legge che vieta la propaganda
di relazioni sessuali non tradizionali in media, internet, pubblicità, libri e
film.
Il
capo del Comitato per la politica dell’informazione della Duma, Alexander
Khinshtein, ha dichiarato che il progetto di legge è stato sponsorizzato da 390
legislatori, tra cui il presidente della Camera Vyacheslav Volodin.
Il
documento vieta la propaganda di relazioni non tradizionali, pedofilia e
visualizzazione di informazioni relative al tema Lgbt nonché informazioni che
incoraggiano la transizione di genere tra gli adolescenti, su internet, nei
media, nei libri, nelle piattaforme audio e visive, nei film e nelle
pubblicità.
Il
disegno di legge introduce anche un meccanismo che limita l’accesso dei minori
alle informazioni Lgbt sui servizi a pagamento. In particolare, richiede che
gli utenti inseriscano codici o compiano altre azioni per confermare la loro
età. Inoltre, il documento suggerisce di vietare ai servizi audio e visivi di
diffondere informazioni dannose per la salute e lo sviluppo dei bambini.
E
ancora:
I
cittadini stranieri coinvolti nella propaganda di relazioni sessuali non tradizionali
saranno espulsi dalla Russia e multati fino a 400.000 rubli (6.500 dollari).
Il
disegno di legge propone di punire la propaganda di valori non tradizionali tra
gli adulti, anche su internet, con una multa amministrativa da 100.000 a
200.000 rubli (1.600-3.200 dollari) e la successiva espulsione dalla Russia. Un
reato simile, che coinvolge i minori, dovrebbe comportare una multa da 200.000
a 400.00 rubli (3.200-6.500 dollari) e l’espulsione dal Paese.
Chissà
cosa penserebbe del provvedimento Christy Wade, una mamma statunitense che
durante un recente consiglio scolastico ha gridato pubblicamente il proprio
sdegno.
La
donna ha trovato tra i testi presenti in uno scaffale dell’aula del suo
bambino, frequentante la seconda media, un libro dai contenuti sessuali molto
espliciti: con un linguaggio semplice e apparentemente amichevole, si invita all’autoerotismo come
esercizio propedeutico al “sesso tra ragazzo e ragazzo”.
Niente
di male nel sesso tra ragazzo e ragazzo, ovviamente, ma che nelle scuole si
invitino i 12enni a masturbarsi per prepararsi al passaggio successivo, con
messaggi più o meno impliciti come libri lasciati in giro per le aule, magari è
un po’ diverso.
La
Wade, dopo l’esperienza vissuta a scuola, ha deciso di rendere pubblica la
storia.
Ha
preso parte ad una puntata del popolare programma di Fox News Primetime,
condotto da Jesse Watters .
In
tale occasione la Wade si è presentata sullo schermo insieme a un’altra mamma,
Brooke Weiss.
Entrambe
le donne sono note attiviste di Moms for Liberty, un’associazione statunitense che si
propone il nobile fine di proteggere i diritti genitoriali.
Bambini
e famiglia infatti negli Usa oggi ricevono un costante attacco da parte delle
politiche ultra “liberali” arcobaleno internazionali.
Queste
ultime, giorno dopo giorno, spesso nell’indifferenza generale, stanno
scardinando il concetto di famiglia, da un lato, e dall’altro i diritti
costituzionalmente garantiti.
Moms
for Liberty vuole quindi tutelare non solo i genitori ma tutto quello che gira
attorno al concetto di famiglia.
Le
parole della Wade nei confronti degli insegnanti sono state davvero dure:
Chiunque
scelga di mettere questo tipo di contenuti su di uno scaffale in un’aula di
bambini del settimo grado [cioè seconda media, nell’ordinamento americano] o è
un cattivo insegnante o è un pedofilo.
La
donna ha inoltre denunciato che i risicati due minuti, a sua disposizione per
l’intervento davanti al consiglio scolastico, sono trascorsi nel silenzio
generale.
Non si
sa se per indifferenza o per conformismo. Poco cambia.
Rimane
il fatto che mentre un tempo guardavamo a queste notizie con un certo distacco,
oggi
invece dobbiamo velocemente realizzare che “la propaganda gender” non è più solo un affare estero.
Anche
nelle scuole italiane si stanno introducendo criteri gender correct, con il rischio che la non
accettazione della mera propaganda venga rivenduta come spicciola omofobia.
Il
Corriere della Sera ha pubblicato recentemente una lista di istituti pubblici
di istruzione superiore che prevedono la cosiddetta carriera alias.
Si
tratta di un normale corso di studi a cui viene applicato un protocollo che
vuole permettere anche agli studenti che si percepiscono come “diversi” di
sentirsi a proprio agio.
Le motivazioni
citate sono sempre le stesse: inclusione, benessere psicologico, libertà
personale, paura del bullismo.
La
carriera alias inoltre, riguardando spesso alunni minorenni, si basa su un
patto di riservatezza tra le varie parti in causa.
Lo
studente, l’istituzione scolastica e la famiglia possono concordare pronomi di genere
ritenuti più appropriati allo status dello studente (ogni istituto coinvolto declina ciò
in base a un proprio regolamento interno).
E
addirittura, se l’edificio lo permette, si può richiedere che sia dotato di
aree “sicure” come spogliatoi o bagni gender.
Però,
se da una parte questo non garantisce che gli episodi di bullismo finiscano, al
contempo espone gli altri studenti alla pressione di una costante propaganda.
Quanto
la questione sia conosciuta in Italia non si sa; di certo non molto.
Ancora
meno numerosi sono i genitori che si palesano alle autorità competenti,
chiedendosi e chiedendo se sia giusto e formativo che la scuola si occupi di
una sfera così personale.
Tuttavia,
quanto i genitori accetteranno la cosa e lasceranno correre, sarà un fattore
determinante nella diffusione della questione gender a scuola e più in generale
in Italia.
(MARTINA
GIUNTOLI)
INDAGINE
DELLA PROCURA
ANTI-FRODE
UE SUI VACCINI
COVID:
E ADESSO COSA SUCCEDE?
Visionetv.it
– (22 Ottobre 2022) - Giulia Burgazzi – ci dice:
E
adesso cosa succede? Sono complessi gli scenari che si aprono in seguito alla
decisione di Eppo, la procura anti-frode dell’Unione Europea, di effettuare un’indagine
sull’acquisto dei vaccini Covid da parte della stessa Unione europea.
La
situazione è degna di nota per almeno due motivi. Il primo è che finora l’Eppo si è interessata di vicende ben più
modeste. Ad esempio, frodi transfrontaliere relative all’Iva o la gestione di
qualche rivolo dei fondi Ue negli Stati membri.
L’acquisto
dei vaccini Covid tocca invece il cuore delle istituzioni europee e contratti
plurimiliardari. Il secondo motivo degno di nota è che la procura anti-frode si
è sentita in dovere di annunciare l’avvio delle indagini su Twitter,
nientepopodimeno. Quando mai si è visto un inquirente fare una cosa del genere?
L’Eppo
precisa
che, per ora, non intende fornire alcun dettaglio. Dunque si possono fare solo
ipotesi sugli aspetti che intende approfondire. Forse la sovrabbondanza delle
dosi di vaccino: l’Ue ha stipulato contratti del valore di 71 miliardi per avere fino a
4,6 miliardi di dosi, mentre gli abitanti Ue sono 477 milioni. Di fronte a questo, si sono
ribellati alcuni Stati membri che non intendono pagare il conto.
Oppure
all’Eppo interessano i rilievi della Corte dei Conti Ue, tipo il fatto che i contratti per i
vaccini sollevano i produttori dei vaccini stessi da alcuni rischi normalmente
a loro carico.
O ancora, la procura anti-frode vuole vedere chiaro
negli sms che la presidente della Commissione europea, Ursula von der Layen, ha
scambiato con l’amministratore delegato di Pfizer e che poi sono svaniti nel
nulla.
Si sa
però che un’eurodeputata francese, Michèle Rivasi, ha chiesto l’apertura delle
indagini. Lo ha reso noto ella stessa su Twitter. Non è dato di sapere,
tuttavia, se sia stata l’unica.
L’Eppo
è incaricata di indagare, perseguire e portare in giudizio i reati che ledono
gli interessi finanziari dell’Ue, compresi frodi e corruzione. Al suo vertice siede la romena Laura
Codruţa Kövesi. L’hanno scelta il Parlamento europeo e il Consiglio Ue,
l’istituzione che rispecchia i governi degli Stati membri.
Compiti
e funzionamento dell’Eppo sono definiti dal Regolamento UE 2017/1939.
Per cercare di descrivere in poche righe una materia
articolata e complessa, si può dire che l’Eppo di solito si limita a segnalare i
presunti reati alle magistrature degli Stati Ue. Tocca poi alle autorità
giudiziarie nazionali effettuare le indagini.
Però –
ed è il caso dei vaccini Covid – l’Eppo talvolta ha la possibilità di
effettuare direttamente le indagini. Accade essenzialmente quando si verifica
almeno una di queste due circostanze: reati particolarmente gravi;
coinvolgimento di funzionari Ue o membri delle istituzioni Ue.
Anche
quando l’Eppo indaga in prima persona, tuttavia, non ha autonomia assoluta
nella ricerca degli elementi di prova. Deve rivolgersi agli Stati Ue competenti
per territorio. Questi ultimi sono tenuti a far sì che l’Eppo possa disporre o
richiedere determinati atti. Si tratta ad esempio delle perquisizioni e
dell’acquisizione di dati informatici e bancari o di comunicazioni elettroniche.
Fra queste
ultime rientrano anche gli sms scambiati fra la presidente della Commissione
europea e l’amministratore delegato di Pfizer. Sempre che, ovviamente, l’Eppo li
consideri di suo interesse.
L’Unione
europea non dispone né di tribunali penali né galere. Anche nelle occasioni in
cui l’Eppo indaga direttamente, il suo ruolo si esaurisce con la scelta (i
criteri sono complicati!) dello Stato membro nel quale esercitare l’azione
penale.
Questo
avviene quando, ovviamente, la procura europea ha raccolto durante le indagini
elementi tali da convincersi che il caso deve sfociare in un processo.
A
questo punto avviene il passaggio del testimone con una magistratura nazionale,
che procede in base al diritto nazionale. È tenuta a non scartare a priori gli
elementi raccolti dall’Eppo durante le sue indagini ma a valutarli “liberamente”.
Significa che può trovarli soddisfacenti, oppure no,
per il rinvio a giudizio e la celebrazione di un processo.
CRISI
GAS: PER
LE AZIENDE È PIÙ VANTAGGIOSO
PERDERE
CLIENTI CHE RIFORNIRLI DI ENERGIA,
INTANTO
LA UE
RESTA IMMOBILE.
Visionetv.it
– Giulia Burgazzi – (21 Ottobre 2022) – ci dice:
La
crisi del gas e dell’energia somiglia ormai ad un cavallo imbizzarrito che
rischia di travolgere famiglie ed imprese. L’Unione europea, che ha scatenato
il problema imponendo le sanzioni alla Russia, è come mummificata.
L’ennesimo
summit sulle ennesime proposte della Commissione europea per affrontare la
situazione si è chiuso verso le quattro di stamattina, venerdì 21 ottobre, con
un sostanziale nulla di fatto.
Ok
solo ai futuri acquisti comuni di gas per riempire il 15% degli stoccaggi e
all’obbligo di solidarietà: se uno Stato resterà senza gas, gli altri dovranno
darglielo.
Poi
tante parole su ulteriori approfondimenti ed ulteriori proposte. Un modo molto
educato per dire che si sono presi a pugni (verbali) e che non sono d’accordo
su nulla.
Checché
se ne dica e se ne scriva, Draghi non ha salvato un bel niente.
Il
summit non ha spostato una sola virgola rispetto ai prezzi insopportabili del
gas e alla sua scarsa disponibilità. Basta leggere con attenzione il comunicato
stampa UE invece dei grandi media. Dunque non si vedono schiarite all’orizzonte: le famiglie
e le imprese continueranno ad essere strozzate dalle bollette e dai
razionamenti.
In
seguito ad una scelta di lunga data dell’Ue, il prezzo di tutto il gas (e
dunque anche il prezzo che compare sulle bollette) è dato dal prezzo del poco
gas scambiato al TTF, una Borsa speculativa con sede ad Amsterdam.
Ne ha
parlato l’avvocato Della Luna durante la puntata di “Dietro il sipario” di
ieri, suggerendo la necessità di difendersi dai rincari applicati dalle aziende
fornitrici di gas: esse in realtà acquistano la quasi totalità del gas a prezzi
ben più bassi.
Si
tratta di un problema reale, ma all’interno di questo ne sta emergendo un
altro: paradossale e altrettanto grave. Diverse aziende del gas stanno mandando
disdette ai clienti. Esercitano quello che i burocrati chiamano “diritto di
recesso unilaterale”. Praticamente, quando sono in vigore vecchi contratti che
stabiliscono un prezzo fisso del gas molto basso e lontanissimo da quello
corrente, le aziende preferiscono perdere i clienti piuttosto che perdere dei
soldi continuando a rifornirli di gas.
Su
questo si è espressa l’ARERA, l’autorità per la regolazione dell’energia.
Dice
in sostanza che un comportamento del genere da parte delle aziende è legittimo,
a patto però che il cliente consumi meno di 20.000 metri cubi di gas all’anno e
che il “diritto di recesso unilaterale” dell’azienda sia esplicitamente
previsto dal contratto.
Inoltre, dice l’ARERA, la sospensione della fornitura
di gas deve essere annunciata con un preavviso di almeno sei mesi. Nel caso di
consumi superiori al 20.000 metri cubi annui, invece, le aziende del gas
possono esercitare il “diritto di recesso unilaterale” solo dopo essersi
rivolte ad un giudice che accerti la “impossibilità sopravvenuta” o la
“eccessiva onerosità” del contratto.
Il
comportamento delle aziende che preferiscono perdere i clienti piuttosto che
perdere i soldi deriva da un provvedimento del governo Draghi.
Nell’agosto
scorso, ha vietato alle aziende dell’energia di modificare unilateralmente i
contratti fino al 30 aprile. Modifiche unilaterali del genere riguardavano di
regola i vecchi contratti a prezzo fisso e si traducevano, ovvio! In un rincaro salato.
Dietro
alle modifiche unilaterali che Draghi ha vietato alle aziende, potevano esserci
ingordigia di guadagno e volontà di speculare.
Ma
potevano anche esserci problemi reali: l’impossibilità effettiva di mantenere i
prezzi pattuiti tempo fa. Questa impossibilità, se davvero esiste, deriva da
errori dei manager, certo. Ma chi mai avrebbe pensato, anche solo un anno fa,
che il gas avrebbe preso prezzi così folli?
Così
fatta la legge, trovato l’inganno. E se le aziende preferiscono perdere i
clienti, è segno che i problemi legati al prezzo dell’energia sono davvero
gravi.
(GIULIA
BURGAZZI)
La
guerra in Ucraina: Made
In
Washington, non Mosca.
Unz.com
- MIKE WHITNEY – ( 22 OTTOBRE 2022) – ci dice:
“La tua
gente non sente ancora un imminente senso di pericolo. Questo mi preoccupa. Non
vedi che il mondo viene trascinato in una direzione irreversibile? Nel
frattempo, la gente fa finta che non stia succedendo niente. Non so più come
mettermi in contatto con te".
Il presidente russo Vladimir Putin, You Tube.
“I russi hanno messo in allerta le
loro armi nucleari. Questo è uno sviluppo davvero significativo... Stanno...
inviandoci un segnale molto potente su quanto seriamente prendono questa crisi.
Quindi, se iniziamo a vincere e i russi iniziano a perdere, devi capire che
quello di cui stiamo parlando qui, è appoggiare una grande potenza nucleare –
che vede ciò che sta accadendo come una minaccia esistenziale – in un angolo.
Questo è davvero pericoloso. Torna alla crisi dei missili cubani. Non credo che
quello che è successo nella crisi dei missili cubani sia stato così minaccioso
per noi come questa situazione lo è per i russi. Ma se torni indietro e guardi
a cosa pensavano i decisori statunitensi in quel momento, erano spaventati a
morte".
(Mearsheimer:
I rischi di "appoggiare la Russia in un angolo”)
Putin
non vuole che i missili nucleari di Washington siano parcheggiati al suo
confine occidentale in Ucraina. Per motivi di sicurezza, non può permetterlo.
Lo ha reso estremamente chiaro più e più volte. Come ha detto il 21 dicembre
2021, più di un mese prima dell'inizio della guerra:
"Se
i sistemi missilistici degli Stati Uniti e della NATO vengono schierati in
Ucraina, il loro tempo di volo per Mosca sarà di soli 7-10 minuti, o anche di
cinque minuti per i sistemi ipersonici".
Nessun
presidente americano permetterebbe a un potenziale avversario di schierare i
propri missili nucleari in siti lungo il confine messicano-americano. I rischi
per la sicurezza nazionale sarebbero troppo grandi.
In
effetti, Washington rimuoverebbe quei siti missilistici con la forza delle armi
senza battere ciglio. Lo sappiamo tutti. Allora, perché lo stesso standard non
viene applicato alla Russia?
Perché
i politici si schierano con gli Stati Uniti e la NATO quando tutte le parti
coinvolte sanno cosa c'è in gioco e sanno che hanno tutte firmato trattati che
promettono “di non migliorare la propria sicurezza a spese dei loro vicini”?
Questi
non sono solo "impegni verbali" privi di significato che sono stati
presi in conversazioni casuali davanti a un cocktail; queste sono promesse che
sono state firmate in trattati che i firmatari sono tenuti a onorare.
(Nota:
gli Stati Uniti e tutte le nazioni della NATO hanno firmato trattati – Istanbul
nel 1999 e Astana nel 2010 – che stabiliscono che non possono migliorare la
propria sicurezza a spese degli altri.)
Non
c'è dubbio che l'espansione della NATO accresca la sicurezza dell'Ucraina
mentre indebolisce la sicurezza della Russia. Questo è indiscutibile. E non è
solo una violazione dei trattati, ma una chiara provocazione che equivale a una
dichiarazione di guerra.
Dai
un'occhiata a questo breve estratto da un articolo di Ray McGovern che mette in
luce alcuni dei dettagli cruciali che sono stati omessi dai media occidentali:
“Il presidente Vladimir Putin ha
ripetutamente avvertito della minaccia esistenziale che crede che la Russia
debba affrontare da quelli che la Russia chiama “missili d'attacco offensivi”
come il Tomahawk e, infine, missili ipersonici lungo il suo confine
occidentale.
I
cosiddetti "siti ABM" già installati in Romania e in fase di
completamento in Polonia possono ospitare Tomahawk e missili ipersonici durante
la notte con l'inserimento di un disco di computer... Lo stesso Putin lo ha chiarito in
modo lampante in una presentazione insolita a un piccolo gruppo di giornalisti
occidentali sei anni fa.
Il 21
dicembre 2021, il presidente Putin ha detto ai suoi leader militari più
anziani:
“È
estremamente allarmante che elementi del sistema di difesa globale statunitense
vengano schierati vicino alla Russia. I lanciatori Mk 41, che si trovano
in Romania e saranno schierati in Polonia, sono adattati per lanciare i missili
d'attacco Tomahawk.
Se
questa infrastruttura continua ad andare avanti e se i sistemi missilistici
statunitensi e NATO vengono schierati in Ucraina, il loro tempo di volo per
Mosca sarà di soli 7-10 minuti, o anche di cinque minuti per i sistemi
ipersonici. Questa è una grande sfida per noi, per la nostra sicurezza”.
Il 30
dicembre 2021, Biden e Putin hanno parlato al telefono su richiesta urgente di
Putin. La lettura del Cremlino affermava:
"Joseph
Biden ha sottolineato che la Russia e gli Stati Uniti condividevano una
responsabilità speciale per garantire la stabilità in Europa e nel mondo intero
e che Washington non aveva intenzione di dispiegare armi d'attacco offensive in
Ucraina".
Yuri
Ushakov, uno dei massimi consiglieri di politica estera di Putin, ha
sottolineato che questo era anche uno degli obiettivi che Mosca sperava di
raggiungere con le sue proposte di garanzie di sicurezza agli Stati Uniti e
alla NATO.
... Il
12 febbraio 2022, Ushakov ha informato i media sulla conversazione telefonica
tra Putin e Biden all'inizio di quel giorno.
“La chiamata
è stata una sorta di seguito alla conversazione telefonica del 30 dicembre. ...
Il
presidente russo ha chiarito che le proposte del presidente Biden non
affrontavano realmente gli elementi centrali e chiave delle iniziative della
Russia né per quanto riguarda la non espansione della NATO, né il non
dispiegamento di sistemi di armi d'attacco sul territorio ucraino ... A questi
punti, NON abbiamo ricevuto alcuna risposta significativa”.
Il 24
febbraio 2022 la Russia ha invaso l'Ucraina. Posso capire perché così tanti
americani credono che la Big Lie sia stata "non provocata", perché
semplicemente non lo sanno". ("Relentless: JFK su Cuba; Putin sull'Ucraina, “Ray
McGovern, antiwar.com)
Cosa
significa questo?
Significa
che Biden si è ritirato dal suo impegno originale. Significa che Washington ha
rifiutato di prendere in considerazione anche le modeste e legittime richieste
di sicurezza di Putin prima dell'invasione russa. Significa che Washington
sapeva che la minaccia dell'espansione della NATO – e in particolare la
minaccia di missili letali sul confine occidentale della Russia – non avrebbe
dato a Putin NESSUNA SCELTA se non quella di rispondere militarmente per
stabilire il proprio cuscinetto di sicurezza. Putin ha riassunto così:
“Non
stiamo minacciando nessuno... Abbiamo chiarito che qualsiasi ulteriore
movimento della NATO verso est è inaccettabile. Non c'è niente di poco chiaro
su questo. Non stiamo schierando i nostri missili al confine degli Stati Uniti,
ma gli Stati Uniti stanno schierando i loro missili sotto il portico di casa
nostra. Chiediamo troppo? Stiamo solo chiedendo che non dispieghino i loro
sistemi di attacco a casa nostra…. Cosa c'è di così difficile da capire a
riguardo?" ("Putin della Russia, gli Stati Uniti stanno parcheggiando missili
sotto il portico di casa nostra", YouTube)
Qualsiasi
persona ragionevole concluderebbe che Putin aveva una pistola puntata alla
testa e doveva
fare "ciò che farebbe qualsiasi leader responsabile" in una
situazione simile.
Ma
Putin NON ha fatto 'quello che farebbe qualsiasi leader responsabile'. Invece,
ha aspettato. Sì, ha presentato le sue "richieste di sicurezza"
pubblicamente e con forza un certo numero di volte, ma la minaccia
dell'adesione dell'Ucraina alla NATO non è stata il filo che ha portato
all'invasione. Ciò che ha costretto Putin a invadere è stato il bombardamento
di civili di etnia russa in un'area dell'Ucraina orientale chiamata Donbas. Come abbiamo notato in un
precedente articolo.
Cosa
successe veramente?
Il 16
febbraio, ben 8 giorni prima dell'invasione russa, i bombardamenti del Donbas
aumentò notevolmente e si intensificò costantemente per la settimana successiva
"fino a oltre 2.000 al giorno il 22 febbraio".
La
stragrande maggioranza di queste esplosioni è stata registrata nei riepiloghi
giornalieri da osservatori dell'OSCE che erano in prima linea. In altre parole,
i registri sono stati tenuti da professionisti qualificati che hanno raccolto
prove documentate del massiccio bombardamento da parte dell'esercito ucraino di
aree abitate dalla loro stessa gente.
Ad oggi, non abbiamo letto nemmeno un analista
che abbia contestato questo catalogo di prove documentate.
Invece, i media fingono semplicemente che la
prova non esiste.
Hanno
semplicemente cancellato del tutto i bombardamenti dalla loro copertura per
plasmare una versione degli eventi incentrata su Washington che ignori
completamente la documentazione storica". (" Alcuni di noi non pensano che
l'invasione russa sia stata "aggressione", Unz Review)
Come
abbiamo detto, questo è stato il trip-wire che ha innescato l'invasione russa.
L'"Operazione Militare Speciale" era
essenzialmente una missione di salvataggio strettamente collegata a una
questione urgente di sicurezza nazionale. Tuttavia, la prossima causa della guerra
non è stata l'allargamento della NATO, ma il bombardamento di aree civili nel
Donbas.
Questa
settimana è stata rilasciata su Internet una registrazione audio riservata
dell'ex Primo Ministro italiano Silvio Berlusconi a conferma che la nostra
versione degli eventi che hanno portato all'invasione russa è, in effetti,
accurata.
Ecco
di più da un articolo su RT:
Secondo
quanto riferito, l'ex primo ministro italiano ha accusato Kiev di aver incitato
al conflitto con la Russia...
Secondo
quanto riferito, l'ex primo ministro italiano Silvio Berlusconi ha affermato
che Kiev ha innescato un conflitto con la Russia rinnegando un piano di pace
per l'Ucraina orientale (Il Trattato di Minsk) , suggerisce un nastro fornito
ai media ...
Parlando
con i membri del suo partito Forza Italia su “Martedì”, secondo quanto
riferito, Berlusconi
ha offerto un punto di vista sull'origine della crisi ucraina che si è
scontrata con la narrativa favorita dalla NATO di un'aggressione russa non
provocata contro il suo vicino. …
Nella
clip audio, si può sentire Berlusconi che accusa Kiev di non aver mantenuto per
anni un accordo di pace con le Repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk.
Quando il presidente ucraino Volodymyr Zelensky è salito al potere nel 2019, ha
"triplicato" gli attacchi alle regioni, ha affermato il politico.
Donetsk
e Lugansk hanno chiesto la protezione di Mosca, ha continuato. Il presidente
russo Vladimir Putin ha inviato truppe in Ucraina…” (“Berlusconi cestina la narrativa
della NATO sull'Ucraina – media”, RT)
Qualunque
cosa si pensi di Berlusconi, la sua versione dei fatti combacia perfettamente
con il rapporto sull'intensificarsi dei bombardamenti prodotto dagli
osservatori dell'Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa. (OSCE) Ci si può solo chiedere perché
i media non abbiano indagato su queste affermazioni palesemente credibili che
mettono in serio dubbio la versione ufficiale di "Chi ha effettivamente
iniziato la guerra in Ucraina"?
In una
recente intervista su You Tube, il colonnello Douglas MacGregor ha spiegato
come Putin abbia compiuto ogni sforzo per garantire la sicurezza dei russi
etnici che vivono sotto assedio in Ucraina, facendo appello agli Stati Uniti e
all'UE affinché affrontino la situazione e stabiliscano una via per fermare la
violenza. Le richieste di Putin, tuttavia, sono rimaste nel vuoto.
Ecco come MacGregor lo ha riassunto:
“Putin
ha cercato disperatamente di convincere gli inglesi, i francesi, i tedeschi e
noi a capire che i suoi cittadini russi dovrebbero essere trattati allo stesso
modo davanti alla legge, proprio come i cittadini ucraini all'interno di questo
grande stato multietnico.
(Ma) Zelensky ei suoi amici hanno detto
'No. O diventi quello che siamo o ne esci.' E ciò ha portato a questo tragico intervento
(russo). ….
La
Russia non aveva alcun interesse a "conquistare l'Ucraina" o ad
imbattersi in Kiev e "fare la pace puntando una pistola". Ma, ora,
Zelensky è stato intransigente e i suoi gestori sono stati intransigenti perché
noi (gli Stati Uniti) abbiamo deciso che avremmo "insanguinato la Russia".
Li
avremmo sanzionati e distrutto la loro economia. Stavamo per ucciderne
centinaia di migliaia e, alla fine, piegare la Russia alla nostra volontà e
costringerli a diventare soggetti del più vasto sistema finanziario globale
dominato dagli americani.
Non ha
funzionato. Tutte le sanzioni si sono ritorte contro. Ora sono i nostri alleati
europei ad essere in guai disperati.
Anche noi siamo in guai disperati, solo che
non è così grave come in Europa. E, per di più, non siamo affatto riusciti a
distruggere l'esercito russo. È tenuto insieme molto, molto bene e, come ho
detto, in questo momento c'è questa operazione di economia della forza nel sud,
dove c'è un massiccio accumulo di forze da Minsk fino alla Russia occidentale
che verrà lanciata alla fine (suppongo) quando il terreno gela perché quello è
il momento migliore per operare su quel tipo di terreno.
Prima
vi ho detto di cosa si tratta veramente: c'è questo tentativo di distruggere la
Russia. Abbiamo deciso di farne questo nemico di sangue che deve essere
eliminato perché si rifiuta di marciare lungo la strada che l'Europa ha.” (“Costruzione massiccia”, Colonnello
Douglas MacGregor”, You Tube)
Non
sono mai state dette parole più vere: gli Stati Uniti hanno deciso di fare
della Russia il suo nemico di sangue perché si rifiuta di fare clic sui tacchi
e fare come viene detto. La Russia rifiuta di essere un altro lacchè
piagnucoloso nell'esaltato "Sistema basato sulle regole".
Quindi,
ora siamo in una vera e propria guerra di terra con la Russia; una guerra che è
stata inventata, istigata, finanziata, guidata e micro-gestita da Washington.
Una
guerra che, secondo qualsiasi criterio oggettivo, è la guerra di Washington
tanto quanto l'Iraq e l'Afghanistan lo erano le guerre di Washington.
La
differenza questa volta è che il nostro nemico non solo può difendersi, ma ha i
mezzi per ridurre gli Stati Uniti continentali a un mucchio di macerie fumanti.
Ci viene in mente un commento fatto di recente da Putin che sembra essere
passato inosservato ai media.
Egli ha detto:
"Difenderemo
la nostra terra con tutte le forze e le risorse che abbiamo e faremo tutto il
possibile per garantire la sicurezza della nostra gente".
Ci
auguriamo che qualcuno del team Biden sia abbastanza intelligente da capire
cosa significa.
L’Olanda
si prepara alla fine dell’euro
e ne discute in parlamento.
E da
noi che si fa?
Maurizioblondet.it - Maurizio Blondet – (24 Ottobre
2022) – ci dice:
(Veritas
Liberabit Vos)
E se
l’euro cade? La Camera dei Deputati può prendere visione dei piani di emergenza.
Gli
olandesi discutono in parlamento del piano B per il probabile crollo dell’euro.
(riferisce RTL News)
Entro
poche settimane la Camera dei Deputati potrà vedere quali scenari segreti sono
pronti al Ministero delle Finanze in caso di emergenza intorno all’euro. Lo
hanno sollecitato diversi parlamentari, ora che la situazione economica è
diventata molto incerta.
Il
ministro delle finanze Sigrid Kaag promette in una lettera che la Camera potrà
prendere visione dei piani realizzati durante o dopo la precedente grave crisi
nell’UE.
Nel
2014 l’allora ministro delle Finanze Jeroen Dijsselbloem ha ammesso che erano
stati creati scenari di emergenza che si sarebbero attivati se l’euro dovesse
cadere.
Torna
il Fiorino.
Le
conseguenze di ciò sono difficilmente prevedibili. Se l’euro perde (quasi)
tutto il suo valore, semplicemente non puoi comprare nulla con esso. Le aziende
non possono più ottenere credito, importare è completamente impossibile e le
banche stanno crollando.
Per
prevenire il più possibile ciò, è stato addirittura pianificato l’introduzione
di una nuova valuta, se necessario, il fiorino 2.0.
Segreto.
Quei
piani sono stati tutti tenuti nella massima segretezza, perché potrebbero
portare inutilmente a grandi disordini se dovessero finire per strada.
“Non
ne parliamo mai pubblicamente perché non è auspicabile pubblicizzare il proprio
scenario di crisi, non solo perché è altamente speculativo, ma anche perché
incide sulle relazioni estere e potrebbe incidere sul mercato dei capitali”, ha
affermato il ministro Kaag.
Tuttavia,
su richiesta, tra gli altri, dei membri Pieter Omtzigt e Derk Jan Eppink
(JA21), l’Aula può comunque prendere visione dei documenti. Entro poche
settimane, l’Aula avrà accesso riservato a una sintesi della “preparazione agli
scenari di crisi intorno all’euro”. I piani restano quindi segreti, ma in
questo modo l’Aula può verificare se quei preparativi valgono qualcosa.
Grandi
tensioni.
“Al
momento ci sono grandi tensioni e le vediamo scoppiare nel Regno Unito da un
po’. È positivo che un governo sia sempre ben preparato per ogni scenario
immaginabile, anche se lo scenario è improbabile”, dice Omtzigt. “Da deputato
devi controllare il governo: c’è la politica giusta, gli scenari giusti hanno
funzionato bene?”
Il
fatto che i piani di emergenza siano nuovamente sotto i riflettori è perché la
situazione economica nell’UE si è deteriorata molto rapidamente. Un anno fa,
non sembrava altro che un granello nell’aria. Le economie stavano crescendo
rapidamente, la crisi del corona virus è stata praticamente superata e per
questo c’era un grande ottimismo.
Prendi
in prestito di più, tassi di interesse più alti.
Ma a
causa della guerra in Ucraina e dell’elevata inflazione senza precedenti, le
cose ora sembrano molto diverse. Centinaia di miliardi di euro sono presi in
prestito dai paesi della zona euro per sostenere famiglie e imprese mentre i
tassi di interesse sono in aumento.
La
combinazione di debito più alto e interessi più elevati è negativa. Ciò significa anche che crescono le
preoccupazioni che alcuni paesi non saranno più in grado di adempiere ai propri
obblighi di pagamento.
E la
lezione della crisi greca è che se un paese dell’euro è sull’orlo del collasso,
l’intera zona euro – e quindi l’euro – è in pericolo.
Perché
mancano i dollari.
Mitt Dolcino:
il
dollaro che si rivaluta sull’euro va necessariamente correlato al trade surplus
EU divenuto nottetempo trade deficit.
Ossia
oggi in EU mancano i dollari per pagare le fatture dollari, ad es. del petrolio
che sale…
Ed il
motivo è la crisi economica indotta dai prezzi del gas alle stelle, che rendono
NON competitiva l’EU nel suo complesso ed anzi spingono a chiudere la
manifattura EU.
Dunque
devono vendere euro per comprare dollari!
(Che
poi la salita dei prezzi di gas e power sia stata voluta dall’EU nel 2021 PRIMA
DELLA GUERRA UCRAINA è la constatazione da fare, che invece nessuno fa).
Mi
domando come facciano in policy makers italiani a decidere per il bene del
paese se non capito tale banalità…
DWN:
La Fed
sta inviando silenziosamente 11 miliardi di dollari in Svizzera.
La
mancanza di dollari sta schiacciando il sistema finanziario?
A cosa
serve la funzione di scambio?
La BNS
è una delle sole cinque banche centrali estere con cui la Fed ha stabilito
linee permanenti di swap in valuta. Questi sono disponibili anche per la Banca
centrale europea, la Banca del Giappone, la Banca d’Inghilterra e la Banca del
Canada.Le strutture di swap in dollari permanenti con la Fed consentono alle
cinque banche centrali affiliate di fornire finanziamenti di emergenza in
dollari alle istituzioni finanziarie nelle rispettive giurisdizioni.
Le
linee di scambio sono state parte integrante dell’architettura finanziaria
globale dal 2013, anche se raramente e in misura limitata. In caso di crisi
gravi, come nel marzo 2020, ad altre banche centrali potrebbe essere concesso
un accesso temporaneo.
In
teoria, gli swap funzionano in entrambi i modi, ma in realtà la Fed ha poco
bisogno di euro, yen, franco, sterlina o addirittura dollaro canadese.
Piuttosto, si tratta di dare alle altre cinque grandi banche centrali l’accesso
ai dollari.
Al di
fuori delle crisi, le linee di scambio non vengono utilizzate, vengono
effettuati solo test occasionali per verificarne la prontezza operativa. Lo
swap di sette giorni della BNS questa settimana è di gran lunga l’importo più
alto che la BNS abbia mai chiamato.
Gli
11,09 miliardi di dollari richiamati sono quasi cinque volte il record
precedente durante il crash di Corona. Nell’aprile 2020, la Federal Reserve ha
preso in prestito 2,34 miliardi di dollari. E durante la crisi dell’euro, gli
swap erano sempre al di sotto dei 400 milioni di dollari.
La
Banca centrale europea ha richiamato $ 210,5 milioni di swap questa settimana e
la Banca del Giappone $ 1 milione. Ma questi importi sono trascurabili rispetto
all’uso massiccio da parte della Banca nazionale svizzera.
Le
banche svizzere stanno solo facendo un arbitraggio?
Il
problema attuale, se proprio esiste, è ovviamente limitato alla Svizzera. Il
Wall Street Journal la scorsa settimana ha suggerito che potrebbe semplicemente
essere che le banche svizzere ora hanno una redditizia opportunità di
arbitraggio.
Secondo
gli economisti e gli operatori di mercato del Credit Suisse, le linee di swap
rappresentano un modo semplice per le banche svizzere di trarre profitto dalle
piccole differenze dei costi finanziari.
Le banche
possono prendere in prestito dollari dalla BNS (attraverso la linea di swap)
per una settimana. Quindi scambiano questi dollari con franchi svizzeri, ma
devono pagare solo lo 0,20 percento circa.
Possono
quindi restituire quei franchi alla BNS tramite un’asta di riacquisto della
durata di una settimana, che paga alle banche lo 0,45%. La banca trattiene la
differenza tra i due importi, circa 0,25 punti percentuali.
Alcune
banche nazionali possono guadagnare ancora di più se possono parcheggiare i
franchi extra durante la notte presso la BNS, dove i tassi di interesse sono
stati recentemente aumentati allo 0,5 per cento.”
Se il
sospetto del Wall Street Journal dovesse essere vero, sembrerebbe essere un
abuso della struttura di scambio. Dopotutto, la Fed non consente agli swap di
consentire alle banche svizzere di guadagnare denaro senza rischi a spese delle
banche centrali.
O la
carenza di dollari di una banca svizzera sta aumentando?
Il
blog finanziario statunitense ZeroHedge ha un’ipotesi diversa su cosa potrebbe
esserci dietro l’uso della struttura di swap da parte della BNS, pubblicando
venerdì un articolo intitolato “La Fed invia silenziosamente 11 miliardi di
dollari alla Svizzera in mezzo all’onda d’urto degli Stati Uniti”. I
finanziamenti in dollari schiacciano le banche centrali”.
ZeroHedge
ricorda il caos nel mercato finanziario britannico un mese fa. All’epoca
crescevano i timori che la storica carenza di dollari stesse causando un
collasso sistemico. I mercati si calmerebbero se la Fed desse un segnale che
avrebbe stampato tutto il denaro necessario per combattere la carenza di
dollari.
“Sebbene
la Fed non abbia ancora fatto un annuncio ufficiale, ha tranquillamente donato
alla Banca nazionale svizzera 3,1 miliardi di dollari per coprire un deficit di
dollari come abbiamo fatto pochi giorni fa.
Sorprendentemente,
questa è stata la prima volta che la Fed ha inviato dollari alla BNS
quest’anno, e la prima volta che la Fed ha utilizzato la linea di swap in larga
misura (a parte inviare di tanto in tanto un importo simbolico alla BCE)!
Ma non
sarà certamente l’ultima – come abbiamo avvertito, è prevedibile un uso molto
maggiore delle linee di swap della Fed poiché il mondo soffoca a causa della
carenza globale di dollari.
E
infatti, una settimana dopo [la scorsa settimana], la Fed ha annunciato di aver
raddoppiato l’importo del suo swap in USD […] con la Banca nazionale svizzera,
inviando circa 6,27 miliardi di dollari per evitare una crisi di finanziamento.
E poi,
proprio quando pensavi che le cose si sarebbero normalizzate con l’impennata
delle azioni del Credit Suisse, ha raddoppiato di nuovo l’importo. [Questa
settimana] la Fed ha quasi raddoppiato la quantità di liquidità statunitense
inviata in Svizzera: da $ 6,3 miliardi a $ 11,1 miliardi.
Il
numero raddoppia all’incirca ogni settimana. Sorprendentemente, questa non è
stata solo la terza volta consecutiva che la Fed ha trasferito dollari alla BNS
quest’anno, ma anche il più grande trasferimento di swap in USD nella storia!
ZeroHedge
ammette di non sapere perché un istituto finanziario in Svizzera avesse bisogno
di oltre 11 miliardi di dollari in denaro a buon mercato solo questa settimana.
Ma il blog finanziario ha “una buona idea di chi potrebbe essere il colpevole”,
ovvero la banca svizzera Credit Suisse.
“Il
prossimo pivot della Fed non avrà nulla a che fare con il raggiungimento o meno
del suo obiettivo di inflazione, ma con l’impatto devastante dell’aumento del
dollaro (un record di circa $ 20 trilioni di richieste di margine) sul resto
del mondo”.
Presidente
colombiano: “Gli USA stanno distruggendo tutte le economie del mondo”.
Il
presidente socialista della Colombia, Gustavo Petro, eletto quattro mesi fa, ha
pronunciato un duro discorso contro gli Stati Uniti e la loro politica
monetaria. Nello specifico, ha reso la politica statunitense responsabile della
quasi inevitabile grave crisi economica, che rischia di colpire non solo la
Colombia ma quasi l’intero Paese. Le dichiarazioni centrali sono state
preparate sul sito web della testata giornalistica colombiana “Semana”.
Il
nuovo capo di Stato ha promesso alla popolazione di affrontare tempi difficili
in vista di un’inevitabile recessione. Petro vede “pesanti nuvole
temporalesche economiche e sociali” addensarsi sul paese.
Il
danno conseguente della politica finanziaria americana è enorme. “Gli Stati Uniti stanno rovinando
praticamente tutte le economie del mondo, l’economia tedesca è distrutta, i
russi, gli ucraini, tutti sono colpiti”, ha detto Petro.
In
particolare, è cupo riguardo al futuro dell’Europa, sebbene ritenga che i
problemi siano in gran parte interni. “Gli europei hanno scatenato una
guerra nel loro stesso continente che è principalmente una guerra per il gas e
l’energia. […] E dopo questa guerra, l’economia europea crolla. La potente
Germania sta cadendo in recessione e, chi l’avrebbe mai pensato, l’Inghilterra,
l’ex potenza coloniale, l’Impero britannico, sta sprofondando in una profonda
crisi economica”.
A suo
avviso, l’economia dell’America Latina deve subire un danno ingiustificato. “Negli Stati Uniti si prendono
decisioni per proteggersi, a volte senza pensare a cosa faranno quelle azioni,
e di conseguenza le economie dei paesi latinoamericani vengono prosciugate.
Siamo soggetti a interessi di potere che non hanno in mente il benessere del
semplice lavoratore, ma il proprietario del sistema finanziario globale”, ha
affermato Petro.
“Le
nostre valute stanno cadendo tutte, non solo il peso colombiano”, ha detto
Petro. Si
è anche lamentato del fatto che gli Stati Uniti stavano de facto rubando alla
Colombia la sua ricchezza di materie prime. “I dollari accumulati in Colombia,
che sono arrivati in Colombia dall’esportazione di carbone e petrolio, stanno
andando via. Entrambi sono proprietà pubblica della nazione”.
L’ambasciatore
degli Stati Uniti in Colombia, Francisco Palmieri, ha subito risposto
all’attacco del presidente dicendo: “Per quanto riguarda la situazione
economica mondiale, i motivi sono molteplici: l’aggressione della Russia contro
l’Ucraina è una grave minaccia per l’economia mondiale. Non credo che dovremmo
pensare a chi incolpare (anche se lo ha fatto implicitamente lui stesso, ndr),
ma piuttosto concentrarci su come, lavorando insieme, possiamo ottenere il
necessario per migliorare la crescita economica e promuovere lo sviluppo. disse
l’ambasciatore.
L’offerta
di dollari vacilla.
Le
dichiarazioni del neoeletto presidente sono inframmezzate dalla tipica retorica
accusatrice socialista, ma hanno un nucleo di verità.
La
maggior parte del commercio mondiale (in particolare energia, materie prime e
cibo) è denominato in valuta statunitense, il che significa che un dollaro
forte rende più costose le importazioni essenziali nel paese interessato.
Molte
valute sono legate al dollaro USA o il dollaro funge da valore di riferimento
con intervalli ristretti. Il livello dei tassi di interesse negli Stati Uniti
determina quindi i tassi di interesse e i tassi di cambio in tutto il mondo.
Ciò vale in particolare per l’America Latina, dove il dollaro o è il mezzo di
pagamento ufficiale o, come in Colombia, circola come valuta parallela stabile
accanto alla valuta nazionale, talvolta soppiantandola.
Anche
la Federal Reserve (Fed) statunitense ha rafforzato massicciamente il dollaro
con la sua spietata politica di rialzo dei tassi di interesse, che mira
principalmente a combattere l’inflazione negli Stati Uniti. La Fed ha alzato i tassi di
interesse con rapidi incrementi al 3,75%. Il mercato prevede un aumento al 5,0
per cento entro la fine dell’anno. L’aumento dei tassi di interesse sulle
obbligazioni in dollari ha reso più interessante detenere tali obbligazioni e,
sulla scia delle turbolenze sui mercati finanziari, gli investitori stranieri
hanno generalmente chiesto più dollari, considerati un rifugio sicuro in tempi
di crisi.
Di
conseguenza, il dollaro USA si è apprezzato enormemente rispetto a tutte le
altre valute. L’indice del dollaro (il tasso di cambio del dollaro contro un
paniere di valute rappresentativo) è ai massimi storici.
“Il
dollaro è la nostra valuta, ma il tuo problema”
Petro
ha ragione nel dire che la US/Federal Reserve ha in mente solo le proprie
preoccupazioni economiche e poca o nessuna preoccupazione per l’impatto del suo
inasprimento della politica monetaria sul resto del mondo, anche se quello che
sarebbe successo era abbastanza chiaro. La lotta all’inflazione è stata appena
considerata la priorità assoluta e un dollaro forte è fondamentale. Al
contrario, tutte le altre valute hanno subito una battuta d’arresto e ora
stanno importando l’inflazione dagli Stati Uniti nel proprio paese.
In
Colombia, il tasso ufficiale di aumento dei prezzi è attualmente dell’11,4%. Il
peso colombiano ha continuato a scendere di recente, toccando un nuovo minimo
storico mercoledì. Il dollaro USA era ancora scambiato a 3.900 pesos dopo la
vittoria elettorale di Petro. Un dollaro ora costa 4.900 pesos, con un aumento
del 20 per cento in pochi mesi.
Il
fatto è: il dollaro sta diventando sempre più scarso. Ciò lascia tracce, in
Colombia e nel mondo. Tuttavia, la politica statunitense non è l’unica
responsabile del grave indebolimento della valuta nazionale. Lo sviluppo del
tasso di cambio riflette anche la percezione del mercato del futuro economico
della Colombia dopo l’acquisizione socialista. E questo è considerato – per
usare un eufemismo – instabile. Questo ha le sue ragioni. In America Latina, molti paesi
economicamente ben posizionati si sono trovati in una situazione precaria a
causa della cattiva gestione socialista.
Interessante
in questo contesto: nel suo discorso, il presidente Petro ha avvertito il
settore petrolifero nazionale di non prelevare le proprie entrate dal paese.
“Come governo, abbiamo consentito a società private come Ecopetrol di sfruttare
questi beni statali in cambio di royalties. In cambio del pagamento delle
tasse”, ha detto. E ha avvertito: “Non prelevare soldi in massa perché ci sono
più opportunità in Colombia”.
Il
settore è di grande importanza per l’economia. Le esportazioni di petrolio
rappresentano circa un quarto delle esportazioni totali. Per quanto riguarda
l’esplorazione di petrolio e gas, il ministro delle Finanze José Antonio Ocampo
ha assicurato che “stiamo ancora esaminando ciò che è necessario in quest’area
per garantire che il Paese abbia un buon volume di esportazioni e quindi la
capacità di mantenere una solida bilancia dei pagamenti”.
Gli
investitori stanno fuggendo dai titoli di stato colombiani.
I
mercati sono scettici. Lo dimostrano i tassi di interesse sempre più precari
sui titoli di Stato colombiani. Il rendimento dei titoli di stato con una
durata residua di 10 anni è di un enorme 14,5 percento dopo l’aumento delle
vendite. Questo è quasi un raddoppio negli ultimi 12 mesi e un aumento di 200
punti base solo questo mese.
Tra
tutte le nazioni i cui mercati dei capitali sono totalmente o parzialmente
aperti agli investitori stranieri, solo cinque paesi si classificano
attualmente più in alto (Sri Lanka, Ucraina, Zambia, Egitto e Uganda).
Allo
stesso tempo, il debito nazionale della Colombia, al 65 per cento della
produzione economica, non è eccessivamente alto. Più preoccupante è il deficit
del 7,1 per cento del PIL accumulato prima del cambio di governo.
Il
presidente Petro sta ora pianificando un budget record per il 2023, con un
aumento dei costi dei programmi sociali, dell’istruzione, dei sussidi militari
e agricoli in particolare. L’agenzia di rating Standard & Poor’s valuta
ancora il paese come BB+. Questo è il livello più alto che non è investment
grade.
Secondo
l’Institute of International Finance (IIF), il debito in dollari della Colombia
rappresenta oltre il 20% del prodotto interno lordo.
In
vista della drammatica svalutazione e dell’aumento dei tassi di interesse degli
ultimi mesi, il ministro delle finanze si è sentito in dovere di fare una
dichiarazione di calma ai mercati dei capitali.
“Adotteremo politiche macroeconomiche
responsabili, rispetteremo le regole fiscali, non ci saranno controlli sui
cambi e diversificheremo le nostre esportazioni”, ha sottolineato.
Se i
pesos continuano a crollare, è probabile che il governo di sinistra adotti
misure drastiche nonostante queste dichiarazioni. I governanti socialisti e
praticamente tutti i governi del mondo non lasciano semplicemente che i mercati
facciano il loro corso se le cose vanno nella direzione sbagliata per un lungo
periodo di tempo.
Almeno
a breve termine, l’economia colombiana, che cresceva abbastanza stabilmente nel
periodo pre-coronavirus, sta ancora andando relativamente bene. L’attività
economica a settembre è stata dell’8,6% in più rispetto al mese precedente.
Positivo
anche l’aumento del turismo estero di circa il 178 per cento rispetto all’anno
precedente.
Con la
Federal Reserve statunitense che interromperà virtualmente l’offerta di nuovi
dollari, il turismo sarà ancora più importante del solito come fonte di valuta
estera per la Colombia, che porta anche valuta estera preziosa nel paese.
UN
MILIARDARIO DI ORIGINE EBREA
CHE
FINANZIA UN REGIME NAZISTA
IN
UCRAINA PER ESEGUIRE I SUOI ORDINI
NON VA
OLTRE IL CINICO CALCOLO.
È IL
CAPITALISMO.
Controinformazione.info
- Finian Cunningham – Redazione - (18-10-2022) – ci dice:
Il
regime di Kiev, sostenuto dalla NATO, sta promulgando nuove leggi draconiane
che bandiranno tutta la libertà di parola dissenziente. Eventuali opinioni non
allineate al regime sono da ritenersi traditrici e fuorilegge, anche soggette a
persecuzioni e repressioni violente.
I
nuovi poteri legali sanciscono una feroce campagna contro i media indipendenti
in Ucraina che ha imperversato negli ultimi quattro anni sotto il presidente
Vladimir Zelensky.
I partiti politici di opposizione e le testate
giornalistiche sono stati chiusi e giornalisti dissenzienti presi di mira con
la violenza o costretti all’esilio.
La
tendenza tossica contro la libertà di parola può essere fatta risalire al colpo
di stato di Maidan sponsorizzato dalla CIA che ha rovesciato il governo eletto
in Ucraina nel febbraio 2014.
Quel
colpo di stato ha portato al potere un regime di estrema destra a Kiev che si
vanta della passata collaborazione con la Germania nazista. Oltre un milione di
ebrei furono sterminati dai nazisti ucraini per conto del Terzo Reich.
Le
contraddizioni del regime di Kiev sono vertiginose. Secondo quanto riferito, il
presidente in carica, Zelensky, è di origine ebraica.
Eppure
il suo regime è sostenuto da paramilitari armati neonazisti come i battaglioni
Azov e Aidar che costituiscono la spina dorsale delle forze armate ucraine.
Il mecenate finanziario di Zelensky è
l’oligarca ucraino Igor Kolomoisky, anch’egli ebreo, eppure Kolomoisky finanzia
i paramilitari neonazisti.
I
governi occidentali che affermano di essere i custodi della “democrazia” e
della “libertà” hanno pompato miliardi di dollari di armi al regime fascista di
Kiev guidato da un presidente ebreo.
I governi e i media occidentali cercano di far
quadrare questa contraddizione affermando che il regime di Zelensky è una
“democrazia” e nascondendo i fatti della sua condotta nazista.
L’armamento
dell’Ucraina dal 2014 da parte degli Stati Uniti e di altri membri della NATO
sta spingendo incautamente a una guerra mondiale con la Russia. Le cosiddette
democrazie occidentali sono allineate con il fascismo in una guerra incipiente
contro la Russia che potrebbe sfociare in una catastrofe nucleare.
Per
coloro che prestano attenzione storica alle vere cause e alla geopolitica della
Seconda Guerra Mondiale – l’interazione tra le potenze occidentali e la
Germania nazista – e la successiva Guerra Fredda, il presente confronto
potrebbe non sorprendere.
Le
relazioni di un personaggio pubblico occidentale con l’Ucraina sono
particolarmente sbalorditive nella loro incongruenza.
George
Soros, il miliardario filantropo americano, è stato uno dei primi sostenitori
del cambiamento politico in Ucraina dopo la sua indipendenza dall’Unione
Sovietica nel 1991.
Zelensky
& Soros
Attraverso
la sua Open
Society Foundation, Soros ha incanalato milioni di dollari per promuovere
l’acquisizione della “rivoluzione” Maidan a Kiev.
Soros
ha lavorato mano nella mano con il governo degli Stati Uniti e le sue agenzie
di cambio di regime della CIA, come National Endowment for Democracy e
USAID, per creare “gruppi della società civile” e una litania di organizzazioni
dei media che hanno spinto le opinioni anti-Russia.
La
Open Society Foundation di Soros fino ad oggi proclama di “stare con l’Ucraina”
e accusa la Russia di aver intrapreso un “assalto alla democrazia”.
L’OSF ha un obiettivo di raccolta fondi di 45 milioni
di dollari che, a suo avviso, saranno utilizzati per “proteggere la società
civile ucraina”.
La
realtà dietro la retorica dei segnali di virtù di Soros è che il regime di Kiev
è dominato dalle forze naziste che sono intente a distruggere qualsiasi
dissenso e libertà di parola, come dimostrano le leggi repressive sui nuovi
media.
Anche
le organizzazioni non governative occidentali finanziate da Soros come “Reporter
senza frontiere” e il “Comitato per la protezione dei giornalisti” con sede
negli Stati Uniti hanno condannato lo scioccante attacco alla libertà di parola
da parte del regime di Zelensky.
Questa
non è solo una sfortunata questione di tenere cattive compagnie. Soros e il
Dipartimento di Stato degli Stati Uniti, insieme all’allora vicepresidente Joe
Biden, sono stati determinanti nel portare il regime di Kiev al potere nel 2014.
Sono
stati determinanti nel costruirlo come una rabbiosa punta di diamante
anti-Russia che ha ripudiato gli accordi di pace di Minsk del 2014-2015 e
fomentò l’attuale guerra con la Russia.
Soros,
che per molti anni ha espresso pubblicamente una profonda antipatia personale
nei confronti del presidente russo Vladimir Putin, sembra aver usato abilmente
l’Ucraina come terreno di gioco geopolitico per promuovere i suoi interessi
personali e commerciali.
Il capitalista miliardario ha gli occhi puntati sulla
privatizzazione delle industrie ucraine nei settori dell’energia e
dell’agricoltura. Naturalmente, gli interessi imperialisti di Washington e
della NATO combaciavano perfettamente con l’apparente filantropia.
Soros
è stato a lungo accusato di promuovere “rivoluzioni colorate” per conto di
Washington per destabilizzare gli avversari geopolitici, Russia e Cina in
particolare.
Il
caso dell’Ucraina è particolarmente convincente. Il primo coinvolgimento di Soros
nella promozione del violento colpo di stato di Kiev portò direttamente alla
creazione di un regime reazionario estremo che serviva diligentemente gli
interessi imperialisti di Washington contro la Russia causando miseria alla
maggior parte degli ucraini.
La
cabala al potere di Kiev è piena di corruzione, illegalità fascista e
limitazione di una logora società civile sotto un presidente ebreo autocratico
amato da Hollywood e dalle agenzie di intelligence statali occidentali.
Le
grandiose affermazioni di Soros di sostenere il “giornalismo indipendente” e la
“società civica” si sono rivelate false menzogne contro l’attuale repressione
in Ucraina contro la libertà di parola.
Questo
ci porta all’ultima, forse più inquietante contraddizione: George Soros (92),
nato nel 1930 in una famiglia ebrea, è cresciuto in Ungheria durante
l’occupazione nazista da adolescente cercando di evitare di essere mandato in
una camera a gas.
Ha
ammesso di aver nascosto la sua identità ebraica come cristiano.
C’è un’implicazione della sua collaborazione
da adolescente con il regime nazista a Budapest denunciando proprietà ebraiche
per la confisca.
Nega di aver partecipato a qualsiasi illecito e dice
di essere stato semplicemente un giovane sfortunato che accompagnava un agente
immobiliare filo-nazista.
Certamente,
alcuni membri della destra antisemita americana hanno cercato di far sembrare
Soros un “globalista nazista” in un modo ridicolo.
Anni
dopo la guerra, Soros emigrò in Occidente e in seguito fece la sua vasta
ricchezza come capitalista avvoltoio scommettendo contro i perdenti. È noto
come “l’uomo che ha rotto la sterlina britannica” e ha realizzato un profitto
di $ 1 miliardo in un solo giorno durante un crollo del mercato nel 1992.
Diciamo
solo che George Soros ha un senso soprannaturalmente acuto di opportunismo
predatorio. Un miliardario di origine ebrea che finanzia un regime nazista in
Ucraina per eseguire i suoi ordini non va oltre il cinico calcolo. È il
capitalismo.
(Strategic
culture -Traduzione: Luciano Lago).
L’ASCESA
E LA CADUTA DEL GRANDE RESET
IL
FALLIMENTO DEL GRANDE RESET
di
Klaus Schwab.
Databaseitalia.it
– Davide Donateo – (20 ottobre 2022)- ci dice:
Il ‘
Great Reset’ è stato introdotto dal ‘World Economic Forum’, che è strettamente
legato alle Nazioni Unite e all’Organizzazione Mondiale della Sanità.
Il
loro programma è quello di attuare un tipo globale di totalitarismo basato su
ideologie tecnocratiche e transumanistiche.
Parte
di quel piano include anche la reingegnerizzazione e il controllo di tutte le
forme di vita, compresi gli esseri umani. […] Mentre l’espressione esteriore della
tecnocrazia apparirà come totalitarismo, il centro di controllo non è un
individuo.
Piuttosto
che una singola persona che governa per decreto, la tecnocrazia si basa sul
controllo attraverso la tecnologia e l’algoritmo. Questa è una differenza molto
importante.
In
breve, non ci sarà alcun individuo da incolpare o ritenere responsabile. Il
‘dittatore’ è un algoritmo”.
“The Great Reset […] non è una teoria
del complotto; è un progetto aperto, dichiarato e pianificato, ed è ben avviato.
Ma
poiché il capitalismo con caratteristiche cinesi o lo statalismo
corporativo-socialista manca di libero mercato e dipende dall’assenza di libero
arbitrio e libertà individuale, è, ironia della sorte, “insostenibile”.
SECONDO
IL FILANTROCAPITALISTA
BILL
GATES LA CRISI ENERGETICA EUROPEA
È
“COSA BUONA”.
(24-10-2022).
Una
cospirazione globale sotto mentite spoglie per promuovere il totalitarismo.
I
leader senza cervello dell’Occidente sono caduti a capofitto nel totalitarismo
nascosto dell’agenda di acquisizione globale di Klaus Schwab.
Solo la parola “mondo” nella falsa descrizione
“World Economic Forum” (WEF) è accurata, ma è stata chiaramente progettata per
presentare le intenzioni criminali globali e globaliste di Schwab in una luce
ingannevolmente positiva. Gli altri due concetti – ‘economico’ e ‘forum’ – sono
deliberatamente fuorvianti e sono falsificazioni di fatto.
Il WEF
non è affatto un’organizzazione esclusivamente o addirittura strettamente
“economica”: promuove l'”economia” da ciarlatano come mezzo per far rispettare
in ultima analisi la politica assolutista di ispirazione nazista di Schwab di
nascosto.
Né il
WEF è un ‘forum’:
lo
scopo di un vero e proprio ‘forum’ nel significato originario della parola è un
incontro per il dibattito democratico, ma l’unico scopo del WEF è quello di
attuare la propria agenda, che non consente discussioni, nessun argomento e
nessuna sfida al suo scopo predeterminato come strumento di attuazione del suo
programma per la dittatura globale assolutista.
Gli
aderenti a quel gruppo selezionato di élite autodifese di tutto il mondo che si
riuniscono all’incontro annuale del WEF a Davos, in Svizzera, sono vittime del
lavaggio del cervello del previsto Nuovo Ordine Mondiale di Schwab.
Stanno davvero cospirando per controllare la
direzione della società e della politica in tutto il mondo. Il WEF è in pratica
una cospirazione, non solo una teoria della cospirazione. Questa è l’ammissione
aperta del suo Fondatore e Presidente Esecutivo Klaus Schwab nel suo commento
di benvenuto all’incontro del WEF del 2022:
“Dobbiamo
anche essere chiari: il futuro non sta solo accadendo. Il futuro è costruito da
noi, una comunità potente come te qui in questa stanza. Abbiamo i mezzi per
migliorare lo stato del mondo, ma sono necessarie due condizioni. Il primo è
che agiamo tutti come stakeholder di comunità più grandi, che serviamo non solo
i nostri interessi personali, ma serviamo la comunità. Questo è ciò che
chiamiamo “responsabilità degli stakeholder”.
E secondo,
che collaboriamo.
Il
Great Reset, descritto dal Gatestone Institute come “un progetto per distruggere la
libertà, l’innovazione e la prosperità, fa appello a un’enorme rete globale di
migliaia di leader globali del mondo degli affari, della politica e della
società civile.
Condividono
varianti della filosofia Davos e sono supportati da un ingente reddito
derivante dalle quote associative aziendali.
Il WEF
ha anche un’ala giovanile chiamata “Global Shapers Community”: 9.655 “shaper”
lavorano da 428 “hub” in 148 paesi diversi per infiltrarsi nella politica e
promuovere le sciocchezze malvagie di Schwab.
Il 29
agosto 2022 la Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti ha finalmente
introdotto un disegno di legge “Defund Davos” (HR8748) che seguirà i precedenti
sforzi di Trump per negare l’uso dei finanziamenti dei contribuenti per
sostenere il WEF.
I SOLDATI (o traditori del popolo) DEL
GRANDE RESET DI KLAUS SCHWAB.
Draghi,
Schwab e Grande Reset
La
scuola per dittatori Covid di Klaus Schwab. Formazione per i leader del “Grande
Reset”
(DOCUMENTO
DELL’OMS SVELA IL VERO PROGETTO DIETRO AL COVID-19.
IL
COLPO DI STATO DEI TECNOCRATI DI KLAUS SCHWAB.
VIDEO
DI KLAUS SCHWAB NEL 2016: ENTRO 10 ANNI MICROCHIP NEL CERVELLO
TUTTO
SUL WEF.)
Credenziali
naziste, affinità naziste.
Klaus
Schwab, il ciarlatano straordinariamente arrogante e presuntuoso che si
definisce il “Presidente esecutivo” del WEF, ha rilasciato una dichiarazione
assolutamente sorprendente all’incontro annuale del 23 maggio 2022.
In un
caloroso omaggio al presidente alleato dei nazisti dell’Ucraina Volodymyr
Zelensky, che è stato l'”ospite d’onore” del WEF e l’oratore principale durante
il suo tour internazionale per sollecitare armi per combattere la Russia,
Schwab ha detto che Zelensky (un uomo che premia i nazisti dichiarati,
imprigiona i leader dell’opposizione e bandisce i partiti) è sostenuto da “Tutta
l’Europa e l’ordine internazionale”.
Non c’è stato un singolo grido di protesta o dissenso
da parte dei quasi 2.500 leader presenti tratti dalla politica, dagli affari,
dalla società civile e dai media.
Zelensky,
invece, il cui discorso aveva omesso di menzionare qualsiasi riferimento ai
crimini che gli estremisti nazionalisti avevano commesso nel suo paese, o al
fatto di aver violato gli accordi di Minsk che miravano a raggiungere una
soluzione pacifica del conflitto in Ucraina, ha ricevuto una standing ovation
dopo aver di fatto ringraziato virtualmente i nazisti ucraini per i loro
crimini descrivendoli semplicemente come “volontari”.
LA
DIABOLICA VISIONE DEL MONDO DI KLAUS SCHWAB.
Zelensky
e Schwab sono due di tipo politici patologici.
Rodney Atkinson ha esposto il nazismo
intrinseco di Zelensky in due articoli molto importanti sul suo sito web
“Freenations”.
Ho più volte attirato l’attenzione su una
fotografia di Zelensky che regge con orgoglio una maglietta nazista adornata
con una grande svastica e simboli del Wolfsangel tedesco;
e il
sito web “The True Reporter” ha chiesto allo stesso modo perché alcune
fotografie di Zelensky lo mostrano con indosso la croce di ferro nazista.
Eppure
ci sono persone ignoranti e ingenue – tra cui alcuni pastori cristiani ed
editori di giornali cristiani – che non hanno svolto le loro ricerche e che
respingono prove così schiaccianti delle credenziali naziste di Zelensky come
false o perché sono solidali con lui e non lo fanno vogliono riconoscere la
verità.
Il 15
luglio 2021 l’Ardara Press ha pubblicato uno studio dettagliato sul passato
nazista nascosto dell’azienda di famiglia di Klaus Schwab, Escher Wyss, che tra
le altre barbarie sfruttava il lavoro degli schiavi e i prigionieri di guerra
alleati e produceva tecnologie chiave per la fabbricazione di bombe nucleari
per Adolf Hitler.
Due
giorni dopo lo studio è stato messo in evidenza dal sito cristiano
‘Grandmageri’.
L’autore
ricorda che l’azienda era protetta non solo dallo stesso Hitler, ma da
Svizzera, Gran Bretagna e America, rendendo Schwab un immigrato straniero
criminale in tutti i sensi.
Hitler
definì Escher Wyss “un’azienda modello nazionalsocialista [cioè nazista]”. Lo
studio Ardara menziona anche che i documenti d’archivio della CIA rivelano che
le società di ingegneria svizzere Escher-Wyss e Sulzer erano dirette dal
Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti e dal Dipartimento di Stato, e
l’autore chiede:
“Vogliamo
davvero una spia bugiarda con tre agenti? eseguendo “Great Reset” e “Build Back
Better?”
Biden,
Johnson e Trudeau hanno tutti utilizzato il concetto del WEF “ricostruire
meglio” quando hanno dimostrato il loro sostegno a Zelensky e al nazismo
ucraino.
Il World Economic Forum è solo un modo prolisso per
dire fascismo.
(I
VALORI DELLA FAMIGLIA SCHWAB – REPORT INVESTIGATIVO SULL’UOMO DIETRO AL GREAT
RESET.)
Orrendamente,
il WEF ha persino invitato i governi, i funzionari sanitari e gli “umani” di
tutto il mondo a considerare gli argomenti “razionali” per l’impianto di
microchip nel cervello dei bambini.
(UN’ALTRA
“BUFALA DEI COMPLOTTISTI” SI REALIZZA – ORA IL WEF RACCOMANDA DI MICROCHIPPARE
I BAMBINI).
Schwab
insiste sul fatto che l’idea di impiantare un “chip di tracciamento nel tuo
bambino” non è “spaventoso”, sostenendo che i chip “fanno parte di
un’evoluzione naturale che i dispositivi indossabili una volta hanno subito” e
che i bambini cresceranno persino per vederli come “accessori” che alla fine
sarà “considerato un capo di moda”.
YouTube ha prodotto un video rivelatore in cui
viene discusso questo piano malvagio per il controllo del cervello umano.
(KLAUS SCHWAB: “IL GRANDE RIPRISTINO”
PORTERA’ A UNA FUSIONE DELLA NOSTRA IDENTITA’ FISICA, DIGITALE E BIOLOGICA
GRAZIE AL MICROCHIP)
Il
Globalista Klaus Schwab: Il mondo “non tornerà mai” alla normalità dopo il
COVID.
DIGITAL
FIRST RESPONDER, IL WEF ORA È NEL TUO SOGGIORNO.
‘
Agenda ID2020′.
Il
pilastro fondamentale del Great Reset è un piano orrendo chiamato ‘Agenda
ID2020’, 16 che è un progetto per riportare il mondo in linea con gli obiettivi
dei super ricchi. Aiutato dai metodi delle piattaforme ‘Big Tech’, promuove
l’idea di una massiccia riduzione della popolazione.
Agenda
ID2020 è stata progettata dal miliardario Microsoft e membro del Bilderberg
Bill Gates, che ha donato centinaia di milioni di dollari per ridurre la
popolazione mondiale mediante l’uso di vaccini.
Questo
non è frutto dell’immaginazione di nessuno: leggi le stesse parole di Gates.
“Oggi
il mondo ha 7,8 miliardi di persone… questo numero salirà a circa 9 miliardi.
Ora, se facciamo davvero un ottimo lavoro su nuovi vaccini, assistenza sanitaria,
servizi di salute riproduttiva, potremmo abbassarli forse del 10 o 15 percento”.
(Conte e quei 140 Milioni per Bill
Gates. Finanziamo il “Quantum Dot” – ID2020?
ID2020-Un’immagine
dice più di mille parole.)
(IL
PARLAMENTO TEDESCO RATIFICA L’AGENDA ID2020 DIGITALE DI GAVI
INFUSE,
IL VERO MOTIVO PER CUI VOGLIONO (VACCINARE) I TUOI FIGLI
PERCHE’
VOGLIONO I BAMBINI? I VACCINI COME GATEWAY PER L’IDENTIFICAZIONE DIGITALE, UN
CONCETTO LANCIATO NEL 2016, A DAVOS, DA GATES E PHARMAFIA)
Panorama
globale sui passaporti vaccinali di identificazione Parte 4: BLOCKCHAINED.
DOCUMENTO
DEL CONSIGLIO D’EUROPA DEL 2018: ROAD MAP VACCINALE, GAVI ALLIANCE, PASSAPORTI
SANITARI E PROPAGANDA.
Questa
affermazione incriminante di Gates fa eco al programma eugenetico dei nazisti,
che non è mai scomparso ma è semplicemente passato in secondo piano per alcuni
decenni.
L’Agenda
ID2020 è sostenuta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), dalla
Fondazione Rockefeller, da Accenture e dalla Global Alliance for Vaccines and
Immunization (GAVI), che ora è semplicemente chiamata Vaccine Alliance.
GAVI è
anche una creazione di Gates dal 2001 e ha sede a Ginevra, in Svizzera, molto
vicino all’Organizzazione Mondiale della Sanità. Queste organizzazioni
collaborano collettivamente nella promozione del Nuovo Ordine Mondiale
pianificato da Schwab.
Danni
incommensurabili e durevoli sono già stati arrecati alla salute, alle economie
e alle libertà delle nazioni del mondo da quello che è stato chiamato il
“raduno di psicopatici che cercano di giocare a fare Dio” del WEF; ma la loro
fine potrebbe ormai essere vicina anche a seguito di un referendum svizzero
tenutosi il 7 marzo 2021, che ha bloccato una proposta di legge volta a creare
una base giuridica per un sistema di identità elettronica basato su Agenda
ID2020.
Il
tasso di rifiuto complessivo è stato del 64,4% (in alcuni cantoni fino al
70,7%) 19 ed è stato un duro colpo per il malvagio progetto del World Economic
Forum. Sarà interessante vedere se Schwab e i suoi sostenitori saranno ora
espulsi da Davos, proprio come l’Ungheria ha espulso il miliardario globalista
George Soros nel 2019 per la sua “politica di sovversione” contro il paese e
ciò che il Jerusalem Post descrive come la sua “campagna del caos globale”.
Il WEF
fa parte della fallita cospirazione anti-russa dell’Occidente.
Lo
slogan ufficiale del WEF recita “Impegnati per migliorare lo stato del mondo”,
ma gli incontri di Davos non hanno fatto assolutamente nulla per raggiungere
tale obiettivo.
Schwab
non ha mai suggerito come si possa raggiungere la pace in una guerra inutile
che ha ucciso molte migliaia di persone innocenti, molte più ucraine che russe.
Invece
di accettare le proposte Putin-Lavrov per i negoziati di pace, era chiaro che
l’agenda nascosta (o forse non così nascosta) era di continuare e intensificare
la guerra.
Come ha sottolineato Peter Koening in un
recente articolo del New Eastern Outlook:
“Gli applausi seguiti dal tono bellicoso di
Zelenski e dalla richiesta al WEF 2022 di più potere omicida dall’Occidente,
sono stati come accrescendo l’odio propagato e veramente indottrinato per la
Russia all’interno del Forum e in tutto il mondo “.
Così
il WEF 2022 ha finalmente svelato le sue vere credenziali geopolitiche
annunciando formalmente di aver “troncato tutte le relazioni con il governo
russo e il presidente Vladimir Putin” e “cancellato Putin dal sito web del WEF”
rendendolo nient’altro che un portavoce di USA-NATO propaganda e aggressione.
Quindi,
oltre al corporativismo in forte aumento o al fascismo economico, il Great
Reset del WEF mira anche a distruggere la Russia – e la Cina – e a recuperare
l’egemonia in diminuzione delle nazioni occidentali mentre perdono rapidamente
la loro leadership globale in un mondo sempre più multipolare.
Di
conseguenza, il Great Reset non è una teoria del complotto, ma in pratica una
cospirazione.
Michael
Rechtenwald del “Mises Institute”, che è il principale sostenitore mondiale
delle idee di libertà, afferma quanto segue e conclude che come “piani di un’élite
tecnocratica” è “destinato a fallire”:
“The
Great Reset […] non è una teoria del complotto; è un progetto aperto,
dichiarato e pianificato, ed è ben avviato. Ma poiché il capitalismo con
caratteristiche cinesi o lo statalismo corporativo-socialista manca di libero
mercato e dipende dall’assenza di libero arbitrio e libertà individuale, è,
ironia della sorte, “insostenibile”.
La
stragrande maggioranza non accetterà i tentativi del Grande Reset di
rinchiuderli in una prigione economica, governativa e tecnologica.
Come i
precedenti tentativi di totalitarismo, il Great Reset è destinato a fallire”
anche e soprattutto per l’azione combinata a livello globale dell'”Alleanza”.
Il
pianificato Nuovo Ordine Mondiale del WEF è stato demolito da Russia e Cina.
Considerando
che l’America sta rapidamente accelerando in uno stato di polizia governato da
Joe Biden e dai Democratici, e che anche l’Unione Europea sta affrontando un
potenziale collasso finale a causa del fiasco del Covid-19 e della crisi
energetica progettata dal WEF, la domanda ora è: chi è lasciato con il
coraggio, la convinzione, la forza e la capacità di opporsi ai piani malvagi
del Great Reset che Klaus Schwab era così intento a ribadire alle élite
globaliste del mondo alla teleconferenza di Davos del 2021 del WEF?
La risposta è, ovviamente: la stessa persona
che dal 2015 ha riconosciuto, smascherato e denunciato apertamente le mire di
Schwab e dei suoi seguaci ingannati – lo spauracchio inesorabilmente travisato
e sistematicamente demonizzato dall’Occidente, ovvero il presidente russo
Vladimir Putin.
Nonostante
l’accelerazione verso la tirannia globale, il Great Reset è destinato a
fallire, anche se i suoi promotori cercheranno disperatamente di mantenerlo in
vita il più a lungo possibile.
Putin
aveva assolutamente ragione quando ha deriso i piani di Schwab all’incontro del
WEF del 2020, che ironicamente doveva tenersi online a causa della pandemia di
Covid-19.
Putin
ha detto a Schwab che i suoi piani per un sistema di governo globale basato sulle
idee ridicole del Grande Reset non solo erano “destinati al fallimento”, ma
erano anche “contrari a tutto ciò che la leadership moderna dovrebbe
perseguire”.
Quando
i leader mondiali si sono riuniti allo SPIEF 2022 (il Forum economico di San
Pietroburgo), YouTube ha pubblicato un altro video intitolato “Russia e Cina hanno
appena distrutto Klaus Schwab e il Forum economico mondiale”.
Per
parafrasare i punti principali di ciò che Putin ha chiarito in modo
assolutamente chiaro a San Pietroburgo:
L’era
del mondo unipolare, guidato dall’America e dal Great Reset del WEF, è finita.
Il futuro ordine mondiale, già in atto, sarà formato da forti stati sovrani.La
rottura con l’Occidente è irreversibile e definitiva.
Nessuna pressione da parte dell’Occidente lo
cambierà.
La Russia ha rinnovato la sua sovranità. Il
rafforzamento della sovranità politica ed economica è una priorità assoluta.
L’UE ha perso completamente la sua sovranità politica: l’attuale crisi mostra
che l’UE non è pronta a svolgere il ruolo di attore indipendente e sovrano; è
semplicemente un insieme di vassalli americani privati di qualsiasi sovranità
politico-militare.
La sovranità non può essere parziale: un paese
o è sovrano o è una colonia. La Russia investirà nello sviluppo economico
interno e nel riorientamento del commercio verso nazioni indipendenti dagli
Stati Uniti.
Il
futuro ordine mondiale, già in atto, non sarà quello tracciato dall’America e
dal WEF, ma sarà formato da forti stati sovrani.
Monsignor
Viganò espone il Nuovo Ordine Mondiale del WEF.
La
stupenda sfrontatezza di un uomo che pretende di arrogarsi il ruolo di creare
un nuovo ordine globale in cui “non possiedi nulla e sarai felice” emerge dal
contenuto degli assurdi libri di Schwab The Fourth Industrial Revolution
(2016), il suo successore Shaping the Future of the Fourth Industrial
Revolution (2018) e, soprattutto, il suo Covid-19 di 110 pagine: The Great
Reset (2020).
L’ospite
di Sky News Australia Rowan Deal ha definito le idee del WEF “sfacciate”, “una
terrificante coalizione di grandi imprese e grandi tecnologie” e ha osservato:
“Quello
che avrebbero dovuto aggiungere è ‘Noi uomini molto ricchi possederemo tutto e
saremo ancora più felici'”.
La
Bibbia chiarisce che Gesù Cristo, non un essere umano o una coalizione di
esseri umani come rivendicato dalle sciocchezze pontificate da Schwab, “farà
nuove tutte le cose”. (Apocalisse 21,5)
Il contrasto è stato sottolineato il 25
ottobre 2020 da Carlo Maria Viganò, arcivescovo di Ulpiana ed ex nunzio
apostolico negli USA, che ha inviato una Lettera aperta al presidente Donald
Trump sui pericoli del cosiddetto Great Reset e lo stato di avanzamento dei
piani per la sua attuazione.
L’eroico
arcivescovo Viganò: l’agenda dei miliardari corrotti, “Il virus SARS-CoV-2 non è
altro che un’influenza stagionale”. “In Italia inquietante complicità di tutti
i poteri dello Stato”.
Viganò
è un uomo di profonda conoscenza degli affari mondiali e un aspro critico di
papa Francesco, che ha pubblicamente definito un “ingannatore” e un “bugiardo”
e accusato di aver trasformato la Chiesa cattolica romana nella “Sinagoga di
Satana”.
A
volte si crede che Viganò sia un protestante convinto. Certamente predica
fedelmente il Vangelo. In precedenza aveva scritto a Trump il 7 giugno 2020
avvertendolo che i piani di Klaus Schwab e del WEF per un grande ripristino
erano un complotto per “sottomettere l’umanità” e “distruggere la libertà” e
costituivano “una cospirazione globale contro Dio e l’umanità”.
Il 20
ottobre 2020 è stato trasmesso in live streaming su YouTube2 un video di 47
minuti su cui Viganò ha diffidato.
Simbolicamente,
l’illustrazione sullo sfondo del video mostrava in primo piano le immagini di
Papa Francesco, Joe Biden, Bill Gates e altri, che l’arcivescovo considera
tutti complici dei piani di Schwab per attuare il Grande Reset.
La
seguente trascrizione dell’invito all’azione di Viganò in un’intervista sul
sito web “Russian Faith” mette il Grande Reset nella sua vera prospettiva
satanica:
“Se
osserviamo il modo in cui sono stati realizzati il Great Reset e la farsa
pandemica, notiamo che nulla di quanto fatto dai globalisti è stato ispirato
dal bene; al contrario, vediamo che ciò che ispira la loro azione criminale è
l’odio teologico verso Dio Creatore e Salvatore;
ciò
che consente la diffusione della frode in tutto il pianeta sono bugie, ricatti,
inganni e corruzione; tutto per loro inizia e finisce in nome della morte,
della malattia e del terrore.
È il
caos infernale opposto al cosmo divino, il disordine opposto all’ordine, il
bene opposto a ciò che è male.
Il
segno del Grande Reset è l’avversione di Satana per l’opera meravigliosa della
Creazione e ancor più per il miracolo della Redenzione. ….. Questo gesto della
mirabile umiltà del Figlio di Dio contrasta con il grido orgoglioso e malvagio
di Lucifero”.
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