Il governo unico mondiale dei globalisti occidentali.

Il governo unico mondiale dei globalisti occidentali.

 

 “Maga” media sale su Giorgia Meloni

la leader più di estrema destra

d’Italia dai tempi di Mussolini.

Ultimenotizie.live – Elisa Lo Duca – (29-9-2022) – ci dice:

(thedailybeast.com)

 

MAGA Media sale su Giorgia Meloni, la leader più di estrema destra d’Italia dai tempi di Mussolini.

I media di destra si sono rallegrati questa settimana per la notizia che l’Italia aveva eletto il suo leader di estrema destra da quando il fascista Benito Mussolini fu deposto dopo la seconda guerra mondiale, descrivendo la vittoria di Giorgia Meloni e del suo partito Fratelli d’Italia come “l’ascesa del nazionalismo cristiano. “

Con il flirt dell’Italia con il fascismo che ha provocato onde d’urto in tutta Europa e nel mondo occidentale, gli esperti del MAGA hanno tentato di dipingere l’ideologia di Meloni come “una via di mezzo”, suggerendo che non avrebbe potuto essere “di estrema destra” se avesse vinto le elezioni.

 

In pochi anni Meloni ha contribuito a portare i Fratelli d’Italia da un gruppo di destra marginale al partito più potente del suo paese. E oltre a guidare il primo governo di estrema destra della nazione dopo Mussolini, Meloni fa anche la storia diventando la prima donna premier d’Italia.

Non sono solo le sue posizioni populiste intransigenti contro l’aborto, l’immigrazione, i diritti LGBTQ, l’Unione Europea e altre questioni sociali che l’hanno portata ad essere etichettata con la temuta f-parola: il suo partito ha letteralmente origini nel neo- movimento sociale italiano fascista, fondato dai sostenitori di Mussolini dopo la sua morte, e usa ancora come logo la fiamma tricolore del gruppo.

 E sebbene abbia denunciato l’antisemitismo e sconfessato parti dell’eredità di Mussolini, ha anche elogiato apertamente il dittatore fascista in gioventù. “Mussolini era un buon politico, in quanto tutto quello che faceva lo faceva per l’Italia”, ha detto alla televisione francese una 19enne Meloni.

Gran parte della sua fulminea ascesa può essere attribuita all’ex capo stratega di Trump Steve Bannon, che ha iniziato a sostenerla durante le elezioni del 2018 e ha parlato ai suoi eventi ultranazionalisti.

L’influencer “MAGA” ha anche spinto per farla diventare una relatrice in primo piano alla “Conservative Political Action Convention” (CPAC) di quest’anno, dove ha avuto un successo simile come il leader ungherese di estrema destra Viktor Orban, che considera uno spirito affine e un caro amico.

La vittoria elettorale di Meloni è stata quindi accolta con molta festa da quella di Bannon “Sala della Guerra”: Pandemia spettacolo il lunedì.

Insieme all’organizzatore del CPAC Matt Schlapp, l’ex consigliere di Trump ha esclamato con entusiasmo che la sua vittoria è stata “l’ascesa del nazionalismo cristiano” mentre l’establishment tradizionale era “in pieno tracollo”.

Schlapp, nel frattempo, ha dichiarato di essere “salita alle stelle” verso la vittoria, che è stata un “colpo di avvertimento proveniente dall’Italia”.

Bannon e Schlapp hanno anche gettato le basi per un argomento di discussione che è diventato rapidamente prevalente nell’ecosfera dei media pro-Trump. “Lei è per Dio, il suo paese e la sua famiglia. Non sembra poi così radicale. Non mi sembra poi così radicale”, ha dichiarato Bannon.

“Lei è pro-vita, è pro-Costituzione, è pro-famiglia ed è anti-globalista”, ha osservato Schlapp.

 “E si adatta perfettamente al termine di ciò che chiamiamo conservatore qui in America, quindi quando le persone iniziano a leggere questi media di propaganda dicendo che è una specie di fascista, ricorda solo che ci hanno chiamato tutti fascisti”.

Il conduttore di tabloid britannico Piers Morgan, che di recente si è unito a Fox Nation e alla rete britannica di proprietà di Murdoch TalkTV, ha insistito Meloni “non è ‘di estrema destra’”, affermando che chiunque la etichetti ha bisogno di “rispolverare la tua storia nazista-fascista” perché è davvero di “centro-destra”.

Charlie Kirk, fondatore dell’organizzazione studentesca devota a Trump Turning Point USA, ha anche affermato che la politica di Meloni era in gran parte incontrastata. “Non è fascista. È buon senso, è normale, è in mezzo alla strada”, squillò sul suo podcast.

Apparendo nel programma di notizie di punta della sua rete Rapporto speciale lunedì sera, l’ex membro del Congresso del GOP, diventato conduttore di Fox News, Trey Gowdy si è lamentato dei media definendo Meloni “di estrema destra” mentre suggerendo che la sua vittoria dimostrava la sua buona fede centrista.

“Immagino che quello che mi chiedo è se stai vincendo le elezioni, se sei ciò che la gente vuole, a che punto questo diventa il centro?” si chiese Gowdy. “Chi può dire cosa è di estrema destra o cosa è di estrema destra?”

Oltre all’aspirante concorrente di Fox News Newsmax, il commento incorporava un vero e proprio cheerleading e una storia revisionista.

L’autore conservatore Sam Sorbo (moglie di Ercole l’attore e attivista di destra Kevin Sorbo) si è sfogato su Meloni, insistendo sul fatto che “non vediamo neofascismo” con il premier in arrivo. Inoltre, secondo Sorbo, il fascismo è in realtà un’ideologia di sinistra globalista.

“Il fascismo ha tutto a che fare con il socialismo”, disse ai creduloni conduttori di Newsmax. “Ecco perché Mussolini si unì a Hitler durante la seconda guerra mondiale. E Hitler non era un fascista, Hitler era un socialista. Mussolini era un fascista”.

Il conduttore di Newsmax e il plagiatore seriale Benny Johnson, che ha trascorso lunedì online delirio per “Based” Meloni, si è anche rivolto alle onde radio del suo canale per elogiare con entusiasmo il nuovo premier.

“Meloni non vuole il controllo globalista, non vuole che gli italiani siano essenzialmente fusi in un piatto di tutti gli europei e trattati come un numero invece che come un essere umano unico e individuale”, ha proclamato. “Il populismo è popolare”.

Alla fine, però, è toccato all’ospite della trasmissione più seguita in prima serata sui telegiornali a dare il suo marchio di approvazione a Meloni. Tucker Carlson, che ha incessantemente potenziato Orban e Il presidente autoritario del Brasile Jair Bolsonaro, lunedì sera, ha espresso a pieni voti l’approvazione del primo ministro italiano entrante. E ha chiesto un candidato simile negli Stati Uniti.

“Le famiglie americane stanno affrontando lo stesso assalto dalle stesse ideologie velenose”, ha affermato Carlson con enfasi. “La differenza è che in questo Paese è riconosciuto raramente, se non ai margini. Meloni non è ai margini. È il nuovo primo ministro italiano, lo sarà, e lo sta dicendo ad alta voce”. Prima di riprodurre una clip di un discorso di Meloni, la star della Fox ha aggiunto: “Mentre guardi questo, chiediti se voteresti per un candidato come questo se ne avessi la possibilità nel nostro Paese”.

(Elisa Lo Duca) -(thedailybeast.com).

(“Make America Great Again” -” it.wikipedia.org”, l'enciclopedia libera.

Slogan utilizzato da Trump. Slogan utilizzato da Reagan. Slogan stampato su un berretto.

Make America Great Again (in italiano “Facciamo l'America di nuovo grande”), spesso abbreviato con l'acronimo MAGA, è uno slogan utilizzato nella politica statunitense, reso popolare da Donald Trump nella sua campagna elettorale presidenziale del 2016.)

 

 

 

 

Salvini, punta i piedi e chiede

per sé il Viminale (e la Lega indica

 altri 3 ministeri chiave).

Spettro tempi lunghi per il governo.

 msn.com - Redazione Web – il Mattino – (4-10-2022) – ci dice:

«Avanti tutta» è questo il motto che potrebbe riassumere il Consiglio Federale della Lega tenutosi oggi negli uffici della Camera dei Deputati.

L'obiettivo del Carroccio è quello di ottenere, dopo decenni di battaglie, la piena autonomia amministrativa per le regioni del Nord.

In quest'ottica il consiglio, con una nota conclusiva approvata all'unanimità, ha ribadito il «pieno mandato a Salvini», che vede dunque la sua posizione consolidata dopo che il risultato elettorale ne aveva messo in dubbio la permanenza alla segretaria.

Il leader del Carroccio può così dimostrare di aver rotto in parte quell'«Assedio a Salvini» con cui titolava oggi il quotidiano La Repubblica, mostrato ai partecipanti dal segretario prima di iniziare i lavori.

 «Contro di me c'è un brutto clima», ha dichiarato. «Questa situazione di crescente tensione, con un paese in grave crisi, rischia di alimentare odio e violenza politica».

(Matteo Salvini, pieno mandato dal Consiglio federale Lega. Si insiste su Viminale, Turismo e Riforme)

Draghi: «Italia unita contro le mafie, serve coesione. Politica collabori»

Dopo l'appoggio a Salvini, la nota del consiglio si sofferma poi sui temi più urgenti che il nuovo governo dovrà affrontare, come il caro bollette, per poi rilanciare gli altri temi su cui la Lega ha puntato forte in campagna elettorale: la flat tax al 15% estesa a tutti i redditi fino a 100mila euro e Quota 41 al posto della Legge Fornero per permettere ai lavoratori di anticipare la data della pensione.

I nodi da sciogliere.

(Salvini: "Se gli italiani scelgono la lega per 5 anni il Governo non cambia”).

La nota della Lega ignora totalmente il monito lanciato ieri dal presidente di Confindustria Carlo Bonomi che aveva dichiarato esplicitamente: «Il sistema economico italiano non può permettersi la flat tax e Quota 41».

 Ma il Carroccio tira dritto e punta sulla revisione del reddito di cittadinanza e il taglio della burocrazia per recuperare le risorse necessarie.

(Gianfranco Fini rassicura la stampa estera: Giorgia Meloni è affidabile.)

Nel mezzo delle discussioni per la formazione del nuovo governo non poteva mancare un capitolo dedicato ai ministri che il partito punta ad accaparrarsi.

Dalla riunione è uscita anche un documento ufficiale che il segretario potrà portare con sé al momento di negoziare con Giorgia Meloni. Non contiene una lista di nomi, ma di dicasteri:

il Carroccio vuole per sé il ministero dell'Agricoltura (che qualcuno Salvini all'evento di Coldiretti ha ventilato di chiamare della Sovranità Alimentare), Infrastrutture, Riforme e Autonomia e gli Interni.

Su quest'ultimo è emerso l'unico nome di cui si è discusso in riunione. Oltre a pieno mandato, a Salvini viene ribadito l'appoggio di tutto il partito nella sua richiesta di tornare al Viminale.

Sarà questo lo scoglio più duro da superare nelle trattive con l'alleata Giorgia, che nel suo governo di alto profilo non prevede il ritorno del capitano agli Interni. Salvini non intende fare sconti su questo punto ed è pronto ad andare anche allo scontro frontale, con il rischio che questo allunghi molto i tempi per la formazione del nuovo governo.

Delle trattative prolungate spegnerebbero ogni speranza che il nuovo esecutivo possa essere in carica per il Consiglio Europeo del 20 ottobre, in cui si discuterà del tema dell'approvvigionamento energetico, fondamentale per stabilire una strategia europea comune contro il caro bollette che morde sempre di più sulle famiglie italiane.

 La mossa di Salvini rischia di paralizzare la politica italiana in un momento in cui tutti, a partire dal Capo dello Stato Sergio Mattarella, chiedono di non perdere tempo per fronteggiare la crisi economica.

Uscendo dalla riunione anche Giancarlo Giorgetti, ministro dello Sviluppo Economico col governo uscente, ha però rafforzato la linea intransigente del partito davanti alla stampa: «Il Viminale solo per Salvini, mi sembra il candidato naturale».

Al momento di rivolgersi ai giornalisti, il segretario della Lega non ha voluto dare adito alle voci che lo vogliono in contrasto con gli alleati ed è tornato a rilanciare a sua volta il tema energia:

«Bloccare l'aumento delle bollette di luce e gas sarà la priorità del prossimo governo», ha ribadito, pur senza evocare quello scostamento di bilancio più volte chiesto in campagna elettorale e a cui Meloni è contraria.

Nonostante i nodi da sciogliere e le vedute divergenti all'interno della coalizione, Salvini si è mostrato comunque fiducioso: «Siamo pronti a un esecutivo politico che duri cinque anni senza beghe e litigi, come si augurerebbero a sinistra».

 

 

 

Dagli Insetti all’Etichetta

“nutriscore”: tutte le Follie a Tavola.

Conoscenzealconfine.it- (4 Ottobre 2022) -agenzianova.com – ci dice:

È quanto denunciano gli agricoltori della Coldiretti al Villaggio di Milano.

Dai piatti a base di insetti all’etichetta nutriscore che boccia l’olio d’oliva, dal vino de-alcolato ai kit con le polveri per fare vino e formaggi fino alla carne e al pesce in provetta, non sembrano conoscere freni le follie globali nel piatto.

È quanto denunciano gli agricoltori della Coldiretti al Villaggio di Milano (Parco Sempione, ingresso viale Gadio, lato acquario) con la prima mostra degli orrori a tavola che rischiano di stravolgere per sempre lo stile alimentare della Dieta Mediterranea e il sistema produttivo italiano, basato sulla qualità e su tradizioni millenarie.

Mentre è avviato l’iter per la carne in provetta, la Ue – evidenzia Coldiretti – ha già autorizzato la vendita, come cibo da portare in tavola, di grilli domestici (Acheta domesticus) come nuovo alimento.

 L’insetto – sottolinea la Coldiretti – potrà essere prodotto e venduto sul mercato Ue intero, congelato, essiccato o in polvere e destinato alla commercializzazione come snack o ingrediente alimentare.

Si tratta – continua la Coldiretti – del terzo via libera nell’Unione all’utilizzo alimentare umano di un insetto ai sensi del regolamento (Ue) 2015/2283 sui Novel Food, dopo quelle per la larva gialla della farina (Tenebrio molitor) e per la Locusta migratoria.

Ma l’orrore a livello globale (introdotto dai governanti globalisti occidentali!                    Ndr) può arrivare nel piatto sotto varie forme – spiega Coldiretti – dalla vodka allo scorpione ai vermi all’italiana, dagli scarabei ai grilli alla thai, dallo scorpione dorato agli insetti alla paprika, al sale marino, al curry, dai vermi delle palme al verme gigante, dal millepiedi alla pasta ai grilli, dal misto insetti ai grilli in salsa barbecue.

 Novità bocciate – sottolinea Coldiretti – dal 54 per cento degli italiani contrari agli insetti a tavola mentre, il 24 per cento è indifferente, il 16 per cento favorevole e il 6 pento non risponde, secondo l’indagine Coldiretti/Ixe’.

 

In ambito alimentare l’Unione Europea (globalista)ha spinto negli anni verso l’omologazione al ribasso delle caratteristiche degli alimenti, mettendo spesso in crisi – sottolinea la Coldiretti – le produzioni tradizionali per effetto di una concorrenza sleale fondata sull’inganno legalizzato.

(Ma non si possono denunciare - al tribunale europeo - gli attuali governanti Ue? Ndr).

Basti pensare all’autorizzazione Ue sull’uso di polvere di latte per produrre formaggi, yogurt e latte alimentare, senza dimenticare la possibilità di aggiungere zucchero per aumentare la gradazione del vino, oppure di togliere l’alcool dal vino, fino ai fermentati di frutta varia che possono essere chiamati “vino di…” senza aver mai visto un chicco d’uva.

E non mancano neppure – continua la Coldiretti – i kit fai da te che promettono di ottenere a casa, ovviamente senza alcuna possibilità di assomigliare neppure lontanamente agli originali, il meglio della produzione enogastronomica Made in italy, dai vini ai formaggi. Si tratta di confezioni per la produzione di Parmigiano o Romano o di Mozzarella Cheese.

Nell’Unione Europea circolano anche – continua la Coldiretti – bottiglie di pseudo vino ottenuto da polverine miracolose, contenute in wine kit che promettono di ottenere in pochi giorni le etichette più prestigiose come Chianti, Valpolicella, Frascati, Primitivo, Gewurztraminer, Barolo, Lambrusco o Montepulciano, mentre i veri vini nascono solo dalle uve, dall’attento lavoro dei viticoltori e dall’invecchiamento, anche di anni, in cantina.

Sempre sul vino – aggiunge la Coldiretti – la Ue sostiene la pratica dell’aggiunta di zucchero per aumentare la gradazione alcolica oppure quella di togliere l’alcool per ridurlo a una bevanda a base di succo. Per questo non può essere permesso di chiamare ancora vino un prodotto – sottolinea la Coldiretti – in cui sono state del tutto compromesse le caratteristiche di naturalità per effetto di un trattamento invasivo che interviene nel secolare processo di trasformazione dell’uva in mosto e quindi in vino.

Senza dimenticare – aggiunge Coldiretti – la proposta di Bruxelles di mettere etichette allarmistiche sulle bottiglie di vino per scoraggiare il consumo.

 “In questo contesto a preoccupare è la diffusione in Europa dei sistemi di etichettatura nutriscore e a semaforo, fuorvianti, discriminatori ed incompleti, che finiscono per escludere paradossalmente dalla dieta alimenti sani e naturali che da secoli sono presenti sulle tavole, per favorire prodotti artificiali di cui in alcuni casi non è nota neanche la ricetta” afferma il presidente di Coldiretti Ettore Prandini, nel sottolineare che “basandosi sulla presenza di determinate sostanze calcolate su 100 grammi di prodotto e non sulle effettive quantità utilizzate, questo tipo di etichetta finisce per sconsigliare l’olio extravergine d’oliva e promuovere bevande gassate dietetiche prodotte con sostanze artificiali e di cui in alcuni casi non è nota neanche la ricetta”.

Le scelte dell’Unione europea – afferma Coldiretti – non possono tradursi in decisioni semplicistiche che rischiano di criminalizzare ingiustamente singoli prodotti indipendentemente dalle quantità consumate. L’equilibrio nutrizionale – conclude la Coldiretti – va ricercato tra i diversi cibi consumati nella dieta giornaliera e non certo condannando lo specifico prodotto.

(agenzianova.com/news/dagli-insetti-alletichetta-nutriscore-tutte-le-follie-a-tavola/)

(La truffa green è organizzata dai “globalisti al governo della UE” sotto la direzione di Klaus Schwab e soci! Ndr).

 

 

 

IL GOVERNO DELL’OCCIDENTE.

Politicamntecorretto.com -Vincenzo Olita - Giornale – (Ottobre 2, 2022) – ci dice:                                                                            

A dar retta ai leader politici di minoranza una loro affermazione avrebbe significato un massiccio mutamento della società, con la soddisfazione di bisogni e necessità, dello stesso tenore le garanzie della maggioranza: insomma, un corale preavviso di felicità. Allora, un’inevitabile retorica s’impone: ma dove erano finora?

Esattamente dove sono, con le stesse capacità, intuizioni strategiche, visioni del mondo ma, soprattutto, con gli stessi vincoli, dipendenze culturali, subordinazioni economiche-politiche, assoggettamenti e sottomissioni anche psicologiche verso potentati globali.

Fino alla svolta del secolo avremmo parlato di commistione tra politica e poteri forti, quando la prima s’interfacciava dialetticamente con la grande industria, i suoi interessi e i suoi sottoprodotti, come l’informazione cartacea, con le convinzioni Vaticane, con gli USA e le sue utilità planetarie.

Un intreccio in larga parte superato, la Chiesa vive di relativismo, non più di certezze, il capitalismo industriale è surclassato dal globalismo finanziario, l’informazione protesa solo nella sua servizievole funzionalità alla politica, tutti per un consolidato sovranismo dell’europeismo burocratico: prosegue la visione imperiale USA indebolita, però, anche dalle trasformazioni al suo interno.

Già, il mutamento delle governance, una costante nella storia dell’umanità, che con il trascorrere dei secoli è sempre meno palese, trasparente e soprattutto comprensibile.

Benjamin Disraeli, Primo ministro del Regno Unito dal 1874 al 1880, già diceva: Il mondo è governato da tutt’altre persone che neppure immaginano coloro il cui occhio non giunge dietro le quinte.

Club esclusivi tra chi persegue obiettivi ed interessi comuni sono stati caratteristica della storia dell’Umanità. Tralasciando Mondo antico e Medio Evo, la nascita della Massoneria, nel primo ventennio del ‘700, è il primo rilevante esempio di una struttura esclusiva tesa al cambiamento di specifiche articolazioni della Società.

Nel 1954 l’Occidente su iniziativa di David Rockefeller vide la nascita del Gruppo Bilderberg il cui interesse inizialmente era per la strategia militare, oggi per geopolitica e tecnologia.

 Nel 1973 nasce la commissione Trilaterale, circa 400 membri americani, giapponesi e europei, su iniziativa dello stesso David Rockefeller, già presidente della Chase Manhattan Bank.

 Il club si occupa particolarmente di governo ed istituzioni globali, di commercio internazionale, energia, clima. Una rilevante attenzione viene riservata da ambedue i club all’integrazione europea. Non a caso il Trattato di Lisbona del 2007 che istituì la Comunità europea, fu fondamentalmente istruito, nelle sue linee generali, in ambito Trilaterale.

Mario Monti, Enrico Letta, Mario Draghi, John Philip Elkann, sono tra i nomi italiani che ricorrono in questi club, poi le banche Goldman Sachs, Barclays e naturalmente la J. P. Morgan che ha visto nella sua dirigenza e consulenza proprio Monti, Prodi e Draghi. Certamente non è un caso che nella seconda repubblica i Presidenti del Consiglio non solo devono essere membri di esclusivi club ma anche provenienti dal board o dalla consulenza della banca d’affari americana.

I curricula dei politici del dopoguerra non fanno potere, la residenza del potere è cambiata, non è più nei ministeri incapaci di parlare del futuro o nella miriade di strutture, sovrastrutture e inutilità, spesso in conflitto tra loro, ma tutte protese a gestire quotidianità senza orizzonti, pronti a mobilitarsi per la prossima competizione elettorale.

Il potere, intendendo capacità e strumenti per la costruzione del futuro, non è più nel Parlamento esautorato nella funzione primaria di fucina di idee ed elaboratore di visioni.

 Parlamento: una residenza triste in cui non vi è entusiasmo né gioia per una politica politicante funzionale ed utile solo al chiacchiericcio da lavanderia della nostra informazione.

Con il XXI secolo il pianeta, nel suo versante occidentale, ha visto l’affermazione di un élite finanziaria in larga parte statunitense che disponendo di colossali risorse, i primi venti patrimoni equivalgono al Pil italiano, partendo dal presupposto di dover implementare la loro missione, quella di orientare visioni del mondo, stili di vita, la società nel suo complesso e il futuro della stessa Umanità, hanno ritenuto di dover operare, in particolare attraverso la filantropia, per influenzare quotidianità, rapporti sociali, politiche governative e strutture statali per il disegno di un nuovo mondo globalizzato e dal pensiero unico.

È quello che Klaus Schwab, fondatore del World Economic Forum di Davos, ha chiamato la Grande Narrazione in cui avverte:

“I politici sono incapaci di offrire governi rappresentativi ed efficienti, noi come essere umani continuiamo ad avere la possibilità di dare forma al mondo che vorremmo”.

È l’effettivo Manifesto del Forum, finanziato da circa un migliaio di soggetti tra multinazionali, banche d’affari e fondazioni delle famiglie tra le più abbienti del pianeta.

Un concentramento del gotha economico-finanziario che periodicamente s’interfaccia con i vertici politici e dove prendono corpo e si propagano globalmente politiche, orientamenti e indicazioni. Ridotta ad asse di trasmissione la politica dell’Occidente ha un ruolo ripetitivo della progettualità altrui, progettualità che presuppone tre priorità: un mondo più resiliente, più inclusivo, più verde.

 Resilienza, divenuta irritante parola d’ordine, vuol significare che ad ogni crisi si accompagna un’opportunità, quindi, se tutto è resilienza, ogni crisi può presupporre una falsa speranza e per le nostre illusioni già si lavora ad un Consiglio mondiale della resilienza.

Per Klaus Schwab, poi, non dobbiamo evitare i rischi perché i benefici sono per le società affinché possano progredire e prosperare.

Per alcuni aspetti potrebbe sembrare un chiacchiericcio planetario che ha surclassato il chiacchiericcio domestico, ma il Forum vede il coinvolgimento di troppi qualificati decisori per essere derubricato ad un’agorà culturale. Il cammino intrapreso disegna un triste scenario per l’Umanità, almeno per quella occidentale, il Grande Reset per cui lavora Schwab, avviato e favorito con il Covid -19, ci riserva una predisposizione alla felice accoglienza per crisi e rischi, un asfissiante martellamento sulla transizione ecologica, entusiasmante solo per gli studenti e i loro scioperi per il clima del venerdì che riducono la loro settimana a quattro giorni. Con la Quarta rivoluzione industriale annunciata da Klaus Schwab a Davos, in cui robotica, intelligenza artificiale, veicoli autonomi, biotecnologia, ci assicurano un mondo più inclusivo e sostenibile, dove le stesse distanze tra ambienti fisici e biologici tenderanno al decremento.

Siamo alla tecnologia per il miglioramento biologico della specie, siamo sul cammino del Transumanesimo.

“Non avrai nulla e sarai felice”, anticipa Schwab ai prossimi cittadini del mondo indirizzati verso il veganesimo e il consumo di carne sintetica, e sì, la governance mondiale necessita di un controllo sociale che si va affermando in virtù di una falsa amorevolezza di chi prospetta un mondo migliore anche favorendo una malthusiana riduzione della popolazione.

Una ristretta élite finanziaria, in sintonia con organismi sovranazionali, pensiamo all’Agenda 2030 dell’ONU, al WTO – Organizzazione Mondiale del Commercio, all’OMS, al FMI, alla  Commissione europea – con banche d’affari, l’informazione globale, le big-tech, ambienti politici e statuali, in virtù di una percezione della propria onnipotenza associa una riconsiderazione di un degenerato capitalismo planetario al futuro delle genti il cui destino terreno non è più nelle mani né di Dio né del tradizionale Cesare.

A Davos si elaborano progetti e ci si adopera per il disegno del mondo migliore. Per lo stesso obiettivo, una strategica e diffusa operatività viene espressa dai guru della finanza, dai padroni delle big-tech, dai controllori delle piattaforme digitali, dalle Fondazioni di famose dinastie.

Warren Buffett, Mark Zurkerberg di Facebook, Jeff Bezos di Amazon, Tim Cook di Apple, la dirigenza di Google, George Soros, le Fondazioni Bill & Melinda Gates, Ford, Bloomberg, Rockefeller, Walt Disney, Rothschild e la Open Society Foundations, dello stesso Soros, che il 16 settembre 1992 con un attacco finanziario costrinse la lira ad uscire dallo SME, si adoperano, quotidianamente, per l’affermazione di un patologico cosmopolitismo ammantato di un relativismo teso al superamento della tradizione anche con la cultura della cancellazione.

Soros, in particolare, lavora per una Società Aperta, malintesa interpretazione della fondamentale concezione di Karl Popper, che nella visione globalista, è il contenitore in cui si allentano i legami di comunità e gli stessi rapporti umani: coniugi, parentele, amicizie ed altri vincoli saranno, semplicemente, sostituibili.

Dalla persona ad isolati atomi: questo il traguardo che si auspica per l’Umanità con la capacità finanziaria di miliardi di dollari ammantata di una veste filantropica.

Centinaia di ONG influenzano e condizionano, in svariati settori, governi, parti politiche, istituzioni, dall’OMS all’ONU con le sue diramazioni. In questo quadro, ad esempio, si inscrive la minore rilevanza nell’insegnamento delle materie tradizionali a favore di competenze non cognitive, introdotte anche nella scuola italiana con una legge dello scorso gennaio, votata all’unanimità, e la valutazione espressa da una commissione ONU che, sulla spinta globalista, ha sancito il lavoro domestico delle donne come forma di schiavitù.

Sempre la Open Society Foundations ha finanziato in 5 anni una Fondazione di Gesuiti con 1,700 ml di dollari ed altre organizzazioni progressiste cattoliche con il dichiarato intento di far uscire la Chiesa dal Medioevo; così come è attivissima nel sostenere l’emigrazione dal nord Africa attraverso sostanziali contributi di mezzi e personale. Stati e confini, infatti, non avranno cittadinanza nella Società Aperta. A vario titolo, OSF interviene in 120 Paesi dove interessi e visioni della finanza globale incidono nella quotidianità delle Genti e della politica. Nella legislatura 2014-19, Soros ammise l’affidabilità di 226 Eurodeputati su 705. Nessuna meraviglia, allora, se l’elezione di Macron fu supportata da Goldman-Sachs 2.145 Ml, Soros 2.365 Ml Rothschild 976 mila per complessivi 5.486 Ml di dollari.

La filantropia sorosiana non ha trascurato il finanziamento alla tenera Greta Tintin Thunberg e più modestamente alle Sardine bolognesi, ma la vera attenzione in Italia è per la ex pannelliana Emma Bonino e il suo strumento politico +Europa, che ben s’interfaccia con l’europeismo della Commissione europea e culturalmente con Davos e Klaus Schwab.

 Dai finanziamenti al Centro Europeo per la legge e la Giustizia, in collaborazione con la Fondazione di Bill Gates, al Consiglio d’Europa, alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, alla Corte Penale Internazionale si deduce il livello di penetrazione della finanza globalista nelle istituzioni giudiziarie europee.

Personaggi politici e mezzi di comunicazione di rilevanza mondiale, come quelli supportati da Bill Gates (BBC, NBC, CNN, Financial Times, The Guardian, Der Spiegel, Le Monde, El Pais) al Washington Post di Jeff Bezos, al New York Times di Gregg Sulzberger, ai domestici Repubblica, La Stampa, Il Secolo XIX degli Agnelli, sono gli strumenti indispensabili alla persuasione e al coinvolgimento di massa tramite il politicamente corretto, in nome e per conto del reset e della mondialista Società Aperta.

La filantropia finanziaria si concretizza poi su sempre interessati interventi: ad esempio, nella Banca Mondiale, nelle agenzie dell’ONU come Unesco, UNCHR e Unicef, in Save the Children, nel supporto a svariate Università.

Si potrebbero elencare ancora le innumerevoli sfere d’intervento di questo postmoderno capitalismo finanziario, ma crediamo che le più rilevanti connotazioni della Società Aperta siano comprensibili, a noi preme sottolineare che la politica, intesa come un insieme di sistemi di pensiero, che non cancella il passato delle genti e si adopera per il futuro dell’Umanità, stante così gli equilibri, è avviata al tramonto.

Per i cortesi padroni del caos e le loro possenti risorse è agevole stravolgere, in particolare, la cultura dell’Occidente e adoperarsi per il grande Reset.

In mancanza di reazioni, di opposizione e di una presa d’atto, per la prima volta nella storia, andiamo incontro ad una società con larghe dipendenze in cui non si avvertono né tiranni né padroni.

Il cammino è verso un orizzonte atomistico in cui il Leviatano di Thomas Hobbes annullerà libertà, responsabilità e proprietà individuali, a meno che, la nostra eresia, elevando un canto nuovo, ci consenta di abbandonare vecchi e sterili lamenti per una liturgia politica che appartiene, ormai, solo al mondo di ieri.

(Vincenzo Olita - Direttore Società Libera.)

 

 

 

BISOGNA COMBATTERE IL GLOBALISMO

DELL’ORDINE UNICO MONDIALE –

L’ASCESA E LA CADUTA DELLA BESTIA.

Comedonchisciotte.org – Peter Koenig -globalresearch.ca-                                                                                  Markus- (14 Agosto 2022) – ci dicono: 

La leggenda narra che quando tutto va male e la gente spera in tempi migliori, le cose devono peggiorare, prima che possa emergere una nuova era di pace e di armonia.

Forse ora ci troviamo a questo bivio. La Bestia sta crescendo. Ma la sua caduta è in vista.

Dobbiamo capire che la Bestia è grande. È enorme. È così straordinariamente grande che l’umanità non ha mai affrontato qualcosa di simile nella storia conosciuta.

Quindi, è meglio essere ben preparati.

Immaginate che un piccolo fazzoletto o un fazzoletto da taschino (un minuscolo accessorio decorativo per il bavero della giacca) sia nel bel mezzo di un enorme lenzuolo, cinque volte le dimensioni normali, e che il suo obiettivo sia quello di controllare il lenzuolo.

Questa è l’élite del culto globalista, che mira a convertire la popolazione mondiale in un Ordine Unico Mondiale (OWO). Non accadrà. È un’immagine così assurda che potrebbe essere stata concepita solo da un megalomane – che è ciò che sono il WEF, il suo padrone, Klaus Schwab e i suoi controllori, che elargiscono i soldi da dietro le quinte.

Non importa quanto potenti pensino di essere, e tiranneggino il mondo intero per renderlo loro schiavo, noi, il Popolo, faremo in modo che ciò non accada. Le fratture nei ranghi dell’OWO sono già chiaramente visibili.

Il nuovo motto è: ciao ciao all’OWO-Globalismo e benvenuto al nuovo mondo multipolare.

In realtà, è un mondo che sta gradualmente polarizzandosi in direzione est-ovest, con un Occidente che sta decadendo sempre più velocemente e in modi diversi – dal punto di vista monetario, in termini di etica politica, nel sostegno vacillante dei governi occidentali (e di quelli che finora si sono considerano occidentali) e con due terzi, almeno, dei cittadini occidentali, che si oppongono con veemenza ai loro governi.

Attenzione, non siamo ancora arrivati al punto di collasso dell’Occidente.

Tuttavia, la crepa nel muro, da cui traspare la luce [parafrasando una famosa canzone di Leonard Cohen], ci dà una grossa speranza che la luce prevalga.

Il Grande Quadro: cos’è?

Il Grande Quadro ha tre rami principali, tre obiettivi principali che la Bestia deve raggiungere. Immaginate la Bestia come una mostruosa piovra dai molteplici tentacoli. I punti non sono necessariamente elencati in ordine di priorità, ma piuttosto come un approccio simultaneo e comprendono:

i) Lo spopolamento generalizzato, un genocidio, in tutto il mondo; un’agenda eugenista su cui i Gates, i Rockefeller ed altri hanno già lavorato per decenni, tenendo presente che anche le generazioni precedenti erano ossessionate dall’eugenetica. Meno persone, meno “mangiatori inutili” – e consumatori di risorse scarse e non rinnovabili. Così lo presenta senza mezzi termini Yuval Noah Hariri, “intellettuale” israeliano e stretto consigliere di Klaus Schwab, l’eterno CEO del WEF.

ii) Il trasferimento di ricchezza dalle fasce basse e medie ai vertici – l’élite, i miliardari, gli individui, la finanza multinazionale, come BlackRock, Vanguard, State Street; altri attori possono includere Fidelity, City Bank, Bank of America ecc.

I primi tre gruppi, da soli, hanno un azionariato interconnesso e possono agire come un’unica entità, controllando in tutto il mondo una cifra stimata di 25 trilioni di dollari, il che conferisce loro un potere di leva finanziaria di gran lunga superiore ai 100 trilioni di dollari (come metro di paragone il PIL mondiale è di circa 90 trilioni di dollari), avendo così il controllo virtuale su ogni Paese del mondo.

iii) La digitalizzazione generale, per collegare tutto con tutto, con le potentissime onde ultracorte 5G e presto 6G. Attraverso queste onde elettromagnetiche, potrebbero accedere al nostro cervello. È il sogno proibito di Klaus Schwab. Include passaporti vaccinali digitali unificati a livello mondiale, gestiti attraverso il famigerato QR-code o simili, con una capacità di memorizzazione delle informazioni praticamente illimitata.

Attualmente [il QR-code] ha un potenziale di memorizzazione di oltre 30.000 informazioni per ciascuno di noi. Chi gestisce il QR-code vi conosce meglio di quanto vi conosciate voi stessi. È una versione aggiornata dell’Agenda ID2020 di Bill Gates.

La digitalizzazione potrebbe, come primo passo, includere un chip sotto la pelle di ogni cittadino sopravvissuto – attualmente su base volontaria in alcuni Paesi nordici, come Svezia e Danimarca, che memorizza e monitora ogni informazione su di voi, comprese le cartelle cliniche, i conti bancari, con chi parlate, dove viaggiate, dove e cosa acquistate – e un sacco di altre cose, penso abbiate capito.

In seguito, sarà probabilmente solo un’impronta digitale elettronica nella forma o nella capacità di un codice QR o di un suo successore, che verrà inserita nei nostri corpi attraverso un campo elettromagnetico iniettato nel nostro flusso sanguigno – ad esempio con l’ossido di grafene – all’interno di un vaccino Covid o, eventualmente, di un qualsiasi vaccino inventato e imposto alla popolazione.

Il prossimo potrebbe essere il “nuovo” vaccino antinfluenzale, già annunciato come una novità, praticamente non testato, ma pronto per la stagione autunnale. Siate consapevoli e attenti!

Il denaro digitale, che già domina ampiamente il Nord globale, diventerà la norma entro la scadenza dell’Agenda 2030, o prima, se NOI, il Popolo, non lo fermeremo. – E sì, possiamo farlo. Il denaro digitale ci renderebbe schiavi digitali; il denaro digitale potrebbe essere bloccato a piacimento dalla Congrega del Culto, o addirittura rubato, a seconda del nostro comportamento.

Non c’è da preoccuparsi: secondo Klaus Schwab, alla fine non possederemo nulla ma saremo felici – questo è il finale parafrasato del Grande Reset.

 La nostra mente non penserà più in modo autonomo, ma il 5G e l’ossido di grafene iniettato dal vaccino Covid e da altri vaccini ancora da venire, trasformeranno gli esseri umani nei cosiddetti “transumani” (espressione usata da Klaus Schwab in un’intervista del 2016 alla TV svizzera francese), sostanzialmente degli schiavi inutili e sacrificabili, dal momento che i robot e l’intelligenza artificiale (IA) avranno sostituito gli esseri umani nei loro ruoli.

Questi obiettivi sono tutti affrontati in un modo o nell’altro nel Great Reset del WEF. Può valere la pena darci un’occhiata. La maggior parte delle biblioteche contattate ha risposto con un sorriso: non hanno il libro, preferiscono non associarsi a questo piano mostruoso.

Il programma globalista si sta gradualmente disintegrando. Si veda questo articolo sulla tendenza anti-globalista del WEF di Davos, maggio 2022.

Eppure, i globalisti continuano a combattere. Un gioco senza speranza.

Potrebbero essere in grado di estendere la loro spinta globalista ancora per un po’, con continue menzogne, enormi ricchezze finanziarie acquisite immoralmente e, in gran parte, illegalmente, potrebbero causare milioni di vittime – e, Dio non voglia, portarci alla Terza Guerra Mondiale, che potrebbe trasformarsi in una guerra nucleare vera e propria.

La Bestia sta ancora crescendo. Questo però non significa che stia vincendo.

Molti di noi potrebbero non accorgersene. È discreta, ma letale. Nonostante tutta la sua discrezione, continua ad annunciare ciò che sta pianificando, ciò che ha in serbo per l’umanità. Il Culto, il Culto Luciferiano, a cui probabilmente appartiene la Bestia, per avere successo deve annunciare le sue azioni con largo anticipo. Per evitare che loro, quelli del Culto, possano non prosperare.

Gli avvertimenti del Culto.

Negli ultimi 50 anni, il Culto ci aveva ripetutamente messo in guardia. Ci aveva sempre detto con largo anticipo cosa loro e i loro tirapiedi stavano progettando. E questo con crescente intensità negli ultimi due o tre decenni. Solo alcuni esempi. La maggior parte di noi ha convenientemente ignorato i loro avvertimenti.

 

Il Vertice della Terra di Rio del 1992 – nome ufficiale Conferenza delle Nazioni Unite sull’Ambiente e lo Sviluppo (UNCED) – si era tenuto a Rio de Janeiro, in Brasile, dal 3 al 14 giugno 1992.

Si basava sulla famosa (e infame) pubblicazione del Club di Roma del 1971 “Limits to Growth, A Simulation Model of World Population, Environment and Economics.” Il modello prevedeva un disastro ambientale nei prossimi 50-100 anni, cioè a partire da adesso.

Il Club di Roma, alias il Vertice della Terra, aveva dato l’impulso a quella che oggi è nota come l’Agenda del Riscaldamento Globale e del Cambiamento Climatico, con il suo contorno commerciale, il Green New Deal.

Dovete sapere che il Club di Roma non era un’invenzione europea, come il nome potrebbe farvi credere. Era stata un’iniziativa dei Rockefeller.

L’11 settembre era stato l’evento mortale e violento che aveva annunciato una nuova era: un’era di aumento del controllo totale, di privazione delle libertà personali, di restrizioni con controlli di sicurezza aeroportuali spesso umilianti e imbarazzanti.

Poche settimane dopo l’orrenda e ben organizzata devastazione dell’11 settembre, dal Congresso era stato approvato il Patriot Act. Era stato preparato molto prima dell’11 settembre. Privava i cittadini statunitensi di quasi il 90% dei loro diritti umani e di cittadinanza.

Leggi simili di tipo emergenziale sono state approvate con facilità in Europa e negli altri cosiddetti “Paesi occidentali,” e ci riferiamo ai Paesi che seguono la dottrina politica e monetaria statunitense.

 La maggior parte del Nord globale, o Occidente (che comprende anche Australia, Giappone, Corea del Sud e Nuova Zelanda), vive attualmente sotto una sorta di “legislazione d’emergenza,” che, in larga misura, scavalca i parlamenti nazionali per le questioni che riguardano il programma del Grande Reset.

La maggior parte delle loro popolazioni non ha la minima idea che i loro Parlamenti sono stati in gran parte esautorati.

Il Rapporto Rockefeller del 2010 suddivideva i contenuti dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite in quattro capitoli. Il primo descrive lo scenario Lockstep. Più o meno quello che il mondo, i 193 Paesi membri dell’ONU, hanno vissuto dopo il lockdown a livello mondiale per la plandemia di Covid-19. A passo di marcia, ogni governo ha seguito le stesse severe regole di distruzione dei diritti umani, dettate dall’OMS e inculcate e rese obbligatorie con la paura. Si veda il Rapporto Rockefeller 2010 – i capitoli “Il quadro dello scenario” e “Narrazioni dello scenario” sono di particolare interesse.

Bill Gates – TedTalk febbraio 2010 a San Diego – aveva sostenuto che:

“Se facciamo un buon lavoro (vaccinando), possiamo ridurre la popolazione mondiale del 10-15%.”

Si trattava solo di un test per valutare la reazione della gente.

Era però anche un annuncio di ciò che sarebbe accaduto in futuro. Come ormai sappiamo, il loro obiettivo finale per quel che riguarda popolazione mondiale è nell’ordine del mezzo miliardo di persone, come indicato sulle Georgia Guidestones, che sono state recentemente vandalizzate. 

Non c’è da preoccuparsi, la cabala non arriverà mai a questo genocidio di massa. Ma ha già fatto danni immensi e, se non viene fermata, continuerà ad uccidere le persone, molte delle quali nei modi più atroci.

L’OMS aveva dichiarato nel 2014 il decennio delle vaccinazioni – riferendosi al decennio dal 2020 al 2030, cioè all’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. Qualcuno ha prestato attenzione? – Come faceva l’OMS a saperlo? Forse Bill Gates sussurrava gli ordini nelle “sale dell’OMS” dove si raccolgono le “donazioni.” Convenientemente, ogni riferimento a questo avvertimento dell’OMS è scomparso da Internet.

Giugno 2016 – inaugurazione del tunnel svizzero del Gottardo – una bizzarra e diabolica celebrazione, con danze sessuali luciferiane, strane uccisioni e morti – lontanamente collegate alla costruzione del tunnel. Pieno di simbolismo.

La spiegazione di Google – “Sebbene i tunnel simboleggino certamente i viaggi, essi rappresentano più spesso il passaggio da una fase all’altra della vita. Nel suo significato più primordiale, il tunnel simboleggia il canale del parto. Proprio come un feto si evolve e viaggia verso l’esterno, così fanno i personaggi di una storia.”

È certamente un passaggio attraverso le tenebre. Non c’è da sorprendersi. Né il male né Lucifero hanno mai progettato un mondo di luce per noi, la gente comune. Al contrario, più ci tengono nell’oscurità, più paura instillano, più controllo ottengono. E questo è ciò che sembra vogliano fare. Non avranno successo. Non ci riusciranno.

Event 201 del 18 ottobre 2019 a New York – Il 18 ottobre 2019 a New York, il Johns Hopkins Center for Health Security, in collaborazione con il World Economic Forum (WEF) e la Bill and Melinda Gates Foundation, aveva ospitato l’Event 201, un’esercitazione di alto livello contro le pandemie.

Il sito web dell’evento descrive l’esercitazione come “un evento in cui i partenariati pubblico/privato saranno necessari durante la risposta ad una grave pandemia, al fine di ridurne le conseguenze economiche e sociali su larga scala.” L’obiettivo reale dell’esercitazione era proprio l’opposto, tramite un coronavirus.

Per una strana coincidenza, poche settimane dopo, all’inizio del 2020, si era diffuso un coronavirus chiamato SARS-Cov-2, alias Covid-19. L’OMS lo aveva dichiarato pandemico l’11 marzo 2020, quando i decessi segnalati, a livello mondiale, erano meno di 5000. Sapendo ciò che sappiamo oggi, ci si può chiedere: quanto sono affidabili questi rapporti sui decessi – allora e oggi?

Confrontate questo dato con i 52.000 decessi legati all’influenza negli Stati Uniti durante la stagione influenzale 2017/2018. L’influenza comune non è mai stata dichiarata pandemia. Si veda.

Ora veniamo avvertiti dell’imminente scarsità di cibo e di energia che porterà ad un inverno freddo e ad una carestia; e poi ad una grossa recessione preceduta da un’orrenda inflazione a due cifre – che a sua volta scatenerà fallimenti, disoccupazione, povertà, miseria – e altre morti.

L’ascesa della Bestia non è indisturbata. Ci sono forze che spingono in altre direzioni, che tentano di farla crollare, di metterla di traverso e che la faranno a pezzi. L’enorme crepa nel muro, che lascia trasparire la Luce, diventa sempre più grande. Quando la luce raggiungerà un numero sufficiente di persone, una massa critica, il regno della Bestia potrebbe essere vicino alla fine.

Non siamo ancora a quel punto. Purtroppo. Ma dobbiamo pensare positivo. Ispirarci a vicenda spiritualmente. Creare un’unione mentale e spirituale. Noi, popolo risvegliato, possiamo porre fine a questa era diabolica.

Seguendo lo schema menzionato sopra, la Bestia può essere rappresentata come una mostruosa piovra dai molteplici tentacoli. Ogni tentacolo ha la sua missione mortale. Molti tentacoli hanno dei sotto-tentacoli. Nel caso in cui un tentacolo venga tagliato, gli altri continueranno la loro opera e quello mozzato ricrescerà con ancora più vigore. Questo è il concetto.

Dobbiamo essere consapevoli e coscienti di questi scenari multipli e del quadro generale che costituiscono, in modo da non lasciare che la nostra attenzione venga deviata da un singolo scenario – ad esempio, la narrazione sulla plandemia e sul vaccino. Sebbene sia importante, deve essere collegata a tutti gli altri “scenari-tentacolo,” per non perdere di vista gli obiettivi generali dell’Agenda del Grande Reset, alias Agenda 2030 delle Nazioni Unite.

Vogliamo fermare questa criminale epidemia artificiale di miseria e morte nel suo complesso, nella sua interezza. Se lo facciamo a compartimenti stagni, le nostre possibilità di sconfiggere la Bestia diminuiscono notevolmente. La Congrega del Culto conta sul fatto che siamo distratti da uno o due tentacoli, mentre gli altri continuano a lavorare – quasi indisturbati – per raggiungere gradualmente i loro obiettivi.

È importantissimo essere consapevoli che tutti i tentacoli sono collegati tra loro. In questa guerra non ci sono coincidenze e non c’è un solo fronte. L’intera umanità, indipendentemente da dove ci troviamo al mondo, è in prima linea. Questo significa anche che non c’è scampo.

 

A meno che, e questo è fondamentale, non ci svegliamo. Questa è la nostra via di fuga. Noi, il Popolo, dobbiamo vedere la luce e salire ad un altro livello, dove l’oscurità della Bestia non potrà più raggiungerci. Abbiamo bisogno di una massa critica perché il nostro Potere Popolare sia abbastanza forte da trascinare noi, e tutta l’umanità, su un piano diverso, più alto e illuminato.

Per fare questo, per coloro che sono già svegli, che vedono la Bestia, che vedono i tentacoli e le loro macchinazioni come strumenti per uccidere, è estremamente importante che non perdano di vista l’obiettivo generale del Grande Reset, l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite e la Quarta Rivoluzione Industriale, cioè il Grande Quadro.

Quando combattiamo un tentacolo, ad esempio la narrazione Covid, che pure è importante, dobbiamo sempre ricordare che ce ne sono altri, e che la Covid è solo un dente della ruota, nell’ingranaggio distruttivo del Grande Reset.

Il tentacolo Covid ha molti sotto-tentacoli: Big Pharma è uno di questi; l’obbligo vaccinale è un altro; l’inutile e socialmente degradante mascheramento forzato, il distanziamento sociale e il lavoro a distanza sono tutti modi per umiliare, separare e isolare gli individui. E così via.

Tutti questi sistemi si integrano perfettamente l’uno con l’altro, rafforzandosi a vicenda, psicologicamente con la paura, e, fisicamente, con varie malattie, diverse da quelle riconducibili alla Covid, cioè tutti i tipi di cancro, leucemie, insufficienze epatiche, renali e cardiache – e molto altro ancora; tutte patologie potenzialmente mortali. In effetti, hanno già causato un numero di morti esponenzialmente superiore a quello che si dice abbia causato la pandemia Covid.

Non sarebbe quindi saggio concentrare tutte le nostre conoscenze scientifiche nel dibattito sui vaccini o sull’infezione da coronavirus (è vero o non è vero?). Non ha importanza.

Perché, così facendo, facciamo il gioco del diavolo.

Sebbene sia d’obbligo identificare la frode Covid – descrivendo scientificamente la truffa da parte di medici, virologi e altri scienziati, questo non è di gran lunga sufficiente. Il grande pubblico deve capire l’imbroglio, in modo da potersi liberare dalla paura che distrugge il sistema immunitario.

Gli obiettivi generali del Reset sono sotto gli occhi di tutti. Pertanto, dobbiamo smascherare e collegare a tutti gli altri tentacoli della Piovra-Bestia la frode del Culto e la paura che essa provoca. Dobbiamo combattere l’intera Narrativa del GRANDE RESET nel suo insieme e in modo solidale.

Gli altri tentacoli della Piovra-Bestia.

La paura, già menzionata in precedenza, è un altro tentacolo mortale. È ben noto in psicologia che la paura – la tensione costante causata dalla paura – abbassa le difese immunitarie.

 Ci rende sempre più vulnerabili a tutti i tipi di malattie, tra cui una miriade di tumori diversi e varie patologie degli organi vitali. Tutte queste malattie possono essere fatali, e, a quel punto, sarà quasi impossibile risalire alla causa della malattia e del decesso, che era stata causata dal tossico “vaccino Covid.”

La paura è una delle armi più potenti della Bestia. Non solo la paura distrugge la nostra immunità naturale, ma ci rende ciechi e obbedienti. Ciechi ai nostri diritti umani. Per paura, vi rinunciamo, sperando che la Bestia ci protegga. Invece, stiamo diventando schiavi – schiavi dei nostri governi, che, a loro volta, sono servi del WEF – e della Bestia.

Il cambiamento climatico – l’agenda sempre più ferocemente propagandata secondo cui il pianeta si riscalderà, e che noi esseri umani siamo i colpevoli, in quanto utilizziamo quantità eccessive di combustibili fossili, creando i cosiddetti gas serra e portando le temperature del pianeta alle stelle. Come già detto, questa è la continuazione dell’agenda del Club di Roma avviata dai Rockefeller per schiavizzare il mondo (occidentale) attraverso il senso di colpa.

 

Noi, del credo o della cultura giudaico-cristiana del Nord occidentale e globale, siamo preda del senso di colpa come parte della nostra educazione basata proprio sul senso di colpa.

 Fa parte della nostra eredità religiosa e culturale. Pertanto, siamo estremamente vulnerabili quando ci viene detto che noi, esseri umani, siamo colpevoli della morte e della distruzione causate dal cambiamento climatico.

La Bestia gioca su questa vulnerabilità. E con grande successo.

Come a rafforzare l’agenda verde, la narrazione del cambiamento climatico, i Paesi dell’Europa meridionale – Spagna, Grecia, Portogallo, Francia, Italia e gli Stati Uniti transatlantici – sono afflitti da ondate di caldo estremo, spesso interrotte da alluvioni improvvise e mortali.

Nel frattempo, gli incendi boschivi provocati dall’uomo distruggono le foreste, quegli stessi polmoni che forniscono ossigeno alla vita sulla Terra. Lo scopo è quello di rafforzare l’agenda sul cambiamento climatico.

Guardate questo video di 1 minuto, ripreso da un vigile del fuoco, in cui un “elicottero di soccorso” appicca il fuoco alle foreste della Spagna meridionale. Il testo è in spagnolo, ma il video si spiega da solo; non c’è bisogno di un testo.

La verità ci viene nascosta o addirittura censurata. L’universo, compresa la nostra cara e generosa Madre Terra, non è mai fermo. È costantemente in movimento. Non solo fisicamente, ma anche dal punto di vista della temperatura.

Il nostro egocentrismo ci fa credere che noi, con la nostra breve vita – in media meno di 100 anni -, siamo al centro dell’universo, che tutto ciò che accade avviene nel corso della nostra vita, cioè i cambiamenti-modifiche climatiche estreme.

 

Negli ultimi due mesi il Nord del mondo ha vissuto ondate di calore mai viste prima e periodi record senza pioggia. Come riferito da Francia, Spagna, Germania, Svizzera e altri Paesi europei, nonché da alcune parti degli Stati Uniti, si tratta di periodi di caldo e siccità mai sperimentati da quando sono iniziate le misurazioni meteorologiche, in alcuni Paesi già nel XVII secolo. In altri all’inizio del XX secolo. Il caldo incessante in Europa, così come negli Stati Uniti, sta distruggendo le colture alimentari, contribuendo alla carenza di cibo a livello mondiale, che porterà alla carestia, alla disperazione e, infine, alla morte.

Come sotto-tentacolo della Bestia, ancora più paura, perdita dei raccolti, carestia – morte.

Sebbene non sia menzionato né dimostrato, questo fenomeno record (ancora da analizzare e accertare) sembrerebbe quasi un “clima ingegnerizzato.”

Rientrerebbe tipicamente nel tipo di ricerca DARPA e nella tecnologia rilasciata dalla DARPA. La DARPA è un think-tank sponsorizzato dal Pentagono. I modelli meteorologici modificati sono armi potenti. Lavorano in silenzio, causando carenze alimentari, carestie e morte – e contribuendo in più modi all’agenda del Grande Reset.

Riduzione dei terreni agricoli – Anche uno sforzo concertato di riduzione dei terreni agricoli fa parte dell’agenda del Grande Reset. Bill Gates sta acquistando terreni agricoli in tutti gli Stati Uniti e anche in altre parti del mondo. Si dice che possieda già un sacco di terreni agricoli in Ucraina.

Ormai Gates possiede circa 300.000 ettari dei terreni agricoli più produttivi, soprattutto negli Stati Uniti ma anche in altre parti del mondo.

I terreni agricoli di proprietà di Gates non produrranno carne bovina, con il pretesto del gas metano che contribuirebbe all’allarme globale. Secondo il concetto di Gates di riduzione del cibo, i suoi terreni agricoli potrebbero non produrre affatto raccolti alimentari, accelerando gli Hunger Games.

Allo stesso modo, il governo olandese guidato da Mark Rutte, un discepolo dell’Accademia per giovani leader globali di Klaus Schwab, è deciso a ridurre del 30% i terreni agricoli olandesi. I Paesi Bassi sono il secondo esportatore mondiale di prodotti agricoli, dopo gli Stati Uniti.

Gli agricoltori olandesi sono scesi in piazza da quasi due mesi per protestare contro la confisca forzata dei loro terreni da parte del governo per ridurre la produzione. Finora senza alcun risultato.

La riduzione dei trasporti internazionali.

L’industria del trasporto aereo è gravemente colpita dalle riduzioni dei voli, a causa di carenze di personale, in gran parte artificiali, e di restrizioni Covid assai poco attraenti (obbligo vaccinale per il personale di molte compagnie aeree). Si dice che questo abbia portato a significative riduzioni dei voli, proprio durante le vacanze estive del Nord globale.

La situazione finanziaria di molte compagnie aeree occidentali è precaria e potrebbe diventarle ancora di più, dato che i prezzi di kerosene, benzina ed energia continuano a salire.

I padroni del Grande Reset non vogliono persone che viaggiano. Non sono facili da controllare come chi non si muove.

Questo tentacolo ha almeno due scopi: i) mantiene le persone ferme, più isolate le une dalle altre e dai movimenti globali; e ii) le persone che non possono muoversi possono essere più timorose e meglio controllabili.

Energia – Gas, benzina, elettricità, carenza di energia.

Le conseguenze sono molteplici. Come il cambiamento climatico, la scarsità di energia ha ripercussioni su tutto. La spinta alla crescita delle nostre economie si basa sull’energia. La carenza di energia porta alla recessione, alla diminuzione della produzione economica, alla riduzione della forza lavoro e alla povertà, miseria, malattie e, sì, alla morte.

Ma non siamo in una situazione di carenza energetica. La carenza di energia è stata creata artificialmente – con il pretesto della guerra tra Ucraina e Russia, che, a sua volta, è stata creata per servire l’agenda del Grande Reset: stragi, crolli economici, bancarotte, povertà – con conseguente spostamento di beni dal basso e dal centro verso la piccola élite in cima – e l’accelerazione dell’ascesa di una digitalizzazione totale – dal denaro al cervello umano.

 

Ma non c’è alcuna carenza di energia. È stato tutto creato artificialmente dai maestri del WEF e del Grande Reset di Klaus Schwab.

Naturalmente ci sono molti altri “tentacoli,” sotto-tentacoli e motivazioni per ciò che stiamo vivendo nei mesi estivi caldi e senza pioggia del Nord globale. Ma il concetto è chiaro. Se vi chiedete costantemente: “Cui bono?” O “Chi ne beneficia?” – La risposta vi condurrà sempre alla stessa vile piovra con i suoi molteplici e mortali tentacoli, chiamata Grande Reset.

Questo modello di mondo desiderato e descritto da Klaus Schwab e da altri del WEF, è un mondo che va verso un sistema ultra-neoliberale, con gli esseri umani in gran parte ridotti di numero, mentre quelli che sopravviveranno saranno diventati “transumani” (termine di Schwab), manipolabili dal 5G e presto dal 6G, per essere felici di non possedere nulla.

Per riassumere il tutto, ricordiamoci dei pericoli legati al controllo digitale onnipresente:

Attenzione al QR-Code; Ricordate l’Agenda ID2020?

Come nota finale, un breve video del Dr. Vernon Coleman, sul pericoloso vaccino per la nuova influenza, e, se avete a cuore i vostri bambini, leggete questo, come parte di un file pdf inserito nel video:

Queste sono le ultime parole del dottor Coleman:

Siate consapevoli. Fate attenzione.

Non credete a ciò che dicono i governi. Mettete in guardia tutti. Ricordate che non siete soli. Sempre più persone si stanno svegliando.

 E, una volta sveglie, non torneranno a dormire. Siamo già una forza molto più grande di quanto i cospiratori vogliano far credere.

Se vogliamo vincere questa guerra, dobbiamo combattere con passione, con la verità e con determinazione. Nessuna mascherina, nessun test, nessun vaccino. Non fidatevi del governo, dei mass media e ricordate: abbiamo Dio dalla nostra parte.”

(Peter Koenig- globalresearch.ca

globalresearch.ca/rise-fall-beast/5789391)

 

 

 

MATTARELLA INVOCA LA PACE,

DRAGHI LAVORA PER LA GUERRA.

Comedonchisciotte.it - Sara Iannaccone- (05 Ottobre 2022 ) – ci dice:

 

4 Ottobre 2022: Mattarella ad Assisi per le celebrazioni di San Francesco; aria mite e dichiarazioni interessanti annunciando la volontà di un ritorno alla pace.

“Paesi e istituzioni sono chiamati al dialogo” ha affermato il nostro Presidente.

I suoi auspici durante la ricorrenza fanno sperare che il rischio di una escalation bellica possa essere scongiurato, nonostante le notizie dal fronte siano tutt’altro che tranquillizzanti.

Non ci arrendiamo alla logica di guerra, che consuma la ragione e la vita delle persone e spinge a intollerabili crescendo di morti e devastazioni. Che sta rendendo il mondo più povero e rischia di avviarlo verso la distruzione. E allora la richiesta di abbandonare la prepotenza che ha scatenato la guerra. E allora il dialogo. Per interrompere questa spirale.

La pace non è soltanto assenza di combattimenti bensì, ci ricorda san Francesco, è connaturata all’armonia con il Creato. Quando si consumano a dismisura le risorse, quando si depreda la natura, quando si creano disuguaglianze tra i popoli, quando si inaridisce il destino delle generazioni future, ci si allontana dalla pace. Dobbiamo riparare, restituire. È la grande urgenza della nostra epoca. E non abbiamo altro tempo oltre questo. È un compito che riguarda tutti noi, nessuno è irrilevante. È un compito che va svolto insieme.

Belle parole. Eppure soltanto pochi giorni fa, il 28 settembre, il nostro premier – ancora in carica – ha avuto una conversazione telefonica con il Presidente Zelensky.

 Draghi gli ha assicurato che l’Italia non riconoscerà l’esito dei referendum popolari che hanno dato il via libera all’annessione dei territori ex ucraini alla Federazione Russa e ha confermato il “continuo sostegno da parte del Governo italiano alle Autorità e alla popolazione ucraina in tutti gli ambiti “.

Mattarella parla di pace e Draghi lavora per la guerra.

Obiettivi contrastanti o strategia NATO?

(Sara Iannaccone)

(ansa.it/umbria/notizie/2022/10/04/mattarella-ad-assisi-per-le-celebrazioni-di-san-francesco_8167e5c7-fec8-4342-b5d3-2f3e09cc14be.html

ansa.it/sito/notizie/politica/2022/09/29/draghi-a-zelensky-litalia-non-riconoscera-il-referendum_811afe25-b5fc-4f57-97bb-49e07ef6f645.html)

 

 

 

 

I Tempi Gravosi richiedono Maggiore

Senso di Responsabilità ma anche

Severità da parte di Ognuno di Noi.

Conoscenzealconfine.it – (5 Ottobre 2022) - Claudio Martinotti Doria – ci dice:

 

È tipico dei tempi gravosi, difficili, caotici, come quelli che stiamo vivendo, provocare confusione e disorientamento, sarebbe strano se così non fosse.

In primo luogo è fondamentale non cadere nella trappola delle “tifoserie”, anche se non siete tifosi, il rischio è comunque concreto. Tutti i media inducono a farvi cadere in questa trappola. Cioè farvi tifare per la squadra che loro vorrebbero imporvi, perché questo è il loro compito, facendo propaganda. Della serie “ha stato Putin”.

Sabotano i gasdotti nel Mar Baltico, area sotto stretto controllo NATO: sono stati i russi che amano farsi dei danni da soli, così come si sono auto-bombardati mentre controllavano la centrale nucleare di Zaporizia.

Questo, per quanto possa sembrare ridicolo e patetico, è quanto hanno riportato i media mainstream, che sopravvivono solo grazie ai finanziamenti pubblici, cioè coi nostri soldi.

Quindi finiamola di dare spazio ai media mainstream, sono solo uffici stampa che riportano veline, fanno propaganda e mentono spudoratamente, quindi sono privi di qualsiasi credibilità e valore morale.

I media cartacei vendono poche decine di migliaia di copie, le altre finiscono al macero, le tv riportano la rassegna stampa come se avesse qualche valore, cioè si reggono a vicenda sostenendo le menzogne che raccontano reciprocamente.

La tv ha ancora qualche seguito, ma sempre meno, mi riferisco ovviamente ai tg e ai programmi che pretenderebbero di informare. Sono guardati da coloro che ancora non sanno o non vogliono utilizzare la rete, perché richiede impegno mentre ormai sono abituati ad essere soggetti passivi.

 

Ma anche in internet occorre prestare la massima attenzione. Oltre agli “infiltrati”, cioè coloro che simulano di essere liberi e indipendenti e imparziali mentre in realtà sono finanziati dal sistema, in tutte le sue molteplici componenti, vi sono molti che seppur in buona fede seguono dei copioni che sono stantii e fanno il gioco degli avversari, ad esempio, riprendendo e proponendo estratti dai media di regime per commentarli o confutarli.

In questo modo si valorizzano pur volendo criticarli e pur avendo la nobile missione di cercare di risvegliare qualche sprovveduto che ancora si abbevera a quelle fonti. In questo modo si alimenta un circolo vizioso, col quale i media mainstream finiscono per ricevere sostegno involontario, se li volete veramente boicottare smettete di citarli, sono spazzatura e come tale va trattata, cioè buttata negli appositi cassonetti.

Se un romanzo fa schifo ed è scritto in un italiano approssimativo non credo che voi lo consigliereste a qualcuno, fate lo stesso con i giornali e le tv.

Meritano solo disprezzo e vanno evitati, se qualcuno li segue sono problemi suoi, perché far soffrire le persone che da anni li hanno abbandonati riproponendo i loro contenuti?

Per farci capire quanto sono fasulli e vacui?

Ma chi non l’ha ancora capito credete che vi segua in internet? In questo modo soffrite voi e fate soffrire chi vi segue. I media mainstream vanno semplicemente evitati, come non esistessero. Col tempo o si adegueranno ai mutamenti sociali e culturali o spariranno.

Sarà la situazione contingente quando diverrà tragica che fornirà loro il colpo di grazia.

Quando le aziende chiuderanno e vi saranno milioni di disoccupati, quando ci saranno le bollette da pagare con importi triplicati, quando non si troverà cibo a sufficienza nei supermercati o lo si troverà a prezzi inaccessibili, quando con temperature sotto zero non ci si potrà scaldare in casa, quando ci saranno i blackout energetici, ecc., i media mainstream cosa scriveranno per confortare la cittadinanza ridotta alla disperazione?

Noi della libera informazione in rete questi rischi li avevamo descritti e rivelati con mesi se non anni di anticipo, solo con le proprie capacità di analisi e previsione. Come mai i media mainstream con tutti i mezzi e le risorse a loro disposizione hanno fatto il contrario rispetto a noi? Cioè hanno falsificato la realtà?

La gente, per quanto possa essere analfabeta funzionale e sprovveduta, a quel punto se lo chiederà.

Perché vedrà che alcuni erano preparati mentre loro che si abbeveravano dalla tv per informarsi non sapevano nulla, anzi pensavano che la situazione fosse sotto controllo, che lo Stato avrebbe provveduto.

Mai nessuno tramite la tv gli aveva spiegato che è lo Stato il vero problema, in quanto gli oligarchi che lo gestiscono non fanno gli interessi della popolazione ma quelli dei loro veri datori di lavoro che sono strutture di potere sovranazionale.

Anche nella libera informazione in rete quasi nessuno ad esempio ha avuto il coraggio o la capacità di spiegare che l’unico modo per delegittimare un sistema di potere corrotto e degenerato è non recarsi a votare, perché nel momento in cui si entra nel seggio, anche se si vota scheda bianca o nulla o si fanno dichiarazioni da verbalizzare si è comunque fatto il gioco del potere legittimandolo.

Anzi in molti hanno invitato a votare, chiunque purché si voti. In questo modo ci si è prestati a perpetuare l’inganno, perché il sistema non lo cambi dall’interno, una volta che sei dentro, anche se in buona fede e con le migliori intenzioni, il sistema ti contaminerà o ti emarginerà. Il sistema lo potrai cambiare solo delegittimandolo, con un 50% di astensionismo sarebbe stato delegittimato.

Non credete a quelli che dicono che il sistema se ne frega se la metà della popolazione non vota, perché accade già in molte altre pseudo-democrazie occidentali, perché non è così.

 Il loro più grande timore era proprio l’astensionismo, ecco perché invitavano a votare chiunque purché votiate.

È una contraddizione e ingenuità invitare alla disobbedienza civile e poi sollecitare a recarsi alle urne, perché la prima e fondamentale disubbidienza civile è proprio il rifiuto di votare, e non perché nessuno ci rappresenta, perché sono solo un teatrino della politica, ma perché è proprio il sistema che è fasullo e deve essere sostituito dalle fondamenta.

 Occorre sostituirlo non con una democrazia (fasulla) rappresentativa ma partecipativa e decentralizzata, con uno stato snello, leggero, ridotto ai minimi termini e il resto del potere lasciato gestire dalle autonomie locali territoriali a stretto contatto e controllo delle popolazioni. Questo deve essere il vero obiettivo.

Quindi smettetela di far riferimento ai media mainstream e ai teatranti della partitocrazia che recitano un copione scritto da altri, e fate riferimento alle vostre fonti, quelle che avete selezionato e che ritenete attendibili e riportate il vostro autentico pensiero, senza timore di censura e se vi censurano cambiate piattaforma, trasferitevi dove non vi censureranno.

Questa è l’unica strada percorribile se volete veramente cambiare questo stato di cose; soprattutto adesso che stiamo per affrontare una crisi sistemica epocale, cioè senza precedenti nella storia dell’umanità, occorre essere all’altezza della situazione.

Timori e paure sono ora di lasciarle alle spalle, gli ultimi tre anni che abbiamo trascorso ci dovrebbero aver insegnato qualcosa, soprattutto che per farsi rispettare occorre disporre degli attributi, e vi accorgerete che quelli che vi minacciano sono in realtà degli eunuchi.

(Cav. Dottor Claudio Martinotti Doria cavalieredimonferrato.it/)

 

 

 

 

Onu, intervento del Presidente

Draghi al "Global Covid-19 Summit"

Governo.it – Mario Draghi – (22 Settembre 2021) – ci dice:

 

Il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, è intervenuto in videoconferenza alla sessione conclusiva del “Global Covid-19 Summit: Ending the Pandemic and Building Back Better Health Security to Prepare for the next”, organizzato nell’ambito della 76esima Assemblea generale delle Nazioni Unite.

Segretario Blinken,

Signore e Signori,

Vorrei ringraziare il Segretario Blinken per aver presieduto questa riunione e per avermi dato l'opportunità di condividere alcune osservazioni conclusive.

La cooperazione globale è essenziale per porre fine a questa pandemia e prevenire future emergenze sanitarie.

Il Global Health Summit tenutosi lo scorso maggio a Roma è un buon esempio di ciò che un efficace multilateralismo (globalismo-ndr) può ottenere.

Paesi e aziende farmaceutiche hanno promesso dosi di vaccini e finanziamenti per i paesi vulnerabili.

E nella Dichiarazione di Roma ci siamo impegnati in una serie di principi comuni per essere meglio preparati ad affrontare la prossima minaccia per la salute.

Da allora abbiamo fatto grandi progressi.

Più di 2,5 miliardi di persone sono completamente vaccinate in tutto il mondo.

E quasi un miliardo in più sono in parte vaccinati.

Tuttavia, come molti altri hanno notato in questa discussione, stiamo ancora assistendo a grandi disuguaglianze nella disponibilità di vaccini in tutto il mondo.

I meccanismi multilaterali, come ACT-Accelerator e COVAX, rimangono i modi più efficaci per fornire vaccini in modo efficiente e per costruire la capacità necessaria per somministrarli.

Dobbiamo mantenere gli impegni che abbiamo fatto a questi programmi ed essere pronti a farne di più generosi.

Dobbiamo anche offrire un adeguato supporto logistico per garantire che i vaccini raggiungano coloro che ne hanno più bisogno.

Perché, con l'espansione della capacità produttiva, la sfida principale sarà come trasportare i vaccini, non come produrli.

Al Global Health Summit, l'Italia si è impegnata a donare 15 milioni di dosi entro la fine dell'anno, principalmente attraverso COVAX.

Quasi la metà di questi è già stata distribuita.

Oggi sono lieto di annunciare che siamo pronti a triplicare i nostri sforzi.

Doneremo 30 milioni di dosi aggiuntive entro la fine dell'anno, raggiungendo i 45 milioni.

Mentre lavoriamo per porre fine a questa pandemia, dobbiamo migliorare la nostra preparazione per quelle future.

Abbiamo bisogno di espandere la capacità di produzione dei vaccini e di tutti gli strumenti medici nel mondo, e soprattutto nei paesi più vulnerabili.

Sosteniamo il piano dell'Unione Europea di destinare 1 miliardo di euro per sviluppare una serie di poli produttivi regionali in Africa e favorire il trasferimento tecnologico.

Accogliamo inoltre con favore la nuova agenda UE-USA per promuovere i nostri sforzi comuni per la vaccinazione globale.

Uno dei punti deboli della nostra risposta globale alla pandemia di Covid-19 è stato l'insufficiente coordinamento tra le autorità sanitarie e finanziarie. 

In qualità di Presidenza del G20, intendiamo istituire il “Global Health and Finance Board”.

Questo forum strutturato migliorerà la cooperazione globale nella governance e nel finanziamento della prevenzione, preparazione e risposta alle pandemie.

Sosterrà la collaborazione tra il G20, l'OMS, la Banca Mondiale e altre organizzazioni internazionali. 

Accogliamo con favore la proposta statunitense di istituire un Fondo per intermediari finanziari.

Questa iniziativa sarebbe completamente complementare con il Global Health and Finance Board.

 

La salute è un bene pubblico globale e deve essere preservata ovunque.

(Ma anche la fine delle attività economiche minori, essendo queste un bene pubblico, non può essere accettata dal popolo! Ndr)

Consentitemi di ringraziare ancora il presidente Biden per la sua guida nella promozione di questo evento.

Siate certi che il prossimo vertice del G20 a Roma si baserà sui risultati di oggi.

Grazie.

 

 

 

La ‘strana’ vicenda della stazione

metropolitana di Brooklyn.

Ildesk.it- Antonio Sparano – (12 Maggio 2022) – ci dice:

 

Riceviamo e pubblichiamo integralmente.

In questi ultimi due mesi l’attenzione dell’opinione pubblica mondiale è tutta rivolta al conflitto bellico tra Russia e Ucraina.

D’un tratto è sparita l’emergenza sanitaria che per due anni ha monopolizzato masse di dormienti, in particolare, quelle appartenenti all’emisfero occidentale o, comunque, al cosiddetto Primo Mondo, lasciando spazio al nuovo “incubo” di milioni di lobotomizzati.

A questo giro, il protagonista del Truman Show in cui da più di due anni siamo costretti a vivere tutti noi, coscienti e dormienti, è, come ho accennato al principio, la “guerra”.

 I media generalisti, al servizio dei globalisti, hanno sostituito le terapie intensive con le trincee ucraine e sostituito il “nemico invisibile”, il corona-virus, con un’intera nazione, la Russia.

 Ma il copione ideato dai signori di Davos,  comandati  da Klaus Schwab, per realizzare i loro tirannici piani, l’Agenda 2030, ha come scenografia l’intero globo, ovvero, si recita contemporaneamente su più fronti ed ha come protagonisti la maggioranza dei capi di stato occidentali:

Emmanuel Macron, Justin Trudeau, Ursula Von der Leyen, Andrés Manuel López Obrador, Mario Draghi, Pedro Sánchez, Volodymyr Zelensky, e ovviamente, John Biden.

 

   Uno di set principali di questa grande tragicommedia, che ha come spettatrice inconsapevole buona parte dell’umanità, sono gli Stati Uniti, il cuore di tutte le operazioni del Deep State finalizzate all’edificazione del Nuovo Ordine Mondiale.

Ma in questi anni di “pandemia” il gigante nordamericano ha dato non pochi grattacapi a Bill Gates, George Soros e compagnia: a differenza degli europei, gli statunitensi si sono mostrati restii ad accettare le misure liberticide imposte da alcuni stati federali durante l’emergenza sanitaria.

In molti casi, le proteste cittadine hanno costretto i governi locali e anche quello centrale a rinunciare, per il momento, ai loro piani di controllo sociale sull’intera popolazione.

 

  Ma che cosa ha impedito ai globalisti di accelerare il loro progetto tirannico anche negli Stati Uniti?

La risposta a questa domanda risiede in buona parte nel secondo emendamento della loro Costituzione, ovvero, in quel passo oramai famoso che sancisce il diritto di ciascun cittadino ad armarsi in difesa della propria libertà e che recita così: “Essendo necessaria, alla sicurezza di uno Stato libero, una milizia ben regolamentata, il diritto dei cittadini di detenere e portare armi non potrà essere infranto.”.

So bene che tirare in ballo questo tema farà storcere più di un naso, ma lo scopo di questo articolo non è né la sua apologia né la sua critica. In altri termini: mi asterrò da qualsiasi giudizio morale, limitandomi all’analisi degli accadimenti e delle loro probabili cause.

   Partiamo dai fatti. Martedì 12 aprile, intorno alle 8:30 del mattino, all’arrivo nella stazione di Sunset Park della metropolitana di Brooklyn, un afro-americano di 62 anni, Frank James, armato di una pistola Glock 9 millimetri, ha iniziato ad aprire il fuoco contro i passeggeri del vagone su cui viaggiava causando ventinove feriti.

L’uomo, che indossava una maschera antigas ed il tipico gilet arancione del personale tecnico, si è poi dato alla fuga approfittando del caos seguito alla sparatoria.

L’attentatore è stato arrestato dopo una caccia all’uomo durata 40 ore: fermato da due agenti a Manhattan, mentre camminava per le strade dell’East Village come se nulla fosse, al momento dell’arresto James non ha opposto resistenza.

  Come è facile immaginare, i fatti di Brookliyn hanno sollevato non pochi interrogativi, alimentati anche dalle infelici dichiarazioni del capo della polizia della Grande Mela, la femminista Keechant Sewell, la quale, subito dopo l’arresto dell’attentatore, si è affrettata a dichiarare che il caso non sarebbe stato trattato come un atto terroristico, suscitando così non poco stupore nell’opinione pubblica.

 Le affermazioni della Sewell, infatti, si discostano dalla definizione stessa di “terrorismo” nonché dal senso comune della società: con quale altro fine, infatti, si può sparare in una stazione della metro se non per infondere terrore?

    Ma al di là di possibili deduzioni di buon senso, sono molte gli aspetti della sparatoria di Sunset Park che non tornano: perché James ha sparato indiscriminatamente?

Perché, pur avendo esploso così tanti proiettili 9 millimetri in uno spazio così stretto e compatto, qual è il vagone di una metropolitana, non è riuscito ad assassinare nessuno dei passeggeri?

Veramente la sua intenzione era quella di uccidere o voleva solo creare il panico?

 E perché, nonostante la presenza di migliaia di telecamere di sorveglianza, l’autore della sparatoria ha potuto allontanarsi tranquillamente dalla stazione ed evitare la cattura da parte della polizia per più di un giorno?

   Proverò a dare delle risposte a questa serie di domande attraverso un’ipotesi su quanto accaduto la mattina del 12 aprile nella stazione di Sunset Park del distretto di Brooklyn e, soprattutto, su ciò che si cela dietro quello che il mainstream ha liquidato rapidamente come il gesto sconsiderato di un folle.

   Innanzitutto, va chiarito chi è veramente l’autore della sparatoria e come si è procurato l’arma con cui ha attuato.

 Il sessantaduenne Frank James è un militante del Partito Democratico statunitense, lo stesso del presidente Biden, il quale, insieme al suo gabinetto, lo ha definito un malato mentale.

Ebbene, questo presunto squilibrato non ha agito armato di una gost gun, un’arma fantasma, priva di numero di serie e fatta con pezzi montati a casa, acquistabili online, come ha falsamente dichiarato il governo statunitense: la 9 millimetri del “folle” James era registrata a suo nome ed era stata acquistata tre mesi prima in un’armeria del Connecticut.

   Ma non è tutto. Fino al giorno della sparatoria questo “folle” signore ha potuto usufruire liberamente del suo canale Youtube, Prophet oftruth88, attraverso il quale ha postato molteplici video in cui si proclama “profeta del destino” e minaccia di morte l’intera umanità.

Mentre milioni di utenti della rete sociale subiscono quotidianamente la censura dai giganti della Sillicon Valley solo per esprimere idee contrarie al pensiero unico globalista, Frank James ha potuto pubblicare per mesi filmati in cui annuncia i suoi deliranti piani senza mai subire alcuna sospensione o men che minima limitazione.

 In una delle clip questo militante “progressista” afferma esplicitamente di averne passate tante, di aver subito molte angherie nella sua vita, e di aver voglia di impugnare un’arma ed ammazzare quanta più gente possibile.

  Sembra però che queste minacce siano state prese sottogamba non solo da Youtube, ma anche dalle stesse autorità federali, sebbene gli siano giunte almeno quattro segnalazioni relative al comportamento alquanto temerario di questo soggetto, tra cui quella dell’agenzia in cui ha affittato il furgoncino che ha utilizzato per realizzare l’attentato.

Alla polizia di New York, a cui si erano rivolti per denunciare James, i suoi impiegati hanno infatti raccontato che l’uomo era armato e sembrava fuori di sé e che quando hanno cercato di parlargli ha afferrato con violenza le chiavi del veicolo, ha lasciato i soldi sul bancone dell’agenzia ed è uscito frettolosamente.

Dunque, nonostante le denunce, l’antiterrorismo statunitense non ha fatto nulla per detenere James, il che suonerebbe alquanto sorprendente se non ci fossero già dei precedenti in tal senso.

 Infatti, come direbbe il premio Pulizter Glenn Greenwald, che ha investigato sugli intrighi politici che da sempre coinvolgono quest’agenzia governativa: non sarebbe la prima volta che l’FBI, pur identificando un potenziale terrorista, invece di approfondire le indagini sul suo conto e, se è il caso, arrestarlo, lascia che  realizzi il crimine affinché si installi nella società quel senso di insicurezza favorevole al governo per imporre misure liberticide come lo spionaggio massivo e le limitazioni ai diritti politici.

  In altri termini, la sparatoria alla stazione di Sunset Park sarebbe l’ennesimo esempio della strategia della tensione, che l’intelligence statunitense perpetra da più di settanta anni all’esterno, ma anche all’interno dei propri confini nazionali al fine di spaventare gli abitanti delle cosiddette “democrazie liberali”, inclusi gli USA, e renderli acquiescenti verso i provvedimenti politici che il Deep State detta alle loro marionette, la maggioranza dei governi nazionali, con lo scopo di ridurre progressivamente le libertà fondamentali dei loro cittadini facendone, di fatto, i futuri schiavi del Nuovo Ordine Mondiale.

  Come ho premesso al principio, la mia è solo un’ipotesi; eppure, oltre alle argomentazioni già fornite a suo favore, ce n’è ancora una che non ho affrontato e che rende l’ipotesi di “auto terrorismo” ancora più che plausibile.

Nel riportare la notizia relativa ai fatti di New York del 12 aprile i media generalisti hanno tralasciato l’aspetto più rilevante dell’accaduto: il sincronismo tra il folle attacco alla metropolitana di Sunset Park e l’annuncio della Casa Bianca di nuove limitazioni al secondo emendamento.

 

  Il giorno prima della sparatoria, infatti, il presidente John Biden ha annunciato una nuova regolamentazione al possesso di armi da fuoco.

 Secondo le dichiarazioni dell’inquilino della Casa Bianca, il motivo di questa nuova iniziativa è quello di frenare la proliferazione delle gost gun, la stessa tipologia d’arma che, solo poco ore dopo l’attacco, alcuni membri del suo governo hanno falsamente spacciato come quella utilizzata da James durante la sparatoria.

 Nella conferenza stampa di annuncio del nuovo provvedimento Biden ha affermato che chiunque, incluso un terrorista, può acquistare online il kit di un’arma fantasma, montarla e commettere un crimine.

Da qui la necessità che anche le gost gun siano dotate di un numero di serie che consenta di rintracciarle in tutto il Paese.

Il provvedimento prevede, inoltre, una serie di requisiti per l’acquisto di qualsiasi tipi d’arma, tra cui quello di non avere antecedenti penali, i quali saranno aggiornati nel corso degli anni.

   In altre parole, si tratta del primo passo verso l’annichilimento del secondo emendamento.

Come prevedibile, nel giro di qualche anno tale diritto costituzionale sarà precluso non solo a chi ha commesso reati gravi, come omicidio, furto a mano armata o stupro, ma anche a chi, ad esempio, ha commesso una semplice infrazione stradale, che negli Stati Uniti è già considerata un antecedente penale, fino ad arrivare ad un perfetto monopolio statale delle armi, che è di fatto l’obiettivo dell’oligarchia statunitense, ovvero, di una delle fazioni più influenti del gruppo di Davos.

   Sia chiaro: chi scrive non ho alcun pregiudizio nei confronti dell’amministrazione nordamericana, ma questa iniziativa sembra spinta più dalla smania di controllo sociale del Deep State che dalla reale volontà di proteggere la comunità politica statunitense.

Suona infatti alquanto ipocrita e falso tale proposito del governo Biden dato che il principale pericolo per l’incolumità dei suoi cittadini viene proprio dalle istituzioni. Negli USA, la percentuale di omicidi prodotti da arma da fuoco, più del 60%, è frutto della violenza di stato, ovvero, provocati dalla polizia, che quasi sempre resta impunita. Inoltre, gli Stati Uniti continuano ad essere il principale esportatore di armi al mondo: sono 96 i paesi, più della metà in Medio Oriente e in Africa, che incrementano costantemente il loro arsenale con armi prodotti dalla superpotenza nordamericana. Il numero di clienti del Military-Industrial Complex include, ovviamente, anche dittature sanguinarie che utilizzano queste armi per reprimere le popolazioni civili.

    Ma a rendere ancora più sospetta questa iniziativa di Biden e della sua vice, Kamala Harris, è la vera regia che si cela dietro quest’ambizioso piano anti-arma.

Come riportato dalla pagina web della Casa Bianca, tra i suoi patrocinatori figurano la Microsoft Corporation di Bill Gates e la Open Society Foundations di George Soros, ovvero, due degli artefici e sostenitori economici dell’ultima farsa mondiale: la “pandemia”.

Durante i due anni di “emergenza sanitaria” i piani di tirannia globale di questi due signori e dei loro amici di merenda del Word Economic Forum di Davos di Klaus Schwab hanno incontrato nel secondo emendamento della Costituzione statunitense uno dei principali ostacoli.

   Se ancora non fosse chiaro: a rallentare l’avanzata di una tirannia globale dominata da folli oligarchi con deliri di onnipotenza non sono state né la resilienza di chi si opposto pacificamente al loro progetto, né le molteplici manifestazioni di piazza viste durante i due anni di stato d’eccezione globale, ma la possibilità del popolo nordamericano di potersi armare per difendere la propria libertà e la resistenza di parte della popolazione mondiale ad abbandonare la moneta reale in cambio della virtuale.

  I globalisti sanno bene che fino a quando non riusciranno a piegare la popolazione della principale economia mondiale, gli Stati Uniti, e ad imporre una moneta unica virtuale che consenta un controllo sociale alla cinese a livello globale, il loro progetto di dominio assoluto non potrà realizzarsi.

Il Nuovo Ordine Mondiale progettato dai Rockefeller, dai Rothschild, dai Gates, dai Soros e dagli altri pochi padroni dell’economia globale prevede individui inermi e privi di beni materiali:

schiavi che in cambio della mera sopravvivenza, elargita sotto forma di credito sociale o reddito universale, accettino qualsiasi tipo di ricatto (l’obbligo vaccinale è solo il preludio alla società del controllo prevista da questi signori).

Ma tutto ciò gli è impossibile fino a quando nel mondo ci saranno individui e popoli, come quello statunitense, disposti anche ad armarsi pur di difendere la loro libertà da uno Stato che non è Stato, ma solo un’accozzaglia di lacchè al soldo di folli criminali.

(Antonio Sparano)

 

 

Teoria del complotto del

Nuovo ordine mondiale.

It.wikipedia.org- enciclopedia libera – (20-3-2022) – ci dice:

 

(La banconota da un dollaro statunitense col motto “Novus Ordo Seclorum”)

La teoria del complotto del Nuovo ordine mondiale (più semplicemente come nuovo ordine mondiale, in inglese anche con l'acronimo NWO per new world order) è una delle più vaste e principali tesi complottiste secondo la quale un presunto gruppo di potere oligarchico e segreto si adopererebbe per prendere il controllo di ogni Paese del mondo in maniera totalitaria al fine di ottenere il dominio della Terra.

(…)

Idee generali sull'attuazione.

Secondo alcuni complottisti è verosimile che il Nuovo ordine mondiale sarà generato da un colpo militare, usando le Nazioni Unite e, possibilmente le truppe statunitensi contro tutte le nazioni del mondo per costruire un unico governo mondiale.

Prima del 2000, alcuni complottisti hanno creduto che questo processo fosse regolato dal movimento di crisi che avrebbe dovuto generarsi con il Millennium bug.

Altri complottisti credono che gli Stati Uniti giochino un ruolo centrale nella creazione del NWO e che essi siano controllati dalle truppe delle Nazioni Unite, controllate anch'esse da un gruppo al di sopra di tutto (talvolta denominato "Prima Fazione").

Altri componenti eterogenei del presunto complotto vengono dal campo scientifico, come la dispersione degli agenti chimici nell'atmosfera via aerea, nel caso della teoria del complotto sulle scie chimiche, la promozione del transumanesimo, esperimenti riguardanti la manipolazione meteorologica (come nel caso dello HAARP), il controllo della mente (MK-ULTRA), nonché l'influenza di extraterrestri, l'Area 51, la Base Dulce e le teorie di David Icke.

Un'altra teoria complottista è quella riguardante il presunto "controllo della mente", secondo cui sarebbero stati usati il condizionamento e la disinformazione dai regimi totalitari.

La teoria del complotto del signoraggio sarebbe collegata all'abolizione del denaro contante il quale, secondo i sostenitori, andrebbe gradualmente sostituito da quello elettronico utilizzabile sotto forma di carte magnetiche o microchip a bassa frequenza impiantati sottopelle.

Secondo i sostenitori di detta teoria, una volta preso saldamente il potere, il NWO potrebbe controllare ogni singolo essere umano sia negli spostamenti che nelle transazioni di denaro, ricattando all'occorrenza chiunque possa agire contro gli interessi della nuova dirigenza planetaria.

 

 

 

 

L’invasione dell’Ucraina?

È colpa dell’Occidente!

Che noia i putiniani de noantri.

Libertaeguale.it - Vittorio Ferla – (2 Marzo 2022) – ci dice:

Non c’è niente da fare. Neanche l’invasione dell’Ucraina con i carri armati è sufficiente per far desistere gli avversari dei valori delle democrazie liberali in servizio permanente effettivo dall’idea che ogni crisi che avvenga sul pianeta è colpa del mondo occidentale.

Reporter di Mamma Rai inviati a Mosca. Intellettuali progressisti dal sopracciglio alzato. Giornalisti delle testate populiste di destra e di sinistra. Pacifisti antiamericani allevati nel mito del Vietnam. Politici di antica fede putiniana. Spaccatori del solito capello “né con Mosca né con Washington”. Analisti del “ma in fondo Putin ha le sue ragioni”. E via elencando.

È lunga la lista delle persone che, in questi giorni, esordiscono con la condanna dell’invasione dell’Ucraina, ma nel giro di pochi secondi inanellano una serie di motivi per cui, in fondo, l’Ucraina se l’è andata a cercare e, tutto sommato, la povera Russia offesa e vilipesa non poteva non reagire all’attacco dell’Occidente. Ma cosa ha cercato l’Ucraina? E quand’è che l’Occidente ha attaccato?

Il primo argomento usato da questa lista di personaggi è che la responsabilità dell’escalation sia dovuta agli occidentali, principalmente agli Stati Uniti.

Si tratta di un evergreen della cultura antisistema occidentale che, sulla base dell’armamentario classico dell’anticapitalismo e dell’antiliberalismo, campa da decenni sulle ‘colpe dell’occidente’.

 In questo caso, l’argomento utilizzato è quello dell’allargamento a est della Nato: una iniziativa sconsiderata che avrebbe di fatto minacciato la sicurezza e l’esistenza stessa della Russia. Un argomento che si può anche comprendere nella manipolazione sistematica tipica della propaganda di un regime autoritario, ma che appare grottesca se pronunciata da questa parte del mondo.

L’argomento è del tutto infondato. Subito dopo il crollo dell’Urss la Nato propose alla Russia un partenariato per la pace.

 Nel 1991 il segretario della Nato assunse con Gorbaciov un impegno a non attaccare la Russia.

Il tanto vituperato Occidente ha accolto molto rapidamente la Russia nel Consiglio d’Europa e nel G7.

Dell’ingresso dell’Ucraina nella Nato si parla fin dal 2008 ma, non a caso, nessun paese ha forzato in quella direzione, proprio per evitare di irritare Mosca.

Se un errore ha commesso l’Occidente è stato semmai quello di sottovalutare in questi anni il pericolo del revanscismo russo.

 Nel sostanziale silenzio dell’Occidente, Putin ha praticato una strategia di conquista sulle regioni vicine: Cecenia, Georgia, Crimea, Bielorussia, Donbass.

L’etno-nazionalismo russo si è rafforzato approfittando della indifferenza dell’Occidente che oggi si è finalmente svegliato grazie all’allarme lanciato da Biden prima e alla protervia dell’attacco di Putin adesso.

Il secondo argomento utilizzato dai simpatizzanti di Putin è che, in fondo, Mosca ha ragioni storiche, culturali e strategiche per chiedere l’annessione dell’Ucraina. In realtà, le basi di questo argomento sono assai scarse.

Certo, ucraini e russi hanno molte cose in comune. Ma è altrettanto certo storicamente che Mosca ha sempre visto l’Ucraina come una colonia sulla quale esercitare la propria volontà di potenza e gli ucraini come un popolo minore asservito al progetto della Grande Madre Russia.

La verità che emerge dalla storia recente va nella direzione completamente opposta. Dopo la fine dell’Unione sovietica, il 90 per cento degli ucraini ha scelto chiaramente l’autonomia da Mosca. Ma questa scelta porta con sé una tacita conseguenza: la scelta per la democrazia, per la libertà, per il benessere.

 Ovvero per l’Occidente. Il desiderio di democrazia è talmente forte e contagioso che ogni giorno gli ucraini ricordano a tutto il mondo di essere Europa e che la Russia, attaccandoli, attacca l’Europa. È il motivo che ha scatenato una solidarietà vastissima e che ha portato milioni di europei nelle strade al nuovo grido di Putin go home.

Qualcosa che sconvolge completamente i cliché consolidati tra intellettuali antisistema e militanti ideologici abituati a urlare le stesse cose contro l’America. Questi personaggi – che un giorno sì e l’altro pure si stracciano le vesti nel nome dell’antifascismo – hanno osservato senza battere ciglio l’invasione russa della Crimea o del Donbass, dimenticando che la giustificazione di base è la stessa che usò la Germania per invadere i Sudeti nel 1939.

 Si tratta di eventi che avrebbero dovuto ricordare la tragedia della Seconda Guerra mondiale e scatenare una reazione risoluta. E che, viceversa, sono stati letti come una rivincita sull’arroganza dell’Occidente e come l’occasione della Russia per uscire da un presunto accerchiamento.

La verità è tutt’altra. Da una parte, c’è Putin che, ormai da diversi anni, ha sposato una visione ideologica nazionalista e imperialista basata sul mito di una Russia cristiana e arcaica che vede nella modernità occidentale un nemico giurato. Nel nome di questa ossessione autoritaria di impronta ‘asiatica’, il leader russo tiene in vita un regime burocratico-mafioso che pretende di violare il principio di sovranità degli stati contigui e i diritti umani riconosciuti nelle carte internazionali.

Dall’altra, ci sono gli ucraini che cercano disperatamente di fuggire da questo incubo e che hanno tutto il diritto di scegliere il loro destino. Che altro non è se non quello di abbracciare i valori dell’Occidente. Una scelta che fa storcere la bocca ai putiniani “de noantri”.

(Vittorio Ferla)

 

 

 

DIMISSIONI DELLA LAGARDE

CONTRO LE ÉLITES GLOBALISTE.

Socialismoitaliano1892.it - Maurizio Ballistreri – (14 Marzo 2020) – ci dice:

 

Non si comprende la sorpresa registrata dopo le affermazioni di Christine Lagarde, presidente della Bce, sull’indifferenza rispetto allo spread che sale, a causa della grave situazione provocata dalla terribile epidemia del Coronavirus.

No, non si è trattato di superficialità né di impreparazione, ma, invece, la rappresentazione del pensiero di una esponente dell’élites globaliste, nonché di organizzazioni di tendenza sinarchica come il Gruppo Bildelberg alle cui riunioni “riservate” non a caso la Lagarde, che sembra emula di Crudelia Demon ne “La carica dei 101” di Walt Disney”, partecipa sistematicamente assieme alla presidente Ursula von der Leyen.

Si tratta di élites il cui unico obiettivo è il primato del mercato, attraverso la costante e sistematica messa in questione dei diritti sociali e della sovranità popolare.

Nel gennaio 2013, su “Foreign Affairs” dedicato agli Stati Uniti, uno studioso del pensiero unico globalista, Fareed Zakaria, ha parlato di “nuova crisi della democrazia”, con un esplicito riferimento al rapporto The Crisis of Democracy della Trilateral Commission del 1975, preparato dal gruppo di politologi e sociologi formato da Michel Crozier, Samuel Huntington e Joji Watanuki.

 Zakaria ha sottolineato nel saggio le oscillazioni degli Stati Uniti nell’affrontare i problemi economici e di bilancio, e di tutte le democrazie occidentali destinate, arrivate secondo Zakaria, “non alla morte, ma alla sclerosi”.

 

Quando nel 1975 la Trilateral si chiese perché i governi del mondo industrializzato avevano cessato di funzionare, incombevano la crisi petrolifera e il conflitto con il mondo arabo;

di lì a poco l’Unione sovietica si sarebbe preparata a invadere l’Afghanistan nel 1979 e Komehini a realizzare la rivoluzione teocratica e integralista in Iran.

Nel 1984 la Commissione Trilaterale (ritenuta anch’essa espressione del presunto “governo occulto” del Mondo, secondo le teorie sulla sinarchia) pubblicò un nuovo rapporto intitolato “La democrazia deve funzionare”, preparato da David Owen, leader del partito socialdemocratico britannico (di orientamento centrista e, quindi, diverso da quello storico laburista), Saburo Okita ex ministro degli esteri giapponese e Zbigniew Brzezinski già assistente per la sicurezza nazionale del presidente Jimmy Carter e fondatore della Trilateral.

 

Le crisi del decennio precedente erano passate, Ronald Reagan aveva rilanciato gli States secondo la dottrina liberista, mentre in Unione sovietica covava l’implosione, Deng Jiaoping stava introducendo il mercato nella Cina maoista, la democrazia si espandeva nel mondo, e cinque anni dopo sarebbe caduto il muro di Berlino.

Se nel 1975 il problema in occidente era la ricerca del consenso e l’estensione della democrazia, a metà degli anni ’80 diventava l’efficienza capitalistica.

Insomma, si trattava di gettare le basi della globalizzazione, anche se allora non la si chiamava così e di sostituire al potere della politica rappresentativa quello delle tecnocrazie al servizio di una finanza preponderante rispetto alla produzione e al lavoro, senza scomodare le teorie cospirazioniste di destra, il “complotto demo-plutocratico-giudaico-massonico” nato con i falsi Protocolli di Sion scritti dalla polizia zarista, e di sinistra, lo “Stato imperialista delle multinazionali” di derivazione dalla vulgata leninista.

Nel nostro Paese il paradigma è stato il governo di Mario Monti, che ha sospeso la democrazia e la cui onda lunga arriva sino ai giorni nostri, impoverendo la società italiana con l’esplosiva miscela di più tasse, meno Welfare, austerity dei ceti deboli per favorire il mercato ed espressiva proprio della visione della “crisi della democrazia”, basata su classi dirigenti politiche che possono essere in competizione o in accordo, ma, comunque, subalterne al pensiero unico globalista.

Ecco perché chiedere le dimissioni della Lagarde da parte del Governo italiano, presentando un esposto alla Procura della Repubblica di Milano ove ha sede la Borsa, per aggiotaggio, alla luce delle colossali speculazioni finanziarie originatesi dalle dichiarazioni della presidente delle BCE.

Si tratterebbe di una coerente iniziativa politica con l’autorevole presa di posizione del presidente Mattarella, assumendo il significato di uno stop al primato delle tecnocrazie globaliste e dei suoi corifei (come il ministro dell’Economia Gualtieri) e la riscoperta della democrazia e dei diritti sociali come argine a un tempo al mondialismo e ai nazionalismi.

(SocialismoItaliano1892)

 

 

 

La nuova mappa del potere.

Ilfoglio.it - SABINO CASSESE – (25 SET. 2021) – ci dice:

 

 Un misto di universalismo e nazionalismo, con poteri che si affacciano e altri che escono di scena: effetti della pandemia. Dunque avremo più stato, più globalizzazione o un ritorno al locale?

Nel breve volgere di un anno e mezzo, si sono verificati eventi che ripetono o rievocano alcuni dei maggiori rivolgimenti del passato.

Sviluppatasi in Cina, l’epidemia è rapidamente diventata pandemia.

Tutti i paesi del mondo hanno dovuto affrontare le stesse circostanze. Se i problemi erano eguali (prevenire e curare), le soluzioni sono state spesso divergenti o con tempistiche diverse. Esse hanno spesso richiesto la chiusura delle frontiere. Di qui un misto di universalismo e nazionalismo. Ora, nuovi poteri si affacciano, altri si indeboliscono o escono di scena.

Come si riorganizzano le autorità pubbliche, gli organismi globali, gli stati, gli organi sub-statali? Sotto quali spinte? Quale è la nuova dislocazione del potere?

Muove nella direzione della ri-statalizzazione (come affermano coloro che sostengono che ritorna in campo lo stato), oppure nel senso di un rafforzamento della globalizzazione, o almeno della ricerca di nuove forme di collaborazione a livello sovrastatale o, invece, è vero che il potere si sposta a livello più locale, regionale?

Una risposta a questi interrogativi è importante perché spesso, nel passato, accadimenti fondamentali non furono notati dai contemporanei.

Ad esempio, quello che successe nel settembre del 476 d.C., cioè la caduta dell’impero romano d’Occidente, che era durato 1.303 anni, passò fra la totale indifferenza dei contemporanei – l’osservazione è di Lellia Cracco Ruggini, Come Bisanzio vide la fine dell’impero di Occidente, in La fine dell’impero romano d’Occidente, Roma, Istituto di studi romani, 1978, p. 72 – e l’importanza di quella cesura venne colta solo qualche decennio più tardi, tanto che un grande studioso come Arnaldo Momigliano ha scritto un saggio intitolato La caduta senza rumore di un impero nel 476 (in “Annali della Scuola Normale Superiore di Pisa”, serie III, 3, 2, 1973, pp. 397-418).

Per questo motivo, è importante sentire l’opinione di un globalista, di un europeista, di uno statalista e di un regionalista.

 

Globalista: La grande nave Ever Given, che si è incagliata nel marzo del 2021 nel canale di Suez, è giapponese, ma di proprietà di una compagnia taiwanese, gestita da un’impresa tedesca, con equipaggio indiano, e si è bloccata in territorio egiziano.

Già solo questo dovrebbe consentire di capire che la globalizzazione è un processo inarrestabile. Ma ci sono altri elementi per dimostrarlo.

 L’Organizzazione mondiale della sanità è stata un riferimento per tutti gli stati durante la pandemia e la stessa produzione dei vaccini, pur nazionale, ha avuto una destinazione mondiale, perché ha dovuto tener conto di una richiesta universale.

Le unioni settoriali, di tipo governativo e di tipo non governativo, si sono moltiplicate.

 Organizzazioni transnazionali si trovano ormai dovunque e lo stesso fenomeno si ripete nel mondo della scienza, dove ogni disciplina ha una sua proiezione internazionale in quelle che vengono definite società epistemiche.

 La forza della globalizzazione è anche dimostrata dalla debolezza o dai fallimenti degli stati. Basta pensare alla rapidità con la quale è evaporato lo sforzo di alcuni degli stati più potenti del mondo, durato 20 anni, in Afghanistan.

Statalista:

Macché globalizzazione! Sono le grandi potenze statali a dominare il mondo.

È cambiato l’aspetto dimensionale.

Mazzini, nell’800, poteva identificare nella dimensione nazionale (a quell’epoca 30-40 milioni di abitanti) la soglia minima per la formazione dello stato-nazione. Oggi le dimensioni sono necessariamente maggiori, anche perché bisogna tener testa alla rinascita della Cina, un impero piuttosto che uno stato, con alle sue spalle una durata superiore a quella dell’impero romano d’Occidente, una struttura multinazionale, ma ferreamente dominata, al centro, da una potente e meritocratica burocrazia (leggere Daniel A. Bell, Il modello Cina. Meritocrazia politica e limiti della democrazia, tradotto in italiano a cura della Luiss University Press, Roma, nel 2019, con una prefazione di Sebastiano Maffettone: un libro molto discusso e criticato, ma molto utile per avere una chiave per la comprensione della struttura pubblica cinese).

 Comunque, è lo stato che riprende piede. Due esempi simmetrici sono, in Italia, la normativa sulla “golden share” e quella in corso di esame sulla delocalizzazione.

La prima introduce una barriera statale agli investimenti stranieri in Italia.

 La seconda introduce una barriera statale agli investimenti delle imprese italiane all’estero. Mi sembrano due ottimi esempi di colbertismo allo stato puro.

Europeista.

Ma gli stati-nazione non bastano più. La stessa Organizzazione delle Nazioni Unite, fondata sui 193 stati membri, riflette poco la realtà del potere del mondo.

Vi sono stati che non hanno struttura di nazione, perché composti da etnie o da governi regionali e vi sono stati che sono troppo piccoli per dimensione per poter interloquire in un mondo di giganti.

Di qui sia l’importanza di unioni di stati a livello regionale, sia il carattere recessivo della reviviscenza di regionalismi subnazionali, come quello catalano o quello scozzese.

 Il vero vincitore, nella vicenda della pandemia, è stata l’Unione europea: ha emesso titoli di debito pubblico, (eurobond) e i fondi raccolti sono stati distribuiti in maniera diseguale tra gli stati membri.

È diventata acquirente unico dei vaccini, poi distribuiti agli stati nazionali.

In particolare, l’avere acquisito uno “spending power” ha enormemente rafforzato l’Unione europea.

Quindi, con la pandemia essa ha fatto un salto in avanti, non un salto indietro, come molti dicono. Inoltre, non bisogna dimenticare quello che è stato acutamente osservato da Nicola Verola in un fondamentale libro intitolato Il punto di incontro. Il negoziato nell’Unione europea, edito dalla Luiss University Press nel 2020, che l’Unione europea è un insieme di negoziati, con un enorme intreccio di interessi, spesso divergenti, ma tenuti insieme da un interesse superiore, quello di non far cadere l’Unione.

Statalista:

Ma se non ci fossero stati gli stati, come poteva essere fatta la vaccinazione e, prima ancora, chi poteva assicurare il rispetto delle complicate regole alle quali tutti abbiamo obbedito, durante il cosiddetto lockdown?

Regionalista:

 Il vero potere non va cercato né a livello sovranazionale, né a livello statale, bensì a livello locale, nella dimensione regionale. Le regioni non hanno deluso le aspettative. Hanno sopportato tutto il peso del contrasto alla pandemia, è a livello regionale che si sono registrati i maggiori successi.

 

Statalista:

Se la risposta di alcune regioni, tuttavia, è stata efficace, non lo è stata quella di altre regioni.

In secondo luogo, la diversa velocità realizzativa e la diversa capacità amministrativa delle regioni, nonché la loro continua contrapposizione allo stato, hanno prodotto un forte lacerazione nel tessuto di organismi che sono definiti, in tutti i paesi, “nazionali”, proprio perché hanno due caratteristiche: sono a rete, diffusi sul territorio, e assicurano prestazioni essenziali per realizzare diritti fondamentali dei cittadini, che non possono essere differenziati zona per zona. Penso alla sanità, all’istruzione, nonché alla protezione civile e alla statistica.

Gli anelli di congiunzione che dovrebbero assicurare uniformità di prestazioni nella rete sono venuti a mancare perché vi sono troppe asimmetrie tra le regioni e tra le regioni e lo stato, e perché vi è stata una assenza di quella solidarietà orizzontale che avrebbe potuto assicurare il tessuto connettivo di cui c’era bisogno per un’impresa nazionale a cui concorrevano sia poteri statali, sia poteri regionali.

Bisogna quindi ricostituire il tessuto lacerato e questo non può essere fatto che a livello nazionale, per iniziativa dello stato. Un altro motivo della debolezza delle regioni è costituito dal fatto che i poteri pubblici più vicini ai cittadini sono i comuni ed è sui comuni che si scarica la richiesta dei servizi più essenziali da parte dei cittadini.

 Per questo, non si capisce perché vi sia stata tanta insistenza da parte dei presidenti delle regioni nel sottolineare che gli enti che essi gestiscono sono quelli più vicini al cosiddetto territorio, cioè alla popolazione. Inoltre, in tutto il mondo acquistano importanza le grandi città: come nell’impero romano, erano le civitates che contavano.

Due esempi: l’associazione di 200 città di 38 paesi, che coinvolge una popolazione di 130 milioni di persone, costituita nel 1986 con il nome “Eurocities”, e l’atto anti-sovranista firmato da molti sindaci di più città a Budapest il 16 settembre scorso.

Infine, la storia e le tradizioni locali giocano un ruolo molto importante e quindi vi sono regioni amministrate meglio e regioni amministrate peggio, con conseguenze negative sulla fruizione delle prestazioni essenziali. Questo è un vero paradosso, perché proprio le istituzioni che dovrebbero assicurare l’uguaglianza sostanziale finiscono per essere causa di diseguaglianze.

Globalista: Alcuni fenomeni si ripetono a più livelli. Anche nella dimensione globale c’è sempre un problema di ottimo equilibrio tra un minimo di uniformità e il rispetto della molteplicità e della diversità. Lo stesso problema si è posto negli stati: in Francia e in Germania per secoli vi sono state costellazioni di poteri locali, più o meno tenuti a freno da regole generali uniformi imposte dalle necessità militari e finanziarie.

 

Statalista: Ma per i governi settoriali globali (commercio, lavoro, ambiente, sanità, uso degli oceani, eccetera) è facile dettare principi e standard, difficile farli rispettare, e ancora più difficile renderli coerenti con quelli dettati dagli altri regolatori globali settoriali. Mancano regole di secondo livello, cioè regole sulle regole.

Globalista: In alcune aree, questa difficoltà è superata stabilendo legami, “linkages”: un sistema di regole fa riferimento a un altro sistema di regole, e viceversa (ad esempio, gli standard dettati dall’Organizzazione mondiale del commercio debbono andar d’accordo con quelli fitosanitari dettati da altre autorità globali). Così norme globali si rafforzano reciprocamente, traendo vigore ed efficacia concreta l’una dall’altra.

Statalista: Ma non riescono a perdere la loro debolezza di fondo, prodotta dalla legittimazione solo indiretta, attraverso gli stati, e dall’eccessivo ricorso a procedure di tipo giudiziario, che sono necessariamente caso per caso, lente, interstiziali, incrementali.

Globalista: Vorrei introdurre una nuova prospettiva, quella che il grande storico francese Fernand Braudel chiamava la “longue durée”. Questi mutamenti nella dislocazione dei poteri non si producono sul tempo breve. Vanno valutati sulla lunga durata. Organi globali, imperi, stati, regioni, nascono, si sviluppano, decadono nell’arco di un lungo spazio di tempo e, quindi, questa analisi deve tener conto di qualcosa di più del dell’ultimo anno e mezzo. Per questo oggi molti studiosi si interrogano su perché le istituzioni falliscono.

Regionalista: Questi interrogativi sono prevalentemente rivolti allo stato. Basta ricordare il libro di Daron Acemoglu e di James Robinson, intitolato Perché le nazioni falliscono. Alle origini di potenza, prosperità e povertà, uscito negli stati Uniti nel 2012 e tradotto in italiano nel 2013 per i tipi del Saggiatore e quello successivo degli stessi due autori, intitolato La strettoia. Come le nazioni possono essere libere, uscito negli Stati Uniti nel 2019 e pubblicato in Italia nel 2020 sempre dal Saggiatore. Quindi, bisogna partire dalla obsolescenza dello stato. La regione rappresenta il futuro, non è piccola come il comune, non è grande come lo stato. Ha quindi le dimensioni adatte a raccogliere la domanda delle collettività. Può essere più facilmente valutata dalle collettività territoriali.

Globalista: Se lo stato è in crisi, la regione è ente di dimensioni troppo ridotte per essere presente e far sentire la propria voce in un mondo sempre più comunicante. Inoltre, per tornare all’argomento della decadenza, non si riflette abbastanza sui cicli di vita dei poteri pubblici.

Faccio un esempio. Nello stesso anno, il 1776, venne dichiarata l’indipendenza degli Stati Uniti dall’impero britannico, Edward Gibbon pubblicò il libro famoso sul declino e la caduta dell’impero romano e Adam Smith il suo libro ancora più famoso sulla natura e le cause della ricchezza delle nazioni.

Bisogna ricordare che i due studiosi britannici, uno scozzese, l’altro inglese, autori di quei libri, si conoscevano e ambedue si ponevano lo stesso interrogativo. Gibbon redasse la sua storia – ha scritto Arnaldo Momigliano nel suo dotto e acuto saggio Edward Gibbon fuori e dentro la cultura italiana, in La fine dell’impero romano d’Occidente, Roma, Istituto di studi romani, 1978, p. 11 e seguenti – quando l’Inghilterra stava perdendo il suo impero in America e scrisse in una lettera che il declino dei due imperi, quello britannico e quello romano procedeva di pari passo.

Diderot, nel suo messaggio del 1778 agli insorti americani, osservò che tutte le cose del mondo sono destinate ad avere una nascita, un periodo di vigore, una decrepitezza e una fine.

 Una visione forse un po’ troppo deterministica, ma confortata da molte esperienze vissute nella storia del mondo. È importante accertare le logiche interne che hanno eroso le grandi accumulazioni di potere. Come è noto, Gibbon pensava a più cause, il cristianesimo, la formazione di un esercito professionalizzato, la sua divisione in milizia di palazzo e milizie confinarie, la situazione morale dell’impero romano, la degradazione dei commerci e l’incremento delle tasse.

Regionalista: Penso anch’io che sia il momento di studiare i cicli e i loro tempi, perché i cicli diventano più rapidi, lo spazio influenzato dai cicli di sviluppo e decadenza, le cause di questi fenomeni, le attese per l’inizio di nuovi cicli. Solo così si possono identificare quelli che i tedeschi chiamano “Wendepunkte”, i punti di svolta. In quest’ambito, il ciclo delle regioni collocate negli stati nazione europei è nella fase iniziale.

 

Globalista: Ma, a loro volta, i cicli possono riguardare intere zone del mondo. Una intervista di Silvio Berlusconi al Giornale del 18 agosto scorso faceva riferimento alla “rassegnazione dell’Occidente”.

Un articolo pubblicato sullo stesso quotidiano da Augusto Minzolini, il giorno prima, faceva riferimento specifico al famoso libro di Oswald Spengler sul Tramonto dell’Occidente e Carlo Bastasin nel 2019 ha scritto un libro intitolato Viaggio al termine dell’Occidente.

 La divergenza secolare e l’ascesa del nazionalismo (Luiss University Press). Da un secolo viene segnalato il tramonto dell’Occidente (Michela Nacci ha esaminato tutta la letteratura nel suo volume Tecnica e cultura della crisi (1914-1939), Torino, Loescher, 1982). Si tratta quindi di un’accelerazione di tendenze già evidenziate.

Statalista. Non si può negare che vi sia, in tutti i paesi, una tensione crescente tra due forze che vanno in direzioni opposte. Da un lato, verso l’alto, la verticalizzazione del potere.

Dall’altro, verso il basso, la partecipazione popolare.

 La prima è prodotta da molti fattori, a partire dallo sviluppo di organismi sovranazionali nei quali può partecipare solo una persona in rappresentanza di uno stato, a finire con la dissoluzione quasi dovunque dei partiti politici, che sono diventati amebe (basta ricordare i continui rinvii, che fanno le forze politiche italiane, dei loro congressi, oppure l’inesistenza di una vera e propria organizzazione di partito, oppure il ricorso alla “agorà”, cioè la piazza, che è il riconoscimento dell’inesistenza del partito).

 La seconda è prodotta dai movimenti populisti che rinnegano la democrazia rappresentativa e propugnano forme di democrazia diretta (ad esempio, un ampliamento del ruolo e del ricorso al referendum).

Dove possono trovare un equilibrio queste due forze, che spingono in direzioni opposte, se non nello stato?

Regionalista: Tirare una conclusione da queste diagnosi è molto difficile. Questo mondo dominato dalle asimmetrie e da interessi convergenti e divergenti, incerto sul peso che avranno nel futuro i vari poteri pubblici nel mondo, condurrà a una fase di passaggio in cui saranno prevalenti le “Politikverflechtungen” studiate dal sociologo tedesco Fritz Sharpf.

 

 Il futuro prossimo, quindi, vedrà un intreccio di politiche integrative a più livelli, dove, come scrive Nicola Verola, la politica diviene “prolungamento dell’azione amministrativa” (questa osservazione è a p. 171 del libro sopra citato).

 Si decide collegialmente, partendo dal basso piuttosto che dall’alto, negoziando, con alcuni protagonisti che svolgono il ruolo di orchestrazione, ma debbono contare su bravi orchestrali.

 Questo presenta tutti i vantaggi della cooperazione e della continuità crescente delle politiche, a condizione che prevalga sempre l’interesse di fondo a cooperare e con gli svantaggi di una incerta dislocazione dei poteri.

 

 

La Bce "scarica" il debito

 italiano: cosa significa?

msn.com-Il giornale – Andrea Muratore – (6 -10-2022) – ci dice:

Nei giorni successivi alle elezioni arriva sull'Italia una "mina" che andrà gestita con attenzione nei prossimi mesi perché avente a che fare con l'indebolimento dello scudo che ha difeso il Paese negli ultimi anni, soprattutto dopo lo scoppio della pandemia di Covid-19: il piano di acquisto titoli della Banca centrale europea.

La stretta estiva sugli acquisti annunciata da Christine Lagarde con lo stop al Pandemic Emergence Purchase Plan (Pepp) varato durante la pandemia è entrata in vigore a fine luglio e i dati sui movimenti dell'Eurotower sui debiti sovrani tra agosto e settembre mostrano una ritirata della copertura della Bce sulle obbligazioni sovrane dell'Italia e di altri Paesi.

Tra agosto e settembre la Bce ha fatto infatti un passo indietro sugli acquisti di bond, riducendo di 1,243 miliardi di euro la quota di Btp detenuti, comunque vicina ai 300 miliardi di euro in seno al Pepp. Una mossa non isolata, dato che l'Eurotower non ha rinnovato oltre un miliardo di titoli spagnoli e greci nello stesso periodo.

Tutto questo dopo che nel bimestre giugno-luglio la Bce aveva dato un aiuto ai titoli della periferia dell'Eurozona, contribuendo a ridurne i differenziali di rendimento e a contenere lo spread, con oltre 17 miliardi di acquisti netti complessivi, 10 dei quali riservati all'Italia.

Siamo entrando nel cosiddetto quantitative tightening, ovvero la grande ritirata dai piani di acquisto titoli inaugurati da Mario Draghi nel 2015 e rafforzati dalla Lagarde col Covid?

Non secondo l'Eurotower.

"È solo un ricalibramento fisiologico", spiegano fonti interne sentite da La Stampa, che richiamano alle conclusioni del recente Consiglio Direttivo e segnalano che la posizione della Bce resta quella di un mese fa, e cioè che la Bce "intende reinvestire il capitale rimborsato sui titoli in scadenza nel quadro del programma almeno sino alla fine del 2024", dopo che a giugno l'annuncio parallelo di rialzi ai tassi e ritirata dal quantitative easing da parte della Lagarde aveva scatenato un caos sui mercati.

Ma di fatto ad agosto-settembre la Bce ha, per la prima volta dall'inizio della pandemia, disinvestito e scelto di rinnovare titoli per un controvalore di 4,3 miliardi di euro detenuti nel portafoglio complessivo di bond europei.

Fonti finanziarie sentite dall'Ansa ricordano invece che a loro avviso la Bce potrebbe non aver ancora voluto ancora reinvestire titoli italiani che aveva nel portafoglio e che sono giunti a scadenza. Non attivando dunque, non ritenendo fosse il caso farlo, lo scudo anti-spread annunciato a luglio.

Cosa significa per l'Italia tutto ciò?

Una prima interpretazione è quella di una Bce attendista, che lavora sui tassi e in questa fase si tiene cauta sui titoli per evitare di irritare i "falchi" che chiedono lo stop totale al quantitativo easing in assenza di ulteriori necessità di stimolo dell'economia.

 Per l'Italia questo significa che l'Eurotower interverrebbe su spread o debito solo in caso di estrema necessità. Ad oggi il differenziale col Bund tedesco si aggira attorno ai 240 punti: ancora ben lontano dal livello di guardia, ma più che raddoppiato rispetto alla fase più attiva del Pepp, in cui era attorno o addirittura sotto i 100 punti base.

 

Una seconda prospettiva è quella di un messaggio politico volto a "saggiare" l'europeismo della coalizione vincitrice alle urne guidata da Giorgia Meloni.

Dimostrando di poter a suo piacimento aprire o chiudere i rubinetti per i titoli di un Paese l'Eurotower potrebbe aver voluto mandare un velato messaggio: abbiamo scelto di non reinvestire oggi, potremmo scegliere di non farlo anche domani, per esempio in caso di braccio di ferro tra la Meloni e Bruxelles su Pnrr o manovra, e dunque questo mostra a Roma che rimane Francoforte l'attore decisivo per la sicurezza finanziaria di Roma.

Terza ipotesi è legata alla volontà di capire fino a che livello gli investitori e i mercati possono, in questa fase, essere "supplenti" dell'investitore comunitario nel sostenere i debiti dei Paesi dell'Eurozona per ricalibrare futuri piani di acquisti dentro o fuori lo scudo anti-spread.

Il ragionamento, in quest'ottica, è legato al fatto che con debiti decennali europei che toccano rendimenti tra il 4,5 e il 5% in Paesi come l'Italia e i partner dell'Europa mediterranea e meridionale il rischio-Paese sia adeguatamente compensato dalle cedole prospettate per il futuro.

Ultimo scenario è legato alla prospettiva che, politicamente, il terreno per l'applicazione dello scudo anti-spread e degli acquisti di titoli in forma emergenziale per aiutare i Paesi dell'Eurozona in difficoltà su rendimenti e differenziali non abbia ancora trovato una definizione precisa.

 Sopra che soglia intervenire per sanare una forbice eccessiva? Con che tempismo? Con quali misure partire? Tutte domande che la Bce si pone mentre nel Consiglio Direttivo si confrontano diverse vedute, da quella del falco tedesco Isabel Schnabel che spinge per tassi alti e ridotti reinvestimenti a quella della "colomba" irlandese Philip Lane, capo economista che ha dato anche consigli sul coordinamento tra politica monetaria e fiscale per la riduzione delle disuguaglianze.

Lo scudo anti-spread, si è capito, avrà una forte componente di discrezionalità e in quest'ottica le mosse della Bce possono aprire tanto a una fase di stallo, e dunque incertezza finanziaria per l'Italia, quanto mostrare fiducia per le prospettive dell'Italia.

In quest'ottica per l'Italia mosse di questo tipo impongono di essere pronti a garantire il decisivo presidio politico sull'Eurotower per indirizzare, quando e se necessario, su Roma gli stimoli e togliere a falchi e rigoristi il potere di vita e di morte sui piani di riacquisto che, questo va tenuto in conto, non sono scontati.

L'Italia può contare in un presidio fondamentale alla Bce nel membro del board e fedelissimo di Mario Draghi, Fabio Panetta, di cui molto spesso si parla come prossimo Ministro dell'Economia e delle Finanze.

Ma ora più che mai il ruolo di Panetta deve essere quello di pontiere tra Roma e Francoforte e garante della possibilità che mai le mosse della Bce si ritorcano in un disinvestimento di massa dei Btp dovuto a pregiudizi politici verso il governo nascente.

 

 

 

Davos esulta: siamo ridotti a gregge.  

Laverita.info – Boni Castellane – (6 ottobre 2022) ci dice:

 

(Gli uomini di Davos, con a capo Klaus Schwab e i soci globalisti arcobaleno, ci hanno ridotto a gregge seguendo la loro dottrina. Ndr)

Uno studio del “Word Economic Forum” conferma che i divieti Covid ci hanno preparato a obbedire ai sacrifici bellici.

Basta che le nostre élite dicano che sono in nome del bene.

Di una cosa possiamo essere certi: non stiamo vivendo tempi ordinari; qui qualcosa sta cambiando radicalmente. Lo scorso 14 settembre 2022 il Word economic forum ha pubblicato uno studio in cui si dice apertamente che le misure adottate per la pandemia da Covid-19 dimostrano come le persone possano essere forzate, anche profondamente, ad adottare comportamenti virtuosi.

Il testo dello studio si trova sul sito Web e della sua inquietante presenza ci ha già informato Alessandro Rico ai tempi, si tratta di un report relativo agli incontri dal titolo “Sustainable develoment impact”.  

Il relatore, come in un film di genere distopico, è un oscuro funzionario del ministero indiano per gli Affari urbani. Tentiamo una lettura sincopale dell’evento, per circoscrivere le vere intenzioni e le linee guida di lungo termine che questa misteriosa organizzazione, che ci tiene così tanto ad attirare l’attenzione su di sé e sull’ immenso potere, cerca di imporre ai governi di tutto il mondo, che, guarda caso, spesso accettano il consiglio.

Nel documento si dice chiaramente che il mondo ha sopportato con la rassegnazione del gregge misure improvvise, inedite, non spiegate, di non diretta accertabilità, contradditorie, invasive e lesive delle libertà personali, in nome del bene, cioè del contrasto al CVovid-19.

Il candore con cui i membri del WEF cercano di emulare i personaggi del Dott. Stranamore di Stanley Kubrick ci deve far riflettere su come l’apparato coreografico sia indispensabile per convincere una popolazione di meri utenti social. Se solo, ad esempio, riflettessimo per un attimo della sorprendente mutazione dei militanti della sinistra estrema, quelli che una volta si chiamavano “no global”, dall’adesione totale alla ricostruzione di Michael Moore,

sull’ 11 settembre all’andare in macchina da soli con mascherina Ffp2, ci convinceremmo che è stato il sistema emotivo e parafernale a convincerli e non certo gli argomenti.

E proprio a questa cosa si riferisce lo studio del WEF: la gente, se condotta dai media e dalla politica in maniera coordinata, sviluppa un effetto gregge talmente efficace che le si può ordinare qualsiasi cosa.

Nulla di nuovo sotto il sole, lo disse già un centinaio di anni fa Gustave Le Bon – lettura privilegiata dei dittatori del novecento – e tutto il marketing da Vance Packard in poi, non ha fatto altro che ribadirlo.

E che dire di quella grande struttura pedagogica, distante e ostile che prende il nome di Unione europea i cui vertici hanno inanellato nel corso degli anni errori su errori facendoli tutti pagare ai sistemi produttivi dei vari Paesi membri?   

Che dire dello smantellamento degli approvvigionamenti autonomi, delle reti gas gestite dai vari Paesi secondo le esigenze di ciascuno, che la Ue ha imposto in questi vent’anni per mero pregiudizio ideologico?

Che dire delle demenziali auto-sanzioni che non porteranno ad altro che all’inverno del nostro scontento, fatto di temperature glaciali nelle case e di distacchi elettrici da stato di guerra, giustificati dalle favole sulle rinnovabili e sulla “rivoluzione green” decisa da chissà chi, chissà quando?

Dando per scontato che il Word Economic Forum di Klaus Schwab (costruttore di bombe atomiche in Sud Africa! Ndr) e l’Unione europea agiscano nel totale ed esclusivo interesse del bene, del resto il nome già parla chiaro, come dubitare? Quale retrogrado complottista potrà mai negare che se è per ottenere il bene con ogni mezzo è lecito e ogni sacrificio giustificato? Se il fine ultimo è il conseguimento del bene, cosa sarà ami mettere una mascherina, stare in casa, perdere il lavoro e iniettarsi numerose e ravvicinate dosi di un vaccino appena inventato o, come consiglia Emmanuel Macron (uomo di Davos! Ndr), mettersi un maglione in più per combattere il freddo nelle case?

Si arriva così alla logica conclusione: visto che la gente in questi due anni ha accettato tutto (evidentemente non se l’aspettavano), si può ritenere dimostrato che chiedere a quelle stesse persone i lockdown climatici per diminuire le emissioni di anidride carbonica o per mantenere le sanzioni alla Russia è una cosa possibile, anzi auspicabile.

E qui occorre non cade nella trappola delle obiezioni nel merito: dire che un  bene imposto non è più bene, che la libertà è sacra e che  ridurre l’umanità a gregge va contro l’imperativo categorico Kantiano, significa non vere l’aspetto in  realtà più pericoloso: l’esistenza di entità internazionali avulse da ogni controllo che, il maniera totalmente autonoma, elaborano strategie politiche che toccano la vita umana in ogni suo aspetto e le comunicano ai governi mondiali sotto forma di agenda da eseguire.

Ma se il bene è già deciso dal Word Economic Forum di Klaus Schwab o dalla Ue, a cosa servono, non dico Dio, ma i governi eletti dalle varie nazioni?  

Non sarà che questo susseguirsi di idiozie a la Philip K. Dick presentate come verità calate dall’alto, nasconda il vero tentativo e cioè il superamento della democrazia stessa e l’approdo nella post-democrazia?

Non sarà che i “PASTORI” che governano il pianeta ritengono ormai superfluo tenere in piedi lo spettacolo democratico e preparano il nuovo mondo della semplice conduzione del gregge tramite conferenze internazionali e influencer addomesticati?     

            

 

 

 

Alexander Dugin: "Il Governo Lega-M5s”

è stata un'occasione storica persa.

Meloni? Avrà futuro"

 Huffpostpost.it -Redazione- (3-5- 2022) -ci dice:

Il filosofo considerato l'ideologo del Cremlino all'Adnkronos: "Putin non ascolterà né il Papa né Salvini: inutili i viaggi a Mosca".

Cosa direbbero Papa Francesco o Salvini a Putin? Fermare tutto immediatamente.

Ma Putin lo sa in anticipo e non ascolterà".

Parla così Aleksandr Dugin, filosofo e politologo considerato l’ideologo del presidente russo Vladimir Putin, in un’intervista rilasciata all'AdnKronos commentando le ipotesi di trasferte a Mosca, a partire da quella del Papa, di cui il santo Padre parla oggi con il Corriere della Sera.

Dugin cita anche Matteo Salvini, che secondo rumors circolati sulla stampa italiana potrebbe organizzare una missione per la pace a Mosca (ipotesi smentita dallo stesso leader della Lega).

 Per Dugin, quindi, le trasferte a Mosca non avrebbero alcun risultato, mentre "è importante evitare che la situazione peggiori, cioè che l'Ue sia coinvolta in un confronto militare diretto con la Russia. Ma per questo non c'è bisogno di incontrare Putin", sottolinea.

“L'unico consiglio che posso dare agli europei in questo momento è di scegliere la vita sulla morte e di non farsi coinvolgere nell'alimentare il conflitto chiedendo un intervento diretto delle truppe della Nato.

Questo porterà alla Terza Guerra Mondiale e all'annientamento nucleare dell'umanità", prosegue Aleksandr Dugin dicendo la sua sul ruolo della Ue nella guerra.

"Per la Russia - avverte - la vittoria in questa operazione equivale alla domanda: essere o non essere. L'Europa stessa non interessa i russi, nessuno la invade".                                                                

Dugin parla poi dei rapporti tra il nostro Paese e Mosca.

"L'Italia è sempre stata un paese amico e molto vicino alla Russia.

Lo abbiamo sempre apprezzato e valorizzato. Ma dopo la fine del governo gialloverde, il potere in Italia, ahimè, è finito nelle mani dei liberali globalisti, che sono totalmente dipendenti dalle politiche dei democratici (Biden-Soros) a Washington", dice il filosofo.

Per l'ultra-nazionalista vicino al Cremlino "non ci sono poteri sovrani in Europa in grado di perseguire una qualsiasi politica nazionale o europea propria. L'Italia, quando Salvini era un populista di destra e i Cinque stelle populisti di sinistra, e quando potevano accordarsi tra di loro, aveva una possibilità storica". "Oggi si sente la mancanza. Non credo sarà così per sempre, ma per un po'", conclude il filosofo russo riferendosi all'asse Lega-Movimento 5 Stelle. 

"Ho un buon presentimento sulla Meloni.

Per quanto riguarda il partito Fratelli d'Italia, penso che sia stata la più critica nei confronti delle misure anti-Covid e la più lontana dalle politiche fallimentari del globalista e liberale Draghi", ha aggiunto Aleksandr Dugin.

E ancora: "Ma non c'è un ruolo per lei o per chiunque altro in questa crisi - dice con riferimento allo scontro Russia-Ucraina -. È al di là del suo potere e anche del potere dell'Italia intera.

È al di là del potere dell'Ue. Perché la Russia è sovrana e l'Ue no. Ma in futuro il ruolo della Meloni, se seguirà rigorosamente gli ideali e i valori che proclama, sarà, secondo me, molto significativo", prevede l'ideologo russo.

"Quando l'Italia - con la Meloni o chiunque altro - diventerà sovrana, allora e solo allora le cose cominceranno ad andare.

Ma i russi amano l'Italia e gli italiani e non sono arrabbiati per le sanzioni. Capiamo molto bene che siete sotto l'occupazione globalista atlantista. Che Dio vi dia la vera libertà. Gli italiani sono un popolo grande e bello. Io credo in loro", conclude Dugin.

 

 

Il Great Reset fase 2: Guerra.

Sinistrainrete.info- Paolo Selmi – (29 -3 2022) – ci dice:

(nogeoingegneria.com/timeline/progetti/benvenuti-nella-seconda-fase-del-great-reset-la-guerra/)

(winteroak.org.uk/2022/03/09/the-great-reset-phase-2-war/)

Mentre la pandemia ha acclimatato il mondo al lockdown, normalizzato l’accettazione di farmaci sperimentali, accelerato il più grande trasferimento di ricchezza alle multinazionali decimando le PMI e adattato la memoria muscolare delle operazioni della forza lavoro in preparazione per un futuro cibernetico, è stato necessario un vettore aggiuntivo per accelerare il collasso economico prima che le nazioni possano “ricostruire meglio “.

Di seguito presento diversi modi in cui l’attuale conflitto tra Russia e Ucraina è il prossimo catalizzatore dell’agenda Great Reset del World Economic Forum di Klaus Schwab, facilitato da una rete interconnessa di stakeholder globali e da una rete diffusa di partenariati pubblico-privato.

1. La guerra tra Russia e Ucraina sta già provocando un’interruzione senza precedenti delle catene di approvvigionamento globali, esacerbando la carenza di carburante e inducendo livelli cronici di inflazione.

Mentre le tensioni geopolitiche si trasformano in un conflitto prolungato tra la NATO e l’asse sino-russo, una seconda contrazione potrebbe far precipitare l’economia nella stagflazione.

Negli anni a venire, la combinazione di crescita inferiore alla media e inflazione incontrollata costringerà una sottoclasse economica globale a contratti di micro-lavoro e posti di lavoro a basso salario in una gig economy emergente.

Un’altra recessione aggraverà la sete di risorse globali, restringerà la portata dell’autosufficienza e aumenterà significativamente la dipendenza dai sussidi governativi.

Con l’impoverimento di una parte significativa della forza lavoro mondiale che si profila all’orizzonte, questo potrebbe ben essere un preludio all’introduzione di un reddito di base universale, che porta a un ordine neofeudale altamente stratificato.

Pertanto, la minacciosa previsione del World Economic Forum che “non possederemo nulla e saremo felici” entro il 2030 sembra svolgersi con una rapidità terrificante.

2. Le ricadute economiche della guerra porteranno a un drastico ridimensionamento della forza lavoro globale.

Gli architetti del Great Reset di Klaus Schwab hanno anticipato questa tendenza per diversi anni e sfrutteranno questa turbolenza economica spingendo il ruolo delle tecnologie dirompenti per affrontare le sfide globali e alterare radicalmente i modelli di business tradizionali per stare al passo con i rapidi cambiamenti tecnologici.

Come la pandemia, la preparazione alle catastrofi nell’era del conflitto si baserà in modo significativo sulla volontà di abbracciare innovazioni tecnologiche specifiche nella sfera pubblica e privata in modo che le generazioni future possano soddisfare la domanda di lavoro del Grande Reset.

Un tema ricorrente in Shaping the Future of the Fourth Industrial Revolution di Klaus Schwab è che le innovazioni tecnologiche e scientifiche rivoluzionarie non saranno più relegate nel mondo fisico che ci circonda, ma diventeranno estensioni di noi stessi. (Transumano).

Sottolinea il primato delle tecnologie emergenti in una forza lavoro di prossima generazione e sottolinea l’urgenza di portare avanti piani per digitalizzare diversi aspetti della forza lavoro globale attraverso soluzioni scalabili basate sulla tecnologia.

Coloro che guidano il Grande Reset di Klaus Schwab cercano di gestire il rischio geopolitico creando nuovi mercati che ruotano attorno a innovazioni digitali, strategie elettroniche, lavoro di telepresenza, intelligenza artificiale, robotica, nanotecnologie, Internet delle cose e Internet dei corpi.

 

La velocità vertiginosa con cui vengono implementate le tecnologie di intelligenza artificiale suggerisce che l’ottimizzazione di tali tecnologie riguarderà inizialmente le industrie e le professioni tradizionali che offrono una rete di sicurezza per centinaia di milioni di lavoratori, come l’agricoltura, la vendita al dettaglio, la ristorazione, la produzione e le industrie dei corrieri.

Molti dei posti di lavoro che andranno persi negli anni a venire si stavano già avviando verso la ridondanza ed è improbabile che vengano recuperati una volta che la polvere si sarà depositata.

Tuttavia, l’automazione sotto forma di robot, software intelligente e apprendimento automatico non si limiterà a lavori di routine, ripetitivi e prevedibili.

I sistemi di intelligenza artificiale sono sull’orlo dell’automazione all’ingrosso di vari lavori impiegatizi, in particolare in aree che coinvolgono l’elaborazione delle informazioni e il riconoscimento di schemi come contabilità, risorse umane e posizioni dirigenziali intermedie.

Sebbene anticipare le tendenze future dell’occupazione non sia un compito facile, è sicuro affermare che la minaccia combinata di pandemie e guerre significa che la forza lavoro è sull’orlo di un rimpasto senza precedenti con la tecnologia che rimodella la logistica, minacciando potenzialmente centinaia di milioni di impiegati e impiegati. , determinando il più grande e rapido spostamento di posti di lavoro nella storia e prefigurando un cambiamento del mercato del lavoro che prima era inconcepibile.

Sebbene sia stato a lungo previsto che il maggiore utilizzo della tecnologia nel settore privato comporterebbe enormi perdite di posti di lavoro, i blocchi pandemici e l’imminente interruzione causata da una guerra accelereranno questo processo e molte aziende non avranno altra scelta che licenziare il personale e sostituirlo con soluzioni tecnologiche creative solo per la sopravvivenza delle loro attività.

In altre parole, molti dei posti di lavoro che andranno perduti negli anni a venire stavano già andando verso la ridondanza ed è improbabile che vengano recuperati una volta che la polvere si sarà depositata.

3. La guerra ha ridotto significativamente la dipendenza dell’Europa dal settore energetico russo e ha rafforzato la centralità degli Obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite e le emissioni nette zero che sono al centro del Grande Reset.

I politici che hanno marciato al passo con il Grande Reset hanno sfruttato le dure sanzioni contro la Russia accelerando il passaggio all’energia “verde” e ribadendo l’importanza della decarbonizzazione come parte della “lotta contro il cambiamento climatico”.

Tuttavia, sarebbe molto miope presumere che il Great Reset sia in definitiva orientato verso l’equa distribuzione di idrogeno “verde” e combustibili sintetici a emissioni zero in sostituzione di benzina e diesel.

Sebbene gli SDG delle Nazioni Unite siano cruciali per la ripresa post-pandemia, ancora più importante, sono fondamentali per il restyling del capitalismo degli azionisti che ora viene decantato dalle élite di Davos diretta da Klaus Schwab come “capitalismo degli stakeholder “.

Ciò accentrerà il potere nelle mani degli stakeholder capitalisti con il pretesto benevolo di reinventare il capitalismo attraverso mezzi più equi e più ecologici.

In termini economici, questo si riferisce a un sistema in cui i governi non sono più gli arbitri finali delle politiche statali poiché le società private non elette diventano i fiduciari de facto della società, assumendosi la responsabilità diretta di affrontare le sfide sociali, economiche e ambientali del mondo attraverso la cooperazione macroeconomica e un modello multi-stakeholder di governance globale.

In un tale costrutto economico, i conglomerati di asset holding possono reindirizzare il flusso di capitale globale allineando gli investimenti agli SDG delle Nazioni Unite e configurandoli come conformi alla governance ambientale, sociale e aziendale (ESG) in modo che nuovi mercati internazionali possano essere costruiti sul disastro e miseria di potenzialmente centinaia di milioni di persone che stanno vacillando per il collasso economico causato dalla guerra.

Pertanto, la guerra offre un enorme impulso ai governi che spingono il ripristino a perseguire attivamente l’indipendenza energetica, modellare i mercati verso una “crescita verde e inclusiva” e infine spostare le popolazioni verso un sistema cap-and-trade, altrimenti noto come economia del credito di carbonio.

Questo accentrerà il potere nelle mani degli stakeholder capitalisti con il pretesto benevolo di reinventare il capitalismo attraverso mezzi più equi ed ecologici, usando slogan ingannevoli come “Build Back Better” senza sacrificare l’imperativo di crescita perpetua del capitalismo.

4. La carenza di cibo creata dalla guerra offrirà un grande vantaggio all’industria della biologia sintetica poiché la convergenza delle tecnologie digitali con la scienza dei materiali e la biologia trasformerà radicalmente il settore agricolo e incoraggerà l’adozione di alternative a base vegetale e coltivate in laboratorio su un piano scala globale.

Russia e Ucraina sono entrambi panieri del mondo e la grave carenza di cereali, fertilizzanti, oli vegetali e alimenti essenziali catapulterà l’importanza della biotecnologia per la sicurezza alimentare e la sostenibilità e darà vita a diverse start-up di imitazioni di carne simili a “Cibi impossibili” che è stato cofinanziato da Bill Gates.

Ci si può quindi aspettare che una maggiore regolamentazione del governo inaugurerà una drastica revisione della produzione e della coltivazione industriale di alimenti, a beneficio in ultima analisi, degli investitori dell’agrobusiness e delle biotecnologie, poiché i sistemi alimentari saranno riprogettati attraverso tecnologie emergenti per coltivare proteine ​​”sostenibili” e colture brevettate geneticamente CRISPR.

5. L’esclusione della Russia da SWIFT (The Society for Worldwide Interbank Financial Telecommunication) prefigura un ripristino economico che genererà esattamente il tipo di contraccolpo necessario per rinchiudere vaste fasce della popolazione mondiale in una griglia di controllo tecnocratica.

Come hanno affermato diversi economisti, l’armamento di SWIFT, CHIPS (The Clearing House Interbank Payments System) e del dollaro USA contro la Russia stimolerà solo rivali geopolitici come la Cina ad accelerare il processo di de-dollarizzazione.

Il principale benefattore delle sanzioni economiche contro la Russia sembra essere la Cina, che può rimodellare il mercato eurasiatico incoraggiando gli stati membri della Shanghai Cooperation Organization (SCO) e dei BRICS a bypassare l’ecosistema SWIFT e regolare i pagamenti internazionali transfrontalieri in Yuan digitale.

Mentre la domanda di criptovalute vedrà un enorme picco, è probabile che ciò incoraggi molti governi a regolamentare sempre più il settore attraverso blockchain pubbliche e imporre un divieto multilaterale sulle criptovalute decentralizzate.

Il passaggio alle criptovalute potrebbe essere la prova generale per accelerare eventualmente i piani per denaro programmabile supervisionato da un regolatore federale, portando a un maggiore accrescimento di potere nelle mani di una potente tecnocrazia globale e sigillando così la nostra schiavitù alle istituzioni finanziarie.

Credo che questa guerra porterà le valute alla parità, annunciando quindi un nuovo momento di Bretton Woods che promette di trasformare il funzionamento della cooperazione bancaria internazionale e macroeconomica attraverso la futura adozione delle valute digitali della banca centrale.

6. Questa guerra segna un importante punto di svolta nell’aspirazione globalista a un nuovo ordine internazionale basato su regole ancorato in Eurasia.

Come ha affermato il “padre della geopolitica” Halford Mackinder più di un secolo fa, l’ascesa di ogni egemone globale negli ultimi 500 anni è stata possibile grazie al dominio sull’Eurasia. Allo stesso modo, il loro declino è stato associato alla perdita del controllo su quella massa fondamentale.

Questo nesso causale tra geografia e potere non è passato inosservato alla rete globale di parti interessate che rappresentano il WEF, molti dei quali hanno anticipato la transizione verso un’era multipolare e il ritorno alla competizione tra le grandi potenze tra l’influenza politica ed economica sfuggente dell’America e un urgente bisogno di ciò che i tecnocrati chiamano globalizzazione intelligente .

Mentre l’America cerca disperatamente di aggrapparsi al suo status di superpotenza, l’ascesa economica della Cina e le ambizioni regionali della Russia minacciano di capovolgere i punti assiali strategici dell’Eurasia (Europa occidentale e Asia Pacifico).

La regione in cui l’America in precedenza godeva di un’egemonia incontrastata non è più impermeabile alle crepe e potremmo assistere a un cambio della guardia che altera drammaticamente il calcolo della proiezione della forza globale.

Sebbene l’ambiziosa Belt and Road Initiative (BRI) cinese abbia il potenziale per unificare il mondo insulare (Asia, Africa ed Europa) e causare un cambiamento tettonico nel luogo del potere globale, la recente invasione dell’Ucraina avrà conseguenze di vasta portata per Trasporto ferroviario Cina-Europa.

Il presidente ucraino Zelensky ha affermato che l’Ucraina potrebbe fungere da porta della BRI verso l’Europa. Pertanto, non possiamo ignorare l’enorme partecipazione della Cina alle recenti tensioni sull’Ucraina, né possiamo ignorare l’ambizione di fondo della NATO di frenare l’ascesa della Cina nella regione limitando la vendita di risorse ucraine alla Cina e facendo tutto ciò che è in sua capacità per contrastare la moderna Via della Seta.

 

Poiché le sanzioni spingono la Russia a consolidare i legami bilaterali con la Cina e a integrarsi pienamente con la BRI, un blocco commerciale pan-eurasiatico potrebbe essere il riallineamento che costringe a una governance condivisa dei beni comuni globali e a un ripristino dell’era dell’eccezionalismo statunitense.

7. Con l’aumento delle speculazioni sull’impatto a lungo termine della guerra sui flussi commerciali bilaterali tra Cina ed Europa, il conflitto Russia-Ucraina catapulterà Israele, uno dei principali sostenitori del Grande Reset, a un’importanza ancora maggiore a livello internazionale.

Israele è un mercato BRI molto attraente per la Cina e il PCC è profondamente consapevole dell’importanza di Israele come avamposto strategico che collega l’Oceano Indiano e il Mar Mediterraneo attraverso il Golfo di Suez.

Inoltre, il governo cinese ha riconosciuto per molti anni il primato di Israele come hub tecnologico globale e ha sfruttato le capacità di innovazione di Israele per aiutare ad affrontare le proprie sfide strategiche.

Pertanto, è probabile che la mediazione di Naftali Bennet tra Mosca e Kiev influisca sul ruolo strumentale della Belt and Road Initiative (BRI) nell’espansione dell’impronta strategica regionale e globale della Cina e di Israele.

Lo status di Israele come uno dei principali hub tecnologici del futuro e gateway che collega l’Europa e il Medio Oriente è indissolubilmente legato alla rete di infrastrutture fisiche, come strade, ferrovie, porti e gasdotti che la Cina ha costruito negli ultimi dieci anni.

Israele è nelle fasi formative dell’esternalizzazione dei suoi interessi di sicurezza lontano dagli Stati Uniti e della copertura delle sue scommesse sull’asse sino-russo?

Già una potenza nel campo delle auto-tecnologie, della robotica e della sicurezza informatica, Israele aspira a essere la nazione centrale nel regno millenario e si prevede che le startup tecnologiche del paese svolgeranno un ruolo chiave nella quarta rivoluzione industriale spiegata da Klaus Schwab.

Rafforzare le sue relazioni in evoluzione con la Cina nel mezzo della crisi Russia-Ucraina potrebbe aiutare a spingere Israele in un egemone regionale per eccellenza con un’ampia quota di potere economico e tecnologico centralizzato che converge a Gerusalemme.

Mentre Israele intraprende gli sforzi per diversificare i suoi mercati di esportazione e gli investimenti lontano dagli Stati Uniti, pone una domanda importante.

Israele è nelle fasi formative dell’esternalizzazione dei suoi interessi di sicurezza lontano dagli Stati Uniti e della copertura delle sue scommesse sull’asse sino-russo?

8. È ormai risaputo da Klaus Schwab  che gli ID digitali sono un elemento centrale nell’agenda del Great Reset del World Economic Forum e devono essere semplificati in tutti i settori, nelle catene di approvvigionamento e nei mercati come un modo per far avanzare gli SDG delle Nazioni Unite 2030 e fornire servizi personalizzati e integrati in città intelligenti del futuro.

Molti hanno riflettuto su come una tale piattaforma può essere utilizzata per inaugurare un sistema globale di controllo e conformità tecnocratica della popolazione, incorporando l’umanità in una nuova catena del valore aziendale in cui i cittadini vengono estratti come data commodities per gli investitori ESG e i mercati delle obbligazioni del capitale umano e assegnati un punteggio sociale e climatico basato su quanto si confrontano con gli SDG delle Nazioni Unite.

Questa verifica continua delle persone e dei dispositivi connessi in ambienti intelligenti può aver luogo solo una volta che i nostri dati biometrici, le cartelle cliniche, le finanze, le trascrizioni dell’istruzione, le abitudini dei consumatori, l’impronta di carbonio e l’intera somma delle esperienze umane sono archiviati su un database interoperabile per determinare la nostra conformità con gli SDG delle Nazioni Unite, forzando così un cambiamento monumentale al nostro contratto sociale.

I passaporti vaccinali sono stati inizialmente pubblicizzati da partenariati pubblico-privato come punto di ingresso per gli ID digitali. Ora che tale logica ha fatto il suo corso, come potrebbero le attuali tensioni geopolitiche contribuire a ridimensionare quello che è il nodo chiave in un nuovo ecosistema digitale?

Le voci delle razioni potrebbero essere registrate sui registri blockchain sull’ID digitale per tenere traccia della nostra impronta di carbonio e delle abitudini di consumo durante un’emergenza nazionale.

L’Ucraina è stata tradizionalmente chiamata il paniere d’Europa e, insieme alla Russia, entrambe le nazioni sono i principali fornitori globali di cereali di base. Pertanto, la guerra ha tutte le caratteristiche di un cigno nero per le merci e l’inflazione.

Con un’economia sull’orlo del collasso a causa di una crisi dell’offerta globale, credo che i tremori economici che ne deriveranno scateneranno emergenze in tempo di guerra in tutto il mondo e al pubblico verrà detto di prepararsi al razionamento.

Una volta che ciò avviene, l’adozione multilaterale di ID digitali che si interfacciano con le valute digitali della banca centrale può essere pubblicizzata come la soluzione per gestire e distribuire in modo efficiente le razioni domestiche in uno stato di emergenza ed eccezione senza precedenti.

La Banca d’Inghilterra ha già lanciato la prospettiva di contanti programmabili che possono essere spesi solo per beni essenziali o beni che un datore di lavoro o un governo ritengono sensati.

Una volta che all’emittente viene concesso il controllo su come viene speso dal destinatario, diventerà quasi impossibile funzionare adeguatamente senza un ID digitale, che sarà necessario per ricevere pacchi alimentari e ottenere un mezzo di sussistenza di base. Pensa a UBI (Universal Basic Income).

Se l’inflazione alimentare continua su una traiettoria al rialzo senza segni di cedimento, i governi potrebbero istituire controlli sui prezzi sotto forma di razionamento e le voci delle razioni potrebbero essere registrate su registri blockchain sull’ID digitale per tenere traccia della nostra impronta di carbonio e delle abitudini di consumo durante un’emergenza nazionale.

9. L’Europa è direttamente sulla linea di tiro una volta che è in corso una guerra ibrida tra la NATO e l’asse sino-russo.

Sarebbe negligente ignorare il pericolo chiaro e presente rappresentato da un attacco informatico a banche e infrastrutture critiche o anche da uno scambio nucleare provvisorio e tattico con missili balistici intercontinentali (ICBM).

Non riesco a vedere come una parte in guerra non sarà limitata dalla dottrina della distruzione reciprocamente assicurata, quindi è improbabile una ricaduta termonucleare.

Tuttavia, l’uso di tecnologie di accesso remoto per cancellare la memoria di sistema dall’apparato bancario SWIFT o dal sistema di pagamento interbancario transfrontaliero può potenzialmente rendere non operativa gran parte dell’economia internazionale e mandare in tilt il dollaro.

Se si verificasse un evento di tali proporzioni catastrofiche, ciò comporterebbe senza dubbio crescenti richieste di revisione della sicurezza informatica. Le ricadute di un tale evento potrebbero benissimo stabilire un nuovo protocollo di sicurezza globale in base al quale i cittadini devono possedere un ID digitale come misura di sicurezza nazionale necessaria.

Si può immaginare come l’accesso a Internet o ai servizi pubblici a seguito di un attacco informatico a livello nazionale possa richiedere ai cittadini di utilizzare un ID digitale per autenticare che le loro attività e transazioni online provengono da una fonte legittima e non dannosa.

Ci sono poche coincidenze in politica.

10. Le implicazioni economiche di questa guerra saranno così disastrose che i governi e il settore pubblico richiederanno un’iniezione significativa di capitale privato per far fronte alla carenza di finanziamenti.

Ciò renderà effettivamente obsoleta la tradizionale separazione dei poteri tra le istituzioni bancarie centrali e i governi, poiché i primi saranno posizionati per influenzare in modo sproporzionato la traiettoria fiscale degli stati nazione, la cui sovranità sarà svuotata dalla cattura all’ingrosso di governi da parte delle banche centrali e hedge fund.

Pertanto, il modello di stato nazione viene gradualmente ribaltato da una tecnocrazia globale, costituita da un consorzio non eletto di leader dell’industria, oligarchi delle banche centrali e istituzioni finanziarie private, la maggior parte dei quali sono prevalentemente attori corporate non statali che tentano di ristrutturare la governance globale e arruolare stessi nel processo decisionale globale.

Pertanto, il futuro delle relazioni internazionali e della trasformazione sociale, economica e politica che il mondo sta attraversando alla luce della pandemia e del conflitto Russia-Ucraina non sarà deciso dal multilateralismo e dai rappresentanti eletti degli Stati sovrani.

Piuttosto, sarà deciso attraverso una rete di partenariati multi-stakeholder che sono motivati ​​dalla politica dell’opportunità e non responsabili nei confronti di alcun elettorato o obbligati a nessuno stato e per i quali concetti come sovranità e diritto internazionale sono privi di significato.

 

 

 

I GLOBALISTI SONO ENTRATI NELLA FASE DI UCCISIONE DEL GREAT RESET; RICORDATE LE PREVISIONI DI DEAGEL SULLA POPOLAZIONE? ORA HA COMPLETAMENTE SENSO.

Nogeoingegneria.com- Leo Hohmann – (30 MAGGIO 2022) - ci dice:

(leohohmann.com/2022/05/26/globalists-have-entered-the-kill-phase-of-great-reset-remember-the-deagel-population-forecast-it-now-makes-total-sense/)

Questa è stata una settimana importante per i globalisti. Sentono che è arrivato il loro momento, il momento di lanciare la fase più difficile del Grande Reset, in modo da poter procedere con quella che chiamano la Quarta Rivoluzione Industriale di Klaus Schwab.

La Quarta Rivoluzione Industriale, come spiega il guru del World Economic Forum Klaus Schwab, porterà alla “fusione” delle identità fisiche, biologiche e digitali di ogni essere umano. Si tratta in sostanza dell’alba di una nuova era basata sul transumanesimo e sulla tecnocrazia, qualcosa di simile a quanto descritto nel romanzo Brave New World. Ma non possono arrivarci finché non resettano tutto. Uccidere il vecchio. Portare il nuovo.

Per resettare il mondo non basta premere un pulsante. Richiede una serie di crisi globali ben progettate, come Schwab e il suo principale consigliere Yuval Noah Hariri hanno detto in più di un’occasione.

Questa settimana i globalisti si sono riuniti a Ginevra in occasione di World Health Assembly e a Davos in occasione del World Economic Forum summit. Le due città, Ginevra e Davos, si trovano entrambe in Svizzera, a circa tre ore di distanza in auto. Tra questi due incontri, la classe predatrice globalista riceverà le istruzioni su cosa fare e cosa aspettarsi nei prossimi 12 mesi. Definisco questa finestra di 12 mesi la salvezza iniziale dalla fase di uccisione del Great Reset.

Schwab ha aperto l’incontro di Davos affermando che “il futuro non sta solo accadendo; il futuro è costruito da noi, da una comunità potente, come voi qui in questa sala”.

Schwab ha detto che “dobbiamo prepararci a un mondo più arrabbiato”, io lo considero un brutto segnale il fatto che i globalisti stanno diventando ansiosi, sentendo che se non prendono presto provvedimenti drastici, tutti i loro piani per erigere un governo globale potrebbero andare sprecati.

Schwab ha aggiunto che “abbiamo i mezzi per migliorare lo stato del mondo, ma sono necessarie due condizioni:

“La prima è che agiamo tutti come stakeholder di comunità più grandi.

“La seconda è che collaboriamo”.

La mia domanda a Klaus è questa: Collaborare su cosa?

E cosa intende esattamente per “migliorare” lo stato del mondo?

Miglioramenti per chi? Credo che si riferisca al miglioramento delle condizioni per l’1% che gestisce le grandi banche, le aziende e i loro tirapiedi, che potrebbero arrivare al 3 o 4%. Per il resto di noi, hanno in programma la miseria.

È il momento di fare una cernita.

Se guardiamo all’agenda del WEF/ONU, sostenuta con convinzione dai governi di Stati Uniti, Regno Unito, Unione Europea, Canada e Australia, tutto fa pensare a un abbattimento di massa della popolazione umana. Hanno innescato la fase di uccisione.

A loro avviso, possiamo dedurre dalla loro retorica, l’abbattimento è necessario per salvare il pianeta e le sue risorse per loro, le élite globaliste rappresentate questa settimana a Davos e Ginevra.

Ci hanno anticipato i loro piani. Lo fanno sempre. Non possederemo nulla, non avremo privacy e impareremo ad apprezzare la totale dipendenza dal governo e dai suoi partner aziendali per la nostra stessa sopravvivenza.

David Beasley, direttore esecutivo del Programma Alimentare Mondiale delle Nazioni Unite, è intervenuto a Davos e ha dato notizie positive. Guardate i suoi brevi commenti.

Nel suo discorso ufficiale al WEF, Beasley ha spiegato che la situazione alimentare globale era già grave prima della guerra in Ucraina, ma che da allora la situazione si è aggravata fino a diventare quella che ha definito la peggiore crisi umanitaria dalla Seconda Guerra Mondiale.

Poi c’è l’inquietante copertina dell’Economist Magazine. Si tratta di una pubblicazione di proprietà dei Rothschild che si rivolge all’élite dei globalisti. La copertina raffigura un campo di grano, con i chicchi di grano rappresentati come teschi, e il titolo è “La catastrofe alimentare in arrivo”.

Conservative Playlist riporta che la Fondazione Rockefeller, un altro club globalista con legami con Bill Gates, Schwab e il WEF, ha recentemente avvertito che una crisi alimentare globale di proporzioni bibliche dovrebbe arrivare alle nostre porte entro cinque o sei mesi.

Il presidente della Fondazione Rockefeller, Rajiv Shah, ha descritto ciò che si prospetta come una “crisi alimentare massiccia e immediata” che colpirà il mondo intero, senza lasciare alcun Paese indenne.

Non si tratta di comunismo perché, se lo fosse, le grandi aziende non sarebbero tutte coinvolte. Si tratta di tecnocrazia, che utilizza il potere della raccolta dei dati e della tecnologia di sorveglianza avanzata, che sfrutta in ogni punto di contatto: in campo medico, nei media e nei social media, nella scienza, nell’istruzione, a livello di vendita al dettaglio, a livello militare e di biosicurezza.

Ma come, si chiede la gente, faranno in modo che non possediamo nulla e affittiamo tutto dai miliardari e multimilionari?

Dico a queste persone che se fossero sveglie vedrebbero la risposta alla loro domanda in tempo reale.

Creando sempre più denaro e facendo deliberatamente scendere il valore del dollaro, la Federal Reserve e il sistema bancario vi costringono a pagare di più per meno.

Per sopravvivere, sia che apparteniate al ceto medio-basso, al ceto medio-alto o al ceto medio-alto, pagherete di più per lo stesso litro di benzina, gli stessi generi alimentari e gli stessi vestiti che avevate prima.

Per un po’ di tempo si può risparmiare comprando meno e riducendo gli sprechi, ma dopo un po’ si cercherà di ridimensionare l’auto, la casa, il cibo, tutto.

Ecco perché Mayer Rothschild ha detto: “Non mi interessa chi fa le leggi di un paese finché controllo i suoi soldi”.

Il piano è di farti pagare tutto al punto da prendere in affitto un piccolo appartamento in città vicino a una linea ferroviaria, sostituendo il tuo SUV con una mini auto elettrica (se te lo puoi permettere) o anche una bicicletta. Guarda la Cina. Questo è il futuro che hanno pianificato per noi.

Più dolore viene causato, più le élite si avvicinano alla possibilità di attuare il loro Grande Reset, con codici digitali QR attaccati a ogni essere umano che contengono tutte le vostre cartelle cliniche su un’applicazione per cellulare e che collegano l’applicazione anche al vostro conto bancario e alla vostra capacità di accedere a Internet. Questo è l’obiettivo.

Ma ecco l’inghippo.

Le élite globaliste miliardarie sanno che il loro piano è impopolare.

Sanno che almeno la metà della popolazione dei Paesi ricchi non accetterà mai di buon grado questo piano. Dovranno essere costretti in un momento di crisi orribile come la guerra o un’ondata di “emergenze di salute pubblica” e l’estrema privazione che tali crisi causano.

Poiché la stragrande maggioranza degli americani soffre di un pregiudizio di estrema normalità, non può vedere cosa sta per accadere. Saranno colti completamente alla sprovvista. Le sporadiche carenze che vedono ora nei negozi di alimentari, queste persone credono che si tratti solo di un inconveniente temporaneo che si risolverà presto. Niente di cui preoccuparsi.

Non vedono che la guerra e la carestia sono proprio dietro l’angolo. Quindi, quando arriveranno, saranno dominati dalla paura e dalla confusione. I livelli di ansia saranno alle stelle.

La maggior parte si sottometterà al sistema bestiale che viene eretto sulla scia di queste crisi prestabilite.

Per la regola dei terzi, il 25 e il 30% non si sottometterà mai a questo tipo di sistema. Lo abbiamo visto l’anno scorso con i vaccini, quando circa il 70% degli americani ha ceduto alla pressione del “fai la puntura”, ma il 30% ha resistito con forza.

Ora Stephane Bancel, amministratore delegato di Moderna, ammette che nessuno vuole i suoi vaccini e che deve buttarli via, 30 milioni di dosi per l’esattezza.

 È molto triste.

Il punto cruciale per le élite è questo: La popolazione è troppo grande e ingestibile per il tipo di società basata sulle risorse e sul controllo totale richiesto dalla loro tecnocrazia distopica, e se c’è qualcosa che una tecnocrazia non può tollerare è una popolazione consistente di persone che non sanno stare al loro posto. Credono ancora nella libertà di parola, nel Primo e nel Secondo Emendamento, nel fatto che le persone nascono maschi o femmine, cose all’antica come queste. Devono essere eliminati.

La fase di uccisione: Come si fa ad abbattere la popolazione?

Per questo motivo, siamo entrati nella fase di eliminazione del Grande Reset.

Tutto ciò che stanno facendo in questo momento, le cosiddette parti interessate, sta causando la morte prematura delle persone in alcuni Paesi chiave, dove abbiamo grandi popolazioni della classe media che sono abituate a vivere in modo relativamente libero.

Non sono adatti alla società della sorveglianza totale, in cui i vostri movimenti sono monitorati in tempo reale, le vostre abitudini di spesa sono monitorate e valutate, le vostre abitudini alimentari sono monitorate (la carne sarà un “trattamento raro”, dice il WEF). Tutte le attività della vostra vita saranno monitorate per calcolare e tracciare la vostra impronta di carbonio e valutare il vostro punteggio complessivo di credito sociale.

Diamo un’occhiata ai punti di attrito nella società in questo momento, fomentati dalle élite globaliste che gestiscono tutto, dai sistemi monetari e bancari alle grandi aziende, ai media, a Big Pharma e Big Tech.

Crolli di catene di approvvigionamento fabbricati e carenze di cibo, fertilizzanti e carburante, che porteranno alla carestia. Guardate il video qui sotto del deragliamento di un treno domenica scorsa ad Alberta, in Canada: il treno trasportava 43 container di potassa per il fertilizzante azotato di cui c’è disperato bisogno.

Promuovere vaccini killer e richiami, con il ritorno dell’obbligo vaccinale probabile entro l’autunno.

Fomentare i disordini civili, le sparatorie di massa e il conseguente gaslighting dei proprietari di armi americani con la retorica incendiaria proveniente dalla Casa Bianca. I media faranno da spalla all’amministrazione Biden quando questa si impegnerà per l’adozione di misure di controllo delle armi a livello nazionale.

Joe Scarborough e Mika Brzezinski della MSNBC sono solo due dei tanti media che fanno propaganda per conto delle agenzie di intelligence statunitensi. Dopo le sparatorie di massa a Buffalo e a Uvalde, in Texas, Mika e Joe hanno ribadito il messaggio che è giunto il momento che il governo dichiari illegali alcuni fucili.

Questo tipo di retorica, che minaccia di disarmare gli americani rispettosi della legge in un momento in cui la criminalità è fuori controllo, non farà altro che aumentare la voglia di comprare armi per proteggersi.

L’escalation della loro guerra per procura contro la Russia in una guerra regionale e infine mondiale. La Cina si giocherà la partita per Taiwan e l’Iran potrebbe prendersela con Israele. La Russia e la Cina sono semplicemente più preparate a questa guerra rispetto agli Stati Uniti e all’Europa.

Alimentare l’ossessione globalista per la mania dei transgender LGBTQ, al punto che è sotto gli occhi di tutti, ma soprattutto dei vostri figli, a scuola, nei campi estivi, nei Boy Scout e nelle Girl Scout, persino in molte chiese. Questo indebolisce ulteriormente il bacino di giovani confondendoli sul proprio genere e, insieme alla spinta di gay e lesbiche, fa sì che nascano meno bambini.

Tutte le politiche sopra descritte mirano a un unico obiettivo: lo spopolamento di massa.

Torno all’analisi fatta dalla Deagel Corp. diversi anni fa.

Deagel è un appaltatore militare che nel 2014 ha pubblicato una previsione di massiccia riduzione della popolazione fino all’anno 2025, quando l’America sarebbe scesa a soli 99 milioni di persone dagli oltre 330 milioni del 2014. Le nazioni dell’Europa occidentale, in particolare il Regno Unito e la Germania, vedrebbero un calo demografico altrettanto drastico.

In base ai calcoli di Deagel, ammesso che si rivelino anche solo lontanamente accurati, i luoghi più insicuri in cui vivere nei prossimi tre anni saranno gli Stati Uniti e il Regno Unito, seguiti dalla Germania e poi dal resto dei Paesi dell’Unione Europea. Questa previsione demografica è stata così controversa, mostrando riduzioni della popolazione dell’80% negli Stati Uniti e tra il 50 e l’80% per quasi tutti i Paesi dell’Europa occidentale, tanto che lo studio è misteriosamente scomparso dal sito web di Deagel post Covid nel marzo 2022.

Fino all’impatto della “pandemia” Covid e della conseguente campagna di vaccinazione di massa, molti ricercatori si grattavano la testa osservando i fogli di calcolo di Deagel. Ma ora cominciano ad avere più senso.

Il ricercatore Craig Paardekooper  ha recentemente pubblicato  il suo rapporto  sulle previsioni dello spopolamento globale basato su un aggiornamento dei numeri di Deagel . Puoi vedere le sue previsioni aggiornate per ogni paese. Mostra che gli Stati Uniti perdono il 70,2% della loro popolazione e il Regno Unito che perde il 78,5% entro il 2025.

[N.D.R. di OZ ALESSIA C. F. ALKA, vi giro qua sotto una analisi fatta dal mio caro amico, GRAZIE BERNY.]

Le previsioni di Deagel sembravano così inverosimili nel 2014 che alcuni hanno accusato Deagel di essere impegnato in un’operazione psichica. Ma forse Deagel aveva buone fonti a sostegno della sua analisi. Dopo tutto, la Fondazione Rockefeller aveva pubblicato la sua analisi “Lockstep” nel 2010, garantendo che le grandi pandemie avrebbero spazzato via decine di milioni di persone, e Bill Gates, l’uomo più ricco del mondo, era già entrato nella fase dei vaccini nel 2014, avendo spostato la sua attenzione qualche anno prima dai computer ai vaccini.

Naturalmente sappiamo che la prima “linea guida” incisa sul monumento delle Georgia Guidestones recita: “Mantenere l’umanità al di sotto di 500.000.000 di persone in perenne equilibrio con la natura”, il che rappresenta una riduzione di oltre il 90% degli abitanti della Terra. Un obiettivo che sembrava oltraggioso fino a quando non si è capito il senso della morte per avvelenamento e la prospettiva di una carestia globale e della Terza Guerra Mondiale, appena al di là dell’orizzonte dei titoli dei giornali quotidiani.

In conclusione: Viviamo in tempi strani, e credo che siano i tempi della fine. Dobbiamo tutti concentrarci sul temprare noi stessi fisicamente, mentalmente ed emotivamente per ciò che sta arrivando in America nei prossimi tre anni, rendendoci conto che il regno più importante è quello di temprare noi stessi spiritualmente.

Dio vi benedica tutti mentre vi preparate.

(leohohmann.com/2022/05/26/globalists-have-entered-the-kill-phase-of-great-reset-remember-the-deagel-population-forecast-it-now-makes-total-sense/)

  

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