VITA DIFFICILE PER I CITTADINI IN GUERRA.

 VITA DIFFICILE PER I CITTADINI IN GUERRA.

 

 

La sinistra sta usando il "consenso"

scientifico per bloccare

la libertà di parola in America.

Zerohedge.com- Tyler Durden – (20 OTT-2022) – ci dice:

(Stephen Moore via The Epoch Times).

 

È stato circa otto o 10 anni fa che la sinistra ha preso la decisione unilaterale di mettere a tacere ogni opposizione e ogni scetticismo sul cambiamento climatico dichiarando che il dibattito era finito.

Il "consenso scientifico" era stato raggiunto, come se fosse stato inviato su tavolette da Dio, che l'umanità stava causando il rapido riscaldamento del pianeta.

 Periodo. Fine della discussione.

 I dubbiosi saranno denunciati come negazionisti della scienza e spogliati delle loro credenziali scientifiche e imbavagliati dalla polizia del linguaggio.

Questa idea di consenso scientifico è, naturalmente, l'opposto diametralmente opposto di ciò che è l'indagine scientifica.

 È completamente astorico. Le più grandi menti e inventori della storia erano persone che sfidavano la saggezza convenzionale del giorno. È una versione aggiornata delle Società della Terra Piatta nel Medioevo che avrebbe imprigionato coloro che osavano mettere in discussione il consenso scientifico del tempo che la Terra era piatta. L'Inquisizione spagnola torturò gli eretici che mettevano in discussione l'ortodossia papale.

L'ironia degli inquisitori moderni è che sono le stesse persone che erano i profeti di sventura del 1970 che hanno sempre sbagliato sul futuro.

Queste erano le persone che spacciavano la "bomba demografica", che è fallita. Erano quelli che dicevano che la Terra si stava raffreddando e che eravamo diretti verso un'altra era glaciale.

Erano quelli che dicevano che stavamo esaurendo l'energia, il cibo e i terreni agricoli, e che eravamo diretti verso un futuro da incubo malthusiano. Sbagliato. Sbagliato. Sbagliato.

Penseresti che si sarebbero sentiti umiliati. Ma stanno ribadendo la loro certezza di essere le fonti della saggezza. E ora stanno diventando pericolosi con le loro tattiche pesanti per schiacciare il dissenso.

Considera cosa è successo in California e presto arriverà negli stati blu vicino a te. Il governatore democratico Gavin Newsom ha appena firmato una legge che revocherà la licenza medica di un medico per aver trasmesso "disinformazione" (definita come deviazione dal "consenso" degli esperti) su COVID-19 e sui suoi trattamenti.

Ricordate, a proposito, che questo viene dalle stesse persone che hanno detto che il consenso scientifico era quello di chiudere scuole e aziende per fermare la diffusione di COVID-19 e che i bambini di 5 anni dovevano essere vaccinati – ancora un'altra serie di decisioni catastrofiche e sbagliate da parte degli "esperti".

Da quando il governo ha il diritto di censurare i medici? Che fine ha fatto il segreto medico-paziente? Che cosa è successo al "mio corpo, alla mia scelta"? Anche Leana Wen, ex leader di Planned Parenthood e zar della salute di Baltimora, avverte che questa legge "avrà un effetto raggelante sulla pratica medica".

Teme che i medici possano essere sospesi o vedersi revocare le licenze "per aver offerto una guida sfumata su una questione complessa che è difficilmente risolta dalla scienza esistente".

Quelli accusati di "disinformazione" sarebbero soggetti alla disciplina del Medical Board of California, 13 dei cui 15 membri sono nominati nientemeno che da Newsom. Dovremmo chiamarlo il "comitato dell'inquisizione".

Questi sono gli hacker politici che decideranno cosa trasgredisce il consenso scientifico.

Durante COVID-19, sia i Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie che Anthony Fauci, direttore del National Institute of Allergy and Infectious Diseases, assomigliavano a banderuole mentre il "consenso scientifico" sembrava cambiare sulla pandemia di giorno in giorno.

 Lo stesso Newsom ha prima insistito sul fatto che le restrizioni di viaggio erano razziste e non necessarie, che le maschere erano superflue e che la California aveva l'infezione sotto controllo. Se la sua legge sulla censura fosse esistita, i medici che non erano d'accordo con lui sarebbero stati puniti per questo?

Ora abbiamo anche importanti piattaforme di social media che censurano qualsiasi scetticismo sull'efficacia degli ultimi vaccini, anche le opinioni dei principali esperti medici.

Anche quando gli scettici hanno torto, dovrebbero essere in grado di far sentire la loro voce in una società libera. Non dovremmo essere tutti d'accordo su questa ovvietà di base?

Se, Dio non voglia, le restrizioni di parola COVID-19 saranno confermate dai tribunali, il prossimo passo sarà quello di mettere la museruola alla "disinformazione climatica".

 I divieti sulla libertà di parola non sono molto indietro in questa nuova era di "consenso scientifico", che è apparentemente definito come qualsiasi cosa il New York Times e l'amministrazione del presidente Joe Biden decretano che il consenso sia. A quel punto, possiamo gettare il Primo Emendamento nella pattumiera della storia.

Questa è roba molto spaventosa e pericolosa che la sinistra ci sta imponendo.

La cosa più allarmante di tutte è che quasi nessun liberale di buon senso sta parlando contro questa follia. Sono stati imbavagliati anche loro?

 

 

Oltre il Covid… Verso

l’Obbligo di Cura per i Sani?

Conoscenzealconfine.it – (20 Ottobre 2022) -  Carlo Iannello – ci dice:

 

L’emergenza (passata) come giustificazione per introdurre deroghe radicali ai principi ordinari destinate a diventare le regole ordinarie del futuro.

“Questa idea di curare i sani è solo l’ultimo atto di una strategia che inizialmente è partita allargando artificialmente la platea dei malati.

Non è un caso che i valori-soglia considerati un tempo normali per la glicemia, il colesterolo o la pressione arteriosa siano stati progressivamente abbassati: per ognuno di questi aggiustamenti, è cresciuto a dismisura il numero di persone cui prescrivere medicinali”. (Silvio Garattini, direttore dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri di Milano, Il Fatto quotidiano on line, 29 novembre 2011).

Il 30 novembre 2022 la Corte costituzionale si pronuncerà sulla legittimità costituzionale dell’obbligo vaccinale.

Quello che mi pare opportuno mettere chiaramente in evidenza è che la posta in gioco, questa volta, è molto alta.

Non si tratta di una di quelle decisioni in cui il bilanciamento fra diritti e interessi opposti si può spostare di poco, oscillando di più verso la libertà o verso i suoi limiti, ma restando saldamente ancorato al solco tracciato dalla Costituzione e ribadito da decenni di giurisprudenza costituzionale.

La decisione in tema di legittimità costituzionale dell’obbligo vaccinale imposto ai sanitari per il Sars-Cov-2, per come è stata impostata e portata sul tavolo della Consulta, rischia, infatti, di compromettere seriamente una libertà fondamentale, superando – inaspettatamente – una consolidata giurisprudenza della Corte costituzionale, intere biblioteche sull’art. 32 Cost., e ponendo – infine – le premesse per un radicale cambiamento del rapporto tra i cittadini e le autorità sanitarie: la libertà di cura, per come è stata tradizionalmente intesa, potrebbe diventare un ricordo del passato.

Pare incredibile che l’opinione pubblica, sempre attenta a ogni movimento che possa mettere in pericolo la tenuta della Costituzione e dei suoi principi, non si sia resa conto della rilevanza della posta in gioco. L’assenza di un dibattito serio, acceso, articolato, plurale, lascia perplessi.

Non si è compresa la portata della questione sottoposta alla Corte perché si ritiene, erroneamente, che la Consulta sia stata chiamata a decidere se i vaccini per il Sars-Cov-2 siano buoni o meno, efficaci o inefficaci.

Come se la Consulta fosse un’autorità medica e il dibattito fosse rimasto bloccato agli argomenti che lo hanno caratterizzato nel corso degli ultimi due anni, del quale si ripropongono, fuori tempo massimo, i medesimi stereotipi. Chi dubita dell’efficacia dei vaccini, è visto come un no vax. Chi invece si fida della loro bontà, un pro vax.

Le cose, purtroppo, non stanno affatto così. Non sarà affatto questo il copione che troverà sul proprio tavolo la Consulta. Innanzitutto, la Consulta è un giudice, non un’autorità medica: non è chiamata a dare alcun giudizio medico sulla vicenda, ma solo risposte giuridiche a questioni giuridiche. Inoltre, la sua decisione non potrà in alcun modo modificare il modo in cui la pandemia è stata gestita, ma ben potrà, al contrario, condizionare pesantemente il nostro futuro.

Ad essa sono state poste delle questioni giuridiche: su queste dovrà pronunciarsi, avallandole o meno, con la sua autorevolezza di interprete ultimo della Carta costituzionale e con la sua profonda cultura giuridica.

Il problema è che il 30 novembre i giudici costituzionali si troveranno a dover affrontare alcune argomentazioni ‘inedite’, che contrastano radicalmente non solo con l’interpretazione consolidata dell’art. 32 Cost., ma anche con la stessa razionalità liberal-democratica delle vaccinazioni obbligatorie.

Argomentazioni proposte, paradossalmente, proprio da chi, per primo, ha avanzato i dubbi di illegittimità costituzionale della normativa in tema di obbligo vaccinale per il Sars-Cov-2.

Dalla risposta che la Consulta darà alle domande e – soprattutto – alle argomentazioni giuridiche prospettate dipenderà il modo in cui, come comunità nazionale, interpreteremo la libertà di cura nei prossimi anni.

 In particolare, sapremo se di questo “diritto” rimarrà inalterata la sua tradizionale consistenza, oppure se questa libertà è destinata a cambiare radicalmente contenuto, fino ad annullarsi.

Non si riesce davvero a comprendere da cosa derivi non solo l’assenza di consapevolezza, ma addirittura la ritrosia ad approfondire il tema. Rari sono stati i commenti alle numerosissime ordinanze che si trovano sul tavolo della Consulta. Assenti i dibattiti che normalmente precedono importanti decisioni della Corte cui, normalmente, tutta la comunità accademica partecipa nella forma di “amicus curiae”. Così come mancano i consueti interventi sulla stampa che danno conto delle questioni proposte e delle soluzioni possibili.

Non c’è nulla di tutto questo. Come se, si ribadisce, si immaginasse che sul tavolo della Consulta si inscenerà uno dei tanti scontri tra no vax e pro vax, cui l’informazione mediatica degli ultimi anni ci ha abituato.

 Si vagheggia, cioè, un contenzioso irreale e ci si affida, ancora una volta, agli stereotipi che si sono consolidati, soprattutto nell’informazione di massa, in questi ultimi anni.

Stereotipi che se erano inadatti a comprendere la complessità delle posizioni in campo due anni fa, figuriamoci come possono aiutarci oggi nello studio di questioni squisitamente giuridiche poste dalle ordinanze di rinvio, i cui esiti, si ribadisce, se certamente non potranno cambiare il passato, potrebbero invece condizionare il nostro futuro, ben oltre il Covid.

Sarebbe il caso di lasciare alle nostre spalle questa rappresentazione, assieme a tutte le lacerazioni che ha prodotto nel tessuto sociale del Paese, nel tentativo di offrire una chiave di lettura critica dei processi in corso, anche su questo tema.

Il CGARS, il massimo organo di giustizia amministrativa in Sicilia, prima a marzo e poi a settembre, ha sollevato, con identiche motivazioni, due questioni di legittimità costituzionale volte a far dichiarare l’illegittimità della normativa che ha imposto ai sanitari l’obbligo vaccinale per il Sars-Cov-2.

Il CGARS, che pure prospetta una pluralità di vizi di costituzionalità importanti, con serie e convincenti argomentazioni (come, fra gli altri, il superamento della soglia della normale tollerabilità degli effetti avversi, l’assenza del ruolo del medico di base nel prescrivere i vaccini, l’irragionevolezza di una disciplina sul consenso “libero” e informato da prestare a fronte dell'”obbligo” normativo, la sospensione dal lavoro e dall’intera retribuzione per il caso di mancato rispetto dell’obbligo) ha, tuttavia, posto alla base del proprio ragionamento un argomento davvero pericoloso per la sopravvivenza stessa della libertà di cura.

 

Un vero e proprio paradosso su cui pare il caso di soffermarsi. Benché, come osservato, i dubbi di costituzionalità sollevati dal CGARS siano molti ed importanti, è il fondamento su cui si regge la motivazione fornita dal CGARS (in particolare, sull’integrazione del presupposto di costituzionalità, come si vedrà tra breve) che lascia perplessi.

Tale argomentazione, infatti, è la base su cui si reggono tutte le numerose censure formulate, rivolte, come accennato, contro una serie di modalità di dubbia ragionevolezza con cui opera l’obbligo vaccinale. Il pericolo che si prospetta in questa sede risiede proprio nella eventualità che il pilastro su cui si regge la motivazione proposta dal CGARS non sia “corretto” dalla Corte costituzionale.

Se così fosse, anche se, eventualmente, fossero accolte tutte le censure proposte, gli esiti del giudizio di costituzionalità, lungi dal produrre un ampliamento della libertà di autodeterminazione con riferimento alla propria salute, potrebbero espandersi ben al di là del Covid, incidendo sulla tradizionale lettura della liberà di cura e minacciando la sua stessa consistenza.

Come osservato, rari sono stati i commenti a questa ordinanza e in alcuno di essi questo punto è stato messo in luce. Alcuni commenti si sono avuti non con riferimento all’ordinanza di rinvio alla Corte della questione da parte del CGARS, ma in relazione alla precedente ordinanza istruttoria del medesimo giudice, del gennaio 2022, con la quale il collegio giudicante ha fatto esercizio dei suoi ampi poteri riconosciuti dal codice del processo amministrativo per ottenere informazioni dalle autorità italiane preposte alla tutela della salute pubblica.

Buona parte di questi commenti si segnalano perché non hanno affrontato la questione giuridica contenuta nell’ordinanza, ma in quanto si sono concentrati piuttosto a rinverdire la banalizzazione mediatica delle posizioni in campo, come se si trattasse di un immaginario scontro tra no vax e pro vax, riuscendo addirittura ad additare gli stessi giudici siciliani come dei “no vax”, in quanto si sono posti il “dubbio” – di costituzionalità! (non quello individuale relativo alla necessità di sottoporsi a vaccinazione) della normativa impugnata.

A parte questi rari commenti, non risulta affatto diffusa la consapevolezza che la decisione della Consulta sull’ordinanza del CGARS possa avere importanti effetti per il nostro futuro e per il futuro stesso della libertà di cura, come tradizionalmente intesa. Per usare una metafora, tale ordinanza appare come un gigante (per l’importanza delle domande rivolte alla Consulta) con i piedi d’argilla (per il presupposto assunto a base della motivazione dell’ordinanza stessa).

(Carlo Iannello)

(dirittifondamentali.it/wp-content/uploads/2022/10/C.-Iannello-Oltre-il-Covid.-Verso-l%E2%80%99obbligo-di-cura-per-i-sani.pdf)

 

 

 

 

FdI: “No Green Pass, No Obbligo Vaccinale

 e Commissione d’Inchiesta sul Covid”.

Conoscenzealconfine.it – (19 Ottobre 2022) - Elisabetta Gardini – ci dice:

 

Elisabetta Gardini, deputata di Fratelli d’Italia, anticipa le posizioni del nuovo governo sulla pandemia: “La nostra posizione è no green pass e no obbligo vaccinale”.

“Non posso anticipare cose che non sarò io a determinare e a decidere, però coerentemente con quello che abbiamo scritto nei programmi e con quello che abbiamo detto in campagna elettorale, noi siamo contro il green pass e contro l’obbligo vaccinale, perché pensiamo che non sia questo il modo di affrontare un’emergenza sanitaria, tant’è che vogliamo una commissione che vada a valutare quello che è stato fatto, sia dal punto di vista economico, sia dal punto di vista sanitario“, dice Elisabetta Gardini, deputata di Fratelli d’Italia, a 24 Mattino su Radio 24.

In merito poi alle multe agli over 50 che non si sono vaccinati, Elisabetta Gardini ha aggiunto: “La coerenza sarebbe appunto di sterilizzare questo capitolo, però è una mia personale interpretazione. La nostra posizione è assolutamente no green pass e no obbligo vaccinale. Sono sempre stata d’accordo sul fatto che una qualunque cosa sanitaria vada decisa personalmente con il proprio medico, e non con un obbligo fatto da un burocrate “.

 

Elisabetta Gardini: “Fare una commissione d’inchiesta sulla gestione del Covid è nel programma di governo”.

“Una commissione d’inchiesta sulla gestione del covid? È nel programma di governo, la gestione del covid in Italia ha portato dei risultati, sia a livello economico che a livello sanitario, tra i peggiori”, ha aggiunto Elisabetta Gardini.

Mah… stiamo a vedere…

(affaritaliani.it/politica/fdi-no-green-pass-no-obbligo-vaccinale-commissione-inchiesta-sul-covid-820960.html)

 

 

 

 

Pat Buchanan, dove gli obiettivi di

guerra tra Stati Uniti e Ucraina si scontrano.

jameshfetzer.org- (Ottobre 19, 2022) - James Fetzerblog - Pat Buchanan – ci dicono:

Per noi, la preoccupazione cruciale in questa guerra Ucraina-Russia non è chi finisce per controllare la Crimea e il Donbas, ma che gli Stati Uniti non vengano risucchiati in una guerra con la Russia che potrebbe degenerare in una guerra mondiale e una guerra nucleare.

Per il presidente Volodymyr Zelenskyy e l'Ucraina, la Crimea e il Donbas sono territori nazionali il cui recupero giustifica la guerra totale per espellere gli eserciti invasori della Russia di Vladimir Putin.

Eppure, chi controlla la Crimea e il Donbass, nella storia delle relazioni USA-Russia, non è mai stato un problema per giustificare una guerra tra di noi.

L'America non ha mai avuto un interesse vitale in chi governa a Kiev.

Attraverso il 19 ° e quasi tutto il 20 ° secolo, l'Ucraina faceva parte dell'Impero russo o dell'URSS, governata da Mosca. E quella condizione non rappresentava alcun problema di preoccupazione per gli Stati Uniti, a 5.000 miglia di distanza.

L'interesse supremo dell'America in questa crisi.

Nulla nell'Europa orientale giustificherebbe una guerra totale degli Stati Uniti con la Russia. Dopo tutto, il controllo di Mosca sull'Europa orientale e centrale era la situazione che esisteva durante la Guerra Fredda dal 1945 al 1989.

E gli Stati Uniti non hanno mai sfidato militarmente quel risultato della seconda guerra mondiale.

Ci abbiamo convissuto. Quando gli ungheresi si sollevarono nel 1956 per la libertà e l'indipendenza, gli Stati Uniti rifiutarono di intervenire. Piuttosto che rischiare la guerra con la Russia, i patrioti ungheresi furono lasciati al loro destino dal presidente Dwight Eisenhower.

Come è cambiato il mondo nel 21° secolo.

Oggi, mentre gli Stati Uniti non hanno alcun obbligo di andare in guerra per l'Ucraina, noi siamo obbligati, in base al trattato NATO, ad andare in guerra se Slovacchia, Cechia, Bulgaria, Romania, Ungheria, Polonia, Lituania, Lettonia o Estonia vengono attaccate.

E, sebbene Kiev non sia un membro della NATO, gli Stati Uniti si trovano il finanziatore e il principale armaiolo dell'Ucraina in una guerra con la Russia per la Crimea e il Donbas, che potrebbe comportare l'uso di armi nucleari per la prima volta da Nagasaki.

In breve, il nostro interesse vitale – evitare una guerra degli Stati Uniti con una Russia dotata di armi nucleari – potrebbe presto scontrarsi con gli obiettivi strategici di guerra dell'Ucraina – vale a dire, il pieno recupero della Crimea e del Donbas.

Se Putin è seriamente intenzionato a una guerra indefinita per tenere la Crimea e il Donbas come territorio russo, fino a che punto siamo disposti ad andare per aiutare l'Ucraina a cacciare i russi e riprendersi queste terre?

Ciò che sembra emergere è una situazione simile a questa:

Mentre le armi statunitensi aiutano a cacciare i soldati russi dalle regioni occupate dell'Ucraina, la Russia e Putin vengono spinti in un angolo, dove le alternative rimaste loro si riducono a due: accettare la sconfitta, l'umiliazione e tutte le sue conseguenze, o intensificare per mantenere ciò che hanno.

 

Ad un certo punto, l'escalation per evitare la sconfitta può richiedere il superamento della soglia nucleare. E Putin e il suo seguito lo hanno detto.

Poiché l'uso di armi nucleari da parte della Russia potrebbe portare a una guerra che potrebbe coinvolgere gli Stati Uniti, l'incessante perseguimento da parte di Kiev dei suoi interessi vitali – il recupero di tutte le terre prese dalla Russia, compresi il Donbas e la Crimea – finirà per mettere in pericolo gli interessi vitali degli Stati Uniti.

Se Kiev, con le armi e il sostegno degli Stati Uniti, spinge i russi fuori dalla Crimea e dal Donbas, Kiev spinge la sua guerra con la Russia sempre più vicino a una guerra nucleare.

Mentre Kiev cerca di riconquistare tutto il suo territorio perso dalla Russia dal 2014, spinge la Russia sempre più vicino alla considerazione dell'unico modo per evitare la sconfitta e l'umiliazione nazionale, l'uso di armi nucleari tattiche, il che significa avvicinarsi alla guerra con gli Stati Uniti.

Più alti sono i tassi di vittime per la Russia di Putin, peggiori sono le sconfitte inflitte alla Russia dagli ucraini armati ed equipaggiati dagli Stati Uniti, maggiore è la probabilità che la Russia giochi il suo asso di picche, le armi nucleari, per evitare la sconfitta e l'umiliazione e garantire la sopravvivenza del regime.

In breve, più Putin si avvicina alla sconfitta, più ci avviciniamo alla guerra nucleare, perché questo sembra essere sempre più l'unico modo in cui Putin può prevenire una sconfitta, una vergogna e un'umiliazione russe.

Gli americani farebbero meglio a iniziare a considerare quale sia l'esito di questa guerra che può porre fine allo spargimento di sangue, ripristinare gran parte dell'Ucraina a Kiev, ma non essere vista come un'umiliazione storica per la Russia.

Alcuni americani vedono questa guerra come un'opportunità per infliggere una sconfitta e una vergogna al regime di Putin e alla Russia. Coloro che cercano tali obiettivi dovrebbero riconoscere che più si avvicinano al raggiungimento dei loro obiettivi, più ci avviciniamo all'uso delle armi nucleari da parte della Russia.

Ricordate: il presidente John F. Kennedy ha cercato di fornire una via d'uscita onorevole dalla crisi dei missili cubani per il dittatore sovietico e la nazione che l'ha fatta precipitare.

 

 

 

Mary Maxwell, Ph.D., LL.B.,

Il futuro biologico della specie umana.

Jameshfetzer.org – (Ottobre 16, 2022) - James Fetzerblog - Mary W Maxwell, Ph.D.,LL.B – ci dicono:

Sembra che ci troviamo di fronte ad alcuni grandi cambiamenti. Alcuni dicono che ci saranno reali cambiamenti fisici apportati all'essere umano in base alla progettazione: il nostro DNA sarà maliziosamente manipolato. Non sono in grado di prevedere cosa possa accadere al riguardo. Sono qui per affrontare il modo in cui le forze di base della biologia stanno agendo su di noi.

Sono sempre stato interessato alla morale e al diritto da un lato, e allo sfruttamento e alla guerra dall'altro.

 La mia tesi di dottorato, "The Moral Relationship of States" [stati come negli stati-nazione], ha seguito la sociobiologia di Richard Alexander nel suo libro "The Biology of Moral Systems" (1987). Credeva che l'Homo sapiens avesse restrizioni morali sull'egoismo individuale, grazie alla guerra. Sì, la guerra.

Alexander dice: La tribù A combatte con la tribù B per le risorse, e se la tribù B possiede grandi abilità per la cooperazione della squadra e l'obbedienza al leader, prevarrà.

Questi tratti adattivi si tradurranno in un successo riproduttivo per i B'ers, il che significa che nasceranno più B.

Per quanto riguarda il popolo A, il loro egoismo caotico può farli non avere futuro. I geni di B sono giunti fino a noi – siamo tutti B. Le popolazioni A sono svanite.

Ho pubblicato la mia tesi nel 1990 come "Moralità tra le nazioni", proclamando che non esiste una cosa come "amare l'intera razza umana" e quindi non dovremmo aspettarci l'emergere del "diritto internazionale".

 La legge è qualcosa che un gruppo evoca per tenere sotto controllo le relazioni all'interno del gruppo. Se c'è un "principio morale" su come trattare i gruppi esterni, è "Decimarli" (a meno che tu non abbia bisogno di loro come vicini o partner commerciali). O, come dice la Bibbia, "Colpiscili".

La nostra civiltà è diventata inadatta all'ambiente.

I mammiferi devono trascorrere la giornata alla ricerca di acqua, cibo, calore e sicurezza (e possibilmente "un'esperienza di accoppiamento"). Gli esseri umani, essendo mammiferi, fanno questo, sia che vivano in una società primitiva o in una società high-tech. È biologicamente richiesto; Non c'è modo di aggirarlo.

Dici che non passi la giornata a cercare acqua e cibo? OK, l'acqua ti arriva dalla fornitura principale della città ai tuoi rubinetti, e il cibo è già su uno scaffale per te nel negozio senza che tu lo abbia piantato, raccolto o cacciato.

Il calore potrebbe provenire da un gasdotto o dalla rete elettrica. La sicurezza contro gli aggressori locali ti arriva, diciamo, dalle regole religiose e, se necessario, dalla polizia. La sicurezza contro una popolazione in competizione vi viene dall'esercito della vostra società, o per concessione se l'altro gruppo è più forte. Come disse Tucidide "I forti esigono ciò che possono e i deboli concedono ciò che devono".

Ma le cose non vanno bene. Parlerò del paese in cui vivo, gli Stati Uniti. Cinque problemi saltano fuori:

1. L'alto tenore di vita è diventato l'aspettativa di tutti, ma la base economica di esso sta crollando (forse per progettazione) e il sistema finanziario è pensato per essere una chimera, quindi c'è insicurezza personale, con molte probabili conseguenze che devono ancora manifestarsi.

2. Questo elevato tenore di vita è un onere per l'impianto fisico. Abbiamo danneggiato l'ambiente con mezzi come pesticidi, fracking, pesca eccessiva, alimenti OGM, inquinamento dell'aria e dei fiumi e impoverendo le falde acquifere. Pensavamo di poterlo fare all'infinito? (Si prega di leggere "Half Earth" di EO Wilson.)

3. La moralità all'interno del gruppo è cambiata. È una premessa della sociobiologia che le persone siano disposte a seguire le regole quando percepiscono che i loro vicini lo fanno. Ma ci sono free rider che non obbediscono. (Saltano il tornello, per così dire.) Se una certa percentuale sono free rider, o si dice anche solo che siano free rider, anche noi smettiamo di pagare la tariffa, poiché non vogliamo essere "ciccioni".

4. C'è un'altra questione riguardante la moralità all'interno del gruppo. Molti giocatori, compresi i membri delle professioni, non sono più impressionati dalla moralità che seguivano diligentemente qualche decennio fa. Ho scritto molto su questo, di solito inquadrando il problema come la protezione dei criminali al vertice, come ad esempio da parte del DoJ.

Quando vediamo le persone più famose farla franca con l'omicidio, non necessariamente le imitiamo (non saltiamo il tornello dell'omicidio) ma smettiamo di aderire alla nobile etica di un tempo.

5. Una questione separata è che molte persone un tempo morali hanno avuto il cervello manomesso, in modo tale che pensano che le cose immorali che stanno facendo siano giuste e giuste. Che risultato da parte degli uccelli jubjub che hanno inventato la tecnica per questo!

Ritengo che tutti e cinque i problemi rendano abbastanza probabile un collasso sociale nel prossimo futuro.

Il nemico siamo (soprattutto) noi.

Suppongo che tutti questi cinque problemi avrebbero potuto verificarsi senza alcuna influenza straniera. Sono diventato americano alla nascita nel 1947 (tempo di baby boomer) e ho visto tutto ciò che stava accadendo come un affare privato della mia nazione. La cosa del nostro cibo e dell'elettricità consegnati alla nostra porta è stata considerata molto positiva. (Diamine, non voglio essere un cassetto d'acqua e un tagliatore di legna – solo guardare la gara di taglio del tronco alla fiera statale mi rende esausto.)

La roba sulla pesca eccessiva e l'inquinamento è stata intesa dalla mia generazione come cattiva, forse dopo che Rachel Carson ha pubblicato "Silent Spring" nel 1962. (La stagione primaverile sarebbe silenziosa perché non c'è il canto degli uccelli, a causa di una grande distruzione dell'ecologia della Terra con l'uso del DDT.)

 

Ma pensavamo che alcuni attivisti se ne sarebbero occupati, forse con una causa o due, e forse le grandi compagnie di pesca sarebbero diventate attente alla conservazione. Per quanto riguarda il cambiamento della moralità, come si è visto nel declassamento della costruzione del carattere, sembrava seguire la tendenza degli anni Sessanta in cui abbiamo imparato a deridere l'autorità. Ho trovato l'atmosfera degli anni Sessanta molto liberatoria.

Forse è stato quando la teoria della cospirazione ha iniziato a diventare popolare, dopo il 9-11, che abbiamo avuto notizia di una forza ostile all'interno del governo americano. Questo è stato spaventoso.

Ricordate: la sicurezza è uno dei nostri bisogni dei mammiferi. Molte persone non riescono a gestire l'idea di cattivi leader di governo e quindi negano il problema.

Ora menzionerò la caccia al nemico, ma vi prego di notare che mentre apparentemente c'è un nemico che causa i numeri 4 e 5 sopra, la nostra civiltà potrebbe collassare dai numeri 1 a 3.

Alla ricerca di un nemico esterno.

Chi vorrebbe fare carne macinata d'America?

 La storia ci dice che quando la nazione A e la nazione B competono, sarebbero felici di fare carne tritata dell'altra. Anche se ho indicato sopra che è la competizione per le risorse che fa salire la meschinità di una tribù a grandi altezze, a volte può essere una competizione per la gloria.

Oppure potrebbe essere in risposta a un insulto. A proposito, anche se ho vissuto fuori dagli Stati Uniti per metà della mia vita e sono consapevole della nostra pessima reputazione, pochi americani lo sanno.

Pensano che siamo ammirati. Non è uno scherzo. Ricordate quando il presidente Bush 43 disse "Ci odiano per le nostre libertà"? Fu creduto. Non importa che abbiamo decimato la città irachena di Fallujah senza motivo. Questo non farebbe arrabbiare i nativi, vero?

Tuttavia, vale la pena provare a identificare il nemico esterno. Molte persone chiamano Israele.

 Anton Chaitkin, nel suo libro del 1990 "Tradimento in America", nomina la Svizzera. Generalmente nomino gli inglesi. Almeno si sono messi a dichiarare i loro piani per la conquista del mondo. Immagina di volere che il sole non tramonti mai sul tuo impero! Il gruppo che si riunì a Oxford nel 1890, guidato da Lord Milner, con sfumature della volontà di Cecil Rhodes, fu chiamato la Tavola Rotonda.

La tavola rotonda creò il Royal Institute for International Affairs, il RIIA, che si riunì a Chatham House, Londra.

Nel 1921 quei ragazzi crearono il Council on Foreign Relations degli Stati Uniti, il CFR. E quel Consiglio ha minato la nostra repubblica come un matto.

 Molti presidenti, vicepresidenti e membri del gabinetto sono stati membri del CFR. Guardate soprattutto i Segretari di Stato e della Difesa; è disgustoso.

Traditori in bella vista.

Globalismo.

Il loro tradimento consiste nella loro volontà di minare la sovranità nazionale americana, che inevitabilmente getterebbe la Costituzione degli Stati Uniti nel cassonetto.

Nel 1990, il presidente Bush 41, rivolgendosi a una sessione congiunta del Congresso, si sentì abbastanza audace da annunciare un Nuovo Ordine Mondiale.

Come potrebbe un presidente americano dire una cosa del genere?

Non siamo responsabili del mondo, vero? Uhm, il mondo è responsabile di noi?

Perdonatemi se leggo la Carta delle Nazioni Unite del 1945 per dire che ci sono nazioni indipendenti separate. (C'erano 56 stati-nazione al momento della firma della carta, e oltre 190 ora.)

Bisogna ammettere, però, che il vecchio uomo Rockefeller, un super-globalista, ha donato il terreno per la costruzione del quartier generale delle Nazioni Unite a New York.

E presto nel mix delle Nazioni Unite arrivò l'invenzione di Bretton Woods della Banca Mondiale (per aiutare la stabilità valutaria, sai) e del Fondo Monetario Internazionale, il FMI (per aiutare le nazioni povere, sai).

I cervelli dietro questa acquisizione finanziaria del mondo devono essere accreditati. Io lo definisco sensazionale. Un wow totale, senza che venga sparato un colpo.

Milioni di persone uccise dalla fame, forse, ma non un colpo sparato. Geniale, geniale.

Dovrei ricordare che nel 1919, al Trattato di Versailles, le potenze si sedettero a un tavolo e si spartirono parti dell'Asia, dell'Africa e dell'Europa, gerrymandering territorio a loro piacimento.

 E nel 1975, in Perù, la loro Dichiarazione di Lima ha diviso l'economia mondiale, secondo uno schema privato. Avevano la sfacciataggine assoluta di determinare quali merci sarebbero state prodotte dove e vendute dove.

Ricordiamo che uno degli annunci del dottor Richard Day del 1969 (dalla sua base di Rockefeller) era che Detroit – la Motown – avrebbe iniziato a produrre automobili leggermente difettose in modo che gli americani si disgustassero e iniziassero a importare auto giapponesi.

Ricordo quando queste "auto compatte" erano una novità e conquistavano la gente. "Come previsto!"

Noi consumatori non lo sapevamo.

Cosa accadrà biologicamente?

Si prega di notare che sono abbastanza sicuro che le affermazioni di cui sopra siano accurate.

Ma ora, nel resto di questo articolo, parlerò del futuro, quindi posso solo fare ipotesi. Non ho la sfera di cristallo.

E non ho nessuna copia mimeografata dei desideri di Rockefeller, come ha fatto il dottor Day. Permettetemi di usare la mia formazione in sociobiologia come un modo per teorizzare ciò che potrebbe accadere.

Al momento, ci sono più di 8 miliardi di esseri umani su questo pianeta. Sono tutti mammiferi con i bisogni sopra elencati come cibo e acqua. Non c'è modo che tutti possano godere dell'alto stile di vita degli americani.

Nemmeno gli americani possono!

 Un nemico interno sta distruggendo il nostro accesso al cibo anche mentre parliamo. L'acqua di rete controllata pubblicamente e la rete elettrica sono perfettamente vulnerabili a una chiusura. E se il ponte per la Crimea può essere fatto saltare in aria, può farlo anche il ponte di Brooklyn.

I serbatoi d'acqua potrebbero essere avvelenati con facilità. Potrei cominciare a desiderare di essere un cassetto d'acqua e un taglialegna. Per quanto riguarda la sicurezza, guardate il bizzarro piano del Partito Democratico per de finanziare la polizia.

Oppure guardate i titoli del Daily News per l'ultima strana violenza. "La donna taglia il piede al nipote", o qualsiasi altra cosa.

Gli Stati Uniti non possono sopravvivere come luogo civile. La festa è finita.

Come ho detto, le professioni – compresi gli accademici e il clero – non agiscono più come se la coscienza venisse prima di tutto. Penso che siano controllati mentalmente. O forse tutte le persone hanno una capacità per ciò che Orwell ha descritto come autoipnosi.

Rende il doppio pensiero un gioco da ragazzi.

Principali influenze demografiche.

Il grande cambiamento avvenuto nella nostra specie coinvolge tre fattori demografici:

1. Le nazioni ("tribù") sono diventate così grandi che era possibile per i trasgressori nascondersi dalla punizione, e il tenore della moralità non poteva essere mantenuto, perché devi essere in grado di conoscere la tua comunità e tenere d'occhio le violazioni. Ora siamo tutti atomizzati.

2. È diventato possibile per un gruppo di leader "globalisti" esistere al di fuori degli accordi morali di qualsiasi società. Quindi, potrebbero essere molto più spietati di te o di me. E per un secolo o giù di lì, mentre agivano dietro le quinte, hanno messo i loro servi in carica attraverso tangenti o intimidazioni. Quindi, invece di avere un leader nazionale che ci unirà, ne abbiamo uno il cui compito è quello di separarci. Com'è per incredibile?

3. In ogni caso lo stress sull'ambiente di 8 miliardi di persone è troppo grande. Penso che ci sia un genocidio in corso. Ma forse è quello che gli ecologisti chiamano "un crollo demografico". Questo a volte accade alle popolazioni di uccelli. Si riproducono, consumano l'intera scorta disponibile di risorse e poi cadono piatti. Tutti muoiono di fame.

Perché tutti questi disastri accadano, non sarebbe necessario alcun cambiamento genetico nella specie umana.

Eppure, oltre a tutto questo accaduto, alcuni membri del set jubjub sono intenti a trasformare la specie umana in qualcosa di diverso da quello che conosciamo e amiamo.

 Noah Harari, del WEF – World Economic Forum – di Klaus Schwab – è entusiasta che ciò accada, e se ne vanta su YouTube.

Se vuoi rifiutare i piani del WEF (ossia tagliare la testa a Klaus Schwab! Ndr)  o vuoi correggere alcuni degli altri problemi elencati qui, vai avanti e prova. Il mondo sta aspettando la vostra intelligenza, la vostra sensibilità morale e, soprattutto, il vostro illuminato interesse personale.

 Credo che avrete anche bisogno di rabbia, aggressività e mancanza di moderazione morale che possediamo geneticamente per attaccare i nemici.

È così che Dio l'ha fatto. Grazie, Dio.

 

 

 L'OCCIDENTE STA DIVENTANDO SEMPRE

PIÙ DISPERATO MENTRE I GUANTI DI PUTIN

SI STACCANO E INIZIA LA SUA PROSSIMA FASE.

Jameshfetzerblog.org - James Fetzerblog - Joachim Hagopian – (Ottobre 18, 2022) – ci dicono:                                                        

 

Nazioni come la Cina, l'Egitto, la Serbia, l'India e molte ex repubbliche esterne sovietiche in Eurasia stanno ordinando ai loro cittadini di lasciare immediatamente l'Ucraina.

Sono stati informati che se apprezzano la loro vita e quella delle loro famiglie, devono uscire dall'inferno da Dodge al più presto. Sappiamo cosa sta arrivando. Dopo settimane consecutive di attacchi terroristici USA/Regno Unito/Ucraina/NATO ai gasdotti russi Nord Stream 1 e 2 e al ponte russo verso la Crimea, le zecche sporche dell'Occidente stanno per ritorcersi contro alla grande. Fai attenzione a ciò che desideri.

Poi arriva la notizia che a febbraio, all'inizio dell'operazione militare speciale di Putin in Ucraina, il suo esercito ha recuperato una bomba atomica tattica all'aeroporto Gastomel (Antonov o Hostomel) appena fuori Kiev.

(Fornita dal Klaus Schwab, noto produttore di bombe atomiche illegali in Sud Africa! Ndr)

 Dopo la conferma mesi fa che l'Ucraina schiera armi chimiche e biologiche illegali sul campo di battaglia, le ultime notizie estremamente allarmanti e pericolose sono la prova che Kiev sta usando bombe sporche contro i soldati della Repubblica popolare di Donetsk, recentemente ricoverati in ospedale e diagnosticati con malattie da radiazioni a soli 50 km dalla capitale Donetsk.

Con gli Stati Uniti / Occidente disposti a usare tutti i mezzi necessari, indipendentemente da quanto disumani, illegali o catastrofici, il Putin sempre composto e altamente vincolato sta ora togliendo tutti i guanti  e sta per sferrare un colpo letale ai burattini dalla parte sbagliata della storia.

Ultimo venerdì 14 ottobre 2022 , il presidente russo Vladimir Putin ha parlato con i media al vertice dell'Asia centrale nella capitale del Kazakistan di Astana, affermando che il governo tedesco opera più nell'interesse della NATO / UE / USA che nell'interesse del proprio popolo, palesemente dimostrato dopo che gli Stati Uniti hanno attaccato la Germania in un atto terroristico di guerra distruggendo i gasdotti Nord Stream, ma Berlino è rimasta silenziosamente debole non affrontando nemmeno l'aggressore pugnalato alle spalle del governo degli Stati Uniti.

La scorsa settimana, con uno dei collegamenti con Nord Stream 2 lasciato intatto, Putin aveva offerto gas alla Germania, ma Berlino ha ceduto come il vassallo che è da declinare piuttosto che fare qualcosa che possa effettivamente avvantaggiare i propri cittadini.

Putin ha anche nuovamente sollevato una violazione già della NATO dell'avvertimento della bandiera rossa della Russia.

In ogni caso, il contatto diretto, lo scontro diretto delle truppe (NATO) con l'esercito russo è una mossa molto pericolosa che potrebbe portare a una catastrofe globale.

Contiamo i modi in cui l'Occidente ha ripetutamente calpestato le linee rosse di Putin sull'interferenza con la sua operazione militare speciale: per otto mesi le tecnologie radar e satellitari statunitensi (incluso Starlink di Musk), spesso utilizzate dall'esercito ucraino come infrastruttura di comunicazione vitale contro obiettivi russi, affondando la Moskva della flotta russa del Mar Nero.

 L'Occidente ha anche fornito a Kiev armamenti pesanti senza sosta (anche se fino al 70% è venduto sul mercato nero) per includere un piano di impegno a lungo termine di 10 anni, missili HIMARS a lungo raggio fabbricati dagli Stati Uniti che attaccano installazioni militari russe e depositi di munizioni situati sia in Crimea che all'interno della Russia, ad esempio a Brjansk.

Domenica 16 ottobre 2022, l'Ucraina ha lanciato attacchi missilistici sulla città russa di Belgorod vicino al confine con l'Ucraina, colpendo un aeroporto e un deposito di munizioni, ferendo civili russi, eliminando nuovamente obiettivi all'interno della Federazione Russa.

Ed ex membri del personale della NATO che operano come mercenari occidentali sul lato di Kiev sono stati regolarmente sorpresi a combattere sul terreno in Ucraina.

È anche ampiamente noto che i centri di comando della NATO situati in Polonia e Germania hanno in gran parte guidato e diretto le forze ucraine sul campo di battaglia.

 Così, in più occasioni, le linee rosse di Putin sono state violate a piacimento dalle forze occidentali della NATO.

L'Occidente ha dimostrato fino alla nausea di non essere disposto a rispettare le linee rosse di Putin, ma quando Putin allude al fatto di dover proteggere la Russia e i suoi cittadini (compresi quelli nelle regioni appena annesse) usando tutti i mezzi necessari, comprese le armi nucleari, la stampa di Mockingbird non manca mai di demonizzare Putin come il pazzo invasore russo, delirante nelle aspirazioni di reclamare un nuovo impero sovietico.

Sempre con zero prove, privo di qualsiasi verità. Ipocritamente, sono stati gli Stati Uniti / NATO che abitualmente hanno sempre mentito e non ci si può mai fidare, colpevoli di continue provocazioni e aggressioni che reclutano apertamente nemici ostili della NATO che circondano il confine della Russia decisi a un cambio di regime illegale.

Inoltre, l'eccezionalismo degli Stati Uniti non ha mai rispettato lo stato di diritto internazionale, eppure esagera liberamente imponendo sanzioni a qualsiasi nazione che non voglia o resista alla violazione e allo sfruttamento. I giorni del bullo globale egemonico degli Stati Uniti, regolarmente abusato dalle élite per oltre un secolo come ariete per procura per il cambio di regime, l'assassinio e l'invasione, lavorando in tandem con il cartello bancario centrale Rothschild per rubare ogni nazione cieca delle sue preziose risorse naturali mentre la immergeva in una schiavitù debitore impagabile. Questo è sempre stato il M.O operativo della cabala criminale globale che utilizza gli Stati Uniti come suo esecutore.

L'uomo più ricco del mondo continua a ballare avanti e indietro in tutti i titoli dei giornali – lo farà o non lo farà? ...

Ma è diventato stantio non degno di nota. Prima è stato Elon Musk a prendere il controllo di Twitter e ora si gioca allo stesso gioco, finanzierà o meno il suo sistema satellitare Starlink per l'Ucraina, consentendo a Kiev di usarlo per tracciare e uccidere russi in tempo reale, compresi civili innocenti.

Sembra che lo stato canaglia terrorista di Zelensky che ha inserito Musk nella sua lista di uccisioni possa aver avuto qualcosa a che fare con lo sfruttamento di quest'ultima svolta. Dopo aver affermato di aver interrotto l'uso dei suoi satelliti internet per Kiev sul campo di battaglia, ne ha appena fatti altri 180 sabato scorso su Twitter, dimettendosi.

Continueremo a finanziare il governo ucraino gratuitamente, anche se Starlink sta ancora perdendo denaro e altre società stanno ricevendo miliardi di dollari dei contribuenti [riferendosi ai contratti multimilionari Boeing e Lockheed Martin del Pentagono].

Quindi, a quanto pare, Musk ha ceduto per paura di diventare la prossima vittima sulla lista degli assassini di Zelensky.

Ma poi è così che la mafia Khazariana ha operato per oltre un millennio, dirottando l'identità delle vittime, rubando tutti i loro beni e / o tenendoli in ostaggio, fino all'attuale copione dell'Ucraina, svuotando e impoverendo gli arsenali e le casse della cassa di guerra dell'Occidente a spese del congelamento e della morte di fame del loro stesso popolo quest'inverno.

 Spezza quella frusta!

La città di Londra, Israele e i signori della regina danzante non lo avrebbero fatto in nessun altro modo.

Il burattino della regina del dramma Khazariano di Kiev ha finto "shock" per la riluttanza di Israele il mese scorso a inviare ogni arma di distruzione di massa che lo Stato ebraico ha a sua disposizione per lo Stato ebraico ucraino Khazariano.

Alla fine, la riluttanza di Israele a resistere era scomparsa e domenica 16 ottobre 2022, il suo ministro degli affari della diaspora Nachman Shai ha promesso di consegnare tutto ciò che hanno ottenuto per i loro compagni Khazari.

Con i missili russi che regnano per un'intera settimana sulle principali città ucraine, tutte apparentemente prive di adeguati sistemi di difesa aerea, Zelensky il richiedente ha fatto chiamate urgenti e Israele sta rispondendo.

 Il vice presidente della sicurezza nazionale russa Dmitry Medvedev ha detto questo su Telegram lunedì 17 ottobre 2022:

Israele sembra pianificare di inviare armi al regime di Kiev. Questa è una mossa molto spericolata. Distruggerà tutte le relazioni interstatali tra le nostre nazioni.

Il conflitto in Ucraina ha effettivamente distrutto le relazioni rispetto alla mezza dozzina di anni fa, quando la storia d'amore tra Netanyahu e Putin era in piena fioritura. Ora è in frantumi.

A maggio gli S-400 della difesa aerea russa hanno sparato contro i caccia israeliani in partenza dopo un altro attacco aereo siriano, poi un paio di mesi fa percolando dal conflitto ucraino, dopo 33 anni in cui l'Agenzia ebraica ha assistito un flusso costante di ebrei immigrati dalla Russia in Israele, improvvisamente in agosto all'Agenzia è stato vietato di operare in Russia, un duro colpo per le Big Tech israeliane che fanno molto affidamento sui giovani russi per il suo programma Talpiot dell'Unità 8200.

Quest'ultimo sviluppo potrebbe essere l'indicatore più forte che Vladimir Putin sta mettendo l'ultimo chiodo nella bara come pacchetto di liquidazione della Russia per la fissazione centralizzata del governo mondiale della mafia Khazariana Rothschild contro l'emergente mondo multipolare guidato dalla Russia.

I soliti ruoli di padrone-schiavo sono invertiti con Israele che normalmente detta ordini a Stati Uniti, Regno Unito ed Europa, ma in questo caso, è la piccola regina ebrea danzante di Kiev che picchia in sottomissione il suo padrone Khazariano, poche settimane fa colpevole Tel Aviv attraverso i media francesi.

“Non so cosa sia successo a Israele. Sono onestamente, francamente – sono sotto shock perché non capisco perché non possano darci difese aeree”.

Sabato 15 ottobre 2022  dopo quasi una settimana di pesanti bombardamenti missilistici in rappresaglia per l'attacco terroristico del ponte Kerch in Ucraina e le esplosioni terroristiche del gasdotto effettuate presumibilmente dagli Stati Uniti, la Russia ha colpito 22 dei 29 obiettivi militari e delle infrastrutture energetiche, con 7 ancora in corso sabato, ma Putin ha dichiarato che non ci sarebbe stato ulteriore bisogno di attacchi più massicci poiché la Russia non mira a distruggere l'Ucraina.

 

Eppure, un paio di giorni dopo, questa settimana la BBC ha riferito che secondo il primo ministro ucraino Denys Shmygal, lunedì 17 ottobre 2022, La Russia ha colpito Kiev anche con droni kamikaze iraniani, mettendo fuori uso ampie aree della rete elettrica ucraina.

Dal momento che gli Stati Uniti / NATO stanno disperatamente per esaurire tutte le sue scorte per uccidere i russi, ora la Russia sta ricevendo droni dal suo alleato Iran per attaccare le infrastrutture militari ed energetiche di Kiev questa settimana con una vendetta dopo il terrorismo degli Stati Uniti / Ucraina contro la Russia.

 Il comandante recentemente nominato da Putin, il generale S. Surovikin, vuole saggiamente logorare l'Ucraina per ridurre al minimo il rischio per le sue forze di terra quando lancerà le prossime offensive della Russia in Ucraina nelle prossime due settimane.

 I missili balistici iraniani Fateh-110 e Zolfaghar si sono già dimostrati altamente affidabili nelle guerre sia in Siria che in Iraq con una gittata più ampia fino a 700 km (200 in più rispetto all'Iskandar di Putin).

La Russia afferma di aver colpito tutti i suoi "obiettivi designati", concentrandosi su obiettivi di "strutture di comando militari e sistemi energetici", anche se alcuni critici dicono che Putin ha aspettato troppo a lungo ritardando i suoi attacchi missilistici intensificati sulle infrastrutture critiche ucraine, e avrebbe dovuto renderlo una priorità al 24 febbraio 2022.

Nel frattempo, si dice che la mobilitazione russa di 300.000 riservisti sia quasi completata entro la fine di ottobre, e la sua nuova fase di offensive strategiche sarà avviata da diversi vettori direzionali a novembre.

Il Washington Post che, come tutti i media mainstream occidentali, gonfia costantemente i successi dell'Ucraina, ha pubblicato un articolo venerdì 14 ottobre 2022 intitolato "Mentre il morale soffre, la Russia e l'Ucraina combattono una guerra di logoramento mentale".

Sulla base dei suoi giornalisti che intervistano i soldati ucraini stanchi della battaglia, il pezzo afferma che entrambe le parti stanno esaurendo il morale, le armi e la manodopera.

Sebbene lo straccio (giornale,Ndr) di Jeff Bezos abbia spesso sostenuto che la Russia sta perdendo la sua guerra in Ucraina, non ha mai ritratto prima una valutazione così dura e realistica delle forze armate ucraine che combattono la fatica della battaglia sul campo di battaglia ucraino.

Mentre la Russia ha regolarmente ruotato il dispiegamento delle sue truppe di prima linea, i soldati ucraini si sono lamentati di non essere stati sollevati dal servizio per molti mesi senza sapere quando lo saranno, e sapendo che presto affronteranno nuovi battaglioni russi che arrivano al loro fronte, li ha visibilmente preoccupati e spaventati per il loro futuro nei freddi mesi invernali a venire. lottando con un morale così basso e combattendo l'esaurimento.

Il fatto è che, come carne da cannone dell'Occidente, per mesi le forze militari ucraine hanno costantemente perso un numero enormemente elevato di vittime e non possono sostenere il loro attuale tasso di logoramento.

Ecco perché con nuove ondate di truppe russe mobilitate che lanciano offensive invernali a partire dal mese prossimo, secondo tutti i resoconti onesti, questa guerra sarà presto finita, vinta dalla Russia prima della primavera.

Il Post sta ancora celebrando con vanto una vuota vittoria di menzogne secondo cui le potenti forze combattenti ricostituite dell'Ucraina hanno negli ultimi mesi spinto l'esercito russo in ritirata a reclamare coraggiosamente migliaia di miglia quadrate di territorio riconquistato.

Anche se fino ad oggi, la macchina della propaganda occidentale non oserebbe mai riflettere la verità reale delle prospettive ultra-oscuranti di Kiev di vincere la vera guerra sul terreno e non la falsa guerra di propaganda che controlla, a credito di WaPo, il suo 14 ottobre 2022. La valutazione sembra fornire una realtà che fa riflettere sulla verità rarefatta da una fonte cronica di menzogne.

Dopo il suo incontro sempre così breve e raro di fronte alla cruda realtà, il giorno dopo il Washington Post è tornato al suo falso copione narrativo che titolava "L'escalation della Russia non cambierà le sorti della guerra, dicono gli esperti".

 Ed è che gli "esperti" sono in genere sciocchi con cui sono andato a scuola, come l'ex direttore generale della CIA David Petraeus che per tre anni è stato nel mio primo reggimento a cui la stampa Mockingbird controllata dalla CIA si rivolge sempre per girare bugie, sia dopo la prima settimana dell'incursione russa o 7 mesi dopo.

3 ottobre 2022, i bugiardi parlanti non smettono mai di mentire su ciò che il loro regime di propaganda standard impone – "La Russia non può vincere la guerra". Oppure c'è la propaganda a bocca aperta fornita dal nostro attuale Segretario alla Difesa, il generale Lloyd Austin, che mezzo secolo fa, come suo assistente capo squadra, supervisionai questa umile "testa di fagioli".

Il burattino Lloyd è sempre lì per sostenere WaPo con altre delle sue bugie.

Mi aspetto che l'Ucraina continui a fare tutto il possibile per tutto l'inverno per riconquistare il suo territorio ed essere efficace sul campo di battaglia. Più recentemente li abbiamo visti essere molto efficaci sia a est che a sud, poiché hanno ripreso un bel po’di territorio dai russi.

Le proteste del fine settimana a Roma per la guerra sempre più impopolare in Ucraina e gli effetti dolorosi delle sanzioni suicide russe dell'Europa che tornano a casa per imperversare fuori controllo hanno aumentato il costo di un singolo metro cubo di legna da ardere a un esorbitante 350 euro, alimentando la rivolta contro l'eterno sostegno di Kiev dell'UE a spese dei propri cittadini.

Folle enormi erano fuori a manifestare a Parigi domenica 16 ottobre 2022 sui costi inflazionistici alle stelle della grave carenza di cibo e carburante.

Una settimana fa lo scorso mercoledì 12 ottobre, il titolo del Jerusalem Post recitava: "La violenza esplode a Gerusalemme nella notte più violenta nella capitale degli ultimi anni", dopo che l'auto del sindaco è stata colpita con pietre e due poliziotti sono stati feriti da palestinesi arrabbiati che si sono scontrati con le forze di difesa israeliane a Gerusalemme Est.

In effetti, le tensioni stanno aumentando in tutto il mondo.

Non è che tutto questo dovrebbe essere una sorpresa. La proverbiale scritta sul muro, incisa indelebilmente nella pietra di sangue, ha fatto sì che le folle europee ribelli e agitate scendessero in strada in numero maggiore in proteste di massa, scontrandosi sempre più con le autorità.

Presto saranno appesi a politici traditori responsabili di così tante calamità mortali mentre i cittadini medi stanno trovando più difficile permettersi di riscaldare le loro case e nutrire le loro famiglie, sapendo che nei prossimi giorni, settimane e mesi a venire, la situazione peggiorerà solo. In questo momento, ci sono così tanti disordini politici, economici e sociali e conflitti che si diffondono in tutto il mondo, come l'Europa non ha visto dalla seconda guerra mondiale.

La tempesta perfetta fabbricata dalle élite e la strategia della tensione di Gladio stanno portando caos, collasso e rovina finanziaria in mezzo all'incombente guerra nucleare proprio mentre un'altra crisi migratoria orchestrata si avvia per inondare l'Europa oltre il suo punto di rottura combustibile, tutto per sinistro disegno ovviamente.

Come marionette striscianti, l'Unione Europea, DC e la NATO hanno tutti tra le mani crimini intrisi di sangue di secoli, e mentre tutto implode tutto in una volta, i loro giorni sono decisamente contati.

La britannica Liz Truss dopo soli due mesi di lavoro ha il suo partito impegnato ad ammutinarsi contro di lei mentre il tenore di vita nell'impero britannico regredisce al Medioevo.

La guerra interna in corso di ogni nazione infuria, alcune più calde di altre, ma praticamente tutte stanno sanguinando morte e distruzione dilaganti a livello globale mentre masse più arrabbiate, più violente e disperate si riversano nelle strade, bruciando, saccheggiando, rivoltando, agitandosi e combattendo per rimanere in vita.

Caso in questione, un sondaggio Politico-Morning Consult ha rilevato che il 77% di tutti gli intervistati statunitensi ritiene che il crimine violento sia un problema nazionale significativo.

Come il mio articolo "la marea sta cambiando" alludeva la scorsa settimana, questo pandemonio ha fatto sì che il movimento anti-globalista si fondesse ora in una rabbia cruda contro la macchina [elitaria].

La strategia armata del divide et impera dei governanti non funziona più così efficacemente per deviare e oscurare la fredda e dura realtà che tutto questo caos e spasimo mortale della razza umana sono stati meticolosamente pianificati ed eseguiti dai signori della linea di sangue luciferina.

Questo crescente livello di sanguinosi scontri violenti con le autorità al potere ha terrorizzato i ricchi e famosi di incontrare la loro forca, che ricorda la Rivoluzione francese, quindi come topi e scarafaggi, stanno correndo per le colline mentre tutto l'inferno sta per scatenarsi su tutto il pianeta terra.

Una perfetta illustrazione metaforica di questo crescente disagio e panico represso che si sta diffondendo nel mondo esplosivo di oggi è il discorso del capo della politica estera dell'UE Josep Borrell all'Accademia diplomatica europea lo scorso giovedì 13 ottobre 2022:

 

L'Europa è un giardino. Abbiamo costruito un giardino. Tutto funziona. È la migliore combinazione di libertà politica, prosperità economica e coesione sociale che l'umanità sia stata in grado di costruire.

Il resto del mondo come sapete non è esattamente un giardino.

Il resto del mondo, la maggior parte del resto del mondo è una giungla, e la giungla potrebbe invadere il giardino.

 E i giardinieri dovrebbero prendersene cura. Ma non proteggeranno il giardino con i muri, costruendo muri.

Un bel piccolo giardino circondato da alte mura per evitare che la giungla entri non sarà una soluzione, perché la giungla ha una forte capacità di crescita e il muro non sarà mai abbastanza alto per proteggere il giardino.

I giardinieri devono andare nella giungla. Gli europei devono essere molto più impegnati con il resto del mondo.

 Altrimenti il resto del mondo ci invaderà, in modi e mezzi diversi. Sì, questo è il mio messaggio più importante, dobbiamo essere più impegnati con il resto del mondo. Siamo persone privilegiate.

Nel frattempo, la nazione monarchica degli Emirati Arabi Uniti "scura e dalla pelle sottile" ha respinto le parole di Borrell come "una dichiarazione razzista", invitando persino a masticare il capo della delegazione dell'UE negli Emirati Arabi Uniti.

Joey Borrell sa benissimo che le politiche economiche, politiche e di apertura delle frontiere dell'UE che i suoi padroni della linea di sangue hanno progettato e gli hanno ordinato di far rispettare stanno creando una guerra di massa in tutta Europa mentre la loro "demolizione controllata del Vecchio Mondo", la fine e il destino.

 Con la giungla senza legge rappresentata dai migranti islamici dalla pelle scura che attualmente si schiantano contro i cancelli del "giardino privilegiato" d'Europa, la maggior parte dei cosiddetti "giardinieri" che sono le élite di Borrell sono scivolati silenziosamente via verso le loro posizioni di bugout, fuggendo verso le loro ville fortezza su remote isole lontane, se non bunker di lusso sotterranei, ritirandosi per il loro lungo pisolino Dark Winter cavalcando la loro follia deliberatamente causata e sofferenza umana senza precedenti in tutto il mondo. Quindi, come fa il tuo giardino a crescere Joey?

Nel frattempo, parlando di Joey, avendo perso il suo "più fedele" alleato arabo mediorientale in Arabia Saudita con ripetuti "snobberia" dell'OPEC +, dimostrando che la Casa di Saud ha saltato la nave unipolare degli Stati Uniti che affonda per abbracciare le scappatelle multipolari della Belt and Road delle città intelligenti della Cina in Cina.

L'incapace spettacolo di pura follia senile è Joey Biden lasciato in piedi debolmente tremante nudo al freddo mentre sia l'America che l'Europa invase dagli alieni annegano nel caos violento dell'oblio.

L'ultimo affronto visibile dal Medio Oriente è la Future Investment Initiative (FII), in programma dal 25 al 27 ottobre 2022 a Riyadh, in Arabia Saudita, annunciato come l'evento "Davos in the Desert" con Biden cerebralmente morto e il suo equipaggio neocon DC senza cervello vistosamente non invitati mentre Jamie Dimon di JP Morgan che consiglia a Joey di iniziare a pompare gas, insieme a grandi investitori come Ray Dalio e Steve Schwarzman sono prenotati e pronti per Riyadh.

"Aspetta, sarà una notte accidentata." Ma quegli assassini genocidi satanici stanno diminuendo, per sempre.

(Joachim Hagopian è un laureato di West Point, ex ufficiale dell'esercito e autore di "Don't Let the Bastards Getcha Down", che espone un difettoso sistema di leadership militare statunitense basato sul biglietto che aumenta la scala dell'anzianità, invariabilmente eliminando i migliori e i più brillanti, lasciando la mediocrità e i seguaci dell'ordine che salgono in cima come generali politici-burocrati designati a perdere ogni moderna guerra degli Stati Uniti secondo il design dell'élite.)

 

 

 

IL GASLIGHTING DELLE MASSE.

 Comedonchisciotte.org - CJ Hopkins -Markus-( 21 Ottobre 2022) – ci dicono:

(consentfactory.org)

 

Per gli studiosi della propaganda ufficiale, del controllo mentale, della coercizione emotiva e di altre insidiose tecniche di manipolazione, il lancio della Nuova Normalità è stato una vera e propria cuccagna. Mai prima d’ora avevamo potuto osservare in tempo reale l’applicazione e gli effetti di queste potenti tecnologie su una scala così vasta.

In poco più di due anni e mezzo, la nostra “realtà” collettiva è stata radicalmente rivista. Le nostre società sono state completamente ristrutturate. Milioni (probabilmente miliardi) di persone sono state sistematicamente condizionate a credere ad una serie di affermazioni palesemente ridicole, basate sul nulla, ripetutamente smentite da prove ampiamente disponibili, ma che hanno comunque raggiunto lo status di fatti.

Un’intera narrativa fittizia è stata scritta sulla base di queste affermazioni infondate e ridicole. Non sarà cancellata facilmente o rapidamente.

Non vi farò perdere tempo cercando di controbattere queste affermazioni. Sono state ripetutamente ed esaurientemente sfatate. Sapete cosa sono e potete crederci o non crederci. In ogni caso, rivederle e confutarle di nuovo non cambierebbe nulla.

Vorrei invece concentrarmi su una tecnologia di controllo mentale particolarmente efficace, che ha svolto, e sta svolgendo tuttora, il lavoro pesante per l’attuazione della Nuova Normalità.

Voglio farlo perché molte persone credono erroneamente che il controllo mentale sia (a) una “teoria della cospirazione” o (b) qualcosa che può essere ottenuto solo con droghe, microonde, chirurgia, tortura o altri mezzi fisici invasivi.

 Naturalmente, esiste una vasta e ben documentata storia dell’uso di tali tecnologie fisiche invasive (si veda, ad esempio, la storia del famigerato programma MKULTRA della CIA), ma, in molti casi, il controllo mentale può essere ottenuto con tecniche molto meno elaborate.

Una delle tecniche più elementari ed efficaci che le sette, i sistemi totalitari e gli individui con tendenze fascisti usano per disorientare e controllare la mente delle persone è il gaslighting.”

Probabilmente conoscete questo termine. In caso contrario, ecco alcune definizioni:

“Trattasi della manipolazione di un’altra persona affinché dubiti delle sue percezioni, esperienze o comprensione degli eventi.” American Psychological Association.

“Una forma insidiosa di manipolazione e controllo psicologico. Le vittime del gaslighting vengono deliberatamente e sistematicamente alimentate con false informazioni che le portano a mettere in dubbio ciò che sanno essere vero, spesso su sé stesse. Possono finire per dubitare della loro memoria, della loro percezione e persino della loro sanità mentale.” (Psychology Today)

“Una forma di manipolazione psicologica in cui l’abusante cerca di seminare dubbi e confusione nella mente della vittima.

In genere, i gaslighter cercano di ottenere potere e controllo sull’altra persona, distorcendo la realtà e costringendola a mettere in discussione il proprio giudizio e la propria intuizione.” (Newport Institute).

L’obiettivo principale del gaslighting è confondere, costringere e manipolare emotivamente la vittima affinché abbandoni la propria percezione della realtà e accetti la nuova “realtà” che le viene imposta.

In definitiva, si vuole distruggere completamente la capacità della vittima di fidarsi della propria percezione, delle proprie emozioni, dei propri ragionamenti e della propria memoria degli eventi storici, rendendola completamente dipendente su cosa è reale, su cosa è “realmente” accaduto e su come dovrebbe sentirsi al riguardo.

Chiunque abbia sperimentato il gaslighting nel contesto di una relazione violenta, di una setta o di un sistema totalitario, o abbia lavorato in un centro di accoglienza per donne maltrattate, può dirvi quanto sia potente e distruttivo.

Nei casi più estremi, le vittime del gaslighting vengono completamente spogliate del loro senso di sé e rinunciano completamente alla loro autonomia individuale.

Tra gli esempi più noti e drammatici ci sono il caso di Patty Hearst, il Tempio del Popolo di Jim Jones, la famiglia Manson e vari altri culti, ma la verità è che il “gaslighting” avviene ogni giorno, lontano dai riflettori dei media, in innumerevoli relazioni personali e professionali.

Dalla primavera del 2020, siamo stati sottoposti ad un gaslighting ufficiale su una scala senza precedenti.

In un certo senso, la PSYOP della “pandemia apocalittica” è stata una grande campagna di gaslighting generalizzata (che comprende innumerevoli casi individuali di gaslighting) nei confronti delle masse di tutto il mondo. Gli eventi di quest’ultima settimana ne sono solo un ulteriore esempio.

In sostanza, è successo che, lunedi scorso, un dirigente di Pfizer ha confermato al Parlamento Europeo che la sua azienda non sapeva se il proprio “vaccino” Covid impedisse la trasmissione del virus, mentre era stato pubblicizzato come se facesse esattamente questo, quando era stato imposto alle masse nel dicembre del 2020.

Le persone hanno visto il video in cui il dirigente ammetteva il fatto, o ne hanno sentito parlare, e si sono arrabbiate.

Hanno twittato e postato su Facebook i video dell’amministratore delegato di Pfizer, Albert Bourla, di Bill Gates, del direttore del CDC, di propagandisti ufficiali come Rachel Maddow e di vari altri “esperti” e “autorità” che avevano palesemente mentito al pubblico, promettendo alla gente che farsi “vaccinare” avrebbe “impedito la trasmissione,” “protetto altre persone dall’infezione,” “fermato il virus sul nascere” e così via.

Queste affermazioni senza senso (tutte menzogne) erano state la giustificazione per la segregazione e la persecuzione sistematica dei “non vaccinati” e per l’odio fanatico e generalizzato nei confronti di chiunque sfidasse la narrazione ufficiale del “vaccino” e l’ideologia ufficiale della Nuova Normalità, odio che persiste ancora oggi.

L’apparato di propaganda della Nuova Normalità (cioè i media aziendali, gli “esperti” di salute e altri) ha risposto alla storia in modo prevedibile.

L’hanno ignorata, sperando che sparisse. Quando non l’ha fatto, hanno tirato fuori i “fact-checkers” (cioè i “gaslighters”).

L’Associated Press, la Reuters, PolitiFact e altre organizzazioni ufficiali di gaslighting hanno immediatamente pubblicato lunghi “fact-checking” ufficiali che farebbero arrossire un sofista.

Leggeteli e capirete cosa intendo. Sono esempi perfetti di gaslighting ufficiale, creati per distrarre l’utente dal punto e risucchiarlo in una discussione su dettagli e definizioni senza senso.

Sembrano esattamente come i negazionisti dell’Olocausto che affermano pateticamente che non ci sono prove scritte che Hitler abbia ordinato la Soluzione Finale… e non ci sono, ma non importa. È certo che Hitler aveva ordinato la Soluzione Finale, ed è certo che hanno mentito sui “vaccini.”

Internet è pieno di prove delle loro bugie… tweet, video, articoli e così via.

Questo è ciò che rende il gaslighting così frustrante per le persone che credono di essere impegnate in una discussione in buona fede sui fatti e sulla verità.

Ma non è così che funziona il totalitarismo.

I Nuovi Normali, quando ripetono qualsiasi cosa le autorità li abbiano istruiti a ripetere oggi (ad esempio, “fidatevi della scienza,” “sicuri ed efficaci,” “nessuno ha mai affermato che avrebbero impedito la trasmissione”), non possono preoccuparsi più di tanto se sia effettivamente vero o anche se abbia un minimo di senso.

Questo genere di “fact-check” non ha lo scopo di convincerli che qualcosa sia vero o falso. E non ha certo lo scopo di convincere noi. Sono copioni ufficiali, punti di discussione e luoghi comuni che distruggono il pensiero che i Nuovi Normali devono ripetere, come gli adoratori del culto che vi rispondono intonando dei mantra per spegnere le loro menti e bloccare tutto ciò che contraddice o minaccia la “realtà” del culto.

Potete presentare loro i fatti reali e loro sorrideranno consapevolmente, li negheranno spudoratamente e vi prenderanno in giro con condiscendenza perché non “vedete la verità.”

Ma ecco il problema del gaslighting.

Per poter fare del gaslighting in modo efficace, dovete essere in una posizione di autorità o esercitare qualche altra forma di potere su qualcuno.

Questo qualcuno deve avere bisogno di qualcosa di vitale da voi (ad esempio, sostentamento, sicurezza finanziaria, senso di comunità, avanzamento di carriera o semplicemente amore). Non potete avvicinarvi ad un estraneo a caso per strada e iniziare a manipolarlo.

Vi riderebbe in faccia.

Il motivo per cui le autorità della Nuova Normalità sono state in grado di abusare psicologicamente le masse in modo così efficace è che la maggior parte delle masse ha bisogno di qualcosa da loro… un lavoro, del cibo, un riparo, del denaro, della sicurezza, dello status, della loro amicizia, di una relazione o di qualsiasi cosa non siano disposti a rischiare sfidando coloro che sono al potere e le loro bugie. I gaslighter, i cultisti e i maniaci del potere, in genere, lo sanno. È da questo che dipendono, dalla vostra riluttanza a vivere senza qualcosa, qualsiasi cosa. Puntano dritti a ciò che desiderate e minacciano di togliervelo (a volte consapevolmente, a volte solo intuitivamente).

Il gaslighting non funziona se siete disposti a rinunciare a ciò che il gaslighter minaccia di togliervi (o di smettere di darvi, a seconda dei casi), ma dovete essere disposti a perderlo davvero, perché sarete puniti per esservi difesi, per non aver rinunciato alla vostra autonomia e alla vostra integrità e per non esservi conformati alla “realtà” del culto, o della relazione abusiva, o del sistema totalitario.

Ho descritto la Nuova Norlalità (cioè la nostra nuova “realtà”) come un totalitarismo patologizzato e come “un culto scritto in grande, su scala sociale.”

Ho usato l’analogia del “Culto Covidiano” perché ogni sistema totalitario funziona essenzialmente come un culto, con la differenza principale che, nei sistemi totalitari, l’equilibrio di potere tra il culto e la società normale (cioè dominante) è completamente invertito. Il culto diventa la società dominante (cioè “normale”) e i non membri del culto diventano i “devianti.”

Non vogliamo vederci come “devianti” (perché non siamo noi ad essere cambiati, ma la società) e il nostro istinto è quello di rifiutare l’etichetta, ma, in realtà, è proprio questo che siamo… devianti. Siamo persone che si discostano dalla norma, una nuova norma che rifiutiamo e a cui ci opponiamo, ma che, nonostante ciò, è comunque la norma, e quindi saremo considerati e trattati come devianti.

Io sono un deviante. Ho la sensazione che lo siate anche voi. Date le circostanze, non c’è nulla di cui vergognarsi. Al contrario, dobbiamo accettarlo e farcene una ragione. Soprattutto, dobbiamo fare chiarezza su questo punto, sulla nostra posizione in questa nuova “realtà.”

Ci stiamo dirigendo verso la Nuova Normalità Invernale n. 3. Stanno già aumentando la propaganda ufficiale, aumentando i “casi” inventati, parlando di reintrodurre l’obbligo della mascherina, fomentando l’odio di massa verso i “non vaccinati” e così via.

Le bollette del gas raddoppiano e triplicano. Le classi dirigenti del capitalismo globale abbracciano apertamente i neonazisti.

Si parla di una guerra nucleare “limitata.” Fanatismo, paura e odio abbondano. L’abuso psicologico delle masse non sta diminuendo. Anzi, aumenta. La soppressione del dissenso si sta intensificando, così come la demonizzazione della non conformità. Le linee vengono tracciate sulla sabbia. Lo vedete e lo sentite, proprio come me.

Chiarite cosa è essenziale per voi. Chiarite cosa siete disposti a perdere. Rimanete devianti. Rimanete freddi. Non è finita.

(CJ Hopkins- consentfactory.org)

(consentfactory.org/2022/10/16/the-gaslighting-of-the-masses/).

 

 

 

 

 

DESTRA O SINISTRA?

Comedonchisciotte.org - Nestor Halak – (21 Ottobre 2022) – ci dice:

 

Anche negli anni sessanta, come anche oggi, gli Stati Uniti erano impegnati in una guerra, quella volta nel Vietnam, ma non c’è davvero da sorprendersi: si tratta di una nazione molto aggressiva che è stata quasi sempre in guerra nei suoi duecento anni di storia.

Anche allora la narrativa sosteneva che gli americani stavano generosamente difendendo la libertà e la democrazia in un paese molto lontano dalle loro coste, dall’aggressione ingiustificata di una dittatura.

Nella fattispecie comunista.

Per inciso, né allora né oggi, nessuno ci ha mai spiegato perché i vietnamiti o qualunque altro popolo dovrebbero governarsi secondo i parametri ritenuti giusti dagli americani e non, magari, il contrario. Una lacuna teoretica.

La realtà era ovviamente differente: non si trattava di difendere un paese dall’invasione di un altro, ma di impedire la riunificazione di una nazione che stava uscendo dal periodo coloniale francese sotto un governo che gli Stati Uniti non gradivano.

Il Vietnam del sud era un’entità artificiosa senza alcuna ragion d’essere locale che serviva unicamente a prolungare il controllo post coloniale del paese in quella parte dove era ancora possibile farlo.

 

A quel tempo l’esercito americano ancora esisteva e fu progressivamente impiegato nei combattimenti oltremare fino a raggiungere in certi periodi la ragguardevole somma di mezzo milione di uomini.

Ma anche in quel caso il peso maggiore della guerra era sostenuto dall’armata indigena, completamente sovvenzionata, addestrata e diretta dagli americani, che combatteva contro l’esercito di liberazione nazionale vietnamita, supportato logisticamente dai sovietici.

Naturalmente anche allora i due eserciti vietnamiti parlavano la stessa lingua.

La situazione oggi in Ucraina presenta molti punti in comune e qualche differenza: anche stavolta la narrativa sostiene che gli Stati Uniti sono impegnati a difendere la libertà e la democrazia di uno stato sovrano situato a migliaia di chilometri dalle loro coste aggredito senza motivo da una feroce dittatura.

Su questo punto, il tempo sembra non essere passato, nonostante il fatto che oggi il “pericolo rosso”, con tutta la buona volontà da parte di alcuni di riesumarlo, sia scomparso.

Anche stavolta la realtà è completamente diversa: non si tratta di difendere la democrazia, del resto in Ucraina, come nel Vietnam degli anni sessanta, non ve n’è traccia, ma di impedire la riunificazione di territori artificiosamente e fortunosamente sottratti allo stato madre a seguito della caduta dell’Unione Sovietica, quando le repubbliche che ne facevano parte si divisero sulla base a confini amministrativi stabiliti all’interno dell’Urss con criteri che nulla avevano a che vedere con la reale appartenenza etnica e culturale e quindi con confini statuali.

Nel caso ucraino, tuttavia, l’esercito americano non è sceso direttamente in campo come successe in Vietnam, anche per la sua pochezza de facto, per cui tutto il peso della guerra, tranne i rifornimenti di mezzi, l’intelligence e la direzione, poggia sull’esercito ucraino appositamente ricostruito negli anni dal golpe del 2013 ad oggi. Al contrario, è presente l’esercito russo che nel caso del Vietnam non ha mai partecipato direttamente.

Durante tutto il periodo della guerra in Vietnam, nessuno degli alleati europei, che allora godevano di ben altra autonomia e di ben altro dibattito interno rispetto ad oggi, si sognò mai di inviare armi o finanziamenti al governo fantoccio del sud, poiché avrebbe significato anzitutto impegnarsi in una guerra non difensiva, cosa che tutte le costituzioni europee sostanzialmente proibivano, ed inoltre subire gli strali di un’opposizione interna organizzata e combattiva.

Avrebbe significato mettere in pericolo la crescente prosperità europea, i popoli di allora non l’avrebbero permesso.

In quel tempo, nel parlamento italiano erano rappresentate molte posizioni politiche (ed altre erano presenti nel paese e si facevano sentire), ma la divisione che le riassumeva tutte era quella tra destra e sinistra.

Rispetto agli “alleati” americani ed alla loro guerra, si può in sostanza affermare che la destra era favorevole e si sentiva rappresentata e difesa dagli statunitensi, mentre la sinistra era contro la guerra e in misura più o meno forte anche contro l’operato delle amministrazioni americane in genere.

 L’America, insomma, era rispetto alla politica italiana qualcosa che stava a destra. La sinistra si richiamava a più o meno grande distanza, all’Unione Sovietica.

L’Italia era quindi ben lontana dall’appoggiare all’unanimità l’avventura bellica americana in Vietnam, anzi, la maggioranza del paese reale era decisamente contraria e contraria era anche quasi la metà della politica rappresentata in parlamento, e questa divisione si svolgeva sulla base della dicotomia destra/sinistra.

All’opposto, come possiamo tutti ben constatare, ai tempi della guerra in Ucraina, la posizione politica rappresentata in parlamento è univoca e completamente appiattita sulla posizione americana: in altre parole non esiste un’opposizione, nessuna idea differente da quella del governo è istituzionalmente rappresentata e la mancanza di opposizione è segno caratteristico della mancanza di democrazia.

Quanto al paese reale, idee differenti dall’appoggio incondizionato alla posizione americana ci sono, come dimostra anche questo mio scritto, ma non è loro consentito né di raggiungere il dibattito politico ufficiale né i media mainstream e quindi il grande pubblico. In pratica, è come se non esistesse.

Da notare anche una curiosa inversione rispetto alla divisione destra/sinistra, nonostante nella situazione attuale abbia ben poco significato e sulla quale si insiste ancora solo per motivi di differenziazione tra le forze che si contendono/spartiscono il poco potere rimasto al nostro sistema statale:

ai tempi del Vietnam la sinistra era per la pace e quindi ferocemente contro gli americani, adesso coloro che si richiamano alla sinistra sono più intransigentemente dalla parte degli americani – e quindi della guerra – di quanto non siano i rappresentanti della destra che, pur non uscendo mai dal solco prestabilito dai poteri esteri che ci guidano, hanno un atteggiamento che definirei meno entusiasta.

 

Insomma l’America non è più la “destra”, come negli anni settanta e settanta, oggi è per qualche verso la “sinistra” (una “sinistra” che beninteso si occupa di matrimoni gay, non certo, Dio ce ne scampi, di giustizia sociale), ma curiosamente il governo fantoccio attraverso il quale combatte in Ucraina, si richiama ad un’ideologia e ad un simbolismo ferocemente di destra.                                      

È probabilmente utile rilevare che in passato l’America è già stata a “sinistra” del nostro governo, esattamente nel ventennio fascista.

 La bizzarra sorte di alcuni fascisti ha fatto sì che nell’arco della loro vita siano passati dallo sparare agli americani, a collaborare con i loro servizi segreti per eseguire attentati terroristici nel loro stesso paese, a considerarli di nuovo occupanti militari nemici. Dopo tutto è ben chiaro che destra e sinistra sono concetti relativi.

D’altra parte, il governo russo è oggi rappresentato qui da noi come di “destra” , anche se nell’immaginario di gran parte degli italiani la Russia impersona ancora la sinistra e in certe occasioni si serve di immagini potentemente di “sinistra”: ricordate la vecchietta con la bandiera rossa oppure le repubbliche “popolari” del Donbass?

La riflessione su questi punti dovrebbe convincerci della sostanziale irrilevanza ai nostri tempi della distinzione destra/sinistra come chiave di lettura dell’odierna situazione politica.

 Essa pare conservata dal discorso politico istituzionale al solo scopo di creare un’illusione di differenza là dove le posizioni sono sostanzialmente omogenee e strettamente conformi al pensiero unico neoliberista e globalista di Klaus Schwab.

Al di là dell’etichettatura politica, la differenza più evidente che si nota negli stati europei di oggi rispetto agli anni sessanta, è che oggi sono sostanzialmente scesi in guerra a fianco dell’America e dello stato fantoccio da lei creato compiendo azioni prettamente belliche come la fornitura di armi di tutti i tipi, di finanziamenti alla guerra, di addestramento, di logistica e intelligence, l’imposizione di sanzioni draconiane allo stato nemico a costo della propria rovina tanto da non potersi distinguere in nessun modo dalla posizione ucraino/americana.

Si può dire che si sono trasformati da alleati subordinati, ma con una certa autonomia e con un certo gioco politico interno quali erano ai tempi del Vietnam, a colonie rette sostanzialmente da governatori nominati da fuori, dotate di autonomia puramente amministrativa e con all’interno nessuna rappresentanza di idee politiche eterodosse in nessun aspetto rilevante della vita pubblica.

 In sostanza si tratta di un pensiero unico e, a rigor di logica, il pensiero unico non può essere a destra o a sinistra di sé stesso.

 

 

 

 

LA TERZA GUERRA MONDIALE

Comedomchisciotte.org - Nestor Halak – (17 Ottobre 2022) – ci dice:  

 

Personalmente preferirei limitare l’espressione “guerra” alla situazione dove due eserciti si sparano, ma oramai il significato della parola si è allargato. L’impressione è quella di essere già ben dentro la terza guerra mondiale che per la maggior parte è economica, ma in Ucraina è anche combattuta militarmente. In fondo già ci chiamano ad un’economia di guerra, prospettano razionamenti e coprifuoco perché, appunto, come dicono in televisione, “siamo in guerra”.

Solo che io la guerra alla Russia, non la voglio fare.                       Come direbbero in un film di Hollywood, “non è la mia guerra” e i russi non sono i miei nemici.

Oggi non si ha più nemmeno la buona educazione di dichiararla la guerra, ci si va e basta, forse per intorbidare ancora di più le responsabilità.

Gli attori principali sono solo quattro, ma sono sparsi ai quattro angoli del pianeta, per questo gli si addice il qualificativo “mondiale”: gli Stati Uniti e l’Europa, potenze declinanti, la Cina e la Russia in ascesa.

Si sa che ogni volta la guerra stupisce, perché all’inizio tutti pensano che sarà combattuta in un certo modo, spesso simile a quello della guerra precedente, ma poi viene fuori che è tutto diverso dalle previsioni.

Infine, quando si arriva alla conclusione, tutti pensano che non poteva che andare in quel modo per la solita illusione che danno gli eventi ex post di essere prevedibili.

In realtà ad essere prevedibile è una serie di possibili svolgimenti ed esiti, ma nessuno sa dire prima quale di queste possibilità diventerà realtà, poiché si tratta di avvenimenti complessi e bastano piccole deviazioni in itinere per cambiare tutto.

Ciò nonostante, state pur certi che gli esperti sapranno ben dire, a risultato acquisito, perché le loro previsioni non si sono avverate.

Dei quattro protagonisti principali il più lineare e prevedibile mi paiono in fondo gli Stati Uniti:

fanno più o meno esattamente ciò che ci si aspetta da loro, i loro fini sono trasparenti e facili da capire.

Per tornare ad Hollywood, che spesso esplicita in fiction la realtà della linea politica americana, il fine politico è quello del dominio del mondo, fine che nei film è attribuito ripetutamente (fino alla nausea), ai soli “spietati dittatori” che sono diventati stelle hollywoodiane di prima grandezza: Hitler, Stalin, Putin, Kim, Gheddafi, Saddam e più farsescamente, ma non troppo, il dottor Fu Man Chu, la Spectre, e tutto lo stuolo dei geni pazzi.

Più esattamente questi brutti ceffi osano contestare il dominio del mondo a coloro che ne sono i legittimi titolari per decreto divino: gli Stati Uniti, la più grande, potente, giusta, etica e amabile nazione mai apparsa sulla faccia della terra, culmine dell’evoluzione statuale.

Gli altri protagonisti sono più misteriosi. La Cina lo è per tradizione: è pur sempre una civiltà diversa, sviluppatasi con pochi contatti con la nostra, che rimane sempre un poco fuori portata della nostra comprensione.

Il loro sistema di iper-controllo sociale sui singoli ci appare piuttosto spaventoso, ma la loro politica estera non è aggressiva, per la verità non sembra esserlo mai stata. Almeno per il momento pare si vogliano limitare ad essere una potenza, non la sola potenza.

Certo, ci si chiede cosa mai significhino queste ripetute follie covidiane che tanto sembrano piacere al governo, ma tutto sommato si ha la percezione che se ne staranno pazientemente ad aspettare gli eventi, straordinariamente sicuri di sé, sulla riva del loro proverbiale e taoistico fiume.

L’Europa è veramente irriconoscibile da quella bonaria del trentennio d’oro nella quale sono cresciuto. Sono tornate ad essere possibili cose, come le guerre, i coprifuochi, le dittature, le carestie, cose che sembravano totalmente improponibili solo qualche decennio fa.

Più di tutto sorprende, dopo tante ideologie e discussioni, lo straordinario svuotamento di ogni senso politico:

 sembra letteralmente che non ci sia più nessuno in grado non dico di portare avanti una politica razionale, ma neppure di reggere l’ordinaria amministrazione. Torme di figure insignificanti prive di cervello, di cultura, di carisma, di spessore ciondolano in giro apparentemente in grado solo di obbedire ai loro suggeritori nascosti, pronti a buttarsi anche nel fuoco con tutti i loro paesi se solo questi glielo ordinano.

La Russia è l’unico paese di tradizione europea ad avere un capo degno di essere chiamato statista, ma sembra scontare un perenne complesso di inferiorità nei riguardi dell’occidente, come se in fondo fossero convinti di non essere alla loro altezza: che la loro immensa inerzia e prudenza, il loro non prendere mai l’iniziativa ma rispondere solo, e spesso in ritardo alle provocazioni altrui derivi anche da questo fattore?

A ciò si somma il fatto che non riescono a considerare gli ucraini, neppure quelli dell’ovest, come nemici, ma solo come una parte del loro stesso popolo e della loro stessa terra, ma quasi rapiti dall’occidente e costretti a tradire la loro natura. Così, spesso in questa guerra, si sono comportati come fosse tutto un equivoco, un malinteso che si può spiegare e rimediare.

L’altro giorno ascoltavo un’intervista al dottor Meluzzi che parlava della situazione. Con quel suo aspetto da profeta e quel suo modo di parlare che fa di tutto per confermarlo, con quella sicurezza delle proprie previsioni e quegli accenni che lasciano supporre ad ogni piè sospinto di come sia addentro alle segrete cose per esperienza personale, risulta indubbiamente affascinante, ma devo dire più affascinante che convincente.

Forse un pelo esagerato anche con quei suoi ripetuti richiami devozionali: a quanto ho capito ha effettivamente una carica nella gerarchia ortodossa, ma sembra perfino più ecclesiastico di monsignor Viganò.

Nell’intervista sosteneva una tesi abbastanza apocalittica sull’imminenza di un conflitto nucleare che secondo lui è estremamente probabile, soprattutto da qui all’otto di novembre, data delle elezioni parlamentari americane.

La sua idea è che la Russia stia irrimediabilmente vincendo la guerra contro la Nato, cioè l’America globalista e neocon, e che quest’ultima non possa in alcun modo accettare un simile esito, per cui ricorrerà a qualsiasi cosa, anche alle armi nucleari pur di sventarlo.

La finestra di opportunità per farlo, si dovrebbe ridurre, a detta del dottor Meluzzi, a partire dall’otto di novembre quando probabilmente l’attuale amministrazione perderà malamente il controllo del senato e del congresso a favore dell’opposizione repubblicana e trumpiana molto meno propensa, si dice, a trascinare il paese in guerra con la Russia.

Avrà ragione lui? Non posso escluderlo, anche se non ne sono convinto. Dipende da quanto sono pazzi alla fine questi neocon. Davvero non è rimasto nessuno a Washington con la testa sulle spalle?

 Da come hanno calcolato i piani per fomentare una guerra in Ucraina, cioè quasi una guerra civile russa senza intervenire direttamente, non si direbbe. Personalmente tendo di più a credere ad altre campane per esempio a quella dell’ex generale americano Mac Gregor che pure ho ascoltato in un’altra intervista.

Questi non ha la presenza ieratica di Meluzzi, è meno coinvolgente e per nulla millenarista, non parla della necessità di aiuti trascendenti, né accenna troppo spesso le sue frequentazioni di ambienti che contano, pur avendone certamente avute molte. Ma non è solo per questa maggiore sobrietà, ma per le sue tesi che mi appare più convincente.

Anche lui, e da militare, pensa che una sconfitta militare dei russi in Ucraina è impensabile.

Lo scopo degli americani sarebbe solo quello di indebolire il più possibile la Russia combattendola fino “all’ultimo ucraino”, ma entrare direttamente in guerra con l’esercito statunitense è per lui escluso.

Per cui una volta che gli ucraini saranno, per così dire, finiti, forse già entro l’anno in corso, semplicemente lasceranno perdere e tenteranno di far danno in qualche altro modo.

Tuttavia stavolta, probabilmente, non gli sarà facile uscirne, almeno non conservando l’egemonia. L’occidente non ha più le sue industrie, non ha più la sua superiorità tecnologica, non ha più la sua potenza militare, almeno convenzionale: basta vedere che per fare la guerra alla Russia occorre prendere in affitto un pezzo della Russia stessa, perché nessuno al di qua del fossato sembra in grado di mettere su un esercito che sia davvero capace di combattere.

 Il bello è che la paga per questo esercito e questo paese in affitto è fatta di carta (virtuale) e di illusioni, che poi sono diventati i prodotti di punta della maggior industria occidentale residua.

In realtà il nuovo assetto per l’Europa dopo la caduta dell’Urss poteva essere qualcosa di ben semplice e naturale: finito il presunto pericolo da est, bastava sciogliere la Nato, far tornare a casa gli americani e ammettere la Russia da pari nel suo naturale contesto.

Le materie prime russe e le industrie dell’Europa occidentale avrebbero fatto il resto e costruito nuovi decenni di prosperità per il cuore dell’occidente.

Però gli americani avevano altri progetti, perché lasciando che ciò accadesse la nazione eletta avrebbe perso la sua egemonia sul mondo: erano convinti di aver “vinto” la guerra fredda e in effetti l’avevano vinta, ma così come avevano vinto le altre: senza combattere veramente, per abbandono dei nemici.

Le guerre che hanno veramente combattuto, sono quasi sempre finite male.

A sentir loro, in forza della vittoria, la Russia avrebbe dovuto essere divisa in molti stati più piccoli (di cui i “giornalisti” occidentali si sarebbero compiaciuti di raccontare gli orrori, derivanti evidentemente dalla barbara natura degli indigeni), e diventare in sostanza una colonia da cui estrarre le materie prime.  Già la cosa si era avviata bene, con la separazione della Bielorussia e dell’Ucraina e in parte del Kazakhstan.

Ma i russi hanno alla fine realizzato l’inganno (non subito a dire il vero, come sempre ci hanno messo il loro tempo) e si sono ribellati: non hanno voluto insomma impersonare gli indigeni del terzo millennio comprati con le perline.

Questo ha procurato la guerra.

Come si permettevano questi subumani di misconoscere l’evidente superiorità della cultura anglosassone? Come potevano non essere fieri di contribuire alla ricchezza del padrone?

Ma la responsabilità non è solo americana: gli europei che avrebbero potuto fermare la guerra in qualsiasi momento e probabilmente procurarsi un nuovo periodo di benessere, hanno vergognosamente dato via qualunque indipendenza e autonomia di giudizio, come bambini viziati (e anche un poco ritardati), hanno lasciato ad altri la loro guida continuando ad appoggiare la stessa élite corrotta e stupida.

Si sono persino fatti prendere in giro in massa dai piazzisti di vaccini e, tutto sommato, nella loro grande maggioranza, meritano la sorte che si avvicina e che verosimilmente non sarà un lampo di luce insostenibile, ma un lungo lamento.

La situazione è reversibile? Non vedo perché non dovrebbe esserlo. Solo che questo popolo di bambini ritardati dovrebbe essere in grado di esprimere una classe politica adeguata al compito.

I russi, a quanto pare, ci sono riusciti dopo un decennio di fame e di orrori, agli europei occorrerà altrettanto?

 Sentinella, che vedi?

 

 

 

Lo Scoop di Francesca Donato sulla

 Von der Leyen… che ora Rischia Grosso

Conoscenzealonfine.it – (21 Ottobre 2022) - Pietro Di Martino – ci dice:

In Italia i soldi del PNRR vanno a finire alle multinazionali del farmaco”. Ad affermalo è stata Francesca Donato.

L’europarlamentare ha spiegato le ragioni che la porteranno a chiedere le dimissioni della Presidente della Commissione europea, Ursula Gertrud von der Leyen.

“Dietro un nome altisonante, quello di Centro nazionale di ricerca ‘Sviluppo di terapia genica e farmaci con tecnologia a RNA’, e con il prezioso manto protettivo di una delle di più antiche Università del mondo, l’Università di Padova, un gruppo di soggetti pare aver garantito ad alcune imprese di Big Pharma l’accesso a ingenti risorse del PNRR, gestite dal Ministero dell’Istruzione dell’Università e della ricerca”.

Il Centro di Ricerca menzionato è giuridicamente una Fondazione che “si prefigge la creazione e il rinnovamento di infrastrutture e laboratori di ricerca, la realizzazione e lo sviluppo di programmi e attività di ricerca per favorire la nascita e la crescita di iniziative imprenditoriali a più elevato contenuto tecnologico (start-up innovative e spin off da ricerca), e volta alla valorizzazione dei risultati della ricerca negli ambiti specificati”.

Il Marito di Ursula Gertrud von der Leyen.

Suddetta Fondazione è stata costituita a Padova l’8 giugno 2022. La Donato ha fatto notare che qualche giorno dopo, con una tempistica da record, il neonato Centro Nazionale di Ricerca ha avuto la sua prima “soddisfazione”.

Il 15 giugno infatti, la Ministra dell’università e della ricerca Maria Cristina Messa, ha inserito il Centro di Ricerca tra i cinque che prenderanno i fondi previsti dal PNRR. La cifra totale è di un miliardo e 600mila euro: di questi ben 320milioni andranno alla Fondazione.

“Il progetto proposto dall’Università di Padova – ha continuato la Donato – indica tra i partecipanti molti big del settore farmaceutico. Tra i partener spicca anche Orgenesis, un’azienda di biotecnologia americana che ha avuto un ruolo di primissimo piano nella realizzazione dei vaccini a mRNA, in particolare di Pfizer e Moderna “.

In Orgenesis lavora il marito della Presidente della Commissione europea, il medico Heiko von der Leyen. Ma non è tutto, Heiko è stato “piazzato” anche nel consiglio di sorveglianza della Fondazione padovana.

“Stando ai documenti – ha detto l’europarlamentare – abbiamo 320 milioni di finanziamenti, provenienti da fondi europei, che saranno di fatto gestiti a uso e consumo delle maggiori multinazionali farmaceutiche con principale sede extraeuropea.

Le stesse che hanno fatto profitti multimiliardari con i vaccini in tutto il mondo, grazie ai contratti tanto vantaggiosi per loro, quanto svantaggiosi per i Paesi membri”.

 Contratti che la Donato ricorda essere tuttora segreti e conclusi proprio dalla Presidente della Commissione europea.

Francesca Donato chiede le Dimissioni di Ursula Gertrud von der Leyen.

Secondo l’europarlamentare ci sarebbe abbastanza materiale per avviare un’indagine giudiziaria, sia da parte della magistratura italiana, sia di quella europea, competente in caso di utilizzo fraudolente dei fondi dell’Unione.

“È giunto il momento per Ursula Gertrud von der Leyen di dimettersi dal suo incarico e rispondere finalmente alle richieste di chiarimenti che le verranno poste, dal Parlamento europeo in primis e, mi auguro, dall’attività giudiziaria competente poi”.

(Pietro Di Martino - oltre.tv/scoop-francesca-donato-von-der-leyen)

 

 

 

 

LA MODIFICAZIONE DELL’AMBIENTE

E DEL CLIMA A FINI MILITARI.

Nogeoingegneria.com – Redazione – Carlo Stracquadanio . (21 OTTOBRE 2022) – ci dice:

 

Dopo l’Ottobrata adesso rischiamo veramente di vivere una Novembrata a causa dell’ennesima avanzata dell’anticiclone africano destinato a portare tempo stabile e temperature ben oltre le medie climatiche (mappa allegata) specie al Centro-Sud e sulle due Isole Maggiori, nonché una pressoché totale mancanza di precipitazioni.

Ecco, il termine Novembrata l’abbiamo coniato proprio per sottolineare quella che potrebbe essere una nuova fase climatica straordinaria.  

È stato creato solo il termine?

Il seguente articolo è stato pubblicato per la prima volta su questo sito nel gennaio 2014.

NEL 2003 un documento ‘segreto’ del Pentagono riempì le prime pagine dei giornali di tutto il mondo. Il Pentagono disegnò future guerre, caos e distruzione a causa del cambiamento climatico.

Il ten. col. Carlo Stracquadanio, all’epoca anche consigliere giuridico del Ministero della Difesa, prese spunto da questo dossier e scrisse un articolo con dati e riflessioni, interessanti da leggere anche a distanza di molti anni.

Climi di guerra.

(Carlo Stracquadanio - AnalisiDifesa.it).

6 Giugno 2004 – Fra tre anni, nel 2007, una tempesta particolarmente violenta farà scatenare l’oceano sulle coste dell’Olanda. Una serie di città come L’Aia diventerà invivibile;

un’ondata di disperati senza tetto si riverserà sulle frontiere d’Italia e Spagna che, a loro volta, subiranno improvvisi e intermittenti raffreddamenti, mentre il clima dell’Europa nord-occidentale sarà secco, gelido e ventoso come quello siberiano.

La pianura padana assomiglierà a una steppa, partirà una corsa al riarmo nucleare in preparazione di un’inevitabile apocalisse, chiusure di frontiere e guerre scatenate per mancanza d’acqua, nel 2022 Germania e Francia entreranno in conflitto per lo sfruttamento del Reno e l’Unione Europea collasserà.

Questa non è la sceneggiatura in chiave europea del film The Day After Tomorrow di Roland Emmerich, né un’apocalittica previsione di ambientalisti, bensì gli esiti di un rapporto di 22 pagine, dei climatologi Peter Schwartz e Doug Randall, redatto su commissione di Andrew Marshall, che al Pentagono dirige l’ufficio Net Assesment, un think-tank che redige rapporti segreti sugli scenari futuribili per il governo americano.

“An Abrupt Change and Its Implications for United States National Security” (“Un violento cambiamento climatico e le sue implicazioni per la sicurezza degli Stati Uniti”. Sottotitolo: “Immaginare l’impensabile”) questa è l’etichetta sul dossier di Schwartz e Randall, redatto nell’ottobre 2003. Il documento avrebbe dovuto rimanere segreto e invece dai cassetti del Pentagono è scivolato sulle pagine di Fortune e dell’Observer per poi essere ripreso dai giornali di tutto il mondo con un clamore giustificato dall’autorevolezza del destinatario, la cui commessa è costata 100mila dollari.

Guerra fredda, clima rovente.

Non è la prima volta che in tema di mutamenti climatici si evocano gli scenari più agghiaccianti.

All’inizio degli anni settanta, la stampa scientifica internazionale dedicò grandi spazi al progetto poco conosciuto di “immissione” e “interdizione” di talune azioni in ambiente meteorologico e geofisico a scopo militare.

Il giornale americano “Christian Science Monitor” scrisse, nel 1973, che “il Pentagono assegna annualmente più di due milioni di dollari per la realizzazione di una nuova arma che permetterebbe di creare artificialmente inondazioni, siccità, maremoti, uragani e modifiche dello strato dell’ozono atmosferico”.

Il Senato americano, l’11 luglio 1973, aveva infatti autorizzato il Governo a procedere nella realizzazione di tale progetto, anche con riferimento all’interdizione dagli effetti passivi degli eventi ambientali ed atmosferici.

La prevenzione di azioni destinate a modificare l’ambiente a scopi militari, fu oggetto di un approfondito esame nel vertice di Mosca tra Nixon e Breznev, nel luglio 1974, che diede luogo alla “Dichiarazione relativa all’ambiente naturale e al suo utilizzo per scopi militari”.

Poco dopo, gli organi centrali della stampa sovietica denunciavano i danni eventuali della guerra meteorologica e geofisica, così come l’orrore derivante dall’utilizzazione di defolianti e altri mezzi idonei ad incendiare le foreste e dava la primizia di una proposta sovietica tendente a mettere all’Ordine del giorno dell’Assemblea Generale dell’Onu un’interdizione conglobante tutte le azioni (militari o altre) sull’ambiente naturale, che non siano compatibili con gli interessi della scienza rivolta unicamente al benessere dell’uomo.

L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite giudicò indispensabile raccomandare al Comitato di Ginevra per il disarmo, di lavorare per un testo concertato, atto a interdire tutte le azioni condotte sull’ambiente naturale e sul clima, per scopi militari o altro.

Nel giugno del 1975 furono tenuti a Ginevra i negoziati preliminari relativi all’eventuale interdizione della guerra meteorologica. I negoziati avvennero “a porte chiuse” e nessuna notizia trapelò oltre al fatto che le delegazioni erano guidate da T.A. Davies, direttore aggiunto dell’Agenzia americana per il disarmo ed il controllo degli armamenti (ACDA) e dall’ accademico sovietico E.K. Fedorov, noto meteorologo.

Il mese precedente l’Unione Sovietica aveva, peraltro, ottenuto che l’Assemblea Mondiale della Sanità, riunita a Ginevra, stigmatizzasse l’eventuale ricorso ad armi meteorologiche.

Nell’ agosto 1975, in seno ad una Conferenza ufficialmente consacrata ai problemi ambientali, si parlò così per la prima volta di “guerra meteorologica”.

 All’uscita, il rappresentante americano, l’ambasciatore Joseph Marin, e quello sovietico, l’ambasciatore Alexei Rochtchine, si rifiutarono di fare qualsiasi dichiarazione in merito, limitandosi ad affermare sorridendo che “tutto era andato per il meglio”.

Il Congresso meteorologico aveva intanto deciso di impiantare un registro internazionale di tutte le attività collegate alla modificazione artificiale del clima, di cui venne data ampia descrizione, ufficialmente per la prima volta, in occasione della conferenza dell’Associazione internazionale per la meteorologia e fisica dell’atmosfera, tenutasi nel 1973 a Tashkent, allora in Unione Sovietica.

Il divieto di utilizzare tecniche di modificazione dell’ambiente a fini militari o per ogni altro fine ostile fu quindi oggetto, nel 1976, di un’apposita dichiarazione, adottata con la Ris. 32/76 dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.

 La Conferenza del Comitato sul disarmo, tenutasi a Ginevra il 18 maggio 1977, diede origine alla Convenzione sulla proibizione dell’uso militare o di qualsiasi altro uso ostile delle tecniche di modificazione dell’ambiente, Convenzione nota anche con il sinonimo “ENMOD” (Environment Modification), ratificata dagli Stati Uniti nel 1980.

L’art. 1 della Convenzione recita: “Ciascun Paese dell’ONU si impegna a non impiegare, per uso militare o qualsiasi altro uso ostile, quelle tecniche di modifica dell’ambiente naturale che abbiano ampi, duraturi e rovinosi effetti quali mezzi di distruzione e che danneggino ogni altro Stato membro.

Ciascun Paese membro si impegna a non assistere, incoraggiare o indurre alcun altro Paese ad intraprendere attività in contrasto con quanto previsto da questo articolo”.

Il ruolo di iniziatore delle azioni dell’uomo nel campo della formazione, prevenzione e dispersione delle nebbie, delle precipitazioni provocate (pioggia e neve) e in certa misura dei lampi, spetta al Naval Weapon Centre (NWC) della Marina statunitense, per lungo tempo leader mondiale in questo campo e oggi affiancato dall’Air Force Combat Climatology Center di Ashville (North Carolina).

Un certo numero di operazioni relative a piogge provocate, sono state effettuate con successo, all’estero dal NWC, su richiesta degli Stati interessati. Fra queste, quelle avvenute in India nel 1967 (ndr vedi GROMET) , nelle Filippine nel 1969 (operazioni ripetute da allora ogni anno dagli stessi filippini), a Okinawa nel 1971 e nelle Azzorre nel 1972.

Fra le ricerche intraprese da organizzazioni militari e civili, vanno annoverate:

– la realizzazione, il dissolvimento e la prevenzione delle nebbie;

– le precipitazioni provocate;

– le tempeste di fulmini;

– l’intervento sullo strato di ozono atmosferico;

– la manipolazione delle onde elettriche celebrali mediante elettricità atmosferica;

– la realizzazione di terremoti e maremoti;

– l’intervento su ghiacciai.

I modi e i materiali messi a punto sono oggi, per alcuni di essi, completamente declassificati e impiegati nel mondo intero a fini di utilizzazione pacifica.

È chiaro che le tecniche di modificazione artificiale del clima e del sistema meteorologico potrebbero portare benefici enormi all’umanità, ma è altrettanto chiaro che esistono problemi di diritto internazionale che potrebbero nascere a causa delle potenziali conflittualità nelle operazioni di impiego di queste tecniche e degli eccezionali rischi sull’uso incontrollato di esse come arma bellica, con conseguenze distruttive imprevedibili.

Mezzi di autodistruzione di massa.

Esistono dunque possibilità reali di condurre operazioni di guerra meteorologica. Fino alla metà degli anni 70 le possibilità di azione, in alcuni casi noti, erano sicure ma limitate.

Gli esperimenti che allora vennero dimostrati non superavano il livello tattico; ma il divieto relativo all’impiego dell’arma in questione era (ed è) tuttavia unanimemente richiesto dall’opinione pubblica in ragione di una visione apocalittica che vede l’uomo manipolare a suo piacimento le condizioni atmosferiche.

È bene soffermarsi sul concetto che le manipolazioni dell’ambiente naturale non riguardano solo il clima e la meteorologia ma bisogna annoverare anche le attività di tipo nucleare sistematiche.

Si pensi, per esempio alla Francia, che dal 1975 al 1988 ha condotto più di mille test nucleari nell’Oceano Pacifico, presso l’atollo corallino di Mururoa, con la conseguente contaminazione radioattiva dell’isola e delle acque circostanti, rendendo inabitabile un paradiso dell’ecosistema, in aperta violazione del Trattato di Rarotonga, che dal 1985 ha dichiarato il Pacifico meridionale zona esente da armi nucleari.

Climi di guerra.

(Carlo Stracquadanio)

Nel 1991, grazie alla “Glasnost”, fu svelato un programma di ricerca militare avviato dall’Unione Sovietica tra gli anni sessanta e settanta, destinato a provocare terremoti artificiali, causati mediante esplosioni nucleari sotterranee, da sfruttare come arma di attacco preventivo, da utilizzare prima di un attacco convenzionale.

Si trattava del programma “Kontinent”, i cui esperimenti sono forse stati la causa di numerosi terremoti negli Urali, in quel decennio, di cui si ricorda quello del nono grado della scala Richter, che rase al suolo la città di Gasli.

Senza dubbio un’attività di manipolazione dell’ambiente naturale a fini militari, è stata realizzata nella primavera del 1991 durante la Guerra del Golfo, quando per effetto dell’incendio dei pozzi petroliferi del Kwait, ordinato da Saddam Hussein durante la ritirata del suo esercito, il cielo fu oscurato per parecchie settimane, rendendo l’aria irrespirabile e limitando di fatto le operazioni aeree e terrestri, rivolte contro l’esercito iracheno; anche il mare, coperto da una densa patina di greggio, fu inquinato in parecchie miglia di costa, con conseguente disastro all’ecosistema.

 La circostanza fu oggetto di particolare preoccupazione per il Comando interalleato che vide la spessa coltre di fumo come un’efficace cortina anti luce atta a consentire una prolungata sopravvivenza sul terreno a virus ed agenti patogeni, protetti in tal modo dall’azione dei raggi solari.

La circostanza non è confermata, ma sembra tuttavia che anche tale timore, abbia concorso nella determinazione di arrestare la penetrazione alleata verso Baghdad.

La diversa interpretazione delle tutele tra Protocolli Aggiuntivi e Convenzione Enmod.

Nella seconda metà degli anni settanta, la formazione di nuovi Stati nazionali, la guerra di Corea, l’Indocina, l’Algeria, i conflitti Arabo-Israeliani, la guerra del Vietnam come pure le guerre civili in Africa, Asia e Sud America, evidenziarono la necessità di aggiornare le Convenzioni di Ginevra del 1949 alla nuova realtà geopolitica e sociale.

Nel 1977, l’adozione dei due Protocolli Aggiuntivi alle Convenzioni del 1949 consentì di ridefinire le tipologie di conflitto armato, includendo fra quelli a carattere internazionale le guerre di liberazione contro le dominazioni coloniali, l’occupazione straniera e i regimi razzisti.

Nel I Protocollo Aggiuntivo (I-PA77), facendo riferimento a metodi e mezzi di guerra, l’art. 35 ribadisce il principio fondamentale già contenuto sia nella Dichiarazione di San Pietroburgo del 1868, che nelle convenzioni dell’Aja del 1899 e del 1907: “In ogni conflitto armato, il diritto delle Parti in conflitto di scegliere metodi e mezzi di guerra non è illimitato”.

È vietato l’impiego di armi proiettili e sostanze, nonché metodi di guerra capaci di causare mali superflui o sofferenze inutili. È vietato l’impiego di metodi o mezzi di guerra concepiti con lo scopo di provocare, o dai quali ci si può attendere che provochino, danni estesi e durevoli all’ambiente naturale”.

L’art. 48 enuncia la regola fondamentale in tema di protezione della popolazione civile imponendo alle parti di fare, “in ogni momento”, distinzione fra la popolazione civile e i combattenti, nonché fra beni di carattere civile e gli obiettivi militari.

L’art. 51, vieta inoltre gli attacchi diretti nei confronti della popolazione civile anche a titolo di rappresaglia nonché gli “attacchi indiscriminati”.

Il successivo art. 52 offre la definizione di “obiettivo militare” vietando contestualmente l’attacco o la rappresaglia su beni di carattere civile All’art. 55 sono inoltre introdotte disposizioni destinate a salvaguardare l’ambiente naturale da danni estesi, durevoli e gravi come quelli causati dall’uso di napalm e defoglianti, già vietate rispettivamente dal III Protocollo del 1981 sulle armi che producono sofferenze inutili e della Convenzione del 1977 (Convenzione “Enmod”) relativa al divieto di utilizzare tecniche di modifica dell’ambiente naturale per scopi militari o per qualsiasi scopo ostile. Infine, l’art. 56, indica le norme di protezione per le opere e installazioni che racchiudono forze pericolose, a causa dei danni che possono derivare all’incolumità della popolazione civile.

Il II Protocollo (II-PA77), memore delle guerre civili combattute in Africa, Asia ed America del Sud (in Argentina i desaparecidos furono circa 30.000 in soli quattro anni), detta in 28 articoli la disciplina dei conflitti armati non internazionali, le cui vittime erano state, fino a tale momento, abbandonate alla tutela minimale offerta dall’art. 3 comune alle quattro Convenzioni del 1949.

Il contenuto dei Protocolli segna fine alla tradizionale bipartizione fra diritto dell’Aja, relativo a mezzi e metodi di combattimento e diritto di Ginevra, relativo alla protezione delle vittime dei conflitti armati, dando origine al moderno Diritto Internazionale Umanitario.

Come accennato, in risposta a quanto avvenne in Vietnam, a seguito dell’impiego massiccio di Agente Orange (vedasi l’articolo “Veleni di guerra” di C. Stracquadanio, su Analisi Difesa, n. 42, Febbraio 2004) vennero quindi adottati nel 1977 i due Protocolli Aggiuntivi alle Convenzioni di Ginevra, i cui artt. 35, comma 3 e 55, introdussero il divieto di adottare mezzi e metodi di guerra concepiti per provocare danni estesi, durevoli e gravi all’ambiente naturale.

La Conferenza del Comitato sul disarmo, tenutasi a Ginevra il 18 maggio 1977, diede a sua volta origine alla Convenzione sulla proibizione dell’uso militare o di qualsiasi altro uso ostile delle tecniche di modificazione dell’ambiente, (ormai nota con l’acronimo “Enmod”).

Tuttavia, nonostante i principi tutelati dal Primo Protocollo Aggiuntivo e dalla Convenzione “Enmod” siano identici, sorprendentemente i termini di riferimento non hanno ottenuto la medesima interpretazione.

Il Primo Protocollo è orientato alla protezione dell’ambiente in quanto tale, indipendentemente dal fatto che il suo danneggiamento si ripercuota direttamente sulla popolazione civile; perciò al termine “danno durevole” viene associato un effetto che si protragga per un periodo di vari decenni, mentre negli “understandings” della Convenzione “Enmod” l’implicazione temporale è ben più restrittiva: per “durevole” si intende un danno ambientale protratto per un periodo di mesi, pari a circa una stagione.

Sempre per la Convenzione “Enmond” il termine “esteso” viene riferito ad un’area di parecchie centinaia di chilometri quadrati e per “grave” si intende una seria e significativa distruzione e pregiudizio per la vita umana, alle risorse economiche e naturali.

Inoltre, l’obbligo di proteggere l’ambiente naturale in tempo di conflitto armato è stato ribadito dal XXIV Principio della Dichiarazione di Rio del 1992 sull’ambiente e lo sviluppo e dalla Corte Internazionale di giustizia (ICJ) nel 1996, che nel parere sulla liceità della minaccia o dell’uso di armi nucleari, ha dichiarato l’esistenza di un obbligo internazionale di proteggere l’ambiente naturale contro danni estesi, durevoli e gravi (ICJ, Reports, par. 31).

Allora che dire della cancellazione di migliaia di ettari di foreste indocinesi durante la guerra del Vietnam?

Purtroppo a quell’epoca – la guerra terminò nel 1975 – queste norme non erano in vigore, né era noto l’altissimo livello di pericolosità della diossina, che solo nel 1994 è stata riconosciuta come una grave minaccia alla salute pubblica. Pertanto, le devastanti operazioni di deforestazione (Area denial missions) condotte in quel teatro operativo mediante defolianti, non possono essere retroattivamente considerate alla stregua di crimini di guerra.

Ancora oggi gli erbicidi e i defolianti non sono considerati armi chimiche e il loro uso è proibito solo se provoca effetti estesi, durevoli e gravi all’ambiente naturale. La proibizione pertanto riguarda l’uso che ne viene fatto, come del resto è riconosciuto nel preambolo della Convenzione sul disarmo chimico (Parigi 1993) che condanna gli erbicidi come “metodo” di guerra.

 Un altro schiaffo alle convenzioni internazionali, è la rivelazione che gli studi e le ricerche scientifiche del programma “Kontinent” proseguirono in Russia ancora per quasi venti anni dopo la Convenzione Enmod, sollecitata dalla stessa Unione Sovietica. Secondo quanto dichiarato dallo scienziato Giancarlo Bove: “abbandonati i test nucleari sotterranei, diventati ormai pericolosi per l’impatto ambientale e l’inquinamento provocato dalle esplosioni, i responsabili scientifici e militari si orientarono verso la Tele Geodinamica e i sistemi d’arma a energia diretta EM (electronic pulse weapon) per concludersi definitivamente nel 1996” .

Cos’è la salvaguardia della popolazione civile senza la tutela ambientale?

Il Primo Protocollo Aggiuntivo del 1977 non attribuì alla guerra ambientale la categoria di “grave violazione” del diritto internazionale umanitario, ma si limitò a proibire l’uso indiscriminato di mezzi bellici intesi deliberatamente a causare danni all’ambiente naturale e pregiudicare la salute e la sopravvivenza della popolazione, nonché il divieto di modificazione dell’ambiente a scopo di rappresaglia.

Oggi invece lo Statuto della Corte Penale Internazionale annovera fra i crimini anche il fatto di “causare danni diffusi, duraturi e gravi all’ambiente naturale”.e ascrive altresì tra i crimini, i danni collaterali all’ambiente, se questi sono estesi, durevoli e gravi, tenendo come riferimento gli “understandings” della Convenzione “Enmod”.

In questo caso, attraverso l’imputabilità di crimine internazionale anche per danni collaterali, lo Statuto ha inteso rafforzare la tutela dell’ambiente, nella considerazione di poter realizzare, per mezzo di esso, una forma di ulteriore protezione nei confronti dei civili che non prendano parte alle ostilità.

Quello che per Emmerich può rappresentare il futuro non è quindi fantascienza ma realtà. Proiettata che sia nel futuro o nel passato, allude sempre al presente, ma pochi film del genere catastrofico sono più vicini ai rischi contemporanei di The Day After Tomorrow – L’alba del giorno dopo: i disastri meteorologici del film somigliano troppo alle nostre stagioni confuse di grandi freddi o grandi caldi, i guai climatici sono troppo simili ai nostri, il surriscaldamento globale e il buco dell’ozono certo non ci sono estranei.

 

Il punto inquietante della storia però è dato dalla risposta del Pentagono alla fuga di notizie sul rapporto Schwartz e Randall: “lo scenario descritto nel rapporto non è plausibile” insiste da Washington il portavoce Daniel Hetlage, “serve solo a dare al Pentagono un tema di riflessione per un futuro lontano”: una secca smentita, i due scienziati hanno solo lavorato su ipotesi; ma perché il Pentagono dovrebbe pagare un contratto da 100mila dollari per farsi raccontare della fantascienza?

 Come si è visto, gli Stati non hanno rinunciato ai loro esperimenti anche dopo la convenzione “Enmod”, chi può assicurare che le potenzialità tattiche di una volta non siano diventate capacità strategiche?

Forse è giunta l’ora che tutti gli Stati si impegnino a osservare davvero il Protocollo di Kyoto e forse anche riaffermare e rinnovare i termini sul rispetto della Convenzione “Enmond”, per garantire in questo settore applicazioni veramente pacifiche e confacenti con la salute dell’uomo, il benessere e l’equilibrio naturale.

(Ten. Col. Carlo STRACQUADANEO-Ufficiale S.M. Aeronautica Militare-Docente Diritto Operazioni Militari -Scuola di Guerra Aerea – Firenze)

 

 

 

 

 

Consenso interno russo

all’invasione dell’Ucraina.

Geopolitica.info - GIANMARCO DONOLATO – (02/05/2022) – ci dice:

Mentre ci si avvicina all’inizio del secondo mese dall’invasione su larga scala dell’Ucraina da parte della Russia, ci si chiede quale sia la situazione sociale e, soprattutto, quale sia il livello di supporto della popolazione russa rispetto a quella che viene chiamata “operazione militare speciale” dai vertici del Cremlino.

 Fare delle stime veritiere in situazioni come questa è chiaramente complesso e i risultati dei sondaggi sono da prendere indicativamente e non come un dato scientificamente comprovabile. Tuttavia, in situazioni di sbilanciamento come quella russa, dati anche solamente indicativi sono interessanti da prendere in considerazione.

Cosa dicono i sondaggi sui cittadini russi?

La capacità dei sondaggi di opinione pubblica di riflettere accuratamente il sentimento in uno stato sempre più autoritario è limitata, soprattutto durante crisi estreme come la guerra.

Nelle autocrazie, i cittadini hanno spesso paura di rispondere alle domande dei sondaggisti, per non parlare delle domande sulla politica.

Possono decidere di mentire, dando le risposte più sicure e accettabili, oppure possono evitare del tutto di rispondere, soprattutto se ritengono che la loro opinione sia in contraddizione con il consenso pubblico.

Infatti, uno dei parametri più efficaci per riconoscere un grado di libertà di espressione basso è valutare la percentuale di “non so, non rispondo” ai vari sondaggi: più alta è la percentuale, più alta è la possibilità che le risposte siano figlie di paure o pressioni da parte delle autorità (spesso indirette).

Considerando che molte piattaforme mediatiche sono state bandite o costrette a smettere di coprire le “operazioni speciali” della Russia, è evidente che l’opinione pubblica russa non è targettizzata da pluralità di fonti e pareri costruttivamente discordanti.

Una cosiddetta legge sulle fake news è stata firmata da Putin il 4 marzo scorso: essa criminalizza le posizioni che contraddicono quella ufficiale del Cremlino sulla guerra; la pena è una condanna a 15 anni di reclusione.

 

Alcune fonti parlano di un 65%-71% di cittadini a sostegno dell’invasione: un risultato molto alto che, se veritiero, metterebbe in dubbio la credenza occidentale che a supportare la guerra siano solamente i falchi del Cremlino, mentre la popolazione russa ne sarebbe contraria (CEPA, 11.03.2022).

Purtroppo, dobbiamo segnalare che anche fonti diverse da quelle ufficiali russe confermano in qualche modo la tendenza: Alexey Levinson, direttore del dipartimento socioculturale del Levada Center, l’ultimo istituto demoscopico indipendente rimasto in Russia, che per questo è stato inserito dal governo nel 2016 nella lista degli “agenti stranieri” rileva i seguenti dati per il mese di marzo: l’83% dei russi sostiene Putin, il 53% sostiene decisamente la guerra in Ucraina, il 28% la sostiene “abbastanza”, per il 43% la guerra serve a “proteggere i civili russofoni delle repubbliche autonome”, per il 25% è una “guerra di difesa”, per il 21% è “un modo di combattere il nazionalismo” (Corriere della Sera, 04.04.2022). Nonostante non venga espressamente usata la parola “guerra” nei sondaggi, i risultati parlano chiaro.

Discorso diverso vale per le autorità più vicine a Putin: è chiaramente molto difficile interpretare la loro posizione, ma al momento sembra prevalere un consenso molto forte per il Presidente.

 Non ci sono stati esodi e le dimissioni volontarie sono, ad ora, ridotte nel numero. Certo, ci sono notizie di dissenso isolato e insoddisfazione (sia verso Putin che da parte di Putin), ma il capitano sembra avere e mani ben ferme sul timone.

Il perché dei risultati osservati.

Tuttavia, non ci si può esimere dal chiedersi il perché di questi dati: più nello specifico, fino a che punto la macchina propagandistica della Federazione russa è riuscita ad annebbiare la realtà dei fatti agli occhi dei cittadini russi? I giovani e le persone che non seguono i telegiornali sono meno inclini a sostenere le azioni del governo russo.

L’istruzione e la posizione residenziale sono fattori che influiscono sul grado di supporto alle azioni governative: le persone più istruite che risiedono nelle grandi città esprimono un minore sostegno all’operazione militare.

Mosca ha i tassi di sostegno più bassi. Interviste approfondite forniscono alcune informazioni aggiuntive per completare questo quadro.

Dimostrano che la propaganda di stato è stata piuttosto efficace nel creare paura degli attacchi degli Stati Uniti e della NATO.

 Tuttavia, ci sono differenze importanti tra chi sostiene e chi si oppone all’operazione militare.

Gli oppositori credono che le sanzioni distruggeranno l’economia russa.

Hanno paura della guerra nucleare e non pensano che uccidere le persone possa mai essere giustificato.

 In generale, i russi contrari alla guerra provano un senso di shock, devastazione e depressione.

 I sostenitori, al contrario, credono che l’economia russa sarà in grado di far fronte alle sanzioni e che alla fine non avranno un enorme impatto sulla vita delle persone.

Pensano che i pesanti accenni di Putin sull’uso delle armi nucleari siano stati semplicemente progettati per impedire il coinvolgimento della NATO e non si tradurranno in una guerra più ampia.

Infine, tendono a minimizzare il numero di morti e perdite di materiale subite dall’esercito russo (CEPA, 11.03.2022). 

Si sta manifestando uno dei tratti più caratteristici della popolazione russa, già osservato durante i decenni di ristrettezze economiche durante il periodo dell’Unione Sovietica, ovvero un senso di rassegnazione e impotenza che tende a far accettare passivamente gli eventi poiché ritenuti non influenzabili dal singolo cittadino.

Considerando questo aspetto, forse si potrebbe dare una lettura diversa ai risultati delle indagini sociali di cui sopra: l’entusiasmo per l’aggressione russa potrebbe essere sincero solo per una parte inferiore della popolazione rispetto a quanto fornito dai dati. In effetti, la risposta del “raduno intorno alla bandiera” è molto inferiore al 91% per l’annessione della Crimea da parte di Putin nel 2014.

 Nonostante le nuove leggi e più di 13.000 persone detenute durante le proteste contro la guerra, i russi continuano a partecipare a manifestazioni contro la guerra.

Sanzioni ed economia potrebbero influire sul sostegno popolare?

Cosa potrebbe far pendere l’ago della bilancia verso un malcontento più consistente?

 Probabilmente, un deteriorarsi ulteriore delle condizioni economiche di chi (pochi) appartiene alla classe media russa e un sensibile cambiamento delle condizioni di vita delle classi meno abbienti – ricordiamo, al proposito, le proteste degli anni scorsi per l’assottigliamento delle quote pensionistiche con le quali una grandissima percentuale di popolazione sopravvive – significherebbe far nascere una maggiore consapevolezza rispetto alla reale salute economica della Federazione.

I russi sono tradizionalmente un popolo che sopporta e gestisce il malcontento se guidati dalla promessa della realizzazione di un disegno più grande, ma trent’anni di economia di mercato saranno facilmente obliabili da chi non ha conosciuto il comunismo sovietico? E ancora più significativamente, chi è nato cittadino sovietico avrà più a cuore lo status di potenza della Federazione russa o il frutto di decenni di sforzi?

La Russia negli ultimi anni ha accumulato riserve e ridotto la sua esposizione al dollaro, ma la sua economia rimane fortemente dipendente dalle esportazioni di combustibili fossili, con l’Unione Europea di gran lunga il suo partner commerciale più importante.

 Nonostante gli sforzi della Russia per rafforzare la resilienza contro ulteriori sanzioni finanziarie, le misure senza precedenti attualmente in discussione avrebbero un impatto sostanziale sull’economia russa.

Anche se ha abbandonato l’obiettivo del tasso di cambio nel 2014, la Banca centrale russa ha speso quasi un terzo delle sue riserve per sostenere il rublo e nel dicembre 2014 ha aumentato il tasso di interesse al 17%. Da allora, la Russia ha compiuto notevoli sforzi per ridurre la sua posizione sull’estero e la sua esposizione al dollaro.

Parte di queste riserve fanno parte del fondo sovrano, che riceve entrate dalla vendita di idrocarburi e ha lo scopo di limitare gli effetti sull’economia russa degli shock del prezzo del petrolio (Bruegel, 11.02.2022).

Nonostante le pesanti sanzioni contro la Russia in seguito all’invasione dell’Ucraina, l’Unione Europea continua a importare quasi 1 miliardo di dollari di energia al giorno dalla Russia.

 Eliminare completamente il gas e il petrolio russi (come stanno facendo il Regno Unito e gli Stati Uniti, ad esempio) è difficile per l’UE, perché rappresentano rispettivamente il 45% e il 25% delle sue importazioni.

Al contrario, l’UE dovrebbe limitare direttamente le entrate russe di petrolio e gas introducendo una tariffa o fissando un tetto massimo alle importazioni, mantenendole invariate, per vedere un effetto economico significativo a discapito della Russia (Bruegel, 11.04.2022).

Gli analisti sono ancora indecisi sulla reale efficacia di questo tipo di sanzioni: ciò che è chiaro è che maggiore l’estensione dei pacchetti di sanzioni, maggiore sarà l’effetto potenzialmente distruttivo sull’economia russa.

 La domanda che ne consegue è la seguente: chi ne sarà affetto maggiormente? Gli oligarchi e i signori della guerra del Cremlino? I cittadini russi? I cittadini europei?

In attesa di trovare risposta a queste domande, i governi occidentali hanno l’arduo compito di mantenere l’equilibrio tra fermezza politica, l’evitare rappresaglie russa di risposta, il supporto economico e militare all’Ucraina e l’attenzione agli interessi dei propri cittadini.

Buona fortuna a loro e buona fortuna a noi!

Il futuro della smilitarizzazione sta

nel fermare la macchina da guerra russa”.

Intervista a Vitaliy Dudin.

Micromega.net – Federico Fuentes – Vitaly Dudin – (15 Aprile 2022) – ci dice:

Secondo il capo dell'organizzazione socialista democratica ucraina Sotsyalnyi Rukh, la sinistra dovrebbe cambiare radicalmente la propria analisi della guerra: non dovrebbe tollerare l'imperialismo di Putin e dovrebbe sostenere pienamente il diritto del popolo ucraino all'autodeterminazione.

È molto difficile avere un quadro attendibile di ciò che sta accadendo in Ucraina. Qual è la sua valutazione a sei settimane dall’inizio dell’invasione di Putin? Vede qualche prospettiva per la fine della guerra di qui a breve?

L’invasione della Russia rappresenta una grave minaccia all’esistenza dell’Ucraina come Stato indipendente. Senza dubbio, possiamo dire che la guerra in corso è la più devastante che abbiamo visto [in Ucraina] dalla Seconda guerra mondiale.

Diverse regioni – Černihiv, Donetsk, Charkiv, Cherson, Lugansk, Mykolaïv, Sumy e Zaporižžja – sono state convertite in teatri di azioni militari, con carri armati e artiglieria che bombardano le città.

 L’esercito russo ha persino attaccato città nell’Ucraina occidentale, nelle regioni di Leopoli, Rivne e Volyn’, lanciando missili dall’aria e dal mare.

Circa 6 mila civili sono stati uccisi. Le azioni militari hanno tolto la vita a decine di migliaia di soldati di entrambe le parti. Circa 5 milioni di persone hanno perso il lavoro, principalmente perché tanti luoghi di lavoro sono stati bombardati. Quasi 10 milioni di persone sono state costrette a fuggire per motivi di sicurezza e centinaia di migliaia hanno perso la casa.

Molte città del nord, dell’est e del sud sono attualmente, o lo erano fino a poco tempo fa, sotto la brutale occupazione russa. Ma gli invasori non sono riusciti a raggiungere i loro obiettivi strategici.

Hanno occupato solo una grande città – Kherson – e stanno cercando di assaltare Mariupol, che sta subendo un blocco disumano e bombardamenti a tappeto. Quasi tutti gli edifici della città sono stati danneggiati, comprese le infrastrutture mediche.

Le truppe russe sono state fermate nella maggior parte delle direzioni e hanno subìto perdite significative in termini di soldati e veicoli. Gli ucraini hanno dimostrato di essere disposti a reagire con coraggio, anche senza armi moderne come sistemi antiaerei, caccia e missili.

Ecco perché credo che l’esercito russo non abbia la forza per schiacciare l’esercito ucraino e perché le azioni militari potrebbero essere bloccate, almeno in alcune regioni. Il governo di Putin ha molte risorse, ma il popolo ucraino è disposto e pronto a resistere.

Al momento, l’esercito sta respingendo gli invasori in diverse direzioni, principalmente nelle regioni di Kiev e Černihiv. Città come Ivankiv, Bucha e Hostomel’, occupate e saccheggiate nelle prime settimane di guerra, sono state liberate.

Ma non dobbiamo sottovalutare il pericolo: l’invasione russa ha causato vaste distruzioni, gli attacchi missilistici continuano a causare devastazioni su larga scala e hanno rinvigorito l’offensiva nel Donbass.

Penso che la guerra continuerà finché Putin sarà al potere. Fino a quel momento possiamo solo prevedere un cessate il fuoco parziale. Il destino dell’Ucraina dipende dalla battaglia per Mariupol.

Può darci un’idea del tipo di resistenza (armata e non) in cui sono impegnati gli ucraini. Che ruolo giocano all’interno della resistenza la sinistra, come il Movimento Sociale, e i sindacati?

In primo luogo, centinaia di migliaia di ucraini si sono uniti alle Forze armate del Paese e alla Difesa territoriale, che è integrata nelle Forze armate. Queste ultime stanno attualmente combattendo in prima linea con tutte le armi a disposizione, mentre la Difesa territoriale protegge principalmente le città.

Alcuni attivisti del Movimento Sociale, così come molti membri dei sindacati, si sono uniti alla Difesa territoriale come volontari. Vale la pena ricordare che decine di anarchici e socialisti hanno formato una propria unità all’interno della Difesa territoriale, chiamata Comitato di Resistenza.

In secondo luogo, molti attivisti di sinistra stanno aiutando come volontari nel rifornimento dell’esercito o nella presa in carico dei bisogni umanitari delle persone.

Una delle iniziative più efficaci in tal senso è Operation Solidarity, che è riuscita a garantire rifornimenti alla sinistra militante. Siamo anche impegnati per soddisfare le esigenze dei membri sindacali che prestano servizio nell’esercito. Abbiamo anche lavorato con l’ong di infermieri Be Like Nina e li abbiamo aiutati a ottenere medicinali per gli ospedali che si prendono cura dei soldati feriti.

Terzo, vediamo che molte persone stanno protestando contro gli invasori nelle città occupate. Non siamo coinvolti in tale attività, ma la sosteniamo. Naturalmente, è molto pericoloso perché le proteste pacifiche possono essere represse dai soldati russi armati. Tale resistenza dimostra che le persone sono contrarie alla “liberazione” che cerca di trasformare le loro città in zone grigie.

In quarto luogo, noi come Movimento Sociale continuiamo ad agire come un’organizzazione politica. Cerchiamo di contrastare la propaganda russa e di invitare il nostro popolo a combattere per un’Ucraina libera e giusta.

 

Molta attenzione è stata data al battaglione Azov e ad altre forze neonaziste. Qual è la loro reale influenza? Quale ruolo svolgono? È preoccupato che l’estrema destra – in Ucraina e all’estero – uscirà più forte da questa guerra, tanto più a lungo essa si trascinerà?

Penso che il ruolo dell’estrema destra sia stato sopravvalutato. Come dimostrato dal fantasmagorico modo in cui la Russia ha cercato di giustificare la sua invasione e i suoi crimini di guerra.

Prima del 24 febbraio, Azov riuniva circa 1.000 persone che si trovavano a Mariupol e non facevano nulla, perché erano integrate nella Guardia Nazionale dell’Ucraina. Dopo l’invasione sono stati mitizzati per il loro ruolo nella difesa di Mariupol, insieme alle unità delle Forze armate. È un modo bizzarro di smantellare un’agenda nazionalista di estrema destra, no?

Miliziani di estrema destra hanno commesso atti di violenza per le strade, ma queste azioni possono essere in qualche modo paragonate alle uccisioni di massa che sono risultate dai bombardamenti e dalla campagna di terrore condotta durante l’occupazione?

Certo, potrebbero diventare più forti, ma se ciò accadesse sarebbe colpa della Russia.

I nazionalisti radicali esistono in Ucraina, nella loro nicchia specifica, come in molti altri Paesi. Le loro attività rappresentano un problema per la società ucraina, non per la Russia o per la pace internazionale.

L’estrema destra in Ucraina è stata tollerata principalmente a causa delle esigenze di difesa dello Stato. Il governo ha chiuso un occhio sugli attacchi dei nazionalisti radicali nel momento in cui questi ultimi hanno rappresentato un aiuto per le esigenze di difesa.

Questi nazionalisti radicali hanno svolto un ruolo nel proteggere e servire l’élite oligarchica e il suo regime. Ma la loro influenza politica è molto limitata e per lo più giocano un ruolo molto circoscritto.

Per ora, i nazionalisti radicali stanno giocando un ruolo meno importante rispetto alle proteste di Maidan del 2014, perché migliaia di persone comuni stanno prendendo le armi. Più ucraini hanno le armi necessarie per difendersi, e più la sinistra internazionale sostiene l’Ucraina, minore sarà l’influenza dell’estrema destra nel Paese.

Il modo migliore per neutralizzare il problema del nazionalismo radicale in Ucraina è indebolire le mire imperialiste della Russia. Coloro che rifiutano di esprimere solidarietà all’Ucraina a causa dell’esistenza di nazionalisti radicali non hanno nulla a che fare con i princìpi e le idee contro la guerra.

In che modo l’invasione ha influito sul conflitto nell’Ucraina orientale e, più in generale, sulle relazioni tra ucrainofoni e russofoni?

L’invasione di Putin ha gravemente danneggiato le relazioni tra il popolo russo e quello ucraino ma, allo stesso tempo, ha determinato una sorta di consolidamento nella società. Dopo il 24 febbraio, anche le persone che nutrivano qualche illusione sul ruolo progressista della Russia sono diventate nemiche convinte di Mosca.

Possiamo dire che questa tragedia ha unito le persone. Chi vive nella parte occidentale dell’Ucraina è disposto ad aiutare i rifugiati dall’est e sta mostrando il proprio sostegno.

Allo stesso tempo, alcune persone hanno perseguito un’agenda di esclusione ed estremismo, sostenendo che le persone di lingua russa sono “agenti di Putin”.

 Sappiamo che la cultura russa sarà associata alla cultura degli oppressori per molto tempo (fino a quando il regime di Putin non sarà rovesciato dai cittadini russi). Ma siamo pronti a contrastare ogni forma di discriminazione linguistica o culturale e auspichiamo che prevalga la solidarietà.

Abbiamo anche visto che la gente comune nelle sedicenti repubbliche del Donbass è stanca di essere usata da Mosca nella guerra contro gli ucraini. Naturalmente, la maggior parte di loro considera il russo come lingua madre, ma non desidera rinunciare alla propria vita. Anche in mezzo a questa storia orribile, c’è il potenziale per la reintegrazione.

 

Data la situazione, alcuni pensano che il miglior risultato possibile sia che l’Ucraina negozi e rinunci alle sue ambizioni di adesione alla Nato. Come risponde a coloro che la pensano così? Più in generale, come vede il Movimento Sociale la questione della Nato e il suo ruolo in questa guerra?

Innanzitutto, pensiamo che qualsiasi intenzione di entrare a far parte della Nato non possa giustificare l’invasione russa. Si tratta di una questione che attiene al campo del dibattito interno e della sovranità nazionale.

In secondo luogo, consideriamo la Nato come un club dei Paesi più ricchi e dei loro stretti alleati. Per l’Ucraina sarebbe meglio sviluppare relazioni con tutti i Paesi e garantirsi una reale indipendenza.

Terzo, è importante rendersi conto dell’impatto che la questione della Nato ha avuto sulla vita politica ucraina. La prospettiva dell’adesione era molto vaga: la Nato non ha mai garantito che ciò sarebbe avvenuto. Quindi un “orientamento atlantico” è sempre stato più un pio desiderio da parte del governo che altro, mentre per il popolo si è trattato di una reazione al trauma collettivo e alla paura della guerra del 2014.

La Nato avrebbe potuto offrire all’Ucraina l’adesione molto tempo fa, invece ha promesso un qualche tipo di cooperazione, che ha solo reso l’Ucraina vulnerabile. Crediamo che l’Alleanza atlantica abbia svolto il ruolo di spettatore passivo in questa guerra. Sembra che sia più interessata a valutare la forza dell’esercito russo.

Ci sono state molte discussioni sulla questione dell’invio di armi all’Ucraina, con alcuni che affermano che contribuirebbe solo alla rimilitarizzazione dell’Europa e al rafforzamento della Nato. Altri dicono che porterà a uno scenario come quello dell’Afghanistan negli anni Ottanta, con gli ucraini usati per ottenere l’obiettivo degli Stati Uniti di indebolire la Russia. Qual è la posizione del Movimento Sociale?

Non vedo alcun motivo per un simile dibattito. Parlare di rischi di rimilitarizzazione in Europa è totalmente infondato, perché c’è una completa asimmetria tra Ucraina e Russia. Il futuro della smilitarizzazione sta nel fermare ora la macchina da guerra russa.

Le questioni di sicurezza dovrebbero destare forte preoccupazione. Qualsiasi smilitarizzazione che ignori la sicurezza del popolo, il suo diritto a difendersi e giustifichi il blocco della resistenza contro l’aggressione imperialista è moralmente sbagliata.

L’Ucraina ha bisogno di armi per difendere sé stessa e il resto d’Europa. Abbiamo bisogno di armi e jet antiaerei per proteggere i civili, perché le persone muoiono a causa dei missili e degli attacchi aerei.

Voglio sottolineare che tali armi non cambieranno la natura della guerra: non consentiranno all’esercito ucraino di eliminare i nemici lontani, ma piuttosto aumenteranno la loro potenza di fuoco nel combattimento ravvicinato.

Più unità militari russe vengono distrutte, più stabile sarà la pace che otterremo. È semplice, come durante la guerra contro il Terzo Reich. La Russia giustifica la sua aggressione anche con un’ideologia etno-nazionalista. È una minaccia forte e reale che deve essere affrontata.

È importante tenere presente che molti lavoratori ucraini si stanno arruolando nell’esercito. Dovremmo armarli, in modo che possano tornare vivi alle loro case e avere la forza di continuare la guerra di classe contro gli avidi oligarchi.

Al di là della questione delle armi, che tipo di solidarietà crede sia necessaria per garantire una pace autentica per l’Ucraina?

Chiediamo a tutti di esercitare pressioni sui rispettivi governi affinché questi garantiscano la cancellazione del debito e forniscano aiuti finanziari incondizionati per la ricostruzione dell’Ucraina, come parte di un cosiddetto “Nuovo Piano Marshall”.

Si può inoltre inviare qualsiasi tipo di aiuto (compresi kit medici, giubbotti antiproiettile, caschi).

Ma la cosa più specifica che la sinistra può fare è cambiare radicalmente la propria analisi della guerra. Non dovrebbe tollerare l’imperialismo di Putin e dovrebbe sostenere pienamente il diritto del popolo ucraino all’autodeterminazione.

 

 

 

 

 

La guerra in Ucraina ha messo

il Caucaso russo in ginocchio.

Asianews.it - Vladimir Rozanskij – (19-10-2022) – ci dice:

 

Pesano le sanzioni e la mobilitazione militare. Nella “Ciscaucasia” le imprese hanno perso fino al 90% del fatturato. Redditi consumati dall’inflazione. I proventi dalla vendita delle risorse energetiche basteranno per un anno. Difficile il governo centrale possa fare concessioni finanziarie alla periferia.

Mosca (AsiaNews) – Tutta l’economia russa sta subendo in misura sempre più massiccia le conseguenze della guerra in Ucraina, ma a soffrire maggiormente tra le regioni della Federazione sono quelle del Caucaso settentrionale. Il blocco quasi totale delle importazioni, il rallentamento delle attività lavorative in ogni campo, la netta diminuzione delle spese dei cittadini e della produzione locale, l’emigrazione di massa dei rappresentanti della classe media e la morte al fronte di migliaia di uomini in età lavorativa: sono soltanto alcuni dei fattori che stanno mettendo in ginocchio tutto il sistema di vita dei russi e dei caucasici.

Se nella Russia in generale il crollo economico non ha intaccato ancora del tutto il tenore medio di vita dei cittadini, nelle repubbliche caucasiche della Cecenia, Inguscezia, Daghestan, Calmucchia, Ossezia del nord, Kabardino-Balkaria e Russia meridionale, la zona definita “Ciscaucasia”, le conseguenze si fanno già sentire in modo più acuto. Tra gennaio e agosto solo nel Daghestan le imprese hanno perso quasi il 90% del fatturato. Nella regione di Stavropol il commercio all’ingrosso è sceso di oltre il 91% (del 30% quello al dettaglio); in Ossezia è calato del 72%.

 

In tutta la regione sono aumentati spaventosamente i prezzi dei prodotti (tra il 15 e il 40%) e l’inflazione galoppante ha consumato i redditi della popolazione, come confermano i dati statistici dell’istituto Rosstat. Le repubbliche caucasiche dipendono molto dai trasferimenti economici dal centro della Russia, come ricorda la professoressa Natalia Zubarevič, specialista di economia all’università Mgu di Mosca: “I finanziamenti governativi sono aumentati in tutte le regioni, in maniera diversificata, senza poter colmare i buchi creati dal contesto bellico, e la mobilitazione delle ultime settimane avrà conseguenze sempre più catastrofiche per le entrate delle amministrazioni locali, e in generale delle famiglie”.

Un altro dato preoccupante è la crescita del debito pubblico, che mediamente nei soggetti federali russi è intorno al 5%, mentre in Ciscaucasia supera il 20%. Lo Stato centrale sarà sempre meno in grado di assistere le regioni, soprattutto con il progressivo embargo occidentale sul gas e il petrolio, che è anche un “auto-embargo”, come osserva il politologo Sergej Žavoronkov della fondazione “Missione liberale”, secondo il quale “i mezzi per mantenere un livello sufficiente di benessere collettivo basteranno al massimo per un anno”.

 

Come fanno notare molti esperti, le sanzioni energetiche per ora non si fanno molto sentire a causa degli alti prezzi delle risorse, ma questo fattore è destinato a cambiare in fretta nei prossimi mesi, e da dicembre la Russia potrà vendere solo ai partner asiatici e dei Paesi meno abbienti, a prezzi molto più bassi degli attuali, e anche di quelli precedenti. Gli effetti economici della mobilitazione sono difficilmente quantificabili al momento, ma le statistiche cominceranno presto a calcolarli. Forse soltanto le entrate dai lavori agricoli potranno crescere, grazie ai prezzi alti degli alimentari e all’aumento della domanda per il calo delle importazioni.

 

Mosca sarà costretta a mantenere i finanziamenti alle regioni caucasiche, dovendo comprare la loro lealtà ed evitare i sentimenti separatisti sempre più diffusi, e non sarà facile se gli sviluppi della guerra si faranno ancora più drammatici, con l’eventuale uso di armi atomiche e la condanna internazionale della Russia come Paese terrorista, a causa delle stragi e delle distruzioni delle centrali energetiche, per lasciare gli ucraini al freddo e al gelo.

Il presidente ceceno Kadyrov, che più di tutti sostiene e alimenta la guerra in Ucraina, proprio per questo ricatta il centro moscovita in maniera sempre più sfacciata, mostrando a tutti i governatori regionali la via per difendere la propria economia a scapito di quella federale, creando quindi le premesse per un crollo ancora più sistematico.

Un eventuale aumento delle tasse, unica via per alimentare il bilancio, provocherebbe una reazione negativa anche negli strati della popolazione che più sostengono la politica statale, e la Russia potrebbe implodere economicamente, finendo per fare la guerra a sé stessa, più che ai nemici esterni.

 

 

 

Prezzi alle stelle, paura di non poter

tornare, strane chiusure. Vita

quotidiana degli italiani a Mosca.

Huffington.it - Claudia Zanella – (03 Marzo 2022) – ci dice:

I conti esteri sono bloccati e le sanzioni fanno levitare i prezzi, mentre i voli sono pochi e lasciare la Russia è difficile. Alice, 33 anni, è italiana e vive nella capitale e racconta com'è cambiata la vita.

Una strana normalità. Questa è la definizione che usa Alice (il nome è di fantasia), 33 anni, italiana, per descrivere la situazione che sta vivendo a Mosca. Nel 2017 si è trasferita in Russia e, per il momento, non pensa a tornare in Italia. Ma è un'opzione in campo in caso peggiori la situazione.

La propaganda del presidente, Vladimir Putin, sta facendo un buon lavoro, omettendo le informazioni giuste al posto di altre, ma chi vive a Mosca inizia a insospettirsi. Tra la gente le voci corrono e circolano informazioni ufficiose su quello che sta succedendo. Per esempio, mentre sui giornali italiani si parla già da tempo di giovani trasformati in militari improvvisati e mandati allo sbaraglio al fronte, in Russia "non è stato annunciato ufficialmente, ma inizia a circolare la voce che si stia ripristinando il servizio di leva". Uno dei tanti segnali che fanno alzare il livello di allarme tra gli abitanti di Mosca.

Ma facciamo un passo indietro. Il mondo di Alice e di chi la circonda ha iniziato a trasformarsi la settimana scorsa.

 Quando le truppe russe hanno iniziato a invadere l'Ucraina, sono stati colti tutti di sorpresa.

"Eravamo in stato di shock. Non riuscivamo a lavorare. Vedevo gente che passava ore con lo sguardo nel vuoto". E poi Alice, come altri con cui si è confrontata, ha passato diverse notti insonni, svegliandosi di soprassalto.

Non pensavano che sarebbe scoppiata la guerra nel Paese accanto e che a scatenarla sarebbe stata la Russia. Ma quanto è successo ha assunto concretezza nelle loro vite non appena sono arrivate le sanzioni. Alice le definisce "pesantissime".

Racconta che ci sono state subito conseguenze nella vita quotidiana: i prezzi sono aumentati, "soprattutto di quello che non si produce in Russia, come ad esempio gli oggetti tecnologici", dice. Ma soprattutto sono state applicate fin da subito le limitazioni sulle valute straniere. Impossibile cambiare i rubli con un'altra moneta e, soprattutto, i conti correnti esteri "non funzionano più".

Un problema per i cittadini stranieri. Soprattutto per chi di loro non ha un conto in Russia. Alcuni così si sono trovati senza soldi. Molte anche le aziende estere che sono state costrette a chiudere la sede russa, lasciando a casa i dipendenti da un giorno all'altro.

E poi, per chi volesse abbandonare il Paese, c'è il problema dei voli. "La maggior parte sono stati sospesi. I pochi che sono rimasti attivi sono molto cari. Quindi o si hanno i soldi per prenderne uno, o per uscire dalla Russia bisogna viaggiare in auto o in pullman verso i confini a Nord", spiega.

La Farnesina non ha ancora invitato i cittadini italiani residenti in Russia ad abbandonare il Paese, ma tutti stanno ragionando sul da farsi. "Dobbiamo avere un piano B". Perché non si sa cosa avverrà. Così racconta come dallo stato di shock iniziale si è passati alla razionalizzazione, cercando di capire come reagire alla situazione.

Ora il clima è di preoccupazione e di attesa.  "Se prima non pensavamo che il conflitto potesse toccare Mosca, ora abbiamo cambiato idea, perché l'atmosfera non è migliorata e succedono cose strane", ammette. Ad esempio? "Stanno chiudendo molte scuole per motivi di sicurezza non specificati. Obiettivi sensibili, come le torri delle tv, sono stati interdetti al pubblico", racconta. "Poi corre voce che si faranno esercitazioni con le sirene anti aeree".

I più preoccupati sono gli stranieri, che hanno paura che chiudano le frontiere. "Alcuni dipendenti mi chiamano in lacrime dicendo che vogliono lasciare il lavoro e tornare a casa". Ma anche chi resta deve capire come organizzarsi. "Mi chiedo, ad esempio, se devo prelevare tutti i rubli che ho, se cercare di cambiarli, se tenere pronta una valigia", dice Alice, che riesce comunque a mantenere un tono di voce calmo e a non farsi prendere dal panico. Del resto, vorrebbe rimanere a Mosca. Partire significherebbe perdere il lavoro e la casa. "Ho ancora la mia famiglia in Italia, ma la mia vita è qui", dice. Per alcuni lasciare la Russia può essere anche peggio.

"Magari in Italia non hanno più niente, neanche un posto dove stare o una rete".

Se partire è una scelta difficile, lo è anche rimanere. Alice è preoccupata per il suo futuro lì. "Se anche la situazione migliorasse in una settimana, ho l'impressione che queste sanzioni non verrebbero ritirate" e la situazione economica e delle aziende sarebbe tale per cui "ci troveremmo a ripartire da zero o quasi".

I russi, invece, sembrano meno preoccupati. Forse perché, dice, "non hanno alternative". Non hanno i documenti per lasciare il Paese, né un altro luogo dove stare. Anche se sulla guerra sono divisi. Una parte di loro appoggia le decisioni di Putin, ma sono tanti quelli contrari al conflitto, "soprattutto i giovani".

E, mentre si attende di capire cosa succederà, la vita va avanti, i locali sono aperti e la gente esce. E così anche Alice - rinunciando a qualche weekend fuori porta e ai capricci, per risparmiare in questo clima di incertezza - continua a vivere la sua vita "normalmente".

 In quella che è la nuova "strana normalità".

 

 

 

Cari russi, è questione di vita o di morte”:

 ecco il discorso di guerra di Putin.

Nicolaporro.it – Redazione – Nicola Porro – (24 Febbraio 2022) – ci dice:

L’annuncio delle operazioni militari in Ucraina. La condanna della Nato: “Moderna forma di assolutismo”.

Pubblichiamo la traduzione del video messaggio notturno che ha dato il via alle operazioni russe in Ucraina. Putin si rivolge sia ai cittadini russi che a quelli ucraini. Il video e il testo del discorso sono stati pubblicati sul sito del Cremlino.

 

Putin invade l'Ucraina: "Ho deciso di condurre un'operazione speciale".

Cari cittadini russi! Cari amici!

Oggi, ritengo ancora una volta necessario tornare sui tragici eventi accaduti nel Donbass e sulle questioni chiave per garantire la sicurezza della Russia.

Vorrei iniziare con quanto ho detto nel mio discorso del 21 febbraio di quest’anno. Stiamo parlando di ciò che ci provoca particolare preoccupazione e ansia, di quelle minacce fondamentali che anno dopo anno, passo dopo passo, vengono create in modo rude e senza tante cerimonie da politici irresponsabili in Occidente nei confronti del nostro Paese. Intendo l’espansione del blocco NATO ad est, che sta avvicinando le sue infrastrutture militari ai confini russi.

È noto che per 30 anni abbiamo cercato con insistenza e pazienza di raggiungere un accordo con i principali paesi della NATO sui principi di una sicurezza uguale e indivisibile in Europa. In risposta alle nostre proposte, ci siamo trovati costantemente di fronte ora a cinici inganni e menzogne, ora a tentativi di pressioni e ricatti, mentre l’Alleanza del Nord Atlantico, nel frattempo, nonostante tutte le nostre proteste e preoccupazioni, è in costante espansione. La macchina militare si muove e, ripeto, si avvicina ai nostri confini.

Perché sta succedendo tutto questo? Da dove viene questo modo sfacciato di parlare dalla posizione della propria esclusività, infallibilità e permissività? Da dove viene l’atteggiamento sprezzante nei confronti dei nostri interessi e delle nostre esigenze assolutamente legittime?

 

La risposta è chiara, tutto è chiaro ed ovvio. L’Unione Sovietica alla fine degli anni ’80 del secolo scorso si è indebolita e poi è completamente crollata. L’intero corso degli eventi che hanno avuto luogo allora è una buona lezione anche per noi oggi: ha mostrato in modo convincente che la paralisi del potere e della volontà è il primo passo verso il completo degrado e l’oblio. Non appena abbiamo perso la fiducia in noi stessi per qualche tempo, l’equilibrio di potere nel mondo si è rivelato disturbato.

Ciò ha portato al fatto che i precedenti trattati e accordi non sono più in vigore. La persuasione e le richieste non aiutano. Tutto ciò che non si addice all’egemone, al potere, viene dichiarato arcaico, obsoleto, non necessario. E viceversa: tutto ciò che sembra loro vantaggioso è presentato come la verità ultima, spinta a tutti i costi, rozzamente, con tutti i mezzi. I dissidenti sono messi in ginocchio.

Ciò di cui parlo ora non riguarda solo la Russia e non solo noi. Questo vale per l’intero sistema delle relazioni internazionali, e talvolta anche per gli stessi alleati degli Stati Uniti.

Certo, nella vita pratica, nelle relazioni internazionali, nelle regole per la loro regolamentazione, bisognava tener conto dei mutamenti della situazione mondiale e degli stessi equilibri di potere. Tuttavia, ciò avrebbe dovuto essere fatto in modo professionale, fluido, paziente, tenendo conto e rispettando gli interessi di tutti i paesi e comprendendo la nostra responsabilità. Invece no: (si è visto) uno stato di euforia da assoluta superiorità, una sorta di moderna forma di assolutismo, e anche sullo sfondo di un basso livello di cultura generale e arroganza, di coloro che hanno preparato, adottato e spinto decisioni vantaggiose solo per loro stessi. La situazione ha quindi iniziato a svilupparsi secondo uno scenario diverso.

Non bisogna cercare lontano per trovare degli esempi. In primo luogo, senza alcuna sanzione da parte del Consiglio di sicurezza dell’ONU, hanno condotto una sanguinosa operazione militare contro Belgrado, utilizzando aerei e missili proprio nel centro dell’Europa. Diverse settimane di continui bombardamenti di città civili, su infrastrutture di supporto vitale. Dobbiamo ricordare questi fatti, anche se ad alcuni colleghi occidentali non piace ricordare quegli eventi e quando ne parliamo preferiscono indicare non le norme del diritto internazionale, ma le circostanze che interpretano come meglio credono.

Poi è stata la volta dell’Iraq, della Libia, della Siria. L’uso illegittimo della forza militare contro la Libia, la perversione di tutte le decisioni del Consiglio di Sicurezza dell’ONU sulla questione libica hanno portato alla completa distruzione dello Stato, all’emergere di un enorme focolaio di terrorismo internazionale, al fatto che il Paese è precipitato in una catastrofe umanitaria che non si ferma da molti anni la guerra civile. La tragedia, che ha condannato centinaia di migliaia, milioni di persone non solo in Libia, ma in tutta questa regione, ha dato luogo a un massiccio esodo migratorio dal Nord Africa e dal Medio Oriente verso l’Europa.

Un destino simile era stato preparato per la Siria. I combattimenti della coalizione occidentale sul territorio di questo Paese senza il consenso del governo siriano e senza la sanzione del Consiglio di sicurezza dell’Onu non sono stati altro che una aggressione.

Tuttavia, un posto speciale in questa serie è occupato, ovviamente, dall’invasione dell’Iraq, anche quella senza alcun fondamento giuridico. Come pretesto, hanno scelto informazioni affidabili presumibilmente disponibili per gli Stati Uniti sulla presenza di armi di distruzione di massa in Iraq. A riprova di ciò, pubblicamente, davanti al mondo intero, il Segretario di Stato americano agitò una specie di provetta con polvere bianca, assicurando a tutti che fosse l’arma chimica sviluppata in Iraq. E poi si è scoperto che tutto questo era una bufala, un bluff: non c’erano armi chimiche in Iraq. Incredibile, sorprendente, ma il fatto resta. C’erano bugie al più alto livello statale e alle Nazioni Unite. E di conseguenza: enormi perdite, distruzione, un’incredibile ondata di terrorismo.

In generale si ha l’impressione che praticamente ovunque, in molte regioni del mondo, dove l’Occidente viene a stabilire il proprio ordine, il risultato siano ferite sanguinanti e non rimarginate, ulcere del terrorismo internazionale e dell’estremismo. Tutto ciò che ho detto è il più eclatante, ma non l’unico esempio di disprezzo del diritto internazionale.

Ci avevano promesso di non espandere la NATO di un pollice a est. Ripeto: mi hanno ingannato. Sì, si sente spesso dire che la politica è un affare sporco. Forse, ma non nella stessa misura, non nella stessa misura. Dopotutto, tale comportamento imbroglione contraddice non solo i principi delle relazioni internazionali, ma soprattutto le norme morali generalmente riconosciute. Dov’è la giustizia e la verità qui? Solo un mucchio di bugie e ipocrisie.

A proposito, politici, scienziati politici e giornalisti americani stessi scrivono e parlano del fatto che negli ultimi anni negli Stati Uniti si è creato un vero e proprio “impero delle bugie”. È difficile non essere d’accordo, è vero. Ma gli Stati Uniti sono ancora un grande Paese, una potenza che fa sistema. Tutti i suoi satelliti non solo danno rassegnato e doveroso assenso, cantano insieme a lei per qualsiasi motivo, ma copiano anche il suo comportamento, accettano con entusiasmo le regole che propone. Pertanto, a ragione, possiamo affermare con sicurezza che l’intero cosiddetto blocco occidentale, formato dagli Stati Uniti a propria immagine e somiglianza, è tutto il vero “impero della menzogna”.

Quanto al nostro Paese, dopo il crollo dell’URSS, con tutta l’apertura senza precedenti della nuova Russia moderna, la disponibilità a lavorare onestamente con gli Stati Uniti e gli altri partner occidentali, e nelle condizioni di un disarmo praticamente unilaterale, hanno subito cercato di metterci alle strette, finirci e distruggerci completamente. Questo è esattamente ciò che è successo negli anni ’90, all’inizio degli anni 2000, quando il cosiddetto Occidente ha sostenuto più attivamente il separatismo e le bande mercenarie nella Russia meridionale. Quali sacrifici, quali perdite ci costò tutto questo allora, quali prove abbiamo dovuto affrontare prima di spezzare finalmente la schiena al terrorismo internazionale nel Caucaso. Lo ricordiamo e non lo dimenticheremo mai.

Sì, infatti, fino a poco tempo fa, non si sono fermati i tentativi di distruggere i nostri valori tradizionali e di imporci i loro pseudo-valori che corroderebbero noi, la nostra gente dall’interno, quegli atteggiamenti che stanno già piantando in modo aggressivo nei loro paesi e che portano direttamente al degrado e alla degenerazione, perché contraddicono la natura stessa dell’uomo. Non succederà, nessuno l’ha mai fatto. Non funzionerà neanche adesso.

 

Nonostante tutto, nel dicembre 2021, abbiamo comunque tentato ancora una volta di concordare con gli Stati Uniti e i suoi alleati dei principi per garantire la sicurezza in Europa e sulla non espansione della NATO. Tutto è stato vano. La posizione degli Stati Uniti non cambia. Non ritengono necessario negoziare con la Russia su questa questione fondamentale per noi, perseguendo i propri obiettivi, trascurando i nostri interessi.

E ovviamente, in questa situazione, abbiamo una domanda: cosa fare dopo, cosa aspettarsi? Sappiamo bene dalla storia come negli anni Quaranta l’Unione Sovietica abbia cercato in tutti i modi di prevenire o almeno ritardare lo scoppio della guerra. A tal fine, tra l’altro, ha cercato letteralmente fino all’ultimo di non provocare un potenziale aggressore, non ha compiuto o rimandato le azioni più necessarie e ovvie per prepararsi a respingere un inevitabile attacco. E quei passi che furono fatti alla fine si rivelarono catastroficamente ritardatari.

Di conseguenza, il paese non era pronto ad affrontare pienamente l’invasione della Germania nazista, che attaccò la nostra Patria il 22 giugno 1941 senza dichiarare guerra. Il nemico fu fermato e poi schiacciato, ma a un costo colossale. Un tentativo di placare l’aggressore alla vigilia della Grande Guerra Patriottica si è rivelato un errore che è costato caro al nostro popolo. Nei primissimi mesi di ostilità abbiamo perso territori enormi e strategicamente importanti e milioni di persone. La seconda volta che non permetteremo un errore del genere, non abbiamo alcun diritto.

Coloro che rivendicano il dominio del mondo, pubblicamente, impunemente e, sottolineo, senza alcun motivo, dichiarano noi, la Russia, il loro nemico. Infatti, oggi hanno grandi capacità finanziarie, scientifiche, tecnologiche e militari. Ne siamo consapevoli e valutiamo oggettivamente le minacce che ci vengono costantemente rivolte in ambito economico, nonché la nostra capacità di resistere a questo ricatto sfacciato e permanente. Ripeto, li valutiamo senza illusioni, in modo estremamente realistico.

 

Per quanto riguarda la sfera militare, la Russia moderna, anche dopo il crollo dell’URSS e la perdita di una parte significativa del suo potenziale, è oggi una delle più importanti potenze nucleari del mondo e, inoltre, presenta alcuni vantaggi in una serie di ultimi tipi di armi. A questo proposito, nessuno dovrebbe avere dubbi sul fatto che un attacco diretto al nostro Paese porterà alla sconfitta e alle terribili conseguenze per qualsiasi potenziale aggressore.

Allo stesso tempo, le tecnologie, comprese le tecnologie di difesa, stanno cambiando rapidamente. La leadership in quest’area sta passando e continuerà a passare di mano, ma lo sviluppo militare dei territori adiacenti ai nostri confini, se lo consentiamo, durerà per decenni a venire, e forse per sempre, e creerà un quadro sempre crescente di minaccia inaccettabile per la Russia.

Anche ora, mentre la NATO si espande ad est, la situazione per il nostro Paese sta peggiorando e diventando ogni anno più pericolosa. Inoltre, in questi giorni, la leadership della NATO ha parlato apertamente della necessità di accelerare, accelerare l’avanzamento delle infrastrutture dell’Alleanza fino ai confini della Russia. In altre parole, stanno rafforzando la loro posizione. Non possiamo più semplicemente continuare a osservare ciò che sta accadendo. Sarebbe assolutamente irresponsabile da parte nostra.

L’ulteriore espansione delle infrastrutture dell’Alleanza del Nord Atlantico, lo sviluppo militare dei territori dell’Ucraina che è iniziato, è per noi inaccettabile. Il punto, ovviamente, non è l’organizzazione NATO in sé, è solo uno strumento della politica estera statunitense. Il problema è che nei territori a noi adiacenti, noterò, nei nostri stessi territori storici, si sta creando un sistema “anti-Russia” a noi ostile, che è stato posto sotto il completo controllo esterno, è intensamente colonizzato dalle forze armate dei paesi della NATO ed è dotato delle armi più moderne.

Per gli Stati Uniti e i suoi alleati, questa è la cosiddetta politica di contenimento della Russia, con evidenti dividendi geopolitici. E per il nostro paese, questa è in definitiva una questione di vita o di morte, una questione del nostro futuro storico come popolo. E questa non è un’esagerazione, è vero. Questa è una vera minaccia non solo per i nostri interessi, ma anche per l’esistenza stessa del nostro Stato, la sua sovranità. Questa è la linea rossa di cui si è parlato molte volte. L’hanno superata.

A questo proposito, e sulla situazione nel Donbass. Vediamo che le forze che hanno compiuto un colpo di stato in Ucraina nel 2014 hanno abbandonato la soluzione pacifica del conflitto. Per otto anni, otto anni infiniti, abbiamo fatto tutto il possibile per risolvere la situazione con mezzi pacifici e politici. Tutto invano.

Come ho detto nel mio discorso precedente, non si può guardare ciò che sta accadendo lì senza compassione. Era semplicemente impossibile sopportare tutto questo. Era necessario fermare immediatamente questo incubo: il genocidio contro i milioni di persone che vivono lì, che fanno affidamento solo sulla Russia, sperano solo in noi. Sono state queste aspirazioni, sentimenti, dolore delle persone che sono state per noi il motivo principale per prendere la decisione di riconoscere le repubbliche popolari del Donbass.

C’è poi una cosa che penso sia importante sottolineare ulteriormente. I principali paesi della NATO, al fine di raggiungere i propri obiettivi, sostengono in tutto i nazionalisti estremisti e neonazisti in Ucraina, che, a loro volta, non perdoneranno mai i residenti di Crimea e Sebastopoli per la loro libera scelta: la riunificazione con la Russia.

Ovviamente saliranno in Crimea, e proprio come nel Donbass, con una guerra, per uccidere, proprio come le bande dei nazionalisti ucraini, complici di Hitler, uccisero persone indifese durante la Grande Guerra Patriottica. Dichiarano apertamente di rivendicare un certo numero di altri territori russi.

L’intero corso degli eventi e l’analisi delle informazioni in arrivo mostra che lo scontro della Russia con queste forze è inevitabile. È solo questione di tempo: si stanno preparando, aspettano il momento giusto. Ora affermano anche di possedere armi nucleari. Non permetteremo che ciò avvenga.

Come ho detto prima, dopo il crollo dell’URSS, la Russia ha accettato nuove realtà geopolitiche. Rispettiamo e continueremo a trattare con rispetto tutti i paesi di nuova formazione nello spazio post-sovietico. Rispettiamo e continueremo a rispettare la loro sovranità, e un esempio di ciò è l’assistenza che abbiamo fornito al Kazakistan, che ha dovuto affrontare eventi tragici, con una sfida alla sua statualità e integrità. Ma la Russia non può sentirsi al sicuro, svilupparsi, esistere con una minaccia costante proveniente dal territorio dell’Ucraina moderna.

Permettetemi di ricordarvi che nel 2000-2005 abbiamo respinto i terroristi nel Caucaso, abbiamo difeso l’integrità del nostro Stato, salvato la Russia. Nel 2014 abbiamo sostenuto i residenti della Crimea e di Sebastopoli. Nel 2015, le forze armate sono riuscite a creare una barriera affidabile alla penetrazione dei terroristi dalla Siria in Russia. Non avevamo altro modo per proteggerci.

La stessa cosa sta accadendo ora. Semplicemente a te e a me non è stata lasciata alcuna altra opportunità per proteggere la Russia, il nostro popolo, ad eccezione di quella che saremo costretti a sfruttare oggi. Le circostanze richiedono un’azione decisa e immediata. Le repubbliche popolari del Donbass si sono rivolte alla Russia con una richiesta di aiuto.

A questo proposito, ai sensi dell’articolo 51 della parte 7 della Carta delle Nazioni Unite, con l’approvazione del Consiglio della Federazione russa e in applicazione dei trattati di amicizia e assistenza reciproca ratificati dall’Assemblea federale il 22 febbraio di quest’anno con il Donetsk Repubblica popolare e Repubblica popolare di Luhansk, ho deciso di condurre un’operazione militare speciale.

Il suo obiettivo è proteggere le persone che sono state oggetto di bullismo e genocidio da parte del regime di Kiev per otto anni. E per questo ci adopereremo per la smilitarizzazione e la denazificazione dell’Ucraina, nonché per assicurare alla giustizia coloro che hanno commesso numerosi crimini sanguinosi contro i civili, compresi i cittadini della Federazione Russa.

Allo stesso tempo, i nostri piani non includono l’occupazione dei territori ucraini. Non imporremo nulla a nessuno con la forza. Allo stesso tempo, sentiamo che negli ultimi tempi in Occidente ci sono sempre più parole che i documenti firmati dal regime totalitario sovietico, che consolidano i risultati della seconda guerra mondiale, non dovrebbero più essere eseguiti. Ebbene, qual è la risposta a questo?

I risultati della seconda guerra mondiale, così come i sacrifici fatti dal nostro popolo sull’altare della vittoria sul nazismo, sono sacri. Ma questo non contraddice gli alti valori dei diritti umani e delle libertà, basati sulle realtà che si sono sviluppate oggi in tutti i decenni del dopoguerra. Inoltre, non annulla il diritto delle nazioni all’autodeterminazione, sancito dall’articolo 1 della Carta delle Nazioni Unite.

Lascia che ti ricordi che né durante la creazione dell’URSS, né dopo la seconda guerra mondiale, le persone che vivono in determinati territori che fanno parte dell’Ucraina moderna, nessuno si è mai chiesto come vogliono organizzare la propria vita. La nostra politica si basa sulla libertà, la libertà di scelta per ciascuno di determinare autonomamente il proprio futuro e il futuro dei propri figli. E riteniamo importante che questo diritto – il diritto di scelta – possa essere utilizzato da tutti i popoli che vivono sul territorio dell’odierna Ucraina, da chiunque lo desideri.

A questo proposito, mi rivolgo ai cittadini ucraini. Nel 2014, la Russia è stata obbligata a proteggere gli abitanti della Crimea e di Sebastopoli da coloro che tu stesso chiami “nazisti”. I residenti della Crimea e di Sebastopoli hanno scelto di stare con la loro patria storica, con la Russia, e noi lo abbiamo sostenuto. Ripeto, semplicemente non potremmo fare altrimenti.

Gli eventi di oggi non sono collegati al desiderio di violare gli interessi dell’Ucraina e del popolo ucraino. Sono legati alla protezione della stessa Russia da coloro che hanno preso in ostaggio l’Ucraina e stanno cercando di usarla contro il nostro paese e il suo popolo.

Ripeto, le nostre azioni sono autodifesa contro le minacce che si stanno creando per noi e da un disastro ancora più grande di quello che sta accadendo oggi. Per quanto difficile possa essere, vi chiedo di capirlo e di chiedere collaborazione per voltare al più presto questa tragica pagina e andare avanti insieme, per non permettere a nessuno di interferire nei nostri affari, nelle nostre relazioni, ma per costruirli da soli, in modo che crei le condizioni necessarie per superare tutti i problemi e, nonostante la presenza di confini statali, ci rafforzi dall’interno nel suo insieme. Io credo in questo – in questo è il nostro futuro.

Vorrei anche rivolgermi al personale militare delle forze armate ucraine.

Cari compagni! I vostri padri, nonni, bisnonni non hanno combattuto i nazisti, difendendo la nostra Patria comune, affinché i neonazisti di oggi prendessero il potere in Ucraina. Hai giurato fedeltà al popolo ucraino e non alla giunta antipopolare che saccheggia l’Ucraina e deride queste stesse persone.

Non seguire i suoi ordini criminali. Vi esorto a deporre immediatamente le armi e ad andare a casa. Mi spiego meglio: tutti i militari dell’esercito ucraino che soddisfano questo requisito potranno lasciare liberamente la zona di combattimento e tornare dalle loro famiglie.

Ancora una volta, sottolineo con forza: ogni responsabilità per un possibile spargimento di sangue sarà interamente sulla coscienza del regime che regna sul territorio dell’Ucraina.

Ora, alcune parole importanti, molto importanti per coloro che potrebbero essere tentati di intervenire negli eventi in corso. Chiunque tenti di ostacolarci, e ancor di più di creare minacce per il nostro Paese, per il nostro popolo, dovrebbe sapere che la risposta della Russia sarà immediata e porterà a conseguenze mai sperimentate nella tua storia. Siamo pronti per qualsiasi sviluppo di eventi. Tutte le decisioni necessarie al riguardo sono state prese. Spero di essere ascoltato.

Cari cittadini russi!

Il benessere, l’esistenza stessa di interi stati e popoli, il loro successo e la loro vitalità hanno sempre origine nel potente apparato radicale della loro cultura e valori, esperienze e tradizioni dei loro antenati e, ovviamente, dipendono direttamente dalla capacità di adattarsi rapidamente a una vita in continuo cambiamento, sulla coesione della società, sulla sua disponibilità a consolidarsi, a raccogliere tutte le forze per andare avanti.

Le forze sono necessarie sempre – sempre, ma la forza può essere di qualità diversa. Al centro della politica dell'”impero della menzogna “, di cui ho parlato all’inizio del discorso, c’è principalmente la forza bruta e schietta. In questi casi, diciamo: “C’è potere, la mente non è necessaria”.

Tu ed io sappiamo che la vera forza è nella giustizia e nella verità, che è dalla nostra parte. E se è così, allora è difficile non essere d’accordo con il fatto che sono la forza e la prontezza a combattere che stanno alla base dell’indipendenza e della sovranità, sono le basi necessarie su cui puoi solo costruire in modo affidabile il tuo futuro, costruire la tua casa, la tua famiglia, la tua patria.

Cari connazionali!

Sono fiducioso che i soldati e gli ufficiali delle forze armate russe devoti al loro paese adempiranno al loro dovere con professionalità e coraggio. Non ho dubbi che tutti i livelli di governo, gli specialisti responsabili della stabilità della nostra economia, del sistema finanziario, della sfera sociale, i capi delle nostre aziende e tutte le imprese russe agiranno in modo coordinato ed efficiente. Conto su una posizione consolidata e patriottica di tutti i partiti parlamentari e delle forze pubbliche.

In definitiva, come è sempre stato nella storia, il destino della Russia è nelle mani affidabili del nostro popolo multinazionale. E questo significa che le decisioni prese saranno attuate, gli obiettivi fissati saranno raggiunti, la sicurezza della nostra Patria sarà garantita in modo affidabile.

Credo nel vostro sostegno, in quella forza invincibile che ci dà il nostro amore per la Patria.

(Vladimir Putin, 24 febbraio 2022).

 

 

 

 

“Governo? È stato breve”. Mattarella

spernacchia i giornali di sinistra.

Nicolaporro.it – Redazione -Nicola Porro – (21 Ottobre 2022) – ci dice:

 

Il Presidente della Repubblica smentisce in diretta chi accusava il centrodestra di essere “in ritardo”.

Ci permettiamo di segnalarlo solo perché su queste pagine avevamo già fatto notare la critica “a priori”, ma soprattutto infondata, che nei giorni scorsi circolava nei confronti di Giorgia Meloni e del centrodestra.

Ovvero l’accusa di essere “in ritardo” e di metterci troppo a formare il governo. Beh, a confermare che si trattava di una bufala di proporzioni mastodontiche ci ha pensato il Presidente della Repubblica in persona.

Dopo l’incarico conferito alla leader di Fdi e la lettura della lista dei ministri (con un errore), Sergio Mattarella si è presentato in sala stampa e ha rilasciato una breve dichiarazione.

Da cui occorre estrapolare solo un passaggio:

“Questa volta il tempo è stato breve: è passato meno di un mese dalla data delle elezioni, è stato possibile per la chiarezza dell’esito elettorale ed è stato necessario anche in considerazione delle condizioni interne ed internazionali che esigono un governo nella pienezza dei suoi compiti”.

Quindi, in sintesi: è stata una formazione dell’esecutivo molto rapida, meno di un mese dal voto. Se non è un record, poco ci manca.

In diretta a Otto e Mezzo, invece, qualche giorno fa Massimo Giannini, direttore della Stampa, aveva detto che “Draghi ha fatto il suo governo in 10 giorni” se “se il ritorno della politica è questa roba qua che da quando hanno vinto non riescono a trovare la quadra…”.

Il punto, come gli aveva fatto notare Giovanbattista Fazzolari, è che Meloni a quel tempo non aveva ancora ricevuto l’incarico dal Presidente della Repubblica, dunque non poteva fare ancora il governo.

Tecnicamente, prima era impossibile.

Bisognava infatti aspettare la convocazione delle Camere (non spettava certo a Meloni), poi la nomina dei presidenti (arrivata nell’immediato), poi la convocazione delle Consultazioni (era Mattarella a decidere) e solo una volta ottenuto l’incarico la leader di Fdi ha avuto carta bianca. A quel punto avrebbe potuto accettare l’incarico con riserva, far passare 24 ore e tornare al Colle. Invece ha subito accettato e presentato la lista dei ministri. Checché ne dicesse Giannini, praticamente a tempo record.

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