TERRORIMO PER COMANDARE.

 

TERRORIMO PER COMANDARE.

 

La Verità oggi in edicola apre così.

"Metodo Ursula: terrore

per comandare" è il titolo.

Politicanews.it – Giorgia Zuddas – (9-12-2022) – ci dice:

 

"Il vincolo esterno prova a stringersi" si legge nell'occhiello.

 "Dopo la visita a Milano, la von der Leyen celebra l’Autorità europea voluta per rispondere alle crisi globali.

 E dipinge un futuro fatto di microbi assassini, nuove pandemie e imminenti apocalissi chimico-nucleari.

A cosa è dovuta questa iniezione di fiducia?

Il sospetto è forte: l’emergenza perenne serve a imporre spese militari, misure sanitarie e tasse"

è il catenaccio.

Taglio alto: "Il Colle continua a commissariare il governo tra i plausi dei media" - "Riciccia pure l’eterna farsa del price cap: «Ora si farà»" –

"Sul contante vince la Meloni Bruxelles vuole l’Iva elettronica".

 

Centro pagina: "Le confessioni dell’Annunziata: il Conte 1 cadde sulla sfida all’Ue". 

"Sussidi di disoccupazione ai finti soci della Karibu. E spunta perfino un morto".

"Dieci anni tra pm, leggi e pasticci. Radiografia del disastro dell’Ilva". 

"Biden e Putin si «parlano» con gli ostaggi Il trafficante per la cestista".

Taglio basso: "Appello degli omosessuali: no all’utero in affitto" –

"Inveire adesso non serve. La Destra faccia cultura". 

"Giravolta di Beppe Sala: russi da cacciare, anzi no".

 

 

 

 

 

In Italia ci sono 11 Stazioni di

Polizia Cinese non Autorizzate.

Conoscenzealconfine.it – (9 Dicembre 2022) - Serena Console – ci dice:

 

Oltre a Prato, Firenze, Milano e Roma, ora spuntano anche nuove strutture nelle aree di Bolzano, Venezia e della Sicilia. Ma è soprattutto il capoluogo lombardo a destare preoccupazione.

Il territorio italiano ospita il più alto numero di stazioni di polizia cinese in tutto il mondo.

Su un totale mondiale di 102 sportelli – accusati di controllare la popolazione cinese all’estero e di costringere i dissidenti al rimpatrio – il nostro paese conta ben undici stazioni di polizia.

 In un aggiornamento del recente rapporto “110 Overseas – China’s Transnational Policing Gone Wild”, pubblicato lo scorso 4 dicembre, l’ong di Madrid “Safeguard Defenders” ha infatti visto al rialzo il numero delle stazioni di polizia cinesi presenti sui territori stranieri:

 oltre alle 54 già identificate nel rapporto di settembre scorso, il gruppo per i diritti civili ha individuato altre 48 stazioni di polizia cinesi non ufficiali.

Altre stazioni recentemente identificate si trovano in Croazia, Serbia e Romania.

Mascherati da uffici amministrativi per il rinnovo patenti o per il supporto burocratico dei cinesi oltre confine, questi sportelli agirebbero come uffici consolari paralleli, in violazione della Convenzione di Vienna sulle relazioni consolari.

Essa prevede che tali strutture siano indicate come tali alle autorità ospitanti.

Da qui scatta l’allarme: queste stazioni rappresentano una minaccia per la sicurezza e la sovranità territoriale dei paesi in cui sono presenti.

La Forte Presenza in Italia.

Oltre a Prato, Firenze, Milano e Roma (quelle in queste ultime due definite “progetti pilota” dalle autorità cinesi), ora spuntano anche nuove strutture nelle aree di Bolzano, Venezia e della Sicilia.

Ma è soprattutto Milano a destare l’interesse dell’ong spagnola: il capoluogo lombardo sarebbe stato usato come un banco di prova per monitorare la popolazione cinese all’estero e costringere i dissidenti a rientrare in Cina.

Secondo il rapporto, la prima stazione di polizia cinese non ufficiale in Italia è stata istituita a Milano a seguito di un accordo del 2015 preso con il ministero della Pubblica Sicurezza cinese sui pattugliamenti congiunti, che avrebbe contribuito direttamente allo stabilimento di stazioni “pilota” nel capoluogo lombardo nel 2016, da parte della polizia di Wenzhou.

Nel 2018, poco dopo il rafforzamento dell’accordo sul pattugliamento congiunto italo-cinese tra le strade milanesi (così come in quelle romane), anche la pubblica sicurezza di Qingtian ha istituito un ufficio “pilota” a Milano.

Insomma, il capoluogo lombardo ha fatto da apripista queste operazioni in Italia.

Cosa farà il Governo Italiano?

Già a ottobre scorso, dopo l’avvio di indagini da parte delle autorità olandesi per le “stazioni di polizia” ad Amsterdam e Rotterdam, la Cina aveva smentito la ricostruzione della ong spagnola, definendo le “stazioni di polizia” all’estero come “centri di servizi”, creati per dare assistenza agli espatriati nel rinnovare i documenti o nel gestire le pratiche burocratiche.

 “Ci auguriamo che le parti interessate smettano di ingigantire questo tema per creare tensioni.

Usare questa storia come pretesto per infangare la Cina è inaccettabile”, ha dichiarato il ministero degli Esteri cinese alla Cnn lo scorso novembre.

Sul tema delle stazioni di polizia d’oltremare e la repressione transnazionale cinese, la Commissione speciale sulle interferenze straniere del Parlamento Europeo udirà l’8 dicembre la “ong Safeguard Defenders”.

Il gruppo spagnolo, scrive il Guardian, sta osservando una maggiore presenza del governo cinese in queste stazioni, che non sarebbero gestite direttamente da Pechino.

Secondo Safeguard Defenders “alcune dichiarazioni e provvedimenti politici cominciano a mostrare una guida più chiara dal governo centrale”.

In Italia però tutto tace, mentre diversi governi stranieri hanno aperto indagini sulle attività illegali delle unità di polizia.

In una dichiarazione al quotidiano Il Foglio, il ministero dell’Interno guidato dall’ex ministra Luciana Lamorgese ha affermato che le presunte stazioni di polizia cinesi non ufficiali non destano “particolare preoccupazione”.

Il parlamento tuttavia si sta muovendo per chiedere al governo chiarimenti sulle stazioni di polizia cinese d’oltremare presenti in Italia.

Formiche.net ha raccontato che sono state depositate alla Camera e al Senato due interrogazioni:

una dell’opposizione, presentata da Lia Quartapelle, responsabile esteri del Partito democratico, a cui dovrà rispondere il ministero dell’Interno, guidato dal prefetto Matteo Piantedosi;

e una della maggioranza presentata da Mara Bizzotto, senatrice della Lega. Delegato a rispondere all’interrogazione di Bizzotto è invece il ministero degli Esteri guidato da Antonio Tajani.

 

L’Italia, che ospita 330mila cittadini cinesi secondo i dati 2021 dell’Istat, si presenta come un luogo ospitale per consolidare l’influenza di Pechino, grazie anche ai diversi accordi siglati tra Pechino e Roma.

(Serena Console -- today.it/attualita/stazioni-polizia-cinese-italia-milano-roma.html)

 

 

 

 

Dividi, semina odio,

crea terrore e impera.

Ilcambiamento.it - Paolo Ermani – (30-07-2021) – ci dice:

 

"Divide et impera": per controllare un popolo non hai che da dividerlo fomentando discordia.

Eccoci qua dunque, tra spargimento di terrore e odio, restrizioni, discriminazioni e controllo sociale. Et voilà, il gioco è fatto.

Dividi, semina odio, crea terrore e impera.

«Dīvĭdĕ et ĭmpĕrā è una locuzione latina secondo cui il migliore espediente di una tirannide o di un'autorità qualsiasi per controllare e governare un popolo è dividerlo, provocando rivalità e fomentando discordie. 

 Questa tecnica permette a un potere centrale, che può essere un governo dispotico, o un governatorato coloniale-imperialista, numericamente modesto, di governare e dominare su una popolazione sensibilmente più numerosa.

Spesso la tecnica determina conflitti sociali atti a generare odio tra le persone culturalmente meno edotte e informate.

 Questa tecnica è stata applicata in particolar modo per l'amministrazione dei grandi imperi, che grazie ad essa riuscirono a controllare territori molto estesi con forze armate esigue».

(Wikipedia).

Ma che stranissima coincidenza:

esattamente quello che sta succedendo in questo periodo, in cui autentici imperi economici controllano il mondo senza che abbiano in dotazione eserciti;

 per poter operare indisturbati e raggiungere i loro scopi bastano quei politici e relativi media che li servono volentieri a pagamento.

La dottrina di ogni potere autoritario si presenta puntualmente anche nello scenario attuale dove attraverso un bombardamento mediatico orchestrato ad hoc, viene alimentato un odio contro quelli che in passato potevano essere i comunisti o gli ebrei e oggi sono coloro che non credono alle menzogne costanti raccontate in ossequio al motto per il quale una bugia ripetuta dieci, cento, mille volte diventa una verità.

Così, dall’alto spargono terrore, odio e paura per dividere le persone, per mettere gli uni contro gli altri, creare fazioni, cosicché possano continuare a fare i loro affari mentre nell’arena il popolo si accapiglia.

 Quelli su cui scagliare l’odio sociale vengono immediatamente etichettati così da non essere più considerati come persone ma sigle, fazioni.

E se si spersonalizza qualcuno lo si rende ancora più attaccabile e meno degno di ascolto.

La vergognosa opera di criminalizzazione di persone che altro non fanno che volerci vedere chiaro nelle tantissime zone d’ombra sulla questione covid è qualcosa che con la democrazia e il rispetto per il prossimo non ha nulla a che vedere.

Calpestati diritti, opinioni, libertà di espressione, libertà di movimento in nome di una ipotetica tutela della salute per la quale né i politici, né i media, né tanto meno i crocerossini acquisiti dell’ultima ora, hanno mai mosso un dito.

 Dov'erano costoro quando è stata distrutta la sanità pubblica, quando sono stati sprecati soldi pubblici a vagonate, devastato l’ambiente, provocato l'avvelenamento di acqua, aria e cibo che ci regala centinaia di migliaia di morti di cancro?

Hanno permesso all’industria del tabacco di fare oltre 90 mila morti l’anno, lasciato produrre automobili, bolidi, carri armati che lasciano sull’asfalto migliaia fra morti e feriti ogni anno, allevato milioni di animali in condizioni igieniche e sanitarie pazzesche senza fare nulla in merito e innumerevoli altri esempi drammatici simili.

E dopo tutto ciò si ha pure il coraggio di dire che si sta tutelando la nostra salute? Per tutte queste cose che sono un costante attacco alla nostra salute e provocano ecatombi è forse mai stato fatto qualcosa anche solo di lontanamente paragonabile a quanto fatto per il covid?

L’immagine simbolo, l’apoteosi dell’ipocrisia è vedere gente che si abbassa la mascherina per fumare e nessuno si scaglia contro di loro con la stessa ferocia a tutela della salute così come lo fa per qualcuno che distrattamente non ha la mascherina, ammonendolo che il fumo lo ammazza, che avvelena anche gli altri, che la collettività dovrà pagare la sua irresponsabilità quando sarà ricoverato, ecc., ecc.

Ma è evidente che la salute da “tutelare” è solo quella che fa fare lauti profitti, la salute che non fa fare lauti profitti non esiste.

Solo persone completamente narcotizzate da una narrazione falsa e carica di odio possono credere che chi per la nostra salute non hai mai fatto nulla, anzi è stato il maggiore artefice di ogni possibile attacco alla stessa, improvvisamente diventi uno stinco di santo.

Credere a una menzogna tale e contribuire a seminare odio e terrore contro i propri simili è un azzardo che creerà spaccature socialmente drammatiche.

Anche chi pensa di avere la meglio perché si schiera dalla parte del più forte, per paura, per interessi o tornaconto personale, si accorgerà presto che è solo carne da macello per chi lo vuole manovrare.

La storia ci ammonisce che dimenticare i suoi insegnamenti tragici significa riviverli in forma ancora peggiore.

I presupposti ci sono purtroppo tutti e per scongiurarli sta a noi guardare ai veri responsabili di questa catastrofe umana, sanitaria e ambientale che dall’alto se la ridono a crepapelle vedendoci scannare per una mascherina…

 

Come vincere la paura e

trasformarla in forza:

esercizio pratico in 2 fasi.

Psicoterapiaolistica.it – Dott.ssa Silvia Lorusso – ( 10-7-2022) – ci dice:

 

Gestire l'ansia e il panico, Gestire le emozioni:

come vincere la paura trasformandola in coraggio.

Una cosa è certa: non è possibile vincere la paura usando la ragione, le emozioni seguono delle logiche diverse da quelle razionali.

Per disinnescare le reazioni automatiche prima che esploda il panico è necessario seguire queste stesse logiche per canalizzare l’energia emozionale in modo costruttivo.

In questa guida ti parlo di come trasformare la paura in forza e ti propongo anche un breve esercizio pratico per sbloccare la mente e vincere anche la peggiore paura.

La paura: nemica o alleata?

La paura, è un’emozione primaria, importante per la nostra sopravvivenza, soprattutto se è legata a rischi reali.

Quando la paura viene negata o repressa può portare a sottovalutare i potenziali pericoli e ad esporsi a rischi importanti.

In altri casi, se la paura non viene gestita in modo efficace, i pericoli possono essere sopravvalutati e la paura può sfociare in panico.

Pensare di eliminare la paura dalla nostra vita oltre che impossibile sarebbe estremamente dannoso.

Se riesci a vederla come un’amica che ti viene in soccorso allora diventerà una preziosa alleata e potrai utilizzare la sua energia a tuo vantaggio.

Questo però non è sempre facile perché la paura è un’emozione molto potente e molto spesso può mettere in difficoltà.

Ecco perché sono così diffusi i disturbi di ansia e panico nella nostra società.

Come evitare di farsi assalire dal panico?

Come fare per trasformare la paura in coraggio?

Per rispondere a queste domande è necessario prima di tutto comprendere:

Come funziona la nostra mente (e il nostro corpo) quando scatta la paura.

Quali sono gli errori più frequenti che inconsapevolmente vengono messi in atto.

Vincere il panico: quando la paura fa perdere il controllo e

come superare gli attacchi di panico.

La nostra mente, per sua natura, è programmata per prevedere e anticipare i possibili pericoli.

La funzione di questo meccanismo automatico è quella di proteggerci e assicurare la nostra sopravvivenza.Ecco perché la mente, se non è allenata, produce in continuazione pensieri negativi e preoccupazioni, spesso di tipo catastrofico.

Il vero problema è quando si crede a questi pensieri come se fossero veri e quando ci si spaventa delle sensazioni fisiche provocate dalla paura.

La paura, infatti, innesca una reazione fisiologica nel nostro corpo che in caso di pericolo ci predispone all’attacco o alla fuga.

Questa scarica di adrenalina ci permette di reagire prontamente per difenderci o scappare di fronte ad una minaccia.

Il problema è che molto spesso nella nostra vita quotidiana i pericoli non sono reali ma sono frutto di pensieri negativi che anticipano un pericolo futuro o imminente.

In alcuni casi il panico arriva all’improvviso.

Il nostro mondo interiore sta tentando di inviarci un messaggio.

Magari ci sta segnalando di agire un cambiamento che stiamo rimandando, di ascoltare un bisogno inespresso o soddisfare un desiderio represso.

Gestire la paura all’epoca del Coronavirus: cosa fare quando il nemico è invisibile.

Nel caso della situazione di emergenza che stiamo vivendo in questo momento, vincere la paura si fa più complesso perché questa è attivata da fattori esterni dai quali non è possibile né scappare né difendersi combattendo.

In questo caso quindi si può percepire un senso di forte angoscia e di impotenza che rischia di bloccare o condizionare a tal punto la mente da non riuscire più a vivere serenamente la propria vita quotidiana.Quello che è importante sapere è che sono le reazioni emotive messe in atto con l’intenzione di placare l’agitazione generata dai pensieri negativi che rischiano di alimentare l’ansia e l’angoscia.

Queste reazioni disfunzionali, solitamente, sono: il controllo o la repressione.

Ecco come riconoscere gli errori più frequenti così da evitarli e trasformare la paura in forza interiore.

I tentativi di controllo che fanno perdere il controllo.

Quando ci si spaventa delle proprie sensazioni, il primo errore è quello di mettere in atto dei rituali di controllo con l’intenzione di attenuare i sintomi fisici dell’ansia e della paura.

Ma queste reazioni non possono essere controllate perché sono spontanee e più si tenta di reprimerle, più si rischia di esasperarle.

È così che i tentativi di controllo, in verità, non fanno altro che produrre l’effetto opposto a quello desiderato: l’eccesso di controllo fa perdere il controllo.

 È così che la paura si trasforma in panico.

I comportamenti impulsivi che alimentano la paura.

Come affrontare la paura delle malattie e ipocondria.

Agire d’impulso, anche se armati delle migliori intenzioni, potrebbe causare gli effetti peggiori e complicare ulteriormente le cose.

La paura delle malattie, ad esempio, può spingere a ricercare su internet le possibili diagnosi di ogni sintomo percepito, finendo così per alimentare la paura stessa, generando uno stato di allarme e facendo in modo che la mente sia completamente invasa dalle preoccupazioni.Si rischia così di creare uno stato di stress e di tensione psico-fisica che costruisce le condizioni perfette per indebolire il sistema immunitario.

La spiacevole conseguenza è che se si agisce in preda alla paura si rischia proprio di vederla realizzata.

Con le migliori intenzioni, si ottengono gli effetti peggiori.

Ma perché succede tutto questo?

È possibile disinnescare questi comportamenti dannosi?

Comprendere il prossimo passaggio può davvero fare la differenza per sbloccare la mente e canalizzarla verso azioni costruttive.

Come disinnescare le reazioni emotive e gli impulsi irrefrenabili.

Affrontare le proprie paure con la consapevolezza.

La prima cosa da ricordare è che la nostra mente tende a focalizzarsi sul pericolo imminente e non sul rischio a lungo termine.

Per questo quando si provano forti emozioni, solitamente, si cerca di scaricare l’ansia attraverso comportamenti impulsivi, spesso irrazionali e più forti della propria volontà.

Le emozioni, infatti, hanno sede in luoghi diversi del cervello molto più primitivi e immediati rispetto ai complessi processi del pensiero razionale.

È così che si rischia di agire impulsivamente mettendo in atto delle dinamiche di comportamento che non fanno altro che peggiorare la situazione.

Questo è il vero motivo delle reazioni emotive impulsive e automatiche: quando un’emozione prende il sopravvento, non pensiamo alle conseguenze delle nostre azioni.

L’unica arma per disinnescare le reazioni impulsive è la consapevolezza.

 

Pensare alle conseguenze future delle tue azioni è l’unico modo per interrompere sul nascere le reazioni emotive che rischiano di peggiorare le cose.

Se vuoi conoscere un semplice esercizio per disattivare le reazioni impulsive senza sforzo l’ho condiviso gratuitamente in questa mini guida.

Ma non perderti l’esercizio guidato per gestire la paura che sto per mostrarti.

Vincere la paura trasformandola in coraggio.

La convinzione di non farcela, di non essere all’altezza, di non avere risorse sufficienti può essere paralizzante.

L’effetto peggiore di questa credenza limitante è quella di bloccare qualsiasi tentativo di azione nei confronti di una situazione spiacevole, con il rischio di subirla passivamente.

Solo se guardiamo in faccia la paura possiamo affrontarla e domarla.

Se non lo facciamo, negandola o reprimendola, il rischio è quello che la paura ci porti proprio nella direzione che vorremmo evitare.

La paura può essere il motore del cambiamento.

La paura, più del desiderio, può spingere a mettere in atto le azioni necessarie per generare un cambiamento positivo.

L’unica soluzione è utilizzare la carica emotiva della paura per canalizzare le proprie energie verso azioni efficaci e strategiche.

Ecco perché l’esercizio che sto per descriverti, ti aiuterà a smascherare gli errori inconsapevoli di cui ti ho parlato in questa guida e ad attivare le tue risorse interiori.

Anche se può sembrarti paradossale, non sottovalutarlo perché ricorda che si basa sulla “logica delle emozioni”.

Solo provandolo potrai comprenderlo davvero.

Non avere paura della tua paura perché solo se sei consapevole del reale pericolo potrai evitarlo.

Se contrasti le tue paure, tentando di reprimerle o di scappare, le renderai più forti.

Se le accogli e le affronti, amplificandole, saranno loro a rendere più forte te.

Come vincere la tua paura peggiore: l’esercizio pratico (in 2 fasi):

come affrontare la tua più grande paura.

Un giorno la paura bussò alla porta. Il coraggio andò ad aprire e non trovò nessuno. ( Martin Luther King)

Puoi fare questo esercizio ogni volta che ti assale l’ansia, l’angoscia, la paura, la preoccupazione ma ti suggerisco di provarlo subito per scoprirne i suoi “piacevoli effetti”.

Prima fase: guarda in faccia la tua paura.

Prenditi il giusto tempo per fare questo esercizio: allontana qualsiasi distrazione e punta un timer a 30 minuti esatti.

Siediti comodamente in un posto sicuro per te e inizia a pensare volontariamente alla tua peggiore paura.

Quale pensiero o fantasia riesce a scatenarla maggiormente?

Entra con l’immaginazione nella tua peggiore fantasia (non può succederti niente). Cerca di visualizzarne ogni dettaglio, come se stessi vivendo la scena di un film. Cerca poi di esasperare quella stessa scena per renderla ancora più spaventosa.

Prova a non respingerla e a non scappare ma guardala in faccia. Fermati e ascoltala.

 

Senti l’energia della paura che si muove nel tuo corpo?

Rimani per alcuni minuti con questa sensazione.

Invece di respingerla prova al contrario ad aumentarla, a sentirla più intensamente, come se volessi alzare il volume.

Per farlo continua a concentrarti sulla tua peggiore fantasia, meglio ancora se chiudi gli occhi.

Questo esercizio funziona in modo più efficace se eseguito per 30′ minuti ma per iniziare puoi provare a farlo anche solo per 10 minuti.

Seconda fase: sblocca la mente e canalizza le energie

Cosa sei riuscito a percepire?

Il rischio che immaginavi è reale? Oppure la tua mente stava esasperando in modo eccessivo i potenziali pericoli e ora ti appaiono quasi esagerati?

Se riconosci che il rischio è reale o probabile prova a chiederti:

Se volessi fare in modo che la mia peggiore paura si realizzi davvero, cosa dovrei fare (o non fare) a partire da oggi?

Scrivi poi una lista con le azioni che ti vengono in mente se volessi volontariamente peggiorare la situazione e realizzare lo scenario peggiore che hai visualizzato nell’esercizio.

Ricorda che di fronte alla paura le direzioni possibili sono 2: rischiare di realizzarla (senza volerlo) oppure diventarne consapevoli ed evitare che si realizzi.

Solo dopo aver identificato i “passi falsi” potrai muoverti verso una direzione diversa e più positiva.

Scopri come canalizzare l’energia emotiva a tuo vantaggio.

Vincere la paura e gestire le emozioni.

Se hai letto fin qui e se hai provato l’esercizio che ti ho proposto, ti sarà più chiaro che:

Per imparare a gestire le emozioni è necessario imparare a domare gli impulsi che sono mossi da forze interiori molto più potenti della forza di volontà.

Per saper domare la propria energia emozionale è necessario incontrarla e conoscerla così da imparare a canalizzarla in modo efficace e positivo.

La paura va accolta per essere trasformata in coraggio;

Il dolore va attraversato per essere superato;

La rabbia va canalizzata per essere utilizzata in modo costruttivo.

Non avere paura delle tue emozioni, non arrivano per distruggerti ma per rafforzarti.

Nel percorso online Energia Creativa delle Emozioni trovi altri approfondimenti ed esercizi più specifici per ogni emozione. Ma in questo articolo ho voluto proporti gratuitamente questa breve pratica da cui iniziare.

Come vincere ansia panico e paura terapia breve.

Se senti che non riesci a controllare le tue emozioni e a sostenere il peso emotivo della situazione che stai vivendo, questo singolo esercizio terapeutico, anche se utile ed efficace, potrebbe non essere sufficiente o potresti incontrare delle difficoltà nell’eseguirlo.

Da parte mia è doveroso specificare che, in alcuni casi, potrebbe essere necessario un percorso guidato che ti aiuti a liberarti da ansia, panico e paure in breve tempo attraverso strategie mirate per il tuo caso specifico.

Mi auguro che questo articolo ti sia stato utile per avere un’arma in più per vincere la paura o almeno per iniziare a guardarla con occhi diversi ed evitare che si trasformi in panico.

Tecniche di controllo delle masse.

Ecplanet.org – Edoardo Capuano – (7-12-2022) – ci dice:

 

Programmazione mentale.

Questa interessante indagine mette in luce le varie tecniche di manipolazione delle masse in cui tutti siamo, direttamente e/o indirettamente, coinvolti.

Come si possono controllare le masse nei sistemi moderni dove i cittadini possono esprimersi liberamente con il voto?

Molti sanno che la televisione influenza le persone, ma quanti sanno in che modo lo fa? Spesso si sente dire “La televisione in Italia e nel resto del mondo è spazzatura”, oppure “gli italiani sono un popolo di superficiali”, ma cosa c’è dietro?

Conosciamo il reale significato di quello che ci viene proposto?

Queste tecniche non hanno nessuna connotazione ideologica, i principi di base, infatti, sono stati utilizzati da ogni tipo di regime dalle epoche più lontane al giorno d’oggi, dal totalitarismo sovietico a quello della Germania nazionalsocialista, fino a trovare dinamiche simili in molte aziende attuali, o anche in gruppi settari religiosi.

Perché nelle Dittature c’è Sempre un Esercito Forte?

 

 LA SICUREZZA È PIÙ IMPORTANTE DELLA LIBERTÀ.

C’è un istinto più forte di quello della libertà, di fronte al quale, ogni altra esigenza diventa secondaria: La Paura per la propria Sicurezza.

Accettiamo di buon grado una limitazione della libertà di fronte ad un’emergenza per la nostra vita.

Più la massa è impaurita, più saranno gestibili le sue reazioni istintive.

 NON ABBASSARE IL LIVELLO DI PAURA.

 Promuovere, negli anni, un massiccio bombardamento di notizie che diffondono un senso comune di insicurezza.

Il paese, anche quando mantiene una facciata di benessere, deve essere vissuto come un luogo pieno di pericoli e la popolazione deve percepire costantemente una situazione di minaccia:

precarietà finanziaria, gang giovanili, bullismo, virus, criminalità, aggressioni, stupri fino al terrorismo e alla guerra.

 AUMENTARE IL POTERE POLITICO E MILITARE.  

Il terrore di venire aggrediti o derubati, di diventare poveri e l’incertezza per il futuro accentuano la reazione di isolamento dall’” altro” e spingono il governo verso politiche repressive e di sicurezza.

La massa deve chiedere misure anche d’emergenza che accentrino il potere politico e militare in nome della concretezza e dell’efficienza.

Vogliamo essere protetti più di ogni altra cosa.

 CONTROLLARE I DISSENSI.

Una volta che abbiamo delegato al leader sempre più autonomia di reprimere la popolazione anche con la forza, poi non abbiamo più il potere di diversificare, dal basso, le misure solamente contro la delinquenza, rispetto a quelle volte anche a limitare i dissensi.

Le azioni del leader saranno sempre più risolute e sempre meno controllabili dai cittadini.

 Così il potere che abbiamo tanto voluto accentrare nelle mani di chi ci comanda, può venire usato anche per indurci a non generare proteste né idee dannose al regime.

 L’ESERCITO È UN AMICO NECESSARIO.

 Contemporaneamente deve venire promossa l’immagine delle forze armate, dei militari, della protezione civile e delle autorità in genere, con festeggiamenti, gadgets, film e soprattutto serial tv.

 In questi casi non è raro vedere i militari in città anche in tempo di pace accettati di buon grado dalla popolazione.

LA PERCEZIONE DELLA SICUREZZA TRA COMUNICAZIONE E REALTÀ.

Un costante clima di insicurezza dove ognuno è sospettoso dell’altro è attualmente il modo più potente per mantenere la popolazione disgregata e perseguire obiettivi economici e politici.

Il Potere di proteggere viene usato da chi governa anche per reprimere i dissensi e controllare l’influenza dei cittadini nelle scelte del paese.

 In questi scenari, l’odio, i disordini sociali e la guerra, possono diventare le soluzioni finali a tutti i nostri mali.

Lo Sfruttamento Accresce L’Illegalità.

 

AUMENTA LO STRESS.

Ovunque ci sia una distanza fra le necessità dei singoli e le decisioni imposte da un potere accentrato si determinano forti condizioni di stress.

Entro 20 anni la depressione sarà il problema di salute più diffuso al mondo. L'insicurezza e la precarietà economica aumentano il disagio personale e sociale: cresce del 30% l'incidenza di ansia e del 15% il numero dei pazienti depressi.

Complice la crisi economica e il crescente stress a cui sono sottoposti i cittadini del mondo, il “male di vivere” sarà, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, la maggiore insidia da combattere.

In Europa dall’inizio della crisi, ci sono stati 3.500 morti in più per alcool e 1.700 suicidi in più.

Aumentano bullismo, aggressività giovanile e uso di droghe.

 GLI ESEMPI SONO AGGRESSIVI.

 Gli eroi dei nostri tempi sono proposti dai media come persone scaltre, egocentriche e combattive.

Inseguiamo i modelli di vita dei personaggi famosi mentre la qualità della nostra vita personale e il nostro equilibrio mentale cala a picco.

Con l’aumentare di questi disagi si crea un ambiente sociale dove fermentano l’aggressività e l’istintività.

Questi modelli, che si prestano facilmente alla manipolazione dall’alto, sono incoraggiati anche dai programmi televisivi.

 AUMENTA L’ILLEGALITÀ.

 Cosa accade quando si riesce ad influenzare la salute mentale di enormi masse verso delle reazioni emotive, aggressive e incontrollabili?

Specialmente nelle fasce sociali più disagiate e indifese, succede che aumentano gli episodi criminalità e illegalità.

 La televisione non perde occasione di mostrarceli: Rapine, stupri, aggressioni, e violenze familiari diventano il nostro panorama quotidiano e di conseguenza una preoccupazione di massa.

 SERVE PIÙ CONTROLLO SULLA POPOLAZIONE.

 La propaganda scambia la causa con l’effetto: Invece di eliminare le cause del problema alla radice, si dà la colpa dell’insicurezza globale ai singoli individui buttando in prima pagina i mostri di turno che noi tutti vorremmo linciare.

 Ci abituano al fatto che, se vogliamo essere protetti da questi malviventi, dobbiamo dare il consenso per misure di emergenza più rigorose che diano allo stato ancora più efficienza di governare e più potere di controllarci.

Così il cerchio si chiude e si getta benzina sul fuoco alimentando il problema da cui tutto ha avuto origine:

 L’imposizione e il controllo da parte di pochi su molti.

(Global Mental Health Summit, Società Italiana di Psichiatria, Organizzazione Mondiale della Sanità).

Alzare il Polverone.

 LA MASSA È PREVEDIBILE.

 Sotto certe condizioni, dove la popolazione è reattiva, disinformata, insicura e stressata, e dove gli argomenti di discussione di massa vengono preparati dai media, la possibilità di reazione, favorevole o contraria ai temi di scalpore decisi dall’alto, non determina una condizione di scelta.

 Domande tipo “volete maggiore sicurezza?”

Fatte dopo una propaganda mediatica concentrata su notizie di illegalità, criminalità, terrorismo o stupri, hanno una risposta di massa ovvia.

Un leader scaltro non compie mai azioni che non riscuotono un consenso diffuso.

 PIANIFICARE GLI ARGOMENTI.

 I provvedimenti proposti dai media sono quelli su cui già si prevede una reazione di massa utile al regime.

 Invece, le soluzioni che determinerebbero una reazione di massa utile ai singoli cittadini, che però vanno contro gli interessi del leader vengono proposti con meno incisività e visibilità.

 È Proprio in questo “costante declassamento in seconda pagina” di tutto ciò che di positivo esiste e ma che non è utile al regime, il nucleo della forza dei media.

 I cittadini sono liberi di farsi domande e prendere decisioni, ma la massa lo farà all’interno del campo degli argomenti di clamore suggeriti dalla TV, nei modi e nei tempi indicati dai media.

La facoltà di indirizzare i coinvolgimenti emotivi del paese, pianificando di quali argomenti i cittadini discuteranno, è alla base del controllo delle masse.

 ALZARE IL POLVERONE (offese, soprusi, provocazioni, maleducazioni, irriverenze).

Il modo migliore per diffondere un’idea su ampissima scala è quello di offendere una parte della popolazione e sfruttare l’effetto eco suscitato dalla naturale reazione di indignazione.

Ogni notizia deve essere impacchettata in maniera da creare delle forti spaccature nel paese, deve essere provocatoria e deve sempre chiamare in causa qualcuno.

 I gruppi attaccati e ridicolizzati platealmente, reagiranno difendendosi con aggressività e rabbia, vogliosi di farsi battaglia sui temi (spesso inutili allo sviluppo etico e civile del paese) suggeriti dagli interessi di chi può controllare i media.

In questa maniera si può veicolare un argomento sfruttando le energie e i mezzi di diffusione sia dei gruppi favorevoli che di quelli contrari moltiplicando esponenzialmente la visibilità della questione.

 AUMENTA IL POTERE ECONOMICO DI CHI CONTROLLA I MEDIA.

Più reagiamo difendendo le nostre idee con interesse e coinvolgimento alle provocazioni preparate dai media e più stiamo contribuendo a dargli visibilità, accrescendo il peso politico ed economico di chi controlla i canali di diffusione.

Il Popolo del televoto reagirà fedelmente, guidato dagli istinti del branco, alle provocazioni dei media come se giustizia, economia e politica fossero al centro di un'unica arena televisiva.

Quando le proposte della maggioranza dei cittadini, verso le soluzioni alle necessità che sentono più urgenti avranno un peso minore di quelle diffuse da pochi con i media, di fatto, non si vivrà più in uno stato democratico.

La Doccia Scozzese.

 IL CONTROLLO È GIÀ FORTE.

 Questa tecnica può essere applicata solamente nei paesi già soggetti ad un fortissimo controllo, dove chi comanda, cioè, ha già il potere di rendere legge una proposta antidemocratica senza curarsi delle proteste.

Agendo di continuo in questa maniera però il regime perderebbe progressivamente consensi e i malumori crescenti comincerebbero ad aggregarsi.

Vediamo ora uno dei tanti modi per screditare i movimenti di protesta che si vorrebbero sollevare contro le ingiustizie del regime.

Un modo per fare abituare la popolazione ad accettare passivamente anche le proposte più provocatorie senza più ribellarsi.

 PROPORRE SENZA SOSTA.

 Innanzitutto il leader deve proporre un numero di iniziative superiore a quello che il senso comune della massa può assimilare.

Poi, una stessa legge, durante gli anni deve essere proposta e modificata molte volte, in modo che risulti difficile per la massa capire quali articoli siano già approvati, quale proposte siano ancora in discussione e quali siano abbandonate.

La maggioranza della popolazione, stressata, delusa e frettolosa, deve essere spinta a farsi un’idea superficiale dei continui cambiamenti in corso, riconoscendone solo il nome, lo slogan sentito in televisione e le voci che ci girano intorno.

 AZZARDARE PROPOSTE PERICOLOSE E POI RIDIMENSIONARLE.

 Le proposte di chi vuole guadagnare l’asservimento delle masse devono essere sempre molto più forti e provocatorie rispetto ai risultati che si pianifica di ottenere.

Si deve esordire con una grossa “sparata” e poi abbassare il tiro lasciando protestare i ribelli verso un pericolo che non esiste più.

Si sfrutta così la sana reazione di difesa della popolazione per mettere in ridicolo l’immagine di chi dissente.

Il trucco sta nel paragonare l’intensità della reazione immediata di protesta, non alla pericolosità della proposta iniziale, come sarebbe logico, ma alla pericolosità più bassa della legge che poi viene di fatto approvata dal "poliziotto buono" di turno.

Questo serve per mettere sempre in primo piano il fatto che i contestatori reagiscono in maniera irrazionale, esagerata e non commisurata alla realtà delle leggi messe in vigore.

 In più, così risulta facilissimo attribuire ai contestatori un comportamento compulsivo e complottista legato a qualche preconcetto indipendente dalle attività del leader, come quello di un visionario esaltato che grida “Al lupo! Al lupo!”.

 LE PROTESTE DIVENTANO INUTILI CARNEVALATE.

 Cosa apprende la primitiva consapevolezza della massa se durante gli anni si ripete sempre questo meccanismo?

Il sentore comune recepisce che “affidarci ciecamente a questo capo” non provoca le catastrofi annunciate dai soliti dissenzienti esaltati e che le proteste sono “inutili carnevalate dei soliti comunisti” che vanno contro la volontà della maggioranza della popolazione.

Una volta che si riesce a screditare a livello collettivo il principio di “dissentire", che costituisce le fondamenta di ogni vera democrazia, il gioco è fatto.

 Si vive in una continua doccia scozzese che rende insensibili, confonde, stanca e abitua.

In questo modo chi vorrebbe opporsi, per paura di perdere consensi e credibilità di fronte al paese, si adatta a reagire con sempre più autocontrollo fino ad annullare completamente le naturali difese democratiche del paese.

 La condizione di normalità diventa quella di subire continue proposte pericolose senza più reagire, dove in ogni momento potrebbe essere approvata una legge che distrugga centinaia di anni di conquiste etiche, civiche e democratiche.

Nei paesi sottoposti ad un controllo tale, in cui il leader ha la possibilità di proporre leggi provocatorie e pericolose senza perdere il potere, la protesta perde quasi tutto il suo significato.

 Sotto queste condizioni la possibilità di ribellarsi o di accondiscendere non determina una reale facoltà di scelta.

Se si protesta si perde la simpatia della popolazione, se non si protesta si apre la porta agli incalzanti bisogni di conquista del leader.

In questo scenario non c’è altra azione costruttiva se non quella di cambiare le condizioni alla base del sistema di controllo.

Sfruttare le Differenze Ideologiche.

Dare importanza alla coalizione che prende più voti,

non alla “soluzione” che prende più voti.

 DELEGARE IL POTERE AL PARTITO.

 L’individuo non può partecipare direttamente alla soluzione dei singoli problemi del paese.

Deve necessariamente fidarsi di un gruppo a cui delegare tutte le decisioni da prendere per un certo periodo di tempo.

 I vari gruppi devono avere anche il potere di accordarsi, coalizzarsi o dividersi, e soprattutto decidere quali persone portare al potere.

 

 FRAMMENTARE LA SOLUZIONE.

 Si sfrutta la naturale divisione degli uomini in ideologie allo scopo di frammentare il peso politico delle singole soluzioni scelte dai cittadini.

 La preferenza di ogni singolo cittadino, verso una specifica soluzione, si troverà rappresentata, per legge, in vari contenitori politici divisi per statuti, valori e ideologie spesso inconciliabili fra loro e quindi senza possibilità di governare con efficienza.

 PREMIARE LA COALIZIONE UNIFORME.

 Creare un insieme di leggi che favoriscano la coalizione (anche se non promuove l’idea di maggioranza) che è unitaria su più fronti e non tollera al suo interno pareri discordanti, come ad esempio il partito di un regime che può avere accesso ai media o al potere economico.

Passa al potere il partito più compatto ed efficiente, piuttosto che la volontà della popolazione.

L’ideale della democrazia non è l’elezione dei rappresentanti, ma la partecipazione del popolo alla vita della città – che stiamo invece, progressivamente perdendo.

 

Siamo in Democrazia, Sei Tu lo “Strano”.

 SEI TU LO STRANO.

 Chi si rende conto delle ingiustizie e della mancanza di libertà è fatto sentire “strano”, e la sua posizione viene presentata come un suo gusto personale rispetto alla maggioranza che ha votato il leader.

 CHI HA CONSENSO È NEL “GIUSTO”.

 Il fatto di avere acquisito potere con delle elezioni viene presentato come un’autorizzazione a determinare, tramite la Legge, il “Giusto” e lo “Sbagliato”.

 In un clima di stress e insicurezza, chi osa mettere in discussioni qualche legge deve temere la reazione della massa che ha paura di non essere più protetta con forza ed efficienza.

I cittadini così, in nome dell'urgenza di avere sicurezza e del rispetto per le regole, perdono la serenità di criticare e di partecipare alla definizione delle leggi che diventano sinonimo di "Giustizia" o di "Verità" immodificabili.

 NON C’È PERICOLO, SIAMO IN DEMOCRAZIA.

 In questa maniera, le persone che capiscono la situazione generale di sfruttamento, tendono a ribellarsi di meno, e non in pubblico.

Ma tutto ciò non ci spaventa perché alla fine, pensiamo, siamo in democrazia.

Sintesi della Manipolazione di Massa.

CONTROLLARE UNA PARTE DEI CANALI TV.

Il leader arriva a tutto il paese in ogni momento, mentre le idee dei singoli rimangono isolate.

 La popolazione non può avere una visione d'insieme delle idee spontanee e perde interesse per la politica.

CIRCOSCRIVERE QUELLO CHE LA MASSA CONOSCE.

Durante gli anni si omette dalla coscienza collettiva tutto ciò che è sfavorevole al controllo di massa.

Il paese va progressivamente perdendo la sua anima e la sensibilità civica conquistata durante i secoli, vive in un eterno presente.

RENDERE LA POPOLAZIONE EMOTIVAMENTE REATTIVA.

Modelli istintivi, Stress, Insicurezza, Precarietà, Emergenza, Ridurre la Cultura e il livello di indagine.

Mantenere la popolazione sul "si salvi chi può", pronta a reagire alle provocazioni dei media.

Fare perdere la capacità di aggregazione e collaborazione dei singoli.

SFRUTTARE VARIE FORME DI PAURA.

Guerra, terrorismo, aggressioni, stupri, odio razziale, illegalità e crimine, gang giovanili, bullismo, virus, paura di non farcela economicamente e, soprattutto, la paura di ciò che potrebbe accadere se non si rimane nell’ambiente protetto del gruppo.

Cambiano i valori comuni e non si pianificano più soluzioni collettive a lungo termine.

DETERMINARE TENDENZE, CULTURE E MODELLI DI PENSIERO.

Produrre, consumare, essere ottimisti, ricchi, famosi, alla moda, attraenti, vincenti, determinati, avere una immagine accettata, individualista, forte, aggressiva, risoluta, efficiente, scaltra, egocentrica, combattiva, furba.

Le nuove generazioni formano le loro personalità in un campo sempre più limitato di scelte.

MODIFICARE LE LEGGI FINO ALLA COSTITUZIONE.

Accentrare per legge il potere mediatico, economico, politico e militare.

Limitare per legge la nascita e l’aggregazione di idee libere.

Limitare per legge il peso politico delle soluzioni proposte dai singoli cittadini.

Come Non Farsi Controllare nei Paesi Democratici.

Sotto le condizioni analizzate finora, i problemi che richiedono

una visione d’insieme e un’organizzazione sistematica su ampia scala,

non possono essere risolti e la legge non è più garanzia di giustizia.

COSA FARE?

Cambiamo queste condizioni.

CONOSCENZA.

Fare conoscere i modi in cui si possono controllare le masse nei paesi democratici. Fare conoscere i modi in cui si può vivere eticamente e contribuire a innalzare nel suo insieme la qualità della vita della collettività.

Garantire queste conoscenze come base fondamentale dell'istruzione, dell'educazione e della cultura.

FAVORIRE LA PRESA DI COSCIENZA.

Stimoliamo un ambiente sereno, fertile al cambiamento ed alla presa di coscienza.

Limitiamo l'offesa e la provocazione, che frenano la ricettività e l’apprendimento diffuso.

PARTECIPAZIONE PIÙ DIRETTA.

 Investiamo le nostre risorse personali incoraggiando una partecipazione dei singoli sempre più attiva e diretta alle soluzioni dei problemi comuni.

LIMITIAMO I VINCOLI.

 Limitiamo le scelte che prevedono vincoli, legami o impegni a lungo termine. Garantiamoci sufficiente tempo per le attività non pianificate, anche quelle non economicamente produttive.

Consumiamo meno di quanto gli standard dei media vorrebbero imporre.

CREIAMO SCELTE SEMPRE PIÙ CONSAPEVOLI.

L'accesso libero e comodo a tutte le informazioni, anche quelle non filtrate,

è in assoluto una delle principali armi contro la manipolazione mentale.

PICCOLI ACCORGIMENTI PER UNA RIVOLUZIONE ETICA.

 

FAI INFORMAZIONE.

  Fai tu stesso informazione, diffondi le tue esperienze, conoscenze, idee e competenze.

Prendi le informazioni da più fonti possibili e confrontale.

SII COSTRUTTIVO.

 Orienta il tuo pensiero a favore della creazione organizzata e sistematica di alternative migliori, e non limitarti alla critica o all’essere “contro”.

Fai proporre sempre una soluzione accanto ad ogni problema che viene sollevato e incoraggia una partecipazione attiva e diretta verso quella soluzione.

CONTA LA SOLUZIONE.

 Non permettere che gli attacchi alla reputazione di una persona possano ostacolare la realizzazione di soluzioni necessarie a tutti.

Insegna a giudicare la soluzione come base collettiva da supportare e non la persona che porta lo slogan, che è sempre imperfetta e soggetta ad una vulnerabilità d'immagine da parte dei media.

Sviluppa e supporta dei metodi di lavoro che permettano ad ogni movimento costruttivo di diffondersi perseguendo soluzioni concrete con trasparenza ed efficienza.

PROPONI, NON REAGIRE AI MEDIA.

 Scegli tu i temi che reputi più importanti su cui impegnarti e portali avanti nel tempo, indipendentemente dalle provocazioni e dai polveroni sollevati di volta in volta dai media.

Se un sistema non dà sufficiente peso alle soluzioni proposte dal basso, allora prima bisogna cooperare insieme per migliorare quel sistema, e solo dopo potrà essere utile esprimere le nostre differenze ideologiche.

(universolografico.blogspot.ch).

 

 

 

 

Aspettatevi un ulteriore

allargamento del conflitto ucraino.

Unz.com - PAUL CRAIG ROBERTS – (8 DICEMBRE 2022) – ci dice:

 

Un Putin inflessibile indica che sta mantenendo la sua guerra lenta che si traduce in una partecipazione sempre più occidentale.

In rari commenti sullo stato della guerra, Putin ha ammesso che probabilmente sarebbe stato un "processo lungo".

 (zerohedge.com/geopolitical/putin-risk-nuclear-war-rising-will-defend-russia-all-available-means)

Putin si rende conto che prolungando inutilmente il conflitto non solo sta causando inutili perdite russe, ma potrebbe anche mettere in pericolo la sua leadership?

Molti russi credono che Putin stia facendo sembrare la Russia stupida per l'incapacità di portare il conflitto a una conclusione vittoriosa.

Ciò potrebbe anche influire sul reclutamento.

Non c'è orgoglio per i giovani di essere in una forza militare che non sconfigge un paese del terzo mondo come l'Ucraina.

 Considerazioni di questo tipo, insieme alla capacità che un conflitto prolungato dà a Washington di espandere la partecipazione occidentale al conflitto ucraino, mentre costruisce forze NATO ai confini della Russia, sollevano seri interrogativi sulla saggezza, se del caso, del limitato intervento militare di Putin.

Interpretare un buon ruolo da due scarpe a spese del proprio paese non ha senso.

Putin sembra essere estremamente credulone quando si tratta di trattare con l'Occidente.

Se l'Occidente glielo permettesse, continuerebbe a fornire loro petrolio e gas anche mentre è in guerra con loro.

 L'ex cancelliere tedesco Merkel ha appena ammesso che l'Occidente ha facilmente ingannato Putin fingendo di aderire all'accordo di Minsk, usandolo come uno stratagemma per scoraggiare qualsiasi risposta russa all'assassinio dei russi del Donbass fino a quando l'Occidente non avesse costituito l'esercito ucraino.

Gli 8 anni trascorsi da Putin a lasciarsi ingannare hanno reso il conflitto in Ucraina molto diverso da quello che sarebbe stato nel 2014.

La Merkel ha detto che l'accordo di Minsk è stato “un tentativo di dare tempo all'Ucraina”.

L'Ucraina ha sfruttato questa volta per rafforzarsi, come puoi vedere oggi. L'Ucraina del 2014/15 non è l'Ucraina di oggi.

Come hai visto nella battaglia per Debaltseve all'inizio del 2015, Putin avrebbe potuto facilmente superarli in quel momento.

E dubito fortemente che i paesi della NATO avrebbero potuto fare tanto quanto fanno adesso per aiutare l'Ucraina".

(rt.com/news/567863-merkel-minsk-stronger-ukraine/)

Il presidente ucraino insediatosi negli Stati Uniti dopo il golpe, Pyotr Poroshenko, conferma l'ammissione della Merkel.

RT riferisce:

 “Pyotr Poroshenko, che è diventato presidente dell'Ucraina dopo il colpo di stato sostenuto dagli Stati Uniti a Kiev nel 2014, ha detto a un pubblico domestico nell'agosto 2015 che Minsk era uno stratagemma per guadagnare tempo per un potenziamento militare”.

Lo ha ammesso in Occidente nel luglio 2022, in un'intervista con i media tedeschi.

Dopo aver sprecato 8 anni facendo affidamento sulla diplomazia di pace respinta da Washington, Putin ha poi preso misure a metà strada quando il successo russo ha richiesto una vittoria rapida e completa per impedire il coinvolgimento di Washington.

Di conseguenza, i problemi per la Russia si sono moltiplicati con una guerra sempre più ampia che porta, come avverte Putin, alla guerra nucleare.

Eppure Putin si attiene a una politica che non funziona da 8 anni, una politica che fa il gioco dei neoconservatori di Washington.

 

"Ecco chi tira i fili del terrore

 per sovvertire

l'ordine mondiale".

Ilgiornale.it - Andrea Indini – (11 Settembre 2014) – ci dice:

 

Daniel Estulin: "Il Bilderberg non è più così importante, la vera politica si svolge a un livello sovranazionale, al di sopra dei governi".

E fa i nomi di chi governa il mondo da dietro le quinte.

"Tutti gli eventi sono tra loro interconnessi. A leggere i giornali sembra che gli scontri in Ucraina siano un problema a sé, completamente slegati dagli scontri razziali di Ferguson o dalle persecuzioni razziali e religiose in Iraq e Siria".

Prima di entrare nel merito delle tensioni tra la Russia e la Nato, Daniel Estulin (controverso autore del libro La vera storia del club Bilderberg) ci tiene a spiegare che "la Terra è un pianeta piccolo" e che, per andare fino in fondo, è fondamentale capire chi tira le fila.

 Perché "noi siamo solo burattini".

Estulin nasce nel 1966 a Vilnius. Della sua vita non si sa molto. Ma, chiacchierando, è lui stesso a raccontare delle battaglie del padre per una Russia più libera, della fuga in Canada e della passione per la politica, senza divisione tra interni e esteri, perché "la vera politica si svolge a un livello sovranazionale, al di sopra dei governi, tra quelle persone che governano il mondo da dietro le quinte".

Li chiama "shadow master" (signori dell'oscurità, ndr) e cerca di smascherarli nei suoi libri, da “L'istituto Tavistock” in avanti.

Perché la Nato sta alzando i toni con la Russia?

"Per capirlo bisogna guardare a Detroit, uno scenario post-apocalittico degno di un film di Will Smith.

Le persone che tirano le fila del mondo vogliono che le guerre, la crescita zero e la deindustrializzazione ogni città del mondo assomigli a Detroit."

Progresso e sviluppo non dovrebbero essere direttamente proporzionali alla densità di popolazione?

"Grazie ai progressi tecnologici, le società si sviluppano, creano di ricchezza e costruiscono.

Ma chi tira le fila del mondo sa che la terra è un pianeta molto piccolo con risorse naturali limitate e una popolazione in continua crescita.

 Ora siamo 7 miliardi e stiamo già esaurendo le risorse naturali.

Ci sarà sempre abbastanza spazio sul pianeta, ma non abbastanza cibo e acqua per tutti.

Perché i potenti sopravvivano, noi dobbiamo morire."

Come intendono fare?

"Distruggendo le nazioni a vantaggio delle strutture sovranazionali controllate dal denaro che gestiscono.

 Le corporazioni governano il mondo per conto dei governi che esse controllano. Così è successo con l'Unione Europea."

E Putin non rientra in questo disegno...

"Pensavano di poterlo controllare..."

Perché non ci riescono?

"La Russia è una superpotenza nucleare. È questo che la rende tremendamente pericolosa agli occhi di questa gente.

La Cina, per esempio, ha una grande popolazione ma non è una potenza nucleare. E per questo non è un pericolo.

 Mentre l'economia cinese può essere distrutta nel giro di un minuto, le tecnologie russe non possono essere annientate."

Dove vogliono arrivare col conflitto in Ucraina?

"Togliere il gas all’Europa per farla morire di freddo… Quando parlo di potere, non lo identifico con persone che siedono su un trono, ma con un concetto sovranazionale.

L’idea è appunto distruggere ogni nazione."

Alla fine non ci sarà più alcuna patria?

"L’alleanza occidentale è orientata verso una struttura mondiale che per essere controllata ha bisogno di nazioni deboli."

È possibile fare qualche nome?

"Christine Lagarde, Mario Draghi, Mario Monti, Petro Oleksijovyč Porošenko… tutte queste persone sono sostituibili.

Prendete Renzi: la sua politica conduce alla distruzione dell’Italia. Perché lo fa, dal momento che dovrebbe fare l’interesse del vostro Paese? Non è logico."

Non è poi tanto diverso da Monti… "I vari Renzi, Monti, Prodi sono traditori dell’Italia, non lavorano nell’interesse del Paese. Renzi non ha mandato politico, nessuna legittimazione, non è stato eletto."

L'ultimo premier eletto democraticamente è stato Berlusconi.

"E questo è il motivo per cui c’è stato uno sforzo così ben orchestrato per distruggerlo."

È il Bilderberg a tirare le fila?

"Il Bilderberg era molto influente negli anni Cinquanta, nel mondo postbellico.

 Ora è molto meno importante di quanto non si creda. Organizzazioni come il Bilderberg o la Trilaterale non sono il vertice di nulla.

Sono la cinghia di trasmissione. I veri processi decisionali hanno luogo ancora più in alto.

 L'Aspen institute è molto più importate del Bilderberg."

Nessuno ne parla.

"I giornali mainstream fanno parte di questo gioco. Pensare che media come il New York Times, il Washington Post o Le Monde siano indipendenti, è da idioti. I giornalisti lavorano per azionisti, che decidono la linea editoriale del giornale."

Vale anche per l'Italia?

 

 

Mobbing sul lavoro: che cos’è

e come tutelarsi.

Ticonsiglio.com- Redazione – (1°Gennaio 2022) – ci dice:

Cerco lavoro.

CHE COS’E’ IL MOBBING.

COME E PERCHÈ NASCE IL MOBBING?

COME SI RICONOSCE IL MOBBING?

ESEMPI DI COMPORTAMENTI VESSATORI.

CHE COS’E’ IL BOSSING?

QUALI SONO LE CONSEGUENZE DEL MOBBING?

GLI EFFETTI SUL MOBBIZZATO.

GLI EFFETTI SULL’AZIENDA.

LE LEGGI E LA NORMATIVA SUL MOBBING.

MOBBING SUL LAVORO: COME TUTELARSI.

COSA FARE IN PRATICA.

Che cos’è il mobbing? Come riconoscerlo? Quali sono le sue conseguenze? Come tutelarsi? Ecco tutte le informazioni utili su questa importante tematica del mondo del lavoro.

CHE COS’E’ IL MOBBING.

Prima di tutto è fondamentale conoscere il significato del termine “Mobbing “. L’etimologia della parola risale al verbo inglese [to] mob, cioè «assalire, molestare».

 Quindi con Mobbing si intende i comportamenti violenti che un gruppo rivolge ad un suo membro.

In relazione all’ambito lavorativo, è definito come una forma di terrore psicologico sul posto di lavoro, esercitata attraverso comportamenti aggressivi e vessatori ripetuti, da parte di colleghi o superiori.

In poche parole, un atteggiamento che impedisce alla vittima di lavorare o di svolgere serenamente la propria attività.

Tale comportamento può anche essere messo in atto da persone che abbiano una certa autorità sulle altre (ad esempio capi area, responsabili, direttori), in tal caso si parla di bossing.

Questa condizione di persecuzione psicologica sull’ambiente di lavoro ci è nota da più di un secolo.

Infatti il primo a parlare di Mobbing è stato lo psicologo svedese Heinz Leymann già alla fine dell’800.

In Italia, la tematica è stata introdotta dallo psicologo tedesco Harald Ege, che per primo nel 2002 ha pubblicato un metodo per identificare il fenomeno e i suoi danni tramite il riconoscimento di 7 parametri (il cosiddetto metodo Ege).

COME E PERCHÈ NASCE IL MOBBING?

La stessa logica che oggi ispira certi valori e criteri organizzativi può essere terreno fertile per la violenza psicologica.

La competizione per il raggiungimento degli obiettivi e gli stimoli per migliorare la produzione possono essere dei punti di partenza di un atteggiamento negativo che può sfociare nel Mobbing.

Ci sono poi da considerare anche altri aspetti non propriamente professionali, che rientrano nella sfera delle relazioni umane e delle loro varie sfumature (antipatia nei confronti della vittima, simpatia per colui/colei che potrebbe potenzialmente sostituire la vittima, etc.).

Il Mobbing avviene perché nessuno lo impedisce.

Gli spettatori non tentano di fermare chi mette in atto il Mobbing e, con il loro silenzio, lo favoriscono.

Il motivo di tale comportamento è facilmente intuibile: la paura.

Paura di essere coinvolti, di avere ritorsioni di qualche genere o addirittura di perdere il lavoro.

 Possiamo quindi dire che vi è una specie di omertà professionale che non solo favorisce la nascita del Mobbing, ma facilita anche la sua evoluzione.

COME SI RICONOSCE IL MOBBING?

Riconoscere il Mobbing non è semplice. In genere, per rientrare nella definizione di Mobbing le azioni compiute dovrebbero:

ripetersi per un lungo periodo di tempo;

reiterarsi in modo sistematico e continuato;

avere uno scopo preciso, quindi essere azioni intenzionali (magari anche premeditate).

Il mobbizzato (come viene definita la vittima) viene letteralmente accerchiato e aggredito volontariamente da aggressori (detti mobber) che mettono in atto strategie comportamentali volte alla sua distruzione psicologica, sociale e professionale.

 I rapporti sociali diventano conflittuali e sempre più rari, portando la vittima all’isolamento e all’emarginazione totale.

Ogni situazione è a sé stante, ma i vari casi hanno dimostrato che nel Mobbing esiste una costante:

 la vittima è sempre in una posizione inferiore rispetto ai suoi avversari. Ovviamente l’inferiorità non è legata all’intelligenza o alla cultura del mobbizzato, ma al suo status nel contesto lavorativo.

Ed è proprio lo status ad essere intaccato per primo durante il periodo di tempo in cui si subisce Mobbing, un periodo in cui la vittima perde gradatamente la sua posizione iniziale.

Gli elementi che vengono meno sono:

– la sua influenza;

– il rispetto degli altri verso di lui/lei;

– il suo potere decisionale;

– l’entusiasmo nel lavoro;

– la fiducia in sé stesso;

– gli amici;

– la salute;

– la sua dignità.

La vittima di queste vere e proprie persecuzioni si vede emarginata, calunniata, criticata.

 Le vengono affidati compiti dequalificanti: viene spostata da un ufficio all’altro oppure viene sistematicamente messa in ridicolo di fronte a clienti o superiori.

 Nei casi più gravi si arriva anche al sabotaggio del lavoro e ad azioni illegali.

Lo scopo è sempre il medesimo:

eliminare una persona divenuta in qualche modo “scomoda”, inducendola alle dimissioni volontarie o provocandone un motivato licenziamento.

ESEMPI DI COMPORTAMENTI VESSATORI.

Per maggior chiarezza, di seguito degli esempi pratici di comportamenti vessatori:

sottrazione ingiustificata di incarichi o della postazione di lavoro;

dequalificazione delle mansioni a compiti banali (fare fotocopie, ricevere telefonate o compiti con scarsa autonomia decisionale);

rimproveri e richiami, espressi in privato ed in pubblico, anche per banalità;

dotare il lavoratore di attrezzature di lavoro di scarsa qualità o obsolete (arredi scomodi, ambienti male illuminati, pc mal funzionanti) così da rendere difficile lo svolgimento del lavoro;

interrompere il flusso di informazioni necessario per l’attività (chiusura della casella di posta elettronica, restrizioni sull’accesso a Internet);

continue visite fiscali in caso malattia.

CHE COS’E’ IL BOSSING?

Si definisce bossing quella forma di mobbing compiuto dai superiori o dai dirigenti dell’azienda, quasi sempre con lo scopo preciso di indurre il dipendente alle dimissioni.

 Viene chiamato anche mobbing verticale.

 Grazie al lavoro secolare dei sindacati, al giorno d’oggi i diritti dei lavoratori sono molto tutelati, quindi per un’azienda è difficile licenziare qualcuno senza problemi.

Tuttavia, soprattutto in tempi di crisi, molte aziende sono costrette a ridurre il personale.

In questi casi il bossing diventa un metodo per raggiungere gli obiettivi prefissati (licenziamento o riduzione del personale) senza interferenze da parte dei sindacati. Si può definire una vera e propria strategia aziendale.

QUALI SONO LE CONSEGUENZE DEL MOBBING?

Le conseguenze negative del Mobbing non coinvolgono solo la vittima, come verrebbe naturale pensare, ma vanno a intaccare l’azienda.

Infatti i danni ricadono anche sulla serenità e produttività dell’ambiente in cui è consumato il Mobbing.

 

GLI EFFETTI SUL MOBBIZZATO.

Partiamo dal punto di vista del mobbizzato: per la vittima le prime immediate conseguenze del Mobbing sono i problemi di salute legati alla somatizzazione della tensione nervosa.

Tra i possibili sintomi troviamo:

– palpitazioni;

– tremori;

– difficoltà respiratorie;

– problemi di espressione;

– sudorazione fredda;

– dermatite e problemi cutanei;

– cefalea;

– gastriti e disturbi digestivi.

Un’altra sfera dell’esistenza che risente dello stress è il sonno: incubi, sonno interrotto, insonnia.

 La pressione psicologica, poi, può portare a disturbi più evidenti ed invasivi come:

– annebbiamento della vista;

– difficoltà di memoria e di concentrazione;

– capogiri e svenimenti.

Ansia, esaurimento nervoso, depressione, insonnia, nevrosi, isolamento sociale, attacchi di panico.

Questi i risultati del Mobbing, che si espandono a macchia d’olio nelle altre sfere della vita del mobbizzato intaccando l’umore, le relazioni familiari e sociali, la capacità di affrontare le incombenze quotidiane, fino a incidere sulla voglia di continuare a vivere, portando anche al suicidio nei casi più gravi.

GLI EFFETTI SULL’AZIENDA.

Per l’azienda il Mobbing ha effetti ugualmente devastanti, principalmente sul piano economico: se una persona è vittima di Mobbing le sue prestazioni lavorative saranno inferiori per via di tutti i disturbi sopra indicati.

La mancanza di serenità sul posto di lavoro, sommata ai problemi di salute elencati, porta ad un minore rendimento della risorsa e quindi ad una perdita economica per l’azienda.

Inoltre, al di là delle questioni legate ai costi, per le aziende ci sono gravi conseguenze anche sul piano sociale: se i dipendenti si dimostrano scontenti delle condizioni di lavoro a cui sono sottoposti e ne parlano al di fuori delle mura aziendali, l’immagine della ditta ne risente inevitabilmente e la concorrenza può approfittarne.

LE LEGGI E LA NORMATIVA SUL MOBBING.

Da diversi anni vengono presentati alcuni disegni di legge, ma nessuno di questi è mai stato approvato in legge.

Dal punto di vista legale, quindi, in Italia non esiste una legislazione specifica relativa al mobbing, ma le azioni e le conseguenze del mobbing possono rientrare in altre fattispecie di reato.

Non essendoci leggi apposite, per tutelare la vittima di Mobbing la legge italiana fa riferimento a diversi articoli della Costituzione, che accennano ai diversi comportamenti che caratterizzano il Mobbing e che rientrano in fattispecie contemplate da vai articoli del codice penale italiano, come l’abuso d’ufficio, percosse, lesione personale volontarie, atti persecutori (in inglese Stalking), ingiuria, diffamazione, abusi sessuali, minaccia, molestie.

Ad esempio, la più frequente azione da Mobbing consiste nel dequalificare il lavoratore per demotivarlo e costringerlo alle dimissioni.

Sul piano giuridico, il demansionamento è vietato perché costituisce sempre lesione del diritto fondamentale alla libera esplicazione della personalità del lavoratore nel luogo di lavoro, tutelato dagli art. 1 e 2 della Costituzione.

Quindi il danno che ne deriva è suscettibile di risarcimento.

A parte le norme generali a tutela della persona (contenute nell’art. 2 e 3 della Costituzione), vi sono anche altre norme che tutelano l’individuo nella realtà lavorativa, ad esempio:

– Art. 32, che riconosce la tutela della salute come diritto fondamentale dell’uomo;

– Art. 35, che prevede la tutela del lavoro in tutte le sue forme;

Art. 41, che vieta lo svolgimento dell’attività economica privata se esercitata in contrasto con l’utilità sociale o qualora rechi danno alla sicurezza, alla libertà ed alla dignità umana.

Inoltre, la legge italiana disciplina anche il risarcimento del danno biologico, cioè la lesione dell’integrità fisica della persona (ad esempio i danni alla salute), situazione molto frequente in casi di Mobbing.

Sono invece maggiori le difficoltà per ottenere il risarcimento del danno morale, poiché più complesso da dimostrare.

Altro aspetto disciplinato dal Legislatore ed importante ai fini del Mobbing, è costituito dalla normativa in tema di sicurezza sul lavoro, dettata dal decreto legislativo n. 81/2008.

La materia della sicurezza sul lavoro cita indirettamente il tema del Mobbing, poiché definisce il concetto di “salute del lavoratore” come “assenza di malattia o d’infermità”, ma anche come “uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale”.

Partendo da questo presupposto, il datore di lavoro ha l’obbligo, non solo di non evitare condotte negative che possano minare alla salute psico-fisica del lavoratore, ma anche di creare un ambiente lavorativo sereno così da prevenire e proteggere la salute e la sicurezza di quest’ultimo.

MOBBING SUL LAVORO: COME TUTELARSI.

A chi può rivolgersi una persona che subisce mobbing?

In Italia purtroppo non esistono centri di competenza in grado di supportare un lavoratore vittima di vessazioni sul lavoro, quindi il mobbizzato può trovare sostegno in amici, parenti, colleghi etc., ma difficilmente troverà un supporto professionale.

La soluzione ideale sarebbe offrire all’interessato sostegni utili per affrontare la situazione: un supporto di tipo sociale e uno di tipo legale.

COSA FARE IN PRATICA.

Cosa è consigliato fare in caso di Mobbing?

Rivolgersi ad un legale per avere una consulenza e rivolgersi ad enti di supporto, se sono presenti nella propria città.

Ad esempio alcune Organizzazioni Sindacali offrono un sostegno in termini di consulenza e anche di assistenza legale.

 Esistono anche studi giuslavoristi specializzati in mobbing e discriminazioni lavorative.

 In caso di reati penali è indispensabile rivolgersi ad un Avvocato penalista.

 

 

 

 

No, Hermann Goering non ha detto

che «se riuscite a immaginare un modo

per impaurire le persone,

potete fargli fare quello che volete».

Facta.news – Redazione – (Ott 26, 2020) - ci dice:

 

Lunedì 26 ottobre 2020 la redazione di Facta ha ricevuto una segnalazione via WhatsApp che chiedeva di verificare le informazioni contenute in un post pubblicato su Facebook il 25 ottobre.

Il post oggetto della nostra verifica contiene una foto del generale nazista Hermann Goering mentre posa accanto ad Adolf Hitler.

Il post è accompagnato da un commento, scritto dall’autore del post, che recita: «Circa 75 anni fa Hermann Göring (a destra nella foto…. supremo Maresciallo del Reich) testimoniò al tribunale di Norimberga.

Gli venne chiesto: “Come avete convinto il popolo tedesco ad accettare tutto questo?”.

Lui rispose: “E’ stato facile. Non ha nulla a che fare con il nazismo, ha a che fare con la natura umana.

Lo puoi fare in un regime nazista, socialista, comunista, in una monarchia e anche in una democrazia.

 L’unica cosa che si deve fare per rendere schiave le persone è impaurirle.

Se riuscite a immaginare un modo per impaurire le persone, potete fargli fare quello che volete.”

Quanta attualità dopo 75 anni».

La stessa citazione è stata pubblicata anche dal commissario tecnico della nazionale italiana Roberto Mancini, in una storia sul suo profilo Instagram il 19 ottobre 2020.

Si tratta di una notizia imprecisa.

Il virgolettato attribuito a Hermann Goering e utilizzato nel post oggetto della nostra verifica per spiegare l’attualità non è in realtà mai stato pronunciato.

Sebbene Goering fosse uno degli esponenti nazisti alla sbarra nel processo di Norimberga – tenutosi tra il 20 novembre 1945 e il 1 ottobre 1946 –  la frase non compare in realtà in nessuna delle trascrizioni ufficiali messe a disposizione dal sito dell’Università di Harvard.

In particolare, la testimonianza di Goering a cui fa riferimento il post è andata in scena il 13 marzo 1946, ma il materiale del processo non riporta alcuna traccia della frase.

Come è stato ricostruito in questo articolo pubblicato dai colleghi americani di Snopes, una citazione simile è invece contenuta nel volume

Nuremberg Diary

, pubblicato nel 1947 dallo psicologo americano Gustave Gilbert.

Il libro contiene numerose interviste condotte durante il processo di Norimberga ad esponenti nazisti, tra i quali Hermann Goering, che durante uno dei colloqui aveva rivelato:

«Ovviamente la gente non vuole la guerra. Perché mai un povero contadino dovrebbe voler rischiare la pelle in guerra, quando il vantaggio maggiore che può trarne è quello di tornare a casa tutto intero?

Certo, la gente comune non vuole la guerra: né in Russia, né in Inghilterra e neanche in Germania.

È scontato.

 Ma, dopo tutto, sono i capi che decidono la politica dei vari Stati e, sia che si tratti di democrazie, di dittature fasciste, di parlamenti o di dittature comuniste, è sempre facile trascinarsi dietro il popolo.

Che abbia voce o no, il popolo può essere sempre assoggettato al volere dei potenti. È facile.

 Basta dirgli che sta per essere attaccato e accusare i pacifisti di essere privi di spirito patriottico e di voler esporre il proprio paese al pericolo.

Funziona sempre, in qualsiasi paese».

Come si può notare, la citazione reale – riportata da una sola fonte, ma autorevole – è molto meno netta di quella contenuta nel post oggetto della nostra verifica, non fa riferimento esplicito alla paura ed è utilizzata da Goering per spiegare il metodo utilizzato dai nazisti per far accettare alla popolazione tedesca la seconda guerra mondiale.

 

Quel trilione "scomparso" che

può essere usato per colpire l'Occidente.

msn.com- Il Giornale - Storia di Andrea Muratore – (11-12-2022) – ci dice:

 

400 miliardi di dollari la Cina, massima potenza esportatrice industriale globale, 250 la Russia che guadagna dal boom dei prezzi energetici nonostante le sanzioni; 200 l'Arabia Saudita con le maggiori risorse petrolifere mondiali; 150 i miliardi scomparsi dai T-Bond Usa: il "trilione scomparso" dalle autocrazie è il tesoretto che può rivolgersi verso l'Occidente in termini di spesa clientelare, investimenti, acquisizioni.

Un tempo i regimi autoritari non avevano altro desiderio se non riversare nei mercati occidentali i loro introiti da commercio o produzione.

 Le entrate del surplus commerciale cinese finivano in asset, infrastrutture, imprese e fondi; la Russia ha diversificato ovunque, dalle squadre di calcio al lusso, creando feudi come "Londongrad".

 L'Arabia Saudita e le altre monarchie del Golfo, come Qatar e Emirati Arabi Uniti, sono la patria dei celebri "petrodollari" riversatisi nella finanza e nel “Real estate”.

Oggi invece gli investitori notano che tra disinvestimenti, sanzioni (nel caso russo) e ricerche di altri mercati, complice la fine del periodo occidentale di vacche grasse, l'ammontare di risorse dirottato da questi mercati è inferiore di un trilione di dollari rispetto alle aspettative.

Repubblica ha analizzato questo tema ricordando che le autocrazie sono in surplus, le democrazie in deficit commerciale.

E questo si riflette sulla bilancia dei pagamenti, caduta in rosso perfino per la virtuosa Germania:

"Gli ultimi sommovimenti dell'economia mondiale e, in particolare, il boom dei prezzi dei beni energetici hanno aperto buchi nella bilancia dei pagamenti non solo di paesi cronicamente in deficit nei conti esteri, come gli Stati Uniti, ma anche in Gran Bretagna e - novità - anche in chi, normalmente, è in condizioni di surplus, come l'Unione europea e il Giappone".

 Questo modifica notevolmente l'indirizzo degli investimenti diretti esteri.

Xi Jinping può permettersi di siglare in Arabia Saudita accordi miliardari; la Russia elude le sanzioni difendendo il cambio sul rublo; l'Arabia Saudita investe in “Saudi Vision 2030” e progetta nuove strategie costose.

 L'Europa e gli Usa invece si litigano quote di mercato, innovazione, talenti.

E non riescono a controbattere con piani e strategie come il Global Gateway a progetti quali la Belt and Road Initiative.

L'Occidente globale è in deficit e il pallino del gioco della partita della gestione del debito mondiale, anche per colpa dell'inflazione, non è più in mano sua.

 Le altre nazioni dirottano altrove i propri investimenti:

 il reshoring e la deglobalizzazione orientano anche le mosse delle autocrazie che hanno partecipato alla grande festa dei mercati globali finché è stato loro possibile.

Ora invece i loro fondi "potrebbero servire a rinsaldare influenze politiche.

 A puntellare il regime di Erdogan nella Turchia sommersa da una inflazione non lontana dalla tre cifre, nel caso della Russia.

A sostenere il traballante Egitto di Al Sisi, per i paesi arabi.

 O il Pakistan in ginocchio, per la Cina": una vera e propria finanza "autoritaria" parallela capace di sfidare in termini di potere e attrattiva quella occidentale basata sul Fondo monetario internazionale.

Non sono blocchi fissi ovviamente, ma l'Occidente è economicamente sotto assedio.

Fiaccato dalla Grande recessione, dal Covid, dalla crisi energetica e dal ritorno dell'inflazione il suo modello non è più l'epicentro globale degli investimenti.

 La lunga fase di vacche grasse finanziarie ha coperto il problema degli investimenti in conto capitale, della corsa del resto del mondo all'innovazione, della dipendenza energetica da Russia e Medio Oriente, della difficoltà nella proiezione fuori dal blocco coincidente col G7.

Il "trilione scomparso" si è diretto altrove, cercando obiettivi politici: il potenziamento dell'influenza e la ripresa dell'espansione commerciale (Cina), la difesa dalle sanzioni e la costruzione di hub energetici non occidentali (Russia), il riarmo e la proiezione geopolitica regionale (Arabia Saudita).

Tre strategie con un unico comune denominatore: portare le risorse lontane da un Occidente che tra” reshoring” e crisi è in difficoltà.

Parliamo di una minaccia che sottende un'opportunità: vincolare con maggior forza democrazia e mercati rinnovati e più sicuri anche politicamente dalle proiezioni straniere.

 Un'opportunità che, scrutinando investimenti e promuovendo il “friend-shoring” nei settori chiave (dalla transizione ai chip) l'Europa e gli Usa possono sviluppare, a patto di cooperare.

E pare proprio questo, alla luce degli ultimi sviluppi, lo step più grande da superare per contrapporre un fronte unito alla frastagliata avanzata finanziaria delle autocrazie.

 

 

 

 

Lupi, Pony e Misteri…

 

 Conoscenzealconfine.it – (10 Dicembre 2022) - Augusto Sinagra – ci dice:

 

C’era una Signora tedesca che aveva un pony. Un lupo affamato uccise il pony. La Polizia indagò per tre mesi e alla fine individuò il lupo.

Non si sa che fine ha fatto il lupo. Si sa però che la Signora tedesca ha sollecitato l’Unione europea a ridurre la protezione ai lupi in quanto specie protetta. Questo significa che si potrà sparare ai lupi in libertà.

La vicenda mostra il livello morale del personaggio e l’abuso di potere da parte sua e da parte della Polizia che ha indagato sul “ponycidio” ad opera del lupo!

Chi non ama gli animali, a parte il pony personale, non ha niente di umano.

Sempre la stessa Signora è comparsa allegra e festante alla Scala di Milano.

Non credo che fosse interessata all’opera lirica.

Penso che si sia trattato di una scusa per scambi di opinioni molto riservate con vertici istituzionali o meno dello Stato italiano oltre che un modo per “segnare” il territorio.

Sempre la stessa Signora, che è oggetto di indagine da parte della Procura europea, non rende contezza dei suoi rapporti con l’Amministratore Delegato della Pfizer, dove lavora il marito e meno che mai dei contratti conclusi con le diverse Case farmaceutiche.

Questi sono i fatti. Vediamo chi indovina chi è il personaggio in questione

(Articolo di Augusto Sinagra – Professore ordinario di diritto delle Comunità europee presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”. Avvocato patrocinante davanti alle Magistrature Superiori, in Italia ed alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, a Strasburgo.)

(imolaoggi.it/2022/12/08/lupi-pony-e-misteri/).

 

 

 

 

Mein Kampf (1925).

Storiaxxisecolo.it – Redazione – (10-5-2022) – ci dice:

 

Hitler scrisse Mein Kampf (La mia battaglia) durante la prigionia, nel 1924.

Lo scritto, pubblicato l'anno dopo, nel luglio del '25, costituisce il manifesto del suo pensiero fatto di nazionalismo tedesco, superiorità della razza ariana, odio contro ebrei, marxisti e liberali.

Proponiamo qui di seguito alcuni brani di questo libro folle e guerrafondaio, perché siano di monito a tutti.

La gioventù hitleriana.

"Nei centri del mio nuovo Ordine mondiale verrà allevata una gioventù che spaventerà il mondo.

Io voglio una gioventù che compia grandi gesta, dominatrice, ardita, terribile. Gioventù deve essere tutto questo.

L'animale rapace, libero e dominatore, deve brillare ancora dai suoi occhi.

I giovani debbono imparare il senso del dominio.

Debbono imparare a vincere nelle prove più difficili la paura della morte".

Guerra e razza.

"Il gioco della guerra consiste nella distruzione fisica dell'avversario.

Per questo vi ho ordinato di massacrare senza pietà qualsiasi uomo, donna o bambino che non appartenga alla vostra razza.

Così soltanto potremo ottenere lo spazio fisico che ci abbisogna".

"Troverò qualche spiegazione per lo scoppio della guerra.

 Non importa se plausibile o no.

 Al vincitore non verrà chiesto, poi, se ha detto la verità.

Nell'iniziare e nel condurre una guerra non è il diritto che conta, ma il conseguimento della vittoria".

Razze superiori.

"Esistono razze elette e superiori, destinate a comandare, e razze spregevoli e inferiori, destinate a servire.

 Non si può parlare né di uguaglianza né di fraternità tra gli uomini;

tali idee sono inaccettabili perché contro natura.

 È giusto invece che certi individui e certe razze - quelli superiori - si impongano sugli altri e li costringano a obbedire.

 E poiché i tedeschi eccellono su tutte le razze, essi hanno il dovere e il diritto di guidare il novo mondo".

"A dominare sarà una razza superiore, una razza di padroni, che disporrà dei mezzi e delle possibilità di tutto il globo."

Il "valore" del terrore.

"Il terrore è lo strumento politico più efficace.

 Non me ne lascerò privare soltanto perché una massa di stupidi smidollati borghesi pretende di esserne offesa.

 È mio dovere usare ogni mezzo per addestrare il popolo tedesco alla crudeltà e per prepararlo alla guerra".

"Chiunque è così codardo da non sopportare il pensiero che qualcuno che gli è vicino debba soffrire, farebbe meglio ad entrare in un'associazione di sartine anziché iscriversi al mio partito".

"Chiudete dunque il cuore alla pietà!

Agite brutalmente! Il più forte ha ragione.

Siate duri senza scrupoli! Siate sordi ad ogni moto di compassione!

Chiunque abbia riflettuto sulle leggi di questo mondo sa che esse significano il successo dei migliori raggiunto attraverso la forza".

Gli ebrei.

"Poiché il nostro punto di partenza è che un popolo non è uguale a un altro, anche il valore di un popolo non è uguale a quello di un altro popolo.

E perciò, se il valore di un popolo non è uguale a quello di un altro, ogni popolo, a parte il valore numerico che rappresenta, ha sempre un valore specifico suo particolare che non può essere completamente uguale a quello di un altro popolo.

L’importanza del valore del sangue di un popolo può diventare totalmente efficace quando questo valore è doverosamente valutato ed apprezzato.

I popoli che non capiscono questo valore o che non lo sentono più per mancanza di un istinto naturale, incominciano a perderlo immediatamente.

La mescolanza del sangue e il danno alla razza sono perciò le conseguenze che, senza dubbio, all’inizio non di rado vengono introdotte per mezzo di una cosiddetta predilezione per le cose straniere, che in realtà è invece una sottovalutazione dei propri valori culturali nei confronti dei popoli stranieri.

Quando un popolo non apprezza più l’espressione culturale della propria vita spirituale condizionata attraverso il suo sangue, o incomincia addirittura a vergognarsene allo scopo di rivolgere la sua attenzione a espressioni diverse della vita, rinuncia alla forza che sta nell’armonia del suo sangue e nella vita culturale che ne è nata.

Allora gli Ebrei possono farsi avanti sotto ogni forma, e questi maestri dell’avvelenamento internazionale e della corruzione razziale non avranno riposo finché non avranno completamente sradicato e corrotto questo popolo.

La fine perciò è la perdita di un definito valore unitario razziale, e in seguito il declino ultimo".

(Klaus Schwab -un Rothschild – convinto nazista è fautore di vari libri tra cui “la quarta rivoluzione industriale “, il grande reset, ecc.”

Ora il mondo occidentale è governato e comandato da coloro che si affidano ai suoi insegnamenti. Non ci si può meravigliare se l’umanità farà una prossima brutta fine! Ndr.)

 

 

 

 

La svendita dei diritti

e l'odore dei soldi.

msn.com – il giornale - Storia di Vittorio Macioce – (11-12-2022) – ci dice:

Non è vero che i soldi non hanno odore.

Non sono asettici, non lo sono mai stati.

Si portano dietro una scia profonda: storie, civiltà, cultura, poteri, visioni, religioni, leggi e sguardi sul mondo.

Non importa che siano di carta, di metallo o virtuali.

Ti svelano comunque qualcosa. Questo vale se sono la traccia di un libero mercato, di una truffa, di una sponsorizzazione, di un grande affare senza nulla di sporco o, invece, di una corruzione che tira in ballo la politica, di un grande spettacolo di arte varia o di un mondiale.

I soldi, che danno un valore al commercio, non sono mai neutri.

Quando poi sono le mazzette che gli emiri del Qatar spendono per comprarsi l'anima dell'Europa non solo puzzano di malaffare, ma ti raccontano parecchie cose.

La più immediata è la fragilità del nostro orizzonte. Siamo una civiltà che ogni giorno vede sgretolarsi i propri architravi.

L'Europa, con tutti i suoi limiti, sembrava un rifugio sicuro, quasi un'autorità morale a cui affidarsi per superare limiti e difetti nazionali.

 Ce lo chiede l'Europa. Fidiamoci.

Con la speranza di mettere da parte perfino quello che purtroppo era evidente: egoismi, menefreghismi, quella fatica a dare risposte quando lo scenario si fa buio, burocrazie e normative qualche volta cavillose.

Ora sappiamo che il Qatar pagava per apparire quello che non è e nascondere quanto poco vale la vita umana all'interno dei suoi confini.

Si sono comprati gli occhi dell'Occidente, dissacrando il Parlamento Ue.

L'altra questione riguarda la sinistra italiana e europea.

La storia di Panzeri e compagni ribadisce che la presunta superiorità morale è un alibi stracciato.

 È arrivato il momento di farci i conti. Non è successo con le cooperative di mafia capitale.

Non è successo con il caporalato sui migranti.

 Il rischio è che pure questa volta ci si assolva con un Pater noster, continuando a sentirsi al di sopra di ogni sospetto.

Fa impressione come i protagonisti della vicenda si sentissero intoccabili. Non si sono preoccupati neppure di nascondere il malloppo.

Il terzo aspetto è quello che conta di più. Stiamo svendendo, in chiaro e scuro, nella legge e contro la legge, la carta dei diritti dell'umanità.

Quella che dovrebbe essere universale, ma che in tanti non hanno alcun desiderio di riconoscere.

 Lo facciamo perché, sotto le parole, forse non ci crediamo più neppure noi.

 O, magari, ci siamo solo accontentati delle prediche.

 Ogni volta che si fanno affari con il mondo arabo, con Pechino, con Teheran, con qualsiasi governo dove regna l'autocrazia bruciamo un pezzo di quella carta.

I diritti universali non sono neppure un costo da fare pagare a chi li rinnega. È chiaro che pesa anche da questa parte, perché la libertà e la democrazia hanno un prezzo e va pagato se quei valori sono la radice della tua visione del mondo.

Come si può sostenere la lotta delle donne e degli uomini iraniani contro gli ayatollah?

Raccontare quello che accade è necessario, ma non basta. Non bisogna scambiare più soldi con l'Iran.

E va fatto adesso.

 

 

 

FONDAMENTALISMO E

TERRORISMO ISLAMICO.

It.gariwo.net – Redazione – (10-11-2022) – ci dice:

 

In breve.

Il terrorismo islamico è un fenomeno criminale che, negli ultimi anni, ha intensificato la sua attività̀ portando a termine degli attacchi molto cruenti e di grande impatto mediatico.

Esso ha quasi un secolo di vita – il primo movimento che ha teorizzato l’uso della violenza per ripristinare lo stile di vita fondamentalista e ortodosso dei primi credenti islamici, infatti, è stato quello dei Fratelli Musulmani fondato nel 1928 in Egitto.

Successivamente, esso si è fortemente “legato” a lotte di liberazione come le rivendicazioni territoriali palestinesi e la Rivoluzione iraniana, ma è stato a seguito della guerra russo-afghana che ha acquisito una veste globale e avversa all’Occidente.

Al-Qaeda e l’ISIS, le ultime organizzazioni terroristiche islamiche in ordine di tempo, con i loro sanguinosi attacchi, hanno reso manifesti al mondo gli obiettivi antimoderni del fondamentalismo e, soprattutto, i mezzi crudeli e sanguinari per conseguirli.

 I loro attacchi hanno colpito e continuano a colpire le zone di guerra in Medio Oriente e in Africa, ma anche le metropoli occidentali, seminando distruzione e morte.

L’ideologia dello Stato Islamico: tra wahhabismo e salafismo

Isis, le origini del Califfato.

Nel giugno 2014 l’ISIS proclamò la restaurazione del Califfato islamico, incuneato fra Iraq e Siria.

Si tratta dell’atto conclusivo di un processo iniziato con la ribellione al governo iracheno di una parte dei gradi superiori dell’esercito a seguito dell’invasione dell’Iraq da parte degli Stati Uniti.

La crisi politica e morale delle vecchie classi dirigenti in Iraq e Siria produsse un fenomeno di radicalizzazione dei ceti sociali che si sentivano estromessi dal potere.

Gruppi sempre più numerosi si avvicinarono e alla fine abbracciarono ideologie religiose di stampo integralista e fondamentalista, quali il salafismo, il wahhabismo, il jihadismo e il panislamismo.

Nel 2013 lo Stato Islamico dell'Iraq proclamò unilateralmente la propria unificazione con la branca siriana di Al-Qaeda, che aveva conquistato una parte del territorio siriano nell'ambito della guerra civile contro il governo di Bashar al-Asad.

In seguito a questo annuncio il gruppo, scelta come propria capitale la città siriana di Raqqa, cambiò nome in Stato Islamico dell'Iraq e della Siria (ISIS).

L’Islam distorto dall’ideologia.

L’ideologia dell’autoproclamato Stato islamico si riconduce essenzialmente alle dottrine del salafismo, del wahhabismo e del panislamismo.

Definito nelle maniere più diverse - "ortodosso", "ultraconservatore", "austero" - il wahhabismo costituisce una forma estremamente rigida di Islam sunnita, che insiste su un'interpretazione letterale del Corano.

I wahhabiti credono che tutti coloro che non praticano l'Islam secondo le modalità da essi indicate siano pagani e nemici dell'Islam.

I suoi critici affermano però che la rigidità wahhabita ha portato a un'interpretazione rigorista dell'Islam, ricordando come dalla loro linea di pensiero siano scaturiti personaggi come Osama bin Laden e i talebani.

Il salafismo è una corrente di pensiero che risale al medioevo con caratteri di apertura e riformismo.

I primi segnali evidenti e ufficiali del mutamento ideologico e strategico del salafismo, da movimento "riformista" e tollerante a movimento "fondamentalista" e marcatamente ostile alla modernità, si possono forse riscontrare in Tunisia, verso gli anni Trenta del XX secolo.

La battaglia culturale contro il fondamentalismo.

Fu in quel contesto che il salafismo venne permeato da uno spirito wahhabita che, facendo piazza pulita del millenario retaggio culturale islamico, mise l’accento contro i “vizi” importati dall’Occidente e sulla necessità di decretare l’ostracismo contro le missioni cristiane e le loro attività di proselitismo.

In Egitto, la trasformazione del salafismo avvenne nello stesso periodo, con l'avvento della cosiddetta “Neo-Salafiyya”.

Nascono infatti diverse organizzazioni, fra cui la Fratellanza Musulmana, che non si rivolgono più a minoranze colte e "illuminate" (in qualche modo sensibili alla cultura occidentale) ma alle masse più incolte, impegnandosi in una profonda e capillare opera di "richiamo" all'Islam, cioè di riavvicinamento alla fede e alle pratiche canoniche dell'Islam, inteso in senso anti-intellettualistico e conservatore; una visione praticamente opposta a quella del movimento delle origini.

I “Foreign Fighters”.

Quando si parla di ISIS e Stato Islamico non si può fare a meno di nominare i Foreign Fighters, letteralmente "combattenti stranieri”: sono coloro che, pur non appartenendo geograficamente ai Paesi nei quali è nato il Califfato, decidono di affiliarsi allo Stato Islamico abbracciandone ideologie e metodi di combattimento a promessa di una vita migliore in uno Stato che garantisce giustizia sociale e benessere.

Come nasce un jihadista.

È molto difficile fare un ritratto univoco delle persone che decidono di affiliarsi allo Stato Islamico, tanto è varia la loro provenienza:

 i Foreign Fighters provengono sia dagli strati più bassi della società che da famiglie benestanti, i loro livelli di istruzione sono diversi e l'arruolamento avviene sia tra musulmani (di prima, seconda o terza generazione che vivono in Occidente) che tra i cosiddetti "convertiti dell'ultimo minuto".

 Ma cosa accomuna tutte queste persone? Perché decidono di arruolarsi per combattere una guerra che non è la loro?

Probabilmente trovano nell'ISIS un'ideologia forte, un motivo per cui combattere, nonché la prospettiva di una nuova vita in cui possano affermarsi anche dal punto di vista personale.

Essi si identificano con la Jihad, spesso per dare un senso alla propria esistenza: dall'Europa (e non solo) partono per l'addestramento in Medio Oriente per poi far ritorno e, spesso, colpire il mondo dal quale provengono.

Il Jihad, quindi, diventa per i Foreign Fighters una ragione di vita, tanto da portare ad un’identificazione in principi per i quali si è disposti a sacrificare la propria vita.

Foreign Fighters, responsabilità europea.

Attualmente risulta molto difficile controllare il fenomeno, soprattutto perché l'opera di proselitismo non avviene solo nei luoghi fisici.

La propaganda si fa anche e soprattutto sul web, e in modo costante.

Stando alle ultime stime, si pensa che i Foreign Fighters siano circa 20000 e di provenienza molto varia.

I luoghi di provenienza sono non solo Nordafrica e Medio Oriente, ma anche Europa e Russia.

La fine dell’utopia jihadista dell’ISIS, dopo la caduta di Raqqa, Mosul e Deir Ezzor, ha comportato tuttavia un’altra insidia, molto pericolosa per l’Europa: quella dei Foreign Fighters di ritorno.

Molti sono stati incarcerati e finiti sotto processo, mentre altri sono stati inseriti in programmi di riabilitazione e reinserimento.

Il nuovo jihadismo europeo.

Il Soufan Center ha individuato almeno cinque diverse categorie di returnees”:

quelli che sono rientrati presto o dopo una breve permanenza, prima che iniziasse a perdere terreno;

quelli rientrati dopo, ma disillusi a causa dei comportamenti sempre più brutali;

quelli che hanno utilizzato le tattiche ISIS per intraprendere nuove battaglie;

 quelli costretti a lasciare il Califfato o catturati;

quelli spediti a combattere in altri scenari, come ad esempio le cellule create per compiere attacchi fuori dai confini (Parigi o Bruxelles).

Solo pochi di loro farebbero però parte di cellule attive.

 

 

 

Zelensky ha chiamato il Direttore

Artistico di Balenciaga ad aiutare l’Ucraina!

 

Conoscenzealconfine.it - (11 Dicembre 2022) - Davide Malacaria – ci dice:

Probabilmente tanti dei nostri lettori saranno al corrente della bufera che ha investito “Balenciaga”, una delle case di moda più importanti del mondo.

 Per chi non ne fosse informato, riportiamo quanto riferito da” Sky”, testo più sintetico di altri.

Campagne Pubblicitarie “particolari”.

“Tutto è cominciato con una pubblicità natalizia in cui alcuni bambini tenevano in mano orsacchiotti con particolari fetish, circondati da altri oggetti dell’immaginario bdsm [bondage ndr]”.

“Poi un’altra campagna, stavolta per la primavera 2023, in cui una borsa Hourglass per Adidas era appoggiata su documenti legali della Corte Suprema in cui veniva discusso se il bando della pornografia infantile violasse il Primo Emendamento.

Si è poi scoperto che un libro sullo sfondo di una terza campagna celebrava un artista belga, Michael Borremans, autore nel 2017 di una serie di quadri che raffigurano bambini nudi”.

“La maison il 29 novembre si è scusata per la campagna choc, mentre per quella sulla primavera ’23 con i documenti della Corte Suprema, ha spiegato che tutti gli oggetti sono stati forniti da parti terze e che sono tutti di natura fittizia”.

I suoi dirigenti hanno anche denunciato l’azienda che ha creato la pubblicità su loro commissione.

Chi volesse approfondire lo scandalo, sul web si trovano foto e articoli più che scioccanti su quanto accaduto, alcuni forse troppo estremi, ma non tanto quanto le pubblicità con i bambini in questione.

 

 Scuse e Coincidenze.

Due punti critici della vicenda.

 Il primo è che i dirigenti di Balenciaga hanno aspettato un po’ troppo prima di scusarsi decisamente, cosa avvenuta solo dopo che le proteste si sono diffuse a livello globale, con le star di Hollywood adirate che bruciavano gli strapagati capi di Balenciaga e diffondevano i relativi video via web.

Il secondo è che appare davvero strano che i dirigenti della casa di moda siano rimasti all’oscuro di tutto.

Possibile che nessuno di loro abbia visionato le campagne pubblicitarie di Natale e primavera, le più importanti della stagione?

 E dire che la pubblicità, nella moda, ha un ruolo decisivo.

Loro dicono di no, anzi hanno addirittura fatto causa ai pubblicitari.

Resta un modo di lavorare alquanto anomalo…

Ma se riferiamo questo scandalo che la scorsa settimana ha scosso il mondo, è per aggiungere a quanto già noto un tocco di colore, che forse potrà destare qualche curiosità.

 Quando Zelensky, all’inizio della guerra, ha creato “United24”, una piattaforma per raccogliere fondi a beneficio dell’Ucraina, ha nominato il direttore artistico di Balenciaga, Demna Gvasalia (ma che coincidenza… – nota di conoscenzealconfine), “ambasciatore di United24 per i rifugiati”, essendo anch’egli un rifugiato, esule dalla Georgia.

Una delle iniziative di Demna per United24 è stata la creazione, ad opera ovviamente di Balenciaga, di magliette a maniche lunghe con su lo stemma gialloblu della bandiera ucraina.

Costano circa 250 dollari e il ricavato va a favore dei rifugiati.

 Chissà se lo scandalo ha avuto un riflesso sulle vendite.

Detto questo non si vuole accusare nulla e nessuno (per carità… – nota di conoscenzealconfine):

Balenciaga ha denunciato i pubblicitari ed è da presumere che, nel corso dell’eventuale processo, emergeranno prove “inconfutabili” sul fatto che la casa di moda non era a conoscenza del contenuto della pubblicità…

Invece, per tornare su “United24” di Zelensky, di questa piattaforma ci siamo occupati in un’altra nota, nella quale dettagliavamo il ruolo avuto da “FTX”, il colosso delle criptovalute crollato di recente, cooptato dal governo di Kiev per creare un canale di aiuto all’Ucraina sotto forma di monete virtuali.

FTX non c’entra nulla con Balenciaga, ovviamente, solo desta una certa curiosità come la sfortuna sembra accanirsi contro United24, che in tal modo risulta anch’essa vittima, come Balenciaga, di una cattiva pubblicità.

Nota a margine. Riportiamo da Newsweek:

“Mentre gli utenti dei social media continuano a prestare attenzione al marchio di moda di lusso [Balenciaga] e alle sue offerte, recentemente hanno rivolto la loro attenzione anche a una serie di opere d’arte raffiguranti bambini che, tra le altre caratteristiche, hanno genitali al posto del naso e della bocca, opere pubblicate sul sito web di Christie’s, la più importante casa d’asta del mondo “.

“Christie’s è di proprietà di Group Artémis, la holding di François-Henri Pinault.

 Il multimiliardario Pinault, marito della star del cinema Salma Hayek, è anche presidente e amministratore delegato di “Kering”, la multinazionale che possiede Balenciaga (altra piccola coincidenza – nota di conoscenzealconfine) cosa che ha portato alcuni utenti online a tracciare collegamenti tra queste”.

“Nonostante le critiche online, non ci sono prove che suggeriscano che “Pinault” abbia dato alcun input sulle opere in questione, o su qualsiasi altra opera d’arte pubblicata sul sito web di Christie’s”.

“I manichini presenti sul sito web di Christie’s sono stati realizzati dagli “artisti Jake e Dinos Chapman “e mostrano raffigurazioni di bambini nudi, alcuni dei quali sono congiunti. Ci sono anche raffigurazioni di teste mozzate “.

Possibile che Christie’s pubblichi e venda roba del genere? Purtroppo sì.

Ci sia perdonato il latinismo: mondo di merda!

Davide Malacaria – Piccole Note.

(piccolenote.ilgiornale.it/mondo/zelensky-ha-chiamato-il-direttore-artistico-di-balenciaga-ad-aiutare-lucraina).

 

 

 

Il Neoliberismo è Nazismo

sotto mentite Spoglie.

 

Conoscenzealconfine.it – (7 Dicembre 2022) – Redazione – ci dice:

Come è possibile che l’Occidente finanzi militarmente in Ucraina gruppi armati nazisti, come il reggimento Azov?

Questa circostanza non stupisce chi conosce la storia di O.d.e.s.s.a., un’organizzazione di ex membri delle SS naziste, nata con lo scopo di infiltrare nel mondo occidentale i più alti gerarchi del terzo Reich e preservare l’ideologia nazista.

“Il nazismo non è morto con la morte di Hitler e la fine della seconda guerra mondiale.

Neppure il fascismo con la morte di Mussolini”, scrive il giornalista d’inchiesta Franco Fracassi nel libro “IV Reich”.

“Le idee, quelle idee, sono sopravvissute al cambio di secolo”.

Perché? Con quale scopo?

Questo documentario ricostruisce la storia dei legami in Europa e in Italia tra i servizi segreti degli Stati Uniti e apparati di estrema destra, utilizzati costantemente per operazioni sporche come colpi di Stato, strategia della tensione e attentati.

Il quadro che è possibile delineare, analizzando la storia, è che organizzazioni naziste come O.d.e.s.s.a. siano state funzionali a preservare il potere del neoliberismo, “l’ideologia politica ed economia con cui le élite finanziarie bancarie governano il mondo e la globalizzazione”.

Le similitudini tra nazismo e neoliberismo sono del resto evidenti, come messo in luce dal saggista Enzo Pennetta, nel suo ultimo libro “Punto Omega”.

(visionetv.it/il-neoliberismo-e-nazismo-sotto-mentite-spoglie/)

Terrorismo di Stato.

It.frwiki.wiki – Redazione – (12-10-2022) – ci dice:

 

Il terrorismo di stato implica l'esercizio del terrore da parte di uno Stato sulla propria popolazione come metodo di governo.

Possiamo fare riferimento alla formula di “Gérard Chaliand” citata nell'articolo "Terrore":

gli Stati a volte ricorrono al terrore come modalità di governo "consentendo al potere in atto di spezzare, a forza di misure estreme e di paura collettiva, coloro che gli resistono".

Il ricorso al terrore rende illegittimo, se si fa riferimento alla teoria dei fondamenti del potere statale secondo Hobbes, l'esercizio da parte dello Stato del suo monopolio sulla violenza non appena, da un lato, violenza Ciò è in violazione del contratto descritto di Thomas Hobbes secondo cui il cittadino si impegna a rinunciare a parte della sua libertà in favore della protezione fornita dallo Stato e che, d'altra parte, tale violenza non è finalizzata al mantenimento, minacciato, dello Stato ma ad un aumento le sue prerogative.

Il terrorismo di Stato pone quindi un problema etico poiché mette in discussione non solo il rapporto tra Stato e società civile, ma anche la natura dei rapporti dello Stato con la violenza.

Uno stato terrorista è un'entità politica territorialmente distinta che usa la forza e la violenza contro altri stati o loro cittadini con l'intenzione di intimidirli o costringerli ad accettare senza riserve la sua ideologia, e conseguire così una posizione dominante nel mondo o rimanere al potere in modo permanente nella loro propria nazione.

(Kourapaty, una regione forestale vicino a Minsk, è stata teatro di esecuzioni di massa commesse contro la popolazione civile della Bielorussia per ordine di Stalin dal 1937 al 1941.)

Origine.

“La crudeltà impressiona. Crudeltà e forza bruta. L'uomo della strada è impressionato solo dalla forza e dalla brutalità. Il terrore è il metodo più efficace in politica. "

(Adolf Hitler)

Il terrorismo di stato è originariamente una variante del terrorismo.

Tuttavia, la nozione stessa di " terrorismo " deriva dalla storia rivoluzionaria francese e dal regime del terrore.

Come osserva “Jean-François Gayraud”, prima della comparsa del termine c'è stata prima un'esperienza concreta.

Nelle sue parole, è "una vasta macchina politica" che ha organizzato assassini ed esecuzioni, sostenuta dalla magistratura da quando il potere politico aveva approvato leggi di emergenza.

Successivamente, l'espressione "terrorismo di stato" è stato coniato nel contesto della guerra fredda dal URSS per designare “Operazione Condor”.

Una strategia di repressione dei movimenti insurrezionali di estrema sinistra, messe in atto da regimi autoritari in Sud America negli anni 1970.

Si trattava di denunciare le pratiche che consistevano nell'impiegare massicciamente servizi segreti o gruppi paramilitari per compiere azioni di assassinio e tortura.

 La “sparizione forzata” è stato uno dei fenomeni più importanti di questo periodo (si veda a questo proposito il movimento di “Las madres de la plaza de Mayo” in Argentina.)

“Guy Debord” è uno dei maggiori teorici del terrorismo di stato.

In “The Real Scission”, opera firmata con” Gianfranco Sanguinetti” (egli stesso autore anche di “On Terrorism and the State” ) e pubblicata nel 1972, accusa "i servizi di protezione dello Stato italiano" di aver fatto esplodere nel 1969 le bombe di piazza Fontana, il principale punto di partenza degli “ anni di piombo  ” italiani  .

Nel gennaio 1979, nella Prefazione alla quarta edizione italiana de "La Société du Spectacle", e in connessione con l'assassinio di Aldo Moro, ammette la possibilità di "uno strato periferico di sincero piccolo terrorismo", ma "momentaneamente tollerato, come una peschiera in cui si può sempre pescare per ordinare che alcuni colpevoli vengano mostrati su un piatto”.

A febbraio-Aprile 1988, in “Commenti sulla società dello spettacolo”, spiega che è nell'ordine della logica storica che i terroristi sinceri finiscono per essere manipolati dai servizi segreti.

Terrorismo di Stato e segreti di Stato.

Per definizione, il terrorismo di Stato resta difficile da identificare poiché si tratta di una questione di segretezza e la difficoltà sta nel mettere in relazione formalmente la commissione di atti relativi al terrorismo e lo Stato che ne è il promotore.

Ciò è complicato dal sipario che impedisce la distinzione tra l'autorità che ha dato l'ordine e quella che non è a conoscenza.

 Il concetto rimane spesso completamente tabù nel contesto delle relazioni diplomatiche tra due paesi.

Nel trattamento mediatico, i giornalisti evitano anche - per mancanza di prove - di fare un'attribuzione nei confronti di uno Stato e preferiscono attenersi prima alla riserva.

In queste condizioni, rari sono i casi in cui gli Stati siano palesemente coinvolti al massimo livello.

Nel 1985, l'attacco “Rainbow Warrior”, attribuito allo Stato francese, risuonerà nel concerto delle nazioni poiché è intervenuto in un contesto di pace e ha preso di mira un paese democratico sul suo territorio.

Senza confronto, un altro evento mediatico di questo tipo sarà l'attacco di Lockerbie attribuito alla Giamahiria araba libica nel 1988 e che darà luogo a un processo che culminerà 15 anni dopo con il riconoscimento da parte della Libia delle sue responsabilità.

Un processo simile, guidato da un collettivo di vittime, “Les Familles du DC10 d'UTA”, avverrà per l'attacco al volo 772 UTA su19 settembre 1989, per il quale anche la Giamahiria araba libica riconoscerà la propria responsabilità e risarcirà le famiglie delle 170 vittime.

Noam Chomsky scrisse nel 1989 che "l'operazione Mongoose, che finora ha vinto il premio per la più grande impresa terroristica internazionale isolata al mondo, lanciata dall'amministrazione Kennedy subito dopo la Baia dei Porci, era segreta".

Aveva un budget di 50 milioni di dollari all'anno, impiegava 2.500 persone, di cui circa 500 erano americani, ed è stato comunque segreto per 14 anni, dal 1961 al 1975.

È stato rivelato in parte dalla Commissione della Chiesa nel Senato degli Stati Uniti e " da alcune buone inchieste giornalistiche”.

La nozione di terrorismo di stato può essere utilizzata anche nel contesto della critica politica:

è il caso di Noam Chomsky che ritiene che gli Stati Uniti stiano perseguendo una politica estera relativa al terrorismo di stato, scrivendo in particolare:

"(...) noi Bisogna iniziare riconoscendo che nella maggior parte del mondo gli Stati Uniti sono considerati un grande paese terrorista.".

Si basa in particolare su una sentenza della Corte internazionale di giustizia nel 1986 che ha condannato gli Stati Uniti per "uso illegale della forza" in Nicaragua negli anni '80.

Il tema del "terrorismo di stato americano" è stato ripreso da altri commentatori, come lo storico” Jean-Michel Lacroix”, per il quale "non possiamo dimenticare che se gli Stati Uniti condannano [dopo l'11 settembre] il terrorismo di  Stato, è dopo averlo sostenuto in Indonesia, Cambogia, Iran o Sud Africa ”.

Metodi di terrorismo di Stato.

I tribunali rapidi, la tortura, le esplosioni terroristiche, i rapimenti e le esecuzioni extragiudiziali sono citati come pratiche comuni di terrorismo di stato, spesso utilizzate per terrorizzare le popolazioni da regimi sovrani o per procura.

John Rawlings Rees (1890-1969), psichiatra e direttore del Tavistock Institute of Medical Psychology di Londra nel 1932, sviluppò una teoria del controllo psicologico delle masse basata sulla formazione deliberata di nevrosi.

Secondo lui era possibile imporre a una popolazione adulta uno stato emotivo paragonabile a quello dei bambini nevrotici.

Kurt Lewin descrive l'impatto delle strategie terroristiche sugli individui:

“La frequente alternanza tra severe azioni disciplinari e la promessa di essere trattati bene, accompagnata da informazioni contrastanti, preclude qualsiasi comprensione logica della situazione.

L'individuo non può quindi decidere se tale o quell'azione lo porterà o al contrario più lontano dai propri obiettivi.

In queste condizioni, anche gli individui più determinati saranno smobilitati da conflitti interni che paralizzeranno la loro capacità di azione. "

I cittadini delle nazioni occidentali sono generalmente protetti da processi iniqui da protezioni costituzionali o legislative e procedimenti legali, sebbene, ad esempio, recentemente negli Stati Uniti, queste protezioni siano state messe da parte in Hamdi v. Rumsfeld nel 2004.

Altre nazioni possono avere istituzioni più deboli e regimi instabili che consentono ai governi di avere maggiore influenza sulla conduzione dei processi.

Amnesty International riferisce che nel 2003, in 132 paesi, la tortura era praticata da membri delle forze di sicurezza, polizia o altri funzionari statali.

Attacchi.

Cinque membri dell'amministrazione iraniana sono formalmente accusati dalla giustizia argentina di aver ordinato nel 1994 l'attacco dell'AMIA a Buenos Aires perpetrato da Hezbollah come misura di ritorsione contro l'Argentina che non aveva adempiuto agli obblighi di un contratto che prevedeva un trasferimento di tecnologia nucleare a Teheran .

Assassini.

Gli omicidi politici o gli omicidi hanno luogo quando agenti statali uccidono cittadini ritenuti minacce o per intimidire le comunità.

Possono essere effettuati da soldati, servizi segreti, forze di polizia o milizie paramilitari (del tipo “squadrone della morte”.

In quest'ultimo caso, potrebbero esserci stretti legami tra loro e le forze ufficiali, con partecipazioni comuni e / o assenza di azione penale.

Questi squadroni della morte, che operano all'interno di un quadro nazionale, spesso attaccano le minoranze deboli (socialmente), religiose o etniche, o cittadini designati come sovversivi.

I loro obiettivi includono tipicamente i senzatetto, i bambini di strada, i leader sindacali, i popoli indigeni, i religiosi, gli attivisti, i giornalisti e gli accademici.

Questi squadroni generalmente proteggono i loro mandanti attraverso l'illusione di una criminalità spontanea.

Spesso i corpi sono nascosti, aumentando il disagio delle famiglie e delle comunità. Questi casi sono noti come "sparizioni forzate", in particolare in Sud America.

Il "Gruppo di lavoro sulle sparizioni forzate o involontarie" delle Nazioni Unite è stato creato nel 1980 per indagare sul fenomeno globale delle sparizioni inspiegabili.

L'eliminazione degli oppositori politici, se avviene all'estero, è generalmente organizzata, direttamente o indirettamente, dai servizi segreti dello Stato incriminato.

Ecco alcuni esempi in quest'area:

 

Carlo Rosselli e suo fratello Nello, esuli antifascisti italiani, furono assassinati in Francia nel 1937 da membri della “Cagoule francese”, molto probabilmente su richiesta del regime di Mussolini, che finanziava questo gruppo.

Ramón Mercader, uno degli esecutori testamentari che lavoravano per l'NKVD, assassinò Leon Trotsky in Messico nel 1940 e in precedenza avrebbe ucciso circa 20 dei suoi sostenitori.

Georgi Markov, dissidente bulgaro, autore di romanzi e opere teatrali fu assassinato nel 1978 dai servizi segreti bulgari usando l'ombrello bulgaro.

Moussa Koussa, capo dei servizi segreti della Giamahiria araba libica, fu espulso dal Regno Unito nel giugno 1980 dopo aver dichiarato che il suo paese avrebbe giustiziato due oppositori sul suolo britannico ed è sospettato di aver coordinato una mezza dozzina di eliminazioni fisiche in Europa.

Imad Moughniyah, capo degli Hezbollah libanesi, è stato accusato di aver organizzato diversi attacchi e prese di ostaggi per conto dell'Iran.

Lui stesso è morto nel 2008 in Siria nell'esplosione della sua auto, in circostanze che fanno sorgere il sospetto, senza certezza, di un'azione del Mossad israeliano.

Shapour Bakhtiar, l'ultimo Primo Ministro dell'Iran durante il regno dello Scià dell'Iran, fu assassinato in Francia nel 1991 da uomini che lavoravano per il governo iraniano dopo essere sopravvissuto a un attacco nel 1980 di Anis Naccache che agiva su ordine diretto di “Rouhollah Khomeini”.

Le "uccisioni mirate" di leader palestinesi, ordinate da Ariel Sharon nel 2001 e ritenute contrarie al diritto internazionale dalla comunità internazionale, possono rientrare nella categoria degli omicidi politici.

Custodia della penisola coreana.

Gli scontri tra le forze armate oi servizi segreti della Corea del Nord e della Corea del Sud durante operazioni di spionaggio, atti di terrorismo, rapimenti, incursioni di commando e sulle aree delle pesche hanno fatto dalla fine delle operazioni militari in Corea centinaia di civili e militari vittime.

 Questi due stati sono ancora legalmente in guerra, non essendo stato firmato alcun trattato di pace tra le due parti dopo l'armistizio del 1953.

Dal 1962 al 1968, il regime nordcoreano credeva che il sud si sarebbe ribellato da solo.

 Per accelerare l'apparizione del "momento decisivo", aveva inviato nel sud agenti sovversivi e squadre di guerriglia che furono rapidamente neutralizzate, a volte con pesanti perdite da entrambe le parti.

Diversi attacchi furono commessi contro membri dei governi del sud fino agli anni '80, inclusi due contro il presidente Park Chung-hee nel 1968 e nel 1974.

Gli anni record di infiltrazione furono il 1967 e il 1968 con 743 agenti armati registrati sui 3.693 infiltrati conosciuti tra il 1954 e il 1992.

Dopo la guerra di Corea o durante il periodo della guerra fredda, un totale di 3.795 sudcoreani, per lo più peccatori, furono rapiti e portati in Corea del Nord.

Successivamente, attraverso negoziati del governo sudcoreano e sforzi attraverso l'Ufficio della Croce Rossa coreana, 3.309 persone sono tornate in Corea del Sud.

Un totale di 480 sudcoreani rapiti rimane in Corea del Nord contro la loro volontà nel 2007.

 Il Giappone, da parte sua, ha denunciato il rapimento di diciassette dei suoi cittadini da parte di Pyongyang (tredici come Corea del Nord) durante gli anni '70 e '80 da parte dei servizi segreti nordcoreani, cinque di loro sono tornati in Giappone il 15 ottobre 2002.

Diverse testimonianze riportano anche rapimenti di donne di varie nazionalità a Macao, Thailandia, Francia, Italia, Paesi Bassi, Romania, Libano e Siria.

Il 21 gennaio 1968, un attacco alla “Blue House”, la residenza presidenziale di Seoul, da parte di un commando delle forze speciali settentrionali di 31 uomini provoca 28 morti e un prigioniero sul lato nordcoreano, 68 civili e militari morti e 66 feriti sul nordcoreano Corea del Sud, e da tre soldati uccisi e tre feriti dalla parte americana.

Il 11 dicembre 1969, un aereo di linea YS-11 da Kangnung a Seoul viene dirottato da un agente nordcoreano a Pyongyang con 51 persone a bordo (compreso il dirottatore).

È stato danneggiato allo sbarco e 11 persone non sono mai tornate in Corea del Sud.

Il 9 novembre 1983, un attacco a Rangoon contro il presidente sudcoreano Chun Doo-hwan al Mausoleo dei Martiri, vicino alla pagoda di Shwedagon, ha ucciso 17 persone nel suo entourage, compresi quattro ministri.

Il 29 novembre 1987 Un Boeing 707 della Korean Air che collega Baghdad a Seoul in più fasi, il volo 858 Korean Air, è esploso in volo uccidendo 115 persone.

 La bomba era stata piazzata da due agenti nordcoreani;

il primo si è suicidato e il secondo, una donna, che confessa “Kim Hyun-Hee”, è stata condannata a morte in data 25 aprile 1989 dalla corte di Seoul per questo atto e poi finalmente graziato da “Roh Tae-woo” .

In aprile 2010, due agenti dei servizi segreti militari nordcoreani sono stati arrestati, mentre la loro missione era di assassinare “Hwang Jang-yop”, un alto funzionario nordcoreano che ha disertato nel 1997.

America Latina.

Gli squadroni della morte erano relativamente comuni in Sud America dagli anni '70 fino all'inizio degli anni '90.

Nel quadro delle dittature militari del Cono meridionale, erano in particolare responsabili dell'attuazione del piano Condor.

Ciò si basava almeno in parte sul risultato dello sviluppo di metodi di guerra controrivoluzionari da parte dell'esercito francese dopo le guerre in Indocina e Algeria.

Era stata infatti in grado di sperimentare nuove forme di guerra contro-

sovversiva: tortura, quadratura del paese, ecc.

Durante e dopo la guerra d'Algeria, i generali francesi verranno quindi inviati in Sud America (con sede a Buenos Aires, vi rimarranno fino alla caduta della giunta del generale Jorge Rafael Videla) oltre che alla Scuola Militare delle Americhe a insegnare i loro metodi di contro-insurrezione.

Un documentario “Les squadrons de la mort”, la scuola francese, di “Marie-Monique Robin”, descrive precisamente gli insegnamenti francesi con gli eserciti sudamericani nella regione.

I gruppi paramilitari sono o sono stati attivi di recente in Brasile, Colombia, Guatemala, Honduras e El Salvador.

 Spesso composti da agenti di polizia o ex agenti delle forze dell'ordine, lavorano nelle zone più povere di questi paesi.

I più violenti di questi squadroni della morte erano le “Forze di autodifesa unite della Colombia (AUC)”, incaricate di attaccare le popolazioni civili presumibilmente le basi sociali dei guerriglieri, e la cui azione ha provocato circa 150.000 morti.

L'AUC era una forza ausiliaria dell'esercito colombiano "usata per seminare terrore e sviare i sospetti sulla responsabilità delle forze armate per le violazioni dei diritti umani", osserva Amnesty International.

Salvador.

Durante la guerra civile in El Salvador, aggiungendosi all'Orden (Nationalist Democratic Organization), creato nel 1960 con il sostegno dell'amministrazione Kennedy, i gruppi paramilitari si moltiplicarono negli anni '70 (la Mano Bianca, l'Unione guerriere Blanche, la Falange, il segreto Esercito comunista) e impegnarsi in una campagna di omicidi politici.

Questi gruppi hanno condotto negli anni '80, con l'approvazione dell'esercito regolare, una repressione diffusa nelle aree rurali favorevole ai gruppi ribelli di sinistra.

Il giornalista salvadoregno Oscar Martinez Penate spiega che

“ogni giorno, al mattino, per le strade, sulle discariche, troviamo corpi con gli occhi cavati, torturati, tagliati vivi, decapitati, sottoposti ai più abominevoli tormenti prima di essere finiti.

Gli insegnanti vengono assassinati semplicemente per essersi iscritti a un sindacato.

La barbarie è tale che un attivista non ha più paura di morire ma vive nella paura di essere catturato vivo.

Il conflitto uccide almeno 70.000 persone, più del 90% delle quali sono attribuibili a paramilitari filogovernativi, secondo un rapporto investigativo delle Nazioni Unite.”

Israele.

Dal 1979 al 1983: i servizi segreti israeliani guidano una vasta campagna di autobombe che uccidono centinaia di palestinesi e libanesi, per lo più civili, rivendicata dal "Fronte per la liberazione del Libano dagli stranieri" (FLLE).

Il generale israeliano David Agmon dice che era "per creare il caos tra palestinesi e siriani in Libano, senza lasciare un'impronta israeliana, per farli sentire come se fossero costantemente sotto attacco e instillare in loro un sentimento di insicurezza".

L'editorialista militare israeliano Ronen Bergman specifica che l'obiettivo principale era "spingere l'Organizzazione per la liberazione della Palestina a ricorrere al terrorismo per fornire a Israele la giustificazione per un'invasione del Libano".

Terrorismo e manipolazione.

Denuncia dell'estrema sinistra.

L'espressione "terrorismo di stato" è usato - oggi, in certi circoli di estrema sinistra per denunciare quella che considerano una fusione ingiustificata tra il terrorismo e quella che chiamano la "lotta rivoluzionaria".

In effetti, le azioni di alcuni gruppi qualificati come terroristi sono considerate resistenza legittima.

 Il terrorismo di stato sarebbe anche la causa della sclerosi delle società poiché soffocherebbe le richieste della gente instillando un sentimento di insicurezza che porterebbe a una mobilitazione di tutti coloro che stanno dietro ai governi in vigore.

 

Da questo punto di vista, ci sono quindi gradi molto diversi di coinvolgimento dello Stato, dal terrorismo attivo, al sostegno alle organizzazioni terroristiche indipendenti, all'inazione deliberata.

 Questi concetti possono essere confrontati con le nozioni di diritto penale francese individuale in cui si parla di "omicidio", "complicità nell'omicidio" o "non assistenza a una persona in pericolo".

Con queste azioni terroristiche, uno stato può controllare la sua popolazione:

una popolazione terrorizzata da attacchi, consapevolmente attribuita a capri espiatori, diventa meno critica nei confronti dei suoi leader politici, o li sostiene più francamente, non appena danno l'impressione di fare tutto il possibile per proteggere esso.

Per alcuni movimenti di estrema sinistra, la copertura mediatica degli attacchi o del rischio di attacchi ha l'effetto di distrarre l'attenzione della popolazione da certe realtà economiche, sociali o politiche.

Il terrorismo di Stato verrebbe quindi utilizzato da chi è al potere per giustificare il rafforzamento delle misure di sorveglianza e di controllo della popolazione, o anche l'istituzione di tribunali speciali.

Se le azioni violente dei "movimenti di resistenza armata" sono considerate legittime in una certa retorica di estrema sinistra, vengono invece condannate quando vengono attribuite al campo avversario, o all'estrema destra o allo "Stato borghese".

Altri poteri controversi.

Attribuire un attacco a un particolare gruppo nemico o attribuire un atto terroristico a uno stato è un metodo di propaganda ad alto rischio.

Così, gli attacchi dell'11 marzo 2004 a Madrid, per i quali il governo spagnolo ha immediatamente accusato l' Euskadi ta Askatasuna (ETA) mentre l'indagine si muoveva rapidamente verso i gruppi islamisti, hanno fatto cadere il governo in vigore durante le elezioni che si sono svolte poco dopo.

I movimenti di estrema sinistra accusarono i servizi segreti italiani di aver manipolato l'opinione pubblica commissionando l'attacco alla stazione di Bologna nel 1980, quando il governo italiano sospettò per la prima volta le Brigate Rosse, o addirittura l'Organizzazione per la Liberazione della Palestina.

In questo caso l'estrema destra è stata infatti ritenuta responsabile dell'attacco e condannati i neonazisti.

Un grado sopra, gli stessi servizi segreti usano la copertura di gruppi terroristici.

Il caso più accertato è quello dei Gruppi di liberazione antiterrorismo, un gruppo che combatte contro l'ETA con metodi terroristici, proveniente appunto dai servizi spagnoli.

Più recentemente, l'FSB russo è stato sospettato di aver organizzato alcuni attacchi in Russia per attribuirli a gruppi ceceni.

 

 

 

Caccia ai rapinatori col kalashnikov

"Noi, ai tavoli, paralizzati dal terrore."

Ricerca.repubblica.it - Stella Cervasio – (13-ottobre 2021) – ci dice:

 

Come in un film di paura.

Due rapinatori mascherati entrano in un ristorante pieno, di sabato sera.

Brandendo un kalashnikov e un fucile a pompa fanno inginocchiare il cassiere e si fanno consegnare i gioielli da alcuni avventori.

 A quei tavoli ci sono dei bambini e i due gridano «loro non ci interessano», ma puntano i fucili ai genitori.

I piccoli scoppiano a piangere, si nascondono dietro le madri.

 Serata da panico al ristorante "Un posto al sole": quando aprì – fanno 20 anni lunedì prossimo (volevano festeggiare) – diventò subito famoso per essere il primo locale a rendere omaggio alla soap opera che sarebbe diventata forse la più lunga della storia della televisione.

 La pizzeria che dista poco dalla rotonda di Casavatore sulla Circumvallazione esterna, ha passato un brutto quarto d'ora, per un bottino, in fondo, non lauto.

 I due rapinatori, uno con passamontagna, l'altro con cappuccio e scaldacollo tirato fin sotto gli occhi, hanno puntato dritto a un tavolo di una delle tre sale, per portar via poco più di una decina di migliaia di euro:

gli orologi Rolex e Tudor di una persona seduta e del padre di uno dei titolari che era alla cassa, una catenina strappata dal collo di un altro e un braccialetto consegnato da una ragazza.

I proprietari del ristorante, giovani, sono cugini e si chiamano entrambi Nicola De Rosa.

Le immagini della rapina sono virali sui social, e a registrarle è stata la videosorveglianza del locale.

 I carabinieri di Casoria sono sulle tracce dei due ladri, studiano i filmati della telecamera.

Al momento non escludono nessuna ipotesi, conducendo indagini ad ampio spettro.

" Un posto al sole" ha un banco frigo enorme dove campeggiano pesci degni di una natura morta e un grande acquario con i crostacei: sembra di essere a un museo del mare.

«Era un sabato come tanti – raccontano i due titolari – eravamo pieni.

All'improvviso sono entrate queste due persone armate e tutto si è svolto in pochissimo tempo, roba di secondi.

 Hanno mirato alla cassa e il tavolo che stava dietro, dove hanno preso gli orologi ai due clienti e a mio padre.

 Io ero in cucina e l'ho visto inginocchiato per terra: volevo aiutarlo, ma mi hanno gridato "fermo!".

Non tutti si sono accorti di quello che accadeva, perché la gente da noi è numerosa, parla ad alta voce e si crea frastuono:

ecco perché tutti si sono resi conto dopo di quello che era accaduto.

 I rapinatori hanno puntato il fucile anche a me che uscivo con i piatti in mano dalla cucina.

Poi sono scappati. L

a serata è finita, tutti si sono alzati, tre, quattro tavoli sono andati via senza pagare, insomma il danno ma anche la beffa».

Il consigliere dei Verdi Francesco Borrelli ha fato un appello a chi è andato via senza pagare e ha raccomandato a tutti di sostenere il locale e non disertarlo.

 «Siamo qui da vent'anni – dice l'altro gestore – mai successa una cosa del genere, né fuori né dentro il locale, siamo rimasti scioccati.

 Noi siamo nati a Casavatore, è un paese tranquillo.

Non è questa Napoli, ma cose così purtroppo accadono ovunque».

Fabio, 26 anni, di Scampia, sabato sera era a un tavolo con la sua famiglia per festeggiare il compleanno.

L'ha dichiarato anche a Gianni Simioli di Radio Marte:

«Hanno ignorato noi e il resto dei tavoli, eravamo in otto e c'era anche una bambina: ci siamo spaventati tanto.

Sono entrati con una calma disarmante e noi non ce ne siamo accorti.

Molti in sala sono rimasti seduti, paralizzati, quando quei due hanno gridato " mettetevi in ginocchio".

Gli altri erano immobili: qualcuno ha nascosto il portafogli e c'è stato chi ha messo il cellulare nel calzino.

 Il bambino di quel signore a cui hanno puntato il fucile era spaventatissimo, diceva " papà che succede?".

Uno è andato dietro a quei due per parlargli, con le sue due bambine in braccio: la moglie era inginocchiata sotto il tavolo. I

 rapinatori hanno gridato a lui e agli altri: "I bambini non li tocchiamo".

Poi hanno detto " buonasera" e sono scappati.

Che bel compleanno.

Molti clienti sono andati via in lacrime con attacchi di panico, noi invece siamo rimasti, continuando a cenare.

I cuochi che erano fuggiti dalla paura, sono tornati poco dopo.

 È arrivato il conto, abbiamo pagato e mentre andavamo via abbiamo visto arrivare la gazzella dei carabinieri».

Nell'area a nord di Napoli rapine e " cavalli di ritorno" sono comuni, come le estorsioni – le ultime scoperte dai Gico, a giugno scorso, erano addirittura " con la fattura", una partita di giro tale da offrire a chi pagava il pizzo una ricevuta fittizia per scaricare le tasse.

 Con una trentina di arresti, in cui furono coinvolti anche dei vigili urbani, si è inferto un colpo non da poco alla camorra di zona.

Casavatore è incastonata in una cerchia di comuni della Città metropolitana a Nord di Napoli.

 Le girano intorno Scampia, Arzano, San Pietro a Patierno e Casoria:

dista da Napoli meno di un quarto d'ora.

Più a ovest c'è Mugnano e a nord Melito.

È il territorio che divide Napoli da Caserta, quello su cui sperano di ottenere pieno dominio gli Amato-Pagano, “scissionisti" di Secondigliano, protagonisti di una delle faide più cruente della storia della camorra.

A comandare, a Casavatore, sarebbe il gruppo dei Ferone, che recentemente si sarebbe riavvicinato al clan Di Lauro e alla holding del crimine che fa apparire “Ciruzzo” il milionario e i suoi, tutt'altro che neutralizzati.

 

 

 

 

 

Elogio dell’imbecille, nuova edizione

aggiornata del primo libro di Pino Aprile.

Lacnews24.it – Pino Aprile – (8-2-2022) – Redazione - ci dice:

 

È un'illusione ottica quella che ci porta a considerare un genio tale a 360 gradi, mentre tutti hanno i propri lati imbecilliti. Insomma, fatto pur salvo quello che riusciamo a fare di buono, ognuno di noi è cretino a modo suo.

Perché “Elogio dell'imbecille”?

La stupidità è la dote più diffusa, ampiamente maggioritaria nella nostra specie, che si distingue per la sua intelligenza.

In Elogio dell'imbecille per questo è denigrata, ritenuta ostacolo e antagonista di quel che fa di noi il meglio del pianeta.

 In realtà, darwinianamente, l'imbecillità merita analisi meno superficiali, perché, se fosse dote deleteria per l'homo sapiens, un vicolo cieco nel suo percorso evolutivo, saremmo nella galleria dei parenti estinti, come la serie di australopitechi e ominidi che “non ce l'hanno fatta” a diventare intelligenti come noi;

 o l'evoluzione avrebbe scartato la stupidità lungo la sua strada, come avvenuto per altre doti temporanee poi rivelatesi inutili o dannose, dalla coda ai peli su tutto il corpo.

Se c'è e dilaga, la ragione è che a qualcosa serve e potrebbe sorprenderci scoprire quanto.

 Una considerazione che si aggiunge al dubbio sulla nostra intelligenza, ormai insufficiente a competere con quella artificiale (ma questa è un'altra storia).

Con “Elogio dell'imbecille”, che fu il mio primo libro e viene ora rieditato in versione aggiornata da libreria “Pienogiorno”, si cerca di capire il perché di questa dote.

 E se ne individuano le leggi.

Eccone alcune:

 “Nella selezione naturale e culturale della specie prevale il peggio, se il peggio è più utile”;

“Il cretino vive, il genio muore” (pensate al legionario romano che uccide Archimede);

“Meglio scemi che morti” (il fine dell'evoluzione è la moltiplicazione della vita, non del genio);

“L'uomo moderno vive per rincretinire” (l'intelligenza è uno strumento per risolvere problemi, ma più ci dotiamo di soluzioni preconfezionate, meno la usiamo e, come gli animali addomesticati, la dismettiamo, con una moria di neuroni che è stata misurata);

“L'intelligenza opera a beneficio della stupidità e ne alimenta l'espansione” (pure il più stupido si riscalda al fuoco che un audace di genio seppe accendere);

pertanto, “L'imbecillità può solo aumentare”; e questo anche a causa del fatto che l'homo sapiens è un animale sociale, vive in comunità, ma:

 “Quando gli uomini si mettono insieme, diventano sempre più scemi” (è la regola della carovana: i 99 cammelli più veloci del deserto vanno al passo dell'unico zoppo.

 E questa è la norma che governa le gerarchie, le burocrazie).

Alla riedizione, a parte gli aggiornamenti, ho aggiunto un capitolo che, partendo dalla invenzione della scrittura, arriva all'orgia comunicativa di oggi sul web, dove la quantità di quanto viene detto è direttamente proporzionale alla caduta della qualità dei contenuti e non contano la cosa, il come e il chi, ma esserci.

L'imbecillità è l'archivio del genio della specie:

l'intelligente scopre la soluzione e la rende replicabile “alla portata di un idiota” (il che vuol dire aver creato un utensile, che può essere un oggetto, un comportamento, una organizzazione.

 Sapete come funziona il telefonino? Non so voi, io no, ma lo usiamo.

Sapete produrre un fiammifero? Io no;

gli stupidi conservano e tramandano la soluzione-utensile e non di rado, eliminano anche l'inventore (quante città, come la mia Taranto, hanno la leggenda della popolazione che uccide o acceca l'ingegnere che progettò l'ardito ponte che scavalcò il burrone, il vorticoso fiume, il tratto di mare infido?).

 C'è di più:

 l'imbecillità è l'ambiente ecologico che consente l'espressione del genio.

Provo a raccontarlo con una metafora che non è mia, ma rubata a Padre Brown: avete mai visto un ricamo?

Alcuni sono belle repliche, ripetitive, grazie a buona tecnica, di opere originali. Quindi: buon artigianato.

Altri sono vere e proprie opere d'arte, anche per l'uso di metodi innovativi.

E avete mai girato il ricamo, dalla parte opposta?

Un groviglio inestricabile di fili, una matassa disordinata che non corrisponde in nulla al disegno, all'armonia della parte bella.

Sembra incredibile che quel caos sia la scaturigine di un tale ordine, sfumature di colori che evolvono gli uni negli altri, costrutto di una figura, una scena, a volte un vero e proprio racconto (in fondo, è quello che avviene nell'universo, nato dal caos e, per aggregazioni e regole energetiche susseguenti, fucina di stelle, galassie, pianeti e vita in tutte le sue forme).

 

Come è possibile questo?

Diciamo che la parte bella del ricamo sono gli intelligenti della specie, la parte caotica, aggrovigliata, gli imbecilli.

Ne viene che intanto il genio può il ricamo, in quanto la stupidità garantisce l'inestricabile e incomprensibile matassa che regge quell'ordine.

 Per scendere nel dettaglio: la perfezione del ricamo è dovuta al fatto che ogni filo sta dove sta, senza alcuna partecipazione attiva al progetto finale.

Non fa e non sa: sta; quell'intrico di fili volge le spalle al disegno, non lo vede, ne ignora persino l'esistenza, ma la consente.

Immaginiamo il ricamo come la descrizione delle società umane: l'ordine e la tenuta della comunità sono concepiti dagli autori del disegno (nel caso specifico, nulla garantisce siano i più intelligenti, diciamo: sono semplicemente quelli che hanno un progetto; anche Hitler ne aveva uno), ma solo la stupida, inconsapevole partecipazione di una matassa confusa ed enorme di imbecilli regge il costrutto sociale e quell'idea di come stare insieme.

Può destare un oh!

di ammirazione quell'unico punto del ricamo che dà un occhio rosso alla pernice blu, ma il filo rosso che s'interseca con tanti altri, per un solo punto, non lo sa.

 Suo compito è stare lì, essere un punto.

La parcellizzazione degli incarichi è tanto più efficiente quanto più questi sono banali, alla portata di chiunque.

Ma più minuscolo il compito, più stupido l'esecutore, tanto più l'impegno assegnatogli diviene inamovibile, baluardo di un potere che proprio dall'insignificanza del che fare trae la sua forza:

 ce n'è così poco da perdere, che perso quel quasi niente, perso tutto, il che ne amplifica la rivendicazione e la difesa.

Mettete un cappello da capo-palazzo a un cretino e sarà il regno del terrore. Questo vale anche nel bene, ma nel male si vede più chiaramente.

Chi ha visto il film “The reader” o letto il libro da cui è tratto, ha un esempio della sproporzione cui può giungere la distanza fra l'entità del compito affidato a dei “minus habens” e il potere che può derivarne.

 La storia narra di alcune donnette cui, durante il Terzo Reich, diedero l'incarico di controllare ognuna dieci operaie di una fabbrica di guerra nazista attigua a un campo di sterminio.

Ma c'era un problema:

la macchina del terrore continuava a mandare nuove operaie-schiave.

«E non c'era posto per tutti. Ci avevano detto: 10!», protestarono, nel processo dopo la guerra, le ottuse sorveglianti.

 E, «per fare posto» alle nuove in arrivo, ognuna di loro selezionava quelle «in più» e le mandava nel lager annesso, perché fossero eliminate.

Il nazismo aveva dato un compito banalissimo a persone incapaci di quasi tutto, e quel nulla era diventato la porta dell'inferno.

 La condanna più pesante fu inferta a una sorvegliante che, pur di non confessare di essere analfabeta, si attribuì la stesura del documento che determinò, quale prova-regina, la sentenza.

 

Nessuna di quelle donne di scarsissimo spessore culturale, morale e umano contava nulla nel disegno criminale del nazismo, ma quella stagione di potere e terrore riuscì a radicarsi e stendersi su tutta l'Europa, perché tanti “fili ignari” ne sostennero la trama, ognuno pensando di aver fatto solo il quasi niente che era loro stato chiesto.

 Il filo fa il disegno (l'assenza o l'inefficienza di uno solo compromette l'intero costrutto con la sua imperfezione), ma non lo conosce, non lo capisce, perché troppo ampio per rientrare nel ristretto suo orizzonte, dove sta, affidandosi e non sapendo.

La somma di tante cose stupide, unite nel progetto di pochi, ci ha portato sulla Luna e ora su Marte e da lì alla colonizzazione del cosmo.

Gli imbecilli sono i mattoni per costruire, nel bene e nel male, imperi e futuro: insostituibili e denigrati.

 Il che accade per eccesso di sintesi: genio/stupido.

 Non è così: ci sono molte forme di intelligenza e, per simmetria, almeno altrettanto di stupidità.

È un'illusione ottica quella che ci porta a considerare un genio tale a 360 gradi, mentre tutti hanno i propri lati imbecilliti (anche Einstein si dette del cretino, a proposito di alcuni sviluppi delle sue equazioni che altri intravidero e lui non capì, nemmeno quando glieli inviarono).

 Insomma, fatto pur salvo quello che riusciamo a fare di buono, ognuno di noi è cretino a modo suo.

Cominciai questo studio, piegato dalla scoperta dei miei comportamenti stupidi, che non riuscivo a controllare nemmeno con la volontà (che pure non è la mia dote più scarsa).

Scrivendo questo libro (dopo averne parlato con il premio Nobel Konrad Lorenz, creatore dell'etologia, a casa sua, ad Alternberg, sul Danubio: «Lei non ha idea su cosa ha messo le mani», mi disse.

 Quella intervista, con il titolo “E Dio creò lo stupido”, girò il mondo) feci pace con il mio lato scemo, ma non ritengo di aver ancora imparato ad accettarlo, solo a conviverci, sapendo che quella matassa dall'altra parte che non capisco e mi descrive, sono sempre io.

(PINO APRILE)

 

 

 

 

Putin parla di Ucraina,

Merkel e guerra nucleare

Sadefensa.blogspot.com - Vladimir Putin – (10-12-2022) – ci dice:

 

(Il presidente russo Vladimir Putin risponde alle domande dei giornalisti dopo il vertice dell'Unione economica eurasiatica (EAEU) a Bishkek, in Kirghizistan.)

Il presidente russo Vladimir Putin ha parlato con i giornalisti dopo il vertice dell'Unione economica eurasiatica nella capitale del Kirghizistan Bishkek venerdì.

Tra i temi affrontati, le ultime rivelazioni dell'ex cancelliere tedesco Angela Merkel, l'operazione militare in Ucraina, la minaccia di una guerra nucleare, lo scambio di prigionieri di alto profilo con gli Stati Uniti e le relazioni russe con l'UE e l'Africa.

I commenti della Merkel giustificano l'operazione ucraina.

Putin ha trovato sorprendente e deludente la confessione del cancelliere tedesco Angela Merkel – secondo cui lo scopo degli accordi di Minsk era di “guadagnare tempo” per l'Ucraina – ma ha detto che significa solo che la decisione di lanciare l'operazione militare speciale era corretta.

 “Il loro scopo era solo quello di caricare l'Ucraina di armi e prepararla per le ostilità. Lo vediamo.

 Onestamente, forse ce ne siamo resi conto troppo tardi, e forse avremmo dovuto iniziare tutto questo prima ", ha detto Putin.

Pur sapendo che l'Ucraina non intendeva attuare l'accordo, “pensavo che gli altri partecipanti a quel processo fossero onesti. Si scopre che anche loro ci stavano ingannando", ha detto il presidente russo.

Come negoziare con “fiducia zero”.

L'inganno su Minsk ora solleva una "questione di fiducia", ha detto Putin, osservando che attualmente è "quasi a zero".

La vera domanda ora è se sia possibile negoziare qualcosa con qualcuno e cosa garantirebbe un eventuale accordo, ha aggiunto.

“Alla fine bisognerà parlare. Siamo pronti per loro, l'ho detto molte volte. Ma ci fa pensare, con chi abbiamo a che fare.

Cosa intendeva per Ucraina "che impiega molto tempo".

Alla domanda sulla sua precedente dichiarazione secondo cui l'operazione militare potrebbe essere un "processo lungo", Putin ha spiegato che in realtà si riferiva alla risoluzione del conflitto in Ucraina.

 "L'operazione militare speciale procede a ritmo sostenuto, tutto è stabile, non ci sono domande o problemi oggi", ha detto.

Risolvere l'intera situazione "probabilmente non sarà facile e richiederà del tempo, ma in un modo o nell'altro, tutti i partecipanti a questo processo dovranno concordare con le realtà che stanno prendendo forma sul campo".

Al lancio di un primo attacco nucleare.

Gli Stati Uniti hanno da tempo una dottrina di attacco "disarmante" contro i sistemi di comando e controllo, per i quali hanno sviluppato missili da crociera che mancavano all'Unione Sovietica, ha detto Putin.

 Ora la Russia ha missili ipersonici che sono "più moderni e persino più efficaci", quindi "forse dovremmo pensare di adottare gli sviluppi e le idee dei nostri partner americani quando si tratta di garantire la sicurezza".

Mentre la dottrina degli Stati Uniti prevede un attacco nucleare preventivo, la dottrina della Russia riguarda la rappresaglia, ha spiegato Putin.

 Se il sistema di allarme rapido russo rileva un attacco missilistico, "centinaia dei nostri missili voleranno e sarà impossibile fermarli".

Mentre alcuni missili attaccanti colpiranno la Russia, "non rimarrà nulla del nemico",ed è così che funziona la deterrenza nucleare, ha spiegato.

Sono possibili più scambi come Bout-Griner.

La Russia non considera il successo dei colloqui per scambiare Brittney Griner con Viktor Bout come un'apertura per discutere altri argomenti con gli Stati Uniti.

Mentre i negoziati "hanno creato una certa atmosfera", non sono state sollevate altre questioni all'interno del loro quadro, ha detto Putin.

Ha aggiunto che i contatti tra i servizi di sicurezza russi e statunitensi "continuano, e di fatto non si sono mai interrotti", ma che questo scambio specifico è stato avviato dal presidente degli Stati Uniti Joe Biden.

“Sono possibili altri scambi? Sì, tutto è possibile. Questo è il risultato dei negoziati e della ricerca di un compromesso. In questo caso è stato trovato un compromesso", ha detto il presidente russo.

Sulla necessità di un'altra mobilitazione.

Non ci sono "considerazioni" per un'altra chiamata, ha detto Putin quando gli è stato chiesto se più russi dovranno imbracciare le armi nel 2023.

Dei 300.000 che sono stati richiamati, circa 150.000 sono stati schierati, ma solo 77.000 nelle unità di combattimento, mentre altri sono impegnati in altri compiti al momento.

 I restanti 150.000 soldati non sono ancora schierati, ma stanno subendo un ulteriore addestramento, ha spiegato.

"La metà dei convocati è una riserva di battaglia, quindi perché qualcuno dovrebbe parlare di una convocazione aggiuntiva?" ha concluso Putin.

Rispondendo al commento sull'Africa di Borrell.

Rispondendo all'affermazione del capo della politica estera dell'UE Josep Borrell secondo cui molti africani forse non sanno dove sia il Donbass o chi possa essere Putin, il presidente russo ha affermato che il continente sa fin troppo bene chi ha contribuito alla loro liberazione dal colonialismo europeo.

I politici dell'UE dovrebbero "smettere di parlare del loro amore per i popoli africani e iniziare ad aiutare questi paesi", ha detto Putin.

"Se le persone di cui hai parlato sapessero dove si trova l'Africa e in quali condizioni si trovano i popoli dell'Africa, non interferirebbero con la fornitura di cibo e fertilizzanti russi al continente africano, da cui dipende in ultima analisi il raccolto nei paesi africani e la salvezza di centinaia di migliaia di persone in Africa dalla fame”.

 

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