TERRORIMO PER COMANDARE.
TERRORIMO
PER COMANDARE.
La
Verità oggi in edicola apre così.
"Metodo
Ursula: terrore
per
comandare"
è il titolo.
Politicanews.it
– Giorgia Zuddas – (9-12-2022) – ci dice:
"Il
vincolo esterno prova a stringersi" si legge nell'occhiello.
"Dopo la visita a Milano, la von der
Leyen celebra l’Autorità europea voluta per rispondere alle crisi globali.
E dipinge un futuro fatto di microbi
assassini, nuove pandemie e imminenti apocalissi chimico-nucleari.
A cosa
è dovuta questa iniezione di fiducia?
Il
sospetto è forte: l’emergenza perenne serve a imporre spese militari, misure
sanitarie e tasse"
è il
catenaccio.
Taglio
alto: "Il Colle continua a commissariare il governo tra i plausi dei
media" - "Riciccia pure l’eterna farsa del price cap: «Ora si
farà»" –
"Sul
contante vince la Meloni Bruxelles vuole l’Iva elettronica".
Centro
pagina:
"Le
confessioni dell’Annunziata: il Conte 1 cadde sulla sfida all’Ue".
"Sussidi
di disoccupazione ai finti soci della Karibu. E spunta perfino un morto".
"Dieci
anni tra pm, leggi e pasticci. Radiografia del disastro dell’Ilva".
"Biden
e Putin si «parlano» con gli ostaggi Il trafficante per la cestista".
Taglio
basso:
"Appello degli omosessuali: no all’utero in affitto" –
"Inveire
adesso non serve. La Destra faccia cultura".
"Giravolta
di Beppe Sala: russi da cacciare, anzi no".
In
Italia ci sono 11 Stazioni di
Polizia
Cinese non Autorizzate.
Conoscenzealconfine.it
– (9 Dicembre 2022) - Serena Console – ci dice:
Oltre
a Prato, Firenze, Milano e Roma, ora spuntano anche nuove strutture nelle aree
di Bolzano, Venezia e della Sicilia. Ma è soprattutto il capoluogo lombardo a
destare preoccupazione.
Il
territorio italiano ospita il più alto numero di stazioni di polizia cinese in
tutto il mondo.
Su un
totale mondiale di 102 sportelli – accusati di controllare la popolazione
cinese all’estero e di costringere i dissidenti al rimpatrio – il nostro paese
conta ben undici stazioni di polizia.
In un aggiornamento del recente rapporto “110
Overseas – China’s Transnational Policing Gone Wild”, pubblicato lo scorso 4
dicembre, l’ong di Madrid “Safeguard Defenders” ha infatti visto al rialzo il
numero delle stazioni di polizia cinesi presenti sui territori stranieri:
oltre alle 54 già identificate nel rapporto di
settembre scorso, il gruppo per i diritti civili ha individuato altre 48
stazioni di polizia cinesi non ufficiali.
Altre
stazioni recentemente identificate si trovano in Croazia, Serbia e Romania.
Mascherati
da uffici amministrativi per il rinnovo patenti o per il supporto burocratico
dei cinesi oltre confine, questi sportelli agirebbero come uffici consolari
paralleli, in violazione della Convenzione di Vienna sulle relazioni consolari.
Essa
prevede che tali strutture siano indicate come tali alle autorità ospitanti.
Da qui
scatta l’allarme: queste stazioni rappresentano una minaccia per la sicurezza e
la sovranità territoriale dei paesi in cui sono presenti.
La
Forte Presenza in Italia.
Oltre
a Prato, Firenze, Milano e Roma (quelle in queste ultime due definite “progetti
pilota” dalle autorità cinesi), ora spuntano anche nuove strutture nelle aree
di Bolzano, Venezia e della Sicilia.
Ma è
soprattutto Milano a destare l’interesse dell’ong spagnola: il capoluogo
lombardo sarebbe stato usato come un banco di prova per monitorare la
popolazione cinese all’estero e costringere i dissidenti a rientrare in Cina.
Secondo
il rapporto, la prima stazione di polizia cinese non ufficiale in Italia è
stata istituita a Milano a seguito di un accordo del 2015 preso con il
ministero della Pubblica Sicurezza cinese sui pattugliamenti congiunti, che
avrebbe contribuito direttamente allo stabilimento di stazioni “pilota” nel
capoluogo lombardo nel 2016, da parte della polizia di Wenzhou.
Nel
2018, poco dopo il rafforzamento dell’accordo sul pattugliamento congiunto
italo-cinese tra le strade milanesi (così come in quelle romane), anche la
pubblica sicurezza di Qingtian ha istituito un ufficio “pilota” a Milano.
Insomma,
il capoluogo lombardo ha fatto da apripista queste operazioni in Italia.
Cosa
farà il Governo Italiano?
Già a
ottobre scorso, dopo l’avvio di indagini da parte delle autorità olandesi per
le “stazioni di polizia” ad Amsterdam e Rotterdam, la Cina aveva smentito la
ricostruzione della ong spagnola, definendo le “stazioni di polizia” all’estero
come “centri di servizi”, creati per dare assistenza agli espatriati nel
rinnovare i documenti o nel gestire le pratiche burocratiche.
“Ci auguriamo che le parti interessate
smettano di ingigantire questo tema per creare tensioni.
Usare
questa storia come pretesto per infangare la Cina è inaccettabile”, ha
dichiarato il ministero degli Esteri cinese alla Cnn lo scorso novembre.
Sul
tema delle stazioni di polizia d’oltremare e la repressione transnazionale
cinese, la Commissione speciale sulle interferenze straniere del Parlamento
Europeo udirà l’8 dicembre la “ong Safeguard Defenders”.
Il
gruppo spagnolo, scrive il Guardian, sta osservando una maggiore presenza del
governo cinese in queste stazioni, che non sarebbero gestite direttamente da
Pechino.
Secondo
Safeguard Defenders “alcune dichiarazioni e provvedimenti politici cominciano a
mostrare una guida più chiara dal governo centrale”.
In
Italia però tutto tace, mentre diversi governi stranieri hanno aperto indagini
sulle attività illegali delle unità di polizia.
In una
dichiarazione al quotidiano Il Foglio, il ministero dell’Interno guidato
dall’ex ministra Luciana Lamorgese ha affermato che le presunte stazioni di
polizia cinesi non ufficiali non destano “particolare preoccupazione”.
Il
parlamento tuttavia si sta muovendo per chiedere al governo chiarimenti sulle
stazioni di polizia cinese d’oltremare presenti in Italia.
Formiche.net
ha raccontato che sono state depositate alla Camera e al Senato due
interrogazioni:
una
dell’opposizione, presentata da Lia Quartapelle, responsabile esteri del
Partito democratico, a cui dovrà rispondere il ministero dell’Interno, guidato
dal prefetto Matteo Piantedosi;
e una
della maggioranza presentata da Mara Bizzotto, senatrice della Lega. Delegato a
rispondere all’interrogazione di Bizzotto è invece il ministero degli Esteri
guidato da Antonio Tajani.
L’Italia,
che ospita 330mila cittadini cinesi secondo i dati 2021 dell’Istat, si presenta
come un luogo ospitale per consolidare l’influenza di Pechino, grazie anche ai
diversi accordi siglati tra Pechino e Roma.
(Serena
Console -- today.it/attualita/stazioni-polizia-cinese-italia-milano-roma.html)
Dividi,
semina odio,
crea
terrore e impera.
Ilcambiamento.it
- Paolo Ermani – (30-07-2021) – ci dice:
"Divide
et impera": per controllare un popolo non hai che da dividerlo fomentando
discordia.
Eccoci
qua dunque, tra spargimento di terrore e odio, restrizioni, discriminazioni e
controllo sociale. Et voilà, il gioco è fatto.
Dividi,
semina odio, crea terrore e impera.
«Dīvĭdĕ
et ĭmpĕrā è una locuzione latina secondo cui il migliore espediente di una
tirannide o di un'autorità qualsiasi per controllare e governare un popolo è
dividerlo, provocando rivalità e fomentando discordie.
Questa tecnica permette a un potere centrale,
che può essere un governo dispotico, o un governatorato coloniale-imperialista,
numericamente modesto, di governare e dominare su una popolazione sensibilmente
più numerosa.
Spesso
la tecnica determina conflitti sociali atti a generare odio tra le persone
culturalmente meno edotte e informate.
Questa tecnica è stata applicata in particolar
modo per l'amministrazione dei grandi imperi, che grazie ad essa riuscirono a
controllare territori molto estesi con forze armate esigue».
(Wikipedia).
Ma che
stranissima coincidenza:
esattamente
quello che sta succedendo in questo periodo, in cui autentici imperi economici
controllano il mondo senza che abbiano in dotazione eserciti;
per poter operare indisturbati e raggiungere i
loro scopi bastano quei politici e relativi media che li servono volentieri a
pagamento.
La
dottrina di ogni potere autoritario si presenta puntualmente anche nello
scenario attuale dove attraverso un bombardamento mediatico orchestrato ad hoc,
viene alimentato un odio contro quelli che in passato potevano essere i
comunisti o gli ebrei e oggi sono coloro che non credono alle menzogne costanti raccontate in ossequio al motto per
il quale una bugia ripetuta dieci, cento, mille volte diventa una verità.
Così,
dall’alto spargono terrore, odio e paura per dividere le persone, per mettere
gli uni contro gli altri, creare fazioni, cosicché possano continuare a fare i
loro affari mentre nell’arena il popolo si accapiglia.
Quelli su cui scagliare l’odio sociale vengono
immediatamente etichettati così da non essere più considerati come persone ma
sigle, fazioni.
E se
si spersonalizza qualcuno lo si rende ancora più attaccabile e meno degno di
ascolto.
La vergognosa
opera di criminalizzazione di persone che altro non fanno che volerci vedere
chiaro nelle tantissime zone d’ombra sulla questione covid è qualcosa che con
la democrazia e il rispetto per il prossimo non ha nulla a che vedere.
Calpestati
diritti, opinioni, libertà di espressione, libertà di movimento in nome di una
ipotetica tutela della salute per la quale né i politici, né i media, né tanto
meno i crocerossini acquisiti dell’ultima ora, hanno mai mosso un dito.
Dov'erano costoro quando è stata distrutta la
sanità pubblica, quando sono stati sprecati soldi pubblici a vagonate,
devastato l’ambiente, provocato l'avvelenamento di acqua, aria e cibo che ci
regala centinaia di migliaia di morti di cancro?
Hanno
permesso all’industria del tabacco di fare oltre 90 mila morti l’anno, lasciato
produrre automobili, bolidi, carri armati che lasciano sull’asfalto migliaia
fra morti e feriti ogni anno, allevato milioni di animali in condizioni
igieniche e sanitarie pazzesche senza fare nulla in merito e innumerevoli altri
esempi drammatici simili.
E dopo
tutto ciò si ha pure il coraggio di dire che si sta tutelando la nostra salute?
Per tutte queste cose che sono un costante attacco alla nostra salute e
provocano ecatombi è forse mai stato fatto qualcosa anche solo di lontanamente
paragonabile a quanto fatto per il covid?
L’immagine
simbolo, l’apoteosi
dell’ipocrisia è vedere gente che si abbassa la mascherina per fumare e nessuno si scaglia contro di loro
con la stessa ferocia a tutela della salute così come lo fa per qualcuno che
distrattamente non ha la mascherina, ammonendolo che il fumo lo ammazza, che
avvelena anche gli altri, che la collettività dovrà pagare la sua
irresponsabilità quando sarà ricoverato, ecc., ecc.
Ma è
evidente che la salute da “tutelare” è solo quella che fa fare lauti profitti,
la salute che non fa fare lauti profitti non esiste.
Solo
persone completamente narcotizzate da una narrazione falsa e carica di odio
possono credere che chi per la nostra salute non hai mai fatto nulla, anzi è stato
il maggiore artefice di ogni possibile attacco alla stessa, improvvisamente
diventi uno stinco di santo.
Credere
a una menzogna tale e contribuire a seminare odio e terrore contro i propri
simili è un azzardo che creerà spaccature socialmente drammatiche.
Anche
chi pensa di avere la meglio perché si schiera dalla parte del più forte, per
paura, per interessi o tornaconto personale, si accorgerà presto che è solo
carne da macello per chi lo vuole manovrare.
La
storia ci ammonisce che dimenticare i suoi insegnamenti tragici significa
riviverli in forma ancora peggiore.
I
presupposti ci sono purtroppo tutti e per scongiurarli sta a noi guardare ai
veri responsabili di questa catastrofe umana, sanitaria e ambientale che
dall’alto se la ridono a crepapelle vedendoci scannare per una mascherina…
Come
vincere la paura e
trasformarla
in forza:
esercizio
pratico in 2 fasi.
Psicoterapiaolistica.it
– Dott.ssa Silvia Lorusso – ( 10-7-2022) – ci dice:
Gestire
l'ansia e il panico, Gestire le emozioni:
come
vincere la paura trasformandola in coraggio.
Una
cosa è certa: non è possibile vincere la paura usando la ragione, le emozioni
seguono delle logiche diverse da quelle razionali.
Per
disinnescare le reazioni automatiche prima che esploda il panico è necessario
seguire queste stesse logiche per canalizzare l’energia emozionale in modo
costruttivo.
In
questa guida ti parlo di come trasformare la paura in forza e ti propongo anche
un breve esercizio pratico per sbloccare la mente e vincere anche la peggiore
paura.
La
paura: nemica o alleata?
La
paura, è un’emozione primaria, importante per la nostra sopravvivenza,
soprattutto se è legata a rischi reali.
Quando
la paura viene negata o repressa può portare a sottovalutare i potenziali
pericoli e ad esporsi a rischi importanti.
In
altri casi, se la paura non viene gestita in modo efficace, i pericoli possono
essere sopravvalutati e la paura può sfociare in panico.
Pensare
di eliminare la paura dalla nostra vita oltre che impossibile sarebbe estremamente
dannoso.
Se
riesci a vederla come un’amica che ti viene in soccorso allora diventerà una
preziosa alleata e potrai utilizzare la sua energia a tuo vantaggio.
Questo
però non è sempre facile perché la paura è un’emozione molto potente e molto
spesso può mettere in difficoltà.
Ecco
perché sono così diffusi i disturbi di ansia e panico nella nostra società.
Come
evitare di farsi assalire dal panico?
Come
fare per trasformare la paura in coraggio?
Per
rispondere a queste domande è necessario prima di tutto comprendere:
Come
funziona la nostra mente (e il nostro corpo) quando scatta la paura.
Quali
sono gli errori più frequenti che inconsapevolmente vengono messi in atto.
Vincere
il panico:
quando la paura fa perdere il controllo e
come
superare gli attacchi di panico.
La
nostra mente, per sua natura, è programmata per prevedere e anticipare i
possibili pericoli.
La
funzione di questo meccanismo automatico è quella di proteggerci e assicurare
la nostra sopravvivenza.Ecco perché la mente, se non è allenata, produce in continuazione
pensieri negativi e preoccupazioni, spesso di tipo catastrofico.
Il
vero problema è quando si crede a questi pensieri come se fossero veri e quando
ci si spaventa delle sensazioni fisiche provocate dalla paura.
La
paura, infatti, innesca una reazione fisiologica nel nostro corpo che in caso
di pericolo ci predispone all’attacco o alla fuga.
Questa
scarica di adrenalina ci permette di reagire prontamente per difenderci o
scappare di fronte ad una minaccia.
Il
problema è che molto spesso nella nostra vita quotidiana i pericoli non sono
reali ma sono frutto di pensieri negativi che anticipano un pericolo futuro o
imminente.
In
alcuni casi il panico arriva all’improvviso.
Il
nostro mondo interiore sta tentando di inviarci un messaggio.
Magari
ci sta segnalando di agire un cambiamento che stiamo rimandando, di ascoltare
un bisogno inespresso o soddisfare un desiderio represso.
Gestire
la paura all’epoca del Coronavirus: cosa fare quando il nemico è invisibile.
Nel
caso della situazione di emergenza che stiamo vivendo in questo momento,
vincere la paura si fa più complesso perché questa è attivata da fattori
esterni dai quali non è possibile né scappare né difendersi combattendo.
In
questo caso quindi si può percepire un senso di forte angoscia e di impotenza
che rischia di bloccare o condizionare a tal punto la mente da non riuscire più
a vivere serenamente la propria vita quotidiana.Quello che è importante sapere è che
sono le reazioni emotive messe in atto con l’intenzione di placare l’agitazione
generata dai pensieri negativi che rischiano di alimentare l’ansia e
l’angoscia.
Queste
reazioni disfunzionali, solitamente, sono: il controllo o la repressione.
Ecco
come riconoscere gli errori più frequenti così da evitarli e trasformare la
paura in forza interiore.
I
tentativi di controllo che fanno perdere il controllo.
Quando
ci si spaventa delle proprie sensazioni, il primo errore è quello di mettere in
atto dei rituali di controllo con l’intenzione di attenuare i sintomi fisici
dell’ansia e della paura.
Ma
queste reazioni non possono essere controllate perché sono spontanee e più si
tenta di reprimerle, più si rischia di esasperarle.
È così
che i tentativi di controllo, in verità, non fanno altro che produrre l’effetto
opposto a quello desiderato: l’eccesso di controllo fa perdere il controllo.
È così che la paura si trasforma in panico.
I
comportamenti impulsivi che alimentano la paura.
Come
affrontare la paura delle malattie e ipocondria.
Agire
d’impulso, anche se armati delle migliori intenzioni, potrebbe causare gli
effetti peggiori e complicare ulteriormente le cose.
La
paura delle malattie, ad esempio, può spingere a ricercare su internet le
possibili diagnosi di ogni sintomo percepito, finendo così per alimentare la
paura stessa, generando uno stato di allarme e facendo in modo che la mente sia
completamente invasa dalle preoccupazioni.Si rischia così di creare uno stato
di stress e di tensione psico-fisica che costruisce le condizioni perfette per
indebolire il sistema immunitario.
La
spiacevole conseguenza è che se si agisce in preda alla paura si rischia
proprio di vederla realizzata.
Con le
migliori intenzioni, si ottengono gli effetti peggiori.
Ma
perché succede tutto questo?
È possibile
disinnescare questi comportamenti dannosi?
Comprendere
il prossimo passaggio può davvero fare la differenza per sbloccare la mente e
canalizzarla verso azioni costruttive.
Come
disinnescare le reazioni emotive e gli impulsi irrefrenabili.
Affrontare
le proprie paure con la consapevolezza.
La
prima cosa da ricordare è che la nostra mente tende a focalizzarsi sul pericolo
imminente e non sul rischio a lungo termine.
Per
questo quando si provano forti emozioni, solitamente, si cerca di scaricare
l’ansia attraverso comportamenti impulsivi, spesso irrazionali e più forti
della propria volontà.
Le
emozioni, infatti, hanno sede in luoghi diversi del cervello molto più
primitivi e immediati rispetto ai complessi processi del pensiero razionale.
È così
che si rischia di agire impulsivamente mettendo in atto delle dinamiche di
comportamento che non fanno altro che peggiorare la situazione.
Questo
è il vero motivo delle reazioni emotive impulsive e automatiche: quando
un’emozione prende il sopravvento, non pensiamo alle conseguenze delle nostre
azioni.
L’unica
arma per disinnescare le reazioni impulsive è la consapevolezza.
Pensare
alle conseguenze future delle tue azioni è l’unico modo per interrompere sul
nascere le reazioni emotive che rischiano di peggiorare le cose.
Se
vuoi conoscere un semplice esercizio per disattivare le reazioni impulsive
senza sforzo l’ho condiviso gratuitamente in questa mini guida.
Ma non
perderti l’esercizio guidato per gestire la paura che sto per mostrarti.
Vincere
la paura trasformandola in coraggio.
La
convinzione di non farcela, di non essere all’altezza, di non avere risorse
sufficienti può essere paralizzante.
L’effetto
peggiore di questa credenza limitante è quella di bloccare qualsiasi tentativo
di azione nei confronti di una situazione spiacevole, con il rischio di subirla
passivamente.
Solo
se guardiamo in faccia la paura possiamo affrontarla e domarla.
Se non
lo facciamo, negandola o reprimendola, il rischio è quello che la paura ci
porti proprio nella direzione che vorremmo evitare.
La
paura può essere il motore del cambiamento.
La
paura, più del desiderio, può spingere a mettere in atto le azioni necessarie
per generare un cambiamento positivo.
L’unica
soluzione è utilizzare la carica emotiva della paura per canalizzare le proprie
energie verso azioni efficaci e strategiche.
Ecco
perché l’esercizio che sto per descriverti, ti aiuterà a smascherare gli errori
inconsapevoli di cui ti ho parlato in questa guida e ad attivare le tue risorse
interiori.
Anche
se può sembrarti paradossale, non sottovalutarlo perché ricorda che si basa
sulla “logica delle emozioni”.
Solo
provandolo potrai comprenderlo davvero.
Non
avere paura della tua paura perché solo se sei consapevole del reale pericolo
potrai evitarlo.
Se
contrasti le tue paure, tentando di reprimerle o di scappare, le renderai più
forti.
Se le
accogli e le affronti, amplificandole, saranno loro a rendere più forte te.
Come
vincere la tua paura peggiore: l’esercizio pratico (in 2 fasi):
come
affrontare la tua più grande paura.
Un
giorno la paura bussò alla porta. Il coraggio andò ad aprire e non trovò
nessuno. (
Martin
Luther King)
Puoi
fare questo esercizio ogni volta che ti assale l’ansia, l’angoscia, la paura,
la preoccupazione ma ti suggerisco di provarlo subito per scoprirne i suoi
“piacevoli effetti”.
Prima
fase: guarda in faccia la tua paura.
Prenditi
il giusto tempo per fare questo esercizio: allontana qualsiasi distrazione e
punta un timer a 30 minuti esatti.
Siediti
comodamente in un posto sicuro per te e inizia a pensare volontariamente alla
tua peggiore paura.
Quale
pensiero o fantasia riesce a scatenarla maggiormente?
Entra
con l’immaginazione nella tua peggiore fantasia (non può succederti niente).
Cerca di visualizzarne ogni dettaglio, come se stessi vivendo la scena di un
film. Cerca poi di esasperare quella stessa scena per renderla ancora più
spaventosa.
Prova
a non respingerla e a non scappare ma guardala in faccia. Fermati e ascoltala.
Senti
l’energia della paura che si muove nel tuo corpo?
Rimani
per alcuni minuti con questa sensazione.
Invece
di respingerla prova al contrario ad aumentarla, a sentirla più intensamente,
come se volessi alzare il volume.
Per
farlo continua a concentrarti sulla tua peggiore fantasia, meglio ancora se
chiudi gli occhi.
Questo
esercizio funziona in modo più efficace se eseguito per 30′ minuti ma per
iniziare puoi provare a farlo anche solo per 10 minuti.
Seconda
fase: sblocca la mente e canalizza le energie
Cosa
sei riuscito a percepire?
Il
rischio che immaginavi è reale? Oppure la tua mente stava esasperando in modo
eccessivo i potenziali pericoli e ora ti appaiono quasi esagerati?
Se
riconosci che il rischio è reale o probabile prova a chiederti:
Se
volessi fare in modo che la mia peggiore paura si realizzi davvero, cosa dovrei
fare (o non fare) a partire da oggi?
Scrivi
poi una lista con le azioni che ti vengono in mente se volessi volontariamente
peggiorare la situazione e realizzare lo scenario peggiore che hai visualizzato
nell’esercizio.
Ricorda
che di fronte alla paura le direzioni possibili sono 2: rischiare di
realizzarla (senza volerlo) oppure diventarne consapevoli ed evitare che si
realizzi.
Solo
dopo aver identificato i “passi falsi” potrai muoverti verso una direzione
diversa e più positiva.
Scopri
come canalizzare l’energia emotiva a tuo vantaggio.
Vincere
la paura e gestire le emozioni.
Se hai
letto fin qui e se hai provato l’esercizio che ti ho proposto, ti sarà più
chiaro che:
Per
imparare a gestire le emozioni è necessario imparare a domare gli impulsi che
sono mossi da forze interiori molto più potenti della forza di volontà.
Per
saper domare la propria energia emozionale è necessario incontrarla e
conoscerla così da imparare a canalizzarla in modo efficace e positivo.
La
paura va accolta per essere trasformata in coraggio;
Il
dolore va attraversato per essere superato;
La
rabbia va canalizzata per essere utilizzata in modo costruttivo.
Non
avere paura delle tue emozioni, non arrivano per distruggerti ma per
rafforzarti.
Nel
percorso online Energia Creativa delle Emozioni trovi altri approfondimenti ed
esercizi più specifici per ogni emozione. Ma in questo articolo ho voluto
proporti gratuitamente questa breve pratica da cui iniziare.
Come
vincere ansia panico e paura terapia breve.
Se
senti che non riesci a controllare le tue emozioni e a sostenere il peso
emotivo della situazione che stai vivendo, questo singolo esercizio
terapeutico, anche se utile ed efficace, potrebbe non essere sufficiente o
potresti incontrare delle difficoltà nell’eseguirlo.
Da
parte mia è doveroso specificare che, in alcuni casi, potrebbe essere
necessario un percorso guidato che ti aiuti a liberarti da ansia, panico e
paure in breve tempo attraverso strategie mirate per il tuo caso specifico.
Mi
auguro che questo articolo ti sia stato utile per avere un’arma in più per
vincere la paura o almeno per iniziare a guardarla con occhi diversi ed evitare
che si trasformi in panico.
Tecniche
di controllo delle masse.
Ecplanet.org
– Edoardo Capuano – (7-12-2022) – ci dice:
Programmazione
mentale.
Questa
interessante indagine mette in luce le varie tecniche di manipolazione delle
masse in cui tutti siamo, direttamente e/o indirettamente, coinvolti.
Come
si possono controllare le masse nei sistemi moderni dove i cittadini possono
esprimersi liberamente con il voto?
Molti
sanno che la televisione influenza le persone, ma quanti sanno in che modo lo
fa? Spesso si sente dire “La televisione in Italia e nel resto del mondo è
spazzatura”, oppure “gli italiani sono un popolo di superficiali”, ma cosa c’è
dietro?
Conosciamo
il reale significato di quello che ci viene proposto?
Queste
tecniche non hanno nessuna connotazione ideologica, i principi di base,
infatti, sono stati utilizzati da ogni tipo di regime dalle epoche più lontane
al giorno d’oggi, dal totalitarismo sovietico a quello della Germania
nazionalsocialista, fino a trovare dinamiche simili in molte aziende attuali, o
anche in gruppi settari religiosi.
Perché
nelle Dittature c’è Sempre un Esercito Forte?
LA SICUREZZA È PIÙ IMPORTANTE DELLA LIBERTÀ.–
C’è un
istinto più forte di quello della libertà, di fronte al quale, ogni altra
esigenza diventa secondaria: La Paura per la propria Sicurezza.
Accettiamo
di buon grado una limitazione della libertà di fronte ad un’emergenza per la
nostra vita.
Più la
massa è impaurita, più saranno gestibili le sue reazioni istintive.
NON ABBASSARE IL LIVELLO DI PAURA.
Promuovere, negli anni, un massiccio bombardamento di
notizie che diffondono un senso comune di insicurezza.
Il
paese, anche quando mantiene una facciata di benessere, deve essere vissuto
come un luogo pieno di pericoli e la popolazione deve percepire costantemente
una situazione di minaccia:
precarietà
finanziaria, gang giovanili, bullismo, virus, criminalità, aggressioni, stupri
fino al terrorismo e alla guerra.
AUMENTARE IL POTERE POLITICO E MILITARE.
Il
terrore di venire aggrediti o derubati, di diventare poveri e l’incertezza
per il futuro accentuano la reazione di isolamento dall’” altro” e spingono il
governo verso politiche repressive e di sicurezza.
La
massa deve chiedere misure anche d’emergenza che accentrino il potere politico
e militare in nome della concretezza e dell’efficienza.
Vogliamo
essere protetti più di ogni altra cosa.
CONTROLLARE I DISSENSI.
Una
volta che abbiamo delegato al leader sempre più autonomia di reprimere la
popolazione anche con la forza, poi non abbiamo più il potere di diversificare,
dal basso, le misure solamente contro la delinquenza, rispetto a quelle volte
anche a limitare i dissensi.
Le
azioni del leader saranno sempre più risolute e sempre meno controllabili dai
cittadini.
Così il potere che abbiamo tanto voluto
accentrare nelle mani di chi ci comanda, può venire usato anche per indurci a
non generare proteste né idee dannose al regime.
L’ESERCITO È UN AMICO NECESSARIO.
Contemporaneamente deve venire promossa
l’immagine delle forze armate, dei militari, della protezione civile e delle
autorità in genere, con festeggiamenti, gadgets, film e soprattutto serial tv.
In questi casi non è raro vedere i militari in
città anche in tempo di pace accettati di buon grado dalla popolazione.
LA
PERCEZIONE DELLA SICUREZZA TRA COMUNICAZIONE E REALTÀ.
Un
costante clima di insicurezza dove ognuno è sospettoso dell’altro è attualmente
il modo più potente per mantenere la popolazione disgregata e perseguire
obiettivi economici e politici.
Il
Potere di proteggere viene usato da chi governa anche per reprimere i dissensi
e controllare l’influenza dei cittadini nelle scelte del paese.
In questi scenari, l’odio, i disordini sociali
e la guerra, possono diventare le soluzioni finali a tutti i nostri mali.
Lo
Sfruttamento Accresce L’Illegalità.
AUMENTA
LO STRESS.
Ovunque
ci sia una distanza fra le necessità dei singoli e le decisioni imposte da un
potere accentrato si determinano forti condizioni di stress.
Entro
20 anni la depressione sarà il problema di salute più diffuso al mondo.
L'insicurezza e la precarietà economica aumentano il disagio personale e
sociale: cresce del 30% l'incidenza di ansia e del 15% il numero dei pazienti
depressi.
Complice
la crisi economica e il crescente stress a cui sono sottoposti i cittadini del
mondo, il “male di vivere” sarà, secondo l’Organizzazione Mondiale della
Sanità, la maggiore insidia da combattere.
In
Europa dall’inizio della crisi, ci sono stati 3.500 morti in più per alcool e
1.700 suicidi in più.
Aumentano
bullismo, aggressività giovanile e uso di droghe.
GLI ESEMPI SONO AGGRESSIVI.
Gli eroi dei nostri tempi sono proposti dai
media come persone scaltre, egocentriche e combattive.
Inseguiamo
i modelli di vita dei personaggi famosi mentre la qualità della nostra vita
personale e il nostro equilibrio mentale cala a picco.
Con
l’aumentare di questi disagi si crea un ambiente sociale dove fermentano
l’aggressività e l’istintività.
Questi
modelli, che si prestano facilmente alla manipolazione dall’alto, sono
incoraggiati anche dai programmi televisivi.
AUMENTA L’ILLEGALITÀ.
Cosa accade quando si riesce ad influenzare la
salute mentale di enormi masse verso delle reazioni emotive, aggressive e
incontrollabili?
Specialmente
nelle fasce sociali più disagiate e indifese, succede che aumentano gli episodi
criminalità e illegalità.
La televisione non perde occasione di
mostrarceli: Rapine, stupri, aggressioni, e violenze familiari diventano il
nostro panorama quotidiano e di conseguenza una preoccupazione di massa.
SERVE PIÙ CONTROLLO SULLA POPOLAZIONE.
La propaganda scambia la causa con l’effetto: Invece di eliminare le cause del
problema alla radice, si dà la colpa dell’insicurezza globale ai singoli
individui buttando in prima pagina i mostri di turno che noi tutti vorremmo
linciare.
Ci abituano al fatto che, se vogliamo essere protetti
da questi malviventi, dobbiamo dare il consenso per misure di emergenza più
rigorose che diano allo stato ancora più efficienza di governare e più potere
di controllarci.
Così
il cerchio si chiude e si getta benzina sul fuoco alimentando il problema da
cui tutto ha avuto origine:
L’imposizione e il controllo da parte di pochi su
molti.
(Global
Mental Health Summit, Società Italiana di Psichiatria, Organizzazione Mondiale
della Sanità).
Alzare
il Polverone.
LA MASSA È PREVEDIBILE.
Sotto certe condizioni, dove la popolazione è
reattiva, disinformata, insicura e stressata, e dove gli argomenti di
discussione di massa vengono preparati dai media, la possibilità di reazione,
favorevole o contraria ai temi di scalpore decisi dall’alto, non determina una
condizione di scelta.
Domande tipo “volete maggiore sicurezza?”
Fatte
dopo una propaganda mediatica concentrata su notizie di illegalità,
criminalità, terrorismo o stupri, hanno una risposta di massa ovvia.
Un
leader scaltro non compie mai azioni che non riscuotono un consenso diffuso.
PIANIFICARE GLI ARGOMENTI.
I provvedimenti proposti dai media sono quelli
su cui già si prevede una reazione di massa utile al regime.
Invece, le soluzioni che determinerebbero una
reazione di massa utile ai singoli cittadini, che però vanno contro gli
interessi del leader vengono proposti con meno incisività e visibilità.
È Proprio in questo “costante declassamento in
seconda pagina” di tutto ciò che di positivo esiste e ma che non è utile al
regime, il nucleo della forza dei media.
I cittadini sono liberi di farsi domande e prendere
decisioni, ma la massa lo farà all’interno del campo degli argomenti di clamore
suggeriti dalla TV, nei modi e nei tempi indicati dai media.
La
facoltà di indirizzare i coinvolgimenti emotivi del paese, pianificando di
quali argomenti i cittadini discuteranno, è alla base del controllo delle
masse.
ALZARE IL POLVERONE (offese, soprusi,
provocazioni, maleducazioni, irriverenze).
Il
modo migliore per diffondere un’idea su ampissima scala è quello di offendere
una parte della popolazione e sfruttare l’effetto eco suscitato dalla naturale
reazione di indignazione.
Ogni
notizia deve essere impacchettata in maniera da creare delle forti spaccature
nel paese, deve essere provocatoria e deve sempre chiamare in causa qualcuno.
I gruppi attaccati e ridicolizzati platealmente,
reagiranno difendendosi con aggressività e rabbia, vogliosi di farsi battaglia
sui temi (spesso inutili allo sviluppo etico e civile del paese) suggeriti
dagli interessi di chi può controllare i media.
In
questa maniera si può veicolare un argomento sfruttando le energie e i mezzi di
diffusione sia dei gruppi favorevoli che di quelli contrari moltiplicando
esponenzialmente la visibilità della questione.
AUMENTA IL POTERE ECONOMICO DI CHI CONTROLLA I
MEDIA.
Più
reagiamo difendendo le nostre idee con interesse e coinvolgimento alle
provocazioni preparate dai media e più stiamo contribuendo a dargli visibilità,
accrescendo il peso politico ed economico di chi controlla i canali di
diffusione.
Il
Popolo del televoto reagirà fedelmente, guidato dagli istinti del branco, alle
provocazioni dei media come se giustizia, economia e politica fossero al centro
di un'unica arena televisiva.
Quando
le proposte della maggioranza dei cittadini, verso le soluzioni alle necessità
che sentono più urgenti avranno un peso minore di quelle diffuse da pochi con i
media, di fatto, non si vivrà più in uno stato democratico.
La
Doccia Scozzese.
IL CONTROLLO È GIÀ FORTE.
Questa tecnica può essere applicata solamente
nei paesi già soggetti ad un fortissimo controllo, dove chi comanda, cioè, ha
già il potere di rendere legge una proposta antidemocratica senza curarsi delle
proteste.
Agendo
di continuo in questa maniera però il regime perderebbe progressivamente
consensi e i malumori crescenti comincerebbero ad aggregarsi.
Vediamo
ora uno dei tanti modi per screditare i movimenti di protesta che si vorrebbero
sollevare contro le ingiustizie del regime.
Un
modo per fare abituare la popolazione ad accettare passivamente anche le
proposte più provocatorie senza più ribellarsi.
PROPORRE SENZA SOSTA.
Innanzitutto il leader deve proporre un numero
di iniziative superiore a quello che il senso comune della massa può assimilare.
Poi,
una stessa legge, durante gli anni deve essere proposta e modificata molte
volte, in modo che risulti difficile per la massa capire quali articoli siano
già approvati, quale proposte siano ancora in discussione e quali siano
abbandonate.
La
maggioranza della popolazione, stressata, delusa e frettolosa, deve essere
spinta a farsi un’idea superficiale dei continui cambiamenti in corso,
riconoscendone solo il nome, lo slogan sentito in televisione e le voci che ci
girano intorno.
AZZARDARE PROPOSTE PERICOLOSE E POI
RIDIMENSIONARLE.
Le proposte di chi vuole guadagnare
l’asservimento delle masse devono essere sempre molto più forti e provocatorie
rispetto ai risultati che si pianifica di ottenere.
Si
deve esordire con una grossa “sparata” e poi abbassare il tiro lasciando
protestare i ribelli verso un pericolo che non esiste più.
Si
sfrutta così la sana reazione di difesa della popolazione per mettere in
ridicolo l’immagine di chi dissente.
Il trucco
sta nel paragonare l’intensità della reazione immediata di protesta, non alla
pericolosità della proposta iniziale, come sarebbe logico, ma alla pericolosità
più bassa della legge che poi viene di fatto approvata dal "poliziotto
buono" di turno.
Questo
serve per mettere sempre in primo piano il fatto che i contestatori reagiscono
in maniera irrazionale, esagerata e non commisurata alla realtà delle leggi
messe in vigore.
In più, così risulta facilissimo attribuire ai
contestatori un comportamento compulsivo e complottista legato a qualche
preconcetto indipendente dalle attività del leader, come quello di un
visionario esaltato che grida “Al lupo! Al lupo!”.
LE PROTESTE DIVENTANO INUTILI CARNEVALATE.
Cosa apprende la primitiva consapevolezza della massa
se durante gli anni si ripete sempre questo meccanismo?
Il
sentore comune recepisce che “affidarci ciecamente a questo capo” non provoca
le catastrofi annunciate dai soliti dissenzienti esaltati e che le proteste
sono “inutili carnevalate dei soliti comunisti” che vanno contro la volontà
della maggioranza della popolazione.
Una
volta che si riesce a screditare a livello collettivo il principio di
“dissentire", che costituisce le fondamenta di ogni vera democrazia, il
gioco è fatto.
Si vive in una continua doccia scozzese che
rende insensibili, confonde, stanca e abitua.
In
questo modo chi vorrebbe opporsi, per paura di perdere consensi e credibilità
di fronte al paese, si adatta a reagire con sempre più autocontrollo fino ad
annullare completamente le naturali difese democratiche del paese.
La condizione di normalità diventa quella di subire
continue proposte pericolose senza più reagire, dove in ogni momento potrebbe
essere approvata una legge che distrugga centinaia di anni di conquiste etiche,
civiche e democratiche.
Nei
paesi sottoposti ad un controllo tale, in cui il leader ha la possibilità di
proporre leggi provocatorie e pericolose senza perdere il potere, la protesta
perde quasi tutto il suo significato.
Sotto queste condizioni la possibilità di ribellarsi o
di accondiscendere non determina una reale facoltà di scelta.
Se si
protesta si perde la simpatia della popolazione, se non si protesta si apre la
porta agli incalzanti bisogni di conquista del leader.
In
questo scenario non c’è altra azione costruttiva se non quella di cambiare le
condizioni alla base del sistema di controllo.
Sfruttare
le Differenze Ideologiche.
Dare
importanza alla coalizione che prende più voti,
non
alla “soluzione” che prende più voti.
DELEGARE IL POTERE AL PARTITO.
L’individuo non può partecipare direttamente
alla soluzione dei singoli problemi del paese.
Deve
necessariamente fidarsi di un gruppo a cui delegare tutte le decisioni da
prendere per un certo periodo di tempo.
I vari gruppi devono avere anche il potere di
accordarsi, coalizzarsi o dividersi, e soprattutto decidere quali persone
portare al potere.
FRAMMENTARE LA SOLUZIONE.
Si sfrutta la naturale divisione degli uomini
in ideologie allo scopo di frammentare il peso politico delle singole soluzioni
scelte dai cittadini.
La preferenza di ogni singolo cittadino, verso
una specifica soluzione, si troverà rappresentata, per legge, in vari
contenitori politici divisi per statuti, valori e ideologie spesso
inconciliabili fra loro e quindi senza possibilità di governare con efficienza.
PREMIARE LA COALIZIONE UNIFORME.
Creare un insieme di leggi che favoriscano la
coalizione (anche se non promuove l’idea di maggioranza) che è unitaria su più
fronti e non tollera al suo interno pareri discordanti, come ad esempio il
partito di un regime che può avere accesso ai media o al potere economico.
Passa
al potere il partito più compatto ed efficiente, piuttosto che la volontà della
popolazione.
L’ideale
della democrazia non è l’elezione dei rappresentanti, ma la partecipazione del
popolo alla vita della città – che stiamo invece, progressivamente perdendo.
Siamo
in Democrazia, Sei Tu lo “Strano”.
SEI TU LO STRANO.
Chi si rende conto delle ingiustizie e della
mancanza di libertà è fatto sentire “strano”, e la sua posizione viene
presentata come un suo gusto personale rispetto alla maggioranza che ha votato
il leader.
CHI HA CONSENSO È NEL “GIUSTO”.
Il fatto di avere acquisito potere con delle
elezioni viene presentato come un’autorizzazione a determinare, tramite la
Legge, il “Giusto” e lo “Sbagliato”.
In un clima di stress e insicurezza, chi osa
mettere in discussioni qualche legge deve temere la reazione della massa che ha
paura di non essere più protetta con forza ed efficienza.
I
cittadini così, in nome dell'urgenza di avere sicurezza e del rispetto per le
regole, perdono la serenità di criticare e di partecipare alla definizione
delle leggi che diventano sinonimo di "Giustizia" o di
"Verità" immodificabili.
NON C’È PERICOLO, SIAMO IN DEMOCRAZIA.
In questa maniera, le persone che capiscono la
situazione generale di sfruttamento, tendono a ribellarsi di meno, e non in
pubblico.
Ma
tutto ciò non ci spaventa perché alla fine, pensiamo, siamo in democrazia.
Sintesi
della Manipolazione di Massa.
CONTROLLARE
UNA PARTE DEI CANALI TV.
Il
leader arriva a tutto il paese in ogni momento, mentre le idee dei singoli
rimangono isolate.
La popolazione non può avere una visione
d'insieme delle idee spontanee e perde interesse per la politica.
CIRCOSCRIVERE
QUELLO CHE LA MASSA CONOSCE.
Durante
gli anni si omette dalla coscienza collettiva tutto ciò che è sfavorevole al
controllo di massa.
Il
paese va progressivamente perdendo la sua anima e la sensibilità civica
conquistata durante i secoli, vive in un eterno presente.
RENDERE
LA POPOLAZIONE EMOTIVAMENTE REATTIVA.
Modelli
istintivi, Stress, Insicurezza, Precarietà, Emergenza, Ridurre la Cultura e il
livello di indagine.
Mantenere
la popolazione sul "si salvi chi può", pronta a reagire alle
provocazioni dei media.
Fare
perdere la capacità di aggregazione e collaborazione dei singoli.
SFRUTTARE
VARIE FORME DI PAURA.
Guerra,
terrorismo, aggressioni, stupri, odio razziale, illegalità e crimine, gang
giovanili, bullismo, virus, paura di non farcela economicamente e, soprattutto,
la paura
di ciò che potrebbe accadere se non si rimane nell’ambiente protetto del
gruppo.
Cambiano
i valori comuni e non si pianificano più soluzioni collettive a lungo termine.
DETERMINARE
TENDENZE, CULTURE E MODELLI DI PENSIERO.
Produrre,
consumare, essere ottimisti, ricchi, famosi, alla moda, attraenti, vincenti,
determinati, avere una immagine accettata, individualista, forte, aggressiva,
risoluta, efficiente, scaltra, egocentrica, combattiva, furba.
Le
nuove generazioni formano le loro personalità in un campo sempre più limitato
di scelte.
MODIFICARE
LE LEGGI FINO ALLA COSTITUZIONE.
Accentrare
per legge il potere mediatico, economico, politico e militare.
Limitare
per legge la nascita e l’aggregazione di idee libere.
Limitare
per legge il peso politico delle soluzioni proposte dai singoli cittadini.
Come
Non Farsi Controllare nei Paesi Democratici.
Sotto
le condizioni analizzate finora, i problemi che richiedono
una
visione d’insieme e un’organizzazione sistematica su ampia scala,
non
possono essere risolti e la legge non è più garanzia di giustizia.
COSA
FARE?
Cambiamo
queste condizioni.
CONOSCENZA.
Fare
conoscere i modi in cui si possono controllare le masse nei paesi democratici.
Fare conoscere i modi in cui si può vivere eticamente e contribuire a innalzare
nel suo insieme la qualità della vita della collettività.
Garantire
queste conoscenze come base fondamentale dell'istruzione, dell'educazione e
della cultura.
FAVORIRE
LA PRESA DI COSCIENZA.
Stimoliamo
un ambiente sereno, fertile al cambiamento ed alla presa di coscienza.
Limitiamo
l'offesa e la provocazione, che frenano la ricettività e l’apprendimento diffuso.
PARTECIPAZIONE
PIÙ DIRETTA.
Investiamo le nostre risorse personali
incoraggiando una partecipazione dei singoli sempre più attiva e diretta alle
soluzioni dei problemi comuni.
LIMITIAMO
I VINCOLI.
Limitiamo le scelte che prevedono vincoli,
legami o impegni a lungo termine. Garantiamoci sufficiente tempo per le
attività non pianificate, anche quelle non economicamente produttive.
Consumiamo
meno di quanto gli standard dei media vorrebbero imporre.
CREIAMO
SCELTE SEMPRE PIÙ CONSAPEVOLI.
L'accesso
libero e comodo a tutte le informazioni, anche quelle non filtrate,
è in
assoluto una delle principali armi contro la manipolazione mentale.
PICCOLI
ACCORGIMENTI PER UNA RIVOLUZIONE ETICA.
FAI
INFORMAZIONE.
Fai tu stesso informazione, diffondi le tue
esperienze, conoscenze, idee e competenze.
Prendi
le informazioni da più fonti possibili e confrontale.
SII
COSTRUTTIVO.
Orienta il tuo pensiero a favore della
creazione organizzata e sistematica di alternative migliori, e non limitarti
alla critica o all’essere “contro”.
Fai
proporre sempre una soluzione accanto ad ogni problema che viene sollevato e
incoraggia una partecipazione attiva e diretta verso quella soluzione.
CONTA
LA SOLUZIONE.
Non permettere che gli attacchi alla reputazione di
una persona possano ostacolare la realizzazione di soluzioni necessarie a tutti.
Insegna
a giudicare la soluzione come base collettiva da supportare e non la persona
che porta lo slogan, che è sempre imperfetta e soggetta ad una vulnerabilità
d'immagine da parte dei media.
Sviluppa
e supporta dei metodi di lavoro che permettano ad ogni movimento costruttivo di
diffondersi perseguendo soluzioni concrete con trasparenza ed efficienza.
PROPONI,
NON REAGIRE AI MEDIA.
Scegli tu i temi che reputi più importanti su
cui impegnarti e portali avanti nel tempo, indipendentemente dalle provocazioni
e dai polveroni sollevati di volta in volta dai media.
Se un
sistema non dà sufficiente peso alle soluzioni proposte dal basso, allora prima
bisogna cooperare insieme per migliorare quel sistema, e solo dopo potrà essere
utile esprimere le nostre differenze ideologiche.
(universolografico.blogspot.ch).
Aspettatevi
un ulteriore
allargamento
del conflitto ucraino.
Unz.com
- PAUL CRAIG ROBERTS – (8 DICEMBRE 2022) – ci dice:
Un
Putin inflessibile indica che sta mantenendo la sua guerra lenta che si traduce
in una partecipazione sempre più occidentale.
In
rari commenti sullo stato della guerra, Putin ha ammesso che probabilmente
sarebbe stato un "processo lungo".
(zerohedge.com/geopolitical/putin-risk-nuclear-war-rising-will-defend-russia-all-available-means)
Putin
si rende conto che prolungando inutilmente il conflitto non solo sta causando
inutili perdite russe, ma potrebbe anche mettere in pericolo la sua leadership?
Molti
russi credono che Putin stia facendo sembrare la Russia stupida per
l'incapacità di portare il conflitto a una conclusione vittoriosa.
Ciò
potrebbe anche influire sul reclutamento.
Non
c'è orgoglio per i giovani di essere in una forza militare che non sconfigge un
paese del terzo mondo come l'Ucraina.
Considerazioni di questo tipo, insieme alla
capacità che un conflitto prolungato dà a Washington di espandere la
partecipazione occidentale al conflitto ucraino, mentre costruisce forze NATO
ai confini della Russia, sollevano seri interrogativi sulla saggezza, se del
caso, del limitato intervento militare di Putin.
Interpretare
un buon ruolo da due scarpe a spese del proprio paese non ha senso.
Putin
sembra essere estremamente credulone quando si tratta di trattare con
l'Occidente.
Se
l'Occidente glielo permettesse, continuerebbe a fornire loro petrolio e gas
anche mentre è in guerra con loro.
L'ex cancelliere tedesco Merkel ha appena
ammesso che l'Occidente ha facilmente ingannato Putin fingendo di aderire
all'accordo di Minsk, usandolo come uno stratagemma per scoraggiare qualsiasi
risposta russa all'assassinio dei russi del Donbass fino a quando l'Occidente
non avesse costituito l'esercito ucraino.
Gli 8
anni trascorsi da Putin a lasciarsi ingannare hanno reso il conflitto in
Ucraina molto diverso da quello che sarebbe stato nel 2014.
La
Merkel ha detto che l'accordo di Minsk è stato “un tentativo di dare tempo
all'Ucraina”.
L'Ucraina
ha sfruttato questa volta per rafforzarsi, come puoi vedere oggi. L'Ucraina del
2014/15 non è l'Ucraina di oggi.
Come
hai visto nella battaglia per Debaltseve all'inizio del 2015, Putin avrebbe
potuto facilmente superarli in quel momento.
E
dubito fortemente che i paesi della NATO avrebbero potuto fare tanto quanto
fanno adesso per aiutare l'Ucraina".
(rt.com/news/567863-merkel-minsk-stronger-ukraine/)
Il
presidente ucraino insediatosi negli Stati Uniti dopo il golpe, Pyotr
Poroshenko, conferma l'ammissione della Merkel.
RT
riferisce:
“Pyotr Poroshenko, che è diventato presidente
dell'Ucraina dopo il colpo di stato sostenuto dagli Stati Uniti a Kiev nel
2014, ha detto a un pubblico domestico nell'agosto 2015 che Minsk era uno
stratagemma per guadagnare tempo per un potenziamento militare”.
Lo ha
ammesso in Occidente nel luglio 2022, in un'intervista con i media tedeschi.
Dopo
aver sprecato 8 anni facendo affidamento sulla diplomazia di pace respinta da
Washington, Putin ha poi preso misure a metà strada quando il successo russo ha
richiesto una vittoria rapida e completa per impedire il coinvolgimento di
Washington.
Di
conseguenza, i problemi per la Russia si sono moltiplicati con una guerra sempre
più ampia che porta, come avverte Putin, alla guerra nucleare.
Eppure
Putin si attiene a una politica che non funziona da 8 anni, una politica che fa
il gioco dei neoconservatori di Washington.
"Ecco
chi tira i fili del terrore
per sovvertire
l'ordine
mondiale".
Ilgiornale.it
- Andrea Indini – (11 Settembre 2014) – ci dice:
Daniel
Estulin: "Il Bilderberg non è più così importante, la vera politica si
svolge a un livello sovranazionale, al di sopra dei governi".
E fa i
nomi di chi governa il mondo da dietro le quinte.
"Tutti
gli eventi sono tra loro interconnessi. A leggere i giornali sembra che gli
scontri in Ucraina siano un problema a sé, completamente slegati dagli scontri
razziali di Ferguson o dalle persecuzioni razziali e religiose in Iraq e
Siria".
Prima
di entrare nel merito delle tensioni tra la Russia e la Nato, Daniel Estulin
(controverso autore del libro La vera storia del club Bilderberg) ci tiene a
spiegare che "la Terra è un pianeta piccolo" e che, per andare fino
in fondo, è fondamentale capire chi tira le fila.
Perché "noi siamo solo burattini".
Estulin
nasce nel 1966 a Vilnius. Della sua vita non si sa molto. Ma, chiacchierando, è
lui stesso a raccontare delle battaglie del padre per una Russia più libera,
della fuga in Canada e della passione per la politica, senza divisione tra
interni e esteri, perché "la vera politica si svolge a un livello sovranazionale,
al di sopra dei governi, tra quelle persone che governano il mondo da dietro le
quinte".
Li
chiama "shadow master" (signori dell'oscurità, ndr) e cerca di smascherarli nei suoi
libri, da “L'istituto Tavistock” in avanti.
Perché
la Nato sta alzando i toni con la Russia?
"Per capirlo bisogna guardare a
Detroit, uno scenario post-apocalittico degno di un film di Will Smith.
Le
persone che tirano le fila del mondo vogliono che le guerre, la crescita zero e
la deindustrializzazione ogni città del mondo assomigli a Detroit."
Progresso
e sviluppo non dovrebbero essere direttamente proporzionali alla densità di
popolazione?
"Grazie
ai progressi tecnologici, le società si sviluppano, creano di ricchezza e
costruiscono.
Ma chi
tira le fila del mondo sa che la terra è un pianeta molto piccolo con risorse
naturali limitate e una popolazione in continua crescita.
Ora siamo 7 miliardi e stiamo già esaurendo le
risorse naturali.
Ci
sarà sempre abbastanza spazio sul pianeta, ma non abbastanza cibo e acqua per
tutti.
Perché
i potenti sopravvivano, noi dobbiamo morire."
Come
intendono fare?
"Distruggendo
le nazioni a vantaggio delle strutture sovranazionali controllate dal denaro
che gestiscono.
Le corporazioni governano il mondo per conto
dei governi che esse controllano. Così è successo con l'Unione Europea."
E
Putin non rientra in questo disegno...
"Pensavano
di poterlo controllare..."
Perché
non ci riescono?
"La
Russia è una superpotenza nucleare. È questo che la rende tremendamente
pericolosa agli occhi di questa gente.
La
Cina, per esempio, ha una grande popolazione ma non è una potenza nucleare. E
per questo non è un pericolo.
Mentre l'economia cinese può essere distrutta
nel giro di un minuto, le tecnologie russe non possono essere annientate."
Dove
vogliono arrivare col conflitto in Ucraina?
"Togliere
il gas all’Europa per farla morire di freddo… Quando parlo di potere, non lo
identifico con persone che siedono su un trono, ma con un concetto
sovranazionale.
L’idea
è appunto distruggere ogni nazione."
Alla
fine non ci sarà più alcuna patria?
"L’alleanza
occidentale è orientata verso una struttura mondiale che per essere controllata
ha bisogno di nazioni deboli."
È
possibile fare qualche nome?
"Christine
Lagarde, Mario Draghi, Mario Monti, Petro Oleksijovyč Porošenko… tutte queste
persone sono sostituibili.
Prendete
Renzi: la sua politica conduce alla distruzione dell’Italia. Perché lo fa, dal
momento che dovrebbe fare l’interesse del vostro Paese? Non è logico."
Non è
poi tanto diverso da Monti… "I vari Renzi, Monti, Prodi sono traditori dell’Italia,
non lavorano nell’interesse del Paese. Renzi non ha mandato politico, nessuna
legittimazione, non è stato eletto."
L'ultimo
premier eletto democraticamente è stato Berlusconi.
"E
questo è il motivo per cui c’è stato uno sforzo così ben orchestrato per
distruggerlo."
È il
Bilderberg a tirare le fila?
"Il
Bilderberg era molto influente negli anni Cinquanta, nel mondo postbellico.
Ora è molto meno importante di quanto non si
creda. Organizzazioni come il Bilderberg o la Trilaterale non sono il vertice
di nulla.
Sono
la cinghia di trasmissione. I veri processi decisionali hanno luogo ancora più
in alto.
L'Aspen institute è molto più importate del
Bilderberg."
Nessuno
ne parla.
"I
giornali mainstream fanno parte di questo gioco. Pensare che media come il New
York Times, il Washington Post o Le Monde siano indipendenti, è da idioti. I giornalisti lavorano per azionisti,
che decidono la linea editoriale del giornale."
Vale
anche per l'Italia?
Mobbing
sul lavoro: che cos’è
e come
tutelarsi.
Ticonsiglio.com-
Redazione – (1°Gennaio 2022) – ci dice:
Cerco
lavoro.
CHE COS’E’
IL MOBBING.
COME E
PERCHÈ NASCE IL MOBBING?
COME
SI RICONOSCE IL MOBBING?
ESEMPI
DI COMPORTAMENTI VESSATORI.
CHE
COS’E’ IL BOSSING?
QUALI
SONO LE CONSEGUENZE DEL MOBBING?
GLI
EFFETTI SUL MOBBIZZATO.
GLI
EFFETTI SULL’AZIENDA.
LE
LEGGI E LA NORMATIVA SUL MOBBING.
MOBBING
SUL LAVORO: COME TUTELARSI.
COSA
FARE IN PRATICA.
Che
cos’è il mobbing? Come riconoscerlo? Quali sono le sue conseguenze? Come
tutelarsi? Ecco tutte le informazioni utili su questa importante tematica del
mondo del lavoro.
CHE
COS’E’ IL MOBBING.
Prima
di tutto è fondamentale conoscere il significato del termine “Mobbing “.
L’etimologia della parola risale al verbo inglese [to] mob, cioè «assalire,
molestare».
Quindi con Mobbing si intende i comportamenti violenti
che un gruppo rivolge ad un suo membro.
In
relazione all’ambito lavorativo, è definito come una forma di terrore
psicologico sul posto di lavoro, esercitata attraverso comportamenti aggressivi
e vessatori ripetuti, da parte di colleghi o superiori.
In
poche parole, un atteggiamento che impedisce alla vittima di lavorare o di
svolgere serenamente la propria attività.
Tale
comportamento può anche essere messo in atto da persone che abbiano una certa
autorità sulle altre (ad esempio capi area, responsabili, direttori), in tal
caso si parla di bossing.
Questa
condizione di persecuzione psicologica sull’ambiente di lavoro ci è nota da più
di un secolo.
Infatti
il primo a parlare di Mobbing è stato lo psicologo svedese Heinz Leymann già
alla fine dell’800.
In
Italia, la tematica è stata introdotta dallo psicologo tedesco Harald Ege, che
per primo nel 2002 ha pubblicato un metodo per identificare il fenomeno e i
suoi danni tramite il riconoscimento di 7 parametri (il cosiddetto metodo Ege).
COME E
PERCHÈ NASCE IL MOBBING?
La
stessa logica che oggi ispira certi valori e criteri organizzativi può essere
terreno fertile per la violenza psicologica.
La
competizione per il raggiungimento degli obiettivi e gli stimoli per migliorare
la produzione possono essere dei punti di partenza di un atteggiamento negativo
che può sfociare nel Mobbing.
Ci
sono poi da considerare anche altri aspetti non propriamente professionali, che
rientrano nella sfera delle relazioni umane e delle loro varie sfumature
(antipatia nei confronti della vittima, simpatia per colui/colei che potrebbe
potenzialmente sostituire la vittima, etc.).
Il
Mobbing avviene perché nessuno lo impedisce.
Gli
spettatori non tentano di fermare chi mette in atto il Mobbing e, con il loro
silenzio, lo favoriscono.
Il
motivo di tale comportamento è facilmente intuibile: la paura.
Paura
di essere coinvolti, di avere ritorsioni di qualche genere o addirittura di
perdere il lavoro.
Possiamo quindi dire che vi è una specie di
omertà professionale che non solo favorisce la nascita del Mobbing, ma facilita
anche la sua evoluzione.
COME
SI RICONOSCE IL MOBBING?
Riconoscere
il Mobbing non è semplice. In genere, per rientrare nella definizione di
Mobbing le azioni compiute dovrebbero:
ripetersi
per un lungo periodo di tempo;
reiterarsi
in modo sistematico e continuato;
avere
uno scopo preciso, quindi essere azioni intenzionali (magari anche
premeditate).
Il
mobbizzato (come viene definita la vittima) viene letteralmente accerchiato e
aggredito volontariamente da aggressori (detti mobber) che mettono in atto strategie
comportamentali volte alla sua distruzione psicologica, sociale e
professionale.
I rapporti sociali diventano conflittuali e
sempre più rari, portando la vittima all’isolamento e all’emarginazione totale.
Ogni
situazione è a sé stante, ma i vari casi hanno dimostrato che nel Mobbing
esiste una costante:
la vittima è sempre in una posizione inferiore
rispetto ai suoi avversari. Ovviamente l’inferiorità non è legata
all’intelligenza o alla cultura del mobbizzato, ma al suo status nel contesto
lavorativo.
Ed è
proprio lo status ad essere intaccato per primo durante il periodo di tempo in
cui si subisce Mobbing, un periodo in cui la vittima perde gradatamente la sua
posizione iniziale.
Gli
elementi che vengono meno sono:
– la
sua influenza;
– il
rispetto degli altri verso di lui/lei;
– il
suo potere decisionale;
–
l’entusiasmo nel lavoro;
– la
fiducia in sé stesso;
– gli
amici;
– la
salute;
– la
sua dignità.
La
vittima di queste vere e proprie persecuzioni si vede emarginata, calunniata,
criticata.
Le vengono affidati compiti dequalificanti:
viene spostata da un ufficio all’altro oppure viene sistematicamente messa in
ridicolo di fronte a clienti o superiori.
Nei casi più gravi si arriva anche al
sabotaggio del lavoro e ad azioni illegali.
Lo
scopo è sempre il medesimo:
eliminare
una persona divenuta in qualche modo “scomoda”, inducendola alle dimissioni
volontarie o provocandone un motivato licenziamento.
ESEMPI
DI COMPORTAMENTI VESSATORI.
Per
maggior chiarezza, di seguito degli esempi pratici di comportamenti vessatori:
sottrazione
ingiustificata di incarichi o della postazione di lavoro;
dequalificazione
delle mansioni a compiti banali (fare fotocopie, ricevere telefonate o compiti
con scarsa autonomia decisionale);
rimproveri
e richiami, espressi in privato ed in pubblico, anche per banalità;
dotare
il lavoratore di attrezzature di lavoro di scarsa qualità o obsolete (arredi
scomodi, ambienti male illuminati, pc mal funzionanti) così da rendere
difficile lo svolgimento del lavoro;
interrompere
il flusso di informazioni necessario per l’attività (chiusura della casella di
posta elettronica, restrizioni sull’accesso a Internet);
continue
visite fiscali in caso malattia.
CHE
COS’E’ IL BOSSING?
Si
definisce bossing quella forma di mobbing compiuto dai superiori o dai
dirigenti dell’azienda, quasi sempre con lo scopo preciso di indurre il
dipendente alle dimissioni.
Viene chiamato anche mobbing verticale.
Grazie al lavoro secolare dei sindacati, al
giorno d’oggi i diritti dei lavoratori sono molto tutelati, quindi per
un’azienda è difficile licenziare qualcuno senza problemi.
Tuttavia,
soprattutto in tempi di crisi, molte aziende sono costrette a ridurre il
personale.
In
questi casi il bossing diventa un metodo per raggiungere gli obiettivi
prefissati (licenziamento o riduzione del personale) senza interferenze da
parte dei sindacati. Si può definire una vera e propria strategia aziendale.
QUALI
SONO LE CONSEGUENZE DEL MOBBING?
Le
conseguenze negative del Mobbing non coinvolgono solo la vittima, come verrebbe
naturale pensare, ma vanno a intaccare l’azienda.
Infatti
i danni ricadono anche sulla serenità e produttività dell’ambiente in cui è
consumato il Mobbing.
GLI
EFFETTI SUL MOBBIZZATO.
Partiamo
dal punto di vista del mobbizzato: per la vittima le prime immediate
conseguenze del Mobbing sono i problemi di salute legati alla somatizzazione
della tensione nervosa.
Tra i
possibili sintomi troviamo:
–
palpitazioni;
–
tremori;
–
difficoltà respiratorie;
–
problemi di espressione;
–
sudorazione fredda;
–
dermatite e problemi cutanei;
–
cefalea;
–
gastriti e disturbi digestivi.
Un’altra
sfera dell’esistenza che risente dello stress è il sonno: incubi, sonno
interrotto, insonnia.
La pressione psicologica, poi, può portare a
disturbi più evidenti ed invasivi come:
–
annebbiamento della vista;
–
difficoltà di memoria e di concentrazione;
–
capogiri e svenimenti.
Ansia,
esaurimento nervoso, depressione, insonnia, nevrosi, isolamento sociale,
attacchi di panico.
Questi
i risultati del Mobbing, che si espandono a macchia d’olio nelle altre sfere
della vita del mobbizzato intaccando l’umore, le relazioni familiari e sociali,
la capacità di affrontare le incombenze quotidiane, fino a incidere sulla voglia
di continuare a vivere, portando anche al suicidio nei casi più gravi.
GLI
EFFETTI SULL’AZIENDA.
Per
l’azienda il Mobbing ha effetti ugualmente devastanti, principalmente sul piano
economico: se una persona è vittima di Mobbing le sue prestazioni lavorative
saranno inferiori per via di tutti i disturbi sopra indicati.
La
mancanza di serenità sul posto di lavoro, sommata ai problemi di salute
elencati, porta ad un minore rendimento della risorsa e quindi ad una perdita
economica per l’azienda.
Inoltre,
al di là delle questioni legate ai costi, per le aziende ci sono gravi
conseguenze anche sul piano sociale: se i dipendenti si dimostrano
scontenti delle condizioni di lavoro a cui sono sottoposti e ne parlano al di fuori delle mura
aziendali, l’immagine della ditta ne risente inevitabilmente e la concorrenza
può approfittarne.
LE
LEGGI E LA NORMATIVA SUL MOBBING.
Da
diversi anni vengono presentati alcuni disegni di legge, ma nessuno di questi è
mai stato approvato in legge.
Dal
punto di vista legale, quindi, in Italia non esiste una legislazione specifica
relativa al mobbing, ma le azioni e le conseguenze del mobbing possono
rientrare in altre fattispecie di reato.
Non
essendoci leggi apposite, per tutelare la vittima di Mobbing la legge italiana
fa riferimento a diversi articoli della Costituzione, che accennano ai diversi
comportamenti che caratterizzano il Mobbing e che rientrano in fattispecie
contemplate da vai articoli del codice penale italiano, come l’abuso d’ufficio,
percosse, lesione personale volontarie, atti persecutori (in inglese Stalking),
ingiuria, diffamazione, abusi sessuali, minaccia, molestie.
Ad
esempio, la più frequente azione da Mobbing consiste nel dequalificare il
lavoratore per demotivarlo e costringerlo alle dimissioni.
Sul
piano giuridico, il demansionamento è vietato perché costituisce sempre lesione
del diritto fondamentale alla libera esplicazione della personalità del
lavoratore nel luogo di lavoro, tutelato dagli art. 1 e 2 della Costituzione.
Quindi
il danno che ne deriva è suscettibile di risarcimento.
A
parte le norme generali a tutela della persona (contenute nell’art. 2 e 3 della
Costituzione), vi sono anche altre norme che tutelano l’individuo nella realtà
lavorativa, ad esempio:
– Art.
32, che riconosce la tutela della salute come diritto fondamentale dell’uomo;
– Art.
35, che prevede la tutela del lavoro in tutte le sue forme;
– Art. 41, che vieta lo svolgimento
dell’attività economica privata se esercitata in contrasto con l’utilità
sociale o qualora rechi danno alla sicurezza, alla libertà ed alla dignità
umana.
Inoltre,
la legge italiana disciplina anche il risarcimento del danno biologico, cioè la
lesione dell’integrità fisica della persona (ad esempio i danni alla salute),
situazione molto frequente in casi di Mobbing.
Sono
invece maggiori le difficoltà per ottenere il risarcimento del danno morale,
poiché più complesso da dimostrare.
Altro
aspetto disciplinato dal Legislatore ed importante ai fini del Mobbing, è
costituito dalla normativa in tema di sicurezza sul lavoro, dettata dal decreto
legislativo n. 81/2008.
La
materia della sicurezza sul lavoro cita indirettamente il tema del Mobbing,
poiché definisce il concetto di “salute del lavoratore” come “assenza di
malattia o d’infermità”, ma anche come “uno stato di completo benessere fisico,
mentale e sociale”.
Partendo
da questo presupposto, il datore di lavoro ha l’obbligo, non solo di non
evitare condotte negative che possano minare alla salute psico-fisica del
lavoratore, ma anche di creare un ambiente lavorativo sereno così da prevenire
e proteggere la salute e la sicurezza di quest’ultimo.
MOBBING
SUL LAVORO: COME TUTELARSI.
A chi
può rivolgersi una persona che subisce mobbing?
In
Italia purtroppo non esistono centri di competenza in grado di supportare un
lavoratore vittima di vessazioni sul lavoro, quindi il mobbizzato può trovare
sostegno in amici, parenti, colleghi etc., ma difficilmente troverà un supporto
professionale.
La
soluzione ideale sarebbe offrire all’interessato sostegni utili per affrontare
la situazione: un supporto di tipo sociale e uno di tipo legale.
COSA
FARE IN PRATICA.
Cosa è
consigliato fare in caso di Mobbing?
Rivolgersi
ad un legale per avere una consulenza e rivolgersi ad enti di supporto, se sono
presenti nella propria città.
Ad
esempio alcune Organizzazioni Sindacali offrono un sostegno in termini di
consulenza e anche di assistenza legale.
Esistono anche studi giuslavoristi
specializzati in mobbing e discriminazioni lavorative.
In caso di reati penali è indispensabile
rivolgersi ad un Avvocato penalista.
No,
Hermann Goering non ha detto
che «se riuscite a immaginare un modo
per
impaurire le persone,
potete
fargli fare quello che volete».
Facta.news
– Redazione – (Ott 26, 2020) - ci dice:
Lunedì
26 ottobre 2020 la redazione di Facta ha ricevuto una segnalazione via WhatsApp
che chiedeva di verificare le informazioni contenute in un post pubblicato su
Facebook il 25 ottobre.
Il
post oggetto della nostra verifica contiene una foto del generale nazista
Hermann Goering mentre posa accanto ad Adolf Hitler.
Il
post è accompagnato da un commento, scritto dall’autore del post, che recita:
«Circa 75 anni fa Hermann Göring (a destra nella foto…. supremo Maresciallo del
Reich) testimoniò al tribunale di Norimberga.
Gli
venne chiesto: “Come avete convinto il popolo tedesco ad accettare tutto questo?”.
Lui
rispose: “E’ stato facile. Non ha nulla a che fare con il nazismo, ha a che
fare con la natura umana.
Lo
puoi fare in un regime nazista, socialista, comunista, in una monarchia e anche
in una democrazia.
L’unica cosa che si deve fare per rendere
schiave le persone è impaurirle.
Se
riuscite a immaginare un modo per impaurire le persone, potete fargli fare
quello che volete.”
Quanta
attualità dopo 75 anni».
La
stessa citazione è stata pubblicata anche dal commissario tecnico della
nazionale italiana Roberto Mancini, in una storia sul suo profilo Instagram il
19 ottobre 2020.
Si
tratta di una notizia imprecisa.
Il
virgolettato attribuito a Hermann Goering e utilizzato nel post oggetto della
nostra verifica per spiegare l’attualità non è in realtà mai stato pronunciato.
Sebbene
Goering fosse uno degli esponenti nazisti alla sbarra nel processo di
Norimberga – tenutosi tra il 20 novembre 1945 e il 1 ottobre 1946 – la frase non compare in realtà in nessuna
delle trascrizioni ufficiali messe a disposizione dal sito dell’Università di
Harvard.
In
particolare, la testimonianza di Goering a cui fa riferimento il post è andata
in scena il 13 marzo 1946, ma il materiale del processo non riporta alcuna
traccia della frase.
Come è
stato ricostruito in questo articolo pubblicato dai colleghi americani di
Snopes, una citazione simile è invece contenuta nel volume
Nuremberg
Diary
,
pubblicato nel 1947 dallo psicologo americano Gustave Gilbert.
Il libro
contiene numerose interviste condotte durante il processo di Norimberga ad
esponenti nazisti, tra i quali Hermann Goering, che durante uno dei colloqui
aveva rivelato:
«Ovviamente
la gente non vuole la guerra. Perché mai un povero contadino dovrebbe voler
rischiare la pelle in guerra, quando il vantaggio maggiore che può trarne è
quello di tornare a casa tutto intero?
Certo,
la gente comune non vuole la guerra: né in Russia, né in Inghilterra e neanche
in Germania.
È
scontato.
Ma, dopo tutto, sono i capi che decidono la
politica dei vari Stati e, sia che si tratti di democrazie, di dittature
fasciste, di parlamenti o di dittature comuniste, è sempre facile trascinarsi
dietro il popolo.
Che
abbia voce o no, il popolo può essere sempre assoggettato al volere dei
potenti. È facile.
Basta dirgli che sta per essere attaccato e
accusare i pacifisti di essere privi di spirito patriottico e di voler esporre
il proprio paese al pericolo.
Funziona
sempre, in qualsiasi paese».
Come
si può notare, la citazione reale – riportata da una sola fonte, ma autorevole
– è molto meno netta di quella contenuta nel post oggetto della nostra
verifica, non
fa riferimento esplicito alla paura ed è utilizzata da Goering per spiegare il
metodo utilizzato dai nazisti per far accettare alla popolazione tedesca la
seconda guerra mondiale.
Quel
trilione "scomparso" che
può
essere usato per colpire l'Occidente.
msn.com-
Il Giornale - Storia di Andrea Muratore – (11-12-2022) – ci dice:
400
miliardi di dollari la Cina, massima potenza esportatrice industriale globale,
250 la Russia che guadagna dal boom dei prezzi energetici nonostante le
sanzioni; 200 l'Arabia Saudita con le maggiori risorse petrolifere mondiali;
150 i miliardi scomparsi dai T-Bond Usa: il "trilione scomparso"
dalle autocrazie è il tesoretto che può rivolgersi verso l'Occidente in termini
di spesa clientelare, investimenti, acquisizioni.
Un
tempo i regimi autoritari non avevano altro desiderio se non riversare nei
mercati occidentali i loro introiti da commercio o produzione.
Le entrate del surplus commerciale cinese
finivano in asset, infrastrutture, imprese e fondi; la Russia ha diversificato
ovunque, dalle squadre di calcio al lusso, creando feudi come
"Londongrad".
L'Arabia Saudita e le altre monarchie del
Golfo, come Qatar e Emirati Arabi Uniti, sono la patria dei celebri
"petrodollari" riversatisi nella finanza e nel “Real estate”.
Oggi
invece gli investitori notano che tra disinvestimenti, sanzioni (nel caso
russo) e ricerche di altri mercati, complice la fine del periodo occidentale di
vacche grasse, l'ammontare di risorse dirottato da questi mercati è inferiore di un
trilione di dollari rispetto alle aspettative.
Repubblica
ha analizzato questo tema ricordando che le autocrazie sono in surplus, le
democrazie in deficit commerciale.
E
questo si riflette sulla bilancia dei pagamenti, caduta in rosso perfino per la
virtuosa Germania:
"Gli
ultimi sommovimenti dell'economia mondiale e, in particolare, il boom dei
prezzi dei beni energetici hanno aperto buchi nella bilancia dei pagamenti non
solo di paesi cronicamente in deficit nei conti esteri, come gli Stati Uniti,
ma anche in Gran Bretagna e - novità - anche in chi, normalmente, è in
condizioni di surplus, come l'Unione europea e il Giappone".
Questo modifica notevolmente l'indirizzo degli
investimenti diretti esteri.
Xi
Jinping può permettersi di siglare in Arabia Saudita accordi miliardari; la
Russia elude le sanzioni difendendo il cambio sul rublo; l'Arabia Saudita
investe in “Saudi Vision 2030” e progetta nuove strategie costose.
L'Europa e gli Usa invece si litigano quote di
mercato, innovazione, talenti.
E non
riescono a controbattere con piani e strategie come il Global Gateway a progetti quali la
Belt and Road Initiative.
L'Occidente
globale è in deficit e il pallino del gioco della partita della gestione del
debito mondiale, anche per colpa dell'inflazione, non è più in mano sua.
Le altre nazioni dirottano altrove i propri
investimenti:
il reshoring e la deglobalizzazione orientano anche le mosse delle
autocrazie che hanno partecipato alla grande festa dei mercati globali finché è
stato loro possibile.
Ora
invece i loro fondi "potrebbero servire a rinsaldare influenze politiche.
A puntellare il regime di Erdogan nella
Turchia sommersa da una inflazione non lontana dalla tre cifre, nel caso della
Russia.
A sostenere
il traballante Egitto di Al Sisi, per i paesi arabi.
O il Pakistan in ginocchio, per la Cina":
una vera e propria finanza "autoritaria" parallela capace di sfidare
in termini di potere e attrattiva quella occidentale basata sul Fondo monetario
internazionale.
Non
sono blocchi fissi ovviamente, ma l'Occidente è economicamente sotto assedio.
Fiaccato
dalla Grande recessione, dal Covid, dalla crisi energetica e dal ritorno
dell'inflazione il suo modello non è più l'epicentro globale degli investimenti.
La lunga fase di vacche grasse finanziarie ha
coperto il problema degli investimenti in conto capitale, della corsa del resto
del mondo all'innovazione, della dipendenza energetica da Russia e Medio
Oriente, della difficoltà nella proiezione fuori dal blocco coincidente col G7.
Il
"trilione scomparso" si è diretto altrove, cercando obiettivi
politici:
il potenziamento dell'influenza e la ripresa dell'espansione commerciale
(Cina), la difesa dalle sanzioni e la costruzione di hub energetici non
occidentali (Russia), il riarmo e la proiezione geopolitica regionale (Arabia
Saudita).
Tre
strategie con un unico comune denominatore: portare le risorse lontane da un
Occidente che tra” reshoring” e crisi è in difficoltà.
Parliamo
di una minaccia che sottende un'opportunità: vincolare con maggior forza
democrazia e mercati rinnovati e più sicuri anche politicamente dalle
proiezioni straniere.
Un'opportunità che, scrutinando investimenti e
promuovendo il “friend-shoring” nei settori chiave (dalla transizione ai chip)
l'Europa e gli Usa possono sviluppare, a patto di cooperare.
E pare
proprio questo, alla luce degli ultimi sviluppi, lo step più grande da superare
per contrapporre un fronte unito alla frastagliata avanzata finanziaria delle autocrazie.
Lupi,
Pony e Misteri…
Conoscenzealconfine.it – (10 Dicembre 2022) -
Augusto Sinagra – ci dice:
C’era
una Signora tedesca che aveva un pony. Un lupo affamato uccise il pony. La
Polizia indagò per tre mesi e alla fine individuò il lupo.
Non si
sa che fine ha fatto il lupo. Si sa però che la Signora tedesca ha sollecitato
l’Unione europea a ridurre la protezione ai lupi in quanto specie protetta.
Questo significa che si potrà sparare ai lupi in libertà.
La
vicenda mostra il livello morale del personaggio e l’abuso di potere da parte
sua e da parte della Polizia che ha indagato sul “ponycidio” ad opera del lupo!
Chi
non ama gli animali, a parte il pony personale, non ha niente di umano.
Sempre
la stessa Signora è comparsa allegra e festante alla Scala di Milano.
Non
credo che fosse interessata all’opera lirica.
Penso
che si sia trattato di una scusa per scambi di opinioni molto riservate con
vertici istituzionali o meno dello Stato italiano oltre che un modo per
“segnare” il territorio.
Sempre
la stessa Signora, che è oggetto di indagine da parte della Procura europea, non rende contezza dei suoi rapporti
con l’Amministratore Delegato della Pfizer, dove lavora il marito e meno che
mai dei contratti conclusi con le diverse Case farmaceutiche.
Questi
sono i fatti. Vediamo chi indovina chi è il personaggio in questione…
(Articolo di Augusto Sinagra –
Professore ordinario di diritto delle Comunità europee presso la Facoltà di
Scienze Politiche dell’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”. Avvocato
patrocinante davanti alle Magistrature Superiori, in Italia ed alla Corte
Europea dei Diritti dell’Uomo, a Strasburgo.)
(imolaoggi.it/2022/12/08/lupi-pony-e-misteri/).
Mein
Kampf (1925).
Storiaxxisecolo.it
– Redazione – (10-5-2022) – ci dice:
Hitler
scrisse Mein Kampf (La mia battaglia) durante la prigionia, nel 1924.
Lo
scritto, pubblicato l'anno dopo, nel luglio del '25, costituisce il manifesto
del suo pensiero fatto di nazionalismo tedesco, superiorità della razza ariana,
odio contro ebrei, marxisti e liberali.
Proponiamo
qui di seguito alcuni brani di questo libro folle e guerrafondaio, perché siano
di monito a tutti.
La
gioventù hitleriana.
"Nei
centri del mio nuovo Ordine mondiale verrà allevata una gioventù che spaventerà
il mondo.
Io
voglio una gioventù che compia grandi gesta, dominatrice, ardita, terribile. Gioventù
deve essere tutto questo.
L'animale
rapace, libero e dominatore, deve brillare ancora dai suoi occhi.
I
giovani debbono imparare il senso del dominio.
Debbono
imparare a vincere nelle prove più difficili la paura della morte".
Guerra
e razza.
"Il
gioco della guerra consiste nella distruzione fisica dell'avversario.
Per
questo vi ho ordinato di massacrare senza pietà qualsiasi uomo, donna o bambino
che non appartenga alla vostra razza.
Così
soltanto potremo ottenere lo spazio fisico che ci abbisogna".
"Troverò
qualche spiegazione per lo scoppio della guerra.
Non importa se plausibile o no.
Al vincitore non verrà chiesto, poi, se ha
detto la verità.
Nell'iniziare
e nel condurre una guerra non è il diritto che conta, ma il conseguimento della
vittoria".
Razze
superiori.
"Esistono razze elette e superiori,
destinate a comandare, e razze spregevoli e inferiori, destinate a servire.
Non si può parlare né di uguaglianza né di
fraternità tra gli uomini;
tali
idee sono inaccettabili perché contro natura.
È giusto invece che certi individui e certe
razze - quelli superiori - si impongano sugli altri e li costringano a
obbedire.
E poiché i tedeschi eccellono su tutte le
razze, essi hanno il dovere e il diritto di guidare il novo mondo".
"A
dominare sarà una razza superiore, una razza di padroni, che disporrà dei mezzi
e delle possibilità di tutto il globo."
Il
"valore" del terrore.
"Il
terrore è lo strumento politico più efficace.
Non me ne lascerò privare soltanto perché una
massa di stupidi smidollati borghesi pretende di esserne offesa.
È mio dovere usare ogni mezzo per addestrare
il popolo tedesco alla crudeltà e per prepararlo alla guerra".
"Chiunque
è così codardo da non sopportare il pensiero che qualcuno che gli è vicino
debba soffrire, farebbe meglio ad entrare in un'associazione di sartine anziché
iscriversi al mio partito".
"Chiudete
dunque il cuore alla pietà!
Agite
brutalmente! Il più forte ha ragione.
Siate
duri senza scrupoli! Siate sordi ad ogni moto di compassione!
Chiunque
abbia riflettuto sulle leggi di questo mondo sa che esse significano il
successo dei migliori raggiunto attraverso la forza".
Gli
ebrei.
"Poiché
il nostro punto di partenza è che un popolo non è uguale a un altro, anche il
valore di un popolo non è uguale a quello di un altro popolo.
E
perciò, se il valore di un popolo non è uguale a quello di un altro, ogni
popolo, a parte il valore numerico che rappresenta, ha sempre un valore
specifico suo particolare che non può essere completamente uguale a quello di
un altro popolo.
L’importanza
del valore del sangue di un popolo può diventare totalmente efficace quando
questo valore è doverosamente valutato ed apprezzato.
I
popoli che non capiscono questo valore o che non lo sentono più per mancanza di
un istinto naturale, incominciano a perderlo immediatamente.
La
mescolanza del sangue e il danno alla razza sono perciò le conseguenze che,
senza dubbio, all’inizio non di rado vengono introdotte per mezzo di una
cosiddetta predilezione per le cose straniere, che in realtà è invece una
sottovalutazione dei propri valori culturali nei confronti dei popoli
stranieri.
Quando
un popolo non apprezza più l’espressione culturale della propria vita
spirituale condizionata attraverso il suo sangue, o incomincia addirittura a
vergognarsene allo scopo di rivolgere la sua attenzione a espressioni diverse
della vita, rinuncia alla forza che sta nell’armonia del suo sangue e nella
vita culturale che ne è nata.
Allora
gli Ebrei possono farsi avanti sotto ogni forma, e questi maestri
dell’avvelenamento internazionale e della corruzione razziale non avranno
riposo finché non avranno completamente sradicato e corrotto questo popolo.
La
fine perciò è la perdita di un definito valore unitario razziale, e in seguito
il declino ultimo".
(Klaus
Schwab -un Rothschild – convinto nazista è fautore di vari libri tra cui “la
quarta rivoluzione industriale “, il grande reset, ecc.”
Ora il
mondo occidentale è governato e comandato da coloro che si affidano ai suoi
insegnamenti. Non ci si può meravigliare se l’umanità farà una prossima brutta
fine! Ndr.)
La
svendita dei diritti
e
l'odore dei soldi.
msn.com
– il giornale - Storia di Vittorio Macioce – (11-12-2022) – ci dice:
Non è
vero che i soldi non hanno odore.
Non
sono asettici, non lo sono mai stati.
Si
portano dietro una scia profonda: storie, civiltà, cultura, poteri, visioni,
religioni, leggi e sguardi sul mondo.
Non
importa che siano di carta, di metallo o virtuali.
Ti
svelano comunque qualcosa. Questo vale se sono la traccia di un libero mercato,
di una truffa, di una sponsorizzazione, di un grande affare senza nulla di
sporco o, invece, di una corruzione che tira in ballo la politica, di un grande
spettacolo di arte varia o di un mondiale.
I
soldi, che danno un valore al commercio, non sono mai neutri.
Quando
poi sono le mazzette che gli emiri del Qatar spendono per comprarsi l'anima
dell'Europa non solo puzzano di malaffare, ma ti raccontano parecchie cose.
La più
immediata è la fragilità del nostro orizzonte. Siamo una civiltà che ogni
giorno vede sgretolarsi i propri architravi.
L'Europa,
con tutti i suoi limiti, sembrava un rifugio sicuro, quasi un'autorità morale a
cui affidarsi per superare limiti e difetti nazionali.
Ce lo chiede l'Europa. Fidiamoci.
Con la
speranza di mettere da parte perfino quello che purtroppo era evidente:
egoismi, menefreghismi, quella fatica a dare risposte quando lo scenario si fa
buio, burocrazie e normative qualche volta cavillose.
Ora
sappiamo che il Qatar pagava per apparire quello che non è e nascondere quanto
poco vale la vita umana all'interno dei suoi confini.
Si
sono comprati gli occhi dell'Occidente, dissacrando il Parlamento Ue.
L'altra
questione riguarda la sinistra italiana e europea.
La
storia di Panzeri e compagni ribadisce che la presunta superiorità morale è un
alibi stracciato.
È arrivato il momento di farci i conti. Non è
successo con le cooperative di mafia capitale.
Non è
successo con il caporalato sui migranti.
Il rischio è che pure questa volta ci si
assolva con un Pater noster, continuando a sentirsi al di sopra di ogni
sospetto.
Fa
impressione come i protagonisti della vicenda si sentissero intoccabili. Non si
sono preoccupati neppure di nascondere il malloppo.
Il
terzo aspetto è quello che conta di più. Stiamo svendendo, in chiaro e scuro, nella
legge e contro la legge, la carta dei diritti dell'umanità.
Quella
che dovrebbe essere universale, ma che in tanti non hanno alcun desiderio di
riconoscere.
Lo facciamo perché, sotto le parole, forse non ci
crediamo più neppure noi.
O, magari, ci siamo solo accontentati delle
prediche.
Ogni volta che si fanno affari con il mondo
arabo, con Pechino, con Teheran, con qualsiasi governo dove regna l'autocrazia
bruciamo un pezzo di quella carta.
I
diritti universali non sono neppure un costo da fare pagare a chi li rinnega. È chiaro che pesa anche da questa
parte, perché la libertà e la democrazia hanno un prezzo e va pagato se quei
valori sono la radice della tua visione del mondo.
Come
si può sostenere la lotta delle donne e degli uomini iraniani contro gli
ayatollah?
Raccontare
quello che accade è necessario, ma non basta. Non bisogna scambiare più soldi
con l'Iran.
E va
fatto adesso.
FONDAMENTALISMO
E
TERRORISMO
ISLAMICO.
It.gariwo.net
– Redazione – (10-11-2022) – ci dice:
In
breve.
Il
terrorismo islamico è un fenomeno criminale che, negli ultimi anni, ha
intensificato la sua attività̀ portando a termine degli attacchi molto cruenti
e di grande impatto mediatico.
Esso
ha quasi un secolo di vita – il primo movimento che ha teorizzato l’uso della
violenza per ripristinare lo stile di vita fondamentalista e ortodosso dei
primi credenti islamici, infatti, è stato quello dei Fratelli Musulmani
fondato nel 1928 in Egitto.
Successivamente,
esso si è fortemente “legato” a lotte di liberazione come le rivendicazioni
territoriali palestinesi e la Rivoluzione iraniana, ma è stato a seguito della
guerra russo-afghana che ha acquisito una veste globale e avversa
all’Occidente.
Al-Qaeda
e l’ISIS, le ultime organizzazioni terroristiche islamiche in ordine di tempo,
con i loro sanguinosi attacchi, hanno reso manifesti al mondo gli obiettivi
antimoderni del fondamentalismo e, soprattutto, i mezzi crudeli e sanguinari
per conseguirli.
I loro attacchi hanno colpito e continuano a colpire
le zone di guerra in Medio Oriente e in Africa, ma anche le metropoli
occidentali, seminando distruzione e morte.
L’ideologia
dello Stato Islamico: tra wahhabismo e salafismo
Isis,
le origini del Califfato.
Nel
giugno 2014 l’ISIS proclamò la restaurazione del Califfato islamico, incuneato
fra Iraq e Siria.
Si
tratta dell’atto conclusivo di un processo iniziato con la ribellione al
governo iracheno di una parte dei gradi superiori dell’esercito a seguito
dell’invasione dell’Iraq da parte degli Stati Uniti.
La
crisi politica e morale delle vecchie classi dirigenti in Iraq e Siria produsse
un fenomeno di radicalizzazione dei ceti sociali che si sentivano estromessi
dal potere.
Gruppi
sempre più numerosi si avvicinarono e alla fine abbracciarono ideologie
religiose di stampo integralista e fondamentalista, quali il salafismo, il
wahhabismo, il jihadismo e il panislamismo.
Nel
2013 lo Stato Islamico dell'Iraq proclamò unilateralmente la propria
unificazione con la branca siriana di Al-Qaeda, che aveva conquistato una parte
del territorio siriano nell'ambito della guerra civile contro il governo di
Bashar al-Asad.
In
seguito a questo annuncio il gruppo, scelta come propria capitale la città
siriana di Raqqa, cambiò nome in Stato Islamico dell'Iraq e della Siria (ISIS).
L’Islam
distorto dall’ideologia.
L’ideologia
dell’autoproclamato Stato islamico si riconduce essenzialmente alle dottrine
del salafismo, del wahhabismo e del panislamismo.
Definito
nelle maniere più diverse - "ortodosso",
"ultraconservatore", "austero" - il wahhabismo costituisce
una forma estremamente rigida di Islam sunnita, che insiste su
un'interpretazione letterale del Corano.
I
wahhabiti credono che tutti coloro che non praticano l'Islam secondo le
modalità da essi indicate siano pagani e nemici dell'Islam.
I suoi
critici affermano però che la rigidità wahhabita ha portato a un'interpretazione
rigorista dell'Islam, ricordando come dalla loro linea di pensiero siano scaturiti
personaggi come Osama bin Laden e i talebani.
Il
salafismo è una corrente di pensiero che risale al medioevo con caratteri di
apertura e riformismo.
I
primi segnali evidenti e ufficiali del mutamento ideologico e strategico del
salafismo, da
movimento "riformista" e tollerante a movimento
"fondamentalista" e marcatamente ostile alla modernità, si possono forse
riscontrare in Tunisia, verso gli anni Trenta del XX secolo.
La
battaglia culturale contro il fondamentalismo.
Fu in
quel contesto che il salafismo venne permeato da uno spirito wahhabita che,
facendo piazza pulita del millenario retaggio culturale islamico, mise
l’accento contro i “vizi” importati dall’Occidente e sulla necessità di
decretare l’ostracismo contro le missioni cristiane e le loro attività di
proselitismo.
In
Egitto, la trasformazione del salafismo avvenne nello stesso periodo, con
l'avvento della cosiddetta “Neo-Salafiyya”.
Nascono
infatti diverse organizzazioni, fra cui la Fratellanza Musulmana, che non si rivolgono più a minoranze
colte e "illuminate" (in qualche modo sensibili alla cultura
occidentale) ma alle masse più incolte, impegnandosi in una profonda e
capillare opera di "richiamo" all'Islam, cioè di riavvicinamento alla
fede e alle pratiche canoniche dell'Islam, inteso in senso
anti-intellettualistico e conservatore; una visione praticamente opposta a
quella del movimento delle origini.
I
“Foreign Fighters”.
Quando
si parla di ISIS e Stato Islamico non si può fare a meno di nominare i Foreign
Fighters, letteralmente "combattenti stranieri”: sono coloro che, pur non
appartenendo geograficamente ai Paesi nei quali è nato il Califfato, decidono
di affiliarsi allo Stato Islamico abbracciandone ideologie e metodi di
combattimento a promessa di una vita migliore in uno Stato che garantisce
giustizia sociale e benessere.
Come
nasce un jihadista.
È
molto difficile fare un ritratto univoco delle persone che decidono di
affiliarsi allo Stato Islamico, tanto è varia la loro provenienza:
i Foreign Fighters provengono sia dagli strati
più bassi della società che da famiglie benestanti, i loro livelli di
istruzione sono diversi e l'arruolamento avviene sia tra musulmani (di prima,
seconda o terza generazione che vivono in Occidente) che tra i cosiddetti
"convertiti dell'ultimo minuto".
Ma cosa accomuna tutte queste persone? Perché
decidono di arruolarsi per combattere una guerra che non è la loro?
Probabilmente
trovano nell'ISIS un'ideologia forte, un motivo per cui combattere, nonché la
prospettiva di una nuova vita in cui possano affermarsi anche dal punto di
vista personale.
Essi
si identificano con la Jihad, spesso per dare un senso alla propria esistenza:
dall'Europa (e non solo) partono per l'addestramento in Medio Oriente per poi
far ritorno e, spesso, colpire il mondo dal quale provengono.
Il
Jihad, quindi, diventa per i Foreign Fighters una ragione di vita, tanto da
portare ad un’identificazione in principi per i quali si è disposti a
sacrificare la propria vita.
Foreign
Fighters, responsabilità europea.
Attualmente
risulta molto difficile controllare il fenomeno, soprattutto perché l'opera di
proselitismo non avviene solo nei luoghi fisici.
La
propaganda si fa anche e soprattutto sul web, e in modo costante.
Stando
alle ultime stime, si pensa che i Foreign Fighters siano circa 20000 e di
provenienza molto varia.
I
luoghi di provenienza sono non solo Nordafrica e Medio Oriente, ma anche Europa
e Russia.
La
fine dell’utopia jihadista dell’ISIS, dopo la caduta di Raqqa, Mosul e Deir
Ezzor, ha comportato tuttavia un’altra insidia, molto pericolosa per l’Europa:
quella dei Foreign Fighters di ritorno.
Molti
sono stati incarcerati e finiti sotto processo, mentre altri sono stati
inseriti in programmi di riabilitazione e reinserimento.
Il
nuovo jihadismo europeo.
Il
Soufan Center ha individuato almeno cinque diverse categorie di returnees”:
quelli
che sono rientrati presto o dopo una breve permanenza, prima che iniziasse a
perdere terreno;
quelli
rientrati dopo, ma disillusi a causa dei comportamenti sempre più brutali;
quelli
che hanno utilizzato le tattiche ISIS per intraprendere nuove battaglie;
quelli costretti a lasciare il Califfato o
catturati;
quelli
spediti a combattere in altri scenari, come ad esempio le cellule create per
compiere attacchi fuori dai confini (Parigi o Bruxelles).
Solo
pochi di loro farebbero però parte di cellule attive.
Zelensky
ha
chiamato il Direttore
Artistico
di Balenciaga ad aiutare l’Ucraina!
Conoscenzealconfine.it
- (11 Dicembre 2022) - Davide Malacaria – ci dice:
Probabilmente
tanti dei nostri lettori saranno al corrente della bufera che ha investito
“Balenciaga”, una delle case di moda più importanti del mondo.
Per chi non ne fosse informato, riportiamo
quanto riferito da” Sky”, testo più sintetico di altri.
Campagne
Pubblicitarie “particolari”.
“Tutto
è cominciato con una pubblicità natalizia in cui alcuni bambini tenevano in
mano orsacchiotti con particolari fetish, circondati da altri oggetti
dell’immaginario bdsm [bondage ndr]”.
“Poi
un’altra campagna, stavolta per la primavera 2023, in cui una borsa Hourglass
per Adidas era appoggiata su documenti legali della Corte Suprema in cui veniva
discusso se il bando della pornografia infantile violasse il Primo Emendamento.
Si è
poi scoperto che un libro sullo sfondo di una terza campagna celebrava un
artista belga, Michael
Borremans, autore nel 2017 di una serie di quadri che raffigurano bambini
nudi”.
“La
maison il 29 novembre si è scusata per la campagna choc, mentre per quella
sulla primavera ’23 con i documenti della Corte Suprema, ha spiegato che tutti
gli oggetti sono stati forniti da parti terze e che sono tutti di natura
fittizia”.
I suoi
dirigenti hanno anche denunciato l’azienda che ha creato la pubblicità su loro
commissione.
Chi
volesse approfondire lo scandalo, sul web si trovano foto e articoli più che
scioccanti su quanto accaduto, alcuni forse troppo estremi, ma non tanto quanto
le pubblicità con i bambini in questione.
Scuse e Coincidenze.
Due
punti critici della vicenda.
Il primo è che i dirigenti di Balenciaga
hanno aspettato un po’ troppo prima di scusarsi decisamente, cosa avvenuta solo
dopo che le proteste si sono diffuse a livello globale, con le star di Hollywood
adirate che bruciavano gli strapagati capi di Balenciaga e diffondevano i
relativi video via web.
Il
secondo è
che appare davvero strano che i dirigenti della casa di moda siano rimasti
all’oscuro di tutto.
Possibile
che nessuno di loro abbia visionato le campagne pubblicitarie di Natale e
primavera, le più importanti della stagione?
E dire che la pubblicità, nella moda, ha un
ruolo decisivo.
Loro
dicono di no, anzi hanno addirittura fatto causa ai pubblicitari.
Resta
un modo di lavorare alquanto anomalo…
Ma se
riferiamo questo scandalo che la scorsa settimana ha scosso il mondo, è per
aggiungere a quanto già noto un tocco di colore, che forse potrà destare
qualche curiosità.
Quando Zelensky, all’inizio della guerra, ha
creato “United24”, una piattaforma per raccogliere fondi a beneficio
dell’Ucraina, ha nominato il direttore artistico di Balenciaga, Demna Gvasalia
(ma che
coincidenza… – nota di conoscenzealconfine), “ambasciatore di United24 per i
rifugiati”, essendo anch’egli un rifugiato, esule dalla Georgia.
Una
delle iniziative di Demna per United24 è stata la creazione, ad opera
ovviamente di Balenciaga, di magliette a maniche lunghe con su lo stemma
gialloblu della bandiera ucraina.
Costano
circa 250 dollari e il ricavato va a favore dei rifugiati.
Chissà se lo scandalo ha avuto un riflesso
sulle vendite.
Detto
questo non si vuole accusare nulla e nessuno (per carità… – nota di
conoscenzealconfine):
Balenciaga
ha denunciato i pubblicitari ed è da presumere che, nel corso dell’eventuale
processo, emergeranno prove “inconfutabili” sul fatto che la casa di moda non
era a conoscenza del contenuto della pubblicità…
Invece,
per tornare su “United24” di Zelensky, di questa piattaforma ci siamo occupati
in un’altra nota, nella quale dettagliavamo il ruolo avuto da “FTX”, il colosso
delle criptovalute crollato di recente, cooptato dal governo di Kiev per creare
un canale di aiuto all’Ucraina sotto forma di monete virtuali.
FTX
non c’entra nulla con Balenciaga, ovviamente, solo desta una certa curiosità
come la sfortuna sembra accanirsi contro United24, che in tal modo risulta
anch’essa vittima, come Balenciaga, di una cattiva pubblicità.
Nota a
margine. Riportiamo da Newsweek:
“Mentre
gli utenti dei social media continuano a prestare attenzione al marchio di moda
di lusso [Balenciaga] e alle sue offerte, recentemente hanno rivolto la loro
attenzione anche a una serie di opere d’arte raffiguranti bambini che, tra le
altre caratteristiche, hanno genitali al posto del naso e della bocca, opere
pubblicate sul sito web di Christie’s, la più importante casa d’asta del mondo “.
“Christie’s
è di proprietà di Group Artémis, la holding di François-Henri Pinault.
Il multimiliardario Pinault, marito della star
del cinema Salma Hayek, è anche presidente e amministratore delegato di “Kering”,
la multinazionale che possiede Balenciaga (altra piccola coincidenza – nota di
conoscenzealconfine) cosa che ha portato alcuni utenti online a tracciare
collegamenti tra queste”.
“Nonostante
le critiche online, non ci sono prove che suggeriscano che “Pinault” abbia dato
alcun input sulle opere in questione, o su qualsiasi altra opera d’arte
pubblicata sul sito web di Christie’s”.
“I
manichini presenti sul sito web di Christie’s sono stati realizzati dagli “artisti Jake e Dinos Chapman “e mostrano raffigurazioni di bambini
nudi, alcuni dei quali sono congiunti. Ci sono anche raffigurazioni di teste
mozzate “.
Possibile
che Christie’s pubblichi e venda roba del genere? Purtroppo sì.
Ci sia
perdonato il latinismo: mondo di merda!
Davide
Malacaria – Piccole Note.
(piccolenote.ilgiornale.it/mondo/zelensky-ha-chiamato-il-direttore-artistico-di-balenciaga-ad-aiutare-lucraina).
Il
Neoliberismo è Nazismo
sotto
mentite Spoglie.
Conoscenzealconfine.it
– (7 Dicembre 2022) – Redazione – ci dice:
Come è
possibile che l’Occidente finanzi militarmente in Ucraina gruppi armati
nazisti, come il reggimento Azov?
Questa
circostanza non stupisce chi conosce la storia di O.d.e.s.s.a.,
un’organizzazione di ex membri delle SS naziste, nata con lo scopo di
infiltrare nel mondo occidentale i più alti gerarchi del terzo Reich e
preservare l’ideologia nazista.
“Il
nazismo non è morto con la morte di Hitler e la fine della seconda guerra
mondiale.
Neppure
il fascismo con la morte di Mussolini”, scrive il giornalista d’inchiesta
Franco Fracassi nel libro “IV Reich”.
“Le
idee, quelle idee, sono sopravvissute al cambio di secolo”.
Perché?
Con quale scopo?
Questo
documentario ricostruisce la storia dei legami in Europa e in Italia tra i
servizi segreti degli Stati Uniti e apparati di estrema destra, utilizzati
costantemente per operazioni sporche come colpi di Stato, strategia della
tensione e attentati.
Il
quadro che è possibile delineare, analizzando la storia, è che organizzazioni
naziste come O.d.e.s.s.a. siano state funzionali a preservare il potere del
neoliberismo, “l’ideologia politica ed economia con cui le élite finanziarie bancarie
governano il mondo e la globalizzazione”.
Le
similitudini tra nazismo e neoliberismo sono del resto evidenti, come messo in
luce dal saggista Enzo Pennetta, nel suo ultimo libro “Punto Omega”.
(visionetv.it/il-neoliberismo-e-nazismo-sotto-mentite-spoglie/)
Terrorismo
di Stato.
It.frwiki.wiki
– Redazione – (12-10-2022) – ci dice:
Il
terrorismo di stato implica l'esercizio del terrore da parte di uno Stato sulla
propria popolazione come metodo di governo.
Possiamo
fare riferimento alla formula di “Gérard Chaliand” citata nell'articolo "Terrore":
gli
Stati a volte ricorrono al terrore come modalità di governo "consentendo
al potere in atto di spezzare, a forza di misure estreme e di paura collettiva,
coloro che gli resistono".
Il
ricorso al terrore rende illegittimo, se si fa riferimento alla teoria dei
fondamenti del potere statale secondo Hobbes, l'esercizio da parte dello Stato
del suo monopolio sulla violenza non appena, da un lato, violenza Ciò è in violazione
del contratto descritto di Thomas Hobbes secondo cui il cittadino si impegna a
rinunciare a parte della sua libertà in favore della protezione fornita dallo
Stato e che, d'altra parte, tale violenza non è finalizzata al mantenimento,
minacciato, dello Stato ma ad un aumento le sue prerogative.
Il terrorismo
di Stato pone quindi un problema etico poiché mette in discussione non solo il
rapporto tra Stato e società civile, ma anche la natura dei rapporti dello
Stato con la violenza.
Uno
stato terrorista è un'entità politica territorialmente distinta che usa la
forza e la violenza contro altri stati o loro cittadini con l'intenzione di
intimidirli o costringerli ad accettare senza riserve la sua ideologia, e
conseguire così una posizione dominante nel mondo o rimanere al potere in modo
permanente nella loro propria nazione.
(Kourapaty,
una regione forestale vicino a Minsk, è stata teatro di esecuzioni di massa
commesse contro la popolazione civile della Bielorussia per ordine di Stalin
dal 1937 al 1941.)
Origine.
“La
crudeltà impressiona. Crudeltà e forza bruta. L'uomo della strada è
impressionato solo dalla forza e dalla brutalità. Il terrore è il metodo più
efficace in politica. "
(Adolf
Hitler)
Il
terrorismo di stato è originariamente una variante del terrorismo.
Tuttavia,
la nozione stessa di " terrorismo " deriva dalla storia
rivoluzionaria francese e dal regime del terrore.
Come osserva
“Jean-François Gayraud”, prima della comparsa del termine c'è stata prima
un'esperienza concreta.
Nelle
sue parole, è "una vasta macchina politica" che ha organizzato
assassini ed esecuzioni, sostenuta dalla magistratura da quando il potere
politico aveva approvato leggi di emergenza.
Successivamente,
l'espressione "terrorismo di stato" è stato coniato nel contesto
della guerra fredda dal URSS per designare “Operazione Condor”.
Una
strategia di repressione dei movimenti insurrezionali di estrema sinistra,
messe in atto da regimi autoritari in Sud America negli anni 1970.
Si
trattava di denunciare le pratiche che consistevano nell'impiegare
massicciamente servizi segreti o gruppi paramilitari per compiere azioni di
assassinio e tortura.
La “sparizione forzata” è stato uno dei
fenomeni più importanti di questo periodo (si veda a questo proposito il
movimento di “Las madres de la plaza de Mayo” in Argentina.)
“Guy
Debord” è uno dei maggiori teorici del terrorismo di stato.
In “The
Real Scission”, opera firmata con” Gianfranco Sanguinetti” (egli stesso autore
anche di “On Terrorism and the State” ) e pubblicata nel 1972, accusa "i
servizi di protezione dello Stato italiano" di aver fatto esplodere nel
1969 le bombe di piazza Fontana, il principale punto di partenza degli “ anni
di piombo ” italiani .
Nel gennaio
1979, nella Prefazione alla quarta edizione italiana de "La Société du
Spectacle", e in connessione con l'assassinio di Aldo Moro, ammette la
possibilità di "uno strato periferico di sincero piccolo terrorismo", ma "momentaneamente tollerato, come una
peschiera in cui si può sempre pescare per ordinare che alcuni colpevoli
vengano mostrati su un piatto”.
A
febbraio-Aprile 1988, in “Commenti sulla società dello spettacolo”, spiega che
è nell'ordine della logica storica che i terroristi sinceri finiscono per essere
manipolati dai servizi segreti.
Terrorismo
di Stato e segreti di Stato.
Per
definizione, il terrorismo di Stato resta difficile da identificare poiché si
tratta di una questione di segretezza e la difficoltà sta nel mettere in
relazione formalmente la commissione di atti relativi al terrorismo e lo Stato
che ne è il promotore.
Ciò è
complicato dal sipario che impedisce la distinzione tra l'autorità che ha dato
l'ordine e quella che non è a conoscenza.
Il concetto rimane spesso completamente tabù
nel contesto delle relazioni diplomatiche tra due paesi.
Nel
trattamento mediatico, i giornalisti evitano anche - per mancanza di prove - di
fare un'attribuzione nei confronti di uno Stato e preferiscono attenersi prima
alla riserva.
In
queste condizioni, rari sono i casi in cui gli Stati siano palesemente
coinvolti al massimo livello.
Nel
1985, l'attacco “Rainbow Warrior”, attribuito allo Stato francese, risuonerà
nel concerto delle nazioni poiché è intervenuto in un contesto di pace e ha
preso di mira un paese democratico sul suo territorio.
Senza
confronto, un altro evento mediatico di questo tipo sarà l'attacco di Lockerbie
attribuito alla Giamahiria araba libica nel 1988 e che darà luogo a un processo
che culminerà 15 anni dopo con il riconoscimento da parte della Libia delle sue
responsabilità.
Un
processo simile, guidato da un collettivo di vittime, “Les Familles du DC10
d'UTA”, avverrà per l'attacco al volo 772 UTA su19 settembre 1989, per il quale
anche la Giamahiria
araba libica riconoscerà la propria responsabilità e risarcirà le famiglie
delle 170 vittime.
Noam
Chomsky scrisse nel 1989 che "l'operazione Mongoose, che finora ha vinto il premio
per la più grande impresa terroristica internazionale isolata al mondo,
lanciata dall'amministrazione Kennedy subito dopo la Baia dei Porci, era
segreta".
Aveva
un budget di 50 milioni di dollari all'anno, impiegava 2.500 persone, di cui
circa 500 erano americani, ed è stato comunque segreto per 14 anni, dal 1961 al
1975.
È
stato rivelato in parte dalla Commissione della Chiesa nel Senato degli Stati
Uniti e " da alcune buone inchieste giornalistiche”.
La
nozione di terrorismo di stato può essere utilizzata anche nel contesto della
critica politica:
è il
caso di Noam Chomsky che ritiene che gli Stati Uniti stiano perseguendo una
politica estera relativa al terrorismo di stato, scrivendo in particolare:
"(...)
noi Bisogna iniziare riconoscendo che nella maggior parte del mondo gli Stati
Uniti sono considerati un grande paese terrorista.".
Si
basa in particolare su una sentenza della Corte internazionale di giustizia nel
1986 che ha condannato gli Stati Uniti per "uso illegale della forza"
in Nicaragua negli anni '80.
Il
tema del "terrorismo di stato americano" è stato ripreso da altri
commentatori, come lo storico” Jean-Michel Lacroix”, per il quale "non
possiamo dimenticare che se gli Stati Uniti condannano [dopo l'11 settembre] il
terrorismo di Stato, è dopo averlo
sostenuto in Indonesia, Cambogia, Iran o Sud Africa ”.
Metodi
di terrorismo di Stato.
I
tribunali rapidi, la tortura, le esplosioni terroristiche, i rapimenti e le
esecuzioni extragiudiziali sono citati come pratiche comuni di terrorismo di
stato, spesso utilizzate per terrorizzare le popolazioni da regimi sovrani o
per procura.
John
Rawlings Rees (1890-1969), psichiatra e direttore del Tavistock Institute of Medical
Psychology di Londra nel 1932, sviluppò una teoria del controllo psicologico delle masse
basata sulla formazione deliberata di nevrosi.
Secondo
lui era possibile imporre a una popolazione adulta uno stato emotivo
paragonabile a quello dei bambini nevrotici.
Kurt
Lewin descrive l'impatto delle strategie terroristiche sugli individui:
“La
frequente alternanza tra severe azioni disciplinari e la promessa di essere
trattati bene, accompagnata da informazioni contrastanti, preclude qualsiasi
comprensione logica della situazione.
L'individuo
non può quindi decidere se tale o quell'azione lo porterà o al contrario più
lontano dai propri obiettivi.
In
queste condizioni, anche gli individui più determinati saranno smobilitati da
conflitti interni che paralizzeranno la loro capacità di azione. "
I
cittadini delle nazioni occidentali sono generalmente protetti da processi
iniqui da protezioni costituzionali o legislative e procedimenti legali,
sebbene, ad esempio, recentemente negli Stati Uniti, queste protezioni siano
state messe da parte in Hamdi v. Rumsfeld nel 2004.
Altre
nazioni possono avere istituzioni più deboli e regimi instabili che consentono
ai governi di avere maggiore influenza sulla conduzione dei processi.
Amnesty
International riferisce che nel 2003, in 132 paesi, la tortura era praticata da
membri delle forze di sicurezza, polizia o altri funzionari statali.
Attacchi.
Cinque
membri dell'amministrazione iraniana sono formalmente accusati dalla giustizia
argentina di aver ordinato nel 1994 l'attacco dell'AMIA a Buenos Aires
perpetrato da Hezbollah come misura di ritorsione contro l'Argentina che non
aveva adempiuto agli obblighi di un contratto che prevedeva un trasferimento di
tecnologia nucleare a Teheran .
Assassini.
Gli
omicidi politici o gli omicidi hanno luogo quando agenti statali uccidono
cittadini ritenuti minacce o per intimidire le comunità.
Possono
essere effettuati da soldati, servizi segreti, forze di polizia o milizie
paramilitari (del tipo “squadrone della morte”.
In
quest'ultimo caso, potrebbero esserci stretti legami tra loro e le forze
ufficiali, con partecipazioni comuni e / o assenza di azione penale.
Questi
squadroni della morte, che operano all'interno di un quadro nazionale, spesso
attaccano le minoranze deboli (socialmente), religiose o etniche, o cittadini
designati come sovversivi.
I loro
obiettivi includono tipicamente i senzatetto, i bambini di strada, i leader
sindacali, i popoli indigeni, i religiosi, gli attivisti, i giornalisti e gli
accademici.
Questi
squadroni generalmente proteggono i loro mandanti attraverso l'illusione di una
criminalità spontanea.
Spesso
i corpi sono nascosti, aumentando il disagio delle famiglie e delle comunità.
Questi casi sono noti come "sparizioni forzate", in particolare in
Sud America.
Il
"Gruppo di lavoro sulle sparizioni forzate o involontarie" delle
Nazioni Unite è stato creato nel 1980 per indagare sul fenomeno globale delle
sparizioni inspiegabili.
L'eliminazione
degli oppositori politici, se avviene all'estero, è generalmente organizzata,
direttamente o indirettamente, dai servizi segreti dello Stato incriminato.
Ecco
alcuni esempi in quest'area:
Carlo
Rosselli e suo fratello Nello, esuli antifascisti italiani, furono assassinati
in Francia nel 1937 da membri della “Cagoule francese”, molto probabilmente su
richiesta del regime di Mussolini, che finanziava questo gruppo.
Ramón
Mercader, uno degli esecutori testamentari che lavoravano per l'NKVD, assassinò
Leon Trotsky in Messico nel 1940 e in precedenza avrebbe ucciso circa 20 dei
suoi sostenitori.
Georgi
Markov, dissidente bulgaro, autore di romanzi e opere teatrali fu assassinato
nel 1978 dai servizi segreti bulgari usando l'ombrello bulgaro.
Moussa
Koussa, capo dei servizi segreti della Giamahiria araba libica, fu espulso dal
Regno Unito nel giugno 1980 dopo aver dichiarato che il suo paese avrebbe
giustiziato due oppositori sul suolo britannico ed è sospettato di aver
coordinato una mezza dozzina di eliminazioni fisiche in Europa.
Imad
Moughniyah, capo degli Hezbollah libanesi, è stato accusato di aver organizzato
diversi attacchi e prese di ostaggi per conto dell'Iran.
Lui
stesso è morto nel 2008 in Siria nell'esplosione della sua auto, in circostanze
che fanno sorgere il sospetto, senza certezza, di un'azione del Mossad
israeliano.
Shapour
Bakhtiar, l'ultimo Primo Ministro dell'Iran durante il regno dello Scià
dell'Iran, fu assassinato in Francia nel 1991 da uomini che lavoravano per il
governo iraniano dopo essere sopravvissuto a un attacco nel 1980 di Anis
Naccache che agiva su ordine diretto di “Rouhollah Khomeini”.
Le
"uccisioni mirate" di leader palestinesi, ordinate da Ariel Sharon
nel 2001 e ritenute contrarie al diritto internazionale dalla comunità
internazionale, possono rientrare nella categoria degli omicidi politici.
Custodia
della penisola coreana.
Gli
scontri tra le forze armate oi servizi segreti della Corea del Nord e della
Corea del Sud durante operazioni di spionaggio, atti di terrorismo, rapimenti,
incursioni di commando e sulle aree delle pesche hanno fatto dalla fine delle
operazioni militari in Corea centinaia di civili e militari vittime.
Questi due stati sono ancora legalmente in
guerra, non essendo stato firmato alcun trattato di pace tra le due parti dopo
l'armistizio del 1953.
Dal
1962 al 1968, il regime nordcoreano credeva che il sud si sarebbe ribellato da
solo.
Per accelerare l'apparizione del "momento
decisivo", aveva inviato nel sud agenti sovversivi e squadre di guerriglia
che furono rapidamente neutralizzate, a volte con pesanti perdite da entrambe
le parti.
Diversi
attacchi furono commessi contro membri dei governi del sud fino agli anni '80,
inclusi due contro il presidente Park Chung-hee nel 1968 e nel 1974.
Gli
anni record di infiltrazione furono il 1967 e il 1968 con 743 agenti armati
registrati sui 3.693 infiltrati conosciuti tra il 1954 e il 1992.
Dopo
la guerra di Corea o durante il periodo della guerra fredda, un totale di 3.795
sudcoreani, per lo più peccatori, furono rapiti e portati in Corea del Nord.
Successivamente,
attraverso negoziati del governo sudcoreano e sforzi attraverso l'Ufficio della
Croce Rossa coreana, 3.309 persone sono tornate in Corea del Sud.
Un
totale di 480 sudcoreani rapiti rimane in Corea del Nord contro la loro volontà
nel 2007.
Il Giappone, da parte sua, ha denunciato il
rapimento di diciassette dei suoi cittadini da parte di Pyongyang (tredici come
Corea del Nord) durante gli anni '70 e '80 da parte dei servizi segreti
nordcoreani, cinque di loro sono tornati in Giappone il 15 ottobre 2002.
Diverse
testimonianze riportano anche rapimenti di donne di varie nazionalità a Macao,
Thailandia, Francia, Italia, Paesi Bassi, Romania, Libano e Siria.
Il 21
gennaio 1968, un attacco alla “Blue House”, la residenza presidenziale di
Seoul, da parte di un commando delle forze speciali settentrionali di 31 uomini
provoca 28 morti e un prigioniero sul lato nordcoreano, 68 civili e militari
morti e 66 feriti sul nordcoreano Corea del Sud, e da tre soldati uccisi e tre
feriti dalla parte americana.
Il 11
dicembre 1969, un aereo di linea YS-11 da Kangnung a Seoul viene dirottato da
un agente nordcoreano a Pyongyang con 51 persone a bordo (compreso il
dirottatore).
È
stato danneggiato allo sbarco e 11 persone non sono mai tornate in Corea del
Sud.
Il 9
novembre 1983, un attacco a Rangoon contro il presidente sudcoreano Chun
Doo-hwan al Mausoleo dei Martiri, vicino alla pagoda di Shwedagon, ha ucciso 17
persone nel suo entourage, compresi quattro ministri.
Il 29
novembre 1987 Un Boeing 707 della Korean Air che collega Baghdad a Seoul in più
fasi, il volo 858 Korean Air, è esploso in volo uccidendo 115 persone.
La bomba era stata piazzata da due agenti
nordcoreani;
il
primo si è suicidato e il secondo, una donna, che confessa “Kim Hyun-Hee”, è
stata condannata a morte in data 25 aprile 1989 dalla corte di Seoul per questo
atto e poi finalmente graziato da “Roh Tae-woo” .
In
aprile 2010, due agenti dei servizi segreti militari nordcoreani sono stati
arrestati, mentre la loro missione era di assassinare “Hwang Jang-yop”, un alto
funzionario nordcoreano che ha disertato nel 1997.
America
Latina.
Gli
squadroni della morte erano relativamente comuni in Sud America dagli anni '70
fino all'inizio degli anni '90.
Nel
quadro delle dittature militari del Cono meridionale, erano in particolare
responsabili dell'attuazione del piano Condor.
Ciò si
basava almeno in parte sul risultato dello sviluppo di metodi di guerra
controrivoluzionari da parte dell'esercito francese dopo le guerre in Indocina
e Algeria.
Era
stata infatti in grado di sperimentare nuove forme di guerra contro-
sovversiva:
tortura, quadratura del paese, ecc.
Durante
e dopo la guerra d'Algeria, i generali francesi verranno quindi inviati in Sud
America (con sede a Buenos Aires, vi rimarranno fino alla caduta della giunta
del generale Jorge Rafael Videla) oltre che alla Scuola Militare delle Americhe
a insegnare i loro metodi di contro-insurrezione.
Un
documentario “Les squadrons de la mort”, la scuola francese, di “Marie-Monique Robin”, descrive
precisamente gli insegnamenti francesi con gli eserciti sudamericani nella
regione.
I
gruppi paramilitari sono o sono stati attivi di recente in Brasile, Colombia,
Guatemala, Honduras e El Salvador.
Spesso composti da agenti di polizia o ex
agenti delle forze dell'ordine, lavorano nelle zone più povere di questi paesi.
I più
violenti di questi squadroni della morte erano le “Forze di autodifesa unite
della Colombia (AUC)”, incaricate di attaccare le popolazioni civili
presumibilmente le basi sociali dei guerriglieri, e la cui azione ha provocato
circa 150.000 morti.
L'AUC
era una forza ausiliaria dell'esercito colombiano "usata per seminare
terrore e sviare i sospetti sulla responsabilità delle forze armate per le
violazioni dei diritti umani", osserva Amnesty International.
Salvador.
Durante
la guerra civile in El Salvador, aggiungendosi all'Orden (Nationalist
Democratic Organization), creato nel 1960 con il sostegno dell'amministrazione
Kennedy, i gruppi paramilitari si moltiplicarono negli anni '70 (la Mano
Bianca, l'Unione guerriere Blanche, la Falange, il segreto Esercito comunista)
e impegnarsi in una campagna di omicidi politici.
Questi
gruppi hanno condotto negli anni '80, con l'approvazione dell'esercito
regolare, una repressione diffusa nelle aree rurali favorevole ai gruppi
ribelli di sinistra.
Il
giornalista salvadoregno Oscar Martinez Penate spiega che
“ogni
giorno, al mattino, per le strade, sulle discariche, troviamo corpi con gli
occhi cavati, torturati, tagliati vivi, decapitati, sottoposti ai più
abominevoli tormenti prima di essere finiti.
Gli
insegnanti vengono assassinati semplicemente per essersi iscritti a un
sindacato.
La
barbarie è tale che un attivista non ha più paura di morire ma vive nella paura
di essere catturato vivo.
Il
conflitto uccide almeno 70.000 persone, più del 90% delle quali sono
attribuibili a paramilitari filogovernativi, secondo un rapporto investigativo
delle Nazioni Unite.”
Israele.
Dal
1979 al 1983: i servizi segreti israeliani guidano una vasta campagna di
autobombe che uccidono centinaia di palestinesi e libanesi, per lo più civili,
rivendicata dal "Fronte per la liberazione del Libano dagli
stranieri" (FLLE).
Il
generale israeliano David Agmon dice che era "per creare il caos tra palestinesi e
siriani in Libano, senza lasciare un'impronta israeliana, per farli sentire
come se fossero costantemente sotto attacco e instillare in loro un sentimento
di insicurezza".
L'editorialista
militare israeliano Ronen Bergman specifica che l'obiettivo principale era
"spingere l'Organizzazione per la liberazione della Palestina a ricorrere
al terrorismo per fornire a Israele la giustificazione per un'invasione del
Libano".
Terrorismo
e manipolazione.
Denuncia
dell'estrema sinistra.
L'espressione
"terrorismo
di stato"
è usato - oggi, in certi circoli di estrema sinistra per denunciare quella che
considerano una fusione ingiustificata tra il terrorismo e quella che chiamano
la "lotta rivoluzionaria".
In
effetti, le azioni di alcuni gruppi qualificati come terroristi sono
considerate resistenza legittima.
Il terrorismo di stato sarebbe anche la causa
della sclerosi delle società poiché soffocherebbe le richieste della gente
instillando un sentimento di insicurezza che porterebbe a una mobilitazione di
tutti coloro che stanno dietro ai governi in vigore.
Da
questo punto di vista, ci sono quindi gradi molto diversi di coinvolgimento
dello Stato, dal terrorismo attivo, al sostegno alle organizzazioni
terroristiche indipendenti, all'inazione deliberata.
Questi concetti possono essere confrontati con
le nozioni di diritto penale francese individuale in cui si parla di
"omicidio", "complicità nell'omicidio" o "non
assistenza a una persona in pericolo".
Con
queste azioni terroristiche, uno stato può controllare la sua popolazione:
una
popolazione terrorizzata da attacchi, consapevolmente attribuita a capri
espiatori, diventa meno critica nei confronti dei suoi leader politici, o li
sostiene più francamente, non appena danno l'impressione di fare tutto il
possibile per proteggere esso.
Per
alcuni movimenti di estrema sinistra, la copertura mediatica degli attacchi o
del rischio di attacchi ha l'effetto di distrarre l'attenzione della
popolazione da certe realtà economiche, sociali o politiche.
Il
terrorismo di Stato verrebbe quindi utilizzato da chi è al potere per
giustificare il rafforzamento delle misure di sorveglianza e di controllo della
popolazione, o anche l'istituzione di tribunali speciali.
Se le
azioni violente dei "movimenti di resistenza armata" sono considerate
legittime in una certa retorica di estrema sinistra, vengono invece condannate
quando vengono attribuite al campo avversario, o all'estrema destra o allo
"Stato borghese".
Altri
poteri controversi.
Attribuire
un attacco a un particolare gruppo nemico o attribuire un atto terroristico a
uno stato è un metodo di propaganda ad alto rischio.
Così,
gli attacchi dell'11 marzo 2004 a Madrid, per i quali il governo spagnolo ha
immediatamente accusato l' Euskadi ta Askatasuna (ETA) mentre l'indagine si
muoveva rapidamente verso i gruppi islamisti, hanno fatto cadere il governo in
vigore durante le elezioni che si sono svolte poco dopo.
I
movimenti di estrema sinistra accusarono i servizi segreti italiani di aver
manipolato l'opinione pubblica commissionando l'attacco alla stazione di
Bologna nel 1980, quando il governo italiano sospettò per la prima volta le
Brigate Rosse, o addirittura l'Organizzazione per la Liberazione della
Palestina.
In
questo caso l'estrema destra è stata infatti ritenuta responsabile dell'attacco
e condannati i neonazisti.
Un
grado sopra, gli stessi servizi segreti usano la copertura di gruppi
terroristici.
Il caso
più accertato è quello dei Gruppi di liberazione antiterrorismo, un gruppo che
combatte contro l'ETA con metodi terroristici, proveniente appunto dai servizi
spagnoli.
Più
recentemente, l'FSB russo è stato sospettato di aver organizzato alcuni
attacchi in Russia per attribuirli a gruppi ceceni.
Caccia
ai rapinatori col kalashnikov
"Noi,
ai tavoli, paralizzati dal terrore."
Ricerca.repubblica.it
- Stella Cervasio – (13-ottobre 2021) – ci dice:
Come
in un film di paura.
Due
rapinatori mascherati entrano in un ristorante pieno, di sabato sera.
Brandendo
un kalashnikov e un fucile a pompa fanno inginocchiare il cassiere e si fanno
consegnare i gioielli da alcuni avventori.
A quei tavoli ci sono dei bambini e i due
gridano «loro non ci interessano», ma puntano i fucili ai genitori.
I
piccoli scoppiano a piangere, si nascondono dietro le madri.
Serata da panico al ristorante "Un posto
al sole": quando aprì – fanno 20 anni lunedì prossimo (volevano
festeggiare) – diventò subito famoso per essere il primo locale a rendere
omaggio alla soap opera che sarebbe diventata forse la più lunga della storia
della televisione.
La pizzeria che dista poco dalla rotonda di
Casavatore sulla Circumvallazione esterna, ha passato un brutto quarto d'ora,
per un bottino, in fondo, non lauto.
I due rapinatori, uno con passamontagna,
l'altro con cappuccio e scaldacollo tirato fin sotto gli occhi, hanno puntato
dritto a un tavolo di una delle tre sale, per portar via poco più di una decina
di migliaia di euro:
gli
orologi Rolex e Tudor di una persona seduta e del padre di uno dei titolari che
era alla cassa, una catenina strappata dal collo di un altro e un braccialetto
consegnato da una ragazza.
I
proprietari del ristorante, giovani, sono cugini e si chiamano entrambi Nicola
De Rosa.
Le
immagini della rapina sono virali sui social, e a registrarle è stata la videosorveglianza
del locale.
I carabinieri di Casoria sono sulle tracce dei
due ladri, studiano i filmati della telecamera.
Al
momento non escludono nessuna ipotesi, conducendo indagini ad ampio spettro.
"
Un posto al sole" ha un banco frigo enorme dove campeggiano pesci degni di
una natura morta e un grande acquario con i crostacei: sembra di essere a un
museo del mare.
«Era
un sabato come tanti – raccontano i due titolari – eravamo pieni.
All'improvviso
sono entrate queste due persone armate e tutto si è svolto in pochissimo tempo,
roba di secondi.
Hanno mirato alla cassa e il tavolo che stava
dietro, dove hanno preso gli orologi ai due clienti e a mio padre.
Io ero in cucina e l'ho visto inginocchiato
per terra: volevo aiutarlo, ma mi hanno gridato "fermo!".
Non
tutti si sono accorti di quello che accadeva, perché la gente da noi è
numerosa, parla ad alta voce e si crea frastuono:
ecco
perché tutti si sono resi conto dopo di quello che era accaduto.
I rapinatori hanno puntato il fucile anche a
me che uscivo con i piatti in mano dalla cucina.
Poi
sono scappati. L
a
serata è finita, tutti si sono alzati, tre, quattro tavoli sono andati via
senza pagare, insomma il danno ma anche la beffa».
Il
consigliere dei Verdi Francesco Borrelli ha fato un appello a chi è andato via
senza pagare e ha raccomandato a tutti di sostenere il locale e non disertarlo.
«Siamo qui da vent'anni – dice l'altro gestore
– mai successa una cosa del genere, né fuori né dentro il locale, siamo rimasti
scioccati.
Noi siamo nati a Casavatore, è un paese
tranquillo.
Non è
questa Napoli, ma cose così purtroppo accadono ovunque».
Fabio,
26 anni, di Scampia, sabato sera era a un tavolo con la sua famiglia per
festeggiare il compleanno.
L'ha
dichiarato anche a Gianni Simioli di Radio Marte:
«Hanno
ignorato noi e il resto dei tavoli, eravamo in otto e c'era anche una bambina:
ci siamo spaventati tanto.
Sono
entrati con una calma disarmante e noi non ce ne siamo accorti.
Molti
in sala sono rimasti seduti, paralizzati, quando quei due hanno gridato "
mettetevi in ginocchio".
Gli
altri erano immobili: qualcuno ha nascosto il portafogli e c'è stato chi ha
messo il cellulare nel calzino.
Il bambino di quel signore a cui hanno puntato
il fucile era spaventatissimo, diceva " papà che succede?".
Uno è
andato dietro a quei due per parlargli, con le sue due bambine in braccio: la
moglie era inginocchiata sotto il tavolo. I
rapinatori hanno gridato a lui e agli altri:
"I bambini non li tocchiamo".
Poi
hanno detto " buonasera" e sono scappati.
Che
bel compleanno.
Molti
clienti sono andati via in lacrime con attacchi di panico, noi invece siamo
rimasti, continuando a cenare.
I
cuochi che erano fuggiti dalla paura, sono tornati poco dopo.
È arrivato il conto, abbiamo pagato e mentre
andavamo via abbiamo visto arrivare la gazzella dei carabinieri».
Nell'area
a nord di Napoli rapine e " cavalli di ritorno" sono comuni, come le
estorsioni – le ultime scoperte dai Gico, a giugno scorso, erano addirittura
" con la fattura", una partita di giro tale da offrire a chi pagava
il pizzo una ricevuta fittizia per scaricare le tasse.
Con una trentina di arresti, in cui furono
coinvolti anche dei vigili urbani, si è inferto un colpo non da poco alla
camorra di zona.
Casavatore
è incastonata in una cerchia di comuni della Città metropolitana a Nord di
Napoli.
Le girano intorno Scampia, Arzano, San Pietro
a Patierno e Casoria:
dista
da Napoli meno di un quarto d'ora.
Più a
ovest c'è Mugnano e a nord Melito.
È il
territorio che divide Napoli da Caserta, quello su cui sperano di ottenere
pieno dominio gli Amato-Pagano, “scissionisti" di Secondigliano,
protagonisti di una delle faide più cruente della storia della camorra.
A
comandare, a Casavatore, sarebbe il gruppo dei Ferone, che recentemente si
sarebbe riavvicinato al clan Di Lauro e alla holding del crimine che fa
apparire “Ciruzzo” il milionario e i suoi, tutt'altro che neutralizzati.
Elogio
dell’imbecille, nuova edizione
aggiornata
del primo libro di Pino Aprile.
Lacnews24.it
– Pino Aprile – (8-2-2022) – Redazione - ci dice:
È
un'illusione ottica quella che ci porta a considerare un genio tale a 360
gradi, mentre tutti hanno i propri lati imbecilliti. Insomma, fatto pur salvo
quello che riusciamo a fare di buono, ognuno di noi è cretino a modo suo.
Perché
“Elogio
dell'imbecille”?
La
stupidità è la dote più diffusa, ampiamente maggioritaria nella nostra specie,
che si distingue per la sua intelligenza.
In
Elogio dell'imbecille per questo è denigrata, ritenuta ostacolo e antagonista
di quel che fa di noi il meglio del pianeta.
In realtà, darwinianamente, l'imbecillità merita
analisi meno superficiali, perché, se fosse dote deleteria per l'homo sapiens,
un vicolo cieco nel suo percorso evolutivo, saremmo nella galleria dei parenti
estinti, come la serie di australopitechi e ominidi che “non ce l'hanno fatta”
a diventare intelligenti come noi;
o l'evoluzione avrebbe scartato la stupidità
lungo la sua strada, come avvenuto per altre doti temporanee poi rivelatesi
inutili o dannose, dalla coda ai peli su tutto il corpo.
Se c'è
e dilaga, la ragione è che a qualcosa serve e potrebbe sorprenderci scoprire
quanto.
Una considerazione che si aggiunge al dubbio
sulla nostra intelligenza, ormai insufficiente a competere con quella
artificiale (ma questa è un'altra storia).
Con
“Elogio dell'imbecille”, che fu il mio primo libro e viene ora rieditato in
versione aggiornata da libreria “Pienogiorno”, si cerca di capire il perché di
questa dote.
E se ne individuano le leggi.
Eccone
alcune:
“Nella selezione naturale e culturale della
specie prevale il peggio, se il peggio è più utile”;
“Il
cretino vive, il genio muore” (pensate al legionario romano che uccide
Archimede);
“Meglio
scemi che morti” (il fine dell'evoluzione è la moltiplicazione della vita, non
del genio);
“L'uomo
moderno vive per rincretinire” (l'intelligenza è uno strumento per risolvere
problemi, ma più ci dotiamo di soluzioni preconfezionate, meno la usiamo e,
come gli animali addomesticati, la dismettiamo, con una moria di neuroni che è
stata misurata);
“L'intelligenza
opera a beneficio della stupidità e ne alimenta l'espansione” (pure il più
stupido si riscalda al fuoco che un audace di genio seppe accendere);
pertanto,
“L'imbecillità può solo aumentare”; e questo anche a causa del fatto che l'homo
sapiens è un animale sociale, vive in comunità, ma:
“Quando gli uomini si mettono insieme, diventano
sempre più scemi” (è la regola della carovana: i 99 cammelli più veloci del
deserto vanno al passo dell'unico zoppo.
E questa è la norma che governa le gerarchie,
le burocrazie).
Alla
riedizione, a parte gli aggiornamenti, ho aggiunto un capitolo che, partendo
dalla invenzione della scrittura, arriva all'orgia comunicativa di oggi sul
web, dove la quantità di quanto viene detto è direttamente proporzionale alla
caduta della qualità dei contenuti e non contano la cosa, il come e il chi, ma
esserci.
L'imbecillità
è l'archivio del genio della specie:
l'intelligente
scopre la soluzione e la rende replicabile “alla portata di un idiota” (il che
vuol dire aver creato un utensile, che può essere un oggetto, un comportamento,
una organizzazione.
Sapete come funziona il telefonino? Non so
voi, io no, ma lo usiamo.
Sapete
produrre un fiammifero? Io no;
gli
stupidi conservano e tramandano la soluzione-utensile e non di rado, eliminano
anche l'inventore (quante città, come la mia Taranto, hanno la leggenda della
popolazione che uccide o acceca l'ingegnere che progettò l'ardito ponte che
scavalcò il burrone, il vorticoso fiume, il tratto di mare infido?).
C'è di più:
l'imbecillità è l'ambiente ecologico che consente
l'espressione del genio.
Provo
a raccontarlo con una metafora che non è mia, ma rubata a Padre Brown: avete
mai visto un ricamo?
Alcuni
sono belle repliche, ripetitive, grazie a buona tecnica, di opere originali.
Quindi: buon artigianato.
Altri
sono vere e proprie opere d'arte, anche per l'uso di metodi innovativi.
E
avete mai girato il ricamo, dalla parte opposta?
Un
groviglio inestricabile di fili, una matassa disordinata che non corrisponde in
nulla al disegno, all'armonia della parte bella.
Sembra
incredibile che quel caos sia la scaturigine di un tale ordine, sfumature di
colori che evolvono gli uni negli altri, costrutto di una figura, una scena, a
volte un vero e proprio racconto (in fondo, è quello che avviene nell'universo,
nato dal caos e, per aggregazioni e regole energetiche susseguenti, fucina di
stelle, galassie, pianeti e vita in tutte le sue forme).
Come è
possibile questo?
Diciamo
che la parte bella del ricamo sono gli intelligenti della specie, la parte
caotica, aggrovigliata, gli imbecilli.
Ne
viene che intanto il genio può il ricamo, in quanto la stupidità garantisce
l'inestricabile e incomprensibile matassa che regge quell'ordine.
Per scendere nel dettaglio: la perfezione del
ricamo è dovuta al fatto che ogni filo sta dove sta, senza alcuna
partecipazione attiva al progetto finale.
Non fa
e non sa: sta; quell'intrico di fili volge le spalle al disegno, non lo vede,
ne ignora persino l'esistenza, ma la consente.
Immaginiamo
il ricamo come la descrizione delle società umane: l'ordine e la tenuta della
comunità sono concepiti dagli autori del disegno (nel caso specifico, nulla
garantisce siano i più intelligenti, diciamo: sono semplicemente quelli che
hanno un progetto; anche Hitler ne aveva uno), ma solo la stupida, inconsapevole
partecipazione di una matassa confusa ed enorme di imbecilli regge il costrutto
sociale e quell'idea di come stare insieme.
Può
destare un oh!
di
ammirazione quell'unico punto del ricamo che dà un occhio rosso alla pernice
blu, ma il filo rosso che s'interseca con tanti altri, per un solo punto, non
lo sa.
Suo compito è stare lì, essere un punto.
La
parcellizzazione degli incarichi è tanto più efficiente quanto più questi sono
banali, alla portata di chiunque.
Ma più
minuscolo il compito, più stupido l'esecutore, tanto più l'impegno assegnatogli
diviene inamovibile, baluardo di un potere che proprio dall'insignificanza del
che fare trae la sua forza:
ce n'è così poco da perdere, che perso quel quasi
niente, perso tutto, il che ne amplifica la rivendicazione e la difesa.
Mettete
un cappello da capo-palazzo a un cretino e sarà il regno del terrore. Questo
vale anche nel bene, ma nel male si vede più chiaramente.
Chi ha
visto il film “The reader” o letto il libro da cui è tratto, ha un esempio
della sproporzione cui può giungere la distanza fra l'entità del compito
affidato a dei “minus habens” e il potere che può derivarne.
La storia narra di alcune donnette cui, durante il
Terzo Reich, diedero l'incarico di controllare ognuna dieci operaie di una
fabbrica di guerra nazista attigua a un campo di sterminio.
Ma
c'era un problema:
la
macchina del terrore continuava a mandare nuove operaie-schiave.
«E non
c'era posto per tutti. Ci avevano detto: 10!», protestarono, nel processo dopo
la guerra, le ottuse sorveglianti.
E, «per fare posto» alle nuove in arrivo,
ognuna di loro selezionava quelle «in più» e le mandava nel lager annesso,
perché fossero eliminate.
Il
nazismo aveva dato un compito banalissimo a persone incapaci di quasi tutto, e
quel nulla era diventato la porta dell'inferno.
La condanna più pesante fu inferta a una
sorvegliante che, pur di non confessare di essere analfabeta, si attribuì la
stesura del documento che determinò, quale prova-regina, la sentenza.
Nessuna
di quelle donne di scarsissimo spessore culturale, morale e umano contava nulla
nel disegno criminale del nazismo, ma quella stagione di potere e terrore
riuscì a radicarsi e stendersi su tutta l'Europa, perché tanti “fili ignari” ne
sostennero la trama, ognuno pensando di aver fatto solo il quasi niente che era
loro stato chiesto.
Il filo fa il disegno (l'assenza o
l'inefficienza di uno solo compromette l'intero costrutto con la sua
imperfezione), ma non lo conosce, non lo capisce, perché troppo ampio per
rientrare nel ristretto suo orizzonte, dove sta, affidandosi e non sapendo.
La
somma di tante cose stupide, unite nel progetto di pochi, ci ha portato sulla
Luna e ora su Marte e da lì alla colonizzazione del cosmo.
Gli
imbecilli sono i mattoni per costruire, nel bene e nel male, imperi e futuro:
insostituibili e denigrati.
Il che accade per eccesso di sintesi:
genio/stupido.
Non è così: ci sono molte forme di
intelligenza e, per simmetria, almeno altrettanto di stupidità.
È
un'illusione ottica quella che ci porta a considerare un genio tale a 360
gradi, mentre tutti hanno i propri lati imbecilliti (anche Einstein si dette
del cretino, a proposito di alcuni sviluppi delle sue equazioni che altri
intravidero e lui non capì, nemmeno quando glieli inviarono).
Insomma, fatto pur salvo quello che riusciamo a fare
di buono, ognuno di noi è cretino a modo suo.
Cominciai
questo studio, piegato dalla scoperta dei miei comportamenti stupidi, che non
riuscivo a controllare nemmeno con la volontà (che pure non è la mia dote più
scarsa).
Scrivendo
questo libro (dopo averne parlato con il premio Nobel Konrad Lorenz, creatore
dell'etologia, a casa sua, ad Alternberg, sul Danubio: «Lei non ha idea su cosa
ha messo le mani», mi disse.
Quella intervista, con il titolo “E Dio creò lo stupido”, girò il mondo) feci pace con il
mio lato scemo, ma non ritengo di aver ancora imparato ad accettarlo, solo a
conviverci, sapendo che quella matassa dall'altra parte che non capisco e mi
descrive, sono sempre io.
(PINO
APRILE)
Putin
parla di Ucraina,
Merkel
e guerra nucleare
Sadefensa.blogspot.com
- Vladimir Putin – (10-12-2022) – ci dice:
(Il presidente russo Vladimir Putin
risponde alle domande dei giornalisti dopo il vertice dell'Unione economica
eurasiatica (EAEU) a Bishkek, in Kirghizistan.)
Il presidente russo Vladimir Putin ha
parlato con i giornalisti dopo il vertice dell'Unione economica eurasiatica
nella capitale del Kirghizistan Bishkek venerdì.
Tra i
temi affrontati, le ultime rivelazioni dell'ex cancelliere tedesco Angela
Merkel, l'operazione militare in Ucraina, la minaccia di una guerra nucleare,
lo scambio di prigionieri di alto profilo con gli Stati Uniti e le relazioni
russe con l'UE e l'Africa.
I
commenti della Merkel giustificano l'operazione ucraina.
Putin
ha trovato sorprendente e deludente la confessione del cancelliere tedesco
Angela Merkel – secondo cui lo scopo degli accordi di Minsk era di “guadagnare
tempo” per l'Ucraina – ma ha detto che significa solo che la decisione di
lanciare l'operazione militare speciale era corretta.
“Il loro scopo era solo quello di caricare
l'Ucraina di armi e prepararla per le ostilità. Lo vediamo.
Onestamente, forse ce ne siamo resi conto
troppo tardi, e forse avremmo dovuto iniziare tutto questo prima ", ha
detto Putin.
Pur
sapendo che l'Ucraina non intendeva attuare l'accordo, “pensavo che gli altri
partecipanti a quel processo fossero onesti. Si scopre che anche loro ci
stavano ingannando", ha detto il presidente russo.
Come
negoziare con “fiducia zero”.
L'inganno
su Minsk ora solleva una "questione di fiducia", ha detto Putin,
osservando che attualmente è "quasi a zero".
La
vera domanda ora è se sia possibile negoziare qualcosa con qualcuno e cosa
garantirebbe un eventuale accordo, ha aggiunto.
“Alla
fine bisognerà parlare. Siamo pronti per loro, l'ho detto molte volte. Ma ci fa
pensare, con chi abbiamo a che fare.
Cosa
intendeva per Ucraina "che impiega molto tempo".
Alla
domanda sulla sua precedente dichiarazione secondo cui l'operazione militare
potrebbe essere un "processo lungo", Putin ha spiegato che in realtà
si riferiva alla risoluzione del conflitto in Ucraina.
"L'operazione militare speciale procede a
ritmo sostenuto, tutto è stabile, non ci sono domande o problemi oggi", ha
detto.
Risolvere
l'intera situazione "probabilmente non sarà facile e richiederà del tempo,
ma in un modo o nell'altro, tutti i partecipanti a questo processo dovranno
concordare con le realtà che stanno prendendo forma sul campo".
Al
lancio di un primo attacco nucleare.
Gli
Stati Uniti hanno da tempo una dottrina di attacco "disarmante"
contro i sistemi di comando e controllo, per i quali hanno sviluppato missili
da crociera che mancavano all'Unione Sovietica, ha detto Putin.
Ora la Russia ha missili ipersonici che sono
"più moderni e persino più efficaci", quindi "forse dovremmo
pensare di adottare gli sviluppi e le idee dei nostri partner americani quando
si tratta di garantire la sicurezza".
Mentre
la dottrina degli Stati Uniti prevede un attacco nucleare preventivo, la
dottrina della Russia riguarda la rappresaglia, ha spiegato Putin.
Se il sistema di allarme rapido russo rileva
un attacco missilistico, "centinaia dei nostri missili voleranno e sarà
impossibile fermarli".
Mentre
alcuni missili attaccanti colpiranno la Russia, "non rimarrà nulla del
nemico",ed è così che funziona la deterrenza nucleare, ha spiegato.
Sono
possibili più scambi come Bout-Griner.
La
Russia non considera il successo dei colloqui per scambiare Brittney Griner con
Viktor Bout come un'apertura per discutere altri argomenti con gli Stati Uniti.
Mentre
i negoziati "hanno creato una certa atmosfera", non sono state
sollevate altre questioni all'interno del loro quadro, ha detto Putin.
Ha
aggiunto che i contatti tra i servizi di sicurezza russi e statunitensi
"continuano, e di fatto non si sono mai interrotti", ma che questo
scambio specifico è stato avviato dal presidente degli Stati Uniti Joe Biden.
“Sono
possibili altri scambi? Sì, tutto è possibile. Questo è il risultato dei
negoziati e della ricerca di un compromesso. In questo caso è stato trovato un
compromesso", ha detto il presidente russo.
Sulla
necessità di un'altra mobilitazione.
Non ci
sono "considerazioni" per un'altra chiamata, ha detto Putin quando
gli è stato chiesto se più russi dovranno imbracciare le armi nel 2023.
Dei
300.000 che sono stati richiamati, circa 150.000 sono stati schierati, ma solo
77.000 nelle unità di combattimento, mentre altri sono impegnati in altri
compiti al momento.
I restanti 150.000 soldati non sono ancora
schierati, ma stanno subendo un ulteriore addestramento, ha spiegato.
"La
metà dei convocati è una riserva di battaglia, quindi perché qualcuno dovrebbe
parlare di una convocazione aggiuntiva?" ha concluso Putin.
Rispondendo
al commento sull'Africa di Borrell.
Rispondendo
all'affermazione del capo della politica estera dell'UE Josep Borrell secondo
cui molti africani forse non sanno dove sia il Donbass o chi possa essere Putin,
il presidente russo ha affermato che il continente sa fin troppo bene chi ha
contribuito alla loro liberazione dal colonialismo europeo.
I
politici dell'UE dovrebbero "smettere di parlare del loro amore per i
popoli africani e iniziare ad aiutare questi paesi", ha detto Putin.
"Se
le persone di cui hai parlato sapessero dove si trova l'Africa e in quali
condizioni si trovano i popoli dell'Africa, non interferirebbero con la
fornitura di cibo e fertilizzanti russi al continente africano, da cui dipende
in ultima analisi il raccolto nei paesi africani e la salvezza di centinaia di
migliaia di persone in Africa dalla fame”.
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