CONQUISTARE IL MONDO.

 CONQUISTARE IL MONDO.

 

Non solo Ucraina e Russia,

Pompeo choc:

“Gli Usa si preparino alla guerra con la Cina”.

msn.com – il mattino - Luca Marfé – (1°-02-2023) – ci dice:

 

Un’affermazione bomba, potenzialmente apocalittica.

Parole e musica, drammatica in sottofondo, di Mike Pompeo.

Nel corso di una lunga intervista, l’ex segretario di Stato dell’era Trump traccia uno

scenario da incubo:

«Se non nel 2024, di sicuro nel 2025».

E spiega, sia le sue ragioni che le sue paure:

«Spero di sbagliarmi, naturalmente.

 Ma siamo onesti:

 il Partito Comunista Cinese è in guerra con l’America, e con l’Occidente intero, almeno da 40 anni, almeno in una sorta di guerra economica».

E proprio sul fronte dell’economia, calca ancora di più la mano:

 «Hanno costruito la loro fortuna sulle spalle dei lavoratori americani, che sono stati abbandonati al loro destino, mentre troppi dei nostri governi hanno fatto finta di niente, si sono girati dall’altra parte».

Ma il fronte vero, a un passo dallo scoppio, è un altro:

ed è quello di una Taiwan sempre più contesa.

Percepita come storicamente propria da Pechino, e percepita invece come ultimo baluardo di resistenza e di libertà da Washington, specie dopo la caduta di Hong Kong.

Non solo Ucraina e Russia, Pompeo choc:

 «Gli Usa si preparino alla guerra con la Cina».

La possibile escalation militare attorno all’isola è tracciata in un memorandum dell’Esercito a stelle e strisce che sta letteralmente facendo il giro di tutte le agenzie stampa del mondo.

Lo firma un altro Mike, il generale Mike Minihan dell’Aeronautica Usa, che prevede il peggio e che chiede a gran voce più armi e più mezzi affinché gli stessi Stati Uniti si preparino allo scontro, a detta sua oramai inevitabile.

Stanziamenti di fondi e armamenti d’avanguardia.

 E non solo.

 Sistemi di difesa, spaziali, e di sicurezza cibernetica, che possano muoversi come un unico uomo nel caso in cui la situazione dovesse precipitare.

Non bisogna concedere “un pollice” (figurato, “un centimetro”, ndr)», insomma.

Esattamente questo, tra le altre mille iniziative dell’ex numero 1 della Cia, il titolo del nuovo libro di Pompeo.

 

Un grave monito che rischia però di cadere nel vuoto.

Un ulteriore scossone che rischia cioè di agitare una Comunità Internazionale già in frantumi.

Non solo Ucraina e Russia, Pompeo choc: «Gli Usa si preparino alla guerra con la Cina».

 

 

 

 

Metaverso: falsi miti

e cose da sapere.

Apogeonline.com – Qu Harrison Terry – (2 febbraio 2023) – ci dice:

 

 

Dove va oggi il Metaverso: falsi miti da abbandonare e cose nuove da scoprire sulla Rete del domani, raccontate da un esperto.

Come iniziare, perché, in quali metaluoghi.

Il 2022 ha visto qualche ripensamento sul concetto di Metaverso da parte di privati e aziende.

 Dove andremo con il Metaverso nel 2023?

Il Metaverso nel 2023 sarà questione di esperienza.

Apple presenterà un apparecchio hardware apposta.

Meta sta portando a maturazione la linea Quest.

Gli sviluppatori stanno prendendo le misure di questi nuovi ambienti e terreni di confronto.

 Quest’anno capiranno che posto occupano dentro l’equazione e inizieranno a portare novità interessanti.

Dovendo scegliere tra sicurezza, costi, privacy e maneggevolezza, qual’ è il fattore più critico per il futuro della proprietà privata nel Metaverso?

L’accessibilità resta tuttora il fattore principale (per stare nella domanda, lo faccio coincidere con la maneggevolezza).

 Se il Metaverso non riesce a portare a bordo e conquistare la persona qualunque, non importerà quanto sia alla moda, accattivante, social, giocoso nelle esperienze che propone.

Sarà una città fantasma.

Nel vostro libro Metaverso:

 guida all’uso si citano non meno di otto tra interfacce e formati per il Metaverso (OpenXR, WebXR, WebAssembly, XREngine, WRM, WebGPU, Dat, IPFS).

 Non sono un po’ troppi da seguire per gli sviluppatori?

Ti aspetti qualche forma di consolidamento nel futuro?

In questo momento sono formati necessari allo sviluppo del web spaziale.

Gli ambienti immersivi richiedono moltissimi dati e non c’è un Word o un Photoshop della situazione a dominare tutto.

Se viene mantenuta l’interoperabilità, non c’è un vero problema nello sperimentare più tipi di dato.

Tra il Metaverso sandbox, quello gaming e quello misto di cui si parla nel libro, quale categoria potrebbe essere la migliore per scoprire il Metaverso in sicurezza, potendo esplorare rilassati prima di buttarsi?

Ritengo che Spatial sia il modo più facile per fare esperienza di Metaverso, per quanto in forma più primitiva che con le app per Quest 2.

Però è una introduzione significativa e semplice per trovare cose interessanti nel Metaverso.

Che libri, film, esperienze hanno contribuito a sviluppare il tuo interesse per il Metaverso?

The Matrix.

Temo che aggiungere qualsiasi altro titolo sarebbe ingiusto, visto quanto The Matrix sia stato formativo per il mio intero concetto di realtà e per la mia idea di realtà parallele.

Il Metaverso si può godere solo a prezzo di caschi pesanti e occhiali ingombranti? Cambierà qualcosa a questo riguardo?

Chi non apprezza un casco o una maschera da realtà virtuale attaccata alla faccia potrebbe provare gli occhiali Air di Nreal, che offrono un’esperienza completamente opposta.

 Si tratta di una interfaccia fisica alla realtà aumentata, molto più sottile di altre. Al momento sono la mia apparecchiatura preferita per visitare il Metaverso.

Che cosa dobbiamo ricordare nell’avvicinarci al mondo degli NFT?

Dove sta la vera differenza rispetto al mondo reale?

Il mondo degli NFT differisce nella sua capacità di creare beni ibridi, che esistono fisicamente e digitalmente.

 Qualcuno li chiama beni phygital, in cui un NFT corrisponde a un bene del mondo fisico, come una bottiglia di vino, una moneta da collezione o mille altri beni che non possiamo affidare a una banca.

 In questo modo un NFT diventa il ponte perfetto tra investitori digitali e investitori fisici.

La realtà aumentata fa parte del Metaverso o è una sorta di tecnologia intermedia?

Certo che ne fa parte!

Chiunque sostenga il contrario non ha mai giocato a Pokémon Go, attualmente il Metaverso più diffuso e condiviso finora creato.

 Niantic ha presentato una versione di Pokémon Go a tema basket, chiamata NBA All World, nel caso l’ambientazione sportiva sia di qualche interesse.

 Consiglio di provarla e verificare come gli oggetti digitali posizionati nel mondo reale cambino la dinamica dell’intrattenimento.

Contenuti per il Metaverso: per farli bene è meglio un bagaglio da sviluppatore o da creatore?

 

È meglio una storia forte.

Perché questo Metaverso esiste?

Qual è il suo pilastro fondante? Come avvincerà le persone?

 È tutta questione di quale storia sta sotto e come tiene avvinte le persone.

Dopo che la storia è definita, per realizzarla servono sia sviluppatori che creatori.

Quale sarà il Mac del Metaverso, la tecnologia che semplifica e rende comprensibile ogni cosa alla persona qualunque, quella che darà inizio alla diffusione di massa?

Mentirei se dichiarassi di credere in una mia previsione sul Mac del Metaverso.

Non abbiamo ancora visto abbastanza apparecchi per sapere quale riscuoterà i maggiori consensi.

Nessuno oggi sa veramente che cosa funzionerà meglio degli altri.

 

 

 

Consigli pratici per

conquistare il mondo.

Efficacemente.com - Andrea Giuliodori – (08/06/2021) ci dice:

 

Vuoi conquistare il mondo? Vuoi realizzare i tuoi obiettivi più ambiziosi? Vuoi raggiungere il successo personale? Allora devi rispettare queste semplici regole (ho detto semplici, non facili).

“Quello che facciamo tutte le sere, Mignolo, tentare di conquistare il mondo!”

Il Prof.

La settimana scorsa abbiamo parlato delle 10 abitudini vincenti per diventare ricchi.

Ora basta!

Ritengo che questa ossessione per il successo e la ricchezza sia sbagliata e controproducente!

Per questo motivo, nell’articolo di oggi vorrei fare un bagno di umiltà e condividere con te alcuni consigli pratici per… conquistare il mondo!

Scherzi a parte, non posso garantirti che quanto leggerai nei prossimi minuti ti assicurerà il dominio globale, ma di una cosa puoi essere certo:

applica questi semplici consigli e raggiungerai il tuo successo personale.

‘Mazza André, ‘na promessa da gnente!

Prima di vedere come conquistare il mondo (o più semplicemente realizzare i tuoi obiettivi), vorrei farti una breve premessa e parlarti di un fenomeno della fisica quantistica noto come salto quantico.

A fine post capirai il perché di questa (apparente) digressione e, come per magia, tutti i pezzi del puzzle andranno al loro posto…

Il salto quantico.

Sai cos’è un salto quantico?

 In meccanica quantistica, il salto quantico (anche noto come quantum leap) è il passaggio immediato e discontinuo di un sistema da uno stato all’altro.

 Tanto per farti un esempio: quando all’interno di un atomo un elettrone passa da un livello di energia ad un altro, effettua un salto quantico.

Questo comportamento discontinuo e repentino non si riscontra solo nella fisica atomica, ma caratterizza anche molti altri fenomeni naturali: pensa all’energia sprigionata in pochi minuti da un terremoto, o all’eruzione esplosiva di un vulcano che è stato inattivo per secoli.

Mettendo da parte gli eventi catastrofici, pensa ad un fiore che cresce lentamente per settimane e poi sboccia in poche ore o a quella singola cellula che duplicandosi dà vita in appena 9 mesi ad un bambino.

Tutti questi fenomeni hanno in comune un aspetto: per lungo tempo sembra non accadere nulla e poi all’improvviso tutto cambia.

Salti quantici e successo personale.

In Inglese, l’espressione “quantum leap” è spesso utilizzata anche in senso figurativo per indicare un successo immediato e repentino:

il nerd che diventa milionario vendendo la sua start-up a qualche colosso tecnologico;

la cantante che grazie ad un singolo di successo vende milioni di copie del suo album;

 il calciatore rivelazione che riesce a fare una stagione formidabile.

Rimaniamo sempre sorpresi ed affascinati da questi “salti quantici” personali, da questi fenomeni che sembrano essere nati dalla sera alla mattina.

 Per non sentirci troppo inadeguati proviamo a liquidarli con una semplice espressione: “botte di culo”.

Eppure ci rimane il sospetto che queste persone abbiano scoperto il segreto del successo, quel segreto che cerchiamo con affanno da anni, ma che inevitabilmente sembra sfuggirci.

 Cosa sanno questi signori che noi non sappiamo?

Il segreto svelato: la Curva del Successo.

Tutti quei salti quantici e quei fenomeni che in natura avvengono in modo repentino e discontinuo hanno in realtà una spiegazione ben precisa.

Durante il (lungo) periodo in cui nulla di rilevante sembra accadere, l’energia continua ad accumularsi in modo costante, giorno dopo giorno, ed una volta raggiunto il punto critico, questa energia esplode, dando vita a quei fenomeni eclatanti che sono sotto gli occhi di tutti.

Stesso discorso vale per il successo personale.

Dietro ogni grande conquista si celano anni di studi, allenamenti e fallimenti.

Se prese singolarmente, queste semplici azioni quotidiane appaiono insignificanti, ma la loro “energia” cumulata nel corso del tempo permette di raggiungere quel famoso punto critico (questo concetto è descritto egregiamente nel libro “Il punto critico” di Malcolm Gladwell).

Da questo momento in poi tutto cambia e, come per magia, gli sforzi di anni vengono ripagati in pochi giorni.

Da bravo Ing. Dott. Test. di Cazzo, provo a spiegarti questo concetto con un grafico, la Curva del Successo.

Molti di noi si aspettano che il successo sia lineare:

 ad ogni piccolo sforzo DEVE corrispondere un risultato immediato, tangibile e possibilmente superiore alle nostre aspettative.

 Non è così.

La Curva del Successo è terribilmente noiosa per un lungo periodo di tempo: nonostante i nostri continui sforzi, nulla sembra accadere di realmente importante. Anzi.

 A ben vedere, i risultati che otteniamo appaiono del tutto casuali: ci sono volte in cui ci impegniamo e le cose vanno per il verso giusto, altre volte invece, possiamo studiare/lavorare giorno e notte ma le cose non vanno.

Ci convinciamo che sia stata colpa della sfiga (dimenticando che la sfiga non esiste) ed iniziamo a mettere in dubbio il nostro impegno:

 “ma ne vale davvero la pena?“, “che senso ha darsi da fare se poi i risultati non arrivano?“, “per quanto tempo ancora dovrò fare sacrifici senza vedere l’ombra di un successo?“.

E così, senza accorgercene, ci ritroviamo a mollare, magari a pochi centimetri da quell’agognato punto critico.

 

Furbi come le volpi del deserto, invece di provare una nuova strada per raggiungere lo stesso obiettivo, torniamo a percorrere la stessa strada fallimentare per raggiungere un nuovo obiettivo.

Ripartiamo da zero, arriviamo a pochi centimetri dal punto critico e rinunciamo nuovamente, bloccati in questo circolo vizioso fatto di tentativi a vuoto.

“Invece di provare una nuova strada per raggiungere lo stesso obiettivo, torniamo a percorrere la stessa strada fallimentare per raggiungere un nuovo obiettivo.”

Non sei stufo di tutti questi obiettivi lasciati a metà?

 Non vorresti, almeno per una volta nella tua vita, raggiungere questo benedetto punto critico?

Qual è il segreto?

Sì André, fico tutto sto preambolo sulla meccanica quantistica, la Curva del Successo e cazzi e mazzi vari, ma… nella pratica:

cosa devo fare per conquistare il mondo, o semplicemente per realizzare i miei obiettivi personali?

Come conquistare il mondo (un centimetro alla volta).

Scordati di quanto è successo ieri.

Smettila di farti pippe mentali su domani.

Conta soltanto quello che farai oggi.

Se vuoi conquistare il mondo, se vuoi realizzare i tuoi obiettivi più ambiziosi e raggiungere il tuo successo personale, tutto ciò che conta sono le scelte e le azioni che compi ogni giorno:

Presentati.

 Che si tratti di andare a lezione all’università, di andare dal cliente o di andare in palestra, la regola #1 è presentarsi e farlo ogni maledetto giorno.

 Sei stanco, non te la senti, hai avuto una nottataccia?

 Fregatene! Tu sei più forte di ciò che ti accade: presentati.

“l’80% del successo è presentarsi.”

Concentrati sui progressi (non sui risultati).

Uno dei capitoli di “Start! La guida anti-rimandite” che preferisco è intitolato “La trappola dei risultati “.

 Viviamo in una società-pulsante: basta pigiare un pulsante per avere subito un risultato o una pseudo-gratifica.

 C’è il pulsante delle macchinette automatiche, il pulsante del bancomat, il pulsante “mi piace” (guai a te se non lo clicchi per questo post! ;-) e chi più ne ha, più ne metta.

Però il pulsante per il successo non esiste: realizzare i propri obiettivi è un processo fatto di impegno quotidiano e piccole scelte (giuste) cumulate una sull’altra. Queste scelte sono i progressi che facciamo ogni giorno.

 Smettila di ricercare la gratifica immediata e sforzati di fare ogni giorno un piccolo progresso verso il tuo sogno.

Smettila di fissare il muro.

La conosci la storiella del guidatore e del muro?

 Si dice che se un guidatore sta per andare a sbattere e continua a fissare il muro davanti a sé, inevitabilmente si schianterà; se invece sposta l’attenzione sulla strada, riuscirà a cavarsela.

Nel dubbio è meglio andare piano, ma la storiella ha una morale interessante:

se vuoi raggiungere un obiettivo, smettila di concentrarti su quello che non va nella tua vita e focalizza tutte le tue energie su ciò che vuoi ottenere.

 No pressure: male che va, ti schianti!

Prenditi un impegno a lungo termine.

 Qual è stato l’ultimo obiettivo per cui ti sei impegnato costantemente per più di 3 mesi?

Ricordo che quando ho creato” Efficacemente “mi sono ripromesso di scrivere almeno 500 articoli prima di decretarne il successo o il fallimento.

All’epoca scrivevo 2 articoli a settimana, quindi stiamo parlando di un impegno a 5 anni.

Se vuoi davvero conquistare il mondo, se vuoi raggiungere vette inesplorate, non puoi fare i classici buoni propositi di inizio anno per poi mollare a metà gennaio.

 Lo vuoi davvero questo tuo sogno?

Allora devi essere disposto ad impegnarti ogni giorno, ogni settimana, ogni mese per almeno 5 anni.

A proposito, te lo ricordi la regola delle 10.000 ore?

Credici.

Il successo somiglia spesso ad una scala a chiocciola: devi salire, gradino dopo gradino, senza esitazione, anche se non riesci a vedere il punto di arrivo.

 A volte dubiterai della scala e di te stesso, sarà in questi momenti che dovrai zittire quella vocina bastarda nella tua testa e continuare a mettere un piede davanti all’altro.

Mantieni la promessa.

Molti pensano al successo come ad un viaggio epico fatto di decisioni che cambiano la vita, incredibili coincidenze ed imprese memorabili.

Sì, vivrai anche questi momenti, ma per il 99% del tempo avrai giornate monotone, fatte di scelte monotone, tra azioni monotone.

Ma è in queste giornate tutte identiche le une alle altre che plasmerai il tuo destino.

 Ricordati allora questa semplice regola: fai ogni giorno quello che ti sei ripromesso di fare.

“Se riuscirai a conquistare te stesso, conquisterai il mondo.”

(Andrea Giuliodori.)

 

 

 

 

 

CINA.

Xi Jinping, l’imperatore cinese

che vuole conquistare il mondo.

Internazioanle.it - Jeffrey N. Wasserstrom, David Bandurski, “Dissent”, Stati Uniti –

(29 dicembre 2017) – ci dicono:

 

Quest’anno il Natale è arrivato in anticipo per il leader cinese Xi Jinping che, almeno sul fronte interno, sembra avere tutto sotto controllo.

Xi poteva già contare su una stampa compiacente, una popolazione adorante e una lunga lista di cariche – tra cui quelle di capo del Partito comunista cinese e di presidente della Repubblica popolare cinese – quando a ottobre l’organizzazione leninista di cui è alla guida gli ha fatto un nuovo regalo, inserendo la lusinghiera espressione “pensiero di Xi Jinping” all’interno dell’ultima revisione della costituzione.

In questo modo Xi è diventato il più influente leader cinese dai tempi di Mao Zedong.

 Il presidente ha poi ricevuto un secondo regalo con la creazione di venti centri accademici dedicati allo studio del suo pensiero.

Cosa potrebbe desiderare ancora Xi?

In cima alla sua lista c’è senz’altro una maggiore legittimità internazionale.

 Xi vorrebbe che le sue idee politiche fossero accettate non solo localmente, ma anche globalmente.

Anche in questo caso, le manifestazioni di apprezzamento per l’uomo e per i suoi progetti, come la “Nuova via della seta” lanciata nel 2013, continuano ad aumentare.

Un futuro comune.

Probabilmente i complimenti più graditi sono arrivati da Donald Trump, che durante la sua visita di novembre in Cina ha definito Xi “un uomo molto speciale” congratulandosi per “il recente successo del diciannovesimo congresso del partito” e annunciando “un rafforzamento dei rapporti e un’amicizia ancora più stretta tra i nostri due paesi”, il tutto dopo aver ripetuto per anni che l’ascesa della Cina è una minaccia esistenziale per gli Stati Uniti.

Ma Xi ha ottenuto la sua rivincita anche in altri contesti, meno pubblicizzati.

A dicembre, per esempio, importanti rappresentanti di Google e Facebook hanno partecipato a Wuzhen alla “World internet conference”, contribuendo alla legittimazione di un evento che, inaugurato quattro anni fa con l’obiettivo di regolare il modello gestionale di internet del Partito comunista cinese, inizialmente era stato snobbato.

La ciliegina sulla torta l’ha messa l’amministratore delegato di Apple, Tim Cook, dichiarando alla platea che l’idea cinese di “un futuro comune nel ciberspazio” è una “visione condivisa da Apple”.

Trumplandia non è l’unica realtà ad aver dato a Xi motivi per rallegrarsi.

Anche David Cameron ha partecipato alla festa, accettando di partecipare alla gestione di un grande progetto legato alla “Nuova via della seta”, definendola un progetto vantaggioso per tutti e creatore di legami economici e infrastrutturali profondi tra la Cina e altri paesi.

Spiegando la scelta, un portavoce dell’ex primo ministro britannico ha dichiarato che Cameron è “orgoglioso del suo lavoro nell’inaugurare un’età dell’oro tra il Regno Unito e la Cina con il presidente Xi”.

Xi è davvero un mix tra un modernizzatore e un governante confuciano?

Non possiamo dimenticare nemmeno i gioielli retorici offerti in dono da realtà geograficamente più vicine.

 Tra la conferenza su internet di inizio dicembre e le recenti notizie sul coinvolgimento di Cameron, Xi è stato indicato dallo “Strait Times” di Singapore come “uomo asiatico dell’anno”.

A corredo della scelta, il quotidiano ha sottolineato che Xi ha mostrato “l’arte di governare di cui il mondo ha bisogno”.

 

Ma che tipo di statista è Xi Jinping?

Qual è esattamente la sua visione del nostro “futuro comune nel ciberspazio”?

Il presidente cinese è davvero un mix tra un modernizzatore e un governante confuciano come vorrebbero farci credere i mezzi d’informazione cinesi, con un numero sempre maggiore di opinionisti stranieri a condividere questo ritratto?

Quello appena trascorso non è stato soltanto un anno ricco di regali per Xi, ma anche uno in cui la storia moderna della Cina ha preso una nuova, allarmante piega.

 Nonostante tutti i discorsi sull’inizio di una nuova era vantaggiosa per tutti, ci sono fin troppe persone che hanno pagato a caro prezzo le manovre interne e geopolitiche di Xi, tra cui un famoso dissidente e molti abitanti di Pechino e dello Xinjiang.

 Xi ripete di voler realizzare il “sogno della Cina”, ma molte mosse recenti sono più vicine all’incubo che al sogno.

Per controbilanciare l’ondata di elogi, ecco cinque momenti particolarmente bassi del 2017 di Xi.

Liu Xiaobo è stato il primo premio Nobel dai tempi del nazismo a morire in carcere.

Certo, Liu ha trascorso i suoi ultimi giorni in una camera d’ospedale strettamente sorvegliata e non in una cella, ma la sua richiesta di andare all’estero per farsi curare è stata respinta.

 Sua moglie Liu Xia è sparita dalla sfera pubblica per cinque settimane, spingendo i suoi amici a preoccuparsi per la sua sicurezza.

 La vicenda avrebbe potuto essere uno degli argomenti trattati durante la visita di Trump a Pechino, ma non è stato così (un altro dei generosi doni di Trump è stato quello di accettare che i giornalisti presenti alla conferenza stampa congiunta dei due leader non potessero fare alcuna domanda).A novembre l’avvocato Jiang Tianyong è stato condannato a due anni di prigione per “incitamento alla ribellione contro lo stato”.

Il crimine di Jiang è stato quello di accettare dei casi delicati che hanno testato i limiti del potere del partito, tra cui quello delle vittime dello scandalo del latte avvelenato del 2008, che ha portato al ricovero di decine di migliaia di bambini.

Jiang è stato il quinto avvocato a essere condannato a una pena carceraria negli ultimi due anni nell’ambito di uno giro di vite che ha colpito oltre trecento avvocati.

Alla fine del mese scorso, esprimendo un dissenso diventato eccezionalmente raro sotto il governo di Xi, molti avvocati e professori di legge hanno criticato la proposta di creare una nuova agenzia anticorruzione che avrebbe poteri enormi e al di sopra della legge.

In Cina sono stati intensificati i controlli (già intensi) in ambiti che vanno dalla libertà di espressione online alla libertà di culto.

Un rapporto pubblicato la settimana scorsa dall’Associated press rivela una campagna di intimidazione e assimilazione contro la minoranza musulmana degli uiguri nella regione dello Xinjiang.

 La campagna ha trasformato questo territorio meridionale in “uno dei luoghi più sorvegliati al mondo”.

 In Cina anche internet subisce un controllo sempre più stretto:

 la nuova legge sulla cybersicurezza entrata in vigore a giugno prevede sostanzialmente che qualsiasi utente, dalle grandi aziende tecnologiche ai privati, debba accettare il controllo da parte del partito.

 A settembre uno sfortunato supervisore edile è stato prelevato dalla polizia e incarcerato dopo aver pubblicato una barzelletta offensiva (su un presunto rapporto clandestino tra una celebrità e un alto funzionario del partito) in una chat privata sul suo iPhone, fatto che dimostra in modo inquietante fino a che punto i cinesi subiscano lo spionaggio statale.

Pechino ha effettuato una serie di mosse per limitare la capacità di Hong Kong di godere di un’autonomia parziale dalla Repubblica popolare, come teoricamente garantito fino al 2047.

Di recente, per esempio, il governo cinese ha stabilito che saranno gli agenti provenienti dalla Cina a occuparsi della sicurezza nella stazione di Hong Kong di una linea ferroviaria ad alta velocità che dovrebbe collegare l’isola alla terraferma, e che lo status della città come Regione amministrativa speciale non esenterà i residenti di Hong Kong dalla nuova legge secondo cui mancare di rispetto all’inno nazionale è un reato punibile con tre anni di galera.

Per finire, mentre i residenti dei villaggi urbani e i migranti lavoratori che si guadagnano da vivere in Cina continuano a essere perseguitati, nelle ultime settimane a Pechino è stata registrata una violenta ondata di sfratti.

 Dopo che lo scorso 18 novembre lo scoppio di un incendio in un quartiere affollato dai migranti, alla periferia della capitale, ha provocato 19 vittime, le autorità cittadine hanno annunciato una manovra contro “le strutture illegali” per i successivi 40 giorni.

 Nelle settimane seguenti, le azioni giustificate con la necessità di garantire la sicurezza si sono trasformate in una palese campagna di demolizione che ha costretto migliaia di migranti urbani – la spina dorsale dell’economia dei servizi urbana – a lasciare le loro case proprio all’inizio dell’inverno.

Quando gli utenti di internet hanno scoperto che nei documenti governativi e dei mezzi d’informazione statali questi individui venivano definiti come “popolazione di fascia bassa”, un’espressone altamente offensiva, sui social network è nata una breve campagna di solidarietà e rabbia.

 Ma il dibattito è stato rapidamente messo a tacere con l’eliminazione delle frase incriminata.

 Vale la pena ricordare che alla vigilia di questa manovra nel cuore politico della Cina, Xi era stato presentato come il paladino del miglioramento delle condizioni di vita della popolazione in un documentario in tre parti teoricamente prodotto da una società indipendente britannica e trasmesso da Discovery Channel in 37 paesi asiatici.

I giornalisti stranieri si sono occupati di tutti e cinque gli argomenti citati e ognuno di questi sviluppi è stato condannato in articoli ed editoriali sui principali quotidiani.

Eppure, in un anno che ha visto apparire sulle prime pagine la pulizia etnica in Birmania, la repressione del dissenso in molti paesi e le rivelazioni sulle molestie sessuali da parte di personalità di alto profilo negli Stati Uniti, l’attenzione riservata alle cattive notizie in arrivo dalla Cina è stata molto limitata.

 Molte persone che in tempi meno turbolenti si sarebbero preoccupate per queste problematiche tendenze cinesi, oggi non riescono a farlo.

Spesso è difficile anche per gli specialisti di questioni cinesi concentrarsi sul lato oscuro del sogno di Xi.

Come ha sottolineato l’importante analista dei social network cinesi Liz Carter, mentre gli sfratti di Pechino erano in competizione per lo spazio sulle prima pagine dei giornali statunitensi con le notizie sugli abusi sessuali e la riforma delle tasse, può diventare difficile prestare attenzione alla sofferenza in Cina “quando casa tua sta bruciando”.

Dov’è finito il dissenso?

Non vogliamo insinuare che in Cina le cose vadano peggio che in qualsiasi altro luogo.

 Ma resta il fatto che in molti ambiti in Cina la situazione è peggiorata rispetto a dieci anni fa, quando sotto il precedessore di Xi, Hu Jintao, il paese si preparava a ospitare le sue prime Olimpiadi.

Al contrario di Xi, Hu non era stato sommerso di elogi né aveva potuto contare sulla stessa compiacenza.

Il passaggio della torcia internazionale in vista dei giochi era stato accolto dalle proteste per gli abusi in Tibet, e molti avevano chiesto un boicottaggio dei Giochi.

Il regista di Hollywood Steven Spielberg, diversamente da quanto fanno oggi i pezzi grossi della Silicon Valley, si era ritirato dalla collaborazione con la cerimonia d’apertura a causa della posizione del governo cinese sul conflitto in Darfur.

 

Ci sono molti altri paesi in cui accadono cose preoccupanti, ma questi paesi non vengono descritti come modelli da cui i loro pari dovrebbero imparare.

 I loro leader sono definiti grandi uomini dai mezzi d’informazione statali sotto il controllo del governo, ma in altri paesi i mezzi d’informazione non li considerano modelli “dell’arte di governare a livello globale”.

All’interno della Repubblica popolare cinese, Xi è oggetto di una sproporzionata esaltazione personale che non si vedeva dai tempi di Mao.

 Senza dubbio si tratta di una tendenza inquietante. Ma è altrettanto significativo che in un anno in cui la Cina ci ha regalato così tanti sviluppi sgraditi, Xi venga salutato con incessanti grida di “urrà!” anche oltre i confini della Repubblica popolare.

Quando è stato criticato per il suo contributo alla legittimazione dell’approccio del governo cinese a internet, chiaramente basato sulla censura, Tim Cook ha risposto così: “La mia idea è che bisogna presentarsi e partecipare, perché dall’esterno è impossibile cambiare le cose”.

Questo concetto semplicistico di impegno viene ripetuto ogni volta che si parla della Cina.

Cook e altri che considerano l’impegno come la scelta migliore, però, dovrebbero avere almeno una visione chiara del gioco a cui stanno partecipando.

Quando si parla di internet, il gioco della Cina potrebbe avere conseguenze potenzialmente devastanti per la libertà di espressione a livello globale.

Decidere di “partecipare” non significa che bisogna lasciare a casa i propri valori. Dobbiamo proteggere i princìpi fondamentali di apertura e dialogo che rendono le nostre società reattive e responsabili, evitando di echeggiare esagerate lodi per i vari leader nazionali.

Il mercato cinese promette grandi doni, ma il prezzo da pagare è nascosto dietro la cortina di un sistema che si dedica prima di tutto alla propria glorificazione.

Continuando a celebrare un leader autocratico le cui azioni sono molto lontane dai valori confuciani e socialisti che sostiene di rispettare, non facciamo altro che essere complici di questa messa in scena.

E Xi non merita tutta questa generosità.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

 

 

 

 

Con “un virus” si può

conquistare il mondo.

Nelfuturo.com - Achille De Tommaso – (3 giugno 2020) – ci dice:

 

Ricordo che a scuola mi avevano insegnato che la facilità con cui la Spagna aveva conquistato il Sudamerica, con pochi uomini, era dovuta all’uso del cavallo.

 

Il 15 novembre 1532, 168 conquistatori spagnoli arrivano nella città santa di Cajamarca, nel cuore dell'Impero Inca, in Perù.

 Sono sfiniti e terrorizzati: davanti a loro sono accampati 80.000 soldati Inca e tutto l'entourage di guerrieri privati dello stesso Imperatore.

Eppure, in sole ventiquattr’ore, più di 7000 guerrieri Inca giacciono massacrati; i rimanenti, compreso l'imperatore, languono in catene; e gli spagnoli vittoriosi iniziano un regno di terrore coloniale che attraverserà l'intero continente americano.

Lo spagnolo Francisco Pizarro è passato alla storia come l'uomo che ha conquistato l'impero Inca.

Alla guida di una piccola compagnia di mercenari e avventurieri, questo ex allevatore di maiali di una città di provincia in Spagna, è riuscito a demolire uno degli imperi più evoluti che il mondo abbia mai avuto.

Eppure, sotto l’aspetto generale, gli spagnoli avevano scoperto un impero straniero notevolmente simile al loro.

 Gli Inca avevano costruito una civiltà avanzata, politicamente sofisticata, sulle basi di un'agricoltura di successo.

Avevano conquistato spietatamente i loro vicini in Sud America e nel 1532 governavano un vasto territorio.

Perché gli spagnoli erano così superiori?

Agli Inca mancavano alcuni elementi critici per competere con i conquistadores.

Perché il cavallo.

Gli europei vantavano 13 dei 14 mammiferi domestici esistenti a quel tempo al mondo come specie autoctone.

Tra questi c'era il cavallo.

Il cavallo è stato fondamentale per il successo agricolo delle società eurasiatiche, fornendo non solo cibo e fertilizzanti ma anche, soprattutto, potenza portante e trainante; in grado di far aumentare la produttività della terra.

Gli inca invece avevano i lama, originari del Sud America;

gli Inca si affidavano ad essi per carne, lana e fertilizzanti;

ma il lama non è un animale, né portante, né trainante.

I lama non possono tirare l'aratro, né possono trasportare esseri umani.

E, a differenza dei cavalli, i lama non possono essere cavalcati per la guerra.

La scuola di equitazione spagnola, invece, era famosa in tutta Europa per la sua capace manovra dell’animale.

Abilità che venivano acquisite dai soldati fin dalla gioventù.

I cavalli potevano caricare; e i soldati a cavallo potevano uccidere con efficienza brutale.

Per un popolo come l'Inca, che non aveva mai visto umani cavalcare animali prima, l'impatto psicologico di queste truppe in groppa ad animali alieni deve essere stato enorme.

Ma non solo cavallo: pistole e spade.

Però, gli uomini di Pizarro portarono solo 37 cavalli in Perù.

 Quindi dove risiedeva il resto del loro valore militare?

Bene, gli spagnoli avevano qualcosa che gli americani non avevano: avevano l'acciaio.

Per migliaia di anni in tutta l'Europa, la tecnologia di lavorazione dei metalli si era evoluta dalla più semplice estrazione di minerali dei primi villaggi neolitici, alla forgiatura altamente sofisticata dell'acciaio, in città come Toledo e Milano.

La geografia aveva dotato l'Europa di ricche fonti di ferro e legno e di un clima favorevole alla metallurgia ad alta temperatura.

Non solo: grazie poi alla relativamente facile mobilità geografica, con cui le idee avevano imparato a diffondersi attraverso il continente dell'Eurasia, scoperte come la polvere da sparo erano state in grado di migrare per migliaia di miglia, dalla Cina alla Spagna.

 E la competizione politica dei tanti stati e staterelli Europei aveva poi contribuito ad alimentare la corsa agli armamenti del nostro medioevo.

I conquistatori di Pizarro erano quindi armati della allora più recente tecnologia: pistole e spade.

Gli Inca, al confronto, non avevano mai lavorato ferro o scoperto gli usi della polvere da sparo.

La geografia non li aveva dotati di queste risorse.

Né avevano ricevuto tecnologie da altre società avanzate all'interno delle Americhe.

Ma erano privi di una ancor più importante tecnologia che fu forse la più critica per il successo spagnolo: la scrittura.

Alla vigilia della battaglia, Pizarro e i suoi uomini discussero su come affrontare il vasto esercito degli Inca.

Appariva un compito impossibile; ma avevano un'arma segreta nella manica: l'arma dell'esperienza passata.

 Solo dodici anni prima di Cajamarca, Cortes e i suoi uomini avevano affrontato un combattimento simile contro il vasto esercito dell'Impero azteco.

E in qualche modo Cortes aveva catturato l'imperatore e conquistato la terra per la Spagna.

Cortes e i suoi soldati erano abituati a mandare i resoconti scritti dei loro successi di guerra al grande pubblico in Europa, dove venivano ampiamente pubblicati.

Negli archivi di Salamanca sono presenti tantissimi scritti al riguardo, un deposito di trucchi di guerra; una raccolta di manuali che potremmo definire “per aspiranti conquistatori”.

 E, alla vigilia della battaglia, furono le lezioni scritte di Cortes che ispirarono Pizarro e i suoi uomini.

Al contrario, l'imperatore inca Atahualpa non aveva mai sentito parlare di Cortes, e nemmeno dei suoi vicini, gli Aztechi.

Grazie alla geografia delle Americhe, era praticamente impossibile che qualsiasi idea, tecnologia o notizia si diffondesse da nord a sud.

Quindi, mentre la civiltà Maya dell'America centrale aveva inventato una forma di comunicazione scritta, essa non era mai arrivata fino al Perù.

Gli Inca erano isolati, e Atahualpa non aveva mai visto un libro prima d'ora.

Quindi, secondo un aneddoto, quando gli viene presentata una copia della Bibbia, il 16 novembre 1532, Atahualpa lancia l'oggetto alieno sul pavimento; provocando, lui in catene, una ancor più furiosa reazione da parte dei conquistatori.

L'impatto combinato di truppe montate, polvere da sparo e acciaio affilato portò a un massacro;

e Atahualpa viene sequestrato personalmente, e tenuto come suo schiavo, dallo stesso Pizarro.

Nel giro di poche ore, l'Impero Inca è in rovina; ma la storia del trionfo europeo non è finita.

Il virus: arma di distruzione di massa.

Settemila Inca morirono a Cajamarca.

Nel corso di una generazione, gli spagnoli ne uccisero poi altre decine di migliaia. Ma gli studiosi ci riferiscono che fino al 95% della popolazione nativa di tutte le Americhe fu spazzata via dopo la conquista.

 E il genocidio militare, da solo, non può spiegare questo numero.

Invece, gli studiosi scoprono che i nativi americani caddero vittime di germi europei, infezioni che non avevano mai incontrato prima.

Ci si rende conto che malattie europee come il vaiolo erano, per gli spagnoli, un'eredità fatale di migliaia di anni di domesticazione dei mammiferi.

 Gli allevatori europei, allevando bovini, maiali, pecore, capre, cavalli e asini, vivevano in stretta vicinanza con i loro animali;

respirando, mangiando e bevendo germi di animali.

Alla fine alcune malattie sono passate alla popolazione umana e le epidemie risultanti avevano spazzato via milioni di europei.

Ma ogni volta alcune persone sopravvivevano, e le immunità che avevano sviluppato passavano attraverso i loro geni alla generazione successiva.

 I conquistatori che salparono per le Americhe trasportavano queste immunità.

In Perù il lama non è mai stato portato al chiuso e mai munto, quindi le prospettive di diffusione di malattie trasmissibili da animali erano state notevolmente ridotte.

Ma poi arrivarono gli europei e arrivò magari un solo spagnolo, infettato dal vaiolo e le conseguenze furono devastanti.

La malattia svuotò il continente, uccidendo milioni di indigeni che non avevano alcuna esposizione precedente e quindi qualsiasi immunità.

Il trionfo spagnolo fu completo.

P.S.: oltre al discorso dell’“arma finale”, c’è un’altra lezione che forse possiamo trarre, e che, oggi ci tocca da vicino.

Senza dubbio le malattie più letali per il genere umano ci sono trasmesse da animali; e non dovevamo aspettare il Coronavirus per capirlo.

Faremo qualcosa per arginare questo pericolo in futuro?

Non ho letto alcuna risposta, tranne che, sembra, i cinesi abbiano vietato il mercato di animali selvatici.

(Achille De Tommaso)

 

 

 

 

Soft power, ovvero come

conquistare il mondo

senza l’uso delle armi.

Linesistente.it - Adriano Soldi – (12 Luglio 2021) – ci dice:

 

L’America è lontana, dall’altra parte della luna, scriveva Lucio Dalla nel 1979 insieme agli altri versi di Anna e Marco.

 In quegli anni sicuramente l’America, implicitamente intendendo quella del nord, appariva ancora come qualcosa di lontano ed inarrivabile e forse proprio per questo particolarmente attraente.

Forse esisteva ancora il sogno americano condito da palazzoni moderni, dalle luci scintillanti dei cartelloni pubblicitari e delle vetture quasi futuristiche.

Un immaginario complessivo che si discostava nettamente da un’Europa che allora appariva più invecchiata di oggi e che è durato per tutta la metà del novecento.

Un mondo, quindi, che ancor prima che arrivasse internet ci giungeva soltanto tramite immagini, per lo più cinematografiche, in grado di farci immaginare il nuovo continente come una sorta di paradiso del futuro, in cui ogni cosa, letteralmente, arrivava prima che da noi.

In un certo senso, possiamo definire in questo modo il” soft power”, ma andiamo per ordine, perché è molto di più.

Conquistare con la cultura, non con le armi: cos’è il soft power.

La prima apparizione di questo termine avviene al termine degli anni 80, nel saggio “The Mean to Success” in World Politics del professore Joseph Nye.

L’accademico utilizza l’espressione per mostrare in che modo si potrebbe aver successo nella politica estera, abbandonando chiaramente le dinamiche violente che avevano caratterizzato tutto il secolo.

Secondo Nye il potere consiste nella capacità di far fare agli altri ciò che chi lo possiede vorrebbe facessero.

Fino ad allora, come ben sappiamo, la conquista di questa capacità era avvenuta tramite la violenza, rappresentata al meglio dalla seconda guerra mondiale, ma forse ancor di più dalla guerra in Vietnam, che mostrò al mondo come gli Stati Uniti non fossero più l’unica potenza mondiale.

Un problema che negli anni successivi si ripropose in maniera ancora più determinante, considerando il potere della globalizzazione e lo sviluppo rapido che anche altri paesi avevano conosciuto.

In un contesto simile, dunque, non più armi, ma fascinazione ed attrazione politica e culturale verso i propri interessi.

Tale strategia consente di portare dalla propria parte stati minori, ma soprattutto di guidarli direttamente o meno nella stessa direzione dei propri obiettivi.

Il caso americano.

Quello degli Stati Uniti è un caso particolarmente interessante di “soft power”, poiché ci permette di guardare al fenomeno sia sul piano delle relazioni internazionali, sia su quello della vita quotidiana, ma non solo.

 Osservando ancor prima la storia interna del paese, possiamo notare come il processo abbia coinvolto prima le popolazioni già presenti all’interno dei confini nazionali, per poi attraversare l’oceano.

In sociologia, tale fenomeno ha un nome preciso: americanizzazione.

Questa è avvenuta in due fasi distinte della storia.

La prima si è concretizzata nel periodo della prima guerra mondiale, quando la cultura americana è riuscita ad assorbire gran parte delle numerose etnie presenti sul proprio territorio, specialmente quelle europee.

La seconda si ha invece dopo la seconda guerra mondiale, quando gli Stati Uniti potevano contare su una grandissima disponibilità economica, ma soprattutto non avevano la necessità di ricostruire un intero paese devastato dai conflitti, presentandosi dunque ai più piccoli stati europei come una sorta di paradiso futuristico, non a caso quello richiamato nell’introduzione.

In questo secondo frangente, tuttavia, in Europa soprattutto c’era un grande freno che non consentiva agli USA di penetrare tutti i confini nazionali, ovvero la cortina di ferro, dopo la caduta della quale gli Stati Uniti sono riusciti ad imporre un controllo egemone, basti pensare allo stile di vita occidentale, con i suoi brand, che ha invaso l’ex Unione Sovietica in pochissimo tempo.

Restringendo l’attenzione alla nostra piccola Italia, basta osservare il passaggio cruciale degli anni 80, in cui si assiste ad un cambiamento drastico, anche da un punto di vista estetico, dello stile di vita dei cittadini, che hanno sposato quasi interamente l’edonismo a stelle e strisce.

 Non è un caso che proprio in quel periodo storico arrivò in Italia una serie di prodotti televisivi d’oltreoceano, come Dallas, che hanno invaso le tv presenti in ogni casa italiana, fornendo una nuova prospettiva dopo i terribili anni 70.

 Da lì in poi la televisione sarebbe cambiata, abbandonando un modello di mezzo culturale, in particolar modo nel servizio pubblico, favorendo invece un tipo di intrattenimento leggero, caratterizzato da risate senza impegno ed un abbigliamento decisamente meno istituzionale, tanto per citare due criteri.

Il “soft power” della Cina.

Nel corso del ventesimo secolo, in maniera sempre più profonda lo stile di vita americano ha penetrato l’Italia e l’Europa intera, rendendo i due continenti sempre più vicini.

Non sono stati però soltanto gli Stati Uniti a conquistare altri paesi senza l’uso della forza fisica. Al fianco di quella che per anni è stata per definizione la potenza mondiale, infatti, è giunta poi anche la Cina.

Con la crisi del 2008 e con la scoperta, nel corso degli anni, delle ingerenze statunitensi nella politica degli altri paesi, con mezzi e dinamiche di certo non legali, il sogno americano è tramontato.

In uno scenario del genere solo un’altra potenza mondiale ha avuto la stessa forza di imporsi globalmente, la Cina, la quale ha però dovuto fare i conti con una reputazione non ottima, specialmente se si considera la distanza a livello culturale e sociale con il mondo occidentale.

 Per riuscire a conquistare l’altra parte del mondo il governo comunista ha obbligatoriamente dovuto intervenire per ripulire la propria immagine e mostrarsi al mondo nel miglior modo possibile.

 Per fare ciò, quale migliore via del “soft power”?

Oltre alle differenze culturali, però, il Partito Comunista Cinese deve tutt’ora fare i conti con importanti criticità interne che continuano a macchiare l’immagine pubblica del paese agli occhi degli altri paesi.

Al primo posto delle difficoltà c’è senza dubbio la questione dei diritti civili, che comprende il rispetto dei diritti umani della popolazione cinese, ma anche il rapporto con altre comunità, come quella del Tibet o il controllo autoritario su Hong Kong.

Non secondarie, poi, sono le controversie ambientali, poiché la Cina è sì diventata una potenza mondiale, ma per farlo in così breve tempo ha dovuto pagare un grandissimo costo in termini di inquinamento, tema che tutt’ora pare non essere particolarmente a cuore alle autorità cinesi.

Tuttavia, è proprio tramite l’inosservanza di questi due aspetti che il paese è riuscito a diventare una potenza economica mondiale, divenendo a tutti gli effetti, la fabbrica del mondo.

Nel momento in cui il governo comunista ha però voluto alzare la testa a livello mondiale, mostrando la propria parte migliore agli occhi di tutto il mondo, ha dovuto costruire una propaganda ancor più difficoltosa di quella portata avanti dagli Stati Uniti, poiché aveva come obiettivo l’esportazione di un sistema di valori che mal si concilia con lo stile di vita occidentale e che comunque non può in alcun modo nascondere tutti gli aspetti controversi.

Hanno fallito entrambe?

Come abbiamo visto, il sogno americano è andato in frantumi ormai da anni.

Gli Stati Uniti non sono più la potenza mondiale dalla crescita inarrestabile:

la crisi economica del 2008 ha messo in ginocchio prima il paese e poi il mondo intero, che a quell’universo di sogni e ricchezze spropositate era inevitabilmente legato.

Il colpo finale è stato poi inflitto da Donald Trump, che ha basato la sua intera campagna elettorale su un messaggio che poneva il proprio paese al primo posto, con l’intento esplicito di non curarsi degli altri se non nei casi in cui questi rappresentassero un interesse diretto per l’America.

Infine, la pandemia ha senza dubbio messo in luce come gli Stati Uniti soffrano delle stesse debolezze degli altri stati, mostrando agli occhi di tutto il mondo una gestione della crisi a dir poco fallimentare che ha causato migliaia e migliaia di morti.

Sulla Cina ci sarebbero anche poche parole da spendere in merito all’impatto che il Covid ha avuto sulla sua immagine internazionale, che peraltro continua a peggiorare a causa della scarsa collaborazione da parte del governo in merito alle indagini relative all’origine della pandemia.

 Oltre a ciò, però, sulla potenza asiatica hanno di certo impattato le relazioni internazionali.

 Il paese non è infatti famoso per l’ottima diplomazia e in più di un’occasione non ha mancato di mostrare i propri muscoli, passando così agli occhi di tutto il mondo da paese in via di sviluppo alla nuova potenza mondiale in grado di soppiantare gli Stati Uniti.

In un contesto simile, dunque, entrambe le potenze sono in realtà uscite sconfitte o indebolite dalla pandemia, almeno dal punto di vista diplomatico.

Chi vince oggi?

Se fare il conto della forza militare di una nazione non è affatto complicato, poiché concretamente basta rilevare il numero delle forze fisiche su cui questa può contare, è invece molto più complesso decretare la potenza del soft power di quel paese.

Brandirectory” ogni anno stila un report grazie al quale è possibile compilare una sorta di classifica del ranking basato sul “soft power” dei paesi di tutto il mondo.

Il report 2020, come per gli altri anni, valuta diversi parametri in base ai quali calcolare l’effettivo ranking degli stati.

Anche in questo caso, dunque, sono stati presi in considerazione:

Business & Trade, Governance, Internazional Relations, Culture & Heritage, Media & Communication, Education & Science, People & Values.

In base a questi parametri al primo posto della classifica ci sono gli Stati Uniti, seguiti da Germania, Regno Unito, Giappone e Cina.

Quest’ultima, dunque, pare non riesca ad arrivare agli USA, che nonostante nel report precedente non fossero più al primo posto, sono riusciti a riconquistare la vetta della classifica, mentre altre nazioni europee come Germania e UK stanno facendo la grande scalata (nel 2019 la Francia, con grande sorpresa per tutti, era riuscita a conquistare il più alto gradino della vetta). 

 

 

Bob Dylan, il Golpe Covid e

le Origini del Male: l’Omicidio Kennedy.

 

conoscenzealconfine.it – (2 Febbraio 2023) - Giorgio Cattaneo – ci dice:

 

Riesumate quel corpo: nel cranio troverete le tracce del mercurio di cui era imbottito il proiettile che gli sparai, a Dallas, il 22 novembre 1963”.

In teoria, sarebbe una prova regina: tale almeno da accreditare il racconto del presunto killer reo confesso, quello vero.

Si chiama James Files, ed è ancora vivo.

Era un uomo di fiducia della mafia di Chicago:

fu proprio lui, ammise, a metter fine alla vita di John Fitzgerald Kennedy.

Da quel drammatico giorno, in cui si dice che l’America avrebbe “perso la sua innocenza” (ammesso che l’avesse mai avuta), sono trascorsi quasi sessant’anni: ma il caso giudiziario non è mai stato riaperto.

E se i resti di Jfk contenessero davvero il mercurio della pallottola citata da Files?

A Dallas, la sera prima della mattanza, erano presenti i vertici della Cia e dell’Fbi, notoriamente ostili ai Kennedy, insieme a tre futuri presidenti: Bush senior, Nixon e il vicepresidente Johnson.

 A Dallas c’erano anche un bel po’ di mafiosi:

come Chuck Nicoletti, l’uomo che avrebbe sparato per primo a Kennedy, colpendolo alla schiena.

C’era James Files, con il suo fucile Fireball, appostato sulla collinetta erbosa affacciata sui viali della Dealey Plaza.

E c’era anche Lee Harvey Oswald, il colpevole designato: non sparò mai, raccontò Files, ma lo aiutò a esercitarsi al tiro al bersaglio, nei giorni precedenti.

In città era presente lo stesso Jack Ruby, l’uomo che avrebbe prontamente assassinato Oswald prima che potesse parlare.

Il Complotto del Secolo: l’Omicidio di Dallas.

Circostanze poi confermate, in vario modo, da una pletora di co-protagonisti: il malavitoso Chauncey Holt, oppure il pilota della Cia che trasportò a Dallas parte della comitiva.

In punto di morte vuotò il sacco lo stesso numero due della Cia, Howard Hunt.

La notte prima dell’omicidio, l’amante da cui Johnson avrebbe avuto anche un figlio (Madeleine Brown) raccontò che l’allora vice di Jfk, rientrato dalla riunione riservatissima tenutasi nella villa di un petroliere, le annunciò:

da domani, cara, i Kennedy non saranno più un problema.

Johnson, ammise la donna, era visibilmente sollevato: come se stesse per liberarsi di un peso.

Quello stesso potere, che oggi benedice il siero Pfizer e maledice la Russia, continua a parlare al mondo come dall’alto di una inviolabile sacralità.

 Può farlo, perché nessuno lo importuna troppo seriamente: nessuno, ai piani alti, gli chiede ancora conto delle sue malefatte, sempre così gravide di conseguenze anche drammatiche per il resto del mondo.

“L’America è nata sul sangue degli schiavi”, ha ricordato Bob Dylan in una celebre intervista di qualche anno fa.

 Proprio lui, sia pure in modo cifrato, nella primavera 2020 – con il disco “Rough and Rowdy Ways” – ha messo clamorosamente in relazione l’Operazione Covid con l’omicidio più eccellente di tutti, quello di Dallas, rievocato con il monumentale brano-denuncia “Murder Most Foul”, in cui si suggerisce l’origine massonica del complotto.

L’Avvertimento di Bob Dylan: Attenti a quei Vaccini!

L’illustrazione che accompagna la canzone “False Prophet”, presente nell’album, mostra uno spettro spaventoso (allegoria della morte) che bussa alle porte di una casa: in una mano regge un pacco regalo, nell’altra una siringa.

Come dire: timeo Danaos et dona ferentes (“Temo i Greci anche quando/se portano doni”).

Il trucco, forse, è sempre lo stesso: spacciare per regalo qualcosa che poi ti condizionerà, fino a rovinarti.

Dai bonus-monopattino alla quarta dose, il passo è stato brevissimo.

Eterno handicap, su cui i malintenzionati contano: il nostro perenne deficit di memoria, ulteriormente aggravato dal comodissimo ricorso a Google, all’onnisciente smartphone e a tutte le utilità istantanee della dimensione digitale, nell’eterno presente (senza storia, dunque senza veri colpevoli) nel quale siamo ormai immersi, in una vorticosa accelerazione verso orizzonti anomali e non rassicuranti.

Si dice che il tempo sia galantuomo: prima o poi la verità viene sempre a galla.

Nel caso Kennedy, accadde in modo semplice.  

Un onesto agente dell’Fbi, Zack Shelton, scoprì i movimenti del presunto killer, James Files, nei dintorni di Dallas.

Ne informò i superiori, che però lo dissuasero dal proseguire le indagini.

Allora Shelton si rivolse a un detective privato, il texano Joe West, convinto che non fosse stato Oswald a sparare a Kennedy:

puzzava infatti di bruciato la storiella ufficiale dell’attentatore solitario.

Così, il detective West contattò James Files, che nel frattempo era finito in carcere per altri reati.

Gli disse, al telefono: “l’Fbi pensa che sia stato tu a uccidere Jfk”.

Così, i due decisero che sarebbe stato meglio vedersi, organizzando un colloquio a quattr’occhi.

La Morte Armata di Siringa, un Messaggio in Codice.

A quel colloquio, Joe West non arrivò mai:

ricoverato per un’operazione di routine, morì sotto i ferri per strane complicanze cliniche.

Al che, colpito dalla sorte del detective, il killer reo confesso si decise a parlare:

la prima volta nel 1994, con Bob Vernon, e la seconda nel 2003, con Jim Marrs e Wim Dankbaar.

La sua versione dei fatti era stata resa pubblica nel 1996 dal documentario “L’assassinio di Jfk: confessione di un omicidio”.

I produttori, hollywoodiani, rimasero delusi: nessuna rete televisiva accettò di mandarlo in onda.

Forse perché un conto è raggiungerla, una possibile verità definitiva, e un altro è veicolarla fino a farla digerire a tutti.

Come se il senso profondo delle cose dovesse sempre restare sotto chiave. Tradotto: se il grande pubblico scoprisse la loro vera caratura criminale, non potrebbe più accettare i loro pacchi regalo… Non aprirebbe più la porta, alla morte armata di siringa.

(Giorgio Cattaneo)

(visionetv.it/bob-dylan-il-golpe-covid-e-le-origini-del-male-lomicidio-kennedy/)

 

 

 

Finalmente Sventato Il Complotto

Per Conquistare Il Mondo.

Giacomolarghetti.it – Giacomo Larghetti – Proxima Centauri – (3-12-2022) – ci dice:

Si sente dire spesso che il mondo sia in mano a famiglie potenti, élite dominanti, circoli massonici, che confabulano per conquistare tutto il potere sul mondo, distruggere ogni libertà e ogni forma di bellezza.

Questa pare che sia una tesi ormai data per certa da molti opinionisti, famosi e non, su internet.

Cominciamo a dire qualcosa fuori dal coro.

I potenti non sono così evoluti come si potrebbe pensare.

Vengono dipinti come demoni astuti che usano le strategie più sottili per opprimerci.

Invece io dico che la maggior parte di loro sono persone tremendamente infelici, che hanno dedicato tutta la vita ad ammucchiare soldi e potere per sentire di valere qualcosa.

Non solo, sono anche molto infantili e bisognose di riconoscimento.

Un po’ come bambini diventati grossi ma non adulti.

Avete anche voi un parente che ha “fatto i soldi”?

 Oppure avete incontrato qualche volta qualcuno che ha raggiunto un po’ di potere e fama?

Un imprenditore locale, quello che ha assunto tutto il paese alle sue dipendenze, che fa donazioni al Comune e si sente il benefattore del luogo.

 Oppure il più grande della città, quello a chi hanno intitolato una piazza, quello che è partito da zero e adesso dirige una struttura da centinaia o migliaia di persone.

Oppure, se davvero non ne avete mai visti dal vivo, andate a cercare un’intervista di un imprenditore nazionale, uno di quei 10 che si sentono nominare più spesso.

Ecco, ascoltate come parlano, come pensano, fate attenzione al loro bisogno di dimostrare che hanno ragione, che sono i migliori, che hanno capito come va il mondo, che hanno vinto quando nessuno credeva in loro, ecc. ecc.

Sentirete una sequela infinita di dimostrazioni che loro valgono.

Ecco perché fanno quello che fanno, i potenti.

Sentono dentro di valere poco, e fanno l’impossibile per dimostrare che non è così, per ricevere gli applausi di tutto il mondo.

I potenti hanno usato tutte le armi a loro disposizione per arrivare più in alto possibile.

Hanno certamente sviluppato molte abilità per arrivare fino a lì.

Ma hanno fallito nell’abilità più importante: trovare la felicità.

Sto parlando di tutti quelli che ho conosciuto direttamente, può essere che non siano tutti così.

Ma ritengo l’esperienza diretta più importante di qualsiasi ragionamento, perciò resto sulla mia esperienza finché non vedrò con i miei occhi che non è così.

Ognuno dovrebbe stare sulla propria esperienza, la cosa più preziosa per parlare di ciò che ha la forza della realtà.

I potenti dicevo, hanno un gran bisogno di sentirsi qualcuno, perché dentro non si sentono di valere abbastanza.

Se non hai bisogno di sentirti potente, non vai a scegliere un ruolo così importante e impegnativo.

PASSO 2.

Oltre ad aver bisogno di affermarsi, i potenti sono per la maggior parte infantili e grossolani nel loro modo di rincorrere il potere e la ricchezza.

Dunque sono meno pericolosi di quanto possa sembrare, perché come bambini in un negozio di caramelle fanno confusione e non hanno la lucidità di fare scelte ponderate.

Non hanno l’abilità sottile di tendere trappole e ingannare tutti.

Piuttosto rincorrono rumorosamente una palla e non si accorgono che gli altri li vedono, mentre pensano che nessuno li veda.

È per questo che personaggi di spicco della politica vengono pizzicati con le mani nella marmellata in modo incomprensibile.

Sono così eccitati dai loro giocattoli che non riescono a tenere nascoste le loro gesta.

Anche perché stare nascosti va contro il bisogno di essere riconosciuti.

PASSO 3.

Ogni potere vuole essere visto e riconosciuto, perché il potere viene dato dagli altri.

Questa è forte.

Non c’è nessuno che sia potente da solo.

Solo l’obbedienza e l’invidia degli altri, rendono qualcuno potente.

Perciò ad un certo punto, prima o dopo, subentra il bisogno del palcoscenico.

Così il potente che vuole essere più è costretto a manifestarsi, entra in politica, acquisisce una carica pubblica, un ruolo di spicco.

I riflettori lo illuminano notte e giorno, milioni di occhi su di lui. E inevitabilmente l’immagine che ha costruito mostra le sue crepe.

Non si può nascondere la propria natura.

Ci sono anche uomini potenti che non arrivano mai al palcoscenico della massa.

 A volte lo evitano per paura di essere troppo visibili, ma quelli non sono i più forti.

I più forti sono quelli che si mostrano per primeggiare.

PASSO 4.

Ci sono anche uomini potentissimi che si tengono ben nascosti.

La loro PAURA è più forte del loro EGO.

Sono uomini dello scorpione, inteso come archetipo.

Lo scorpione sa che se resta sotto la sabbia nessuno potrà vederlo, e tendergli una trappola.

Così non si mostra, vive costantemente pensando a come restare invisibile. Ogni sua azione ha il pensiero di come gli altri potrebbero colpirlo e come si potrebbe difendere.

È quello che pensa 100 mosse avanti per tutte le possibilità negative che potrebbe subire.

Gran parte della sua energia se ne va in ansia.

immaginate quanto si disperde in tutto quel pensare e in tutte quelle strategie per ogni possibilità remota di essere attaccato.

Questi sono gli uomini scorpione, potenti, nascosti, ostaggi della loro paura.

PASSO 5.

Abbiamo detto che i potenti dedicano tutto se stessi a inseguire questo bisogno di diventare qualcuno.

Questo li fa comportare in modo infantile e grossolano, così presi dal loro obiettivo e dall’eccitazione quando ci riescono, da essere facilmente scoperti da chi ha occhi per vedere.

Il potere vuole essere visto, e così tende a non restare segreto e nascosto, ma prima o poi vuole emergere.

Mentre quando non emerge significa che la spinta a emergere è minore, o la paura di scoprirsi è maggiore.

 

Quindi è chiaro che se vogliamo vedere il mondo come un gigantesco campo di battaglia tra uomini del bene e uomini del male, chi cerca l’autoaffermazione con ogni mezzo è un grande bambino bisognoso di amore.

L’azione aggressiva nasce da una gigantesca richiesta d’amore che non è capace di andare a prendere l’amore in modi più semplici.

Non sa farlo, non sa che è possibile.

I potenti non sanno quanto è facile trovare la pace, la serenità.

PASSO 6.

Non ci sono vittime, chi subisce il male da qualcuno ha una lezione da imparare.

Non è più complicato di così.

È solo duro da accettare, perché la vittima ha dentro un forte EGO che invece di combattere alla pari con il carnefice, gioca il ruolo di chi odia scappando.

È un ruolo, non è reale.

È una maschera, quando la vittima cambia questa maschera, cambia immediatamente la sua realtà.

Ma non è facile.

 I ruoli tra vittime e carnefici hanno condotto il gioco per millenni.

 Ci sono memorie dolorose da vendicare, a cui sono entrambi molto attaccati: perché dovrebbero lasciar perdere?

I carnefici di questa vita, sono le vittime di una vita precedente, e adesso che possono avere la loro rivincita, perché dovrebbero fermarsi?

Questi sono i forti pensieri che faticano a staccarsi.

Sono forme di energia psichica collettiva, a cui sono soggette anche le persone che crediamo più evolute, le nostre guide.

 

PASSO 7.

Quindi non ci saranno più cattivi?

Non proprio… continueranno a esistere per tutti coloro che hanno bisogno di fare questo passo evolutivo.

Potrebbero farsi vivi anche con te e con me, magari per un ripasso, oppure perché ci connetteremo ogni tanto con le forme pensiero di guerra.

Non è detto che sia sbagliato farlo in certi momenti.

L’energia della distruzione ci serve a chiudere un ciclo e aprirne uno nuovo.

Se non viviamo il cambiamento in modo fluido, si accumula un potenziale distruttivo che cresce fino a esplodere e lo fa con violenza.

Potremmo trovarci chiamati e arruolati per un breve periodo a vivere la rabbia, il desiderio di distruggere, di dominare, di conquistare, di affermazione, ecc.

Lo viviamo cercando di restare consapevoli e di fare meno danni possibile, nella certezza che finirà presto, quando la pressione sarà scesa e tornata sotto la soglia di guardia.

Le forme pensiero della distruzione sono parte della vita, rispettandole per quello che sono senza rifiutarle e senza attaccarsi, fanno la loro parte e non rompono più cose di quelle necessarie.

LA CHIAMATA

Se ti senti pronto a lasciare l’attaccamento costante a queste forme pensiero, a provare com’è la vita smettendo di considerarti vittima, smettendo di sentirti in colpa per quello che hai fatto.

Se ti senti pronto al perdono, immediato, in questo momento, a riconoscere che hai fatto del tuo meglio ed è andata così.

Potevi fare diversamente, ma in realtà non potevi, altrimenti l’avresti fatto.

 

Se questo perdono lo senti, adesso, ti sei staccato dalle forme pensiero bellicose.

Stai smettendo di vedere il male come un tuo problema.

Non credi più che dovresti farti perdonare qualcosa, o che dovresti avere le scuse di qualcuno.

L’amore e la pace sono con te.

Hai qualcosa di prezioso, la nuova moneta di scambio dell’umanità.

OLTRE IL BENE, OLTRE IL MALE.

Sul superamento della lotta tra bene e male, stiamo edificando la nuova umanità.

Sei dei nostri?

 

 

 

Conquistare il mondo costa.

  Pianoinclinato.it - Alberto Forchielli – (24 Gennaio 2018) – ci dice:

 

Geopolitica o economia?

Il dilemma americano.

Se la vittoria alle presidenziali di Donald Trump del 2016 ha un valore oggettivo, è quello che un gran numero di elettori americani ha “certificato” la propria contrarietà in primo luogo nei confronti della globalizzazione e in secondo luogo nei confronti delle decennali strategie di geopolitica del proprio Paese.

Ciò non sorprende per due ragioni:

perché l’americano medio oggi è più povero di ieri e perché la storia degli Stati Uniti fin dalle sue origini è caratterizzata da un susseguirsi di fasi protezionistiche e di libero scambio, con illustri fautori per entrambe le teorie economiche e le relative fasi.

 

In uno stringato excursus storico, si inizia dal fondatore dell’economia politica liberale, Adam Smith, con il suo celeberrimo “La ricchezza delle nazioni”, pubblicato nel 1776 e manifesto del “laissez faire”.

Con Thomas Jefferson, che vedeva il suo Paese principalmente come un produttore agricolo e si muoveva per il bene dei piantatori del Sud – che dipendevano dai mercati esteri – e che ne sposava le teorie sul governo minimo (per poi cambiare idea con la Guerra anglo-americana del 1812 diventando un protezionista dell’industria statunitense).

Mentre Alexander Hamilton, uno dei padri fondatori, primo segretario al Tesoro e oggi ritratto sul biglietto da dieci dollari, era per le sovvenzioni a sostegno dello sviluppo delle industrie tecnologiche e manifatturiere del nord e George Washington, che indossava soltanto indumenti prodotti sul suolo nazionale, si schierò con lui.

Così facendo, un passo alla volta, già negli anni Cinquanta del Novecento gli USA erano diventati il Paese più ricco del mondo.

Poi, con la fine della Seconda guerra mondiale – e con l’Europa e il Giappone da ricostruire – l’industria americana, più forte che mai e senza concorrenti, non aveva più nessun bisogno di politiche protezionistiche innescate dal proprio governo, piuttosto aveva bisogno del resto del mondo come mercato per le sue esportazioni con relative strategie che promuovessero la globalizzazione.

Per i trent’anni successivi, gli USA hanno sfruttato enormemente la ripresa mondiale, hanno accompagnato la ripresa tedesca e anche quella giapponese e, nel frattempo, il reddito medio pro-capite americano era raddoppiato rispetto al dopoguerra, mentre la disoccupazione e l’inflazione erano rimaste generalmente basse.

La produttività di altri Paesi è poi aumentata e le circostanze sono cambiate.

Soprattutto, a causa della Guerra Fredda, per gli USA è subentrata l’impellente necessità di aiutare gli alleati rafforzando le loro economie, operando in tal senso contro il proprio interesse – o almeno contro quello prettamente economico – in favore di quello geopolitico, avvallando tutta una serie di operazioni finanziariamente sfavorevoli.

 Ecco quindi che nel 1971 si registra il primo disavanzo commerciale dal 1888 per la cifra di 1,3 miliardi di dollari; per un deficit commerciale che nel 1980 tocca i 20 miliardi di dollari.

È chiaro che questa bilancia sfavorevole non è solo dettata da cicliche strategie governative di geopolitica.

Dinamiche decisive arrivano anche dalla globalizzazione sempre più spinta e dalla comparsa della Cina come superpotenza economica e pure dallo sviluppo tecnologico generale;

 senza entrare nel dettaglio, basti pensare a come l’utilizzo dei container e la costruzione di enormi navi-cargo abbiano contribuito a ridurre drasticamente i costi del trasporto internazionale.

 E, non ultimo, la capacità di altri Stati, su tutti il Giappone, che sviluppa la metà del deficit commerciale degli USA, di supportare l’export delle proprie industrie con investimenti pubblici mirati, oltre che proteggendo il mercato interno e applicando politiche monetarie per sottovalutare la moneta locale rispetto al dollaro.

Dopo i nipponici, ad applicare queste regole per una impetuosa crescita economica e una bilancia commerciale favorevole sono stati i coreani del sud.

Mentre, sempre dentro il calderone della globalizzazione, l’espansione di enormi flussi finanziari internazionali e lo sviluppo tecnologico hanno fatto il resto[sociallocker id=12172].

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Nonostante ciò, è innegabile che gli Stati Uniti abbiano comunque deciso per decenni di sacrificare la loro leadership economico-industriale-tecnologica in favore di strategie geopolitiche.

 Con successo, va detto. Almeno fino a un certo punto.

Puntando altresì su strategie furbe come quella di distribuire le tantissime basi militari – che intorno a loro creano ricchezza e occupazione – su tutto il territorio nazionale.

Ma favorire la geopolitica rispetto agli interessi del proprio popolo funziona quando il reddito medio pro-capite cresce e la disoccupazione scende.

 Quando invece si verifica l’opposto, come negli ultimi anni, e il benessere della classe media è ormai un lontano ricordo del passato, il popolo di queste logiche non ne vuole più sapere.

E la presidenza Trump è figlia di queste logiche.

 E di un popolo incazzato.

 

 

 

 

007 Kiev: ‘Putin, conquistare

Lugansk-Donetsk entro marzo’.

Espansionetv.it – (03/02/2023) - Ansa in “Mondo Gaidai” – ci dice:

 

 

(ANSA) – ROMA, 03 FEB – Secondo l’intelligence ucraina, Vladimir Putin ha ordinato al suo esercito di impadronirsi entro marzo delle regioni di Lugansk e Donetsk.

 E sul terreno effettivamente si registra "un’intensificazione degli attacchi russi, in particolare nel Lugansk", ha dichiarato alle tv ucraine il governatore “Sergy Gaidai”.

"Gli occupanti sono diventati più attivi sul fronte orientale.

In particolare nella regione di Luhansk, gli occupanti stanno raccogliendo ancora più riserve".

"I russi stanno disattivando Internet mobile nella parte occupata del Lugansk per paura che i residenti locali denuncino il movimento di attrezzature", ha aggiunto. (ANSA).

 

 

 

METEO E DISASTRI NATURALI.

I problemi di potere del Texas

persistono mentre il New England

si prepara al congelamento.

Cnbc.com – Redazione – (3 FEBBRAIO 2023) - L'Associated Press – ci dice:

 

Le linee elettriche congelate sono appese vicino a un marciapiede il 1° febbraio 2023 ad Austin, in Texas.

Le temperature in aumento hanno offerto qualche speranza venerdì ai texani frustrati giorni dopo che hanno perso il potere - e in molti casi il caldo - in una mortale tempesta invernale, mentre una nuova ondata di clima gelido che si è riversata nel nord-est ha portato le comunità a chiudere le scuole e ad aprire centri di riscaldamento.

I brividi di vento in alcune altitudini più elevate del nord-est potrebbero colpire sotto i meno 50 quando un fronte artico è arrivato dal Canada, hanno detto i meteorologi.

In Texas, i funzionari di Austin hanno confrontato i danni causati da alberi caduti e linee elettriche ghiacciate con i tornado mentre venivano criticati per riparazioni lente e scadenze mutevoli per ripristinare l’energia.

 Secondo” PowerOutage.us”, più di 240.000 clienti in tutto lo stato non avevano energia elettrica all’inizio di venerdì, in calo rispetto ai 430.000 di giovedì.

“La nostra fonte di calore è il nostro camino... e siamo stati a letto, rannicchiati sotto come cinque o sei coperte”, ha detto a KSAT-TV Edward Dahlke, di Spring Branch, a sud-ovest di Austin.

 “Pensa solo che le nostre società di servizi pubblici devono fare un lavoro migliore assicurandosi che la nostra infrastruttura sia mantenuta correttamente”.

Pauline Frerich, anche lei di Spring Branch, ha detto a “KSAT” che non ha modo di preparare un pasto senza elettricità e che è preoccupata per il costo della sostituzione di centinaia di dollari di cibo avariato.

Quando la tempesta si è abbattuta su questa settimana, la temperatura interna è scesa a 29 gradi e il rumore dei rami degli alberi che si spezzano l’ha turbata.

“E non lo sapevi, era sul tetto, era solo nel cortile?” Frerich ha detto a “KSAT”.

“Ma è molto snervante.”

Le interruzioni di corrente erano più diffuse ad Austin. L’impazienza è aumentata lì tra quasi 123.000 clienti giorni dopo la prima interruzione dell’elettricità.

Giovedì sera, i funzionari hanno fatto marcia indietro sulle prime stime secondo cui l’elettricità sarebbe stata completamente ripristinata entro venerdì sera.

Il danno era peggiore di quanto originariamente calcolato, hanno detto, e non potevano più fornire una stima.

Un veicolo viaggia lungo una strada ghiacciata a seguito di una tempesta a Dallas, Texas, Stati Uniti, giovedì 2 febbraio 2023.

Il Texas dovrà affrontare un quarto giorno alle prese con una tempesta di ghiaccio che ha causato interruzioni di corrente, voli a terra e innescato incidenti mortali su strade scivolose. 

“La città ha deluso i suoi cittadini.

 La situazione è inaccettabile per la comunità, ed è inaccettabile per me”, ha detto venerdì il sindaco di Austin” Kirk Watson”, un democratico, in una conferenza stampa. “E mi dispiace.”

Le interruzioni hanno ricordato i blackout del 2021 in Texas, quando centinaia di persone sono morte dopo che la rete elettrica dello stato è stata spinta sull’orlo del fallimento totale a causa della mancanza di generazione.

 Non ci sono state segnalazioni di morti per le interruzioni di corrente di questa settimana, anche se la tempesta e il gelo sono stati accusati di almeno 12 incidenti stradali su strade scivolose in Texas, Arkansas e Oklahoma.

Nel New England, le temperature hanno iniziato a scendere venerdì mattina.

“La parte peggiore dell’imminente ondata di freddo sarà il vento”, che ha già superato i 80 mph ad altitudini più elevate, ha affermato Bob Oravec, capo delle previsioni del “National Weather Service”.

 Sabato sono attesi brividi di vento gelido, l’effetto combinato del vento e dell’aria fredda sulla pelle esposta.

I peggiori brividi di vento nelle aree popolate del nord-est non dovrebbero scendere al di sotto di meno 40, ha detto.

Raffiche di vento fino a 40 mph hanno aumentato la prospettiva di interruzioni di corrente nel Maine e le comunità hanno iniziato ad aprire stazioni di riscaldamento.

Anche gli sport invernali sono stati ridotti.

Alcune stazioni sciistiche hanno ridotto le operazioni, eliminando lo sci notturno e riducendo le operazioni di risalita.

Un popolare torneo di hockey su stagno del fine settimana è stato rinviato e il campionato nazionale di slittino ha posticipato di un giorno le gare di sabato.

Scuole chiuse venerdì a Boston e a Manchester, la città più grande del New Hampshire.

 “In queste condizioni, il congelamento può svilupparsi in appena 30 minuti”, si legge in un annuncio sul sito web del distretto di Manchester.

Fa semplicemente troppo freddo per gli studenti che tornano a casa a piedi”.

Alcune delle condizioni meteorologiche più estreme erano previste in cima al Mount Washington del New Hampshire, la vetta più alta del nord-est e sede di un osservatorio meteorologico, dove i venti raggiungevano quasi 100 mph e le raffiche di vento potevano raggiungere meno 100.

Il sistema dovrebbe uscire dalla regione domenica.

 

 

 

Fino a quando il GOP non si allontanerà

da Trump e dai suoi elettori,

il vero conservatorismo è morto.

Chicago.sentimes.com - SE Cupp – Redazione - (1° febbraio 2023) – ci dice: 

La lealtà e la rabbia degli elettori di Trump è senza dubbio il motivo principale per cui i repubblicani non lo lasceranno.

 Perché non basta lasciarsi alle spalle Trump, dovrebbero lasciare anche i suoi elettori.

L'ex presidente Trump organizza un evento nella Carolina del Sud per annunciare il suo team di leadership della campagna presidenziale per SC.

(L'ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump pronuncia le sue osservazioni alla South Carolina State House il 28 gennaio a Columbia, nella Carolina del Sud.)

"Spremeteli abbastanza forte e la maggior parte dei funzionari repubblicani ... ammetterà in privato che Donald Trump è diventato un problema", scrive McKay Coppins in un nuovo pezzo di “Atlantic”.

"A parte i suoi lealisti più ottusi, praticamente tutti nel partito sono d'accordo:

 è ora di voltare pagina da Trump".

Non dubito che sia vero e, come al solito, vale la pena leggere i”l pezzo” di Coppins.

Mentre lo trasmette, i repubblicani pensano che forse saranno le accuse a fare Trump, o che semplicemente si annoierà con la politica.

O forse "la situazione si risolverà naturalmente" - cioè, Trump muore di vecchiaia.

Sì, questi sono tutti modi in cui potrebbe finire - in senso figurato e letterale - per Trump.

Ma non è abbastanza.

 Sebbene il partito possa essere pronto ad abbandonare lui, chiaramente non è pronto ad abbandonare il trumpismo. E per farlo, dovranno lasciare indietro non solo Trump, ma anche i suoi elettori.

Poco più di quattro anni fa, e dopo il funerale del defunto senatore John McCain, ho scritto un lungo pezzo per “Vanity Fair” intitolato "The Conservative Coma".

Ha postulato che l'ascesa di Trump e la morte di McCain, un certo tipo di repubblicano ormai scomparso, significassero che il conservatorismo del movimento era ora ufficialmente dormiente.

I principi e le politiche di cui i conservatori si erano preoccupati a lungo - o almeno si erano presi la briga di discutere - sono stati abbandonati per sopportare i capricci momentanei e le lamentele personali di Trump.

E si è chiesto ad alta voce cosa avrebbe strappato il conservatorismo dal suo coma e riportato in prima linea nella politica repubblicana, così dominata durante l'era Trump da guerre culturali, divisione e distruzione.

Ebbene, purtroppo, quella stessa domanda viene ancora posta più di due anni dopo che Trump ha perso la sua candidatura per la rielezione e ha dimostrato inequivocabilmente ai repubblicani che è un freno per il loro marchio.

Come ricordo fin troppo velocemente, i repubblicani hanno perso la Casa Bianca, la Camera e il Senato durante il mandato unico caotico, corrosivo e altamente non conservatore di Trump, eppure il partito è ancora aggrappato alla sua memoria vestigiale.

Un certo numero di candidati alle elezioni di medio termine in tutto il paese hanno cercato l'approvazione di Trump e si sono scontrati con il suo negazionismo elettorale.

 Per fortuna, molti, ma non tutti, hanno perso.

Il Comitato nazionale repubblicano ha appena rieletto Ronna McDaniel, uno dei maggiori sostenitori di Trump all'interno del GOP, che ha comunque guidato il partito verso tre imbarazzanti sconfitte elettorali.

Nonostante sia oggetto di numerose indagini penali, Trump ha annunciato la sua candidatura per la rielezione e ha surrogati come il senatore Lindsey Graham che fanno pressioni sugli altri per non sfidarlo. (Finora, nessuno l'ha fatto.)

E i sondaggi mettono ancora Trump in cima.

L'ultimo sondaggio “Morning Consult” vede Trump battere il suo ipotetico rivale GOP più vicino, il governatore Ron DeSantis, dal 48% al 31%.

Inoltre, un nuovo sondaggio di “The Bulwark “e “North Star Opinion Research “mostra che la maggioranza degli elettori di Trump lo sceglierebbe se si candidasse per un terzo biglietto, dividendo di fatto il voto del GOP e con ogni probabilità consegnando le elezioni al candidato democratico.

La lealtà e la rabbia degli elettori di Trump è senza dubbio il motivo principale per cui i repubblicani non lo lasceranno.

Perché non basta lasciarsi alle spalle Trump, dovrebbero lasciare anche i suoi elettori.

Rappresentano una parte sempre più piccola ma ancora considerevole della base repubblicana, e quindi sono difficili da ignorare.

D'altra parte, mentre la base si è ripulita da buoni conservatori come i rappresentanti “Adam Kinzinger” e “Liz Cheney”, il GOP è passato da una grande tenda a uno stufato sempre più condensato di elementi marginali di destra – “QAnon” e altri teorici della cospirazione, bianchi suprematisti, antisemiti, filo-putiniani, nazionalisti cristiani e negazionisti di ogni genere.

 

Mi colpisce che questo tipo di elettori non dovrebbe essere difficile da lasciare indietro.

Ma è esattamente questo tipo di elettori che il GOP ha corteggiato e a cui si è conformato - a scapito dell'effettivo conservatorismo - negli ultimi sette anni.

 E ora un buon numero di loro sono membri del Congresso, con propri elettori.

Allora che aspetto ha lasciare indietro questi elettori?

Condurre elezioni sulla politica fiscale, interna ed estera conservatrice, e non su politiche di risentimento, teorie del complotto e guerre culturali.

 Significa sconfessare – inequivocabilmente – la retorica e le istanze di odio, anche e soprattutto quando provengono dall'interno del partito.

Significa punire, non premiare i bugiardi, negazionisti ed estremisti al Congresso con più potere.

Ciò non accadrà, ovviamente, perché, cosa importante, significherà anche che alcuni repubblicani perderanno le elezioni.

 Ma questo è il sacrificio che potrebbero dover fare se il partito vuole davvero superare Trump e il trumpismo.

Chiamami scettico, ma fino a quando i repubblicani a tutti i livelli di leadership non saranno disposti a lasciare non solo Trump, ma anche questi elettori e i loro impulsi corrosivi, il conservatorismo rimarrà in coma e la domanda se Trump sia passato, presente o futuro rimarrà senza risposta.

 

 

 

Il Segretario di Stato americano

rinvia la visita in Cina dopo che

un pallone spia ha sorvolato il Montana.

www-theguardian-com.traslate-goog – Julian Borger -Helen Davidson – (32-2-2023) – ci dicono:

(Julian Borger a Washington e Helen Davidson a Taipei).

 

Antony Blinken ritarda il viaggio, poiché la Cina afferma che il pallone era per scopi "meteorologici" ed è stato portato fuori rotta.

Palloni spia: cosa sono e perché vengono ancora utilizzati?

Il pallone spia cinese è stato visto nel cielo sopra Billings, Montana.

Il "palloncino spia" cinese è stato avvistato sorvolando gli Stati Uniti.

Il segretario di Stato americano, Antony Blinken , ha rinviato una visita programmata in Cina questo fine settimana dopo l'intrusione di un pallone cinese ad alta quota nello spazio aereo statunitense.

La Cina si era scusata per l'incidente, sostenendo che si trattava di un pallone meteorologico che era stato fatto saltare fuori rotta, ma i funzionari statunitensi hanno chiarito di non credere a quella spiegazione e il Pentagono ha ribadito la sua valutazione che si trattava di un aereo di sorveglianza, aggiungendo che entro mezzogiorno di venerdì aveva cambiato rotta ed era sopra il centro del paese.

Il viaggio di Blinken, che dovrebbe iniziare venerdì sera, è stato rimandato fino a quando le circostanze non saranno più "favorevoli", hanno detto funzionari statunitensi.

"Avevamo in mente un'agenda ampia e sostanziale", ha detto un alto funzionario del Dipartimento di Stato.

 "Avevamo sperato in un impegno costruttivo su tutti gli elementi della nostra relazione bilaterale, ma questo problema avrebbe ristretto quell'agenda in un modo che sarebbe stato inutile e non costruttivo".

In una telefonata con Wang Yi, il massimo diplomatico cinese, Blinken ha notato il rammarico di Pechino "ma ha comunicato che si tratta di un atto irresponsabile e di una chiara violazione della sovranità degli Stati Uniti e del diritto internazionale che ha minato lo scopo del viaggio", si legge in una dichiarazione del Dipartimento di Stato.

I canali di comunicazione sono rimasti aperti tra i due paesi, ha detto il funzionario, sottolineando che il viaggio è stato solo rinviato e non cancellato.

Il Pentagono sta seguendo un sospetto pallone di sorveglianza cinese nello spazio aereo statunitense.

Il Pentagono afferma che sta monitorando il pallone spia cinese avvistato sorvolare gli Stati Uniti.

Il pallone ha causato allarme al Pentagono, che ha seguito i suoi progressi attraverso il Canada fino al Montana , sede di parte della forza missilistica nucleare del paese.

 I funzionari della difesa degli Stati Uniti lo hanno descritto come un pallone di sorveglianza.

Joe Biden è stato allertato e ha chiesto opzioni militari, ma è stato deciso che abbatterlo potrebbe rappresentare una minaccia per la caduta di detriti sulle persone a terra.

Blinken rinvia la prevista visita in Cina dopo l'intrusione di un pallone ad alta quota nello spazio aereo statunitense.

Alla domanda sul pallone, il ministero degli Esteri cinese ha detto venerdì:

“Il dirigibile viene dalla Cina. Si tratta di un dirigibile civile utilizzato per scopi di ricerca, principalmente meteorologici.

Colpito dai “Westerlies” e con limitate capacità di autogoverno, il dirigibile deviò molto dalla rotta pianificata.

"La parte cinese si rammarica dell'ingresso involontario del dirigibile nello spazio aereo statunitense a causa di forza maggiore [un evento inarrestabile e imprevedibile]", si legge nella dichiarazione cinese.

"La parte cinese continuerà a comunicare con la parte statunitense e gestirà adeguatamente questa situazione inaspettata causata da forza maggiore".

Alla domanda sulla spiegazione del pallone meteorologico cinese, il portavoce del Pentagono, il generale di brigata “Pat Ryder”, ha dichiarato: “Siamo a conoscenza della dichiarazione della RPC [Repubblica popolare cinese].

Tuttavia, il fatto è che sappiamo che si tratta di un pallone di sorveglianza".

(…e di trasferimento aria -terra di nuovi virus cinesi mortali. Ndr).

“Ryder” ha affermato che il pallone aveva "la capacità di manovrare" e si stava muovendo verso est a un'altitudine di 60.000 piedi, raggiungendo il centro degli Stati Uniti continentali entro venerdì a mezzogiorno, ma non ha specificato esattamente dove si trovasse.

"Il pallone ha rotta, motivo per cui lo stiamo monitorando, ma è quanto di più specifico posso ottenere cambiato", ha detto “Ryder”.

Sono stati segnalati avvistamenti su Kansas City e altrove nel Missouri nord-occidentale. “Ryder” ha calcolato che sarebbe rimasto negli Stati Uniti ancora per qualche giorno.

"Riconosciamo che la Cina ha rilasciato questa dichiarazione di rammarico", ha detto un alto funzionario del Dipartimento di Stato.

“Allo stesso tempo, rimaniamo fiduciosi nella nostra valutazione e rimaniamo le nostre preoccupazioni per questa chiara violazione della nostra sovranità e del nostro spazio aereo.

"Sono anche fiducioso che continueremo a mantenere un contatto costante con le nostre controparti cinesi mentre lavoriamo per gestire la situazione nel modo più responsabile e rapido possibile", ha affermato il funzionario.

I media statali cinesi avevano precedentemente utilizzato l'incidente per schermare gli Stati Uniti.

"Il pallone stesso è un grande bersaglio", ha scritto in inglese il tabloid nazionalista sostenuto dallo stato “Global Time”s su Twitter, che è vietato in Cina.

"Se i palloni di altri paesi potessero davvero entrare senza problemi negli Stati Uniti continentali, o addirittura entrare nel cielo sopra alcuni stati, dimostrerebbe solo che il sistema di difesa aerea degli Stati Uniti è completamente una decorazione e non ci si può fidare".

Anche il dipartimento della difesa nazionale del Canada ha affermato di aver rilevato un pallone di sorveglianza ad alta quota e di "monitorare un potenziale secondo incidente".

 Funzionari statunitensi hanno affermato in precedenza che il pallone aveva attraversato parte del Canada diretto al Montana.

Le autorità di difesa canadesi hanno chiarito che non vi era alcun pericolo pubblico, aggiungendo:

 "Le agenzie di intelligence canadesi stanno lavorando con i partner americani e continuano a prendere tutte le misure necessarie per salvaguardare le informazioni sensibili del Canada dalle minacce dell'intelligence straniera ".

Giovedì il governo canadese ha convocato l'ambasciatore cinese per spiegare l'incidente, ha detto il ministero degli Esteri di Ottawa.

Mentre sorvolava il Montana, il pallone ha provocato una temporanea sospensione del traffico aereo all'aeroporto di Billings.

Il Pentagono ha rilasciato una dichiarazione per rassicurare il pubblico, rivelando che non era il primo incidente del genere.

"Il pallone sta attualmente viaggiando a un'altitudine ben al di sopra del traffico aereo commerciale e non rappresenta una minaccia militare o fisica per le persone a terra", afferma la dichiarazione del Pentagono .

“Istanze di questo tipo di attività in mongolfiera sono state osservate in precedenza negli ultimi anni.

Una volta rilevato il pallone, il governo degli Stati Uniti si è agitato immediatamente per proteggersi dalla raccolta di informazioni sensibili”.

Il rinvio del viaggio di Blinken ridurrà gli sforzi per risolvere diversi punti di attrito, in particolare sul futuro di Taiwan e sulla posizione militare di entrambe le parti nell'Indo-Pacifico.

 Pechino questa settimana si è opposta strenuamente a un accordo tra le Filippine e gli Stati Uniti in cui Manila ha concesso agli Stati Uniti un accesso esteso alle sue basi militari.

 In base all'accordo, gli Stati Uniti avranno accesso aggiuntivo alle basi filippine per l'addestramento congiunto, lo stoccaggio di attrezzature e rifornimenti e la costruzione di strutture, sebbene non per stabilire una presenza permanente.

 

 

 

 

L’IRA di Biden ha lasciato

l’Europa accecata. E recuperare il ritardo

potrebbe portare a 2 grandi errori.

Cnbc.com - Silvia Amaro – (2 FEBBRAIO 2023) ci dice; 

 

PUNTI CHIAVE.

Lo “US Inflation Reduction Act”, noto anche come “IRA”, è stato approvato dai legislatori statunitensi ad agosto e prevede una spesa record di 369 miliardi di dollari per le politiche climatiche ed energetiche.

Alcune aziende europee hanno recentemente annunciato piani di investimento negli Stati Uniti per beneficiare di una prevista ripresa della domanda.

E altri potrebbero seguire l’esempio.

(Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden, davanti, e Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, alla foto di "famiglia" durante il secondo giorno del vertice dei leader del Gruppo dei sette (G-7) presso l'hotel di lusso Schloss Elmau a Elmau, in Germania , lunedì 27 giugno 2022).

Le nazioni del G-7 sono pronte ad annunciare uno sforzo per perseguire un prezzo massimo sul petrolio russo, hanno detto i funzionari statunitensi, sebbene non vi sia ancora un accordo duro sul contenimento di quella che è una fonte chiave di entrate per Vladimir Putin per la sua guerra in Ucraina.

L’Unione europea sta lavorando contro il tempo per creare un programma che rivaleggi con i sussidi climatici senza precedenti del presidente Joe Biden.

 Ma dovrà affrontare due problemi chiave nel processo.

L’UE chiedeva da tempo agli Stati Uniti di essere più attivi sulla politica climatica. Biden lo ha fatto con l’” Inflation Reduction Act”.

Ma ha sollevato problemi di concorrenza per le imprese europee, il che ha sconvolto i politici della regione.

Bruxelles è rimasta a riflettere su come rispondere al meglio.

“La legislazione statunitense non passa dall’oggi al domani”, ha detto alla CNBC Emre Peker, direttore del gruppo di consulenza Eurasia, aggiungendo che l’UE avrebbe potuto agire più rapidamente.

“L’UE dormiva al volante... con 28 rappresentanze a Washington, gli europei avrebbero potuto fare di più per contrastare l’IRA prima della sua adozione”.

Lo “US Inflation Reduction Act”, noto anche come IRA, è stato approvato dai legislatori statunitensi ad agosto e prevede una spesa record di 369 miliardi di dollari per le politiche climatiche ed energetiche.

Tra gli altri aspetti, fornisce crediti d’imposta ai consumatori che acquistano auto elettriche prodotte in Nord America:

ciò potrebbe automaticamente rendere i veicoli elettrici di fabbricazione europea meno attraenti per gli acquirenti perché è probabile che siano più costosi.

Continueremo a investire ulteriormente nella regione per ottenere una crescita significativa. (Portavoce Volkswagen).

Alcune aziende europee hanno recentemente annunciato piani di investimento negli Stati Uniti per beneficiare di una prevista ripresa della domanda. E altri potrebbero seguire l’esempio.

″ Volkswagen “,.

ha obiettivi ambiziosi per la regione nordamericana. Ora abbiamo un’opportunità unica di crescere in modo redditizio e di crescere elettricamente negli Stati Uniti”, ha detto via e-mail alla CNBC un portavoce dell’azienda tedesca, una delle più grandi case automobilistiche in Europa.

Enel

, un’azienda energetica italiana, sta concentrando l′85% dei suoi 37 miliardi di euro (40,2 miliardi di dollari) di investimenti tra il 2023 e il 2025 in Italia, Spagna e Stati Uniti.

“Specificamente per quanto riguarda le politiche di sostegno pubblico, l’IRA comprende misure senza precedenti sulla tecnologia verde e pensiamo che potrebbe fungere da stimolo per l’UE ad andare avanti in quella direzione, al fine di sostenere un sostanziale aumento delle tecnologie rinnovabili che sono fondamentali per l’indipendenza energetica del nostro continente”, ha detto via e-mail un portavoce dell’azienda alla CNBC.

Luisa Santos, vicedirettore di “Business Europe”, un gruppo di federazioni imprenditoriali, ha dichiarato alla CNBC che” è ancora un po’ presto per dire chi investirà e dove”.

 “Ma è molto chiaro che alcune società investiranno comunque negli Stati Uniti”, ha aggiunto, riferendosi a un previsto aumento degli investimenti verso gli Stati Uniti, a spese dell’Europa.

Spendere più degli altri.

I funzionari europei stanno attualmente cercando di “allentare le regole sugli aiuti di Stato” in modo che i governi abbiano più spazio per sostenere finanziariamente aziende e settori chiave.

La Commissione europea, il braccio esecutivo dell’UE, dovrebbe presentare una proposta nelle prossime settimane.

Ma questa soluzione potrebbe non essere l’ideale.

 I paesi con budget maggiori saranno in grado di impiegare più fondi rispetto alle nazioni più povere, il che mette a rischio l’integrità del tanto decantato mercato unico dell’UE, dove le merci e le persone si muovono liberamente e che rappresenta oltre 440 milioni di consumatori.

 

PM belga: L'UE non sta cercando di recuperare il ritardo sullo sviluppo di un'industria sostenibile.

Il primo ministro belga Alexander de Croo ha detto alla CNBC che più aiuti di Stato “non sono una buona risposta”.

“C’è parità di condizioni [in Europa].

Il Belgio è un piccolo mercato, un’economia molto aperta, la Germania è un grande mercato.

Se questa diventa una corsa a chi ha le tasche più profonde, perderemo tutti e ciò porterebbe a una guerra dei sussidi con gli Stati Uniti”, ha detto “de Croo “all’inizio di questo mese.

Numerosi altri esperti hanno inoltre espresso preoccupazione per l’allentamento delle norme sugli aiuti di Stato.

L’ex primo ministro italiano Mario Monti ha dichiarato a Politico Europe che si tratta di un approccio “pericoloso”.

In una lettera pubblicata il mese scorso e vista dalla CNBC, il capo della concorrenza europea “Margrethe Vestage”r ha dichiarato:

“Non tutti gli Stati membri hanno lo stesso spazio fiscale per gli aiuti di Stato. Questo è un dato di fatto. E un rischio per l’integrità dell’Europa”.

Lento a rispondere.

Oltre alle sfide con l’allentamento degli aiuti di Stato, anche la tempistica è un rischio.

I funzionari europei discuteranno e decideranno come fornire più incentivi verdi a medio-lungo termine.

Da un lato, alcuni sostengono che gli attuali programmi di investimento europei dovrebbero essere ridistribuiti verso questi sussidi.

Ma d’altra parte, altri sostengono che il blocco dovrà raccogliere denaro fresco per realizzare un progetto così vasto.

Pertanto, probabilmente si trasformerà in una questione politica profonda e tesa che potrebbe trascinarsi per un po’.

Paolo Gentiloni, commissario europeo per l’Economia, ha detto martedì a Berlino che ci sono “punti di vista diversi” sul tavolo.

“Ma sono soddisfatto che ci sia una chiara intenzione di impegnarsi in questa discussione”, ha detto dopo le conversazioni con il ministro delle finanze tedesco “Christian Lindner”, che in precedenza aveva dichiarato che non avrebbe sostenuto nuovi prestiti pubblici.

 

 

 

"C'è una vera sensazione che

l'Apocalisse stia arrivando".

Politico.com – Ian Wars – Bradley Onishi – (27-01-2023) – ci dicono:

(Ian Ward è uno scrittore collaboratore di POLITICO Magazine).

 

Un ex evangelico segue l'ascesa del nazionalismo cristiano bianco e guarda avanti a dove andrà il movimento.

(I sostenitori del presidente degli Stati Uniti Donald Trump si uniscono in preghiera fuori dal Campidoglio degli Stati Uniti il ​​6 gennaio 2021.)

 

 

Quando i sostenitori di Donald Trump hanno preso d'assalto il Campidoglio il 6 gennaio 2021 – molti dei quali portavano simboli cristiani come crocifissi, statue della Vergine Maria e persino ritratti a grandezza naturale di Gesù Cristo – a Bradley Onishi è venuto in mente un pensiero terribile: “Potrei essere stato lì?"

Per gran parte della sua vita da giovane adulto, Onishi era stato immerso nella stessa miscela di religiosità e politica radicale di estrema destra che era in mostra al Campidoglio.

Dopo essere cresciuto in una famiglia laica a Orange County, in California, Onishi si è unito a una mega chiesa evangelica all'età di 14 anni.

Durante il liceo, ha tenuto incontri di preghiera durante la pausa pranzo e ha distribuito opuscoli contro l'aborto ai suoi compagni di classe.

Quando aveva 20 anni, aveva sposato la sua fidanzata del liceo, aveva accettato un lavoro come ministro dei giovani a tempo pieno e aveva programmato di entrare in seminario.

“Non ero solo un membro di una chiesa. Ero un leader e qualcuno che ha dato tutto ciò che aveva alla fede e alla mia comunità", dice oggi Onishi.

Al college, però, quando Onishi iniziò a conoscere meglio la storia dell'evangelicalismo americano, scoprì che la teologia che aveva abbracciato da adolescente non era semplicemente un riflesso delle eterne verità bibliche.

Era anche il prodotto di uno stile particolare di politica cristiana conservatrice.

Alla fine, arrivò a considerare l'evangelismo come inestricabilmente intrecciato con il nazionalismo americano, la supremazia bianca, il patriarcato e la xenofobia.

Undici anni dopo essersi unito alla chiesa, ha lasciato la sua fede per intraprendere la carriera di scrittore e accademico.

Per gran parte della sua vita da giovane adulto, Bradley Onishi era stato immerso nella stessa miscela di religiosità e politica radicale di destra che era in mostra al Campidoglio il 6 gennaio. ( udy Meyer).

Copertina del libro "Prepararsi alla guerra: la storia estremista del nazionalismo cristiano bianco - e ciò che viene dopo";

Il nuovo libro di Onishi, “Preparing for War”: The Extremist History of White Christian Nationalism - and What Comes Next, sostiene una conversazione sfumata su come le tensioni contemporanee del nazionalismo cristiano bianco si colleghino alle precedenti iterazioni della politica cristiana conservatrice.

Ora, due anni dopo che i rivoltosi del 6 gennaio hanno portato la croce al Campidoglio, Onishi - membro della facoltà dell'Università di San Francisco e co-conduttore del popolare podcast “Straight White American Jesus” - sta portando il suo background nel movimento evangelico a sostenere l'ascesa del nazionalismo cristiano bianco.

Basato sulla convinzione che l'America sia una nazione cristiana bianca le cui leggi e cultura dovrebbero riflettere la sua eredità biblica, il nazionalismo cristiano ha attirato un nuovo controllo negli ultimi mesi grazie all'appoggio di eminenti repubblicani come Rep. Marjorie Taylor Greene (R-Ga.) e ha fallito Il candidato governatore della Pennsylvania Doug Mastriano .

Ma ciò che è mancato nella più ampia conversazione sul movimento, sostiene Onishi nel suo nuovo libro, “Preparing for War: The Extremist History of White Christian Nationalism “— and What Comes Next , è un senso sfumato di come le tensioni contemporanee del nazionalismo cristiano bianco si relazionano con precedenti iterazioni della politica cristiana conservatrice.

Per Onishi, comprendere la storia dietro il movimento di oggi non spiega solo il sostegno degli evangelici bianchi a Trump o demistifica le valenze religiose del 6 gennaio.

Fornisce anche una finestra sulle forze politiche che danno forma alla destra americana nel suo insieme.

"C'è un vero senso [tra i nazionalisti cristiani bianchi] che l'apocalisse sta arrivando per questo paese se [loro] non fanno qualcosa di radicale", dice Onishi.

"L'idea che avrebbero continuato in modi standard - campagne, campagne elettorali, rinnovamento nazionale attraverso movimenti ecumenici - è andata nel dimenticatoio".

Quanto segue è stato modificato per chiarezza e concisione.

Ward: Hai individuato le origini del nazionalismo cristiano bianco nella controrivoluzione conservatrice ai cambiamenti sociali e politici degli anni '60. Ideologicamente, quel contraccolpo ha preso la forma di anticomunismo, libertarismo e conservatorismo sociale militante.

Come si inseriva l'identità cristiana in quella matrice?

 

Onishi: L'identità cristiana ha fornito una storia molto ampia a quel movimento. Ha offerto una storia che potrebbe unire persone che potrebbero aver avuto idee disparate sulla politica o che provenivano da contesti regionali diversi.

Se hai una storia che dice: "Questo è un paese cristiano, è stato costruito per e dai cristiani" - e afferma implicitamente che si tratta di cristiani bianchi - inizi ad avere una narrazione che è, in un certo senso tragico, unificante.

Dà inoltre un'autorità straordinaria alle politiche e ai movimenti politici ordinari. Dice che la spinta a ribaltare “Roe v. Wade”  o qualche questione militare o di politica estera, non è solo una questione politica, per quanto urgente possa essere. In realtà è qualcosa che è di importanza divina.

Penso che l'ultima cosa che fa sia mettere coloro che credono in questa storia dalla parte di Dio.

 Può sembrare banale, ma quando hai la consapevolezza di te stesso che svolgi un ruolo speciale nella storia, come delineato dal Creatore, la tua vita politica assume una dimensione sovralimentata.

Penso che l'abbiamo visto il 6 gennaio.

 

Ward: Un fattore importante ma sottovalutato nell'ascesa del nazionalismo cristiano bianco furono due casi della Corte Suprema negli anni '60 relativi alla preghiera nelle scuole:

Engel contro Vitale nel 1962 e Abington contro Schempp nel 1963.

In che modo la reazione a quelle decisioni ha plasmato il primo movimento nazionalista cristiano?

Onishi: In sostanza, ciò che hanno fatto quei casi è stato rendere illegale per i distretti delle scuole pubbliche insegnare la Bibbia nei loro curricula come testo religioso, come qualcosa che è istruttivo per tutti gli studenti.

Hanno anche vietato la preghiera a scuola da parte dei funzionari scolastici e delle autorità scolastiche.

Ciò che quei casi giudiziari hanno fatto per molti americani è stato solo dire: "Guarda, se sei un ragazzo ebreo seduto in una classe di quarta elementare, o un ragazzo non religioso seduto in una scuola media, non devi iniziare la tua giornata con il preside che recita una preghiera cristiana o un insegnante che dice che è giunto il momento per noi di fare la nostra lettura quotidiana della Bibbia.

Tuttavia, sono stati inquadrati [dai cristiani conservatori] come segni che gli Stati Uniti si stavano muovendo verso un futuro anti-cristiano e anti-Dio.

 Sono stati presentati come portare Dio fuori dalle scuole, portare la preghiera fuori dalle scuole, portare la Bibbia fuori dalle scuole - e questo è diventato il loro grido di battaglia.

 Era così facile per ministri e leader politici dire: “Beh, quando togli Dio dalle scuole, cosa ti aspetti che succeda al paese?

 I bambini perderanno la strada, il paese cadrà nel caos e non abbiamo altra scelta che sfidare i programmi scolastici pubblici e mandare i nostri figli a scuole cristiane private che metteranno in risalto Dio e un curriculum incentrato su Dio”.

Ward:

 "Stanno togliendo Dio dalle scuole", è rimasto un grido di battaglia tra i cristiani conservatori, ma tu fai notare nel libro che in realtà era solo metà dell'equazione.

L'altra metà è stata catturata in una citazione di George Andrews, un membro del Congresso dell'Alabama, che ha risposto alle decisioni della Corte Suprema sulla preghiera nelle scuole dicendo:

"Hanno messo i negri nelle scuole e ora hanno cacciato Dio".

Onishi:

Penso che la citazione di George Andrews ci fornisca davvero entrambi i fattori che sono in gioco qui.

Il contesto di questo dibattito è la decisione” Brown v. Board of Education” del 1954 che ha integrato le scuole negli Stati Uniti, in particolare nel sud.

 C'erano molte famiglie bianche che non volevano mandare i propri figli a scuole integrate, e questo portò all'avvento di centinaia di scuole annesse alle chiese che erano, in sostanza, accademie di segregazione.

Non hanno permesso agli studenti neri di parteciparvi.

 

Se andiamo avanti velocemente alla fine degli anni '60 e all'inizio degli anni '70, l' “IRS” e il governo federale iniziarono a minacciare di togliere lo status di esenzione fiscale a quelle chiese se avessero continuato a praticare la segregazione.

 Ciò ha portato a un secondo grido di battaglia:

che il governo federale sta interferendo nella vita della chiesa americana, che sta perseguitando i cristiani e che sta perseguitando le scelte delle famiglie che vogliono mandare i propri figli nelle scuole di loro scelta.

 La citazione di George Andrews incapsula davvero come il razzismo e il senso di persecuzione cristiana siano i doppi fondamenti di questo primo movimento.

Ward: Speriamo che i lettori di POLITICO conoscano l'argomentazione di Randall Balmer sul “mito dell'aborto” – la tesi secondo cui la questione che per prima ha mobilitato politicamente gli evangelici è stata la lotta per la segregazione scolastica e non la lotta per l'aborto.

Barry Goldwater, saluta i delegati alla Convenzione Nazionale Repubblicana nel 1964 dove disse:

“L'estremismo in difesa della libertà non è un vizio. ... La moderazione nel perseguimento della giustizia non è una virtù.

(Onishi sostiene che la campagna di Barry Goldwater nel 1964 prefigurava alcuni dei temi nazionalisti cristiani che divennero più espliciti negli anni '70).

Onishi: Sono felice di dire che Balmer ha delineato quella storia in grande dettaglio in POLITICO e altrove.

Ward: Sostieni anche che la campagna di Barry Goldwater nel 1964 prefigurava alcuni dei temi nazionalisti cristiani che divennero più espliciti negli anni '70.

Goldwater ha notoriamente rotto con la destra religiosa negli anni '80, ma in che modo la sua campagna ha contribuito all'incipiente progetto nazionalista cristiano bianco?

 

Onishi: Goldwater ha presentato un conservatorismo senza compromessi.

Era ampolloso durante la campagna elettorale.

Ha detto che potremmo aver bisogno di usare armi nucleari in Vietnam.

Ha detto che mentre sosteneva personalmente l'idea che i bianchi e neri nel sud dovessero vivere e lavorare l'uno accanto all'altro, ha detto che non avrebbe firmato alcuna legge che costringa l'integrazione.

E notoriamente ha pronunciato una battuta durante il suo discorso di accettazione della nomina presidenziale in cui ha detto:

"L'estremismo in difesa della libertà non è un vizio".

Penso che valga la pena pensarci.

 In sostanza, sta dicendo che in tempi come questi - gli anni '60, quando il movimento per i diritti civili stava nascendo, c'erano appelli per la riforma dell'immigrazione, le donne spingevano per l'indipendenza e l'autonomia - l'estremismo è il modo in cui puoi mantenere il controllo del tuo paese .

L'estremismo è il modus operandi che dovrai adottare se vuoi continuare a ricoprire posizioni di potere nei regni politico, sociale ed economico.

 I fanti della campagna di Goldwater non dimenticano mai questo messaggio.

Ward: Parlando dei suoi fanti, gli storici spesso indicano la formazione della Moral Majority nel 1979 come il momento in cui il fervore religioso di evangelici come Jerry Falwell entrò formalmente in un'alleanza politica con l'estremismo politico della Nuova Destra, guidata dall'ex Sostenitori di Goldwater come Paul Weyrich e Richard Viguerie.

Ma per certi aspetti, quel momento segnò non solo l'inizio di un nuovo tipo di politica conservatrice, ma anche il culmine di un progetto decennale di organizzazione e collaborazione tra questi due campi.

Che tipo di lavoro politico è stato necessario per rendere possibile quell'unione?

 

Onishi: Goldwater ha perso in una frana nel '64, ma i suoi fanti non hanno mai perso l'entusiasmo per il suo messaggio e per questo estremismo.

Quindi, per tutti gli anni '60, persone come Paul Weyrich, Richard Viguerie e Morton Blackwell stavano lavorando per costruire un apparato politico che corrispondesse a ciò che vedevano dalla parte democratica.

Quello che volevano fare era prendere tutto il carisma di Goldwater e trasformarlo in un insieme di istituzioni e burocrazie che avrebbero consentito l'acquisizione del GOP e della politica americana scritta in grande.

Ciò di cui si rendono conto all'inizio degli anni '70 è che non hanno abbastanza voti, ma si rendono conto che se riescono a formare una coalizione con cristiani bianchi e conservatori, possono trovare decine di milioni di voti.

E se possono promettere ai leader di quel movimento - qualcuno come Jerry Falwell - l'accesso al potere, [quei leader] non saranno più derisi come cristiani arretrati, rurali o persone di altri tempi che non hanno raggiunto l'America moderna.

Questa costruzione della coalizione stava già avvenendo alla fine degli anni '60 e all'inizio degli anni '70, ben prima della formazione ufficiale della “Maggioranza Morale nel 1979”.

Ward: Weyrich, in particolare, non era timido riguardo ai suoi obiettivi.

Ad esempio, citi la sua affermazione: "Siamo tutti radicali che lavorano per rovesciare l'attuale struttura di potere".

Se questa non è un'eco abbastanza chiara dell'approvazione dell'estremismo politico da parte di Goldwater, non so cosa lo sia.

Onishi : Esatto.

E Weyrich lo ha detto come qualcuno che stava attivamente costruendo il “Council for National Policy e la Heritage Foundation”.

È facile considerarlo un noioso costruttore di istituzioni, ma quello che stava cercando di fare era instillare la rivoluzione nelle istituzioni che fanno muovere e far funzionare il GOP - e ci è riuscito, in gran parte.

Ward: Una delle prime azioni della “New Religious Right” è stata dichiarare guerra a Jimmy Carter.

Carter era un evangelico, ma incarnava uno stile molto diverso di politica evangelica.

Cosa ha rivelato lo scontro tra la “Nuova Destra Religiosa e l'amministrazione Carte”r sulla natura del loro progetto?

Onishi: Jimmy Carter è stato quasi creato in laboratorio, in termini di essere un presidente cristiano bianco.

 È un battista del sud di nascita, un ufficiale militare, un coltivatore di arachidi e sposato con la sua fidanzata del liceo.

Tuttavia, quando Carter è entrato alla Casa Bianca, ha messo più donne e persone di colore nella magistratura di chiunque altro prima di lui.

 Non è stato pubblicamente indignato dalle richieste di una maggiore rappresentanza dei gay americani e delle famiglie gay.

 Non stava prendendo una posizione dura sull'aborto.

E forse la cosa più dannosa era che era una colomba in politica estera: voleva usare la diplomazia quando si trattava dell'interesse dell'America nei conflitti in tutto il mondo.

Sono stati tutti quei componenti che hanno portato Weyrich, Falwell e le loro coorti a mettere tutto ciò che avevano dietro Ronald Reagan, che non era uno di loro in senso stretto.

Ciò che questo mi dice è che il loro progetto riguardava il potere e non la devozione.

Ward: Un'altra caratteristica distintiva della “New Religious Right” era un'intensa attenzione ai “valori della famiglia” – e in particolare a una certa visione della purezza sessuale – incarnata da gruppi come “Focus on the Family” di James Dobson.

Nel libro scrivi in ​​modo molto commovente su come la cultura della purezza abbia influenzato la tua educazione, ma potresti spiegare come l'intensa attenzione del movimento alla purezza individuale abbia contribuito anche al suo radicalismo politico?

 

(Un gruppo di giovani americani che si sono impegnati a non fare sesso fino al matrimonio indossano i loro anelli d'argento come segno di impegno con orgoglio nel 2005.)

Onishi: La cultura della purezza risale agli anni '80 e '90, ed è un movimento all'interno di chiese prevalentemente evangeliche che incoraggia i giovani ad astenersi dal sesso prima del matrimonio.

Ma va oltre.

 Insegna che ci si dovrebbe astenere dai pensieri sessuali prima del matrimonio, perché anche un pensiero sessuale è adulterio, e insegna ruoli di genere molto rigidi sugli uomini come leader.

Ma c'è un altro componente che spesso scompare quando discutiamo della cultura della purezza.

Era un progetto di rinnovamento nazionale.

 L'idea era che se le chiese fossero riuscite a convincere i loro giovani a costruire il giusto tipo di famiglie con il giusto tipo di relazioni eterosessuali e patriarcali, e se fossero riuscite a convincerli ad astenersi da qualsiasi cosa che trasgredisse uno qualsiasi di quei confini, allora quelle famiglie avrebbero potuto essere gli elementi costitutivi del giusto tipo di America.

Ciò significava escludere qualsiasi senso di impurità, non solo nelle relazioni adolescenziali ma nel corpo politico americano nel suo insieme.

 E l'impurità in questa visione è l'infezione proveniente dagli immigrati e l'infezione dei corpi americani attraverso famiglie queer e relazioni queer che non fanno parte del piano di Dio.

Quindi l'idea di purezza quando si tratta del singolo adolescente è in realtà solo una proiezione di un progetto di rinnovamento nazionale che prevede un corpo americano puro che è eterosessuale, bianco, nativo, che parla inglese come prima lingua, e che è completamente patriarcale.

Puoi vedere come la teologia e la politica vanno davvero insieme qui.

Ward: Anche l'atteggiamento della destra religiosa nei confronti della democrazia ha cominciato a cambiare negli anni '90. Cosa ha spinto quel cambiamento?

Onishi: Negli ultimi cinque o sei anni, abbiamo visto una sorprendente affinità con la Russia da parte di alcuni leader e politici cristiani bianchi in questo paese.

Ma quell'affinità non è iniziata nell'era Trump.

Quell'affinità è iniziata prima dell'alba del nuovo millennio, ed è iniziata perché negli anni '90 Weyrich si è reso conto che non avrebbe ottenuto i voti che cercava dagli anni '70.

Si è reso conto che il paese stava cambiando e che i dati demografici non erano a suo favore - e se non hai i voti, la democrazia non è la modalità in cui vuoi operare.

Ciò che Weyrich iniziò anche a capire era che [il presidente russo Vladmiri] Putin – che stava salendo al potere durante i primi anni – stava iniziando a sfruttare la retorica della Chiesa ortodossa parlando dell'eredità spirituale della Russia e dei suoi valori cristiani.

E lo stava facendo come qualcuno che sempre più non doveva aspettare che il Congresso, i tribunali o chiunque altro prendesse decisioni.

 Weyrich si rende conto che questo tipo di struttura di governo - con un uomo forte al vertice che usa i poteri della chiesa - è probabilmente il modo più efficace per costruire il tipo di nazione che desidera.

 Il risultato è la sensazione che Putin - e alla fine Viktor Orbán in Ungheria - siano esempi del tipo di leader che vogliono i nazionalisti cristiani.

C'è la sensazione che la democrazia debba essere martirizzata per salvare la nazione americana.

Ward: Quella tendenza antidemocratica combacia con una propensione della destra religiosa per una sorta di approccio cospiratorio alla politica.

Ad esempio, citi un recente sondaggio che ha rilevato che circa il 50 percento dei cristiani aconfessionali oggi crede in alcuni elementi della cospirazione QAnon. Quale scopo politico hanno le teorie del complotto sulla destra religiosa?

Onishi: Penso che sia facile liquidare le persone come irrazionali o squilibrate quando si impegnano in teorie del complotto, ma se chiediamo cosa fanno le teorie del complotto nel contesto della destra religiosa, arriviamo a una sorta di analisi del potere.

Questo è un gruppo abituato ad avere un'enorme quantità di privilegi e influenza sulla politica, la cultura e l'economia americane, e negli ultimi 60 anni si è sempre più sentito come se quel potere stesse svanendo.

Nella mia mente, le teorie del complotto sono un modo molto efficace per mobilitare la propria comunità e sfruttare ciò che è effettivamente reale e vero sulla pubblica piazza, anche se non si hanno prove o dati per sostenerlo.

Per la destra religiosa, la cospirazione è una reazione al non avere potere decisionale unilaterale su ciò che è accettato come vero e irreale nella pubblica piazza americana.

In molti sensi, la cospirazione è una fantasia di vendetta — è un'espressione di risentimento che dice:

 "Siamo noi a decidere cosa è vero, siamo noi a decidere cosa è reale.

Un sostenitore di Trump tiene una croce e prega davanti al Campidoglio degli Stati Uniti poco prima che l'edificio venisse violato il 6 gennaio.

 Onishi cita un sondaggio nel suo lavoro che rileva che circa il 50% dei cristiani non confessionali oggi crede in alcuni elementi della cospirazione QAnon.

Ward: Passando ai giorni nostri, l'ubiquità dei simboli cristiani il 6 gennaio ha sottolineato le linee di continuità tra i vecchi movimenti cristiani conservatori e l'odierno movimento nazionalista cristiano bianco.

Ma c'è qualcosa di nuovo o di diverso nel movimento di oggi che lo distingue dalla destra religiosa del passato?

Onishi: C'è un senso di accelerazione nel movimento di oggi.

Negli anni di Obama c'era qualcuno che incarnava davvero le paure della controrivoluzione degli anni '60:

un uomo di razza mista con una famiglia nera, un papà musulmano, un papà immigrato, qualcuno cresciuto alle Hawaii, così lontano angolo lontano dell'Unione.

 E poi durante la sua presidenza, attraverso la decisione Obergefell , il matrimonio tra persone dello stesso sesso è diventato legale.

 Quindi, sulla scia di quella presidenza, c'è la sensazione reale [tra i nazionalisti cristiani bianchi] che l'apocalisse stia arrivando per questo paese se non facciamo qualcosa di radicale.

 L'idea che avrebbero continuato in modi standard - campagna elettorale, campagne elettorali, rinnovamento nazionale attraverso movimenti ecumenici - è andata nel dimenticatoio.

Ciò che è iniziato nel 2016 - e da allora è rimasto con noi - è una retorica militante che dice: "Ora è guerra totale".

Quello che ho visto - e quello che ho documentato con il mio collega Matt Taylor - è un aumento esponenziale della retorica della guerra spirituale.

 Avete pastori che hanno influenza su centinaia di migliaia di persone che dicono: "È tempo di insanguinare le vostre spade, è tempo di rendersi conto che siete in battaglia per la vostra vita, è tempo di rendersi conto che i demoni che controllano il Partito Democratico Il partito, il deep state e il governo degli Stati Uniti non si fermeranno finché non avranno sradicato Dio da questo paese”.

 E quel tipo di retorica non è qualcosa che vedi dai Jerry Falwell o dai Ronald Reagan degli anni '70 e '80. Quel tipo di accelerazione, credo,

Ward: Questo aiuta a spiegare perché i conservatori abbracciano sempre più il termine "nazionalista cristiano"?

I critici liberali hanno scagliato quel termine contro i conservatori religiosi per decenni, ma ora stiamo vedendo politici conservatori come Marjorie Taylor Greene e accademici conservatori come Stephen Wolfe abbracciarlo.

 

Onishi: Quando mi sono convertito negli anni '90, c'era la sensazione di essere cristiani contro culturali - che fai parte di una cultura più ampia che non onora più Dio, quindi dovrai abituarti ad essere una specie di considerato un po' contro culturale.

E da adolescente, è una cosa divertente da fare - che fa davvero appello alla persona di 16 anni, giusto?

Penso che nel cambiamento di 20 anni che abbiamo sopportato, il senso non sia più "Ehi, cerchiamo di essere un cristiano contro culturale".

 Invece è: “Noi come cristiani domineremo e conquisteremo la cultura, la politica, l'economia e ogni altro dominio della società – quindi, sì, siamo nazionalisti cristiani, perché siamo i cristiani che sono i legittimi fondatori di questo paese e gli eredi legittimi dei fondatori.

 Siamo il popolo che Dio ha inviato per prendere il dominio su ogni aspetto degli Stati Uniti.

È una nazione cristiana e la costruiremo secondo la nostra visione".

Ward: Tuttavia, alcuni conservatori hanno sostenuto che il GOP è ora il partito della "destra post-cristiana" - in altre parole, che le questioni primarie che danno forma all'agenda repubblicana sono culturali o di classe piuttosto che esplicitamente religiose.

Cosa ne pensi di quello?

Onishi: Penso che sia una discussione molto miope.

Tutte le argomentazioni dei giovani repubblicani sul fatto che il GOP sia un partito post-religioso si riferiscono a questioni come il contraccolpo contro la teoria critica della razza o le riunioni del PTA e questo tipo di questioni.

 Ma come espongo nel libro, e come hanno esposto molti altri studiosi, la vera questione della sfida al sistema scolastico pubblico è stata inventata dalla destra religiosa.

 Questo faceva parte del loro playback 60 anni fa e l'intera campagna anti-CRT è stata condotta utilizzando l'apparato che Paul Weyrich e le sue coorti hanno contribuito a costruire.

 

In effetti, penso che quello che è successo è che l'ideologia della Nuova Destra Religiosa è così pervasiva che un giovane repubblicano ne è coinvolto anche se quel giovane repubblicano non si considera una persona religiosa.

In molti modi, penso che sia un segno che Weyrich è davvero riuscito nella sua missione.

 Penso che sia più corretto affermare che il nazionalismo cristiano è abbastanza agile e agile da abbracciare un'intera schiera di persone, compresi i giovani repubblicani che potrebbero non frequentare la chiesa.

Ward: La storia di cui parli nel libro chiarisce che i nazionalisti cristiani bianchi non hanno mai veramente nascosto il loro radicalismo, eppure il loro ruolo il 6 gennaio è stato comunque una sorpresa.

Perché il resto dell'America non li ha presi sul serio?

(I sostenitori del presidente degli Stati Uniti Donald Trump pregano fuori dal Campidoglio degli Stati Uniti il ​​6 gennaio 2021.)

Onishi: Molte persone ora conoscono molto bene la frase "privilegio bianco", ma la scrittrice “Chrissy Stroop” mi ha aiutato a capire "privilegio cristiano" negli Stati Uniti.

 L'idea è che se sei una persona cristiana, specialmente una persona cristiana bianca, ti viene data una sorta di beneficio del dubbio sulla pubblica piazza.

Quando usi una retorica che può essere classificata solo come estrema, spesso viene cancellata e non fa scattare il campanello d'allarme che scatterebbe se tu fossi una persona musulmana o se fossi qualcuno che non era né cristiano né bianco.

 

Molte persone immaginano che il cristiano bianco sia ancora Ned Flanders dei Simpson, il tipo di vicino fastidioso e moralista in fondo alla strada che non vuole che le persone usino parolacce o bevano troppa birra al barbecue.

Ma dovremmo davvero immaginarlo come Mr. Burns, la persona che vuole il controllo assoluto sulla pubblica piazza e che userà ogni mezzo necessario per ottenerlo.

Ward: Quali sono le prospettive per il movimento nazionalista cristiano bianco?

Da un lato c'è il radicalismo partigiano che Trump ha scatenato, ma dall'altro c'è una forte tendenza alla ritirata e alla separazione da parte dei cristiani, rappresentata da progetti come il Redoubt americano.

Sono questi diversi percorsi per il movimento, o solo lo stesso percorso sotto forme diverse?

Onishi: Per molti versi, è lo stesso obiettivo, anche se le metodologie potrebbero differire.

 Avrai ancora nazionalisti cristiani che vogliono essere in cima alla lista, che sia come governatore o come presidente o al Congresso.

Ma il movimento American Redoubt rappresenta i molti nazionalisti cristiani che dicono:

 "Ci trasferiremo in una parte del paese dove potremo davvero riunirci in una società cristiana separatista, e ci prepareremo" - e questi sono parole loro, non mie - "per l'imminente Guerra Civile e il crollo degli Stati Uniti, in modo che quando ciò accadrà, saremo pronti a ricostruirlo a nostra immagine".

Quindi penso che gli obiettivi siano gli stessi.

Ward: E sospetto che la scomparsa di Trump - se accade una cosa del genere - non farebbe molto per alterare nessuna di queste tendenze?

Onishi: Il potere e l'influenza di Trump sono in discussione.

Sono in divenire al momento. Ma penso che il trumpismo - e il trumpismo cristiano in particolare - siano vivi e vegeti.

 

Rivoluzionari Confusi.

Conoscenzealconfine.it – (3 Febbraio 2023) - Andrea B. Nardi – ci dice:

 

In ogni parte del pianeta ci sono dei rivoluzionari, peccato che la confusione che hanno in testa impedisca loro di ottenere risultati politici.

Dappertutto abbiamo movimenti anti-sistema, partiti contestatari, gruppi e associazioni contro il potere, grida, urli, comizi, cortei e manifestazioni, però, inevitabilmente, nessuno di questi riesce a ottenere l’appoggio decisivo e duraturo dei popoli: perché?

Il motivo è semplice: sbagliano a scegliere il problema contro cui lottare.

Se non si conosce il problema sarà impossibile risolverlo e, tanto meno, farlo conoscere alle masse, convincendole a lottare per esso.

È la scelta della corretta strategia – ossia l’individuazione dell’obiettivo da colpire – a dare un senso alla guerra, mentre la tattica si limiterà a utilizzare mezzi e modi atti a raggiungere quel fine.

La Gran Bretagna, per esempio, ha, sì, vinto la battaglia per uscire dalla UE e liberarsi della BCE – di cui, peraltro, non aveva adottato l’euro – ma ha perso la guerra restando comunque sotto lo scacco della “Bank of England”, ossia il lievito madre del peggior morbo che abbia mai colpito l’umanità, fin dal 1694, regina e artefice dell’associazione a delinquere di stampo mafioso chiamata circuito bancario privato internazionale.

Una rivoluzione, questa inglese, abortita sul nascere, e un’ottima occasione persa, con gran piacere dei dominanti.

D’altra parte, il potere criminale finanziario, che da trent’anni è riuscito a vincere la sua lotta contro la democrazia, assoggettando tutte le repubbliche occidentali e non – corrompendone governi, media, politici – resta timoroso della rivoluzione, dacché sappiamo che, nella Storia, anche il più assurdo, iniquo, crudele, forte e duraturo sistema liberticida può essere abbattuto (col feudalesimo medievale ci abbiamo messo mille anni, ma poi ci siamo riusciti, salvo poi buttare tutto alle ortiche).

Pertanto, per eliminare dalla propria strada ogni tendenza sovversiva, è lo stesso regime a indicare ai popoli gli obiettivi insulsi con cui giocare alla rivoluzione:

“l’ambiente, l’ecologia, il riscaldamento globale, diritti individuali diversi a seconda della sessualità delle persone, l’educazione transgender per i bambini, l’eliminazione del maschile e del femminile nel linguaggio, l’abbattimento dei monumenti, l’imbrattamento delle opere d’arte, la distruzione delle auto di lusso e dei piccoli negozi privati durante la finta guerriglia urbana”.

(LE MOSTRUOSE BUGIE DELL'ECONOMIA + C'ERA UNA VOLTA IL MONDO DELLA SOVRANITA’ MONETARIA: Dette perché l'ignorante rimanga schiavo, di Valerio Malvezzi).

Tutto ciò non è rivoluzione, ed è, invece, perfettamente funzionale al regime, che non ha nulla da temere da queste idiozie isteriche e infantili.

Le nuove generazioni, che per una questione biologica sarebbero, a quell’età, naturalmente portate a combattere il regime, in una sorta di parricidio edipico, anche per la disponibilità di tempo nullafacente che attanaglia i giovani, loro malgrado disoccupati, sono distratte dai golem che il regime stesso getta loro in pasto, facendogli rincorrere le battaglie stupide di cui sopra, al seguito, per esempio, di una “bambina psicotica e ignorante che sproloquia cretinate prive di senso”, fantoccio di una messinscena mediatica il cui business frutta miliardi al suo entourage, o di innumerevoli bloggers e cantanti, i quali convincono i ragazzi che essere ribelli significhi coprirsi di tatuaggi, piercing, vestirsi da deficienti, e urlare luoghi comuni ai concerti.

Sull’altro lato, pure i partiti e i movimenti politici anti-sistema sbagliano completamente le loro lotte:

Podemos, Cinque Stelle, Syriza, Italexit, Occupy Wall Street, Verdi/Destre/Sinistre anti-governative di ogni compagine nazionale, ognuno di loro ha avuto un seguito popolare riottoso, e ognuno, immancabilmente, l’ha perso.

Qual è il motivo?

La risposta è che nei loro programmi anti-regime c’era dentro di tutto, in un minestrone confuso, la cui assenza di precisione ha impedito alle popolazione di capire per cosa, effettivamente, stessero lottando e quale fosse il vero nemico da combattere.

Il mondo degli adulti, impegnati a non affondare nella propria vita, non può permettersi di perdere tempo dietro nonsense e proteste farraginose, e lo stesso dicasi per quella classe media di lavoratori, già troppo tradita dai politici.

A queste masse nazionali, per poterle far arrivare ad appoggiare, anima e corpo, una causa di lotta, occorre chiarire in modo assolutamente esatto il problema da risolvere, denunciarlo, insegnarlo, e spiegarne la soluzione, senza mischiarlo con mille altre questioni.

Solo così si può sperare di conquistare la popolazione alla lotta.

Finché si fanno programmi politici generalizzati, dove si incita all’uscita dalla UE, al sovranismo, contro i mercati, contro la corruzione, contro la dittatura sanitaria, contro le ideologie (liberismo, capitalismo, statalismo, welfare…), oppure troppo particolaristici, come le battaglie contro una determinata imposta o provvedimento governativo, contro la privatizzazione di quel determinato ente, contro il bancomat o la raccolta differenziata…

L’uomo della strada, il popolo, la stragrande maggioranza dei cittadini non verrà coinvolta nella rivoluzione, poiché, per quanto favorevole a detti provvedimenti, non li capirà a pieno.

 

Perché, in fondo, devo uscire dalla UE?

Cosa me ne viene? E che significa, poi, sovranismo?

 E se tornassimo alla lira non sarebbe un casino?

E le tasse ci sono sempre state, quindi?

I politici diventano corrotti appena eletti, non c’è da aspettarsi che questi siano diversi.

 E se poi non faccio il vaccino e muoio?

E che significa liberalismo?

 E ancora a parlare di comunismo…?

Ecco, quindi, la disillusione borghese, la rassegnazione, la tanto amata – dal regime – resilienza.

La rivoluzione, invece, si fa dichiarando un obiettivo unico, chiaro, comprensibile a chiunque, spiegando come esso sia l’origine di tutti i problemi e il suo raggiungimento sia l’inizio della soluzione di tutti i suddetti.

Se si insistesse fino alla nausea a denunciare un preciso obiettivo da colpire, insegnando quali tragedie esso abbia provocato e quali miglioramenti ne sorgerebbero una volta eliminato, allora il popolo prenderebbe coscienza. Coscienza di classe, coscienza del problema, coscienza di lotta.

E nessuno può fermare un popolo che abbia capito quant’è stato ingannato per generazioni.

Ora, qual è il problema primordiale che affligge l’umanità, la tragedia fondamentale che aleggia sui popoli?

La continua penuria di denaro da parte degli Stati.

Ciò è stato causato in passato dall’idiozia di ancorare il denaro a un qualche materiale scarso e limitato e, oggigiorno, all’ulteriore follia di aver delegato la creazione della moneta alle banche private, esautorando gli Stati sovrani dalla sacrosanta prerogativa di emettere da sé moneta fiat, ossia creata dal nulla come semplice unità di misura del valore del lavoro.

Viviamo in un’epoca in cui gli Stati piangono miseria, martoriano i cittadini di tasse inique e li abbandonano in balia delle privatizzazioni e delle proprie rovine, mentre le banche centrali private elemosinano ai Governi denaro da esse creato dal nulla, imprestandoglielo col contagocce dietro interessi e ricatti, salvo poi trovare, d’incanto, mille miliardi di dollari per salvare le banche private nel 2008, e centinaia di miliardi di euro per sostenere un presidente ucraino sanguinario e cialtrone.

Nessuna compagine politica che voglia sovvertire il criminale sistema di potere finanziario che attualmente governa il mondo può prescindere dall’individuare come suo primo obiettivo, suo capitale, essenziale, basilare obiettivo, l’abbattimento del meccanismo delle banche centrali private, la messa fuorilegge delle stesse, la riappropriazione della sovranità statale nell’emissione di moneta, e la creazione di un parallelo circuito di risparmio e prestiti totalmente pubblico, estraneo ai mercati privati.

Confiscare, espropriare, condannare e neutralizzare i banchieri privati dalla gestione del denaro pubblico dev’essere emblema e bandiera di qualsiasi progetto politico che voglia restituire libertà e benessere ai popoli, ed è un obiettivo facile da comprendere, con un nemico facile da far odiare alle masse, ben definito nella lotta di classe, e determinante per le sorti della prospettiva politico-economica.

Essendo le banche, da oltre un secolo – almeno dal 1913, anno di fondazione della sciagurata FED – la causa principale dei mali del mondo, guerre mondiali comprese, “Morte ai banchieri!” potrebbe essere il provocante e colorito, quanto interessante slogan di questa lotta.

Senza questo, tutti gli altri propositi politici sono fuffa.

(giornalismolibero.com/rivoluzionari-confusi/) - (Tratto da: “Lo Stato senza tasse” di Andrea B. Nardi – Robin Edizioni).

Il Deep State statunitense tra teorie

cospirazioniste e controllo del potere.

Orizzontipolitici.it - Massimiliano Garavalli -  (29 Giugno 2021) – ci dice:

 

Notoriamente siamo abituati, nelle narrazioni che si ascoltano in Italia, a pensare al Deep State come qualcosa di “oscuro”, un Governo ombra che manovra le leve del potere da dietro le quinte.

Lobbies, massoneria e apparati di controllo che decidono le nostre vite all’infuori del gioco democratico.

Soprattutto negli Stati Uniti, il concetto di Deep State ha assunto dei contorni polarizzanti a livello politico:

i Repubblicani si servono da anni dell’idea di Deep State per accusare i Democratici di agire alle spalle del popolo statunitense impedendo al Gop – Grand Old Party, un termine con cui si definisce il Partito repubblicano – di esprimere la volontà popolare.

Non solo Qanon:

anche per i Repubblicani il Partito democratico sarebbe proprio l’espressione del Deep State, una élite anti-popolare che fa solo i propri interessi.

Un’idea che ha attecchito nella base repubblicana anche in virtù dell’ethos tipicamente statunitense: gli americani nutrono da sempre pulsioni anti-stataliste e anti-governative (anche se il vento sta cambiando).

 L’idea di un mega apparato di controllo ha funzionato e continua a funzionare molto bene a livello propagandistico.

 Celebre il caso delle ultime elezioni presidenziali nel novembre scorso:

 l’accusa di brogli portata avanti da Trump e dal Gop muoveva proprio nella direzione di un j’accuse nei confronti dei Democratici che, tramite il loro controllo degli apparati, avrebbero ribaltato illegalmente l’esito della votazione.

 

Già nel 2016, all’alba dell’elezione che premiò Donald Trump come Presidente degli Stati Uniti, una delle accuse più frequenti ad Hillary Clinton era proprio quella di far parte dell’establishment contrario all’interesse del popolo (un modo velato, ma non troppo, di parlare di Deep State).

Cos’è veramente il Deep State.

Al di là delle teorie cospirazioniste, cosa intendiamo quando parliamo di “Deep State”?

Un fondo di verità nella teoria del “Governo ombra” in effetti c’è, ma solo nel concetto di mega apparato.

Del Deep State sono state date più definizioni, ma tutte sono concordi nel dire che si tratta di un esercito di “civil servants” – 9 milioni a livello federale, il 6% della forza lavoro totale, e 16 milioni se si comprendono anche gli statali e i locali – i funzionari statali che lavorano nei diversi strati della burocrazia statunitense.

L’esempio più eclatante è il Pentagono: con i suoi 3 milioni di dipendenti, è il più grande datore di lavoro del mondo.

Sono funzionari che lavorano nelle agenzie di sicurezza federali, come la Cia (Central Intelligence Agency) o l’Fbi (Federal Bureau of Investigation), come assistenti parlamentari o nelle commissioni del Congresso, nelle amministrazioni statali che fanno riferimento al Governo federale, nelle corti di giustizia.

In contrasto alla teoria cospirazionista, il Deep State, pur non operando sempre alla luce del sole, non è mai stato segreto.

L’origine del termine Deep State risale in verità ad un contesto extra-statunitense. Deep State è infatti la traduzione letterale di “derin devle”t, un’espressione turca che in Turchia indica il governo segreto collegato con i poteri industriali e finanziari deviati e con le organizzazioni criminali.

È un termine che viene spesso associato a Paesi autocratici, come l’Egitto e proprio la Turchia, dove il Deep State in realtà coincide con il Governo nazionale.

Per questo motivo l’espressione è stata criticata negli Stati Uniti in virtù della sua carica negativa.

Negli Usa l’origine del mega apparato burocratico si fa risalire al 1871, anno in cui fu introdotta l’idea della creazione di un servizio civile “non-politico”, proposto da Carl Schurz (un generale di origine tedesca), con l’obiettivo di far fronte all’enorme mole di leggi, procedure, burocrazia a cui il Governo federale avrebbe dovuto far fronte negli anni a venire.

Ma soprattutto, l’idea alla base era quella di dare una visione di lungo periodo alla politica americana, dal momento che i presidenti rimanevano in carica per 4 o 8 anni.

Si trattava altresì di limitare il potere dello stesso presidente:

la creazione di un potere tecnocratico, e quindi svincolato dalle logiche partitiche interne, doveva essere una garanzia di stabilità.

Prima di allora, infatti, gran parte dei funzionari federali venivano nominati direttamente dal presidente in carica.

Croce e delizia degli Stati Uniti.

Se è vero che l’intuizione si rivelò giusta, perché da lì in poi il Governo federale avrebbe avuto a che fare con una complessità sempre crescente, da una parte ciò ha comportato anche un problema non di poco conto per i presidenti americani.

Trump non è stato l’unico a lamentarsi del Deep State, lo fece anche Obama quando lamentò che il Pentagono lo costrinse ad inviare altre truppe in Afghanistan, e addirittura Reagan quando disse che il Deep State stava frenando la battaglia contro i comunisti.

 

Negli anni della “War on Terror” (guerra al terrore) dopo l’attentato alle Torri Gemelle dell’11 settembre, l’apparato militare statunitense, la parte più consistente del Deep State, venne incrementato ulteriormente.

Vennero versati trilioni di dollari nella “Homeland Security” (il dipartimento anti-terrorismo), le agenzie di sicurezza aumentarono fino a diventare 17, e il potere della Cia, dell’Fbi e della Nsa crebbe.

Anche se Deep State è un termine giudicato spesso fuorviante e intrinsecamente negativo, esiste quindi un Governo amministrativo (prevalentemente militare) che coabita con il Governo politico.

Si tratta di un apparato che non si limita solo a gestire l’impianto burocratico statunitense, ma che influenza (e spesso determina) gli indirizzi politici del Paese.

In particolare, lo fa per la politica estera: nel Deep State ci sono migliaia di giovani praticanti che iniziano quando hanno poco più di 20 anni a lavorare come assistenti al Congresso o nelle agenzie federali, e che poi vanno avanti per tutta la vita.

Il personale di queste agenzie determina quindi l’arco vitale delle strategie delle agenzie stesse.

Cia, Fbi e gli altri apparati federali indirizzano le proprie politiche su orizzonti temporali di 30-40 anni, più di quello delle amministrazioni presidenziali.

Politiche infatti non sempre convergenti con quelle dell’esecutivo: in virtù proprio della stabilità che sono deputate a garantire, devono evitare che il Paese non abbia una strategia di lungo periodo (che nel caso del cambio di partito alla presidenza potrebbe mutare).

La politica estera statunitense dipende quindi fortemente dalla volontà degli apparati.

Presidente contro Deep State.

Si è visto con Trump, quando ha provato ad avvicinarsi alla Russia.

Da sempre alla ricerca di un rapporto più stretto con il Cremlino, l’ex presidente Usa ha tentato invano di stabilire un punto di contatto con Putin.

Gli apparati statunitensi, memori ancora della Guerra Fredda con l’Ex Urss, glielo hanno impedito.

 Trump è stato il presidente che, soprattutto sul fronte della politica estera, ha avuto più dissidi con il Deep State.

Le agenzie federali lo hanno accusato a più riprese di aver indebolito l’alleanza della NATO, nonché i rapporti con gli alleati asiatici lungo il litorale del Pacifico, e di aver condotto una battaglia contro la scienza che per gli Stati Uniti ha sempre rappresentato una frontiera di supremazia geopolitica.

Ora anche Biden che, nonostante le dichiarazioni al vetriolo riguardo a Putin (lo ha definito “un assassino”), ha tentato un avvicinamento con la Russia.

Una mossa che converrebbe soprattutto a Mosca, per uscire dall’isolamento e dall’alleanza improvvisata con la Cina, ma che il Pentagono continua ad ostacolare.

Sulla Cina la politica dei presidenti statunitensi converge con la strategia degli apparati.

 Le previsioni dei “policy maker americani “(e di buona parte degli istituti di ricerca internazionali) danno la Cina in procinto di sorpassare sul piano della supremazia geopolitica gli Stati Uniti.

Un sorpasso che potrebbe avvenire tra molti decenni, ma che pare inevitabile.

Sul piano economico dovrebbe già verificarsi entro il 2030, sul piano politico e tecnologico appare tuttavia ancora lontano.

Proprio per l’incombere del rivale cinese, Joe Biden ha colto l’occasione del G7 in Cornovaglia di inizio giugno per rinsaldare le alleanze con i Paesi Nato in funzione anti-cinese, per ricucire lo strappo tra Usa ed Unione Europea con Trump nella precedente amministrazione.

Il Deep State nel futuro degli Stati Uniti.

Un’indagine sulle opinioni del popolo americano ha mostrato come la maggioranza creda che esista un gruppo di ufficiali e funzionari non eletti che influenza segretamente la politica statunitense, e l’80% crede che le agenzie federali monitorino le loro vite di nascosto, anche se solo il 27% crede nell’esistenza del Deep State così come è stato esplicato in questo articolo.

Gli Stati Uniti sono il paradosso di un Paese il cui popolo storicamente è sempre stato avverso al Big Government, ma che nei fatti possiede il più grande apparato burocratico dell’Occidente.

Un apparato con cui devono fare i conti tutti i presidenti:

anche Joe Biden che, seppur più allineato alle agenzie governative rispetto a Trump, ha avuto non poche difficoltà già nei primi giorni di mandato in alcune scelte strategiche, come il ritardo del ritiro delle truppe dall’Afghanistan.

Gli apparati sono ciò che ha permesso agli Stati Uniti di governare il mondo negli ultimi 70 anni, ma anche la più grande sfida della politica, rappresentata dal Congresso e dall’Esecutivo, nei confronti dell’esercito di tecnocrati e funzionari presenti nei meandri di ogni aspetto della vita amministrativa statunitense.

Un conflitto che è il cuore della democrazia americana:

il Deep State non è solo un grande governo amministrativo, ma è anche il custode delle garanzie costituzionali statunitensi.

La missione dei funzionari, al di là della burocrazia, è la preservazione della stabilità democratica.

Il Deep State, più che una teoria cospirazionista, è il principale scudo contro potenziali colpi di stato e complotti interni.

 

 

 

 

 

6 gennaio Attacco al Campidoglio

degli Stati Uniti: i complotti dello

stato profondo non sono scomparsi.

Hull.ac.UK – (6 gennaio 2023) – Robert M. Dover – ci dice:

 

(Robert M. Dover, professore di intelligence e sicurezza nazionale, presso la “School of Criminology, Sociology and Policing”, fornisce informazioni sull'attacco al Campidoglio degli Stati Uniti due anni dopo.)

 

Due anni dopo l'attacco del 6 gennaio al Campidoglio degli Stati Uniti, le teorie del complotto su un gruppo maligno che controlla il paese non sono scomparse.

Ciò continua a corrodere la democrazia statunitense, alimentando una netta polarizzazione che sta approfondendo la sfiducia e la violenza politica.

Molti nella folla del 6 gennaio 2021 credevano che ci fosse uno " stato profondo " al controllo del loro paese, che aveva assunto posizioni di potere e stava prendendo decisioni.

Alcuni hanno usato questo termine per descrivere le persone e le istituzioni che, secondo loro, avevano impedito al loro "legittimo" presidente, Donald Trump, di essere rieletto e ostacolato quello che consideravano il loro giusto percorso, qualcosa che lo stesso Trump afferma di credere .

Da allora altre persone hanno sostenuto che l'attacco fosse una bufala creata da simili attori dello stato profondo.

Alcuni degli elementi di quello che viene descritto come lo stato profondo esistono sicuramente, come le agenzie che agiscono di nascosto e talvolta senza la supervisione diretta di politici responsabili 

Gestire informatori ben piazzati e quindi vulnerabili potrebbe essere un esempio in cui il controllo politico diretto è inappropriato.

Alcuni rimangono convinti che queste attività rappresentino un'acquisizione da parte di funzionari non eletti e una ragione sufficiente per imbracciare le armi, mentre altri le vedono come una funzione di uno stato moderno.

Per coloro che si sono recati a Washington DC il 6 gennaio e hanno proceduto a irrompere nell'edificio e mettere a rischio la vita dei rappresentanti eletti , un presunto stato profondo aveva orchestrato il "furto" delle elezioni presidenziali.

Ma la fede in uno stato profondo che lavora contro Trump non è confinata a una minoranza marginale.

Un sondaggio condotto da NPR/Ipsos dopo le elezioni del 2020 ha rilevato che il 39% degli americani crede che il deep state abbia funzionato per minare Trump.

Alcuni credono anche che il deep state abbia utilizzato o addirittura avviato o simulato la pandemia per limitare i loro diritti.

Alcuni a sinistra della politica statunitense hanno anche la loro versione di uno stato profondo , guidato da una leadership militare ed economica, che genera guerre e crisi per perpetuare i propri interessi .

Questa forza – dicono – ha perseguitato e persino assassinato coloro che si frappongono.

Gran parte di ciò che alcuni descrivono come lo stato profondo ha una funzione di governo legittima.

I servizi di intelligence, le forze dell'ordine e i media sono tutti sostenuti da leggi, regolamenti, tribunali o altre forme di controllo.

Ma il concetto ormai popolare di stato profondo si avvicina pericolosamente alla teoria del complotto proprio perché è fondato su noccioli di verità.

Ci sono agenzie di intelligence che operano di nascosto.

I media sono un'industria basata su valori e opinioni gestita da proprietari miliardari.

Le imprese e i gruppi di pressione influenzano la politica per modellare leggi e regolamenti a loro favore.

 Che tutte queste cose siano vere non significa che ci sia uno stato profondo nel modo in cui coloro che usano il termine significano.

Perché questo ha preso piede?

Un problema chiave nella politica statunitense è che tutte le parti sono affaticate dalla polarizzazione e non si fidano dei loro oppositori politici.

Presumono che i loro oppositori abbiano cooptato una sezione del governo e dei media e usano questa influenza per informare in modo aggressivo contro di loro.

L'ex accademico e ora regista “Adam Curtis” è tra coloro che sostengono che molte persone potenti seminano deliberatamente confusione per minare la fiducia nelle istituzioni politiche (" iper-normalizzazione)", e che questo può destabilizzare la comprensione del pubblico di ciò che è reale e ciò che è finzione.

Negli Stati Uniti (e sempre più anche in altri paesi) le persone di tutte le parti sono arrivate a credere che il denaro, e in particolare il denaro straniero, stia distogliendo la politica dagli interessi della gente.

Queste convinzioni hanno un effetto radicalizzante su alcune persone.

Ci sono narrazioni e movimenti emergenti simili nel Regno Unito, in Germania e in altre parti d'Europa, in particolare in Scandinavia.

Nel Regno Unito, coloro che hanno sostenuto la campagna per lasciare l'UE fanno ancora riferimento a un mitico stato profondo pro-europeo che impedisce la realizzazione dei benefici della Brexit.

Il movimento QAnon , originariamente basato su una teoria del complotto secondo cui Donald Trump stava combattendo le élite pedofile e adoratrici di Satana che cercavano di controllare la politica, è cresciuto fino a includere teorie del complotto su COVID e persino antenne telefoniche 5G.

 L'estensione del fenomeno QAnon alla Germania è poco conosciuta, ma ha guidato l'avanzata dei gruppi di estrema destra.

Mentre gli Stati Uniti sono sempre stati curiosamente suscettibili alle teorie del complotto (si pensi all'assassinio di Kennedy o agli sbarchi sulla luna), le cospirazioni più recenti e l'attivismo di QAnon sono stati resi possibili dall'ubiquità di Internet.

 Le minacce del mondo reale – come quelle del 6 gennaio negli Stati Uniti e il cosiddetto complotto del golpe di Reichsbürger in Germania nel dicembre 2022 – sono state incoraggiate da narrazioni che iniziano sul “dark web” (parte di Internet utilizzata per comunicazioni completamente anonime).

Un altro contributo è la distribuzione di ebook auto pubblicati attraverso piattaforme mainstream come Amazon e Scribd.

Prima dell'era di Internet trovare un pubblico così vasto sarebbe stato costoso e logisticamente difficile per i fornitori di queste teorie del complotto.

Una delle grandi ironie di coloro che evocano l'idea dello stato profondo è che si sono comportati come uno stato profondo o parallelo.

 Hanno agito in segreto, con proprie strutture di comando e controllo, gestione dei messaggi e coordinamento di tipo militare delle loro azioni.

Cosa si può fare per mitigare il danno di credenze disinformate e cospirazioni?

Questo movimento ha parallelismi con i dibattiti sulla deradicalizzazione dei jihadisti negli anni 2000.

Come si è scoperto allora, maggiore è il coinvolgimento di funzionari e agenzie governative, maggiore è il respingimento e il rafforzamento delle narrazioni radicalizzanti.

La conclusione delle esperienze sulla radicalizzazione jihadista è che la prevenzione è più efficace della cura.

 Ma il lavoro sulla prevenzione e l'interruzione deve essere ben finanziato ed è politicamente e socialmente difficile.

La continua prevalenza di narrazioni sullo stato profondo significa che è improbabile che l'attacco del gennaio 2021 sia l'ultimo tentato.

Un procedimento giudiziario contro Trump per istigazione all'azione della folla del 6 gennaio potrebbe soddisfare i bisogni di coloro che sono stati vittime dell'attacco, ma potrebbe anche alimentare le teorie del complotto che proprio non stanno andando via.

(Questo articolo del “professor Robert Dover” è stato originariamente pubblicato

 su “The Conversation.)

 

 

 

 

Davos 2023 segna il passaggio

ad una nuova fase dell’Agenda 2030.

Radioradio.it - Francesco Amodeo – (24 Gennaio 2023) – ci dice:

 

Davos 2023, che si è appena conclusa, segna il passaggio ad una nuova fase dell’Agenda 2030.

È fondamentale quindi provare in modo semplice ad evidenziarne tutti i passaggi presenti e passati, in modo da permettere agli italiani di decodificare le scelte future che andranno proprio nella direzione auspicata al “World Economic Forum”, come preconizzato dai padri fondatori del neoliberismo.

Per bypassare i processi democratici senza suscitare mobilitazioni popolari, bisogna sempre fare appello, al momento opportuno alla “shock doctrine”, la dottrina dello shock che prevede di indurre quindi di creare artificialmente o di approfittare, se qualcosa accade naturalmente, di uno stato di shock del paese per rendere il popolo accondiscendente a misure che in una condizione di normalità non avrebbe accettato mai perché palesemente contrarie ai loro stessi interessi.

 Lo choc, però, per essere efficace, deve essere sempre attinente al modello che si intende stravolgere.

 Facciamo qualche esempio pratico.

Il primo modello che i seguaci di Davos intendevano cambiare in Italia è stato il modello economico.

Come farlo?

 Si crea un virus sui mercati artificialmente, in questo caso il famoso spread, e si lascia che questo infetti l’economia del Paese.

 I media cominciano a porre enfasi sull’emergenza esortando a fare presto lo ricorderete tutti perché il Paese è finito nella terapia intensiva dei mercati.

La politica a quel punto abdica al suo ruolo e gli italiani sono chiamati ad accettare passivamente un cambio di governo.

 Ed ecco che arriva un uomo allevato da anni nelle organizzazioni globaliste che fanno capo proprio al “World Economic Forum”, che di fatto va a commissariare il paese.

Ebbene, quell’uomo nel giro di pochi mesi firma il MES, il Fiscal Compact e introduce in Costituzione il pareggio di bilancio.

 Poi va via.

 Di fatto, dopo aver stravolto in maniera irreversibile il modello economico del Paese.

Scompare infatti la spesa pubblica in capo allo Stato ed i cittadini sono chiamati a pareggiare di tasca propria ogni singola voce di spesa.

Così il potere decisionale in campo economico dal popolo che lo esercita attraverso i governi nazionali, viene trasferito sempre di più in mano alle organizzazioni sovranazionali dell’Unione europea.

Quindi il risultato della crisi economica è più Europa.

Nasce poi, sempre in seno al “World Economic Forum”, l’esigenza di cambiare il modello sociale.

Si approfitta allora della pandemia o la si induce? Questo non lo sappiamo.

Per spostare l’attenzione e soprattutto la paura dei cittadini verso un virus che questa volta infetta la popolazione.

E sulla base di quella emergenza e facendo leva su quello shock, viene imposto un nuovo cambio di governo.

 

Ed ecco che arriva ai vertici un altro uomo, da sempre allevato nelle organizzazioni globaliste che fanno capo agli uomini del “World Economic Forum”.

 La lotta alla pandemia impone così misure di controllo della popolazione e rende inevitabile la riforma del “Regolamento sanitario internazionale”, che di fatto sposta il potere dagli Stati alla” OMS”, a cui vengono affidati poteri vincolanti per gli Stati e quindi per i popoli.

 Il risultato della pandemia è più “OMS”.

 (La OMS è finanziata da Bill Gates e dalla cricca delle multinazionali farmaceutiche! Ndr.)

L’agenda però prosegue, quindi si approfitta o s’induce una guerra ed i popoli vengono spinti ad accettare il ritorno ad un mondo unipolare, perché le altre potenze sono governate da pazzi che vanno messi alla berlina.

 A quel punto gli Stati, data l’emergenza, aumentano gli stanziamenti in spese militari e si fanno dettare l’agenda dai vertici dell’Alleanza Atlantica, guidata ovviamente dagli apparati Stato.

 Il risultato della guerra è più Nato.

Quindi per concludere come avete visto abbiamo avuto tre crisi diverse, tre diversi ambiti, ma tre risultati uguali.

Più Europa, più OMS e più Nato.

Il che si traduce in più potere ai membri del “World Economic Forum”.

The Dispatch: 5 punti chiave

da Davos 2023.

Impact– economist–com.traslate.goog – Redazione – (30 GENNAIO 2023) – ci dice: 

 

La sostenibilità rimane in cima all'agenda di Davos 2023 nonostante le crisi geopolitiche.

Sinossi.

Un nuovo sistema per l'energia, il clima e la natura può aiutare ad affrontare la crisi energetica e alimentare.

Un nuovo sistema per gli investimenti, il commercio e le infrastrutture può supportare le infrastrutture climatiche.

Le tecnologie di frontiera sono vitali per l'innovazione e la resilienza del settore privato.

La transizione verde richiede un nuovo sistema di lavoro, competenze e assistenza.

In un mondo frammentato è necessario un approccio più coordinato all'energia.

Il 53° incontro annuale del “World Economic Forum” (WEF) a Davos, in Svizzera, ha avuto luogo mentre molteplici crisi continuavano a scuotere le economie e la geopolitica.

 La guerra in Ucraina e l'inflazione dilagante hanno sostituito il cauto ottimismo post-covid con previsioni di recessione.

Tuttavia, le emergenze climatiche e naturali sono rimaste in cima all'ordine del giorno poiché i leader si sono resi conto che entrambi aggraveranno in modo significativo altri rischi.

Gli attivisti per il clima, tra cui Greta Thunberg, hanno organizzato una protesta per chiedere l’interruzione delle nuove estrazioni di petrolio, gas e carbone, e il segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres ha criticato i modelli di business delle aziende di combustibili fossili come “incoerenti con la sopravvivenza umana”.

(Le multinazionali dei Proni del Mondo finanziano le Nazioni Unite!Ndr.)

Il programma di quest'anno è stato suddiviso in temi, ciascuno con implicazioni per l'agenda della sostenibilità:

1) Affrontare la crisi energetica e alimentare attraverso un nuovo sistema per l'energia, il clima e la natura.

I progressi complessivi nell'installazione di tecnologie pulite sono stati notevoli, secondo Fatih Birol, direttore esecutivo dell' “Agenzia internazionale per l'energia”.

Nel 2022 l'energia rinnovabile è cresciuta del 25% rispetto all'anno precedente, mentre i veicoli elettrici costituivano il 13% di tutte le auto nuove, rispetto all'1% del 2019.

Anche Jozef Sikela, ministro dell'industria e del commercio della Repubblica ceca, è stato ottimista sul fatto che l'Europa si sia unita in risposta alla minaccia alle forniture energetiche causata dalla guerra in Ucraina.

"Tutti hanno capito che la dipendenza dai combustibili fossili russi sarebbe stata ridotta accelerando le risorse rinnovabili e che dovevamo agire in fretta", ha affermato. 

Separatamente, diversi oratori hanno convenuto che il cibo era troppo in basso nell'agenda politica.

 “Ramon Laguarta”, presidente e amministratore delegato di PepsiCo, ha sottolineato che l'agricoltura emette quantità significative di gas serra e utilizza quasi l'80% dell'acqua dolce.

 “Gli interventi sul sistema alimentare possono avere un impatto enorme su altre cose.

I sistemi alimentari dovrebbero essere la massima priorità in tutti i paesi, con gli agricoltori al centro”.

L'attore e attivista” Idris Elba” è d'accordo, affermando che i governi dovrebbero avere ministri del sistema alimentare piuttosto che ministri dell'agricoltura.

 

2) Un nuovo sistema per gli investimenti, il commercio e le infrastrutture può supportare le infrastrutture climatiche.

A Davos è stata lanciata la “Coalition of Trade Ministers on Climate”, un forum globale per identificare come la politica commerciale può affrontare il cambiamento climatico e promuovere lo sviluppo sostenibile, in particolare nei paesi in via di sviluppo.

Guidata da Ecuador, Nuova Zelanda, UE e Kenya, la coalizione è sostenuta da oltre 50 ministri di 27 governi.

Parlando all'evento di lancio, Julio José Prado, ministro della produzione, del commercio estero, degli investimenti e della pesca per l'Ecuador, ha affermato che i paesi dell'America Latina sono tra i più ricchi di biodiversità al mondo, ma che le loro economie dipendono fortemente dalle esportazioni di prodotti agricoli.

"Per essere concorrenti in futuro, dobbiamo farlo in modo sostenibile, quindi per le nostre economie non c'è compromesso tra commercio e conservazione:

 è una questione di sopravvivenza", ha affermato.

“Rachel Kyte”, preside della “Fletcher School of Law and Diplomacy della Tufts University”, ha affermato che non sarebbe possibile proteggere la biodiversità, sviluppare tecnologie energetiche in una parte del mondo e dispiegarle in un'altra e raggiungere obiettivi globali su clima e natura se il commercio e la finanza non funzionassero insieme.

"Abbiamo bisogno di un cambiamento nel modo in cui la finanza scorre e nel valore della finanza".

3) Sfruttare le tecnologie di frontiera per l'innovazione e la resilienza del settore privato.

Nei prossimi cinque anni sarà raggiunta più della metà dei punti critici per le tecnologie verdi cruciali, rendendole competitive nei mercati chiave.

Questa è stata la conclusione di un importante rapporto lanciato a Davos.

 Sostiene che gli investimenti e l'innovazione nella tecnologia verde, potenziati dall'intelligenza artificiale (AI), stanno stimolando la più grande opportunità di investimento dai tempi della rivoluzione industriale.

Tuttavia, secondo il rapporto, i governi devono sviluppare una strategia su obiettivi, finanza e commercio per rafforzare la fiducia negli investimenti.

. La riforma delle istituzioni finanziarie multilaterali sarebbe la chiave per guidare il flusso di investimenti pubblici e privati ​​nei mercati emergenti, aggiunge

Questi pensieri sono stati ripresi dall'ex vicepresidente degli Stati Uniti “Al Gore”, che ora è presidente di “Generation Investment Management”.

"La rivoluzione della sostenibilità ha la portata della rivoluzione industriale unita al ritmo della rivoluzione digitale".

Ha citato l'esperienza di “Northern Telecom” nell'eliminare gradualmente i gas che riducono lo strato di ozono dai suoi prodotti per la pulizia dopo che l'amministratore delegato dell'azienda si è impegnato a farlo, nonostante il suo staff avesse inizialmente affermato che non sarebbe stato possibile.

 "Se prendiamo veramente un impegno, le cose si muovono con noi."

Gore concorda sulla necessità di riformare le banche multilaterali di sviluppo.

Le aziende nei paesi in via di sviluppo hanno dovuto pagare tassi di interesse per la tecnologia pulita che erano sette volte superiori a quelli pagati da quelli in Europa o Nord America, ha affermato.

 "Se disponiamo di un sistema globale per l'allocazione del capitale che priva la stragrande maggioranza delle persone nei paesi in via di sviluppo di un accesso significativo, allora non abbiamo credibilità".

4) Un nuovo sistema per il lavoro, le competenze e la cura.

Davos ha assistito a un appello del WEF rivolto alle imprese e ai governi affinché investano in posti di lavoro nel settore dell'istruzione, dell'assistenza e della sanità per affrontare la disuguaglianza sociale e lavori verdi per consentire la transizione.

Un rapporto sulla questione prevede che i lavori verdi debbano crescere del 66% entro il 2030 in una serie di settori, tra cui agricoltura, silvicoltura, protezione ambientale, estrazione mineraria e rifiuti.

I lavori sociali devono essere incrementati del 37% entro il 2030.

In una tavola rotonda, “Padi Padmanathan”, vicepresidente e amministratore delegato della società “ACWA POWER”, ha affermato che la necessità di competenze verdi è stata ampiamente sottovalutata, poiché includeva solo posti di lavoro in determinati settori, come l'energia rinnovabile.

“Ms Kyte” ha aggiunto:

“Il dibattito pubblico è davvero incentrato sulla riqualificazione dei dipendenti esistenti in posti di lavoro che non esisteranno più.

 Il concetto di posti di lavoro più ecologici in ogni parte dell'economia non è ancora ben compreso".

5) In un mondo frammentato è necessario un approccio più coordinato all'energia.

Sebbene molti paesi abbiano lavorato insieme per migliorare la sicurezza energetica regionale e nazionale di fronte alla guerra in Ucraina, l'accordo non è stato completo.

Ad esempio, l'“Inflation Reduction Act” (IRA) degli Stati Uniti è stato criticato da alcuni, in particolare in Europa, per aver incentivato il protezionismo.

Ma questa è un'interpretazione imprecisa degli obiettivi dell'IRA, secondo il senatore del Delaware” Christopher Coons.

"Gran parte degli investimenti in nuove tecnologie di energia pulita possono portare benefici a tutto il mondo, ad esempio la gestione del metano, la cattura e il sequestro del carbonio e piccoli reattori modulari", ha affermato.

Tuttavia, altri hanno parlato del continuo bisogno di combustibili fossili.

“Mohammed Bin Abdulrahman Al Thani”, vice primo ministro e ministro degli affari esteri del Qatar, ha affermato che il gas sarà importante per gli anni a venire e che la politica climatica ha portato a una mancanza di investimenti nei combustibili fossili che a sua volta ha causato la povertà energetica, ora accelerato dall'invasione russa dell'Ucraina.

  

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