CONQUISTARE IL MONDO.
CONQUISTARE IL MONDO.
Non
solo Ucraina e Russia,
Pompeo
choc:
“Gli
Usa si preparino alla guerra con la Cina”.
msn.com
– il mattino - Luca Marfé – (1°-02-2023) – ci dice:
Un’affermazione
bomba, potenzialmente apocalittica.
Parole
e musica, drammatica in sottofondo, di Mike Pompeo.
Nel
corso di una lunga intervista, l’ex segretario di Stato dell’era Trump traccia
uno
scenario
da incubo:
«Se non
nel 2024, di sicuro nel 2025».
E
spiega, sia le sue ragioni che le sue paure:
«Spero
di sbagliarmi, naturalmente.
Ma siamo onesti:
il Partito Comunista Cinese è in guerra con
l’America, e con l’Occidente intero, almeno da 40 anni, almeno in una sorta di
guerra economica».
E
proprio sul fronte dell’economia, calca ancora di più la mano:
«Hanno costruito la loro fortuna sulle spalle
dei lavoratori americani, che sono stati abbandonati al loro destino, mentre
troppi dei nostri governi hanno fatto finta di niente, si sono girati
dall’altra parte».
Ma il
fronte vero, a un passo dallo scoppio, è un altro:
ed è
quello di una Taiwan sempre più contesa.
Percepita
come storicamente propria da Pechino, e percepita invece come ultimo baluardo
di resistenza e di libertà da Washington, specie dopo la caduta di Hong Kong.
Non
solo Ucraina e Russia, Pompeo choc:
«Gli Usa si preparino alla guerra con la Cina».
La
possibile escalation militare attorno all’isola è tracciata in un memorandum
dell’Esercito a stelle e strisce che sta letteralmente facendo il giro di tutte
le agenzie stampa del mondo.
Lo
firma un altro Mike, il generale Mike Minihan dell’Aeronautica Usa, che prevede
il peggio e che chiede a gran voce più armi e più mezzi affinché gli stessi
Stati Uniti si preparino allo scontro, a detta sua oramai inevitabile.
Stanziamenti
di fondi e armamenti d’avanguardia.
E non solo.
Sistemi di difesa, spaziali, e di sicurezza
cibernetica, che possano muoversi come un unico uomo nel caso in cui la
situazione dovesse precipitare.
Non
bisogna concedere “un pollice” (figurato, “un centimetro”, ndr)», insomma.
Esattamente
questo, tra le altre mille iniziative dell’ex numero 1 della Cia, il titolo del
nuovo libro di Pompeo.
Un
grave monito che rischia però di cadere nel vuoto.
Un
ulteriore scossone che rischia cioè di agitare una Comunità Internazionale già
in frantumi.
Non
solo Ucraina e Russia, Pompeo choc: «Gli Usa si preparino alla guerra con la
Cina».
Metaverso:
falsi miti
e cose
da sapere.
Apogeonline.com
– Qu Harrison Terry – (2 febbraio 2023) – ci dice:
Dove
va oggi il Metaverso: falsi miti da abbandonare e cose nuove da scoprire sulla
Rete del domani, raccontate da un esperto.
Come
iniziare, perché, in quali metaluoghi.
Il
2022 ha visto qualche ripensamento sul concetto di Metaverso da parte di
privati e aziende.
Dove andremo con il Metaverso nel 2023?
Il
Metaverso nel 2023 sarà questione di esperienza.
Apple
presenterà un apparecchio hardware apposta.
Meta
sta portando a maturazione la linea Quest.
Gli
sviluppatori stanno prendendo le misure di questi nuovi ambienti e terreni di
confronto.
Quest’anno capiranno che posto occupano dentro
l’equazione e inizieranno a portare novità interessanti.
Dovendo
scegliere tra sicurezza, costi, privacy e maneggevolezza, qual’ è il fattore
più critico per il futuro della proprietà privata nel Metaverso?
L’accessibilità
resta tuttora il fattore principale (per stare nella domanda, lo faccio
coincidere con la maneggevolezza).
Se il Metaverso non riesce a portare a bordo e
conquistare la persona qualunque, non importerà quanto sia alla moda,
accattivante, social, giocoso nelle esperienze che propone.
Sarà
una città fantasma.
Nel
vostro libro Metaverso:
guida all’uso si citano non meno di otto tra
interfacce e formati per il Metaverso (OpenXR, WebXR, WebAssembly, XREngine,
WRM, WebGPU, Dat, IPFS).
Non sono un po’ troppi da seguire per gli
sviluppatori?
Ti
aspetti qualche forma di consolidamento nel futuro?
In
questo momento sono formati necessari allo sviluppo del web spaziale.
Gli
ambienti immersivi richiedono moltissimi dati e non c’è un Word o un Photoshop
della situazione a dominare tutto.
Se
viene mantenuta l’interoperabilità, non c’è un vero problema nello sperimentare
più tipi di dato.
Tra il
Metaverso sandbox, quello gaming e quello misto di cui si parla nel libro,
quale categoria potrebbe essere la migliore per scoprire il Metaverso in
sicurezza, potendo esplorare rilassati prima di buttarsi?
Ritengo
che Spatial sia il modo più facile per fare esperienza di Metaverso, per quanto
in forma più primitiva che con le app per Quest 2.
Però è
una introduzione significativa e semplice per trovare cose interessanti nel
Metaverso.
Che
libri, film, esperienze hanno contribuito a sviluppare il tuo interesse per il
Metaverso?
The
Matrix.
Temo
che aggiungere qualsiasi altro titolo sarebbe ingiusto, visto quanto The Matrix
sia stato formativo per il mio intero concetto di realtà e per la mia idea di
realtà parallele.
Il
Metaverso si può godere solo a prezzo di caschi pesanti e occhiali ingombranti?
Cambierà qualcosa a questo riguardo?
Chi
non apprezza un casco o una maschera da realtà virtuale attaccata alla faccia
potrebbe provare gli occhiali Air di Nreal, che offrono un’esperienza
completamente opposta.
Si tratta di una interfaccia fisica alla
realtà aumentata, molto più sottile di altre. Al momento sono la mia
apparecchiatura preferita per visitare il Metaverso.
Che
cosa dobbiamo ricordare nell’avvicinarci al mondo degli NFT?
Dove
sta la vera differenza rispetto al mondo reale?
Il
mondo degli NFT differisce nella sua capacità di creare beni ibridi, che
esistono fisicamente e digitalmente.
Qualcuno li chiama beni phygital, in cui un
NFT corrisponde a un bene del mondo fisico, come una bottiglia di vino, una
moneta da collezione o mille altri beni che non possiamo affidare a una banca.
In questo modo un NFT diventa il ponte
perfetto tra investitori digitali e investitori fisici.
La
realtà aumentata fa parte del Metaverso o è una sorta di tecnologia intermedia?
Certo
che ne fa parte!
Chiunque
sostenga il contrario non ha mai giocato a Pokémon Go, attualmente il Metaverso
più diffuso e condiviso finora creato.
Niantic ha presentato una versione di Pokémon
Go a tema basket, chiamata NBA All World, nel caso l’ambientazione sportiva sia
di qualche interesse.
Consiglio di provarla e verificare come gli
oggetti digitali posizionati nel mondo reale cambino la dinamica
dell’intrattenimento.
Contenuti
per il Metaverso: per farli bene è meglio un bagaglio da sviluppatore o da
creatore?
È
meglio una storia forte.
Perché
questo Metaverso esiste?
Qual è
il suo pilastro fondante? Come avvincerà le persone?
È tutta questione di quale storia sta sotto e
come tiene avvinte le persone.
Dopo
che la storia è definita, per realizzarla servono sia sviluppatori che
creatori.
Quale
sarà il Mac del Metaverso, la tecnologia che semplifica e rende comprensibile
ogni cosa alla persona qualunque, quella che darà inizio alla diffusione di
massa?
Mentirei
se dichiarassi di credere in una mia previsione sul Mac del Metaverso.
Non
abbiamo ancora visto abbastanza apparecchi per sapere quale riscuoterà i
maggiori consensi.
Nessuno
oggi sa veramente che cosa funzionerà meglio degli altri.
Consigli
pratici per
conquistare
il mondo.
Efficacemente.com
- Andrea Giuliodori – (08/06/2021) ci dice:
Vuoi
conquistare il mondo? Vuoi realizzare i tuoi obiettivi più ambiziosi? Vuoi
raggiungere il successo personale? Allora devi rispettare queste semplici
regole (ho detto semplici, non facili).
“Quello
che facciamo tutte le sere, Mignolo, tentare di conquistare il mondo!”
Il
Prof.
La
settimana scorsa abbiamo parlato delle 10 abitudini vincenti per diventare
ricchi.
Ora
basta!
Ritengo
che questa ossessione per il successo e la ricchezza sia sbagliata e
controproducente!
Per
questo motivo, nell’articolo di oggi vorrei fare un bagno di umiltà e
condividere con te alcuni consigli pratici per… conquistare il mondo!
Scherzi
a parte, non posso garantirti che quanto leggerai nei prossimi minuti ti
assicurerà il dominio globale, ma di una cosa puoi essere certo:
applica
questi semplici consigli e raggiungerai il tuo successo personale.
‘Mazza
André, ‘na promessa da gnente!
Prima
di vedere come conquistare il mondo (o più semplicemente realizzare i tuoi
obiettivi), vorrei farti una breve premessa e parlarti di un fenomeno della
fisica quantistica noto come salto quantico.
A fine
post capirai il perché di questa (apparente) digressione e, come per magia,
tutti i pezzi del puzzle andranno al loro posto…
Il
salto quantico.
Sai
cos’è un salto quantico?
In meccanica quantistica, il salto quantico
(anche noto come quantum leap) è il passaggio immediato e discontinuo di un
sistema da uno stato all’altro.
Tanto per farti un esempio: quando all’interno
di un atomo un elettrone passa da un livello di energia ad un altro, effettua
un salto quantico.
Questo
comportamento discontinuo e repentino non si riscontra solo nella fisica
atomica, ma caratterizza anche molti altri fenomeni naturali: pensa all’energia
sprigionata in pochi minuti da un terremoto, o all’eruzione esplosiva di un
vulcano che è stato inattivo per secoli.
Mettendo
da parte gli eventi catastrofici, pensa ad un fiore che cresce lentamente per
settimane e poi sboccia in poche ore o a quella singola cellula che
duplicandosi dà vita in appena 9 mesi ad un bambino.
Tutti
questi fenomeni hanno in comune un aspetto: per lungo tempo sembra non accadere
nulla e poi all’improvviso tutto cambia.
Salti
quantici e successo personale.
In
Inglese, l’espressione “quantum leap” è spesso utilizzata anche in senso
figurativo per indicare un successo immediato e repentino:
il
nerd che diventa milionario vendendo la sua start-up a qualche colosso
tecnologico;
la
cantante che grazie ad un singolo di successo vende milioni di copie del suo
album;
il calciatore rivelazione che riesce a fare
una stagione formidabile.
Rimaniamo
sempre sorpresi ed affascinati da questi “salti quantici” personali, da questi
fenomeni che sembrano essere nati dalla sera alla mattina.
Per non sentirci troppo inadeguati proviamo a
liquidarli con una semplice espressione: “botte di culo”.
Eppure
ci rimane il sospetto che queste persone abbiano scoperto il segreto del
successo, quel segreto che cerchiamo con affanno da anni, ma che
inevitabilmente sembra sfuggirci.
Cosa sanno questi signori che noi non
sappiamo?
Il
segreto svelato: la Curva del Successo.
Tutti
quei salti quantici e quei fenomeni che in natura avvengono in modo repentino e
discontinuo hanno in realtà una spiegazione ben precisa.
Durante
il (lungo) periodo in cui nulla di rilevante sembra accadere, l’energia
continua ad accumularsi in modo costante, giorno dopo giorno, ed una volta
raggiunto il punto critico, questa energia esplode, dando vita a quei fenomeni
eclatanti che sono sotto gli occhi di tutti.
Stesso
discorso vale per il successo personale.
Dietro
ogni grande conquista si celano anni di studi, allenamenti e fallimenti.
Se
prese singolarmente, queste semplici azioni quotidiane appaiono insignificanti,
ma la loro “energia” cumulata nel corso del tempo permette di raggiungere quel
famoso punto critico (questo concetto è descritto egregiamente nel libro “Il
punto critico” di Malcolm Gladwell).
Da
questo momento in poi tutto cambia e, come per magia, gli sforzi di anni
vengono ripagati in pochi giorni.
Da
bravo Ing. Dott. Test. di Cazzo, provo a spiegarti questo concetto con un
grafico, la Curva del Successo.
Molti
di noi si aspettano che il successo sia lineare:
ad ogni piccolo sforzo DEVE corrispondere un
risultato immediato, tangibile e possibilmente superiore alle nostre
aspettative.
Non è così.
La
Curva del Successo è terribilmente noiosa per un lungo periodo di tempo:
nonostante i nostri continui sforzi, nulla sembra accadere di realmente
importante. Anzi.
A ben vedere, i risultati che otteniamo
appaiono del tutto casuali: ci sono volte in cui ci impegniamo e le cose vanno
per il verso giusto, altre volte invece, possiamo studiare/lavorare giorno e
notte ma le cose non vanno.
Ci
convinciamo che sia stata colpa della sfiga (dimenticando che la sfiga non
esiste) ed iniziamo a mettere in dubbio il nostro impegno:
“ma ne vale davvero la pena?“, “che senso ha
darsi da fare se poi i risultati non arrivano?“, “per quanto tempo ancora dovrò
fare sacrifici senza vedere l’ombra di un successo?“.
E
così, senza accorgercene, ci ritroviamo a mollare, magari a pochi centimetri da
quell’agognato punto critico.
Furbi
come le volpi del deserto, invece di provare una nuova strada per raggiungere
lo stesso obiettivo, torniamo a percorrere la stessa strada fallimentare per
raggiungere un nuovo obiettivo.
Ripartiamo
da zero, arriviamo a pochi centimetri dal punto critico e rinunciamo
nuovamente, bloccati in questo circolo vizioso fatto di tentativi a vuoto.
“Invece
di provare una nuova strada per raggiungere lo stesso obiettivo, torniamo a
percorrere la stessa strada fallimentare per raggiungere un nuovo obiettivo.”
Non
sei stufo di tutti questi obiettivi lasciati a metà?
Non vorresti, almeno per una volta nella tua
vita, raggiungere questo benedetto punto critico?
Qual è
il segreto?
Sì
André, fico tutto sto preambolo sulla meccanica quantistica, la Curva del
Successo e cazzi e mazzi vari, ma… nella pratica:
cosa
devo fare per conquistare il mondo, o semplicemente per realizzare i miei
obiettivi personali?
Come
conquistare il mondo (un centimetro alla volta).
Scordati
di quanto è successo ieri.
Smettila
di farti pippe mentali su domani.
Conta
soltanto quello che farai oggi.
Se
vuoi conquistare il mondo, se vuoi realizzare i tuoi obiettivi più ambiziosi e
raggiungere il tuo successo personale, tutto ciò che conta sono le scelte e le
azioni che compi ogni giorno:
Presentati.
Che si tratti di andare a lezione
all’università, di andare dal cliente o di andare in palestra, la regola #1 è
presentarsi e farlo ogni maledetto giorno.
Sei stanco, non te la senti, hai avuto una
nottataccia?
Fregatene! Tu sei più forte di ciò che ti
accade: presentati.
“l’80%
del successo è presentarsi.”
Concentrati
sui progressi (non sui risultati).
Uno
dei capitoli di “Start! La guida anti-rimandite” che preferisco è intitolato
“La trappola dei risultati “.
Viviamo in una società-pulsante: basta pigiare
un pulsante per avere subito un risultato o una pseudo-gratifica.
C’è il pulsante delle macchinette automatiche,
il pulsante del bancomat, il pulsante “mi piace” (guai a te se non lo clicchi
per questo post! ;-) e chi più ne ha, più ne metta.
Però
il pulsante per il successo non esiste: realizzare i propri obiettivi è un
processo fatto di impegno quotidiano e piccole scelte (giuste) cumulate una
sull’altra. Queste scelte sono i progressi che facciamo ogni giorno.
Smettila di ricercare la gratifica immediata e
sforzati di fare ogni giorno un piccolo progresso verso il tuo sogno.
Smettila
di fissare il muro.
La
conosci la storiella del guidatore e del muro?
Si dice che se un guidatore sta per andare a
sbattere e continua a fissare il muro davanti a sé, inevitabilmente si
schianterà; se invece sposta l’attenzione sulla strada, riuscirà a cavarsela.
Nel
dubbio è meglio andare piano, ma la storiella ha una morale interessante:
se
vuoi raggiungere un obiettivo, smettila di concentrarti su quello che non va
nella tua vita e focalizza tutte le tue energie su ciò che vuoi ottenere.
No pressure: male che va, ti schianti!
Prenditi
un impegno a lungo termine.
Qual è stato l’ultimo obiettivo per cui ti sei
impegnato costantemente per più di 3 mesi?
Ricordo
che quando ho creato” Efficacemente “mi sono ripromesso di scrivere almeno 500
articoli prima di decretarne il successo o il fallimento.
All’epoca
scrivevo 2 articoli a settimana, quindi stiamo parlando di un impegno a 5 anni.
Se
vuoi davvero conquistare il mondo, se vuoi raggiungere vette inesplorate, non
puoi fare i classici buoni propositi di inizio anno per poi mollare a metà
gennaio.
Lo vuoi davvero questo tuo sogno?
Allora
devi essere disposto ad impegnarti ogni giorno, ogni settimana, ogni mese per
almeno 5 anni.
A
proposito, te lo ricordi la regola delle 10.000 ore?
Credici.
Il
successo somiglia spesso ad una scala a chiocciola: devi salire, gradino dopo
gradino, senza esitazione, anche se non riesci a vedere il punto di arrivo.
A volte dubiterai della scala e di te stesso,
sarà in questi momenti che dovrai zittire quella vocina bastarda nella tua
testa e continuare a mettere un piede davanti all’altro.
Mantieni
la promessa.
Molti
pensano al successo come ad un viaggio epico fatto di decisioni che cambiano la
vita, incredibili coincidenze ed imprese memorabili.
Sì,
vivrai anche questi momenti, ma per il 99% del tempo avrai giornate monotone,
fatte di scelte monotone, tra azioni monotone.
Ma è
in queste giornate tutte identiche le une alle altre che plasmerai il tuo
destino.
Ricordati allora questa semplice regola: fai
ogni giorno quello che ti sei ripromesso di fare.
“Se
riuscirai a conquistare te stesso, conquisterai il mondo.”
(Andrea
Giuliodori.)
CINA.
Xi
Jinping, l’imperatore cinese
che
vuole conquistare il mondo.
Internazioanle.it
- Jeffrey N. Wasserstrom, David Bandurski, “Dissent”, Stati Uniti –
(29
dicembre 2017) – ci dicono:
Quest’anno
il Natale è arrivato in anticipo per il leader cinese Xi Jinping che, almeno
sul fronte interno, sembra avere tutto sotto controllo.
Xi
poteva già contare su una stampa compiacente, una popolazione adorante e una
lunga lista di cariche – tra cui quelle di capo del Partito comunista cinese e
di presidente della Repubblica popolare cinese – quando a ottobre
l’organizzazione leninista di cui è alla guida gli ha fatto un nuovo regalo,
inserendo la lusinghiera espressione “pensiero di Xi Jinping” all’interno
dell’ultima revisione della costituzione.
In
questo modo Xi è diventato il più influente leader cinese dai tempi di Mao
Zedong.
Il presidente ha poi ricevuto un secondo
regalo con la creazione di venti centri accademici dedicati allo studio del suo
pensiero.
Cosa
potrebbe desiderare ancora Xi?
In
cima alla sua lista c’è senz’altro una maggiore legittimità internazionale.
Xi vorrebbe che le sue idee politiche fossero
accettate non solo localmente, ma anche globalmente.
Anche
in questo caso, le manifestazioni di apprezzamento per l’uomo e per i suoi
progetti, come la “Nuova via della seta” lanciata nel 2013, continuano ad aumentare.
Un
futuro comune.
Probabilmente
i complimenti più graditi sono arrivati da Donald Trump, che durante la sua
visita di novembre in Cina ha definito Xi “un uomo molto speciale” congratulandosi
per “il recente successo del diciannovesimo congresso del partito” e
annunciando “un rafforzamento dei rapporti e un’amicizia ancora più stretta tra i
nostri due paesi”, il tutto dopo aver ripetuto per anni che l’ascesa della Cina
è una minaccia esistenziale per gli Stati Uniti.
Ma Xi
ha ottenuto la sua rivincita anche in altri contesti, meno pubblicizzati.
A
dicembre, per esempio, importanti rappresentanti di Google e Facebook hanno
partecipato a Wuzhen alla “World internet conference”, contribuendo alla
legittimazione di un evento che, inaugurato quattro anni fa con l’obiettivo di
regolare il modello gestionale di internet del Partito comunista cinese,
inizialmente era stato snobbato.
La
ciliegina sulla torta l’ha messa l’amministratore delegato di Apple, Tim Cook,
dichiarando alla platea che l’idea cinese di “un futuro comune nel ciberspazio”
è una “visione condivisa da Apple”.
Trumplandia
non è l’unica realtà ad aver dato a Xi motivi per rallegrarsi.
Anche
David Cameron ha partecipato alla festa, accettando di partecipare alla
gestione di un grande progetto legato alla “Nuova via della seta”, definendola
un progetto vantaggioso per tutti e creatore di legami economici e
infrastrutturali profondi tra la Cina e altri paesi.
Spiegando
la scelta, un portavoce dell’ex primo ministro britannico ha dichiarato che
Cameron è “orgoglioso
del suo lavoro nell’inaugurare un’età dell’oro tra il Regno Unito e la Cina con
il presidente Xi”.
Xi è
davvero un mix tra un modernizzatore e un governante confuciano?
Non
possiamo dimenticare nemmeno i gioielli retorici offerti in dono da realtà
geograficamente più vicine.
Tra la conferenza su internet di inizio
dicembre e le recenti notizie sul coinvolgimento di Cameron, Xi è stato
indicato dallo “Strait Times” di Singapore come “uomo asiatico dell’anno”.
A
corredo della scelta, il quotidiano ha sottolineato che Xi ha mostrato “l’arte di governare di cui
il mondo ha bisogno”.
Ma che
tipo di statista è Xi Jinping?
Qual è
esattamente la sua visione del nostro “futuro comune nel ciberspazio”?
Il
presidente cinese è davvero un mix tra un modernizzatore e un governante
confuciano come vorrebbero farci credere i mezzi d’informazione cinesi, con un
numero sempre maggiore di opinionisti stranieri a condividere questo ritratto?
Quello
appena trascorso non è stato soltanto un anno ricco di regali per Xi, ma anche
uno in cui la storia moderna della Cina ha preso una nuova, allarmante piega.
Nonostante tutti i discorsi sull’inizio di una
nuova era vantaggiosa per tutti, ci sono fin troppe persone che hanno pagato a
caro prezzo le manovre interne e geopolitiche di Xi, tra cui un famoso
dissidente e molti abitanti di Pechino e dello Xinjiang.
Xi ripete di voler realizzare il “sogno della
Cina”, ma molte mosse recenti sono più vicine all’incubo che al sogno.
Per
controbilanciare l’ondata di elogi, ecco cinque momenti particolarmente bassi
del 2017 di Xi.
Liu
Xiaobo è stato il primo premio Nobel dai tempi del nazismo a morire in carcere.
Certo,
Liu ha trascorso i suoi ultimi giorni in una camera d’ospedale strettamente
sorvegliata e non in una cella, ma la sua richiesta di andare all’estero per
farsi curare è stata respinta.
Sua moglie Liu Xia è sparita dalla sfera
pubblica per cinque settimane, spingendo i suoi amici a preoccuparsi per la sua
sicurezza.
La vicenda avrebbe potuto essere uno degli
argomenti trattati durante la visita di Trump a Pechino, ma non è stato così (un altro dei generosi doni di Trump
è stato quello di accettare che i giornalisti presenti alla conferenza stampa
congiunta dei due leader non potessero fare alcuna domanda).A novembre l’avvocato Jiang Tianyong
è stato condannato a due anni di prigione per “incitamento alla ribellione
contro lo stato”.
Il
crimine di Jiang è stato quello di accettare dei casi delicati che hanno
testato i limiti del potere del partito, tra cui quello delle vittime dello
scandalo del latte avvelenato del 2008, che ha portato al ricovero di decine di
migliaia di bambini.
Jiang
è stato il quinto avvocato a essere condannato a una pena carceraria negli
ultimi due anni nell’ambito di uno giro di vite che ha colpito oltre trecento
avvocati.
Alla
fine del mese scorso, esprimendo un dissenso diventato eccezionalmente raro
sotto il governo di Xi, molti avvocati e professori di legge hanno criticato la
proposta di creare una nuova agenzia anticorruzione che avrebbe poteri enormi e
al di sopra della legge.
In
Cina sono stati intensificati i controlli (già intensi) in ambiti che vanno
dalla libertà di espressione online alla libertà di culto.
Un
rapporto pubblicato la settimana scorsa dall’Associated press rivela una
campagna di intimidazione e assimilazione contro la minoranza musulmana degli
uiguri nella regione dello Xinjiang.
La campagna ha trasformato questo territorio
meridionale in “uno dei luoghi più sorvegliati al mondo”.
In Cina anche internet subisce un controllo
sempre più stretto:
la nuova legge sulla cybersicurezza entrata in vigore
a giugno prevede sostanzialmente che qualsiasi utente, dalle grandi aziende
tecnologiche ai privati, debba accettare il controllo da parte del partito.
A settembre uno sfortunato supervisore edile è
stato prelevato dalla polizia e incarcerato dopo aver pubblicato una
barzelletta offensiva (su un presunto rapporto clandestino tra una celebrità e
un alto funzionario del partito) in una chat privata sul suo iPhone, fatto che
dimostra in modo inquietante fino a che punto i cinesi subiscano lo spionaggio
statale.
Pechino
ha effettuato una serie di mosse per limitare la capacità di Hong Kong di
godere di un’autonomia parziale dalla Repubblica popolare, come teoricamente
garantito fino al 2047.
Di
recente, per esempio, il governo cinese ha stabilito che saranno gli agenti
provenienti dalla Cina a occuparsi della sicurezza nella stazione di Hong Kong
di una linea ferroviaria ad alta velocità che dovrebbe collegare l’isola alla
terraferma, e che lo status della città come Regione amministrativa speciale
non esenterà i residenti di Hong Kong dalla nuova legge secondo cui mancare di
rispetto all’inno nazionale è un reato punibile con tre anni di galera.
Per
finire, mentre i residenti dei villaggi urbani e i migranti lavoratori che si
guadagnano da vivere in Cina continuano a essere perseguitati, nelle ultime
settimane a Pechino è stata registrata una violenta ondata di sfratti.
Dopo che lo scorso 18 novembre lo scoppio di
un incendio in un quartiere affollato dai migranti, alla periferia della
capitale, ha provocato 19 vittime, le autorità cittadine hanno annunciato una
manovra contro “le strutture illegali” per i successivi 40 giorni.
Nelle settimane seguenti, le azioni
giustificate con la necessità di garantire la sicurezza si sono trasformate in
una palese campagna di demolizione che ha costretto migliaia di migranti urbani
– la spina dorsale dell’economia dei servizi urbana – a lasciare le loro case
proprio all’inizio dell’inverno.
Quando
gli utenti di internet hanno scoperto che nei documenti governativi e dei mezzi
d’informazione statali questi individui venivano definiti come “popolazione di fascia bassa”, un’espressone altamente offensiva,
sui social network è nata una breve campagna di solidarietà e rabbia.
Ma il dibattito è stato rapidamente messo a
tacere con l’eliminazione delle frase incriminata.
Vale la pena ricordare che alla vigilia di
questa manovra nel cuore politico della Cina, Xi era stato presentato come il
paladino del miglioramento delle condizioni di vita della popolazione in un
documentario in tre parti teoricamente prodotto da una società indipendente
britannica e trasmesso da Discovery Channel in 37 paesi asiatici.
I
giornalisti stranieri si sono occupati di tutti e cinque gli argomenti citati e
ognuno di questi sviluppi è stato condannato in articoli ed editoriali sui
principali quotidiani.
Eppure,
in un anno che ha visto apparire sulle prime pagine la pulizia etnica in
Birmania, la repressione del dissenso in molti paesi e le rivelazioni sulle
molestie sessuali da parte di personalità di alto profilo negli Stati Uniti,
l’attenzione riservata alle cattive notizie in arrivo dalla Cina è stata molto
limitata.
Molte persone che in tempi meno turbolenti si
sarebbero preoccupate per queste problematiche tendenze cinesi, oggi non
riescono a farlo.
Spesso
è difficile anche per gli specialisti di questioni cinesi concentrarsi sul lato
oscuro del sogno di Xi.
Come
ha sottolineato l’importante analista dei social network cinesi Liz Carter,
mentre gli sfratti di Pechino erano in competizione per lo spazio sulle prima
pagine dei giornali statunitensi con le notizie sugli abusi sessuali e la
riforma delle tasse, può diventare difficile prestare attenzione alla
sofferenza in Cina “quando casa tua sta bruciando”.
Dov’è
finito il dissenso?
Non
vogliamo insinuare che in Cina le cose vadano peggio che in qualsiasi altro
luogo.
Ma resta il fatto che in molti ambiti in Cina
la situazione è peggiorata rispetto a dieci anni fa, quando sotto il
precedessore di Xi, Hu Jintao, il paese si preparava a ospitare le sue prime
Olimpiadi.
Al
contrario di Xi, Hu non era stato sommerso di elogi né aveva potuto contare
sulla stessa compiacenza.
Il
passaggio della torcia internazionale in vista dei giochi era stato accolto dalle
proteste per gli abusi in Tibet, e molti avevano chiesto un boicottaggio dei
Giochi.
Il
regista di Hollywood Steven Spielberg, diversamente da quanto fanno oggi i
pezzi grossi della Silicon Valley, si era ritirato dalla collaborazione con la
cerimonia d’apertura a causa della posizione del governo cinese sul conflitto
in Darfur.
Ci
sono molti altri paesi in cui accadono cose preoccupanti, ma questi paesi non
vengono descritti come modelli da cui i loro pari dovrebbero imparare.
I loro leader sono definiti grandi uomini dai
mezzi d’informazione statali sotto il controllo del governo, ma in altri paesi
i mezzi d’informazione non li considerano modelli “dell’arte di governare a
livello globale”.
All’interno
della Repubblica popolare cinese, Xi è oggetto di una sproporzionata
esaltazione personale che non si vedeva dai tempi di Mao.
Senza dubbio si tratta di una tendenza
inquietante. Ma è altrettanto significativo che in un anno in cui la Cina ci ha
regalato così tanti sviluppi sgraditi, Xi venga salutato con incessanti grida
di “urrà!” anche oltre i confini della Repubblica popolare.
Quando
è stato criticato per il suo contributo alla legittimazione dell’approccio del
governo cinese a internet, chiaramente basato sulla censura, Tim Cook ha
risposto così: “La mia idea è che bisogna presentarsi e partecipare, perché dall’esterno
è impossibile cambiare le cose”.
Questo
concetto semplicistico di impegno viene ripetuto ogni volta che si parla della
Cina.
Cook e
altri che considerano l’impegno come la scelta migliore, però, dovrebbero avere
almeno una visione chiara del gioco a cui stanno partecipando.
Quando
si parla di internet, il gioco della Cina potrebbe avere conseguenze
potenzialmente devastanti per la libertà di espressione a livello globale.
Decidere
di “partecipare” non significa che bisogna lasciare a casa i propri valori.
Dobbiamo proteggere i princìpi fondamentali di apertura e dialogo che rendono
le nostre società reattive e responsabili, evitando di echeggiare esagerate
lodi per i vari leader nazionali.
Il
mercato cinese promette grandi doni, ma il prezzo da pagare è nascosto dietro
la cortina di un sistema che si dedica prima di tutto alla propria
glorificazione.
Continuando
a celebrare un leader autocratico le cui azioni sono molto lontane dai valori
confuciani e socialisti che sostiene di rispettare, non facciamo altro che
essere complici di questa messa in scena.
E Xi
non merita tutta questa generosità.
(Traduzione
di Andrea Sparacino)
Con “un
virus” si può
conquistare
il mondo.
Nelfuturo.com
- Achille De Tommaso – (3 giugno 2020) – ci dice:
Ricordo
che a scuola mi avevano insegnato che la facilità con cui la Spagna aveva
conquistato il Sudamerica, con pochi uomini, era dovuta all’uso del cavallo.
Il 15
novembre 1532, 168 conquistatori spagnoli arrivano nella città santa di
Cajamarca, nel cuore dell'Impero Inca, in Perù.
Sono sfiniti e terrorizzati: davanti a loro
sono accampati 80.000 soldati Inca e tutto l'entourage di guerrieri privati
dello stesso Imperatore.
Eppure,
in sole ventiquattr’ore, più di 7000 guerrieri Inca giacciono massacrati; i
rimanenti, compreso l'imperatore, languono in catene; e gli spagnoli vittoriosi iniziano un
regno di terrore coloniale che attraverserà l'intero continente americano.
Lo
spagnolo Francisco Pizarro è passato alla storia come l'uomo che ha conquistato
l'impero Inca.
Alla
guida di una piccola compagnia di mercenari e avventurieri, questo ex
allevatore di maiali di una città di provincia in Spagna, è riuscito a demolire
uno degli imperi più evoluti che il mondo abbia mai avuto.
Eppure,
sotto l’aspetto generale, gli spagnoli avevano scoperto un impero straniero
notevolmente simile al loro.
Gli Inca avevano costruito una civiltà avanzata,
politicamente sofisticata, sulle basi di un'agricoltura di successo.
Avevano
conquistato spietatamente i loro vicini in Sud America e nel 1532 governavano
un vasto territorio.
Perché
gli spagnoli erano così superiori?
Agli
Inca mancavano alcuni elementi critici per competere con i conquistadores.
Perché
il cavallo.
Gli
europei vantavano 13 dei 14 mammiferi domestici esistenti a quel tempo al mondo
come specie autoctone.
Tra
questi c'era il cavallo.
Il
cavallo è stato fondamentale per il successo agricolo delle società
eurasiatiche, fornendo non solo cibo e fertilizzanti ma anche, soprattutto,
potenza portante e trainante; in grado di far aumentare la produttività della
terra.
Gli
inca invece avevano i lama, originari del Sud America;
gli
Inca si affidavano ad essi per carne, lana e fertilizzanti;
ma il
lama non è un animale, né portante, né trainante.
I lama
non possono tirare l'aratro, né possono trasportare esseri umani.
E, a
differenza dei cavalli, i lama non possono essere cavalcati per la guerra.
La
scuola di equitazione spagnola, invece, era famosa in tutta Europa per la sua
capace manovra dell’animale.
Abilità
che venivano acquisite dai soldati fin dalla gioventù.
I
cavalli potevano caricare; e i soldati a cavallo potevano uccidere con
efficienza brutale.
Per un
popolo come l'Inca, che non aveva mai visto umani cavalcare animali prima,
l'impatto psicologico di queste truppe in groppa ad animali alieni deve essere
stato enorme.
Ma non
solo cavallo: pistole e spade.
Però,
gli uomini di Pizarro portarono solo 37 cavalli in Perù.
Quindi dove risiedeva il resto del loro valore
militare?
Bene,
gli spagnoli avevano qualcosa che gli americani non avevano: avevano l'acciaio.
Per
migliaia di anni in tutta l'Europa, la tecnologia di lavorazione dei metalli si
era evoluta dalla più semplice estrazione di minerali dei primi villaggi
neolitici, alla forgiatura altamente sofisticata dell'acciaio, in città come
Toledo e Milano.
La
geografia aveva dotato l'Europa di ricche fonti di ferro e legno e di un clima
favorevole alla metallurgia ad alta temperatura.
Non
solo: grazie poi alla relativamente facile mobilità geografica, con cui le idee
avevano imparato a diffondersi attraverso il continente dell'Eurasia, scoperte
come la polvere da sparo erano state in grado di migrare per migliaia di
miglia, dalla Cina alla Spagna.
E la competizione politica dei tanti stati e
staterelli Europei aveva poi contribuito ad alimentare la corsa agli armamenti
del nostro medioevo.
I
conquistatori di Pizarro erano quindi armati della allora più recente
tecnologia: pistole e spade.
Gli
Inca, al confronto, non avevano mai lavorato ferro o scoperto gli usi della
polvere da sparo.
La
geografia non li aveva dotati di queste risorse.
Né
avevano ricevuto tecnologie da altre società avanzate all'interno delle
Americhe.
Ma
erano privi di una ancor più importante tecnologia che fu forse la più critica
per il successo spagnolo: la scrittura.
Alla
vigilia della battaglia, Pizarro e i suoi uomini discussero su come affrontare
il vasto esercito degli Inca.
Appariva
un compito impossibile; ma avevano un'arma segreta nella manica: l'arma
dell'esperienza passata.
Solo dodici anni prima di Cajamarca, Cortes e
i suoi uomini avevano affrontato un combattimento simile contro il vasto
esercito dell'Impero azteco.
E in
qualche modo Cortes aveva catturato l'imperatore e conquistato la terra per la
Spagna.
Cortes
e i suoi soldati erano abituati a mandare i resoconti scritti dei loro successi
di guerra al grande pubblico in Europa, dove venivano ampiamente pubblicati.
Negli
archivi di Salamanca sono presenti tantissimi scritti al riguardo, un deposito
di trucchi di guerra; una raccolta di manuali che potremmo definire “per
aspiranti conquistatori”.
E, alla vigilia della battaglia, furono le
lezioni scritte di Cortes che ispirarono Pizarro e i suoi uomini.
Al
contrario, l'imperatore inca Atahualpa non aveva mai sentito parlare di Cortes,
e nemmeno dei suoi vicini, gli Aztechi.
Grazie
alla geografia delle Americhe, era praticamente impossibile che qualsiasi idea,
tecnologia o notizia si diffondesse da nord a sud.
Quindi,
mentre la civiltà Maya dell'America centrale aveva inventato una forma di
comunicazione scritta, essa non era mai arrivata fino al Perù.
Gli
Inca erano isolati, e Atahualpa non aveva mai visto un libro prima d'ora.
Quindi,
secondo un aneddoto, quando gli viene presentata una copia della Bibbia, il 16
novembre 1532, Atahualpa lancia l'oggetto alieno sul pavimento; provocando, lui
in catene, una ancor più furiosa reazione da parte dei conquistatori.
L'impatto
combinato di truppe montate, polvere da sparo e acciaio affilato portò a un
massacro;
e
Atahualpa viene sequestrato personalmente, e tenuto come suo schiavo, dallo
stesso Pizarro.
Nel
giro di poche ore, l'Impero Inca è in rovina; ma la storia del trionfo europeo
non è finita.
Il
virus: arma di distruzione di massa.
Settemila
Inca morirono a Cajamarca.
Nel
corso di una generazione, gli spagnoli ne uccisero poi altre decine di
migliaia. Ma
gli studiosi ci riferiscono che fino al 95% della popolazione nativa di tutte
le Americhe fu spazzata via dopo la conquista.
E il genocidio militare, da solo, non può
spiegare questo numero.
Invece,
gli studiosi scoprono che i nativi americani caddero vittime di germi europei,
infezioni che non avevano mai incontrato prima.
Ci si
rende conto che malattie europee come il vaiolo erano, per gli spagnoli,
un'eredità fatale di migliaia di anni di domesticazione dei mammiferi.
Gli allevatori europei, allevando bovini,
maiali, pecore, capre, cavalli e asini, vivevano in stretta vicinanza con i
loro animali;
respirando,
mangiando e bevendo germi di animali.
Alla
fine alcune malattie sono passate alla popolazione umana e le epidemie
risultanti avevano spazzato via milioni di europei.
Ma
ogni volta alcune persone sopravvivevano, e le immunità che avevano sviluppato
passavano attraverso i loro geni alla generazione successiva.
I conquistatori che salparono per le Americhe
trasportavano queste immunità.
In
Perù il lama non è mai stato portato al chiuso e mai munto, quindi le
prospettive di diffusione di malattie trasmissibili da animali erano state
notevolmente ridotte.
Ma poi
arrivarono gli europei e arrivò magari un solo spagnolo, infettato dal vaiolo e
le conseguenze furono devastanti.
La
malattia svuotò il continente, uccidendo milioni di indigeni che non avevano
alcuna esposizione precedente e quindi qualsiasi immunità.
Il
trionfo spagnolo fu completo.
P.S.:
oltre al discorso dell’“arma finale”, c’è un’altra lezione che forse possiamo trarre, e
che, oggi ci tocca da vicino.
Senza
dubbio le malattie più letali per il genere umano ci sono trasmesse da animali;
e non dovevamo aspettare il Coronavirus per capirlo.
Faremo
qualcosa per arginare questo pericolo in futuro?
Non ho
letto alcuna risposta, tranne che, sembra, i cinesi abbiano vietato il mercato
di animali selvatici.
(Achille
De Tommaso)
Soft
power, ovvero come
conquistare
il mondo
senza
l’uso delle armi.
Linesistente.it
- Adriano Soldi – (12 Luglio 2021) – ci dice:
L’America
è lontana, dall’altra parte della luna, scriveva Lucio Dalla nel 1979 insieme
agli altri versi di Anna e Marco.
In quegli anni sicuramente l’America,
implicitamente intendendo quella del nord, appariva ancora come qualcosa di
lontano ed inarrivabile e forse proprio per questo particolarmente attraente.
Forse
esisteva ancora il sogno americano condito da palazzoni moderni, dalle luci
scintillanti dei cartelloni pubblicitari e delle vetture quasi futuristiche.
Un
immaginario complessivo che si discostava nettamente da un’Europa che allora
appariva più invecchiata di oggi e che è durato per tutta la metà del novecento.
Un
mondo, quindi, che ancor prima che arrivasse internet ci giungeva soltanto
tramite immagini, per lo più cinematografiche, in grado di farci immaginare il
nuovo continente come una sorta di paradiso del futuro, in cui ogni cosa,
letteralmente, arrivava prima che da noi.
In un
certo senso, possiamo definire in questo modo il” soft power”, ma andiamo per ordine, perché è
molto di più.
Conquistare
con la cultura, non con le armi: cos’è il soft power.
La
prima apparizione di questo termine avviene al termine degli anni 80, nel
saggio “The Mean to Success” in World Politics del professore Joseph Nye.
L’accademico
utilizza l’espressione per mostrare in che modo si potrebbe aver successo nella
politica estera, abbandonando chiaramente le dinamiche violente che avevano
caratterizzato tutto il secolo.
Secondo
Nye il potere consiste nella capacità di far fare agli altri ciò che chi lo
possiede vorrebbe facessero.
Fino
ad allora, come ben sappiamo, la conquista di questa capacità era avvenuta
tramite la violenza, rappresentata al meglio dalla seconda guerra mondiale, ma
forse ancor di più dalla guerra in Vietnam, che mostrò al mondo come gli Stati
Uniti non fossero più l’unica potenza mondiale.
Un
problema che negli anni successivi si ripropose in maniera ancora più
determinante, considerando il potere della globalizzazione e lo sviluppo rapido che anche altri
paesi avevano conosciuto.
In un
contesto simile, dunque, non più armi, ma fascinazione ed attrazione politica e
culturale verso i propri interessi.
Tale
strategia consente di portare dalla propria parte stati minori, ma soprattutto
di guidarli direttamente o meno nella stessa direzione dei propri obiettivi.
Il
caso americano.
Quello
degli Stati Uniti è un caso particolarmente interessante di “soft power”, poiché ci permette di guardare al
fenomeno sia sul piano delle relazioni internazionali, sia su quello della vita
quotidiana, ma non solo.
Osservando ancor prima la storia interna del
paese, possiamo notare come il processo abbia coinvolto prima le popolazioni
già presenti all’interno dei confini nazionali, per poi attraversare l’oceano.
In
sociologia, tale fenomeno ha un nome preciso: americanizzazione.
Questa
è avvenuta in due fasi distinte della storia.
La
prima si è
concretizzata nel periodo della prima guerra mondiale, quando la cultura
americana è riuscita ad assorbire gran parte delle numerose etnie presenti sul
proprio territorio, specialmente quelle europee.
La
seconda si
ha invece dopo la seconda guerra mondiale, quando gli Stati Uniti potevano
contare su una grandissima disponibilità economica, ma soprattutto non avevano
la necessità di ricostruire un intero paese devastato dai conflitti,
presentandosi dunque ai più piccoli stati europei come una sorta di paradiso
futuristico, non a caso quello richiamato nell’introduzione.
In
questo secondo frangente, tuttavia, in Europa soprattutto c’era un grande freno
che non consentiva agli USA di penetrare tutti i confini nazionali, ovvero la
cortina di ferro, dopo la caduta della quale gli Stati Uniti sono riusciti ad
imporre un controllo egemone, basti pensare allo stile di vita occidentale, con
i suoi brand, che ha invaso l’ex Unione Sovietica in pochissimo tempo.
Restringendo
l’attenzione alla nostra piccola Italia, basta osservare il passaggio cruciale
degli anni 80, in cui si assiste ad un cambiamento drastico, anche da un punto
di vista estetico, dello stile di vita dei cittadini, che hanno sposato quasi
interamente l’edonismo a stelle e strisce.
Non è un caso che proprio in quel periodo
storico arrivò in Italia una serie di prodotti televisivi d’oltreoceano, come Dallas, che hanno invaso le tv presenti in
ogni casa italiana, fornendo una nuova prospettiva dopo i terribili anni 70.
Da lì in poi la televisione sarebbe cambiata,
abbandonando un modello di mezzo culturale, in particolar modo nel servizio
pubblico, favorendo invece un tipo di intrattenimento leggero, caratterizzato
da risate senza impegno ed un abbigliamento decisamente meno istituzionale,
tanto per citare due criteri.
Il “soft
power” della Cina.
Nel
corso del ventesimo secolo, in maniera sempre più profonda lo stile di vita
americano ha penetrato l’Italia e l’Europa intera, rendendo i due continenti
sempre più vicini.
Non
sono stati però soltanto gli Stati Uniti a conquistare altri paesi senza l’uso
della forza fisica. Al fianco di quella che per anni è stata per definizione la
potenza mondiale, infatti, è giunta poi anche la Cina.
Con la
crisi del 2008 e con la scoperta, nel corso degli anni, delle ingerenze
statunitensi nella politica degli altri paesi, con mezzi e dinamiche di certo
non legali, il sogno americano è tramontato.
In uno
scenario del genere solo un’altra potenza mondiale ha avuto la stessa forza di
imporsi globalmente, la Cina, la quale ha però dovuto fare i conti con una
reputazione non ottima, specialmente se si considera la distanza a livello
culturale e sociale con il mondo occidentale.
Per riuscire a conquistare l’altra parte del
mondo il governo comunista ha obbligatoriamente dovuto intervenire per ripulire
la propria immagine e mostrarsi al mondo nel miglior modo possibile.
Per fare ciò, quale migliore via del “soft
power”?
Oltre
alle differenze culturali, però, il Partito Comunista Cinese deve tutt’ora fare
i conti con importanti criticità interne che continuano a macchiare l’immagine
pubblica del paese agli occhi degli altri paesi.
Al
primo posto delle difficoltà c’è senza dubbio la questione dei diritti civili,
che comprende il rispetto dei diritti umani della popolazione cinese, ma anche
il rapporto con altre comunità, come quella del Tibet o il controllo
autoritario su Hong Kong.
Non
secondarie, poi, sono le controversie ambientali, poiché la Cina è sì diventata
una potenza mondiale, ma per farlo in così breve tempo ha dovuto pagare un grandissimo costo in termini di
inquinamento, tema che tutt’ora pare non essere particolarmente a cuore alle autorità
cinesi.
Tuttavia,
è proprio tramite l’inosservanza di questi due aspetti che il paese è riuscito
a diventare una potenza economica mondiale, divenendo a tutti gli effetti, la
fabbrica del mondo.
Nel
momento in cui il governo comunista ha però voluto alzare la testa a livello
mondiale, mostrando la propria parte migliore agli occhi di tutto il mondo, ha
dovuto costruire una propaganda ancor più difficoltosa di quella portata avanti
dagli Stati Uniti, poiché aveva come obiettivo l’esportazione di un sistema di
valori che mal si concilia con lo stile di vita occidentale e che comunque non
può in alcun modo nascondere tutti gli aspetti controversi.
Hanno
fallito entrambe?
Come
abbiamo visto, il sogno americano è andato in frantumi ormai da anni.
Gli
Stati Uniti non sono più la potenza mondiale dalla crescita inarrestabile:
la
crisi economica del 2008 ha messo in ginocchio prima il paese e poi il mondo
intero, che a quell’universo di sogni e ricchezze spropositate era
inevitabilmente legato.
Il
colpo finale è stato poi inflitto da Donald Trump, che ha basato la sua intera
campagna elettorale su un messaggio che poneva il proprio paese al primo posto,
con l’intento esplicito di non curarsi degli altri se non nei casi in cui
questi rappresentassero un interesse diretto per l’America.
Infine,
la
pandemia ha
senza dubbio messo in luce come gli Stati Uniti soffrano delle stesse debolezze
degli altri stati, mostrando agli occhi di tutto il mondo una gestione della
crisi a dir poco fallimentare che ha causato migliaia e migliaia di morti.
Sulla
Cina ci sarebbero anche poche parole da spendere in merito all’impatto che il
Covid ha avuto sulla sua immagine internazionale, che peraltro continua a
peggiorare a causa della scarsa collaborazione da parte del governo in merito
alle indagini relative all’origine della pandemia.
Oltre a ciò, però, sulla potenza asiatica
hanno di certo impattato le relazioni internazionali.
Il paese non è infatti famoso per l’ottima
diplomazia e in più di un’occasione non ha mancato di mostrare i propri
muscoli, passando così agli occhi di tutto il mondo da paese in via di sviluppo
alla nuova potenza mondiale in grado di soppiantare gli Stati Uniti.
In un
contesto simile, dunque, entrambe le potenze sono in realtà uscite sconfitte o
indebolite dalla pandemia, almeno dal punto di vista diplomatico.
Chi
vince oggi?
Se
fare il conto della forza militare di una nazione non è affatto complicato,
poiché concretamente basta rilevare il numero delle forze fisiche su cui questa
può contare, è invece molto più complesso decretare la potenza del soft power di quel
paese.
“Brandirectory” ogni anno stila un
report grazie al quale è possibile compilare una sorta di classifica del ranking
basato sul “soft power” dei paesi di tutto il mondo.
Il
report 2020, come per gli altri anni, valuta diversi parametri in base ai quali
calcolare l’effettivo ranking degli stati.
Anche
in questo caso, dunque, sono stati presi in considerazione:
Business
& Trade, Governance, Internazional Relations, Culture & Heritage, Media
& Communication, Education & Science, People & Values.
In
base a questi parametri al primo posto della classifica ci sono gli Stati Uniti, seguiti da Germania,
Regno Unito, Giappone e Cina.
Quest’ultima,
dunque, pare non riesca ad arrivare agli USA, che nonostante nel report
precedente non fossero più al primo posto, sono riusciti a riconquistare la
vetta della classifica, mentre altre nazioni europee come Germania e UK stanno
facendo la grande scalata (nel 2019 la Francia, con grande sorpresa per tutti,
era riuscita a conquistare il più alto gradino della vetta).
Bob
Dylan, il
Golpe Covid e
le
Origini del Male: l’Omicidio Kennedy.
conoscenzealconfine.it
– (2 Febbraio 2023) - Giorgio Cattaneo – ci dice:
“Riesumate quel corpo: nel cranio
troverete le tracce del mercurio di cui era imbottito il proiettile che gli sparai,
a Dallas, il 22 novembre 1963”.
In
teoria, sarebbe una prova regina: tale almeno da accreditare il racconto del
presunto killer reo confesso, quello vero.
Si
chiama James Files, ed è ancora vivo.
Era un
uomo di fiducia della mafia di Chicago:
fu
proprio lui, ammise, a metter fine alla vita di John Fitzgerald Kennedy.
Da
quel drammatico giorno, in cui si dice che l’America avrebbe “perso la sua
innocenza” (ammesso che l’avesse mai avuta), sono trascorsi quasi sessant’anni:
ma il caso giudiziario non è mai stato riaperto.
E se i
resti di Jfk contenessero davvero il mercurio della pallottola citata da Files?
A
Dallas, la sera prima della mattanza, erano presenti i vertici della Cia e
dell’Fbi, notoriamente ostili ai Kennedy, insieme a tre futuri presidenti: Bush
senior, Nixon e il vicepresidente Johnson.
A Dallas c’erano anche un bel po’ di mafiosi:
come
Chuck Nicoletti, l’uomo che avrebbe sparato per primo a Kennedy, colpendolo
alla schiena.
C’era
James Files, con il suo fucile Fireball, appostato sulla collinetta erbosa
affacciata sui viali della Dealey Plaza.
E
c’era anche Lee Harvey Oswald, il colpevole designato: non sparò mai, raccontò
Files, ma lo aiutò a esercitarsi al tiro al bersaglio, nei giorni precedenti.
In
città era presente lo stesso Jack Ruby, l’uomo che avrebbe prontamente
assassinato Oswald prima che potesse parlare.
Il
Complotto del Secolo: l’Omicidio di Dallas.
Circostanze
poi confermate, in vario modo, da una pletora di co-protagonisti: il malavitoso
Chauncey Holt, oppure il pilota della Cia che trasportò a Dallas parte della
comitiva.
In
punto di morte vuotò il sacco lo stesso numero due della Cia, Howard Hunt.
La
notte prima dell’omicidio, l’amante da cui Johnson avrebbe avuto anche un
figlio (Madeleine Brown) raccontò che l’allora vice di Jfk, rientrato dalla
riunione riservatissima tenutasi nella villa di un petroliere, le annunciò:
da
domani, cara, i Kennedy non saranno più un problema.
Johnson,
ammise la donna, era visibilmente sollevato: come se stesse per liberarsi di un
peso.
Quello
stesso potere, che oggi benedice il siero Pfizer e maledice la Russia, continua
a parlare al mondo come dall’alto di una inviolabile sacralità.
Può farlo, perché nessuno lo importuna troppo
seriamente: nessuno, ai piani alti, gli chiede ancora conto delle sue
malefatte, sempre così gravide di conseguenze anche drammatiche per il resto
del mondo.
“L’America
è nata sul sangue degli schiavi”, ha ricordato Bob Dylan in una celebre
intervista di qualche anno fa.
Proprio lui, sia pure in modo cifrato, nella
primavera 2020 – con il disco “Rough and Rowdy Ways” – ha messo clamorosamente in relazione
l’Operazione Covid con l’omicidio più eccellente di tutti, quello di Dallas,
rievocato con il monumentale brano-denuncia “Murder Most Foul”, in cui si
suggerisce l’origine massonica del complotto.
L’Avvertimento
di Bob Dylan: Attenti a quei Vaccini!
L’illustrazione
che accompagna la canzone “False Prophet”, presente nell’album, mostra uno
spettro spaventoso (allegoria della morte) che bussa alle porte di una casa: in
una mano regge un pacco regalo, nell’altra una siringa.
Come
dire: timeo Danaos et dona ferentes (“Temo i Greci anche quando/se portano
doni”).
Il
trucco, forse, è sempre lo stesso: spacciare per regalo qualcosa che poi ti
condizionerà, fino a rovinarti.
Dai
bonus-monopattino alla quarta dose, il passo è stato brevissimo.
Eterno
handicap, su cui i malintenzionati contano: il nostro perenne deficit di
memoria, ulteriormente aggravato dal comodissimo ricorso a Google,
all’onnisciente smartphone e a tutte le utilità istantanee della dimensione
digitale, nell’eterno presente (senza storia, dunque senza veri colpevoli) nel
quale siamo ormai immersi, in una vorticosa accelerazione verso orizzonti
anomali e non rassicuranti.
Si
dice che il tempo sia galantuomo: prima o poi la verità viene sempre a galla.
Nel
caso Kennedy, accadde in modo semplice.
Un
onesto agente dell’Fbi, Zack Shelton, scoprì i movimenti del presunto killer,
James Files, nei dintorni di Dallas.
Ne
informò i superiori, che però lo dissuasero dal proseguire le indagini.
Allora
Shelton si rivolse a un detective privato, il texano Joe West, convinto che non
fosse stato Oswald a sparare a Kennedy:
puzzava
infatti di bruciato la storiella ufficiale dell’attentatore solitario.
Così,
il detective West contattò James Files, che nel frattempo era finito in carcere
per altri reati.
Gli
disse, al telefono: “l’Fbi pensa che sia stato tu a uccidere Jfk”.
Così,
i due decisero che sarebbe stato meglio vedersi, organizzando un colloquio a
quattr’occhi.
La
Morte Armata di Siringa, un Messaggio in Codice.
A quel
colloquio, Joe West non arrivò mai:
ricoverato
per un’operazione di routine, morì sotto i ferri per strane complicanze
cliniche.
Al
che, colpito dalla sorte del detective, il killer reo confesso si decise a
parlare:
la
prima volta nel 1994, con Bob Vernon, e la seconda nel 2003, con Jim Marrs e
Wim Dankbaar.
La sua
versione dei fatti era stata resa pubblica nel 1996 dal documentario “L’assassinio di Jfk: confessione di
un omicidio”.
I
produttori, hollywoodiani, rimasero delusi: nessuna rete televisiva accettò di
mandarlo in onda.
Forse
perché un conto è raggiungerla, una possibile verità definitiva, e un altro è
veicolarla fino a farla digerire a tutti.
Come
se il senso profondo delle cose dovesse sempre restare sotto chiave. Tradotto: se il grande pubblico
scoprisse la loro vera caratura criminale, non potrebbe più accettare i loro
pacchi regalo… Non aprirebbe più la porta, alla morte armata di siringa.
(Giorgio
Cattaneo)
(visionetv.it/bob-dylan-il-golpe-covid-e-le-origini-del-male-lomicidio-kennedy/)
Finalmente
Sventato Il Complotto
Per
Conquistare Il Mondo.
Giacomolarghetti.it
– Giacomo Larghetti – Proxima Centauri – (3-12-2022) – ci dice:
Si
sente dire spesso che il mondo sia in mano a famiglie potenti, élite dominanti,
circoli massonici, che confabulano per conquistare tutto il potere sul mondo,
distruggere ogni libertà e ogni forma di bellezza.
Questa
pare che sia una tesi ormai data per certa da molti opinionisti, famosi e non,
su internet.
Cominciamo
a dire qualcosa fuori dal coro.
I
potenti non sono così evoluti come si potrebbe pensare.
Vengono
dipinti come demoni astuti che usano le strategie più sottili per opprimerci.
Invece
io dico che la maggior parte di loro sono persone tremendamente infelici, che
hanno dedicato tutta la vita ad ammucchiare soldi e potere per sentire di
valere qualcosa.
Non
solo, sono anche molto infantili e bisognose di riconoscimento.
Un po’
come bambini diventati grossi ma non adulti.
Avete
anche voi un parente che ha “fatto i soldi”?
Oppure avete incontrato qualche volta qualcuno
che ha raggiunto un po’ di potere e fama?
Un
imprenditore locale, quello che ha assunto tutto il paese alle sue dipendenze,
che fa donazioni al Comune e si sente il benefattore del luogo.
Oppure il più grande della città, quello a chi
hanno intitolato una piazza, quello che è partito da zero e adesso dirige una
struttura da centinaia o migliaia di persone.
Oppure,
se davvero non ne avete mai visti dal vivo, andate a cercare un’intervista di
un imprenditore nazionale, uno di quei 10 che si sentono nominare più spesso.
Ecco,
ascoltate come parlano, come pensano, fate attenzione al loro bisogno di
dimostrare che hanno ragione, che sono i migliori, che hanno capito come va il
mondo, che hanno vinto quando nessuno credeva in loro, ecc. ecc.
Sentirete
una sequela infinita di dimostrazioni che loro valgono.
Ecco
perché fanno quello che fanno, i potenti.
Sentono
dentro di valere poco, e fanno l’impossibile per dimostrare che non è così, per
ricevere gli applausi di tutto il mondo.
I
potenti hanno usato tutte le armi a loro disposizione per arrivare più in alto
possibile.
Hanno
certamente sviluppato molte abilità per arrivare fino a lì.
Ma
hanno fallito nell’abilità più importante: trovare la felicità.
Sto
parlando di tutti quelli che ho conosciuto direttamente, può essere che non
siano tutti così.
Ma
ritengo l’esperienza diretta più importante di qualsiasi ragionamento, perciò
resto sulla mia esperienza finché non vedrò con i miei occhi che non è così.
Ognuno
dovrebbe stare sulla propria esperienza, la cosa più preziosa per parlare di
ciò che ha la forza della realtà.
I
potenti dicevo, hanno un gran bisogno di sentirsi qualcuno, perché dentro non
si sentono di valere abbastanza.
Se non
hai bisogno di sentirti potente, non vai a scegliere un ruolo così importante e
impegnativo.
PASSO
2.
Oltre
ad aver bisogno di affermarsi, i potenti sono per la maggior parte infantili e
grossolani nel loro modo di rincorrere il potere e la ricchezza.
Dunque
sono meno pericolosi di quanto possa sembrare, perché come bambini in un
negozio di caramelle fanno confusione e non hanno la lucidità di fare scelte
ponderate.
Non
hanno l’abilità sottile di tendere trappole e ingannare tutti.
Piuttosto
rincorrono rumorosamente una palla e non si accorgono che gli altri li vedono,
mentre pensano che nessuno li veda.
È per
questo che personaggi di spicco della politica vengono pizzicati con le mani
nella marmellata in modo incomprensibile.
Sono
così eccitati dai loro giocattoli che non riescono a tenere nascoste le loro
gesta.
Anche
perché stare nascosti va contro il bisogno di essere riconosciuti.
PASSO
3.
Ogni
potere vuole essere visto e riconosciuto, perché il potere viene dato dagli
altri.
Questa
è forte.
Non
c’è nessuno che sia potente da solo.
Solo l’obbedienza
e l’invidia degli altri, rendono qualcuno potente.
Perciò
ad un certo punto, prima o dopo, subentra il bisogno del palcoscenico.
Così
il potente che vuole essere più è costretto a manifestarsi, entra in politica,
acquisisce una carica pubblica, un ruolo di spicco.
I
riflettori lo illuminano notte e giorno, milioni di occhi su di lui. E
inevitabilmente l’immagine che ha costruito mostra le sue crepe.
Non si
può nascondere la propria natura.
Ci
sono anche uomini potenti che non arrivano mai al palcoscenico della massa.
A volte lo evitano per paura di essere troppo
visibili, ma quelli non sono i più forti.
I più
forti sono quelli che si mostrano per primeggiare.
PASSO
4.
Ci
sono anche uomini potentissimi che si tengono ben nascosti.
La
loro PAURA è più forte del loro EGO.
Sono
uomini dello scorpione, inteso come archetipo.
Lo
scorpione sa che se resta sotto la sabbia nessuno potrà vederlo, e tendergli
una trappola.
Così
non si mostra, vive costantemente pensando a come restare invisibile. Ogni sua azione
ha il pensiero di come gli altri potrebbero colpirlo e come si potrebbe
difendere.
È
quello che pensa 100 mosse avanti per tutte le possibilità negative che
potrebbe subire.
Gran
parte della sua energia se ne va in ansia.
immaginate
quanto si disperde in tutto quel pensare e in tutte quelle strategie per ogni
possibilità remota di essere attaccato.
Questi
sono gli uomini scorpione, potenti, nascosti, ostaggi della loro paura.
PASSO
5.
Abbiamo
detto che i potenti dedicano tutto se stessi a inseguire questo bisogno di
diventare qualcuno.
Questo
li fa comportare in modo infantile e grossolano, così presi dal loro obiettivo
e dall’eccitazione quando ci riescono, da essere facilmente scoperti da chi ha
occhi per vedere.
Il
potere vuole essere visto, e così tende a non restare segreto e nascosto, ma
prima o poi vuole emergere.
Mentre
quando non emerge significa che la spinta a emergere è minore, o la paura di
scoprirsi è maggiore.
Quindi
è chiaro che se vogliamo vedere il mondo come un gigantesco campo di battaglia
tra uomini del bene e uomini del male, chi cerca l’autoaffermazione con ogni
mezzo è un grande bambino bisognoso di amore.
L’azione
aggressiva nasce da una gigantesca richiesta d’amore che non è capace di andare
a prendere l’amore in modi più semplici.
Non sa
farlo, non sa che è possibile.
I
potenti non sanno quanto è facile trovare la pace, la serenità.
PASSO
6.
Non ci
sono vittime, chi subisce il male da qualcuno ha una lezione da imparare.
Non è
più complicato di così.
È solo
duro da accettare, perché la vittima ha dentro un forte EGO che invece di
combattere alla pari con il carnefice, gioca il ruolo di chi odia scappando.
È un
ruolo, non è reale.
È una
maschera, quando la vittima cambia questa maschera, cambia immediatamente la
sua realtà.
Ma non
è facile.
I ruoli tra vittime e carnefici hanno condotto
il gioco per millenni.
Ci sono memorie dolorose da vendicare, a cui
sono entrambi molto attaccati: perché dovrebbero lasciar perdere?
I
carnefici di questa vita, sono le vittime di una vita precedente, e adesso che
possono avere la loro rivincita, perché dovrebbero fermarsi?
Questi
sono i forti pensieri che faticano a staccarsi.
Sono
forme di energia psichica collettiva, a cui sono soggette anche le persone che
crediamo più evolute, le nostre guide.
PASSO
7.
Quindi
non ci saranno più cattivi?
Non
proprio… continueranno a esistere per tutti coloro che hanno bisogno di fare
questo passo evolutivo.
Potrebbero
farsi vivi anche con te e con me, magari per un ripasso, oppure perché ci
connetteremo ogni tanto con le forme pensiero di guerra.
Non è
detto che sia sbagliato farlo in certi momenti.
L’energia
della distruzione ci serve a chiudere un ciclo e aprirne uno nuovo.
Se non
viviamo il cambiamento in modo fluido, si accumula un potenziale distruttivo
che cresce fino a esplodere e lo fa con violenza.
Potremmo
trovarci chiamati e arruolati per un breve periodo a vivere la rabbia, il
desiderio di distruggere, di dominare, di conquistare, di affermazione, ecc.
Lo
viviamo cercando di restare consapevoli e di fare meno danni possibile, nella
certezza che finirà presto, quando la pressione sarà scesa e tornata sotto la
soglia di guardia.
Le
forme pensiero della distruzione sono parte della vita, rispettandole per
quello che sono senza rifiutarle e senza attaccarsi, fanno la loro parte e non
rompono più cose di quelle necessarie.
LA
CHIAMATA
Se ti
senti pronto a lasciare l’attaccamento costante a queste forme pensiero, a
provare com’è la vita smettendo di considerarti vittima, smettendo di sentirti
in colpa per quello che hai fatto.
Se ti
senti pronto al perdono, immediato, in questo momento, a riconoscere che hai
fatto del tuo meglio ed è andata così.
Potevi
fare diversamente, ma in realtà non potevi, altrimenti l’avresti fatto.
Se
questo perdono lo senti, adesso, ti sei staccato dalle forme pensiero
bellicose.
Stai
smettendo di vedere il male come un tuo problema.
Non
credi più che dovresti farti perdonare qualcosa, o che dovresti avere le scuse
di qualcuno.
L’amore
e la pace sono con te.
Hai
qualcosa di prezioso, la nuova moneta di scambio dell’umanità.
OLTRE
IL BENE, OLTRE IL MALE.
Sul
superamento della lotta tra bene e male, stiamo edificando la nuova umanità.
Sei
dei nostri?
Conquistare
il mondo costa.
Pianoinclinato.it - Alberto Forchielli – (24
Gennaio 2018) – ci dice:
Geopolitica
o economia?
Il
dilemma americano.
Se la
vittoria alle presidenziali di Donald Trump del 2016 ha un valore oggettivo, è
quello che un gran numero di elettori americani ha “certificato” la propria
contrarietà in primo luogo nei confronti della globalizzazione e in secondo
luogo nei confronti delle decennali strategie di geopolitica del proprio Paese.
Ciò
non sorprende per due ragioni:
perché
l’americano medio oggi è più povero di ieri e perché la storia degli Stati
Uniti fin dalle sue origini è caratterizzata da un susseguirsi di fasi
protezionistiche e di libero scambio, con illustri fautori per entrambe le teorie
economiche e le relative fasi.
In uno
stringato excursus storico, si inizia dal fondatore dell’economia politica
liberale, Adam Smith, con il suo celeberrimo “La ricchezza delle nazioni”,
pubblicato nel 1776 e manifesto del “laissez faire”.
Con
Thomas Jefferson, che vedeva il suo Paese principalmente come un produttore
agricolo e si muoveva per il bene dei piantatori del Sud – che dipendevano dai
mercati esteri – e che ne sposava le teorie sul governo minimo (per poi
cambiare idea con la Guerra anglo-americana del 1812 diventando un
protezionista dell’industria statunitense).
Mentre
Alexander Hamilton, uno dei padri fondatori, primo segretario al Tesoro e oggi
ritratto sul biglietto da dieci dollari, era per le sovvenzioni a sostegno
dello sviluppo delle industrie tecnologiche e manifatturiere del nord e George
Washington, che indossava soltanto indumenti prodotti sul suolo nazionale, si
schierò con lui.
Così
facendo, un passo alla volta, già negli anni Cinquanta del Novecento gli USA
erano diventati il Paese più ricco del mondo.
Poi,
con la fine della Seconda guerra mondiale – e con l’Europa e il Giappone da
ricostruire – l’industria americana, più forte che mai e senza concorrenti, non
aveva più nessun bisogno di politiche protezionistiche innescate dal proprio
governo, piuttosto aveva bisogno del resto del mondo come mercato per le sue
esportazioni con relative strategie che promuovessero la globalizzazione.
Per i
trent’anni successivi, gli USA hanno sfruttato enormemente la ripresa mondiale,
hanno accompagnato la ripresa tedesca e anche quella giapponese e, nel
frattempo, il reddito medio pro-capite americano era raddoppiato rispetto al
dopoguerra, mentre la disoccupazione e l’inflazione erano rimaste generalmente
basse.
La
produttività di altri Paesi è poi aumentata e le circostanze sono cambiate.
Soprattutto,
a causa della Guerra Fredda, per gli USA è subentrata l’impellente necessità di
aiutare gli alleati rafforzando le loro economie, operando in tal senso contro
il proprio interesse – o almeno contro quello prettamente economico – in favore
di quello geopolitico, avvallando tutta una serie di operazioni
finanziariamente sfavorevoli.
Ecco quindi che nel 1971 si registra il primo
disavanzo commerciale dal 1888 per la cifra di 1,3 miliardi di dollari; per un
deficit commerciale che nel 1980 tocca i 20 miliardi di dollari.
È
chiaro che questa bilancia sfavorevole non è solo dettata da cicliche strategie
governative di geopolitica.
Dinamiche
decisive arrivano anche dalla globalizzazione sempre più spinta e dalla
comparsa della Cina come superpotenza economica e pure dallo sviluppo
tecnologico generale;
senza entrare nel dettaglio, basti pensare a
come l’utilizzo dei container e la costruzione di enormi navi-cargo abbiano
contribuito a ridurre drasticamente i costi del trasporto internazionale.
E, non ultimo, la capacità di altri Stati, su
tutti il Giappone, che sviluppa la metà del deficit commerciale degli USA, di
supportare l’export delle proprie industrie con investimenti pubblici mirati,
oltre che proteggendo il mercato interno e applicando politiche monetarie per
sottovalutare la moneta locale rispetto al dollaro.
Dopo i
nipponici, ad applicare queste regole per una impetuosa crescita economica e
una bilancia commerciale favorevole sono stati i coreani del sud.
Mentre,
sempre dentro il calderone della globalizzazione, l’espansione di enormi flussi
finanziari internazionali e lo sviluppo tecnologico hanno fatto il resto[sociallocker id=12172].
[/sociallocker]
Nonostante
ciò, è innegabile che gli Stati Uniti abbiano comunque deciso per decenni di
sacrificare la loro leadership economico-industriale-tecnologica in favore di
strategie geopolitiche.
Con successo, va detto. Almeno fino a un certo
punto.
Puntando
altresì su strategie furbe come quella di distribuire le tantissime basi
militari – che intorno a loro creano ricchezza e occupazione – su tutto il
territorio nazionale.
Ma
favorire la geopolitica rispetto agli interessi del proprio popolo funziona
quando il reddito medio pro-capite cresce e la disoccupazione scende.
Quando invece si verifica l’opposto, come
negli ultimi anni, e il benessere della classe media è ormai un lontano ricordo
del passato, il popolo di queste logiche non ne vuole più sapere.
E la
presidenza Trump è figlia di queste logiche.
E di un popolo incazzato.
007
Kiev: ‘Putin, conquistare
Lugansk-Donetsk
entro marzo’.
Espansionetv.it
– (03/02/2023) - Ansa in “Mondo Gaidai” – ci dice:
(ANSA)
– ROMA, 03 FEB – Secondo l’intelligence ucraina, Vladimir Putin ha ordinato al suo
esercito di impadronirsi entro marzo delle regioni di Lugansk e Donetsk.
E sul terreno effettivamente si registra
"un’intensificazione degli attacchi russi, in particolare nel
Lugansk", ha dichiarato alle tv ucraine il governatore “Sergy Gaidai”.
"Gli
occupanti sono diventati più attivi sul fronte orientale.
In
particolare nella regione di Luhansk, gli occupanti stanno raccogliendo ancora
più riserve".
"I
russi stanno disattivando Internet mobile nella parte occupata del Lugansk per
paura che i residenti locali denuncino il movimento di attrezzature", ha
aggiunto.
(ANSA).
METEO
E DISASTRI NATURALI.
I
problemi di potere del Texas
persistono
mentre il New England
si
prepara al congelamento.
Cnbc.com
– Redazione – (3 FEBBRAIO 2023) - L'Associated Press – ci dice:
Le
linee elettriche congelate sono appese vicino a un marciapiede il 1° febbraio
2023 ad Austin, in Texas.
Le
temperature in aumento hanno offerto qualche speranza venerdì ai texani
frustrati giorni dopo che hanno perso il potere - e in molti casi il caldo - in
una mortale tempesta invernale, mentre una nuova ondata di clima gelido che si
è riversata nel nord-est ha portato le comunità a chiudere le scuole e ad
aprire centri di riscaldamento.
I
brividi di vento in alcune altitudini più elevate del nord-est potrebbero
colpire sotto i meno 50 quando un fronte artico è arrivato dal Canada, hanno
detto i meteorologi.
In
Texas, i funzionari di Austin hanno confrontato i danni causati da alberi
caduti e linee elettriche ghiacciate con i tornado mentre venivano criticati
per riparazioni lente e scadenze mutevoli per ripristinare l’energia.
Secondo” PowerOutage.us”, più di 240.000
clienti in tutto lo stato non avevano energia elettrica all’inizio di venerdì,
in calo rispetto ai 430.000 di giovedì.
“La
nostra fonte di calore è il nostro camino... e siamo stati a letto,
rannicchiati sotto come cinque o sei coperte”, ha detto a KSAT-TV Edward
Dahlke, di Spring Branch, a sud-ovest di Austin.
“Pensa solo che le nostre società di servizi
pubblici devono fare un lavoro migliore assicurandosi che la nostra
infrastruttura sia mantenuta correttamente”.
Pauline
Frerich, anche lei di Spring Branch, ha detto a “KSAT” che non ha modo di
preparare un pasto senza elettricità e che è preoccupata per il costo della
sostituzione di centinaia di dollari di cibo avariato.
Quando
la tempesta si è abbattuta su questa settimana, la temperatura interna è scesa
a 29 gradi e il rumore dei rami degli alberi che si spezzano l’ha turbata.
“E non
lo sapevi, era sul tetto, era solo nel cortile?” Frerich ha detto a “KSAT”.
“Ma è
molto snervante.”
Le
interruzioni di corrente erano più diffuse ad Austin. L’impazienza è aumentata
lì tra quasi 123.000 clienti giorni dopo la prima interruzione
dell’elettricità.
Giovedì
sera, i funzionari hanno fatto marcia indietro sulle prime stime secondo cui
l’elettricità sarebbe stata completamente ripristinata entro venerdì sera.
Il
danno era peggiore di quanto originariamente calcolato, hanno detto, e non
potevano più fornire una stima.
Un
veicolo viaggia lungo una strada ghiacciata a seguito di una tempesta a Dallas,
Texas, Stati Uniti, giovedì 2 febbraio 2023.
Il
Texas dovrà affrontare un quarto giorno alle prese con una tempesta di ghiaccio
che ha causato interruzioni di corrente, voli a terra e innescato incidenti
mortali su strade scivolose.
“La
città ha deluso i suoi cittadini.
La situazione è inaccettabile per la comunità,
ed è inaccettabile per me”, ha detto venerdì il sindaco di Austin” Kirk
Watson”, un democratico, in una conferenza stampa. “E mi dispiace.”
Le
interruzioni hanno ricordato i blackout del 2021 in Texas, quando centinaia di
persone sono morte dopo che la rete elettrica dello stato è stata spinta
sull’orlo del fallimento totale a causa della mancanza di generazione.
Non ci sono state segnalazioni di morti per le
interruzioni di corrente di questa settimana, anche se la tempesta e il gelo sono
stati accusati di almeno 12 incidenti stradali su strade scivolose in Texas,
Arkansas e Oklahoma.
Nel
New England, le temperature hanno iniziato a scendere venerdì mattina.
“La
parte peggiore dell’imminente ondata di freddo sarà il vento”, che ha già superato
i 80 mph ad altitudini più elevate, ha affermato Bob Oravec, capo delle
previsioni del “National Weather Service”.
Sabato sono attesi brividi di vento gelido,
l’effetto combinato del vento e dell’aria fredda sulla pelle esposta.
I
peggiori brividi di vento nelle aree popolate del nord-est non dovrebbero
scendere al di sotto di meno 40, ha detto.
Raffiche
di vento fino a 40 mph hanno aumentato la prospettiva di interruzioni di
corrente nel Maine e le comunità hanno iniziato ad aprire stazioni di riscaldamento.
Anche
gli sport invernali sono stati ridotti.
Alcune
stazioni sciistiche hanno ridotto le operazioni, eliminando lo sci notturno e
riducendo le operazioni di risalita.
Un
popolare torneo di hockey su stagno del fine settimana è stato rinviato e il
campionato nazionale di slittino ha posticipato di un giorno le gare di sabato.
Scuole
chiuse venerdì a Boston e a Manchester, la città più grande del New Hampshire.
“In queste condizioni, il congelamento può
svilupparsi in appena 30 minuti”, si legge in un annuncio sul sito web del
distretto di Manchester.
“Fa semplicemente troppo freddo per
gli studenti che tornano a casa a piedi”.
Alcune
delle condizioni meteorologiche più estreme erano previste in cima al Mount
Washington del New Hampshire, la vetta più alta del nord-est e sede di un
osservatorio meteorologico, dove i venti raggiungevano quasi 100 mph e le
raffiche di vento potevano raggiungere meno 100.
Il
sistema dovrebbe uscire dalla regione domenica.
Fino a
quando il GOP non si allontanerà
da
Trump e dai suoi elettori,
il
vero conservatorismo è morto.
Chicago.sentimes.com
- SE Cupp – Redazione - (1° febbraio 2023) – ci dice:
La
lealtà e la rabbia degli elettori di Trump è senza dubbio il motivo principale
per cui i repubblicani non lo lasceranno.
Perché non basta lasciarsi alle spalle Trump,
dovrebbero lasciare anche i suoi elettori.
L'ex
presidente Trump organizza un evento nella Carolina del Sud per annunciare il
suo team di leadership della campagna presidenziale per SC.
(L'ex
presidente degli Stati Uniti Donald Trump pronuncia le sue osservazioni alla
South Carolina State House il 28 gennaio a Columbia, nella Carolina del Sud.)
"Spremeteli
abbastanza forte e la maggior parte dei funzionari repubblicani ... ammetterà
in privato che Donald Trump è diventato un problema", scrive McKay Coppins
in un nuovo pezzo di “Atlantic”.
"A
parte i suoi lealisti più ottusi, praticamente tutti nel partito sono
d'accordo:
è ora di voltare pagina da Trump".
Non
dubito che sia vero e, come al solito, vale la pena leggere i”l pezzo” di
Coppins.
Mentre
lo trasmette, i repubblicani pensano che forse saranno le accuse a fare Trump,
o che semplicemente si annoierà con la politica.
O
forse "la situazione si risolverà naturalmente" - cioè, Trump muore
di vecchiaia.
Sì,
questi sono tutti modi in cui potrebbe finire - in senso figurato e letterale -
per Trump.
Ma non
è abbastanza.
Sebbene il partito possa essere pronto ad
abbandonare lui, chiaramente non è pronto ad abbandonare il trumpismo. E per
farlo, dovranno lasciare indietro non solo Trump, ma anche i suoi elettori.
Poco
più di quattro anni fa, e dopo il funerale del defunto senatore John McCain, ho
scritto un lungo pezzo per “Vanity Fair” intitolato "The Conservative
Coma".
Ha
postulato che l'ascesa di Trump e la morte di McCain, un certo tipo di
repubblicano ormai scomparso, significassero che il conservatorismo del
movimento era ora ufficialmente dormiente.
I
principi e le politiche di cui i conservatori si erano preoccupati a lungo - o
almeno si erano presi la briga di discutere - sono stati abbandonati per
sopportare i capricci momentanei e le lamentele personali di Trump.
E si è
chiesto ad alta voce cosa avrebbe strappato il conservatorismo dal suo coma e
riportato in prima linea nella politica repubblicana, così dominata durante
l'era Trump da guerre culturali, divisione e distruzione.
Ebbene,
purtroppo, quella stessa domanda viene ancora posta più di due anni dopo che
Trump ha perso la sua candidatura per la rielezione e ha dimostrato
inequivocabilmente ai repubblicani che è un freno per il loro marchio.
Come
ricordo fin troppo velocemente, i repubblicani hanno perso la Casa Bianca, la
Camera e il Senato durante il mandato unico caotico, corrosivo e altamente non
conservatore di Trump, eppure il partito è ancora aggrappato alla sua memoria
vestigiale.
Un
certo numero di candidati alle elezioni di medio termine in tutto il paese
hanno cercato l'approvazione di Trump e si sono scontrati con il suo
negazionismo elettorale.
Per fortuna, molti, ma non tutti, hanno perso.
Il
Comitato nazionale repubblicano ha appena rieletto Ronna McDaniel, uno dei
maggiori sostenitori di Trump all'interno del GOP, che ha comunque guidato il
partito verso tre imbarazzanti sconfitte elettorali.
Nonostante
sia oggetto di numerose indagini penali, Trump ha annunciato la sua candidatura
per la rielezione e ha surrogati come il senatore Lindsey Graham che fanno
pressioni sugli altri per non sfidarlo. (Finora, nessuno l'ha fatto.)
E i
sondaggi mettono ancora Trump in cima.
L'ultimo
sondaggio “Morning Consult” vede Trump battere il suo ipotetico rivale GOP più
vicino, il governatore Ron DeSantis, dal 48% al 31%.
Inoltre,
un nuovo sondaggio di “The Bulwark “e “North Star Opinion Research “mostra che la
maggioranza degli elettori di Trump lo sceglierebbe se si candidasse per un
terzo biglietto, dividendo di fatto il voto del GOP e con ogni probabilità
consegnando le elezioni al candidato democratico.
La
lealtà e la rabbia degli elettori di Trump è senza dubbio il motivo principale
per cui i repubblicani non lo lasceranno.
Perché
non basta lasciarsi alle spalle Trump, dovrebbero lasciare anche i suoi
elettori.
Rappresentano
una parte sempre più piccola ma ancora considerevole della base repubblicana, e
quindi sono difficili da ignorare.
D'altra
parte, mentre la base si è ripulita da buoni conservatori come i rappresentanti
“Adam Kinzinger” e “Liz Cheney”, il GOP è passato da una grande tenda a uno
stufato sempre più condensato di elementi marginali di destra – “QAnon” e altri
teorici della cospirazione, bianchi suprematisti, antisemiti, filo-putiniani,
nazionalisti cristiani e negazionisti di ogni genere.
Mi
colpisce che questo tipo di elettori non dovrebbe essere difficile da lasciare
indietro.
Ma è
esattamente questo tipo di elettori che il GOP ha corteggiato e a cui si è
conformato - a scapito dell'effettivo conservatorismo - negli ultimi sette
anni.
E ora un buon numero di loro sono membri del
Congresso, con propri elettori.
Allora
che aspetto ha lasciare indietro questi elettori?
Condurre
elezioni sulla politica fiscale, interna ed estera conservatrice, e non su
politiche di risentimento, teorie del complotto e guerre culturali.
Significa sconfessare – inequivocabilmente –
la retorica e le istanze di odio, anche e soprattutto quando provengono
dall'interno del partito.
Significa
punire, non premiare i bugiardi, negazionisti ed estremisti al Congresso con
più potere.
Ciò
non accadrà, ovviamente, perché, cosa importante, significherà anche che alcuni
repubblicani perderanno le elezioni.
Ma questo è il sacrificio che potrebbero dover
fare se il partito vuole davvero superare Trump e il trumpismo.
Chiamami
scettico, ma fino a quando i repubblicani a tutti i livelli di leadership non
saranno disposti a lasciare non solo Trump, ma anche questi elettori e i loro
impulsi corrosivi, il conservatorismo rimarrà in coma e la domanda se Trump sia
passato, presente o futuro rimarrà senza risposta.
Il
Segretario di Stato americano
rinvia
la visita in Cina dopo che
un
pallone spia ha sorvolato il Montana.
www-theguardian-com.traslate-goog
– Julian Borger -Helen Davidson – (32-2-2023) – ci dicono:
(Julian
Borger a Washington e Helen Davidson a Taipei).
Antony
Blinken ritarda il viaggio, poiché la Cina afferma che il pallone era per scopi
"meteorologici" ed è stato portato fuori rotta.
Palloni
spia: cosa sono e perché vengono ancora utilizzati?
Il
pallone spia cinese è stato visto nel cielo sopra Billings, Montana.
Il
"palloncino spia" cinese è stato avvistato sorvolando gli Stati Uniti.
Il
segretario di Stato americano, Antony Blinken , ha rinviato una visita
programmata in Cina questo fine settimana dopo l'intrusione di un pallone
cinese ad alta quota nello spazio aereo statunitense.
La
Cina si era scusata per l'incidente, sostenendo che si trattava di un pallone
meteorologico che era stato fatto saltare fuori rotta, ma i funzionari
statunitensi hanno chiarito di non credere a quella spiegazione e il Pentagono
ha ribadito la sua valutazione che si trattava di un aereo di sorveglianza, aggiungendo
che entro mezzogiorno di venerdì aveva cambiato rotta ed era sopra il centro
del paese.
Il
viaggio di Blinken, che dovrebbe iniziare venerdì sera, è stato rimandato fino
a quando le circostanze non saranno più "favorevoli", hanno detto
funzionari statunitensi.
"Avevamo
in mente un'agenda ampia e sostanziale", ha detto un alto funzionario del
Dipartimento di Stato.
"Avevamo sperato in un impegno
costruttivo su tutti gli elementi della nostra relazione bilaterale, ma questo
problema avrebbe ristretto quell'agenda in un modo che sarebbe stato inutile e
non costruttivo".
In una
telefonata con Wang Yi, il massimo diplomatico cinese, Blinken ha notato il
rammarico di Pechino "ma ha comunicato che si tratta di un atto irresponsabile e di
una chiara violazione della sovranità degli Stati Uniti e del diritto
internazionale che ha minato lo scopo del viaggio", si legge in una
dichiarazione del Dipartimento di Stato.
I
canali di comunicazione sono rimasti aperti tra i due paesi, ha detto il
funzionario, sottolineando che il viaggio è stato solo rinviato e non
cancellato.
Il
Pentagono sta seguendo un sospetto pallone di sorveglianza cinese nello spazio
aereo statunitense.
Il
Pentagono afferma che sta monitorando il pallone spia cinese avvistato
sorvolare gli Stati Uniti.
Il
pallone ha causato allarme al Pentagono, che ha seguito i suoi progressi
attraverso il Canada fino al Montana , sede di parte della forza missilistica
nucleare del paese.
I funzionari della difesa degli Stati Uniti lo
hanno descritto come un pallone di sorveglianza.
Joe
Biden è stato allertato e ha chiesto opzioni militari, ma è stato deciso che
abbatterlo potrebbe rappresentare una minaccia per la caduta di detriti sulle
persone a terra.
Blinken
rinvia la prevista visita in Cina dopo l'intrusione di un pallone ad alta quota
nello spazio aereo statunitense.
Alla
domanda sul pallone, il ministero degli Esteri cinese ha detto venerdì:
“Il
dirigibile viene dalla Cina. Si tratta di un dirigibile civile utilizzato per
scopi di ricerca, principalmente meteorologici.
Colpito
dai “Westerlies” e con limitate capacità di autogoverno, il dirigibile deviò
molto dalla rotta pianificata.
"La
parte cinese si rammarica dell'ingresso involontario del dirigibile nello
spazio aereo statunitense a causa di forza maggiore [un evento inarrestabile e
imprevedibile]", si legge nella dichiarazione cinese.
"La parte cinese continuerà a
comunicare con la parte statunitense e gestirà adeguatamente questa situazione
inaspettata causata da forza maggiore".
Alla
domanda sulla spiegazione del pallone meteorologico cinese, il portavoce del
Pentagono, il generale di brigata “Pat Ryder”, ha dichiarato: “Siamo a
conoscenza della dichiarazione della RPC [Repubblica popolare cinese].
Tuttavia,
il fatto è che sappiamo che si tratta di un pallone di sorveglianza".
(…e di trasferimento aria -terra di
nuovi virus cinesi mortali. Ndr).
“Ryder”
ha affermato che il pallone aveva "la capacità di manovrare" e si
stava muovendo verso est a un'altitudine di 60.000 piedi, raggiungendo il
centro degli Stati Uniti continentali entro venerdì a mezzogiorno, ma non ha
specificato esattamente dove si trovasse.
"Il
pallone ha rotta, motivo per cui lo stiamo monitorando, ma è quanto di più
specifico posso ottenere cambiato", ha detto “Ryder”.
Sono
stati segnalati avvistamenti su Kansas City e altrove nel Missouri
nord-occidentale. “Ryder” ha calcolato che sarebbe rimasto negli Stati Uniti
ancora per qualche giorno.
"Riconosciamo
che la Cina ha rilasciato questa dichiarazione di rammarico", ha detto un
alto funzionario del Dipartimento di Stato.
“Allo
stesso tempo, rimaniamo fiduciosi nella nostra valutazione e rimaniamo le
nostre preoccupazioni per questa chiara violazione della nostra sovranità e del
nostro spazio aereo.
"Sono
anche fiducioso che continueremo a mantenere un contatto costante con le nostre
controparti cinesi mentre lavoriamo per gestire la situazione nel modo più
responsabile e rapido possibile", ha affermato il funzionario.
I
media statali cinesi avevano precedentemente utilizzato l'incidente per
schermare gli Stati Uniti.
"Il
pallone stesso è un grande bersaglio", ha scritto in inglese il tabloid
nazionalista sostenuto dallo stato “Global Time”s su Twitter, che è vietato in
Cina.
"Se
i palloni di altri paesi potessero davvero entrare senza problemi negli Stati
Uniti continentali, o addirittura entrare nel cielo sopra alcuni stati,
dimostrerebbe solo che il sistema di difesa aerea degli Stati Uniti è
completamente una decorazione e non ci si può fidare".
Anche
il dipartimento della difesa nazionale del Canada ha affermato di aver rilevato
un pallone di sorveglianza ad alta quota e di "monitorare un potenziale
secondo incidente".
Funzionari statunitensi hanno affermato in
precedenza che il pallone aveva attraversato parte del Canada diretto al
Montana.
Le
autorità di difesa canadesi hanno chiarito che non vi era alcun pericolo
pubblico, aggiungendo:
"Le agenzie di intelligence canadesi
stanno lavorando con i partner americani e continuano a prendere tutte le
misure necessarie per salvaguardare le informazioni sensibili del Canada dalle
minacce dell'intelligence straniera ".
Giovedì
il governo canadese ha convocato l'ambasciatore cinese per spiegare
l'incidente, ha detto il ministero degli Esteri di Ottawa.
Mentre
sorvolava il Montana, il pallone ha provocato una temporanea sospensione del
traffico aereo all'aeroporto di Billings.
Il
Pentagono ha rilasciato una dichiarazione per rassicurare il pubblico,
rivelando che non era il primo incidente del genere.
"Il
pallone sta attualmente viaggiando a un'altitudine ben al di sopra del traffico
aereo commerciale e non rappresenta una minaccia militare o fisica per le
persone a terra", afferma la dichiarazione del Pentagono .
“Istanze
di questo tipo di attività in mongolfiera sono state osservate in precedenza
negli ultimi anni.
Una
volta rilevato il pallone, il governo degli Stati Uniti si è agitato
immediatamente per proteggersi dalla raccolta di informazioni sensibili”.
Il
rinvio del viaggio di Blinken ridurrà gli sforzi per risolvere diversi punti di
attrito, in particolare sul futuro di Taiwan e sulla posizione militare di
entrambe le parti nell'Indo-Pacifico.
Pechino questa settimana si è opposta
strenuamente a un accordo tra le Filippine e gli Stati Uniti in cui Manila ha
concesso agli Stati Uniti un accesso esteso alle sue basi militari.
In base all'accordo, gli Stati Uniti avranno accesso
aggiuntivo alle basi filippine per l'addestramento congiunto, lo stoccaggio di
attrezzature e rifornimenti e la costruzione di strutture, sebbene non per
stabilire una presenza permanente.
L’IRA
di Biden ha lasciato
l’Europa
accecata. E recuperare il ritardo
potrebbe
portare a 2 grandi errori.
Cnbc.com
- Silvia Amaro – (2 FEBBRAIO 2023) ci dice;
PUNTI
CHIAVE.
Lo “US
Inflation Reduction Act”, noto anche come “IRA”, è stato approvato dai
legislatori statunitensi ad agosto e prevede una spesa record di 369 miliardi
di dollari per le politiche climatiche ed energetiche.
Alcune
aziende europee hanno recentemente annunciato piani di investimento negli Stati
Uniti per beneficiare di una prevista ripresa della domanda.
E
altri potrebbero seguire l’esempio.
(Il
presidente degli Stati Uniti Joe Biden, davanti, e Ursula von der Leyen,
presidente della Commissione europea, alla foto di "famiglia" durante
il secondo giorno del vertice dei leader del Gruppo dei sette (G-7) presso
l'hotel di lusso Schloss Elmau a Elmau, in Germania , lunedì 27 giugno 2022).
Le
nazioni del G-7 sono pronte ad annunciare uno sforzo per perseguire un prezzo
massimo sul petrolio russo, hanno detto i funzionari statunitensi, sebbene non
vi sia ancora un accordo duro sul contenimento di quella che è una fonte chiave
di entrate per Vladimir Putin per la sua guerra in Ucraina.
L’Unione
europea sta lavorando contro il tempo per creare un programma che rivaleggi con
i sussidi climatici senza precedenti del presidente Joe Biden.
Ma dovrà affrontare due problemi chiave nel
processo.
L’UE chiedeva
da tempo agli Stati Uniti di essere più attivi sulla politica climatica. Biden
lo ha fatto con l’” Inflation Reduction Act”.
Ma ha
sollevato problemi di concorrenza per le imprese europee, il che ha sconvolto i
politici della regione.
Bruxelles
è rimasta a riflettere su come rispondere al meglio.
“La
legislazione statunitense non passa dall’oggi al domani”, ha detto alla CNBC
Emre Peker, direttore del gruppo di consulenza Eurasia, aggiungendo che l’UE
avrebbe potuto agire più rapidamente.
“L’UE
dormiva al volante... con 28 rappresentanze a Washington, gli europei avrebbero
potuto fare di più per contrastare l’IRA prima della sua adozione”.
Lo “US
Inflation Reduction Act”, noto anche come IRA, è stato approvato dai
legislatori statunitensi ad agosto e prevede una spesa record di 369 miliardi
di dollari per le politiche climatiche ed energetiche.
Tra
gli altri aspetti, fornisce crediti d’imposta ai consumatori che acquistano
auto elettriche prodotte in Nord America:
ciò
potrebbe automaticamente rendere i veicoli elettrici di fabbricazione europea
meno attraenti per gli acquirenti perché è probabile che siano più costosi.
Continueremo
a investire ulteriormente nella regione per ottenere una crescita
significativa. (Portavoce Volkswagen).
Alcune
aziende europee hanno recentemente annunciato piani di investimento negli Stati
Uniti per beneficiare di una prevista ripresa della domanda. E altri potrebbero
seguire l’esempio.
″
Volkswagen “,.
ha
obiettivi ambiziosi per la regione nordamericana. Ora abbiamo un’opportunità
unica di crescere in modo redditizio e di crescere elettricamente negli Stati
Uniti”, ha detto via e-mail alla CNBC un portavoce dell’azienda tedesca, una
delle più grandi case automobilistiche in Europa.
Enel
,
un’azienda energetica italiana, sta concentrando l′85% dei suoi 37 miliardi di
euro (40,2 miliardi di dollari) di investimenti tra il 2023 e il 2025 in
Italia, Spagna e Stati Uniti.
“Specificamente
per quanto riguarda le politiche di sostegno pubblico, l’IRA comprende misure senza
precedenti sulla tecnologia verde e pensiamo che potrebbe fungere da stimolo
per l’UE ad andare avanti in quella direzione, al fine di sostenere un
sostanziale aumento delle tecnologie rinnovabili che sono fondamentali per
l’indipendenza energetica del nostro continente”, ha detto via e-mail un
portavoce dell’azienda alla CNBC.
Luisa
Santos, vicedirettore di “Business Europe”, un gruppo di federazioni
imprenditoriali, ha dichiarato alla CNBC che” è ancora un po’ presto per dire
chi investirà e dove”.
“Ma è molto chiaro che alcune società
investiranno comunque negli Stati Uniti”, ha aggiunto, riferendosi a un
previsto aumento degli investimenti verso gli Stati Uniti, a spese dell’Europa.
Spendere
più degli altri.
I
funzionari europei stanno attualmente cercando di “allentare le regole sugli
aiuti di Stato” in modo che i governi abbiano più spazio per sostenere
finanziariamente aziende e settori chiave.
La
Commissione europea, il braccio esecutivo dell’UE, dovrebbe presentare una
proposta nelle prossime settimane.
Ma
questa soluzione potrebbe non essere l’ideale.
I paesi con budget maggiori saranno in grado
di impiegare più fondi rispetto alle nazioni più povere, il che mette a rischio
l’integrità del tanto decantato mercato unico dell’UE, dove le merci e le
persone si muovono liberamente e che rappresenta oltre 440 milioni di
consumatori.
PM
belga: L'UE non sta cercando di recuperare il ritardo sullo sviluppo di
un'industria sostenibile.
Il
primo ministro belga Alexander de Croo ha detto alla CNBC che più aiuti di
Stato “non sono una buona risposta”.
“C’è
parità di condizioni [in Europa].
Il
Belgio è un piccolo mercato, un’economia molto aperta, la Germania è un grande
mercato.
Se
questa diventa una corsa a chi ha le tasche più profonde, perderemo tutti e ciò
porterebbe a una guerra dei sussidi con gli Stati Uniti”, ha detto “de Croo “all’inizio
di questo mese.
Numerosi
altri esperti hanno inoltre espresso preoccupazione per l’allentamento delle
norme sugli aiuti di Stato.
L’ex
primo ministro italiano Mario Monti ha dichiarato a Politico Europe che si
tratta di un approccio “pericoloso”.
In una
lettera pubblicata il mese scorso e vista dalla CNBC, il capo della concorrenza
europea “Margrethe Vestage”r ha dichiarato:
“Non
tutti gli Stati membri hanno lo stesso spazio fiscale per gli aiuti di Stato.
Questo è un dato di fatto. E un rischio per l’integrità dell’Europa”.
Lento
a rispondere.
Oltre
alle sfide con l’allentamento degli aiuti di Stato, anche la tempistica è un
rischio.
I
funzionari europei discuteranno e decideranno come fornire più incentivi verdi
a medio-lungo termine.
Da un
lato, alcuni sostengono che gli attuali programmi di investimento europei
dovrebbero essere ridistribuiti verso questi sussidi.
Ma
d’altra parte, altri sostengono che il blocco dovrà raccogliere denaro fresco
per realizzare un progetto così vasto.
Pertanto,
probabilmente si trasformerà in una questione politica profonda e tesa che
potrebbe trascinarsi per un po’.
Paolo
Gentiloni, commissario europeo per l’Economia, ha detto martedì a Berlino che
ci sono “punti di vista diversi” sul tavolo.
“Ma
sono soddisfatto che ci sia una chiara intenzione di impegnarsi in questa
discussione”, ha detto dopo le conversazioni con il ministro delle finanze
tedesco “Christian Lindner”, che in precedenza aveva dichiarato che non avrebbe
sostenuto nuovi prestiti pubblici.
"C'è
una vera sensazione che
l'Apocalisse
stia arrivando".
Politico.com
– Ian Wars – Bradley Onishi – (27-01-2023) – ci dicono:
(Ian
Ward è uno scrittore collaboratore di POLITICO Magazine).
Un ex
evangelico segue l'ascesa del nazionalismo cristiano bianco e guarda avanti a
dove andrà il movimento.
(I
sostenitori del presidente degli Stati Uniti Donald Trump si uniscono in
preghiera fuori dal Campidoglio degli Stati Uniti il 6 gennaio 2021.)
Quando
i sostenitori di Donald Trump hanno preso d'assalto il Campidoglio il 6 gennaio
2021 – molti dei quali portavano simboli cristiani come crocifissi, statue
della Vergine Maria e persino ritratti a grandezza naturale di Gesù Cristo – a
Bradley Onishi è venuto in mente un pensiero terribile: “Potrei essere stato
lì?"
Per
gran parte della sua vita da giovane adulto, Onishi era stato immerso nella
stessa miscela di religiosità e politica radicale di estrema destra che era in
mostra al Campidoglio.
Dopo
essere cresciuto in una famiglia laica a Orange County, in California, Onishi
si è unito a una mega chiesa evangelica all'età di 14 anni.
Durante
il liceo, ha tenuto incontri di preghiera durante la pausa pranzo e ha
distribuito opuscoli contro l'aborto ai suoi compagni di classe.
Quando
aveva 20 anni, aveva sposato la sua fidanzata del liceo, aveva accettato un
lavoro come ministro dei giovani a tempo pieno e aveva programmato di entrare
in seminario.
“Non
ero solo un membro di una chiesa. Ero un leader e qualcuno che ha dato tutto
ciò che aveva alla fede e alla mia comunità", dice oggi Onishi.
Al
college, però, quando Onishi iniziò a conoscere meglio la storia
dell'evangelicalismo americano, scoprì che la teologia che aveva abbracciato da
adolescente non era semplicemente un riflesso delle eterne verità bibliche.
Era
anche il prodotto di uno stile particolare di politica cristiana conservatrice.
Alla
fine, arrivò a considerare l'evangelismo come inestricabilmente intrecciato con
il nazionalismo americano, la supremazia bianca, il patriarcato e la xenofobia.
Undici
anni dopo essersi unito alla chiesa, ha lasciato la sua fede per intraprendere
la carriera di scrittore e accademico.
Per
gran parte della sua vita da giovane adulto, Bradley Onishi era stato immerso
nella stessa miscela di religiosità e politica radicale di destra che era in
mostra al Campidoglio il 6 gennaio. ( udy Meyer).
Copertina
del libro "Prepararsi alla guerra: la storia estremista del nazionalismo
cristiano bianco - e ciò che viene dopo";
Il
nuovo libro di Onishi, “Preparing for War”: The Extremist History of White
Christian Nationalism - and What Comes Next, sostiene una conversazione sfumata
su come le tensioni contemporanee del nazionalismo cristiano bianco si
colleghino alle precedenti iterazioni della politica cristiana conservatrice.
Ora,
due anni dopo che i rivoltosi del 6 gennaio hanno portato la croce al
Campidoglio, Onishi - membro della facoltà dell'Università di San Francisco e
co-conduttore del popolare podcast “Straight White American Jesus” - sta
portando il suo background nel movimento evangelico a sostenere l'ascesa del
nazionalismo cristiano bianco.
Basato
sulla convinzione che l'America sia una nazione cristiana bianca le cui leggi e
cultura dovrebbero riflettere la sua eredità biblica, il nazionalismo cristiano
ha attirato un nuovo controllo negli ultimi mesi grazie all'appoggio di
eminenti repubblicani come Rep. Marjorie Taylor Greene (R-Ga.) e ha fallito Il
candidato governatore della Pennsylvania Doug Mastriano .
Ma ciò
che è mancato nella più ampia conversazione sul movimento, sostiene Onishi nel
suo nuovo libro, “Preparing for War: The Extremist History of White Christian
Nationalism “— and What Comes Next , è un senso sfumato di come le tensioni
contemporanee del nazionalismo cristiano bianco si relazionano con precedenti
iterazioni della politica cristiana conservatrice.
Per
Onishi, comprendere la storia dietro il movimento di oggi non spiega solo il
sostegno degli evangelici bianchi a Trump o demistifica le valenze religiose
del 6 gennaio.
Fornisce
anche una finestra sulle forze politiche che danno forma alla destra americana
nel suo insieme.
"C'è
un vero senso [tra i nazionalisti cristiani bianchi] che l'apocalisse sta
arrivando per questo paese se [loro] non fanno qualcosa di radicale", dice
Onishi.
"L'idea
che avrebbero continuato in modi standard - campagne, campagne elettorali,
rinnovamento nazionale attraverso movimenti ecumenici - è andata nel
dimenticatoio".
Quanto
segue è stato modificato per chiarezza e concisione.
Ward: Hai individuato le origini del
nazionalismo cristiano bianco nella controrivoluzione conservatrice ai
cambiamenti sociali e politici degli anni '60. Ideologicamente, quel contraccolpo ha
preso la forma di anticomunismo, libertarismo e conservatorismo sociale
militante.
Come
si inseriva l'identità cristiana in quella matrice?
Onishi: L'identità cristiana ha fornito una
storia molto ampia a quel movimento. Ha offerto una storia che potrebbe unire
persone che potrebbero aver avuto idee disparate sulla politica o che
provenivano da contesti regionali diversi.
Se hai
una storia che dice: "Questo è un paese cristiano, è stato costruito per e
dai cristiani" - e afferma implicitamente che si tratta di cristiani
bianchi - inizi ad avere una narrazione che è, in un certo senso tragico,
unificante.
Dà
inoltre un'autorità straordinaria alle politiche e ai movimenti politici ordinari.
Dice che la spinta a ribaltare “Roe v. Wade”
o qualche questione militare o di politica estera, non è solo una
questione politica, per quanto urgente possa essere. In realtà è qualcosa che è
di importanza divina.
Penso
che l'ultima cosa che fa sia mettere coloro che credono in questa storia dalla
parte di Dio.
Può sembrare banale, ma quando hai la
consapevolezza di te stesso che svolgi un ruolo speciale nella storia, come
delineato dal Creatore, la tua vita politica assume una dimensione sovralimentata.
Penso
che l'abbiamo visto il 6 gennaio.
Ward:
Un fattore importante ma sottovalutato nell'ascesa del nazionalismo cristiano
bianco furono due casi della Corte Suprema negli anni '60 relativi alla
preghiera nelle scuole:
Engel
contro Vitale nel 1962 e Abington contro Schempp nel 1963.
In che
modo la reazione a quelle decisioni ha plasmato il primo movimento nazionalista
cristiano?
Onishi:
In
sostanza, ciò che hanno fatto quei casi è stato rendere illegale per i
distretti delle scuole pubbliche insegnare la Bibbia nei loro curricula come
testo religioso, come qualcosa che è istruttivo per tutti gli studenti.
Hanno
anche vietato la preghiera a scuola da parte dei funzionari scolastici e delle
autorità scolastiche.
Ciò
che quei casi giudiziari hanno fatto per molti americani è stato solo dire:
"Guarda, se sei un ragazzo ebreo seduto in una classe di quarta
elementare, o un ragazzo non religioso seduto in una scuola media, non devi
iniziare la tua giornata con il preside che recita una preghiera cristiana o un
insegnante che dice che è giunto il momento per noi di fare la nostra lettura
quotidiana della Bibbia.
Tuttavia,
sono stati inquadrati [dai cristiani conservatori] come segni che gli Stati
Uniti si stavano muovendo verso un futuro anti-cristiano e anti-Dio.
Sono stati presentati come portare Dio fuori
dalle scuole, portare la preghiera fuori dalle scuole, portare la Bibbia fuori
dalle scuole - e questo è diventato il loro grido di battaglia.
Era così facile per ministri e leader politici
dire: “Beh, quando togli Dio dalle scuole, cosa ti aspetti che succeda al
paese?
I bambini perderanno la strada, il paese cadrà
nel caos e non abbiamo altra scelta che sfidare i programmi scolastici pubblici
e mandare i nostri figli a scuole cristiane private che metteranno in risalto
Dio e un curriculum incentrato su Dio”.
Ward:
"Stanno togliendo Dio dalle scuole",
è rimasto un grido di battaglia tra i cristiani conservatori, ma tu fai notare
nel libro che in realtà era solo metà dell'equazione.
L'altra
metà è stata catturata in una citazione di George Andrews, un membro del
Congresso dell'Alabama, che ha risposto alle decisioni della Corte Suprema
sulla preghiera nelle scuole dicendo:
"Hanno
messo i negri nelle scuole e ora hanno cacciato Dio".
Onishi:
Penso
che la citazione di George Andrews ci fornisca davvero entrambi i fattori che
sono in gioco qui.
Il
contesto di questo dibattito è la decisione” Brown v. Board of Education” del
1954 che ha integrato le scuole negli Stati Uniti, in particolare nel sud.
C'erano molte famiglie bianche che non volevano
mandare i propri figli a scuole integrate, e questo portò all'avvento di
centinaia di scuole annesse alle chiese che erano, in sostanza, accademie di
segregazione.
Non
hanno permesso agli studenti neri di parteciparvi.
Se
andiamo avanti velocemente alla fine degli anni '60 e all'inizio degli anni
'70, l' “IRS” e il governo federale iniziarono a minacciare di togliere lo
status di esenzione fiscale a quelle chiese se avessero continuato a praticare
la segregazione.
Ciò ha portato a un secondo grido di
battaglia:
che il
governo federale sta interferendo nella vita della chiesa americana, che sta
perseguitando i cristiani e che sta perseguitando le scelte delle famiglie che
vogliono mandare i propri figli nelle scuole di loro scelta.
La citazione di George Andrews incapsula
davvero come il razzismo e il senso di persecuzione cristiana siano i doppi
fondamenti di questo primo movimento.
Ward: Speriamo che i lettori di POLITICO
conoscano l'argomentazione di Randall Balmer sul “mito dell'aborto” – la tesi
secondo cui la questione che per prima ha mobilitato politicamente gli
evangelici è stata la lotta per la segregazione scolastica e non la lotta per
l'aborto.
Barry
Goldwater, saluta i delegati alla Convenzione Nazionale Repubblicana nel 1964
dove disse:
“L'estremismo
in difesa della libertà non è un vizio. ... La moderazione nel perseguimento
della giustizia non è una virtù.
(Onishi sostiene che la campagna di Barry
Goldwater nel 1964 prefigurava alcuni dei temi nazionalisti cristiani che
divennero più espliciti negli anni '70).
Onishi: Sono felice di dire che Balmer ha
delineato quella storia in grande dettaglio in POLITICO e altrove.
Ward: Sostieni anche che la campagna di
Barry Goldwater nel 1964 prefigurava alcuni dei temi nazionalisti cristiani che
divennero più espliciti negli anni '70.
Goldwater
ha notoriamente rotto con la destra religiosa negli anni '80, ma in che modo la
sua campagna ha contribuito all'incipiente progetto nazionalista cristiano
bianco?
Onishi: Goldwater ha presentato un
conservatorismo senza compromessi.
Era ampolloso
durante la campagna elettorale.
Ha
detto che potremmo aver bisogno di usare armi nucleari in Vietnam.
Ha
detto che mentre sosteneva personalmente l'idea che i bianchi e neri nel sud
dovessero vivere e lavorare l'uno accanto all'altro, ha detto che non avrebbe
firmato alcuna legge che costringa l'integrazione.
E
notoriamente ha pronunciato una battuta durante il suo discorso di accettazione
della nomina presidenziale in cui ha detto:
"L'estremismo
in difesa della libertà non è un vizio".
Penso
che valga la pena pensarci.
In sostanza, sta dicendo che in tempi come
questi - gli anni '60, quando il movimento per i diritti civili stava nascendo,
c'erano appelli per la riforma dell'immigrazione, le donne spingevano per
l'indipendenza e l'autonomia - l'estremismo è il modo in cui puoi mantenere il
controllo del tuo paese .
L'estremismo
è il modus operandi che dovrai adottare se vuoi continuare a ricoprire
posizioni di potere nei regni politico, sociale ed economico.
I fanti della campagna di Goldwater non
dimenticano mai questo messaggio.
Ward: Parlando dei suoi fanti, gli
storici spesso indicano la formazione della Moral Majority nel 1979 come il momento in cui il fervore
religioso di evangelici come Jerry Falwell entrò formalmente in un'alleanza
politica con l'estremismo politico della Nuova Destra, guidata dall'ex
Sostenitori di Goldwater come Paul Weyrich e Richard Viguerie.
Ma per
certi aspetti, quel momento segnò non solo l'inizio di un nuovo tipo di
politica conservatrice, ma anche il culmine di un progetto decennale di
organizzazione e collaborazione tra questi due campi.
Che
tipo di lavoro politico è stato necessario per rendere possibile quell'unione?
Onishi:
Goldwater
ha perso in una frana nel '64, ma i suoi fanti non hanno mai perso l'entusiasmo
per il suo messaggio e per questo estremismo.
Quindi,
per tutti gli anni '60, persone come Paul Weyrich, Richard Viguerie e Morton
Blackwell stavano lavorando per costruire un apparato politico che
corrispondesse a ciò che vedevano dalla parte democratica.
Quello
che volevano fare era prendere tutto il carisma di Goldwater e trasformarlo in
un insieme di istituzioni e burocrazie che avrebbero consentito l'acquisizione
del GOP e della politica americana scritta in grande.
Ciò di
cui si rendono conto all'inizio degli anni '70 è che non hanno abbastanza voti,
ma si rendono conto che se riescono a formare una coalizione con cristiani
bianchi e conservatori, possono trovare decine di milioni di voti.
E se
possono promettere ai leader di quel movimento - qualcuno come Jerry Falwell -
l'accesso al potere, [quei leader] non saranno più derisi come cristiani
arretrati, rurali o persone di altri tempi che non hanno raggiunto l'America
moderna.
Questa
costruzione della coalizione stava già avvenendo alla fine degli anni '60 e
all'inizio degli anni '70, ben prima della formazione ufficiale della “Maggioranza
Morale nel 1979”.
Ward: Weyrich, in particolare, non era
timido riguardo ai suoi obiettivi.
Ad
esempio, citi la sua affermazione: "Siamo tutti radicali che lavorano per rovesciare
l'attuale struttura di potere".
Se
questa non è un'eco abbastanza chiara dell'approvazione dell'estremismo
politico da parte di Goldwater, non so cosa lo sia.
Onishi
: Esatto.
E
Weyrich lo ha detto come qualcuno che stava attivamente costruendo il “Council
for National Policy e la Heritage Foundation”.
È
facile considerarlo un noioso costruttore di istituzioni, ma quello che stava
cercando di fare era instillare la rivoluzione nelle istituzioni che fanno
muovere e far funzionare il GOP - e ci è riuscito, in gran parte.
Ward: Una delle prime azioni della “New
Religious Right” è stata dichiarare guerra a Jimmy Carter.
Carter
era un evangelico, ma incarnava uno stile molto diverso di politica evangelica.
Cosa
ha rivelato lo scontro tra la “Nuova Destra Religiosa e l'amministrazione Carte”r
sulla natura del loro progetto?
Onishi: Jimmy Carter è stato quasi creato
in laboratorio, in termini di essere un presidente cristiano bianco.
È un battista del sud di nascita, un ufficiale
militare, un coltivatore di arachidi e sposato con la sua fidanzata del liceo.
Tuttavia,
quando Carter è entrato alla Casa Bianca, ha messo più donne e persone di
colore nella magistratura di chiunque altro prima di lui.
Non è stato pubblicamente indignato dalle
richieste di una maggiore rappresentanza dei gay americani e delle famiglie
gay.
Non stava prendendo una posizione dura
sull'aborto.
E forse
la cosa più dannosa era che era una colomba in politica estera: voleva usare la diplomazia quando
si trattava dell'interesse dell'America nei conflitti in tutto il mondo.
Sono
stati tutti quei componenti che hanno portato Weyrich, Falwell e le loro coorti
a mettere tutto ciò che avevano dietro Ronald Reagan, che non era uno di loro
in senso stretto.
Ciò
che questo mi dice è che il loro progetto riguardava il potere e non la
devozione.
Ward: Un'altra caratteristica distintiva
della “New Religious Right” era un'intensa attenzione ai “valori della famiglia” – e in particolare a una certa
visione della purezza sessuale – incarnata da gruppi come “Focus on the Family”
di James Dobson.
Nel
libro scrivi in modo molto commovente su come la cultura della purezza abbia
influenzato la tua educazione, ma potresti spiegare come l'intensa attenzione
del movimento alla purezza individuale abbia contribuito anche al suo
radicalismo politico?
(Un
gruppo di giovani americani che si sono impegnati a non fare sesso fino al
matrimonio indossano i loro anelli d'argento come segno di impegno con orgoglio
nel 2005.)
Onishi:
La cultura
della purezza risale agli anni '80 e '90, ed è un movimento all'interno di
chiese prevalentemente evangeliche che incoraggia i giovani ad astenersi dal
sesso prima del matrimonio.
Ma va
oltre.
Insegna che ci si dovrebbe astenere dai pensieri
sessuali prima del matrimonio, perché anche un pensiero sessuale è adulterio, e
insegna ruoli di genere molto rigidi sugli uomini come leader.
Ma c'è
un altro componente che spesso scompare quando discutiamo della cultura della
purezza.
Era un
progetto di rinnovamento nazionale.
L'idea era che se le chiese fossero riuscite a
convincere i loro giovani a costruire il giusto tipo di famiglie con il giusto
tipo di relazioni eterosessuali e patriarcali, e se fossero riuscite a
convincerli ad astenersi da qualsiasi cosa che trasgredisse uno qualsiasi di
quei confini, allora quelle famiglie avrebbero potuto essere gli elementi
costitutivi del giusto tipo di America.
Ciò
significava escludere qualsiasi senso di impurità, non solo nelle relazioni adolescenziali ma nel corpo politico
americano nel suo insieme.
E l'impurità in questa visione è l'infezione
proveniente dagli immigrati e l'infezione dei corpi americani attraverso famiglie queer e relazioni queer che non fanno parte del piano di Dio.
Quindi
l'idea di purezza quando si tratta del singolo adolescente è in realtà solo una
proiezione di un progetto di rinnovamento nazionale che prevede un corpo americano
puro che è eterosessuale, bianco, nativo, che parla inglese come prima lingua,
e che è completamente patriarcale.
Puoi vedere come la teologia e la politica
vanno davvero insieme qui.
Ward: Anche l'atteggiamento della destra
religiosa nei confronti della democrazia ha cominciato a cambiare negli anni
'90. Cosa ha spinto quel cambiamento?
Onishi: Negli ultimi cinque o sei anni,
abbiamo visto una sorprendente affinità con la Russia da parte di alcuni leader
e politici cristiani bianchi in questo paese.
Ma
quell'affinità non è iniziata nell'era Trump.
Quell'affinità
è iniziata prima dell'alba del nuovo millennio, ed è iniziata perché negli anni
'90 Weyrich si è reso conto che non avrebbe ottenuto i voti che cercava dagli
anni '70.
Si è
reso conto che il paese stava cambiando e che i dati demografici non erano a
suo favore - e se non hai i voti, la democrazia non è la modalità in cui vuoi
operare.
Ciò
che Weyrich iniziò anche a capire era che [il presidente russo Vladmiri] Putin
– che stava salendo al potere durante i primi anni – stava iniziando a sfruttare
la retorica della Chiesa ortodossa parlando dell'eredità spirituale della
Russia e dei suoi valori cristiani.
E lo
stava facendo come qualcuno che sempre più non doveva aspettare che il
Congresso, i tribunali o chiunque altro prendesse decisioni.
Weyrich si rende conto che questo tipo di
struttura di governo - con un uomo forte al vertice che usa i poteri della
chiesa - è probabilmente il modo più efficace per costruire il tipo di nazione
che desidera.
Il risultato è la sensazione che Putin - e
alla fine Viktor Orbán in Ungheria - siano esempi del tipo di leader che
vogliono i nazionalisti cristiani.
C'è la
sensazione che la democrazia debba essere martirizzata per salvare la nazione
americana.
Ward: Quella tendenza antidemocratica
combacia con una propensione della destra religiosa per una sorta di approccio
cospiratorio alla politica.
Ad
esempio, citi un recente sondaggio che ha rilevato che circa il 50 percento dei
cristiani aconfessionali oggi crede in alcuni elementi della cospirazione
QAnon. Quale
scopo politico hanno le teorie del complotto sulla destra religiosa?
Onishi: Penso che sia facile liquidare le
persone come irrazionali o squilibrate quando si impegnano in teorie del
complotto, ma se chiediamo cosa fanno le teorie del complotto nel contesto
della destra religiosa, arriviamo a una sorta di analisi del potere.
Questo
è un gruppo abituato ad avere un'enorme quantità di privilegi e influenza sulla
politica, la cultura e l'economia americane, e negli ultimi 60 anni si è sempre
più sentito come se quel potere stesse svanendo.
Nella
mia mente, le teorie del complotto sono un modo molto efficace per mobilitare
la propria comunità e sfruttare ciò che è effettivamente reale e vero sulla
pubblica piazza, anche se non si hanno prove o dati per sostenerlo.
Per la
destra religiosa, la cospirazione è una reazione al non avere potere
decisionale unilaterale su ciò che è accettato come vero e irreale nella
pubblica piazza americana.
In
molti sensi, la cospirazione è una fantasia di vendetta — è un'espressione di
risentimento che dice:
"Siamo noi a decidere cosa è vero, siamo
noi a decidere cosa è reale.
Un
sostenitore di Trump tiene una croce e prega davanti al Campidoglio degli Stati
Uniti poco prima che l'edificio venisse violato il 6 gennaio.
Onishi cita un sondaggio nel suo lavoro che
rileva che circa il 50% dei cristiani non confessionali oggi crede in alcuni
elementi della cospirazione QAnon.
Ward: Passando ai giorni nostri,
l'ubiquità dei simboli cristiani il 6 gennaio ha sottolineato le linee di
continuità tra i vecchi movimenti cristiani conservatori e l'odierno movimento
nazionalista cristiano bianco.
Ma c'è
qualcosa di nuovo o di diverso nel movimento di oggi che lo distingue dalla
destra religiosa del passato?
Onishi:
C'è un
senso di accelerazione nel movimento di oggi.
Negli
anni di Obama c'era qualcuno che incarnava davvero le paure della
controrivoluzione degli anni '60:
un
uomo di razza mista con una famiglia nera, un papà musulmano, un papà
immigrato, qualcuno cresciuto alle Hawaii, così lontano angolo lontano dell'Unione.
E poi durante la sua presidenza, attraverso la decisione Obergefell , il matrimonio tra persone dello
stesso sesso è diventato legale.
Quindi, sulla scia di quella presidenza, c'è
la sensazione reale [tra i nazionalisti cristiani bianchi] che l'apocalisse
stia arrivando per questo paese se non facciamo qualcosa di radicale.
L'idea che avrebbero continuato in modi
standard - campagna elettorale, campagne elettorali, rinnovamento nazionale
attraverso movimenti ecumenici - è andata nel dimenticatoio.
Ciò
che è iniziato nel 2016 - e da allora è rimasto con noi - è una retorica
militante che dice: "Ora è guerra totale".
Quello
che ho visto - e quello che ho documentato con il mio collega Matt Taylor - è
un aumento esponenziale della retorica della guerra spirituale.
Avete pastori che hanno influenza su centinaia
di migliaia di persone che dicono: "È tempo di insanguinare le vostre spade, è tempo
di rendersi conto che siete in battaglia per la vostra vita, è tempo di
rendersi conto
che i demoni che controllano il Partito Democratico Il partito, il deep state e
il governo degli Stati Uniti non si fermeranno finché non avranno sradicato Dio
da questo paese”.
E quel tipo di retorica non è qualcosa che
vedi dai Jerry Falwell o dai Ronald Reagan degli anni '70 e '80. Quel tipo di
accelerazione, credo,
Ward: Questo aiuta a spiegare perché i
conservatori abbracciano sempre più il termine "nazionalista
cristiano"?
I
critici liberali hanno scagliato quel termine contro i conservatori religiosi
per decenni, ma ora stiamo vedendo politici conservatori come Marjorie Taylor
Greene e accademici conservatori come Stephen Wolfe abbracciarlo.
Onishi: Quando mi sono convertito negli anni
'90, c'era la sensazione di essere cristiani contro culturali - che fai parte
di una cultura più ampia che non onora più Dio, quindi dovrai abituarti ad
essere una specie di considerato un po' contro culturale.
E da
adolescente, è una cosa divertente da fare - che fa davvero appello alla
persona di 16 anni, giusto?
Penso
che nel cambiamento di 20 anni che abbiamo sopportato, il senso non sia più
"Ehi, cerchiamo di essere un cristiano contro culturale".
Invece è: “Noi come cristiani domineremo e
conquisteremo la cultura, la politica, l'economia e ogni altro dominio della
società – quindi, sì, siamo nazionalisti cristiani, perché siamo i cristiani
che sono i legittimi fondatori di questo paese e gli eredi legittimi dei
fondatori.
Siamo il popolo che Dio ha inviato per
prendere il dominio su ogni aspetto degli Stati Uniti.
È una
nazione cristiana e la costruiremo secondo la nostra visione".
Ward: Tuttavia, alcuni conservatori hanno
sostenuto che il GOP è ora il partito della "destra post-cristiana" -
in altre parole, che le questioni primarie che danno forma all'agenda
repubblicana sono culturali o di classe piuttosto che esplicitamente religiose.
Cosa
ne pensi di quello?
Onishi: Penso che sia una discussione molto
miope.
Tutte
le argomentazioni dei giovani repubblicani sul fatto che il GOP sia un partito
post-religioso si riferiscono a questioni come il contraccolpo contro la teoria
critica della razza o le riunioni del PTA e questo tipo di questioni.
Ma come espongo nel libro, e come hanno
esposto molti altri studiosi, la vera questione della sfida al sistema
scolastico pubblico è stata inventata dalla destra religiosa.
Questo faceva parte del loro playback 60 anni fa e
l'intera campagna anti-CRT è stata condotta utilizzando l'apparato che Paul
Weyrich e le sue coorti hanno contribuito a costruire.
In
effetti, penso che quello che è successo è che l'ideologia della Nuova Destra
Religiosa è così pervasiva che un giovane repubblicano ne è coinvolto anche se
quel giovane repubblicano non si considera una persona religiosa.
In
molti modi, penso che sia un segno che Weyrich è davvero riuscito nella sua
missione.
Penso che sia più corretto affermare che il
nazionalismo cristiano è abbastanza agile e agile da abbracciare un'intera
schiera di persone, compresi i giovani repubblicani che potrebbero non
frequentare la chiesa.
Ward: La storia di cui parli nel libro
chiarisce che i nazionalisti cristiani bianchi non hanno mai veramente nascosto
il loro radicalismo, eppure il loro ruolo il 6 gennaio è stato comunque una
sorpresa.
Perché
il resto dell'America non li ha presi sul serio?
(I
sostenitori del presidente degli Stati Uniti Donald Trump pregano fuori dal
Campidoglio degli Stati Uniti il 6 gennaio 2021.)
Onishi: Molte persone ora conoscono molto
bene la frase "privilegio bianco", ma la scrittrice “Chrissy Stroop”
mi ha aiutato a capire "privilegio cristiano" negli Stati Uniti.
L'idea è che se sei una persona cristiana,
specialmente una persona cristiana bianca, ti viene data una sorta di beneficio
del dubbio sulla pubblica piazza.
Quando
usi una retorica che può essere classificata solo come estrema, spesso viene
cancellata e non fa scattare il campanello d'allarme che scatterebbe se tu
fossi una persona musulmana o se fossi qualcuno che non era né cristiano né
bianco.
Molte
persone immaginano che il cristiano bianco sia ancora Ned Flanders dei Simpson,
il tipo di vicino fastidioso e moralista in fondo alla strada che non vuole che
le persone usino parolacce o bevano troppa birra al barbecue.
Ma
dovremmo davvero immaginarlo come Mr. Burns, la persona che vuole il controllo
assoluto sulla pubblica piazza e che userà ogni mezzo necessario per ottenerlo.
Ward: Quali sono le prospettive per il
movimento nazionalista cristiano bianco?
Da un
lato c'è il radicalismo partigiano che Trump ha scatenato, ma dall'altro c'è
una forte tendenza alla ritirata e alla separazione da parte dei cristiani,
rappresentata da progetti come il Redoubt americano.
Sono
questi diversi percorsi per il movimento, o solo lo stesso percorso sotto forme
diverse?
Onishi: Per molti versi, è lo stesso
obiettivo, anche se le metodologie potrebbero differire.
Avrai ancora nazionalisti cristiani che
vogliono essere in cima alla lista, che sia come governatore o come presidente
o al Congresso.
Ma il
movimento American Redoubt rappresenta i molti nazionalisti cristiani che
dicono:
"Ci trasferiremo in una parte del paese
dove potremo davvero riunirci in una società cristiana separatista, e ci
prepareremo" - e questi sono parole loro, non mie - "per l'imminente
Guerra Civile e il crollo degli Stati Uniti, in modo che quando ciò accadrà,
saremo pronti a ricostruirlo a nostra immagine".
Quindi
penso che gli obiettivi siano gli stessi.
Ward: E sospetto che la scomparsa di Trump
- se accade una cosa del genere - non farebbe molto per alterare nessuna di
queste tendenze?
Onishi: Il potere e l'influenza di Trump
sono in discussione.
Sono
in divenire al momento. Ma penso che il trumpismo - e il trumpismo cristiano in
particolare - siano vivi e vegeti.
Rivoluzionari
Confusi.
Conoscenzealconfine.it
– (3 Febbraio 2023) - Andrea B. Nardi – ci dice:
In
ogni parte del pianeta ci sono dei rivoluzionari, peccato che la confusione che
hanno in testa impedisca loro di ottenere risultati politici.
Dappertutto
abbiamo movimenti anti-sistema, partiti contestatari, gruppi e associazioni
contro il potere, grida, urli, comizi, cortei e manifestazioni, però,
inevitabilmente, nessuno di questi riesce a ottenere l’appoggio decisivo e duraturo
dei popoli: perché?
Il
motivo è semplice: sbagliano a scegliere il problema contro cui lottare.
Se non
si conosce il problema sarà impossibile risolverlo e, tanto meno, farlo
conoscere alle masse, convincendole a lottare per esso.
È la
scelta della corretta strategia – ossia l’individuazione dell’obiettivo da
colpire – a dare un senso alla guerra, mentre la tattica si limiterà a
utilizzare mezzi e modi atti a raggiungere quel fine.
La
Gran Bretagna, per esempio, ha, sì, vinto la battaglia per uscire dalla UE e
liberarsi della BCE – di cui, peraltro, non aveva adottato l’euro – ma ha perso
la guerra restando comunque sotto lo scacco della “Bank of England”, ossia il
lievito madre del peggior morbo che abbia mai colpito l’umanità, fin dal 1694, regina e artefice dell’associazione a
delinquere di stampo mafioso chiamata circuito bancario privato internazionale.
Una
rivoluzione, questa inglese, abortita sul nascere, e un’ottima occasione persa,
con gran piacere dei dominanti.
D’altra
parte, il potere criminale finanziario, che da trent’anni è riuscito a vincere
la sua lotta contro la democrazia, assoggettando tutte le repubbliche occidentali e non
– corrompendone governi, media, politici – resta timoroso della rivoluzione,
dacché sappiamo che, nella Storia, anche il più assurdo, iniquo, crudele, forte
e duraturo sistema liberticida può essere abbattuto (col feudalesimo medievale ci abbiamo
messo mille anni, ma poi ci siamo riusciti, salvo poi buttare tutto alle
ortiche).
Pertanto,
per eliminare dalla propria strada ogni tendenza sovversiva, è lo stesso regime
a indicare ai popoli gli obiettivi insulsi con cui giocare alla rivoluzione:
“l’ambiente,
l’ecologia, il riscaldamento globale, diritti individuali diversi a seconda
della sessualità delle persone, l’educazione transgender per i bambini,
l’eliminazione del maschile e del femminile nel linguaggio, l’abbattimento dei
monumenti, l’imbrattamento delle opere d’arte, la distruzione delle auto di
lusso e dei piccoli negozi privati durante la finta guerriglia urbana”.
(LE
MOSTRUOSE BUGIE DELL'ECONOMIA + C'ERA UNA VOLTA IL MONDO DELLA SOVRANITA’
MONETARIA: Dette perché l'ignorante rimanga schiavo, di Valerio Malvezzi).
Tutto
ciò non è rivoluzione, ed è, invece, perfettamente funzionale al regime, che
non ha nulla da temere da queste idiozie isteriche e infantili.
Le
nuove generazioni, che per una questione biologica sarebbero, a quell’età,
naturalmente portate a combattere il regime, in una sorta di parricidio
edipico, anche per la disponibilità di tempo nullafacente che attanaglia i
giovani, loro malgrado disoccupati, sono distratte dai golem che il regime
stesso getta loro in pasto, facendogli rincorrere le battaglie stupide di cui
sopra, al seguito, per esempio, di una “bambina psicotica e ignorante che sproloquia
cretinate prive di senso”, fantoccio di una messinscena mediatica il cui
business frutta miliardi al suo entourage, o di innumerevoli bloggers e
cantanti, i quali convincono i ragazzi che essere ribelli significhi coprirsi
di tatuaggi, piercing, vestirsi da deficienti, e urlare luoghi comuni ai
concerti.
Sull’altro
lato, pure i partiti e i movimenti politici anti-sistema sbagliano
completamente le loro lotte:
Podemos,
Cinque Stelle, Syriza, Italexit, Occupy Wall Street, Verdi/Destre/Sinistre
anti-governative di ogni compagine nazionale, ognuno di loro ha avuto un
seguito popolare riottoso, e ognuno, immancabilmente, l’ha perso.
Qual è
il motivo?
La
risposta è che nei loro programmi anti-regime c’era dentro di tutto, in un
minestrone confuso, la cui assenza di precisione ha impedito alle popolazione
di capire per cosa, effettivamente, stessero lottando e quale fosse il vero
nemico da combattere.
Il
mondo degli adulti, impegnati a non affondare nella propria vita, non può
permettersi di perdere tempo dietro nonsense e proteste farraginose, e lo
stesso dicasi per quella classe media di lavoratori, già troppo tradita dai
politici.
A
queste masse nazionali, per poterle far arrivare ad appoggiare, anima e corpo,
una causa di lotta, occorre chiarire in modo assolutamente esatto il problema
da risolvere, denunciarlo, insegnarlo, e spiegarne la soluzione, senza
mischiarlo con mille altre questioni.
Solo
così si può sperare di conquistare la popolazione alla lotta.
Finché
si fanno programmi politici generalizzati, dove si incita all’uscita dalla UE,
al sovranismo, contro i mercati, contro la corruzione, contro la dittatura
sanitaria, contro le ideologie (liberismo, capitalismo, statalismo, welfare…),
oppure troppo particolaristici, come le battaglie contro una determinata
imposta o provvedimento governativo, contro la privatizzazione di quel
determinato ente, contro il bancomat o la raccolta differenziata…
L’uomo
della strada, il popolo, la stragrande maggioranza dei cittadini non verrà
coinvolta nella rivoluzione, poiché, per quanto favorevole a detti
provvedimenti, non li capirà a pieno.
Perché,
in fondo, devo uscire dalla UE?
Cosa
me ne viene? E che significa, poi, sovranismo?
E se tornassimo alla lira non sarebbe un casino?
E le
tasse ci sono sempre state, quindi?
I
politici diventano corrotti appena eletti, non c’è da aspettarsi che questi
siano diversi.
E se poi non faccio il vaccino e muoio?
E che
significa liberalismo?
E ancora a parlare di comunismo…?
Ecco,
quindi, la disillusione borghese, la rassegnazione, la tanto amata – dal regime
– resilienza.
La
rivoluzione, invece, si fa dichiarando un obiettivo unico, chiaro,
comprensibile a chiunque, spiegando come esso sia l’origine di tutti i problemi
e il suo raggiungimento sia l’inizio della soluzione di tutti i suddetti.
Se si
insistesse fino alla nausea a denunciare un preciso obiettivo da colpire,
insegnando quali tragedie esso abbia provocato e quali miglioramenti ne sorgerebbero
una volta eliminato, allora il popolo prenderebbe coscienza. Coscienza di
classe, coscienza del problema, coscienza di lotta.
E
nessuno può fermare un popolo che abbia capito quant’è stato ingannato per
generazioni.
Ora,
qual è il problema primordiale che affligge l’umanità, la tragedia fondamentale
che aleggia sui popoli?
La
continua penuria di denaro da parte degli Stati.
Ciò è
stato causato in passato dall’idiozia di ancorare il denaro a un qualche
materiale scarso e limitato e, oggigiorno, all’ulteriore follia di aver
delegato la creazione della moneta alle banche private, esautorando gli Stati
sovrani dalla sacrosanta prerogativa di emettere da sé moneta fiat, ossia
creata dal nulla come semplice unità di misura del valore del lavoro.
Viviamo
in un’epoca in cui gli Stati piangono miseria, martoriano i cittadini di tasse
inique e li abbandonano in balia delle privatizzazioni e delle proprie rovine,
mentre le banche centrali private elemosinano ai Governi denaro da esse creato
dal nulla, imprestandoglielo col contagocce dietro interessi e ricatti, salvo
poi trovare, d’incanto, mille miliardi di dollari per salvare le banche private
nel 2008, e centinaia di miliardi di euro per sostenere un presidente ucraino
sanguinario e cialtrone.
Nessuna
compagine politica che voglia sovvertire il criminale sistema di potere
finanziario che attualmente governa il mondo può prescindere dall’individuare
come suo primo obiettivo, suo capitale, essenziale, basilare obiettivo,
l’abbattimento del meccanismo delle banche centrali private, la messa
fuorilegge delle stesse, la riappropriazione della sovranità statale
nell’emissione di moneta, e la creazione di un parallelo circuito di risparmio
e prestiti totalmente pubblico, estraneo ai mercati privati.
Confiscare,
espropriare, condannare e neutralizzare i banchieri privati dalla gestione del
denaro pubblico dev’essere emblema e bandiera di qualsiasi progetto politico
che voglia restituire libertà e benessere ai popoli, ed è un obiettivo facile
da comprendere, con un nemico facile da far odiare alle masse, ben definito
nella lotta di classe, e determinante per le sorti della prospettiva
politico-economica.
Essendo
le banche, da oltre un secolo – almeno dal 1913, anno di fondazione della
sciagurata FED – la causa principale dei mali del mondo, guerre mondiali
comprese, “Morte
ai banchieri!” potrebbe essere il provocante e colorito, quanto interessante
slogan di questa lotta.
Senza
questo, tutti gli altri propositi politici sono fuffa.
(giornalismolibero.com/rivoluzionari-confusi/)
- (Tratto da: “Lo Stato senza tasse” di Andrea B. Nardi – Robin Edizioni).
Il
Deep State statunitense
tra teorie
cospirazioniste
e controllo del potere.
Orizzontipolitici.it
- Massimiliano Garavalli - (29 Giugno
2021) – ci dice:
Notoriamente
siamo abituati, nelle narrazioni che si ascoltano in Italia, a pensare al Deep
State come qualcosa di “oscuro”, un Governo ombra che manovra le leve del
potere da dietro le quinte.
Lobbies,
massoneria e apparati di controllo che decidono le nostre vite all’infuori del
gioco democratico.
Soprattutto
negli Stati Uniti, il concetto di Deep State ha assunto dei contorni
polarizzanti a livello politico:
i
Repubblicani si servono da anni dell’idea di Deep State per accusare i
Democratici di agire alle spalle del popolo statunitense impedendo al Gop –
Grand Old Party, un termine con cui si definisce il Partito repubblicano – di
esprimere la volontà popolare.
Non
solo Qanon:
anche
per i Repubblicani il Partito democratico sarebbe proprio l’espressione del
Deep State, una élite anti-popolare che fa solo i propri interessi.
Un’idea
che ha attecchito nella base repubblicana anche in virtù dell’ethos tipicamente
statunitense: gli americani nutrono da sempre pulsioni anti-stataliste e
anti-governative (anche se il vento sta cambiando).
L’idea di un mega apparato di controllo ha
funzionato e continua a funzionare molto bene a livello propagandistico.
Celebre il caso delle ultime elezioni
presidenziali nel novembre scorso:
l’accusa di brogli portata avanti da Trump e
dal Gop muoveva proprio nella direzione di un j’accuse nei confronti dei
Democratici che, tramite il loro controllo degli apparati, avrebbero ribaltato
illegalmente l’esito della votazione.
Già
nel 2016, all’alba dell’elezione che premiò Donald Trump come Presidente degli
Stati Uniti, una delle accuse più frequenti ad Hillary Clinton era proprio
quella di far parte dell’establishment contrario all’interesse del popolo (un
modo velato, ma non troppo, di parlare di Deep State).
Cos’è
veramente il Deep State.
Al di
là delle teorie cospirazioniste, cosa intendiamo quando parliamo di “Deep
State”?
Un
fondo di verità nella teoria del “Governo ombra” in effetti c’è, ma solo nel
concetto di mega apparato.
Del
Deep State sono state date più definizioni, ma tutte sono concordi nel dire che
si tratta di un esercito di “civil servants” – 9 milioni a livello federale, il
6% della forza lavoro totale, e 16 milioni se si comprendono anche gli statali
e i locali – i funzionari statali che lavorano nei diversi strati della
burocrazia statunitense.
L’esempio
più eclatante è il Pentagono: con i suoi 3 milioni di dipendenti, è il più
grande datore di lavoro del mondo.
Sono
funzionari che lavorano nelle agenzie di sicurezza federali, come la Cia (Central Intelligence Agency) o l’Fbi (Federal Bureau of Investigation),
come assistenti parlamentari o nelle commissioni del Congresso, nelle
amministrazioni statali che fanno riferimento al Governo federale, nelle corti
di giustizia.
In
contrasto alla teoria cospirazionista, il Deep State, pur non operando sempre
alla luce del sole, non è mai stato segreto.
L’origine
del termine Deep State risale in verità ad un contesto extra-statunitense. Deep
State è infatti la traduzione letterale di “derin devle”t, un’espressione turca che in Turchia
indica il governo segreto collegato con i poteri industriali e finanziari
deviati e con le organizzazioni criminali.
È un
termine che viene spesso associato a Paesi autocratici, come l’Egitto e proprio
la Turchia, dove il Deep State in realtà coincide con il Governo nazionale.
Per
questo motivo l’espressione è stata criticata negli Stati Uniti in virtù della
sua carica negativa.
Negli
Usa l’origine del mega apparato burocratico si fa risalire al 1871, anno in cui
fu introdotta l’idea della creazione di un servizio civile “non-politico”,
proposto da Carl Schurz (un generale di origine tedesca), con l’obiettivo di
far fronte all’enorme mole di leggi, procedure, burocrazia a cui il Governo
federale avrebbe dovuto far fronte negli anni a venire.
Ma
soprattutto, l’idea alla base era quella di dare una visione di lungo periodo
alla politica americana, dal momento che i presidenti rimanevano in carica per
4 o 8 anni.
Si
trattava altresì di limitare il potere dello stesso presidente:
la
creazione di un potere tecnocratico, e quindi svincolato dalle logiche
partitiche interne, doveva essere una garanzia di stabilità.
Prima
di allora, infatti, gran parte dei funzionari federali venivano nominati
direttamente dal presidente in carica.
Croce
e delizia degli Stati Uniti.
Se è
vero che l’intuizione si rivelò giusta, perché da lì in poi il Governo federale
avrebbe avuto a che fare con una complessità sempre crescente, da una parte ciò
ha comportato anche un problema non di poco conto per i presidenti americani.
Trump
non è stato l’unico a lamentarsi del Deep State, lo fece anche Obama quando
lamentò che il Pentagono lo costrinse ad inviare altre truppe in Afghanistan, e
addirittura Reagan quando disse che il Deep State stava frenando la battaglia
contro i comunisti.
Negli
anni della “War on Terror” (guerra al terrore) dopo l’attentato alle Torri
Gemelle dell’11 settembre, l’apparato militare statunitense, la parte più
consistente del Deep State, venne incrementato ulteriormente.
Vennero
versati trilioni di dollari nella “Homeland Security” (il dipartimento
anti-terrorismo), le agenzie di sicurezza aumentarono fino a diventare 17, e il
potere della Cia, dell’Fbi e della Nsa crebbe.
Anche
se Deep State è un termine giudicato spesso fuorviante e intrinsecamente
negativo,
esiste quindi un Governo amministrativo (prevalentemente militare) che coabita
con il Governo politico.
Si
tratta di un apparato che non si limita solo a gestire l’impianto burocratico
statunitense, ma che influenza (e spesso determina) gli indirizzi politici del
Paese.
In
particolare, lo fa per la politica estera: nel Deep State ci sono migliaia di
giovani praticanti che iniziano quando hanno poco più di 20 anni a lavorare
come assistenti al Congresso o nelle agenzie federali, e che poi vanno avanti
per tutta la vita.
Il
personale di queste agenzie determina quindi l’arco vitale delle strategie
delle agenzie stesse.
Cia,
Fbi e gli altri apparati federali indirizzano le proprie politiche su orizzonti
temporali di 30-40 anni, più di quello delle amministrazioni presidenziali.
Politiche
infatti non sempre convergenti con quelle dell’esecutivo: in virtù proprio
della stabilità che sono deputate a garantire, devono evitare che il Paese non
abbia una strategia di lungo periodo (che nel caso del cambio di partito alla
presidenza potrebbe mutare).
La
politica estera statunitense dipende quindi fortemente dalla volontà degli
apparati.
Presidente
contro Deep State.
Si è
visto con Trump, quando ha provato ad avvicinarsi alla Russia.
Da
sempre alla ricerca di un rapporto più stretto con il Cremlino, l’ex presidente
Usa ha tentato invano di stabilire un punto di contatto con Putin.
Gli
apparati statunitensi, memori ancora della Guerra Fredda con l’Ex Urss, glielo
hanno impedito.
Trump è stato il presidente che, soprattutto
sul fronte della politica estera, ha avuto più dissidi con il Deep State.
Le
agenzie federali lo hanno accusato a più riprese di aver indebolito l’alleanza
della NATO, nonché i rapporti con gli alleati asiatici lungo il litorale del
Pacifico, e di aver condotto una battaglia contro la scienza che per gli Stati
Uniti ha sempre rappresentato una frontiera di supremazia geopolitica.
Ora
anche Biden che, nonostante le dichiarazioni al vetriolo riguardo a Putin (lo
ha definito “un assassino”), ha tentato un avvicinamento con la Russia.
Una
mossa che converrebbe soprattutto a Mosca, per uscire dall’isolamento e
dall’alleanza improvvisata con la Cina, ma che il Pentagono continua ad
ostacolare.
Sulla
Cina la politica dei presidenti statunitensi converge con la strategia degli
apparati.
Le previsioni dei “policy maker americani “(e
di buona parte degli istituti di ricerca internazionali) danno la Cina in procinto
di sorpassare sul piano della supremazia geopolitica gli Stati Uniti.
Un
sorpasso che potrebbe avvenire tra molti decenni, ma che pare inevitabile.
Sul
piano economico dovrebbe già verificarsi entro il 2030, sul piano politico e
tecnologico appare tuttavia ancora lontano.
Proprio
per l’incombere del rivale cinese, Joe Biden ha colto l’occasione del G7 in
Cornovaglia di inizio giugno per rinsaldare le alleanze con i Paesi Nato in
funzione anti-cinese, per ricucire lo strappo tra Usa ed Unione Europea con
Trump nella precedente amministrazione.
Il
Deep State nel futuro degli Stati Uniti.
Un’indagine
sulle opinioni del popolo americano ha mostrato come la maggioranza creda che
esista un gruppo di ufficiali e funzionari non eletti che influenza
segretamente la politica statunitense, e l’80% crede che le agenzie federali monitorino
le loro vite di nascosto, anche se solo il 27% crede nell’esistenza del Deep
State così come è stato esplicato in questo articolo.
Gli
Stati Uniti sono il paradosso di un Paese il cui popolo storicamente è sempre
stato avverso al Big Government, ma che nei fatti possiede il più grande
apparato burocratico dell’Occidente.
Un
apparato con cui devono fare i conti tutti i presidenti:
anche
Joe Biden che, seppur più allineato alle agenzie governative rispetto a Trump,
ha avuto non poche difficoltà già nei primi giorni di mandato in alcune scelte
strategiche, come il ritardo del ritiro delle truppe dall’Afghanistan.
Gli
apparati sono ciò che ha permesso agli Stati Uniti di governare il mondo negli
ultimi 70 anni, ma anche la più grande sfida della politica, rappresentata dal
Congresso e dall’Esecutivo, nei confronti dell’esercito di tecnocrati e
funzionari presenti nei meandri di ogni aspetto della vita amministrativa
statunitense.
Un
conflitto che è il cuore della democrazia americana:
il
Deep State non è solo un grande governo amministrativo, ma è anche il custode
delle garanzie costituzionali statunitensi.
La
missione dei funzionari, al di là della burocrazia, è la preservazione della
stabilità democratica.
Il
Deep State, più che una teoria cospirazionista, è il principale scudo contro
potenziali colpi di stato e complotti interni.
6
gennaio Attacco al Campidoglio
degli
Stati Uniti: i complotti dello
stato
profondo non
sono scomparsi.
Hull.ac.UK
– (6 gennaio 2023) – Robert M. Dover – ci dice:
(Robert
M. Dover, professore di intelligence e sicurezza nazionale, presso la “School
of Criminology, Sociology and Policing”, fornisce informazioni sull'attacco al
Campidoglio degli Stati Uniti due anni dopo.)
Due
anni dopo l'attacco del 6 gennaio al Campidoglio degli Stati Uniti, le teorie
del complotto su un gruppo maligno che controlla il paese non sono scomparse.
Ciò
continua a corrodere la democrazia statunitense, alimentando una netta
polarizzazione che sta approfondendo la sfiducia e la violenza politica.
Molti
nella folla del 6 gennaio 2021 credevano che ci fosse uno " stato profondo
" al controllo del loro paese, che aveva assunto posizioni di potere e
stava prendendo decisioni.
Alcuni
hanno usato questo termine per descrivere le persone e le istituzioni che,
secondo loro, avevano impedito al loro "legittimo" presidente, Donald
Trump, di essere rieletto e ostacolato quello che consideravano il loro giusto
percorso, qualcosa che lo stesso Trump afferma di credere .
Da
allora altre persone hanno sostenuto che l'attacco fosse una bufala creata da
simili attori dello stato profondo.
Alcuni
degli elementi di quello che viene descritto come lo stato profondo esistono
sicuramente, come le agenzie che agiscono di nascosto e talvolta senza la
supervisione diretta di politici responsabili
Gestire
informatori ben piazzati e quindi vulnerabili potrebbe essere un esempio in cui
il controllo politico diretto è inappropriato.
Alcuni
rimangono convinti che queste attività rappresentino un'acquisizione da parte
di funzionari non eletti e una ragione sufficiente per imbracciare le armi, mentre
altri le vedono come una funzione di uno stato moderno.
Per
coloro che si sono recati a Washington DC il 6 gennaio e hanno proceduto a
irrompere nell'edificio e mettere a rischio la vita dei rappresentanti eletti ,
un presunto stato profondo aveva orchestrato il "furto" delle
elezioni presidenziali.
Ma la
fede in uno stato profondo che lavora contro Trump non è confinata a una
minoranza marginale.
Un
sondaggio condotto da NPR/Ipsos dopo le elezioni del 2020 ha rilevato che il
39% degli americani crede che il deep state abbia funzionato per minare Trump.
Alcuni
credono anche che il deep state abbia utilizzato o addirittura avviato o
simulato la pandemia per limitare i loro diritti.
Alcuni
a sinistra della politica statunitense hanno anche la loro versione di uno
stato profondo , guidato da una leadership militare ed economica, che genera
guerre e crisi per perpetuare i propri interessi .
Questa
forza – dicono – ha perseguitato e persino assassinato coloro che si
frappongono.
Gran
parte di ciò che alcuni descrivono come lo stato profondo ha una funzione di
governo legittima.
I
servizi di intelligence, le forze dell'ordine e i media sono tutti sostenuti da
leggi, regolamenti, tribunali o altre forme di controllo.
Ma il
concetto ormai popolare di stato profondo si avvicina pericolosamente alla
teoria del complotto proprio perché è fondato su noccioli di verità.
Ci
sono agenzie di intelligence che operano di nascosto.
I
media sono un'industria basata su valori e opinioni gestita da proprietari miliardari.
Le
imprese e i gruppi di pressione influenzano la politica per modellare leggi e
regolamenti a loro favore.
Che tutte queste cose siano vere non significa
che ci sia uno stato profondo nel modo in cui coloro che usano il termine
significano.
Perché
questo ha preso piede?
Un
problema chiave nella politica statunitense è che tutte le parti sono
affaticate dalla polarizzazione e non si fidano dei loro oppositori politici.
Presumono
che i loro oppositori abbiano cooptato una sezione del governo e dei media e
usano questa influenza per informare in modo aggressivo contro di loro.
L'ex
accademico e ora regista “Adam Curtis” è tra coloro che sostengono che molte
persone potenti seminano deliberatamente confusione per minare la fiducia nelle
istituzioni politiche (" iper-normalizzazione)", e che questo può destabilizzare la
comprensione del pubblico di ciò che è reale e ciò che è finzione.
Negli
Stati Uniti (e sempre più anche in altri paesi) le persone di tutte le parti
sono arrivate a credere che il denaro, e in particolare il denaro straniero,
stia distogliendo la politica dagli interessi della gente.
Queste
convinzioni hanno un effetto radicalizzante su alcune persone.
Ci
sono narrazioni e movimenti emergenti simili nel Regno Unito, in Germania e in
altre parti d'Europa, in particolare in Scandinavia.
Nel
Regno Unito, coloro che hanno sostenuto la campagna per lasciare l'UE fanno
ancora riferimento a un mitico stato profondo pro-europeo che impedisce la
realizzazione dei benefici della Brexit.
Il
movimento QAnon , originariamente basato su una teoria del complotto secondo
cui Donald Trump stava combattendo le élite pedofile e adoratrici di Satana che
cercavano di controllare la politica, è cresciuto fino a includere teorie del
complotto su COVID e persino antenne telefoniche 5G.
L'estensione del fenomeno QAnon alla Germania è poco
conosciuta, ma ha guidato l'avanzata dei gruppi di estrema destra.
Mentre
gli Stati Uniti sono sempre stati curiosamente suscettibili alle teorie del
complotto (si pensi all'assassinio di Kennedy o agli sbarchi sulla luna), le
cospirazioni più recenti e l'attivismo di QAnon sono stati resi possibili
dall'ubiquità di Internet.
Le minacce del mondo reale – come quelle del 6
gennaio negli Stati Uniti e il cosiddetto complotto del golpe di Reichsbürger
in Germania nel dicembre 2022 – sono state incoraggiate da narrazioni che
iniziano sul “dark web” (parte di Internet utilizzata per comunicazioni
completamente anonime).
Un
altro contributo è la distribuzione di ebook auto pubblicati attraverso
piattaforme mainstream come Amazon e Scribd.
Prima
dell'era di Internet trovare un pubblico così vasto sarebbe stato costoso e
logisticamente difficile per i fornitori di queste teorie del complotto.
Una
delle grandi ironie di coloro che evocano l'idea dello stato profondo è che si
sono comportati come uno stato profondo o parallelo.
Hanno agito in segreto, con proprie strutture
di comando e controllo, gestione dei messaggi e coordinamento di tipo militare
delle loro azioni.
Cosa
si può fare per mitigare il danno di credenze disinformate e cospirazioni?
Questo
movimento ha parallelismi con i dibattiti sulla deradicalizzazione dei
jihadisti negli anni 2000.
Come
si è scoperto allora, maggiore è il coinvolgimento di funzionari e agenzie
governative, maggiore è il respingimento e il rafforzamento delle narrazioni
radicalizzanti.
La
conclusione delle esperienze sulla radicalizzazione jihadista è che la
prevenzione è più efficace della cura.
Ma il lavoro sulla prevenzione e
l'interruzione deve essere ben finanziato ed è politicamente e socialmente
difficile.
La
continua prevalenza di narrazioni sullo stato profondo significa che è
improbabile che l'attacco del gennaio 2021 sia l'ultimo tentato.
Un
procedimento giudiziario contro Trump per istigazione all'azione della folla
del 6 gennaio potrebbe soddisfare i bisogni di coloro che sono stati vittime
dell'attacco, ma potrebbe anche alimentare le teorie del complotto che proprio
non stanno andando via.
(Questo
articolo del “professor Robert Dover” è stato originariamente pubblicato
su “The Conversation.)
Davos 2023 segna il passaggio
ad una
nuova fase dell’Agenda 2030.
Radioradio.it
- Francesco Amodeo – (24 Gennaio 2023) – ci dice:
Davos
2023, che si è appena conclusa, segna il passaggio ad una nuova fase
dell’Agenda 2030.
È
fondamentale quindi provare in modo semplice ad evidenziarne tutti i passaggi
presenti e passati, in modo da permettere agli italiani di decodificare le
scelte future che andranno proprio nella direzione auspicata al “World Economic
Forum”, come preconizzato dai padri fondatori del neoliberismo.
Per
bypassare i processi democratici senza suscitare mobilitazioni popolari,
bisogna sempre fare appello, al momento opportuno alla “shock doctrine”, la
dottrina dello shock che prevede di indurre quindi di creare artificialmente o
di approfittare, se qualcosa accade naturalmente, di uno stato di shock del
paese per rendere il popolo accondiscendente a misure che in una condizione di
normalità non avrebbe accettato mai perché palesemente contrarie ai loro stessi
interessi.
Lo choc, però, per essere efficace, deve
essere sempre attinente al modello che si intende stravolgere.
Facciamo qualche esempio pratico.
Il
primo modello che i seguaci di Davos intendevano cambiare in Italia è stato il
modello economico.
Come
farlo?
Si crea un virus sui mercati artificialmente,
in questo caso il famoso spread, e si lascia che questo infetti l’economia del
Paese.
I media cominciano a porre enfasi
sull’emergenza esortando a fare presto lo ricorderete tutti perché il Paese è
finito nella terapia intensiva dei mercati.
La
politica a quel punto abdica al suo ruolo e gli italiani sono chiamati ad
accettare passivamente un cambio di governo.
Ed ecco che arriva un uomo allevato da anni
nelle organizzazioni globaliste che fanno capo proprio al “World Economic Forum”,
che di fatto va a commissariare il paese.
Ebbene,
quell’uomo nel giro di pochi mesi firma il MES, il Fiscal Compact e introduce
in Costituzione il pareggio di bilancio.
Poi va via.
Di fatto, dopo aver stravolto in maniera
irreversibile il modello economico del Paese.
Scompare
infatti la spesa pubblica in capo allo Stato ed i cittadini sono chiamati a
pareggiare di tasca propria ogni singola voce di spesa.
Così
il potere decisionale in campo economico dal popolo che lo esercita attraverso
i governi nazionali, viene trasferito sempre di più in mano alle organizzazioni
sovranazionali dell’Unione europea.
Quindi
il risultato della crisi economica è più Europa.
Nasce
poi, sempre in seno al “World Economic Forum”, l’esigenza di cambiare il
modello sociale.
Si
approfitta allora della pandemia o la si induce? Questo non lo sappiamo.
Per
spostare l’attenzione e soprattutto la paura dei cittadini verso un virus che
questa volta infetta la popolazione.
E
sulla base di quella emergenza e facendo leva su quello shock, viene imposto un
nuovo cambio di governo.
Ed
ecco che arriva ai vertici un altro uomo, da sempre allevato nelle
organizzazioni globaliste che fanno capo agli uomini del “World Economic Forum”.
La lotta alla pandemia impone così misure di
controllo della popolazione e rende inevitabile la riforma del “Regolamento
sanitario internazionale”, che di fatto sposta il potere dagli Stati alla”
OMS”, a cui vengono affidati poteri vincolanti per gli Stati e quindi per i
popoli.
Il risultato della pandemia è più “OMS”.
(La OMS è finanziata da Bill Gates e dalla cricca
delle multinazionali farmaceutiche! Ndr.)
L’agenda
però prosegue, quindi si approfitta o s’induce una guerra ed i popoli vengono
spinti ad accettare il ritorno ad un mondo unipolare, perché le altre potenze
sono governate da pazzi che vanno messi alla berlina.
A quel punto gli Stati, data l’emergenza,
aumentano gli stanziamenti in spese militari e si fanno dettare l’agenda dai
vertici dell’Alleanza Atlantica, guidata ovviamente dagli apparati Stato.
Il risultato della guerra è più Nato.
Quindi
per concludere come avete visto abbiamo avuto tre crisi diverse, tre diversi
ambiti, ma tre risultati uguali.
Più
Europa, più OMS e più Nato.
Il che
si traduce in più potere ai membri del “World Economic Forum”.
The
Dispatch: 5 punti chiave
da
Davos 2023.
Impact–
economist–com.traslate.goog – Redazione – (30 GENNAIO 2023) – ci dice:
La
sostenibilità rimane in cima all'agenda di Davos 2023 nonostante le crisi
geopolitiche.
Sinossi.
Un
nuovo sistema per l'energia, il clima e la natura può aiutare ad affrontare la
crisi energetica e alimentare.
Un
nuovo sistema per gli investimenti, il commercio e le infrastrutture può
supportare le infrastrutture climatiche.
Le
tecnologie di frontiera sono vitali per l'innovazione e la resilienza del
settore privato.
La
transizione verde richiede un nuovo sistema di lavoro, competenze e assistenza.
In un
mondo frammentato è necessario un approccio più coordinato all'energia.
Il 53°
incontro annuale del “World Economic Forum” (WEF) a Davos, in Svizzera, ha
avuto luogo mentre molteplici crisi continuavano a scuotere le economie e la
geopolitica.
La guerra in Ucraina e l'inflazione dilagante
hanno sostituito il cauto ottimismo post-covid con previsioni di recessione.
Tuttavia,
le emergenze climatiche e naturali sono rimaste in cima all'ordine del giorno
poiché i leader si sono resi conto che entrambi aggraveranno in modo
significativo altri rischi.
Gli
attivisti per il clima, tra cui Greta Thunberg, hanno organizzato una protesta
per chiedere l’interruzione delle nuove estrazioni di petrolio, gas e carbone,
e il segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres ha criticato i
modelli di business delle aziende di combustibili fossili come “incoerenti con
la sopravvivenza umana”.
(Le multinazionali dei Proni del Mondo
finanziano le Nazioni Unite!Ndr.)
Il
programma di quest'anno è stato suddiviso in temi, ciascuno con implicazioni
per l'agenda della sostenibilità:
1)
Affrontare la crisi energetica e alimentare attraverso un nuovo sistema per
l'energia, il clima e la natura.
I
progressi complessivi nell'installazione di tecnologie pulite sono stati
notevoli, secondo Fatih Birol, direttore esecutivo dell' “Agenzia
internazionale per l'energia”.
Nel
2022 l'energia rinnovabile è cresciuta del 25% rispetto all'anno precedente,
mentre i veicoli elettrici costituivano il 13% di tutte le auto nuove, rispetto
all'1% del 2019.
Anche
Jozef Sikela, ministro dell'industria e del commercio della Repubblica ceca, è
stato ottimista sul fatto che l'Europa si sia unita in risposta alla minaccia
alle forniture energetiche causata dalla guerra in Ucraina.
"Tutti
hanno capito che la dipendenza dai combustibili fossili russi sarebbe stata
ridotta accelerando le risorse rinnovabili e che dovevamo agire in
fretta", ha affermato.
Separatamente,
diversi oratori hanno convenuto che il cibo era troppo in basso nell'agenda
politica.
“Ramon Laguarta”, presidente e amministratore
delegato di PepsiCo, ha sottolineato che l'agricoltura emette quantità
significative di gas serra e utilizza quasi l'80% dell'acqua dolce.
“Gli interventi sul sistema alimentare possono
avere un impatto enorme su altre cose.
I
sistemi alimentari dovrebbero essere la massima priorità in tutti i paesi, con
gli agricoltori al centro”.
L'attore
e attivista” Idris Elba” è d'accordo, affermando che i governi dovrebbero avere
ministri del sistema alimentare piuttosto che ministri dell'agricoltura.
2) Un
nuovo sistema per gli investimenti, il commercio e le infrastrutture può
supportare le infrastrutture climatiche.
A
Davos è stata lanciata la “Coalition of Trade Ministers on Climate”, un forum
globale per identificare come la politica commerciale può affrontare il
cambiamento climatico e promuovere lo sviluppo sostenibile, in particolare nei
paesi in via di sviluppo.
Guidata
da Ecuador, Nuova Zelanda, UE e Kenya, la coalizione è sostenuta da oltre 50
ministri di 27 governi.
Parlando
all'evento di lancio, Julio José Prado, ministro della produzione, del
commercio estero, degli investimenti e della pesca per l'Ecuador, ha affermato
che i paesi dell'America Latina sono tra i più ricchi di biodiversità al mondo,
ma che le loro economie dipendono fortemente dalle esportazioni di prodotti
agricoli.
"Per
essere concorrenti in futuro, dobbiamo farlo in modo sostenibile, quindi per le
nostre economie non c'è compromesso tra commercio e conservazione:
è una questione di sopravvivenza", ha
affermato.
“Rachel
Kyte”, preside della “Fletcher School of Law and Diplomacy della Tufts
University”, ha affermato che non sarebbe possibile proteggere la biodiversità,
sviluppare tecnologie energetiche in una parte del mondo e dispiegarle in
un'altra e raggiungere obiettivi globali su clima e natura se il commercio e la
finanza non funzionassero insieme.
"Abbiamo
bisogno di un cambiamento nel modo in cui la finanza scorre e nel valore della
finanza".
3)
Sfruttare le tecnologie di frontiera per l'innovazione e la resilienza del
settore privato.
Nei
prossimi cinque anni sarà raggiunta più della metà dei punti critici per le
tecnologie verdi cruciali, rendendole competitive nei mercati chiave.
Questa
è stata la conclusione di un importante rapporto lanciato a Davos.
Sostiene che gli investimenti e l'innovazione
nella tecnologia verde, potenziati dall'intelligenza artificiale (AI), stanno
stimolando la più grande opportunità di investimento dai tempi della
rivoluzione industriale.
Tuttavia,
secondo il rapporto, i governi devono sviluppare una strategia su obiettivi,
finanza e commercio per rafforzare la fiducia negli investimenti.
. La riforma delle istituzioni
finanziarie multilaterali sarebbe la chiave per guidare il flusso di
investimenti pubblici e privati nei mercati emergenti, aggiunge
Questi
pensieri sono stati ripresi dall'ex vicepresidente degli Stati Uniti “Al Gore”,
che ora è presidente di “Generation Investment Management”.
"La rivoluzione della sostenibilità ha
la portata della rivoluzione industriale unita al ritmo della rivoluzione
digitale".
Ha
citato l'esperienza di “Northern Telecom” nell'eliminare gradualmente i gas che
riducono lo strato di ozono dai suoi prodotti per la pulizia dopo che
l'amministratore delegato dell'azienda si è impegnato a farlo, nonostante il
suo staff avesse inizialmente affermato che non sarebbe stato possibile.
"Se prendiamo veramente un impegno, le
cose si muovono con noi."
Gore
concorda sulla necessità di riformare le banche multilaterali di sviluppo.
Le
aziende nei paesi in via di sviluppo hanno dovuto pagare tassi di interesse per
la tecnologia pulita che erano sette volte superiori a quelli pagati da quelli
in Europa o Nord America, ha affermato.
"Se disponiamo di un sistema globale per
l'allocazione del capitale che priva la stragrande maggioranza delle persone
nei paesi in via di sviluppo di un accesso significativo, allora non abbiamo
credibilità".
4) Un
nuovo sistema per il lavoro, le competenze e la cura.
Davos
ha assistito a un appello del WEF rivolto alle imprese e ai governi affinché
investano in posti di lavoro nel settore dell'istruzione, dell'assistenza e
della sanità per affrontare la disuguaglianza sociale e lavori verdi per
consentire la transizione.
Un
rapporto sulla questione prevede che i lavori verdi debbano crescere del 66%
entro il 2030 in una serie di settori, tra cui agricoltura, silvicoltura,
protezione ambientale, estrazione mineraria e rifiuti.
I
lavori sociali devono essere incrementati del 37% entro il 2030.
In una
tavola rotonda, “Padi Padmanathan”, vicepresidente e amministratore delegato
della società “ACWA POWER”, ha affermato che la necessità di competenze verdi è
stata ampiamente sottovalutata, poiché includeva solo posti di lavoro in
determinati settori, come l'energia rinnovabile.
“Ms
Kyte” ha aggiunto:
“Il
dibattito pubblico è davvero incentrato sulla riqualificazione dei dipendenti
esistenti in posti di lavoro che non esisteranno più.
Il concetto di posti di lavoro più ecologici
in ogni parte dell'economia non è ancora ben compreso".
5) In
un mondo frammentato è necessario un approccio più coordinato all'energia.
Sebbene
molti paesi abbiano lavorato insieme per migliorare la sicurezza energetica
regionale e nazionale di fronte alla guerra in Ucraina, l'accordo non è stato
completo.
Ad
esempio, l'“Inflation Reduction Act” (IRA) degli Stati Uniti è stato criticato
da alcuni, in particolare in Europa, per aver incentivato il protezionismo.
Ma
questa è un'interpretazione imprecisa degli obiettivi dell'IRA, secondo il
senatore del Delaware” Christopher Coons.
"Gran
parte degli investimenti in nuove tecnologie di energia pulita possono portare
benefici a tutto il mondo, ad esempio la gestione del metano, la cattura e il
sequestro del carbonio e piccoli reattori modulari", ha affermato.
Tuttavia,
altri hanno parlato del continuo bisogno di combustibili fossili.
“Mohammed
Bin Abdulrahman Al Thani”, vice primo ministro e ministro degli affari esteri del
Qatar, ha
affermato che il gas sarà importante per gli anni a venire e che la politica
climatica ha portato a una mancanza di investimenti nei combustibili fossili
che a sua volta ha causato la povertà energetica, ora accelerato dall'invasione russa
dell'Ucraina.
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