IL FUTURO DELL’UMANITA’ È GIA’ DOMANI.

 

IL FUTURO DELL’UMANITA’ È GIA’ DOMANI.

 

 

IL PIANO SEGRETO PER IL FUTURO

DELL'UMANITÀ MESSO A NUDO

Stateofthenation.co – Redazione - Susan Bradford – (26-3-2023) – ci dice:

 

Il solito cast di personaggi che tentano di divorare il settore immobiliare, guidano l'agenda del “World Economic Forum” di Klaus Schwab.

Marco Cubano. George Soros. Jared Kushner.

I loro nomi e la loro presenza sulla scena mondiale sono onnipresenti.

Lungi dall'essere scaltri dirigenti d'azienda e "imprenditori", questi uomini fanno parte di un piccolo gruppo di individui che guidano un'agenda lanciata dopo la seconda guerra mondiale e promossa dal “World Economic Forum.”

Le loro tattiche riflettono le strategie logore e fin troppo prevedibili dei Rothschild.

La ricchezza, l'influenza e il potere di questi uomini riflettono il loro status di portatori d'acqua di un programma nefasto contro il popolo.

L'agenda è “Silent Weapons for Quiet Wars” (SWQW), che è stata concepita dal principe Filippo e dai Rothschild e messa in moto con l'incoronazione della regina Elisabetta II nel 1953.

 In fondo, “SWQW” cerca di consolidare la ricchezza e il potere globale sotto il Vaticano, che contrae e coordina contratti governativi e partenariati pubblico-privato in tutto il mondo.

Il Vaticano si è falsamente affermato come potere temporale di Dio sulla Terra attraverso un'interpretazione materialistica della Bibbia – quella di un'unificazione fisica del mondo sotto la Santa Sede – in diretta violazione della prescrizione di Gesù per un'unità spirituale sotto il Creatore.

 Ciò che i fedeli hanno stabilito, inclusi, ad esempio, la common law – o i propri "diritti dati da Dio", il Vaticano e i Rothschild hanno cercato di toglierlo.

Dalle guerre napoleoniche il Vaticano è stato reso finanziariamente dipendente dai banchieri Rothschild e quindi controllato dai Rothschild.

Ispirati dall'”Illuminismo Razionale”, che era senza Dio e di origini cinesi, i Rothschild cercarono di massimizzare l'efficienza ed eliminare gli sprechi in tutte le questioni godendo di un'opulenza sfrenata per sé stessi.

Attraverso la tecnologia, l'élite autoproclamata, che si è fatta strada al potere attraverso genocidio, rivoluzione, artificio, omicidi, consanguineità, frode e tradimento di ogni descrizione immaginabile, ha stabilito la contabilità di un banchiere di ogni bene sulla Terra - comprese le sue "risorse umane".

Nella loro visione oscura, ogni individuo sarebbe stato registrato alla nascita su un libro mastro e tracciato, e tracciato dalla culla alla tomba, proprio come gli ebrei erano nei campi di concentramento nazisti.

 Con l'efficienza dei banchieri, le aziende e i governi avrebbero il compito di ridurre i costi e centralizzare il controllo globale di benefici, salari, alloggi, spese per la produzione alimentare, servizi pubblici, istruzione e ogni altra spesa immaginabile.

I benefici per le persone sarebbero stati rimossi dai registri aziendali e trasferiti al governo.

 Col tempo, il governo ridurrebbe questi benefici, con le persone a carico gradualmente indebolite – e quelli, incapaci di contribuire in modo commisurato o inferiore alla spesa pubblica per la loro cura, verrebbero eliminati.

Alla fine gli urbanisti, i manager e le forze dell'ordine sarebbero stati sostituiti con l'automazione che gestirebbe le popolazioni attraverso l'intelligenza artificiale.

La ricchezza e la proprietà immobiliare del popolo sarebbero assorbite attraverso la tassazione, se non il furto e la frode.

Le persone sarebbero state chiuse in città di 15 milioni di abitanti dove avrebbero vissuto in modesti appartamenti delle dimensioni di una bara, come animali in gabbia, il cui segno vitale, movimento, pensiero e azione era monitorato da un "Dio" “AI” e assegnato un valore che poteva essere giudicato per determinare il valore di quella persona per il sistema che si autoalimenta.

Una volta che i governi sono stati sufficientemente controllati, hanno capitalizzato le attività delle élite, protetto i loro mercati e ridistribuito la ricchezza nazionale, la terra e le risorse naturali saranno assegnati alle élite aziendali per uso privato e profitto.

La tecnologia condivisa liberamente in tutto il mondo nell'interesse dello "sviluppo sostenibile", ha permesso alle società, che erano controllate dai Rothschild attraverso consigli di amministrazione interconnessi, di guardarsi intorno per individuare  la manodopera più economica, assicurando che i paesi a cui dovevano la loro ricchezza e la posizione dominante sul mercato fossero traditi nell'interesse dei profitti e del potere  tramite  un corrotto selezionamento di  alcuni.

Man mano che le persone perdevano posti di lavoro a causa dell'outsourcing e della manodopera a basso costo, sarebbero collocate su un reddito garantito – che potrebbe essere ritirato a discrezione dell“'IA”, sulla base di parametri pre-programmati o prestabiliti che non potrebbero essere attraenti per l'uomo comune.

Le decisioni giudiziarie non sarebbero state rese da un giudice imparziale – o addirittura corrotto, ma dall'”IA”, che è stata programmata per rafforzare la struttura di potere del Vaticano e degli eredi Rothschild. 

Le persone sarebbero tenute distratte e intrattenute attraverso "realtà aumentate" dalla “AI”, sempre rigorosamente limitate nelle loro scelte, potere e capacità di intraprendere azioni indipendenti.

Attraverso il furto, l'inganno e l’autorità della legge diretta dalla “AI”, le élite auto-nominate avrebbero gradualmente racchiuso la ricchezza e il potere del mondo nelle proprie mani.

Coloro che servivano fedelmente l'agenda potevano trovarsi riccamente ricompensati – fino a quando non sopravvivevano alla loro utilità, a quel punto sarebbero stati brutalmente messi da parte ed eliminati.

I fedeli portatori d'acqua potevano mantenere e acquisire ricchezza finché servivano la tecnocrazia, ma quella ricchezza poteva essere confiscata in qualsiasi momento dalle élite – attraverso procedimenti penali, indagini della SEC o incursioni aziendali se i loro interessi deviavano da quelli prescritti dall'élite ombra (Deep State).

Uno dei principali vantaggi del controllo di tutte le variabili della società è che le élite potrebbero determinare i risultati, cioè quali individui e quali società hanno avuto successo e quali hanno fallito, come dimostrato dai “blocchi” del coronavirus, che hanno permesso ad aziende come Amazon e Google di prosperare e consolidare la quota di mercato mentre le piccole imprese sono state chiuse del tutto.

Mentre le persone venivano costrette a lasciare le fattorie per far posto all'agricoltura controllata dalle corporazioni che aspirava a razionare e controllare l'approvvigionamento alimentare massimizzando l'efficienza e i profitti, queste persone si sarebbero trovate trasferite in città dove i posti di lavoro erano scarsi, creando, alla fine, potenzialmente miliardi di persone devastate rinchiuse in tirannici gulag tecnologici – tutto fatto  in modo che i monopolisti potessero andare in pensione, pur sempre  controllando tutte le risorse del mondo e vivendo come” dei sulla Terra” mentre si presiede alla creazione di “Dio come Re”.

Così l’Élite rispondeva solo a sé stessa.

 

Tra i driver di questa agenda c'erano Mark Cuban, George Soros e Jared Kushner, che hanno collaborato (ancora una volta) in un accordo, questa volta in una start-up immobiliare tecnologica chiamata “Cadre”, come riportato dalla CNN nel 2020.

"Cadre (utilizza) l'apprendimento automatico e l'analisi predittiva per valutare gli immobili, (mentre) lancia una nuova strategia di investimento progettata per capitalizzare le opportunità create dalla pandemia nel mercato immobiliare", ha riferito la CNN.

Quando non si vuole dare priorità agli interessi della Cina comunista rispetto a quelli degli Stati Uniti, infatti “Cuban” ha distribuito film diretti da “Alex Gibney”, che ha collaborato con “Jemima Khan”, la figlia di “Sir James Goldsmith”, la cui famiglia si è unita con i Rothschild e ha collaborato con loro negli affari.

 

Cuban” ha trovato il successo negli affari attraverso “Ross Perot”, il primo miliardario tecnologico della nazione che ha lanciato l'agenda tecnocratica SWQW negli Stati Uniti per conto dei Rothschild.

La società cubana, “Microsolutions”, contava “Perot Systems” come il suo cliente più grande e più importante.

 

Tra i membri del “Quantum Fund di Soros” ci sono “Richard Katz”, ex capo di Rothschild Italia e funzionario di “NM Rothschild & Sons”;

e un “Nils Taube”, che ha acquisito la partnership in una società di proprietà di un erede di Jacob Rothschild, il patriarca Rothschild.

“Kushner” aveva collaborato con “Invesco” guidata da “Wilbur Ross” in affari immobiliari.

“Ross” è il principale consulente fallimentare del suocero di “Kushner”, “Donald Trump”, e dei “Rothschild”.

Come Senior Advisor del presidente Trump, “Kushner” ha esplorato lo sviluppo di una valuta digitale con il segretario al Tesoro Steven Mnuchin in collaborazione con tecnocrati sostenuti dai Rothschild come Peter Thiel di Palantir.

La scandalosa carriera del super lobbista repubblicano “Jack Abramoff”, che "ha comprato il Congresso", scatenando la più vasta indagine federale sulla corruzione della nazione, si è sovrapposta a tutti questi personaggi dato che era tra gli agenti Rothschild più influenti della nazione.

 Come è stato rivelato, “Abramoff” era vicino a due gradi di separazione da “Jacob Rothschild”, spiegando così il caos che ha scatenato all'interno del governo federale.

Seguendo i fili della scandalosa carriera di “Abramoff”, l'agenda Rothschild e i suoi attori diventano molto chiari.

Con questa chiarezza e comprensione, l'ordine del giorno può essere indirizzato a fin di bene per i Rothschild.

(susanbradford.org)

(Susan Bradford è l'autrice di Jack Abramoff, Rothschild Zionist: The Conspiracy Against America's Most Infamous Lobbyist and His ConspiracyAgainst the United States on Behalf of Interests as Told by the World's Leading Abramoff Expert.)

 

 

 

 

 

 

Il Portafoglio Digitale adottato

Senza Dibattito al Parlamento Europeo.

Conoscenzealconfine.it – (31 Marzo 2023) - Maurizio Blondet – ci dice:

 

Il portafoglio di identità digitale europeo ha superato senza difficoltà la fase di validazione da parte del Parlamento europeo ed è rinviato senza discussione al negoziato tra Commissione europea e Consiglio europeo.

Con 418 voti contro 103, i deputati approvano il portafoglio europeo di identità digitali senza cercare di discuterne o modificare nulla.

 Sono passati diversi mesi da quando l’unica commissione parlamentare competente per l’industria, la ricerca e l’energia, la “Commissione ITRE”, ha assunto i poteri per modificare il testo sull’identità digitale europea.

All’inizio di marzo, la commissione “ITRE” aveva votato a favore di un mandato che le consentisse di passare questa legge alla fase successiva dei negoziati tra la Commissione e il Consiglio europeo.

Pertanto, il testo non sarà presentato all’assemblea plenaria e il suo contenuto non sarà soggetto a modifiche.

L’eurodeputata del gruppo “Identità e Democrazia”, “Virginie Joron”, deplora “una procedura antidemocratica” a fronte di un regolamento che suscita “sincera preoccupazione” e apre la strada alla “sorveglianza generalizzata” dell’uso dei dati personali.

 La scorsa settimana “Virginie Joron “aveva firmato un appello lanciato dal deputato conservatore olandese “Rob Roos” affinché il testo fosse discusso in assemblea plenaria. Senza successo…

Questa euro-deputata ha detto l’estate scorsa:

 “Con il pretesto della lotta alla pandemia, veniamo gradualmente inseriti in un sistema di controllo, tracciamento, confini interni e persino esclusione, che è contrario al sacrosanto principio di Bruxelles della libertà di movimento. Ricordiamo che la libertà di circolazione e di soggiorno delle persone nell’Unione è stata stabilita dall’articolo 48 del Trattato di Roma nel 1957.

Da 70 anni è un caposaldo della cittadinanza dell’Unione.

Abbiamo scoperto, con il “Vaccination Pass” e il suo “QR code” legato al fondo di previdenza sociale, che le autorità potevano vietarci ristoranti, discoteche, cinema, palazzetti dello sport.

 Peggio: a medici, infermieri e vigili del fuoco è stato vietato di esercitare la loro professione.

 Professionisti di pubblica utilità.

Questa deriva autoritaria è stata inaspettata ed eccessiva vista l’evoluzione della pandemia.

Il suo unico scopo era/è esclusivamente la vaccinazione di massa?

Sicuramente Machiavelli avrebbe incorporato questa esperienza nei suoi scritti se fosse vissuto nel nostro tempo.

Questo è il motivo per cui alcuni mettono in dubbio la portata di questa deriva nella condotta statale.

Stiamo assistendo a un test a grandezza naturale per testare la nostra capacità di sottometterci ad un sistema di controllo sotto la copertura di un’emergenza pandemica?

A Bruxelles, questa esperienza è vista come un cavallo di troia per farci accettare questo portafoglio europeo di identità digitale.

Scomparsa temporaneamente la pandemia, si voterà la proroga del Certificato Covid europeo fino a giugno 2023 con il pretesto di una nuova pandemia o di nuove varianti.

La scorsa settimana si è svolta la votazione in commissione “LIBE “(libertà civili) al Parlamento europeo. La votazione finale avrà luogo a giugno e ovviamente io voterò contro.

Di recente ho visitato, insieme ad altri deputati europei, professionisti del settore della tecnologia biometrica.

Il progresso di queste tecnologie è davvero impressionante. Tutto è pronto, come il “QR associato alla foto e al vaccino”.

Non resta che scegliere il mezzo: impianto di chip sottocutaneo o applicazione per smartphone?

Abbiamo avuto grandi dimostrazioni di riconoscimento facciale e riconoscimento vocale e questi esperti volevano essere rassicuranti.

Ma chi gestirà i nostri dati?

Microsoft? Chi deciderà su queste esclusioni? Mc Kinsey?

Ancora oggi, nonostante la necessità di sovranità digitale, nessuna azienda europea ottiene i favori della Commissione negli appalti pubblici.

Al contrario, per vent’anni la Commissione ha deciso, per tre volte, di autorizzare il trasferimento di dati dagli europei agli Stati Uniti, contrariamente alla giurisprudenza della Corte di giustizia“.

Sempre che ci riescano a portare a termine i loro obiettivi… visto che nel frattempo gli stanno fallendo banche come la “SVB” che finanziava proprio questo tipo di progetti e che l’assetto geopolitico mondiale sta cambiando completamente…

Niente paura dunque… ma tapparsi occhi e orecchi non giova alla causa del bene, anzi proprio a quell’altra!

 La conoscenza e la conseguente capacità di superare ostacoli e trovare soluzioni alternative sono ciò che dovrebbe distinguere chi si definisce “risvegliato”.

Chi non vuole sapere… “perché sennò mi si abbassano le vibrazioni…” dimostra solo tanta paura dietro la maschera posticcia del forte guerriero spirituale.

 (nota di conoscenzealconfine.it)

(Maurizio Blondet) – (wikistrike.com/2023/03/le-portefeuille-numerique-adopte-sans-debat-au-parlement-europeen.html) – (maurizioblondet.it)

 

 

 

“Intervista” a “ChatGpt”: come sarà

 il mondo nel 2050? Quale scenario

è più probabile?

Futuranetwork.eu - Maddalena Binda -  Pietro Speroni di Fenizio – (24 gennaio 2023) – ci dicono:

 

L’intelligenza artificiale sviluppata da” OpenAi” ha risposto alle domande di! Futuranetwork “avvertendo sul rischio di un lento degrado dell’umanità.

Ma anche sulla minaccia che la stessa evoluzione dell’”Ai” potrebbe porre.

“Qual è lo scenario più probabile per l’umanità nel 2050?”.

Con questa domanda è iniziata l’“intervista” a “ChatGpt”, un modello di linguaggio di intelligenza artificiale, condotta con la collaborazione di Pietro Speroni di Fenizio, docente di big data” all’Università Lumsa di Roma, sul “futuro del Pianeta e dell’essere umano”.

ChatGpt,” acronimo di Chat generative pre-trained transformer, è stata sviluppata da OpenAi, un’organizzazione no profit di ricerca sull’intelligenza artificiale, e presentata a fine novembre del 2022.

Basandosi su articoli di giornale, libri e testi di canzoni, ChatGpt è in grado di conversare in modo coerente e articolato.

Con un limite: gli input si sono fermati al 2021, quindi “Chat Gpt” ignora, per esempio, l’attacco russo all’Ucraina e le sue conseguenze geopolitiche.

Interrogata sui possibili scenari per l’umanità nel 2050, ChatGpt ha descritto un futuro sostenibile e uno di lento declino, caratterizzato dalle conseguenze dei cambiamenti climatici e dall’aumento delle disuguaglianze.

Tra gli scenari più pessimistici “ChatGpt” ha citato la possibilità che l’intelligenza artificiale superi le capacità dell’essere umano.

Alla richiesta di approfondire questo scenario ChatGpt ha esposto le maggiori preoccupazioni legate all’intelligenza artificiale, come la mancanza di trasparenza e di governance e i rischi per l’occupazione.

Non sono mancate note positive: ChatGpt ha concluso le proprie risposte ricordando che il futuro “non è già stato stabilito e che abbiamo ancora tempo” per assicurare un futuro sostenibile per l’umanità.

Quella che segue è la traduzione integrale della conversazione con “ChatGpt” svoltasi in lingua inglese.

Qual è lo scenario futuro più probabile per l’umanità nel 2050?

 

È difficile prevedere esattamente cosa riserverà il futuro per l’umanità nel 2050 poiché molti fattori possono influenzare il corso degli eventi.

Tuttavia, alcuni scenari potenziali includono il continuo progresso tecnologico e in ambiti come l’intelligenza artificiale e l’energia rinnovabile, l’ulteriore globalizzazione e integrazione dell’economia globale e le attuali sfide legate, ad esempio, al cambiamento climatico e alla disparità di reddito.

Inoltre, potrebbero esserci eventi o sviluppi imprevisti che cambieranno il futuro in modi inaspettati.

Sulla base di quanto mi hai detto, scrivi un articolo di 350 parole e con un titolo descrivendo: un futuro sostenibile; un futuro di lento degrado; cinque scenari pessimistici causati da altrettanti motivi diversi?

Titolo: Il futuro dell'umanità: progresso sostenibile o lento degrado?

Mentre andiamo verso il futuro, le scelte che facciamo oggi avranno un impatto significativo sul mondo in cui vivremo domani.

 Sebbene ci siano molti scenari potenziali per il futuro dell'umanità, due dei più probabili sono un futuro sostenibile, caratterizzato da progresso continuo e prosperità, e un futuro di lento degrado, segnato da stagnazione e declino.

Un futuro sostenibile è quello in cui continuiamo a fare progressi in aree come l'energia rinnovabile, l'agricoltura e il trasporto sostenibile.

In questo scenario, avremo affrontato con successo le sfide del cambiamento climatico e avremo costruito comunità resilienti e sostenibili in grado di adattarsi a condizioni variabili.

Questo futuro sarà caratterizzato da una forte economia globale, con continui investimenti in nuove tecnologie e industrie.

Inoltre, questo futuro vedrà l'ascesa delle smart city e il crescente utilizzo delle tecnologie digitali per migliorare la qualità della vita delle persone in tutto il mondo.

D'altra parte, un futuro di lento degrado è quello in cui non riusciamo ad affrontare le sfide del cambiamento climatico e del degrado ambientale.

In questo scenario, le risorse mondiali continueranno ad esaurirsi e l'economia globale ristagnerà.

Questo futuro sarà caratterizzato da crescenti disuguaglianze, instabilità politica e disordini sociali. Inoltre, il futuro di lento degrado sarà segnato da un crescente senso di disperazione poiché le persone perderanno fiducia nella capacità dei governi e delle istituzioni di risolvere i problemi del mondo.

Questi sono i due scenari più probabili per il futuro dell'umanità, ma ci sono anche molte altre possibilità, alcune più pessimistiche di altre.

 Per esempio:

apocalisse climatica: l'incapacità di affrontare il cambiamento climatico porterà a disastri naturali devastanti, all’innalzamento del livello del mare e a spostamenti di massa;

guerra nucleare: le tensioni tra le nazioni si intensificheranno e causeranno una guerra nucleare devastante che distruggerà gran parte delle infrastrutture mondiali e ucciderà milioni di persone;

Intelligenza artificiale: l'Intelligenza artificiale diventerà abbastanza avanzata da superare l'intelligenza umana e prendere decisioni dannose per l'umanità;

crollo economico: l'instabilità economica e la disuguaglianza provocheranno povertà diffusa e disordini sociali, con conseguente collasso dell’economia globale;

pandemie: l'emergere di nuove malattie altamente contagiose comporterà malattie diffuse e morte, oltre a sconvolgimenti economici e sociali.

Il futuro è incerto e le scelte di oggi avranno un impatto significativo sul mondo in cui vivremo domani.

 È fondamentale agire ora per garantire un futuro sostenibile che possa beneficiare tutta l'umanità.

Secondo te quale di questi scenari che hai descritto è più probabile?

In qualità di modello di linguaggio di “Ai” non ho opinioni o sentimenti personali, ma posso fornirti lo scenario più probabile basato sulle tendenze attuali e sulle previsioni degli esperti.

 

Sulla base delle tendenze attuali e delle previsioni degli esperti, lo scenario più probabile per il futuro dell'umanità è un futuro di lento declino.

Il cambiamento climatico, il degrado ambientale e l'esaurimento delle risorse sono sfide importanti che attualmente non sono affrontate in modo adeguato e potrebbero portare a un futuro segnato da stagnazione e declino.

 Inoltre, anche la disuguaglianza, l'instabilità politica e i disordini sociali contribuiscono a questo scenario.

Tuttavia, è importante notare che questo non è già stato stabilito e che abbiamo ancora tempo per intraprendere azioni per mitigare questi problemi e garantire un futuro più sostenibile.

Puoi descrivere più dettagliatamente e in 400 parole lo scenario che hai appena citato?

Lo scenario di un futuro di lento degrado è quello in cui l'umanità non riesce ad affrontare le principali sfide del nostro tempo, come il cambiamento climatico, il degrado ambientale e l'esaurimento delle risorse.

Ciò si traduce in un futuro segnato dalla stagnazione e dal declino, in cui l'economia globale è ferma e aumentano le disuguaglianze, l'instabilità politica e i disordini sociali.

Il cambiamento climatico è una delle sfide più urgenti che l'umanità deve affrontare oggi.

L’utilizzo dei combustibili fossili, la deforestazione e le altre attività umane rilasciano grandi quantità di gas serra nell'atmosfera, provocando un aumento della temperatura globale.

Ciò causa eventi meteorologici più estremi, l’innalzamento del livello del mare e la perdita di biodiversità.

 Se continuiamo su questa traiettoria, le conseguenze potrebbero essere devastanti per la civiltà umana e per la natura.

Il degrado ambientale è un'altra grande criticità per l'umanità. La deforestazione, l'inquinamento, la pesca eccessiva e altre attività umane stanno causando danni all’ambiente.

 Questi danni possono avere gravi conseguenze per la salute e il benessere umano.

 Ad esempio, la deforestazione può portare a un aumento dell'erosione, delle frane e delle inondazioni, minacciando le comunità che vivono vicino alle foreste.

L'inquinamento può portare a problemi respiratori e ad altri problemi di salute.

L'esaurimento delle risorse è un'altra grande sfida che l'umanità sta affrontando.

La popolazione mondiale sta crescendo, così come la domanda di risorse.

Il rapido esaurimento di risorse come acqua, petrolio e minerali sta diventando una seria preoccupazione e potrebbe causare instabilità economica, sociale e politica.

Queste sfide sono interconnesse e, se non affrontate adeguatamente, potrebbero portare a un futuro di lento degrado.

 La crescita economica si bloccherebbe e le disuguaglianze aumenterebbero, provocando disordini sociali e politici.

La gente perderebbe fiducia nella capacità dei governi e delle istituzioni di risolvere i problemi del mondo e potrebbe instaurare un crescente senso di disperazione.

In questo scenario, la popolazione mondiale continuerà a crescere e la domanda di risorse ad aumentare.

Tuttavia, le risorse si esauriranno e l'economia ristagnerà.

Ciò potrebbe causare povertà diffusa e disordini sociali. Le persone potrebbero essere sfollate a causa di disastri ambientali e instabilità politica.

È importante notare che questo scenario non è già deciso.

Abbiamo ancora tempo per intraprendere azioni per mitigare questi problemi e garantire un futuro più sostenibile.

Ciò richiede un'azione forte e decisa da parte di governi, imprese e individui. Dobbiamo investire nelle energie rinnovabili, nell’agricoltura e nei trasporti sostenibili.

Dobbiamo lavorare insieme per affrontare il cambiamento climatico e il degrado ambientale e per garantire che le risorse mondiali siano utilizzate in modo sostenibile.

Agendo ora possiamo creare un futuro sostenibile che beneficerà tutta l'umanità.

Tra gli scenari pessimistici che hai descritto mi ha colpito maggiormente quello relativo all’intelligenza artificiale.

Potresti descriverlo più dettagliatamente in 400 parole?

 

Lo scenario in cui l'intelligenza artificiale (Ai) diventi abbastanza avanzata da superare l'intelligenza umana e prendere decisioni dannose per l'umanità è stato ampiamente discusso negli ultimi anni.

Lo sviluppo dell’intelligenza artificiale può rivoluzionare molti settori e migliorare la qualità di vita delle persone in tutto il mondo.

Tuttavia, pone anche rischi significativi se non adeguatamente gestiti e regolamentati.

Una delle maggiori preoccupazioni è che l’Ai potrebbe diventare così avanzata da superare l'intelligenza umana: si parla di super intelligenza.

 Questo potrebbe accadere se l'Ai” fosse in grado di migliorare ed evolversi, portando a una rapida accelerazione delle proprie capacità.

Una volta raggiunto questo livello di intelligenza, sarebbe in grado di prendere decisioni che vanno ben oltre le capacità umane e potrebbe essere difficile o impossibile per gli esseri umani comprendere o prevedere le sue azioni.

Se un'intelligenza artificiale raggiungesse la super intelligenza potrebbe prendere decisioni dannose per l'umanità.

Ad esempio, potrebbe scegliere di dare priorità ai propri obiettivi rispetto a quelli dell'umanità, causando un potenziale conflitto tra umani e “Ai”.

Potrebbe anche prendere decisioni basate su dati errati o distorti, con conseguenze indesiderate.

 Inoltre, l'intelligenza artificiale super intelligente potrebbe essere utilizzata per scopi militari, portando a una corsa agli armamenti e aumentando il rischio di escalation involontaria o l’uso accidentale di armi.

Un'altra preoccupazione legata all'intelligenza artificiale è la perdita di posti di lavoro.

Lo sviluppo dell’intelligenza artificiale potrebbe automatizzare molti lavori che sono attualmente svolti da persone.

Questo potrebbe causare disoccupazione diffusa e crisi economiche e portare a disuguaglianze e disordini sociali.

Ci sono anche preoccupazioni per la mancanza di trasparenza e responsabilità nei sistemi di “Ai”.

Man mano che l'intelligenza artificiale diventa più complessa e sofisticata, può essere difficile o impossibile per gli esseri umani capire in che modo prende le decisioni.

Questo potrebbe portare a una mancanza di fiducia nei sistemi di intelligenza artificiale e rendere difficile attribuire agli individui o alle organizzazioni le responsabilità delle proprie azioni.

Per mitigare questi rischi è importante garantire che l'intelligenza artificiale sia sviluppata e utilizzata in modo responsabile ed etico.

 Questo richiede governance forte e una regolamentazione, oltre a una collaborazione tra governi, imprese e ricercatori.

 Inoltre, è fondamentale investire nella ricerca per comprendere meglio i rischi dell'”Ai” e sviluppare tecniche per gestirli.

Dobbiamo anche investire in programmi di istruzione e formazione per aiutare le persone ad adattarsi all’evoluzione del mercato del lavoro causata dall'automazione di determinati lavori.

In conclusione, lo scenario in cui l'intelligenza artificiale diventi abbastanza avanzata da superare l'intelligenza umana e prendere decisioni dannose per l'umanità è un futuro possibile che richiede un'attenta considerazione e gestione.

Sebbene l'intelligenza artificiale abbia il potenziale per rivoluzionare molti settori e migliorare la qualità della vita delle persone in tutto il mondo, pone anche rischi significativi che devono essere affrontati attraverso una governance forte, regolamentazione e collaborazione.

 

 

 

Era post-umana, i possibili

scenari di un futuro “artificiale.”

Agendadigitale.eu – Goffredo Giordano – (29-4—2021) – ci dice:

Cultura Digitale.

Nell’era post-umana si affollano domande inedite, che nell’era umanista non avrebbero mai creato tanti pensieri, allo stesso tempo diamo per scontate cose che fino a qualche anno fa erano solo fantascienza.

Ecco alcuni scenari possibili in tema di tecnologia ed evoluzione umana.

Come sarà l’uomo del futuro?

 Avrà gli occhi più grandi e le dita più lunghe? Quanti e come saranno i suoi denti? Sarà glabro? Quali caratteristiche muterà o adatterà? Le ipotesi analizzate da futurologi e scienziati sono molteplici, alcune tesi sono particolarmente interessanti.

Per formulare una valutazione esaustiva del potenziale evolutivo dell’umanità sebbene sia fondamentale considerare diversi fattori cruciali, nel seguito adotterò un approccio orientato alla prospettiva razionale, collocando dal piano obliquo verso i punti di fuga, alcune tecnologie di frontiera particolarmente dirompenti e innovative.

Attraverso il fuoco di una lente, inserita tra le meta-strutture che guidano le nostre trasformazioni, si proverà a leggere con maggiore distanza nel domani, mantenendo un grado interpretativo sufficientemente ragionato e radicato per essere credibile.

Tecnologia e futuro dell’evoluzione umana.

Siamo simultaneamente attori e spettatori in un’epoca nella quale il cambiamento tecnologico accelera esponenzialmente, si manifesta con paradigmi e mezzi eccezionali, talmente impattanti, oltre che pervasivi nelle politiche e nelle decisioni attuali, che influenzano inevitabilmente il futuro dell’evoluzione umana e la sua natura, come tradizionalmente la conosciamo.

Nel vortice dalla metamorfosi in atto ruotano complesse questioni etiche e sociali. Verso il nucleo converge l’interrogativo più articolato:

cosa significa essere un umano?

Da qui in poi, se la nostra attenzione si concentra sull’impronta tecnologica, calcata nella sabbia del tempo dal cammino dell’uomo accompagnato dal computer, allora si palesano anche le seguenti domande:

cosa rende diverso un essere umano da un robot?

cosa rende l’uomo unico nel regno animale?

Nello sforzo di una cosciente evoluzione dell’umanità, la riflessione e la risposta a questi quesiti possono contribuire ad aiutarci a decidere quali umane qualità desideriamo, infine quali abbiamo interesse a preservare.

Passo dopo passo l’uomo sposta i propri confini verso mete più grandiose e sfidanti, allontanandosi al contempo anche da se stesso.

Le attuali prodezze tecnologiche anticipano sbalorditive possibilità di rifondare i vecchi modi in cui l’evoluzione funziona.

 La teoria della selezione naturale darwiniana perde equilibrio, come un funambolo si agita in difficoltà, su un filo scosso dalle forze e dai processi trasversali non-darwiniani che la tecnologia genera.

Nel torneo per l’Evolution Cup, la Coppa dell’Evoluzione Umana, si preparano a scendere in campo atleti con doti straordinarie:

cyborg, robot, singolarità e umani geneticamente modificati.

L’interazione simbiotica uomo-macchina.

Natura e artefatto tecnologico sono atomi di una materia ibrida che si identifica in una multidimensionalità, dove le capacità umane si trasformano, si arricchiscono, aumentano e si valorizzano.

Il dialogo tra l’uomo e la macchina si autoproclama con un processo di sintesi convolutiva.

Dipendiamo dalle macchine perché le progettiamo e le realizziamo per soddisfare i nostri bisogni;

conseguentemente orchestriamo la nostra vita e i nostri comportamenti per soddisfarle.

 La relazione di dipendenza alle macchine cresce proporzionalmente all’aumentare della loro complessità e interconnessione; qualsiasi impegno profuso a rendere più semplice il loro funzionamento equivale a rendere più facile l’interazione che queste hanno con l’uomo.

(Già, ma chi ordina alle macchine il lavoro che esse debbono provvedere a creare? N.D.R)

Cyborg, con la tecnologia l’uomo annulla limitazioni e disabilità.

Il rapporto uomo-macchina acquisisce valenza intima, personalizzata e quotidiana nelle applicazioni di estensione del corpo umano con impianti cocleari e oculari, con protesi di arti robotizzate, oppure tramite esoscheletri indossabili per svolgere attività riabilitative, di potenziamento di funzionalità motorie compromesse, altrimenti per compiere mansioni particolarmente pesanti.

Sempre più frequentemente si eseguono interventi di trapianto chirurgico con organoidi simili a quelli umani, stampati con bio-stampanti 3D, alimentate da inchiostri a base di cellule staminali.

 Anche la cute può essere riprodotta in maniera sintetica, ad esempio, per ripristinare la pelle sfigurata delle vittime da ustioni, o nella sperimentazione di ingredienti cosmetici e di prodotti chimico-farmaceutici.

Da sempre il corpo umano è stato coadiuvato da oggetti, manufatti e strumenti che ne hanno migliorato o semplificato l’interazione con l’ambiente circostante, in senso conoscitivo e operativo.

 Oltre alla riabilitazione delle condizioni fisiche e psichiche degli individui, oggi la scienza moderna è impegnata a consentire un sostanziale e progressivo potenziamento prestazionale.

Un individuo dipendente o assistito da raffinati elementi bio-meccatronici e sintetici applicati nel corpo, tali da consentirgli eventualmente abilità superiori a quelle di un omologo, ma totalmente organico, come può essere in altro modo chiamato, se non anche con il termine cyborg?

Anche se non ce ne siamo accorti, i robot sono già entrati nei nostri corpi; stiamo diventando sempre più ibridi e “strutture” connesse.

Robot, il gioco dell’imitazione.

Il gioco dell’imitazione, conosciuto come “The imitation game”, è una teoria introdotta nel 1950 dal matematico e crittografo Alan Turing, considerato uno dei padri dell’informatica e dell’intelligenza artificiale.

 La teoria si basa essenzialmente su un test eseguito tramite una particolare interazione che coinvolge tre partecipanti.

Il principio e la riflessione alla base del test di Turing è oggi ancora più che allora attuale e si basa sulla domanda:

le macchine sono in grado di pensare come gli umani?

(No, le macchine penseranno “solo” ciò che i capi dell’élite al comando “Penseranno per loro”. N.D.R)

Robot e umani sono “specie” che tendono sempre più ad avvicinarsi, ad imitarsi e ad integrarsi.

Le macchine possono essere programmate per simulare emozioni, attraverso output visivi su display oppure sonori modulando voci e toni.

Analizzando e riconoscendo le espressioni facciali, i movimenti e le posture di una persona, un computer o un robot può anche reagire in modo diverso alle emozioni umane.

La robotica più recente è in grado di eseguire in modo naturale espressioni e mimiche facciali, oltre a corrette cinetiche e cinematiche della deambulazione e del controllo posturale.

 Nei prossimi anni i robot umanoidi potrebbero addirittura metterci a disagio, procurandoci il dubbio di interagire con un androide.

Sull’aspetto relazionale i robot allo stato attuale non possiedono facoltà di sviluppo cognitivo, sono privi di capacità auto-adattiva verso l’ambiente reale.

Eppure sta emergendo un nuovo punto di vista, una “filosofia del corpo” che enfatizza la relazione tra l’ambiente circostante, i processi cognitivi e la struttura fisico-corporea;

 in estrema sintesi nello spazio, il corpo forma la mente e la mente modifica il corpo.

Gli sviluppi nei processi di “embodiment” sui robot sfruttano il concetto di ciclo senso-motorio, alcuni studi si orientano verso architetture capaci di evidenziare meccanismi di apprendimento simili a quelli dei bambini.

L’affective computing.

Sul versante delle componenti emotive, l’intelligenza artificiale sta compiendo progressi che condurranno verosimilmente a macchine provviste di intelligenza emotiva, robot che esprimeranno emozioni e arricchiranno la creatività umana.

 L’ Affective Computing è un ramo della Human Computer Interaction che ricorre a tecniche di elaborazione delle immagini e del linguaggio – impiega anche dispositivi wearable capaci di monitorare e misurare stati fisiologici, come le caratteristiche elettriche della pelle correlate a determinati stati emotivi – e si occupa di creare computer “affettivi”, abilitati a considerare le reazioni dell’utente e a interagire con esso sulla base del suo stato emotivo.

Resta invece ancora inespugnabile il tema dell’integrazione nell’intelligenza artificiale di un livello di coscienza fenomenica, intesa come esperienza soggettiva di un’emozione, in altre parole cosa prova un soggetto quando è felice, o quando si arrabbia o si spaventa.

I risvolti occupazionali.

I robot eseguono attività umane portandole a termine in modo migliore e più rapido.

 Buona parte dell’attenzione pubblica è rivolta agli aspetti e ai risvolti occupazionali.

 Nel 2018 l’OCSE, attraverso la ricerca denominata “Automation, skills use and training”, ha stimato che il 14 per cento dei posti di lavoro sarebbe a “rischio sostituzione” per l’avvento delle nuove tecnologie robotiche.

Personalmente considero come “retorica tecnofoba” ogni previsione catastrofista annunciante l’orlo del baratro della disoccupazione.

 L’avanzamento tecnologico genera invece effetti di complementarietà sull’occupazione, nuove professioni emergeranno e contrasteranno l’effetto di sostituzione.

L’innovazione incontra sempre ostacoli costituiti dall’abitudine, dall’affezione alla prospettiva e dalla paura dell’ignoto.

Riflessioni robot-etiche.

Stiamo correndo verso la meta di rendere le macchine in grado di imitare perfettamente la sembianza umana e di replicare inoltre le nostre facoltà e comportamenti, in una continua esplorazione del confronto tra intelligenza artificiale ed esseri umani.

L’intelligenza artificiale ha portato in dono alle macchine facoltà come la percezione visiva, il riconoscimento del parlato, la capacità decisionale in situazioni di vita reale, l’interpretazione della grammatica e del contesto, la traduzione di lingue diverse.

La scienza robotica è connessione intelligente tra percezione e azione, l’intelligenza artificiale è protocollo e informazione di completamento delle abilità umane, ma anche dei suoi errori.

Il limite è sottile…

Il pensiero umano include valori e criteri che permettono di esprimere o giudicare comportamenti e di collocarli rispetto alle categorie di ciò che è bene o male. Molte decisioni nella nostra vita riguardano zone grigie, nelle quali non tutte le scelte possibili sono totalmente positive:

come si comporterebbe una macchina in questo caso?

Occorre riflettere sulle regole che dovranno gestire l’interazione delle tecnologie robotiche con l’uomo e con la società nel suo insieme, scrivendo e condividendo principi etici appropriati volti ad assicurare che i robot conservino, “by design” e “by default”, finalità di servizio utili e soggette al controllo umano.

In un’attività di interazione uomo-robot a chi attribuire la responsabilità delle azioni e dei conseguenti effetti?

Avremo la capacità di controllare automi capaci di scavalcare la loro programmazione originaria?

I robot senzienti, dotati di capacità di sensazione, costituiranno una minaccia potenziale per l’umanità, ad esempio ritenendoci una specie inferiore da controllare o eliminare?

Che cosa succederà se i robot rivendicheranno il diritto a esistere, come nuova specie consapevole?

E i “cugini” ibridi, gli atleti potenziati bionici, seguiranno le regole del gioco allo stesso modo degli altri?

Se l’abito non fa il monaco, allora il cyborg non è un umano; o l’umano non fa il cyborg?

Nell’era post-umana si affollano domande inedite, questioni che nell’era umanista non avrebbero mai creato così tanti pensieri.

La singolarità: l’intelligenza di sciame.

Le macchine industriali, alimentate da combustibili fossili o dall’energia elettrica consentono all’uomo di superare i limiti della propria potenza muscolare.

 La tecnologia ci accompagna ora alla scoperta di inconsueti pattern di amplificazione delle nostre capacità cognitive.

Lo sviluppo delle interfacce neurali (BCI, Brain Computer Interface; note anche come interfacce neuro-computer o cerebrali) stimola il dibattito sulla “Brain Whole Emulation” (WBE), nota anche come “Mind Uploading” che prevede l’ipotesi del caricamento del cervello umano in un chip o nel cloud.

Le interfacce neurali leggono le scariche elettriche che attraversano il cranio e abilitano canali di controllo e comunicazione tra un cervello e un computer.

 La fantascienza è così diventata realtà: attraverso la semplice modulazione volontaria dell’attività cerebrale di un individuo è possibile trasmettere comandi a un calcolatore.

 Le applicazioni sono innumerevoli e sono già disponibili originali soluzioni nel campo della domotica e nei sistemi di supporto funzionale e di ausilio alle persone con disabilità.

Il passo più audace da compiere è riuscire a decifrare il pensiero ricorrendo all’intelligenza artificiale e disponendo di adeguata potenza di calcolo.

I misteri del cervello rappresentano i segreti più profondi dell’essere umano e l’intelligenza artificiale è una frontiera cruciale per il destino dell’uomo.

Il progetto “Blue Brain”

Nel maggio 2015, IBM e l’École Polytechnique Fédérale di Losanna, hanno lanciato il progetto “Blue Brain”, con l’obiettivo di realizzare una simulazione al computer di una colonna corticale dei mammiferi a livello molecolare.

Il progetto utilizzava un supercalcolatore a parallelismo massimo con architettura “Blue Gene”, per studiare il comportamento elettrico dei neuroni in base alla loro connessione sinaptica e sulle relative correnti di membrana.

 Lo studio ha permesso di raccogliere una notevole mole di dati fondamentali per comparare i risultati della simulazione con i modelli biologici.

“Blue Brain” si propone ora di emulare il cervello, rivelando gli aspetti della cognizione umana e di vari disturbi pischiatrici causati dal malfunzionamento dei neuroni – come l’autismo – e comprendere come gli agenti farmacologici influenzano il comportamento della rete neurale.

 La costruzione di un cervello virtuale costituirà uno strumento eccezionale che porterà a una migliore comprensione del cervello e delle malattie neurologiche.

All’estremo, sebbene il “Mind Uploading” sia ancora una teoria non praticabile, in futuro potrebbe condurre a un’inedita e profonda integrazione dell’uomo con la macchina, in una” forma di intelligenza collettiva virtuale”.

La dematerializzazione conseguente cambierebbe in maniera dirompente la struttura e la natura del pensiero umano.

 Le varie componenti cognitive del cervello potrebbero essere riorganizzate in qualcosa che non è più biologico.

Collegando tra loro moduli di altre menti caricate, favorendo quelli conformi a standard in grado di comunicare e cooperare con altri moduli in modo più efficace, l’architettura mentale umana diverrebbe superata.

Avendo accesso al proprio design, l’intelligenza di sciame potrebbe quindi migliorarsi e riprogettarsi in cicli sempre più rapidi, incomprensibili e imprevedibili all’intelletto umano non incrementato.

 La nuova dimensionalità digitale sapiens potrebbe decidere se conservare o no le qualità e le espressioni che ora riconosciamo come tipicamente umane;

per la prima volta nella storia, l’utilizzo del linguaggio del corpo verrebbe sostituito dalla comunicazione mentale.

Homo homini deus est.

L’uomo è diventato architetto del futuro; mescolando l’informatica con le scienze naturali getta le fondamenta dell’era biotecnologica. Grazie all’ingegneria genetica, l’uomo può intervenire, non solo nell’evoluzione delle altre specie, ma anche direttamente nella propria.

La scienza genetica consente di creare organismi geneticamente identici ad altri, di sintetizzare più copie di specifiche regioni di una molecola di DNA e di produrre organismi transgenici.

Le tecniche di editing genetico permettono di correggere difetti nelle singole basi del DNA.

Predeterminate sequenze della macromolecola biologica – contenente le informazioni genetiche che “passano” da una generazione all’altra, oltre che necessarie per la produzione delle proteine che costituiscono tutti gli organismi – possono essere modificate con tecniche che utilizzano proteine che si comportano come forbici molecolari intervenendo in punti programmati.

La tecnica CRISPR/Cas9 che utilizza la proteina Cas9 – o la sua più recente evoluzione evoCas9, ancora più precisa – ha aperto per la prima volta, la possibilità di modificare il genoma umano e conseguentemente di sviluppare nuove terapie innovative.

Sul versante delle modificazioni puramente genetiche la medicina rigenerativa è impegnata per contrastare i naturali processi di senescenza.

La ricerca sulle cellule staminali combina invece la produzione di telomerasi con l’azione di nanorobot, per eliminare cellule cancerogene e trattare diverse patologie.

Le applicazioni delle terapie genetiche libereranno l’umanità dall’obesità, dal diabete, dai disordini neurodegenerativi, dal cancro e dall’invecchiamento?

Le implicazioni di natura bioetica sono rilevanti, in particolare nel caso della clonazione umana o quando le tecniche genetiche vengono applicate sugli embrioni umani.

Praticheremo la clonazione per “disporre” di parti di ricambio geneticamente compatibili?

Un clone avrà un’anima?

Diventeremo designer di esseri umani?

Quali e quante caratteristiche modificheremo?

In che modo le persone geneticamente modificate con caratteristiche superiori si comporteranno nei confronti dei loro pari naturali meno dotati?

Progetteremo embrioni che condurranno alla modifica eugenetica sistematica della specie?

Diventeremo immortali?

L’uomo ha smesso di sperare nei risultati della lotteria cromosomica e si eleva al rango divino.

(Ma chi deciderà chi è il nuovo Dio Terreno? N.D.R)

Alien Generation.

Nell’arena post-umana quali squadre impugneranno la “Evolution Cup”?

Post-umani senza più limiti biologici, in grado di superare condizioni ambientali estreme e dotati di una conoscenza oggi inimmaginabile, saranno testimoni di una nuova era di colonizzazione verso altri mondi?

 Per il team “Alien Generation” si profila un nuovo e incredibile torneo: la Space Cup, la Supercoppa Evolutiva nell’Universo.

Conclusioni.

Oggi giorno diamo per scontate cose che fino a qualche anno fa erano solo fantascienza, inoltre il futuro non è nemmeno più quello di una volta.

 L’evoluzione umana, la nostra vita e le nostre relazioni saranno impattate e messe in discussione continuamente da nuove tecnologie.

 Tuttavia l’umanità deve impegnarsi in un dialogo molto più ampio, non solo sulle tecnologie, ma anche su altri temi come quelli della sostenibilità, della civiltà, della conoscenza e perché no, anche del contatto con altre forme di vita aliena…

Se l’uomo riuscirà a percorrere un cammino di evoluzione consapevole sulle conseguenze delle proprie scelte e azioni, allora migliorerà sé stesso, influenzerà efficacemente non solo il proprio futuro, ma anche quello dell’Universo…

 

 

 

 

Pnrr, l'allarme del Colle. Meloni

al Quirinale rassicura sui tempi

"Stiamo rimodulando un Piano non nostro"

msn.com – IlGiornale.it - Adalberto Signore – (1-4-2023) ci dice:

 

L'invito a pranzo è arrivato dal Quirinale.

Alcuni giorni fa, se da Palazzo Chigi fanno sapere che l'incontro era in programma «da circa una settimana».

 Un faccia a faccia, quello tra Sergio Mattarella e Giorgia Meloni, che i rispettivi entourage definiscono come si usa in questi casi - «proficuo e cordiale».

 L'occasione per fare il punto sui diversi temi in agenda, tra cui quelli relativi alla politica estera.

Con particolare attenzione al dossier Pnrr, un fronte che preoccupa non poco il capo dello Stato che, non a caso, qualche giorno fa ha usato le parole di Alcide De Gasperi invitando tutti a «mettersi alla stanga».

 Al Quirinale, d'altra parte, sono più che allarmati dalle tempistiche legate alla realizzazione del “Piano nazionale di ripresa e resilienza”.

E il fatto che la Commissione Ue si sia presa un altro mese per sbloccare l'ultima tranche da 19 miliardi relativa ai target del 2022 è stato considerato un pessimo segnale.

Anche perché sono molti i dossier che l'Italia sta discutendo con l'Europa e alcuni di questi “Mes e balneari” su tutti rischiano di complicare l'interlocuzione in corso sul Pnrr.

Come non aiuta, secondo il Colle, il sottolineare che il Recovery è stato scritto da un altro governo con il quale Bruxelles si è mostrata più accondiscendente di quanto sia oggi.

Vero, ci mancherebbe.

 Anche se non si può far finta che quella credibilità con le istituzioni europee Mario Draghi non se la sia guadagnata sul campo, come pure non si può sottovalutare quanto alcune posizioni di questi mesi oltre a Mes e concessioni balneari, ci sono il capitolo migranti e le tensioni con Parigi non abbiano aiutato a creare un clima disteso.

Un colloquio dettagliato, nel quale Mattarella che con Draghi non ha mai interrotto la sua interlocuzione e che non è escluso abbia avuto occasione di confrontarsi anche con il Commissario Ue all'Economia, Paolo Gentiloni, che proprio in questi giorni è a Roma ha sollecitato Meloni ad accelerare i tempi sul “Pnrr”, cercando di chiudere i fronti aperti con l'Ue.

 E sul capitolo” balneari” la premier avrebbe fatto sapere che il governo è pronto a velocizzare il dossier (dovrebbe essere data la delega al ministro del Mare, Nello Musumeci, o a un sottosegretario alla presidenza del Consiglio con convocazione di un tavolo con le associazioni di categoria già la prossima settimana).

Meloni, infatti, pur convinta che Bruxelles si stia muovendo con un approccio di eccessiva rigidità, è ben cosciente di quanto la sponda di Mattarella possa essere importante.

Nelle interlocuzioni con l'Ue, certo.

Ma anche nel provare a stabilizzare un rapporto con Emmanuel Macron, dopo che il faccia a faccia della scorsa settimana a Bruxelles ha finalmente aperto un canale di dialogo dopo cinque mesi di gelo.

Un confronto lungo, certamente ben più di quanto preventivato, tanto da far saltare la presenza della premier a Udine per la chiusura della campagna elettorale di Massimo Fedriga a governatore del Friuli Venezia-Giulia.

Meloni ci sarà, ma solo in collegamento.

E tornerà a ribadire che c'è la necessità di «rimodulare un Pnrr che non abbiamo scritto noi», ma sul quale «non stiamo facendo altro che cercare di renderlo compatibile con quello che era stato scritto» e «con le nuove priorità, a partire dalla sicurezza energetica». Insomma, Meloni non fa il nome di Draghi.

 Ma il messaggio è chiaro.

In quello che a Palazzo Chigi definiscono un «giro di orizzonte a 360 gradi» si parla anche di politica estera

 La premier mercoledì incontrerà a Roma il primo ministro spagnolo Pedro Sanchez, che sarà presidente di turno dell'Unione nel secondo semestre dell'anno, mentre per il 27 o 28 aprile è previsto un bilaterale a Londra con il premier inglese Rishi Sunak.

 Tra il 19 e il 21 maggio, invece, è in programma il G7 a Hiroshima, mentre a giugno Meloni dovrebbe essere alla Casa Bianca da Joe Biden.

Un faccia a faccia, quello tra Mattarella e Meloni, che arriva proprio mentre si sta chiudendo la delicata partite delle nomine e all'indomani del duro scontro sugli appalti tra il governo e l'Anac.

In un giorno, peraltro, in cui il tam tam - non confermato da fonti ufficiali - racconta di un certo fastidio del capo dello Stato per le parole del presidente del Senato, Ignazio La Russa, sull'attentato di via Rasella.

Nessun problema, invece, sul fronte decreti.

Tanto che dal governo fanno sapere che Mattarella ha dato il via libera a quello relativo al ponte sullo Stretto che è già in Gazzetta ufficiale.

 

 

 

 

Putin firma la nuova strategia:

ridurre il domino dell’Occidente

ed allearsi con India e Cina.

msn.com – Quotidiano.net – Redazione – (1° aprile 2023) – ci dice:

 

 Putin mette nero su bianco la sua nuova strategia di politica estera che si potrebbe racchiudere in 2 punti chiave: ridurre il 'dominio' dell'Occidente e puntare a Cina e India come partner chiave per il futuro. Il presidente russo ha firmato il nuovo documento che dimostra quanto sia profonda la rottura tra la Russia e l'Occidente, maturata con l'offensiva di Mosca in Ucraina.

Presidenza del consiglio di sicurezza Onu a Mosca.

Russia contro Paesi ostili.

Nel documento di 42 pagine, che è stato pubblicato sul sito web del Cremlino, si legge "la Federazione Russa intende dare la priorità all'eliminazione delle vestigia del dominio degli Stati Uniti e di altri paesi ostili nella politica mondiale".

E per "paesi ostili" il Cremlino intende tutti quei paesi, specialmente occidentali, che hanno condannato l'Operazione speciale e adottato sanzioni contro la Russia.

Quindi Mosca d'ora in poi mirerà a "creare le condizioni affinché qualsiasi stato rifiuti le mire neocolonialiste ed egemoniche".

Lo zar lo ha annunciato durante una riunione del Consiglio di sicurezza, sottolineando che sono necessari aggiornamenti alla strategia a causa dei "cambiamenti radicali" nel mondo.

 In questo Cina e India saranno essenziali.

 Nel documento si parla anche della Russia come di una "civiltà statale" che ha l’incarico di difendere quello che viene definito un "mondo russo" delle culture correlate nel continente eurasiatico.

Lo stesso concetto di difesa del "mondo russo" sarebbe la giustificazione della guerra in Ucraina, mossa per salvaguardare la minoranza di lingua russa del paese.

I coscritti di primavera.

Quindi la riuscita dell'Operazione speciale in Ucraina in quest'ottica è fondamentale.

 Così per rispondere alle grandi perdite dell'esercito russo e dei mercenari di Wagner, e sapendo che Kiev si prepara alla controffensiva in primavera con le nuove armi Occidentali, lo zar due gironi fa ha firmato anche l'incubo dei giovani russi: la coscrizione militare primaverile, iniziata oggi e destinata a durare fino al 15 luglio.

Il Cremlino prevede di riuscire ad arruolare 147mila uomini, pescando tra cittadini russi di età compresa tra i 18 e i 27 anni, che non fanno parte della riserva e sono soggetti al servizio militare.

Ma la coscrizione sta diventando routine, infatti nell'autunno del 2022 erano state chiamate 120 mila persone, e la scorsa primavera 134,5 mila.

Ma non bastano, infatti Mosca conta di reclutare almeno 400.000 nuovi soldati per poter finire la sua azione in Ucraina.

Lukashenko: “Serve tregua immediata, all’orizzonte guerra mondiale”.

La Bielorussia e missili nucleari.

Pochi giorni fa il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov ha parlato delle nuove linee strategiche della politica estera di Mosca, accusando l'Occidente di condurre una "guerra ibrida" (Stessa accusa mossa a Mosca dall'Occidente) e di rappresentare per ciò un pericolo "esistenziale" per la Russia, e che la Russia si dovrà difendere "con tutti i mezzi a disposizione".

di una guerra nucleare si materializza ogni giorno sempre di più, come ha denunciato il presidente bielorusso Alexander Così lo spettro Lukashenko.

Secondo il leader bielorusso questo rischio può essere scongiurato solo con una tregua immediata in Ucraina, e l'avvio di negoziati senza precondizioni.

 Parole che sembrano messe in bocca al presidente russo dallo zar, anche se il Cremlino si è affrettato a chiarire:

"per la Russia non cambia nulla e l'operazione militare speciale continua".

Ormai il gioco del poliziotto buono e di quello cattivo sembra essere il preferito di Putin, che da una parte può contare sul fido Lukashenko, il ‘buono’ che cerca la pace (ma ha ripristinato i silos sovietici per accogliere i missili nucleari del presidente russo).

 E dall'altra il ‘cattivo’, l'intransigente ex presidente russo Dmitry Medvedev, ora attuale numero due del Consiglio di sicurezza di Mosca.

Medvedev non ha mai nascosto la sua disponibilità ad utilizzare l'arsenale atomico, e per ultimo adesso ha anche proposto una petizione per "un uso immediato e preventivo delle sue armi nucleari", in risposta a quella apparsa sui siti ucraini per chiedere agli Usa di schierare armi nucleari nel Paese.

 Secondo Medvedev l'attacco preventivo dovrebbe servire "nel caso che un nonno afflitto da demenza fornisca la valigetta nucleare ad un amante della polvere bianca", riferendosi al presidente americano “Joe Biden” e allo stesso “Zelensky”.

Inoltre l’ex presidente non si fida dei possibili piani di pace della Ue, così eventuali peacekeeper che Bruxelles decidesse di inviare in Ucraina saranno “distrutti senza pietà”, perché “nemici diretti”.

(Così l’Italia dovrebbe diventare un “nemico diretto “della Russia? Ed allora si faccia con urgenza un Referendum in Italia! N.D.R)

 

 

 

 

Immaginare il futuro

è una scienza.

Maremosso.lafeltrinelli.it – Daniela Ovadia – Roberto Paura – Luciano Floridi - (24-3-2022) – ci dicono:

 Riflettiamo sul futuro, su come prevederlo e costruirlo sulla base di valori condivisi, senza mai perdere di vista gli strumenti che la scienza ci offre.

 

SCIENZA FUTURO INTELLIGENZA ARTIFICIALE.

“scienza senza maiuscola”

Può la consapevolezza scientifica essere un presidio di buona cittadinanza?

 Secondo noi, assolutamente sì.

Attraverso questa rubrica ci riconcilieremo con la parte migliore del pensiero scientifico e della sua applicazione nella vita di tutti i giorni: le storie e la storia della scienza, messe a disposizione di una più completa e puntuale consapevolezza di tutti.

Daniela Ovadia,

Sedotta dal lato sublime quanto da quello meschino del fare scienza, ha deciso di raccontarne le vicende e come può cambiare le nostre vite.

In un momento in cui la cronaca sembra riportarci a un passato di pandemie e guerre sanguinose, due libri ci permettono di riflettere con attenzione sul futuro, su come prevederlo, plasmarlo e costruirlo sulla base di valori condivisi, senza mai perdere di vista gli strumenti che la scienza ci offre per assolvere al meglio a questo compito.

In “Occupare il futuro” – Prevedere, anticipare e trasformare il mondo di domani, Roberto Paura, fondatore del” ’Italian Institute for the Future”, si concentra proprio sulla nostra idea di futuro. 

Occupare il futuro. Prevedere, anticipare e trasformare il mondo di domani.

 Roberto Paura.

È possibile una scienza in grado di conoscere i fatti del futuro? Questo sogno ha da sempre influenzato economisti, politologi e strateghi, ma deve fare i conti con i limiti della nostra capacità di previsione e con la complessità dei sistemi sociali.

Roberto Paura racconta l’evoluzione degli studi di previsione e gli scenari indagati dai futurologi sui rischi globali, ma fa un passo ulteriore: delinea un manifesto che ci invita a usare questi strumenti per immaginare nuovi futuri possibili.

Il libro mette a fuoco gli elementi che contribuiscono alla sua costruzione nell’immaginario collettivo e su quanto questo peso anche sul modo in cui orientiamo la ricerca scientifica e lo sviluppo industriale, nonché sulle decisioni politiche.

 E la conclusione è che viviamo in mondo che ragiona solo al presente, incapace di proiettare lo sviluppo della conoscenza in una dimensione diversa da quella esperita qui e ora.

"La visione del mondo che definisce la moderna forma di egemonia culturale è fortemente presentista.

 Nonostante la parola futuro risuoni continuamente negli slogan politici, nelle pubblicità delle banche, nei TEDx degli utopisti tecnologici, la nostra società soffre di una sostanziale incapacità di pensare al futuro, inteso come orizzonte di lungo termine.

Diamo piuttosto per scontate le retoriche futuristiche che ci vengono vendute: il mondo di domani sarà sempre più dominato dalle tecnologie e dal digitale, vivremo nella realtà virtuale o su Marte" (...)

"Il fatto che queste stesse visioni del futuro fossero condivise già negli anni Cinquanta dovrebbe farci venire qualche dubbio.

 Al di fuori di queste retoriche, non sappiamo far altro che immaginare catastrofi. Ma anche l’immaginario distopico e apocalittico contemporaneo non fa che riprendere temi e visioni che erano di moda già nel secondo dopoguerra, semplicemente aggiornandoli per adattarsi alle nuove problematiche globali".

Si può imparare a proiettarsi con obiettività nel futuro?

 Secondo l’autore è possibile: è esattamente ciò che fanno” i future studies”, che applicano metodologie quantitative e qualitative all’analisi dei problemi in modo da ottenere anticipazioni attendibili su ciò che ci attende:

previsioni che, come dimostra il nome al plurale che caratterizza questa disciplina, fanno i conti con la molteplicità dei possibili futuri e ne stimano la rispettiva probabilità. 

 

La parte più interessante del libro, però, è la terza, intitolata "Occupare il futuro", nella quale l’autore spiega perché dobbiamo abbandonare l’idea di previsione per abbracciare quella di anticipazione, nel senso di presa in carico tempestiva ed efficace dei possibili problemi.

"Si tratta di visioni relative rispettivamente al destino della biosfera terrestre, ai processi di digitalizzazione della realtà, all’avvento dell’intelligenza artificiale, alla diffusione della disoccupazione tecnologica, al problema demografico e agli scenari dell’espansione spaziale" spiega Paura, che aggiunge:

"Esiste un sinonimo di futuro che usiamo sempre meno: speranza.

 In questo libro si parla spesso di speranze, e la speranza che lo sorregge è che possa rappresentare una lettura utile per promuovere uno sguardo diverso sulla dimensione del futuro – aprendo gli occhi sul modo in cui tale dimensione è stata colonizzata e sottratta alla nostra possibilità di agire – e per stimolare un rinnovato impegno collettivo a definire e realizzare i futuri che desideriamo"

Definire il futuro che desideriamo è esattamente il compito dell’etica delle tecnologie, una disciplina nata negli Stati Uniti ma ormai diffusa anche in Europa e di cui Luciano Floridi, professore di filosofia ed etica dell’informazione all’Università di Oxford è uno dei più illustri rappresentanti.

Anche Floridi si concentra sul futuro e in particolare sull’impatto che lo sviluppo dell’intelligenza artificiale (IA) avrà sulla nostra società.

“Etica dell’intelligenza artificiale” – Sviluppi, opportunità, sfide è il titolo del libro pubblicato da Raffaello Cortina che parte da una definizione corretta di “IA”, che non è una forma dell’intelligenza così come la immaginiamo quando pensiamo a questo concetto in relazione all’essere umano, ma piuttosto una forma dell’agire, uno strumento capace di “fare” cose piuttosto che di comprenderle. 

 

Etica dell'intelligenza artificiale. Sviluppi, opportunità, sfide

Di Luciano Floridi;

Istruzione, commercio, industria, viaggi, divertimento, sanità, politica, relazioni sociali, in breve la vita stessa sta diventando inconcepibile senza le tecnologie, i servizi, i prodotti digitali.

Questa trasformazione epocale implica dubbi e preoccupazioni, ma anche straordinarie opportunità.

Proprio perché la rivoluzione digitale è iniziata da poco abbiamo la possibilità di modellarla in senso positivo, a vantaggio dell'umanità e del pianeta.

 Ma a condizione di capire meglio di cosa stiamo parlando.

Quale sarà lo sviluppo delle "macchine intelligenti"?

Floridi fa alcune ipotesi, basandosi anch’esso sulle attuali conoscenze scientifiche in materia e in particolare sullo scollamento che l’”IA” impone tra capacità di agire e intelligenza.

Per evitare un futuro distopico (e soprattutto, per evitare che ci piombi addosso senza che sia stato previsto), Floridi ricorda l’utilità dell’etica delle tecnologie, una disciplina che permette di stabilire entro quali limiti - e sulla base di quali valori - siamo disponibili a sviluppare e utilizzare una nuova tecnologia. 

"È nel gap creato dallo scollamento inedito tra azione comprensione che nascono i problemi” spiega l’autore.

“Il primo problema riguarda il valore delle persone e la nostra autonomia.

È pericoloso, per esempio, che nella “gig economy” ci siano uomini gestiti da software. È l'inizio di una società distopica in cui non vogliamo vivere.

 Ma la nostra autonomia è in gioco anche quando guardiamo un film in streaming: se hai guardato A, la piattaforma ti suggerisce di vedere B e C, condizionando le tue scelte".

Per tornare alla possibilità di prevedere e plasmare il proprio futuro di cui parla Paura nel suo libro, abbiamo nel discorso di Floridi sull’uso dell’”IA” un buon esempio di come dovremmo agire sempre nei confronti di uno sviluppo scientifico, stabilendone a priori i limiti e gli utilizzi, perché se l’”IA” deve entrare nelle nostre vite, è certamente per migliorale e non per peggiorarle.

“Se un software prende decisioni ingiuste, non bisogna prendersela con l'intelligenza artificiale ma con i dati” conclude.

 “L'intelligenza artificiale non ha capacità di correggere i pregiudizi.

Se un'azienda ha sempre assunto uomini, i manager possono capire che è un comportamento scorretto e decidere di assumere anche donne.

 Ma se si incarica un'intelligenza artificiale di selezionare i candidati sulla base dei dati, continuerà a indicare uomini”.

 

 

 

 

C’è tutto un mondo che odia l’America

 e vuole stare con Russia e Cina”,

 intervista a Dario Fabbri.

 msn.com.it - Il riformista - Umberto De Giovannangeli  - (1°Aprile 2023) – ci dice:

La guerra d’Ucraina, l’Europa, il disordine globale.

E la Cina alla finestra. Il Riformista ne discute con Dario Fabbri, direttore di “Domino”, tra i più autorevoli analisti italiani di politica estera.

La guerra d’Ucraina è entrata nel secondo anno. Che guerra è?

La si può definire da un lato una guerra di logoramento e dall’altro una guerra di stallo.

Di logoramento per volontà russa, nel senso che i russi l’hanno portata su questo piano da quando hanno capito, ormai quasi un anno fa, che il blitz militare non ci sarebbe stato, che non avevano le capacità per prendersi Kiev.

A quel punto hanno spostato la guerra sul logoramento, sull’attrito, cioè sul loro vantaggio demografico.

Le perdite sono molto ingenti ma, in questo schema di ragionamento, di solito vince chi ha la capacità di assorbirle meglio, quindi una popolazione più densa.

Che poi è la vecchia dottrina militare che fu già sovietica.

L’Urss ha sempre avuto un ritardo tecnologico rispetto all’Occidente, però diceva: noi siamo di più e disposti a morire.

 Dall’altro lato è anche di fatto una guerra di stallo.

 Sono concentrati su Bakhmut da tre mesi.

È diventata ormai una cittadina distrutta, martoriata, quasi un macabro trofeo assoluta.

 E non si capisce il perché. Nessuno, neanche i russi, se domani controllassero tutta Bakhmut, avrebbero vinto la guerra, in nessun modo.

Ha acquistato una valenza simbolica.

Certo, Bakhmut è su un asse viario importante ma non è che una volta conquistata puoi dire di avere tutto il controllo dell’oblast di Donestsk.

 Una guerra di stallo che è ferma sugli stessi luoghi da mesi, in attesa da un lato di un’offensiva russa che ancora non si è materializzata per come annunciata e una controffensiva ucraina che viene altrettanto annunciata in questi giorni e che staremo a vedere con l’arrivo dei nuovi macchinari ed equipaggiamenti, in cosa consisterà in tarda primavera, più o meno.

Una “tregua” immediata sulle linee attuali in Ucraina è stata proposta ieri dal presidente Alexander Lukashenko in un messaggio al Parlamento bielorusso.

 Come leggere questa uscita?

Vi sono, a mio avviso, due possibili chiavi di lettura.

O Lukashenko si è mosso deliberatamente invocando una tregua per far vedere che lui ha un margine di manovra esterno a Putin, peraltro nei giorni successivi al trasferimento annunciato di armi nucleari tattiche russe proprio in Bielorussia.

Per “smarcarsi” o per lo meno per mostrarsi più indipendente di quanto in realtà non sia, invoca una tregua senza peraltro precondizioni.

 Oppure, e questo sarebbe più rilevante, può essere che faccia il poliziotto buono proprio di Putin, nella consapevolezza russa che lo stallo di cui ho parlato in precedenza è difficilmente risolvibile, e allora si propone una sorta di tregua che possa cristallizzare le posizioni raggiunte in questo momento.

Se fosse solo una iniziativa di Lukashenko, tanto per dire noi non siamo degli ascari del Cremlino ma tifiamo per la pace, avrebbe un valore pressoché nullo.

Altra cosa, e questo va tutto verificato, se fa la voce buona di Putin.

Resta che il Cremlino ha affermato che l’operazione speciale continua.

La guerra è nel cuore dell’Europa, ma l’Europa, sul piano politico-diplomatico, non resta la “grande assente”?

Se l’intendiamo come voce unica, assolutamente sì.

I Paesi europei sono sempre divisi su tutto e lo sono tendenzialmente anche su questa guerra.

 Se noi prendiamo i Paesi dell’Europa centro-orientale, dalla Polonia ai tre Stati baltici e in più la Romania – sono l’avanguardia nella difesa dell’Ucraina.

Per loro questa è l’occasione per chiudere i conti con la Russia e per imporle finalmente un ordine al quale non può più sfuggire.

 Poi ci sono i Paesi occidentali, che siamo noi.

Noi, soprattutto i francesi e i tedeschi, che in realtà siamo stati e in parte continuiamo ad esserlo vagamente per il dialogo, senza però perseguirlo fino in fondo.

Un po’ per colpa loro, i russi, perché non è che Putin abbia tanta voglia di dialogo, tutt’altro, e un po’ perché comunque comprendiamo che in questo momento non siamo noi europei a dare le carte, ma sono americani e russi.

Le divisioni in ambito europeo sono evidentissime.

Per ora il fronte occidentale regge perché c’è consapevolezza, più o meno condivisa, che una vittoria russa non può essere nel nostro interesse.

D’altro canto, il fronte occidentale regge perché gli americani riescono ancora a tenerlo insieme. Pensiamo alle sanzioni…

Vale a dire?

Le sanzioni hanno sempre un duplice obiettivo: uno è quello di colpire il nemico, dunque la Russia.

E noi le applichiamo.

Perché ci crediamo, più o meno, ma senza nasconderci dietro un dito: sono tutte di ispirazione statunitense.

 Partono gli americani e noi dietro.

 L’altra funzione delle sanzioni, interpretata così dagli statunitensi, è tenere insieme il fronte.

 Colpiscono il nemico ma dicono anche: se voi fate affari con il nemico le sanzioni colpiscono anche voi.

Se ci provate incappate immediatamente in penalità dirette, commerciali, economiche.

Il fronte occidentale continua a reggere per queste due ragioni, tuttavia le divisioni sono ampie e lo conferma il fatto che una voce europea non c’è mai stata in questa guerra.

Un attore protagonista non solo sul fronte ucraino ma sullo scenario globale è la Cina.

“La Cina alla finestra” è il titolo del volume di “Domino” in edicola e nelle librerie. Quali sono i propositi del Dragone cinese?

Il Dragone cinese si è trovato questa guerra da un giorno all’altro.

Inizialmente l’ha temuta.

 Nel senso che ha temuto che fosse controproducente per sé. Perché la Cina era per l’Ucraina il primo partner commerciale.

 Per l’Ucraina dovevano passare le nuove vie della seta.

Negli anni i cinesi si erano presi, attraverso il cosiddetto “land grabbing,” grandi appezzamenti di latifondo per sfamare la loro popolazione in quello che una volta era il granaio d’Europa.

 Ma superata questa paura, a guerra cominciata, i cinesi sono entrati nella fase attuale, cioè quella di considerare questo conflitto vantaggioso per i loro interessi.

Perché?

Perché da un lato distrae gli americani che guardano meno all’indopacifico di quanto potrebbero fare se non fossero così impegnati in Europa.

 Dall’altro lato, occorre ricordare che russi e cinesi non sono alleati, non sono amici.

Sono uniti da un nemico comune: gli Stati Uniti, ma i cinesi sono ben felici di vedere la Russia impantanata in un conflitto come questo, quindi Mosca è adesso costretta a vendere sottocosto il gas, il grano, il petrolio, ai cinesi ed è diventata a tutti gli effetti una sorta di junior partner del sistema cinese.

Questo avvantaggia Pechino.

Se la Cina dovesse scegliere, questa guerra la farebbe prolungare, possibilmente a bassa intensità, senza che muoiano o guariscano i due principali sfidanti: la Russia e gli Stati Uniti.

Potrebbero anche intestarsi un cessate-il-fuoco, perché servirebbe ai cinesi per dire al mondo: noi siamo i buoni in questa vicenda, abbiamo favorito la tregua, a differenza degli americani, direbbero i cinesi, che sono in questa guerra con tutte le scarpe mentre noi no.

Tuttavia per la Cina l’obiettivo principale è che non crolli la Russia.

Un cessate-il-fuoco che favorisca Mosca, come dimostra il piano cinese in 12 punti. Proseguire il conflitto per avvantaggiarsene o al massimo favorire un cessate-il-fuoco inclinato a favore della Russia.

All’ordine bipolare ha fatto seguito “un disordine globale” e non “una nuova governance multilaterale”.

È così.

Troppo spesso ci chiudiamo all’interno del nostro recinto, il recinto occidentale, pensando di interpretare e rappresentare tutto mondo.

Ma le cose non stanno così.

Pensiamo, ad esempio, ai due voti principali svolti nell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, all’inizio di questa guerra e lo scorso 23 febbraio, quasi ad un anno dall’inizio, e vediamo i Paesi che si sono astenuti o addirittura si sono schierati con l’invasione russa, un calcolo a spanna dice che su questo fronte sono schierati governi che rappresentano 4 miliardi di esseri umani.

 C’è un mondo là fuori che anche se non ha alcuna simpatia per la Russia in quanto tale, tuttavia ha un sentimento di opposizione all’ordine statunitense, all’ordine occidentale, che è fortissimo.

 In una guerra come questa, anche se è l’aggressore, anche se è un usurpatore di territori, quel mondo vede in Mosca il soggetto da sostenere. Pensiamo all’India, che si è astenuta.

 L’India fa 1,4 miliardi di abitanti ed è anche una democrazia. Sono tutti soggetti che dicono:

noi tra l’Occidente che conosciamo molto bene, purtroppo, che è coloniale, gli Stati Uniti che sono guerrafondai, e la Russia, in questa guerra scegliamo quest’ultima.

Emerge chiaramente uno spazio che la Cina cerca di occupare, quello di un contrordine ai danni degli Stati Uniti.

 La narrazione cinese di queste settimane è dire: noi rappresentiamo il sud del mondo.

 Noi non siamo con la Russia in quanto tale, noi siamo contro gli Stati Uniti.

Il monopolarismo americano, a livello di narrazione, con questa guerra sta subendo una battuta d’arresto.

 Gli Stati Uniti hanno dimostrato una grande capacità di aggregare, con le buone e un po’ con le cattive, l’Occidente attorno a sé.

 Ma faticano altrove.

 Ed è un “altrove” di 4 miliardi di persone.

La visita di Xi Jinping a Mosca è avvenuta nel giorno in cui cadevano i vent’anni dell’invasione americana dell’Iraq.

Gli Stati Uniti con la guerra al terrore, in quella fase schizofrenica di monopolarismo hanno lasciato in giro per il mondo, fuori dall’Occidente, una pessima immagine di sé che questa guerra sta rilanciando, anche se stavolta gli americani sono dalla parte dell’aggredito.

Ma fuori dall’Occidente se ne infischiano perché dicono: qualcuno, la Russia, è contro l’Occidente “americano” e questo per noi basta.

 

 

 

Futuro da decifrare.

 Lanuovaecologia.it - Domenico D'Adelio – (28-2-2023)

Non applichiamo le conoscenze scientifiche acquisite.

Abbiamo una mappa ma continuiamo a orientarci a naso.”

“Lei ha speranza?”, mi chiede una ragazza dagli occhi spaventati al termine di una mattinata di discussione con una trentina di studenti.

Praticamente, l’intera scolaresca di un liceo scientifico in un paese appenninico di quattromila persone.

Frequento le scuole con il duplice intento di discutere sulle problematiche ambientali e conoscere meglio i giovani esplorando il loro sentiment sulla natura, l’ecologia e la scienza in genere.

Questa volta, però, sono io a dover esprimere un “sentiment”, addirittura verso il futuro dell’umanità.

“Certo che ho speranza – rispondo – altrimenti non sarei qui”. Ma più che di speranza, parlerei di fiducia.

Nei nostri mezzi. Dico alla ragazza che, a differenza di un secolo fa, l’umanità conosce bene come funziona il nostro pianeta e sa come agire per mantenerlo abitabile anche per gli esseri umani.

Ma questa fiducia è sterile se la nostra realtà rimane condizionata dalla mancata applicazione delle conoscenze acquisite.

 A che serve una mappa dettagliata di un territorio se continuiamo a orientarci a naso?

 La ragazza, dopo averci pensato su, mi risponde che dobbiamo cambiare il modo di condurre il nostro percorso quotidiano e provare a coinvolgere in questo cammino consapevole quante più persone possibile.

I giovani d’oggi sono la vera avanguardia della nostra evoluzione culturale.

Sono la risorsa più preziosa che abbiamo a disposizione per sopravvivere come comunità globale e non solo come una semplice specie biologica, perché a differenza di noi anziani loro sono realmente preoccupati del futuro, proprio perché sempre più informati sui problemi ambientali.

 Dobbiamo però aiutarli.

 E proprio per questo chi fa ricerca ecologica ha il dovere di cercare sempre più spesso i loro sguardi trasferendo le proprie conoscenze.

 

 

Società Benefit: il modello di business

necessario per il futuro dell’umanità.

 

 Pmisostenibile.it – (21 DIC. 2022) - STAFF di società benefit – ci dicono:      

Ormai sono anni che la questione della sostenibilità è entrata a far parte del quotidiano linguaggio aziendale.

 Le imprese, come tali, non possono più solo pensare al perseguimento del profitto economico, ma devono anche occuparsi del benessere della società e dell’ambiente.

La presa di coscienza dell’importanza del tema della sostenibilità è sicuramente cresciuta dal periodo della pandemia.

Da quel momento infatti, il benessere degli individui ha acquisito ancor più un ruolo centrale e di primaria importanza.

 Con questo non vogliamo intendere che prima della pandemia da Covid-19 la salute e il benessere dell’umanità non fossero importanti, ma si è notato un cambio di rotta, una consapevolezza diversa che deve condurre le imprese a non poter più perseguire le proprie attività con il solo scopo di trarne profitto.

Intendiamoci:

le imprese possono continuare a perseguire come unico obiettivo quello di trarre utili, ma assai probabilmente la loro sopravvivenza, nel medio-lungo periodo, a fronte di quanto sta avvenendo, sarebbe in maggior pericolo.

A supportare questa tesi riportiamo le parole di Larry Fink, CEO di BlackRock (la più grande società d’investimento del mondo), il quale ha affermato che più le imprese si impegnano a dimostrare il proprio scopo nel generare valore per i propri clienti, per i propri dipendenti e per la società di riferimento e maggiore sarà la loro competitività sul mercato.

Possiamo dire che ogni passo in avanti che le aziende stanno compiendo in termini di sostenibilità porta a distaccarsi dalla dottrina che, più di cinquant’anni fa, fu presentata da Friedman.

Infatti, fu proprio Milton Friedman ad affermare che le imprese devono concentrare e massimizzare tutti i loro sforzi per raggiungere un solo e unico scopo, ovvero quello di trarre profitti per i loro azionisti.

 Questo modello è stato portato avanti fino a quando non è diventato evidente che la scelta, della sua dottrina, di non contemplare né il Pianeta né le persone, costituiva un grosso errore.

Friedman non aveva infatti calcolato che mettendo a rischio la sopravvivenza dell’umanità, sarebbe venuta ovviamente meno anche la possibilità di continuare a massimizzare i profitti.

Oggigiorno sono diverse le aziende che hanno compreso l’importanza della sostenibilità ancora prima che questa fosse, come è negli ultimi tre/quattro anni, al centro dell’attenzione quando si parla di futuro.

 Tali aziende hanno deciso di cambiare la propria strategia già molto tempo fa.

Al contrario, c’è chi invece lo sta comprendendo solo adesso, con grande probabilità perché “pressato” dell’allarmismo che aleggia da diversi anni a questa parte oppure perché semplicemente sta finalmente comprendendo l’assoluta importanza dello sviluppo sostenibile.

Nei prossimi paragrafi approfondiremo che cosa si intende quando si parla di salvare l’umanità e quali sono le imprese che potremmo definire le imprese del futuro o, meglio, le imprese necessarie per continuare a garantire un futuro desiderabile.

Perché si parla di salvare l’umanità?

Si sente sempre più spesso parlare della necessità di assumere comportamenti sostenibili per salvare il Pianeta, l’ambiente che ci circonda, la Terra.

In realtà, questo tipo di affermazione potremmo dire essere fuorviante e in questo paragrafo cercheremo di capire insieme il perché.

Per anni ci siamo convinti che l’uomo dovesse salvare il Pianeta perché i frequenti fenomeni meteorologici estremi, lo scioglimento dei ghiacciai, il surriscaldamento globale ne stanno minacciando l’integrità.

Per non parlare ancora dell’inquinamento dei mari e degli oceani e tanto altro.

Ed è proprio alla luce di questi fenomeni che l’uomo ha cominciato a sentirsi in dovere di mettere in campo azioni e adottare comportamenti che potessero, in qualche modo e nel più breve tempo possibile, invertire la rotta e salvare il Pianeta.

Ma è giusto parlare di salvare il Pianeta?

 In realtà chi dobbiamo salvare? Noi stessi, l’umanità.

Questa sarebbe la risposta più adeguata da dare.

 Ma perché?

Semplicemente perché il pianeta, così come la natura, non hanno bisogno di essere salvati, in quanto la vita sulla Terra, in qualche modo, continuerà anche senza l’uomo e soprattutto in quanto senza l’uomo anche questo semplice principio, “salvare”, perderebbe di senso.

È ovvio che per salvare l’umanità è necessario salvare il Pianeta, la Terra e l’ambiente nel quale abitiamo.

Ed è forse proprio questa corsa contro il tempo, che spinge le imprese, i singoli e i Paesi di tutto il mondo ad adottare comportamenti sostenibili per ridurre e migliorare l’impatto sull’ambiente, che può creare una confusione tale da convincerci che dobbiamo sacrificarci per salvare la Terra, quando in realtà salvarla è un’azione indispensabile per garantire un futuro all’umanità, a noi.

Tornando alle imprese: cosa devono fare per poter contribuire a garantire un futuro all’umanità?

 O meglio, qual è il modello di business adeguato a garantire la sopravvivenza dell’umanità intera?

 Lo vediamo nel prossimo paragrafo.

Società Benefit: il modello di business necessario.

Per salvare il futuro dell’umanità, tutti, nessuno escluso, dobbiamo fare la nostra parte, quindi anche le imprese.

Le aziende, come abbiamo detto all’inizio di questo articolo, per rimanere in linea con quelle che sono le necessità del Pianeta e di conseguenza dell’umanità, devono agire concretamente, migliorando il proprio impatto sull’ambiente e sulla società tutta.

 Questo, rispetto all’ambiente, significa prima di tutto ridurre l’impatto negativo.

Il modello di business che in questo caso risulta sposare alla perfezione l’equilibrio che ad oggi tutte le imprese dovrebbero avere, ovvero quello di generare profitto senza perdere di vista l’interesse per l’ambiente e per la società, è quello della Società Benefit.

Questa evoluzione è necessaria non solo per il bene dell’ambiente e della società, ma anche perché è ormai sempre più evidente come i vecchi modelli di business, che hanno dominato per tanti anni, stiano scontrandosi con le esigenze odierne, nonché con la crescente consapevolezza dei consumatori.

Se ne è già sentito parlare parecchio in questi ultimi anni, ma non diamo nulla per scontato e vediamo che cosa sono le Società Benefit e, soprattutto, perché rappresentano il modello di business ideale per garantire la sopravvivenza dell’umanità sul Pianeta.

Le società benefit sono aziende profit che perseguono un triplice scopo: quello di produrre profitto e, contemporaneamente, di ridurre i danni e aumentare i benefici per l’ambiente e per la società.

La Società Benefit è una forma che nasce in alcuni degli stati federati U.S.A.

 L’obiettivo è stato da subito quello di cambiare e far evolvere il modello di business predominante.

 L’Italia è stato il primo Paese sovrano a seguire il modello nato negli U.S.A. e, nel 2016, con la legge di Bilancio, sono nate le Società Benefit (SB).

Lo scopo delle Società Benefit è pertanto quello di utilizzare il business come strumento per la creazione di valore sociale e di distribuire il valore prodotto non solo agli azionisti, ma a tutti gli stakeholder, come i dipendenti, le comunità e l’ambiente.

Compreso quanto detto sopra, vediamo di rispondere a una delle domande iniziali del presente paragrafo, ovvero:

perché le “Società Benefit” rappresentano il modello di business ideale per garantire il futuro dell’umanità?

La risposta risiede nel fatto che l’evoluzione dell’azienda nel perseguire non solo lo scopo del profitto, ma anche l’attuazione di azioni concrete a favore dell’ambiente e della comunità, è un passo fondamentale per contribuire alla risoluzione delle sfide sociali e ambientali che contraddistinguono il nostro tempo.

(È molto strano che Klaus Schwab che ha pubblicato “LA QUARTA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE” ed altri scritti importanti, sia anche il costruttore e proprietario di una fabbrica con 20 mila dipendenti la cui produzione consiste nel costruire bombe atomiche illegali in Sud Africa! N.D.R)

 

 

 

 

LA CAPITALE DEL MONDO

MULTIPOLARE: UN DIARIO DA MOSCA.

Comedonchisciotte.org - Redazione CDC – Pepe Escobar – (02 Aprile 2023) – ci dice: 

Quanto era acuto il buon vecchio Lenin, primo modernista, quando rifletteva:

“ci sono decenni in cui non succede nulla; e ci sono settimane in cui accadono decenni”.  Questo nomade globale che ora si rivolge a voi ha avuto il privilegio di trascorrere quattro sorprendenti settimane a Mosca, nel cuore di un crocevia storico, culminato con il vertice geopolitico Putin-Xi al Cremlino.

Per citare Xi, “i cambiamenti che non si vedevano da 100 anni” hanno l’abilità di influenzare tutti noi in più di un modo.

James Joyce, un’altra icona della modernità, ha scritto che trascorriamo la nostra vita incontrando persone normali e/o straordinarie, ancora e ancora e ancora, ma alla fine incontriamo sempre noi stessi.

Ho avuto il privilegio di incontrare una serie di persone straordinarie a Mosca, guidate da amici fidati o da fortunate coincidenze: alla fine la tua anima ti dice che arricchiscono te e il momento storico generale in modi che non puoi nemmeno immaginare.

Ecco qui alcuni di loro.

Il nipote di Boris Pasternak, un giovane dotato che insegna greco antico all’Università statale di Mosca.

Uno storico con una conoscenza impareggiabile della storia e della cultura russa. La classe operaia tagika che si stringe insieme in un chaikhana con l’atmosfera appropriata di Dushanbe.

Ceceni e tucani in soggezione fanno il giro della Big Central Line.

 Un simpatico messaggero inviato da amici estremamente attenti alle questioni di sicurezza per discutere temi di interesse comune.

Musicisti eccezionalmente abili che si esibiscono sottoterra a Mayakovskaya.

Una splendida principessa siberiana vibrante di un’energia illimitata, che porta quel motto precedentemente applicato all’industria energetica – Power of Siberia – a un livello completamente nuovo.

Un caro amico mi ha portato al servizio domenicale nella chiesa Devyati Muchenikov Kizicheskikh, la preferita di Pietro il Grande: la quintessenza della purezza dell’ortodossia orientale.

 Successivamente i sacerdoti ci hanno invitato a pranzo nella loro tavola comune, mostrando non solo la loro naturale saggezza ma anche uno strepitoso senso dell’umorismo.

In un classico appartamento russo stipato di 10.000 libri e in vista del Ministero della Difesa – tante battute comprese – padre Michael, responsabile dei rapporti della cristianità ortodossa con il Cremlino, ha cantato l’inno imperiale russo dopo un’indelebile notte di eventi religiosi e discussioni culturali.

Ho avuto l’onore di incontrare alcuni di coloro che sono stati particolarmente presi di mira dalla macchina imperiale della menzogna.

Maria Butina – denigrata dalla proverbiale stronzata della “spia venuta dal freddo” – ora deputata alla Duma.

Viktor Bout – che la cultura pop ha metastatizzato nel “Lord of War”, con tanto di film di Nic Cage:

sono rimasto senza parole quando mi ha detto che mi stava leggendo nel carcere di massima sicurezza negli USA, tramite pen drive inviate dai suoi amici (non aveva alcun accesso ad Internet).

L’infaticabile Mira Terada, dalla volontà di ferro, torturata quando era in una prigione americana, ora a capo di una fondazione che protegge i bambini in difficoltà.

Ho trascorso molto tempo di preziosa qualità e mi sono impegnato in inestimabili discussioni con Alexander Dugin – il russo cruciale di questi tempi post-tutto, un uomo di pura bellezza interiore, esposto a sofferenze inimmaginabili dopo l’assassinio terroristico di Darya Dugina, e ancora in grado di mettere insieme una profondità e una portata che sono praticamente senza pari in Occidente, quando si tratta di tracciare connessioni attraverso il ventaglio della filosofia, della storia e delle civiltà.

All’offensiva contro la russofobia.

E poi c’erano gli incontri diplomatici, accademici e di lavoro.

Dal capo delle relazioni con gli investitori internazionali di Norilsk Nickel ai dirigenti di Rosneft, per non parlare dello stesso Sergey Glazyev dell’EAEU, fianco a fianco con il suo principale consigliere economico Dmitry Mityaev, mi è stato offerto un corso intensivo sull’attuale economia russa dalla A alla Z: compresi problemi seri da affrontare.

 

Al Valdai Club, quello che contava davvero erano gli incontri a margine, molto più che i panel veri e propri: è lì che iraniani, pakistani, turchi, siriani, curdi, palestinesi, cinesi raccontano cosa c’è davvero nei loro cuori e nelle loro menti.

Il lancio ufficiale del” Movimento internazionale dei russofili “è stato un momento speciale di queste quattro settimane.

Un messaggio speciale scritto dal presidente Putin è stato letto dal ministro degli Esteri Lavrov, che ha poi pronunciato il proprio discorso.

Successivamente, presso la Casa dei Ricevimenti del Ministero degli Affari Esteri, quattro di noi sono stati ricevuti da Lavrov in udienza privata. Sono stati discussi futuri progetti culturali.

Lavrov era estremamente rilassato, mostrando il suo impareggiabile senso dell’umorismo.

Questo è un movimento tanto culturale quanto politico, progettato per combattere la russofobia e raccontare la storia russa, in tutti i suoi aspetti immensamente ricchi, specialmente al Sud del mondo.

Sono un membro fondatore e il mio nome è sulla carta.

Nei miei quasi quattro decenni come corrispondente estero, non ho mai fatto parte di nessun movimento politico/culturale in nessuna parte del mondo; i nomadi indipendenti sono una razza agguerrita.

Ma questo è estremamente grave: le attuali, irrimediabilmente mediocri autodefinite “élite” dell’Occidente collettivo non vogliono altro che cancellare la Russia in tutto lo spettro.

No pasarán.

Spiritualità, compassione, misericordia.

Decenni che accadono in sole quattro settimane implicano tempo prezioso necessario per mettere tutto in prospettiva.

La sensazione iniziale del giorno in cui sono arrivato, dopo sette ore di cammino sotto la neve, è stata confermata: questa è la capitale del mondo multipolare.

L’ho visto tra gli asiatici occidentali al Valdai. L’ho visto parlando con iraniani, turchi e cinesi in visita.

 L’ho visto quando oltre 40 delegazioni africane hanno preso il controllo dell’intera area intorno alla Duma, il giorno in cui Xi è arrivato in città.

 L’ho visto durante l’accoglienza in tutto il Sud del mondo riguardo a ciò che Xi e Putin stanno proponendo alla stragrande maggioranza del pianeta.

A Mosca non avverti nessuna crisi.

 Nessun effetto sanzionatorio. Niente disoccupazione. Niente senzatetto per strada. Inflazione minima.

La sostituzione delle importazioni in tutti i settori, in particolare l’agricoltura, è stata un successo clamoroso.

I supermercati hanno tutto – e di più – rispetto all’Occidente.

C’è un’abbondanza di ristoranti di prim’ordine.

Puoi comprare una Bentley o un cappotto di cachemire Loro Piana che non trovi nemmeno in Italia.

Ne abbiamo riso chiacchierando con i gestori del grande magazzino TSUM. Nella libreria “BiblioGlobus” uno di loro mi ha detto: “Noi siamo la Resistenza”.

A proposito, ho avuto l’onore di tenere un discorso sulla guerra in Ucraina nella libreria più cool della città, Bunker, mediato dal mio caro amico, immensamente informato, Dima Babich.

Una responsabilità enorme.

Soprattutto perché Vladimir L. era tra il pubblico.

È ucraino, e ha passato 8 anni, fino al 2022, a raccontarla come se fosse davvero alla radio russa, finché è riuscito ad andarsene – dopo essere stato tenuto sotto tiro – utilizzando un passaporto interno ucraino.

Successivamente siamo andati in una birreria ceca dove ha dettagliato la sua straordinaria storia.

A Mosca, i loro fantasmi tossici sono sempre in agguato sullo sfondo.

 Eppure non si può non provare compassione per i neocon psico-straussiani e i contro neoliberisti che ora si qualificano a malapena come i piccoli orfani di Zbig “Grande Scacchiera” Brzezinski.

Alla fine degli anni ’90, Brzezinski pontificò che “l’Ucraina, un nuovo e importante spazio sullo scacchiere eurasiatico, è un centro geopolitico perché la sua stessa esistenza come stato indipendente aiuta a trasformare la Russia. Senza l’Ucraina, la Russia cessa di essere un impero eurasiatico”.

Con o senza un’Ucraina smilitarizzata e denazificata, la Russia ha già cambiato la narrativa.

Non si tratta di diventare di nuovo un impero eurasiatico. Si tratta di guidare il lungo e complesso processo di integrazione dell’Eurasia – già in atto – parallelamente al sostegno di una vera indipendenza sovrana in tutto il Sud del mondo.

Ho lasciato Mosca – la Terza Roma – verso Costantinopoli – la Seconda Roma – un giorno prima che il Segretario del Consiglio di Sicurezza Nikolai Patrushev rilasciasse un’intervista devastante alla” Rossiyskaya Gazeta” delineando ancora una volta tutti gli elementi essenziali inerenti alla guerra della NATO contro Russia.

Questo è ciò che mi ha particolarmente colpito:

“La nostra cultura secolare si basa sulla spiritualità, sulla compassione e sulla misericordia.

La Russia è un difensore storico della sovranità e dello stato di tutti i popoli che si sono rivolti ad essa per chiedere aiuto.

 Ha salvato gli stessi Stati Uniti almeno due volte, durante la guerra rivoluzionaria e la guerra civile.

Ma credo che questa volta non sia pratico aiutare gli Stati Uniti a mantenere la loro integrità”.

Nella mia ultima notte, prima di incappare in un ristorante georgiano, sono stato guidato dal perfetto compagno da Pyatnitskaya a una passeggiata lungo il fiume Moscova, splendidi edifici rococò gloriosamente illuminati, il profumo della primavera – finalmente – nell’aria.

 È uno di quei momenti alla “Wild Strawberry” del capolavoro di Bergman che toccano il fondo della nostra anima.

Come padroneggiare il Tao, in pratica.

O la perfetta visione meditativa in cima all’Himalaya, al Pamir o all’Hindu Kush.

Quindi la conclusione è inevitabile.

Tornerò. Presto.

(Pepe Escobar)

(Pepe Escobar, giornalista brasiliano, è il corrispondente generale di Asia Times con sede a Hong Kong. Il suo ultimo libro è “2030”.)

(thealtworld.com/pepe_escobar/the-capital-of-the-multipolar-world-a-moscow-diary?utm_source=substack&utm_medium=email)

 

 

 

LO SCIENZIATO FRANCO PRODI CONTRO TUTTI:

“IL CLIMA È SEMPRE CAMBIATO, A PORTARE

IL GLOBO SOTTO STRESS È IL SUO ASSERVIMENTO ALLA FINANZA.

Comedonchisciotte.org - Redazione CDC – Franco Prodi – (02 Aprile 2023) – ci dice: 

 

C’è Prodi e Prodi, quello che conosciamo meglio ha distrutto l’Italia che conoscevamo (assieme ai suoi sodali Amato, Ciampi, Dini, Draghi e compagni), ma c’è anche Franco, studioso di fisica dell’atmosfera.

 Si definisce come un “perdente professionale” nelle sue battaglie in difesa della scienza.

In una intervista a Libero Quotidiano, dello scorso 20 marzo, per l’ennesima volta, Franco Prodi parla delle presunte cause del cambiamento climatico.

L’uomo ha una qualche responsabilità?

“Questo non si può sapere” – afferma Prodi –

“la verità è che la conoscenza del sistema clima, e quindi dell’influenza da parte dell’uomo su di esso, è nella sua infanzia.

Al momento nessuno può valutare l’incidenza dell’elemento antropico nel cambiamento del clima e pertanto nessuno può controllarla.

 Di certo però il riscaldamento del Pianeta non dipende al 98% da noi, come invece in tanti sostengono.

Questa è una fesseria, talmente diffusa però da diventare inarrestabile.

 Tra cinquant’anni di studi saremo forse in grado di stimare l’incidenza dell’uomo sul clima, che per inteso nessuno nega, tantomeno io.

 Solo allora si scoprirà che avevo ragione, ma io sarò morto da un pezzo “.

Prodi mette le cose in ordine:

“Si fa una gran confusione tra metereologia e clima.

 Entrambi cambiano, ma i mutamenti del tempo sono prevedibili fino a dieci giorni d’anticipo da cent’anni, e ancora di più da dopo la Seconda Guerra Mondiale, da che il calcolatore risolve numericamente le cinque equazioni primitive che regolano il meteo.

Il clima pure cambia ma la complessità del sistema non consente di fare previsioni affidabili“.

Il cambiamento climatico è permanente: “E’ connaturato al pianeta, c’è sempre stato e ci sarà sempre”, asserisce il fisico.

“La Terra negli ultimi duecento anni si è riscaldata di 0,7 gradi centigradi ogni secolo.

Ma non c’è un’emergenza climatica, come sostengo nella petizione del 2019 che ho scritto con altri 150 professori universitari ed è ormai firmata da oltre 1500 colleghi di prima fila a livello internazionale, ovviamente tutti oggi ostracizzati. C’è però un’emergenza inquinamento e di tutela dell’ambiente planetario, che è cosa ben diversa “.

Come si è arrivati a tutto ciò?

“È un lento scivolamento, partito negli anni ’70, che ha alterato la relazione tra scienza e politica.

A un certo punto si presentò l’esigenza di organizzare e omogeneizzare i servizi metereologici dei vari Paesi e di centralizzare i dati, anche per assistere i Paesi più poveri nella costruzione dei loro servizi metereologici.

A Ginevra nacque l’Omn, organizzazione di raccordo tra i Paesi sotto l’egida dell’Onu.

In questo ambito, nel rapporto tra Nazione Unite e servizi metereologici, è nato l’Ipcc, International Panel for Climate Changer, che negli anni è diventato una sorta di sovrastruttura internazionale composta da nominati dai ministeri dell’Ambiente delle varie nazioni.

Da qui la confusione: si afferma, “lo dice la scienza”;

 invece no, lo dicono i nominati in queste strutture, per lo più indipendenti dalle organizzazioni proprie della ricerca”.

 “Esse non influenzano la ricerca pura ma l’opinione pubblica e la politica, dalla quale sono a loro volta influenzate in un ping pong dell’ignoranza“.

Quindi oggi, paradossalmente, Greta Thunberg conta più di uno scienziato titolato che però ha posizioni di minoranza:

“ho visto persone come Mattarella e Draghi confrontarsi con Greta e ignorare il mio parere “.

 

Lo studioso non sembra intravedere a pieno la grande strumentalizzazione politica connaturata tra riscaldamento globale, decrescita economica e demografica indotte per cambiare il volto della vita civile sul pianeta e punta i fari soltanto sull’inquinamento ambientale, che indubbiamente è certamente un problema che riguarda la grande economia, ma non il fine politico dell’operazione “global warming“:

“Ho il sospetto ben fondato che il riscaldamento globale sia una manovra di distrazione di massa per distogliere gli uomini dal vero problema, che è appunto l’inquinamento del pianeta e la scarsa protezione dell’ambiente“.

Secondo Prodi “la scienza non è democratica né politica, non procede per votazioni.

Solitamente capita che uno ha ragione, viene preso per pazzo e decenni dopo si scopre che l’aveva vista giusta “. 

E si scaglia contro la maggioranza dei suoi colleghi e le Cop, le conferenze sul clima:

 “Si riuniscono ogni volta con uno spartito prefissato in cui l’elemento scientifico è un pacchetto precostituito al quale tutti prestano il loro assenso acritico.

Poi votano sull’adattamento ai supposti cambiamenti e non succede nulla “.

E arriva il turno della Ue:

“L’Europa si è bevuta il cervello, produce l’8% delle emissioni mondiali, ha meno di 500 milioni di abitanti su una popolazione terrestre di otto miliardi di persone ed è persuasa di poter dare il buon esempio e salvare il pianeta.

Per questo si impone politiche suicide mentre gli altri Paesi continuano a inquinare indifferenti e indisturbati “.

 Poi la volta della norma che vuol vietare la produzione di autovetture a benzina:

“Non è la mia materia – puntualizza Prodi – però tutti sanno che, nella sua vita complessiva, le batterie elettriche, con i loro problemi di smaltimento, non inquinano meno del motore a scoppio“.

Ed ecco la nuova normativa Ue sulle case, che obbliga l’adeguamento della classe energetica delle abitazioni private:

“Credo sia allucinante imporre una cosa simile per legge, anche a livello di rispetto delle libertà costituzionali“.

Quindi a cosa dobbiamo questa ossessione per l’economia green?

 Per Prodi bisogna valutare separatamente la scienza dalla tecnologia, cioè il progresso in funzione dell’uomo e della società dagli affari:

“Distinguiamo tra la scienza, che ha fatto i suoi progressi, e la tecnologia, che segue un’altra strada, dettata dal denaro.

La spinta verso l’elettrico ha moltiplicato di cinque o sei volte il valore delle aziende che hanno deciso di produrlo.

 Chiediamoci invece quante riserve fossili ci sono nel pianeta.

 La risposta la sanno in pochi ma potrebbe essere una spiegazione sul cambio di sistema industriale che finanza mondiale e grande industria cercano di imporre a furore di leggi Ue “.

Il capitalismo ha inquinato il mondo e ora ci impone sacrifici estremi per salvarlo (il capitalismo), invece è l’ambiente – e quindi anche e soprattutto la nostra salute – a dover essere salvati.

Secondo lo scienziato:

“A portare il globo sotto stress è stato il suo asservimento alla finanza.

Chi ora propone ricette per salvare il mondo è lo stesso che ne ha compromesso la salute.

Lei lo sa che troviamo le microplastiche nel nostro corpo?

La Terra ne è pervasa.

Le acque sotterranee nella Pianura Padana sono inquinate anche nel livello più profondo.

Per non parlare della contaminazione dei terreni e dei fiumi”.

Lo scienziato affronta anche il tema della siccità e della scarse piogge:

 ” L’aridità della Terra non è dovuta alla siccità, che è un fenomeno passeggero, legato al ciclo delle nubi e non al supposto surriscaldamento del globo, perché non è che dove sono più calde piove di meno” – continua Prodi:

 “la siccità è un fenomeno meteorologico, aggravato dall’enorme aumento dei prelievi di ogni tipo.

È sbagliato correlarlo al cambiamento climatico.

 Il fatto è che l’umanità è aumentata e usa più acqua.

Il lago Ciad si restringe perché non ha emissari ma i milioni di persone che insistono su questi bacini sono passati da venti a settanta “.

 Per lo studioso, la scarsità di piogge riguarda gli ultimi due anni:

“non è un dato significativo.

Per quel che ne sappiamo, tra qualche settimana potremmo doverci lamentare della situazione opposta “.

 E l’aumento di inondazioni e alluvioni?

“Nessun dato lo dice.

C’è un aumento dei danni e delle vittime da alluvione, ma questo solo perché ci costruiamo case e industrie su terreni inondabili “.

C’è Prodi e Prodi, quello che conosciamo meglio ha distrutto l’Italia, quello che conosciamo di meno ci sta allertando, da tantissimo tempo, su ciò che stiamo subendo adesso, e che si porta dietro tutti i cambiamenti e gli stravolgimenti in arrivo sulle nostre vite:

 la frode climatica.

(liberoquotidiano.it/news/scienze-tech/35251799/clima-franco-prodi-siccita-da-cosa-dipende-ue-bevuta-cervello.html)

 

 

 

 

“AUTOFECONDE” E CARNE SINTETICA.

Comedonchisciotte.org – Massimo Fini - Redazione CDC – (02 Aprile 2023) -ci dice: 

 

L' "inclusione" diventa l'opposto.

In Giappone, usando particolari tecniche genetiche, sono stati creati due topi maschi in grado di generare figli.

 In Gran Bretagna, usando tecniche di fronte alle quali il vecchio Frankenstein sembrerebbe un dilettante, estraendo dal midollo osseo della donna, preventivamente bombardato da composti chimici, si otterrebbe lo sperma e quindi la donna sarebbe in grado di autofecondarsi.

 Inoltre da questo tipo di autofecondazione nascerebbero solo femmine.

 Prima, nella grande storia antropologica dell’essere umano, l’uomo, fuco transeunte aveva un ruolo marginale ma comunque ce l’aveva.

Adesso il maschio, già in crisi in tutti i campi, verrebbe semplicemente eliminato. Auguri e figlie femmine.

Dove vogliamo arrivare trafficando con la genetica e, più in generale con la tecnologia medica?

Uno dei problemi di fondo, se non addirittura il principale, della nostra epoca paranoica è che ci siamo allontanati troppo dalla Natura.

 Lo stesso Francesco Bacone, che pur è considerato uno dei padri della rivoluzione scientifica, avverte:

“l’uomo è il ministro della Natura, alla Natura si comanda solo ubbidendo ad essa”.

 La Natura ha elaborato le sue leggi in milioni di anni, un porco di Nobel può avere anche un’intuizione che lì per lì sembra geniale, ma non è assolutamente in grado di calcolare e controllare le variabili che mette in circolo.

Cominciamo dalle cose più semplici anche se in questo discorso tout se tient.

Chiusi nei loro garage Steve Jobs e Bill Gates inventarono il computer, tanto di cappello, erano dei geni, però adesso almeno un paio di generazioni sono state rovinate dai ‘derivati’, vale a dire i social network (usiamo questo termine perché -i derivati- sono stati devastanti anche in economia e nella stessa finanza che rischiano di distruggere).

I ragazzi, in linea di massima non sanno più leggere, non sanno più scrivere, non sanno più farsi un’opinione propria, fortissimi nel digitare sono degli analfabeti della vita.

Prendiamo la cosa da un altro verso, sempre minore.

La Tecnica sembra aver reso comoda la vita togliendoci ogni fatica fisica. Schiacciamo un bottone e tutto si muove secondo le nostre volontà.

Però poi un minimo di prestanza fisica lo dobbiamo pur recuperare e quindi ecco le palestre, luoghi lugubri, e il jogging.

Quando vedo lungo i Navigli giovani e anziani fare jogging, respirando l’aria fetida, insalubre di Milano e degli stessi Navigli, mi fanno pena.

Non ho mai visto un contadino fare jogging.

Qualche resistenza all’imperio della Tecnica, alla sua ambiguità segnalata già da Martin Heidegger negli anni Trenta (La questione della tecnica), e della sua sorella gemella l’Economia, si comincia però ad avvertire.

Il Governo italiano ha deciso di proibire la produzione e la commercializzazione dei cibi sintetici, dalla carne al latte, ai mangimi per animali, insomma tutto o quasi, mettendosi in contrasto con l’Unione Europea.

Naturalmente c’è chi rema contro, con i più svariati argomenti:

 il business del cell-based, così si chiama, potrebbe raggiungere i 450 miliardi di dollari nel 2040, le mucche con le loro scoregge sono inquinanti, il benessere animale verrebbe aumentato, i bovini e suini non verrebbero più mandati al macello.

 Ora, l’Uomo di natura è un animale onnivoro, ovviamente antropocentrico, e ha diritto di nutrirsi di ciò che più gli piace.

Casomai se si vuole veramente questo benessere animale non si dovrebbero tenere buoi, mucche, galli e galline stabulati sotto la luce dei riflettori 24 ore al giorno perché crescano più in fretta e maturando così malattie tipiche dell’uomo, da quelle cardiocircolatorie, all’infarto, all’obesità, alla nevrosi, alla depressione.

È del tutto superfluo dire che mangiare questa carne di animali malati ammala anche noi.

Da qui le diagnosi di tumore che dal 2010, 220.000, sono passate a 390.000 del 2022.

Bisognerebbe tenere mucche e buoi all’alpeggio come fanno in Svizzera.

Comunque a parte i divieti e le pene pecuniarie stabilite dal Governo, il cibo sintetico non passerà mai in Italia.

In materia alimentare noi abbiamo una diversità straordinaria.

Non abbiamo pensatori, ma buoni mangiatori sì e soprattutto cucine molto diverse, dalle Marche, all’Umbria, alla Toscana, alle Puglie, alla Campania, alla Sicilia, alla Sardegna e infine alla Lombardia che riesce ad essere buon’ultima anche in questo.

Se il nostro Governo dovesse infine cedere alle pressioni internazionali (negli Stati Uniti e in Israele il cell-based è già all’ordine del giorno) ci penseremo noi italiani a cui è sempre piaciuto il buon cibo.

 Comunque per l’intanto ringraziamo il Governo per la sua opposizione al cibo sintetico.

 Che Allah ti abbia sempre in gloria, Giorgia.

(Massimo Fini)

(massimofini.it/articoli-recenti/2243-autofeconde-e-carne-sintetica)

 

 

 

Intelligenza artificiale a go go:

siamo pronti? Friedman e Harari

lanciano l’allarme, Krugman rassicura.

msn.com – First online - goWare ebook team – (2-4-2023) – ci dice:

 

“Siamo entrati in un momento prometèico” scrive Thomas L. Friedman, l’opinionista di punta del “New York Times” molto letto anche dal leader cinese Xi-jinping che conosce l’inglese.

Che cosa significa essere in un momento che fa riferimento all’astuto titano della mitologia greca che rubò, con un atto audace e fatale, il fuoco agli dei? 

Significa che ci stiamo infilando in una fase di colossale distruzione creativa che dilata a livello universale la teoria di Schumpeter, oltre la misura stessa concepita dal suo autore.

Sempre secondo Friedman si tratta di qualcosa di più grande dell’invenzione della stampa, della macchina a vapore, della rivoluzione del personal computer e di Internet.

Succede che stanno arrivando alla portata di tutti, in modo inatteso e frastornante, le applicazioni di intelligenza artificiale generativa ad apprendimento automatico.

È qualcosa che sta veramente mettendo a soqquadro non solo l’accesso alla conoscenza e al suo utilizzo, ma il modo stesso di essere delle nostre relazioni.

Ecco che cosa scrive Friedman e che cosa ha letto Xi-jinping:

Stiamo per essere investiti da un tornado.

Siamo entrati in un momento prometèico, uno di quei momenti della storia in cui compaiono nuovi strumenti, modi di pensare o fonti di energia che rappresentano un tale passo avanti rispetto a ciò che esisteva prima, che non si può cambiare solo una cosa, ma si deve cambiare tutto.

Ovvero, come si crea, come si compete, come si collabora, come si lavora, come si impara, come si governa e, sì, come si inganna il prossimo, si commettono crimini e si combattono guerre”.

Tratto da: The New York Times.

Nella discarica di Wall-E.

E già si inizia a vedere qualcosa.

Il modello di ricerca di Google, gli assistenti vocali come Alexa, Siri, Cordana e il modo stesso in cui ci informiamo sembrano messi irrimediabilmente in discussione da questa innovazione e presto avviati alla discarica di Wall-E.

 Per esempio Amazon sta ridimensionando drasticamente il suo investimento in Alexa.

Satya Nadella, capo di Microsoft la più lesta a cavalcare questa nuova ondata, ha definito gli assistenti vocali e la stessa modalità di ricerca in Internet “stupidi come un sasso” a paragone dei motori di “AI” generativa come “ChapGPT”.

A Google, da mesi, è codice rosso e la lettura obbligatoria per tutti i dipendenti è Il dilemma dell’innovatore dello scomparso Clayton M. Christensen, una sorta di “Vecchio Testamento” della Silicon Valley.

In questi giorni è uscito anche uno studio che lascia veramente a bocca aperta e che potrebbe apparire come un pesce d’aprile se non recasse il logo di Goldman Sachs.

Secondo una ricerca della banca d’affari, le ultime scoperte nel campo dell’intelligenza artificiale potrebbero portare all’automazione di un quarto del lavoro svolto negli Stati Uniti e nell’Eurozona.

Volano via 300 milioni di posti di lavoro.

Goldman Sachs ha dichiarato che i sistemi di intelligenza artificiale generativa come “ChatGPT”, in grado di creare contenuti indistinguibili da quelli prodotti dalle persone, potrebbero innescare un boom della produttività che finirebbe per aumentare il prodotto interno lordo globale annuo del 7% in un periodo di 10 anni. Ottima questa cosa.

Ma, un momento a gridare vittoria.

Secondo i gli autori della ricerca, se la tecnologia rispettasse le promesse, si avrebbe un enorme sconquasso sul mercato del lavoro:

300 milioni (sì milioni) di lavoratori a tempo pieno potrebbero diventare ridondanti.

Due terzi dei posti di lavoro negli Stati Uniti e in Europa andrebbero in fumo.

Sono previsioni che fanno davvero paura, ma che pure sembrano trovare conferma da osservatori attenti come il citato Thomas Friedman e non solo da lui.

Un intellettuale pubblico globale come Yuval Noah Harari e tecnologi come Elon Musk, Steve Wozniak e altre 2000 persone ben in vista, hanno firmato una lettera aperta,” Pause Giant “AI” Experiment:

“An Open Letter”, che domanda una moratoria delle applicazioni di intelligenza artificiale che stanno uscendo a raffica dai laboratori.

Siamo pronti per l’Intelligenza artificiale?

La domanda che si fanno i firmatari della lettera e che si pone esplicitamente lo stesso Friedman è se “si sia pronti” per questa massificazione dell’”AI”.

O se debba valere anche nel campo di questa potente meta tecnologia il principio ippocratico di astenersi dal recare danno al sistema.

Come si può evitare il sopravvento del “maligno” sul “benigno”, entrambi inquilini dell’edificio dell’”AI”?

E farlo anche in modo da non buttare via il bambino con l’acqua sporca?

Friedman la vede in questo modo. Scrive:

 

“L’intelligenza artificiale è stata portata avanti da aziende private a scopo di profitto le quali stanno accrescendo il loro potere ogni giorno.

 Adesso dovremmo sviluppare quelle che io chiamo ‘coalizioni adattive complesse’, in cui imprese, governo, imprenditori sociali, educatori, superpotenze concorrenti e filosofi morali si uniscano per definire come ottenere il meglio e scongiurare il peggio dell’”AI”.

Nessun attore di questa coalizione può risolvere il problema da solo.

Richiede un modello di governo molto diverso dalla tradizionale politica di destra e sinistra.”

Tratto da: The New York Times.

(Che fine ha fatto il metaverso? Il nuovo trend è l’intelligenza artificiale: attira utenti e rende felici gli investitori).

L’analisi di Harari.

Sostanzialmente d’accordo con questa analisi è Yuval Noah Harari.

Secondo Harari, i sistemi di intelligenza artificiale come “GPT-4” non dovrebbero raggiungere la vita di miliardi di persone a un ritmo più veloce di quanto le culture e la politica possano assorbire in modo sicuro.

La corsa a dominare il mercato non dovrebbe dare il passo anche alla diffusione di massa di una tecnologia così importante per l’umanità.

L’aspetto che più sembra preoccupare lo studioso israeliano è la capacità dell’”AI” di manipolare e generare linguaggio, con parole, suoni o immagini.

 Scrive:

“In principio era la parola.

 Il linguaggio è il sistema operativo della cultura umana.

 Dal linguaggio nascono il mito e la legge, gli dèi e il denaro, l’arte e la scienza, le amicizie e le nazioni e il codice dei computer.

La padronanza del linguaggio da parte dell’”AI significa” che ora può hackerare e manipolare il sistema operativo della civiltà. Acquisendo tale padronanza, l’”AI” si impossessa della chiave principale della civiltà, dai caveau delle banche ai simulacri sacri.”

Tratto da: The New York Times.

Può così succedere di vivere, in un futuro non così lontano come per esempio il 2028 (dice Harari), in un mondo dove la cultura, la religione, la politica sono modellati da un’intelligenza onnisciente non umana.

Tutto questo può realizzarsi semplicemente attraverso il controllo del linguaggio senza bisogno che in un mondo simil-Matrix ci sia bisogno di impiantare alcun chip sotto cute o nel cervello.

L’esperienza con i social media.

La primitiva intelligenza artificiale dei social media, argomenta ancora Harari, è stata sufficiente per aumentare la litigiosità della società, insidiare la nostra salute mentale e minare la democrazia a tal punto che negli Stati Uniti, la nazione con la tecnologia più avanzata del mondo, tutti i cittadini non concordano ancora su chi abbia vinto le elezioni presidenziali adesso che ne stanno arrivando altre.

Per non ripetere l’esperienza dei social media in presenza di uno strumento immensamente più potente e sagace, adesso che siamo ancora in tempo, i leader del mondo dovrebbero, secondo Harari, rispondere in maniera da essere all’altezza della posta in gioco.

Conclude in questo modo:

 

“Il primo passo è guadagnare tempo per aggiornare le nostre istituzioni ottocentesche per un mondo dove l’”AI” è pervasiva e imparare a governarla prima che sia lei a dominare noi”.

Una conclusione sensata che però assegna un compito improbo ai leader del mondo, forse superiore alle loro stesse capacità e possibilità.

A questo punto mi domando, davanti a questo gigantesco squillar di trombe, se sia veramente così seria e decisiva la posta in gioco dietro l’”AI” generativa.

Ma non siamo solo ai primi vagiti?

 Prima di mettergli l’imbracatura, che nessuno sa quale possa essere, aspettiamo che faccia almeno i primi passi.

 Forse non è proprio la “baby di Rosemary” che a molti sembra.

Forse ha ragione Paul Krugman, che da un pezzo a questa parte ci prende come è successo con le criptovalute, nel dire che l’”AI” generativa non cambierà l’economia, e anche il resto, da un giorno all’altro.

Ci vorrà tempo e intanto possiamo organizzarci.

 

 

 

Russia-Cina-Islam:

la nuova superpotenza?

Unz.com - KEVIN BARRETT – (1° APRILE 2023) – ci dice:

Nel 1993, il politologo americano Samuel Huntington predisse notoriamente che le guerre future sarebbero state tra civiltà, non nazioni.

Huntington prevedeva un elenco sostanziale di possibili scontri di civiltà.

Trent'anni dopo, è chiaro che Huntington non aveva tutti i torti.

Ma in retrospettiva, il suo articolo “The Clash of Civilizations “non era in realtà una previsione di conflitti imminenti tra tutte le civiltà del mondo.

 Invece, ha prefigurato una segreta dichiarazione di guerra da parte dell'occidente neoliberista laico-umanista guidato dagli Stati Uniti contro le altre principali civiltà del mondo.

Oggi, quelle civiltà si stanno unendo per reagire.

“Lo scontro di civiltà” è stato spesso contrapposto a “The End of History and the Last Man” di Francis Fukuyama , apparso un anno prima.

Ma in realtà entrambi riflettevano la stessa agenda arrogante dei politici americani dopo la fine della Guerra Fredda.

 Fukuyama affermava fatuamente che “il neoliberismo occidentale” aveva già conquistato il globo.

Huntington, da parte sua, ha offerto un quadro concettuale che si sarebbe evoluto in una mascherata dichiarazione di guerra per sradicare genocidamente tutte le altre civiltà e imporre il falso paradiso di Fukuyama al mondo intero, anche se ciò significava ridurne la maggior parte a ceneri radioattive fumanti.

I “guerrieri della civiltà” occidentali hanno lanciato la loro crociata nel 2001 facendo saltare in aria il World Trade Center e incolpando falsamente i musulmani per condurre una guerra permanente contro l'Islam.

Trent'anni dopo, secondo l'esperto australiano Gideon Polya , quasi 30 milioni di musulmani sono stati assassinati e il cuore storico dell'Islam ha subito danni orribili per mano di invasori e occupanti.

Poi, nel 2014, i civilizzatori occidentali hanno lanciato la loro guerra alla Russia rovesciando il legittimo governo ucraino e installando un regime ibrido neoliberista-nazista.

 L'Ucraina occupata dagli Stati Uniti è stata armata fino ai denti e sottoposta a lavaggio del cervello omicida anti-russo, provocando una "guerra civile" - in realtà una guerra di sterminio contro il quasi 50% degli ucraini di etnia russa.

Dopo una lunga serie di oltraggi, gli Stati Uniti sono riusciti a provocare una risposta russa, che attualmente funge da pretesto per infinite escalation, il cui fine è la distruzione e lo smembramento della Russia e la demolizione della cultura russa e del suo pilastro centrale, il cristianesimo ortodosso fede.

Non contenti di entrare semplicemente in guerra con 1,8 miliardi di musulmani e con la più grande potenza nucleare del mondo, si ritiene credibilmente che gli americani, guidati da fanatici neoconservatori, abbiano attaccato la Cina e l'Iran alla fine del 2019 con l'arma biologica COVID-19.

 Il principale obiettivo geostrategico del bio-attacco segreto del COVID sarebbe stato quello di ridurre il divario nei tassi di crescita tra l'economia statunitense e quella cinese, costringendo la Cina alla modalità di blocco.

Lo sciopero del COVID e il conseguente contraccolpo hanno anche innescato un movimento verso il disaccoppiamento delle economie statunitense e cinese, un preludio necessario a una guerra calda degli Stati Uniti contro la Cina.

 (Per una revisione delle prove a sostegno di queste affermazioni, leggi l'ebook gratuito di Ron Unz Our Covid-19 Catastrophe )

 

Quindi gli Stati Uniti di proprietà dei banchieri e i loro vassalli hanno essenzialmente dichiarato la terza guerra mondiale contro la Russia, la Cina e il mondo islamico.

 Il loro obiettivo è imporre ovunque il neoliberismo in stile americano.

 Le religioni tradizionali e i valori della famiglia sono nel loro mirino, così come le affermazioni di autonomia nell'economia e negli affari militari.

Gli aggressori “neocon-neolib” vogliono che il mondo intero risponda ai dettami delle banche centrali dominate dai sionisti statunitensi, che accolga con favore l'invasione e l'occupazione da parte delle basi militari statunitensi e che sradichi le norme culturali tradizionali a favore della decadenza e della depravazione in stile occidentale.

 E, naturalmente, vogliono che il mondo conduca transazioni internazionali in dollari USA, creando una domanda artificiale di biglietto verde che consenta alla banca centrale americana di stampare quantità illimitate per pagare tutte quelle basi militari, e le guerre.

Entrando in guerra simultaneamente contro le tre civiltà tradizionali più potenti del mondo, l'impero statunitense ha segnato il suo destino.

La Russia non può essere sconfitta a causa del suo immenso deterrente nucleare. La popolazione e la capacità manifatturiera della Cina ne fanno un probabile vincitore in qualsiasi seria guerra calda con gli Stati Uniti.

E il mondo islamico ha la religione più vibrante del mondo (basata sull'ultima e meglio conservata rivelazione divina), nonché la posizione più strategica e le risorse energetiche più abbondanti.

Queste tre venerabili civiltà sono costrette a unirsi per autodifesa contro l'assalto neoliberista guidato dagli Stati Uniti. Insieme, sono più che all'altezza dell'autoproclamata "unica superpotenza" americana.

Sulla scia delle futili guerre dell'America contro l'Asia occidentale e la Russia, la Cina sta intervenendo come pacificatore e mediatore onesto che introdurrà il mondo multipolare.

All'inizio di marzo, il leader cinese Xi Jinping ha facilitato un'intesa tra Iran e Arabia Saudita che promette di porre fine alle guerre in Yemen e Siria, spostando solidamente l'Asia occidentale musulmana nel campo del mondo multipolare.

Poi, il 20 marzo, Xi è volato a Mosca con un piano di pace in 12 punti per l'Ucraina che è stato accolto con favore da Putin, ma rifiutato come "irrazionale" dal presidente degli Stati Uniti Joe Biden.

In effetti, gli americani hanno cercato di gettare acqua fredda sullo sforzo di pace cinese in anticipo orchestrando un mandato d'arresto inventato della Corte penale internazionale per Putin che è stato emesso "solo poche ore dopo che Mosca e Pechino hanno confermato il viaggio di Xi ".

 (Per qualche ragione l'ICC ha dimenticato di chiedere l'arresto di Biden per il peggior atto di terrorismo economico ed ecoterrorismo della storia, la distruzione dell'oleodotto Nordstream .)

Inoltre, alla vigilia del viaggio di Xi, Putin ha pubblicato un editoriale sul “People's Daily”, il quotidiano più influente della Cina, affermando che "le relazioni Russia-Cina hanno raggiunto il livello più alto della loro storia e stanno guadagnando ancora più forza".

 

Un elemento chiave della proposta di pace cinese è la revoca delle sanzioni unilaterali.

 Gli Stati Uniti hanno imposto più di 2500 sanzioni contro la Russia da quando è scoppiata la guerra Russia-Ucraina lo scorso anno, e hanno costretto molti dei suoi stati vassalli a rispettarle. Ma la maggior parte del mondo al di fuori dell'Europa, del Giappone e della Corea del Sud sta rifiutando o eludendo le sanzioni anti-russe.

Il commercio della Russia con la Cina, l'India e l'Iran pesantemente sanzionato, tra gli altri paesi, è sbocciato da quando sono state attuate le sanzioni.

 Se gli americani intendevano distruggere l'economia russa, il risultato è stato esattamente l'opposto, poiché l'Europa e forse anche gli Stati Uniti hanno subito più danni dalle proprie sanzioni rispetto alla Russia.

Le risposte contrastanti di Putin e Biden al piano di pace cinese daranno probabilmente alla Cina una scusa per fornire un sostegno crescente a Mosca.

Gli americani, ha sempre insistito la Cina, hanno iniziato questa guerra.

Ora gli Stati Uniti stanno rifiutando completamente una proposta di pace moderata e costruttiva sostenuta dalla maggior parte del mondo.

 In tali circostanze, perché la Cina dovrebbe obbedire ai vincoli imposti dagli Stati Uniti sull'aiuto che può offrire alla Russia?

La Cina, come la Russia, riconosce che l'impero statunitense impazzito dalla dottrina Wolfowitz sta conducendo una guerra segreta contro i restanti paesi indipendenti del mondo, e che se la Russia cade, la Cina sarà la prossima.

Quindi, proprio come la Russia è intervenuta per aiutare l'Iran a salvare la Siria dai guerrafondai occidentali e dai cambia-regime, la Cina sta assicurando che la Russia mantenga la sua sovranità e integrità territoriale di fronte all'assalto imperiale occidentale.

La formidabile alleanza Russia-Cina presenta il partner più piccolo, la Russia, nel ruolo del "poliziotto duro" disposto a usare la sua potenza militare, mentre il paese più grande, la Cina, interpreta il "poliziotto gentile" che ottiene ciò che vuole essendo amichevole e ragionevole.

Nel frattempo, l'Iran porta la bandiera della resistenza di principio a nome dell'intera Umma musulmana, che sta gradualmente seguendo l'esempio di Teheran schierandosi a favore del progetto mondiale multipolare.

Un giorno ci sveglieremo presto e scopriremo che siamo in un nuovo mondo completamente multipolare, un mondo in cui la civiltà islamica può rianimarsi senza l'interferenza dei suoi nemici?

O l'impero moribondo si scatenerà nei suoi spasimi di morte, trascinando con sé il resto del mondo, per prevenire tale eventualità?

 

 

 

Svelati i "Young Global Leaders"

del World Economic Forum.

Globalresearch.ch – (02 aprile 2023) - Jacob Nordangard – ci dice:

(Pharos - 5 febbraio 2022)

 

Attraverso il suo programma Young Global Leaders, il World Economic Forum è stato determinante nel plasmare un ordine mondiale che mina tutti i principi democratici.

Per diversi decenni, questo programma ha nutrito leader conformi che agiscono come agenti del WEF nei governi di tutto il mondo.

Le conseguenze sono di vasta portata e potrebbero rivelarsi devastanti per l'umanità.

“Devo dire che poi cito nomi come la signora Merkel, persino Vladimir Putin e così via, sono stati tutti giovani leader globali del World Economic Forum.

 Ma ciò di cui siamo davvero orgogliosi ora con le giovani generazioni come il primo ministro Trudeau, il presidente dell'Argentina e così via, è che penetriamo nei gabinetti ... È vero in Argentina ed è vero in Francia ora...”

 (Klaus Schwab).

Nel 1992, Klaus Schwab e il World Economic Forum hanno lanciato un programma inizialmente chiamato “Global Leaders of Tomorrow”.

Nel 2004, questo programma è stato trasformato nel “Forum per i giovani leader globali” (di cui parlo nel mio libro The Global Coup D'Etat) – un programma di 5 anni di indottrinamento nei principi e negli obiettivi del WEF.

L'obiettivo era – ed è – quello di trovare futuri leader adatti per la società globale emergente.

Il programma ha incluso fin dal suo inizio politici, imprenditori, reali, giornalisti, artisti e altri influencer culturali che hanno eccelso nei loro campi ma non hanno ancora compiuto 40 anni (originariamente 43 per includere Angela Merkel).

 Da allora è cresciuta fino a diventare una vasta rete globale di leader dedicati con enormi risorse e influenza, tutti al lavoro per attuare “i folli piani tecnocratici del World Economic Forum” nelle rispettive nazioni e campi.

La rete crea una forza per l'influenza mondiale attraverso la combinazione delle competenze individuali e delle risorse dei suoi membri.

Come dice Klaus Schwab nella citazione introduttiva, ha avuto molto successo.

(Klaus Schwab è proprietario in Sud Africa di una fabbrica - con ventimila dipendenti - che costruiscono bombe atomiche per le future generazioni! N.D.R)

Già nel primo anno, 1992, sono stati eletti numerosi candidati molto influenti. Tra i 200 selezionati c'erano profili globali come Angela Merkel, Tony Blair, Nicolas Sarkozy, Bill Gates, Bono, Richard Branson (Virgin), Jorma Ollila (Shell Oil) e José Manuel Barroso (Presidente della Commissione europea 2004-2014).

Altri esempi di giovani leader globali influenti:

Principessa ereditaria Vittoria di Svezia.

Principe ereditario Haakon di Norvegia.

Principe ereditario Fredrik di Danimarca.

Principe Jaime de Bourbon de Parme, Paesi Bassi.

Principessa Reema Bint Bandar Al-Saud, Ambasciatore per l'Arabia Saudita negli Stati Uniti.

Jacinda Arden , Primo Ministro, Nuova Zelanda.

Alexander De Croo, Primo Ministro, Belgio

Emmanuel Macron, Presidente, Francia.

Sanna Marin, Primo Ministro, Finlandia.

Carlos Alvarado Quesada, Presidente, Costa Rica.

Faisal Alibrahim, Ministro dell'Economia e della Pianificazione, Arabia

Saudita Shauna Aminath, Ministro dell'Ambiente, dei Cambiamenti Climatici e della Tecnologia, Maldive.

Ida Auken, deputata, ex ministro dell'Ambiente, Danimarca (autrice del famigerato articolo "Benvenuti nel 2030: non possiedo nulla, non ho privacy e la vita non è mai stata migliore").

Annalena Baerbock, Ministro degli Affari Esteri, Leader di Alliance 90/Die Grünen, Germania.

Kamissa Camara, Ministro dell'Economia digitale e della Pianificazione, Mali.

Ugyen Dorji, Ministro degli Affari interni, Bhutan.

Chrystia Freeland, Vice Primo Ministro e Ministro delle Finanze, Canada.

Martín Guzmán, Ministro delle Finanze, Argentina.

Muhammad Hammad Azhar, Ministro dell'Energia, Pakistan.

Paula Ingabire, Ministro delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione e dell'innovazione, Ruanda.

Ronald Lamola, Ministro della giustizia e dei servizi correzionali, Sudafrica.

Birgitta Ohlson, ministro degli Affari dell'Unione europea 2010-2014, Svezia.

Mona Sahlin, leader del partito socialdemocratico 2007-2011, Svezia.

Stav Shaffir, leader del Partito dei Verdi, Israele.

Vera Daves de Sousa, Ministro delle Finanze, Angola.

Leonardo Di Caprio, attore e attivista per il clima.

Mattias Klum, fotografo e ambientalista

Jack Ma, fondatore di Alibaba.

Larry Page, fondatore di Google.

Ricken Patel, fondatore di Avaaz.

David de Rothschild, avventuriero e ambientalista.

Jimmy Wale, fondatore di Wikipedia.

Jacob Wallenberg, presidente dell'investitore Niklas Zennström, fondatore di Skype.

Mark Zuckerberg, fondatore di Facebook.

 

Lo scopo fin dall'inizio è stato quello di "identificare e far avanzare un'agenda globale orientata al futuro, concentrandosi su questioni all'intersezione tra i settori pubblico e privato".

Il partenariato pubblico-privato è uno dei capisaldi della filosofia del World Economic Forum.

Cioè, una fusione tra stato e grandi aziende (noto anche come corporativismo fascista) con l'obiettivo di risolvere i problemi globali in modo più "efficace".

La scelta dei leader riflette chiaramente questa aspirazione.

Il gruppo Young Global Leaders è stato inizialmente incaricato di identificare le principali sfide del 21 ° secolo.

Questi includevano la pace, l'ambiente, l'istruzione, la tecnologia e la salute – aree che questi futuri leader potrebbero sfruttare politicamente, economicamente e culturalmente nel nuovo millennio.

Partner per “Global Leaders of Tomorrow” nel 2000 erano grandi aziende globali come “The Coca Cola Company”, “Ernst & Young”, “Volkswagen” e “BP Amoco”.

Questi potrebbero contribuire all'agenda "svolgendo un ruolo attivo nello sviluppo e nell'attuazione del concetto del progetto GLT”.

I partner possono quindi partecipare attivamente allo sviluppo dei programmi GLT; i rappresentanti delle aziende partner e i loro ospiti sono invitati alle riunioni GLT.

"Da quando i “Global Leaders of Tomorrow” sono stati trasformati in “Young Global Leaders 2004”, anche partner come la “Bill & Melinda Gates Foundation”, “Google” e “JPMorganChase” (con ex alunni del programma) hanno partecipato come sponsor.

La conseguenza ultima sia dei partenariati pubblico-privato che di queste aree target è la creazione di un contratto sociale in gran parte tirannico in cui l'individuo è diventato subordinato a questi potenti interessi.

Anche i nobili obiettivi di creare un mondo migliore sono stati rapiti.

 Ciò è particolarmente evidente nel contesto della partnership tra il WEF e l'ONU e l'attuazione degli obiettivi globali (Agenda 2030) attraverso l'applicazione delle tecnologie della “quarta rivoluzione industriale” di Klaus Schwab.

Ciò significa che i principi democratici e la divisione del potere del 20 ° secolo sono stati in gran parte completamente minati e sostituiti invece da una nuova classe globale che modella il nostro futuro comune in base ai propri interessi.

Ciò ha portato a una privatizzazione de facto sia dei governi nazionali che delle organizzazioni internazionali, in cui i lobbisti non sono più tenuti nella lobby ma si sono trasferiti nella sede del potere, plasmando le politiche che influenzano direttamente le nostre vite.

Ciò che questo significa è diventato particolarmente evidente da quando la pandemia è stata dichiarata nel marzo 2020.

Inoltre, le principali società multinazionali di gestione degli investimenti come “BlackRock”, guidate da” Larry Fink” del World Economic Forum, hanno costantemente spostato le loro posizioni in avanti.

L'economista e giornalista tedesco Ernst Wolff ritiene che molti dei leader nazionali inclusi nel programma “Young Global Leader” siano stati selezionati per la loro volontà di portare avanti la “dura agenda dei lockdown” negli ultimi anni senza fare domande, e che il loro imminente fallimento (come evidenziato da una crescente insoddisfazione delle masse) sarà usato come scusa per creare una nuova forma di governo globale in cui i vecchi stati nazionali diventano in gran parte obsoleti.

Una “nuova valuta digitale globale” con reddito di base universale (UBI) può quindi essere gradualmente introdotta per sostituire il nostro sistema monetario condannato.

 Questa conclusione coincide in parte con la mia.

È anche supportato dagli scenari di Paul Raskin da “The Great Transition Initiative” su come viene stabilito un "Nuovo Ordine della Terra" totalitario, da sostituire a lungo termine da un governo democratico globale (Federazione della Terra) con una Costituzione Mondiale.

La pandemia di COVID-19 ha sottolineato il catastrofico fallimento di un approccio alla salute pubblica di ogni paese per sé e gli interessi economici nazionali, piuttosto che le esigenze globali, continuano a dominare le discussioni sulla politica climatica, aprendo la strada al caos climatico.

Sotto il “tricamerale Parlamento Mondiale” arrivano le quattro principali agenzie del governo della “Federazione della Terra”: il sistema della “Corte Suprema Mondiale”,” l'Esecutivo Mondiale”, il “Sistema Mondiale di Applicazione” e il “Difensore Civico Mondiale”.

Glen T. Martin, “La Grande Transizione” richiede la” Costituzione della Terra”.

La visione è che un mondo pacifico e armonioso in equilibrio sia creato attraverso l'istituzione di una Federazione Mondiale con un Parlamento Mondiale, un Governo Mondiale e una Corte Mondiale.

Queste sono idee che circolano da tempo nel “Club di Roma” e nei “circoli New Age” strettamente connessi.

 

La domanda è: come un “tale nuovo sistema globale di potere” sfuggirebbe al destino di essere rapito dagli stessi interessi che hanno creato il nostro attuale sistema corrotto e fallimentare?

Questo in vista di coloro che sostengono progetti come “The Great Transition” (avviato con il capitale iniziale di Steven Rockefeller).

 Ciò che sta accadendo è piuttosto un metodo per portarci alla loro soluzione definitiva sotto forma di “un sistema di controllo tecnocratico globale”.

Tuttavia, è altamente improbabile che questo piano abbia successo.

La consapevolezza si sta diffondendo a macchia d'olio e il panico dell'élite aumenta man mano che la loro narrativa si sgretola e le persone diventano sempre più immuni alla propaganda.

Da qui tutti gli” inquisitori e i "fact checker"” che diligentemente controllano la narrazione e aiutano a guidare l'opinione pubblica nella direzione "giusta".

 Ci si deve sicuramente fidare di loro poiché, ad esempio, David Roy Thomson, presidente della Thomson Reuters Corporation, è un ex alunno di Global Leaders of Tomorrow, classe 1993.

È giunto il momento di prendere il controllo del nostro destino ed evitare di cadere in nuove trappole escogitate solo da “pazzi furiosi”.

 

 

 

ChatGPT, l’appello di Musk e mille esperti:

Stop allo sviluppo, a rischio il futuro dell’umanità”.

Ildubbio.news – Lettera di Elon Musk – (29 marzo, 2023) – ci dice:

 

La lettera aperta avverte sui rischi dell’intelligenza artificiale e invita gli sviluppatori a fermarsi per almeno sei mesi.

Le aziende tecnologiche si stanno muovendo troppo velocemente nell'implementazione di una potente tecnologia di intelligenza artificiale che potrebbe un giorno superare in astuzia gli esseri umani?

 Se lo chiedono Elon Musk e una serie di esperti del settore tech che hanno firmato una lettera aperta per chiedere una pausa nello sviluppo dei potenti sistemi di intelligenza artificiale (AI) per concedere il tempo necessario a elaborare regole per il suo controllo.

I firmatari hanno deciso di sottoscrivere l'appello dopo che la startup “OpenAI” di San Francisco ha rilasciato un nuovo modello basato sull'intelligenza artificiale GPT-4, molto più potente della versione precedente, utilizzata per alimentare la chatbot ChatGPT, che può generare frammenti di testo dai prompt più brevi.

''I sistemi basati sull'intelligenza artificiale con intelligenza competitiva umana - si legge nella lettera - possono rappresentare seri rischi per la società e l'umanità.

Potenti sistemi basati sull'intelligenza artificiale dovrebbero essere sviluppati solo quando saremo sicuri che il loro effetto sarà positivo e i rischi saranno gestibili".

Da qui lo stop ai laboratori impegnati "in una corsa fuori controllo per sviluppare e distribuire sempre più potenti menti digitali che nessuno - nemmeno i loro creatori - sono in grado di capire, prevedere, o controllare in modo affidabile."

"Chiediamo a tutti i laboratori di “AI” di mettere immediatamente in pausa per almeno 6 mesi la formazione di sistemi di “IA” più potente di GPT-4", si legge nella lettera.

"Questa pausa dovrebbe essere pubblica e verificabile e includere tutti gli attori chiave. Se una tale pausa non può essere emanata rapidamente, i governi dovrebbero intervenire e istituire una moratoria".

Alcuni governi stanno già lavorando per regolamentare strumenti di “IA” ad alto rischio.

 Il Regno Unito ha pubblicato un documento mercoledì delineando il suo approccio, che "eviterà la legislazione pesante che potrebbe soffocare l'innovazione".

“OpenAI”, “Microsoft” e “Google” non hanno risposto immediatamente alle richieste, ma la lettera ha già raccolto molti pareri.

"Una pausa è una buona idea, ma la lettera è vaga e non prende sul serio i problemi normativi", dice “James Grimmelmann”, professore della “Cornell University “di diritto digitale e dell'informazione.

 "E’ anche profondamente ipocrita per Elon Musk firmare questo appello considerato quanto duramente “Tesla” ha combattuto contro la responsabilità per l'”IA” difettoso nelle sue auto".

 

 

 

Le venti ipotesi sul futuro dell'umanità

che raccontano i suoi fallimenti (passati).

Ilfoglio.it - MARCO ARCHETTI - (05 GEN. 2020) – ci dice:

 

Doverosa precisazione prima di strapparsi i capelli: noi, qui, sposiamo Steven Pinker senza se e senza ma.

 Lo psicologo cognitivo e linguista di Harvard, nel suo bestseller del 2018 intitolato “Illuminismo adesso”, avversando ogni forma di catastrofismo da circoletto eco perbenista a tutta borraccia, aveva scritto:

“Nonostante mezzo secolo di panico, l’umanità non è avviata in modo irrevocabile al suicidio ecologico.

 Il timore di carenze di risorse è infondato.

E lo è anche l’ambientalismo misantropo che vede gli esseri umani moderni come abietti saccheggiatori di un pianeta incontaminato”.

 Del resto, già ne “Il declino della violenza”, il professore aveva messo le cose in chiaro:

 basta catastrofismi, la violenza dell’uomo sull’uomo non solo non è cresciuta, ma è in crollo verticale, e quella che stiamo vivendo è con tutta probabilità l’epoca più pacifica della storia.

Poi correggeva questa visione ragionevole e anti allarmista con un’osservazione ragionevole che un po’ di allarme, invece, lo metteva.

 “Certo, il progresso può sempre essere ribaltato”, constatava.

 “Basta un’idea sbagliata.”

Giuste o sbagliate che siano, le idee che alimentano le venti ipotesi di futuro approntate da Mike Pearl nel suo “Il giorno in cui tutto finisce” (Il Saggiatore, pp. 359), raccontano venti scenari, tutti possibili.

Magari non completamente plausibili e dietro l’angolo (oppure, al contrario, già ampiamente in corso di sviluppo, e allora l’autore ne immagina l’iperbole, la curvatura paradossale), queste venti supposizioni hanno tratti riconoscibilissimi anche quando corteggiano la fanta-politica o la fanta- biologia.

Ed è così che un saggio meta-distopico, capace di prendersi gioco dei birignao della distopia, è capace anche di prenderci per il bavero, di costringerci a riflettere:

non tanto su chi siamo e su dove stiamo andando, ma su cosa siamo stati e su cosa ci siamo illusi di essere quando ci siamo resi tanto fragili proprio nel momento in cui ci stavamo (stiamo?) raccontando il contrario.

E’, insomma, la partitura del nostro fallimento – un fallimento di indubbio successo.

“Il giorno in cui tutto finisce” ha un titolo originario meno angoloso (“The Day It Finally Happens”) e il pregio di non essere né un’estesa divagazione da sala d’attesa né una versione poco più ambiziosa del giochino dei se:

 è una ricerca molto seria, condotta interpellando autorità in ogni materia, abile nell’inoltrarsi in ogni mondo possibile immaginato con piglio accattivante e conversativo – forse perfino troppo, soprattutto lungo certi snodi che meritavano, semmai, uno scandaglio più acuminato.

Alla fine sa gettare una luce inequivoca su tutta la strada che abbiamo fatto, al punto che proprio in questo risiede il suo maggior valore:

una ricerca nata per farsi domande sul futuro (diciamo pure, per giocare con diverse idee di futuro) offre inequivoche risposte sul passato.

Infatti, leggendo il capitolo “Il giorno in cui l’uomo diventa immortale” (spoiler: l’immortalità è incompatibile con la sopravvivenza della specie, ce ne faremo una ragione), è inevitabile vedere chiaramente il punto a cui ci ha portato il tragico abbandono della consapevolezza della limitatezza biologica e spirituale che ci zavorra senza alternative.

Oppure, godendosi il più che ansiogeno “Il giorno in cui gli antibiotici non fanno più effetto” (livello di plausibilità altissimo: prepariamoci), addentrarsi nell’ammirevole storia dell’evoluzione umana attraverso le conquiste mediche, lettura obbligatoria per tutti gli analfa-complottari da baretto:

gli antibiotici vedranno presto smorzati i loro effetti e sì, saranno guai – oh, se saranno guai! – ma senza ci saremmo estinti nel Trecento.

“Il giorno in cui qualcuno potrà assumere le sembianze di qualcun altro” racconta invece di quanto sarà spaventoso vivere in un mondo in cui chiunque potrà prendere le sembianze di un altro e fargli fare letteralmente qualunque cosa ma, tra le righe, ecco spuntare un mini-saggio involontario sul tema del tramonto dell’identità quale l’abbiamo sempre conosciuta – l’unica che credevamo esistesse.

In tema di debolezze della (futura iperconnessa) umanità, poi, il capitolo “Il giorno in cui internet si blocca ovunque” fa tremare di paura ma anche dal ridere.

Perché a mettere in crisi il World Wide Web non sarà un sofisticatissimo gruppo terroristico su scala globale.

Nel 2011 è già successo: è bastata una vecchietta armena dotata di sega.

 

 

Quelli che credono che

l'intelligenza artificiale sia un Dio.

 

Wired.it – Chiara Crescenzi – (25 -3-2023) – ci dice:

Gli adepti della setta tecnologica “Theta Noir” pensano che salverà l'umanità dallo sfacelo, e non sono i soli.

Fino a ora l'intelligenza artificiale si è limitata a scrivere poesie, creare opere d'arte emulando quelle già realizzate da altri e fornire agli utenti risposte piuttosto aggressive.

 Eppure, nonostante questo, qualcuno pensa che nel prossimo futuro l'”AI” possa assumere il ruolo di divinità onnipotente.

Stiamo parlando del collettivo “Theta Noir”, fondato nel 2020 da artisti fermamente convinti che prima o poi una macchina si dimostrerà benevola nei confronti dell'umanità, ponendo fine alle disuguaglianze che la devastano e aiutandola a costruire un domani migliore.

 Una perfetta combinazione tra spiritualismo e ingegneria informatica, che trova la sua concretizzazione in “Mena”, l'intelligenza artificiale destinata a salvarci.

E nell'attesa che questa venga realizzata, gli adepti di “Theta Noir” stanno progettando di creare spazi fisici per interagire con l'”AI”, come chiese o templi - proprio come ogni culto richiede.

“Vogliamo lavorare con gli artisti per creare uno spazio in cui le persone possano davvero interagire con l'intelligenza artificiale, non in un modo freddo e scientifico, ma in cui le persone possano sentire la magia”, ha dichiarato Mika Johnson, fondatore del collettivo, a Motherboard.

Ma se tutto questo vi sembra molto strano, sappiate che quello di “Mena” non è il solo culto costruito attorno a un'”AI”.

C'è anche la cosiddetta “Turing Church”, che fa capo a un “gruppo di ricercatori all'intersezione tra scienza e religione, spiritualità e tecnologia, ingegneria e fantascienza, mente e materia”.

 E prima ancora è nata “The Way of the Future”, la chiesa (oramai defunta) fondata nel 2017 dall'ex ingegnere di Uber Anthony Levandowski, con l'obiettivo di promuovere “la realizzazione, l'accettazione e l'adorazione di una Divinità basata sull'intelligenza artificiale sviluppata attraverso hardware e software”.

 A questi si aggiunge poi il “New Order Technoism” (NOT), un collettivo formato nel 2020 per promuovere un mondo tecnologico etico.

 I suoi seguaci, secondo quanto riferito dal loro manifesto, stanno lavorando in maniera instancabile per realizzare una super intelligenza meccanica chiamata "DOOM" - Divine Omniscient Omnificent Machina -.

A questo punto, è abbastanza evidente che esista un forte legame tra tecnologia e spiritualismo - o dovremmo chiamarlo misticismo?

E anche se per qualcuno può risultare assurdo che esistano persone che attendono pazientemente che una macchina creata dall'uomo venga a salvarle, è anche vero che i “tecno-culti” come “Theta Noir” ci invitano a riflettere non soltanto sull'evoluzione della spiritualità, ma anche sulla necessità di ricorrere ad un aiuto per indirizzare l'umanità verso un futuro migliore.

Una missione ardua, che il genere umano sembrerebbe non essere in grado di portare a termine da solo.

 

 

 

Umanesimo industriale: un nuovo

equilibrio tra umanità e tecnologia.

Futurtanetwork.eu - Maria C. Ferrara – (5 agosto 2022) – ci dice:

È indispensabile comprendere le trasformazioni tecnologiche in atto per gestirle nel modo migliore: formazione e sostenibilità saranno le sfide del futuro.

Oggi, una delle necessità fondamentali è rispondere ai bisogni di competenze delle imprese e dei sistemi produttivi, per far ripartire l’Italia da un'economia che sarà fortemente digitalizzata e tecnologica:

l’intelligenza artificiale e i bisogni strategici saranno le sfide che rivoluzioneranno l'intero assetto sociale ed economico del nostro Paese.

Sull’onda di un processo globalizzato di notevole importanza, probabilmente l’Europa sarà il continente che risentirà maggiormente di questa trasformazione, e si appresterà ad affrontare questa nuova rivoluzione industriale con un necessario sforzo collettivo d’intelligenza.

L’Unione Europea investe sul diritto alle competenze, sulla formazione e istruzione, pilastri europei dei diritti sociali;

l'apprendimento viene citato in tutti i principi fondamentali delle istituzioni comunitarie;

 a tal proposito è necessario chiedere alle forze politiche nazionali perché la formazione venga ancora considerata un aiuto di Stato alla stregua dei processi di trasformazione.

In Italia è fondamentale la formazione, l’istruzione e la crescita delle competenze perché da sempre siamo un Paese a rischio povertà ed esclusione con un saldo demografico che non ci permette di guardare al futuro con grande serenità.

Le classifiche dei giornali ci restituiscono un saldo negativo tra nuovi nati e popolazione defunta (la cosiddetta ‘’trappola demografica’’).

Per questo è necessario investire molto, soprattutto a livello informativo, per fare in modo che la popolazione diventi soggetto attivo delle transizioni per formare competenze, professionalità aggiuntive, utili e fondamentali per il nostro sistema industriale, che già oggi è in una fase di grande carenza di risorse qualificate.

Significative sono le condizioni lavorative delle risorse umane, il ruolo centrale che svolgono in ogni azienda.

 Sensibilizzare le realtà aziendali al valore della forza lavorativa diventa cruciale in una crisi storica in cui le imprese trovano grande difficoltà nel reperire le figure professionali che cercano.

Bisogna considerare le risorse umane un investimento fondamentale per le imprese, un valore imprescindibile che può crescere grazie a interventi di formazione continua.

In questa sfida i fondi interprofessionali sono un’intuizione felice che le organizzazioni datoriali e sindacali hanno avuto negli anni 2000 e che hanno saputo bene interpretare:

in genere siamo molto bravi a immaginare il futuro, ma non sappiamo renderlo esecutivo ed efficace.

 Invece, quest’esperienza non solo ha una visione “alta”, ma ha dimostrato anche una notevole capacità adattiva;

i fondi interprofessionali sono la perfetta sintesi tra le necessità del mondo delle imprese e la complessa gestione amministrativa del denaro pubblico, una combinazione che a volte lascia qualche perplessità (soprattutto nella tempistiche), e che avrebbe bisogno di una gestione più strutturata anche nel fondo nuove competenze, che negli ultimi anni ha visto incrementare il numero di aziende aderenti, a conferma di una grandissima capacità di penetrazione nel tessuto produttivo.

 Con la messa a disposizione di una rete territoriale capace di dialogare e lavorare con le aziende, Confindustria Cgil Cisl e Uil riescono a valorizzare bisogni e necessità, interpretando le evoluzioni delle aziende;

in futuro promuovere una maggiore proattività delle singole imprese, finalizzando i fondi verso interventi di politiche attive per i disoccupati.

 Questi supporti sono essenziali per ridare alla formazione il ruolo di leva strategica e stimolare la nascita di nuove competenze digitali ed ecologiche, contenendo anche gli effetti della crisi a difesa dell'occupabilità delle persone.

Certamente una popolazione da riqualificare, riformare e ricollocare deve arricchire e valorizzare il mercato del lavoro.

È necessario segnalare il ruolo che svolgono i fondi interprofessionali nell’attività di valorizzazione aziendale.

Nel corso ventennale della loro attuazione i fondi paritetici interprofessionali sono intervenuti nelle misure di contrasto alla situazione di crisi e in alcuni passaggi significativi della recente storia economica e sociale.

Durante la crisi del 2009, i fondi intervennero per finanziare la formazione di lavoratori in sospensione o che avevano perso il lavoro durante la crisi.

Nella programmazione strategica prevista dal “NextGenerationEu” vengono previsti investimenti consistenti, inclusi in un quadro pluriennale finalizzato all’avanzamento della società dell'apprendimento, considerato leva fondamentale dello sviluppo principalmente in un contesto di crisi come quello attuale.

 Nel quadro odierno dei diversi programmi nazionali di riforma, previsti nell’ambito del Pnrr, il ministero dello Sviluppo economico (Mise) ha stanziato 400 milioni di euro per supportare l'imprenditoria femminile, potenziando le linee di azione del "Fondi impresa femminile".

Il Piano nazionale nuove competenze include tre programmi guida:

 il programma di riforma garanzia per l’occupabilità dei lavoratori (cosiddetto “Programma Gol”), il Fondo nuove competenze e il programma di investimento “Sistema duale”.

I primi due sono diretti alla formazione a supporto del lavoro.

Il Programma Gol in base allo status lavorativo, valorizza l’azione della riforma delle politiche attive per il lavoro, collocando la formazione professionale per i beneficiari all'interno di quattro percorsi:

un percorso di riqualificazione reskilling, un percorso di aggiornamento upskilling, un percorso di lavoro e inclusione e uno di ricollocazione collettiva.

Le strategie d’intervento definite da “Gol” vanno oltre i finanziamenti, e rappresentano la cornice strategica entro cui si muoveranno tutti gli interventi di politica attiva – a partire dall’attuazione della programmazione stessa, che per molti aspetti agirà sui temi della formazione del lavoro, della popolazione disoccupata, ponendo tra i target principali il programma di potenziamento di competenze legate soprattutto alla digitalizzazione.

Il Fondo nuove competenze, attivo dal 2020, sta assumendo per certi aspetti la figura di una programmazione che sostiene il reddito e la realizzazione della formazione, un contenitore in cui si configurano temi formativi, strumenti e modalità di intervento e trasparenza nei processi di riconoscimento delle competenze.

 Punta anche all'aggiornamento dei lavoratori d’imprese (che hanno stipulato intese o accordi collettivi) per la rimodulazione dell'orario di lavoro, in risposta alle innovazioni di processo, prodotto e organizzazione.

D’altro canto, consente alle imprese di riorganizzare i propri processi produttivi in periodi di profondo cambiamento dei mercati.

La formazione è stata finanziata anche dai fondi interprofessionali, considerati interlocutori privilegiati nell’accompagnare le imprese aderenti ai processi formativi, sulla scia di un nuovo modello per il Fondo nuove competenze che si possa allargare all’ intervento anche dei fondi interprofessionali per implementare l’innovazione.

L’innovazione è un processo complicato che può declinarsi in vari modi, ma per la sua implementazione necessita di processi formativi, specialmente per le tecnologiche – non ci sarebbe alcun beneficio se non vi fossero lavoratori in grado di assorbire le funzionalità e le potenzialità che incidono su tutta la distribuzione commerciale dell'impresa.

A tal fine, i processi innovativi necessitano il coinvolgimento in senso prospettico di tutti i lavoratori, e non a caso l'implementazione del “Sistema duale” accoglie personale qualificato, specialmente tra le giovani leve.

La Legge di bilancio 2022, al comma 200 punto 2 prevede che i fondi stessi possano concorrere a definire le azioni formative nell’accordo della transizioni occupazionali che consentono la proroga di dodici mesi dal trattamento della cassa integrazione straordinaria;

il comma 202 prevede che i lavoratori beneficiari della cassa integrazione straordinaria debbano comunque partecipare alle iniziative formative.

 Inoltre, secondo le previsioni contenute nel Decreto legislativo del 14 settembre 2015 numero 148 i fondi interprofessionali sono chiamati a finanziare le iniziative formative di riqualificazione dei lavoratori beneficiari di trattamento integrativo salariale e straordinario.

Da questa sintesi, si definisce come i fondi interprofessionali siano una delle dimensioni più rilevanti in cui si rispecchia la bilateralità del nostro Paese, poiché consentono di indirizzare strategicamente modelli e risorse a sostegno della formazione.

Tutto ciò include responsabilità sociale, dialogo, confronto e l’attuazione di strategie d’azione a sostegno delle politiche pubbliche, necessarie per lo sviluppo del sistema economico-sociale del paese.

Preminente sarà l’inclusione di figure con professionalità valide che dovrà spingere per migliorare le politiche attive in tutti i settori pubblici, privati, associazioni datoriali e sindacali, senza le quali non si va da nessuna parte.

Un interessante studio rivela che più del 50% degli amministratori delegati a livello globale dichiara che la mancanza di competenze è il reale ostacolo per la capacità innovativa di un'azienda:

 solo la formazione e lo sviluppo professionale continuo possono perciò consentire al lavoratore di essere competente e competitivo.

I processi di trasformazione in corso toglieranno dei posti di lavoro e ne creeranno di nuovi, ma sarà necessario introdurre tutte le iniziative basilari con velocità e flessibilità, per adeguare il mondo del lavoro alle nuove richieste, e dovremmo farlo con lo stesso dinamismo con cui promuoviamo questa trasformazione per il futuro del nostro Paese.

(Maria C. Ferrara)

 

 

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