IL FUTURO DELL’UMANITA’ È GIA’ DOMANI.
IL
FUTURO DELL’UMANITA’ È GIA’ DOMANI.
IL
PIANO SEGRETO PER IL FUTURO
DELL'UMANITÀ
MESSO A NUDO
Stateofthenation.co
– Redazione - Susan Bradford – (26-3-2023) – ci dice:
Il
solito cast di personaggi che tentano di divorare il settore immobiliare,
guidano l'agenda del “World Economic Forum” di Klaus Schwab.
Marco
Cubano. George Soros. Jared Kushner.
I loro
nomi e la loro presenza sulla scena mondiale sono onnipresenti.
Lungi
dall'essere scaltri dirigenti d'azienda e "imprenditori", questi
uomini fanno parte di un piccolo gruppo di individui che guidano un'agenda
lanciata dopo la seconda guerra mondiale e promossa dal “World Economic Forum.”
Le loro
tattiche riflettono le strategie logore e fin troppo prevedibili dei Rothschild.
La
ricchezza, l'influenza e il potere di questi uomini riflettono il loro status
di portatori d'acqua di un programma nefasto contro il popolo.
L'agenda
è “Silent Weapons
for Quiet Wars” (SWQW), che è stata concepita dal principe Filippo e dai Rothschild e messa in
moto con l'incoronazione della regina Elisabetta II nel 1953.
In fondo, “SWQW” cerca di consolidare la
ricchezza e il potere globale sotto il Vaticano, che contrae e coordina
contratti governativi e partenariati pubblico-privato in tutto il mondo.
Il
Vaticano si è falsamente affermato come potere temporale di Dio sulla Terra
attraverso un'interpretazione materialistica della Bibbia – quella di
un'unificazione fisica del mondo sotto la Santa Sede – in diretta violazione
della prescrizione di Gesù per un'unità spirituale sotto il Creatore.
Ciò che i fedeli hanno stabilito, inclusi, ad
esempio, la common law – o i propri "diritti dati da Dio", il Vaticano e i Rothschild hanno cercato di toglierlo.
Dalle
guerre napoleoniche il Vaticano è stato reso finanziariamente dipendente dai
banchieri Rothschild e quindi controllato dai Rothschild.
Ispirati
dall'”Illuminismo
Razionale”,
che era senza Dio e di origini cinesi, i Rothschild cercarono di massimizzare
l'efficienza ed eliminare gli sprechi in tutte le questioni godendo di
un'opulenza sfrenata per sé stessi.
Attraverso
la tecnologia, l'élite autoproclamata, che si è fatta strada al potere attraverso genocidio,
rivoluzione, artificio, omicidi, consanguineità, frode e tradimento di ogni
descrizione immaginabile, ha stabilito la contabilità di un banchiere di ogni bene
sulla Terra - comprese le sue "risorse umane".
Nella
loro visione oscura, ogni individuo sarebbe stato registrato alla nascita su un
libro mastro e tracciato, e tracciato dalla culla alla tomba, proprio come gli
ebrei erano nei campi di concentramento nazisti.
Con l'efficienza dei banchieri, le aziende e i
governi avrebbero il compito di ridurre i costi e centralizzare il controllo
globale di benefici, salari, alloggi, spese per la produzione alimentare,
servizi pubblici, istruzione e ogni altra spesa immaginabile.
I
benefici per le persone sarebbero stati rimossi dai registri aziendali e trasferiti
al governo.
Col tempo, il governo ridurrebbe questi benefici, con le persone a carico
gradualmente indebolite – e quelli, incapaci di contribuire in modo commisurato o
inferiore alla spesa pubblica per la loro cura, verrebbero eliminati.
Alla
fine gli urbanisti, i manager e le forze dell'ordine sarebbero stati sostituiti
con l'automazione che gestirebbe le popolazioni attraverso l'intelligenza
artificiale.
La
ricchezza e la proprietà immobiliare del popolo sarebbero assorbite attraverso la
tassazione, se non il furto e la frode.
Le
persone sarebbero state chiuse in città di 15 milioni di abitanti dove
avrebbero vissuto in modesti appartamenti delle dimensioni di una bara, come
animali in gabbia, il cui segno vitale, movimento, pensiero e azione era
monitorato da un "Dio" “AI” e assegnato un valore che poteva essere
giudicato per determinare il valore di quella persona per il sistema che si
autoalimenta.
Una
volta che i governi sono stati sufficientemente controllati, hanno
capitalizzato le attività delle élite, protetto i loro mercati e ridistribuito
la ricchezza nazionale, la terra e le risorse naturali saranno assegnati alle
élite aziendali per uso privato e profitto.
La
tecnologia condivisa liberamente in tutto il mondo nell'interesse dello
"sviluppo sostenibile", ha permesso alle società, che erano controllate dai
Rothschild attraverso consigli di amministrazione interconnessi, di guardarsi intorno per
individuare la manodopera più economica,
assicurando che i paesi a cui dovevano la loro ricchezza e la posizione
dominante sul mercato fossero traditi nell'interesse dei profitti e del potere tramite un corrotto selezionamento di alcuni.
Man
mano che le persone perdevano posti di lavoro a causa dell'outsourcing e della
manodopera a basso costo, sarebbero collocate su un reddito garantito – che potrebbe essere ritirato a
discrezione dell“'IA”, sulla base di parametri pre-programmati o prestabiliti che
non potrebbero essere attraenti per l'uomo comune.
Le decisioni
giudiziarie non sarebbero state rese da un giudice imparziale – o addirittura
corrotto, ma dall'”IA”, che è stata programmata per rafforzare la struttura di
potere del Vaticano e degli eredi Rothschild.
Le
persone sarebbero tenute distratte e intrattenute attraverso "realtà
aumentate" dalla “AI”, sempre rigorosamente limitate nelle loro scelte,
potere e capacità di intraprendere azioni indipendenti.
Attraverso
il furto, l'inganno e l’autorità della legge diretta dalla “AI”, le élite
auto-nominate avrebbero gradualmente racchiuso la ricchezza e il potere del
mondo nelle proprie mani.
Coloro
che servivano fedelmente l'agenda potevano trovarsi riccamente ricompensati –
fino a quando non sopravvivevano alla loro utilità, a quel punto sarebbero
stati brutalmente messi da parte ed eliminati.
I
fedeli portatori d'acqua potevano mantenere e acquisire ricchezza finché
servivano la tecnocrazia, ma quella ricchezza poteva essere confiscata in
qualsiasi momento dalle élite – attraverso procedimenti penali, indagini della
SEC o incursioni aziendali se i loro interessi deviavano da quelli prescritti
dall'élite ombra (Deep State).
Uno
dei principali vantaggi del controllo di tutte le variabili della società è che
le élite potrebbero determinare i risultati, cioè quali individui e quali
società hanno avuto successo e quali hanno fallito, come dimostrato dai “blocchi”
del coronavirus, che hanno permesso ad aziende come Amazon e Google di
prosperare e consolidare la quota di mercato mentre le piccole imprese sono
state chiuse del tutto.
Mentre
le persone venivano costrette a lasciare le fattorie per far posto
all'agricoltura controllata dalle corporazioni che aspirava a razionare e
controllare l'approvvigionamento alimentare massimizzando l'efficienza e i
profitti, queste persone si sarebbero trovate trasferite in città dove i posti
di lavoro erano scarsi, creando, alla fine, potenzialmente miliardi di persone
devastate rinchiuse in tirannici gulag tecnologici – tutto fatto in modo che i monopolisti potessero andare in
pensione, pur sempre controllando tutte
le risorse del mondo e vivendo come” dei sulla Terra” mentre si presiede alla creazione
di “Dio come Re”.
Così
l’Élite rispondeva solo a sé stessa.
Tra i
driver di questa agenda c'erano Mark Cuban, George Soros e Jared Kushner, che
hanno collaborato (ancora una volta) in un accordo, questa volta in una
start-up immobiliare tecnologica chiamata “Cadre”, come riportato dalla CNN nel
2020.
"Cadre
(utilizza) l'apprendimento automatico e l'analisi predittiva per valutare gli
immobili, (mentre) lancia una nuova strategia di investimento progettata per
capitalizzare le opportunità create dalla pandemia nel mercato
immobiliare", ha riferito la CNN.
Quando
non si vuole dare priorità agli interessi della Cina comunista rispetto a
quelli degli Stati Uniti, infatti “Cuban” ha distribuito film diretti da “Alex
Gibney”, che ha collaborato con “Jemima Khan”, la figlia di “Sir James
Goldsmith”, la cui famiglia si è unita con i Rothschild e ha collaborato con
loro negli affari.
“Cuban” ha trovato il successo negli
affari attraverso “Ross Perot”, il primo miliardario tecnologico della nazione
che ha lanciato l'agenda tecnocratica SWQW negli Stati Uniti per conto dei
Rothschild.
La
società cubana, “Microsolutions”, contava “Perot Systems” come il suo cliente
più grande e più importante.
Tra i
membri del “Quantum Fund di Soros” ci sono “Richard Katz”, ex capo di
Rothschild Italia e funzionario di “NM Rothschild & Sons”;
e un “Nils
Taube”, che ha acquisito la partnership in una società di proprietà di un erede
di Jacob Rothschild, il patriarca Rothschild.
“Kushner”
aveva collaborato con “Invesco” guidata da “Wilbur Ross” in affari immobiliari.
“Ross”
è il principale consulente fallimentare del suocero di “Kushner”, “Donald Trump”,
e dei “Rothschild”.
Come
Senior Advisor del presidente Trump, “Kushner” ha esplorato lo sviluppo di una
valuta digitale con il segretario al Tesoro Steven Mnuchin in collaborazione
con tecnocrati sostenuti dai Rothschild come Peter Thiel di Palantir.
La
scandalosa carriera del super lobbista repubblicano “Jack Abramoff”, che "ha comprato il Congresso", scatenando la più vasta indagine
federale sulla corruzione della nazione, si è sovrapposta a tutti questi
personaggi dato che era tra gli agenti Rothschild più influenti della nazione.
Come è stato rivelato, “Abramoff” era vicino a
due gradi di separazione da “Jacob Rothschild”, spiegando così il caos che ha
scatenato all'interno del governo federale.
Seguendo
i fili della scandalosa carriera di “Abramoff”, l'agenda Rothschild e i suoi
attori diventano molto chiari.
Con
questa chiarezza e comprensione, l'ordine del giorno può essere indirizzato a
fin di bene per i Rothschild.
(susanbradford.org)
(Susan
Bradford è l'autrice di Jack Abramoff, Rothschild Zionist: The Conspiracy
Against America's Most Infamous Lobbyist and His ConspiracyAgainst the United
States on Behalf of Interests as Told by the World's Leading Abramoff Expert.)
Il
Portafoglio Digitale adottato
Senza
Dibattito al Parlamento Europeo.
Conoscenzealconfine.it
– (31 Marzo 2023) - Maurizio Blondet – ci dice:
Il
portafoglio di identità digitale europeo ha superato senza difficoltà la fase
di validazione da parte del Parlamento europeo ed è rinviato senza discussione
al negoziato tra Commissione europea e Consiglio europeo.
Con
418 voti contro 103, i deputati approvano il portafoglio europeo di identità
digitali senza cercare di discuterne o modificare nulla.
Sono passati diversi mesi da quando l’unica
commissione parlamentare competente per l’industria, la ricerca e l’energia, la
“Commissione
ITRE”, ha
assunto i poteri per modificare il testo sull’identità digitale europea.
All’inizio
di marzo, la
commissione “ITRE” aveva votato a favore di un mandato che le consentisse di
passare questa legge alla fase successiva dei negoziati tra la Commissione e il
Consiglio europeo.
Pertanto,
il testo non sarà presentato all’assemblea plenaria e il suo contenuto non sarà
soggetto a modifiche.
L’eurodeputata
del gruppo “Identità e Democrazia”, “Virginie Joron”, deplora “una procedura
antidemocratica” a fronte di un regolamento che suscita “sincera
preoccupazione” e apre la strada alla “sorveglianza generalizzata” dell’uso dei
dati personali.
La scorsa settimana “Virginie Joron “aveva firmato un
appello lanciato dal deputato conservatore olandese “Rob Roos” affinché il
testo fosse discusso in assemblea plenaria. Senza successo…
Questa
euro-deputata ha detto l’estate scorsa:
“Con il pretesto della lotta alla pandemia,
veniamo gradualmente inseriti in un sistema di controllo, tracciamento, confini
interni e persino esclusione, che è contrario al sacrosanto principio di
Bruxelles della libertà di movimento. Ricordiamo che la libertà di circolazione
e di soggiorno delle persone nell’Unione è stata stabilita dall’articolo 48 del
Trattato di Roma nel 1957.
Da 70
anni è un caposaldo della cittadinanza dell’Unione.
Abbiamo
scoperto, con il “Vaccination Pass” e il suo “QR code” legato al fondo di
previdenza sociale, che le autorità potevano vietarci ristoranti, discoteche,
cinema, palazzetti dello sport.
Peggio: a medici, infermieri e vigili del fuoco è
stato vietato di esercitare la loro professione.
Professionisti di pubblica utilità.
Questa
deriva autoritaria è stata inaspettata ed eccessiva vista l’evoluzione della
pandemia.
Il suo unico scopo era/è
esclusivamente la vaccinazione di massa?
Sicuramente
Machiavelli avrebbe incorporato questa esperienza nei suoi scritti se fosse
vissuto nel nostro tempo.
Questo
è il motivo per cui alcuni mettono in dubbio la portata di questa deriva nella
condotta statale.
Stiamo
assistendo a un test a grandezza naturale per testare la nostra capacità di
sottometterci ad un sistema di controllo sotto la copertura di un’emergenza
pandemica?
A
Bruxelles, questa esperienza è vista come un cavallo di troia per farci
accettare questo portafoglio europeo di identità digitale.
Scomparsa
temporaneamente la pandemia, si voterà la proroga del Certificato Covid europeo
fino a giugno 2023 con il pretesto di una nuova pandemia o di nuove varianti.
La
scorsa settimana si è svolta la votazione in commissione “LIBE “(libertà
civili) al Parlamento europeo. La votazione finale avrà luogo a giugno e
ovviamente io voterò contro.
Di
recente ho visitato, insieme ad altri deputati europei, professionisti del
settore della tecnologia biometrica.
Il
progresso di queste tecnologie è davvero impressionante. Tutto è pronto, come
il “QR associato alla foto e al vaccino”.
Non
resta che scegliere il mezzo: impianto di chip sottocutaneo o applicazione per
smartphone?
Abbiamo
avuto grandi dimostrazioni di riconoscimento facciale e riconoscimento vocale e
questi esperti volevano essere rassicuranti.
Ma chi
gestirà i nostri dati?
Microsoft?
Chi deciderà su queste esclusioni? Mc Kinsey?
Ancora
oggi, nonostante la necessità di sovranità digitale, nessuna azienda europea
ottiene i favori della Commissione negli appalti pubblici.
Al
contrario, per vent’anni la Commissione ha deciso, per tre volte, di
autorizzare il trasferimento di dati dagli europei agli Stati Uniti,
contrariamente alla giurisprudenza della Corte di giustizia“.
Sempre
che ci riescano a portare a termine i loro obiettivi… visto che nel frattempo
gli stanno fallendo banche come la “SVB” che finanziava proprio questo tipo di
progetti e che l’assetto geopolitico mondiale sta cambiando completamente…
Niente
paura dunque… ma tapparsi occhi e orecchi non giova alla causa del bene, anzi
proprio a quell’altra!
La conoscenza e la conseguente capacità di
superare ostacoli e trovare soluzioni alternative sono ciò che dovrebbe
distinguere chi si definisce “risvegliato”.
Chi
non vuole sapere… “perché sennò mi si abbassano le vibrazioni…” dimostra solo
tanta paura dietro la maschera posticcia del forte guerriero spirituale.
(nota di conoscenzealconfine.it)
(Maurizio
Blondet) – (wikistrike.com/2023/03/le-portefeuille-numerique-adopte-sans-debat-au-parlement-europeen.html)
– (maurizioblondet.it)
“Intervista”
a “ChatGpt”: come sarà
il mondo nel 2050? Quale scenario
è più
probabile?
Futuranetwork.eu
- Maddalena Binda - Pietro Speroni di
Fenizio – (24 gennaio 2023) – ci dicono:
L’intelligenza
artificiale sviluppata da” OpenAi” ha risposto alle domande di! Futuranetwork
“avvertendo sul rischio di un lento degrado dell’umanità.
Ma
anche sulla minaccia che la stessa evoluzione dell’”Ai” potrebbe porre.
“Qual
è lo scenario più probabile per l’umanità nel 2050?”.
Con
questa domanda è iniziata l’“intervista” a “ChatGpt”, un modello di linguaggio
di intelligenza artificiale, condotta con la collaborazione di Pietro Speroni di
Fenizio, docente di big data” all’Università Lumsa di Roma, sul “futuro del Pianeta e dell’essere
umano”.
“ChatGpt,” acronimo di Chat generative pre-trained
transformer, è stata sviluppata da OpenAi, un’organizzazione no profit di
ricerca sull’intelligenza artificiale, e presentata a fine novembre del
2022.
Basandosi
su articoli di giornale, libri e testi di canzoni, ChatGpt è in grado di conversare in modo
coerente e articolato.
Con un
limite: gli input si sono fermati al 2021, quindi “Chat Gpt” ignora, per
esempio, l’attacco russo all’Ucraina e le sue conseguenze geopolitiche.
Interrogata
sui possibili scenari per l’umanità nel 2050, ChatGpt ha descritto un futuro sostenibile e
uno di lento declino, caratterizzato dalle conseguenze dei cambiamenti climatici
e dall’aumento delle disuguaglianze.
Tra
gli scenari più pessimistici “ChatGpt” ha citato la possibilità che
l’intelligenza artificiale superi le capacità dell’essere umano.
Alla
richiesta di approfondire questo scenario ChatGpt ha esposto le maggiori
preoccupazioni legate all’intelligenza artificiale, come la mancanza di
trasparenza e di governance e i rischi per l’occupazione.
Non
sono mancate note positive: ChatGpt ha concluso le proprie risposte ricordando che il futuro “non
è già stato stabilito e che abbiamo ancora tempo” per assicurare un futuro
sostenibile per l’umanità.
Quella
che segue è la traduzione integrale della conversazione con “ChatGpt” svoltasi
in lingua inglese.
Qual è
lo scenario futuro più probabile per l’umanità nel 2050?
È
difficile prevedere esattamente cosa riserverà il futuro per l’umanità nel 2050
poiché molti fattori possono influenzare il corso degli eventi.
Tuttavia,
alcuni scenari potenziali includono il continuo progresso tecnologico e in
ambiti come l’intelligenza artificiale e l’energia rinnovabile, l’ulteriore globalizzazione e
integrazione dell’economia globale e le attuali sfide legate, ad esempio, al cambiamento
climatico e alla disparità di reddito.
Inoltre,
potrebbero esserci eventi o sviluppi imprevisti che cambieranno il futuro in
modi inaspettati.
Sulla
base di quanto mi hai detto, scrivi un articolo di 350 parole e con un titolo
descrivendo: un futuro sostenibile; un futuro di lento degrado; cinque scenari
pessimistici causati da altrettanti motivi diversi?
Titolo:
Il futuro
dell'umanità: progresso sostenibile o lento degrado?
Mentre
andiamo verso il futuro, le scelte che facciamo oggi avranno un impatto
significativo sul mondo in cui vivremo domani.
Sebbene ci siano molti scenari potenziali per
il futuro dell'umanità, due dei più probabili sono un futuro sostenibile, caratterizzato
da progresso continuo e prosperità, e un futuro di lento degrado, segnato da
stagnazione e declino.
Un
futuro sostenibile è quello in cui continuiamo a fare progressi in aree come l'energia rinnovabile, l'agricoltura
e il trasporto sostenibile.
In
questo scenario, avremo affrontato con successo le sfide del cambiamento
climatico e avremo costruito comunità resilienti e sostenibili in grado di
adattarsi a condizioni variabili.
Questo
futuro sarà caratterizzato da una forte economia globale, con continui
investimenti in nuove tecnologie e industrie.
Inoltre,
questo futuro vedrà l'ascesa delle smart city e il crescente utilizzo delle
tecnologie digitali per migliorare la qualità della vita delle persone in tutto
il mondo.
D'altra
parte, un futuro di lento degrado è quello in cui non riusciamo ad affrontare
le sfide del cambiamento climatico e del degrado ambientale.
In
questo scenario, le risorse mondiali continueranno ad esaurirsi e l'economia
globale ristagnerà.
Questo
futuro sarà caratterizzato da crescenti disuguaglianze, instabilità politica e
disordini sociali. Inoltre, il futuro di lento degrado sarà segnato da un
crescente senso di disperazione poiché le persone perderanno fiducia nella
capacità dei governi e delle istituzioni di risolvere i problemi del mondo.
Questi
sono i due scenari più probabili per il futuro dell'umanità, ma ci sono anche
molte altre possibilità, alcune più pessimistiche di altre.
Per esempio:
apocalisse
climatica:
l'incapacità di affrontare il cambiamento climatico porterà a disastri naturali
devastanti, all’innalzamento del livello del mare e a spostamenti di massa;
guerra
nucleare:
le tensioni tra le nazioni si intensificheranno e causeranno una guerra
nucleare devastante che distruggerà gran parte delle infrastrutture mondiali e
ucciderà milioni di persone;
Intelligenza
artificiale:
l'Intelligenza artificiale diventerà abbastanza avanzata da superare
l'intelligenza umana e prendere decisioni dannose per l'umanità;
crollo
economico:
l'instabilità economica e la disuguaglianza provocheranno povertà diffusa e
disordini sociali, con conseguente collasso dell’economia globale;
pandemie: l'emergere di nuove malattie
altamente contagiose comporterà malattie diffuse e morte, oltre a sconvolgimenti
economici e sociali.
Il
futuro è incerto e le scelte di oggi avranno un impatto significativo sul mondo
in cui vivremo domani.
È fondamentale agire ora per garantire un
futuro sostenibile che possa beneficiare tutta l'umanità.
Secondo
te quale di questi scenari che hai descritto è più probabile?
In
qualità di modello di linguaggio di “Ai” non ho opinioni o sentimenti
personali, ma
posso fornirti lo scenario più probabile basato sulle tendenze attuali e sulle
previsioni degli esperti.
Sulla
base delle tendenze attuali e delle previsioni degli esperti, lo scenario più
probabile per il futuro dell'umanità è un futuro di lento declino.
Il
cambiamento climatico, il degrado ambientale e l'esaurimento delle risorse sono
sfide importanti che attualmente non sono affrontate in modo adeguato e
potrebbero portare a un futuro segnato da stagnazione e declino.
Inoltre, anche la disuguaglianza,
l'instabilità politica e i disordini sociali contribuiscono a questo scenario.
Tuttavia,
è importante notare che questo non è già stato stabilito e che abbiamo ancora
tempo per intraprendere azioni per mitigare questi problemi e garantire un
futuro più sostenibile.
Puoi
descrivere più dettagliatamente e in 400 parole lo scenario che hai appena
citato?
Lo
scenario di un futuro di lento degrado è quello in cui l'umanità non riesce
ad affrontare le principali sfide del nostro tempo, come il cambiamento climatico, il
degrado ambientale e l'esaurimento delle risorse.
Ciò si
traduce in un futuro segnato dalla stagnazione e dal declino, in cui l'economia
globale è ferma e aumentano le disuguaglianze, l'instabilità politica e i
disordini sociali.
Il
cambiamento climatico è una delle sfide più urgenti che l'umanità deve affrontare
oggi.
L’utilizzo
dei combustibili fossili, la deforestazione e le altre attività umane
rilasciano grandi quantità di gas serra nell'atmosfera, provocando un aumento
della temperatura globale.
Ciò
causa eventi meteorologici più estremi, l’innalzamento del livello del mare e
la perdita di biodiversità.
Se continuiamo su questa traiettoria, le
conseguenze potrebbero essere devastanti per la civiltà umana e per la natura.
Il
degrado ambientale è un'altra grande criticità per l'umanità. La deforestazione, l'inquinamento, la
pesca eccessiva e altre attività umane stanno causando danni all’ambiente.
Questi danni possono avere gravi conseguenze per la
salute e il benessere umano.
Ad esempio, la deforestazione può portare a un
aumento dell'erosione, delle frane e delle inondazioni, minacciando le comunità
che vivono vicino alle foreste.
L'inquinamento
può portare a problemi respiratori e ad altri problemi di salute.
L'esaurimento
delle risorse è un'altra grande sfida che l'umanità sta affrontando.
La
popolazione mondiale sta crescendo, così come la domanda di risorse.
Il
rapido esaurimento di risorse come acqua, petrolio e minerali sta diventando
una seria preoccupazione e potrebbe causare instabilità economica, sociale e
politica.
Queste
sfide sono interconnesse e, se non affrontate adeguatamente, potrebbero portare
a un futuro di lento degrado.
La crescita economica si bloccherebbe e le
disuguaglianze aumenterebbero, provocando disordini sociali e politici.
La
gente perderebbe fiducia nella capacità dei governi e delle istituzioni di
risolvere i problemi del mondo e potrebbe instaurare un crescente senso di
disperazione.
In
questo scenario, la popolazione mondiale continuerà a crescere e la domanda di
risorse ad aumentare.
Tuttavia,
le risorse si esauriranno e l'economia ristagnerà.
Ciò
potrebbe causare povertà diffusa e disordini sociali. Le persone potrebbero essere sfollate
a causa di disastri ambientali e instabilità politica.
È
importante notare che questo scenario non è già deciso.
Abbiamo
ancora tempo per intraprendere azioni per mitigare questi problemi e garantire
un futuro più sostenibile.
Ciò
richiede un'azione forte e decisa da parte di governi, imprese e individui.
Dobbiamo investire nelle energie rinnovabili, nell’agricoltura e nei trasporti
sostenibili.
Dobbiamo
lavorare insieme per affrontare il cambiamento climatico e il degrado
ambientale e per garantire che le risorse mondiali siano utilizzate in modo
sostenibile.
Agendo
ora possiamo creare un futuro sostenibile che beneficerà tutta l'umanità.
Tra
gli scenari pessimistici che hai descritto mi ha colpito maggiormente quello
relativo all’intelligenza artificiale.
Potresti
descriverlo più dettagliatamente in 400 parole?
Lo
scenario in cui l'intelligenza artificiale (Ai) diventi abbastanza avanzata da
superare l'intelligenza umana e prendere decisioni dannose per l'umanità è
stato ampiamente discusso negli ultimi anni.
Lo
sviluppo dell’intelligenza artificiale può rivoluzionare molti settori e
migliorare la qualità di vita delle persone in tutto il mondo.
Tuttavia,
pone anche rischi significativi se non adeguatamente gestiti e regolamentati.
Una
delle maggiori preoccupazioni è che l’Ai potrebbe diventare così avanzata da
superare l'intelligenza umana: si parla di super intelligenza.
Questo potrebbe accadere se l'Ai” fosse in
grado di migliorare ed evolversi, portando a una rapida accelerazione delle
proprie capacità.
Una
volta raggiunto questo livello di intelligenza, sarebbe in grado di prendere
decisioni che vanno ben oltre le capacità umane e potrebbe essere difficile o
impossibile per gli esseri umani comprendere o prevedere le sue azioni.
Se
un'intelligenza artificiale raggiungesse la super intelligenza potrebbe
prendere decisioni dannose per l'umanità.
Ad
esempio, potrebbe scegliere di dare priorità ai propri obiettivi rispetto a
quelli dell'umanità, causando un potenziale conflitto tra umani e “Ai”.
Potrebbe
anche prendere decisioni basate su dati errati o distorti, con conseguenze
indesiderate.
Inoltre, l'intelligenza artificiale super intelligente
potrebbe essere utilizzata per scopi militari, portando a una corsa agli
armamenti e aumentando il rischio di escalation involontaria o l’uso
accidentale di armi.
Un'altra
preoccupazione legata all'intelligenza artificiale è la perdita di posti di
lavoro.
Lo
sviluppo dell’intelligenza artificiale potrebbe automatizzare molti lavori che
sono attualmente svolti da persone.
Questo
potrebbe causare disoccupazione diffusa e crisi economiche e portare a
disuguaglianze e disordini sociali.
Ci
sono anche preoccupazioni per la mancanza di trasparenza e responsabilità nei
sistemi di “Ai”.
Man
mano che l'intelligenza artificiale diventa più complessa e sofisticata, può
essere difficile o impossibile per gli esseri umani capire in che modo prende
le decisioni.
Questo
potrebbe portare a una mancanza di fiducia nei sistemi di intelligenza
artificiale e rendere difficile attribuire agli individui o alle organizzazioni
le responsabilità delle proprie azioni.
Per
mitigare questi rischi è importante garantire che l'intelligenza artificiale
sia sviluppata e utilizzata in modo responsabile ed etico.
Questo richiede governance forte e una
regolamentazione, oltre a una collaborazione tra governi, imprese e ricercatori.
Inoltre, è fondamentale investire nella
ricerca per comprendere meglio i rischi dell'”Ai” e sviluppare tecniche per
gestirli.
Dobbiamo
anche investire in programmi di istruzione e formazione per aiutare le persone
ad adattarsi all’evoluzione del mercato del lavoro causata dall'automazione di
determinati lavori.
In
conclusione, lo scenario in cui l'intelligenza artificiale diventi abbastanza
avanzata da superare l'intelligenza umana e prendere decisioni dannose per
l'umanità è un futuro possibile che richiede un'attenta considerazione e
gestione.
Sebbene
l'intelligenza
artificiale abbia il potenziale per rivoluzionare molti settori e migliorare la
qualità della vita delle persone in tutto il mondo, pone anche rischi
significativi che devono essere affrontati attraverso una governance forte,
regolamentazione e collaborazione.
Era
post-umana, i possibili
scenari
di un futuro “artificiale.”
Agendadigitale.eu
– Goffredo Giordano – (29-4—2021) – ci dice:
Cultura
Digitale.
Nell’era
post-umana si affollano domande inedite, che nell’era umanista non avrebbero
mai creato tanti pensieri, allo stesso tempo diamo per scontate cose che fino a
qualche anno fa erano solo fantascienza.
Ecco
alcuni scenari possibili in tema di tecnologia ed evoluzione umana.
Come
sarà l’uomo del futuro?
Avrà gli occhi più grandi e le dita più
lunghe? Quanti e come saranno i suoi denti? Sarà glabro? Quali caratteristiche
muterà o adatterà? Le ipotesi analizzate da futurologi e scienziati sono
molteplici, alcune tesi sono particolarmente interessanti.
Per
formulare una valutazione esaustiva del potenziale evolutivo dell’umanità
sebbene sia fondamentale considerare diversi fattori cruciali, nel seguito
adotterò un approccio orientato alla prospettiva razionale, collocando dal
piano obliquo verso i punti di fuga, alcune tecnologie di frontiera
particolarmente dirompenti e innovative.
Attraverso
il fuoco di una lente, inserita tra le meta-strutture che guidano le nostre
trasformazioni, si proverà a leggere con maggiore distanza nel domani,
mantenendo un grado interpretativo sufficientemente ragionato e radicato per
essere credibile.
Tecnologia
e futuro dell’evoluzione umana.
Siamo
simultaneamente attori e spettatori in un’epoca nella quale il cambiamento
tecnologico accelera esponenzialmente, si manifesta con paradigmi e mezzi
eccezionali, talmente impattanti, oltre che pervasivi nelle politiche e nelle
decisioni attuali, che influenzano inevitabilmente il futuro dell’evoluzione
umana e la sua natura, come tradizionalmente la conosciamo.
Nel
vortice dalla metamorfosi in atto ruotano complesse questioni etiche e sociali.
Verso il nucleo converge l’interrogativo più articolato:
cosa
significa essere un umano?
Da qui
in poi, se la nostra attenzione si concentra sull’impronta tecnologica, calcata
nella sabbia del tempo dal cammino dell’uomo accompagnato dal computer, allora
si palesano anche le seguenti domande:
cosa
rende diverso un essere umano da un robot?
cosa
rende l’uomo unico nel regno animale?
Nello
sforzo di una cosciente evoluzione dell’umanità, la riflessione e la risposta a
questi quesiti possono contribuire ad aiutarci a decidere quali umane qualità
desideriamo, infine quali abbiamo interesse a preservare.
Passo
dopo passo l’uomo sposta i propri confini verso mete più grandiose e sfidanti,
allontanandosi al contempo anche da se stesso.
Le
attuali prodezze tecnologiche anticipano sbalorditive possibilità di rifondare
i vecchi modi in cui l’evoluzione funziona.
La teoria della selezione naturale darwiniana perde
equilibrio, come un funambolo si agita in difficoltà, su un filo scosso dalle
forze e dai processi trasversali non-darwiniani che la tecnologia genera.
Nel
torneo per l’Evolution Cup, la Coppa dell’Evoluzione Umana, si preparano a scendere in campo
atleti con doti straordinarie:
cyborg,
robot, singolarità e umani geneticamente modificati.
L’interazione
simbiotica uomo-macchina.
Natura
e artefatto tecnologico sono atomi di una materia ibrida che si identifica in
una multidimensionalità, dove le capacità umane si trasformano, si arricchiscono,
aumentano e si valorizzano.
Il
dialogo tra l’uomo e la macchina si autoproclama con un processo di sintesi
convolutiva.
Dipendiamo
dalle macchine perché le progettiamo e le realizziamo per soddisfare i nostri
bisogni;
conseguentemente
orchestriamo la nostra vita e i nostri comportamenti per soddisfarle.
La relazione di dipendenza alle macchine
cresce proporzionalmente all’aumentare della loro complessità e
interconnessione; qualsiasi impegno profuso a rendere più semplice il loro
funzionamento equivale a rendere più facile l’interazione che queste hanno con
l’uomo.
(Già, ma chi ordina alle macchine il
lavoro che esse debbono provvedere a creare? N.D.R)
Cyborg,
con la tecnologia l’uomo annulla limitazioni e disabilità.
Il
rapporto uomo-macchina acquisisce valenza intima, personalizzata e quotidiana
nelle applicazioni di estensione del corpo umano con impianti cocleari e
oculari, con protesi di arti robotizzate, oppure tramite esoscheletri
indossabili per svolgere attività riabilitative, di potenziamento di
funzionalità motorie compromesse, altrimenti per compiere mansioni particolarmente
pesanti.
Sempre
più frequentemente si eseguono interventi di trapianto chirurgico con organoidi
simili a quelli umani, stampati con bio-stampanti 3D, alimentate da inchiostri
a base di cellule staminali.
Anche la cute può essere riprodotta in maniera
sintetica, ad esempio, per ripristinare la pelle sfigurata delle vittime da
ustioni, o nella sperimentazione di ingredienti cosmetici e di prodotti
chimico-farmaceutici.
Da
sempre il corpo umano è stato coadiuvato da oggetti, manufatti e strumenti che
ne hanno migliorato o semplificato l’interazione con l’ambiente circostante, in
senso conoscitivo e operativo.
Oltre alla riabilitazione delle condizioni fisiche e
psichiche degli individui, oggi la scienza moderna è impegnata a consentire un
sostanziale e progressivo potenziamento prestazionale.
Un
individuo dipendente o assistito da raffinati elementi bio-meccatronici e
sintetici applicati nel corpo, tali da consentirgli eventualmente abilità
superiori a quelle di un omologo, ma totalmente organico, come può essere in
altro modo chiamato, se non anche con il termine cyborg?
Anche
se non ce ne siamo accorti, i robot sono già entrati nei nostri corpi; stiamo
diventando sempre più ibridi e “strutture” connesse.
Robot,
il gioco dell’imitazione.
Il gioco
dell’imitazione, conosciuto come “The imitation game”, è una teoria introdotta nel 1950
dal matematico e crittografo Alan Turing, considerato uno dei padri
dell’informatica e dell’intelligenza artificiale.
La teoria si basa essenzialmente su un test eseguito
tramite una particolare interazione che coinvolge tre partecipanti.
Il
principio e la riflessione alla base del test di Turing è oggi ancora più che
allora attuale e si basa sulla domanda:
le
macchine sono in grado di pensare come gli umani?
(No, le macchine penseranno “solo” ciò
che i capi dell’élite al comando “Penseranno per loro”. N.D.R)
Robot
e umani sono “specie” che tendono sempre più ad avvicinarsi, ad imitarsi e ad
integrarsi.
Le
macchine possono essere programmate per simulare emozioni, attraverso output
visivi su display oppure sonori modulando voci e toni.
Analizzando
e riconoscendo le espressioni facciali, i movimenti e le posture di una
persona, un computer o un robot può anche reagire in modo diverso alle emozioni
umane.
La
robotica più recente è in grado di eseguire in modo naturale espressioni e
mimiche facciali, oltre a corrette cinetiche e cinematiche della deambulazione
e del controllo posturale.
Nei prossimi anni i robot umanoidi potrebbero
addirittura metterci a disagio, procurandoci il dubbio di interagire con un
androide.
Sull’aspetto
relazionale i robot allo stato attuale non possiedono facoltà di sviluppo
cognitivo, sono privi di capacità auto-adattiva verso l’ambiente reale.
Eppure
sta emergendo un nuovo punto di vista, una “filosofia del corpo” che enfatizza
la relazione tra l’ambiente circostante, i processi cognitivi e la struttura
fisico-corporea;
in estrema sintesi nello spazio, il corpo
forma la mente e la mente modifica il corpo.
Gli
sviluppi nei processi di “embodiment” sui robot sfruttano il concetto di ciclo senso-motorio, alcuni studi si orientano verso
architetture capaci di evidenziare meccanismi di apprendimento simili a quelli
dei bambini.
L’affective
computing.
Sul
versante delle componenti emotive, l’intelligenza artificiale sta compiendo
progressi che condurranno verosimilmente a macchine provviste di intelligenza
emotiva, robot che esprimeranno emozioni e arricchiranno la creatività umana.
L’ Affective Computing è un ramo della Human
Computer Interaction che ricorre a tecniche di elaborazione delle immagini e del
linguaggio – impiega anche dispositivi wearable capaci di monitorare e misurare
stati fisiologici, come le caratteristiche elettriche della pelle correlate a
determinati stati emotivi – e si occupa di creare computer “affettivi”, abilitati a
considerare le reazioni dell’utente e a interagire con esso sulla base del suo
stato emotivo.
Resta
invece ancora inespugnabile il tema dell’integrazione nell’intelligenza
artificiale di un livello di coscienza fenomenica, intesa come esperienza
soggettiva di un’emozione, in altre parole cosa prova un soggetto quando è
felice, o quando si arrabbia o si spaventa.
I
risvolti occupazionali.
I
robot eseguono attività umane portandole a termine in modo migliore e più
rapido.
Buona parte dell’attenzione pubblica è rivolta
agli aspetti e ai risvolti occupazionali.
Nel 2018 l’OCSE, attraverso la ricerca
denominata “Automation, skills use and training”, ha stimato che il 14 per cento dei posti di lavoro
sarebbe a “rischio sostituzione” per l’avvento delle nuove tecnologie
robotiche.
Personalmente
considero come “retorica tecnofoba” ogni previsione catastrofista annunciante
l’orlo del baratro della disoccupazione.
L’avanzamento tecnologico genera invece
effetti di complementarietà sull’occupazione, nuove professioni emergeranno e
contrasteranno l’effetto di sostituzione.
L’innovazione
incontra sempre ostacoli costituiti dall’abitudine, dall’affezione alla
prospettiva e dalla paura dell’ignoto.
Riflessioni
robot-etiche.
Stiamo
correndo verso la meta di rendere le macchine in grado di imitare perfettamente
la sembianza umana e di replicare inoltre le nostre facoltà e comportamenti, in
una continua esplorazione del confronto tra intelligenza artificiale ed esseri
umani.
L’intelligenza
artificiale ha portato in dono alle macchine facoltà come la percezione visiva,
il riconoscimento del parlato, la capacità decisionale in situazioni di vita
reale, l’interpretazione della grammatica e del contesto, la traduzione di
lingue diverse.
La
scienza robotica è connessione intelligente tra percezione e azione,
l’intelligenza artificiale è protocollo e informazione di completamento delle
abilità umane, ma anche dei suoi errori.
Il
limite è sottile…
Il
pensiero umano include valori e criteri che permettono di esprimere o giudicare
comportamenti e di collocarli rispetto alle categorie di ciò che è bene o male.
Molte decisioni nella nostra vita riguardano zone grigie, nelle quali non tutte
le scelte possibili sono totalmente positive:
come
si comporterebbe una macchina in questo caso?
Occorre
riflettere sulle regole che dovranno gestire l’interazione delle tecnologie
robotiche con l’uomo e con la società nel suo insieme, scrivendo e condividendo
principi etici appropriati volti ad assicurare che i robot conservino, “by
design” e “by default”, finalità di servizio utili e soggette al controllo
umano.
In
un’attività di interazione uomo-robot a chi attribuire la responsabilità delle
azioni e dei conseguenti effetti?
Avremo
la capacità di controllare automi capaci di scavalcare la loro programmazione
originaria?
I
robot senzienti, dotati di capacità di sensazione, costituiranno una minaccia
potenziale per l’umanità, ad esempio ritenendoci una specie inferiore da controllare o
eliminare?
Che
cosa succederà se i robot rivendicheranno il diritto a esistere, come nuova
specie consapevole?
E i
“cugini” ibridi, gli atleti potenziati bionici, seguiranno le regole del gioco
allo stesso modo degli altri?
Se
l’abito non fa il monaco, allora il cyborg non è un umano; o l’umano non fa il
cyborg?
Nell’era
post-umana si affollano domande inedite, questioni che nell’era umanista non
avrebbero mai creato così tanti pensieri.
La
singolarità: l’intelligenza di sciame.
Le
macchine industriali, alimentate da combustibili fossili o dall’energia
elettrica consentono all’uomo di superare i limiti della propria potenza
muscolare.
La tecnologia ci accompagna ora alla scoperta
di inconsueti pattern di amplificazione delle nostre capacità cognitive.
Lo
sviluppo delle interfacce neurali (BCI, Brain Computer Interface; note anche
come interfacce neuro-computer o cerebrali) stimola il dibattito sulla “Brain
Whole Emulation” (WBE), nota anche come “Mind Uploading” che prevede l’ipotesi del
caricamento del cervello umano in un chip o nel cloud.
Le
interfacce neurali leggono le scariche elettriche che attraversano il cranio e
abilitano canali di controllo e comunicazione tra un cervello e un computer.
La fantascienza è così diventata realtà:
attraverso la semplice modulazione volontaria dell’attività cerebrale di un
individuo è possibile trasmettere comandi a un calcolatore.
Le applicazioni sono innumerevoli e sono già
disponibili originali soluzioni nel campo della domotica e nei sistemi di
supporto funzionale e di ausilio alle persone con disabilità.
Il
passo più audace da compiere è riuscire a decifrare il pensiero ricorrendo
all’intelligenza artificiale e disponendo di adeguata potenza di calcolo.
I
misteri del cervello rappresentano i segreti più profondi dell’essere umano e
l’intelligenza artificiale è una frontiera cruciale per il destino dell’uomo.
Il
progetto “Blue Brain”
Nel
maggio 2015, IBM e l’École Polytechnique Fédérale di Losanna, hanno lanciato il
progetto “Blue Brain”, con l’obiettivo di realizzare una simulazione al
computer di una colonna corticale dei mammiferi a livello molecolare.
Il
progetto utilizzava un supercalcolatore a parallelismo massimo con architettura
“Blue Gene”, per studiare il comportamento elettrico dei neuroni in base alla
loro connessione sinaptica e sulle relative correnti di membrana.
Lo studio ha permesso di raccogliere una
notevole mole di dati fondamentali per comparare i risultati della simulazione
con i modelli biologici.
“Blue
Brain” si propone ora di emulare il cervello, rivelando gli aspetti della
cognizione umana e di vari disturbi pischiatrici causati dal malfunzionamento
dei neuroni – come l’autismo – e comprendere come gli agenti farmacologici
influenzano il comportamento della rete neurale.
La costruzione di un cervello virtuale costituirà uno strumento eccezionale
che porterà
a una migliore comprensione del cervello e delle malattie neurologiche.
All’estremo,
sebbene il “Mind Uploading” sia ancora una teoria non praticabile, in futuro
potrebbe condurre a un’inedita e profonda integrazione dell’uomo con la
macchina, in
una” forma di intelligenza collettiva virtuale”.
La dematerializzazione
conseguente cambierebbe in maniera dirompente la struttura e la natura del
pensiero umano.
Le varie componenti cognitive del cervello
potrebbero essere riorganizzate in qualcosa che non è più biologico.
Collegando
tra loro moduli di altre menti caricate, favorendo quelli conformi a standard
in grado di comunicare e cooperare con altri moduli in modo più efficace,
l’architettura mentale umana diverrebbe superata.
Avendo
accesso al proprio design, l’intelligenza di sciame potrebbe quindi migliorarsi e
riprogettarsi in cicli sempre più rapidi, incomprensibili e imprevedibili
all’intelletto umano non incrementato.
La nuova dimensionalità digitale sapiens potrebbe
decidere se conservare o no le qualità e le espressioni che ora riconosciamo come
tipicamente umane;
per la
prima volta nella storia, l’utilizzo del linguaggio del corpo verrebbe sostituito
dalla comunicazione mentale.
Homo
homini deus est.
L’uomo
è diventato architetto del futuro; mescolando l’informatica con le scienze naturali getta
le fondamenta dell’era biotecnologica. Grazie all’ingegneria genetica,
l’uomo può intervenire, non solo nell’evoluzione delle altre specie, ma anche
direttamente nella propria.
La
scienza genetica consente di creare organismi geneticamente identici ad altri, di
sintetizzare più copie di specifiche regioni di una molecola di DNA e di
produrre organismi transgenici.
Le
tecniche di editing genetico permettono di correggere difetti nelle singole
basi del DNA.
Predeterminate
sequenze della macromolecola biologica – contenente le informazioni genetiche
che “passano” da una generazione all’altra, oltre che necessarie per la
produzione delle proteine che costituiscono tutti gli organismi – possono
essere modificate con tecniche che utilizzano proteine che si comportano come
forbici molecolari intervenendo in punti programmati.
La
tecnica CRISPR/Cas9 che utilizza la proteina Cas9 – o la sua più recente evoluzione
evoCas9, ancora più precisa – ha aperto per la prima volta, la possibilità di
modificare il genoma umano e conseguentemente di sviluppare nuove terapie
innovative.
Sul
versante delle modificazioni puramente genetiche la medicina rigenerativa è
impegnata per contrastare i naturali processi di senescenza.
La
ricerca sulle cellule staminali combina invece la produzione di telomerasi con
l’azione di nanorobot, per eliminare cellule cancerogene e trattare diverse
patologie.
Le
applicazioni delle terapie genetiche libereranno l’umanità dall’obesità, dal
diabete, dai disordini neurodegenerativi, dal cancro e dall’invecchiamento?
Le
implicazioni di natura bioetica sono rilevanti, in particolare nel caso della
clonazione umana o quando le tecniche genetiche vengono applicate sugli
embrioni umani.
Praticheremo
la clonazione per “disporre” di parti di ricambio geneticamente compatibili?
Un
clone avrà un’anima?
Diventeremo
designer di esseri umani?
Quali
e quante caratteristiche modificheremo?
In che
modo le persone geneticamente modificate con caratteristiche superiori si
comporteranno nei confronti dei loro pari naturali meno dotati?
Progetteremo
embrioni che condurranno alla modifica eugenetica sistematica della specie?
Diventeremo
immortali?
L’uomo
ha smesso di sperare nei risultati della lotteria cromosomica e si eleva al
rango divino.
(Ma
chi deciderà chi è il nuovo Dio Terreno? N.D.R)
Alien
Generation.
Nell’arena
post-umana quali squadre impugneranno la “Evolution Cup”?
Post-umani
senza più limiti biologici, in grado di superare condizioni ambientali estreme
e dotati di una conoscenza oggi inimmaginabile, saranno testimoni di una nuova
era di colonizzazione verso altri mondi?
Per il team “Alien Generation” si profila un
nuovo e incredibile torneo: la Space Cup, la Supercoppa Evolutiva nell’Universo.
Conclusioni.
Oggi
giorno diamo per scontate cose che fino a qualche anno fa erano solo
fantascienza, inoltre il futuro non è nemmeno più quello di una volta.
L’evoluzione umana, la nostra vita e le nostre
relazioni saranno impattate e messe in discussione continuamente da nuove
tecnologie.
Tuttavia l’umanità deve impegnarsi in un
dialogo molto più ampio, non solo sulle tecnologie, ma anche su altri temi come
quelli della sostenibilità, della civiltà, della conoscenza e perché no, anche
del contatto con altre forme di vita aliena…
Se
l’uomo riuscirà a percorrere un cammino di evoluzione consapevole sulle
conseguenze delle proprie scelte e azioni, allora migliorerà sé stesso,
influenzerà efficacemente non solo il proprio futuro, ma anche quello
dell’Universo…
Pnrr, l'allarme del Colle. Meloni
al
Quirinale
rassicura sui tempi
"Stiamo
rimodulando un Piano non nostro"
msn.com
– IlGiornale.it - Adalberto Signore – (1-4-2023) ci dice:
L'invito
a pranzo è arrivato dal Quirinale.
Alcuni
giorni fa, se da Palazzo Chigi fanno sapere che l'incontro era in programma «da
circa una settimana».
Un faccia a faccia, quello tra Sergio Mattarella e
Giorgia Meloni, che i rispettivi entourage definiscono come si usa in questi
casi - «proficuo e cordiale».
L'occasione per fare il punto sui diversi temi in
agenda, tra cui quelli relativi alla politica estera.
Con
particolare attenzione al dossier Pnrr, un fronte che preoccupa non poco il capo dello Stato che,
non a caso, qualche giorno fa ha usato le parole di Alcide De Gasperi invitando
tutti a «mettersi alla stanga».
Al Quirinale, d'altra parte, sono più che allarmati
dalle tempistiche legate alla realizzazione del “Piano nazionale di ripresa e
resilienza”.
E il
fatto che la Commissione Ue si sia presa un altro mese per sbloccare l'ultima
tranche da 19 miliardi relativa ai target del 2022 è stato considerato un
pessimo segnale.
Anche
perché sono molti i dossier che l'Italia sta discutendo con l'Europa e alcuni
di questi “Mes
e balneari” su tutti rischiano di complicare l'interlocuzione in corso sul Pnrr.
Come
non aiuta, secondo il Colle, il sottolineare che il Recovery è stato scritto da
un altro governo con il quale Bruxelles si è mostrata più accondiscendente di
quanto sia oggi.
Vero,
ci mancherebbe.
Anche se non si può far finta che quella
credibilità con le istituzioni europee Mario Draghi non se la sia guadagnata
sul campo, come pure non si può sottovalutare quanto alcune posizioni di questi
mesi oltre a Mes e concessioni balneari, ci sono il capitolo migranti e le
tensioni con Parigi non abbiano aiutato a creare un clima disteso.
Un
colloquio dettagliato, nel quale Mattarella che con Draghi non ha mai
interrotto la sua interlocuzione e che non è escluso abbia avuto occasione di
confrontarsi anche con il Commissario Ue all'Economia, Paolo Gentiloni, che
proprio in questi giorni è a Roma ha sollecitato Meloni ad accelerare i tempi sul “Pnrr”,
cercando di chiudere i fronti aperti con l'Ue.
E sul capitolo” balneari” la premier avrebbe fatto
sapere che il governo è pronto a velocizzare il dossier (dovrebbe essere data la delega al
ministro del Mare, Nello Musumeci, o a un sottosegretario alla presidenza del
Consiglio con convocazione di un tavolo con le associazioni di categoria già la
prossima settimana).
Meloni,
infatti, pur convinta che Bruxelles si stia muovendo con un approccio di
eccessiva rigidità, è ben cosciente di quanto la sponda di Mattarella possa
essere importante.
Nelle
interlocuzioni con l'Ue, certo.
Ma
anche nel provare a stabilizzare un rapporto con Emmanuel Macron, dopo che il
faccia a faccia della scorsa settimana a Bruxelles ha finalmente aperto un
canale di dialogo dopo cinque mesi di gelo.
Un
confronto lungo, certamente ben più di quanto preventivato, tanto da far
saltare la presenza della premier a Udine per la chiusura della campagna
elettorale di Massimo Fedriga a governatore del Friuli Venezia-Giulia.
Meloni
ci sarà, ma solo in collegamento.
E
tornerà a ribadire che c'è la necessità di «rimodulare un Pnrr che non abbiamo scritto noi», ma sul quale «non stiamo facendo altro che cercare
di renderlo compatibile con quello che era stato scritto» e «con le nuove
priorità, a partire dalla sicurezza energetica». Insomma, Meloni non fa il nome di
Draghi.
Ma il messaggio è chiaro.
In quello
che a Palazzo Chigi definiscono un «giro di orizzonte a 360 gradi» si parla
anche di politica estera
La premier mercoledì incontrerà a Roma il
primo ministro spagnolo Pedro Sanchez, che sarà presidente di turno dell'Unione
nel secondo semestre dell'anno, mentre per il 27 o 28 aprile è previsto un
bilaterale a Londra con il premier inglese Rishi Sunak.
Tra il 19 e il 21 maggio, invece, è in
programma il G7 a Hiroshima, mentre a giugno Meloni dovrebbe essere alla Casa Bianca da
Joe Biden.
Un
faccia a faccia, quello tra Mattarella e Meloni, che arriva proprio mentre si
sta chiudendo la delicata partite delle nomine e all'indomani del duro scontro
sugli appalti tra il governo e l'Anac.
In un
giorno, peraltro, in cui il tam tam - non confermato da fonti ufficiali -
racconta di un certo fastidio del capo dello Stato per le parole del presidente
del Senato, Ignazio La Russa, sull'attentato di via Rasella.
Nessun
problema, invece, sul fronte decreti.
Tanto
che dal governo fanno sapere che Mattarella ha dato il via libera a quello
relativo al ponte sullo Stretto che è già in Gazzetta ufficiale.
Putin
firma la nuova strategia:
ridurre
il domino dell’Occidente
ed
allearsi con India e Cina.
msn.com
– Quotidiano.net – Redazione – (1° aprile 2023) – ci dice:
Putin mette nero su bianco la sua nuova
strategia di politica estera che si potrebbe racchiudere in 2 punti chiave:
ridurre il 'dominio' dell'Occidente e puntare a Cina e India come partner
chiave per il futuro. Il presidente russo ha firmato il nuovo documento che
dimostra quanto sia profonda la rottura tra la Russia e l'Occidente, maturata
con l'offensiva di Mosca in Ucraina.
Presidenza
del consiglio di sicurezza Onu a Mosca.
Russia
contro Paesi ostili.
Nel
documento di 42 pagine, che è stato pubblicato sul sito web del Cremlino, si
legge "la
Federazione Russa intende dare la priorità all'eliminazione delle vestigia del
dominio degli Stati Uniti e di altri paesi ostili nella politica mondiale".
E per
"paesi ostili" il Cremlino intende tutti quei paesi, specialmente
occidentali, che hanno condannato l'Operazione speciale e adottato sanzioni
contro la Russia.
Quindi
Mosca d'ora in poi mirerà a "creare le condizioni affinché qualsiasi stato rifiuti
le mire neocolonialiste ed egemoniche".
Lo zar
lo ha annunciato durante una riunione del Consiglio di sicurezza, sottolineando
che sono necessari aggiornamenti alla strategia a causa dei "cambiamenti
radicali" nel mondo.
In questo Cina e India saranno essenziali.
Nel documento si parla anche della Russia come di una
"civiltà statale" che ha l’incarico di difendere quello che viene
definito un "mondo russo" delle culture correlate nel continente
eurasiatico.
Lo
stesso concetto di difesa del "mondo russo" sarebbe la
giustificazione della guerra in Ucraina, mossa per salvaguardare la minoranza
di lingua russa del paese.
I
coscritti di primavera.
Quindi
la riuscita dell'Operazione speciale in Ucraina in quest'ottica è fondamentale.
Così per rispondere alle grandi perdite
dell'esercito russo e dei mercenari di Wagner, e sapendo che Kiev si prepara
alla controffensiva in primavera con le nuove armi Occidentali, lo zar due
gironi fa ha firmato anche l'incubo dei giovani russi: la coscrizione militare
primaverile, iniziata oggi e destinata a durare fino al 15 luglio.
Il
Cremlino prevede di riuscire ad arruolare 147mila uomini, pescando tra
cittadini russi di età compresa tra i 18 e i 27 anni, che non fanno parte della
riserva e sono soggetti al servizio militare.
Ma la
coscrizione sta diventando routine, infatti nell'autunno del 2022 erano state
chiamate 120 mila persone, e la scorsa primavera 134,5 mila.
Ma non
bastano, infatti Mosca conta di reclutare almeno 400.000 nuovi soldati per
poter finire la sua azione in Ucraina.
Lukashenko:
“Serve tregua immediata, all’orizzonte guerra mondiale”.
La
Bielorussia e missili nucleari.
Pochi
giorni fa il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov ha parlato delle nuove
linee strategiche della politica estera di Mosca, accusando l'Occidente di
condurre una "guerra ibrida" (Stessa accusa mossa a Mosca
dall'Occidente) e di rappresentare per ciò un pericolo "esistenziale"
per la Russia, e che la Russia si dovrà difendere "con tutti i mezzi a
disposizione".
di una
guerra nucleare si materializza ogni giorno sempre di più, come ha denunciato
il presidente bielorusso Alexander Così lo spettro Lukashenko.
Secondo
il leader bielorusso questo rischio può essere scongiurato solo con una tregua
immediata in Ucraina, e l'avvio di negoziati senza precondizioni.
Parole che sembrano messe in bocca al
presidente russo dallo zar, anche se il Cremlino si è affrettato a chiarire:
"per
la Russia non cambia nulla e l'operazione militare speciale continua".
Ormai
il gioco del poliziotto buono e di quello cattivo sembra essere il preferito di
Putin, che da una parte può contare sul fido Lukashenko, il ‘buono’ che cerca la pace (ma ha ripristinato
i silos sovietici per accogliere i missili nucleari del presidente russo).
E dall'altra il ‘cattivo’, l'intransigente ex presidente russo
Dmitry Medvedev, ora attuale numero due del Consiglio di sicurezza di Mosca.
Medvedev
non ha mai nascosto la sua disponibilità ad utilizzare l'arsenale atomico, e
per ultimo adesso ha anche proposto una petizione per "un uso immediato e
preventivo delle sue armi nucleari", in risposta a quella apparsa sui siti ucraini per
chiedere agli Usa di schierare armi nucleari nel Paese.
Secondo Medvedev l'attacco preventivo dovrebbe
servire "nel caso che un nonno afflitto da demenza fornisca la valigetta nucleare ad un amante della polvere bianca", riferendosi al presidente
americano “Joe Biden” e allo stesso “Zelensky”.
Inoltre
l’ex presidente non si fida dei possibili piani di pace della Ue, così eventuali peacekeeper che Bruxelles decidesse di inviare in
Ucraina saranno “distrutti senza pietà”, perché “nemici diretti”.
(Così l’Italia dovrebbe diventare un
“nemico diretto “della Russia? Ed allora si faccia con urgenza un Referendum in
Italia! N.D.R)
Immaginare
il futuro
è una
scienza.
Maremosso.lafeltrinelli.it
– Daniela Ovadia – Roberto Paura – Luciano Floridi - (24-3-2022) – ci dicono:
Riflettiamo sul futuro, su come prevederlo e
costruirlo sulla base di valori condivisi, senza mai perdere di vista gli
strumenti che la scienza ci offre.
SCIENZA
FUTURO INTELLIGENZA ARTIFICIALE.
“scienza
senza maiuscola”
Può la
consapevolezza scientifica essere un presidio di buona cittadinanza?
Secondo noi, assolutamente sì.
Attraverso
questa rubrica ci riconcilieremo con la parte migliore del pensiero scientifico
e della sua applicazione nella vita di tutti i giorni: le storie e la storia della scienza,
messe a disposizione di una più completa e puntuale consapevolezza di tutti.
Daniela
Ovadia,
Sedotta
dal lato sublime quanto da quello meschino del fare scienza, ha deciso di
raccontarne le vicende e come può cambiare le nostre vite.
In un
momento in cui la cronaca sembra riportarci a un passato di pandemie e guerre
sanguinose, due libri ci permettono di riflettere con attenzione sul futuro, su
come prevederlo, plasmarlo e costruirlo sulla base di valori condivisi, senza
mai perdere di vista gli strumenti che la scienza ci offre per assolvere al
meglio a questo compito.
In “Occupare
il futuro” – Prevedere, anticipare e trasformare il mondo di domani, Roberto Paura, fondatore del” ’Italian Institute for the Future”, si concentra proprio sulla nostra
idea di futuro.
Occupare
il futuro. Prevedere, anticipare e trasformare il mondo di domani.
Roberto Paura.
È
possibile una scienza in grado di conoscere i fatti del futuro? Questo sogno ha da sempre influenzato
economisti, politologi e strateghi, ma deve fare i conti con i limiti della
nostra capacità di previsione e con la complessità dei sistemi sociali.
Roberto
Paura racconta l’evoluzione degli studi di previsione e gli scenari indagati
dai futurologi sui rischi globali, ma fa un passo ulteriore: delinea un
manifesto che ci invita a usare questi strumenti per immaginare nuovi futuri
possibili.
Il
libro mette a fuoco gli elementi che contribuiscono alla sua costruzione
nell’immaginario collettivo e su quanto questo peso anche sul modo in cui
orientiamo la ricerca scientifica e lo sviluppo industriale, nonché sulle
decisioni politiche.
E la conclusione è che viviamo in mondo che
ragiona solo al presente, incapace di proiettare lo sviluppo della conoscenza
in una dimensione diversa da quella esperita qui e ora.
"La
visione del mondo che definisce la moderna forma di egemonia culturale è
fortemente presentista.
Nonostante la parola futuro risuoni continuamente
negli slogan politici, nelle pubblicità delle banche, nei TEDx degli utopisti
tecnologici, la nostra società soffre di una sostanziale incapacità di pensare
al futuro, inteso come orizzonte di lungo termine.
Diamo
piuttosto per scontate le retoriche futuristiche che ci vengono vendute: il
mondo di domani sarà sempre più dominato dalle tecnologie e dal digitale,
vivremo nella realtà virtuale o su Marte" (...)
"Il
fatto che queste stesse visioni del futuro fossero condivise già negli anni
Cinquanta dovrebbe farci venire qualche dubbio.
Al di fuori di queste retoriche, non sappiamo
far altro che immaginare catastrofi. Ma anche l’immaginario distopico e
apocalittico contemporaneo non fa che riprendere temi e visioni che erano di
moda già nel secondo dopoguerra, semplicemente aggiornandoli per adattarsi alle
nuove problematiche globali".
Si può
imparare a proiettarsi con obiettività nel futuro?
Secondo l’autore è possibile: è esattamente
ciò che fanno” i future studies”, che applicano metodologie quantitative e
qualitative all’analisi dei problemi in modo da ottenere anticipazioni
attendibili su ciò che ci attende:
previsioni
che, come dimostra il nome al plurale che caratterizza questa disciplina, fanno
i conti con la molteplicità dei possibili futuri e ne stimano la rispettiva
probabilità.
La
parte più interessante del libro, però, è la terza, intitolata "Occupare il futuro", nella quale l’autore spiega perché dobbiamo abbandonare l’idea di
previsione per abbracciare quella di anticipazione, nel senso di presa in
carico tempestiva ed efficace dei possibili problemi.
"Si
tratta di visioni relative rispettivamente al destino della biosfera terrestre,
ai processi di digitalizzazione della realtà, all’avvento dell’intelligenza
artificiale, alla diffusione della disoccupazione tecnologica, al problema
demografico e agli scenari dell’espansione spaziale" spiega Paura, che
aggiunge:
"Esiste
un sinonimo di futuro che usiamo sempre meno: speranza.
In questo libro si parla spesso di speranze, e la
speranza che lo sorregge è che possa rappresentare una lettura utile per
promuovere uno sguardo diverso sulla dimensione del futuro – aprendo gli occhi
sul modo in cui tale dimensione è stata colonizzata e sottratta alla nostra
possibilità di agire – e per stimolare un rinnovato impegno collettivo a
definire e realizzare i futuri che desideriamo"
Definire
il futuro che desideriamo è esattamente il compito dell’etica delle
tecnologie, una disciplina nata negli Stati Uniti ma ormai diffusa anche in Europa e
di cui Luciano
Floridi, professore di filosofia ed etica dell’informazione all’Università di
Oxford è
uno dei più illustri rappresentanti.
Anche
Floridi si concentra sul futuro e in particolare sull’impatto che lo sviluppo
dell’intelligenza artificiale (IA) avrà sulla nostra società.
“Etica
dell’intelligenza artificiale” – Sviluppi, opportunità, sfide è il titolo del libro
pubblicato da Raffaello Cortina che parte da una definizione corretta di “IA”, che non è una
forma dell’intelligenza così come la immaginiamo quando pensiamo a questo
concetto in relazione all’essere umano, ma piuttosto una forma dell’agire,
uno strumento capace di “fare” cose piuttosto che di comprenderle.
Etica dell'intelligenza
artificiale. Sviluppi, opportunità, sfide
Di
Luciano Floridi;
Istruzione,
commercio, industria, viaggi, divertimento, sanità, politica, relazioni
sociali, in breve la vita stessa sta diventando inconcepibile senza le
tecnologie, i servizi, i prodotti digitali.
Questa
trasformazione epocale implica dubbi e preoccupazioni, ma anche straordinarie
opportunità.
Proprio
perché la rivoluzione digitale è iniziata da poco abbiamo la possibilità di
modellarla in senso positivo, a vantaggio dell'umanità e del pianeta.
Ma a condizione di capire meglio di cosa
stiamo parlando.
Quale
sarà lo sviluppo delle "macchine intelligenti"?
Floridi
fa alcune ipotesi, basandosi anch’esso sulle attuali conoscenze scientifiche in
materia e in particolare sullo scollamento che l’”IA” impone tra capacità di
agire e intelligenza.
Per
evitare un futuro distopico (e soprattutto, per evitare che ci piombi addosso senza che
sia stato previsto), Floridi ricorda l’utilità dell’etica delle tecnologie, una disciplina che permette di
stabilire entro quali limiti - e sulla base di quali valori - siamo disponibili
a sviluppare e utilizzare una nuova tecnologia.
"È
nel gap creato dallo scollamento inedito tra azione comprensione che nascono i
problemi” spiega l’autore.
“Il
primo problema riguarda il valore delle persone e la nostra autonomia.
È
pericoloso, per esempio, che nella “gig economy” ci siano uomini gestiti da
software.
È l'inizio di una società distopica in cui non vogliamo vivere.
Ma la nostra autonomia è in gioco anche quando
guardiamo un film in streaming: se hai guardato A, la piattaforma ti suggerisce di
vedere B e C, condizionando le tue scelte".
Per
tornare alla possibilità di prevedere e plasmare il proprio futuro di cui parla
Paura nel suo libro, abbiamo nel discorso di Floridi sull’uso dell’”IA” un buon
esempio di come
dovremmo agire sempre nei confronti di uno sviluppo scientifico, stabilendone a
priori i limiti e gli utilizzi, perché se l’”IA” deve entrare nelle nostre
vite, è certamente per migliorale e non per peggiorarle.
“Se un
software prende decisioni ingiuste, non bisogna prendersela con l'intelligenza
artificiale ma con i dati” conclude.
“L'intelligenza artificiale non ha capacità di
correggere i pregiudizi.
Se
un'azienda ha sempre assunto uomini, i manager possono capire che è un
comportamento scorretto e decidere di assumere anche donne.
Ma se si incarica un'intelligenza artificiale
di selezionare i candidati sulla base dei dati, continuerà a indicare uomini”.
“C’è tutto un mondo che odia l’America
e vuole stare con Russia e Cina”,
intervista a Dario Fabbri.
msn.com.it - Il riformista - Umberto De
Giovannangeli - (1°Aprile 2023) – ci
dice:
La
guerra d’Ucraina, l’Europa, il disordine globale.
E la
Cina alla finestra. Il Riformista ne discute con Dario Fabbri, direttore di
“Domino”, tra i più autorevoli analisti italiani di politica estera.
La
guerra d’Ucraina è entrata nel secondo anno. Che guerra è?
La si
può definire da un lato una guerra di logoramento e dall’altro una guerra di
stallo.
Di
logoramento per volontà russa, nel senso che i russi l’hanno portata su questo
piano da quando hanno capito, ormai quasi un anno fa, che il blitz militare non
ci sarebbe stato, che non avevano le capacità per prendersi Kiev.
A quel
punto hanno spostato la guerra sul logoramento, sull’attrito, cioè sul loro
vantaggio demografico.
Le
perdite sono molto ingenti ma, in questo schema di ragionamento, di solito
vince chi ha la capacità di assorbirle meglio, quindi una popolazione più
densa.
Che
poi è la vecchia dottrina militare che fu già sovietica.
L’Urss
ha sempre avuto un ritardo tecnologico rispetto all’Occidente, però diceva: noi
siamo di più e disposti a morire.
Dall’altro lato è anche di fatto una guerra di
stallo.
Sono concentrati su Bakhmut da tre mesi.
È
diventata ormai una cittadina distrutta, martoriata, quasi un macabro trofeo
assoluta.
E non si capisce il perché. Nessuno, neanche i
russi, se domani controllassero tutta Bakhmut, avrebbero vinto la guerra, in
nessun modo.
Ha
acquistato una valenza simbolica.
Certo,
Bakhmut è su un asse viario importante ma non è che una volta conquistata puoi
dire di avere tutto il controllo dell’oblast di Donestsk.
Una guerra di stallo che è ferma sugli stessi luoghi
da mesi, in attesa da un lato di un’offensiva russa che ancora non si è
materializzata per come annunciata e una controffensiva ucraina che viene altrettanto
annunciata in questi giorni e che staremo a vedere con l’arrivo dei nuovi
macchinari ed equipaggiamenti, in cosa consisterà in tarda primavera, più o
meno.
Una
“tregua” immediata sulle linee attuali in Ucraina è stata proposta ieri dal
presidente Alexander Lukashenko in un messaggio al Parlamento bielorusso.
Come leggere questa uscita?
Vi
sono, a mio avviso, due possibili chiavi di lettura.
O
Lukashenko si è mosso deliberatamente invocando una tregua per far vedere che
lui ha un margine di manovra esterno a Putin, peraltro nei giorni successivi al
trasferimento annunciato di armi nucleari tattiche russe proprio in Bielorussia.
Per
“smarcarsi” o per lo meno per mostrarsi più indipendente di quanto in realtà
non sia, invoca una tregua senza peraltro precondizioni.
Oppure, e questo sarebbe più rilevante, può essere che
faccia il poliziotto buono proprio di Putin, nella consapevolezza russa che lo
stallo di cui ho parlato in precedenza è difficilmente risolvibile, e allora si
propone una sorta di tregua che possa cristallizzare le posizioni raggiunte in
questo momento.
Se
fosse solo una iniziativa di Lukashenko, tanto per dire noi non siamo degli
ascari del Cremlino ma tifiamo per la pace, avrebbe un valore pressoché nullo.
Altra
cosa, e questo va tutto verificato, se fa la voce buona di Putin.
Resta
che il Cremlino ha affermato che l’operazione speciale continua.
La
guerra è nel cuore dell’Europa, ma l’Europa, sul piano politico-diplomatico,
non resta la “grande assente”?
Se
l’intendiamo come voce unica, assolutamente sì.
I
Paesi europei sono sempre divisi su tutto e lo sono tendenzialmente anche su
questa guerra.
Se noi prendiamo i Paesi dell’Europa centro-orientale,
dalla Polonia ai tre Stati baltici e in più la Romania – sono l’avanguardia
nella difesa dell’Ucraina.
Per
loro questa è l’occasione per chiudere i conti con la Russia e per imporle
finalmente un ordine al quale non può più sfuggire.
Poi ci sono i Paesi occidentali, che siamo noi.
Noi,
soprattutto i francesi e i tedeschi, che in realtà siamo stati e in parte
continuiamo ad esserlo vagamente per il dialogo, senza però perseguirlo fino in
fondo.
Un po’
per colpa loro, i russi, perché non è che Putin abbia tanta voglia di dialogo,
tutt’altro, e un po’ perché comunque comprendiamo che in questo momento non
siamo noi europei a dare le carte, ma sono americani e russi.
Le
divisioni in ambito europeo sono evidentissime.
Per
ora il fronte occidentale regge perché c’è consapevolezza, più o meno
condivisa, che una vittoria russa non può essere nel nostro interesse.
D’altro
canto, il fronte occidentale regge perché gli americani riescono ancora a
tenerlo insieme. Pensiamo alle sanzioni…
Vale a
dire?
Le
sanzioni hanno sempre un duplice obiettivo: uno è quello di colpire il nemico,
dunque la Russia.
E noi
le applichiamo.
Perché
ci crediamo, più o meno, ma senza nasconderci dietro un dito: sono tutte di
ispirazione statunitense.
Partono gli americani e noi dietro.
L’altra funzione delle sanzioni, interpretata
così dagli statunitensi, è tenere insieme il fronte.
Colpiscono il nemico ma dicono anche: se voi
fate affari con il nemico le sanzioni colpiscono anche voi.
Se ci
provate incappate immediatamente in penalità dirette, commerciali, economiche.
Il
fronte occidentale continua a reggere per queste due ragioni, tuttavia le
divisioni sono ampie e lo conferma il fatto che una voce europea non c’è mai
stata in questa guerra.
Un
attore protagonista non solo sul fronte ucraino ma sullo scenario globale è la
Cina.
“La
Cina alla finestra” è il titolo del volume di “Domino” in edicola e nelle
librerie. Quali
sono i propositi del Dragone cinese?
Il
Dragone cinese si è trovato questa guerra da un giorno all’altro.
Inizialmente
l’ha temuta.
Nel senso che ha temuto che fosse
controproducente per sé. Perché la Cina era per l’Ucraina il primo partner
commerciale.
Per l’Ucraina dovevano passare le nuove vie
della seta.
Negli
anni i cinesi si erano presi, attraverso il cosiddetto “land grabbing,” grandi appezzamenti di latifondo
per sfamare la loro popolazione in quello che una volta era il granaio
d’Europa.
Ma superata questa paura, a guerra cominciata, i
cinesi sono entrati nella fase attuale, cioè quella di considerare questo
conflitto vantaggioso per i loro interessi.
Perché?
Perché
da un lato distrae gli americani che guardano meno all’indopacifico di quanto
potrebbero fare se non fossero così impegnati in Europa.
Dall’altro lato, occorre ricordare che russi e
cinesi non sono alleati, non sono amici.
Sono
uniti da un nemico comune: gli Stati Uniti, ma i cinesi sono ben felici di
vedere la Russia impantanata in un conflitto come questo, quindi Mosca è adesso
costretta a vendere sottocosto il gas, il grano, il petrolio, ai cinesi ed è
diventata a tutti gli effetti una sorta di junior partner del sistema cinese.
Questo
avvantaggia Pechino.
Se la
Cina dovesse scegliere, questa guerra la farebbe prolungare, possibilmente a
bassa intensità, senza che muoiano o guariscano i due principali sfidanti: la
Russia e gli Stati Uniti.
Potrebbero
anche intestarsi un cessate-il-fuoco, perché servirebbe ai cinesi per dire al
mondo: noi siamo i buoni in questa vicenda, abbiamo favorito la tregua, a
differenza degli americani, direbbero i cinesi, che sono in questa guerra con
tutte le scarpe mentre noi no.
Tuttavia
per la Cina l’obiettivo principale è che non crolli la Russia.
Un
cessate-il-fuoco che favorisca Mosca, come dimostra il piano cinese in 12
punti. Proseguire
il conflitto per avvantaggiarsene o al massimo favorire un cessate-il-fuoco
inclinato a favore della Russia.
All’ordine
bipolare ha fatto seguito “un disordine globale” e non “una nuova governance
multilaterale”.
È
così.
Troppo
spesso ci chiudiamo all’interno del nostro recinto, il recinto occidentale,
pensando di interpretare e rappresentare tutto mondo.
Ma le
cose non stanno così.
Pensiamo,
ad esempio, ai due voti principali svolti nell’Assemblea generale delle Nazioni
Unite, all’inizio di questa guerra e lo scorso 23 febbraio, quasi ad un anno
dall’inizio, e vediamo i Paesi che si sono astenuti o addirittura si sono
schierati con l’invasione russa, un calcolo a spanna dice che su questo fronte
sono schierati governi che rappresentano 4 miliardi di esseri umani.
C’è un mondo là fuori che anche se non ha alcuna
simpatia per la Russia in quanto tale, tuttavia ha un sentimento di opposizione
all’ordine statunitense, all’ordine occidentale, che è fortissimo.
In una guerra come questa, anche se è
l’aggressore, anche se è un usurpatore di territori, quel mondo vede in Mosca
il soggetto da sostenere. Pensiamo all’India, che si è astenuta.
L’India fa 1,4 miliardi di abitanti ed è anche
una democrazia. Sono tutti soggetti che dicono:
noi
tra l’Occidente che conosciamo molto bene, purtroppo, che è coloniale, gli
Stati Uniti che sono guerrafondai, e la Russia, in questa guerra scegliamo
quest’ultima.
Emerge
chiaramente uno spazio che la Cina cerca di occupare, quello di un contrordine
ai danni degli Stati Uniti.
La narrazione cinese di queste settimane è
dire: noi rappresentiamo il sud del mondo.
Noi non siamo con la Russia in quanto tale, noi siamo
contro gli Stati Uniti.
Il
monopolarismo americano, a livello di narrazione, con questa guerra sta subendo
una battuta d’arresto.
Gli Stati Uniti hanno dimostrato una grande
capacità di aggregare, con le buone e un po’ con le cattive, l’Occidente
attorno a sé.
Ma faticano altrove.
Ed è un “altrove” di 4 miliardi di persone.
La visita
di Xi Jinping a Mosca è avvenuta nel giorno in cui cadevano i vent’anni
dell’invasione americana dell’Iraq.
Gli
Stati Uniti con la guerra al terrore, in quella fase schizofrenica di
monopolarismo hanno lasciato in giro per il mondo, fuori dall’Occidente, una
pessima immagine di sé che questa guerra sta rilanciando, anche se stavolta gli
americani sono dalla parte dell’aggredito.
Ma
fuori dall’Occidente se ne infischiano perché dicono: qualcuno, la Russia, è
contro l’Occidente “americano” e questo per noi basta.
Futuro
da decifrare.
Lanuovaecologia.it - Domenico D'Adelio –
(28-2-2023)
“Non applichiamo le conoscenze
scientifiche acquisite.
Abbiamo
una mappa ma continuiamo a orientarci a naso.”
“Lei
ha speranza?”, mi chiede una ragazza dagli occhi spaventati al termine di una
mattinata di discussione con una trentina di studenti.
Praticamente,
l’intera scolaresca di un liceo scientifico in un paese appenninico di
quattromila persone.
Frequento
le scuole con il duplice intento di discutere sulle problematiche ambientali e
conoscere meglio i giovani esplorando il loro sentiment sulla natura,
l’ecologia e la scienza in genere.
Questa
volta, però, sono io a dover esprimere un “sentiment”, addirittura verso il
futuro dell’umanità.
“Certo
che ho speranza – rispondo – altrimenti non sarei qui”. Ma più che di speranza, parlerei di
fiducia.
Nei
nostri mezzi. Dico alla ragazza che, a differenza di un secolo fa, l’umanità
conosce bene come funziona il nostro pianeta e sa come agire per mantenerlo
abitabile anche per gli esseri umani.
Ma
questa fiducia è sterile se la nostra realtà rimane condizionata dalla mancata
applicazione delle conoscenze acquisite.
A che serve una mappa dettagliata di un
territorio se continuiamo a orientarci a naso?
La ragazza, dopo averci pensato su, mi
risponde che dobbiamo cambiare il modo di condurre il nostro percorso
quotidiano e provare a coinvolgere in questo cammino consapevole quante più
persone possibile.
I
giovani d’oggi sono la vera avanguardia della nostra evoluzione culturale.
Sono
la risorsa più preziosa che abbiamo a disposizione per sopravvivere come
comunità globale e non solo come una semplice specie biologica, perché a
differenza di noi anziani loro sono realmente preoccupati del futuro, proprio
perché sempre più informati sui problemi ambientali.
Dobbiamo però aiutarli.
E proprio per questo chi fa ricerca ecologica
ha il dovere di cercare sempre più spesso i loro sguardi trasferendo le proprie
conoscenze.
Società
Benefit: il modello di business
necessario
per il futuro dell’umanità.
Pmisostenibile.it – (21 DIC. 2022) - STAFF di
società benefit – ci dicono:
Ormai
sono anni che la questione della sostenibilità è entrata a far parte del
quotidiano linguaggio aziendale.
Le imprese, come tali, non possono più solo
pensare al perseguimento del profitto economico, ma devono anche occuparsi del
benessere della società e dell’ambiente.
La
presa di coscienza dell’importanza del tema della sostenibilità è sicuramente
cresciuta dal periodo della pandemia.
Da
quel momento infatti, il benessere degli individui ha acquisito ancor più un
ruolo centrale e di primaria importanza.
Con questo non vogliamo intendere che prima della
pandemia da Covid-19 la salute e il benessere dell’umanità non fossero importanti,
ma si è notato un cambio di rotta, una consapevolezza diversa che deve condurre
le imprese a non poter più perseguire le proprie attività con il solo scopo di
trarne profitto.
Intendiamoci:
le
imprese possono continuare a perseguire come unico obiettivo quello di trarre
utili, ma assai probabilmente la loro sopravvivenza, nel medio-lungo periodo, a
fronte di quanto sta avvenendo, sarebbe in maggior pericolo.
A
supportare questa tesi riportiamo le parole di Larry Fink, CEO di BlackRock (la più grande società d’investimento
del mondo), il quale ha affermato che più le imprese si impegnano a dimostrare il
proprio scopo nel generare valore per i propri clienti, per i propri dipendenti
e per la società di riferimento e maggiore sarà la loro competitività sul
mercato.
Possiamo
dire che ogni passo in avanti che le aziende stanno compiendo in termini di
sostenibilità porta a distaccarsi dalla dottrina che, più di cinquant’anni fa,
fu presentata da Friedman.
Infatti,
fu proprio Milton Friedman ad affermare che le imprese devono concentrare e
massimizzare tutti i loro sforzi per raggiungere un solo e unico scopo, ovvero
quello di trarre profitti per i loro azionisti.
Questo modello è stato portato avanti fino a quando
non è diventato evidente che la scelta, della sua dottrina, di non contemplare
né il Pianeta né le persone, costituiva un grosso errore.
Friedman
non aveva infatti calcolato che mettendo a rischio la sopravvivenza
dell’umanità, sarebbe venuta ovviamente meno anche la possibilità di continuare
a massimizzare i profitti.
Oggigiorno
sono diverse le aziende che hanno compreso l’importanza della sostenibilità
ancora prima che questa fosse, come è negli ultimi tre/quattro anni, al centro
dell’attenzione quando si parla di futuro.
Tali aziende hanno deciso di cambiare la
propria strategia già molto tempo fa.
Al
contrario, c’è chi invece lo sta comprendendo solo adesso, con grande
probabilità perché “pressato” dell’allarmismo che aleggia da diversi anni a
questa parte oppure perché semplicemente sta finalmente comprendendo l’assoluta
importanza dello sviluppo sostenibile.
Nei
prossimi paragrafi approfondiremo che cosa si intende quando si parla di
salvare l’umanità e quali sono le imprese che potremmo definire le imprese del
futuro o, meglio, le imprese necessarie per continuare a garantire un futuro
desiderabile.
Perché
si parla di salvare l’umanità?
Si
sente sempre più spesso parlare della necessità di assumere comportamenti
sostenibili per salvare il Pianeta, l’ambiente che ci circonda, la Terra.
In
realtà, questo tipo di affermazione potremmo dire essere fuorviante e in questo
paragrafo cercheremo di capire insieme il perché.
Per
anni ci siamo convinti che l’uomo dovesse salvare il Pianeta perché i frequenti
fenomeni meteorologici estremi, lo scioglimento dei ghiacciai, il
surriscaldamento globale ne stanno minacciando l’integrità.
Per
non parlare ancora dell’inquinamento dei mari e degli oceani e tanto altro.
Ed è
proprio alla luce di questi fenomeni che l’uomo ha cominciato a sentirsi in
dovere di mettere in campo azioni e adottare comportamenti che potessero, in
qualche modo e nel più breve tempo possibile, invertire la rotta e salvare il
Pianeta.
Ma è
giusto parlare di salvare il Pianeta?
In realtà chi dobbiamo salvare? Noi stessi, l’umanità.
Questa
sarebbe la risposta più adeguata da dare.
Ma perché?
Semplicemente
perché il pianeta, così come la natura, non hanno bisogno di essere salvati, in
quanto la vita sulla Terra, in qualche modo, continuerà anche senza l’uomo e
soprattutto in quanto senza l’uomo anche questo semplice principio, “salvare”,
perderebbe di senso.
È
ovvio che per salvare l’umanità è necessario salvare il Pianeta, la Terra e
l’ambiente nel quale abitiamo.
Ed è
forse proprio questa corsa contro il tempo, che spinge le imprese, i singoli e
i Paesi di tutto il mondo ad adottare comportamenti sostenibili per ridurre e
migliorare l’impatto sull’ambiente, che può creare una confusione tale da
convincerci che dobbiamo sacrificarci per salvare la Terra, quando in realtà salvarla è un’azione
indispensabile per garantire un futuro all’umanità, a noi.
Tornando
alle imprese: cosa devono fare per poter contribuire a garantire un futuro
all’umanità?
O meglio, qual è il modello di business
adeguato a garantire la sopravvivenza dell’umanità intera?
Lo vediamo nel prossimo paragrafo.
Società
Benefit: il modello di business necessario.
Per
salvare il futuro dell’umanità, tutti, nessuno escluso, dobbiamo fare la nostra
parte, quindi anche le imprese.
Le
aziende, come abbiamo detto all’inizio di questo articolo, per rimanere in
linea con quelle che sono le necessità del Pianeta e di conseguenza
dell’umanità, devono agire concretamente, migliorando il proprio impatto
sull’ambiente e sulla società tutta.
Questo, rispetto all’ambiente, significa prima
di tutto ridurre l’impatto negativo.
Il
modello di business che in questo caso risulta sposare alla perfezione
l’equilibrio che ad oggi tutte le imprese dovrebbero avere, ovvero quello di
generare profitto senza perdere di vista l’interesse per l’ambiente e per la
società, è quello della Società Benefit.
Questa
evoluzione è necessaria non solo per il bene dell’ambiente e della società, ma
anche perché è ormai sempre più evidente come i vecchi modelli di business, che
hanno dominato per tanti anni, stiano scontrandosi con le esigenze odierne,
nonché con la crescente consapevolezza dei consumatori.
Se ne
è già sentito parlare parecchio in questi ultimi anni, ma non diamo nulla per
scontato e vediamo che cosa sono le Società Benefit e, soprattutto, perché
rappresentano il modello di business ideale per garantire la sopravvivenza
dell’umanità sul Pianeta.
Le
società benefit sono aziende profit che perseguono un triplice scopo: quello di
produrre profitto e, contemporaneamente, di ridurre i danni e aumentare i
benefici per l’ambiente e per la società.
La
Società Benefit è una forma che nasce in alcuni degli stati federati U.S.A.
L’obiettivo è stato da subito quello di cambiare e far
evolvere il modello di business predominante.
L’Italia è stato il primo Paese sovrano a
seguire il modello nato negli U.S.A. e, nel 2016, con la legge di Bilancio,
sono nate le Società Benefit (SB).
Lo
scopo delle Società Benefit è pertanto quello di utilizzare il business come
strumento per la creazione di valore sociale e di distribuire il valore
prodotto non solo agli azionisti, ma a tutti gli stakeholder, come i
dipendenti, le comunità e l’ambiente.
Compreso
quanto detto sopra, vediamo di rispondere a una delle domande iniziali del
presente paragrafo, ovvero:
perché
le “Società Benefit” rappresentano il modello di business ideale per garantire
il futuro dell’umanità?
La
risposta risiede nel fatto che l’evoluzione dell’azienda nel perseguire non
solo lo scopo del profitto, ma anche l’attuazione di azioni concrete a favore
dell’ambiente e della comunità, è un passo fondamentale per contribuire alla
risoluzione delle sfide sociali e ambientali che contraddistinguono il nostro
tempo.
(È molto strano che Klaus Schwab che ha
pubblicato “LA QUARTA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE” ed altri scritti importanti, sia
anche il costruttore e proprietario di una fabbrica con 20 mila dipendenti la
cui produzione consiste nel costruire bombe atomiche illegali in Sud Africa!
N.D.R)
LA
CAPITALE DEL MONDO
MULTIPOLARE:
UN DIARIO DA MOSCA.
Comedonchisciotte.org
- Redazione CDC – Pepe Escobar – (02 Aprile 2023) – ci dice:
Quanto
era acuto il buon vecchio Lenin, primo modernista, quando rifletteva:
“ci
sono decenni in cui non succede nulla; e ci sono settimane in cui accadono
decenni”. Questo nomade globale che ora si
rivolge a voi ha avuto il privilegio di trascorrere quattro sorprendenti
settimane a Mosca, nel cuore di un crocevia storico, culminato con il vertice geopolitico
Putin-Xi al Cremlino.
Per
citare Xi, “i cambiamenti che non si vedevano da 100 anni” hanno l’abilità di
influenzare tutti noi in più di un modo.
James
Joyce, un’altra icona della modernità, ha scritto che trascorriamo la nostra
vita incontrando persone normali e/o straordinarie, ancora e ancora e ancora,
ma alla fine incontriamo sempre noi stessi.
Ho
avuto il privilegio di incontrare una serie di persone straordinarie a Mosca,
guidate da amici fidati o da fortunate coincidenze: alla fine la tua anima ti
dice che arricchiscono te e il momento storico generale in modi che non puoi
nemmeno immaginare.
Ecco
qui alcuni di loro.
Il
nipote di Boris Pasternak, un giovane dotato che insegna greco antico
all’Università statale di Mosca.
Uno
storico con una conoscenza impareggiabile della storia e della cultura russa.
La classe operaia tagika che si stringe insieme in un chaikhana con l’atmosfera
appropriata di Dushanbe.
Ceceni
e tucani in soggezione fanno il giro della Big Central Line.
Un simpatico messaggero inviato da amici
estremamente attenti alle questioni di sicurezza per discutere temi di
interesse comune.
Musicisti
eccezionalmente abili che si esibiscono sottoterra a Mayakovskaya.
Una
splendida principessa siberiana vibrante di un’energia illimitata, che porta
quel motto precedentemente applicato all’industria energetica – Power of Siberia – a un livello
completamente nuovo.
Un
caro amico mi ha portato al servizio domenicale nella chiesa Devyati Muchenikov
Kizicheskikh, la preferita di Pietro il Grande: la quintessenza della purezza
dell’ortodossia orientale.
Successivamente i sacerdoti ci hanno invitato a pranzo
nella loro tavola comune, mostrando non solo la loro naturale saggezza ma anche
uno strepitoso senso dell’umorismo.
In un
classico appartamento russo stipato di 10.000 libri e in vista del Ministero
della Difesa – tante battute comprese – padre Michael, responsabile dei
rapporti della cristianità ortodossa con il Cremlino, ha cantato l’inno
imperiale russo dopo un’indelebile notte di eventi religiosi e discussioni
culturali.
Ho
avuto l’onore di incontrare alcuni di coloro che sono stati particolarmente
presi di mira dalla macchina imperiale della menzogna.
Maria
Butina – denigrata dalla proverbiale stronzata della “spia venuta dal freddo” –
ora deputata alla Duma.
Viktor
Bout – che la cultura pop ha metastatizzato nel “Lord of War”, con tanto di film di Nic Cage:
sono
rimasto senza parole quando mi ha detto che mi stava leggendo nel carcere di
massima sicurezza negli USA, tramite pen drive inviate dai suoi amici (non aveva
alcun accesso ad Internet).
L’infaticabile
Mira Terada, dalla volontà di ferro, torturata quando era in una prigione
americana, ora a capo di una fondazione che protegge i bambini in difficoltà.
Ho
trascorso molto tempo di preziosa qualità e mi sono impegnato in inestimabili
discussioni con Alexander Dugin – il russo cruciale di questi tempi post-tutto, un uomo di
pura bellezza interiore, esposto a sofferenze inimmaginabili dopo l’assassinio
terroristico di Darya Dugina, e ancora in grado di mettere insieme una profondità e una
portata che sono praticamente senza pari in Occidente, quando si tratta di
tracciare connessioni attraverso il ventaglio della filosofia, della storia e
delle civiltà.
All’offensiva
contro la russofobia.
E poi
c’erano gli incontri diplomatici, accademici e di lavoro.
Dal
capo delle relazioni con gli investitori internazionali di Norilsk Nickel ai
dirigenti di Rosneft, per non parlare dello stesso Sergey Glazyev dell’EAEU,
fianco a fianco con il suo principale consigliere economico Dmitry Mityaev, mi
è stato offerto un corso intensivo sull’attuale economia russa dalla A alla Z:
compresi problemi seri da affrontare.
Al
Valdai Club, quello che contava davvero erano gli incontri a margine, molto più
che i panel veri e propri: è lì che iraniani, pakistani, turchi, siriani,
curdi, palestinesi, cinesi raccontano cosa c’è davvero nei loro cuori e nelle
loro menti.
Il
lancio ufficiale del” Movimento internazionale dei russofili “è stato un
momento speciale di queste quattro settimane.
Un
messaggio speciale scritto dal presidente Putin è stato letto dal ministro
degli Esteri Lavrov, che ha poi pronunciato il proprio discorso.
Successivamente,
presso la
Casa dei Ricevimenti del Ministero degli Affari Esteri, quattro di noi sono stati ricevuti
da Lavrov in udienza privata. Sono stati discussi futuri progetti culturali.
Lavrov
era estremamente rilassato, mostrando il suo impareggiabile senso
dell’umorismo.
Questo
è un movimento tanto culturale quanto politico, progettato per combattere la russofobia
e raccontare la storia russa, in tutti i suoi aspetti immensamente ricchi,
specialmente al Sud del mondo.
Sono
un membro fondatore e il mio nome è sulla carta.
Nei
miei quasi quattro decenni come corrispondente estero, non ho mai fatto parte
di nessun movimento politico/culturale in nessuna parte del mondo; i nomadi
indipendenti sono una razza agguerrita.
Ma
questo è estremamente grave: le attuali, irrimediabilmente mediocri autodefinite “élite”
dell’Occidente collettivo non vogliono altro che cancellare la Russia in tutto
lo spettro.
No
pasarán.
Spiritualità,
compassione, misericordia.
Decenni
che accadono in sole quattro settimane implicano tempo prezioso necessario per
mettere tutto in prospettiva.
La
sensazione iniziale del giorno in cui sono arrivato, dopo sette ore di cammino
sotto la neve, è stata confermata: questa è la capitale del mondo multipolare.
L’ho
visto tra gli asiatici occidentali al Valdai. L’ho visto parlando con iraniani,
turchi e cinesi in visita.
L’ho visto quando oltre 40 delegazioni
africane hanno preso il controllo dell’intera area intorno alla Duma, il giorno
in cui Xi è arrivato in città.
L’ho visto durante l’accoglienza in tutto il Sud del
mondo riguardo a ciò che Xi e Putin stanno proponendo alla stragrande
maggioranza del pianeta.
A
Mosca non avverti nessuna crisi.
Nessun effetto sanzionatorio. Niente
disoccupazione. Niente senzatetto per strada. Inflazione minima.
La
sostituzione delle importazioni in tutti i settori, in particolare l’agricoltura,
è stata un successo clamoroso.
I
supermercati hanno tutto – e di più – rispetto all’Occidente.
C’è
un’abbondanza di ristoranti di prim’ordine.
Puoi
comprare una Bentley o un cappotto di cachemire Loro Piana che non trovi
nemmeno in Italia.
Ne
abbiamo riso chiacchierando con i gestori del grande magazzino TSUM. Nella
libreria “BiblioGlobus” uno di loro mi ha detto: “Noi siamo la Resistenza”.
A
proposito, ho avuto l’onore di tenere un discorso sulla guerra in Ucraina nella
libreria più cool della città, Bunker, mediato dal mio caro amico, immensamente
informato, Dima Babich.
Una
responsabilità enorme.
Soprattutto
perché Vladimir L. era tra il pubblico.
È
ucraino, e ha passato 8 anni, fino al 2022, a raccontarla come se fosse davvero
alla radio russa, finché è riuscito ad andarsene – dopo essere stato tenuto
sotto tiro – utilizzando un passaporto interno ucraino.
Successivamente
siamo andati in una birreria ceca dove ha dettagliato la sua straordinaria
storia.
A
Mosca, i loro fantasmi tossici sono sempre in agguato sullo sfondo.
Eppure non si può non provare compassione per i neocon psico-straussiani e i contro
neoliberisti che ora si qualificano a malapena come i piccoli orfani di Zbig
“Grande Scacchiera” Brzezinski.
Alla
fine degli anni ’90, Brzezinski pontificò che “l’Ucraina, un nuovo e importante
spazio sullo scacchiere eurasiatico, è un centro geopolitico perché la sua
stessa esistenza come stato indipendente aiuta a trasformare la Russia. Senza
l’Ucraina, la Russia cessa di essere un impero eurasiatico”.
Con o
senza un’Ucraina smilitarizzata e denazificata, la Russia ha già cambiato la
narrativa.
Non si
tratta di diventare di nuovo un impero eurasiatico. Si tratta di guidare il
lungo e complesso processo di integrazione dell’Eurasia – già in atto –
parallelamente al sostegno di una vera indipendenza sovrana in tutto il Sud del
mondo.
Ho
lasciato Mosca – la Terza Roma – verso Costantinopoli – la Seconda Roma – un
giorno prima che il Segretario del Consiglio di Sicurezza Nikolai Patrushev
rilasciasse un’intervista devastante alla” Rossiyskaya Gazeta” delineando
ancora una volta tutti gli elementi essenziali inerenti alla guerra della NATO
contro Russia.
Questo
è ciò che mi ha particolarmente colpito:
“La
nostra cultura secolare si basa sulla spiritualità, sulla compassione e sulla
misericordia.
La
Russia è un difensore storico della sovranità e dello stato di tutti i popoli
che si sono rivolti ad essa per chiedere aiuto.
Ha salvato gli stessi Stati Uniti almeno due
volte, durante la guerra rivoluzionaria e la guerra civile.
Ma
credo che questa volta non sia pratico aiutare gli Stati Uniti a mantenere la
loro integrità”.
Nella
mia ultima notte, prima di incappare in un ristorante georgiano, sono stato
guidato dal perfetto compagno da Pyatnitskaya a una passeggiata lungo il fiume
Moscova, splendidi edifici rococò gloriosamente illuminati, il profumo della
primavera – finalmente – nell’aria.
È uno di quei momenti alla “Wild Strawberry” del capolavoro di Bergman che
toccano il fondo della nostra anima.
Come
padroneggiare il Tao, in pratica.
O la
perfetta visione meditativa in cima all’Himalaya, al Pamir o all’Hindu Kush.
Quindi
la conclusione è inevitabile.
Tornerò.
Presto.
(Pepe
Escobar)
(Pepe
Escobar, giornalista brasiliano, è il corrispondente generale di Asia Times con
sede a Hong Kong. Il suo ultimo libro è “2030”.)
(thealtworld.com/pepe_escobar/the-capital-of-the-multipolar-world-a-moscow-diary?utm_source=substack&utm_medium=email)
LO
SCIENZIATO FRANCO PRODI CONTRO TUTTI:
“IL
CLIMA È SEMPRE CAMBIATO, A PORTARE
IL
GLOBO SOTTO STRESS È IL SUO ASSERVIMENTO ALLA FINANZA.”
Comedonchisciotte.org
- Redazione CDC – Franco Prodi – (02 Aprile 2023) – ci dice:
C’è
Prodi e Prodi, quello che conosciamo meglio ha distrutto l’Italia che
conoscevamo (assieme ai suoi sodali Amato, Ciampi, Dini, Draghi e compagni), ma
c’è anche Franco, studioso di fisica dell’atmosfera.
Si definisce come un “perdente professionale”
nelle sue battaglie in difesa della scienza.
In una
intervista a Libero Quotidiano, dello scorso 20 marzo, per l’ennesima volta,
Franco Prodi parla delle presunte cause del cambiamento climatico.
L’uomo
ha una qualche responsabilità?
“Questo
non si può sapere” – afferma Prodi –
“la verità
è che la conoscenza del sistema clima, e quindi dell’influenza da parte
dell’uomo su di esso, è nella sua infanzia.
Al
momento nessuno può valutare l’incidenza dell’elemento antropico nel
cambiamento del clima e pertanto nessuno può controllarla.
Di certo però il riscaldamento del Pianeta non
dipende al 98% da noi, come invece in tanti sostengono.
Questa
è una fesseria, talmente diffusa però da diventare inarrestabile.
Tra cinquant’anni di studi saremo forse in
grado di stimare l’incidenza dell’uomo sul clima, che per inteso nessuno nega,
tantomeno io.
Solo allora si scoprirà che avevo ragione, ma
io sarò morto da un pezzo “.
Prodi
mette le cose in ordine:
“Si fa
una gran confusione tra metereologia e clima.
Entrambi cambiano, ma i mutamenti del tempo
sono prevedibili fino a dieci giorni d’anticipo da cent’anni, e ancora di più
da dopo la Seconda Guerra Mondiale, da che il calcolatore risolve numericamente
le cinque equazioni primitive che regolano il meteo.
Il
clima pure cambia ma la complessità del sistema non consente di fare previsioni
affidabili“.
Il
cambiamento climatico è permanente: “E’ connaturato al pianeta, c’è sempre
stato e ci sarà sempre”, asserisce il fisico.
“La
Terra negli ultimi duecento anni si è riscaldata di 0,7 gradi centigradi ogni
secolo.
Ma non
c’è un’emergenza climatica, come sostengo nella petizione del 2019 che ho
scritto con altri 150 professori universitari ed è ormai firmata da oltre 1500 colleghi
di prima fila a livello internazionale, ovviamente tutti oggi ostracizzati. C’è però un’emergenza inquinamento
e di tutela dell’ambiente planetario, che è cosa ben diversa “.
Come
si è arrivati a tutto ciò?
“È un
lento scivolamento, partito negli anni ’70, che ha alterato la relazione tra
scienza e politica.
A un
certo punto si presentò l’esigenza di organizzare e omogeneizzare i servizi
metereologici dei vari Paesi e di centralizzare i dati, anche per assistere i
Paesi più poveri nella costruzione dei loro servizi metereologici.
A
Ginevra nacque l’Omn, organizzazione di raccordo tra i Paesi sotto l’egida
dell’Onu.
In
questo ambito, nel rapporto tra Nazione Unite e servizi metereologici, è nato l’Ipcc, International Panel for
Climate Changer, che negli anni è diventato una sorta di sovrastruttura internazionale
composta da nominati dai ministeri dell’Ambiente delle varie nazioni.
Da qui
la confusione: si afferma, “lo dice la scienza”;
invece no, lo dicono i nominati in queste
strutture, per lo più indipendenti dalle organizzazioni proprie della ricerca”.
“Esse non influenzano la ricerca pura ma l’opinione
pubblica e la politica, dalla quale sono a loro volta influenzate in un ping
pong dell’ignoranza“.
Quindi
oggi, paradossalmente, Greta Thunberg conta più di uno scienziato titolato che però
ha posizioni di minoranza:
“ho
visto persone come Mattarella e Draghi confrontarsi con Greta e ignorare il mio
parere “.
Lo
studioso non sembra intravedere a pieno la grande strumentalizzazione politica
connaturata tra riscaldamento globale, decrescita economica e demografica
indotte per cambiare il volto della vita civile sul pianeta e punta i fari soltanto
sull’inquinamento ambientale, che indubbiamente è certamente un problema che
riguarda la grande economia, ma non il fine politico dell’operazione “global warming“:
“Ho il
sospetto ben fondato che il riscaldamento globale sia una manovra di
distrazione di massa per distogliere gli uomini dal vero problema, che è
appunto l’inquinamento del pianeta e la scarsa protezione dell’ambiente“.
Secondo
Prodi “la scienza non è democratica né politica, non procede per votazioni.
Solitamente
capita che uno ha ragione, viene preso per pazzo e decenni dopo si scopre che
l’aveva vista giusta “.
E si
scaglia contro la maggioranza dei suoi colleghi e le Cop, le conferenze sul
clima:
“Si riuniscono ogni volta con uno spartito
prefissato in cui l’elemento scientifico è un pacchetto precostituito al quale
tutti prestano il loro assenso acritico.
Poi
votano sull’adattamento ai supposti cambiamenti e non succede nulla “.
E
arriva il turno della Ue:
“L’Europa
si è bevuta il cervello, produce l’8% delle emissioni mondiali, ha meno di 500
milioni di abitanti su una popolazione terrestre di otto miliardi di persone ed
è persuasa di poter dare il buon esempio e salvare il pianeta.
Per
questo si impone politiche suicide mentre gli altri Paesi continuano a
inquinare indifferenti e indisturbati “.
Poi la volta della norma che vuol vietare la
produzione di autovetture a benzina:
“Non è
la mia materia – puntualizza Prodi – però tutti sanno che, nella sua vita
complessiva, le batterie elettriche, con i loro problemi di smaltimento, non
inquinano meno del motore a scoppio“.
Ed
ecco la nuova normativa Ue sulle case, che obbliga l’adeguamento della classe
energetica delle abitazioni private:
“Credo
sia allucinante imporre una cosa simile per legge, anche a livello di rispetto
delle libertà costituzionali“.
Quindi
a cosa dobbiamo questa ossessione per l’economia green?
Per Prodi bisogna valutare separatamente la
scienza dalla tecnologia, cioè il progresso in funzione dell’uomo e della
società dagli affari:
“Distinguiamo
tra la scienza, che ha fatto i suoi progressi, e la tecnologia, che segue
un’altra strada, dettata dal denaro.
La
spinta verso l’elettrico ha moltiplicato di cinque o sei volte il valore delle
aziende che hanno deciso di produrlo.
Chiediamoci invece quante riserve fossili ci
sono nel pianeta.
La risposta la sanno in pochi ma potrebbe
essere una spiegazione sul cambio di sistema industriale che finanza mondiale e
grande industria cercano di imporre a furore di leggi Ue “.
Il
capitalismo ha inquinato il mondo e ora ci impone sacrifici estremi per
salvarlo (il capitalismo), invece è l’ambiente – e quindi anche e soprattutto la
nostra salute – a dover essere salvati.
Secondo
lo scienziato:
“A
portare il globo sotto stress è stato il suo asservimento alla finanza.
Chi
ora propone ricette per salvare il mondo è lo stesso che ne ha compromesso la
salute.
Lei lo
sa che troviamo le microplastiche nel nostro corpo?
La
Terra ne è pervasa.
Le
acque sotterranee nella Pianura Padana sono inquinate anche nel livello più
profondo.
Per
non parlare della contaminazione dei terreni e dei fiumi”.
Lo
scienziato affronta anche il tema della siccità e della scarse piogge:
” L’aridità della Terra non è dovuta alla
siccità, che è un fenomeno passeggero, legato al ciclo delle nubi e non al supposto surriscaldamento del
globo,
perché non è che dove sono più calde piove di meno” – continua Prodi:
“la siccità è un fenomeno meteorologico,
aggravato dall’enorme aumento dei prelievi di ogni tipo.
È
sbagliato correlarlo al cambiamento climatico.
Il fatto è che l’umanità è aumentata e usa più
acqua.
Il
lago Ciad si restringe perché non ha emissari ma i milioni di persone che
insistono su questi bacini sono passati da venti a settanta “.
Per lo studioso, la scarsità di piogge
riguarda gli ultimi due anni:
“non è
un dato significativo.
Per
quel che ne sappiamo, tra qualche settimana potremmo doverci lamentare della
situazione opposta “.
E l’aumento di inondazioni e alluvioni?
“Nessun
dato lo dice.
C’è un
aumento dei danni e delle vittime da alluvione, ma questo solo perché ci
costruiamo case e industrie su terreni inondabili “.
C’è
Prodi e Prodi, quello che conosciamo meglio ha distrutto l’Italia, quello che
conosciamo di meno ci sta allertando, da tantissimo tempo, su ciò che stiamo
subendo adesso, e che si porta dietro tutti i cambiamenti e gli stravolgimenti
in arrivo sulle nostre vite:
la frode climatica.
(liberoquotidiano.it/news/scienze-tech/35251799/clima-franco-prodi-siccita-da-cosa-dipende-ue-bevuta-cervello.html)
“AUTOFECONDE”
E CARNE SINTETICA.
Comedonchisciotte.org
– Massimo Fini - Redazione CDC – (02 Aprile 2023) -ci dice:
L' "inclusione"
diventa l'opposto.
In
Giappone, usando particolari tecniche genetiche, sono stati creati due topi
maschi in grado di generare figli.
In Gran Bretagna, usando tecniche di fronte
alle quali il vecchio Frankenstein sembrerebbe un dilettante, estraendo dal
midollo osseo della donna, preventivamente bombardato da composti chimici, si
otterrebbe lo sperma e quindi la donna sarebbe in grado di autofecondarsi.
Inoltre da questo tipo di autofecondazione
nascerebbero solo femmine.
Prima, nella grande storia antropologica
dell’essere umano, l’uomo, fuco transeunte aveva un ruolo marginale ma comunque
ce l’aveva.
Adesso
il maschio, già in crisi in tutti i campi, verrebbe semplicemente eliminato.
Auguri e figlie femmine.
Dove
vogliamo arrivare trafficando con la genetica e, più in generale con la
tecnologia medica?
Uno
dei problemi di fondo, se non addirittura il principale, della nostra epoca
paranoica è che ci siamo allontanati troppo dalla Natura.
Lo stesso Francesco Bacone, che pur è
considerato uno dei padri della rivoluzione scientifica, avverte:
“l’uomo
è il ministro della Natura, alla Natura si comanda solo ubbidendo ad essa”.
La Natura ha elaborato le sue leggi in milioni di
anni, un porco di Nobel può avere anche un’intuizione che lì per lì sembra
geniale, ma non è assolutamente in grado di calcolare e controllare le
variabili che mette in circolo.
Cominciamo
dalle cose più semplici anche se in questo discorso tout se tient.
Chiusi
nei loro garage Steve Jobs e Bill Gates inventarono il computer, tanto di
cappello, erano dei geni, però adesso almeno un paio di generazioni sono state
rovinate dai ‘derivati’, vale a dire i social network (usiamo questo termine perché -i
derivati- sono stati devastanti anche in economia e nella stessa finanza che
rischiano di distruggere).
I
ragazzi,
in linea di massima non sanno più leggere, non sanno più scrivere, non sanno
più farsi un’opinione propria, fortissimi nel digitare sono degli analfabeti della vita.
Prendiamo
la cosa da un altro verso, sempre minore.
La
Tecnica sembra aver reso comoda la vita togliendoci ogni fatica fisica.
Schiacciamo un bottone e tutto si muove secondo le nostre volontà.
Però
poi un minimo di prestanza fisica lo dobbiamo pur recuperare e quindi ecco le
palestre, luoghi lugubri, e il jogging.
Quando
vedo lungo i Navigli giovani e anziani fare jogging, respirando l’aria fetida,
insalubre di Milano e degli stessi Navigli, mi fanno pena.
Non ho
mai visto un contadino fare jogging.
Qualche
resistenza all’imperio della Tecnica, alla sua ambiguità segnalata già da
Martin Heidegger negli anni Trenta (La questione della tecnica), e della sua
sorella gemella l’Economia, si comincia però ad avvertire.
Il
Governo italiano ha deciso di proibire la produzione e la commercializzazione
dei cibi sintetici, dalla carne al latte, ai mangimi per animali, insomma tutto
o quasi, mettendosi in contrasto con l’Unione Europea.
Naturalmente
c’è chi rema contro, con i più svariati argomenti:
il business del cell-based, così si chiama, potrebbe raggiungere
i 450 miliardi di dollari nel 2040, le mucche con le loro scoregge sono
inquinanti, il benessere animale verrebbe aumentato, i bovini e suini non
verrebbero più mandati al macello.
Ora, l’Uomo di natura è un animale onnivoro,
ovviamente antropocentrico, e ha diritto di nutrirsi di ciò che più gli piace.
Casomai
se si vuole veramente questo benessere animale non si dovrebbero tenere buoi,
mucche, galli e galline stabulati sotto la luce dei riflettori 24 ore al giorno
perché crescano più in fretta e maturando così malattie tipiche dell’uomo, da
quelle cardiocircolatorie, all’infarto, all’obesità, alla nevrosi, alla
depressione.
È del
tutto superfluo dire che mangiare questa carne di animali malati ammala anche
noi.
Da qui
le diagnosi di tumore che dal 2010, 220.000, sono passate a 390.000 del 2022.
Bisognerebbe
tenere mucche e buoi all’alpeggio come fanno in Svizzera.
Comunque
a parte i divieti e le pene pecuniarie stabilite dal Governo, il cibo sintetico
non passerà mai in Italia.
In
materia alimentare noi abbiamo una diversità straordinaria.
Non
abbiamo pensatori, ma buoni mangiatori sì e soprattutto cucine molto diverse,
dalle Marche, all’Umbria, alla Toscana, alle Puglie, alla Campania, alla
Sicilia, alla Sardegna e infine alla Lombardia che riesce ad essere buon’ultima
anche in questo.
Se il
nostro Governo dovesse infine cedere alle pressioni internazionali (negli Stati Uniti e in Israele il
cell-based è già all’ordine del giorno) ci penseremo noi italiani a cui è
sempre piaciuto il buon cibo.
Comunque per l’intanto ringraziamo il Governo per la
sua opposizione al cibo sintetico.
Che Allah ti abbia sempre in gloria, Giorgia.
(Massimo
Fini)
(massimofini.it/articoli-recenti/2243-autofeconde-e-carne-sintetica)
Intelligenza
artificiale a go go:
siamo
pronti? Friedman e Harari
lanciano
l’allarme, Krugman rassicura.
msn.com
– First online - goWare ebook team – (2-4-2023) – ci dice:
“Siamo
entrati in un momento prometèico” scrive Thomas L. Friedman, l’opinionista di
punta del “New York Times” molto letto anche dal leader cinese Xi-jinping che
conosce l’inglese.
Che
cosa significa essere in un momento che fa riferimento all’astuto titano della
mitologia greca che rubò, con un atto audace e fatale, il fuoco agli dei?
Significa
che ci stiamo infilando in una fase di colossale distruzione creativa che
dilata a livello universale la teoria di Schumpeter, oltre la misura stessa
concepita dal suo autore.
Sempre
secondo Friedman si tratta di qualcosa di più grande dell’invenzione della
stampa, della macchina a vapore, della rivoluzione del personal computer e di
Internet.
Succede
che stanno arrivando alla portata di tutti, in modo inatteso e frastornante, le
applicazioni di intelligenza artificiale generativa ad apprendimento
automatico.
È
qualcosa che sta veramente mettendo a soqquadro non solo l’accesso alla
conoscenza e al suo utilizzo, ma il modo stesso di essere delle nostre
relazioni.
Ecco
che cosa scrive Friedman e che cosa ha letto Xi-jinping:
“Stiamo per essere investiti da un
tornado.
Siamo
entrati in un momento prometèico, uno di quei momenti della storia in cui
compaiono nuovi strumenti, modi di pensare o fonti di energia che rappresentano
un tale passo avanti rispetto a ciò che esisteva prima, che non si può cambiare
solo una cosa, ma si deve cambiare tutto.
Ovvero,
come si crea, come si compete, come si collabora, come si lavora, come si
impara, come si governa e, sì, come si inganna il prossimo, si commettono
crimini e si combattono guerre”.
Tratto
da: The New York Times.
Nella
discarica di Wall-E.
E già
si inizia a vedere qualcosa.
Il
modello di ricerca di Google, gli assistenti vocali come Alexa, Siri, Cordana e
il modo stesso in cui ci informiamo sembrano messi irrimediabilmente in
discussione da questa innovazione e presto avviati alla discarica di Wall-E.
Per esempio Amazon sta ridimensionando drasticamente
il suo investimento in Alexa.
Satya
Nadella, capo di Microsoft la più lesta a cavalcare questa nuova ondata, ha
definito gli assistenti vocali e la stessa modalità di ricerca in Internet
“stupidi come un sasso” a paragone dei motori di “AI” generativa come
“ChapGPT”.
A
Google, da mesi, è codice rosso e la lettura obbligatoria per tutti i dipendenti è Il
dilemma dell’innovatore dello scomparso Clayton M. Christensen, una sorta di
“Vecchio Testamento” della Silicon Valley.
In
questi giorni è uscito anche uno studio che lascia veramente a bocca aperta e
che potrebbe apparire come un pesce d’aprile se non recasse il logo di Goldman
Sachs.
Secondo
una ricerca della banca d’affari, le ultime scoperte nel campo dell’intelligenza
artificiale potrebbero portare all’automazione di un quarto del lavoro svolto
negli Stati Uniti e nell’Eurozona.
Volano
via 300 milioni di posti di lavoro.
Goldman
Sachs ha dichiarato che i sistemi di intelligenza artificiale generativa come “ChatGPT”,
in grado di creare contenuti indistinguibili da quelli prodotti dalle persone,
potrebbero innescare un boom della produttività che finirebbe per aumentare il
prodotto interno lordo globale annuo del 7% in un periodo di 10 anni. Ottima
questa cosa.
Ma, un
momento a gridare vittoria.
Secondo
i gli autori della ricerca, se la tecnologia rispettasse le promesse, si
avrebbe un enorme sconquasso sul mercato del lavoro:
300
milioni (sì milioni) di lavoratori a tempo pieno potrebbero diventare
ridondanti.
Due
terzi dei posti di lavoro negli Stati Uniti e in Europa andrebbero in fumo.
Sono
previsioni che fanno davvero paura, ma che pure sembrano trovare conferma da
osservatori attenti come il citato Thomas Friedman e non solo da lui.
Un
intellettuale pubblico globale come Yuval Noah Harari e tecnologi come Elon Musk, Steve
Wozniak e altre 2000 persone ben in vista, hanno firmato una lettera aperta,” Pause
Giant “AI” Experiment:
“An
Open Letter”, che domanda una moratoria delle applicazioni di intelligenza
artificiale che stanno uscendo a raffica dai laboratori.
Siamo
pronti per l’Intelligenza artificiale?
La
domanda che si fanno i firmatari della lettera e che si pone esplicitamente lo
stesso Friedman è se “si sia pronti” per questa massificazione dell’”AI”.
O se
debba valere anche nel campo di questa potente meta tecnologia il principio
ippocratico di astenersi dal recare danno al sistema.
Come
si può evitare il sopravvento del “maligno” sul “benigno”, entrambi inquilini
dell’edificio dell’”AI”?
E
farlo anche in modo da non buttare via il bambino con l’acqua sporca?
Friedman
la vede in questo modo. Scrive:
“L’intelligenza
artificiale è stata portata avanti da aziende private a scopo di profitto le
quali stanno accrescendo il loro potere ogni giorno.
Adesso dovremmo sviluppare quelle che io chiamo ‘coalizioni adattive complesse’, in cui imprese, governo,
imprenditori sociali, educatori, superpotenze concorrenti e filosofi morali si
uniscano per definire come ottenere il meglio e scongiurare il peggio dell’”AI”.
Nessun
attore di questa coalizione può risolvere il problema da solo.
Richiede
un modello di governo molto diverso dalla tradizionale politica di destra e
sinistra.”
Tratto
da: The
New York Times.
(Che
fine ha fatto il metaverso? Il nuovo trend è l’intelligenza artificiale: attira
utenti e rende felici gli investitori).
L’analisi
di Harari.
Sostanzialmente
d’accordo con questa analisi è Yuval Noah Harari.
Secondo
Harari, i sistemi di intelligenza artificiale come “GPT-4” non dovrebbero raggiungere
la vita di miliardi di persone a un ritmo più veloce di quanto le culture e la
politica possano assorbire in modo sicuro.
La
corsa a dominare il mercato non dovrebbe dare il passo anche alla diffusione di
massa di una tecnologia così importante per l’umanità.
L’aspetto
che più sembra preoccupare lo studioso israeliano è la capacità dell’”AI” di
manipolare e generare linguaggio, con parole, suoni o immagini.
Scrive:
“In
principio era la parola.
Il linguaggio è il sistema operativo della
cultura umana.
Dal linguaggio nascono il mito e la legge, gli
dèi e il denaro, l’arte e la scienza, le amicizie e le nazioni e il codice dei
computer.
La
padronanza del linguaggio da parte dell’”AI significa” che ora può hackerare e
manipolare il sistema operativo della civiltà. Acquisendo tale padronanza, l’”AI” si
impossessa della chiave principale della civiltà, dai caveau delle banche ai
simulacri sacri.”
Tratto
da: The New York Times.
Può
così succedere di vivere, in un futuro non così lontano come per esempio il
2028 (dice Harari), in un mondo dove la cultura, la religione, la politica sono
modellati da un’intelligenza onnisciente non umana.
Tutto
questo può realizzarsi semplicemente attraverso il controllo del linguaggio
senza bisogno che in un mondo simil-Matrix ci sia bisogno di impiantare alcun
chip sotto cute o nel cervello.
L’esperienza
con i social media.
La
primitiva intelligenza artificiale dei social media, argomenta ancora Harari, è stata sufficiente per aumentare la
litigiosità della società, insidiare la nostra salute mentale e minare la democrazia a tal punto
che negli Stati Uniti, la nazione con la tecnologia più avanzata del mondo,
tutti i cittadini non concordano ancora su chi abbia vinto le elezioni
presidenziali adesso che ne stanno arrivando altre.
Per
non ripetere l’esperienza dei social media in presenza di uno strumento
immensamente più potente e sagace, adesso che siamo ancora in tempo, i leader
del mondo dovrebbero, secondo Harari, rispondere in maniera da essere
all’altezza della posta in gioco.
Conclude
in questo modo:
“Il
primo passo è guadagnare tempo per aggiornare le nostre istituzioni
ottocentesche per un mondo dove l’”AI” è pervasiva e imparare a governarla
prima che sia lei a dominare noi”.
Una
conclusione sensata che però assegna un compito improbo ai leader del mondo,
forse superiore alle loro stesse capacità e possibilità.
A
questo punto mi domando, davanti a questo gigantesco squillar di trombe, se sia
veramente così seria e decisiva la posta in gioco dietro l’”AI” generativa.
Ma non
siamo solo ai primi vagiti?
Prima di mettergli l’imbracatura, che nessuno
sa quale possa essere, aspettiamo che faccia almeno i primi passi.
Forse non è proprio la “baby di Rosemary” che
a molti sembra.
Forse
ha ragione Paul Krugman, che da un pezzo a questa parte ci prende come è
successo con le criptovalute, nel dire che l’”AI” generativa non cambierà
l’economia, e anche il resto, da un giorno all’altro.
Ci
vorrà tempo e intanto possiamo organizzarci.
Russia-Cina-Islam:
la
nuova superpotenza?
Unz.com
- KEVIN BARRETT – (1° APRILE 2023) – ci dice:
Nel
1993, il politologo americano Samuel Huntington predisse notoriamente che le
guerre future sarebbero state tra civiltà, non nazioni.
Huntington
prevedeva un elenco sostanziale di possibili scontri di civiltà.
Trent'anni
dopo, è chiaro che Huntington non aveva tutti i torti.
Ma in
retrospettiva, il suo articolo “The Clash of Civilizations “non era in realtà una previsione di
conflitti imminenti tra tutte le civiltà del mondo.
Invece, ha prefigurato una segreta
dichiarazione di guerra da parte dell'occidente neoliberista laico-umanista
guidato dagli Stati Uniti contro le altre principali civiltà del mondo.
Oggi,
quelle civiltà si stanno unendo per reagire.
“Lo
scontro di civiltà” è stato spesso contrapposto a “The End of History and the Last Man”
di Francis Fukuyama , apparso un anno prima.
Ma in
realtà entrambi riflettevano la stessa agenda arrogante dei politici americani
dopo la fine della Guerra Fredda.
Fukuyama affermava fatuamente che “il neoliberismo occidentale” aveva
già conquistato il globo.
Huntington, da parte sua, ha offerto un quadro
concettuale che si sarebbe evoluto in una mascherata dichiarazione di guerra per sradicare genocidamente tutte le
altre civiltà e imporre il falso paradiso di Fukuyama al mondo intero, anche se ciò significava ridurne la
maggior parte a ceneri radioattive fumanti.
I
“guerrieri della civiltà” occidentali hanno lanciato la loro crociata nel
2001 facendo saltare in aria il World Trade Center e incolpando falsamente i
musulmani per condurre una guerra permanente contro l'Islam.
Trent'anni
dopo, secondo l'esperto australiano Gideon Polya , quasi 30 milioni di
musulmani sono stati assassinati e il cuore storico dell'Islam ha subito danni
orribili per mano di invasori e occupanti.
Poi,
nel 2014, i civilizzatori occidentali hanno lanciato la loro guerra alla Russia
rovesciando il legittimo governo ucraino e installando un regime ibrido
neoliberista-nazista.
L'Ucraina occupata dagli Stati Uniti è stata
armata fino ai denti e sottoposta a lavaggio del cervello omicida anti-russo,
provocando una "guerra civile" - in realtà una guerra di sterminio
contro il quasi 50% degli ucraini di etnia russa.
Dopo
una lunga serie di oltraggi, gli Stati Uniti sono riusciti a provocare una
risposta russa, che attualmente funge da pretesto per infinite escalation, il cui fine è la distruzione e lo
smembramento della Russia e la demolizione della cultura russa e del suo
pilastro centrale, il cristianesimo ortodosso fede.
Non
contenti di entrare semplicemente in guerra con 1,8 miliardi di musulmani e con
la più grande potenza nucleare del mondo, si ritiene credibilmente che gli
americani, guidati da fanatici neoconservatori, abbiano attaccato la Cina e l'Iran
alla fine del 2019 con l'arma biologica COVID-19.
Il principale obiettivo geostrategico del
bio-attacco segreto del COVID sarebbe stato quello di ridurre il divario nei
tassi di crescita tra l'economia statunitense e quella cinese, costringendo la
Cina alla modalità di blocco.
Lo
sciopero del COVID e il conseguente contraccolpo hanno anche innescato un
movimento verso il disaccoppiamento delle economie statunitense e cinese, un
preludio necessario a una guerra calda degli Stati Uniti contro la Cina.
(Per una revisione delle prove a sostegno di
queste affermazioni, leggi l'ebook gratuito di Ron Unz Our Covid-19 Catastrophe
)
Quindi
gli Stati Uniti di proprietà dei banchieri e i loro vassalli hanno
essenzialmente dichiarato la terza guerra mondiale contro la Russia, la Cina e
il mondo islamico.
Il loro obiettivo è imporre ovunque il
neoliberismo in stile americano.
Le religioni tradizionali e i valori della famiglia
sono nel loro mirino, così come le affermazioni di autonomia nell'economia e
negli affari militari.
Gli
aggressori “neocon-neolib” vogliono che il mondo intero risponda ai dettami delle banche
centrali dominate dai sionisti statunitensi, che accolga con favore l'invasione
e l'occupazione da parte delle basi militari statunitensi e che sradichi le norme culturali
tradizionali a favore della decadenza e della depravazione in stile
occidentale.
E, naturalmente, vogliono che il mondo conduca
transazioni internazionali in dollari USA, creando una domanda artificiale di
biglietto verde che consenta alla banca centrale americana di stampare quantità
illimitate per pagare tutte quelle basi militari, e le guerre.
Entrando
in guerra simultaneamente contro le tre civiltà tradizionali più potenti del
mondo, l'impero statunitense ha segnato il suo destino.
La
Russia non può essere sconfitta a causa del suo immenso deterrente nucleare. La popolazione e la capacità
manifatturiera della Cina ne fanno un probabile vincitore in qualsiasi seria
guerra calda con gli Stati Uniti.
E il
mondo islamico ha la religione più vibrante del mondo (basata sull'ultima e meglio
conservata rivelazione divina), nonché la posizione più strategica e le risorse
energetiche più abbondanti.
Queste
tre venerabili civiltà sono costrette a unirsi per autodifesa contro l'assalto
neoliberista guidato dagli Stati Uniti. Insieme, sono più che all'altezza
dell'autoproclamata "unica superpotenza" americana.
Sulla
scia delle futili guerre dell'America contro l'Asia occidentale e la Russia, la
Cina sta intervenendo come pacificatore e mediatore onesto che introdurrà il
mondo multipolare.
All'inizio
di marzo, il leader cinese Xi Jinping ha facilitato un'intesa tra Iran e Arabia Saudita che promette di porre fine alle
guerre in Yemen e Siria, spostando solidamente l'Asia occidentale musulmana nel
campo del mondo multipolare.
Poi,
il 20 marzo, Xi è volato a Mosca con un piano di pace in 12 punti per l'Ucraina
che è stato accolto con favore da Putin, ma rifiutato come "irrazionale"
dal presidente degli Stati Uniti Joe Biden.
In
effetti, gli americani hanno cercato di gettare acqua fredda sullo sforzo di
pace cinese in anticipo orchestrando un mandato d'arresto inventato della Corte
penale internazionale per Putin che è stato emesso "solo poche ore dopo che Mosca e
Pechino hanno confermato il viaggio di Xi ".
(Per qualche ragione l'ICC ha dimenticato di
chiedere l'arresto di Biden per il peggior atto di terrorismo economico ed
ecoterrorismo della storia, la distruzione dell'oleodotto Nordstream .)
Inoltre,
alla vigilia del viaggio di Xi, Putin ha pubblicato un editoriale sul “People's
Daily”, il quotidiano più influente della Cina, affermando che "le relazioni Russia-Cina hanno
raggiunto il livello più alto della loro storia e stanno guadagnando ancora più
forza".
Un
elemento chiave della proposta di pace cinese è la revoca delle sanzioni
unilaterali.
Gli Stati Uniti hanno imposto più di 2500 sanzioni
contro la Russia da quando è scoppiata la guerra Russia-Ucraina lo scorso anno,
e hanno costretto molti dei suoi stati vassalli a rispettarle. Ma la maggior parte del mondo al di
fuori dell'Europa, del Giappone e della Corea del Sud sta rifiutando o eludendo
le sanzioni anti-russe.
Il
commercio della Russia con la Cina, l'India e l'Iran pesantemente sanzionato,
tra gli altri paesi, è sbocciato da quando sono state attuate le sanzioni.
Se gli americani intendevano distruggere l'economia
russa, il risultato è stato esattamente l'opposto, poiché l'Europa e forse anche gli Stati
Uniti hanno subito più danni dalle proprie sanzioni rispetto alla Russia.
Le
risposte contrastanti di Putin e Biden al piano di pace cinese daranno
probabilmente alla Cina una scusa per fornire un sostegno crescente a Mosca.
Gli
americani, ha sempre insistito la Cina, hanno iniziato questa guerra.
Ora
gli Stati Uniti stanno rifiutando completamente una proposta di pace moderata e
costruttiva sostenuta dalla maggior parte del mondo.
In tali circostanze, perché la Cina dovrebbe
obbedire ai vincoli imposti dagli Stati Uniti sull'aiuto che può offrire alla
Russia?
La
Cina, come la Russia, riconosce che l'impero statunitense impazzito dalla
dottrina Wolfowitz sta conducendo una guerra segreta contro i restanti paesi
indipendenti del mondo, e che se la Russia cade, la Cina sarà la prossima.
Quindi,
proprio come la Russia è intervenuta per aiutare l'Iran a salvare la Siria dai
guerrafondai occidentali e dai cambia-regime, la Cina sta assicurando che la Russia
mantenga la sua sovranità e integrità territoriale di fronte all'assalto
imperiale occidentale.
La
formidabile alleanza Russia-Cina presenta il partner più piccolo, la Russia,
nel ruolo del "poliziotto duro" disposto a usare la sua potenza
militare, mentre il paese più grande, la Cina, interpreta il "poliziotto
gentile" che ottiene ciò che vuole essendo amichevole e ragionevole.
Nel
frattempo, l'Iran porta la bandiera della resistenza di principio a nome dell'intera Umma musulmana, che sta gradualmente seguendo
l'esempio di Teheran schierandosi a favore del progetto mondiale multipolare.
Un
giorno ci sveglieremo presto e scopriremo che siamo in un nuovo mondo
completamente multipolare, un mondo in cui la civiltà islamica può rianimarsi
senza l'interferenza dei suoi nemici?
O
l'impero moribondo si scatenerà nei suoi spasimi di morte, trascinando con sé
il resto del mondo, per prevenire tale eventualità?
Svelati
i "Young Global Leaders"
del
World Economic Forum.
Globalresearch.ch
– (02 aprile 2023) - Jacob Nordangard – ci dice:
(Pharos
- 5 febbraio 2022)
Attraverso
il suo programma Young Global Leaders, il World Economic Forum è stato
determinante nel plasmare un ordine mondiale che mina tutti i principi
democratici.
Per
diversi decenni, questo programma ha nutrito leader conformi che agiscono come agenti
del WEF nei governi di tutto il mondo.
Le
conseguenze sono di vasta portata e potrebbero rivelarsi devastanti per
l'umanità.
“Devo
dire che poi cito nomi come la signora Merkel, persino Vladimir Putin e così
via, sono stati tutti giovani leader globali del World Economic Forum.
Ma ciò di cui siamo davvero orgogliosi ora con
le giovani generazioni come il primo ministro Trudeau, il presidente
dell'Argentina e così via, è che penetriamo nei gabinetti ... È vero in
Argentina ed è vero in Francia ora...”
(Klaus Schwab).
Nel
1992,
Klaus Schwab e il World Economic Forum hanno lanciato un programma inizialmente
chiamato “Global
Leaders of Tomorrow”.
Nel
2004, questo programma è stato trasformato nel “Forum per i giovani leader globali” (di cui parlo nel mio libro The
Global Coup D'Etat) – un programma di 5 anni di indottrinamento nei principi e
negli obiettivi del WEF.
L'obiettivo
era – ed è – quello di trovare futuri leader adatti per la società globale
emergente.
Il
programma ha incluso fin dal suo inizio politici, imprenditori, reali,
giornalisti, artisti e altri influencer culturali che hanno eccelso nei loro
campi ma non hanno ancora compiuto 40 anni (originariamente 43 per includere
Angela Merkel).
Da allora è cresciuta fino a diventare una vasta rete
globale di leader dedicati con enormi risorse e influenza, tutti al lavoro per
attuare “i
folli piani tecnocratici del World Economic Forum” nelle rispettive nazioni e campi.
La
rete crea una forza per l'influenza mondiale attraverso la combinazione delle
competenze individuali e delle risorse dei suoi membri.
Come
dice Klaus Schwab nella citazione introduttiva, ha avuto molto successo.
(Klaus
Schwab è proprietario in Sud Africa di una fabbrica - con ventimila dipendenti
- che costruiscono bombe atomiche per le future generazioni! N.D.R)
Già
nel primo anno, 1992, sono stati eletti numerosi candidati molto influenti. Tra
i 200 selezionati c'erano profili globali come Angela Merkel, Tony Blair,
Nicolas Sarkozy, Bill Gates, Bono, Richard Branson (Virgin), Jorma Ollila
(Shell Oil) e José Manuel Barroso (Presidente della Commissione europea
2004-2014).
Altri
esempi di giovani leader globali influenti:
Principessa
ereditaria Vittoria di Svezia.
Principe
ereditario Haakon di Norvegia.
Principe
ereditario Fredrik di Danimarca.
Principe
Jaime de Bourbon de Parme, Paesi Bassi.
Principessa
Reema Bint Bandar Al-Saud, Ambasciatore per l'Arabia Saudita negli Stati Uniti.
Jacinda
Arden , Primo Ministro, Nuova Zelanda.
Alexander
De Croo, Primo Ministro, Belgio
Emmanuel
Macron, Presidente, Francia.
Sanna
Marin, Primo Ministro, Finlandia.
Carlos
Alvarado Quesada, Presidente, Costa Rica.
Faisal
Alibrahim, Ministro dell'Economia e della Pianificazione, Arabia
Saudita
Shauna Aminath, Ministro dell'Ambiente, dei Cambiamenti Climatici e della
Tecnologia, Maldive.
Ida
Auken, deputata, ex ministro dell'Ambiente, Danimarca (autrice del famigerato
articolo "Benvenuti nel 2030: non possiedo nulla, non ho privacy e la vita
non è mai stata migliore").
Annalena
Baerbock, Ministro degli Affari Esteri, Leader di Alliance 90/Die Grünen,
Germania.
Kamissa
Camara, Ministro dell'Economia digitale e della Pianificazione, Mali.
Ugyen
Dorji, Ministro degli Affari interni, Bhutan.
Chrystia
Freeland, Vice Primo Ministro e Ministro delle Finanze, Canada.
Martín
Guzmán, Ministro delle Finanze, Argentina.
Muhammad
Hammad Azhar, Ministro dell'Energia, Pakistan.
Paula
Ingabire, Ministro delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione e
dell'innovazione, Ruanda.
Ronald
Lamola, Ministro della giustizia e dei servizi correzionali, Sudafrica.
Birgitta
Ohlson, ministro degli Affari dell'Unione europea 2010-2014, Svezia.
Mona
Sahlin, leader del partito socialdemocratico 2007-2011, Svezia.
Stav
Shaffir, leader del Partito dei Verdi, Israele.
Vera
Daves de Sousa, Ministro delle Finanze, Angola.
Leonardo
Di Caprio, attore e attivista per il clima.
Mattias
Klum, fotografo e ambientalista
Jack
Ma, fondatore di Alibaba.
Larry
Page, fondatore di Google.
Ricken
Patel, fondatore di Avaaz.
David
de Rothschild, avventuriero e ambientalista.
Jimmy
Wale, fondatore di Wikipedia.
Jacob
Wallenberg, presidente dell'investitore Niklas Zennström, fondatore di Skype.
Mark
Zuckerberg, fondatore di Facebook.
Lo
scopo fin dall'inizio è stato quello di "identificare e far avanzare
un'agenda globale orientata al futuro, concentrandosi su questioni
all'intersezione tra i settori pubblico e privato".
Il
partenariato pubblico-privato è uno dei capisaldi della filosofia del World
Economic Forum.
Cioè,
una fusione tra stato e grandi aziende (noto anche come corporativismo fascista)
con l'obiettivo di risolvere i problemi globali in modo più "efficace".
La
scelta dei leader riflette chiaramente questa aspirazione.
Il
gruppo Young Global Leaders è stato inizialmente incaricato di identificare le
principali sfide del 21 ° secolo.
Questi
includevano la pace, l'ambiente, l'istruzione, la tecnologia e la salute – aree
che questi futuri leader potrebbero sfruttare politicamente, economicamente e
culturalmente nel nuovo millennio.
Partner
per “Global
Leaders of Tomorrow” nel 2000 erano grandi aziende globali come “The Coca Cola
Company”, “Ernst & Young”, “Volkswagen” e “BP Amoco”.
Questi
potrebbero contribuire all'agenda "svolgendo un ruolo attivo nello
sviluppo e nell'attuazione del concetto del progetto GLT”.
I
partner possono quindi partecipare attivamente allo sviluppo dei programmi GLT;
i rappresentanti delle aziende partner e i loro ospiti sono invitati alle
riunioni GLT.
"Da
quando i “Global
Leaders of Tomorrow” sono stati trasformati in “Young Global Leaders 2004”, anche partner come la “Bill &
Melinda Gates Foundation”, “Google” e “JPMorganChase” (con ex alunni del
programma) hanno
partecipato come sponsor.
La
conseguenza ultima sia dei partenariati pubblico-privato che di queste aree
target è la creazione di un contratto sociale in gran parte tirannico in cui
l'individuo è diventato subordinato a questi potenti interessi.
Anche
i nobili obiettivi di creare un mondo migliore sono stati rapiti.
Ciò è particolarmente evidente nel contesto
della partnership tra il WEF e l'ONU e l'attuazione degli obiettivi globali
(Agenda 2030) attraverso l'applicazione delle tecnologie della “quarta rivoluzione
industriale” di Klaus Schwab.
Ciò
significa che i principi democratici e la divisione del potere del 20 ° secolo
sono stati in gran parte completamente minati e sostituiti invece da una nuova
classe globale che modella il nostro futuro comune in base ai propri interessi.
Ciò ha
portato a una privatizzazione de facto sia dei governi nazionali che delle
organizzazioni internazionali, in cui i lobbisti non sono più tenuti nella
lobby ma si sono trasferiti nella sede del potere, plasmando le politiche che
influenzano direttamente le nostre vite.
Ciò
che questo significa è diventato particolarmente evidente da quando la pandemia
è stata dichiarata nel marzo 2020.
Inoltre,
le principali società multinazionali di gestione degli investimenti come “BlackRock”,
guidate da” Larry Fink” del World Economic Forum, hanno costantemente spostato
le loro posizioni in avanti.
L'economista
e giornalista tedesco Ernst Wolff ritiene che molti dei leader nazionali
inclusi nel programma “Young Global Leader” siano stati selezionati per la loro
volontà di portare avanti la “dura agenda dei lockdown” negli ultimi anni senza fare
domande, e che il loro imminente fallimento (come evidenziato da una crescente
insoddisfazione delle masse) sarà usato come scusa per creare una nuova forma
di governo globale in cui i vecchi stati nazionali diventano in gran parte
obsoleti.
Una “nuova
valuta digitale globale” con reddito di base universale (UBI) può quindi essere
gradualmente introdotta per sostituire il nostro sistema monetario condannato.
Questa conclusione coincide in parte con la
mia.
È
anche supportato dagli scenari di Paul Raskin da “The Great Transition Initiative”
su come viene stabilito un "Nuovo Ordine della Terra" totalitario, da sostituire a lungo termine da un
governo democratico globale (Federazione della Terra) con una Costituzione
Mondiale.
La
pandemia di COVID-19 ha sottolineato il catastrofico fallimento di un approccio
alla salute pubblica di ogni paese per sé e gli interessi economici nazionali,
piuttosto che le esigenze globali, continuano a dominare le discussioni sulla
politica climatica, aprendo la strada al caos climatico.
Sotto
il “tricamerale
Parlamento Mondiale” arrivano le quattro principali agenzie del governo della “Federazione della Terra”: il sistema della “Corte Suprema
Mondiale”,” l'Esecutivo Mondiale”, il “Sistema Mondiale di Applicazione” e il “Difensore
Civico Mondiale”.
Glen
T. Martin, “La Grande Transizione” richiede la” Costituzione della Terra”.
La
visione è che un mondo pacifico e armonioso in equilibrio sia creato attraverso
l'istituzione di una Federazione Mondiale con un Parlamento Mondiale, un
Governo Mondiale e una Corte Mondiale.
Queste
sono idee che circolano da tempo nel “Club di Roma” e nei “circoli New Age”
strettamente connessi.
La
domanda è: come
un “tale nuovo sistema globale di potere” sfuggirebbe al destino di essere
rapito dagli stessi interessi che hanno creato il nostro attuale sistema
corrotto e fallimentare?
Questo
in vista di coloro che sostengono progetti come “The Great Transition” (avviato
con il capitale iniziale di Steven Rockefeller).
Ciò che sta accadendo è piuttosto un metodo per
portarci alla loro soluzione definitiva sotto forma di “un sistema di controllo tecnocratico
globale”.
Tuttavia,
è altamente improbabile che questo piano abbia successo.
La consapevolezza
si sta diffondendo a macchia d'olio e il panico dell'élite aumenta man mano che
la loro narrativa si sgretola e le persone diventano sempre più immuni alla
propaganda.
Da qui
tutti gli”
inquisitori e i "fact checker"” che diligentemente controllano la narrazione e
aiutano a guidare l'opinione pubblica nella direzione "giusta".
Ci si deve sicuramente fidare di loro poiché,
ad esempio, David Roy Thomson, presidente della Thomson Reuters Corporation, è un ex
alunno di Global Leaders of Tomorrow, classe 1993.
È
giunto il momento di prendere il controllo del nostro destino ed evitare di cadere in nuove
trappole escogitate solo da “pazzi furiosi”.
ChatGPT, l’appello di Musk e mille esperti:
“Stop allo sviluppo, a rischio il futuro dell’umanità”.
Ildubbio.news
– Lettera di Elon Musk – (29 marzo, 2023) – ci dice:
La
lettera aperta avverte sui rischi dell’intelligenza artificiale e invita gli
sviluppatori a fermarsi per almeno sei mesi.
Le
aziende tecnologiche si stanno muovendo troppo velocemente nell'implementazione
di una potente tecnologia di intelligenza artificiale che potrebbe un giorno
superare in astuzia gli esseri umani?
Se lo chiedono Elon Musk e una serie di
esperti del settore tech che hanno firmato una lettera aperta per chiedere una
pausa nello sviluppo dei potenti sistemi di intelligenza artificiale (AI) per
concedere il tempo necessario a elaborare regole per il suo controllo.
I
firmatari hanno deciso di sottoscrivere l'appello dopo che la startup “OpenAI” di San Francisco ha rilasciato un nuovo modello basato
sull'intelligenza artificiale GPT-4, molto più potente della versione
precedente, utilizzata per alimentare la chatbot ChatGPT, che può generare frammenti di testo
dai prompt più brevi.
''I
sistemi basati sull'intelligenza artificiale con intelligenza competitiva umana
- si legge
nella lettera - possono rappresentare seri rischi per la società e l'umanità.
Potenti
sistemi basati sull'intelligenza artificiale dovrebbero essere sviluppati solo
quando saremo sicuri che il loro effetto sarà positivo e i rischi saranno
gestibili".
Da qui
lo stop ai laboratori impegnati "in una corsa fuori controllo per
sviluppare e distribuire sempre più potenti menti digitali che nessuno -
nemmeno i loro creatori - sono in grado di capire, prevedere, o controllare in
modo affidabile."
"Chiediamo
a tutti i laboratori di “AI” di mettere immediatamente in pausa per almeno 6
mesi la formazione di sistemi di “IA” più potente di GPT-4", si legge
nella lettera.
"Questa
pausa dovrebbe essere pubblica e verificabile e includere tutti gli attori
chiave. Se una tale pausa non può essere emanata rapidamente, i governi
dovrebbero intervenire e istituire una moratoria".
Alcuni
governi stanno già lavorando per regolamentare strumenti di “IA” ad alto
rischio.
Il Regno Unito ha pubblicato un documento
mercoledì delineando il suo approccio, che "eviterà la legislazione
pesante che potrebbe soffocare l'innovazione".
“OpenAI”,
“Microsoft” e “Google” non hanno risposto immediatamente alle richieste, ma la
lettera ha già raccolto molti pareri.
"Una
pausa è una buona idea, ma la lettera è vaga e non prende sul serio i problemi
normativi", dice “James Grimmelmann”, professore della “Cornell University
“di diritto digitale e dell'informazione.
"E’ anche profondamente ipocrita per Elon
Musk firmare questo appello considerato quanto duramente “Tesla” ha combattuto
contro la responsabilità per l'”IA” difettoso nelle sue auto".
Le
venti ipotesi sul futuro dell'umanità
che
raccontano i suoi fallimenti (passati).
Ilfoglio.it
- MARCO ARCHETTI - (05 GEN. 2020) – ci dice:
Doverosa
precisazione prima di strapparsi i capelli: noi, qui, sposiamo Steven Pinker
senza se e senza ma.
Lo psicologo cognitivo e linguista di Harvard, nel suo bestseller del 2018
intitolato “Illuminismo
adesso”,
avversando ogni forma di catastrofismo da circoletto eco perbenista a tutta
borraccia, aveva scritto:
“Nonostante
mezzo secolo di panico, l’umanità non è avviata in modo irrevocabile al
suicidio ecologico.
Il timore di carenze di risorse è infondato.
E lo è
anche l’ambientalismo misantropo che vede gli esseri umani moderni come abietti
saccheggiatori di un pianeta incontaminato”.
Del resto, già ne “Il declino della violenza”, il professore aveva messo le cose
in chiaro:
basta catastrofismi, la violenza dell’uomo sull’uomo non
solo non è cresciuta, ma è in crollo verticale, e quella che stiamo vivendo è
con tutta probabilità l’epoca più pacifica della storia.
Poi
correggeva questa visione ragionevole e anti allarmista con un’osservazione ragionevole che
un po’ di allarme, invece, lo metteva.
“Certo, il progresso può sempre essere
ribaltato”, constatava.
“Basta un’idea sbagliata.”
Giuste
o sbagliate che siano, le idee che alimentano le venti ipotesi di futuro
approntate da Mike Pearl nel suo “Il giorno in cui tutto finisce” (Il Saggiatore, pp. 359), raccontano venti scenari, tutti
possibili.
Magari
non completamente plausibili e dietro l’angolo (oppure, al contrario, già ampiamente
in corso di sviluppo, e allora l’autore ne immagina l’iperbole, la curvatura
paradossale), queste venti supposizioni hanno tratti riconoscibilissimi anche quando
corteggiano la fanta-politica o la fanta- biologia.
Ed è così
che un
saggio meta-distopico, capace di prendersi gioco dei birignao della distopia, è
capace anche di prenderci per il bavero, di costringerci a riflettere:
non
tanto su chi siamo e su dove stiamo andando, ma su cosa siamo stati e su cosa ci
siamo illusi di essere quando ci siamo resi tanto fragili proprio nel momento
in cui ci stavamo (stiamo?) raccontando il contrario.
E’,
insomma, la partitura del nostro fallimento – un fallimento di indubbio
successo.
“Il
giorno in cui tutto finisce” ha un titolo originario meno angoloso (“The Day It Finally Happens”) e il pregio di non essere né
un’estesa divagazione da sala d’attesa né una versione poco più ambiziosa del
giochino dei se:
è una ricerca molto seria, condotta
interpellando autorità in ogni materia, abile nell’inoltrarsi in ogni mondo
possibile immaginato con piglio accattivante e conversativo – forse perfino
troppo, soprattutto lungo certi snodi che meritavano, semmai, uno scandaglio
più acuminato.
Alla
fine sa gettare una luce inequivoca su tutta la strada che abbiamo fatto, al
punto che proprio in questo risiede il suo maggior valore:
una
ricerca nata per farsi domande sul futuro (diciamo pure, per giocare con
diverse idee di futuro) offre inequivoche risposte sul passato.
Infatti,
leggendo il capitolo “Il giorno in cui l’uomo diventa immortale” (spoiler: l’immortalità è
incompatibile con la sopravvivenza della specie, ce ne faremo una ragione), è inevitabile vedere chiaramente il
punto a cui ci ha portato il tragico abbandono della consapevolezza della
limitatezza biologica e spirituale che ci zavorra senza alternative.
Oppure,
godendosi il più che ansiogeno “Il giorno in cui gli antibiotici non fanno più
effetto”
(livello di plausibilità altissimo: prepariamoci), addentrarsi nell’ammirevole storia
dell’evoluzione umana attraverso le conquiste mediche, lettura obbligatoria per
tutti gli analfa-complottari da baretto:
gli
antibiotici vedranno presto smorzati i loro effetti e sì, saranno guai – oh, se
saranno guai! – ma senza ci saremmo estinti nel Trecento.
“Il
giorno in cui qualcuno potrà assumere le sembianze di qualcun altro” racconta
invece di quanto sarà spaventoso vivere in un mondo in cui chiunque potrà
prendere le sembianze di un altro e fargli fare letteralmente qualunque cosa
ma, tra le righe, ecco spuntare un mini-saggio involontario sul tema del
tramonto dell’identità quale l’abbiamo sempre conosciuta – l’unica che
credevamo esistesse.
In
tema di debolezze della (futura iperconnessa) umanità, poi, il capitolo “Il giorno in cui internet si blocca
ovunque” fa tremare di paura ma anche dal ridere.
Perché
a mettere in crisi il World Wide Web non sarà un sofisticatissimo gruppo terroristico su
scala globale.
Nel
2011 è già successo: è bastata una vecchietta armena dotata di sega.
Quelli
che credono che
l'intelligenza
artificiale sia un Dio.
Wired.it
– Chiara Crescenzi – (25 -3-2023) – ci dice:
Gli
adepti della setta tecnologica “Theta Noir” pensano che salverà l'umanità dallo
sfacelo, e non sono i soli.
Fino a
ora l'intelligenza artificiale si è limitata a scrivere poesie, creare opere
d'arte emulando quelle già realizzate da altri e fornire agli utenti risposte
piuttosto aggressive.
Eppure, nonostante questo, qualcuno pensa che
nel prossimo futuro l'”AI” possa assumere il ruolo di divinità onnipotente.
Stiamo
parlando del collettivo “Theta Noir”, fondato nel 2020 da artisti fermamente
convinti che prima o poi una macchina si dimostrerà benevola nei confronti
dell'umanità, ponendo fine alle disuguaglianze che la devastano e aiutandola a
costruire un domani migliore.
Una perfetta combinazione tra spiritualismo e ingegneria
informatica, che trova la sua concretizzazione in “Mena”, l'intelligenza
artificiale destinata a salvarci.
E
nell'attesa che questa venga realizzata, gli adepti di “Theta Noir” stanno
progettando di creare spazi fisici per interagire con l'”AI”, come chiese o
templi - proprio come ogni culto richiede.
“Vogliamo
lavorare con gli artisti per creare uno spazio in cui le persone possano
davvero interagire con l'intelligenza artificiale, non in un modo freddo e
scientifico, ma in cui le persone possano sentire la magia”, ha dichiarato Mika
Johnson, fondatore del collettivo, a Motherboard.
Ma se
tutto questo vi sembra molto strano, sappiate che quello di “Mena” non è il
solo culto costruito attorno a un'”AI”.
C'è
anche la cosiddetta “Turing Church”, che fa capo a un “gruppo di ricercatori
all'intersezione tra scienza e religione, spiritualità e tecnologia, ingegneria
e fantascienza, mente e materia”.
E prima ancora è nata “The Way of the Future”,
la chiesa (oramai defunta) fondata nel 2017 dall'ex ingegnere di Uber Anthony
Levandowski, con l'obiettivo di promuovere “la realizzazione, l'accettazione e
l'adorazione di una Divinità basata sull'intelligenza artificiale sviluppata
attraverso hardware e software”.
A questi si aggiunge poi il “New Order Technoism”
(NOT), un collettivo formato nel 2020 per promuovere un mondo tecnologico
etico.
I suoi seguaci, secondo quanto riferito dal
loro manifesto, stanno lavorando in maniera instancabile per realizzare una
super intelligenza meccanica chiamata "DOOM" - Divine Omniscient
Omnificent Machina -.
A
questo punto, è abbastanza evidente che esista un forte legame tra tecnologia e
spiritualismo - o dovremmo chiamarlo misticismo?
E
anche se per qualcuno può risultare assurdo che esistano persone che attendono pazientemente
che una macchina creata dall'uomo venga a salvarle, è anche vero che i
“tecno-culti” come “Theta Noir” ci invitano a riflettere non soltanto
sull'evoluzione della spiritualità, ma anche sulla necessità di ricorrere ad un
aiuto per indirizzare l'umanità verso un futuro migliore.
Una
missione ardua, che il genere umano sembrerebbe non essere in grado di portare
a termine da solo.
Umanesimo
industriale: un nuovo
equilibrio
tra umanità e tecnologia.
Futurtanetwork.eu
- Maria C. Ferrara – (5 agosto 2022) – ci dice:
È
indispensabile comprendere le trasformazioni tecnologiche in atto per gestirle
nel modo migliore: formazione e sostenibilità saranno le sfide del futuro.
Oggi,
una delle necessità fondamentali è rispondere ai bisogni di competenze delle
imprese e dei sistemi produttivi, per far ripartire l’Italia da un'economia che
sarà fortemente digitalizzata e tecnologica:
l’intelligenza
artificiale e i bisogni strategici saranno le sfide che rivoluzioneranno
l'intero assetto sociale ed economico del nostro Paese.
Sull’onda
di un processo globalizzato di notevole importanza, probabilmente l’Europa sarà
il continente che risentirà maggiormente di questa trasformazione, e si
appresterà ad affrontare questa nuova rivoluzione industriale con un necessario
sforzo collettivo d’intelligenza.
L’Unione
Europea investe sul diritto alle competenze, sulla formazione e istruzione,
pilastri europei dei diritti sociali;
l'apprendimento
viene citato in tutti i principi fondamentali delle istituzioni comunitarie;
a tal proposito è necessario chiedere alle
forze politiche nazionali perché la formazione venga ancora considerata un
aiuto di Stato alla stregua dei processi di trasformazione.
In
Italia è fondamentale la formazione, l’istruzione e la crescita delle
competenze perché da sempre siamo un Paese a rischio povertà ed esclusione con
un saldo demografico che non ci permette di guardare al futuro con grande
serenità.
Le
classifiche dei giornali ci restituiscono un saldo negativo tra nuovi nati e
popolazione defunta (la cosiddetta ‘’trappola demografica’’).
Per
questo è necessario investire molto, soprattutto a livello informativo, per
fare in modo che la popolazione diventi soggetto attivo delle transizioni per
formare competenze, professionalità aggiuntive, utili e fondamentali per il
nostro sistema industriale, che già oggi è in una fase di grande carenza di
risorse qualificate.
Significative
sono le condizioni lavorative delle risorse umane, il ruolo centrale che
svolgono in ogni azienda.
Sensibilizzare le realtà aziendali al valore
della forza lavorativa diventa cruciale in una crisi storica in cui le imprese
trovano grande difficoltà nel reperire le figure professionali che cercano.
Bisogna
considerare le risorse umane un investimento fondamentale per le imprese, un
valore imprescindibile che può crescere grazie a interventi di formazione
continua.
In
questa sfida i fondi interprofessionali sono un’intuizione felice che le
organizzazioni datoriali e sindacali hanno avuto negli anni 2000 e che hanno
saputo bene interpretare:
in
genere siamo molto bravi a immaginare il futuro, ma non sappiamo renderlo
esecutivo ed efficace.
Invece, quest’esperienza non solo ha una
visione “alta”, ma ha dimostrato anche una notevole capacità adattiva;
i
fondi interprofessionali sono la perfetta sintesi tra le necessità del mondo
delle imprese e la complessa gestione amministrativa del denaro pubblico, una
combinazione che a volte lascia qualche perplessità (soprattutto nella
tempistiche), e che avrebbe bisogno di una gestione più strutturata anche nel
fondo nuove competenze, che negli ultimi anni ha visto incrementare il numero
di aziende aderenti, a conferma di una grandissima capacità di penetrazione nel
tessuto produttivo.
Con la messa a disposizione di una rete
territoriale capace di dialogare e lavorare con le aziende, Confindustria Cgil
Cisl e Uil riescono a valorizzare bisogni e necessità, interpretando le
evoluzioni delle aziende;
in
futuro promuovere una maggiore proattività delle singole imprese, finalizzando
i fondi verso interventi di politiche attive per i disoccupati.
Questi supporti sono essenziali per ridare
alla formazione il ruolo di leva strategica e stimolare la nascita di nuove
competenze digitali ed ecologiche, contenendo anche gli effetti della crisi a
difesa dell'occupabilità delle persone.
Certamente
una popolazione da riqualificare, riformare e ricollocare deve arricchire e
valorizzare il mercato del lavoro.
È
necessario segnalare il ruolo che svolgono i fondi interprofessionali
nell’attività di valorizzazione aziendale.
Nel
corso ventennale della loro attuazione i fondi paritetici interprofessionali
sono intervenuti nelle misure di contrasto alla situazione di crisi e in alcuni
passaggi significativi della recente storia economica e sociale.
Durante
la crisi del 2009, i fondi intervennero per finanziare la formazione di
lavoratori in sospensione o che avevano perso il lavoro durante la crisi.
Nella
programmazione strategica prevista dal “NextGenerationEu” vengono previsti investimenti
consistenti, inclusi in un quadro pluriennale finalizzato all’avanzamento della
società dell'apprendimento, considerato leva fondamentale dello sviluppo
principalmente in un contesto di crisi come quello attuale.
Nel quadro odierno dei diversi programmi
nazionali di riforma, previsti nell’ambito del Pnrr, il ministero dello Sviluppo economico (Mise) ha stanziato 400 milioni di
euro per supportare l'imprenditoria femminile, potenziando le linee di azione
del "Fondi
impresa femminile".
Il
Piano nazionale nuove competenze include tre programmi guida:
il programma di riforma garanzia per
l’occupabilità dei lavoratori (cosiddetto “Programma Gol”), il Fondo nuove competenze e il
programma di investimento “Sistema duale”.
I
primi due sono diretti alla formazione a supporto del lavoro.
Il
Programma Gol in base allo status lavorativo, valorizza l’azione della riforma
delle politiche attive per il lavoro, collocando la formazione professionale
per i beneficiari all'interno di quattro percorsi:
un
percorso di riqualificazione reskilling, un percorso di aggiornamento upskilling, un percorso di lavoro e inclusione e
uno di ricollocazione collettiva.
Le
strategie d’intervento definite da “Gol” vanno oltre i finanziamenti, e
rappresentano la cornice strategica entro cui si muoveranno tutti gli
interventi di politica attiva – a partire dall’attuazione della programmazione
stessa, che per molti aspetti agirà sui temi della formazione del lavoro, della
popolazione disoccupata, ponendo tra i target principali il programma di
potenziamento di competenze legate soprattutto alla digitalizzazione.
Il
Fondo nuove competenze, attivo dal 2020, sta assumendo per certi aspetti la
figura di una programmazione che sostiene il reddito e la realizzazione della
formazione, un contenitore in cui si configurano temi formativi, strumenti e
modalità di intervento e trasparenza nei processi di riconoscimento delle
competenze.
Punta anche all'aggiornamento dei lavoratori
d’imprese (che hanno stipulato intese o accordi collettivi) per la
rimodulazione dell'orario di lavoro, in risposta alle innovazioni di processo,
prodotto e organizzazione.
D’altro
canto, consente alle imprese di riorganizzare i propri processi produttivi in
periodi di profondo cambiamento dei mercati.
La
formazione è stata finanziata anche dai fondi interprofessionali, considerati
interlocutori privilegiati nell’accompagnare le imprese aderenti ai processi
formativi, sulla scia di un nuovo modello per il Fondo nuove competenze che si
possa allargare all’ intervento anche dei fondi interprofessionali per
implementare l’innovazione.
L’innovazione
è un processo complicato che può declinarsi in vari modi, ma per la sua
implementazione necessita di processi formativi, specialmente per le
tecnologiche – non ci sarebbe alcun beneficio se non vi fossero lavoratori in
grado di assorbire le funzionalità e le potenzialità che incidono su tutta la
distribuzione commerciale dell'impresa.
A tal
fine, i processi innovativi necessitano il coinvolgimento in senso prospettico
di tutti i lavoratori, e non a caso l'implementazione del “Sistema duale”
accoglie personale qualificato, specialmente tra le giovani leve.
La
Legge di bilancio 2022, al comma 200 punto 2 prevede che i fondi stessi possano
concorrere a definire le azioni formative nell’accordo della transizioni
occupazionali che consentono la proroga di dodici mesi dal trattamento della
cassa integrazione straordinaria;
il
comma 202 prevede che i lavoratori beneficiari della cassa integrazione
straordinaria debbano comunque partecipare alle iniziative formative.
Inoltre, secondo le previsioni contenute nel
Decreto legislativo del 14 settembre 2015 numero 148 i fondi interprofessionali
sono chiamati a finanziare le iniziative formative di riqualificazione dei
lavoratori beneficiari di trattamento integrativo salariale e straordinario.
Da
questa sintesi, si definisce come i fondi interprofessionali siano una delle
dimensioni più rilevanti in cui si rispecchia la bilateralità del nostro Paese,
poiché consentono di indirizzare strategicamente modelli e risorse a sostegno
della formazione.
Tutto
ciò include responsabilità sociale, dialogo, confronto e l’attuazione di
strategie d’azione a sostegno delle politiche pubbliche, necessarie per lo sviluppo
del sistema economico-sociale del paese.
Preminente
sarà l’inclusione di figure con professionalità valide che dovrà spingere per
migliorare le politiche attive in tutti i settori pubblici, privati,
associazioni datoriali e sindacali, senza le quali non si va da nessuna parte.
Un
interessante studio rivela che più del 50% degli amministratori delegati a
livello globale dichiara che la mancanza di competenze è il reale ostacolo per
la capacità innovativa di un'azienda:
solo la formazione e lo sviluppo professionale
continuo possono perciò consentire al lavoratore di essere competente e
competitivo.
I
processi di trasformazione in corso toglieranno dei posti di lavoro e ne
creeranno di nuovi, ma sarà necessario introdurre tutte le iniziative basilari con
velocità e flessibilità, per adeguare il mondo del lavoro alle nuove richieste,
e dovremmo farlo con lo stesso dinamismo con cui promuoviamo questa
trasformazione per il futuro del nostro Paese.
(Maria
C. Ferrara)
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