Contro i globalisti che vogliono cancellare la nostra identità.
Contro
i globalisti che vogliono cancellare la nostra identità.
Meloni:
"Ideologia globalista
vuole
cancellare identità così
nessuno
saprà difendere propri diritti."
Leggo.it
– redazione – (5 luglio 2021) – ci dice:
(Agenzia
Vista / Alexander Jakhnagiev)
Video (Agenzia
Vista) Milano, 05 luglio 2021.
"L'ideologia globalista vuole cancellare
radici e identità per creare un mondo di utenti a cui puoi vendere lo stesso prodotto,
tutti uguali senza identità e senza più nessuno che possa difendere i propri
diritti".
Così
la leader di FdI Giorgia Meloni a Milano, presentando il suo libro con Vittorio
Feltri.
“FdI”,
Meloni: conservazione è precondizione
per qualunque progresso.
I
globalisti vogliono cancellare l'identità.
Conquistadellavoro.it
– (1° aprile 2022) – Redazione – ci dice:
Roma,
1 apr. (askanews) –
"La
conservazione è una precondizione per qualunque forma di progresso. Puoi andare
avanti senza perderti se sai chi sei".
Lo ha detto la leader di Fratelli d'Italia,
Giorgia Meloni, parlando a Bari alla scuola di formazione politica di “FdI”.
"Lo
scontro globale - ha spiegato - non è fra conservatori e progressisti ma fra conservatori
e globalisti".
"Cosa
c'è da conservare?
L'identità, la civiltà della quale siamo portatori.
Per i
globalisti - ha sostenuto - per andare avanti devi cancellare quello che avevi
indietro".
"Guardate
- ha continuato Meloni - il tema della “cancel culture”:
statue abbattute, perché la storia, il politicamente corretto... tutto deve essere cancellato.
La storia è piena di contraddizioni ma ti insegna
qualcosa, se tu abbatti non cancelli la storia ma l'insegnamento che ti ha dato
e se lo fai torni indietro, non vai avanti.
I
primi ad abbattere le statue sono stati i talebani, un modello oscurantista che
fa leva sull'ignoranza delle persone per limitarne i diritti.
Questo
è il tema dello scontro in atto", ha concluso.
Vietato
Dissentire, Norma UE
Blocca
le Notizie Sgradite.
Conoscenzealconfine.it
– (1° Maggio 2023) - Antonio Amorosi -ci dice:
La
mannaia” UE” sull’informazione e i commenti degli utenti.
Ecco
il “Digital Services Act” che impone alle piattaforme la censura.
“Digital
Services Act”, un
provvedimento che limita la libertà in Europa.
La
“disinformazione” va bloccata.
Ma chi
decide cos’è “disinformazione” e cosa non lo è?
Quando
si parla del “DSA” europeo viene in mente il mondo di “George Orwell”.
Nei
prossimi mesi vi saranno i primi step applicativi del Digital Services Act,
provvedimento UE entrato in vigore a novembre del 2022 e che diventa vincolante
dall’1° gennaio 2024.
Prevede
il controllo sistematico dei contenuti degli utenti da parte delle grandi
piattaforme con “più di 45 milioni di utenti attivi” in “UE” (Google, Apple,
Facebook, Amazon, Microsoft, Twitter, TikTok e simili) e impone a queste un
controllo serrato (condizione che non permette la reale protezione del diritto
fondamentale alla riservatezza delle conversazioni).
Il “Digital
Services Ac”t prevede sanzioni economiche gravi, il 6% delle vendite annuali in caso
di infrazioni ripetute per chi non interviene contro i contenuti illegali e la
disinformazione online.
Di fatto l’Ue impone il blocco su articoli on
line, post e commenti social. Una mannaia senza precedenti.
Ma chi
decide che cos’è disinformazione?
L’Ue e
vari segnalatori, anche privati, considerati “affidabili”.
L’Ue e i propri partner sono considerati
affidabili a priori.
Ergo tutti i contenuti considerati
“disinformazione”, anche se provati e fondati, possono facilmente essere
censurati.
Neanche
i giornali, se vanno on line, sono esenti dai colpi d’ascia della UE.
Ad
esempio, oggi sarebbe considerata disinformazione, censurata e cancellata, la
notizia vera che USA e alleati europei bombardavano l’Iraq nel 2003, anche
senza prove che Saddam Hussein avesse armi di distruzione di massa.
Anche criticare il governo italiano per la
gestione psicotica della pandemia, violando anche la Carta Costituzionale e le norme UE
contro le discriminazioni, verrebbe considerata disinformazione, censurata e
cancellata.
E chi
più ne ha ne metta.
Al
contrario, è proprio grazie alla diffusione della rete internet che le fake
news vengono svelate, altrimenti avremmo sulla scena solo l’informazione di
regime dei governi e quella dei grandi giornaloni allineati e finanziati da
questi o dai sodali.
La
ciliegina sulla torta è che nel “DSA” si prevede l’assegnazione esclusiva alla”
Commissione Europea” dei poteri di supervisione e attuazione dei provvedimenti
verso le piattaforme.
Non
esistono neanche enti terzi o indipendenti.
Anche
il “Movimento Pirata Europeo”, che si batte per la libertà di circolazione
della conoscenza, l’utilizzo di software liberi, open source e la protezione
dei dati personali, ed ha eletti nel Parlamento, ha espresso numerose critiche
al provvedimento.
Secondo
il “Movimento” la norma non tutela la privacy dell’utente, inoltre imporre alle
piattaforme con la “Digital Services Act” di rimuovere contenuti ritenuti
illegali o di disinformazione può produrre solo censura, non altro.
Per i
Pirati il “DSA” sarebbe anche ben poco severo con le piattaforme di Big tech in
virtù della grande operazione lobbystica portata avanti da queste aziende.
Secondo
un report di “Tech Crunch”, sito USA che si occupa di tecnologia e informatica,
le spese per operazioni di lobby presso le istituzioni europee delle grandi
piattaforme, sarebbero lievitate proprio in corrispondenza degli accordi in
vista dell’approvazione del “DSA”.
Il
grande filosofo antinazista “Ernst Junger” ha usato una metafora arguta per
spiegare la sicurezza di una famiglia.
Questa
non risiede nella legge, ma nel padre sulla porta di casa con l’ascia in mano,
circondato dai suoi figli.
Metafora
per metafora qui la legge è la UE, ma la sicurezza è la nostra che siamo prede
e i figli sono la libertà e il giornalismo, messi in serio pericolo forse come
mai in passato.
(Antonio
Amorosi)
(affaritaliani.it/mediatech/arriva-la-norma-ue-che-blocca-notizie-e-commenti-sgraditi-all-establishment-852465.html)
Camera, il candidato della Lega
Lorenzo Fontana diceva:
“Con le unioni gay vogliono dominarci,
il modello da seguire è la Russia.”
Ilfattoquoidiano.it – Redazione – (13 ottobre 2022) -
ci dice:
Camera,
il candidato della Lega Lorenzo Fontana diceva: “Con le unioni gay vogliono
dominarci, il modello da seguire è la Russia”
Matteo
Salvini vuole il suo fedelissimo alla presidenza di Montecitorio: noto per le
posizioni ultraconservatrici e per le battaglie contro aborto, diritti Lgbt e
divorzio, Fontana non ha mai nascosto nemmeno la sua contrarietà alle sanzioni
contro la Russia e la sua ammirazione per Putin.
Di lui
ha detto:
"Sono stato favorevolmente impressionato
da tante dichiarazioni e dal grande risveglio religioso cristiano".
Il Pd:
"Scelta estremista, una provocazione"
Con le
unioni gay e l’immigrazione “vogliono dominarci e cancellare il nostro popolo”.
Per questo l’esempio da seguire è la Russia,
che oggi “è il riferimento per chi crede in un modello identitario di società”.
Parole
di Lorenzo Fontana, il candidato della Lega per diventare il prossimo
presidente della Camera.
Da
quel convegno dell’”associazione Pro Vita” tenutosi a Verona nel 2016 fino al
banco più alto di Montecitorio, senza mai rinnegare quei concetti e la sua
battaglia “identitaria”.
“Se
trent’anni fa la Russia, sotto il giogo comunista, materialista e
internazionalista, era ciò che più lontano si possa immaginare dalle idee
identitarie e di difesa della famiglia e della tradizione, oggi invece è il
riferimento per chi crede in un modello identitario di società”, diceva sempre
Fontana.
Che
appena due settimane fa a Budapest ha dichiarato:
“L’agenda
globalista vuole distruggere le tradizioni e l’identità europea, partendo dalla
famiglia “.
Fontana
nel 2018 ministro della Famiglia lo è stato, lottando per dare il suo
patrocinio al “Congresso Mondiale delle Famiglie”: una organizzazione della destra
cattolica che si schiera contro i diritti delle persone Lgbt, l’aborto, la
maternità surrogata e il divorzio.
L’iniziativa
si tenne il 29 marzo 2019, sempre a Verona, con la partecipazione di diversi
esponenti vicini al Cremlino.
Fontana
rilancia su famiglie gay: “Battersi per la normalità è un atto eroico.
Questa rivolta delle élite non ci spaventa”
Fontana
rilancia su famiglie gay: “Battersi per la normalità è un atto eroico. Questa rivolta
delle élite non ci spaventa”
Fedelissimo
di Matteo Salvini, che ora lo vuole alla presidenza di Montecitorio e con il
quale condivide anche la passione per Milano Marittima, Fontana è noto per le
posizioni ultraconservatrici in tema di diritti civili. Da prima di diventare
ministro e poi da membro del governo Conte 1, non ha mai nascosto le sue
posizioni contro le unioni civili, contro le famiglie omogenitoriali e contro
l’aborto. A
maggio 2018, ad esempio, partecipò alla Marcia per la Vita per l’abrogazione
della legge 194 al grido di “l’aborto è la prima causa di femminicidio nel
mondo”.
I
complimenti a Putin e la maglia “no sanzioni” – Fontana e Salvini sono sempre
stati uniti anche nel condannare le sanzioni alla Russia.
All’epoca in cui entrambi occupavano le
poltrone del Parlamento europeo, diverse foto li ritraggono con la stessa
maglietta bianca con la scritta “no sanzioni per Mosca “.
Ma
Fontana non ha mai nascosto, come detto, la sua ammirazione per Vladimir Putin.
Del
presidente russo ha detto: “Da parte mia sono stato favorevolmente
impressionato da tante dichiarazioni di Putin e dal grande risveglio religioso cristiano
“.
E
ancora: “Ho visto in questo una luce anche per noi occidentali, che viviamo la
grande crisi dei valori”.
La
battaglia contro aborto e diritti Lgbt – Incentivare le nascite e
disincentivare gli aborti; sostenere la famiglia, che è “quella naturale”,
mentre le famiglie arcobaleno “per la legge non esistono”.
Questo
in sintesi fu il Fontana-pensiero, esplicitato nelle interviste che concesse
poco dopo, a giugno 2018, da neoministro della Famiglia.
Sono
questi i temi che fanno di Fontana uno degli esponenti di spicco del
tradizionalismo cattolico declinato in chiave politica.
Ha un
chiodo fisso in testa, la denatalità, cartina di tornasole della crisi
dell’Occidente e anticamera di un neocolonialismo culturale da parte di chi
viene dal Terzo Mondo.
È con queste convinzioni che diceva: “Il matrimonio è
solo tra mamma e papà, le altre schifezze non le voglio sentire”.
E
ancora: “Più figli, meno aborti”.
Tanto
da costringere pure Matteo Salvini all’epoca a prendere le distanze.
Il
Congresso a Verona (con vista sul Cremlino) –
Da
ministro per la Famiglia poi fece esplodere un caso per il suo patrocinio al “Convegno
Mondiale sulla Famiglia di Verona”.
Fontana
diede il suo appoggio e partecipò anche alla manifestazione, costringendo anche
l’allora premier Giuseppe Conte a intervenire per chiarire che la presidenza
del Consiglio non aveva niente a che fare con il patrocinio del “World congress
of families”.
A Verona insieme a Fontana (e Salvini), furono
presenti anche Alexey Komov, presidente onorario di quell’associazione
Lombardia–Russia, e Dmitri Smirnov, arciprete della Chiesa ortodossa.
Tutti
esponenti vicini al Cremlino, uniti in nome della lotta contro i diritti Lgbt.
La
denatalità e la lotta contro l’immigrazione – Fontana ha anche un altro chiodo
fisso in testa, la denatalità, a suo modo di vedere cartina di tornasole della
crisi dell’Occidente e anticamera di un neocolonialismo culturale da parte di
chi viene dal Terzo Mondo.
Ha
anche scritto un libro, assieme all’economista ed ex presidente dello “Ior”,
Ettore Gotti Tedeschi: “La culla vuota della libertà”.
Presentandolo
disse: “La crisi demografica in Italia sta producendo numeri da guerra.
È come se ogni anno scomparisse dalla cartina
geografica una città come Padova.
Noi
non ci arrendiamo all’estinzione e difenderemo la nostra identità contro il
pensiero unico della globalizzazione, che oggi ci vuole tutti omologati e
schiavi”.
Contro l’immigrazione disse che “la nostra
azione politica sull’immigrazione si ispira al catechismo: ‘ama il prossimo tuo‘ ovvero in tua prossimità e per
questo dobbiamo occuparci prima dei nostri poveri “.
Di
più, nel 2020 ha presentato anche una proposta di legge contro la
cristianofobia e un ordine del giorno per impegnare il governo a occuparsi
delle discriminazioni anti–cristiane.
Pd:
“Scelta estremista, una provocazione” –
Tutte circostanze sulle quali si avventa il Partito
democratico, che in serata fa uscire due veline di fuoco:
il
nome di Fontana è “una provocazione, scelta più estremista e discutibile non
potevano fare”, e poi, pochi minuti dopo, “la scelta più provocatoria
possibile, anche per le sue ambigue relazioni con Putin”.
Su
Twitter Alessandro Zan – il deputato dem padre della proposta di legge contro
l’omotransfobia, affossata nella scorsa legislatura – scrive: “I nomi della destra per la
presidenza delle Camere sono una minaccia per la comunità Lgbt+.
La Russa urlava “culattone” contro uno
studente, Fontana negava l’esistenza delle famiglie arcobaleno.
Vigileremo perché non utilizzino il loro ruolo
per attaccare i diritti”.
“Domani
anche Montecitorio avrà il suo presidente, pare quindi che sarà Fontana, quello
che crede che “lobby gay e ideologia gender” “cancelleranno il nostro popolo”, quello secondo cui le famiglie
arcobaleno non esistono”, scrive invece il neoeletto deputato di Sinistra e
Verdi Marco Grimaldi.
“Sono
ancora più orgoglioso”, prosegue, “di essere entrato alla Camera sotto un
ombrello arcobaleno e di aver depositato subito una proposta di legge sul
matrimonio egualitario, le adozioni per i single e il riconoscimento dei figli
delle famiglie omogenitoriali.
Sono
preoccupato? Certo.
Sogneremo
e lotteremo ancora più forte”.
Il
dollaro nel nuovo ordine multipolare
Globalizacion.ca - Adrián Sotelo Valencia – Globalizzazione
– (02 maggio 2023) –
Ci
dice:
Il
multipolarismo è il progetto – umano e sociale – e la speranza dei popoli e dei
lavoratori del mondo per costruire e rafforzare un nuovo ordine internazionale
del XXI secolo!
Parlare
del dollaro significa parlare dell'egemonia-supremazia degli Stati Uniti come
imperialismo globale.
La
storia del mondo corrobora questa affermazione nella misura in cui, tra gli
altri strumenti di dominio, è stato con quella moneta e il suo sistema
finanziario e monetario, da Bretton Woods, che ha assicurato e riprodotto non
solo la sua geopolitica internazionale, ma anche le relazioni
imperialismo/colonialismo/dipendenza.
Quando
i meccanismi di questo rapporto falliscono o si rivelano insufficienti per
mantenerlo, allora lo Stato, il capitale dominante e le borghesie imperialiste
– con la collusione delle borghesie sottoproletarie e delle oligarchie dei
paesi dipendenti – si attivano dall'induzione di crisi economiche, monetarie e
finanziarie, guerre a bassa intensità e colpi di Stato (ortodossi, soft,
parlamentare o giudiziario), per aprire l'intervento militare per ripristinare
e mantenere uno status quo in linea con i loro interessi globali e geopolitici.
Nel corso della loro storia, l'America Latina, l'Asia
e l'Africa ne sono state testimoni e ne hanno sofferto, prima come colonie e
poi come paesi dipendenti e sottosviluppati che, per sopravvivere, devono
riprodurre rapporti imperialismo-dipendenza-colonia a vantaggio dello scambio
diseguale, del super-sfruttamento del lavoro, dei trasferimenti di valore,
plusvalore e ricchezza verso i centri capitalisti avanzati.
Secondo
“RT” (26 aprile 2023), l'uso del dollaro USA è passato dal 73% nel 2001 al 55%
nel 2020.
Mentre,
dall'applicazione delle "sanzioni" contro la Russia la percentuale è
scesa al 47%, perdendo quote di mercato dieci volte più velocemente.
Ciò
conferma ciò che è stato detto dalla stampa indipendente e dagli analisti
responsabili che, fin dall'inizio, la politica di Washington delle cosiddette
sanzioni applicate contro la Russia, e seguite ai suoi ordini dai docili
governanti neoliberisti e di destra dell'Occidente collettivo, non ha fatto
altro che influenzare il dollaro e i popoli delle nazioni di quel conglomerato
territoriale imperialista in cui gli Stati Uniti hanno trasformato gli Stati
Uniti, la cosiddetta Unione Europea completamente alienata dalla sua geopolitica.
L'inflazione,
l'aumento dei tassi di interesse, la crisi energetica, il calo dei salari reali
e l'impatto sulle condizioni di vita e di lavoro hanno devastato le classi
lavoratrici e popolari europee e statunitensi sotto l'influenza del folle aumento
delle spese militari e della spedizione di armi al regime nazionalista ucraino
con l'esplicito obiettivo imperialista non solo di "vincere" la
guerra contro la Russia, ma anche di "vincere" la guerra contro la
Russia, ma per distruggerlo nel contesto del confronto strategico con la Cina.
La
miopia del presidente Biden, dei suoi consiglieri e di quella della maggior
parte dei governanti cantonati nell'”Organizzazione del Trattato del Nord
Atlantico” (NATO), un corpo militare completamente subordinato e diretto dagli
Stati Uniti, ha fatto credere, attraverso i media, nei social network e in
un'opinione pubblica da loro manipolata, da quando è iniziata l'operazione
speciale in Ucraina (24 febbraio 2022), che la Russia "è stata
sconfitta" e che è stata una questione di giorni e persino di ore per
soccombere al governo neonazista guidato dall'ex comico Zelenski.
È
chiaro che l'imperialismo nasconde l'ovvio: che la Russia non può essere
sconfitta o distrutta e che, al contrario, la crisi e la guerra l'hanno resa
uno dei protagonisti del nuovo ordine multipolare in ascesa di fronte al
declino, e al deterioramento, dell'unilateralismo storicamente promosso dagli
Stati Uniti nel contesto internazionale.
L'imminente
declino del dollaro, per almeno due decenni, nelle transazioni commerciali e
finanziarie, di fronte alla comparsa di nuovi panieri monetari: yuan o
renminbi, rupia, rublo e rial, tra gli altri, guidati da paesi come Cina,
India, Russia e Iran; —da blocchi come i BRICS (acronimo di Brasile, Russia,
India, Cina e Sud Africa, vedi il nostro articolo "I BRICS mettono sotto
scacco l'egemonia del dollaro" o la Shanghai Cooperation Organization
(SCO) costituita da 9 membri: Cina, India, Iran, Kazakistan, Kirghizistan,
Pakistan, Russia, Tagikistan e Uzbekistan; da tre osservatori: Afghanistan,
Bielorussia e Mongolia e otto "partner di dialogo": Arabia Saudita,
Azerbaigian, Armenia, Qatar, Cambogia, Egitto, Nepal, Sir Lanka e Turchia
(Wikipedia, n.d.), annunciano l'emergere e l'espansione di questo tipo di
blocchi e organizzazioni che si stanno moltiplicando man mano che la fiducia
viene minata e il declino del dollaro nelle transazioni globali prende piede.
In
questo modo si costruiscono le infrastrutture, i progetti, le politiche e le
istituzioni nazionali, regionali e globali capaci di promuovere il nuovo ordine
multipolare in cui gli Stati Uniti dovranno fare i conti e coesistere, non più
come imperialismo supremo e unilaterale, ma come un protagonista in più, anche
se importante e con influenza, come è accaduto con il declino storico delle
grandi potenze imperialiste, tra gli altri, la Gran Bretagna e la Germania che
oggi si trovano, nel quadro dell'economia capitalista mondiale e delle
relazioni internazionali, al di sotto di paesi e potenze emergenti come la Cina.
(Adrian
Sotelo Valencia: Professore-ricercatore presso il “Centro di Studi
Latinoamerica”)
Robert
F. Kennedy Jr. e la critica
americana
progressista
del
pandemicismo.
Globalresearch.ca
– Redazione - (02 maggio 2023) – Eugyppius – ci dice:
Nessun
singolo lavoro ha influenzato la discussione americana sull'alt-Covid tanto
quanto The Real Anthony Fauci di Robert F. Kennedy, un attacco esteso al
complesso medico-industriale e al suo presunto boss, il direttore del “National
Institute of Allergy and Infectious Diseases” Anthony Fauci, recentemente in
pensione.
Attraverso
450 pagine di margini ristretti e caratteri densamente impostati, Kennedy
sostiene che l'intera pandemia di Covid si è svolta come un secondo atto alla
paura dell'AIDS degli anni 1980 e 1990.
Secondo
Kennedy, Fauci ha svolto un ruolo chiave nella gestione di entrambe le
pandemie, per indirizzare enormi profitti nelle casse di aziende farmaceutiche
corrotte spingendo i farmaci proprietari dannosi su rimedi molto meno redditizi
ma più efficaci, portando in entrambi i casi a una mortalità inutile indicibile.
La
discussione di Kennedy sul Covid è divisa tra le sezioni iniziali e conclusive
del suo lungo libro.
Il
capitolo 1 su "Mismanaging a Pandemic" – a 100 pagine, una piccola
monografia a sé stante – sostiene che la maggior parte se non tutta la mortalità
americana per Covid deriva dalla cinica soppressione di Fauci di trattamenti
precoci come l'ivermectina e l'idrossiclorochina.
Gli
ultimi due capitoli espandono il focus ristretto di questa raffica di apertura,
tracciando la storia di "epidemie fasulle" come l'influenza suina del
2009 che si sono verificate sotto la sorveglianza di Fauci (Capitolo 11), così
come la strana tradizione del wargame pandemico, da “Dark Winter” all'”Evento
201” (Capitolo 12).
I
capitoli centrali sono completamente diversi.
Si basano su critiche progressiste di lunga
data del ruolo di Fauci nella pandemia di “AIDS”, in particolare la sua
promozione di farmaci antivirali costosi e pericolosi come l'”AZT” rispetto a
trattamenti molto più economici e più facilmente disponibili (capitoli 2-4); il
suo presunto ruolo nel cementare l'ortodossia scientifica dell'”HIV” come causa
dell'AIDS rispetto alle opinioni di "eretici" come Peter Duesberg
(capitoli 5-6); scandali etici riguardanti le sperimentazioni sui farmaci
contro l'AIDS (capitolo 7); e la campagna per ridurre la trasmissione materna
dell'AIDS in Africa con “Nevirapina”, che è culminata nel licenziamento del
direttore politico chiave della Divisione AIDS “Jonathan M. Fishbein” (Capitolo
8).
Successivamente
l'attenzione si sposta sul "filantrocapitalismo" della Fondazione
Bill e Melinda Gates in Africa (Capitolo 9) e sul discutibile successo e le
controversie che affliggono le iniziative di vaccinazione sostenute da Gates
(Capitolo 10).
C'è
una ragione per cui questa recensione è stata molto annunciata e molto
ritardata:
mentre
il libro di Kennedy è altamente leggibile, copre una grande quantità di terreno
e presenta una complessa serie di argomenti che mi ci sono volute due letture
per comprendere pienamente.
Ne è valsa la pena, nella misura in cui ha
migliorato la mia prospettiva sul più ampio dibattito sul Covid in America e le
principali voci dissidenti lì.
Una tesi ricorrente della cronaca della peste,
è che l'Europa – e in particolare l'Italia – è il ground zero per Corona in
Occidente.
La
risposta americana è avvenuta un po' più tardi e fin dai suoi primi momenti è
stata molto più profondamente politicizzata, e questo ha inevitabilmente
lasciato il segno nella “RFFA”, in modi a volte salutari, ma a volte anche
limitanti.
Poiché
gran parte di ciò che segue sarà dedicato ad esplorare i miei disaccordi con la
tesi di Kennedy, aprirò con parole di elogio.
Soprattutto,
l'attenzione che Kennedy porta agli attori burocratici come Fauci è
assolutamente corretta e di vitale importanza.
Tutti i nostri paesi hanno trascorso anni
soggetti alla tirannia di un gruppo arbitrario di “zar Corona”, consiglieri non
eletti e molto spesso non ufficiali che sono diventati il volto pubblico delle
politiche pandemiche e l'incarnazione di “The Science” per giornalisti isterici
e “terrorizzati covidiani” legati alla televisione che si rifugiano a casa.
Questo
fenomeno nasce dal fatto che la pandemia ha rappresentato in quasi tutti i
nostri paesi una sorta di “golpe burocratico”, in quanto l'apparato
istituzionale ha preso l'iniziativa dal braccio politico dello Stato.
Anche se questo non è esattamente l'argomento
che Kennedy fa, la sua attenzione è esattamente nel posto giusto, e la “TRAF”
include eccellenti discussioni sulle dinamiche al lavoro, insieme a resoconti
buoni, dettagliati e pesantemente citati di come attori burocratici come Fauci
hanno accumulato il loro potere in primo luogo.
In
secondo luogo, Kennedy ha assolutamente ragione a sottolineare che le politiche
pandemiche hanno comportato un'enorme quantità di disonestà, frode scientifica
e false dichiarazioni, nessuna delle quali ridondante per la salute o il
benessere di nessuno.
Mentre differisco sui dettagli e sullo scopo di questo
massiccio esercizio di inganno e negligenza medica, una delle cose più
importanti da capire sulla pandemia (e sul pandemicismo in generale) è che non
riguarda la salute umana.
È un mucchio di politiche antisociali,
fondamentalmente malsane, illogiche e folli che non hanno mai avuto alcuna
speranza di sopprimere un virus.
Queste
politiche sono state difese e attuate attraverso l'autorità di avatar per “The
Science” come Fauci, che "ha incoraggiato la sua canonizzazione e
l'inquietante inquisizione contro i suoi critici blasfemi", e a un certo
punto ha persino dichiarato che "'Attacchi contro di me ... francamente,
sono attacchi alla scienza'" (XVII).
In
terzo e ultimo luogo, la “RFFA” è meglio vista come un tentativo di far
rivivere una tradizione progressista più vecchia e sempre più dimenticata di
attivismo e pensiero critici del regime.
È un enorme promemoria, pagina dopo pagina,
che molti degli stessi americani di sinistra che attualmente adorano l'altare
di San Fauci erano, non molto tempo fa, apertamente contrari alle macchinazioni
dei burocrati della sanità pubblica e profondamente scettici nei confronti dei
farmaci proprietari fortemente promossi.
Sono
stati tra i primi a lamentarsi di cose come la cattura normativa e gli
esorbitanti profitti farmaceutici.
L'intero
mondo occidentale ha subito una massiccia trasformazione politica dal 2020, che
ha opportunamente allineato i regolatori compromessi, le potenti corporazioni e
i loro ex critici di sinistra, e Kennedy è uno dei pochissimi progressisti di
sinistra ad averne preso atto.
Ma è
anche qui che il mio elogio deve finire, perché penso che ci siano importanti
limiti alla prospettiva di Kennedy, e che questo sia un punto di forza che
comporta anche alcune debolezze sostanziali.
La “RFFA”
non era il libro che mi aspettavo.
Alla
prima lettura, sono rimasto sorpreso di scoprire che le politiche pandemiche
chiave come i lockdown e gli obblighi di mascherina svolgono un ruolo così
piccolo nel suo racconto, così come l'uso improprio delle statistiche sulle
malattie propagandate per terrorizzare la popolazione, la ricerca sul guadagno
di funzione e le origini della SARS-2, le previsioni fallite dei modellatori di
virus, l'uso eccessivo di ventilatori e molti altri temi in questo senso.
A dire
il vero, Kennedy riconosce e condanna tutto questo, ma la maggior parte della
sua analisi si concentra altrove.
Sono stato anche sorpreso di scoprire che un
scettico sui vaccini così noto dovrebbe avere così poco da dire sui vaccini
Covid, limitato per lo più a una breve discussione sull'innesco patogeno nel
Capitolo 1.
Per
molti versi, quei capitoli che Kennedy dedica a “Corona” sono i suoi meno impressionanti e originali.
La sua
argomentazione qui è fortemente in debito con i critici americani della
politica pandemica come “Pierre Kory”, “Ryan Cole” e soprattutto “Peter
McCullough,” che sono citati in extenso per sostenere la causa del trattamento
precoce e delle terribili conseguenze della sua soppressione.
Kennedy
è al suo massimo nelle sezioni centrali della “TRAF”, sul ruolo di Fauci nella
crisi dell'AIDS.
Qui le citazioni al giornalismo contemporaneo
abbondano, e mentre copre un terreno controverso – come la tesi di “Duesberg”
secondo cui l'”HIV” non è la causa dell'”AIDS” – il suo approccio è divertente
e anche per molti versi attento e sensibile a una vasta gamma di possibilità.
Il
vero Anthony Fauci. RFK Jr. parla del suo libro.
Kennedy
condivide l'opinione di molti attivisti gay secondo cui gran parte della
mortalità precoce per “AIDS” deve essere posta ai piedi dei manager della
sanità pubblica come Fauci, che erano più interessati a promuovere costosi
antivirali proprietari che a salvare vite umane, lasciando la comunità gay a
badare a sé stessa.)
Le
reti di medici dell'AIDS basati sulla comunità che si moltiplicavano in città
come San Francisco, Los Angeles, New York e Dallas [divenne] specialisti nel
trattamento dei sintomi dell'AIDS.
Mentre
il dottor Fauci oscillava per le recinzioni – la miracolosa nuova
"cura" antivirale per l'AIDS – questi medici della comunità stavano
ottenendo risultati promettenti con farmaci terapeutici “off-label” che sembravano
efficaci contro la costellazione di sintomi che in realtà uccidevano e
tormentavano le persone con AIDS.
Questi
includevano rimedi pronti all'uso come ribavirina, interferone alfa, DHPG,
peptide D e Foscarnet per l'herpes retinico; e Bactrim, Septra e pentamidina
aerosol per le polmoniti correlate all'AIDS.
L'azidotimidina
antivirale tossica promossa da Fauci, o AZT – che gli scettici dell'HIV come
Duesberg invocano per spiegare la mortalità precoce per l'AIDS – diventa nel
racconto di Kennedy un precedente diretto per il fallito e tossico antivirale
Remdesivir, che Fauci e altri hanno promosso come trattamento Covid secondo lo
stesso "logoro playbook dalle orecchie di coniglio" dell'era
dell'AIDS.
In questa analisi, l'ivermectina e
l'idrossiclorochina sono presentate di conseguenza come le controparti del 21 °
secolo dei farmaci pronti all'uso acquistati per il trattamento informale
dell'AIDS dai club degli acquirenti della leggenda attivista.
Questo
mi porta al più grave disaccordo che ho con i miei molti lettori americani.
Proprio
come sono molto scettico sul fatto che i vaccini Covid abbiano avuto un qualche
tipo di successo, non sono nemmeno convinto che i primi trattamenti avrebbero
potuto migliorare o fermare significativamente la pandemia.
Questo
non significa che io sia contento della loro soppressione;
I
medici dovrebbero avere ampia libertà di trattare le malattie come meglio
credono.
Ma non
credo che questo sia il nodo centrale nell'arazzo pandemico, e non posso
arrivare a credere, come molti degli informatori di Kennedy, che uno qualsiasi
di questi trattamenti proposti sia probabilmente "miracoloso".
Kennedy
ha sicuramente ragione nel sospettare che gli attacchi all'ivermectina e
all'idrossiclorochina fossero legati in parte alla promozione incurante del “Remdesivir”,
ma non posso nemmeno accettare la tesi associata di dispute normative per
aprire la strada alle autorizzazioni all'uso di emergenza del vaccino.
I pandemici hanno violato tutti i tipi di
leggi e regole nella loro eccentrica crociata di tre anni, e falsificare un “EUA”
sarebbe stato tra i loro reati minori.
Suggerirei
anche che i virus respiratori come la SARS-2 e l'influenza sono un fenomeno
vecchio e pervasivo, che affligge il bestiame e gli esseri umani e contro il
quale un secolo di ricerca ossessiva non ha scoperto rimedi molto efficaci.
So che
ci sono studi che dimostrano il contrario, ma ci sono anche studi che
dimostrano che i vaccini sono sicuri ed efficaci.
Poiché il Covid non è in realtà così
pericoloso e non era nemmeno così trasmissibile prima di Omicron, molti
interventi, dalle maschere ai blocchi, a volte sembreranno funzionare, e non ho
problemi a credere che i medici che hanno evitato la sovra ventilazione della
prima ondata di pazienti abbiano visto risultati sostanzialmente migliori solo
per questo motivo.
Ma la
questione empirica, di ciò che possiamo ragionevolmente sperare che qualsiasi
farmaco specifico possa ottenere, è per me quasi una questione secondaria.
Molto
più grave è l'inquadramento che l'intero discorso sui primi trattamenti assume.
I
sostenitori citati da Kennedy e persone come Fauci sembrano essere d'accordo
non solo sul fatto che il Covid rappresentasse un serio pericolo, ma che fosse
un problema da risolvere.
Differiscono
solo sulle soluzioni, con i tecnocrati della sanità pubblica dalla parte dei
lockdown, delle mascherine, dei vaccini e del remdesivir; e sostenitori del
trattamento precoce sul lato dell'ivermectina e dell'idrossiclorochina.
Ciò ha conseguenze scomode, come quando
Kennedy cita acriticamente le statistiche sulla mortalità Covid per dimostrare
il fallimento di Fauci nella gestione della pandemia, o quando attribuisce il
calo della mortalità a cose come l'autorizzazione dell'idrossiclorochina.
Questo è esattamente il modo in cui gli stessi
gestori della pandemia hanno sostenuto, e sottopongo questo intero sistema
ideologico intorno ai virus come una cosa da prevenire e gestire – sia tramite
ivermectina o maschere o qualsiasi altra cosa – è la radice di tutti i mali.
Questo
è un punto cieco naturale per i critici progressisti della politica pandemica
come Kennedy, che generalmente sostengono la missione delle moderne democrazie
liberali burocratizzate;
È per
questo che lamenta la "guerra globale a ... salute pubblica" nel suo
sottotitolo.
Dopo
l'inferno degli ultimi tre anni, penso che ci siano poche cose che dovremmo
accogliere con più entusiasmo di una guerra alla salute pubblica, che non è più
da o per i cittadini e non riguarda più la salute.
Come
ho detto sopra, la “RFFA” include alcune eccellenti discussioni sulla maligna
burocrazia della sanità pubblica che ci governa.
I
manager che dominano le nostre istituzioni non sono evidentemente selezionati
per la loro visione, la loro compassione o la loro conoscenza scientifica, ma
piuttosto per la loro capacità di ascendere alle gerarchie burocratiche
bizantine e difendere le loro posizioni in esse.
Le
doti [di Fauci] erano la sua attitudine alle lotte burocratiche interne; un
temperamento focoso; un'inclinazione per lusingare e insaponare potenti
superiori; una natura vendicativa e prepotente nei confronti di subordinati e
rivali che dissentivano; il suo famelico appetito per i riflettori; e infine,
la sua lingua d'argento e il suo abile sarto.
Kennedy
fornisce anche una ricchezza di osservazioni pertinenti su ciò che chiama il
"cartello medico", vale a dire il sistema complesso e intrecciato di
"aziende farmaceutiche, sistemi ospedalieri, HMO e assicuratori, riviste
mediche e regolatori della sanità pubblica" , insieme a un'analisi
dettagliata e ben citata di come funziona questo sistema.
L'impresa
di sviluppo di farmaci del Dr. Fauci è piena di ... corrompere i conflitti.
La maggior parte degli americani sarebbe
sorpresa di apprendere, ad esempio, che le aziende farmaceutiche pagano
regolarmente royalties stravaganti al Dr. Fauci e ai suoi dipendenti e allo
stesso NIAID.
Ecco
come funziona il sistema delle royalty:
invece di ricercare le cause delle epidemie di
malattie allergiche e autoimmuni ...
Il Dr.
Fauci incanala la maggior parte del suo budget di 6 miliardi di dollari verso
la ricerca e lo sviluppo di nuovi farmaci.
Spesso
inizia il processo di finanziamento degli studi meccanicistici iniziali di
molecole promettenti nei laboratori del “NIAID” prima di affidare gli studi
clinici a una rete di vecchi ragazzi di circa 1.300 accademici
"ricercatori principali" ... che conducono sperimentazioni umane
presso centri di ricerca affiliati all'università e ospedali di formazione,
nonché siti di ricerca stranieri.
Dopo
che questi ricercatori finanziati dal “NIAID” sviluppano un potenziale nuovo
farmaco, il “NIAID” trasferisce parte o tutta la sua quota di proprietà
intellettuale alle aziende farmaceutiche private, attraverso l'”Office of
Technology Transfer” di HHS.
L'Università
e i suoi PI possono anche rivendicare la loro quota di diritti di brevetto e
royalty, cementando la lealtà della medicina accademica al Dr. Fauci.
Ripete
anche le critiche standard e utili di sinistra dei principali filantropi come
Bill Gates, con una consapevolezza uguale del sistema più ampio in cui
partecipano e dei dividendi che la loro attività apparentemente caritatevole
paga loro.
Gates
prende di mira strategicamente le donazioni di beneficenza [della Bill and
Melinda Gates Foundation] per dargli il controllo delle agenzie sanitarie e
agricole internazionali e dei media, permettendogli di dettare le politiche
sanitarie e alimentari globali in modo da aumentare la redditività delle grandi
multinazionali in cui lui e la sua fondazione detengono grandi posizioni di
investimento.
Seguendo
tali tattiche, la Fondazione Gates ha dato via circa 54,8 miliardi di dollari
dal 1994, ma invece di esaurire la sua ricchezza, quei doni strategici l'hanno
amplificata.
La filantropizzazione strategica ha aumentato
il corpus di capitale della Fondazione Gates a $ 49,8 miliardi entro il 2019.
Inoltre, il patrimonio netto personale di
Gates è cresciuto da $ 63 miliardi nel 2000 a 133,6 miliardi di oggi.
La
ricchezza di Gates si è espansa di $ 23 miliardi solo durante i blocchi del
2020 che lui e il dottor Fauci hanno svolto ruoli chiave nell'orchestrazione.
...
Nel
2017, l'Huffington Post ha osservato che la Fondazione Gates offusca "i
confini tra filantropia, affari e organizzazioni non profit" e avverte che
chiamare la strategia di investimento di Gates "filantropia" stava
causando "la rapida decostruzione del termine accettato.
Questi
sono, ancora una volta, attacchi da una prospettiva apertamente progressista,
il che va bene e in vista del pubblico di Kennedy forse anche un punto di
forza, ma vedo queste questioni in termini più ampi.
Ciò
che abbiamo davanti a noi non sono tanto gerarchie, con manager come Fauci al
vertice che comandano un esercito di leali investigatori principali in trincea,
quanto reti complesse densamente interconnesse di relazioni e lealtà personali
e istituzionali, che si estendono oltre i confini istituzionali delle agenzie
governative per abbracciare ampie fasce del mondo accademico.
ONG, prodotti farmaceutici e filantropi.
Quando
il denaro scorre in una direzione attraverso un dato nodo, il potere scorre
molto spesso nella direzione opposta.
Le sovvenzioni “NIAID” sono un modo per
estendere l'influenza istituzionale delle istituzioni sanitarie pubbliche al
mondo accademico, mentre gli accademici e i prodotti farmaceutici sono a loro
volta sempre più importanti in ruoli spesso informali e difficili da valutare
nella formulazione delle politiche.
Questo
è un esempio di un fenomeno pervasivo su cui sono tornato molte volte, vale a
dire la diffusione del potere politico verso il basso, fuori dalle istituzioni
burocratiche e in una gamma sempre più ampia di attori aziendali, universitari
e dei media.
È un
sistema complicato, non un feudo gestito da una singola persona, e mentre
accetto che ci possano essere vantaggi retorici nel focalizzare la critica su
una singola personalità emblematica come Fauci, c'è anche un costo nella
concomitante tendenza a sopravvalutare l'importanza di individui specifici.
La "quarantena dei sani" che
"ucciderebbe molte più persone del COVID" non può essere posta
interamente o principalmente ai piedi di Fauci.
Né era l'unico responsabile di
"cancellare l'economia, facendo precipitare milioni di persone nella
povertà ... e ferendo gravemente la democrazia costituzionale a livello
globale" (XVIII).
Fauci
è una faccia di un consenso burocratico ampiamente distribuito, e il suo
significato personale, sebbene sicuramente sostanziale, è anche spesso oscuro.
Per
prendere uno dei tanti esempi possibili, non è stato Fauci a "inviare
l'élite selezionata del corpo degli ufficiali della virologia a redigere e
firmare i consequenziali pubblicati su Nature e The Lancet ... assicurando al
mondo che l'ipotesi della perdita di laboratorio era una cospirazione
'crackpot'.
Come
suggeriscono le successive fughe di e-mail (non disponibili a Kennedy al
momento della scrittura), egli era solo un partecipante a una discussione più
ampia che coinvolgeva Jeremy Farrar e virologi chiave, e lontano dal
contributore più attivo.
Dal punto di vista parziale che abbiamo, sembra
che Christian Drosten, non Fauci, sia stata la voce più stridente a favore
delle origini naturali all'inizio.
In relazione e in un altro contesto, trovo la
tesi spesso ripetuta – difficilmente originale per Kennedy – che "Gates
controlla l'OMS" (300) o che esercita "autorità dittatoriale"
(302) sulla cabala globale dei vaccinatori nota come GAVI troppo limitata.
L'agenda
di Gates rispetto agli interventi medici del terzo mondo e ai vaccini non è
nemmeno così originale.
Questa
è un'agenda che sostiene per trasformare parte della sua ricchezza in
considerazione sociale e culturale.
Gates
è un seguace ancor più che un leader.
Un
costo di questo focus è il fatto che mette da parte molti attori chiave le cui
motivazioni fino ad oggi attendono una spiegazione adeguata. Questo è
particolarmente il caso di Neil Ferguson all'Imperial College, che è qui
lanciato nel suo fin troppo breve cameo come semplice agente di Farrar e Bill
Gates.
Il
ruolo di Ferguson nel promuovere il panico da virus nel corso di decenni è
cruciale, e probabilmente non è una buona idea scartarlo come il semplice
agente di altri uomini più grandi.
Riassumendo,
direi che c'è una ristrettezza nell'approccio che la “TRAF” adotta alla
pandemia, che è facile perdere perché la portata di Kennedy è così ampia sotto
altri aspetti.
I capitoli finali su "Hyping Phony
Epidemics" e "Germ Games" si leggono come tentativi di includere
argomenti altrimenti esclusi dalla logica interna dell'argomentazione di
Kennedy.
È assolutamente giusto e necessario attirare
l'attenzione sul fallito allarmismo dell'establishment pandemico, e qui c'è un
resoconto particolarmente prezioso dell'influenza suina del 1976, che troppi
(me compreso) hanno trascurato.
Molto
più importanti per comprendere “Corona”, tuttavia, sono epidemie molto reali
come SARS-1 in Asia dal 2003/4 e Ebola in Africa occidentale dal 2014.
Questi
eventi hanno attirato ingenti finanziamenti e attenzione sul programma
pandemico e hanno reso i loro scenari di apocalisse del virus molto più
credibili agli occhi del pubblico.
I precedenti e i parallelismi più appropriati
con la risposta al Covid del 2020 si trovano qui, piuttosto che con la crisi
dell'AIDS che per prima ha portato Fauci alla ribalta.
Nell'ultimo
capitolo di Kennedy, nel frattempo, Fauci scompare a favore di nuove
personalità come Peter Daszak e Robert Kadlec.
Qui,
il burocrate civile responsabile dell'organizzazione della catastrofica
risposta alla pandemia è sostituito da tesi molto diverse sugli aspetti di
biosicurezza del wargame pandemico e del Covid come "progetto
militare" .
Trovo
che il libro sia più debole in queste pagine.
In particolare, la discussione sul wargame
pandemico è troppo superficiale;
come ho detto molte volte, ciò che è
significativo di queste esercitazioni non è che hanno pianificato in anticipo
politiche di contenimento di massa, ma proprio che manca la soppressione
apertamente coercitiva del virus
Spesso giocano con la prospettiva di misure
autoritarie, è vero, ma una lettura sensibile mostra che lo fanno in gran parte
per provocare discussioni istrioniche sull'importanza delle libertà civili.
Il contenimento di massa non è stata
un'invenzione di Fauci, ma un esercizio follemente repressivo e in gran parte
teatrale di soppressione del virus che ha avuto origine in Cina, a cui Fauci si
è convertito relativamente tardi.
Poiché
queste questioni sono abbastanza lontane dalle preoccupazioni più centrali di
Kennedy, non voglio insistere troppo qui;
e a
quei lettori che sono irritati, estenderò alla fine di questa recensione la
concessione che è stata implicita in tutto:
Kennedy
è un attivista politico di lunga data, ed è probabilmente vero che il suo
approccio ha importanti vantaggi tattici.
Le mie preoccupazioni sono molto più
empiriche.
Voglio
capire la risposta alla pandemia, come è nata e come è persistita per così
tanto tempo.
Spetta
ad altre persone trovare i modi più efficaci per screditare le politiche
pandemiche davanti al pubblico votante.
C'è un
punto che non concederò, però, e su cui la cronaca della peste insisterà finché
ci saranno ancora bit che scorrono attraverso Internet.
Questo
è che le burocrazie egoistiche troppo complicate degli stati occidentali devono
essere mantenute, in futuro, il più lontano possibile dalla prevenzione o dalla
mitigazione delle epidemie di virus.
Il problema non è che in questo caso si sono
lanciati nella soluzione sbagliata;
È che
hanno assunto il progetto di risolvere i virus respiratori stagionali pervasivi
in primo luogo.
Anche se l'ivermectina funzionasse così bene
come sostengono i suoi sostenitori, il leviatano tecnocratico difficilmente
sarebbe soddisfatto di questo, e la ragione non sono solo i profitti
farmaceutici.
È la predilezione delle nostre istituzioni per
problemi intrattabili e soluzioni altamente complicate attraverso le quali
giustificano la propria esistenza e assicurano la loro propagazione e
l'espansione della loro giurisdizione.
Una
volta che entrano in possesso di qualcosa come un virus, che si diffonde
attraverso il contatto sociale, non vedrete altro che la proliferazione e
l'applicazione brutale di politiche anti-sociali anti-umane ancora e ancora.
DRONI
UCRAINI CONTRO
IL CREMLINO, PUTIN ILLESO.
Comedonchisciotte.org
- Massimo Cascone – (03 Maggio 2023) -
ci dice:
Come
riportato su tutti i principali quotidiani russi, nella notte tra martedì 2 e
mercoledì 3 maggio le forze armate ucraine hanno tentato di colpire il Cremlino
con veicoli aerei senza pilota (UAV), intercettati e messi fuori uso poco prima
dello schianto dai sistemi di sicurezza delle forze speciali.
Le autorità confermano che non ci sono state
vittime.
Questa
la nota rilasciata dall’Ufficio Stampa presidenziale: Questa notte il regime di Kiev ha
tentato di colpire con veicoli aerei senza equipaggio la residenza del
Presidente della Federazione Russa al Cremlino.
Due
veicoli aerei senza equipaggio erano puntati contro il Cremlino.
A seguito di azioni tempestive intraprese dai
militari e dai servizi speciali con l’uso di sistemi di guerra radar, i veicoli
sono stati messi fuori combattimento.
A
seguito della loro caduta e della dispersione di frammenti sul territorio del
Cremlino, non ci sono state vittime o danni materiali.
Consideriamo
queste azioni come un atto terroristico pianificato e un attentato al
Presidente, effettuato alla vigilia del Giorno della Vittoria, la parata del 9
maggio, alla quale è prevista anche la presenza di ospiti stranieri.
A
seguito di questo atto terroristico, il Presidente non è stato ferito.
Il programma
del suo lavoro non è cambiato, continua come al solito.
La
parte russa si riserva il diritto di adottare misure di ritorsione dove e
quando lo ritenga opportuno.
(kremlin.ru/events/president/news/71091)
Il
portavoce del Presidente Dmitry Peskov, ha spiegato che Putin non era al
Cremlino durante l’attacco “UAV” ucraino in quanto sta attualmente lavorando
dalla sua residenza vicino a Mosca.
Come
si legge nella nota, questo attacco potrebbe essere un modo per l’Ucraina di
forzare una reazione violenta della Russia, alzando ancora di più l’asticella
del conflitto.
Seguiranno
aggiornamenti.
(Massimo
A. Cascone)
LA
MEDICINA NON È SCIENZA.
Comedonchisciotte.org
- Valentina Bennati – dott. Mauro Manghi – (03 Maggio 2023) – ci dicono:
Negli
ultimi anni abbiamo visto spesso la politica nascondersi dietro “la scienza”
per giustificare le proprie scelte, ma “la scienza” – come scrive il dottor
Mauro Manghi nell’interessante articolo che segue a questa breve introduzione –
“ha valori che, purtroppo, le istituzioni mediche non conoscono neppure
lontanamente” e che, infatti, “non abbiamo visto applicare nelle scelte mediche di
questo tempo, dunque la medicina che stiamo conoscendo non appartiene al mondo
della scienza”.
In
realtà ci sono molti motivi per cui la medicina non può essere considerata
scienza e sono tutti elencati in questo testo che invito a leggere perché
induce a una riflessione profonda e a fare un confronto tra “la medicina occidentale moderna,
accademica, ufficiale, positivistica falsamente EBM” e “la medicina olistica che ha un
approccio al paziente considerato in tutte le sue componenti: corpo, psiche,
anima e fattori relazionali”.
Una
medicina dunque personalizzata, che non si chiude superbamente in dogmi e ben
lontana da linee guida e protocolli.
Una
medicina che è esistita nel nostro passato (già Ippocrate affermava che “il medico doveva essere
necessariamente dedito alla propria arte e avere il massimo rispetto per il
malato”,
ricorda il dott. Manghi) e che esiste, fortunatamente, anche oggi grazie a quei
medici che sono determinati a difendere la propria autonomia di lavorare in
scienza e coscienza sulla individualità di ogni malato.
In
questo senso l’esperienza Covid è stata al contempo tragica e illuminante,
mostrando da un lato professionisti che si sono limitati a seguire
acriticamente protocolli e direttive (la maggior parte) e, dall’altro, sanitari
che, invece, fin dalle prime fasi di emergenza hanno curato precocemente a domicilio i
malati rispondendo concretamente al bisogno di salute dei pazienti che in quel
momento erano disperati e inascoltati.
Anche
se gli organismi tecnici governativi non hanno fatto nulla per incentivare le
terapie domiciliari, anzi hanno remato contro questa possibilità, questi medici
hanno dimostrato con i fatti che guarire a casa si poteva con il risultato di
evitare il temutissimo sovraffollamento di ospedali e terapie intensive.
Si
spera che i tre anni drammatici che abbiamo passato (e dai quali ancora non ci
siamo del tutto ripresi) possano trasformarsi in occasione reale per un
ripensamento serio di ciò che è stato, di conseguenza siano anche effettuate le
necessarie riforme di rottura con il passato.
Perché,
prima delle tanto declamate “transizione ecologica” e “transizione digitale”, deve attuarsi una transizione
culturale che metta al centro la persona e i suoi bisogni.
E in
ciò la salute, che implica necessariamente la libertà di scelta di come curare
e di come farsi curare, occupa indubbiamente un posto primario e prioritario da
tutelare.
Dott. Mauro Manghi.
I
FONDAMENTI DELLA SCIENZA.
Proviamo
a dare sostanza alle nostre intenzioni iniziando con il definire cosa è la
scienza vera.
La
scienza moderna nasce con Galileo e si differenzia dalla filosofia per
l’introduzione, nel processo di conoscenza delle leggi di natura, di due
fattori indispensabili:
Il
rigore matematico.
L’esperimento
riproducibile.
La
fisica e la chimica sono materie che applicano la scienza galileiana di primo
livello.
La
matematica è invece l’essenza del pensiero scientifico.
Con
l’esperimento lo scienziato pone la sua domanda alla natura/Dio e aspetta la
risposta che svela il segreto delle cose.
Ogni
arroganza, ogni pregiudizio, ogni desiderio sfuma di fronte al risultato
sperimentale.
Con la
scienza sperimentale iniziano a scoprirsi le leggi di natura, si inizia a
comprendere come è fatto il mondo.
Con la
scienza sperimentale nasce e cresce la fisica classica newtoniana.
Il
processo che percorre il pensiero scientifico classico, quindi, attraversa 3
fondamentali fasi che devono portare risposta alla domanda che la realtà ci
pone:
Ipotesi:
il primo
approfondimento razionale/sperimentale/matematico del problema porta a più
ipotesi di soluzione.
Teoria: dalla elaborazione delle varie
ipotesi vengono presentate una o poche teorie che rappresentano le soluzioni
matematiche al problema. Inizia il tempo della divulgazione dei dati, della
loro confutazione e dell’approccio sperimentale all’enigma da risolvere.
Legge: Colui che trova una soluzione
sperimentale la porta agli altri centri di ricerca affinché anche loro ne
verifichino la veridicità (la famosa riproducibilità).
Quando l’esperimento è coerente con la teoria
e viene riprodotto da altri scienziati ottenendo gli stessi risultati, allora
siamo in presenza di una legge fisica.
Solo
la legge, il non opinabile, è verità scientifica, tutto il resto appartiene al
mondo del possibile razionale, della filosofia.
Ne
deriva quindi che una disciplina scientifica è solo quella che è in grado di
scoprire le leggi di natura.
Tecnica/tecnologia.
Per
tecnica si
può intendere l’applicazione delle scoperte scientifiche a scopi pratici e alla
produzione di strumenti per realizzarli.
La parola tecnologia indica invece la catalogazione e lo
studio sistematico di tecniche applicate.
Sono
quindi discipline tecnologiche e non scientifiche l’ingegneria, l’elettronica,
l’informatica ecc.
Mentre
la scienza,
avendo la sola funzione di svelare la realtà, non è soggetta a discernimento
etico (anche se si può porre il dubbio della opportunità…), la tecnologia può applicare la scoperta scientifica
per fini di bene o di male.
Per questo la tecnologia dovrebbe sempre
essere sottoposta a valutazione etica.
Es: scoprire le leggi che regolano le
interazioni atomiche, di per sé, non è né bene, né male.
Utilizzare
quelle stesse scoperte per costruire una bomba atomica o una centrale nucleare
può invece fare la differenza (il tema è stato particolarmente approfondito dal filosofo
Emanuele Severino, scomparso di recente).
La
scienza ha valori che le istituzioni mediche, purtroppo, non conoscono neppure
lontanamente.
I
valori della scienza.
La
rivoluzione scientifica non produce né morti né feriti, non ha né vinti né
vincitori, alla fine tutti sono più ricchi di prima. La scienza non rinnega mai
il passato, lo si migliora e lo si integra.
In
scienza non ci sono bianchi e neri, belli o brutti, sani o malati, poveri o
ricchi.
È una
attività intellettuale pura ed è l’unico luogo dove persone di tutto il mondo,
con le loro differenze, possono intendersi.
La
scienza, scoprendo leggi universali, porta a quella realizzazione di uomo
sempre teso alla ricerca di valori universali.
La scienza ha come obiettivo di capire ciò che
Dio ha scritto usando il rigore della matematica.
La
scienza esalta l’uomo e il suo lavoro per quello che realmente sono e non per
valori politici, religiosi, economici ecc.
Nello
stesso tempo esalta l’azione corale perché ognuno deve riconoscere che il
proprio operato è sempre la continuazione dell’opera di un altro.
La
scienza è azione umile per eccellenza.
Lo
scienziato è quotidianamente posto dinanzi a problemi che non sa risolvere.
L’esperimento non è nient’altro che la domanda
che l’uomo fa al Creatore riguardo la logica da lui usata a costruire il mondo.
La
risposta non è dello scienziato ma di colui che ha fatto il mondo. L’arroganza
è frutto dell’ignoranza.
Lo scientismo afferma che la scienza ha scoperto
tutto, ed è falso.
Lo
scienziato è l’uomo della verità perché dopo di lui tutti devono essere in grado di
riprodurre quel determinato risultato.
Lo
scienziato deve amare la verità e l’umiltà insieme:
dopo
aver scoperto una legge di natura la deve esporre agli altri i quali hanno
l’obbligo assoluto di confutarla in tutti i suoi aspetti.
Solo
dopo questa azione di critica severa, qualora nessuno sia stato in grado di
confutarla, una legge appartiene a tutti.
Uno
scienziato non potrà mai dire “questo lo so fare solo io, solo la mia
intelligenza lo può capire” un artista sì, la sua opera è completamente sua e
non può essere ripetuta da altri.
La
scienza educa a giudicare in modo obiettivo e non emotivo.
La
scienza insegna bontà e tolleranza intellettuale, tutte le ipotesi prima della
scoperta di una realtà oggettiva, possono essere vere e utili.
L’uomo
di scienza deve essere educato ad una libertà totale verso i pregiudizi.
Quando
si chiede qualcosa a colui che ha fatto il mondo occorre essere totalmente
liberi.
La
scienza educa alla generosità; chi dà quello che sa non perde nulla pur potendo
arrivare a dare tutto quello che sa.
Purtroppo
siamo costretti a dover affermare che nessuna di queste regole l’abbiamo vista
applicata alle scelte mediche di questo tempo; nulla di nulla.
Anche in questo senso la medicina che stiamo
conoscendo non appartiene al mondo della scienza!
PERCHE’
LA MEDICINA NON PUÒ ESSERE CONSIDERATA SCIENZA.
Se
guardiamo alle definizioni sopra citate è chiaro che la medicina non è scienza ma disciplina che ne applica le
conoscenze;
sotto questo punto vista la possiamo considerare una tecnica.
Se
però andiamo un po’ più a fondo ci accorgiamo che il medico non solo ha a che
fare con dati tecnico-scientifici ma anche con il mondo della psiche, delle
esperienze, delle intuizioni; di tanti aspetti che non hanno interpretazioni
scientifiche.
Per
questo motivo la medicina è da considerare più come arte (arte medica) che come
scienza (scienza medica).
Ciò è
perfettamente in sintonia con la lunga storia della medicina nel mondo;
già
Ippocrate affermava che il medico “doveva essere necessariamente dedito alla
propria arte ed avere il massimo rispetto per il malato”.
La
medicina moderna, invece, è fondata sul paradigma riduzionista-materialistico
così come la fisica classica newtoniana.
Come
si può applicare la fisica classica newtoniana?
Solo all’interno un sistema fisico chiuso,
cioè un sistema entro il quale sono conosciute tutte le possibili variabili.
La
medicina moderna quindi non può essere considerata una scienza perché il suo sistema fisico di
riferimento, cioè il paziente, è un sistema aperto dove le variabili capaci di
interferire con qualsiasi misurazione sono tante e talmente complesse che non
si possono considerare contemporaneamente tutte insieme.
A
dimostrazione di ciò possiamo affermare che la disciplina medica non è mai
stata in grado di elaborare una legge.
Cosa
porta il riduzionismo cartesiano.
A
livello ontologico il riduzionismo cartesiano impone la suddivisione del mondo
in “res extensa” (la materia) e “res cogitans” (la mente).
Questa disintegrazione del mondo e dell’uomo è
stato uno dei più gravi condizionamenti culturali della storia.
In concreto
questo pensiero ha creato una dicotomia intellettuale:
Lo
scienziato è chiamato a scoprire come è fatto il mondo ma non a conoscerne i
significati nascosti.
I
filosofi e i religiosi non sono chiamati a comprendere come è fatto il mondo
poiché loro compito è quello di comprenderne solo il significato.
Questa
situazione impone un limite alla conoscenza che è drammatico nelle sue
conseguenze.
Da qui
nasce l’idea che i corpi sono curati dai medici, l’anima dai sacerdoti; senza
che ci possa essere interferenza tra i due campi d’azione.
Ricordiamo
che tale visione della realtà è presente solo in quella parte del mondo che noi
abbiamo definito moderno/occidentale.
L’
autogiustificazione scientifica della medicina come scienza ha favorito il “danno
iatrogeno”, e la perdita dei suoi riferimenti in funzione della cura: chi o
cosa sto curando?
Una
macchina biologica o una persona con tutti i suoi livelli di realtà?
Il
paradigma riduzionista a livello scientifico impone la rinuncia della
comprensione della realtà nella sua interezza (che è troppo complessa) per
concentrarsi sulla ricerca del particolare (riduzionismo appunto) come metodo
di conoscenza.
Dogmi
del paradigma riduzionista sono:
Causalità
lineare, deterministica: compio un determinato atto e ottengo sempre un determinato
effetto.
Il mio
atto non crea nessuna interferenza sull’esperimento.
Realtà
materiali e realtà immateriali non interferiscono tra loro.
Misurazione
e riproducibilità: ripetendo l’esperimento si deve produrre sempre lo stesso risultato.
Funziona
solo in un sistema fisico chiuso.
Questo
è il fondamento della medicina occidentale, accademica, ufficiale,
positivistica, falsamente EBM.
Possiamo
quindi tentare di descrivere alcuni dei più significativi limiti intriseci al
pensiero riduzionista:
a)
Tende a rendere assoluta una conoscenza relativa precludendosi qualsiasi
evoluzione nel mondo della conoscenza.
b)
Pensa di portare verità dogmatiche e quindi indisponibile a qualsiasi tipo di
confronto.
c) La
rigidità intellettuale che impone un sistema dogmatico richiede di essere
protetta dalla possibile presenza di altre e più forti verità;
ciò provoca una ulteriore
istituzionalizzazione della disciplina e quindi una ulteriore rigidità del
sistema.
d) Non
è in grado di cogliere il proprio limite per la limitatezza del proprio
orizzonte e quindi non trova in sé stesso gli strumenti per una crescita
culturale ampia e continua.
Nella
medicina moderna il pensiero riduzionista ha portato alcune drammatiche
trasformazioni:
la
persona umana non è più una unità corpo, psiche, anima ma l’insieme di più
organi ben definiti tra loro (nascono le specializzazioni dove il medico conosce solo una
parte della persona; nasce il concetto di organismo che viene associato al
concetto di corpo = macchina).
Del
paziente mi interesso solo degli aspetti materiali.
Gli
aspetti materiali dei pazienti sono tra di loro molto simili quindi anche
l’aspetto terapeutico è spesso spersonalizzato, standard.
Essendo
semplificato il concetto di malattia e anche di persona (nella sua complessità)
è inutile andare a cercarne le cause, è più semplice gestire i sintomi
(antinfiammatori, antiacidità, antiansia, antibiotici, antidolorifici ecc.).
Si
considera il paziente come un oggetto di cura piuttosto che come un soggetto.
Eppure
da almeno cent’anni le cose sono cambiate, da quando la fisica si è trovata di
fronte alla teoria della relatività e al mondo quantistico.
La
fisica classica newtoniana ha conosciuto il suo grande limite e la conoscenza
della realtà (fisica e non fisica) ha fatto balzi imprevedibili.
Il
mondo della filosofia e della cultura si sono riappropriati del concetto di
complessità (che in realtà non avevano mai abbandonato);
siamo
entrati nel paradigma sistemico dove il mondo si presenta ai nostri occhi come
complessità non più disintegrabile se non a scapito della sua stessa comprensione.
Ci
accontentiamo di sondare un mondo difficile da comprendere ma reale, con la
presenza di perfezioni che sono, ad oggi, assolutamente al di sopra delle
nostre capacità di comprensione.
Il
paradigma sistemico è interpretato, in medicina, dal concetto dell’olismo.
La
medicina olistica infatti ha un approccio al paziente considerato in tutte le
sue componenti (corpo, psiche, anima e fattori relazionali).
Quindi,
seguendo questi semplici concetti, possiamo dire che la medicina moderna non è
una scienza per questi semplici motivi:
Non è
in grado di esaminare l’oggetto del suo studio (la persona umana) in tutta la
sua realtà ma è costretta a semplificarlo (paradigma riduzionista) per poter
produrre pochi piccoli dati utili al suo agire.
Ciò
che esce dai suoi studi, alla fine, è una persona non reale.
I dati
che sostengono le ricerche mediche sono spesso molto discordanti tra loro.
Ricerche fatte su stessi argomenti presentano
differenze statistiche assai rilevanti.
Tutto
questo allontana drammaticamente il mondo medico dalle discipline scientifiche.
La
medicina non ha prodotto alcuna legge medica.
Il principale strumento di analisi è la
statistica:
la statistica è una disciplina di mero
indirizzo, che dà una idea della realtà ma non descrive alcuna realtà concreta.
Es:
statisticamente gli uomini sono alti 175 cm. ma probabilmente nessuno tra
quelli misurati è realmente di quella altezza.
La statistica non rappresenta la matematica
capace di definire una legge di natura…
Pensate
se la forza di gravità avesse un valore che si manifesta al 45%! Certamente non
andremmo sulla luna e non faremmo orbitare i vari satelliti.
L’esperienza
dice che il 50% di ciò che oggi è vero in medicina non lo è più tra 10 anni…ma
non sappiamo cosa cambierà.
Non può esistere una scienza con questi
presupposti.
Conflitti
di interesse: Roma, Collegio Docenti 2002, venne trattato il tema “dati in
medicina”: l’EBM.
L’87%
degli autori delle linee guida erano economicamente coinvolti nelle strategie
terapeutiche presentate.
I dati medici sono dati che hanno matrice
economica…altro che scienza!
La
medicina moderna nasce nel 1910 con l’entrata dei capitali economici nelle
istituzioni mediche statunitensi.
Le
fondazioni Rockefeller e Carnegie (le due famiglie più ricche del mondo), in
cambio dei loro finanziamenti pretendono di entrare nei consigli di
amministrazione delle università di medicina e con il loro Rapporto Fener
definiscono i criteri che staranno a fondamento della medicina che verrà.
Da
allora è la finanza che deciderà cosa si dovrà insegnare nelle scuole di
medicina, è la finanza che deciderà cosa dovrà essere insegnato ai medici del
futuro.
Il
paradigma riduzionista sarà preso come riferimento culturale; questa scelta si
rivelerà decisiva per coloro che avevano l’intenzione di mettere al centro
della terapia medica l’uso di farmaci.
Con
ciò si è usciti per la prima volta e definitivamente da quel concetto di olismo
che ha contrassegnato la storia della medicina e l’atto medico di tutti i
tempi.
Oggi
la medicina si trova ad essere culturalmente molto arretrata;
da molti decenni le ricerche scientifiche e
umanistiche sono uscite dal riduzionismo per entrare con energia nel tempo
contrassegnato dalla visione sistemica della realtà: paradigma sistemico.
Infatti
si definisce “Sistema”, un insieme di oggetti/soggetti interdipendenti, ove la
variazione di uno, porta ad una variazione di tutti gli altri.
Ancora
una volta la medicina si presenta come disciplina molto lontana dalla cultura
contemporanea, anche quella a carattere scientifico.
Il suo
fondamento riduzionista è perfettamente funzionale nel sostenete gli aspetti
economici che guidano il mondo medico, non altro.
Tecnica/metodo
medico.
Il
processo che porta il medico alla cura del paziente passa attraverso alcuni
passaggi consequenziali:
Anamnesi (remota e attuale): è la raccolta
dei dati che ci viene dal paziente.
È la
sua storia sanitaria, considera le predisposizioni genetiche, epigenetiche,
costituzionali; ne esce la sua cultura, l’ambiente in cui vive, i suoi vizi.
Ci
dice del lavoro che fa, quali sintomi ha, come vive i suoi sintomi, come
cambiano durante il giorno ecc.
I dati che escono da questa fase conoscitiva
sono infiniti e assolutamente unici, personali.
Semeiotica: sono i segni che il medico va a
cercare sul corpo del paziente; sono le auscultazioni, le stimolazioni
tendinee, le palpazioni ecc. Questa fase deriva dalla conoscenza medica vera e
propria.
Indagini
strumentali: esami del sangue, tac ecc. I dati che escono da questa fase non
dipendono da conoscenze mediche ma da applicazioni tecniche di ingegneria e di
biotecnologie.
Diagnosi: l’elaborazione di tutti i dati
raccolti permette di pronunciare una diagnosi.
Le
diagnosi sono il presupposto alla corretta terapia; azzecchi la diagnosi e
riesci ad impostare una terapia.
Purtroppo però molte diagnosi indicano una
malattia standard che spesso non rappresenta lo stato del paziente.
Valori
di riferimento standard producono, a volte, diagnosi standard….
Le
patologie funzionali, ad esempio, non presentano sempre esami strumentali
alterati…ma il paziente non sta bene.
Su
cosa faccio la mia diagnosi?
sulle
sensazioni del paziente o sui dati strumentali?
Terapia: dalla diagnosi ne deriva la terapia
la quale si concretizza per:
l’esperienza
e l’intuizione del medico,
per il
sapere medico tramandato,
per
l’interazione medico-paziente,
per la
presenza o meno di terapie efficaci,
per le
conoscenze più o meno ampie del medico.
Ricordiamo
che l’”OMS” ha identificato più di 200 tipi di medicina, quella moderna
occidentale alla quale facciamo riferimento è una delle tante ma ognuna ha
ambiti privilegiati di applicazione.
Più
discipline mediche si conoscono e più possibilità terapeutiche il medico ha a sua
disposizione.
Prognosi: è la fase che tenta di predire
l’efficacia della terapia, ci dice dei tempi di guarigione, di che tipo di
guarigione dobbiamo aspettarci ecc.
Diciamo
che rappresenta il grado di efficacia della terapia.
Se tutto va bene…e sappiamo come vanno a
finire le storie di malattia.
È
inutile dire che nessuno di queste fasi può affrontare l’incognita portata
dalla persona malata in modo scientifico.
È
l’essenza stessa della medicina che non può essere riferita alla scienza!
I
PARADOSSI E GLI ERRORI MEDICI IN TEMPO DI COVID-19:
UNA
EVIDENZA IN PIÙ DELLA ASCIENTIFICITÀ ASSOLUTA DELLA MEDICINA.
Per
comprendere meglio quanto sia inconsistente il livello scientifico del mondo
medico, ci è sufficiente osservare quanto è successo in tempo di Covid-19.
È
stato detto tutto ed anche il suo contrario; i famosi tecnici si sono
contraddetti mille volte nelle loro affermazioni.
Ogni
acquisizione medica assodata è stata negata nei fatti.
Le
lobby economiche hanno guidato ogni scelta e lo dimostrano gli spaventosi
introiti finanziari realizzati in questi pochi mesi…” seguite i soldi… “ dicevano i giudici
antimafia.
Riferito
a ciò potrebbe essere molto utile leggere l’indagine giornalistica di Tiziana
Alterio: “Il
dio vaccino”.
Altri
testi riportano attentamente le tracce che legano il mondo della sanità ai
potentati economici…non c’è che l’imbarazzo della scelta per quanto riguarda le
fonti.
Riportiamo
solo alcuni degli infiniti atti di “illogica applicazione dell’arte medica”:
la
pandemia più disastrosa della storia non è stata dichiarata in nessun documento
ufficiale.
Causata
da un virus che non è mai stato isolato, facendo diventare la pandemia una
sinto-pandemia (cioè legata a sintomi ma non a identificazione di virus conosciuti).
Essendo i sintomi quelli delle influenze e
delle parainfluenze è successo che influenze e parainfluenze sono scomparse
dalla terra; tutto è diventato covid-19.
Per
creare e giustificare il caos è stata falsificata la governance sanitaria a
livello mondiale, europeo e nazionale (materiale contenuto nell’esposto del
Prof. Belli alle procure italiane).
La
buona pratica medica è stata negata imponendo, come linee guida, dei cicli di
anti cura (cioè
favorenti la malattia piuttosto che curarla o prevenirla).
È questo che ha causato i contagi e i morti.
–
intubateli tutti (anche se morivano tutti perché era la terapia sbagliata!)
– non fate autopsie (l’autopsia è la prima cosa che si
deve fare in presenza di morti senza cause certe).
La
cosa è stata imposta per evitare che si scoprisse la causa certa delle morti.
–
tutte le terapie e le scoperte utili alla cura del covid-19 sono state trovate
da medici che sono usciti dai protocolli imposti da OMS.
I protocolli dati erano sbagliati o gravemente
insufficienti alle cure.
–
tutte le terapie efficaci sono state negate contro ogni evidenza.
– state in casa, non uscite! quando si
sa che i virus non resistono all’esterno (anche per azione di raggi UV) e che
la vita all’aperto era enormemente più salutare della vita in luoghi chiusi,
compreso il proprio appartamento
– non fate prevenzione (cioè rinforzo del sistema
immunitario) quando si sa che una buona integrazione rinforza il sistema immunitario e
impedisce la malattia.
–
blocco dell’uso della efficacissima idrossiclorochina fatto attraverso uno
studio “fake” fatto su “The Lancet”.
L’articolo
è stato ritirato ma l’idrossiclorochina non è ancora entrata tra i farmaci
indicati per la cura di covid-19; di fatto non è ancora riconosciuta in Italia!
– la bibliografia internazionale dice
che le
polmoniti virali, nella maggior parte dei casi, diventano mortali per sovra infezione
batterica
e questo obbliga all’uso degli antibiotici: perché non sono stati utilizzati?
– tachipirina e vigile attesa hanno favorito grandemente
l’aggravamento dei sintomi e le ospedalizzazioni dei pazienti.
Ricordiamo
che la tachipirina (cioè il paracetamolo), è un farmaco che non ha alcun
effetto positivo su covid-19 ma anzi, bruciando glutatione endogeno riduce
di fatto le difese dell’organismo.
–
imposizione di vaccini sperimentali come terapia compassionevole, cioè per
malattia grave senza speranza di sopravvivenza e senza cure.
– imposizione di vaccini su
presentazione di falsi dati di efficacia prontamente evidenziato dal “British
Medical Journal”.
I dati
reali non avrebbero permesso l’uso di tali vaccini……però non ci sono state
conseguenze.
– più tardi anche “The Lancet” ha
presentato dati di totale inefficacia dei vaccini, ma non ci sono state
conseguenze.
–
imposizione di una sperimentazione su uomo quando quelle già fatte su animali
si sono dimostrate inaccettabili per morti eccessive degli animali vaccinati.
Per
questo non si sarebbero potute fare su uomini.
– pensare di fare un vaccino per virus
a RNA è stato un grave errore medico poiché si sa che i virus a RNA sono
altamente variabili e i vaccini non possono dare alcuna copertura reale.
–
l’esecuzione di vaccinazione di massa in fase di piena emergenza pandemica è il
modo certo di creare varianti resistenti …come si è verificato.
–
imporre una
vaccinazione di massa di vaccino inefficace è stata una decisione gravissima perché
porta le persone inoculate a guadagnare solo effetti collaterali.
– sono
state imposte sperimentazioni vaccinali ma non sono stati seguiti i dettami
della sperimentazione, cioè l’uso dei placebo in doppia dose (è stata data solo
in prima dose).
In
questo modo i dati che si otterranno saranno inutili e fuorvianti
– è
stata fatta una deroga alla Sorveglianza Attiva che è obbligatoria in tutte le
sperimentazioni.
– è
stata fatta Sorveglianza Passiva (cioè quella volontaria fatta da paziente) sapendo che in questo caso i dati che
ne risultano sono fino a 100 volte inferiori.
– i
vaccini che dovevano seguire una scrupolosissima catena del freddo (-85°C) per
mantenere la loro efficacia sono stati tranquillamente inoculati in spiaggia a
+40°C.!
– i
diversi vaccini che non si dovevano assolutamente mischiare tra loro sono oggi
tranquillamente mischiabili.
– le
vaccinazioni sono state fatte senza un vero consenso informato.
– le
sperimentazioni vaccinali non sono state fatte secondo i dettami delle
sperimentazioni (50% di pazienti devono essere trattati con placebo…)
– i medici di mg si sono rifiutati (su
indicazione impositiva di AUSL) di fare accertamenti pre-vaccinali per
verificare eventuali controindicazioni.
Con
ciò sono andati contro il loro codice deontologico e contro il ruolo loro
richiesto come medico di base.
– sono
state fatte vaccinazioni in luoghi non protetti.
– negazione di ogni rapporto causale
per danni post-vaccinali gravi (morti incluse).
– scudo penale per i medici vaccinatori
e per ditte produttrici di vaccini: come mai se il vaccino è sicuro?
–
vaccinazioni imposte anche ai bambini quando le comunità scientifiche
imponevano di non trattarli.
– vaccinazioni imposte anche a chi è
già guarito dalla malattia che si vuole prevenire… cosa mai successa nella
storia della medicina, decisione che va contro qualsiasi conoscenza medica
acquisita in secoli di storia, contro la fisiologia e tutti i meccanismi che
regolano il nostro sistema immunitario.
– sono
stati alterati i dati relativi a covid-19 e a efficacia di vaccino.
– sono stati negati gli studi nano molecolari
del contenuto vaccinale; fatto di nascosto è uscito che sono presenti sostanze
non dichiarate che lo rendono pericolosissimo.
– di fatto, tutto è stato fatto non in
funzione di un trattamento sanitario (che abbiamo capito tutti essere
inutile e inefficace prima ancora che fosse messo in commercio) ma in funzione di un inoculo…come
mai?
Come
mai tutta la comunicazione è stata fatta per imporre un inoculo?
– per
la prima volta nella storia della medicina i sani non sintomatici sono
considerati malati e con obbligo di quarantena per la presenza di un test
tampone PCR positivo.
– utilizzo di tampone PCR
dichiaratamente inutili per qualsiasi diagnosi.
* per la sua gravissima a specificità.
* per il gravissimo modo in cui è stato
utilizzato: oltre i 24 cicli , fino a 40 cicli ed oltre dove l’attendibilità è
pari a zero.
Tutto
è stato finalizzato alla ricerca di falsi positivi.
– definizione di malato covid non coincidente
con norme OMS.
– impossibilità a controllare le cartelle
cliniche di dimissione.
–
dichiarazione politica di morte:
“tutti
coloro che muoiono avendo fatto un tampone positivo al covid saranno morti
covid”.
I
medici hanno accettato l’inaccettabile tradendo gravemente il loro codice
deontologico e la loro stessa coscienza.
Norme
di contagio alterate.
Obbligo
di mascherine all’aperto dove non ci sono virus.
Obbligo
di mascherine in mancanza di sintomi (contrariamente a cosa dice OMS).
Obbligo
di mascherina anche per individui che non hanno nessun rischio infettivo (bimbi
e giovani).
Distanziamenti
con misure variabili, anche 5 metri all’aperto se sei in spiaggia!
Green
pass non obbligatorio se vai al bar e stai in piedi, se ti siedi ci vuole.
Green
pass illegale imposti per motivi politici e non sanitari.
Contraddizioni
continue su ciò che si deve fare e non si deve fare.
Contraddizioni
assolute nella gestione delle chiusure e aperture delle varie attività.
Decisione
di portare la soglia di emergenza alla occupazione di bassa percentuale di
posti letto in terapia intensiva: quando sono al 30% siamo al collasso e si chiude
tutto!
Imposizioni
di coprifuoco senza alcuna motivazione scientifica: i virus non si presentano a orario
stabilito!
Oobbligo
di guanti all’inizio della pandemia, poi sono diventati dannosi (ricordiamo che
studi su uso ed efficacia di DPI sono conosciuti da anni!)
il
Codice Deontologico afferma che ogni medico che agisce in conflitto di
interesse non dovrebbe decidere su bene sociale che è la salute pubblica.
Avete
voi una idea dei conflitti di interesse a cui rispondono coloro che hanno
gestito questa situazione sanitaria?
Efficacia,
sicurezza, economicità, disponibilità sono le più importanti regole per la
decisione di quali farmaci occorre utilizzare in una terapia di massa: come mai
questi principi non sono applicati?
La
bibliografia internazionale dice che le polmoniti virali, nella maggior parte
dei casi, diventano mortali per sovra infezione batterica e questo obbliga
all’uso degli antibiotici: perché non sono stati utilizzati?
Tutto
ciò che abbiamo descritto in questo elenco è perfettamente conosciuto e
documentato, appartiene al contenuto delle innumerevoli cause legali depositate
presso le procure italiane e che nessun giudice decide di aprirne i fascicoli.
Potrei
continuare a descrivere per ore le scelte mediche irrazionali di questo tempo,
tutto è visibile.
Se
fino ad ora abbiamo dimostrato quanto le istituzioni mediche siano lontane
dall’applicare la “Vera arte medica”, possiamo ben dire che anche l’istituzione giudiziaria è ben
lontana dalla” Vera giustizia”.
In
campo legale potremmo fare un elenco altrettanto importante sulle decisioni
fatte da ministri e parlamento in completo disaccordo con la Legge.
Come
per la medicina possiamo affermare che, al di là di qualche bravo giudice che
ha avuto il coraggio di affermare il “Vero”, tutti gli altri si sono ben guardati
dal rischio di dover legiferare atti politicamente scomodi…che vergogna!
(Dott.Mauro
Manghi)
(Il
Dott. Mauro Manghi è Odontoiatra, Omeopata conoscitore dei principi dell’olismo
in medicina.).
Valentina
Bennati.
LA
RIVOLUZIONE FEMMINISTA
E
L’INVERNO DEMOGRAFICO.
Comedonchisciotte.org – Redazione CDC - Santiago
Gascó Altaba – (03 Maggio 2023) - ci dice:
(lafionda.com)
Inverno
demografico è il termine coniato per descrivere l’invecchiamento, ovvero
l’aumento dell’età media, della popolazione, ovvero la mancanza di natalità.
Ci
vuole un tasso di natalità di 2,1 figli per donna per mantenere la popolazione.
In
Italia il tasso di natalità è di 1,3 figli per donna circa, più della metà
delle donne in età fertile non ha neanche un figlio.
La
Plasmon ha realizzato un cortometraggio, “Adamo”, sull’ultimo bambino che
nascerà in Italia fra una generazione.
«Se le
nascite in Italia proseguissero il percorso di diminuzione con il ritmo
osservato nel decennio scorso ci troveremmo a entrare nella seconda metà di
questo secolo con reparti di maternità del tutto vuoti».
A Genova, la città più vecchia d’Europa, per venti
giorni consecutivi non c’è stata nessuna nascita.
Ci
sono 269 anziani per ogni 100 bambini, i morti sono il triplo dei nati, per due
negozi della linea per bambini Prénatal ci sono una quindicina tra punti
vendita e supermercati per animali delle catene “Arcaplanet” e “Fortesan”.
«La
città che presto potrebbe svanire nel nulla», intitolano i media.
Ma
l’inverno demografico non riguarda unicamente l’Italia.
In
Giappone il mercato dei pannoloni per anziani da anni surclassa quello per
bambini.
Qualche
giorno fa c’è stato un professore dell’Università di Yale che ha suggerito il
suicidio di massa dei vecchi per risolvere il problema dell’invecchiamento in
Giappone.
Anche
qui il tasso di fecondità è di 1,3 figli per donna circa, le nascite totali
sono cadute nel 2022 per la prima volta nella storia del paese sotto le
800.000.
La
popolazione sotto i 15 anni è al minimo storico, 11,7%, a fronte di un numero
crescente di persone con più di 65 anni, 29%.
Il
paese con il tasso di fecondità più basso al mondo è la Corea del Sud, era di
0,81 figli per donna nel 2021, nel 2022 è crollato ancora fino a 0,78 figli per
donna.
Nel 2022, nel paese ci furono 249.000 nascite
e 372.800 decessi.
Nel frattempo l’età media delle madri continua
a protrarsi fino a 33,5 anni nel 2022.
In
Italia, 33,1 anni per le italiane e 31 anni per le cittadine straniere.
In 16 anni il governo della Corea ha speso più
200.000 milioni di dollari allo scopo di aumentare la popolazione senza
riuscirci.
Tra
alcune delle misure elencate dagli esperti per capovolgere la situazione e
aumentare le nascite ci sono la promozione sociale delle famiglie
monoparentali, l’accesso delle donne single a trattamenti di fecondazione in
vitro e il riconoscimento del matrimonio tra persone dello stesso sesso.
Il
denaro non inverte la tendenza.
L’inverno
demografico rappresenta uno sconvolgimento della società di una portata
incalcolabile.
Non solo mette a rischio la salute del sistema
pensionistico, o può provoca lo spopolamento di certi territori e cittadine e
il deterioramento dei loro servizi, fino ad arrivare addirittura alla completa
sostituzione e scomparsa della cultura autoctona per altre di popolazioni immigranti.
Dalla
crisi demografica e dalla sparizione dei legami familiari ne derivano nuovi
fenomeni dovuti all’isolamento sociale, una volta sconosciuti, come è ad
esempio la “morte in solitudine”.
Si
tratta di persone che muoiono da sole, il corpo talvolta scoperto dopo giorni o
settimane.
Alcuni
paesi, come il Giappone o il Regno Unito, hanno emanato delle normative per
prevenire “la morte in solitudine”.
Sempre in Corea del Sud il fenomeno riguarda
migliaia di persone, fenomeno in aumento.
Nel
2021 ci furono 3.378 morti di questo tipo, a fronte di 2.412 nel 2017. I gruppi
sociali più a rischio sono gli anziani e gli uomini.
Nel
2021 il numero di uomini che sono morti da soli è stato 5,3 volte superiore a
quello delle donne, in precedenza il numero era solo 4 volte superiore.
Oltre
alla mancanza di figli, il rischio «aumenta rapidamente a causa della perdita
del lavoro e del divorzio».
Suicidio
demografico, declino demografico, denatalità, invecchiamento della popolazione,
insomma, inverno demografico, in questi ultimi anni gli articoli sul tema si
stanno moltiplicando velocemente.
Infatti,
si tratta di un fenomeno con accelerazione costante, i suoi effetti seguono una
progressione geometrica:
se 20
anni fa gli effetti sembravano trascurabili e ora sono preoccupanti, tra 20
anni possono essere diventati sconvolgenti, oltre che inarrestabili.
È
normale dunque che l’inverno demografico riceva sempre di più l’attenzione dei
media.
Questi articoli solitamente seguono lo stesso
pattern: elencano dei dati preoccupanti, avvertono sugli effetti devastanti,
ipotizzano le cause e citano le misure che i governi hanno intrapreso o pensano
di intraprendere per combatterle.
Ed è proprio sulle cause che voglio richiamare
l’attenzione del lettore e che riguardano i temi che trattiamo su questo sito.
Evidentemente si tratta di un fenomeno
multifattoriale.
Secondo
la visione prevalente di questi articoli e dei governi la causa principale è
economica, il fenomeno può essere invertito solo mediante un consistente
sostegno economico a favore delle donne che decidono di avere dei figli:
creazioni
di asili nido, sostegno della carriera lavorativa, gravidanza e maternità
retribuite, ferie pagate per trascorrere con i figli, assegni per i figli,
agevolazioni per l’affitto e l’acquisto della casa, conteggio dei figli per la
pensione… In altre parole, oltre 200.000 milioni di dollari spesi dal governo
della Corea del Sud che non sono serviti a invertire il fenomeno, al contrario,
è peggiorato nel tempo.
E chi
dice la Corea dice il Giappone, la Germania, il Portogallo, il Regno Unito,
l’Italia…
I
giovani non vogliono figli.
Qualcuno
avrà notato che nelle misure economiche proposte dalle istituzioni pubbliche
mai, o quasi mai, compare la figura paterna. L’aspetto economico per promuovere
la natalità è spesso legato al concetto dello sviluppo dei diritti delle donne.
Per qualche misteriosa ragione, natalità e
femminismo devono camminare di pari passo.
Per far crescere la natalità, si deve
agevolare la carriera lavorativa delle madri, sostenere i loro redditi,
garantire la loro libertà, a tutte le madri, anche a quelle single, e in
qualsiasi contesto familiare.
Quindi si tratta di promuovere le famiglie
monoparentali, la fecondazione in vitro per le donne single, la maternità
surrogata e i matrimoni tra persone dello stesso sesso.
Se è
vero che è stata osservata e ammessa una forte correlazione negativa tra il
tasso di natalità e la partecipazione del lavoro femminile, questa presunta
incompatibilità (tra maternità e carriera) non viene messa in discussione da
nessuno.
Al
contrario, come è stato già detto, i governi continuano a promuovere il lavoro
femminile.
Parimenti
succede su un altro fattore, innominabile, che gravita intorno ai diritti delle
donne: l’aborto, raramente accennato.
Per
quanto riguarda invece la coppia tradizionale, l’uomo dovrebbe essere coinvolto
di più nella crescita e nelle cure dei figli e dei lavori di casa.
Il
mutamento dei comportamenti inadatti dei padri, mediante la loro rieducazione,
a sostegno delle madri, oberate di impegni, gioverebbe alla crescita della
natalità.
Io
sono piuttosto del parere che i governi e i media sbagliano, che la causa
principale dell’inverno demografico sia ideologica e possa essere nominata: si
chiama femminismo.
Il femminismo è l’ideologia di maggior
successo e più influente nella società occidentale, per stessa ammissione delle
sue stesse seguaci.
Da oltre mezzo secolo quest’ideologia promuove
e divulga esplicitamente la guerra alla famiglia, alla maternità, al
matrimonio, all’allattamento al seno, al compagno sentimentale e padre (uomo)…
Il
femminismo ha osannato l’aborto, il divorzio, le pratiche sessuali sterili,
dalla masturbazione al lesbismo.
Quest’ideologia
è dichiaratamente anti-natalità.
I
figli sono una «schiavitù», il desiderio di averli o il sogno femminile di un
progetto familiare sono chiaramente vestigia patriarcali.
L’amore
romantico è un mito patriarcale, e il legame con un uomo in un progetto
familiare un “pericolo”.
La
felicità e la realizzazione delle donne passano unicamente per la carriera
lavorativa, se possibile lontana dagli uomini, nella sorellanza, meglio se
lesbiche.
C’è
un’innegabile correlazione nella società tra diffusione del femminismo e crollo
della natalità.
Da oltre mezzo secolo le nuove generazioni
hanno assorbito con un martellamento costante questi insegnamenti, dalle
istituzioni, dai media e nelle scuole.
I giovani e le giovani non fanno figli
principalmente perché non li vogliono. Punto.
La questione economica è secondaria.
La
domanda è: perché non li vogliono?
Come è
stato possibile trasformare una società che prima degli anni ’70 era
pro-famiglia e pro-natalità in una società che rifugge la famiglia e i figli?
Le
conseguenze della rivoluzione femminista.
Risulta
assurdo che l’ideologia di maggior successo e più influente di quest’epoca, il
femminismo, non abbia alcuna responsabilità per i mali che affliggono sempre di
più le società moderne: l’aumento dei suicidi, la diffusione di malattie
mentali, della depressione e dell’insonnia, il consumo di analgesici, farmaci e
psicofarmaci, l’isolamento sociale, o per l’appunto, l’inverno demografico.
Secondo
uno studio del 2020 le donne di sinistra in America sono il gruppo sociale che
più patisce problemi di salute mentale.
Nello
specifico, e con differenza rispetto a qualsiasi altro gruppo sociale, oltre il
50% delle donne bianche di sinistra sotto i 30 anni in America ha un problema
di salute mentale.
Se
bombardiamo le giovani menti ogni santo giorno, in special modo quelle delle
ragazze, con pericoli reali e soprattutto fittizi che le colpiscono di
continuo, vittime della storia, del patriarcato, della violenza, del
linguaggio, dell’uomo, del razzismo, dell’inquinamento, della sessualizzazione
del corpo, della transfobia, della omofobia, del lgbt fobia… è normale che
queste ragazze crescano tra la paranoia giustizialista e il delirio di
persecuzione.
In
questa realtà parallela, quante di queste ragazze potrebbero desiderare avere
dei figli in un progetto familiare a lungo termine?
Scrive
il Corriere sulla denatalità in Cina: «il femminismo delle donne cinesi […]
ormai le giovani donne cinesi ignorano gli incentivi alla natalità, non fanno
figli e non si sposano.
Allevare
un figlio in Cina, oggi, è un tremendo sforzo economico, ricade soprattutto
sulla donna e c’è un vero femminismo cinese che si ribella alla visione
tradizionale della moglie e della madre».
L’analisi del Corriere non manca di menzionare
il «tremendo sforzo economico», come al solito, per dire successivamente che la
vera causa dell’inverno demografico cinese è il rifiuto «delle donne cinesi»,
ormai «femministe», ad accettare i “malvagi” ruoli tradizionali:
«non fanno figli e non si sposano».
I
soldi c’entrano poco. E in Italia?
Lo
stesso. I valori nella società sono stati sostituiti, gli effetti sono
visibili, ma le istituzioni e i media sono troppo invasi da femminismo per
poter fare un semplice lettura critica delle conseguenze della rivoluzione
femminista.
(Santiago
Gascó Altaba).
(lafionda.com/la-rivoluzione-femminista-e-linverno-demografico/)
Il
centro estremo: come
si
sono svegliati i Neoconservatori.
Unz.com
- OLIVER WILLIAMS – (2 MAGGIO 2023) – ci dice:
Nessuna
diminuzione, nessuna conseguenza.
La
guerra in Iraq è stata guidata da un gruppo notevolmente piccolo di persone.
È diventato politicamente insostenibile
giustificare quel disastro palese e alcuni dei principali architetti di quella
guerra sono arrivati, molto tardivamente, a riconoscerlo.
Ancora
nel 2013 “Max Boot” sosteneva che non c'era bisogno di pentirsi per la guerra
in Iraq.
Aveva
cambiato tono nel 2018, scrivendo nel suo libro” The Corrosion of Conservatism:
Why I Left the Right”, "Mi pento di aver sostenuto l'invasione e mi sento in colpa
per tutte le vite perse".
“Boot”
afferma:
"È
stata una lezione castigante sui limiti del potere americano", ma nello stesso libro si
lamenta che il moderno movimento conservatore è "permeato di"
razzismo, estremismo e isolazionismo.
“David
Frum” ora descrive l'invasione come "un grave e costoso errore" e fa
un mea culpa completamente equivoco.
“Robert
Kagan” dice che la guerra "non è andata esattamente come volevamo" e
che "molti aspetti della guerra" sono stati "sfortunati".
“Bill Kristol “riconosce che l'Iraq è stato
"molto difficile" e che "molte cose sono state fatte male",
ma conclude: "Sono incline a non pensare che sia stato [un errore]".
Dall'insediamento
di Trump, Kristol ha cambiato idea sui diritti dei trans, sui gay, sull'aborto –
ma non sulla catastrofe che ha portato a oltre centomila morti civili.
Ha
detto a “Jewish Insider”: "Ironia della sorte, direi che ho cambiato o
ripensato le mie opinioni più sulle questioni di politica interna ... Politica
estera, non ho davvero cambiato le mie opinioni. E sono stato critico nei
confronti di Biden per il ritiro dall'Afghanistan".
Nonostante
i ripetuti disastri in Iraq, Afghanistan, Libia e altrove, queste figure
rimangono combattive come sempre.
Nel
2018 “Kristol” ha detto a “Vox”, "il fatto che il pubblico sia, cito,
"stanco della guerra"... Quegli istinti sono stati sfidati".
Ha
detto al” podcast” di “Al Franken “che l'intervento in Iraq "non ha
destabilizzato l'intero Medio Oriente, vorrei che avesse destabilizzato di più
alcuni di quei luoghi".
I
neoconservatori hanno costantemente sbagliato sulla politica estera, e non solo
sbagliati, ma sbagliati nel modo più rumoroso, dottrinario e intransigente
possibile. Penseresti che potrebbero affrontare qualche contraccolpo di
carriera ...
Cosa è
successo in realtà?
Adulazione
liberale.
Nel
suo show “MSNBC”, “Ari Melber” ha fatto riferimento al 2018 come all'anno in
cui "molte persone hanno iniziato a riferirsi a 'svegliato Bill
Kristol'".
Secondo
“Melber”, questo era "un tributo all'idea che le persone si evolvono e che
il trumpismo può creare strani compagni di letto".
“Joy Reid”, forse la personalità più
nociva su “MSNBC”, è stata positivamente raggiante di elogi:
Uno
dei risultati più sorprendenti dell'amministrazione Trump è il numero di
neo-conservatori con cui ora siamo miei amici e con cui siamo allineati. M
i sono
trovato d'accordo su un panel con Bill Kristol.
Sono più d'accordo con “Jennifer Rubin”, “David
Frum” e “Max Boot” che con alcune persone dell'estrema sinistra. S
ono
scioccato dal modo in cui Donald Trump ha unito le persone.
Si è
scoperto che in preda alla sindrome di “Trump Derangement”, essere
veementemente contro Trump era sufficiente per raccogliere l'adulazione
liberale (liberal dem Usa).
Durante i quattro anni in carica di Donald
Trump abbiamo assistito alla riabilitazione totale dei propagandisti più
screditati della guerra al terrorismo.
Dopo che Trump ha definito la guerra in Iraq
un "grosso e grosso errore" nel dibattito presidenziale repubblicano
del 2016, i neoconservatori si sono ribattezzati come la voce
"moderata" contro il pericolo di una presidenza Trump.
Hanno
continuato a trovare posizioni redditizie nell'apparato di messaggistica
liberale.
“Frum”
divenne redattore senior per “The Atlantic”. “Boot” è ora senior fellow presso
il “Council on Foreign Relations”, “analista della CNN”, “editorialista del
Washington Post” e collaboratore delle pagine editoriali del “New York Times”.
“Robert
Kagan” è senior fellow presso la “Brookings Institution” e redattore del “Washington
Post”.
“Kristol
“è un commentatore frequente su “CNN” e “MSNBC”.
Nell'immaginario
liberale (liberal Dem Usa), i Neoconservatori sono passati dall'essere
criminali di guerra a centristi moderati ragionevoli e, dopo le elezioni del
2020 e il 6 gennaio, coraggiosi e difensori di principio della democrazia.
Come è
potuto accadere?
Falchi
per Hillary.
Nel
2014 “Jacob Heilbrunn”, autore di “They Knew They Were Right”: “The Rise of the
Neocons”, ha predetto che "i neoconservatori potrebbero preparare
un'impresa più sfacciata:
allinearsi
con “Hillary Rodham Clinton” e la sua nascente campagna presidenziale, nel
tentativo di tornare al posto di guida della politica estera americana".
Partecipando a una raccolta fondi per” Hillary”,
“Robert Kagan” ha detto:
"Direi
che tutti i professionisti della politica estera repubblicana sono anti-Trump.
Direi
che la maggioranza delle persone nella mia cerchia voterà per Hillary".
Hillary
ha ottenuto l'approvazione di quasi tutti i neoconservatori di alto profilo che
si possano nominare.
“Eliot
Cohen”, co-fondatore del “Project for the New American Century”; “Mark Salter”,
scrittore di discorsi di “John McCain”;
il
goon del think tank “James Kirchick”.
“Boot”
ha detto che avrebbe "votato prima per Josef Stalin di quanto avrebbe
votato per Donald Trump".
L'editorialista
più aggressivo del “Wall Street Journal,” il neocon “Bret Stephens”, ha scritto
un editoriale intitolato “Hillary: The Conservative Hope”.
Ma
nessun altro è andato così lontano come “Bill Kristol”, che, quando, dopo aver
corso un candidato rivale nel 2016 si è rivelato un compito sciocco, ha
twittato che avrebbe "preferito lo stato profondo allo stato di Trump".
Questa
coalizione all'ingrosso tra neoconservatori dell'era Bush e falchi democratici
è iniziata prima di Trump ed è continuata dopo che ha lasciato la Casa Bianca.
Nel
2008 “The Weekly Standard” ha celebrato “Hillary Clinton” come "la grande
speranza giusta" della politica estera, salutando la sua trasformazione da
"First Feminist" a "Warrior Queen".
Nel 2013 “John McCain” ha descritto Hillary
Clinton come una "rock star" della politica estera.
In un
profilo del 2014 di “Robert Kagan sul New York Time”s, Kagan menziona di aver
fatto parte del "gruppo bipartisan di battitori pesanti della politica
estera di Hillary al Dipartimento di Stato, dove sua moglie lavorava come sua
portavoce".
Ha detto della politica estera della “Clinton”,
"è qualcosa che avrebbe potuto essere chiamato neocon, ma chiaramente i
suoi sostenitori non lo chiameranno così".
Questo
è stato più di un matrimonio temporaneo di convenienza per fermare Donald Trump.
Questa è più di un'alleanza pragmatica.
È una
convergenza ideologica.
I Neoconservatori hanno abbandonato ogni
pretesa di conservatorismo, mentre il “Partito Democratico” è diventato
uniformemente pro-guerra. “David Frum” ha spiegato il riallineamento:
Trump
ha spinto i repubblicani di “Never Trump” a collaborare con i democratici
moderati – e ha spronato anche persone precedentemente di mentalità
conservatrice – a vedere il potere in idee come “Me Too” e “Black Lives Matter”.
... I vecchi schemi si stanno dissolvendo in qualcosa di nuovo.
I
neoconservatori avevano perso l'accesso al potere nel “GOP” e avevano bisogno
di trovare un nuovo elettorato.
“Robert
Kagan” è stato coautore di un articolo nel 2019 che attaccava la politica
estera "America First" con “Antony Blinken”, che ora è il Segretario
di Stato di Joe Biden.
La
moglie di “Kagan” è “Victoria Nuland”.
I due si innamorarono "parlando della
democrazia e del ruolo dell'America nel mondo".
“Nuland”
è l'ultimo esempio della continuità (interrotta solo brevemente da Donald
Trump) del personale indipendentemente dall'amministrazione.
“Nuland”
è stata consigliere di politica estera del vicepresidente “Dick Cheney”,
portavoce del “Dipartimento di Stato” sotto Obama e sottosegretario di Stato
per gli affari politici nell'amministrazione “Biden”. La sua visione del mondo
è identica a quella di suo marito.
L'”Alliance
for Securing Democracy”, il gruppo di difesa della sicurezza nazionale
responsabile della “truffa Hamilton 68” dell'influenza russa pro-Trump, è
governata da un consiglio che include “Michael Chertoff”, ex segretario della
sicurezza nazionale sotto George W. Bush; “Michael McFaul”, ex ambasciatore in
Russia sotto Barack Obama;” Bill Kristol”; “Giovanni Podestà”; e, un tempo, “Jake
Sullivan”, ora consigliere per la sicurezza nazionale del presidente “Biden”. Se mai ci fosse stata una distinzione
significativa tra gli interventisti liberali e i neoconservatori, i due sono
ora completamente fusi.
Invadere
il mondo, invitare il mondo: Imperialismo + Immigrazione.
Figure
neoconservatrici di alto profilo hanno cambiato radicalmente le loro posizioni
su tutta una serie di questioni per fare appello ai loro nuovi seguaci liberali
(liberal Dem Usa), ma sono sempre state notevolmente coerenti su due politiche:
guerra senza fine e immigrazione sfrenata.
Impedire
la migrazione dei musulmani da paesi così inclini al terrorismo come
l'Afghanistan è oltre il limite, bombardare quelle stesse persone è visto come
giusto.
“Bill
Kristol” vuole che i "nuovi americani" sostituiscano una popolazione
che definisce "pigra" e "viziata" – "per fortuna ci
sono queste ondate di persone che arrivano".
Kristol
ha pianto la "follia e la crudeltà" dei raid dell'ICE.
"Prenderei in un batter d'occhio un
gruppo di cittadini americani appena naturalizzati per le viziate cose native
del CPAC", ha twittato nel 2018.
Kristol ha fatto delle frontiere aperte una
cartina di tornasole della rispettabilità.
Alla
domanda sul suo precedente sostegno alla cerebralmente morta Sarah Palin, ha
detto:
"Mi
dispiace. ... Per essere onesti, se si guarda a ciò che ha detto nel 2008, a
parte alcune sciocchezze, non era anti-immigrazione. Non era xenofoba. Non era
isolazionista. ...
Quindi,
in un modo divertente, se avessimo potuto cooptare parte del populismo e dare
loro un posto in un Partito Repubblicano nominato da “McCain”, forse sarebbe
stato un buon risultato".
Ha
detto a Vox: "Dirò che il Weekly Standard era piuttosto impenitentemente
anti-Buchanan. ... Abbastanza liberale sull'immigrazione".
Come
documentato dall'ex neocon pentito “Scott McConnell” in un articolo del 2003
sull'American Conservative, e più ampiamente nel libro “The Great Purge: The
Deformation of the Conservative Movement”, i neoconservatori sono stati
determinanti nella cancellazione di qualsiasi conservatore che esprimesse
riserve sull'immigrazione.
“Boot”
ha espresso la sintesi finale dell'imperialismo all'estero e della
colonizzazione multiculturale in patria.
Lamentando le dimensioni della forza
combattente americana, ha osservato, "c'è un bacino piuttosto grande di
manodopera che non viene sfruttato: tutti sul pianeta che non sono cittadini
statunitensi".
Ha lanciato l'idea di pagare semplicemente gli
afghani per occupare il proprio paese:
"Il
modo più efficiente per espandere il corpo governativo di parlanti pashtu o
arabo non è quello di mandare i nativi americani alle scuole di lingua; È per
reclutare madrelingua di quelle lingue".
Storicamente
il progetto imperiale ha permesso al potere militare di ottenere nuovi
territori per la sua gente.
Nel
nuovo quadro imperialista, l'America invade i paesi solo per accogliere le
ondate di rifugiati che la guerra inevitabilmente crea. Quindi il ritorno del
sangue e del tesoro spesi in Iraq, Afghanistan e Libia è sempre più che Iraq,
Afghanistan e Libia trovano spazio vitale negli Stati Uniti.
Secondo
il New York Times, nel 2005, pochi anni dopo l'9/11, "più persone
provenienti da paesi musulmani sono diventate residenti permanenti legali negli
Stati Uniti – quasi 96.000 – che in qualsiasi anno nei due decenni
precedenti".
Invade/invite
sono entrambi formati da una simile visione panglossiana della diversità.
Nonostante
tutta la celebrazione della diversità, c'è una cecità in essa, la convinzione
che in fondo siamo tutti fondamentalmente americani, desiderosi di democrazia
laica e "libertà" (sotto forma di edonismo liberale sfrenato e libero
mercato).
Se la diversità è un punto di forza, non c'è
motivo di pensare che forzare la democrazia in un paese profondamente settario
come l'Iraq potrebbe non funzionare.
Ecco
Kristol sull'Iraq: "Penso che ci sia stata una certa quantità di,
francamente, una sorta di sociologia pop in America che, sai, in qualche modo
gli sciiti non possono andare d'accordo con i sunniti".
In
realtà gli sciiti non andavano d'accordo con i sunniti e l'orribile spargimento
di sangue tra i due gruppi seguì la cacciata di Saddam.
Nel
2016 Robert Kagan ha scritto un articolo su Trump intitolato “This is how
Fascism comes to America”:
Il suo
discorso pubblico consiste nell'attaccare o ridicolizzare una vasta gamma di
"altri" – musulmani, ispanici, donne, cinesi, messicani, europei, arabi,
immigrati, rifugiati – che egli dipinge come minacce o come oggetti di
derisione.
Il suo programma, così com'è, consiste
principalmente nella promessa di diventare duro con gli stranieri e le persone
di carnagione non bianca. Li deporterà, li sbarazzerà, li farà inginocchiare,
li farà pagare o li farà tacere.
Ma non
li bombarderà. Qui sta il problema.
Anarchia
in patria, occupazione militare all'estero.
Nel
2020 oltre 130 alti funzionari della sicurezza nazionale repubblicana hanno
firmato una dichiarazione che condanna Donald Trump perché "alimenta i
timori che 'folle arrabbiate' e 'anarchici' stiano distruggendo il nostro
paese" e abbia violato "l'eredità dell'America come nazione di
immigrati".
L'élite
della politica estera americana vorrebbe condurre una guerra senza sosta per
"mantenere l'America al sicuro", ma quando i centri urbani americani
assomigliano a zone di guerra, l'establishment fa spallucce o applaude i
rivoltosi (almeno
25 persone sono morte durante le rivolte” BLM”, tra cui un sostenitore di Trump
assassinato in mezzo alla strada a Portland).
“Kori
Schake”, direttore della politica estera e di difesa presso l'”American
Enterprise Institute”, scrive: "Le recenti proteste ad Amsterdam, Londra e
altrove dimostrano che ciò che accade in America è importante per il progresso
dei diritti umani e delle libertà civili altrove. ... Le nostre lotte sono le
lotte del mondo, perché i valori che formano la nostra repubblica sono valori
universali".
“Schake”
è stato consigliere di politica estera per la campagna presidenziale
McCain-Palin del 2008 ed è stato direttore della strategia di difesa nel
Consiglio di sicurezza nazionale sotto George W. Bush.
In un articolo intitolato "Questo
sconvolgimento è il modo in cui l'America diventa migliore", Schake ha
celebrato le violente rivolte del 2020:
"Ora stiamo vedendo l'America diventare
migliore di quanto non fosse. Questa dinamica agitata, controversa e persino
talvolta violenta è ciò che sembra il cambiamento sociale in America.
Ha elogiato i militari per "modellare
come amplificare le voci nere" mentre si collegava a un video di “Dave
Goldfein”, capo di stato maggiore della US Air Force, che parlava di
trasformare la forza in uno "spazio sicuro".
"Ero
un conservatore intelligente che si faceva beffe della 'correttezza
politica'", ha scritto “Max Boot”, ma il 2017 è stato "l'anno in cui
ho imparato a conoscere il mio privilegio bianco".
"L'era
Trump mi ha aperto gli occhi. ... Ho avuto la mia coscienza sollevata. Sul
serio." Ha fatto riferimento al crescente sostegno a BLM come "motivo
di ottimismo".
Questo è l'uomo che, un mese dopo l'9/11, ha
scritto un saggio per il Weekly Standard intitolato "The Case for American
Empire" in cui ha chiesto all'America di "abbracciare il suo ruolo
imperiale".
“David
Frum”, l'uomo che ha coniato la famigerata frase "asse del male" come
scrittore di discorsi per George W. Bush, è un redattore senior di “The
Atlantic”, una rivista che sposa il radicalismo nero con il militarismo
rabbioso.
Durante le rivolte selvaggiamente distruttive
di “Black Lives Matter” ha pubblicato articoli con titoli come "La rabbia
può costruire un mondo migliore" e "Come la rabbia può combattere il
razzismo".
Ho
scritto in precedenza che "L'ideologia egemonica dell'America è ora una
simbiosi mutante del pensiero di Dick Cheney e Ibram X. Kendi".
Su “theatlantic.com”
articoli di” Kendi” e David Frum (anche se non Cheney stesso) sono solo a un
clic di distanza (il rappresentante speciale di Joe Biden per l'equità razziale
e la giustizia presso il Dipartimento di Stato ha recentemente incontrato Kendi
e ha avuto una discussione su "l'impatto globale in corso della supremazia
bianca e l'importanza dello sforzo collettivo in tutti i settori per costruire
un mondo in cui prevalgano l'equità razziale ed etnica e la giustizia
sociale").
Il “New York Times”, l'ultimo vettore di
formazione del consenso dell'élite, è diventato una casa per Max Boot e Bret
Stephens per chiedere all'America di agire come polizia mondiale mentre
pubblicava anche articoli come” Yes, We Mean” Letteralmente “Abolish the Police”
– ma non, ovviamente, l'esercito.
“Jennifer
Rubin”, un'altra ex neocon e una blogger profondamente poco seria specializzata
in spacconate iper-partigiane cariche di emozioni, ha compiuto un notevole
ottanta-ottanta, ma continua ad essere una delle guerrafondaie più rabbiose
della nazione.
“Rubin”
è passato dall'essere un fanatico anti-aborto a preoccuparsi "se le donne
non possono abortire, i militari avranno problemi a reclutare donne?"
Nel
2011 ha criticato Newt Gingrich per non essere sufficientemente entusiasta
della guerra in Iraq.
Ha
scritto un post sul blog che ha chiamato John McCain per essersi opposto alle
"tecniche di interrogatorio avanzate".
Più
recentemente, “Rubin” è diventato l'esperto preferito di Biden alla Casa
Bianca.
Rispondendo
ai dati del censimento, Rubin ha twittato: "Una società più diversificata
e più inclusiva.
Questa è una notizia favolosa. Ora dobbiamo
impedire il dominio della minoranza bianca".
Durante
le rivolte diffuse e i saccheggi del 2020, Rubin ha twittato "BLM è
pacifico".
"Il
nazionalismo cristiano bianco", al contrario, "porterà
inevitabilmente alla violenza, alla crudeltà e all'illegalità".
Ha dato la colpa della violenza del 2020 agli
"agitatori bianchi". Combinando le sue credenziali “neocon e woke” in
una sola frase, dopo la morte dell'agitatore per i diritti civili “John Lewis”
ha affermato che "è facile essere scoraggiati – come molti lo sono stati
dopo la morte di John McCain".
Il coraggio di Lewis, ha twittato, è stato
"onorato e riecheggiato nelle azioni dei manifestanti BLM".
Parlando
su “MSNBC AM” Joy of Trump sostenitori, Rubin ha detto del Partito Repubblicano
(di cui era stata membro solo pochi anni prima):
Quello
che dovremmo fare è evitare queste persone. Evitare, svergognare queste persone
è una dichiarazione di indignazione morale per il fatto che queste persone non
sono adatte alla società educata. Dobbiamo collettivamente, in sostanza,
bruciare il Partito Repubblicano. Dobbiamo livellarli perché se ci sono
sopravvissuti, se ci sono persone che resistono a questa tempesta, lo faranno
di nuovo.
“Rubin”
si è dimostrata più che disposta a sostenere l'effettivo livellamento fisico
dei nemici ideologici all'estero, quindi forse questa non è retorica iperbolica
quanto una prescrizione politica letterale.
Quando
l'account Twitter ufficiale del “GOP” ha accuratamente sottolineato che il
candidato alla Corte Suprema “Ketanji Brown Jackson” sosteneva la teoria
critica della razza, Bill Kristol ha risposto "Mai più fischi per cani.
Solo fanatismo sfacciato".
Conclusione.
In
"Unpatriotic Conservatives", David Frum è riuscito ad accusare quei
conservatori scettici sulla guerra in Iraq di essere sia nativisti che
antipatriottici.
I
neoconservatori sono riusciti a strumentalizzare e sfruttare una versione
ridefinita del nazionalismo americano che ha intrecciato l'identità americana e
il nazionalismo stesso con le proprie inclinazioni ideologiche.
In quel saggio” Frum” accusa il grande
intellettuale conservatore “Sam Francis” di perseguire "una politica
dedicata alla protezione degli interessi di quello che ha definito il 'nucleo
culturale euro-americano' della nazione americana", e condanna i
sostenitori bianchi come “Kevin MacDonald”. Questa, nella mente dei
neoconservatori, è la definizione stessa di antipatriottico.
Molti
conservatori venerano ancora di riflesso i militari.
Questo
assomiglia sempre più a un caso di sindrome della moglie maltrattata.
“Enoch
Powell “una volta disse a Margaret Thatcher che se la Gran Bretagna fosse
diventata comunista, avrebbe comunque combattuto per il suo paese in guerra.
L'ho
sempre considerato un sentimento idiota.
Ci si chiede fino a quando il nazionalismo
alla “Toby Keith” possa essere strumentalizzato per un progetto politico che è
fondamentalmente in contrasto con gli interessi di coloro che effettivamente
combattono e muoiono.
Nonostante tutti i suoi difetti, Trump aveva
ragione quando ha detto a “Tucker Carlson” che la più grande minaccia per gli
Stati Uniti non è un nemico esterno:
"Chi
è il problema più grande? È la Cina? Potrebbe essere la Russia? Potrebbe essere
la Corea del Nord? No.
Il
problema più grande viene dall'interno. Sono queste persone malate e radicali
dall'interno".
In un
video della campagna Trump ribadisce: "La più grande minaccia alla civiltà
occidentale oggi non è la Russia. Siamo noi stessi".
L'America
ha vinto la Guerra Fredda “contro l'Impero del Male” solo per assomigliare un
giorno a una versione gay, trans, razzializzata di esso – un Leviatano
svegliato a cavallo del globo.
“Michael
Ledeen”, forse il più apertamente squilibrato di tutti i neoconservatori, ha
scritto nel suo libro “War Against the Terror Masters”:
Abbattiamo
il vecchio ordine ogni giorno. ... I nostri nemici hanno sempre odiato questo
vortice di energia e creatività, che minaccia le loro tradizioni (qualunque
esse siano) e li fa vergognare per la loro incapacità di tenere il passo.
Vedendo
l'America disfare le società tradizionali, ci temono, perché non vogliono
essere disfatti.
Non
possono sentirsi sicuri finché siamo lì, perché la nostra stessa esistenza – la
nostra esistenza, non la nostra politica – minaccia la loro legittimità.
Devono
attaccarci per sopravvivere, proprio come noi dobbiamo distruggerli per portare
avanti la nostra missione storica.
Sempre
più spesso, quella missione storica è la diffusione globale della teoria
critica della razza e dell'ideologia radicale di genere.
Se mai avesse avuto qualche pretesa morale di
sorvegliare il mondo o di esportare il suo stile di vita, tale affermazione è
stata rasa al suolo nel 2020.
È
quando la folla svegliata smette di bruciare la bandiera americana e inizia a
sventolarla che il mondo ha davvero un problema.
Quando
la certezza morale della giustizia sociale incontrerà il militarismo
impenetrabile del “neoconservatorismo”, diventerà il tipo di imperialismo più
nocivo e distruttivo che il mondo abbia mai visto.
La
trovata dell’Unione Europea
sul
Natale è fallita: così vogliono
cancellare le nostre identità.
Radioradio.it
- Diego Fusaro –(02 Dicembre 2021) – ci dice:
Voglio
tornare sulla vexata quaestio delle identità e delle lotte che contro le
identità stanno conducendo i pedagoghi del turbocapitalismo.
L’Unione
Europea ha proposta sciaguratamente l’abolizione della formula “Buon Natale”, evidentemente
vissuta come un pericolosissimo retaggio identitario e nazionalista in grado di
incrinare la tenuta dell’ordine finanziario dell’impero turbo capitalistico
dell’Unione europea.
È di
oggi la notizia che l’Unione Europea ha ritrattato e quindi ha deciso, bontà
sua, di non proibire o non sconsigliare la formula “Buon Natale”. Sotto questo
riguardo almeno il Natale è fatto salvo.
Vorrei svolgere ulteriori considerazioni sul
tema dell’importanza
delle identità culturali, politiche e spirituali dei popoli come ultimi
fortilizi resistenziali rispetto al nulla che avanza, il nichilismo globalista e
relativista della civiltà apolide dei mercati.
Le
culture e le identità infatti rappresentano una preziosa risorsa di resistenza
dacché i popoli e gli individui aventi ancora identità sono quelli che possono
dunque opporre al nulla della civiltà dei mercati i valori della propria
identità e della propria civiltà.
Vige
quello che io ho definito il teorema anti-identitario.
Gli architetti del globalismo associano
inappellabilmente il concetto d’identità a quello di violenza muovendo dal
presupposto, ingiustificato, che chi ha un’identità è pericoloso per le
identità altrui.
Il teorema che consegue da questa proposizione
è il seguente:
se
vogliamo un mondo pacificato dobbiamo rinunciare alla nostra identità per
aprirci a quella altrui.
Tuttavia
questo teorema se applicato universalmente produce non certo il dialogo
multiculturale tra le identità ma uno svuotamento delle identità e dunque la
produzione di un mondo post-identitario.
Se noi
chiediamo ad ogni popolo di abbandonare la propria identità per aprirsi a
quella altrui, questa proposta genera l’abbandono di ogni identità e cultura.
È sbagliato il fondamento stesso di questo
teorema.
Non è
vero che chi ha un’identità è per ciò stesso nemico delle identità altrui, se
ciò accade è per una patologica deviazione rispetto al concetto d’identità.
La vera identità è quella che esiste nel
dialogo e nella relazione con le identità.
La
vera identità è quella che esiste nel dialogo e nella relazione con le identità
altrui.
Potremmo
anzi dire che il concetto d’identità è intrinsecamente relazionale.
Non mi
sono mai sentito escluso, offeso o turbato quanto amici islamici mi hanno
rivolto di cuore il loro augurio di “Eid Mubarak “, né loro non si sono sentiti
offesi quando ho detto loro di cuore Buon Natale.
La
verità è questa, chi ha un’identità non è turbato da quelle altrui, anzi solo
chi ha un’identità può dialogare con quelle altrui a partire dalla propria
identità.
Rispettare
le identità altrui non vuol dire rinunciare alle proprie ma significa partire
dalla propria e aprirsi alle altre.
I banchieri, padroni del capitale, chiamano
invece inclusività la loro lotta contro le identità e la cultura, chiamano
inclusività quella che viene sarebbe meglio appellare la colonizzazione
nichilista dell’intero mondo sotto il segno di un turbocapitalismo sradicante.
Il
capitale ha dichiarato guerra a tutte le identità e finge di creare un mondo
multiculturale nel quale in realtà non vi è più spazio per alcune identità che
non sia quella nuda e priva di valore dello scambio mercantile.
(Diego
Fusaro, filosofo e scrittore)
All'attenzione
del presidente
della
Commissione Europea,
Ursula
von der Leyen.
Citizeng.org
– (20-11-2020) – Redazione – ci dice:
Come
cittadino italiano ed europeo, trovo inaccettabile il ricatto che state
perpetrando contro la mia nazione e l'intera Europa attraverso la strategia
LGBTIQ 2025.
Le
dichiarazioni di” Helena Dalli”, Commissario europeo per l'uguaglianza,
rappresentano un ricatto ideologico contro gli Stati sovrani.
Il
Parlamento europeo e il Consiglio europeo non possono stabilire il reato di
"omofobia" perché esula dalle loro competenze, come stabilito
dall'articolo 83 del Trattato sul funzionamento dell'UE.
Sostituire
le parole "padre e madre" con "genitore 1" e "genitore
2" per conformarsi al linguaggio "politicamente corretto" è una
bugia ideologica!
Chiedo
che sia rispettata la sovranità del mio Stato su questioni come la famiglia, la
sessualità, l'educazione, il matrimonio e la biologia.
Vi
ricordo le radici cristiane dell'Europa e dei suoi fondatori.
Chiedo
che la strategia LGBTQ 2025 sia immediatamente ritirata e che i diritti di
"Veto" dei Paesi UE siano tutelati.
Fermiamo
la colonizzazione LGBTQ in Europa.
(+
AGGIORNAMENTO+)
Il
processo di colonizzazione LGBTQ europea promossa dai globalisti ha fatto un passo
avanti.
Per
imporre gradualmente i nuovi dogmi contenuti nella Strategia LGBTQ 2025,
l'Unione Europea ha intrapreso una vera e propria campagna di colonizzazione
anche delle strutture istituzionali, attraverso l'approvazione di due documenti
ideologici e persuasivi.
La
risoluzione "Unione Europea come zona di libertà LGBTQI" approvata dal Parlamento
Europeo, che
vuole imporre il riconoscimento delle unioni gay in tutti i paesi europei,
compreso il diritto di adozione (liberando così l'utero in affitto).
Il
glossario del "linguaggio sensibile", che suggerisce agli
europarlamentari di non usare le parole "madre e padre", ma di usare
piuttosto la parola "genitore 1 e 2"; non più "maternità
surrogata" ma "gestazione per altri"; non più sesso biologico ma
"sesso assegnato alla nascita"; non più matrimonio gay ma
"matrimonio egualitario".
Vogliono
cancellare la nostra cultura, le nostre identità nazionali, la verità biologica
e persino le parole mamma e papà in nome del politicamente corretto e
dell'agenda LGBTQ!
Tutto
questo con la costante minaccia di tagli agli aiuti economici a quegli stati
che non si piegheranno al diktat europeo!
Non
possiamo permetterglielo!
Un
nuovo totalitarismo sta colpendo l'Europa.
Il 12
novembre scorso la Commissione dell’Unione europea ha emanato una comunicazione
in cui si rende nota la volontà di imporre una strategia affinché tutti i Paesi
dell’UE si pieghino all’agenda LGBTQ.
La
pericolosissima strategia vuole imporre l'integrazione giuridica a livello
europeo e nazionale dei seguenti punti:
Introduzione
del reato di "Omofobia" a livello europeo.
Riconoscimento
di fatto dei matrimoni omosessuali in tutti i paesi europei.
Introduzione
dell'educazione di genere nelle scuole.
Cambio
"di sesso" legale senza restrizioni di età - anche per i bambini!
Assegnazione
di fondi alle associazioni LGBTIQ.
Utilizzo
del Fondo di recupero con particolare attenzione alla comunità LGBTIQ.
Coloro
che non seguiranno il diktat della nuova Europa arcobaleno saranno esclusi dai finanziamenti
dell'UE, compreso il Fondo di recupero per affrontare la crisi Covid-19.
E per
imporre la loro dittatura LGBT intendono cancellare il "Veto" che
ogni Paese ha nell'UE per proteggere i propri cittadini e la propria sovranità!
Alcuni
Paesi si stanno già coraggiosamente ribellando, come la Polonia e l'Ungheria,
che hanno posto il veto al Recovery Fund.
L'Ungheria sta già promuovendo nuovi
emendamenti per proteggere la famiglia naturale.
E
naturalmente i media del regime li stanno già screditando e attaccando
pubblicamente.
“Helena
Dalli”, commissario europeo per l'uguaglianza e relatrice del testo, ha
affermato che i paesi europei che non rispettano la strategia saranno multati:
"Sono
molto convinta di questo", ha detto.
"Perché è un modo per mettere in riga uno
Stato membro, si spera, dicendo 'OK, non si ottiene una quota che si dovrebbe
ottenere se non si rispetta lo stato di diritto'.
Per i
totalitari dell'UE, l'ideologia LGBT equivale allo "Stato di
diritto".
Ti
rendi conto? Un ricatto economico in tempo di crisi degno delle più scellerate
dittature!
Vogliono
perpetuare un vero e proprio abuso ideologico contro quegli Stati sovrani che
hanno dimostrato fermezza e coraggio contro l'ideologia” LGBTQ”, negando loro
il sostegno finanziario per combattere la crisi dovuta dalla pandemia.
Infatti,
stanno usando la crisi covid per imporre a tutti i Paesi europei una nuova
colonizzazione ideologica “LGBTQ” che distruggerà la nostra cultura, la nostra
identità, la nostra fede.
Senza
il vostro aiuto non saremo in grado di fermarli.
Salva
l'Europa, salva l'Italia!
Cosa
vogliono i militanti
di
Fratelli d’Italia.
Internazionale.it
- Angelo Mastrandrea – (7 novembre 2022) – ci dice:
La
sede di Gioventù nazionale, il movimento giovanile di Fratelli d’Italia, Roma
28 settembre 2022. (Matteo Minnella per L'Essenziale).
A un
mese e mezzo dalle elezioni che hanno portato Giorgia Meloni alla presidenza
del consiglio, le voci dei giovani della destra radicale.
Sono
passate sei settimane da quando Fratelli d’Italia è diventato il primo partito
in Italia con il 26 per cento dei voti e nella sede romana di via
Sommacampagna, a pochi metri da Porta Pia, è un viavai continuo: i militanti di
Gioventù nazionale, il movimento giovanile del partito, stanno risistemando il
loro quartier generale.
Salvatore
Perfetto, 26 anni, si è trasferito a Roma da Corigliano Calabro, un paese della
Calabria, per studiare scienze politiche, e da allora partecipa alle riunioni
settimanali e ai campi scuola estivi di Gioventù nazionale e organizza il
“lavoro culturale” con i più giovani, “cose che gli altri partiti ormai non
fanno più”.
Dice
che la passione per la politica gli è venuta a 17 anni, seguendo i comizi nel
suo paese.
A casa
sua, racconta, non si parlava di politica.
Sua madre fa la cuoca in una residenza per
anziani, suo padre lavora come elettricista per l’Enel.
Ha una
fidanzata “di sinistra” ma lui dice di riconoscersi “in questa destra perché
valorizza e protegge le comunità”.
Sui
pavimenti ci sono pacchi di volantini gettati alla rinfusa e barattoli di colla
utilizzati per affiggere in tutta la città i manifesti con il volto di Giorgia
Meloni e lo slogan “Pronti a risollevare l’Italia” o con la scritta “Patrioti
vs globalisti”.
L’unica ragazza presente, “la nostra Giorgia
Meloni” come la chiama Perfetto, sta facendo le pulizie, mentre i ragazzi sono
seduti a chiacchierare tra loro.
Gli
striscioni srotolati ai comizi sono stati messi in un angolo.
Per il
momento rimarranno lì.
Il 25 settembre, quando ancora lo spoglio
delle schede non era terminato ma il successo di Fratelli d’Italia era chiaro,
il partito ha dato l’ordine di non festeggiare pubblicamente e i militanti
hanno ubbidito. Secondo il quotidiano il Foglio, la stessa Meloni avrebbe inviato un sms
ai deputati la sera delle elezioni chiedendo di evitare festeggiamenti.
La
notte del voto, ad aspettare le prime dichiarazioni dei politici nella sede del
comitato elettorale, nell’hotel Parco dei Principi a Roma, c’erano più
giornalisti che militanti.
Lo
stesso è accaduto nella sede romana di Fratelli d’Italia a via della Scrofa, in
centro.
Per le vie di Roma non sono risuonati cori da
stadio e non si sono visti saluti romani.
Nel
2008, quando Gianni Alemanno era stato eletto sindaco della capitale, le
braccia tese sulla scalinata del Campidoglio avevano fatto il giro del mondo, e
Giorgia Meloni ha voluto evitare che succedesse di nuovo, anche se per la prima
volta dal dopoguerra il partito che discende dal Movimento sociale italiano
(Msi), fondato nel 1946 dai reduci della Repubblica di Salò, è diventato la
prima forza politica del paese.
“Anche
questo è un segnale politico, o no?”, dice Simone D’Alpa, jeans, maglietta blu
e barba da hipster, a 31 anni uno dei veterani di un movimento che ha 50mila
iscritti in tutta Italia, ottomila dei quali a Roma.
“Abbiamo
pensato che non ci fosse nulla da festeggiare, anche per rispetto alla
difficile situazione del paese e a quello che ci aspetta al governo”, aggiunge
Sonia Giglietti, vicesegretaria dell’associazione “Ambiente e/è vita”.
Lo
storico Francesco Filippi, esperto di destre e autore tra l’altro di “Ma perché
siamo ancora fascisti?” (Bollati Boringhieri 2020), non è sorpreso da questa
reazione controllata.
Secondo Filippi è dovuta a “uno shock da
vittoria”:
“Sognavano
da decenni di andare al governo ma non si aspettavano un successo così ampio in
un momento tanto difficile dal punto di vista economico e internazionale, e
sono bloccati dalla paura di perdere tutto in pochi mesi”.
Per
questo “non hanno stappato il prosecco per festeggiare”.
Il
giorno dopo le elezioni, D’Alpa si è messo a imbiancare le pareti della sede di
Gioventù nazionale.
“Il
partito ha mandato un imbianchino solo per i loro uffici”, che si trovano nello
stesso palazzo, dice.
Su una
parete spicca una gigantografia stilizzata di Gabriele D’Annunzio.
Su quella di fronte, tra una frase di Tolkien
e la scritta XMas – è “l’abbreviazione di Christmas”, dice D’Alpa, anche se
ovviamente fa pensare alla Decima Mas, l’unità militare speciale della
Repubblica di Salò – alcuni ritratti rivelano i riferimenti culturali dei
militanti che hanno sostenuto la destra arrivata al governo.
In
alto a sinistra c’è “Bobby Sands”, l’attivista dell’”Irish provisional army”
(Ira) morto in carcere nel 1981 in seguito a uno sciopero della fame per
chiedere il riconoscimento dello status di prigionieri politici.
Sotto
di lui Ettore Muti, squadrista della prima ora e alla fine degli anni trenta
segretario del Partito nazionale fascista.
Seguono
Italo Balbo, organizzatore dello squadrismo agrario in Emilia-Romagna e in
seguito governatore coloniale della Libia, e Filippo Corridoni, un sindacalista
rivoluzionario amico di Benito Mussolini e morto durante la prima guerra
mondiale.
E
ancora, i filosofi Julius Evola, Ernst Jünger e Friedrich Nietzsche, e la
politica argentina Evita Perón.
“Ascoltiamo senza problemi anche la musica di
Guccini, anche se non ha le nostre idee”, dice D’Alpa.
A Salvatore Perfetto piace Ernesto Che
Guevara, “una persona che ha lottato per le sue idee”.
Della
guerra in Ucraina i militanti romani di Gioventù nazionale non parlano
volentieri.
Da
quando nel marzo 2020 l’allora sindaca di Roma Virginia Raggi ha sfrattato
Fratelli d’Italia dagli uffici di Colle Oppio sostenendo che erano “occupanti
morosi con contratto scaduto nel 1972”, quella di via Sommacampagna è rimasta
la più antica sede della destra che discende dall’Msi a Roma.
In
queste stanze negli anni settanta si riuniva il Fronte della gioventù e
trasmetteva Radio Alternativa, fondata dal giovane Teodoro Buontempo, leader
della destra sociale romana noto per le sue maratone oratorie in consiglio
comunale.
Il 2 febbraio 1977 fu pure assaltata e data alle
fiamme dai militanti di Autonomia operaia.
Oggi
di quella stagione rimane il simbolo della fiamma, che per alcuni rappresenta
la fiaccola sulla tomba di Benito Mussolini e per altri lo stemma degli Arditi,
un reggimento del Regio esercito italiano.
Di fatto, rappresenta la continuità della
tradizione politica post-fascista.
In
un’intervista rilasciata al settimanale britannico “The Spectator”, Meloni se n’è detta “orgogliosa”,
spiegando che quella fiamma “non ha niente a che fare con il fascismo, ma è il
riconoscimento del viaggio fatto dalla destra democratica attraverso la storia
della nostra repubblica”.
Secondo
Giglietti di “Ambiente e/è Vita”, “i giovani di oggi non sanno nulla di cosa è stato il
fascismo, ne conoscono gli orrori e ne vogliono stare ben lontani, ma il loro problema è che si
ritrovano con i debiti e sono costretti a emigrare”.
Nella
sede romana di Gioventù nazionale, 28 settembre 2022. –
Matteo
Minnella per L'Essenziale.
Nella
sede romana di Gioventù nazionale, 28 settembre 2022. (Matteo Minnella per
L'Essenziale)
Simone
D’Alpa abita nel quartiere Trieste, nel nordest della capitale, lavora come
grafico e fa politica da quando aveva 17 anni, prima in Alleanza nazionale e
ora in Fratelli d’Italia.
Ha già
visto il centrodestra al governo con Silvio Berlusconi, ma “nel Popolo delle
libertà non c’era molto spazio per noi” e i rapporti di forza questa volta si
sono invertiti.
“In
quindici anni che faccio politica, non avevo mai visto una crescita di consensi
così rapida”, dice.
Alle
elezioni del 2018, Fratelli d’Italia aveva ottenuto poco più del 4 per cento,
poco meno di un milione e mezzo di voti in totale.
Ora
sono 7,3 milioni, quasi sei milioni in più.
Per
questo i militanti di Gioventù nazionale pensano che oggi sarà diverso.
“Mi
aspetto un governo di destra”, dice D’Alpa enfatizzando l’ultima parola.
Questo
non vuol dire che “vogliamo cancellare la legge sull’aborto” e neppure che
“chiederemo lo scioglimento concordato dell’eurozona come abbiamo fatto in
passato”, ma che, per esempio, “sull’adozione vanno privilegiate le famiglie
eterosessuali” e che l’Europa deve diventare una “nazione” e non essere solo
un’unione finanziaria, governata da tecnocrati.
La
pensa allo stesso modo il presidente romano di Gioventù nazionale, Francesco
Todde, che è seduto sotto una gigantografia di Meloni.
Todde ha 31 anni, vive a Trastevere e gestisce
alcuni bed and breakfast in città.
Secondo
lui il nuovo governo dovrebbe per prima cosa aiutare le giovani coppie, “perché oggi è quasi impossibile fare
un figlio e ottenere un mutuo per comprare casa”.
Poi
dovrebbe “eliminare
il reddito di cittadinanza, che è diventato una mancetta di stato”, “riqualificare gli istituti
tecnici per formare le professioni del futuro”, “aiutare i giovani imprenditori” e
“destinare gli edifici abbandonati nelle periferie a incubatori di startup o a
spazi di aggregazione giovanile, piuttosto che lasciare che vengano occupati e
poi sgomberati”.
Della
guerra in Ucraina i militanti romani di Gioventù nazionale non parlano
volentieri.
Tutti
ribadiscono la linea ufficiale del partito, atlantista e dalla parte del
governo di Kiev.
“Nei
mesi scorsi abbiamo organizzato una carovana che ha portato degli aiuti ai
profughi al confine con la Polonia”, racconta Todde.
La spedizione è arrivata a Rzeszów, dove ha incontrato
alcuni sindaci della zona e altri esponenti politici che hanno apprezzato il
“grande spirito di collaborazione tra il popolo italiano e quello polacco”, ha
spiegato Fratelli d’Italia in una nota.
Il
centro sociale di destra è vicino a Fratelli d’Italia.
Affacciato
su una strada a pochi passi dalla stazione di Campo di Marte, a Firenze, c’è un
“centro sociale di destra” vicino a Fratelli d’Italia.
Si chiama Casaggì e si definisce “uno spazio
identitario”.
Al suo interno ospita un pub dove spiccano i ritratti del gerarca fascista
Alessandro Pavolini con la divisa delle Brigate nere e del capo indiano Toro Seduto,
del poeta statunitense Ezra Pound e del giornalista francese Robert Brasillach,
direttore della rivista antisemita Je suis partout e condannato a morte per
aver collaborato con il regime di Vichy.
Ci
sono pure una palestra di arti marziali e la casa editrice Passaggio al bosco,
un progetto ispirato dai concetti di “ribellione interiore” e “resistenza
spirituale al dominio della tecnica” del filosofo tedesco Ernst Jünger.
Tra i
libri pubblicati da “Passaggio nel bosco”, ce n’è uno sul Donbass: “Un viaggio nella geopolitica dell’Est
Europa, dove le consorterie occidentali perseguono lo scopo di minare la
potenza russa, alimentando tensioni religiose, etniche e sociali”, si legge sulla quarta di
copertina.
La
postfazione è del filosofo russo ultraconservatore Alexander Dugin, uno dei
principali ideologi dell’invasione dell’Ucraina. “L’unica speranza per l’Europa e il
continente eurasiatico è un riavvicinamento alla Russia”, che è un “simbolo
della resistenza globale all’inciviltà”.
Dopo
lo scoppio della guerra, però, i militanti di Casaggì hanno solo organizzato un
incontro su Twitch per ricostruire la storia del conflitto “senza assumere
l’atteggiamento del tifoso”.
“La scelta di campo del partito di cui sono parte
integrante li ha messi nell’imbarazzante situazione del non potersi schierare”, ha commentato il periodico online
dell’Associazione nazionale partigiani italiani (Anpi), Patria indipendente.
È
chiaro che hanno un problema, visto che Vladimir Putin sul piano geopolitico e
Dugin sul piano intellettuale per loro sono stati riferimenti forti in questi
anni, perché hanno dimostrato che si può pensare di governare un paese
superando la democrazia liberale e perfino metterlo in pratica”, commenta Guido
Caldiron, giornalista del quotidiano il Manifesto e autore di numerosi libri
sulle destre.
L’europeismo
e l’atlantismo, l’invio di armi all’Ucraina e perfino il sostegno alle misure
contro il covid hanno diviso i movimenti di estrema destra, da “Casapound” a “Forza
nuova”, che alle elezioni del 25 settembre non hanno appoggiato Fratelli
d’Italia.
“Non
li abbiamo mai fatti confluire nel nostro partito e non abbiamo nulla a che
vedere con loro”, sostiene Simone D’Alpa.
Contattati
dall’Essenziale, i militanti di Casaggì hanno detto che non rilasciano
dichiarazioni “a titolo personale” e che non vogliono incontrare nessuno.
Hanno
chiesto di mandare le domande per email: “Le valuteremo e decideremo se
rispondere”.
Le
domande sono state inviate ma a tutt’oggi non hanno risposto.
Negli
stessi giorni uno dei leader, il fondatore di” Passaggio al bosco “Marco
Scatarzi, rispondeva attraverso il suo profilo Facebook a chi contestava
l’eccessiva vicinanza del gruppo alla destra istituzionale.
L’accusa
è arrivata dopo che il 4 ottobre i tre consiglieri toscani di Fratelli d’Italia
hanno approvato un articolo dello statuto regionale che dice: “L’antifascismo e la Resistenza
costituiscono le radici della Regione Toscana”.
“Dovremmo
smettere?”, si legge nel post in cui Scatarzi replica alle accuse. “Recidere ogni sinergia? Abbandonare
ogni collaborazione e darci alla macchia?
Lavorare
alla costruzione dell’ennesima formazione da prefisso telefonico?
Rinunciare anche a quel poco che possiamo far passare,
in un quartiere o in un comune, perché qualcuno in un partito al 26 per cento,
nel quale ci siamo limitati ad eleggere dei ragazzi, senza aver mai preteso di
poterlo cambiare o dirigere – ha fatto o detto qualcosa che non condividiamo?”.
Sul
fascismo, così come sulla guerra in Ucraina, i giovani di Fratelli d’Italia
sono ambivalenti.
Secondo
Filippi, stanno prendendo tempo:
“Per
ora mi pare che abbiano deciso di accettare la linea di Meloni sull’economia,
sull’Europa e sul fascismo, in attesa di vedere se ci saranno dei cambiamenti
concreti nelle politiche sociali e sulla famiglia”, dice.
Gli
adesivi contro lo “schwa”.
All’inizio
di ottobre, pochi giorni dopo le elezioni, nell’università di Torino sono
comparsi degli adesivi con uno “schwa color arcobaleno” barrato e rovesciato, e la scritta “tieni pulita la tua
università”.
Negli
stessi giorni, in città si svolgeva la conferenza annuale dell’”European pride organizers association”, con 160 delegati dei movimenti lgbt+ arrivati da tutta Europa per decidere
dove si sarebbe svolto l’Europride del 2025.
Torino
era in corsa insieme a Lisbona, e al termine della riunione è stata scelta la
capitale portoghese.
Gli
adesivi erano firmati “Fuan-Aliud”.
La
prima sigla riecheggia il “Fronte universitario d’azione nazionale”, il
movimento giovanile dell’Msi sciolto nel 1996 dopo il congresso di Fiuggi che
portò alla nascita di Alleanza nazionale;
la
seconda rimanda a un altro “centro sociale di destra” che a sua volta si ispira
ai fiorentini di Casaggì.
L’università
ha fatto subito ripulire i muri, precisando che “sostiene e supporta politiche
operative e strumenti come il linguaggio di genere”,
l’assessore
comunale alle politiche sociali Jacopo Rosatelli ha condannato la “provocazione
del gruppo di estrema destra” e l’Arcigay ha parlato di “adesivi omolesbotransfobici”
firmati da “organizzazioni studentesche di stampo fascista”.
L’iniziativa
ha diviso pure la destra.
“Fuan-Azione universitaria è l’associazione giovanile di
Fratelli d’Italia, Aliud è un’organizzazione esterna al nostro partito. Evidentemente
utilizzano la sigla “Fuan” per creare confusione”, ha detto la deputata
torinese di Fratelli d’Italia Augusta Montaruli al quotidiano la Repubblica.
Azione
universitaria ha preso le distanze dall’iniziativa, spiegando che “nessuno
degli studenti ascrivibili al gruppo” Aliud” figura nell’organigramma del
nostro movimento o risulta ricoprire incarichi in Azione universitaria”.
Nella
sede di “Aliud” non la pensano allo stesso modo.
“Siamo
presenti come “Fuan” all’università, dove abbiamo dodici rappresentanti, e come
“Azione studentesca” negli istituti superiori, molti di noi sono anche
militanti di Fratelli d’Italia”, spiegano.
Invece,
“nessuno
di noi milita in Gioventù nazionale”.
Come a
Casaggì, anche qui ci sono un bar e una sala riunioni con una libreria che ha
in bella vista i libri di “Passaggio al bosco”.
Nell’atrio
e nel bagno le mura sono tappezzate di adesivi antifascisti o dei movimenti
lgbt+.
C’è pure una bandiera rossa della Fiom-Cgil,
il sindacato dei metalmeccanici.
Sono
tutte a testa in giù, come la “schwa” sull’adesivo contestato.
I
ragazzi di Aliud lo definiscono “un gesto futurista”.
“L’università
di Torino ha cominciato a fare i comunicati utilizzando lo schwa e noi abbiamo voluto lanciare una
provocazione contro la modifica forzata della lingua”, spiega Francesco
Ronchiero, 26 anni, ex studente di lettere moderne ora alla ricerca di lavoro
(“ma prima o poi riprenderò gli studi”, dice), figlio di genitori che definisce
post-sessantottini.
“Mio
padre era del Pci e ora parteggia per il Partito comunista di Marco Rizzo, con
lui ho scoperto di avere molte cose in comune, su diversi argomenti non siamo
distanti, mia madre invece ha votato Pd e sul gender siamo in conflitto”.
I militanti di” Aliud” considerano la vittoria
della destra “una grande occasione”.
Ora,
spiegano, “non
vogliamo più essere tacciati di oscurantismo, ci aspettiamo che venga garantita
la possibilità di esprimere le nostre opinioni”.
Eccone
alcune: “Un
conto è dire che accettiamo tutte le sensibilità e un altro insegnare a scuola
la fluidità di genere”;
“la transizione di genere non si può proporre a
ragazzini che non hanno gli strumenti per capire certe cose, impedirla non è
una misura liberticida ma di tutela delle persone fragili”;
“il
ddl Zan era una legge liberticida, non vogliamo vivere in un paese dove il
parroco di campagna non può dire quello che vuole”;
“sulla
legge 194 Meloni è stata chiara: non si possono negare i diritti alle persone,
però aiutiamo chi non vuole abortire”.
Tutte
dichiarazioni che riportano al centro le politiche identitarie di cui parla
Filippi, ispirate al modello polacco “Dio, patria e famiglia”.
L’unico terreno possibile di lotta politica
per questi ragazzi:
“Sanno
bene di avere le mani legate sull’economia e sulle alleanze internazionali”,
spiega lo storico.
“Per
questo puntano tutte le loro aspettative su politiche come quelle sulla
natalità, che in maniera indiretta richiamano il programma del fascismo”.
“I
temi etici sono gli unici che – agitando lo spettro della” cancel culture”,
della “gender theory”, dell’”ideologia woke”, dello” strapotere della lobby
lgbtq+” eccetera – possono giustificare e motivare la nascita di un fronte
comune delle destre”, ha detto il politologo Marco Tarchi, dirigente del Fronte
della gioventù negli anni settanta, al quotidiano” il Manifesto”.
“Il
loro obiettivo, che è lo stesso di Meloni, è la formazione di una destra
conservatrice che sia alleata delle altre destre radicali europee e di quella
statunitense”, spiega “Caldiron”.
“Qual è il punto d’incontro tra il
postfascismo e il nuovo conservatorismo radicale?
La
ricostruzione di un mondo antagonista alla modernità egualitaria, che
percepiscono come erede del vogliamo tutto sessantottino”.
Da qui l’insistenza sui “valori, a partire
dalla famiglia tradizionale, tutti fondati sul rigetto del sessantotto”, conclude “Caldiron”.
In questo senso, la campagna politica di “Aliud” sull’“identità di genere non binaria”, cominciata con lo “schwa” rovesciato, è esemplare.
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