Noi dobbiamo difendere il nostro territorio.
Noi
dobbiamo difendere il nostro territorio.
Vittorio
Emanuele Parsi: “Dobbiamo difendere
la democrazia. Una pace ingiusta si chiama
resa.”
Difesapopolo.it
- Sarah Numico – (2- 12 – 2022) – ci dice:
Secondo
Vittorio Emanuele Parsi, ordinario di Relazioni internazionali presso la
facoltà di Scienze politiche e sociali dell’Università Cattolica del Sacro
Cuore di Milano, e direttore dell’Alta scuola di economia e relazioni
internazionali (Aseri) presso la medesima università. È indispensabile tutelare la democrazia e la
libertà perché ci siano prospettive di pace:
“Se
non saremo noi a difendere il futuro di democrazia e libertà, nessuno lo farà.
Che
piaccia o meno, è questo il senso della guerra in Ucraina”
Vittorio
Emanuele Parsi: “Dobbiamo difendere la democrazia. Una pace ingiusta si chiama resa.”
“La
scellerata guerra scatenata dal despota del Cremlino ci riguarda tutti. Non è
solo una dichiarazione di ostilità mortale nei confronti dell’indipendenza
nazionale ucraina, ma costituisce anche un attacco diretto al cuore dell’ordine
internazionale:
alle
sue regole, alle sue istituzioni e ai principi sui quali si fondano”.
Così
scrive nel suo libro “Il posto della guerra e il costo della libertà” Vittorio
Emanuele Parsi.
Secondo Parsi è indispensabile tutelare la
democrazia e la libertà perché ci siano prospettive di pace:
“Se
non saremo noi a difendere il futuro di democrazia e libertà, nessuno lo farà.
Che
piaccia o meno, è questo il senso della guerra in Ucraina”.
Professore,
quali possibilità di soluzione del conflitto ci sono?
Le
possibilità sono legate alla capacità ucraina di far capire alla Russia che non
potrà vincere militarmente questo conflitto.
La
possibilità per gli ucraini è di riconquistare la maggiore porzione del loro
territorio e a quel punto iniziare a negoziare con i russi sulla base di un
loro ritiro sulla linea di confine da cui sono partiti, che è comunque una
linea di confine illegale.
Senza
dimostrazione concreta di questo tipo di buona volontà, come ci si può fidare
di Putin che ha mentito su questa guerra, fino a pochissime ore prima di
iniziare a invadere un Paese fraterno?
E
quindi parlare di pace oggi che senso ha?
Ha
senso con il solo obiettivo che sia una pace nella giustizia, una pace giusta e
una pace che duri; una pace ingiusta si chiama resa.
Che
cosa ha sbagliato l’Europa prima del 24 febbraio?
L’Europa
ha voluto credere nel fatto che la Russia non avrebbe scatenato questo
conflitto. Purtroppo gli indizi c’erano, e, per lo meno dal dicembre 2021,
c’erano informazioni circostanziate dei servizi americani che lo stavano
dicendo, avevamo una serie di segnali politici in questa direzione.
L’Europa
ha sottovalutato in una maniera folle l’invasione del 2014, ha aumentato la sua
dipendenza dal gas russo, quindi ha rischiato di trasformare una vulnerabilità
economica in una sottomissione politica.
Ha
sbagliato a non capire la lezione siriana, quando la Russia si è messa di mezzo
rispetto alla possibilità di punire il regime di Hassad per aver usato le armi
chimiche contro i suoi oppositori.
Purtroppo la Russia non era sola in questo e
tante persone con nobili principi e ben intenzionate non hanno capito che
quando un criminale vede che il crimine paga, lo perpetua.
Quanto
è fragile oggi la democrazia?
Se la
Russia vincesse, la democrazia in Europa non avrebbe futuro. Noi siamo su
questo veramente poco attenti.
La
sicurezza della democrazia europea dipende dalla relazione con gli Stati Uniti
e dal fatto che noi, l’Occidente, viviamo in un mondo le cui regole, le cui
istituzioni, sono state costruite per fare di questo mondo un mondo sicuro per
la democrazia.
Se
domani le potenze autoritarie dovessero prevalere, costruirebbero istituzioni
in maniera tale da fare del mondo un posto sicuro per le autocrazie.
Se si
mistifica questo non si capisce più niente.
A volte l’anti-occidentalismo prevale sull’amore
per la libertà e la democrazia.
Quali
possibilità ci sono che la Russia diventi democratica?
Sono
convinto che in qualunque Paese i popoli aspirino alla libertà e alla
democrazia.
Con un
Putin al governo non c’è nessuna chance.
Putin ha fatto arretrare quel poco di
democratizzazione che era stata portata avanti in Russia prima del suo avvento.
Quindi,
paradossalmente, dalla sconfitta passa la possibilità di risorgere.
È una
cosa così strana? Mi pare di no.
L’Italia,
se non avesse perso la II Guerra mondiale, si sarebbe tenuta Mussolini fino
alla morte naturale del dittatore.
Per cui sappiamo bene che cosa significa.
Io penso che l’Ucraina sarà per la Russia
quello che la Grecia fu per Mussolini: l’inizio della fine.
Che
ruolo sta giocando la Cina?
La
Cina ha dimostrato fino ad adesso di sostenere la Russia, ma ha anche
dimostrato che ha anche messo dei paletti oltre i quali non vuole andare. I
cinesi si sono irritati dalle menzogne di Putin che aveva detto:
“Tempo un mese e sistemo la cosa”. Non
è andata così.
Anche
loro stanno pagando un prezzo e si chiedono se di fronte all’evidenza non possa
cambiare lo status quo; capiscono che persino per loro questa è una
maledizione.
Poi
vedono anche che l’esercito russo non riesce a conseguire gli obiettivi che
vuole nonostante la brutalità che impiega, a fronte dell’esercito ucraino.
E forse qualche riflessione sulle loro forze
armate i cinesi se le fanno, perché la Cina ha tante forze armate, ma l’ultima
volta che ha combattuto era ai tempi della guerra di Corea.
(Sarah
Numico)
Intelligenza
Artificiale, l’esperto:
“Fermiamola
o a breve Saremo Tutti Morti”
Conoscenzealconfine.it
– (18 Maggio 2023) - Antonio Amorosi – ci dice:
Per
Goldman Sachs in poco tempo spariranno 300 milioni di posti di lavoro a tempo
pieno.
Ma
l’economia crescerà del 7% e farà ricchi quelli che lo sono già (I padroni del
mondo!).
Un
gruppo ridotto di esseri umani sta giocando col fuoco e guidando l’involuzione.
L’esperto
mondiale:
“Se qualcuno costruisce un’intelligenza
artificiale troppo potente, nelle condizioni attuali, mi aspetto che ogni
singolo membro della specie umana e tutta la vita biologica sulla Terra muoia
poco dopo”.
Non
esistono priorità oltre fermare l’evoluzione dell’Intelligenza Artificiale.
Presto
le previsioni di Goldman Sachs, una delle più grandi banche d’affari del mondo,
potrebbero far sorridere.
“Visualizza un’intera civiltà aliena, che pensa a
milioni di volte la velocità umana”,
ha
scritto qualche settimana fa su una delle più prestigiose riviste a livello
mondiale, “Time”, Elizier Yudkowsky, tra i fondatori del settore e che ci lavora dal
2001.
Questa
civiltà aliena “inizialmente confinata ai computer, in un mondo di creature che
sono, dal suo punto di vista, molto stupide e molto lente”.
Queste
creature molto stupide e lente siamo noi, gli esseri umani.
Bisogna
capire che, come dice Yudkowsky,
“un’intelligenza
artificiale sufficientemente intelligente non resterà confinata a lungo nei
computer”.
E l’umanità non avrà neanche un riscatto sullo
stile del film “Terminator”.
Quelle
sono romantiche fantasie.
“Nel
mondo di oggi è possibile inviare stringhe di DNA ai laboratori che produrranno
proteine su richiesta, consentendo a un’Intelligenza Artificiale inizialmente
confinata in Internet di costruire forme di vita artificiali o avviarsi
direttamente alla produzione molecolare post biologica.
Se
qualcuno costruisce un’intelligenza artificiale troppo potente, nelle
condizioni attuali, mi aspetto che ogni singolo membro della specie umana e
tutta la vita biologica sulla Terra muoia poco dopo”.
Non è
il singolo computer a imparare qualcosa in grado di surclassare l’essere umano
ma è l’intero sistema a livello globale ad essere interconnesso, come un
immenso cervello digitale globale che apprende ogni giorno e diventa sempre più
intelligente.
Inevitabilmente punterà a regolare la vita
sulla Terra.
In
questo momento un gruppo ridotto di esseri umani (i padroni del mondo) sta
giocando col fuoco e guidando questa involuzione, tutti i grandi colossi della
Big Tech investono soldi a palate:
a
confronto la rivoluzione industriale di fine del ‘700 sarà una passeggiata.
Guerre,
inflazione, energia, pandemia e tutto il resto delle emergenze con le quali i
governi controllano a bacchetta le popolazioni, e le manipolano, cessano di
esistere.
Goldman
Sachs, nel recente rapporto intitolato “The Potentially Large Effects of
Artificial Intelligence on Economic Growth”, ha previsto che circa due terzi
dei posti di lavoro attuali sono esposti all’automazione dell’“IA” e che l’“IA” generativa potrebbe sostituire fino a un quarto
del lavoro attuale.
300 milioni di posti di lavoro potrebbero
essere persi o ridotti se l’”IA generativa mantiene le sue capacità promesse.
I
mestieri più colpiti e che saranno i primi a capitolare sono le attività di
supporto amministrativo e d’ufficio, in ogni settore, quelle legali,
l’architettura e l’ingegneria, le operazioni commerciali e finanziarie, la
gestione, vendita e assistenza sanitaria.
E questo accelererà la crescita globale del 7%, il Pil
globale, facendo diventare più ricchi quelli che lo sono già e più poveri tutti
gli altri.
Milioni
di esseri umani non sapranno di che vivere.
Non è
fantascienza, è realtà.
Il
tutto potrebbe accadere in meno di 10 anni.
Ma
forse questo tempo non c’è, spiega Elizier Yudkowsky che è anche ricercatore presso il “Machine
Intelligence Research Institute” (MIRI), un’”organizzazione no profit di
ricerca privata” con sede a Berkeley, in California.
L’AI va spenta subito e senza eccezioni o circoscritta
in modo radicale. Intanto però non c’è neanche la consapevolezza del pericolo e
l’uomo continua a giocare.
Yudkowsky:
“La
moratoria sulle nuove grandi corse di addestramento deve essere a tempo
indeterminato e mondiale.
Non ci
possono essere eccezioni, nemmeno per governi o militari.
Se la politica inizia con gli Stati Uniti,
allora la Cina deve vedere che gli Stati Uniti non cercano un vantaggio, ma
piuttosto cercano di prevenire una tecnologia orribilmente pericolosa che non
può avere un vero proprietario e che ucciderà tutti negli Stati Uniti, in Cina
e sulla Terra “.
Chi
guida gli Stati e può esercitare il potere dovrebbe mettere l’”AI” come
priorità assoluta.
Yudkowsky:
“Se avessi la libertà infinita di scrivere leggi,
potrei ritagliarmi un’unica eccezione per le “IA” addestrate esclusivamente a
risolvere problemi di biologia e biotecnologia, non addestrate su testi
Internet e non al livello in cui iniziano a parlare o pianificare;
ma se ciò complicasse lontanamente la questione,
scarterei immediatamente questa proposta e direi di chiudere tutto”.
(Antonio
Amorosi)
(affaritaliani.it/mediatech/intelligenza-artificiale-l-esperto-fermiamola-o-a-breve-saremo-tutti-morti-855316.html)
Emergenza
Maltempo, l'Aeronautica
Militare:
una
tempesta perfetta.
Affaritaliani.it
– Redazione – (18 maggio 2023) – ci dice:
Roma,
18 mag. (askanews) –
"C'è stata una combinazione di effetti,
la cosiddetta tempesta perfetta... perché c'è stata la confluenza di un flusso
da Sudest e da Nordest, proprio su quelle aree e il fenomeno dello “Stau” sulla
catena appenninica che ha prodotto delle piogge continue e incessanti, talvolta
anche di forte intensità, con le conseguenze purtroppo ben note a tutti".
A
parlare, ai microfoni di Askanews, è il Tenente Colonnello “Paolo Capizzi” del
Servizio meteorologico dell'Aeronautica Militare, al quale abbiamo chiesto un
quadro della situazione di ciò che sta accadendo in Emilia-Romagna.
"Abbiamo
una configurazione in quota - ha spiegato - in cui due alte pressioni, una del
vicino Atlantico e una dell'Est europeo, di fatto, impediscono il movimento di
una bassa pressione con continue formazioni di 'minimi', proprio sull'area
mediterranea centrale".
"Proprio
in questo periodo, in Primavera, di per sé sono normali le formazioni dei
cosiddetti 'minimi africani', un ciclo genesi che si forma tra la Tunisia e la
Libia e che influiscono sulle nostre regioni, in particolare sul Mediterraneo e
sulle regioni meridionali.
Soltanto che poi, di norma, tendono a
transitare verso Levante.
Questo
transito, al momento, è impedito proprio per la presenza di un'alta pressione,
quindi, rimane questa circolazione ciclonica sulle nostre aree che sta portando
l'ormai prolungato periodo di tempo piovoso e instabile su quasi tutte le
regioni, a rotazione ciclonica, ricordiamo la Sicilia poi la Campania, la
Puglia e poi anche la parte delle Marche e dell'Emilia Romagna."
A
determinare questo sconvolgimento climatico, forse, proprio il riscaldamento
eccessivo del pianeta di cui tanto si parla.
"Se
dovesse aumentare la frequenza di questa fenomenologia vuol dire che è in atto
un'accelerazione di un cambiamento climatico.
Dico
un'accelerazione perché, in realtà, il clima non è mai statico;
in realtà il clima è cambiato in passato, sta
cambiando ora e, ovviamente, cambierà in futuro.
Dobbiamo mitigare gli effetti e prevenire
alcune conseguenze.
Questo
implica anche un maggiore coinvolgimento sia dal punto di vista culturale delle
persone e dei “decision maker “sia dal punto di vista di una “logica di costruzione
delle infrastrutture” e, quindi, anche un'azione di prevenzione di alcune
fenomenologie".
Riguardo
alla drammatica situazione in Emilia-Romagna, sin dai primi momenti,
l'Aeronautica Militare è in prima linea - per portare soccorso ed evacuare le
persone colpite, di giorno e di notte - non solo con gli equipaggi e gli
elicotteri di soccorso del 15° Stormo di Cervia ma anche con il proprio
servizio meteorologico.
"Dal
punto di vista nostro, più strettamente meteorologico - ha concluso l'ufficiale
- seguiamo in continuazione, senza soluzione di continuità, l'evoluzione del
tempo in stretta collaborazione con la Protezione civile che, poi, collabora
direttamente anche con le autorità locali".
Vito:
Gli autori dell'attacco di Parigi
non
sono combattenti ma terroristi.
Foraitalia.it
– Redazione – (19 – 5 – 2023) – ci dice:
L'intervento
in Aula del parlamentare di Forza Italia sull'informativa urgente del Governo
sui fatti di Parigi.
Questo
è un tema, come diceva il presidente Manciulli poco fa, sul quale necessita
l’unità.
La
sicurezza interna e la politica internazionale sono alcuni dei temi sui quali
il Governo ha bisogno del Parlamento e il Parlamento ha bisogno del Governo.
Naturalmente
questo confronto e le decisioni conseguenti poi scaturiscono anche dal merito
delle decisioni che vengono assunte, ed è sul merito, signor Ministro, che io
farò in conclusione anche alcuni riferimenti, a mio giudizio negativi, a quelle
che sono delle scelte che vanno in controtendenza rispetto alle necessità che
sono determinate anche dalla sua relazione e anche, onorevole Manciulli, ad un
chiarimento che credo la maggioranza debba definitivamente darsi in questa
legislatura, in questi giorni, proprio sui temi della sicurezza e della difesa
nazionale e internazionale.
Innanzitutto
definiamo le cose per quelle che sono, signor Ministro; io non credo che si
tratti di combattenti, ma credo che si tratti di terroristi. Non credo che
siamo di fronte ad una guerra, con le regole della guerra, ma credo che siamo
di fronte a degli atti di terrore, di vero e proprio terrore, che minano le
radici della nostra libertà e della nostra democrazia.
Che
cosa si vuole colpire dell’Occidente, che cosa si vuole colpire dell’Europa?
Probabilmente
qualcosa al quale noi stessi stiamo cercando di rinunciare.
Io
credo che noi, invece, dobbiamo rispondere con un maggiore orgoglio per le
nostre tradizioni religiose, per le nostre tradizioni culturali, per le nostre
tradizioni nazionali, e dobbiamo rispondere difendendo ed estendendo la difesa
nei confronti di quell’attacco che viene condotto alle libertà individuali,
alle libertà di espressione, alle libertà di manifestazione, alle libertà di
stampa.
Mentre invece anche qui noto una repressione,
un nascondere le nostre tradizioni, quasi come se ci fosse da vergognarsene
anziché rivendicarle, ma questa è una tendenza non solo del nostro Paese, ma di
tutta l’Europa, che proprio nella sua fase costituente ha voluto non
espressamente richiamare le proprie radici culturali e religiose.
Anche
noi con la legislazione che stiamo adottando sembriamo quasi voler tendere a
limitare la libertà di espressione, la libertà di stampa e la libertà di
opinione.
Questo
è quello che il terrore vuole distruggere:
le nostre radici, le nostre tradizioni, la
nostra libertà, che è il tratto distintivo dell’Europa, prima ancora che
dell’Occidente, nel mondo;
ed è
questo il valore che noi dobbiamo difendere, allargandolo ed estendendolo.
Naturalmente
insieme a questo, più orgoglio e più libertà, occorrono anche maggiori
controlli, e qui dicevo dobbiamo intenderci bene sulla politica della sicurezza
e sulla politica della difesa.
Io credo che stiamo dando troppi segnali
contrastanti, quasi come se potessimo permetterci ancora una politica di tagli
sulla sicurezza, quasi come se potessimo permetterci ancora una politica di
tagli sulle spese per la difesa, che non sono più solo spese per la difesa, ma
sono spese per la nostra società, per la nostra sicurezza.
Allora basta tagli alle forze dell’ordine e
basta anche tagli, signor Ministro, lei lo sa a cosa mi riferisco.
È
difficile valutare in termini di prevenzione quanto siano servite e quanto
servano le nostre forze militari accanto alle forze dell’ordine nell’attività di
prevenzione e di sicurezza del controllo del territorio, eppure noi abbiano
ridotto la presenza dei nostri militari, abbiamo abolito – e mi auguro che
invece si possano rapidamente rivedere – le pattuglie miste tra militari e
forze dell’ordine, che è anche un esempio di integrazione.
Anche
con l’ultimo decreto «milleproroghe» c’è un’ulteriore riduzione, oltre che
anche dal punto di vista finanziario.
Quindi
diamo dei segnali sbagliati, come se noi su questo terreno potessimo ridurre la
nostra presenza.
Occorrono
più intelligence – ha ragione il collega del Movimento 5 Stelle – più
controlli, più presenza delle forze dell’ordine, più presenza delle Forze
armate.
Onorevole
Manciulli, naturalmente io credo che il Parlamento la debba anche finire con la
polemica retorica sbagliata rispetto alle spese per la difesa e per la
sicurezza, a volte alimentate anche dal Governo.
Noi
abbiamo visto, anche con l’impegno dei nostri militari – dell’Aeronautica,
della Marina – nel caso della Norman Atlantic, come le spese militari servano
anche per il settore civile.
Credo,
allora, che la risposta che noi dobbiamo dare in termini di sicurezza sia anche
di garantire un migliore approvvigionamento, una migliore remunerazione, una
migliore disponibilità a concepire la politica della sicurezza e la politica
della difesa come una politica non solo di unità nazionale, ma una politica di
sicurezza nazionale e internazionale, sulla quale il Parlamento e il Governo
agiranno insieme, ma per fare una politica che possa davvero servire al nostro
Paese, a difendere le proprie radici e a estendere le proprie libertà.
“Uniti
per far valere la forza e
la qualità del nostro territorio.”
Lastampa.it
- GUIDO TIBERGA – (21 Settembre 2021) – ci dice:
Guido
Groppo, neo presidente del Consorzio Coalvi.
Oltre
1400 allevatori di bovini certificati “piemontesi”.
Guido
Groppo, con l’ospitalità tipica degli uomini di campagna, insiste per offrire
un caffè.
Quando
chiede se si gradisce un goccio di latte apre il frigorifero e tira fuori un
cartoccio da supermercato.
Si accorge dello stupore e ride:
«Le sembro matto, vero? Con tutte le mucche
che ho qui fuori compro il latte in negozio...
Il
fatto è che queste sono vacche da carne: il loro latte è tutto per i vitelli.
Sono anche un po’ scorbutiche, se uno prova a mungerle rischia di prendersi un
calcio».
Groppo,
dal 15 luglio, è il presidente del “Coalvi”, il consorzio che riunisce oltre
1.400 allevatori, per 20 mila bovini e 300 punti vendita in tutta Italia.
Nato nel 1988, il “Coalvi “è la prima
associazione in Italia ad aver messo a punto un disciplinare di «etichettatura
volontaria» per la carne di Fassone di razza piemontese.
«L’obiettivo
del consorzio è duplice – spiega –: da un lato garantire ai consumatori la
qualità del prodotto, dall’altro difendere il nostro lavoro».
Difendere
da chi?
«Banche
e finanza lavorano secondo logiche che non sono le nostre. Così un gruppo di
allevatori ha cominciato a dire: proviamo a cambiare le cose».
Mi fa
capire meglio quali sono, o quali erano, le cose da cambiare?
«Le
spiego: i macellatori fanno legittimamente il loro lavoro, e la carne magari
vanno a prenderla in Paraguay o in Brasile, dove costa meno.
E le
banche seguono il mercato: ci sono i costi e ci sono i ricavi.
Ma noi
abbiamo detto:
“Non
possiamo permettere che la carne piemontese, che ha delle qualità eccezionali,
diventi un prodotto qualunque, uguale dappertutto come la Coca Cola.
Siamo
un’altra cosa e ci dobbiamo difendere: non possiamo subire queste vostre
strategie di mercato».
Perché la carne del Sudamerica costa meno?
«Perché
vale meno.
Non lo
diciamo noi, ma un sacco di pubblicazioni scientifiche. Quando si parla di
carne si parla di muscolo, connettivo e grasso.
La piemontese ha queste tre componenti in
proporzione tale da avere valori nutrizionali che la rendono simile a quella
del pesce azzurro».
Da che cosa nascono queste caratteristiche?
Dal cibo? Dal clima?
«No,
no. È un fattore genetico.
La “piemontese” nasce come animale molto
rustico, con le tre attitudini classiche dei bovini: latte, carne, lavoro.
Noi allevatori abbiamo individuato
nell’ipertrofia muscolare di questa razza un carattere che poteva essere
sfruttato al meglio: questi animali garantiscono una resa al macello del 68-69
per cento.
Sono
cifre altissime: sono macchine da carne».
Si
rende conto che «macchina da carne» è un’espressione fortissima?
Gli
animalisti inorridirebbero...
«Eh...»
Animalisti, vegetariani e vegani sono sempre più numerosi. Questo condiziona il
mercato e il vostro modo di lavorare?
«Molto.
Ci
viene chiesta giustamente una maggiore attenzione al benessere dei bovini.
Devono avere una vita e una morte dignitose. A noi interessa che gli animali
abbiano una vita il più possibile agiata, che stiano nei pascoli.
Alla
fine cerchiamo di scegliere macelli più vicini, per evitare lo stress.
E poi
trattare bene gli animali è anche nostro interesse».
In che
senso?
«I
macellai dicono che se l’animale è nervoso anche la carne sarà più nervosa.
Vale per tutto: il benessere l’animale te lo restituisce in latte e in
fertilità».
Ma non le spiace quando i suoi animali partono
per l’ultimo viaggio?
«Ricorda
Tex Willer?» Come no.
«Quando
ero bambino leggevo queste storie in cui il cavallo si azzoppa e Tex è
costretto a sparargli per non farlo soffrire.
Mi chiedevo come fosse possibile che il mio
eroe si comportasse così. Poi ho capito che la morte dignitosa è un valore
importante. Mi chiedeva dei miei animali: certo che mi dispiace quando arriva
l’ora di portarli al macello. Quando una vacca che ha passato con te 10 o 12
anni pesa vederla andar via».
E quante volte «vanno via» all’anno?
«In
genere quattro-cinque volte per le vacche, un po’ più spesso per i vitelli».
Se la qualità delle «piemontesi» nasce dalla
genetica è possibile «esportarle» verso altre regioni?
Come
sono i rapporti con gli altri allevatori del Nord Ovest?
«Buoni.
Anche se ognuno segue strade diverse.
In Valle d’Aosta, ad esempio, il latte e i formaggi
interessano più della carne.
Altrove
l’allevamento si è indirizzato verso altre razze di bovini.
Ma ci sono allevamenti di “piemontesi”, con
alberi genealogici certificati un po’ dappertutto, anche all’estero.
A
Bruxelles c’è una macelleria “Coalvi”, la nostra carne è esportata in tutta la
Francia.
In Olanda ci sono allevatori che hanno preso
le vitelle qui, e le hanno fecondate con il seme prelevato a Carrù.
In Italia ci chiedono sempre più animali vivi:
nel Nord Est ci sono molte aziende agrituristiche che vorrebbero metter su
allevamenti per poter servire la carne piemontese ai loro clienti».
Il
boom delle trasmissioni televisive sul cibo ha influenzato in qualche modo il
vostro mercato?
«È
aumentata la sensibilità dei consumatori.
E l’obiettivo di “Coalvi” è far capire a chi
acquista la nostra carne che sta stringendo un patto sociale con noi, questo
anche al di fuori del nostro territorio.
Il
Consorzio ci permette di mettere il naso fuori, di farci conoscere per quello
che siamo.
Anche qui l’obiettivo è duplice: tutti insieme
abbiamo la forza di fare comunicazione verso l’esterno, ma abbiamo anche la
possibilità di andare sul mercato in modo più attivo.
Ci
siamo dati tre anni per raggiungere un obiettivo importante: mettere insieme
tutti gli attori presenti sul territorio per poter dire a tutti:
la piemontese siamo noi, e il prezzo della
piemontese è quello che diciamo noi».
Quanto
ha inciso la crisi legata al “Covid” sul vostro business?
«Le
dico soltanto una cosa: uno studio “Coalvi” dimostra che stiamo vendendo
sottocosto.
Il
costo di produzione si aggira sui 3 euro e 80 al chilo, ed è pure un valore
sottostimato perché la ricerca è stata fatta in primavera, quando il mais e gli
altri cereali non erano ancora rincarati.
Noi oggi il vitellone maschio lo vendiamo a
3,10- 3,20 euro al chilo.
Così
non si riesce ad andare avanti:
stiamo
sempre con il fiato delle banche sul collo».
(Ed
oggi – 2023 - i padroni del mondo- assieme ai loro tirapiedi anche politici europei-
vogliono eliminare a livello mondiale le coltivazioni di carne bovina.
Vogliono
produrre carne bovina sintetica tramite “fabbriche biologiche” ed eliminare di
fatto tutti i nostri guardiani della produzione attuale di “carne Vera”!
N.D.R.)
QUI’
DILUVIA DA SEMPRE E L’“IDEOLOGIA
VERDE”
NON RISOVERA’ IL PROBLEMA.
Laverita.info
– Franco Battaglia – (19-5-2023) – ci dice:
Ma quali
cappotti termici e auto elettriche: si usino le risorse per raccogliere l’acqua
piovana e convogliarla dove serve.
(La
nostra sinistra verde è la nostra rovina! N.D.R.)
Se non
ci fossero bisognerebbe inventarli. Parlo dei Verdi:
stare
in loro compagnia è esilarante e, come sappiamo, il riso fa buon sangue.
Anche
nei momenti di tragedia -come quelli hanno colpito l’Emilia Romagna in questi
giorni – riescono a strapparci, più che il sorriso, l’incontenibile voglia di
ridere.
Secondo
loro, per evitare che succedano le inondazioni, e anche per evitare le siccità,
come quelle che hanno poche settimane fa, colpito il Piemonte, vi sarebbe una
soluzione che, ripetono d quando sono nati: bisogna realizzare “la transizione energetica” e soddisfare il nostro fabbisogno
energetico al 100% con l’energia dal sole.
La
cosa è impossibile, per ragioni tecniche che essi non riescono a comprendere,
ma è, questo, il sole che ride, da mezzo secolo promesso ma mai mantenuto per
colpa, dicono loro, di non meglio specificate forze del male, che io chiamo “leggi della fisica”.
Dicono
i Verdi:
la
colpa della siccità e delle inondazioni è l’immissione nell’atmosfera di CO2 in
conseguenza dell’uso che facciamo di carbone, petrolio e gas. Smettiamo di
usarli e non avremo più questi fenomeni meteo estremi.
Che,
dicono loro, sono oggi più frequenti di una volta, come dimostra il fatto che
ne abbiamo avuto ben due a ridosso l’uno dell’altro, con ciò rivelando una
personalissima concezione della statistica.
Senza
andare ai tempi di Noè, che dovette affrontare un evento la cui origine solo i
Verdi conoscono, costoro dovrebbero le serie storiche delle inondazioni in
Italia e nel mondo:
scoprirebbero
che nulla c’è di diverso oggi dal passato sia per frequenza che per intensità.
Restando in Italia nel settembre 1557, a Palermo, ci fu una inondazione che
causò 7.000 morti e, a distanza di pochi giorni, Firenze ne subiva ne subiva
un’altra simile a quella, più vicina a noi del 1966.
Ma,
quasi contemporaneamente a quest’ultima (quando a Firenze perirono in 50), ce
ne fu un’altra che causò l’esondazione di tutti i fiumi del bacino dell’Adige,
90 morti e a Venezia, un’acqua alta di 2 metri. E nell’autunno del 1951, in
Calabria, caddero in soli 4 giorni 1.800 millimetri di pioggia (quasi il doppio
di quanti, solitamente, cadono in un anno in Romagna), con conseguenze fatali
per 70 persone, oltre che 6.700 tra sfollati e senza tetto; ma a distanza di
pochi giorni, straripava il Po e i suoi affluenti, sommergendo la provincia di
Rovigo e causando 100 morti.
I
Verdi ci dicono che per evitare queste cose bisogna mettere i “cappotti” alle
case, dotarsi di auto elettriche, installare impianti fotovoltaici ed eolici.
La
cosa, dicevo, suscita ilarità, e solo questo fa bene. Ma non so quanto abbiano
voglia di ridere i disgraziati che hanno subito le disgrazie di un clima che è
stato, sempre capriccioso e, ogni tanto, è devastante.
In
Italia piovono ogni anno 200 chilometri cubi d’acqua, ma il fabbisogno del
Paese si attesta a soli 20, la metà dei quali per l’agricoltura e il resto per
gli usi industriali e civili.
Per
l’uso personale ne sono usati solo 2, cosicché chiudere il rubinetto mentre
spazzoliamo i denti è solo un superstizioso rito pagano invocato da chi si
rifiuta di usare l’aritmetica, una disciplina, che, a quanto pare, causa
l’orticaria agli ambientalisti.
Il
denaro del “Pnrr” dovrebbe allora essere tolto dalle voci “TRANSAZIONE ENERGETICA”.
Perché la transazione energetica verso le
rinnovabili é:
primo,
impossibile, poi, indesiderabile e, infine, priva di alcuna conseguenza sugli
eventi meteo sgraditi.
E
dovrebbe essere invece allocato alla voce “governo delle acque” e, in particolare, alla creazione
di invasi in alta montagna, che è dove si ha il maggior contributo di
precipitazioni.
Bloccare
le acque in alto avrebbe “tre benefici”:
1) raccogliere acqua e averla così
pronta da distribuire, per semplice gravità, alle attività che la richiedono,
principalmente quelle agricole;
2) ridurre le disastrose piene;
3)evitare che la preziosa acqua vada
sprecata in mare.
Bisogna
essere consapevoli che finché si continua a dar credito al verdume
ambientalista della sinistra, ai bambini seguaci di Greta, agli imbrattatori di
Ultima generazione, nulla di buono ce ne verrà.
Alluvioni…
Perché si Originano.
Conoscenzealconfine.it - Achille Sacchi –
(19-5-2023) – ci dice:
Quello
che bisogna fare è impedire che l’acqua arrivi ai fiumi o arrivi molto
lentamente, e questo lo si ottiene non lasciando nudo il suolo.
Sono
laureato in geologia e ho fatto altre esperienze di lavoro/studio nell’ambito
forestale e pedologico (suolo).
La
soluzione al problema, e in pochissimi lo recepiscono, è cambiare gradualmente
il tipo di agricoltura.
Sicuramente il clima sta determinando
situazioni estreme, ma l’unico modo che abbiamo per proteggerci è rinforzare il
territorio.
Quello
che viene fatto di prassi è pulire gli alvei per velocizzare il deflusso
dell’acqua che in certi casi peggiora la situazione perché porta velocemente l’acqua
nel fondovalle, e se il mare non riceve o il flusso è oltre la capacità dei
fiumi, succede il verificarsi di un’alluvione.
Quello
che bisogna fare è invece impedire che l’acqua arrivi ai fiumi o arrivi molto
lentamente, e questo lo si ottiene non lasciando nudo il suolo o coltivato con
diserbo, ma inerbito o alberato (piante e siepi), o a bosco, o coltivato
utilizzando colture e sistemi che ne aumentino drasticamente la ritenzione
idrica e l’evapotraspirazione, come si faceva del resto fino a cinquanta anni
fa.
Quando
piove forte, andate nei pressi di un ruscello o fiume, ai piedi di un campo.
Se il campo è arato o coltivato, esempio a grano o
girasole, in cui viene fatto il diserbo, vedrete scorrere fango dopo poche ore
di pioggia (il
fango è di fatto la fertilità del suolo che viene dilavata).
Il
fango, essendo molto meno fluido dell’acqua, va ad intasare molto rapidamente
le opere idrauliche per lo smaltimento dell’acqua piovana.
Se
invece il campo è inerbito o è un bosco, o comunque coperto da fitta
vegetazione, non vedrete scorrere acqua o la vedrete scorrere dopo molte ore e
sarà limpida.
Questo
è il concetto di base anche se la cosa è più complessa e fino a che non si farà
uno sforzo in tal senso non ci saranno rimedi che tengano.
(Achille
Sacchi)
(telegra.ph/Alluvioni-Perch%C3%A8-si-originano-05-18)
(t.me/marcellopamio)
ZELENSKY:
“SIAMO PIÙ
FORTI
DI UN ANNO FA.”
Opinione.it
- Alessandro Buchwald – (20 febbraio 2023) – ci dice:
Nell’intervista
a tutto campo, rilasciata al Corriere della Sera, al Sole 24 Ore e a
Repubblica, Volodymyr Zelensky è categorico:
“Siamo
più forti di un anno fa. I russi, invece, sono più deboli.
Non hanno le stesse motivazioni dei nostri
soldati.
Noi
combattiamo per difendere le nostre case.
Abbiamo
scelto l’Europa.
Vogliamo difendere la democrazia e la nostra
libertà. Questo è il nostro orizzonte”.
Il
presidente dell’Ucraina, alla vigilia dell’incontro a Kiev con il premier
italiano, Giorgia Meloni, parla in primis della ricostruzione e della strategia
in essere, ovvero lavorare sui punti deboli, sulle “vulnerabilità che la guerra
ci ha mostrato”.
Da qui
la consapevolezza, ovvero aver a disposizione “un’esperienza che ci rende
consapevoli di cosa dobbiamo difendere e sviluppare. Un’esperienza che ci
permette di vedere cosa manca e a cosa dobbiamo prestare attenzione”.
Una
strategia che, in primis, parte da un punto cardine. Ossia, aver scelto la
strada europea. E questo aspetto, insiste Zelensky, “ci porta a considerare il
mercato europeo come quello di riferimento”.
A
seguire, il presidente ucraino ribadisce che intendere comprendere, in termini
assoluti, chi “ci aiuta davvero, quali sono i veri partner e dove mostriamo un
deficit produttivo.
Voglio
anche citare gli Stati Uniti – sottolinea – che sono per noi il mercato delle
tecnologie.
Il
nostro settore high tech è uno dei più potenti.
L’alta tecnologia è un settore su cui puntare.
Durante questa guerra abbiamo visto che la
nostra gente può produrre e sviluppare droni, radar, sistemi tecnologici”.
Il
termine ricostruzione, va da sé, non può camminare in maniera scollata
dall’economia.
In tal senso, tra le priorità citate da
Zelensky ci sono l’energia (“riteniamo indispensabile sviluppare la capacità di
diversificare la produzione di energia e di immagazzinare l’elettricità”) e l’agricoltura (“l’Ucraina è e sarà sempre di più il
granaio dell’Europa.
Siamo
pronti per costruire nuovi hub del grano sul territorio dell’Unione europea,
dell’Africa e dell’Asia”).
Zelensky,
tra le altre cose, sottolinea che un altro aspetto “non meno importante”
riguarda “la protezione del settore dell’acqua potabile.
La Russia ha ripetutamente provato a colpirci
con degli attacchi cibernetici ma noi li abbiamo respinti.
Abbiamo
unito le” It companies” in unico settore.
Non
erano sul fronte né sulla seconda linea ma hanno lavorato bene per combattere
la Russia.
Ecco
perché abbiamo di fronte un’altra direttrice di sviluppo:
la
cyber security”.
E poi
l’affondo: “I russi non sono così potenti come lo erano un anno fa. Quando,
comunque, non hanno avuto abbastanza risorse per occupare il nostro Paese.
Oggi loro sono più deboli, noi invece siamo
più forti.
Inoltre, non hanno la stessa motivazione che
hanno i nostri soldati.
Noi
stiamo combattendo nel nostro Paese, per difendere le nostre case, le nostre
famiglie.
Se noi perdiamo, perdiamo tutto: la casa, i
nostri familiari.
Noi
qui ci viviamo”.
Inoltre,
sull’arrivo di Giorgia Meloni a Kiev, Zelensky rivela:
“È molto importante per me non perdere il
sostegno dell’Italia, è molto importante per me come presidente dell’Ucraina
non perdere il sostegno di qualsiasi Stato.
Bisogna superare questo muro di
disinformazione che la Russia ha costruito per molti anni, ed era la loro
politica.
Ritengo che questo fosse il nostro problema ed
è una debolezza dell’Ucraina e di altri Stati europei.
Quando
qualcuno ti impone un’opinione è sempre sbagliato”.
Infine,
la considerazione: “Per noi è importante che la Cina non aiuti la Federazione
Russa in questa guerra. Io voglio davvero che siano dalla nostra parte. Ora non
lo vedo probabile. Ma vedo sicuramente l’opportunità per la Cina di fare una
valutazione pragmatica di ciò che sta accadendo. Perché se si alleano con la
Russia diventa una guerra mondiale”.
Che
cosa serve all’Europa per diventare
un
attore credibile nell’ambito della sicurezza.
Euractiv.it
- Alessandro Profumo e Jan Pie – (30 mag. 2022) – ci dice:
"Come
industria, consideriamo questa un'occasione unica per realizzare un salto di
qualità nel modo in cui l'Europa sostiene la sua base tecnologica e industriale
nel settore della difesa", scrivono i rappresentanti dell'Associazione Europea
delle Industrie dell’Aerospazio e della Difesa (ASD) [EPA-EFE/FILIP SINGER].]
Ci troviamo davanti a un’occasione unica per
realizzare un salto di qualità nel modo in cui l’Europa sostiene la sua base
tecnologica e industriale nel settore della difesa, scrivono Alessandro Profumo
e Jan Pie.
Alessandro
Profumo è Presidente dell’Associazione Europea delle Industrie dell’Aerospazio
e della Difesa (ASD) e amministratore delegato di Leonardo. Jan Pie è
Segretario generale dell’ASD.
L’invasione
dell’Ucraina da parte della Russia ha riportato la guerra in Europa. Giorno
dopo giorno, ci svegliamo con le immagini delle sue realtà e dei suoi orrori.
Questo
conflitto ci ricorda nel modo più drammatico e crudele che la libertà e la pace
non vanno date per scontate.
In questo nuovo contesto di sicurezza,
l’Europa deve essere nuovamente preparata a conflitti militari su larga scala e
pronta ad agire, assumendosi la responsabilità di proteggere i propri cittadini
e le nazioni amiche.
Ciò
pone i nostri governi davanti a sfide significative per quanto riguarda le
forze armate e all’industria nel settore della sicurezza.
All’inizio
di marzo, poco dopo l’inizio dell’invasione, i capi di Stato e di governo
dell’Ue si sono riuniti a Versailles per discutere di come rispondere alla
minaccia esistenziale che l’invasione dell’Ucraina rappresenta per l’intera
architettura della sicurezza europea.
In quell’occasione, hanno incaricato la Commissione
europea di valutare le lacune negli investimenti per la difesa in Europa e di
preparare proposte di iniziative per rafforzare l’industria alla base della
difesa europea.
La
settimana scorsa, la Commissione ha presentato i suoi risultati in una
comunicazione pubblicata congiuntamente all’Alto rappresentante dell’Unione per
gli affari esteri e la politica di sicurezza.
Lunedì
e martedì, questa settimana, il Consiglio europeo discuterà queste proposte e
deciderà come procedere.
Le
proposte della Commissione europea sono passi incoraggianti nella giusta
direzione.
Esse comprendono, tra l’altro, uno strumento
per l’approvvigionamento congiunto delle risorse più urgenti, sostenuto da 500
milioni di euro.
Il
programma europeo di investimenti per la difesa, che comprende il meccanismo di
esenzione dall’IVA e progetti di difesa europei di grande interesse comune, è
importante.
Anche la proposta di rafforzare il sostegno della
“Banca europea agli investimenti sull’EDTIB” – ivi compresa la produzione
industriale – è importante, ma gli Stati membri dell’Ue devono agire sia a
livello nazionale che europeo.
L’”Associazione
Europea delle Industrie dell’Aerospazio e della Difesa” (ASD) accoglie con
favore queste proposte, in quanto riconoscono l’importanza strategica dell’”EDTIB”
(European Defence Technological and Industrial Base) e dimostrano la capacità
dell’Unione di rispondere rapidamente a un ambiente strategico in via di
deterioramento.
Allo
stesso tempo, incoraggiamo i capi di Stato e di governo a intensificare gli
sforzi e ad andare oltre quanto proposto dalla Commissione.
Siamo
in un momento storico in cui noi – come europei – dobbiamo difendere la nostra
sicurezza, i nostri valori e i nostri principi.
Abbiamo
bisogno di forze armate in grado di difendere le nostre case e il nostro
territorio, e abbiamo bisogno di un’industria in grado di fornire a queste
forze gli equipaggiamenti necessari.
Tutto
ciò passa attraverso gli investimenti. Accogliamo con favore l’intenzione
degli Stati membri di aumentare gli investimenti nella difesa. Allo stesso
tempo, sottolineiamo la necessità che i leader europei aumentino anche le
risorse del bilancio Ue destinate alla sicurezza e alla difesa. Questo è importante per rafforzare la
cooperazione europea in materia di difesa ed evitare di ricadere in una corsa
solitaria a livello nazionale.
La
cooperazione europea è impegnativa ma indispensabile. Dobbiamo cooperare di più
e rendere la nostra cooperazione più efficiente ed efficace.
Per
farlo, dobbiamo sviluppare, innanzitutto, una comprensione comune delle
capacità militari di cui abbiamo bisogno, ma anche una visione condivisa del
grado di sovranità tecnologica che riteniamo opportuno raggiungere.
Sullo
sfondo della guerra in Ucraina e in vista delle sfide future in materia di
sicurezza, riteniamo che l’Europa abbia bisogno di un’industria della difesa in
grado di:
Consegnare
in ogni momento e in ogni circostanza gli equipaggiamenti richiesti e i
relativi servizi (manutenzione, riparazione e revisione);
Migliorare
le tecnologie chiave nell’ambito della difesa e le loro applicazioni,
sviluppare nuove versioni potenziate e studiare le prossime generazioni di tali
tecnologie;
Reagire
alle nuove tendenze tecnologiche e alle scoperte dei concorrenti e dei
potenziali avversari;
Sfidare
i concorrenti e i potenziali avversari sviluppando concetti innovativi e
tecnologie dirompenti.
Quanto
più l’industria europea della difesa è in grado di svolgere queste quattro
funzioni in modo efficiente, in termini di costi e di competitività, tanto più
sarà affidabile e pronta per il futuro.
Oggi,
le nostre performance nello svolgimento delle quattro funzioni citate sono
limitate a causa di decenni di frammentazione e di investimenti insufficienti
sia nella R&S che nelle acquisizioni.
L’eccellenza
tecnologica e la capacità di “migliorare”, “reagire” e “sfidare” esistono in
alcune aree e in misura diversa, a seconda di dove e come gli Stati membri vi
hanno investito.
Con le
attuali capacità produttive, la capacità di “consegnare” alle forze armate
europee potrebbe essere messa sotto pressione da un conflitto militare su larga
scala.
Le
iniziative volte a rafforzare la “European Defence Technological and Industrial
Base” (EDTIB) dovrebbero quindi mirare a migliorare la capacità del settore di
svolgere queste quattro funzioni.
In
qualità di clienti, regolatori e sponsor, gli Stati membri svolgono un ruolo
decisivo nel plasmare l’EDTIB.
L’Unione europea può contribuire con le sue
politiche, i suoi strumenti e le sue risorse, ma anche offrendo ai suoi Membri
un quadro di cooperazione.
Insieme,
l’Unione e gli Stati Ue possono costruire una base solida per una difesa
europea efficace.
Nella
conferenza stampa seguita al vertice di Versailles, il Presidente Emmanuel
Macron ha annunciato l’intenzione di trasformare l’analisi e le proposte della
Commissione in una vera e propria strategia europea sugli investimenti nella
difesa e sulle capacità industriali.
Noi,
come industria, consideriamo questa un’opportunità unica per ottenere un salto
di qualità nel modo in cui l’Europa sostiene la sua base tecnologica e
industriale di difesa.
Contiamo quindi che i nostri leader colgano questa
opportunità e siamo pronti a sostenerli nei loro sforzi.
Paesi
dell’UE orientale realizzerà
o distruggerà gli obiettivi
sulle
rinnovabili al 2030.
Euractiv.it
- Pawel
Czyzak e Rebekka Popp – (18 mag. 2023) – ci dice:
La
regione dell'Europa centrale e orientale (CEE) attualmente genera solo il 25%
dell'elettricità da fonti rinnovabili, rispetto al 55% da combustibili fossili.
Ciò ha portato ad alcuni dei prezzi
dell'elettricità più costosi nell'UE e ha reso la regione vulnerabile a costi
volatili e problemi di approvvigionamento.
[Shutterstock/hrui]
L’obiettivo di energia rinnovabile dell’UE per il 2030
è a rischio a causa della scarsa ambizione nei Paesi dell’Europa centrale e
orientale (CEE). L’imminente revisione dei piani nazionali per l’energia e il
clima è un’opportunità cruciale per rimediare a questo, scrivono Pawel Czyzak e
Rebekka Popp.
(Il
dottor Pawel Czyzak è analista senior presso il think tank energetico Ember.
Rebekka
Popp è consulente politico presso il think tank climatico E3G.)
L’UE
si è posta un nuovo obiettivo per le rinnovabili per il 2030 per raggiungere
una quota di almeno il 42,5% e idealmente il 45% di rinnovabili nel suo mix di
consumo energetico.
La
presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha recentemente
chiarito che l’UE punta a un settore energetico a zero emissioni entro il 2040.
Tuttavia,
sarà quasi impossibile soddisfare o addirittura superare questa nuova ambizione
senza una forte spinta energetica verde nell’Europa centrale e orientale.
Un’opportunità
chiave per sancire impegni nazionali più elevati su eolico e solare è
rappresentante dall’imminente revisione dei piani nazionali per l’energia e il
clima (PNEC) prevista per giugno.
Gli
attuali obiettivi per le energie rinnovabili sono molto bassi con Ungheria,
Slovacchia, Bulgaria, Cechia e Polonia che si collocano al fondo della
classifica tra tutti i Paesi dell’UE nei loro attuali PNEC.
La
regione dell’Europa centrale e orientale attualmente genera solo il 25%
dell’elettricità da fonti rinnovabili, rispetto al 55% da combustibili fossili.
Ciò ha
portato ad alcuni dei prezzi dell’elettricità più costosi nell’UE e ha reso la
regione vulnerabile a costi volatili e problemi di approvvigionamento.
La
buona notizia è che c’è molto più potenziale per le rinnovabili.
Un nuovo rapporto “Ember” mostra che i Paesi
dell’Europa centrale e orientale (Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia,
Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria, Slovenia, Croazia, Romania e Bulgaria)
hanno il potenziale per aumentare la quota di energie rinnovabili nel loro
sistema elettrico al 63% nel 2030.
Ciò
significa un aumento di sei volte della capacità eolica e solare da 35 gigawatt
(GW) a 196 GW.
L’energia
rinnovabile porta molti vantaggi.
L’aumento
degli obiettivi eolici e solari porterebbe vantaggi ai governi dell’Europa
centrale e orientale.
Aprirebbe
la strada ad almeno 137 miliardi di euro di finanziamenti dell’UE da investire
nella transizione energetica.
Il
modello di “Ember” mostra anche che è possibile per la regione creare un
surplus di elettricità verde a basso costo.
Con
200 GW di eolico e solare, l’Europa centrale e orientale potrebbe esportare 23 terawattora
(TWh) di elettricità nel 2030, rispetto all’importazione di 7 TWh nel 2022.
Più
elettricità da eolico e solare abbasserebbe inoltre i prezzi medi dell’energia
di quasi un terzo rispetto all’attuale scenario politico.
Ciò significa anche che i prezzi dell’energia
elettrica nella CEE scenderebbero al di sotto della media UE, rendendo la
regione più attraente per nuovi investimenti.
Se la
regione non riesce a tenere il passo, il più rapido e più ampio lancio
pianificato di energie rinnovabili a basso costo nei Paesi limitrofi ridurrebbe
la competitività delle economie CEE e porterebbe a un costo della vita più
elevato.
La
mancanza di elettricità verde nelle reti elettriche nazionali può diventare un
ostacolo per le imprese, che si stanno ponendo obiettivi di decarbonizzazione e
si affidano all’elettricità da fonti rinnovabili per raggiungerli.
Molti
governi europei hanno già riconosciuto che l’unico modo per fornire energia
economica e sicura ai propri cittadini e alle proprie imprese è attraverso una
rapida espansione delle energie rinnovabili.
Per la
regione CEE, lo sviluppo delle energie rinnovabili è particolarmente
importante, poiché la stretta vicinanza alla Russia e la dipendenza storica dai
combustibili fossili russi sono diventate una minaccia fondamentale per la
sicurezza.
La
collaborazione sbloccherà il pieno potenziale delle energie rinnovabili della
regione.
L’Europa
centrale e orientale potrà beneficiare del suo pieno potenziale solo
collaborando a livello transfrontaliero.
Alcuni
dei maggiori consumatori di energia come la Repubblica Ceca o l’Ungheria non
sono in grado di accedere ai vantaggi dell’energia eolica offshore, mentre
paesi come la Lettonia e l’Estonia potrebbero generare 3-4 volte la loro
domanda di elettricità dal solo vento.
La
collaborazione potrebbe includere il commercio di elettricità verde, il
cofinanziamento degli investimenti necessari o la pianificazione di appalti
eolici e solari transfrontalieri, nonché lo scambio di conoscenze su come
affrontare gli ostacoli politici, amministrativi e tecnici a un maggior numero
di energie rinnovabili.
Lo
slancio si sta già sviluppando nella regione. L’anno scorso, la capacità eolica
e solare è cresciuta del 28%, il doppio della media UE del 15%.
In
tutta la regione, i Paesi stanno raggiungendo nuovi record nelle rinnovabili
mentre i mercati dell’eolico e del solare continuano a crescere.
I
governi dell’Europa centrale e orientale devono ora convalidare questi
risultati con una pianificazione a lungo termine per accelerare il ritmo della
diffusione del solare e dell’eolico.
Un
primo passo sarebbe fissare obiettivi ambiziosi per l’eolico e il solare per la
fine del decennio nei piani nazionali per l’energia e il clima aggiornati.
Questo
deve essere seguito da uno sforzo politico per sbloccare gli ostacoli alla
diffusione delle energie rinnovabili.
Ad
esempio, semplificando le autorizzazioni, sbloccando i colli di bottiglia della
rete e aumentando la capacità amministrativa. Ciò consentirà all’Europa
centrale e orientale di entrare a far parte del treno energetico pulito
paneuropeo.
ESPLOSIONE
DI URANIO IMPOVERITO
IN
UCRAINA: L’EUROPA È SULL’ORLO
DI UN
‘DISASTRO AMBIENTALE.’
Comedonchiscitte.org - Redazione CDC – (20
Maggio 2023) – ci dice:
(sputnikglobe.com)
Ieri
venerdì 19 maggio, il Segretario del Consiglio di Sicurezza russo Nikolai
Patrushev ha avvertito che una nube radioattiva si sta dirigendo verso l’Europa
occidentale a seguito della distruzione di un magazzino ucraino che conservava
munizioni all’uranio impoverito fornite dal Regno Unito.
Sputnik
News ha parlato con il “Dr. Chris Busby”, chimico fisico e segretario
scientifico del “Comitato Europeo sui Rischi da Radiazioni”, su come la
decisione dell’Occidente di fornire munizioni all’uranio impoverito (DU)
all’Ucraina abbia potenzialmente causato un disastro ecologico a livello
continentale.
Di
seguito riportiamo la sua risposta integrale.
“Recentemente,
diversi media web hanno fornito video di un’enorme esplosione nella città di
Khmelnitski, situata a ovest di Kiev e a circa 200 km dal confine con la
Polonia.
Ci
sono state due grandi esplosioni che hanno prodotto un’enorme palla di fuoco
vorticosa che, come una bomba atomica, si è sviluppata verso l’alto e ha
formato una nuvola a fungo, di colore nero.
Ho
rappresentato i veterani dei test atmosferici nucleari presso la Royal Courts
of Justice di Londra e ho visto molti filmati di esplosioni nucleari: questo
non era uno di quelli.
Un’esplosione
nucleare è caratterizzata da un’immediata e intensa luce bianca che cancella la
pellicola della telecamera o il rilevatore.”
(Caution Radiation - Sputnik
International, 1920, 19.05.2023)
Allora,
di cosa si trattava?
Diversi
commentatori hanno ipotizzato che un deposito di armi colpito contenesse le armi
all’uranio impoverito (DU) inviate dal Regno Unito all’Ucraina per essere
utilizzate sui carri armati britannici Challenger come penetratori anticarro.
Che l’esplosione è stata un’esplosione che ha
comportato la combustione del “DU” nella palla di fuoco.
Poiché
sono un’autorità scientifica in materia di uranio e dei suoi effetti sulla
salute, ma ho anche esaminato la sua dispersione e il suo comportamento
nell’ambiente, commenterò ciò che credo sia accaduto e perché è importante.
Sono
stato membro del “Ministero della Difesa britannico Depleted Uranium Oversight
Board” (DUOB) nel 2000-2005, e anche del” Comitato governativo britannico per
l’esame del rischio di radiazioni da emettitori interni (CERRIE) 2000-2004”.
Sono Segretario Scientifico del “Comitato
Europeo sul Rischio da Radiazioni “(ECRR), una ONG indipendente che fornisce
consulenza sul rischio da radiazioni ionizzanti.
Il mio
principale interesse di ricerca in questo settore è l’uranio e la salute, in
particolare le particelle di “DU”, che sono così piccole da agire come un gas e
si muovono su distanze molto grandi una volta create dalla combustione di “DU”.
Le ho
trovate in Inghilterra nel 2003, dopo che erano arrivate dall’Iraq. Le ho
trovate nel 2023 in Inghilterra, dopo la guerra in Ucraina. Quindi questa è la
prima cosa: il materiale è in grado di percorrere distanze molto grandi.
Pertanto,
se l’esplosione di Khmelnitsky è stata un’esplosione di “DU”, il materiale si
sposterebbe con la direzione del vento e dovrebbe essere rilevabile nei siti di
monitoraggio sottovento.
Innanzitutto,
dobbiamo dire che il “DU” ha una firma gamma, rilascia raggi gamma.
I governi del Regno Unito e degli Stati Uniti
mentono su questo punto.
Puntano
sul fatto che l’U-238, che rimane dopo che l’U-235 fissile è stato rimosso
nelle centrifughe (e viene inviato alle armi nucleari e ai reattori), è un
debole emettitore alfa.
Dicono
che la radiazione alfa non può penetrare la pelle e quindi il “DU” stesso è
innocuo.
Che
non può essere rilevato da un contatore Geiger e che le particelle alfa non
passano attraverso la finestra.
Naturalmente,
c’è un problema di salute se le particelle post-impatto vengono inalate e
passano nel corpo attraverso i polmoni, nel sistema linfatico o direttamente
nell’apparato digerente, ma essenzialmente il “DU” è innocuo.
Quello
che bisogna sapere è che l’Uranio 238, quando decade con la sua emissione alfa,
si trasforma in Torio-234 e Protoattinio-234m, che poi si trasforma in Uranio
234.
Il
Torio 234 è un emettitore beta e gamma e fornisce il 6% della sua energia di
decadimento come raggio gamma.
Pertanto,
grandi nuvole di aerosol particolato di “DU” saranno rilevabili dai rilevatori
di raggi gamma.
Quando
ho visitato l’Iraq con “Al Jazeera” nel 2000, mi sono recato nel sud ed ho
esaminato i cadaveri sui carri armati che erano stati colpiti dal “DU” nella
prima Guerra del Golfo.
Alcuni dei penetratori di “A-10 DU” erano
ancora in giro.
Emettevano un intenso segnale di raggi gamma e
i fori nei carri armati erano altamente attivi sui raggi gamma.
Alla faccia di chi dice che si tratta solo di
un emettitore alfa.
Sono
un velista:
l’esame
delle mappe metereologiche britanniche della pressione meteorologica ci dice
che in quel momento, e per giorni dopo l’esplosione, c’era un anticiclone a
nord del luogo dell’esplosione e i venti erano deboli ma provenienti da sud-est
e soffiavano verso nord-ovest intorno all’area di alta pressione.
Quindi,
il pennacchio si sarebbe spostato verso la Polonia.
Se i
venti fossero stati di circa 5 km/h, avrebbero raggiunto i rilevatori della
Polonia a 250 km di distanza il giorno 15.
Dopo
Chernobyl, la “Ue” ha istituito un sistema di rilevazione delle radiazioni
gamma a livello europeo, che forniva letture gamma in tempo reale.
Sono
andato a vedere.
Ma sorprendentemente, tutti i dati erano
bloccati.
Il
sistema basato sul web, amministrato dalla Germania, (EURDEP) non forniva le
mappe dei rivelatori che sono normalmente disponibili. Fortunatamente, c’erano alcune
mappe di localizzazione sul web e alcune che erano già state scaricate da miei
colleghi prima che il sistema smettesse di funzionare.
Ho ottenuto le mappe dalla Polonia. Una di
queste la posso mostrare.
(Radiation
Levels in Poland in May - Sputnik International, 1920, 19.05.2023)
(Livelli
di radiazione in Polonia nel mese di maggio – Sputnik International, 1920,
19.05.2023: Gruppo Monitoraggio Ambientale della Radioattività (REM) del Centro
Comune di Ricerca (CCR) della Commissione Europea).
Si può notare che un aumento molto
significativo delle radiazioni gamma si è verificato in questo rilevatore, a
nord-ovest del luogo dell’esplosione, come ci si aspetterebbe sulla base di una
distanza di 250 km e di una velocità media del vento di 5km/h.
L’aumento, da 60nSv/h a 90nSv/h, è stato
altamente significativo dal punto di vista statistico, circa il 50%.
Altri
rilevatori in tutta la Polonia hanno mostrato un aumento, mentre il pennacchio
passava sopra di loro;
l’aumento era più debole quanto più ci si
allontanava (a causa della dispersione del pennacchio).
In
seguito, i polacchi hanno misurato l’aumento presso l’Istituto Marie Curie di
Lublino, ma la loro mappa era più sofisticata e richiedeva un’interpretazione
da parte di esperti.
La mappa polacca forniva aumenti gamma
suddivisi in due isotopi naturali, bismuto e tallio, oltre a gamma totali e
gamma dei raggi cosmici.
Dalla
mappa, dobbiamo presumere (e questo era il messaggio implicito) che il picco
gamma fosse dovuto al bismuto.
Entra in scena Sherlock Holmes.
Il
bismuto 214 è un figlio del Radon.
Il gas radioattivo di fondo naturale Radon
(Rn-222) è sempre presente, poiché viene prodotto dall’uranio e dal radio nel
terreno.
Se c’è
un cambiamento improvviso nella pressione atmosferica, o quando piove, c’è un
picco gamma del Radon, che si manifesta come picco del Bi-214.
Quindi,
i polacchi sembrano insinuare che l’aumento delle radiazioni gamma è normale e
non c’è da spaventarsi.
Molti hanno notato lo spettro del bismuto.
Ma il modo in cui vengono presentati i grafici
polacchi è fuorviante.
Il
problema con l’argomentazione del radon è innanzitutto che gli aumenti gamma
salgono in tutta la Polonia in una scala temporale che identifica un pennacchio
proveniente da Khmelnitsky e in secondo luogo che c’era un sistema
meteorologico anticiclonico stabile e nessun cambiamento di pressione
atmosferica che potesse estrarre il radon dal terreno.
Ho
controllato tutto questo. C’era solo una leggera pioggia su “Lublino.”
Esiste
tuttavia un’ulteriore possibilità. Le particelle molto fini attraggono il
Radon:
si ottiene un leggero aumento di gamma dal
Radon in prossimità delle ciminiere delle fabbriche che emettono particelle
fini.
La
mappa web del sistema europeo di rilevazione delle radiazioni è tornata online
il 18 maggio.
Il
tipo di mappa era stato cambiato e tutto ciò che avevamo visto nei download era
scomparso o era stato cancellato dalla media dell’analisi dei dati.
Perché?
Questo
e il blocco anticipato dell’accesso al sito suggeriscono panico e
insabbiamento.
Quindi,
nel complesso, ciò che vediamo è un’esplosione massiccia che si pensa sia “DU”,
e le segnalazioni di un picco di radiazioni gamma vicino al sito.
L’ossido di uranio è nero e il pennacchio nero
si muove lentamente verso nord-ovest, il modello meteorologico è stabile e il
vento soffia verso la Polonia.
I
rilevatori polacchi dell’”UE” mostrano tutti un aumento delle radiazioni gamma
nel momento previsto per l’arrivo del pennacchio.
Il
sistema di rivelazione dell’”UE” viene spento rapidamente, ma non prima di aver
ottenuto dati da diversi siti.
I
polacchi forniscono un risultato del rivelatore che identifica il bismuto come
causa dell’aumento, ma non si spingono fino a dichiarare formalmente che lo è (nel caso di un successivo ritorno di
fiamma).
Un’ultima
prova.
Su Internet vediamo dei video in cui gli
ucraini ripuliscono il sito dell’esplosione utilizzando dei veicoli robot, non
dei pompieri normali. Perché hanno bisogno di veicoli robot?
L’ultima volta che abbiamo visto veicoli
robotizzati ripulire il sito è stato nelle rovine di Chernobyl e Fukushima.
Se ho
ragione, c’è stato un disastro ambientale e le particelle di “DU”
attraverseranno la Polonia, la Germania e l’Ungheria e finiranno nei Paesi
Baltici, probabilmente in seguito in tutta Europa, compreso il Regno Unito (dopo tutto, le particelle di uranio
di Chernobyl sono arrivate nel Regno Unito).
Porteranno
danni genetici e morte come quelli visti nei Balcani e in Iraq. Cancro, difetti
alla nascita, aborto spontaneo, infertilità, danni ai polmoni, problemi mentali
(Sindrome della Guerra del Golfo) e così via.
Le
prove scientifiche ed epidemiologiche su questo sono chiare fin dalla Guerra
del Golfo.
Sono tutte presenti nella letteratura
scientifica, ma i governi occidentali e i militari le ignorano, le negano e le
insabbiano.
Nel
caso della sentenza del tribunale dei coroner del Regno Unito per Stuart Dyson,
la giuria ha stabilito che il “DU” ha causato cancro.
Ma quando il medico legale ha scritto al
Ministro della Salute (come doveva fare in base alla legge britannica, articolo
43), la risposta è stata: non siamo d’accordo.
Queste
cose possono essere misurate, ma nessuno le misurerà o, se lo faranno, saranno
attaccate e le loro argomentazioni respinte.
Anche
se mi dovessi sbagliare e c’è qualche altra spiegazione per i picchi gamma, il “DU”
deve essere vietato.
È
un’arma dall’effetto indiscriminato e uccide i civili, il nemico e le proprie
truppe (beh, le truppe ucraine).
È molto peggio di un gas bellico, come il
Sarin, il fosgene, il gas mostarda o tutti gli altri agenti chimici vietati
dalla civiltà.
Questa
roba distrugge la base genetica della vita stessa.
E
nessuno fa nulla.
Coloro che la utilizzano si basano su una scienza
obsoleta, supportata da un’epidemiologia disonesta condotta da scienziati
disonesti e da modelli di rischio obsoleti e fantastici.
Coloro
che forniscono le armi, il governo britannico in questo caso, sono moralmente
privi di coscienza.
A meno
che non sia loro intenzione distruggere il popolo ucraino.
Chi
può saperlo?
Il
mondo è impazzito.
(sputnikglobe.com)
(sputnikglobe.com/20230519/ukraines-depleted-uranium-blast-europe-on-brink-of-environmental-disaster-1110462939.html#pv=g%3D1110462939%2Fp%3D1110466314)
FONDAMENTALI.
Comedonchisciotte.org – AlbertoConti – (19
Maggio 2023) – ci dice:
Molti
capiscono l’importanza dell’economia nella propria vita, e da qui nella vita
sociale, essendo l’economia un fenomeno essenzialmente politico.
I
livelli di competenza possono essere i più disparati, ma possiamo dividere
l’intera categoria dei curiosi d’economia in due fazioni contrapposte.
Una è
composta da quelli che pensano che l’economia abbia una sua dinamica
“naturale”, cioè costituisca un sistema che si autoregola da solo, compensando
automaticamente eventuali squilibri interni se solo lo si lascia libero di
operare;
un
sistema all’interno del quale ognuno è responsabile unico del proprio successo
(o insuccesso) economico.
L’altra
è invece composta da quelli che invocano una ferrea regolamentazione e
controllo istituzionali dell’economia, per governarne le dinamiche e
correggerne gli squilibri, avendo tra gli obiettivi primari il benessere
generale e la giustizia sociale.
Rozzamente
potremmo etichettare queste due ideologie in “liberista” e “statalista”.
Ovviamente
nessuno dei due principi nega radicalmente qualunque ragione e logica della
controparte.
Ad
esempio un
“liberista” si rende perfettamente conto che senza precise e garantite regole del
gioco i liberi commerci diverrebbero una giungla impraticabile, così come uno statalista ammette che la libera iniziativa è
un’esigenza umana spontanea e naturale, che può produrre frutti preziosi per sé
stessi e per la società intera.
Un
assunto che però dovrebbe trovare tutti concordi è l’evidenza che l’economia,
ancor prima di diventare “economia politica”, è una “economia monetaria”.
Senza l’uso della moneta resterebbe solo il
baratto a sostenere i liberi scambi commerciali, che sono storicamente il
motore dell’evoluzione sociale e civile tra gli umani.
Ma col
semplice baratto è ovvio che aumenterebbero enormemente le difficoltà nello
scambiarsi reciprocamente beni e servizi, rallentando di conseguenza le
dinamiche economiche, come era di fatto agli albori della storia umana.
Da
questa banale considerazione deriva un assunto fondamentale quanto ignorato o
peggio negato: la moneta non è una merce.
Se, per assurdo, la moneta fosse una merce
come tutte le altre (ad es. la moneta d’oro), ogni scambio commerciale
costituirebbe fondamentalmente un baratto, e non esisterebbe l’economia
moderna, ma ci troveremmo ancora dentro logiche di autosussistenza, che
guardano più all’età della pietra che a quella delle tecnologie avanzate.
La
moneta quindi non è una merce, quanto piuttosto una convenzione, un patto
sociale istituzionalmente garantito, e come tale va governato, pena
l’accumularsi di squilibri e sperequazioni divergenti verso l’inevitabile
collasso sistemico, spesso addolcito con la terminologia un po’ meno
catastrofista di “crisi economica”.
E quando non basta più stratificare la popolazione in
classi sociali di ricchezza e povertà estreme, non resta che la violenza della
guerra per andare oltre la crisi, ricostruendo poi sulle macerie un nuovo sistema
economico, fondato però su principi talvolta vecchi, già rivelatisi intrinsecamente
fallimentari per i più, ma favorevoli a “minoranze privilegiate” che detengono il
potere politico in forza di quegli stessi privilegi economici, comunque
ottenuti.
Il
nostro attuale occidente atlantista è stato il banco di prova di tali sistemi
iperliberisti, che sfruttando le moderne tecnologie hanno finito per monopolizzare le
risposte alle esigenze primarie dell’individuo: SALUTE, ALIMENTAZIONE,
SICUREZZA.
Sono
le stesse esigenze degli animali d’allevamento.
Il buon pastore sa come soddisfare queste esigenze,
così come sa imporre le regole al suo gregge, rendendolo obbediente e ordinato.
Utilizza
anche solo simbolicamente il bastone e il cane da guardia, cioè la paura che obbliga i singoli
governati al rispetto dell’autorità.
Nel
caso degli umani è quasi lo stesso:
la
paura indotta non deriva tanto dal tocco del bastone o dal morso del cane da
guardia (salvo che con i ribelli irriducibili nella pubblica piazza), ma dalla
negazione dei bisogni primari:
paura
di ammalarsi e morire, paura della fame e della miseria, paura di essere
aggrediti da entità ostili e malevole, dai “cattivi”, apparentemente nemici
anche del padrone.
Per
comprendere l’avanzata del totalitarismo nel governo della polis, basta
comprendere l’avanzata delle divergenze statistiche nell’economia a base
monetaria dominata dal principio “liberista” a danno di quello “statalista”, o per meglio dire dominata
dall’interesse privato, individualista, a detrimento dell’interesse pubblico, o
bene comune (inteso non come oggetto di patrimonio pubblico, come un monumento o un
paesaggio, bensì come benessere materiale distribuito e serenità spirituale
condivisa).
Le
minoranze privilegiate da questo sistema, o che si credono tali e perciò ne
difendono a spada tratta le fondamenta, a questo punto obiettano che” lo
statalismo è il male”,
che le
istituzioni pubbliche sono inefficienti, corrotte, oppressive della libera
iniziativa, e che solo depotenziandole e riducendole ai minimi termini si può
restituire all’economia la libertà necessaria per farla nuovamente prosperare a
vantaggio di chiunque.
Il paradosso
è che hanno ragione, salvo il non accorgersi che sono proprio i vertici elitari
della società, i “padroni universali”, a governare questo sfacelo
dell’organizzazione pubblica, per imporre di nascosto il loro prevalente potere economico,
tramite loro rappresentanti che occupano i posti di comando nelle istituzioni
pubbliche della politica, ma anche della sanità, dell’istruzione, dei media,
dell’esercito e forze dell’ordine, della giustizia, della moneta, delle
infrastrutture, ecc.
Per
non parlare degli oligopoli produttivi, ormai quasi totalmente privatizzati,
cioè “legittimamente” in mano loro, che realizzano la maggior parte del PIL nazionale e
sovranazionale, imponendo le politiche favorevoli alla loro crescita
finanziaria illimitata e irresponsabile verso ogni altro effetto collaterale
della massimizzazione e concentrazione dei profitti.
Il
cortocircuito “ideologico” di costoro è quindi quello di demonizzare il
principio antagonista (pubblico, sociale), dopo che è stato stravolto, minato
alla radice proprio dal prevalere del proprio principio di riferimento, quello
privatistico individualista.
Questa
è la storia che stiamo vivendo, con tutti gli effetti collaterali delle
pandemie artificiali, dei rimedi “salvavita” che aumentano la mortalità generale,
della moneta esclusivamente elettronica integrata alla “società della
sorveglianza (e del ricatto)”, della propaganda di stato a reti unificate,
della censura delle eroiche voci libere rimaste sul campo, delle “truffe climatiche
ambientaliste” nel mentre s’inquina mortalmente l’ambiente in tutti i modi
possibili, coperti dall’incuria dei controllori e dal segreto di Stato, dalla “propaganda
gender” e dalla “distruzione scientifica della formazione culturale e morale
dei giovani”, ecc. ecc.
In una parola siamo tutti vittime di una politica che ha come obiettivo
primario il male comune, dalla quale non possiamo far altro che difenderci, ma con
armi sempre più spuntate, a cominciare dall’astensione al voto, in bilico tra
l’irrilevanza e l’autolesionismo.
Concludendo,
la moneta è una grande invenzione, irrinunciabile in questa fase storica, ma
insieme a tutti i suoi indiscussi pregi e meriti offre l’irrefrenabile
tentazione di procurarsela con ogni mezzo, lecito e illecito, fino a intenderla
come un fine anziché un mezzo.
Un fine che si trasforma facilmente da ragionevole
desiderio di benessere e sicurezza futura in sete di potere illimitato, che si
autoalimenta alienandosi sempre più dagli scopi più umani, dalla dimensione
animica e spirituale di ciascuno di noi, sia vincente che perdente in questa
competizione divisiva, di tutti contro tutti, per l’accumulazione di ricchezza
personale.
E
questo produce e giustifica l’ingiustificabile sperequazione delle ricchezze e
dei poteri, assieme all’ipocrisia di professarsi democratici.
Arrivati
a questo punto, alla soglia dell’autodistruzione nichilista, l’unica ancora di salvezza che vedo è
nella fusione di ragione e istinto, di utilizzo dal basso della capacità
critica e dell’amore per la vita, che va ben oltre i confini egoistici, per
abbracciare l’infinito, irraggiungibile, passando dal nostro prossimo, che è lì
bisognoso del nostro affetto disinteressato, così come l’ambiente in cui
viviamo, passando dalla sacralità del nostro corpo e di tutte le forme di vita
che ci circondano e ci pervadono, in un’armonia che neppure riusciamo a
cogliere nella sua meravigliosa complessità.
Occorre
farsi piccini, un tempo si diceva “timorati di Dio”, per distinguere il bene
dal male, e onorare il nostro onere-onore d’intervenire, anche solo col pensiero
inizialmente, affinché prevalga il bene, consapevolmente.
La
conoscenza della meccanica monetaria (più semplice di quanto vorrebbero farci
credere molti sedicenti esperti) oggi è una tappa cruciale di questo percorso a
ostacoli,
da affrontare per riappropriarsi della dignità di essere donne e uomini veri,
così come Dio ci ha fatti, forti, liberi di autodeterminarci, e belli dentro.
(Alberto
Conti)
(Alberto
Conti. Laureato in Fisica all’Università Statale di Milano, docente matematica
e fisica.)
IL “DISASTRO
AMBIENTALE” È
NON
CURARSI PIÙ DELLA TERRA.
Comedonchisciotte.org
- Valentina Bennati – (18 Maggio 2023) – ci dice:
Il
maltempo non dà tregua, le temperature sono sotto la media stagionale e diverse
zone d’Italia sono flagellate da pioggia, grandine, vento e allagamenti in
questa primavera anomala che fa registrare danni non da poco.
In
Emilia-Romagna la situazione più drammatica con morti (nove al momento in cui
sto scrivendo), dispersi, migliaia di sfollati e evacuati.
Gli
effetti si paleseranno in tutta la loro gravità solo a partire dalle prossime
settimane anche con un calo dell’offerta dei prodotti agricoli e un aumento dei
prezzi a scapito di tutti noi consumatori.
L’instabilità
atmosferica con rovesci improvvisi e abbondanti, esondazioni di fiumi e
torrenti e conseguenti rovinosi allagamenti che hanno messo in ginocchio interi
territori non è, però, una novità.
Purtroppo,
da qualche tempo a questa parte, in TV sempre più spesso si grida alla tragedia
– e sono evidenti e comprensibili le difficoltà delle persone – ma non c’è da
sorprendersi:
la natura presenta semplicemente il conto.
Abbiamo
voluto alterare un equilibrio:
tagliare
le foreste; inquinare i fiumi, i laghi, i mari, gli oceani, l’atmosfera e
adesso si raccoglie quel che è stato seminato.
È
così.
Gli
uomini hanno pensato di trasformare il pianeta a loro piacimento e le
conseguenze, immancabilmente, stanno arrivando.
Ma,
soprattutto, ragionando sulle possibili cause della tragica situazione, c’è da
sottolineare un aspetto:
una volta si sapeva come gestire il
territorio, i canali, i fossi, i monti venivano tenuti come si deve.
Oggi
tutto è abbandonato e il territorio va in malora proprio perché non c’è
capacità di gestire le cose.
Prima
un badile, un piccone e una zappa quasi tutti li tenevano nelle case e li
sapevano usare.
Oggi
si sanno utilizzare computers, tablet e smartphone con grande disinvoltura e
abilità, ma non c’è più la conoscenza del territorio che, invece, è essenziale.
Bisogna
tenere a posto i boschi, pulire i canali e i greti dei fiumi, controllare i
tombini e le fognature.
Quand’è
così l’acqua va dove deve andare, invece di portare morte e distruzione.
La
Terra bisogna conoscerla, amarla, custodirla, gestirla.
Piuttosto
che fare e seguire certe trasmissioni infarcite di polemiche banali che non
servono a nulla, se non a sdoganare nuovi mantra (nel caso specifico quello
dell’emergenza climatica) per poi aprire la strada a nuove misure restrittive
della libertà, rimbocchiamoci le maniche.
L’
Italia potrebbe ancora tornare ad essere un gioiello, se si cominciasse a usare di nuovo
il buon senso e ci si cominciasse a interrogare sulle” vere cause che stanno
all’origine” di ogni accadimento.
(Valentina
Bennati)
Robert
Kennedy junior agita
il
passato e accusa
la CIA di
crimine JFK.
Globalization.ca
- Alberto López Girondo -Globalizzazione- (19 maggio 2023) – ci dice:
(Meteo
argentino)
Il
figlio del procuratore generale assassinato e nipote dell'ex presidente vuole
essere presidente e ha avvertito tempo fa che tra i suoi obiettivi ci sono le
agenzie di intelligence.
Robert
Kennedy Junior viene lanciato per contestare la nomination presidenziale per i
democratici e trova un buco per colpire l'establishment non solo del suo
partito ma degli Stati Uniti.
Aveva
già anticipato, come riflesso da “Tiempo” la scorsa settimana, che rifiuta
categoricamente le molestie alla Russia da parte della NATO e ha promesso che
se avesse raggiunto la Casa Bianca avrebbe liberato” Julian Assange” e “Edward
Snowden”, tra
gli altri personaggi che considera eroi per aver usato la libertà di stampa per
mostrare il vero volto dell'impero.
Insomma, il figlio dell'ex procuratore
generale Bobby e nipote dell'ex presidente John non nasconde che tra i suoi
nemici ci sono le agenzie di sorveglianza e intelligence degli Stati Uniti.
Lo ripeté in un rapporto su una “radio AM” di
New York in cui accusò la “CIA” di essere coinvolta nell'assassinio di” JFK”,
registrato il 22 novembre 1963 a Dallas, in Texas.
L'ipotesi
che l'assassinio di John Fitzgerald Kennedy sia stato opera di una cospirazione
che coinvolge le agenzie di intelligence statunitensi non è nuova.
Il caso è un'incognita ricorrente e una ferita
aperta per la democrazia in quel paese.
Fiumi
di inchiostro e chilometri di filmati mostrano elucubrazioni, documenti e varie
testimonianze sul crimine.
A
peggiorare le cose, Robert Kennedy Jr. è il figlio dell'ex procuratore generale
nell'amministrazione di suo fratello, anch'egli vittima di un assassinio.
RFK fu
crivellato di proiettili il 6 giugno 1968 nel corridoio di un hotel di Los
Angeles dove stava celebrando la sua vittoria alle primarie in California in
una competizione che lo vedeva come un forte candidato alla Casa Bianca.
Due mesi prima, il pastore battista Martin
Luther King era stato assassinato.
Robert
Kennedy Junior Jr., 69 anni, non era stato politicamente attivo fino ad ora.
È noto
come ambientalista e avvocato difensore in contenziosi contro multinazionali
come la Monsanto e altri grandi inquinatori del fiume Hudson.
Durante
la pandemia, le sue azioni mediatiche sono cresciute perché ha messo in
discussione la vaccinazione contro il Covid-19, che lo ha portato ad essere considerato
un anti-vaccino e il suo account Instagram ad essere bloccato.
Inoltre,
le sue critiche allo "stato profondo"(Deep State) che integra
l'apparato burocratico associato ai produttori di armi e al sistema
finanziario, lo hanno fatto sembrare vicino a Donald Trump, il che ha sollevato speculazioni sul
fatto che avrebbe provato una formula democratico-repubblicana senza precedenti
nella storia degli Stati Uniti.
In
questi giorni ha chiarito sul suo twitter che "in nessuna
circostanza" si sarebbe unito all'ex presidente.
Aveva
chiarito in precedenza che non era mai stato contrario al vaccino, chiedendo
solo che fossero sufficientemente testati e sicuri prima di sottoporre le
popolazioni alla loro applicazione.
Per
inciso sostiene Elon Musk perché hanno bloccato il tweet in cui chiedeva di
restituire il suo Instagram.
Ma
domenica scorsa ha parlato con John Catsimatidis nello show mattutino della
WABC (770 AM) e ha affermato che "è al di là di ogni ragionevole
dubbio" che suo zio sia stato ucciso da una cospirazione che coinvolge la “CIA”.
"Ci sono prove schiaccianti", ha detto.
Ha
citato, tra questi, un'indagine di “James W. Douglas”, JFK e l'Indicibile (JFK
e l'Indicibile) dove alcune delle manovre e delle manipolazioni sono
dettagliate in modo che un personaggio oscuro, “Lee Harvey Oswald”, apparisse come
assassinato, assassinato a sua volta due giorni dopo – sempre in un corridoio,
ma in una stazione di polizia – da “Jack Ruby”.
Proprietario
di nightclub legato alla mafia.
L'uomo
che ha ucciso il padre di Robert Kennedy Junior si chiama “Sirhan Bishara
Sirhan”, è nato a Gerusalemme, è di origine palestinese ed era immigrato negli
Stati Uniti con la sua famiglia un decennio prima.
Fu arrestato durante la sparatoria e condannato
in primo grado a morte, poi commutato in ergastolo.
Lo
scorso marzo, ha chiesto di nuovo la libertà condizionale.
A 78
anni, ha trascorso quasi 55 anni in prigione.
Un
tribunale della California gli negò nuovamente il beneficio.
Sirhan giura di non ricordare cosa sia
successo quel fatidico giorno.
Una
volta è stato detto che ha attaccato RFK perché il candidato aveva promesso il
suo sostegno a Israele in Medio Oriente.
Il suo
avvocato, “Lawrence Teeter”, sostiene che il suo cliente è stato vittima del
programma” MK Ultra” della” CIA” e quindi di aver agito in uno “stato di ipnosi”.
(Alberto
Lopez Girondo)
(“Tiempo
argentino”)
Rivelato:
leader neonazista
russo
ha ottenuto missili
britannici
in Ucraina.
Globalresearh.ca
- Phil Miller - Global Research – (19 maggio 2023) -ci dice:
(“Declassified”,
Regno Unito)
“Sergei
Korotkikh” ha acquistato lanciatori anticarro dalla Gran Bretagna, nonostante
fosse accusato di aver decapitato un migrante quando guidava un gruppo
neonazista in Russia.
Le
armi fornite dal Regno Unito hanno raggiunto una serie di forze di estrema
destra in Ucraina, rileva la nostra indagine.
Un
neonazista accusato di aver ucciso immigrati si è filmato in possesso di cinque
razzi anticarro che la Gran Bretagna ha fornito all'Ucraina, secondo
un'indagine di “Declassified UK”.
“Sergei
Korotkikh” può essere visto con lanciamissili di fabbricazione britannica in
tre video pubblicati sul suo canale Telegram.
La
“Campagna contro il commercio di armi” ha detto che la scoperta è "molto
preoccupante".
Si
aggiunge alle prove che alcune armi inviate dalla Gran Bretagna in Ucraina sono
finite nelle mani delle forze estremiste.
“Declassified”
ha recentemente scoperto un altro caso in cui un” jihadista condannato per
tortura” aveva ricevuto missili britannici.
Le
rivelazioni non giustificano l'affermazione di “Vladimir Putin” che la sua
invasione illegale sta "denazificando" l'Ucraina.
Il Cremlino ha neonazisti tra le sue stesse
truppe, e il presidente ucraino Volodymyr Zelensky è ebreo.
Ma
mentre le forze russe hanno giustamente ricevuto un controllo significativo nei
media britannici, c'è stata scarsa copertura di chi esattamente in Ucraina sta ricevendo il pacchetto di
armi multimiliardarie della Gran Bretagna.
Lunedì,
“Rishi Sunak” ha promesso centinaia di altri missili e droni armati in un
incontro con Zelensky a Chequers.
Società
Nazionalsocialista.
“Declassified”
sta indagando su “Sergei Korotkikh”, originario della Bielorussia.
Circa 20 anni fa, ha fondato un gruppo
neonazista russo:” la National Socialist Society”.
Ha
diffuso la paura a Mosca prendendo di mira i lavoratori ospiti dalla pelle
scura provenienti dal Caucaso e dall'Asia centrale.
Il
gruppo è stato bandito e i suoi membri condannati per decine di omicidi
razzisti.
“Korotkikh”
è accusato di aver ucciso due migranti nel 2007, decapitando una delle vittime
– “Shamil Odamanov” – sotto una bandiera con la svastica.
Nega
le accuse, che sono apparse nel pluripremiato documentario “Credit for Murder”
del regista israeliano “Vlady Antonevicz”.
“Korotkikh”
è stato anche segnalato per avere legami con l'intelligence e la polizia russa,
che potrebbe averlo reclutato come agente poco dopo le uccisioni.
Non
sarebbe stato accusato di omicidio fino al 2021, quando aveva da tempo lasciato
il paese.
Difendere
l'Ucraina.
Il
passato oscuro di “Korotkikh” in Russia non gli ha impedito di essere accolto
in Ucraina.
Si è trasferito lì nel 2014 quando il paese
era diviso sul suo rapporto con Mosca.
Si è
unito al “battaglione Azov”, una milizia neonazista fondata dall'attivista
ucraino di estrema destra “Andriy Biletsky” per combattere contro i separatisti
filo-russi nel Donbas.
Secondo
quanto riferito,” Biletsky” una volta disse che voleva "guidare le razze bianche del
mondo in una crociata finale ... contro gli Untermenschen [subumani] guidati
dai semiti".
“Korotkikh”
ha rapidamente acquisito la cittadinanza ucraina in una cerimonia condotta
dall'allora presidente, “Petro Poroshenko”.
Nel
frattempo il battaglione Azov è stato integrato nella “Guardia Nazionale
ucraina”.
Quando
la Russia ha lanciato la sua invasione su vasta scala dell'Ucraina nel febbraio
2022, la maggior parte dei soldati in servizio di Azov erano circondati nella
loro roccaforte a Mariupol.
I
veterani di Azov in altre città formarono rapidamente nuove unità, comprese le
sezioni d'élite all'interno di una “Forza di difesa territoriale” (TDF) nella
capitale Kiev, a cui” Korotkikh” si unì.
Le “TDF”
hanno permesso a riservisti e volontari di resistere alla Russia in gruppi di
tipo paramilitare, nominalmente sotto il controllo dell'esercito ucraino.
'Incomparabile
piacere maschile'.
Il
giorno in cui è iniziata l'invasione, “Korotkikh” ha detto che aveva abbastanza
armi leggere, ma "vorrebbe ottenere qualcosa di anticarro e qualcosa di
pesante.
E
preferibilmente un paio di dozzine di “MANPADS “[lanciamissili terra-aria
portatili].
In
modo che i loro elicotteri non vogliano volare qui".
Anticipando
lo scoppio della guerra, i ministri britannici avevano inviato in fretta
all'Ucraina migliaia di “NLAW,” una sofisticata arma anticarro. Costano circa £
20.000 ciascuno e possono persino prendere di mira gli aerei.
“Korotkikh”
inizialmente aveva difficoltà a trovarli.
Si è lamentato: "Ho corso per la città dalle 9
del mattino nel tentativo di prendere armi, ma non sono arrivate da nessuna
parte ... Non ci sono affatto i tanto decantati sistemi anticarro britannici.
Non riesco a trovarne traccia. Non sono qui".
Ma
entro due settimane dall'invasione, alcuni di questi missili erano nel suo
arsenale.
Il 6
marzo 2022, “Korotkikh” ha pubblicato un video di lui che viaggia all'interno di un furgone
con due “NLAW” ai suoi piedi.
“Korotkikh”
ha tenuto un discorso con i “NLAW” immagazzinati.
Ha
scritto: "Abbiamo così tante armi che siamo letteralmente disseminati di
proiettili e razzi. C'è, naturalmente, un brusio speciale quando si guida
letteralmente il “NLAW”.
"
Davanti alla telecamera, ha descritto l'avere “NLAW” come "piacere
maschile incomparabile".
Poche
ore dopo, ha pubblicato una scena del film “Hot Fuzz”, in cui la polizia trova
un capannone agricolo pieno di armi.
Ha
commentato: "In ogni casa in Ucraina dopo la guerra" con un'emoji sorridente.
Sembra
che” Korotkikh “abbia usato un club sportivo di Kiev come deposito di armi,
pubblicando un video il giorno successivo con due “NLAW “appoggiati al muro
dietro di lui.
Alla fine di marzo, i filmati mostrano che
aveva almeno cinque “NLAW” conservati in una palestra.
'Gioca
a calcio con la testa'.
Durante
tutto questo tempo, ha pubblicato messaggi raccapriccianti e razzisti su
Telegram.
In
uno, ha condiviso una foto di una testa mozzata in una cassa, scrivendo:
"Gli
ucraini, a differenza del comando russo, stanno cercando di restituire i
soldati di Putin alle loro famiglie.
Non è sempre possibile restituire tutto, ma,
tuttavia..."
In un
altro video indirizzato alle truppe cecene schierate da Putin per invadere
l'Ucraina, ha detto: "Giocheremo a calcio con le vostre teste quando le
taglieremo".
“Korotkikh”
descrive come tratterà gli invasori ceceni, in un linguaggio che ricorda
l'esecuzione del 2007 (riquadro) di cui è accusato.
Altri
post mostrano “Korotkikh” criticare la Russia per aver presumibilmente usato
mercenari arabi dalla Siria e "carne da cannone nera dalla Repubblica
Centrafricana", dicendo:
"”Kyivan Rus” contro l'”Orda asiatica”.
Le
maschere sono state abbandonate.
Questo rende solo più facile per i veri
europei bianchi combattere".
I post
confermano che il suo odio per le minoranze russe è persistito, considerando la
guerra in Ucraina come una battaglia per la supremazia bianca.
In
altre foto sul suo canale Telegram, che ha 55.000 abbonati, può essere visto
indossare un simbolo del Sole Nero – originario della Germania nazista – sulla
sua armatura.
'Non
abbastanza buono'.
I “NLAW”
nell'arsenale di “Korotkikh” possono essere fatti risalire a quelli forniti
dalla Gran Bretagna.
Un
numero di riferimento, 1H2/Y31/S/12/GB/5126, è visibile sulla scatola di un
lanciatore.
Corrisponde
ai codici stampati su altre casse che i media ucraini hanno detto essere stati
consegnati dal Regno Unito nel febbraio 2022.
L'unico
altro paese noto per aver fornito “NLAW” all'Ucraina entro marzo 2022 è stato
il “Lussemburgo”, che ne ha inviati 100, una piccola frazione dei 5.000 spediti
dalla Gran Bretagna.
Gli”
NLAWS” sono stati progettati dalla società svedese” Saab “e assemblati da”
Thales” a Belfast.
Le
scritte parzialmente oscurate sulle scatole “NLAW” di “Korotkikh” provengono da
un codice di riferimento che recita: GM NLAW K170A2 SAAB BOFORS DYNAMICS AB 1
225 613.
Un
portavoce di “Saab” ha dichiarato:
"C'è un'ampia legislazione sulle esportazioni sia
in Svezia che nel Regno Unito che regola le nostre attività e a cui aderiamo.
Non stiamo fornendo ulteriori commenti su singole questioni".
Linda
Åkerström, della “Swedish Peace and Arbitration Societ”y, che monitora le
aziende di armi come “Saab, ha commentato:
"Anche
se si sostiene pienamente l'esportazione di armi in Ucraina alla luce del
brutale attacco russo, c'è anche la necessità di riconoscere i rischi connessi.
Le
armi che finiscono nelle mani dei criminali sono una di queste. Il rischio che
le armi escano dall'Ucraina verso altri conflitti armati o in attività
criminali una volta che la guerra si fermerà è reale e deve essere
affrontato".
Il
dottor “Sam Perlo-Freeman,” ricercatore presso “la Campagna contro il commercio
di armi “(CAAT), ha dichiarato a “Declassified”:
"Il potenziale per le armi occidentali fornite
all'Ucraina di cadere nelle mani sbagliate – sia che si tratti di forze
filo-ucraine di estrema destra, bande criminali o dirottate verso conflitti in
altri paesi, è stata una delle principali preoccupazioni fin dall'inizio”.
"Questo
caso molto preoccupante dimostra che il governo britannico non sta facendo
abbastanza per proteggersi da questo.
Mentre
l'”UE” e gli “Stati Uniti” hanno adottato alcune misure per monitorare ciò che
accade alle armi all'Ucraina, il Ministero della Difesa” (MoD) ha rifiutato
persino di confermare o negare se ha tali misure o piani.
Questo
non è sufficiente.”
"Il
governo britannico deve stabilire chiaramente cosa sta facendo per prevenire la
diversione delle armi fornite all'Ucraina, che probabilmente diventerà un
problema molto più grande per l'Ucraina e il resto d'Europa quando questa
orribile guerra finirà".
A “Thales”
e al “Ministero della Difesa britannico” è stato chiesto di commentare.
Azov
cresce.
Nonostante
Putin affermi di "de-nazificare" l'Ucraina, le unità affiliate ad
Azov si sono diffuse dopo la sua invasione illegale.
I
veterani di Azov formarono rapidamente un'importante unità di combattimento a “Kharkiv”,
conosciuta come “Kraken”.
Fu la prima forza nella città assediata a
ricevere “NLAW”, con uno dei suoi leader,” Konstantin Nemichev”, visto imparare
come usare l'arma.
“Korotkikh”
ha sottolineato l'importanza del movimento, commentando:
"Veniamo
tutti dal nostro amato Azov. Sono particolarmente lieto di dirlo ora. Sì, sono
uno dei fondatori di Azov.
E la nostra fratellanza è ora la spina dorsale
della difesa a Kharkiv, nel Dnepr, a Sumy e in altre città.
E, naturalmente, nel nostro "regno"
Mariupol.
Orgogliosi
della Fratellanza Azov! #our_war."
Il
post del 1 ° marzo 2022 era accompagnato da una foto di “Korotkikh” che teneva
una bandiera Azov con un altro uomo, che aveva un fucile da cecchino.
Ha
scritto: "Incontrai Shark! Un tipo interessante, per quattro anni è stato il
comandante del battaglione Azov. Si è dimesso un mese e mezzo fa. Ed eccolo di
nuovo il comandante del gruppo di forze speciali ... (scoprirai il nome del gruppo
dopo)".
“Korotkikh”
non ha nominato la nuova squadra, ma sembra l'unità Azov che ha contribuito a
difendere le città di Kiev e Irpin.
I suoi
subordinati entrarono a “Bucha” subito dopo la ritirata delle truppe russe che
avevano massacrato i civili.
L'unità
di Kiev ha iniziato a chiamarsi “Azov Special Operations Force” prima di essere
riformata quest'anno come “3rd Separate Assault Brigade”, che sta combattendo
in prima linea a” Bakhmut”.
La
Brigata si descrive come "formata sugli stessi principi del leggendario 'Azov' e
dell'intero movimento Azov".
La
scorsa settimana il fondatore originale di Azov, “Andriy Biletsky”, ha
affermato di essere al comando delle unità tattiche della Brigata e si è preso
il merito di una svolta di alto profilo delle linee russe a Bakhmut.
Tutti
i comandanti presenti sul “sito web della Brigata” sono veterani del movimento
Azov o di altri gruppi ucraini di estrema destra come “Settore Destro” e “Centuria”.
La
Brigata ha detto che sta attivamente reclutando "stormtroopers" per
diventare una "macchina di morte universale".
I suoi
soldati appaiono spesso armati di armi britanniche, e l'immagine dello
striscione della Brigata su Facebook mostra uno dei loro soldati che punta un “NLAW”.
"Valutazioni
rigorose del rischio."
Il
ministro della Difesa britannico “James Heappey” ha precedentemente ammesso ai
parlamentari "è altamente probabile che i membri del battaglione Azov
abbiano avuto accesso alle armi anticarro fornite dal Regno Unito", ma ha affermato che sono state
intraprese "rigorose valutazioni del rischio" e "appropriate
misure di mitigazione".
“Heappey”
ha in parte giustificato le armi britanniche che raggiungono i militanti di
Azov dicendo:
"Da quando è entrato a far parte della
Guardia nazionale ucraina nel 2014, il battaglione ha compiuto alcuni sforzi
per depoliticizzare.
Tutti
i membri fondatori lasciarono il battaglione e formarono un partito
politico".
“Biletsky”
è stato eletto in parlamento nel 2014, ma ha perso il suo seggio alle ultime
elezioni ucraine nel 2019.
I partiti di estrema destra hanno raccolto “solo
il 2% dei voti in quel sondaggio”.
Ma le
recenti affermazioni di “Biletsky” di essere al comando di unità armate
affiliate ad Azov a Bakhmut indicano che i fondatori di Azov sono ancora
pesantemente coinvolti nell'esercito ucraino e rimangono un importante blocco
di potere nel paese devastato dalla guerra.
Questo,
insieme a figure come “Korotkikh” che hanno accesso alle armi britanniche,
potrebbe dare alla polizia britannica e all'MI5 motivo di preoccupazione per il
potenziale contraccolpo.
Prima
della guerra, il movimento Azov era una calamita per gli attivisti di estrema
destra in tutta Europa, compresi alcuni del gruppo neonazista britannico
National Action.
Uno
dei suoi organizzatori,” Mark Jones”, ha visitato il quartier generale del
battaglione Azov nel 2017.
“Jones”
fu poi incarcerato in Gran Bretagna ai sensi del “Terrorism Act”. La polizia trovò una foto di lui che
faceva il saluto hitleriano nella sala delle esecuzioni del campo di
concentramento di Buchenwald in Germania.
Altri
hanno suggerito che i membri di Azov stanno solo facendo il cosplay del
nazismo.
“Mark
Ayres”, un veterano dell'esercito britannico e ladro condannato, si è unito
all'unità Azov di Kiev "per caso" dopo l'invasione.
Ha
detto a “Sky”:
"Non sono i mostri e gli psicopatici che
immagino siano i neonazisti – voglio dire che non sono tutti così. Molti di
loro sono ragazzi decenti, solo con opinioni stupide.
"Dico
[sic] al mio compagno: 'Non capisco come tu possa dire di essere un neonazista
quando sei un cazzo di ragazzo decente, con una morale decente'.
"E
lui è tipo: 'Beh, non lo sono davvero...'. È proprio come se ci stessero
giocando. Sono presi dal voler appartenere a qualcosa che li cattura. È così
stupido".
(Phil
Miller)
(Phil
Miller è il capo reporter di “Declassified UK”. È l'autore di Keenie Meenie:
The British Mercenaries Who Got Away With War Crimes)
Protezionismo
imperiale:
la politica
estera
degli Stati Uniti per la classe media.
Globaresearch.ca
– (19 maggio 2023) - Dr. Binoy Kampmark – ci dice:
Cosa
comporta una "politica estera per la classe media" degli Stati Uniti?
Il
consigliere per la sicurezza nazionale del presidente Joe Biden è piuttosto
vago su questo.
Ma in
un discorso tenuto ad aprile alla “Brookings Institution”, “Jake Sullivan” ha
enunciato alcuni punti che fanno molto per togliere il tappeto da sotto "l'ordine internazionale basato
sulle regole", smascherando il volto dell'egoismo muscolare dell'impero.
Gli
avversari e gli alleati fanno meglio a stare attenti.
“Sullivan”,
per esempio, lamenta malinconicamente l'approvazione dell'ordine forgiato
all'indomani della seconda guerra mondiale, che "ha sollevato centinaia di
milioni di persone dalla povertà" e "sostenuto emozionanti
rivoluzioni tecnologiche".
Poi
sono arrivate "crepe in quelle fondamenta", con la globalizzazione
che ha lasciato indietro "molti americani lavoratori e le loro comunità".
L'eccessiva
dipendenza dal mercato globale, suggerisce, è diventata il nemico, un punto
accentuato dalla pandemia globale, dalle interruzioni delle catene di
approvvigionamento, dalla guerra in Ucraina e da un clima che cambia.
Non ci
vuole molto per rendersi conto che l'inclinazione nativista, almeno in senso
economico, è in vista.
È coronato da "una moderna strategia industriale e
di innovazione" che promuoverà "forza economica e tecnologica", diversità e resilienza nelle
catene di approvvigionamento, standard elevati in termini di lavoro e ambiente,
buona governance e "dispiegano capitali per fornire beni come il clima e la
salute".
“Sullivan”
continua parlando della necessità di "un sistema economico internazionale
che funzioni per i nostri salariati, lavori per le nostre industrie, lavori per
il nostro clima, lavori per la nostra sicurezza nazionale e lavori per i paesi
più poveri e vulnerabili del mondo".
Ciò
comporterà un ruolo maggiore per il governo degli Stati Uniti: "investimenti mirati e necessari
in luoghi che i mercati privati non sono adatti ad affrontare da soli, anche se
continuiamo a sfruttare il potere dei mercati e dell'integrazione".
Anticipando
i critici di questo "nuovo consenso di Washington" che lo vedono come un caso di
"America
sola" o "americano e occidentale ad esclusione degli altri", “Sullivan” insiste sul fatto
che sono "semplicemente sbagliati".
Gli
Stati Uniti pianificano di intensificare la guerra economica contro la Cina.
Mentre
il discorso di “Sullivan prende slancio”, c'è molto da suggerire che gli
scettici percepiscono giustamente qualcosa in atto.
Il mercato, per esempio, subisce un
trattamento inaridito, insieme alla privatizzazione, alla liberalizzazione del
commercio e alla deregolamentazione.
"C'era un presupposto al centro di questa
politica:
che i
mercati allocano sempre il capitale in modo produttivo ed efficiente,
indipendentemente da ciò che hanno fatto i nostri concorrenti, non importa
quanto grandi siano cresciute le nostre sfide condivise e non importa quanti
guardrail abbiamo abbattuto".
In”
Sullivan batte” un cuore protezionista.
La
politica estera per la classe media americana non prevede un mercato aperto in
cui le decisioni di vendita e acquisto di prodotti e servizi siano prese senza
distorsioni.
Riecheggia
ancora un altro aspetto dell'”America First di Trump” (non è così, piangerebbe Sullivan!) è il perseguimento di un'agenda che
favorisca generosi sussidi e, in virtù di ciò, imponga ostacoli al commercio
con i partner.
È
anche una politica che si concentrerà sul "de-risking e diversificare, non
sul disaccoppiamento" dalla Cina. Investire "nelle nostre
capacità" continuerà.
I
controlli sulle esportazioni sarebbero "strettamente focalizzati sulla
tecnologia che potrebbe inclinare l'equilibrio militare.
Stiamo semplicemente assicurando che la
tecnologia degli Stati Uniti e dei suoi alleati non venga usata contro di noi.
Non
stiamo tagliando il commercio".
Il
discorso di “Sullivan” alla” Brookings Institution”, con i suoi toni rapsodici
e protezionistici, dovrebbe essere letto insieme a quello del “Segretario al
Tesoro americano” fatto alla” Johns Hopkins University “pochi giorni prima.
In
molti modi, il discorso del segretario” Janet Yellen” tradisce la vertiginosa
confusione che affligge gran parte del processo decisionale del presidente Joe
Biden.
Da un
lato, ammette apertamente che non si dovrebbe cercare un disaccoppiamento degli
Stati Uniti dall'economia cinese.
"Una completa separazione delle nostre
economie sarebbe disastrosa per entrambi i paesi. Sarebbe destabilizzante per il
resto del mondo".
Tutto
molto bene, ma per un problema:
Washington
voleva una "Cina che gioca secondo le regole".
“Yellen”
ammette francamente che se Pechino lo facesse, gli Stati Uniti ne trarrebbero
beneficio, suggerendo esattamente chi li ha inventati per cominciare.
"Ad
esempio, può significare domanda di prodotti e servizi statunitensi e industrie
statunitensi più dinamiche".
Nonostante
sia “Sullivan” che “Yellen” si prendano il tempo di sottolineare, in alcuni
punti, che la Cina non è lo spauracchio assoluto e irredimibile, le realtà sono
diverse.
“Yellen”
parla anche del campanilismo dell'interesse economico statunitense, o di ciò
che preferisce chiamare "moderna economia dal lato dell'offerta" che
si concentra sull'espansione della capacità produttiva dell'economia
statunitense.
Ciò è
stato segnato dall'approvazione di tre disegni di legge:
la legge bipartisan sulle infrastrutture, destinata a modernizzare tutto, dalle strade all'accesso a Internet
ad alta velocità;
il “CHIPS and Science Act”, che cerca di espandere la capacità
di produzione di semiconduttori;
e l'”Inflation Reduction Act”, con particolare attenzione agli
investimenti in energia pulita.
In
tutte queste misure, “Yellen” insiste sul fatto che non sono nativiste quanto
egoistiche senza compromettere le relazioni economiche con altri stati:
"La nostra strategia economica è
incentrata sull'investimento in noi stessi – non sulla soppressione o sul
contenimento di qualsiasi altra economia".
I
bulbi oculari devono aver rotolato proprio a questa osservazione, dato il ruolo
aggressivo che la politica industriale svolge ora negli Stati Uniti.
I
requisiti del "compra americano" ora vedono i sussidi lanciati alla
produzione statunitense, una politica che secondo qualsiasi stima sarebbe
eretica per gli anti-protezionisti del libero mercato.
Come
Biden ha dichiarato nel suo discorso sullo stato dell'Unione a febbraio, ci
sarebbe un requisito che "tutti i materiali da costruzione utilizzati nei
progetti infrastrutturali federali siano realizzati in America"
utilizzando "legname, vetro, cartongesso, cavi in fibra ottica di
fabbricazione americana". Idem "Strade americane, ponti americani e
autostrade americane".
Nello
spirito del “protezionismo America First”, la guerra commerciale con la Cina,
giunta al suo quinto anno, continua, checché ne dica “Yellen”, con una forte
attenzione al “soffocamento dell'innovazione tecnologica a Pechino”.
“Biden”
non ha nemmeno mostrato alcuna volontà di rientrare nel “Trans-Pacific
Partnership”, da cui Trump è uscito con molta fanfara demagogica.
Sono
state lanciate alcune idee, come l’“Indo-Pacific Economic Framework” (IPEF) e
l'”Americas Partnership for Economic Prosperity” (APEP), nessuna delle quali
offre ai firmatari molto in termini di incentivi.
Per
prima cosa, isolano il mercato statunitense, impedendo l'accesso preferenziale.
Per
quanto tali politiche possano avere successo nel proteggere la classe media
assediata e devastata degli Stati Uniti, il gruppo di stati più preoccupato
saranno gli alleati di Washington.
Con tutti i balbettii sulle regole e
sull'ordine internazionale, è chiaro che l'impero americano spera di continuare
a dettare il modello economico sia agli amici che ai nemici.
(Il
Dr. Binoy Kampmark era uno studioso del Commonwealth al “Selwyn College di
Cambridge”. Attualmente insegna alla “RMIT University”.)
Colossal
Financial Pyramid:
BlackRock
e il WEF "Great Reset"
Globalresearch.ca
– (19 maggio 2023) - F. William Engdahl – ci dice:
Una
società di investimento praticamente non regolamentata oggi esercita più
influenza politica e finanziaria della Federal Reserve e della maggior parte
dei governi di questo pianeta.
La
società, “BlackRock Inc.”, il più grande gestore patrimoniale del mondo,
investe l'incredibile cifra di 9 trilioni di dollari in fondi dei clienti in
tutto il mondo, una somma più del doppio del PIL annuale della Repubblica
Federale di Germania.
Questo
colosso si trova in cima alla piramide della proprietà aziendale mondiale,
anche in Cina più recentemente.
Dal
1988 la società si è messa in condizione di controllare de facto la Federal
Reserve, la maggior parte delle mega-banche di Wall Street, tra cui Goldman
Sachs, il “Great Reset del Forum Economico Mondiale di Davos”,
l'amministrazione Biden e, se lasciato incontrollato, il futuro economico del nostro mondo.
BlackRock è l'epitome di ciò che Mussolini
chiamava “corporativismo”, dove un'élite aziendale non eletta detta dall'alto
verso il basso la popolazione.
Il
modo in cui la più grande "banca ombra" del mondo eserciti questo
enorme potere sul mondo dovrebbe preoccuparci.
BlackRock
da quando Larry Fink l'ha fondata nel 1988 è riuscita ad assemblare software e
risorse finanziarie unici che nessun'altra entità ha.
Il sistema di gestione del rischio “Aladdin”
di BlackRock, uno strumento software in grado di tracciare e analizzare il
trading, monitora oltre 18 trilioni di dollari in attività per 200 società
finanziarie, tra cui la Federal Reserve e le banche centrali europee.
Chi
"monitora" sa anche, possiamo immaginare.
BlackRock
è stato definito un "coltellino svizzero finanziario: investitore
istituzionale, gestore di denaro, società di private equity e partner
governativo globale in uno".
Eppure
i media mainstream trattano la società come un'altra società finanziaria di WALL
Street.
C'è
un'interfaccia senza soluzione di continuità che lega l' “Agenda 2030 delle
Nazioni Unite” con il “Great Reset del Forum economico mondiale di Davos” e le
nascenti politiche economiche dell'amministrazione Biden. Quell'interfaccia è “BlackRock”.
Team
Biden e BlackRock.
Ormai
dovrebbe essere chiaro a chiunque si prenda la briga di guardare, che la
persona che afferma di essere presidente degli Stati Uniti, il 78enne Joe
Biden, non sta prendendo alcuna decisione.
Ha
persino difficoltà a leggere un teleprompter o a rispondere alle domande
preparate dai media amici senza confondere la Siria e la Libia o persino se è
presidente.
Viene microgestito da un gruppo di gestori per
mantenere una "immagine" scritta di un presidente mentre la politica
è fatta dietro le quinte da altri.
Ricorda
stranamente il personaggio del film di “Peter Sellers! del 1979, “Chauncey
Gardiner”, in “Being There”.
Ciò
che è meno pubblico sono le persone chiave che gestiscono la politica economica
per “Biden Inc.”
Si dice semplicemente, BlackRock.
Proprio
come “Goldman Sachs” ha gestito la politica economica sotto Obama e anche
Trump, oggi BlackRock sta ricoprendo quel ruolo chiave.
L'accordo
apparentemente è stato siglato nel gennaio 2019 quando Joe Biden, allora
candidato e a lungo termine per sconfiggere Trump, è andato a incontrare “Larry
Fink” a New York, che secondo quanto riferito ha detto a "working class
Joe", che "sono qui per aiutare".
Ora
come presidente in uno dei suoi primi incaricati, Biden ha nominato “Brian
Deese” direttore del “Consiglio economico nazionale”, il principale consigliere
del presidente per la politica economica.
Uno
dei primi ordini esecutivi presidenziali riguardava l'economia e la politica
climatica.
Ciò
non sorprende, dato che “Deese” proveniva da “BlackRock” di Fink, dove era “Global
Head of Sustainable Investing”.
Prima
di entrare in BlackRock, “Deese” ha ricoperto incarichi economici di alto
livello sotto Obama, tra cui la sostituzione di “John Podesta” come “Senior
Adviser del Presidente”, dove ha lavorato al fianco di “Valerie Jarrett”.
Sotto
Obama, “Deese” ha svolto un ruolo chiave nella negoziazione degli “accordi di
Parigi sul riscaldamento globale”
Nel
posto politico chiave come vice segretario al Tesoro sotto il segretario” Janet
Yelle”n, troviamo il nigeriano Adewale "Wally" Adeyemo.
Anche “Adeyemo”
proviene da BlackRock dove dal 2017 al 2019 è stato “senior adviser “e “Chief
of Staff del CEO di BlackRock Larry Fink”, dopo aver lasciato l'amministrazione
Obama.
I suoi
legami personali con Obama sono forti, poiché Obama lo ha nominato” il primo
presidente della Fondazione Obama nel 2019”.
E una
terza persona di alto livello di BlackRock che gestisce la politica economica
nell'amministrazione ora è anche insolita sotto diversi aspetti.
“Michael
Pyle” è il “Senior Economic Adviser del Vice Presidente Kamala Harris.
È
arrivato a Washington dalla posizione di “Global Chief Investment Strategist”
di BlackRock, dove ha supervisionato la strategia per investire circa 9
trilioni di dollari di fondi.
Prima di entrare in “BlackRock” ai massimi
livelli, era stato anche nell'amministrazione Obama come “consulente senior del
sottosegretario al Tesoro per gli affari internazionali e nel 2015 è diventato
consigliere della candidatura presidenziale di Hillary Clinton.
Il
fatto che tre dei più influenti incaricati economici dell'amministrazione Biden
provengano da BlackRock, e prima ancora tutti dall'amministrazione Obama, è
degno di nota.
C'è uno schema definito e suggerisce che il ruolo di “BlackRock
a Washington è molto più grande di quanto ci viene detto.
Cos'è
BlackRock?
Mai prima
d'ora una società finanziaria con così tanta influenza sui mercati mondiali è
stata così nascosta al controllo pubblico.
Non è un caso.
Poiché
tecnicamente non è una banca che effettua prestiti bancari o prende depositi,
elude la supervisione della regolamentazione da parte della” Federal Reserve”
anche se fa ciò che la maggior parte delle mega banche come “HSBC” o JP
MorganChase” fanno:
comprare, vendere titoli a scopo di lucro.
Quando
c'è stata una spinta del Congresso per includere gestori patrimoniali come”
BlackRock” e “Vanguard Funds” ai sensi della legge Dodd-Frank post-2008 come
"istituzioni
finanziarie di rilevanza sistemica" o “SIFI”, un'enorme spinta lobbistica da parte
di BlackRock ha posto fine alla minaccia.
BlackRock
è essenzialmente una legge su sé stessa.
E in effetti è "sistemicamente
importante" come nessun altro, con la possibile eccezione di “Vanguard”,
che si dice sia anche uno dei principali azionisti di BlackRock.
Il
fondatore e CEO di BlackRock,” Larry Fink”, è chiaramente interessato ad acquistare
influenza a livello globale.
Ha nominato l'ex deputato tedesco della CDU “Friederich
Merz” a capo di” BlackRock Germania” quando sembrava che potesse succedere alla
cancelliera Merkel e all'ex cancelliere dello Scacchiere britannico “George
Osborne” come "consulente politico".
“Fink”
ha nominato l'ex capo dello staff di Hillary Clinton “Cheryl Mills “nel
consiglio di “BlackRock” quando sembrava certo che Hillary sarebbe presto
arrivata alla Casa Bianca.
Incontra
“BlackRock”, il nuovo grande calamaro vampiro, "gigante finanziario
globale."
Ha
nominato ex banchieri centrali nel suo consiglio di amministrazione e ha
continuato a garantire contratti redditizi con le loro ex istituzioni.
“Stanley
Fisher”, ex capo della Banca di Israele e in seguito Vice Presidente della Federal
Reserve, è ora Senior Adviser di BlackRock.
“Philipp
Hildebrand”,
ex presidente della Banca nazionale svizzera, è vicepresidente di BlackRock,
dove supervisiona il “BlackRock Investment Institute”.
“Jean
Boivin”, ex vice governatore della Banca del Canada, è il responsabile globale
della ricerca presso l'istituto di investimento di BlackRock.
BlackRock
e la Fed.
È
stato questo ex team della banca centrale di BlackRock che ha sviluppato un piano di
salvataggio "di emergenza" per il presidente della “Fed” Powell nel
marzo 2019, quando i mercati finanziari sembravano sull'orlo di un altro crollo
della "crisi Lehman" del 2008.
Come "grazie", il presidente della
Fed “Jerome Powell” ha nominato BlackRock in un ruolo senza offerta per gestire
tutti i programmi di acquisto di obbligazioni societarie della “Fed”, comprese
le obbligazioni in cui BlackRock stessa investe.
Conflitto
di interessi?
Un
gruppo di circa “30 ONG” ha scritto al presidente della Fed “Powell”: "Dando a BlackRock il pieno controllo
di questo programma di acquisto del debito, la Fed ... rende BlackRock ancora
più sistemicamente importante per il sistema finanziario.
Tuttavia,
BlackRock non è soggetta al controllo normativo di istituzioni finanziarie di
rilevanza sistemica ancora più piccole".
In un
rapporto dettagliato del 2019, un gruppo di ricerca senza scopo di lucro di
Washington, “Campaign for Accountability”, ha osservato che "BlackRock, il più grande gestore
patrimoniale del mondo, ha implementato “una strategia di lobbying”, contributi
elettorali e assunzioni di porte girevoli per “combattere la regolamentazione
governativa” e affermarsi come una delle società finanziarie più potenti del
mondo".
La”
Fed” di New York ha assunto “BlackRock” nel marzo 2019 per gestire il suo
programma di titoli garantiti da ipoteche commerciali e i suoi acquisti primari
e secondari da 750 miliardi di dollari di obbligazioni societarie ed” ETF” in
contratti “no-bid”.
I
giornalisti finanziari statunitensi” Pam” e “Russ Martens “nel criticare il
torbido salvataggio di WALL Street da parte della Fed del 2019 hanno osservato:
"per
la prima volta nella storia, la “Fed” ha assunto BlackRock per "andare
direttamente" e acquistare $ 750 miliardi in obbligazioni societarie
primarie e secondarie e ETF obbligazionari (Exchange Traded Funds), un prodotto
di cui BlackRock è uno dei maggiori fornitori al mondo".
Hanno
continuato, "Aggiungendo ulteriore indignazione, il programma gestito da BlackRock
otterrà $ 75 miliardi dei $ 454 miliardi di denaro dei contribuenti per
mangiare le perdite sui suoi acquisti di obbligazioni societarie, che
includeranno i suoi “ETF”, che la Fed le sta permettendo di acquistare
..."
Il
capo della “Fed” “Jerome Powell” e Larry Fink” si conoscono bene, a quanto
pare.
Anche dopo che “Powell” ha dato a” BlackRock”
l'enorme e redditizio accordo "go direct", “Powell” ha continuato a
far gestire alla stessa BlackRock circa 25 milioni di dollari di investimenti
in titoli privati di “Powell”.
I
registri pubblici mostrano che in questo periodo” Powel”l ha avuto telefonate
confidenziali dirette con il “CEO di BlackRock” “Fink”. Secondo la divulgazione
finanziaria richiesta, BlackRock è riuscita a raddoppiare il valore degli
investimenti di “Powell” rispetto all'anno precedente!
Nessun conflitto di interessi, o?
Un
molto “BlackRock” in Messico:
La
torbida storia di BlackRock in Messico dimostra che i conflitti di interesse e
la costruzione di influenza con le principali agenzie governative non sono
limitati solo agli Stati Uniti.
Il
candidato presidenziale del PRI “Peña Nieto” è andato a WALL Street durante la
sua campagna nel novembre 2011.
Lì
incontrò “Larry Fink”.
Ciò
che ha seguito la vittoria di “Nieto” nel 2012 è stato uno stretto rapporto tra
“Fink” e” Nieto” che era pieno di conflitti di interesse, clientelismo e
corruzione.
Molto
probabilmente per essere certi che BlackRock fosse dalla parte vincente nel
nuovo regime corrotto di Nieto, Fink ha nominato il 52enne “Marcos Antonio Slim
Domit”, figlio miliardario dell'uomo più ricco e probabilmente più corrotto del
Messico, “Carlos Slim”, nel consiglio di amministrazione di “BlackRock”.
“Marcos
Antonio”, insieme a suo fratello “Carlos Slim Domit”, gestisce oggi l'enorme
impero commerciale del padre.
Carlos Slim Domit, il figlio maggiore, è stato
co-presidente del World Economic Forum Latin America nel 2015 e attualmente è
presidente del consiglio di amministrazione di “America Movil”, dove “BlackRock”
è un importante investitore.
Piccolo
mondo accogliente.
Il
padre, “Carlos Slim”, all'epoca nominato da Forbes come la persona più ricca
del mondo, costruì un impero basato sulla sua fortunata acquisizione di “Telemex”
(in seguito “America Movil”).
L'allora presidente, “Carlos Salinas de
Gortari,” in effetti donò l'impero delle telecomunicazioni a “Slim” nel 1989.
Salinas
in seguito fuggì dal Messico con l'accusa di aver rubato più di 10 miliardi di
dollari dalle casse dello stato.
Come
per molto in Messico dal 1980, i soldi della droga apparentemente hanno giocato
un ruolo enorme con l'anziano “Carlos Slim”, padre del regista di BlackRock “Marcos
Slim”.
Nel 2015 WikiLeaks ha pubblicato e-mail
interne all'azienda dalla società di intelligence privata,” Stratfor”.
“Stratfor”
scrive in una e-mail dell'aprile 2011, nel momento in cui BlackRock sta stabilendo
i suoi piani per” il Messico”, che un agente speciale della “DEA” degli Stati
Uniti, “William F. Dionne”, ha confermato i legami di “Carlos Slim” con i
cartelli della droga messicani.
“Stratfor”
chiede a “Dionne”:
"Billy”,
il miliardario MX (messicano) “Carlos Slim” è legato ai narcos?" “Dionne”
risponde:
"Per
quanto riguarda la tua domanda, il miliardario delle telecomunicazioni MX lo
è".
In un paese in cui il 44% della popolazione
vive in povertà, non si diventa l'uomo più ricco del mondo in soli due decenni
vendendo biscotti “Girl Scout”.
Fink e
PPP messicano.
Con “Marcos
Slim” nel suo consiglio di amministrazione “BlackRock “e il nuovo presidente “Enrique
Peña Nieto”, il partner messicano di “Larry Fink” nell'alleanza”
PublicPrivatePartnership” (PPP) da 590 miliardi di dollari di” Nieto Peña”,
BlackRock, era pronto a raccogliere i raccolti.
Per
mettere a punto le sue nuove operazioni messicane, “Fink” ha nominato l'ex
sottosegretario alle finanze messicano “Gerardo Rodriguez Regordosa” a dirigere
la strategia dei mercati emergenti di BlackRock nel 2013.
Poi,
nel 2016,” Peña Nieto” ha nominato” Isaac Volin”, allora capo di BlackRock
Messico, come numero 2 di “PEMEX,” dove ha presieduto corruzione, scandali e la
più grande perdita nella storia di” PEMEX,” $ 38 miliardi.
“Peña
Nieto “aveva aperto l'enorme monopolio statale petrolifero, “PEMEX”, agli
investitori privati per la prima volta dalla nazionalizzazione nel 1930.
Il
primo a beneficiarne è stato “BlackRock” di “Fink”.
Nel
giro di sette mesi, BlackRock si era assicurata 1 miliardo di dollari in progetti
energetici “PEMEX”, molti come unico offerente.
Durante il mandato di “Peña Nieto”, uno dei
presidenti più controversi e meno popolari, BlackRock ha prosperato grazie ai
legami intimi.
Ben presto fu impegnata in progetti
infrastrutturali altamente redditizi (e corrotti) sotto “Peña Nieto”, tra cui
non solo oleodotti e pozzi di petrolio e gas, ma anche strade a pedaggio,
ospedali, gasdotti e persino prigioni.
In
particolare, l'"amico" messicano di BlackRock,” Peña Nieto”, era
anche "amico" non solo di “Carlos Slim”, ma anche del capo del
famigerato cartello di Sinaloa, "El Chapo" “Guzman”.
Nella
testimonianza in tribunale nel 2019 a New York “Alex Cifuentes”, un signore
della droga colombiano che si è descritto come il "braccio destro" di
El Chapo, ha testimoniato che subito dopo la sua elezione nel 2012, “Peña Nieto”
aveva chiesto $ 250 milioni al cartello di Sinaloa prima di stabilirsi su $ 100
milioni.
Possiamo solo indovinare per cosa.
Larry
Fink e WEF Great Reset.
Nel
2019 “Larry Fink” è entrato a far parte del “Consiglio del Davos World Economic
Forum”, l'organizzazione con sede in Svizzera che da circa 40 anni promuove la
globalizzazione economica.
“Fink”,
che è vicino al capo tecnocrate del WEF, Klaus Schwab, di grande notorietà “Reset”, ora è
posizionato per utilizzare l'enorme peso di BlackRock per creare quella che è
potenzialmente, se non crolla prima, la più grande truffa Ponzi del mondo,
gli investimenti aziendali ESG.
“Fink” con $ 9 trilioni di leva sta spingendo il più
grande spostamento di capitale della storia in una truffa nota come ESG
Investing.
L'agenda delle Nazioni Unite per
"economia sostenibile" viene realizzata silenziosamente dalle stesse
banche globali che hanno creato la crisi finanziaria nel 2008.
Questa
volta stanno preparando il “Klaus Schwab WEF Great Reset” indirizzando
centinaia di miliardi e presto trilioni di investimenti verso le loro società
"svegliate" selezionate a mano, e lontano dai "non
svegliati" come le compagnie petrolifere e del gas o il carbone.
BlackRock
dal 2018 è in prima linea per creare una nuova infrastruttura di investimento
che scelga "vincitori" o "perdenti" per gli investimenti in
base a quanto la società sia seria riguardo ai criteri ESG:
ambiente,
valori sociali e governance.
Ad
esempio, un'azienda ottiene valutazioni positive per la serietà delle sue
assunzioni di gestione e dipendenti diversi, o adotta misure per eliminare la
loro "impronta" di carbonio rendendo le loro fonti energetiche verdi
o sostenibili per usare il termine delle Nazioni Unite.
Il modo in cui le aziende contribuiscono
a una governance sostenibile globale è il più vago dei criteri ESG e potrebbe
includere qualsiasi cosa, dalle donazioni aziendali a “Black Lives Matter” al
sostegno alle agenzie delle “Nazioni Unite” come l'”OMS”.
Le
compagnie petrolifere come ExxonMobil o le compagnie carbonifere, non importa
quanto chiare, sono condannate mentre Fink e i suoi amici ora promuovono il
loro “Great Reset finanziario o “Green New Deal”.
Questo
è il motivo per cui ha stretto un accordo con la presidenza Biden nel 2019.
Segui
i soldi.
E
possiamo aspettarci che il “New York Times” farà il tifo per BlackRock mentre distrugge le
strutture finanziarie mondiali.
Dal
2017 BlackRock è il maggiore azionista del giornale.
Carlos
Slim era il secondo più grande.
Anche “Carl
Icahn”, uno spietato spogliarellista di Wall Street, una volta definì “BlackRoc”k,
"una
società estremamente pericolosa ... Dicevo, sai, la mafia ha un codice etico
migliore di voi".
(“F.
William Engdahl è consulente strategico e docente, ha conseguito una laurea in
politica presso l'Università di Princeton ed è un autore di best-seller su
petrolio e geopolitica.)
Prosegue
il duello aereo: i quattro
velivoli
abbattuti in Russia
sarebbero
stati centrati dai Patriot.
Msn.com
– Corriere della Sera - Andrea Marinelli e Guido Olimpio – (19-5-2023) – ci dicono:
Il
sindaco di Kiev “Vitali Klitschko” esamina i danni provocati in un palazzo
residenziale da un drone russo abbattuto nella capitale.
Sono
stati i Patriot a distruggere quattro velivoli in Russia?
È
probabile: lo hanno fatto sapere fonti militari negli ambienti del Congresso,
messaggi affidati ai membri dello staff dei parlamentari americani.
Le
ultime notizie sulla guerra in Ucraina.
La
notizia, pubblicata dalla “Cnn”, riporta indirettamente a quanto avvenuto pochi
giorni fa.
Due
caccia e due elicotteri precipitano nella zona di Bryansk, territorio russo non
lontano dal confine con l’Ucraina.
Le
autorità sostengono che si è trattato di una trappola tesa da commandos
ucraini, dotati di missili portatili.
Kiev
smentisce ipotizzando un clamoroso caso di fuoco amico, con i mezzi tirati giù
dalla contraerea, in allarme e nervosa per le attività nemiche.
Indecisi gli osservatori che non hanno escluso
l’uso di missili dal lato ucraino.
Unanime
però il giudizio sulle conseguenze: gravi.
Mosca
ha perso, insieme a due aerei da combattimento, una coppia di elicotteri dotati
di apparati per la guerra elettronica, risorse importanti e presenti con numeri
ridotti nell’arsenale.
Nell’articolo
dell’emittente americana non c’è un riferimento preciso all’episodio di
Bryansk.
L’indiscrezione della rete tv parla in modo
generale, senza localizzazione specifica, di velivoli intercettati in Russia
mentre si preparavano a compiere una missione.
E c’erano i Patriot ad attenderli.
Questo
vuol dire che gli ucraini sono riusciti a piazzare una batteria in posizione
vantaggiosa centrando i bersagli in zone dove i piloti si sentivano sicuri.
Mossa significativa perché il sistema fornito dalla
Nato comporta una logistica estesa — non è un singolo mezzo — ed è a sua volta
uno dei bersagli cercati con insistenza da Mosca.
Infatti ha annunciato di averne danneggiato
uno dopo che la resistenza aveva rivelato l’efficacia dei Patriot
nell’abbattere dei vettori ipersonici “Kinzhal”.
Duello nei cieli, con largo impiego di radar e
contromisure.
Duello a terra attraverso la propaganda.
Altra
arma, altra soffiata.
È
stato fatto uscire un “report dell’Us Air Force” sul training dei piloti
ucraini a Tucson, in Arizona.
Un
team arrivato nel Sud Ovest per prendere confidenza con i caccia F16. Bene.
Nel
rapporto si afferma che sono bastati 4 mesi per prepararli al volo, molto meno
dei 12-18 mesi previsti in via ufficiale.
In
realtà qualche esperto era convinto che sarebbe stato possibile accorciare i
tempi e aveva ipotizzato una finestra di 4-6 mesi in caso di corso accelerato.
Dibattito a tratti intenso legato al rifiuto
della Casa Bianca di concedere i caccia a Zelensky.
Washington
al momento non è disposta a cedere i «suoi» F16, però non vieta di farlo agli
alleati, alcuni dei quali sono favorevoli in linea di principio.
Differenze
politiche a volte mascherate dietro considerazioni più tecniche.
«Non è
difficile mettere un pilota ai comandi», ha replicato l’ex generale americano “Mark
Hertling”, tutt’altra cosa inserire un velivolo in un dispositivo in quanto
richiede manutenzione, supporto, coordinamento, integrazione con forze
terrestri.
Altri
osservatori aggiungono:
l’F16 non è la risposta migliore all’esigenze
dell’Ucraina, ha bisogno di agire con altri velivoli e all’interno di
un’aviazione complessa.
Pareri negativi contestati da una corrente di
pensiero convinta che possano aiutare efficacemente Kiev.
E
citano tutti quei sistemi dati troppo lentamente ma che hanno permesso agli
ucraini di contenere l’avversario.
Restando
sul tema scorte, c’è l’annotazione del vice capo dell’intelligence militare di
Kiev sui bombardamenti.
In base all’esame dei rottami dei missili
usati dai russi negli ultimi bombardamenti — ha sottolineato “Vadim Skibitsky”
— risulta che sono stati prodotti nel primo trimestre 2023.
La
loro industria può metterne a punto una media di 60 al mese, così suddivisi: 25
Kalibr, 35 Kh-101, 2 Kinzhal e 5 Iskander.
La
cifra si avvicina a una stima precedente e conferma anche come Mosca riesca ad
importare componenti occidentali in barba alle sanzioni.
Non è
una sorpresa.
Gli
Stati Uniti sono stati distrutti
dalle
loro élite dominanti.
Globalresearch.ca
– (18 maggio 2023) - Dr. Paul Craig Roberts e GEOFOR – ci dicono:
Sullo
sfondo del riconoscimento da parte degli Stati Uniti dell'indagine contro
Donald Trump come controversie politicamente motivate, strutturali e
ideologiche, e delle preoccupazioni che l'economia americana entrerà in
recessione, il comitato editoriale di GEOFOR ha chiesto a Paul Craig Roberts,
presidente dell'”Institute for Political Economy (USA), un dottorato in
economia e sottosegretario al Tesoro degli Stati Uniti nell'amministrazione
Reagan, per condividere le sue opinioni sul futuro dell'America.
GEOFOR:
Il
consigliere speciale John Durham ha "assolto" Donald Trump sul
cosiddetto "Russiagate", scrivendo nel suo rapporto che l'indagine
dell'”FBI” era politicamente motivata. I
n che
modo questa notizia influenzerà la lotta dei democratici contro Trump?
Dr.
Paul Craig Roberts:
La
rivendicazione di Donald Trump da parte del Consiglio Speciale e la denuncia
dell'FBI per aver condotto un'indagine politicamente motivata priva di
qualsiasi prova dovrebbero far crollare l'altrettanto fraudolenta indagine del
regime di Biden su Trump con accuse di documenti falsi e l'accusa dello stato
di New York di Trump per presunte accuse di falsa dichiarazione delle spese.
È chiaro da molto tempo che l'elenco delle
false accuse contro Trump, sostenuto dai media, è propaganda per impedire a
Trump di correre di nuovo per la presidenza e per insegnare a tutti i futuri
potenziali candidati presidenziali che saranno distrutti se tenteranno di
rappresentare il popolo invece dell'oligarchia dominante non eletta.
Tuttavia,
il Partito Democratico e le prostitute della stampa che li servono non hanno
alcun rispetto per la verità.
I fatti semplicemente non contano per loro.
Questo è vero anche per le università
americane, le associazioni legali, le associazioni mediche, la CIA, L'FBI, LA
NSA, il Dipartimento di Stato, le agenzie di regolamentazione come NIH, CDC,
FDA, le grandi corporazioni e molti membri repubblicani dell'establishment
della Camera e del Senato che servono gli interessi economici che li pagano,
non la verità.
È anche il caso di un'alta percentuale di
elettori democratici che sono stati condizionati dalla propaganda a odiare
Trump.
Per i democratici ciò che conta non sono i
fatti, ma ottenere Trump.
La
verità non è autorizzata a impedire la distruzione di Trump.
Di
conseguenza, gli Stati Uniti si stanno muovendo verso una spaccatura fatale
nella società da cui la ripresa è impossibile.
Trump
rappresenta gli americani comuni che preferiscono la pace alle guerre dei
neoconservatori, che vogliono indietro i loro posti di lavoro che le
corporazioni capitaliste guidate dall'avidità hanno inviato in Cina e in Asia,
che vogliono che i loro figli siano adeguatamente educati invece di essere
indottrinati con la perversione sessuale, il satanismo, e gli venga detto che
sono razzisti.
Al
contrario, i democratici sono sempre più” Woke”, persone che credono che la
verità sia uno strumento oppressivo della supremazia bianca, che la morale
cristiana sia tirannica e discriminatoria nei confronti dei pedofili e di altri
pervertiti sessuali e che, come ha detto lo stesso "presidente"
Biden,” i bianchi siano la più grande minaccia per l'Americ”a.
La
presidenza Trump: RIP.
Ora
che le indagini ufficiali dei repubblicani della Camera hanno portato alla luce
la totale corruzione di Biden e di suo figlio , i democratici, il pericoloso e
corrotto complesso militare / di sicurezza e i media americani complici
puttani, sono disperati.
Sono tutti esposti.
Quindi,
piuttosto che scusarsi per il maltrattamento di Trump e dei suoi sostenitori –
1.000 dei quali i democratici hanno illegalmente imprigionato – probabilmente
colpiranno mentre controllano ancora il ramo esecutivo, il Senato degli Stati
Uniti, la CIA, L'FBI, NSA e le agenzie federali come l'IRS che sono state
armate e militarizzate.
In
alternativa, i democratici corrotti e minacciati potrebbero causare una guerra
tra Stati Uniti e Russia, o Iran, o Cina nella speranza che una guerra unifichi
anche i sostenitori di Trump, specialmente i super-patrioti tra loro, attorno
al "Presidente" contro i "nemici stranieri".
GEOFOR:
Recentemente
ci sono state segnalazioni che l'ex vicepresidente “Mike Pence” intende
seriamente competere con Donald Trump nella corsa presidenziale del 2024.
Come
valuti le sue possibilità e perché ha deciso di fare un tale passo?
Dr.
Paul Craig Roberts:
“Mike
Spence “non ha alcuna possibilità di prevalere su Donald Trump. “Pence” sta
correndo come servizio all'establishment al potere.
“Spence”
è un finto cristiano evangelico.
Gli
evangelici non si oppongono ad “Armaghedon”, perché credono che saranno portati
in Cielo, mentre quelli ancora sulla terra vengono consumati nel fuoco.
L'oligarchia
americana al potere spera che” Spence” allontani gli evangelici cristiani dal
voto di Trump, riducendo così il margine di vittoria di Trump in modo che i
democratici possano di nuovo rubare le elezioni presidenziali.
Poiché
gli evangelici non sono molto astuti, i democratici potrebbero riuscire a far
deragliare Trump e il popolo americano.
“Pence”,
ovviamente, non sarebbe diventato presidente.
GEOFOR:
Non
possiamo fare a meno di chiederci del problema della migrazione. Dopo
l'abolizione della Sezione 42, gli analisti prevedono un nuovo afflusso di
rifugiati dal Messico e dall'America Latina.
A cosa
porteranno questi problemi e influenzeranno l'elezione del capo della Casa
Bianca il prossimo anno?
Dr.
Paul Craig Roberts:
Il
regime di Biden sta spendendo miliardi di dollari "per difendere i confini
dell'Ucraina", ma non spenderà un centesimo per difendere i confini
dell'America.
I democratici vogliono gli immigrati ispanici
e neri, ai quali daranno il voto, perché gli immigrati-invasori annacquano la
popolazione a maggioranza bianca e distruggono le basi etniche degli Stati
Uniti. Invece di una nazione unificata, c'è una Torre di Babele.
Poiché
i democratici controllano le principali città nella maggior parte degli stati e
quindi le regole elettorali e il conteggio dei voti, non importa come votano le
persone.
Come
diceva Stalin, l'unica cosa che conta è chi conta il voto.
Solo un pazzo totale si aspetterebbe che i
democratici contino i voti che hanno dato la vittoria ai repubblicani.
GEOFOR:
Le
passioni intorno al debito pubblico americano, all'inflazione, ai posti di
lavoro e ai possibili nuovi crolli delle banche americane stanno solo
crescendo.
Ci
dica, per favore, cosa attende l'economia americana nel prossimo futuro?
Dopo tutto, la recessione negli Stati Uniti
avrà un impatto sul mondo intero in un modo o nell'altro.
Dr.
Paul Craig Roberts:
Gli
Stati Uniti, nonostante i miei migliori sforzi e gli sforzi di altri per
decenni, sono stati distrutti dalle loro élite dominanti per il bene dei
profitti a breve termine e della crescita a breve termine del potere sul
popolo.
Delocalizzando
i suoi posti di lavoro nel settore manifatturiero, le multinazionali hanno
distrutto la classe media americana e le scale verso l'alto della mobilità che
avevano reso l'America la "società delle opportunità".
Oggi molte ex città manifatturiere e
industriali americane sembrano i resti di città bombardate.
Poiché
le società statunitensi producono all'estero i beni che commercializzano agli
americani, i beni entrano negli Stati Uniti come importazioni.
Pertanto, la delocalizzazione della produzione
per il mercato interno peggiora il deficit commerciale.
Il
deficit commerciale deve essere finanziato.
Questo non è un problema per gli Stati Uniti
finché il dollaro è richiesto come valuta di riserva da tutti i paesi per
pagare le loro transazioni internazionali, e i paesi con surplus commerciali
mantengono le loro eccedenze monetarie in buoni del Tesoro USA, finanziando
così sia il commercio degli Stati Uniti che i deficit di bilancio.
“Washington”
in un atto di incredibile stupidità ha conficcato un pugnale nel cuore del
dollaro USA come valuta di riserva mondiale, ponendo così fine alla capacità di
Washington di pagare le sue bollette stampando denaro.
Il
pugnale erano le sanzioni russe e di altro tipo del regime di Biden e il
sequestro dei depositi della banca centrale russa.
Questo
alla fine convinse il resto del mondo che detenere “saldi in dollari” esponeva
un paese al rischio di espropriazione o controllo da parte di Washington.
La
conseguenza è che il mondo si sta allontanando dall'uso del dollaro, regolando
invece le proprie bilance commerciali nella propria o in altre valute.
Pertanto,
la domanda di dollari è in calo, ma l'offerta è in aumento a causa dei deficit
commerciali e di bilancio degli Stati Uniti.
Prima
o poi il valore di cambio del dollaro USA diminuirà, scatenando un'alta
inflazione negli Stati Uniti che è al di fuori del controllo della banca
centrale.
Gli
standard di vita americani cadranno e gli Stati Uniti cominceranno ad
assomigliare all'India nel 1900.
L'odio
per i bianchi che i democratici hanno insegnato ai neri e agli invasori
immigrati si tradurrà in una guerra interna.
L'unica domanda è se gli americani bianchi
saranno stati così indottrinati con la loro colpa da non essere in grado di
difendersi.
(Paul Craig Roberts è un rinomato
autore e accademico, presidente dell'”Institute for Political Economy “dove
questo articolo è stato originariamente pubblicato. Il Dr. Roberts è stato in
precedenza redattore associato ed editorialista per il “WALL Street Journal”.
Fu Assistente Segretario del Tesoro per la Politica Economica durante
l'amministrazione Reagan.)
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