Noi dobbiamo difendere il nostro territorio.

 

Noi dobbiamo difendere il nostro territorio.

 

Vittorio Emanuele Parsi: “Dobbiamo difendere

 la democrazia. Una pace ingiusta si chiama resa.”

Difesapopolo.it - Sarah Numico – (2- 12 – 2022) – ci dice:

 

Secondo Vittorio Emanuele Parsi, ordinario di Relazioni internazionali presso la facoltà di Scienze politiche e sociali dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, e direttore dell’Alta scuola di economia e relazioni internazionali (Aseri) presso la medesima università.  È indispensabile tutelare la democrazia e la libertà perché ci siano prospettive di pace:

“Se non saremo noi a difendere il futuro di democrazia e libertà, nessuno lo farà.

Che piaccia o meno, è questo il senso della guerra in Ucraina”

Vittorio Emanuele Parsi: “Dobbiamo difendere la democrazia. Una pace ingiusta si chiama resa.”

“La scellerata guerra scatenata dal despota del Cremlino ci riguarda tutti. Non è solo una dichiarazione di ostilità mortale nei confronti dell’indipendenza nazionale ucraina, ma costituisce anche un attacco diretto al cuore dell’ordine internazionale:

alle sue regole, alle sue istituzioni e ai principi sui quali si fondano”.

Così scrive nel suo libro “Il posto della guerra e il costo della libertà” Vittorio Emanuele Parsi.

 Secondo Parsi è indispensabile tutelare la democrazia e la libertà perché ci siano prospettive di pace:

“Se non saremo noi a difendere il futuro di democrazia e libertà, nessuno lo farà.

Che piaccia o meno, è questo il senso della guerra in Ucraina”.

Professore, quali possibilità di soluzione del conflitto ci sono?

Le possibilità sono legate alla capacità ucraina di far capire alla Russia che non potrà vincere militarmente questo conflitto.

La possibilità per gli ucraini è di riconquistare la maggiore porzione del loro territorio e a quel punto iniziare a negoziare con i russi sulla base di un loro ritiro sulla linea di confine da cui sono partiti, che è comunque una linea di confine illegale.

Senza dimostrazione concreta di questo tipo di buona volontà, come ci si può fidare di Putin che ha mentito su questa guerra, fino a pochissime ore prima di iniziare a invadere un Paese fraterno?

E quindi parlare di pace oggi che senso ha?

Ha senso con il solo obiettivo che sia una pace nella giustizia, una pace giusta e una pace che duri; una pace ingiusta si chiama resa.

Che cosa ha sbagliato l’Europa prima del 24 febbraio?

L’Europa ha voluto credere nel fatto che la Russia non avrebbe scatenato questo conflitto. Purtroppo gli indizi c’erano, e, per lo meno dal dicembre 2021, c’erano informazioni circostanziate dei servizi americani che lo stavano dicendo, avevamo una serie di segnali politici in questa direzione.

L’Europa ha sottovalutato in una maniera folle l’invasione del 2014, ha aumentato la sua dipendenza dal gas russo, quindi ha rischiato di trasformare una vulnerabilità economica in una sottomissione politica.

Ha sbagliato a non capire la lezione siriana, quando la Russia si è messa di mezzo rispetto alla possibilità di punire il regime di Hassad per aver usato le armi chimiche contro i suoi oppositori.

 Purtroppo la Russia non era sola in questo e tante persone con nobili principi e ben intenzionate non hanno capito che quando un criminale vede che il crimine paga, lo perpetua.

Quanto è fragile oggi la democrazia?

Se la Russia vincesse, la democrazia in Europa non avrebbe futuro. Noi siamo su questo veramente poco attenti.

La sicurezza della democrazia europea dipende dalla relazione con gli Stati Uniti e dal fatto che noi, l’Occidente, viviamo in un mondo le cui regole, le cui istituzioni, sono state costruite per fare di questo mondo un mondo sicuro per la democrazia.

Se domani le potenze autoritarie dovessero prevalere, costruirebbero istituzioni in maniera tale da fare del mondo un posto sicuro per le autocrazie.

Se si mistifica questo non si capisce più niente.

 A volte l’anti-occidentalismo prevale sull’amore per la libertà e la democrazia.

Quali possibilità ci sono che la Russia diventi democratica?

Sono convinto che in qualunque Paese i popoli aspirino alla libertà e alla democrazia.

Con un Putin al governo non c’è nessuna chance.

 Putin ha fatto arretrare quel poco di democratizzazione che era stata portata avanti in Russia prima del suo avvento.

Quindi, paradossalmente, dalla sconfitta passa la possibilità di risorgere.

È una cosa così strana? Mi pare di no.

L’Italia, se non avesse perso la II Guerra mondiale, si sarebbe tenuta Mussolini fino alla morte naturale del dittatore.

 Per cui sappiamo bene che cosa significa.

 Io penso che l’Ucraina sarà per la Russia quello che la Grecia fu per Mussolini: l’inizio della fine.

Che ruolo sta giocando la Cina?

La Cina ha dimostrato fino ad adesso di sostenere la Russia, ma ha anche dimostrato che ha anche messo dei paletti oltre i quali non vuole andare. I cinesi si sono irritati dalle menzogne di Putin che aveva detto:

Tempo un mese e sistemo la cosa”. Non è andata così.

Anche loro stanno pagando un prezzo e si chiedono se di fronte all’evidenza non possa cambiare lo status quo; capiscono che persino per loro questa è una maledizione.

Poi vedono anche che l’esercito russo non riesce a conseguire gli obiettivi che vuole nonostante la brutalità che impiega, a fronte dell’esercito ucraino.

 E forse qualche riflessione sulle loro forze armate i cinesi se le fanno, perché la Cina ha tante forze armate, ma l’ultima volta che ha combattuto era ai tempi della guerra di Corea.

(Sarah Numico)

 

Intelligenza Artificiale, l’esperto:

“Fermiamola o a breve Saremo Tutti Morti”

Conoscenzealconfine.it – (18 Maggio 2023) - Antonio Amorosi – ci dice:

 

Per Goldman Sachs in poco tempo spariranno 300 milioni di posti di lavoro a tempo pieno.

Ma l’economia crescerà del 7% e farà ricchi quelli che lo sono già (I padroni del mondo!).

Un gruppo ridotto di esseri umani sta giocando col fuoco e guidando l’involuzione.

L’esperto mondiale:

 “Se qualcuno costruisce un’intelligenza artificiale troppo potente, nelle condizioni attuali, mi aspetto che ogni singolo membro della specie umana e tutta la vita biologica sulla Terra muoia poco dopo”.

Non esistono priorità oltre fermare l’evoluzione dell’Intelligenza Artificiale.

Presto le previsioni di Goldman Sachs, una delle più grandi banche d’affari del mondo, potrebbero far sorridere.

 Visualizza un’intera civiltà aliena, che pensa a milioni di volte la velocità umana”,

ha scritto qualche settimana fa su una delle più prestigiose riviste a livello mondiale, “Time”, Elizier Yudkowsky, tra i fondatori del settore e che ci lavora dal 2001.

Questa civiltà aliena “inizialmente confinata ai computer, in un mondo di creature che sono, dal suo punto di vista, molto stupide e molto lente”.

Queste creature molto stupide e lente siamo noi, gli esseri umani.

Bisogna capire che, come dice Yudkowsky,

“un’intelligenza artificiale sufficientemente intelligente non resterà confinata a lungo nei computer”.

 E l’umanità non avrà neanche un riscatto sullo stile del film “Terminator”.

Quelle sono romantiche fantasie.

“Nel mondo di oggi è possibile inviare stringhe di DNA ai laboratori che produrranno proteine ​​su richiesta, consentendo a un’Intelligenza Artificiale inizialmente confinata in Internet di costruire forme di vita artificiali o avviarsi direttamente alla produzione molecolare post biologica.

Se qualcuno costruisce un’intelligenza artificiale troppo potente, nelle condizioni attuali, mi aspetto che ogni singolo membro della specie umana e tutta la vita biologica sulla Terra muoia poco dopo”.

Non è il singolo computer a imparare qualcosa in grado di surclassare l’essere umano ma è l’intero sistema a livello globale ad essere interconnesso, come un immenso cervello digitale globale che apprende ogni giorno e diventa sempre più intelligente.

 Inevitabilmente punterà a regolare la vita sulla Terra.

In questo momento un gruppo ridotto di esseri umani (i padroni del mondo) sta giocando col fuoco e guidando questa involuzione, tutti i grandi colossi della Big Tech investono soldi a palate:

a confronto la rivoluzione industriale di fine del ‘700 sarà una passeggiata.

Guerre, inflazione, energia, pandemia e tutto il resto delle emergenze con le quali i governi controllano a bacchetta le popolazioni, e le manipolano, cessano di esistere.

Goldman Sachs, nel recente rapporto intitolato “The Potentially Large Effects of Artificial Intelligence on Economic Growth”, ha previsto che circa due terzi dei posti di lavoro attuali sono esposti all’automazione dell’“IA” e che l’“IA” generativa potrebbe sostituire fino a un quarto del lavoro attuale.

 300 milioni di posti di lavoro potrebbero essere persi o ridotti se l’”IA generativa mantiene le sue capacità promesse.

I mestieri più colpiti e che saranno i primi a capitolare sono le attività di supporto amministrativo e d’ufficio, in ogni settore, quelle legali, l’architettura e l’ingegneria, le operazioni commerciali e finanziarie, la gestione, vendita e assistenza sanitaria.

 E questo accelererà la crescita globale del 7%, il Pil globale, facendo diventare più ricchi quelli che lo sono già e più poveri tutti gli altri.

Milioni di esseri umani non sapranno di che vivere.

Non è fantascienza, è realtà.

Il tutto potrebbe accadere in meno di 10 anni.

Ma forse questo tempo non c’è, spiega Elizier Yudkowsky che è anche ricercatore presso il “Machine Intelligence Research Institute” (MIRI), un’”organizzazione no profit di ricerca privata” con sede a Berkeley, in California.

 L’AI va spenta subito e senza eccezioni o circoscritta in modo radicale. Intanto però non c’è neanche la consapevolezza del pericolo e l’uomo continua a giocare.

 

Yudkowsky:

“La moratoria sulle nuove grandi corse di addestramento deve essere a tempo indeterminato e mondiale.

Non ci possono essere eccezioni, nemmeno per governi o militari.

 Se la politica inizia con gli Stati Uniti, allora la Cina deve vedere che gli Stati Uniti non cercano un vantaggio, ma piuttosto cercano di prevenire una tecnologia orribilmente pericolosa che non può avere un vero proprietario e che ucciderà tutti negli Stati Uniti, in Cina e sulla Terra “.

Chi guida gli Stati e può esercitare il potere dovrebbe mettere l’”AI” come priorità assoluta.

 

Yudkowsky:

 “Se avessi la libertà infinita di scrivere leggi, potrei ritagliarmi un’unica eccezione per le “IA” addestrate esclusivamente a risolvere problemi di biologia e biotecnologia, non addestrate su testi Internet e non al livello in cui iniziano a parlare o pianificare;

 ma se ciò complicasse lontanamente la questione, scarterei immediatamente questa proposta e direi di chiudere tutto”.

(Antonio Amorosi)

(affaritaliani.it/mediatech/intelligenza-artificiale-l-esperto-fermiamola-o-a-breve-saremo-tutti-morti-855316.html)

 

 

Emergenza Maltempo, l'Aeronautica

Militare: una tempesta perfetta.

Affaritaliani.it – Redazione – (18 maggio 2023) – ci dice:

Roma, 18 mag. (askanews) –

 "C'è stata una combinazione di effetti, la cosiddetta tempesta perfetta... perché c'è stata la confluenza di un flusso da Sudest e da Nordest, proprio su quelle aree e il fenomeno dello “Stau” sulla catena appenninica che ha prodotto delle piogge continue e incessanti, talvolta anche di forte intensità, con le conseguenze purtroppo ben note a tutti".

A parlare, ai microfoni di Askanews, è il Tenente Colonnello “Paolo Capizzi” del Servizio meteorologico dell'Aeronautica Militare, al quale abbiamo chiesto un quadro della situazione di ciò che sta accadendo in Emilia-Romagna.

"Abbiamo una configurazione in quota - ha spiegato - in cui due alte pressioni, una del vicino Atlantico e una dell'Est europeo, di fatto, impediscono il movimento di una bassa pressione con continue formazioni di 'minimi', proprio sull'area mediterranea centrale".

"Proprio in questo periodo, in Primavera, di per sé sono normali le formazioni dei cosiddetti 'minimi africani', un ciclo genesi che si forma tra la Tunisia e la Libia e che influiscono sulle nostre regioni, in particolare sul Mediterraneo e sulle regioni meridionali.

 Soltanto che poi, di norma, tendono a transitare verso Levante.

Questo transito, al momento, è impedito proprio per la presenza di un'alta pressione, quindi, rimane questa circolazione ciclonica sulle nostre aree che sta portando l'ormai prolungato periodo di tempo piovoso e instabile su quasi tutte le regioni, a rotazione ciclonica, ricordiamo la Sicilia poi la Campania, la Puglia e poi anche la parte delle Marche e dell'Emilia Romagna."

A determinare questo sconvolgimento climatico, forse, proprio il riscaldamento eccessivo del pianeta di cui tanto si parla.

"Se dovesse aumentare la frequenza di questa fenomenologia vuol dire che è in atto un'accelerazione di un cambiamento climatico.

Dico un'accelerazione perché, in realtà, il clima non è mai statico;

 in realtà il clima è cambiato in passato, sta cambiando ora e, ovviamente, cambierà in futuro.

 Dobbiamo mitigare gli effetti e prevenire alcune conseguenze.

Questo implica anche un maggiore coinvolgimento sia dal punto di vista culturale delle persone e dei “decision maker “sia dal punto di vista di una “logica di costruzione delle infrastrutture” e, quindi, anche un'azione di prevenzione di alcune fenomenologie".

Riguardo alla drammatica situazione in Emilia-Romagna, sin dai primi momenti, l'Aeronautica Militare è in prima linea - per portare soccorso ed evacuare le persone colpite, di giorno e di notte - non solo con gli equipaggi e gli elicotteri di soccorso del 15° Stormo di Cervia ma anche con il proprio servizio meteorologico.

"Dal punto di vista nostro, più strettamente meteorologico - ha concluso l'ufficiale - seguiamo in continuazione, senza soluzione di continuità, l'evoluzione del tempo in stretta collaborazione con la Protezione civile che, poi, collabora direttamente anche con le autorità locali".

 

 

 

 

Vito: Gli autori dell'attacco di Parigi

non sono combattenti ma terroristi.

Foraitalia.it – Redazione – (19 – 5 – 2023) – ci dice:

 

L'intervento in Aula del parlamentare di Forza Italia sull'informativa urgente del Governo sui fatti di Parigi.

Questo è un tema, come diceva il presidente Manciulli poco fa, sul quale necessita l’unità.

La sicurezza interna e la politica internazionale sono alcuni dei temi sui quali il Governo ha bisogno del Parlamento e il Parlamento ha bisogno del Governo.

Naturalmente questo confronto e le decisioni conseguenti poi scaturiscono anche dal merito delle decisioni che vengono assunte, ed è sul merito, signor Ministro, che io farò in conclusione anche alcuni riferimenti, a mio giudizio negativi, a quelle che sono delle scelte che vanno in controtendenza rispetto alle necessità che sono determinate anche dalla sua relazione e anche, onorevole Manciulli, ad un chiarimento che credo la maggioranza debba definitivamente darsi in questa legislatura, in questi giorni, proprio sui temi della sicurezza e della difesa nazionale e internazionale.

 

Innanzitutto definiamo le cose per quelle che sono, signor Ministro; io non credo che si tratti di combattenti, ma credo che si tratti di terroristi. Non credo che siamo di fronte ad una guerra, con le regole della guerra, ma credo che siamo di fronte a degli atti di terrore, di vero e proprio terrore, che minano le radici della nostra libertà e della nostra democrazia.

Che cosa si vuole colpire dell’Occidente, che cosa si vuole colpire dell’Europa?

Probabilmente qualcosa al quale noi stessi stiamo cercando di rinunciare.

Io credo che noi, invece, dobbiamo rispondere con un maggiore orgoglio per le nostre tradizioni religiose, per le nostre tradizioni culturali, per le nostre tradizioni nazionali, e dobbiamo rispondere difendendo ed estendendo la difesa nei confronti di quell’attacco che viene condotto alle libertà individuali, alle libertà di espressione, alle libertà di manifestazione, alle libertà di stampa.

 Mentre invece anche qui noto una repressione, un nascondere le nostre tradizioni, quasi come se ci fosse da vergognarsene anziché rivendicarle, ma questa è una tendenza non solo del nostro Paese, ma di tutta l’Europa, che proprio nella sua fase costituente ha voluto non espressamente richiamare le proprie radici culturali e religiose.

Anche noi con la legislazione che stiamo adottando sembriamo quasi voler tendere a limitare la libertà di espressione, la libertà di stampa e la libertà di opinione.

Questo è quello che il terrore vuole distruggere:

 le nostre radici, le nostre tradizioni, la nostra libertà, che è il tratto distintivo dell’Europa, prima ancora che dell’Occidente, nel mondo;

ed è questo il valore che noi dobbiamo difendere, allargandolo ed estendendolo.

Naturalmente insieme a questo, più orgoglio e più libertà, occorrono anche maggiori controlli, e qui dicevo dobbiamo intenderci bene sulla politica della sicurezza e sulla politica della difesa.

 Io credo che stiamo dando troppi segnali contrastanti, quasi come se potessimo permetterci ancora una politica di tagli sulla sicurezza, quasi come se potessimo permetterci ancora una politica di tagli sulle spese per la difesa, che non sono più solo spese per la difesa, ma sono spese per la nostra società, per la nostra sicurezza.

 Allora basta tagli alle forze dell’ordine e basta anche tagli, signor Ministro, lei lo sa a cosa mi riferisco.

 

È difficile valutare in termini di prevenzione quanto siano servite e quanto servano le nostre forze militari accanto alle forze dell’ordine nell’attività di prevenzione e di sicurezza del controllo del territorio, eppure noi abbiano ridotto la presenza dei nostri militari, abbiamo abolito – e mi auguro che invece si possano rapidamente rivedere – le pattuglie miste tra militari e forze dell’ordine, che è anche un esempio di integrazione.

Anche con l’ultimo decreto «milleproroghe» c’è un’ulteriore riduzione, oltre che anche dal punto di vista finanziario.

 

 Quindi diamo dei segnali sbagliati, come se noi su questo terreno potessimo ridurre la nostra presenza.

Occorrono più intelligence – ha ragione il collega del Movimento 5 Stelle – più controlli, più presenza delle forze dell’ordine, più presenza delle Forze armate.

Onorevole Manciulli, naturalmente io credo che il Parlamento la debba anche finire con la polemica retorica sbagliata rispetto alle spese per la difesa e per la sicurezza, a volte alimentate anche dal Governo.

Noi abbiamo visto, anche con l’impegno dei nostri militari – dell’Aeronautica, della Marina – nel caso della Norman Atlantic, come le spese militari servano anche per il settore civile.

Credo, allora, che la risposta che noi dobbiamo dare in termini di sicurezza sia anche di garantire un migliore approvvigionamento, una migliore remunerazione, una migliore disponibilità a concepire la politica della sicurezza e la politica della difesa come una politica non solo di unità nazionale, ma una politica di sicurezza nazionale e internazionale, sulla quale il Parlamento e il Governo agiranno insieme, ma per fare una politica che possa davvero servire al nostro Paese, a difendere le proprie radici e a estendere le proprie libertà.

 

 

 

“Uniti per far valere la forza e

 la qualità del nostro territorio.”

Lastampa.it - GUIDO TIBERGA – (21 Settembre 2021) – ci dice:

 

Guido Groppo, neo presidente del Consorzio Coalvi.

Oltre 1400 allevatori di bovini certificati “piemontesi”.

Guido Groppo, con l’ospitalità tipica degli uomini di campagna, insiste per offrire un caffè.

Quando chiede se si gradisce un goccio di latte apre il frigorifero e tira fuori un cartoccio da supermercato.

 Si accorge dello stupore e ride:

 «Le sembro matto, vero? Con tutte le mucche che ho qui fuori compro il latte in negozio...

Il fatto è che queste sono vacche da carne: il loro latte è tutto per i vitelli. Sono anche un po’ scorbutiche, se uno prova a mungerle rischia di prendersi un calcio».

Groppo, dal 15 luglio, è il presidente del “Coalvi”, il consorzio che riunisce oltre 1.400 allevatori, per 20 mila bovini e 300 punti vendita in tutta Italia.

 Nato nel 1988, il “Coalvi “è la prima associazione in Italia ad aver messo a punto un disciplinare di «etichettatura volontaria» per la carne di Fassone di razza piemontese.

«L’obiettivo del consorzio è duplice – spiega –: da un lato garantire ai consumatori la qualità del prodotto, dall’altro difendere il nostro lavoro».

Difendere da chi?

«Banche e finanza lavorano secondo logiche che non sono le nostre. Così un gruppo di allevatori ha cominciato a dire: proviamo a cambiare le cose».

Mi fa capire meglio quali sono, o quali erano, le cose da cambiare?

«Le spiego: i macellatori fanno legittimamente il loro lavoro, e la carne magari vanno a prenderla in Paraguay o in Brasile, dove costa meno.

E le banche seguono il mercato: ci sono i costi e ci sono i ricavi.

Ma noi abbiamo detto:

“Non possiamo permettere che la carne piemontese, che ha delle qualità eccezionali, diventi un prodotto qualunque, uguale dappertutto come la Coca Cola.

Siamo un’altra cosa e ci dobbiamo difendere: non possiamo subire queste vostre strategie di mercato».

 Perché la carne del Sudamerica costa meno?

«Perché vale meno.

Non lo diciamo noi, ma un sacco di pubblicazioni scientifiche. Quando si parla di carne si parla di muscolo, connettivo e grasso.

 La piemontese ha queste tre componenti in proporzione tale da avere valori nutrizionali che la rendono simile a quella del pesce azzurro».

 Da che cosa nascono queste caratteristiche?

 Dal cibo? Dal clima?

«No, no. È un fattore genetico.

 La “piemontese” nasce come animale molto rustico, con le tre attitudini classiche dei bovini: latte, carne, lavoro.

 Noi allevatori abbiamo individuato nell’ipertrofia muscolare di questa razza un carattere che poteva essere sfruttato al meglio: questi animali garantiscono una resa al macello del 68-69 per cento.

Sono cifre altissime: sono macchine da carne».

Si rende conto che «macchina da carne» è un’espressione fortissima?

Gli animalisti inorridirebbero...

«Eh...» Animalisti, vegetariani e vegani sono sempre più numerosi. Questo condiziona il mercato e il vostro modo di lavorare?

«Molto.

Ci viene chiesta giustamente una maggiore attenzione al benessere dei bovini. Devono avere una vita e una morte dignitose. A noi interessa che gli animali abbiano una vita il più possibile agiata, che stiano nei pascoli.

Alla fine cerchiamo di scegliere macelli più vicini, per evitare lo stress.

E poi trattare bene gli animali è anche nostro interesse».

In che senso?

«I macellai dicono che se l’animale è nervoso anche la carne sarà più nervosa. Vale per tutto: il benessere l’animale te lo restituisce in latte e in fertilità».

 Ma non le spiace quando i suoi animali partono per l’ultimo viaggio?

«Ricorda Tex Willer?» Come no.

«Quando ero bambino leggevo queste storie in cui il cavallo si azzoppa e Tex è costretto a sparargli per non farlo soffrire.

 Mi chiedevo come fosse possibile che il mio eroe si comportasse così. Poi ho capito che la morte dignitosa è un valore importante. Mi chiedeva dei miei animali: certo che mi dispiace quando arriva l’ora di portarli al macello. Quando una vacca che ha passato con te 10 o 12 anni pesa vederla andar via».

 E quante volte «vanno via» all’anno?

«In genere quattro-cinque volte per le vacche, un po’ più spesso per i vitelli».

 Se la qualità delle «piemontesi» nasce dalla genetica è possibile «esportarle» verso altre regioni?

Come sono i rapporti con gli altri allevatori del Nord Ovest?

«Buoni. Anche se ognuno segue strade diverse.

 In Valle d’Aosta, ad esempio, il latte e i formaggi interessano più della carne.

Altrove l’allevamento si è indirizzato verso altre razze di bovini.

 Ma ci sono allevamenti di “piemontesi”, con alberi genealogici certificati un po’ dappertutto, anche all’estero.

A Bruxelles c’è una macelleria “Coalvi”, la nostra carne è esportata in tutta la Francia.

 In Olanda ci sono allevatori che hanno preso le vitelle qui, e le hanno fecondate con il seme prelevato a Carrù.

 In Italia ci chiedono sempre più animali vivi: nel Nord Est ci sono molte aziende agrituristiche che vorrebbero metter su allevamenti per poter servire la carne piemontese ai loro clienti».

Il boom delle trasmissioni televisive sul cibo ha influenzato in qualche modo il vostro mercato?

 

«È aumentata la sensibilità dei consumatori.

 E l’obiettivo di “Coalvi” è far capire a chi acquista la nostra carne che sta stringendo un patto sociale con noi, questo anche al di fuori del nostro territorio.

Il Consorzio ci permette di mettere il naso fuori, di farci conoscere per quello che siamo.

 Anche qui l’obiettivo è duplice: tutti insieme abbiamo la forza di fare comunicazione verso l’esterno, ma abbiamo anche la possibilità di andare sul mercato in modo più attivo.

Ci siamo dati tre anni per raggiungere un obiettivo importante: mettere insieme tutti gli attori presenti sul territorio per poter dire a tutti:

 la piemontese siamo noi, e il prezzo della piemontese è quello che diciamo noi».

Quanto ha inciso la crisi legata al “Covid” sul vostro business?

«Le dico soltanto una cosa: uno studio “Coalvi” dimostra che stiamo vendendo sottocosto.

Il costo di produzione si aggira sui 3 euro e 80 al chilo, ed è pure un valore sottostimato perché la ricerca è stata fatta in primavera, quando il mais e gli altri cereali non erano ancora rincarati.

 Noi oggi il vitellone maschio lo vendiamo a 3,10- 3,20 euro al chilo.

Così non si riesce ad andare avanti:

stiamo sempre con il fiato delle banche sul collo».

(Ed oggi – 2023 - i padroni del mondo- assieme ai loro tirapiedi anche politici europei- vogliono eliminare a livello mondiale le coltivazioni di carne bovina.

Vogliono produrre carne bovina sintetica tramite “fabbriche biologiche” ed eliminare di fatto tutti i nostri guardiani della produzione attuale di “carne Vera”! N.D.R.)

 

 

 

QUI’ DILUVIA DA SEMPRE E L’“IDEOLOGIA

VERDE” NON RISOVERA’ IL PROBLEMA.

Laverita.info – Franco Battaglia – (19-5-2023) – ci dice:

 

Ma quali cappotti termici e auto elettriche: si usino le risorse per raccogliere l’acqua piovana e convogliarla dove serve.

(La nostra sinistra verde è la nostra rovina! N.D.R.)

Se non ci fossero bisognerebbe inventarli. Parlo dei Verdi:

stare in loro compagnia è esilarante e, come sappiamo, il riso fa buon sangue.

Anche nei momenti di tragedia -come quelli hanno colpito l’Emilia Romagna in questi giorni – riescono a strapparci, più che il sorriso, l’incontenibile voglia di ridere.

Secondo loro, per evitare che succedano le inondazioni, e anche per evitare le siccità, come quelle che hanno poche settimane fa, colpito il Piemonte, vi sarebbe una soluzione che, ripetono d quando sono nati: bisogna realizzare “la transizione energetica” e soddisfare il nostro fabbisogno energetico al 100% con l’energia dal sole.

La cosa è impossibile, per ragioni tecniche che essi non riescono a comprendere, ma è, questo, il sole che ride, da mezzo secolo promesso ma mai mantenuto per colpa, dicono loro, di non meglio specificate forze del male, che io chiamo “leggi della fisica”.      

Dicono i Verdi:

la colpa della siccità e delle inondazioni è l’immissione nell’atmosfera di CO2 in conseguenza dell’uso che facciamo di carbone, petrolio e gas. Smettiamo di usarli e non avremo più questi fenomeni meteo estremi.

Che, dicono loro, sono oggi più frequenti di una volta, come dimostra il fatto che ne abbiamo avuto ben due a ridosso l’uno dell’altro, con ciò rivelando una personalissima concezione della statistica.

Senza andare ai tempi di Noè, che dovette affrontare un evento la cui origine solo i Verdi conoscono, costoro dovrebbero le serie storiche delle inondazioni in Italia e nel mondo:

scoprirebbero che nulla c’è di diverso oggi dal passato sia per frequenza che per intensità. Restando in Italia nel settembre 1557, a Palermo, ci fu una inondazione che causò 7.000 morti e, a distanza di pochi giorni, Firenze ne subiva ne subiva un’altra simile a quella, più vicina a noi del 1966.

Ma, quasi contemporaneamente a quest’ultima (quando a Firenze perirono in 50), ce ne fu un’altra che causò l’esondazione di tutti i fiumi del bacino dell’Adige, 90 morti e a Venezia, un’acqua alta di 2 metri. E nell’autunno del 1951, in Calabria, caddero in soli 4 giorni 1.800 millimetri di pioggia (quasi il doppio di quanti, solitamente, cadono in un anno in Romagna), con conseguenze fatali per 70 persone, oltre che 6.700 tra sfollati e senza tetto; ma a distanza di pochi giorni, straripava il Po e i suoi affluenti, sommergendo la provincia di Rovigo e causando 100 morti.

I Verdi ci dicono che per evitare queste cose bisogna mettere i “cappotti” alle case, dotarsi di auto elettriche, installare impianti fotovoltaici ed eolici.

La cosa, dicevo, suscita ilarità, e solo questo fa bene. Ma non so quanto abbiano voglia di ridere i disgraziati che hanno subito le disgrazie di un clima che è stato, sempre capriccioso e, ogni tanto, è devastante.

In Italia piovono ogni anno 200 chilometri cubi d’acqua, ma il fabbisogno del Paese si attesta a soli 20, la metà dei quali per l’agricoltura e il resto per gli usi industriali e civili.      

Per l’uso personale ne sono usati solo 2, cosicché chiudere il rubinetto mentre spazzoliamo i denti è solo un superstizioso rito pagano invocato da chi si rifiuta di usare l’aritmetica, una disciplina, che, a quanto pare, causa l’orticaria agli ambientalisti.  

Il denaro del “Pnrr” dovrebbe allora essere tolto dalle voci “TRANSAZIONE ENERGETICA”.

 Perché la transazione energetica verso le rinnovabili é:

primo, impossibile, poi, indesiderabile e, infine, priva di alcuna conseguenza sugli eventi meteo sgraditi.

E dovrebbe essere invece allocato alla voce “governo delle acque” e, in particolare, alla creazione di invasi in alta montagna, che è dove si ha il maggior contributo di precipitazioni.

Bloccare le acque in alto avrebbe “tre benefici”:

1)   raccogliere acqua e averla così pronta da distribuire, per semplice gravità, alle attività che la richiedono, principalmente quelle agricole;

2)   ridurre le disastrose piene;

3)evitare che la preziosa acqua vada sprecata in mare.

Bisogna essere consapevoli che finché si continua a dar credito al verdume ambientalista della sinistra, ai bambini seguaci di Greta, agli imbrattatori di Ultima generazione, nulla di buono ce ne verrà.

              

 

 

 

Alluvioni… Perché si Originano.

 Conoscenzealconfine.it - Achille Sacchi – (19-5-2023) – ci dice:

 

Quello che bisogna fare è impedire che l’acqua arrivi ai fiumi o arrivi molto lentamente, e questo lo si ottiene non lasciando nudo il suolo.

Sono laureato in geologia e ho fatto altre esperienze di lavoro/studio nell’ambito forestale e pedologico (suolo).

La soluzione al problema, e in pochissimi lo recepiscono, è cambiare gradualmente il tipo di agricoltura.

 Sicuramente il clima sta determinando situazioni estreme, ma l’unico modo che abbiamo per proteggerci è rinforzare il territorio.

Quello che viene fatto di prassi è pulire gli alvei per velocizzare il deflusso dell’acqua che in certi casi peggiora la situazione perché porta velocemente l’acqua nel fondovalle, e se il mare non riceve o il flusso è oltre la capacità dei fiumi, succede il verificarsi di un’alluvione.

Quello che bisogna fare è invece impedire che l’acqua arrivi ai fiumi o arrivi molto lentamente, e questo lo si ottiene non lasciando nudo il suolo o coltivato con diserbo, ma inerbito o alberato (piante e siepi), o a bosco, o coltivato utilizzando colture e sistemi che ne aumentino drasticamente la ritenzione idrica e l’evapotraspirazione, come si faceva del resto fino a cinquanta anni fa.

Quando piove forte, andate nei pressi di un ruscello o fiume, ai piedi di un campo.

 Se il campo è arato o coltivato, esempio a grano o girasole, in cui viene fatto il diserbo, vedrete scorrere fango dopo poche ore di pioggia (il fango è di fatto la fertilità del suolo che viene dilavata).

Il fango, essendo molto meno fluido dell’acqua, va ad intasare molto rapidamente le opere idrauliche per lo smaltimento dell’acqua piovana.

Se invece il campo è inerbito o è un bosco, o comunque coperto da fitta vegetazione, non vedrete scorrere acqua o la vedrete scorrere dopo molte ore e sarà limpida.

Questo è il concetto di base anche se la cosa è più complessa e fino a che non si farà uno sforzo in tal senso non ci saranno rimedi che tengano.

(Achille Sacchi)

(telegra.ph/Alluvioni-Perch%C3%A8-si-originano-05-18)

(t.me/marcellopamio)

 

 

 

ZELENSKY: “SIAMO PIÙ

FORTI DI UN ANNO FA.”

Opinione.it - Alessandro Buchwald – (20 febbraio 2023) – ci dice:

 

Nell’intervista a tutto campo, rilasciata al Corriere della Sera, al Sole 24 Ore e a Repubblica, Volodymyr Zelensky è categorico:

“Siamo più forti di un anno fa. I russi, invece, sono più deboli.

 Non hanno le stesse motivazioni dei nostri soldati.

Noi combattiamo per difendere le nostre case.

Abbiamo scelto l’Europa.

 Vogliamo difendere la democrazia e la nostra libertà. Questo è il nostro orizzonte”.

Il presidente dell’Ucraina, alla vigilia dell’incontro a Kiev con il premier italiano, Giorgia Meloni, parla in primis della ricostruzione e della strategia in essere, ovvero lavorare sui punti deboli, sulle “vulnerabilità che la guerra ci ha mostrato”.

Da qui la consapevolezza, ovvero aver a disposizione “un’esperienza che ci rende consapevoli di cosa dobbiamo difendere e sviluppare. Un’esperienza che ci permette di vedere cosa manca e a cosa dobbiamo prestare attenzione”.

Una strategia che, in primis, parte da un punto cardine. Ossia, aver scelto la strada europea. E questo aspetto, insiste Zelensky, “ci porta a considerare il mercato europeo come quello di riferimento”.

A seguire, il presidente ucraino ribadisce che intendere comprendere, in termini assoluti, chi “ci aiuta davvero, quali sono i veri partner e dove mostriamo un deficit produttivo.

Voglio anche citare gli Stati Uniti – sottolinea – che sono per noi il mercato delle tecnologie.

Il nostro settore high tech è uno dei più potenti.

 L’alta tecnologia è un settore su cui puntare.

 Durante questa guerra abbiamo visto che la nostra gente può produrre e sviluppare droni, radar, sistemi tecnologici”.

Il termine ricostruzione, va da sé, non può camminare in maniera scollata dall’economia.

 In tal senso, tra le priorità citate da Zelensky ci sono l’energia (“riteniamo indispensabile sviluppare la capacità di diversificare la produzione di energia e di immagazzinare l’elettricità”) e l’agricoltura (“l’Ucraina è e sarà sempre di più il granaio dell’Europa.

Siamo pronti per costruire nuovi hub del grano sul territorio dell’Unione europea, dell’Africa e dell’Asia”).

 

Zelensky, tra le altre cose, sottolinea che un altro aspetto “non meno importante” riguarda “la protezione del settore dell’acqua potabile.

 La Russia ha ripetutamente provato a colpirci con degli attacchi cibernetici ma noi li abbiamo respinti.

Abbiamo unito le” It companies” in unico settore.

Non erano sul fronte né sulla seconda linea ma hanno lavorato bene per combattere la Russia.

Ecco perché abbiamo di fronte un’altra direttrice di sviluppo:

la cyber security”.

E poi l’affondo: “I russi non sono così potenti come lo erano un anno fa. Quando, comunque, non hanno avuto abbastanza risorse per occupare il nostro Paese.

 Oggi loro sono più deboli, noi invece siamo più forti.

 Inoltre, non hanno la stessa motivazione che hanno i nostri soldati.

Noi stiamo combattendo nel nostro Paese, per difendere le nostre case, le nostre famiglie.

 Se noi perdiamo, perdiamo tutto: la casa, i nostri familiari.

Noi qui ci viviamo”.

Inoltre, sull’arrivo di Giorgia Meloni a Kiev, Zelensky rivela:

 “È molto importante per me non perdere il sostegno dell’Italia, è molto importante per me come presidente dell’Ucraina non perdere il sostegno di qualsiasi Stato.

 Bisogna superare questo muro di disinformazione che la Russia ha costruito per molti anni, ed era la loro politica.

 Ritengo che questo fosse il nostro problema ed è una debolezza dell’Ucraina e di altri Stati europei.

Quando qualcuno ti impone un’opinione è sempre sbagliato”.

Infine, la considerazione: “Per noi è importante che la Cina non aiuti la Federazione Russa in questa guerra. Io voglio davvero che siano dalla nostra parte. Ora non lo vedo probabile. Ma vedo sicuramente l’opportunità per la Cina di fare una valutazione pragmatica di ciò che sta accadendo. Perché se si alleano con la Russia diventa una guerra mondiale”.

 

 

 

Che cosa serve all’Europa per diventare

un attore credibile nell’ambito della sicurezza.

 

Euractiv.it - Alessandro Profumo e Jan Pie – (30 mag. 2022) – ci dice:

 

"Come industria, consideriamo questa un'occasione unica per realizzare un salto di qualità nel modo in cui l'Europa sostiene la sua base tecnologica e industriale nel settore della difesa", scrivono i rappresentanti dell'Associazione Europea delle Industrie dell’Aerospazio e della Difesa (ASD) [EPA-EFE/FILIP SINGER].]

   Ci troviamo davanti a un’occasione unica per realizzare un salto di qualità nel modo in cui l’Europa sostiene la sua base tecnologica e industriale nel settore della difesa, scrivono Alessandro Profumo e Jan Pie.

Alessandro Profumo è Presidente dell’Associazione Europea delle Industrie dell’Aerospazio e della Difesa (ASD) e amministratore delegato di Leonardo. Jan Pie è Segretario generale dell’ASD.

 

L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia ha riportato la guerra in Europa. Giorno dopo giorno, ci svegliamo con le immagini delle sue realtà e dei suoi orrori.

Questo conflitto ci ricorda nel modo più drammatico e crudele che la libertà e la pace non vanno date per scontate.

 In questo nuovo contesto di sicurezza, l’Europa deve essere nuovamente preparata a conflitti militari su larga scala e pronta ad agire, assumendosi la responsabilità di proteggere i propri cittadini e le nazioni amiche.

Ciò pone i nostri governi davanti a sfide significative per quanto riguarda le forze armate e all’industria nel settore della sicurezza.

All’inizio di marzo, poco dopo l’inizio dell’invasione, i capi di Stato e di governo dell’Ue si sono riuniti a Versailles per discutere di come rispondere alla minaccia esistenziale che l’invasione dell’Ucraina rappresenta per l’intera architettura della sicurezza europea.

 In quell’occasione, hanno incaricato la Commissione europea di valutare le lacune negli investimenti per la difesa in Europa e di preparare proposte di iniziative per rafforzare l’industria alla base della difesa europea.

La settimana scorsa, la Commissione ha presentato i suoi risultati in una comunicazione pubblicata congiuntamente all’Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza.

Lunedì e martedì, questa settimana, il Consiglio europeo discuterà queste proposte e deciderà come procedere.

Le proposte della Commissione europea sono passi incoraggianti nella giusta direzione.

 Esse comprendono, tra l’altro, uno strumento per l’approvvigionamento congiunto delle risorse più urgenti, sostenuto da 500 milioni di euro.

Il programma europeo di investimenti per la difesa, che comprende il meccanismo di esenzione dall’IVA e progetti di difesa europei di grande interesse comune, è importante.

 Anche la proposta di rafforzare il sostegno della “Banca europea agli investimenti sull’EDTIB” – ivi compresa la produzione industriale – è importante, ma gli Stati membri dell’Ue devono agire sia a livello nazionale che europeo.

 

L’”Associazione Europea delle Industrie dell’Aerospazio e della Difesa” (ASD) accoglie con favore queste proposte, in quanto riconoscono l’importanza strategica dell’”EDTIB” (European Defence Technological and Industrial Base) e dimostrano la capacità dell’Unione di rispondere rapidamente a un ambiente strategico in via di deterioramento.

Allo stesso tempo, incoraggiamo i capi di Stato e di governo a intensificare gli sforzi e ad andare oltre quanto proposto dalla Commissione.

Siamo in un momento storico in cui noi – come europei – dobbiamo difendere la nostra sicurezza, i nostri valori e i nostri principi.

Abbiamo bisogno di forze armate in grado di difendere le nostre case e il nostro territorio, e abbiamo bisogno di un’industria in grado di fornire a queste forze gli equipaggiamenti necessari.

Tutto ciò passa attraverso gli investimenti. Accogliamo con favore l’intenzione degli Stati membri di aumentare gli investimenti nella difesa. Allo stesso tempo, sottolineiamo la necessità che i leader europei aumentino anche le risorse del bilancio Ue destinate alla sicurezza e alla difesa. Questo è importante per rafforzare la cooperazione europea in materia di difesa ed evitare di ricadere in una corsa solitaria a livello nazionale.

La cooperazione europea è impegnativa ma indispensabile. Dobbiamo cooperare di più e rendere la nostra cooperazione più efficiente ed efficace.

Per farlo, dobbiamo sviluppare, innanzitutto, una comprensione comune delle capacità militari di cui abbiamo bisogno, ma anche una visione condivisa del grado di sovranità tecnologica che riteniamo opportuno raggiungere.

Sullo sfondo della guerra in Ucraina e in vista delle sfide future in materia di sicurezza, riteniamo che l’Europa abbia bisogno di un’industria della difesa in grado di:

Consegnare in ogni momento e in ogni circostanza gli equipaggiamenti richiesti e i relativi servizi (manutenzione, riparazione e revisione);

Migliorare le tecnologie chiave nell’ambito della difesa e le loro applicazioni, sviluppare nuove versioni potenziate e studiare le prossime generazioni di tali tecnologie;

Reagire alle nuove tendenze tecnologiche e alle scoperte dei concorrenti e dei potenziali avversari;

Sfidare i concorrenti e i potenziali avversari sviluppando concetti innovativi e tecnologie dirompenti.

Quanto più l’industria europea della difesa è in grado di svolgere queste quattro funzioni in modo efficiente, in termini di costi e di competitività, tanto più sarà affidabile e pronta per il futuro.

Oggi, le nostre performance nello svolgimento delle quattro funzioni citate sono limitate a causa di decenni di frammentazione e di investimenti insufficienti sia nella R&S che nelle acquisizioni.

L’eccellenza tecnologica e la capacità di “migliorare”, “reagire” e “sfidare” esistono in alcune aree e in misura diversa, a seconda di dove e come gli Stati membri vi hanno investito.

Con le attuali capacità produttive, la capacità di “consegnare” alle forze armate europee potrebbe essere messa sotto pressione da un conflitto militare su larga scala.

Le iniziative volte a rafforzare la “European Defence Technological and Industrial Base” (EDTIB) dovrebbero quindi mirare a migliorare la capacità del settore di svolgere queste quattro funzioni.

In qualità di clienti, regolatori e sponsor, gli Stati membri svolgono un ruolo decisivo nel plasmare l’EDTIB.

 L’Unione europea può contribuire con le sue politiche, i suoi strumenti e le sue risorse, ma anche offrendo ai suoi Membri un quadro di cooperazione.

Insieme, l’Unione e gli Stati Ue possono costruire una base solida per una difesa europea efficace.

Nella conferenza stampa seguita al vertice di Versailles, il Presidente Emmanuel Macron ha annunciato l’intenzione di trasformare l’analisi e le proposte della Commissione in una vera e propria strategia europea sugli investimenti nella difesa e sulle capacità industriali.

Noi, come industria, consideriamo questa un’opportunità unica per ottenere un salto di qualità nel modo in cui l’Europa sostiene la sua base tecnologica e industriale di difesa.

 Contiamo quindi che i nostri leader colgano questa opportunità e siamo pronti a sostenerli nei loro sforzi.

 

 

 

 

Paesi dell’UE orientale realizzerà

 o distruggerà gli obiettivi

sulle rinnovabili al 2030.

Euractiv.it - Pawel Czyzak e Rebekka Popp – (18 mag. 2023) – ci dice:

 

La regione dell'Europa centrale e orientale (CEE) attualmente genera solo il 25% dell'elettricità da fonti rinnovabili, rispetto al 55% da combustibili fossili.

 Ciò ha portato ad alcuni dei prezzi dell'elettricità più costosi nell'UE e ha reso la regione vulnerabile a costi volatili e problemi di approvvigionamento.

[Shutterstock/hrui]

 L’obiettivo di energia rinnovabile dell’UE per il 2030 è a rischio a causa della scarsa ambizione nei Paesi dell’Europa centrale e orientale (CEE). L’imminente revisione dei piani nazionali per l’energia e il clima è un’opportunità cruciale per rimediare a questo, scrivono Pawel Czyzak e Rebekka Popp.

(Il dottor Pawel Czyzak è analista senior presso il think tank energetico Ember.

Rebekka Popp è consulente politico presso il think tank climatico E3G.)

L’UE si è posta un nuovo obiettivo per le rinnovabili per il 2030 per raggiungere una quota di almeno il 42,5% e idealmente il 45% di rinnovabili nel suo mix di consumo energetico.

La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha recentemente chiarito che l’UE punta a un settore energetico a zero emissioni entro il 2040.

Tuttavia, sarà quasi impossibile soddisfare o addirittura superare questa nuova ambizione senza una forte spinta energetica verde nell’Europa centrale e orientale.

Un’opportunità chiave per sancire impegni nazionali più elevati su eolico e solare è rappresentante dall’imminente revisione dei piani nazionali per l’energia e il clima (PNEC) prevista per giugno.

Gli attuali obiettivi per le energie rinnovabili sono molto bassi con Ungheria, Slovacchia, Bulgaria, Cechia e Polonia che si collocano al fondo della classifica tra tutti i Paesi dell’UE nei loro attuali PNEC.

La regione dell’Europa centrale e orientale attualmente genera solo il 25% dell’elettricità da fonti rinnovabili, rispetto al 55% da combustibili fossili.

Ciò ha portato ad alcuni dei prezzi dell’elettricità più costosi nell’UE e ha reso la regione vulnerabile a costi volatili e problemi di approvvigionamento.

La buona notizia è che c’è molto più potenziale per le rinnovabili.

 Un nuovo rapporto “Ember” mostra che i Paesi dell’Europa centrale e orientale (Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria, Slovenia, Croazia, Romania e Bulgaria) hanno il potenziale per aumentare la quota di energie rinnovabili nel loro sistema elettrico al 63% nel 2030.

 

Ciò significa un aumento di sei volte della capacità eolica e solare da 35 gigawatt (GW) a 196 GW.

L’energia rinnovabile porta molti vantaggi.

L’aumento degli obiettivi eolici e solari porterebbe vantaggi ai governi dell’Europa centrale e orientale.

Aprirebbe la strada ad almeno 137 miliardi di euro di finanziamenti dell’UE da investire nella transizione energetica.

Il modello di “Ember” mostra anche che è possibile per la regione creare un surplus di elettricità verde a basso costo.

Con 200 GW di eolico e solare, l’Europa centrale e orientale potrebbe esportare 23 terawattora (TWh) di elettricità nel 2030, rispetto all’importazione di 7 TWh nel 2022.

Più elettricità da eolico e solare abbasserebbe inoltre i prezzi medi dell’energia di quasi un terzo rispetto all’attuale scenario politico.

 Ciò significa anche che i prezzi dell’energia elettrica nella CEE scenderebbero al di sotto della media UE, rendendo la regione più attraente per nuovi investimenti.

Se la regione non riesce a tenere il passo, il più rapido e più ampio lancio pianificato di energie rinnovabili a basso costo nei Paesi limitrofi ridurrebbe la competitività delle economie CEE e porterebbe a un costo della vita più elevato.

La mancanza di elettricità verde nelle reti elettriche nazionali può diventare un ostacolo per le imprese, che si stanno ponendo obiettivi di decarbonizzazione e si affidano all’elettricità da fonti rinnovabili per raggiungerli.

Molti governi europei hanno già riconosciuto che l’unico modo per fornire energia economica e sicura ai propri cittadini e alle proprie imprese è attraverso una rapida espansione delle energie rinnovabili.

Per la regione CEE, lo sviluppo delle energie rinnovabili è particolarmente importante, poiché la stretta vicinanza alla Russia e la dipendenza storica dai combustibili fossili russi sono diventate una minaccia fondamentale per la sicurezza.

La collaborazione sbloccherà il pieno potenziale delle energie rinnovabili della regione.

L’Europa centrale e orientale potrà beneficiare del suo pieno potenziale solo collaborando a livello transfrontaliero.

Alcuni dei maggiori consumatori di energia come la Repubblica Ceca o l’Ungheria non sono in grado di accedere ai vantaggi dell’energia eolica offshore, mentre paesi come la Lettonia e l’Estonia potrebbero generare 3-4 volte la loro domanda di elettricità dal solo vento.

 

La collaborazione potrebbe includere il commercio di elettricità verde, il cofinanziamento degli investimenti necessari o la pianificazione di appalti eolici e solari transfrontalieri, nonché lo scambio di conoscenze su come affrontare gli ostacoli politici, amministrativi e tecnici a un maggior numero di energie rinnovabili.

Lo slancio si sta già sviluppando nella regione. L’anno scorso, la capacità eolica e solare è cresciuta del 28%, il doppio della media UE del 15%.

In tutta la regione, i Paesi stanno raggiungendo nuovi record nelle rinnovabili mentre i mercati dell’eolico e del solare continuano a crescere.

I governi dell’Europa centrale e orientale devono ora convalidare questi risultati con una pianificazione a lungo termine per accelerare il ritmo della diffusione del solare e dell’eolico.

Un primo passo sarebbe fissare obiettivi ambiziosi per l’eolico e il solare per la fine del decennio nei piani nazionali per l’energia e il clima aggiornati.

Questo deve essere seguito da uno sforzo politico per sbloccare gli ostacoli alla diffusione delle energie rinnovabili.

Ad esempio, semplificando le autorizzazioni, sbloccando i colli di bottiglia della rete e aumentando la capacità amministrativa. Ciò consentirà all’Europa centrale e orientale di entrare a far parte del treno energetico pulito paneuropeo.

 

 

ESPLOSIONE DI URANIO IMPOVERITO

IN UCRAINA: L’EUROPA È SULL’ORLO

DI UN ‘DISASTRO AMBIENTALE.’

 

 Comedonchiscitte.org - Redazione CDC – (20 Maggio 2023) – ci dice: 

(sputnikglobe.com)

 

Ieri venerdì 19 maggio, il Segretario del Consiglio di Sicurezza russo Nikolai Patrushev ha avvertito che una nube radioattiva si sta dirigendo verso l’Europa occidentale a seguito della distruzione di un magazzino ucraino che conservava munizioni all’uranio impoverito fornite dal Regno Unito.

Sputnik News ha parlato con il “Dr. Chris Busby”, chimico fisico e segretario scientifico del “Comitato Europeo sui Rischi da Radiazioni”, su come la decisione dell’Occidente di fornire munizioni all’uranio impoverito (DU) all’Ucraina abbia potenzialmente causato un disastro ecologico a livello continentale.

Di seguito riportiamo la sua risposta integrale.

“Recentemente, diversi media web hanno fornito video di un’enorme esplosione nella città di Khmelnitski, situata a ovest di Kiev e a circa 200 km dal confine con la Polonia.

Ci sono state due grandi esplosioni che hanno prodotto un’enorme palla di fuoco vorticosa che, come una bomba atomica, si è sviluppata verso l’alto e ha formato una nuvola a fungo, di colore nero.

Ho rappresentato i veterani dei test atmosferici nucleari presso la Royal Courts of Justice di Londra e ho visto molti filmati di esplosioni nucleari: questo non era uno di quelli.

Un’esplosione nucleare è caratterizzata da un’immediata e intensa luce bianca che cancella la pellicola della telecamera o il rilevatore.”

(Caution Radiation - Sputnik International, 1920, 19.05.2023)

 

Allora, di cosa si trattava?

Diversi commentatori hanno ipotizzato che un deposito di armi colpito contenesse le armi all’uranio impoverito (DU) inviate dal Regno Unito all’Ucraina per essere utilizzate sui carri armati britannici Challenger come penetratori anticarro.

 Che l’esplosione è stata un’esplosione che ha comportato la combustione del “DU” nella palla di fuoco.

Poiché sono un’autorità scientifica in materia di uranio e dei suoi effetti sulla salute, ma ho anche esaminato la sua dispersione e il suo comportamento nell’ambiente, commenterò ciò che credo sia accaduto e perché è importante.

Sono stato membro del “Ministero della Difesa britannico Depleted Uranium Oversight Board” (DUOB) nel 2000-2005, e anche del” Comitato governativo britannico per l’esame del rischio di radiazioni da emettitori interni (CERRIE) 2000-2004”.

 Sono Segretario Scientifico del “Comitato Europeo sul Rischio da Radiazioni “(ECRR), una ONG indipendente che fornisce consulenza sul rischio da radiazioni ionizzanti.

Il mio principale interesse di ricerca in questo settore è l’uranio e la salute, in particolare le particelle di “DU”, che sono così piccole da agire come un gas e si muovono su distanze molto grandi una volta create dalla combustione di “DU”.

Le ho trovate in Inghilterra nel 2003, dopo che erano arrivate dall’Iraq. Le ho trovate nel 2023 in Inghilterra, dopo la guerra in Ucraina. Quindi questa è la prima cosa: il materiale è in grado di percorrere distanze molto grandi.

Pertanto, se l’esplosione di Khmelnitsky è stata un’esplosione di “DU”, il materiale si sposterebbe con la direzione del vento e dovrebbe essere rilevabile nei siti di monitoraggio sottovento.

Innanzitutto, dobbiamo dire che il “DU” ha una firma gamma, rilascia raggi gamma.

 I governi del Regno Unito e degli Stati Uniti mentono su questo punto.

Puntano sul fatto che l’U-238, che rimane dopo che l’U-235 fissile è stato rimosso nelle centrifughe (e viene inviato alle armi nucleari e ai reattori), è un debole emettitore alfa.

Dicono che la radiazione alfa non può penetrare la pelle e quindi il “DU” stesso è innocuo.

Che non può essere rilevato da un contatore Geiger e che le particelle alfa non passano attraverso la finestra.

Naturalmente, c’è un problema di salute se le particelle post-impatto vengono inalate e passano nel corpo attraverso i polmoni, nel sistema linfatico o direttamente nell’apparato digerente, ma essenzialmente il “DU” è innocuo.

Quello che bisogna sapere è che l’Uranio 238, quando decade con la sua emissione alfa, si trasforma in Torio-234 e Protoattinio-234m, che poi si trasforma in Uranio 234.

Il Torio 234 è un emettitore beta e gamma e fornisce il 6% della sua energia di decadimento come raggio gamma.

Pertanto, grandi nuvole di aerosol particolato di “DU” saranno rilevabili dai rilevatori di raggi gamma.

Quando ho visitato l’Iraq con “Al Jazeera” nel 2000, mi sono recato nel sud ed ho esaminato i cadaveri sui carri armati che erano stati colpiti dal “DU” nella prima Guerra del Golfo.

 Alcuni dei penetratori di “A-10 DU” erano ancora in giro.

 Emettevano un intenso segnale di raggi gamma e i fori nei carri armati erano altamente attivi sui raggi gamma.

 Alla faccia di chi dice che si tratta solo di un emettitore alfa.

 

Sono un velista:

l’esame delle mappe metereologiche britanniche della pressione meteorologica ci dice che in quel momento, e per giorni dopo l’esplosione, c’era un anticiclone a nord del luogo dell’esplosione e i venti erano deboli ma provenienti da sud-est e soffiavano verso nord-ovest intorno all’area di alta pressione.

Quindi, il pennacchio si sarebbe spostato verso la Polonia.

Se i venti fossero stati di circa 5 km/h, avrebbero raggiunto i rilevatori della Polonia a 250 km di distanza il giorno 15.

 

Dopo Chernobyl, la “Ue” ha istituito un sistema di rilevazione delle radiazioni gamma a livello europeo, che forniva letture gamma in tempo reale.

Sono andato a vedere.

 Ma sorprendentemente, tutti i dati erano bloccati.

Il sistema basato sul web, amministrato dalla Germania, (EURDEP) non forniva le mappe dei rivelatori che sono normalmente disponibili. Fortunatamente, c’erano alcune mappe di localizzazione sul web e alcune che erano già state scaricate da miei colleghi prima che il sistema smettesse di funzionare.

 Ho ottenuto le mappe dalla Polonia. Una di queste la posso mostrare.

(Radiation Levels in Poland in May - Sputnik International, 1920, 19.05.2023)

(Livelli di radiazione in Polonia nel mese di maggio – Sputnik International, 1920, 19.05.2023: Gruppo Monitoraggio Ambientale della Radioattività (REM) del Centro Comune di Ricerca (CCR) della Commissione Europea).

 Si può notare che un aumento molto significativo delle radiazioni gamma si è verificato in questo rilevatore, a nord-ovest del luogo dell’esplosione, come ci si aspetterebbe sulla base di una distanza di 250 km e di una velocità media del vento di 5km/h.

 L’aumento, da 60nSv/h a 90nSv/h, è stato altamente significativo dal punto di vista statistico, circa il 50%.

Altri rilevatori in tutta la Polonia hanno mostrato un aumento, mentre il pennacchio passava sopra di loro;

 l’aumento era più debole quanto più ci si allontanava (a causa della dispersione del pennacchio).

In seguito, i polacchi hanno misurato l’aumento presso l’Istituto Marie Curie di Lublino, ma la loro mappa era più sofisticata e richiedeva un’interpretazione da parte di esperti.

 La mappa polacca forniva aumenti gamma suddivisi in due isotopi naturali, bismuto e tallio, oltre a gamma totali e gamma dei raggi cosmici.

Dalla mappa, dobbiamo presumere (e questo era il messaggio implicito) che il picco gamma fosse dovuto al bismuto.

 Entra in scena Sherlock Holmes.

Il bismuto 214 è un figlio del Radon.

 Il gas radioattivo di fondo naturale Radon (Rn-222) è sempre presente, poiché viene prodotto dall’uranio e dal radio nel terreno.

Se c’è un cambiamento improvviso nella pressione atmosferica, o quando piove, c’è un picco gamma del Radon, che si manifesta come picco del Bi-214.

Quindi, i polacchi sembrano insinuare che l’aumento delle radiazioni gamma è normale e non c’è da spaventarsi.

 Molti hanno notato lo spettro del bismuto.

 Ma il modo in cui vengono presentati i grafici polacchi è fuorviante.

Il problema con l’argomentazione del radon è innanzitutto che gli aumenti gamma salgono in tutta la Polonia in una scala temporale che identifica un pennacchio proveniente da Khmelnitsky e in secondo luogo che c’era un sistema meteorologico anticiclonico stabile e nessun cambiamento di pressione atmosferica che potesse estrarre il radon dal terreno.

Ho controllato tutto questo. C’era solo una leggera pioggia su “Lublino.”

Esiste tuttavia un’ulteriore possibilità. Le particelle molto fini attraggono il Radon:

 si ottiene un leggero aumento di gamma dal Radon in prossimità delle ciminiere delle fabbriche che emettono particelle fini.

La mappa web del sistema europeo di rilevazione delle radiazioni è tornata online il 18 maggio.

Il tipo di mappa era stato cambiato e tutto ciò che avevamo visto nei download era scomparso o era stato cancellato dalla media dell’analisi dei dati.

 Perché?

Questo e il blocco anticipato dell’accesso al sito suggeriscono panico e insabbiamento.

Quindi, nel complesso, ciò che vediamo è un’esplosione massiccia che si pensa sia “DU”, e le segnalazioni di un picco di radiazioni gamma vicino al sito.

 L’ossido di uranio è nero e il pennacchio nero si muove lentamente verso nord-ovest, il modello meteorologico è stabile e il vento soffia verso la Polonia.

I rilevatori polacchi dell’”UE” mostrano tutti un aumento delle radiazioni gamma nel momento previsto per l’arrivo del pennacchio.

Il sistema di rivelazione dell’”UE” viene spento rapidamente, ma non prima di aver ottenuto dati da diversi siti.

I polacchi forniscono un risultato del rivelatore che identifica il bismuto come causa dell’aumento, ma non si spingono fino a dichiarare formalmente che lo è (nel caso di un successivo ritorno di fiamma).

Un’ultima prova.

 Su Internet vediamo dei video in cui gli ucraini ripuliscono il sito dell’esplosione utilizzando dei veicoli robot, non dei pompieri normali. Perché hanno bisogno di veicoli robot?

 L’ultima volta che abbiamo visto veicoli robotizzati ripulire il sito è stato nelle rovine di Chernobyl e Fukushima.

Se ho ragione, c’è stato un disastro ambientale e le particelle di “DU” attraverseranno la Polonia, la Germania e l’Ungheria e finiranno nei Paesi Baltici, probabilmente in seguito in tutta Europa, compreso il Regno Unito (dopo tutto, le particelle di uranio di Chernobyl sono arrivate nel Regno Unito).

Porteranno danni genetici e morte come quelli visti nei Balcani e in Iraq. Cancro, difetti alla nascita, aborto spontaneo, infertilità, danni ai polmoni, problemi mentali (Sindrome della Guerra del Golfo) e così via.

Le prove scientifiche ed epidemiologiche su questo sono chiare fin dalla Guerra del Golfo.

 Sono tutte presenti nella letteratura scientifica, ma i governi occidentali e i militari le ignorano, le negano e le insabbiano.

Nel caso della sentenza del tribunale dei coroner del Regno Unito per Stuart Dyson, la giuria ha stabilito che il “DU” ha causato cancro.

 Ma quando il medico legale ha scritto al Ministro della Salute (come doveva fare in base alla legge britannica, articolo 43), la risposta è stata: non siamo d’accordo.

Queste cose possono essere misurate, ma nessuno le misurerà o, se lo faranno, saranno attaccate e le loro argomentazioni respinte.

Anche se mi dovessi sbagliare e c’è qualche altra spiegazione per i picchi gamma, il “DU” deve essere vietato.

È un’arma dall’effetto indiscriminato e uccide i civili, il nemico e le proprie truppe (beh, le truppe ucraine).

 È molto peggio di un gas bellico, come il Sarin, il fosgene, il gas mostarda o tutti gli altri agenti chimici vietati dalla civiltà.

Questa roba distrugge la base genetica della vita stessa.

E nessuno fa nulla.

 Coloro che la utilizzano si basano su una scienza obsoleta, supportata da un’epidemiologia disonesta condotta da scienziati disonesti e da modelli di rischio obsoleti e fantastici.

Coloro che forniscono le armi, il governo britannico in questo caso, sono moralmente privi di coscienza.

A meno che non sia loro intenzione distruggere il popolo ucraino.

Chi può saperlo?

Il mondo è impazzito.

 (sputnikglobe.com)

(sputnikglobe.com/20230519/ukraines-depleted-uranium-blast-europe-on-brink-of-environmental-disaster-1110462939.html#pv=g%3D1110462939%2Fp%3D1110466314)

 

 

 

FONDAMENTALI.

 Comedonchisciotte.org – AlbertoConti – (19 Maggio 2023) – ci dice: 

 

Molti capiscono l’importanza dell’economia nella propria vita, e da qui nella vita sociale, essendo l’economia un fenomeno essenzialmente politico.

I livelli di competenza possono essere i più disparati, ma possiamo dividere l’intera categoria dei curiosi d’economia in due fazioni contrapposte.

Una è composta da quelli che pensano che l’economia abbia una sua dinamica “naturale”, cioè costituisca un sistema che si autoregola da solo, compensando automaticamente eventuali squilibri interni se solo lo si lascia libero di operare;

un sistema all’interno del quale ognuno è responsabile unico del proprio successo (o insuccesso) economico.

L’altra è invece composta da quelli che invocano una ferrea regolamentazione e controllo istituzionali dell’economia, per governarne le dinamiche e correggerne gli squilibri, avendo tra gli obiettivi primari il benessere generale e la giustizia sociale.

 

Rozzamente potremmo etichettare queste due ideologie in “liberista” e “statalista”.

Ovviamente nessuno dei due principi nega radicalmente qualunque ragione e logica della controparte.

Ad esempio un “liberista” si rende perfettamente conto che senza precise e garantite regole del gioco i liberi commerci diverrebbero una giungla impraticabile, così come uno statalista ammette che la libera iniziativa è un’esigenza umana spontanea e naturale, che può produrre frutti preziosi per sé stessi e per la società intera.

 

Un assunto che però dovrebbe trovare tutti concordi è l’evidenza che l’economia, ancor prima di diventare “economia politica”, è una “economia monetaria”.

 Senza l’uso della moneta resterebbe solo il baratto a sostenere i liberi scambi commerciali, che sono storicamente il motore dell’evoluzione sociale e civile tra gli umani.

Ma col semplice baratto è ovvio che aumenterebbero enormemente le difficoltà nello scambiarsi reciprocamente beni e servizi, rallentando di conseguenza le dinamiche economiche, come era di fatto agli albori della storia umana.

Da questa banale considerazione deriva un assunto fondamentale quanto ignorato o peggio negato: la moneta non è una merce.

 Se, per assurdo, la moneta fosse una merce come tutte le altre (ad es. la moneta d’oro), ogni scambio commerciale costituirebbe fondamentalmente un baratto, e non esisterebbe l’economia moderna, ma ci troveremmo ancora dentro logiche di autosussistenza, che guardano più all’età della pietra che a quella delle tecnologie avanzate.

La moneta quindi non è una merce, quanto piuttosto una convenzione, un patto sociale istituzionalmente garantito, e come tale va governato, pena l’accumularsi di squilibri e sperequazioni divergenti verso l’inevitabile collasso sistemico, spesso addolcito con la terminologia un po’ meno catastrofista di “crisi economica”.

 E quando non basta più stratificare la popolazione in classi sociali di ricchezza e povertà estreme, non resta che la violenza della guerra per andare oltre la crisi, ricostruendo poi sulle macerie un nuovo sistema economico, fondato però su principi talvolta vecchi, già rivelatisi intrinsecamente fallimentari per i più, ma favorevoli a “minoranze privilegiate” che detengono il potere politico in forza di quegli stessi privilegi economici, comunque ottenuti.

Il nostro attuale occidente atlantista è stato il banco di prova di tali sistemi iperliberisti, che sfruttando le moderne tecnologie hanno finito per monopolizzare le risposte alle esigenze primarie dell’individuo: SALUTE, ALIMENTAZIONE, SICUREZZA.

Sono le stesse esigenze degli animali d’allevamento.

 Il buon pastore sa come soddisfare queste esigenze, così come sa imporre le regole al suo gregge, rendendolo obbediente e ordinato.

Utilizza anche solo simbolicamente il bastone e il cane da guardia, cioè la paura che obbliga i singoli governati al rispetto dell’autorità.

Nel caso degli umani è quasi lo stesso:

la paura indotta non deriva tanto dal tocco del bastone o dal morso del cane da guardia (salvo che con i ribelli irriducibili nella pubblica piazza), ma dalla negazione dei bisogni primari:

paura di ammalarsi e morire, paura della fame e della miseria, paura di essere aggrediti da entità ostili e malevole, dai “cattivi”, apparentemente nemici anche del padrone.

Per comprendere l’avanzata del totalitarismo nel governo della polis, basta comprendere l’avanzata delle divergenze statistiche nell’economia a base monetaria dominata dal principio “liberista” a danno di quello “statalista”, o per meglio dire dominata dall’interesse privato, individualista, a detrimento dell’interesse pubblico, o bene comune (inteso non come oggetto di patrimonio pubblico, come un monumento o un paesaggio, bensì come benessere materiale distribuito e serenità spirituale condivisa).

 

Le minoranze privilegiate da questo sistema, o che si credono tali e perciò ne difendono a spada tratta le fondamenta, a questo punto obiettano che” lo statalismo è il male”,

che le istituzioni pubbliche sono inefficienti, corrotte, oppressive della libera iniziativa, e che solo depotenziandole e riducendole ai minimi termini si può restituire all’economia la libertà necessaria per farla nuovamente prosperare a vantaggio di chiunque.

Il paradosso è che hanno ragione, salvo il non accorgersi che sono proprio i vertici elitari della società, i “padroni universali”, a governare questo sfacelo dell’organizzazione pubblica, per imporre di nascosto il loro prevalente potere economico, tramite loro rappresentanti che occupano i posti di comando nelle istituzioni pubbliche della politica, ma anche della sanità, dell’istruzione, dei media, dell’esercito e forze dell’ordine, della giustizia, della moneta, delle infrastrutture, ecc.

Per non parlare degli oligopoli produttivi, ormai quasi totalmente privatizzati, cioè “legittimamente” in mano loro, che realizzano la maggior parte del PIL nazionale e sovranazionale, imponendo le politiche favorevoli alla loro crescita finanziaria illimitata e irresponsabile verso ogni altro effetto collaterale della massimizzazione e concentrazione dei profitti.

 

Il cortocircuito “ideologico” di costoro è quindi quello di demonizzare il principio antagonista (pubblico, sociale), dopo che è stato stravolto, minato alla radice proprio dal prevalere del proprio principio di riferimento, quello privatistico individualista.

Questa è la storia che stiamo vivendo, con tutti gli effetti collaterali delle pandemie artificiali, dei rimedi “salvavita” che aumentano la mortalità generale, della moneta esclusivamente elettronica integrata alla “società della sorveglianza (e del ricatto)”, della propaganda di stato a reti unificate, della censura delle eroiche voci libere rimaste sul campo, delle “truffe climatiche ambientaliste” nel mentre s’inquina mortalmente l’ambiente in tutti i modi possibili, coperti dall’incuria dei controllori e dal segreto di Stato, dalla “propaganda gender” e dalla “distruzione scientifica della formazione culturale e morale dei giovani”, ecc. ecc.

 In una parola siamo tutti vittime di una politica che ha come obiettivo primario il male comune, dalla quale non possiamo far altro che difenderci, ma con armi sempre più spuntate, a cominciare dall’astensione al voto, in bilico tra l’irrilevanza e l’autolesionismo.

Concludendo, la moneta è una grande invenzione, irrinunciabile in questa fase storica, ma insieme a tutti i suoi indiscussi pregi e meriti offre l’irrefrenabile tentazione di procurarsela con ogni mezzo, lecito e illecito, fino a intenderla come un fine anziché un mezzo.

 Un fine che si trasforma facilmente da ragionevole desiderio di benessere e sicurezza futura in sete di potere illimitato, che si autoalimenta alienandosi sempre più dagli scopi più umani, dalla dimensione animica e spirituale di ciascuno di noi, sia vincente che perdente in questa competizione divisiva, di tutti contro tutti, per l’accumulazione di ricchezza personale.

E questo produce e giustifica l’ingiustificabile sperequazione delle ricchezze e dei poteri, assieme all’ipocrisia di professarsi democratici.

Arrivati a questo punto, alla soglia dell’autodistruzione nichilista, l’unica ancora di salvezza che vedo è nella fusione di ragione e istinto, di utilizzo dal basso della capacità critica e dell’amore per la vita, che va ben oltre i confini egoistici, per abbracciare l’infinito, irraggiungibile, passando dal nostro prossimo, che è lì bisognoso del nostro affetto disinteressato, così come l’ambiente in cui viviamo, passando dalla sacralità del nostro corpo e di tutte le forme di vita che ci circondano e ci pervadono, in un’armonia che neppure riusciamo a cogliere nella sua meravigliosa complessità.

Occorre farsi piccini, un tempo si diceva “timorati di Dio”, per distinguere il bene dal male, e onorare il nostro onere-onore d’intervenire, anche solo col pensiero inizialmente, affinché prevalga il bene, consapevolmente.

La conoscenza della meccanica monetaria (più semplice di quanto vorrebbero farci credere molti sedicenti esperti) oggi è una tappa cruciale di questo percorso a ostacoli, da affrontare per riappropriarsi della dignità di essere donne e uomini veri, così come Dio ci ha fatti, forti, liberi di autodeterminarci, e belli dentro.

(Alberto Conti)

(Alberto Conti. Laureato in Fisica all’Università Statale di Milano, docente matematica e fisica.)

 

 

 

 

IL “DISASTRO AMBIENTALE” È

NON CURARSI PIÙ DELLA TERRA.

Comedonchisciotte.org - Valentina Bennati – (18 Maggio 2023) – ci dice: 

Il maltempo non dà tregua, le temperature sono sotto la media stagionale e diverse zone d’Italia sono flagellate da pioggia, grandine, vento e allagamenti in questa primavera anomala che fa registrare danni non da poco.

In Emilia-Romagna la situazione più drammatica con morti (nove al momento in cui sto scrivendo), dispersi, migliaia di sfollati e evacuati.

Gli effetti si paleseranno in tutta la loro gravità solo a partire dalle prossime settimane anche con un calo dell’offerta dei prodotti agricoli e un aumento dei prezzi a scapito di tutti noi consumatori.

L’instabilità atmosferica con rovesci improvvisi e abbondanti, esondazioni di fiumi e torrenti e conseguenti rovinosi allagamenti che hanno messo in ginocchio interi territori non è, però, una novità.

Purtroppo, da qualche tempo a questa parte, in TV sempre più spesso si grida alla tragedia – e sono evidenti e comprensibili le difficoltà delle persone – ma non c’è da sorprendersi:

 la natura presenta semplicemente il conto.

Abbiamo voluto alterare un equilibrio:

tagliare le foreste; inquinare i fiumi, i laghi, i mari, gli oceani, l’atmosfera e adesso si raccoglie quel che è stato seminato.

È così.

Gli uomini hanno pensato di trasformare il pianeta a loro piacimento e le conseguenze, immancabilmente, stanno arrivando.

Ma, soprattutto, ragionando sulle possibili cause della tragica situazione, c’è da sottolineare un aspetto:

 una volta si sapeva come gestire il territorio, i canali, i fossi, i monti venivano tenuti come si deve.

Oggi tutto è abbandonato e il territorio va in malora proprio perché non c’è capacità di gestire le cose.

Prima un badile, un piccone e una zappa quasi tutti li tenevano nelle case e li sapevano usare.

Oggi si sanno utilizzare computers, tablet e smartphone con grande disinvoltura e abilità, ma non c’è più la conoscenza del territorio che, invece, è essenziale.

Bisogna tenere a posto i boschi, pulire i canali e i greti dei fiumi, controllare i tombini e le fognature.

Quand’è così l’acqua va dove deve andare, invece di portare morte e distruzione.

La Terra bisogna conoscerla, amarla, custodirla, gestirla.

Piuttosto che fare e seguire certe trasmissioni infarcite di polemiche banali che non servono a nulla, se non a sdoganare nuovi mantra (nel caso specifico quello dell’emergenza climatica) per poi aprire la strada a nuove misure restrittive della libertà, rimbocchiamoci le maniche.

L’ Italia potrebbe ancora tornare ad essere un gioiello, se si cominciasse a usare di nuovo il buon senso e ci si cominciasse a interrogare sulle” vere cause che stanno all’origine” di ogni accadimento.

(Valentina Bennati)

 

 

Robert Kennedy junior agita

il passato e accusa la CIA di crimine JFK.

Globalization.ca - Alberto López Girondo -Globalizzazione- (19 maggio 2023) – ci dice:

(Meteo argentino)

 

Il figlio del procuratore generale assassinato e nipote dell'ex presidente vuole essere presidente e ha avvertito tempo fa che tra i suoi obiettivi ci sono le agenzie di intelligence.

Robert Kennedy Junior viene lanciato per contestare la nomination presidenziale per i democratici e trova un buco per colpire l'establishment non solo del suo partito ma degli Stati Uniti.

Aveva già anticipato, come riflesso da “Tiempo” la scorsa settimana, che rifiuta categoricamente le molestie alla Russia da parte della NATO e ha promesso che se avesse raggiunto la Casa Bianca avrebbe liberato” Julian Assange” e “Edward Snowden”, tra gli altri personaggi che considera eroi per aver usato la libertà di stampa per mostrare il vero volto dell'impero.

Insomma, il figlio dell'ex procuratore generale Bobby e nipote dell'ex presidente John non nasconde che tra i suoi nemici ci sono le agenzie di sorveglianza e intelligence degli Stati Uniti.

 Lo ripeté in un rapporto su una “radio AM” di New York in cui accusò la “CIA” di essere coinvolta nell'assassinio di” JFK”, registrato il 22 novembre 1963 a Dallas, in Texas.

L'ipotesi che l'assassinio di John Fitzgerald Kennedy sia stato opera di una cospirazione che coinvolge le agenzie di intelligence statunitensi non è nuova.

 Il caso è un'incognita ricorrente e una ferita aperta per la democrazia in quel paese.

Fiumi di inchiostro e chilometri di filmati mostrano elucubrazioni, documenti e varie testimonianze sul crimine.

A peggiorare le cose, Robert Kennedy Jr. è il figlio dell'ex procuratore generale nell'amministrazione di suo fratello, anch'egli vittima di un assassinio.

RFK fu crivellato di proiettili il 6 giugno 1968 nel corridoio di un hotel di Los Angeles dove stava celebrando la sua vittoria alle primarie in California in una competizione che lo vedeva come un forte candidato alla Casa Bianca.

 Due mesi prima, il pastore battista Martin Luther King era stato assassinato.

Robert Kennedy Junior Jr., 69 anni, non era stato politicamente attivo fino ad ora.

È noto come ambientalista e avvocato difensore in contenziosi contro multinazionali come la Monsanto e altri grandi inquinatori del fiume Hudson.

Durante la pandemia, le sue azioni mediatiche sono cresciute perché ha messo in discussione la vaccinazione contro il Covid-19, che lo ha portato ad essere considerato un anti-vaccino e il suo account Instagram ad essere bloccato.

Inoltre, le sue critiche allo "stato profondo"(Deep State) che integra l'apparato burocratico associato ai produttori di armi e al sistema finanziario, lo hanno fatto sembrare vicino a Donald Trump, il che ha sollevato speculazioni sul fatto che avrebbe provato una formula democratico-repubblicana senza precedenti nella storia degli Stati Uniti.

In questi giorni ha chiarito sul suo twitter che "in nessuna circostanza" si sarebbe unito all'ex presidente.

Aveva chiarito in precedenza che non era mai stato contrario al vaccino, chiedendo solo che fossero sufficientemente testati e sicuri prima di sottoporre le popolazioni alla loro applicazione.

Per inciso sostiene Elon Musk perché hanno bloccato il tweet in cui chiedeva di restituire il suo Instagram.

Ma domenica scorsa ha parlato con John Catsimatidis nello show mattutino della WABC (770 AM) e ha affermato che "è al di là di ogni ragionevole dubbio" che suo zio sia stato ucciso da una cospirazione che coinvolge la “CIA”.

 "Ci sono prove schiaccianti", ha detto.

Ha citato, tra questi, un'indagine di “James W. Douglas”, JFK e l'Indicibile (JFK e l'Indicibile) dove alcune delle manovre e delle manipolazioni sono dettagliate in modo che un personaggio oscuro, “Lee Harvey Oswald”, apparisse come assassinato, assassinato a sua volta due giorni dopo – sempre in un corridoio, ma in una stazione di polizia – da “Jack Ruby”.

Proprietario di nightclub legato alla mafia.

L'uomo che ha ucciso il padre di Robert Kennedy Junior si chiama “Sirhan Bishara Sirhan”, è nato a Gerusalemme, è di origine palestinese ed era immigrato negli Stati Uniti con la sua famiglia un decennio prima.

 Fu arrestato durante la sparatoria e condannato in primo grado a morte, poi commutato in ergastolo.

Lo scorso marzo, ha chiesto di nuovo la libertà condizionale.

A 78 anni, ha trascorso quasi 55 anni in prigione.

Un tribunale della California gli negò nuovamente il beneficio.

 Sirhan giura di non ricordare cosa sia successo quel fatidico giorno.

Una volta è stato detto che ha attaccato RFK perché il candidato aveva promesso il suo sostegno a Israele in Medio Oriente.

Il suo avvocato, “Lawrence Teeter”, sostiene che il suo cliente è stato vittima del programma” MK Ultra” della” CIA” e quindi di aver agito in uno “stato di ipnosi”.

(Alberto Lopez Girondo)

(“Tiempo argentino”)

 

 

 

 

Rivelato: leader neonazista

russo ha ottenuto missili

britannici in Ucraina.

Globalresearh.ca - Phil Miller - Global Research – (19 maggio 2023) -ci dice:

(“Declassified”, Regno Unito)

“Sergei Korotkikh” ha acquistato lanciatori anticarro dalla Gran Bretagna, nonostante fosse accusato di aver decapitato un migrante quando guidava un gruppo neonazista in Russia.

Le armi fornite dal Regno Unito hanno raggiunto una serie di forze di estrema destra in Ucraina, rileva la nostra indagine.

Un neonazista accusato di aver ucciso immigrati si è filmato in possesso di cinque razzi anticarro che la Gran Bretagna ha fornito all'Ucraina, secondo un'indagine di “Declassified UK”.

“Sergei Korotkikh” può essere visto con lanciamissili di fabbricazione britannica in tre video pubblicati sul suo canale Telegram.

La “Campagna contro il commercio di armi” ha detto che la scoperta è "molto preoccupante".

Si aggiunge alle prove che alcune armi inviate dalla Gran Bretagna in Ucraina sono finite nelle mani delle forze estremiste.

“Declassified” ha recentemente scoperto un altro caso in cui un” jihadista condannato per tortura” aveva ricevuto missili britannici.

 

Le rivelazioni non giustificano l'affermazione di “Vladimir Putin” che la sua invasione illegale sta "denazificando" l'Ucraina.

 Il Cremlino ha neonazisti tra le sue stesse truppe, e il presidente ucraino Volodymyr Zelensky è ebreo.

Ma mentre le forze russe hanno giustamente ricevuto un controllo significativo nei media britannici, c'è stata scarsa copertura di chi esattamente in Ucraina sta ricevendo il pacchetto di armi multimiliardarie della Gran Bretagna.

Lunedì, “Rishi Sunak” ha promesso centinaia di altri missili e droni armati in un incontro con Zelensky a Chequers.

Società Nazionalsocialista.

“Declassified” sta indagando su “Sergei Korotkikh”, originario della Bielorussia.

 Circa 20 anni fa, ha fondato un gruppo neonazista russo:” la National Socialist Society”.

Ha diffuso la paura a Mosca prendendo di mira i lavoratori ospiti dalla pelle scura provenienti dal Caucaso e dall'Asia centrale.

Il gruppo è stato bandito e i suoi membri condannati per decine di omicidi razzisti.

“Korotkikh” è accusato di aver ucciso due migranti nel 2007, decapitando una delle vittime – “Shamil Odamanov” – sotto una bandiera con la svastica.

 

Nega le accuse, che sono apparse nel pluripremiato documentario “Credit for Murder” del regista israeliano “Vlady Antonevicz”.

“Korotkikh” è stato anche segnalato per avere legami con l'intelligence e la polizia russa, che potrebbe averlo reclutato come agente poco dopo le uccisioni.

Non sarebbe stato accusato di omicidio fino al 2021, quando aveva da tempo lasciato il paese.

Difendere l'Ucraina.

Il passato oscuro di “Korotkikh” in Russia non gli ha impedito di essere accolto in Ucraina.

 Si è trasferito lì nel 2014 quando il paese era diviso sul suo rapporto con Mosca.

Si è unito al “battaglione Azov”, una milizia neonazista fondata dall'attivista ucraino di estrema destra “Andriy Biletsky” per combattere contro i separatisti filo-russi nel Donbas.

Secondo quanto riferito,” Biletsky” una volta disse che voleva "guidare le razze bianche del mondo in una crociata finale ... contro gli Untermenschen [subumani] guidati dai semiti".

“Korotkikh” ha rapidamente acquisito la cittadinanza ucraina in una cerimonia condotta dall'allora presidente, “Petro Poroshenko”.

Nel frattempo il battaglione Azov è stato integrato nella “Guardia Nazionale ucraina”.

 

Quando la Russia ha lanciato la sua invasione su vasta scala dell'Ucraina nel febbraio 2022, la maggior parte dei soldati in servizio di Azov erano circondati nella loro roccaforte a Mariupol.

I veterani di Azov in altre città formarono rapidamente nuove unità, comprese le sezioni d'élite all'interno di una “Forza di difesa territoriale” (TDF) nella capitale Kiev, a cui” Korotkikh” si unì.

Le “TDF” hanno permesso a riservisti e volontari di resistere alla Russia in gruppi di tipo paramilitare, nominalmente sotto il controllo dell'esercito ucraino.

'Incomparabile piacere maschile'.

Il giorno in cui è iniziata l'invasione, “Korotkikh” ha detto che aveva abbastanza armi leggere, ma "vorrebbe ottenere qualcosa di anticarro e qualcosa di pesante.

E preferibilmente un paio di dozzine di “MANPADS “[lanciamissili terra-aria portatili].

In modo che i loro elicotteri non vogliano volare qui".

Anticipando lo scoppio della guerra, i ministri britannici avevano inviato in fretta all'Ucraina migliaia di “NLAW,” una sofisticata arma anticarro. Costano circa £ 20.000 ciascuno e possono persino prendere di mira gli aerei.

“Korotkikh” inizialmente aveva difficoltà a trovarli.

 Si è lamentato: "Ho corso per la città dalle 9 del mattino nel tentativo di prendere armi, ma non sono arrivate da nessuna parte ... Non ci sono affatto i tanto decantati sistemi anticarro britannici. Non riesco a trovarne traccia. Non sono qui".

Ma entro due settimane dall'invasione, alcuni di questi missili erano nel suo arsenale.

Il 6 marzo 2022, “Korotkikh” ha pubblicato un video di lui che viaggia all'interno di un furgone con due “NLAW” ai suoi piedi.

“Korotkikh” ha tenuto un discorso con i “NLAW” immagazzinati.

Ha scritto: "Abbiamo così tante armi che siamo letteralmente disseminati di proiettili e razzi. C'è, naturalmente, un brusio speciale quando si guida letteralmente il “NLAW”.

" Davanti alla telecamera, ha descritto l'avere “NLAW” come "piacere maschile incomparabile".

Poche ore dopo, ha pubblicato una scena del film “Hot Fuzz”, in cui la polizia trova un capannone agricolo pieno di armi.

Ha commentato: "In ogni casa in Ucraina dopo la guerra" con un'emoji sorridente.

Sembra che” Korotkikh “abbia usato un club sportivo di Kiev come deposito di armi, pubblicando un video il giorno successivo con due “NLAW “appoggiati al muro dietro di lui.

 Alla fine di marzo, i filmati mostrano che aveva almeno cinque “NLAW” conservati in una palestra.

'Gioca a calcio con la testa'.

Durante tutto questo tempo, ha pubblicato messaggi raccapriccianti e razzisti su Telegram.

In uno, ha condiviso una foto di una testa mozzata in una cassa, scrivendo:

"Gli ucraini, a differenza del comando russo, stanno cercando di restituire i soldati di Putin alle loro famiglie.

 Non è sempre possibile restituire tutto, ma, tuttavia..."

In un altro video indirizzato alle truppe cecene schierate da Putin per invadere l'Ucraina, ha detto: "Giocheremo a calcio con le vostre teste quando le taglieremo".

“Korotkikh” descrive come tratterà gli invasori ceceni, in un linguaggio che ricorda l'esecuzione del 2007 (riquadro) di cui è accusato.

Altri post mostrano “Korotkikh” criticare la Russia per aver presumibilmente usato mercenari arabi dalla Siria e "carne da cannone nera dalla Repubblica Centrafricana", dicendo:

 "”Kyivan Rus” contro l'”Orda asiatica”.

Le maschere sono state abbandonate.

 Questo rende solo più facile per i veri europei bianchi combattere".

I post confermano che il suo odio per le minoranze russe è persistito, considerando la guerra in Ucraina come una battaglia per la supremazia bianca.

In altre foto sul suo canale Telegram, che ha 55.000 abbonati, può essere visto indossare un simbolo del Sole Nero – originario della Germania nazista – sulla sua armatura.

 

'Non abbastanza buono'.

I “NLAW” nell'arsenale di “Korotkikh” possono essere fatti risalire a quelli forniti dalla Gran Bretagna.

Un numero di riferimento, 1H2/Y31/S/12/GB/5126, è visibile sulla scatola di un lanciatore.

Corrisponde ai codici stampati su altre casse che i media ucraini hanno detto essere stati consegnati dal Regno Unito nel febbraio 2022.

L'unico altro paese noto per aver fornito “NLAW” all'Ucraina entro marzo 2022 è stato il “Lussemburgo”, che ne ha inviati 100, una piccola frazione dei 5.000 spediti dalla Gran Bretagna.

Gli” NLAWS” sono stati progettati dalla società svedese” Saab “e assemblati da” Thales” a Belfast.

Le scritte parzialmente oscurate sulle scatole “NLAW” di “Korotkikh” provengono da un codice di riferimento che recita: GM NLAW K170A2 SAAB BOFORS DYNAMICS AB 1 225 613.

Un portavoce di “Saab” ha dichiarato:

 "C'è un'ampia legislazione sulle esportazioni sia in Svezia che nel Regno Unito che regola le nostre attività e a cui aderiamo. Non stiamo fornendo ulteriori commenti su singole questioni".

Linda Åkerström, della “Swedish Peace and Arbitration Societ”y, che monitora le aziende di armi come “Saab, ha commentato:

"Anche se si sostiene pienamente l'esportazione di armi in Ucraina alla luce del brutale attacco russo, c'è anche la necessità di riconoscere i rischi connessi.

Le armi che finiscono nelle mani dei criminali sono una di queste. Il rischio che le armi escano dall'Ucraina verso altri conflitti armati o in attività criminali una volta che la guerra si fermerà è reale e deve essere affrontato".

Il dottor “Sam Perlo-Freeman,” ricercatore presso “la Campagna contro il commercio di armi “(CAAT), ha dichiarato a “Declassified”:

 "Il potenziale per le armi occidentali fornite all'Ucraina di cadere nelle mani sbagliate – sia che si tratti di forze filo-ucraine di estrema destra, bande criminali o dirottate verso conflitti in altri paesi, è stata una delle principali preoccupazioni fin dall'inizio”.

"Questo caso molto preoccupante dimostra che il governo britannico non sta facendo abbastanza per proteggersi da questo.

Mentre l'”UE” e gli “Stati Uniti” hanno adottato alcune misure per monitorare ciò che accade alle armi all'Ucraina, il Ministero della Difesa” (MoD) ha rifiutato persino di confermare o negare se ha tali misure o piani.

Questo non è sufficiente.”

"Il governo britannico deve stabilire chiaramente cosa sta facendo per prevenire la diversione delle armi fornite all'Ucraina, che probabilmente diventerà un problema molto più grande per l'Ucraina e il resto d'Europa quando questa orribile guerra finirà".

A “Thales” e al “Ministero della Difesa britannico” è stato chiesto di commentare.

Azov cresce.

Nonostante Putin affermi di "de-nazificare" l'Ucraina, le unità affiliate ad Azov si sono diffuse dopo la sua invasione illegale.

I veterani di Azov formarono rapidamente un'importante unità di combattimento a “Kharkiv”, conosciuta come “Kraken”.

 Fu la prima forza nella città assediata a ricevere “NLAW”, con uno dei suoi leader,” Konstantin Nemichev”, visto imparare come usare l'arma.

 

“Korotkikh” ha sottolineato l'importanza del movimento, commentando:

"Veniamo tutti dal nostro amato Azov. Sono particolarmente lieto di dirlo ora. Sì, sono uno dei fondatori di Azov.

 E la nostra fratellanza è ora la spina dorsale della difesa a Kharkiv, nel Dnepr, a Sumy e in altre città.

 E, naturalmente, nel nostro "regno" Mariupol.

Orgogliosi della Fratellanza Azov! #our_war."

Il post del 1 ° marzo 2022 era accompagnato da una foto di “Korotkikh” che teneva una bandiera Azov con un altro uomo, che aveva un fucile da cecchino.

Ha scritto: "Incontrai Shark! Un tipo interessante, per quattro anni è stato il comandante del battaglione Azov. Si è dimesso un mese e mezzo fa. Ed eccolo di nuovo il comandante del gruppo di forze speciali ... (scoprirai il nome del gruppo dopo)".

 

“Korotkikh” non ha nominato la nuova squadra, ma sembra l'unità Azov che ha contribuito a difendere le città di Kiev e Irpin.

I suoi subordinati entrarono a “Bucha” subito dopo la ritirata delle truppe russe che avevano massacrato i civili.

L'unità di Kiev ha iniziato a chiamarsi “Azov Special Operations Force” prima di essere riformata quest'anno come “3rd Separate Assault Brigade”, che sta combattendo in prima linea a” Bakhmut”.

La Brigata si descrive come "formata sugli stessi principi del leggendario 'Azov' e dell'intero movimento Azov".

La scorsa settimana il fondatore originale di Azov, “Andriy Biletsky”, ha affermato di essere al comando delle unità tattiche della Brigata e si è preso il merito di una svolta di alto profilo delle linee russe a Bakhmut.

Tutti i comandanti presenti sul “sito web della Brigata” sono veterani del movimento Azov o di altri gruppi ucraini di estrema destra come “Settore Destro” e “Centuria”.

La Brigata ha detto che sta attivamente reclutando "stormtroopers" per diventare una "macchina di morte universale".

I suoi soldati appaiono spesso armati di armi britanniche, e l'immagine dello striscione della Brigata su Facebook mostra uno dei loro soldati che punta un “NLAW”.

"Valutazioni rigorose del rischio."

Il ministro della Difesa britannico “James Heappey” ha precedentemente ammesso ai parlamentari "è altamente probabile che i membri del battaglione Azov abbiano avuto accesso alle armi anticarro fornite dal Regno Unito", ma ha affermato che sono state intraprese "rigorose valutazioni del rischio" e "appropriate misure di mitigazione".

“Heappey” ha in parte giustificato le armi britanniche che raggiungono i militanti di Azov dicendo:

 "Da quando è entrato a far parte della Guardia nazionale ucraina nel 2014, il battaglione ha compiuto alcuni sforzi per depoliticizzare.

Tutti i membri fondatori lasciarono il battaglione e formarono un partito politico".

“Biletsky” è stato eletto in parlamento nel 2014, ma ha perso il suo seggio alle ultime elezioni ucraine nel 2019.

 I partiti di estrema destra hanno raccolto “solo il 2% dei voti in quel sondaggio”.

Ma le recenti affermazioni di “Biletsky” di essere al comando di unità armate affiliate ad Azov a Bakhmut indicano che i fondatori di Azov sono ancora pesantemente coinvolti nell'esercito ucraino e rimangono un importante blocco di potere nel paese devastato dalla guerra.

Questo, insieme a figure come “Korotkikh” che hanno accesso alle armi britanniche, potrebbe dare alla polizia britannica e all'MI5 motivo di preoccupazione per il potenziale contraccolpo.

 

Prima della guerra, il movimento Azov era una calamita per gli attivisti di estrema destra in tutta Europa, compresi alcuni del gruppo neonazista britannico National Action.

Uno dei suoi organizzatori,” Mark Jones”, ha visitato il quartier generale del battaglione Azov nel 2017.

“Jones” fu poi incarcerato in Gran Bretagna ai sensi del “Terrorism Act”. La polizia trovò una foto di lui che faceva il saluto hitleriano nella sala delle esecuzioni del campo di concentramento di Buchenwald in Germania.

Altri hanno suggerito che i membri di Azov stanno solo facendo il cosplay del nazismo.

“Mark Ayres”, un veterano dell'esercito britannico e ladro condannato, si è unito all'unità Azov di Kiev "per caso" dopo l'invasione.

Ha detto a “Sky”:

 "Non sono i mostri e gli psicopatici che immagino siano i neonazisti – voglio dire che non sono tutti così. Molti di loro sono ragazzi decenti, solo con opinioni stupide.

"Dico [sic] al mio compagno: 'Non capisco come tu possa dire di essere un neonazista quando sei un cazzo di ragazzo decente, con una morale decente'.

"E lui è tipo: 'Beh, non lo sono davvero...'. È proprio come se ci stessero giocando. Sono presi dal voler appartenere a qualcosa che li cattura. È così stupido".

(Phil Miller)

(Phil Miller è il capo reporter di “Declassified UK”. È l'autore di Keenie Meenie: The British Mercenaries Who Got Away With War Crimes)

 

 

 

 

Protezionismo imperiale: la politica

estera degli Stati Uniti per la classe media.

 

Globaresearch.ca – (19 maggio 2023) - Dr. Binoy Kampmark – ci dice:

 

Cosa comporta una "politica estera per la classe media" degli Stati Uniti?

Il consigliere per la sicurezza nazionale del presidente Joe Biden è piuttosto vago su questo.

Ma in un discorso tenuto ad aprile alla “Brookings Institution”, “Jake Sullivan” ha enunciato alcuni punti che fanno molto per togliere il tappeto da sotto "l'ordine internazionale basato sulle regole", smascherando il volto dell'egoismo muscolare dell'impero.

Gli avversari e gli alleati fanno meglio a stare attenti.

“Sullivan”, per esempio, lamenta malinconicamente l'approvazione dell'ordine forgiato all'indomani della seconda guerra mondiale, che "ha sollevato centinaia di milioni di persone dalla povertà" e "sostenuto emozionanti rivoluzioni tecnologiche".

Poi sono arrivate "crepe in quelle fondamenta", con la globalizzazione che ha lasciato indietro "molti americani lavoratori e le loro comunità".

L'eccessiva dipendenza dal mercato globale, suggerisce, è diventata il nemico, un punto accentuato dalla pandemia globale, dalle interruzioni delle catene di approvvigionamento, dalla guerra in Ucraina e da un clima che cambia.

Non ci vuole molto per rendersi conto che l'inclinazione nativista, almeno in senso economico, è in vista.

 È coronato da "una moderna strategia industriale e di innovazione" che promuoverà "forza economica e tecnologica", diversità e resilienza nelle catene di approvvigionamento, standard elevati in termini di lavoro e ambiente, buona governance e "dispiegano capitali per fornire beni come il clima e la salute".

 

“Sullivan” continua parlando della necessità di "un sistema economico internazionale che funzioni per i nostri salariati, lavori per le nostre industrie, lavori per il nostro clima, lavori per la nostra sicurezza nazionale e lavori per i paesi più poveri e vulnerabili del mondo".

Ciò comporterà un ruolo maggiore per il governo degli Stati Uniti: "investimenti mirati e necessari in luoghi che i mercati privati non sono adatti ad affrontare da soli, anche se continuiamo a sfruttare il potere dei mercati e dell'integrazione".

Anticipando i critici di questo "nuovo consenso di Washington" che lo vedono come un caso di "America sola" o "americano e occidentale ad esclusione degli altri", “Sullivan” insiste sul fatto che sono "semplicemente sbagliati".

Gli Stati Uniti pianificano di intensificare la guerra economica contro la Cina.

Mentre il discorso di “Sullivan prende slancio”, c'è molto da suggerire che gli scettici percepiscono giustamente qualcosa in atto.

 Il mercato, per esempio, subisce un trattamento inaridito, insieme alla privatizzazione, alla liberalizzazione del commercio e alla deregolamentazione.

 "C'era un presupposto al centro di questa politica:

che i mercati allocano sempre il capitale in modo produttivo ed efficiente, indipendentemente da ciò che hanno fatto i nostri concorrenti, non importa quanto grandi siano cresciute le nostre sfide condivise e non importa quanti guardrail abbiamo abbattuto".

In” Sullivan batte” un cuore protezionista.

 

La politica estera per la classe media americana non prevede un mercato aperto in cui le decisioni di vendita e acquisto di prodotti e servizi siano prese senza distorsioni.

Riecheggia ancora un altro aspetto dell'”America First di Trump” (non è così, piangerebbe Sullivan!) è il perseguimento di un'agenda che favorisca generosi sussidi e, in virtù di ciò, imponga ostacoli al commercio con i partner.

È anche una politica che si concentrerà sul "de-risking e diversificare, non sul disaccoppiamento" dalla Cina. Investire "nelle nostre capacità" continuerà.

I controlli sulle esportazioni sarebbero "strettamente focalizzati sulla tecnologia che potrebbe inclinare l'equilibrio militare.

 Stiamo semplicemente assicurando che la tecnologia degli Stati Uniti e dei suoi alleati non venga usata contro di noi.

Non stiamo tagliando il commercio".

Il discorso di “Sullivan” alla” Brookings Institution”, con i suoi toni rapsodici e protezionistici, dovrebbe essere letto insieme a quello del “Segretario al Tesoro americano” fatto alla” Johns Hopkins University “pochi giorni prima.

In molti modi, il discorso del segretario” Janet Yellen” tradisce la vertiginosa confusione che affligge gran parte del processo decisionale del presidente Joe Biden.

Da un lato, ammette apertamente che non si dovrebbe cercare un disaccoppiamento degli Stati Uniti dall'economia cinese.

"Una completa separazione delle nostre economie sarebbe disastrosa per entrambi i paesi. Sarebbe destabilizzante per il resto del mondo".

Tutto molto bene, ma per un problema:

Washington voleva una "Cina che gioca secondo le regole".

“Yellen” ammette francamente che se Pechino lo facesse, gli Stati Uniti ne trarrebbero beneficio, suggerendo esattamente chi li ha inventati per cominciare.

"Ad esempio, può significare domanda di prodotti e servizi statunitensi e industrie statunitensi più dinamiche".

Nonostante sia “Sullivan” che “Yellen” si prendano il tempo di sottolineare, in alcuni punti, che la Cina non è lo spauracchio assoluto e irredimibile, le realtà sono diverse.

“Yellen” parla anche del campanilismo dell'interesse economico statunitense, o di ciò che preferisce chiamare "moderna economia dal lato dell'offerta" che si concentra sull'espansione della capacità produttiva dell'economia statunitense.

Ciò è stato segnato dall'approvazione di tre disegni di legge:

 la legge bipartisan sulle infrastrutture, destinata a modernizzare tutto, dalle strade all'accesso a Internet ad alta velocità;

 il “CHIPS and Science Act”, che cerca di espandere la capacità di produzione di semiconduttori;

 e l'”Inflation Reduction Act”, con particolare attenzione agli investimenti in energia pulita.

 

In tutte queste misure, “Yellen” insiste sul fatto che non sono nativiste quanto egoistiche senza compromettere le relazioni economiche con altri stati:

 "La nostra strategia economica è incentrata sull'investimento in noi stessi – non sulla soppressione o sul contenimento di qualsiasi altra economia".

I bulbi oculari devono aver rotolato proprio a questa osservazione, dato il ruolo aggressivo che la politica industriale svolge ora negli Stati Uniti.

I requisiti del "compra americano" ora vedono i sussidi lanciati alla produzione statunitense, una politica che secondo qualsiasi stima sarebbe eretica per gli anti-protezionisti del libero mercato.

Come Biden ha dichiarato nel suo discorso sullo stato dell'Unione a febbraio, ci sarebbe un requisito che "tutti i materiali da costruzione utilizzati nei progetti infrastrutturali federali siano realizzati in America" utilizzando "legname, vetro, cartongesso, cavi in fibra ottica di fabbricazione americana". Idem "Strade americane, ponti americani e autostrade americane".

Nello spirito del “protezionismo America First”, la guerra commerciale con la Cina, giunta al suo quinto anno, continua, checché ne dica “Yellen”, con una forte attenzione al “soffocamento dell'innovazione tecnologica a Pechino”.

 

“Biden” non ha nemmeno mostrato alcuna volontà di rientrare nel “Trans-Pacific Partnership”, da cui Trump è uscito con molta fanfara demagogica.

Sono state lanciate alcune idee, come l’“Indo-Pacific Economic Framework” (IPEF) e l'”Americas Partnership for Economic Prosperity” (APEP), nessuna delle quali offre ai firmatari molto in termini di incentivi.

Per prima cosa, isolano il mercato statunitense, impedendo l'accesso preferenziale.

Per quanto tali politiche possano avere successo nel proteggere la classe media assediata e devastata degli Stati Uniti, il gruppo di stati più preoccupato saranno gli alleati di Washington.

 Con tutti i balbettii sulle regole e sull'ordine internazionale, è chiaro che l'impero americano spera di continuare a dettare il modello economico sia agli amici che ai nemici.

(Il Dr. Binoy Kampmark era uno studioso del Commonwealth al “Selwyn College di Cambridge”. Attualmente insegna alla “RMIT University”.)

 

 

 

 

Colossal Financial Pyramid:

BlackRock e il WEF "Great Reset"

Globalresearch.ca – (19 maggio 2023) - F. William Engdahl – ci dice:

Una società di investimento praticamente non regolamentata oggi esercita più influenza politica e finanziaria della Federal Reserve e della maggior parte dei governi di questo pianeta.

La società, “BlackRock Inc.”, il più grande gestore patrimoniale del mondo, investe l'incredibile cifra di 9 trilioni di dollari in fondi dei clienti in tutto il mondo, una somma più del doppio del PIL annuale della Repubblica Federale di Germania.

Questo colosso si trova in cima alla piramide della proprietà aziendale mondiale, anche in Cina più recentemente.

Dal 1988 la società si è messa in condizione di controllare de facto la Federal Reserve, la maggior parte delle mega-banche di Wall Street, tra cui Goldman Sachs, il “Great Reset del Forum Economico Mondiale di Davos”, l'amministrazione Biden e, se lasciato incontrollato, il futuro economico del nostro mondo.

 BlackRock è l'epitome di ciò che Mussolini chiamava “corporativismo”, dove un'élite aziendale non eletta detta dall'alto verso il basso la popolazione.

Il modo in cui la più grande "banca ombra" del mondo eserciti questo enorme potere sul mondo dovrebbe preoccuparci.

BlackRock da quando Larry Fink l'ha fondata nel 1988 è riuscita ad assemblare software e risorse finanziarie unici che nessun'altra entità ha.

 Il sistema di gestione del rischio “Aladdin” di BlackRock, uno strumento software in grado di tracciare e analizzare il trading, monitora oltre 18 trilioni di dollari in attività per 200 società finanziarie, tra cui la Federal Reserve e le banche centrali europee.

Chi "monitora" sa anche, possiamo immaginare.

BlackRock è stato definito un "coltellino svizzero finanziario: investitore istituzionale, gestore di denaro, società di private equity e partner governativo globale in uno".

Eppure i media mainstream trattano la società come un'altra società finanziaria di WALL Street.

C'è un'interfaccia senza soluzione di continuità che lega l' “Agenda 2030 delle Nazioni Unite” con il “Great Reset del Forum economico mondiale di Davos” e le nascenti politiche economiche dell'amministrazione Biden. Quell'interfaccia è “BlackRock”.

Team Biden e BlackRock.

Ormai dovrebbe essere chiaro a chiunque si prenda la briga di guardare, che la persona che afferma di essere presidente degli Stati Uniti, il 78enne Joe Biden, non sta prendendo alcuna decisione.

Ha persino difficoltà a leggere un teleprompter o a rispondere alle domande preparate dai media amici senza confondere la Siria e la Libia o persino se è presidente.

 Viene microgestito da un gruppo di gestori per mantenere una "immagine" scritta di un presidente mentre la politica è fatta dietro le quinte da altri.

Ricorda stranamente il personaggio del film di “Peter Sellers! del 1979, “Chauncey Gardiner”, in “Being There”.

Ciò che è meno pubblico sono le persone chiave che gestiscono la politica economica per “Biden Inc.”

 Si dice semplicemente, BlackRock.

Proprio come “Goldman Sachs” ha gestito la politica economica sotto Obama e anche Trump, oggi BlackRock sta ricoprendo quel ruolo chiave.

L'accordo apparentemente è stato siglato nel gennaio 2019 quando Joe Biden, allora candidato e a lungo termine per sconfiggere Trump, è andato a incontrare “Larry Fink” a New York, che secondo quanto riferito ha detto a "working class Joe", che "sono qui per aiutare".

Ora come presidente in uno dei suoi primi incaricati, Biden ha nominato “Brian Deese” direttore del “Consiglio economico nazionale”, il principale consigliere del presidente per la politica economica.

Uno dei primi ordini esecutivi presidenziali riguardava l'economia e la politica climatica.

Ciò non sorprende, dato che “Deese” proveniva da “BlackRock” di Fink, dove era “Global Head of Sustainable Investing”.

Prima di entrare in BlackRock, “Deese” ha ricoperto incarichi economici di alto livello sotto Obama, tra cui la sostituzione di “John Podesta” come “Senior Adviser del Presidente”, dove ha lavorato al fianco di “Valerie Jarrett”.

Sotto Obama, “Deese” ha svolto un ruolo chiave nella negoziazione degli “accordi di Parigi sul riscaldamento globale”

 

Nel posto politico chiave come vice segretario al Tesoro sotto il segretario” Janet Yelle”n, troviamo il nigeriano Adewale "Wally" Adeyemo.

Anche “Adeyemo” proviene da BlackRock dove dal 2017 al 2019 è stato “senior adviser “e “Chief of Staff del CEO di BlackRock Larry Fink”, dopo aver lasciato l'amministrazione Obama.

I suoi legami personali con Obama sono forti, poiché Obama lo ha nominato” il primo presidente della Fondazione Obama nel 2019”.

E una terza persona di alto livello di BlackRock che gestisce la politica economica nell'amministrazione ora è anche insolita sotto diversi aspetti.

“Michael Pyle” è il “Senior Economic Adviser del Vice Presidente Kamala Harris.

È arrivato a Washington dalla posizione di “Global Chief Investment Strategist” di BlackRock, dove ha supervisionato la strategia per investire circa 9 trilioni di dollari di fondi.

 Prima di entrare in “BlackRock” ai massimi livelli, era stato anche nell'amministrazione Obama come “consulente senior del sottosegretario al Tesoro per gli affari internazionali e nel 2015 è diventato consigliere della candidatura presidenziale di Hillary Clinton.

Il fatto che tre dei più influenti incaricati economici dell'amministrazione Biden provengano da BlackRock, e prima ancora tutti dall'amministrazione Obama, è degno di nota.

 C'è uno schema definito e suggerisce che il ruolo di “BlackRock a Washington è molto più grande di quanto ci viene detto.

Cos'è BlackRock?

Mai prima d'ora una società finanziaria con così tanta influenza sui mercati mondiali è stata così nascosta al controllo pubblico.

 Non è un caso.

Poiché tecnicamente non è una banca che effettua prestiti bancari o prende depositi, elude la supervisione della regolamentazione da parte della” Federal Reserve” anche se fa ciò che la maggior parte delle mega banche come “HSBC” o JP MorganChase” fanno:

 comprare, vendere titoli a scopo di lucro.

Quando c'è stata una spinta del Congresso per includere gestori patrimoniali come” BlackRock” e “Vanguard Funds” ai sensi della legge Dodd-Frank post-2008 come "istituzioni finanziarie di rilevanza sistemica" o “SIFI”, un'enorme spinta lobbistica da parte di BlackRock ha posto fine alla minaccia.

BlackRock è essenzialmente una legge su sé stessa.

 E in effetti è "sistemicamente importante" come nessun altro, con la possibile eccezione di “Vanguard”, che si dice sia anche uno dei principali azionisti di BlackRock.

 

Il fondatore e CEO di BlackRock,” Larry Fink”, è chiaramente interessato ad acquistare influenza a livello globale.

 Ha nominato l'ex deputato tedesco della CDU “Friederich Merz” a capo di” BlackRock Germania” quando sembrava che potesse succedere alla cancelliera Merkel e all'ex cancelliere dello Scacchiere britannico “George Osborne” come "consulente politico".

“Fink” ha nominato l'ex capo dello staff di Hillary Clinton “Cheryl Mills “nel consiglio di “BlackRock” quando sembrava certo che Hillary sarebbe presto arrivata alla Casa Bianca.

Incontra “BlackRock”, il nuovo grande calamaro vampiro, "gigante finanziario globale."

Ha nominato ex banchieri centrali nel suo consiglio di amministrazione e ha continuato a garantire contratti redditizi con le loro ex istituzioni.

“Stanley Fisher”, ex capo della Banca di Israele e in seguito Vice Presidente della Federal Reserve, è ora Senior Adviser di BlackRock.

“Philipp Hildebrand”, ex presidente della Banca nazionale svizzera, è vicepresidente di BlackRock, dove supervisiona il “BlackRock Investment Institute”.

“Jean Boivin”, ex vice governatore della Banca del Canada, è il responsabile globale della ricerca presso l'istituto di investimento di BlackRock.

 

BlackRock e la Fed.

È stato questo ex team della banca centrale di BlackRock che ha sviluppato un piano di salvataggio "di emergenza" per il presidente della “Fed” Powell nel marzo 2019, quando i mercati finanziari sembravano sull'orlo di un altro crollo della "crisi Lehman" del 2008.

 Come "grazie", il presidente della Fed “Jerome Powell” ha nominato BlackRock in un ruolo senza offerta per gestire tutti i programmi di acquisto di obbligazioni societarie della “Fed”, comprese le obbligazioni in cui BlackRock stessa investe.

Conflitto di interessi?

Un gruppo di circa “30 ONG” ha scritto al presidente della Fed “Powell”: "Dando a BlackRock il pieno controllo di questo programma di acquisto del debito, la Fed ... rende BlackRock ancora più sistemicamente importante per il sistema finanziario.

Tuttavia, BlackRock non è soggetta al controllo normativo di istituzioni finanziarie di rilevanza sistemica ancora più piccole".

In un rapporto dettagliato del 2019, un gruppo di ricerca senza scopo di lucro di Washington, “Campaign for Accountability”, ha osservato che "BlackRock, il più grande gestore patrimoniale del mondo, ha implementato “una strategia di lobbying”, contributi elettorali e assunzioni di porte girevoli per “combattere la regolamentazione governativa” e affermarsi come una delle società finanziarie più potenti del mondo".

 

La” Fed” di New York ha assunto “BlackRock” nel marzo 2019 per gestire il suo programma di titoli garantiti da ipoteche commerciali e i suoi acquisti primari e secondari da 750 miliardi di dollari di obbligazioni societarie ed” ETF” in contratti “no-bid”.

I giornalisti finanziari statunitensi” Pam” e “Russ Martens “nel criticare il torbido salvataggio di WALL Street da parte della Fed del 2019 hanno osservato:

"per la prima volta nella storia, la “Fed” ha assunto BlackRock per "andare direttamente" e acquistare $ 750 miliardi in obbligazioni societarie primarie e secondarie e ETF obbligazionari (Exchange Traded Funds), un prodotto di cui BlackRock è uno dei maggiori fornitori al mondo".

Hanno continuato, "Aggiungendo ulteriore indignazione, il programma gestito da BlackRock otterrà $ 75 miliardi dei $ 454 miliardi di denaro dei contribuenti per mangiare le perdite sui suoi acquisti di obbligazioni societarie, che includeranno i suoi “ETF”, che la Fed le sta permettendo di acquistare ..."

 

Il capo della “Fed” “Jerome Powell” e Larry Fink” si conoscono bene, a quanto pare.

 Anche dopo che “Powell” ha dato a” BlackRock” l'enorme e redditizio accordo "go direct", “Powell” ha continuato a far gestire alla stessa BlackRock circa 25 milioni di dollari di investimenti in titoli privati di “Powell”.

I registri pubblici mostrano che in questo periodo” Powel”l ha avuto telefonate confidenziali dirette con il “CEO di BlackRock” “Fink”. Secondo la divulgazione finanziaria richiesta, BlackRock è riuscita a raddoppiare il valore degli investimenti di “Powell” rispetto all'anno precedente!

 Nessun conflitto di interessi, o?

 

Un molto “BlackRock” in Messico:

 

La torbida storia di BlackRock in Messico dimostra che i conflitti di interesse e la costruzione di influenza con le principali agenzie governative non sono limitati solo agli Stati Uniti.

Il candidato presidenziale del PRI “Peña Nieto” è andato a WALL Street durante la sua campagna nel novembre 2011.

Lì incontrò “Larry Fink”.

Ciò che ha seguito la vittoria di “Nieto” nel 2012 è stato uno stretto rapporto tra “Fink” e” Nieto” che era pieno di conflitti di interesse, clientelismo e corruzione.

Molto probabilmente per essere certi che BlackRock fosse dalla parte vincente nel nuovo regime corrotto di Nieto, Fink ha nominato il 52enne “Marcos Antonio Slim Domit”, figlio miliardario dell'uomo più ricco e probabilmente più corrotto del Messico, “Carlos Slim”, nel consiglio di amministrazione di “BlackRock”.

“Marcos Antonio”, insieme a suo fratello “Carlos Slim Domit”, gestisce oggi l'enorme impero commerciale del padre.

 Carlos Slim Domit, il figlio maggiore, è stato co-presidente del World Economic Forum Latin America nel 2015 e attualmente è presidente del consiglio di amministrazione di “America Movil”, dove “BlackRock” è un importante investitore.

Piccolo mondo accogliente.

 

Il padre, “Carlos Slim”, all'epoca nominato da Forbes come la persona più ricca del mondo, costruì un impero basato sulla sua fortunata acquisizione di “Telemex” (in seguito “America Movil”).

 L'allora presidente, “Carlos Salinas de Gortari,” in effetti donò l'impero delle telecomunicazioni a “Slim” nel 1989.

Salinas in seguito fuggì dal Messico con l'accusa di aver rubato più di 10 miliardi di dollari dalle casse dello stato.

Come per molto in Messico dal 1980, i soldi della droga apparentemente hanno giocato un ruolo enorme con l'anziano “Carlos Slim”, padre del regista di BlackRock “Marcos Slim”.

 Nel 2015 WikiLeaks ha pubblicato e-mail interne all'azienda dalla società di intelligence privata,” Stratfor”.

“Stratfor” scrive in una e-mail dell'aprile 2011, nel momento in cui BlackRock sta stabilendo i suoi piani per” il Messico”, che un agente speciale della “DEA” degli Stati Uniti, “William F. Dionne”, ha confermato i legami di “Carlos Slim” con i cartelli della droga messicani.

“Stratfor” chiede a “Dionne”:

"Billy”, il miliardario MX (messicano) “Carlos Slim” è legato ai narcos?" “Dionne” risponde:

"Per quanto riguarda la tua domanda, il miliardario delle telecomunicazioni MX lo è".

 In un paese in cui il 44% della popolazione vive in povertà, non si diventa l'uomo più ricco del mondo in soli due decenni vendendo biscotti “Girl Scout”.

 

Fink e PPP messicano.

 

Con “Marcos Slim” nel suo consiglio di amministrazione “BlackRock “e il nuovo presidente “Enrique Peña Nieto”, il partner messicano di “Larry Fink” nell'alleanza” PublicPrivatePartnership” (PPP) da 590 miliardi di dollari di” Nieto Peña”, BlackRock, era pronto a raccogliere i raccolti.

Per mettere a punto le sue nuove operazioni messicane, “Fink” ha nominato l'ex sottosegretario alle finanze messicano “Gerardo Rodriguez Regordosa” a dirigere la strategia dei mercati emergenti di BlackRock nel 2013.

Poi, nel 2016,” Peña Nieto” ha nominato” Isaac Volin”, allora capo di BlackRock Messico, come numero 2 di “PEMEX,” dove ha presieduto corruzione, scandali e la più grande perdita nella storia di” PEMEX,” $ 38 miliardi.

“Peña Nieto “aveva aperto l'enorme monopolio statale petrolifero, “PEMEX”, agli investitori privati per la prima volta dalla nazionalizzazione nel 1930.

Il primo a beneficiarne è stato “BlackRock” di “Fink”.

Nel giro di sette mesi, BlackRock si era assicurata 1 miliardo di dollari in progetti energetici “PEMEX”, molti come unico offerente.

 Durante il mandato di “Peña Nieto”, uno dei presidenti più controversi e meno popolari, BlackRock ha prosperato grazie ai legami intimi.

 Ben presto fu impegnata in progetti infrastrutturali altamente redditizi (e corrotti) sotto “Peña Nieto”, tra cui non solo oleodotti e pozzi di petrolio e gas, ma anche strade a pedaggio, ospedali, gasdotti e persino prigioni.

In particolare, l'"amico" messicano di BlackRock,” Peña Nieto”, era anche "amico" non solo di “Carlos Slim”, ma anche del capo del famigerato cartello di Sinaloa, "El Chapo" “Guzman”.

Nella testimonianza in tribunale nel 2019 a New York “Alex Cifuentes”, un signore della droga colombiano che si è descritto come il "braccio destro" di El Chapo, ha testimoniato che subito dopo la sua elezione nel 2012, “Peña Nieto” aveva chiesto $ 250 milioni al cartello di Sinaloa prima di stabilirsi su $ 100 milioni.

 Possiamo solo indovinare per cosa.

Larry Fink e WEF Great Reset.

 

Nel 2019 “Larry Fink” è entrato a far parte del “Consiglio del Davos World Economic Forum”, l'organizzazione con sede in Svizzera che da circa 40 anni promuove la globalizzazione economica.

“Fink”, che è vicino al capo tecnocrate del WEF, Klaus Schwab, di grande notorietà “Reset”, ora è posizionato per utilizzare l'enorme peso di BlackRock per creare quella che è potenzialmente, se non crolla prima, la più grande truffa Ponzi del mondo, gli investimenti aziendali ESG.

 “Fink” con $ 9 trilioni di leva sta spingendo il più grande spostamento di capitale della storia in una truffa nota come ESG Investing.

 L'agenda delle Nazioni Unite per "economia sostenibile" viene realizzata silenziosamente dalle stesse banche globali che hanno creato la crisi finanziaria nel 2008.

Questa volta stanno preparando il “Klaus Schwab WEF Great Reset” indirizzando centinaia di miliardi e presto trilioni di investimenti verso le loro società "svegliate" selezionate a mano, e lontano dai "non svegliati" come le compagnie petrolifere e del gas o il carbone.

BlackRock dal 2018 è in prima linea per creare una nuova infrastruttura di investimento che scelga "vincitori" o "perdenti" per gli investimenti in base a quanto la società sia seria riguardo ai criteri ESG:

ambiente, valori sociali e governance.

Ad esempio, un'azienda ottiene valutazioni positive per la serietà delle sue assunzioni di gestione e dipendenti diversi, o adotta misure per eliminare la loro "impronta" di carbonio rendendo le loro fonti energetiche verdi o sostenibili per usare il termine delle Nazioni Unite.

Il modo in cui le aziende contribuiscono a una governance sostenibile globale è il più vago dei criteri ESG e potrebbe includere qualsiasi cosa, dalle donazioni aziendali a “Black Lives Matter” al sostegno alle agenzie delle “Nazioni Unite” come l'”OMS”.

Le compagnie petrolifere come ExxonMobil o le compagnie carbonifere, non importa quanto chiare, sono condannate mentre Fink e i suoi amici ora promuovono il loro “Great Reset finanziario o “Green New Deal”.

Questo è il motivo per cui ha stretto un accordo con la presidenza Biden nel 2019.

Segui i soldi.

E possiamo aspettarci che il “New York Times” farà il tifo per BlackRock mentre distrugge le strutture finanziarie mondiali.

Dal 2017 BlackRock è il maggiore azionista del giornale.

Carlos Slim era il secondo più grande.

Anche “Carl Icahn”, uno spietato spogliarellista di Wall Street, una volta definì “BlackRoc”k, "una società estremamente pericolosa ... Dicevo, sai, la mafia ha un codice etico migliore di voi".

(“F. William Engdahl è consulente strategico e docente, ha conseguito una laurea in politica presso l'Università di Princeton ed è un autore di best-seller su petrolio e geopolitica.)

 

 

 

 

Prosegue il duello aereo: i quattro

velivoli abbattuti in Russia

sarebbero stati centrati dai Patriot.

Msn.com – Corriere della Sera - Andrea Marinelli e Guido Olimpio – (19-5-2023) – ci dicono:

 

Il sindaco di Kiev “Vitali Klitschko” esamina i danni provocati in un palazzo residenziale da un drone russo abbattuto nella capitale.

Sono stati i Patriot a distruggere quattro velivoli in Russia?

È probabile: lo hanno fatto sapere fonti militari negli ambienti del Congresso, messaggi affidati ai membri dello staff dei parlamentari americani.

Le ultime notizie sulla guerra in Ucraina.

La notizia, pubblicata dalla “Cnn”, riporta indirettamente a quanto avvenuto pochi giorni fa.

Due caccia e due elicotteri precipitano nella zona di Bryansk, territorio russo non lontano dal confine con l’Ucraina.

Le autorità sostengono che si è trattato di una trappola tesa da commandos ucraini, dotati di missili portatili.

Kiev smentisce ipotizzando un clamoroso caso di fuoco amico, con i mezzi tirati giù dalla contraerea, in allarme e nervosa per le attività nemiche.

 Indecisi gli osservatori che non hanno escluso l’uso di missili dal lato ucraino.

Unanime però il giudizio sulle conseguenze: gravi.

Mosca ha perso, insieme a due aerei da combattimento, una coppia di elicotteri dotati di apparati per la guerra elettronica, risorse importanti e presenti con numeri ridotti nell’arsenale.

Nell’articolo dell’emittente americana non c’è un riferimento preciso all’episodio di Bryansk.

 L’indiscrezione della rete tv parla in modo generale, senza localizzazione specifica, di velivoli intercettati in Russia mentre si preparavano a compiere una missione.

 E c’erano i Patriot ad attenderli.

Questo vuol dire che gli ucraini sono riusciti a piazzare una batteria in posizione vantaggiosa centrando i bersagli in zone dove i piloti si sentivano sicuri.

 Mossa significativa perché il sistema fornito dalla Nato comporta una logistica estesa — non è un singolo mezzo — ed è a sua volta uno dei bersagli cercati con insistenza da Mosca.

 Infatti ha annunciato di averne danneggiato uno dopo che la resistenza aveva rivelato l’efficacia dei Patriot nell’abbattere dei vettori ipersonici “Kinzhal”.

 Duello nei cieli, con largo impiego di radar e contromisure.

 Duello a terra attraverso la propaganda.

Altra arma, altra soffiata.

È stato fatto uscire un “report dell’Us Air Force” sul training dei piloti ucraini a Tucson, in Arizona.

Un team arrivato nel Sud Ovest per prendere confidenza con i caccia F16. Bene.

Nel rapporto si afferma che sono bastati 4 mesi per prepararli al volo, molto meno dei 12-18 mesi previsti in via ufficiale.

In realtà qualche esperto era convinto che sarebbe stato possibile accorciare i tempi e aveva ipotizzato una finestra di 4-6 mesi in caso di corso accelerato.

 Dibattito a tratti intenso legato al rifiuto della Casa Bianca di concedere i caccia a Zelensky.

Washington al momento non è disposta a cedere i «suoi» F16, però non vieta di farlo agli alleati, alcuni dei quali sono favorevoli in linea di principio.

Differenze politiche a volte mascherate dietro considerazioni più tecniche.

«Non è difficile mettere un pilota ai comandi», ha replicato l’ex generale americano “Mark Hertling”, tutt’altra cosa inserire un velivolo in un dispositivo in quanto richiede manutenzione, supporto, coordinamento, integrazione con forze terrestri.

Altri osservatori aggiungono:

 l’F16 non è la risposta migliore all’esigenze dell’Ucraina, ha bisogno di agire con altri velivoli e all’interno di un’aviazione complessa.

 Pareri negativi contestati da una corrente di pensiero convinta che possano aiutare efficacemente Kiev.

E citano tutti quei sistemi dati troppo lentamente ma che hanno permesso agli ucraini di contenere l’avversario.

 

Restando sul tema scorte, c’è l’annotazione del vice capo dell’intelligence militare di Kiev sui bombardamenti.

 In base all’esame dei rottami dei missili usati dai russi negli ultimi bombardamenti — ha sottolineato “Vadim Skibitsky” — risulta che sono stati prodotti nel primo trimestre 2023.

La loro industria può metterne a punto una media di 60 al mese, così suddivisi: 25 Kalibr, 35 Kh-101, 2 Kinzhal e 5 Iskander.

La cifra si avvicina a una stima precedente e conferma anche come Mosca riesca ad importare componenti occidentali in barba alle sanzioni.

Non è una sorpresa.

 

 

Gli Stati Uniti sono stati distrutti

dalle loro élite dominanti.

Globalresearch.ca – (18 maggio 2023) - Dr. Paul Craig Roberts e GEOFOR – ci dicono:

Sullo sfondo del riconoscimento da parte degli Stati Uniti dell'indagine contro Donald Trump come controversie politicamente motivate, strutturali e ideologiche, e delle preoccupazioni che l'economia americana entrerà in recessione, il comitato editoriale di GEOFOR ha chiesto a Paul Craig Roberts, presidente dell'”Institute for Political Economy (USA), un dottorato in economia e sottosegretario al Tesoro degli Stati Uniti nell'amministrazione Reagan, per condividere le sue opinioni sul futuro dell'America.

GEOFOR:

Il consigliere speciale John Durham ha "assolto" Donald Trump sul cosiddetto "Russiagate", scrivendo nel suo rapporto che l'indagine dell'”FBI” era politicamente motivata. I

n che modo questa notizia influenzerà la lotta dei democratici contro Trump?

 

Dr. Paul Craig Roberts:

La rivendicazione di Donald Trump da parte del Consiglio Speciale e la denuncia dell'FBI per aver condotto un'indagine politicamente motivata priva di qualsiasi prova dovrebbero far crollare l'altrettanto fraudolenta indagine del regime di Biden su Trump con accuse di documenti falsi e l'accusa dello stato di New York di Trump per presunte accuse di falsa dichiarazione delle spese.

 È chiaro da molto tempo che l'elenco delle false accuse contro Trump, sostenuto dai media, è propaganda per impedire a Trump di correre di nuovo per la presidenza e per insegnare a tutti i futuri potenziali candidati presidenziali che saranno distrutti se tenteranno di rappresentare il popolo invece dell'oligarchia dominante non eletta.

Tuttavia, il Partito Democratico e le prostitute della stampa che li servono non hanno alcun rispetto per la verità.

 I fatti semplicemente non contano per loro.

 Questo è vero anche per le università americane, le associazioni legali, le associazioni mediche, la CIA, L'FBI, LA NSA, il Dipartimento di Stato, le agenzie di regolamentazione come NIH, CDC, FDA, le grandi corporazioni e molti membri repubblicani dell'establishment della Camera e del Senato che servono gli interessi economici che li pagano, non la verità.

 È anche il caso di un'alta percentuale di elettori democratici che sono stati condizionati dalla propaganda a odiare Trump.

 Per i democratici ciò che conta non sono i fatti, ma ottenere Trump.

La verità non è autorizzata a impedire la distruzione di Trump.

Di conseguenza, gli Stati Uniti si stanno muovendo verso una spaccatura fatale nella società da cui la ripresa è impossibile.

Trump rappresenta gli americani comuni che preferiscono la pace alle guerre dei neoconservatori, che vogliono indietro i loro posti di lavoro che le corporazioni capitaliste guidate dall'avidità hanno inviato in Cina e in Asia, che vogliono che i loro figli siano adeguatamente educati invece di essere indottrinati con la perversione sessuale, il satanismo, e gli venga detto che sono razzisti.

Al contrario, i democratici sono sempre più” Woke”, persone che credono che la verità sia uno strumento oppressivo della supremazia bianca, che la morale cristiana sia tirannica e discriminatoria nei confronti dei pedofili e di altri pervertiti sessuali e che, come ha detto lo stesso "presidente" Biden,” i bianchi siano la più grande minaccia per l'Americ”a.

La presidenza Trump: RIP.

Ora che le indagini ufficiali dei repubblicani della Camera hanno portato alla luce la totale corruzione di Biden e di suo figlio , i democratici, il pericoloso e corrotto complesso militare / di sicurezza e i media americani complici puttani, sono disperati.

 Sono tutti esposti.

Quindi, piuttosto che scusarsi per il maltrattamento di Trump e dei suoi sostenitori – 1.000 dei quali i democratici hanno illegalmente imprigionato – probabilmente colpiranno mentre controllano ancora il ramo esecutivo, il Senato degli Stati Uniti, la CIA, L'FBI, NSA e le agenzie federali come l'IRS che sono state armate e militarizzate.

In alternativa, i democratici corrotti e minacciati potrebbero causare una guerra tra Stati Uniti e Russia, o Iran, o Cina nella speranza che una guerra unifichi anche i sostenitori di Trump, specialmente i super-patrioti tra loro, attorno al "Presidente" contro i "nemici stranieri".

GEOFOR:

Recentemente ci sono state segnalazioni che l'ex vicepresidente “Mike Pence” intende seriamente competere con Donald Trump nella corsa presidenziale del 2024.

Come valuti le sue possibilità e perché ha deciso di fare un tale passo?

 

Dr. Paul Craig Roberts:

“Mike Spence “non ha alcuna possibilità di prevalere su Donald Trump. “Pence” sta correndo come servizio all'establishment al potere.

“Spence” è un finto cristiano evangelico.

Gli evangelici non si oppongono ad “Armaghedon”, perché credono che saranno portati in Cielo, mentre quelli ancora sulla terra vengono consumati nel fuoco.

L'oligarchia americana al potere spera che” Spence” allontani gli evangelici cristiani dal voto di Trump, riducendo così il margine di vittoria di Trump in modo che i democratici possano di nuovo rubare le elezioni presidenziali.

Poiché gli evangelici non sono molto astuti, i democratici potrebbero riuscire a far deragliare Trump e il popolo americano.

“Pence”, ovviamente, non sarebbe diventato presidente.

GEOFOR:

Non possiamo fare a meno di chiederci del problema della migrazione. Dopo l'abolizione della Sezione 42, gli analisti prevedono un nuovo afflusso di rifugiati dal Messico e dall'America Latina.

A cosa porteranno questi problemi e influenzeranno l'elezione del capo della Casa Bianca il prossimo anno?

 

Dr. Paul Craig Roberts:

Il regime di Biden sta spendendo miliardi di dollari "per difendere i confini dell'Ucraina", ma non spenderà un centesimo per difendere i confini dell'America.

 I democratici vogliono gli immigrati ispanici e neri, ai quali daranno il voto, perché gli immigrati-invasori annacquano la popolazione a maggioranza bianca e distruggono le basi etniche degli Stati Uniti. Invece di una nazione unificata, c'è una Torre di Babele.

Poiché i democratici controllano le principali città nella maggior parte degli stati e quindi le regole elettorali e il conteggio dei voti, non importa come votano le persone.

Come diceva Stalin, l'unica cosa che conta è chi conta il voto.

 Solo un pazzo totale si aspetterebbe che i democratici contino i voti che hanno dato la vittoria ai repubblicani.

GEOFOR:

Le passioni intorno al debito pubblico americano, all'inflazione, ai posti di lavoro e ai possibili nuovi crolli delle banche americane stanno solo crescendo.

Ci dica, per favore, cosa attende l'economia americana nel prossimo futuro?

 Dopo tutto, la recessione negli Stati Uniti avrà un impatto sul mondo intero in un modo o nell'altro.

Dr. Paul Craig Roberts:

Gli Stati Uniti, nonostante i miei migliori sforzi e gli sforzi di altri per decenni, sono stati distrutti dalle loro élite dominanti per il bene dei profitti a breve termine e della crescita a breve termine del potere sul popolo.

Delocalizzando i suoi posti di lavoro nel settore manifatturiero, le multinazionali hanno distrutto la classe media americana e le scale verso l'alto della mobilità che avevano reso l'America la "società delle opportunità".

 Oggi molte ex città manifatturiere e industriali americane sembrano i resti di città bombardate.

Poiché le società statunitensi producono all'estero i beni che commercializzano agli americani, i beni entrano negli Stati Uniti come importazioni.

 Pertanto, la delocalizzazione della produzione per il mercato interno peggiora il deficit commerciale.

Il deficit commerciale deve essere finanziato.

 Questo non è un problema per gli Stati Uniti finché il dollaro è richiesto come valuta di riserva da tutti i paesi per pagare le loro transazioni internazionali, e i paesi con surplus commerciali mantengono le loro eccedenze monetarie in buoni del Tesoro USA, finanziando così sia il commercio degli Stati Uniti che i deficit di bilancio.

“Washington” in un atto di incredibile stupidità ha conficcato un pugnale nel cuore del dollaro USA come valuta di riserva mondiale, ponendo così fine alla capacità di Washington di pagare le sue bollette stampando denaro.

Il pugnale erano le sanzioni russe e di altro tipo del regime di Biden e il sequestro dei depositi della banca centrale russa.

Questo alla fine convinse il resto del mondo che detenere “saldi in dollari” esponeva un paese al rischio di espropriazione o controllo da parte di Washington.

La conseguenza è che il mondo si sta allontanando dall'uso del dollaro, regolando invece le proprie bilance commerciali nella propria o in altre valute.

Pertanto, la domanda di dollari è in calo, ma l'offerta è in aumento a causa dei deficit commerciali e di bilancio degli Stati Uniti.

Prima o poi il valore di cambio del dollaro USA diminuirà, scatenando un'alta inflazione negli Stati Uniti che è al di fuori del controllo della banca centrale.

Gli standard di vita americani cadranno e gli Stati Uniti cominceranno ad assomigliare all'India nel 1900.

L'odio per i bianchi che i democratici hanno insegnato ai neri e agli invasori immigrati si tradurrà in una guerra interna.

 L'unica domanda è se gli americani bianchi saranno stati così indottrinati con la loro colpa da non essere in grado di difendersi.

(Paul Craig Roberts è un rinomato autore e accademico, presidente dell'”Institute for Political Economy “dove questo articolo è stato originariamente pubblicato. Il Dr. Roberts è stato in precedenza redattore associato ed editorialista per il “WALL Street Journal”. Fu Assistente Segretario del Tesoro per la Politica Economica durante l'amministrazione Reagan.) 

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