Difficili problemi globali da risolvere – Conseguenze.
Difficili
problemi globali da risolvere – Conseguenze.
DRAGHI
PREOCCUPATO PER L’EUROPA.
NOTIZIE
DALLA RUSSIA.
Visionetv.it - Mark Bernardini – (12 Giugno
2023) – ci dice
(Mark
Bernardini per Visione TV)
Da
Mosca. Siamo alla settimana del 12-18 giugno 2023, proseguiamo con il
notiziario settimanale dalla Russia, dove parliamo non solo e non tanto di
quest’ultima, quanto di quel che si dice, si scrive e si mostra nei media
russi, quelli che per lo più sono democraticamente oscurati in Italia.
Dichiarazione
di Putin di venerdì 9 giugno, con mia traduzione simultanea.
La
Commissione europea ritiene che la vittoria delle forze filo-russe alle
elezioni in Slovacchia e Austria sarà una “catastrofe”.
Il
primo ministro ucraino “Denis Šmygal’” ha discusso con il ministro degli Esteri
britannico “James Cleverley” della creazione di una “coalizione di combattenti”:
secondo
“Šmygal’”, i primi gruppi di piloti ucraini hanno iniziato ad addestrarsi sui
caccia F-16 nel Regno Unito.
Abbiamo
parlato tutta la settimana del bombardamento ucraino della centrale idrica di”
Novaja Kachovka”.
Pochi
hanno parlato del fatto che altrettanto è stato fatto ad un condotto di ammoniaca,
che da Togliattigrad, negli Urali, e attraverso Char’kov, portava questa
materia prima a Odessa.
L’offensiva
delle truppe ucraine nella zona del conflitto è piena di interrogativi e
incertezze, soprattutto dopo che la Russia ha costruito una potente linea
difensiva, ha detto il ministro della Difesa italiano Guido Crosetto in una
conversazione con il giornalista televisivo Bruno Vespa.
I
Paesi dell’UE stanno combattendo contro la Russia, ha detto il presidente della
Duma di Stato (la Camera bassa) “Vjačeslav Volodin”.
Il
conflitto in Ucraina non si trasformerà in una guerra mondiale, ma potrebbe
trascinarsi, e la controffensiva delle forze armate ucraine non porterà
all’avvio dei negoziati di pace.
Lo ha
espresso l’ex Capo di Stato Maggiore delle Forze Armate Italiane, Presidente
del Comitato Militare Ue, il Generale “Claudio Graziano”, osservando che, a suo
avviso, le parti non sono ancora interessate al negoziato.
Ho
partecipato da remoto all’ennesimo briefing settimanale organizzato da “GIM
Unimpresa”, l’associazione degli imprenditori italiani in Russia.
Ospite
d’eccezione, stavolta lo storico “Alessandro Barbero”.
E’
stato davvero interessante, e anche le domande che gli sono state rivolte erano
per lo più molto pertinenti.
A
margine, tuttavia, gli è stato rimproverato velatamente di sorridere troppo,
parlando di guerra.
Si è
scusato e ha risposto, secondo me giustamente, che è una sua particolarità
caratteriale quando parla della sua materia, senza per questo ovviamente essere
fautore della guerra.
L’ex
primo ministro italiano Mario Draghi è preoccupato per il destino dell’Europa,
su cui, a suo avviso, “incombe una minaccia mortale”.
Ed
ecco la ricetta per salvare il continente dal disastro, secondo il quotidiano “Corriere
della Sera”, Mario Draghi l’ha proposta durante il suo discorso all’università
di Boston:
“I valori esistenziali dell’Unione Europea sono la
pace, la libertà e il rispetto dei diritti democratici, la sovranità, ed è per
questo che gli Stati Uniti, l’Europa e i loro alleati non hanno altra
alternativa che assicurare la vittoria dell’Ucraina in questo conflitto”.
A proposito della “minaccia mortale” per
l’Europa, l’ex primo ministro italiano ha formulato tutto in modo abbastanza
corretto.
Ma è
possibile e necessario discutere con lui sulle ragioni di questa potenziale (e
in parte già reale) catastrofe.
Anche
questa settimana, ho partecipato a varie conferenze, tavole rotonde e
trasmissioni televisive e radiofoniche russe e italiane.
Proseguiamo
con le canzoni legate in un modo o l’altro alla Russia e/o all’Italia.
Ho parlato spesso dell’amore smodato, spesso non
giustificato e da taluni italiani non corrisposto, dei russi per l’Italia e gli
italiani.
Questa volta, una canzone che non ha nulla a
che vedere con nessuno dei due Paesi, ma che personalmente non riesco ad
ascoltare senza che non mi si inumidiscano gli occhi.
Forse è perché sono di quella generazione lì,
o forse perché ora sto invecchiando.
“L’ATOMICA
ALL’UCRAINA”.
LA PROPOSTA NEOCON USA.
Visionetv.it – Giulia Burgazzi – (12 Giugno
2023) – ci dice:
Un
“think tank neocon” consiglia pubblicamente al presidente Usa Joe Biden di dare
l’atomica all’Ucraina.
Con
questo, è diventata tragicamente chiara una cosa.
Ormai
la guerra non è solo una questione esistenziale per la Russia: è diventata tale
anche per noi europei.
Ma se
la Russia si gioca l’esistenza geopolitica, noi europei ci giochiamo
l’esistenza in sé.
Proprio
la vita.
A meno
di non uscire dal conflitto e di schierarci per la pace.
“L’ATOMICA
ALL’UCRAINA.”
L’invito
a dare l’atomica all’Ucraina porta la data di venerdì 9 giugno 2023 e la firma
di “Michael Rubin”.
L’ha pubblicato l’”American Enterprise
Institute”, un’organizzazione che si occupa di analisi e ricerche politiche in
un’ottica ultraliberista, occidentalista ed americanista.
“Rubin”,
che ha un passato nel Pentagono, ne è collaboratore da lunga data.
Ecco
il suo ragionamento, ridotto ai minimi termini.
Per
non perdere la guerra in Ucraina, la Russia potrebbe usare le armi nucleari
tattiche.
Ma
proprio come durante la Guerra Fredda, il modo migliore per impedire l’uso
delle armi nucleari è dimostrare la volontà di usarle.
Gli Stati Uniti hanno armi nucleari perché esse costituiscono
un deterrente nei confronti di altri Stati che le possiedono.
L’Ucraina
dovrebbe avere il medesimo diritto.
Fin
qui Rubin.
Le sue
parole si iscrivono nell’escalation in corso da 16 mesi.
L’ESCALATION
IN UCRAINA.
Nei
primi giorni della guerra, ricordate?
in Europa si discuteva se mandare all’Ucraina elmetti,
giubbotti antiproiettile e magari armi difensive.
Ora l’Ucraina ha già ottenuto interi arsenali,
ha chiesto l’atomica e sta per ricevere gli F16:
questi
aerei da combattimento sono fra i pochi in grado di lanciarla.
Inoltre ormai si parla apertamente di inviare
in Ucraina anche soldati europei.
Secondo
il professor” Alessandro Orsini”, proprio l’Italia si prepara mandare uomini al
fronte e all’interno del Pd il regista dell’operazione sarebbe “Stefano
Bonaccini”.
Orsini l’ha scritto oggi, lunedì 12 giugno
2023.
È uno studioso che riesce a vedere i fenomeni
storici nella loro complessità e a cogliere gli indizi della loro evoluzione.
Al di là di qualche personale esternazione, come
il suo “Schlein, non mollare. Tu appartieni al movimento pacifista”, le sue
parole si sono rivelate spesso profetiche.
In
questa costante escalation, tutte le volte che l’Occidente ha alzato il tiro la
Russia ha tenuto botta senza indietreggiare.
Del resto,
una cosa era chiara anche prima dell’inizio della guerra:
per la
Russia, impedire l’allargamento verso Est della Nato costituisce una questione
geopolitica esistenziale.
Non può perdere.
D’altro
canto, per gli Stati Uniti – che dall’altra sponda dell’Atlantico tirano le
fila europee – è in gioco il loro ruolo di “Unica Grande Potenza Mondiale”, al
quale sono ancorati dalla fine della Seconda guerra mondiale.
L’ATOMICA,
LE PROSPETTIVE.
La
questione geopolitica non riguarda l’Europa, ma l’escalation che ne è scaturita
avviene in Europa e grazie a molti soldi europei ed italiani.
Finora
si è trattato di soldi, e scusate se è poco: ma adesso si parla di uomini e di
armi nucleari.
Gli
Stati Uniti le manderebbero all’Ucraina ed esse verrebbero impiegate in Europa.
Non
necessariamente nella sola Ucraina, oltretutto.
La Russia è una grande potenza nucleare e i Paesi che
appoggiano l’Ucraina non hanno motivi per sentirsi al sicuro.
Al
sicuro, invece, resterebbero gli Stati Uniti.
Dovrebbe
saperlo, l’Europa, in quale considerazione la tiene Washington.
L’ha
fatto sapere “Victoria Nuland”, l’esponente di alto livello del “Dipartimento
di Stato statunitense “che distribuiva dolci durante “Euromaidan”, le
manifestazioni violente del 2014 che hanno portato all’insediamento in Ucraina
di un regime filo Ue, filo Usa e filo Nato.
“Fuck
the Eu”, si fotta l’Unione Europea, disse “Victoria Nuland” discutendo al
telefono con l’ambasciatore statunitense in Ucraina del governo da dare al
Paese subito dopo” Euromaidan”.
Ecco,
sembra che si avvicini lo stadio finale del” Fuck the Eu”.
Di fronte alla prospettiva dei funghi atomici,
i cittadini, i governi, l’Unione Europea dovrebbero pur domandarsi se è nel
loro interesse fare quella fine.
(Giulia
Burgazzi)
“No
Wash”: Esce allo Scoperto
l’Ultima Follia Ambientalista.
Conoscenzealconfine.it
– (12 Giugno 2023) - Diego Fusaro – ci dice:
La
trovata assurda a cui nessuno poteva pensare…
“No
wash” è il buffo nome della nuova tendenza del solito ambientalismo
neo-liberale.
Quell’ambientalismo
che non a caso piace all’ordine del discorso dominante sulla plancia di
comando.
“No
wash” è la tendenza di quegli ambientalisti che ritengono che si debbano
ridurre il lavaggio degli indumenti e di sé stessi, magari anche nella
prospettiva di non lavarsi mai più.
Lo si
potrebbe definire l’ambientalismo “puzzone” per distinguerlo dalle altre
molteplici figure che hanno preso piede negli ultimi anni come l’ambientalismo
puerile alla “Greta Thunberg”.
Difficile
trattenere una risata quando si tratta di queste figure.
Un
ambientalismo che puzza e ciò non solo in relazione all’odore che è destinato
ad emanare ma in relazione al fatto che si tratta del solito ambientalismo che
“puzza” di ordine dominante.
L’errore
fondamentale di questo ambientalismo “No Wash” non è solo di ordine igienico, ma l’errore è quello di larga parte
dell’ambientalismo imperante che non mette in discussione il modo della
produzione capitalistica, la vera causa delle problematiche ambientali.
Con
questa premessa errata, l’ambientalismo “No Wash” ritiene che la causa sia da
ricercare nella condotta di tutti e di ciascuno e che dunque occorra
intervenire sulla loro modalità di vita per risolvere la questione ambientale.
In
tale maniera non vengono nemmeno più menzionati i rapporti di forza e il modo
della produzione capitalistica, cioè quella determinazione che è alla base della
devastazione dell’ambiente.
Per
questo l’ambientalismo alla “Greta Thunberg” gode di tanta simpatia da parte
del potere che è felice come non mai che il proprio dominio non venga messo
nemmeno in discussione.
(Diego
Fusaro)
(radioradio.it/2023/06/esce-allo-scoperto-lultima-follia-ambientalista-la-trovata-assurda-a-cui-nessuno-poteva-pensare)
Gli “slogan
dei politici” che
rallentano
la transizione ecologica.
Pagellapolitica.it
– (07 MARZO 2022) – Laura Loguercio – ci dice:
Il
negazionismo climatico è quasi scomparso, ma partiti e governo rischiano di
rimandare gli interventi contro l’aumento delle temperature con argomentazioni
più sottili.
Oggi
chi sostiene che il riscaldamento globale non esiste o non è causato dagli
esseri umani è ormai quasi sparito dal dibattito politico italiano.
In compenso, sulla politica pesano sempre di
più argomentazioni che, prestandosi a facili slogan, rischiano di
ridimensionare le conseguenze dell’emergenza climatica in corso e di rallentare
la transizione ecologica.
È la
retorica del “climate delay”, come l’hanno chiamata alcuni ricercatori: sebbene
sia più sottile rispetto al negazionismo climatico, questa è altrettanto
pericolosa e fuorviante.
Ed è
sempre più rintracciabile nelle affermazioni di alcuni membri del governo e del
Parlamento.
Il
nuovo negazionismo?
La “teoria del climate delay” è stata presentata a giugno 2020 in
uno studio, intitolato “Discourses of climate delay” e pubblicato sulla rivista
scientifica “Global Sustainability”, edita dall’”Università di Cambridge”, nel Regno Unito.
Lo
studio è stato condotto da un gruppo di dieci esperti, tra cui c’è anche
l’italiano “Giulio Mattioli”, ricercatore nel dipartimento per la
pianificazione dei trasporti dell’”Università tecnica di Dortmund”, in
Germania.
«Il
rapporto è nato dalla sensazione di alcuni di noi che fosse in atto uno
spostamento dal negazionismo classico verso un altro tipo di discorso, che
riconosce l’emergenza ma trova scuse per non agire», ha detto “Mattioli” a
“Pagella Politica”.
Sulla
base di alcune dichiarazioni di politici europei, i ricercatori hanno
individuato – in modo «non sistematico», ha specificato Mattioli – quattro tipi
di argomentazioni che ricorrono spesso nel dibattito sull’emergenza climatica e
che sono utilizzate per giustificare la necessità di posticipare le decisioni
più difficili:
reindirizzare
le responsabilità, spingere per soluzioni non trasformative, enfatizzare gli
svantaggi delle misure proposte, e, infine, arrendersi a una disfatta ormai
inevitabile.
L’attenzione
si è così spostata dal piano scientifico a quello normativo:
«Il “climate delay” non attacca la scienza del
cambiamento climatico, ma le leggi che si tenta di fare per contrastarlo, ha
spiegato a “Pagella Politica” “William Lamb”, ricercatore al “Mercator Research
Institute on Global Commons and Climate Change” di Berlino e co-autore dello
studio.
Secondo
“Massimo Tavoni”, direttore dell’”Istituto europeo per l’economia e l’ambiente”
(Eiee) e docente di “Economia ambientale” al Politecnico di Milano, i discorsi
di “climate delay “non sono comunque una novità nel panorama italiano.
«Sono
argomenti standard che ci sono sempre stati – ha sottolineato” Tavoni” a “Pagella
Politica” – ma oggi diventano più vigorosi perché l’impatto umano sul clima è
ormai dato per scontato»,
e
quindi «è più difficile negare tutto».
Con il
“climate delay” si cerca di ritardare l’azione, ma «per riuscire a recuperare
il tempo perso bisogna poi accelerare, e questo a sua volta viene usato come
ulteriore scusa per non fare nulla», ha spiegato “Tavoni” a Pagella Politica.
«È un argomento fastidioso e fazioso, ma è la
strategia che stiamo vedendo in Italia in questo momento».
D’altra
parte, secondo “Stella Levantesi”, giornalista e autrice del libro “I bugiardi
del clima” (Laterza 2021), la discussione sul clima si è evoluta nel tempo, ma
il negazionismo non è mai scomparso del tutto.
«Nel periodo della “Cop 26”, la “conferenza sul clima
di Glasgow tenuta a novembre scorso”, in Italia sono riaffiorati tantissimi
interventi negazionisti»,
ha detto “Levantesi”, aggiungendo che «non è
un caso, ma si tratta di un pattern storico: quando l’azione climatica è al
centro del dibattito la macchina negazionista si riattiva».
Non
sono io, sei tu.
La
prima categoria di affermazioni tipiche del “climate delay” punta il dito
altrove, addossando le responsabilità del cambiamento climatico su attori
distanti da noi.
Qui i
responsabili chiamati in causa sono le nazioni che inquinano di più, i singoli
consumatori, oppure i cosiddetti” free rider”, ossia i Paesi che si
approfitterebbero di chi sta agendo più velocemente per contrastare l’aumento
delle temperature.
E gli
altri?
Un
classico esempio di questa prima categoria del “climate delay” consiste nell’indicare altri Paesi, per
esempio la Cina o l’India, come i reali responsabili dell’emergenza climatica e
quindi coloro che per primi dovrebbero cambiare rotta.
L’argomentazione
è stata più volte ripetuta dal leader della Lega” Matteo Salvini”, che a “maggio
2020” twittava:
«Si chiede agli imprenditori italiani di
rispettare norme sul tema dell’ambiente e della sostenibilità. In Cina non
viene rispettato nulla di tutto ciò», e che già nel 2014 aveva affermato:
«In Italia regole per imprese su lavoro,
qualità e ambiente, in Cina e India no: per competere occorre mettere dazi!».
Anche
la leader di Fratelli d’Italia “Giorgia Meloni” ha utilizzato spesso questa
argomentazione.
Lo scorso anno, nell’ambito della discussione
sulla “plastic tax” – un’imposta sugli imballaggi in plastica approvata dal “governo
Conte II” nel 2019 ma la cui applicazione è per ora stata rinviata al 2023 –
Meloni
ha affermato che la Cina e l’India contribuiscono per «l’80 per cento» allo
sversamento di plastica in mare, percentuale nettamente superiore rispetto ai
Paesi europei (un’affermazione comunque fattualmente corretta).
Un
altro esempio sono gli slogan che provano a spostare la responsabilità del
riscaldamento globale dalle decisioni dei governi o delle autorità
sovranazionali alle azioni dei singoli individui.
Ne ha
dato esempio l’attuale ministro per la “Transizione ecologica”, il tecnico “Roberto
Cingolani”, che lo scorso dicembre ha sostenuto che il «comparto digitale»
produce il «4 per cento» delle emissioni di anidride carbonica a livello
globale, di cui «una buona metà» deriva «dall’utilizzo smodato dei social».
L’affermazione
tende quindi a sottolineare come i cittadini comuni, utilizzando i social
network, contribuiscano in maniera non indifferente a inquinare l’ambiente in
cui vivono.
In
realtà, questa stima si basa su uno studio non particolarmente solido dal punto
di vista scientifico, che per di più considera tutte le tecnologie digitali e
non menziona l’impatto dei social network presi singolarmente.
In
un’intervista con La Stampa dell’ottobre 2021 Cingolani ha anche citato il
ruolo delle auto con tecnologie ormai obsolete, evidenziando l’impatto dei
singoli automobilisti sull’inquinamento complessivo:
«Abbiamo
13 milioni di automobili euro zero e euro 1, la gente se le tiene perché non ha
i soldi, se noi li portassimo sugli euro 6 l’impatto sarebbe enorme»,
ha
detto il “ministro della Transizione ecologica”.
Il
dato citato da Cingolani, tra l’altro, è sbagliato:
nel
2020 in Italia le auto euro 0 ed euro 1 erano 4,5 milioni, un numero quasi tre
volte più piccolo di quello indicato dal ministro.
Come
ha spiegato” Levantesi” a “Pagella Politica”, «questa narrazione è nata negli
anni Settanta attraverso delle strategie di comunicazione ben precise, per
esempio tramite campagne pubblicitarie che veicolano questo messaggio:
il
responsabile del riscaldamento globale è l’individuo, e sarà lui a dover
trovare le soluzioni».
Ancora
oggi questa tesi rimane una delle narrazioni portanti nella lotta al
cambiamento climatico, ma è fondamentale ricordare che «il problema è
sistemico, non individuale».
Individualismo.
Qualcosa
ci salverà.
La
seconda classe di affermazioni tipiche del “climate delay” propone soluzioni
alternative per mitigare il cambiamento climatico.
Visti
da questa prospettiva le misure restrittive dettate dai governi o dalle
autorità vengono sostituite da più miti incoraggiamenti ad agire su base
volontaria, utilizzando se necessario anche i combustibili fossili e sperando
che, un giorno, una nuova tecnologia ancora da inventare possa liberarci dai
problemi.
Il tutto accompagnato da discorsi ricchi di
forma ma poveri di sostanza.
Ottimismo tecnologico.
L’«ottimismo
tecnologico», come definito dallo studio, è particolarmente popolare nella
politica italiana.
Nel novembre 2021, per esempio, il presidente del
Consiglio “Mario Draghi” ha sostenuto che, quando si parla di “transizione
ecologica”, dobbiamo essere «aperti a tutto, immaginare che quel che è oggi
impossibile diventi possibile domani:
il
panorama delle innovazioni mondiali che vanno a compimento in ogni momento nel
mondo è straordinario, non ci sono confini alle nostre capacità di affrontare
questa sfida».
Fiducioso
nell’arrivo di qualche salvifica innovazione tecnologica è anche il ministro “Cingolani”,
che lo scorso dicembre ha affermato:
«Sono assolutamente certo, ci metterei la
firma, che la fusione nucleare sarà la soluzione di tutto.
Il
concetto è: nel 2050-2070, non so quando riusciremo, avere una piccola stella
in miniatura […] che in una grande città produce energia per tutti e non fa
scorie radioattive».
Come
sottolineato anche dall’”Agenzia internazionale per l’energia atomica”, la
fusione nucleare è un processo estremamente complesso, che gli scienziati non
sono ancora in grado di gestire.
L’attenzione
per l’energia nucleare ha interessato anche altri esponenti politici, tra cui”
Matteo Salvini” e il vicepresidente di Forza Italia “Antonio Tajani”, secondo
cui «bisogna credere nell’idrogeno e riprendere la ricerca sul nucleare di
ultima generazione, che è sicuro e pulito».
Il nucleare
di “quarta generazione”, quindi estremamente avanzato a livello tecnologico, è
ancora in fase di studio e ci vorranno anni prima che sia brevettato un
reattore pienamente funzionante.
Tra
gli altri, ha puntato sull’ottimismo tecnologico anche l’ex presidente del
Consiglio “Romano Prodi”, che in un articolo pubblicato sul” Messaggero” a
settembre 2021 ha affermato che la transizione energetica «non può fondarsi
solo sulle energie alternative oggi conosciute, ma anche su radicali
innovazioni nella scienza, nella tecnologia e nelle collaborazioni
internazionali».
Altro
elemento classico che ricade nell’insieme delle soluzioni non trasformative è
la tendenza a fare grandi discorsi per sottolineare l’importanza della
transizione ecologica ed elogiare gli impegni presi in questo senso, senza però
portare risultati concreti.
Molte
forze politiche italiane sono cadute in questa trappola, a partire dal Partito
democratico.
Tutto
fumo, niente arrosto.
Il 21
gennaio, per esempio, il segretario “Enrico Letta” ha scritto su Facebook:
«La riqualificazione energetica delle case abbatte
sprechi e consumi eccessivi e riduce le bollette delle famiglie.
Bisogna
continuare a incentivarla.
Le
industrie inquinanti devono cedere il passo alle nuove attività ecosostenibili.
I lavoratori vanno protetti e accompagnati
nella transizione verso un’economia a zero emissioni».
Nel post non sono però presenti riferimenti a
decisioni effettive che permettano di andare in questa direzione.
Diversi
partiti, dal Movimento 5 stelle a Forza Italia e Fratelli d’Italia, hanno
inoltre festeggiato la decisione, approvata l’8 febbraio scorso, di inserire in Costituzione la «tutela
dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi».
Un passo importante che però, se non
accompagnato da azioni reali, rischia di rimanere sulla carta.
Una
terza argomentazione ricorrente è quella che punta sui combustibili fossili,
affermando che le modalità di utilizzo stanno diventando sempre più efficienti
e rappresentano quindi una buona soluzione in attesa che le fonti rinnovabili
vengano perfezionate (o eventualmente inventate).
Negli ultimi mesi diversi esponenti politici
hanno infatti sostenuto la necessità di rafforzare le attività di estrazione di
gas naturale in Italia.
I
combustibili fossili sono la soluzione.
Per
esempio, il 18 gennaio scorso il ministro” Cingolani”, durante un’audizione
davanti a due Commissioni di Camera e Senato, ha indicato (min. 21:00) la «valorizzazione della produzione di
gas da giacimenti nazionali esistenti» come una misura che potrebbe
«contribuire alla mitigazione del costo» dell’energia.
Nei programmi del Ministero questo non porterebbe ad
aumentare la quota totale di gas utilizzato in Italia, ma valorizzerebbe la
produzione sul territorio nazionale in modo da ridurre le importazioni.
Anche
il “Partito democratico” il 9 febbraio ha pubblicato sui propri account social
un post con quattro proposte per ridurre il corso delle bollette, tra cui anche
«aumentare la produzione nazionale di gas», mentre a inizio gennaio il
vicepresidente di Forza Italia” Antonio Tajani” ha affermato che serve far
ricorso a «gas e nucleare pulito», unendo così “due tesi di “climate delay” –
quelle sull’utilità dei combustibili fossili e sull’ottimismo tecnologico – in
poche parole.
Il gas
naturale, lo ricordiamo, rilascia meno anidride carbonica rispetto ad altri
combustibili fossili come il carbone o il petrolio, ma emette nell’atmosfera importanti
quantità di gas metano, che trattiene il calore ed è considerato uno dei
principali responsabili dell’effetto serra.
L’11
febbraio il “governo Draghi” ha approvato il “Piano per la transizione
energetica sostenibile delle aree idonee” (Pitesai), che tra le altre cose
stabilisce le aree in cui sarà possibile richiedere nuovi permessi esplorativi
volti alla produzione di idrocarburi sul territorio nazionale.
Nel 2020 sono stati prodotti in Italia 4
miliardi di metri cubi di gas naturale, a fronte di un consumo complessivo da
quasi 70 miliardi di metri cubi.
Il
gioco (non) vale la candela.
La
terza categoria di argomentazioni tipiche del “climate delay” tende a
enfatizzare i lati negativi della lotta al cambiamento climatico: politiche troppo stringenti
abbasserebbero eccessivamente la nostra qualità della vita, le loro conseguenze
ricadrebbero sulle fasce della popolazione già oggi svantaggiate, e infine
piuttosto che approvare leggi imperfette è meglio lasciare tutto com’è ora e
non cambiare nulla.
Spesso
nella politica italiana queste tre argomentazioni vengono usate per criticare
le decisioni imposte da partiti avversari o enti sovranazionali, come l’Unione
europea.
A lungo infatti “Salvini” ha criticato la “plastic
tax” sostenendo per esempio che questa «non aiuta davvero l’ambiente, non è
decisiva per l’erario e danneggia un settore strategico in cui l’Italia è
leader»
(febbraio 2021), che mette a rischio «almeno 20mila posti di lavoro» (giugno 2021), o che
raddoppierà il prezzo dell’acqua minerale (ottobre 2019).
“Salvini”
ha spesso criticato l’imposizione di imposte che porterebbero beneficio
all’ambiente, ricadendo però sui lavoratori.
Nel 2019, per esempio, ha twittato: «Se penso che qualcuno vorrebbe
sostenere l’ambiente aumentando le accise su carburanti per agricoltori e
pescatori… è una cosa da Tso, ricovero immediato».
Giustizia
sociale come pretesto.
Di
idee simili anche la leader di Fratelli d’Italia “Giorgia Meloni”, che sempre
nel 2019 ha criticato il “decreto “Clima” approvato dal secondo governo Conte,”
sostenendo che questo strumentalizzi la «tutela dell’ambiente per massacrare
di tasse [gli] italiani!».
In
un’intervista a “La Stampa” del luglio 2021, il ministro” Cingolani” aveva
dichiarato che la transizione ecologica potrebbe essere «un bagno di sangue»,
perché «per cambiare il nostro sistema e ridurre il suo impatto ambientale
bisogna fare cambiamenti radicali che hanno un prezzo».
Insomma,
a meno che una decisione a favore dell’ambiente non porti beneficio anche a
tutte le altre parti in causa, non può essere approvata perché sarebbe
controproducente.
Arrendersi,
o forse no.
Infine,
l’ultima categoria di affermazioni identificate come tipiche del” climate delay” sta nella tendenza ad arrendersi a
un declino ormai irreversibile, in cui nulla rimane da fare per cercare di
salvare la situazione.
Questa
tesi sembra non essersi ancora diffusa particolarmente nel discorso politico
italiano, dove prevale un atteggiamento di speranza verso il futuro (o una
tendenza a far finta di non vedere i problemi).
Tutto
è perduto.
«Si
tratta di un’esagerazione: se non c’è più niente da fare, allora tanto vale non
fare nulla», ha detto a Pagella Politica “Stefano Caserini”, docente in “Mitigazione
dei cambiamenti climatici” al Politecnico di Milano.
«Questo discorso sta iniziando a emergere
anche in Italia, ed è pericoloso».
Secondo
“Caserini”, infatti, siamo ancora in tempo per cambiare le cose:
«Non potremo evitare tutti i danni dei cambiamenti
climatici, ma un mondo in cui la temperatura sale di 2° centigradi è diverso da
un mondo in cui sale di 4° centigradi».
IN
“CLIMA” DI PANDEMIE.
Comedonchisciotte.org
– Redazione CDC - Alessio Fortunati – (2 giugno 2023) – ci dice:
Rockfeller
Foundation e OMS siglano un nuovo accordo di collaborazione per preparare il
mondo ad affrontare l'era delle pandemie causate dai cambiamenti climatici
globali.
(OMS PANDEMIA
- OMS & Rockefeller.)
Che
fossimo in un periodo di cambiamenti probabilmente ce n’eravamo accorti un po’
tutti, sebbene il termine “cambiamento” assuma significati ben diversi e
distanti, a seconda della sensibilità o dell’uso che se ne intenda fare.
In pochi anni abbiamo assistito a drastiche
modifiche tentate, e in alcuni casi riuscite, della società nei suoi aspetti
cardine, fino a toccare e mettere in discussione il significato stesso di uomo
e natura.
Abbiamo, negli ultimi anni, imparato qualcosa,
tuttavia, delle intenzioni sottese l’”Agenda 2030” per lo “Sviluppo Sostenibile
dell’ONU”, della radicale trasformazione del mondo come lo conosciamo in un
mondo nuovo, sostenibile.
Sostenibile
per chi, ci domandiamo, e soprattutto come intendono rendere questo mondo
“sostenibile”.
A
queste perplessità legittime è difficile dare una risposta definitiva ma
qualche indizio sul come intendano convincere i popoli della necessità di tale
cambiamento, della assoluta insostenibilità dell’attuale mondo, lo abbiamo
negli anni raccolto.
In
particolare, la “psico-pandemia del Covid-19 “ha scoperchiato un vero e proprio “Vaso di Pandora”
sulla gestione della salute pubblica da parte di stati e enti sanitari
internazionali, sugli enormi conflitti d’interesse tra agenzie governative, case
farmaceutiche, università e centri di ricerca, fondazioni e politici;
in
molti hanno aperto gli occhi e preso coscienza di aspetti della realtà in cui
viviamo che fino a qualche tempo prima sarebbero apparsi come fantasiosi, se
non ridicoli.
Ma
torniamo alla sostenibilità.
Nell’era
delle pandemie, come il nostro profeta “Bill Gates” già da anni sostiene, in
cui il mondo sembra essere entrato, occorre prepararsi al peggio;
il mondo non è più sostenibile appunto, ciò
causa implicitamente l’insorgere di sempre nuove e violente patologie virali e
batteriche di natura epidemica, che facilmente si possono evolvere in vere e
proprie pandemie.
(Ad opera di “Bill Gates & C.”
N.d.R.)
Per
sostenere questa linea narrativa, dell’uomo nemico della natura, che con il suo comportamento ha reso
questo mondo insostenibile vengono così amplificate con una assordante
propaganda tutte quelle conseguenze catastrofiche che abbiano un impatto
globale;
dai
cambiamenti climatici globali, l’eccesso di anidride carbonica in atmosfera,
l’inquinamento, l’abuso di combustibili fossili, la scarsità di cibo.
Questi
fenomeni se legati infine alla salute, acquisiscono un significato molto più
profondo e possono essere più facilmente scagliati per far breccia nelle menti
di popoli e individui.
Non a caso, da qualche tempo si comincia a parlare di “nuove
pandemie, legate ai cambiamenti climatici”.
Dopo
il grande esperimento sociale di quella che qualcuno ha definito come “l’ultima
grande pandemia”, i grandi organismi internazionali che di concerto hanno pianificato e
sviluppato la trasformazione globale della società, quali OMS, World Economic
Forum, ONU, in collaborazione e imbarazzante sudditanza di molti governanti
totalitari dei paesi cosiddetti “occidentali”, hanno anch’essi imparato qualcosa, si sono evoluti nella narrazione e
amplificato il messaggio che porta alla” percezione di paura nelle persone”.
La
confusione, l’arte del confondere, è sempre da mantice di questa terrificante
impalcatura, tirata su tra false verità e vere falsità, attore protagonista
indiscusso della più grande psicosi collettiva nella storia dell’umanità.
Il nuovo atto della “tragicommedia delle
pseudo-pandemie” si apre così sulle ceneri del precedente, mai concluso in
realtà, durato oltre tre anni e i soliti nomi ne sono i personaggi principali: lobby finanziarie, Organizzazione
Mondiale della Sanità, case farmaceutiche e governi (corrotti) compiacenti.
Lo
scorso 23 maggio 2023, da Ginevra, esce la notizia che “la Fondazione Rockefeller e l’Organizzazione Mondiale della
Sanità “annunciano una nuova collaborazione, per espandere la preparazione alle
pandemie globali nell’era del cambiamento climatico.
La fondazione collabora con l’OMS da oltre 75
anni e negli ultimi vent’anni ha finanziato progetti di cooperazione per 27
milioni di dollari. Nel 2020, fu annunciato poi un enorme piano di investimenti,
di un miliardo di dollari, per catalizzare un recupero più “inclusivo” e
“green” dalla pandemia da Covid-19.
Così,
nel gennaio del 2022, la” fondazione Rockefeller” viene ammessa come attore non
statale nelle relazioni ufficiali con l’OMS.
Ma
quale sarà il ruolo dei Rockefeller in questa nuova iniziativa?
Alla
76°” World Health Assembly”, a Ginevra (Svizzera), tenutasi il 23 maggio 2023,
la fondazione annuncia che la collaborazione con l’OMS sarà incentrata in
particolare sul “WHO Hub for Pandemic and Epidemic Intelligence”.
Come
parte della collaborazione, il primo investimento previsto è di 5 milioni di
dollari, volto a rafforzare il “network di lavoro globale con l’OMS” per l’identificazione di “nuovi patogeni
potenzialmente pandemici” (ovviamente solo i più adatti per avvelenare l’umanità. N.d.R.),per implementare le capacità di
risposta globale alle pandemie, includendo chiaramente la” globalizzazione della
sorveglianza sanitaria”.
Questo progetto è fondamentale e reso ancor più
urgente dal peggioramento provocato dall’incremento della probabilità che
nascano nuove malattie a causa dell’innalzamento delle temperature e delle
condizioni climatiche estreme.
La
tattica è sempre la stessa, aumentare la percezione di pericolo imminente nella
popolazione, creare un fenomeno globale e vendere a governi e agenzie
internazionali soluzioni da milioni di dollari;
il
tutto focalizzato comunque sull’accentramento di potere da parte di questi
organismi sovranazionali quali WEF, e OMS, giustificando, con la contingenza
apocalittica della paventata prossima distruzione del mondo, l’approvazione e
l’accettazione dei popoli di leggi liberticide che spingono verso la totale e
completa sorveglianza globale.
Ciò
ovviamente mascherato da sorveglianza sanitaria.
Non a caso, proprio l’OMS ci spiega cosa sia
questo fantomatico “WHO Pandemic Hub”, creato nel settembre del 2021.
Come
parte integrante del grande “Programma per le Emergenze Sanitarie dell’OMS” (il
WHO Health Emergencies Programme), il” WHO Hub for Pandemic and Epidemic
Intelligence” (noto semplicemente come WHO Pandemic Hub) è appunto un piano di
intelligence;
un
programma volto a facilitare la collaborazione globale dei partner provenienti
dai più svariati settori, in supporto di paesi e investitori, per indirizzare
la risposta ai rischi di future epidemie e pandemie tramite un facilitato
accesso ai dati, migliori capacità analitiche e strumenti più efficaci in aiuto
ai decisori, governativi e non.
L’OMS
lo spiega chiaramente, che proprio l’ultima pandemia ha mostrato quanto sia indispensabile
implementare la sorveglianza globale e le ultime decisioni in merito alla
possibilità di rendere operativo il certificato digitale per le vaccinazioni, il famigerato “green-pass”, ne rappresentano forse il risultato
più importante, dal loro punto di vista, più inquietante per tutto il resto del
mondo.
La
creazione di centri pandemici in tutto il mondo, all’interno di questo
programma dell’OMS, porta con sé la preoccupante possibilità che si intenda
raccogliere, con il supino assenso dei governanti totalitari di turno,
un’infinita mole di dati personali, sanitari e di altra natura per essere poi
catalogati e condivisi con agenzie e partner non statali, per pianificare nuove
emergenze sanitarie e infine commercializzare o al più imporre nuove vaccinazioni
di massa.
La
stessa “Rockefeller Foundation”, riprendendo le identiche parole dell’OMS,
chiarisce il ruolo del “WHO Pandemic Hub”, aggiungendo però che la
collaborazione con l’OMS permetterà di accelerare gli sforzi congiunti, con la
loro assistenza tecnica e finanziaria.
Chiarificatrici,
sono anche le parole, riportate dalla fondazione, del” Dr. Chikwe Ihekweazu”, “Assistant
Director-General dell’OMS” e a capo del “Pandemic Hub”:
“La
pandemia da Covid-19 ha sottovalutato il fatto che la sorveglianza sanitaria,
la collaborazione con i finanziatori e la condivisione di dati fossero
ingredienti assolutamente essenziali per la sicurezza sanitaria”.
A
questo, già di per sé preoccupante approccio, che ancora una volta propone la
creazione di un sistema di sorveglianza (e quindi controllo della popolazione)
globale, si aggiunge la spinta a proseguire verso questa direzione e
conseguirne gli obiettivi il prima possibile, “a causa del riscaldamento
globale”:
“Con
le crescenti minacce dovute al cambiamento climatico, siamo eccitati di
collaborare con la “Fondazione Rockefeller” per entrare in una nuova era di
collaborazione globale nell’intelligence pandemica”, conclude il” Dr. Ihekweazu”.
Per “pandemic Intelligence”, intendono, come abbiamo accennato
poc’anzi, non solo l’implementazione della sorveglianza sanitaria generale ma
nello specifico la creazione di una vera e propria “piovra” digitale, in grado
di raccogliere, gestire e condividere, con chi ritengano opportuno, tutti i
dati sanitari, le informazioni sullo stato di vaccinazione per quelle patologie
che riterranno loro chiave.
In primis, c’è la raccolta di tutti i dati genomici,
eventualmente recuperati e catalogati in seguito a test molecolari, resi
necessari e ormai accettati da gran parte della popolazione, attraverso il
nuovo “International Pathogen Surveillance Network” (IPSN), una rete stabilita
dall’OMS (ampiamente
corrotto) per
rafforzare e accelerare il loro piano di creazione di un ecosistema di
sorveglianza genomica dei patogeni.
Questo programma, sempre spacciato come
strumento fondamentale per guidare i popoli verso risposte migliori in materia
di sanità pubblica, punta all’individuazione più rapida possibile di nuovi
patogeni e al tracciamento sia della diffusione che dell’evoluzione delle
malattie.
Siamo
ormai oltre le peggiori aspettative e preoccupanti derive della
“cyber-security”;
il
mondo che ci prospettano è totalmente subordinato alla farmacologia, la virologia
e una totale sorveglianza sanitaria, il controllo genomico.
Secondo questa idea di risposta alle emergenze
sanitarie, o meglio di risposta a qualsiasi tipo di virus o altro patogeno che
possano usare arbitrariamente quale portatore della narrazione sulle continue
emergenze pandemiche, l’OMS potrebbe alfine controllare e conoscere il nostro
patrimonio genetico e quindi decidere in merito sui modi d’uso di tale preziosa
informazione, attuando un controllo sugli individui che va ben oltre la
sorveglianza e il profiling, ottenuto intrecciando i “big data”;
avremo una possibilità unica nella storia in
cui un ente sovranazionale, con un potere decisionale che va allargandosi di
anno in anno, come l’OMS, detenga dati genomici, ovvero l’essenza stessa degli
uomini.
Sebbene
infatti, il programma verta sulla genomica dei patogeni, la raccolta dei
campioni tissutali o sierologici convogliati nei centri di raccolta e sviluppo
delle risposte pandemiche, i “Pandemic Hub”, da cui poter eventualmente
identificare e poi sequenziare genomi patogenici, daranno in mano all’OMS
materiale genomico anche umano.
È
lecito domandarsi se questo prezioso materiale possa essere in fin dei conti
raccolto, analizzato e condiviso senza che il cittadino, ignaro di tutto, possa
anche solo sospettare l’uso che di quel campione ne potrebbero fare?
Secondo
punto è lo sviluppo di una piattaforma digitale in collaborazione con “data.org”
per abilitare una comunicazione in tempo reale e una più stretta collaborazione
tra gli analisti della sanità pubblica e i ricercatori in tutto il mondo, con
lo scopo di creare, condividere e espandere strumenti epidemiologici che loro
ritengano affidabili e basati sull’evidenza scientifica.
Il
messaggio che si trova nella homepage del portale “data.org recita in tono
inquietante:
“Democratizing data, for good.”
Oramai
siamo arrivati alla democratizzazione dei dati, e sempre per il bene dei
popoli, invero.
La piattaforma, creata nel 2020 proprio dalla “Rockefeller
Foundation” in collaborazione con il “Centro per la Crescita Inclusiva
della Mastercard,” è finanziata dai soliti colossi della finanza, oltre che da enti il
cui scopo e dichiarazione d’intenti, come un mantra ripete sempre lo stesso
nucleo di parole chiave che ritroviamo ovunque, quelle stabilite appunto dall’Agenda 2030:
resilienza,
inclusività, democrazia, sviluppo sostenibile, salute globale, sorveglianza,
emergenza.
Tra i partner finanziatori di “data.org” c’è
il “Centro
di Ricerca per lo Sviluppo Internazionale”, come parte di un progetto che
promuove la salute globale, sistemi di alimentazione resilienti al clima,
educazione e scienza, governance democratica e inclusiva, economie inclusive e
sostenibili nei paesi in via di sviluppo.
Non poteva poi mancare “Microsoft”, attraverso
il suo programma “Data Maturity Assessment”; quindi la” Wellcome Trust” e “Splunk”.
Ultimo
punto su cui la “Fondazione Rockefeller” intende agire nell’ambito della nuova
collaborazione con l’OMS è il miglioramento del metodo di identificazione dei
focolai epidemici, attraverso il finanziamento di un altro strumento digitale,
l’iniziativa di condivisone di dati scientifici “Global.health”.
Basata
oltre che sul supporto dei “Rockefeller” su quello di “Google”, “Data.health” è
un contenitore di raccolta di dati informatici e scientifici considerati
“affidabili” e quindi da poter condividere e su cui i decisori politici
nazionali e sovranazionali possano basarsi, per le scelte in materia di
risposta alle nuove emergenze pandemiche.
Come
lo stesso presidente della” Rockefeller Foundation”, il “Dr. Rajiv Shah”, ci
spiega,
“il cambiamento climatico sta aumentando il rischio
sia di un’altra pandemia globale sia il bisogno di collaborare e condividere
dati.”
Questo
continuo perseverare in una narrazione catastrofista, in cui a causa di
fantomatici cambiamenti climatici ci saranno nuove pandemie devastanti, per cui
occorrerà assolutamente sviluppare vaccini sempre nuovi, demandare sempre più
poteri a enti sovranazionali e donare tutti i dati possibili su individui e
popoli a fondazioni private, fondi d’investimento, colossi farmaceutici e
big-Tech, sta portando i suoi primi risultati, come dimostrato dalle recenti
delibere dell’assemblea planaria dell’OMS in materia di green-pass globale.
Per
fortuna che c’è l’OMS, parafrasando le dichiarazioni del “Dr. Rajiv Shah”: “Fortunatamente, il “WHO Pandemic Hub” ci sta già rendendo più attenti e
sicuri aiutandoci a tracciare minacce, trovare soluzioni e connettere paesi e
continenti.
Siamo
orgogliosi di collaborare con l’”Hub” per espandere il suo focus nel prevenire
le pandemie alimentate dal cambiamento climatico”.
(Alessio
Fortunati)
(Dott.
Alessio Fortunati, PhD. Dottore in Scienze Biologiche, Biologo Molecolare,
Saggista e libero pensatore.)
L’IDEOLOGIA
È MORTA,
VIVA
L’IDEOLOGIA!
Comedonchisciotte.org
- Nestor Halak – (12 Giugno 2023) – ci dice:
Una
delle favolette che hanno preso a raccontarci con più insistenza a partire
dalla fine della guerra fredda è stata quella della morte delle ideologie.
Uno
dei più sopravvalutati saggisti di tutti i tempi aveva addirittura scritto una
fortunatissima sciocchezza sulla fine della storia:
capirai,
non appena lui è arrivato, i tempi si sono compiuti.
Di
vero c’era solo che dopo la caduta dell’Unione Sovietica l’ideologia marxista
aveva perso quasi tutta la sua popolarità e, come era già successo alla fine
del fascismo, non si trovava più un comunista a pagarlo oro, anche se fino al
giorno prima erano comuni come le margherite in un prato a primavera.
I
vertici, ancora più voltagabbana del popolino, si erano infatti subito
affrettati a cambiare nome al partito ed a diventare ipso facto più realisti
del re.
Al
contrario l’ideologia
liberal capitalista, lungi dall’estinguersi, era cresciuta più forte che mai e mancandogli
una qualsiasi concorrenza socialisteggiante, non solo era diventata estremista,
ma aveva anche preso a vantarsi di non essere affatto un’ideologia, bensì la
realtà stessa, ammantandosi di valenze da legge fisica per sua stessa natura
intrasgredibile.
Le
“eterne leggi del mercato” erano divenute il nuovo vangelo.
Solo
che l’”ideologia mercantile” lasciata a sé stessa non porta certo
all’allargamento della classe media, cioè della condivisione del benessere tra
larghe fasce della popolazione, ma inevitabilmente alla progressiva concentrazione
della ricchezza in poche mani e alla proletarizzazione di tutti gli altri, come del resto
aveva profetizzato l’ormai negletto Marx.
Se negli anni settanta l’operaio sognava il
figlio dottore, adesso non era facile convincere quel dottore che i suoi figli
avrebbero dovuto diventare portatori di pizze in motorino o portatori a
recapito di pacchetti Amazon.
Così la narrativa del sistema ha cominciato a
battere sulla natura oppressiva del “posto fisso”, cosa che peraltro avevano
sempre sostenuto anche i contestatori degli anni sessanta, allora aspramente
avversati dalla destra, ma che aveva anche permesso a larghe fasce della
popolazione di raggiungere una sicurezza ed un livello di vita senza precedenti
in passato.
La
libertà non consisteva forse nel poter cambiare lavoro come e quando si voleva?
Non era forse viversene in giro all’americana senza legami?
E allora perché mai aspirare a costringersi a
vita ad una noiosa scrivania o, peggio, ad una avvilente catena di montaggio?
Un’altra
caratteristica fondante della società moderna divenuta dannosa nel “preteso
mondo post ideologico e post storico” è quella della nazionalità che ostacola
il potere nascosto delle grandi organizzazioni mondiali.
Peccato
che la base di qualsiasi democrazia liberale, anzi l’unico palcoscenico dove
era in qualche misura fiorita, fosse stato da sempre lo stato nazionale.
Solo a livello statale si tenevano elezioni,
vinceva la maggioranza e si potevano esprimere le proprie idee, non certo nei
luoghi di lavoro.
Era lo
stato a ridistribuire il reddito là dove il sistema capitalista, lasciato a se
stesso, non avrebbe mai e poi mai ridistribuito alcunché.
Quindi,
nella nuova situazione dove il potere veniva progressivamente trasferito dalle
istituzioni politiche a quelle economiche, la prima cosa da distruggere erano
proprio gli stati nazionali, in particolare quelli che avevano prodotto il
cosiddetto” miliardo d’oro”, cioè quella consistente parte dell’umanità che
aveva goduto di un benessere senza precedenti storici.
Gli
altri stati, quelli del terzo mondo, avevano molta meno importanza in quanto
non avevano mai realmente funzionato, anche perché fortemente ostacolati nel
proprio sviluppo dagli interessi occidentali che la concorrenza la gradivano
solo in teoria.
L’élite
americana si era convinta volentieri di aver vinto la guerra fredda per i
propri meriti, così come anni prima si era convinta di aver distrutto la
potenza militare della Germania.
In
realtà il Terzo reich era stato sconfitto dall’Unione Sovietica e anche la
guerra fredda, più che vinta dagli americani, era stata persa, per suicidio,
dagli stessi sovietici.
Ma ciò
non impedì certo agli arroganti statunitensi di ritenersi ormai padroni del
mondo ed in diritto di rimodellarlo a propria immagine e somiglianza con la
politica che hanno chiamato “globalizzazione”.
Poiché
negli Stati Uniti il potere era da tempo migrato dalle istituzioni democratiche
formali verso gli oligarchi e lo stato profondo da loro controllato, lo stesso
doveva ripetersi ovunque nel mondo.
La
globalizzazione come è stata intesa, è poco più di un’americanizzazione
universale.
Tuttavia
le apparenze andavano salvate, la farsa della più grande democrazia della
galassia andava tenuta in piedi ed uno stato che spendeva gran parte del suo
reddito nella “difesa”, con gran gaudio di tutto un sistema di corruzione
clientelare di entità, questa sì, galattica, doveva pur avere un nemico
credibile.
Ne fu così creato uno del tutto incredibile, il
terrorismo islamico, ma che fu fatto credere alla gente a forza di propaganda e
spettacoli pirotecnici.
In
seguito il nemico si è presentato davvero sotto le sembianze di Russia e Cina.
L’oligarchia
americana doveva essere la base del nuovo “governo mondiale informale” che
doveva essere costruito al di sopra e al di là dei vari governi nazionali e
avrebbe regnato attraverso il potere economico l’infiltrazione dei propri
uomini ed una serie di organizzazioni “globali” controllabili.
Si trattava
di portare il processo a compimento anche in Europa dove però esistevano
istituzioni robuste, sentimenti nazionali radicati, legislazioni a protezione
del lavoro, partiti politici con programmi diversificati, sindacati eccetera.
Per
distruggere tutto questo sono state adottate diverse strategie, tra le quali
spiccano la dislocazione all’estero della base industriale, la costituzione di una struttura
sovranazionale di comando non elettiva sfruttando le già esistenti Nato e U.E.,
l’immigrazione
di massa per
garantire il necessario annacquamento delle popolazioni locali al fine di
minarne la compattezza e la resistenza alla proletarizzazione, la presa di
possesso ferrea del sistema dei media convertito ad organo unico di propaganda,
la distruzione progressiva della pubblica istruzione (tornava ad essere
necessario un popolo ignorante), del sistema sanitario pubblico, della
legislazione a tutela del lavoro ed in generale di ogni forma statale di redistribuzione
della ricchezza.
Tenuto
conto che il liberismo era oramai “una legge di natura” e non più una
ideologia,
si sentiva
anche il bisogno di un nuovo sistema di credenze più spicce col quale
indottrinare e controllare le masse, qualcosa di orecchiabile, magari di già
sentito, nel quale la gente potesse riconoscersi e sentirsi moralmente
superiore ai non redenti.
Tutti
i media si sono perciò messi a pompare un’ideologia ad hoc, partita
inizialmente sotto l’etichetta di “politically correct” e sfociata infine in quello che
oggi si chiama ideologia “woke”, vocabolo traducibile in italiano come sveglio, nel
significato di stare all’erta.
Ricordate, ad esempio, il “non abbassare la
guardia” covidiamo?
Si può
dire che il “wokismo” è oggi il sistema ideologico che sottende al tentativo in
corso di rimodellare radicalmente lo stato del mondo.
Mi
pare che i punti principali di questa nuova fede poggino al momento su quattro
pilastri: il razzismo, il sessismo, la teoria della fluidità dei generi e
l’ecologismo catastrofista, conditi con una certa propensione all’esaltazione
del masochismo e della debolezza.
Altri
saranno magari aggiunti al bisogno.
Il razzismo viene presentato come il suo
opposto, cioè l’antirazzismo.
La narrazione afferma, contraddittoriamente, che le
razze non esistono, ma nonostante ciò i bianchi sono intrinsecamente colpevoli
in quanto i loro antenati, hanno prevalso con la forza su tutte le altre razze,
assoggettandole, sterminandole e rendendole strumento dei loro scopi egoistici.
Gli
attuali appartenenti a questa razza che a rigore non esiste, devono pertanto
espiare le colpe dei loro padri compensando i torti da loro commessi.
Il meccanismo ricorda da vicino quello del
“peccato originale” dei cristiani: pressappoco, un antenato mitico (stavolta
maschio), di nome Kipling avrebbe mangiato una noce di cocco dall’albero della “Scienza
della Discriminazione Razziale” disobbedendo alla “Grande Dea Terra” (il Dio
del cielo in quanto maschio non è più spendibile), e contaminando con tale
colpa tutti i suoi discendenti.
Pertanto,
qualsiasi resistenza al riconoscimento di colpevolezza o qualsiasi rifiuto di
pagarne il fio, magari nella forma di mantenere la propria identità e la
propria cultura, è qualificato come “fascista”, termine che nel frattempo ha
cessato di indicare un fenomeno storico preciso ed è stato ricostruito dai
media universali come sinonimo di “male assoluto” ed implica, tra l’altro,
anche lo sterminio degli ebrei.
Il
bianco deve “accoglienza” ai “migranti” e rispetto alla loro cultura al prezzo
(giusto), del suo livello di vita e delle sue tradizioni, in altre parole deve
accettare di buon grado che il suo paese diventi il paese di altri nel giro di
una generazione e senza compenso.
Facile
vedere i fini reali della manovra dietro la nebbia ideologica:
costituire
un esercito i lavoratori di riserva disposti a lavorare quasi gratis,
distruggere la legislazione a tutela del lavoro, distruggere gli stati
nazionali per favorire il passaggio del potere agli oligarchi, soprattutto
americani, che, con un piccolo aiuto dei media, possono presentarsi come illuminati, “visionari” e,
ovviamente, filantropi.
Per
quanto riguarda il sessismo il discorso è molto simile:
come
nel caso del razzismo, la concezione sessista della nuova ideologia si presenta
come il suo contrario, cioè come lotta alla discriminazione sessuale.
I
valori “giusti” e meritevoli di protezione sono quelli attribuiti al genere
femminile, il maschio (qui in palese contraddizione con la teoria dei generi
fluidi), viene narrato come intrinsecamente inferiore dal punto di vista
biologico, sociale e morale:
egoista,
incapace di dare la vita, ma portatore di morte e preda dei propri istinti
violenti.
Già il fatto di essere maschio lo rende
presuntivamente colpevole, di conseguenza ammazzare una donna è più grave che
ammazzare un uomo, altrimenti perché coniare il neologismo” femminicidio”?
Il reato di violenza carnale, esclusivamente
maschile, viene grottescamente ampliato fino al punto di includere
comportamenti blandamente scorretti che un tempo sarebbero passati quasi
inosservati.
Anche il maschio, come il bianco (figuriamoci
il maschio bianco), deve riscattarsi dalle colpe dei padri, cioè di una società
che è stata patriarcale, accettando di buon grado non la parità dei sessi come
costituzione vorrebbe, ma semplicemente il rovesciamento della situazione di
dominanza.
In
pratica l’unico modo di essere un maschio accettabile nella prospettiva wokista, così come si sta precisando in
molti paesi soprattutto di tradizione anglosassone, è quello di
femminilizzarsi.
E
veniamo alla teoria del genere fluido.
Questa, in spregio alla biologia, sostiene che il
sesso negli umani dipende dal proprio sentire soggettivo, che peraltro può
essere variabile nel tempo, nel senso che uno può sentirsi (e quindi essere),
uomo o donna, qualsiasi cosa in mezzo (o anche qualsiasi cosa al di fuori, se
riuscite ad immaginarlo), in periodi diversi della sua vita scelti a
piacere.
Al di là
della difficoltà di mantenere un equilibrio mentale o anche una memoria del
proprio genere in un dato pomeriggio, non è che ci sia qualcosa di moralmente
terribile in questo:
per quanto mi riguarda possono rappresentarsi
un poco come vogliono, il problema sorge
solamente quando si vuole imporre questo modo di sentire a tutta la società
come l’unico corretto, propagandandolo a scuola a bambini che mai ci avevano
pensato prima, stigmatizzando l’espressione di concezioni differenti,
modificando artificialmente la lingua a fini ideologici, imponendo a tutti
l’uso di parole “appropriate”, costruendo gabinetti per terzi sessi (perché non
quarti?), chiamando la mamma e il babbo genitore uno e genitore due, cambiando
i documenti, facendo gareggiare uomini in sport femminili:
in
sostanza trasformando quello che era un problema di una piccolissima minoranza
in un problema della stragrande maggioranza che dubbi sull’identità sessuale
non ne aveva mai avuti, ma che potrebbe anche averli, se glieli suggeriscono
con sufficiente insistenza, specie se li spacciano per atteggiamenti di gran
moda.
Come
per esempio è successo per le cosiddette “intolleranze alimentari”.
Manco
a dirlo in entrambi i casi si aprano prospettive di business molto promettenti.
Si
finisce insomma per ribaltare la situazione e far diventare perversi i normali
eterosessuali, vendendo per tolleranza una nuova intolleranza, solo di segno opposto
alla precedente, come se il problema degli zoppi si risolvesse azzoppando anche
quelli che camminano bene.
Naturalmente nessuno ha intenzione di tornare
alle persecuzioni degli omosessuali, ma il buon senso vuole che le preferenze
sessuali restino un fatto privato, irrilevante per la legge, non un leitmotiv
ideologico da sostituire alla politica vera.
Anche
in questo caso la giusta lotta di una minoranza oppressa, è stata presa in
carico da quello stesso potere che fino a pochi anni prima sbatteva in galera
per pederastia i suoi attuali beniamini, diventati tali solo perché oggi fa
comodo dividere le persone in categorie contrapposte e in lotta tra loro,
purché, ovviamente, si tratti di categorie fasulle, innocue, che non mettano
mai più in discussione la divisione tra ricchi e poveri.
Il
quarto cavallo di battaglia dell’ideologia Woche è l’ecologia messianica, anche
questa trafugata alle controculture e messa al servizio del potere.
È piuttosto difficile riuscire a convincere le persone
ad abbandonare il proprio livello di benessere per uno inferiore, specie se
questo livello è stato faticosamente raggiunto nel corso di una vita, può
invece risultare più facile farlo con i figli o con i figli dei figli che su
quello standard ci sono nati e non hanno esperienza diretta della miseria di
prima.
Occorre comunque trovare un buon motivo e la
salvezza del pianeta è evidentemente sembrato agli esperti della manipolazione
di massa un motivo ottimo.
Non si
corre il pericolo che venga interpretato come imposizione dall’alto dato che
tutti lo ricordano come introdotto da avversari del “sistema” e seguendolo ci
si può sentire ribelli e allo stesso tempo lavorare per il potere.
Inoltre
“salvare il mondo” incarna un antico archetipo umano infinite volte rivisitato
da Hollywood:
quello
dell’eroe senza macchia che sacrifica sé stesso (anche se a dire il vero se la
cava spesso), per la salvezza di tutti.
E cosa ci può essere di più grandioso di avere
l’opportunità di “salvare il pianeta”?
Per di
più, almeno all’inizio, si può fare con poca fatica, basta acquistare l’acqua
minerale da un’azienda che si dichiara “carbon free” anche se è un poco più
cara, possibilmente senza rendersi conto che il confezionamento stesso
dell’acqua in bottiglie di plastica non è di per sé il massimo della
correttezza ecologica.
Ve
l’immaginate la soddisfazione del ragionier Fantozzi che, dopo aver salvato il
pianeta, viene portato in trionfo in sala mensa col plauso dal direttore
ereditario e l’ammirazione della signorina Silvani?
La
metafora è forse un poco “Agee”, in linguaggio corrente si potrebbe tradurre
con “il
blogger Fantozzi che incanta milioni di follone e prende un grande sacco di
like”.
Se la
gloria e lo spirito di servizio non fanno per voi, non importa, è la “scienza”
che garantisce la bontà della causa, lo assicurano fior di studiosi, anche
Bruno Vespa, Mentana e Bono degli U2.
E poi non c’è alternativa, se non rinunciate
volontariamente alle comodità moderne per salvare il mondo, il caldo vi
arrostirà, i mari vi annegheranno e la terra non vi darà da mangiare neanche
più gli insetti (che tra l’altro sono buonissimi e nutrienti e non si capisce perché, se
mangiate i gamberetti, non dovreste apprezzare gli insetti).
Come
diceva un grand’uomo dall’alto profilo istituzionale, chi non “differenzia” la
spazzatura muore e fa morire anche il nonno (anche se, devo confessare, non mi
sono mai liberato dall’eretico sospetto che gli addetti alla raccolta rimettano
poi tutto insieme e lo sbattano in discarica).
Rinunciate
dunque alle seduzioni della società opulenta, diventerete degli eroi e nel “Walhalla
Mac Donald” cucinerà per voi squisiti hamburger di larve di coleotteri.
Devo
dire che in politica avevo ben compreso l’inganno nascosto nei due “poli
contrapposti” e nel “sistema maggioritario” fin dai tempi di Mario Segni (ve lo ricordate? C’è stato un tempo
che non lasciava mai i teleschermi), ma quando uscì all’improvviso quel pastrocchio
ideologico che va sotto il nome di “politicamente corretto” lo sottovalutai di
molto.
Mi
pareva la solita americanata passeggera:
troppo
stupido per essere preso sul serio.
Pensavo
che oramai la gente, almeno in questo paese, fosse in possesso delle chiavi di
interpretazione necessarie per evitare le sciocchezze più conclamate e non
avrebbe creduto in una supercazzola simile.
Ma mi
sbagliavo di grosso.
A
quanto pare non c’è nulla di troppo stupido per essere creduto.
Al
contrario, più un’idea è stupida e contraddittoria, più i credenti, per
riuscire a crederci loro stessi, ci si attaccano e diventano fondamentalisti in
un delirio di peccati e castighi.
Circostanza
che poi è diventata plateale col covid: infatti, ancora oggi, c’è gente che
insiste e ancora va in giro mascherata.
A tal
proposito un episodio del marzo 2021 mi ha fatto capire molte cose.
All’epoca
erano vietate le riunioni anche private con più di pochissime persone, ma non
mi era passato per la mente che ciò potesse riguardare il doppio compleanno che
usavamo organizzare insieme ad un vecchio amico, così lo chiamai per
accordarsi.
Oramai
era trascorso un anno dallo scoppio della pandemia e mi pareva assodato che il
danno vero lo facessero i rimedi, più che il male.
E poi
un fiero contestatore degli anni settanta qual’ era l’amico, non avrebbe certo
aderito ad una pagliacciata simile.
Insomma ero fermamente convinto che “noi” ce
ne fregassimo bellamente dei divieti della polizia sanitaria.
E
invece no:
sentenziò
che era da irresponsabili riunirsi in quelle condizioni.
Non seppi cosa rispondere e per poco non andai
in terrazza a gridare “andrà tutto bene”.
Ma
allora cos’era quella “Lotta Continua” di cui parlavano i manifestini che il
nostro eroe distribuiva all’uscita di scuola?
Da
allora ho cominciato ad avere paura del covid e a piangere sull’avvenuto
trapasso delle ideologie.
Cerco
un centro di gravità permanente
che non mi faccia mai cambiare idea sulle
cose e sulla gente.
I
DEMOCRATICI USA STANNO SOSTITUENDO
LA
DEMOCRAZIA CON LA TIRANNIA.
Comedonchisciotte.org
- Redazione CDC - Paul Craig Roberts – (13 Giugno 2023) – ci dice:
Il
presidente degli Stati Uniti è ora Joe Biden.
I Democratici e le agenzie di sicurezza, tutti
corrotti, immorali e anti-americani hanno iniziato l’assalto a Donald Trump
sette anni fa con le assurde accuse che Trump si fosse alleato con il
Presidente russo Putin per interferire nelle elezioni presidenziali
statunitensi, garantendosi la vittoria.
Questo
ha portato all’assurda indagine del Dipartimento di Giustizia (sic) sul “Russiagate”,
che si è conclusa dopo anni di trascinamento di Trump nel fango con un rapporto
del Consiglio speciale che ha stabilito che l’accusa non aveva alcuna base di
fatto e si rifletteva negativamente sull’onestà e la professionalità dell’FBI.
Ma il “Russiagate”
non è stato la fine.
Ci
sono stati due tentativi di impeachment da parte dei Democratici, basati
unicamente sugli ordini del complesso militare/sicurezza ai Democratici di
sbarazzarsi di un Presidente che intendeva normalizzare le relazioni con la
Russia, riducendo così il budget e il potere del complesso militare/sicurezza.
Questi
sforzi sono falliti al Senato.
Quindi
i Democratici hanno usato il loro controllo delle principali città degli Stati
in bilico per rubare le successive elezioni presidenziali.
La
prova è in tutta la scena elettorale, ma le “prostitute della stampa”
dichiarano che “nessuna elezione è stata rubata” senza un briciolo di indagine e ora
la prova schiacciante che le elezioni sono state rubate viene censurata con
l’accusa di essere disinformazione.
Con le
elezioni rubate, e con il furto così evidente, milioni di veri americani – non la spazzatura Woke, la spazzatura
transgender, la spazzatura della perversione sessuale che costituisce il
Partito Democratico – si sono riversati a Washington per mostrare il sostegno del
popolo americano al Presidente Trump, che ha chiaramente vinto le elezioni,
ricevendo persino più voti di quanti ne abbia ottenuti nella sua sconfitta
contro Hillary Clinton.
Dai
video che sono stati diffusi e da altre prove accumulate, ora sappiamo che non
c’è stata nessuna insurrezione del 6 gennaio.
È
stata un’invenzione dell’FBI e delle prostitute mediatiche americane,
totalmente corrotte.
Ci si
stupisce della bassa opinione che i Democratici e l’FBI hanno del popolo
americano, tanto da pensare che un’insurrezione possa essere costruita su una
persona che si scatta un selfie mentre è seduta sulla sedia di Nancy Pelosi.
I
Democratici, utilizzando il “Dipartimento di Giustizia totalmente armato”, ora
non diverso dalla “Gestapo nazista”, hanno effettivamente imprigionato 1.000
americani onesti che amano il loro Paese per aver partecipato a una
manifestazione per il Presidente Trump.
E
nessuno si è lamentato. Non la magistratura federale. Non le scuole di legge.
Non i repubblicani “RINO”, e certamente non i “media” americani, un insieme di
propagandisti puttane per l’élite al potere.
Poi
c’è il “pornostar gate”.
Un’attempata Stormi Daniels ha affrontato Trump con una richiesta
di denaro o lo avrebbe accusato di una relazione sessuale durante la sua prima
campagna presidenziale.
Gli
avvocati di Trump dissero di darle i soldi.
Gli
avvocati li hanno addebitati come spese legali, il che ha perfettamente senso,
ma il corrotto sistema giudiziario democratico di New York (sic) sostiene che
avrebbero dovuto essere dichiarati come contributi per la campagna elettorale
da Trump a sé stesso.
Questa
è la posizione personale del procuratore nero e non ha alcuna base legale. Utilizzando manipolazioni legali
ancora inspiegabili, lo Stato di New York sta cercando di processare Trump per
un reato federale secondo le leggi dello Stato di New York.
Ma
anche questo non è bastato.
L’assalto a Trump è stato seguito dal “Documentsgate”.
È
consuetudine che i presidenti conservino documenti riservati.
Data la preferenza del governo statunitense
per la classificazione di tutto, un Presidente non ha alcuna base per le sue
memorie o per la difesa della sua amministrazione se non gli vengono concessi i
documenti che documentano la sua amministrazione.
Biden,
l’attuale occupante illegittimo di uno Studio Ovale rubato, è stato trovato in
possesso di un numero molto maggiore di documenti classificati risalenti alla
sua Vicepresidenza, un ufficio che non ha il potere di declassificare i
documenti. Inoltre, i documenti sono sparsi ovunque, persino nel bagagliaio
della sua Corvette.
MA NON
C’È ALCUNA INDAGINE SU “BIDEN”.
NON
C’È ALCUNA INDAGINE DELL’FBI SU “HUNTER BIDEN”, NONOSTANTE LE PROVE
INCRIMINANTI CONTENUTE NEL SUO PORTATILE.
L’INDAGINE DELL’IRS SU HUNTER BIDEN PER FRODE FISCALE
È STATA BRUSCAMENTE INTERROTTA E LA TASK FORCE È STATA SCIOLTA.
NON
C’È ALCUNA INDAGINE SU BIDEN PER AVER USATO IL DIPARTIMENTO DI GIUSTIZIA
STATUNITENSE PER INTERFERIRE NELLE ELEZIONI PRESIDENZIALI.
Questo
dovrebbe far capire qualcosa agli americani sprovveduti.
In
America la legge è stata trasformata in arma.
Viene
usata solo contro gli americani che amano il loro Paese e un Presidente che si
batte per il popolo contro l’establishment corrotto.
“Alan
Dershowitz,” professore emerito di diritto dell’Università di Harvard, è un
uomo di Sinistra.
Tuttavia,
capisce che una legge armata, come quella statunitense, non è compatibile con
nulla se non con la tirannia.
“
Dershowitz” afferma che l’atto di accusa per il “caso Documentsgate” non supera
il test legale.
Tuttavia,
“Dershowit”z afferma che l’atto d’accusa contiene due paragrafi che potrebbero
creare problemi a Trump.
Si
presume che Trump abbia mostrato a uno scrittore non identificato un piano
confidenziale del generale” Mark Milley”, capo degli Stati Maggiori Riuniti,
per attaccare l’Iran.
Sei giorni prima,” Milley” aveva
apparentemente mentito affermando che stava lottando per impedire a Trump di
ordinare un attacco all’Iran, mentre era stato lo stesso” Milley” a redigere il
piano di attacco.
Non ci
sono prove che Trump abbia mostrato il documento allo scrittore. Probabilmente
l’ha semplicemente tenuto in mano lamentandosi del fatto che, essendo
classificato, non poteva renderlo pubblico per difendersi dalle false accuse di
“Milley”.
Non mi
risulta che lo scrittore abbia pubblicato il documento o vi abbia fatto
riferimento.
In altre parole, non ci sono prove che Trump abbia
rivelato qualcosa di diverso dall’esistenza del documento.
Quindi
questo caso contro Trump è inesistente come tutti gli altri.
La
domanda è: come può andare avanti così a lungo? Un’accusa falsa dopo l’altra
per sette anni.
Abbiamo
un Biden corrotto, che l’FBI si rifiuta fermamente di indagare, che porta
avanti un’accusa federale senza senso contro il suo concorrente alle elezioni
presidenziali.
Nella
storia americana, quale candidato presidenziale ha mai usato un’accusa federale
per eliminare dalla corsa presidenziale il suo concorrente che lo precedeva con
una maggioranza insormontabile?
Questa
è l’America di oggi.
Non c’è Legge, ma solo un’arma.
Nessuna giustizia, solo una presa di potere.
Nessuna obiezione da parte di tribunali,
Congresso, scuole di legge e media.
Il regime di Biden ci ha riportato all’epoca della
Gestapo nazista.
Il governo degli Stati Uniti ha assunto le
sembianze del Terzo Reich e i media puttanieri fanno il tifo per la tirannia.
Qual è
la posizione del popolo?
I
Democratici si rendono conto di ciò che stanno facendo?
Concentrati sull’ottenere la loro “figura d’odio”,
stanno irrimediabilmente dividendo il Paese in modo così profondo da mettere in
discussione il nome “Stati Uniti”.
E,
peggio ancora, stanno distruggendo la grande conquista della civiltà
anglo-americana: la creazione della libertà civile e di un governo soggetto
allo Stato di diritto.
Quando
la Legge viene armata, c’è il dominio di chiunque sia in carica.
Questa
è la definizione di tirannia.
Per essere chiari, i Democratici stanno
creando una tirannia per tutti gli americani, compresi loro stessi.
Svegliatevi
americani.
Trump
è l’ultimo ostacolo alla tirannia. Trump viene distrutto, ma il vero obiettivo
siete voi.
Se il
popolo non si solleva e non si libera del male che lo affligge, gli Stati Uniti
d’America sono storia, e così un popolo libero.
(Paul
Craig Roberts)
(Paul
Craig Roberts, economista e saggista.)
L’Europa
Vuole che la Benzina
costi
2,28 euro al litro.
Conoscenzealconfine.it
– (13 Giugno 2023) - Gianluigi Giannetti – ci dice:
Una
direttiva europea approvata lo scorso maggio prevede che dal 2027 i produttori
petroliferi paghino in base alla CO2 emessa.
Questo
comporterebbe un trasferimento dei costi aggiuntivi sul prezzo dei carburanti
alla pompa.
Mentre
discutiamo la prossima normativa “Euro 7” e i maggiori costi che porta al
prezzo delle vetture, considerandola l’ennesimo montante ai fianchi del
settore, arriva da Bruxelles un gancio al mento che rischia di stendere gli
automobilisti.
La
nuova direttiva europea 2023/959 del Parlamento e del Consiglio del 10 maggio
2023 introduce una profonda riforma del “sistema Ets” (Emission Trading System) che regola lo scambio di quote di
emissioni di CO2, il mercato che dal 2005 ha permesso alle aziende di alcuni specifici
settori energetici ed industriali, sostanzialmente, di acquistare il permesso
di inquinare.
La
nuova direttiva si estende al trasporto via nave, ma soprattutto prevede la
creazione di un nuovo mercato delle emissioni destinato al riscaldamento
domestico e ai trasporti su gomma.
In
sostanza, le aziende petrolifere dovranno pagare per la CO2 emessa nella
fabbricazione di carburanti, ma il costo aggiuntivo è destinato a scaricarsi
inevitabilmente sul prezzo finale di benzina e gasolio.
Il
sistema entrerà in vigore dal 2027, con previsioni allarmanti.
Un
gancio dritto al mento degli automobilisti europei che, nelle polemiche
sull’”Euro 7”, in pochi hanno visto passare.
Dare e
Avere.
Il
primo passo per comprendere il rischio, è spiegare con semplicità il
meccanismo dei crediti di CO2, che si basa su aziende che investono in progetti
di salvaguardia dell’ambiente e di cattura o riduzione dei gas serra, guadagnandone in cambio dei titoli,
delle “azioni
verdi” che poi mettono regolarmente in vendita.
Vengono
acquistate da imprese che per la natura delle lavorazioni di cui si occupano
emettono grandi quantità di C02, dunque sono in debito.
Il
credito acquistato e pagato in euro per tonnellata di CO2 lo bilancia, e nella
pratica consente di continuare ad emettere.
Banalizzando,
i “cattivi” comprano buone azioni, ma non succede su un mercato ingenuo.
Il Silenzio
degli Innocenti.
La
nuova direttiva Ue 2023/959 interessa ora anche il consumo di massa dei
carburanti.
Formalmente
deve essere recepita dallo Stato italiano (dopo l’approvazione parlamentare di
un’apposita legge delega al Governo e conseguente passaggio in Consiglio dei
ministri) e
prevede alcune tutele per gli automobilisti e delle fasce più vulnerabili della
società, con un Social Climate Fund (fondo sociale per il clima) per interventi destinati a calmierare
i prezzi.
Strumenti
ancora piuttosto generici, come lo è il divieto per i fornitori di carburante
di trasferire più della metà dei costi ai consumatori finali.
In un
ambito di investimenti finanziari, a contare più delle percentuali sono gli
ordini di scala, che nel nuovo mercato separato dei crediti per autotrasporto
sono destinati a decollare.
Le istituzioni europee mirano a limitare il
nuovo prezzo delle quote CO2 ad un massimo di 45 euro per tonnellata, che
equivarrebbero a 10 centesimi di costo aggiuntivo per litro di benzina, 12
centesimi per litro di gasolio.
Guardando
alla progressione dei prezzi nell’attuale mercato “Ets”, le conclusioni sono
sconfortanti.
Le aste europee hanno visto salire il prezzo
delle quote dagli 8,34 euro del gennaio 2018 alla media di 86,17 euro prevista
per il 2023 e 96,19 euro per il 2024, secondo una analisi condotta dalla
agenzia Reuters, mentre la previsione dei prezzi medi nel 2025 sale a 104,84
euro/tonnellata.
Ma c’è
purtroppo molto di più.
Fidarsi
dei Calcoli.
Secondo
le proiezioni della “Iea”, International Energy Agency, il prezzo delle quote nel nuovo
mercato coinvolgerà un numero così superiore rispetto agli operatori del
sistema attuale, da far lievitare la richiesta e dunque i prezzi delle quote in
vendita, per effetto della mancanza di una corrispondente quantità di società
impegnate a generarle, con progetti ambientali che richiedono tempi sempre più
lunghi per essere realizzati.
Una
crescita esponenziale della domanda potrebbe portare ad un prezzo per
tonnellata di CO2 pari a 200 euro, ovvero 53 centesimi per litro di gasolio e
47 centesimi per litro di benzina.
Quindi,
ipotizzando l’applicazione di quell’aumento ai prezzi medi attuali dei
carburanti, la benzina salirebbe a 2,288 euro al litro, mentre il gasolio
arriverebbe a 2,191 euro al litro, al netto di eventuali imposte.
O ancora oltre.
Analizzando
il testo della direttiva Ue 2023/959 scopriamo infatti che il limite di 45 euro per
tonnellata rappresenta per le istituzioni comunitarie un calcolo, non un limite
invalicabile, tanto
che superandolo scatterebbe il rilascio di 20 milioni di quote aggiuntive e
gratuite.
Un granello di sabbia in un settore che, a
regime, si prevede consumi 1.000 milioni di tonnellate di CO2 l’anno.
Secondo
uno studio finanziato dal ministero della ricerca tedesco, se i paesi dell’UE non
adottano ulteriori misure di politica climatica, il prezzo potrebbe toccare nel
medio termine addirittura i 350 euro.
(Gianluigi
Giannetti)
(gazzetta.it/motori/la-mia-auto/10-06-2023/prezzo-benzina-l-europa-vuole-che-aumenti-a-2-28-euro-al-litro.shtml)
L’AUTORE
DI “LIMITS TO GROWTH”
PROMUOVE
IL GENOCIDIO DELL’86%
DELLA
POPOLAZIONE MONDIALE.
Comedonchisciotte.org - Katia Migliore – (11
Giugno 2023) - Rhoda Wilson, expose-news.com – ci dice:
Il
Club di Roma è una associazione non governativa, di scienziati, economisti,
uomini e donne d’affari, alti dirigenti pubblici internazionali e capi di
Stato, fondata nell’aprile del 1968 dall’imprenditore italiano Aurelio Peccei e
dallo scienziato Alexander King.
La prima riunione si svolse a Roma, presso la
sede dell’”Accademia dei Lincei” alla Villa Farnesina.
Nel 1972 il Club di Roma pubblicava il suo
primo rapporto “Limits to growth”, tradotto in italiano come “Rapporto sui limiti dello
sviluppo”,
un’opera ormai iconica in quanto vero spartiacque per l’ambientalismo
scientifico, conosciuta anche come “Rapporto Meadows”, impregnata di
malthusianesimo.
In questo articolo “Rhoda Wilson” affronta
l’argomento.
L’autore
di “Limits to growth” promuove il genocidio dell’86% della popolazione mondiale.
“Dennis
Meadows”, uno dei principali autori de “Limits to growth” è socio onorario del
Club di Roma e membro del World Economic Forum.
Se
pensavate che la sua ideologia si fosse ammorbidita e fosse diventata meno
antiumana dalla pubblicazione del suo libro, vi sbagliavate.
In un
video del 2017 rifletteva sulle sue speranze che l’imminente inevitabile
genocidio dell’86% della popolazione mondiale possa essere compiuto
pacificamente sotto una dittatura “benevola”:
“Potremmo
avere otto o nove miliardi, probabilmente, se abbiamo una dittatura molto forte
che è intelligente … e [le persone hanno] un basso tenore di vita… Ma vogliamo avere libertà e vogliamo avere un
alto tenore di vita, quindi avremo un miliardo di persone.
E ora
siamo a sette, quindi dobbiamo tornare giù.
Spero
che questo possa essere lento, relativamente lento e che possa essere fatto in
un modo che sia relativamente uguale, sai, in modo che le persone condividano
l’esperienza.”
Come
diventerà evidente alla fine di questo articolo, non è un caso che le parole di Meadows riecheggino le parole del” Global
Biodiversity Assessment del 1995” presentato per la prima volta alla conferenza delle Nazioni Unite
sui cambiamenti climatici COP1 che affermava:
“Un “mondo agricolo” in cui la maggior
parte degli esseri umani sono contadini, dovrebbe essere in grado di sostenere
da 5 a 7 miliardi di persone … Al contrario, una stima ragionevole per una
società mondiale industrializzata all’attuale tenore di vita materiale
nordamericano sarebbe di un miliardo.”
Ciò
che i sostenitori di questa ideologia sembrano omettere di menzionare è che,
secondo” Worldometer”, la popolazione mondiale è attualmente superiore a otto
miliardi, il che non corrisponde alle loro previsioni allarmanti.
C’è
una buona ragione per cui evitano gli scenari del mondo reale perché i loro
modelli sono un gioco di prestigio, perciò manipolano i dati.
Mentre
molti hanno ormai familiarità con la manipolazione della modellazione predittiva
da parte di “Neil Ferguson” durante “la crisi del covid-19”, una rete di potenti malthusiani ha
usato le stesse tattiche per la maggior parte del secolo scorso per vendere e
imporre la propria agenda.
I
malthusiani sono i discepoli di Thomas Malthus (1766-1834). Malthus ha promosso la tesi
matematica secondo cui i livelli di popolazione tenderanno sempre alla crescita
geometrica, mentre le risorse agricole tenderanno alla crescita aritmetica con
conseguente “punti di crisi” relativamente prevedibili.
Malthus
credeva che gli ingegneri sociali che rappresentavano l’impero britannico
dovessero usare questi “punti di crisi” per gestire scientificamente il “gregge
umano”.
Malthus credeva che la natura donasse alla
classe dominante alcuni strumenti che avrebbero permesso loro di svolgere
questo importante compito, vale a dire la guerra, la carestia e le malattie.
Fondato
nel 1968, il Club di Roma istituì rapidamente filiali in tutto il mondo
occidentale con membri che concordavano tutti sul fatto che la migliore forma
di governo della società fosse una dittatura scientifica.
È
un’organizzazione non governativa globalista (“ONG”) che convoca incontri tra
capi di stato, membri di famiglie reali, imprenditori, finanzieri
internazionali, studiosi accademici, scienziati di laboratorio e amministratori
di istituzioni di governance globale, come le Nazioni Unite (“ONU”), la Banca
mondiale, il Fondo monetario internazionale (“FMI”) e l’Organizzazione per la
cooperazione e lo sviluppo economico (“OCSE”).
Modellato
sulla struttura della “Tavola Rotonda” del Gruppo Bilderberg, del Royal
Institute for International Affairs (“RIIA”) e del Council on Foreign Relations
(“CFR”), il Club di Roma facilita riunioni in cui i delegati pianificano
l’economia globale attraverso la gestione pubblico-privata delle risorse
naturali e umane del mondo in conformità con l’ecologia malthusiana dello
sviluppo sostenibile.
Nel
1972, il Club di Roma nel “Limits to growth” pubblicò i risultati di previsioni
simulate al computer calcolate da un gruppo di statistici reclutati dal
Massachusetts Institute of Technology (“MIT”).
È stato il culmine di uno studio biennale intrapreso
dal team del MIT sotto il titolo nominale di” Jay Forrester” e “Dennis Meadows”.
I limiti della crescita è probabilmente il
libro più influente sulla “sostenibilità”.
È diventato la bibbia e il progetto del “nuovo
movimento anti-umanista” che ha dato vita all’”agenda del “Green New Deal” di
oggi”.
I
limiti dello sviluppo del Club di Roma non sono solo malthusiani in linea di
principio, ma un’indagine della sua bibliografia rivela che è anche supportata
da ampie citazioni da una serie di “malthusiani-eugenisti” e istituzioni affiliate che sono state dedicate
al controllo della popolazione.
Un
articolo del 2012 che celebrava il 40° anniversario del libro affermava:
“Vale
la pena rivisitare Limits to growth oggi perché, più di ogni altro libro, ha
introdotto “il concetto di cambiamento climatico antropocentrico” [causato dall’uomo] a un pubblico
di massa”.
Vale
la pena rivisitare “Limits to growth” anche per altri motivi.
Uno
dei motivi è che “Limits to growth” è stato il primo del suo genere a fondere
la temperatura globale con variabili economiche come la “crescita della
popolazione”, la “perdita di risorse” e la categoria sotto definita di
“inquinamento”.
Utilizzando
equazioni lineari per estrapolare le tendenze nel futuro, Meadows e i suoi
coautori, uno dei quali era sua moglie, avevano posto le basi per due
principali errori:
Il
tessuto dello spazio-tempo fisico che modella l’universo rilevabile è
intrinsecamente non lineare e quindi non esprimibile da alcuna forma di
equazioni lineari indipendentemente dalla potenza di calcolo coinvolta.
La mente creativa umana è più esplicitamente
non lineare in quanto è legata a stati di esistenza non formalizzabili come
l’ispirazione, l’amore per la verità, la dignità e la bellezza che nessun
sistema binario può approssimare.
I programmatori del Club di Roma ignorarono
questi fatti e presumevano che l’universo fosse binario come il loro software.
I set
di dati stessi potevano essere facilmente distorti e riformulati in base ai
controllori dei programmatori di computer che aspiravano a modellare la
politica del governo.
Abbiamo
già visto come questa tecnica sia stata utilizzata per guidare risultati
fallaci di scenari futuri sotto la mano di “Neil Ferguson” dell’Imperial
College e la stessa tecnica è stata applicata anche nella modellazione
ecologica.
Un
altro motivo per rivisitare “Limits to growth” è quello di evidenziare
l’influenza che ha avuto e ha ancora sulle organizzazioni sovranazionali.
Per decenni,” il guru del New Age” Barbara Marx
Hubbard –
che ha chiesto che un quarto della popolazione umana fosse eliminata per
inaugurare un “Nuovo Ordine Mondiale” – ha sostenuto il transumanesimo e lo
sviluppo sostenibile malthusiano, che è il punto cruciale del Grande Reset e
della Quarta Rivoluzione Industriale.
“Le
teorie malthusiane sulla sovrappopolazione” della “Hubbard” furono in parte
ispirate da “Limits to growth”.
Infatti, nel suo” Book of Co-Creation” ci sono
molteplici passaggi che mettono in guardia sui “limiti alla crescita”
malthusiani che potrebbero portare a catastrofi ecologiche.
Ha
anche incontrato personalmente il co-fondatore del Club di Roma, Aurelio Peccei
che ha spinto il “World Economic Forum” ad adottare i principi malthusiani di “Limits
to growth” al terzo incontro annuale del World Economic Forum nel 1973.
Ultimo,
ma non meno importante, abbiamo il membro del Club di Roma e autore di “Limits
to growth” [Dennis Meadows], che ha manipolato il suo modello predittivo,
sperando che una “dittatura” abbatta lentamente e “pacificamente” l’86% della
popolazione mondiale.
Nessuno
dovrebbe celebrare “Limits to growth” o l’”agenda 30” che sta promuovendo il “Green New Deal” di oggi ,
che è in
realtà la vostra [nostra] scomparsa.
(Rhoda
Wilson, expose-news.com)
(expose-news.com/2023/05/02/club-of-rome-genocide-of-the-worlds-population/)
La
guerra perpetua dell'America:
sei
domande.
Globalresearch.ca
- Joseph H. Chung – (12 giugno 2023) – ci dice:
Chi
sono i beneficiari delle guerre americane?
L'ex
presidente americano Jimmy Carter ha dichiarato nel 2018 che in America ci sono
stati 226 anni di guerre dalla sua indipendenza che ha avuto luogo 242 anni fa,
lasciando così solo 16 anni di pace.
Dalla
seconda guerra mondiale, ci sono stati 32 conflitti militari americani che
hanno coinvolto dozzine di paesi.
Alcuni
di questi conflitti militari durano da oltre vent'anni e altri continuano
ancora.
In
altre parole, gli Stati Uniti sono un paese di guerra perpetua.
La guerra è un'attività umana terribilmente
distruttiva.
Milioni di esseri umani sono stati
sacrificati.
Decine di trilioni di dollari di abitazioni,
scuole, fabbriche, ospedali e altre infrastrutture sono state distrutte nei
paesi che sono stati bersaglio di attacchi militari americani.
La
guerra perpetua ha distrutto le fondamenta stesse della libertà e della democrazia;
ha impedito uno sviluppo economico sano ed
equo del mondo;
ha
portato alla violazione dei diritti umani;
Ha rovinato i valori tradizionali di molti
paesi e, soprattutto, ha causato sofferenze umane durature.
La
guerra perpetua multimiliardaria dell'America ha negato e privato milioni di
americani di un reddito decente, alloggi adeguati, alimenti necessari,
assistenza sanitaria necessaria, sicurezza per strada, infrastrutture
affidabili, istruzione essenziale e altri beni e servizi necessari per vivere
in discesa.
Prima
di andare oltre, vorrei citare la storica dichiarazione del presidente “Dwight
Eisenhower”.
"Ogni cannone che viene costruito,
ogni nave da guerra lanciata, ogni razzo sparato significa in ultima analisi un
furto da parte di coloro che hanno fame e non sono nutriti, di coloro che hanno
freddo e non sono vestiti.
Questo
mondo in armi non sta spendendo solo denaro, sta spendendo il sudore dei suoi
operai, il genio dei suoi scienziati, la speranza dei bambini.”
(Discorso
del presidente Dwight Eisenhower alla North American Society of News editors,
16 aprile 1953)
In
questo documento, pongo le seguenti sei domande:
Quante
guerre hanno intrapreso gli Stati Uniti dalla seconda guerra mondiale?
Come
sono organizzate le guerre americane?
Qual è
lo scopo delle guerre americane?
Chi
sono i beneficiari delle guerre americane?
Quali
sono gli impatti negativi delle guerre americane?
Le
guerre americane continueranno?
Quante
guerre hanno intrapreso gli Stati Uniti dalla seconda guerra mondiale?
Ci
sono indubbiamente diversi modi di definire la guerra.
In questo articolo, definisco la guerra in
termini di interventi militari americani. Definito così, ho contato 32 guerre
intraprese dagli Stati Uniti dalla seconda guerra mondiale.
Ho classificato
queste guerre nei seguenti termini:
invasione
(23 casi),
"guerra
civile" (7 casi), e
guerra
multi-bersaglio (2),
che dà
32 guerre che hanno avuto luogo dalla seconda guerra mondiale, nel corso della
cosiddetta "era postbellica".
Ci
sono ragioni per credere che ci siano ancora molti interventi militari non
dichiarati condotti da appaltatori di guerra e unità delle forze operative
speciali sparse in 1.000 basi in 191 paesi.
Di seguito è riportato l'elenco delle guerre
americane.
Invasioni,
Guerra
di Corea (1950-1953), Guerra del Vietnam (1955-1975); Cubano,Baia dei Porci
(1961), Libano (1982-1984), Grenada (1983), Bombardamenti in Libia (1984),
Guerra delle petroliere-Golfo Persico (1984-1987), Panama (1989-1990), Guerra
del Golfo (1989-1991), Guerra in Iraq (1991-1993), Guerra di Bosnia
(1992-1995), Haiti (1994-1999), Kosovo (1998-1999), Afghanistan (2001-2021),
Yemen (2002-oggi), Iraq (2003-2011), Pakistan (2004-2018), Somalia (2007-oggi)
Libia (2011), Niger (2013-oggi) Iraq (2014-2021), Siria (2014-oggi), Libia
(2015-2019). [Ucraina, ancora da categorizzare]
Guerre
civili:
Indocina
(1959-1975), Indonesia (1958-1961) Libano (1958), Repubblica Dominicana
(1968-1966), Corea DMZ (1966-1969), Cambogia (1967-1975) Somalia (1991-oggi).
Guerre
multi-bersaglio:
Operazione
Ocean Shield: posizione, Oceano Indiano (2008-2016), Operazione Observant
Compass: posizione, Uganda e Africa centrale (2011-2017).
Come
sono organizzate le guerre americane?
Per
comprendere la natura e le implicazioni della guerra perpetua negli Stati
Uniti, è necessario introdurre il concetto di” American Pro-War Community” (APWC).
Nella
letteratura e nei media, usiamo la nozione di complesso militare-industriale (MIC) per descrivere il vasto sistema
di guerre perpetue degli Stati Uniti.
Ma, in
realtà, il sistema della guerra perpetua coinvolge molti più individui e
organizzazioni che nel “MIC”.
L'APWC è una comunità strettamente unita
che promuove i propri interessi a spese del benessere degli americani comuni e
degli interessi delle persone dei paesi target.
È così
ben organizzato, così ben radicato e così potente che è quasi impossibile
dissolverlo.
Il
gruppo centrale dell'AWPC comprende le corporazioni belliche e il governo
federale guidato dal Pentagono, dal Congresso, dal Senato e da altre agenzie
governative.
Ci
sono due gruppi di supporto che comprendono tutti i tipi di istituzioni e
organizzazioni.
C'è il
gruppo che sostiene la fornitura di beni e servizi bellici.
Poi,
c'è il gruppo che sostiene la creazione della domanda di beni e servizi
bellici.
L'efficienza
dell'intero sistema di produzione e vendita di beni e servizi bellici dipende
da come il gruppo centrale e i gruppi di supporto possono lavorare insieme in armonia
per raggiungere gli obiettivi delle guerre, vale a dire, la massimizzazione del
profitto e la condivisione intra-APWC del profitto.
Fornitura
di beni e servizi bellici.
La
fornitura di beni e servizi bellici è assicurata dalle corporazioni belliche
che producono armi, dagli imprenditori edili che costruiscono ogni sorta di
edifici e li gestiscono, dalle società di servizi di ristorazione che
forniscono cibi e bevande per i GI, dalle società di informazione che offrono
le informazioni necessarie per le guerre e persino dagli accademici che offrono
idee e tecnologie.
Negli
Stati Uniti 40 grandi società di guerra hanno un fatturato annuo di quasi $ 600
miliardi.
La
seguente tabella mostra l'importanza delle cinque principali corporazioni
belliche negli Stati Uniti.
Tabella
1. Cinque
grandi società di guerra: vendite annuali (miliardi di dollari) 2022 e crescita (ultimi
anni: %).
LM (Lockheed Martin), NG (Northrop Grumman);
Sorgente GD (General Dynamics).
La
vendita annuale combinata delle cinque aziende leader nel 2022 è stata di ben $
241,8 miliardi di cui $ 183,3 miliardi per la vendita di beni e servizi
militari, ovvero il 75,8% della vendita totale.
La
fornitura di beni e servizi bellici si basa sulla vasta catena di produzione
che coinvolge fornitori stranieri e nazionali di materie prime e prodotti
intermedi. Inoltre, gli accademici e le società di informazione offrono
informazioni, tecnologia e altri servizi necessari per la produzione di armi.
Di
seguito è riportato un elenco delle università ben note che sono profondamente
coinvolte nelle guerre americane.
Ognuna
di queste università produce, per l'industria bellica, una varietà di prodotti
e servizi bellici.
In
questo documento, per ogni istituzione accademica, viene menzionato un solo
prodotto o servizio tipico.
Non
meno del 70% dei progetti di ricerca universitaria sono finanziati dal
Pentagono:
Il
Boston College aiuta l'Air Force.
L'Università
del Massachusetts Lowell sviluppa mono-tecnologia per l'esercito.
Tufts
University migliora le prestazioni cognitive e fisiche dei soldati.
Il MIT
sta producendo così tanti beni di guerra e servizi che è noto come una
"società di guerra".
Columbia
University e Brown University sviluppano, per DARPA (Defence Advanced Research
Project Agency), il sistema di ingegneria neurale.
L'Università
di Princeton produce hardware per la progettazione e la verifica di circuiti
integrati open source
L'Università
di Dartmouth vende l'apprendimento automatico.
La
Pennsylvania University sviluppa l'intelligenza artificiale.
La
Stanford University sviluppa tecnologia per la guerra chimica e così tanti
altri beni e servizi bellici che è considerata in collaborazione con le
corporazioni di guerra.
L'Università
di Harvard sviluppa materiali educativi per la guerra ed è la principale fonte
di risorse umane per le industrie belliche.
A proposito, ha prodotto la bomba al napalm
ampiamente utilizzata nella guerra di Corea, nella guerra vietnamita e in altre
guerre.
La
John Hopkins University produce gli strumenti necessari per la valutazione
della capacità offensiva alternativa necessaria per le battaglie in mare aereo,
cyberspazio.
La
triste storia è che le università americane dipendono così tanto dai soldi
della guerra che stanno perdendo la loro missione originale.
(Capire
l'industria bellica eBook : Christian Sorensen: Kindle Store - Amazon.com)
“Christian
Sorensen” (Understanding the War Industry, Clarity Press 2022) ha qualcosa da dire su questo
problema.
Sembra pensare che le università stiano
trascurando la loro missione originale di produrre e diffondere la verità.
"Ma
i suoi intricati legami con il “Dipartimento della Guerra” mostrano il vero
colore dell'università che riguarda più i finanziamenti governativi che la
nobiltà del mondo accademico". (Sorenson: p.221)
A proposito,
ho trovato molte informazioni utili, dati e idee nel” libro di Sorensen”, che è
sicuramente un'aggiunta significativa alla letteratura critica delle guerre
perpetue.
Anche
le società di tecnologia dell'informazione partecipano attivamente alle guerre
americane.
Infatti, Amazon, Microsoft e Google
forniscono, per i militari, il” clout computing” che facilita la riduzione del
costo umano e materiale delle guerre.
Domanda
di prodotti e servizi bellici.
Ciò
che distingue l'economia di guerra dall'economia di pace è il fatto
sorprendente che l'offerta genera la domanda.
Nell'economia
di guerra americana, la domanda finale di beni e servizi bellici è determinata
dal Pentagono (il Dipartimento della Difesa) e da alcuni paesi stranieri.
Tuttavia,
il “Pentagono” non ha tutte le informazioni necessarie per stimare la domanda
di guerra in modo che si basi sulle informazioni fornite dalle corporazioni
belliche.
Pertanto,
le corporazioni di guerra che sono fornitori di beni e servizi bellici hanno il
ruolo straordinario di determinare la domanda.
In
questo modo, nel mercato dei beni e dei servizi bellici, l'offerta determina la
domanda.
Questa
è la radice della natura perpetua delle guerre americane e della realizzazione
del profitto che va all'APWC.
Ora,
per avere la guerra, bisogna avere nemici.
Ma le
corporazioni belliche non hanno la capacità di ricerca per trovare nemici reali
o produrre nemici fabbricati.
Il ruolo di trovare o fabbricare nemici va ai “think
tank” che sono generosamente finanziati dalle corporazioni belliche.
Quando
i “think tank” trovano o fabbricano nemici, nuove guerre o la continuazione di
vecchie guerre sono giustificate.
Ora,
d'altra parte, i gruppi di pressione fanno pressione sui legislatori e sui
responsabili politici per riconoscere le identità dei nemici prodotte dai”
think tank”; Questo viene fatto attraverso il lobbying (tangenti).
Per
quanto riguarda i media, hanno il ruolo di preparare la mente e l'anima degli
americani ad accettare il mostruoso bilancio della difesa senza essere
consapevoli delle conseguenze distruttive delle guerre perpetue.
Va da
sé che sia i gruppi di pressione che i media sono finanziati dalle corporazioni
belliche.
La
domanda di beni e servizi bellici creati da questi individui e organizzazioni
pro-guerra si traduce nel bilancio annuale della difesa degli Stati Uniti che
ammonta, nel 2023, a ben 886 miliardi di dollari.
Immaginate
questo.
Il bilancio della difesa 2023 di Washington è
pari al 50% del PIL 2023 della Corea del Sud di 1,8 trilioni di dollari.
Il bilancio della difesa americano è il 40%
del bilancio globale della difesa di 2,2 trilioni di dollari.
I
cinque grandi: Lockheed Martin, Raytheon Technologies, Boeing, Northrop
Grumman, General Dynamics ottengono fino a 150 miliardi di dollari dal bilancio
della difesa.
“Think
Tank”
I
think tank svolgono un ruolo importante nel perpetuare le guerre americane.
La
loro funzione è quella di produrre rapporti e documenti per mostrare la gravità
della crisi e la necessità di aumentare il bilancio militare in modo che la
crisi possa essere affrontata con la forza militare.
Quanto
segue mostra come alcuni importanti “think tank “siano generosamente finanziati
dalle corporazioni belliche.
I dati
sono forniti da un documento di Global Research (Amanda Yee: Six War Managing
Think Tank and the Military Contractors that fund them, 7 marzo 2023).
Il
Centro di Studi Internazionali Strategici (CSIS).
Il
CSIS ha ricevuto nel 2022 $ 100.000 o più dalle seguenti società di guerra: Northrop Grumman, General Dynamics,
Lockheed Martin, SAIC, Bechtel, Cummings, Hitachi, Hanhwa Group, Huntington
Ingalls Industries, Mitsubishi Corp., Nippon Telegraph and Telephone, Raytheon,
Samsung.
Il
Centro per una nuova sicurezza americana (CNAS)
Il
CNAS ha ricevuto nel 2021, $ 50.000 o più dalle seguenti società di guerra: Huntington Ingalls Group, Neal
Blue, BAE System, Booz Allen, Hamilton Intel Corp, General Dynamics.
Istituto
Hudson (HI).
L'HI
ha ottenuto, nel 2021, $ 50.000 o più dalle seguenti società di guerra: General Atomics, Linden Blue, Neal
Blue, Lockheed Martin, Northrop Grumman, Boeing, Mitsubishi.
Il
Consiglio Atlantico (AC).
Nel
2021, l'AC ha ricevuto $ 50.000 o più dalle seguenti società di guerra: Airbus, Neal Blue, Lockheed Martin,
Raytheon e SAIC.
L'Istituto
Internazionale di Studi Strategici (IISS).
L'IISS
ha ricevuto, nel 2021, $ 25.000 o più dalle seguenti società di guerra: BAE System, Boeing, General
Atomics, Raytheon, Rolls-Royce, Northrop Grumman.
C'è
stato un caso in cui un” think tank” ha espresso un "parere di
esperti" al fine di proteggere gli interessi del suo sponsor (società di
guerra).
È successo il 12 agosto 2021.
L'enorme
appaltatore militare “CACI”, che aveva un contratto di 907 milioni di dollari
per 5 anni in Afghanistan, era deluso dal ritiro degli Stati Uniti
dall'Afghanistan, il che significava la sua perdita di profitti.
Il suo
“think tank “era l'Institute for the Study of War (ISW).
Il
presidente dell'ISW, “Kimberly Kagan”, ha dichiarato che il ritiro degli Stati
Uniti avrebbe fatto diventare l'Afghanistan un secondo terreno del jihadismo.
A proposito, il generale in pensione Jack
Keane è un membro dell'IWS.
Gruppo
di pressione.
I
gruppi di pressione sono guidati da individui ben collegati alle corporazioni
belliche, al Pentagono e al congresso.
Di
seguito è riportato l'elenco parziale dei gruppi di pressione.
The
Aerospace Industry Association (AIA): il suo CEO è l'ex vicepresidente di una società che
produce razzi.
AIA rappresenta più di 340 società
aerospaziali e di difesa.
La
National Defence Industry Association (NDIA) ha 1.600 membri
Il
Comitato di azione politica.
L'Associazione
dell'esercito degli Stati Uniti (AUSA): produce “Industry Guide” per le
corporazioni di guerra.
Business
Executives for National Security (BENS), È composto da 450 dirigenti
aziendali senza scopo di lucro che discutono di questioni di sicurezza.
L'Associazione
dei Corvi Vecchi (AOC), è una confraternita di veterani di guerra elettronici e
leader di guerra.
È
supportato da corporazioni di guerra come AECOM e Raytheon.
L'American
Institute of Aeronautics and Astronomics (AIAA).
Il
National Security Resource Board.
Il War
Dept Defence Policy Board.
Media
a favore della guerra.
La
maggior parte dei media americani sono a favore della guerra.
Ci
sono diverse ragioni per cui i media non sono critici nei confronti della
guerra perpetua, se non addirittura a favore della guerra.
Primo. Essendo media aziendali, si preoccupano principalmente di
fare soldi piuttosto che preoccuparsi del benessere collettivo della società
americana.
I
media aziendali tra cui CNN, MSMBC, Fox News attribuiscono priorità al
programma alla valutazione.
Non
hanno alcuna opinione sulle conseguenze terribilmente distruttive della guerra
perpetua.
Anche
se hanno alcune opinioni utili, non osano esprimerle. Quando esprimono un'opinione, di
solito si riferiscono all'opinione della classe d'élite.
Secondo, è stata la lunga tradizione negli
Stati Uniti che i media non criticano il governo.
In
terzo luogo,
il governo censura i media, in particolare i media off-line.
In
quarto luogo, il numero dei media è direttamente correlato all'industria bellica.
Ad esempio, in Defence News, T. Michael
Mosely, generale dell'Air Force a 4 stelle in pensione, ha scritto nell'aprile
2019 che l'”Air Force” era tristemente sotto equipaggiamento.
C'è
una lunga lista di media pro-guerra, per lo più legati alle forze armate.
In
quinto luogo, le corporazioni di guerra fanno apertamente pressione sui media per non
menzionare la radice della guerra.
Per
esempio.
"General
Dynamics” vuole che i media corporativi non mettano mai in discussione la causa
principale della guerra". (Sorensen p.72)
Sesto, lo “Smith Mundt Modernization Ac”t
del 2012 consente
una maggiore propaganda sui media aziendali.
Per
riassumere, la domanda di guerra è formata dalle opinioni coordinate a favore
della guerra create dalle corporazioni belliche, dai think tank, dai gruppi di
pressione e dai media.
Queste
opinioni sono trasmesse al Pentagono, che determina l'entità delle risorse
finanziarie e umane da destinare alla guerra.
Il
notevole coordinamento tra questi individui e organizzazioni sembra un'orchestra
sinfonica ben preparata.
I “think
tank” suonano il violino per creare un suono dolce per le corporazioni belliche;
I
gruppi di pressione suonano la tromba per rendere il suono più forte;
I media suonano tamburi per attirare l'attenzione del
pubblico sulla necessità delle guerre.
Tutti
questi giocatori sono condotti dalle corporazioni di guerra.
Qual è
lo scopo delle guerre americane?
Ci
possono essere scopi difensivi e scopi offensivi di guerra.
Gli
scopi difensivi possono includere la protezione del territorio nazionale e dei valori
nazionali come la religione, la democrazia e i beni nazionali che rappresentano
la tradizione nazionale.
Quindi,
ci possono essere scopi offensivi di guerra che possono includere l'invasione
imperiale di un paese straniero al fine di cambiare il regime politico ed
economico, cambiare religione, appropriarsi delle risorse naturali del paese
straniero e mantenere il dominio egemonico dell'America.
C'è un
altro scopo offensivo, vale a dire:
Con
ogni probabilità, gli scopi difensivi non sono rilevanti. Nessun paese osa
sfidare il territorio americano e i suoi valori. D'altra parte, tutti gli scopi
offensivi sono rilevanti.
Tuttavia
nessuno degli "scopi" offensivi delle guerre americane sembra essere
stato raggiunto.
Il
cristianesimo aveva a lungo nascosto la sua presenza.
La
democrazia americana sta cadendo rapidamente.
La
guerra per il cambio di regime si è conclusa con la distruzione del regime.
L'egemonia
globale dell'America deve superare diverse sfide.
Per
quanto riguarda l'espropriazione delle risorse naturali dei paesi stranieri,
l'imperialismo americano avrebbe dovuto essere un successo reso possibile
attraverso la catena del valore mondiale.
I suoi
principali beneficiari sono le multinazionali americane.
Ora,
per quanto riguarda l'impatto della guerra perpetua americana sull'economia
americana, il modello di analisi abituale è il keynesismo militare.
Una
serie di studi economici dimostrano che può avere un effetto positivo a breve
termine sull'economia nazionale, ma a medio termine danneggerà il potenziale di
crescita dell'economia.
In
altre parole, la guerra è dannosa per l'economia nazionale (civile).
"Dopo
lo stimolo iniziale della domanda, l'effetto dell'aumento della spesa per la
difesa diventa negativo intorno ai sei anni.
Dopo
10 anni di maggiore spesa per la difesa, ci sarebbero 464.000 posti di lavoro
in meno rispetto allo scenario di base con una spesa inferiore". (Dean Baker, economista citato in
journals.openedition.org)
In
breve, le guerre americane non sono necessarie per la realizzazione di
obiettivi difensivi.
Né
sono mezzi utili per la materializzazione di fini offensivi ad eccezione dell'espropriazione
delle risorse naturali di paesi stranieri.
Allora,
perché gli Stati Uniti continuano le loro guerre?
Se la
guerra continua nonostante i suoi dubbi risultati, ci devono essere alcune
persone che trovano nella guerra alcuni benefici.
La conclusione
inevitabile è che queste stesse persone sono membri della American Pro-War
Community (APWC).
Chi
sono i beneficiari delle guerre americane?
Affinché
l'AWPC riceva benefici dalle guerre, il profitto delle corporazioni belliche
deve essere anormalmente massimizzato.
In realtà, il profitto delle corporazioni di
guerra deve essere molto alto a causa di questi motivi.
In
primo luogo,
le società di guerra ricevono le sovvenzioni di ricerca del Pentagono e gli
incentivi fiscali dal governo federale.
In
secondo luogo, l'uso di sistemi di produzione basati sull'intelligenza artificiale può
far risparmiare notevolmente il costo della produzione di beni e servizi
bellici da parte delle corporazioni belliche.
In
terzo luogo,
le corporazioni di guerra godono dello status di quasi monopolio attraverso la
fusione aziendale nel settore della produzione di armi altamente specializzate.
La fusione
di Lockheed con Martin è un tipico esempio.
In
quarto luogo, in una situazione di collusione tra Pentagono e società di guerra della
guerra, l'accettazione
da parte del Pentagono di un alto prezzo contrattuale è significativa.
La
privatizzazione della guerra. L'eterna cultura della corruzione.
Una
volta assicurato l'alto profitto aziendale, il passo successivo per mantenere
le guerre perpetue è la condivisione intra-AWPC del profitto aziendale.
Questo
viene fatto attraverso tangenti.
Avendo ricevuto tangenti, i politici
pro-guerra e i legislatori pro-guerra devono andare d'accordo con le
corporazioni belliche che fanno pressioni a favore di "più guerre".
Le
tangenti vengono date ai responsabili politici e ai legislatori in modo che
accettino ciò che le corporazioni belliche chiedono.
Questo
è l'inizio di un'eterna cultura della corruzione.
I
seguenti casi illustrano alcune delle dimensioni della cultura della
corruzione:
Nel
2012, le corporazioni di guerra hanno dato $ 30 milioni e nel 2014 hanno dato $
25,5 milioni al” Comitato del servizio armato” del Senato.
“Christian
Sorensen” mostra
la fonte dei fondi aziendali dati ai 25 membri del Comitato dei servizi armati
del Senato.
Di
seguito sono riportati alcuni esempi.
John
McCain (R): General Electric, Raytheon e molte altre società di guerra.
Jeanne
Shaheen (D): Boeing General Electric.
Lindsey
Graham (R): Northrop Grumman, Raytheon.
Bill
Nelson (D): Lockheed Martin, Raytheon.
Un ex
lobbista della CIA ha fatto una dichiarazione significativa sullo stato della
corruzione:
"Anni
di corruzione legalizzata mi avevano esposto agli elementi peggiori del
funzionamento politico del nostro paese.
Nemmeno
il mio stipendio da mezzo milione all'anno poteva pesare sulla mia coscienza...
Oggi,
la maggior parte dei lobbisti sono impegnati in un sistema di corruzione, ma è
di tipo legale, il tipo che dilaga nei corridoi di Washington. (Sorensen: p.65)
Per le
ultime elezioni presidenziali, “Lockheed Martin” ha donato 91 milioni di
dollari.
Cinquantotto
membri del Comitato per il servizio armato della Camera hanno ricevuto in media
$ 79.588 dal settore (industria bellica), o tre volte di più di altri
rappresentanti. Le spese di lobbying da parte del membro della comunità guerrafondaia
sono state di 247 miliardi di dollari durante le ultime due elezioni
presidenziali.
La
relazione con le porte a battente.
Tuttavia,
oltre al sistema di tangenti, c'è il rapporto di porta oscillante (porte girevoli) tra l'industria bellica e il
Pentagono.
Le
relazioni a porte oscillanti si traducono nella partecipazione diretta
dell'industria all'elaborazione della politica di difesa.
In
effetti, i decisori del Pentagono e i decisori dell'industria bellica sono le
stesse persone.
La
prima porta a battente consente il traffico bidirezionale dei leader delle
corporazioni e dei leader del Pentagono.
Ecco alcuni casi di sistema decisionale a
porte a battente.
Ryan
McCarthy assistente di Robert Gate, Segretario alla Guerra tornò alla Lockheed
Martin.
Ora è
Sottosegretario dell'Esercito.
Il
generale James Mattis è ora nel consiglio di amministrazione della General
Dynamics, poi è diventato segretario alla guerra, quindi di nuovo alla General
Dynamics.
Un
assistente segretario alla guerra è stato presidente di Goldman Sachs
focalizzata su petrolio e gas.
Un
amministratore delle informazioni tecniche della difesa (DTC) ha la direzione
in più società.
Il
Sottosegretario alla Guerra responsabile delle finanze del Pentagono era socio
di una società di contabilità, Kearney, che ha forti affari con il Pentagono.
Lester
Lyle, direttore generale della General Dynamics, era comandante nazionale
dell'Air Force.
Wilbur
Ross, Il segretario al commercio degli Stati Uniti aveva i seguenti membri del
suo gruppo consultivo: amministratori delegati di Apple, Visa, Walmart, Home
Depot, IBM, Camera di commercio degli Stati Uniti, Associazione del Community
College.
Ci
sono anche quelle che potremmo descrivere come le "porte oscillanti a tre
vie", vale a dire:
"La
triade delle corporazioni, del Pentagono e dei think tank."
Alcuni
dei membri chiave del campo di guerra di Washington lavorano per le
corporazioni belliche, il Pentagono e i think tank.
In questa dinamica, il Centro per gli studi
strategici e internazionali (CSIS) è spesso implicato.
Il
sistema di corruzione e l'apparato a porte oscillanti (girevoli) del processo decisionale sono
necessariamente di supporto alla cultura della corruzione.
"L'America
corporativa nel suo complesso stava anche corrompendo i cuori e le menti
intorpidendo il pubblico con l'intrattenimento e inondando con il mercantilismo". (Sorensen: p.60).
Quali
sono gli impatti negativi delle guerre americane?
Ci
sono impatti negativi interni ed esterni delle guerre americane.
Gli
impatti negativi interni delle guerre americane includono il costo umano e il
costo economico.
Il
costo umano della guerra perpetua americana è alto.
Nessuno sa quanti americani siano uccisi o
feriti.
Ma
alcune stime dicono che ben 50.000 Americani sono stati feriti oltre a decine
di migliaia di soldati che sono stati uccisi a causa delle guerre perpetue.
"Non
c'è una contabilità onesta di dove e perché stiamo uccidendo, come i cittadini
degli Stati Uniti vengono protetti e quali benefici per la sicurezza stanno
effettivamente accumulando per gli Stati Uniti nella continua guerra
perpetua". (William M. Arkin: Newsweek)
I
costi economici e sociali sono elevati.
La
distruzione della crescita economica potenziale dell'America è attribuibile a
investimenti insufficienti nell'istruzione, nella sanità e nelle
infrastrutture.
Gli
Stati Uniti investono quasi $ 1,0 trilioni all'anno per sostenere le loro
guerre perpetue, costringendo gli americani a contribuire con $ 2.200 all'anno
(in tasse) per finanziare le guerre.
Il
costo opportunità delle guerre americane è alto.
Il costo opportunità significa investimenti che sono
stati evitati a causa delle guerre.
Ecco
alcuni esempi di "costi opportunità":
70
miliardi di dollari per combattere la povertà;
42
miliardi di dollari per riparare 43.586 ponti carenti;
10,6
miliardi di dollari per il programma proposto per il “Center for Disease Control”;
11,9
miliardi di dollari per l'Agenzia per la protezione dell'ambiente;
17
miliardi di dollari per i bambini che muoiono di fame.
Inoltre,
Washington ha bisogno di soldi per salvare 100.000 americani che muoiono ogni
anno per overdose.
Washington
deve trovare il modo di eliminare le uccisioni di strada che avvengono quattro
volte al giorno.
Più
del 10% degli americani non è coperto da assicurazione medica.
Anche coloro che hanno un'assicurazione
medica, il costo dell'assicurazione è fuori dalla portata della maggior parte
degli americani.
Un
altro grave impatto negativo interno della guerra è l'aumento del debito
pubblico.
Nel
2023, il debito pubblico degli Stati Uniti è di $ 31 trilioni contro $ 27
trilioni per il suo PIL.
Ciò
significa che il debito pubblico è superiore del 14,8% rispetto al PIL.
Una
buona parte di questo debito è attribuibile alle guerre.
In
effetti, la guerra in Iraq ha prodotto un debito pubblico degli Stati Uniti di
$ 3 trilioni.
Questa
è una situazione molto pericolosa, perché con questo tipo di debito pubblico,
la politica fiscale del paese diventa completamente inutile.
Ora,
per quanto riguarda l'impatto negativo esterno delle guerre americane, gli
impatti sono indescrivibili.
Quasi
1,3 milioni di persone sono state uccise solo in Iraq, Afghanistan e Pakistan,
per non parlare del flusso di milioni di rifugiati.
Nel
corso degli anni, le perpetue guerre americane hanno rovinato le economie
nazionali;
hanno
minato le religioni e i valori tradizionali;
hanno
tolto la speranza di una vita migliore ai popoli dei paesi che sono stati
bersaglio delle guerre americane.
Ciò
che è veramente inquietante è questo.
Le
guerre americane dovrebbero promuovere e mantenere il mondo più sicuro. Ma, in
realtà, le guerre americane hanno invece peggiorato la sicurezza globale e
l'incolumità dei civili.
"Dopo
due decenni di combattimenti, infatti, nessun paese del Medio Oriente – non un
paese al mondo – può sostenere che sia più sicuro di quanto non fosse prima del
911.
Ogni
paese che ora fa parte del campo di battaglia in espansione della guerra
perpetua è un disastro più grande di quanto non fosse rispetto a dieci anni fa.
(newsweek.com ibid.).
Quindi,
chi sta beneficiando delle guerre americane? “Soerensen” offre una risposta.
"Le
uniche persone che alla fine traggono beneficio dalla guerra militarizzata alla droga sono i perfidi ufficiali di
bandiera, i dirigenti del regime di Washington, le corporazioni di guerra e
alcune élite native americane". (Soerensen: p. 298)
Potrei
andare oltre. Io dico che i beneficiari sono sempre i membri dell'APWC.
Le
guerre americane continueranno?
Nonostante
il suo impatto terribilmente negativo, queste guerre continueranno, perché è
vantaggioso per l'APWC.
La
guerra perpetua richiede le seguenti strategie: esistenza perpetua di nemici da un
lato e, dall'altro, l'adozione di una guerra invisibile e politicamente libera.
Se non
c'è domanda per la guerra, non ci sarà guerra.
Quindi,
affinché la guerra si perpetui, ci deve essere una domanda sostenuta di guerra.
Ma,
affinché ci sia domanda di guerra, ci deve essere crisi e ci dovrebbero essere
paesi o individui che fanno crisi. Questi paesi e individui diventano nemici
dell'America.
Ci
sono state presumibilmente diverse ondate di crisi militari agli occhi
dell'APWC.
La
prima ondata di crisi: la diffusione del comunismo, 1950-1989.
La
seconda ondata di crisi: la minaccia del terrorismo, 1990-oggi.
La
terza ondata di crisi: pericolo di proliferazione nucleare, 1950-oggi.
La
quarta ondata di crisi: la guerra alla droga, 1990-oggi.
La
quinta ondata di crisi: violazioni dei diritti umani 2001-oggi.
Quindi,
ci sono diverse crisi in corso e nemici. Quindi, l'APWC ha poco da preoccuparsi
della mancanza di nemici.
Secondo
“William M. Arkin”, Washington ha bombardato o sta bombardando questi paesi:
Afghanistan,
Iraq, Siria, Pakistan, Somalia, Yemen, Libia, Niger, Mali, Uganda Inoltre, ci
sono altri dieci paesi che potrebbero essere bombardati.
Questi sono per lo più paesi africani tra cui
Cameron, Ciad, Kenya e altri 7 paesi.
Inoltre,
l'APWC è usato per inventare nemici.
Il
probabile prossimo obiettivo della crisi potrebbe essere la "crisi del
pericolo giallo" che coinvolge la Cina e altri paesi asiatici.
Il
presidente Joe Biden ha deciso di intervenire in caso di "crisi" in
paesi stranieri anche senza l'autorizzazione dei paesi coinvolti.
Questo può fornire molti potenziali nemici.
Ad
ogni modo, per quanto riguarda l'esistenza dei nemici, l'AWPC ha poco di cui
preoccuparsi.
Ce ne
saranno molti, altrimenti l'APWC li inventerà.
Ad
esempio, non essere pro-USA potrebbe essere trattato come un creatore di crisi
e crisi, classificato come nemico dell'America.
Il
prossimo ostacolo da superare per APWC è quello di affrontare il movimento
contro la guerra negli Stati Uniti e in altre parti del mondo.
La
soluzione è trovare il modo di rendere le guerre invisibili, salvando vite
americane, ma redditizie.
Ciò
può essere fatto attraverso l'uso di armi senza equipaggio e il risparmio dei costi di produzione utilizzando la
tecnologia basata sull'intelligenza artificiale, che consente la guerra a lunga
distanza in virtù della strategia di guerra "hub-spoke" in base alla quale si
può attaccare il nemico senza essere presenti sul campo di battaglia.
Sempre
di più, la guerra è intrapresa da un sistema di hub-spoke.
Nell'attuale guerra contro il terrorismo, gli
hub si trovano in diversi paesi del Medio Oriente, il Kuwait è il fulcro
dell'esercito e il Bahrain è l'hub della Marina. I raggi sono diffusi in tutto
il mondo, soprattutto in Medio Oriente e Africa.
“William
M. Arkin” descrive l'efficienza del modello di guerra hub-spoke.
"È
così poco compreso, così invisibile, così efficiente, anche se quattro
presidenti successivi hanno promesso e poi cercato di fermare la guerra, i
raggi sono cresciuti e si sono ampliati".
La
ragione per sviluppare questo tipo di guerra è la necessità di essere liberi
dalla politica pubblica e contro la guerra contro la guerra.
"La
guerra porta soldi". Il circolo vizioso dell'avidità umana.
Ma la
ragione più importante per la perpetuità delle guerre americane è il circolo
vizioso dell'avidità umana.
La
guerra porta denaro;
Il
denaro invita le guerre;
Le
guerre portano più soldi;
Più
soldi portano a ancora più guerre e all'infinito.
Questo
è il circolo vizioso dell'avidità umana.
Poiché
l'avidità umana non ha confini, le guerre americane rimarranno perpetue.
Così,
le guerre americane possono andare avanti all'infinito fino a quando non ci
saranno più nemici preziosi.
In
altre parole, la guerra andrà avanti fino alla distruzione totale del mondo.
Quindi,
per salvare il mondo, le guerre americane perpetue dovrebbero essere fermate.
(Il
Dr. Joseph H. Chung è professore di economia presso l'Università del Quebec a
Montreal (UQAM), è membro del Centro di ricerca sull'integrazione e la
globalizzazione di CEIM-UQAM).
Decostruire
la globalizzazione,
una
prospettiva storica.
Verso
"la
privatizzazione e
la finanziarizzazione di tutto"
Globalresearch.ca
– (11 giugno 2023) - Mark Keegan – ci dice:
La
privatizzazione e la finanziarizzazione di tutto.
Per
secoli la "terra comune" era sotto la proprietà condivisa dai popoli
di tutto il mondo per il benessere e il sostentamento di tutti.
Tuttavia,
gruppi affamati di potere dei primi tempi moderni istigarono la distruzione e
l'acquisizione della terra comune, al fine di creare una cultura di dipendenza
in cui le masse dipendevano dagli schemi degli aspiranti controllori.
Per
una durata di circa 300 anni questo gruppo che cercava di essere la classe
dominante ha istigato la conquista di questa terra, distruggendo così
l'autosufficienza della comunità.
Ciò è
stato fatto attraverso vari meccanismi politici e legali al fine di creare una
cultura di dipendenza dalla carta moneta e dai salari guadagnati dal lavoro.
La
dispensa del favore doveva quindi essere decisa dalla carta moneta e da chi la
controllava.
L'autosufficienza della comunità, la proprietà
condivisa, l'aiuto reciproco e l'accesso alle terre comuni dovevano essere
distrutti.
C'erano
quattro requisiti significativi per cambiare l'accordo tradizionale:
l'industrializzazione e i mercati per i beni prodotti, un bacino di lavoratori,
un'economia di carta moneta che potesse fornire alle persone sostentamento
apparentemente indipendente dalla terra e lo sviluppo del governo moderno.
Questi cambiamenti sono stati compiuti con la forza.
In Inghilterra dal 16 ° al 19 ° secolo sono state emanate "leggi di
recinzione" per eliminare l'uso delle terre dei villaggi e dei beni
comuni. Queste leggi erano specificamente intese ad eliminare i loro mezzi di
sostentamento rendendo il popolo dipendente dai salari di carta moneta.
Per
vivere sulla terra, ora c'era bisogno di carta moneta per pagare l'affitto,
acquistare prodotti e pagare le tasse.
Le vaste e abbondanti risorse della natura e
dei prodotti della società potevano ora essere acquisite solo acquisendo pezzi
di carta noti come denaro.
Coloro
che possedevano la creazione e l'allocazione della carta moneta cominciarono a
controllare tutto.
Piuttosto che avere una relativa
autosufficienza dall'uso e una gestione sensata della terra comune per
l'agricoltura, il pascolo degli animali, il legno per l'edilizia, le erbe per
le medicine e tutte le altre risorse necessarie, le persone divennero schiave
del sistema monetario.
Divenne
la legge del mercato (anonimo) che richiedeva a un uomo di lavorare per salari
da fame.
"Il
denaro è solo una nuova forma di schiavitù, distinguibile dal vecchio
(schiavitù) semplicemente per il fatto che è impersonale - non esiste alcuna
relazione umana tra padrone e schiavo." ( Lev Tolstoj)
In
questo modo una fiorente società cooperativa dei tempi passati fu gradualmente
sostituita da una società competitiva in cui ogni uomo era costretto ad essere
solo per sé stesso poiché doveva acquistare carta moneta per sopravvivere, e per fare questo doveva lavorare
sotto gli schemi di coloro che controllavano l'offerta di moneta, cioè
banchieri e finanzieri.
Nei
villaggi e nelle città dell'Europa medievale il sistema agricolo era stato
finalizzato all'autosufficienza locale.
L'avvento
della scienza e dell'industria materialistica sostituì gradualmente la
tradizionale visione del mondo incentrata su Dio e i vecchi modi di vivere
quasi scomparvero.
Tra il
1500 e il 1700 il rapido esaurimento delle foreste europee fu solo un sintomo
di questi massicci cambiamenti.
I
poteri finanziari avevano deciso che questo sarebbe diventato lo stile di vita
"moderno".
Tuttavia,
in realtà
lo stile di vita moderno è stato una sottile forma di schiavitù del denaro, dal momento che ad ogni persona è
stato richiesto di far parte di questo "sistema truccato" per
ottenere denaro cartaceo semplicemente per sopravvivere.
Abbiamo
l'impressione di essere governati dalla democrazia, ma nulla potrebbe essere
più lontano dalla verità.
Siamo
infatti governati dal denaro, o più specificamente, da coloro che controllano
il denaro.
Nei
tempi moderni, indipendentemente dal fatto che l'uomo o la donna vivano sotto
una brutale dittatura comunista, o nel sistema della cosiddetta democrazia
sotto il capitalismo;
I veri controllori sono stati i padroni del
denaro che possiedono e controllano il sistema mondiale di private banking.
Un sistema bancario che ha finanziato sia il
controllo comunista genocida che un vasto controllo mega-corporativo, come
evidenziato nel libro di cui sopra.
Questa è una forma più ingannevole di
schiavitù in quanto l'uomo o la donna che pensa di essere libero potrebbe non
avere comprensione di come funziona effettivamente il sistema monetario, e
quindi potrebbe non rendersi conto di esserne schiavo.
In
contrasto con i tempi in cui le persone avevano condiviso l'uso di grandi
appezzamenti di terra, negli attuali tempi moderni praticamente tutto è stato
privatizzato e nulla è disponibile o di proprietà del popolo.
L'uso condiviso delle risorse della natura non
è più il caso, e il cielo uniforme (le onde radio) è stato privatizzato.
Anche la vita stessa viene privatizzata,
attraverso l'avvento dei brevetti e della biopirateria di geni, alimenti,
piante, animali, biodiversità e risorse della natura e forme di vita – inclusi
agenti patogeni, marcatori genetici e virus.
In
quasi tutti i casi, lo troverai di proprietà di società.
Al
contrario, tutte le risorse di base erano accessibili ai popoli del mondo senza
dover acquisire carta moneta in un'economia finanziaria truccata, soggetta
all'inflazione, all'usura bancaria (interesse eccessivo), alle tasse, e la
lista continua.
"La
legge punisce l'uomo o la donna, che ruba l'oca dal comune, ma lascia libero il
più grande criminale, che ruba il comune all'oca." - 18th Century Anti-Enclosures ci dice.
L'industrializzazione
e la monetizzazione hanno segnato la fine delle economie millenarie dei
villaggi perché hanno tolto all'individuo e alla gente dei villaggi e delle
città i mezzi per controllare il proprio sostentamento.
Quasi
cento anni dopo possiamo vedere la devastazione degli stili di vita
tradizionali in ogni angolo del mondo – stili di vita che erano organicamente
in sincronia con la natura e calpestati leggermente sulla terra.
Le
aziende danno priorità al profitto sopra ogni altra cosa.
Oggi,
vediamo che decenni di globalizzazione e privatizzazione hanno portato al
saccheggio demoniaco della natura.
Agendo da dietro la maschera delle
corporazioni, i poteri delle mega-banche di proprietà privata hanno vagato
liberamente per il mondo per ogni opportunità di profitto a spese degli altri.
Le
corporazioni sono in realtà illusioni – sono finzioni legali che godono di
privilegi non disponibili per una singola persona.
Le
società godono di strutture fiscali favorevoli o non pagano alcuna imposta;
così
come l'anonimato fornito sia ai proprietari, sia ai manager che agiscono non in
nome proprio, ma in nome della "società".
Le
mega-corporazioni in realtà non hanno alcuna esistenza nella realtà – sono un
fronte fittizio dietro cui si nascondono le cosiddette élite finanziarie,
libere da responsabilità.
Non c'è la Monsanto, ma solo le persone che
agiscono in nome della Monsanto.
La
società stessa non è intrinsecamente buona o cattiva nel carattere in quanto
sono solo le persone che controllano la società che esistono effettivamente e
stanno prendendo decisioni buone o cattive.
Queste
entità legali sono progettate per consentire la creazione di profitto, vedi
Endnote , e sono state centrali nel paradigma di iper-crescita della
globalizzazione.
Quasi
tutte le aziende in tutti i settori sono progettate per dare priorità al
profitto rispetto a tutte le altre priorità.
La società può essere utilizzata per attuare
azioni per le quali qualsiasi individuo verrebbe imprigionato, come un grave
inquinamento ambientale, ecc.
Le corporazioni non hanno identità nazionale.
Ad
esempio, la Monsanto è un'enorme società biotecnologica con operazioni in tutto
il mondo.
Questa
struttura aziendale mondiale contribuisce continuamente al degrado delle
risorse e all'inquinamento in tutto il mondo al fine di utilizzare le risorse
per massimizzare i profitti aziendali per i proprietari.
Si
noti che sono le mega-banche del mondo che sono tra i principali azionisti di
praticamente ogni singola società Fortune 500.
Globalizzazione
corporativa – un disegno per il dominio mega-corporativo delle risorse mondiali.
Il
paradigma della globalizzazione è emerso dalla conferenza di Bretton Woods nel
1944.
Alla
conferenza hanno partecipato i principali banchieri, economisti, politici e
figure aziendali del mondo.
Da
questi incontri sono nate le istituzioni della” Banca Mondiale “e del “Fondo
Monetario Internazionale” (FMI).
L'”Accordo generale sulle tariffe doganali e
sul commercio” (GATT) è venuto più tardi e poi la formazione dell'”Organizzazione
mondiale del commercio” (OMC). Questi strumenti hanno portato a uno spostamento di
potere verso la centralizzazione del potere per le corporazioni, i banchieri e
le burocrazie internazionali.
La globalizzazione è stata venduta come una
soluzione per tutti i problemi, ma ha invece portato disparità record di
reddito e ricchezza tra nazioni ricche e povere, distrutto le comunità locali e
l'agricoltura locale e avanzato la più grande distruzione ambientale della
storia.
Gli
unici veri beneficiari sono le mega-banche e le società del mondo e i loro
proprietari, e le burocrazie globali che finanziano.
Il
modello di globalizzazione ha caratteristiche tra cui la promozione
dell'ipercrescita e lo sfruttamento illimitato delle risorse ambientali;
privatizzazione di tutto; promozione continua del consumismo;
deregolamentazione aziendale; e la sostituzione dei poteri tradizionali con la burocrazia
aziendale globale.
In
effetti, l'era moderna della globalizzazione è stata un disegno per il dominio
corporativo delle risorse del mondo.
La globalizzazione avanza anche la falsa idea
che possiamo crescere la nostra via d'uscita dai veri problemi sociali ed
ecologici attraverso una sempre maggiore accumulazione e commercio.
Si noti qui che la” narrativa delle Nazioni
Unite sul cambiamento climatico causato dall'uomo è una falsa scienza” - come evidenziato nel libro sopra è
una questione fasulla che è stata intenzionalmente promossa dalla folla delle
Nazioni Unite / del nuovo ordine mondiale per altri motivi, e ha distratto dai veri problemi
ambientali.
Ad
esempio, l'estrazione di metalli delle terre rare per la produzione di batterie
per milioni di auto elettriche provoca un inquinamento reale dei sistemi terrestri,
aerei e idrici.
Tuttavia, la propaganda di marketing delle
multinazionali, dei governi e delle Nazioni Unite ci spinge ad acquistare auto
elettriche per ridurre le emissioni di gas serra per "salvare l'ambiente
dai catastrofici cambiamenti climatici".
Questa è una narrazione che ha dimostrato di essere
una completa assurdità, vedi l'articolo 1500 Gli scienziati dicono "Il cambiamento climatico non è dovuto
alla CO2".
Inoltre,
gli approcci di disaccoppiamento sostenuti dalla politica dell'UE e delle
Nazioni Unite negli ultimi 30 anni non sono stati sufficienti a negare i reali
impatti ambientali della globalizzazione, vale a dire, il processo di disaccoppiamento degli
impatti ambientali dalla globalizzazione dilagante non ha funzionato.
In
sostanza, le istituzioni del sistema bancario mondiale e della globalizzazione,
comprese le Nazioni Unite, hanno allineato le economie mondiali dietro un piano
che prevedeva il controllo dei paesi attraverso il debito, la
deregolamentazione dell'attività aziendale e il controllo aziendale di tutto
ciò che era stato una risorsa pubblica per secoli.
Noto che un libro di “John Perkins”, “Confessions
of an Economic Hitman”, descrive alcuni degli effetti sociali e ambientali
della globalizzazione aziendale:
"Il
grave sfruttamento del petrolio nel bacino amazzonico ecuadoriano... Ne è
risultata una follia di acquisti in cui il piccolo club di famiglie che gestiva
l'Ecuador ha fatto il gioco delle banche internazionali.
Hanno
gravato il loro paese con enormi quantità di debiti, sostenuti dalla promessa
di entrate petrolifere ... Questo piccolo paese si era evoluto nella vittima per
eccellenza della corporatocrazia.
Io e i miei coetanei... era riuscito a
portarlo alla bancarotta virtuale.
Gli abbiamo prestato miliardi di dollari in modo che
potesse assumere le nostre società di ingegneria e costruzione per costruire
progetti che avrebbero aiutato le sue famiglie più ricche.
Di
conseguenza, in quei tre decenni, il livello ufficiale di povertà è cresciuto
dal 50 al 70 per cento, la disoccupazione è aumentata dal 15 al 70 per cento,
il debito pubblico è aumentato da 240 milioni di dollari a 16 miliardi di
dollari, e la quota delle risorse nazionali assegnate ai cittadini più poveri è
scesa dal 20 al 6 per cento.
Oggi,
l'Ecuador deve dedicare quasi il 50% del suo bilancio nazionale semplicemente a
pagare i suoi debiti. "- (John Perkins, autore)
La
bufala del clima (CO2) e la matrice di controllo. Mega-banche e società.
Allineato
con il cartello mondiale del private banking, una caratteristica della
globalizzazione negli ultimi decenni è stata questa riduzione del debito di
interi paesi.
In genere, massicci prestiti vengono forniti a un paese
con la promessa di ricchezza dagli investimenti e quando questo non si
materializza il paese è costretto a vendere attività, come compagnie
petrolifere, sistemi idrici, terreni o risorse, di solito a buon mercato sotto
le condizionalità del contratto di prestito.
"Poiché i prestiti sono stati
organizzati in modo tale da non poter mai essere rimborsati, gli interessi
composti aumentano solo il debito.
Semplicemente
non c'è via d'uscita.
Se il
paese è inadempiente sul debito, viene tagliato fuori da tutti i finanziamenti
internazionali. "- (John Perkins, autore)
Il
FMI, ad esempio, attraverso il processo di adeguamento strutturale, controlla
le attività economiche dei paesi che hanno ricevuto prestiti dal FMI, spesso
causando devastazione economica, sociale e culturale.
Questo processo è stato applicato dal FMI in
oltre 150 paesi dando vita a ciò che il professor “Michel Chossudovsky”,
presidente e direttore del” Centro di ricerca sulla globalizzazione”, chiama la "globalizzazione della
povertà".
La
globalizzazione si traduce anche in enormi disparità di reddito, ad esempio,
nel 2005 un lavoratore a tempo pieno con salario minimo negli Stati Uniti
guadagnava $ 10.500 all'anno e l'amministratore delegato di Exxon-Mobil è stato
pagato $ 13.700 l'ora - più di 2.600 volte quello che guadagna il salario
minimo, vedi Endnote .
Tuttavia,
quando una società fallisce, non è mai la gente comune a beneficiarne, come il
mondo ha visto con il saccheggio della Enron.
Prima
che crollasse, i dirigenti della società ricevevano oltre 744 milioni di
dollari in pagamenti e bonus.
Al
momento della bancarotta, tuttavia, i lavoratori della Enron persero 800
milioni di dollari dai loro fondi pensione.
La
sostenibilità locale o l'autosufficienza locale non hanno fatto parte del
mandato delle istituzioni pubbliche che promuovono il paradigma della
globalizzazione.
Il
processo di sviluppo sostenibile politicamente definito ha sempre sostenuto
anche l'iper-crescita infinita del PIL, quindi è stato giustamente descritto da
alcuni autori come "globalizzazione dipinta di verde".
"La
crescita economica, di per sé, non è né una cosa buona né una cosa cattiva.
Tutto dipende da ciò che sta crescendo e da ciò che viene spostato o distrutto.
Una
decostruzione dettagliata degli ingannevoli obiettivi e politiche di sviluppo
sostenibile delle Nazioni Unite e di ciò che significano veramente è fornita nel libro “Trascendere l'inganno del cambiamento
climatico verso una vera sostenibilità”.
Un
altro aspetto della globalizzazione è ciò che alcuni hanno chiamato
"economia della distruzione".
L'autore,
“Armin Risi”, descrive questo come segue:
"Il
consumo deve essere continuamente aumentato dalla creazione di nuovi bisogni
artificiali, da nuovi modi di propaganda e dall'apertura di nuovi mercati.
Se ciò non è più possibile, il consumo deve
essere ampliato con un altro metodo, vale a dire aumentando la distruzione.
Come
la storia ha dimostrato, i mezzi più efficaci per raggiungere questo scopo sono
le crisi economiche, i crolli finanziari e le guerre.
In
questi casi, i vincitori – coloro che hanno segretamente incitato alla
distruzione – possono ricominciare a costruire le cose.
Ovviamente,
il potere degli attori globali si basa su un circolo vizioso:
la
distruzione sistematica come mezzo per aumentare la produzione. "- (Armin Risi, autore)
"
– la vera natura della 'guerra al terrorismo' dell'America... è che in realtà è
un pretesto per un "Nuovo Ordine Mondiale" – guerre di conquista allo scopo di
servire gli interessi finanziari:
Wall
Street, il complesso militare-industriale degli Stati Uniti, cioè petrolio,
interessi corporativi e di altro tipo che traggono profitto dalla morte e dalla
distruzione.
" – (“Professor
Michel Chossudovsky”, Autore)
Per
affrontare gli effetti dannosi della globalizzazione numerose persone hanno
chiesto la rimozione dei diritti di una società come individuo;
e la
riforma delle istituzioni di Bretton Woods, cioè la Banca Mondiale, il FMI e l'Organizzazione
Mondiale del Commercio.
Ci
sono state anche previsioni negli ultimi 15 anni almeno che l'era della
globalizzazione sta volgendo al termine, ovviamente perché le lunghe linee di
approvvigionamento dei prodotti trasportati qua e là in tutto il mondo sono
altamente vulnerabili agli aumenti dei prezzi del carburante e alla
disponibilità di petrolio.
L'agricoltura
industriale come è attualmente praticata è anche molto dipendente dai
combustibili fossili.
La
disponibilità di petrolio e l'argomento controverso del picco del petrolio sono
stati al centro di questi argomenti.
Questo
argomento e la tempistica del “famigerato Great Reset del World Economic Forum”
e della concomitante” falsa pandemia di Covid-19” sono ulteriormente chiariti nel libro
“Trascendere l'inganno del cambiamento climatico verso una vera sostenibilità”.
La
Banca mondiale e il FMI – impatto sui paesi in via di sviluppo.
Per
decenni la Banca Mondiale e il FMI hanno implementato programmi di aggiustamento
strutturale (SAP) nei paesi in via di sviluppo.
I SAPs richiedono ai governi di tagliare la
spesa pubblica, privatizzare le imprese statali, aumentare le esportazioni e
ridurre le barriere al commercio e agli investimenti esteri.
La
narrazione offerta è che questi processi, di conseguenza, riducono il debito e
la povertà nel paese in questione.
Tuttavia,
in realtà, scopriamo che si è verificato l'esatto contrario.
Secondo
una relazione del 2002 preparata dalla “Structural Adjustment Participatory
Review International Network” (SAPRIN), i SAPs sono stati:
"Espandere
la povertà, la disuguaglianza e l'insicurezza in tutto il mondo.
Hanno lacerato il cuore delle economie e del
tessuto sociale... I loro effetti, in particolare sui poveri, sono così
profondi e pervasivi che nessuna quantità di investimenti sociali mirati può
iniziare ad affrontare le crisi sociali che hanno generato". (Cfr. nota finale).
Inoltre,
il dominio politico degli Stati Uniti sulla “Banca Mondiale” e sul “FMI” ha
assicurato che queste organizzazioni sarebbero diventate strumenti della
politica estera degli Stati Uniti.
Questo
è stato esemplificato dal presidente della “Banca Mondiale”, Robert McNamara,
che era stato Segretario alla Difesa degli Stati Uniti prima di essere
trasferito alla Banca Mondiale dal presidente degli Stati Uniti Johnson nel
1968.
Promuovendo
una "crescita orientata all'esportazione", McNamara accelerò
l'integrazione del Terzo Mondo nella globalizzazione corporativa, (vedi Nota finale).
Nel
1980, la Banca Mondiale e il FMI hanno imposto “SAPs” a molte economie in via
di sviluppo che avevano bisogno di prendere in prestito denaro per onorare i
loro debiti.
Nel
1986, il FMI ha dettato le condizioni economiche di vita a oltre 1,4 miliardi
di persone in 75 paesi, in effetti soggiogando queste economie con conseguenze
disastrose.
Tra il 1984 e il 1990, i paesi del Terzo Mondo sotto i
SAPs hanno trasferito 178 miliardi di dollari alle banche commerciali
occidentali, lasciando questi paesi in uno stato di povertà e fame in spirale.
La
Commissione economica delle Nazioni Unite per l'America Latina e i Caraibi ha
dichiarato che "i livelli di [povertà] sono ancora considerevolmente più
alti di quelli osservati nel 1980 ... Sotto i SAP, il debito estero dell'Africa
è aumentato di oltre il 500% dal 1980.
I
paesi africani hanno pagato il loro debito tre volte, eppure sono tre volte più
indebitati di dieci anni fa.
“la Banca Mondiale e il FMI... sono semplicemente
strumenti per l'imposizione del disegno imperiale degli Stati Uniti sull'Africa
e sul resto del Terzo Mondo. "- (Dr Sahadeva Dasa, autore)
Controllo
corporativo dell'approvvigionamento alimentare.
L'approvvigionamento
alimentare mondiale è anche controllato da una manciata di società.
Ad
esempio, il 95% di tutte le riserve di grano in tutto il mondo sono controllate
da sei mega-corporazioni agroalimentari.
Il controllo aziendale ha portato a più alimenti
trasformati, allevamenti industriali, perdita di fattorie familiari e comunità
rurali e più uso di pesticidi e OGM.
Le principali mega-corporazioni di pesticidi e
OGM includono BASF, Bayer Dupont, Dow Chemical, Monsanto e Syngenta.
La Monsanto è stata responsabile
dell'introduzione di colture GM e sostanze chimiche tossiche, come aspartame,
DDT, Agent Orange, fertilizzanti a base di petrolio, rGBH, glifosato e altro
ancora.
Inoltre,
la pratica aziendale atea di brevettare la natura stessa viene effettuata da
tali società.
Ha sostituito migliaia di anni di agricoltura
tradizionale e diritti degli agricoltori. L'Accordo sugli aspetti dei diritti
di proprietà intellettuale attinenti al commercio (TRIPS) dell'Organizzazione
mondiale del commercio ha facilitato la concessione di brevetti a tutto il
materiale genetico, compresi semi, piante e animali.
"Il 70% dei brevetti sulle colture
alimentari di base sono detenuti da sei multinazionali che possono fissare il
prezzo di mercato per loro e bloccare la concorrenza per 20 anni,
monopolizzando così il mercato ... brevettare la vita va contro la condivisione
della conoscenza e la conservazione della biodiversità e della cultura" – (Dr Sahadeva das, Autore)
Di
conseguenza, gli agricoltori nei paesi in via di sviluppo non sono ora
autorizzati a conservare le sementi senza pagare le società per il privilegio.
Chi ha
dato alle corporazioni questo privilegio?
Questo problema è noto come
"biopirateria".
In
India, milioni di agricoltori hanno preso in prestito denaro per acquistare
semi GM prodotti dalle multinazionali che erano circa 1.000 volte più costosi
dei semi tradizionali, ma quando i raccolti sono falliti questi agricoltori
sono rimasti con enormi debiti.
La
situazione era aggravata dal fatto che i semi GM contengono” la tecnologia
terminator”, in modo che gli agricoltori dovessero acquistare nuovi semi ogni
anno.
Si dice che questa crisi abbia portato oltre
250.000 agricoltori a suicidarsi in India tra il 1995 e il 2009, (vedi nota finale).
Secondo
l'analista “Frederick Kaufmann”, vedi Endnote , la crisi mondiale dell'inflazione
alimentare a lungo termine è stata anche il risultato delle manipolazioni della
mega-banca di Wall Street Golden Sachs.
Nel 1991, Golden Sachs ha inventato un nuovo
tipo di prodotto di investimento chiamato “Goldman Sachs Commodity Index”
(GSCI).
Secondo
Kaufmann:
"dal
momento che l'impatto deflazionistico dello “shorting” di una posizione
semplicemente non faceva parte del GSCI, i commercianti professionisti di
cereali potevano fare una strage anticipando le fluttuazioni del mercato che
questi 'rotoli' avrebbero inevitabilmente causato".
Mentre
altre banche entravano in gioco, "la scena era stata preparata per
l'inflazione alimentare ... che invierebbe onde d'urto in tutto il mondo.... E
così, dal 2005 al 2008, il prezzo mondiale del cibo è aumentato dell'80% – e ha
continuato a salire... I banchieri d'investimento hanno progettato
un'attrazione artificiale verso l'alto sul prezzo dei futures sui cereali ...
250 milioni di persone si sono unite alle fila degli affamati nel 2008... nel
frattempo i fondi indicizzati continuano a prosperare, i banchieri intascano i
profitti e i poveri del mondo vacillano sull'orlo della fame. "- (Frederick Kaufmann, autore)
Le
politiche di sviluppo folli non possono produrre una società sana.
E.F
Schumacher (1911-1977) è stato un antenato del vero movimento per la
sostenibilità degli anni 1970, un movimento che è stato successivamente dirottato
dai “Rothschild “e dal nefasto processo politico delle Nazioni Unite chiamato “Sviluppo
sostenibile, (vedi il libro “Trascendere l'inganno del cambiamento climatico” per i
dettagli).
"Il
lavoro folle non può produrre una società sana... Possiamo prendere alla
leggera il fatto che così tanti di loro (adolescenti) ora si riferiscono alla
loro partecipazione alla vita adulta come "unirsi alla corsa al
successo"?
Non potrebbe esserci un segno più grande di
fallimento umano di questo. "- (E.F. Schumacher (1911-1977), autore)
I
popoli del mondo hanno vissuto in un paradigma di globalizzazione inutilmente
distruttivo per decenni.
L'imperativo per una crescita infinita del PIL
all'interno dell'attuale paradigma debito-denaro è in realtà un trucco
ingannevole perché:
La
vera ragione per cui i governi del mondo hanno dato priorità alla crescita del
PIL negli ultimi decenni è che i governi possono raccogliere entrate fiscali
sufficienti per pagare continuamente miliardi di dollari di interessi sul debito
nazionale alle mega-banche di proprietà privata.
Gran
parte del denaro delle vostre tasse va direttamente alle istituzioni bancarie
internazionali come interessi sui prestiti in denaro del debito che sono stati
creati dal nulla.
Questi
prestiti di debito sono stati creati dal nulla dalle istituzioni bancarie
internazionali.
Il paradigma dell'iper-crescita del PIL è necessario
solo per mantenere in funzione il sistema bancario mondiale di denaro usurato /
debito – un sistema in cui la ricchezza è continuamente fluita verso l'alto
verso le mega-banche di proprietà privata.
La
maggior parte delle forme di crescita del PIL nel modello di globalizzazione
causano un aumento del degrado ambientale, dell'inquinamento e dell'uso delle
risorse.
Il PIL
è spesso più un indicatore dell'inquinamento interno lordo, piuttosto che
l'effettivo benessere di una popolazione nazionale.
Ci sono molti difetti nella contabilità del
PIL come indicatore del benessere della società.
Il
paradigma dell'iper-crescita ha portato a crisi (orchestrate) di
boom-bust-bailout in paesi che hanno assunto ingenti prestiti debito-denaro, (vedi anche il libro Demonic Economics
and the Tricks of the Bankers)
Oltre
un certo punto, la crescita del PIL non aumenta il benessere umano, ma lo impoverisce.
Nonostante
decenni di crescita del PIL, il benessere economico della società, come stimato
dall'indicatore di autentico progresso, è diminuito dal 1978.
È
quindi un mito che la crescita del PIL e la globalizzazione "facciano
galleggiare tutte le barche".
Un
esempio del grave difetto di utilizzare la crescita del PIL come misura del
benessere della società è il disastro petrolifero della Exxon Valdez del 1991.
Questo
enorme disastro ambientale, stranamente, ha effettivamente aumentato il PIL
dell'Alaska.
La
vasta fuoriuscita di petrolio ha causato enormi danni ambientali contaminando
1.300 miglia di costa con 250.000 barili o 11 milioni di galloni di petrolio,
decimando vasti stock ittici e inquinando i sistemi biofisici.
Nonostante
ciò, il PIL è effettivamente aumentato in Alaska a causa dell'attività
economica delle aziende e delle organizzazioni coinvolte nelle massicce
attività di pulizia richieste.
Queste
attività hanno aumentato il PIL del paese di $ 2 miliardi, grazie a intense
operazioni di pulizia, ma questo non tiene conto del danno ambientale a lungo
termine in Alaska, che può ancora essere visto oggi, (vedi Endnote).
L'economia
contemporanea rappresenta gli esseri umani semplicemente come unità di
produzione e consumo che servono l'economia della globalizzazione e funziona
come uno strumento contabile dell'economia mondiale debito-moneta di proprietà
dei banchieri.
L'economia contemporanea è un'ideologia imperfetta che
dovrebbe essere abbandonata perché non funziona per il benessere del 99,9% dell'umanità.
Ad
esempio, il pensiero che una crisi di eccesso di debito possa essere risolta
creando più debito è un'illusione.
Per decenni, gli economisti contemporanei si
sono aggrappati ai loro mantra imperfetti, ripetendo continuamente la linea di
crescita del PIL – fanno parte di un'ideologia economica imperfetta e
insostenibile / fallimentare.
Il professor John McMurtry, lo descrive come
una "scatola economica fatalmente assurda":
"L'economia contemporanea è una
pseudo-scienza. Niente di tutto questo può essere visto
dall'"economia" perché è una pseudo-scienza.
Le sue categorie dominanti sono scollegate dalla
realtà.
Tutto ciò che non si adatta a questa
costruzione cieca a priori è eretico nelle scuole di specializzazione che
forniscono consulenti economici a governi e società, e tabù nella stampa e nei
media corporativi nella misura della sua contraddizione ... I costi della vita non vengono
calcolati e la "crescita economica" è coerente con la distruzione di
tutti i sistemi di supporto vitale.
Troviamo
qui, infatti, la forma sottostante di una religione fanatica... Governa come un
credo totalitario cieco a tutto tranne che alla propria crescita libera da
qualsiasi valore di vita, standard o regolatore.
Questo
sistema di valori mutanti è maligno al midollo senza consapevolezza del suo
squilibrio o delle sue conseguenze negative. "- (Professor John McMurtry)
(Citato con gentile permesso).
Sviluppo
sostenibile: un problema racchiuso come soluzione.
Le
cause alla base del “vero problema del degrado ambientale” (che non è un problema di crisi
climatica) non
sono affrontate dalla soluzione "politica" dello sviluppo sostenibile
e negli ultimi 30 anni non sono state evidenziate nelle sale istituzionali del
potere dove la globalizzazione / ipercrescita e lo "status quo" del
sistema debito-moneta non dovevano mai essere messi in discussione.
Pertanto, lo sviluppo sostenibile nella sua
definizione politica non è mai stato nient'altro che un "greenwash" – un nuovo termine che ha
semplicemente approvato nella sua definizione politica la strategia "business as usual" della globalizzazione.
Negli
ultimi 30 anni la politica promossa dalle Nazioni Unite di disaccoppiare gli
impatti ambientali dalla crescita / globalizzazione del PIL è stata un completo
fallimento,
come è dettagliato nel libro di cui sopra” Trascendere l'inganno del
cambiamento climatico”, questa politica non avrebbe mai funzionato.
Il professor Stanley Temple dell'Università del
Wisconsin-Madison ha affermato che l'uso eccessivo della parola
"sostenibile" ha finito per significare troppo e niente allo stesso
tempo, e
che lo sviluppo sostenibile, come concetto, è definito in modo troppo vago per
avere una particolare utilità.
Per
capire cosa comporta la vera sostenibilità (piuttosto che il processo
ingannevole di sviluppo sostenibile politicamente definito dalle Nazioni Unite)
dobbiamo
capire come il sistema economico della globalizzazione stessa sia
fondamentalmente difettoso, in particolare i processi di usura e debito-denaro
bancario che sono alla base delle sue operazioni.
L'Agenda
2030 delle Nazioni Unite e l'allineato WEF Reset 2020 sono strumenti di
marketing abilmente scritti per i piani del gruppo mega-aziendale di Davos e
comportano nuove forme di “controllo tecnocratico”.
Tuttavia,
la vera sostenibilità non è un prodotto dei piani di mega-banche di proprietà
privata o di aziende assetate di potere.
La
vera sostenibilità deve dare priorità alla resilienza locale ed è un prodotto
del vivere nella modalità della bontà, consapevoli che tutto viene da Dio, il
Creatore.
Questo
articolo è tratto dal libro “Trascendere l'inganno del cambiamento climatico verso la
sostenibilità reale”.
(Mark
Keenan è un ex scienziato presso il Dipartimento dell'Energia e dei Cambiamenti
Climatici, Regno Unito; e presso la Divisione Ambiente delle Nazioni Unite; ed
è autore del libro “Transcending the Climate Change Deception – Towards Real
Sustainability disponibile su amazon.COM e sul suo sito web: mkeenan.ie.)
Gli
Stati Uniti tentano la strategia
del
"divide et impera" contro i BRICS.
Unz.com - PEPE ESCOBAR – (12 GIUGNO 2023)- ci dice:
Qualcosa
di straordinario, almeno in superficie, è accaduto a margine del “Dialogo
Shangri-La” a Singapore all'inizio di questo mese – un affare un pò pomposo
auto-descritto come "il principale vertice della difesa dell'Asia".
I capi
Intel di 24 nazioni si sono incontrati in semi-segretezza de facto, perché alla
fine l'evento è stato debitamente fatto trapelare (lo spin occidentale lo ha
qualificato come un incontro "informale").
Tra i
24, il vero accordo comprendeva gli Stati Uniti e tutti gli altri “Five Eyes”,
oltre ai rappresentanti di due membri BRICS, Cina e India.
Tutti
gli altri non sono stati identificati con certezza o hanno preferito rimanere
anonimi, presumibilmente a causa del loro status di "attaccabrighe".
Fondamentalmente,
la Russia, membro chiave dei BRICS, non era rappresentata.
Reuters
ha giurato che le informazioni sull'incontro non così segreto provenivano da
cinque diverse fonti – anonime – .
Un
diplomatico del sud-est asiatico ha confermato in modo indipendente la presenza
dei “Five Eyes,” della “Cina”, dell'”India” e di “Singapor”e – e così è stato.
Lo
sponsor de facto dell'incontro è stato il “Ministero della Difesa di Singapore”.
Le
cose diventano sempre più curiose quando esaminiamo la perdita un pò più da
vicino.
Così
tante fonti che fondamentalmente si confermano a vicenda indicano una svolta
concertata – praticamente a livello ufficiale.
Se
questo doveva essere davvero segreto, come in passato, sarebbe stato così, con
ogni labbro coinvolto opportunamente sigillato.
Allora
perché perderlo?
La
strategia “divide et impera” di Washington.
Tali
incontri di spionaggio contro spionaggio, storicamente, richiedono anni per
essere preparati, in particolare uno che coinvolge 24 nazioni e presenta i
rivali delle superpotenze Stati Uniti e Cina.
Ciò
implica innumerevoli sherpa qualificati che redigono documenti;
logistica
molto complicata; un ambiente ultra-sicuro; e uno script estremamente
dettagliato che copre ogni intervento.
Tutto
questo deve essere stato discusso in dettagli strazianti per mesi, fianco a
fianco con la messa insieme dell'agenda più ampia per il “Dialogo Shangri-La”:
e per tutto il tempo non ci sono state fughe di notizie.
E poi
quello che è trapelato, dopo l'incontro, è stato solo quello che è successo.
Con solo giocatori partecipanti selezionati
completamente identificati.
Non
c'è assolutamente nulla sulla sostanza.
È
incredibile che i “Five Eyes” discutano apertamente i timori e/o le procedure
di sicurezza occidentali con i cinesi, per non parlare degli altri piccoli
attaccabrighe.
Dopo
tutto, la leadership di Pechino è pienamente consapevole che USA-Regno Unito è
impegnata in una guerra ibrida contro la Cina, con i “Five Eyes” e meccanismi
di contenimento come “Quad” e “AUKUS” al seguito.
La
ragione principale della fuga di notizie è un regalo morto quando vediamo ciò
che il “Think Tankland” statunitense sta girando:
gli
Stati Uniti stavano parlando di sicurezza con Cina e India alle spalle della
Russia.
Traduzione:
gli Stati
Uniti stanno cercando di minare i BRICS e la Shanghai Cooperation Organization
(SCO) dall'interno.
Questo
è puramente un pio desiderio, perché nessuno sa nulla della sostanza delle
discussioni.
La sostanza della questione non è trapelata di
proposito.
Il
regalo mortale sulla fuga di notizie progettata per minare i BRICS – almeno
nella sfera pubblica occidentale – dovrebbe venire dai soliti sospetti stessi:
i “think tank” statunitensi, inseriti in
quello che l'indispensabile “Ray McGovern”, ex analista della CIA, ha
battezzato come “MICIMATT” (Military-Industrial-Congressional-Intelligence-Media-Academia-Think
Tank complex).
Il
presidente dell'”Eurasia Group” ha esposto tutto in dettaglio:
la
politica estera degli Stati Uniti deve essenzialmente dispiegare l'intero
arsenale di tecniche di guerra ibrida per sedurre, costringere o sottomettere 6
cosiddetti "swing states" nell'arena geopolitica:
Brasile,
India, Indonesia, Arabia Saudita, Sud Africa e Turchia.
Non è
un caso che tre di questi siano membri BRICS (Brasile, India, Sud Africa) e gli
altri tre (Indonesia, Arabia Saudita, Turchia) siano i primi candidati
all'inevitabile espansione, BRICS+, già in discussione e in procinto di
iniziare durante il prossimo vertice BRICS di agosto in Sud Africa.
Le
tattiche americane rimangono prevedibili: il classico divide et impera;
tentativi di minare i BRICS dall'interno
attraverso operazioni di PR e una vasta 5a brigata; E se tutto va storto,
tentativi di rivoluzione colorata e cambio di regime.
Recentemente,
le tattiche hanno miseramente fallito sia contro la Turchia che contro l'Arabia
Saudita, e stanno fallendo anche in termini di provocare malizia all'interno
del trio chiave dei RIC (Russia-India-Cina).
Crescenti
segni di disperazione degli Stati Uniti.
La
fuga di notizie era, ancora una volta, un gioco di ombre: un ulteriore strato
di nebbia di guerra – e relativo a una guerra in corso.
È piuttosto intrigante che la mossa
"segreta" abbia avuto luogo proprio prima del via libera dei soliti
sospetti per Kiev per bombardare la diga Kakhovskaya, e l'inizio de facto della
"controffensiva" ucraina filata a morte.
Avere
il capo del “DNI” Avril Haines e il suo omologo di Pechino” Chen Wixin”
discutere di questo sullo stesso tavolo è inverosimile come sembra.
Uno
scenario più realistico avrebbe Cina e India sullo stesso tavolo a discutere le
loro intrattabili questioni di confine.
Ma non
hanno bisogno di andare a Singapore per farlo;
lo
fanno nel quadro della SCO, di cui entrambi sono membri, con la Russia che
svolge un ruolo di mediatore.
La
rotazione di Think Tankland / MICIMATT degli Stati Uniti, prevedibilmente
mascherata da analisi politica, non va mai oltre il livello di congetture:
presumono che la Cina stesse discutendo di
sicurezza con la superpotenza che conta davvero – gli Stati Uniti – mentre
abbandona la loro partnership strategica globale con la Russia.
Le
sciocchezze colpiscono ancora: le principali questioni di sicurezza riguardanti entrambi
sono discusse al più alto livello, ad esempio durante la recente visita a Mosca del
ministro della Difesa cinese Li Shangfu, completa di un incontro personale con
Putin.
Anche
senza alcun input sulla sostanza dell'incontro, è giusto considerare tutto
sulla fuga di notizie che punta all'Ucraina.
La
narrativa dell'intelligence americana sarebbe più o meno questa:
abbiamo
bisogno di una strategia di uscita, male, immediatamente.
Quindi
facciamo in modo che l'intelligence cinese convinca i russi a congelare il
campo di battaglia così com'è – una sorta di cessate il fuoco.
Quindi
possiamo ri-armare Kiev e fare un altro tentativo più tardi.
Chiunque
abbia seguito l'interazione ad alto livello Russia-Cina negli ultimi mesi sa
che questa è – ancora una volta – una sciocchezza.
Pechino potrebbe avere il suo piano in 12
punti per la pace, che Mosca rispetta. Ma i fatti sul terreno, imposti
dall'arroganza USA/NATO, hanno progettato un importante punto di svolta.
E poi
c'è la domanda davvero fondamentale: quando e come la Russia deciderà di
attraversare il Dnepr.
Solo
dopo Mosca sarà disposta a discutere ogni possibile "pace", e solo
secondo i propri termini.
Allo
stesso tempo, sia Mosca che Pechino sono pienamente consapevoli che la guerra
per procura USA/NATO in Ucraina contro la Russia è una prova generale
incorporata nella Cronaca in corso di una guerra annunciata:
quella
vera, in arrivo, contro la Cina, con Taiwan come pretesto.
Credere
che l'intelligence cinese si piegherebbe volentieri ai capricci dei “Cinque
Occhi” perché sentono che la Cina è in una posizione geopolitica precaria non
si qualifica nemmeno come ridicolo.
Eppure questo è anche incorporato nello spin
US “Think Thankland”.
È
ridicolo come la narrativa della Beltway, imposta 24 ore su 7, giorni su giorni,
di "Cina
che minaccia la guerra su Taiwan" quando è l'Egemone che sta usando Taiwan come
un'Ucraina remixata, costringendo Pechino a perdere la sua pazienza taoista.
Quindi,
alla fine, cosa spicca davvero in questa saga di spionaggio contro spionaggio?
Non molto.
Tranne l'ennesimo soffio di disperazione di
Egemon.
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