Creano denaro dal nulla quale utile di cui non pagano nulla allo stato: si chiamano Banche.
Creano
denaro dal nulla quale utile di cui non pagano nulla allo stato: si chiamano
Banche.
i
mercati fanno paura:
l’avvertimento
di Giorgetti.
Ilriformista.it
- Annarita Digiorgio – (20-9-2023) – ci dice:
Andrebbero
recepite come un segnale di forza le parole di Giorgetti, non di debolezza.
Perché
un ministro che ammette “non ci sono soldi, sarà una manovra lacrime e sangue”,
mentre i colleghi continuano a chiedere bonus, assunzioni, e milleproroghe, è
un freno all’assalto alla diligenza.
“Quando
si fa una Legge di bilancio ci sono sempre richieste dei partiti e dei ministri
ben al di là delle reali possibilità, poi però nel bilancio dello Stato a un
certo punto si tira una linea e quella deve quadrare” ha detto ieri il ministro
dell’Economia Giancarlo Giorgetti, precisando che “siccome a breve il
Parlamento deve approvare il numeretto di deficit che sta sotto la linea che
poi dobbiamo anche presentare in Europa, bisogna mettere un numero che sia
ragionevole e che dimostri la volontà di tornare a una politica fiscale
prudente, compatibile con il livello di debito”.
Quello
che spaventa Giorgetti, ha spiegato, non è tanto il giudizio della commissione
Ue, “a me fa paura la valutazione dei
mercati che comprano il nostro debito pubblico e dico ai ministri che rispetto
il loro operato ma tutte le mattine ho il problema di vendere il nostro debito
pubblico e devo essere accattivante per convincere la gente ad avere fiducia”.
La “Nadef”
arriverà la prossima settimana, con scadenza fissata il 27 settembre, e
Giorgetti lavora per trovare le coperture, mentre tutti gli altri presentano
l’elenco della spesa.
Eppure
i dati che riporta Giorgetti fanno davvero tremare i polsi:
“Se i tassi fossero rimasti quelli dell’anno
scorso o di due anni fa io avrei avuto 14-15 miliardi in più da mettere ad
esempio sulla riduzione fiscale. Non ci sono più”.
Giorgetti
è costretto a spiegarlo “per chi è indebitato l’aumento dei tassi di interesse non è
un fatto positivo. Noi abbiamo un debito tale per cui lo spread rispetto
all’anno scorso dei tassi d’interesse fa sì che una Manovra di bilancio sia
stata portata via dalla rendita finanziaria”.
Il
ministro dell’economia sembra anche l’unico della compagine di governo
preoccupato del deficit:
“Anche il debito può essere usato come un’arma per
fare la guerra a livello geopolitico, bisogna chiedersi chi ha in mano tutto
questo debito pubblico in giro per il mondo, anche quello degli Stati Uniti. È
una riflessione che non può limitarsi soltanto a dinamiche finanziarie e
monetarie ma, inevitabilmente, deve portare delle considerazioni di carattere
politico”.
Il
ministro torna a chiedere la revisione del patto di stabilità:
“L’Italia
chiede l’esclusione degli investimenti dal patto di stabilità e crescita perché
l’introduzione di questa regola dal 2024 in avanti per un Paese come l’Italia,
che ha 80 miliardi al minimo purtroppo in continuo aumento di superbonus da
pagare sul debito nei prossimi 3-4 anni, e ha spese importantissime di
investimento finanziate coi prestiti del “Ngeu” è matematicamente impossibile
rispettare quella regola” di riduzione del debito, ha detto il ministro.
Questo
soprattutto in vista degli obblighi previsti dalle regole Eu sul green:
“Per
fare la transizione green devi finanziare tanto, come gli Usa. Se vuoi fare una
battaglia strategica per l’autonomia energetica devi essere coerente: per
essere autonomo e green bisogna investire, altrimenti è una battaglia in cui ti
dai martellate sui…”, più chiaro di così.
A tal
proposito è una buona notizia l’accoglimento della commissione della revisione
fatta da Raffaele Fitto per richiedere la quarta rata del Pnrr.
Ma
anche qui il ministro degli affari europei ha dovuto mercanteggiare con le
richieste dei colleghi e dei partiti di maggioranza, contrari ai tagli di
progetti incoerenti e irrealizzabili.
Cicale
contro formiche.
LA
VERITÀ SULLE BANCHE: CHI CREA I SOLDI?
COME
TASSARLE?
NINO
GALLONI.
Byblu.com – Nino Galloni - Claudio Messora – (11
Maggio 2016) ci dice:
Nino
Galloni spiega come funziona la contabilità delle banche.
Chi
crea davvero il denaro?
Lo crea la banca, quando eroga un prestito,
oppure il cittadino, quando con il suo lavoro deposita i soldi?
Quanto
guadagna davvero una banca?
Come tassarla per sostenere lo stato sociale?
A
queste e ad altre domande risponde Nino Galloni, economista ex direttore
generale del Ministero del Tesoro.
(Questa
è un’intervista realizzata grazie al supporto della rete, di cittadini come te.
Per questo è libera di raccontare quello che altrove non si può dire.)
Claudio
Messora: Nino
Galloni, bentornato su Byoblu.com!
Nino
Galloni: Eccoci!
Claudio
Messora: Anziché
continuare a salvare le banche, perché non ci facciamo salvare dalle banche?
Come
si fa?
Sovranità
monetaria e separazione tra banche commerciali e banche d’affari.
Nino
Galloni:
Prima
di tutto bisogna recuperare una cosa che funzionava perfettamente e che
funziona tutt’ora, per chi ce l’ha, e cioè la sovranità monetaria dello Stato.
Poi, come sia questo Stato… federale,
nazionale, regionale, locale… è un discorso che non riguarda le banche.
La
seconda cosa da fare è ripristinare la netta separazione tra chi fa il credito
– che è una funzione sociale importantissima – e chi, invece, deve fare finanza
– che è tutto un altro mondo, tutto un altro approccio.
Purtroppo
negli anni ’90, dopo sessant’anni di buon funzionamento delle leggi bancarie
degli anni ’30 che avevano assicurato il sistema dalle crisi bancarie stesse, è
stato ripristinato il vecchio modello di banca universale precedente rispetto
alla crisi del ’29 – e che aveva anzi contribuito alla crisi del ’29 -, per
consentire alle banche di vendere le proprie azioni, le proprie obbligazioni
eccetera…
Questo avvenne in un momento di grande boom
finanziario, quale fu il periodo degli anni ’90, cominciato con la crisi del
sistema monetario europeo, quindi con la riduzione dei tassi di interesse sulle
obbligazioni e conseguentemente sull’ingresso dei grandi investitori
istituzionali nelle borse e nelle cose finanziarie.
Le banche vollero entrare in questo
grandissimo business finanziario e borsistico perché c’era il boom.
Ma
poi, dal 2001, questo modello finanziario è entrato in crisi ed è stato
sostituito da un altro modello in cui sono le banche ad avere un ruolo
importante.
Allora la prima cosa è l’immediato ripristino
della netta separazione tra la finanza – chi vuole fare finanza fa la finanza,
la speculazione ecc… e va per la sua strada – e questa funzione sociale
importante che è il credito.
Claudio
Messora: Parliamo
del Glass-Steagall Act, corretto?
Nino
Galloni:
Glass-Steagall
Act si chiamava la legge del 1936.
In Italia è la legge bancaria, sempre del ’36.
Perché
sottolineo il fatto che il credito ha un’importantissima funzione sociale?
Perché
noi non dobbiamo confondere, a livello di analisi, la moneta a corso legale,
che è quella garantita ed emessa dallo Stato, con il credito, che invece è la
moneta teoricamente non a corso legale emessa invece dalle banche.
Una volta le banche emettevano biglietti
propri, la cosiddetta moneta bancaria, su cui vigevano fra l’altro delle
restrizioni di carattere amministrativo.
Poi è
rimasta una sola valuta in circolazione, la moneta a corso legale, che in
Italia fino al 1981 era stampata direttamente dall’istituto di emissione a
fronte delle richieste dello Stato per finanziare le sue spese, quando queste
ultime superavano il gettito tributario.
Però,
quello che va sottolineato è che questa moneta a corso legale è sì e no il 3%
del totale della moneta, che comprende anche il credito.
Quindi,
il 97% dell’economia della moneta di cui abbiamo bisogno è credito.
Claudio
Messora: Puoi
spiegare meglio?
Nino
Galloni:
Quello
che noi chiamiamo in genere moneta – intendendo i biglietti da cinquanta,
venti, dieci, cento euro eccetera…- non è che il 3% della moneta, del credito
che risulta nei depositi, nei conti correnti, nei prestiti e così via.
Infatti, qual è il vero pericolo per la banca
quando succedono le crisi di panico, quando cioè poi chiudono gli sportelli e
così via, com’è successo a un certo punto in Argentina e stava per succedere in
Grecia?
Il vero pericolo è quando tutti vanno a
chiedere i loro soldi: semplicemente non ci sono! È una finzione, ma vedremo
che questa finzione ha una funzione importante!
Cos’è
davvero il credito.
Parliamo
di credito, di questa grande, importante funzione sociale.
Prendiamo
esempio dal passato.
Una
banca era forte, importante, non perché aveva centomila filiali sparse per il
mondo, ma perché sul territorio era radicata, perché l’artigiano, la piccola
impresa, la famiglia che avevano un’esigenza, una necessità e così via,
andavano lì e chiedevano un prestito.
E se
poi erano in difficoltà – come accadeva con le Casse di Risparmio, con le
Banche di Credito Cooperativo, con le Popolari, con le Mutue eccetera -, si
allungavano i tempi, cioè si abbassava la rata per aiutare i prenditori.
Noi
oggi invece assistiamo a due fenomeni:
il primo è che le banche non danno credito a chi ne ha
bisogno, cioè le piccole imprese e le famiglie, perché pensano che queste
ultime abbiano un rating basso, quindi non si prendono la responsabilità di
dare i prestiti.
Questo poi non c’entra col fatto che le
banche, su pressioni di amici, di amici degli amici, della politica e così via,
diano grossi prestiti a chi, pur avendo un rating basso, però poi contraccambia
il favore in qualche altro modo.
Ma
questo non va confuso con il discorso precedente, perché quella è una
patologia.
Infatti le cosiddette “sofferenze bancarie”,
di cui poi parleremo, sono determinate all’80% non dai prestiti deteriorati
delle piccole imprese, degli artigiani, delle famiglie, ma da quelle dei grandi
prenditori, dei grandi ricchi, delle grandi imprese, dei grandi speculatori.
Questo
è importante, quando poi si chiedono i soldi a tutti per ripianare le
situazioni delle banche.
Ritornando
al credito, le banche ricevono quindi liquidità da parte della Banca Centrale –
che dopo il 2008 è diventata prestatrice ordinaria, non più di ultima istanza
-, in cambio di titoli tossici.
Quindi
il motivo per cui è difficile dividere la finanza dal credito – che ovviamente
anche un bambino capirebbe che è una misura necessaria – è perché è questo che
consente alle banche di continuare a fare derivati e titoli tossici e poi
collateralizzarli:
farseli garantire in qualche modo e ottenere
denaro praticamente allo 0% dalla Banca Centrale.
Qual’è il problema?
Che
questo meccanismo – chiamato anche “Bazooka” e “Superbazooka” da Mario Draghi –
non ha effetti sull’economia reale perché le banche poi non prestano a chi
dovrebbe fare investimenti, cioè piccoli imprenditori, artigiani, commercianti
e famiglie, perché appunto hanno un rating basso.
Al
contrario, chi ha un rating elevato, cioè le imprese forti, non investe perché
c’è la crisi.
Quindi,
in pratica, il cielo della finanza si riempie sempre più di nuvoloni neri, ma
non piove mai e il terreno dell’economia reale è sempre più arido: chi ha il
rating basso non può avere il prestito (ma proprio perché ha il rating basso
avrebbe bisogno di riprendersi, ma non si riprende); chi ha il rating alto non
chiede credito perché non si vede la ragione dell’investimento se non avrà
prospettiva di sviluppo, di ripresa, di profitto.
A
questo punto cosa succede?
Succede
che la Banca d’Inghilterra e altri studiosi indipendenti, finalmente,
abbandonano le vecchie teorie bancarie, che – a mio modo di vedere -, erano già
superate quasi cento anni fa, perché il libro di “Albert Hahn” del 1920, edito
a Tubinga,” Economic Theory of Bank Credit” (“la teoria economica delle banche
di credito”), spiegava il funzionamento delle banche perfettamente.
Quel libro è datato 1920.
Per la cronaca – e questo è un aneddoto
interessante che riporto nel mio libro “L’economia imperfetta” -,” Hahn” poi qualche anno dopo
cambiò la versione del libro fino ad abiurarla nel 1928 e dire che si era
sbagliato.
Piccolo
particolare:
si
mise a fare il banchiere con grande successo (Qui potete leggere “The Economics of Illusion“, dove nel 1949 attaccata il sistema
Keynesiano, dopo essere emigrato in america nel 1940).
Andiamo avanti.
Non
bisogna riferirsi più, dunque, alla vecchia teoria sbagliata che le banche
prestino i loro depositi – cioè denaro vero -, né l’altra teoria superata
cosiddetta del “moltiplicatore” – cioè che le banche possano moltiplicare, in
base alla consistenza dei propri depositi, con i prestiti, l’ammontare degli
impieghi.
Queste due teorie sono superate:
cancelliamole
dalla nostra mente.
La banca, quando fa un prestito, in realtà non
dà nulla.
La creazione monetaria dipende da quando il
prenditore mutuatario, l’impresa e così di seguito, via via paga le rate del
suo debito.
Cioè la banca si incredita e indebita il
prenditore.
Ma in
realtà non gli dà niente, se non un pezzo di carta dietro il quale – anche se è
un assegno circolare – non c’è copertura.
Non è
vero che gli assegni circolari “hanno provvista”, perché la somma di tutti gli
assegni circolari che oggi sonno stati emessi dal sistema bancario è molto di
più di quel 3% di moneta che giace effettivamente nei depositi e nei conti
correnti a noi intestati.
Claudio
Messora: Aspetta,
tu dici che quando una banca concede un prestito – facciamo 30 mila euro – non
deve avere una garanzia chiesta di qualche tipo – non so – per esempio chiesta
alla Banca Centrale Europea?
Nino
Galloni: Non
ha nessuna importanza. La banca stampa questo pezzo di carta, in cui c’è scritto
30.000 euro.
Il
prenditore lo mette nel proprio deposito – poi vedremo come funziona -, oppure
lo dà al proprio creditore che lo mette nel proprio deposito.
Siccome
– come vedremo – le banche emettono al passivo i depositi e all’attivo il
credito, la partita doppia consente di azzerare la dinamica e quindi è come se
non risultasse niente.
Ma poi
ci torniamo sopra parlando di più del bilancio.
Adesso
riprendiamo il discorso della teoria bancaria.
Dunque
dicevamo che la banca, quando fa un prestito, “incredita” sé stessa e indebita
il prenditore, il quale poi creerà la moneta col proprio lavoro.
E quella sarà moneta “vera” che raggiunge le
banche e viene in qualche modo contabilizzata – poi vedremo, in questa
contabilizzazione, dov’è il trucco.
La
funzione del credito è una funzione fondamentale, perché il prenditore potrebbe
essere una persona che ha un’idea geniale, che darà reddito e profitto, però
non ha i famosi 30.000 Euro.
Allora
va dalla banca e se la banca funziona seriamente gli fa questo assegno, lui lo
deposita, ci paga quello che ci deve pagare, poi produce questa attività la
quale, se ha successo, gli consentirà di pagare il debito con gli interessi, e
quindi entreranno denari veri.
Ma in
questo modo si sono creati i posti di lavoro, si è fatta ricerca, si sono fatti
investimenti reali.
Questa
è l’importanza del credito.
Quindi,
la teoria moderna della creazione monetaria si sdoppia in due filoni:
un filone sono quelli che riconoscono questo
meccanismo e dicono che quindi la banca dovrebbe essere tenuta a prestare
unicamente nei limiti delle consistenze dei propri depositi.
Quindi
la teoria del 100% della riserva.
Questa è una teoria, o meglio una proposta, la quale
però che cosa comporta?
Che
non ci sarebbe più il credito, non esisterebbe più la funzione del credito.
Perché
se la banca può prestare solo quello che ha in cassa, allora se non c’è di più
non c’è neanche più credito per tutto il sistema.
Mentre
invece se il meccanismo è quello che ho descritto prima, allora il nuovo
imprenditore può fare il suo investimento.
Il problema è che le banche, magari, non gli
fanno il prestito perché dicono:
“Mah!
Che ne so se poi questo nuovo prodotto avrà successo, se lo venderai, se
funzionerà“.
Ed è
su questo che dobbiamo affrontare la tematica.
Cioè
dobbiamo trasformare le banche in agenti per lo sviluppo sul territorio, in cui
sussista un controllo anche della parte pubblica, da parte dei cittadini.
Cioè,
mentre oggi le banche non devono giustificare se ti negano il prestito,
dovranno invece giustificarlo!
Ci dovrà essere una commissione che esamina se
sono andati a chiedere prestiti personaggi che dovevano farci delle cose
inutili, o pericolose, o invece se è stato negato il credito a qualcuno, un
gruppo di giovani che ad esempio ha un’iniziativa in cantiere che può creare
posti di lavoro, benessere e futuro.
Il
credito è il ponte fra il futuro e il presente.
Consente
di avere oggi i mezzi che servono per arrivare a quel futuro dove, a regime
(investimenti, iniziative, attività), l’economia potrebbe migliorare.
Come
cambiare il bilancio delle banche.
E
adesso vediamo come funziona il bilancio.
Allora: bilancio attuale – semplifico, faccio
i passaggi essenziali – funziona in questo modo.
Le
banche hanno due bilanci: uno stato patrimoniale e un conto profitti e perdite.
Nello
stato patrimoniale ci sono le consistenze dei crediti, l’attivo e i passivi.
Nel conto profitti e perdite, invece ci sono
tutte le entrate e tutte le uscite.
Al
momento, nei crediti, cioè nell’attivo, ci sono i prestiti, mentre nel passivo
ci sono i depositi.
La prima cosa da fare è togliere i depositi
dal passivo, perché in realtà la banca i depositi li gestisce.
Quindi
è un po’ come il gestore di un garage che non deve mettere le automobili dei
clienti al passivo.
Non sono sue, certamente e le deve restituire,
ma non le mette al passivo a meno che – questo è il punto – non voglia
nascondere i propri utili.
Poi
può fare un contratto con gli automobilisti e dire: “quando non serve a voi la
macchina – che a voi serve di giorno -, io di notte la utilizzo per un
servizio-taxi e vi pago un corrispettivo“.
Ecco
come funzionano i depositi per la banca.
Alla
banca serve sia l’ammontare, sia soprattutto il contante, per gestire le
domande di cash dei bancomat, dei clienti.
Poi
uno può andare lì, anche se ha 100.000 euro in banca, chiederne 10.000, 5.000,
1.000, e oltre una certa cifra – non so se vi è capitato – bisogna prenotarli,
perché se vai lì in banca e gli chiedi 5.000 euro non li hanno.
Glielo devi dire il giorno prima e te li fanno
trovare.
Allora,
questi depositi vanno tolti dal passivo, perché ripeto: è come le macchine
del garagista, non vanno al passivo.
È
un’altra cosa.
All’attivo, invece, è giusto che ci siano i crediti ed
è giusto – come attualmente accade – che la parte in conto capitale, quando
arriva la rata da parte del debitore – che paga – questa vada in attivo e vada
ad essere ridotto, perché si riduce il credito.
Quindi
lo stato patrimoniale non crea grandi problemi.
Ovviamente
avremo un attivo maggiore, un attivo netto maggiore perché non avremo più i
depositi al passivo.
E fino
qui è tutto chiaro.
Adesso
passiamo, invece, al conto profitti e perdite.
Che
cosa succede nel conto profitti e perdite?
Qui
abbiamo, dalla parte delle spese – diciamo così – o perdite, i costi della
banca, abbiamo gli interessi passivi, cioè quelli che le banche pagano – o
meglio pagavano – ai depositanti e ai correntisti, e i propri costi di
funzionamento.
Dalla parte dei profitti, invece, abbiamo gli
interessi attivi, cioè gli interessi che introita la banca man mano che il
prenditore paga la sua rata – non ci dimentichiamo che, nell’attuale sistema,
la parte in conto capitale va invece a ridurre il credito, mentre la parte
interessi va a incrementare le entrate o profitti e poi ovviamente, sempre nei
profitti c’è la vendita, la vendita (a caro prezzo) dei servizi.
Allora,
che cosa deve cambiare?
Deve
cambiare che anche la componente capitale della rata, cioè tutta la rata – per
la ragione che diceva in precedenza, cioè che è creazione da parte del
prenditore – deve essere computata a profitto.
In questo modo c’è un aumento enorme del
margine operativo delle banche che alle entrate, detratti gli interessi passivi
nel corso di funzionamento dell’istituzione, dovrebbe aggirarsi mediamente
intorno al 90%.
Quindi,
praticamente, se su questo 90% noi applicassimo un’aliquota, una tassa del 20%,
avremmo un gettito fiscale di circa 400 miliardi di euro, che ci consentirebbe
di portare al 20/23% tutta la tassazione.
Pagheremmo
la metà delle tasse!
Noi
oggi paghiamo in tassazione il 46% del nostro reddito.
Se
invece le banche pagassero il 20%, sommando il loro 20% e il nostro 20% si
avrebbe un gettito uguale a quello che oggi incamera lo Stato, che è circa 800
miliardi.
In
questo modo, però, pagheremmo solo il 20%.
Quindi
questo sarebbe uno sprone per lo sviluppo enorme.
Qual è la conseguenza di questi ragionamenti?
Che,
praticamente, la banca non sarebbe mai in perdita, salvo nel caso estremo che
non rientrassero più questi prestiti e il costo di funzionamento
dell’istituzione e il saldo fra gli interessi fosse negativo.
Ma
sarebbe una cosa dell’altro mondo!
Nella
realtà che cosa succederebbe a questa attività bancaria?
Che
non ci sarebbero più le sofferenze, non ci sarebbero più le perdite.
Casomai
ci sarebbero solo i mancati arricchimenti.
Faccio
un esempio:
ammettiamo
che la banca presti 200.000 euro a una persona e ammettiamo che questa persona,
nel corso degli anni, gliene restituisca solo 100.000.
Oggi viene calcolata una sofferenza del 50%.
Invece qui avremmo solo un mancato
arricchimento del 50%, il quale ridurrebbe il margine operativo lordo e
conseguentemente, applicata l’aliquota del 20%, determinerebbe un minor
gettito, ma non ci sarebbe nessuna perdita, nessuno squilibrio.
Le
banche non vogliono questa nuova contabilità bancaria perché temono di dover
pagare tantissime tasse, ma ne avrebbero un vantaggio, oggi.
E cioè
quello di evitare di essere commissariate, sciolte, accorpate dalle Banche
Centrali.
Le quali vogliono che si uniscano perché
pensano che avere 100.000 sportelli nel mondo sia più importante che avere uno
sportello che funziona sul territorio.
Ed è tutta un’altra visione del credito.
Se si
capisce la grande differenza che c’è tra una perdita e una sofferenza, un
incaglio da una parte, ovvero un mancato arricchimento, si è capito più della
metà di quello che sto cercando di spiegare.
Però,
se ci si muove verso questa nuova contabilità bancaria, in pratica, abbiamo la
possibilità, attraverso appositi comitati di sorveglianza e di controllo, di
favorire tutte quelle iniziative nel campo dell’ambiente, della cura delle
persone, delle attività di manutenzione anche pubbliche, nel campo dell’arte,
del turismo, della valorizzazione dei beni culturali e così via, che oggi
servono e che oggi non si sa come finanziarle.
Noi le
finanziamo con tassi d’interesse negativi.
Quanto
possono essere spinti questi tassi d’interesse negativi?
Ovviamente
dev’essere frutto di un ragionamento, però è chiaro che con un tasso
d’interesse negativo, che va dal 20% al 40%, noi siamo in grado di finanziare
qualunque cosa.
E
quindi il credito ha la possibilità di non solo consentire la piena occupazione
teorica, ma la piena realizzazione di tutti i progetti che la gente ha per
salvare l’ambiente, per curare il territorio, per assicurare le cure ai ragazzi
e agli anziani e a tutto quello che serve a una società moderna e civile che è
tale non perché consuma tanti prodotti materiali, ma perché ha quelle attività
di cura dell’ambiente, delle persone e dei beni esistenti che fanno la
differenza, insieme con i servizi pubblici, fra un paese arretrato e un paese
avanzato.
Claudio
Messora: Spieghiamo
meglio il passaggio del tasso di interesse negativo?
Nino
Galloni: Abbiamo
detto che la banca, in realtà, non dà niente quando si “incredita“:
tutto
quello che ottiene via via dal prenditore è tutto guadagno.
Quindi
se la banca fa finta di prestare 200.000 euro e poi ne riottiene 100.000, vuol
dire che ha guadagnato il 50%, al lordo delle sue spese e quant’altro.
Quindi,
comunque la banca ottenga, da un prestito di qualunque ammontare, un’entrata di
qualunque ammontare inferiore al primo, ma che sia superiore ai suoi costi di
funzionamento, realizza un guadagno.
Quello
è il suo margine operativo lordo, su quello si abbatte l’aliquota del 20%.
Quindi,
in buona sostanza, qual’è il punto?
Che se
io ho bisogno di 200.000 euro per comprarmi l’appartamento, oppure perché devo
fare un investimento, oppure perché voglio iniziare un’attività o quello che
sia, quando poi via via restituisco, o meglio creo col mio lavoro una parte di
questi 200.000 euro (quello che sarà possibile – ovviamente va registrata
questa percentuale), che ne so, magari solo 20.000, vorrebbe dire che la banca
ha avuto un mancato arricchimento del 90%.
Ma ha
avuto un arricchimento del 10%!
Se
quest’ultimo la manda in equilibrio per quanto riguarda i suoi costi di
funzionamento e il saldo degli interessi è chiaro che la banca ci avrà
guadagnato anche nel margine operativo lordo.
Ovviamente, in questo modo si possono
finanziare tutte quelle opere, quelle attività, quelle iniziative per cui oggi
si dice:
“Non
ci sono i soldi “. I soldi eccoli qua!
Ci
sono i soldi! Si può fare tutto!
Poi
ovviamente c’è da regolarsi e non fare un disastro.
Ma è
possibile farlo perché la banca funziona così.
Claudio
Messora: E
per farlo, che cosa serve? Una legge?
Nino
Galloni: Sì,
serve un adeguamento della contabilità bancaria a questi criteri.
Claudio
Messora: Ma
questo adeguamento della contabilità bancaria può essere fatto unilateralmente
da uno Stato, anche ammesso che si recuperi la sovranità monetaria, o deve
essere armonizzato a livello globale?
Nino
Galloni:
La
banca ha dei regolamenti internazionali, che è il problema, oggi chiede
requisiti di capitale.
Non
chiede più che ci sia una percentuale minima dei depositi rispetto ai prestiti.
Nel senso che, quest’ultima percentuale ormai – è stato calcolato – è l’1%.
Quindi
c’è una leva enorme.
Però
le banche sono sottoposte a dei vincoli di capitale, i quali poi a loro volta
sono fortemente inficiati da tutta la gestione tossica, cioè finanziaria.
Quindi
è ovvio che dobbiamo ripristinare la separazione tra finanza e credito.
Dobbiamo
superare l’impostazione internazionale delle banche e rifare la contabilità
bancaria.
Su
questo, ovviamente, ci può essere o un accordo dei soggetti, oppure ci può
essere una legge, ma ovviamente anche la legge dovrà essere ragionata,
negoziata con tutti gli stake holder, cioè tutti gli interessati.
Ovviamente, un singolo paese che abbia
sovranità monetaria, può applicare questa nuova contabilità bancaria perché ha
poi la sua contabilità bancaria:
la contabilità delle sue banche sarà questa.
La
banca deve avere un rapporto privilegiato con il territorio, quindi con gli
utenti e con lo Stato.
Non
deve avere necessariamente un’apertura internazionale per vendere i propri
titoli che vanno in borsa e hanno un rating.
Le azioni di queste banche non potranno essere
quotate nelle borse dei paesi che non applicano questa stessa contabilità
bancaria, perché queste banche potrebbero avere un calo di rating, ma il
sistema potrebbe funzionare perfettamente sia a livello nazionale, sia a
livello internazionale.
Claudio
Messora: E
in che rapporto è questa tua proposta con teorie più ampie, come per esempio
MMT?
Nino
Galloni:
MMT si
è occupata soprattutto della moneta statale – e concordo perfettamente con MMT
-.
MMT
risolve una parte del problema, che è la moneta a corso legale, quella con cui
si devono pagare le tasse.
Però,
siccome il 97% di quello di cui stiamo parlando è credito, il punto
fondamentale è:
“Ma
allora perché lo Stato non può stampare tutta la moneta che serve al sistema?”
Primo
perché noi dobbiamo considerare che quando parliamo di quantità monetarie,
stiamo dicendo una cosa marginale, perché ciò che conta è la velocità di
circolazione dei prezzi monetari.
E la
seconda è che se lo Stato fornisce tutta la moneta al sistema, disincentiva le
attività produttive, oltre a un certo livello.
Cioè,
se oggi nella situazione italiana noi introduciamo un reddito di cittadinanza
di qualsiasi tipo, ovvero facciamo l’helicopter money, cioè buttiamo soldi
dall’elicottero, facciamo riprendere l’economia, perché in questo momento c’è
una tale aridità del suolo dell’economia reale, che questo sarebbe benefico.
Ma se poi dopo tutta la moneta, alla fine, non viene
recuperata, ma entra nel sistema, poi finisce per non essere più accettata dai
produttori. E a quel punto c’è l’impasse.
Mentre
invece il credito, pur registrando questi tassi d’interesse negativo, con gli
opportuni controlli potrebbe spingersi fino alla piena occupazione – diciamo –
della progettualità.
Claudio
Messora:
Tu
sostieni che la contabilità bancaria sia sfalsata e vada modificata per
ottenere l’obiettivo della piena occupazione, dell’abbassamento delle tasse,
del rilancio dello stato sociale eccetera.
Ma
dire che la contabilità bancaria è falsata, significa dire che le banche sono
soggette ad arricchimento indebito.
Nino
Galloni: Assolutamente sì!
Claudio
Messora: E
quindi… hanno ragione i “signoraggisti“?
Nino
Galloni: In un certo senso sì.
Loro chiamano signoraggio bancario la
differenza che c’è tra il valore della moneta bancaria così emessa e il costo
di funzionamento della banca.
Claudio
Messora: Hai già presentato la tua proposta?
Nino
Galloni:
Ne sto parlando. Ne ho parlato nel libro. Ho
fatto diversi convegni col Movimento 5 Stelle dove mi stanno a sentire.
Però
ovviamente ci sono varie teorie, come quella della riserva al 100%, come quella
che debba essere lo Stato a emettere tutta la moneta, eccetera.
La mia
è un’altra teoria.
Cioè
io dico invece che, premesso che lo Stato debba recuperare la sua sovranità,
però il grosso del finanziamento alle nuove iniziative ed al funzionamento di
quelle esistenti deve venire dai mezzi propri e dal sistema bancario.
Claudio
Messora:
Per
diffondere allora questa proposta, un modo è quello di acquistare il tuo libro
che si chiama “L’economia imperfetta”, un altro è quello di organizzare convegni e seminari o di
partecipare a quelli a cui tu partecipi. Nino Galloni, grazie di essere tornato
su Byoblu.com!
Nino
Galloni: Arrivederci!
(Galloni
chiama “credito bancario” i prestiti che la banca fa alla sua clientela. E dice
che i “prestiti concessi - ossia il “credito bancario” - va iscritto come
“utile bancario” derivato dalla moneta creata dal nulla alla creazione del
prestito concesso! Ed è su questo utile (depurato dalle spese correnti che le
banche debbono sostenere per il loro funzionamento) che le banche debbono pagare
il 20% allo Stato come imposta annuale! N.D.R.)
Fesso
Chi Legge.
Conoscenzealconfine.it
– (20 Settembre 2023) - Bruno Marro – ci dice:
Capisco
che molti di voi si sentiranno insultati. Ma vi comunico che non ho intenzione
di ritrattare.
Se mi
lasciate il tempo per spiegare, vi accorgerete che nessuno di voi si deve
sentire offeso, ma anzi scoprirà che di tale “epiteto”, deve rallegrarsi.
Come
diceva sempre la mia mamma: “La vita da sé, fa sempre qualche cosa, che tu lo
voglia o no”.
Insomma era per dire che la vita scorre
comunque, in ogni caso.
Che il tempo (purtroppo) vola, e gli anni che
tu lo voglia o no passano.
Così
siamo tutti quanti o quasi, ancora qui a raccontarci le stesse cose.
A farci notare le stesse distonie di un mondo
che si sgretola, a ricordare come nel passato le cose fossero diverse, a
sentenziare che “avevamo meno cose, ma ci divertivamo con poco”.
Intanto
la vita va avanti.
Oggi
tutto si è complicato, tutto si è avvolto di una nebbia difficilmente
penetrabile, tutto è diventato ordinario, superato nel momento della nascita,
dozzinale, senza emozioni.
Lo sappiamo, lo constatiamo ogni giorno, ma la
cosa secondo me sulla quale dovremmo soffermarci, è che ci raccontiamo da
qualche anno le stesse cose, lo stesso degrado, la stessa follia, sempre e solo
tra di noi.
Cioè ci raccontiamo cose che sappiamo, che
abbiamo capito a discapito di una massa che invece non ha percepito niente,
illustriamo ad altri come noi scenari molto probabili, troviamo risposte
nascoste con gran facilità, ma sempre tra di noi.
Tra
noi “fessi”, che le cose le sappiamo, le conosciamo e non abbiamo bisogno di
essere convinti da niente e da nessuno.
Tantomeno da noi stessi.
Insomma continuiamo ad avvitarci sulla nostra
vita, senza arrivare almeno in apparenza, a niente di concreto, a qualche
gesto, qualche idea, che svegli il mondo da questo sonno in cui è piombato e si
ribelli alla misera condizione in cui è stato costretto.
Mi
viene in mente un libro degli anni settanta di Camilla Cederna: “Sparare a
vista”.
Un
libro terribile, che metteva a nudo le malefatte del regime Democristiano con
la connivenza di una polizia di stato, che perpetrava ogni tipo di violenza nel
contesto della cosiddetta “strategia della tensione” che, come scrive
l’autrice, “..sarebbe meglio chiamare Tecnica di Regime”.
Anche
allora noi i “fessi”, sapevano esattamente come stavano andando le cose.
Eravamo li in piazza.
Abbiamo visto la polizia di stato sparare
nelle strade durante le manifestazioni, picchiare selvaggiamente chi
protestava.
Noi i
“fessi” eravamo li.
Erano
gli altri, i “non fessi” che non c’erano, e che avrebbero dovuto leggere quel
libro.
Avrebbero
dovuto capire.
Oggi
come allora in questi ultimi anni, abbiamo più volte visto con anticipo quello
che stava per succedere.
Abbiamo
cercato di raccontare come le cose stavano prendendo una brutta piega. Come si
stesse per arrivare a quello che oggi, molti definiscono un “olocausto
programmato”.
Inutilmente
abbiamo cercato di ragionare con le persone, i parenti, gli amici.
Ma
siamo inesorabilmente finiti a parlare tra di noi, a ritrovarci a volte come
carbonari, per raccontarci cose che sapevamo perfettamente.
Sempre
tra di noi fessi.
Dico
questo, perché sia chiaro a tutti come il problema non sia il ritrovarci tra di
noi, ma cercare di divulgare agli altri, quello che noi pensiamo, crediamo,
vediamo o sappiamo.
Trovare il modo di parlare al resto di
un’umanità dormiente, che accetta qualunque cosa gli arrivi dall’alto, perché
sempre più convinta che i diktat governativi, siano “buoni e giusti”, nel
rispetto di una tradizione cattolica, che vede chi comanda fare gli interessi
del popolo.
Qualche
giorno fa, mi sono ritrovato a discutere con dei conoscenti che all’inizio del
conflitto in Ucraina, nel febbraio del 2022 mi dicevano:
“Questi
Russi, pensano di poter invadere qualunque paese, senza che succeda niente. Se
la vedranno con noi e gli Americani. Vedrai che in poche settimane saranno
ricacciati nel loro paese, e poi ne vedremo delle belle”.
Lasciamo
stare le spiegazioni politiche e/o geopolitiche della situazione, ma quello che
mi preme sottolineare, è che a distanza di un anno e mezzo, con evidenti
perdite di territorio e uomini da parte Ucraina, i loro commenti sono:
“Visto? I Russi ormai sono alla fame.
Non
hanno più niente.
Tra
poco verranno ricacciati in Russia e dovranno pagare per quello che hanno
fatto”.
Ora è
evidente come ci sia ormai un mondo pieno di persone, che non riconoscerebbero
un fungo da fare in insalata, da un fungo atomico.
Non voglio discutere le ragioni o meno del
conflitto, ma sottolineare, come non ci sia nessuna presa di coscienza da parte
di un’umanità, che continua nel suo percorso, lungo la sua strada con i
paraocchi, malgrado tutto quello che gli capita intorno, senza sentire altro
che “la voce del padrone”.
In un
articolo del Sole24 ore di Marzo 2023 (infodata.ilsole24ore.com/2023/03/12/nel-2020-le-malattie-cardiovascolari-e-non-il-covid-19-sono-state-la-prima-causa-di-morte/)
“Luca Tremolada” usando artifizi
grammaticali e costruzioni iperboliche, cerca di spiegarci come le malattie
cardiovascolari, siano state nel 2020, la maggior causa di morte nell’Unione
Europea.
Ma
attenzione…
i “NoVax
“non hanno ragione e non ci sono complotti, perché il Covid ha inciso nel nostro
paese per il 10,54% dei decessi.
Senza
bisogno di essere Pico della Mirandola, se diamo per scontato che il 100% sia
il totale delle morti, a cosa sono dovuti gli altri decessi che si attestano
all’89,46%?
L’autore
dell’articolo ve lo spiega al fondo dello scritto, ma per essere coerenti, vi
invito a leggere il “rapporto EU” da cui sono stati presi i dati.
Diciamo che non solo l’articolo originale non
parla di “NoVax” e/o false teorie di complotto, ma sottolinea come il Covid sia stata
la terza causa di morte in EU (quindi anche nel nostro paese), con un totale di
439.000 morti (ec.europa.eu/eurostat/web/products-eurostat-news/w/DDN-20230307-3).
Leggetelo
e noterete come sia culturalmente e socialmente differente, l’approccio al
problema e di conseguenza, come sia scritto l’articolo in maniera diversa, e
quale diverso sia l’impatto sulle persone.
Ma anche qua, siamo di nuovo al punto di
partenza.
Lo
leggiamo noi, lo sappiamo noi fessi, e continuiamo a raccontarcela e a
commentare tra di noi.
Persino
l’”AIRC” (airc.it/cancro/informazioni-tumori/cose-il-cancro/numeri-del-cancro) ammette che i tumori sono aumentati,
ma che la colpa è come al solito del Covid.
Non
che il Covid o i vaccini abbiano causato i tumori per carità, ma che
ovviamente, avendo nel periodo pandemico rimandato ricoveri, diagnosi e
terapie, i casi sono aumentati.
Verrebbe
da dire allora, che molti malati “iniziali” di tumore che si potevano salvare,
sono stati lasciati morire in solitudine.
C’era l’emergenza pandemica e in virtù di
quella ovviamente, tutto il resto anche il vostro parente morto di tumore tra
atroci sofferenze, era sacrificabile.
Gli
americani li chiamano danni collaterali.
Comunque
anche i dati, meno che mai quelli ufficiali, abbiamo imparato che sono bufale.
Sono
manipolati a seconda di cosa convenga far arrivare al popolo.
Si va verso elezioni “digitali”, via computer,
così la truffa, la manipolazione dei voti sarà facile e veloce.
Jean
Paul Sartre scriveva in tempi non sospetti: “Elezioni: trappola per fessi” (1973).
Vi
propongo una provocazione.
Molti
anni fa è cominciato il processo di emancipazione della donna.
Faccio
un’ipotesi: il tutto è partito in modo spontaneo, o dietro questa emancipazione
c’era un disegno prestabilito dall’Élite?
Pensate
a quale ingranaggio produttivo e di tassazione straordinario, si sia messo in
moto dopo il processo.
Quando
le donne hanno cominciato a partecipare alla vita lavorativa, quando
attivamente sono diventate una risorsa sfruttabile e ricattabile economicamente
e socialmente?
All’epoca,
la popolazione tassabile era per la maggior parte maschile.
Diciamo il 90%.
Così
facendo e introducendo un percorso di emancipazione, la popolazione tassabile è
quasi raddoppiata.
Senza
contare il fatto che in questo modo, l’educazione dei nostri figli è stata
lasciata in mano alle scuole, e alle babysitter.
In
questo modo è stato possibile far crescere una generazione indottrinata nel
modo giusto, nella giusta direzione.
Non
giudicatemi male, chiaro che ogni persona pensante con un minimo di neuroni
sostiene che donne e uomini devono assolutamente avere stessi diritti.
Siamo scesi in piazza fianco a fianco per
garantire che ciò accadesse.
Solo che ogni mossa avanti, ogni concessione,
ogni apertura, è stata scientificamente programmata e studiata a fondo.
Chiudo
dicendo che io l’11 settembre me lo ricordo bene.
Mi
ricordo perfettamente che pensai visti i filmati, che era una gigantesca messa
in scena e che questa, avrebbe autorizzato l’America a fare qualunque gesto, a introdurre
qualunque azione militare, per schiacciare, sconfiggere e radere al suolo,
qualunque paese o persona tacciata di terrorismo e di cospirazione contro gli
USA.
Pensieri
e discorsi da fesso.
Oggi
dopo più di 20 anni di “forever wars” in nome di quell’azione, di guerre in
gran parte perse e supportate da bugie come le famose “armi di distruzione di
massa” di Saddam, moltissimi “non fessi”, sono ancora convinti che l’aereo che
centrò la torre nord del World Trade Center, era guidato da Mohammed Atta e che
di lui, nell’inferno di rottami, travi e corpi dilaniati, fu ritrovato intatto
senza una bruciatura, senza una sgualcitura il suo passaporto, permettendo così
di individuare il feroce terrorista.
Credono ancora oggi, che a pianificare il
tutto sia stato Osama Bill Laden, il leader terroristico che con un blitz
segretissimo, le squadre speciali americane hanno individuato e ucciso il 2
maggio 2011.
Ancora oggi la maggior parte dell’umanità,
crede che il corpo di Bill Laden sia stato immediatamente tumulato e fatto
sparire nelle profondità degli abissi marini.
Più
facile non farsi domande.
Meglio credere e basta.
Come
sia andata esattamente non lo sapremo mai, ma sta di fatto che a seguito degli
attentati dell’11 settembre, il Congresso americano approvò la “Authorization for Use of
Military Force Against Terrorist” (congress.gov/107/plaws/publ40/PLAW-107publ40.pdf) una risoluzione che autorizza il
Presidente degli Stati Uniti a usare la “necessaria e appropriata forza”,
contro quelle nazioni, organizzazioni e persone, che egli decida siano
coinvolte negli attacchi dell’11 settembre.
Se ci
pensate, una risoluzione di una gravità inaudita, che demanda ad una sola
persona, la possibilità di stabilire se attaccare e radere al suolo un paese,
una nazione o degli esseri umani, solo perché quella persona, pensa siano
coinvolti o possano essere coinvolti nell’azione terrorista dell’11 settembre.
La risoluzione è attualmente in vigore.
Forse
è per tutto questo, e molto altro ancora, e per tutto quello che accadrà nel
tempo a venire, che sono orgoglioso di essere uno tra i “Fesso chi legge”.
(Bruno
Marro)
(brunomarro.blogspot.com/2023/08/fesso-chi-legge.html)
L’euro
digitale e l’importanza
della
moneta della banca centrale.
Ecb.europa.eu
– (05/10/2022) – Redazione – ci dice:
Esistono
di fatto due tipi di moneta.
L’euro
è la moneta dell’area dell’euro.
Oltre 346 milioni di europei utilizzano le
banconote e le monete in euro per effettuare pagamenti in contanti e pagano in
euro i loro acquisti online.
Fra le nostre responsabilità, oltre
all’obiettivo principale di mantenere la stabilità dei prezzi, rientra anche
emettere le banconote in euro e assicurare l’ordinato funzionamento dei sistemi
di pagamento.
Fra un
pagamento in contanti e un pagamento elettronico esiste tuttavia una differenza
fondamentale:
nel
primo caso si tratta di moneta della banca centrale, nel secondo di moneta
emessa da privati.
Nella
nostra quotidianità utilizziamo entrambi i tipi di moneta.
Ma la
differenza è importante per comprendere la necessità di un euro digitale.
Cos’è
la moneta della banca centrale?
La
moneta creata dalla BCE è denominata “moneta della banca centrale”.
Il
denaro contante che hai in tasca è moneta della banca centrale.
In
effetti, al momento le banconote e le monete metalliche sono l’unica tipologia
di moneta della banca centrale a disposizione del pubblico.
La
moneta della banca centrale è anche detta “moneta pubblica”, in quanto è emessa
da un’istituzione pubblica, la banca centrale, ed è pertanto garantita dal
settore pubblico.
Cos’è
la moneta privata?
Anche
le banche commerciali creano moneta.
Ciò accade quando concedono un nuovo prestito
e la somma compare sul conto del beneficiario.
Tale
tipologia di moneta, chiamata “moneta privata”, include anche il saldo del tuo
estratto conto e i tuoi risparmi depositati in banca.
I pagamenti che effettui con carta di debito o
di credito, o tramite un servizio di pagamento online, sono tutti trasferimenti
di moneta privata, perché comportano l’utilizzo di moneta creata dalla tua
banca.
Come
interagiscono le diverse tipologie di moneta?
Quando
prelevi banconote, converti moneta privata del tuo conto bancario in moneta
della banca centrale.
Se
invece depositi in banca del denaro contante (immagina ad esempio che qualcuno
ti regali delle banconote per una ricorrenza), trasformi moneta pubblica in
moneta privata.
La “moneta
pubblica” funge da àncora per il sistema monetario.
È per questo motivo che i cittadini possono
avere fiducia nel valore della moneta privata emessa dalle banche.
Un
pagamento effettuato con carta di credito viene accettato perché il
destinatario sa che l’importo potrà essere convertito nello stesso ammontare di
moneta della banca centrale.
L’euro
digitale: un divario da colmare.
La
nostra ambizione è coniugare i benefici della moneta della banca centrale con
le modalità di pagamento e utilizzo della moneta dei cittadini di oggi.
In
questo modo potremmo affiancare al contante moneta pubblica in forma
elettronica.
A
questo fine serve una valuta digitale della banca centrale: l’euro digitale.
Come
quando spendi il denaro depositato sul tuo conto bancario, potresti utilizzare
una carta o un’app telefonica anche per pagare con l’euro digitale. Sarebbe
tuttavia moneta della banca centrale, sicura e garantita dalla BCE.
Benefici
dell’euro digitale.
L’introduzione
di un euro digitale potrebbe sostenere la digitalizzazione e aiutarci a
soddisfare le esigenze e le preferenze di pagamento delle persone.
La
digitalizzazione può, a sua volta, contribuire alla crescita economica.
Un
altro beneficio consiste nel fatto che l’euro digitale accrescerebbe la
resilienza della nostra moneta a fronte di sviluppi tecnologici non
regolamentati nel settore bancario e finanziario (come le cripto attività o soluzioni
di pagamento alternative non basate sui principali circuiti di carte) che potrebbero compromettere la
stabilità finanziaria.
Bitcoin,
Ethereum, Tether e le altre “criptovalute” non sono moneta.
Negli
ultimi anni abbiamo visto emergere molto cripto attività in tutto il mondo.
Vengono anche chiamate “criptovalute”, ma questa denominazione è fuorviante,
in quanto non assolvono le tre funzioni della moneta:
mezzo
di scambio affidabile, riserva di valore e unità di conto.
Inoltre,
tali attività non sono garantite né gestite da un ente centrale.
Chi le
detiene non ha alcuna garanzia che le potrà cambiare in moneta all’occorrenza.
Anche
le “stablecoin”, che si vorrebbero proporre come attività digitali meno
volatili basate su tecnologie analoghe, non sono stabili come pretendono di
essere.
Il
valore di una “stablecoin” si basa unicamente su una promessa di un’impresa
privata.
Oltre
a problemi di lentezza e costi elevati delle operazioni, gli emittenti di “stablecoin”
non chiariscono neppure come queste possano essere utilizzate; certamente non
possono essere usate per le spese di ogni giorno.
La
necessità di un euro digitale.
Molti
ricorrono in misura crescente a nuove forme di pagamento digitali in
alternativa al contante.
In
questo contesto, vogliamo salvaguardare il ruolo della moneta pubblica quale
àncora monetaria e preservare la fiducia nella nostra moneta.
L’emissione
di un euro digitale ci consentirebbe di rafforzare il sistema monetario e dei
pagamenti.
Tutti
avrebbero la possibilità di utilizzare moneta pubblica per effettuare pagamenti
sicuri in qualsiasi paese dell’area dell’euro.
(Molto
utile per il controllo totale dei nostri affari bancari. Si veda la Cina oggi!
N.D.R)
DALLA
MONETA FISICA
ALLA
MONETA BANCARIA.
Consob.it
– Redazione – (16-5-2023) – ci dice:
Se la
moneta fisica fosse l'unico mezzo di pagamento, si avrebbero enormi problemi di
trasferimento delle ingenti quantità di moneta necessarie per le operazioni
commerciali di grande valore e a lunga distanza, come si sperimentò,
soprattutto nel XVI° secolo, nel commercio con le Americhe e con le "Indie
orientali" (i paesi asiatici).
La
moneta fisica, infatti, aveva un senso per transazioni di ridotto importo e a
breve distanza.
Anche
per superare questi vincoli, già in epoca medievale, nascono in Italia i primi
banchi di credito e, con essi, le prime forme di scritture contabili dei saldi
monetari (depositi e prelievi) e, soprattutto, le prime forme di
cartolarizzazione del credito.
Si
trattava delle c.d. "lettere di cambio", che rappresentavano il
credito in oro vantato dai depositanti, i quali potevano scambiarle, come mezzi
di pagamento di operazioni commerciali, evitando così le spese e i rischi
connessi al trasporto della moneta fisica.
Da
quelle prime tecniche di gestione dei depositi monetari (cui poi si
agganciarono, in naturale proseguimento, quelle relative alle richieste di
finanziamento dietro garanzia di beni personali) si sono sviluppate le moderne
banche, a tutt'oggi perno fondamentale del sistema finanziario.
Prima
di vedere come il settore bancario crea moneta, occorre puntualizzare alcuni
concetti.
Moneta legale (circolante).
L'insieme
di banconote e monete metalliche in circolazione in un determinato momento nel
sistema economico che devono, per legge, essere accettate in pagamento, grazie
all'esistenza di un'Autorità (tipicamente una banca centrale) che le emette
(come sue passività per l'acquisto di attività finanziarie) e che agisce per
garantirne il valore.
Moneta bancaria.
L'insieme
dei mezzi di pagamento messi in circolazione dalle banche, a fronte di depositi
bancari disponibili (quindi trasformabili in circolante in tempo breve), sotto
forma ad es. di assegni circolari, bancari, carte di credito, bonifici e
giroconti, ecc.
Base monetaria.
Moneta
legale e altre attività finanziarie che sono trasformabili in contante
immediatamente e senza costo (o a costo prefissato) e che, in quanto tali,
possono essere depositate come riserva obbligatoria presso la banca centrale
dalle banche a fronte dei propri depositi.
Offerta di moneta.
La
quantità di moneta esistente in un determinato momento nel sistema economico,
pari al circolante più i depositi della clientela presso le banche.
La base monetaria è quindi una componente
dell'offerta di moneta (il rapporto tra offerta di moneta e base monetaria
prende il nome di moltiplicatore monetario), ed è quella parte oggetto di
controllo diretto da parte della banca centrale.
In generale, la quantità complessiva di moneta (moneta
legale e moneta bancaria) a disposizione del pubblico varia in relazione alla
quantità complessiva dei prestiti concessi dalla banca centrale e dalle banche.
Infatti,
la banca centrale crea moneta sia attraverso l'erogazione di finanziamenti alle
banche commerciali (per esempio, la BCE con le operazioni di c.d. LTRO a fine
dicembre 2011, gennaio 2012 e settembre 2014 ha concesso prestiti a 4 anni alle
banche dell'Eurozona per circa 1.400 mld di euro mirati al finanziamento
dell'economia), sia tramite operazioni di acquisto di strumenti finanziari sul
mercato finanziario secondario[1] (come nel caso del programma della BCE di
acquisto di covered bond[2] e di asset-backed-securities ovvero, da ultimo, di
acquisto di titoli del debito pubblico dei paesi dell'Eurozona c.d.
Quantitative Easing))
Il sistema
bancario crea moneta tramite la concessione di finanziamenti da parte delle
singole banche alle imprese e alle persone:
i finanziamenti bancari significano risorse
finanziarie disponibili e spendibili da parte di chi li riceve (appunto,
imprese e persone).
Queste
risorse, sia che siano spese o semplicemente trasferite presso altre banche,
danno origine ad un sistema di moltiplicazione dei depositi bancari
utilizzabili come mezzi di pagamento (moneta bancaria).
In
questo modo non è la banca singola a creare moneta, ma è il sistema bancario
nella sua totalità in virtù del meccanismo del c.d. moltiplicatore monetario.
In
verità, esiste un altro canale di creazione (distruzione)di moneta (ossia base
monetaria) ed è quello costituito dal settore "Estero".
Nel
caso di un saldo attivo della bilancia dei pagamenti si verifica un afflusso di
valuta straniera all'interno del paese.
Quando
questa valuta viene ceduta alla Banca centrale in cambio di valuta nazionale si
ha automaticamente creazione di base monetaria.
Al
contrario, nel caso di bilancia dei pagamenti negativa, si ha vendita di valuta
estera da parte della Banca centrale in cambio di valuta nazionale, con
corrispondente distruzione, cioè sottrazione dal mercato, di base monetaria.
La
quantità complessiva di moneta in circolazione (offerta di moneta, M) è
costituita dalla moneta bancaria (depositi, D) più la base monetaria non
trattenuta in riserva dalle banche e posseduta quindi dal pubblico (Bp). Si ha
perciò la definizione: M = D + Bp
La
consistenza complessiva di base monetaria, che è stata immessa nel sistema
attraverso i canali di cui si detto, è in ogni momento utilizzata, cioè
trattenuta, dal pubblico (famiglie e imprese) e dalle banche.
Il
pubblico la trattiene sotto forma di circolante per far fronte alle spese
correnti.
La
parte non trattenuta dal pubblico affluisce alle banche che la utilizzano per
soddisfare l'obbligo di riserva obbligatoria e, in parte decisamente minore,
per tenere a disposizione una riserva di liquidità (che comprende anche il
margine inutilizzato del credito aperto presso la banca centrale) per le
necessità di tesoreria (cioè per essere in grado di onorare le richieste di
prelievi).
Si può
affermare che le banche trovano un limite nella propria capacità di
"creare" moneta attraverso operazioni di credito nell'obbligo di
mantenere riserve finanziarie liquide presso la banca centrale, a cui possono
aggiungersi riserve liquide liberamente disponibili.
Le
riserve liquide delle banche presso la banca centrale (nei paesi
dell'Euro-zona, presso la Banca Centrale Europea) sono proporzionate ai
depositi bancari e servono a far fronte alle possibilità di inattesa richiesta
di contante del pubblico (ossia richieste di conversione in moneta legale dei
depositi stessi).
[1] La
Banca centrale può acquistare e vendere sul mercato secondario titoli del
debito pubblico (o altri strumenti finanziari) al fine di regolare la quantità
di moneta in circolazione. Quando acquista, immette base monetaria; quando
vende, la toglie dal mercato. Queste sono le operazioni di mercato aperto e
come tali vengono registrate nel conto di creazione di base monetaria.
[2] I covered
bond sono obbligazioni bancarie garantite da uno specifico portafoglio di
crediti della banca emittente.
LA
MANOVRA DEL
GOVERNO
DEI PEGGIORI.
Comedonchisciotte.org - Redazione CDC – (20
Settembre 2023) – ci dice:
Tra
pochi giorni il Governo Meloni renderà pubblica la Nota di Aggiornamento del
Documento di Economia e Finanza, la cosiddetta “NADEF”, un importante documento
di contabilità pubblica che definisce il perimetro finanziario della legge di
Bilancio.
Con la
“NADEF”, il Governo mette nero su bianco quanto spenderà e quante tasse imporrà
nel nuovo anno, andando così a definire il deficit pubblico (la differenza tra
uscite ed entrate dello Stato) e l’effetto della manovra sul debito pubblico
accumulato negli anni.
La
“NADEF” ha dunque un significato eminentemente politico che può essere
analizzato da due diversi punti di vista, uno interno all’Italia ed uno più
ampio.
Da un lato, quelle cifre riflettono le scelte
di un Governo circa i settori sociali da sostenere con la forza della spesa
pubblica, incidendo così sui rapporti di forza interni alla società italiana.
D’altro
canto, queste scelte non sono prese in autonomia dal Governo italiano, ma si
inseriscono nella cornice dell’Unione europea – che impone previsi vincoli
proprio alla spesa pubblica, il cosiddetto “Patto di stabilità” – e nel
contesto globale, che vede il nostro Paese interconnesso con i mercati
finanziari e commerciali di tutto il mondo;
sotto
questo profilo, la NADEF dimostra cosa un Governo sia disposto a fare, o a non
fare, sul piano europeo ed internazionale, per assicurare al proprio Paese adeguati
livelli di crescita, occupazione e stabilità finanziaria.
Bene,
il Governo Meloni – in perfetta continuità con i Governi che lo hanno preceduto
– si appresta a varare una manovra fiscale sotto il segno dell’austerità, cioè
fatta di tagli alla spesa pubblica e maggiori tasse, perché opera nel solco
della piena compatibilità con l’Unione europea ed i mercati finanziari, e
riserverà le poche risorse concesse dalla rigidità dei vincoli di bilancio
europei ai padroni e padroncini che rappresentano il blocco sociale di
riferimento di qualsiasi governo di centro-destra.
Ma
andiamo con ordine.
Giorgia
Meloni, unica opposizione parlamentare al Governo Draghi dei tecnici, dei
banchieri, della plutocrazia, ha “finalmente” conquistato il potere e – dopo un
anno di azione governativa – descrive così la prossima manovra di bilancio:
occorre
rimanere “con i piedi per terra perché la congiuntura è difficile”, bisogna
“cancellare” le riforme del passato (il reddito di cittadinanza), “sprechi e
inefficienze devono essere tagliati e le poche risorse che abbiamo devono
essere utilizzate al meglio” in nome del “rigore”, con “attenzione
all’equilibrio del bilancio dello Stato”.
Addirittura,
ai Ministri riuniti al primo Consiglio dopo la pausa estiva ha chiarito:
“Quello che vi chiedo non è una semplice spending review, siamo stati scelti
per fare scelte di rottura con il passato”.
Dunque,
è la stessa Presidente del Consiglio a definire la prossima legge di Bilancio
come l’ennesima sommatoria di tagli alla spesa e aumenti delle tasse.
Le
uniche misure che sono state annunciate nei giorni scorsi sono un mero
rifinanziamento di interventi già in corso, che non avrebbero copertura per il
2024 e per i quali il Governo starebbe cercando di trovarla.
Si
tratta del tanto decantato (da Confindustria) taglio del cuneo fiscale, che
sappiamo finire direttamente nei profitti delle imprese, e dell’ennesimo
palliativo pensionistico di quota 103, sempre in scadenza e da rinnovare.
Una
toppa che viene messa da tutti i partiti, anche da quelli che in campagna
elettorale ruggiscono contro la riforma Fornero e, una volta saliti al Governo,
dimenticano come d’incanto che l’unica misura giusta oggi sul fronte
pensionistico è modificare radicalmente il sistema nel suo complesso, smontando
tutte le riforme, dalla Fornero a ritroso, che hanno generato pensioni da fame
e continuo innalzamento dell’età pensionabile.
A
fronte di questi meri rinnovi di misure passate, che non apportano alcuno
stimolo all’occupazione e al reddito, il Governo ha aperto alcuni fronti per
provare a raccogliere qualche risorsa senza infastidire l’Unione europea,
dunque senza ricorrere a nuovo debito.
La prima evidente mossa in questo senso è
stata l’abolizione del reddito di cittadinanza, che toglie risorse ai poveri e
ai disoccupati.
La
seconda mossa è l’ennesima tornata di spending review, cioè tagli orizzontali
alle spese di tutti i Ministeri – che ovviamente vanno a colpire la spesa
sociale ed i servizi pubblici, a partire da scuola e sanità.
Infine,
il Governo sta valutando una nuova ondata di privatizzazioni che
consentirebbero di racimolare pochi miliardi di euro oggi al prezzo di far
perdere allo Stato anche quel minimo di controllo che ancora detiene in settori
chiave come quello energetico (Enel), quello dei trasporti (ITA Airways) e
quello creditizio (Monte dei Paschi).
Sono
le ricette che da almeno trent’anni caratterizzano la politica economica di
questo Paese senza soluzione di continuità, da governi di centrodestra e di
centrosinistra, e che sortiscono sempre i medesimi effetti:
i dati Istat sul secondo trimestre, che vede
registrare una riduzione della produzione rispetto all’inizio dell’anno, così
come le previsioni elaborate dalla Commissione europea, che ha rivisto al
ribasso la crescita per i prossimi anni, ci confermano che le misure di
austerità – che colpiscono i settori più deboli della società, lavoratori e
disoccupati, arricchendo le fasce più ricche – hanno un impatto
complessivamente negativo su crescita e occupazione.
In
cosa si distingue, dunque, questa fase da quelle precedenti?
Probabilmente,
il principale elemento di novità dal punto di vista economico è l’elevato tasso
di inflazione che si registra da oltre un anno, prima concentrato nei soli
settori energetici ma oramai diffuso – sebbene a ritmi più contenuti – in tutti
i settori produttivi e – per via dei rialzi dei tassi di interesse decisi dalle
principali banche centrali del mondo – anche nel settore finanziario.
Dopo
anni caratterizzati da prezzi fermi o addirittura in discesa, la ripresa dalla
pandemia ha portato con sé un’ondata inflazionistica che rappresenta il
principale strumento automatico di redistribuzione del reddito dai salari ai
profitti nelle economie di libero mercato:
salgono
i prezzi di tutte le merci tranne che di una, il lavoro, cosicché il prezzo del
lavoro – il salario – cade.
In
questa maniera, il cosiddetto “libero mercato” schiaccia i salari sotto il
tallone dell’inflazione e garantisce una quota sempre crescente di reddito ai
profitti, realizzando – con il semplice operare delle “forze di mercato” – quel
continuo trasferimento di risorse dalle fasce più deboli della società ai
redditi più alti.
Siamo
dunque tornati ad una fase tipica del capitalismo in cui la lotta di classe è
scandita dai ritmi dell’inflazione, ed è per questo che un Governo di
centrodestra non deve neanche sforzarsi di promettere strabilianti tagli delle
tasse al suo blocco sociale di riferimento:
può limitarsi ad agitare la frusta
dell’austerità contro lavoratori e disoccupati, nella consapevolezza che il
“mercato”, per il tramite di continui aumenti nei prezzi di beni e servizi, sta
già di fatto operando una redistribuzione di reddito dal basso verso l’alto.
Non è
un caso che il Governo non stia facendo nulla per controbattere gli effetti
deleteri dell’inflazione sul potere d’acquisto, se non dare mancette misere
(vedi l’assegno di inclusione), le quali non impediscono che l’inflazione
svolga tale ruolo redistributivo.
Ecco
spiegata la chiarezza cristallina con cui il Governo si appresta a varare
l’ennesima manovra lacrime e sangue:
oggi
non servono particolari regalie, bastano austerità e repressione per fare del
Governo Meloni il migliore servitore degli interessi delle classi più agiate.
(ConiareRivolta.org)
(ConiareRivolta.org
è un collettivo di economisti indipendenti.)
(coniarerivolta.org/2023/09/19/la-manovra-del-governo-dei-peggiori/)
MINISTRO
GIORGETTI, COSÌ NON VA.
Comedonchisciotte.org
– Katia Migliore – (19 Settembre 2023) – ci dice:
A Pontida
le dichiarazioni del ministro dell’Economia deludono ancora una volta chi
nutriva delle speranze sul cambio di rotta del governo di centrodestra, che
appare invece sempre più allineato alle linee guida europee. e sempre meno
sovranista.
“Come
ministro dell’Economia mi alzo la mattina e condivido le angosce, le
preoccupazioni di tanti imprenditori e famiglie che si alzano con il debito
sulle spalle.”
Questa
la dichiarazione che hanno battuto tutte le agenzie, ieri 18 settembre.
Inaccettabile, oltre che priva di senso.
Un
Ministro del Governo della Repubblica non è un titolare d’Azienda e neppure un
padre di famiglia indebitato.
Il
debito pubblico è lo strumento attraverso il quale uno Stato finanzia la
propria spesa, la crescita e gli investimenti.
Il settore pubblico si indebita emettendo
titoli, di diverso tipo e durata, sottoscritti da famiglie, imprese e
intermediari finanziari, ed è uno degli strumenti per sostentare l’economia e i
servizi ai cittadini.
Il debito italiano è in mano ai privati
cittadini italiani e a realtà bancarie e finanziarie.
Se è
vero che a ogni debito corrisponde un credito, a ogni debitore corrisponde un
creditore.
Nel
caso del debito pubblico, il debitore è lo Stato mentre i creditori sono tutti
coloro – famiglie e istituzioni finanziarie, italiane e straniere – che hanno
acquistato titoli del debito pubblico.
Il
debito pubblico, perciò, corrisponde alla ricchezza privata fino a che supporta
l’investimento dello Stato a favore dei fabbisogni dell’economia nazionale e al
benessere della popolazione: sviluppo, soldi in tasca di imprese e cittadini,
incremento della domanda interna in un circolo virtuoso.
Il vero dramma è che, a fronte di questo
debito, invece, abbiamo solo la prospettiva del pagamento degli interessi e
dell’avanzo primario, che ci toglie il fiato.
L’Italia
è in sostanziale stagnazione, perché l’andamento del PIL rivela una crescita
praticamente inesistente.
Ecco, questo sì che dovrebbe togliere il sonno al
nostro ministro, perché con queste prospettive c’è poco da stare allegri, e
l’Italia continua a decadere lentamente, con i fantasmi di
deindustrializzazione e recessione che aleggiano sulle nostre teste.
“Anche
io da ministro mi alzo con un grande debito sulle spalle: 2.859 miliardi.
Significa
che soltanto l’anno prossimo, per interessi in più dovremo pagare 14 miliardi,
14 miliardi sottratti ad aiuti, sanità, riduzione delle tasse”
Ecco,
e qui il sonno invece lo perdiamo noi.
Perché,
capirete, un po’ di invidia ce la suscita il Giappone, che a fronte di rapporto
del debito pubblico/PIL del 263% continua a registrare un buon tasso di
crescita, e che ha varato un pacchetto di politiche economiche nell’ ottobre
del 2022 a sostegno della domanda interna, e che si, i problemi ci sono, ma la
sua banca centrale il suo mestiere lo fa, comprando la gran parte del debito
pubblico espresso in yen, moneta sovrana nipponica.
E
invece noi in Italia una moneta nostra non l’abbiamo (l’EURO è a tutti gli effetti moneta
estera in mano a BCE, banca privata estera),
le
politiche di espansione e investimenti vengono bocciate da anni dal carrozzone
EU/BCE e le sue ideologie economiche d’austerità suicida e aumenti dei tassi
d’interesse, e come se non bastasse siamo qui che ce la raccontiamo perché alla
fine il nostro ministro dell’Economia “sposa l’importanza di ridurre il debito,
ma con obiettivi sostenibili e con percorsi uguali a tutti, senza ricette
individuali che portino a classificare i Paesi.
Tutti
a passo spedito verso la nuova governance economica che prevede un percorso
unico e comune di riduzione del debito, pare.
E qui ci leggiamo tra le righe un progetto
federalista fiscale, vedi alla voce Draghi, ma ci piacerebbe sbagliarci, perché
vorremmo invece un piano che preveda il ritorno al pieno possesso delle
capacità di intendere e di volere della classe politica della nostra Nazione.
Noi
non abbiamo più una banca centrale, non abbiamo più la moneta sovrana, non
abbiamo più una vera industria pesante nazionale, anzi non abbiamo una politica
industriale proprio, le manifatture arrancano specie ora che sono in difficoltà
anche i tedeschi, i debiti che lo Stato contrae sono anche a causa
dell’impossibilità, udite, udite, di emetterla, la nostra moneta, attraverso un
nostro istituto bancario autenticamente sovrano.
In
conclusione, chi l’ha vissuta la rimpiange ormai, l’Italietta della Liretta,
dopo che questa EU si è rivelata proprio un pessimo affare.
Ora, al massimo, elemosiniamo le briciole chiedendo la
revisione del Patto di stabilità, l’ennesima soluzione di compromesso, con la
benedizione del conte Gentiloni, commissario europeo per gli affari economici e
monetari.
No,
così proprio non va, Ministro Giorgetti.
Lo
dica anche ai suoi colleghi di governo: così, non va.
(Katia
Migliore)
(lastampa.it/economia/2023/09/17/news/giorgetti_per_il_debito_pagheremo_14_miliardi_di_interessi_soldi_sottratti_ad_aiuti_sanita_e_riduzione_delle_tasse-13304887/)
PRENDERE
DI MIRA L’INFLAZIONE
CAUSATA
DAI VENDITORI.
Comedonchisciotte.org
- Isabella M. Weber, Project Syindicate - Redazione CDC – (18 Settembre 2023) –
ci dice:
Gli
economisti e i leader politici delle istituzioni multilaterali ed europee hanno
finalmente accettato il fatto che i profitti delle imprese sono oggi il
principale motore dell'inflazione.
Ma
l'analisi corretta è solo il primo passo;
ora
abbiamo bisogno di un cambiamento fondamentale nel modo in cui affrontiamo il
problema.
Vi
proponiamo un articolo che, parlando in tema di livello dei prezzi, mostra come
le principali istituzioni preposte a dare risposte sul fenomeno inflattivo in
corso, abbiano ormai abbandonato la classica teoria monetarista del printing
money, come causa dello stesso, per concentrarsi sui colossali profitti
conseguiti dalle aziende in determinati settori.
È un
passo avanti, ma sempre all’interno di quella che è la naturale esigenza di non
far comprendere le cose fino in fondo, attraverso l’uso della frode a livello
dottrinale.
Dal
momento che il livello dei prezzi (inflazione), in una certa valuta, è
direttamente determinato dal monopolista di quella stessa valuta, è chiaro che
analizzare il fenomeno inflattivo in corso a livello planetario, è totalmente
errato!
E di
conseguenza, ogni tipo di analisi che le istituzioni appena menzionate attuano
a livello globale, è affetto da questo errore di base.
Che le
cose stiano così, lo dimostrano i numeri, ovvero le diverse percentuali del
grado di inflazione presenti nei vari paesi.
Non
solo, anche nelle unioni monetarie, come ad esempio l’Unione Europea, i dati
che certificano l’inflazione sono diversi tra paese e paese.
Questo
perché, l’inflazione non è mai guidata dalla politica monetaria delle banche
centrali, ma bensì dalla politica fiscale dei singoli governi.
Quindi,
siamo in presenza di un fenomeno certamente non naturale, che ha cause diverse
e che si manifesta con effetti differenti, direttamente causato da una azione
e/o non azione da parte dei governi.
E quindi, anche le soluzioni ed i rimedi non
possono essere gli stessi per tutti e devono essere imprescindibilmente
demandati ai governi ed alla loro funzione di politica fiscale.
Puntare
il dito sui colossali profitti in alcuni settori come driver del fenomeno
inflattivo in corso – secondo le parole di” Madame Lagarde” riportate
nell’articolo – è un voler invertire l’onere della prova per non trovare il
colpevole.
I
profitti delle aziende in questione (per lo più agenti nei settori
monopolistici), non sono stati conseguiti per volontà di Dio, ma solo e
soltanto perché governi distratti quanto compiacenti, hanno permesso loro di
conseguirli.
Ed il
fatto, come in Italia, che non hanno permesso loro di farlo attraverso deficit
governativi imponenti, ma attraverso il sangue finanziario di imprese e
famiglie, rende ancora più grave la responsabilità da parte dei nostri governi.
Questo
perché il fenomeno inflattivo in corso in Italia, caratterizzato da un aumento
dei prezzi in stato recessivo (stagflazione), ha fatto sì che tale azione del
governo, abbia aggravato ulteriormente la situazione, portando alla chiusura di
molte imprese, che si sono viste – oltre all’aumento dei costi energetici –
ridurre drasticamente le loro entrate in conseguenza del dirottamento delle
stesse verso i sopracitati settori.
La
giustificazione della Lagarde attraverso questa dichiarazione lascia veramente
senza parole:
“Non abbiamo tanti e buoni dati sui
profitti come quelli sui salari” – ed allora aumentiamo i salari se vogliamo far finta che a
Francoforte non sappiano quanto ha incassato ENI dalla speculazione sul prezzo
del gas, con i governi immobili a guardare!
La
Lagarde, contrariamente a quanto ci dice, mostra piena coscienza dei colossali
profitti in certi settori (40% dell’inflazione rileva l’FMI) e della
stagnazione dei salari:
“I
lavoratori hanno finora perso dallo shock inflazionistico, … che sta innescando
un processo di ‘recupero’ salariale sostenuto”.
Magari
il governatore della Bce, dovrebbe anche spiegarci con qualche dato, dove sta
questo supposto recupero salariale sostenuto in Italia!
Nonostante
tutta questa comprensione e quanto spiegato, a Francoforte si continua a voler
combattere l’inflazione con la classica ricetta neo liberal che, come sappiamo,
prevede di aumentare i tassi.
Tale
ed unica ricetta a disposizione dei banchieri centrali non va bene né per
l’inverno né per l’estate!
Intendo che non va bene, sia in caso di inflazione da domanda poiché aggiungendo capacità di spesa
contribuisce ad acuire quello che si intende combattere (l’inflazione);
e non va bene nemmeno in caso di inflazione esogena con economia in
stato recessivo (stagflazione), poiché aumentando i costi finanziari per cittadini ed
imprese, si va a minare quella che è la loro capacità di spesa, con il
conseguente aggravio dello stato recessivo e del dato occupazionale.
Soprattutto
se la misura è messa in atto all’interno di uno status del risparmio privato
concentrato in poche mani, come è il nostro attualmente.
Ma non solo:
stante
la struttura fallace del sistema monetario costruito intorno alla moneta Euro,
alzare i tassi, accresce anche il rischio di instabilità finanziaria per i
paesi membri, compromettendone la capacità di spesa per l’economia reale.
Nell’ultima
decade, le banche centrali mai sono riuscite a centrare il loro target di
inflazione del 2%.
Lo
hanno sempre fallito al ribasso.
E quindi cosa può farci pensare che oggi
possano fare qualcosa contro l’inflazione?
La
realtà dei fatti e della dottrina economica, ci dice che le banche centrali
niente possono fare nei confronti dell’inflazione proprio perché, come spiegato
all’inizio, solo i governi attraverso la politica fiscale hanno gli strumenti per
intervenire.
Nei
paesi come il nostro, dove il fenomeno ha il carattere della stagflazione, esso
può essere ricondotto alla normalità solo attraverso una politica fiscale che
mira ad incentivare gli investimenti, aumentare la produttività ed incoraggiare
le imprese a fare soldi alla vecchia maniera:
vendendo
più prodotti a prezzi equi;
ma
soprattutto adeguando i salari in modo che i profitti per le aziende arrivino
dall’aumento dei volumi e non dei prezzi.
I
principali funzionari hanno riconosciuto che i profitti sono stati una delle
principali fonti di inflazione in Europa – una posizione realistica basata sui
fatti, piuttosto che sull’economia degli anni Settanta.
Ora
che hanno definito una nuova analisi di ciò che sta guidando l’inflazione,
anche la risposta politica dovrebbe cambiare.
Negli
ultimi mesi, la Banca Centrale Europea, l’OCSE, la Banca per i Regolamenti
Internazionali (BRI) e la Commissione Europea hanno tutte pubblicato studi che
dimostrano come i profitti hanno contribuito in larga misura all’inflazione.
Ma il
colpo di grazia per i dubbiosi è arrivato il 26 giugno, quando il Fondo
Monetario Internazionale ha twittato:
“L’aumento
dei profitti societari è stato il maggior responsabile dell’inflazione in
Europa negli ultimi due anni, in quanto le aziende hanno aumentato i prezzi più
dei costi dell’energia importata “.
Perché
ci è voluto così tanto?
Come
ha detto la Presidente della BCE Christine Lagarde al Parlamento europeo il 5 giugno,
“il contributo dei profitti all’inflazione… è
andato un po’ perso“, perché “non abbiamo tanti e buoni dati sui profitti come
quelli sui salari“.
I
responsabili politici non sono riusciti a comprendere appieno la “trasmissione
della spinta dei costi subita da molti settori aziendali ai prezzi finali “.
Ma ora il problema è emerso chiaramente.
Mentre
alcuni settori “hanno approfittato per spingere i costi interamente senza
comprimere i margini “, ha spiegato Lagarde, altri si sono spinti oltre per
“spingere i prezzi più in alto della semplice spinta dei costi “.
Secondo
Lagarde, le aziende hanno potuto aumentare i prezzi per due motivi:
lo
squilibrio tra domanda e offerta, dove hanno prevalso le strozzature, e
l’effetto di coordinamento prodotto dai recenti mega-shock.
Come ha detto Lagarde: “tutti sono nella
stessa posizione, tutti aumenteranno i prezzi “.
Questa
“inflazione dei venditori” si verifica quando il settore delle imprese riesce a
trasferire un forte shock dei costi ai consumatori aumentando i prezzi al fine
di proteggere o migliorare i propri margini di profitto.
Naturalmente,
non tutte le imprese hanno guadagnato allo stesso modo.
Il punto è che l’inflazione dei venditori si
traduce in un aumento dei profitti totali. La stessa semplice verità ha portato
Adam Smith ad avvertire, 250 anni fa, che i profitti possono portare ad una
pressione sui prezzi.
Qualcuno
potrebbe obiettare che proteggere i margini dagli shock dei costi è un normale
comportamento aziendale, che non lascia alcuna ragione per ripensare
l’inflazione odierna.
Ma
nessuno nega che le imprese mirino a proteggere o addirittura a espandere i
propri margini (quindi, “avidità di inflazione” è un’espressione fuorviante).
Il punto è piuttosto che, per gli standard
storici, le aziende di oggi hanno avuto un successo spettacolare nel farlo.
Isabel Schnabel è stata la pioniera di questo
tipo di analisi dell’inflazione presso la BCE e, quando di recente le è stato
chiesto se l’inflazione odierna fosse davvero guidata dai profitti, non ha
usato mezzi termini:
“Se si fa la macro-scomposizione, una parte
[dell’inflazione] è causata dai profitti, punto e basta.
È un
dato di fatto “.
Facciamo
il confronto con il primo shock petrolifero del 1973.
All’epoca, come mostra il FMI, fu il lavoro a
proteggersi e a respingere lo shock;
al di là del petrolio stesso, l’aumento dei
prezzi fu quasi esclusivamente determinato dall’aumento del costo unitario del
lavoro, e i profitti diminuirono.
Oggi,
invece, il FMI rileva che i profitti rappresentano il 40% dell’inflazione e,
insieme ai prezzi delle importazioni, hanno sostituito il costo del lavoro come
motore principale.
Inoltre, come conferma la BRI, i salari reali
sono diminuiti più di quanto non abbiano fatto nei passati episodi di
inflazione.
“I lavoratori hanno finora perso dallo shock
inflazionistico, … che sta innescando un processo di ‘recupero’ salariale
sostenuto “, spiega Lagarde.
Da
dove traggono queste idee la BCE, il FMI, la BRI e altre importanti
istituzioni?
Di
certo non provengono da vecchie ipotesi basate sulla curva di Phillips,
sull’output gap e sull’allentamento quantitativo.
Forse il mio lavoro, ampiamente divulgato, ha
avuto un qualche ruolo, oppure le persone stanno semplicemente guardando ai
fatti in modo nuovo.
Quale
che sia il caso, è poco utile avere una diagnosi corretta se la terapia rimane
inefficace o addirittura dannosa.
Allo
stato attuale, la ricetta standard per affrontare l’inflazione è ancora quella
di aumentare i tassi di interesse.
Il FMI
suggerisce che “le prospettive di inflazione dell’Europa dipendono da come i
profitti delle imprese assorbiranno gli aumenti salariali “.
Ma non
esiste un canale diretto tra l’aumento dei tassi di interesse e la compressione
dei margini.
Un
aumento dei costi di finanziamento ha già aumentato i rischi finanziari e,
semmai, riduce la capacità delle imprese di assorbire gli aumenti salariali.
Come
hanno osservato alcuni analisti di Wall Street, il “price over volume” è ormai una strategia aziendale
diffusa.
Invece
di abbassare i prezzi e aumentare i volumi, molte aziende stanno compensando la
riduzione dei volumi con un aumento dei prezzi;
in
questo contesto, è improbabile che puntare su una domanda più bassa possa
arrestare l’inflazione.
Le
grandi aziende hanno imparato che non sono costrette a pagare il conto di
grandi shock di costo come la pandemia o la guerra della Russia in Ucraina
E non devono nemmeno adattarsi.
Come
le grandi banche durante la crisi finanziaria del 2008, sono state inglobate
nella cultura dei salvataggi e dello “scaricabarile”.
Ma
questo comportamento non renderà l’economia più resistente.
Dovremmo
riconoscere il ricorso a tassi di interesse più elevati per quello che è: una
strategia per scaricare i costi dell’inflazione sul lavoro (sopprimendo i
salari), sui programmi sociali (attraverso l’austerità) e sulle generazioni
future (scoraggiando gli investimenti).
“Gita
Gopinath”, vice direttore generale del FMI, aveva certamente ragione il mese
scorso quando sostenne che “se l’inflazione deve scendere rapidamente, le imprese devono
permettere ai loro margini di profitto… di diminuire “.
Ma per
raggiungere questo risultato è necessaria una nuova strategia volta a
disciplinare i profitti fuori controllo, incentivare gli investimenti,
aumentare la produttività e incoraggiare le imprese a fare soldi alla vecchia
maniera: vendendo più prodotti a prezzi equi.
Il
primo ministro britannico Margaret Thatcher dichiarò, come è noto, che “non c’è
alternativa” all’economia di mercato senza vincoli.
In
realtà, lo scorso anno ha insegnato ai politici che esistono molte alternative.
In Spagna, ad esempio, un approccio creativo
“tutto quanto sopra” ha prodotto un tasso d’inflazione inferiore all’obiettivo
della BCE, mentre la crescita dei profitti unitari è stata più in linea con il
costo unitario del lavoro rispetto ad altri Paesi OCSE;
e
negli Stati Uniti, il petrolio immesso in circolo dalla “Strategic Petroleum
Reserve” ha contribuito a contrastare le pressioni inflazionistiche.
Un’analisi
corretta è il primo passo fondamentale.
Gli
economisti tecnici e i leader politici delle istituzioni internazionali ed
europee devono ora fare il passo successivo.
Abbiamo
bisogno di politiche che seguano le loro nuove conoscenze.
In mancanza di ciò, sarebbe più sicuro
sospendere i rialzi dei tassi e non fare nulla, piuttosto che lanciare un’altra
serie di inasprimenti monetari.
A volte fare un passo indietro è il modo
migliore per andare avanti.
(Isabella
M. Weber, Project Syindicate).
(Isabella
M. Weber, professore assistente di economia presso l’Università del
Massachusetts ad Amherst, è autrice di “How China Escaped Shock Therapy: The
Market Reform Debate).
(project-syndicate.org/commentary/sellers-inflation-diagnosis-accepted-but-old-interest-rate-policies-remain-by-isabella-m-weber-2023-07).
McCarthy
fallisce per la 2a volta
per far avanzare il finanziamento del
Dipartimento
della Difesa mentre
l'Ucraina
semina la divisione.
Zerohedge.com
- TYLER DURDEN – (21 SETTEMBRE 2023) – ci dice:
Con
Zelensky a Capitol Hill, e con gli aiuti all'Ucraina in bilico, Kevin McCarthy
non è riuscito per la seconda volta a far avanzare un disegno di legge che
finanzia il Dipartimento della Difesa, che mantiene il governo sulla strada
verso uno shut down il 1 ° ottobre.
“Politico” ha riferito di colloqui segreti e
urgenti come segue:
"Piccoli
gruppi di democratici centristi stanno tenendo colloqui segreti con molti degli
stretti alleati repubblicani di McCarthy su un ultimo disperato accordo per
finanziare il governo, secondo più di una mezza dozzina di persone che hanno
familiarità con le discussioni".
La
Camera Usa ha votato 212-216 contro lo spostamento della legge di finanziamento
al voto finale.
Un
piccolo gruppo di sostenitori conservatori sta insistendo sulle questioni
controverse chiave dell'Ucraina e del confine con gli Stati Uniti:
In
generale, il gruppo bipartisan si sta concentrando su due idee principali:
una manovra procedurale per forzare un voto su
un piano di spesa di compromesso – o in qualche modo elaborare un disegno di
legge così popolare che McCarthy possa approvarlo e sopravvivere a qualsiasi
sfida da destra.
Quel disegno di legge sarebbe probabilmente
una patch bipartisan a breve termine con alcuni soldi per il disastro, aiuti
all'Ucraina e politiche di confine su piccola scala, secondo più persone
informate sui colloqui che hanno parlato a condizione di anonimato.
E
altro ancora della corsa di oggi via “Politico”:
Due
persone che hanno familiarità con quelle conversazioni hanno indicato il
rappresentante di New York” Mike Lawler”, che siede in uno dei seggi più
difficili del campo di battaglia del “GOP”, come particolarmente esplicito
nelle riunioni private sulle minacce di firmare una petizione di discarico.
Alla
domanda se vede una crescente possibilità che i centristi di entrambi i partiti
si uniscano mentre lo stallo continua, “Lawler” ha detto che "mi piacerebbe vedere la
maggioranza repubblicana della Camera governare" approvando una patch a breve termine
che possa avviare ulteriori colloqui con il Senato.
"Ma
fino a quando ciò non accadrà", ha aggiunto, "dobbiamo mantenere il
governo finanziato e operativo.
E il mio unico commento ai miei colleghi è: se
vogliamo governare, dobbiamo farlo rapidamente".
Il
rifiuto di McCarthy su una possibile petizione di discarico arriva dopo che ha
ripetutamente fallito nel convincere i suoi membri a sostenere un disegno di
legge solo per il “GOP” che avrebbe accoppiato una patch di finanziamento
tampone con tagli alla spesa e una legge sul confine repubblicano.
Un
legislatore repubblicano coinvolto nei colloqui ha riconosciuto che le manovre
bipartisan potrebbero aiutare a fare pressione sui conservatori per smettere di
resistere a qualsiasi soluzione.
D'altra
parte, questo legislatore ha aggiunto: "Se sei un nichilista e vuoi
bruciare il posto, non ti interessa".
Sulla
prospettiva di 24 miliardi di dollari per l'Ucraina, alcuni repubblicani sono
diventati più audaci nell'evidenziare i problemi dell'Ucraina, esortando
l'America a risolvere prima le proprie crisi urgenti in patria.
McCarthy
sta anche cercando di placare gli estremisti facendo appello a Biden.
MCCARTHY:
BIDEN DEVE AFFRONTARE IL CONFINE PRIMA DI FINANZIARE L'UCRAINA.
E un
sentimento simile da parte di Hawley, rivolto ai falchi del GOP Russia ...
Nel
frattempo...
Il
presidente ucraino Volodymyr Zelensky è a Washington giovedì, dove è atteso
alla Casa Bianca per incontrare il presidente Joe Biden.
È importante sottolineare che presto incontrerà anche
il presidente della Camera Kevin McCarthy, in un momento in cui alcuni
dissidenti del “GOP” stanno bloccando i finanziamenti del Pentagono e il
potenziale per ulteriori aiuti all'Ucraina.
McCarthy
ha promesso martedì di affrontare e interrogare intensamente Zelensky quando i
due si incontreranno.
Ha posato andando alla riunione,
"Zelensky è eletto al Congresso?
È il
nostro presidente?
Non
credo di dover impegnare nulla e penso di avere domande per lui".
Via
CNN.
"Dov'è
la responsabilità sui soldi che abbiamo già speso? Qual è il piano per la
vittoria? Penso che questo sia ciò che il pubblico americano vuole
sapere", ha aggiunto McCarthy.
Centrale
qui è lo sforzo sostenuto da Biden e dai democratici per includere ulteriori $
24 miliardi di finanziamenti per l'Ucraina.
Zelensky cercherà di radunare i repubblicani
del Congresso dietro di esso.
All'inizio
della settimana il leader della maggioranza al Senato Chuck Schumer ha
dichiarato:
"E
senza finanziamenti per l'Ucraina, la proposta è un insulto all'Ucraina e un
regalo a Putin. Non riesco a pensare a un'accoglienza peggiore per Zelensky che
ci visita questa settimana di questa proposta della Camera, che ignora
completamente l'Ucraina".
Verso
questo fine di spingere indiscutibilmente attraverso i miliardi di dollari dei contribuenti statunitensi per
l'Ucraina, “John Fetterman” dice che è disposto a lasciare la felpa a casa e
finalmente indossare un abito sul pavimento del Senato se "jagoff"
alla Camera decidono di "sostenere pienamente l'Ucraina".
Il
Washington Post e altri stanno nel frattempo riportando una nuova lettera che i
leader del Congresso “GOP” hanno inviato alla Casa Bianca, che promette di
respingere i 24 miliardi di dollari in aiuti all'Ucraina.
In una
lettera visionata dal “Wall Street Journal”, il gruppo afferma che sta
respingendo la richiesta del presidente Biden di ulteriori 24 miliardi di
dollari in aiuti alla sicurezza, economici e umanitari.
I legislatori hanno detto di avere preoccupazioni per
gli oltre 100 miliardi di dollari di finanziamenti che il Congresso ha già
approvato, si sono lamentati del fatto che l'amministrazione sostiene un
"impegno a tempo indeterminato" nei confronti dell'Ucraina e hanno
criticato quella che dicono essere una strategia poco chiara.
È firmato da 23 membri della Camera e sei
senatori, guidati dal senatore J.D. Vance (R., Ohio) e dal repubblicano Chip
Roy (R., Texas), e indirizzato a Shalanda Young, direttore dell'Ufficio di
gestione e bilancio della Casa Bianca.
Tra
gli altri firmatari c'è il senatore “Rand Paul”, che ha detto: "È come se
nessuno si fosse accorto che non abbiamo soldi extra da inviare in
Ucraina".
Ha
inoltre sottolineato che "Il nostro deficit quest'anno supererà $ 1,5
trilioni. Prendere in prestito denaro dalla Cina per inviarlo in Ucraina non ha
senso".
E il
senatore “Vance” sulla proposta di legge di spesa ha detto: "Ora si sente
la gente parlare di lungo raggio. Bene, il lungo raggio è un anno, $ 100
miliardi, in 10 anni, un trilione di dollari?
Tra le
domande chiave che la lettera del “GOP “alla Casa Bianca pone ci sono:
"Come sta andando la controffensiva?
Gli ucraini sono più vicini alla vittoria di
quanto non fossero 6 mesi fa?
Qual è
la nostra strategia e qual è il piano di uscita del presidente?", hanno
scritto i repubblicani.
"Sarebbe un'assurda abdicazione alla
responsabilità del Congresso accogliere questa richiesta senza conoscere le
risposte a queste domande".
Quindi
si sta preparando una lotta con i falchi, di cui ce ne sono molti nel” GOP”.
Ma nel
complesso, la tempistica non potrebbe essere peggiore per Zelensky, per le
molte ragioni che abbiamo già trattato.
La
valorizzazione dei tiranni.
Zerohedge.com - TYLER DURDEN – (22 SETTEMBRE,
2023) – ci dice:
(Scritto
da “Jeffrey Tucker” via “The Epoch Times).
Questo
è sicuramente uno dei colpi di scena più strani nelle narrazioni ufficiali in
forse centinaia di anni.
I
cattivi sono stati battezzati come i buoni, e i buoni sono stati epurati,
deplatformati, cancellati e demonizzati.
È una
svolta di eventi che nessuno di noi avrebbe potuto immaginare nel 2020. Chiede
una spiegazione.
Ho
davvero paura di conoscere la risposta sul perché.
Basti
pensare al destino dell'ex premier neozelandese “Jacinda Ardern”.
Ha
rinchiuso il suo paese, calpestando tutti i diritti delle persone con il
pretesto di controllare la diffusione di un virus.
Non
potevi andare in chiesa.
Non
potevi essere smascherato.
Non potevi lasciare il paese e tornare.
Nessuno poteva viaggiare lì senza un permesso ufficiale.
Per
quanto gli Stati Uniti e l'Europa fossero cattivi durante questo periodo, la
Nuova Zelanda era peggiore, ed era sostenuta da controlli vocali.
Chiunque
protestasse contro le politiche rischiava tutto.
E
quando è arrivato il vaccino, “Ardern” lo ha detto apertamente:
le
persone che lo otterranno avranno diritti, ma quelli che non lo faranno non lo
faranno. Era un nuovo sistema di caste biomediche.
Alla
fine, il paese ha aperto.
Ora
gli oratori che criticano l'intero periodo stanno attirando migliaia di
spettatori e “Ardern” è ampiamente impopolare.
Il suo
successore, che continua a difendere tutto questo dispotismo, è sotto una
nuvola e anche profondamente impopolare.
I
tavoli sono completamente cambiati.
Naturalmente
il virus è arrivato comunque, come deve, quindi la giunta che ha fatto questo
ha rivolto la sua attenzione al cambiamento climatico, alla difesa della
censura e all'escalation della guerra Russia/Ucraina.
Cinque
anni fa, chiunque avrebbe supposto che un leader che avesse agito in questo
modo avrebbe vissuto nella vergogna.
Certamente
lo supponevo.
La mia supposizione è che “Ardern” abbia
commesso orribili errori di valutazione e sarebbe stata ampiamente criticata
come un tiranno confuso.
Avrebbe
vissuto i suoi giorni in discredito, sicuramente.
È
accaduto il contrario.
Ora è
oggetto di biografie celebrative.
È
lodata dai media mainstream.
Si è
rivolta alle Nazioni Unite l'anno scorso in un discorso che è stato un appello
aperto per un nuovo regime di censura globale.
È
vero, i “fact-checker” non sono d'accordo con questa interpretazione.
Invece stava semplicemente chiamando "l'armamento
delle società e delle piattaforme di libertà di parola da parte di agenti di
disinformazione".
Oh!
In
ogni caso, nella mia immaginazione, non avrei potuto immaginare un esemplare di
errore e tirannia più meritevole di svalutazione di “Jacinda Ardern”. Tutto ciò
che ha fatto durante l'era COVID è in contrasto con i valori che l'Occidente ha
mantenuto per quasi mille anni dalla Magna Carta.
Ma mi
sbagliavo. Completamente.
Ho sottovalutato quanto sia rotto il mondo.
Invece di essere disonorata, sta godendo non di una ma di due borse di studio
presso l'Università di Harvard, dove gode di enorme prestigio e adorazione da
parte di docenti, personale e studenti.
A me, questo sembra “Twilight Zone”, un finale
della storia che non avrei potuto immaginare.
Dovremmo
essere contro la segregazione, gli arresti domiciliari, le cure mediche
forzate, la chiusura delle persone nelle nazioni e la censura?
Pensavo
che almeno saremmo stati d'accordo su questo. A quanto pare no. Apparentemente,
è il contrario.
Tutto
ciò che credevo fosse deprecato viene esaltato e tutte le virtù pubbliche che
credevo che decantassimo ora vengono denunciate.
Non è
solo “Ardern”.
L'intera piccola ma globale giunta che ha
imposto tutte queste politiche sembrava godere di un glorioso saluto da parte
dell'intero establishment, anche se si sono sbagliati al 100% su tutto. Il
successore di Fauci è Fauci II, e lo stesso con il successore di “Walensky “al
CDC.
E i
propagandisti dei media che per tre anni hanno mentito al pubblico su lockdown,
maschere, chiusure di scuole e spari ora stanno scrivendo libri che chiamano le
persone come me i cattivi!
Quasi
non riesco a immaginare che ciò sia accaduto e non riesco a capire perché.
Come
altro esempio, la pagina editoriale del “New York Times” ha riportato un
articolo sorprendente e molto lungo di “Yoel Roth”, l'ex capo censore di “Twitter
1.0” prima di essere licenziato sommariamente da “Elon Musk”.
Il “Times”
gli ha permesso di raccontare la sua storia di dolore su quanto sia oppresso e
abbattuto solo per aver rafforzato la fiducia e la sicurezza.
Stava solo facendo il suo lavoro per fermare
le bugie online!
I file
di Twitter hanno rivelato che la società stava obbedendo alle priorità del
governo e bloccando e limitando i contenuti che contestavano le politiche
COVID, le domande sull'integrità delle elezioni e l'efficacia del vaccino.
“Roth”,
in collaborazione con le agenzie federali, si è posto come arbitro della verità
e probabilmente ha distorto i flussi di informazioni basati sul suo pregiudizio
personale.
Come “Ardern”,
mi sarei aspettato che si sarebbe ritirato dalla vita pubblica e avrebbe
distribuito la sua considerevole comunicazione per una piccola azienda da
qualche parte.
Ma mi sbagliavo di nuovo.
Invece detiene una posizione ambita presso l'”Università
della Pennsylvania” e” il Carnegie Endowment for International Peace”.
Del
resto, lo stesso “Anthony Fauci” si sta godendo una comoda sinecure alla “Georgetown
University”.
Non si
tratta solo di come il mondo accademico di fascia alta sia diventato un
paradiso per la politica svegliata, la censura e il pensiero selvaggiamente
pro-statalista su tutta la linea.
Quella
battaglia sembra essere stata vinta dai cattivi forse due decenni fa.
Il problema è molto più grande.
Ha a
che fare con l'intero establishment accademico, aziendale, politico e dello
stato profondo che è stato pesantemente coinvolto nell'imporre una svolta
dispotica per l'intero globo.
In
questo momento sono impegnati a proteggere i propri, trollando il resto di noi
concedendo premi e onori ai peggiori trasgressori assoluti dei valori
occidentali fondamentali.
È come se il mondo fosse stato capovolto.
Per
quanto cupi credessi che fossero i blocchi iniziati a marzo 2020, e per quanto
mi aspettassi delle terribili ricadute economiche e culturali di quel periodo,
non avrei mai immaginato che i lockdowners e i mandanti avrebbero cavalcato a
42 mesi di questo.
E allo
stesso tempo, le purghe delle persone che avevano ragione per tutto il tempo
continuano a un ritmo furioso.
Ogni giorno, osserviamo attacchi subdoli ai
più grandi campioni delle libertà fondamentali su cui pensavo tutti fossero
d'accordo nel 2019.
Ogni
informazione personale poco lusinghiera sui resistori è un gioco leale,
amplificato dai media, e poi realizzato sotto forma di demonetizzazioni da
parte di Big Tech, dei tribunali e del circuito professionale in generale.
Le
linee di battaglia sono molto chiare e solo una parte difende i diritti e le
libertà per i quali l'umanità ha lavorato per un millennio.
L'altro
lato rappresenta i controlli, le imposizioni, le divisioni, la sorveglianza, la
censura, la decrescita e le cartellizzazioni aziendali.
Qualcuno
può spiegarmi perché dovremmo pensare che i cattivi siano ora i buoni? In
breve, come possiamo spiegare la valorizzazione dei tiranni?
Victor
Davis Hanson: La nostra
catastrofe
autoindotta
al confine.
Zerohedge.com
- TYLER DURDEN - (22 SETTEMBRE, 2023) – ci dice:
(Scritto
da Victor Davis Hanson via American Greatness)
Dall'inizio
del 2021 abbiamo assistito a circa 7-8 milioni di ingressi illegali attraverso
l'ormai inesistente confine meridionale degli Stati Uniti.
Più il
confine svaniva, più la legge federale sull'immigrazione veniva resa inerte, e
più la “Sicurezza Nazionale Alejandro Mayorkas” girava fantasie che il
"confine è sicuro".
Ora viene liquidato come un vero e proprio
propagandista di "Baghdad Bob".
Ma
come e perché l'amministrazione Biden ha distrutto la legge sull'immigrazione
come la conoscevamo?
Gli
sforzi iniziali dell'amministrazione Trump per chiudere il confine erano stati
continuamente ostacolati dal Congresso, sabotati dallo stato amministrativo e
ostacolati nei tribunali.
Tuttavia,
aveva finalmente messo in sicurezza il confine all'inizio del 2020.
Eppure
quasi tutte le sue iniziative di successo sono state immediatamente ribaltate nel 2021.
Il
muro è stato bruscamente fermato, la sua traiettoria prevista annullata.
La
disastrosa politica di "cattura e rilascio" dell'era Obama di non
applicare l'immigrazione è stata resuscitata.
Le
precedenti pressioni sul presidente messicano “Andrés Obrador” per fermare
l'esportazione deliberata dei suoi cittadini verso nord cessarono.
Gli
agenti federali di pattuglia di frontiera sono stati costretti a dimettersi.
Sono
stati concessi nuovi sussidi federali per attirare e quindi sostenere gli
arrivi illegali.
Nessuno
nel Partito Democratico (Dem Usa) si è opposto alla distruzione del confine o
alla sovversione della legge sull'immigrazione.
Tuttavia,
le cose cambiarono in qualche modo quando gli stati di confine meridionali
sommersi iniziarono a trasportare o portare alcune migliaia di loro immigrati
illegali verso nord verso le giurisdizioni delle città santuario, specialmente
a “New York”, “Chicago” e persino “Martha's Vineyard”.
Gli
"umanisti" della città-santuario che avevano dato il via libera
all'immigrazione clandestina negli stati del sud improvvisamente gridarono.
Erano
arrabbiati dopo aver sperimentato le conseguenze concrete dei loro precedenti
programmi astratti di confine.
Dopo tutto, il loro nichilismo doveva sempre
cadere su altri lontani e ridicolizzati.
Il
sindaco di New York Eric Adams è passato dal festeggiare alcune decine di
immigrati clandestini arrivati a Manhattan, a far saltare in aria il suo stesso
partito permettendo a decine di migliaia di persone di sommergere la sua città
ormai in bancarotta.
Ma
perché l'amministrazione Biden ha deliberatamente scatenato il più grande
afflusso attraverso il confine meridionale nella storia degli Stati Uniti?
Gli
sciovinisti etnici e le élite del Partito Democratico (Dem Usa) avevano bisogno
di nuovi elettori, dati i loro programmi sempre più impopolari.
Temevano
che più gli immigrati latini legali si assimilavano e si integravano nella
società americana, meno diventavano felici con l'aborto radicale di sinistra, le
fissazioni razziali, transgender, criminali e verdi.
I
grandi democratici si erano sempre vantati che l'immigrazione illegale avrebbe
creato quella che chiamavano "La nuova maggioranza democratica" in stile "La demografia è
destino".
Ora
calunniano i critici come "razzisti" che si oppongono agli sforzi
della sinistra di usare l'immigrazione illegale per trasformare gli stati rossi
del sud-ovest in blu.
Il
Messico ora non può sopravvivere come stato moderno senza circa 60 miliardi di
dollari in rimesse annuali inviate dai suoi espatriati in America.
Ma molti immigrati clandestini si affidano ai
diritti statali e federali americani per liberare denaro da mandare a casa.
Il
Messico incoraggia anche i suoi poveri abietti e spesso indigeni del Messico
meridionale a dirigersi a nord come una sorta di valvola di sicurezza.
Il governo vede questi esodi di massa verso
nord come preferibili agli oppressi che marciano su Città del Messico per
affrontare le lamentele di povertà e razzismo.
I
cartelli criminali ora gestiscono de facto il Messico.
Un confine aperto consente loro di spedire il “fentany”l
verso nord, guadagnare miliardi di profitti e uccidere quasi 100.000 americani
all'anno.
Gli
immigrati clandestini pagano ai cartelli miliardi aggiuntivi per facilitare
l'attraversamento delle frontiere.
Non
dimenticare i datori di lavoro aziendali americani.
La
mancata partecipazione record del lavoro ha seguito il blocco Covid.
In
reazione alla scarsità di lavoratori americani, le industrie dell'ospitalità,
del confezionamento della carne, dei servizi sociali, dell'assistenza sanitaria
e dell'agricoltura erano alla disperata ricerca di nuova manodopera e molto più
economica.
Gli
attivisti per i diritti umani insistono sul fatto che i confini stessi sono
reliquie del diciannovesimo secolo.
E i
poveri e gli oppressi globali hanno quindi il diritto umano di entrare nel
ricco Occidente con ogni mezzo necessario.
Molti
nei sobborghi tony e nelle università non sopravvivono da nessuna parte vicino
al confine.
Così pontificano sull'assicurazione che migliaia di
immigrati clandestini non controllati non entreranno mai nelle loro enclave o
campus.
Il
risultato è la pietà imbottigliata dall'élite globalista di sinistra, ma non
un'esperienza diretta con le conseguenze naturali di milioni di persone che
fuggono caoticamente da uno dei paesi più poveri del mondo per riversarsi nei
più ricchi.
Senza controlli di background, vaccinazioni e
audit sanitari, legalità, diplomi di scuola superiore, strutture inglesi, set
di abilità o capitale, il risultato è una catastrofe abietta.
I
sondaggi continuano a mostrare che il popolo americano sostiene l'immigrazione
misurata, diversificata, legale e meritocratica tanto quanto si oppone
all'immigrazione illegale di massa nel loro paese e alla conseguente perdita
della sovranità americana sul confine.
Capiscono
ciò che l'amministrazione Biden non fa:
nessuna nazione - è storia - è sopravvissuta una volta
che i suoi confini sono stati distrutti, una volta che la sua cittadinanza è
stata resa non diversa dalla semplice residenza, e una volta che i suoi vicini
impunemente hanno minato la sua sovranità.
La
fine dell'immigrazione clandestina ora dipende esclusivamente dal fatto che il
popolo americano prevalga sugli interessi particolari corrotti e sui leader globalisti
di sinistra che traggono profitto dall'attuale caos e miseria umana.
Sull'idea
idiota che sia coraggioso
sostenere
la politica del rischio
calcolato
nucleare in
Ucraina.
zerohedge.com
- TYLER DURDEN – (22 SETTEMBRE 2023) – ci dice:
(Scritto
da “Caitlin Johnstone” via Medium.com)
Durante
un'apparizione domenicale su “Face the Nation” per collegare il suo nuovo film
di “Zelensky”, l'attore “Sean Penn” ha denunciato la "codardia" del
governo degli Stati Uniti nella sua cautela nel provocare uno scambio nucleare
con la sua guerra per procura in Ucraina.
"È
mia assoluta sensazione che la cautela con cui gli Stati Uniti hanno promesso
sostegno, che sembrava, nella mia lettura del febbraio 2022 fosse come un
appoggio alla paura di un conflitto nucleare, qualcosa che penso che tutti noi
dovremmo guardare molto attentamente e capire che, ovviamente, è possibile ", ha detto Penn.
"E
questo è preoccupante. La probabilità è estremamente bassa. E come dice uno dei
nostri testimoni nel film, sapete, lasceremo che un gangster con armi nucleari detti il
nostro modo di vivere?"
Penn
ha lamentato emotivamente il fatto che l'amministrazione Biden non abbia
versato aerei da guerra F-16 in Ucraina fin dall'inizio del conflitto,
inizialmente temendo che la mossa fosse troppo escalation.
Descrivendo
questa esitazione, Penn ha detto che "a un certo punto, la cautela diventa
codardia".
Come
ci si potrebbe aspettare, l'intervistatore si è astenuto dal contestare Penn
sulla sua affermazione che la probabilità di una guerra nucleare è
"estremamente bassa" nonostante il suo riconoscimento che è una
possibilità reale, o sulla sua affermazione che resistere all'aumento della
probabilità di una guerra nucleare è un atto di codardia.
Sean
Penn è stato uno degli apologeti dell'impero più eclatante di Hollywood per
qualche tempo (nel 2020 ha detto alla CNN che "non c'è una forza umanitaria più
grande sul pianeta dell'esercito degli Stati Uniti"), ma anche per i suoi standard
questi commenti sulla politica del rischio calcolato nucleare sono notevolmente
odiosi.
C'è
questa odiosa idea che emerge nel discorso politico mainstream sull'Ucraina che
l'avversione alla politica del rischio calcolato nucleare sia in qualche modo
codarda, e che essere disposti a rischiare la vita di ogni organismo terrestre
che avanza gli obiettivi strategici degli Stati Uniti è in qualche modo un atto
di coraggio.
Lo
abbiamo visto a luglio da “Paul Massaro”, un consulente della “Commissione
Helsinki” del governo degli Stati Uniti e una celebrità minore nei circoli
zelenskyiani online.
Durante
il "Captive Nations Summit" di quest'anno con la “Victims of
Communism Memorial Foundation”,” Massaro” ha deriso gli occidentali per aver
"paura" della guerra per procura in Ucraina che porta alla guerra
nucleare.
"Penso
che la cosa più grande sia la paura, penso che abbiamo paura" Ha detto”
Massaro”.
"È
molto divertente per me, perché incontri ucraini, non un solo ucraino ha paura.
Parli con gli ucraini che è come 'E se i russi usassero armi nucleari?', sono
come 'Continueremo a combattere, vinceremo'.
Sai
che sono solo gli occidentali che dicono 'Oh mio Dio, sono qui in California e
se i russi usassero armi nucleari?' Sai, è quasi patetico".
È un
tema comune.
Ogni
volta che parli pubblicamente del rischio che la guerra in continua escalation
in Ucraina porti alla catastrofe nucleare, riceverai apologeti dell'impero globalista
che ti chiamano codardo e dicono che dobbiamo tutti essere coraggiosi e
resistere al grande bullo Putin.
Ed è solo una perversione così disgustosa di
cosa sia in realtà il coraggio e di come appare.
I
lealisti dell'Impero globalista parlano spesso di politica del rischio
calcolato nucleare come se fosse qualcosa di coraggioso che stanno facendo
personalmente, come se giocare d'azzardo ogni vita terrestre su manovre
strategiche della grande scacchiera fosse un rischio coraggioso che potrebbe
solo danneggiarli.
Se
pensi di essere coraggioso per aver rischiato la vita di tutti sulla terra per
far avanzare i tuoi programmi geopolitici personali, potresti essere un
narcisista maligno, perché pensi che il mondo ruoti intorno a te e che le altre
vite esistano solo come oggetti di scena per supportare le tue avventure
principali.
Quasi
nessun essere umano su questo pianeta se ne frega di chi governa la Crimea o il
Donbass – e esattamente zero delle piante e degli animali lo fanno – ma persone
come “Sean Penn” e Paul Massaro pensano di avere tutto il diritto non solo di
giocare tutta la vita nel tentativo di controllare quel risultato, ma di
definirsi coraggiosi per farlo.
Immagina
di essere così egocentrico da pensare di essere un eroe coraggioso per aver
messo le vite di africani, asiatici e sudamericani sul tavolo delle scommesse
che non hanno mai nemmeno sentito parlare di Donetsk o Luhansk e non si
preoccupano di chi li governa, così come di ogni vita non umana sulla terra.
Voglio
dire, l'arroganza assoluta.
Il
fottuto fiele.
È una
prospettiva emotivamente rachitica e infantile come si potrebbe immaginare, ma
queste sono le persone la cui visione del mondo sta plasmando i risultati su
questo pianeta. Questo è il tipo di persone che stanno impostando la
traiettoria della nostra specie come collettivo.
Il
consenso politico occidentale mainstream è una malattia della mente.
La sua
esistenza dovrebbe farci venire voglia di cadere tutti in ginocchio e implorare
il perdono di ogni vita su questa terra che essa mette in pericolo.
(Ma
l’”impero globalista” ha messo per scritto che occorre eliminare il 90%
dell’umanità…ed alla svelta! N.D.R)
Il
globalismo è
la
vera pandemia.
Zerohedge.com - TYLER DURDEN – (21 SETTEMBRE
2023) – ci dice:
(Scritto
da “Martin Enlund” tramite il blog “Under Orion”)
Contrariamente
ai loro obiettivi dichiarati per scritto , le soluzioni centralizzate e il
globalismo sono pronti ad aumentare il rischio di catastrofi, minare la
produzione di conoscenza, impedire la crescita economica e ostacolare il
progresso scientifico. Dovrebbero anche essere respinti per motivi etici.
Gli
svantaggi di un'ampia centralizzazione (globalismo) sono stati discussi in
precedenza, incluso il fatto che dà potere agli individui sbagliati.
Tuttavia, poiché i sostenitori della
centralizzazione globale continuano a portare avanti le loro posizioni - vedi
ad esempio le discussioni sul nuovo trattato pandemico dell'OMS, è giunto il
momento di ricordare a noi stessi di più gli aspetti negativi associati alla
centralizzazione.
In
questo testo, presento tre ulteriori ragioni per cui l'idea di soluzioni
centralizzate e su larga scala dovrebbe essere respinta.
Aumentano il rischio di catastrofi, minano la
produzione di conoscenza e lo sviluppo economico e dovrebbero anche essere
respinti per motivi etici.
Rischio
di catastrofi.
Una
società costituisce un sistema complesso.
I sistemi complessi mostrano proprietà che
emergono a causa delle dipendenze e delle interazioni tra le loro parti.
Ciò
rende impossibile comprendere il tutto semplicemente esaminando le sue parti.
Gli
effetti farfalla sono una conseguenza: un piccolo evento può avere conseguenze
di vasta portata e imprevedibili.
Un
tale sistema può essere paragonato a un groviglio di cespugli di more.
Tutto
è intrecciato con tutto il resto e l'unica certezza è che incontrerai
conseguenze non intenzionali quando proverai a raggiungere le bacche.
Queste
conseguenze sono spesso dolorose.
Dato
che gli esperti di oggi trattano la società come se fosse un sistema complicato
piuttosto che complesso, non sorprende che siano spesso presi alla sprovvista
da conseguenze non intenzionali, come l'inflazione degli ultimi anni.
Nei
sistemi complessi, le soluzioni non possono essere calcolate; invece, si deve
sperimentare su piccola scala.
Anche se gli esperimenti su piccola scala
producono risultati positivi, potrebbe non essere prudente espanderli.
Si può anche sostenere che la centralizzazione
è una condizione necessaria affinché si verifichino catastrofi.
Le
conseguenze della sperimentazione su larga scala sono ben illustrate dal”
Grande Balzo in avanti della Cina”, dove circa 30 milioni di persone morirono a
causa della carestia.
Meno
sarebbero morti se la Cina si fosse impegnata prima in esperimenti su piccola
scala.
Tuttavia, questo è ciò che le "soluzioni"
pianificate centralmente e su larga scala impediscono.
Piuttosto che consolidare più potere in
organizzazioni come l'ONU, l'UE o l'OMS, è più saggio non mettere tutte le
nostre uova nello stesso paniere.
Produzione
di conoscenza minata e stagnazione economica.
La
centralizzazione su larga scala "taglia unica" ha implicazioni
significative per la produzione di conoscenza in tutto il mondo e nel settore
aziendale.
Dopotutto, le intuizioni sulla natura delle
cose non hanno origine nei fogli di calcolo;
Emergono
quando le ipotesi sono testate nella realtà e si osservano i risultati.
Più ipotesi possono essere verificate, più
conoscenza verrà generata.
I sistemi centralizzati su larga scala testano
meno ipotesi e, di conseguenza, sperimenteranno una stagnazione in termini di
conoscenza rispetto ai sistemi decentralizzati.
Poiché
lo sviluppo economico si basa sull'ingegno umano, la centralizzazione porterà a
una minore crescita sostenibile, forse a una vera e propria stagnazione.
I biologi riconoscono che piccoli gruppi in
isolamento subiscono una rapida evoluzione e lo stesso concetto si applica in
questo contesto.
Inoltre,
quando tutti gli individui o i gruppi sono soggetti a regole identiche,
l'esistenza di gruppi di controllo viene eliminata.
Senza gruppi di controllo, diventa impossibile
fare affermazioni scientificamente valide sull'efficienza o sulla causalità.
Di
conseguenza, la centralizzazione mina le fondamenta della scienza.
"Socialismo
significa principalmente tenere traccia di tutto", disse Lenin, e
probabilmente ha ragione.
Tuttavia,
è un peccato per lui e per altri burocrati della pianificazione centrale che
non sia fattibile.
Le informazioni necessarie per una
pianificazione di successo sono disperse e non possono essere raccolte né da un
comitato di pianificazione né da un'IA.
Credere
diversamente indica una mancanza di comprensione del problema della conoscenza
locale.
Nel
mondo degli affari, il decentramento è ampiamente riconosciuto come una forza
potente.
Le grandi aziende resistono al cambiamento e
ristagnano, rendendole meno competitive delle controparti più piccole quando si
tratta di esplorare nuove nicchie e mercati attraverso esperimenti su piccola
scala.
Questa
osservazione vale anche per le organizzazioni governative, sovranazionali e
globali.
Non è
etico.
Il
principio di sussidiarietà è una linea guida etica proveniente dalla Chiesa
cattolica, che suggerisce che le decisioni dovrebbero essere prese al livello
più appropriato e più basso di autorità.
L'interesse della Chiesa non risiede nel
rischio di catastrofi, nella produzione di conoscenza o nell'economia, ma
nell'anima degli individui.
La “Rerum
Novarum”, pubblicata nel 1891 da “Papa Leone XIII”, affrontava i conflitti
sociali sorti sulla scia della rivoluzione industriale.
La Chiesa cattolica ha preso posizione a
favore della sussidiarietà sulla base di ragioni legate alla comunità, alla
dignità, alla giustizia e all'autogoverno.
40 anni dopo, “Papa Pio XI” pubblicò “Quadragesimo
Anno”, in cui descriveva i significativi pericoli per la libertà e la dignità
umana derivanti dal capitalismo sfrenato, dal socialismo e dal comunismo.
“Pio XII” si espresse contro alcuni
individui che controllavano le forze finanziarie e sostenne il principio di
sussidiarietà.
Sarebbe
intrigante sapere cosa direbbero questi papi sulla quarta rivoluzione
industriale globalista in corso.
Per i
paesi che formarono l'Unione del carbone e dell'acciaio, che in seguito si è
evoluta nell'UE, la sussidiarietà era della massima importanza.
Oggi, questo principio sembra essere
scomparso.
Invece di rispettare l'unicità delle nazioni,
le entità di livello superiore si impegnano invece nel bullismo.
Puntiamo
invece a un nuovo Rinascimento.
Piuttosto
che centralizzazione, globalizzazione e controllo su larga scala, dovremmo
lottare per l'esatto contrario.
La
ricerca sulla complessità indica che quando un sistema trova il "punto
critico" tra ordine e caos, mostra notevoli qualità di adattabilità, innovazione e
gestione del disturbo.
Non è
proprio un tale equilibrio che dovremmo cercare come società, come mondo?
Un
ritorno a sistemi più decentralizzati ridurrebbe i rischi di catastrofi,
promuoverebbe uno sviluppo economico più forte e, secondo la Chiesa, creerebbe
una società più decente ed etica.
"Guai
a voi, dottori della legge e farisei, ipocriti! Avete chiuso la porta del Regno
dei Cieli in faccia alle persone. Voi stessi non entrate, né lascerete entrare
coloro che stanno cercando di farlo". Matteo 23:2-18.
Per
quanto riguarda il cielo, la mia conoscenza è limitata, ma sto iniziando a
sospettare che siano i sostenitori della centralizzazione e i loro numerosi
soldati di fanteria che stanno bloccando il nostro cammino verso un nuovo
rinascimento.
Mons.
Viganò: “Invasione di Clandestini
voluta
dall’Elite
Globalista”
conoscenzealconfine.it
- (21 Settembre 2023) – Redazione –
Imola Oggi – ci dice:
Mons.
Carlo Maria Viganò:
“L’invasione è voluta dall’élite globalista
con due scopi: il primo è la sostituzione etnica nelle nazioni al fine di
cancellarne l’identità, le tradizioni e la fede.
Il
secondo è alimentare il racket dei negrieri e delle organizzazioni pseudo-
assistenziali che lucrano sul fenomeno migratorio (tanto laiche quanto
ecclesiastiche).
La
prova della strumentalità di questa invasione sta nel fatto che la maggioranza
dei clandestini è di religione islamica o indù, e che provengono da regioni in
cui non ci sono conflitti.
Viceversa,
non vi è praticamente nessun corridoio umanitario per accogliere i profughi di
stati in cui vi è la guerra civile e in cui i Cristiani sono perseguitati.
Se
infatti l’Europa accogliesse rifugiati Cristiani, rafforzerebbe la loro
presenza e non creerebbe alcun conflitto sociale, mentre vuole ottenere lo
scopo diametralmente opposto.
Non
stupiamoci quindi che Bergoglio si presti alle operazioni di ingegneria sociale
del globalismo in materia di immigrazione, dopo aver fatto il testimonial per i
sieri genici sperimentali ottenuti con feti abortivi.”
(imolaoggi.it/2023/09/18/mons-vigano-invasione-di-clandestini-voluta-dallelite-globalista/)
La “Farsa”dell’Embargo
al
Greggio Russo.
Conoscenzealconfine.it
– (21 Settembre 2023) - Redazione Giubberosse.news – ci dice:
L’Europa
acquista volumi record di petrolio russo raffinato dall’India.
Per
tutto il 2022 e il 2023 l’Europa ha importato volumi record di prodotti
petroliferi raffinati dall’India, la quale nello stesso periodo ha aumentato in
modo massiccio le sue importazioni di greggio dalla Russia a prezzi scontati.
Le esportazioni indiane di prodotti raffinati
verso l’Europa sono cresciute del 572% dall’inizio della guerra in Ucraina.
Il fenomeno è particolarmente visibile in
Polonia, Germania e nei paesi baltici.
Un
articolo di “Times of India” del 14 giugno scorso ci informa che “le
esportazioni di carburante dell’India verso l’UE sono aumentate del 572% dopo
la guerra in Ucraina”:
“Secondo il capo diplomatico del gruppo “Josep
Borrell”, l’esportazione di prodotti raffinati come carburante per aerei o
diesel dall’India verso l’Unione europea è aumentata da 1,1 milioni di barili
nel gennaio 2022 a 7,4 milioni di barili nell’aprile di quest’anno.
L’aumento
del 572% – anche se su base bassa – delle esportazioni di prodotti coincide con
l’aumento delle importazioni di petrolio russo da parte dell’India.
La
quota di greggio russo nelle importazioni di petrolio dell’India è aumentata da
1,7 milioni di barili a 63,3 milioni di barili dopo il conflitto in Ucraina, ha
affermato l’Alto rappresentante dell’UE per gli affari esteri e la politica di
sicurezza, in una nota sul sito web dei servizi esteri del gruppo.
‘In
altre parole, prima dell’invasione russa dell’Ucraina, la quota del petrolio
russo sul totale delle importazioni petrolifere dell’India era pari allo 0,2%.
Il
mese scorso (maggio), quella quota era salita al 36,4%, ha detto”.
Conferme
arrivano negli ultimi giorni anche dalla stampa tedesca.
Il 12 settembre scorso un articolo di “n-tv
“afferma che, a fronte di un crollo delle importazioni di greggio dalla Russia,
la Germania ha aumentato di oltre dodici volte le importazioni di petrolio
raffinato dall’India:
“I dati dell’Ufficio federale di statistica
suggeriscono che la Germania continua a importare grandi quantità di petrolio
russo attraverso l’India.
Nei
primi sette mesi di quest’anno le importazioni di prodotti petroliferi dal
paese sono aumentate di oltre dodici volte rispetto allo stesso periodo
dell’anno scorso, come ha annunciato l’autorità di Wiesbaden.
Secondo l’ONU, l’India, a sua volta, acquista
grandi quantità di petrolio greggio dalla Russia.
Le importazioni da lì riguardavano
‘principalmente gasoli utilizzati per la produzione di gasolio o gasolio da
riscaldamento’, spiegano gli statistici.
L’India
produce questi gasoli dal petrolio greggio, che acquista in grandi quantità
dalla Russia dopo la guerra di aggressione russa contro l’Ucraina.
Nei
primi sette mesi di quest’anno sono stati importati in Germania prodotti
petroliferi dall’India per un valore di 451 milioni di euro, rispetto ad appena
37 milioni di euro nello stesso periodo dell’anno scorso.
Si trattava del 2,4% di tutte le importazioni
tedesche di prodotti petroliferi in questo periodo”.
Ancora
più perentorio il giudizio del sito “German Foreign Policy”, che in un articolo
pubblicato tre giorni fa sentenzia senza mezzi termini che “i tentativi della Germania e dell’UE
di bandire le importazioni di petrolio russo sono falliti”, aggiungendo che l’importazione di
petrolio russo via India comporta fatalmente per la Germania un aumento dei
costi:
“Le statistiche più recenti mostrano che nei
primi sette mesi del 2023, il volume delle importazioni tedesche di prodotti
petroliferi dall’India è aumentato di oltre 12 volte rispetto allo stesso
periodo dell’anno scorso.
L’India, invece, ha potuto aumentare le sue
esportazioni solo grazie al massiccio aumento delle importazioni di petrolio
russo, di cui gran parte presumibilmente arriverà in Germania, ma a un prezzo
molto più alto e a vantaggio dei miliardari indiani.
A
causa del fatto che l’importazione di gas russo a basso costo è stata
massicciamente ridotta – in parte a causa della distruzione dei gasdotti Nord
Stream – l’UE sta acquistando più della metà del più costoso GNL russo.
Allo
stesso tempo, l’economia russa è in ripresa e sperimenta una nuova crescita.
Il
ministro degli Esteri tedesco” Annalena Baerbock”, che nel febbraio 2022 aveva
annunciato che le sanzioni avrebbero ‘rovinato la Russia’, ha recentemente
deplorato il loro fallimento affermando che ‘le logiche democratiche non meglio
specificate sono inefficaci nelle autocrazie’ “.
Secondo
“Der Spiegel”, le importazioni dall’India” ‘riguardano principalmente gasolio
utilizzato per produrre diesel o olio combustibile’, affermano gli statistici
tedeschi.
Recentemente
l’India ha prodotto una parte significativa di questi gasoli da petrolio
greggio russo.
I grandi beneficiari di questo business sono i
proprietari delle grandi raffinerie indiane:
ad esempio il “conglomerato industriale
Reliance”, che appartiene alla famiglia miliardaria indiana” Ambani”.
Oppure
“Nayara Energy”, operatore della seconda raffineria più grande del Paese. Uno
dei principali proprietari di “Nayara” è la compagnia petrolifera russa
Rosneft, che afferma di detenere oltre il 49% delle azioni.
Un
altro 49% appartiene ad un consorzio di cui quasi la metà è controllata dal gruppo
di investitori russo UCP”.
Già il
30 agosto scorso, “Politico” faceva notare che “le esportazioni indiane di
prodotti combustibili verso l’UE sono salite alle stelle.
A
giugno, [l’India] ha esportato verso il blocco 5,1 milioni di barili di diesel
e 3,2 milioni di barili di carburante per aerei, rispetto a soli 1,68 milioni
di barili e 0,51 milioni di barili rispettivamente nel giugno 2021”.
Tuttavia,
allargando lo sguardo ad altri Paesi europei, si scopre che il boom delle
importazioni di prodotti raffinati dall’India è un fenomeno tutt’altro che
limitato alla Germania.
Riguarda
anche Polonia, Estonia, Lituania, Danimarca, Svezia, regno Unito, Francia ,Italia.
Bell’affare
hanno fatto gli Europei… come sempre al top, soprattutto quando si tratta di
prenderselo… dove non si può dire!
(nota
di conoscenzealconfine)
(Redazione
di Giubberosse.news)
(giubberosse.news/2023/09/17/la-farsa-dellembargo-al-greggio-russo-leuropa-acquista-volumi-record-di-petrolio-russo-raffinato-dallindia/)
La
Deriva Supponente
della
Società Moderna.
Conoscenzealconfine.it
– (19 Settembre 2023) - Riccardo Sampaolo – ci dice:
L’americanizzazione
dell’intero Occidente, intesa in termini progressisti, è ben percepibile.
In un clima di ostilità al libero pensiero, la
società moderna italiana è più bigotta di quella di ieri, con l’aggravante
della supponenza.
La
Democrazia Cristiana non è mai stato un partito particolarmente amato dagli
Stati Uniti, tuttavia il notevole seguito elettorale che garantiva ha fatto sì,
che mantenesse oltreoceano una interessante funzionalità come argine
all’ideologia marxista, ampiamente rappresentata in Italia dal più grande
partito comunista dell’Occidente.
È
stata quindi indubbia per gli Usa l’utilità di sostenere la DC, che però dal
punto di vista strettamente ideologico marcava una forte distanza dal modello
culturale statunitense, fortemente centrato sulle libertà dell’individuo, che la Democrazia Cristiana
riconosceva solamente in forme mediate dalla centralità della famiglia e delle
tradizioni cattoliche.
In
sostanza, il modello culturale statunitense aveva ben più di una
incompatibilità con lo stile di vita imperniato sul cattolicesimo di cui era in
parte espressione la Balena Bianca.
In
definitiva la DC non era il partito più idoneo per garantire la capillare
penetrazione dell’americanismo nel Belpaese, ma era, in quel momento il più
realistico baluardo al contenimento del ben organizzato PCI.
Con la
caduta del muro di Berlino e il venire meno della minaccia comunista da Est, la
funzione di argine della DC della marea rossa perse significato, e l’avvento di
tangentopoli favorirà il declino progressivo e la successiva scomparsa del
partito cattolico.
Sotto
la patina cattolica in progressivo disfacimento, già dalla fine degli anni
Sessanta, nella società italiana, iniziava a manifestarsi sempre più
convintamente un progressismo urbano e emancipatorio che trovava nel piccolo,
ma agguerrito Partito Radicale, il suo più organico rappresentante.
È
notorio che questo piccolo partito non ha mai sfondato elettoralmente, ma è
altrettanto incontestabile che gran parte delle sue battaglie, sono state fatte
proprie da altri partiti, come per esempio l’organizzatissimo Partito Comunista
Italiano, che già negli anni Settanta aderì alle iniziative referendarie dei
radicali.
Nel
corso del tempo, complice il dissolvimento del socialismo reale ad Est, e la progressiva
convinzione in larghe fasce dell’elettorato della sconvenienza all’abolizione
della proprietà privata dei mezzi di produzione, caposaldo del marxismo, iniziò
a verificarsi la capillare erosione dell’ortodossia ideologica del PCI – PDS,
che gradualmente iniziò ad essere sempre più “saturato” dalle istanze
provenienti dal Partito Radicale, che in una qualche misura determinò il sempre
maggiore avvicinamento del grande partito della sinistra a fasce sociali
anelanti individualismo, emancipazione e critica ai retrivi, secondo loro,
valori cattolici, popolari e sacrali, visti sempre più come inutile freno alla
sprovincializzazione dell’Italia.
È
proprio questo “aggancio” del PCI da parte del partito pannelliano e della
successiva, graduale e consistente contaminazione valoriale dal piccolo al
grande partito, ad aver amplificato la mutazione genetica di quello che fu il
più grande partito comunista dell’Occidente, il cui, in parte diretto
discendente, l’odierno Partito Democratico guidato dall’energica Elly Schlein si
rivolge convintamente a minoranze di ogni tipo, ma ha serie difficoltà ad
interloquire con le classi lavoratrici, che ostinatamente non si fidano a
liberarsi completamente delle appartenenze nazionali e familiari, per abbracciare un mondo nuovo, che
non perde tempo a contrastare la libertà d’espressione e a inseguire principi
astratti.
Nel
passaggio dal mondo valoriale cattolico a quello urbano-progressista la gran
parte della popolazione si illude di averci guadagnato in termini di qualità
della vita, ma è pura illusione, dato che questo ultimo coacervo valoriale non
perde tempo a definirsi migliore per il solo fatto di anelare un mondo nuovo
che ci allontana dal retrivo passato, quando in verità il frequente ricorso da
parte di questa “visione del mondo” a forme di normazione sempre più ossessiva
per imporsi, tradisce la sua reale provenienza, ossia dall’alto, contrariamente
al vituperato “mondo che fu”, in gran parte organico a larghe fasce della
popolazione e di cui alcuni partiti di massa del passato, come per esempio la
Democrazia Cristiana, si facevano interpreti, anche se con un legittimo ruolo
guida.
Lo
stesso moralismo cattolico, per quanto all’epoca, in alcuni casi bacchettone,
aveva una tendenza a finire nei tribunali molto meno del ben più bigotto
modello urbano-progressista, favorevolmente accolto dai media conformisti, ben felici di mostrare le nefandezze
delle mentalità del passato e sempre pronti a nascondere sotto il tappeto i
guasti e i drammi dei nuovi pregiudizi, che vanno da una consistente
sottovalutazione dei diritti sociali, alla devastazione dei corpi
intermedi, quali la famiglia, con argomentazioni in puro stile da Partito Radicale, volte a
mettere sotto i riflettori casi estremi, non focalizzando a sufficienza aspetti
statistici, che seppur nulla toglierebbero alla drammaticità di quel singolo
caso, farebbero meglio percepire il quadro generale che si ha di fronte, e gli
eventuali strumenti da mettere in campo.
Tra i
principali eredi del mondo pannelliano non possiamo non ricordare Emma Bonino,
che a scanso di equivoci, in una trasmissione del 2018, neanche si definì di
sinistra, ma una liberale radicale, e ciò non deve stupire dato che lo stesso
Partito Radicale nacque da una scissione a sinistra del Partito Liberale;
ciò
che invece dovrebbe far riflettere, è come in Italia sia diventato egemonico e
più o meno trasversale tra i partiti politici una visione del mondo, quale è
quella radicale, di tipo liberista, individualista, femminista, filo
anglosassone e supinamente atlantista, così lontana dalle tradizioni
storico-culturali dell’Italia. L’americanizzazione dell’intero Occidente, intesa in
termini progressisti, è ben percepibile, e non c’è da rallegrarsene granché.
Oggi
fanno scandalo famiglie solide e numerose o agricoltori che pensano
all’autoconsumo, il
tutto in un clima di ostilità al libero pensiero, che induce persino qualche
esponente politico a voler introdurre nuovi reati d’opinione:
la società moderna più bigotta di quella di
ieri, con l’aggravante della supponenza.
(Riccardo
Sampaolo).
(ariannaeditrice.it/articoli/la-deriva-supponente-della-societa-moderna).
Gli
americani sono guidati
da
media bugiardi e da
una
classe politica corrotta.
Unz.com
- PHILIP GIRALDI – (19 SETTEMBRE 2023) – ci dice:
Sta
arrivando un momento” Gadarene Swine” per molti di noi?
Ogni
mattina faccio una rapida scansione dei titoli che arrivano sui servizi di
stampa, cancello le mie e-mail e le voci di Facebook, e poi do un'occhiata più
da vicino al “New York Times online”, prestando particolare attenzione alle
pagine di opinione.
Di
solito non sono deluso dalla mia convinzione che l'amministrazione del
presidente Joe Biden, così come l'ex presidente Donald Trump, siano stati e continuino a
distruggere collettivamente quella che una volta era una nazione ammirevole, qualcosa come buttarci ripetutamente
nel gabinetto della loro ambizione e avidità.
Alla
luce di ciò, venerdì scorso è stato particolarmente brutto e ho avuto quello
che sono arrivato a chiamare un momento “Gadarene Swine”. Per coloro che non hanno familiarità
con il racconto del “Nuovo Testamento”, che proviene dal “Vangelo di Marco”,
racconta come Gesù incontrò un pazzo durante il suo ministero galileo che era
infestato da demoni.
L'uomo cercò aiuto per essere guarito dalla
sua infestazione e Gesù lo obbligò, ordinandogli:
"Esci
dall'uomo, spirito impuro!", prima di affrontare il demone scatenato e
chiedere "'Come ti chiami?'
Egli
rispose: "Il mio nome è Legion. Perché siamo molti".
E lo
pregò ripetutamente di non mandarli via dal paese.
Ora
c'era una grande mandria di suini che si nutriva vicino alle montagne. Tutti i
demoni Lo supplicarono chiedendo:
'Mandaci
dai porci, affinché possiamo entrare in loro'.
Subito
Gesù diede loro il permesso.
Poi gli spiriti immondi uscirono ed entrarono
nei porci.
E la mandria,
che contava circa duemila, corse selvaggiamente giù per una ripida collina nel
mare e annegò nel mare.
Il mio
primo pensiero fu inevitabilmente una profonda simpatia per ciò che era stato
fatto ai poveri maiali, ma che fu rapidamente sostituita da una depressione
senza fondo indotta dagli articoli che avevo appena letto sul Times quella
mattina.
Sì,
noi americani siamo diventati “i maiali gadareni” e stiamo precipitando verso
la morte come popolo, “guidati da demoni” rilasciati dalla gente che purtroppo
siamo arrivati ad accettare come "i nostri leader".
I tre
pezzi in questione erano due "opinioni", una dell'immancabile” Tom
Friedman” intitolata "Un viaggio in Ucraina ha chiarito la posta in gioco “And They're Huge"
e
l'altro un pezzo scritto dal comitato editoriale del giornale intitolato "Come sostenere l'Ucraina oltre le
prossime elezioni".
Il terzo articolo era un notiziario intitolato
"Come
presidente, Biden vede poteri di guerra più ampi di quelli che ha fatto come
senatore: il presidente dice che può dirigere operazioni militari limitate
senza l'approvazione dei legislatori".
I tre pezzi insieme suggeriscono che
gli Stati Uniti sono diventati dominati dalla messa in onda di minacce speciose
e spesso poco credibili come scusa per andare sul piede di guerra per sempre, o
almeno fino a quando il paese non collasserà a causa delle sue priorità mal
riposte.
Tuttavia,
non cercherò di ricreare in dettaglio le sciocchezze vomitate dal
"documento di registrazione" del paese, se non altro per respingere
gli argomenti di base che vengono fatti per "seguire il corso" in
guerre che non hanno alcuna ragionevole ragion d'essere per essere state
iniziate.
Nessuno
dei pezzi cerca nemmeno di rispondere alla domanda più basilare, che è anche
evitata dalla nostra classe dirigente guerrafondaia, e cioè "Qual era o è l'interesse nazionale
degli Stati Uniti a essere coinvolti in queste guerre in primo luogo?"
E
sicuramente il più spaventoso dei tre articoli è quello che manda in onda
l'affermazione fatta da un confuso capo dell'esecutivo Joe Biden che può
iniziare una nuova guerra ogni volta che vuole, una sfida audace all'equilibrio
essenzialmente anti-guerra dei poteri governativi della Costituzione degli
Stati Uniti e anche all'esistente” War Powers Act”.
L'articolo
include materiale come "Se sarà eletto per un secondo mandato, il
presidente Biden ha promesso che andrà al Congresso per iniziare qualsiasi
grande guerra, ma ha detto che credeva di avere il potere di 'dirigere limitate
operazioni militari statunitensi all'estero' senza tale approvazione quando
tali attacchi servivano interessi americani critici ...
Nel
2019, Biden era già passato ad abbracciare l'opinione, adottata dal ramo
esecutivo sotto le amministrazioni di entrambi i partiti, secondo cui i
presidenti hanno un'autorità costituzionale più ampia per effettuare attacchi
limitati ad altri paesi senza l'autorizzazione del Congresso, purché non si
tratti di una guerra su vasta scala.
Come
presidente, sia Trump che Biden hanno usato la forza unilateralmente, citando
la loro pretesa autorità costituzionale di usare la forza militare senza il
permesso del Congresso.
Nell'aprile
2017 e di nuovo nell'aprile 2018, Trump ha diretto attacchi aerei contro le
forze governative siriane e Biden nel giugno 2021 e nell'agosto 2022 ha diretto
attacchi aerei contro gruppi di milizie sostenute dall'Iran in Siria.
Dovrei
chiedere come Biden determinerà un "interesse critico americano"? O
esattamente come la Siria o l'Iran hanno "minacciato eminentemente" gli
Stati Uniti, che di fatto stanno occupando illegalmente il territorio siriano?
E che dire dell'attuale guerra per procura contro la
Russia in Ucraina? L'Ucraina era una minaccia per gli Stati Uniti che
giustificava il portare l'America sull'orlo di una guerra nucleare?
“Friedman
“è appena tornato da un viaggio di tre giorni in Ucraina e afferma:
"Quello
che Putin sta facendo in Ucraina non è solo spericolato, non è solo una guerra
di scelta, non è solo un'invasione in una classe a sé stante per eccessiva,
menzogna, immoralità e incompetenza, il tutto avvolto in un Faragò di bugie.
Quello
che sta facendo è malvagio...
Questo
è un caso ovvio di giusto contro sbagliato, bene contro male, come si trova
nelle relazioni internazionali dalla seconda guerra mondiale.
Forse “Tom”
potrebbe fare un tentativo di guardare più a fondo nei semi della guerra in
Ucraina e potrebbe anche prendere in considerazione la possibilità di cercare
su Google "accordi di Minsk", "visita di Boris Johnson a
Kiev" e "espansione della NATO", ma certamente esibisce il tipo
di giudizio che ha mostrato per così tanti anni al “Time”s mentre si occupava
del Medio Oriente.
Dove
ha finalmente potuto riconoscere "l'apartheid" dopo un viaggio di
quasi cinquant'anni durante il quale numerosi crimini contro l'umanità commessi
dai suoi amici israeliani lo hanno guardato in faccia.
Anche
l'articolo del gruppo editoriale del “Times” è incrollabile nel separare il
bene dal male:
"Mentre
questo consiglio ha messo in discussione alcune decisioni specifiche di Biden,
come la fornitura di munizioni a grappolo all'esercito ucraino, siamo d'accordo
con lui che sarebbe 'sbagliato e contrario ai principi ben stabiliti' fare
pressione su un altro paese per negoziare sul suo territorio sovrano.
L'Ucraina
merita pieno sostegno contro l'invasione non provocata della Russia, ed è
nell'interesse nazionale dell'America guidare i suoi alleati della NATO nel
dimostrare che non tollereranno le ambizioni revansciste di Putin.
È una
dimostrazione dell'impegno dell'America per la democrazia e la leadership che
altri potenziali aggressori stanno osservando".
È la
consueta affermazione "dobbiamo essere fermi" per dare l'esempio e
avvertire altri potenziali aggressori delle conseguenze.
Ma
allo stesso tempo, descrivere l'attacco della Russia come "non
provocato" è una completa assurdità.
E la
vera ironia, per non parlare dell'ipocrisia, è il "negoziare su...
territorio sovrano" quando gli Stati Uniti occupano il territorio
nazionale siriano e guardano dall'altra parte e sorridono mentre Israele ruba
la Cisgiordania e le alture del Golan.
Alcuni
che hanno seguito da vicino lo sviluppo della situazione in Siria stanno ora
segnalando che sembra che gli Stati Uniti si stiano preparando a montare una
nuova serie di attacchi per rimuovere il legittimo governo di Bashar al-Assad.
Tre
membri del Congresso repubblicano si sono recentemente recati nella Siria
occupata per incontrare gruppi che lo stesso governo degli Stati Uniti ha
etichettato come terroristi.
Questo
è indicato come sostegno materiale al terrorismo che è un crimine e bisogna
chiedere al nano procuratore generale” Merrick Garland” dov'era l'FBI per
interrogare e possibilmente accusare e incriminare i tre quando sono tornati?
Una grande guerra in Siria coinvolgerebbe
inevitabilmente il Libano e l'Iran.
Sarebbe
un disastro per l'intera regione, in particolare quando Israele approfitta
della situazione e Washington interviene per "avere le spalle di
Israele" anche se lo stato ebraico inizia i combattimenti.
Ma gli Stati Uniti raramente si preoccupano di
quanto pesantemente il loro stivale si abbatta sulla popolazione locale o si
preoccupano di contare il costo in dollari o in vite umane.
E,
naturalmente, il vero pericolo è che se si crede in questo tipo di assurdità,
come hanno fatto entrambi i principali partiti politici, c'è di più da venire a
noi “Gadarene
Swine” a
lungo sofferente, che continuerà a sopportare una serie infinita di interventi
basati su nient'altro che il principio che si può farla franca con quasi tutto
quando sostenuto da un budget di "difesa" da trilioni di dollari.
E, oh a proposito, il "leader" ucraino
Volodymyr Zelensky sarà a Washington questa settimana per incontrare Biden e
tutti i suoi amici al Congresso anche se "discuteranno" di dargli
altri $ 24 miliardi.
Vorrà
assicurarsi che il messaggio venga consegnato ai suoi ospiti che è l'uomo che è
al comando. Vediamo come ne parla il “New York Times”!
(Philip
M. Giraldi, Ph.D., è direttore esecutivo del “Council for the National Interest”,
una fondazione educativa deducibile dalle tasse 501 (c) 3 (Federal ID Number).
Le
banche creano moneta
ogni
giorno: chi si preoccupa
della
monetizzazione lo sa?
Kriticaeconomica.com
– Lorenzo Di Russo – (11 gennaio 2021) – ci dice:
La
monetizzazione del deficit consiste nel finanziamento diretto dei disavanzi
statali da parte della banca centrale, tramite l’emissione di nuova moneta.
Chi
avversa questa soluzione prefigura come conseguenza della sua applicazione
scenari iperinflazionistici da Repubblica di Weimar, sostenendo che qualora la
BCE, previa una modifica dei trattati, “stampasse moneta” da destinare alle
casse dei governi europei, l’aumento diffuso dei prezzi sarebbe inevitabile.
Rimandiamo
per adesso l’analisi sulla dubbia fondatezza economica della suddetta ipotesi,
in questa sede si vuole semplicemente evidenziarne l’incoerenza.
Difatti
è difficile comprendere la ragione per cui questi timori inflazionistici si
manifestino esclusivamente quando a creare moneta sia la banca centrale per
finanziare deficit pubblici, e non quando a fare ciò siano le banche
commerciali per finanziare deficit privati.
Le
banche non prestano il denaro dei depositi…
Il
fatto che le banche abbiano facoltà di creare moneta può sembrare strano non
solo a chi non è avvezzo alle dinamiche economiche, ma anche a coloro i quali
si sono formati su manuali universitari di economia, che a volte propongono
descrizioni imprecise sulla materia, sminuendo il grado di autonomia delle
banche e attribuendo al loro operato una funzione meramente “moltiplicativa”
dello stock monetario.
L’opinione
comune è che le banche svolgano una semplice attività di “intermediazione”
creditizia, ovvero che si limitino a favorire l’incontro di unità in surplus (i
risparmiatori) con unità in deficit (coloro i quali necessitano di risorse).
Esse
presterebbero dunque una certa quantità di liquidità dei correntisti a soggetti
terzi che ne fanno richiesta, ponendo a riserva un determinato quantitativo di
moneta con lo scopo di fronteggiare un’eventuale ondata di ritiri simultanei di
denaro (la cosiddetta “corsa agli sportelli”).
I depositi presso la banca si dividerebbero
così tra riserve e prestiti, sui quali ottenere profitti grazie ai tassi
d’interesse.
Questa
concezione dell’attività bancaria è anacronistica ed inesatta.
Come
esaustivamente spiegato da” Jakab” e “Kumhof” , il malinteso origina
dall’adozione di un approccio microeconomico per analizzare una questione
“macro”.
La
loro tesi è facilmente comprensibile tramite un esempio:
se una banca A deve aumentare l’entità dei depositi
per concedere prestiti, è necessario che alcuni dei suoi clienti aumentino le
cifre presenti sui loro conti correnti.
Questo
potrebbe verificarsi qualora i correntisti ricevessero dei bonifici da terzi
(ad es: un datore di lavoro) o facessero un giroconto di risorse detenute
presso un’altra banca B.
Si
esclude l’ipotesi di ingenti cifre depositate in contanti, poiché in
un’economia sempre più cashless si tratterebbe di un caso marginale.
L’incremento
di depositi per la banca A risulterà però essere pari al decremento di quelli della banca B, così che a livello di sistema
bancario come aggregato non si sarà verificato alcun cambiamento:
se la
prima potrà concedere più prestiti, la seconda ne potrà erogare di meno.
Si
potrebbe sostenere che le riserve aggiuntive ora detenute dalla banca A presso la BCE, ottenute in seguito al regolamento
dell’operazione sul sistema interbancario dei pagamenti, le permettano di
concedere più credito, ma anche questo sarebbe un errore:
le
riserve acquisite da A sono quelle perse da B, e comunque esse non possono essere
prestate al di fuori del circuito interbancario, così come già chiarito da “Paul
Sheard”.
La
realtà è che la crescita dei depositi, nell’aggregato del sistema bancario, può
essere determinata solo dai deficit pubblici o dall’erogazione di prestiti.
…le banche creano moneta tramite
l’erogazione del credito.
Numerosi
paper pubblicati nell’ultimo decennio da autorevoli centri studio, quelli della
Bundesbank
e della Bank of England su tutti, hanno dimostrato che le banche creano
moneta, non prestano le risorse raccolte dai risparmiatori.
Come?
Al
momento della concessione di un prestito le banche inseriscono due voci di pari
importo nello stato patrimoniale:
una nella colonna delle attività e una nelle passività.
Questo perché il credito verso il cliente è
per la banca una voce con segno positivo, mentre i depositi sono una voce con
segno negativo, ed è proprio lì che la cifra appena prestata viene versata.
Le due registrazioni si compensano, permettendo alla banca di erogare
discrezionalmente prestiti, senza strette limitazioni contabili come la supposta
necessità di accumulare una determinata quota di risparmi.
Un
video della Banca d'Inghilterra sulla creazione di moneta da parte delle banche.
“La
realtà di come la moneta è creata oggi è diversa dalla descrizione che si trova
in alcuni manuali di economia:
invece
di ricevere depositi quando le famiglie risparmiano e poi prestare questi
depositi, le
banche creano depositi nel momento in cui erogano prestiti".
(I
prestiti delle banche sono fatti con “denaro creato dal nulla” che pertanto
costituisce un “ATTIVO” sin dall’inizio dell’operazione bancaria prestito! N.D.R)
Banca
d'Inghilterra, 2014.
Il
nesso di consequenzialità che avevamo all’inizio individuato si è totalmente
ribaltato:
ciò
che emerge è che non sono i depositi a permettere di erogare i prestiti, anzi sono proprio i prestiti a creare
parte dei depositi.
Se si
considera che quest’ultimi sono una componente assai più considerevole
dell’aggregato monetario rispetto alle banconote, è facile intuire il ruolo
fondamentale svolto dalle banche nei meccanismi di creazione monetaria.
Non è
necessario procedere oltre nel confutare la tesi che la banca centrale disponga
del monopolio decisionale in merito ad aumenti dello stock monetario, molto ci
sarebbe da aggiungere scendendo maggiormente nel dettaglio, ma per questo si
rimanda alle fonti in fondo all'articolo.
Resta
però da rispondere al quesito iniziale:
perché
le banche che creano moneta per finanziare deficit privati non sono un problema
e la banca centrale quando monetizza il deficit pubblico sembra esserlo?
È
ragionevole ricercare la risposta nella vulgata neoliberista e anti-Stato della
scarsa efficienza del settore pubblico.
Si
pensa che le banche siano in grado, alla ricerca di un profitto, di disporre
meglio di questo “potere generativo” rispetto alla banca centrale in accordo con i
governi nazionali, secondo la narrazione per cui il privato è razionale e il
pubblico è spendaccione; poco importa se il primo persegue interessi
individuali e il secondo interessi collettivi.
Se
queste sono le premesse, se lo Stato è concepito dogmaticamente come soggetto malato da
limitare piuttosto che come potente agente da utilizzare, resta poco spazio per la
discussione.
Prima di avventurarsi in disperati tentativi
di persuasione bisognerebbe, sin da subito, sradicare questa convinzione.
Un’opera
certamente complessa, forse disperata, ma necessaria per tornare a parlare di
Economia.
(Se le banche possono creare denaro dal nulla per
prestiti ai privati, per quale motivo non possono fare prestiti allo Stato
sempre con denaro creato dal nulla? N.D.R)
Commenti
Posta un commento