Creano denaro dal nulla quale utile di cui non pagano nulla allo stato: si chiamano Banche.

 

Creano denaro dal nulla quale utile di cui non pagano nulla allo stato: si chiamano Banche.

 

 Manovra, non ci sono i soldi e

i mercati fanno paura:

l’avvertimento di Giorgetti.

Ilriformista.it - Annarita Digiorgio – (20-9-2023) – ci dice:

 

Andrebbero recepite come un segnale di forza le parole di Giorgetti, non di debolezza.

Perché un ministro che ammette “non ci sono soldi, sarà una manovra lacrime e sangue”, mentre i colleghi continuano a chiedere bonus, assunzioni, e milleproroghe, è un freno all’assalto alla diligenza.

“Quando si fa una Legge di bilancio ci sono sempre richieste dei partiti e dei ministri ben al di là delle reali possibilità, poi però nel bilancio dello Stato a un certo punto si tira una linea e quella deve quadrare” ha detto ieri il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, precisando che “siccome a breve il Parlamento deve approvare il numeretto di deficit che sta sotto la linea che poi dobbiamo anche presentare in Europa, bisogna mettere un numero che sia ragionevole e che dimostri la volontà di tornare a una politica fiscale prudente, compatibile con il livello di debito”.

Quello che spaventa Giorgetti, ha spiegato, non è tanto il giudizio della commissione Ue, “a me fa paura la valutazione dei mercati che comprano il nostro debito pubblico e dico ai ministri che rispetto il loro operato ma tutte le mattine ho il problema di vendere il nostro debito pubblico e devo essere accattivante per convincere la gente ad avere fiducia”.

La “Nadef” arriverà la prossima settimana, con scadenza fissata il 27 settembre, e Giorgetti lavora per trovare le coperture, mentre tutti gli altri presentano l’elenco della spesa.

Eppure i dati che riporta Giorgetti fanno davvero tremare i polsi:

 “Se i tassi fossero rimasti quelli dell’anno scorso o di due anni fa io avrei avuto 14-15 miliardi in più da mettere ad esempio sulla riduzione fiscale. Non ci sono più”.

Giorgetti è costretto a spiegarlo “per chi è indebitato l’aumento dei tassi di interesse non è un fatto positivo. Noi abbiamo un debito tale per cui lo spread rispetto all’anno scorso dei tassi d’interesse fa sì che una Manovra di bilancio sia stata portata via dalla rendita finanziaria”.

 

Il ministro dell’economia sembra anche l’unico della compagine di governo preoccupato del deficit:

 “Anche il debito può essere usato come un’arma per fare la guerra a livello geopolitico, bisogna chiedersi chi ha in mano tutto questo debito pubblico in giro per il mondo, anche quello degli Stati Uniti. È una riflessione che non può limitarsi soltanto a dinamiche finanziarie e monetarie ma, inevitabilmente, deve portare delle considerazioni di carattere politico”.

Il ministro torna a chiedere la revisione del patto di stabilità:

“L’Italia chiede l’esclusione degli investimenti dal patto di stabilità e crescita perché l’introduzione di questa regola dal 2024 in avanti per un Paese come l’Italia, che ha 80 miliardi al minimo purtroppo in continuo aumento di superbonus da pagare sul debito nei prossimi 3-4 anni, e ha spese importantissime di investimento finanziate coi prestiti del “Ngeu” è matematicamente impossibile rispettare quella regola” di riduzione del debito, ha detto il ministro.

Questo soprattutto in vista degli obblighi previsti dalle regole Eu sul green:

“Per fare la transizione green devi finanziare tanto, come gli Usa. Se vuoi fare una battaglia strategica per l’autonomia energetica devi essere coerente: per essere autonomo e green bisogna investire, altrimenti è una battaglia in cui ti dai martellate sui…”, più chiaro di così.

A tal proposito è una buona notizia l’accoglimento della commissione della revisione fatta da Raffaele Fitto per richiedere la quarta rata del Pnrr.

Ma anche qui il ministro degli affari europei ha dovuto mercanteggiare con le richieste dei colleghi e dei partiti di maggioranza, contrari ai tagli di progetti incoerenti e irrealizzabili.

Cicale contro formiche.

 

 

 

LA VERITÀ SULLE BANCHE: CHI CREA I SOLDI?

COME TASSARLE?

NINO GALLONI.

 Byblu.com – Nino Galloni - Claudio Messora – (11 Maggio 2016) ci dice:

 

Nino Galloni spiega come funziona la contabilità delle banche.

Chi crea davvero il denaro?

 Lo crea la banca, quando eroga un prestito, oppure il cittadino, quando con il suo lavoro deposita i soldi?

Quanto guadagna davvero una banca?

 Come tassarla per sostenere lo stato sociale?

A queste e ad altre domande risponde Nino Galloni, economista ex direttore generale del Ministero del Tesoro.

(Questa è un’intervista realizzata grazie al supporto della rete, di cittadini come te. Per questo è libera di raccontare quello che altrove non si può dire.)

 

 

Claudio Messora: Nino Galloni, bentornato su Byoblu.com!

Nino Galloni: Eccoci!

Claudio Messora: Anziché continuare a salvare le banche, perché non ci facciamo salvare dalle banche?

Come si fa?

Sovranità monetaria e separazione tra banche commerciali e banche d’affari.

Nino Galloni:

Prima di tutto bisogna recuperare una cosa che funzionava perfettamente e che funziona tutt’ora, per chi ce l’ha, e cioè la sovranità monetaria dello Stato.

 Poi, come sia questo Stato… federale, nazionale, regionale, locale… è un discorso che non riguarda le banche.

La seconda cosa da fare è ripristinare la netta separazione tra chi fa il credito – che è una funzione sociale importantissima – e chi, invece, deve fare finanza – che è tutto un altro mondo, tutto un altro approccio.

Purtroppo negli anni ’90, dopo sessant’anni di buon funzionamento delle leggi bancarie degli anni ’30 che avevano assicurato il sistema dalle crisi bancarie stesse, è stato ripristinato il vecchio modello di banca universale precedente rispetto alla crisi del ’29 – e che aveva anzi contribuito alla crisi del ’29 -, per consentire alle banche di vendere le proprie azioni, le proprie obbligazioni eccetera…

 Questo avvenne in un momento di grande boom finanziario, quale fu il periodo degli anni ’90, cominciato con la crisi del sistema monetario europeo, quindi con la riduzione dei tassi di interesse sulle obbligazioni e conseguentemente sull’ingresso dei grandi investitori istituzionali nelle borse e nelle cose finanziarie.

 Le banche vollero entrare in questo grandissimo business finanziario e borsistico perché c’era il boom.

Ma poi, dal 2001, questo modello finanziario è entrato in crisi ed è stato sostituito da un altro modello in cui sono le banche ad avere un ruolo importante.

 Allora la prima cosa è l’immediato ripristino della netta separazione tra la finanza – chi vuole fare finanza fa la finanza, la speculazione ecc… e va per la sua strada – e questa funzione sociale importante che è il credito.

Claudio Messora: Parliamo del Glass-Steagall Act, corretto?

 

Nino Galloni:

Glass-Steagall Act si chiamava la legge del 1936.

 In Italia è la legge bancaria, sempre del ’36.

Perché sottolineo il fatto che il credito ha un’importantissima funzione sociale?

Perché noi non dobbiamo confondere, a livello di analisi, la moneta a corso legale, che è quella garantita ed emessa dallo Stato, con il credito, che invece è la moneta teoricamente non a corso legale emessa invece dalle banche.

 Una volta le banche emettevano biglietti propri, la cosiddetta moneta bancaria, su cui vigevano fra l’altro delle restrizioni di carattere amministrativo.

Poi è rimasta una sola valuta in circolazione, la moneta a corso legale, che in Italia fino al 1981 era stampata direttamente dall’istituto di emissione a fronte delle richieste dello Stato per finanziare le sue spese, quando queste ultime superavano il gettito tributario.

Però, quello che va sottolineato è che questa moneta a corso legale è sì e no il 3% del totale della moneta, che comprende anche il credito.

Quindi, il 97% dell’economia della moneta di cui abbiamo bisogno è credito.

Claudio Messora: Puoi spiegare meglio?

Nino Galloni:

Quello che noi chiamiamo in genere moneta – intendendo i biglietti da cinquanta, venti, dieci, cento euro eccetera…- non è che il 3% della moneta, del credito che risulta nei depositi, nei conti correnti, nei prestiti e così via.

 Infatti, qual è il vero pericolo per la banca quando succedono le crisi di panico, quando cioè poi chiudono gli sportelli e così via, com’è successo a un certo punto in Argentina e stava per succedere in Grecia?

 Il vero pericolo è quando tutti vanno a chiedere i loro soldi: semplicemente non ci sono! È una finzione, ma vedremo che questa finzione ha una funzione importante!

Cos’è davvero il credito.

Parliamo di credito, di questa grande, importante funzione sociale.

Prendiamo esempio dal passato.

Una banca era forte, importante, non perché aveva centomila filiali sparse per il mondo, ma perché sul territorio era radicata, perché l’artigiano, la piccola impresa, la famiglia che avevano un’esigenza, una necessità e così via, andavano lì e chiedevano un prestito.

E se poi erano in difficoltà – come accadeva con le Casse di Risparmio, con le Banche di Credito Cooperativo, con le Popolari, con le Mutue eccetera -, si allungavano i tempi, cioè si abbassava la rata per aiutare i prenditori.

Noi oggi invece assistiamo a due fenomeni:

 il primo è che le banche non danno credito a chi ne ha bisogno, cioè le piccole imprese e le famiglie, perché pensano che queste ultime abbiano un rating basso, quindi non si prendono la responsabilità di dare i prestiti.

 Questo poi non c’entra col fatto che le banche, su pressioni di amici, di amici degli amici, della politica e così via, diano grossi prestiti a chi, pur avendo un rating basso, però poi contraccambia il favore in qualche altro modo.

Ma questo non va confuso con il discorso precedente, perché quella è una patologia.

 Infatti le cosiddette “sofferenze bancarie”, di cui poi parleremo, sono determinate all’80% non dai prestiti deteriorati delle piccole imprese, degli artigiani, delle famiglie, ma da quelle dei grandi prenditori, dei grandi ricchi, delle grandi imprese, dei grandi speculatori.

Questo è importante, quando poi si chiedono i soldi a tutti per ripianare le situazioni delle banche.

 

Ritornando al credito, le banche ricevono quindi liquidità da parte della Banca Centrale – che dopo il 2008 è diventata prestatrice ordinaria, non più di ultima istanza -, in cambio di titoli tossici.

Quindi il motivo per cui è difficile dividere la finanza dal credito – che ovviamente anche un bambino capirebbe che è una misura necessaria – è perché è questo che consente alle banche di continuare a fare derivati e titoli tossici e poi collateralizzarli:

 farseli garantire in qualche modo e ottenere denaro praticamente allo 0% dalla Banca Centrale.

 Qual’è il problema?

Che questo meccanismo – chiamato anche “Bazooka” e “Superbazooka” da Mario Draghi – non ha effetti sull’economia reale perché le banche poi non prestano a chi dovrebbe fare investimenti, cioè piccoli imprenditori, artigiani, commercianti e famiglie, perché appunto hanno un rating basso.

Al contrario, chi ha un rating elevato, cioè le imprese forti, non investe perché c’è la crisi.

Quindi, in pratica, il cielo della finanza si riempie sempre più di nuvoloni neri, ma non piove mai e il terreno dell’economia reale è sempre più arido: chi ha il rating basso non può avere il prestito (ma proprio perché ha il rating basso avrebbe bisogno di riprendersi, ma non si riprende); chi ha il rating alto non chiede credito perché non si vede la ragione dell’investimento se non avrà prospettiva di sviluppo, di ripresa, di profitto.

A questo punto cosa succede?

Succede che la Banca d’Inghilterra e altri studiosi indipendenti, finalmente, abbandonano le vecchie teorie bancarie, che – a mio modo di vedere -, erano già superate quasi cento anni fa, perché il libro di “Albert Hahn” del 1920, edito a Tubinga,” Economic Theory of Bank Credit” (“la teoria economica delle banche di credito”), spiegava il funzionamento delle banche perfettamente.

 Quel libro è datato 1920.

 Per la cronaca – e questo è un aneddoto interessante che riporto nel mio libro “L’economia imperfetta” -,” Hahn” poi qualche anno dopo cambiò la versione del libro fino ad abiurarla nel 1928 e dire che si era sbagliato.

Piccolo particolare:

si mise a fare il banchiere con grande successo (Qui potete leggere “The Economics of Illusion“, dove nel 1949 attaccata il sistema Keynesiano, dopo essere emigrato in america nel 1940).

 Andiamo avanti.

Non bisogna riferirsi più, dunque, alla vecchia teoria sbagliata che le banche prestino i loro depositi – cioè denaro vero -, né l’altra teoria superata cosiddetta del “moltiplicatore” – cioè che le banche possano moltiplicare, in base alla consistenza dei propri depositi, con i prestiti, l’ammontare degli impieghi.

 Queste due teorie sono superate:

cancelliamole dalla nostra mente.

 La banca, quando fa un prestito, in realtà non dà nulla.

 La creazione monetaria dipende da quando il prenditore mutuatario, l’impresa e così di seguito, via via paga le rate del suo debito.

 Cioè la banca si incredita e indebita il prenditore.

Ma in realtà non gli dà niente, se non un pezzo di carta dietro il quale – anche se è un assegno circolare – non c’è copertura.

Non è vero che gli assegni circolari “hanno provvista”, perché la somma di tutti gli assegni circolari che oggi sonno stati emessi dal sistema bancario è molto di più di quel 3% di moneta che giace effettivamente nei depositi e nei conti correnti a noi intestati.

 

Claudio Messora: Aspetta, tu dici che quando una banca concede un prestito – facciamo 30 mila euro – non deve avere una garanzia chiesta di qualche tipo – non so – per esempio chiesta alla Banca Centrale Europea?

 

Nino Galloni: Non ha nessuna importanza. La banca stampa questo pezzo di carta, in cui c’è scritto 30.000 euro.

Il prenditore lo mette nel proprio deposito – poi vedremo come funziona -, oppure lo dà al proprio creditore che lo mette nel proprio deposito.

Siccome – come vedremo – le banche emettono al passivo i depositi e all’attivo il credito, la partita doppia consente di azzerare la dinamica e quindi è come se non risultasse niente.

Ma poi ci torniamo sopra parlando di più del bilancio.

Adesso riprendiamo il discorso della teoria bancaria.

Dunque dicevamo che la banca, quando fa un prestito, “incredita” sé stessa e indebita il prenditore, il quale poi creerà la moneta col proprio lavoro.

 E quella sarà moneta “vera” che raggiunge le banche e viene in qualche modo contabilizzata – poi vedremo, in questa contabilizzazione, dov’è il trucco.

La funzione del credito è una funzione fondamentale, perché il prenditore potrebbe essere una persona che ha un’idea geniale, che darà reddito e profitto, però non ha i famosi 30.000 Euro.

Allora va dalla banca e se la banca funziona seriamente gli fa questo assegno, lui lo deposita, ci paga quello che ci deve pagare, poi produce questa attività la quale, se ha successo, gli consentirà di pagare il debito con gli interessi, e quindi entreranno denari veri.

Ma in questo modo si sono creati i posti di lavoro, si è fatta ricerca, si sono fatti investimenti reali.

Questa è l’importanza del credito.

Quindi, la teoria moderna della creazione monetaria si sdoppia in due filoni:

 un filone sono quelli che riconoscono questo meccanismo e dicono che quindi la banca dovrebbe essere tenuta a prestare unicamente nei limiti delle consistenze dei propri depositi.

Quindi la teoria del 100% della riserva.

 Questa è una teoria, o meglio una proposta, la quale però che cosa comporta?

Che non ci sarebbe più il credito, non esisterebbe più la funzione del credito.

Perché se la banca può prestare solo quello che ha in cassa, allora se non c’è di più non c’è neanche più credito per tutto il sistema.

Mentre invece se il meccanismo è quello che ho descritto prima, allora il nuovo imprenditore può fare il suo investimento.

 Il problema è che le banche, magari, non gli fanno il prestito perché dicono:

“Mah! Che ne so se poi questo nuovo prodotto avrà successo, se lo venderai, se funzionerà“.

Ed è su questo che dobbiamo affrontare la tematica.

Cioè dobbiamo trasformare le banche in agenti per lo sviluppo sul territorio, in cui sussista un controllo anche della parte pubblica, da parte dei cittadini.

Cioè, mentre oggi le banche non devono giustificare se ti negano il prestito, dovranno invece giustificarlo!

 Ci dovrà essere una commissione che esamina se sono andati a chiedere prestiti personaggi che dovevano farci delle cose inutili, o pericolose, o invece se è stato negato il credito a qualcuno, un gruppo di giovani che ad esempio ha un’iniziativa in cantiere che può creare posti di lavoro, benessere e futuro.

Il credito è il ponte fra il futuro e il presente.

Consente di avere oggi i mezzi che servono per arrivare a quel futuro dove, a regime (investimenti, iniziative, attività), l’economia potrebbe migliorare.

Come cambiare il bilancio delle banche.

E adesso vediamo come funziona il bilancio.

 Allora: bilancio attuale – semplifico, faccio i passaggi essenziali – funziona in questo modo.

Le banche hanno due bilanci: uno stato patrimoniale e un conto profitti e perdite.

Nello stato patrimoniale ci sono le consistenze dei crediti, l’attivo e i passivi.

 Nel conto profitti e perdite, invece ci sono tutte le entrate e tutte le uscite.

Al momento, nei crediti, cioè nell’attivo, ci sono i prestiti, mentre nel passivo ci sono i depositi.

 La prima cosa da fare è togliere i depositi dal passivo, perché in realtà la banca i depositi li gestisce.

Quindi è un po’ come il gestore di un garage che non deve mettere le automobili dei clienti al passivo.

 Non sono sue, certamente e le deve restituire, ma non le mette al passivo a meno che – questo è il punto – non voglia nascondere i propri utili.

Poi può fare un contratto con gli automobilisti e dire: “quando non serve a voi la macchina – che a voi serve di giorno -, io di notte la utilizzo per un servizio-taxi e vi pago un corrispettivo“.

Ecco come funzionano i depositi per la banca.

Alla banca serve sia l’ammontare, sia soprattutto il contante, per gestire le domande di cash dei bancomat, dei clienti.

Poi uno può andare lì, anche se ha 100.000 euro in banca, chiederne 10.000, 5.000, 1.000, e oltre una certa cifra – non so se vi è capitato – bisogna prenotarli, perché se vai lì in banca e gli chiedi 5.000 euro non li hanno.

 Glielo devi dire il giorno prima e te li fanno trovare.

Allora, questi depositi vanno tolti dal passivo, perché ripeto: è come le macchine del garagista, non vanno al passivo.

È un’altra cosa.

 All’attivo, invece, è giusto che ci siano i crediti ed è giusto – come attualmente accade – che la parte in conto capitale, quando arriva la rata da parte del debitore – che paga – questa vada in attivo e vada ad essere ridotto, perché si riduce il credito.

Quindi lo stato patrimoniale non crea grandi problemi.

Ovviamente avremo un attivo maggiore, un attivo netto maggiore perché non avremo più i depositi al passivo.

E fino qui è tutto chiaro.

Adesso passiamo, invece, al conto profitti e perdite.

Che cosa succede nel conto profitti e perdite?

Qui abbiamo, dalla parte delle spese – diciamo così – o perdite, i costi della banca, abbiamo gli interessi passivi, cioè quelli che le banche pagano – o meglio pagavano – ai depositanti e ai correntisti, e i propri costi di funzionamento.

 Dalla parte dei profitti, invece, abbiamo gli interessi attivi, cioè gli interessi che introita la banca man mano che il prenditore paga la sua rata – non ci dimentichiamo che, nell’attuale sistema, la parte in conto capitale va invece a ridurre il credito, mentre la parte interessi va a incrementare le entrate o profitti e poi ovviamente, sempre nei profitti c’è la vendita, la vendita (a caro prezzo) dei servizi.

Allora, che cosa deve cambiare?

Deve cambiare che anche la componente capitale della rata, cioè tutta la rata – per la ragione che diceva in precedenza, cioè che è creazione da parte del prenditore – deve essere computata a profitto.

 In questo modo c’è un aumento enorme del margine operativo delle banche che alle entrate, detratti gli interessi passivi nel corso di funzionamento dell’istituzione, dovrebbe aggirarsi mediamente intorno al 90%.

Quindi, praticamente, se su questo 90% noi applicassimo un’aliquota, una tassa del 20%, avremmo un gettito fiscale di circa 400 miliardi di euro, che ci consentirebbe di portare al 20/23% tutta la tassazione.

Pagheremmo la metà delle tasse!

Noi oggi paghiamo in tassazione il 46% del nostro reddito.

Se invece le banche pagassero il 20%, sommando il loro 20% e il nostro 20% si avrebbe un gettito uguale a quello che oggi incamera lo Stato, che è circa 800 miliardi.

In questo modo, però, pagheremmo solo il 20%.

Quindi questo sarebbe uno sprone per lo sviluppo enorme.

 Qual è la conseguenza di questi ragionamenti?

Che, praticamente, la banca non sarebbe mai in perdita, salvo nel caso estremo che non rientrassero più questi prestiti e il costo di funzionamento dell’istituzione e il saldo fra gli interessi fosse negativo.

Ma sarebbe una cosa dell’altro mondo!

Nella realtà che cosa succederebbe a questa attività bancaria?

Che non ci sarebbero più le sofferenze, non ci sarebbero più le perdite.

Casomai ci sarebbero solo i mancati arricchimenti.

Faccio un esempio:

ammettiamo che la banca presti 200.000 euro a una persona e ammettiamo che questa persona, nel corso degli anni, gliene restituisca solo 100.000.

 Oggi viene calcolata una sofferenza del 50%.

 Invece qui avremmo solo un mancato arricchimento del 50%, il quale ridurrebbe il margine operativo lordo e conseguentemente, applicata l’aliquota del 20%, determinerebbe un minor gettito, ma non ci sarebbe nessuna perdita, nessuno squilibrio.

Le banche non vogliono questa nuova contabilità bancaria perché temono di dover pagare tantissime tasse, ma ne avrebbero un vantaggio, oggi.

E cioè quello di evitare di essere commissariate, sciolte, accorpate dalle Banche Centrali.

 Le quali vogliono che si uniscano perché pensano che avere 100.000 sportelli nel mondo sia più importante che avere uno sportello che funziona sul territorio.

 Ed è tutta un’altra visione del credito.

Se si capisce la grande differenza che c’è tra una perdita e una sofferenza, un incaglio da una parte, ovvero un mancato arricchimento, si è capito più della metà di quello che sto cercando di spiegare.

Però, se ci si muove verso questa nuova contabilità bancaria, in pratica, abbiamo la possibilità, attraverso appositi comitati di sorveglianza e di controllo, di favorire tutte quelle iniziative nel campo dell’ambiente, della cura delle persone, delle attività di manutenzione anche pubbliche, nel campo dell’arte, del turismo, della valorizzazione dei beni culturali e così via, che oggi servono e che oggi non si sa come finanziarle.

Noi le finanziamo con tassi d’interesse negativi.

Quanto possono essere spinti questi tassi d’interesse negativi?

Ovviamente dev’essere frutto di un ragionamento, però è chiaro che con un tasso d’interesse negativo, che va dal 20% al 40%, noi siamo in grado di finanziare qualunque cosa.

E quindi il credito ha la possibilità di non solo consentire la piena occupazione teorica, ma la piena realizzazione di tutti i progetti che la gente ha per salvare l’ambiente, per curare il territorio, per assicurare le cure ai ragazzi e agli anziani e a tutto quello che serve a una società moderna e civile che è tale non perché consuma tanti prodotti materiali, ma perché ha quelle attività di cura dell’ambiente, delle persone e dei beni esistenti che fanno la differenza, insieme con i servizi pubblici, fra un paese arretrato e un paese avanzato.

 

Claudio Messora: Spieghiamo meglio il passaggio del tasso di interesse negativo?

Nino Galloni: Abbiamo detto che la banca, in realtà, non dà niente quando si “incredita“:

tutto quello che ottiene via via dal prenditore è tutto guadagno.

Quindi se la banca fa finta di prestare 200.000 euro e poi ne riottiene 100.000, vuol dire che ha guadagnato il 50%, al lordo delle sue spese e quant’altro.

Quindi, comunque la banca ottenga, da un prestito di qualunque ammontare, un’entrata di qualunque ammontare inferiore al primo, ma che sia superiore ai suoi costi di funzionamento, realizza un guadagno.

Quello è il suo margine operativo lordo, su quello si abbatte l’aliquota del 20%.

Quindi, in buona sostanza, qual’è il punto?

Che se io ho bisogno di 200.000 euro per comprarmi l’appartamento, oppure perché devo fare un investimento, oppure perché voglio iniziare un’attività o quello che sia, quando poi via via restituisco, o meglio creo col mio lavoro una parte di questi 200.000 euro (quello che sarà possibile – ovviamente va registrata questa percentuale), che ne so, magari solo 20.000, vorrebbe dire che la banca ha avuto un mancato arricchimento del 90%.

Ma ha avuto un arricchimento del 10%!

Se quest’ultimo la manda in equilibrio per quanto riguarda i suoi costi di funzionamento e il saldo degli interessi è chiaro che la banca ci avrà guadagnato anche nel margine operativo lordo.

 Ovviamente, in questo modo si possono finanziare tutte quelle opere, quelle attività, quelle iniziative per cui oggi si dice:

“Non ci sono i soldi “. I soldi eccoli qua!

Ci sono i soldi! Si può fare tutto!

Poi ovviamente c’è da regolarsi e non fare un disastro.

Ma è possibile farlo perché la banca funziona così.

 

Claudio Messora: E per farlo, che cosa serve? Una legge?

Nino Galloni: Sì, serve un adeguamento della contabilità bancaria a questi criteri.

Claudio Messora: Ma questo adeguamento della contabilità bancaria può essere fatto unilateralmente da uno Stato, anche ammesso che si recuperi la sovranità monetaria, o deve essere armonizzato a livello globale?

Nino Galloni:

La banca ha dei regolamenti internazionali, che è il problema, oggi chiede requisiti di capitale.

Non chiede più che ci sia una percentuale minima dei depositi rispetto ai prestiti. Nel senso che, quest’ultima percentuale ormai – è stato calcolato – è l’1%.

Quindi c’è una leva enorme.

Però le banche sono sottoposte a dei vincoli di capitale, i quali poi a loro volta sono fortemente inficiati da tutta la gestione tossica, cioè finanziaria.

Quindi è ovvio che dobbiamo ripristinare la separazione tra finanza e credito.

Dobbiamo superare l’impostazione internazionale delle banche e rifare la contabilità bancaria.

Su questo, ovviamente, ci può essere o un accordo dei soggetti, oppure ci può essere una legge, ma ovviamente anche la legge dovrà essere ragionata, negoziata con tutti gli stake holder, cioè tutti gli interessati.

 Ovviamente, un singolo paese che abbia sovranità monetaria, può applicare questa nuova contabilità bancaria perché ha poi la sua contabilità bancaria:

 la contabilità delle sue banche sarà questa.

La banca deve avere un rapporto privilegiato con il territorio, quindi con gli utenti e con lo Stato.

Non deve avere necessariamente un’apertura internazionale per vendere i propri titoli che vanno in borsa e hanno un rating.

 Le azioni di queste banche non potranno essere quotate nelle borse dei paesi che non applicano questa stessa contabilità bancaria, perché queste banche potrebbero avere un calo di rating, ma il sistema potrebbe funzionare perfettamente sia a livello nazionale, sia a livello internazionale.

 

Claudio Messora: E in che rapporto è questa tua proposta con teorie più ampie, come per esempio MMT?

 

Nino Galloni:

MMT si è occupata soprattutto della moneta statale – e concordo perfettamente con MMT -.

MMT risolve una parte del problema, che è la moneta a corso legale, quella con cui si devono pagare le tasse.

Però, siccome il 97% di quello di cui stiamo parlando è credito, il punto fondamentale è:

“Ma allora perché lo Stato non può stampare tutta la moneta che serve al sistema?”

Primo perché noi dobbiamo considerare che quando parliamo di quantità monetarie, stiamo dicendo una cosa marginale, perché ciò che conta è la velocità di circolazione dei prezzi monetari.

E la seconda è che se lo Stato fornisce tutta la moneta al sistema, disincentiva le attività produttive, oltre a un certo livello.

Cioè, se oggi nella situazione italiana noi introduciamo un reddito di cittadinanza di qualsiasi tipo, ovvero facciamo l’helicopter money, cioè buttiamo soldi dall’elicottero, facciamo riprendere l’economia, perché in questo momento c’è una tale aridità del suolo dell’economia reale, che questo sarebbe benefico.

 Ma se poi dopo tutta la moneta, alla fine, non viene recuperata, ma entra nel sistema, poi finisce per non essere più accettata dai produttori. E a quel punto c’è l’impasse.

Mentre invece il credito, pur registrando questi tassi d’interesse negativo, con gli opportuni controlli potrebbe spingersi fino alla piena occupazione – diciamo – della progettualità.

Claudio Messora:

Tu sostieni che la contabilità bancaria sia sfalsata e vada modificata per ottenere l’obiettivo della piena occupazione, dell’abbassamento delle tasse, del rilancio dello stato sociale eccetera.

Ma dire che la contabilità bancaria è falsata, significa dire che le banche sono soggette ad arricchimento indebito.

Nino Galloni: Assolutamente sì!

Claudio Messora: E quindi… hanno ragione i “signoraggisti“?

Nino Galloni: In un certo senso sì.

 Loro chiamano signoraggio bancario la differenza che c’è tra il valore della moneta bancaria così emessa e il costo di funzionamento della banca.

Claudio Messora: Hai già presentato la tua proposta?

Nino Galloni:

 Ne sto parlando. Ne ho parlato nel libro. Ho fatto diversi convegni col Movimento 5 Stelle dove mi stanno a sentire.

Però ovviamente ci sono varie teorie, come quella della riserva al 100%, come quella che debba essere lo Stato a emettere tutta la moneta, eccetera.

La mia è un’altra teoria.

Cioè io dico invece che, premesso che lo Stato debba recuperare la sua sovranità, però il grosso del finanziamento alle nuove iniziative ed al funzionamento di quelle esistenti deve venire dai mezzi propri e dal sistema bancario.

Claudio Messora:

Per diffondere allora questa proposta, un modo è quello di acquistare il tuo libro che si chiama “L’economia imperfetta”, un altro è quello di organizzare convegni e seminari o di partecipare a quelli a cui tu partecipi. Nino Galloni, grazie di essere tornato su Byoblu.com!

Nino Galloni: Arrivederci!

(Galloni chiama “credito bancario” i prestiti che la banca fa alla sua clientela. E dice che i “prestiti concessi - ossia il “credito bancario” - va iscritto come “utile bancario” derivato dalla moneta creata dal nulla alla creazione del prestito concesso! Ed è su questo utile (depurato dalle spese correnti che le banche debbono sostenere per il loro funzionamento) che le banche debbono pagare il 20% allo Stato come imposta annuale! N.D.R.)

 

Fesso Chi Legge.

Conoscenzealconfine.it – (20 Settembre 2023) - Bruno Marro – ci dice:

 

Capisco che molti di voi si sentiranno insultati. Ma vi comunico che non ho intenzione di ritrattare.

Se mi lasciate il tempo per spiegare, vi accorgerete che nessuno di voi si deve sentire offeso, ma anzi scoprirà che di tale “epiteto”, deve rallegrarsi.

Come diceva sempre la mia mamma: “La vita da sé, fa sempre qualche cosa, che tu lo voglia o no”.

 Insomma era per dire che la vita scorre comunque, in ogni caso.

 Che il tempo (purtroppo) vola, e gli anni che tu lo voglia o no passano.

Così siamo tutti quanti o quasi, ancora qui a raccontarci le stesse cose.

 A farci notare le stesse distonie di un mondo che si sgretola, a ricordare come nel passato le cose fossero diverse, a sentenziare che “avevamo meno cose, ma ci divertivamo con poco”.

Intanto la vita va avanti.

Oggi tutto si è complicato, tutto si è avvolto di una nebbia difficilmente penetrabile, tutto è diventato ordinario, superato nel momento della nascita, dozzinale, senza emozioni.

 Lo sappiamo, lo constatiamo ogni giorno, ma la cosa secondo me sulla quale dovremmo soffermarci, è che ci raccontiamo da qualche anno le stesse cose, lo stesso degrado, la stessa follia, sempre e solo tra di noi.

 Cioè ci raccontiamo cose che sappiamo, che abbiamo capito a discapito di una massa che invece non ha percepito niente, illustriamo ad altri come noi scenari molto probabili, troviamo risposte nascoste con gran facilità, ma sempre tra di noi.

Tra noi “fessi”, che le cose le sappiamo, le conosciamo e non abbiamo bisogno di essere convinti da niente e da nessuno.

 Tantomeno da noi stessi.

 Insomma continuiamo ad avvitarci sulla nostra vita, senza arrivare almeno in apparenza, a niente di concreto, a qualche gesto, qualche idea, che svegli il mondo da questo sonno in cui è piombato e si ribelli alla misera condizione in cui è stato costretto.

Mi viene in mente un libro degli anni settanta di Camilla Cederna: “Sparare a vista”.

Un libro terribile, che metteva a nudo le malefatte del regime Democristiano con la connivenza di una polizia di stato, che perpetrava ogni tipo di violenza nel contesto della cosiddetta “strategia della tensione” che, come scrive l’autrice, “..sarebbe meglio chiamare Tecnica di Regime”.

Anche allora noi i “fessi”, sapevano esattamente come stavano andando le cose. Eravamo li in piazza.

 Abbiamo visto la polizia di stato sparare nelle strade durante le manifestazioni, picchiare selvaggiamente chi protestava.

Noi i “fessi” eravamo li.

Erano gli altri, i “non fessi” che non c’erano, e che avrebbero dovuto leggere quel libro.

Avrebbero dovuto capire.

Oggi come allora in questi ultimi anni, abbiamo più volte visto con anticipo quello che stava per succedere.

Abbiamo cercato di raccontare come le cose stavano prendendo una brutta piega. Come si stesse per arrivare a quello che oggi, molti definiscono un “olocausto programmato”.

Inutilmente abbiamo cercato di ragionare con le persone, i parenti, gli amici.

Ma siamo inesorabilmente finiti a parlare tra di noi, a ritrovarci a volte come carbonari, per raccontarci cose che sapevamo perfettamente.

Sempre tra di noi fessi.

Dico questo, perché sia chiaro a tutti come il problema non sia il ritrovarci tra di noi, ma cercare di divulgare agli altri, quello che noi pensiamo, crediamo, vediamo o sappiamo.

 Trovare il modo di parlare al resto di un’umanità dormiente, che accetta qualunque cosa gli arrivi dall’alto, perché sempre più convinta che i diktat governativi, siano “buoni e giusti”, nel rispetto di una tradizione cattolica, che vede chi comanda fare gli interessi del popolo.

Qualche giorno fa, mi sono ritrovato a discutere con dei conoscenti che all’inizio del conflitto in Ucraina, nel febbraio del 2022 mi dicevano:

“Questi Russi, pensano di poter invadere qualunque paese, senza che succeda niente. Se la vedranno con noi e gli Americani. Vedrai che in poche settimane saranno ricacciati nel loro paese, e poi ne vedremo delle belle”.

Lasciamo stare le spiegazioni politiche e/o geopolitiche della situazione, ma quello che mi preme sottolineare, è che a distanza di un anno e mezzo, con evidenti perdite di territorio e uomini da parte Ucraina, i loro commenti sono:

 “Visto? I Russi ormai sono alla fame.

Non hanno più niente.

Tra poco verranno ricacciati in Russia e dovranno pagare per quello che hanno fatto”.

Ora è evidente come ci sia ormai un mondo pieno di persone, che non riconoscerebbero un fungo da fare in insalata, da un fungo atomico.

 Non voglio discutere le ragioni o meno del conflitto, ma sottolineare, come non ci sia nessuna presa di coscienza da parte di un’umanità, che continua nel suo percorso, lungo la sua strada con i paraocchi, malgrado tutto quello che gli capita intorno, senza sentire altro che “la voce del padrone”.

In un articolo del Sole24 ore di Marzo 2023 (infodata.ilsole24ore.com/2023/03/12/nel-2020-le-malattie-cardiovascolari-e-non-il-covid-19-sono-state-la-prima-causa-di-morte/) Luca Tremolada” usando artifizi grammaticali e costruzioni iperboliche, cerca di spiegarci come le malattie cardiovascolari, siano state nel 2020, la maggior causa di morte nell’Unione Europea.

Ma attenzione…

i “NoVax “non hanno ragione e non ci sono complotti, perché il Covid ha inciso nel nostro paese per il 10,54% dei decessi.

Senza bisogno di essere Pico della Mirandola, se diamo per scontato che il 100% sia il totale delle morti, a cosa sono dovuti gli altri decessi che si attestano all’89,46%?

L’autore dell’articolo ve lo spiega al fondo dello scritto, ma per essere coerenti, vi invito a leggere il “rapporto EU” da cui sono stati presi i dati.

 Diciamo che non solo l’articolo originale non parla di “NoVax” e/o false teorie di complotto, ma sottolinea come il Covid sia stata la terza causa di morte in EU (quindi anche nel nostro paese), con un totale di 439.000 morti (ec.europa.eu/eurostat/web/products-eurostat-news/w/DDN-20230307-3).

Leggetelo e noterete come sia culturalmente e socialmente differente, l’approccio al problema e di conseguenza, come sia scritto l’articolo in maniera diversa, e quale diverso sia l’impatto sulle persone.

 Ma anche qua, siamo di nuovo al punto di partenza.

Lo leggiamo noi, lo sappiamo noi fessi, e continuiamo a raccontarcela e a commentare tra di noi.

Persino l’”AIRC” (airc.it/cancro/informazioni-tumori/cose-il-cancro/numeri-del-cancro) ammette che i tumori sono aumentati, ma che la colpa è come al solito del Covid.

Non che il Covid o i vaccini abbiano causato i tumori per carità, ma che ovviamente, avendo nel periodo pandemico rimandato ricoveri, diagnosi e terapie, i casi sono aumentati.

Verrebbe da dire allora, che molti malati “iniziali” di tumore che si potevano salvare, sono stati lasciati morire in solitudine.

 C’era l’emergenza pandemica e in virtù di quella ovviamente, tutto il resto anche il vostro parente morto di tumore tra atroci sofferenze, era sacrificabile.

Gli americani li chiamano danni collaterali.

 

Comunque anche i dati, meno che mai quelli ufficiali, abbiamo imparato che sono bufale.

Sono manipolati a seconda di cosa convenga far arrivare al popolo.

 Si va verso elezioni “digitali”, via computer, così la truffa, la manipolazione dei voti sarà facile e veloce.

Jean Paul Sartre scriveva in tempi non sospetti: “Elezioni: trappola per fessi” (1973).

Vi propongo una provocazione.

Molti anni fa è cominciato il processo di emancipazione della donna.

Faccio un’ipotesi: il tutto è partito in modo spontaneo, o dietro questa emancipazione c’era un disegno prestabilito dall’Élite?

Pensate a quale ingranaggio produttivo e di tassazione straordinario, si sia messo in moto dopo il processo.

Quando le donne hanno cominciato a partecipare alla vita lavorativa, quando attivamente sono diventate una risorsa sfruttabile e ricattabile economicamente e socialmente?

All’epoca, la popolazione tassabile era per la maggior parte maschile.

 Diciamo il 90%.

Così facendo e introducendo un percorso di emancipazione, la popolazione tassabile è quasi raddoppiata.

Senza contare il fatto che in questo modo, l’educazione dei nostri figli è stata lasciata in mano alle scuole, e alle babysitter.

In questo modo è stato possibile far crescere una generazione indottrinata nel modo giusto, nella giusta direzione.

Non giudicatemi male, chiaro che ogni persona pensante con un minimo di neuroni sostiene che donne e uomini devono assolutamente avere stessi diritti.

 Siamo scesi in piazza fianco a fianco per garantire che ciò accadesse.

 Solo che ogni mossa avanti, ogni concessione, ogni apertura, è stata scientificamente programmata e studiata a fondo.

Chiudo dicendo che io l’11 settembre me lo ricordo bene.

Mi ricordo perfettamente che pensai visti i filmati, che era una gigantesca messa in scena e che questa, avrebbe autorizzato l’America a fare qualunque gesto, a introdurre qualunque azione militare, per schiacciare, sconfiggere e radere al suolo, qualunque paese o persona tacciata di terrorismo e di cospirazione contro gli USA.

Pensieri e discorsi da fesso.

Oggi dopo più di 20 anni di “forever wars” in nome di quell’azione, di guerre in gran parte perse e supportate da bugie come le famose “armi di distruzione di massa” di Saddam, moltissimi “non fessi”, sono ancora convinti che l’aereo che centrò la torre nord del World Trade Center, era guidato da Mohammed Atta e che di lui, nell’inferno di rottami, travi e corpi dilaniati, fu ritrovato intatto senza una bruciatura, senza una sgualcitura il suo passaporto, permettendo così di individuare il feroce terrorista.

 Credono ancora oggi, che a pianificare il tutto sia stato Osama Bill Laden, il leader terroristico che con un blitz segretissimo, le squadre speciali americane hanno individuato e ucciso il 2 maggio 2011.

 Ancora oggi la maggior parte dell’umanità, crede che il corpo di Bill Laden sia stato immediatamente tumulato e fatto sparire nelle profondità degli abissi marini.

Più facile non farsi domande.

 Meglio credere e basta.

Come sia andata esattamente non lo sapremo mai, ma sta di fatto che a seguito degli attentati dell’11 settembre, il Congresso americano approvò la “Authorization for Use of Military Force Against Terrorist” (congress.gov/107/plaws/publ40/PLAW-107publ40.pdf) una risoluzione che autorizza il Presidente degli Stati Uniti a usare la “necessaria e appropriata forza”, contro quelle nazioni, organizzazioni e persone, che egli decida siano coinvolte negli attacchi dell’11 settembre.

Se ci pensate, una risoluzione di una gravità inaudita, che demanda ad una sola persona, la possibilità di stabilire se attaccare e radere al suolo un paese, una nazione o degli esseri umani, solo perché quella persona, pensa siano coinvolti o possano essere coinvolti nell’azione terrorista dell’11 settembre.

 La risoluzione è attualmente in vigore.

Forse è per tutto questo, e molto altro ancora, e per tutto quello che accadrà nel tempo a venire, che sono orgoglioso di essere uno tra i “Fesso chi legge”.

(Bruno Marro)

(brunomarro.blogspot.com/2023/08/fesso-chi-legge.html)

 

 

 

 

L’euro digitale e l’importanza

della moneta della banca centrale.

Ecb.europa.eu – (05/10/2022) – Redazione – ci dice:

 

Esistono di fatto due tipi di moneta.

L’euro è la moneta dell’area dell’euro.

 Oltre 346 milioni di europei utilizzano le banconote e le monete in euro per effettuare pagamenti in contanti e pagano in euro i loro acquisti online.

 Fra le nostre responsabilità, oltre all’obiettivo principale di mantenere la stabilità dei prezzi, rientra anche emettere le banconote in euro e assicurare l’ordinato funzionamento dei sistemi di pagamento.

Fra un pagamento in contanti e un pagamento elettronico esiste tuttavia una differenza fondamentale:

nel primo caso si tratta di moneta della banca centrale, nel secondo di moneta emessa da privati.

Nella nostra quotidianità utilizziamo entrambi i tipi di moneta.

Ma la differenza è importante per comprendere la necessità di un euro digitale.

 

Cos’è la moneta della banca centrale?

La moneta creata dalla BCE è denominata “moneta della banca centrale”.

Il denaro contante che hai in tasca è moneta della banca centrale.

In effetti, al momento le banconote e le monete metalliche sono l’unica tipologia di moneta della banca centrale a disposizione del pubblico.

La moneta della banca centrale è anche detta “moneta pubblica”, in quanto è emessa da un’istituzione pubblica, la banca centrale, ed è pertanto garantita dal settore pubblico.

Cos’è la moneta privata?

Anche le banche commerciali creano moneta.

 Ciò accade quando concedono un nuovo prestito e la somma compare sul conto del beneficiario.

Tale tipologia di moneta, chiamata “moneta privata”, include anche il saldo del tuo estratto conto e i tuoi risparmi depositati in banca.

 I pagamenti che effettui con carta di debito o di credito, o tramite un servizio di pagamento online, sono tutti trasferimenti di moneta privata, perché comportano l’utilizzo di moneta creata dalla tua banca.

Come interagiscono le diverse tipologie di moneta?

Quando prelevi banconote, converti moneta privata del tuo conto bancario in moneta della banca centrale.

Se invece depositi in banca del denaro contante (immagina ad esempio che qualcuno ti regali delle banconote per una ricorrenza), trasformi moneta pubblica in moneta privata.

 

La “moneta pubblica” funge da àncora per il sistema monetario.

 È per questo motivo che i cittadini possono avere fiducia nel valore della moneta privata emessa dalle banche.

Un pagamento effettuato con carta di credito viene accettato perché il destinatario sa che l’importo potrà essere convertito nello stesso ammontare di moneta della banca centrale.

L’euro digitale: un divario da colmare.

La nostra ambizione è coniugare i benefici della moneta della banca centrale con le modalità di pagamento e utilizzo della moneta dei cittadini di oggi.

In questo modo potremmo affiancare al contante moneta pubblica in forma elettronica.

A questo fine serve una valuta digitale della banca centrale: l’euro digitale.

Come quando spendi il denaro depositato sul tuo conto bancario, potresti utilizzare una carta o un’app telefonica anche per pagare con l’euro digitale. Sarebbe tuttavia moneta della banca centrale, sicura e garantita dalla BCE.

Benefici dell’euro digitale.

L’introduzione di un euro digitale potrebbe sostenere la digitalizzazione e aiutarci a soddisfare le esigenze e le preferenze di pagamento delle persone.

La digitalizzazione può, a sua volta, contribuire alla crescita economica.

Un altro beneficio consiste nel fatto che l’euro digitale accrescerebbe la resilienza della nostra moneta a fronte di sviluppi tecnologici non regolamentati nel settore bancario e finanziario (come le cripto attività o soluzioni di pagamento alternative non basate sui principali circuiti di carte) che potrebbero compromettere la stabilità finanziaria.

Bitcoin, Ethereum, Tether e le altre “criptovalute” non sono moneta.

Negli ultimi anni abbiamo visto emergere molto cripto attività in tutto il mondo. Vengono anche chiamate “criptovalute”, ma questa denominazione è fuorviante, in quanto non assolvono le tre funzioni della moneta:

mezzo di scambio affidabile, riserva di valore e unità di conto.

Inoltre, tali attività non sono garantite né gestite da un ente centrale.

Chi le detiene non ha alcuna garanzia che le potrà cambiare in moneta all’occorrenza.

Anche le “stablecoin”, che si vorrebbero proporre come attività digitali meno volatili basate su tecnologie analoghe, non sono stabili come pretendono di essere.

Il valore di una “stablecoin” si basa unicamente su una promessa di un’impresa privata.

Oltre a problemi di lentezza e costi elevati delle operazioni, gli emittenti di “stablecoin” non chiariscono neppure come queste possano essere utilizzate; certamente non possono essere usate per le spese di ogni giorno.  

La necessità di un euro digitale.

Molti ricorrono in misura crescente a nuove forme di pagamento digitali in alternativa al contante.

In questo contesto, vogliamo salvaguardare il ruolo della moneta pubblica quale àncora monetaria e preservare la fiducia nella nostra moneta.

 

L’emissione di un euro digitale ci consentirebbe di rafforzare il sistema monetario e dei pagamenti.

Tutti avrebbero la possibilità di utilizzare moneta pubblica per effettuare pagamenti sicuri in qualsiasi paese dell’area dell’euro.  

(Molto utile per il controllo totale dei nostri affari bancari. Si veda la Cina oggi! N.D.R)

 

 

 

DALLA MONETA FISICA

ALLA MONETA BANCARIA.

Consob.it – Redazione – (16-5-2023) – ci dice:

 

Se la moneta fisica fosse l'unico mezzo di pagamento, si avrebbero enormi problemi di trasferimento delle ingenti quantità di moneta necessarie per le operazioni commerciali di grande valore e a lunga distanza, come si sperimentò, soprattutto nel XVI° secolo, nel commercio con le Americhe e con le "Indie orientali" (i paesi asiatici).

La moneta fisica, infatti, aveva un senso per transazioni di ridotto importo e a breve distanza.

Anche per superare questi vincoli, già in epoca medievale, nascono in Italia i primi banchi di credito e, con essi, le prime forme di scritture contabili dei saldi monetari (depositi e prelievi) e, soprattutto, le prime forme di cartolarizzazione del credito.

Si trattava delle c.d. "lettere di cambio", che rappresentavano il credito in oro vantato dai depositanti, i quali potevano scambiarle, come mezzi di pagamento di operazioni commerciali, evitando così le spese e i rischi connessi al trasporto della moneta fisica.

Da quelle prime tecniche di gestione dei depositi monetari (cui poi si agganciarono, in naturale proseguimento, quelle relative alle richieste di finanziamento dietro garanzia di beni personali) si sono sviluppate le moderne banche, a tutt'oggi perno fondamentale del sistema finanziario.

Prima di vedere come il settore bancario crea moneta, occorre puntualizzare alcuni concetti.

 

  Moneta legale (circolante).

L'insieme di banconote e monete metalliche in circolazione in un determinato momento nel sistema economico che devono, per legge, essere accettate in pagamento, grazie all'esistenza di un'Autorità (tipicamente una banca centrale) che le emette (come sue passività per l'acquisto di attività finanziarie) e che agisce per garantirne il valore.

 

  Moneta bancaria.

L'insieme dei mezzi di pagamento messi in circolazione dalle banche, a fronte di depositi bancari disponibili (quindi trasformabili in circolante in tempo breve), sotto forma ad es. di assegni circolari, bancari, carte di credito, bonifici e giroconti, ecc.

 

  Base monetaria.

 

Moneta legale e altre attività finanziarie che sono trasformabili in contante immediatamente e senza costo (o a costo prefissato) e che, in quanto tali, possono essere depositate come riserva obbligatoria presso la banca centrale dalle banche a fronte dei propri depositi.

  Offerta di moneta.

La quantità di moneta esistente in un determinato momento nel sistema economico, pari al circolante più i depositi della clientela presso le banche.

 La base monetaria è quindi una componente dell'offerta di moneta (il rapporto tra offerta di moneta e base monetaria prende il nome di moltiplicatore monetario), ed è quella parte oggetto di controllo diretto da parte della banca centrale.

 In generale, la quantità complessiva di moneta (moneta legale e moneta bancaria) a disposizione del pubblico varia in relazione alla quantità complessiva dei prestiti concessi dalla banca centrale e dalle banche.

Infatti, la banca centrale crea moneta sia attraverso l'erogazione di finanziamenti alle banche commerciali (per esempio, la BCE con le operazioni di c.d. LTRO a fine dicembre 2011, gennaio 2012 e settembre 2014 ha concesso prestiti a 4 anni alle banche dell'Eurozona per circa 1.400 mld di euro mirati al finanziamento dell'economia), sia tramite operazioni di acquisto di strumenti finanziari sul mercato finanziario secondario[1] (come nel caso del programma della BCE di acquisto di covered bond[2] e di asset-backed-securities ovvero, da ultimo, di acquisto di titoli del debito pubblico dei paesi dell'Eurozona c.d. Quantitative Easing))

Il sistema bancario crea moneta tramite la concessione di finanziamenti da parte delle singole banche alle imprese e alle persone:

 i finanziamenti bancari significano risorse finanziarie disponibili e spendibili da parte di chi li riceve (appunto, imprese e persone).

Queste risorse, sia che siano spese o semplicemente trasferite presso altre banche, danno origine ad un sistema di moltiplicazione dei depositi bancari utilizzabili come mezzi di pagamento (moneta bancaria).

In questo modo non è la banca singola a creare moneta, ma è il sistema bancario nella sua totalità in virtù del meccanismo del c.d. moltiplicatore monetario.

In verità, esiste un altro canale di creazione (distruzione)di moneta (ossia base monetaria) ed è quello costituito dal settore "Estero".

Nel caso di un saldo attivo della bilancia dei pagamenti si verifica un afflusso di valuta straniera all'interno del paese.

Quando questa valuta viene ceduta alla Banca centrale in cambio di valuta nazionale si ha automaticamente creazione di base monetaria.

Al contrario, nel caso di bilancia dei pagamenti negativa, si ha vendita di valuta estera da parte della Banca centrale in cambio di valuta nazionale, con corrispondente distruzione, cioè sottrazione dal mercato, di base monetaria.

La quantità complessiva di moneta in circolazione (offerta di moneta, M) è costituita dalla moneta bancaria (depositi, D) più la base monetaria non trattenuta in riserva dalle banche e posseduta quindi dal pubblico (Bp). Si ha perciò la definizione: M = D + Bp

La consistenza complessiva di base monetaria, che è stata immessa nel sistema attraverso i canali di cui si detto, è in ogni momento utilizzata, cioè trattenuta, dal pubblico (famiglie e imprese) e dalle banche.

Il pubblico la trattiene sotto forma di circolante per far fronte alle spese correnti.

La parte non trattenuta dal pubblico affluisce alle banche che la utilizzano per soddisfare l'obbligo di riserva obbligatoria e, in parte decisamente minore, per tenere a disposizione una riserva di liquidità (che comprende anche il margine inutilizzato del credito aperto presso la banca centrale) per le necessità di tesoreria (cioè per essere in grado di onorare le richieste di prelievi).

Si può affermare che le banche trovano un limite nella propria capacità di "creare" moneta attraverso operazioni di credito nell'obbligo di mantenere riserve finanziarie liquide presso la banca centrale, a cui possono aggiungersi riserve liquide liberamente disponibili.

Le riserve liquide delle banche presso la banca centrale (nei paesi dell'Euro-zona, presso la Banca Centrale Europea) sono proporzionate ai depositi bancari e servono a far fronte alle possibilità di inattesa richiesta di contante del pubblico (ossia richieste di conversione in moneta legale dei depositi stessi).

[1] La Banca centrale può acquistare e vendere sul mercato secondario titoli del debito pubblico (o altri strumenti finanziari) al fine di regolare la quantità di moneta in circolazione. Quando acquista, immette base monetaria; quando vende, la toglie dal mercato. Queste sono le operazioni di mercato aperto e come tali vengono registrate nel conto di creazione di base monetaria.

[2] I covered bond sono obbligazioni bancarie garantite da uno specifico portafoglio di crediti della banca emittente.

 

 

 

LA MANOVRA DEL

GOVERNO DEI PEGGIORI.

 Comedonchisciotte.org - Redazione CDC – (20 Settembre 2023) – ci dice:

 

Tra pochi giorni il Governo Meloni renderà pubblica la Nota di Aggiornamento del Documento di Economia e Finanza, la cosiddetta “NADEF”, un importante documento di contabilità pubblica che definisce il perimetro finanziario della legge di Bilancio.

Con la “NADEF”, il Governo mette nero su bianco quanto spenderà e quante tasse imporrà nel nuovo anno, andando così a definire il deficit pubblico (la differenza tra uscite ed entrate dello Stato) e l’effetto della manovra sul debito pubblico accumulato negli anni.

La “NADEF” ha dunque un significato eminentemente politico che può essere analizzato da due diversi punti di vista, uno interno all’Italia ed uno più ampio.

 Da un lato, quelle cifre riflettono le scelte di un Governo circa i settori sociali da sostenere con la forza della spesa pubblica, incidendo così sui rapporti di forza interni alla società italiana.

D’altro canto, queste scelte non sono prese in autonomia dal Governo italiano, ma si inseriscono nella cornice dell’Unione europea – che impone previsi vincoli proprio alla spesa pubblica, il cosiddetto “Patto di stabilità” – e nel contesto globale, che vede il nostro Paese interconnesso con i mercati finanziari e commerciali di tutto il mondo;

sotto questo profilo, la NADEF dimostra cosa un Governo sia disposto a fare, o a non fare, sul piano europeo ed internazionale, per assicurare al proprio Paese adeguati livelli di crescita, occupazione e stabilità finanziaria.

Bene, il Governo Meloni – in perfetta continuità con i Governi che lo hanno preceduto – si appresta a varare una manovra fiscale sotto il segno dell’austerità, cioè fatta di tagli alla spesa pubblica e maggiori tasse, perché opera nel solco della piena compatibilità con l’Unione europea ed i mercati finanziari, e riserverà le poche risorse concesse dalla rigidità dei vincoli di bilancio europei ai padroni e padroncini che rappresentano il blocco sociale di riferimento di qualsiasi governo di centro-destra.

Ma andiamo con ordine.

Giorgia Meloni, unica opposizione parlamentare al Governo Draghi dei tecnici, dei banchieri, della plutocrazia, ha “finalmente” conquistato il potere e – dopo un anno di azione governativa – descrive così la prossima manovra di bilancio:

occorre rimanere “con i piedi per terra perché la congiuntura è difficile”, bisogna “cancellare” le riforme del passato (il reddito di cittadinanza), “sprechi e inefficienze devono essere tagliati e le poche risorse che abbiamo devono essere utilizzate al meglio” in nome del “rigore”, con “attenzione all’equilibrio del bilancio dello Stato”.

Addirittura, ai Ministri riuniti al primo Consiglio dopo la pausa estiva ha chiarito: “Quello che vi chiedo non è una semplice spending review, siamo stati scelti per fare scelte di rottura con il passato”.

Dunque, è la stessa Presidente del Consiglio a definire la prossima legge di Bilancio come l’ennesima sommatoria di tagli alla spesa e aumenti delle tasse.

Le uniche misure che sono state annunciate nei giorni scorsi sono un mero rifinanziamento di interventi già in corso, che non avrebbero copertura per il 2024 e per i quali il Governo starebbe cercando di trovarla.

Si tratta del tanto decantato (da Confindustria) taglio del cuneo fiscale, che sappiamo finire direttamente nei profitti delle imprese, e dell’ennesimo palliativo pensionistico di quota 103, sempre in scadenza e da rinnovare.

Una toppa che viene messa da tutti i partiti, anche da quelli che in campagna elettorale ruggiscono contro la riforma Fornero e, una volta saliti al Governo, dimenticano come d’incanto che l’unica misura giusta oggi sul fronte pensionistico è modificare radicalmente il sistema nel suo complesso, smontando tutte le riforme, dalla Fornero a ritroso, che hanno generato pensioni da fame e continuo innalzamento dell’età pensionabile.

A fronte di questi meri rinnovi di misure passate, che non apportano alcuno stimolo all’occupazione e al reddito, il Governo ha aperto alcuni fronti per provare a raccogliere qualche risorsa senza infastidire l’Unione europea, dunque senza ricorrere a nuovo debito.

 La prima evidente mossa in questo senso è stata l’abolizione del reddito di cittadinanza, che toglie risorse ai poveri e ai disoccupati.

La seconda mossa è l’ennesima tornata di spending review, cioè tagli orizzontali alle spese di tutti i Ministeri – che ovviamente vanno a colpire la spesa sociale ed i servizi pubblici, a partire da scuola e sanità.

Infine, il Governo sta valutando una nuova ondata di privatizzazioni che consentirebbero di racimolare pochi miliardi di euro oggi al prezzo di far perdere allo Stato anche quel minimo di controllo che ancora detiene in settori chiave come quello energetico (Enel), quello dei trasporti (ITA Airways) e quello creditizio (Monte dei Paschi).

Sono le ricette che da almeno trent’anni caratterizzano la politica economica di questo Paese senza soluzione di continuità, da governi di centrodestra e di centrosinistra, e che sortiscono sempre i medesimi effetti:

 i dati Istat sul secondo trimestre, che vede registrare una riduzione della produzione rispetto all’inizio dell’anno, così come le previsioni elaborate dalla Commissione europea, che ha rivisto al ribasso la crescita per i prossimi anni, ci confermano che le misure di austerità – che colpiscono i settori più deboli della società, lavoratori e disoccupati, arricchendo le fasce più ricche – hanno un impatto complessivamente negativo su crescita e occupazione.

In cosa si distingue, dunque, questa fase da quelle precedenti?

Probabilmente, il principale elemento di novità dal punto di vista economico è l’elevato tasso di inflazione che si registra da oltre un anno, prima concentrato nei soli settori energetici ma oramai diffuso – sebbene a ritmi più contenuti – in tutti i settori produttivi e – per via dei rialzi dei tassi di interesse decisi dalle principali banche centrali del mondo – anche nel settore finanziario.

Dopo anni caratterizzati da prezzi fermi o addirittura in discesa, la ripresa dalla pandemia ha portato con sé un’ondata inflazionistica che rappresenta il principale strumento automatico di redistribuzione del reddito dai salari ai profitti nelle economie di libero mercato:

salgono i prezzi di tutte le merci tranne che di una, il lavoro, cosicché il prezzo del lavoro – il salario – cade.

In questa maniera, il cosiddetto “libero mercato” schiaccia i salari sotto il tallone dell’inflazione e garantisce una quota sempre crescente di reddito ai profitti, realizzando – con il semplice operare delle “forze di mercato” – quel continuo trasferimento di risorse dalle fasce più deboli della società ai redditi più alti.

Siamo dunque tornati ad una fase tipica del capitalismo in cui la lotta di classe è scandita dai ritmi dell’inflazione, ed è per questo che un Governo di centrodestra non deve neanche sforzarsi di promettere strabilianti tagli delle tasse al suo blocco sociale di riferimento:

 può limitarsi ad agitare la frusta dell’austerità contro lavoratori e disoccupati, nella consapevolezza che il “mercato”, per il tramite di continui aumenti nei prezzi di beni e servizi, sta già di fatto operando una redistribuzione di reddito dal basso verso l’alto.

Non è un caso che il Governo non stia facendo nulla per controbattere gli effetti deleteri dell’inflazione sul potere d’acquisto, se non dare mancette misere (vedi l’assegno di inclusione), le quali non impediscono che l’inflazione svolga tale ruolo redistributivo.

Ecco spiegata la chiarezza cristallina con cui il Governo si appresta a varare l’ennesima manovra lacrime e sangue:

oggi non servono particolari regalie, bastano austerità e repressione per fare del Governo Meloni il migliore servitore degli interessi delle classi più agiate.

(ConiareRivolta.org)

(ConiareRivolta.org è un collettivo di economisti indipendenti.)

(coniarerivolta.org/2023/09/19/la-manovra-del-governo-dei-peggiori/)

 

 

MINISTRO GIORGETTI, COSÌ NON VA.

Comedonchisciotte.org – Katia Migliore – (19 Settembre 2023) – ci dice: 

 

A Pontida le dichiarazioni del ministro dell’Economia deludono ancora una volta chi nutriva delle speranze sul cambio di rotta del governo di centrodestra, che appare invece sempre più allineato alle linee guida europee. e sempre meno sovranista.

“Come ministro dell’Economia mi alzo la mattina e condivido le angosce, le preoccupazioni di tanti imprenditori e famiglie che si alzano con il debito sulle spalle.”

Questa la dichiarazione che hanno battuto tutte le agenzie, ieri 18 settembre. Inaccettabile, oltre che priva di senso.

Un Ministro del Governo della Repubblica non è un titolare d’Azienda e neppure un padre di famiglia indebitato.

Il debito pubblico è lo strumento attraverso il quale uno Stato finanzia la propria spesa, la crescita e gli investimenti.

 Il settore pubblico si indebita emettendo titoli, di diverso tipo e durata, sottoscritti da famiglie, imprese e intermediari finanziari, ed è uno degli strumenti per sostentare l’economia e i servizi ai cittadini.

 Il debito italiano è in mano ai privati cittadini italiani e a realtà bancarie e finanziarie.

Se è vero che a ogni debito corrisponde un credito, a ogni debitore corrisponde un creditore.

Nel caso del debito pubblico, il debitore è lo Stato mentre i creditori sono tutti coloro – famiglie e istituzioni finanziarie, italiane e straniere – che hanno acquistato titoli del debito pubblico.

Il debito pubblico, perciò, corrisponde alla ricchezza privata fino a che supporta l’investimento dello Stato a favore dei fabbisogni dell’economia nazionale e al benessere della popolazione: sviluppo, soldi in tasca di imprese e cittadini, incremento della domanda interna in un circolo virtuoso.

 Il vero dramma è che, a fronte di questo debito, invece, abbiamo solo la prospettiva del pagamento degli interessi e dell’avanzo primario, che ci toglie il fiato.

L’Italia è in sostanziale stagnazione, perché l’andamento del PIL rivela una crescita praticamente inesistente.

 Ecco, questo sì che dovrebbe togliere il sonno al nostro ministro, perché con queste prospettive c’è poco da stare allegri, e l’Italia continua a decadere lentamente, con i fantasmi di deindustrializzazione e recessione che aleggiano sulle nostre teste.

“Anche io da ministro mi alzo con un grande debito sulle spalle: 2.859 miliardi.

Significa che soltanto l’anno prossimo, per interessi in più dovremo pagare 14 miliardi, 14 miliardi sottratti ad aiuti, sanità, riduzione delle tasse”

Ecco, e qui il sonno invece lo perdiamo noi.

Perché, capirete, un po’ di invidia ce la suscita il Giappone, che a fronte di rapporto del debito pubblico/PIL del 263% continua a registrare un buon tasso di crescita, e che ha varato un pacchetto di politiche economiche nell’ ottobre del 2022 a sostegno della domanda interna, e che si, i problemi ci sono, ma la sua banca centrale il suo mestiere lo fa, comprando la gran parte del debito pubblico espresso in yen, moneta sovrana nipponica.

E invece noi in Italia una moneta nostra non l’abbiamo (l’EURO è a tutti gli effetti moneta estera in mano a BCE, banca privata estera),

le politiche di espansione e investimenti vengono bocciate da anni dal carrozzone EU/BCE e le sue ideologie economiche d’austerità suicida e aumenti dei tassi d’interesse, e come se non bastasse siamo qui che ce la raccontiamo perché alla fine il nostro ministro dell’Economia “sposa l’importanza di ridurre il debito, ma con obiettivi sostenibili e con percorsi uguali a tutti, senza ricette individuali che portino a classificare i Paesi.

Tutti a passo spedito verso la nuova governance economica che prevede un percorso unico e comune di riduzione del debito, pare.

 E qui ci leggiamo tra le righe un progetto federalista fiscale, vedi alla voce Draghi, ma ci piacerebbe sbagliarci, perché vorremmo invece un piano che preveda il ritorno al pieno possesso delle capacità di intendere e di volere della classe politica della nostra Nazione.

Noi non abbiamo più una banca centrale, non abbiamo più la moneta sovrana, non abbiamo più una vera industria pesante nazionale, anzi non abbiamo una politica industriale proprio, le manifatture arrancano specie ora che sono in difficoltà anche i tedeschi, i debiti che lo Stato contrae sono anche a causa dell’impossibilità, udite, udite, di emetterla, la nostra moneta, attraverso un nostro istituto bancario autenticamente sovrano.

In conclusione, chi l’ha vissuta la rimpiange ormai, l’Italietta della Liretta, dopo che questa EU si è rivelata proprio un pessimo affare.

 Ora, al massimo, elemosiniamo le briciole chiedendo la revisione del Patto di stabilità, l’ennesima soluzione di compromesso, con la benedizione del conte Gentiloni, commissario europeo per gli affari economici e monetari.

No, così proprio non va, Ministro Giorgetti.

Lo dica anche ai suoi colleghi di governo: così, non va.

(Katia Migliore)

(lastampa.it/economia/2023/09/17/news/giorgetti_per_il_debito_pagheremo_14_miliardi_di_interessi_soldi_sottratti_ad_aiuti_sanita_e_riduzione_delle_tasse-13304887/)

 

 

 

PRENDERE DI MIRA L’INFLAZIONE

CAUSATA DAI VENDITORI.

Comedonchisciotte.org - Isabella M. Weber, Project Syindicate - Redazione CDC – (18 Settembre 2023) – ci dice: 

 

Gli economisti e i leader politici delle istituzioni multilaterali ed europee hanno finalmente accettato il fatto che i profitti delle imprese sono oggi il principale motore dell'inflazione.

Ma l'analisi corretta è solo il primo passo;

ora abbiamo bisogno di un cambiamento fondamentale nel modo in cui affrontiamo il problema.

Vi proponiamo un articolo che, parlando in tema di livello dei prezzi, mostra come le principali istituzioni preposte a dare risposte sul fenomeno inflattivo in corso, abbiano ormai abbandonato la classica teoria monetarista del printing money, come causa dello stesso, per concentrarsi sui colossali profitti conseguiti dalle aziende in determinati settori.

È un passo avanti, ma sempre all’interno di quella che è la naturale esigenza di non far comprendere le cose fino in fondo, attraverso l’uso della frode a livello dottrinale.

Dal momento che il livello dei prezzi (inflazione), in una certa valuta, è direttamente determinato dal monopolista di quella stessa valuta, è chiaro che analizzare il fenomeno inflattivo in corso a livello planetario, è totalmente errato!

E di conseguenza, ogni tipo di analisi che le istituzioni appena menzionate attuano a livello globale, è affetto da questo errore di base.

Che le cose stiano così, lo dimostrano i numeri, ovvero le diverse percentuali del grado di inflazione presenti nei vari paesi.

Non solo, anche nelle unioni monetarie, come ad esempio l’Unione Europea, i dati che certificano l’inflazione sono diversi tra paese e paese.

Questo perché, l’inflazione non è mai guidata dalla politica monetaria delle banche centrali, ma bensì dalla politica fiscale dei singoli governi.

 

Quindi, siamo in presenza di un fenomeno certamente non naturale, che ha cause diverse e che si manifesta con effetti differenti, direttamente causato da una azione e/o non azione da parte dei governi.

 E quindi, anche le soluzioni ed i rimedi non possono essere gli stessi per tutti e devono essere imprescindibilmente demandati ai governi ed alla loro funzione di politica fiscale.

Puntare il dito sui colossali profitti in alcuni settori come driver del fenomeno inflattivo in corso – secondo le parole di” Madame Lagarde” riportate nell’articolo – è un voler invertire l’onere della prova per non trovare il colpevole.

I profitti delle aziende in questione (per lo più agenti nei settori monopolistici), non sono stati conseguiti per volontà di Dio, ma solo e soltanto perché governi distratti quanto compiacenti, hanno permesso loro di conseguirli.

Ed il fatto, come in Italia, che non hanno permesso loro di farlo attraverso deficit governativi imponenti, ma attraverso il sangue finanziario di imprese e famiglie, rende ancora più grave la responsabilità da parte dei nostri governi.

Questo perché il fenomeno inflattivo in corso in Italia, caratterizzato da un aumento dei prezzi in stato recessivo (stagflazione), ha fatto sì che tale azione del governo, abbia aggravato ulteriormente la situazione, portando alla chiusura di molte imprese, che si sono viste – oltre all’aumento dei costi energetici – ridurre drasticamente le loro entrate in conseguenza del dirottamento delle stesse verso i sopracitati settori.

 

La giustificazione della Lagarde attraverso questa dichiarazione lascia veramente senza parole:

Non abbiamo tanti e buoni dati sui profitti come quelli sui salari” – ed allora aumentiamo i salari se vogliamo far finta che a Francoforte non sappiano quanto ha incassato ENI dalla speculazione sul prezzo del gas, con i governi immobili a guardare!

La Lagarde, contrariamente a quanto ci dice, mostra piena coscienza dei colossali profitti in certi settori (40% dell’inflazione rileva l’FMI) e della stagnazione dei salari:

“I lavoratori hanno finora perso dallo shock inflazionistico, … che sta innescando un processo di ‘recupero’ salariale sostenuto”.

Magari il governatore della Bce, dovrebbe anche spiegarci con qualche dato, dove sta questo supposto recupero salariale sostenuto in Italia!

Nonostante tutta questa comprensione e quanto spiegato, a Francoforte si continua a voler combattere l’inflazione con la classica ricetta neo liberal che, come sappiamo, prevede di aumentare i tassi.

Tale ed unica ricetta a disposizione dei banchieri centrali non va bene né per l’inverno né per l’estate!

 Intendo che non va bene, sia in caso di inflazione da domanda poiché aggiungendo capacità di spesa contribuisce ad acuire quello che si intende combattere (l’inflazione);

 e non va bene nemmeno in caso di inflazione esogena con economia in stato recessivo (stagflazione), poiché aumentando i costi finanziari per cittadini ed imprese, si va a minare quella che è la loro capacità di spesa, con il conseguente aggravio dello stato recessivo e del dato occupazionale.

Soprattutto se la misura è messa in atto all’interno di uno status del risparmio privato concentrato in poche mani, come è il nostro attualmente.

 Ma non solo:

stante la struttura fallace del sistema monetario costruito intorno alla moneta Euro, alzare i tassi, accresce anche il rischio di instabilità finanziaria per i paesi membri, compromettendone la capacità di spesa per l’economia reale.

Nell’ultima decade, le banche centrali mai sono riuscite a centrare il loro target di inflazione del 2%.

Lo hanno sempre fallito al ribasso.

 E quindi cosa può farci pensare che oggi possano fare qualcosa contro l’inflazione?

La realtà dei fatti e della dottrina economica, ci dice che le banche centrali niente possono fare nei confronti dell’inflazione proprio perché, come spiegato all’inizio, solo i governi attraverso la politica fiscale hanno gli strumenti per intervenire.

Nei paesi come il nostro, dove il fenomeno ha il carattere della stagflazione, esso può essere ricondotto alla normalità solo attraverso una politica fiscale che mira ad incentivare gli investimenti, aumentare la produttività ed incoraggiare le imprese a fare soldi alla vecchia maniera:

vendendo più prodotti a prezzi equi;

ma soprattutto adeguando i salari in modo che i profitti per le aziende arrivino dall’aumento dei volumi e non dei prezzi.

 

I principali funzionari hanno riconosciuto che i profitti sono stati una delle principali fonti di inflazione in Europa – una posizione realistica basata sui fatti, piuttosto che sull’economia degli anni Settanta.

Ora che hanno definito una nuova analisi di ciò che sta guidando l’inflazione, anche la risposta politica dovrebbe cambiare.

Negli ultimi mesi, la Banca Centrale Europea, l’OCSE, la Banca per i Regolamenti Internazionali (BRI) e la Commissione Europea hanno tutte pubblicato studi che dimostrano come i profitti hanno contribuito in larga misura all’inflazione.

Ma il colpo di grazia per i dubbiosi è arrivato il 26 giugno, quando il Fondo Monetario Internazionale ha twittato:

“L’aumento dei profitti societari è stato il maggior responsabile dell’inflazione in Europa negli ultimi due anni, in quanto le aziende hanno aumentato i prezzi più dei costi dell’energia importata “.

 

Perché ci è voluto così tanto?

Come ha detto la Presidente della BCE Christine Lagarde al Parlamento europeo il 5 giugno,

 “il contributo dei profitti all’inflazione… è andato un po’ perso“, perché “non abbiamo tanti e buoni dati sui profitti come quelli sui salari“.

I responsabili politici non sono riusciti a comprendere appieno la “trasmissione della spinta dei costi subita da molti settori aziendali ai prezzi finali “.

 Ma ora il problema è emerso chiaramente.

Mentre alcuni settori “hanno approfittato per spingere i costi interamente senza comprimere i margini “, ha spiegato Lagarde, altri si sono spinti oltre per “spingere i prezzi più in alto della semplice spinta dei costi “.

Secondo Lagarde, le aziende hanno potuto aumentare i prezzi per due motivi:

lo squilibrio tra domanda e offerta, dove hanno prevalso le strozzature, e l’effetto di coordinamento prodotto dai recenti mega-shock.

 Come ha detto Lagarde: “tutti sono nella stessa posizione, tutti aumenteranno i prezzi “.

Questa “inflazione dei venditori” si verifica quando il settore delle imprese riesce a trasferire un forte shock dei costi ai consumatori aumentando i prezzi al fine di proteggere o migliorare i propri margini di profitto.

Naturalmente, non tutte le imprese hanno guadagnato allo stesso modo.

 Il punto è che l’inflazione dei venditori si traduce in un aumento dei profitti totali. La stessa semplice verità ha portato Adam Smith ad avvertire, 250 anni fa, che i profitti possono portare ad una pressione sui prezzi.

Qualcuno potrebbe obiettare che proteggere i margini dagli shock dei costi è un normale comportamento aziendale, che non lascia alcuna ragione per ripensare l’inflazione odierna.

Ma nessuno nega che le imprese mirino a proteggere o addirittura a espandere i propri margini (quindi, “avidità di inflazione” è un’espressione fuorviante).

 Il punto è piuttosto che, per gli standard storici, le aziende di oggi hanno avuto un successo spettacolare nel farlo.

 Isabel Schnabel è stata la pioniera di questo tipo di analisi dell’inflazione presso la BCE e, quando di recente le è stato chiesto se l’inflazione odierna fosse davvero guidata dai profitti, non ha usato mezzi termini:

 “Se si fa la macro-scomposizione, una parte [dell’inflazione] è causata dai profitti, punto e basta.

È un dato di fatto “.

Facciamo il confronto con il primo shock petrolifero del 1973.

 All’epoca, come mostra il FMI, fu il lavoro a proteggersi e a respingere lo shock;

 al di là del petrolio stesso, l’aumento dei prezzi fu quasi esclusivamente determinato dall’aumento del costo unitario del lavoro, e i profitti diminuirono.

Oggi, invece, il FMI rileva che i profitti rappresentano il 40% dell’inflazione e, insieme ai prezzi delle importazioni, hanno sostituito il costo del lavoro come motore principale.

 Inoltre, come conferma la BRI, i salari reali sono diminuiti più di quanto non abbiano fatto nei passati episodi di inflazione.

 “I lavoratori hanno finora perso dallo shock inflazionistico, … che sta innescando un processo di ‘recupero’ salariale sostenuto “, spiega Lagarde.

Da dove traggono queste idee la BCE, il FMI, la BRI e altre importanti istituzioni?

Di certo non provengono da vecchie ipotesi basate sulla curva di Phillips, sull’output gap e sull’allentamento quantitativo.

 Forse il mio lavoro, ampiamente divulgato, ha avuto un qualche ruolo, oppure le persone stanno semplicemente guardando ai fatti in modo nuovo.

Quale che sia il caso, è poco utile avere una diagnosi corretta se la terapia rimane inefficace o addirittura dannosa.

Allo stato attuale, la ricetta standard per affrontare l’inflazione è ancora quella di aumentare i tassi di interesse.

Il FMI suggerisce che “le prospettive di inflazione dell’Europa dipendono da come i profitti delle imprese assorbiranno gli aumenti salariali “.

Ma non esiste un canale diretto tra l’aumento dei tassi di interesse e la compressione dei margini.

Un aumento dei costi di finanziamento ha già aumentato i rischi finanziari e, semmai, riduce la capacità delle imprese di assorbire gli aumenti salariali.

Come hanno osservato alcuni analisti di Wall Street, il “price over volume” è ormai una strategia aziendale diffusa.

Invece di abbassare i prezzi e aumentare i volumi, molte aziende stanno compensando la riduzione dei volumi con un aumento dei prezzi;

in questo contesto, è improbabile che puntare su una domanda più bassa possa arrestare l’inflazione.

Le grandi aziende hanno imparato che non sono costrette a pagare il conto di grandi shock di costo come la pandemia o la guerra della Russia in Ucraina

 E non devono nemmeno adattarsi.

Come le grandi banche durante la crisi finanziaria del 2008, sono state inglobate nella cultura dei salvataggi e dello “scaricabarile”.

Ma questo comportamento non renderà l’economia più resistente.

Dovremmo riconoscere il ricorso a tassi di interesse più elevati per quello che è: una strategia per scaricare i costi dell’inflazione sul lavoro (sopprimendo i salari), sui programmi sociali (attraverso l’austerità) e sulle generazioni future (scoraggiando gli investimenti).

“Gita Gopinath”, vice direttore generale del FMI, aveva certamente ragione il mese scorso quando sostenne che “se l’inflazione deve scendere rapidamente, le imprese devono permettere ai loro margini di profitto… di diminuire “.

Ma per raggiungere questo risultato è necessaria una nuova strategia volta a disciplinare i profitti fuori controllo, incentivare gli investimenti, aumentare la produttività e incoraggiare le imprese a fare soldi alla vecchia maniera: vendendo più prodotti a prezzi equi.

Il primo ministro britannico Margaret Thatcher dichiarò, come è noto, che “non c’è alternativa” all’economia di mercato senza vincoli.

In realtà, lo scorso anno ha insegnato ai politici che esistono molte alternative.

 In Spagna, ad esempio, un approccio creativo “tutto quanto sopra” ha prodotto un tasso d’inflazione inferiore all’obiettivo della BCE, mentre la crescita dei profitti unitari è stata più in linea con il costo unitario del lavoro rispetto ad altri Paesi OCSE;

e negli Stati Uniti, il petrolio immesso in circolo dalla “Strategic Petroleum Reserve” ha contribuito a contrastare le pressioni inflazionistiche.

Un’analisi corretta è il primo passo fondamentale.

Gli economisti tecnici e i leader politici delle istituzioni internazionali ed europee devono ora fare il passo successivo.

Abbiamo bisogno di politiche che seguano le loro nuove conoscenze.

 In mancanza di ciò, sarebbe più sicuro sospendere i rialzi dei tassi e non fare nulla, piuttosto che lanciare un’altra serie di inasprimenti monetari.

 A volte fare un passo indietro è il modo migliore per andare avanti.

(Isabella M. Weber, Project Syindicate).

(Isabella M. Weber, professore assistente di economia presso l’Università del Massachusetts ad Amherst, è autrice di “How China Escaped Shock Therapy: The Market Reform Debate).

(project-syndicate.org/commentary/sellers-inflation-diagnosis-accepted-but-old-interest-rate-policies-remain-by-isabella-m-weber-2023-07).

 

 

 

 

McCarthy fallisce per la 2a volta

 per far avanzare il finanziamento del

Dipartimento della Difesa mentre

l'Ucraina semina la divisione.

Zerohedge.com - TYLER DURDEN – (21 SETTEMBRE 2023) – ci dice:

 

Con Zelensky a Capitol Hill, e con gli aiuti all'Ucraina in bilico, Kevin McCarthy non è riuscito per la seconda volta a far avanzare un disegno di legge che finanzia il Dipartimento della Difesa, che mantiene il governo sulla strada verso uno shut down il 1 ° ottobre.

“Politico” ha riferito di colloqui segreti e urgenti come segue:

"Piccoli gruppi di democratici centristi stanno tenendo colloqui segreti con molti degli stretti alleati repubblicani di McCarthy su un ultimo disperato accordo per finanziare il governo, secondo più di una mezza dozzina di persone che hanno familiarità con le discussioni".

La Camera Usa ha votato 212-216 contro lo spostamento della legge di finanziamento al voto finale.

Un piccolo gruppo di sostenitori conservatori sta insistendo sulle questioni controverse chiave dell'Ucraina e del confine con gli Stati Uniti:

In generale, il gruppo bipartisan si sta concentrando su due idee principali:

 una manovra procedurale per forzare un voto su un piano di spesa di compromesso – o in qualche modo elaborare un disegno di legge così popolare che McCarthy possa approvarlo e sopravvivere a qualsiasi sfida da destra.

 Quel disegno di legge sarebbe probabilmente una patch bipartisan a breve termine con alcuni soldi per il disastro, aiuti all'Ucraina e politiche di confine su piccola scala, secondo più persone informate sui colloqui che hanno parlato a condizione di anonimato.

E altro ancora della corsa di oggi via “Politico”:

Due persone che hanno familiarità con quelle conversazioni hanno indicato il rappresentante di New York” Mike Lawler”, che siede in uno dei seggi più difficili del campo di battaglia del “GOP”, come particolarmente esplicito nelle riunioni private sulle minacce di firmare una petizione di discarico.

Alla domanda se vede una crescente possibilità che i centristi di entrambi i partiti si uniscano mentre lo stallo continua, “Lawler” ha detto che "mi piacerebbe vedere la maggioranza repubblicana della Camera governare" approvando una patch a breve termine che possa avviare ulteriori colloqui con il Senato.

"Ma fino a quando ciò non accadrà", ha aggiunto, "dobbiamo mantenere il governo finanziato e operativo.

 E il mio unico commento ai miei colleghi è: se vogliamo governare, dobbiamo farlo rapidamente".

Il rifiuto di McCarthy su una possibile petizione di discarico arriva dopo che ha ripetutamente fallito nel convincere i suoi membri a sostenere un disegno di legge solo per il “GOP” che avrebbe accoppiato una patch di finanziamento tampone con tagli alla spesa e una legge sul confine repubblicano.

Un legislatore repubblicano coinvolto nei colloqui ha riconosciuto che le manovre bipartisan potrebbero aiutare a fare pressione sui conservatori per smettere di resistere a qualsiasi soluzione.

D'altra parte, questo legislatore ha aggiunto: "Se sei un nichilista e vuoi bruciare il posto, non ti interessa".

Sulla prospettiva di 24 miliardi di dollari per l'Ucraina, alcuni repubblicani sono diventati più audaci nell'evidenziare i problemi dell'Ucraina, esortando l'America a risolvere prima le proprie crisi urgenti in patria.

McCarthy sta anche cercando di placare gli estremisti facendo appello a Biden.

MCCARTHY: BIDEN DEVE AFFRONTARE IL CONFINE PRIMA DI FINANZIARE L'UCRAINA.

 

 

E un sentimento simile da parte di Hawley, rivolto ai falchi del GOP Russia ...

Nel frattempo...

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky è a Washington giovedì, dove è atteso alla Casa Bianca per incontrare il presidente Joe Biden.

 È importante sottolineare che presto incontrerà anche il presidente della Camera Kevin McCarthy, in un momento in cui alcuni dissidenti del “GOP” stanno bloccando i finanziamenti del Pentagono e il potenziale per ulteriori aiuti all'Ucraina.

McCarthy ha promesso martedì di affrontare e interrogare intensamente Zelensky quando i due si incontreranno.

 Ha posato andando alla riunione, "Zelensky è eletto al Congresso?

È il nostro presidente?

Non credo di dover impegnare nulla e penso di avere domande per lui".

Via CNN.

"Dov'è la responsabilità sui soldi che abbiamo già speso? Qual è il piano per la vittoria? Penso che questo sia ciò che il pubblico americano vuole sapere", ha aggiunto McCarthy.

Centrale qui è lo sforzo sostenuto da Biden e dai democratici per includere ulteriori $ 24 miliardi di finanziamenti per l'Ucraina.

 Zelensky cercherà di radunare i repubblicani del Congresso dietro di esso.

 

All'inizio della settimana il leader della maggioranza al Senato Chuck Schumer ha dichiarato:

"E senza finanziamenti per l'Ucraina, la proposta è un insulto all'Ucraina e un regalo a Putin. Non riesco a pensare a un'accoglienza peggiore per Zelensky che ci visita questa settimana di questa proposta della Camera, che ignora completamente l'Ucraina".

Verso questo fine di spingere indiscutibilmente attraverso i miliardi di dollari dei contribuenti statunitensi per l'Ucraina, “John Fetterman” dice che è disposto a lasciare la felpa a casa e finalmente indossare un abito sul pavimento del Senato se "jagoff" alla Camera decidono di "sostenere pienamente l'Ucraina".

Il Washington Post e altri stanno nel frattempo riportando una nuova lettera che i leader del Congresso “GOP” hanno inviato alla Casa Bianca, che promette di respingere i 24 miliardi di dollari in aiuti all'Ucraina.

In una lettera visionata dal “Wall Street Journal”, il gruppo afferma che sta respingendo la richiesta del presidente Biden di ulteriori 24 miliardi di dollari in aiuti alla sicurezza, economici e umanitari.

 I legislatori hanno detto di avere preoccupazioni per gli oltre 100 miliardi di dollari di finanziamenti che il Congresso ha già approvato, si sono lamentati del fatto che l'amministrazione sostiene un "impegno a tempo indeterminato" nei confronti dell'Ucraina e hanno criticato quella che dicono essere una strategia poco chiara.

 È firmato da 23 membri della Camera e sei senatori, guidati dal senatore J.D. Vance (R., Ohio) e dal repubblicano Chip Roy (R., Texas), e indirizzato a Shalanda Young, direttore dell'Ufficio di gestione e bilancio della Casa Bianca.

Tra gli altri firmatari c'è il senatore “Rand Paul”, che ha detto: "È come se nessuno si fosse accorto che non abbiamo soldi extra da inviare in Ucraina".

Ha inoltre sottolineato che "Il nostro deficit quest'anno supererà $ 1,5 trilioni. Prendere in prestito denaro dalla Cina per inviarlo in Ucraina non ha senso".

E il senatore “Vance” sulla proposta di legge di spesa ha detto: "Ora si sente la gente parlare di lungo raggio. Bene, il lungo raggio è un anno, $ 100 miliardi, in 10 anni, un trilione di dollari?

Tra le domande chiave che la lettera del “GOP “alla Casa Bianca pone ci sono: "Come sta andando la controffensiva?

 Gli ucraini sono più vicini alla vittoria di quanto non fossero 6 mesi fa?

Qual è la nostra strategia e qual è il piano di uscita del presidente?", hanno scritto i repubblicani.

 "Sarebbe un'assurda abdicazione alla responsabilità del Congresso accogliere questa richiesta senza conoscere le risposte a queste domande".

Quindi si sta preparando una lotta con i falchi, di cui ce ne sono molti nel” GOP”.

Ma nel complesso, la tempistica non potrebbe essere peggiore per Zelensky, per le molte ragioni che abbiamo già trattato.

 

La valorizzazione dei tiranni.

 Zerohedge.com - TYLER DURDEN – (22 SETTEMBRE, 2023) – ci dice:

 

(Scritto da “Jeffrey Tucker” via “The Epoch Times).

Questo è sicuramente uno dei colpi di scena più strani nelle narrazioni ufficiali in forse centinaia di anni.

I cattivi sono stati battezzati come i buoni, e i buoni sono stati epurati, deplatformati, cancellati e demonizzati.

È una svolta di eventi che nessuno di noi avrebbe potuto immaginare nel 2020. Chiede una spiegazione.

Ho davvero paura di conoscere la risposta sul perché.

Basti pensare al destino dell'ex premier neozelandese “Jacinda Ardern”.

Ha rinchiuso il suo paese, calpestando tutti i diritti delle persone con il pretesto di controllare la diffusione di un virus.

Non potevi andare in chiesa.

Non potevi essere smascherato.

 Non potevi lasciare il paese e tornare. Nessuno poteva viaggiare lì senza un permesso ufficiale.

Per quanto gli Stati Uniti e l'Europa fossero cattivi durante questo periodo, la Nuova Zelanda era peggiore, ed era sostenuta da controlli vocali.

Chiunque protestasse contro le politiche rischiava tutto.

E quando è arrivato il vaccino, “Ardern” lo ha detto apertamente:

le persone che lo otterranno avranno diritti, ma quelli che non lo faranno non lo faranno. Era un nuovo sistema di caste biomediche.

Alla fine, il paese ha aperto.

Ora gli oratori che criticano l'intero periodo stanno attirando migliaia di spettatori e “Ardern” è ampiamente impopolare.

Il suo successore, che continua a difendere tutto questo dispotismo, è sotto una nuvola e anche profondamente impopolare.

I tavoli sono completamente cambiati.

Naturalmente il virus è arrivato comunque, come deve, quindi la giunta che ha fatto questo ha rivolto la sua attenzione al cambiamento climatico, alla difesa della censura e all'escalation della guerra Russia/Ucraina.

Cinque anni fa, chiunque avrebbe supposto che un leader che avesse agito in questo modo avrebbe vissuto nella vergogna.

Certamente lo supponevo.

 La mia supposizione è che “Ardern” abbia commesso orribili errori di valutazione e sarebbe stata ampiamente criticata come un tiranno confuso.

Avrebbe vissuto i suoi giorni in discredito, sicuramente.

È accaduto il contrario.

Ora è oggetto di biografie celebrative.

È lodata dai media mainstream.

Si è rivolta alle Nazioni Unite l'anno scorso in un discorso che è stato un appello aperto per un nuovo regime di censura globale.

È vero, i “fact-checker” non sono d'accordo con questa interpretazione.

 Invece stava semplicemente chiamando "l'armamento delle società e delle piattaforme di libertà di parola da parte di agenti di disinformazione".

Oh!

In ogni caso, nella mia immaginazione, non avrei potuto immaginare un esemplare di errore e tirannia più meritevole di svalutazione di “Jacinda Ardern”. Tutto ciò che ha fatto durante l'era COVID è in contrasto con i valori che l'Occidente ha mantenuto per quasi mille anni dalla Magna Carta.

Ma mi sbagliavo. Completamente.

 Ho sottovalutato quanto sia rotto il mondo. Invece di essere disonorata, sta godendo non di una ma di due borse di studio presso l'Università di Harvard, dove gode di enorme prestigio e adorazione da parte di docenti, personale e studenti.

 A me, questo sembra “Twilight Zone”, un finale della storia che non avrei potuto immaginare.

Dovremmo essere contro la segregazione, gli arresti domiciliari, le cure mediche forzate, la chiusura delle persone nelle nazioni e la censura?

Pensavo che almeno saremmo stati d'accordo su questo. A quanto pare no. Apparentemente, è il contrario.

Tutto ciò che credevo fosse deprecato viene esaltato e tutte le virtù pubbliche che credevo che decantassimo ora vengono denunciate.

Non è solo “Ardern”.

 L'intera piccola ma globale giunta che ha imposto tutte queste politiche sembrava godere di un glorioso saluto da parte dell'intero establishment, anche se si sono sbagliati al 100% su tutto. Il successore di Fauci è Fauci II, e lo stesso con il successore di “Walensky “al CDC.

E i propagandisti dei media che per tre anni hanno mentito al pubblico su lockdown, maschere, chiusure di scuole e spari ora stanno scrivendo libri che chiamano le persone come me i cattivi!

Quasi non riesco a immaginare che ciò sia accaduto e non riesco a capire perché.

Come altro esempio, la pagina editoriale del “New York Times” ha riportato un articolo sorprendente e molto lungo di “Yoel Roth”, l'ex capo censore di “Twitter 1.0” prima di essere licenziato sommariamente da “Elon Musk”.

Il “Times” gli ha permesso di raccontare la sua storia di dolore su quanto sia oppresso e abbattuto solo per aver rafforzato la fiducia e la sicurezza.

 Stava solo facendo il suo lavoro per fermare le bugie online!

I file di Twitter hanno rivelato che la società stava obbedendo alle priorità del governo e bloccando e limitando i contenuti che contestavano le politiche COVID, le domande sull'integrità delle elezioni e l'efficacia del vaccino.

“Roth”, in collaborazione con le agenzie federali, si è posto come arbitro della verità e probabilmente ha distorto i flussi di informazioni basati sul suo pregiudizio personale.

Come “Ardern”, mi sarei aspettato che si sarebbe ritirato dalla vita pubblica e avrebbe distribuito la sua considerevole comunicazione per una piccola azienda da qualche parte.

 Ma mi sbagliavo di nuovo.

 Invece detiene una posizione ambita presso l'”Università della Pennsylvania” e” il Carnegie Endowment for International Peace”.

Del resto, lo stesso “Anthony Fauci” si sta godendo una comoda sinecure alla “Georgetown University”.

 

Non si tratta solo di come il mondo accademico di fascia alta sia diventato un paradiso per la politica svegliata, la censura e il pensiero selvaggiamente pro-statalista su tutta la linea.

Quella battaglia sembra essere stata vinta dai cattivi forse due decenni fa.

 Il problema è molto più grande.

Ha a che fare con l'intero establishment accademico, aziendale, politico e dello stato profondo che è stato pesantemente coinvolto nell'imporre una svolta dispotica per l'intero globo.

In questo momento sono impegnati a proteggere i propri, trollando il resto di noi concedendo premi e onori ai peggiori trasgressori assoluti dei valori occidentali fondamentali.

 È come se il mondo fosse stato capovolto.

Per quanto cupi credessi che fossero i blocchi iniziati a marzo 2020, e per quanto mi aspettassi delle terribili ricadute economiche e culturali di quel periodo, non avrei mai immaginato che i lockdowners e i mandanti avrebbero cavalcato a 42 mesi di questo.

E allo stesso tempo, le purghe delle persone che avevano ragione per tutto il tempo continuano a un ritmo furioso.

 Ogni giorno, osserviamo attacchi subdoli ai più grandi campioni delle libertà fondamentali su cui pensavo tutti fossero d'accordo nel 2019.

Ogni informazione personale poco lusinghiera sui resistori è un gioco leale, amplificato dai media, e poi realizzato sotto forma di demonetizzazioni da parte di Big Tech, dei tribunali e del circuito professionale in generale.

 

Le linee di battaglia sono molto chiare e solo una parte difende i diritti e le libertà per i quali l'umanità ha lavorato per un millennio.

L'altro lato rappresenta i controlli, le imposizioni, le divisioni, la sorveglianza, la censura, la decrescita e le cartellizzazioni aziendali.

Qualcuno può spiegarmi perché dovremmo pensare che i cattivi siano ora i buoni? In breve, come possiamo spiegare la valorizzazione dei tiranni?

 

 

 

 

Victor Davis Hanson: La nostra

catastrofe autoindotta al confine.

Zerohedge.com - TYLER DURDEN - (22 SETTEMBRE, 2023) – ci dice:

(Scritto da Victor Davis Hanson via American Greatness)

 

Dall'inizio del 2021 abbiamo assistito a circa 7-8 milioni di ingressi illegali attraverso l'ormai inesistente confine meridionale degli Stati Uniti.

Più il confine svaniva, più la legge federale sull'immigrazione veniva resa inerte, e più la “Sicurezza Nazionale Alejandro Mayorkas” girava fantasie che il "confine è sicuro".

 Ora viene liquidato come un vero e proprio propagandista di "Baghdad Bob".

Ma come e perché l'amministrazione Biden ha distrutto la legge sull'immigrazione come la conoscevamo?

Gli sforzi iniziali dell'amministrazione Trump per chiudere il confine erano stati continuamente ostacolati dal Congresso, sabotati dallo stato amministrativo e ostacolati nei tribunali.

Tuttavia, aveva finalmente messo in sicurezza il confine all'inizio del 2020.

Eppure quasi tutte le sue iniziative di successo sono state immediatamente ribaltate nel 2021.

Il muro è stato bruscamente fermato, la sua traiettoria prevista annullata.

La disastrosa politica di "cattura e rilascio" dell'era Obama di non applicare l'immigrazione è stata resuscitata.

Le precedenti pressioni sul presidente messicano “Andrés Obrador” per fermare l'esportazione deliberata dei suoi cittadini verso nord cessarono.

Gli agenti federali di pattuglia di frontiera sono stati costretti a dimettersi.

Sono stati concessi nuovi sussidi federali per attirare e quindi sostenere gli arrivi illegali.

Nessuno nel Partito Democratico (Dem Usa) si è opposto alla distruzione del confine o alla sovversione della legge sull'immigrazione.

Tuttavia, le cose cambiarono in qualche modo quando gli stati di confine meridionali sommersi iniziarono a trasportare o portare alcune migliaia di loro immigrati illegali verso nord verso le giurisdizioni delle città santuario, specialmente a “New York”, “Chicago” e persino “Martha's Vineyard”.

 

Gli "umanisti" della città-santuario che avevano dato il via libera all'immigrazione clandestina negli stati del sud improvvisamente gridarono.

Erano arrabbiati dopo aver sperimentato le conseguenze concrete dei loro precedenti programmi astratti di confine.

 Dopo tutto, il loro nichilismo doveva sempre cadere su altri lontani e ridicolizzati.

Il sindaco di New York Eric Adams è passato dal festeggiare alcune decine di immigrati clandestini arrivati a Manhattan, a far saltare in aria il suo stesso partito permettendo a decine di migliaia di persone di sommergere la sua città ormai in bancarotta.

Ma perché l'amministrazione Biden ha deliberatamente scatenato il più grande afflusso attraverso il confine meridionale nella storia degli Stati Uniti?

Gli sciovinisti etnici e le élite del Partito Democratico (Dem Usa) avevano bisogno di nuovi elettori, dati i loro programmi sempre più impopolari.

Temevano che più gli immigrati latini legali si assimilavano e si integravano nella società americana, meno diventavano felici con l'aborto radicale di sinistra, le fissazioni razziali, transgender, criminali e verdi.

I grandi democratici si erano sempre vantati che l'immigrazione illegale avrebbe creato quella che chiamavano "La nuova maggioranza democratica" in stile "La demografia è destino".

Ora calunniano i critici come "razzisti" che si oppongono agli sforzi della sinistra di usare l'immigrazione illegale per trasformare gli stati rossi del sud-ovest in blu.

Il Messico ora non può sopravvivere come stato moderno senza circa 60 miliardi di dollari in rimesse annuali inviate dai suoi espatriati in America.

 Ma molti immigrati clandestini si affidano ai diritti statali e federali americani per liberare denaro da mandare a casa.

Il Messico incoraggia anche i suoi poveri abietti e spesso indigeni del Messico meridionale a dirigersi a nord come una sorta di valvola di sicurezza.

 Il governo vede questi esodi di massa verso nord come preferibili agli oppressi che marciano su Città del Messico per affrontare le lamentele di povertà e razzismo.

I cartelli criminali ora gestiscono de facto il Messico.

 Un confine aperto consente loro di spedire il “fentany”l verso nord, guadagnare miliardi di profitti e uccidere quasi 100.000 americani all'anno.

Gli immigrati clandestini pagano ai cartelli miliardi aggiuntivi per facilitare l'attraversamento delle frontiere.

Non dimenticare i datori di lavoro aziendali americani.

La mancata partecipazione record del lavoro ha seguito il blocco Covid.

In reazione alla scarsità di lavoratori americani, le industrie dell'ospitalità, del confezionamento della carne, dei servizi sociali, dell'assistenza sanitaria e dell'agricoltura erano alla disperata ricerca di nuova manodopera e molto più economica.

Gli attivisti per i diritti umani insistono sul fatto che i confini stessi sono reliquie del diciannovesimo secolo.

E i poveri e gli oppressi globali hanno quindi il diritto umano di entrare nel ricco Occidente con ogni mezzo necessario.

Molti nei sobborghi tony e nelle università non sopravvivono da nessuna parte vicino al confine.

 Così pontificano sull'assicurazione che migliaia di immigrati clandestini non controllati non entreranno mai nelle loro enclave o campus.

Il risultato è la pietà imbottigliata dall'élite globalista di sinistra, ma non un'esperienza diretta con le conseguenze naturali di milioni di persone che fuggono caoticamente da uno dei paesi più poveri del mondo per riversarsi nei più ricchi.

 Senza controlli di background, vaccinazioni e audit sanitari, legalità, diplomi di scuola superiore, strutture inglesi, set di abilità o capitale, il risultato è una catastrofe abietta.

I sondaggi continuano a mostrare che il popolo americano sostiene l'immigrazione misurata, diversificata, legale e meritocratica tanto quanto si oppone all'immigrazione illegale di massa nel loro paese e alla conseguente perdita della sovranità americana sul confine.

Capiscono ciò che l'amministrazione Biden non fa:

 nessuna nazione - è storia - è sopravvissuta una volta che i suoi confini sono stati distrutti, una volta che la sua cittadinanza è stata resa non diversa dalla semplice residenza, e una volta che i suoi vicini impunemente hanno minato la sua sovranità.

La fine dell'immigrazione clandestina ora dipende esclusivamente dal fatto che il popolo americano prevalga sugli interessi particolari corrotti e sui leader globalisti di sinistra che traggono profitto dall'attuale caos e miseria umana.

 

 

 

Sull'idea idiota che sia coraggioso

sostenere la politica del rischio

calcolato nucleare in Ucraina.

zerohedge.com - TYLER DURDEN – (22 SETTEMBRE 2023) – ci dice:

(Scritto da “Caitlin Johnstone” via Medium.com)

 

Durante un'apparizione domenicale su “Face the Nation” per collegare il suo nuovo film di “Zelensky”, l'attore “Sean Penn” ha denunciato la "codardia" del governo degli Stati Uniti nella sua cautela nel provocare uno scambio nucleare con la sua guerra per procura in Ucraina.

"È mia assoluta sensazione che la cautela con cui gli Stati Uniti hanno promesso sostegno, che sembrava, nella mia lettura del febbraio 2022 fosse come un appoggio alla paura di un conflitto nucleare, qualcosa che penso che tutti noi dovremmo guardare molto attentamente e capire che, ovviamente, è possibile ", ha detto Penn.

 

"E questo è preoccupante. La probabilità è estremamente bassa. E come dice uno dei nostri testimoni nel film, sapete, lasceremo che un gangster con armi nucleari detti il nostro modo di vivere?"

Penn ha lamentato emotivamente il fatto che l'amministrazione Biden non abbia versato aerei da guerra F-16 in Ucraina fin dall'inizio del conflitto, inizialmente temendo che la mossa fosse troppo escalation.

Descrivendo questa esitazione, Penn ha detto che "a un certo punto, la cautela diventa codardia".

Come ci si potrebbe aspettare, l'intervistatore si è astenuto dal contestare Penn sulla sua affermazione che la probabilità di una guerra nucleare è "estremamente bassa" nonostante il suo riconoscimento che è una possibilità reale, o sulla sua affermazione che resistere all'aumento della probabilità di una guerra nucleare è un atto di codardia.

Sean Penn è stato uno degli apologeti dell'impero più eclatante di Hollywood per qualche tempo (nel 2020 ha detto alla CNN che "non c'è una forza umanitaria più grande sul pianeta dell'esercito degli Stati Uniti"), ma anche per i suoi standard questi commenti sulla politica del rischio calcolato nucleare sono notevolmente odiosi.

C'è questa odiosa idea che emerge nel discorso politico mainstream sull'Ucraina che l'avversione alla politica del rischio calcolato nucleare sia in qualche modo codarda, e che essere disposti a rischiare la vita di ogni organismo terrestre che avanza gli obiettivi strategici degli Stati Uniti è in qualche modo un atto di coraggio.

 

Lo abbiamo visto a luglio da “Paul Massaro”, un consulente della “Commissione Helsinki” del governo degli Stati Uniti e una celebrità minore nei circoli zelenskyiani online.

Durante il "Captive Nations Summit" di quest'anno con la “Victims of Communism Memorial Foundation”,” Massaro” ha deriso gli occidentali per aver "paura" della guerra per procura in Ucraina che porta alla guerra nucleare.

"Penso che la cosa più grande sia la paura, penso che abbiamo paura" Ha detto” Massaro”.

"È molto divertente per me, perché incontri ucraini, non un solo ucraino ha paura. Parli con gli ucraini che è come 'E se i russi usassero armi nucleari?', sono come 'Continueremo a combattere, vinceremo'.

Sai che sono solo gli occidentali che dicono 'Oh mio Dio, sono qui in California e se i russi usassero armi nucleari?' Sai, è quasi patetico".

È un tema comune.

Ogni volta che parli pubblicamente del rischio che la guerra in continua escalation in Ucraina porti alla catastrofe nucleare, riceverai apologeti dell'impero globalista che ti chiamano codardo e dicono che dobbiamo tutti essere coraggiosi e resistere al grande bullo Putin.

 Ed è solo una perversione così disgustosa di cosa sia in realtà il coraggio e di come appare.

I lealisti dell'Impero globalista parlano spesso di politica del rischio calcolato nucleare come se fosse qualcosa di coraggioso che stanno facendo personalmente, come se giocare d'azzardo ogni vita terrestre su manovre strategiche della grande scacchiera fosse un rischio coraggioso che potrebbe solo danneggiarli.

Se pensi di essere coraggioso per aver rischiato la vita di tutti sulla terra per far avanzare i tuoi programmi geopolitici personali, potresti essere un narcisista maligno, perché pensi che il mondo ruoti intorno a te e che le altre vite esistano solo come oggetti di scena per supportare le tue avventure principali.

Quasi nessun essere umano su questo pianeta se ne frega di chi governa la Crimea o il Donbass – e esattamente zero delle piante e degli animali lo fanno – ma persone come “Sean Penn” e Paul Massaro pensano di avere tutto il diritto non solo di giocare tutta la vita nel tentativo di controllare quel risultato, ma di definirsi coraggiosi per farlo.

Immagina di essere così egocentrico da pensare di essere un eroe coraggioso per aver messo le vite di africani, asiatici e sudamericani sul tavolo delle scommesse che non hanno mai nemmeno sentito parlare di Donetsk o Luhansk e non si preoccupano di chi li governa, così come di ogni vita non umana sulla terra.

Voglio dire, l'arroganza assoluta.

Il fottuto fiele.

È una prospettiva emotivamente rachitica e infantile come si potrebbe immaginare, ma queste sono le persone la cui visione del mondo sta plasmando i risultati su questo pianeta. Questo è il tipo di persone che stanno impostando la traiettoria della nostra specie come collettivo.

Il consenso politico occidentale mainstream è una malattia della mente.

La sua esistenza dovrebbe farci venire voglia di cadere tutti in ginocchio e implorare il perdono di ogni vita su questa terra che essa mette in pericolo.

(Ma l’”impero globalista” ha messo per scritto che occorre eliminare il 90% dell’umanità…ed alla svelta! N.D.R)

 

 

 

 

Il globalismo è

la vera pandemia.

 Zerohedge.com - TYLER DURDEN – (21 SETTEMBRE 2023) – ci dice:

(Scritto da “Martin Enlund” tramite il blog “Under Orion”)

 

Contrariamente ai loro obiettivi dichiarati per scritto , le soluzioni centralizzate e il globalismo sono pronti ad aumentare il rischio di catastrofi, minare la produzione di conoscenza, impedire la crescita economica e ostacolare il progresso scientifico. Dovrebbero anche essere respinti per motivi etici.

 

 

 

 

Gli svantaggi di un'ampia centralizzazione (globalismo) sono stati discussi in precedenza, incluso il fatto che dà potere agli individui sbagliati.

 Tuttavia, poiché i sostenitori della centralizzazione globale continuano a portare avanti le loro posizioni - vedi ad esempio le discussioni sul nuovo trattato pandemico dell'OMS, è giunto il momento di ricordare a noi stessi di più gli aspetti negativi associati alla centralizzazione.

In questo testo, presento tre ulteriori ragioni per cui l'idea di soluzioni centralizzate e su larga scala dovrebbe essere respinta.

 Aumentano il rischio di catastrofi, minano la produzione di conoscenza e lo sviluppo economico e dovrebbero anche essere respinti per motivi etici.

Rischio di catastrofi.

Una società costituisce un sistema complesso.

 I sistemi complessi mostrano proprietà che emergono a causa delle dipendenze e delle interazioni tra le loro parti.

Ciò rende impossibile comprendere il tutto semplicemente esaminando le sue parti.

Gli effetti farfalla sono una conseguenza: un piccolo evento può avere conseguenze di vasta portata e imprevedibili.

Un tale sistema può essere paragonato a un groviglio di cespugli di more.

Tutto è intrecciato con tutto il resto e l'unica certezza è che incontrerai conseguenze non intenzionali quando proverai a raggiungere le bacche.

Queste conseguenze sono spesso dolorose.

Dato che gli esperti di oggi trattano la società come se fosse un sistema complicato piuttosto che complesso, non sorprende che siano spesso presi alla sprovvista da conseguenze non intenzionali, come l'inflazione degli ultimi anni.

Nei sistemi complessi, le soluzioni non possono essere calcolate; invece, si deve sperimentare su piccola scala.

 Anche se gli esperimenti su piccola scala producono risultati positivi, potrebbe non essere prudente espanderli.

 Si può anche sostenere che la centralizzazione è una condizione necessaria affinché si verifichino catastrofi.

 

Le conseguenze della sperimentazione su larga scala sono ben illustrate dal” Grande Balzo in avanti della Cina”, dove circa 30 milioni di persone morirono a causa della carestia.

Meno sarebbero morti se la Cina si fosse impegnata prima in esperimenti su piccola scala.

 Tuttavia, questo è ciò che le "soluzioni" pianificate centralmente e su larga scala impediscono.

 Piuttosto che consolidare più potere in organizzazioni come l'ONU, l'UE o l'OMS, è più saggio non mettere tutte le nostre uova nello stesso paniere.

Produzione di conoscenza minata e stagnazione economica.

La centralizzazione su larga scala "taglia unica" ha implicazioni significative per la produzione di conoscenza in tutto il mondo e nel settore aziendale.

 Dopotutto, le intuizioni sulla natura delle cose non hanno origine nei fogli di calcolo;

Emergono quando le ipotesi sono testate nella realtà e si osservano i risultati.

 Più ipotesi possono essere verificate, più conoscenza verrà generata.

 I sistemi centralizzati su larga scala testano meno ipotesi e, di conseguenza, sperimenteranno una stagnazione in termini di conoscenza rispetto ai sistemi decentralizzati.

Poiché lo sviluppo economico si basa sull'ingegno umano, la centralizzazione porterà a una minore crescita sostenibile, forse a una vera e propria stagnazione.

 I biologi riconoscono che piccoli gruppi in isolamento subiscono una rapida evoluzione e lo stesso concetto si applica in questo contesto.

Inoltre, quando tutti gli individui o i gruppi sono soggetti a regole identiche, l'esistenza di gruppi di controllo viene eliminata.

 Senza gruppi di controllo, diventa impossibile fare affermazioni scientificamente valide sull'efficienza o sulla causalità.

Di conseguenza, la centralizzazione mina le fondamenta della scienza.

"Socialismo significa principalmente tenere traccia di tutto", disse Lenin, e probabilmente ha ragione.

Tuttavia, è un peccato per lui e per altri burocrati della pianificazione centrale che non sia fattibile.

 Le informazioni necessarie per una pianificazione di successo sono disperse e non possono essere raccolte né da un comitato di pianificazione né da un'IA.

Credere diversamente indica una mancanza di comprensione del problema della conoscenza locale.

 

Nel mondo degli affari, il decentramento è ampiamente riconosciuto come una forza potente.

 Le grandi aziende resistono al cambiamento e ristagnano, rendendole meno competitive delle controparti più piccole quando si tratta di esplorare nuove nicchie e mercati attraverso esperimenti su piccola scala.

Questa osservazione vale anche per le organizzazioni governative, sovranazionali e globali.

Non è etico.

Il principio di sussidiarietà è una linea guida etica proveniente dalla Chiesa cattolica, che suggerisce che le decisioni dovrebbero essere prese al livello più appropriato e più basso di autorità.

 L'interesse della Chiesa non risiede nel rischio di catastrofi, nella produzione di conoscenza o nell'economia, ma nell'anima degli individui.

La “Rerum Novarum”, pubblicata nel 1891 da “Papa Leone XIII”, affrontava i conflitti sociali sorti sulla scia della rivoluzione industriale.

 La Chiesa cattolica ha preso posizione a favore della sussidiarietà sulla base di ragioni legate alla comunità, alla dignità, alla giustizia e all'autogoverno.

 40 anni dopo, “Papa Pio XI” pubblicò “Quadragesimo Anno”, in cui descriveva i significativi pericoli per la libertà e la dignità umana derivanti dal capitalismo sfrenato, dal socialismo e dal comunismo.

Pio XII” si espresse contro alcuni individui che controllavano le forze finanziarie e sostenne il principio di sussidiarietà.

Sarebbe intrigante sapere cosa direbbero questi papi sulla quarta rivoluzione industriale globalista in corso.

Per i paesi che formarono l'Unione del carbone e dell'acciaio, che in seguito si è evoluta nell'UE, la sussidiarietà era della massima importanza.

 Oggi, questo principio sembra essere scomparso.

 Invece di rispettare l'unicità delle nazioni, le entità di livello superiore si impegnano invece nel bullismo.

Puntiamo invece a un nuovo Rinascimento.

Piuttosto che centralizzazione, globalizzazione e controllo su larga scala, dovremmo lottare per l'esatto contrario.

La ricerca sulla complessità indica che quando un sistema trova il "punto critico" tra ordine e caos, mostra notevoli qualità di adattabilità, innovazione e gestione del disturbo.

Non è proprio un tale equilibrio che dovremmo cercare come società, come mondo?

Un ritorno a sistemi più decentralizzati ridurrebbe i rischi di catastrofi, promuoverebbe uno sviluppo economico più forte e, secondo la Chiesa, creerebbe una società più decente ed etica.

"Guai a voi, dottori della legge e farisei, ipocriti! Avete chiuso la porta del Regno dei Cieli in faccia alle persone. Voi stessi non entrate, né lascerete entrare coloro che stanno cercando di farlo". Matteo 23:2-18.

Per quanto riguarda il cielo, la mia conoscenza è limitata, ma sto iniziando a sospettare che siano i sostenitori della centralizzazione e i loro numerosi soldati di fanteria che stanno bloccando il nostro cammino verso un nuovo rinascimento.

 

 

 

Mons. Viganò: “Invasione di Clandestini

voluta dall’Elite Globalista”

conoscenzealconfine.it -  (21 Settembre 2023) – Redazione – Imola Oggi – ci dice:

 

Mons. Carlo Maria Viganò:

 “L’invasione è voluta dall’élite globalista con due scopi: il primo è la sostituzione etnica nelle nazioni al fine di cancellarne l’identità, le tradizioni e la fede.

Il secondo è alimentare il racket dei negrieri e delle organizzazioni pseudo- assistenziali che lucrano sul fenomeno migratorio (tanto laiche quanto ecclesiastiche).

La prova della strumentalità di questa invasione sta nel fatto che la maggioranza dei clandestini è di religione islamica o indù, e che provengono da regioni in cui non ci sono conflitti.

Viceversa, non vi è praticamente nessun corridoio umanitario per accogliere i profughi di stati in cui vi è la guerra civile e in cui i Cristiani sono perseguitati.

Se infatti l’Europa accogliesse rifugiati Cristiani, rafforzerebbe la loro presenza e non creerebbe alcun conflitto sociale, mentre vuole ottenere lo scopo diametralmente opposto.

Non stupiamoci quindi che Bergoglio si presti alle operazioni di ingegneria sociale del globalismo in materia di immigrazione, dopo aver fatto il testimonial per i sieri genici sperimentali ottenuti con feti abortivi.”

(imolaoggi.it/2023/09/18/mons-vigano-invasione-di-clandestini-voluta-dallelite-globalista/)

 

 

 

 

 

La “Farsa”dell’Embargo

al Greggio Russo.

Conoscenzealconfine.it – (21 Settembre 2023) - Redazione Giubberosse.news – ci dice:

 

L’Europa acquista volumi record di petrolio russo raffinato dall’India.

Per tutto il 2022 e il 2023 l’Europa ha importato volumi record di prodotti petroliferi raffinati dall’India, la quale nello stesso periodo ha aumentato in modo massiccio le sue importazioni di greggio dalla Russia a prezzi scontati.

 Le esportazioni indiane di prodotti raffinati verso l’Europa sono cresciute del 572% dall’inizio della guerra in Ucraina.

 Il fenomeno è particolarmente visibile in Polonia, Germania e nei paesi baltici.

Un articolo di “Times of India” del 14 giugno scorso ci informa che “le esportazioni di carburante dell’India verso l’UE sono aumentate del 572% dopo la guerra in Ucraina”:

 “Secondo il capo diplomatico del gruppo “Josep Borrell”, l’esportazione di prodotti raffinati come carburante per aerei o diesel dall’India verso l’Unione europea è aumentata da 1,1 milioni di barili nel gennaio 2022 a 7,4 milioni di barili nell’aprile di quest’anno.

L’aumento del 572% – anche se su base bassa – delle esportazioni di prodotti coincide con l’aumento delle importazioni di petrolio russo da parte dell’India.

La quota di greggio russo nelle importazioni di petrolio dell’India è aumentata da 1,7 milioni di barili a 63,3 milioni di barili dopo il conflitto in Ucraina, ha affermato l’Alto rappresentante dell’UE per gli affari esteri e la politica di sicurezza, in una nota sul sito web dei servizi esteri del gruppo.

‘In altre parole, prima dell’invasione russa dell’Ucraina, la quota del petrolio russo sul totale delle importazioni petrolifere dell’India era pari allo 0,2%.

Il mese scorso (maggio), quella quota era salita al 36,4%, ha detto”.

Conferme arrivano negli ultimi giorni anche dalla stampa tedesca.

 Il 12 settembre scorso un articolo di “n-tv “afferma che, a fronte di un crollo delle importazioni di greggio dalla Russia, la Germania ha aumentato di oltre dodici volte le importazioni di petrolio raffinato dall’India:

 “I dati dell’Ufficio federale di statistica suggeriscono che la Germania continua a importare grandi quantità di petrolio russo attraverso l’India.

Nei primi sette mesi di quest’anno le importazioni di prodotti petroliferi dal paese sono aumentate di oltre dodici volte rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, come ha annunciato l’autorità di Wiesbaden.

 Secondo l’ONU, l’India, a sua volta, acquista grandi quantità di petrolio greggio dalla Russia.

 Le importazioni da lì riguardavano ‘principalmente gasoli utilizzati per la produzione di gasolio o gasolio da riscaldamento’, spiegano gli statistici.

L’India produce questi gasoli dal petrolio greggio, che acquista in grandi quantità dalla Russia dopo la guerra di aggressione russa contro l’Ucraina.

Nei primi sette mesi di quest’anno sono stati importati in Germania prodotti petroliferi dall’India per un valore di 451 milioni di euro, rispetto ad appena 37 milioni di euro nello stesso periodo dell’anno scorso.

 Si trattava del 2,4% di tutte le importazioni tedesche di prodotti petroliferi in questo periodo”.

Ancora più perentorio il giudizio del sito “German Foreign Policy”, che in un articolo pubblicato tre giorni fa sentenzia senza mezzi termini che “i tentativi della Germania e dell’UE di bandire le importazioni di petrolio russo sono falliti”, aggiungendo che l’importazione di petrolio russo via India comporta fatalmente per la Germania un aumento dei costi:

 “Le statistiche più recenti mostrano che nei primi sette mesi del 2023, il volume delle importazioni tedesche di prodotti petroliferi dall’India è aumentato di oltre 12 volte rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso.

 L’India, invece, ha potuto aumentare le sue esportazioni solo grazie al massiccio aumento delle importazioni di petrolio russo, di cui gran parte presumibilmente arriverà in Germania, ma a un prezzo molto più alto e a vantaggio dei miliardari indiani.

A causa del fatto che l’importazione di gas russo a basso costo è stata massicciamente ridotta – in parte a causa della distruzione dei gasdotti Nord Stream – l’UE sta acquistando più della metà del più costoso GNL russo.

Allo stesso tempo, l’economia russa è in ripresa e sperimenta una nuova crescita.

Il ministro degli Esteri tedesco” Annalena Baerbock”, che nel febbraio 2022 aveva annunciato che le sanzioni avrebbero ‘rovinato la Russia’, ha recentemente deplorato il loro fallimento affermando che ‘le logiche democratiche non meglio specificate sono inefficaci nelle autocrazie’ “.

Secondo “Der Spiegel”, le importazioni dall’India” ‘riguardano principalmente gasolio utilizzato per produrre diesel o olio combustibile’, affermano gli statistici tedeschi.

Recentemente l’India ha prodotto una parte significativa di questi gasoli da petrolio greggio russo.

 I grandi beneficiari di questo business sono i proprietari delle grandi raffinerie indiane:

 ad esempio il “conglomerato industriale Reliance”, che appartiene alla famiglia miliardaria indiana” Ambani”.

Oppure “Nayara Energy”, operatore della seconda raffineria più grande del Paese. Uno dei principali proprietari di “Nayara” è la compagnia petrolifera russa Rosneft, che afferma di detenere oltre il 49% delle azioni.

Un altro 49% appartiene ad un consorzio di cui quasi la metà è controllata dal gruppo di investitori russo UCP”.

Già il 30 agosto scorso, “Politico” faceva notare che “le esportazioni indiane di prodotti combustibili verso l’UE sono salite alle stelle.

A giugno, [l’India] ha esportato verso il blocco 5,1 milioni di barili di diesel e 3,2 milioni di barili di carburante per aerei, rispetto a soli 1,68 milioni di barili e 0,51 milioni di barili rispettivamente nel giugno 2021”.

Tuttavia, allargando lo sguardo ad altri Paesi europei, si scopre che il boom delle importazioni di prodotti raffinati dall’India è un fenomeno tutt’altro che limitato alla Germania.

Riguarda anche Polonia, Estonia, Lituania, Danimarca, Svezia, regno Unito, Francia ,Italia.

Bell’affare hanno fatto gli Europei… come sempre al top, soprattutto quando si tratta di prenderselo… dove non si può dire!

(nota di conoscenzealconfine)

(Redazione di Giubberosse.news)

(giubberosse.news/2023/09/17/la-farsa-dellembargo-al-greggio-russo-leuropa-acquista-volumi-record-di-petrolio-russo-raffinato-dallindia/)

 

 

 

La Deriva Supponente

della Società Moderna.

Conoscenzealconfine.it – (19 Settembre 2023) - Riccardo Sampaolo – ci dice:

 

L’americanizzazione dell’intero Occidente, intesa in termini progressisti, è ben percepibile.

 In un clima di ostilità al libero pensiero, la società moderna italiana è più bigotta di quella di ieri, con l’aggravante della supponenza.

La Democrazia Cristiana non è mai stato un partito particolarmente amato dagli Stati Uniti, tuttavia il notevole seguito elettorale che garantiva ha fatto sì, che mantenesse oltreoceano una interessante funzionalità come argine all’ideologia marxista, ampiamente rappresentata in Italia dal più grande partito comunista dell’Occidente.

È stata quindi indubbia per gli Usa l’utilità di sostenere la DC, che però dal punto di vista strettamente ideologico marcava una forte distanza dal modello culturale statunitense, fortemente centrato sulle libertà dell’individuo, che la Democrazia Cristiana riconosceva solamente in forme mediate dalla centralità della famiglia e delle tradizioni cattoliche.

In sostanza, il modello culturale statunitense aveva ben più di una incompatibilità con lo stile di vita imperniato sul cattolicesimo di cui era in parte espressione la Balena Bianca.

In definitiva la DC non era il partito più idoneo per garantire la capillare penetrazione dell’americanismo nel Belpaese, ma era, in quel momento il più realistico baluardo al contenimento del ben organizzato PCI.

Con la caduta del muro di Berlino e il venire meno della minaccia comunista da Est, la funzione di argine della DC della marea rossa perse significato, e l’avvento di tangentopoli favorirà il declino progressivo e la successiva scomparsa del partito cattolico.

Sotto la patina cattolica in progressivo disfacimento, già dalla fine degli anni Sessanta, nella società italiana, iniziava a manifestarsi sempre più convintamente un progressismo urbano e emancipatorio che trovava nel piccolo, ma agguerrito Partito Radicale, il suo più organico rappresentante.

È notorio che questo piccolo partito non ha mai sfondato elettoralmente, ma è altrettanto incontestabile che gran parte delle sue battaglie, sono state fatte proprie da altri partiti, come per esempio l’organizzatissimo Partito Comunista Italiano, che già negli anni Settanta aderì alle iniziative referendarie dei radicali.

Nel corso del tempo, complice il dissolvimento del socialismo reale ad Est, e la progressiva convinzione in larghe fasce dell’elettorato della sconvenienza all’abolizione della proprietà privata dei mezzi di produzione, caposaldo del marxismo, iniziò a verificarsi la capillare erosione dell’ortodossia ideologica del PCI – PDS, che gradualmente iniziò ad essere sempre più “saturato” dalle istanze provenienti dal Partito Radicale, che in una qualche misura determinò il sempre maggiore avvicinamento del grande partito della sinistra a fasce sociali anelanti individualismo, emancipazione e critica ai retrivi, secondo loro, valori cattolici, popolari e sacrali, visti sempre più come inutile freno alla sprovincializzazione dell’Italia.

È proprio questo “aggancio” del PCI da parte del partito pannelliano e della successiva, graduale e consistente contaminazione valoriale dal piccolo al grande partito, ad aver amplificato la mutazione genetica di quello che fu il più grande partito comunista dell’Occidente, il cui, in parte diretto discendente, l’odierno Partito Democratico guidato dall’energica Elly Schlein si rivolge convintamente a minoranze di ogni tipo, ma ha serie difficoltà ad interloquire con le classi lavoratrici, che ostinatamente non si fidano a liberarsi completamente delle appartenenze nazionali e familiari, per abbracciare un mondo nuovo, che non perde tempo a contrastare la libertà d’espressione e a inseguire principi astratti.

Nel passaggio dal mondo valoriale cattolico a quello urbano-progressista la gran parte della popolazione si illude di averci guadagnato in termini di qualità della vita, ma è pura illusione, dato che questo ultimo coacervo valoriale non perde tempo a definirsi migliore per il solo fatto di anelare un mondo nuovo che ci allontana dal retrivo passato, quando in verità il frequente ricorso da parte di questa “visione del mondo” a forme di normazione sempre più ossessiva per imporsi, tradisce la sua reale provenienza, ossia dall’alto, contrariamente al vituperato “mondo che fu”, in gran parte organico a larghe fasce della popolazione e di cui alcuni partiti di massa del passato, come per esempio la Democrazia Cristiana, si facevano interpreti, anche se con un legittimo ruolo guida.

Lo stesso moralismo cattolico, per quanto all’epoca, in alcuni casi bacchettone, aveva una tendenza a finire nei tribunali molto meno del ben più bigotto modello urbano-progressista, favorevolmente accolto dai media conformisti, ben felici di mostrare le nefandezze delle mentalità del passato e sempre pronti a nascondere sotto il tappeto i guasti e i drammi dei nuovi pregiudizi, che vanno da una consistente sottovalutazione dei diritti sociali, alla devastazione dei corpi intermedi, quali la famiglia, con argomentazioni in puro stile da Partito Radicale, volte a mettere sotto i riflettori casi estremi, non focalizzando a sufficienza aspetti statistici, che seppur nulla toglierebbero alla drammaticità di quel singolo caso, farebbero meglio percepire il quadro generale che si ha di fronte, e gli eventuali strumenti da mettere in campo.

Tra i principali eredi del mondo pannelliano non possiamo non ricordare Emma Bonino, che a scanso di equivoci, in una trasmissione del 2018, neanche si definì di sinistra, ma una liberale radicale, e ciò non deve stupire dato che lo stesso Partito Radicale nacque da una scissione a sinistra del Partito Liberale;

ciò che invece dovrebbe far riflettere, è come in Italia sia diventato egemonico e più o meno trasversale tra i partiti politici una visione del mondo, quale è quella radicale, di tipo liberista, individualista, femminista, filo anglosassone e supinamente atlantista, così lontana dalle tradizioni storico-culturali dell’Italia. L’americanizzazione dell’intero Occidente, intesa in termini progressisti, è ben percepibile, e non c’è da rallegrarsene granché.

Oggi fanno scandalo famiglie solide e numerose o agricoltori che pensano all’autoconsumo, il tutto in un clima di ostilità al libero pensiero, che induce persino qualche esponente politico a voler introdurre nuovi reati d’opinione:

 la società moderna più bigotta di quella di ieri, con l’aggravante della supponenza.

(Riccardo Sampaolo).

 (ariannaeditrice.it/articoli/la-deriva-supponente-della-societa-moderna).

 

 

 

 

Gli americani sono guidati

da media bugiardi e da

una classe politica corrotta.

Unz.com - PHILIP GIRALDI – (19 SETTEMBRE 2023) – ci dice:

 

Sta arrivando un momento” Gadarene Swine” per molti di noi?

Ogni mattina faccio una rapida scansione dei titoli che arrivano sui servizi di stampa, cancello le mie e-mail e le voci di Facebook, e poi do un'occhiata più da vicino al “New York Times online”, prestando particolare attenzione alle pagine di opinione.

Di solito non sono deluso dalla mia convinzione che l'amministrazione del presidente Joe Biden, così come l'ex presidente Donald Trump, siano stati e continuino a distruggere collettivamente quella che una volta era una nazione ammirevole, qualcosa come buttarci ripetutamente nel gabinetto della loro ambizione e avidità.

Alla luce di ciò, venerdì scorso è stato particolarmente brutto e ho avuto quello che sono arrivato a chiamare un momento “Gadarene Swine”. Per coloro che non hanno familiarità con il racconto del “Nuovo Testamento”, che proviene dal “Vangelo di Marco”, racconta come Gesù incontrò un pazzo durante il suo ministero galileo che era infestato da demoni.

 L'uomo cercò aiuto per essere guarito dalla sua infestazione e Gesù lo obbligò, ordinandogli:

"Esci dall'uomo, spirito impuro!", prima di affrontare il demone scatenato e chiedere "'Come ti chiami?'

Egli rispose: "Il mio nome è Legion. Perché siamo molti".

E lo pregò ripetutamente di non mandarli via dal paese.

Ora c'era una grande mandria di suini che si nutriva vicino alle montagne. Tutti i demoni Lo supplicarono chiedendo:

'Mandaci dai porci, affinché possiamo entrare in loro'.

Subito Gesù diede loro il permesso.

 Poi gli spiriti immondi uscirono ed entrarono nei porci.

E la mandria, che contava circa duemila, corse selvaggiamente giù per una ripida collina nel mare e annegò nel mare.

Il mio primo pensiero fu inevitabilmente una profonda simpatia per ciò che era stato fatto ai poveri maiali, ma che fu rapidamente sostituita da una depressione senza fondo indotta dagli articoli che avevo appena letto sul Times quella mattina.

Sì, noi americani siamo diventati “i maiali gadareni” e stiamo precipitando verso la morte come popolo, “guidati da demoni” rilasciati dalla gente che purtroppo siamo arrivati ad accettare come "i nostri leader".

I tre pezzi in questione erano due "opinioni", una dell'immancabile” Tom Friedman” intitolata "Un viaggio in Ucraina ha chiarito la posta in gioco “And They're Huge"

e l'altro un pezzo scritto dal comitato editoriale del giornale intitolato "Come sostenere l'Ucraina oltre le prossime elezioni".

 Il terzo articolo era un notiziario intitolato "Come presidente, Biden vede poteri di guerra più ampi di quelli che ha fatto come senatore: il presidente dice che può dirigere operazioni militari limitate senza l'approvazione dei legislatori".

 

I tre pezzi insieme suggeriscono che gli Stati Uniti sono diventati dominati dalla messa in onda di minacce speciose e spesso poco credibili come scusa per andare sul piede di guerra per sempre, o almeno fino a quando il paese non collasserà a causa delle sue priorità mal riposte.

Tuttavia, non cercherò di ricreare in dettaglio le sciocchezze vomitate dal "documento di registrazione" del paese, se non altro per respingere gli argomenti di base che vengono fatti per "seguire il corso" in guerre che non hanno alcuna ragionevole ragion d'essere per essere state iniziate.

Nessuno dei pezzi cerca nemmeno di rispondere alla domanda più basilare, che è anche evitata dalla nostra classe dirigente guerrafondaia, e cioè "Qual era o è l'interesse nazionale degli Stati Uniti a essere coinvolti in queste guerre in primo luogo?"

E sicuramente il più spaventoso dei tre articoli è quello che manda in onda l'affermazione fatta da un confuso capo dell'esecutivo Joe Biden che può iniziare una nuova guerra ogni volta che vuole, una sfida audace all'equilibrio essenzialmente anti-guerra dei poteri governativi della Costituzione degli Stati Uniti e anche all'esistente” War Powers Act”.

L'articolo include materiale come "Se sarà eletto per un secondo mandato, il presidente Biden ha promesso che andrà al Congresso per iniziare qualsiasi grande guerra, ma ha detto che credeva di avere il potere di 'dirigere limitate operazioni militari statunitensi all'estero' senza tale approvazione quando tali attacchi servivano interessi americani critici ...

Nel 2019, Biden era già passato ad abbracciare l'opinione, adottata dal ramo esecutivo sotto le amministrazioni di entrambi i partiti, secondo cui i presidenti hanno un'autorità costituzionale più ampia per effettuare attacchi limitati ad altri paesi senza l'autorizzazione del Congresso, purché non si tratti di una guerra su vasta scala.

Come presidente, sia Trump che Biden hanno usato la forza unilateralmente, citando la loro pretesa autorità costituzionale di usare la forza militare senza il permesso del Congresso.

Nell'aprile 2017 e di nuovo nell'aprile 2018, Trump ha diretto attacchi aerei contro le forze governative siriane e Biden nel giugno 2021 e nell'agosto 2022 ha diretto attacchi aerei contro gruppi di milizie sostenute dall'Iran in Siria.

Dovrei chiedere come Biden determinerà un "interesse critico americano"? O esattamente come la Siria o l'Iran hanno "minacciato eminentemente" gli Stati Uniti, che di fatto stanno occupando illegalmente il territorio siriano?

 E che dire dell'attuale guerra per procura contro la Russia in Ucraina? L'Ucraina era una minaccia per gli Stati Uniti che giustificava il portare l'America sull'orlo di una guerra nucleare?

“Friedman “è appena tornato da un viaggio di tre giorni in Ucraina e afferma:

"Quello che Putin sta facendo in Ucraina non è solo spericolato, non è solo una guerra di scelta, non è solo un'invasione in una classe a sé stante per eccessiva, menzogna, immoralità e incompetenza, il tutto avvolto in un Faragò di bugie.

Quello che sta facendo è malvagio...

Questo è un caso ovvio di giusto contro sbagliato, bene contro male, come si trova nelle relazioni internazionali dalla seconda guerra mondiale.

Forse “Tom” potrebbe fare un tentativo di guardare più a fondo nei semi della guerra in Ucraina e potrebbe anche prendere in considerazione la possibilità di cercare su Google "accordi di Minsk", "visita di Boris Johnson a Kiev" e "espansione della NATO", ma certamente esibisce il tipo di giudizio che ha mostrato per così tanti anni al “Time”s mentre si occupava del Medio Oriente.

Dove ha finalmente potuto riconoscere "l'apartheid" dopo un viaggio di quasi cinquant'anni durante il quale numerosi crimini contro l'umanità commessi dai suoi amici israeliani lo hanno guardato in faccia.

Anche l'articolo del gruppo editoriale del “Times” è incrollabile nel separare il bene dal male:

"Mentre questo consiglio ha messo in discussione alcune decisioni specifiche di Biden, come la fornitura di munizioni a grappolo all'esercito ucraino, siamo d'accordo con lui che sarebbe 'sbagliato e contrario ai principi ben stabiliti' fare pressione su un altro paese per negoziare sul suo territorio sovrano.

L'Ucraina merita pieno sostegno contro l'invasione non provocata della Russia, ed è nell'interesse nazionale dell'America guidare i suoi alleati della NATO nel dimostrare che non tollereranno le ambizioni revansciste di Putin.

È una dimostrazione dell'impegno dell'America per la democrazia e la leadership che altri potenziali aggressori stanno osservando".

È la consueta affermazione "dobbiamo essere fermi" per dare l'esempio e avvertire altri potenziali aggressori delle conseguenze.

Ma allo stesso tempo, descrivere l'attacco della Russia come "non provocato" è una completa assurdità.

E la vera ironia, per non parlare dell'ipocrisia, è il "negoziare su... territorio sovrano" quando gli Stati Uniti occupano il territorio nazionale siriano e guardano dall'altra parte e sorridono mentre Israele ruba la Cisgiordania e le alture del Golan.

Alcuni che hanno seguito da vicino lo sviluppo della situazione in Siria stanno ora segnalando che sembra che gli Stati Uniti si stiano preparando a montare una nuova serie di attacchi per rimuovere il legittimo governo di Bashar al-Assad.

Tre membri del Congresso repubblicano si sono recentemente recati nella Siria occupata per incontrare gruppi che lo stesso governo degli Stati Uniti ha etichettato come terroristi.

Questo è indicato come sostegno materiale al terrorismo che è un crimine e bisogna chiedere al nano procuratore generale” Merrick Garland” dov'era l'FBI per interrogare e possibilmente accusare e incriminare i tre quando sono tornati?

 Una grande guerra in Siria coinvolgerebbe inevitabilmente il Libano e l'Iran.

Sarebbe un disastro per l'intera regione, in particolare quando Israele approfitta della situazione e Washington interviene per "avere le spalle di Israele" anche se lo stato ebraico inizia i combattimenti.

 Ma gli Stati Uniti raramente si preoccupano di quanto pesantemente il loro stivale si abbatta sulla popolazione locale o si preoccupano di contare il costo in dollari o in vite umane.

E, naturalmente, il vero pericolo è che se si crede in questo tipo di assurdità, come hanno fatto entrambi i principali partiti politici, c'è di più da venire a noi “Gadarene Swine” a lungo sofferente, che continuerà a sopportare una serie infinita di interventi basati su nient'altro che il principio che si può farla franca con quasi tutto quando sostenuto da un budget di "difesa" da trilioni di dollari.

 E, oh a proposito, il "leader" ucraino Volodymyr Zelensky sarà a Washington questa settimana per incontrare Biden e tutti i suoi amici al Congresso anche se "discuteranno" di dargli altri $ 24 miliardi.

Vorrà assicurarsi che il messaggio venga consegnato ai suoi ospiti che è l'uomo che è al comando. Vediamo come ne parla il “New York Times”!

(Philip M. Giraldi, Ph.D., è direttore esecutivo del “Council for the National Interest”, una fondazione educativa deducibile dalle tasse 501 (c) 3 (Federal ID Number).

Le banche creano moneta

ogni giorno: chi si preoccupa

della monetizzazione lo sa?

Kriticaeconomica.com – Lorenzo Di Russo – (11 gennaio 2021) – ci dice:

 

La monetizzazione del deficit consiste nel finanziamento diretto dei disavanzi statali da parte della banca centrale, tramite l’emissione di nuova moneta.

Chi avversa questa soluzione prefigura come conseguenza della sua applicazione scenari iperinflazionistici da Repubblica di Weimar, sostenendo che qualora la BCE, previa una modifica dei trattati, “stampasse moneta” da destinare alle casse dei governi europei, l’aumento diffuso dei prezzi sarebbe inevitabile.

Rimandiamo per adesso l’analisi sulla dubbia fondatezza economica della suddetta ipotesi, in questa sede si vuole semplicemente evidenziarne l’incoerenza.

Difatti è difficile comprendere la ragione per cui questi timori inflazionistici si manifestino esclusivamente quando a creare moneta sia la banca centrale per finanziare deficit pubblici, e non quando a fare ciò siano le banche commerciali per finanziare deficit privati.

Le banche non prestano il denaro dei depositi…

Il fatto che le banche abbiano facoltà di creare moneta può sembrare strano non solo a chi non è avvezzo alle dinamiche economiche, ma anche a coloro i quali si sono formati su manuali universitari di economia, che a volte propongono descrizioni imprecise sulla materia, sminuendo il grado di autonomia delle banche e attribuendo al loro operato una funzione meramente “moltiplicativa” dello stock monetario.

L’opinione comune è che le banche svolgano una semplice attività di “intermediazione” creditizia, ovvero che si limitino a favorire l’incontro di unità in surplus (i risparmiatori) con unità in deficit (coloro i quali necessitano di risorse).

Esse presterebbero dunque una certa quantità di liquidità dei correntisti a soggetti terzi che ne fanno richiesta, ponendo a riserva un determinato quantitativo di moneta con lo scopo di fronteggiare un’eventuale ondata di ritiri simultanei di denaro (la cosiddetta “corsa agli sportelli”).

 I depositi presso la banca si dividerebbero così tra riserve e prestiti, sui quali ottenere profitti grazie ai tassi d’interesse.

Questa concezione dell’attività bancaria è anacronistica ed inesatta.

Come esaustivamente spiegato da” Jakab” e “Kumhof” , il malinteso origina dall’adozione di un approccio microeconomico per analizzare una questione “macro”.

La loro tesi è facilmente comprensibile tramite un esempio:

 se una banca A deve aumentare l’entità dei depositi per concedere prestiti, è necessario che alcuni dei suoi clienti aumentino le cifre presenti sui loro conti correnti.

Questo potrebbe verificarsi qualora i correntisti ricevessero dei bonifici da terzi (ad es: un datore di lavoro) o facessero un giroconto di risorse detenute presso un’altra banca B.

Si esclude l’ipotesi di ingenti cifre depositate in contanti, poiché in un’economia sempre più cashless si tratterebbe di un caso marginale.

L’incremento di depositi per la banca A risulterà però essere pari al decremento di quelli della banca B, così che a livello di sistema bancario come aggregato non si sarà verificato alcun cambiamento:

se la prima potrà concedere più prestiti, la seconda ne potrà erogare di meno.

Si potrebbe sostenere che le riserve aggiuntive ora detenute dalla banca A presso la BCE, ottenute in seguito al regolamento dell’operazione sul sistema interbancario dei pagamenti, le permettano di concedere più credito, ma anche questo sarebbe un errore:

le riserve acquisite da A sono quelle perse da B, e comunque esse non possono essere prestate al di fuori del circuito interbancario, così come già chiarito da “Paul Sheard”.

 

La realtà è che la crescita dei depositi, nell’aggregato del sistema bancario, può essere determinata solo dai deficit pubblici o dall’erogazione di prestiti.

le banche creano moneta tramite l’erogazione del credito.

Numerosi paper pubblicati nell’ultimo decennio da autorevoli centri studio, quelli della Bundesbank e della Bank of England su tutti, hanno dimostrato che le banche creano moneta, non prestano le risorse raccolte dai risparmiatori.

Come?

Al momento della concessione di un prestito le banche inseriscono due voci di pari importo nello stato patrimoniale:

 una nella colonna delle attività e una nelle passività.

 Questo perché il credito verso il cliente è per la banca una voce con segno positivo, mentre i depositi sono una voce con segno negativo, ed è proprio lì che la cifra appena prestata viene versata.

 Le due registrazioni si compensano, permettendo alla banca di erogare discrezionalmente prestiti, senza strette limitazioni contabili come la supposta necessità di accumulare una determinata quota di risparmi.

Un video della Banca d'Inghilterra sulla creazione di moneta da parte delle banche.

“La realtà di come la moneta è creata oggi è diversa dalla descrizione che si trova in alcuni manuali di economia:

invece di ricevere depositi quando le famiglie risparmiano e poi prestare questi depositi, le banche creano depositi nel momento in cui erogano prestiti".

(I prestiti delle banche sono fatti con “denaro creato dal nulla” che pertanto costituisce un “ATTIVO” sin dall’inizio dell’operazione bancaria prestito! N.D.R)

Banca d'Inghilterra, 2014.

Il nesso di consequenzialità che avevamo all’inizio individuato si è totalmente ribaltato:

ciò che emerge è che non sono i depositi a permettere di erogare i prestiti, anzi sono proprio i prestiti a creare parte dei depositi.

Se si considera che quest’ultimi sono una componente assai più considerevole dell’aggregato monetario rispetto alle banconote, è facile intuire il ruolo fondamentale svolto dalle banche nei meccanismi di creazione monetaria.

 

Non è necessario procedere oltre nel confutare la tesi che la banca centrale disponga del monopolio decisionale in merito ad aumenti dello stock monetario, molto ci sarebbe da aggiungere scendendo maggiormente nel dettaglio, ma per questo si rimanda alle fonti in fondo all'articolo.

Resta però da rispondere al quesito iniziale:

perché le banche che creano moneta per finanziare deficit privati non sono un problema e la banca centrale quando monetizza il deficit pubblico sembra esserlo?

È ragionevole ricercare la risposta nella vulgata neoliberista e anti-Stato della scarsa efficienza del settore pubblico.

Si pensa che le banche siano in grado, alla ricerca di un profitto, di disporre meglio di questo “potere generativo” rispetto alla banca centrale in accordo con i governi nazionali, secondo la narrazione per cui il privato è razionale e il pubblico è spendaccione; poco importa se il primo persegue interessi individuali e il secondo interessi collettivi.

Se queste sono le premesse, se lo Stato è concepito dogmaticamente come soggetto malato da limitare piuttosto che come potente agente da utilizzare, resta poco spazio per la discussione.

 Prima di avventurarsi in disperati tentativi di persuasione bisognerebbe, sin da subito, sradicare questa convinzione.

Un’opera certamente complessa, forse disperata, ma necessaria per tornare a parlare di Economia.

(Se le banche possono creare denaro dal nulla per prestiti ai privati, per quale motivo non possono fare prestiti allo Stato sempre con denaro creato dal nulla? N.D.R)

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