Libertà in pericolo per i poveri e indifesi cittadini del futuro nuovo mondo.
Libertà in pericolo per i poveri e indifesi cittadini del futuro nuovo mondo.
Gli
“Anni Trenta” Sono Davanti a Noi.
Conoscenzealconfine.it
– (18 Gennaio 2024) - Giorgio Agamben – ci dice:
I
segni dell’accecamento, dell’assenza di pensiero e di una probabile, imminente
autodistruzione, si sono vertiginosamente moltiplicati.
Nel
novembre del 1990 “Gérard Grael”, una delle menti più lucide della filosofia
europea di quegli anni, tenne nella “New School for Social Research” di New
York una conferenza il cui titolo, certamente significativo, non mancò di
provocare fra i benpensanti qualche reazione scandalizzata:
Gli
anni trenta sono davanti a noi.
Se
l’analisi condotta da “Grael “era genuinamente filosofica, le sue implicazioni
politiche erano infatti immediatamente percepibili, dal momento che in
questione, nel sintagma cronologico apparentemente anodino, erano puramente e
semplicemente il fascismo in Italia, il nazismo in Germania e lo stalinismo
nell’Unione sovietica, cioè i tre tentativi politici radicali di “distruggere e sostituire con un
‘ordine nuovo’ quello in cui l’Europa si era fin allora riconosciuta”.
“Grael”
aveva buon gioco nel mostrare come la classe intellettuale e politica europea
fosse stata altrettanto cieca di fronte a questa triplice novità di quanto lo
fosse – negli anni Novanta come oggi – di fronte alla sua inquietante, anche se
mutata, risorgenza.
Si
fatica a credere che “Leon Blum”, leader dei socialisti francesi, potesse
dichiarare, commentando le elezioni tedesche del luglio 1932, che, di fronte ai
rappresentanti della vecchia Germania, “Hitler è il simbolo dello spirito di
cambiamento, di rinnovamento e di rivoluzione” e che pertanto la vittoria di
von Schleicher gli sarebbe parsa “più desolante ancora di quella di Hitler”.
E come
giudicare la sensibilità politica di “Georges Bataille” e di “André Breton”,
che, di fronte alle proteste per l’occupazione tedesca della Renania, hanno
potuto scrivere senza vergogna:
“noi
preferiamo in ogni caso la brutalità anti diplomatica di Hitler, più pacifica,
nei fatti, dell’eccitazione bavosa dei diplomatici e dei politici”.
La
tesi di questo saggio, di cui consiglio vivamente la lettura, è che a definire
il processo storico in corso, negli anni Trenta come negli anni Novanta in cui
scriveva, sia
uno stesso primato dell’infinito sul finito, che, in nome di uno svolgimento
che si vuole assolutamente senza limiti, cerca di abolire in ogni ambito –
economico, scientifico, culturale – le barriere etiche, politiche e religiose
che l’avevano fin allora in qualche modo contenuto.
E,
insieme, anche attraverso gli esempi del fascismo, del nazismo e dello
stalinismo, “Grael” mostrava come un simile processo di infinitizzazione e di
mobilitazione totale di ogni aspetto della vita sociale non possa che condurre
all’autodistruzione.
Senza
entrare nel merito di questa analisi certamente persuasiva, mi interessa qui
piuttosto sottolineare le analogie con la situazione che stiamo attraversando.
Che
gli anni Trenta del Ventesimo secolo ci stiano ancora davanti non significa che
noi vediamo oggi riproporsi esattamente nella stessa forma gli eventi aberranti
in questione;
significa piuttosto quello che “Bordiga” aveva inteso
esprimere scrivendo, dopo la fine della Seconda guerra mondiale, che i vincitori sarebbero stati gli
esecutori testamentari dei vinti.
Dovunque
i governi, quali che sia il loro colore e la loro collocazione, agiscono come esecutori di uno stesso
testamento, accettato senza beneficio d’inventario.
Da ogni parte vediamo continuare ciecamente lo stesso
illimitato processo di incremento produttivo e di sviluppo tecnologico che “Grael”
denunciava, in cui la vita umana, ridotta alla sua base biologica, sembra rinunciare a ogni altra
ispirazione che non sia la nuda vita e si mostra disposta a sacrificare
senza riserve, come abbiamo visto negli ultimi tre anni, la propria esistenza
politica.
Con la
differenza, forse, che i segni dell’accecamento, dell’assenza di pensiero e di
una probabile, imminente autodistruzione, che Grael evocava, si sono
vertiginosamente moltiplicati.
Tutto fa pensare che stiamo entrando – almeno
nelle società postindustriali dell’Occidente – nella fase estrema di un processo di
cui non è possibile prevedere con certezza la fine, ma le cui conseguenze, se
la consapevolezza dei limiti non tornerà a destarsi, potrebbero essere
catastrofiche.
(Giorgio
Agamben, filosofo.)
(quodlibet.it/Giorgio-Agamben-gli-anni-trenta-sono-davanti-a-noi).
2024:
accelerano i rischi globali,
cala
la fiducia negli Stati,
come
dare fiducia al Sistema Italia?
Linkdin.com
- Giuseppe Vargiu – (14-1-2024) – ci dice:
(Presidente
presso UNIEXPORTMANAGER)
Si
prospetta un anno molto difficile. Non solo per chi lavora su import export e
sviluppo internazionale, non solo per il “Made in Italy”, ma per l’economia
globale.
Ce lo
dice il rapporto della Banca Mondiale, proprio nei giorni in cui una ulteriore
crisi si riapre sulle rotte del Mar Rosso, e compromette trasporti e
approvvigionamenti.
La crescita globale rallenterà ulteriormente a
causa della politica monetaria, delle condizioni finanziarie restrittive e
della debolezza del commercio e degli investimenti globali.
I
rischi includono l’escalation del conflitto in Medio Oriente, il protrarsi
della guerra Ucraina, stress finanziario, inflazione persistente,
frammentazione del commercio, e disastri legati al clima.
Sarebbe necessaria, secondo la “World Bank”,
una cooperazione globale per garantire la riduzione del debito, per facilitare
l’integrazione commerciale, per affrontare il cambiamento climatico, e per
alleviare l’insicurezza alimentare, la fame, e le migrazioni.
Politiche
economiche e strutturali adeguate e istituzioni ben funzionanti sono
fondamentali per contribuire a stimolare gli investimenti e le prospettive a
lungo termine.
Niente
di tutto questo appare probabile.
Ma
quali sono i rischi che corriamo?
Il
“World Economic Forum” la prossima settimana riunirà a Davos il consesso di
quelli che dettano legge ai governi, e di conseguenza a noi che ormai da anni
subiamo decisioni prese in nome di un “politically correct “che di corretto in
nostro favore ha poco o niente.
A
partire dal bellicismo autolesionista che ha caratterizzato negli ultimi anni
la nostra politica internazionale, aldilà degli schieramenti e dei principi
costituzionali che ripudiano la guerra.
Sono i
paperoni di Davos che comandano il mondo, per cui è importante capire dalle
loro paure quali dovrebbero essere le nostre, e quali azioni prioritarie è
necessario intraprendere, che possano andare in controtendenza rispetto a
quelle indicate a Davos.
Il “Global
Risks Report” dello scorso anno metteva in guardia su un mondo che
faticosamente cercava di risollevarsi dagli shock di pandemia, energia, guerra
ucraina.
Con l'inizio del 2024 il mondo è afflitto da
una nuova coppia di crisi pericolose: clima e conflitti.
Ma per
il WEF, paradossalmente, il primo pericolo globale è un altro.
Il “rischio
numero 1” nei prossimi due anni è la disinformazione.
I
rapidi cambiamenti economici globali, i conflitti, le ondate di caldo senza
precedenti, la crescente apatia verso i principi democratici, e la continua
evoluzione della tecnologia, stanno incidendo sull’umanità a un ritmo vertiginoso,
colpendo più duramente i più poveri e gli indifesi.
Vale a
dire stati poveri, le piccole imprese, i giovani.
Sono i
più vulnerabili alle sfide odierne influenzate da decisioni e azioni di cui non
sono responsabili.
Tuttavia
l’aspetto paradossale su cui riflettere è il fatto che il primo pericolo per i
paperoni (nostri padroni di fatto) del WEF non sono conflitti ed eventi
estremi: l
a
priorità sono “Misinformazione” e “Disinformazione”, che andrebbero, insieme
alla “Polarizzazione Sociale”, a compromettere la fiducia dei cittadini verso i
governi.
Tanto
è vero che il tema delle passeggiate di Davos nel 2024 sarà : “Re building
Trust”, ricostruire la fiducia.
Misinformazione
Disinformazione e Fiducia.
La
diffusione di informazioni false, incomplete, fuorvianti, non controllate,
emerge come il rischio globale più grave, che sarà abilmente sfruttato,
unitamente alla polarizzazione sociale, per ampliare ulteriormente le divisioni.
Tre
miliardi di persone andranno a votare a breve, non solo in Italia ed Europa, ma
anche in Bangladesh, India, Indonesia, Israele, Messico, Pakistan, Regno Unito,
Stati Uniti.
Questo accrescerà l’uso di informazioni
sbagliate, della disinformazione, della propaganda e degli strumenti che le
diffondono. Le false informazioni minano la legittimità e la fiducia dei
governi, con conseguenze che vanno dall’odio sociale, al terrorismo, alle guerre
civili e militari.
Tutto
ciò contribuirà a polarizzazioni non solo politiche o ideologiche, ma anche di
schieramenti sociali, di categorie economiche, di gruppi di stati, infiltrerà
le pubbliche opinioni su questioni che vanno dalla sanità pubblica, alla
giustizia, all’ambiente.
I
governi potrebbero essere sempre più indotti a controllare le informazioni in
base a cosa essi stessi determinino essere “vero” (tradotto significa censura).
Libertà
relative a Internet, stampa, e l’accesso a fonti più ampie di informazioni sono
già a rischio di declino.
E potremmo assistere a una vera e propria
“repressione” dell’informazione.
Non è
questa la sede per approfondire il tema dei rischi globali: aspettiamo
l’informazione (o misinformazione?) che avremo dagli inviati a Davos.
Il link al “Global Risk Report”: una lettura
davvero interessante.
In
Italia come siamo messi coi rischi globali misinformazione e fiducia nelle
istituzioni?
L’impressione
è quella dell’Italia che balla sul Titanic.
L’approccio
indotto dai media e dalla propaganda istituzionale è quello di chi si preoccupa
più del festival di Sanremo e dalla Coppa Italia, mentre il paese cammina
sonnambulo, incapace di vedere i gravi pericoli che lo circondano.
Essere
un paese in continua campagna elettorale non aiuta, perché si traduce in un
quadro di disinformazione generale e propaganda, spesso avvallata dagli stessi
organi e apparati istituzionali, che invece di portare alla soluzione dei
problemi, induce l’oppio di una falsa rassicurazione, e il messaggio illusorio
che tutto vada bene.
La
gente non ci crede più.
Il
numero crescente di elettori che hanno smesso di votare testimonia la crescente
sfiducia nei confronti di istituzioni che cercano fiducia fornendo loro per
prime informazioni non veritiere e ingannevoli.
Per non parlare di calo demografico, del blocco della
natalità, di giovani e imprenditori che vanno via dall’Italia.
Quando
dalle tematiche generali passiamo alla realtà economica e imprenditoriale,
vediamo un paese che si consola per le sue “MILLE MERAVIGLIE, SE AMMIRATO
DALL’ALTO DELLE LUSSUOSE TERRAZZE CITTADINE, DEGLI STRAPIOMBI SUL MARE, DELLE
COLLINE E DELLE CIME PIÙ ELEVATE “.
Ma se
guardiamo dal punto di vista delle Piccole imprese e della gente che lavora,
vediamo tutti “QUANTO SIA INVISCHIATO IN TUTTE LE SUE ARRETRATEZZE, SE
PRATICATO DAL BASSO “.
L’energia
dispersa delle imprese del “Made in Italy”.
Negli
scorsi decenni il nostro paese ha costruito un meccanismo virtuoso di vita
sociale ed economica, trainato dalla meravigliosa creatività di milioni di
imprese piccole ma capaci, che trovavano nel Sistema Paese e nel nostro
inesauribile patrimonio di cultura, gusto, storia, tecnologia, l’ambiente
ideale per evolversi e crescere insieme.
È
sempre stato questo il cuore del “Made in Italy”, che si è evoluto non con un
disegno razionale, ma con un adeguamento quasi istintivo degli imprenditori
italiani, che hanno creato quello “sciame”, di cui parla “De Rita”, costituito
da un pullulare di piccole realtà e talenti che si evolve miracolosamente
compatto, senza bisogno di uno schema, orgoglioso di un “Genio Italico” che
prende forma da solo e rafforza e difende ogni singolo imprenditore che si
muove in quel sistema.
Questo
sciame oggi appare disperdersi in mille scie divergenti, perdendo quell’energia
vitale che lo impregnava.
Quel
meccanismo di promozione e mobilità sociale si è usurato.
A
partire dagli anni 90 una molteplicità di fattori, Neoliberismo,
Globalizzazione, Europa, la grande finanza, sembrano coalizzati per disgregare
e indebolire la piccola impesa italiana, cuore dell'autentica produzione
nazionale, quasi a volerne disperdere la forza e la competitività.
Gli
imprenditori italiani cercano di reagire a congiunture e cambiamenti sempre più
tumultuosi, ma perdono visione, competitività, e si rinchiudono nell’orticello
dei vecchi clienti, negli angusti interessi locali e di categoria, nelle
piccole rivendicazioni, non si pongono traguardi ambiziosi, si rifugiano nel
“si è sempre fatto cosi”.
Nel
mondo dell’export e nell’innovazione vediamo quotidianamente tantissimi che
cercano di muoversi in tutte le direzioni, come schegge impazzite, senza
competenze, senza cultura adeguata, senza una strategia.
Senza
consapevolezza del valore aggiunto di muoversi insieme condividendo i valori e
le strategie che ci rendono più forti.
Quale
fiducia a un sistema pubblico coalizzato coi “nemici delle piccole imprese”?
Non
aiutano certo misure palesemente di facciata o di bottega come sono molte di
quelle contenute nella legge sul Made in Italy, le norme inattuate come la “ZES
per il Sud”, o le trovate stravaganti come la cucina italiana nello spazio.
Tutto
questo discredita le istituzioni e la fiducia nel Sistema Italia.
Il
sistema pubblico brilla nella disinformazione istituzionale, nella propaganda,
nel narcotizzare le aziende, nello spingerle, prive di competenze, nelle
braccia delle piattaforme commerciali internazionali, a vegetare senza visione
unitaria, e senza strategia.
O meglio a favorire una strategia, teorizzata senza
vergogna dai massimi esponenti della politica economica dei nostri Governi, in
base alla quale "le piccole aziende del “Made in Italy” danneggiano il
paese in quanto disturbano le élite dominanti".
Per
cui devono gradualmente estinguersi.
Viene
meno quell'energia vitale che solo una visione comune compatta e condivisa
delle piccole imprese come motore di sviluppo del paese può generare.
La
società italiana trascina i piedi con una vitalità dispersa con il beneplacito
di un potere pubblico istituzionale e burocratico coalizzato per favorire “i
poteri consolidati”.
Prevalgono
interessi spesso superiori ai governi, le imprese sono narcotizzate da un
confronto pubblico giocato su propaganda, entusiasmi effimeri, ed emozioni di
brevissima durata.
Si
parla tanto di transizione digitale, ma vediamo modelli pubblici che sono poco
più che semplici app, e basta vedere l’intelligenza artificiale del fisco che
protegge i grandi evasori e bersaglia i contribuenti onesti con cartelle pazze.
L’accelerazione
dei rischi della crisi ambientale, economica, sociale, viene accentuata dalle
continue bugie della propaganda politica e istituzionale, che non si rende
conto di generare sfiducia ad ogni nuovo annuncio maldestramente preordinato a
nascondere la realtà delle cose.
Ossia
che lo Stato non favorisce le sue Piccole imprese.
Serve
una visione che non deve essere inquinata dagli schieramenti e
dall'autoreferenzialità degli apparati, una visione che trovi il modo di
affrancarsi dai potentati finanziari, una visione che non sia ostaggio della
burocrazia.
Di
fronte ai i ritardi, alle inefficienze e al bisogno insoddisfatto di fiducia
nelle istituzioni, di politiche, strumenti, investimenti pubblici e privati, di
fronte a un sistema pubblico coalizzato insieme ai nemici della piccola impresa
occorre aprire nuove strade, e creare coalizioni alternative e Modelli positivi
per gestire il futuro difficile che ci aspetta.
Come
riportare la fiducia al Sistema Italia.
Per
fortuna nelle aziende, nelle istituzioni, e nelle associazioni c’è qualcuno che
ha il coraggio di pensare al di fuori del “pensiero unico”, del “politically
correct”, che le élite globaliste dominanti vorrebbero imporci.
Il
cambiamento non si può fare da soli, e per ricostituire un pensiero positivo
bisogna partire dalle piccole imprese e introdurre un cambiamento che parta da
nuovi modelli visionari.
La
coalizione dello status quo paralizza il paese.
Si
combatte con la coalizione del pensiero positivo, che porta avanti nuove idee e
modelli associativi professionali e datoriali di nuova generazione, che
lavorano per i propri associati, nei quali gli associati sono attivi e
protagonisti.
Modelli
positivi di approccio all’innovazione e all’internazionalizzazione che non
vanno a chiedere un obolo al sonnolento “Sistema Pubblico”, ma documentano con
i fatti, progetti, le loro iniziative che il Sistema Italia delle imprese, dei
territori, e dei professionisti è vivo, vitale, e capace di compattarsi e
coalizzarsi per il bene comune.
Ne
parleranno il 22 gennaio a Venezia la “Fondazione Ampioraggio”, “Assoreti PMI”,”
Federitaly” , insieme a” Uni export manager”, durante i Giorni dell’Export
nell’ambito di “Wine in Venice”, il primo dei grandi eventi dell'anno nella
capitale del “Made in Italy”.
(Giuseppe
Vargiu)
(Parla
il presidente Arci,
Intervista
a Walter Massa):
“Il
fascismo è un pericolo, tra poveri schiacciati e migranti deportati.”
«La
povertà esiste e in questi ultimi anni, complici le scelte completamente
sbagliate dei governi che si sono succeduti, si è anche molto trasformata e
“allargata”, oggi è ai limiti della soglia di povertà anche chi lavora 8 ore al
giorno»
Unità.it
– Umberto De Giovannangeli
intervista Walter Massa– (19
luglio 2023) – ci dicono:
Contro
la guerra, dalla parte della pace, dei diritti, dell’uguaglianza, della
solidarietà, del libero accesso alla cultura, della giustizia sociale, dei
valori democratici.
In difesa dei più indifesi.
È l’”Arci” (oltre un milione di soci; 4.401
circoli; 105 comitati territoriali) della quale Walter Massa è presidente
nazionale.
Dalla
difesa dei migranti all’iniziativa pacifista.
L’”Arci”
è parte attiva e costante di quel “mondo solidale” che non si arrende.
Quale
risposta avete tra la gente?
Se mi
permette direi anche qualcosa in più in questa terribile fase storica.
Direi parte attiva di una opposizione sociale
che esiste, si percepisce in molti contesti che noi incontriamo, dalla cultura,
ai diritti, dal lavoro al tempo libero sempre più relegato a lusso per pochi e
che ogni giorno lavora per ricomporre ciò che i governi devastano.
Una
opposizione sociale e solidale che ha delle proposte per il rilancio del Paese
e vuole metterle in pratica facendo perno sull’idea della convergenza dei
bisogni e dei diritti.
La povertà esiste, non è una colpa e in questi
ultimi anni, complici le scelte completamente sbagliate dei governi che si sono
succeduti, si è anche molto trasformata e “allargata”;
oggi è
ai limiti della soglia di povertà anche chi lavora 8 ore al giorno. Anche per
questo saremo in piazza il 30 settembre in una grande manifestazione che ha già
l’adesione di più di 100 associazioni e reti, insieme alla CGIL, perché per
salvare pace, ambiente, diritti, democrazia dobbiamo fare massa critica e
rendere evidente che esistono i soggetti e il progetto di un’altra società.
E
dunque come non pensare alle centinaia di migliaia di cittadine e cittadini che
tra pochissimo perderanno il reddito di cittadinanza?
Chi si occuperà di loro? Noi.
E
insieme a noi altre organizzazioni del terzo settore.
Perché?
Perché
siamo rimasti l’unico, concreto, presente punto di riferimento territoriale in
grado di accogliere, curare, svolgere un presidio di prossimità e soprattutto
di dare voce a chi la voce non ha più la forza di tirarla fuori.
Tutto ciò nonostante a noi questa idea di
Terzo Settore tutta funzionale a sostituire sempre più pesantemente pezzi dello
Stato che nel frattempo taglia risorse al welfare non piace proprio per nulla e
infatti siamo in campo per contrastarla apertamente.
Nel
nostro Paese come in Europa.
Sappiamo
di non essere soli e sappiamo anche che da soli non possiamo fare più di tanto
ed anche per questo nelle settimane scorse abbiamo sottoscritto un protocollo
d’intesa con la” Lega delle Autonomie Locali” per rafforzare la nostra azione
culturale, sociale e civica partendo dai territori e dalle comunità.
Ce lo chiedono i nostri circoli, ce lo chiedono sempre
più amministratori ed Enti Locali che vivono una dimensione di solitudine e
abbandono sempre più marcata.
Le
stragi di migranti si susseguono senza soluzione di continuità.
Da
tempo ormai il Mediterraneo è diventato un immenso cimitero.
Ma
l’Italia e l’Europa continuano ad osteggiare in tutti i modi l’opera salvavita
delle navi Ong e, al tempo stesso, continuano a finanziare autocrati, vedi la “Tunisia
di Saied”, e criminali spacciati uomini di governo, vedi il generale “libico
Haftar”, perché facciano il lavoro sporco al posto nostro.
È
necessario continuare a ribadire un concetto molto semplice e molto chiaro, se
serve fino alla nausea dato che è un fatto inconfutabile. Stiamo costringendo
da oltre 20 anni decine di migliaia di uomini, donne e bambini alla roulette
russa del Mediterraneo (o se volete della rotta balcanica) perché in Italia
dall’entrata in vigore della Legge 189 del 2002 (Bossi Fini) non si può entrare
regolarmente se non attraverso un decreto flussi annuale – recentemente
riattivato – valido per i soli Paesi con cui il nostro governo ha accordi.
Decreto Flussi che anche le pietre sanno
essere invece utilizzato dai datori di lavoro (e dal governo stesso) per
regolarizzare chi in Italia c’è già, facendo finta che non ci sia.
Ora,
attraversare il Mediterraneo serve solo ad una cosa dato il contesto:
a
tentare la via della regolarizzazione attraverso la richiesta d’asilo. Ecco
spiegata la roulette russa del Mediterraneo.
Quindi
il problema davvero vogliamo continuare a dire sia chi salva vite in mare?
Oppure
davvero vogliamo far credere a qualcuno che non erano evitabili le stragi al
largo della Grecia a giugno o nella tragedia di Cutro a febbraio scorso?
O
tutte le altre che non sappiamo?
E per carità non s’incolpino i militari della
guardia costiera o della marina militare che hanno nel sangue l’istinto di
salvare vite.
Ma
come abbiamo visto qualche ordine dall’alto, non si sa bene da quale ministero
partito e da chi, spesso lo impedisce.
Occorre invertire al più presto la tendenza
poiché non solo possiamo accoglierli tutti senza problema ma dobbiamo anche per
garantire il futuro stesso al nostro Paese.
Si
guardi alla Germania ad esempio e non ad Orban tanto per cominciare.
Intravedo qui alcuni segnali positivi, il
recente voto contrario e compatto in Parlamento del partito democratico al
rifinanziamento della guardia costiera libica è il segnale di controtendenza
che aspettavamo da anni.
È arrivato ed è un bene e va riconosciuto alla
nuova segreteria del PD.
È un fatto positivo in sé, ma lo è anche sul
piano comunicativo delle opposizioni che possono ricompattarsi solo sui fatti
concreti e non sulle formule.
E noi tutti abbiamo bisogno di una forte e
credibile opposizione che respinga convintamente l’idea che sta dietro al “Memorandum
d’intesa UE-Tunisia” e che ripercorre strade già viste come nel caso turco o
libico. Lo diciamo da tempo:
l’esternalizzazione delle frontiere è un
accordo contro il diritto internazionale e i diritti umani.
Con la
Tunisia succederà di nuovo:
si
firma un’intesa con un governo autoritario per impedire a persone in fuga da
guerre e persecuzioni di arrivare in Europa.
Ancora
una questione su questi temi:
tra qualche mese inizierà una importantissima
campagna elettorale per le elezioni europee – per la verità pare già iniziata
con l’approvazione della legge sulla natura ed è un segnale confortante – e
dobbiamo fare in modo che si saldino fortemente le questioni etiche, politiche
e del diritto relativamente alla salvaguardia delle vite umane con l’interesse
stesso che l’Europa ha nel proporre opportunità di costruirsi una vita nel
continente.
È ciò
che farebbe qualsiasi politico illuminato, mi permetto, di destra come di
sinistra ma in questi anni, in Europa in pochi lo hanno veramente fatto.
La
guerra senza fine.
Si
continua a discutere soltanto di invio di armi, ora anche le cluster bomb,
all’Ucraina.
E la
politica?
Chiunque,
e l’Arci è tra questi, esce fuori dal coro riarmista viene subito tacciato di
essere “filorusso”.
Lo
dico subito con chiarezza:
sono
poco interessato alle etichette che personaggi discutibili e poco coerenti
tendono ad affibbiarci.
Anzi oserei dire che proprio non mi
interessano.
Questo
presunto “filo putinismo” è parte di una propaganda bellica di parte che vede
interessi diversi connettersi.
Mi stupisce?
Certo
che no!
È la storia di ogni conflitto ed ogni
conflitto ha il suo Istituto Luce e la sua perentoria voce narrante.
Certo fa effetto leggere qualche giorno fa su
un quotidiano nazionale – auto iscritto nel campo del liberalismo – un titolo
fuorviante che insinua il dubbio sulla presunta immoralità dei pacifisti.
Fa
effetto e preoccupa perché in modo subdolo, per effetto contrario, si dovrebbe
intendere che invece chi è a favore della guerra sia da collocare nel campo
della moralità.
Concetto bizzarro e, appunto, strumentale ad
una parte.
Ma
tornando a noi dove sta e dove è sempre stata l’Arci lo sanno tutti. Stiamo
dalla parte della diplomazia, del negoziato e non delle armi. Soprattutto
adesso dove si sta concretizzando l’escalation che da mesi stiamo denunciando.
Ora siamo arrivati alle “bombe a grappolo”,
che nonostante siano bandite dal nostro paese, laddove siano marchiate
occidenti si rivelano spendibilissime nel silenzio più totale.
Ma davvero possiamo sacrificare questo nostro
Pianeta per una guerra totale che non si ha neppure il coraggio di dichiarare
tale?
E possiamo dopo oltre un anno, continuare a
pensare che solo con l’annientamento di una delle due parti la guerra possa
concludersi?
In queste ore è venuto a mancare un grande
testimone della pace, Monsignor Bettazzi.
È stato l’ultimo testimone del Concilio
Vaticano II, fondatore, presidente e animatore di “Pax Christi “che ha dedicato
la sua vita all’impegno pacifista con una scelta di campo netta.
La sua autorevolezza non è mai stata
determinata dai bellissimi discorsi che pure era in grado di fare, autentici,
sentiti e credibili ma dal suo impegno in prima persona, come in occasione del
conflitto in ex Jugoslavia.
Era il
suo corpo, erano le sue gambe che viaggiavano da un conflitto ad un altro a
determinare la sua credibilità di uomo di pace al di sopra delle parti.
Ecco, l’Arci continua a stare dalla parte di
questi uomini e di queste donne scomode, refrattarie ad ogni leaderismo, ma
convinte che costruire ponti sia impresa difficilissima ma assolutamente
possibile. “Monsignor Bettazzi”, come “Tom Benetollo” e” Dino Frisullo” sono il
nostro pantheon dell’impegno pacifista come scelta politica.
Se
volete pure ideologica, che a dire il vero non ci ha mai spaventato come
termine.
La
butto giù seccamente.
Perché contestare la “Nato globale” è
diventata una provocazione per la quasi totalità dei partiti oltreché per la
stampa mainstream?
Come
provavo a spiegare prima la propaganda in tempo di guerra lascia poco spazio ai
ragionamenti.
Intanto assumiamo questi due dati: siamo in
guerra e in guerra vige il potere della propaganda.
A senso unico.
Vale
anche per la questione Nato e per i ragionamenti ad essa collegati. Possiamo
continuare a foderarci gli occhi e non vedere che il recente vertice “Nato di
Vilnius” ha di fatto esautorato la politica estera dell’Unione, già fortemente
indebolita dal conflitto in Ucraina e a tutti gli effetti vera vittima politica
di questa guerra?
Ragionare di Nato oggi significherebbe ad
esempio ragionare della scomparsa dallo scenario mondiale delle Nazioni Unite.
Fino
al conflitto nei Balcani quel ruolo esisteva e in qualche modo, pur nelle
evidenti e pericolose ipocrisie (si pensi al massacro di Srebrenica ad esempio)
resisteva.
Dai bombardamenti in Serbia lo scenario mutò
con un sempre più forte ed evidente ruolo della Nato e un ruolo sempre più
marginale dell’Onu. Sarà ancora legittimo domandarsi perché?
Evidentemente no, in questi tempi da guerra
fredda ritrovata, e soprattutto no in quello che da anni molti analisti
occidentali considerano come il nuovo scontro tra civiltà tra occidente e
oriente.
Io mi
auguro passi presto questo pessimo clima e si torni a ragionare senza
preclusioni e senza preconcetti, con un’attenzione in più al fatto che anche in
Italia stiamo attraversando un periodo complesso – diciamo così – della nostra
informazione.
Una riflessione che come Arci ci apprestiamo a
fare sapendo che non sarà facile ma che è necessaria.
Siamo del resto al 41 posto della speciale
classifica sulla libertà di stampa nonostante il nostro Paese sia ancorato al
settimo posto quale paese più industrializzato del mondo, in Europa secondo
solo alla Germania.
L’Arci
gode di buona salute organizzativa, mentre i partiti arrancano. Qual è la
vostra “ricetta”?
Siamo
in forte crescita e ancora a molti di noi non pare vero visto che solo due anni
fa abbiamo rischiato di chiudere.
Qualche
giorno fa abbiamo distribuito oltre 1 milione di tessere e consolidiamo un dato
di affiliazioni intorno ai 4 mila tra circoli ed enti di terzo settore
aderenti.
Un
dato straordinario che ci stupisce per la rapidità del recupero ma che non ci
coglie impreparati.
Sapevamo bene che dopo la pandemia ci sarebbe
stato bisogno “di più Arci” perché diseguaglianze, esclusione sociale e diritti
sarebbero stati ancora più compromessi dalla congiuntura mondiale e soprattutto
delle sciagurate scelte degli ultimi governi.
Sapevamo anche della china che avrebbe preso
questo Governo con un attacco senza precedenti alla povertà e ai diritti
costituzionali, non serviva nessun indovino per comprenderlo.
A fare da sfondo a tutto ciò continua ad
esserci l’allarme per la crisi sempre crescente della nostra democrazia, una
crisi che si vede macroscopicamente nell’astensionismo sempre più marcato che
attraversa ogni elezione da qualche anno a questa parte.
Astensionismo che oggi, tra le altre cose,
permette alla destra al governo di far vedere solo il dito, impendendoci di
guardare la luna rappresentata da un consenso meno ampio di quello raccontato.
Non è meno grave, sia chiaro, ma è
estremamente differente da quella narrazione che vedrebbe l’egemonia di destra
prevalere sul piano culturale.
In
tutto ciò, in quel ruolo determinante in democrazia, ci siamo noi, corpo
intermedio, che prova a tenere unito il Paese e a rinsaldare i principi
democratici su cui si fondano le nostre comunità.
E in tutto questo può una associazione
culturale e di massa come l’Arci fare spallucce?
Possiamo
permetterci di rintanarci in un cantuccio (peraltro sempre meno caldo)
rappresentato da un civismo senz’anima o da una dimensione socio assistenziale
sempre più ostaggio di misere politiche pubbliche?
No,
non possiamo anche perché non lo abbiamo mai fatto.
Perché
non siamo né una associazione di volontari intesi come coloro che devono donare
qualche ora alla settimana “per fare del bene ad altri” e non siamo neppure una
associazione di operatori sociali che debbono strenuamente difendere un lavoro,
per quanto importante.
Non
c’è un giudizio in questo mio schematismo ma la convinzione che l’Arci, in
questa ritrovata fase identitaria, sceglie nuovamente di essere prima di tutto
una organizzazione di uomini e donne che utilizzano l’associazione come
strumento di emancipazione, come a suo tempo Tom Benetollo ci insegnò:
“Abbiamo scelto di essere parte del campo
delle forze più vitalmente interessate al cambiamento.
Sul
terreno della socialità, della cultura, della solidarietà, dell’inclusione. Non
surroghiamo i partiti, non tappiamo i buchi dello stato sociale, non siamo al
servizio di chi vuole servirsi, pro domo sua, delle istituzioni.
Siamo
un’associazione di uomini e donne liberi e uguali, refrattari a ogni
leaderismo, che agiscono su un terreno, quello dell’autogestione, che produce
ciò che i nostri antenati hanno chiamato emancipazione”.
Che
destra è, vista dall’”Arci”, quella che governa l’Italia?
Se mi
concede la battuta, questa è una destra che fa la destra.
Chi si stupisce oggi o è in malafede o deve
ricredersi.
È una destra come non l’abbiamo mai conosciuta
in passato perché nessuno, tantomeno il ventennio di ubriacatura berlusconiana,
l’ha mai veramente impersonificata.
Certo l’ha sdoganata nel 1994 ma non ne ha mai
veramente rappresentato le istanze e tutto ciò si vede bene oggi, nelle
continue frizioni tra un centro destra rappresentato da Forza Italia e Lega e
una destra rappresentata da Fratelli d’Italia.
Mi
consenta una specifica non di poco conto per chi leggerà:
non
sto dicendo che c’è in quella coalizione qualcosa da salvare da una parte, ma
che sono cose diverse.
A
volte, molto diverse tra loro ed è bene saperlo.
Questa
destra meloniana sta sferrando attacchi a destra e a manca, senza soluzione di
continuità;
gli
attacchi alle libertà, ai diritti civili, e all’autodeterminazione delle donne
sta svelando tutta la portata di questa “Destra-Destra”.
Il
pericolo fascismo per molto tempo è stato sottovalutato e in tanti non hanno
voluto sentire ragioni.
Questa
destra quindi non va sottovalutata e i segnali che arrivano dall’Europa, di una
certa insofferenza dei popolari alle varie fiamme nuovamente accese è lì a
dimostrarne la reale pericolosità.
Questa
destra infatti è molto pericolosa, ha una storia alle spalle, ha
un’organizzazione di partito che ha attraversato il novecento, ha un’ideologia,
conservatrice e regressiva sui diritti civili.
È una
destra che non riesce a pronunciare la parola antifascismo perché è educata al
revisionismo storico e culturale.
La guerra in Ucraina ha poi svelato
inequivocabilmente quanto la subalternità atlantica si equilibri con una
tensione euro critica tenuta assieme da una narrazione continua della nazione
comandata da un capo che parla direttamente al popolo.
Non vi pare un film già visto?
Noi siamo alternativi a tutto ciò e ne abbiamo
la consapevolezza.
Anche
per questo, come diceva lei in precedenza, godiamo di buona salute.
Molte cittadine e molti cittadini trovano in
noi un punto di riferimento capace di costruire una reale alternativa che parte
dal basso, dai
territori
in forte crisi e dalle comunità.
Ed è lì che la credibilità dell’”Arci” e dei
suoi circoli si sostanzia.
(Umberto
De Giovannangeli).
STATI
UNITI D’AMERICA:
IL
NUOVO TERZO MONDO.
(L’America
di Trump).
Glistatigenerali.com
- LUCA FRANCI – (31 Luglio 2022) – ci dice:
In
futuro, quando storici e sociologi scriveranno del defunto esperimento
americano, dovranno constatare che, nonostante la retorica sulla libertà e
l’uguaglianza, questo immenso paese è un catino di razzismo, misoginia,
omofobia, xenofobia, fondamentalismo religioso, oscurantismo antiscientifico,
ignoranza e – soprattutto – di gravi disuguaglianze economiche.
Ciò
che resta del sogno democratico è un sistema plebiscitario, quasi senza
elettori, sottomesso ai ricchi, imperiale.
Questi
sono i fatti:
ai posteri resta solo la valutazione se gli
Stati Uniti abbiano mai una reale speranza di diventare ciò che avevano sognato
di essere, o se il sistema, fondato sulla violenza cieca del potente sul misero
(pellerossa, operaio, immigrato non mitteleuropeo) non fosse condannato al
fallimento fin dall’inizio.
Incapace
di amministrare ragionevolmente la popolazione, l’élite globalista ha smarrito
sé stessa, perché in questo paese non contano i risultati, ma il successo
individuale.
Lo sport più praticato, a tutti i livelli, è lo
scaricabarile, che si manifesta in assurdi procedimenti giudiziari contro
aziende di microonde che non specificano a lettere abbastanza grosse che,
scaldati nel forno, i gatti muoiono.
O che oltrepassare i limiti di un cantiere
stradale e cadere in una buca può avere effetti estremamente nefasti.
Oltretutto,
il sistema legale punisce le persone povere:
migliaia di senzatetto vengono arrestati per
vagabondaggio, e ragazzini fermati al volante con infrazioni leggere finiscono
in galera perché i genitori non hanno i soldi per la multa o per la cauzione.
Sono
cifre da capogiro:
nel
2021 c’erano 500’000 persone in galera perché non potevano pagare – una scelta
suicida, perché ogni carcerato costa, le prigioni sono aziende private che
puntano a guadagnare, l’intero sistema costa ogni anno 13,6 miliardi di dollari
al fisco – un fisco che si finanzia solo sulla carta, aumentando i debiti di
cittadini già divenuti mendicanti, che hanno perso tutto, persino l’accesso
alle cure mediche.
Negli ultimi trent’anni il divario tra ricchi
e poveri è più che raddoppiato.
Per
capirci:
in Europa, c’è chi pensa che essere povero
significhi non potersi permettere di comprare ciò che si vuole – un vestito,
uno smartphone, un pranzo al ristorante, una vacanza.
L’istituto
di statistica italiano (ISTAT) definisce “povero assoluto” valutando la
situazione familiare ed i suoi costi, l’età dei suoi componenti (specie i
bambini e gli anziani), l’area geografica di residenza, e facendo un calcolo
tra entrate e uscite di ciascuno.
Nell’Europa
occidentale, è considerato in miseria chi guadagna meno (a seconda del paese)
di 1250 € mensili al sud e 1800 € al nord e nel centro Europa.
Negli
Stati Uniti, oltre l’11% della popolazione vive con meno di 900 € al mese, e la
metà di queste non ha entrate. Zero.
Dorme in strada, in aree sempre più ampie ai
confini delle città, vive di espedienti, muore per malattie altrove debellate.
Ovvio:
se confrontiamo gli abitanti degli Stati Uniti
con quelli di gran parte dell’Africa subsahariana, la povertà americana è meno
estrema.
Gli Stati Uniti non hanno carestie diffuse e
bambini deformati dalla fame e dalle malattie.
Tuttavia, gli analisti sostengono che il
confronto rilevante sia con i paesi ricchi (Unione Europea, Canada, Giappone,
Australia), ed allora diviene evidente che i dati dell’OCSE, mostrano
un’America straziata dalla miseria più cupa.
L’economia
americana è cresciuta a un ritmo positivo per decenni, ma quasi esclusivamente
per i bianchi caucasici.
Secondo
la Banca Mondiale, nel 2013 nel mondo 769 milioni di persone vivevano con meno
di 1,90 dollari al giorno; sono i più poveri del mondo.
Di
questi, 3,2 milioni vivono negli Stati Uniti e 3,3 milioni in altri paesi ad
alto reddito (la maggior parte in Italia, Giappone e Spagna).
Decine
di paesi dell’”Ocse” hanno livelli di povertà sostanzialmente inferiori
rispetto all’America: Francia, Irlanda, Germania, Paesi Bassi, Svezia e
Svizzera, hanno un numero di poveri inferiore alla metà di quello degli Stati
Uniti.
Questo
numero di poveri è talmente grande, da trasformare la pietà in un senso di
minaccia e disgusto.
LA
SPECIFICITÀ DELLA POVERTÀ NEGLI STATI UNITI.
New
York, primavera del 2022: oltre 77’000 persone vivono oramai sui marciapiedi.
Tradizionalmente,
nell’Europa occidentale, dopo gli anni del boom economico e della ricostruzione
postbellica, la percentuale di senzatetto è costituita per lo più da immigrati.
Negli
Stati Uniti, oramai, la stragrande maggioranza dei senzatetto è costituita da
esponenti della borghesia che, per un motivo o per l’altro (licenziamento,
divorzio, infortunio sul lavoro, mancanza di sostegno pensionistico) è stata
estromessa dal sistema.
Una
volta finiti fuori dal circuito, si perde ogni diritto di cittadinanza, poiché
il diritto americano cerca (da sempre) di nascondere l’esistenza della povertà,
di marginalizzarla, di renderla invisibile – anche se oramai un cittadino
americano su tre, se non vive in strada, abita in una roulotte o in uno slum ai
confini delle città.
Per lo
Stato si tratta di persone colpevoli di “reato contro la qualità della vita”.
Ma il
loro numero cresce, nonostante le leggi emanate negli ultimi anni, in tutti gli
Stati, vietino il campeggio, lo stare seduti o sdraiati per strada, in una
situazione nella quale non vengono offerte strutture di sostegno sociale.
Gli
homeless d’America, ostacolati da leggi e società, vivono la loro condizione
con un senso di colpa profondo, che si tramuta in autolesionismo.
Nel
Paese in cui vive il 41% dei ricchi del pianeta, 105 milioni di persone fa
fatica a far fronte ai bisogni più elementari.
Il
collasso del sistema è iniziato negli anni 70, a causa delle crisi petrolifere,
dell’esplosione dell’inflazione e dell’automazione dell’industria
manifatturiera che, in alcuni Stati, laddove un sindacato comunque
tradizionalmente debole non è riuscito a costruire una rete di salvataggio
sociale per i lavoratori meno qualificati.
A ciò
si è aggiunto il dumping crescente sui prodotti agricoli, e la fine dei dazi
protettivi del sistema.
La
mannaia è caduta con la legislazione del XXI secolo:
il diritto americano offre aiuti ai più
ricchi, sotto forma di imponenti riduzioni fiscali ed agevolazioni per
l’acquisto della prima casa.
Le 400
famiglie più ricche degli Stati Uniti pagano meno tasse della classe media.
Il “Tax
Cuts and Jobs Act”, convertito in legge dal presidente Trump alla fine del
2017, ha punito operai e lavoratori occasionali.
Gli
Stati Uniti, oggi, “hanno il sistema fiscale di una plutocrazia”, affermano
economisti importanti come” Emmanuel Saez” e “Gabriel Zuc man”.
Anche
il sistema legale è quello di una plutocrazia, come spiega l’avvocato e
attivista” Bryan Stevenson”:
“Abbiamo
un sistema di giustizia che ti tratta meglio se sei ricco e colpevole che se
sei povero e innocente”.
Continua
“Stevenson”:
“Nella
cruciale questione della possibilità di mantenere un tetto sulla propria testa,
la recente storia degli sfratti negli Stati Uniti (che oggi sono milioni ogni
anno) lo dimostra.
Sono i
proprietari di casa, con il sostegno di avvocati, a usare i tribunali per
mandare via gli inquilini più deboli (che per il 90% non possono permettersi
una difesa).
E sono
sempre i proprietari a girare a proprio favore le mille pieghe delle norme, nel
cui spazio si annidano le vie più subdole per liberare gli alloggi.
Il
degrado sociale degli indifesi cresce, sempre più bambini vivono in strada:
la
popolazione dei senzatetto è oggi formata in grande misura da famiglie e la
categoria di homeless in maggior crescita è quella dei bambini: 2 milioni e
mezzo, uno ogni 30 minori.”
Un
allarme finora recepito solo dalla Commissione sullo Sviluppo Umano della Conferenza
Episcopale degli Stati Uniti.
PERCHÉ
SI DIVENTA HOMELESS?
Chi
spende più del 32% del proprio reddito in affitto determina un aumento più
rapido dei senzatetto.
Le
ragioni per l’esclusione sociale sono molte.
Tra quelle radicate nella consapevolezza degli
Americani, la più diffusa è la malattia mentale:
la
privatizzazione dell’assistenza psichiatrica ha prodotto un picco di senzatetto
negli anni ’80.
Nel
2015, un quarto dei senzatetto soffriva di gravi disturbi mentali.
Una
causa che va a braccetto con la tossicodipendenza:
più di un terzo dei residenti dei rifugi per
senzatetto si droga o è alcolizzato.
Ma la ricerca va oltre i pregiudizi, ed ha
scoperto che il motivo principale dell’emarginazione è il costo e la scarsa
disponibilità degli alloggi.
Secondo la relazione del “gruppo immobiliare
Zillow” (2018), il numero dei senzatetto si impenna ovunque le persone debbano
versare più del 32% del proprio reddito all’affitto.
La
povertà innesca una spirale di violenza domestica, arresti, carcerazioni e
sfratti, che portano all’alcolismo, al consumo di droghe e al disagio
psicologico.
Chi si
droga, negli Stati Uniti, viene espulso dai programmi di welfare, non ha più
diritto ad una casa, non ha diritto ai pasti gratuiti, viene incarcerato e gli
vengono portati via i figli.
Questo non fa che generare altro disagio,
altra povertà, l’impossibilità di reinserimento e contribuisce alla formazione di una
casta di paria:
gli intoccabili, disprezzati da tutti e a cui
la società non offre che una cella, rendendo il sistema carcerario americano il
più grande del mondo per rapporto detenuti/numero di abitanti.
E
quando escono, vanno a rafforzare la cifra di 580’000 senzatetto censiti,
226’000 dei quali dormono in auto, per terra, in edifici abbandonati.
Due
terzi sono adulti non sposati, un terzo sono intere famiglie o giovani single.
E se sono stati in galera perdono il diritto
di entrare in lista per un alloggio.
Non
c’è alcuna difesa, nemmeno se si seguono le regole:
negli
Stati Uniti il salario minimo ammonta a meno di otto dollari l’ora, una cifra
che non consente di sostenere un affitto in un alloggio dignitoso:
i canoni di locazione aumentano, i salari no.
Con la pandemia, naturalmente, tutto è peggiorato,
specie tra le famiglie di colore.
La
ricchezza globale dei miliardari è salita alle stelle a un ritmo senza
precedenti:
uno
studio pubblicato dalla banca svizzera UBS e dalla società di consulenza PwC ha
rilevato che la ricchezza totale dei 2189 miliardari mondiali è salita ad un
massimo record di 10,2 trilioni di dollari, cancellando il precedente record di
8900 miliardi registrato alla fine del 2017.
Una
ricchezza esorbitante che, grazie a Trump (ed al fatto che Biden non ha
cancellato le leggi della presidenza precedente) non contribuisce in alcun modo
al finanziamento di uno stato sociale che aiuti i più bisognosi.
Di
recente” Pro Pubblica” ha riferito che, mentre la famiglia media americana, che
guadagna circa 68’000 dollari all’anno, paga il 14% di tasse federali, i 25
americani più ricchi pagano una “reale aliquota fiscale” del 3,4%, nonostante
una crescita della ricchezza di 401 miliardi di dollari tra il 2014 e il 2018.
Elon Musk, ad esempio, ha superato lo scoglio
dei 100 miliardi di dollari per diventare il quinto cento-miliardario del
mondo, e ha visto la sua ricchezza aumentare del 242% nei primi otto mesi del
2020 (Jeff Bezos ha aggiunto 65 miliardi di dollari al suo patrimonio netto
quest’anno).
(Settembre
1968: manifestazione contro la povertà ad Atlanta in Georgia.)
Un
fattore cruciale nell’esplosione della ricchezza è lo sviluppo del mercato
azionario.
La
Federal Reserve stima che il 10% più ricco degli americani detenga più dell’88%
di tutte le azioni disponibili in società e quote di fondi comuni di
investimento.
Chi, durante la pandemia, ha avuto accesso
alla finanza ed ha potuto lavorare da casa, si è arricchito, gli altri hanno
perso molto – o tutto, compresa la vita, visto che la pandemia è finora costata
210’000 morti.
Secondo
l’”Internal Revenue Service”, l’agenzia che riscuote le tasse, è più facile
controllare i poveri che i ricchi, giustificando questa affermazione lamentando
le carenze di organico – e, quindi, di volontà politica.
Per
l’americano medio è un prezzo sociale accettabile sapere che se perdi il
lavoro, la borsa di studio, ti ammali, ti separi, puoi tirare avanti per un
mese, poi finisci per strada – ed i figli ci finiscono ancora prima, perché la
loro famiglia implode o li rifiuta:
non è
un caso se i gay, le lesbiche e i transgender rappresentano il 40% dei giovani
senzatetto, e l’80% appartiene ad una minoranza etnica (afroamericani, latini o
asiatici).
Questo
mentre i bianchi detengono l’85% della ricchezza, contro appena il 4,1% delle
famiglie nere:
il patrimonio medio delle famiglie nere nel
2016 è di 17’150 dollari, quello delle famiglie caucasiche è di 171’000
dollari.
I
tassi di povertà più elevati sono quelli degli indiani d’America (23%) e dei
neri (21%).
Il
gruppo successivo è quello degli ispanici (17%), seguito dagli asiatici e i
bianchi (8%).
I tassi di povertà variano considerevolmente
in base al livello di istruzione:
25% di
coloro che non hanno un diploma di scuola superiore, 4% di coloro che hanno un
diploma di laurea o superiore.
Si
stima che la California, che ha alcune delle abitazioni più costose del paese,
abbia più del 25% della popolazione senzatetto della nazione. Circa il 70% dei
senzatetto dello stato vive all’aperto, e nel gennaio 2020, un sondaggio
federale ha rilevato che il 70% di costoro dichiara di essere senzatetto per la
prima volta.
Gli
stati con le percentuali di povertà più alte si trovano in gran parte nel sud,
nel Mississippi (20%), la Louisiana e il New Mexico (19%) e il West Virginia
(18%), mentre la maggior parte degli stati del nord-est hanno percentuali
inferiori al 10%.
LA
FINE DEL SOGNO AMERICANO.
(Le
amministrazioni comunali distruggono gli accampamenti per senzatetto).
Le
iscrizioni ai college stanno precipitando come mai prima d’ora in tutte le
categorie, dai community college alle università private.
La recessione ha costretto molti giovani a
scegliere tra istruzione e lavoro, e molti scelgono quest’ultimo.
Quando,
nella primavera del 2020, il COVID ed il lock-out hanno frenato l’economia, i
media hanno ipotizzato che ciò avrebbe causato un boom di nascite.
È
accaduto il contrario.
Dall’11 settembre alla guerra al terrorismo,
alla crisi finanziaria del 2008, alla crescente disuguaglianza, tutto ha
contribuito a distruggere la fiducia delle giovani generazioni.
L’ America non attrae più i giovani studenti
esteri:
dalla
Colombia al Marocco e all’Afghanistan, tutti sono cresciuti osservando
l’America disonorare sé stessa.
Molti
college stanno chiudendo, ed andrà peggio se la popolazione continuerà a
diminuire.
Lo
sperpero di trilioni di dollari per la Guerra Fredda, per il Vietnam e la corsa
agli armamenti nucleari, la presidenza di Richard Nixon con la corruzione
dilagante e lo scandalo Watergate, la distruzione della rete di sicurezza
sociale voluta da Ronald Reagan e continuata con Clinton, Bush e Obama , la
guerra del Golfo nel 1990-91 e l’impegno in infinite guerre in Afghanistan,
Iraq e altrove, il crollo di Wall street del 2008 e, per ultima, l’epidemia di
Covid-19, tutti questi avvenimenti hanno arricchito i lobbysti ed i loro
clienti, ma hanno costretto milioni di persone alla miseria e nella” gig
economy” (quella dei lavoretti occasionali, come Uber, Deliveroo e Glovo).
Tutto
peggiora ad una velocità sempre maggiore:
il conflitto etnico e di classe, l’ignoranza,
l’arretramento democratico e istituzionale, l’assistenza sanitaria e la
disuguaglianza.
Nessun
altro paese occidentale ha un’infrastruttura sanitaria pubblica così povera o
una rete di sicurezza sociale così sbrindellata.
Quando il Congresso ha approvato la riforma
del welfare, nel 1996, ai singoli stati è stata concessa maggiore autonomia su
come utilizzare i finanziamenti federali per gli aiuti ai poveri.
Ventisei anni dopo, gli stati usano questa
libertà per non fare assolutamente nulla – ogni anno ci sono 5,2 miliardi di
dollari di fondi non spesi del programma di assistenza per le famiglie
bisognose, o TANF.
I
livelli americani di violenza della polizia e della criminalità sono
paragonabili a quelli del Venezuela e del Sudafrica, e persino Cuba e Bosnia
hanno dati migliori sui tassi di mortalità infantile e altri indicatori
sociali.
Bisogna
tornare indietro fino ai regni di Nerone a Roma (I secolo) o dello zar Nicola
di Russia all’inizio del XX secolo] per trovare tale inettitudine di fronte a
enormi minacce.
La maggioranza degli americani si preoccupa a
malapena degli altri americani, specie di quelli che hanno la pelle scura.
Questa
è la conseguenza di 400 anni di razzismo e narcisismo.
Un decennio di populismo, intriso di sangue,
ha reso la politica selvaggia e divisiva, e ancor meno capace di compromessi
che potrebbero salvare vite umane.
Una
nazione in cui ai diciottenni è proibito acquistare una birra ma possono
legalmente comprare armi semiautomatiche smaschera una grave paralisi politica.
Milioni
di persone sono senza diritto di voto, e non sono tutelati da nessuno.
Barriere
linguistiche, disparità socioeconomiche, mancanza di accesso ai trasporti, alla
casa, alla posta ed al digitale limitano la partecipazione di chi versa in
condizioni economiche precarie.
E se
non hai un tetto sulla testa non puoi avere una carta d’identità –
semplicemente smetti di esistere.
La
perdita del diritto di voto è la perdita della voce nel processo democratico.
IL
MITO DELL’AUTODIFESA E LA RINUNCIA AL SISTEMA SANITARIO.
(Un’immagine
di uno delle decine di massacri perpetrati nelle scuole americani da studenti
impazziti)
L’America
è una nazione nata dalla violenza, che attualmente “vanta” un tasso di omicidi
con armi da fuoco circa 20 volte superiore a quello della media di altri paesi
industrializzati.
Le sparatorie di massa sono all’ordine del
giorno.
Indubbiamente,
l’autodifesa è stata a un certo punto della storia americana una necessità per
la sopravvivenza, negli Stati Uniti, quello di possedere armi è un diritto
sancito dal secondo emendamento della Costituzione.
Questa
mentalità alimenta il dilagante possesso di armi legali e illegali. Se chiedi
ai sostenitori delle armi perché hanno bisogno di una pistola, molto spesso la
risposta è che ne hanno bisogno per difendersi dalle persone che possiedono
armi.
Ormai
ha una pistola o un fucile almeno il 39% delle famiglie americane. E non è solo
chi ha già delle armi ad acquistarne di nuove:
secondo
i dati sono tantissimi coloro che solo recentemente hanno scelto di armarsi.
Che
quello dell’autodifesa sia un mito illusorio è evidente se si considera il
numero di sparatorie nelle scuole.
Un
mito fomentato dalla “NRA” “National Rifle Association”, una lobby capace di
determinare elezioni presidenziali, che nel 2016 ha speso più di 50 milioni di
dollari per sostenere Donald Trump – in crisi per le lotte intestine e lo
scandalo che ha travolto il suo capo, “Wayne La Pierre”, accusato di aver
sottratto 64 milioni di dollari dalle casse della sua stessa organizzazione.
Secondo
un rapporto dello “Small Arms Survey” del 2018 i cittadini degli Stati Uniti
possiedono 393,3 milioni di armi, una cifra superiore alla popolazione (330
milioni).
È
un’onda che cresce:
gli
americani comprano in massa dal 2020, spaventati dalla pandemia e dalle rivolte
razziali. I massacri, lungi dal reprimere la domanda, stimolano gli acquisti.
Dopo
la sparatoria a “Uvalde” (Texas) le azioni di “Smith & Wesso”n sono
aumentate dell’8,9% e quelle di “Sturm Ruger” , il produttore di pistole, sono
aumentate del 6,1%.
I
soldi per armarsi si trovano, quelli per curarsi meno.
Ognuno
combatte per pagare la costosa assistenza sanitaria, e c’è poca fiducia che il
governo federale attuerà riforme per migliorare le cose. Per coloro che hanno
salari molto bassi, che cercano di crescere i figli, dopo aver pagato alloggio,
elettricità, cibo, trasporti e assistenza all’infanzia, pagare anche
l’assicurazione sanitaria è impossibile.
L”’Affordable
Care Act” (o Obamacare) è stato progettato per rendere l’assicurazione
accessibile agli americani con redditi bassi e moderati. Tuttavia, non è
sufficiente.
Alla fine del 2021, in un sondaggio circa 100
milioni di americani descrivono il sistema sanitario come “costoso” o “rotto”.
Quasi
la metà afferma che la propria fiducia nel sistema diminuisce.
Un
adulto su 20 afferma che un amico o un familiare è morto perché non poteva
permettersi cure mediche.
Gli
Stati Uniti spendono quasi 4 trilioni di dollari per l’assistenza sanitaria,
rendendolo il sistema più costoso del mondo.
Eppure,
secondo il” Commonwealth Fund”, produce risultati inaccettabili
nell’aspettativa di vita, i tassi di obesità, il trattamento delle malattie
croniche e i tassi di suicidio, rispetto ad altri paesi occidentali.
Ovviamente, anche il sistema sanitario tratta i bianchi in modo diverso dai
neri e dalle altre etnie.
Gli
afroamericani, a parità di prestazione, sono pagati meno dei bianchi e, quindi,
fanno più fatica a raggiungere un solido benessere.
Quasi
il 50% degli americani è senza pensione.
Il
governo non aiuta i cittadini ad organizzarsi per la pensione, i giovani non
riescono ad immaginare di essere vecchi, quindi non risparmiano – e quando si
rendono conto del problema, è troppo tardi.
Clinton,
Bush e Obama hanno cercato di far passare i piani pensionistici attraverso il
Congresso.
Hanno
fallito, e il piano di Obama, il “Retirement Enhancement and Savings Act”, è
morto al Congresso quando Trump è entrato in carica.
Le
promesse sulle pensioni di Biden sono state deluse, visti i rapporti di forza
al Congresso.
L’attuale
pensione dipende dal piano 401(k), ma molti dei cittadini della classe media
smettono di pagarlo, perché hanno bisogno di denaro per le emergenze.
STATO
DI POLIZIA ED ESTREMISMO DI DESTRA.
(25
maggio 2020: la Polizia di Minneapolis assassina “George Floyd”, un inerme
cittadino di colore).
Completamente
fuori controllo, la polizia, che a colpi di pistola e botte, tiene in scacco la
popolazione, ormai convinta che il sistema giudiziario non tratti tutti allo
stesso modo.
Ogni
anno circa 1000 civili vengono uccisi da agenti delle forze dell’ordine.
Nei due anni trascorsi dall’omicidio di George
Floyd, gli Stati Uniti hanno fatto pochi progressi nella prevenzione, e le
promesse di riforme non sono state mantenute.
Quelle
riforme prevedono di togliere finanziamenti alla polizia, ma Joe Biden, che
sostiene la politica opposta, ha presentato una proposta di budget di 30
miliardi di dollari in più per le forze dell’ordine e per gli sforzi di
prevenzione della criminalità, compresi i finanziamenti per mettere più agenti
di polizia nelle strade.
Negli
Stati Uniti la polizia uccide molte più persone rispetto a quella di altre
democrazie industriali avanzate.
Gli
scontri violenti hanno effetti profondi sulla vita quotidiana.
La
polizia svolge un ruolo chiave nel mantenimento delle disuguaglianze
strutturali tra le persone di colore e i bianchi.
E il
bersaglio degli agenti in uniforme sono uomini e donne afroamericani, indiani
d’America, nativi dell’Alaska e uomini latini che corrono un rischio più
elevato per tutta la vita di essere uccisi rispetto ai loro coetanei bianchi.
A partire dagli anni ’80 la polizia ha usato
la strategia delle “finestre rotte”, secondo cui i segni visibili del crimine
(come stato d’alterazione, dormire fuori, disturbare la pace e bighellonare)
creano un ambiente che incoraggia il crimine e il disordine, compresi i crimini
più gravi, e vanno duramente repressi.
La
detenzione preventiva ha un impatto sproporzionato sulle comunità di colore.
A
livello nazionale, oltre il 60% dei detenuti è incarcerato in attesa di
giudizio e oltre il 30% non può permettersi di pagare la cauzione.
L’austerità
nei programmi di assistenza sociale ha portato la polizia e le carceri a
diventare risposte universali ai problemi sociali, ma anche a creare ingenti
costi per i risarcimenti dei civili per la cattiva condotta della polizia:
dal 2010, la sola città di St. Louis ha pagato
oltre 33 milioni di dollari, e Baltimora è stata ritenuta responsabile per
circa 50 milioni di dollari per il brutale comportamento dei poliziotti.
Negli
ultimi 20 anni, Chicago ha speso oltre 650 milioni di dollari.
Eppure,
la smodata violenza della polizia, per una parte importante della popolazione,
è ancora insufficiente.
La democrazia negli Stati Uniti è messa a dura
prova da gruppi di estrema destra e organizzazioni paramilitari, finanziate da
partiti politici e aristocratici milionari.
La gravità della situazione è divenuta chiara
a tutti con l’assalto a “Capitol Hill dei suprematisti bianchi e dei fan di
Trump”, il 6 gennaio 2021.
Sempre
più organizzazioni illegali, come gli “Oath Keepers,” i Florida 3%ers” ed i “Proud
Boys”, si formano con l’intento di sovvertire lo stato di diritto.
Questi gruppi sono diretti da personaggi con
background militare, come “Mike Clampitt”, un capitano dei vigili del fuoco in
pensione di Charlotte (Carolina del Nord), militante degli “Oath Keepers”,
un’organizzazione neofascista con oltre 35mila iscritti, tra cui dieci
parlamentari, due ex parlamentari di singoli Stati, un candidato attuale,
diversi commissari di contea dell’Indiana, dell’Arizona e della Carolina del
Nord, sceriffi o poliziotti nel Montana, Texas e Kentucky, detectives in Texas
e Louisiana, e un alto funzionario di una città del New Jersey.
Queste
organizzazioni, i cui membri si presentano agli eventi pubblici armati
pesantemente ed amano scontrarsi con i militanti di sinistra, credono in un
oscuro vertice di assurdi complotti.
Con la crisi economica, c’è il rischio che
sempre più persone scelgano uno di questi movimenti estremisti, che fanno
proselitismo nella sottocultura urbana attraverso l’utilizzo dei social
networks.
I CONTROVERSI
VALORI DEL POPOLO AMERICANO.
(6
gennaio 2021: I membri di “Proud Boys” inneggiano al potere dei bianchi davanti
al Campidoglio.)
L’immobilismo
della politica di fronte a simili eventi fa riflettere anche sul significato
delle manifestazioni sull’aborto di queste settimane.
La decisione di vietare il diritto all’aborto
non significa eliminarlo, ma renderlo clandestino.
Le
donne non cessano di essere libere, mettono a rischio la propria vita per
rimanere tali.
A
riguardo circolano molte teorie complottistiche.
C’è chi trova un collegamento tra questi
eventi, e li unisce ad una secolare storia di panico sui tassi di natalità dei
bianchi.
Comprenderli,
rivela le radici comuni della violenza razzista e delle politiche
antiabortiste.
Entrambi
fanno parte di una lunga storia di ansia americana per la fertilità e la
riproduzione di una “razza bianca”.
Un’idea
che afferma che esiste un complotto per sostituire la popolazione bianca con
immigrati e afroamericani.
I repubblicani hanno recentemente fatto della
teoria un cavallo di battaglia, ma la storia è antica ed è collegata a
preoccupazioni razziste ed eugenetiche sul presunto declino demografico della
popolazione caucasica.
Queste
stesse preoccupazioni hanno contribuito a rendere illegale l’aborto
nell’America del XIX secolo, ed è di questi giorni la notizia che la “Corte
Suprema degli Stati Uniti” ha annullato la “sentenza Roe vs Wade” con cui, nel
1973, lo aveva legalizzato.
Una
decisione che cancella un diritto costituzionale stabilito mezzo secolo fa e
acuisce la profonda spaccatura culturale dell’America.
L’ignoranza
crea miti assurdi:
il 15%
dei cittadini crede che governo, i media e le banche siano in mano a satanisti:
allineati,
cioè, coi complottisti di QAnon (gli stessi secondo cui George Soros, Bill
Gates, Tom Hanks, Celine Dion, Hillary Clinton e Obama fanno parte di una setta
di pedofili e Donald Trump è una sorta di salvatore messianico.
Per le
generazioni di europei nati nell’immediato dopoguerra, questo è stupefacente,
perché nell’ambito della Guerra Fredda, e sostenuti dal Piano Marshall, siamo
stati a sognare l’America come la terra dell’infinita libertà, degli spazi
infiniti, delle chances per tutti.
La
verità è che l’America ha gli stessi problemi di metropoli come “Mumbai,” e
nelle campagne regna un caos in cui i più violenti, come nel XIX secolo, sono
ancora coloro che portano una stella sul petto e dettano legge.
I
nostri valori non sono gli stessi degli americani.
Noi
europei, se dichiariamo guerra, non raccontiamo di “esportare la democrazia”.
E del resto, in un paese dominato dalle
lobbies, in cui vota un cittadino su cinque, nel quale la diseguaglianza ed il
sopruso sono la regola, è difficile parlare di democrazia.
Un
paese che sostiene (a parole) la libertà di stampa, ma perseguita “Julian
Assange”, reo di dire la verità.
Gli
americani ci appaiono ingenui, vittimisti, ottusi, invadenti, irrispettosi
delle differenze culturali.
Il
pericolo è che noi si continui ad importare i modelli americani anche ora che
sono evidentemente dannosi, violenti e disfunzionali.
Ci
lamentiamo del fatto che in Europa si legge poco.
Del fatto che anche da noi, come in America,
l’analfabetismo funzionale stia dilagando.
Gli
Stati uniti sono una nazione nella quale persino nelle città universitarie sono
scomparse le librerie e le biblioteche, sostituiti da appunti su un computer.
Librerie dove è ancora possibile respirare il
profumo di carta e magia che, diversamente che in Europa, ultima fiammella di
libertà e di progresso culturale, inspiegabilmente nessuno pensa
d’imbottigliare.
Il
Volto Totalitario Conclamato
della
Democrazia Liberale.
Conoscenzeaconfine.it
– (19 Gennaio 2024) - Paolo Borgognone – ci dice:
La
democrazia liberale ha rivelato il suo vero volto che consiste, nei fatti, in
un volto totalitario.
Vietare
e perseguire penalmente ciò che non piace ai dominanti, non è più considerato
un fatto anomalo e antidemocratico ma parte della cosiddetta nuova normalità.
Siccome
il partito AfD
(Alternative für Deutschland) è balzato nei sondaggi nazionali al 24%, siccome sta
partecipando alla rivolta popolare degli agricoltori, rischiando di
accattivarsi le simpatie di molti protestatari (aumentando così ulteriormente i
suoi elettori potenziali) e siccome è un partito considerato “euroscettico” e
per giunta “filo-russo”, cos’ha proposto di fare una parte del governo tedesco
per opporsi a quella che ritiene una minaccia politica alla sua esistenza?
Risultare, coi suoi partiti, più credibile
alle elezioni e battere sul piano dei voti “AfD”?
Cambiare le sue politiche in modo da
soddisfare le richieste degli agricoltori?
No. Niente di tutto questo.
Alcuni
ministri tedeschi hanno proposto di utilizzare, con “AfD,” il “metodo Zelensky”,
ossia il metodo utilizzato dal governo ucraino per rapportarsi con
l’opposizione: sciogliere i partiti di opposizione. Nel caso tedesco, sciogliere
d’imperio” AfD”, mettendo così fuorilegge le opinioni e la libertà politica del
24% degli elettori tedeschi.
Lo
scioglimento di “AfD” comporterebbe infatti, se attuato, la decadenza immediata
di tutti i suoi eletti, la chiusura delle sue sedi e il divieto di ricostituire
sotto altre forme il disciolto partito.
La”
CDU”, ossia il partito tedesco che più trarrebbe vantaggio da un eventuale
scioglimento di “AfD”, perché quest’ultimo rappresenta il suo avversario oggi
più pericoloso e perché i due (“CDU” e “AfD”) pescano più o meno nello stesso
bacino elettorale, già gongola.
Più
scettici socialdemocratici e liberali che, invece, puntano sul divide et impera
per indebolire il fronte loro avverso.
Ma al
di là di questi miseri giochini politici tra i vari attori del panorama
tedesco, la riflessione che secondo me dobbiamo porci è:
la democrazia liberale ha rivelato il suo vero
volto che consiste, nei fatti, in un volto totalitario.
Ciò
che non corrisponde all’ideologia dominante, cioè all’ideologia delle classi
dominanti globaliste, può essere vietato con un decreto.
Ma, mi
chiedo: non eravamo noi quelli che esportavano la democrazia all’estero?
L’abbiamo
esportata tutta, tant’è vero che non ne è rimasta più qui. Nella fattispecie,
comunque, le autorità tedesche, anche se volessero, non riusciranno tanto
facilmente a sciogliere “AfD”.
Un
partito del 24% dei voti non può essere trattato come un problema di ordine
pubblico.
È una realtà sociale di massa, piaccia o meno…
sciogliere
“AfD” comporterebbe una radicalizzazione ingestibile, per le stesse autorità tedesche,
del conflitto sociale in corso nel Paese.
Resta
il fatto che, ormai, a forza di spalancare una “finestra di Overton “dietro
l’altra, siamo
arrivati al punto secondo cui vietare e perseguire penalmente ciò che non piace
ai dominanti, per il semplice fatto che ciò a loro non piace, non è più considerato
un fatto anomalo e antidemocratico e fino a pochi anni fa impensabile, ma parte della cosiddetta “nuova
normalità globalista”.
Non mi
sorprende.
È uno dei prodotti della società del
capriccio.
Se una cosa non mi va e ho i soldi per
potermelo permettere, frigno fintantoché qualche cortigiano, per accontentarmi,
non me la leverà di torno.
Siamo
ormai dominati da una banda di ricchi e capricciosi globalisti “Snow flakes”…
(Paolo
Borgognone)
(ariannaeditrice.it/articoli/il-volto-totalitario-conclamato-della-democrazia-liberale).
Gli
Oligarchi di Davos — Libro.
Macrolibrarsi.it
– Enrica Perucchetti – Libro -
“Dal
COVID-19 al grande Reset: come le élite strumentalizzano le crisi per creare un
governo mondiale.”
(Enrica
Perucchetti)
Descrizione:
Come
la paura trasforma, provocando il collasso e uno stato di suggestionabilità
intensificato che possono essere utilizzati dal potere per riprogrammare le
menti.
Per i
tecnocrati di Davos, il Great Reset intende creare un nuovo “ordine mondiale”
tecnologico e post-umano in cui ogni aspetto della nostra vita rischierà di
essere controllato, automatizzato e sorvegliato.
Per le
ricche élite mondialiste che si riuniscono ogni anno a Davos, l’emergenza
pandemica è stata un’occasione per avviare la promozione di un’Agenda globale,
nota come “Great Reset”.
Il
fondatore del “Word Economic Forum”, l’ingegnere ed economista tedesco Klaus Schwab,
(costruttore di bombe atomiche
tattiche in Sud Africa! N.D.R)
descrive
nei suoi libri uno stravolgimento globale della nostra società̀ in una
direzione post-umana.
Il
sogno degli oligarchi globalisti di Davos è rafforzare la governance globale e
dividere la società in due livelli:
Da una
parte il potere economico detenuto da una ristretta cerchia tecno-finanziaria
di miliardari falsari e prepotenti;
Dall’altra
la “massa” indistinta di individui sempre piu’ poveri, senza diritti e senza
radici, facili da sfruttare e controllare per il terribile nuovo ordine
post-umano che si sta costruendo.
Scoprirai:
terrorismo
mediatico, censura, digitalizzazione, sorveglianza, tecnologia e biopotere;
la "nuova
normalità" e i piani per la creazione di un governo unico mondiale;
la
quarta rivoluzione industriale e l'Agenda globale del Grande Reset
...e
molto altro ancora.
"L'amore
allontana la paura e, reciprocamente la paura allontana l'amore.
E la paura non sconfigge solo l'amore;
anche
l'intelligenza, la bontà, tutti i pensieri di bellezza e verità, è solo muta
disperazione;
e,
infine, la paura arriva a espellere l'uomo dall'umanità stessa con la IA".
(Alidous
Huxley).
Zelensky
è davvero fuori controllo?
Con
l'avallo di Washington.
Che
cos'è la fine del gioco?
La
privatizzazione dell'Ucraina?
Globalresearch.ca
- Drago Bosnic e del Prof. Michel Chossudovsky – (19 gennaio 2024) – ci dicono:
Il 18
gennaio, il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov ha dichiarato che
l'Occidente politico sta cercando di esercitare un maggiore controllo sul
sempre più squilibrato frontman del regime di Kiev Volodymyr Zelensky.
Secondo la valutazione di Lavrov, il burattino
del palo del potere guidato dagli Stati Uniti sta cercando di espandere la sua
presa sul potere eliminando qualsiasi forma di dissenso, incluso l'annullamento
delle elezioni presidenziali di quest'anno.
Zelensky,
sempre più fuori controllo, è diventato un fastidio per gli Stati Uniti,
spingendoli a insistere su "maggiore flessibilità" da parte sua, ha
detto Lavrov, aggiungendo che "tutta l'ultima retorica proveniente
dall'ufficio [di Zelensky] riflette solo il desiderio di quell'individuo e dei
suoi associati... per mantenere il potere il più possibile".
L'alto
diplomatico russo ha anche affermato che "avere Zelensky in campagna per la
rielezione lo metterebbe più in linea con gli interessi occidentali".
I
commenti di Lavrov arrivano in un momento in cui il burattino del bellicoso
polo del potere guidato dagli Stati Uniti si sta effettivamente presentando
come un dittatore "per procura".
Terrorizzato
dalla prospettiva di diventare (geo)politicamente obsoleto, Zelensky sta
cercando di rimanere rilevante il più a lungo possibile.
Da un
punto di vista puramente logico, questo è piuttosto comprensibile, dato che
Washington DC ha una lunga storia di abbandono dei suoi burattini ogni volta
che sopravvivono al loro scopo.
Inutile
dire che Zelensky vuole evitare questo destino poco lusinghiero.
Nelle
fasi iniziali dell'operazione militare speciale (SMO), lui e il suo entourage,
ampiamente aiutati dalla macchina della propaganda mainstream, hanno combattuto
aspramente per garantire che l'immagine di "Ucraina unita di fronte
all'aggressione russa" fosse diffusa in tutto il mondo.
All'inizio l'illusione reggeva, ma era solo questione
di tempo prima che questo falso senso di unità svanisse per sempre.
Lo
sforzo di Zelensky di cogliere il suo "momento Churchill" usando il
conflitto in corso come un modo per rimanere "legalmente" al potere e
continuare ad accumulare ciò che resta dei fondi occidentali sta lentamente
giungendo a una fine senza tante cerimonie.
I fallimenti sul campo di battaglia portarono al
crollo del morale già basso, portando a un ancora maggiore frazionismo e linee
di frattura all'interno della giunta neonazista, amplificando i suoi problemi
sia in patria che all'estero.
L'"ottimismo"
pubblicamente dichiarato di Zelensky viene spinto solo dai suoi propagandisti
più fedeli, mentre ogni tentativo di criticarlo viene denunciato come
presumibilmente "antipatriottico", soffocando ogni possibilità di
ottenere informazioni accurate sulla situazione in prima linea e nel Paese
stesso.
Le
fonti alternative sono l'unico modo per ottenere frammenti di verità, ma usarle
può essere piuttosto pericoloso e persino mortale al giorno d'oggi.
Eppure,
anche in un clima politico del genere, Zelensky ha ancora paura di permettere
che si tengano le elezioni.
Mantenendo solo coloro che gli erano
inequivocabilmente fedeli, si abituò a non avere concorrenti o critici.
Questa
sorta di presa sul potere lo ha reso sempre più delirante e incapace di
elaborare la triste realtà del regime di Kiev.
Negli
ultimi tempi, Zelensky si è persino rivoltato contro alcuni dei suoi più
stretti sostenitori, come dimostra l'arresto di “Igor Kolomoisky” all'inizio di
settembre.
Prima
di allora, la controffensiva pomposamente annunciata si era conclusa con un
completo fallimento.
Deluso,
l'Occidente politico ha aumentato la pressione su Zelensky, che si trovava già
in una posizione poco lusinghiera in quanto in precedenza si era impegnato a
"liberare l'intero Paese (compresa la Crimea)".
Fare
promesse così grossolanamente irrealistiche è l'ennesima conferma delle
affermazioni di Lavrov.
Tutto
ciò ha anche disegnato un cuneo più ampio tra il regime di Kiev e l'esercito,
in particolare tra Zelensky e il generale “Valery Zaluzhny”.
Così,
il frontman della giunta neonazista è riuscito non solo a inimicarsi il massimo
leader militare, ma ha anche ottenuto un altro forte avversario politico,
poiché “Zaluzhny “ha ripetutamente accennato alle sue ambizioni presidenziali.
Inoltre, i vecchi rivali di Zelensky sono
ancora molto attivi, spingendolo a iniziare a usare l'apparato statale contro
di loro, di solito perseguendoli per corruzione, un fatto recentemente rivelato
dall'ex parlamentare ucraino “Andrii Derkac”h che è anche attivamente braccato
dai servizi speciali del regime di Kiev.
Tuttavia,
è importante notare che Zelensky non è ancora sopravvissuto alla sua utilità
per l'Occidente politico, almeno fino a quando il polo di potere belligerante
non troverà un successore "adeguato".
Ciò è
evidenziato dallo sforzo della macchina della propaganda mainstream di
giustificare il ripetuto rinvio delle elezioni, insistendo sul fatto che
sarebbe impraticabile e persino logisticamente impossibile a causa delle
ostilità in corso.
Allo stesso tempo, l'Occidente politico sta
cercando di mantenere la giunta neonazista geopoliticamente rilevante
organizzando "colloqui di pace" unilaterali senza precedenti nella
storia, che sono completamente irrilevanti per l'effettiva situazione
strategica.
Lo stesso Zelensky è ancora al centro di
questo spettacolo di pubbliche relazioni, in particolare se si tiene conto del
fatto che si rifiuta di rinunciare al suo assurdo "piano di pace" che
equivale di fatto alla capitolazione incondizionata della Russia.
D'altra
parte, mentre Zelensky e i suoi sostenitori continuano a sparare a zero sulla
presunta "pace", si parla di fornire “armi NATO” sempre più avanzate
al regime di Kiev.
Vale a
dire, i paesi della NATO stanno attivamente violando gli accordi internazionali
sul controllo degli armamenti fornendo missili a lungo raggio e persino aerei
da combattimento con capacità nucleare, un fatto su cui Lavrov ha messo in
guardia per mesi a questo punto.
Se si
tiene conto delle politiche disastrose della giunta neonazista, degne di un
tribunale internazionale per i crimini di guerra (che squalifica immediatamente
la cosiddetta “CPI” dell'Aja), nonché del fatto che l'Occidente politico vuole
continuare a sostenere questa mostruosità (nonostante la crisi politica negli
Stati Uniti), si può facilmente sostenere che Zelensky è davvero fuori
controllo.
Tuttavia,
lo stesso vale per tutto il suo entourage e per il resto del regime di Kiev.
D'altra
parte, i suoi signori USA/NATO non sono in alcun modo migliori. Terrorizzati dal mondo multipolare,
stanno attivamente spingendo per la destabilizzazione su scala globale.
Che
cos'è la fine del gioco.
La
privatizzazione neocoloniale dell'Ucraina.
Michel
Chossudovsky .”
Come
sottolineato nell'articolo accuratamente documentato di Drago Bosnic”, Zelensky
è "fuori controllo" con il pieno sostegno di USA-NATO.
Che
cos'è l'Agenda Nascosta?
Questo
"caos ingegnerizzato" – che consiste nel prolungare deliberatamente
una guerra invincibile, a scapito del popolo ucraino – crea le condizioni che
favoriscono la privatizzazione neocoloniale di un intero paese.
La
privatizzazione dell'Ucraina è stata lanciata nel novembre 2022 in
collaborazione con la società di consulenza” McKinsey” di “BlackRock”, una
società di pubbliche relazioni che è stata in gran parte responsabile della
cooptazione di politici e funzionari corrotti in tutto il mondo, per non
parlare di scienziati e intellettuali per conto di potenti interessi
finanziari.
“BlackRock”,
che è la più grande società di investimento di portafoglio al mondo insieme a “JPMorgan”
"è venuta in soccorso dell'Ucraina".
La
Banca per la ricostruzione dell'Ucraina è stata istituita.
L'obiettivo
dichiarato era "attrarre miliardi di dollari di investimenti privati per
aiutare i progetti di ricostruzione in un paese devastato dalla guerra".
(FT,
19 giugno 2023).
"...
BlackRock, JP Morgan e gli investitori privati mirano a trarre profitto dalla
ricostruzione del paese insieme a 400 aziende globali, tra cui” Citi”, “Sanofi”
e “Philips”. ...
“Stefan
Weiler” di “JP Morgan” vede una "straordinaria opportunità" per gli
investitori privati.
(Colin Todhunter, Global Research, 28
giugno 2023.)
Il
regime neonazista di Kiev è un partner in questo sforzo.
La
guerra fa bene agli affari.
Maggiore è la distruzione, maggiore è la morsa
sull'Ucraina da parte degli "investitori privati":
"BlackRock
e JPMorgan Chase stanno aiutando il governo ucraino a creare una banca per la
ricostruzione per indirizzare il capitale pubblico verso progetti di
ricostruzione che possono attrarre centinaia di miliardi di dollari di
investimenti privati". (FT, op. cit.)
"Il
governo di Kiev ha ingaggiato il braccio di consulenza di BlackRock a novembre
per determinare il modo migliore per attirare quel tipo di capitale, e poi ha
aggiunto JPMorgan nel febbraio 2023.
Il presidente ucraino “Volodymyr Zelenskyy “ha
annunciato il mese scorso che il Paese stava lavorando con i due gruppi
finanziari e i consulenti di McKinsey.
BlackRock
e il Ministero dell'Economia ucraino hanno firmato un memorandum d'intesa nel
novembre 2022.
Alla
fine di dicembre 2022, il presidente Zelensky e l'amministratore delegato di
BlackRock, “Larry Fink”, hanno concordato una strategia di investimento.
(Drago
Bosnic è un analista geopolitico e militare indipendente. Collabora
regolarmente con Global Research.)
L'"ordine
internazionale
basato
su regole."
Globalresearch.ca
- Caitlin Johnstone – (16 gennaio 2024) – ci dice:
Se
questo è l'aspetto dell'"ordine internazionale basato sulle regole",
non staremmo forse meglio senza di esso?
L'"ordine
internazionale basato sulle regole" ha permesso l'incenerimento di Gaza e
il bombardamento delle forze yemenite che stanno cercando di fermarlo.
L'"ordine
internazionale basato sulle regole" ha permesso che centinaia di migliaia
di persone venissero uccise dalle atrocità saudite sostenute dall'Occidente
nello Yemen.
L'"ordine
internazionale basato sulle regole" ha permesso alle potenze della NATO di
provocare consapevolmente una guerra per procura che minaccia il mondo in
Ucraina.
L'"ordine
internazionale basato sulle regole" ha permesso alle potenze occidentali e
ai loro partner regionali di far precipitare la Siria in un'orribile guerra
civile, inondando la nazione di fazioni estremiste fasciste pesantemente armate.
L'"ordine
internazionale basato sulle regole" ha permesso agli Stati Uniti di
invadere e occupare un vasto tratto di territorio siriano al fine di
controllare le risorse naturali della nazione e impedire la ricostruzione.
L'"ordine
internazionale basato sulle regole" ha permesso alla Libia di essere
trasformata in un caotico paesaggio infernale dopo che le forze sostenute
dall'Occidente hanno ucciso Gheddafi a seguito di un'operazione di cambio di
regime occidentale a lungo desiderata mascherata da "intervento umanitario".
Il
principale fornitore di ricerche finanziarie afferma che gli Stati Uniti si
stanno dirigendo verso lo status di Terzo Mondo.
L'"ordine
internazionale basato sulle regole" ha permesso all'invasione dell'Iraq di
destabilizzare un'intera regione, provocando milioni di morti a seguito di una
campagna di deliberate menzogne e propaganda.
L'"ordine
internazionale basato sulle regole" ha permesso l'invasione
dell'Afghanistan e un'occupazione decennale sostenuta da menzogne e corruzione.
L'"ordine
internazionale basato sulle regole" ha permesso l'incarcerazione di Julian
Assange per attività giornalistiche che denunciavano i crimini di guerra degli
Stati Uniti.
L'"ordine
internazionale basato sulle regole" ha permesso al pianeta di essere
circondato da centinaia di basi militari statunitensi, anche in luoghi in cui
le persone che vivono lì si oppongono con veemenza alla loro presenza, come “Okinawa”,”
l'Iraq” e la” Siria”.
L'"ordine
internazionale basato sulle regole" ha permesso agli Stati Uniti e ai loro
alleati di uccidere un numero enorme di civili con tattiche di guerra d'assedio
in nazioni come lo “Yemen”, l'”Iraq” e il “Venezuela”.
L'"ordine
internazionale basato sulle regole" ha permesso agli Stati Uniti di
interferire a piacimento in decine di elezioni in tutto il mondo e di
rovesciare con la forza governi scomodi ogni volta che lo desiderano.
L'"ordine
internazionale basato sulle regole" ha permesso alla Cina di essere
circondata da un numero sempre crescente di basi militari e macchine da guerra
statunitensi, in preparazione di un futuro conflitto di orrore inimmaginabile.
L'"ordine
internazionale basato sulle regole" ha permesso agli Stati Uniti di far
precipitare il mondo in una nuova guerra fredda con una rapida escalation della
politica del rischio calcolato contro la Russia e la Cina dotate di armi
nucleari.
L'"ordine
internazionale basato sulle regole" ha permesso alla nostra civiltà di
essere controllata dal più potente sistema di propaganda mai concepito, creando
una “distopia” controllata mentalmente di persone che hanno subito il lavaggio
del cervello e che “sono ingannate” nel credere di essere libere.
L'"ordine
internazionale basato sulle regole" ha permesso che quantità insondabili
di illeciti governativi venissero nascosti dietro un muro sempre più opaco di
segretezza governativa.
L'"ordine
internazionale basato sulle regole" ha permesso che gli interessi degli
esseri umani comuni fossero subordinati e assoggettati agli interessi di
corporazioni miliardarie globaliste e agenzie governative “sociopatiche”.
L'"ordine
internazionale basato sulle regole" ha permesso la distruzione del nostro
ecosistema per l'arricchimento di potenti plutocrati padroni del mondo.
L'"ordine
internazionale basato sulle regole" ha permesso al nostro pianeta di
essere dominato da un impero di estrema omicidialità (formato da gangster! N.D.R) e depravazione al prezzo di un
incessante spargimento di sangue e di una tirannia sempre crescente.
Se
"l'ordine internazionale basato sulle regole" ha permesso che
accadessero tutte queste cose, di che tipo di "regole" stiamo
parlando esattamente?
E che
tipo di "ordine" sostengono?
Se
questo è l'aspetto dell'"ordine internazionale basato sulle regole",
non staremmo forse meglio senza di esso?
(Caitlin
Johnstone).
La
"Grande Cospirazione a
Zero
Emissioni di Carbonio"
e il
"Grande Reset" del WEF.
Globalresearch.ca
– F. William Engdahl – (23 settembre
2023) – ci dice:
Il
“World Economic Forum di Davos”, globalista, proclama la necessità di
raggiungere l'obiettivo mondiale di "zero emissioni nette di
carbonio" entro il 2050.
Questo
per la maggior parte suona lontano nel futuro e quindi in gran parte ignorato.
Eppure
le trasformazioni in corso dalla Germania agli Stati Uniti, a innumerevoli
altre economie, stanno preparando il terreno per la creazione di quello che
negli anni '70 è stato chiamato il “Nuovo Ordine Economico Internazionale”.
In
realtà è un progetto per un corporativismo totalitario tecnocratico globale,
che promette un'enorme disoccupazione, deindustrializzazione e collasso
economico intenzionale.
Considera
un po' di background.
Klaus
Schwab del “World Economic Forum” (WEF) sta attualmente promuovendo il suo tema
preferito, il £Grande Reset dell'economia mondiale”.
La chiave di tutto è capire cosa intendono i
globalisti per Net Zero Carbon entro il 2050.
L'UE è
in testa alla corsa, con un piano audace per diventare il primo continente al
mondo "carbon neutral" entro il 2050 e ridurre le sue emissioni di
CO2 di almeno il 55% entro il 2030.
In un
post dell'agosto 2020 sul suo blog, l'autoproclamato zar globale dei vaccini
Bill Gates ha scritto dell'imminente crisi climatica:
"Per
quanto terribile sia questa pandemia, il cambiamento climatico potrebbe essere
peggiore... Il calo relativamente piccolo delle emissioni di quest'anno rende
chiara una cosa: non possiamo arrivare a zero emissioni semplicemente, o anche
principalmente, volando e guidando di meno".
Con un
monopolio virtuale sui media mainstream e sui social media, la lobby del riscaldamento globale è stata in grado di portare gran
parte del mondo a presumere che la cosa migliore per l'umanità sia eliminare
gli idrocarburi tra cui petrolio, gas naturale, carbone e persino l'elettricità
nucleare "carbon free" entro il 2050, che si spera possa evitare un
aumento di 1,5-2 gradi centigradi della temperatura media mondiale.
C'è
solo un problema con questo.
È la copertura di un'ulteriore agenda
diabolica.
Origini
del "riscaldamento globale."
Molti
hanno dimenticato la tesi scientifica originale avanzata per giustificare un
cambiamento radicale delle nostre fonti energetiche.
Non si trattava di "cambiamento climatico".
Il clima terrestre è in continua evoluzione,
correlato ai cambiamenti nell'emissione di brillamenti solari o cicli di
macchie solari che influenzano il clima terrestre.
Verso
l'inizio del nuovo millennio, quando il precedente ciclo di riscaldamento
causato dall'energia solare non era più evidente, Al Gore e altri hanno
spostato la narrazione in un gioco di prestigio linguistico su "Climate
Change", dal “riscaldamento globale”.
Ora la
narrativa della paura è diventata così assurda che ogni evento meteorologico
bizzarro viene trattato come "crisi climatica".
Ogni uragano o tempesta invernale viene
rivendicato come prova che gli “Dei del Clima” stanno punendo noi esseri umani
peccatori che emettono CO2.
Ma
aspetta.
L'intera ragione per la transizione verso
fonti di energia alternative come il solare o l'eolico, e l'abbandono delle
fonti di energia a base di carbonio, è la loro affermazione che la CO2 è un gas
serra che in qualche modo risale nell'atmosfera dove forma una coperta che
presumibilmente riscalda la Terra sottostante – il riscaldamento globale.
Le
emissioni di gas serra, secondo l'”Agenzia per la protezione dell'ambiente
degli Stati Uniti”, provengono principalmente dalla CO2. Da qui l'attenzione
alle "impronte di carbonio".
Quello
che non si dice quasi mai è che la CO2 non può salire nell'atmosfera dai gas di
scarico delle automobili o dalle centrali a carbone o da altre origini
artificiali.
L'anidride carbonica non è carbonio o
fuliggine.
È un gas invisibile e inodore essenziale per
la fotosintesi delle piante e per tutte le forme di vita sulla terra, noi
compresi.
La CO2
ha un peso molecolare di poco superiore a 44 mentre l'aria (principalmente
ossigeno e azoto) ha un peso molecolare di solo 29.
Il
peso specifico della CO2 è circa 1,5 volte maggiore di quello dell'aria.
Ciò
suggerirebbe che i gas di scarico di CO2 dei veicoli o delle centrali
elettriche non salgono nell'atmosfera a circa 12 miglia o più sopra la Terra
per formare il temuto effetto serra.
(Maurice
Forte)
Per
apprezzare l'azione criminale che si sta svolgendo oggi intorno a Gates, Schwab
e ai sostenitori di una presunta economia mondiale "sostenibile",
dobbiamo tornare indietro al 1968, quando David Rockefeller e i suoi amici crearono
un movimento intorno all'idea che il consumo umano e la crescita della
popolazione fossero il principale problema mondiale.
Rockefeller, la cui ricchezza si basava sul
petrolio, creò il neo-malthusiano Club di Roma nella villa Rockefeller a
Bellagio, in Italia.
Il
loro primo progetto fu quello di finanziare uno studio spazzatura al MIT
chiamato” Limits to Growth” nel 1972.
Uno
dei principali organizzatori dell'agenda di "crescita zero" di
Rockefeller nei primi anni '70 fu il suo amico di lunga data, un petroliere
canadese di nome” Maurice Strong”, anch'egli membro del Club di Roma.
Nel
1971 Strong fu nominato Sottosegretario delle Nazioni Unite e Segretario
Generale della conferenza di Stoccolma del giugno 1972 per la Giornata della
Terra.
È
stato anche amministratore fiduciario della Fondazione Rockefeller.
“Maurice
Strong” è stato uno dei primi propagatori della teoria, scientificamente infondata, secondo cui le emissioni prodotte
dall'uomo dai veicoli di trasporto, dalle centrali a carbone e dall'agricoltura
hanno causato un drammatico e accelerato aumento della temperatura globale che
minaccia la civiltà, il cosiddetto riscaldamento globale.
Ha inventato il termine elastico
"sviluppo sostenibile".
Come
presidente della Conferenza di Stoccolma per la Giornata della Terra del 1972, “Strong”
promosse la riduzione della popolazione e l'abbassamento degli standard di vita
in tutto il mondo per "salvare l'ambiente".
Qualche
anno dopo lo stesso “Strong” dichiarò:
"L'unica
speranza per il pianeta non è forse che le civiltà industrializzate collassino?
Non è nostra responsabilità far sì che ciò
avvenga?"
Questa
è l'agenda oggi nota come “Great Reset o Agenda 2030” delle Nazioni Unite.
Strong ha poi creato il” Gruppo
intergovernativo delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico” (IPCC), un organismo politico che avanza
l'affermazione non provata che le emissioni di CO2 prodotte dall'uomo stavano
per far precipitare il nostro mondo in una catastrofe ecologica irreversibile.
Il
co-fondatore del Club di Roma, il dottor “Alexander King”, ammise l'essenziale
frode della loro agenda ambientale alcuni anni dopo nel suo libro,” The First
Global Revolution”.
Ha
dichiarato:
Nella
ricerca di un nuovo nemico che ci unisca, ci è venuta l'idea che
l'inquinamento, la minaccia del riscaldamento globale, la scarsità d'acqua, la
carestia e simili si sarebbero adattati al conto...
Tutti
questi pericoli sono causati dall'intervento umano ed è solo attraverso un
cambiamento di atteggiamenti e comportamenti che possono essere superati.
Il vero nemico, quindi, è l'umanità stessa.
“King”
ha ammesso che la "minaccia del riscaldamento globale" era solo uno
stratagemma per giustificare un attacco all'"umanità stessa". Questo
è ora in fase di implementazione come “il Great Reset” e lo “stratagemma Net
Zero Carbon”.
Disastro
delle energie alternative.
Nel
2011, agendo su consiglio di “Joachim Schnellnhuber,” dell'Istituto di Potsdam
per la ricerca sull'impatto climatico (PIK), Angela Merkel e il governo tedesco
hanno imposto un divieto totale dell'elettricità nucleare entro il 2022, come
parte di una strategia governativa del 2001 chiamata “Energiewende” o” Energy
Turn”, per fare affidamento sul solare e sull'eolico e su altre
"rinnovabili".
L'obiettivo
era quello di rendere la Germania la prima nazione industriale ad essere
"carbon neutral".
La
strategia è stata una catastrofe economica.
Passando
dall'avere una delle reti di generazione elettrica più stabili e affidabili del
mondo industriale, a basso costo e affidabili, oggi la Germania è diventata il
generatore elettrico più costoso del mondo.
Secondo l'associazione tedesca dell'industria
energetica” BDEW”, al più tardi entro il 2023, quando chiuderà l'ultima
centrale nucleare, la Germania dovrà affrontare carenze di elettricità.
Allo
stesso tempo, il carbone, la più grande fonte di energia elettrica, viene
gradualmente eliminato per raggiungere l'obiettivo Net Zero Carbon.
Le
industrie tradizionali ad alta intensità energetica, come l'acciaio, la
produzione di vetro, i prodotti chimici di base, la produzione di carta e
cemento, stanno affrontando un'impennata dei costi e chiusure o
delocalizzazioni e la perdita di milioni di posti di lavoro qualificati.
L'energia eolica e solare, inefficiente dal punto di
vista energetico, oggi costa da 7 a 9 volte di più del gas.
La
Germania ha poco sole rispetto ai paesi tropicali, quindi l'eolico è visto come
la principale fonte di energia verde.
C'è un
enorme input di cemento e alluminio necessario per produrre parchi solari o
eolici.
Ciò ha
bisogno di energia a basso costo – gas, carbone o nucleare – per essere
prodotta.
Man
mano che questo viene gradualmente eliminato, il costo diventa proibitivo,
anche senza l'aggiunta di "tasse sul carbonio".
La
Germania ha già circa 30.000 turbine eoliche, più che in qualsiasi altra parte
dell'UE.
Le gigantesche turbine eoliche hanno seri
problemi di rumore o infrasuoni, rischi per la salute per i residenti nelle
vicinanze delle enormi strutture e danni causati dalle intemperie e dagli
uccelli.
Entro
il 2025 si stima che il 25% dei mulini a vento tedeschi esistenti dovrà essere
sostituito e lo smaltimento dei rifiuti è un problema colossale.
Le
aziende vengono citate in giudizio mentre i cittadini si rendono conto di
quanto siano un disastro.
Per raggiungere gli obiettivi entro il 2030, “Deutsche
Bank” ha recentemente ammesso che lo Stato dovrà creare una "dittatura
ecologica".
Allo
stesso tempo, la spinta tedesca per porre fine al trasporto a benzina o diesel
entro il 2035 a favore dei veicoli elettrici è sulla buona strada per
distruggere l'industria più grande e redditizia della Germania, il settore
automobilistico, e abbattere milioni di posti di lavoro.
I veicoli alimentati a batteria agli ioni di
litio hanno una "impronta di carbonio" totale se si includono gli
effetti dell'estrazione del litio e della produzione di tutte le parti, che è
peggiore delle auto diesel.
E la
quantità di elettricità aggiuntiva necessaria per una Germania a zero emissioni
di carbonio entro il 2050 sarebbe molto superiore a quella attuale, poiché
milioni di caricabatterie avranno bisogno di elettricità di rete con energia
affidabile.
Ora la
Germania e l'UE iniziano a imporre nuove "tasse sul carbonio",
presumibilmente per finanziare la transizione verso zero emissioni di carbonio.
Le
tasse non faranno altro che rendere l'energia elettrica e l'energia ancora più
costose, assicurando il più rapido collasso dell'industria tedesca.
Spopolamento.
Secondo
coloro che promuovono l'agenda Zero Carbon, è proprio quello che desiderano:
la
deindustrializzazione delle economie più avanzate, una strategia calcolata e
decennale, come ha detto “Maurice Strong”, per provocare il collasso delle
civiltà industrializzate.
Trasformare
l'attuale economia industriale mondiale in una “distopia a legna” in cui i
blackout diventano la norma come ora in California, è una parte essenziale di
una trasformazione del “Grande Reset nell'ambito dell'Agenda 2030”:
il “Global
Compact” delle Nazioni Unite per la sostenibilità.
Il
consigliere per il clima di Angela Merkel, “Joachim Schnellnhuber,” nel 2015 ha
presentato l'agenda verde radicale di Papa Francesco, la “lettera enciclica
Laudato Si”', come incaricato di Francesco alla Pontificia Accademia delle
Scienze.
E ha
consigliato l'UE sulla sua agenda verde.
In un'intervista del 2015, “Schnellnhuber” ha
dichiarato che la "scienza" ha ora determinato che la capacità di
carico massima di una popolazione umana "sostenibile" era di circa
sei miliardi di persone in meno:
"In
un modo molto cinico, è un trionfo per la scienza perché finalmente abbiamo
stabilizzato qualcosa, vale a dire le stime per la capacità di carico del
pianeta, vale a dire al di sotto di 1 miliardo di persone".
Per
fare questo il mondo industrializzato deve essere smantellato. “Christiana
Figueres”, collaboratrice dell'”agenda del World Economic Forum ed ex
segretaria esecutiva della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui
cambiamenti climatici”, ha rivelato il vero obiettivo dell'agenda climatica
delle Nazioni Unite in una conferenza stampa a Bruxelles nel febbraio 2015,
dove ha dichiarato:
"Questa
è la prima volta nella storia dell'umanità che ci poniamo il compito di
cambiare intenzionalmente il modello di sviluppo economico che ha regnato dalla
rivoluzione industriale".
Le
osservazioni di “Figueres del 2015” sono riprese oggi dal presidente francese
Macron all'"Agenda di Davos" del World Economic Forum del gennaio
2021, dove ha affermato che
"nelle circostanze attuali, il modello
capitalista e l'economia aperta non sono più fattibili".
Macron, un ex banchiere dei Rothschild, ha
affermato che
"l'unico
modo per uscire da questa epidemia è creare un'economia più focalizzata
sull'eliminazione del divario tra ricchi e poveri".
Merkel,
Macron, Gates, Schwab e amici lo faranno portando gli standard di vita in Germania
e nell'OCSE ai livelli dell'Etiopia o del Sudan.
Questa
è la loro distopia a zero emissioni di carbonio.
Limitare
fortemente i viaggi aerei, i viaggi in auto, gli spostamenti delle persone,
chiudendo l'industria "inquinante", il tutto per ridurre la CO2.
Incredibile
come la pandemia di coronavirus ponga le basi per il Great Reset e l'Agenda
2030 delle Nazioni Unite Net Zero Carbon.(Questi pazzi criminali governano
oggi il mondo occidentale! N.D.R.)
"Costruire
la fiducia"?
Il
World Economic Forum
è il perfetto
"agente
di eutanasia
dei
colletti bianchi" dell'Occidente.
Globalresearch.ca
- Peter Koenig – (18 gennaio 2024) – ci dice:
De-carbonizzazione,
de-elettrificazione, de-umanizzazione – Verso l'eliminazione dei
"mangiatori inutili".
Il
motto del World Economic Forum (WEF) per Davos24 (in corso) è "Ricostruire
la fiducia".
Questo è peggio di uno scherzo perché ciò che
il WEF propaga apertamente – un attacco informatico poligonale, un virus
"X" non ancora identificato, già da qualche parte là fuori (diciamo
Bill Gates e Tedros dell'OMS), e altro ancora – così come il segreto indicibile
dietro gli argomenti a porte chiuse, è tutt'altro che "Costruire la
fiducia".
Guarda
questo breve discorso fittizio a Klaus Schwab da parte di un apparente invitato
ufficiale del WEF, catturato da un videoclip di 19 secondi che ha fatto il giro
del mondo oggi, 17 gennaio 2024, alla velocità della luce.
È un
falso, una satira, prodotta dall'Intelligenza Artificiale (AI).
Eppure,
è eloquente in più di un modo.
Riflette
il sentimento di quasi tutto il mondo non elitario, circa 8 miliardi di
persone.
E in secondo luogo, il fatto che sia stato
prodotto da un'IA di alta qualità – la stessa IA spinta alla fine schiacciante
dal WEF e dai suoi gestori – mostra anche che l'IA può essere sconvolgente,
anche, o soprattutto, per coloro che propagano l'IA e la digitalizzazione
assoluta, anche trasformando gli esseri umani in "umanoidi".
Le
invenzioni, per quanto brillanti, usate per scopi diabolici, tendono a
ritorcersi contro coloro che ne abusano.
WEF
attenzione!
Coalizione
delle prime mosse.
Uno
degli ultimi progetti disumani, ancora propagandato come salvatore
dell'ambiente, è la "decarbonizzazione" industriale del mondo.
Si
chiama “First Movers Coalition” (FMC), composta attualmente da 96 membri, con
"più di 120 impegni" ad acquistare beni e servizi a emissioni quasi
zero entro il 2030.
Secondo il WEF, questi impegni rappresenteranno una
domanda annua stimata di 16 miliardi di dollari entro il 2030, la più grande
domanda di tecnologie climatiche emergenti mai creata dal settore privato.
A
quanto pare, questi impegni riguardano sette settori:
alluminio, aviazione, rimozione dell'anidride
carbonica, cemento e calcestruzzo, trasporto marittimo, acciaio e
autotrasporti.
Attenzione,
questi "impegni" non sono altro che "promesse", o nel gergo
di Cult "Programmazione Predittiva" che non è altro che un
avvertimento alla popolazione di ciò che potrebbe accadere.
Questo
rituale è un MUST per il successo dei Culti.
Creano
anche paura, che a sua volta rende le persone sottomesse e riduce drasticamente
il sistema immunitario umano.
Questo
è il loro obiettivo principale.
È una
delle tattiche più efficaci di "scienza" della manipolazione mentale
alla “Tavistock Social Engineering Institute” nel Regno Unito.
Ricordate
la farsa del Covid?
Ora è
ammesso anche dal mainstream di essere stato in gran parte
"esagerato".
La
gente può prenderne atto, ma la farsa continua, con la prossima bugia, con la
prossima falsa pandemia, o il finto disastro climatico, o la carenza di
energia, producendo cali di tensione e black-out.
Così
com'è ora, le persone ingoieranno le bugie ancora e ancora, e seguendo il
copione con obbedienza, come hanno fatto con la tirannia del covid.
O no?
Noi,
il Popolo, ci alzeremo?
Il”
CCP” è stato lanciato in occasione della “COP26 (Conferenza delle Nazioni Unite
sui cambiamenti climatici in Scozia, novembre 2021).
Da
allora 35 membri sono cresciuti fino ad arrivare a 96 oggi.
La “FMC”
"promette" che entro il 2030 i loro impegni – ora circa 120, anche se
non descrittivi – rappresenteranno una domanda annua stimata di 16 miliardi di
dollari per le tecnologie climatiche emergenti (qualunque cosa significhi) e 31
milioni di tonnellate (Mt) CO2 riduzione annua delle emissioni.
Indottrinati
fino all'osso con la falsa "scienza", la prima reazione degli
"ambientalisti globali" sarà: "Fantastico!"
Un
altro passo avanti verso la salvezza del pianeta.
Niente potrebbe essere più lontano dalla
verità.
Quello
che questi “Padroni dell'Universo” forse non sanno è che l'eliminazione della
CO2 è un passo avanti verso la distruzione della Madre Terra.
Poiché
la CO2 è importante per la vita e per l'equilibrio climatico quanto l'ossigeno,
l'unica sostanza chimica che si dice sia necessaria per la sopravvivenza della
vita (oltre all'acqua), con il suo simbolo "O" o "O2".
Per ulteriori spiegazioni sui simboli, vedere spiegazioni.
Senza
CO2, "cibo" per gli alberi, non c'è ossigeno.
Gli
alberi trasformano la CO2 in ossigeno in un processo di fotosintesi.
Se c'è
un eccesso di CO2, questa viene assorbita dagli oceani (NASA); allo stesso
modo, in caso di carenza, i mari di tutto il mondo rilasciano CO2.
Si
tratta di un sistema perfettamente bilanciato.
Non
c'è bisogno di interferenze industriali, di disturbi industriali
dell'equilibrio dell'universo promossi dal WEF-ONU.
Tutte
queste interferenze che il WEF promuove su molti fronti – vedi sotto – sono
passi "gentili" verso l'eutanasia dell'umanità, e qualsiasi altro
"mangiatore inutile" (citazione del consigliere di Klaus Schwab, “Yuval
Noah Harari”) può essere sostituito da robot, transumani e intelligenza
artificiale.
L'ossigeno
è ciò di cui gli esseri umani e la maggior parte delle forme di vita hanno
bisogno per respirare.
Ciò che la nuova promozione del WEF, FMC, si
propaga per fare, è contribuire a ridurre la produzione naturale di ossigeno.
I
settori che partecipano al “FMC” includono pesi massimi come Coca Cola Company,
Qatar Airways, Velux, Volvo Cars, Inc., Drax Corporate Limited, Norsk Hydro ASA
e molti altri.
Indovinate
chi sono i principali azionisti delle società “FMC”?
Hai
indovinato: “BlackRock/Vanguard”.
Gli
stessi mediatori del potere finanziario sono anche i principali azionisti di
centinaia di società, controllando ogni settore essenziale per la vita nel
mondo socioeconomico, alimentare, energetico, dei trasporti, delle banche
occidentali e molto altro ancora, avendo così una presa assoluta sull'umanità.
Indovinate
un po', chi è il principale sponsor e finanziatore del WEF?
Hai
ragione: “BlackRock”.
Non è
quindi difficile capire chi tira le fila dietro il WEF, l'OMS, l'ONU politica,
l'intera Rete delle Nazioni Unite.
Finché
la maggior parte delle persone (occidentali) si sentirà a proprio agio nel
sistema, il pugno della tirannia intorno al collo si stringerà, leggermente ma
sempre di più, come nell'eutanasia.
(Esiste
un Articolo completo sulla “First Movers Coalition” .FMC).
Caos
sfrenato, Uccisione, Confusione.
In
concomitanza con le guerre e le uccisioni in Medio Oriente, in Ucraina, in Siria,
in Iraq, in Sudan, in Yemen, gli attacchi omicidi spontanei a scuole,
metropolitane, centri commerciali, persino nelle strade, che tengono le persone
spaventate e in guardia, troppo nervose per pensare al proprio bene, al futuro
dei propri figli.
C'è
una lotta in corso tra il bene e il male.
Si
prevede che questo tiro alla fune diventerà ancora più intenso nel 2024 e nei
prossimi anni.
Non dobbiamo avere paura e, quindi, saremo in
grado di resistere all'essere trascinati nel mulino dell'eutanasia – una
miriade di trucchi e trappole, abilmente pianificati e piazzati dal WEF in
tutto il mondo.
Il
WEF, in qualità di agente di eutanasia del mondo (occidentale), sta lavorando
contemporaneamente su molti fronti.
Gli eventi e i processi che si svolgono allo stesso
tempo servono a confondere le persone, a mascherare l'agente e a guadagnare
velocità. Con le persone che aprono sempre più gli occhi, il 2030 è troppo
lontano per raggiungere gli obiettivi.
La
velocità è essenziale per sottomettere le popolazioni e far avanzare gli
obiettivi.
Molti
scienziati che sono stati messi a tacere dal 2020 al 2022 e gran parte del
2023, si sono fatti avanti e dicono la verità sul covid, l'arma biologica, che
hanno chiamato vaccino Covid – l'eccesso di mortalità legato alle iniezioni
velenose chiamate vaccini;
La
frode del cambiamento climatico, la carenza di energia, i danni ambientali
causati dalla produzione di pannelli solari, dalla costruzione di parchi solari
e mulini a vento e altro ancora.
L'ultima
moda dell'élite attenta all'ambiente – guidare un'auto elettrica – è la
peggiore per l'ambiente e per l'efficienza del carburante.
Il più
grande progetto di rimozione di dighe nella storia degli Stati Uniti.
Avete
sentito parlare di un'altra follia che è stata pianificata e in termini di
programmazione predittiva, le persone sono state messe al corrente –
spaventate?
La “Programmazione
Predittiva” è il modo in cui il “Culto” assicura il successo ai propri sforzi
malvagi.
Quindi,
devono dirlo alle persone, stordirle, bloccarle mentre lo shock li rende
incapaci di contrastare queste azioni diaboliche.
Il
primo passo di questa follia è che quattro delle sei dighe che circondano il
fiume Klamath – che attraversa l'Oregon e la California settentrionale – sono
in procinto di essere rimosse entro la fine dell'anno.
Presumibilmente
per "un buon ambiente", per mettere in sicurezza i salmoni.
Gli
Stati Uniti prevedono di eliminare 30.000 dighe (che producono elettricità)
entro il 2050.
Questo
sta causando indiscriminatamente cali di tensione e black-out con conseguenze
sociali ed economiche disastrose, pericolose per la vita e che tolgono la vita.
Il più
grande progetto di rimozione di dighe nella storia degli Stati Uniti è in corso
(morningbrew.com) e
un'altra azienda avverte di prepararsi ai
blackout nei principali centri abitati (youtube.com).
È
reale o è un momento di paura per il WEF?
Qualunque
cosa sia, si sa che la paura attacca il sistema immunitario, tanto che anche i
non vaccinati contro il Covid possono diventare più vulnerabili alle malattie
comuni, ma anche a tutti i tipi di tumori.
Prendiamo
i “tumori turbo”:
l'amministratore delegato di Pfizer, “Albert Bourla”,
ha dichiarato in una recente intervista che il” cancro turbo” (tumori
aggressivi) è in aumento nei giovani.
C'è da
aspettarsi una grande percentuale di giovani, fino a un terzo, colpiti dal “cancro
turbo”
(Bourla).
Pfizer
sta lavorando duramente per sviluppare farmaci per combattere questa malattia
mortale.
“Bourla”
non ha menzionato che la spaventosa ascesa dei tumori è in gran parte il
risultato delle iniezioni di vaccini Covid, una buona parte delle quali sono
state prodotte da Pfizer.
La
malattia è la loro mucca da mungere d'oro che gioca nell'obiettivo di riduzione
della popolazione del WEF/ONU 2030.
I delinquenti e assassini Schwab” e Bourla sono stati visti al
“WEF2022”.
A
proposito, i "vaxxes" del Covid non solo causano danni e uccidono,
causano infertilità negli uomini e nelle donne, aborti e bambini nati morti in
massa.
In
Francia, il tasso di natalità è diminuito del 7,2% nei primi otto mesi del
2023, rispetto allo stesso periodo del 2022, il calo più forte di sempre in un
anno.
Il
quadro è simile nella maggior parte dell'Europa.
A
questo si aggiungano i decessi in eccesso dall'inizio della coercizione “Covid
vax”;
e a
questo si aggiunga l'agenda LGBTQ (lesbiche, gay, bisessuali, transgender e queer),
faticosamente promossa dai governi e dalle scuole in Europa e negli Stati
Uniti.
Ovviamente, le coppie gay e transgender non
fanno figli.
Gli
insegnanti che promuovono questo crimine sono consapevoli dell'ordine del
giorno, o troppo ingenui, per capire lo scopo di ciò che stanno promuovendo?
O semplicemente troppo spaventati per
obiettare e seguire il loro io interiore cosciente?
In
Scozia, i genitori che interferiscono con i desideri transgender dei loro figli
rischiano fino a 7 anni di carcere.
Non si
può vedere il WEF, ma si può sentire l'odore del WEF.
E c'è
molto di più:
eventi,
programmi, avvenimenti, tutti in modalità disastro, tutti simultaneamente,
tutti promossi dal WEF.
Alcuni
dei temi sono in discussione ora, al “WEF Davos 24”.
Prendiamo
ad esempio l'attacco informatico a “Polygon”, che è già stato simulato dal WEF
e da altri paesi nel 2021, che probabilmente si verificherà nei prossimi anni.
Nessuna
precisione.
Non dice mai chi è il nemico che perpetra.
Prendiamo
ad esempio il recente film Netflix di “Barack e Michelle Obama “"Leave the
World Behind".
Spaventoso,
ti lascia senza fiato senza risposta. Condannati infelicemente ad aspettare ciò
che potrebbe accadere. O no.
Nell'agenda
dell'eutanasia del WEF c'è anche il misterioso virus "X" – non ancora
identificato, ma è da qualche parte là fuori, secondo Bill Gates e il maestro
dell'OMS Tedros.
Prima
o poi colpirà.
Big
Pharma sta già facendo gli straordinari per sviluppare un vaccino contro il
virus "X", ancora sconosciuto, in modo che quando colpisce, le
iniezioni di armi biologiche sono pronte per essere imposte a ogni cittadino,
con l'aiuto della polizia e dell'esercito, se necessario.
Questo
solo se l'”Assemblea Mondiale della Sanità” – “WHA” (Assemblea Generale
dell'OMS) approverà i due documenti tirannici, il “Trattato sulle Pandemiche” e
il “Regolamento Sanitario Internazionale” (RSI) pesantemente rivisto.
Non
hanno avuto alcuna possibilità all'Assemblea generale delle Nazioni Unite nel
settembre 2023.
C'è
bisogno di una maggioranza di due terzi all'OMS perché questi documenti
diventino legge – in realtà, non esiste una legge internazionale che dia all'”OMS”
il potere di “diventare il tiranno di One Health” del mondo.
Sarebbe
l'ormai consueto "ordine basato sulle regole" fatto dall'élite.
Il “WEF
Davos 24”, in sessioni a porte chiuse, sta escogitando modi per manipolare
l'approvazione di questi due documenti nefasti:
sono
parte integrante dell'agenda sull'eutanasia del WEF.
L'evento
del Cigno Nero.
Verso
una catastrofe finanziaria.
E non
ultimo è l'evento del “Cigno Nero”, anch'esso previsto da un bel po'.
Le
speculazioni si stanno scatenando su ciò che potrebbe significare – disastro in
ogni caso.
La
maggior parte delle speculazioni va nella direzione di una catastrofe
finanziaria come non si era mai vista prima.
Potrebbe
essere l'implosione di un mercato dei derivati da più quadrilioni?
Come ordine di grandezza, un quadrilione è
1.000 trilioni.
Confrontate
questo dato con il PIL globale di circa 105 trilioni di dollari. Si veda
l'elaborazione di “Ellen Brown” su un possibile evento derivato del “Cigno Nero”.
Tutto
quanto sopra può accadere o meno.
Ma la
"Programmazione Predittiva", applicata ai suoi limiti dal WEF e dai
suoi associati nel crimine, fa parte dell'agenda dell'eutanasia.
Quando
questi eventi si verificano, le persone possono morire in massa a causa degli
eventi.
Se non
si verificano, possono morire per insufficienza immunitaria correlata alla
paura o per lo stress totale della paura senza fine.
Noi,
il Popolo, dobbiamo essere in grado di dire:
fanculo al WEF e alla sua agenda globalista di paura e
eutanasia.
Andiamo
per la nostra strada.
Nuovi
modi, creare nuove società con denaro gestito da banche pubbliche indipendenti,
che portano a una nuova civiltà.
Si può fare.
DEVE
essere fatto, per il bene della sopravvivenza dell'umanità.
(Peter
Koenig è un analista geopolitico ed ex economista senior presso la Banca
Mondiale ed è autore di Implosion – An Economic Thriller about War,
Environmental Destruction and Corporate Greed; e co-autore del libro di Cynthia
McKinney "When China Sneezes: From the Coronavirus Lockdown to the Global
Politico-Economic Crisis" (Clarity Press – 1° novembre 2020).
Peter
è ricercatore associato presso il Centre for Research on Globalization (CRG). È
anche Senior Fellow non residente presso il Chongyang Institute dell'Università
Renmin di Pechino.)
Grandi
"rischi geopolitici"
nel
2024-2025: rallentamento
economico
e espansione
dei
conflitti egemonici
globalresearch.ca
- Prof. Rodrigues Tremblay – (12 gennaio 2024) – ci dice:
"Quando
ogni paese si è rivolto a proteggere il proprio interesse privato, l'interesse
pubblico mondiale è andato in malora, e con esso gli interessi privati di
tutti".
(Charles
Kindleberger (1910-2003), storico dell'economia statunitense, (nel suo libro
"The World Depression 1929-1939", 1973)
"Il
mondo è un posto pericoloso in cui vivere, non a causa delle persone che sono
malvagie, ma a causa delle persone che non fanno nulla al riguardo."
( Albert Einstein (1879-1955), (Come
citato nel libro di Josep Maria Corredor "Conversations avec Pablo
Casals", 1955).
"Penso
che sia l'inizio di una nuova Guerra Fredda... Penso che i russi reagiranno
gradualmente in modo piuttosto negativo e questo influenzerà le loro politiche.
Penso che sia un tragico errore. Non c'era
alcuna ragione per questo. Nessuno stava minacciando nessun altro."
(George
F. Kennan (1904-2005), diplomatico e storico americano, (in The New York Times,
2 maggio 1998, a proposito dell'espansione della NATO da parte degli Stati
Uniti verso la Russia.)
"Mentre
difendono i nostri interessi vitali, le potenze nucleari devono evitare quegli
scontri che portano l'avversario a scegliere tra un'umiliante ritirata o una
guerra nucleare
.
Adottare questo tipo di linea di condotta nell'era nucleare sarebbe solo la
prova del fallimento della nostra politica – o di un desiderio collettivo di
morte – per il mondo."
(John
F. Kennedy (1917-1963), 35° Presidente degli Stati Uniti, 1961-1963, (in un
importante discorso di lunedì 10 giugno 1963)
Nel
2024, si prevede che la maggior parte delle economie dovrà affrontare venti
contrari economici.
In
effetti, è per questo che in molti paesi, soprattutto in Europa e in Nord
America, i sondaggi indicano che le principali preoccupazioni delle persone
sono i temi economici, come l'inflazione persistente, gli elevati debiti
personali e pubblici e la probabilità di una recessione economica più o meno
grave.
Anche
una questione economico-sociale come l'afflusso di orde di immigrati
clandestini sarà fonte di preoccupazione, soprattutto in Europa e in Nord
America, soprattutto se i tassi di disoccupazione aumenteranno.
Allo
stesso modo, le guerre di bombardamento in corso in Ucraina e in Palestina,
così come le crescenti tensioni tra Stati Uniti e Cina e quelle tra Stati Uniti
e Iran, sono questioni di politica estera che potrebbero sollevare
preoccupazioni.
Economie
importanti in base al loro PIL rispetto alle economie ricche più piccole pro
capite.
Secondo
i dati della Banca Mondiale, il prodotto interno lordo (PIL) degli Stati Uniti,
a metà del 2023, era di 25.463 miliardi di dollari.
Ciò
pone l'economia degli Stati Uniti al primo posto con il 24,3% dell'economia
mondiale.
L'economia
dell'Unione Europea (UE), un blocco di 27 paesi, rappresenta il 21,7% del PIL
globale ed è la seconda più grande del mondo. L'economia cinese segue al terzo
posto, con il 15,0% del PIL globale.
Tuttavia,
in termini di tenore di vita (PIL pro capite), le piccole economie dominano la
lista, con il Lussemburgo (127.580 dollari) in testa, seguito da Norvegia
(106.328 dollari), Irlanda (103.176 dollari) e Svizzera (92.381 dollari).
Una
visione d'insieme e aspettative.
I
cicli economici delle principali economie non coincidono perfettamente, e
variano un po' a seconda delle loro strutture economiche e delle politiche
economiche seguite dai loro governi.
La
questione centrale oggi è se il prossimo anno economico sarà o meno un anno in
cui le principali economie saranno in grado di evitare una recessione economica
a tutti gli effetti.
L'esuberanza
dei mercati azionari e obbligazionari sembra indicare che si prevede un lieve
rallentamento economico, guidato da un marcato calo dell'inflazione e da
molteplici tagli dei tassi di interesse in arrivo.
La
situazione alternativa da considerare, contrariamente all'ottimismo generale,
potrebbe essere quella di un anno caratterizzato da una classica recessione
economica, più o meno grave, conseguenza di squilibri economici e finanziari
accumulati in passato.
Potrebbe essere causato anche da shock
economici, finanziari e geopolitici inaspettati a venire.
L'attuale
grave recessione economica si evolverà in una vera e propria depressione
economica globale?
Attualmente,
il consenso economico generale è che la lotta con tassi di interesse più
elevati che le principali banche centrali stanno conducendo contro l'inflazione, (che è stata generata da ampi deficit
pubblici e da un'eccessiva creazione monetaria per contrastare gli effetti
economici dannosi della pandemia 2020-2022), avrà successo.
Pertanto,
la questione centrale si riduce a sé il prossimo anno assisterà a un lieve
rallentamento economico molto gestibile o se molti paesi potrebbero piuttosto
dover attraversare una recessione economica più lunga e più grave, con un
minimo di due trimestri consecutivi di contrazione del PIL.
L'economia
americana.
Anche
se l'economia statunitense è attualmente la più resiliente di tutte, essendo a
un livello di piena occupazione virtuale, con un tasso di disoccupazione
ufficiale del 3,7% e con una crescente fiducia dei consumatori, ci sono
comunque alcune crepe che appaiono.
Ad
esempio, l'indice economico anticipatore del “Conference Board” è ancora in
calo e prevede una lieve recessione economica negli Stati Uniti nel 2024
Inoltre, anche se l'occupazione negli Stati
Uniti è ancora stabile, le offerte di lavoro sono in calo.
Ciò potrebbe indicare che gli investimenti
delle imprese e i piani di produzione in alcuni settori sono in fase di
adeguamento al ribasso.
Il
motivo per cui l'economia statunitense sta andando meglio di altre economie,
oltre al contributo del suo vivace settore tecnologico, è in parte dovuto alla
sua industria degli armamenti fortemente sovvenzionata, che è un settore
prospero e in costante crescita.
Comprende
più di 200.000 aziende, le più importanti delle quali sono Lockheed Martin,
Northrop Grumman, RTX (Raytheon), General Dynamics e Boeing.
Queste
aziende contribuiscono in modo importante alla crescita industriale e alla
prosperità economica di stati come l'Alabama, il Connecticut, la Virginia, il
Texas e la California.
L'economia
europea e quella canadese.
È
anche possibile che i futuri dati economici, che saranno pubblicati il prossimo
marzo, confermino che diversi paesi europei e il Canada sono già in recessione,
con due trimestri consecutivi di calo della produzione interna.
La
crisi energetica derivante dal conflitto russo-ucraino si aggiunge all'aumento
dei tassi di interesse rallentando le economie europee, in particolare quelle
dei 20 paesi dell'Eurozona.
Attualmente,
le economie tedesca e italiana sembrano essere i migliori candidati per una
recessione.
In
Canada, il tasso di disoccupazione è ancora rispettabile al 5,8 per cento. Ma
la crescita dell'occupazione è anemica, con solo 100 nuovi posti di lavoro
creati lo scorso dicembre.
Inoltre,
in gran parte a causa di una politica di immigrazione a porte aperte, la
popolazione canadese sta crescendo a un ritmo record, di gran lunga la maggior
parte di tutti i paesi industrializzati, mentre la crescita dell'occupazione
ristagna.
Ciò si
traduce in un calo del tenore di vita, misurato in termini di PIL reale pro
capite.
L'Organizzazione
per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) ha addirittura pubblicato uno
studio, nel marzo 2023, in cui ha evidenziato che il Canada è in ritardo
rispetto alle economie sviluppate in termini di tenore di vita della sua
popolazione, che continua a diminuire.
Il
tenore di vita in Canada si è deteriorato dal 2014, sotto l'effetto di
un'immigrazione sfrenata e di una scarsa crescita generale della produttività.
Rischi
geopolitici.
Ciò
che potrebbe trasformare una lieve recessione economica in una più grave
sarebbe un'espansione dei rovinosi conflitti militari in corso in Ucraina e in
Medio Oriente, o nuove e più ampie guerre egemoniche a venire.
In tal
caso, poiché la maggior parte dei governi deve far fronte a livelli di debito
elevati (ossia debiti pubblici totali superiori al loro prodotto interno totale
annuo), tali sviluppi potrebbero riaccendere l'inflazione e causare
un'ulteriore impennata dei tassi di interesse negli anni a venire.
È raro
che le condizioni economiche e i rischi geopolitici siano così strettamente
collegati, ma sfortunatamente questo è il tipo di mondo in cui viviamo oggi.
Conclusioni
L'enigma
economico nel 2024 è se il rallentamento economico previsto sarà lieve e poco
dirompente per i mercati del lavoro e delle azioni, o meglio, se eventi
finanziari imprevisti, come il fallimento di un grande istituto finanziario, potrebbero far precipitare una
recessione economica globale più grave e severa.
La
palla geopolitica è più torbida perché il governo americano di “Joe Biden” non
sembra ansioso di porre fine ai conflitti militari, anche se il presidente
aveva inizialmente promesso, all'inizio della sua amministrazione, di affidarsi
maggiormente alla diplomazia per risolvere le controversie internazionali.
Tuttavia,
l'anno 2024 potrebbe essere un importante punto di svolta, sia dal punto di
vista economico che geopolitico.
(L'economista
internazionale Dr. Rodrigue Tremblay è l'autore del libro sulla morale "Il
codice per l'etica globale, dieci principi umanisti" del libro sulla
geopolitica "The New American Empire", e del recente libro, in
francese, "La régression tranquille du Québec, 1980-2018". È stato
Ministro del Commercio e dell'Industria (1976-79) nel governo Lévesque. Ha
conseguito un dottorato di ricerca in finanza internazionale presso la Stanford
University.
Il
Prof. Rodrigue Tremblay è ricercatore associato presso il “Centre for Research
on Globalization” (CRG).
WEF –
Davos 2024. Il mondo
sta
cadendo a pezzi, ma
lo
spettacolo deve continuare...
globalresearch.ca
– Peter Koenig – (15 gennaio 2024) - ci dice:
È
l'incontro di un cartello globalista di "leader" non eletti, che (pur essendo dei gangster! N.D.R) si danno il diritto di tentare di
decidere il futuro del mondo.
"L'inferno
è vuoto e tutti i diavoli sono qui."
(William Shakespeare, La tempesta).
È una
tempesta del 21° secolo:
"Assicuriamoci che i Diavoli scendano
dove gli spettano di diritto."
Di
seguito un puntuale reportage di Radio Canada (in francese) che fa riferimento
a” Davos24” con un titolo intento a rassicurare i suoi lettori:
"'The
Great Reset' non è una cospirazione per controllare il mondo.
"Questa
iniziativa del World Economic Forum” per ripensare l'economia post-epidemia è
oggetto di un'importante campagna di disinformazione"
(M. Ch. Global Research, 15 gennaio
2024).
Davos24. L'agenda del WEF.
Mentre
queste righe andranno in stampa, circa 3000 ospiti invitati affolleranno il
54esimo Riunione annuale del World Economic Forum (WEF) a Davos, dal 15 al 19
gennaio.
Sono
attesi circa 60+ capi di stato e molti "dignitari" – la maggior parte
senza dignità – aspiranti leader di un tipo o dell'altro, amministratori
delegati di aziende.
È
l'incontro di un cartello globalista di "leader" non eletti, che si
danno il diritto di tentare di decidere il futuro del mondo.
Includono,
naturalmente, banchieri e l'élite finanziaria – in primo luogo “BlackRock”,
anche uno dei principali sponsor e finanziatori del WEF.
Questa
cabala globalista, come ogni anno, intaserà gli aeroporti di Zurigo, Ginevra e
Basilea con i suoi jet privati.
Come i
militari di tutto il mondo, sono ben oltre l'agenda fraudolenta e falsa del "cambiamento climatico"
che impongono alla “plebe comune”.
Alcuni
dei capi di Stato invitati da Klaus Schwab, l'eterno presidente e
amministratore delegato del WEF, potrebbero essere considerati di fatto
assassini.
Mentre
Volodymyr Zelenskyy, che quest'anno farà un'apparizione fisica a Davos, viaggia
con un dettaglio di sicurezza di alto livello, le sue critiche vengono uccise
in patria.
Come
riportato da RT (12 gennaio 2024) e confermato dal Dipartimento di Stato
statunitense, il giornalista cileno-statunitense “Gonzalo Lira” è stato
torturato a morte in una prigione ucraina.
Il
presidente Zelenskyy è anche responsabile dell'invio di decine di migliaia di
soldati ucraini alla morte in una guerra impossibile da vincere contro la
Russia, per la quale la Russia ha offerto più volte negoziati di pace, che
Zelenskyy ha rifiutato su ordine della NATO e dei leader occidentali.
Altri
partecipanti al WEF, come” Isaac Herzog”, presidente di Israele, sostengono
l'orrendo genocidio che Israele sta infliggendo alla Palestina;
“
Antony Blinken”, Segretario di Stato degli Stati Uniti, che sostituisce il
Presidente Biden, così come “Ursula von der Leyen”, (con Zelenskyy) Presidente non eletto del Consiglio
Europeo (CE) e membro del Consiglio di Amministrazione del WEF – potrebbero anche rientrare nella
categoria degli assassini de facto per il loro incessante incoraggiamento a
Israele a continuare lo spietato genocidio su Gaza, già esteso alla
Cisgiordania e al Libano meridionale;
così
come fare il tifo per Zelenskyy con innumerevoli miliardi di dollari e un
arsenale di sofisticate armi americane ed europee per continuare l'atroce
guerra in Ucraina?
Oggi
viviamo nel 1984 di Orwell.
Bill
Gates, il re dei vaxx e promotore di cibo a base di insetti, killer di fattorie
e il più importante e schietto eugenista, nonché il DG dell'OMS, il dottor
Tedros Adhanom Ghebreyesus, potrebbero soddisfare i criteri di "Innescare
lo spopolamento."
Il
motto 2024 del WEF: ricostruire la fiducia.
Con
questo tipo di nobile stile, “Davos 2024” è iniziata bene.
Non
per niente, il motto di quest'anno è "Ricostruire la fiducia".
Stai
scherzando? "Ricostruire la fiducia", questo dice tutto.
Qualcosa
sta cambiando.
Il WEF si sta rendendo conto che sempre più
persone – compresi i dirigenti di alto livello – hanno perso e stanno perdendo
sempre più fiducia in questo corrotto distopico, basato sulle regole, aspirante
Ordine Mondiale.
Altre
indicazioni che la fiducia nel sistema sta rapidamente perdendo terreno in
tutto il mondo possono essere viste da un recente articolo del “Telegraph”, secondo il quale il “Segretario alla
Difesa Grant Shaps “sta pianificando il reclutamento di donne per il servizio
militare, per compensare la sempre minore diminuzione delle reclute postali.
I
giovani non si fidano più dei loro governi, e meno delle loro politiche di
guerra.
È solo
una questione di tempo, quando anche le donne rifiuteranno di fare il servizio
di guerra per il governo.
Forse
il momento è già arrivato.
Una
soluzione certa per la pace e l'armonia nel mondo sarebbe che TUTTE le persone
rifiutassero di prestare servizio nell'esercito.
Non ci
sono militari in tutto il mondo, e il sistema fallirebbe.
Il WEF
potrebbe fare le valigie e Davos potrebbe riconquistare la sua illustre
reputazione di località turistica nelle Alpi orientali della Svizzera.
Il
sogno diabolico globalista.
State
certi, WEF e Co., che il vostro sogno globalista di un “Unico Ordine Mondiale e
di un “Unico Governo Mondiale”, e di un “Unico Ordine Sanitario” non si
realizzerà.
È tutto
uno scherzo.
Caro
signor Schwab, come intende "ricostruire la fiducia" con la stessa
agenda corrotta e gli stessi elitari corrotti? Non avete cambiato di una
virgola rispetto agli obiettivi primari del Great Reset e dell'Agenda 2030
delle Nazioni Unite, una drastica riduzione della popolazione, l'eutanasia di
vaste fasce di persone, in qualsiasi modo possibile, e la piena
digitalizzazione dell'umanità rimanente, al punto che il vostro professore
israeliano e Brother-in-Crime,” Yuval Noah Hariri”, chiede senza mezzi termini:
Cosa
fare con i mangiatori inutili (“I poveri”) , una volta che i robot e le
Intelligenze Artificiali (AI) avranno preso il sopravvento?
La
risposta è chiara.
Siate
sicuri, non ha nulla a che fare con la costruzione della fiducia.
In
effetti, le cose stanno cambiando.
E
forse in modi imprevedibili.
Dal momento che non viviamo in un mondo
lineare e la stragrande maggioranza dell'umanità non vuole un mondo
digitalizzato con umanoidi digitalizzati e controllati digitalmente.
Infatti le persone si stanno svegliando.
Davos24:
100+ sessioni a porte chiuse.
L'agenda
tradizionale e ufficiale del WEF per Davos24, di Commercio, Cambiamento
climatico, IA/digitalizzazione non ispira fiducia, soprattutto non per i
risvegliati.
E molti degli oltre 3000 ospiti d'élite sono
sempre più consapevoli del rapido risveglio della popolazione in generale.
In
effetti, un cambiamento di coscienza sta prendendo piede in tutto il mondo.
Forse
l'élite verrà in questi numeri record a Davos24, per vedere cosa ha da offrire
il WEF come alternative per mantenere lo status quo il più a lungo possibile.
Oltre
all'agenda ufficiale, la vera chiave dell'agenda del WEF, sono le oltre 100
sessioni segrete a porte chiuse per gli ospiti solo su invito.
In
queste sessioni, gli psicopatici, o Übermenschen che si librano sopra
l'umanità, guidati da Schwab(costruttore di bombe atomiche tattiche in Sud Africa!
N.D.R.),
discuteranno di come controllare, tiranneggiare, ridurre e robotizzare la
popolazione mondiale – e il modo migliore e più veloce per privarli delle loro
risorse duramente guadagnate
e come
trasferire più rapidamente queste risorse a una piccola élite aziendale e
privata.
Questi
argomenti segreti, molto probabilmente, includeranno metodologie su come
imporre alla società nuovi fattori di paura – dopo il covid, il lockdown e la
frode vaxx stanno gradualmente ma rapidamente venendo alla luce e svanendo.
Per
ottenere il massimo dalla paura e dalla manipolazione mentale della popolazione
in generale, il WEF avrebbe potuto invitare esperti del “Tavistock”, l'istituto
britannico per l'ingegneria sociale delle menti collettive e individuali.
Argomenti
speciali di discussione possono includere, in via prioritaria,
come
garantire che il nuovo presidente degli Stati Uniti – le elezioni del novembre
2024, SE si svolgeranno – stiano al gioco, in stile Biden;
l'implementazione
della nuova malattia "X", ancora da definire, che sarà più volte più
mortale del covid;
come
manipolare il “Trattato sulle pandemie” e il nuovo “Regolamento Sanitario
Internazionale (RSI) attraverso l'”Assemblea Mondiale della Sanità (WHA) nel
maggio 2024, per rendere l'OMS di fatto il tiranno e il dittatore di un One
Health Order (OHO), che porti a un “One World Government”;
le
prossime dimensioni dell'intelligenza artificiale, della robotizzazione, della
digitalizzazione e dell'imposizione generalizzata dell'ID digitale e come
collegarli ai singoli conti bancari, a una valuta digitale della banca centrale
(CBDC) – imposizione immediata, o graduale, nella speranza di fermare una
rivoluzione;
e Anche un attacco informatico ai poligoni potrebbe
essere all'ordine del giorno per il 2024.
Dopotutto,
“We the People”, siamo stati recentemente messi in guardia dal film Netflix
prodotto da Barack e Michelle Obama, "Leave the World Behind", che
descrive un attacco informatico da parte di un nemico sconosciuto, che tenta di
lasciare le persone in soggezione e paura di ciò che potrebbe accadere.
Inoltre,
vale la pena notare che nel 2021:
"il
WEF ha condotto una simulazione di attacchi informatici che coinvolgono uno
scenario di paralisi dell'alimentazione, delle comunicazioni, dei trasporti, di
Internet.
"Klaus
Schwab ha lasciato intendere senza mezzi termini, sulla base della simulazione,
che un attacco informatico:
"Potrebbe
portare a un arresto completo dell'approvvigionamento energetico, dei
trasporti, dei servizi ospedalieri, della nostra società nel suo complesso...
Da
questo punto di vista, la crisi del COVID-19 sarebbe vista come un piccolo
disturbo rispetto a un grande attacco informatico".
NO
FEAR, Please – è dell'Ordine.
Noi,
il Popolo, dobbiamo diventare consapevoli del fatto che il mondo occidentale è
governato da un “Culto Guidato dal Denaro, da un “Culto della Morte” o da un “Culto
Diabolico”.
Difficile
da credere ma vero.
Ciò
che abbiamo sperimentato negli ultimi decenni è un attacco alla dignità umana,
alle emozioni, agli avvertimenti che causano paura e obbedienza.
Questi
sono rituali tipici che i Culti devono seguire, per avere successo nelle loro
azioni diaboliche.
Se non
prestiamo attenzione, soprattutto se non cadiamo nel fattore paura, e se non li
odiamo per quello che fanno, siamo al sicuro.
Vogliono che li odiamo, perché l'odio emette
le stesse vibrazioni emotive che usano per le loro atrocità.
Se
emettiamo segnali simili, ci tengono sotto controllo.
Essere
indifferenti nei loro confronti, o addirittura amarli, mostri che sono –
secondo la massima, non sanno quello che fanno – è un dovere per ascendere
dalle tenebre del loro controllo alla luce, dove Noi, il Popolo, diventiamo
esseri liberi, autonomi e sovrani, pronti a creare una nuova società, una nuova
civiltà.
Non
dobbiamo mai soccombere al loro controllo, per timore che ci conducano al
cimitero o, nel migliore dei casi, al loro cortile degli schiavi.
NON
dobbiamo MAI permetterlo.
(Peter
Koenig è un analista geopolitico ed ex Senior Economist presso la Banca
Mondiale e l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), dove ha lavorato per
oltre 30 anni in tutto il mondo. È autore di Implosion – An Economic Thriller
about War, Environmental Destruction and Corporate Greed; e co-autore del libro
di Cynthia McKinney "When China Sneezes: From the Coronavirus Lockdown to
the Global Politico-Economic Crisis"-Clarity Press – 1 novembre 2020).
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