Libertà in pericolo per i poveri e indifesi cittadini del futuro nuovo mondo.

 

Libertà in pericolo per i poveri e indifesi cittadini del futuro nuovo mondo.


 

Gli “Anni Trenta” Sono Davanti a Noi.

Conoscenzealconfine.it – (18 Gennaio 2024) - Giorgio Agamben – ci dice:

 

I segni dell’accecamento, dell’assenza di pensiero e di una probabile, imminente autodistruzione, si sono vertiginosamente moltiplicati.

Nel novembre del 1990 “Gérard Grael”, una delle menti più lucide della filosofia europea di quegli anni, tenne nella “New School for Social Research” di New York una conferenza il cui titolo, certamente significativo, non mancò di provocare fra i benpensanti qualche reazione scandalizzata:

Gli anni trenta sono davanti a noi.

Se l’analisi condotta da “Grael “era genuinamente filosofica, le sue implicazioni politiche erano infatti immediatamente percepibili, dal momento che in questione, nel sintagma cronologico apparentemente anodino, erano puramente e semplicemente il fascismo in Italia, il nazismo in Germania e lo stalinismo nell’Unione sovietica, cioè i tre tentativi politici radicali di “distruggere e sostituire con un ‘ordine nuovo’ quello in cui l’Europa si era fin allora riconosciuta”.

 

“Grael” aveva buon gioco nel mostrare come la classe intellettuale e politica europea fosse stata altrettanto cieca di fronte a questa triplice novità di quanto lo fosse – negli anni Novanta come oggi – di fronte alla sua inquietante, anche se mutata, risorgenza.

 

Si fatica a credere che “Leon Blum”, leader dei socialisti francesi, potesse dichiarare, commentando le elezioni tedesche del luglio 1932, che, di fronte ai rappresentanti della vecchia Germania, “Hitler è il simbolo dello spirito di cambiamento, di rinnovamento e di rivoluzione” e che pertanto la vittoria di von Schleicher gli sarebbe parsa “più desolante ancora di quella di Hitler”.

E come giudicare la sensibilità politica di “Georges Bataille” e di “André Breton”, che, di fronte alle proteste per l’occupazione tedesca della Renania, hanno potuto scrivere senza vergogna:

“noi preferiamo in ogni caso la brutalità anti diplomatica di Hitler, più pacifica, nei fatti, dell’eccitazione bavosa dei diplomatici e dei politici”.

La tesi di questo saggio, di cui consiglio vivamente la lettura, è che a definire il processo storico in corso, negli anni Trenta come negli anni Novanta in cui scriveva, sia uno stesso primato dell’infinito sul finito, che, in nome di uno svolgimento che si vuole assolutamente senza limiti, cerca di abolire in ogni ambito – economico, scientifico, culturale – le barriere etiche, politiche e religiose che l’avevano fin allora in qualche modo contenuto.

E, insieme, anche attraverso gli esempi del fascismo, del nazismo e dello stalinismo, “Grael” mostrava come un simile processo di infinitizzazione e di mobilitazione totale di ogni aspetto della vita sociale non possa che condurre all’autodistruzione.

Senza entrare nel merito di questa analisi certamente persuasiva, mi interessa qui piuttosto sottolineare le analogie con la situazione che stiamo attraversando.

Che gli anni Trenta del Ventesimo secolo ci stiano ancora davanti non significa che noi vediamo oggi riproporsi esattamente nella stessa forma gli eventi aberranti in questione;

 significa piuttosto quello che “Bordiga” aveva inteso esprimere scrivendo, dopo la fine della Seconda guerra mondiale, che i vincitori sarebbero stati gli esecutori testamentari dei vinti.

Dovunque i governi, quali che sia il loro colore e la loro collocazione, agiscono come esecutori di uno stesso testamento, accettato senza beneficio d’inventario.

 Da ogni parte vediamo continuare ciecamente lo stesso illimitato processo di incremento produttivo e di sviluppo tecnologico che “Grael” denunciava, in cui la vita umana, ridotta alla sua base biologica, sembra rinunciare a ogni altra ispirazione che non sia la nuda vita e si mostra disposta a sacrificare senza riserve, come abbiamo visto negli ultimi tre anni, la propria esistenza politica.

Con la differenza, forse, che i segni dell’accecamento, dell’assenza di pensiero e di una probabile, imminente autodistruzione, che Grael evocava, si sono vertiginosamente moltiplicati.

 Tutto fa pensare che stiamo entrando – almeno nelle società postindustriali dell’Occidente – nella fase estrema di un processo di cui non è possibile prevedere con certezza la fine, ma le cui conseguenze, se la consapevolezza dei limiti non tornerà a destarsi, potrebbero essere catastrofiche.

(Giorgio Agamben, filosofo.)

(quodlibet.it/Giorgio-Agamben-gli-anni-trenta-sono-davanti-a-noi).

 

 

 

2024: accelerano i rischi globali,

cala la fiducia negli Stati,

come dare fiducia al Sistema Italia?

Linkdin.com - Giuseppe Vargiu – (14-1-2024) – ci dice:

(Presidente presso UNIEXPORTMANAGER)

 

Si prospetta un anno molto difficile. Non solo per chi lavora su import export e sviluppo internazionale, non solo per il “Made in Italy”, ma per l’economia globale.

Ce lo dice il rapporto della Banca Mondiale, proprio nei giorni in cui una ulteriore crisi si riapre sulle rotte del Mar Rosso, e compromette trasporti e approvvigionamenti.

 La crescita globale rallenterà ulteriormente a causa della politica monetaria, delle condizioni finanziarie restrittive e della debolezza del commercio e degli investimenti globali.

I rischi includono l’escalation del conflitto in Medio Oriente, il protrarsi della guerra Ucraina, stress finanziario, inflazione persistente, frammentazione del commercio, e disastri legati al clima.

 Sarebbe necessaria, secondo la “World Bank”, una cooperazione globale per garantire la riduzione del debito, per facilitare l’integrazione commerciale, per affrontare il cambiamento climatico, e per alleviare l’insicurezza alimentare, la fame, e le migrazioni.

Politiche economiche e strutturali adeguate e istituzioni ben funzionanti sono fondamentali per contribuire a stimolare gli investimenti e le prospettive a lungo termine.

Niente di tutto questo appare probabile.

Ma quali sono i rischi che corriamo?

Il “World Economic Forum” la prossima settimana riunirà a Davos il consesso di quelli che dettano legge ai governi, e di conseguenza a noi che ormai da anni subiamo decisioni prese in nome di un “politically correct “che di corretto in nostro favore ha poco o niente.

A partire dal bellicismo autolesionista che ha caratterizzato negli ultimi anni la nostra politica internazionale, aldilà degli schieramenti e dei principi costituzionali che ripudiano la guerra.

Sono i paperoni di Davos che comandano il mondo, per cui è importante capire dalle loro paure quali dovrebbero essere le nostre, e quali azioni prioritarie è necessario intraprendere, che possano andare in controtendenza rispetto a quelle indicate a Davos.

Il “Global Risks Report” dello scorso anno metteva in guardia su un mondo che faticosamente cercava di risollevarsi dagli shock di pandemia, energia, guerra ucraina.

 Con l'inizio del 2024 il mondo è afflitto da una nuova coppia di crisi pericolose: clima e conflitti.

Ma per il WEF, paradossalmente, il primo pericolo globale è un altro.

 

Il “rischio numero 1” nei prossimi due anni è la disinformazione.

I rapidi cambiamenti economici globali, i conflitti, le ondate di caldo senza precedenti, la crescente apatia verso i principi democratici, e la continua evoluzione della tecnologia, stanno incidendo sull’umanità a un ritmo vertiginoso, colpendo più duramente i più poveri e gli indifesi.

Vale a dire stati poveri, le piccole imprese, i giovani.

Sono i più vulnerabili alle sfide odierne influenzate da decisioni e azioni di cui non sono responsabili.

Tuttavia l’aspetto paradossale su cui riflettere è il fatto che il primo pericolo per i paperoni (nostri padroni di fatto) del WEF non sono conflitti ed eventi estremi: l

a priorità sono “Misinformazione” e “Disinformazione”, che andrebbero, insieme alla “Polarizzazione Sociale”, a compromettere la fiducia dei cittadini verso i governi.

Tanto è vero che il tema delle passeggiate di Davos nel 2024 sarà : “Re building Trust”, ricostruire la fiducia.

 

Misinformazione Disinformazione e Fiducia.

La diffusione di informazioni false, incomplete, fuorvianti, non controllate, emerge come il rischio globale più grave, che sarà abilmente sfruttato, unitamente alla polarizzazione sociale, per ampliare ulteriormente le divisioni.

Tre miliardi di persone andranno a votare a breve, non solo in Italia ed Europa, ma anche in Bangladesh, India, Indonesia, Israele, Messico, Pakistan, Regno Unito, Stati Uniti.

 Questo accrescerà l’uso di informazioni sbagliate, della disinformazione, della propaganda e degli strumenti che le diffondono. Le false informazioni minano la legittimità e la fiducia dei governi, con conseguenze che vanno dall’odio sociale, al terrorismo, alle guerre civili e militari.

Tutto ciò contribuirà a polarizzazioni non solo politiche o ideologiche, ma anche di schieramenti sociali, di categorie economiche, di gruppi di stati, infiltrerà le pubbliche opinioni su questioni che vanno dalla sanità pubblica, alla giustizia, all’ambiente.

I governi potrebbero essere sempre più indotti a controllare le informazioni in base a cosa essi stessi determinino essere “vero” (tradotto significa censura).

Libertà relative a Internet, stampa, e l’accesso a fonti più ampie di informazioni sono già a rischio di declino.

 E potremmo assistere a una vera e propria “repressione” dell’informazione.

Non è questa la sede per approfondire il tema dei rischi globali: aspettiamo l’informazione (o misinformazione?) che avremo dagli inviati a Davos.

 Il link al “Global Risk Report”: una lettura davvero interessante.

 

 

In Italia come siamo messi coi rischi globali misinformazione e fiducia nelle istituzioni?

L’impressione è quella dell’Italia che balla sul Titanic.

L’approccio indotto dai media e dalla propaganda istituzionale è quello di chi si preoccupa più del festival di Sanremo e dalla Coppa Italia, mentre il paese cammina sonnambulo, incapace di vedere i gravi pericoli che lo circondano.

Essere un paese in continua campagna elettorale non aiuta, perché si traduce in un quadro di disinformazione generale e propaganda, spesso avvallata dagli stessi organi e apparati istituzionali, che invece di portare alla soluzione dei problemi, induce l’oppio di una falsa rassicurazione, e il messaggio illusorio che tutto vada bene.

La gente non ci crede più.

Il numero crescente di elettori che hanno smesso di votare testimonia la crescente sfiducia nei confronti di istituzioni che cercano fiducia fornendo loro per prime informazioni non veritiere e ingannevoli.

 Per non parlare di calo demografico, del blocco della natalità, di giovani e imprenditori che vanno via dall’Italia.

Quando dalle tematiche generali passiamo alla realtà economica e imprenditoriale, vediamo un paese che si consola per le sue “MILLE MERAVIGLIE, SE AMMIRATO DALL’ALTO DELLE LUSSUOSE TERRAZZE CITTADINE, DEGLI STRAPIOMBI SUL MARE, DELLE COLLINE E DELLE CIME PIÙ ELEVATE “.

Ma se guardiamo dal punto di vista delle Piccole imprese e della gente che lavora, vediamo tutti “QUANTO SIA INVISCHIATO IN TUTTE LE SUE ARRETRATEZZE, SE PRATICATO DAL BASSO “.

L’energia dispersa delle imprese del “Made in Italy”.

Negli scorsi decenni il nostro paese ha costruito un meccanismo virtuoso di vita sociale ed economica, trainato dalla meravigliosa creatività di milioni di imprese piccole ma capaci, che trovavano nel Sistema Paese e nel nostro inesauribile patrimonio di cultura, gusto, storia, tecnologia, l’ambiente ideale per evolversi e crescere insieme.

È sempre stato questo il cuore del “Made in Italy”, che si è evoluto non con un disegno razionale, ma con un adeguamento quasi istintivo degli imprenditori italiani, che hanno creato quello “sciame”, di cui parla “De Rita”, costituito da un pullulare di piccole realtà e talenti che si evolve miracolosamente compatto, senza bisogno di uno schema, orgoglioso di un “Genio Italico” che prende forma da solo e rafforza e difende ogni singolo imprenditore che si muove in quel sistema.

Questo sciame oggi appare disperdersi in mille scie divergenti, perdendo quell’energia vitale che lo impregnava.

Quel meccanismo di promozione e mobilità sociale si è usurato.

A partire dagli anni 90 una molteplicità di fattori, Neoliberismo, Globalizzazione, Europa, la grande finanza, sembrano coalizzati per disgregare e indebolire la piccola impesa italiana, cuore dell'autentica produzione nazionale, quasi a volerne disperdere la forza e la competitività.

Gli imprenditori italiani cercano di reagire a congiunture e cambiamenti sempre più tumultuosi, ma perdono visione, competitività, e si rinchiudono nell’orticello dei vecchi clienti, negli angusti interessi locali e di categoria, nelle piccole rivendicazioni, non si pongono traguardi ambiziosi, si rifugiano nel “si è sempre fatto cosi”.

Nel mondo dell’export e nell’innovazione vediamo quotidianamente tantissimi che cercano di muoversi in tutte le direzioni, come schegge impazzite, senza competenze, senza cultura adeguata, senza una strategia.

Senza consapevolezza del valore aggiunto di muoversi insieme condividendo i valori e le strategie che ci rendono più forti.

 

Quale fiducia a un sistema pubblico coalizzato coi “nemici delle piccole imprese”?

Non aiutano certo misure palesemente di facciata o di bottega come sono molte di quelle contenute nella legge sul Made in Italy, le norme inattuate come la “ZES per il Sud”, o le trovate stravaganti come la cucina italiana nello spazio.

Tutto questo discredita le istituzioni e la fiducia nel Sistema Italia.

Il sistema pubblico brilla nella disinformazione istituzionale, nella propaganda, nel narcotizzare le aziende, nello spingerle, prive di competenze, nelle braccia delle piattaforme commerciali internazionali, a vegetare senza visione unitaria, e senza strategia.

 O meglio a favorire una strategia, teorizzata senza vergogna dai massimi esponenti della politica economica dei nostri Governi, in base alla quale "le piccole aziende del “Made in Italy” danneggiano il paese in quanto disturbano le élite dominanti".

Per cui devono gradualmente estinguersi.

Viene meno quell'energia vitale che solo una visione comune compatta e condivisa delle piccole imprese come motore di sviluppo del paese può generare.  

La società italiana trascina i piedi con una vitalità dispersa con il beneplacito di un potere pubblico istituzionale e burocratico coalizzato per favorire “i poteri consolidati”.

Prevalgono interessi spesso superiori ai governi, le imprese sono narcotizzate da un confronto pubblico giocato su propaganda, entusiasmi effimeri, ed emozioni di brevissima durata.

Si parla tanto di transizione digitale, ma vediamo modelli pubblici che sono poco più che semplici app, e basta vedere l’intelligenza artificiale del fisco che protegge i grandi evasori e bersaglia i contribuenti onesti con cartelle pazze.

L’accelerazione dei rischi della crisi ambientale, economica, sociale, viene accentuata dalle continue bugie della propaganda politica e istituzionale, che non si rende conto di generare sfiducia ad ogni nuovo annuncio maldestramente preordinato a nascondere la realtà delle cose.

Ossia che lo Stato non favorisce le sue Piccole imprese.

Serve una visione che non deve essere inquinata dagli schieramenti e dall'autoreferenzialità degli apparati, una visione che trovi il modo di affrancarsi dai potentati finanziari, una visione che non sia ostaggio della burocrazia.

Di fronte ai i ritardi, alle inefficienze e al bisogno insoddisfatto di fiducia nelle istituzioni, di politiche, strumenti, investimenti pubblici e privati, di fronte a un sistema pubblico coalizzato insieme ai nemici della piccola impresa occorre aprire nuove strade, e creare coalizioni alternative e Modelli positivi per gestire il futuro difficile che ci aspetta.

Come riportare la fiducia al Sistema Italia.

Per fortuna nelle aziende, nelle istituzioni, e nelle associazioni c’è qualcuno che ha il coraggio di pensare al di fuori del “pensiero unico”, del “politically correct”, che le élite globaliste dominanti vorrebbero imporci.

Il cambiamento non si può fare da soli, e per ricostituire un pensiero positivo bisogna partire dalle piccole imprese e introdurre un cambiamento che parta da nuovi modelli visionari.

La coalizione dello status quo paralizza il paese.

Si combatte con la coalizione del pensiero positivo, che porta avanti nuove idee e modelli associativi professionali e datoriali di nuova generazione, che lavorano per i propri associati, nei quali gli associati sono attivi e protagonisti.

Modelli positivi di approccio all’innovazione e all’internazionalizzazione che non vanno a chiedere un obolo al sonnolento “Sistema Pubblico”, ma documentano con i fatti, progetti, le loro iniziative che il Sistema Italia delle imprese, dei territori, e dei professionisti è vivo, vitale, e capace di compattarsi e coalizzarsi per il bene comune.

Ne parleranno il 22 gennaio a Venezia la “Fondazione Ampioraggio”, “Assoreti PMI”,” Federitaly” , insieme a” Uni export manager”, durante i Giorni dell’Export nell’ambito di “Wine in Venice”, il primo dei grandi eventi dell'anno nella capitale del “Made in Italy”.

(Giuseppe Vargiu)

 

 

 

 

 

(Parla il presidente Arci,

Intervista a Walter Massa):

“Il fascismo è un pericolo, tra poveri schiacciati e migranti deportati.”

«La povertà esiste e in questi ultimi anni, complici le scelte completamente sbagliate dei governi che si sono succeduti, si è anche molto trasformata e “allargata”, oggi è ai limiti della soglia di povertà anche chi lavora 8 ore al giorno»

Unità.it – Umberto De Giovannangeli  intervista  Walter Massa– (19 luglio 2023) – ci dicono:

 

Contro la guerra, dalla parte della pace, dei diritti, dell’uguaglianza, della solidarietà, del libero accesso alla cultura, della giustizia sociale, dei valori democratici.

 In difesa dei più indifesi.

 È l’”Arci” (oltre un milione di soci; 4.401 circoli; 105 comitati territoriali) della quale Walter Massa è presidente nazionale.

Dalla difesa dei migranti all’iniziativa pacifista.

L’”Arci” è parte attiva e costante di quel “mondo solidale” che non si arrende.

Quale risposta avete tra la gente?

Se mi permette direi anche qualcosa in più in questa terribile fase storica.

 Direi parte attiva di una opposizione sociale che esiste, si percepisce in molti contesti che noi incontriamo, dalla cultura, ai diritti, dal lavoro al tempo libero sempre più relegato a lusso per pochi e che ogni giorno lavora per ricomporre ciò che i governi devastano.

Una opposizione sociale e solidale che ha delle proposte per il rilancio del Paese e vuole metterle in pratica facendo perno sull’idea della convergenza dei bisogni e dei diritti.

 La povertà esiste, non è una colpa e in questi ultimi anni, complici le scelte completamente sbagliate dei governi che si sono succeduti, si è anche molto trasformata e “allargata”;

oggi è ai limiti della soglia di povertà anche chi lavora 8 ore al giorno. Anche per questo saremo in piazza il 30 settembre in una grande manifestazione che ha già l’adesione di più di 100 associazioni e reti, insieme alla CGIL, perché per salvare pace, ambiente, diritti, democrazia dobbiamo fare massa critica e rendere evidente che esistono i soggetti e il progetto di un’altra società.

E dunque come non pensare alle centinaia di migliaia di cittadine e cittadini che tra pochissimo perderanno il reddito di cittadinanza?

 Chi si occuperà di loro? Noi.

E insieme a noi altre organizzazioni del terzo settore.

 Perché?

Perché siamo rimasti l’unico, concreto, presente punto di riferimento territoriale in grado di accogliere, curare, svolgere un presidio di prossimità e soprattutto di dare voce a chi la voce non ha più la forza di tirarla fuori.

 Tutto ciò nonostante a noi questa idea di Terzo Settore tutta funzionale a sostituire sempre più pesantemente pezzi dello Stato che nel frattempo taglia risorse al welfare non piace proprio per nulla e infatti siamo in campo per contrastarla apertamente.

Nel nostro Paese come in Europa.

Sappiamo di non essere soli e sappiamo anche che da soli non possiamo fare più di tanto ed anche per questo nelle settimane scorse abbiamo sottoscritto un protocollo d’intesa con la” Lega delle Autonomie Locali” per rafforzare la nostra azione culturale, sociale e civica partendo dai territori e dalle comunità.

 Ce lo chiedono i nostri circoli, ce lo chiedono sempre più amministratori ed Enti Locali che vivono una dimensione di solitudine e abbandono sempre più marcata.

Le stragi di migranti si susseguono senza soluzione di continuità.

Da tempo ormai il Mediterraneo è diventato un immenso cimitero.

Ma l’Italia e l’Europa continuano ad osteggiare in tutti i modi l’opera salvavita delle navi Ong e, al tempo stesso, continuano a finanziare autocrati, vedi la “Tunisia di Saied”, e criminali spacciati uomini di governo, vedi il generale “libico Haftar”, perché facciano il lavoro sporco al posto nostro.

È necessario continuare a ribadire un concetto molto semplice e molto chiaro, se serve fino alla nausea dato che è un fatto inconfutabile. Stiamo costringendo da oltre 20 anni decine di migliaia di uomini, donne e bambini alla roulette russa del Mediterraneo (o se volete della rotta balcanica) perché in Italia dall’entrata in vigore della Legge 189 del 2002 (Bossi Fini) non si può entrare regolarmente se non attraverso un decreto flussi annuale – recentemente riattivato – valido per i soli Paesi con cui il nostro governo ha accordi.

 Decreto Flussi che anche le pietre sanno essere invece utilizzato dai datori di lavoro (e dal governo stesso) per regolarizzare chi in Italia c’è già, facendo finta che non ci sia.

Ora, attraversare il Mediterraneo serve solo ad una cosa dato il contesto:

a tentare la via della regolarizzazione attraverso la richiesta d’asilo. Ecco spiegata la roulette russa del Mediterraneo.

Quindi il problema davvero vogliamo continuare a dire sia chi salva vite in mare?

Oppure davvero vogliamo far credere a qualcuno che non erano evitabili le stragi al largo della Grecia a giugno o nella tragedia di Cutro a febbraio scorso?

O tutte le altre che non sappiamo?

 E per carità non s’incolpino i militari della guardia costiera o della marina militare che hanno nel sangue l’istinto di salvare vite.

Ma come abbiamo visto qualche ordine dall’alto, non si sa bene da quale ministero partito e da chi, spesso lo impedisce.

 Occorre invertire al più presto la tendenza poiché non solo possiamo accoglierli tutti senza problema ma dobbiamo anche per garantire il futuro stesso al nostro Paese.

Si guardi alla Germania ad esempio e non ad Orban tanto per cominciare.

 Intravedo qui alcuni segnali positivi, il recente voto contrario e compatto in Parlamento del partito democratico al rifinanziamento della guardia costiera libica è il segnale di controtendenza che aspettavamo da anni.

 È arrivato ed è un bene e va riconosciuto alla nuova segreteria del PD.

 È un fatto positivo in sé, ma lo è anche sul piano comunicativo delle opposizioni che possono ricompattarsi solo sui fatti concreti e non sulle formule.

 E noi tutti abbiamo bisogno di una forte e credibile opposizione che respinga convintamente l’idea che sta dietro al “Memorandum d’intesa UE-Tunisia” e che ripercorre strade già viste come nel caso turco o libico. Lo diciamo da tempo:

 l’esternalizzazione delle frontiere è un accordo contro il diritto internazionale e i diritti umani.

Con la Tunisia succederà di nuovo:

si firma un’intesa con un governo autoritario per impedire a persone in fuga da guerre e persecuzioni di arrivare in Europa.

Ancora una questione su questi temi:

 tra qualche mese inizierà una importantissima campagna elettorale per le elezioni europee – per la verità pare già iniziata con l’approvazione della legge sulla natura ed è un segnale confortante – e dobbiamo fare in modo che si saldino fortemente le questioni etiche, politiche e del diritto relativamente alla salvaguardia delle vite umane con l’interesse stesso che l’Europa ha nel proporre opportunità di costruirsi una vita nel continente.

È ciò che farebbe qualsiasi politico illuminato, mi permetto, di destra come di sinistra ma in questi anni, in Europa in pochi lo hanno veramente fatto.

La guerra senza fine.

Si continua a discutere soltanto di invio di armi, ora anche le cluster bomb, all’Ucraina.

E la politica?

Chiunque, e l’Arci è tra questi, esce fuori dal coro riarmista viene subito tacciato di essere “filorusso”.

Lo dico subito con chiarezza:

sono poco interessato alle etichette che personaggi discutibili e poco coerenti tendono ad affibbiarci.

 Anzi oserei dire che proprio non mi interessano.

Questo presunto “filo putinismo” è parte di una propaganda bellica di parte che vede interessi diversi connettersi.

 Mi stupisce?

Certo che no!

 È la storia di ogni conflitto ed ogni conflitto ha il suo Istituto Luce e la sua perentoria voce narrante.

 Certo fa effetto leggere qualche giorno fa su un quotidiano nazionale – auto iscritto nel campo del liberalismo – un titolo fuorviante che insinua il dubbio sulla presunta immoralità dei pacifisti.

Fa effetto e preoccupa perché in modo subdolo, per effetto contrario, si dovrebbe intendere che invece chi è a favore della guerra sia da collocare nel campo della moralità.

 Concetto bizzarro e, appunto, strumentale ad una parte.

Ma tornando a noi dove sta e dove è sempre stata l’Arci lo sanno tutti. Stiamo dalla parte della diplomazia, del negoziato e non delle armi. Soprattutto adesso dove si sta concretizzando l’escalation che da mesi stiamo denunciando.

 Ora siamo arrivati alle “bombe a grappolo”, che nonostante siano bandite dal nostro paese, laddove siano marchiate occidenti si rivelano spendibilissime nel silenzio più totale.

 Ma davvero possiamo sacrificare questo nostro Pianeta per una guerra totale che non si ha neppure il coraggio di dichiarare tale?

 E possiamo dopo oltre un anno, continuare a pensare che solo con l’annientamento di una delle due parti la guerra possa concludersi?

 In queste ore è venuto a mancare un grande testimone della pace, Monsignor Bettazzi.

 È stato l’ultimo testimone del Concilio Vaticano II, fondatore, presidente e animatore di “Pax Christi “che ha dedicato la sua vita all’impegno pacifista con una scelta di campo netta.

 La sua autorevolezza non è mai stata determinata dai bellissimi discorsi che pure era in grado di fare, autentici, sentiti e credibili ma dal suo impegno in prima persona, come in occasione del conflitto in ex Jugoslavia.

Era il suo corpo, erano le sue gambe che viaggiavano da un conflitto ad un altro a determinare la sua credibilità di uomo di pace al di sopra delle parti.

 Ecco, l’Arci continua a stare dalla parte di questi uomini e di queste donne scomode, refrattarie ad ogni leaderismo, ma convinte che costruire ponti sia impresa difficilissima ma assolutamente possibile. “Monsignor Bettazzi”, come “Tom Benetollo” e” Dino Frisullo” sono il nostro pantheon dell’impegno pacifista come scelta politica.

Se volete pure ideologica, che a dire il vero non ci ha mai spaventato come termine.

La butto giù seccamente.

 Perché contestare la “Nato globale” è diventata una provocazione per la quasi totalità dei partiti oltreché per la stampa mainstream?

Come provavo a spiegare prima la propaganda in tempo di guerra lascia poco spazio ai ragionamenti.

 Intanto assumiamo questi due dati: siamo in guerra e in guerra vige il potere della propaganda.

 A senso unico.

Vale anche per la questione Nato e per i ragionamenti ad essa collegati. Possiamo continuare a foderarci gli occhi e non vedere che il recente vertice “Nato di Vilnius” ha di fatto esautorato la politica estera dell’Unione, già fortemente indebolita dal conflitto in Ucraina e a tutti gli effetti vera vittima politica di questa guerra?

 Ragionare di Nato oggi significherebbe ad esempio ragionare della scomparsa dallo scenario mondiale delle Nazioni Unite.

Fino al conflitto nei Balcani quel ruolo esisteva e in qualche modo, pur nelle evidenti e pericolose ipocrisie (si pensi al massacro di Srebrenica ad esempio) resisteva.

 Dai bombardamenti in Serbia lo scenario mutò con un sempre più forte ed evidente ruolo della Nato e un ruolo sempre più marginale dell’Onu. Sarà ancora legittimo domandarsi perché?

 Evidentemente no, in questi tempi da guerra fredda ritrovata, e soprattutto no in quello che da anni molti analisti occidentali considerano come il nuovo scontro tra civiltà tra occidente e oriente.

Io mi auguro passi presto questo pessimo clima e si torni a ragionare senza preclusioni e senza preconcetti, con un’attenzione in più al fatto che anche in Italia stiamo attraversando un periodo complesso – diciamo così – della nostra informazione.

 Una riflessione che come Arci ci apprestiamo a fare sapendo che non sarà facile ma che è necessaria.

 Siamo del resto al 41 posto della speciale classifica sulla libertà di stampa nonostante il nostro Paese sia ancorato al settimo posto quale paese più industrializzato del mondo, in Europa secondo solo alla Germania.

L’Arci gode di buona salute organizzativa, mentre i partiti arrancano. Qual è la vostra “ricetta”?

Siamo in forte crescita e ancora a molti di noi non pare vero visto che solo due anni fa abbiamo rischiato di chiudere.

Qualche giorno fa abbiamo distribuito oltre 1 milione di tessere e consolidiamo un dato di affiliazioni intorno ai 4 mila tra circoli ed enti di terzo settore aderenti.

Un dato straordinario che ci stupisce per la rapidità del recupero ma che non ci coglie impreparati.

 Sapevamo bene che dopo la pandemia ci sarebbe stato bisogno “di più Arci” perché diseguaglianze, esclusione sociale e diritti sarebbero stati ancora più compromessi dalla congiuntura mondiale e soprattutto delle sciagurate scelte degli ultimi governi.

 Sapevamo anche della china che avrebbe preso questo Governo con un attacco senza precedenti alla povertà e ai diritti costituzionali, non serviva nessun indovino per comprenderlo.

 A fare da sfondo a tutto ciò continua ad esserci l’allarme per la crisi sempre crescente della nostra democrazia, una crisi che si vede macroscopicamente nell’astensionismo sempre più marcato che attraversa ogni elezione da qualche anno a questa parte.

 Astensionismo che oggi, tra le altre cose, permette alla destra al governo di far vedere solo il dito, impendendoci di guardare la luna rappresentata da un consenso meno ampio di quello raccontato.

 Non è meno grave, sia chiaro, ma è estremamente differente da quella narrazione che vedrebbe l’egemonia di destra prevalere sul piano culturale.

In tutto ciò, in quel ruolo determinante in democrazia, ci siamo noi, corpo intermedio, che prova a tenere unito il Paese e a rinsaldare i principi democratici su cui si fondano le nostre comunità.

 E in tutto questo può una associazione culturale e di massa come l’Arci fare spallucce?

Possiamo permetterci di rintanarci in un cantuccio (peraltro sempre meno caldo) rappresentato da un civismo senz’anima o da una dimensione socio assistenziale sempre più ostaggio di misere politiche pubbliche?

No, non possiamo anche perché non lo abbiamo mai fatto.

Perché non siamo né una associazione di volontari intesi come coloro che devono donare qualche ora alla settimana “per fare del bene ad altri” e non siamo neppure una associazione di operatori sociali che debbono strenuamente difendere un lavoro, per quanto importante.

Non c’è un giudizio in questo mio schematismo ma la convinzione che l’Arci, in questa ritrovata fase identitaria, sceglie nuovamente di essere prima di tutto una organizzazione di uomini e donne che utilizzano l’associazione come strumento di emancipazione, come a suo tempo Tom Benetollo ci insegnò:

 “Abbiamo scelto di essere parte del campo delle forze più vitalmente interessate al cambiamento.

Sul terreno della socialità, della cultura, della solidarietà, dell’inclusione. Non surroghiamo i partiti, non tappiamo i buchi dello stato sociale, non siamo al servizio di chi vuole servirsi, pro domo sua, delle istituzioni.

Siamo un’associazione di uomini e donne liberi e uguali, refrattari a ogni leaderismo, che agiscono su un terreno, quello dell’autogestione, che produce ciò che i nostri antenati hanno chiamato emancipazione”.

Che destra è, vista dall’”Arci”, quella che governa l’Italia?

Se mi concede la battuta, questa è una destra che fa la destra.

 Chi si stupisce oggi o è in malafede o deve ricredersi.

 È una destra come non l’abbiamo mai conosciuta in passato perché nessuno, tantomeno il ventennio di ubriacatura berlusconiana, l’ha mai veramente impersonificata.

 Certo l’ha sdoganata nel 1994 ma non ne ha mai veramente rappresentato le istanze e tutto ciò si vede bene oggi, nelle continue frizioni tra un centro destra rappresentato da Forza Italia e Lega e una destra rappresentata da Fratelli d’Italia.

Mi consenta una specifica non di poco conto per chi leggerà:

non sto dicendo che c’è in quella coalizione qualcosa da salvare da una parte, ma che sono cose diverse.

A volte, molto diverse tra loro ed è bene saperlo.

Questa destra meloniana sta sferrando attacchi a destra e a manca, senza soluzione di continuità;

gli attacchi alle libertà, ai diritti civili, e all’autodeterminazione delle donne sta svelando tutta la portata di questa “Destra-Destra”.

Il pericolo fascismo per molto tempo è stato sottovalutato e in tanti non hanno voluto sentire ragioni.

Questa destra quindi non va sottovalutata e i segnali che arrivano dall’Europa, di una certa insofferenza dei popolari alle varie fiamme nuovamente accese è lì a dimostrarne la reale pericolosità.

Questa destra infatti è molto pericolosa, ha una storia alle spalle, ha un’organizzazione di partito che ha attraversato il novecento, ha un’ideologia, conservatrice e regressiva sui diritti civili.

È una destra che non riesce a pronunciare la parola antifascismo perché è educata al revisionismo storico e culturale.

 La guerra in Ucraina ha poi svelato inequivocabilmente quanto la subalternità atlantica si equilibri con una tensione euro critica tenuta assieme da una narrazione continua della nazione comandata da un capo che parla direttamente al popolo.

 Non vi pare un film già visto?

 Noi siamo alternativi a tutto ciò e ne abbiamo la consapevolezza.

Anche per questo, come diceva lei in precedenza, godiamo di buona salute.

 Molte cittadine e molti cittadini trovano in noi un punto di riferimento capace di costruire una reale alternativa che parte dal basso, dai territori in forte crisi e dalle comunità.

 Ed è lì che la credibilità dell’”Arci” e dei suoi circoli si sostanzia.

(Umberto De Giovannangeli).

 

 

 

STATI UNITI D’AMERICA:

IL NUOVO TERZO MONDO.

(L’America di Trump).     

Glistatigenerali.com - LUCA FRANCI – (31 Luglio 2022) – ci dice:

  

In futuro, quando storici e sociologi scriveranno del defunto esperimento americano, dovranno constatare che, nonostante la retorica sulla libertà e l’uguaglianza, questo immenso paese è un catino di razzismo, misoginia, omofobia, xenofobia, fondamentalismo religioso, oscurantismo antiscientifico, ignoranza e – soprattutto – di gravi disuguaglianze economiche.

Ciò che resta del sogno democratico è un sistema plebiscitario, quasi senza elettori, sottomesso ai ricchi, imperiale.

Questi sono i fatti:

 ai posteri resta solo la valutazione se gli Stati Uniti abbiano mai una reale speranza di diventare ciò che avevano sognato di essere, o se il sistema, fondato sulla violenza cieca del potente sul misero (pellerossa, operaio, immigrato non mitteleuropeo) non fosse condannato al fallimento fin dall’inizio.

Incapace di amministrare ragionevolmente la popolazione, l’élite globalista ha smarrito sé stessa, perché in questo paese non contano i risultati, ma il successo individuale.

 Lo sport più praticato, a tutti i livelli, è lo scaricabarile, che si manifesta in assurdi procedimenti giudiziari contro aziende di microonde che non specificano a lettere abbastanza grosse che, scaldati nel forno, i gatti muoiono.

 O che oltrepassare i limiti di un cantiere stradale e cadere in una buca può avere effetti estremamente nefasti.

Oltretutto, il sistema legale punisce le persone povere:

 migliaia di senzatetto vengono arrestati per vagabondaggio, e ragazzini fermati al volante con infrazioni leggere finiscono in galera perché i genitori non hanno i soldi per la multa o per la cauzione.

Sono cifre da capogiro:

nel 2021 c’erano 500’000 persone in galera perché non potevano pagare – una scelta suicida, perché ogni carcerato costa, le prigioni sono aziende private che puntano a guadagnare, l’intero sistema costa ogni anno 13,6 miliardi di dollari al fisco – un fisco che si finanzia solo sulla carta, aumentando i debiti di cittadini già divenuti mendicanti, che hanno perso tutto, persino l’accesso alle cure mediche.

 Negli ultimi trent’anni il divario tra ricchi e poveri è più che raddoppiato.

Per capirci:

 in Europa, c’è chi pensa che essere povero significhi non potersi permettere di comprare ciò che si vuole – un vestito, uno smartphone, un pranzo al ristorante, una vacanza.

L’istituto di statistica italiano (ISTAT) definisce “povero assoluto” valutando la situazione familiare ed i suoi costi, l’età dei suoi componenti (specie i bambini e gli anziani), l’area geografica di residenza, e facendo un calcolo tra entrate e uscite di ciascuno.

Nell’Europa occidentale, è considerato in miseria chi guadagna meno (a seconda del paese) di 1250 € mensili al sud e 1800 € al nord e nel centro Europa.

Negli Stati Uniti, oltre l’11% della popolazione vive con meno di 900 € al mese, e la metà di queste non ha entrate. Zero.

 Dorme in strada, in aree sempre più ampie ai confini delle città, vive di espedienti, muore per malattie altrove debellate.

 

 

Ovvio:

 se confrontiamo gli abitanti degli Stati Uniti con quelli di gran parte dell’Africa subsahariana, la povertà americana è meno estrema.

 Gli Stati Uniti non hanno carestie diffuse e bambini deformati dalla fame e dalle malattie.

 Tuttavia, gli analisti sostengono che il confronto rilevante sia con i paesi ricchi (Unione Europea, Canada, Giappone, Australia), ed allora diviene evidente che i dati dell’OCSE, mostrano un’America straziata dalla miseria più cupa.

L’economia americana è cresciuta a un ritmo positivo per decenni, ma quasi esclusivamente per i bianchi caucasici.

Secondo la Banca Mondiale, nel 2013 nel mondo 769 milioni di persone vivevano con meno di 1,90 dollari al giorno; sono i più poveri del mondo.

Di questi, 3,2 milioni vivono negli Stati Uniti e 3,3 milioni in altri paesi ad alto reddito (la maggior parte in Italia, Giappone e Spagna).

Decine di paesi dell’”Ocse” hanno livelli di povertà sostanzialmente inferiori rispetto all’America: Francia, Irlanda, Germania, Paesi Bassi, Svezia e Svizzera, hanno un numero di poveri inferiore alla metà di quello degli Stati Uniti.

Questo numero di poveri è talmente grande, da trasformare la pietà in un senso di minaccia e disgusto.

 

LA SPECIFICITÀ DELLA POVERTÀ NEGLI STATI UNITI.

 

New York, primavera del 2022: oltre 77’000 persone vivono oramai sui marciapiedi.

Tradizionalmente, nell’Europa occidentale, dopo gli anni del boom economico e della ricostruzione postbellica, la percentuale di senzatetto è costituita per lo più da immigrati.

Negli Stati Uniti, oramai, la stragrande maggioranza dei senzatetto è costituita da esponenti della borghesia che, per un motivo o per l’altro (licenziamento, divorzio, infortunio sul lavoro, mancanza di sostegno pensionistico) è stata estromessa dal sistema.

Una volta finiti fuori dal circuito, si perde ogni diritto di cittadinanza, poiché il diritto americano cerca (da sempre) di nascondere l’esistenza della povertà, di marginalizzarla, di renderla invisibile – anche se oramai un cittadino americano su tre, se non vive in strada, abita in una roulotte o in uno slum ai confini delle città.

Per lo Stato si tratta di persone colpevoli di “reato contro la qualità della vita”.

Ma il loro numero cresce, nonostante le leggi emanate negli ultimi anni, in tutti gli Stati, vietino il campeggio, lo stare seduti o sdraiati per strada, in una situazione nella quale non vengono offerte strutture di sostegno sociale.

Gli homeless d’America, ostacolati da leggi e società, vivono la loro condizione con un senso di colpa profondo, che si tramuta in autolesionismo.

Nel Paese in cui vive il 41% dei ricchi del pianeta, 105 milioni di persone fa fatica a far fronte ai bisogni più elementari.

Il collasso del sistema è iniziato negli anni 70, a causa delle crisi petrolifere, dell’esplosione dell’inflazione e dell’automazione dell’industria manifatturiera che, in alcuni Stati, laddove un sindacato comunque tradizionalmente debole non è riuscito a costruire una rete di salvataggio sociale per i lavoratori meno qualificati.

A ciò si è aggiunto il dumping crescente sui prodotti agricoli, e la fine dei dazi protettivi del sistema.

La mannaia è caduta con la legislazione del XXI secolo:

 il diritto americano offre aiuti ai più ricchi, sotto forma di imponenti riduzioni fiscali ed agevolazioni per l’acquisto della prima casa.

 

Le 400 famiglie più ricche degli Stati Uniti pagano meno tasse della classe media.

Il “Tax Cuts and Jobs Act”, convertito in legge dal presidente Trump alla fine del 2017, ha punito operai e lavoratori occasionali.

Gli Stati Uniti, oggi, “hanno il sistema fiscale di una plutocrazia”, ​​affermano economisti importanti come” Emmanuel Saez” e “Gabriel Zuc man”.

Anche il sistema legale è quello di una plutocrazia, come spiega l’avvocato e attivista” Bryan Stevenson”:

“Abbiamo un sistema di giustizia che ti tratta meglio se sei ricco e colpevole che se sei povero e innocente”.

 

Continua “Stevenson”:

“Nella cruciale questione della possibilità di mantenere un tetto sulla propria testa, la recente storia degli sfratti negli Stati Uniti (che oggi sono milioni ogni anno) lo dimostra.

Sono i proprietari di casa, con il sostegno di avvocati, a usare i tribunali per mandare via gli inquilini più deboli (che per il 90% non possono permettersi una difesa).

E sono sempre i proprietari a girare a proprio favore le mille pieghe delle norme, nel cui spazio si annidano le vie più subdole per liberare gli alloggi.

Il degrado sociale degli indifesi cresce, sempre più bambini vivono in strada:

la popolazione dei senzatetto è oggi formata in grande misura da famiglie e la categoria di homeless in maggior crescita è quella dei bambini: 2 milioni e mezzo, uno ogni 30 minori.”

Un allarme finora recepito solo dalla Commissione sullo Sviluppo Umano della Conferenza Episcopale degli Stati Uniti.

PERCHÉ SI DIVENTA HOMELESS?

Chi spende più del 32% del proprio reddito in affitto determina un aumento più rapido dei senzatetto.

Le ragioni per l’esclusione sociale sono molte.

 Tra quelle radicate nella consapevolezza degli Americani, la più diffusa è la malattia mentale:

la privatizzazione dell’assistenza psichiatrica ha prodotto un picco di senzatetto negli anni ’80.

Nel 2015, un quarto dei senzatetto soffriva di gravi disturbi mentali.

Una causa che va a braccetto con la tossicodipendenza:

 più di un terzo dei residenti dei rifugi per senzatetto si droga o è alcolizzato.

 Ma la ricerca va oltre i pregiudizi, ed ha scoperto che il motivo principale dell’emarginazione è il costo e la scarsa disponibilità degli alloggi.

 Secondo la relazione del “gruppo immobiliare Zillow” (2018), il numero dei senzatetto si impenna ovunque le persone debbano versare più del 32% del proprio reddito all’affitto.

La povertà innesca una spirale di violenza domestica, arresti, carcerazioni e sfratti, che portano all’alcolismo, al consumo di droghe e al disagio psicologico.

Chi si droga, negli Stati Uniti, viene espulso dai programmi di welfare, non ha più diritto ad una casa, non ha diritto ai pasti gratuiti, viene incarcerato e gli vengono portati via i figli.

 Questo non fa che generare altro disagio, altra povertà, l’impossibilità di reinserimento e contribuisce alla formazione di una casta di paria:

 gli intoccabili, disprezzati da tutti e a cui la società non offre che una cella, rendendo il sistema carcerario americano il più grande del mondo per rapporto detenuti/numero di abitanti.

E quando escono, vanno a rafforzare la cifra di 580’000 senzatetto censiti, 226’000 dei quali dormono in auto, per terra, in edifici abbandonati.

Due terzi sono adulti non sposati, un terzo sono intere famiglie o giovani single.

 E se sono stati in galera perdono il diritto di entrare in lista per un alloggio.

Non c’è alcuna difesa, nemmeno se si seguono le regole:

negli Stati Uniti il salario minimo ammonta a meno di otto dollari l’ora, una cifra che non consente di sostenere un affitto in un alloggio dignitoso:

 i canoni di locazione aumentano, i salari no.

 Con la pandemia, naturalmente, tutto è peggiorato, specie tra le famiglie di colore.

La ricchezza globale dei miliardari è salita alle stelle a un ritmo senza precedenti:

uno studio pubblicato dalla banca svizzera UBS e dalla società di consulenza PwC ha rilevato che la ricchezza totale dei 2189 miliardari mondiali è salita ad un massimo record di 10,2 trilioni di dollari, cancellando il precedente record di 8900 miliardi registrato alla fine del 2017.

Una ricchezza esorbitante che, grazie a Trump (ed al fatto che Biden non ha cancellato le leggi della presidenza precedente) non contribuisce in alcun modo al finanziamento di uno stato sociale che aiuti i più bisognosi.

Di recente” Pro Pubblica” ha riferito che, mentre la famiglia media americana, che guadagna circa 68’000 dollari all’anno, paga il 14% di tasse federali, i 25 americani più ricchi pagano una “reale aliquota fiscale” del 3,4%, nonostante una crescita della ricchezza di 401 miliardi di dollari tra il 2014 e il 2018.

 Elon Musk, ad esempio, ha superato lo scoglio dei 100 miliardi di dollari per diventare il quinto cento-miliardario del mondo, e ha visto la sua ricchezza aumentare del 242% nei primi otto mesi del 2020 (Jeff Bezos ha aggiunto 65 miliardi di dollari al suo patrimonio netto quest’anno).

(Settembre 1968: manifestazione contro la povertà ad Atlanta in Georgia.)

Un fattore cruciale nell’esplosione della ricchezza è lo sviluppo del mercato azionario.

La Federal Reserve stima che il 10% più ricco degli americani detenga più dell’88% di tutte le azioni disponibili in società e quote di fondi comuni di investimento.

 Chi, durante la pandemia, ha avuto accesso alla finanza ed ha potuto lavorare da casa, si è arricchito, gli altri hanno perso molto – o tutto, compresa la vita, visto che la pandemia è finora costata 210’000 morti.

Secondo l’”Internal Revenue Service”, l’agenzia che riscuote le tasse, è più facile controllare i poveri che i ricchi, giustificando questa affermazione lamentando le carenze di organico – e, quindi, di volontà politica.

Per l’americano medio è un prezzo sociale accettabile sapere che se perdi il lavoro, la borsa di studio, ti ammali, ti separi, puoi tirare avanti per un mese, poi finisci per strada – ed i figli ci finiscono ancora prima, perché la loro famiglia implode o li rifiuta:

non è un caso se i gay, le lesbiche e i transgender rappresentano il 40% dei giovani senzatetto, e l’80% appartiene ad una minoranza etnica (afroamericani, latini o asiatici).

Questo mentre i bianchi detengono l’85% della ricchezza, contro appena il 4,1% delle famiglie nere:

 il patrimonio medio delle famiglie nere nel 2016 è di 17’150 dollari, quello delle famiglie caucasiche è di 171’000 dollari.

I tassi di povertà più elevati sono quelli degli indiani d’America (23%) e dei neri (21%).

Il gruppo successivo è quello degli ispanici (17%), seguito dagli asiatici e i bianchi (8%).

 I tassi di povertà variano considerevolmente in base al livello di  istruzione:

25% di coloro che non hanno un diploma di scuola superiore, 4% di coloro che hanno un diploma di laurea o superiore. 

Si stima che la California, che ha alcune delle abitazioni più costose del paese, abbia più del 25% della popolazione senzatetto della nazione. Circa il 70% dei senzatetto dello stato vive all’aperto, e nel gennaio 2020, un sondaggio federale ha rilevato che il 70% di costoro dichiara di essere senzatetto per la prima volta.

Gli stati con le percentuali di povertà più alte si trovano in gran parte nel sud, nel Mississippi (20%), la Louisiana e il New Mexico (19%) e il West Virginia (18%), mentre la maggior parte degli stati del nord-est hanno percentuali inferiori al 10%.

LA FINE DEL SOGNO AMERICANO.

(Le amministrazioni comunali distruggono gli accampamenti per senzatetto).

Le iscrizioni ai college stanno precipitando come mai prima d’ora in tutte le categorie, dai community college alle università private.

 La recessione ha costretto molti giovani a scegliere tra istruzione e lavoro, e molti scelgono quest’ultimo.

Quando, nella primavera del 2020, il COVID ed il lock-out hanno frenato l’economia, i media hanno ipotizzato che ciò avrebbe causato un boom di nascite.

È accaduto il contrario.

 Dall’11 settembre alla guerra al terrorismo, alla crisi finanziaria del 2008, alla crescente disuguaglianza, tutto ha contribuito a distruggere la fiducia delle giovani generazioni.

 L’ America non attrae più i giovani studenti esteri:

dalla Colombia al Marocco e all’Afghanistan, tutti sono cresciuti osservando l’America disonorare sé stessa.

Molti college stanno chiudendo, ed andrà peggio se la popolazione continuerà a diminuire.

Lo sperpero di trilioni di dollari per la Guerra Fredda, per il Vietnam e la corsa agli armamenti nucleari, la presidenza di Richard Nixon con la corruzione dilagante e lo scandalo Watergate, la distruzione della rete di sicurezza sociale voluta da Ronald Reagan e​​ continuata con Clinton, Bush e Obama , la guerra del Golfo nel 1990-91 e l’impegno in infinite guerre in Afghanistan, Iraq e altrove, il crollo di Wall street del 2008 e, per ultima, l’epidemia di Covid-19, tutti questi avvenimenti hanno arricchito i lobbysti ed i loro clienti, ma hanno costretto milioni di persone alla miseria e nella” gig economy” (quella dei lavoretti occasionali, come Uber, Deliveroo e Glovo).

 

Tutto peggiora ad una velocità sempre maggiore:

 il conflitto etnico e di classe, l’ignoranza, l’arretramento democratico e istituzionale, l’assistenza sanitaria e la disuguaglianza.

Nessun altro paese occidentale ha un’infrastruttura sanitaria pubblica così povera o una rete di sicurezza sociale così sbrindellata.

 Quando il Congresso ha approvato la riforma del welfare, nel 1996, ai singoli stati è stata concessa maggiore autonomia su come utilizzare i finanziamenti federali per gli aiuti ai poveri.

 Ventisei anni dopo, gli stati usano questa libertà per non fare assolutamente nulla – ogni anno ci sono 5,2 miliardi di dollari di fondi non spesi del programma di assistenza per le famiglie bisognose, o TANF.

I livelli americani di violenza della polizia e della criminalità sono paragonabili a quelli del Venezuela e del Sudafrica, e persino Cuba e Bosnia hanno dati migliori sui tassi di mortalità infantile e altri indicatori sociali.

Bisogna tornare indietro fino ai regni di Nerone a Roma (I secolo) o dello zar Nicola di Russia all’inizio del XX secolo] per trovare tale inettitudine di fronte a enormi minacce.

 La maggioranza degli americani si preoccupa a malapena degli altri americani, specie di quelli che hanno la pelle scura.

Questa è la conseguenza di 400 anni di razzismo e narcisismo.

 Un decennio di populismo, intriso di sangue, ha reso la politica selvaggia e divisiva, e ancor meno capace di compromessi che potrebbero salvare vite umane.

Una nazione in cui ai diciottenni è proibito acquistare una birra ma possono legalmente comprare armi semiautomatiche smaschera una grave paralisi politica.

 

Milioni di persone sono senza diritto di voto, e non sono tutelati da nessuno.

Barriere linguistiche, disparità socioeconomiche, mancanza di accesso ai trasporti, alla casa, alla posta ed al digitale limitano la partecipazione di chi versa in condizioni economiche precarie.

E se non hai un tetto sulla testa non puoi avere una carta d’identità – semplicemente smetti di esistere.

La perdita del diritto di voto è la perdita della voce nel processo democratico.

IL MITO DELL’AUTODIFESA E LA RINUNCIA AL SISTEMA SANITARIO.

(Un’immagine di uno delle decine di massacri perpetrati nelle scuole americani da studenti impazziti)

L’America è una nazione nata dalla violenza, che attualmente “vanta” un tasso di omicidi con armi da fuoco circa 20 volte superiore a quello della media di altri paesi industrializzati.

 Le sparatorie di massa sono all’ordine del giorno.

Indubbiamente, l’autodifesa è stata a un certo punto della storia americana una necessità per la sopravvivenza, negli Stati Uniti, quello di possedere armi è un diritto sancito dal secondo emendamento della Costituzione.

Questa mentalità alimenta il dilagante possesso di armi legali e illegali. Se chiedi ai sostenitori delle armi perché hanno bisogno di una pistola, molto spesso la risposta è che ne hanno bisogno per difendersi dalle persone che possiedono armi.

Ormai ha una pistola o un fucile almeno il 39% delle famiglie americane. E non è solo chi ha già delle armi ad acquistarne di nuove:

secondo i dati sono tantissimi coloro che solo recentemente hanno scelto di armarsi.

Che quello dell’autodifesa sia un mito illusorio è evidente se si considera il numero di sparatorie nelle scuole.

Un mito fomentato dalla “NRA” “National Rifle Association”, una lobby capace di determinare elezioni presidenziali, che nel 2016 ha speso più di 50 milioni di dollari per sostenere Donald Trump – in crisi per le lotte intestine e lo scandalo che ha travolto il suo capo, “Wayne La Pierre”, accusato di aver sottratto 64 milioni di dollari dalle casse della sua stessa organizzazione.

Secondo un rapporto dello “Small Arms Survey” del 2018 i cittadini degli Stati Uniti possiedono 393,3 milioni di armi, una cifra superiore alla popolazione (330 milioni).

È un’onda che cresce:

gli americani comprano in massa dal 2020, spaventati dalla pandemia e dalle rivolte razziali. I massacri, lungi dal reprimere la domanda, stimolano gli acquisti.

Dopo la sparatoria a “Uvalde” (Texas) le azioni di “Smith & Wesso”n sono aumentate dell’8,9% e quelle di “Sturm Ruger” , il produttore di pistole, sono aumentate del 6,1%.

I soldi per armarsi si trovano, quelli per curarsi meno.

Ognuno combatte per pagare la costosa assistenza sanitaria, e c’è poca fiducia che il governo federale attuerà riforme per migliorare le cose. Per coloro che hanno salari molto bassi, che cercano di crescere i figli, dopo aver pagato alloggio, elettricità, cibo, trasporti e assistenza all’infanzia, pagare anche l’assicurazione sanitaria è impossibile.

L”’Affordable Care Act” (o Obamacare) è stato progettato per rendere l’assicurazione accessibile agli americani con redditi bassi e moderati. Tuttavia, non è sufficiente.

 Alla fine del 2021, in un sondaggio circa 100 milioni di americani descrivono il sistema sanitario come “costoso” o “rotto”.

Quasi la metà afferma che la propria fiducia nel sistema diminuisce.

Un adulto su 20 afferma che un amico o un familiare è morto perché non poteva permettersi cure mediche.

Gli Stati Uniti spendono quasi 4 trilioni di dollari per l’assistenza sanitaria, rendendolo il sistema più costoso del mondo.

Eppure, secondo il” Commonwealth Fund”, produce risultati inaccettabili nell’aspettativa di vita, i tassi di obesità, il trattamento delle malattie croniche e i tassi di suicidio, rispetto ad altri paesi occidentali. Ovviamente, anche il sistema sanitario tratta i bianchi in modo diverso dai neri e dalle altre etnie.

Gli afroamericani, a parità di prestazione, sono pagati meno dei bianchi e, quindi, fanno più fatica a raggiungere un solido benessere.

Quasi il 50% degli americani è senza pensione.

Il governo non aiuta i cittadini ad organizzarsi per la pensione, i giovani non riescono ad immaginare di essere vecchi, quindi non risparmiano – e quando si rendono conto del problema, è troppo tardi.

Clinton, Bush e Obama hanno cercato di far passare i piani pensionistici attraverso il Congresso.

Hanno fallito, e il piano di Obama, il “Retirement Enhancement and Savings Act”, è morto al Congresso quando Trump è entrato in carica.

Le promesse sulle pensioni di Biden sono state deluse, visti i rapporti di forza al Congresso.

L’attuale pensione dipende dal piano 401(k), ma molti dei cittadini della classe media smettono di pagarlo, perché hanno bisogno di denaro per le emergenze.

 

STATO DI POLIZIA ED ESTREMISMO DI DESTRA.

(25 maggio 2020: la Polizia di Minneapolis assassina “George Floyd”, un inerme cittadino di colore).

Completamente fuori controllo, la polizia, che a colpi di pistola e botte, tiene in scacco la popolazione, ormai convinta che il sistema giudiziario non tratti tutti allo stesso modo.

Ogni anno circa 1000 civili vengono uccisi da agenti delle forze dell’ordine.

 Nei due anni trascorsi dall’omicidio di George Floyd, gli Stati Uniti hanno fatto pochi progressi nella prevenzione, e le promesse di riforme non sono state mantenute.

Quelle riforme prevedono di togliere finanziamenti alla polizia, ma Joe Biden, che sostiene la politica opposta, ha presentato una proposta di budget di 30 miliardi di dollari in più per le forze dell’ordine e per gli sforzi di prevenzione della criminalità, compresi i finanziamenti per mettere più agenti di polizia nelle strade.

Negli Stati Uniti la polizia uccide molte più persone rispetto a quella di altre democrazie industriali avanzate.

Gli scontri violenti hanno effetti profondi sulla vita quotidiana.

La polizia svolge un ruolo chiave nel mantenimento delle disuguaglianze strutturali tra le persone di colore e i bianchi.

E il bersaglio degli agenti in uniforme sono uomini e donne afroamericani, indiani d’America, nativi dell’Alaska e uomini latini che corrono un rischio più elevato per tutta la vita di essere uccisi rispetto ai loro coetanei bianchi.

 A partire dagli anni ’80 la polizia ha usato la strategia delle “finestre rotte”, secondo cui i segni visibili del crimine (come stato d’alterazione, dormire fuori, disturbare la pace e bighellonare) creano un ambiente che incoraggia il crimine e il disordine, compresi i crimini più gravi, e vanno duramente repressi.

La detenzione preventiva ha un impatto sproporzionato sulle comunità di colore.

A livello nazionale, oltre il 60% dei detenuti è incarcerato in attesa di giudizio e oltre il 30% non può permettersi di pagare la cauzione.

L’austerità nei programmi di assistenza sociale ha portato la polizia e le carceri a diventare risposte universali ai problemi sociali, ma anche a creare ingenti costi per i risarcimenti dei civili per la cattiva condotta della polizia:

 dal 2010, la sola città di St. Louis ha pagato oltre 33 milioni di dollari, e Baltimora è stata ritenuta responsabile per circa 50 milioni di dollari per il brutale comportamento dei poliziotti.

Negli ultimi 20 anni, Chicago ha speso oltre 650 milioni di dollari.

Eppure, la smodata violenza della polizia, per una parte importante della popolazione, è ancora insufficiente.

 La democrazia negli Stati Uniti è messa a dura prova da gruppi di estrema destra e organizzazioni paramilitari, finanziate da partiti politici e aristocratici milionari.

 La gravità della situazione è divenuta chiara a tutti con l’assalto a “Capitol Hill dei suprematisti bianchi e dei fan di Trump”, il 6 gennaio 2021.

Sempre più organizzazioni illegali, come gli “Oath Keepers,” i Florida 3%ers” ed i “Proud Boys”, si formano con l’intento di sovvertire lo stato di diritto.

 Questi gruppi sono diretti da personaggi con background militare, come “Mike Clampitt”, un capitano dei vigili del fuoco in pensione di Charlotte (Carolina del Nord), militante degli “Oath Keepers”, un’organizzazione neofascista con oltre 35mila iscritti, tra cui dieci parlamentari, due ex parlamentari di singoli Stati, un candidato attuale, diversi commissari di contea dell’Indiana, dell’Arizona e della Carolina del Nord, sceriffi o poliziotti nel Montana, Texas e Kentucky, detectives in Texas e Louisiana, e un alto funzionario di una città del New Jersey.

Queste organizzazioni, i cui membri si presentano agli eventi pubblici armati pesantemente ed amano scontrarsi con i militanti di sinistra, credono in un oscuro vertice di assurdi complotti.

 Con la crisi economica, c’è il rischio che sempre più persone scelgano uno di questi movimenti estremisti, che fanno proselitismo nella sottocultura urbana attraverso l’utilizzo dei social networks.

 

I CONTROVERSI VALORI DEL POPOLO AMERICANO.

(6 gennaio 2021: I membri di “Proud Boys” inneggiano al potere dei bianchi davanti al Campidoglio.)

L’immobilismo della politica di fronte a simili eventi fa riflettere anche sul significato delle manifestazioni sull’aborto di queste settimane.

 La decisione di vietare il diritto all’aborto non significa eliminarlo, ma renderlo clandestino.

Le donne non cessano di essere libere, mettono a rischio la propria vita per rimanere tali.

A riguardo circolano molte teorie complottistiche.

 C’è chi trova un collegamento tra questi eventi, e li unisce ad una secolare storia di panico sui tassi di natalità dei bianchi.

Comprenderli, rivela le radici comuni della violenza razzista e delle politiche antiabortiste.

Entrambi fanno parte di una lunga storia di ansia americana per la fertilità e la riproduzione di una “razza bianca”.

Un’idea che afferma che esiste un complotto per sostituire la popolazione bianca con immigrati e afroamericani.

 I repubblicani hanno recentemente fatto della teoria un cavallo di battaglia, ma la storia è antica ed è collegata a preoccupazioni razziste ed eugenetiche sul presunto declino demografico della popolazione caucasica.

Queste stesse preoccupazioni hanno contribuito a rendere illegale l’aborto nell’America del XIX secolo, ed è di questi giorni la notizia che la “Corte Suprema degli Stati Uniti” ha annullato la “sentenza Roe vs Wade” con cui, nel 1973, lo aveva legalizzato.

Una decisione che cancella un diritto costituzionale stabilito mezzo secolo fa e acuisce la profonda spaccatura culturale dell’America.

L’ignoranza crea miti assurdi:

il 15% dei cittadini crede che governo, i media e le banche siano in mano a satanisti:

allineati, cioè, coi complottisti di QAnon (gli stessi secondo cui George Soros, Bill Gates, Tom Hanks, Celine Dion, Hillary Clinton e Obama fanno parte di una setta di pedofili e Donald Trump è una sorta di salvatore messianico.

Per le generazioni di europei nati nell’immediato dopoguerra, questo è stupefacente, perché nell’ambito della Guerra Fredda, e sostenuti dal Piano Marshall, siamo stati a sognare l’America come la terra dell’infinita libertà, degli spazi infiniti, delle chances per tutti.

La verità è che l’America ha gli stessi problemi di metropoli come “Mumbai,” e nelle campagne regna un caos in cui i più violenti, come nel XIX secolo, sono ancora coloro che portano una stella sul petto e dettano legge.

I nostri valori non sono gli stessi degli americani.

Noi europei, se dichiariamo guerra, non raccontiamo di “esportare la democrazia”.

 E del resto, in un paese dominato dalle lobbies, in cui vota un cittadino su cinque, nel quale la diseguaglianza ed il sopruso sono la regola, è difficile parlare di democrazia.

Un paese che sostiene (a parole) la libertà di stampa, ma perseguita “Julian Assange”, reo di dire la verità.

Gli americani ci appaiono ingenui, vittimisti, ottusi, invadenti, irrispettosi delle differenze culturali.

Il pericolo è che noi si continui ad importare i modelli americani anche ora che sono evidentemente dannosi, violenti e disfunzionali.

Ci lamentiamo del fatto che in Europa si legge poco.

 Del fatto che anche da noi, come in America, l’analfabetismo funzionale stia dilagando.

Gli Stati uniti sono una nazione nella quale persino nelle città universitarie sono scomparse le librerie e le biblioteche, sostituiti da appunti su un computer.

 Librerie dove è ancora possibile respirare il profumo di carta e magia che, diversamente che in Europa, ultima fiammella di libertà e di progresso culturale, inspiegabilmente nessuno pensa d’imbottigliare.

 

 

 

 

 

Il Volto Totalitario Conclamato

della Democrazia Liberale.

Conoscenzeaconfine.it – (19 Gennaio 2024) - Paolo Borgognone – ci dice:

 

La democrazia liberale ha rivelato il suo vero volto che consiste, nei fatti, in un volto totalitario.

Vietare e perseguire penalmente ciò che non piace ai dominanti, non è più considerato un fatto anomalo e antidemocratico ma parte della cosiddetta nuova normalità.

Siccome il partito AfD (Alternative für Deutschland) è balzato nei sondaggi nazionali al 24%, siccome sta partecipando alla rivolta popolare degli agricoltori, rischiando di accattivarsi le simpatie di molti protestatari (aumentando così ulteriormente i suoi elettori potenziali) e siccome è un partito considerato “euroscettico” e per giunta “filo-russo”, cos’ha proposto di fare una parte del governo tedesco per opporsi a quella che ritiene una minaccia politica alla sua esistenza?

 Risultare, coi suoi partiti, più credibile alle elezioni e battere sul piano dei voti “AfD”?

 Cambiare le sue politiche in modo da soddisfare le richieste degli agricoltori?

 No. Niente di tutto questo.

 

Alcuni ministri tedeschi hanno proposto di utilizzare, con “AfD,” il “metodo Zelensky”, ossia il metodo utilizzato dal governo ucraino per rapportarsi con l’opposizione: sciogliere i partiti di opposizione. Nel caso tedesco, sciogliere d’imperio” AfD”, mettendo così fuorilegge le opinioni e la libertà politica del 24% degli elettori tedeschi.

Lo scioglimento di “AfD” comporterebbe infatti, se attuato, la decadenza immediata di tutti i suoi eletti, la chiusura delle sue sedi e il divieto di ricostituire sotto altre forme il disciolto partito.

La” CDU”, ossia il partito tedesco che più trarrebbe vantaggio da un eventuale scioglimento di “AfD”, perché quest’ultimo rappresenta il suo avversario oggi più pericoloso e perché i due (“CDU” e “AfD”) pescano più o meno nello stesso bacino elettorale, già gongola.

Più scettici socialdemocratici e liberali che, invece, puntano sul divide et impera per indebolire il fronte loro avverso.

Ma al di là di questi miseri giochini politici tra i vari attori del panorama tedesco, la riflessione che secondo me dobbiamo porci è:

 la democrazia liberale ha rivelato il suo vero volto che consiste, nei fatti, in un volto totalitario.

Ciò che non corrisponde all’ideologia dominante, cioè all’ideologia delle classi dominanti globaliste, può essere vietato con un decreto.

Ma, mi chiedo: non eravamo noi quelli che esportavano la democrazia all’estero?

L’abbiamo esportata tutta, tant’è vero che non ne è rimasta più qui. Nella fattispecie, comunque, le autorità tedesche, anche se volessero, non riusciranno tanto facilmente a sciogliere “AfD”.

Un partito del 24% dei voti non può essere trattato come un problema di ordine pubblico.

 È una realtà sociale di massa, piaccia o meno…

sciogliere “AfD” comporterebbe una radicalizzazione ingestibile, per le stesse autorità tedesche, del conflitto sociale in corso nel Paese.

Resta il fatto che, ormai, a forza di spalancare una “finestra di Overton “dietro l’altra, siamo arrivati al punto secondo cui vietare e perseguire penalmente ciò che non piace ai dominanti, per il semplice fatto che ciò a loro non piace, non è più considerato un fatto anomalo e antidemocratico e fino a pochi anni fa impensabile, ma parte della cosiddetta “nuova normalità globalista”.

Non mi sorprende.

 È uno dei prodotti della società del capriccio.

 Se una cosa non mi va e ho i soldi per potermelo permettere, frigno fintantoché qualche cortigiano, per accontentarmi, non me la leverà di torno.

Siamo ormai dominati da una banda di ricchi e capricciosi globalisti “Snow flakes”

(Paolo Borgognone)

(ariannaeditrice.it/articoli/il-volto-totalitario-conclamato-della-democrazia-liberale).

 

 

Gli Oligarchi di Davos — Libro.

Macrolibrarsi.it – Enrica Perucchetti – Libro -

 

 

“Dal COVID-19 al grande Reset: come le élite strumentalizzano le crisi per creare un governo mondiale.”

(Enrica Perucchetti)

 

 Descrizione:

Come la paura trasforma, provocando il collasso e uno stato di suggestionabilità intensificato che possono essere utilizzati dal potere per riprogrammare le menti.

Per i tecnocrati di Davos, il Great Reset intende creare un nuovo “ordine mondiale” tecnologico e post-umano in cui ogni aspetto della nostra vita rischierà di essere controllato, automatizzato e sorvegliato.

Per le ricche élite mondialiste che si riuniscono ogni anno a Davos, l’emergenza pandemica è stata un’occasione per avviare la promozione di un’Agenda globale, nota come “Great Reset”.

 

Il fondatore del “Word Economic Forum”, l’ingegnere ed economista tedesco Klaus Schwab, (costruttore di bombe atomiche tattiche in Sud Africa! N.D.R)

descrive nei suoi libri uno stravolgimento globale della nostra società̀ in una direzione post-umana.

Il sogno degli oligarchi globalisti di Davos è rafforzare la governance globale e dividere la società in due livelli:

Da una parte il potere economico detenuto da una ristretta cerchia tecno-finanziaria di miliardari falsari e prepotenti;

Dall’altra la “massa” indistinta di individui sempre piu’ poveri, senza diritti e senza radici, facili da sfruttare e controllare per il terribile nuovo ordine post-umano che si sta costruendo.

Scoprirai:

terrorismo mediatico, censura, digitalizzazione, sorveglianza, tecnologia e biopotere;

la "nuova normalità" e i piani per la creazione di un governo unico mondiale;

la quarta rivoluzione industriale e l'Agenda globale del Grande Reset

...e molto altro ancora.

"L'amore allontana la paura e, reciprocamente la paura allontana l'amore.

 E la paura non sconfigge solo l'amore;

anche l'intelligenza, la bontà, tutti i pensieri di bellezza e verità, è solo muta disperazione;

e, infine, la paura arriva a espellere l'uomo dall'umanità stessa con la IA". (Alidous Huxley).

 

 

 

 

Zelensky è davvero fuori controllo?

Con l'avallo di Washington.

Che cos'è la fine del gioco?

La privatizzazione dell'Ucraina?

Globalresearch.ca - Drago Bosnic e del Prof. Michel Chossudovsky – (19 gennaio 2024) – ci dicono:

 

Il 18 gennaio, il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov ha dichiarato che l'Occidente politico sta cercando di esercitare un maggiore controllo sul sempre più squilibrato frontman del regime di Kiev Volodymyr Zelensky.

 Secondo la valutazione di Lavrov, il burattino del palo del potere guidato dagli Stati Uniti sta cercando di espandere la sua presa sul potere eliminando qualsiasi forma di dissenso, incluso l'annullamento delle elezioni presidenziali di quest'anno.

Zelensky, sempre più fuori controllo, è diventato un fastidio per gli Stati Uniti, spingendoli a insistere su "maggiore flessibilità" da parte sua, ha detto Lavrov, aggiungendo che "tutta l'ultima retorica proveniente dall'ufficio [di Zelensky] riflette solo il desiderio di quell'individuo e dei suoi associati... per mantenere il potere il più possibile".

L'alto diplomatico russo ha anche affermato che "avere Zelensky in campagna per la rielezione lo metterebbe più in linea con gli interessi occidentali".

I commenti di Lavrov arrivano in un momento in cui il burattino del bellicoso polo del potere guidato dagli Stati Uniti si sta effettivamente presentando come un dittatore "per procura".

Terrorizzato dalla prospettiva di diventare (geo)politicamente obsoleto, Zelensky sta cercando di rimanere rilevante il più a lungo possibile.

Da un punto di vista puramente logico, questo è piuttosto comprensibile, dato che Washington DC ha una lunga storia di abbandono dei suoi burattini ogni volta che sopravvivono al loro scopo.

Inutile dire che Zelensky vuole evitare questo destino poco lusinghiero.

Nelle fasi iniziali dell'operazione militare speciale (SMO), lui e il suo entourage, ampiamente aiutati dalla macchina della propaganda mainstream, hanno combattuto aspramente per garantire che l'immagine di "Ucraina unita di fronte all'aggressione russa" fosse diffusa in tutto il mondo.

 All'inizio l'illusione reggeva, ma era solo questione di tempo prima che questo falso senso di unità svanisse per sempre.

Lo sforzo di Zelensky di cogliere il suo "momento Churchill" usando il conflitto in corso come un modo per rimanere "legalmente" al potere e continuare ad accumulare ciò che resta dei fondi occidentali sta lentamente giungendo a una fine senza tante cerimonie.

 I fallimenti sul campo di battaglia portarono al crollo del morale già basso, portando a un ancora maggiore frazionismo e linee di frattura all'interno della giunta neonazista, amplificando i suoi problemi sia in patria che all'estero.

L'"ottimismo" pubblicamente dichiarato di Zelensky viene spinto solo dai suoi propagandisti più fedeli, mentre ogni tentativo di criticarlo viene denunciato come presumibilmente "antipatriottico", soffocando ogni possibilità di ottenere informazioni accurate sulla situazione in prima linea e nel Paese stesso.

Le fonti alternative sono l'unico modo per ottenere frammenti di verità, ma usarle può essere piuttosto pericoloso e persino mortale al giorno d'oggi.

Eppure, anche in un clima politico del genere, Zelensky ha ancora paura di permettere che si tengano le elezioni.

 Mantenendo solo coloro che gli erano inequivocabilmente fedeli, si abituò a non avere concorrenti o critici.

Questa sorta di presa sul potere lo ha reso sempre più delirante e incapace di elaborare la triste realtà del regime di Kiev.

Negli ultimi tempi, Zelensky si è persino rivoltato contro alcuni dei suoi più stretti sostenitori, come dimostra l'arresto di “Igor Kolomoisky” all'inizio di settembre.

Prima di allora, la controffensiva pomposamente annunciata si era conclusa con un completo fallimento.

Deluso, l'Occidente politico ha aumentato la pressione su Zelensky, che si trovava già in una posizione poco lusinghiera in quanto in precedenza si era impegnato a "liberare l'intero Paese (compresa la Crimea)".

Fare promesse così grossolanamente irrealistiche è l'ennesima conferma delle affermazioni di Lavrov.

Tutto ciò ha anche disegnato un cuneo più ampio tra il regime di Kiev e l'esercito, in particolare tra Zelensky e il generale “Valery Zaluzhny”.

Così, il frontman della giunta neonazista è riuscito non solo a inimicarsi il massimo leader militare, ma ha anche ottenuto un altro forte avversario politico, poiché “Zaluzhny “ha ripetutamente accennato alle sue ambizioni presidenziali.

 Inoltre, i vecchi rivali di Zelensky sono ancora molto attivi, spingendolo a iniziare a usare l'apparato statale contro di loro, di solito perseguendoli per corruzione, un fatto recentemente rivelato dall'ex parlamentare ucraino “Andrii Derkac”h che è anche attivamente braccato dai servizi speciali del regime di Kiev.

Tuttavia, è importante notare che Zelensky non è ancora sopravvissuto alla sua utilità per l'Occidente politico, almeno fino a quando il polo di potere belligerante non troverà un successore "adeguato".

Ciò è evidenziato dallo sforzo della macchina della propaganda mainstream di giustificare il ripetuto rinvio delle elezioni, insistendo sul fatto che sarebbe impraticabile e persino logisticamente impossibile a causa delle ostilità in corso.

 Allo stesso tempo, l'Occidente politico sta cercando di mantenere la giunta neonazista geopoliticamente rilevante organizzando "colloqui di pace" unilaterali senza precedenti nella storia, che sono completamente irrilevanti per l'effettiva situazione strategica.

 Lo stesso Zelensky è ancora al centro di questo spettacolo di pubbliche relazioni, in particolare se si tiene conto del fatto che si rifiuta di rinunciare al suo assurdo "piano di pace" che equivale di fatto alla capitolazione incondizionata della Russia.

D'altra parte, mentre Zelensky e i suoi sostenitori continuano a sparare a zero sulla presunta "pace", si parla di fornire “armi NATO” sempre più avanzate al regime di Kiev.

Vale a dire, i paesi della NATO stanno attivamente violando gli accordi internazionali sul controllo degli armamenti fornendo missili a lungo raggio e persino aerei da combattimento con capacità nucleare, un fatto su cui Lavrov ha messo in guardia per mesi a questo punto.

Se si tiene conto delle politiche disastrose della giunta neonazista, degne di un tribunale internazionale per i crimini di guerra (che squalifica immediatamente la cosiddetta “CPI” dell'Aja), nonché del fatto che l'Occidente politico vuole continuare a sostenere questa mostruosità (nonostante la crisi politica negli Stati Uniti), si può facilmente sostenere che Zelensky è davvero fuori controllo.

Tuttavia, lo stesso vale per tutto il suo entourage e per il resto del regime di Kiev.

D'altra parte, i suoi signori USA/NATO non sono in alcun modo migliori. Terrorizzati dal mondo multipolare, stanno attivamente spingendo per la destabilizzazione su scala globale.

Che cos'è la fine del gioco.

La privatizzazione neocoloniale dell'Ucraina.

Michel Chossudovsky .”

Come sottolineato nell'articolo accuratamente documentato di Drago Bosnic”, Zelensky è "fuori controllo" con il pieno sostegno di USA-NATO.

Che cos'è l'Agenda Nascosta?

Questo "caos ingegnerizzato" – che consiste nel prolungare deliberatamente una guerra invincibile, a scapito del popolo ucraino – crea le condizioni che favoriscono la privatizzazione neocoloniale di un intero paese.

La privatizzazione dell'Ucraina è stata lanciata nel novembre 2022 in collaborazione con la società di consulenza” McKinsey” di “BlackRock”, una società di pubbliche relazioni che è stata in gran parte responsabile della cooptazione di politici e funzionari corrotti in tutto il mondo, per non parlare di scienziati e intellettuali per conto di potenti interessi finanziari.

“BlackRock”, che è la più grande società di investimento di portafoglio al mondo insieme a “JPMorgan” "è venuta in soccorso dell'Ucraina".

La Banca per la ricostruzione dell'Ucraina è stata istituita.

L'obiettivo dichiarato era "attrarre miliardi di dollari di investimenti privati per aiutare i progetti di ricostruzione in un paese devastato dalla guerra".

(FT, 19 giugno 2023).

"... BlackRock, JP Morgan e gli investitori privati mirano a trarre profitto dalla ricostruzione del paese insieme a 400 aziende globali, tra cui” Citi”, “Sanofi” e “Philips”. ...

“Stefan Weiler” di “JP Morgan” vede una "straordinaria opportunità" per gli investitori privati.

(Colin Todhunter, Global Research, 28 giugno 2023.)

Il regime neonazista di Kiev è un partner in questo sforzo.

La guerra fa bene agli affari.

 Maggiore è la distruzione, maggiore è la morsa sull'Ucraina da parte degli "investitori privati":

"BlackRock e JPMorgan Chase stanno aiutando il governo ucraino a creare una banca per la ricostruzione per indirizzare il capitale pubblico verso progetti di ricostruzione che possono attrarre centinaia di miliardi di dollari di investimenti privati". (FT, op. cit.)

"Il governo di Kiev ha ingaggiato il braccio di consulenza di BlackRock a novembre per determinare il modo migliore per attirare quel tipo di capitale, e poi ha aggiunto JPMorgan nel febbraio 2023.

 Il presidente ucraino “Volodymyr Zelenskyy “ha annunciato il mese scorso che il Paese stava lavorando con i due gruppi finanziari e i consulenti di McKinsey.

BlackRock e il Ministero dell'Economia ucraino hanno firmato un memorandum d'intesa nel novembre 2022.

Alla fine di dicembre 2022, il presidente Zelensky e l'amministratore delegato di BlackRock, “Larry Fink”, hanno concordato una strategia di investimento.

(Drago Bosnic è un analista geopolitico e militare indipendente. Collabora regolarmente con Global Research.)

 

 

 

 

 

L'"ordine internazionale

basato su regole."

Globalresearch.ca - Caitlin Johnstone – (16 gennaio 2024) – ci dice:

 

Se questo è l'aspetto dell'"ordine internazionale basato sulle regole", non staremmo forse meglio senza di esso?

L'"ordine internazionale basato sulle regole" ha permesso l'incenerimento di Gaza e il bombardamento delle forze yemenite che stanno cercando di fermarlo.

L'"ordine internazionale basato sulle regole" ha permesso che centinaia di migliaia di persone venissero uccise dalle atrocità saudite sostenute dall'Occidente nello Yemen.

L'"ordine internazionale basato sulle regole" ha permesso alle potenze della NATO di provocare consapevolmente una guerra per procura che minaccia il mondo in Ucraina.

L'"ordine internazionale basato sulle regole" ha permesso alle potenze occidentali e ai loro partner regionali di far precipitare la Siria in un'orribile guerra civile, inondando la nazione di fazioni estremiste fasciste pesantemente armate.

 

L'"ordine internazionale basato sulle regole" ha permesso agli Stati Uniti di invadere e occupare un vasto tratto di territorio siriano al fine di controllare le risorse naturali della nazione e impedire la ricostruzione.

L'"ordine internazionale basato sulle regole" ha permesso alla Libia di essere trasformata in un caotico paesaggio infernale dopo che le forze sostenute dall'Occidente hanno ucciso Gheddafi a seguito di un'operazione di cambio di regime occidentale a lungo desiderata mascherata da "intervento umanitario".

Il principale fornitore di ricerche finanziarie afferma che gli Stati Uniti si stanno dirigendo verso lo status di Terzo Mondo.

L'"ordine internazionale basato sulle regole" ha permesso all'invasione dell'Iraq di destabilizzare un'intera regione, provocando milioni di morti a seguito di una campagna di deliberate menzogne e propaganda.

L'"ordine internazionale basato sulle regole" ha permesso l'invasione dell'Afghanistan e un'occupazione decennale sostenuta da menzogne e corruzione.

L'"ordine internazionale basato sulle regole" ha permesso l'incarcerazione di Julian Assange per attività giornalistiche che denunciavano i crimini di guerra degli Stati Uniti.

L'"ordine internazionale basato sulle regole" ha permesso al pianeta di essere circondato da centinaia di basi militari statunitensi, anche in luoghi in cui le persone che vivono lì si oppongono con veemenza alla loro presenza, come “Okinawa”,” l'Iraq” e la” Siria”.

L'"ordine internazionale basato sulle regole" ha permesso agli Stati Uniti e ai loro alleati di uccidere un numero enorme di civili con tattiche di guerra d'assedio in nazioni come lo “Yemen”, l'”Iraq” e il “Venezuela”.

L'"ordine internazionale basato sulle regole" ha permesso agli Stati Uniti di interferire a piacimento in decine di elezioni in tutto il mondo e di rovesciare con la forza governi scomodi ogni volta che lo desiderano.

L'"ordine internazionale basato sulle regole" ha permesso alla Cina di essere circondata da un numero sempre crescente di basi militari e macchine da guerra statunitensi, in preparazione di un futuro conflitto di orrore inimmaginabile.

L'"ordine internazionale basato sulle regole" ha permesso agli Stati Uniti di far precipitare il mondo in una nuova guerra fredda con una rapida escalation della politica del rischio calcolato contro la Russia e la Cina dotate di armi nucleari.

 

L'"ordine internazionale basato sulle regole" ha permesso alla nostra civiltà di essere controllata dal più potente sistema di propaganda mai concepito, creando una “distopia” controllata mentalmente di persone che hanno subito il lavaggio del cervello e che “sono ingannate” nel credere di essere libere.

L'"ordine internazionale basato sulle regole" ha permesso che quantità insondabili di illeciti governativi venissero nascosti dietro un muro sempre più opaco di segretezza governativa.

L'"ordine internazionale basato sulle regole" ha permesso che gli interessi degli esseri umani comuni fossero subordinati e assoggettati agli interessi di corporazioni miliardarie globaliste e agenzie governative “sociopatiche”.

L'"ordine internazionale basato sulle regole" ha permesso la distruzione del nostro ecosistema per l'arricchimento di potenti plutocrati padroni del mondo.

L'"ordine internazionale basato sulle regole" ha permesso al nostro pianeta di essere dominato da un impero di estrema omicidialità (formato da gangster! N.D.R) e depravazione al prezzo di un incessante spargimento di sangue e di una tirannia sempre crescente.

 

Se "l'ordine internazionale basato sulle regole" ha permesso che accadessero tutte queste cose, di che tipo di "regole" stiamo parlando esattamente?

E che tipo di "ordine" sostengono?

Se questo è l'aspetto dell'"ordine internazionale basato sulle regole", non staremmo forse meglio senza di esso?

(Caitlin Johnstone).

 

 

 

 

 

La "Grande Cospirazione a

Zero Emissioni di Carbonio"

e il "Grande Reset" del WEF.

Globalresearch.ca –  F. William Engdahl – (23 settembre 2023) – ci dice:

 

Il “World Economic Forum di Davos”, globalista, proclama la necessità di raggiungere l'obiettivo mondiale di "zero emissioni nette di carbonio" entro il 2050.

Questo per la maggior parte suona lontano nel futuro e quindi in gran parte ignorato.

Eppure le trasformazioni in corso dalla Germania agli Stati Uniti, a innumerevoli altre economie, stanno preparando il terreno per la creazione di quello che negli anni '70 è stato chiamato il “Nuovo Ordine Economico Internazionale”.

In realtà è un progetto per un corporativismo totalitario tecnocratico globale, che promette un'enorme disoccupazione, deindustrializzazione e collasso economico intenzionale.

Considera un po' di background.

Klaus Schwab del “World Economic Forum” (WEF) sta attualmente promuovendo il suo tema preferito, il £Grande Reset dell'economia mondiale”.

 La chiave di tutto è capire cosa intendono i globalisti per Net Zero Carbon entro il 2050.

L'UE è in testa alla corsa, con un piano audace per diventare il primo continente al mondo "carbon neutral" entro il 2050 e ridurre le sue emissioni di CO2 di almeno il 55% entro il 2030.

In un post dell'agosto 2020 sul suo blog, l'autoproclamato zar globale dei vaccini Bill Gates ha scritto dell'imminente crisi climatica:

"Per quanto terribile sia questa pandemia, il cambiamento climatico potrebbe essere peggiore... Il calo relativamente piccolo delle emissioni di quest'anno rende chiara una cosa: non possiamo arrivare a zero emissioni semplicemente, o anche principalmente, volando e guidando di meno".

Con un monopolio virtuale sui media mainstream e sui social media, la lobby del riscaldamento globale è stata in grado di portare gran parte del mondo a presumere che la cosa migliore per l'umanità sia eliminare gli idrocarburi tra cui petrolio, gas naturale, carbone e persino l'elettricità nucleare "carbon free" entro il 2050, che si spera possa evitare un aumento di 1,5-2 gradi centigradi della temperatura media mondiale.

C'è solo un problema con questo.

 È la copertura di un'ulteriore agenda diabolica.

 

Origini del "riscaldamento globale."

Molti hanno dimenticato la tesi scientifica originale avanzata per giustificare un cambiamento radicale delle nostre fonti energetiche.

 Non si trattava di "cambiamento climatico".

 Il clima terrestre è in continua evoluzione, correlato ai cambiamenti nell'emissione di brillamenti solari o cicli di macchie solari che influenzano il clima terrestre.

Verso l'inizio del nuovo millennio, quando il precedente ciclo di riscaldamento causato dall'energia solare non era più evidente, Al Gore e altri hanno spostato la narrazione in un gioco di prestigio linguistico su "Climate Change", dal “riscaldamento globale”.

Ora la narrativa della paura è diventata così assurda che ogni evento meteorologico bizzarro viene trattato come "crisi climatica".

 Ogni uragano o tempesta invernale viene rivendicato come prova che gli “Dei del Clima” stanno punendo noi esseri umani peccatori che emettono CO2.

Ma aspetta.

 L'intera ragione per la transizione verso fonti di energia alternative come il solare o l'eolico, e l'abbandono delle fonti di energia a base di carbonio, è la loro affermazione che la CO2 è un gas serra che in qualche modo risale nell'atmosfera dove forma una coperta che presumibilmente riscalda la Terra sottostante – il riscaldamento globale.

Le emissioni di gas serra, secondo l'”Agenzia per la protezione dell'ambiente degli Stati Uniti”, provengono principalmente dalla CO2. Da qui l'attenzione alle "impronte di carbonio".

Quello che non si dice quasi mai è che la CO2 non può salire nell'atmosfera dai gas di scarico delle automobili o dalle centrali a carbone o da altre origini artificiali.

 L'anidride carbonica non è carbonio o fuliggine.

 È un gas invisibile e inodore essenziale per la fotosintesi delle piante e per tutte le forme di vita sulla terra, noi compresi.

La CO2 ha un peso molecolare di poco superiore a 44 mentre l'aria (principalmente ossigeno e azoto) ha un peso molecolare di solo 29.

 

Il peso specifico della CO2 è circa 1,5 volte maggiore di quello dell'aria.

Ciò suggerirebbe che i gas di scarico di CO2 dei veicoli o delle centrali elettriche non salgono nell'atmosfera a circa 12 miglia o più sopra la Terra per formare il temuto effetto serra.

(Maurice Forte)

Per apprezzare l'azione criminale che si sta svolgendo oggi intorno a Gates, Schwab e ai sostenitori di una presunta economia mondiale "sostenibile", dobbiamo tornare indietro al 1968, quando David Rockefeller e i suoi amici crearono un movimento intorno all'idea che il consumo umano e la crescita della popolazione fossero il principale problema mondiale.

 Rockefeller, la cui ricchezza si basava sul petrolio, creò il neo-malthusiano Club di Roma nella villa Rockefeller a Bellagio, in Italia.

Il loro primo progetto fu quello di finanziare uno studio spazzatura al MIT chiamato” Limits to Growth” nel 1972.

Uno dei principali organizzatori dell'agenda di "crescita zero" di Rockefeller nei primi anni '70 fu il suo amico di lunga data, un petroliere canadese di nome” Maurice Strong”, anch'egli membro del Club di Roma.

Nel 1971 Strong fu nominato Sottosegretario delle Nazioni Unite e Segretario Generale della conferenza di Stoccolma del giugno 1972 per la Giornata della Terra.

È stato anche amministratore fiduciario della Fondazione Rockefeller.

“Maurice Strong” è stato uno dei primi propagatori della teoria, scientificamente infondata, secondo cui le emissioni prodotte dall'uomo dai veicoli di trasporto, dalle centrali a carbone e dall'agricoltura hanno causato un drammatico e accelerato aumento della temperatura globale che minaccia la civiltà, il cosiddetto riscaldamento globale.

 Ha inventato il termine elastico "sviluppo sostenibile".

 

Come presidente della Conferenza di Stoccolma per la Giornata della Terra del 1972, “Strong” promosse la riduzione della popolazione e l'abbassamento degli standard di vita in tutto il mondo per "salvare l'ambiente".

Qualche anno dopo lo stesso “Strong” dichiarò:

"L'unica speranza per il pianeta non è forse che le civiltà industrializzate collassino?

 Non è nostra responsabilità far sì che ciò avvenga?"

 

Questa è l'agenda oggi nota come “Great Reset o Agenda 2030” delle Nazioni Unite.

 Strong ha poi creato il” Gruppo intergovernativo delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico” (IPCC), un organismo politico che avanza l'affermazione non provata che le emissioni di CO2 prodotte dall'uomo stavano per far precipitare il nostro mondo in una catastrofe ecologica irreversibile.

 

Il co-fondatore del Club di Roma, il dottor “Alexander King”, ammise l'essenziale frode della loro agenda ambientale alcuni anni dopo nel suo libro,” The First Global Revolution”.

Ha dichiarato:

Nella ricerca di un nuovo nemico che ci unisca, ci è venuta l'idea che l'inquinamento, la minaccia del riscaldamento globale, la scarsità d'acqua, la carestia e simili si sarebbero adattati al conto...

Tutti questi pericoli sono causati dall'intervento umano ed è solo attraverso un cambiamento di atteggiamenti e comportamenti che possono essere superati.

 Il vero nemico, quindi, è l'umanità stessa.

“King” ha ammesso che la "minaccia del riscaldamento globale" era solo uno stratagemma per giustificare un attacco all'"umanità stessa". Questo è ora in fase di implementazione come “il Great Reset” e lo “stratagemma Net Zero Carbon”.

 

Disastro delle energie alternative.

 

Nel 2011, agendo su consiglio di “Joachim Schnellnhuber,” dell'Istituto di Potsdam per la ricerca sull'impatto climatico (PIK), Angela Merkel e il governo tedesco hanno imposto un divieto totale dell'elettricità nucleare entro il 2022, come parte di una strategia governativa del 2001 chiamata “Energiewende” o” Energy Turn”, per fare affidamento sul solare e sull'eolico e su altre "rinnovabili".

L'obiettivo era quello di rendere la Germania la prima nazione industriale ad essere "carbon neutral".

La strategia è stata una catastrofe economica.

Passando dall'avere una delle reti di generazione elettrica più stabili e affidabili del mondo industriale, a basso costo e affidabili, oggi la Germania è diventata il generatore elettrico più costoso del mondo.

 Secondo l'associazione tedesca dell'industria energetica” BDEW”, al più tardi entro il 2023, quando chiuderà l'ultima centrale nucleare, la Germania dovrà affrontare carenze di elettricità.

Allo stesso tempo, il carbone, la più grande fonte di energia elettrica, viene gradualmente eliminato per raggiungere l'obiettivo Net Zero Carbon.

Le industrie tradizionali ad alta intensità energetica, come l'acciaio, la produzione di vetro, i prodotti chimici di base, la produzione di carta e cemento, stanno affrontando un'impennata dei costi e chiusure o delocalizzazioni e la perdita di milioni di posti di lavoro qualificati.

 L'energia eolica e solare, inefficiente dal punto di vista energetico, oggi costa da 7 a 9 volte di più del gas.

La Germania ha poco sole rispetto ai paesi tropicali, quindi l'eolico è visto come la principale fonte di energia verde.

C'è un enorme input di cemento e alluminio necessario per produrre parchi solari o eolici.

Ciò ha bisogno di energia a basso costo – gas, carbone o nucleare – per essere prodotta.

Man mano che questo viene gradualmente eliminato, il costo diventa proibitivo, anche senza l'aggiunta di "tasse sul carbonio".

La Germania ha già circa 30.000 turbine eoliche, più che in qualsiasi altra parte dell'UE.

 Le gigantesche turbine eoliche hanno seri problemi di rumore o infrasuoni, rischi per la salute per i residenti nelle vicinanze delle enormi strutture e danni causati dalle intemperie e dagli uccelli.

Entro il 2025 si stima che il 25% dei mulini a vento tedeschi esistenti dovrà essere sostituito e lo smaltimento dei rifiuti è un problema colossale.

Le aziende vengono citate in giudizio mentre i cittadini si rendono conto di quanto siano un disastro.

 Per raggiungere gli obiettivi entro il 2030, “Deutsche Bank” ha recentemente ammesso che lo Stato dovrà creare una "dittatura ecologica".

Allo stesso tempo, la spinta tedesca per porre fine al trasporto a benzina o diesel entro il 2035 a favore dei veicoli elettrici è sulla buona strada per distruggere l'industria più grande e redditizia della Germania, il settore automobilistico, e abbattere milioni di posti di lavoro.

 I veicoli alimentati a batteria agli ioni di litio hanno una "impronta di carbonio" totale se si includono gli effetti dell'estrazione del litio e della produzione di tutte le parti, che è peggiore delle auto diesel.

E la quantità di elettricità aggiuntiva necessaria per una Germania a zero emissioni di carbonio entro il 2050 sarebbe molto superiore a quella attuale, poiché milioni di caricabatterie avranno bisogno di elettricità di rete con energia affidabile.

Ora la Germania e l'UE iniziano a imporre nuove "tasse sul carbonio", presumibilmente per finanziare la transizione verso zero emissioni di carbonio.

Le tasse non faranno altro che rendere l'energia elettrica e l'energia ancora più costose, assicurando il più rapido collasso dell'industria tedesca.

 

Spopolamento.

 

Secondo coloro che promuovono l'agenda Zero Carbon, è proprio quello che desiderano:

la deindustrializzazione delle economie più avanzate, una strategia calcolata e decennale, come ha detto “Maurice Strong”, per provocare il collasso delle civiltà industrializzate.

 

Trasformare l'attuale economia industriale mondiale in una “distopia a legna” in cui i blackout diventano la norma come ora in California, è una parte essenziale di una trasformazione del “Grande Reset nell'ambito dell'Agenda 2030”:

il “Global Compact” delle Nazioni Unite per la sostenibilità.

Il consigliere per il clima di Angela Merkel, “Joachim Schnellnhuber,” nel 2015 ha presentato l'agenda verde radicale di Papa Francesco, la “lettera enciclica Laudato Si”', come incaricato di Francesco alla Pontificia Accademia delle Scienze.

E ha consigliato l'UE sulla sua agenda verde.

 In un'intervista del 2015, “Schnellnhuber” ha dichiarato che la "scienza" ha ora determinato che la capacità di carico massima di una popolazione umana "sostenibile" era di circa sei miliardi di persone in meno:

"In un modo molto cinico, è un trionfo per la scienza perché finalmente abbiamo stabilizzato qualcosa, vale a dire le stime per la capacità di carico del pianeta, vale a dire al di sotto di 1 miliardo di persone".

Per fare questo il mondo industrializzato deve essere smantellato. “Christiana Figueres”, collaboratrice dell'”agenda del World Economic Forum ed ex segretaria esecutiva della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici”, ha rivelato il vero obiettivo dell'agenda climatica delle Nazioni Unite in una conferenza stampa a Bruxelles nel febbraio 2015, dove ha dichiarato:

"Questa è la prima volta nella storia dell'umanità che ci poniamo il compito di cambiare intenzionalmente il modello di sviluppo economico che ha regnato dalla rivoluzione industriale".

Le osservazioni di “Figueres del 2015” sono riprese oggi dal presidente francese Macron all'"Agenda di Davos" del World Economic Forum del gennaio 2021, dove ha affermato che

 "nelle circostanze attuali, il modello capitalista e l'economia aperta non sono più fattibili".

 Macron, un ex banchiere dei Rothschild, ha affermato che

"l'unico modo per uscire da questa epidemia è creare un'economia più focalizzata sull'eliminazione del divario tra ricchi e poveri".

Merkel, Macron, Gates, Schwab e amici lo faranno portando gli standard di vita in Germania e nell'OCSE ai livelli dell'Etiopia o del Sudan.

Questa è la loro distopia a zero emissioni di carbonio.

Limitare fortemente i viaggi aerei, i viaggi in auto, gli spostamenti delle persone, chiudendo l'industria "inquinante", il tutto per ridurre la CO2.

Incredibile come la pandemia di coronavirus ponga le basi per il Great Reset e l'Agenda 2030 delle Nazioni Unite Net Zero Carbon.(Questi pazzi criminali governano oggi il mondo occidentale! N.D.R.)

 

 

"Costruire la fiducia"?

Il World Economic Forum

è il perfetto "agente di eutanasia

dei colletti bianchi" dell'Occidente.

Globalresearch.ca - Peter Koenig – (18 gennaio 2024) – ci dice:

 

De-carbonizzazione, de-elettrificazione, de-umanizzazione – Verso l'eliminazione dei "mangiatori inutili".

Il motto del World Economic Forum (WEF) per Davos24 (in corso) è "Ricostruire la fiducia".

 Questo è peggio di uno scherzo perché ciò che il WEF propaga apertamente – un attacco informatico poligonale, un virus "X" non ancora identificato, già da qualche parte là fuori (diciamo Bill Gates e Tedros dell'OMS), e altro ancora – così come il segreto indicibile dietro gli argomenti a porte chiuse, è tutt'altro che "Costruire la fiducia".

Guarda questo breve discorso fittizio a Klaus Schwab da parte di un apparente invitato ufficiale del WEF, catturato da un videoclip di 19 secondi che ha fatto il giro del mondo oggi, 17 gennaio 2024, alla velocità della luce.

È un falso, una satira, prodotta dall'Intelligenza Artificiale (AI).

Eppure, è eloquente in più di un modo.

Riflette il sentimento di quasi tutto il mondo non elitario, circa 8 miliardi di persone.

 E in secondo luogo, il fatto che sia stato prodotto da un'IA di alta qualità – la stessa IA spinta alla fine schiacciante dal WEF e dai suoi gestori – mostra anche che l'IA può essere sconvolgente, anche, o soprattutto, per coloro che propagano l'IA e la digitalizzazione assoluta, anche trasformando gli esseri umani in "umanoidi".

Le invenzioni, per quanto brillanti, usate per scopi diabolici, tendono a ritorcersi contro coloro che ne abusano.

WEF attenzione!

Coalizione delle prime mosse.

Uno degli ultimi progetti disumani, ancora propagandato come salvatore dell'ambiente, è la "decarbonizzazione" industriale del mondo.

Si chiama “First Movers Coalition” (FMC), composta attualmente da 96 membri, con "più di 120 impegni" ad acquistare beni e servizi a emissioni quasi zero entro il 2030.

 Secondo il WEF, questi impegni rappresenteranno una domanda annua stimata di 16 miliardi di dollari entro il 2030, la più grande domanda di tecnologie climatiche emergenti mai creata dal settore privato.

A quanto pare, questi impegni riguardano sette settori:

 alluminio, aviazione, rimozione dell'anidride carbonica, cemento e calcestruzzo, trasporto marittimo, acciaio e autotrasporti.

Attenzione, questi "impegni" non sono altro che "promesse", o nel gergo di Cult "Programmazione Predittiva" che non è altro che un avvertimento alla popolazione di ciò che potrebbe accadere.

Questo rituale è un MUST per il successo dei Culti.

Creano anche paura, che a sua volta rende le persone sottomesse e riduce drasticamente il sistema immunitario umano.

Questo è il loro obiettivo principale.

È una delle tattiche più efficaci di "scienza" della manipolazione mentale alla “Tavistock Social Engineering Institute” nel Regno Unito.

 

Ricordate la farsa del Covid?

Ora è ammesso anche dal mainstream di essere stato in gran parte "esagerato".

La gente può prenderne atto, ma la farsa continua, con la prossima bugia, con la prossima falsa pandemia, o il finto disastro climatico, o la carenza di energia, producendo cali di tensione e black-out.

Così com'è ora, le persone ingoieranno le bugie ancora e ancora, e seguendo il copione con obbedienza, come hanno fatto con la tirannia del covid.

O no?

Noi, il Popolo, ci alzeremo?

Il” CCP” è stato lanciato in occasione della “COP26 (Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici in Scozia, novembre 2021).

Da allora 35 membri sono cresciuti fino ad arrivare a 96 oggi.

La “FMC” "promette" che entro il 2030 i loro impegni – ora circa 120, anche se non descrittivi – rappresenteranno una domanda annua stimata di 16 miliardi di dollari per le tecnologie climatiche emergenti (qualunque cosa significhi) e 31 milioni di tonnellate (Mt) CO2 riduzione annua delle emissioni.

Indottrinati fino all'osso con la falsa "scienza", la prima reazione degli "ambientalisti globali" sarà: "Fantastico!"

Un altro passo avanti verso la salvezza del pianeta.

 Niente potrebbe essere più lontano dalla verità.

Quello che questi “Padroni dell'Universo” forse non sanno è che l'eliminazione della CO2 è un passo avanti verso la distruzione della Madre Terra.

Poiché la CO2 è importante per la vita e per l'equilibrio climatico quanto l'ossigeno, l'unica sostanza chimica che si dice sia necessaria per la sopravvivenza della vita (oltre all'acqua), con il suo simbolo "O" o "O2".

 Per ulteriori spiegazioni sui simboli, vedere spiegazioni.

 

Senza CO2, "cibo" per gli alberi, non c'è ossigeno.

Gli alberi trasformano la CO2 in ossigeno in un processo di fotosintesi.

Se c'è un eccesso di CO2, questa viene assorbita dagli oceani (NASA); allo stesso modo, in caso di carenza, i mari di tutto il mondo rilasciano CO2.

Si tratta di un sistema perfettamente bilanciato.

Non c'è bisogno di interferenze industriali, di disturbi industriali dell'equilibrio dell'universo promossi dal WEF-ONU.

Tutte queste interferenze che il WEF promuove su molti fronti – vedi sotto – sono passi "gentili" verso l'eutanasia dell'umanità, e qualsiasi altro "mangiatore inutile" (citazione del consigliere di Klaus Schwab, “Yuval Noah Harari”) può essere sostituito da robot, transumani e intelligenza artificiale.

L'ossigeno è ciò di cui gli esseri umani e la maggior parte delle forme di vita hanno bisogno per respirare.

 Ciò che la nuova promozione del WEF, FMC, si propaga per fare, è contribuire a ridurre la produzione naturale di ossigeno.

 

I settori che partecipano al “FMC” includono pesi massimi come Coca Cola Company, Qatar Airways, Velux, Volvo Cars, Inc., Drax Corporate Limited, Norsk Hydro ASA e molti altri.

Indovinate chi sono i principali azionisti delle società “FMC”?

Hai indovinato: “BlackRock/Vanguard”.

Gli stessi mediatori del potere finanziario sono anche i principali azionisti di centinaia di società, controllando ogni settore essenziale per la vita nel mondo socioeconomico, alimentare, energetico, dei trasporti, delle banche occidentali e molto altro ancora, avendo così una presa assoluta sull'umanità.

Indovinate un po', chi è il principale sponsor e finanziatore del WEF?

Hai ragione: “BlackRock”.

Non è quindi difficile capire chi tira le fila dietro il WEF, l'OMS, l'ONU politica, l'intera Rete delle Nazioni Unite.

Finché la maggior parte delle persone (occidentali) si sentirà a proprio agio nel sistema, il pugno della tirannia intorno al collo si stringerà, leggermente ma sempre di più, come nell'eutanasia.

(Esiste un Articolo completo sulla “First Movers Coalition” .FMC).

Caos sfrenato, Uccisione, Confusione.

In concomitanza con le guerre e le uccisioni in Medio Oriente, in Ucraina, in Siria, in Iraq, in Sudan, in Yemen, gli attacchi omicidi spontanei a scuole, metropolitane, centri commerciali, persino nelle strade, che tengono le persone spaventate e in guardia, troppo nervose per pensare al proprio bene, al futuro dei propri figli.

C'è una lotta in corso tra il bene e il male.

Si prevede che questo tiro alla fune diventerà ancora più intenso nel 2024 e nei prossimi anni.

 Non dobbiamo avere paura e, quindi, saremo in grado di resistere all'essere trascinati nel mulino dell'eutanasia – una miriade di trucchi e trappole, abilmente pianificati e piazzati dal WEF in tutto il mondo.

Il WEF, in qualità di agente di eutanasia del mondo (occidentale), sta lavorando contemporaneamente su molti fronti.

 Gli eventi e i processi che si svolgono allo stesso tempo servono a confondere le persone, a mascherare l'agente e a guadagnare velocità. Con le persone che aprono sempre più gli occhi, il 2030 è troppo lontano per raggiungere gli obiettivi.

La velocità è essenziale per sottomettere le popolazioni e far avanzare gli obiettivi.

Molti scienziati che sono stati messi a tacere dal 2020 al 2022 e gran parte del 2023, si sono fatti avanti e dicono la verità sul covid, l'arma biologica, che hanno chiamato vaccino Covid – l'eccesso di mortalità legato alle iniezioni velenose chiamate vaccini;

La frode del cambiamento climatico, la carenza di energia, i danni ambientali causati dalla produzione di pannelli solari, dalla costruzione di parchi solari e mulini a vento e altro ancora.

L'ultima moda dell'élite attenta all'ambiente – guidare un'auto elettrica – è la peggiore per l'ambiente e per l'efficienza del carburante.

Il più grande progetto di rimozione di dighe nella storia degli Stati Uniti.

Avete sentito parlare di un'altra follia che è stata pianificata e in termini di programmazione predittiva, le persone sono state messe al corrente – spaventate?

La “Programmazione Predittiva” è il modo in cui il “Culto” assicura il successo ai propri sforzi malvagi.

Quindi, devono dirlo alle persone, stordirle, bloccarle mentre lo shock li rende incapaci di contrastare queste azioni diaboliche.

Il primo passo di questa follia è che quattro delle sei dighe che circondano il fiume Klamath – che attraversa l'Oregon e la California settentrionale – sono in procinto di essere rimosse entro la fine dell'anno.

Presumibilmente per "un buon ambiente", per mettere in sicurezza i salmoni.

Gli Stati Uniti prevedono di eliminare 30.000 dighe (che producono elettricità) entro il 2050.

Questo sta causando indiscriminatamente cali di tensione e black-out con conseguenze sociali ed economiche disastrose, pericolose per la vita e che tolgono la vita.

Il più grande progetto di rimozione di dighe nella storia degli Stati Uniti è in corso (morningbrew.com) e

 un'altra azienda avverte di prepararsi ai blackout nei principali centri abitati (youtube.com).

È reale o è un momento di paura per il WEF?

Qualunque cosa sia, si sa che la paura attacca il sistema immunitario, tanto che anche i non vaccinati contro il Covid possono diventare più vulnerabili alle malattie comuni, ma anche a tutti i tipi di tumori.

Prendiamo i “tumori turbo”:

 l'amministratore delegato di Pfizer, “Albert Bourla”, ha dichiarato in una recente intervista che il” cancro turbo” (tumori aggressivi) è in aumento nei giovani.

C'è da aspettarsi una grande percentuale di giovani, fino a un terzo, colpiti dal “cancro turbo” (Bourla).

Pfizer sta lavorando duramente per sviluppare farmaci per combattere questa malattia mortale.

“Bourla” non ha menzionato che la spaventosa ascesa dei tumori è in gran parte il risultato delle iniezioni di vaccini Covid, una buona parte delle quali sono state prodotte da Pfizer.

La malattia è la loro mucca da mungere d'oro che gioca nell'obiettivo di riduzione della popolazione del WEF/ONU 2030.

I delinquenti e assassini Schwab” e Bourla sono stati visti al “WEF2022”.

A proposito, i "vaxxes" del Covid non solo causano danni e uccidono, causano infertilità negli uomini e nelle donne, aborti e bambini nati morti in massa.

In Francia, il tasso di natalità è diminuito del 7,2% nei primi otto mesi del 2023, rispetto allo stesso periodo del 2022, il calo più forte di sempre in un anno.

Il quadro è simile nella maggior parte dell'Europa.

A questo si aggiungano i decessi in eccesso dall'inizio della coercizione “Covid vax”;

e a questo si aggiunga l'agenda LGBTQ (lesbiche, gay, bisessuali, transgender e queer), faticosamente promossa dai governi e dalle scuole in Europa e negli Stati Uniti.

 Ovviamente, le coppie gay e transgender non fanno figli.

Gli insegnanti che promuovono questo crimine sono consapevoli dell'ordine del giorno, o troppo ingenui, per capire lo scopo di ciò che stanno promuovendo?

 O semplicemente troppo spaventati per obiettare e seguire il loro io interiore cosciente?

In Scozia, i genitori che interferiscono con i desideri transgender dei loro figli rischiano fino a 7 anni di carcere.

Non si può vedere il WEF, ma si può sentire l'odore del WEF.

E c'è molto di più:

eventi, programmi, avvenimenti, tutti in modalità disastro, tutti simultaneamente, tutti promossi dal WEF.

Alcuni dei temi sono in discussione ora, al “WEF Davos 24”.

Prendiamo ad esempio l'attacco informatico a “Polygon”, che è già stato simulato dal WEF e da altri paesi nel 2021, che probabilmente si verificherà nei prossimi anni.

Nessuna precisione.

 Non dice mai chi è il nemico che perpetra.

Prendiamo ad esempio il recente film Netflix di “Barack e Michelle Obama “"Leave the World Behind".

Spaventoso, ti lascia senza fiato senza risposta. Condannati infelicemente ad aspettare ciò che potrebbe accadere. O no.

Nell'agenda dell'eutanasia del WEF c'è anche il misterioso virus "X" – non ancora identificato, ma è da qualche parte là fuori, secondo Bill Gates e il maestro dell'OMS Tedros.

Prima o poi colpirà.

Big Pharma sta già facendo gli straordinari per sviluppare un vaccino contro il virus "X", ancora sconosciuto, in modo che quando colpisce, le iniezioni di armi biologiche sono pronte per essere imposte a ogni cittadino, con l'aiuto della polizia e dell'esercito, se necessario.

Questo solo se l'”Assemblea Mondiale della Sanità” – “WHA” (Assemblea Generale dell'OMS) approverà i due documenti tirannici, il “Trattato sulle Pandemiche” e il “Regolamento Sanitario Internazionale” (RSI) pesantemente rivisto.

Non hanno avuto alcuna possibilità all'Assemblea generale delle Nazioni Unite nel settembre 2023.

C'è bisogno di una maggioranza di due terzi all'OMS perché questi documenti diventino legge – in realtà, non esiste una legge internazionale che dia all'”OMS” il potere di “diventare il tiranno di One Health” del mondo.

Sarebbe l'ormai consueto "ordine basato sulle regole" fatto dall'élite.

 

Il “WEF Davos 24”, in sessioni a porte chiuse, sta escogitando modi per manipolare l'approvazione di questi due documenti nefasti:

sono parte integrante dell'agenda sull'eutanasia del WEF.

L'evento del Cigno Nero.

Verso una catastrofe finanziaria.

E non ultimo è l'evento del “Cigno Nero”, anch'esso previsto da un bel po'.

Le speculazioni si stanno scatenando su ciò che potrebbe significare – disastro in ogni caso.

La maggior parte delle speculazioni va nella direzione di una catastrofe finanziaria come non si era mai vista prima.

Potrebbe essere l'implosione di un mercato dei derivati da più quadrilioni?

 Come ordine di grandezza, un quadrilione è 1.000 trilioni.

Confrontate questo dato con il PIL globale di circa 105 trilioni di dollari. Si veda l'elaborazione di “Ellen Brown” su un possibile evento derivato del “Cigno Nero”.

Tutto quanto sopra può accadere o meno.

Ma la "Programmazione Predittiva", applicata ai suoi limiti dal WEF e dai suoi associati nel crimine, fa parte dell'agenda dell'eutanasia.

Quando questi eventi si verificano, le persone possono morire in massa a causa degli eventi.

Se non si verificano, possono morire per insufficienza immunitaria correlata alla paura o per lo stress totale della paura senza fine.

Noi, il Popolo, dobbiamo essere in grado di dire:

 fanculo al WEF e alla sua agenda globalista di paura e eutanasia.

Andiamo per la nostra strada.

Nuovi modi, creare nuove società con denaro gestito da banche pubbliche indipendenti, che portano a una nuova civiltà.

 Si può fare.

DEVE essere fatto, per il bene della sopravvivenza dell'umanità.

 

(Peter Koenig è un analista geopolitico ed ex economista senior presso la Banca Mondiale ed è autore di Implosion – An Economic Thriller about War, Environmental Destruction and Corporate Greed; e co-autore del libro di Cynthia McKinney "When China Sneezes: From the Coronavirus Lockdown to the Global Politico-Economic Crisis" (Clarity Press – 1° novembre 2020).

Peter è ricercatore associato presso il Centre for Research on Globalization (CRG). È anche Senior Fellow non residente presso il Chongyang Institute dell'Università Renmin di Pechino.)

 

 

 

Grandi "rischi geopolitici"

nel 2024-2025: rallentamento

economico e espansione

dei conflitti egemonici

globalresearch.ca - Prof. Rodrigues Tremblay – (12 gennaio 2024) – ci dice:

"Quando ogni paese si è rivolto a proteggere il proprio interesse privato, l'interesse pubblico mondiale è andato in malora, e con esso gli interessi privati di tutti".

(Charles Kindleberger (1910-2003), storico dell'economia statunitense, (nel suo libro "The World Depression 1929-1939", 1973)

"Il mondo è un posto pericoloso in cui vivere, non a causa delle persone che sono malvagie, ma a causa delle persone che non fanno nulla al riguardo."

( Albert Einstein (1879-1955), (Come citato nel libro di Josep Maria Corredor "Conversations avec Pablo Casals", 1955).

"Penso che sia l'inizio di una nuova Guerra Fredda... Penso che i russi reagiranno gradualmente in modo piuttosto negativo e questo influenzerà le loro politiche.

 Penso che sia un tragico errore. Non c'era alcuna ragione per questo. Nessuno stava minacciando nessun altro."

(George F. Kennan (1904-2005), diplomatico e storico americano, (in The New York Times, 2 maggio 1998, a proposito dell'espansione della NATO da parte degli Stati Uniti verso la Russia.)

"Mentre difendono i nostri interessi vitali, le potenze nucleari devono evitare quegli scontri che portano l'avversario a scegliere tra un'umiliante ritirata o una guerra nucleare

. Adottare questo tipo di linea di condotta nell'era nucleare sarebbe solo la prova del fallimento della nostra politica – o di un desiderio collettivo di morte – per il mondo."

(John F. Kennedy (1917-1963), 35° Presidente degli Stati Uniti, 1961-1963, (in un importante discorso di lunedì 10 giugno 1963)

Nel 2024, si prevede che la maggior parte delle economie dovrà affrontare venti contrari economici.

In effetti, è per questo che in molti paesi, soprattutto in Europa e in Nord America, i sondaggi indicano che le principali preoccupazioni delle persone sono i temi economici, come l'inflazione persistente, gli elevati debiti personali e pubblici e la probabilità di una recessione economica più o meno grave.

Anche una questione economico-sociale come l'afflusso di orde di immigrati clandestini sarà fonte di preoccupazione, soprattutto in Europa e in Nord America, soprattutto se i tassi di disoccupazione aumenteranno.

Allo stesso modo, le guerre di bombardamento in corso in Ucraina e in Palestina, così come le crescenti tensioni tra Stati Uniti e Cina e quelle tra Stati Uniti e Iran, sono questioni di politica estera che potrebbero sollevare preoccupazioni.

Economie importanti in base al loro PIL rispetto alle economie ricche più piccole pro capite.

Secondo i dati della Banca Mondiale, il prodotto interno lordo (PIL) degli Stati Uniti, a metà del 2023, era di 25.463 miliardi di dollari.

Ciò pone l'economia degli Stati Uniti al primo posto con il 24,3% dell'economia mondiale.

L'economia dell'Unione Europea (UE), un blocco di 27 paesi, rappresenta il 21,7% del PIL globale ed è la seconda più grande del mondo. L'economia cinese segue al terzo posto, con il 15,0% del PIL globale.

Tuttavia, in termini di tenore di vita (PIL pro capite), le piccole economie dominano la lista, con il Lussemburgo (127.580 dollari) in testa, seguito da Norvegia (106.328 dollari), Irlanda (103.176 dollari) e Svizzera (92.381 dollari).

Una visione d'insieme e aspettative.

I cicli economici delle principali economie non coincidono perfettamente, e variano un po' a seconda delle loro strutture economiche e delle politiche economiche seguite dai loro governi.

La questione centrale oggi è se il prossimo anno economico sarà o meno un anno in cui le principali economie saranno in grado di evitare una recessione economica a tutti gli effetti.

L'esuberanza dei mercati azionari e obbligazionari sembra indicare che si prevede un lieve rallentamento economico, guidato da un marcato calo dell'inflazione e da molteplici tagli dei tassi di interesse in arrivo.

La situazione alternativa da considerare, contrariamente all'ottimismo generale, potrebbe essere quella di un anno caratterizzato da una classica recessione economica, più o meno grave, conseguenza di squilibri economici e finanziari accumulati in passato.

 Potrebbe essere causato anche da shock economici, finanziari e geopolitici inaspettati a venire.

 

L'attuale grave recessione economica si evolverà in una vera e propria depressione economica globale?

Attualmente, il consenso economico generale è che la lotta con tassi di interesse più elevati che le principali banche centrali stanno conducendo contro l'inflazione, (che è stata generata da ampi deficit pubblici e da un'eccessiva creazione monetaria per contrastare gli effetti economici dannosi della pandemia 2020-2022), avrà successo.

Pertanto, la questione centrale si riduce a sé il prossimo anno assisterà a un lieve rallentamento economico molto gestibile o se molti paesi potrebbero piuttosto dover attraversare una recessione economica più lunga e più grave, con un minimo di due trimestri consecutivi di contrazione del PIL.

L'economia americana.

Anche se l'economia statunitense è attualmente la più resiliente di tutte, essendo a un livello di piena occupazione virtuale, con un tasso di disoccupazione ufficiale del 3,7% e con una crescente fiducia dei consumatori, ci sono comunque alcune crepe che appaiono.

Ad esempio, l'indice economico anticipatore del “Conference Board” è ancora in calo e prevede una lieve recessione economica negli Stati Uniti nel 2024

 Inoltre, anche se l'occupazione negli Stati Uniti è ancora stabile, le offerte di lavoro sono in calo.

 Ciò potrebbe indicare che gli investimenti delle imprese e i piani di produzione in alcuni settori sono in fase di adeguamento al ribasso.

 

Il motivo per cui l'economia statunitense sta andando meglio di altre economie, oltre al contributo del suo vivace settore tecnologico, è in parte dovuto alla sua industria degli armamenti fortemente sovvenzionata, che è un settore prospero e in costante crescita.

Comprende più di 200.000 aziende, le più importanti delle quali sono Lockheed Martin, Northrop Grumman, RTX (Raytheon), General Dynamics e Boeing.

Queste aziende contribuiscono in modo importante alla crescita industriale e alla prosperità economica di stati come l'Alabama, il Connecticut, la Virginia, il Texas e la California.

L'economia europea e quella canadese.

È anche possibile che i futuri dati economici, che saranno pubblicati il prossimo marzo, confermino che diversi paesi europei e il Canada sono già in recessione, con due trimestri consecutivi di calo della produzione interna.

La crisi energetica derivante dal conflitto russo-ucraino si aggiunge all'aumento dei tassi di interesse rallentando le economie europee, in particolare quelle dei 20 paesi dell'Eurozona.

Attualmente, le economie tedesca e italiana sembrano essere i migliori candidati per una recessione.

In Canada, il tasso di disoccupazione è ancora rispettabile al 5,8 per cento. Ma la crescita dell'occupazione è anemica, con solo 100 nuovi posti di lavoro creati lo scorso dicembre.

Inoltre, in gran parte a causa di una politica di immigrazione a porte aperte, la popolazione canadese sta crescendo a un ritmo record, di gran lunga la maggior parte di tutti i paesi industrializzati, mentre la crescita dell'occupazione ristagna.

Ciò si traduce in un calo del tenore di vita, misurato in termini di PIL reale pro capite.

L'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) ha addirittura pubblicato uno studio, nel marzo 2023, in cui ha evidenziato che il Canada è in ritardo rispetto alle economie sviluppate in termini di tenore di vita della sua popolazione, che continua a diminuire.

Il tenore di vita in Canada si è deteriorato dal 2014, sotto l'effetto di un'immigrazione sfrenata e di una scarsa crescita generale della produttività.

Rischi geopolitici.

Ciò che potrebbe trasformare una lieve recessione economica in una più grave sarebbe un'espansione dei rovinosi conflitti militari in corso in Ucraina e in Medio Oriente, o nuove e più ampie guerre egemoniche a venire.

In tal caso, poiché la maggior parte dei governi deve far fronte a livelli di debito elevati (ossia debiti pubblici totali superiori al loro prodotto interno totale annuo), tali sviluppi potrebbero riaccendere l'inflazione e causare un'ulteriore impennata dei tassi di interesse negli anni a venire.

È raro che le condizioni economiche e i rischi geopolitici siano così strettamente collegati, ma sfortunatamente questo è il tipo di mondo in cui viviamo oggi.

Conclusioni

L'enigma economico nel 2024 è se il rallentamento economico previsto sarà lieve e poco dirompente per i mercati del lavoro e delle azioni, o meglio, se eventi finanziari imprevisti, come il fallimento di un grande istituto finanziario, potrebbero far precipitare una recessione economica globale più grave e severa.

La palla geopolitica è più torbida perché il governo americano di “Joe Biden” non sembra ansioso di porre fine ai conflitti militari, anche se il presidente aveva inizialmente promesso, all'inizio della sua amministrazione, di affidarsi maggiormente alla diplomazia per risolvere le controversie internazionali.

Tuttavia, l'anno 2024 potrebbe essere un importante punto di svolta, sia dal punto di vista economico che geopolitico.

(L'economista internazionale Dr. Rodrigue Tremblay è l'autore del libro sulla morale "Il codice per l'etica globale, dieci principi umanisti" del libro sulla geopolitica "The New American Empire", e del recente libro, in francese, "La régression tranquille du Québec, 1980-2018". È stato Ministro del Commercio e dell'Industria (1976-79) nel governo Lévesque. Ha conseguito un dottorato di ricerca in finanza internazionale presso la Stanford University.

Il Prof. Rodrigue Tremblay è ricercatore associato presso il “Centre for Research on Globalization” (CRG).

 

WEF – Davos 2024. Il mondo

sta cadendo a pezzi, ma

lo spettacolo deve continuare...

globalresearch.ca – Peter Koenig – (15 gennaio 2024) - ci dice:

 

È l'incontro di un cartello globalista di "leader" non eletti, che (pur essendo dei gangster! N.D.R) si danno il diritto di tentare di decidere il futuro del mondo.

 

"L'inferno è vuoto e tutti i diavoli sono qui."

(William Shakespeare, La tempesta).

 

È una tempesta del 21° secolo:

"Assicuriamoci che i Diavoli scendano dove gli spettano di diritto."

Di seguito un puntuale reportage di Radio Canada (in francese) che fa riferimento a” Davos24” con un titolo intento a rassicurare i suoi lettori:

"'The Great Reset' non è una cospirazione per controllare il mondo.

"Questa iniziativa del World Economic Forum” per ripensare l'economia post-epidemia è oggetto di un'importante campagna di disinformazione"

(M. Ch. Global Research, 15 gennaio 2024).

 

 Davos24. L'agenda del WEF.

Mentre queste righe andranno in stampa, circa 3000 ospiti invitati affolleranno il 54esimo Riunione annuale del World Economic Forum (WEF) a Davos, dal 15 al 19 gennaio.

Sono attesi circa 60+ capi di stato e molti "dignitari" – la maggior parte senza dignità – aspiranti leader di un tipo o dell'altro, amministratori delegati di aziende.

È l'incontro di un cartello globalista di "leader" non eletti, che si danno il diritto di tentare di decidere il futuro del mondo.

Includono, naturalmente, banchieri e l'élite finanziaria – in primo luogo “BlackRock”, anche uno dei principali sponsor e finanziatori del WEF.

Questa cabala globalista, come ogni anno, intaserà gli aeroporti di Zurigo, Ginevra e Basilea con i suoi jet privati.

Come i militari di tutto il mondo, sono ben oltre l'agenda fraudolenta e  falsa del "cambiamento climatico" che impongono alla “plebe comune”.

 

Alcuni dei capi di Stato invitati da Klaus Schwab, l'eterno presidente e amministratore delegato del WEF, potrebbero essere considerati di fatto assassini.

Mentre Volodymyr Zelenskyy, che quest'anno farà un'apparizione fisica a Davos, viaggia con un dettaglio di sicurezza di alto livello, le sue critiche vengono uccise in patria.

Come riportato da RT (12 gennaio 2024) e confermato dal Dipartimento di Stato statunitense, il giornalista cileno-statunitense “Gonzalo Lira” è stato torturato a morte in una prigione ucraina.

Il presidente Zelenskyy è anche responsabile dell'invio di decine di migliaia di soldati ucraini alla morte in una guerra impossibile da vincere contro la Russia, per la quale la Russia ha offerto più volte negoziati di pace, che Zelenskyy ha rifiutato su ordine della NATO e dei leader occidentali.

Altri partecipanti al WEF, come” Isaac Herzog”, presidente di Israele, sostengono l'orrendo genocidio che Israele sta infliggendo alla Palestina;

“ Antony Blinken”, Segretario di Stato degli Stati Uniti, che sostituisce il Presidente Biden, così come “Ursula von der Leyen”, (con Zelenskyy) Presidente non eletto del Consiglio Europeo (CE) e membro del Consiglio di Amministrazione del WEF potrebbero anche rientrare nella categoria degli assassini de facto per il loro incessante incoraggiamento a Israele a continuare lo spietato genocidio su Gaza, già esteso alla Cisgiordania e al Libano meridionale;

così come fare il tifo per Zelenskyy con innumerevoli miliardi di dollari e un arsenale di sofisticate armi americane ed europee per continuare l'atroce guerra in Ucraina?

Oggi viviamo nel 1984 di Orwell.

Bill Gates, il re dei vaxx e promotore di cibo a base di insetti, killer di fattorie e il più importante e schietto eugenista, nonché il DG dell'OMS, il dottor Tedros Adhanom Ghebreyesus, potrebbero soddisfare i criteri di "Innescare lo spopolamento."

Il motto 2024 del WEF: ricostruire la fiducia.

Con questo tipo di nobile stile, “Davos 2024” è iniziata bene.

Non per niente, il motto di quest'anno è "Ricostruire la fiducia".

Stai scherzando? "Ricostruire la fiducia", questo dice tutto.

Qualcosa sta cambiando.

 Il WEF si sta rendendo conto che sempre più persone – compresi i dirigenti di alto livello – hanno perso e stanno perdendo sempre più fiducia in questo corrotto distopico, basato sulle regole, aspirante Ordine Mondiale.

Altre indicazioni che la fiducia nel sistema sta rapidamente perdendo terreno in tutto il mondo possono essere viste da un recente articolo del “Telegraph”, secondo il quale il “Segretario alla Difesa Grant Shaps “sta pianificando il reclutamento di donne per il servizio militare, per compensare la sempre minore diminuzione delle reclute postali.

I giovani non si fidano più dei loro governi, e meno delle loro politiche di guerra.

È solo una questione di tempo, quando anche le donne rifiuteranno di fare il servizio di guerra per il governo.

Forse il momento è già arrivato.

Una soluzione certa per la pace e l'armonia nel mondo sarebbe che TUTTE le persone rifiutassero di prestare servizio nell'esercito.

Non ci sono militari in tutto il mondo, e il sistema fallirebbe.

Il WEF potrebbe fare le valigie e Davos potrebbe riconquistare la sua illustre reputazione di località turistica nelle Alpi orientali della Svizzera.

Il sogno diabolico globalista.

State certi, WEF e Co., che il vostro sogno globalista di un “Unico Ordine Mondiale e di un “Unico Governo Mondiale”, e di un “Unico Ordine Sanitario” non si realizzerà.

È tutto uno scherzo.

Caro signor Schwab, come intende "ricostruire la fiducia" con la stessa agenda corrotta e gli stessi elitari corrotti? Non avete cambiato di una virgola rispetto agli obiettivi primari del Great Reset e dell'Agenda 2030 delle Nazioni Unite, una drastica riduzione della popolazione, l'eutanasia di vaste fasce di persone, in qualsiasi modo possibile, e la piena digitalizzazione dell'umanità rimanente, al punto che il vostro professore israeliano e Brother-in-Crime,” Yuval Noah Hariri”, chiede senza mezzi termini:

Cosa fare con i mangiatori inutili (“I poveri”) , una volta che i robot e le Intelligenze Artificiali (AI) avranno preso il sopravvento?

La risposta è chiara.

Siate sicuri, non ha nulla a che fare con la costruzione della fiducia.

In effetti, le cose stanno cambiando.

E forse in modi imprevedibili.

 Dal momento che non viviamo in un mondo lineare e la stragrande maggioranza dell'umanità non vuole un mondo digitalizzato con umanoidi digitalizzati e controllati digitalmente.

 Infatti le persone si stanno svegliando.

 

Davos24: 100+ sessioni a porte chiuse.

L'agenda tradizionale e ufficiale del WEF per Davos24, di Commercio, Cambiamento climatico, IA/digitalizzazione non ispira fiducia, soprattutto non per i risvegliati.

 E molti degli oltre 3000 ospiti d'élite sono sempre più consapevoli del rapido risveglio della popolazione in generale.

In effetti, un cambiamento di coscienza sta prendendo piede in tutto il mondo.

Forse l'élite verrà in questi numeri record a Davos24, per vedere cosa ha da offrire il WEF come alternative per mantenere lo status quo il più a lungo possibile.

Oltre all'agenda ufficiale, la vera chiave dell'agenda del WEF, sono le oltre 100 sessioni segrete a porte chiuse per gli ospiti solo su invito.

In queste sessioni, gli psicopatici, o Übermenschen che si librano sopra l'umanità, guidati da Schwab(costruttore di bombe atomiche tattiche in Sud Africa! N.D.R.), discuteranno di come controllare, tiranneggiare, ridurre e robotizzare la popolazione mondiale – e il modo migliore e più veloce per privarli delle loro risorse duramente guadagnate

e come trasferire più rapidamente queste risorse a una piccola élite aziendale e privata.

Questi argomenti segreti, molto probabilmente, includeranno metodologie su come imporre alla società nuovi fattori di paura – dopo il covid, il lockdown e la frode vaxx stanno gradualmente ma rapidamente venendo alla luce e svanendo.

 

Per ottenere il massimo dalla paura e dalla manipolazione mentale della popolazione in generale, il WEF avrebbe potuto invitare esperti del “Tavistock”, l'istituto britannico per l'ingegneria sociale delle menti collettive e individuali.

Argomenti speciali di discussione possono includere, in via prioritaria,

come garantire che il nuovo presidente degli Stati Uniti – le elezioni del novembre 2024, SE si svolgeranno – stiano al gioco, in stile Biden;

l'implementazione della nuova malattia "X", ancora da definire, che sarà più volte più mortale del covid;

come manipolare il “Trattato sulle pandemie” e il nuovo “Regolamento Sanitario Internazionale (RSI) attraverso l'”Assemblea Mondiale della Sanità (WHA) nel maggio 2024, per rendere l'OMS di fatto il tiranno e il dittatore di un One Health Order (OHO), che porti a un “One World Government”;

le prossime dimensioni dell'intelligenza artificiale, della robotizzazione, della digitalizzazione e dell'imposizione generalizzata dell'ID digitale e come collegarli ai singoli conti bancari, a una valuta digitale della banca centrale (CBDC) – imposizione immediata, o graduale, nella speranza di fermare una rivoluzione;

 e Anche un attacco informatico ai poligoni potrebbe essere all'ordine del giorno per il 2024.

Dopotutto, “We the People”, siamo stati recentemente messi in guardia dal film Netflix prodotto da Barack e Michelle Obama, "Leave the World Behind", che descrive un attacco informatico da parte di un nemico sconosciuto, che tenta di lasciare le persone in soggezione e paura di ciò che potrebbe accadere.

Inoltre, vale la pena notare che nel 2021:

"il WEF ha condotto una simulazione di attacchi informatici che coinvolgono uno scenario di paralisi dell'alimentazione, delle comunicazioni, dei trasporti, di Internet.

"Klaus Schwab ha lasciato intendere senza mezzi termini, sulla base della simulazione, che un attacco informatico:

"Potrebbe portare a un arresto completo dell'approvvigionamento energetico, dei trasporti, dei servizi ospedalieri, della nostra società nel suo complesso...

Da questo punto di vista, la crisi del COVID-19 sarebbe vista come un piccolo disturbo rispetto a un grande attacco informatico".

NO FEAR, Please – è dell'Ordine.

Noi, il Popolo, dobbiamo diventare consapevoli del fatto che il mondo occidentale è governato da un “Culto Guidato dal Denaro, da un “Culto della Morte” o da un “Culto Diabolico”.

Difficile da credere ma vero.

Ciò che abbiamo sperimentato negli ultimi decenni è un attacco alla dignità umana, alle emozioni, agli avvertimenti che causano paura e obbedienza.

Questi sono rituali tipici che i Culti devono seguire, per avere successo nelle loro azioni diaboliche.

Se non prestiamo attenzione, soprattutto se non cadiamo nel fattore paura, e se non li odiamo per quello che fanno, siamo al sicuro.

 Vogliono che li odiamo, perché l'odio emette le stesse vibrazioni emotive che usano per le loro atrocità.

Se emettiamo segnali simili, ci tengono sotto controllo.

Essere indifferenti nei loro confronti, o addirittura amarli, mostri che sono – secondo la massima, non sanno quello che fanno – è un dovere per ascendere dalle tenebre del loro controllo alla luce, dove Noi, il Popolo, diventiamo esseri liberi, autonomi e sovrani, pronti a creare una nuova società, una nuova civiltà.

Non dobbiamo mai soccombere al loro controllo, per timore che ci conducano al cimitero o, nel migliore dei casi, al loro cortile degli schiavi.

NON dobbiamo MAI permetterlo.

(Peter Koenig è un analista geopolitico ed ex Senior Economist presso la Banca Mondiale e l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), dove ha lavorato per oltre 30 anni in tutto il mondo. È autore di Implosion – An Economic Thriller about War, Environmental Destruction and Corporate Greed; e co-autore del libro di Cynthia McKinney "When China Sneezes: From the Coronavirus Lockdown to the Global Politico-Economic Crisis"-Clarity Press – 1 novembre 2020).

 

 

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