Le follie ideologiche green dell’UE contro l’agricoltura.
Le
follie ideologiche green dell’UE contro l’agricoltura.
Il
piano dell’Ue contro
l’agricoltura.
Conoscenzealconfine.it
– (9 – 2- 2024) – Redazione – ci dice:
Il “mainstream”
non potendo più delegittimare la protesta degli agricoltori è costretta a
cavalcarla e strumentalizzarla politicamente.
L’Obiettivo
Primario è Limitare la Produzione.
La
“farm to fork strategy” (food.ec.europa.eu/horizontal-topics/farm-fork-strategy_en) è la sezione dell’UE green deal
dedicata all’agricoltura.
Nella
presentazione del piano (food.ec.europa.eu/document/download/472acca8-7f7b-4171-98b0-ed76720d68d3_en?filename=f2f_action-plan_2020_strategy-info_en.pdf)
viene
scritto che fa parte dell’agenda 2030, e si prefiggono di ridurre i pesticidi e
gli antibiotici, contrastare la perdita di biodiversità e ridurre l’uso di
fertilizzanti.
Per
quanto riguarda questi ultimi, l’UE vuole ridurre l’uso di ogni tipo di
fertilizzante (fertilizerseurope.com/farm-to-fork-strategy-the-role-of-nutrients/), sia quelli organici che quelli
chimici, perché vogliono ridurre l’azoto presente nel terreno, dal momento che
secondo la loro follia quello non assorbito dalle piante finisce nell’atmosfera
e contribuisce al “cambiamento climatico”, peccato che l’azoto sia il gas più
diffuso.
L’intento dunque non è proteggere il terreno
dalle sostanze chimiche, ma come dichiarato nei documenti, ridurre proprio la
produzione di cibo. Le ragioni?
Siamo
troppo grassi e parte del cibo prodotto viene sprecato (pp. 14-15).
Gli
obiettivi da raggiungere entro il 2030 sono:
– una
riduzione del 50% dell’uso dei pesticidi chimici;
–
ridurre i nutrienti del terreno di almeno il 50% controllando che non vi sia
deterioramento nella fertilità della terra. Questo ridurrà l’uso dei
fertilizzanti di almeno il 20%;
–
ridurre del 50% la vendita di antibiotici per animali da allevamento o in
acquacoltura e mettere almeno il 25% della terra sotto allevamento organico.
La
strategia prevede di rendere gli agricoltori schiavi dei fondi europei, perché
coloro che avranno difficoltà nel sostenere le perdite economiche associate al
“farm to fork “potranno richiedere finanziamenti al “fondo InvestEU”.
Per
quanto riguarda il ripristino della biodiversità, questo significa
semplicemente che almeno il 10% del terreno agricolo non potrà più essere
coltivato.
(ec.europa.eu/commission/presscorner/detail/en/ip_20_884).
No,
gli Agricoltori Non hanno Vinto proprio Niente…
I
giornali mainstream dopo aver chiamato gli agricoltori fascisti e no vax, si
sono resi conto che questa protesta è troppo seguita dalla popolazione e hanno
ben pensato di strumentalizzarla in vista delle elezioni europee parlando di
agricoltori che hanno vinto e di una “UE buona” che ascolta le proteste dei
cittadini, mentre la” Lega” e “FdI” cercano di prendersi i meriti.
Questo
perché la “Von Der Leyen” ha dichiarato di fare dietrofront riguardo ad uno dei
punti della strategia “farm to fork”, che i giornali ben si guardano dal
menzionare per intero, così da dare l’illusione di una vittoria.
(ansa.it/sito/notizie/mondo/2024/02/06/von-der-leyen-ritira-la-proposta-di-regolamento-sui-pesticidi_0b50e5f0-49a7-4874-b0a5-29caadc10312.html).
Infatti,
l’unica concessione che è stata fatta è stata il semplice ritiro della “proposta
di legge SUR”.
(europarl.europa.eu/legislative-train/spotlight-JD22/file-sustainable-use-of-pesticides-%E2%80%93-revision-of-the-eu-rules)
La
proposta “SUR” prevede la riduzione del 50% dei pesticidi, cosa che, del resto,
non è nemmeno parte del nucleo della protesta.
Così
gli agricoltori passano per quelli che si riservano il diritto di usare
pesticidi pericolosi, e che protestino esclusivamente per ragioni legate al
profitto.
Gli
agricoltori protestano perché escono bandi dove si offrono soldi per non
coltivare le terre, perché sempre più spesso terreni agricoli vengono espropriati
per realizzare centrali eoliche o fotovoltaiche gestite indirettamente dalle
multinazionali, perché vogliono imporre come devono coltivare il loro terreno e perché,
rimuovendo gli incentivi sul gasolio agricolo, dovranno alzare i prezzi di
prodotti che già non gli rendono abbastanza, il tutto aggravato dalla presenza sul
mercato di prodotti importati a basso costo che non devono attenersi a
regolamenti sulla “sostenibilità”.
Conclusioni.
L’ultima
mossa sarà mandare personaggi politici ad appropriarsi della lotta apolitica
degli agricoltori e riportarla dentro i binari dell’ideologia green:
la retorica che useranno sarà “la transizione verde è necessaria,
ma sono sbagliati i modi”.
In
questo modo non sarà più una lotta contro il sistema, ma mirerà ad integrarsi
in esso, come chi invece di contestare la farsa pandemica nella sua stessa
essenza voleva i tamponi gratuiti.
(t.me/dereinzigeitalia)
Agricoltori
contro le politiche
ideologiche
dell’Unione europea:
ecco
perché protestano.
Giovannidonzelli.it
– Giovanni Donzelli – (Febbraio 6, 2024) – ci dice:
Proteste-trattori.
Strade
e piazze d’Europa si sono riempite di trattori:
è la
protesta degli agricoltori strozzati dalle politiche europee.
In
questi giorni sempre più agricoltori stanno protestando contro le politiche
dell’Unione europea in materia di agricoltura.
Sono scesi nelle piazze e nelle strade di
tutta Europa con i loro trattori: stanno dando voce a chi è strozzato dalle
politiche europee.
Molta
della rabbia degli agricoltori arriva da una lettura ideologica della
transizione ecologica che ha pensato di poter difendere l’ambiente combattendo
gli agricoltori: noi siamo dalla parte degli agricoltori.
Ecco
perché gli agricoltori protestano.
Gli
agricoltori di tutta Europa protestano contro le politiche dell’Unione europea:
il settore agricolo ha sempre criticato le
misure introdotte per il rinnovo della cosiddetta “Pac”, la “Politica Agricola
Comune”.
Si tratta di misure che valgono 55 miliardi di
euro e che dovrebbero rendere più sostenibile l’agricoltura.
Gli
agricoltori sostengono che si tratti di politiche agricole ideologiche
eccessivamente ambientaliste che non tengono conto delle loro reali necessità.
Molta
della rabbia degli agricoltori arriva da una lettura ideologica della
transizione ecologica che ha pensato di poter difendere l’ambiente combattendo
gli agricoltori.
Sia chiaro: questa non è la nostra visione.
Gli agricoltori sono fondamentali e devono
necessariamente essere parte attiva della transizione ecologica, se vogliamo
che questa funzioni davvero.
Gli
agricoltori sono attenti alle dinamiche ambientali e i primi a volere che la
nostra natura sia nella migliore condizione possibile.
Le
misure europee.
Le
misure europee prevedono l’obbligo di destinare almeno il 4% dei terreni
coltivabili a funzioni non produttive, come i “campi solari”.
Percentuale
ridotta al 4%, dall’iniziale proposta del 10%, solo grazie ai nostri
emendamenti contro le follie green della sinistra ambientalista solo a parole.
Inoltre,
le misure Ue impongono l’obbligo di effettuare rotazioni delle colture e di
ridurre l’uso di fertilizzanti di almeno il 20%.
Secondo
gli agricoltori, tali misure rendono il settore agricolo europeo meno
competitivo rispetto agli altri.
Le
proteste in tutta Europa.
Le
proteste sono iniziate in Francia e Germania, ma sono ben presto dilagate in
tutti gli altri stati europei come Italia, Spagna, Belgio ma anche Polonia e
Romania.
Sono
circa una cinquantina i trattori davanti alla sede del parlamento europeo a
Bruxelles.
Mentre
in altri Stati gli agricoltori protestano contro i Governi nazionali e le
politiche dell’Unione europea, in Italia gli agricoltori protestano solo contro
le politiche ideologiche dell’Unione europea perché il Governo Meloni è al loro
fianco.
“Pac”
e “Green deal”: ecco di cosa si tratta.
La
“Pac”, ovvero la politica agricola comune, è stata votata poco più di due anni
fa in Ue.
Gli
agricoltori denunciano che il settore agricolo stia pagando da solo i costi
della transizione ecologica imposta da Bruxelles.
Come abbiamo già evidenziato, sono contro
l’obbligo di tenere a riposo il 4% del terreno, condizione necessaria per poter
accedere ai fondi europei, ma anche contro alle imposizioni sui pesticidi e
all’utilizzo delle rotazioni.
Il
“Green Deal” è un pacchetto di iniziative che mira ad avviare l’Unione Europea
sulla strada di una presunta transizione verde, con l’obiettivo ultimo di raggiungere
la neutralità climatica entro il 2050.
Gli agricoltori sono stati i primi ad essere toccati
direttamente da queste previsioni:
protestano contro queste politiche ecologiste
che gravano sui lavoratori europei e favoriscono le importazioni estere.
Immediato
l’intervento del Governo Meloni: “previsti 8 Miliardi del Pnrr”
“Da
sempre il mondo agricolo è uno dei principali mondi ai quali abbiamo rivolto la
nostra attenzione, lo dimostrano i fatti, lo dimostra il fatto che noi abbiamo
con le Leggi di bilancio aumentato le risorse per gli agricoltori, lo dimostra
il fatto che quando abbiamo rinegoziato il PNRR abbiamo portato le risorse per
gli agricoltori da 5 a 8 miliardi del PNRR, lo dimostra il fatto che rispetto a
proteste che ci sono in altri Paesi europei dove non sono stati rinnovati gli
incentivi sul gasolio, noi abbiamo fatto lo sforzo di rinnovare gli incentivi
sul gasolio e quindi abbiamo fatto il massimo possibile.
Abbiamo
fatto un grande lavoro anche nella difesa dei prodotti di eccellenza, la famosa
norma che vieta la produzione di cibo sintetico che è stata vituperata e
derisa, oggi viene presa a modello in diverse Nazioni europee e anche al di là
dell’oceano”, le parole del Presidente Meloni.
Sono
stati, inoltre, presentati degli emendamenti da parte di tutta la maggioranza
all’interno del decreto Milleproroghe, per la proroga a tutto il 2024
dell’esenzione dall’Irpef dei redditi dominicali ed agrari.
L’Unione
Europea fa marcia indietro sul “Green Deal”
Nella
comunicazione presentata oggi, la Commissione Europea raccomanda un taglio
delle emissioni di gas serra del 90% entro il 2040 rispetto ai livelli del 1990
stralciando però qualsiasi dato riferito all’agricoltura.
Il
possibile sforzo di riduzione del 30% rispetto al 2015 richiesto al settore
agricolo è invece stato cancellato.
L’agricoltura, si legge nel testo, “svolge un
ruolo nella transizione green, contribuendo al contempo alla sovranità
alimentare europea”.
Giorgia
Meloni: “è una vittoria anche italiana.”
“È una
vittoria anche italiana l’annuncio della Commissione europea del ritiro della
proposta legislativa sui pesticidi.
Fin
dal suo insediamento, infatti, il Governo italiano sta lavorando in Europa, con
grande concretezza e buon senso, per tracciare una strada diversa da quella
percorsa finora e coniugare produzione agricola, rispetto del lavoro e
sostenibilità ambientale.
Proseguiremo
in questa direzione”, ha commentato così il Presidente Meloni la decisione
dell’Ue sul green deal.
(Tutta l’ideologia
sul cambiamento climatico si basa sul fatto che la guerra dichiarata alla “CO2”
dovrebbe permettere l’impossibilità alla” CO2” di raggiungere nell’alta
atmosfera “la serra dei gas serra”, quelli veri.
Infatti gli scienziati “veri” hanno constato
che la” CO2” è un gas più pesante dell’aria atmosferica e pertanto non potendo
raggiungere la “serra dei gas serra “non può costituire un pericolo dovuto ad
un eventuale aggravio del riscaldamento globale! N.d.r.)
Legambiente,
'è falso che
Green
Deal danneggi l'agricoltura'.
Ansa.it
– Stefano Ciafani - Redazione Ansa – (5-2-2024) – ci dice:
'L'Europa
chiede ciò che è necessario per sopravvivere'.
"E'
una “fake news” dire che il “Green Deal” possa provocare danni economici a
livello europeo e all'attività agricola italiana.
Ciò
che chiede l'Europa è esattamente ciò di cui l'agricoltura ha bisogno per poter
sopravvivere".
Lo
dichiara in un comunicato “Stefano Ciafani”, presidente nazionale di
Legambiente.
"Il Green deal non è il nemico, ma un
alleato strategico del mondo agricolo - prosegue il leader della ong
ambientalista -.
Gli agricoltori devono essere consapevoli
che dal “Green deal” passa il loro futuro e non la loro fine.
I veri
nemici sono l'emergenza climatica, chi difende le fossili e rallenta la
transizione ecologica, strumentalizzando le legittime e indiscutibili ragioni
di chi opera nel settore".
Per “Ciafani” "è evidente che le
manifestazioni di questi giorni fanno il gioco della “lobby delle fossili” e
dei partiti contrari alla “decarbonizzazione” (niente CO2), in vista delle
elezioni europee del prossimo giugno.
Ma
mettere in discussione le strategie Ue, come la “From farm to fork” e la “Biodiversity
2030”, significa stravolgerne completamente i presupposti".
Per il presidente di Legambiente
"occorre creare le basi per una forte
alleanza tra il mondo agricolo e mondo ambientalista, proprio perché gli
agricoltori sono i protagonisti principali di un cambiamento in chiave
ecologica dell'intero settore.
Ma per
fare ciò, occorre garantire reddito alle tante piccole e medie aziende, che
oggi sono sopraffatte dalla crisi economica, dagli effetti dei cambiamenti
climatici e dalle speculazioni sul prezzo dei prodotti agricoli".
Governo
e Coldiretti rincorrono
gli
agricoltori. E alla fine
la
colpa è solo dell’Europa.
Gamberorosso.it – (3 Feb. 2024) - Loredana
Sottile – ci dice:
“Green
Deal” e “Politica Ue” diventano i perfetti capri espiatori su cui associazioni di
categoria e governi possono scaricare tutte le colpe.
Un
gioco di prestigio per passare da accusati a vincitori.
Ma dove erano tutti mentre si faceva la “Politica
Agricola Comune”?
Tutti
contro l’Europa.
Uno
sport nazionale tornato in voga nelle ultime settimane, da quando le proteste
dei trattori hanno bloccato intere città prima di prendere la strada di
Bruxelles.
Il
principio è molto semplice:
quando
tutti ce l’hanno con te, la cosa più semplice da fare è nasconderti in mezzo
alla folla e darle in pasto un nuovo bersaglio.
E, a ben guardare, è esattamente quello che
stanno facendo le principali associazioni di categoria italiane alle prese con
la difficile gestione degli agricoltori in rivolta.
La
giravolta delle associazioni di categoria.
Lo ha
fatto, in primis,” Coldiretti”, quando ha capito che non era aria. Appurato che
era proprio con la sua confederazione che ce l’avevano gli agricoltori, “Ettore
Prandini”, con un gioco di prestigio degno di “Houdini”, ha lasciato in fretta
e furia” Fieragricola” per precipitarsi a Bruxelles con tanto di casacca gialla
(un vago riferimento ai gilet francesi?) al grido di “Non è l’Europa che
vogliamo”.
Ma lo
hanno fatto anche gli altri.
“Confagricoltura”
ha preso con veemenza le distanze dalle scelte europee:
«L’ho
sempre detto: la Pac è un fallimento»
ha detto il presidente “Massimiliano Giansanti”
prima di correre nel cuore dell’Europa.
Ci ha
riprovato a infilare dentro al dibattitto il suo piano per punti, bollando come
insufficienti le proposte di Bruxelles, tra cui quella di tenere a riposo il 4%
dei terreni.
Tutti
d’accordo, dunque su chi è il nemico numero uno.
Un nemico a tempo, tra l’altro, visto che a
giugno si voterà per il nuovo Parlamento europeo.
Ma
dove erano tutti quando l’Europa legiferava sulla Politica Agricola Comune?
E
soprattutto, chi è l’Europa?
Intanto
in Italia torna l’Irpef agricola.
Dall’altra
parte della barricata, ci sono coloro che protestano e che sostanzialmente
chiedono:
più
soldi, più sussidi, meno prodotti dall’estero, meno accordi con i Paesi
internazionali (quello con il “Mercosur” è il primo a pagarne le conseguenze, insieme a
chi, come i produttori di vino, ci sperava).
Tutto
tranne la pace nel mondo.
Neanche
a dirlo, le destre estremiste, naturalmente antieuropeiste, vedendo
l’opportunità per dare la spallata maggioranza Ursula, hanno subito cavalcato
l’onda.
Quale
migliore occasione in vista delle prossime elezioni europee?
Peccato
che in Italia i sovranisti siano già al potere e che “Coldiretti” (dapprima additata
come nemico dei manifestanti) in questo momento è il sindacato più vicino a “Palazzo
Chigi”, tanto da guidarne le principali scelte.
Difficile,
quindi, prendersela con l’una lasciando fuori il Governo.
Dal
canto suo il ministro “Francesco Lollobrigida” ha provato a fare la sua mossa
(tardiva):
incontrare
i manifestanti accorsi davanti ai cancelli di “Fieragricola”.
Mossa
bollata dal capo dei facinorosi “Danilo Calvani” come “una pagliacciata”:
«Erano gli agricoltori iscritti al suo
partito», ha detto.
Tra farsa e realtà, è quasi passato in
sordina, il fatto che il” Governo Meloni”, con un anacronismo quasi commovente,
abbia appena reintrodotto l’Irpef per gli agricoltori.
Ma la colpa, ovviamente, è dell’Europa.
Il
capro espiatorio si chiama “Green Deal”.
In
questo scenario a dir poco confuso, ecco che arriva il “Green Deal” o”
transizione ecologica” (parola che ora va più di moda di sostenibilità):
il candidato numero uno per diventare il capro
espiatorio perfetto.
Lo ha detto chiaramente “Lollobrigida”, usando
l’espressione «anni di follie green».
«Agricoltori,
allevatori e pescatori sono i primi ambientalisti», ha scritto in un recente post,
«Per questo, dal primo giorno il “Governo
Meloni” è andato in Europa per “denunciare le politiche green ideologiche” che
negli anni hanno messo in ginocchio la nostra agricoltura, considerando la
sostenibilità ambientale prevalente sulla sostenibilità economica e sociale».
È
questa, quindi, la via d’uscita per ribaltare la partita e passare da accusati
a vincitori.
Per
carità, l’Europa (sempre questo convitato di pietra, di cui è bene ricordare,
l’Italia fa parte) ha le sue colpe, vedi la folle proposta di ridurre i
fitofarmaci del 50% entro tre anni, senza dare alternative ai produttori.
Ma
questo non basta a ripulirsi le coscienze.
Semplificando
al massimo:
"transizione ecologica" is the new
"immigrazione".
Tutti
hanno da dire la propria, ma nessuno ha soluzioni.
Tranne
una che - per restare in terreno “verde” - è sempre un “evergreen”: prendersela
con l’Europa.
“Sinalp”
a difesa del comparto
agricolo siciliano: "Contro la
globalizzazione di prodotti
di
dubbia qualità."
Palermotoday.it
– Andrea Monteleone – Direzione Regionale – (13-1-2024) – ci dice:
(Questo
comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo
contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di Palermo Today).
Oggi
l'agricoltura e la zootecnia siciliana valgono circa 7,8 miliardi di euro annui
che corrispondono a circa l'8,6% del Pil siciliano.
Questo settore in Sicilia è composto da circa
187 mila aziende agricole e zootecniche, che danno lavoro a 289 mila occupati.
Questi
sono i numeri di una eccellenza tutta Siciliana dichiara il segretario
regionale del “Sinalp”, Andrea Monteleone, assieme al coordinatore regionale
del Centro autorizzato di assistenza agricola “Sinalp”,” Andrea Tomarchio”,
nella direzione regionale convocata d'urgenza venerdì per discutere del futuro
dell'agricoltura siciliana.
Già da
tempo assistiamo all'incomprensibile atteggiamento dell'”Unione europea” che in
questi ultimi anni ha fatto di tutto per distruggere il sistema della
"transumanza" da sempre applicato nelle regioni del meridione
d'Italia per avvantaggiare il sistema "intensivo" degli allevamenti
in batteria, che probabilmente avrà anche una resa maggiore di
"prodotto" ma sicuramente a totale discapito della qualità garantita
dal sistema del pascolo libero e della transumanza del bestiame in base alle
stagioni.
Oggi, non soddisfatta di questa battaglia nel
campo della zootecnia, l'Europa attacca anche l'agricoltura accusandola di
"inquinare il mondo".
Siamo
veramente alla pazzia di gruppi di potere mondiale che vogliono renderci
"schiavi" di scelte ideologiche prive di ogni fondamento sia
giuridico che sociale.
Le
follie ideologiche "green" dell'Ue stanno ammorbando l'intero
comparto agricolo al solo scopo di trasformare la nostra Nazione in semplice
importatrice di prodotti agricoli di dubbia qualità e di assoluta insicurezza
alimentare, avvelenando gli italiani.
Bene
stanno facendo gli agricoltori tedeschi e bene fanno gli agricoltori francesi a
ribellarsi a questo volere ideologico distruttivo anche delle nostre
eccellenze.
La
Sicilia si ritrova in prima linea in quanto regione da sempre a vocazione
agricola e come sindacato “Sinalp” riteniamo essenziale ed irrinunciabile
"combattere" per difendere il nostro territorio, le nostre aziende ed
i nostri lavoratori nel campo della zootecnia e dell'agricoltura.
"Il comparto agricoltura per la Sicilia è
vitale e va difeso fino in fondo - dichiara il coordinatore del comparto
agricoltura del “Sinalp Sicilia”, Giacomo Fascetto - basti pensare che la
Sicilia detiene il primato nazionale di aziende agricole gestite da
imprenditori under 35 anni.
Oggi
operano in Sicilia ben 7.247 imprese agricole e zootecniche condotte da under
35, ed in questo contesto il primato di imprese 'giovani' spetta a Nicosia con
ben 56 imprese under 35, Corleone con 42 e Mussomeli con 38 giovani
imprenditori agricoli.
È
vitale non disperdere queste professionalità sentinelle della qualità
alimentare di tutti noi e per questo il “Sinalp” invita, incaricando il
coordinatore regionale” Fascetto” e tutti gli imprenditori ad organizzarsi
compatti per difendere l'agricoltura siciliana".
(La
direzione regionale, Andrea Monteleone).
Agricoltori
in protesta, Nicola Procaccini:
"Basta
con le follie green".
iltempo.it
– Edoardo Romagnoli e Nicola Procaccini – (2 febbraio 2024) – ci dicono:
Edoardo Romagnoli e Nicola Procaccini.
La
protesta degli agricoltori europei è arrivata alle porte del Parlamento europeo
a Bruxelles.
Il
Tempo ha intervistato Nicola Procaccini, capogruppo “Ecr” all'europarlamento,
per capire meglio come si sta muovendo la politica comunitaria.
Onorevole
cosa sta succedendo con gli agricoltori di tutta Europa?
«Verrebbe
da dire: tanto tuonò che piovve.
Questa
legislatura europea, con cadenza trimestrale, portava all'approvazione del
Parlamento europeo una direttiva o un regolamento che andava a penalizzare gli
agricoltori, gli allevatori e i pescatori, individuati come nemici
dell'ambiente e della natura e per questo da eliminare con metodi sovietici.
Cancellati
attraverso sanzioni, multe, divieti e abrogazioni da questa ideologia pseudo
green di cui Timmermans era l'alfiere».
(L'Ue
taglia del 30% il cibo Made in Italy e la Coldiretti scende in piazza).
Ci può
fare qualche esempio?
«La legge sul ripristino della natura apparentemente
una legge logica in realtà era un concentrato di follie ambientaliste come il
ritorno alle paludi, la rimozione degli argini dei fiumi o l'abbandono del 10%
dei terreni coltivati.
È proprio la logica alla base che è sbagliata, per la
Commissione l'uomo è dannoso per la natura quindi se viene tolto di mezzo
allora la natura rifiorisce.
Noi la
contestiamo perché invece per noi è proprio il contrario.
È surreale che gli ambientalisti da salotto
che vivono nella “ztl” di Stoccolma e che nella natura ci vanno in vacanza una
volta l'anno pretendano di dare lezioni di ecologia e di ambientalismo a chi
nella natura ci vive e lavora da sempre».
(Giordano
smonta l'Ue: Altro che complottismo..., chi c'è dietro la carne sintetica!)
Di
fronte a tutto ciò sembra che anche le istituzioni comunitarie stanno cambiando
rotta.
«Oggi
assistiamo a delle inversioni a “U” ridicole.
Leggevo che il partito tedesco dei verdi si
lamentava al Congresso europeo dei partiti ambientalisti europei dei target
climatici eccessivi che sono stati posti da Bruxelles.
Probabilmente
complice la protesta degli agricoltori e l'avvicinarsi delle elezioni sono in
molti a ripensarci».
E se
alle prossime elezioni si riproporrà il tandem popolari e socialisti come pensa
sia possibile cambiare il governo europeo?
«Sono ottimista.
La prossima Commissione 2024 sarà espressione
dei governi eletti al 2024 che sono per tre quarti (o quattro quinti) di
centrodestra.
Poi
avremo il Consiglio europeo di centrodestra.
Manca
la terza gamba: il Parlamento europeo.
Se
guardiamo ai sondaggi degli ultimi giorni c'è uno spostamento a destra dell'elettorato
importante.
Quindi a questo punto toccherà al “Partito
popolare europeo” decidere se vuole allearsi con le sinistre o il
centrodestra».
(La
protesta dei 1.300 trattori, i palazzi del potere Ue sotto assedio: Ascoltateci.)
Che
ruolo ha avuto Giorgia Meloni nel convincere Orban ad a votare a favore dello
sblocco dei fondi per l'Ucraina?
«Giorgia
Meloni ha fatto il miracolo in una notte.
È
arrivata alle 22 a Bruxelles e fino alle 8 del mattino si è messa a testa bassa
a cucire tutti gli strappi possibili e immaginabili riuscendo a far approvare
all'unanimità l'intero pacchetto finanziario comprendente di aiuti all'Ucraina,
fondi contro l'immigrazione illegale, e anche una dichiarazione, immagino
richiesta da” Orban”, in cui si dice che è ora di finire con questa storia della
violazione dello stato di diritto laddove viene utilizzato come strumento
politico per attaccare questo o quel governo.
Se “Orban” talvolta ha degli atteggiamenti
oppositivi, su cui anche noi abbiamo delle riserve, è anche perché viene
ricattato rispetto all'erogazione dei fondi che spettano all'Ungheria con la scusa della violazione dello
Stato di diritto ma spesso si tratta di una scusa perché lui non fa altro che applicare
l'agenda con cui ha vinto le elezioni e ne ha tutto il diritto.
Lui si è messo con la “Commissione europea”
per affrontare tutti i 19 punti contestati ma i fondi rimangono comunque
bloccati perché sta politicamente antipatico ad alcuni;
tranne
poi chiedergli i soldi per l'Ucraina».
L’Italia
sarà il primo Paese
a
vietare il cibo sintetico.
Euractiv.it
- Federica Pascale – (6 nov. 2023) – ci dice.
Il
ministro dell’Agricoltura “Francesco Lollobrigida” ha annunciato che l’Italia
vieterà il cibo sintetico, durante un evento organizzato dai “Conservatori e
Riformisti Europei£ (ECR) e a cui ha partecipato il Commissario europeo
all’Agricoltura “Janusz Wojciechowski” nel fine settimana.
L’Italia
diventerebbe così il primo Paese al mondo a farlo.
Lunedì
sarà discussa alla Camera una proposta di legge che vieta la produzione,
l’importazione e la commercializzazione di alimenti prodotti in laboratorio.
Organizzato
da “ECR” a “Kilkenny”, in Irlanda, l’evento intitolato “Tradizioni e innovazione: Un futuro
conservatore per gli agricoltori europei”
ha
visto i principali politici conservatori discutere le sfide e le opportunità
derivanti dalla regolamentazione e dalla collaborazione europea in materia di
zootecnia, agricoltura ed economia verde. “Lollobrigida” e “Wojciechowski”
hanno partecipato da remoto.
“L’Italia sarà la prima nazione libera
da alimenti sintetici e vuole dare l’esempio di come possono essere
regolamentati”, ha dichiarato Lollobrigida (Fratelli d’Italia/ECR).
“Abbiamo
scelto il principio di precauzione […]
La
qualità del cibo è fondamentale e non possiamo accettare una società divisa in
due, con cibo di qualità prodotto solo per una ricca élite.
Siamo convinti che tutti debbano poter
mangiare bene”, ha aggiunto il ministro.
La
posizione di “Lollobrigida” è stata ampiamente condivisa dal Commissario
europeo all’Agricoltura, “Janusz Wojciechowski” (PiS/ECR), intervenuto durante
l’evento “ECR”.
“Come
Commissario, sono a favore dell’agricoltura tradizionale, proteggo fortemente i
prodotti naturali.
Il
sistema di etichettatura non dipende da me, ma cerco di proteggere la
tradizione”, ha spiegato “Wojciechowski”.
“La
carne sintetica non è carne, il latte sintetico non è latte.
Io
difendo il prodotto naturale, e usare il nome del prodotto naturale per quello
sintetico, secondo me, non è un passo nella giusta direzione”,
ha
aggiunto, sottolineando che la Commissione UE stanzia più di 6 miliardi di euro
per sostenere il benessere degli animali e, più in generale, l’agricoltura
tradizionale.
Il
modello agricolo proposto dai conservatori è però in aperto contrasto con
quello adottato dall’UE che, secondo Fratelli d’Italia, è troppo burocratico e
incapace di affrontare le nuove sfide che affliggono il continente.
“Agricoltori,
allevatori e pescatori rischiano di pagare un prezzo altissimo per le follie
ideologiche alla base del “Green Deal” dell’”Unione europea”, che penalizza i
produttori con obiettivi di riduzione delle emissioni che porteranno solo a una
minore produzione di cibo”, ha spiegato l’eurodeputato “Carlo Fidanza”, capogruppo di
Fratelli d’Italia al Parlamento europeo.
“Una
minore produzione alimentare sarà sostituita nel medio termine solo da maggiori
importazioni da Paesi che non rispettano i nostri standard di sostenibilità e
qualità o da prodotti di laboratorio di cui non abbiamo certezza”, ha aggiunto.
Per
ribaltare il sistema, il gruppo “ECR” deve ottenere buoni risultati alle
elezioni europee del giugno 2024 e trovare alleati per formare una maggioranza
alternativa a quella con la sinistra nel Parlamento europeo.
“Dopo
le prossime elezioni, contiamo di avere un “ECR” sempre più forte a Bruxelles”,
ha aggiunto “Fidanza ”.
(Federica
Pascale | Euractiv.it)
Agricoltori
pronti a paralizzare
la
Germania: rischia anche Scholz.
Veritaeaffari.it
- (5 -1-2024) – Carlo Cambi – ci dice:
La
marcia dei trattori dell’8 gennaio per protestare contro le follie green Ue e
il taglio allo sconto sul gasolio per i campi del governo.
Agricoltori
pronti a paralizzare la Germania: rischia anche Scholz.
Rivolta
contro il green deal.
Nel ‘68 compariva sui muri di Parigi una frase
del rivoluzionario ottocentesco Michail Bakunin: una risata vi seppellirà.
I
contadini francesi l’hanno sostituita con “il letame vi seppellirà”.
Un
mese fa sui Campi Elisi e davanti all’Eliseo sono stati scaricati quintali di
sterco di vacca:
“ce
n’est que un debut” perché e ora si replica.
Il
mondo agricolo europeo è esasperato;
costi
alle stelle, il green deal – voluto da “Ursula von der Leyen” e sostenuto
finché c’è stato da “Frans Timmermans”, sconfitto in patria proprio dal partito
olandese dei contadini – che taglia le produzioni, la grande distribuzione che
strozza i prezzi all’origine rischiano di far saltare il castello burocratico
di Bruxelles e nell’immediato di costare il posto a Olaf Scholz il sempre più
precario cancelliere tedesco.
L’8
gennaio 2024 dovrà fronteggiare una nuova marcia dei trattori che peraltro si
salda allo sciopero dei macchinisti delle ferrovie: la Germania sarà
paralizzata.
La
protesta degli agricoltori annunciata tra 72 ore è il seguito di quella
inscenata il 18 dicembre quando migliaia di mezzi agricoli hanno “assediato” il
Paese e un presidio di almeno 300 trattori ha bloccato la porta di Brandeburgo
con i benpensanti berlinesi colti di sorpresa perché si sono dovuti accorgere
che esistono ancora i coltivatori.
Che però non ne possono più.
Questo
era lo slogan dei contadini.
Il
loro bersaglio in patria è “Olaf Scholz”, a Bruxelles è “Ursula von der Leyen”.
Il
cancelliere ha dovuto trovare un compromesso sul bilancio tagliando 17 miliardi
di spesa dopo che la Corte Costituzionale gli ha bocciato i conti pubblici.
E i
tagli hanno colpito lo sconto sul gasolio agricolo e hanno segnato la fine
delle esenzioni fiscali sulle macchine agricole.
Governo
in difficoltà.
“Scholz”
ha cercato di dare una mano di verde a queste misure affermando che erano
necessarie anche per abbattere le emissioni – l’agricoltura pesa in Germania
per il 7,4% – e per favorire la transizione ecologica.
Ma non
ha tenuto conto delle fibrillazioni continue del suo sgangherato governo a
semaforo (Spd, Verdi e Liberali).
Se era
da aspettarsi che i liberali si schierassero con le imprese agricole di certo è
stata sorprendente la presa di posizione del ministro agricolo “Cem Özdemir” –
vegano, verdissimo – che si è schierato con i contadini come il ministro
dell’economia e del clima “Robert Habeck” anche lui green.
Pesano
evidentemente i sondaggi che danno il governo Scholz in caduta libera;
spaventa
l’ultimo fatto in Sassonia – si vota in primavera – “land dell’Est” fortemente
agricolo dove l’estrema destra di “Afd” è il primo partito accreditato del 37%
mentre la” Spd “rischierebbe con il suo 3% di non entrare neppure nel
parlamento regionale.
Sarà per questo che “Ozdemir” ha abiurato il
credo verde:
«Non
possiamo chiedere sempre di più ai nostri agricoltori. I limiti sono stati
superati: non esiste alcuna alternativa al diesel agricolo. I trattori non
possono essere convertiti a trazione agricola».
Il Farm to Fork.
Scholz
è ammutolito e la paralisi della Germania attesa per l’8 gennaio potrebbe
essere la lettera di licenziamento che gli recapitano i contadini.
Anche
perché loro votano in massa” Cdu”, ma anche “Afd” cresce tra i campi così come
il nuovo partito di “Sahra Wagenknecht” che staccatasi dai” Verdi” potrebbe
portare via altri consensi all’”Spd”.
La
posizione dei verdi tedeschi peraltro è sorprendente perché sconfessa del tutto
il” Farm to Fork”, il “green deal agricolo” voluto da “Ursula von der Leyen” e
da loro fortemente sostenuto.
Il
fatto è che cominciano a circolare i sondaggi sulle prossime europee e
Europeleects.eu – sito specializzato in rilevazioni sul continente – stima che
i Verdi caleranno nel prossimo parlamento di Strasburgo a 49 eletti dagli
attuali 74.
È la
reazione a un’ideologia verde che ha fiaccato gli agricoltori in tutta Europa.
Dopo la protesta dell’8 gennaio a Berlino è
assai probabile che riprenda quella francese e che si mobilitino anche gli
olandesi.
Ma prima o poi gli effetti di” Farm to Fork
“si faranno sentire anche in Italia anche se il governo di “Giorgia Meloni” è
molto attento alle istanze del mondo agricolo.
La
misura Bonaccini.
La
mobilitazione dei trattori tedeschi è infatti largamente indirizzata a
contrastare il “Farm to Fork” che prevede l’abbandono del 10% dei terreni
agricoli, la conversine a biologico di un quarto della superficie coltivabile,
l’abbattimento dei concimi e dei fitofarmaci oltre alla rotazione forzata dei
cereali.
Sono misure che rischiano di distruggere del
tutto l’agricoltura europea e che inducono a provvedimenti come quelli assunti
da “Stefano Bonaccini” (PD) presidente dell’Emilia Romagna che sovvenziona con
1.500 euro a ettaro per vent’anni chi sceglie di smettere di coltivare.
È una
china pericolosissima come dimostra “un dossier di “Divulga”, uno dei più
importanti centri studio agricoli d’Europa, che ha messo a confronto le stime
dell’impatto del “Farm to Fork” sulla produzione continentale.
Si va
verso una riduzione tra il 10 e il 20%, un incremento di importazioni tra il
più 39% per i cerali, il più 93% per gli agrumi e il più 209% per il mais e
aumenti di prezzo folli:
più
24% per i bovini, più 43% per il maiale, più 42% per olio e vino con un crollo
dell’export di 20 punti.
L’Europa
vista dai campi è un fallimento.
Patto
di stabilità Ue, c'è
l'accordo
per la riforma.
Veritaeaffari.it
– (10-2 – 2024) -Redazione – ci dice:
Intesa
tra Consiglio e Parlamento europeo dopo sedici ore di trattative. Riduzione del
debito in modo "realistico e sostenibile"
Patto
di stabilità Ue, c'è l'accordo per la riforma
Accordo
nella notte sul nuovo Patto di Stabilità Ue.
I
negoziatori del Consiglio e del Parlamento europeo hanno raggiunto dopo sedici
ore di trattative (nell’ultima giornata) un accordo politico sulla proposta di
riforma del quadro di governance economica dell’Ue.
L’obiettivo
principale del nuovo Patto di stabilità e crescita – spiega il Consiglio – è
garantire finanze pubbliche sane e sostenibili, promuovendo al contempo una
crescita sostenibile e inclusiva in tutti gli Stati membri attraverso riforme e
investimenti.
Protezione
degli investimenti.
Il
Consiglio e il Parlamento hanno convenuto di mantenere l’obiettivo generale
della riforma di ridurre i rapporti di indebitamento e i deficit in modo
graduale, realistico, sostenibile e favorevole alla crescita, proteggendo al
contempo le riforme e gli investimenti in settori strategici come il digitale,
il verde, il sociale o la difesa.
Allo
stesso tempo, il nuovo quadro fornirà uno spazio adeguato per le politiche
anticicliche e affronterà gli squilibri macroeconomici.
L’accordo
mantiene inoltre l’obbligo per gli Stati membri di presentare piani strutturali
fiscali nazionali a medio termine.
La
Commissione presenterà una “traiettoria di riferimento” (la cosiddetta
“traiettoria tecnica”) agli Stati membri in cui il debito pubblico supera il
60% del Pil o in cui il deficit pubblico supera il 3% del Pil.
La
“traiettoria di riferimento.”
L’accordo
prevede in anticipo un dialogo preliminare facoltativo e fattuale tra gli Stati
membri e la Commissione.
La
“traiettoria di riferimento” indica come gli Stati membri possono garantire che
entro la fine di un periodo di aggiustamento fiscale di quattro anni il debito
pubblico sia su una traiettoria plausibilmente al ribasso o rimanga a livelli
prudenti nel medio termine.
L’accordo
contiene due garanzie che la traiettoria di riferimento deve rispettare, la
salvaguardia della sostenibilità del debito, per garantire una diminuzione dei
livelli del debito e la salvaguardia della resilienza del deficit, per fornire un margine di sicurezza
al di sotto del valore di riferimento del disavanzo del trattato del 3% del
Pil, al fine di creare spazio di bilancio.
La
protesta dei trattori.
“Von
der Leyen apre agli agricoltori”:
sussidi e stop alla legge sui pesticidi.
La Lega si intesta la vittoria.
Ilsole24ore.com
– (6—2 – 2024) - Micaela Cappellini – ci dice:
Le
concessioni della presidente della “Commissione Ue” annunciate davanti alla
riunione plenaria del Parlamento di Strasburgo:
Agricoltori,
nuova settimana di proteste.
La
protesta dei trattori che da settimane sta attraversando l’Europa comincia a
dare i suoi primi frutti politici.
La presidente della Commissione europea,” Ursula von
der Leyen”, nel suo discorso al “Parlamento di Strasburgo”, ha annunciato il
ritiro della proposta legislativa sulla riduzione dell’uso dei pesticidi e ha
anche aperto a nuovi sussidi pubblici per chi lavora nelle campagne:
«È necessario un incentivo reale che vada
oltre la semplice perdita di rendimento - ha detto - i sussidi pubblici possono
fornire tali incentivi».
Quella
della “Commissione Ue” è un’apertura concreta nei confronti degli agricoltori,
perché accetta alcune delle richieste portate in piazza in questi giorni dai
manifestanti:
il
“sostegno al reddito” e una revisione parziale del “Green deal”, la “politica
Ue” per la sostenibilità ambientale.
«I nostri agricoltori meritano di essere ascoltati -
ha detto la presidente della Commissione davanti agli europarlamentari riuniti
in plenaria - so che sono preoccupati per il futuro dell’agricoltura e per il
loro futuro».
Ma ha anche ricordato loro che il cammino
verso una produzione più sostenibile resta un percorso da cui non si può più
tornare indietro:
«Gli agricoltori - ha aggiunto - sanno anche
che l’agricoltura deve passare a un modello di produzione più sostenibile, in
modo che le loro aziende rimangano redditizie negli anni a venire».
In
Italia, la Lega si intesta la vittoria e per prima sale sul carro dei
contadini:
«Evviva gli agricoltori, i cui trattori stanno
costringendo l’Europa a rimangiarsi le follie imposte dalle multinazionali e
dalle sinistre»,
ha
detto “Matteo Salvini”, dopo che in Europa è stata ritirata la proposta
legislativa sui pesticidi.
«La retromarcia annunciata da “Ursula von der
Leyen” sulla proposta di riduzione di metà dei fitofarmaci in agricoltura è una
vittoria della Lega e del buonsenso - scrivono in una nota gli europarlamentari
leghisti Marco Zanni e Marco Campomenosi .
Nel
voto di novembre al Parlamento europeo la Lega votò contro al provvedimento,
con un apporto decisivo per la bocciatura della proposta».
Mentre
il vicepresidente del Senato “Gian Marco Centinaio”, responsabile del
“dipartimento Agricoltura della Lega”, manda un avvertimento alla Rai, che ieri
sera aveva tentato di stoppare la partecipazione degli agricoltori a Sanremo:
«È
giusto ascoltare le proteste del mondo agricolo contro le scellerate direttive
di questa Unione europea.
Farebbe
bene “Amadeus “a ospitare sul palco del Festival le giuste rivendicazioni degli
agricoltori».
NESSUNA
CESSIONE DI SOVRANITÀ. E SULLA PROPRIETÀ INTELLETTUALE DELLE TECNOLOGIE
SALVAVITA: “UNA MINACCIA DEL DIRITTO ALLA SALUTE”.
ECCO
COSA DICE LA BOZZA OMS SULLE POSSIBILI NUOVE PANDEMIE.
Aogoi.it
– Giovanni Rodriquez – (31-3-2023) – ci dice:
31
marzo 2023 - “Gli Stati hanno il diritto sovrano di determinare e gestire il loro
approccio alla salute pubblica, in particolare la prevenzione delle pandemie,
la preparazione, la risposta e il recupero dei sistemi sanitari in base alle
proprie politiche e alla propria legislazione, a condizione che non causino
danni ad altri Stati e ai loro popoli”.
Questo quanto prevede l’ultima bozza del testo
ancora in lavorazione in tema di sovranità.
E
sulla proprietà intellettuale di tecnologie mediche salvavita:
“L’effetto
sui prezzi limita le opzioni di accesso e impedisce produzione e forniture
locali indipendenti”.
(LA
BOZZA)
Il
nuovo trattato pandemico dell’Oms comporterebbe cessioni di sovranità da parte
dei Paesi aderenti, profilando un governo sanitario mondiale.
Questo l’allarme rilanciato ormai da diversi
mesi da quei canali informativi che si sono contraddistinti negli ultimi mesi
per aver riportato diverse” fake news” su Covid e vaccini.
Una propaganda talmente martellante da aver
costretto la settimana scorsa lo stesso direttore generale Oms, “Tedros Adhanom
Ghebreyesus”, ad intervenire contro la dilagante “disinformazione sui social
media e nei media mainstream”.
A
questo punto la prima domanda da porsi è:
“Di
cosa stiamo parlando”?
Dalla
seconda metà del 2022 gli Stati membri dell’Oms hanno avviato negoziati su un
progetto di accordo globale sulla prevenzione, la preparazione e la risposta
per proteggere i Paesi da possibili future emergenze pandemiche.
Quindi
c’è innanzitutto da dire che nessuna decisione è stata presa. L’organo
intergovernativo di negoziazione (INB), che sta elaborando e negoziando
l’auspicato accordo dell’Oms, dovrebbe riunirsi di nuovo all’inizio del mese
prossimo, al fine di produrre una prima ‘bozza zero’.
Appurato
l’iter del provvedimento, proviamo ora a vedere il contenuto dell’ultimo testo
base disponibile.
Questo
risale allo scorso febbraio e possiamo fin da subito anticiparvi un punto
chiave:
no, non viene prevista nessuna cessione di
sovranità all’Oms.
Appurato
questo, passiamo ora all’esame del contenuto del testo.
In
tema di sovranità qui viene in prima istanza riaffermato proprio il “principio
della sovranità degli Stati nell’affrontare le questioni di salute pubblica, in
particolare la prevenzione, la preparazione, la risposta e il ripristino dei
sistemi sanitari in caso di pandemia”.
La
parte contestata riguarda il semplice riconoscimento di un “ruolo centrale
dell’Oms, in quanto autorità di direzione e coordinamento del lavoro sanitario
internazionale, nella prevenzione delle pandemie, nella preparazione, nella
risposta e nel recupero dei sistemi sanitari, nella convocazione e nella
generazione di prove scientifiche e, più in generale, nella promozione della
cooperazione multilaterale nella governance della salute globale”.
Un po’
poco per parlare di una cessione di sovranità.
Se ciò
non bastasse, basta scorrere in avanti il documento fino ad arrivare al
capitolo dedicato ai “Principi e diritti”.
Il
punto 3 è dedicato proprio alla sovranità dei singoli Stati e si spiega:
“Gli
Stati, in conformità con la Carta delle Nazioni Unite e con i principi del
diritto internazionale, hanno il diritto sovrano di determinare e gestire il
loro approccio alla salute pubblica, in particolare la prevenzione delle
pandemie,
la preparazione, la risposta e il recupero dei sistemi sanitari in base alle
proprie politiche e alla propria legislazione, a condizione che le attività che
rientrano nella loro giurisdizione o nel loro controllo non causino danni ad
altri Stati e ai loro popoli. La sovranità comprende anche i diritti degli Stati sulle loro
risorse biologiche”.
A
questo punto il paventato ‘governo mondiale della sanità’ che svuoterebbe i
singoli Stati di ogni competenza della materia potremmo ufficialmente bollarlo
come l’ennesima “fake news “fatta circolare al fine di screditare gli organismi
internazionali.
L’obiettivo
del documento, si spiega, è quello di “prevenire le pandemie, salvare vite
umane, ridurre il carico delle malattie, rafforzare in modo proattivo le
capacità mondiali di prevenzione, preparazione e risposta alle pandemie e il
risanamento dei sistemi sanitari da esse.
Si
punta quindi a ridurre “in modo sostanziale il rischio di pandemie, aumentando le
capacità di preparazione e risposta ad esse, realizzando progressivamente una
copertura sanitaria universale e assicurando una risposta alle pandemie
coordinata, collaborativa e basata su prove di efficacia e un recupero
resiliente dei sistemi sanitari a livello comunitario, nazionale, regionale e globale”.
L’esperienza
Covid ci ha insegnato il valore della trasparenza e condivisione dei dati.
Una
lezione che viene qui ripresa quando, in tema di trasparenza, si ricorda come
l’efficacia della prevenzione, della preparazione e della risposta alle
pandemie dipende “dalla condivisione, dall’accesso e dalla divulgazione
trasparente, aperta e tempestiva di informazioni, dati e altri elementi
rilevanti che possono venire alla luce (compresi i campioni biologici, i dati
delle sequenze genomiche e i risultati delle sperimentazioni cliniche), per la
valutazione del rischio e le misure di controllo, nonché per lo sviluppo di
prodotti e servizi legati alle pandemie, in particolare attraverso un
approccio che coinvolga l’intero governo e l’intera società, basato e guidato
dalle migliori evidenze scientifiche disponibili, nel rispetto delle norme, dei
regolamenti e delle leggi nazionali, regionali e internazionali sulla privacy e
sulla protezione dei dati”.
Altro
nodo affrontato negli ultimi anni è quello riguardante i diritti di proprietà
intellettuale con la scoperta dei primi vaccini contro il Covid.
Nel
testo l’Oms da una parte riconosce che “la protezione dei diritti di proprietà
intellettuale è importante per lo sviluppo di nuovi farmaci”, mentre dall’altra si riconoscono
anche “le preoccupazioni per l’effetto negativo sui prezzi e sulla produzione,
l’accesso tempestivo ed equo e la distribuzione di vaccini, trattamenti,
diagnostici e tecnologie sanitarie e know-how”.
Vengono
inoltre sottolineate le “preoccupazioni per il fatto che la proprietà intellettuale sulle
tecnologie mediche salvavita continua a rappresentare una minaccia e un
ostacolo alla piena realizzazione del diritto alla salute e al progresso
scientifico per tutti, in particolare l’effetto sui prezzi, che limita le opzioni
di accesso e impedisce la produzione e le forniture locali indipendenti, e
notando i difetti strutturali degli accordi istituzionali e operativi nella
risposta globale alla pandemia Covid, e la necessità di stabilire un futuro
meccanismo di prevenzione, preparazione e risposta alle pandemie che non sia
basato su un modello di carità”.
Riaffermando
“le flessibilità e le salvaguardie contenute nell’Accordo Trips e la loro importanza per
eliminare gli ostacoli alla produzione e all’accesso ai prodotti legati alle
pandemie, nonché alle catene di approvvigionamento sostenibili per la loro equa
distribuzione”, si riconosce al contempo la necessità di “meccanismi
sostenibili per sostenere il trasferimento di tecnologia e know-how a supporto
degli stessi”.
Riconoscendo
poi le carenze della preparazione e della risposta alla pandemia Covid, si
concorda sulla necessità di una catena di approvvigionamento e di una rete
logistica globale adeguata, equa, trasparente, agile, efficace e diversificata
per la prevenzione, la preparazione, la risposta e il recupero a seguito di
pandemie. A tal fine si propone di istituire una Rete globale dell’Oms per la
catena di approvvigionamento e la logistica in caso di pandemia.
L’accesso
iniquo ai prodotti legati alle pandemie (compresi, ma non solo, vaccini,
terapie e strumenti diagnostici) dovrebbe essere affrontato aumentando la
capacità di produzione e distribuendo in modo più equo. Si prevede quindi
l’accesso da parte dell’Oms del 20% della produzione di prodotti legati al
contrasto della pandemia, tra cui strumenti diagnostici, vaccini, dispositivi
di protezione individuale e terapeutici, “per consentire un’equa distribuzione,
in particolare ai Paesi in via di sviluppo, in base al rischio e alla necessità
di salute pubblica e ai piani nazionali che identificano le popolazioni
prioritarie”.
Viene
inoltre richiesto un rafforzamento normativo per far sì che, in caso di
pandemia, venga accelerato il processo di approvazione e autorizzazione dei
prodotti per uso di emergenza in modo tempestivo.
E
ancora, sempre in tema di trasparenza, si richiede di rendere note “le
informazioni sui finanziamenti pubblici per la ricerca e lo sviluppo di
potenziali prodotti connessi alla pandemia e le disposizioni per migliorare la
disponibilità e l’accessibilità dei lavori risultanti, comprese le
pubblicazioni liberamente disponibili e accessibili al pubblico e la
rendicontazione pubblica dei relativi brevetti;
rendere
obbligatorio per i produttori che ricevono finanziamenti pubblici per la
produzione di prodotti connessi alla pandemia la divulgazione dei prezzi e
delle condizioni contrattuali per gli appalti pubblici in tempi di pandemia,
tenendo conto dell’entità dei finanziamenti pubblici ricevuti;
incoraggiare
i produttori che ricevono altri fondi, esterni al produttore, per la produzione
di prodotti connessi alla pandemia a rendere noti i prezzi e le condizioni
contrattuali per gli appalti pubblici in tempi di pandemia”.
Quanto
al personale sanitario e assistenziale, si spiega che questo deve essere
“formato, competente e preparato, a tutti i livelli, a sostenere le capacità di
prevenzione, preparazione e risposta alle pandemie, mantenendo i servizi
sanitari essenziali”.
Per
far questo, pur nel rispetto della legislazione nazionale, si richiede di:
a)
rafforzare la formazione, l’impiego, la retribuzione, la distribuzione e il
mantenimento in servizio del personale sanitario e di assistenza, compresi gli
operatori sanitari di comunità e i volontari;
b)
affrontare le disparità e le disuguaglianze di genere all’interno del personale
sanitario e assistenziale, per garantire una rappresentanza, un impegno, una
partecipazione e un’emancipazione significativi di tutti gli operatori sanitari
e assistenziali, affrontando al contempo la discriminazione, lo stigma e la
disuguaglianza ed eliminando i pregiudizi, tra cui la disparità di
retribuzione, e rilevando che le donne spesso incontrano ancora ostacoli
significativi nell’assumere ruoli di leadership e decisionali.
Si
propone infine l’istituzione di un organo direttivo al fine di promuovere l’effettiva attuazione del
nuovo piano di preparazione pandemico.
Questo
rappresenterà un primo ramo governativo, la “Conferenza delle parti”, formata
da rappresentanti degli Stati e degli altri aderenti, e sarà “l’unico organo
decisionale”;
si
prevede poi un secondo ramo amministrativo.
(Giovanni
Rodriquez)
I
Paesi dovranno cedere la loro sovranità all’Oms in caso di nuove pandemie?
“Ghebreyesus”:
“Questo è semplicemente falso. Basta “fake news” su social e media”.
Quotidianosanita.it
– (24 – 3 – 2024) – Guido Rasi – Redazione – ci dice:
Il
direttore generale dell'Oms è intervenuto per fare il punto sulle notizie
dilaganti on line nelle ultime settimane che raccontavano di come
l'amministrazione Biden negli Stati Uniti stesse negoziando un accordo per
consentire all'Oms di "controllare" le leggi di emergenza nel caso di
un'altra pandemia.
Nessun paese cederà alcuna sovranità
all'Oms", ha sottolineato il “Ghebreyesus”.
È vero che si sta lavorando ad un accordo per
proteggere i Paesi da possibili future emergenze pandemiche, ma al momento non
è stata approvata neanche una bozza.
24 MAR
2024.
"Basta fake news".
Questo
il monito del direttore generale dell'Oms, “Tedros Adhanom Ghebreyesus”, che
giovedì si è scagliato contro la "disinformazione sui social media e nei
media mainstream".
L'oggetto
del contendere riguarda un presunto “nuovo accordo globale sulle pandemie”, in
realtà ad oggi ancora in fase di negoziazione, che secondo quanto riportato da
diversi media e commentatori consentirebbe all'”Organizzazione mondiale della
sanità ”(OMS) di ignorare la sovranità nazionale in caso di future emergenze.
Il
direttore generale dell'Oms è stato in un certo senso costretto ad intervenire
per riportare il tema su corretti binari a seguito delle diverse notizie
dilaganti on line nelle ultime settimane che raccontavano di come
l'amministrazione Biden negli Stati Uniti stesse negoziando un accordo per
consentire all'Oms di "controllare" le leggi di emergenza nel caso di
un'altra pandemia simile a quella già vissuta in questi anni con il Covid.
"Nessun paese cederà alcuna sovranità
all'Oms", ha sottolineato il “Ghebreyesus”.
In
realtà, all'inizio di questo mese, gli Stati membri dell'Oms hanno avviato
negoziati su un progetto di accordo globale sulla prevenzione, la preparazione
e la risposta alle pandemie, lavorando ad una "bozza zero" concordata
e ideata per proteggere i Paesi da possibili future emergenze pandemiche.
L'organo
intergovernativo di negoziazione (INB), che sta elaborando e negoziando
l'auspicato accordo dell'Oms, dovrebbe riunirsi di nuovo all'inizio del mese
prossimo, al
fine di produrre una prima bozza.
La
co-presidente dell'”INB, Precious Matsoso” del “Sud Africa”, ha dichiarato alla
riunione di marzo, che l'incontro è stato "un passo fondamentale per garantire
che non ripetiamo gli errori vissuti con il Covid, anche nella condivisione di vaccini
salvavita, oltre che nella fornitura di informazioni e nello sviluppo delle
capacità di risposta locali".
(Guido
Rasi.)
La
Commissione UE e l'OMS hanno lanciato
una
nuova iniziativa per rafforzare
la
sicurezza sanitaria globale.
Regionetoscana.it
– (26-6-2023) – Redazione – ci dice:
La
Commissione europea e l'Organizzazione mondiale della sanità (OMS) hanno
annunciato l'avvio di uno storico partenariato per la sanità digitale.
Nel
giugno 2023 l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) adotterà il sistema di
certificazione COVID-19 digitale dell'Unione europea (UE) per istituire un
sistema globale che contribuirà ad agevolare la mobilità a livello mondiale e a
proteggere la popolazione dalle minacce sanitarie attuali e future.
Si tratta del primo elemento costitutivo della
rete globale di certificazione sanitaria digitale dell'OMS, che svilupperà
un'ampia gamma di prodotti digitali per garantire a tutti una migliore salute.
L'iniziativa,
basata sulla strategia globale dell'UE in materia di salute e sulla strategia
globale degli Stati membri dell'OMS in materia di sanità digitale, fa seguito
all'accordo del 2 dicembre 2022 firmato dalla Commissario europeo per la salute
e dal direttore generale dell'OMS, volto a consolidare la cooperazione
strategica sulle questioni sanitarie globali.
In questo modo si rafforza ulteriormente un
solido sistema multilaterale imperniato sull'OMS, alimentato da una forte UE.
Il
partenariato prevederà una stretta collaborazione nello sviluppo, nella
gestione e nell'implementazione del sistema dell'OMS, beneficiando dell'ampia
competenza tecnica della Commissione europea nel settore.
Un
primo passo consiste nel garantire che gli attuali certificati digitali
dell'UE continuino a funzionare efficacemente.
Un
sistema dell'OMS globale che si basa sul lavoro compiuto dall'UE.
Uno
degli elementi chiave dell'attività dell'Unione europea nella lotta alla
pandemia da COVID-19 è stato il certificato COVID digitale.
Per agevolare la libera circolazione al suo
interno, l'UE ha rapidamente realizzato certificati COVID-19 interoperabili
(denominati "certificati COVID digitali dell'UE" o "EU
DCC").
Sulla
base di tecnologie e standard open source, i certificati consentivano anche il
collegamento di paesi terzi che rilasciano certificati conformi alle specifiche
EU DCC, e si sono convertiti nella soluzione più utilizzata in tutto il mondo.
Dall'inizio
della pandemia l'OMS ha avviato un dialogo con tutte le sue regioni per
definire linee guide generali per tali certificati. Per contribuire a rafforzare la
preparazione sanitaria globale di fronte all'aumento delle minacce sanitarie,
l'OMS sta istituendo una rete globale di certificazione sanitaria digitale
fondata sulle solide basi del quadro, dei principi e delle tecnologie aperte
dell'EU DCC.
Grazie a questa collaborazione l'OMS agevolerà
questo processo a livello globale nell'ambito della propria struttura con
l'obiettivo di consentire al mondo di beneficiare della convergenza dei
certificati digitali.
Il
processo comprende la definizione di norme e la convalida delle firme digitali
per prevenire le frodi.
In
tale contesto l'OMS non avrà accesso ai dati personali, che continuerebbero a
essere di esclusiva competenza dei governi.
Il
primo elemento costitutivo del sistema globale dell'OMS sarà operativo nel
giugno 2023 e dovrebbe essere progressivamente sviluppato nei prossimi mesi.
Un
partenariato digitale a lungo termine per garantire a tutti una migliore salute.
(In un
“campo di concentramento mondiale per solo fessi” che nel mondo attuale
abbondano! N.D.R.)
Per
facilitare l'adozione dell'EU DCC da parte dell'OMS e contribuire al suo
funzionamento e ulteriore sviluppo, la Commissione europea e l'OMS hanno
convenuto di formare un partenariato nel settore della sanità digitale.
Questo
partenariato si adopererà per sviluppare il sistema dell'OMS a livello tecnico
con un approccio graduale per coprire ulteriori casi d'uso che potrebbero includere, ad esempio, la
digitalizzazione del certificato internazionale di vaccinazione o profilassi.
Ampliare
tali soluzioni digitali sarà essenziale per garantire una migliore salute alla
popolazione di tutto il mondo.
Questa
cooperazione si basa sui valori e i principi condivisi della trasparenza e
dell'apertura, dell'inclusività, della responsabilità, della protezione dei
dati e della privacy, della sicurezza, della scalabilità a livello globale e
dell'equità.
La
Commissione europea e l'OMS collaboreranno per incoraggiare la massima
diffusione e partecipazione a livello globale.
Particolare
attenzione sarà prestata alle pari opportunità di partecipazione dei soggetti
più bisognosi, ossia i paesi a basso e medio reddito.
Holzeisen,
'Italia cede una parte
della
sua sovranità all'Oms'.
Ansa.it
– Redazione Ansa – Regione Trentino AA/S – (30 agosto 2023) – ci dice:
Holzeisen
è Avvocata “no vax”. Ed è la capolista di Vita in Provincia di Bolzano.
"Il prossimo maggio l'Italia cederà
una parte sostanziale della propria sovranità all'”Organizzazione Mondiale
della Sanità” (OMS).
Entrerà
infatti in vigore un obbligo di censura per tutto ciò che non corrisponde
all'unica verità dell'Oms.
(L’OMS
è l’organizzazione più corrotta che esiste al mondo! N.D.R).
A
questo punto la” democrazia sarà di fatto abolita"
a
livello mondiale.
(Viene
creata – di fatto - la dittatura sanitaria mondiale dell’OMS! N.D.R.)
Lo ha
detto Renate Holzeisen, avvocato capolista della lista Vita alle elezioni
provinciali del 22 ottobre.
L'avvocata, durante la pandemia, è stata
portavoce e legale del movimento” no vax” altoatesino.
"La nostra lista non è solo composta
da critici nei confronti delle vaccinazioni", ha precisato, "il filo
rosso del nostro programma è la tutela dei diritti umani e
dell'autonomia".
“ Vita
“si presenta alle elezioni con 16 candidati,
"tra
cui tre medici, due psicologi, un altro avvocato, oltre a operatori culturali,
insegnanti, autisti di autobus e sindacalisti".
Si
presenta alle provinciali anche “Hannes Kühebacher”.
L'albergatore di San Candido ha suscitato
polemiche durante la pandemia con le sue azioni “no mask”.
Sanità
digitale, accordo storico
Ue-Oms
per certificazione globale.
Corrieredigitale.it
– (05 Giu. 2023) – Redazione – Veronica Balocco -ci dice:
L’Organizzazione
mondiale (OMS) della sanità adotta il “sistema Covid-19 dell’Unione europea”
per istituire una piattaforma che contribuirà a facilitare la mobilità e a
proteggere i cittadini di tutto il mondo dalle minacce presenti e future.
Si
tratta del primo tassello della rete che punta allo sviluppo di un’ampia gamma
di prodotti e soluzioni.
Storico
accordo fra la Commissione europea e l’Organizzazione mondiale della sanità
(Oms):
le due parti hanno infatti annunciato l’avvio
di una collaborazione per estendere l’uso del certificato digitale Covid,
comunemente detto “green pass”, per l’uso globale, estendendone l’applicazione
anche verso altre patologie e possibili pandemie future.
Si
tratta del primo tassello della “Rete globale di certificazione digitale della
salute” (Gdhcn) dell’Oms, che svilupperà un’ampia gamma di prodotti digitali
per garantire una salute migliore per tutti.
“Nel
corso di giugno, l’Oms adotterà il “sistema di certificazione digitale Covid
dell’Ue” per creare un “sistema globale mondiale che contribuirà a facilitare
la mobilità mondiale e a proteggere i cittadini di tutto il mondo dalle minacce
alla salute attuali e future“, si legge in una nota stampa della “Commissione
Ue”.
(La
commissione UE e l’Oms, di fatto, sono organizzazioni burocratiche corrotte!
N.D.R.)
Basata
sulla strategia dell’Ue per la salute globale e sulla strategia globale degli
Stati membri dell’Oms per la salute digitale, l’iniziativa fa seguito
all’accordo firmato il 2 dicembre scorso dalla commissaria europea per la
Salute,” Stella Kyriakides” e dal direttore generale dell’Oms “Tedros Adhanom
Ghebreyesus”, per rafforzare la cooperazione strategica sulle “questioni di
salute globale”.
Primo
step: garantire la funzionalità dei certificati.
Uno
strumento utile anche per altre possibili pandemie o malattie.
Focus
sulle firme digitali per prevenire le frodi.
Primo
step: garantire la funzionalità dei certificati.
Il
partenariato prevede una stretta collaborazione nello sviluppo, nella gestione
e nell’attuazione del sistema dell’Oms beneficiando dell’ampia esperienza
tecnica della Commissione europea nel settore.
Un
primo passo è quello di garantire che gli attuali certificati digitali dell’Ue
continuino a funzionare efficacemente.
Uno
degli elementi chiave nel lavoro dell’Unione europea contro la pandemia di
Covid-19 è stato il” certificato Covid digitale”.
Per
facilitare la libera circolazione all’interno dei suoi confini, l’Ue ha
rapidamente istituito certificati Covid-19 interoperabili (denominati
“Certificato Covid digitale Ue” o “Dcc Ue”).
Basato
su tecnologie e standard open-source ha consentito anche la connessione di
paesi extra Ue che rilasciano certificati secondo le specifiche” Eu Dcc”,
diventando la soluzione più utilizzata in tutto il mondo.
Uno
strumento utile anche per altre possibili pandemie o malattie.
Dall’inizio
della pandemia, l’Oms si è impegnata con tutte le regioni dell’Oms per definire
le linee guida generali per tali certificati.
“Per contribuire a rafforzare la preparazione
sanitaria globale di fronte alle crescenti minacce per la salute, l’Oms sta
istituendo una rete globale di certificazione della salute digitale che si basa
sulle solide fondamenta, sui principi e sulle tecnologie” sviluppate nella
collaborazione per il riconoscimento e l’istituzione del cosiddetto” green pass”,
si legge ancora nella nota.
Con
questa collaborazione, l’Oms mira a facilitare l’estensione e l’uso del
certificato digitale, sotto la propria struttura, con l’obiettivo di consentire
al mondo di beneficiare dello strumento anche nella prevenzione e il controllo
di altre possibili pandemie o di altre malattie.
Focus
sulle firme digitali per prevenire le frodi.
Ciò
include la definizione di standard e la convalida delle firme digitali per
prevenire le frodi.
“In
questo modo, l’Oms non avrà accesso ai dati personali sottostanti, che
continueranno ad essere di dominio esclusivo dei governi”, precisa la nota
stampa.
La
partnership fra Ue e Oms si concentrerà nello sviluppo tecnico del sistema
dell’Organizzazione mondiale della sanità, con un approccio graduale, per
coprire casi d’uso aggiuntivi che potrebbero includere, ad esempio, la
digitalizzazione del Certificato internazionale di vaccinazione o profilassi.
“La cooperazione si basa su valori e principi
condivisi di trasparenza e apertura, inclusione, responsabilità, protezione dei
dati e privacy, sicurezza, scalabilità a livello globale ed equità”, continua
la nota della Commissione.
Il
primo elemento costitutivo del sistema globale dell’Oms diventa operativo nel
giugno 2023 e mira a essere sviluppato progressivamente nei prossimi mesi.
Decolla
in Europa il “Progresso Esclusivo”
Attraverso
Licenziamenti e Disoccupazione.
Conoscenzealconfine.it
– (11 Febbraio 2024) - Ruggiero Capone – ci dice:
Stiamo
assistendo alla sostituzione del fattore umano di produzione con robot di
ultima generazione.
L’”Ifo
Institute” (Leibniz Institute for Economic Research at the University of
Munich) svolge dal 1948 attività di ricerca ed analisi su questioni legate al
lavoro, all’economia, alla politica economica nazionale e soprattutto a quella
europea.
Il quotidiano “MilanoFinanza” ha sempre
definito l’”Ifo” il barometro della ricchezza tedesca, perché anticipa cosa
succederà nel mondo del lavoro europeo.
Da un
paio di mesi agenzie e quotidiani ci raccontano d’una sorta di crisi economica
tedesca, ma l’uomo di strada non comprende come possa riflettersi sulle altre
economie dell’Ue.
L’indagine”
Ifo” non parla di vera e propria crisi tedesca, piuttosto di forte propensione
al licenziamento del personale umano, soprattutto dell’opportunità offerta
dalla tecnologia affinché i dipendenti vengano avvicendati con umanoidi, con
robot ed intelligenza artificiale in genere.
“Klaus
Wohlrabe” (responsabile sondaggi “Ifo”) ammette a “MilanoFinanza”:
“Le
aziende sono piuttosto riluttanti ad assumere nuovo personale.
Una
prima tornata di licenziamenti sta diventando sempre più probabile”.
Ovviamente
c’è tanta cautela nel raccontare tutti i motivi della crisi Ue iniziata in
Germania.
Ma è
sbagliato chiamarla crisi, piuttosto sostituzione del fattore umano di
produzione:
infatti
a decidere di licenziare, soprattutto quando il fatturato aumenta, sono le
imprese che hanno pianificato nello scorso biennio di sostituire il fattore di
produzione umano con robot di ultima generazione.
Viene
infranto il contratto con l’uomo per siglarne uno con l’”AI”, ovvero con i
colossi multinazionali cibernetici.
Ad agevolare queste scelte stanno provvedendo
aiuti bancari e leggi che consentono la fuoriuscita di umani e l’assunzione di
umanoidi:
è anche la cultura del nostro tempo.
Infatti
da metà ‘800 fino a pochi anni fa sussisteva una sorta di venerazione
studentesca della classe operaia e contadina, mentre oggi i figli delle classi
medie e medio-alte che frequentano università e master sono per la maggior
parte contrari al lavoro umano, considerando ormai inutile e superato l’impiego
della cosiddetta manodopera.
torna
alla memoria il ’68, e va storicizzato il fenomeno che vedeva studenti ed
operai unirsi nella lotta per i diritti dei lavoratori.
Uno studente universitario di oggi non
scenderebbe mai in strada a fianco di operai, contadini, braccianti ed
artigiani, perché considera queste categorie del lavoro ormai scientificamente
superate:
anzi le considera nocive al Pianeta ed al
clima.
Perché
gli studenti hanno fatto proprio lo slogan che vede nel fattore antropico, nel
lavoro umano, il primo fattore d’inquinamento della Terra.
Ecco
perché gli studenti tedeschi plaudono alla sostituzione degli umani con i robot
nei cicli produttivi.
Una
vera e propria guerra e sfida generazionale.
Così i giovani fortunati benestanti e studenti
manifestano un disprezzo aristocratico verso il lavoro, inteso come” poíesis”
(come “fare”), che ci riporta a prima del “contratto sociale” (a prima del
‘700), anzi al disprezzo classico del lavoro manuale.
Ed è
proprio il tedesco “Friedrich Nietzsche” che, nella difesa dei valori
pagano-aristocratici contro quelli cristiano-democratici, ispeziona la
scaturigine del pensiero classico:
lo fa nel suo tempo, per comprendere il
fardello ideologico caricato sul concetto di lavoro, ovvero l’enfasi
d’ideologia socialista che capovolgeva la scala valoriale aristocratica.
Così il filosofo dell’Alta Sassonia si
convinceva che “una civiltà superiore può sorgere solo là dove ci sono due
distinte caste della società: quella di coloro che lavorano (Arbeitenden) e
quella di coloro che oziano (Müssigen), capaci del vero ozio, o con espressione
più forte – spiegava “Nietzsche” – la casta del lavoro forzato (Zwangs-Arbeif)
e la casta del lavoro libero (Frei-Arbeif)…
Così
ci parla la voce morente dei tempi antichi – s’interrogava il filosofo – ma
dove ci sono ancora orecchie per sentirla?”.
Oggi
il suo monito avrebbe non pochi seguaci.
Il
filosofo tedesco parla così dopo aver approfondito il senso aristocratico nell’”Etica
Nicomachea “di “Aristotele”:
il filosofo greco poneva come condizione
d’elevazione alla vita contemplativa (bios theoretikos) la disponibilità di
risorse materiali;
e
perché la felicità del filosofare è di chi si è elevato dal non praticare una
vita da operaio o commerciante, “ovvero vite ignobili e contrarie alle virtù
che dovrebbero albergare in chi si candida alla vita pubblica” (chiariva nella “Politica”).
Ecco
che “Aristotele” mette in guardia i cittadini dal conflitto d’interessi che
alberga in chi lavora manualmente (operai, contadini, artigiani), considerando
degni della politica solo coloro che per nascita e censo si possono considerare
liberi da impegni e non abbrutiti nel lavoro quotidiano: un po’ come “Gualtieri”
e la “Schlein”.
Si
narra che, finita la Seconda guerra mondiale, “Federico Fellini” giovane
squattrinato dalla “visione aristocratica” avesse spernacchiato un gruppo
d’operai intenti a riparare la strada per il “Valico della Siligata” (nei
pressi di Firenzuola): “lavoratoriiii! PPPrrrrr! Prrrr!”, roboante pernacchia
accompagnata da risata degli amici di bisbocce.
Il regista poi immortalerà la scena, facendola
interpretare ad “Alberto Sordi” ne “I Vitelloni”.
La
critica cinematografica dell’epoca si divideva, alcuni non si fecero scrupoli
ad etichettare la trovata dei “vitelloni” come goliardia di destra.
Ma i
tempi cambiano, oggi è la sinistra della “povertà sostenibile” e della
tecnologia che non inquina a spernacchiare i lavoratori poiché rei d’inquinare.
Una sonora pernacchia al lavoro umano la sta
facendo la tecnologia, il capitalismo alla” Bill Gates”, il “pensiero di Davos”
…
Nessuno
osa criticare, anzi qualcuno del “Pd” (o “Dem. Usa”) vede in questo cambiamento
delle parti una sorta di progresso, forse un ritorno all’aristocratico, al
classico, alla tragica esclusione dal partecipare alla vita civile.
(Ruggiero
Capone)
(lapekoranera.it/2024/02/02/decolla-in-europa-il-progresso-esclusivo-attraverso-licenziamenti-e-disoccupazione/)
TERRORE
SANITARIO.
Attenti
all’Oms: vuole
il
potere di imporre lockdown.
Nicolaporro.it
– (2 Dicembre 2023) – Paolo Becchi – ci dice:
L’assemblea
dell’Organizzazione mondiale della sanità discuterà alcuni emendamenti.
A
rischio la sovranità sanitaria.
Il 27
maggio, in occasione dell’annuale Assemblea dell’Oms, sono stati proposti degli
emendamenti ad alcuni Regolamenti che renderebbero, se accettati, vincolanti –
per gli Stati che aderiscono a tale organizzazione – quelle che sino ad ora
erano mere raccomandazioni.
Di
questo si discuterà dal 4 al 6 dicembre nella riunione dell’”Organismo
Intergovernativo di Negoziazione” per vedere se esiste un consenso su questi
emendamenti.
Cosa
prevedono in sostanza?
In
caso di minaccia di pandemia, ad esempio, gli Stati saranno obbligati a seguire
le direttive dell’Oms.
In
pratica la cessione della sovranità sanitaria (perché di questo in fondo si
tratta) comporterà l’attribuzione all’Oms dei pieni poteri sulla nostra salute,
sulla nostra vita.
In
caso di pandemia o di epidemia, definite come tali dalla medesima
organizzazione, sarà possibile per l’Oms decidere restrizioni tipo lockdown,
vaccinazioni obbligatorie, uso di tamponi e mascherine e altro ancora.
Alla luce di quello che abbiamo già subito
nella gestione della recente pandemia, proprio a causa di decisioni prese
anzitutto dalla Oms, e degli allarmi più recenti (poi rientrati) su un
ipotetico nuovo morbo, la “malattia x” che sarebbe molto più letale del
SARS-CoV-2, credo che sarebbe un grave errore cedere all’Oms la sovranità sui
nostri corpi.
Abbiamo
già perso la sovranità monetaria e i risultati con l’introduzione della moneta
comune sono evidenti.
Con l’euro siamo diventati più indebitati e
più poveri.
Ma in
quel caso il nostro sacrificio era perlomeno a favore di una entità politica,
pubblica: l’Unione Europea, vale a dire un insieme di Stati che hanno accettato
determinati vincoli connessi a Trattati.
Quando
parliamo di Oms di che cosa parliamo?
Parliamo di un’organizzazione finanziata dagli
Stati che ad essa aderiscono, e noi siamo tra questi al settimo posto tra i
contributori per quota.
Gli
Stati, tuttavia, contribuiscono solo al 14% circa del totale del budget. La maggior parte dei fondi, circa il
64% arriva da donazioni volontarie e tra i più grandi donatori vi è la” Bill
and Melinda Gates Foundation”, con oltre 500 milioni di dollari.
Gli
Stati Uniti, il maggior finanziatore pubblico, contribuiscono con meno della
metà.
Ovviamente l’Oms nei suoi specifici programmi
sanitari è vincolato agli interessi dei finanziatori.
Insomma,
in questo caso la nostra sovranità sanitaria viene ceduta ad una “Fondazione
privata£ come quella di “Bill Gates” e magari ad altre a questa connessa, che
potrebbero avere come scopo principale quello di vendere vaccini.
L’Oms
ci aveva già provato nel giugno del 2009, con la cosiddetta “influenza suina”
(poi rivelatasi una banale influenza) e fu in effetti un anno memorabile per i
produttori di vaccini.
Potete
immagine i profitti con il nuovo vaccino contro la Covid-19 che prevede un
numero indefinito di richiami.
Cedere
la sovranità sanitaria all’Oms significa diventare cavie delle aziende
produttrici di vaccini.
È questo che vogliamo?
Credo
che sarebbe il caso non solo di rifiutare la cessione di sovranità, ma di prendere al balzo l’occasione e
uscire da una organizzazione che ormai ha perso il suo scopo originario per
diventare strumento di fondazioni private globaliste.
(Paolo
Becchi)
Emendamenti
al RIS 2005 dell’
Organizzazione
Mondiale
della
Sanità: Analisi e Riflessioni.
Medium.com
– Redazione – (18 novembre 2023) – Info la ruota della vita – ci dice:
I negazionisti
terrapiattisti del Covid hanno avanzato una teoria piuttosto controversa
riguardo all’”Organizzazione Mondiale della Sanità” (OMS), sostenendo che
quest’ultima miri a trasformarsi in una sorta di governo autocratico globale.
Questa
ipotetica trasformazione comporterebbe la rimozione della sovranità nazionale e
la sostituzione con un sistema sanitario totalitario.
A giudicare dalla scarsa copertura mediatica su questo
argomento da parte dei media mainstream, alcuni osservatori razionali
potrebbero facilmente scartare tali affermazioni come una semplice “teoria del
complotto” diffusa da una minoranza di scettici disillusi.
Tuttavia,
l’idea di un’istituzione che imponga regole autoritarie a livello mondiale è
sicuramente una questione che dovrebbe attirare l’attenzione di tutti.
Per
valutare in modo equilibrato la validità di queste argomentazioni, potremmo
esaminare in maniera approfondita le azioni e le politiche adottate
dall’”Organizzazione Mondiale della Sanità”.
Una
maggiore trasparenza da parte dell’organizzazione rispetto alle sue attività
sarebbe senz’altro auspicabile.
In
questo modo, si potrebbe giungere a una chiara comprensione di questi
emendamenti e capire se si tratta di una preoccupante isteria collettiva o se esista un
reale tentativo di ridefinire i diritti sovrani e le relazioni internazionali
in ambito sanitario.
Per
farlo, non sarebbe complicato leggere attentamente il documento in questione e
contestualizzare gli emendamenti proposti.
In fondo, un’analisi obiettiva delle
intenzioni dell’”Organizzazione Mondiale della Sanità” potrebbe contribuire a
fugare dubbi e sospetti, portando magari a una maggiore fiducia nell’operato
dell’organizzazione stessa.
Dunque,
un approccio razionale e approfondito ci aiuterebbe a districarci tra le varie
prospettive e a valutare in modo più informato e ponderato questa delicata
situazione.
Il
mutamento di ruolo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OM).
Andiamo
a esplorare il passato e il presente dell’”Organizzazione Mondiale della
Sanità” per comprendere appieno i cambiamenti che hanno caratterizzato la sua
evoluzione nel corso del tempo.
Alla
sua nascita, poco dopo la seconda guerra mondiale, l’”Organizzazione Mondiale
della Sanità “era concepita come l’”articolazione sanitaria delle Nazioni
Unite”, con l’obiettivo di promuovere la salute globale e il benessere delle
popolazioni in tutto il mondo.
Fondata
sulla visione che la salute non dovesse limitarsi al solo aspetto fisico, ma
comprendere anche il benessere mentale e sociale, la costituzione dell’OMS
sottolineava l’importanza di considerare tutti gli individui uguali e portatori
di diritti fondamentali inalienabili.
In
quegli anni, il mondo stava ancora affrontando le ferite lasciate dal
colonialismo e dal fascismo internazionale, e la creazione dell”’Organizzazione
Mondiale della Sanità” mirava proprio a smantellare l’idea di un’autorità
centralizzata e il concetto di disuguaglianza tra le persone.
Si
poneva, quindi, l’accento sulla partecipazione attiva delle popolazioni nella
gestione della propria salute.
Col
passare degli anni, l’OMS ha subito una profonda evoluzione, soprattutto
riguardo al modo in cui viene finanziata.
Se in
origine i fondi provenivano principalmente dai paesi membri in base al loro
PIL, adesso il modello si è trasformato in un sistema in cui gran parte dei
finanziamenti sono destinati a specifici utilizzi, spesso provenienti da fonti
private e aziendali.
Questa transizione ha inevitabilmente influenzato le
priorità dell’organizzazione, spingendola verso un approccio più verticale e
incentrato su questioni specifiche.
Di
conseguenza, si è verificato un adattamento alle esigenze e agli interessi
personali di questi finanziatori.
Se
desiderate approfondire ulteriormente questo tema, potrete trovare maggiori
dettagli in altre fonti;
comunque, è essenziale comprendere come tali
cambiamenti abbiano un ruolo importante nella contestualizzazione dei nuovi
emendamenti proposti riguardanti il” Regolamento Sanitario Internazionale”
(RSI).
Nell’ambito
della sanità internazionale, l’OMS non è l’unica istituzione di rilievo.
Altre
organizzazioni, come l’”UNICEF”, che originariamente si concentrava sulla
salute e il benessere dei bambini, oltre a fondazioni private e organizzazioni
non governative, collaborano da lungo tempo con l’”Organizzazione Mondiale
della Sanità”.
Tuttavia,
negli ultimi due decenni, abbiamo assistito ad una vera esplosione dell’”industria
sanitaria globale”, con molte altre organizzazioni che hanno guadagnato sempre
più influenza, soprattutto i cosiddetti “partenariati pubblico-privato” (PPP).
Questi
“PPP”, in certi aspetti, possono essere considerati rivali dell’”OMS”, ma in
altri sono diventati dei partner preziosi.
Tra i
partenariati pubblico-privato più significativi troviamo il “Gavi” — “the
Vaccine Alliance”, il quale si focalizza specificamente sui vaccini, e il “CEPI”,
un’organizzazione istituita durante una riunione del “World Economic Forum” nel
2017 con l’obiettivo specifico di gestire le pandemie.
Quest’ultima
è stata creata grazie alla collaborazione di istituzioni come la “Bill &
Melinda Gates Foundation”, la” Wellcome Trust” e il “governo norvegese”.
Tanto
il Gavi quanto il CEPI, insieme ad altre organizzazioni come “Unitaid” e “Global
Fund”, coinvolgono direttamente interessi aziendali e privati all’interno dei
loro consigli di amministrazione.
Aumentando ulteriormente il coinvolgimento
nella salute globale, anche la” Banca Mondiale” e il “G20” hanno assunto un
ruolo di primo piano, in particolare per quanto riguarda la preparazione alle
pandemie.
Sebbene
l’OMS abbia sottolineato che le pandemie si sono verificate solo sporadicamente
nel secolo scorso e che hanno causato meno vittime rispetto alle malattie infettive endemiche, è
comunque in queste situazioni che si concentra gran parte dell’interesse e del
sostegno finanziario da parte di aziende e organizzazioni private.
In
sintesi, l’ambito della sanità internazionale è diventato un terreno sempre più
competitivo e affollato, con una varietà di attori coinvolti in modi diversi.
L’OMS,
pur mantenendo un ruolo centrale, si trova ora a condividere la scena con una
moltitudine di organizzazioni, collaborando e, a volte, competendo per
affrontare le sfide globali della salute.
L’OMS
si presenta principalmente come una burocrazia, piuttosto che come un corpo di
esperti.
Nel
processo di reclutamento, diversi fattori vengono presi in considerazione, tra
cui la competenza tecnica, ma anche l’origine del candidato e altre quote
legate all’equità.
L’intento
di queste quote è quello di evitare che alcuni paesi acquisiscano un eccessivo
potere all’interno dell’organizzazione, garantendo una certa diversità.
Tuttavia, a causa di questa politica, talvolta
si possono fare delle assunzioni che compromettono l’esperienza e la competenza
del personale.
Inoltre,
il reclutamento è pesantemente influenzato da membri interni dell’OMS e da
pressioni personali provenienti da altre sfere lavorative, creando una rete di
favoritismi e accordi che riguardano determinati paesi o individui.
Una
volta entrati a far parte dell’OMS, la struttura retributiva favorisce in modo
significativo coloro che vi rimangono per lunghi periodi, scoraggiando così la
rotazione del personale tra diverse posizioni e ruoli.
Per
ottenere una pensione completa, un membro dello staff deve lavorare per almeno
15 anni,
ma qualsiasi dimissione anticipata comporta la perdita di una parte o
dell’intero contributo dell’”Organizzazione Mondiale della Sanità” alla
pensione.
Questo,
insieme a benefici generosi come sussidi per l’affitto, copertura assicurativa
sanitaria e sostegno finanziario per l’istruzione, oltre ai salari esentasse,
crea una struttura in cui il mantenimento e la difesa dell’istituzione, e
quindi dei propri benefici personali, possono prevalere a lungo termine
rispetto all’originale intento altruistico.
In
sostanza, l’OMS si trova ad affrontare sfide e criticità nel suo funzionamento
interno, il che potrebbe rallentare o addirittura compromettere la
realizzazione dei suoi nobili scopi iniziali.
La
necessità di bilanciare la giustizia e l’equità con l’efficienza e la
competenza richiede
un’attenzione costante affinché l’organizzazione possa mantenere il suo ruolo
di leader nella promozione della salute globale.
Il
processo di elezione dei Direttori Generali (DG) e dei Direttori Regionali
(RD), compreso il tuo ruolo attuale, è spesso soggetto a complesse manovre
politiche e diplomatiche, il che può rappresentare una sfida per garantire una
selezione basata sulla competenza e l’interesse pubblico.
Attualmente, il DG dell’OMS è “Tedros Adhanom
Ghebreyesus”, un politico etiope con un passato complesso che risale alla guerra civile
etiope.
Uno
degli emendamenti proposti prevede di attribuire a “Tedros” un potere ancora
maggiore, permettendogli di prendere decisioni autonome riguardanti il “Regolamento Sanitario Internazionale
“(RSI),
anche se può consultare un comitato a sua discrezione senza essere vincolato
alle sue opinioni.
Di
fatto, ciò gli consentirebbe di assumere decisioni indipendenti, come ad
esempio la dichiarazione del vaiolo delle scimmie come emergenza sanitaria
pubblica di interesse internazionale (PHEIC), a dispetto del parere contrario
del suo comitato di emergenza.
Tale
dichiarazione è stata presa anche quando si erano registrati solo cinque
decessi a livello globale.
Queste
proposte sollevano diverse preoccupazioni riguardo alla centralizzazione del
potere decisionale, poiché potrebbe portare a una minore considerazione delle
opinioni esperte e dei processi di valutazione.
È
essenziale garantire che le decisioni riguardanti questioni di rilevanza
internazionale, come le emergenze sanitarie, siano prese con una visione
equilibrata e basata sulle migliori evidenze scientifiche disponibili, tenendo
conto di una vasta gamma di prospettive e opinioni.
Questo
approccio plurale è fondamentale per mantenere l’integrità e la credibilità
dell’”Organizzazione Mondiale della Sanità” nel perseguire la sua missione di
promuovere la salute e il benessere a livello mondiale.
Potenziamento
dei Meccanismi di Preparazione alle Pandemie e di Emergenza Sanitaria:
Le
Iniziative dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.
L’Organizzazione
Mondiale della Sanità (OMS) sta attualmente lavorando su due accordi
fondamentali per potenziare il suo ruolo e la sua efficacia durante emergenze
sanitarie e le pandemie dichiarate. Questi accordi includono
un’espansione della definizione di ‘emergenze sanitarie’, ampliando così i
poteri dell’Organizzazione Mondiale della Sanità in tali situazioni.
Il
primo accordo riguarda l’attuale “Regolamento Sanitario Internazionale” (RSI),
un meccanismo giuridico internazionale esistente da molti decenni, notevolmente
riveduto nel 2005 in seguito all’epidemia di SARS del 2003.
Il RSI
sarà soggetto a proposte di emendamento per” migliorare” la risposta dell’OMS
alle emergenze sanitarie.
Il
secondo accordo prevede un nuovo “trattato/ protocollo” con obiettivi simili
agli emendamenti del RSI.
Entrambi
gli accordi stanno seguendo un iter attraverso comitati dell’”Organizzazione
Mondiale della Sanità”, audizioni pubbliche e riunioni di revisione, e saranno
sottoposti all’”Assemblea mondiale della sanità” nell’incontro annuale di tutti
gli Stati membri dell’OMS.
Questo
processo dovrebbe concludersi nel 2023 per gli emendamenti RSI e nel 2024 per
il nuovo “trattato/ protocollo”.
In
particolare, concentriamo la nostra attenzione sugli emendamenti al RSI, poiché
sono in una fase più avanzata.
Questi emendamenti, essendo modifiche a un
trattato esistente, richiederanno solo il 50% dei voti dei paesi per essere
approvati (seguiti da processi di ratifica specifici per ogni Stato membro).
Tuttavia,
il nuovo “trattato” richiederà il voto favorevole dei due terzi dell’OMS per
essere accettato.
È
importante notare che il sistema di voto dell’”Organizzazione Mondiale della
Sanità è basato sul principio “un paese, un voto”, il che significa che anche
nazioni con una piccola popolazione, hanno una voce uguale a nazioni con una
popolazione molto più ampia, come India, Cina e Stati Uniti.
Nonostante
ciò, la pressione diplomatica spesso porta alla formazione di coalizioni di
paesi in linea con i loro interessi e beneficiari.
Il
processo di modifica del RSI all’interno dell’OMS è notevolmente trasparente,
senza coinvolgere alcuna cospirazione.
Gli
emendamenti vengono proposti dalle burocrazie nazionali e successivamente
raccolti sul sito web dell’OMS, rendendo il processo accessibile e visibile a
tutti.
L’Organizzazione
Mondiale della Sanità ha persino adottato misure per permettere contributi
pubblici tramite audizioni aperte.
Il
vero obiettivo di tali emendamenti al RSI è di ridefinire la natura del
rapporto tra i paesi e l’OMS, rendendo l’organizzazione sovranazionale più
indipendente e meno influenzata dai singoli Stati.
Questo
contribuirebbe a cambiare radicalmente il modo in cui le persone e le autorità
sovranazionali centrali interagiscono tra loro.
Parliamo
delle principali modifiche che stanno proponendo per l’RSI.
Questi
emendamenti mirano a stravolgere completamente la relazione tra le persone, i
governi e l’OMS.
L’”Organizzazione
Mondiale della Sanità” sta cercando di ottenere diritti che avrebbero più peso
rispetto a quelli delle persone, e ciò andrebbe contro i principi fondamentali
dei diritti umani e della sovranità degli Stati, che sono stati sviluppati dopo
la seconda guerra mondiale.
Insomma, sembra un ritorno ai tempi
colonialisti e feudali, cosa abbastanza diversa da come siamo abituati nei
paesi democratici.
La
cosa strana è che i politici non stanno mettendo il “kibosh” su questa cosa, e
i media sembrano non essere così preoccupati, quindi il pubblico in generale
rimane all’oscuro di tutto questo, il che è davvero inquietante.
Guardiamo
ora gli aspetti di questi emendamenti che cambieranno la nostra società e le
relazioni internazionali.
Prendiamo
spunto dal documento dell’OMS , che è ancora in fase di revisione per”
sistemare gli errori grammaticali “e “fare in modo che sia più chiaro”.
Dopo
la Seconda Guerra Mondiale, quando il mondo stava cercando di liberarsi dalla
colonizzazione, le Nazioni si sono messe d’accordo sulla “Dichiarazione
Universale dei Diritti dell’Uomo”.
L’idea di base era che tutti noi,
indipendentemente da dove veniamo, siamo nati con diritti che nessuno può
toglierci.
Nel
1948, questa dichiarazione è stata creata proprio per mettere nero su bianco
questi diritti fondamentali e impedire che tornassimo a tempi della
disuguaglianza e dei regimi autoritari.
L’importanza
dell’uguaglianza tra tutti gli individui è sottolineata in modo chiaro
nell’articolo 7.
“Tutti
sono eguali dinanzi alla legge e hanno diritto, senza alcuna discriminazione,
ad una eguale tutela da parte della legge.
Tutti
hanno diritto ad una eguale tutela contro ogni discriminazione che violi la
presente Dichiarazione come contro qualsiasi incitamento a tale
discriminazione.”
Questa
idea è alla base della creazione dell’”Organizzazione Mondiale della Sanità” e
ha dato vita al movimento moderno per i diritti umani e alle leggi
internazionali in materia.
Si tratta del concetto che gli Stati
rappresentino il loro popolo e abbiano il controllo sovrano sul loro territorio
e sulle leggi che li governano.
Quando
i popoli hanno cominciato a uscire dal colonialismo, volevano affermare la loro
indipendenza e autorità come entità separate, con i loro confini gestiti
autonomamente.
Ecco
perché gli accordi internazionali, compreso l’attuale RSI, devono riflettere
questa esigenza.
L’Organizzazione
Mondiale della Sanità e le altre agenzie internazionali devono essere di
supporto e fornire consigli, non dare leggi e ordini da seguire.
Penso sia chiaro vero?
Quello
che si sta proponendo con le modifiche al RSI è proprio un ribaltamento di quei
concetti che hanno dato vita all’OMS e ai diritti umani internazionali.
L ’Organizzazione
Mondiale della Sanità “vuole eliminare dal testo termini come “nel pieno rispetto della dignità,
dei diritti umani e delle libertà fondamentali delle persone” e sostituirli con
parole come “equità, coerenza, inclusività” che sono abbastanza vaghi e ambigui.
Ma la cosa più preoccupante è che più avanti, nel
testo questi termini vengono specificamente differenziati a seconda del livello
di sviluppo sociale ed economico di un paese.
Quindi
l’uguaglianza fondamentale tra le persone va a farsi benedire.
I diritti diventano soggetti a uno status
deciso da altri, e non da noi cittadini, ma da chi detiene il potere, secondo
una serie di criteri che loro stessi definiscono.
Questo
stravolge completamente il modo in cui concepiamo il rapporto tra noi cittadini
e l’autorità, almeno nei paesi che non sono totalitari.
Insomma,
Queste modifiche minano alla radice il concetto di uguaglianza e libertà che
tanto ci è costato costruire.
Questo
approccio proposto è totalitario e mette ansia.
Immaginare una società in cui gli individui non
possono fare nulla senza la benedizione di chi detiene il potere, e senza
nemmeno il supporto delle leggi, mette ansia.
È come tornare ai tempi feudali, dove c’era un
monarca o una figura di potere che comandava su tutto, senza che ci fosse una
costituzione a proteggerci.
La
cosa è ancora più strana è che mentre i media si agitano per richiedere parità
di genere, ecosostenibilità, e metter il dito su possibili apologie di
fascismo, tacciono completamente su questa proposta d’accordo internazionale
che, in pratica, farebbe un passo indietro e reintrodurrebbe una sorta di
sistema feudale.
È
davvero difficile immaginare un problema più grande per la nostra società.
Perché
le proteste degli “agricoltori”
non
rappresentano gli agricoltori e
sono
pilotate dal sistema.
Lacrunadellago.net
- (10/02/2024) – Cesare Sacchetti – ci dice:
È da
qualche settimana che se ne sente parlare, ed è da qualche settimana che stiamo
vedendo all’improvviso molti trattori sulle strade italiane ed europee.
Nelle
ultime settimane, abbiamo visto aumentare enormemente l’esposizione mediatica
di quelli che vengono definiti impropriamente “agricoltori” poiché non danno
voce in nessun modo a tutta l’agricoltura italiana, e non sollevano le spinose
questioni che andrebbero sollevate per ciò che riguarda questo settore.
L’agricoltura
è oggi uno dei settori che purtroppo sono più influenzati dalle politiche
europee in quanto esso è strategico per gli interessi delle “grandi”
multinazionali che vogliono disporre della produzione di cibo mondiale.
L’UE
ha di fatto consegnato l’agricoltura alle multinazionali.
A
Bruxelles, non è un segreto, c’è tutta una fitta rete di lobbisti di corporation di ogni
tipo che sono i veri registi della Commissione europea e del Parlamento europeo.
Le
istituzioni europee sono l’esempio più fulgido delle distorsioni dell’UE poiché
esse non hanno alcun reale rapporto di rappresentatività nei confronti degli
Stati membri.
I
commissari europei non sono eletti dai popoli europei e non rispondono
praticamente mai degli scandali che li vedono coinvolti.
L’esempio
più clamoroso e recente al riguardo viene proprio dal presidente della
Commissione europea, “Ursula Von der Leyen”, accusata di aver fatto guadagnare
al marito “Heiko” più di 700 milioni di dollari attraverso il contratto di
fornitura di vaccini firmato con la Pfizer.
L’agricoltura
non è purtroppo a sua volta immune da questa logica.
A
Bruxelles si premurano di difendere gli interessi di produttori internazionali
quali, ad esempio, la famigerata “Monsanto” nei quali troviamo dentro, ancora
una volta,
i fondi di
investimento di BlackRock e Vanguard, nei quali a loro volta sono presenti
i capitali dei colossi della chimica DuPont, dei Rockefeller, dei Rothschild e di
quelle famiglie di finanzieri e industriali che hanno avuto per anni nelle loro
mani lo scettro dell’economia mondiale.
Le
conseguenze del lobbismo comunitario sono la morte dell’agricoltura italiana.
A Bruxelles si lavora per garantire il
predominio di tali gruppi a discapito dei produttori italiani.
Tra i
numerosi casi a disposizione si può citare quello della produzione di grano, dove l’UE paga gli agricoltori per
non produrre grano italiano e per favorire invece le importazioni di quello canadese.
E lo
stesso vale per prodotti, quali il riso, che viene importato da Paesi del Sud
Est asiatico, una circostanza messa in rilievo anche dall’attuale premier
itinerante Giorgia Meloni qualche anno fa, quando essa gridacchiava qualche
slogan nel tentativo, non riuscito, di guadagnarsi la patente di “patriota” o
“sovranista”.
(Esistono
gli slogan della Meloni ai tempi della commedia pseudo-sovranista.)
L’UE
non applica nessun dazio nei confronti di queste importazioni.
Al
contrario facilita l’arrivo di queste merci che hanno standard qualitativi
nettamente inferiori ai nostri e uccidono le eccellenze agricole italiane.
Qualsiasi
signora che va a fare la spesa ogni mattina, potrà raccontare come i banchi di
frutta, pesce e verdura siano invasi da prodotti che arrivano dall’Africa,
dall’Asia o dall’America Latina.
Non si
parla di frutti esotici quali la banana o il mango, ma delle arance e dell’olio
tunisino che sono finiti sui nostri scaffali poiché Bruxelles ce li ha fatte
finire.
L’UE
non lavora per difendere gli interessi agricoli ed economici dell’Italia ma quelli appunto dei gruppi che
hanno costituito il cuore pulsante della globalizzazione, giunta al suo
tramonto da qualche tempo a questa parte per il progressivo ritorno alle
produzioni nazionali già iniziato al di fuori dell’UE.
Ora la
questione chiave è questa.
Quelli
che vengono definiti “agricoltori” non denunciano l’omicidio dell’agricoltura
italiana ordinato dall’UE ed eseguito dai vari governi coloniali di palazzo
Chigi degli ultimi 30 anni.
Non
chiedono in alcun modo di abbandonare l’UE e non si avvicinano nemmeno
lontanamente a questo terreno.
Non
c’è stato un agricoltore tra quelli raggiunti dai media che abbiano denunciato
le dinamiche che hanno portato alla fine di una agricoltura dalla qualità
pregiatissima come quella italiana.
Qualcuno
potrebbe obiettare che i leader di tali proteste non sono ferrati su queste
questioni ma se non lo sono allora non fanno in nessun modo il bene
dell’agricoltura italiana, e la loro insistenza nel voler salire sul
palcoscenico di Sanremo a tutti i costi fa pensare a qualcos’altro francamente
che alla semplice ignoranza.
Sanremo
è l’esibizione dell’osceno.
È già
improprio e assurdo parlare di “Festival della canzone italiana” perché la
musica è ormai fenomeno marginale in tale manifestazione e a fatica può
definirsi italiana in quanto essa è il riflesso di quelle orrende tendenze
importate dall’anglosfera quali il rap e l’hip hop.
Generi
musicali, se così si possono definire, che sono stati coltivati dalla “CIA”,
come ha rivelato il rapper americano “Ice Cube”, per far sviluppare ai giovani
un forte senso di nichilismo che li aliena da valori tradizionali quali la
famiglia, la patria e la religione per condannarli ad un penoso limbo di
decadenza morale, culturale e spirituale.
Sanremo
è l’espressione della decadenza che rappresenta questo processo “culturale”.
Ogni
sera c’è un capitolo di propaganda liberal – progressista che si esterna nel
monologo contro l’uomo bianco, cavallo di battaglia del “liberalismo di Soros”,
della mediocre comica di regime, Teresa Mannino, o piuttosto nella celebrazione
della vieta retorica “anti-fascista”, altro fortino decaduto dietro il quale si
ripara questa tossica intellighenzia liberale.
Sanremo
è tutto ciò da cui dovrebbe stare lontano un agricoltore che vuole difendere i
prodotti italiani e dare un futuro dignitoso ai suoi figli lontano da tale
degrado e fuori dall’Unione europea che non ha altro scopo che quello di
sradicare ogni traccia di identità nazionale dei Paesi europei, soprattutto
quella alimentare, che è un elemento cardine dell’immenso e unico patrimonio
culturale dell’Italia.
La
infinita ballata dei falsi oppositori.
Quando
poi vediamo i leader di queste proteste sui media e quando vediamo quali sono
le loro compagnie politiche, non si fa fatica a comprendere chi ci sia
veramente dietro queste iniziative tutt’altro che spontanee e che escludono
quegli agricoltori, non gestiti dagli attuali partiti, che invece vorrebbero un
cambiamento reale.
È il
caso ad esempio di uno dei rappresentanti delle proteste che sta godendo della
maggiore esposizione mediatica, quale “Filippo Goglio”, che ha chiesto
insistentemente di salire sul palco dell’Ariston.
Se si
dà uno sguardo al profilo del consigliere regionale in Lombardia della Lega, “Alessandro
Cantoni”, lo troviamo in un’immagine di qualche giorno fa assieme proprio a “Goglio”
che piuttosto che rifuggire i tentativi di corteggiamento dei partiti che
continuano ad uccidere l’agricoltura italiana per conto di Bruxelles, si fa
avvicinare da questi.
Addirittura
questi agricoltori hanno espresso tutta la loro gratitudine alla regione
Lombardia gestita dal presidente leghista, “Attilio Fontana”, l’uomo che
attuava ordinanze illegali contro i lombardi a colpi di imposizioni sulle
mascherine all’aperto e che voleva imporre restrizioni ad hoc contro i non
vaccinati, nuovi “ebrei” delle ipotetiche leggi razziali vaccinali.
Stesso
discorso vale per l’altro leader delle proteste, “Danilo Calvani”, che anni fa era noto come una delle voci
del movimento dei Forconi, altro fenomeno che avrebbe potuto potenzialmente diventare
soggetto pericoloso per lo “stato profondo italiano” ma che è stato soppresso
attraverso gli emissari che lo governarono e lo portarono alla sua
dissoluzione.
Calvani
ha manifestato qualche tempo fa una vera
e propria ammirazione per “Puzzer”, il cosiddetto “leader” della protesta dei
portuali di Trieste.
Esiste
un post di Calvani a sostegno di” Puzzer”.
E
qualcuno probabilmente già ricorderà la storia.
Noi,
dal principio, dicemmo immediatamente che “Puzzer” era stato chiaramente
inviato per affossare quella protesta che stava dando così tanti grattacapi al
governo Draghi.
Sin
dal principio era possibile comprendere che “Puzzer” era per così dire pilotato
da certi ambienti quando annunciò di aver fatto il vaccino e quando aderì alla
falsa narrativa della farsa pandemica sui distanziamenti.
La
esposizione mediatica che riceveva era la conseguenza del suo essere un
referente di questi poteri e la sua candidatura alle ultime elezioni politiche
con il “falso oppositore Paragone”, approdato poi in “Fdi”, non era altro che
la naturale conseguenza di un percorso che è sempre stato gestito dallo “stato
profondo”.
Anche
con “Calvani” assistiamo a dinamiche altrettanto simili.
I media gli stanno dando una enorme copertura
mediatica e invitiamo i lettori a soffermarsi su questo meccanismo.
Quando
un personaggio rappresenta davvero una minaccia contro il sistema difficilmente
trova asilo sui media mainstream che seguono una regola che viene infranta
solamente in alcuni casi.
Mai
dare esposizione mediatica nazionale alle vere minacce poiché si corre il
rischio di alimentarle piuttosto che sopirle.
Solamente
quando un personaggio arriva ad un bacino di consensi talmente vasto i media
iniziano ad interessarsi di lui poiché in quel caso si presenta un elemento che
rischia veramente di “provocare un crollo del sistema”.
In
caso contrario, si ignora il “problema” fino a quando è possibile ignorarlo.
Queste proteste, in conclusione, non sono altro che un
fenomeno creato a tavolino da determinati ambienti che cercano di attuare
all’infinito e senza soluzione di continuità la stessa identica strategia di “gate
keeping “osservata in passato, ovvero quella che si fonda sulla costruzione di
oppositori di comodo utilizzati da questi poteri per portare il consenso
popolare verso il binario che gli è più congeniale.
Questa
tecnica però è affetta da un grave limite.
Non è
ripetibile all’infinito.
Essa, superata un certo utilizzo, si rivela
persino deleteria poiché la popolazione ha sviluppato in qualche modo gli
anticorpi necessari per via dei precedenti inganni e non darà più il suo
consenso fino a quando non vedrà davvero la comparsa di elementi che sfidano
realmente i principi sui quali si fonda il “liberal – progressismo” e gli “interessi
del mondialismo in Italia.”
La “liberal
– democrazia” può funzionare fino a quando essa riesce a contenere o
addomesticare il dissenso contro di essa.
Quando
tale soglia di tolleranza viene superata, c’è ben poco da fare per tenerla in
vita.
È una
regola scritta nella storia della politica che qualcuno nei “decadenti ambienti
della massoneria italiana” ancora si rifiuta di accettare e la ripetizione
all’infinito di strategie ormai inefficaci non è altro che una sorta di
accanimento terapeutico.
Qualcuno
non si rassegna alla fine del vecchio status quo, e per questo qualcuno
l’impatto contro la realtà sarà molto più doloroso di quanto ci si possa immaginare.
“Putin”
e i valori occidentali.
Unz.com - HANS VOGEL – (10 FEBBRAIO 2024) –
ci dice:
L'intervista
che il presidente russo “Vladimir Putin” ha recentemente rilasciato al
giornalista indipendente americano “Tucker Carlson” è stata più di una semplice
intervista.
Con un
approccio che ricorda quello del famoso giornalista tedesco “Emil Ludwig”, il
signor “Carlson” ha cercato di avviare una vera conversazione, con risposte
serie a domande serie.
Pertanto, a differenza dello stile della
maggior parte dei giornalisti occidentali di oggi che fanno interviste, ha
effettivamente ascoltato l'intervistato, senza cercare di indurlo a fare
dichiarazioni che soddisfacessero l'apparato di propaganda imperiale degli
Stati Uniti.
Più
che un'intervista, quello a cui abbiamo assistito è stato un corso di
perfezionamento sulla storia, tenuto abilmente dal presidente russo.
Inutile dire che gran parte di esso sembrò una novità
al signor” Carlson”, che ammise di aver studiato storia da studente
universitario.
Allo
stesso modo, la maggior parte di ciò che “Putin” ha detto sarà sicuramente una
novità per le élite, i giornalisti e il pubblico in generale in
"Occidente".
Certamente
negli Stati Uniti, ma temo anche in Europa, che da ottant'anni è sotto
l'occupazione statunitense e un lavaggio del cervello incessante e sistematico.
Va
sottolineato che gli Stati Uniti si fondano sulla consapevole negazione della
storia.
Agli
occhi sia del pubblico americano che delle sue élite dominanti, gli Stati Uniti
rimangono fuori dalla storia:
sono
una "città splendente su una collina" a cui tutto il resto del mondo
guarda con incessante stupore, sperando di poter partecipare alle sue
meraviglie.
Anche solo per questo motivo il “corso di
storia di Putin” era necessario, ma se sarà utile c'è da dubitare seriamente.
Coloro
che prendono le decisioni nell'impero americano saranno impermeabili al
messaggio di Putin.
Oltre
alla pura incapacità intellettuale, un ulteriore ostacolo alla comprensione di
ciò che ha detto il presidente russo sarà un grave caso di dissonanza
cognitiva.
Dopotutto, viste le imbarazzanti apparizioni
pubbliche del presidente degli Stati Uniti” Joe Biden”, mentre inciampa sulle
scale e balbetta sui brevi appunti che gli viene dato da recitare, deve ferire
l'autostima collettiva vedere” Putin” comportarsi come un vero statista.
La fiducia in sé stessi che “Putin trasuda” è
solo un motivo in più di imbarazzo e vergogna e sicuramente approfondirà la
dissonanza cognitiva.
Va
tenuto presente che non molto tempo fa numerosi leader occidentali hanno
elogiato pubblicamente “Putin” per essere una persona eccezionale, equilibrata,
degna di fiducia, affidabile e intelligente.
Quello
stesso ragazzo ora sta conducendo una campagna militare in Ucraina che ha reso
chiaro a tutti che l'Occidente è militarmente, diplomaticamente e culturalmente
inferiore alla Russia.
Sicuramente ci vogliono molte bugie, girate e
generate contro-narrazioni per far passare quei fatti in secondo piano.
Di fatto, si sta avvicinando il momento in cui
le élite occidentali dovranno accettare l'inevitabile, vale a dire che
l'Ucraina non può sopravvivere, certamente non nella sua forma attuale.
E
allora che dire dell'esposizione delle bandiere ucraine in tutta l'UE e nel
NATOstan?
Abbiamo
visto quelle bandiere e nastri giallo-blu sugli edifici pubblici, sugli uffici
governativi e in effetti ovunque nello spazio pubblico, anche su migliaia di
siti web, a testimonianza del loro incrollabile sostegno e simpatia per
l'Ucraina.
Tali
manifestazioni pubbliche sono ancora obbligatorie, dal momento che l'Ucraina
presumibilmente incarna i "valori occidentali".
Questi
devono essere difesi dalla brutale invasione di un "dittatore" e di
un "criminale di guerra", descritto come l'ultima reincarnazione
nientemeno che di Adolf Hitler.
(Naturalmente,
i sostenitori dell'Ucraina in Occidente stanno chiudendo gli occhi sul fatto
che i fanatici nazionalisti ucraini tendono ad ammirare persone come “Stepan
Bandera”, che ha lavorato fianco a fianco con i soldati di Hitler).
Ma che
dire di questi "valori occidentali"?
C'è stato un tempo, non molto tempo fa, in cui questi
erano i valori umanistici della “Dichiarazione dei diritti dell'uomo” risalente
al 1948.
In
sostanza, questa “Dichiarazione” è un'elaborazione del” principio illuminista”
secondo cui "tutti gli uomini sono creati uguali", come sancito negli
Stati Uniti.
Dichiarazione
di indipendenza.
Oggi
quei valori sono stati sostituiti da altri, rappresentati da abbreviazioni in
maiuscolo, come "BLM" e "LGBTQ".
È un
dato di fatto, quando "tutti gli uomini (attenzione, questo termine usato
fino a poco tempo fa, copre tutta l'umanità) sono creati uguali" questo
include necessariamente "persone di colore", uomini che pensano di
essere una donna o un cane, e donne che pensano di essere un uomo o un gatto o
qualsiasi altra cosa.
Tuttavia,
i nuovi "Valori occidentali" in maiuscolo sono sostenuti e promossi
in tutto il mondo da entità e agenzie per lo più di tre lettere come NED, HRW,
AID, CIA, WEF, OMS, FMI e numerose altre, tra cui la NATO e l'UE.
I
nuovi "Valori occidentali" sono protetti da una rigida censura sui
social media e da una rigorosa legislazione sull'incitamento all'odio, che
vieta qualsiasi commento su chiunque a cui quella persona si oppone.
Per qualsiasi persona sana di mente ormai, l'unico
modo sicuro per evitare problemi e procedimenti giudiziari ai sensi delle leggi
sull'incitamento all'odio è tenere la bocca chiusa.
Questo
è ciò in cui si è trasformata la democrazia occidentale: un vero e proprio manicomio.
In Germania,
i tifosi di calcio sono stati rimproverati per aver affermato che non esistono
più di due sessi;
in
gran parte dell'UE esistono leggi rigorose contro la "negazione
dell'Olocausto", mentre crescono le pressioni per rendere illegale anche
la "negazione del clima".
In Canada, i legislatori intendono mettere al
bando qualsiasi critica alla legislazione che vieta i "combustibili
fossili", mentre in Israele intendono rendere illegale mettere in
discussione la narrazione ufficiale di quanto accaduto il 7 ottobre 2023,
quando” Hamas” ha attraversato il confine con Israele.
In
linea con questi meravigliosi "Valori Occidentali" è apparentemente
possibile espellere persone e privarle dei loro diritti civili per competenze
linguistiche insufficienti.
Questo
è ciò che sta facendo il governo della “Lettonia” (uno stato membro dell'UE) .
Hanno
cominciato a cacciare via i cittadini lettoni di origine russa considerati
incapaci di parlare correttamente il lettone.
Allo
stesso tempo, l'Università della Lettonia, nella capitale Riga, sta espandendo
i suoi corsi in inglese per gli studenti stranieri che non si prenderanno mai
la briga di imparare il lettone.
L'Ucraina
è sostenuta dall'UE perché vuole rimanere separata dalla Russia, di cui è parte
integrante da secoli, come ha spiegato in modo così eloquente il Presidente
Putin.
Allo stesso tempo, l'UE ha impedito
l'indipendenza della Catalogna, per la quale la stragrande maggioranza degli
elettori catalani ha espresso il proprio sostegno nel 2017.
Così i
catalani vogliono avere il loro stato indipendente come l'Ucraina, e con solide
ragioni, perché la Catalogna (come Regno d'Aragona) vanta una tradizione di
nazione indipendente fin dal Medioevo.
Apparentemente,
anche i due pesi e le due misure sono parte integrante dei "valori
occidentali".
Per
finire, un membro su quattro del Parlamento europeo, composto da 705 seggi, ha
precedenti penali.
Stiamo
parlando di persone che, soprattutto nei loro paesi d'origine, sono state
visitate, interrogate o detenute dalla polizia o condannate in tribunale.
In altre parole, il massimo organo
rappresentativo dell'UE è composto da criminali comuni.
Per un
quarto, tuttavia, queste persone emanano leggi alle quali devono attenersi i
450 milioni di cittadini dell'UE!
Un'impresa
ammirevole, per non dire altro.
Il
nocciolo del problema è che le élite e i popoli occidentali potrebbero pensare
di avere dei "valori", e molti vorrebbero sostenerli, ma ciò
semplicemente non è possibile.
Questo
perché dalla metà degli anni Ottanta l'Occidente aderisce di fatto a un solo
valore: il denaro.
Tutto
in "Occidente" è espresso in valore monetario, tutto ha un prezzo. E
dove tutto ha un prezzo, non rimane nulla che abbia valore.
Pertanto,
anche l'unico valore che l'Occidente ha e rispetta davvero, cioè il denaro, non
ha senso.
Questo
è il motivo per cui quei "valori occidentali" sono una farsa totale.
“Vladimir
Putin” lo ha eloquentemente dimostrato nell'intervista che ha concesso a “Tucker
Carlson”.
L'opinione
pubblica occidentale è profondamente in debito con il presidente” Putin” per
aver mostrato ai suoi governanti quali sono i fatti, cos'è la Russia e come
funzionano davvero le cose.
Nel momento in cui quei governanti si
renderanno conto di non avere valori, capiranno anche la “lezione di Putin”.
Guarda:
Intervista di Tucker
Carlson
con Vladimir Putin.
Unz.com - ANDREW ANGLIN – (9 FEBBRAIO 2024) –
ci dice:
Bene,
finalmente è successo. È andata in onda l'intervista di Tucker Carlson a
Vladimir Putin.
Questo
viene salutato come un momento storico, che potrebbe portare alla fine della
guerra, ma dovremo solo aspettare e vedere se sarà così. (Mi sembra una previsione piuttosto
audace.)
Putin
ha iniziato con una sorta di riflessione sulla storia della Russia. Non so se
questo fosse davvero "suonare per il pubblico".
È una
giustificazione delle affermazioni storiche sull'Ucraina orientale, il che va
bene, immagino, ma penso che il pubblico occidentale, che in genere non è
interessato alle lezioni di storia, sarebbe più propenso ad ascoltare una
giustificazione morale che storica.
Capisco
che Putin e molti russi siano molto interessati alla storia, ma la necessità di
negare l'identità storica degli ucraini è una questione russa, non
internazionale.
Per il
pubblico internazionale, il fatto che l'Ucraina sia uno stato criminale che
opprime l'etnia russa è una spiegazione sufficiente per l'annessione russa di
questi territori.
Penso che la giustificazione basata sulla
giustizia abbia una maggiore risonanza emotiva.
In
ogni caso, Putin ha sottolineato l'illegittimità storica dello Stato ucraino,
in particolare del suo possesso dei territori orientali.
Ha
anche suggerito, in modo piuttosto deciso, che parti dell'Ucraina dovrebbero
tornare all'Ungheria (e forse anche alla Polonia).
“Tucker
Carlson” indossava di nuovo un braccialetto “Kabbalah”, tra l'altro.
Dopo
la lezione di storia di 30 minuti, “Tucker” ha fatto la sua strana osservazione
che l'Occidente ha paura della Russia ma non ha paura della Cina.
“Putin”,
a suo grande merito, ha risposto a questa stupida affermazione di Tucker
secondo cui, in realtà, l'”Occidente ha molta più paura della Cina di quanto
non lo sia della Russia.
“Putin”
è poi entrato nella storia più recente, per quanto riguarda la caduta dell'URSS
e la sua richiesta a “Bill Clinton” di poter aderire alla NATO.
“Tucker”,
per qualche ragione, ha definito Putin "amareggiato", e ha
gentilmente corretto il “kabbalista”, dicendo che non ha nulla a che fare con
l'amarezza, in quanto non è una relazione romantica, semplicemente era quello
che era.
“Putin
“ha inoltre approfondito il sostegno degli Stati Uniti al terrorismo nel
Caucaso settentrionale.
Ha
detto di aver detto all'”FSB” di scrivere alla “CIA” e dire loro di smettere di
farlo, e loro hanno risposto dicendo "continueremo a sostenere
l'opposizione".
Ha
continuato a raccontare la storia dell'incontro con “George Bush Sr.” e del
desiderio di costruire un sistema di difesa missilistica comune con gli Stati
Uniti, l'Europa e la Russia.
È
interessante notare che ha spiegato che non c'è mai stato nessuno con cui
parlare negli Stati Uniti.
Non c'era nessun negoziatore.
I presidenti non avevano davvero autorità, ha
detto, poiché le decisioni venivano prese da entità nascoste del tipo
"stato profondo".
Ha
spiegato che tutte le sue aperture agli Stati Uniti e all'Occidente sono state
negate e che gli Stati Uniti hanno ampliato la NATO fino al confine con la
Russia.
I russi l'hanno tollerato fino a quando non è
arrivato in Ucraina.
Ha poi spiegato il colpo di stato di Maidan,
che è stato sostenuto dalla CIA (una storia che il lettore di questo sito conosce
bene).
Anche
dopo il golpe di Maidan, ha spiegato, ha cercato di rispettare gli accordi di
Minsk per prevenire la guerra nell'est.
Poi ha
detto quello che dico sempre: la Russia non ha iniziato la guerra nel 2022, si è unita a
una guerra che era in corso dal 2014.
Quando
si è trattato del tema dei "neo-nazisti", Tucker ha cercato di
tracciare una distinzione tra nazionalismo ucraino e neonazismo.
Forse
è vero, non lo so, ma lo Stato ucraino è decisamente "neo-nazista".
Qualunque
cosa si pensi quando si pensa al neonazismo, quando si guarda l'Ucraina, lo si
vede.
Parlando
delle conversazioni avute con “Joe Biden”, ha detto la stessa cosa che ha detto
delle sue conversazioni con altri presidenti: non rivelerà i dettagli delle
comunicazioni private.
Questo
è molto professionale e rispettabile ed è un principio che ogni leader dovrebbe
sostenere.
Presumibilmente
è qualcosa che ha imparato lavorando per il KGB, ma è disgustoso il modo in cui
i politici moderni rivelano costantemente i dettagli delle conversazioni
private.
Alla
fine è emerso il punto chiave dell'intervista: la guerra finirà in poche settimane
se gli Stati Uniti smetteranno di finanziare l'Ucraina.
Questo
è il fatto, è sempre stato così.
Dopo
che il punto chiave fu rivelato, iniziò l'intervista e Tucker chiese se avrebbe
invaso la Polonia.
Ha
spiegato che questa affermazione dell'Occidente è totalmente ridicola e che
invaderebbe la Polonia solo se la Polonia attaccasse la Russia.
Ha
detto che nessuna persona sana di mente vuole una guerra globale, e questo è
ciò che significherebbe un'invasione russa della Polonia.
Ha detto che è tutto falso, che tutti sanno
che la Russia non invaderà la Polonia.
Tucker
ha chiesto di “Chuck Schumer” che minacciava un'invasione dell'Ucraina con
soldati regolari statunitensi, e Putin ha chiesto:
"Voi
non avete niente di meglio da fare? Non hai un grosso problema al tuo confine?
È
emersa la questione dell'attentato al Nord Stream e Putin ha scherzosamente
detto che è stato Tucker.
Putin
ha poi detto che ovviamente era la CIA.
Tucker
si è chiesto perché, se Putin ha prove che sia stato la CIA, non rilascia le
prove e non "ottenga una vittoria propagandistica".
Putin poi ha riso e ha detto che è impossibile
vincere una guerra di propaganda contro gli Stati Uniti, perché il governo
americano controlla i media globali.
Quando
si tratta della conversazione sul dollaro USA e le sanzioni, Putin ha detto
tutte le cose ovvie su come gli Stati Uniti stanno minando il dollaro stesso,
su come pensavano che le sanzioni avrebbero causato il collasso della Russia e
quando non fosse crollato, la cosa intelligente da fare sarebbe stata quella di
invertire le sanzioni.
Sono
tutte le cose che vi ho detto milioni di volte.
È
molto ovvio e tutti lo sanno.
Tucker
ha nuovamente spinto la sua isteria anti-cinese, sostenendo che i “BRICS
sarebbero stati dominati dalla Cina” (in qualche modo vago), e Putin lo ha definito un uomo nero,
dicendo che la Cina è un vicino e che vanno d'accordo da centinaia di anni.
Se
vuoi, ecco la clip: è una delle parti più importanti dell'intervista:
Alla
domanda su chi prende le decisioni negli Stati Uniti, Putin ha risposto:
"Non
lo so". È una cosa incredibile, no?
Il
resto dell'intervista ha affrontato domande attuali per quanto riguarda la
guerra in Ucraina.
Tucker
ha sollevato la questione di Putin come leader cristiano, e le risposte sono
state interessanti.
Ha
tirato in ballo Dostoevskij e l'anima russa, l'identità dei russi.
Questo è stato utile e interessante.
Hanno anche
discusso dell'intelligenza artificiale, dell'ingegneria genetica e del piano
per creare esseri umani specializzati.
Putin ha detto che non c'è modo di fermare
l'IA.
Alla
fine dell'intervista, Tucker Carlson ha detto che voleva che Putin rilasciasse
un giornalista ebreo.
Pensavo che fosse davvero gay.
Putin
ha spiegato che questo ebreo era coinvolto nello spionaggio, il che è un fatto
assodato.
Ha infranto la legge.
Putin
non è irragionevole, ha detto che vuole quell'ebreo fuori dalla Russia.
Il più
grande di sempre.
L'intervista
ha 70 milioni di visualizzazioni al momento in cui scrivo, e sto scrivendo
prima che la maggior parte delle persone ha avuto la possibilità di guardarla.
Sarà, di gran lunga, il pezzo di
programmazione politica più visto della storia.
L'intervista di “Tucker” con “Andrew Tate” è
attualmente citata come l'intervista più vista di tutti i tempi, con 110
milioni di visualizzazioni, e l'intervista a Putin dovrebbe superarla oggi.
L'UE
ha ora dichiarato apertamente che consentire a “Putin” di parlare in questo
modo costituisce una forma di "media illegale" e minaccia di chiudere”
Twitter” per aver consentito alle persone di guardarlo.
Immaginatelo.
Che
razza di cosa è quando si afferma che "democrazia" significa che il popolo è in grado di
essere il decisore ultimo delle azioni dello stato, ma si afferma anche che queste
stesse persone sono così stupide da non poter ascoltare un leader straniero
parlare in un 'intervista senza che le loro menti vengono prese in
considerazione?
Personalmente,
non sostengo la democrazia, almeno non la democrazia a suffragio universale, ma
non penso che la gente sia così stupida, da non riuscire nemmeno a vedere
un'intervista senza che le loro menti siano conquistate.
Questa
è una visione molto estrema, per inquadrare la popolazione come bambini piccoli
come questo.
Naturalmente,
i leader occidentali collegano sempre questa censura al voto, sostenendo che se
le persone avessero libero accesso alle informazioni voterebbero in modo
sbagliato.
Ho sostenuto che se accetti di non votare,
dovresti ottenere uno speciale "pass informativo" che ti consenta di
evitare la censura.
Non
c'è motivo per cui gli Stati Uniti e l'Unione Europea non dovrebbero essere
d'accordo su questo, se in realtà la loro preoccupazione è che le persone
voteranno in modo sbagliato.
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