Le follie ideologiche green dell’UE contro l’agricoltura.

 

Le follie ideologiche green dell’UE contro l’agricoltura.

 

 

Il piano dell’Ue contro

l’agricoltura.

Conoscenzealconfine.it – (9 – 2- 2024) – Redazione – ci dice:

 

Il “mainstream” non potendo più delegittimare la protesta degli agricoltori è costretta a cavalcarla e strumentalizzarla politicamente.

L’Obiettivo Primario è Limitare la Produzione.

La “farm to fork strategy(food.ec.europa.eu/horizontal-topics/farm-fork-strategy_en) è la sezione dell’UE green deal dedicata all’agricoltura.

Nella presentazione del piano (food.ec.europa.eu/document/download/472acca8-7f7b-4171-98b0-ed76720d68d3_en?filename=f2f_action-plan_2020_strategy-info_en.pdf) viene scritto che fa parte dell’agenda 2030, e si prefiggono di ridurre i pesticidi e gli antibiotici, contrastare la perdita di biodiversità e ridurre l’uso di fertilizzanti.

Per quanto riguarda questi ultimi, l’UE vuole ridurre l’uso di ogni tipo di fertilizzante (fertilizerseurope.com/farm-to-fork-strategy-the-role-of-nutrients/), sia quelli organici che quelli chimici, perché vogliono ridurre l’azoto presente nel terreno, dal momento che secondo la loro follia quello non assorbito dalle piante finisce nell’atmosfera e contribuisce al “cambiamento climatico”, peccato che l’azoto sia il gas più diffuso.

 L’intento dunque non è proteggere il terreno dalle sostanze chimiche, ma come dichiarato nei documenti, ridurre proprio la produzione di cibo. Le ragioni?

Siamo troppo grassi e parte del cibo prodotto viene sprecato (pp. 14-15).

 

Gli obiettivi da raggiungere entro il 2030 sono:

– una riduzione del 50% dell’uso dei pesticidi chimici;

– ridurre i nutrienti del terreno di almeno il 50% controllando che non vi sia deterioramento nella fertilità della terra. Questo ridurrà l’uso dei fertilizzanti di almeno il 20%;

– ridurre del 50% la vendita di antibiotici per animali da allevamento o in acquacoltura e mettere almeno il 25% della terra sotto allevamento organico.

La strategia prevede di rendere gli agricoltori schiavi dei fondi europei, perché coloro che avranno difficoltà nel sostenere le perdite economiche associate al “farm to fork “potranno richiedere finanziamenti al “fondo InvestEU”.

Per quanto riguarda il ripristino della biodiversità, questo significa semplicemente che almeno il 10% del terreno agricolo non potrà più essere coltivato.

(ec.europa.eu/commission/presscorner/detail/en/ip_20_884).

No, gli Agricoltori Non hanno Vinto proprio Niente

I giornali mainstream dopo aver chiamato gli agricoltori fascisti e no vax, si sono resi conto che questa protesta è troppo seguita dalla popolazione e hanno ben pensato di strumentalizzarla in vista delle elezioni europee parlando di agricoltori che hanno vinto e di una “UE buona” che ascolta le proteste dei cittadini, mentre la” Lega” e “FdI” cercano di prendersi i meriti.

Questo perché la “Von Der Leyen” ha dichiarato di fare dietrofront riguardo ad uno dei punti della strategia “farm to fork”, che i giornali ben si guardano dal menzionare per intero, così da dare l’illusione di una vittoria.

(ansa.it/sito/notizie/mondo/2024/02/06/von-der-leyen-ritira-la-proposta-di-regolamento-sui-pesticidi_0b50e5f0-49a7-4874-b0a5-29caadc10312.html).

Infatti, l’unica concessione che è stata fatta è stata il semplice ritiro della “proposta di legge SUR”.

 (europarl.europa.eu/legislative-train/spotlight-JD22/file-sustainable-use-of-pesticides-%E2%80%93-revision-of-the-eu-rules)

La proposta “SUR” prevede la riduzione del 50% dei pesticidi, cosa che, del resto, non è nemmeno parte del nucleo della protesta.

Così gli agricoltori passano per quelli che si riservano il diritto di usare pesticidi pericolosi, e che protestino esclusivamente per ragioni legate al profitto.

Gli agricoltori protestano perché escono bandi dove si offrono soldi per non coltivare le terre, perché sempre più spesso terreni agricoli vengono espropriati per realizzare centrali eoliche o fotovoltaiche gestite indirettamente dalle multinazionali, perché vogliono imporre come devono coltivare il loro terreno e perché, rimuovendo gli incentivi sul gasolio agricolo, dovranno alzare i prezzi di prodotti che già non gli rendono abbastanza, il tutto aggravato dalla presenza sul mercato di prodotti importati a basso costo che non devono attenersi a regolamenti sulla “sostenibilità”.

Conclusioni.

L’ultima mossa sarà mandare personaggi politici ad appropriarsi della lotta apolitica degli agricoltori e riportarla dentro i binari dell’ideologia green:

 la retorica che useranno sarà “la transizione verde è necessaria, ma sono sbagliati i modi”.

In questo modo non sarà più una lotta contro il sistema, ma mirerà ad integrarsi in esso, come chi invece di contestare la farsa pandemica nella sua stessa essenza voleva i tamponi gratuiti.

(t.me/dereinzigeitalia)

 

 

 

 

 

Agricoltori contro le politiche

ideologiche dell’Unione europea:

ecco perché protestano.

Giovannidonzelli.it – Giovanni Donzelli – (Febbraio 6, 2024) – ci dice:

Proteste-trattori.

Strade e piazze d’Europa si sono riempite di trattori:

è la protesta degli agricoltori strozzati dalle politiche europee.

In questi giorni sempre più agricoltori stanno protestando contro le politiche dell’Unione europea in materia di agricoltura.

 Sono scesi nelle piazze e nelle strade di tutta Europa con i loro trattori: stanno dando voce a chi è strozzato dalle politiche europee.

Molta della rabbia degli agricoltori arriva da una lettura ideologica della transizione ecologica che ha pensato di poter difendere l’ambiente combattendo gli agricoltori: noi siamo dalla parte degli agricoltori.

Ecco perché gli agricoltori protestano.

Gli agricoltori di tutta Europa protestano contro le politiche dell’Unione europea:

 il settore agricolo ha sempre criticato le misure introdotte per il rinnovo della cosiddetta “Pac”, la “Politica Agricola Comune”.

 Si tratta di misure che valgono 55 miliardi di euro e che dovrebbero rendere più sostenibile l’agricoltura.

Gli agricoltori sostengono che si tratti di politiche agricole ideologiche eccessivamente ambientaliste che non tengono conto delle loro reali necessità.

Molta della rabbia degli agricoltori arriva da una lettura ideologica della transizione ecologica che ha pensato di poter difendere l’ambiente combattendo gli agricoltori.

 Sia chiaro: questa non è la nostra visione.

 Gli agricoltori sono fondamentali e devono necessariamente essere parte attiva della transizione ecologica, se vogliamo che questa funzioni davvero.

Gli agricoltori sono attenti alle dinamiche ambientali e i primi a volere che la nostra natura sia nella migliore condizione possibile.

Le misure europee.

Le misure europee prevedono l’obbligo di destinare almeno il 4% dei terreni coltivabili a funzioni non produttive, come i “campi solari”.

Percentuale ridotta al 4%, dall’iniziale proposta del 10%, solo grazie ai nostri emendamenti contro le follie green della sinistra ambientalista solo a parole.

Inoltre, le misure Ue impongono l’obbligo di effettuare rotazioni delle colture e di ridurre l’uso di fertilizzanti di almeno il 20%.

Secondo gli agricoltori, tali misure rendono il settore agricolo europeo meno competitivo rispetto agli altri.

Le proteste in tutta Europa.

Le proteste sono iniziate in Francia e Germania, ma sono ben presto dilagate in tutti gli altri stati europei come Italia, Spagna, Belgio ma anche Polonia e Romania.

Sono circa una cinquantina i trattori davanti alla sede del parlamento europeo a Bruxelles.

Mentre in altri Stati gli agricoltori protestano contro i Governi nazionali e le politiche dell’Unione europea, in Italia gli agricoltori protestano solo contro le politiche ideologiche dell’Unione europea perché il Governo Meloni è al loro fianco.

“Pac” e “Green deal”: ecco di cosa si tratta.

La “Pac”, ovvero la politica agricola comune, è stata votata poco più di due anni fa in Ue.

Gli agricoltori denunciano che il settore agricolo stia pagando da solo i costi della transizione ecologica imposta da Bruxelles.

 Come abbiamo già evidenziato, sono contro l’obbligo di tenere a riposo il 4% del terreno, condizione necessaria per poter accedere ai fondi europei, ma anche contro alle imposizioni sui pesticidi e all’utilizzo delle rotazioni.

Il “Green Deal” è un pacchetto di iniziative che mira ad avviare l’Unione Europea sulla strada di una presunta transizione verde, con l’obiettivo ultimo di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050.

 Gli agricoltori sono stati i primi ad essere toccati direttamente da queste previsioni:

 protestano contro queste politiche ecologiste che gravano sui lavoratori europei e favoriscono le importazioni estere.

 

Immediato l’intervento del Governo Meloni: “previsti 8 Miliardi del Pnrr”

“Da sempre il mondo agricolo è uno dei principali mondi ai quali abbiamo rivolto la nostra attenzione, lo dimostrano i fatti, lo dimostra il fatto che noi abbiamo con le Leggi di bilancio aumentato le risorse per gli agricoltori, lo dimostra il fatto che quando abbiamo rinegoziato il PNRR abbiamo portato le risorse per gli agricoltori da 5 a 8 miliardi del PNRR, lo dimostra il fatto che rispetto a proteste che ci sono in altri Paesi europei dove non sono stati rinnovati gli incentivi sul gasolio, noi abbiamo fatto lo sforzo di rinnovare gli incentivi sul gasolio e quindi abbiamo fatto il massimo possibile.

Abbiamo fatto un grande lavoro anche nella difesa dei prodotti di eccellenza, la famosa norma che vieta la produzione di cibo sintetico che è stata vituperata e derisa, oggi viene presa a modello in diverse Nazioni europee e anche al di là dell’oceano”, le parole del Presidente Meloni.

Sono stati, inoltre, presentati degli emendamenti da parte di tutta la maggioranza all’interno del decreto Milleproroghe, per la proroga a tutto il 2024 dell’esenzione dall’Irpef dei redditi dominicali ed agrari.

L’Unione Europea fa marcia indietro sul “Green Deal”

Nella comunicazione presentata oggi, la Commissione Europea raccomanda un taglio delle emissioni di gas serra del 90% entro il 2040 rispetto ai livelli del 1990 stralciando però qualsiasi dato riferito all’agricoltura.

Il possibile sforzo di riduzione del 30% rispetto al 2015 richiesto al settore agricolo è invece stato cancellato.

 L’agricoltura, si legge nel testo, “svolge un ruolo nella transizione green, contribuendo al contempo alla sovranità alimentare europea”.

 

Giorgia Meloni: “è una vittoria anche italiana.”

“È una vittoria anche italiana l’annuncio della Commissione europea del ritiro della proposta legislativa sui pesticidi.

Fin dal suo insediamento, infatti, il Governo italiano sta lavorando in Europa, con grande concretezza e buon senso, per tracciare una strada diversa da quella percorsa finora e coniugare produzione agricola, rispetto del lavoro e sostenibilità ambientale.

Proseguiremo in questa direzione”, ha commentato così il Presidente Meloni la decisione dell’Ue sul green deal.

(Tutta l’ideologia sul cambiamento climatico si basa sul fatto che la guerra dichiarata alla “CO2” dovrebbe permettere l’impossibilità alla” CO2” di raggiungere nell’alta atmosfera “la serra dei gas serra”, quelli veri.

 Infatti gli scienziati “veri” hanno constato che la” CO2” è un gas più pesante dell’aria atmosferica e pertanto non potendo raggiungere la “serra dei gas serra “non può costituire un pericolo dovuto ad un eventuale aggravio del riscaldamento globale! N.d.r.)

 

 

 

 

Legambiente, 'è falso che

Green Deal danneggi l'agricoltura'.

Ansa.it – Stefano Ciafani - Redazione Ansa – (5-2-2024) – ci dice:

 

'L'Europa chiede ciò che è necessario per sopravvivere'.

"E' una “fake news” dire che il “Green Deal” possa provocare danni economici a livello europeo e all'attività agricola italiana.

Ciò che chiede l'Europa è esattamente ciò di cui l'agricoltura ha bisogno per poter sopravvivere".

Lo dichiara in un comunicato “Stefano Ciafani”, presidente nazionale di Legambiente.

    "Il Green deal non è il nemico, ma un alleato strategico del mondo agricolo - prosegue il leader della ong ambientalista -.

    Gli agricoltori devono essere consapevoli che dal “Green deal” passa il loro futuro e non la loro fine.

I veri nemici sono l'emergenza climatica, chi difende le fossili e rallenta la transizione ecologica, strumentalizzando le legittime e indiscutibili ragioni di chi opera nel settore".

    Per “Ciafani” "è evidente che le manifestazioni di questi giorni fanno il gioco della “lobby delle fossili” e dei partiti contrari alla “decarbonizzazione” (niente CO2), in vista delle elezioni europee del prossimo giugno.

Ma mettere in discussione le strategie Ue, come la “From farm to fork” e la “Biodiversity 2030”, significa stravolgerne completamente i presupposti".

    Per il presidente di Legambiente

 "occorre creare le basi per una forte alleanza tra il mondo agricolo e mondo ambientalista, proprio perché gli agricoltori sono i protagonisti principali di un cambiamento in chiave ecologica dell'intero settore.

Ma per fare ciò, occorre garantire reddito alle tante piccole e medie aziende, che oggi sono sopraffatte dalla crisi economica, dagli effetti dei cambiamenti climatici e dalle speculazioni sul prezzo dei prodotti agricoli".

  

 

 

 

 

Governo e Coldiretti rincorrono

gli agricoltori. E alla fine

la colpa è solo dell’Europa.

 Gamberorosso.it – (3 Feb. 2024) - Loredana Sottile – ci dice:

 

“Green Deal” e “Politica Ue” diventano i perfetti capri espiatori su cui associazioni di categoria e governi possono scaricare tutte le colpe.

Un gioco di prestigio per passare da accusati a vincitori.

 Ma dove erano tutti mentre si faceva la “Politica Agricola Comune”?

Tutti contro l’Europa.

Uno sport nazionale tornato in voga nelle ultime settimane, da quando le proteste dei trattori hanno bloccato intere città prima di prendere la strada di Bruxelles.

Il principio è molto semplice:

quando tutti ce l’hanno con te, la cosa più semplice da fare è nasconderti in mezzo alla folla e darle in pasto un nuovo bersaglio.

 E, a ben guardare, è esattamente quello che stanno facendo le principali associazioni di categoria italiane alle prese con la difficile gestione degli agricoltori in rivolta.

La giravolta delle associazioni di categoria.

Lo ha fatto, in primis,” Coldiretti”, quando ha capito che non era aria. Appurato che era proprio con la sua confederazione che ce l’avevano gli agricoltori, “Ettore Prandini”, con un gioco di prestigio degno di “Houdini”, ha lasciato in fretta e furia” Fieragricola” per precipitarsi a Bruxelles con tanto di casacca gialla (un vago riferimento ai gilet francesi?) al grido di “Non è l’Europa che vogliamo”.

Ma lo hanno fatto anche gli altri.

“Confagricoltura” ha preso con veemenza le distanze dalle scelte europee:

«L’ho sempre detto: la Pac è un fallimento»

 ha detto il presidente “Massimiliano Giansanti” prima di correre nel cuore dell’Europa.

Ci ha riprovato a infilare dentro al dibattitto il suo piano per punti, bollando come insufficienti le proposte di Bruxelles, tra cui quella di tenere a riposo il 4% dei terreni.

Tutti d’accordo, dunque su chi è il nemico numero uno.

 Un nemico a tempo, tra l’altro, visto che a giugno si voterà per il nuovo Parlamento europeo.

Ma dove erano tutti quando l’Europa legiferava sulla Politica Agricola Comune?

E soprattutto, chi è l’Europa?

 

Intanto in Italia torna l’Irpef agricola.

Dall’altra parte della barricata, ci sono coloro che protestano e che sostanzialmente chiedono:

più soldi, più sussidi, meno prodotti dall’estero, meno accordi con i Paesi internazionali (quello con il “Mercosur” è il primo a pagarne le conseguenze, insieme a chi, come i produttori di vino, ci sperava).

Tutto tranne la pace nel mondo.

Neanche a dirlo, le destre estremiste, naturalmente antieuropeiste, vedendo l’opportunità per dare la spallata maggioranza Ursula, hanno subito cavalcato l’onda.

Quale migliore occasione in vista delle prossime elezioni europee?

Peccato che in Italia i sovranisti siano già al potere e che “Coldiretti” (dapprima additata come nemico dei manifestanti) in questo momento è il sindacato più vicino a “Palazzo Chigi”, tanto da guidarne le principali scelte.

Difficile, quindi, prendersela con l’una lasciando fuori il Governo.

Dal canto suo il ministro “Francesco Lollobrigida” ha provato a fare la sua mossa (tardiva):

incontrare i manifestanti accorsi davanti ai cancelli di “Fieragricola”.

Mossa bollata dal capo dei facinorosi “Danilo Calvani” come “una pagliacciata”:

 «Erano gli agricoltori iscritti al suo partito», ha detto.

 Tra farsa e realtà, è quasi passato in sordina, il fatto che il” Governo Meloni”, con un anacronismo quasi commovente, abbia appena reintrodotto l’Irpef per gli agricoltori.

 Ma la colpa, ovviamente, è dell’Europa.

Il capro espiatorio si chiama “Green Deal”.

In questo scenario a dir poco confuso, ecco che arriva il “Green Deal” o” transizione ecologica” (parola che ora va più di moda di sostenibilità):

 il candidato numero uno per diventare il capro espiatorio perfetto.

 Lo ha detto chiaramente “Lollobrigida”, usando l’espressione «anni di follie green».

«Agricoltori, allevatori e pescatori sono i primi ambientalisti», ha scritto in un recente post,

 «Per questo, dal primo giorno il “Governo Meloni” è andato in Europa per “denunciare le politiche green ideologiche” che negli anni hanno messo in ginocchio la nostra agricoltura, considerando la sostenibilità ambientale prevalente sulla sostenibilità economica e sociale».

È questa, quindi, la via d’uscita per ribaltare la partita e passare da accusati a vincitori.

Per carità, l’Europa (sempre questo convitato di pietra, di cui è bene ricordare, l’Italia fa parte) ha le sue colpe, vedi la folle proposta di ridurre i fitofarmaci del 50% entro tre anni, senza dare alternative ai produttori.

Ma questo non basta a ripulirsi le coscienze.

Semplificando al massimo:

 "transizione ecologica" is the new "immigrazione".

Tutti hanno da dire la propria, ma nessuno ha soluzioni.

Tranne una che - per restare in terreno “verde” - è sempre un “evergreen”: prendersela con l’Europa.

 

 

“Sinalp” a difesa del comparto

 agricolo siciliano: "Contro la

 globalizzazione di prodotti

di dubbia qualità."

Palermotoday.it – Andrea Monteleone – Direzione Regionale – (13-1-2024) – ci dice:

(Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di Palermo Today).

Oggi l'agricoltura e la zootecnia siciliana valgono circa 7,8 miliardi di euro annui che corrispondono a circa l'8,6% del Pil siciliano.

 Questo settore in Sicilia è composto da circa 187 mila aziende agricole e zootecniche, che danno lavoro a 289 mila occupati.

Questi sono i numeri di una eccellenza tutta Siciliana dichiara il segretario regionale del “Sinalp”, Andrea Monteleone, assieme al coordinatore regionale del Centro autorizzato di assistenza agricola “Sinalp”,” Andrea Tomarchio”, nella direzione regionale convocata d'urgenza venerdì per discutere del futuro dell'agricoltura siciliana.

Già da tempo assistiamo all'incomprensibile atteggiamento dell'”Unione europea” che in questi ultimi anni ha fatto di tutto per distruggere il sistema della "transumanza" da sempre applicato nelle regioni del meridione d'Italia per avvantaggiare il sistema "intensivo" degli allevamenti in batteria, che probabilmente avrà anche una resa maggiore di "prodotto" ma sicuramente a totale discapito della qualità garantita dal sistema del pascolo libero e della transumanza del bestiame in base alle stagioni.

 Oggi, non soddisfatta di questa battaglia nel campo della zootecnia, l'Europa attacca anche l'agricoltura accusandola di "inquinare il mondo".

Siamo veramente alla pazzia di gruppi di potere mondiale che vogliono renderci "schiavi" di scelte ideologiche prive di ogni fondamento sia giuridico che sociale.

Le follie ideologiche "green" dell'Ue stanno ammorbando l'intero comparto agricolo al solo scopo di trasformare la nostra Nazione in semplice importatrice di prodotti agricoli di dubbia qualità e di assoluta insicurezza alimentare, avvelenando gli italiani.

Bene stanno facendo gli agricoltori tedeschi e bene fanno gli agricoltori francesi a ribellarsi a questo volere ideologico distruttivo anche delle nostre eccellenze.

La Sicilia si ritrova in prima linea in quanto regione da sempre a vocazione agricola e come sindacato “Sinalp” riteniamo essenziale ed irrinunciabile "combattere" per difendere il nostro territorio, le nostre aziende ed i nostri lavoratori nel campo della zootecnia e dell'agricoltura.

 "Il comparto agricoltura per la Sicilia è vitale e va difeso fino in fondo - dichiara il coordinatore del comparto agricoltura del “Sinalp Sicilia”, Giacomo Fascetto - basti pensare che la Sicilia detiene il primato nazionale di aziende agricole gestite da imprenditori under 35 anni.

Oggi operano in Sicilia ben 7.247 imprese agricole e zootecniche condotte da under 35, ed in questo contesto il primato di imprese 'giovani' spetta a Nicosia con ben 56 imprese under 35, Corleone con 42 e Mussomeli con 38 giovani imprenditori agricoli.

È vitale non disperdere queste professionalità sentinelle della qualità alimentare di tutti noi e per questo il “Sinalp” invita, incaricando il coordinatore regionale” Fascetto” e tutti gli imprenditori ad organizzarsi compatti per difendere l'agricoltura siciliana".

(La direzione regionale, Andrea Monteleone).

 

 

 

Agricoltori in protesta, Nicola Procaccini:

"Basta con le follie green".

 

iltempo.it – Edoardo Romagnoli e Nicola Procaccini – (2 febbraio 2024) – ci dicono:

 Edoardo Romagnoli e Nicola Procaccini.

La protesta degli agricoltori europei è arrivata alle porte del Parlamento europeo a Bruxelles.

Il Tempo ha intervistato Nicola Procaccini, capogruppo “Ecr” all'europarlamento, per capire meglio come si sta muovendo la politica comunitaria.

Onorevole cosa sta succedendo con gli agricoltori di tutta Europa?

«Verrebbe da dire: tanto tuonò che piovve.

Questa legislatura europea, con cadenza trimestrale, portava all'approvazione del Parlamento europeo una direttiva o un regolamento che andava a penalizzare gli agricoltori, gli allevatori e i pescatori, individuati come nemici dell'ambiente e della natura e per questo da eliminare con metodi sovietici.

Cancellati attraverso sanzioni, multe, divieti e abrogazioni da questa ideologia pseudo green di cui Timmermans era l'alfiere».

(L'Ue taglia del 30% il cibo Made in Italy e la Coldiretti scende in piazza).

 

Ci può fare qualche esempio?

 «La legge sul ripristino della natura apparentemente una legge logica in realtà era un concentrato di follie ambientaliste come il ritorno alle paludi, la rimozione degli argini dei fiumi o l'abbandono del 10% dei terreni coltivati.

 È proprio la logica alla base che è sbagliata, per la Commissione l'uomo è dannoso per la natura quindi se viene tolto di mezzo allora la natura rifiorisce.

Noi la contestiamo perché invece per noi è proprio il contrario.

 È surreale che gli ambientalisti da salotto che vivono nella “ztl” di Stoccolma e che nella natura ci vanno in vacanza una volta l'anno pretendano di dare lezioni di ecologia e di ambientalismo a chi nella natura ci vive e lavora da sempre».

(Giordano smonta l'Ue: Altro che complottismo..., chi c'è dietro la carne sintetica!)

 

Di fronte a tutto ciò sembra che anche le istituzioni comunitarie stanno cambiando rotta.

«Oggi assistiamo a delle inversioni a “U” ridicole.

 Leggevo che il partito tedesco dei verdi si lamentava al Congresso europeo dei partiti ambientalisti europei dei target climatici eccessivi che sono stati posti da Bruxelles.

Probabilmente complice la protesta degli agricoltori e l'avvicinarsi delle elezioni sono in molti a ripensarci».

E se alle prossime elezioni si riproporrà il tandem popolari e socialisti come pensa sia possibile cambiare il governo europeo?

«Sono ottimista.

 La prossima Commissione 2024 sarà espressione dei governi eletti al 2024 che sono per tre quarti (o quattro quinti) di centrodestra.

Poi avremo il Consiglio europeo di centrodestra.

Manca la terza gamba: il Parlamento europeo.

Se guardiamo ai sondaggi degli ultimi giorni c'è uno spostamento a destra dell'elettorato importante.

 Quindi a questo punto toccherà al “Partito popolare europeo” decidere se vuole allearsi con le sinistre o il centrodestra».

(La protesta dei 1.300 trattori, i palazzi del potere Ue sotto assedio: Ascoltateci.)

Che ruolo ha avuto Giorgia Meloni nel convincere Orban ad a votare a favore dello sblocco dei fondi per l'Ucraina?

«Giorgia Meloni ha fatto il miracolo in una notte.

È arrivata alle 22 a Bruxelles e fino alle 8 del mattino si è messa a testa bassa a cucire tutti gli strappi possibili e immaginabili riuscendo a far approvare all'unanimità l'intero pacchetto finanziario comprendente di aiuti all'Ucraina, fondi contro l'immigrazione illegale, e anche una dichiarazione, immagino richiesta da” Orban”, in cui si dice che è ora di finire con questa storia della violazione dello stato di diritto laddove viene utilizzato come strumento politico per attaccare questo o quel governo.

 Se “Orban” talvolta ha degli atteggiamenti oppositivi, su cui anche noi abbiamo delle riserve, è anche perché viene ricattato rispetto all'erogazione dei fondi che spettano all'Ungheria con la scusa della violazione dello Stato di diritto ma spesso si tratta di una scusa perché lui non fa altro che applicare l'agenda con cui ha vinto le elezioni e ne ha tutto il diritto.

 Lui si è messo con la “Commissione europea” per affrontare tutti i 19 punti contestati ma i fondi rimangono comunque bloccati perché sta politicamente antipatico ad alcuni;

tranne poi chiedergli i soldi per l'Ucraina».

 

 

 

L’Italia sarà il primo Paese

a vietare il cibo sintetico.

Euractiv.it - Federica Pascale – (6 nov. 2023) – ci dice.

 

Il ministro dell’Agricoltura “Francesco Lollobrigida” ha annunciato che l’Italia vieterà il cibo sintetico, durante un evento organizzato dai “Conservatori e Riformisti Europei£ (ECR) e a cui ha partecipato il Commissario europeo all’Agricoltura “Janusz Wojciechowski” nel fine settimana.

L’Italia diventerebbe così il primo Paese al mondo a farlo.

Lunedì sarà discussa alla Camera una proposta di legge che vieta la produzione, l’importazione e la commercializzazione di alimenti prodotti in laboratorio.

Organizzato da “ECR” a “Kilkenny”, in Irlanda, l’evento intitolato “Tradizioni e innovazione: Un futuro conservatore per gli agricoltori europei

ha visto i principali politici conservatori discutere le sfide e le opportunità derivanti dalla regolamentazione e dalla collaborazione europea in materia di zootecnia, agricoltura ed economia verde. “Lollobrigida” e “Wojciechowski” hanno partecipato da remoto.

 

L’Italia sarà la prima nazione libera da alimenti sintetici e vuole dare l’esempio di come possono essere regolamentati”, ha dichiarato Lollobrigida (Fratelli d’Italia/ECR).

“Abbiamo scelto il principio di precauzione […]

La qualità del cibo è fondamentale e non possiamo accettare una società divisa in due, con cibo di qualità prodotto solo per una ricca élite.

 Siamo convinti che tutti debbano poter mangiare bene”, ha aggiunto il ministro.

La posizione di “Lollobrigida” è stata ampiamente condivisa dal Commissario europeo all’Agricoltura, “Janusz Wojciechowski” (PiS/ECR), intervenuto durante l’evento “ECR”.

 

“Come Commissario, sono a favore dell’agricoltura tradizionale, proteggo fortemente i prodotti naturali.

Il sistema di etichettatura non dipende da me, ma cerco di proteggere la tradizione”, ha spiegato “Wojciechowski”.

“La carne sintetica non è carne, il latte sintetico non è latte.

Io difendo il prodotto naturale, e usare il nome del prodotto naturale per quello sintetico, secondo me, non è un passo nella giusta direzione”,

ha aggiunto, sottolineando che la Commissione UE stanzia più di 6 miliardi di euro per sostenere il benessere degli animali e, più in generale, l’agricoltura tradizionale.

Il modello agricolo proposto dai conservatori è però in aperto contrasto con quello adottato dall’UE che, secondo Fratelli d’Italia, è troppo burocratico e incapace di affrontare le nuove sfide che affliggono il continente.

“Agricoltori, allevatori e pescatori rischiano di pagare un prezzo altissimo per le follie ideologiche alla base del “Green Deal” dell’”Unione europea”, che penalizza i produttori con obiettivi di riduzione delle emissioni che porteranno solo a una minore produzione di cibo”, ha spiegato l’eurodeputato “Carlo Fidanza”, capogruppo di Fratelli d’Italia al Parlamento europeo.

“Una minore produzione alimentare sarà sostituita nel medio termine solo da maggiori importazioni da Paesi che non rispettano i nostri standard di sostenibilità e qualità o da prodotti di laboratorio di cui non abbiamo certezza”, ha aggiunto.

Per ribaltare il sistema, il gruppo “ECR” deve ottenere buoni risultati alle elezioni europee del giugno 2024 e trovare alleati per formare una maggioranza alternativa a quella con la sinistra nel Parlamento europeo.

“Dopo le prossime elezioni, contiamo di avere un “ECR” sempre più forte a Bruxelles”, ha aggiunto “Fidanza ”.

(Federica Pascale | Euractiv.it)

 

 

 

 

Agricoltori pronti a paralizzare

la Germania: rischia anche Scholz.

Veritaeaffari.it - (5 -1-2024) – Carlo Cambi – ci dice:

 

La marcia dei trattori dell’8 gennaio per protestare contro le follie green Ue e il taglio allo sconto sul gasolio per i campi del governo.

Agricoltori pronti a paralizzare la Germania: rischia anche Scholz.

Rivolta contro il green deal.

 Nel ‘68 compariva sui muri di Parigi una frase del rivoluzionario ottocentesco Michail Bakunin: una risata vi seppellirà.

I contadini francesi l’hanno sostituita con “il letame vi seppellirà”.

Un mese fa sui Campi Elisi e davanti all’Eliseo sono stati scaricati quintali di sterco di vacca:

“ce n’est que un debut” perché e ora si replica.

Il mondo agricolo europeo è esasperato;

costi alle stelle, il green deal – voluto da “Ursula von der Leyen” e sostenuto finché c’è stato da “Frans Timmermans”, sconfitto in patria proprio dal partito olandese dei contadini – che taglia le produzioni, la grande distribuzione che strozza i prezzi all’origine rischiano di far saltare il castello burocratico di Bruxelles e nell’immediato di costare il posto a Olaf Scholz il sempre più precario cancelliere tedesco.

L’8 gennaio 2024 dovrà fronteggiare una nuova marcia dei trattori che peraltro si salda allo sciopero dei macchinisti delle ferrovie: la Germania sarà paralizzata.

La protesta degli agricoltori annunciata tra 72 ore è il seguito di quella inscenata il 18 dicembre quando migliaia di mezzi agricoli hanno “assediato” il Paese e un presidio di almeno 300 trattori ha bloccato la porta di Brandeburgo con i benpensanti berlinesi colti di sorpresa perché si sono dovuti accorgere che esistono ancora i coltivatori.

 Che però non ne possono più.

Questo era lo slogan dei contadini.

Il loro bersaglio in patria è “Olaf Scholz”, a Bruxelles è “Ursula von der Leyen”.

Il cancelliere ha dovuto trovare un compromesso sul bilancio tagliando 17 miliardi di spesa dopo che la Corte Costituzionale gli ha bocciato i conti pubblici.

E i tagli hanno colpito lo sconto sul gasolio agricolo e hanno segnato la fine delle esenzioni fiscali sulle macchine agricole.

Governo in difficoltà.

“Scholz” ha cercato di dare una mano di verde a queste misure affermando che erano necessarie anche per abbattere le emissioni – l’agricoltura pesa in Germania per il 7,4% – e per favorire la transizione ecologica.

Ma non ha tenuto conto delle fibrillazioni continue del suo sgangherato governo a semaforo (Spd, Verdi e Liberali).

Se era da aspettarsi che i liberali si schierassero con le imprese agricole di certo è stata sorprendente la presa di posizione del ministro agricolo “Cem Özdemir” – vegano, verdissimo – che si è schierato con i contadini come il ministro dell’economia e del clima “Robert Habeck” anche lui green.

 

Pesano evidentemente i sondaggi che danno il governo Scholz in caduta libera;

spaventa l’ultimo fatto in Sassonia – si vota in primavera – “land dell’Est” fortemente agricolo dove l’estrema destra di “Afd” è il primo partito accreditato del 37% mentre la” Spd “rischierebbe con il suo 3% di non entrare neppure nel parlamento regionale.

 Sarà per questo che “Ozdemir” ha abiurato il credo verde:

«Non possiamo chiedere sempre di più ai nostri agricoltori. I limiti sono stati superati: non esiste alcuna alternativa al diesel agricolo. I trattori non possono essere convertiti a trazione agricola».

 Il Farm to Fork.

Scholz è ammutolito e la paralisi della Germania attesa per l’8 gennaio potrebbe essere la lettera di licenziamento che gli recapitano i contadini.

Anche perché loro votano in massa” Cdu”, ma anche “Afd” cresce tra i campi così come il nuovo partito di “Sahra Wagenknecht” che staccatasi dai” Verdi” potrebbe portare via altri consensi all’”Spd”.

La posizione dei verdi tedeschi peraltro è sorprendente perché sconfessa del tutto il” Farm to Fork”, il “green deal agricolo” voluto da “Ursula von der Leyen” e da loro fortemente sostenuto.

Il fatto è che cominciano a circolare i sondaggi sulle prossime europee e Europeleects.eu – sito specializzato in rilevazioni sul continente – stima che i Verdi caleranno nel prossimo parlamento di Strasburgo a 49 eletti dagli attuali 74.

È la reazione a un’ideologia verde che ha fiaccato gli agricoltori in tutta Europa.

 Dopo la protesta dell’8 gennaio a Berlino è assai probabile che riprenda quella francese e che si mobilitino anche gli olandesi.

 Ma prima o poi gli effetti di” Farm to Fork “si faranno sentire anche in Italia anche se il governo di “Giorgia Meloni” è molto attento alle istanze del mondo agricolo.

La misura Bonaccini.

La mobilitazione dei trattori tedeschi è infatti largamente indirizzata a contrastare il “Farm to Fork” che prevede l’abbandono del 10% dei terreni agricoli, la conversine a biologico di un quarto della superficie coltivabile, l’abbattimento dei concimi e dei fitofarmaci oltre alla rotazione forzata dei cereali.

 Sono misure che rischiano di distruggere del tutto l’agricoltura europea e che inducono a provvedimenti come quelli assunti da “Stefano Bonaccini” (PD) presidente dell’Emilia Romagna che sovvenziona con 1.500 euro a ettaro per vent’anni chi sceglie di smettere di coltivare.

È una china pericolosissima come dimostra “un dossier di “Divulga”, uno dei più importanti centri studio agricoli d’Europa, che ha messo a confronto le stime dell’impatto del “Farm to Fork” sulla produzione continentale.

Si va verso una riduzione tra il 10 e il 20%, un incremento di importazioni tra il più 39% per i cerali, il più 93% per gli agrumi e il più 209% per il mais e aumenti di prezzo folli:

più 24% per i bovini, più 43% per il maiale, più 42% per olio e vino con un crollo dell’export di 20 punti.

L’Europa vista dai campi è un fallimento.

 

 

 

Patto di stabilità Ue, c'è

l'accordo per la riforma.

Veritaeaffari.it – (10-2 – 2024) -Redazione – ci dice:

 

Intesa tra Consiglio e Parlamento europeo dopo sedici ore di trattative. Riduzione del debito in modo "realistico e sostenibile"

Patto di stabilità Ue, c'è l'accordo per la riforma

Accordo nella notte sul nuovo Patto di Stabilità Ue.

I negoziatori del Consiglio e del Parlamento europeo hanno raggiunto dopo sedici ore di trattative (nell’ultima giornata) un accordo politico sulla proposta di riforma del quadro di governance economica dell’Ue.

L’obiettivo principale del nuovo Patto di stabilità e crescita – spiega il Consiglio – è garantire finanze pubbliche sane e sostenibili, promuovendo al contempo una crescita sostenibile e inclusiva in tutti gli Stati membri attraverso riforme e investimenti.

Protezione degli investimenti.

Il Consiglio e il Parlamento hanno convenuto di mantenere l’obiettivo generale della riforma di ridurre i rapporti di indebitamento e i deficit in modo graduale, realistico, sostenibile e favorevole alla crescita, proteggendo al contempo le riforme e gli investimenti in settori strategici come il digitale, il verde, il sociale o la difesa.

 

Allo stesso tempo, il nuovo quadro fornirà uno spazio adeguato per le politiche anticicliche e affronterà gli squilibri macroeconomici.

L’accordo mantiene inoltre l’obbligo per gli Stati membri di presentare piani strutturali fiscali nazionali a medio termine.

La Commissione presenterà una “traiettoria di riferimento” (la cosiddetta “traiettoria tecnica”) agli Stati membri in cui il debito pubblico supera il 60% del Pil o in cui il deficit pubblico supera il 3% del Pil.

La “traiettoria di riferimento.”

L’accordo prevede in anticipo un dialogo preliminare facoltativo e fattuale tra gli Stati membri e la Commissione.

La “traiettoria di riferimento” indica come gli Stati membri possono garantire che entro la fine di un periodo di aggiustamento fiscale di quattro anni il debito pubblico sia su una traiettoria plausibilmente al ribasso o rimanga a livelli prudenti nel medio termine.

L’accordo contiene due garanzie che la traiettoria di riferimento deve rispettare, la salvaguardia della sostenibilità del debito, per garantire una diminuzione dei livelli del debito e la salvaguardia della resilienza del deficit, per fornire un margine di sicurezza al di sotto del valore di riferimento del disavanzo del trattato del 3% del Pil, al fine di creare spazio di bilancio.

 

 

 

La protesta dei trattori.

“Von der Leyen apre agli agricoltori”:

 sussidi e stop alla legge sui pesticidi.

 La Lega si intesta la vittoria.

Ilsole24ore.com – (6—2 – 2024) - Micaela Cappellini – ci dice:

Le concessioni della presidente della “Commissione Ue” annunciate davanti alla riunione plenaria del Parlamento di Strasburgo:

Agricoltori, nuova settimana di proteste.

La protesta dei trattori che da settimane sta attraversando l’Europa comincia a dare i suoi primi frutti politici.

 La presidente della Commissione europea,” Ursula von der Leyen”, nel suo discorso al “Parlamento di Strasburgo”, ha annunciato il ritiro della proposta legislativa sulla riduzione dell’uso dei pesticidi e ha anche aperto a nuovi sussidi pubblici per chi lavora nelle campagne:

 «È necessario un incentivo reale che vada oltre la semplice perdita di rendimento - ha detto - i sussidi pubblici possono fornire tali incentivi».

Quella della “Commissione Ue” è un’apertura concreta nei confronti degli agricoltori, perché accetta alcune delle richieste portate in piazza in questi giorni dai manifestanti:

il “sostegno al reddito” e una revisione parziale del “Green deal”, la “politica Ue” per la sostenibilità ambientale.

 «I nostri agricoltori meritano di essere ascoltati - ha detto la presidente della Commissione davanti agli europarlamentari riuniti in plenaria - so che sono preoccupati per il futuro dell’agricoltura e per il loro futuro».

 Ma ha anche ricordato loro che il cammino verso una produzione più sostenibile resta un percorso da cui non si può più tornare indietro:

 «Gli agricoltori - ha aggiunto - sanno anche che l’agricoltura deve passare a un modello di produzione più sostenibile, in modo che le loro aziende rimangano redditizie negli anni a venire».

In Italia, la Lega si intesta la vittoria e per prima sale sul carro dei contadini:

 «Evviva gli agricoltori, i cui trattori stanno costringendo l’Europa a rimangiarsi le follie imposte dalle multinazionali e dalle sinistre»,

ha detto “Matteo Salvini”, dopo che in Europa è stata ritirata la proposta legislativa sui pesticidi.

 «La retromarcia annunciata da “Ursula von der Leyen” sulla proposta di riduzione di metà dei fitofarmaci in agricoltura è una vittoria della Lega e del buonsenso - scrivono in una nota gli europarlamentari leghisti Marco Zanni e Marco Campomenosi .

Nel voto di novembre al Parlamento europeo la Lega votò contro al provvedimento, con un apporto decisivo per la bocciatura della proposta».

Mentre il vicepresidente del Senato “Gian Marco Centinaio”, responsabile del “dipartimento Agricoltura della Lega”, manda un avvertimento alla Rai, che ieri sera aveva tentato di stoppare la partecipazione degli agricoltori a Sanremo:

«È giusto ascoltare le proteste del mondo agricolo contro le scellerate direttive di questa Unione europea.

Farebbe bene “Amadeus “a ospitare sul palco del Festival le giuste rivendicazioni degli agricoltori».

 

 

 

NESSUNA CESSIONE DI SOVRANITÀ. E SULLA PROPRIETÀ INTELLETTUALE DELLE TECNOLOGIE SALVAVITA: “UNA MINACCIA DEL DIRITTO ALLA SALUTE”.

ECCO COSA DICE LA BOZZA OMS SULLE POSSIBILI NUOVE PANDEMIE.

Aogoi.it – Giovanni Rodriquez – (31-3-2023) – ci dice:

 

31 marzo 2023 - “Gli Stati hanno il diritto sovrano di determinare e gestire il loro approccio alla salute pubblica, in particolare la prevenzione delle pandemie, la preparazione, la risposta e il recupero dei sistemi sanitari in base alle proprie politiche e alla propria legislazione, a condizione che non causino danni ad altri Stati e ai loro popoli”.

 Questo quanto prevede l’ultima bozza del testo ancora in lavorazione in tema di sovranità.

E sulla proprietà intellettuale di tecnologie mediche salvavita:

“L’effetto sui prezzi limita le opzioni di accesso e impedisce produzione e forniture locali indipendenti”.

(LA BOZZA)

Il nuovo trattato pandemico dell’Oms comporterebbe cessioni di sovranità da parte dei Paesi aderenti, profilando un governo sanitario mondiale.

 Questo l’allarme rilanciato ormai da diversi mesi da quei canali informativi che si sono contraddistinti negli ultimi mesi per aver riportato diverse” fake news” su Covid e vaccini.

 Una propaganda talmente martellante da aver costretto la settimana scorsa lo stesso direttore generale Oms, “Tedros Adhanom Ghebreyesus”, ad intervenire contro la dilagante “disinformazione sui social media e nei media mainstream”.

A questo punto la prima domanda da porsi è:

“Di cosa stiamo parlando”?

Dalla seconda metà del 2022 gli Stati membri dell’Oms hanno avviato negoziati su un progetto di accordo globale sulla prevenzione, la preparazione e la risposta per proteggere i Paesi da possibili future emergenze pandemiche.

Quindi c’è innanzitutto da dire che nessuna decisione è stata presa. L’organo intergovernativo di negoziazione (INB), che sta elaborando e negoziando l’auspicato accordo dell’Oms, dovrebbe riunirsi di nuovo all’inizio del mese prossimo, al fine di produrre una prima ‘bozza zero’.

Appurato l’iter del provvedimento, proviamo ora a vedere il contenuto dell’ultimo testo base disponibile.

Questo risale allo scorso febbraio e possiamo fin da subito anticiparvi un punto chiave:

 no, non viene prevista nessuna cessione di sovranità all’Oms.

Appurato questo, passiamo ora all’esame del contenuto del testo.

In tema di sovranità qui viene in prima istanza riaffermato proprio il “principio della sovranità degli Stati nell’affrontare le questioni di salute pubblica, in particolare la prevenzione, la preparazione, la risposta e il ripristino dei sistemi sanitari in caso di pandemia”.

La parte contestata riguarda il semplice riconoscimento di un “ruolo centrale dell’Oms, in quanto autorità di direzione e coordinamento del lavoro sanitario internazionale, nella prevenzione delle pandemie, nella preparazione, nella risposta e nel recupero dei sistemi sanitari, nella convocazione e nella generazione di prove scientifiche e, più in generale, nella promozione della cooperazione multilaterale nella governance della salute globale”.

Un po’ poco per parlare di una cessione di sovranità.

Se ciò non bastasse, basta scorrere in avanti il documento fino ad arrivare al capitolo dedicato ai “Principi e diritti”.

Il punto 3 è dedicato proprio alla sovranità dei singoli Stati e si spiega:

“Gli Stati, in conformità con la Carta delle Nazioni Unite e con i principi del diritto internazionale, hanno il diritto sovrano di determinare e gestire il loro approccio alla salute pubblica, in particolare la prevenzione delle pandemie, la preparazione, la risposta e il recupero dei sistemi sanitari in base alle proprie politiche e alla propria legislazione, a condizione che le attività che rientrano nella loro giurisdizione o nel loro controllo non causino danni ad altri Stati e ai loro popoli. La sovranità comprende anche i diritti degli Stati sulle loro risorse biologiche”.

A questo punto il paventato ‘governo mondiale della sanità’ che svuoterebbe i singoli Stati di ogni competenza della materia potremmo ufficialmente bollarlo come l’ennesima “fake news “fatta circolare al fine di screditare gli organismi internazionali.

L’obiettivo del documento, si spiega, è quello di “prevenire le pandemie, salvare vite umane, ridurre il carico delle malattie, rafforzare in modo proattivo le capacità mondiali di prevenzione, preparazione e risposta alle pandemie e il risanamento dei sistemi sanitari da esse.

Si punta quindi a ridurre “in modo sostanziale il rischio di pandemie, aumentando le capacità di preparazione e risposta ad esse, realizzando progressivamente una copertura sanitaria universale e assicurando una risposta alle pandemie coordinata, collaborativa e basata su prove di efficacia e un recupero resiliente dei sistemi sanitari a livello comunitario, nazionale, regionale e globale”.

 

L’esperienza Covid ci ha insegnato il valore della trasparenza e condivisione dei dati.

Una lezione che viene qui ripresa quando, in tema di trasparenza, si ricorda come l’efficacia della prevenzione, della preparazione e della risposta alle pandemie dipende “dalla condivisione, dall’accesso e dalla divulgazione trasparente, aperta e tempestiva di informazioni, dati e altri elementi rilevanti che possono venire alla luce (compresi i campioni biologici, i dati delle sequenze genomiche e i risultati delle sperimentazioni cliniche), per la valutazione del rischio e le misure di controllo, nonché per lo sviluppo di prodotti e servizi legati alle pandemie, in particolare attraverso un approccio che coinvolga l’intero governo e l’intera società, basato e guidato dalle migliori evidenze scientifiche disponibili, nel rispetto delle norme, dei regolamenti e delle leggi nazionali, regionali e internazionali sulla privacy e sulla protezione dei dati”.

Altro nodo affrontato negli ultimi anni è quello riguardante i diritti di proprietà intellettuale con la scoperta dei primi vaccini contro il Covid.

Nel testo l’Oms da una parte riconosce che “la protezione dei diritti di proprietà intellettuale è importante per lo sviluppo di nuovi farmaci”, mentre dall’altra si riconoscono anche “le preoccupazioni per l’effetto negativo sui prezzi e sulla produzione, l’accesso tempestivo ed equo e la distribuzione di vaccini, trattamenti, diagnostici e tecnologie sanitarie e know-how”.

Vengono inoltre sottolineate le “preoccupazioni per il fatto che la proprietà intellettuale sulle tecnologie mediche salvavita continua a rappresentare una minaccia e un ostacolo alla piena realizzazione del diritto alla salute e al progresso scientifico per tutti, in particolare l’effetto sui prezzi, che limita le opzioni di accesso e impedisce la produzione e le forniture locali indipendenti, e notando i difetti strutturali degli accordi istituzionali e operativi nella risposta globale alla pandemia Covid, e la necessità di stabilire un futuro meccanismo di prevenzione, preparazione e risposta alle pandemie che non sia basato su un modello di carità”.

 

Riaffermando “le flessibilità e le salvaguardie contenute nell’Accordo Trips e la loro importanza per eliminare gli ostacoli alla produzione e all’accesso ai prodotti legati alle pandemie, nonché alle catene di approvvigionamento sostenibili per la loro equa distribuzione”, si riconosce al contempo la necessità di “meccanismi sostenibili per sostenere il trasferimento di tecnologia e know-how a supporto degli stessi”.

 

Riconoscendo poi le carenze della preparazione e della risposta alla pandemia Covid, si concorda sulla necessità di una catena di approvvigionamento e di una rete logistica globale adeguata, equa, trasparente, agile, efficace e diversificata per la prevenzione, la preparazione, la risposta e il recupero a seguito di pandemie. A tal fine si propone di istituire una Rete globale dell’Oms per la catena di approvvigionamento e la logistica in caso di pandemia.

 

L’accesso iniquo ai prodotti legati alle pandemie (compresi, ma non solo, vaccini, terapie e strumenti diagnostici) dovrebbe essere affrontato aumentando la capacità di produzione e distribuendo in modo più equo. Si prevede quindi l’accesso da parte dell’Oms del 20% della produzione di prodotti legati al contrasto della pandemia, tra cui strumenti diagnostici, vaccini, dispositivi di protezione individuale e terapeutici, “per consentire un’equa distribuzione, in particolare ai Paesi in via di sviluppo, in base al rischio e alla necessità di salute pubblica e ai piani nazionali che identificano le popolazioni prioritarie”.

 

Viene inoltre richiesto un rafforzamento normativo per far sì che, in caso di pandemia, venga accelerato il processo di approvazione e autorizzazione dei prodotti per uso di emergenza in modo tempestivo.

E ancora, sempre in tema di trasparenza, si richiede di rendere note “le informazioni sui finanziamenti pubblici per la ricerca e lo sviluppo di potenziali prodotti connessi alla pandemia e le disposizioni per migliorare la disponibilità e l’accessibilità dei lavori risultanti, comprese le pubblicazioni liberamente disponibili e accessibili al pubblico e la rendicontazione pubblica dei relativi brevetti;

rendere obbligatorio per i produttori che ricevono finanziamenti pubblici per la produzione di prodotti connessi alla pandemia la divulgazione dei prezzi e delle condizioni contrattuali per gli appalti pubblici in tempi di pandemia, tenendo conto dell’entità dei finanziamenti pubblici ricevuti;

incoraggiare i produttori che ricevono altri fondi, esterni al produttore, per la produzione di prodotti connessi alla pandemia a rendere noti i prezzi e le condizioni contrattuali per gli appalti pubblici in tempi di pandemia”.

Quanto al personale sanitario e assistenziale, si spiega che questo deve essere “formato, competente e preparato, a tutti i livelli, a sostenere le capacità di prevenzione, preparazione e risposta alle pandemie, mantenendo i servizi sanitari essenziali”.

Per far questo, pur nel rispetto della legislazione nazionale, si richiede di:

a) rafforzare la formazione, l’impiego, la retribuzione, la distribuzione e il mantenimento in servizio del personale sanitario e di assistenza, compresi gli operatori sanitari di comunità e i volontari;

b) affrontare le disparità e le disuguaglianze di genere all’interno del personale sanitario e assistenziale, per garantire una rappresentanza, un impegno, una partecipazione e un’emancipazione significativi di tutti gli operatori sanitari e assistenziali, affrontando al contempo la discriminazione, lo stigma e la disuguaglianza ed eliminando i pregiudizi, tra cui la disparità di retribuzione, e rilevando che le donne spesso incontrano ancora ostacoli significativi nell’assumere ruoli di leadership e decisionali.

Si propone infine l’istituzione di un organo direttivo al fine di promuovere l’effettiva attuazione del nuovo piano di preparazione pandemico.

Questo rappresenterà un primo ramo governativo, la “Conferenza delle parti”, formata da rappresentanti degli Stati e degli altri aderenti, e sarà “l’unico organo decisionale”;

si prevede poi un secondo ramo amministrativo.

(Giovanni Rodriquez)

 

 

 

 

I Paesi dovranno cedere la loro sovranità all’Oms in caso di nuove pandemie?

“Ghebreyesus”: “Questo è semplicemente falso. Basta “fake news” su social e media”.

Quotidianosanita.it – (24 – 3 – 2024) – Guido Rasi – Redazione – ci dice:

Il direttore generale dell'Oms è intervenuto per fare il punto sulle notizie dilaganti on line nelle ultime settimane che raccontavano di come l'amministrazione Biden negli Stati Uniti stesse negoziando un accordo per consentire all'Oms di "controllare" le leggi di emergenza nel caso di un'altra pandemia.

 Nessun paese cederà alcuna sovranità all'Oms", ha sottolineato il “Ghebreyesus”.

 È vero che si sta lavorando ad un accordo per proteggere i Paesi da possibili future emergenze pandemiche, ma al momento non è stata approvata neanche una bozza.

24 MAR 2024.

 "Basta fake news".

Questo il monito del direttore generale dell'Oms, “Tedros Adhanom Ghebreyesus”, che giovedì si è scagliato contro la "disinformazione sui social media e nei media mainstream".

L'oggetto del contendere riguarda un presunto “nuovo accordo globale sulle pandemie”, in realtà ad oggi ancora in fase di negoziazione, che secondo quanto riportato da diversi media e commentatori consentirebbe all'”Organizzazione mondiale della sanità ”(OMS) di ignorare la sovranità nazionale in caso di future emergenze.

Il direttore generale dell'Oms è stato in un certo senso costretto ad intervenire per riportare il tema su corretti binari a seguito delle diverse notizie dilaganti on line nelle ultime settimane che raccontavano di come l'amministrazione Biden negli Stati Uniti stesse negoziando un accordo per consentire all'Oms di "controllare" le leggi di emergenza nel caso di un'altra pandemia simile a quella già vissuta in questi anni con il Covid.

 "Nessun paese cederà alcuna sovranità all'Oms", ha sottolineato il “Ghebreyesus”.

 

In realtà, all'inizio di questo mese, gli Stati membri dell'Oms hanno avviato negoziati su un progetto di accordo globale sulla prevenzione, la preparazione e la risposta alle pandemie, lavorando ad una "bozza zero" concordata e ideata per proteggere i Paesi da possibili future emergenze pandemiche.

L'organo intergovernativo di negoziazione (INB), che sta elaborando e negoziando l'auspicato accordo dell'Oms, dovrebbe riunirsi di nuovo all'inizio del mese prossimo, al fine di produrre una prima bozza.

La co-presidente dell'”INB, Precious Matsoso” del “Sud Africa”, ha dichiarato alla riunione di marzo, che l'incontro è stato "un passo fondamentale per garantire che non ripetiamo gli errori vissuti con il Covid, anche nella condivisione di vaccini salvavita, oltre che nella fornitura di informazioni e nello sviluppo delle capacità di risposta locali".

(Guido Rasi.)

 

 

 

 

La Commissione UE e l'OMS hanno lanciato

una nuova iniziativa per rafforzare

la sicurezza sanitaria globale.

Regionetoscana.it – (26-6-2023) – Redazione – ci dice:

 

La Commissione europea e l'Organizzazione mondiale della sanità (OMS) hanno annunciato l'avvio di uno storico partenariato per la sanità digitale.

Nel giugno 2023 l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) adotterà il sistema di certificazione COVID-19 digitale dell'Unione europea (UE) per istituire un sistema globale che contribuirà ad agevolare la mobilità a livello mondiale e a proteggere la popolazione dalle minacce sanitarie attuali e future.

 Si tratta del primo elemento costitutivo della rete globale di certificazione sanitaria digitale dell'OMS, che svilupperà un'ampia gamma di prodotti digitali per garantire a tutti una migliore salute.

L'iniziativa, basata sulla strategia globale dell'UE in materia di salute e sulla strategia globale degli Stati membri dell'OMS in materia di sanità digitale, fa seguito all'accordo del 2 dicembre 2022 firmato dalla Commissario europeo per la salute e dal direttore generale dell'OMS, volto a consolidare la cooperazione strategica sulle questioni sanitarie globali.

 In questo modo si rafforza ulteriormente un solido sistema multilaterale imperniato sull'OMS, alimentato da una forte UE.

Il partenariato prevederà una stretta collaborazione nello sviluppo, nella gestione e nell'implementazione del sistema dell'OMS, beneficiando dell'ampia competenza tecnica della Commissione europea nel settore.

Un primo passo consiste nel garantire che gli attuali certificati digitali dell'UE continuino a funzionare efficacemente.

Un sistema dell'OMS globale che si basa sul lavoro compiuto dall'UE.

Uno degli elementi chiave dell'attività dell'Unione europea nella lotta alla pandemia da COVID-19 è stato il certificato COVID digitale.

 Per agevolare la libera circolazione al suo interno, l'UE ha rapidamente realizzato certificati COVID-19 interoperabili (denominati "certificati COVID digitali dell'UE" o "EU DCC").

Sulla base di tecnologie e standard open source, i certificati consentivano anche il collegamento di paesi terzi che rilasciano certificati conformi alle specifiche EU DCC, e si sono convertiti nella soluzione più utilizzata in tutto il mondo.

Dall'inizio della pandemia l'OMS ha avviato un dialogo con tutte le sue regioni per definire linee guide generali per tali certificati. Per contribuire a rafforzare la preparazione sanitaria globale di fronte all'aumento delle minacce sanitarie, l'OMS sta istituendo una rete globale di certificazione sanitaria digitale fondata sulle solide basi del quadro, dei principi e delle tecnologie aperte dell'EU DCC.

 Grazie a questa collaborazione l'OMS agevolerà questo processo a livello globale nell'ambito della propria struttura con l'obiettivo di consentire al mondo di beneficiare della convergenza dei certificati digitali.

Il processo comprende la definizione di norme e la convalida delle firme digitali per prevenire le frodi.

In tale contesto l'OMS non avrà accesso ai dati personali, che continuerebbero a essere di esclusiva competenza dei governi.

Il primo elemento costitutivo del sistema globale dell'OMS sarà operativo nel giugno 2023 e dovrebbe essere progressivamente sviluppato nei prossimi mesi.

Un partenariato digitale a lungo termine per garantire a tutti una migliore salute.

(In un “campo di concentramento mondiale per solo fessi” che nel mondo attuale abbondano! N.D.R.)

Per facilitare l'adozione dell'EU DCC da parte dell'OMS e contribuire al suo funzionamento e ulteriore sviluppo, la Commissione europea e l'OMS hanno convenuto di formare un partenariato nel settore della sanità digitale.

Questo partenariato si adopererà per sviluppare il sistema dell'OMS a livello tecnico con un approccio graduale per coprire ulteriori casi d'uso che potrebbero includere, ad esempio, la digitalizzazione del certificato internazionale di vaccinazione o profilassi.

Ampliare tali soluzioni digitali sarà essenziale per garantire una migliore salute alla popolazione di tutto il mondo.

Questa cooperazione si basa sui valori e i principi condivisi della trasparenza e dell'apertura, dell'inclusività, della responsabilità, della protezione dei dati e della privacy, della sicurezza, della scalabilità a livello globale e dell'equità.

La Commissione europea e l'OMS collaboreranno per incoraggiare la massima diffusione e partecipazione a livello globale.

Particolare attenzione sarà prestata alle pari opportunità di partecipazione dei soggetti più bisognosi, ossia i paesi a basso e medio reddito.

 

 

 

Holzeisen, 'Italia cede una parte

della sua sovranità all'Oms'.

Ansa.it – Redazione Ansa – Regione Trentino AA/S – (30 agosto 2023) – ci dice:

Holzeisen è Avvocata “no vax”. Ed è la capolista di Vita in Provincia di Bolzano.

 

"Il prossimo maggio l'Italia cederà una parte sostanziale della propria sovranità all'”Organizzazione Mondiale della Sanità” (OMS).

Entrerà infatti in vigore un obbligo di censura per tutto ciò che non corrisponde all'unica verità dell'Oms.

(L’OMS è l’organizzazione più corrotta che esiste al mondo! N.D.R).

A questo punto la” democrazia sarà di fatto abolita"

a livello mondiale.

(Viene creata – di fatto - la dittatura sanitaria mondiale dell’OMS! N.D.R.)   

Lo ha detto Renate Holzeisen, avvocato capolista della lista Vita alle elezioni provinciali del 22 ottobre.

 L'avvocata, durante la pandemia, è stata portavoce e legale del movimento” no vax” altoatesino.

    "La nostra lista non è solo composta da critici nei confronti delle vaccinazioni", ha precisato, "il filo rosso del nostro programma è la tutela dei diritti umani e dell'autonomia".

“ Vita “si presenta alle elezioni con 16 candidati,

"tra cui tre medici, due psicologi, un altro avvocato, oltre a operatori culturali, insegnanti, autisti di autobus e sindacalisti".

Si presenta alle provinciali anche “Hannes Kühebacher”.

 L'albergatore di San Candido ha suscitato polemiche durante la pandemia con le sue azioni “no mask”.

  

 

 

Sanità digitale, accordo storico

Ue-Oms per certificazione globale.

Corrieredigitale.it – (05 Giu. 2023) – Redazione – Veronica Balocco -ci dice:

L’Organizzazione mondiale (OMS) della sanità adotta il “sistema Covid-19 dell’Unione europea” per istituire una piattaforma che contribuirà a facilitare la mobilità e a proteggere i cittadini di tutto il mondo dalle minacce presenti e future.

Si tratta del primo tassello della rete che punta allo sviluppo di un’ampia gamma di prodotti e soluzioni.

Storico accordo fra la Commissione europea e l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms):

 le due parti hanno infatti annunciato l’avvio di una collaborazione per estendere l’uso del certificato digitale Covid, comunemente detto “green pass”, per l’uso globale, estendendone l’applicazione anche verso altre patologie e possibili pandemie future.

Si tratta del primo tassello della “Rete globale di certificazione digitale della salute” (Gdhcn) dell’Oms, che svilupperà un’ampia gamma di prodotti digitali per garantire una salute migliore per tutti.

“Nel corso di giugno, l’Oms adotterà il “sistema di certificazione digitale Covid dell’Ue” per creare un “sistema globale mondiale che contribuirà a facilitare la mobilità mondiale e a proteggere i cittadini di tutto il mondo dalle minacce alla salute attuali e future“, si legge in una nota stampa della “Commissione Ue”.

(La commissione UE e l’Oms, di fatto, sono organizzazioni burocratiche corrotte! N.D.R.)

Basata sulla strategia dell’Ue per la salute globale e sulla strategia globale degli Stati membri dell’Oms per la salute digitale, l’iniziativa fa seguito all’accordo firmato il 2 dicembre scorso dalla commissaria europea per la Salute,” Stella Kyriakides” e dal direttore generale dell’Oms “Tedros Adhanom Ghebreyesus”, per rafforzare la cooperazione strategica sulle “questioni di salute globale”.

Primo step: garantire la funzionalità dei certificati.

Uno strumento utile anche per altre possibili pandemie o malattie.

Focus sulle firme digitali per prevenire le frodi.

Primo step: garantire la funzionalità dei certificati.

Il partenariato prevede una stretta collaborazione nello sviluppo, nella gestione e nell’attuazione del sistema dell’Oms beneficiando dell’ampia esperienza tecnica della Commissione europea nel settore.

Un primo passo è quello di garantire che gli attuali certificati digitali dell’Ue continuino a funzionare efficacemente.

 

Uno degli elementi chiave nel lavoro dell’Unione europea contro la pandemia di Covid-19 è stato il” certificato Covid digitale”.

Per facilitare la libera circolazione all’interno dei suoi confini, l’Ue ha rapidamente istituito certificati Covid-19 interoperabili (denominati “Certificato Covid digitale Ue” o “Dcc Ue”).

Basato su tecnologie e standard open-source ha consentito anche la connessione di paesi extra Ue che rilasciano certificati secondo le specifiche” Eu Dcc”, diventando la soluzione più utilizzata in tutto il mondo.

Uno strumento utile anche per altre possibili pandemie o malattie.

Dall’inizio della pandemia, l’Oms si è impegnata con tutte le regioni dell’Oms per definire le linee guida generali per tali certificati.

 “Per contribuire a rafforzare la preparazione sanitaria globale di fronte alle crescenti minacce per la salute, l’Oms sta istituendo una rete globale di certificazione della salute digitale che si basa sulle solide fondamenta, sui principi e sulle tecnologie” sviluppate nella collaborazione per il riconoscimento e l’istituzione del cosiddetto” green pass”, si legge ancora nella nota.

Con questa collaborazione, l’Oms mira a facilitare l’estensione e l’uso del certificato digitale, sotto la propria struttura, con l’obiettivo di consentire al mondo di beneficiare dello strumento anche nella prevenzione e il controllo di altre possibili pandemie o di altre malattie.

 

Focus sulle firme digitali per prevenire le frodi.

Ciò include la definizione di standard e la convalida delle firme digitali per prevenire le frodi.

“In questo modo, l’Oms non avrà accesso ai dati personali sottostanti, che continueranno ad essere di dominio esclusivo dei governi”, precisa la nota stampa.

La partnership fra Ue e Oms si concentrerà nello sviluppo tecnico del sistema dell’Organizzazione mondiale della sanità, con un approccio graduale, per coprire casi d’uso aggiuntivi che potrebbero includere, ad esempio, la digitalizzazione del Certificato internazionale di vaccinazione o profilassi.

 “La cooperazione si basa su valori e principi condivisi di trasparenza e apertura, inclusione, responsabilità, protezione dei dati e privacy, sicurezza, scalabilità a livello globale ed equità”, continua la nota della Commissione.

Il primo elemento costitutivo del sistema globale dell’Oms diventa operativo nel giugno 2023 e mira a essere sviluppato progressivamente nei prossimi mesi.

 

 

 

Decolla in Europa il “Progresso Esclusivo”

Attraverso Licenziamenti e Disoccupazione.

Conoscenzealconfine.it – (11 Febbraio 2024) - Ruggiero Capone – ci dice:

 

Stiamo assistendo alla sostituzione del fattore umano di produzione con robot di ultima generazione.

L’”Ifo Institute” (Leibniz Institute for Economic Research at the University of Munich) svolge dal 1948 attività di ricerca ed analisi su questioni legate al lavoro, all’economia, alla politica economica nazionale e soprattutto a quella europea.

 Il quotidiano “MilanoFinanza” ha sempre definito l’”Ifo” il barometro della ricchezza tedesca, perché anticipa cosa succederà nel mondo del lavoro europeo.

Da un paio di mesi agenzie e quotidiani ci raccontano d’una sorta di crisi economica tedesca, ma l’uomo di strada non comprende come possa riflettersi sulle altre economie dell’Ue.

L’indagine” Ifo” non parla di vera e propria crisi tedesca, piuttosto di forte propensione al licenziamento del personale umano, soprattutto dell’opportunità offerta dalla tecnologia affinché i dipendenti vengano avvicendati con umanoidi, con robot ed intelligenza artificiale in genere.

“Klaus Wohlrabe” (responsabile sondaggi “Ifo”) ammette a “MilanoFinanza”:

“Le aziende sono piuttosto riluttanti ad assumere nuovo personale.

Una prima tornata di licenziamenti sta diventando sempre più probabile”.

Ovviamente c’è tanta cautela nel raccontare tutti i motivi della crisi Ue iniziata in Germania.

Ma è sbagliato chiamarla crisi, piuttosto sostituzione del fattore umano di produzione:

infatti a decidere di licenziare, soprattutto quando il fatturato aumenta, sono le imprese che hanno pianificato nello scorso biennio di sostituire il fattore di produzione umano con robot di ultima generazione.

Viene infranto il contratto con l’uomo per siglarne uno con l’”AI”, ovvero con i colossi multinazionali cibernetici.

 Ad agevolare queste scelte stanno provvedendo aiuti bancari e leggi che consentono la fuoriuscita di umani e l’assunzione di umanoidi:

 è anche la cultura del nostro tempo.

Infatti da metà ‘800 fino a pochi anni fa sussisteva una sorta di venerazione studentesca della classe operaia e contadina, mentre oggi i figli delle classi medie e medio-alte che frequentano università e master sono per la maggior parte contrari al lavoro umano, considerando ormai inutile e superato l’impiego della cosiddetta manodopera.

torna alla memoria il ’68, e va storicizzato il fenomeno che vedeva studenti ed operai unirsi nella lotta per i diritti dei lavoratori.

 Uno studente universitario di oggi non scenderebbe mai in strada a fianco di operai, contadini, braccianti ed artigiani, perché considera queste categorie del lavoro ormai scientificamente superate:

 anzi le considera nocive al Pianeta ed al clima.

Perché gli studenti hanno fatto proprio lo slogan che vede nel fattore antropico, nel lavoro umano, il primo fattore d’inquinamento della Terra.

Ecco perché gli studenti tedeschi plaudono alla sostituzione degli umani con i robot nei cicli produttivi.

Una vera e propria guerra e sfida generazionale.

 Così i giovani fortunati benestanti e studenti manifestano un disprezzo aristocratico verso il lavoro, inteso come” poíesis” (come “fare”), che ci riporta a prima del “contratto sociale” (a prima del ‘700), anzi al disprezzo classico del lavoro manuale.

Ed è proprio il tedesco “Friedrich Nietzsche” che, nella difesa dei valori pagano-aristocratici contro quelli cristiano-democratici, ispeziona la scaturigine del pensiero classico:

 lo fa nel suo tempo, per comprendere il fardello ideologico caricato sul concetto di lavoro, ovvero l’enfasi d’ideologia socialista che capovolgeva la scala valoriale aristocratica.

 Così il filosofo dell’Alta Sassonia si convinceva che “una civiltà superiore può sorgere solo là dove ci sono due distinte caste della società: quella di coloro che lavorano (Arbeitenden) e quella di coloro che oziano (Müssigen), capaci del vero ozio, o con espressione più forte – spiegava “Nietzsche” – la casta del lavoro forzato (Zwangs-Arbeif) e la casta del lavoro libero (Frei-Arbeif)…

Così ci parla la voce morente dei tempi antichi – s’interrogava il filosofo – ma dove ci sono ancora orecchie per sentirla?”.

Oggi il suo monito avrebbe non pochi seguaci.

Il filosofo tedesco parla così dopo aver approfondito il senso aristocratico nell’”Etica Nicomachea “di “Aristotele”:

 il filosofo greco poneva come condizione d’elevazione alla vita contemplativa (bios theoretikos) la disponibilità di risorse materiali;

e perché la felicità del filosofare è di chi si è elevato dal non praticare una vita da operaio o commerciante, “ovvero vite ignobili e contrarie alle virtù che dovrebbero albergare in chi si candida alla vita pubblica” (chiariva nella “Politica”).

Ecco che “Aristotele” mette in guardia i cittadini dal conflitto d’interessi che alberga in chi lavora manualmente (operai, contadini, artigiani), considerando degni della politica solo coloro che per nascita e censo si possono considerare liberi da impegni e non abbrutiti nel lavoro quotidiano: un po’ come “Gualtieri” e la “Schlein”.

Si narra che, finita la Seconda guerra mondiale, “Federico Fellini” giovane squattrinato dalla “visione aristocratica” avesse spernacchiato un gruppo d’operai intenti a riparare la strada per il “Valico della Siligata” (nei pressi di Firenzuola): “lavoratoriiii! PPPrrrrr! Prrrr!”, roboante pernacchia accompagnata da risata degli amici di bisbocce.

 Il regista poi immortalerà la scena, facendola interpretare ad “Alberto Sordi” ne “I Vitelloni”.

La critica cinematografica dell’epoca si divideva, alcuni non si fecero scrupoli ad etichettare la trovata dei “vitelloni” come goliardia di destra.

Ma i tempi cambiano, oggi è la sinistra della “povertà sostenibile” e della tecnologia che non inquina a spernacchiare i lavoratori poiché rei d’inquinare.

 Una sonora pernacchia al lavoro umano la sta facendo la tecnologia, il capitalismo alla” Bill Gates”, il “pensiero di Davos” …

Nessuno osa criticare, anzi qualcuno del “Pd” (o “Dem. Usa”) vede in questo cambiamento delle parti una sorta di progresso, forse un ritorno all’aristocratico, al classico, alla tragica esclusione dal partecipare alla vita civile.

(Ruggiero Capone)

(lapekoranera.it/2024/02/02/decolla-in-europa-il-progresso-esclusivo-attraverso-licenziamenti-e-disoccupazione/)

 

 

 

 

TERRORE SANITARIO.

Attenti all’Oms: vuole

il potere di imporre lockdown.

Nicolaporro.it – (2 Dicembre 2023) – Paolo Becchi – ci dice:

 

L’assemblea dell’Organizzazione mondiale della sanità discuterà alcuni emendamenti.

A rischio la sovranità sanitaria.

Il 27 maggio, in occasione dell’annuale Assemblea dell’Oms, sono stati proposti degli emendamenti ad alcuni Regolamenti che renderebbero, se accettati, vincolanti – per gli Stati che aderiscono a tale organizzazione – quelle che sino ad ora erano mere raccomandazioni.

Di questo si discuterà dal 4 al 6 dicembre nella riunione dell’”Organismo Intergovernativo di Negoziazione” per vedere se esiste un consenso su questi emendamenti.

Cosa prevedono in sostanza?

In caso di minaccia di pandemia, ad esempio, gli Stati saranno obbligati a seguire le direttive dell’Oms.

In pratica la cessione della sovranità sanitaria (perché di questo in fondo si tratta) comporterà l’attribuzione all’Oms dei pieni poteri sulla nostra salute, sulla nostra vita.

In caso di pandemia o di epidemia, definite come tali dalla medesima organizzazione, sarà possibile per l’Oms decidere restrizioni tipo lockdown, vaccinazioni obbligatorie, uso di tamponi e mascherine e altro ancora.

 Alla luce di quello che abbiamo già subito nella gestione della recente pandemia, proprio a causa di decisioni prese anzitutto dalla Oms, e degli allarmi più recenti (poi rientrati) su un ipotetico nuovo morbo, la “malattia x” che sarebbe molto più letale del SARS-CoV-2, credo che sarebbe un grave errore cedere all’Oms la sovranità sui nostri corpi.

Abbiamo già perso la sovranità monetaria e i risultati con l’introduzione della moneta comune sono evidenti.

 Con l’euro siamo diventati più indebitati e più poveri.

Ma in quel caso il nostro sacrificio era perlomeno a favore di una entità politica, pubblica: l’Unione Europea, vale a dire un insieme di Stati che hanno accettato determinati vincoli connessi a Trattati.

Quando parliamo di Oms di che cosa parliamo?

 Parliamo di un’organizzazione finanziata dagli Stati che ad essa aderiscono, e noi siamo tra questi al settimo posto tra i contributori per quota.

Gli Stati, tuttavia, contribuiscono solo al 14% circa del totale del budget. La maggior parte dei fondi, circa il 64% arriva da donazioni volontarie e tra i più grandi donatori vi è la” Bill and Melinda Gates Foundation”, con oltre 500 milioni di dollari.

Gli Stati Uniti, il maggior finanziatore pubblico, contribuiscono con meno della metà.

 Ovviamente l’Oms nei suoi specifici programmi sanitari è vincolato agli interessi dei finanziatori.

Insomma, in questo caso la nostra sovranità sanitaria viene ceduta ad una “Fondazione privata£ come quella di “Bill Gates” e magari ad altre a questa connessa, che potrebbero avere come scopo principale quello di vendere vaccini.

L’Oms ci aveva già provato nel giugno del 2009, con la cosiddetta “influenza suina” (poi rivelatasi una banale influenza) e fu in effetti un anno memorabile per i produttori di vaccini.

Potete immagine i profitti con il nuovo vaccino contro la Covid-19 che prevede un numero indefinito di richiami.

Cedere la sovranità sanitaria all’Oms significa diventare cavie delle aziende produttrici di vaccini.

 È questo che vogliamo?

Credo che sarebbe il caso non solo di rifiutare la cessione di sovranità, ma di prendere al balzo l’occasione e uscire da una organizzazione che ormai ha perso il suo scopo originario per diventare strumento di fondazioni private globaliste.

(Paolo Becchi)

 

 

 

Emendamenti al RIS 2005 dell’

Organizzazione Mondiale

della Sanità: Analisi e Riflessioni.

 

Medium.com – Redazione – (18 novembre 2023) – Info la ruota della vita – ci dice:

I negazionisti terrapiattisti del Covid hanno avanzato una teoria piuttosto controversa riguardo all’”Organizzazione Mondiale della Sanità” (OMS), sostenendo che quest’ultima miri a trasformarsi in una sorta di governo autocratico globale.

Questa ipotetica trasformazione comporterebbe la rimozione della sovranità nazionale e la sostituzione con un sistema sanitario totalitario.

 A giudicare dalla scarsa copertura mediatica su questo argomento da parte dei media mainstream, alcuni osservatori razionali potrebbero facilmente scartare tali affermazioni come una semplice “teoria del complotto” diffusa da una minoranza di scettici disillusi.

Tuttavia, l’idea di un’istituzione che imponga regole autoritarie a livello mondiale è sicuramente una questione che dovrebbe attirare l’attenzione di tutti.

Per valutare in modo equilibrato la validità di queste argomentazioni, potremmo esaminare in maniera approfondita le azioni e le politiche adottate dall’”Organizzazione Mondiale della Sanità”.

Una maggiore trasparenza da parte dell’organizzazione rispetto alle sue attività sarebbe senz’altro auspicabile.

In questo modo, si potrebbe giungere a una chiara comprensione di questi emendamenti e capire se si tratta di una preoccupante isteria collettiva o se esista un reale tentativo di ridefinire i diritti sovrani e le relazioni internazionali in ambito sanitario.

Per farlo, non sarebbe complicato leggere attentamente il documento in questione e contestualizzare gli emendamenti proposti.

 In fondo, un’analisi obiettiva delle intenzioni dell’”Organizzazione Mondiale della Sanità” potrebbe contribuire a fugare dubbi e sospetti, portando magari a una maggiore fiducia nell’operato dell’organizzazione stessa.

Dunque, un approccio razionale e approfondito ci aiuterebbe a districarci tra le varie prospettive e a valutare in modo più informato e ponderato questa delicata situazione.

 

Il mutamento di ruolo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OM).

Andiamo a esplorare il passato e il presente dell’”Organizzazione Mondiale della Sanità” per comprendere appieno i cambiamenti che hanno caratterizzato la sua evoluzione nel corso del tempo.

Alla sua nascita, poco dopo la seconda guerra mondiale, l’”Organizzazione Mondiale della Sanità “era concepita come l’”articolazione sanitaria delle Nazioni Unite”, con l’obiettivo di promuovere la salute globale e il benessere delle popolazioni in tutto il mondo.

Fondata sulla visione che la salute non dovesse limitarsi al solo aspetto fisico, ma comprendere anche il benessere mentale e sociale, la costituzione dell’OMS sottolineava l’importanza di considerare tutti gli individui uguali e portatori di diritti fondamentali inalienabili.

In quegli anni, il mondo stava ancora affrontando le ferite lasciate dal colonialismo e dal fascismo internazionale, e la creazione dell”’Organizzazione Mondiale della Sanità” mirava proprio a smantellare l’idea di un’autorità centralizzata e il concetto di disuguaglianza tra le persone.

Si poneva, quindi, l’accento sulla partecipazione attiva delle popolazioni nella gestione della propria salute.

Col passare degli anni, l’OMS ha subito una profonda evoluzione, soprattutto riguardo al modo in cui viene finanziata.

Se in origine i fondi provenivano principalmente dai paesi membri in base al loro PIL, adesso il modello si è trasformato in un sistema in cui gran parte dei finanziamenti sono destinati a specifici utilizzi, spesso provenienti da fonti private e aziendali.

 Questa transizione ha inevitabilmente influenzato le priorità dell’organizzazione, spingendola verso un approccio più verticale e incentrato su questioni specifiche.

Di conseguenza, si è verificato un adattamento alle esigenze e agli interessi personali di questi finanziatori.

Se desiderate approfondire ulteriormente questo tema, potrete trovare maggiori dettagli in altre fonti;

 comunque, è essenziale comprendere come tali cambiamenti abbiano un ruolo importante nella contestualizzazione dei nuovi emendamenti proposti riguardanti il” Regolamento Sanitario Internazionale” (RSI).

Nell’ambito della sanità internazionale, l’OMS non è l’unica istituzione di rilievo.

Altre organizzazioni, come l’”UNICEF”, che originariamente si concentrava sulla salute e il benessere dei bambini, oltre a fondazioni private e organizzazioni non governative, collaborano da lungo tempo con l’”Organizzazione Mondiale della Sanità”.

Tuttavia, negli ultimi due decenni, abbiamo assistito ad una vera esplosione dell’”industria sanitaria globale”, con molte altre organizzazioni che hanno guadagnato sempre più influenza, soprattutto i cosiddetti “partenariati pubblico-privato” (PPP).

Questi “PPP”, in certi aspetti, possono essere considerati rivali dell’”OMS”, ma in altri sono diventati dei partner preziosi.

Tra i partenariati pubblico-privato più significativi troviamo il “Gavi” — “the Vaccine Alliance”, il quale si focalizza specificamente sui vaccini, e il “CEPI”, un’organizzazione istituita durante una riunione del “World Economic Forum” nel 2017 con l’obiettivo specifico di gestire le pandemie.

Quest’ultima è stata creata grazie alla collaborazione di istituzioni come la “Bill & Melinda Gates Foundation”, la” Wellcome Trust” e il “governo norvegese”.

Tanto il Gavi quanto il CEPI, insieme ad altre organizzazioni come “Unitaid” e “Global Fund”, coinvolgono direttamente interessi aziendali e privati all’interno dei loro consigli di amministrazione.

 Aumentando ulteriormente il coinvolgimento nella salute globale, anche la” Banca Mondiale” e il “G20” hanno assunto un ruolo di primo piano, in particolare per quanto riguarda la preparazione alle pandemie.

Sebbene l’OMS abbia sottolineato che le pandemie si sono verificate solo sporadicamente nel secolo scorso e che hanno causato meno vittime rispetto alle malattie infettive endemiche, è comunque in queste situazioni che si concentra gran parte dell’interesse e del sostegno finanziario da parte di aziende e organizzazioni private.

In sintesi, l’ambito della sanità internazionale è diventato un terreno sempre più competitivo e affollato, con una varietà di attori coinvolti in modi diversi.

L’OMS, pur mantenendo un ruolo centrale, si trova ora a condividere la scena con una moltitudine di organizzazioni, collaborando e, a volte, competendo per affrontare le sfide globali della salute.

L’OMS si presenta principalmente come una burocrazia, piuttosto che come un corpo di esperti.

Nel processo di reclutamento, diversi fattori vengono presi in considerazione, tra cui la competenza tecnica, ma anche l’origine del candidato e altre quote legate all’equità.

L’intento di queste quote è quello di evitare che alcuni paesi acquisiscano un eccessivo potere all’interno dell’organizzazione, garantendo una certa diversità.

 Tuttavia, a causa di questa politica, talvolta si possono fare delle assunzioni che compromettono l’esperienza e la competenza del personale.

Inoltre, il reclutamento è pesantemente influenzato da membri interni dell’OMS e da pressioni personali provenienti da altre sfere lavorative, creando una rete di favoritismi e accordi che riguardano determinati paesi o individui.

Una volta entrati a far parte dell’OMS, la struttura retributiva favorisce in modo significativo coloro che vi rimangono per lunghi periodi, scoraggiando così la rotazione del personale tra diverse posizioni e ruoli.

Per ottenere una pensione completa, un membro dello staff deve lavorare per almeno 15 anni, ma qualsiasi dimissione anticipata comporta la perdita di una parte o dell’intero contributo dell’”Organizzazione Mondiale della Sanità” alla pensione.

Questo, insieme a benefici generosi come sussidi per l’affitto, copertura assicurativa sanitaria e sostegno finanziario per l’istruzione, oltre ai salari esentasse, crea una struttura in cui il mantenimento e la difesa dell’istituzione, e quindi dei propri benefici personali, possono prevalere a lungo termine rispetto all’originale intento altruistico.

In sostanza, l’OMS si trova ad affrontare sfide e criticità nel suo funzionamento interno, il che potrebbe rallentare o addirittura compromettere la realizzazione dei suoi nobili scopi iniziali.

La necessità di bilanciare la giustizia e l’equità con l’efficienza e la competenza richiede un’attenzione costante affinché l’organizzazione possa mantenere il suo ruolo di leader nella promozione della salute globale.

Il processo di elezione dei Direttori Generali (DG) e dei Direttori Regionali (RD), compreso il tuo ruolo attuale, è spesso soggetto a complesse manovre politiche e diplomatiche, il che può rappresentare una sfida per garantire una selezione basata sulla competenza e l’interesse pubblico.

 Attualmente, il DG dell’OMS è “Tedros Adhanom Ghebreyesus”, un politico etiope con un passato complesso che risale alla guerra civile etiope.

Uno degli emendamenti proposti prevede di attribuire a “Tedros” un potere ancora maggiore, permettendogli di prendere decisioni autonome riguardanti il “Regolamento Sanitario Internazionale “(RSI), anche se può consultare un comitato a sua discrezione senza essere vincolato alle sue opinioni.

Di fatto, ciò gli consentirebbe di assumere decisioni indipendenti, come ad esempio la dichiarazione del vaiolo delle scimmie come emergenza sanitaria pubblica di interesse internazionale (PHEIC), a dispetto del parere contrario del suo comitato di emergenza.

Tale dichiarazione è stata presa anche quando si erano registrati solo cinque decessi a livello globale.

Queste proposte sollevano diverse preoccupazioni riguardo alla centralizzazione del potere decisionale, poiché potrebbe portare a una minore considerazione delle opinioni esperte e dei processi di valutazione.

È essenziale garantire che le decisioni riguardanti questioni di rilevanza internazionale, come le emergenze sanitarie, siano prese con una visione equilibrata e basata sulle migliori evidenze scientifiche disponibili, tenendo conto di una vasta gamma di prospettive e opinioni.

Questo approccio plurale è fondamentale per mantenere l’integrità e la credibilità dell’”Organizzazione Mondiale della Sanità” nel perseguire la sua missione di promuovere la salute e il benessere a livello mondiale.

Potenziamento dei Meccanismi di Preparazione alle Pandemie e di Emergenza Sanitaria:

Le Iniziative dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) sta attualmente lavorando su due accordi fondamentali per potenziare il suo ruolo e la sua efficacia durante emergenze sanitarie e le pandemie dichiarate. Questi accordi includono un’espansione della definizione di ‘emergenze sanitarie’, ampliando così i poteri dell’Organizzazione Mondiale della Sanità in tali situazioni.

Il primo accordo riguarda l’attuale “Regolamento Sanitario Internazionale” (RSI), un meccanismo giuridico internazionale esistente da molti decenni, notevolmente riveduto nel 2005 in seguito all’epidemia di SARS del 2003.

Il RSI sarà soggetto a proposte di emendamento per” migliorare” la risposta dell’OMS alle emergenze sanitarie.

Il secondo accordo prevede un nuovo “trattato/ protocollo” con obiettivi simili agli emendamenti del RSI.

Entrambi gli accordi stanno seguendo un iter attraverso comitati dell’”Organizzazione Mondiale della Sanità”, audizioni pubbliche e riunioni di revisione, e saranno sottoposti all’”Assemblea mondiale della sanità” nell’incontro annuale di tutti gli Stati membri dell’OMS.

Questo processo dovrebbe concludersi nel 2023 per gli emendamenti RSI e nel 2024 per il nuovo “trattato/ protocollo”.

In particolare, concentriamo la nostra attenzione sugli emendamenti al RSI, poiché sono in una fase più avanzata.

 Questi emendamenti, essendo modifiche a un trattato esistente, richiederanno solo il 50% dei voti dei paesi per essere approvati (seguiti da processi di ratifica specifici per ogni Stato membro).

Tuttavia, il nuovo “trattato” richiederà il voto favorevole dei due terzi dell’OMS per essere accettato.

È importante notare che il sistema di voto dell’”Organizzazione Mondiale della Sanità è basato sul principio “un paese, un voto”, il che significa che anche nazioni con una piccola popolazione, hanno una voce uguale a nazioni con una popolazione molto più ampia, come India, Cina e Stati Uniti.

Nonostante ciò, la pressione diplomatica spesso porta alla formazione di coalizioni di paesi in linea con i loro interessi e beneficiari.

Il processo di modifica del RSI all’interno dell’OMS è notevolmente trasparente, senza coinvolgere alcuna cospirazione.

Gli emendamenti vengono proposti dalle burocrazie nazionali e successivamente raccolti sul sito web dell’OMS, rendendo il processo accessibile e visibile a tutti.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha persino adottato misure per permettere contributi pubblici tramite audizioni aperte.

Il vero obiettivo di tali emendamenti al RSI è di ridefinire la natura del rapporto tra i paesi e l’OMS, rendendo l’organizzazione sovranazionale più indipendente e meno influenzata dai singoli Stati.

Questo contribuirebbe a cambiare radicalmente il modo in cui le persone e le autorità sovranazionali centrali interagiscono tra loro.

Parliamo delle principali modifiche che stanno proponendo per l’RSI.

Questi emendamenti mirano a stravolgere completamente la relazione tra le persone, i governi e l’OMS.

L’”Organizzazione Mondiale della Sanità” sta cercando di ottenere diritti che avrebbero più peso rispetto a quelli delle persone, e ciò andrebbe contro i principi fondamentali dei diritti umani e della sovranità degli Stati, che sono stati sviluppati dopo la seconda guerra mondiale.

 Insomma, sembra un ritorno ai tempi colonialisti e feudali, cosa abbastanza diversa da come siamo abituati nei paesi democratici.

La cosa strana è che i politici non stanno mettendo il “kibosh” su questa cosa, e i media sembrano non essere così preoccupati, quindi il pubblico in generale rimane all’oscuro di tutto questo, il che è davvero inquietante.

Guardiamo ora gli aspetti di questi emendamenti che cambieranno la nostra società e le relazioni internazionali.

Prendiamo spunto dal documento dell’OMS , che è ancora in fase di revisione per” sistemare gli errori grammaticali “e “fare in modo che sia più chiaro”.

Dopo la Seconda Guerra Mondiale, quando il mondo stava cercando di liberarsi dalla colonizzazione, le Nazioni si sono messe d’accordo sulla “Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo”.

 L’idea di base era che tutti noi, indipendentemente da dove veniamo, siamo nati con diritti che nessuno può toglierci.

Nel 1948, questa dichiarazione è stata creata proprio per mettere nero su bianco questi diritti fondamentali e impedire che tornassimo a tempi della disuguaglianza e dei regimi autoritari.

L’importanza dell’uguaglianza tra tutti gli individui è sottolineata in modo chiaro nell’articolo 7.

“Tutti sono eguali dinanzi alla legge e hanno diritto, senza alcuna discriminazione, ad una eguale tutela da parte della legge.

Tutti hanno diritto ad una eguale tutela contro ogni discriminazione che violi la presente Dichiarazione come contro qualsiasi incitamento a tale discriminazione.”

Questa idea è alla base della creazione dell’”Organizzazione Mondiale della Sanità” e ha dato vita al movimento moderno per i diritti umani e alle leggi internazionali in materia.

 Si tratta del concetto che gli Stati rappresentino il loro popolo e abbiano il controllo sovrano sul loro territorio e sulle leggi che li governano.

Quando i popoli hanno cominciato a uscire dal colonialismo, volevano affermare la loro indipendenza e autorità come entità separate, con i loro confini gestiti autonomamente.

Ecco perché gli accordi internazionali, compreso l’attuale RSI, devono riflettere questa esigenza.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità e le altre agenzie internazionali devono essere di supporto e fornire consigli, non dare leggi e ordini da seguire.

 Penso sia chiaro vero?

Quello che si sta proponendo con le modifiche al RSI è proprio un ribaltamento di quei concetti che hanno dato vita all’OMS e ai diritti umani internazionali.

L ’Organizzazione Mondiale della Sanità “vuole eliminare dal testo termini come “nel pieno rispetto della dignità, dei diritti umani e delle libertà fondamentali delle persone” e sostituirli con parole come “equità, coerenza, inclusività” che sono abbastanza vaghi e ambigui.

 Ma la cosa più preoccupante è che più avanti, nel testo questi termini vengono specificamente differenziati a seconda del livello di sviluppo sociale ed economico di un paese.

Quindi l’uguaglianza fondamentale tra le persone va a farsi benedire.

 I diritti diventano soggetti a uno status deciso da altri, e non da noi cittadini, ma da chi detiene il potere, secondo una serie di criteri che loro stessi definiscono.

 

Questo stravolge completamente il modo in cui concepiamo il rapporto tra noi cittadini e l’autorità, almeno nei paesi che non sono totalitari.

Insomma, Queste modifiche minano alla radice il concetto di uguaglianza e libertà che tanto ci è costato costruire.

Questo approccio proposto è totalitario e mette ansia.

 Immaginare una società in cui gli individui non possono fare nulla senza la benedizione di chi detiene il potere, e senza nemmeno il supporto delle leggi, mette ansia.

 È come tornare ai tempi feudali, dove c’era un monarca o una figura di potere che comandava su tutto, senza che ci fosse una costituzione a proteggerci.

La cosa è ancora più strana è che mentre i media si agitano per richiedere parità di genere, ecosostenibilità, e metter il dito su possibili apologie di fascismo, tacciono completamente su questa proposta d’accordo internazionale che, in pratica, farebbe un passo indietro e reintrodurrebbe una sorta di sistema feudale.

È davvero difficile immaginare un problema più grande per la nostra società.

Perché le proteste degli “agricoltori”

non rappresentano gli agricoltori e

sono pilotate dal sistema.

 

Lacrunadellago.net - (10/02/2024) – Cesare Sacchetti – ci dice:

 

È da qualche settimana che se ne sente parlare, ed è da qualche settimana che stiamo vedendo all’improvviso molti trattori sulle strade italiane ed europee.

Nelle ultime settimane, abbiamo visto aumentare enormemente l’esposizione mediatica di quelli che vengono definiti impropriamente “agricoltori” poiché non danno voce in nessun modo a tutta l’agricoltura italiana, e non sollevano le spinose questioni che andrebbero sollevate per ciò che riguarda questo settore.

L’agricoltura è oggi uno dei settori che purtroppo sono più influenzati dalle politiche europee in quanto esso è strategico per gli interessi delle “grandi” multinazionali che vogliono disporre della produzione di cibo mondiale.

L’UE ha di fatto consegnato l’agricoltura alle multinazionali.

A Bruxelles, non è un segreto, c’è tutta una fitta rete di lobbisti di corporation di ogni tipo che sono i veri registi della Commissione europea e del Parlamento europeo.

Le istituzioni europee sono l’esempio più fulgido delle distorsioni dell’UE poiché esse non hanno alcun reale rapporto di rappresentatività nei confronti degli Stati membri.

I commissari europei non sono eletti dai popoli europei e non rispondono praticamente mai degli scandali che li vedono coinvolti.

L’esempio più clamoroso e recente al riguardo viene proprio dal presidente della Commissione europea, “Ursula Von der Leyen”, accusata di aver fatto guadagnare al marito “Heiko” più di 700 milioni di dollari attraverso il contratto di fornitura di vaccini firmato con la Pfizer.

L’agricoltura non è purtroppo a sua volta immune da questa logica.

A Bruxelles si premurano di difendere gli interessi di produttori internazionali quali, ad esempio, la famigerata “Monsanto” nei quali troviamo dentro, ancora una volta, i fondi di investimento di BlackRock e Vanguard, nei quali a loro volta sono presenti i capitali dei colossi della chimica DuPont, dei Rockefeller, dei Rothschild e di quelle famiglie di finanzieri e industriali che hanno avuto per anni nelle loro mani lo scettro dell’economia mondiale.

Le conseguenze del lobbismo comunitario sono la morte dell’agricoltura italiana.

 A Bruxelles si lavora per garantire il predominio di tali gruppi a discapito dei produttori italiani.

Tra i numerosi casi a disposizione si può citare quello della produzione di grano, dove l’UE paga gli agricoltori per non produrre grano italiano e per favorire invece le importazioni di quello canadese.

E lo stesso vale per prodotti, quali il riso, che viene importato da Paesi del Sud Est asiatico, una circostanza messa in rilievo anche dall’attuale premier itinerante Giorgia Meloni qualche anno fa, quando essa gridacchiava qualche slogan nel tentativo, non riuscito, di guadagnarsi la patente di “patriota” o “sovranista”.

(Esistono gli slogan della Meloni ai tempi della commedia pseudo-sovranista.)

L’UE non applica nessun dazio nei confronti di queste importazioni.

Al contrario facilita l’arrivo di queste merci che hanno standard qualitativi nettamente inferiori ai nostri e uccidono le eccellenze agricole italiane.

Qualsiasi signora che va a fare la spesa ogni mattina, potrà raccontare come i banchi di frutta, pesce e verdura siano invasi da prodotti che arrivano dall’Africa, dall’Asia o dall’America Latina.

Non si parla di frutti esotici quali la banana o il mango, ma delle arance e dell’olio tunisino che sono finiti sui nostri scaffali poiché Bruxelles ce li ha fatte finire.

L’UE non lavora per difendere gli interessi agricoli ed economici dell’Italia ma quelli appunto dei gruppi che hanno costituito il cuore pulsante della globalizzazione, giunta al suo tramonto da qualche tempo a questa parte per il progressivo ritorno alle produzioni nazionali già iniziato al di fuori dell’UE.

Ora la questione chiave è questa.

Quelli che vengono definiti “agricoltori” non denunciano l’omicidio dell’agricoltura italiana ordinato dall’UE ed eseguito dai vari governi coloniali di palazzo Chigi degli ultimi 30 anni.

Non chiedono in alcun modo di abbandonare l’UE e non si avvicinano nemmeno lontanamente a questo terreno.

Non c’è stato un agricoltore tra quelli raggiunti dai media che abbiano denunciato le dinamiche che hanno portato alla fine di una agricoltura dalla qualità pregiatissima come quella italiana.

Qualcuno potrebbe obiettare che i leader di tali proteste non sono ferrati su queste questioni ma se non lo sono allora non fanno in nessun modo il bene dell’agricoltura italiana, e la loro insistenza nel voler salire sul palcoscenico di Sanremo a tutti i costi fa pensare a qualcos’altro francamente che alla semplice ignoranza.

Sanremo è l’esibizione dell’osceno.

È già improprio e assurdo parlare di “Festival della canzone italiana” perché la musica è ormai fenomeno marginale in tale manifestazione e a fatica può definirsi italiana in quanto essa è il riflesso di quelle orrende tendenze importate dall’anglosfera quali il rap e l’hip hop.

Generi musicali, se così si possono definire, che sono stati coltivati dalla “CIA”, come ha rivelato il rapper americano “Ice Cube”, per far sviluppare ai giovani un forte senso di nichilismo che li aliena da valori tradizionali quali la famiglia, la patria e la religione per condannarli ad un penoso limbo di decadenza morale, culturale e spirituale.

Sanremo è l’espressione della decadenza che rappresenta questo processo “culturale”.

Ogni sera c’è un capitolo di propaganda liberal – progressista che si esterna nel monologo contro l’uomo bianco, cavallo di battaglia del “liberalismo di Soros”, della mediocre comica di regime, Teresa Mannino, o piuttosto nella celebrazione della vieta retorica “anti-fascista”, altro fortino decaduto dietro il quale si ripara questa tossica intellighenzia liberale.

Sanremo è tutto ciò da cui dovrebbe stare lontano un agricoltore che vuole difendere i prodotti italiani e dare un futuro dignitoso ai suoi figli lontano da tale degrado e fuori dall’Unione europea che non ha altro scopo che quello di sradicare ogni traccia di identità nazionale dei Paesi europei, soprattutto quella alimentare, che è un elemento cardine dell’immenso e unico patrimonio culturale dell’Italia.

La infinita ballata dei falsi oppositori.

Quando poi vediamo i leader di queste proteste sui media e quando vediamo quali sono le loro compagnie politiche, non si fa fatica a comprendere chi ci sia veramente dietro queste iniziative tutt’altro che spontanee e che escludono quegli agricoltori, non gestiti dagli attuali partiti, che invece vorrebbero un cambiamento reale.

È il caso ad esempio di uno dei rappresentanti delle proteste che sta godendo della maggiore esposizione mediatica, quale “Filippo Goglio”, che ha chiesto insistentemente di salire sul palco dell’Ariston.

Se si dà uno sguardo al profilo del consigliere regionale in Lombardia della Lega, “Alessandro Cantoni”, lo troviamo in un’immagine di qualche giorno fa assieme proprio a “Goglio” che piuttosto che rifuggire i tentativi di corteggiamento dei partiti che continuano ad uccidere l’agricoltura italiana per conto di Bruxelles, si fa avvicinare da questi.

Addirittura questi agricoltori hanno espresso tutta la loro gratitudine alla regione Lombardia gestita dal presidente leghista, “Attilio Fontana”, l’uomo che attuava ordinanze illegali contro i lombardi a colpi di imposizioni sulle mascherine all’aperto e che voleva imporre restrizioni ad hoc contro i non vaccinati, nuovi “ebrei” delle ipotetiche leggi razziali vaccinali.

Stesso discorso vale per l’altro leader delle proteste, “Danilo Calvani”, che anni fa era noto come una delle voci del movimento dei Forconi, altro fenomeno che avrebbe potuto potenzialmente diventare soggetto pericoloso per lo “stato profondo italiano” ma che è stato soppresso attraverso gli emissari che lo governarono e lo portarono alla sua dissoluzione.

Calvani ha manifestato qualche tempo fa  una vera e propria ammirazione per “Puzzer”, il cosiddetto “leader” della protesta dei portuali di Trieste.

Esiste un post di Calvani a sostegno di” Puzzer”.

E qualcuno probabilmente già ricorderà la storia.

Noi, dal principio, dicemmo immediatamente che “Puzzer” era stato chiaramente inviato per affossare quella protesta che stava dando così tanti grattacapi al governo Draghi.

Sin dal principio era possibile comprendere che “Puzzer” era per così dire pilotato da certi ambienti quando annunciò di aver fatto il vaccino e quando aderì alla falsa narrativa della farsa pandemica sui distanziamenti.

La esposizione mediatica che riceveva era la conseguenza del suo essere un referente di questi poteri e la sua candidatura alle ultime elezioni politiche con il “falso oppositore Paragone”, approdato poi in “Fdi”, non era altro che la naturale conseguenza di un percorso che è sempre stato gestito dallo “stato profondo”.

Anche con “Calvani” assistiamo a dinamiche altrettanto simili.

 I media gli stanno dando una enorme copertura mediatica e invitiamo i lettori a soffermarsi su questo meccanismo.

Quando un personaggio rappresenta davvero una minaccia contro il sistema difficilmente trova asilo sui media mainstream che seguono una regola che viene infranta solamente in alcuni casi.

Mai dare esposizione mediatica nazionale alle vere minacce poiché si corre il rischio di alimentarle piuttosto che sopirle.

Solamente quando un personaggio arriva ad un bacino di consensi talmente vasto i media iniziano ad interessarsi di lui poiché in quel caso si presenta un elemento che rischia veramente di “provocare un crollo del sistema”.

In caso contrario, si ignora il “problema” fino a quando è possibile ignorarlo.

 Queste proteste, in conclusione, non sono altro che un fenomeno creato a tavolino da determinati ambienti che cercano di attuare all’infinito e senza soluzione di continuità la stessa identica strategia di “gate keeping “osservata in passato, ovvero quella che si fonda sulla costruzione di oppositori di comodo utilizzati da questi poteri per portare il consenso popolare verso il binario che gli è più congeniale.

Questa tecnica però è affetta da un grave limite.

Non è ripetibile all’infinito.

 Essa, superata un certo utilizzo, si rivela persino deleteria poiché la popolazione ha sviluppato in qualche modo gli anticorpi necessari per via dei precedenti inganni e non darà più il suo consenso fino a quando non vedrà davvero la comparsa di elementi che sfidano realmente i principi sui quali si fonda il “liberal – progressismo” e gli “interessi del mondialismo in Italia.”

La “liberal – democrazia” può funzionare fino a quando essa riesce a contenere o addomesticare il dissenso contro di essa.

Quando tale soglia di tolleranza viene superata, c’è ben poco da fare per tenerla in vita.

È una regola scritta nella storia della politica che qualcuno nei “decadenti ambienti della massoneria italiana” ancora si rifiuta di accettare e la ripetizione all’infinito di strategie ormai inefficaci non è altro che una sorta di accanimento terapeutico.

Qualcuno non si rassegna alla fine del vecchio status quo, e per questo qualcuno l’impatto contro la realtà sarà molto più doloroso di quanto ci si possa immaginare.

“Putin” e i valori occidentali.

  Unz.com - HANS VOGEL – (10 FEBBRAIO 2024) – ci dice:

 

L'intervista che il presidente russo “Vladimir Putin” ha recentemente rilasciato al giornalista indipendente americano “Tucker Carlson” è stata più di una semplice intervista.

Con un approccio che ricorda quello del famoso giornalista tedesco “Emil Ludwig”, il signor “Carlson” ha cercato di avviare una vera conversazione, con risposte serie a domande serie.

 Pertanto, a differenza dello stile della maggior parte dei giornalisti occidentali di oggi che fanno interviste, ha effettivamente ascoltato l'intervistato, senza cercare di indurlo a fare dichiarazioni che soddisfacessero l'apparato di propaganda imperiale degli Stati Uniti.

Più che un'intervista, quello a cui abbiamo assistito è stato un corso di perfezionamento sulla storia, tenuto abilmente dal presidente russo.

 Inutile dire che gran parte di esso sembrò una novità al signor” Carlson”, che ammise di aver studiato storia da studente universitario.

Allo stesso modo, la maggior parte di ciò che “Putin” ha detto sarà sicuramente una novità per le élite, i giornalisti e il pubblico in generale in "Occidente".

Certamente negli Stati Uniti, ma temo anche in Europa, che da ottant'anni è sotto l'occupazione statunitense e un lavaggio del cervello incessante e sistematico.

 

Va sottolineato che gli Stati Uniti si fondano sulla consapevole negazione della storia.

Agli occhi sia del pubblico americano che delle sue élite dominanti, gli Stati Uniti rimangono fuori dalla storia:

sono una "città splendente su una collina" a cui tutto il resto del mondo guarda con incessante stupore, sperando di poter partecipare alle sue meraviglie.

 Anche solo per questo motivo il “corso di storia di Putin” era necessario, ma se sarà utile c'è da dubitare seriamente.

Coloro che prendono le decisioni nell'impero americano saranno impermeabili al messaggio di Putin.

Oltre alla pura incapacità intellettuale, un ulteriore ostacolo alla comprensione di ciò che ha detto il presidente russo sarà un grave caso di dissonanza cognitiva.

 Dopotutto, viste le imbarazzanti apparizioni pubbliche del presidente degli Stati Uniti” Joe Biden”, mentre inciampa sulle scale e balbetta sui brevi appunti che gli viene dato da recitare, deve ferire l'autostima collettiva vedere” Putin” comportarsi come un vero statista.

 La fiducia in sé stessi che “Putin trasuda” è solo un motivo in più di imbarazzo e vergogna e sicuramente approfondirà la dissonanza cognitiva.

Va tenuto presente che non molto tempo fa numerosi leader occidentali hanno elogiato pubblicamente “Putin” per essere una persona eccezionale, equilibrata, degna di fiducia, affidabile e intelligente.

Quello stesso ragazzo ora sta conducendo una campagna militare in Ucraina che ha reso chiaro a tutti che l'Occidente è militarmente, diplomaticamente e culturalmente inferiore alla Russia.

 Sicuramente ci vogliono molte bugie, girate e generate contro-narrazioni per far passare quei fatti in secondo piano.

 Di fatto, si sta avvicinando il momento in cui le élite occidentali dovranno accettare l'inevitabile, vale a dire che l'Ucraina non può sopravvivere, certamente non nella sua forma attuale.

E allora che dire dell'esposizione delle bandiere ucraine in tutta l'UE e nel NATOstan?

Abbiamo visto quelle bandiere e nastri giallo-blu sugli edifici pubblici, sugli uffici governativi e in effetti ovunque nello spazio pubblico, anche su migliaia di siti web, a testimonianza del loro incrollabile sostegno e simpatia per l'Ucraina.

Tali manifestazioni pubbliche sono ancora obbligatorie, dal momento che l'Ucraina presumibilmente incarna i "valori occidentali".

Questi devono essere difesi dalla brutale invasione di un "dittatore" e di un "criminale di guerra", descritto come l'ultima reincarnazione nientemeno che di Adolf Hitler.

(Naturalmente, i sostenitori dell'Ucraina in Occidente stanno chiudendo gli occhi sul fatto che i fanatici nazionalisti ucraini tendono ad ammirare persone come “Stepan Bandera”, che ha lavorato fianco a fianco con i soldati di Hitler).

Ma che dire di questi "valori occidentali"?

 C'è stato un tempo, non molto tempo fa, in cui questi erano i valori umanistici della “Dichiarazione dei diritti dell'uomo” risalente al 1948.

In sostanza, questa “Dichiarazione” è un'elaborazione del” principio illuminista” secondo cui "tutti gli uomini sono creati uguali", come sancito negli Stati Uniti.

Dichiarazione di indipendenza.

Oggi quei valori sono stati sostituiti da altri, rappresentati da abbreviazioni in maiuscolo, come "BLM" e "LGBTQ".

È un dato di fatto, quando "tutti gli uomini (attenzione, questo termine usato fino a poco tempo fa, copre tutta l'umanità) sono creati uguali" questo include necessariamente "persone di colore", uomini che pensano di essere una donna o un cane, e donne che pensano di essere un uomo o un gatto o qualsiasi altra cosa.

Tuttavia, i nuovi "Valori occidentali" in maiuscolo sono sostenuti e promossi in tutto il mondo da entità e agenzie per lo più di tre lettere come NED, HRW, AID, CIA, WEF, OMS, FMI e numerose altre, tra cui la NATO e l'UE.

I nuovi "Valori occidentali" sono protetti da una rigida censura sui social media e da una rigorosa legislazione sull'incitamento all'odio, che vieta qualsiasi commento su chiunque a cui quella persona si oppone.

 Per qualsiasi persona sana di mente ormai, l'unico modo sicuro per evitare problemi e procedimenti giudiziari ai sensi delle leggi sull'incitamento all'odio è tenere la bocca chiusa.

Questo è ciò in cui si è trasformata la democrazia occidentale: un vero e proprio manicomio.

 

In Germania, i tifosi di calcio sono stati rimproverati per aver affermato che non esistono più di due sessi;

in gran parte dell'UE esistono leggi rigorose contro la "negazione dell'Olocausto", mentre crescono le pressioni per rendere illegale anche la "negazione del clima".

 In Canada, i legislatori intendono mettere al bando qualsiasi critica alla legislazione che vieta i "combustibili fossili", mentre in Israele intendono rendere illegale mettere in discussione la narrazione ufficiale di quanto accaduto il 7 ottobre 2023, quando” Hamas” ha attraversato il confine con Israele.

 

In linea con questi meravigliosi "Valori Occidentali" è apparentemente possibile espellere persone e privarle dei loro diritti civili per competenze linguistiche insufficienti.

Questo è ciò che sta facendo il governo della “Lettonia” (uno stato membro dell'UE) .

Hanno cominciato a cacciare via i cittadini lettoni di origine russa considerati incapaci di parlare correttamente il lettone.

Allo stesso tempo, l'Università della Lettonia, nella capitale Riga, sta espandendo i suoi corsi in inglese per gli studenti stranieri che non si prenderanno mai la briga di imparare il lettone.

L'Ucraina è sostenuta dall'UE perché vuole rimanere separata dalla Russia, di cui è parte integrante da secoli, come ha spiegato in modo così eloquente il Presidente Putin.

 Allo stesso tempo, l'UE ha impedito l'indipendenza della Catalogna, per la quale la stragrande maggioranza degli elettori catalani ha espresso il proprio sostegno nel 2017.

Così i catalani vogliono avere il loro stato indipendente come l'Ucraina, e con solide ragioni, perché la Catalogna (come Regno d'Aragona) vanta una tradizione di nazione indipendente fin dal Medioevo.

Apparentemente, anche i due pesi e le due misure sono parte integrante dei "valori occidentali".

 

Per finire, un membro su quattro del Parlamento europeo, composto da 705 seggi, ha precedenti penali.

Stiamo parlando di persone che, soprattutto nei loro paesi d'origine, sono state visitate, interrogate o detenute dalla polizia o condannate in tribunale.

 In altre parole, il massimo organo rappresentativo dell'UE è composto da criminali comuni.

Per un quarto, tuttavia, queste persone emanano leggi alle quali devono attenersi i 450 milioni di cittadini dell'UE!

Un'impresa ammirevole, per non dire altro.

Il nocciolo del problema è che le élite e i popoli occidentali potrebbero pensare di avere dei "valori", e molti vorrebbero sostenerli, ma ciò semplicemente non è possibile.

Questo perché dalla metà degli anni Ottanta l'Occidente aderisce di fatto a un solo valore: il denaro.

Tutto in "Occidente" è espresso in valore monetario, tutto ha un prezzo. E dove tutto ha un prezzo, non rimane nulla che abbia valore.

Pertanto, anche l'unico valore che l'Occidente ha e rispetta davvero, cioè il denaro, non ha senso.

 

Questo è il motivo per cui quei "valori occidentali" sono una farsa totale.

“Vladimir Putin” lo ha eloquentemente dimostrato nell'intervista che ha concesso a “Tucker Carlson”.

L'opinione pubblica occidentale è profondamente in debito con il presidente” Putin” per aver mostrato ai suoi governanti quali sono i fatti, cos'è la Russia e come funzionano davvero le cose.

 Nel momento in cui quei governanti si renderanno conto di non avere valori, capiranno anche la “lezione di Putin”.

 

 

 

Guarda: Intervista di Tucker

Carlson con Vladimir Putin.

  Unz.com - ANDREW ANGLIN – (9 FEBBRAIO 2024) – ci dice:

 

Bene, finalmente è successo. È andata in onda l'intervista di Tucker Carlson a Vladimir Putin.

Questo viene salutato come un momento storico, che potrebbe portare alla fine della guerra, ma dovremo solo aspettare e vedere se sarà così. (Mi sembra una previsione piuttosto audace.)

Putin ha iniziato con una sorta di riflessione sulla storia della Russia. Non so se questo fosse davvero "suonare per il pubblico".

È una giustificazione delle affermazioni storiche sull'Ucraina orientale, il che va bene, immagino, ma penso che il pubblico occidentale, che in genere non è interessato alle lezioni di storia, sarebbe più propenso ad ascoltare una giustificazione morale che storica.

Capisco che Putin e molti russi siano molto interessati alla storia, ma la necessità di negare l'identità storica degli ucraini è una questione russa, non internazionale.

Per il pubblico internazionale, il fatto che l'Ucraina sia uno stato criminale che opprime l'etnia russa è una spiegazione sufficiente per l'annessione russa di questi territori.

 Penso che la giustificazione basata sulla giustizia abbia una maggiore risonanza emotiva.

In ogni caso, Putin ha sottolineato l'illegittimità storica dello Stato ucraino, in particolare del suo possesso dei territori orientali.

Ha anche suggerito, in modo piuttosto deciso, che parti dell'Ucraina dovrebbero tornare all'Ungheria (e forse anche alla Polonia).

“Tucker Carlson” indossava di nuovo un braccialetto “Kabbalah”, tra l'altro.

Dopo la lezione di storia di 30 minuti, “Tucker” ha fatto la sua strana osservazione che l'Occidente ha paura della Russia ma non ha paura della Cina.

“Putin”, a suo grande merito, ha risposto a questa stupida affermazione di Tucker secondo cui, in realtà, l'”Occidente ha molta più paura della Cina di quanto non lo sia della Russia.

“Putin” è poi entrato nella storia più recente, per quanto riguarda la caduta dell'URSS e la sua richiesta a “Bill Clinton” di poter aderire alla NATO.

“Tucker”, per qualche ragione, ha definito Putin "amareggiato", e ha gentilmente corretto il “kabbalista”, dicendo che non ha nulla a che fare con l'amarezza, in quanto non è una relazione romantica, semplicemente era quello che era.

“Putin “ha inoltre approfondito il sostegno degli Stati Uniti al terrorismo nel Caucaso settentrionale.

Ha detto di aver detto all'”FSB” di scrivere alla “CIA” e dire loro di smettere di farlo, e loro hanno risposto dicendo "continueremo a sostenere l'opposizione".

Ha continuato a raccontare la storia dell'incontro con “George Bush Sr.” e del desiderio di costruire un sistema di difesa missilistica comune con gli Stati Uniti, l'Europa e la Russia.

È interessante notare che ha spiegato che non c'è mai stato nessuno con cui parlare negli Stati Uniti.

 Non c'era nessun negoziatore.

 I presidenti non avevano davvero autorità, ha detto, poiché le decisioni venivano prese da entità nascoste del tipo "stato profondo".

Ha spiegato che tutte le sue aperture agli Stati Uniti e all'Occidente sono state negate e che gli Stati Uniti hanno ampliato la NATO fino al confine con la Russia.

 I russi l'hanno tollerato fino a quando non è arrivato in Ucraina.

 Ha poi spiegato il colpo di stato di Maidan, che è stato sostenuto dalla CIA (una storia che il lettore di questo sito conosce bene).

Anche dopo il golpe di Maidan, ha spiegato, ha cercato di rispettare gli accordi di Minsk per prevenire la guerra nell'est.

Poi ha detto quello che dico sempre: la Russia non ha iniziato la guerra nel 2022, si è unita a una guerra che era in corso dal 2014.

Quando si è trattato del tema dei "neo-nazisti", Tucker ha cercato di tracciare una distinzione tra nazionalismo ucraino e neonazismo.

Forse è vero, non lo so, ma lo Stato ucraino è decisamente "neo-nazista".

Qualunque cosa si pensi quando si pensa al neonazismo, quando si guarda l'Ucraina, lo si vede.

Parlando delle conversazioni avute con “Joe Biden”, ha detto la stessa cosa che ha detto delle sue conversazioni con altri presidenti: non rivelerà i dettagli delle comunicazioni private.

Questo è molto professionale e rispettabile ed è un principio che ogni leader dovrebbe sostenere.

Presumibilmente è qualcosa che ha imparato lavorando per il KGB, ma è disgustoso il modo in cui i politici moderni rivelano costantemente i dettagli delle conversazioni private.

Alla fine è emerso il punto chiave dell'intervista: la guerra finirà in poche settimane se gli Stati Uniti smetteranno di finanziare l'Ucraina.

Questo è il fatto, è sempre stato così.

Dopo che il punto chiave fu rivelato, iniziò l'intervista e Tucker chiese se avrebbe invaso la Polonia.

Ha spiegato che questa affermazione dell'Occidente è totalmente ridicola e che invaderebbe la Polonia solo se la Polonia attaccasse la Russia.

Ha detto che nessuna persona sana di mente vuole una guerra globale, e questo è ciò che significherebbe un'invasione russa della Polonia.

 Ha detto che è tutto falso, che tutti sanno che la Russia non invaderà la Polonia.

Tucker ha chiesto di “Chuck Schumer” che minacciava un'invasione dell'Ucraina con soldati regolari statunitensi, e Putin ha chiesto:

"Voi non avete niente di meglio da fare? Non hai un grosso problema al tuo confine?

È emersa la questione dell'attentato al Nord Stream e Putin ha scherzosamente detto che è stato Tucker.

Putin ha poi detto che ovviamente era la CIA.

Tucker si è chiesto perché, se Putin ha prove che sia stato la CIA, non rilascia le prove e non "ottenga una vittoria propagandistica".

 Putin poi ha riso e ha detto che è impossibile vincere una guerra di propaganda contro gli Stati Uniti, perché il governo americano controlla i media globali.

Quando si tratta della conversazione sul dollaro USA e le sanzioni, Putin ha detto tutte le cose ovvie su come gli Stati Uniti stanno minando il dollaro stesso, su come pensavano che le sanzioni avrebbero causato il collasso della Russia e quando non fosse crollato, la cosa intelligente da fare sarebbe stata quella di invertire le sanzioni.

Sono tutte le cose che vi ho detto milioni di volte.

È molto ovvio e tutti lo sanno.

Tucker ha nuovamente spinto la sua isteria anti-cinese, sostenendo che i “BRICS sarebbero stati dominati dalla Cina” (in qualche modo vago), e Putin lo ha definito un uomo nero, dicendo che la Cina è un vicino e che vanno d'accordo da centinaia di anni.

Se vuoi, ecco la clip: è una delle parti più importanti dell'intervista:

Alla domanda su chi prende le decisioni negli Stati Uniti, Putin ha risposto:

"Non lo so". È una cosa incredibile, no?

Il resto dell'intervista ha affrontato domande attuali per quanto riguarda la guerra in Ucraina.

Tucker ha sollevato la questione di Putin come leader cristiano, e le risposte sono state interessanti.

Ha tirato in ballo Dostoevskij e l'anima russa, l'identità dei russi.

 Questo è stato utile e interessante.

Hanno anche discusso dell'intelligenza artificiale, dell'ingegneria genetica e del piano per creare esseri umani specializzati.

 Putin ha detto che non c'è modo di fermare l'IA.

Alla fine dell'intervista, Tucker Carlson ha detto che voleva che Putin rilasciasse un giornalista ebreo.

 Pensavo che fosse davvero gay.

Putin ha spiegato che questo ebreo era coinvolto nello spionaggio, il che è un fatto assodato.

 Ha infranto la legge.

Putin non è irragionevole, ha detto che vuole quell'ebreo fuori dalla Russia.

Il più grande di sempre.

L'intervista ha 70 milioni di visualizzazioni al momento in cui scrivo, e sto scrivendo prima che la maggior parte delle persone ha avuto la possibilità di guardarla.

 Sarà, di gran lunga, il pezzo di programmazione politica più visto della storia.

 L'intervista di “Tucker” con “Andrew Tate” è attualmente citata come l'intervista più vista di tutti i tempi, con 110 milioni di visualizzazioni, e l'intervista a Putin dovrebbe superarla oggi.

L'UE ha ora dichiarato apertamente che consentire a “Putin” di parlare in questo modo costituisce una forma di "media illegale" e minaccia di chiudere” Twitter” per aver consentito alle persone di guardarlo.

Immaginatelo.

Che razza di cosa è quando si afferma che "democrazia" significa che il popolo è in grado di essere il decisore ultimo delle azioni dello stato, ma si afferma anche che queste stesse persone sono così stupide da non poter ascoltare un leader straniero parlare in un 'intervista senza che le loro menti vengono prese in considerazione?

Personalmente, non sostengo la democrazia, almeno non la democrazia a suffragio universale, ma non penso che la gente sia così stupida, da non riuscire nemmeno a vedere un'intervista senza che le loro menti siano conquistate.

Questa è una visione molto estrema, per inquadrare la popolazione come bambini piccoli come questo.

Naturalmente, i leader occidentali collegano sempre questa censura al voto, sostenendo che se le persone avessero libero accesso alle informazioni voterebbero in modo sbagliato.

 Ho sostenuto che se accetti di non votare, dovresti ottenere uno speciale "pass informativo" che ti consenta di evitare la censura.

Non c'è motivo per cui gli Stati Uniti e l'Unione Europea non dovrebbero essere d'accordo su questo, se in realtà la loro preoccupazione è che le persone voteranno in modo sbagliato.

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