La scienza politica può indicare le modalità necessarie per opporsi alla dittatura di potere
La
scienza politica può indicare le modalità necessarie per opporsi alla dittatura
di potere.
27
maggio 2024: firma
del
“Trattato Pandemico.”
Conoscenzealconfine.it
– Redazione – (21-5-2024) - ci dice:
Mancano
pochi giorni. Un certo presidente, in un momento raro, forse anche unico, di
franchezza, aveva detto:
“La
bestia dell’evento è qui e sta arrivando”.
“Tedros
Adhanom Ghebreyesus” è l’archetipo ideale. L’OMS è il suo cavallo di Troia che,
grazie al trattato pandemico che sarà formalizzato il 27 maggio 2024, avrà la
priorità sui governi firmatari dei 194 paesi membri.
Si
farà senza tamburi o trombe, così discretamente che di fatto la maggior parte
della gente non vedrà accadere nulla.
Tedros,
come direttore dell’OMS, avrà la priorità sui governi legittimi non solo in materia
di pandemia ma anche in tutto ciò che riguarda: la salute (“One Health” delle
Nazioni Unite), il tempo, l’economia, il trasporto, la guerra, l’ambiente,
l’istruzione, la casa.
Tutto
alla fine sarà un pretesto per usurpare legalmente l’autorità dei governi, “al fine di proteggere la salute
umana, quella delle piante, degli animali e della Terra”.
Né di più, né di meno.
I suoi
dettami saranno vincolanti al di là delle leggi nazionali.
L’OMS
e la sua società madre, l’ONU, serviranno da schermo e cinghia di trasmissione
degli ordini del “Nuovo Governo Mondiale”.
Questo
massiccio trasferimento di potere e sovranità è davanti a noi, arriverà tra
poco, dal 77° congresso annuale dell’OMS a Ginevra.
Sarà
una grande biforcazione sociale, un cambiamento di scala mai visto prima al
mondo.
Il
mondo dopo sarà irriconoscibile.
Gli
Stati membri riprenderanno dunque i negoziati sul “Trattato” a maggio, tra
pochi giorni, dopo il fallimento dell’ultimo round tenutosi a marzo scorso.
Questo
di fatto è un segno che c’è speranza, ma non si è ancora guadagnato nulla.
Questo colpo di stato globale mascherato da
trattato di “salute” DEVE FALLIRE.
Se
siete della stessa opinione, allora potete utilizzare tutti i social network, e
non solo, per sensibilizzare e far luce sul tema.
Spargete la voce…
Alla
nostra vittoria e al loro fallimento.
(t.me/+RgVqdy7j2kM5YTE0).
Bill
Gates: "Ecco come fare
per
evitare un disastro climatico."
It.euronews.com - Jeremy Wilks & Euronews – (15/02/2021)
– ci dice:
Il
filantropo miliardario Bill Gates parla del suo libro, intitolato 'Come evitare
un disastro climatico', e del suo impegno contro il riscaldamento globale.
È il
cofondatore di Microsoft, un filantropo miliardario, che si è concentrato su
povertà e salute, e adesso è impegnato a salvare il pianeta:
Bill Gates è l'ospite di Euronews in “The
Global Conversation”.
Gates
ha appena pubblicato un libro intitolato 'Come evitare un disastro climatico',
in uscita in contemporanea mondiale il 16 febbraio.
Nel suo libro lei avanza un parallelo tra
l'approccio alla pandemia e quello al cambiamento climatico.
Come per le pandemie, pensavamo di essere
preparati ma non lo siamo veramente.
Cos'è che non capiamo del cambiamento
climatico?
"Intanto,
le fonti di emissione sono molto diverse - precisa Gates - e per tante di esse
non abbiamo ancora iniziato a capire come evitare le emissioni.
L'intero settore manifatturiero, il trasporto
aereo, persino i piani per far crescere la rete elettrica ci richiederebbero di
fare molto di più rispetto a quello che stiamo facendo oggi, compresa la
necessità di spingere ancora un bel po' nell'innovazione. Quindi, è fantastico
che i giovani abbiano a cuore questa causa, è fantastico che abbiamo un
obiettivo, ma il mio libro è qui per dire: 'ecco come potrebbe essere un piano',
organizziamo un piano".
La
gestione della pandemia
-
Affrontiamo il tema della pandemia, velocemente, prima di addentrarci ancora
nel cambiamento climatico.
È
passato più di un anno, ormai. Non la stiamo ancora gestendo bene. Ne è
sorpreso?"
"Ogni
Paese ha fatto alcune cose bene e ha fatto degli errori.
Quando
ho tenuto il mio discorso al TED nel 2015, dicendo che non eravamo pronti alla
prossima pandemia, ho parlato di diagnostica e pratica e di come si coordinano
diverse cose.
La
realizzazione del vaccino è andata più veloce di quanto ci saremmo aspettati.
La
nostra Fondazione aveva sostenuto la tecnologia dell'mRNA, ma non era stato
realizzato nessun vaccino.
Quindi, almeno questa parte è molto
promettente. E, alla fine, è ciò che porrà fine a questa epidemia".
Ma quando si parla di gestione politica, non è
stato un grande successo, mi pare. Cosa si può leggere in questo? Anche in
considerazione del modo in cui siamo chiamati ad affrontare l'altra grande
sfida, quella del cambiamento climatico?
"Nessuno
si aspetta che i governi siano perfetti.
Ma i governi, nel complesso, fanno cose
fantastiche:
istruzione, giustizia, salute.
Noi spingiamo sempre perché siamo cittadini e
possiamo parlare di come vogliamo vederli migliorare.
Nel
caso del clima, saranno necessarie molte politiche creative.
E la
voce politica, in particolare quella dei giovani, deve rimanere forte.
Quindi,
usiamo tutti i 30 anni per riuscirci perché sarà difficile, ma non
impossibile".
Cambiamento
climatico e divario tra ricchi e poveri.
Il lancio del vaccino ha evidenziato le
differenze tra i Paesi più ricchi e quelli più poveri.
Il cambiamento climatico probabilmente farà la
stessa cosa, è d'accordo?
"Assolutamente
sì. Il motivo per cui sono così coinvolto è che il lavoro, che la Gates
Foundation fa per contribuire alla salute nei Paesi poveri e per aiutare gli
agricoltori in quei luoghi, è legato al fatto che - con il passare degli anni e
queste temperature più alte - gli agricoltori di sussistenza non saranno in
grado di coltivare abbastanza e i loro raccolti non saranno sufficienti.
Tutto
questo porterà a malnutrizione, migrazione e assoluta instabilità a causa del
clima".
Mentre leggevo il libro, ho avuto
l'impressione che lei stesse cercando di convincere qualcuno dell'importanza
del cambiamento climatico.
Chi?
I politici americani, il pubblico americano, o
stava effettivamente cercando di convincere sé stesso?
Ho avuto davvero questa sensazione, ho
percepito il tentativo di trasmettere, ora, con forza, l'importanza della
questione.
"Ho
partecipato a molte sessioni di apprendimento nel 2005 e, proprio come quando
ho fatto un “TED talk” nel 2015 mettendo in guardia sulla pandemia, ho anche
tenuto un “TED talk “nel 2010 per mettere in guardia sul cambiamento climatico.
Perché
ne stiamo già vedendo gli effetti, gli effetti negativi sui più poveri che non
hanno fatto nulla per creare il problema.
La ragione per cui è il momento di pubblicare
il libro ora non è a causa delle mie opinioni, che sono sempre state molto
chiare su quale sia il problema, ma piuttosto per il fatto che, vista l'energia
dei sostenitori, c'è la possibilità che le giuste priorità politiche e la
giusta spinta verso l'innovazione prendano piede.
Anche
lavorando su questioni complicate come le emissioni nei settori dell'acciaio,
del cemento e del carburante per l'aviazione, c'è una possibilità che il
cambiamento possa accadere.
In particolare, quest'anno, con i fondi
programmati per il clima e l'imminente incontro di Glasgow (COP26), ho pensato
che un quadro di quanto possa risultare difficile, di come ho visto
l'innovazione progredire e di quello che io chiamo il “Green Premium”, fosse
molto opportuno.
Il libro è parte di queste discussioni".
Il
ruolo degli Stati Uniti di Biden.
Ritiene che sia il momento appropriato anche
per inviare forse un messaggio al presidente Joe Biden.
L'ha già fatto?
E
pensa che le persone a Washington lo ascolteranno?
"Sì,
ho certamente parlato non solo con il Presidente, ma anche con tutte le sue
persone chiave che lavorano sul clima, come “John Kerry”, l'inviato per il
clima.
Sto parlando molto anche con il Regno Unito in
merito alla Conferenza e su come ci si debba assicurare che copra non solo le
questioni facili, ma anche quelle difficili.
Quindi, sì, il dialogo con l'amministrazione
Biden è molto promettente".
Cosa mi dice del popolo americano? Perché
l'America è uno dei Paesi in cui si sentono alcune delle voci più scettiche
riguardo al clima.
Cosa
pensa di questo, in relazione al libro?
Ovviamente,
lei l'ha scritto per un vasto pubblico.
"Beh,
ci sono sempre più giovani, anche repubblicani, che vedono questa come la
'causa morale'.
I partiti possono avere punti di vista
diversi, ma sempre di più si tratta di cosa si stia facendo per il cambiamento
climatico, non se sia un problema o meno".
C'è
spazio per il nucleare?
-
Parliamo di alcune tecnologie, perché il suo libro è una grande panoramica
sulla tecnologia. Lei parla del potenziamento del solare, dell'eolico e di come
queste soluzioni stiano diventando più economiche. Parla anche molto della
tecnologia nucleare, che non incontra il favore degli attivisti verdi. Pensa
che il nucleare debba essere presente in un futuro a zero emissioni?
"Beh,
il settore dell'elettricità sarà molto più esteso perché ci vorrà tutta
l'energia per le autovetture, il riscaldamento, il raffreddamento degli edifici
e per molti processi industriali. Mantenere l'affidabilità, anche durante i
periodi di maltempo, sarà un problema enorme. Perciò, o arriva un miracolo
nello stoccaggio, che forse non avremo, o abbiamo bisogno di qualche fonte
verde che non dipenda dal meteo. Quindi, con un approccio che parte da zero,
una nuova generazione può sostenere i costi, la sicurezza, il trattamento delle
scorie, e cioè tutti i problemi che riguardano il nucleare? Vale la pena di
lavorare su questo, anche perché potrebbe essere necessario per affrontare il
cambiamento climatico. Dunque, sì, penso che dovremmo approfondire la questione.
Questo non ha niente a che fare con l'attuale generazione di reattori. Si
tratta di un progetto in cui la sicurezza si basa unicamente sulla fisica, non
su quello che fanno o non fanno gli operatori".
-
Quindi, lei sostiene che debba evolversi così da qui al 2050? Avremo
probabilmente più nucleare di quanto ne abbiamo ora?
"No.
Se riuscissimo a ottenere un'invenzione miracolosa che ci permettesse di
immagazzinare una quantità incredibilmente grande di elettricità, tipo due
settimane - che è più di ogni batteria mai prodotta per 10 volte - se
riuscissimo ad arrivarci, allora si potrebbero avere le fonti intermittenti,
insieme allo stoccaggio, come soluzione. Ma poiché questo è incerto, dobbiamo
perseguire ogni strada che possa portarci a zero emissioni entro il 2050. Con
il nucleare c'è molto da capire: ad esempio, l'opinione pubblica sarà di larghe
vedute una volta che sarà stato verificato nei prossimi cinque anni? Sarà
aperta a un progetto completamente nuovo o no?".
Reti e
connessioni
-
Inoltre, come si gestisce la distribuzione? Per dire, ad esempio, negli Stati
Uniti c'è molto sole nel sud-ovest, ma come si riesce a far arrivare l'energia
dall'altra parte del Paese e poi attraverso i confini? Come si fa ad affrontare
queste sfide?
"Beh,
in qualsiasi scenario, l'Europa e gli Stati Uniti dovranno sviluppare molte più
connessioni. Perché puoi avere un fronte di freddo e avere tutto l'eolico e il
solare bloccati. Quindi, bisogna sperare che le dimensioni del continente
permettano che, da qualche parte, ci sia una fonte di energia. Abbiamo
realizzato un modello open-source che permetterà alle persone di fare delle
simulazioni: quello che vedranno è che molta più rete di trasmissione è un
tassello necessario".
- Lei
parla anche di geoingegneria, ad esempio di come rendere le parti alte delle
nuvole più bianche in modo da riflettere più luce, come ultima risorsa per
affrontare il cambiamento climatico. Siete davvero convinti di queste
tecnologie?
"No,
non è una soluzione al cambiamento climatico. Ho pensato che fosse importante
menzionarla nel libro, perché ci sono persone che studiano la materia. Al
massimo, ritarderebbe il problema di 10 o 15 anni mentre ci liberiamo delle
fonti di emissione. Ma, sapete, non parlarne sarebbe stato un errore, perché è
una realtà e la gente dovrebbe capire che non è in alcun modo una soluzione
permanente. È probabile che non venga utilizzata affatto. Ma quando si è di
fronte a questo scenario catastrofico, valutando quali numeri siano a un vicolo
cieco e quali no, dobbiamo iniziare da questo".
Riorganizzare
il sistema globale
-
Possiamo ingegnarci per uscire dai guai? Abbiamo riposto molta fiducia nella
tecnologia e il libro spiega tutto. Ma è davvero una soluzione o dobbiamo solo riorganizzare
il nostro sistema globale?
"Le
persone nei Paesi in via di sviluppo meritano di avere un alloggio di base.
Meritano di avere la luce di notte. A causa di quanto caldo farà vicino
all'equatore, meritano di avere l'aria condizionata. E, poi, non fermeremo
tutti i voli, tutti gli edifici, tutti i trasporti, tutto il bestiame. Dobbiamo
essere in grado di moltiplicare per zero qualunque sia l'unità di questi
fattori, altrimenti non si può arrivare a zero emissioni. Quindi, è fantastico
che le persone nei Paesi ricchi riducano i loro consumi, questo riduce le
emissioni. Ma questo non è assimilabile a un piano completo per portare il
pianeta a zero emissioni".
- Lei
parla molto della necessità di essere equi e giusti. Pensa che sia
effettivamente possibile arrivare al 2050 e che accada quello che lei vorrebbe
vedere: raggiungere l'obiettivo delle zero emissioni?
"Sì.
Basta vedere alcune innovazioni, come il chip del computer, le comunicazioni
wireless. Voglio dire, è fenomenale come la qualità della vita sia stata
migliorata e la durata della vita sia molto più lunga. Anche questi vaccini per
la pandemia sono grandi esempi di questo. Ma ci arriveremo solo se usiamo tutti
i 30 anni, da qui al 2050, e lavoriamo su tutte le fonti di emissione in tutti
i diversi Paesi. Per ora, non abbiamo tutte le giuste misurazioni. Non abbiamo
davvero cambiato cose come la rete elettrica. Quindi, il libro è una specie di
chiamata all'azione. Riuniamoci per elaborare un piano perché è davvero
importante".
Le
soluzioni basate sulla natura sono sufficienti?
-
Molti dei nostri spettatori ci hanno chiesto delle soluzioni basate sulla
natura, cose come piantare alberi per togliere la CO2 dall'atmosfera. È un modo
valido di procedere?
"Beh,
purtroppo, con 51 miliardi di tonnellate di emissioni all'anno non è semplice.
La natura è brava a far crescere alberi in molti posti, ma la quantità di
riduzione non sarebbe in percentuale elevata. E bisognerebbe finanziare il
reimpianto di quegli alberi per migliaia di anni, perché quando si immette CO2
nell'atmosfera rimane lì per migliaia di anni. Quindi, se si dice che si vuole
compensare qualcosa, allora bisogna valutare che gli alberi bruciano o muoiono
ogni 40 anni. Per finanziare davvero questo, il costo per tonnellata, diciamo
per 4.000 anni, è molto, molto alto. Sbarazzarsi delle emissioni in questi
processi sarà l'unico modo per gestire tutti i 51 miliardi di tonnellate di gas
serra emessi".
- E
cosa pensa della possibilità di togliere la CO2 dall'atmosfera meccanicamente,
usando delle macchine?
"Sto
finanziando un sacco di aziende che si occupano di cattura diretta dell'aria.
Anche qui, il costo per tonnellata è ancora troppo alto, ma ci sono molte nuove
idee. Sapete, oggi costa più di 400 dollari a tonnellata. Perciò non è
sostenibile risolvere il problema in questo modo. Se riusciamo a portarlo sotto
i 100 dollari a tonnellata, può essere parte della soluzione. E, quindi, è come
l'idrogeno verde o il carburante verde per l'aviazione. La cattura diretta
dell'aria è una delle cose che i governi dovrebbero sostenere e generare una
domanda per le migliori soluzioni".
Il
Green Deal europeo, secondo Gates.
- Lei
parla nel libro di governi, legislazioni, politiche. Mi chiedo cosa pensi del “Green
Deal europeo”, che lega i fondi del “Recovery Fund” agli investimenti verdi.
Non si ottiene il denaro se non si investe in qualcosa di verde. Pensa che
stiano andando abbastanza lontano con questo?
"Beh,
penso che sia fantastico. È un grande impegno. Penso che l'impatto dipenderà
dalla qualità di quei progetti. Così, il nostro team scientifico che ha
finanziato tutte queste start-up cercherà di collaborare con l'Europa il più
possibile su quei progetti perché bisogna provare le cose in scala. E quel
denaro può accelerare il lavoro. La discussione è legata al fatto di usarlo per
molte delle fonti di emissioni, non solo per l'elettricità rinnovabile o per le
autovetture, ma anche per le questioni più complesse. Quindi, è fantastico che
abbiano preso questo impegno per andare avanti e finanziare quei
progetti".
Più
tasse per i ricchi: una soluzione.
-
Abbiamo bisogno di innovare su tutti i fronti, e tutto ciò richiederà molto
denaro. Pensa che i miliardari di questo mondo - e lei fa parte del club -
dovrebbero essere tassati di più? Dovrebbero essere obbligati a investire di
più in queste cose?
"La
politica fiscale è una questione che riguarda ogni singolo paese. Ho parlato
delle tasse americane, del fatto che potrebbero essere più alte. Ma non sono un
esperto di tasse europee. I governi dovranno fare un passo avanti in materia.
Richiederà risorse, proprio come quando si tratta di istruzione e la
sanità".
- Ma
come si fa a motivare la politica? Perché c'è molta determinazione sulla salute
al momento, ma dov'è la motivazione per perseguire quel tipo di innovazione e
di cambiamento di cui lei sta parlando?
"Beh,
i costi. Come abbiamo visto con la pandemia, il costo per realizzare questi
nuovi strumenti è stato di miliardi, e si risparmierà la tragedia economia che
è di trilioni e trilioni di dollari".
- Come
si fa a creare la volontà politica? Voglio dire, non so se sia facile, perché i
politici non vedono lontano, e lo sappiamo.
"A
meno che le giovani generazioni non parlino in maniera costante - e mi
congratulo con i sostenitori che l'hanno guidata - e a meno che non esprimano
fortemente ancora le loro opinioni, è possibile che non si facciano i giusti
compromessi. E il livello di morti sarà drammaticamente più alto di qualsiasi
cosa si sia vista durante la pandemia. Non sarà possibile uscirne se si lascia
che ci piombi addosso. In questo caso, si soffrirà per molti decenni".
Esiste
un vaccino contro il cambiamento climatico?
-
Voglio concludere facendo riferimento alla pandemia e al vaccino, ora. Esiste
un vaccino per il cambiamento climatico?
"No,
abbiamo bisogno di più di una dozzina di innovazioni rivoluzionarie per far
fronte a tutte queste fonti di emissioni. E, quindi, non sono solo le auto
elettriche, non è solo il carburante verde per l'aviazione, non è solo la carne
artificiale. C'è molto da fare nella produzione e nell'agricoltura, nelle
costruzioni e nel trasporto. Ma la distruzione permanente degli ecosistemi
naturali è molto, molto peggio rispetto anche al picco della pandemia. Dovrebbe
quindi essere una causa attorno alla quale l'umanità può unirsi. Sarà
difficile, ma se ci riusciremo, sarà la cosa migliore che abbiamo mai
fatto".
In che
senso bisogna “Salvare il Pianeta.”
Pagellapolitica.it
– Redazione – (30 SETTEMBRE 2019) – ci dice:
Il 27
settembre 2019, il segretario del Pd Nicola Zingaretti ha scritto un post sui
social a sostegno del “Global Strike for Future”, la manifestazione mondiale
per il clima, dicendo che «se la Terra muore non c’è più posto per nessuno […]
Salvare il pianeta è una responsabilità di tutte e tutti».
Ma è
vero che il riscaldamento globale può “uccidere” il nostro Pianeta – tutta la
vita sul nostro Pianeta, compresa la specie umana? E da un punto di vista
comunicativo, messaggi di questo tipo sono efficaci?
Di che
cosa stiamo parlando?
Il
riscaldamento globale è un fenomeno reale e il consenso della comunità
scientifica è pressoché unanime sulla responsabilità almeno parziale della
nostra specie.
La
ricerca più autorevole e recente sul tema è stata pubblicata a ottobre 2018
dall”’Intergovernmental Panel on Climate Change£ (Ipcc), il principale
organismo internazionale delle Nazioni Unite che studia il fenomeno del
riscaldamento globale.
Nel
“Sommario per i decisori politici” (tradotto in italiano a luglio 2019 dalla
Società italiana per la scienza del clima) si legge che le attività umane hanno
causato un riscaldamento globale di circa 1°C rispetto ai livelli
preindustriali e che «è probabile che il riscaldamento globale raggiungerà
1,5°C tra il 2030 e il 2052 se continuerà ad aumentare al tasso attuale».
Secondo
diversi ricercatori nonostante gli accordi tra gli Stati si rischia di superare
comunque l’aumento medio di 2°C – superando addirittura i 3°C appena dopo il
2100 – ma questo scenario dipende dalle scelte future, dal cosa si farà per
rallentare il riscaldamento globale.
In
questo contesto, le conseguenze per il nostro Pianeta (anche solo con l’aumento
di mezzo grado, da +1,5°C a +2°C) potrebbero essere disastrose. In realtà anche
solo un decimo di grado in più – che può sembrare poca cosa – potrebbe causare
danni irreparabili, dal momento che gli effetti di questi aumenti non sono
lineari, ma possono essere repentini ed estremi.
Tra
questi, è compresa anche la “morte della Terra”?
La
scomparsa della vita.
«“Uccidere
il Pianeta” è una cosa molto difficile da fare: tutti gli studi più recenti
propendono per il fatto che anche un effetto serra incontrollato e
irreversibile non dovrebbe riuscire a portare all’estinzione completa della
vita sulla Terra», ha spiegato a “Pagella Politica”” Stefano Caserini”,
ingegnere ambientale e professore di “Mitigazione dei cambiamenti climatici” al
Politecnico di Milano.
«I
danni del riscaldamento globale sulle specie viventi sono comunque qualcosa di
straordinario, di veramente nuovo nella storia della civiltà umana».
Questa
tesi è confermata da numerosi studi scientifici, secondo i quali è molto
probabile che ci troviamo all’inizio di un’estinzione di massa (la sesta nella
storia della Terra), anche se è presto per averne la certezza – come abbiamo
scritto di recente.
Secondo
le stime del 2019 dell’”Intergovernmental Science-Policy Platform on
Biodiversity and Ecosystem Services (Ipbes) dell’Onu – l’equivalente dell’Ipcc
per la biodiversità – l’emergenza climatica sta mettendo a rischio di
estinzione molte più specie che in passato.
Un
milione circa, tra animali e piante, potrebbe sparire per sempre nel giro di
pochi decenni.
«È da
tempo che si discute sul “Salvare il Pianeta” perché è un’espressione nata in
una cornice concettuale e verbale che arriva da lontano: si è diffusa nel mondo
dell’ecologismo e sta a indicare il salvataggio di alcuni aspetti del Pianeta
che stanno scomparendo, come le specie viventi», ha spiegato a “Pagella
Politica” “Massimo Sandal”, ex ricercatore di biologia molecolare che oggi
scrive di scienza e di comunicazione scientifica per riviste come “Le Scienze”
e “Il Tascabile”.
«Nei
fatti la Terra, intesa come “ammasso di roccia che vaga nello Spazio”,
ovviamente se la caverà, ma intesa come insieme di ecosistemi riceverà danni immensi».
Esistono
poi delle specie che potrebbero trarre giovamento da un aumento medio delle
temperature, o più in generale da eventuali catastrofi ambientali.
«In
biologia si parla di “disaster taxa”: sono specie, per così dire,
“approfittatrici” che nel momento in cui gli ecosistemi vengono alterati e
disintegrati riescono a proliferare bene e a prendere il sopravvento», ha
sottolineato “Sandal”.
Per
esempio, con la terza estinzione di massa, avvenuta circa 250 milioni di anni
fa alla fine del “Permiano”, presero il sopravvento alcuni organismi tra i
cosiddetti “bentonici”, ossia quelle forme di vita che se ne stanno sui
fondali, fissati su superficie solide.
Secondo
studi recenti, per esempio, le meduse sarebbero una delle forme di vita a
“beneficiare” di più dell’attuale riscaldamento globale, così come alcuni tipi
di alghe, come sottolineato dal rapporto del 2018 dell’Ipcc.
L’estinzione
degli esseri umani.
L’implausibilità
di una scomparsa totale della vita sulla Terra vale nello specifico anche per
un’eventuale scomparsa della specie umana.
La
risposta alla domanda “il cambiamento climatico causerà l’estinzione umana?” è
infatti con ogni probabilità “no”, anche se, dalla scarsità di cibo alla
diffusione di nuove malattie, i rischi per la nostra specie sono moltissimi –
come ha sottolineato in un articolo di maggio 2019 su “The Conversation” “Anders
Sandberg”, ricercatore dell’Università di Oxford.
«Da un
punto di vista scientifico, non si può parlare di estinzione della specie umana
causata dal riscaldamento globale, perché non sappiamo cosa succederà con
certezza nei prossimi decenni. Un conto è un possibile olocausto nucleare, un
altro è l’aumento medio delle temperature», ha spiegato “Sandal”.
«In
ogni caso il modello sociale ed economico in cui viviamo dovrà cambiare: vuoi
che cambi perché l’emergenza climatica avrà effetti irreversibili, vuoi che
cambi perché decidiamo noi di evitare che questo possa avvenire. Le cose non
potranno rimanere così».
Fare
leva su questo aspetto è più efficace che ripetere “Salviamo la Terra”? Su
questo aspetto, il dibattito è in corso.
Vediamo perché.
Un’utile
metafora?
In un
citatissimo monologo intitolato “Saving the Planet,” il comico statunitense “George
Carlin” (morto nel 2008) si prendeva gioco della retorica ambientalista,
dicendo che con il riscaldamento globale «il Pianeta se la passerà bene: a
essere fottuti saranno gli esseri umani».
Un
concetto simile è stato espresso anche in un altro episodio famoso, quello
dell’attore “Charlton Heston”, che nel 1995 lesse in diretta telefonica al
programma tv “The Rush Limbaugh Show” una versione editata di un capitolo del
libro “Jurassic Park “di “Michael Crichton”.
«Pensate
di poter distruggere il Pianeta? È una vanità che dà alla testa», disse Heston.
«Prima o poi, quando la Terra sarà inospitale, la vita si diffonderà di nuovo.
L’evoluzione ricomincerà di nuovo».
Entrambi
questi commenti, come abbiamo visto, sono in un senso strettamente scientifico
condivisi anche da una buona parte della comunità scientifica.
«A
costo di ripetere l’ovvio: non si tratta di “Salvare il pianeta”, ma la qualità
della vita del numero più grande possibile di esseri umani – inclusi i nostri
figli e nipoti – e di tenere in piedi una qualche forma di civiltà.
Il
pianeta se la cava da solo, tranquilli», ha scritto su Twitter il 19 settembre
2019 l’astrofisico e divulgatore scientifico “Amedeo Balbi”.
Ma
quanto è utile, a fini comunicativi, fare leva sulla possibile morte della
Terra per mobilitare le persone contro il riscaldamento globale, come ha fatto
Zingaretti?
«“La
Terra muore” è una metafora: sulla sua utilità bisogna partire dal presupposto
che i messaggi non hanno su tutti lo stesso effetto», ha spiegato “Caserini”.
«Trent’anni di comunicazione sulla scienza del
clima ci dicono che magari per delle persone, penso al maschio, adulto,
cinquantenne, “Salviamo il Pianeta” non ha un effetto, su ragazzi di 18 anni è
una cosa diversa».
Secondo
“Sandal”, invece, «dire che “Il Pianeta è in pericolo” può essere verosimile da
un punto di vista metaforico, ma secondo me non è un messaggio estremamente
utile.
Il
rischio è quello di dire: “Vabbè, sono la Terra e gli animali a rischiare di
più, a me che cosa importa?”.
È una
metafora che ha un’utilità limitata, ha più senso premere a livello mediatico
sul fatto che nel breve periodo a morire rischia di essere il modello sociale
ed economico in cui viviamo».
In
questo dibattito, si ripropone su un piano più generale una questione
analizzata da tempo all’interno della comunicazione scientifica:
come
si è chiesto un articolo pubblicato da “Vox” a giugno 2019, è meglio descrivere
il cambiamento climatico come un fenomeno catastrofico per il Pianeta o come
una minaccia esistenziale per lo più per la nostra specie?
La
risposta potrebbe essere entrambe le opzioni.
Da un
lato, c’è chi come “David Wallace-Wells” (autore nel 2019 del fortunato libro “The
Uninhabitable Earth: Life After Warming”, non ancora pubblicato in italiano)
sostiene che il panico e la paura del riscaldamento globale «potrebbero essere
l’unica cosa in grado di salvarci».
Parole che riecheggiano quelle dell’attivista “Greta
Thunberg”, che al “World Economic Forum di Davos” di gennaio 2019 aveva detto
ai leader mondiali: «Non voglio la vostra speranza, voglio il vostro panico».
Dall’altro
lato, c’è chi sostiene che il fatalismo, legato a una inevitabile distruzione
della vita sul Pianeta, possa condurre all’immobilismo, e non all’azione.
Uno
studio di maggio 2019, pubblicato su “Frontiers in Communication”, è giunto
alla conclusione che “speranza” e “dubbio” debbano essere entrambi due elementi
centrali nella comunicazione dell’emergenza climatica, se proposti in maniera
costruttiva.
In
conclusione.
Un
messaggio che si sente spesso ripetere a sostegno della lotta ai cambiamenti
climatici è che bisogna salvare il Pianeta:
che
«se la Terra muore non c’è più posto per nessuno», come ha scritto su Facebook
il segretario del Pd Zingaretti.
Da un
punto di vista strettamente scientifico, non è vero che il riscaldamento
globale possa cancellare la vita sul nostro Pianeta, sia quella animale in
generale, che quella umana.
È vero
però che i tassi di estinzione stanno aumentando sempre di più, e che
l’emergenza climatica è innanzitutto una sfida per il nostro modello sociale ed
economico.
Su
quale dei due aspetti bisogna focalizzarsi per fare divulgazione scientifica, e
responsabilizzare i lettori (o gli elettori all’azione)?
Da un
punto di vista comunicativo, c’è chi sostiene che la morte della Terra possa
essere un’utile metafora, mentre secondo alcuni rischia di avere un’efficacia
limitata.
In
conclusione, entrambi gli aspetti sembrano necessari: descrivere l’emergenza
climatica solo come una catastrofe per il Pianeta è un’operazione monca per
mobilitare le persone, se non accompagnata dal presupposto che è anche – se non
soprattutto – una minaccia esistenziale per noi.
Israele
non sospenderà la guerra.
Italiaoggi.it
- Paolo Rossetti - Giallongo, col. dei Carabinieri – (10-12-2023) – ci dicono:
Fino
alla distruzione di Hamas.
Il
dopo sarà gestito con alcuni paesi arabi affidabili.
“Continueremo
l'operazione militare anche senza il sostegno internazionale».
La risoluzione dell'Assemblea generale
dell'Onu che chiede il cessate il fuoco non è piaciuta a Israele che però, alla
fine, ha reagito annunciando che continuerà a bombardare per arrivare a
raggiungere il suo obiettivo: eliminare Hamas.
E lo farà anche al di là delle dichiarazioni
di Biden avverse a Netanyahu.
Sarà
difficile raggiungerlo al 100 per cento, osserva “Vincenzo Giallongo”,
colonnello dei carabinieri in congedo con all'attivo diverse missioni in
Albania, Iraq, Kuwait e Kosovo, ma Tel Aviv, ammesso che riesca a raggiungere
il suo obiettivo, si fermerà solo quando avrà raggiunto un sufficiente livello
di sicurezza.
Quanto
ci vorrà, è difficile dirlo, probabilmente più delle quattro settimane
auspicate dagli americani.
Il pericolo di un allargamento del conflitto
adesso sembra venire solo dal confine con il Libano, anche se sarebbero in
corso delle trattative per spostare le forze di Hezbollah a nord del fiume
Litani, proprio per neutralizzare la pericolosità degli attacchi provenienti da
quella zona.
Per il
dopoguerra, invece, gli israeliani non vogliono trattare né con Hamas né con
Fatah, ma con i Paesi dell'area, probabilmente visti come possibili garanti
della sicurezza di Gaza, per scongiurare che diventi ancora la base di attacchi
contro Israele.
Domanda.
Colonnello,
Israele per l'ennesima volta non ascolta l'Onu dopo che l'Assemblea generale ha
chiesto il cessate il fuoco:
continuerà
davvero l'operazione militare senza curarsi del sostegno internazionale, come
ha detto il ministro degli Esteri “Eli Cohen”, anche nonostante le
dichiarazioni di Biden contro Netanyahu e il suo esecutivo?
Risposta.
Gli
Usa in precedenza, in Consiglio di sicurezza, avevano già messo il veto al
cessate il fuoco.
Quindi,
al di là delle dichiarazioni di Biden, continuano a sostenere Israele:
fanno finta di prendere le distanze ma ancora
materialmente non le hanno prese. L'ultima risoluzione Onu lascia il tempo che
trova perché le Nazioni Unite non hanno veri poteri.
Anche
per questo gli israeliani andranno avanti:
questo
conferma la tesi secondo cui non erano all'oscuro dell'attacco del 7 ottobre ma
lo hanno sfruttato come pretesto per la resa dei conti con Hamas.
Quello
che vogliono fare è chiudere con Hamas:
le
loro posizioni, molto rigide, sul non volere un governo palestinese a Gaza lo
dimostrano.
L'intenzione
è di eliminare Hamas, possibilmente anche Fatah, e poi si discuterà del futuro
della Striscia.
D.)
Israele attacca al Sud della Striscia ma i combattimenti proseguono anche al
Nord, che sembrava già bonificato: distruggere Hamas potrebbe essere più
difficile del previsto?
R.)
Credo sia più difficile di quello che pensano.
Hamas ha usato i finanziamenti per realizzare
i tunnel e armarsi.
Uomini ne ha.
Anche
la dichiarazione degli Usa per cui i combattimenti dureranno un altro mese in
realtà è solo un loro auspicio.
Sulla
vittoria di Israele non ho dubbi, anche perché gli altri Paesi del Medio
Oriente vogliono tenersi lontani da questa polveriera.
Così è
per Giordania, Egitto, e al di là dei proclami, anche per l'Iran.
Gli
unici che potrebbero rappresentare un pericolo sono gli uomini di Hezbollah.
Il
conflitto potrebbe allargarsi lì.
D.)
Secondo il “Jerusalem Post,” tuttavia, Israele sta trattando diplomaticamente,
appoggiandosi anche a Gran Bretagna e Francia, per un allontanamento di
Hezbollah dalla linea del fronte.
Si tratta di un gruppo sostenuto dagli
iraniani: può alzare lo scontro con Tel Aviv senza il beneplacito di Teheran?
R.)
Hezbollah non è completamente sotto il controllo iraniano, non è escluso che ci
siano sacche autonome che vogliono continuare una guerra di logoramento di
Israele.
Le trattative cercano di riposizionare
Hezbollah e garantire un certo margine di sicurezza, non escluderei che qualche
frangia integralista, però, continui.
D.)
Gli israeliani riusciranno a controllare totalmente la Striscia di Gaza come
dicono di voler fare?
R.” Il
controllo ci sarà, bisogna vedere in che percentuale: sacche di resistenza ci
saranno sempre, non si possono eliminare tutti i fanatici di Hamas.
Faranno
dei conti, capiranno di aver eliminato il 70-80-90 per cento della presenza
terroristica, la percentuale che riterranno sufficiente.
Il 100 per cento non si può raggiungere.
Raggiunto il livello di controllo che avranno
deciso, senza farsi influenzare da nessuno, neanche dagli americani,
cominceranno le trattative.
Senza
parlare con Hamas e Fatah, con un tavolo più alto.
D.)
Quindi con chi vogliono discutere il futuro di Gaza?
R.)
Con il Qatar, ad esempio, e aprendo un tavolo allargato ai Paesi vicini,
interlocutori più credibili di terroristi come Hamas.
Lo
farebbero partendo da un punto di forza, dal controllo di Gaza.
Discutere
con uno Stato è più credibile.
D.) Se
però Hamas è distrutta all'80 per cento vuol dire che qualcuno può ancora
ricominciare ad attaccare Israele: come si scongiura questo pericolo?
R.)
Dagli altri Paesi Israele vuole garanzie che non fomentino più il terrorismo di
Hamas.
Vogliono
trattare chiedendo di avere queste assicurazioni.
Un
obiettivo che vedo raggiungibile con il Qatar, con tutti i Paesi, meno che con
l'Iran.
(Il
Sussidiario.net)
Perché
sarà difficile distruggere Hamas.
Parla
Vidino (George Washington University)
Starmag.it
– Redazione – Lorenzo Vidino – (14-1-2024) – ci dice:
La
guerra di Israele nella Striscia di Gaza ha l'obiettivo quello di sradicare il
gruppo terroristico Hamas: ma è davvero possibile?
(L'intervista
di Affarinternazionali a Lorenzo Vidino, direttore del Programma
sull’estremismo della George Washington University.)
Nelle
sue ricerche si è occupato in più occasioni del movimento terroristico Hamas,
autore del barbaro pogrom di ebrei in Israele il 7 ottobre dello scorso anno.
Riesce
a farci comprendere struttura, organizzazione, obiettivi, punti di forza e
debolezza del “Movimento Islamico di Resistenza”?
Hamas,
come lo statuto dell’organizzazione dice chiaramente, è il ramo palestinese dei
“Fratelli Musulmani”, il più grande “movimento globale islamista”, che ha come
obiettivo quello dell’islamizzazione della società e la creazione di regimi
governati dalla “Sharia”, la legge islamica.
I
Fratelli Musulmani utilizzano, al contrario di gruppi che definirei jihadisti,
come “Al Qaeda” o lo” Stato Islamico, un mix di attivismo a livello sociale,
politica e violenza.
Al
contrario quindi di gruppi che utilizzano praticamente solo la violenza, hanno
un approccio di più lungo termine per l’islamizzazione della società, fornendo
servizi sociali alla popolazione.
Questa
lunga opera di ingegneria sociale, volta appunto a islamizzare la società, a
portare la società a vivere l’Islam come il gruppo ritiene corretto, ha un
obiettivo politico: quello della creazione di uno stato islamico.
A
seconda delle circostanze, i Fratelli optano per soluzioni di attivismo
sociale, politico o attività militari, quindi in sostanza scelgono le tattiche
a seconda del contesto.
Hamas,
come ogni branchia dei Fratelli Musulmani, agisce su questi tre campi, quello
sociale, quello politico e quello militare.
Opera all’interno della comunità palestinese,
ha partecipato alle elezioni politiche, offre servizi sociali alla popolazione,
ma utilizza per ottenere i propri risultati anche la violenza, in maniera anche
brutale come abbiamo visto il 7 ottobre, in un certo senso non dissimile da
Stato Islamico e Al Qaeda.
Diciamo
che Hamas ha avuto la capacità, negli ultimi anni, di creare un sistema e di
inserirsi in un sistema internazionale ancora più grande di alleanze che, se da
una parte lo ha isolato politicamente, gli ha però permesso di ottenere fondi e
supporto militare, inserendosi in quello che è il cosiddetto “asse della
resistenza a direzione iraniana”.
Hamas è parte della costellazione di vari
gruppi sciiti, pur essendo sunnita, legati a stretto filo all’Iran, di cui
fanno parte Hezbollah, gli Houthi dello Yemen, le varie milizie sciite in Siria
e Iraq.
Grazie
a questa sponsorship iraniana, il movimento ha potuto contare e soprattutto
svilupparsi militarmente.
Dal
punto di vista finanziario ha invece potuto contare sul supporto del “Qatar”.
Questo sistema di alleanze a livello internazionale, ha consentito
all’organizzazione di sopravvivere e rinforzare la propria posizione.
La
guerra scatenata da Israele contro la Striscia di Gaza ha come obiettivo quello
di sradicare il gruppo terroristico dall’area.
Crede sia un’operazione realizzabile?
“John
Kirby”, coordinatore del “Consiglio di Sicurezza Nazionale USA”, ha affermato –
durante una recente conferenza stampa – che Israele può indebolire Hamas, ma
che “probabilmente” il gruppo non verrà annientato.
Qual è
la sua opinione e che idea si è fatto della strategia militare israeliana?
È
chiaramente molto in fieri e tutto in progress, quindi è difficile risponderle.
Ritengo però che “Kirby” possa probabilmente avere ragione.
Come più di 20 anni fa, quando Bush sulle
macerie delle Torri Gemelle parlava di porre fine al terrorismo, obiettivo poco
realizzabile, ma che suonava bene, anche in questo caso, sebbene si tratti di
un obiettivo più limitato, distruggere Hamas risulta comunque difficile per
vari motivi.
Prima
di tutto perché Hamas ha una forte presenza di leadership, alta e di medio
livello, in una serie di altri paesi.
E se in alcuni di questi i leader possono
essere colpiti dagli israeliani, come abbiamo visto in Libano qualche giorno
fa, in altri paesi, come Turchia o Qatar, risulta molto più difficile.
Ricordiamoci
che quando il nemico numero uno di Israele era l’”OLP”, l’organizzazione
palestinese pur vedendo i suoi leader cacciati dal territorio palestinese,
riuscì a ricostituire una leadership a Tunisi, in Giordania, in Siria, in
Libano.
Il gruppo rimase in piedi.
Inoltre
siamo in presenza di un movimento che ha forti radici nella società
palestinese, soprattutto a Gaza, ma non solo, anche nella Cisgiordania.
Non stiamo parlando di gruppi come “Al Qaeda”
o “ISIS” – che comunque gli americani in più di venti anni non sono riusciti a
spazzare via – ma di un gruppo che per questa vocazione sociale di cui parlavo
prima è molto legato alla società palestinese.
Questo
non vuol dire che tutti i palestinesi siano membri di Hamas, o supporter di
Hamas, ma che comunque Hamas abbia dei legami forti nella società è evidente.
Visto
dunque che l’evoluzione del conflitto pare stia andando in direzione di una
certa de-escalation israeliana, cioè la riduzione di operazioni militari –
soprattutto in virtù delle pressioni americane e internazionali – è chiaro come
risulti molto difficile pensare che si possa riuscire ad annientare, far
sparire o fare evaporare il movimento.
Si
entrerà probabilmente in una fase nuova in cui Hamas avrà di sicuro una
presenza più debole nella Striscia di Gaza.
La
grande incognita è quanto rimarrà a Gaza dell’organizzazione.
Anche
negli Stati Uniti d’America, come si evince dal suo paper “The Hamas Network in
America: A Short History” – pubblicato per il Programma sull’Estremismo della
George Washington University – individui e reti che forniscono varie forme di
sostegno ad Hamas sono attivi in America da decenni.
Di che
fenomeno si tratta?
Il
discorso fatto in quel paper per quanto riguarda gli Stati Uniti, è più o meno
identico a quello di tutti i Paesi europei, chi più chi meno, Italia inclusa.
Ossia,
esiste una diaspora palestinese, una parte composta da soggetti legati ad
Hamas, che svolgono una serie di attività sociali, politiche e di supporto
finanziario a favore dell’organizzazione.
Sono
comunità che esistono da 30/40 anni, con numeri relativamente ridotti, però ben
insediate nei vari Paesi occidentali in cui operano, legate alla più grande
famiglia dei “Fratelli Musulmani”, supportate dai Fratelli egiziani, siriani,
algerini, giordani e via dicendo.
Nel
tempo questi piccoli network hanno saputo creare una serie di strutture,
formali e informali, che svolgono una serie di attività a supporto di Hamas.
Sono
attività di mobilitazione delle comunità, come le manifestazioni di piazza a
cui assistiamo da anni e che abbiamo visto in modo particolare dopo il 7
ottobre. Sono molto bravi nello svolgere questa attività anche perché, oltre a
nuotare nella galassia islamista, hanno creato tutta una serie di legami con
mondi diversi, per esempio con la sinistra, anche quella non estrema.
Riescono
a creare legami con soggetti che, pensando semplicemente di aiutare la causa
palestinese, non sono magari neanche consci del fatto che si tratti di network
legati a Hamas.
Sono cellule che operano con un piede nella
legalità e un piede nell’illegalità, raccogliendo fondi che poi dirigono a
Hamas, ma che le autorità occidentali – se si esclude quanto avvenuto negli
Stati Uniti – hanno avuto difficoltà a dimostrare con delle prove nei
tribunali”.
C’è un
Paese, il “Qatar”, che ha assunto una notevole rilevanza nella diplomazia
internazionale.
È uno
stato ricco di contraddizioni, finanzia Hamas e ospita un’importante base degli
Stati Uniti d’America.
Che idea si è fatto sulla politica
dell’Emirato?
Il
Qatar è un Paese che da anni svolge una politica molto interessante, molto
aggressiva, mirata a ritagliarsi un ruolo indipendente, rispetto ai suoi due
cugini più grandi, Arabia Saudita e Emirati Arabi Uniti, con cui storicamente
non va d’accordo.
L’emirato
lo fa attraverso una politica particolare, all’apparenza piena di
contraddizioni.
Cerca
di ‘comprare’ – e non uso la parola a caso perché ha molto a che fare con il
suo enorme potere economico – amici in mondi molto diversi.
Il “Qatar
“è un amico apparente dell’Occidente, perché svolge una serie di attività che
piacciono all’Occidente.
Ospita
la più grande base americana in Medioriente, fa investimenti molto mirati e
strategici in quasi tutti i paesi occidentali, “Italia inclusa”, investe in
attività che non solo sono fruttifere, ma che portano il Qatar a presentarsi
come partner importante alle élite dominanti dei vari paesi occidentali.
Pensiamo
all’organizzazione dei mondiali di calcio o alla proprietà di grandi club
calcistici.
Nello
stesso tempo, il piccolo emirato supporta, sponsorizza, finanzia una serie di
attori islamisti che vanno dai talebani, a Hamas, a una serie di altre milizie
islamiste, se non jihadiste, in Siria e in altri paesi.
Il Qatar fa ciò per tre motivi.
Il primo è quello che di considerare questi
attori come una lunga manus del Paese. Soprattutto durante il periodo delle
primavere arabe, mentre Arabia Saudita e Emirati Arabi optavano per la
stabilità, cioè per supportare i regimi esistenti contro le primavere arabe, il
Qatar decideva di supportare la Fratellanza Musulmana e le varie rivoluzioni in
cui Fratelli giocavano un ruolo, in Egitto, in Siria, in Tunisia e in altri
Paesi.
Il
secondo motivo è un motivo ideologico, di affinità ideologica.
Il
Qatar ha una visione, un approccio all’Islam che è molto simile a quello dei
Fratelli Musulmani.
Personaggi
come “Yusuf al-Qaradawi”, leader spirituale dei Fratelli Musulmani, scomparso
due anni fa, ha creato in sostanza il sistema educativo islamico in Qatar.
C’è un
legame ideologico tra” Qatar” e “Fratellanza” che risale fino agli anni ’60. La
terza motivazione infine è il volersi accreditare nei confronti della Comunità
internazionale come interlocutore necessario verso attori problematici.
Il
protagonismo nelle trattative sugli ostaggi israeliani nelle mani di Hamas è
solo l’ultimo esempio della loro strategia.
Qual è
il ruolo della Repubblica Islamica d’Iran nella destabilizzazione del quadrante
mediorientale e in che maniera viene pianificata? Quali reazioni sarebbero
auspicabili da parte della comunità internazionale?
È
chiaro ormai a tutti che l’Iran ha creato e supporta un sistema di gruppi
destinati alla destabilizzazione dei singoli paesi mediorientali. Questa è una
dinamica che esiste in alcuni casi da decenni, come in Libano, in altri da
tempo più recente, come nello Yemen. La Repubblica Islamica segue questa
strategia di creare una serie di gruppi o di cooptarli – per lo più sciiti, ma
anche sunniti come nel caso di Hamas – supportandoli militarmente e operativamente,
con un ruolo di destabilizzazione interna – vedasi Yemen, Bahrain, Iraq, Siria
– creando una serie di dinamiche nei paesi favorevoli a Teheran.
Ma non
solo, c’è anche un ruolo più globale di destabilizzazione regionale attraverso
una internazionalizzazione del loro operato. Come si evince in questa fase, nel
momento in cui gli Huthi si rendono protagonisti di azioni come quelle che
stanno facendo nel Mar Rosso, è chiaro come si trasformino da attore locale in
Yemen, ad attore di importanza regionale e globale. La strategia iraniana, che
è sotto gli occhi di tutti, è a Washington fonte di un dibattito senza
soluzione finale.
Come
affrontare la questione iraniana? Il gap è spesso politico tra democratici e
repubblicani. Ad una visione democratica di appeasement –convincere gli
iraniani a cambiare strategie e ammorbidirsi – si contrappone quella
repubblicana che vede l’Iran un come un attore destabilizzante, che non può
essere affrontato in altro modo se non con durezza. Stiamo entrando nel vivo
della campagna elettorale americana e i due approcci tra Biden e Trump non
potrebbero essere più diversi, dove Biden è un fautore dell’approccio soft,
Trump di quello radicale.
Secondo
alcuni analisti, l’allargamento degli “Accordi di Abramo” attraverso
un’alleanza tra Israele e Arabia Saudita, sarebbe stata l’effettiva causa
scatenante il feroce attacco a Israele del 7 ottobre. Quali sviluppi sono
immaginabili in questa fase così cruenta che vive il Medio Oriente?
È
molto complicato prevedere questi sviluppi. Ritengo che quello che sta
succedendo in Medio Oriente ritardi solamente un processo che di fatto è più o
meno inevitabile, sebbene con tutte le difficoltà del caso: l’inclusione di
Israele nel blocco sunnita, con un rapprochement con l’Arabia Saudita.
È un
fatto – e questo penso possa aver stupito molti – che nessuno dei paesi degli
Accordi di Abramo, abbia preso negli ultimi mesi nessuna misura importante
contro Israele. I vari governi arabi hanno sì espresso condanna nei confronti
di alcune azioni di Israele, hanno espresso supporto alla popolazione civile
palestinese, hanno mandato aiuti, non c’è dubbio, ma nessuno di questi paesi ha
tagliato le relazioni diplomatiche con Israele, nessuno ha neanche ritirato i
propri ambasciatori.
Diciamo
che paesi come Arabia Saudita, Emirati, Bahrain, capiscono perfettamente cosa
stia succedendo, cioè che Hamas è una lunga manus iraniana e che quanto avviene
è parte di una strategia di Teheran, che vede l’Iran contrapposto ad Arabia
Saudita, Emirati Arabi, Egitto, insomma il blocco sunnita. Non vanno trascurate
le dinamiche interne, con simpatie profonde delle popolazioni arabe per i
palestinesi e sentimenti anti israeliani molto diffusi, ma ritengo che il
processo di inclusione di Israele, pur subendo un ritardo, pur tra tante
difficoltà, alla fine proseguirà.
(Affari
internazionali).
L'Iran
attacca Israele, Gantz:
"Teheran
pagherà un prezzo
nei
modi e nei tempi opportuni"
La
crisi.
Rainews.it
– Redazione – (15 aprile 2024) – ci dice:
Khamenei:
"Gerusalemme sarà dei musulmani".
Il G7
condanna l'attacco.
Fonti
interne: rimandata reazione immediata per le pressioni americane.
Riunione d'emergenza del Consiglio di
sicurezza Onu.
L'Iran
attacca Israele, Gantz: "Teheran pagherà un prezzo nei modi e nei tempi
opportuni" . LaPresse.
Droni
iraniani su Israele.
Iran
all'Onu: Non vogliamo la guerra con gli Stati Uniti.
"L'Iran
non ha intenzione di impegnarsi in un conflitto con gli Stati Uniti nella
regione.
Tuttavia,
se gli Stati Uniti avviassero operazioni militari contro l'Iran, i suoi
cittadini, o la sua sicurezza e i suoi interessi, l'Iran utilizzerà il suo
diritto intrinseco a rispondere in modo proporzionato".
Lo ha
detto l'ambasciatore iraniano all'Onu “Saed Iravani “al Consiglio di Sicurezza.
23:31- 14 Aprile.
L'ambasciatore
israeliano all'Onu Gilad Erdan:" IL regime iraniano non è diverso dal
Terzo Reich".
"Il
regime iraniano non è diverso dal Terzo Reich e l'ayatollah “Ali Khamanei “non
è diverso da Hitler".
Lo ha detto l'ambasciatore israeliano all'Onu”
Gilad Erdan” al Consiglio di Sicurezza chiedendo "tutte le sanzioni
possibili" contro l'Iran.
"L'escalation
senza precedenti di ieri sera mostra cosa succede quando gli avvertimenti non
sono ascoltati - ha continuato - Il fatto che ieri Israele si sia mostrato
superiore non toglie la brutalità dell'attacco".
23:28-
14 Aprile.
Hamas
propone una nuova bozza accordo e chiede una tregua di 6 settimane.
Hamas
ha presentato ai mediatori un accordo di cessate il fuoco e rilascio degli
ostaggi in cui chiede a Israele di osservare una tregua di sei settimane prima
di avviare uno scambio con i detenuti palestinesi nelle carceri israeliane.
Secondo
quanto riferisce il quotidiano ebraico “Haaretz”, la proposta è stata
presentata dopo che il gruppo terroristico ha rifiutato l'accordo mediato dagli
Stati Uniti nella tarda serata di ieri.
Nella
proposta, Hamas chiede che l'“Idf” cessi tutte le operazioni a Gaza e si ritiri
dalle aree urbane per sei settimane, consentendo ai palestinesi sfollati di
tornare a nord.
Solo
dopo gli ostaggi verrebbero rilasciati, con una proporzione di 30 detenuti per
ogni prigioniero, un netto rialzo rispetto alla proporzione di 1 a 3 valida
fino all'ultimo scambio.
Richiede
inoltre che per ogni soldato catturato siano rilasciati 50 prigionieri
palestinesi - 30 dei quali condannati all'ergastolo.
Hamas sostiene che utilizzerà le settimane di
pausa nelle ostilità per localizzare gli ostaggi e accertare in quali
condizioni si trovano.
Israele
ha precedentemente respinto richieste simili definendole "deliranti"
e il numero di prigionieri palestinesi richiesti da Hamas, così come la gravità
dei loro crimini, è stato un punto critico in diversi precedenti cicli di
negoziati.
22:48
-14 Aprile.
Usa,
discuteremo nuove misure punitive contro l'Iran all'Onu.
"Nei
prossimi giorni discuteremo con i nostri partner nuove misure punitive per
rendere l'Iran responsabile in accordo con le risoluzioni del Consiglio di
Sicurezza e per ora vogliamo la condanna dell'attacco dell'Iran a
Israele". Lo ha detto l'ambasciatore americano all'Onu Robert Wood durante
la riunione del Cds, alludendo alla possibilità di presentare un progetto di
risoluzione con nuove sanzioni contro Teheran. "Gli Usa non vogliono una
escalation - ha aggiunto - mail modo migliore per evitarla è condannare le
azioni sconsiderate dell'Iran"
22:15
14 Aprile
Antonio
Guterres alle Nazioni Unite:" Siamo sull'orlo del tracollo."
"Condanno
con fermezza l'escalation rappresentata dall'attacco su larga scala dell'Iran a
Israele. La la carta delle Nazioni Unite proibisce l'uso della forza contro
l'integrità di ogni Stato. Bisogna tornare indietro dall'orlo del tracollo in
cui ci troviamo". Lo ha detto il segretario generale dell'Onu, Antonio
Guterres, nel suo intervento al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.
"Né
la regione mediorientale né il mondo possono permettersi un'altra guerra",
ha detto il Segretario generale delle Nazioni Unite, chiedendo - durante un
Consiglio di sicurezza convocato dopo l'attacco dell'Iran contro Israele -
"la massima moderazione"."Il Medio Oriente è sull'orlo del
precipizio. Le popolazioni della regione si trovano ad affrontare il pericolo
reale di un conflitto devastante e diffuso. Questo è il momento di allentare la
tensione", ha insistito Guterres
22:43
14 Aprile
L'ayatollah
Khamenei: "Gerusalemme sarà nelle mani dei musulmani"
"Gerusalemme
sarà nelle mani dei musulmani e il mondo musulmano celebrerà la liberazione
della Palestina". Lo scrive su X in ebraico l'ayatollah Khamenei, guida suprema
dell'Iran, allegando al post un video dell'attacco della scorsa notte a
Israele.
22:12
14 Aprile
Il
presidente Biden ha avuto un colloquio con i leader del Congresso sulla
situazione in Medio Oriente.
Il
presidente americano Joe Biden ha avuto un colloquio con i leader del Congresso
per discutere la situazione in Medio Oriente dopo l'attacco iraniano a Israele.
Lo ha dichiarato un assistente del leader della maggioranza democratica, “Chuck
Schumer”. Oltre a Schumer, Biden ha parlato con il leader della minoranza al
Senato “Mitch McConnell”, il presidente della Camera “Mike Johnson” e il leader della minoranza alla
Camera “Hakeem Jeffries”.
22:12
14 Aprile
il
ministro della Difesa Crosetto: "Questo è uno dei periodi più pericolosi
degli ultimi decenni."
"Più
che le parole preoccupano i fatti concreti. Le organizzazioni estremistiche
islamiche da sempre vogliono cacciare ogni ebreo da Israele e riportare
Gerusalemme sotto il dominio dell'Islam". Lo dice ai microfoni di
"Dritto e Rovescio", su Rete4, il ministro della Difesa Guido
Crosetto, in merito al tweet di Khamenei su Gerusalemme. Per Crosetto
"questo è uno dei periodi più pericolosi degli ultimi decenni, quello che
è successo a Gaza infiamma gli animi"
22:03
14 Aprile
Parigi
convoca l'ambasciatore iraniano.
Il
ministro degli Esteri francese” Stephane Sejourne” ha annunciato che convocherà
domani l'ambasciatore iraniano in Francia per "inviare un messaggio di
fermezza" dopo l'attacco della notte scorsa contro Israele. "Domani
ho chiesto ai servizi del Ministero degli Affari Esteri di convocare l'ambasciatore
iraniano per trasmettere" questo "messaggio di fermezza", ha
dichiarato domenica il ministro alla televisione pubblica France 2. "Non
dobbiamo invertire le responsabilità", ha aggiunto "Sono stati gli
iraniani ad attaccare Israele. Dal 1979, l'Iran ha posto l'odio contro Israele
al centro della sua diplomazia". Teheran aveva precedentemente annunciato
di aver convocato gli ambasciatori di Regno Unito, Francia e Germania per
protestare contro "le posizioni irresponsabili di alcuni funzionari di
questi Paesi riguardo alla risposta dell'Iran". La Francia ha intercettato
diversi di questi proiettili per proteggere le basi francesi nella regione, in
Giordania, negli Emirati Arabi Uniti o in Iraq, ha spiegato il ministro.
"Ci siamo assunti le nostre responsabilità perché siamo attori della
sicurezza regionale", ha dichiarato Sejourne. "L'attacco iraniano non
solo ha implicato Israele, ma ha anche minato la sicurezza delle nostre forze e
violato lo spazio aereo dei nostri partner arabi", ha continuato, chiedendo
una "de-escalation" nella regione.
21:47
14 Aprile
L'Idf:
neutralizzato obiettivo aereo sospetto a sud.
Le
forze armate israeliane hanno reso noto che l'aviazione israeliana e le forze
navali hanno identificato e neutralizzato un obiettivo aereo sospetto che ha
attraversato il Mar Rosso nello spazio aereo israeliano, a sud, nei pressi di
Eilat. L'obiettivo è stato monitorato dalle forze e non rappresentava una
minaccia. Secondo il protocollo non è stata suonata alcuna sirena. Allo stesso
tempo non sono stati segnalati feriti e non è stato causato alcun danno.
21:45
14 Aprile
Il
sistema di difesa israeliano: Iron Dome ha vinto il duello con i droni, ma è
stato Arrow il vero "ombrello" che ha protetto Israele.
Non
solo i jet dell'aviazione: la scorsa notte fondamentale è stato il ruolo di
Iron Dome, soprattutto contro i droni kamikaze iraniani. Ma contro i missili
balistici, lo scudo impenetrabile è stato il sistema antimissile intercettore
21:36
14 Aprile
Khamenei:
"Gerusalemme sarà nelle mani dei musulmani"
"Gerusalemme
sarà nelle mani dei musulmani e il mondo musulmano celebrerà la liberazione
della Palestina". Lo ha scritto in ebraico su X la guida suprema
dell'Iran, Ali Khamenei, pubblicando un video di droni iraniani che, durante
l'attacco di ieri notte, sorvolano la spianata delle moschee a Gerusalemme e
vengono intercettati.
21:17
14 Aprile
Tajani:
"Ci sono segnali incoraggianti."
"Ci
sono segnali incoraggianti, al momento Israele ha deciso di non effettuare
attacchi contro obiettivi iraniani". Così il ministro degli Esteri e
vicepremier Antonio Tajani intervenendo a Rete4.
19:58
14 Aprile
Iran,
l'Idf: "Al momento non estenderemo le operazioni militari."
"Al
momento non intendiamo estendere le nostre operazioni militari". Lo ha
detto il portavoce dell'esercito israeliano “Daniel Hagari”, rispondendo in
conferenza stampa ad una domanda sulla volontà o meno di reagire all'attacco
dell'Iran.
"Siamo
pronti, stiamo monitorando tutti i teatri nella regione e valutiamo ogni
scenario, ma al momento non intendiamo estendere le nostre operazioni militari.
Il nostro ruolo è salvaguardare gli israeliani", ha spiegato il portavoce
dell'esercito. "Rimaniamo in allerta, abbiamo approvato piani offensivi e
difensivi, continueremo a proteggere lo Stato di Israele e costruire un futuro
più stabile per la regione. L'Iran non è una minaccia solo per Israele ma per
tutta la regione", ha aggiunto “Hagari”.
19:32
14 Aprile
Le difese aeree abbattono i droni iraniani.
In
questo video pubblicato dall'Idf, jet da combattimento israeliani intercettano
e abbattono droni e missili lanciati dall'Iran la scorsa notte contro Israele.
18:36
14 Aprile
Hezbollah
si congratula con l'Iran: "Attacco di alta qualità."
Hezbollah
si è congratulato con l'Iran per "l'attacco di alta qualità e senza
precedenti contro Israele" e ha elogiato la "decisione coraggiosa e
saggia" di rispondere all'attacco di Damasco.
"L'Iran
ha esercitato il suo diritto naturale e legale, nonostante le minacce, le
intimidazioni e le pressioni, e ha attuato con coraggio la sua vera
promessa", ha affermato Hezbollah, sostenendo che "l'operazione ha
raggiunto gli obiettivi militari ben definiti, nonostante la partecipazione
degli Stati Uniti e dei suoi alleati. Gli obiettivi politici e strategici a
lungo termine di questo grande sviluppo emergeranno nel tempo". Lo riporta
“Ynet”.
18:33
14 Aprile
Fonti
mediche a Gaza: l'Idf spara contro palestinesi in viaggio verso Nord, 5 morti.
L'esercito
israeliano spara contro palestinesi che stavano cercando di tornare nel nord
della Striscia di Gaza causando cinque morti. Lo riferiscono fonti mediche di
Gaza, come riporta il quotidiano Haaretz.
18:26
14 Aprile
“Haaretz”:
l'Idf richiama due brigate di riservisti per Gaza.
L'esercito
israeliano ha richiamato due brigate di riservisti per prestare servizio a
Gaza. Lo ha riferito il quotidiano Haaretz.
L'Idf
ha motivato la mossa dopo "una valutazione della situazione" sul
campo. Le brigate - ha aggiunto il portavoce militare - sono destinate "ad
attività operative sul fronte di Gaza".
Il loro richiamo - ha concluso la fonte - consentirà "gli sforzi
continui e la preparazione per difendere lo Stato di Israele e la sicurezza dei
civili".
17:24
14 Aprile
Da
Iran sola risposta possibile. Israele accetti invito a moderazione."
Il
Generale “Giorgio Cuzzelli,” docente di studi strategici e sicurezza
internazionale all'Università Lumsa, spiega ragioni e risvolti dell'attacco.
17:35
14 Aprile
La Bbc
svela un video fake della tv iraniana che mostra l'attacco a Israele.
Secondo
la BBC, la tv di stato iraniana ha trasmesso ripetutamente il video di un
incendio in Cile sostenendo che si trattava dei missili che colpivano con
successo obiettivi in Israele.
La clip, trasmessa più volte durante la
diretta della rappresaglia iraniana, mostra un'autostrada mentre un enorme
incendio tinge di rosso il cielo notturno.
Si può sentire una donna parlare in spagnolo.
Il
video era una delle tante clip che secondo la tv statale mostravano missili e
droni iraniani passare con successo attraverso la difesa aerea israeliana,
tuttavia - spiega la BBC- il filmato non è né recente né correlato all'attacco
dell'Iran contro Israele.
La
versione originale della clip pubblicata su Tiktok a febbraio, riguarda in
realtà un incendio a Vina del Mar, in Cile.
17:06
14 Aprile
Casa
Bianca, “John Kirby”: "Israele non è solo, ma non vogliamo escalation."
"Non
cerchiamo una guerra con l’Iran. Non cerchiamo un'escalation delle tensioni
nella regione", ha precisato il portavoce del Consiglio per la sicurezza
nazionale americana.
16:56
14 Aprile
Gallant:
"Alleanza strategica contro l'Iran."
"Abbiamo
qui l’opportunità di stabilire un’alleanza strategica contro questa grave
minaccia proveniente dall’Iran, che minaccia di piazzare esplosivi nucleari
sulle testate di questi missili. Questa cosa potrebbe essere una minaccia molto
seria. Gli Stati Uniti, Israele e i loro alleati stanno fianco a fianco per
difendersi da questa minaccia".
Lo ha detto il ministro israeliano della
Difesa, “Yoav Gallant”, visitando le postazioni degli Arrow 3 insieme
all'ambasciatore americano in Israele,” Jack Lew”.
Lo
riporta “The Times of Israel.” "Insieme agli Stati Uniti e ad altri Paesi,
abbiamo stabilito un’alleanza forte e potente, con coordinamento e
sincronizzazione tra le istituzioni di difesa dello Stato di Israele, degli
Stati Uniti e dei nostri partner. Il risultato è un contenimento completo delle
minacce, tranne che per un margine molto, molto piccolo, e a questo proposito
voglio dire complimenti all’establishment della difesa, complimenti all’Idf e
complimenti ai nostri partner", ha continuato “Gallant”.
16:48
14 Aprile
Lufthansa:
i voli per il Medio Oriente riprenderanno martedì.
La
compagnia aerea tedesca Lufthansa ha annunciato di aver interrotto sino a
domani i voli da e per Tel Aviv, Amman ed Erbil, precisando che i viaggi per
queste destinazioni verranno probabilmente ripristinati da martedì mentre
resteranno sospesi almeno fino a giovedì quelli per Beirut e Teheran. "La
sicurezza dei nostri passeggeri e dell'equipaggio ha sempre la massima
priorità", si legge in una nota inviata via email nella quale la società
tedesca afferma che sta monitorando l'evoluzione della situazione in Medi
Oriente in stretto contatto con le autorità.
16:20
14 Aprile
Iniziata
la riunione del G7, la premier Meloni collegata da Palazzo Chigi.
Ha
preso il via la riunione in videoconferenza del G7 convocata dalla presidente
del Consiglio, Giorgia Meloni - collegata da Palazzo Chigi - per discutere
dell'attacco iraniano contro Israele. Al vertice partecipano in collegamento
tutti i leader dei Paesi del G7, oltre all'Unione europea, rappresentata dal
presidente del Consiglio Ue Charles Michel e da quella della Commissione Ursula
von der Leyen.
16:18
14 Aprile
Tajani:
"Dobbiamo lavorare per essere sempre più costruttori di pace."
16:16
14 Aprile
I dati
delle Forze di difesa israeliane: oltre 300 lanci, 99% degli attacchi
intercettati.
15:42
14 Aprile
Tel
Aviv, la vita è tornata alla normalità dopo l'attacco missilistico iraniano.
Dopo
gli attacchi dell'Iran a Israele, nella notte tra il 13 e il 14 aprile, in
Israele le persone sono tornate in strada, nei bar e sulle spiagge
15:30
14 Aprile
Il
ministro del Gabinetto di guerra “Gantz”: "L'Iran pagherà un prezzo nei
modi e nei tempi opportuni."
"Costruiremo
una coalizione regionale contro la minaccia dell'Iran ed esigeremo un prezzo
nel modo e nel momento che ci conviene".
Lo ha detto il ministro del Gabinetto di
guerra “Benny Gantz”. "L'incidente non è finito -ha aggiunto - l'alleanza
strategica e il sistema di cooperazione regionale che abbiamo costruito devono
essere rafforzati". Poi ha sottolineato che Israele non ha ancora portato
a termine "i suoi compiti: il ritorno delle persone rapite e
l'eliminazione delle minacce per gli abitanti del nord e del sud".
15:10
14 Aprile
Il
cardinale “Pierbattista Pizzaballa”, patriarca latino di Gerusalemme, annulla
viaggio a Roma.
Il
cardinale Pierbattista Pizzaballa, patriarca latino di Gerusalemme, che avrebbe
dovuto prendere possesso della sua parrocchia a Roma lunedì 15 aprile, ha
annullato il suo viaggio a causa dell'aggravarsi della situazione in Medio
Oriente. Lo ha appreso il quotidiano cattolico francese “La Croix”
dall'entourage del cardinale. Domani sera alle ore 18, “Pizzaballa”, creato
cardinale da papa Francesco nel concistoro dello scorso 30 settembre, avrebbe
dovuto prendere possesso del “Titolo di Sant'Onofrio”.
15:00
14 Aprile
“New
York Times”: Netanyahu ha annullato un attacco di ritorsione immediato su
richiesta di Biden.
Il
primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha annullato un attacco di
ritorsione immediato a quello subito
dall'Iran nella notte dopo essere stato dissuaso dal presidente degli Stati
Uniti Joe Biden.
Lo
scrive il “New York Times”, sottolineando che diversi membri del gabinetto di
guerra avevano chiesto a Netanyahu di rispondere subito. Ma la mancanza di
gravi danni in Israele e il colloquio tra Biden e Netanyahu hanno fatto sì che
la rappresaglia non avesse luogo nell'immediato.
14:56
14 Aprile
Fonti
Usa: gli Stati Uniti hanno abbattuto 70 droni lanciati dall'Iran contro Israele.
Gli
Stati Uniti hanno abbattuto 70 droni lanciati dall'Iran contro Israele. Lo
rendono noto fonti Usa all'”Abcnews”, precisando che uno dei caccia torpediniere
dispiegati nel Mediterraneo orientale hanno abbattuto anche un numero non
determinato di missili balistici iraniani, secondo una fonte almeno tre.
Secondo gli israeliani, Teheran ha sparato 170 droni, più di 30 missili da
crociera e di 120 missili balistici.
14:50
14 Aprile
G7
attorno alle 16, la premier Giorgia Meloni si collegherà da Palazzo Chigi.
La
riunione del G7 in videoconferenza inizierà intorno alle 16. Il vertice sarà
presieduto da Palazzo Chigi dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni: i
leader faranno il punto della situazione dopo l'attacco dell'Iran a Israele.
14:35 14 Aprile
Borrell:
"Martedì riunione straordinaria dei ministri europei."
"In seguito agli attacchi iraniani contro
Israele, martedì ho convocato una riunione straordinaria dei ministri degli
Affari Esteri dell'Unione europea". Lo ha annunciato su “X” l'Alto
rappresentante dell'Ue per gli Affari esteri, “Josep Borrell”. "Il nostro
obiettivo è contribuire alla riduzione della tensione e alla sicurezza della
regione", ha detto “Borrell”.
14:31
14 Aprile
Parigi:
i francesi dovrebbero lasciare temporaneamente l'Iran."
La
Francia ha dichiarato che i suoi cittadini dovrebbero lasciare temporaneamente
l'Iran, mentre le tensioni nella regione salgono alle stelle dopo l'attacco
senza precedenti di Teheran a Israele. L'ambasciata francese a Teheran
"raccomanda ai francesi residenti in Iran che possono farlo di lasciare
temporaneamente il Paese", ha dichiarato l'ambasciata in una dichiarazione
sul suo sito web. "Si chiede loro di esercitare la massima cautela negli
spostamenti" e di "evitare qualsiasi assembramento".
14:22
14 Aprile
Iran:
i Paesi vicini informati 72 ore prima dell'attacco.
L'Iran
ha informato 72 ore prima dell'attacco i paesi vicini dicendo che la risposta
di Teheran contro Israele era "certa, legittima e irrevocabile". Lo
ha affermato il ministro degli Esteri iraniano “Hossein Amirabdollahian” in una
conferenza stampa con gli ambasciatori stranieri. Il ministro ha anche fatto
sapere agli Stati Uniti che i suoi attacchi contro Israele saranno
"limitati" e per autodifesa. È la prima volta che Teheran lancia un
attacco militare diretto contro Israele, malgrado l'inimicizia che risale alla
Rivoluzione islamica del 1979.
14:05
14 Aprile
Cnn:
"Israele ha deciso di reagire all'attacco iraniano."
Israele
risponderà all'attacco iraniano, ma la portata della reazione deve ancora
essere decisa. Lo scrive il sito della “Cnn”, citando un alto funzionario
dell'amministrazione israeliana. La stessa fonte ha aggiunto che Israele deve
ancora determinare se scatenare una reazione molto violenta o fare qualcosa di
più misurato. Le diverse opzioni dovrebbero essere discusse in dettaglio
durante la riunione del gabinetto di guerra israeliano convocato nel
pomeriggio, ha concluso la stessa fonte.
14:00
14 Aprile
Pasdaran:
"Chi supporta Israele sui social sarà perseguito."
Gli
iraniani che nei loro post sui social media sostengono il regime sionista in
relazione all'attacco iraniano di ieri sera, avvenuto in risposta all'attacco
al consolato del regime, saranno identificati e perseguiti".
L'avvertimento è stato lanciato dai servizi segreti delle Guardie della
Rivoluzione. Allo stesso modo, il procuratore di Teheran ha annunciato che il
quotidiano Jahan-e Sanat ('Mondo dell'industria') sarà perseguito per aver
pubblicato articoli nella sua edizione domenicale contro l'attacco iraniano a
Israele la scorsa notte. Il quotidiano è accusato di "minare la sicurezza
psicologica della società e l'atmosfera economica del Paese", ha affermato
la procura citata dall'Isna. Jahan-e Sanat, in un articolo in prima pagina, ha
espresso preoccupazione per le conseguenze economiche dell'attacco iraniano,
tra cui il crollo della borsa e la svalutazione del rial sul mercato dei cambi.
Da ieri sera, un gran numero di iraniani ha espresso preoccupazione sui social
media per gli attacchi lanciati stanotte su Israele. Molti criticano il fatto
che tale "avventurismo" si aggiungerà al caos nella regione e alla
crisi economica e politica in Iran. Alcuni hanno sottolineato che la mossa è
legata al governo iraniano, non al popolo iraniano, e altri hanno definito
l'attacco una propaganda e non un'azione forte, come rivendicato dal governo.
Al contrario, sempre ieri sera, ci sono stati diversi raduni organizzati per
celebrare l'attacco dell'Iran.
13:15
14 Aprile
Sunak
conferma: "Jet britannici hanno abbattuto droni iraniani."
Il
primo ministro “Rishi Sunak” ha confermato che gli aerei militari britannici
hanno abbattuto "diversi" droni iraniani durante l'attacco di Teheran
contro Israele la notte scorsa.
"Posso confermare che i nostri piloti hanno abbattuto diversi droni
d'attacco iraniani", ha detto Sunak in un videomessaggio trasmesso da
Downing Street, poco prima di una riunione dei leader dei paesi del G7. "Ciò di cui ora abbiamo bisogno è che
prevalga la calma", ha poi detto Sunak, aggiungendo che il Regno Unito
lavorerà con i suoi alleati per allentare la situazione.
13:35
14 Aprile
Le
reazioni su “X” dei leader mondiali dopo l'attacco dell'Iran a Israele.
Nella
notte tra il 13 e il 14 aprile l'Iran ha attaccato con centinaia di droni e
missili Israele, i leader mondiali hanno espresso sui social preoccupazione, esiste
una raccolta dei loro post.
12:50
14 Aprile
Il
ministro della Difesa israeliano Gallant: "Il confronto con l'Iran non è
ancora finito."
Il
confronto fra Iran e Israele "non è ancora terminato", ha affermato
il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant. "Lo Stato di Israele è
stato attaccato con centinaia di missili e droni e le forze di Israele hanno
sventato l'attacco in modo impressionante", ha dichiarato chiedendo al
Paese di rimanere "allerta e attento alle istruzioni che saranno
pubblicate dall'Idf e dal comando per il fronte interno", ha aggiunto,
sottolineando che "Israele deve prepararsi per ogni scenario".
12:39
14 Aprile
L'appello
della Giordania: "Ridurre l'escalation da parte di tutte le parti."
Il
primo ministro giordano” Bisher Khasawneh” ha affermato che qualsiasi
escalation nella regione porterà a "percorsi pericolosi" e che è
necessario ridurre l'escalation da parte di tutte le parti. In un discorso al
governo, Khasawneh ha detto che le forze armate del paese affronteranno qualsiasi
tentativo da parte di chiunque cerchi di mettere in pericolo la sicurezza del
regno. Le difese aeree del fedele alleato degli Stati Uniti hanno nella notte
intercettato e abbattuto dozzine di droni e missili iraniani che sorvolavano lo
spazio aereo del paese in direzione di obiettivi israeliani, hanno fatto sapere
fonti della sicurezza.
12:32
14 Aprile
La
segretaria del Pd Schlein sente Meloni: "Collaborazione per l'interesse
Italia."
L'attacco
iraniano a Israele va condannato con forza. L'impegno della comunità
internazionale dev'essere tutto teso a evitare l'escalation, far cessare il
fuoco e a costruire la pace in Medio Oriente. Su questo ho già sentito la
Presidente del Consiglio per esprimere tutta la nostra preoccupazione e offrire
collaborazione nell'interesse dell'Italia." Lo afferma in una nota la
segretaria del Pd Elly Schlein.
12:28
14 Aprile
L'Iran
convoca gli ambasciatori di Gran Bretagna, Francia e Germania: "Posizione
irresponsabile"
Il
ministero degli Esteri iraniano ha convocato gli ambasciatori di Regno Unito,
Francia e Germania per chiedere chiarimenti di quella che ha definito la loro
"posizione irresponsabile" riguardo agli attacchi di rappresaglia di
Teheran contro Israele.
12:20
14 Aprile
Il
Papa: "In Medio Oriente si fermi la spirale di violenza."
"Seguo
nella preghiera e con preoccupazione, anche dolore, le notizie giunte nelle
ultime ore sull'aggravamento della situazione in Israele a causa
dell'intervento da parte dell'Iran", così il Papa al Regina Coeli:
"Faccio un accorato appello affinché si fermi ogni azione che possa
alimentare una spirale di violenza col rischio di trascinare il Medio Oriente
in un conflitto bellico ancora più grande. Nessuno deve minacciare l'esistenza
altrui. Tutte le nazioni si schierino invece dalla parte della pace e aiutino
gli israeliani e i palestinesi a vivere in due Stati, fianco a fianco, in
sicurezza è un loro profondo e lecito desiderio, ed è un loro diritto".
12:20
14 Aprile
Accorato
appello del Papa per la pace: "Sono preoccupato, basta con la
violenza"
12:19
14 Aprile
Israele
riapre lo spazio aereo e l'aeroporto internazionale Ben Gurion di Tel Aviv
12:10
14 Aprile
Tajani:
"Ora occorre prudenza. Mercoledì incontrerò il segretario di Stato Usa
Blinken"
11:15
14 Aprile
La
Nato: "L'attacco iraniano è un'escalation, usare moderazione."
La
Nato condanna l'attacco notturno dell'Iran su Israele come una "escalation
"dell'instabilità regionale, invitando con urgenza "moderazione"
da tutte le parti. "Condanniamo l'escalation notturna iraniana, invitiamo
alla moderazione, mentre monitoriamo gli eventi da vicino. E' di vitale
importanza che il conflitto in Medio Oriente non vada fuori controllo", ha
dichiarato il portavoce dell'Alleanza atlantica “Farah Dakhlallah”.
11:49
14 Aprile
Attacco
a Israele. Il prefetto di Roma Giannini: "C'è massima attenzione."
"C'è
la massima attenzione". Così il prefetto di Roma Lamberto Giannini, al
termine del Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza in prefettura.
"E' stato un incontro per testare le misure di sicurezza che sono già
molto alte - aggiunge -. I servizi da quando è iniziata la crisi sono già molto
alti, però era bene fare il punto e ragionare sulla situazione. Nella città di
Roma e in Italia c'è sempre tantissima attenzione". Giannini ha poi
sottolineato: "Stiamo lavorando per fare bene, per garantire la sicurezza
e la percezione di sicurezza. Con la comunità ebraica c'è uno scambio
informativo e di impressione continuo".
11:30
14 Aprile
Vertice
del Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza a Roma.
Vertice
del Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza a Roma convocato dopo
l'attacco dell'Iran a Israele. Alla riunione, presieduta dal prefetto Lamberto
Giannini, stanno partecipando i vertici delle forze dell'ordine capitoline, il
sindaco Roberto Gualtieri e il presidente della comunità ebraica di Roma “Victor
Fadlun”.
11:20
14 Aprile
Teheran,
festeggiamenti in strada dopo l'attacco a Israele.
Bandiere
dell'Iran, caroselli di macchine e canti: a Teheran le persone sono scese in
strada per festeggiare l'attacco su Israele, contro cui sono stati lanciati
circa 300 droni e missili, per la maggior parte intercettati.
11:15
14 Aprile
Mosca:
"Massima preoccupazione per pericolosa escalation."
Il
ministero degli Esteri russo ha espresso "massima preoccupazione per
un’altra pericolosa escalation" In Medioriente dopo l'attacco israeliano
nei confronti di Israele. "Abbiamo ripetutamente avvertito che la natura
instabile di numerose crisi in Medio Oriente, principalmente nella zona del
conflitto israelo-palestinese, che sono spesso alimentate da azioni
provocatorie irresponsabili, porterà. all'aumento della tensione Invitiamo
tutte le parti coinvolte a dare prova di moderazione. Ci aspettiamo che gli
Stati regionali risolvano i problemi esistenti con mezzi politici e
diplomatici. Consideriamo importante che gli attori internazionali
contribuiscano a questo", si legge.
11:15
14 Aprile
Bambina
israeliana ferita nell'attacco dell'Iran sottoposta a intervento.
La
bambina di 7 anni, gravemente ferita durante l'intercettazione di un missile
lanciato dall'Iran la scorsa notte, è stata sottoposta a un intervento
chirurgico per una grave ferita alla testa. Lo riporta Haaretz citando fonti
ospedaliere. La bambina originaria di una cittadina beduina vicino ad Arad, si
trova ora nel reparto di terapia intensiva pediatrica dell'ospedale. Il suo
ferimento si è verificato quando le schegge del missile balistico intercettato
sono cadute sulla casa della sua famiglia intorno alle 2 del mattino.
11:00
14 Aprile
Media:
"Pressioni Usa perché Israele non risponda all'Iran."
Ci
sono "pressioni Usa" che il Gabinetto di guerra di Israele previsto
per le 15.30 (le 14.30 in Italia) non decida un contrattacco nei confronti
dell'Iran. Lo hanno riferito media israeliani, citando fonti israeliane che
stimano che "una riposta israeliana non arriverà immediatamente". Il
problema - aggiungono le fonti - è individuare una "risposta che non porti
necessariamente a un'escalation".
10:40
14 Aprile
“Piantedosi”
sente i prefetti: domani Comitato sicurezza.
Il
ministro dell'Interno Matteo Piantedosi è in contatto con i prefetti delle
città italiane. Domani alle 15 è convocato il Comitato per l'ordine e la
sicurezza pubblica al Viminale, con i vertici delle forze di polizia e
dell'intelligence. Si farà il punto dopo l'acuirsi del conflitto Iran-Israele.
10:45
14 Aprile
Macron
condanna attacco dell'Iran, appello a moderazione.
Il
presidente francese Emmanuel Macron ha
condannato "con la più grande fermezza l'attacco senza precedenti lanciato
dall'Iran contro Israele" e ha fatto appello alla "moderazione"
tutte le parti in causa. In un messaggio pubblicato su “X”, ha scritto che
l'attacco della notte scorsa "minaccia di destabilizzare la regione.
Esprimo la mia solidarietà al popolo israeliano e l'importanza per la Francia
della sicurezza di Israele, dei nostri alleati e della stabilità regionale. La
Francia lavora con i suoi alleati per una de-escalation e fa appello alla
moderazione".
10:25
14 Aprile
La
premier Meloni annulla la visita a Vinitaly, prevista per domani.
A
seguito dell'attacco iraniano contro Israele, la premier Giorgia Meloni ha
annullato alcuni impegni previsti in agenda, compresa la visita al Vinitaly di
Verona di domani lunedì 15 aprile.
10:15
14 Aprile
Iran:
basi Usa nel mirino se aiuteranno Israele ad attaccarci.
“Sardar
Bagheri”, capo di Stato maggiore delle Forze armate iraniane, ha affermato che
l'Iran ha inviato un messaggio agli Stati Uniti attraverso l'ambasciata
svizzera avvertendo Washington che se coopererà con Israele in possibili azioni
future contro la Repubblica islamica, le basi statunitensi "non avranno
alcuna sicurezza" e saranno "trattate" come obiettivo da
colpire. Bagheri ha detto che, dal punto di vista dell'Iran, l'operazione
militare contro Israele "si è conclusa". Il capo di Stato maggiore
iraniano ha sottolineato d'altra parte che le forze armate di Teheran rimangono
in massima allerta e sono pronte ad "agire se necessario", secondo
un'intervista rilasciata questa mattina alla TV statale IRINN. "Se il
regime sionista risponderà, la nostra prossima operazione sarà molto più
grande", ha detto Bagheri, confermando le indicazioni già fatte circolare
nella notte da Teheran. "Le azioni di Israele contro il consolato sono
state condannate, quindi si doveva dare una risposta", ha aggiunto”
Bagheri”.
10:07
14 Aprile
Meloni:
"Condanna per attacco Iran, evitare destabilizzazione."
"Il
Governo italiano ribadisce la condanna agli attacchi iraniani contro Israele.
La presidenza italiana del G7 ha organizzato per il primo pomeriggio di oggi
una conferenza in collegamento a livello dei leader. Esprimiamo forte
preoccupazione per una destabilizzazione ulteriore della regione e continuiamo
a lavorare per evitarla". Lo scrive su X la presidente del Consiglio
Giorgia Meloni.
09:53
14 Aprile
Hamas:
"Risposta Iran è meritata per i crimini sionisti.'
"Consideriamo
l'operazione militare dell'Iran contro l'occupante sionista come un diritto
naturale e una risposta meritata al crimine di aver preso di mira il consolato
iraniano a Damasco e di aver assassinato il leader delle Guardie Rivoluzionarie"-
Lo ha detto “Hamas” su Telegram, facendo appello "alle nazioni arabe e
islamiche, ai popoli liberi del mondo e alle forze della resistenza nella
regione di continuare l'appoggio alla nostra operazione 'Inondazione di Al
Aqsa".
09:51
14 Aprile
“Typhoon
Bb “coinvolti in abbattimento droni Iran su Siria e Iraq.
Aerei
militari “Typhoon” britannici sono stati
coinvolti nella notte nell'abbattimento di droni iraniani sui cieli della Siria e dell'Iraq, hanno reso
noto fonti della difesa britannica
citate dal Guardian. L'intervento è considerato come una estensione della
missione "Shader" contro l'Is in Iraq e in Siria. Gli aerei militari
britannici hanno anche sostituito unità Usa dirottate dalla missione per
contrastare l'attacco iraniano.
09:40
14 Aprile
Hamas:
"Attacco Iran è diritto naturale e risposta meritata."
Il
movimento estremista palestinese Hamas ha difeso questa mattina l'attacco
iraniano contro Israele della notte con circa 300 droni e missili da crociera.
"Noi di Hamas consideriamo l'operazione militare condotta dalla Repubblica
islamica dell'Iran un diritto naturale e una meritata risposta al crimine di
aver preso di mira il consolato iraniano a Damasco e all'assassinio di diversi
leader delle Guardie rivoluzionarie", ha affermato Hamas in una nota.
09:39
14 Aprile
Tajani:
L'iran ha assicurato incolumità contingente italiano."
"L'Iran
ci ha assicurato che sarà rispettata l'incolumità del nostro contingente che,
come ha detto il ministro della Difesa Guido Crosetto, è stato messo in
sicurezza. Quindi da questo punto di vista voglio tranquillizzare tutti gli
italiani su quanto sta avvenendo nel nord di Israele" seppur "in un
contesto certamente complicato". Lo ha detto il ministro degli Esteri
Antonio Tajani a Speciale Tg2, in riferimento agli oltre mille militari
italiani della missione Unifil al confine tra Libano e Israele.
09:31
14 Aprile
Tajani:
"La situazione sta migliorando."
"Fortunatamente
la situazione sta migliorando, almeno in questo momento, perché è stato
riaperto lo spazio aereo nei luoghi dove era stato chiuso, cioè Israele,
Giordania e Iraq. L'offensiva iraniana è stata respinta, quindi c'è stata una
positiva reazione militare da parte di Israele, perché quasi tutti i missili e
i droni sono stati abbattuti, soltanto un paio di missili hanno colpito una
base aerea israeliana nel deserto senza provocare gravi danni". Lo ha
detto il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, intervenendo allo Speciale del
tg2 sull'attacco iraniano a Israele.
09:20
14 Aprile
Anche
l'Iraq e il Libano riaprono lo spazio aereo.
Dopo
lo stesso Israele e la Giordania, anche l'Iraq e il Libano hanno annunciato la
riapertura del loro spazio aereo, che era stato chiuso da sabato sera a causa
dell'attacco diretto senza precedenti lanciato dall'Iran contro lo Stato
ebraico. In un comunicato, l'Autorità
per l'aviazione civile ha confermato che "lo spazio aereo è stato
riaperto" ai voli in arrivo o in partenza dagli aeroporti iracheni,
assicurando in particolare che "tutti i rischi per la sicurezza degli
aerei civili in Iraq - Paese confinante con l'Iran - sono stati
esclusi". In Libano, Paese
confinante con Israele, il ministro dei Trasporti “Ali Hamie” ha detto che
"i voli sono ripresi dalle 7del mattino e stiamo monitorando la
situazione".
09:18
14 Aprile
Sirene
di allerta antiaerea nel nord di Israele.
Le
sirene dell'allerta anti-aerea sono suonate in alcune comunità israeliane
vicino al confine il Libano. Lo riporta il “Times of Israel”
09:16
14 Aprile
Metsola:
"C'è rischio grave escalation, allentare tensione"
"Gli
attacchi senza precedenti di droni e missili da parte dell'Iran contro Israele
rappresentano una grave escalation. Rischia di innescare ulteriore caos in
tutto il Medio Oriente. L'UE condanna l'attacco nei termini più forti possibili
e continuerà a lavorare per allentare la tensione e impedire che la situazione
si trasformi in ulteriori spargimenti di sangue". Lo scrive il presidente
del Parlamento europeo, “Roberta Metsola”, su “X.”
09:15
14 Aprile
Un
drone senza pilota dell’aeronautica militare israeliana sorvola Israele,
domenica 14 aprile 2024.
09:14
14 Aprile
Iran:
"L'attacco ha distrutto due siti militari israeliani."
Lo
Stato Maggiore iraniano sostiene che l'attacco di ieri notte ha portato alla
distruzione di due importanti siti militari israeliani. Si legge in una nota che "Israele ha
oltrepassato i limiti prendendo di mira il nostro consolato in Siria, e si è
dovuto rispondere. Il nostro attacco è terminato e non desideriamo continuarlo
ma risponderemo con forza se Israele prenderà di mira i nostri interessi. Se
Washington partecipasse ad un attacco contro di noi, prenderemo di mira le sue
basi nella regione e non sarà sicuro".
Intanto
un Comandante della Guardia rivoluzionaria iraniana ha spiegato all'emittente
al Jazeera che "avremmo potuto lanciare un'operazione su vasta scala, ma
abbiamo individuato obiettivi specifici nei territori occupati. La nostra
operazione è stata limitata e di successo e abbiamo colpito i siti che
costituivano il punto di partenza per prendere di mira il nostro consolato in
Siria". Nel frattempo la
televisione di stato iraniana ha affermato che Teheran ha messo in guardia
Washington, attraverso la Svizzera, dal prendere di mira le sue basi se avesse
sostenuto una qualsiasi risposta israeliana.
09:08
14 Aprile
Giordania:
"Per fermare escalation serve stop guerra a Gaza."
Il
ministro degli Esteri giordano “Ayman al-Safadi” ha fatto riferimento oggi
all'attacco notturno con missili e droni dell'Iran contro Israele ed ha
affermato che "il modo per fermare l'escalation nella regione è fermare
gli attacchi a Gaza e porre fine all'occupazione" israeliana dei territori
palestinesi.
09:07
14 Aprile
Tajani:
"A Israele chiedo di usare la massima prudenza."
"Come
ho già fatto con l'Iran", in una telefonata con il ministro degli Esteri “Hossein
Amirabdollahian”, "dico anche a Israele di usare la massima
prudenza". Così il ministro degli Esteri Antonio Tajani intervenendo a uno
speciale del Tg2. "L'Iran ci ha assicurato che sarà rispettata
l'incolumità del nostro contingente" in Libano, ha aggiunto Tajani.
“Voglio tranquillizzare, in questo contesto complicato, tutti gli italiani su
quanto accade nel Nord di Israele”.
09:05
14 Aprile
Riaperto
lo spazio aereo di Israele.
Riaperto
questa mattina alle 7.30 (ora locale) lo spazio aereo israeliano. Molti voli in
partenza dall'aeroporto di Tel Aviv Ben Gurion tuttavia sono stati cancellati.
08:55
14 Aprile
Iran
all'Onu: "Con il nostro attacco la questione è conclusa."
"Pur
esprimendo la propria adesione ai principi sanciti dall'Onu e dal diritto
internazionale, l'Iran è determinato a difendere le proprie sovranità,
integrità territoriale e interesse nazionale contro qualsiasi uso illegale
della forza e dell'aggressione", ha detto ancora nel suo messaggio il
rappresentante di Teheran alle Nazioni Unite, citato dall'agenzia Irna.
"Le misure adottate difensive dall'Iran - continua il messaggio - indicano
il suo approccio responsabile alla pace e alla sicurezza regionali e internazionali,
in un momento in cui il regime di apartheid di Israele continua a praticare
atti illegali e di genocidio contro la Palestina, aggressioni militari ripetute
contro stati vicini oltre a manovre foriere di guerra nella regione e
oltre". Teheran, si aggiunge, "senza dubbio intraprenderà ulteriori
misure difensive, se necessario, per salvaguardare i propri legittimi interessi
contro qualsiasi tipo di aggressione militare o di uso illegale della
forza".
08:47
14 Aprile
Idf:
"Agito in stretto contatto con Usa, Gb e Francia"
"La
Francia ha un'ottima tecnologia, jet, radar - e stanno contribuendo al
pattugliamento dello spazio aereo", ha aggiunto “Hagari” spiegando di non
avere dettagli esatti sul fatto che i jet francesi abbiano abbattuto qualcuno
dei missili lanciati da Iran. Funzionari israeliani hanno fatto sapere che
anche gli Stati Uniti, la Gran Bretagna e la Giordania hanno contribuito a
intercettare la massiccia raffica di droni che l'Iran ha lanciato contro
Israele durante la notte.
08:42
14 Aprile
Blinken:
"Consultazioni con gli alleati in prossime ore e giorni."
Il
segretario di Stato americano “Antony Blinken “"si consulterà con gli
alleati e i partner nella regione e in tutto il mondo nelle ore e nei giorni a
venire "dopo l'attacco iraniano contro Israele. Lo riferisce la” Cnn
online”.
"Gli
Stati Uniti condannano con la massima fermezza l'attacco iraniano contro
Israele", ha dichiarato Blinken. "Pur non cercando un'escalation,
continueremo a sostenere la difesa di Israele e, come ha chiarito il
presidente, difenderemo il personale statunitense".
08:37
14 Aprile
Iran:
"Se Israele non commette altri errori questione è chiusa."
"Sulla
base dell'articolo 51 delle Nazioni Unite relativo alla legittima difesa
l'azione militare dell’Iran è stata una risposta all’aggressione del regime
sionista contro le nostre sedi diplomatiche a Damasco. La questione può dirsi
conclusa". Lo ha affermato la rappresentanza iraniana all'Onu in una
lettera.
"Tuttavia,
se il regime israeliano dovesse commettere un altro errore, la risposta
dell’Iran sarebbe notevolmente più severa "e porterebbe a "un
conflitto tra l’Iran e il regime canaglia israeliano, dal quale gli Stati Uniti
devono stare lontani", si legge ancora.
08:38
14 Aprile
Parlamento
Iran celebra attacco "senza precedenti" a Israele.
I
membri del Parlamento iraniano hanno celebrato oggi, con applausi e scene di
giubilo, l'assalto notturno contro Israele, con circa 300 droni e missili da
crociera. Il presidente del parlamento iraniano “Mohammad Bagher Ghalibaf “ha
rilasciato una dichiarazione in assemblea, affermando: "Il popolo iraniano
ha sferrato un attacco senza precedenti contro il nemico. È una risposta ai
crimini sionisti ed è in linea con le convenzioni delle Nazioni Unite".
07:50
14 Aprile
Giappone
condanna escalation: "Profonda preoccupazione."
Il
governo del Giappone ha espresso la sua "profonda preoccupazione" per
la situazione in Medio Oriente dopo l'attacco iraniano contro Israele e ha
condannato l'escalation della tensione nel territorio, invitando le parti
coinvolte alla moderazione. "Il Giappone e' profondamente preoccupato che
questo attacco peggiorerà ulteriormente l'attuale situazione in Medio Oriente e
condanna fermamente questa escalation": è quanto si legge in una nota del
ministero degli Esteri di Tokyo in seguito all'attacco iraniano di droni e
missili sui territori israeliani. Il ministero degli Esteri giapponese ha
assicurato che la pace e la stabilità in Medio Oriente sono "estremamente
importanti per il Giappone" e ha invitato "fortemente" le parti
interessate a calmare la situazione. Il governo giapponese ha affermato che
adotterà le misure necessarie per garantire la sicurezza dei suoi cittadini nei
territori colpiti e ha ribadito la propria determinazione a continuare a
compiere gli sforzi diplomatici necessari per evitare che la situazione
peggiori ulteriormente.
07:40
14 Aprile
Meloni
convoca il G7 per discutere dell'attacco dell'Iran
La
Presidenza italiana del G7 ha convocato per il primo pomeriggio di oggi una
videoconferenza a livello leader, per discutere dell'attacco iraniano contro
Israele. Lo si apprende da fonti di Palazzo Chigi.
07:27
14 Aprile
Biden:
"Sostegno Usa a Israele è incrollabile"
Il
sostegno americano alla difesa di Israele contro gli attacchi dell'Iran e dei
suoi alleati è "incrollabile". Lo ha assicurato il presidente Usa, “Joe
Biden”.
07:25
14 Aprile
Von
der Leyen: "Astenersi da escalation, lavorare a stabilità"
"Condanno
fermamente l'attacco palese e ingiustificabile dell'Iran contro Israele. E
invito l'Iran e i suoi delegati a cessare immediatamente questi attacchi".
Lo ha scritto oggi su “X “la presidente della Commissione europea Ursula von
der Leyen. "Tutti gli attori devono ora astenersi da un'ulteriore
escalation e lavorare per ripristinare la stabilità nella regione", ha
aggiunto la leader europea.
07:23
14 Aprile
Germania
condanna attacco Iran, rischio caos regione.
La
Germania condanna "con la massima fermezza l'attacco" dell'Iran a
Israele "che potrebbe gettare un'intera regione nel caos": lo ha
scritto sul suo profilo “X la ministra degli Esteri tedesca “Annalena Baerbock”.
"L'Iran e i suoi alleati devono fermare tutto questo immediatamente",
si legge ancora nel post che conclude riaffermando che Berlino resta "con
fermezza al fianco di Israele".
07:19
14 Aprile
Stasera
riunione del Consiglio di Sicurezza Onu.
Una
riunione d'urgenza del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite si terrà alle
22 ora italiana dopo l'attacco dell'Iran a Israele. La riunione è stata chiesta
da Tel Aviv.
07:18
14 Aprile
Mossad:
"Hamas ha respinto proposta tregua a Gaza."
L'agenzia
di intelligence israeliana Mossad ha fatto sapere che i rappresentanti di Hamas
hanno respinto l'ultima proposta dei mediatori internazionali per una tregua
nella guerra a Gaza. "Il rifiuto della proposta dimostra che (il capo di
Hamas a Gaza “Yahya”) “Sinwar” non vuole un accordo umanitario e la
restituzione degli ostaggi e continua a sfruttare la tensione con l'Iran",
rischiando "un'escalation generale nella regione", ha affermato il
Mossad in un comunicato. Israele continuerà a perseguire i suoi obiettivi a
Gaza "con tutta la sua forza", si legge nella nota diffusa
dall'ufficio del premier Benjamin Netanyahu.
07:07
14 Aprile
Iran:
"Se Israele reagirà, la risposta più forte e risoluta."
L'Iran
ha avvertito che risponderà con maggiore forza se Israele reagirà agli attacchi
di questa notte, che secondo Teheran hanno rappresentato una risposta al raid
israeliano di inizio aprile contro un edificio del consolato iraniano a
Damasco, in Siria." La Repubblica islamica dell'Iran non esiterà a
esercitare il suo diritto intrinseco all'autodifesa quando richiesto", ha
dichiarato in una nota l'ambasciatore iraniano e rappresentante permanente
presso le Nazioni Unite, “Amir Saeid Iravani”. "Se il regime israeliano
dovesse commettere nuovamente un'aggressione militare, la risposta dell'Iran
sarà sicuramente e decisamente più forte e risoluta", ha aggiunto
l'ambasciatore “Iravani”.
06:58
14 Aprile
Israele,
una trentina i feriti. Tra loro anche una bimba.
Secondo
quanto riporta la “Cnn”, che cita fonti israeliane, l'attacco dell'Iran a
Israele, avrebbe causato nella notte una trentina di feriti lievi. Una bimba di
7 anni sarebbe stata ricoverata a causa di un trauma cranico.
06:57
14 Aprile
Tajani:
"Spirale molto pericolosa, mobiliteremo Paesi G7"
"La
ritorsione partita ieri notte potrebbe mettere in moto una spirale
pericolosissima: le prossime ore saranno cruciali". È quanto ha detto il
ministro degli Esteri Antonio Tajani in un'intervista al Corriere della Sera.
"Auspico che l'Iran si fermi ma è troppo presto per dirlo, bisognerà
capire per quanto tempo si protrarranno gli attacchi, quali danni
provocheranno, quanto saranno stati condotti in profondità e su quali
obiettivi. È chiaro che ora le dinamiche della regione subiscono una impennata,
una accelerazione che potrebbe essere pericolosissima", ha aggiunto.
Tajani
ha spiegato che "come prima cosa" l'Italia mobiliterà "i Paesi
del G7 di cui abbiamo la presidenza di turno". "Non possiamo
rinunciare all'azione politica che deve viaggiare in parallelo con la
valutazione della intensità dell'azione militare iraniana e dei danni prodotti.
Il primo obiettivo è gettare acqua sul fuoco. Il pensiero va in primo luogo
alla Striscia di Gaza ma anche al Libano dove abbiamo 1.100 militari, al
confine fra Israele e aree in cui è presente Hezbollah: agiamo in ogni modo per
la loro sicurezza e dall'Iran abbiamo ricevuto garanzie che non ci saranno
ripercussioni. Non vogliamo una spirale che la politica potrebbe non riuscire
più a controllare". Per l'Italia che conseguenze avrebbe un conflitto?
"L'Italia è al centro del Mediterraneo: una nuova crisi rappresenterebbe
una tragedia che non voglio nemmeno immaginare. Già adesso la regione del Mar
Rosso è in crisi: può sembrarci un'area molto lontana, ma dal Canale di Suez
passa gran parte del nostro export. Il governo è comunque pronto a gestire
qualsiasi tipo di scenario", ha commentato il ministro.
06:54
14 Aprile
Tel
Aviv, i droni iraniani intercettati nel cielo. Il video di un testimone
06:48
14 Aprile
Netanyahu
su “X”: "Abbiamo intercettato. Abbiamo bloccato. Insieme vinceremo."
l
primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha pubblicato un breve messaggio
su “X”, dicendo che il sistema di difesa dello Stato ebraico è riuscito a
fermare l'attacco iraniano di questa notte. "Abbiamo intercettato. Abbiamo
bloccato. Insieme vinceremo", ha scritto il premier.
La
dichiarazione è il suo primo commento pubblico dopo l'attacco dell'Iran.
Il
messaggio di Netanyahu arriva dopo una valutazione della situazione durata due
ore con il ministro del gabinetto di guerra “Benny Gantz” e il ministro della
Difesa “Yoav Gallant”.
06:40
14 Aprile
Biden
a Netanyahu: quella di stanotte è stata vittoria Israele.
06:39
14 Aprile
Idf:
oltre 300 droni e missili lanciati da Iran contro Israele.
L'Iran
ha lanciato più di 300 "minacce di vario tipo" verso Israele, inclusi
missili balistici, droni e missili da crociera, ha detto il portavoce dell'Idf,
“Avichay Adraee”. "Abbiamo intercettato il 99% delle minacce verso il
territorio israeliano. Questo è un risultato strategico molto importante",
ha affermato “Adraee”. In un post su” X”, il portavoce dell'Idf ha fornito un
dettaglio del numero di armi utilizzate per prendere di mira Israele.
06:37
14 Aprile
Netanyahu
e Biden al telefono dopo l'attacco iraniano.
Il
confronto telefonico è avvenuto da una località segreta. L'immagine diffusa
dall'ufficio stampa israeliano
06:09
14 Aprile
Usa:
"Non vogliamo conflitto con Iran ma difenderemo truppe."
"Non
cerchiamo un conflitto con l'Iran ma non esiteremo ad agire per proteggere le
nostre forze e sostenere la difesa di Israele". Lo afferma il ministro
della Difesa americano “Lloyd Austin”.
06:08
14 Aprile
Rappresentante
Mosca a Onu: "Si rischia nuova acuta crisi."
L'escalation
del conflitto tra Iran e Israele "potrebbe portate a una nuova acuta crisi
in Medio Oriente". Lo ha dichiarato alla “Tass “il vice rappresentante
permanente russo alle Nazioni Unite, “Dmitry Polyansky”. "Tutto dipende
dai prossimi passi delle parti coinvolte o dalla loro scelta di non
compierne", ha detto il diplomatico.
06:07
14 Aprile
Il
sistema di difesa aerea israeliano” Iron Dome” contro i missili lanciati
dall'Iran
Il
sistema di difesa aerea israeliano Iron Dome contro i missili lanciati
dall'Iran, nel centro di Israele.
Il
sistema di difesa aerea israeliano Iron Dome viene lanciato per intercettare i
missili lanciati dall'Iran. AP.
06:00
14 Aprile
Israele:
Iran ha lanciato 185 droni e 36 missili da crociera.
L'Iran
ha lanciato 185 droni, 36 missili da crociera e 110 missili terra-terra contro
Israele, anche dall'Iraq e dallo Yemen: è quanto riporta il” New York Times”,
citando fonti governative dello Stato ebraico. Il Pentagono da parte sua ha
reso noto che la Marina militare statunitense ha intercettato oltre 70 droni e
tre missili da crociera, mentre altri droni sono stati abbattuti
dall'aviazione.
05:59
14 Aprile
Cina
preoccupata da escalation, chiede calma e moderazione.
La
Cina si dice preoccupata da una possibile escalation dopo l'attacco dell'Iran a
Israele e chiede alle parti di "rimanere calme ed esercitare
moderazione". Lo afferma un portavoce del Ministero degli Esteri di
Pechino, sottolineando che le tensioni sono una conseguenza del conflitto nella
Striscia di Gaza: una guerra che va repressa il prima possibile
05:54
14 Aprile
Israele,
bimba di 7 anni gravemente ferita da schegge drone Iran.
Una
bambina di sette anni nel sud di Israele è in gravi condizioni dopo essere
stata colpita da schegge in seguito all'intercettazione di un drone iraniano
nell'area di Arad, dove la bimba si trovava. Lo riporta “Times of Israel”.
05:49
14 Aprile
Biden:
"Usa non parteciparono a operazioni contro Iran". Lo riporta la “Cnn”.
Gli
Stati Uniti non parteciperanno ad alcuna operazione offensiva contro l'Iran: lo
ha ribadito il presidente degli Stati Uniti Joe Biden nel corso di una
conversazione telefonica con il premier israeliano Benjamin Netanyahu, secondo
quanto riporta la Cnn.
05:41
14 Aprile
Hezbollah
rivendica nuovo lancio di razzi sul Golan.
Hezbollah
ha rivendicato il lancio di "decine di razzi Katiuscia" su posizioni
militari israeliane sulle alture del Golan, che Tel Aviv strappo' alla Siria
nella Guerra dei Sei Giorni del 1967. La milizia sciita libanese nelle ore
precedenti aveva contribuito all'attacco iraniano e lancia di frequente
proiettili contro il Nord dello Stato ebraico.
05:41
14 Aprile
Intercettati
da Usa più di 70 droni e almeno 3 missili Iran.
Gli
Stati Uniti hanno intercettato più di 70 droni e almeno tre missili balistici
durante l'attacco dell'Iran contro Israele. Lo riporta “Cnn”, citando fonti del
Pentagono.
05:23
14 Aprile
Biden,
abbiamo aiutato ad abbattere quasi tutti i droni.
Le
forze americane hanno aiutato Israele ad abbattere "quasi tutti" i
droni e i missili sparati dall'Iran. Lo ha dichiarato il presidente degli Stati
Uniti, Joe Biden, che ha confermato il "ferreo" impegno di Washington
alla difesa dello Stato ebraico.
05:15
14 Aprile
Biden
convoca riunione del G7 per discutere attacco Iran.
Il
presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha convocato domani una riunione dei
leader del G7 per discutere una risposta diplomatica comune all'attacco
missilistico iraniano contro Israele: lo ha reso noto lo stesso Biden in un
comunicato diffuso dalla Casa Bianca. "Rimarremo in contatto con i
dirigenti di Israele, e anche se oggi non abbiamo visto alcun attacco contro le
nostre forze o infrastrutture, continueremo ad essere vigili e non esiteremo a
prendere tutte le misure necessarie per proteggere il nostro personale",
ha proseguito. "Su mio ordine, per sostenere la difesa di Israele, nel
corso dell'ultima settimana le forze armate statunitensi hanno dispiegato aerei
e sistemi di difesa aerea nella regione e grazie alla straordinaria abilità dei
nostri militari abbiamo aiutato Israele ad abbattere quasi tutti i droni e i
missili", ha concluso.
05:04 14 Aprile
Iraniani
sono in piazza a sostegno dell'attacco a Israele.
Migliaia
di persone invadono le strade dell'Iran in segno di supporto all'attacco contro
Israele. Lo riporta “France Presse,” sottolineando che i dimostranti sventolano
le bandiere iraniana e palestinese e cantano “Morte a Israele, morte all'America”.
05:00
14 Aprile
Teheran
a Onu: "Esercitato diritto all'autodifesa."
L'ambasciatore
dell'Iran alle Nazioni Unite, “Saed Iravani”, ha inviato una lettera alla
Presidenza del Consiglio di sicurezza Onu
e al Segretario generale” Antonio Guterres” affermando che l'attacco
contro Israele “rientra nell'esercizio del diritto di Teheran all'autodifesa, sancito nell'articolo
51 della Carta delle Nazioni Unite, e in risposta alle ricorrenti aggressioni militari israeliane e in particolare dopo il
raid del 1° aprile”.
04:53
14 Aprile
Israele
coordinerà risposta ad attacco Iran con alleati.
Israele
coordinerà la sua risposta all'attacco dell'Iran con i suoi alleati. Lo scrive
il New York Times, citando fonti ben informate. Non viene specificato a quali
alleati ci si riferirebbe.
04:35
14 Aprile
Il
Consiglio di sicurezza dell'Onu si tiene oggi alle 22 (ora italiana).
Il
Consiglio di sicurezza dell'Onu si riunirà oggi alle 22, ora italiana. Lo
afferma l'ambasciatrice maltese Vanessa Frazier. Malta è al momento presidente
di turno del Consiglio di Sicurezza.
04:26
14 Aprile
Biden
teme che Netanyahu voglia trascinare di più gli Usa in un conflitto.
Il
Presidente americano Joe Biden ha espresso privatamente il timore che il
premier israeliano Netanyahu stia cercando di trascinare di più gli Stati Uniti
nel conflitto. Lo riporta Nbc citando alcune fonti, secondo le quali c'è
preoccupazione fra i funzionari americani sulla possibilità che Israele
risponda rapidamente agli attacchi dell'Iran senza pensare alle potenziali
conseguenze.
04:20
14 Aprile
Israele
convoca Consiglio guerra per valutare risposta.
Il
Consiglio di Sicurezza israeliano ha dato mandato al Consiglio di Guerra, che
si riunirà nelle prossime ore, di valutare la risposta adeguata all'attacco
iraniano. Lo riferiscono i media israeliani.
04:03
14 Aprile
Biden
a Netanyahu, non rispondere ad attacco dell' iran.
Si è
conclusa la telefonata tra il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, e
il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, il quale ha chiesto
all'interlocutore di astenersi dal rispondere all'attacco iraniano di questa
notte. Lo riporta “Israel Hayom”.
03:20
14 Aprile
Israele,
popolazione può allontanarsi dai rifugi.
La
Sicurezza interna di Israele ha reso noto che la popolazione non dovrà più
rimanere vicino ai rifugi, ma che le restrizioni sugli assembramenti e la
chiusura delle scuole rimarranno in vigore: è quanto riporta il Times of
Israel. L'annuncio dell'”Home Front Command” arriva circa cinque ore dopo
l'inizio dell'attacco missilistico iraniano, che al momento non ha causato
vittime e che sembrerebbe quindi terminato anche se l'Idf non ha emesso alcun
comunicato ufficiale in questo senso.
03:16
14 Aprile
Attacco
iraniano a base Negev, Israele: "danni minimi".
L'attacco
iraniano alla base aerea israeliana nel deserto del Negev ha causato
"danni minimi". Lo ha riferito un portavoce dell'esercito israeliano,
secondo quanto riporta l'”agenzia Tass”.
03:12
14 Aprile
Convocata
riunione d'emergenza del Consiglio di sicurezza dell'Onu.
È
stata convocata per la giornata di oggi una riunione di emergenza del Consiglio
di Sicurezza delle Nazioni Unite in relazione all'attacco iraniano a Israele.
Lo riferisce l'organo internazionale.
02:56 14 Aprile
Appello
dell'Egitto alla moderazione.
Il
governo egiziano ha lanciato un appello a Israele e Iran perché esercitino una
"estrema moderazione" dopo l'attacco missilistico iraniano verso il
territorio dello Stato ebraico, per "evitare ulteriori tensioni e
instabilità nella regione". Il Cairo "è in costante contatto con le
parti in causa per contenere la crisi e fermare l'escalation", si legge in
un post del Ministero degli Esteri egiziano diffuso su “X”.
02:29 14 Aprile
Idf,
non possiamo considerare l'attacco iraniano terminato.
L'Esercito
israeliano non considera ancora terminato l'attacco iraniano. “Ci sono ancora
minacce, la nostra allerta è alta, i nostri caccia sono ancora in volo”, ha
detto il Portavoce dell'Idf “Daniel Hagari” nel corso di un briefing con la
stampa.
02:25
14 Aprile
Previsto
colloquio Biden-Netanyahu.
È
previsto nelle prossime ore un colloquio tra il presidente Joe Biden e il
premier Benjamin Netanyahu. Lo riferiscono i media di Israele.
02:23
14 Aprile
Guterres,
né la regione né il mondo possono permettersi un'altra guerra.
Antonio
Guterres, segretario generale delle Nazioni Unite, ha chiesto un'immediata
distensione in Medio Oriente e ha dichiarato in un comunicato: "Condanno
fermamente la grave escalation rappresentata dall'attacco su larga scala
lanciato stasera contro Israele dalla Repubblica Islamica dell'Iran".
Il
segretario dell'Onu ha affermato che la regione rischia di precipitare in una
guerra più profonda e più ampia su più fronti. "Ho ripetutamente sottolineato che né
la regione né il mondo possono permettersi un'altra guerra".
02:20
14 Aprile
Iran,
attaccata base aerea israeliana in deserto Negev.
L'Iran
afferma di aver attaccato una base aerea israeliana nel deserto del Negev con
missili balistici “Khayba”r. Lo riferisce l'agenzia iraniana “Irna”.
02:06
14 Aprile
Tajani:
"Bisogna spingere alla prudenza, si rischia situazione incandescente."
Bisogna
spingere "a non esagerare, alla prudenza perché si rischia una situazione
incandescente". Lo ha detto il ministro degli Esteri Antonio Tajani dopo
l'attacco lanciato dall'Iran contro Israele. "Lavoriamo per la pace,
perché prevalga sempre il buon senso, siamo in costante contatto con le
ambasciate a Teheran e a Tel Aviv. Il governo è pronto a gestire qualsiasi
evento", ha aggiunto, precisando che il "governo è in grado di
gestire qualsiasi evento".
02:03
14 Aprile
Israele,
intercettato il 99% dei missili e dei droni lanciati dall'Iran.
Il 99%
dei missili e droni lanciati contro Israele è stato intercettato. Lo ha
riferito una fonte delle Forze di difesa israeliane a “Ynet”.
02:01
14 Aprile
Israele
chiede a Guterres una condanna esplicita dell'Iran.
Israele
ha chiesto al Segretario Generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres di
condannare esplicitamente l'Iran per l'attacco di oggi al suo territorio, prima
con droni e poi con missili balistici. L'ambasciatore israeliano all'Onu,”
Gilad Erdan”, che dall'inizio della guerra è stato molto bellicoso nei
confronti di Guterres, ha scritto sul suo account X un messaggio al segretario
generale: "L'Iran ha violato la carta dell'ONU (...) dove sono le tue
parole, dove è la tua condanna? Svegliati!".
Il
Segretario generale non ha ancora commentato l'attacco, che ha già ricevuto
messaggi di condanna da Stati Uniti, Unione Europea, Francia e Germania.
01:57
14 Aprile
“Nehammer”:
"Austria sta dalla parte di Israele:"
"Condanno
fermamente l'attacco iraniano a Israele. L'Austria sta dalla parte di Israele e
chiediamo all'Iran di porre immediatamente fine a qualsiasi ostilità. L'attacco
dell'Iran contro Israele deve essere condannato nella maniera più forte possibile. L'Austria è fermamente impegnata
nella sicurezza di Israele". Lo ha scritto il cancelliere austriaco “Karl Nehammer” su “X” in due diversi post, uno in
lingua tedesca e uno in lingua inglese. Il ministro degli esteri austriaco “Alexander Schallenberg” ha scritto, "si
tratta di un nuovo livello di escalation in una situazione già altamente
pericolosa, invitiamo l'Iran e i suoi
delegati a smettere di aggiungere benzina sul fuoco e a invertire urgentemente
la rotta".
01:48
14 Aprile
Fonte
Usa, lanciati dall'Iran contro Israele 150 missili.
L'Iran
ha lanciato due ondate di missili contro Israele, la prima di 80 e la seconda
di 70, per un totale di 150. Lo ha riferito una fonte dell'amministrazione
americana ad “Abc News”.
01:38
14 Aprile
Biden:
"Il nostro impegno verso Israele è incrollabile."
“Ho
appena incontrato il mio team della sicurezza nazionale per un aggiornamento
sugli attacchi dell'Iran contro Israele. Il nostro impegno per la sicurezza di
Israele contro le minacce provenienti dall'Iran e dai suoi alleati è
incrollabile”. Lo ha scritto Joe Biden su “X” postando una foto dell'incontro
nella situation room.
01:22
14 Aprile
Sirene
in Israele, esplosioni in cielo di Gerusalemme.
Il
canale Telegram dell'esercito israeliano avverte che le sirene antiaeree hanno
suonato nel Sud e nel Nord del Paese, a Gerusalemme, e nelle aree di Shomron,
Negev e del Mar Morto. L'agenzia Anadolu riferisce che esplosioni, forse
batterie antiaeree in azione, sono state udite nel cielo di Gerusalemme.
01:19
14 Aprile
Gabinetto
di guerra approva risposta militare a Iran.
Il
gabinetto di guerra israeliano ha approvato una risposta militare all'attacco
iraniano. Lo indicano i media della Stato ebraico, senza aggiungere ulteriori
dettagli.
01:17 14 Aprile
Diverse
esplosioni sentite a Damasco.
Diverse
esplosioni sono state sentite a Damasco, capitale della Siria. Lo riporta “France
Presse”.
00:51
14 Aprile
Teheran,
questione può dirsi conclusa.
Con la
risposta iraniana all'operazione israeliana a Damasco contro i Guardiani della
Rivoluzione "la questione può dirsi conclusa". Lo scrive su “X” la
rappresentanza permanente dell'Iran alle Nazioni Unite in un messaggio nel
quale invita gli Usa a stare fuori del conflitto e minaccia Israele di una
"risposta ancora più severa" nel caso di un altro attacco contro
obiettivi iraniani.
00:38
14 Aprile
Crosetto:
"Condanno con fermezza attacco, rischio escalation."
"Ricevo
costanti aggiornamenti e seguo con apprensione quanto sta accedendo in Medio
Oriente. Condanno con fermezza l'attacco dell'Iran e dei suoi alleati, contro
Israele, un'azione senza precedenti che può provocare un'escalation drammatica.
Continuiamo a lavorare per evitarla". Lo scrive su “X” il ministro della
Difesa Guido Crosetto.
00:35 14 Aprile
Fonte
Iran, usati missili ipersonici e “kheibar”.
L'Iran
ha utilizzato missili ipersonici e “kheibar” nella sua operazione contro
Israele, chiamata “Vadeh Sadegh” ‘Vera Promessa’ ha detto una fonte informata
al sito di notizie del Consiglio supremo per la sicurezza iranaiana, “Nournews”.
00:31
14 Aprile
Iran
agli Usa, state fuori dal conflitto con Israele.
L'Iran
avverte gli Stati Uniti di “stare fuori” dal conflitto con Israele.
00:29
14 Aprile
Gli
Usa hanno intercettato alcuni droni iraniani
Gli
Usa hanno intercettato alcuni droni iraniani. Lo riferiscono funzionari
americani alla “Cnn.”
00:20
14 Aprile
Ue
condanna fermamente attacco Iran a Israele.
L'Ue
condanna fermamente l'attacco dell'Iran a Israele. “Si tratta di un'escalation
senza precedenti e di una grave minaccia alla sicurezza regionale”. Lo scrive
su” X” l'Alto Rappresentante Ue per la
politica estera “Josep Borrell”.
La
verità è menzogna. La menzogna è verità.
Appelloalpopolo.it
- RENATA PESCATORI – (13 APRILE 2021) - QELSI (Roberto Pecchioli) – ci dice:
Diceva
Mark Twain che è più facile ingannare la gente che convincerla di essere stata
ingannata.
L’autore delle (censuratissime!)” Avventure di
Huckleberry Finn”, nel XIX secolo non poteva conoscere la potenza di fuoco del
dispositivo mediatico di informazione e deformazione della verità.
Il
problema della verità e della menzogna è diventato centrale nella “società
dello spettacolo”, delle news che si rincorrono e della post –verità, diventata
il nome d’arte della menzogna.
In fin dei conti, tutte le contorsioni verbali
del nostro tempo sono attentati contro la verità, la chiarezza e, in ultima
analisi, negazione della realtà.
Multi,
poli, trans, bi sono maschere, fumisterie tese ad allontanare l’uomo dalla
verità e dalla sua ricerca.
Uno
dei pochi filosofi che combattano una lotta impari a favore della verità è “Francesco
Lamendola”.
In
tempi normali, sarebbe un “venerato maestro” colmato di onori e riconoscimenti.
Nel buio del presente può solo levare la sua
voce, quasi inascoltata, “vox clamantis in deserto.”
Chi scrive non ha né la cultura, né la forma
mentis del filosofo.
Tenta di svolgere la riflessione intorno al drammatico
problema della verità e della menzogna con le armi e il linguaggio dell’uomo
comune, sbigottito da ciò che vede e sente.
Un
immenso apparato culturale, mediatico e di intrattenimento, un’officina a ciclo
continuo è impegnata allo scopo di non farci più credere ai nostri occhi.
Lo comprese George Orwell, con la folgorante
invenzione, nel romanzo 1984, delle tre grandi scritte sull’immenso palazzo del
partito unico al potere:
la guerra è pace, la libertà è schiavitù,
l’ignoranza è forza.
Capovolgere
i significati significa capovolgere la realtà.
L’esito
è ovvio: la verità è menzogna.
E
poiché, come insegnò Aristotele, se A è uguale a B, B deve essere uguale ad A,
la menzogna diventa verità.
La
verità, scrive il Vangelo di Giovanni, rende liberi, dunque la menzogna ci
trasforma in schiavi.
Il
cerchio si chiude, il rapporto tra verità e libertà diventa un futile esercizio
filosofico per metafisici ritardatari.
Il pensiero occidentale si è liberato con fastidio
della metafisica, ossia di tutto ciò che eccede la nuda materia, e impone una
religione provvisoria e impalpabile, la scienza, definita “esatta”. Tuttavia, l’esattezza è concetto
assai diverso dalla verità.
La scienza non si prefigge l’obiettivo della
verità; si limita, attraverso l’osservazione e la sperimentazione, a chiarire
regole e invarianze del mondo fisico.
Infatti una retta scienza non si considera mai
definitiva, accetta la prova contraria, tanto che “Karl Popper” considerava la
confutazione uno dei pilastri della conoscenza scientifica.
“Paul
Feyerabend”, filosofo della scienza, sosteneva che l’unico corretto metodo
scientifico è l’assenza di metodo.
Negli
ultimi decenni il relativismo radicale della cultura occidentale si è mutato
nel suo contrario:
da un
lato, l’assunzione della scienza a nuova religione, dall’altro l’idea che
esiste un’unica verità, ovvero l’assenza di verità elevata a totem invalicabile.
A
nessuno sfugge la deriva nichilistica e la disperante condizione umana che ne
consegue.
Di
qui, la riduzione della vita a mero fatto biologico, da preservare a ogni costo
(il culto superstizioso della vaccinazione) o cancellare a richiesta
(l’eutanasia), e, paradossalmente, la necessità di diffondere, ad uso delle
masse impaurite, orfane di principi, private di ogni appiglio comune, nuove
“verità”, cioè, per dirla chiaramente, menzogne utili al potere.
Stiamo
arrivando al punto in cui, guardando un albero, ci convincono indifferentemente
che è un lampione o un unicorno, chiamando pazzi e visionari quanti
continuassero a chiamarlo albero, vederlo e considerarlo per quello che è.
Ci è
capitato, in una discussione con un intellettuale sedicente progressista sul
concetto di matrimonio, di chiedergli che cosa pensasse del fatto che a nessuna
civiltà, in nessun tempo, sia venuto in mente di ritenere matrimonio l’unione
tra persone dello stesso sesso.
La
risposta è stata raggelante e disarmante:
il
passato era pieno di errori, oscurità e pregiudizi, noi abbiamo finalmente
raggiunto la liberazione e la verità.
Dunque,
non è vero che “maschio e femmina li creò”.
L’albero
ha cambiato nome definitivamente e non è più un albero.
Il
Ministero della Verità ha vinto la sua battaglia e imposto il capovolgimento
intuito da Orwell: la menzogna è diventata verità. E viceversa.
Poiché
alcuni contestatori non sono d’accordo, la menzogna diventata neo-verità deve
essere imposta, inizialmente attraverso il dispiegamento di tutto l’apparato a
disposizione del potere, poi con il divieto legale di dissentire.
“Montesquieu”
scrisse già a metà del secolo XVIII che non esiste tirannia peggiore di quella
esercitata all’ombra della legge e con i colori della giustizia.
Potremmo
aggiungere, di quella che fa appello alla morale, a un’etica rovesciata a cui
il potere finge di credere.
Un
esempio è una notizia che sarebbe esilarante se non fosse la dimostrazione del
bis-pensiero orwelliano, cioè della deliberata inversione a fini di dominio.
L’Agenzia
Europea del Farmaco (EMA), alto consesso di “esperti” e scienziati a cui, in
tempo di virus, abbiamo consegnato la salute e quel che resta delle nostre
facoltà intellettuali, sta valutando se consigliare il divieto del vaccino
russo anti Covid Sputnik – utilizzato già in 59 paesi- per motivi “etici”.
Premesso
che dovremmo ridere a squarciagola dell’etica di costoro come di un elogio
della castità pronunciato da Cicciolina, sapete qual è la virtuosa motivazione
degli alti burocrati della salute europoide?
Chi ha
partecipato alle ricerche potrebbe essere stato costretto a farlo dal governo
russo.
Sputnik,
quindi, non sarebbe un vaccino “etico”.
L’ EMA, incapace di risolvere il dramma del
virus, occupa il suo tempo ad indagare se “militari e scienziati russi che
hanno partecipato alle ricerche, lo hanno fatto senza costrizione “.
Si
possono salvare vite (pare che Sputnik ci riesca) si chiede l’EMA con la mano
sul cuore e una lacrima sul viso, con un vaccino che potrebbe essere stato
realizzato e prodotto infrangendo “diritti”?
Evitiamo
di ricordare i drammatici esiti delle prove su popolazioni del Terzo Mondo di
brevetti di Big Pharma o del grande filantropo Bill Gates: troppo facile.
Evitiamo
anche di ricordare le cavie – animali e umane – utilizzate largamente dalla
scienza.
Il
problema non è il merito delle affermazioni dell’Ema, ma il fatto che vengano
prese sul serio, che si giochi senza vergogna sulla vita di centinaia di
milioni di europei torcendo la verità in nome – udite, della “morale” e dei
“diritti”.
Gli interessi non c’entrano, nevvero?
La
menzogna ha scacciato la verità, ma è pericolosissimo affermarlo: il re è nudo,
ma non lo può dire neppure il bimbo della fiaba di Andersen.
Altrettanto
poco salutare è avanzare dubbi- come stanno facendo alcuni scienziati – sul
principio attivo dei vaccini anti Covid scelti dall’oligarchia.
La scommessa terapeutica è legata al
cosiddetto RNA messaggero, ossia a molecole di acido ribonucleico chimicamente
sintetizzate che portano un messaggio al DNA delle nostre cellule.
Forniscono
cioè istruzioni- perdonate il linguaggio semplicistico – su quali proteine
produrre.
Straordinario tentativo, da salutare con
entusiasmo, senonché non vi è certezza che i vaccini mRNA non influenzino –
cioè modifichino – il DNA.
I più
lo negano: chissà se Big Pharma ha fatto pressioni, ossia “violato diritti”
affinché si diffonda questa narrazione rassicurante; fatto sta che non ci sono
prove e i dubbi persistono.
È
“etico” modificare il DNA umano, o rischiare che accada? Verità, menzogna, o
menzogna che diviene verità per coazione a ripetere?
Forse
il vero profeta fu “Lewis Carroll”, l’autore di “Alice nel paese delle
meraviglie”, che inventò “Humpty Dumpty”, l’ometto a forma di uovo dal
linguaggio incomprensibile.
Alla
meravigliata Alice dice:
quando
io uso una parola, essa significa esattamente ciò che io voglio che significhi.
All’osservazione
di Alice, bambina semplice ma non sciocca, che le parole possono avere tanti
significati, replica:
“quando
faccio fare a una parola un simile lavoro, la pago sempre di più”.
Le parole diventano strumenti di menzogna per i fini
più loschi e indicibili. È la sconfitta del principio di realtà e la sua
sostituzione con la “narrazione”, imposta da un implacabile dispositivo di
lavaggio del cervello la cui funzione è opposta a quella delle applicazioni
informatiche che “puliscono” la spazzatura nella memoria del computer.
Alla verità è sostituito il suo contrario:
il “grande Reset”, che significa cancellazione.
Penso,
vedo, percepisco A, ma il dispositivo mentale traduce l’informazione al
contrario: A diventa Zeta.
Chissà
che non sia il caso di ritornare al vecchio reato di cui all’articolo 661 del
codice penale, l’abuso della credulità popolare, derubricato a infrazione
amministrativa nel momento in cui la menzogna diventa più estesa, pervasiva e
proveniente.
Ma
l’ignoranza è forza (di chi la diffonde), spiegava Orwell.
L’appello
morale diventa quindi il suo contrario, poiché arriva da chi mente sapendo di
mentire, la peggiore delle immoralità. Forniamo un altro esempio.
Nello
Stato americano della Georgia, oggetto di polemiche violentissime per i
possibili brogli nelle elezioni presidenziali, è stata modificata la legge
elettorale.
Quella
nuova prevede l’accertamento con documento ufficiale dell’identità del votante.
Strano o normale?
La
decisione della Georgia ha suscitato un’immensa levata di scudi da parte dei
progressisti americani, che oggi si chiamano “woke”, i “risvegliati”.
Ecco un’altra menzogna diventata verità:
il
risveglio consiste nella cancellazione della civiltà e della cultura d’origine!
Ne sono banditori le grandi corporazioni industriali e
tecnologiche.
Ben
1.119 tra loro, tra cui Amazon, McDonalds, Microsoft, PayPal, Uber, Airbnb,
Best Buy, Capitol One, Dow, Hewlett Packard, Macy’s, Starbucks, United
Airlines, Pepsi,
hanno dato vita a un’incredibile “Alleanza Civica” unita nel rifiuto della
nuova legge elettorale georgiana.
Il
loro comunicato è un perfetto esercizio di stile orwelliano, il capovolgimento
sfacciato della realtà.
“Noi sosteniamo elezioni sicure, accessibili e
incitiamo i nostri dipendenti e collaboratori a partecipare alla vita civica.
Come
imprese, siamo solidali con gli elettori nel nostro impegno non partigiano per
l’uguaglianza e la democrazia.
Riteniamo
minacciosi i progetti di legge per rendere più difficile il voto “.
Non
conoscono la vergogna:
è
immorale chiedere a chi si presenta a un seggio una carta d’identità e la prova
di far parte delle liste elettorali, non il broglio.
Il sistema è talmente forte che non solo mente
spudoratamente, ma chiama apertamente male il bene.
Nello
specifico, sembra una confessione di colpevolezza, la prova provata che la
democrazia è oggi la più grande delle menzogne.
Scelgono
chi può candidarsi attraverso meccanismi preventivi fatti per escludere,
scelgono gli eletti (chi riceve finanziamenti e appoggi).
Ora
scelgono anche gli elettori.
Il prossimo passaggio – la finestra di Overton
non è ancora spalancata, ma ci stanno lavorando – sarà abolire anche la pallida
democrazia rappresentativa, che rappresenta non i popoli, ma l’oligarchia.
O
forse no, meglio che la gente menta a sé stessa, credendo di vivere nella
libertà.
Facile
ingannare se si è padroni delle carte, si dettano le regole del gioco e si
scelgono i giocatori.
Arduo far capire l’enormità dell’operazione e il
pericolo mortale.
Si
sentono tanto forti da divulgare con chiarezza i loro intenti. Tanto non capiremo o applaudiremo
l’imbroglio.
L’Agenda
2030 dell’ONU, il Grande Reset del Forum di Davos hanno messo le carte in tavola, ma la
verità non è stata presa sul serio.
Le prove sono innumerevoli, anche se a
esporle ci sentiamo come Sisifo al termine della sua fatica.
Sisifo
era il più scaltro e astuto ingannatore, ma nell’orizzonte mentale greco,
nessuno poteva sfidare attraverso la hybris, la dismisura, la collera degli dèi.
La
punizione fu terribile: spingere eternamente un masso dalla base alla cima di
un monte.
Ogni
volta che raggiungeva la cima, la pietra rotolava e Sisifo doveva ricominciare
l’inutile scalata.
“Alex
Pentland”, direttore del “Laboratorio di Dinamiche Umane” del celebre “MIT”
(Massachusetts Institute of Technology), consigliere del Foro Economico
Mondiale, di grandi multinazionali, destinatario di ingenti finanziamenti delle
maggiori ONG del mondo, ha affermato di avere la soluzione dei problemi
dell’umanità.
Non è
un pazzo o un ciarlatano, ma uno scienziato che lavora alla modifica inconscia
dei comportamenti umani.
Ha
formulato una “nuova scienza sociale computazionale basata sulla matematica”,
sull’aggregazione di dati e metadati, che ha chiamato “Fisica Sociale”, come un
testo del filosofo positivista del XIX secolo Auguste Comte.
Attraverso
le informazioni tratte dalle numerose fonti di raccolta di dati personali
esistenti – telefoni, reti sociali, carte di credito, Internet, posta
elettronica- essa permette la previsione più accurata dei comportamenti umani e
sociali, superando la sociologia della conoscenza di “Max Scheler”,
intendendola come miniera della realtà in grado di prevedere ogni nostra
condotta.
Il
“principio di influenza sociale” permetterà di sapere perché si prendono le decisioni e
di anticiparle, non tanto per coazione, interesse razionale o persuasione, ma
per imitazione.
Così, in base a una vaga epistemologia
comportamentista, faremo spontaneamente ciò che i padroni universali vorranno.
In
anni più sinceri, si chiamava lavaggio del cervello. Oggi è scienza,
predizione, progresso.
I
nuovi demiurghi cibernetici rivelano cinicamente di essere in grado di farci
fare ciò che vogliono.
Lo
chiamano, con il moralismo peloso e invertito di cui sono maestri, “orientare
le masse verso obiettivi adeguati”.
Ci
riuscì assai bene anche il pifferaio di Hamelin dei fratelli Grimm.
Si
presentano come “filantropi”, una delle parole più sospette e invertite del
nostro tempo.
Apostoli
del Bene capovolto, sanno di poter contare, per il successo dei loro progetti,
su un’umanità rotta a ogni menzogna.
Viene
in mente il lupo di Cappuccetto Rosso: che orecchie grandi hai.
È per
sentirti meglio.
Che
occhi grossi! Per vederti meglio.
La
verità era nella domanda finale: nonna, che bocca grande hai.
È per
divorarti meglio! Cappuccetto Rosso se la cavò, ma era una fiaba.
Se ciò
che ci viene proposto – cioè imposto- ha il marchio della scienza e il respiro
del progresso, lo accogliamo con entusiasmo infantile.
La scienza è “verità” e pazienza se proprio la parte
più alta e speculativa della scienza ha riconosciuto da tempo i suoi limiti.
Pensiamo
al “principio di indeterminazione di Heisenberg”, al “teorema di incompletezza
di Goedel”, alla” fisica quantistica” che ha introdotto il concetto di
probabilità e enunciato l’assurdo logico del gatto di “Schroedinger”, morto e
vivo nella scatola, “a certe condizioni”.
Sofismi,
eccesso di complessità per l’uomo postmoderno dal ragionamento binario,
sequenze di zero e uno come in informatica.
Facile
imporre la menzogna e travestirla da verità in salsa moraleggiante.
I lupi non si prendono più il disturbo di
mascherarsi da nonnina di Cappuccetto Rosso.
Alla
luce di quanto detto, è evidente che il tema della verità e della menzogna non
è un ozioso gioco di parole per filosofi o una sterile diatriba bizantina sul
sesso degli angeli, ma un concretissimo strumento di inganno e dominio.
Per proseguire la battaglia della verità
occorrono la pazienza di Giobbe, l’eloquenza di Cicerone e il coraggio di Don
Chisciotte, poiché i giganti nemici si sono travestiti da mulini a vento.
Speriamo che avesse ragione Abramo Lincoln: si
può ingannare qualcuno per sempre e tutti per un po’, ma non si possono
ingannare tutti per sempre.
(qelsi.it/2021/la-verita-e-menzogna-la-menzogna-e-verita/)
Come
le parole costruiscono la realtà.
Volerelaluna.it – (15-06-2023) - Daniela Calzolaio –
ci dice:
Una
delle cose che accade quando gli Stati entrano in guerra – come in qualche modo
suggerisce lo stesso “Einstein” nella sua lettera del ’32 a” Sigmund Freud” (volerelaluna.it/cultura/2023/06/05/il-pacifismo-di-albert-einstein/)
– è che le minoranze al potere attivino
dei meccanismi di influenzamento della popolazione al fine di ottenere
l’adesione alla propria politica.
I vari mezzi di comunicazione di massa sono
ovviamente un ottimo strumento in tal senso.
Di
solito, quando si pensa a questo fenomeno, la mente corre alla propaganda
bellica.
Non è
in questo tema, però, che mi voglio addentrare qui:
proverò,
invece, a dire qualcosa sul linguaggio, con l’obiettivo di persuadervi di
quanto le parole siano potenti e incredibilmente concrete nei loro effetti.
A tal
fine, lancerò delle rapide suggestioni volutamente colte da terreni
estremamente distanti tra loro.
Comincio
dunque col primo riferimento.
Sono
sicura che tutti conosciate Alice nel Paese delle Meraviglie (1865), ma forse
pochi sanno che il suo autore, Lewis Carroll, era un professore di matematica
all’Università di Oxford e uno studioso appassionato di logica, e che quel
libro e il suo meno noto “sequel” Attraverso lo Specchio (1871) sono citati in
testi importanti sulla comunicazione.
C’è un personaggio di questo racconto – Humpty
Dumpty – che, al termine di una bizzarra conversazione con Alice, sostiene
qualcosa che qui, per noi, è di grande interesse:
«Quando
io uso una parola» […] «questa significa esattamente quello che decido io… né
più né meno».
«Bisogna
vedere» disse Alice «se lei può dare tanti significati diversi alle parole».
«Bisogna
vedere» disse Humpty Dumpty «chi è che comanda… è tutto qua».
(L.
Carroll, Attraverso lo Specchio e Quello che Alice vi trovò, in Alice annotata,
ed. annotata da M. Gardner, trad. M. D’Amico, Rizzoli, p. 248).
Andiamo
adesso in un territorio lontanissimo da questo: quello dell’effetto placebo.
In sintesi estrema, si può definirlo come
l’effetto della somministrazione di un farmaco finto o, in generale, di una
terapia finta.
Questa
comune e striminzita definizione non lascia vedere un aspetto fondamentale del
fenomeno, ovvero il suo stretto legame con il contesto psicosociale intorno
alla terapia, che include cose come i rituali terapeutici e le parole usate dal
personale sanitario.
“Fabrizio
Benedetti”, professore di Fisiologia umana e Neurofisiologia all’Università di
Torino, è considerato uno dei massimi esperti al mondo di effetto placebo.
Nel suo libro “La speranza” è un farmaco.
“Come
le parole possono vincere la malattia” (2018), parla delle parole in un modo
che è davvero d’impatto (ma attenzione a non trarne facili generalizzazioni:
quanto riporto qui di seguito non significa in alcun modo che i farmaci possano
essere sostituiti da parole né che le parole “funzionino” sempre, per tutti, in
ogni malattia).
Così scrive “Benedetti”:
«Oggi
la scienza ci dice che le parole sono delle potenti frecce che colpiscono
precisi bersagli nel cervello, e questi bersagli sono gli stessi dei farmaci
che la medicina usa nella routine clinica.
Le parole innescano gli stessi meccanismi dei
farmaci, e in questo modo si trasformano da suoni e simboli astratti in vere e
proprie armi che modificano il cervello e il corpo di chi soffre».
(F. Benedetti, La speranza è un
farmaco. Come le parole possono vincere la malattia, Mondadori, 2018 [ebook],
p. 8)
Facciamo
un nuovo salto.
Voglio raccontarvi ora di George Lakoff e Mark
Johnson, il primo linguista di stampo cognitivo e il secondo filosofo.
Nel
1980 esce il loro libro” Metafora e vita quotidiana”, in cui si legge che non
possiamo considerare la metafora semplicemente come una figura retorica, perché
di natura metaforica è (almeno in gran parte) il nostro stesso sistema
concettuale e i concetti sono ciò che struttura il nostro pensiero, ciò che percepiamo,
il modo in cui agiamo (ovvero il modo in cui ci comportiamo nel mondo).
La metafora ha il potere – scrivono – di «creare una realtà piuttosto che
semplicemente concettualizzare una realtà preesistente» (G. Lakoff e M. Johnson, Metafora e
vita quotidiana, trad. italiana, Roi Edizioni, Macerata, 2022, p. 193).
È
interessante notare che, più o meno negli stessi anni, qualcosa di (per certi
versi) molto simile veniva affermato da “Paul Watzlawick”, uno dei massimi
studiosi della comunicazione, che sosteneva che
«un
linguaggio non rispecchia la realtà, ma piuttosto crea una realtà» (P. Watzlawick, Il linguaggio del
cambiamento. Elementi di comunicazione terapeutica, trad. italiana Feltrinelli,
1980, p. 24 [ed. Originale 1977]).
Ci
sono molti modi in cui possiamo dire ed esemplificare che un linguaggio “crea
una realtà”: per esempio, potremmo riferirci alle singole parole usate per
nominare le cose, alle metafore adoperate, a modelli comunicativi più ampi. Ho
qui lo spazio per fare un solo esempio.
L’esempio
di cui voglio discutere è legato a una parola: “sfida”.
In questi mesi, l’abbiamo ascoltata o letta, in
associazione alla guerra in Ucraina, un numero enorme di volte: «Putin sfida le
nostre democrazie», «Questa è una sfida per l’Europa», «Dobbiamo raccogliere
questa sfida per difendere i nostri valori».
Potrei
continuare quasi all’infinito.
Non
dovremmo stupirci più di tanto, perché si tratta di un termine davvero alla
moda da parecchi anni, che troviamo dunque accostato a una grande varietà di
situazioni e fenomeni (“sfida climatica”, “sfida energetica”, e così via).
Ma
possiamo pensare che l’assidua associazione tra “guerra” e “sfida” sia priva di
conseguenze?
Sino
ad ora, in effetti, ho cercato di convincervi del fatto che le parole
potenzialmente hanno conseguenze, e queste spesso sono legate ai loro poco
appariscenti richiami semantici, valoriali, emotivi.
Desidero,
a questo punto, condividere due mie riflessioni su questa parola.
La
prima è che, una volta entrati nell’ambito concettuale della “sfida”, cioè –
potremmo dire – dentro la realtà creata da questa parola, ci troviamo dinanzi a
certe alternative di comportamento tra cui scegliere (e non ad altre):
quando
siamo di fronte a una sfida, possiamo raccogliere oppure non raccogliere il
guanto e, se decidiamo di farlo, disponiamo di certe mosse e di certe armi per
cercare di vincere.
Quanto
ho detto significa anche che ci sono dei comportamenti che in questo ambito non
sono contemplati, cioè “non esistono”:
per
esempio, trattare con lo sfidante è un’azione che non fa parte del nostro senso
comune circa la sfida.
La
seconda riflessione che voglio esplicitare è che, dentro l’ambito concettuale
disposto da questa parola, le alternative di comportamento disponibili non sono
tutte uguali.
Alcune
risultano, infatti, più desiderabili di altre: confrontati con una sfida, sentiamo
di doverla accettare, perché nella nostra cultura la sfida intrattiene
tradizionalmente un legame molto intenso con l’onore.
Se
accettiamo la sfida, restiamo degni di fronte agli altri e a noi stessi.
Di converso, non raccogliere il guanto getta
nell’infamia (a questo proposito, è il caso di notare che il discorso pubblico
sulla guerra in Ucraina è pieno di parole che fanno riferimento all’ambito
semantico-valoriale del coraggio-onorabilità da una parte e della
viltà-indegnità dall’altra: un possibile modo per spiegare questa osservazione
può essere trovato – io credo – in quanto ho sostenuto poc’anzi).
Per
portare un po’ di acqua al mulino delle mie riflessioni, chiamerò ora in mio
aiuto “Lakoff e Johnson”, gli studiosi della metafora che ho citato più sopra.
C’è,
in particolare, un esempio molto eloquente che i due hanno portato a sostegno
delle loro argomentazioni:
essi hanno notato come nelle nostre società
occidentali sia diffusissima la metafora secondo cui «la discussione è una
guerra» (il
che – per inciso – è già di per sé interessante, perché ci mostra come noi
concettualizziamo in termini di “guerra”, senza neanche accorgercene, una
quantità di cose).
Questa
metafora è visibile in numerosissime espressioni di uso comune usate per
riferirsi alle discussioni:
per esempio, diciamo cose come “attaccare il
punto debole” dell’argomentazione altrui, “colpire nel segno” con una critica,
“avere la meglio” sull’interlocutore.
Noi
diciamo queste cose, e noi anche concettualizziamo le discussioni in termini di
guerra: per esempio, vediamo il nostro interlocutore come un “nemico da
battere”, pensiamo di dover “difendere la nostra posizione” e “attaccare la
sua” e così via.
Non
sorprende, allora, che molte delle cose che noi concretamente facciamo, quando
siamo impegnati in una discussione, siano strutturate dal concetto di guerra.
Tutto
questo perché – dicono gli studiosi – «l’essenza della metafora è
comprendere e vivere un tipo di cosa in termini di un altro» (Lakoff e Johnson, opera citata,
pp. 31-32).
Comprendere
e vivere.
È ora
interessante notare che, in un’ipotetica cultura in cui le discussioni fossero
viste in modo differente, per esempio come una danza – suggeriscono ancora “Lakoff
e Johnson” –, le persone le vivrebbero in modo diverso, si comporterebbero
differentemente nel corso delle stesse, ne parlerebbero in modi altri.
Allora
mi spingo a dire che cambiare metafore – in generale cambiare parole – può
significare innescare cambiamenti che sono oltre e al di là di una pura
questione linguistica o, meglio, che c’è un altro modo di vedere le “questioni
linguistiche”: come qualcosa che è molto oltre e al di là di quanto abitualmente
pensiamo di esse.
Le
parole possono avere un potere straordinario, come ben sapeva “Humpty Dumpty”,
e questo significa anche che il dare alle parole la giusta attenzione può
essere un grande strumento di cittadinanza attiva nelle nostre mani.
La
Grande Menzogna globalista,
militarizzata e americano-centrica,
che
condiziona anche il Medio Oriente.
(A.
Bradanini).
Farodiroma.it
- Redazione – (02/04/2023) – A.Bradanini – ci dice.
La
doverosa attenzione alla nozione di complessità consiglia cautela quando si
tenta un’analisi della scena mediorientale, dove sedimentazioni storiche e
interessi delle Grandi Potenze (ex o attuali) si mescolano con sovrastrutture
religiose, arretratezza culturale, assenza di prospettive di vita e lavoro per
popolazioni giovani e frustrate, cui si aggiunge un acuto, e non senza ragione,
risentimento contro l’Occidente, quello del passato coloniale e del presente
neocoloniale.
Davanti
alla Grande Menzogna (globalista, militarizzata e americano-centrica) che anche in Medio Oriente controlla
la narrazione degli eventi, far emergere qualche aspetto di plausibile
riflessione non è impresa facile.
Ci si
limiterà qui a qualche misurata ponderazione, con un cauto sguardo
sull’orizzonte.
Come
altrove, anche in Medio Oriente i fattori identitari sono costituiti da lingua,
etnia, colore della pelle, religione (o anche famiglie religiose), tutti
intrecciati tra loro e su cui soffiano i detentori di privilegi e le Grandi
Potenze, in primis gli Stati Uniti, per estrarre benefici politici e ricchezze
materiali.
A
seconda di tempi e luoghi, alcuni fattori prevalgono su altri.
La religione – per sua natura messaggera di
orizzonti messianici – occupa un posto centrale, vittima e insieme protagonista
di fanatismi, arretratezze socioculturali e posture antimoderne, su cui
prosperano gerarchie ecclesiastiche e oligarchie di ogni risma.
È invece storicamente deficitaria un’agenda di
rivendicazioni sociali alla luce dell’emarginazione politica e culturale nella
quale sono relegate le classi subalterne.
Il
cammino verso l’uscita dal sottosviluppo, oltre che da scarsa consapevolezza, è
ostacolato dalla perenne instabilità politica, deliberatamente alimentata dalle
istanze dominanti per impedire l’emergere di priorità centrate sullo sviluppo
umano e la giustizia sociale.
Invece di aggredire la polarizzazione dei
redditi, la precarietà, l’assenza di lavoro e le misere prospettive di vita,
gli strati sociali emarginati vengono sedotti dall’ideologia dell’appartenenza
etnica o religiosa, divenendo vittime di fanatismo, sfruttamento e miraggi
migratori.
La
regione è così divenuta teatro di predazione delle corporazioni occidentali
sostenute dai rispettivi eserciti, spesso in complicità con le oligarchie
locali.
Anche
il terrorismo, filiazione di tale intelaiatura, affonda le radici nel lago
delle frustrazioni politiche, delle ingiustizie sociali e delle interferenze
(neo-)coloniali delle potenze occidentali attratte dalle ricchezze della
regione.
Il
terrorismo è un fenomeno politico e sociale.
Combatterlo
al meglio, come pure occorre fare, senza affrontare tali aspetti, non sarà
sufficiente.
Oggi,
nella regione della turbolenza che va dal Caspio al Mediterraneo fino al
Nord-Africa, la collocazione degli schieramenti sfida la logica aristotelica. Vediamo.
Israele è contro i palestinesi, in verità più
contro Hamas che contro l’Autorità Nazionale Palestinese (ANP).
ANP e
Hamas si fronteggiano a Gaza, ma sono unite (con modalità diverse) contro lo
Stato Ebraico.
L’Egitto
appoggia l’ANP, ma non Hamas, e ha relazioni politiche con Israele. Hamas e
Iraq hanno lo stesso nemico, Israele, ma non hanno buone relazioni tra di loro.
La Turchia sostiene Hamas, ma ha rapporti
distesi con Israele (il tragico episodio della “Mavi Marmara” del 2010 è
archiviato).
Hezbollah
ha pessime relazioni con i paesi sunniti ed è alleata di Iran e Siria. Damasco
è in sintonia con Bagdad e ha relazioni distese con l’ANP.
L’Iraq
è ostile all’Arabia Saudita (AS), ma è vicino all’Egitto, che ha invece buoni
rapporti con Riad.
Al-Sisi,
in linea con i suoi predecessori, ha qualche problema con l’Iran, diffida di
al-Assad, ma diffida ancor più di Ankara (che in Libia, infatti, è schiarata
sul fronte opposto).
L’AS è (o meglio era) ai ferri corti con
Siria, Iraq e Hezbollah, ha ora rapporti distesi con Israele – per la verità un
po’ meno dopo la recente distensione Riad-Teheran – ma è sospettosa della
Turchia.
L’AS
finanzia Hamas, ma è nemica dei Fratelli Mussulmani, i quali, pur coltivando
agende nazionali diverse, tornano compatti a favore di Hamas e contro Israele.
Quest’ultimo è nemico di Hezbollah, Siria e beninteso Iran, il quale finanzia
Hamas, a sua volta sostenuto soprattutto dalle monarchie sunnite e freddo nei
riguardi di al-Assad.
Dunque,
l’evento politico di maggior rilievo recentemente occorso è stata la ripresa
delle relazioni tra Riad e Teheran con la mediazione cinese.
Una
positiva evoluzione che costituisce plastica evidenza che la scena
internazionale è ormai divenuta plurale/multipolare, a detrimento di
quell’unipolarismo americano che era sorto nel 1991 dalle ceneri dell’Unione
Sovietica.
L’irrompere
della Cina quale potenza mediatrice – che abbiamo visto prendere corpo anche
sulla crisi ucraina, sebbene invano per ora – conferma che la Repubblica
Popolare è oggi una nazione di pace, espressione di scelte politiche,
ideologiche e insieme di diretto interesse (le guerre sono un ostacolo al
commercio, strumento fondamentale questo per alimentare la crescita economica
cinese).
La
riappacificazione tra i due principali paesi del Golfo Persico ha già prodotto
frutti concreti:
a) nello Yemen, un primo scambio di 850
prigionieri tra le truppe governative sostenute da sauditi e americani e
dall’altra i ribelli houthi, sciiti zaiditi, sostenuti da Teheran.
È
verosimile che nei prossimi mesi le tensioni su questo teatro vadano
gradualmente riducendosi;
b) visita a Riad del presidente siriano,
Bashar al-Assad, grande alleato di Teheran (d’intesa con Mosca va detto), che
segna il primo ritorno della Siria sulla scena internazionale, quale segnale di
nuovi schieramenti regionali, fuori dal controllo Usa;
c) al
netto di future interferenze di questi ultimi, non dovrebbero mancare
ripercussioni positive anche in Siria dove, dal 2011, turchi, americani e quel
che resta dell’Isis continuano a saccheggiare una popolazione spossata da
guerre e divisioni, mentre la tragedia dei curdi non trova spazio per una
prospettiva ragionata.
La
cosiddetta opposizione moderata siriana – che insieme ai resti dell’esercito
sconfitto di Saddam, ad al-Qaeda e ad altri tagliagole invasati, era poi
confluita nel cosiddetto Stato Islamico-Isis – ha goduto sin dal 2011 del
sostegno finanziario e militare degli Stati Uniti, dei paesi del Golfo e
dell’AS (ora non più, forse), con l’obiettivo primario di spodestare Bashar
al-Assad, grande nemico di Israele.
A sua
volta, Teheran ha relazioni neutrali con al-Sisi (nemico di Hezbollah) e
rapporti meno distesi con le monarchie del Golfo (ad eccezione del Qatar), ma
buone relazioni con la Turchia nemica di al-Assad, che l’Iran però sostiene.
Turchia
e Iran hanno poi ottimi rapporti tra loro, sia in funzione anti-curda (per
entrambi un nemico esiziale) che per ragioni economico-energetiche (Ankara
importa gas iraniano).
I
curdi iracheni godono di un elevato livello di autonomia (grazie all’esercito
dei Peshmerga) e hanno rapporti distesi con Ankara, sebbene quest’ultima
diffidi di tutti i curdi, ovunque, perché compagni di viaggio persino del PKK,
il “Partito Curdo dei Lavoratori”, che si batte da decenni contro il
nazionalismo turco monoetnico in conflitto con la storia e incapace di
riconoscere agibilità politica al 25% o più dei propri cittadini di etnia
curda.
In Iraq, i curdi iracheni, prevalentemente
sunniti, sono ostili agli arabi iracheni-sunniti per ragioni etniche, mentre
per ragioni etniche e insieme religiose sono ostili agli iracheni sciiti.
Sempre in Iraq, l’appartenenza etnica prevale
su quella religiosa.
Almeno
per il momento, invece, in Iran è l’appartenenza religiosa, insieme alla
repressione, a prevalere su quella etnica (il 90% della popolazione iraniana è
sciita, ma solo il 50% è di etnia persiana), sebbene per ora i curdi iraniani,
divisi tra sunniti e sciiti, siano silenti (ma non rassegnati).
Tutti,
sulla carta, sono nemici dell’Isis.
L’AS, le monarchie del Golfo e gli americani
però, per ragioni diverse, hanno puntato alla caduta di al-Assad e al
ridimensionamento del ruolo di Iran e Hezbollah, tutti obiettivi mancati.
Oggi
poi, come detto, la scena è cambiata:
il
recente smarcamento dell’Arabia Saudita, insieme al ruolo che l’Iran riuscirà a
giocare in questo passaggio storico, saranno centrali per comprendere gli
sviluppi futuri.
Sul
piano religioso, i sunniti, avversi agli sciiti (iraniani/duodecimani, alawiti,
aleviti, ismaeliti, houthi o altro), restano a loro volta divisi tra loro:
wahabiti
contro salafiti, al-Qaeda contro governi sunniti; fratelli mussulmani contro
altri fratelli e contro i wahabiti-sauditi;
emiri,
principi o sovrani di sorta tornano però alleati contro chiunque attenti ai
loro privilegi di classe.
Sulla
carta, gli Stati Uniti sono nemici di Isis e al-Qaeda (come detto tuttavia, a
seconda di contingenze e convenienze), ma sono soprattutto nemici di Hamas e
Hezbollah, entrambi avversari di Israele.
Hezbollah è un gruppo terrorista per gli Stati
Uniti, i quali tuttavia (come gli europei) distinguono il braccio militare da
quello politico e mantengono un Ambasciatore accreditato in Libano, dove il “Partito
di Dio” è al governo con Sunniti, Drusi e Cristiani.
Hezbollah
non è però considerato un gruppo terrorista dalla Turchia, sebbene combatta a
fianco di al-Assad, nemico di Ankara.
Gli
Stati Uniti, inoltre, nemici di Iran e al-Assad, sostengono al-Sisi e sono
alleati dell’Iraq, che è vicino a Siria, Iran e Hezbollah, tutti nemici degli
Stati Uniti.
Questi
ultimi sono anche i principali sponsor politici e militari di Israele, ma
finanziano l’ANP e sono alleati dell’AS, diventata ora un alleato pragmatico
dello Stato Ebraico e occulta finanziatrice di talebani, Al-Qaeda e Isis, che
sempre sulla carta sarebbero nemici degli Stati Uniti.
In
tempi recenti, Russia e Turchia hanno ritrovato una buona intesa politica ed
energetica (il gasdotto Turkish Stream collega la città russa di Russkaya a
Luleburgaz a nord di Istanbul).
Mosca
coltiva finanche il sogno di una crepa nelle relazioni tra Nato-Stati Uniti e
Turchia, che manifesta un crescente malessere verso Washington, sospettata
persino di aver orchestrato il fallito golpe del 2016 contro Erdogan.
Senza
aggiungere altre ramificazioni di alleanze/ostilità di Libia, Libano,
Afghanistan, Giordania e paesi minori del Golfo, è di tutta evidenza che siamo
di fronte a un vero e proprio rompicapo.
Che
fare dunque?
Un
primo sussulto figlio di buon senso, etica politica e di quel poco di diritto
internazionale che la comunità delle nazioni è riuscita a costruire al termine
del secondo conflitto mondiale (e che gli Stati Uniti, considerandolo un
ostacolo alla loro bulimia di potere, stanno cercando di smantellare)
imporrebbe alle potenze esterne di lasciare la regione.
In tal
caso, è infatti verosimile che, una volta eliminate le interferenze
neocoloniali di grandi potenze e corporazioni, la regione si avvierebbe
gradualmente verso un suo naturale riequilibrio.
A quel
momento, la comunità internazionale, da intendersi non solo come il cosiddetto
Occidente, potrebbe contribuire alla costruzione in quei paesi di istituzioni
che pongano al centro la persona umana e l’equità sociale nella legittima
diversità di tutti i popoli dell’area.
Non è
tutto, ma sarebbe molto.
È ben
evidente che con tale arditezza prospettica siamo entrati nel mondo dei sogni,
ma questo, come noto, è spesso preferibile alla realtà.
Oggi,
per concludere, non è più l’Europa o l’Occidente a far avanzare la storia.
Da
decenni gli Stati Uniti, il suo paese-guida, hanno scelto di imporsi con la
forza senza disporre di egemonia, per promuovere i loro interessi, utilizzando
strumenti e linguaggi che non riescono più a sedurre nemmeno le menti dei
popoli sprovveduti, nonostante l’asfissiante manipolazione mediatica.
L’uomo
si conferma dunque creatore del proprio destino, smentendo la velenosa
assiologia del “Tina” (there is no alternative), poiché l’alternativa esiste,
ed è quella sempiterna di un mondo più giusto, più libero e più umano.
Alberto
Bradanini.
(Fonte:
lafionda.org)
Le
accuse della CPI a Netanyahu e Gallant: “crimini contro l’umanità commessi come parte di
un attacco diffuso e sistematico contro la popolazione civile palestinese.”
Fartodiroma.it - Redazione – (22/05/2024) –
ci dice:
Ci
sono motivazioni molto fondate e argomentate alla base della decisione della
“Corte Penale Internazionale” (CPI) di spiccare mandati d’arresto per Netanyahu
e la sua banda, ma nessun media occidentale ha pubblicato finora la
dichiarazione del procuratore “Karim A.A. Khan”.
Il
motivo di questa censura è semplice: non fare comprendere all’opinione pubblica
la fondatezza della decisione e poter così denigrarla stravolgendo la
dichiarazione stessa.
“Faro
di Roma “pubblica il testo integrale della dichiarazione per offrire una
visione chiara e obiettiva dell’operato della “CPI” per fermare la violenza e i
crimini di guerra e contro l’umanità in atto a Gaza.
“Statement
of ICC Prosecutor Karim A.A. Khan KC: Applications for arrest warrants in the
situation in the State of Palestine”.
“Sulla
base delle prove raccolte ed esaminate dal mio Ufficio, ho ragionevoli motivi
per ritenere che Benjamin NETANYAHU, il Primo Ministro israeliano, e Yoav
GALLANT, il Ministro della Difesa israeliano, siano responsabili penalmente dei
seguenti crimini di guerra e crimini contro l’umanità impegnata sul territorio
dello Stato di Palestina (nella Striscia di Gaza) almeno dall’8 ottobre 2023:
La
fame dei civili come metodo di guerra come crimine di guerra contrario
all’articolo 8(2)(b)(xxv) dello Statuto;
Causare
intenzionalmente grandi sofferenze o gravi lesioni al corpo o alla salute
contrari all’articolo 8(2)(a)(iii), o trattamenti crudeli come crimine di
guerra contrario all’articolo 8(2)(c)(i);
Omicidio
intenzionale contrario all’articolo 8(2)(a)(i), o omicidio come crimine di
guerra contrario all’articolo 8(2)(c)(i);
Dirigere
intenzionalmente attacchi contro una popolazione civile come crimine di guerra
contrario agli articoli 8(2)(b)(i), o 8(2)(e)(i);
Sterminio
e/o omicidio contrario agli articoli 7(1)(b) e 7(1)(a), anche nel contesto di
morti per fame, come crimine contro l’umanità;
Persecuzione
come crimine contro l’umanità contrario all’articolo 7, paragrafo 1, lettera
h);
Altri
atti disumani costituiscono crimini contro l’umanità contrari all’articolo 7,
paragrafo 1, lettera k).
Il mio
ufficio sostiene che i crimini di guerra presunti in queste domande sono stati
commessi nel contesto di un conflitto armato internazionale tra Israele e
Palestina e di un conflitto armato non internazionale tra Israele e Hamas
(insieme ad altri gruppi armati palestinesi) che si svolgeva in parallelo.
Riteniamo
che i crimini contro l’umanità accusati siano stati commessi come parte di un
attacco diffuso e sistematico contro la popolazione civile palestinese in
conformità alla politica statale. Questi crimini, secondo la nostra
valutazione, continuano ancora oggi.
Il mio
ufficio sostiene che le prove che abbiamo raccolto, comprese interviste con
sopravvissuti e testimoni oculari, video autenticati, foto e materiale audio,
immagini satellitari e dichiarazioni del presunto gruppo colpevole, dimostrano
che Israele ha intenzionalmente e sistematicamente privato la popolazione
civile in tutte le parti del Gaza di oggetti indispensabili alla sopravvivenza
umana.
Ciò è
avvenuto attraverso l’imposizione di un assedio totale su Gaza che ha
comportato la chiusura completa dei tre valichi di frontiera, Rafah, Kerem
Shalom ed Erez, dall’8 ottobre 2023 per periodi prolungati e poi limitando
arbitrariamente il trasferimento di forniture essenziali – inclusi cibo e
medicine – attraverso i valichi di frontiera dopo la loro riapertura.
L’assedio
comprendeva anche il taglio delle condutture idriche transfrontaliere da
Israele a Gaza – la principale fonte di acqua pulita degli abitanti di Gaza –
per un periodo prolungato a partire dal 9 ottobre 2023, e l’interruzione e
l’impedimento delle forniture di elettricità almeno dall’8 ottobre 2023 fino ad
oggi.
Ciò è
avvenuto insieme ad altri attacchi contro i civili, compresi quelli in coda per
il cibo; ostacolo alla consegna degli aiuti da parte delle agenzie umanitarie;
e attacchi e uccisioni di operatori umanitari, che hanno costretto molte
agenzie a cessare o limitare le loro operazioni a Gaza.
Il mio
ufficio sostiene che questi atti sono stati commessi come parte di un piano
comune volto a utilizzare la fame come metodo di guerra e altri atti di
violenza contro la popolazione civile di Gaza come mezzo per (i) eliminare
Hamas; (ii) garantire il ritorno degli ostaggi che Hamas ha rapito e (iii)
punire collettivamente la popolazione civile di Gaza, che percepiscono come una
minaccia per Israele.
Gli
effetti dell’uso della fame come metodo di guerra, insieme ad altri attacchi e
punizioni collettive contro la popolazione civile di Gaza, sono acuti, visibili
e ampiamente conosciuti, e sono stati confermati da numerosi testimoni
intervistati dal mio Ufficio, compresi quelli locali e internazionali. medici.
Tra
questi figurano malnutrizione, disidratazione, profonda sofferenza e un numero
crescente di morti tra la popolazione palestinese, tra cui neonati, altri
bambini e donne.
La
carestia è presente in alcune zone di Gaza ed è imminente in altre. Come ha
avvertito il segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres più di
due mesi fa, “1,1 milioni di persone a Gaza stanno affrontando una fame
catastrofica – il numero più alto mai registrato – ovunque e in qualsiasi
momento” a causa di un “disastro interamente causato dall’uomo”.
Oggi
il mio Ufficio cerca di incriminare due dei maggiori responsabili, NETANYAHU e
GALLANT, sia come co-perpetratori che come superiori ai sensi degli articoli 25
e 28 dello Statuto di Roma.
Israele,
come tutti gli Stati, ha il diritto di agire per difendere la propria
popolazione. Tale diritto, tuttavia, non esonera Israele o qualsiasi Stato
dall’obbligo di rispettare il diritto internazionale umanitario.
Nonostante
gli obiettivi militari che possono avere, i mezzi che Israele ha scelto per
raggiungerli a Gaza – vale a dire causare intenzionalmente morte, fame, grandi
sofferenze e gravi lesioni fisiche o alla salute della popolazione civile –
sono criminali.
Dall’anno
scorso, a Ramallah, al Cairo, in Israele e a Rafah, ho costantemente
sottolineato che il diritto internazionale umanitario richiede che Israele
intraprenda azioni urgenti per consentire immediatamente l’accesso su vasta
scala agli aiuti umanitari a Gaza.
Ho
sottolineato in particolare che la fame come metodo di guerra e il rifiuto
degli aiuti umanitari costituiscono reati previsti dallo Statuto di Roma. Non
avrei potuto essere più chiaro.
Come
ho più volte sottolineato anche nelle mie dichiarazioni pubbliche, chi non
rispetta la legge non dovrebbe presentare reclamo successivamente quando il mio
Ufficio interviene. Quel giorno è arrivato.
Nel
presentare queste richieste di mandato d’arresto, il mio Ufficio agisce in
conformità al mandato conferitogli dallo Statuto di Roma. Il 5 febbraio 2021,
la Camera preliminare I ha deciso che la Corte può esercitare la sua
giurisdizione penale sulla situazione nello Stato di Palestina e che l’ambito
territoriale di tale giurisdizione si estende a Gaza e alla Cisgiordania,
compresa Gerusalemme est.
Questo
mandato è in corso e prevede l’escalation delle ostilità e della violenza dal 7
ottobre 2023. Il mio Ufficio ha giurisdizione anche sui crimini commessi da
cittadini di Stati Parte e da cittadini di non Stati Parte sul territorio di
uno Stato Parte.
Le
domande di oggi sono il risultato di un’indagine indipendente e imparziale
condotta dal mio Ufficio. Guidato dal nostro obbligo di indagare allo stesso
modo sulle prove incriminanti e a discarico, il mio Ufficio ha lavorato
scrupolosamente per separare le accuse dai fatti e per presentare con sobrietà
conclusioni basate sulle prove alla Camera preliminare.
Come
ulteriore salvaguardia, sono stato anche grato per il consiglio di un gruppo di
esperti di diritto internazionale, un gruppo imparziale che ho convocato per
supportare la revisione delle prove e l’analisi legale in relazione a queste
richieste di mandato d’arresto.
Il
Gruppo è composto da esperti di immenso prestigio nel diritto internazionale
umanitario e nel diritto penale internazionale, tra cui Sir Adrian Fulford PC,
ex Lord giudice d’appello ed ex giudice della Corte penale internazionale; la
Baronessa Helena Kennedy KC, Presidente dell’Istituto per i Diritti Umani
dell’International Bar Association; Elizabeth Wilmshurst CMG KC, ex vice
consigliere legale presso il Foreign and Commonwealth Office del Regno Unito;
Danny Friedman KC; e due dei miei consiglieri speciali: Amal Clooney e Sua
Eccellenza il giudice Theodor Meron CMG.
Questa
analisi di esperti indipendenti ha supportato e rafforzato le domande
presentate oggi dal mio Ufficio. Sono stato grato anche per il contributo di
molti altri miei consiglieri speciali a questa revisione, in particolare Adama
Dieng e il professor Kevin Jon Heller.
Oggi
sottolineiamo ancora una volta che il diritto internazionale e le leggi sui
conflitti armati si applicano a tutti. Nessun soldato di fanteria, nessun
comandante, nessun leader civile – nessuno – può agire impunemente.
Niente
può giustificare la privazione volontaria di esseri umani, tra cui tante donne
e bambini, dei beni di prima necessità necessari alla vita. Niente può
giustificare la presa di ostaggi o l’attacco contro i civili.
I
giudici indipendenti della Corte penale internazionale sono gli unici arbitri
riguardo al rispetto degli standard necessari per l’emissione di mandati di
arresto. Se dovessero accogliere le mie richieste ed emettere i mandati
richiesti, lavorerò a stretto contatto con il Cancelliere in tutti gli sforzi
per arrestare le persone nominate.
Conto
su tutti gli Stati parti dello Statuto di Roma affinché prendano queste
richieste e la conseguente decisione giudiziaria con la stessa serietà che
hanno dimostrato in altre situazioni, adempiendo ai loro obblighi ai sensi
dello Statuto. Sono inoltre pronto a collaborare con i non-Stati parti nella
nostra comune ricerca di responsabilità.
È
fondamentale in questo momento che al mio Ufficio e a tutte le parti della
Corte, compresi i suoi giudici indipendenti, sia consentito di svolgere il
proprio lavoro con piena indipendenza e imparzialità.
Insisto
affinché tutti i tentativi di ostacolare, intimidire o influenzare
indebitamente i funzionari di questa Corte debbano cessare immediatamente. Il
mio Ufficio non esiterà ad agire ai sensi dell’articolo 70 dello Statuto di
Roma se tale condotta dovesse continuare.
Rimango
profondamente preoccupato per le continue accuse e le prove emergenti di
crimini internazionali avvenuti in Israele, Gaza e in Cisgiordania. La nostra
indagine continua. Il mio ufficio sta portando avanti ulteriori linee di
indagine molteplici e interconnesse, tra cui quelle relative alle denunce di
violenza sessuale durante gli attacchi del 7 ottobre e in relazione ai
bombardamenti su larga scala che hanno causato e continuano a causare così
tante morti, feriti e sofferenze civili in Gaza. Incoraggio coloro che
dispongono di informazioni pertinenti a contattare il mio ufficio e a inviare
informazioni tramite OTP Link.
Il mio
Ufficio non esiterà a presentare ulteriori richieste di mandati di arresto se e
quando riterremo che sia stata raggiunta la soglia di una prospettiva
realistica di condanna. Rinnovo il mio appello a tutte le parti coinvolte
nell’attuale conflitto affinché rispettino subito la legge.
Desidero
inoltre sottolineare che il principio di complementarità, che è al centro dello
Statuto di Roma, continuerà a essere valutato dal mio Ufficio mentre agiamo in
relazione ai presunti crimini e ai presunti autori sopra elencati e andiamo
avanti con altri linee di indagine.
La
complementarità, tuttavia, richiede un rinvio alle autorità nazionali solo
quando queste si impegnano in processi giudiziari indipendenti e imparziali che
non proteggano i sospettati e non siano una farsa. Richiede indagini
approfondite a tutti i livelli che affrontino le politiche e le azioni alla
base di queste applicazioni.
Cerchiamo
oggi di essere chiari su una questione fondamentale: se non dimostriamo la
nostra volontà di applicare la legge in modo equo, se viene vista come
applicata in modo selettivo, creeremo le condizioni per il suo crollo.
In tal
modo, allenteremo i restanti legami che ci tengono uniti, le connessioni
stabilizzanti tra tutte le comunità e gli individui, la rete di sicurezza a cui
tutte le vittime guardano nei momenti di sofferenza. Questo è il vero rischio
che corriamo in questo momento.
Ora
più che mai dobbiamo dimostrare collettivamente che il diritto internazionale
umanitario, la base fondamentale della condotta umana durante i conflitti, si
applica a tutti gli individui e si applica equamente nelle situazioni
affrontate dal mio Ufficio e dalla Corte. Dimostreremo così, concretamente, che
la vita di tutti gli esseri umani ha lo stesso valore.”
(Traduzione
di Aurelio Tarquini).
Spagna,
Irlanda e Norvegia
Riconoscono
Ufficialmente
lo
Stato di Palestina.
Conoscenzealconfine.it
– (22 Maggio 2024) - Dario Lucisano – ci dice:
Mercoledì
22 maggio i Paesi di Irlanda, Norvegia e Spagna hanno annunciato il proprio
riconoscimento ufficiale della Palestina, comunicando che a partire da questo
momento inizieranno tutti i procedimenti formali dovuti, perché il
riconoscimento prenda piena effettività il 28 maggio.
Spagna,
Irlanda e Norvegia verso il riconoscimento dello Stato Palestinese.
A
comunicarlo sono i Primi Ministri dei rispettivi Paesi, apparsi in conferenza
stampa alle 09.00.
Il Governo norvegese, inoltre, ha rilasciato
un comunicato in cui spiega le proprie motivazioni e annuncia che “altri Paesi”
si accoderanno a tale decisione, a conferma dell’annuncio congiunto firmato
anche da Malta e Slovenia il passato 22 marzo.
Di
tutta risposta, il Ministro degli Affari Esteri Israeliano “Israel Katz” ha
pubblicato un post su “X “in cui comunica di avere “ordinato l’immediato richiamo degli
ambasciatori israeliani in Irlanda e Norvegia”, lanciando ai due Paesi un “chiaro messaggio: Israele non resterà
in silenzio davanti a coloro che minano la sua sovranità e mettono a
repentaglio la sua sicurezza”.
Nel
corso della propria conferenza stampa il Primo Ministro irlandese “Simon Harris”
ha annunciato il prossimo riconoscimento della Palestina in linea con la
“soluzione dei due Stati”, che egli definisce come l’unica possibile strada
percorribile per pacificare le parti in nome del diritto internazionale.
Parole più dure invece dal Primo Ministro
spagnolo “Pedro Sanchez” che, pur sottoscrivendo quanto detto dal proprio
omologo dublinese riguardo alla soluzione dei due Stati, ha attaccato duramente il Primo
Ministro israeliano Benjamin Netanyahu, sostenendo che egli “non ha un progetto di pace per la
Palestina”,
e starebbe invece remando contro la stessa soluzione pacificatrice.
Israele
non ha fatto tardare la propria risposta:
l’annuncio
“a caldo” di “Katz” è arrivato infatti prima delle conferenze stampa e in
particolare delle dichiarazioni di Sanchez, tanto che nel post si legge che “se la Spagna confermerà le proprie
intenzioni di riconoscere uno Stato palestinese, una simile misura (il ritiro
degli ambasciatori) verrà presa anche nei suoi confronti”.
L’annuncio
in particolare da parte di Irlanda e Spagna segue la dichiarazione congiunta
rilasciata assieme a “Malta” e “Slovenia” il passato 22 marzo e suggerisce che
a breve potrebbero confermare le proprie decisioni almeno anche questi altri
due Paesi.
Esso
inoltre arriva poco più di una settimana dopo la seduta tenutasi in seno
all’Assemblea generale ONU, durante la quale gli Stati membri hanno votato a favore della
piena adesione della Palestina, invitando tanto il Consiglio di Sicurezza dello stesso
organo, quanto i singoli Stati a esprimersi con forza sulla questione.
Resta
per ora invece la solita la posizione dell’Italia, che in occasione della
votazione del passato 10 maggio ha confermato la propria linea di astensione su
qualsiasi tematica riguardi la Palestina.
A oggi sono nove i Paesi dell’Unione Europea
che riconoscono la Palestina, e solo la Svezia ha attuato il proprio riconoscimento come
membro dell’UE.
Gli
altri otto Paesi che già riconoscevano la Palestina prima di diventare membri
dell’Unione sono Bulgaria, Cipro, Malta, Polonia, Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia, e
Ungheria.
(Dario
Lucisano)
(lindipendente.online/2024/05/22/spagna-irlanda-e-norvegia-riconoscono-ufficialmente-lo-stato-di-palestina/)
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