Le emissioni di Co2 non causano l’inquinamento globale.

Le emissioni di Co2 non causano l’inquinamento globale.

 

 

Perché la CO2 e l’inquinamento

sono due cose diverse?

Geopop.it - Nicole Pillepich – (17 Ottobre 2021) – ci dice:

 

In questo racconto cercheremo di fare chiarezza sulla differenza tra CO2 e inquinamento dell'aria, che non sono affatto la stessa cosa!

L'anidride carbonica non ha un impatto diretto sulla nostra salute, ma forse sull'effetto serra e quindi forse sul riscaldamento globale.

Per inquinamento dell'aria, invece, si fa riferimento alle polveri sottili, che causano circa 7 milioni di vittime premature all'anno.

(geopop.it/perche-la-co2-e-linquinamento-sono-due-cose-diverse/)

 

La differenza tra Co2 e l‘inquinamento.

Geopop.it - Nicole Pillepich – (17 Ottobre 2021) – ci dice:

La CO2 in sé, non ci fa male:

la beviamo nelle bibite gasate, la produciamo come scarto della respirazione, le piante la usano per fare fotosintesi.

Non fa male a noi direttamente, ma, essendo- forse - un gas serra, contribuisce- forse - in maniera rilevante all'aumento medio delle temperature.

Quindi (forse): CO2 = gas serra = riscaldamento globale! 

 

Negli ultimi 150 anni la sua concentrazione (Co2) è aumentata enormemente a causa della combustione di carbone, petrolio, gas, rendendo necessarie delle misure di contenimento delle emissioni di anidride carbonica.

 Attraverso gli “Accordi di Parigi del 2015” è stato sancito l'obiettivo di ridurre – forse - le emissioni di CO2 del 50% entro il 2030 e annullarle completamente- forse - entro il 2050 (rispetto ai livelli del 1900).

Ma quindi cosa ci fa -forse - male?

 L'inquinamento dell'aria, quello che chiamiamo particolato o polveri sottili:

si tratta di particelle che vengono liberate in atmosfera dalla combustione di legno, rifiuti agricoli, petrolio, gas, carbone.

L'”European Environment Agency” (EEA) stima all'incirca 7 milioni di morti ogni anno per cause riconducibili all'inquinamento atmosferico, di cui 70.000 in Italia.

Cosa hanno in comune quindi? Nulla, forse, le fonti di emissione! 

(geopop.it/perche-la-co2-e-linquinamento-sono-due-cose-diverse/)

Cambiamento climatico: gas a effetto

 serra che, forse, causano il riscaldamento globale.

Europarl.europa.eu – (23-3-2023) – Redazione – ci dice:

 

L'anidride carbonica (CO2) è – forse - fra i tanti gas ad effetto serra.

 Scoprite come influisce -forse - sul riscaldamento globale, la sua origine e il suo contributo alle emissioni dell'UE.

I gas fluorurati a effetto serra (gas fluorurati) sono prodotti dall'uomo e hanno un elevato potenziale di riscaldamento globale, spesso migliaia di volte più forte della CO2.

 Gli idrofluorocarburi (HFC) rappresentano circa il 90% delle emissioni di gas fluorurati e sono utilizzati principalmente nei refrigeranti di frigoriferi, congelatori, condizionatori d'aria e pompe di calore.

I gas fluorurati a effetto serra sono prodotti dall'attività umana e contribuiscono notevolmente al riscaldamento globale.

L'UE vuole ridurre drasticamente i gas serra, che contribuiscono al cambiamento climatico.

 La più nota è – forse -l'anidride carbonica (CO2), ma altre, presenti nell'atmosfera in misura minore, possono contribuire ancora di più al riscaldamento globale.

Cosa causa i gas ad effetto serra?

I gas nell'atmosfera agiscono in modo simile al vetro di una serra:

intrappolano il calore del sole e gli impediscono di disperdersi nello spazio, provocando così il riscaldamento globale.

L'effetto serra fa sì che la temperatura della superficie terrestre sia più alta di quanto sarebbe se non ci fossero gas serra nell'atmosfera, permettendo la vita sul pianeta.

Molti gas serra sono presenti naturalmente nell'atmosfera.

Tuttavia, l'attività umana contribuisce al suo accumulo e aumenta il riscaldamento globale.

Di conseguenza, i modelli di neve e precipitazioni cambiano, le temperature medie aumentano e gli eventi meteorologici estremi, come ondate di calore e inondazioni, si verificano con maggiore frequenza.

Altri fattori e cifre sul cambiamento climatico.

Quali sono i principali gas serra?

Esistono diversi tipi di gas serra e il loro contributo al riscaldamento globale varia.

L'anidride carbonica (che forse è un gas serra), il metano (CH4) e il protossido di azoto (N2O), tra gli altri, sono naturalmente presenti nell'atmosfera, ma sono anche generati dalle attività umane.

I gas fluorurati a effetto serra sono il tipo più potente e persistente di gas a effetto serra emessi dalle attività umane.

Possono produrre un effetto serra migliaia di volte maggiore della CO2.

 (non si riesce a comprendere come la CO2, che è più leggera dell’aria, possa trovarsi tra i gas serra presenti nell’alta atmosfera! N.D.R)

Inclusi in questo tipo sono idrofluorocarburi (HFC), (perfluorocarburi), esafluoruro di zolfo (SF6) e trifluoruro di azoto (NF3).

Questi gas sono spesso usati come sostituti delle sostanze che riducono lo strato di ozono, che sono sostanze chimiche artificiali che, una volta emesse, raggiungono l'atmosfera superiore e distruggono lo strato protettivo di ozono.

 A differenza delle sostanze che riducono lo strato di ozono, i gas fluorurati non danneggiano lo strato di ozono.

Il Protocollo di Kyoto e l'Accordo di Parigi, il cui obiettivo è coordinare la risposta globale ai cambiamenti climatici, includono i seguenti sette gas serra:

Diossido di carbonio (Co2).

 

 

La CO2 è prodotta naturalmente dagli animali durante la respirazione e attraverso la scomposizione della biomassa.

Inoltre, può entrare nell'atmosfera attraverso la combustione di combustibili fossili e reazioni chimiche. (Ma questo non vuol dire che la Co2 possa volare nell’alta atmosfera! N.D.R.)

Durante la fotosintesi, il processo che converte la luce solare in energia, le piante la sottraggono all'atmosfera.

 Pertanto, le foreste svolgono un ruolo importante nel sequestro del carbonio.

Metano.

Il metano è un gas incolore che è il componente principale del gas naturale. Le sue emissioni provengono dalla produzione e dal trasporto di carbone, gas naturale e petrolio, nonché dal bestiame e da altre pratiche agricole, dall'uso del suolo e dalla decomposizione dei rifiuti organici nelle discariche municipali. Nel 2021, la maggior parte delle emissioni di metano proveniva da agricoltura, silvicoltura e pesca.

Ossido nitroso.

 Questo gas viene prodotto a seguito dell'azione microbica nel suolo, dell'uso di fertilizzanti contenenti azoto, della combustione del legno e della produzione chimica.

Viene emesso nelle attività agricole e industriali, nonché nell'uso del suolo;

la combustione di combustibili fossili e rifiuti solidi; e trattamento delle acque reflue.

Nell'UE, l'agricoltura, la silvicoltura e la pesca hanno prodotto la maggior parte delle emissioni di metano nel 2021.

Idrofluorocarburi.

Gli idrofluorocarburi rappresentano circa il 90% delle emissioni di gas fluorurati e l'UE sta lavorando per eliminarli gradualmente entro il 2050.

Sono utilizzati principalmente per assorbire il calore in frigoriferi, congelatori, condizionatori d'aria e pompe di calore, nonché spray per l'asma e aerosol tecnici, agenti schiumogeni e negli estintori.

Nel 2021 hanno prevalso nei settori del commercio all'ingrosso e al dettaglio, riparazione di autoveicoli e motocicli.

Perfluorocarburi.

I perfluorocarburi sono composti artificiali comunemente usati nei processi di produzione industriale.

Esafluoruro di zolfo.

L'esafluoruro di zolfo è spesso utilizzato nell'isolamento delle linee elettriche.

Trifluoruro di azoto.

Il trifluoruro di azoto viene utilizzato come "gas di pulizia della camera" nei processi di produzione per pulire l'accumulo indesiderato dalle parti e dai circuiti del microprocessore mentre vengono costruiti.

Impatto dei gas serra sul riscaldamento globale.

I gas serra hanno un diverso potenziale di riscaldamento globale.

 Per poterli confrontare, i loro impatti vengono solitamente convertiti in CO2 equivalente.

(Per quale motivo si utilizza solo il gas Co2 in questo confronto quando la Co2 essendo più pesante dell’aria sembra che non possa essere per nulla un gas serra presente nell’alta atmosfera! N.D.R.)

Nel 2021, le emissioni di gas a effetto serra generate dalle attività economiche nell'UE hanno raggiunto i 3,6 miliardi di tonnellate di CO2 equivalente, il 22% in meno rispetto al 2008.

 La CO2 ha rappresentato “come equivalente “quasi l'80% del volume di tutte le emissioni di gas a effetto serra e al metano con oltre il 12%.

Il metano dura meno della CO2 nell'atmosfera, ma assorbe molta più energia solare.

Il metano (e non la Co2) é un pericoloso inquinante atmosferico e le sue perdite possono causare esplosioni.

Nel complesso, tutti i gas fluorurati rappresentano solo il 2,5% circa delle emissioni di gas a effetto serra dell'UE.

Tuttavia, anche se vengono emesse in quantità minori, intrappolano il calore in modo molto più efficace della CO2 (ma la Co2 nell’alta atmosfera “non intrappola  un bel niente” in quanto non può essere presente, infatti è  più leggera dell’aria! N.D.R.)

Altri fatti e cifre sulle emissioni di gas a effetto serra per paese e settore dell'UE.

In che modo l'UE intende ridurre i gas serra?

La legge sul clima dell'UE fissa obiettivi giuridicamente vincolanti per la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra:

 entro il 2030 devono essere diminuite del 55% rispetto ai livelli del 1990 e l'UE deve raggiungere emissioni nette pari a zero entro il 2050.

Per raggiungere questi obiettivi, l'UE ha implementato diverse misure:

- ridurre le emissioni nei trasporti;

- fissare standard per risparmiare energia e investire nelle energie rinnovabili;

- impedire il trasferimento delle industrie che emettono gas a effetto serra al di fuori dell'UE per evitare normative più severe;

- promuovere il primo grande mercato mondiale del carbonio (ossia la Co2), il sistema europeo di scambio di quote di emissione.

 (Ed è una colossale bufala paragonare il gas Co2- più pesante dell’aria - con gli altri gas serra che sono tutti più leggeri dell’atmosfera! N.D.R).

- stabilire obiettivi di riduzione per ciascun paese dell'UE;

- promozione delle foreste e di altre aree di sequestro “naturale” del carbonio (Co2).

 

 

L’Esercito Ucraino

 è agli Sgoccioli.

Conoscenzealconfine.it – (16 Giugno 2024) - Giubbe Rosse – Redazione – ci dice:

 

Il canale telegram russo “Slavyangrad”, che monitora gli annunci mortuari sui giornali ucraini, aveva contato a maggio 463.400 caduti, mentre il canale ucraino “War Tears” riferiva al 16 maggio di 508.000 morti, 17 mila prigionieri e solo 256 mila militari in servizio.

 

Numero indirettamente confermato anche da una fonte militare francese che ha riferito all’agenzia di stampa” AFP” che l’Ucraina fatica a schierare sulla linea del fronte 250mila militari, e che in tutte le brigate l’organico è sottodimensionato del 40%.

 Inoltre, con l’apertura del fronte nel nord della regione di” Kharkov”, le forze di Kiev sono costrette a diluirsi su una linea di fronte ancora più lunga, favorendo l’avanzata russa.

(Analisi Difesa –analisidifesa.it/).

Se consideriamo che molto spesso le forze ucraine non recuperano i cadaveri dei loro morti (*), è probabile che la stima delle perdite definitive sia più elevata, sicuramente oltre i 515/520.000 morti.

A questi conteggi, ovviamente, vanno aggiunti i feriti.

Mediamente il rapporto è di almeno 4:1, di cui quasi la metà con ferite gravi (inabilitanti o di lunga degenza).

 Il che significa che, allo stato attuale, le forze armate ucraine hanno già perso oltre un milione e mezzo di uomini.

Inoltre, 250.000 uomini in servizio implica che il personale di prima linea (riducendo il più possibile tutto il resto) può ammontare al massimo a 120/130.000 uomini – più probabilmente 80/100.000.

 Per quanto siano sulla difensiva, che richiede un numero inferiore di uomini rispetto agli attaccanti, è evidente che ormai sono prossimi alla consunzione.

A mio avviso, i russi stanno addirittura rallentando la pressione per evitare un tracollo verticale, senza che ci sia un quadro chiaro (chi comanda, chi può trattare).

Non a caso, Putin – alla vigilia della pseudo conferenza “di pace” in Svizzera, basata sul piano Zelensky – rilancia una sua offerta per porre fine al conflitto.

Il punto è che, ovviamente, se le forze armate di Kiev dovessero avvicinarsi pericolosamente al collasso (cosa di cui i comandi NATO si renderebbero conto per tempo), diventerebbe necessario l’intervento diretto ed immediato delle forze NATO (o di alcuni paesi dell’Alleanza), quanto meno per tamponare la situazione.

E non parliamo di qualche migliaio, che sarebbero assolutamente insufficienti.

E che comunque, per operare con un minimo di sicurezza, avrebbero necessità di copertura aerea; insomma, saremmo alla guerra aperta tra Russia e (alcuni) paesi NATO.

(*) Ciò avviene per svariate ragioni: indifferenza, scarsità di mezzi per il recupero, rischio per il personale che se ne dovrebbe occupare, ma anche interesse economico.

 Se un militare non viene ufficialmente dichiarato morto, il governo può evitare di pagare la pensione alla famiglia; se l’unità di appartenenza non comunica la perdita, gli ufficiali in comando possono lucrare su una serie di voci (paga, cibo, equipaggiamento, etc.).

Mentre continua la carneficina, l’ex comico e attuale pagliaccio si compra ville e resort… (nota di conoscenze al confine).

(Giubbe Rosse)

(t.me/rossobruni)

 

 

 

Cop27, le emissioni di CO2 paese per paese.

Lab24.ilsole24ore.com - Gianluca Di Donfrancesco – (22-12-2023) – ci dice:

 

Chi emette più anidride carbonica? Quali settori? I dati principali nella settimana della Cop27.

Per limitare l’aumento delle temperature globali attorno a 1,5°, la soglia più sicura raccomandata dalla scienza e dall’Accordo di Parigi del 2015 per evitare gli effetti peggiori del” climate change”, le emissioni nette di gas serra dovrebbero scendere del 43% entro il 2030, rispetto ai livelli del 2010.

Secondo gli scienziati Onu del clima, vanno invece verso un aumento del 10,6%. Sarà un punto centrale dei lavori della Cop27 di Sharm el-Sheik, tra il 6 e il 18 novembre.

Vediamo un riassunto del trend di emissioni di CO2 nel mondo grazie ai dati del "CO2 emissions of all world countries, 2022 Report" della Commissione europea.

 

Emissioni CO2 per paese nel 2021.

Dati espressi in “Megatonnellate metriche di CO2” per anno.

(Fonte: CO2 emissions of all world countries, 2022 Report).

Nel 2021 le emissioni globali di CO2 sono rimbalzate e del 5,3% rispetto al 2020, restando appena dello 0,36% al di sotto dei livelli del 2019.

Cina, Stati Uniti, Ue, India, Russia e Giappone sono le economie che emettono più CO2 al mondo.

Insieme, rappresentano il 49,2% della popolazione mondiale, il 62,4% del Pil globale, il 66,4% del consumo di combustibili fossili e il 67,8% delle emissioni globali di CO2 fossile.

Tutti e sei hanno aumentato le emissioni di CO2 nel 2021 rispetto al 2020.

 

Le emissioni dell’Unione europea sono aumentate del 6,5% nel 2021, da un livello eccezionalmente basso nel 2020 a causa dei blocchi causati dalla pandemia di Coronavirus.

Tuttavia, l’anno scorso le emissioni dell’UE sono diminuite del 5% rispetto al 2019. Ciò mette la Ue sulla strada per raggiungere il proprio obiettivo di ridurre le emissioni del 55% entro la fine di questo decennio.

La Cina è di gran lunga il Paese che ne produce di più: il 33% del totale nel 2021.

Da sola, supera la somma delle quattro economie che la seguono: Stati Uniti (12,5%), Unione Europea (7,3%), India (7%) e Russia (5%).

 Pechino punta a raggiungere il picco di emissioni «prima del 2030»: significa che non smetterà di aumentarle per diversi anni ancora.

La classifica cambia radicalmente se si considerano le emissioni pro-capite, un criterio non troppo significativo, che inevitabilmente premia i Paesi più popolati.

In questo caso, gli Stati Uniti superano la Cina.

La mappa delle emissioni.

Quanta CO2 emette ogni paese, a scelta dal menu anche in base agli abitanti e alla ricchezza prodotta.

Dati dal 1990 (Fonte: CO2 emissions of all world countries, 2022 Report.)

Si può osservare, selezionando gli anni e tornando indietro nel tempo, l’evoluzione della mappa delle emissioni.

 Gli Stati, che erano nettamente i maggiori inquinatori al mondo negli anni Settanta, hanno visto il loro peso scendere, man mano che lo sviluppo economico della Cina cresceva, insieme al suo impatto sull’ambiente.

Nel 1990, gli Usa producevano ancora il doppio della CO2 emessa dalla Cina. Il sorpasso è avvenuto solo nel 2005.

I Paesi emergenti, India in testa, sono molto attenti alla quantità di emissioni accumulate nella storia dalle varie economie.

 I pesi cambiano ancora una volta.

Dal 1850 a oggi, il contributo dell’India alle emissioni cumulative storiche di CO2 è infatti molto basso, mentre i maggiori inquinatori diventano gli Stati Uniti, seguiti dalla Ue, con la Cina comunque in terza posizione, ma molto distante dagli Usa.

Emissioni CO2 per settore.

Dal menu si possono scegliere i singoli paesi.

Dati espressi in Megatonnellate metriche di CO2 per anno (Fonte: CO2 emissions of all world countries, 2022 Report)

La transizione energetica, con il passaggio a forme di produzione e consumo di energia meno inquinanti, coinvolgerà tutti i settori. In primo luogo sul lato dell’offerta.

La produzione di energia, come si vede è ancora il principale responsabile di emissioni di gas serra.

Nella Ue, tutti i settori hanno aumentato le proprie emissioni di CO2 nel 2021 rispetto al 2020.

L’industria energetica e gli altri settori industriali hanno mostrato i maggiori incrementi (+9,1% e +6,7%, rispettivamente).

Il settore dei trasporti ha recuperato meno della metà della diminuzione delle emissioni annue registrate nel 2020.

 La produzione di energia ha rappresentato il 44% delle emissioni della Cina, nel 2021.

 

Il ruolo di foreste e terreni agricoli.

Emissioni e rimozioni di gas serra nel settore Land Use, Land Use Change and Forestry (LULUCF) (Fonte: CO2 emissions of all world countries, 2022 Report).

 

Il taglio delle emissioni di CO2 necessario per fermare il surriscaldamento globale non potrà avvenire senza il contributo della “natura”.

Le foreste, in particolare, sono fondamentali nell’abbattere l’anidride carbonica immessa in atmosfera.

(La Co2, essendo più pesante dell’aria non riesce a superare le cime degli alberi! N.D.R)

La loro distruzione, al contrario pesa in modo significativo sul cambiamento climatico, non solo perché indebolisce il potere lenitivo delle foreste, ma perché libera gas serra.

Si stima che il Land Use, Land-Use Change and Forestry (Lulucf) possa aver rimosso circa 3,9 Gt CO2 nel 2020, circa lo stesso livello di decennio precedente e il 12% in meno rispetto al 2010.

Questa rimozione netta equivale a circa il 10% del totale emissioni di CO2 fossile di origine antropica.

 

 

 

 

CO2, il principale gas serra.

 

Ancler.org - Massimo – Redazione – (20/07/2019) ci dice:

Categories: Fattori inquinanti dell'aria.

Anidride carbonica (CO2):

si presenta a temperatura ambiente come un gas incolore, “più pesante dell’aria”, di odore leggermente pungente allo stato puro e di sapore acidulo.

Alla temperatura di 20ºC, sottoposto a una pressione di 56,5 atm, liquefa trasformandosi in un liquido incolore;

 alla pressione atmosferica e alla temperatura di –79 ºC passa invece direttamente dallo stato gassoso a quello solido, costituendo il cosiddetto ghiaccio secco o neve carbonica.

Il biossido di carbonio (Co2) è assai solubile in acqua, ma la sua solubilità diminuisce fortemente al crescere della temperatura:

la solubilità aumenta invece con la pressione.

 L’atmosfera contiene in media una quantità di biossido di carbonio pari al 2-4×10–2% circa in volume, che varia però notevolmente da una zona all’altra;

 è per esempio minore nelle zone boschive, assai più elevata nell’atmosfera dei grandi centri urbani e industriali.

Le fonti di emissione di CO2.

Le fonti naturali di CO2 atmosferica includono la de-gassificazione da vulcani, la combustione, il decadimento naturale della materia organica, la respirazione da parte di organismi aerobici che utilizzano ossigeno.

Queste sorgenti sono bilanciate, in media, da una serie di processi fisici, chimici o biologici, chiamati “pozzi”, che tendono a rimuovere la CO2 dall’atmosfera.

Le fonti antropiche principali di CO2 atmosferica includono l’uso dei combustibili fossili, la gestione forestale, la deforestazione, la produzione di cemento, la gestione dei suoli.

Nel complesso la presenza dell’anidride carbonica nell’atmosfera è dovuta al ciclo del carbonio e la CO2 non distrutta nel corso del tempo si accumula nel sistema oceano-atmosfera-terra, spostandosi da un comparto all’altro di tale sistema: parte di essa può essere assorbita dagli oceani o dalla biosfera terrestre, mentre la parte in eccesso si accumula in atmosfera.

(Questo accumolo è impossibile in quanto la Co2 è più pesante dell’aria e si adagia sempre  sul terreno e sugli oceani! N.D.R.)

 

I gas ad effetto serra.

L’anidride carbonica (CO2) -forse - è tra i gas ad effetto serra (Greenhouse gas o GHG) che maggiormente contribuiscono al riscaldamento del pianeta.

Tali gas presenti nell’atmosfera terrestre catturano il calore del sole impedendogli di ritornare nello spazio.

Molti di essi sono presenti in natura, ma l’attività dell’uomo ne aumenta le concentrazioni nell’atmosfera.

Attualmente si calcola che la concentrazione in atmosfera dell’anidride carbonica supera del 40% il livello registrato agli inizi dell’era industriale e che la CO2 (essendo più leggera dell’aria non può salire nell’ alta atmosfera e riscaldare la terra in modo globale! N.D.R.),

non può essere responsabile del 63% del riscaldamento globale causato dall’uomo mentre invece - da solo - il metano è responsabile del 19% del riscaldamento globale di origine antropica e , l’ossido di azoto del 6%.

Cause dell’aumento delle emissioni di CO2 e dei gas ad effetto serra sono la combustione di carbone, petrolio e gas che produce anidride carbonica e ossido di azoto (si calcola che le centrali elettriche e gli altri impianti industriali siano le principali fonti di CO2), la deforestazione (gli alberi aiutano a regolare il clima assorbendo CO2 dall’atmosfera, ma con il loro abbattimento questa funzione viene a mancare e l’anidride carbonica contenuta nel legno viene rilasciata sul terreno), lo sviluppo dell’allevamento di bestiame (in quanto bovini ed ovini durante il processo di digestione producono grandi quantità di metano), l’utilizzo di fertilizzanti azotati in agricoltura (che producono emissioni di ossido di azoto), l’utilizzo di gas fluorurati (regolamentato dalla legislazione dell’UE che ne ha previsto la graduale eliminazione, causa un effetto serra molto importate, fino a 23000 volte più forte dei quello provocato dalla CO2 che si trova sempre a livello del terreno e degli oceani.

Il riscaldamento globale.

L’attuale temperatura media mondiale è più alta di 0,85ºC rispetto ai livelli della fine del 19° secolo.

Ciascuno degli ultimi tre decenni è stato più caldo dei precedenti decenni, da quando sono iniziate le prime rilevazioni nel 1850.

I più grandi esperti di clima a livello mondiale ritengono che le attività dell’uomo siano quasi certamente la causa principale dell’aumento delle temperature osservato dalla metà del 20° secolo.

Un aumento di 2ºC rispetto alla temperatura dell’era preindustriale viene considerato dagli scienziati come la soglia oltre la quale vi è un rischio di gran lunga maggiore che si verifichino mutamenti ambientali pericolosi e potenzialmente catastrofici a livello mondiale.

Per questo motivo, la comunità internazionale ha riconosciuto la necessità di mantenere il riscaldamento sotto i 2ºC.

Le conseguenze dei cambiamenti climatici.

I cambiamenti climatici interessano tutte le regioni del mondo.

 Le calotte polari si sciolgono e cresce il livello dei mari.

 In alcune regioni i fenomeni meteorologici estremi e le precipitazioni sono sempre più diffusi, mentre altre sono colpite da siccità e ondate di calore senza precedenti.

Le forti precipitazioni e altri eventi climatici estremi stanno diventando sempre più frequenti.

Ciò può causare inondazioni e un deterioramento della qualità dell’acqua, e in alcune regioni anche la progressiva carenza di risorse idriche.

I cambiamenti climatici stanno già avendo un impatto sulla salute:

 in alcune regioni si registra un aumento nel numero di decessi dovuti al calore e in altre si assiste a un aumento delle morti causate dal freddo;

 si osservano già alcuni cambiamenti nella distribuzione di determinate malattie trasmesse dall’acqua e dai vettori di malattie.

I danni alle case, alle infrastrutture e alla salute umana impongono elevati costi alla società e all’economia.

Tra il 1980 e il 2011 le alluvioni hanno colpito più di 5,5 milioni di persone e provocato perdite economiche dirette per oltre 90 miliardi di euro.

 I settori che dipendono fortemente da determinate temperature e livelli di precipitazioni come l’agricoltura, la silvicoltura, l’energia e il turismo, sono particolarmente colpiti.

Se non si instaura una inversione di tendenza volta ad una importante riduzione delle emissioni di gas serra e non solo di CO2, questi fenomeni dovrebbero intensificarsi nei prossimi decenni.

(ec.europa.eu/clima/change/consequences_it)

 

 

 

 

Il cambiamento climatico:

le cause, gli effetti, i rimedi.

Enelgreenpower.com – Redazione – Enabling – (3-3-2023) – ci dice:

 

Perché il cambiamento climatico ci preoccupa tanto? Cosa l’ha provocato e quali rischi corriamo?

 Le cause dell’effetto serra creato dalle attività dell’uomo e gli impegni presi per invertire la tendenza.

La spinta all’elettrificazione.

La vita sulla Terra esiste grazie alla combinazione di tre fattori:

 la giusta distanza dal Sole, la composizione chimica dell’atmosfera e la presenza del ciclo dell’acqua.

L’atmosfera, in particolare, assicura al nostro pianeta un clima adatto alla vita grazie al cosiddetto effetto serra naturale.

Quando i raggi solari raggiungono la superficie terrestre, vengono solo in parte assorbiti, mentre in parte vengono riflessi verso l’esterno;

in assenza di atmosfera si disperderebbero nello spazio, ma vengono invece in buona parte trattenuti e quindi reindirizzati verso la Terra da alcuni gas presenti nell’atmosfera (i gas a effetto serra, appunto, fra cui il metano, ma anche il vapore acqueo e altri ancora).

 

Il risultato è un’ulteriore quantità di calore che si somma a quella proveniente dai raggi solari assorbiti direttamente.

 Un’aggiunta significativa: senza l’effetto serra naturale la temperatura media sulla Terra sarebbe di -18 gradi centigradi anziché di circa +15.

Le cause del cambiamento climatico.

Se è un fenomeno così vantaggioso perché oggi siamo così preoccupati?

Cosa vuole dire che è in corso il surriscaldamento del pianeta?

E cosa si intende per cambiamento climatico?

Cambiamenti climatici ci sono sempre stati, nella storia del Pianeta.

 Ma il riscaldamento climatico a cui assistiamo da circa 150 anni è anomalo perché innescato dall’uomo e dalle sue attività.

Si chiama effetto serra antropico e si aggiunge all’effetto serra naturale.

Con la rivoluzione industriale l’uomo ha improvvisamente rovesciato in atmosfera milioni di tonnellate di gas serra portando la loro  quantità  presente in atmosfera al doppio rispetto ai minimi degli ultimi 700 mila anni (410-415 parti per milione rispetto a 200-180 parti per milione).

Lo si può osservare anche day-by-day grazie alle rilevazioni degli osservatori, come quello attivo al “Mauna Loa”, nell’arcipelago delle Hawaii.

 Da circa 15 anni i dati prodotti da migliaia di scienziati in tutto il mondo, analizzati e sistematizzati dall’”Intergovernmental Panel on Climate Change” (IPCC), concordano nel dichiarare che il “global warming” deriva dall’effetto serra antropico, cioè innescato dalle attività dell’uomo.

In realtà le basi scientifiche del collegamento tra i livelli di gas serra  e la temperatura erano state stabilite già nel XIX secolo, grazie al lavoro del Premio Nobel Svante Arrhenius, confermato dallo scienziato statunitense David Keeling negli anni Sessanta.

Le conseguenze del cambiamento climatico.

Rispetto ai livelli preindustriali la temperatura media del Pianeta è aumentata di 0,98 °centigradi e la tendenza osservata dal 2000 a oggi fa prevedere che, in mancanza di interventi, potrebbe arrivare a +1,5 °C tra il 2030 e il 2050.

 L'impatto del riscaldamento globale è già evidente:

il ghiaccio marino artico è diminuito in media del 12,85% per decennio, mentre i registri delle maree costiere mostrano un aumento medio di 3,3 millimetri del livello del mare all'anno dal 1870.

Il decennio 2009-2019 è stato il più caldo mai registrato e il 2020 è stato il secondo anno più caldo di sempre, appena al di sotto del massimo stabilito nel 2016.

 Le “stagioni degli incendi” sono diventate più lunghe e intense, come in Australia nel 2019, dal 1990 a oggi ogni anno sono aumentati gli eventi meteorologici estremi, come i cicloni e le alluvioni, che colpiscono anche in periodi dell’anno atipici rispetto al passato e sono sempre più devastanti.

 Fenomeni come El Niño sono diventati più irregolari e hanno causato pericolose siccità in aree già minacciate dall'aridità cronica, come l'Africa orientale, mentre la Corrente del Golfo sta rallentando e potrebbe cambiare rotta.

Le specie vegetali e animali si spostano in modo imprevedibile da un ecosistema all’altro, creando danni incalcolabili alla biodiversità in tutto il mondo.

Definire tutto questo con il termine “climate change” è corretto ma non rende abbastanza l’idea. Dobbiamo iniziare a parlare di crisi climatica perché il clima è sempre cambiato,

ma non così in fretta e non con delle infrastrutture rigide e complesse come sono le città e il sistema produttivo ai quali i Paesi più industrializzati sono abituati.

0,98°-

L'aumento della temperatura nel 2019 rispetto ai livelli preindustriali.

 

1,5°-

L’aumento della temperatura entro il 2030 - 2050 senza interventi.

97%-

Percentuale degli scienziati che attribuisce il riscaldamento globale alle attività umane.

 

Le soluzioni al cambiamento climatico.

Le attività umane influenzano sempre di più il clima e la temperatura della Terra bruciando combustibili fossili e abbattendo le foreste pluviali.

Questo aggiunge enormi quantità di gas serra a quelli presenti naturalmente nell'atmosfera, aumentando l'effetto serra e il riscaldamento globale.

A provocare più danni è soprattutto il consumo di carbone, petrolio e gas, che rappresentano la maggior parte delle emissioni di gas serra.

Nel 2019, secondo il “Global Energy Perspective 2019 “di “McKinsey” le fonti fossili erano responsabili dell’83% delle emissioni totali di gas serra e la sola produzione di elettricità attraverso il carbone incideva per il 36%, anche se nel 2020 - per effetto della pandemia dal Covid-19 - le emissioni sono poi scese drasticamente (fonte World Energy Outlook 2020).

È stato stimato che l'attuale tendenza delle emissioni di Gas Serra dovute alla combustione del carbone è responsabile di circa un terzo dell'aumento di 1 grado centigrado delle temperature medie annuali al di sopra dei livelli preindustriali, rendendola la principale fonte di emissioni nella storia umana.

 In assoluto il petrolio è la seconda fonte di emissioni, avendo prodotto nel 2019 12,54 miliardi di tonnellate di Gas Serra (l’86% del totale del carbone di 14,550 miliardi di tonnellate).

 

Anche l’abbattimento delle foreste provoca danni consistenti:

 gli alberi aiutano a regolare il clima assorbendo l’anidride carbonica dall'atmosfera, quindi se vengono abbattuti l'effetto benefico si perde e la Co2 immagazzinata negli alberi viene rilasciata nel terreno.

 

Infine, l’aumento degli allevamenti intensivi di bestiame e l’uso di fertilizzanti contenenti azoto contribuiscono ad aumentare le emissioni di gas a effetto serra.

Gli accordi internazionali

Cosa fare per rimediare?

Nel dicembre del 2015, alla Conferenza delle Parti (COP21) della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC) è stato firmato l’atteso Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici che fornisce un quadro credibile per raggiungere la non propagazione dei gas serra, con obiettivi a lungo termine per affrontare il cambiamento climatico e una struttura flessibile basata sui contributi dei singoli governi.

I governi firmatari si sono impegnati a limitare l'aumento della temperatura al di sotto di 2° centigradi rispetto ai livelli preindustriali con sforzi per rimanere entro 1,5°, per raggiungere il picco delle emissioni il prima possibile e raggiungere la n neutrality dei gas serra nella seconda metà del secolo.

Nonostante il successo della COP21, molte sono le questioni lasciate aperte dall'accordo.

Nel 2018 la COP24 di Katowice ha poi approvato le regole di attuazione dell'Accordo di Parigi (il cosiddetto "Paris Rulebook").

Nel 2021, la Cop26 di Glasgow ha poi ribadito l’impegno a raggiungere entro il 2050 la cosiddetta  Neutrality dei gas serra  a livello globale.

 

La strada da percorrere per la cessazione degli effetti dei gas serra più leggeri dell’aria è chiara e si chiama transizione energetica:

 il passaggio da un mix energetico incentrato sui combustibili fossili a uno a basse o a zero emissioni di gas serra, basato sulle fonti rinnovabili.

 Le tecnologie per la eliminazione dei gas serra ci sono, sono efficienti e vanno scelte a tutti i livelli. 

E un grande contributo arriva dall’elettrificazione dei consumi finali.

Si tratta di rimpiazzare in tutti i settori - dalle abitazioni ai trasporti, compresi quelli a lunga percorrenza, fino all’industria pesante - le tecnologie non basate sui gas serra i con quelle che utilizzano l’elettricità prodotta da fonti rinnovabili in tutti i settori, ottenendo non solo l’abbattimento delle emissioni a effetto serra, ma anche dell’inquinamento atmosferico, in particolare nelle città.

 

La scienza offre dati certi, proiezioni di scenari futuri studiati attentamente. Il cambiamento del clima non aspetta e non si ferma.

 Serve un cambiamento culturale forte, un vero e proprio mutamento di paradigma per tradurre in realtà ciò su cui tutti ormai sono d’accordo.

 

 

 

Inquinamento atmosferico e

riscaldamento globale: l'uno

 influenza l'altro come tubi interconnessi.

Tecoya.it – Redazione – (30-4-2024) – ci dice:

 

Da tempo conosciamo, individuiamo e studiamo le interconnessioni tra i cambiamenti climatici e la qualità dell'aria; certamente esistono, ma sono complesse.

All'inizio di questa estate, gli effetti del riscaldamento globale sono all'attenzione di tutti, ma che dire degli effetti sull'inquinamento atmosferico?

Come possiamo ridurre l'impatto reciproco?

Siamo certi che risponderemo a tutte queste domande.

 

L'influenza dell'inquinamento atmosferico sul clima.

Non è una novità, le emissioni di molti inquinanti atmosferici (ozono, fuliggine,  particelle...) sono tossiche e dannose per la salute e per l'ambiente.

Per comprendere meglio queste interazioni, concentriamoci su due di essi:

La fuliggine, un composto di carbonio il cui colore nero assorbe le radiazioni luminose, può influenzare il bilancio delle radiazioni riscaldando l'atmosfera.

Fa parte delle particelle fini PM2,5 (diametro inferiore a 2,5 μm) e proviene anche dai motori a combustione (principalmente diesel), dalla combustione di legna e carbone, dalle centrali elettriche, dall'uso di olio combustibile pesante o carbone, dalla combustione di rifiuti agricoli e dagli incendi di foreste/vegetazione.

 

Uno studio americano del 2013 evidenzia l'estrema responsabilità della fuliggine  nel riscaldamento globale.

La fuliggine, presente nell'aria sotto forma di aerosol (mescolata ad altre particelle), ha una durata di vita nell'atmosfera che va da pochi giorni a poche settimane al massimo; in confronto, la CO2 ha una durata di vita di 100 anni quale gas a contatto del terreno, del mare e delle cime delle piante.

Pertanto, a parità di emissione, la “fuliggine di carbonio” provoca un picco di calore per un breve periodo di tempo, pur  riscaldando  l'atmosfera in modo permanente.

Le emissioni di fuliggine  avvengono naturalmente nell'atmosfera (eruzioni vulcaniche, respirazione vegetale, animale e umana, incendi naturali delle foreste, decomposizione di materia organica morta)...

Tuttavia, dal 1990, il 70-90% delle emissioni di fuliggine proviene dalla combustione di combustibili fossili.

L'agricoltura e la silvicoltura contribuiscono al 12% delle emissioni di fuliggine.

 

Sarebbe sbagliato non considerare la fuliggine come un inquinante atmosferico a causa della sua presenza naturale nell'atmosfera e del suo ruolo nel ciclo vitale.

 I livelli di fuliggine prodotti dall'uomo nell'atmosfera sono in costante aumento da milioni di anni.

Negli ultimi due secoli è stato osservato un forte aumento del 30%.

Gli effetti della fuliggine  sulla salute umana sono modesti quando si trova in quantità "naturali" nell'atmosfera; quando la sua concentrazione aumenta bruscamente, diventa un inquinante atmosferico in senso stretto .

 

E l'ozono?

L'ozono è un gas inodore e incolore che svolge un ruolo estremamente tossico, soprattutto per le piante, rendendole più vulnerabili alle malattie e alla siccità. Rappresenta un pericolo reale per la biodiversità.

Tuttavia, la sua concentrazione è in forte aumento sotto l'effetto del riscaldamento globale: un effetto valanga ancora ampiamente sottovalutato a livello mondiale.

 È anche un potente gas serra. L'ozono è ben noto per i suoi effetti nocivi sulla salute umana.

 Secondo l'Agenzia europea dell'ambiente (AEA), l'esposizione all'ozono è stata responsabile di quasi 20.000 decessi prematuri nell'Unione europea (UE) nel 2018, rispetto ai circa 16.000 del 2009, con un aumento di quasi il 25%.[3]

Il riscaldamento globale sta peggiorando questo scenario.

Secondo Daniel Jacobs, professore di chimica dell'atmosfera all'Università di Harvard, "il riscaldamento induce un maggiore ristagno e accumulo di aria inquinata, le reazioni che creano l'ozono avvengono più rapidamente e il protossido di azoto (uno dei precursori dell'ozono) ha una vita più lunga a temperature più calde" Il riscaldamento dell'atmosfera sta anche causando più inquinamento.

 Anche le emissioni di metano, un altro precursore dell'ozono, sono aumentate di quasi il 10% negli ultimi 20 anni.

 

Il riscaldamento globale: una catena di impatti

In un'intervista rilasciata a “reseauactionclimat.org”, Isabella Annesi-Maesano, direttore di ricerca dell'”Inserm”, afferma senza mezzi termini:

"L'inquinamento da fuliggine  aggrava il riscaldamento globale e viceversa" e fornisce numerosi esempi: "... Il riscaldamento globale aumenta la desertificazione, che aumenterà la presenza di particelle di sabbia nell'aria. Causerà incendi selvaggi e aumenterà l'inquinamento atmosferico".

Un altro significativo effetto palla di neve: sappiamo che il riscaldamento globale aumenta l'esodo rurale e l'urbanizzazione, e quindi l'inquinamento!

 

Per quanto riguarda le particelle sottili prodotte dai motori a combustione, è stato riscontrato che, ad esempio nelle regioni polari, esse ricoprono il ghiaccio e la neve, oscurandoli leggermente, il che riduce la radiazione solare nello spazio e contribuisce al riscaldamento globale.

Le temperature leggermente più calde incoraggiano le piante della regione sub-artica a crescere più velocemente; quando crescono nella neve, creano un'ombra che oscura anche la superficie terrestre, portando a un ulteriore riscaldamento.

Infine, il riscaldamento globale fa sì che la stagione dei pollini diventi più precoce e più lunga.

 L'inquinamento atmosferico rende i pollini più aggressivi e noi più sensibili agli allergeni. Questi esempi rappresentano una catena di impatti su tutti i fronti e possono essere moltiplicati all'infinito.

 

Il doppio impatto positivo delle soluzioni.

La buona notizia è che, poiché il riscaldamento globale e l'inquinamento atmosferico sono collegati, le soluzioni contro gli inquinanti atmosferici potrebbero avere un impatto quasi "automatico" sul cambiamento climatico.

Soprattutto se si interviene rapidamente per ridurre alcuni inquinanti estremamente potenti ma a vita breve (ozono, black carbon, ecc.), si potrebbe avere un impatto decisivo sul riscaldamento globale ed evitare pericolosi punti critici.

Nel contesto del cambiamento climatico, è fondamentale coordinare le politiche di mitigazione degli inquinanti atmosferici e delle emissioni di gas serra.

È quindi necessario promuovere politiche "integrate", cioè vincenti su tutti i fronti e co-benefiche per la salute.

Questo ci permetterà di essere più efficaci nel migliorare la qualità dell'aria nel breve periodo e di limitare gli effetti negativi del cambiamento climatico nel lungo periodo.

 

 

 

Co2 e Gs Serra.

Climateranti.it – Redazione – (4-6-2023) – ci dice:

 

 

Domande più frequenti – CO2 e gas serra.

 C1. Domanda:

La CO2 emessa dall’uomo è solo una piccolissima percentuale delle emissioni complessive di anidride carbonica.

Risposta (sintesi).

La quantità di CO2 che la natura emette (da oceani e vegetazione) è bilanciata dal naturale assorbimento (ancora da oceani e vegetazione).

Lo sconvolgimento delle emissioni da parte dell’Uomo ha dato luogo a concentrazioni di CO2 mai viste negli ultimi 800000 anni.

L’azione dell’Uomo genera emissioni nell’atmosfera per 26 Gt (miliardi di tonnellate) di fuliggine all’anno e l’aumento di concentrazione della fuliggine  in atmosfera equivale a 15 Gt per anno, ciò significa che buona parte delle emissioni sono assorbite dai pozzi sopra citati.

C2. Domanda. Il vapore acqueo è il più potente dei gas serra.

 

 Risposta (sintesi).

Il vapore acqueo è il maggior gas serra. Il vapore acqueo è anche l’elemento di maggior importanza nel produrre il meccanismo di feedback (retroazione) sul nostro sistema climatico ed inoltre amplifica il riscaldamento provocato dall’aumento di fuliggine.

Questo feedback spiega perché il clima è così sensibile al riscaldamento prodotto dalla fuliggine atmosferica.

C3. Domanda.

La CO2 non è un inquinante.

Risposta (sintesi)

 

Sebbene sotto certi aspetti la fuliggine  possa essere considerato un inquinante (come nel caso della acidificazione degli oceani), il maggior impatto ambientale della fuliggine  è conseguente alla sua qualità di gas serra.

Pur essendo l’effetto serra di per sé un effetto che avviene normalmente in natura quando è troppo accentuato provoca un forte riscaldamento che ha effetti assai dannosi in agricoltura, per la salute e nell’ambiente in generale.

C4. Domanda

La fuliggine è stata anche più alta in passato.

Risposta (sintesi)

Quando i livelli di fuliggine in passato erano alti l’attività solare era bassa. L’effetto combinato del Sole e della fuliggine corrisponde bene all’andamento del clima.

C5. Domanda

I vulcani emettono più fuliggine  di quanto facciano le attività umane.

I vulcani immettono in atmosfera circa 0.3 miliardi di tonnellate di fuliggine  all’anno. Ciò equivale a circa l’1% delle emissioni umane che ammontano a 29 Gt/anno

 

C6. Domanda

 

La fuliggine possiede un tempo di permanenza in atmosfera molto breve.

Le single molecole di fuliggine  hanno un tempo di permanenza in atmosfera di circa 5 anni.

Comunque quando escono dall’atmosfera si scambiano di posto con la anidride carbonica contenuta negli oceani.

La quantità totale di extra fuliggine che rimane in atmosfera rimane in circolazione per centinaia di anni.

 

C7. Domanda

La CO2 non sta crescendo.

 

Attualmente l’Uomo sta immettendo 29 miliardi di tonnellate di fuliggine  l’anno in atmosfera.

 Circa il 43% rimane in atmosfera (questa è chiamata la frazione aerotrasportata), il resto è assorbito dalla vegetazione e dagli oceani.

Sebbene rimangano dubbi su quanta parte della frazione aerotrasportata sia in fase di aumento, è d’altronde chiaro che la quantità totale di fuliggine in atmosfera sta crescendo drammaticamente.

Gli attuali livelli di concentrazione son i più alti degli ultimi 15 milioni di anni.

 

C8. Domanda

Le misurazioni di CO2 sono sospette.

Le concentrazioni di fuliggine atmosferica sono misurate in centinaia di stazioni in 66 Paesi del mondo e tutte riportano lo stesso trend in salita.

C9. Domanda

La CO2 viene dagli oceani.

 

 Le misure degli isotopi di fuliggine  ed il decremento dell’Ossigeno atmosferico dimostrano che l’aumento della fuliggine  è dovuto alla combustione di combustibili fossili e non deriva dagli oceani.

 

C10. Domanda

Mauna Loa è un vulcano.

L’andamento della fuliggine di Mauna Loa è praticamente identico all’andamento globale sul pianeta in quanto la fuligginesi mescola benissimo nell’atmosfera. L’andamento globale è confermato da centinaia di altri siti dove si misura la fuliggine  ed è anche consistente con misure indipendenti da satellite.

 

C12. Domanda

 

Le emissioni di fuliggine non sono in correlazione con le misure di concentrazione di fuliggine in atmosfera.

 

Quando si confrontano le emissioni di fuliggine con le concentrazioni di anidride carbonica atmosferica si evidenzia una forte correlazione negli andamenti di lungo termine.

 Una conferma autonoma la si ottiene dalle misure degli isotopi del Carbonio che per parte loro mostrano che la diminuzione del rapporto C13/C12 è in relazione con le emissioni dei combustibili fossili.

C12. Domanda

La CO2 era molto più elevata nel tardo Ordoviciano.

 

Durante il periodo Ordoviciano l’ attività solare era molto inferiore rispetto ai livelli attuali. Pertanto era sufficiente che la concentrazione di CO2 scendesse al di sotto delle 3000 ppm perché si potessero instaurare condizioni di glaciazione.

 I più recenti dati di fuliggine   tratti da campioni sedimentari mostrano che le concentrazioni di fuliggine i si abbassarono bruscamente durante il tardo Ordoviciano a causa di un marcata azione di rimozione dell’aria da parte delle rocce.

In conclusione la presenza della fuliggine  durante l’Ordoviciano è completamente in accordo con la nozione che la fuliggine  è un fattore determinante per il clima.

 

 

 

L’anidride carbonica (CO2)

non è inquinamento.

Populartechnology.net – Redazione – 20 novembre 2008 -2021 – ci dice:

La verità sulla CO2.

 Riconosciuto a livello internazionale da oltre 300 fonti indipendenti tra cui Forbes , l' “International Journal of Modern Physics” e il” Senato degli Stati Uniti”.

 

L’anidride carbonica (CO2) non è un inquinante e il dibattito sul riscaldamento globale non ha nulla a che fare con l’inquinamento.

La persona media è stata fuorviata ed è confusa su ciò che riguarda l’attuale dibattito sul riscaldamento globale: i gas serra.

Niente di tutto ciò ha a che fare con l’inquinamento atmosferico.

Le persone confondono lo smog, il monossido di carbonio (CO) e gli inquinanti presenti negli scarichi delle auto con il gas traccia essenziale che sostiene la vita nella nostra atmosfera: l'anidride carbonica (CO2).

Il vero inquinamento atmosferico è già regolamentato dal “Clean Air Act” degli anni ’70 e la regolamentazione dell’anidride carbonica (CO2) non farà assolutamente nulla per rendere l’aria che respiri “più pulita”.

Sono anche indotti a credere che la CO2 stia inquinando gli oceani attraverso l’acidificazione, ma non c’è nulla di innaturale o senza precedenti nelle attuali misurazioni del pH dell’acqua oceanica e un futuro aumento della pCO2 probabilmente porterà benefici alla crescita dei coralli e di altra vita marina.

Pertanto, la regolamentazione delle emissioni di anidride carbonica (CO2) attraverso “tasse sul carbonio”, “cap and trade” o l’EPA farà salire alle stelle tutti i prezzi dell’energia (ad esempio elettricità, benzina, gasolio, gasolio da riscaldamento).

 

"La CO2 ha attrattive diverse per persone diverse.

Dopo tutto, cos'è? 

Non è un inquinante, è il prodotto della respirazione di ogni essere vivente, è il prodotto della respirazione di tutte le piante, è essenziale per la vita vegetale e la fotosintesi, è un prodotto di tutti gli incendi industriali, è un prodotto della guida – voglio dire, se mai volessi un punto di leva per controllare tutto, dall'espirazione alla guida, questo sarebbe un sogno.

 Quindi ha una sorta di attrattiva fondamentale per la mentalità burocratica.

(Richard S. Lindzen, Ph.D. Professore Emerito di Scienze dell'Atmosfera, MIT).

 

"La CO2 non è un inquinante. In termini semplici, la CO2 è il cibo delle piante. Il mondo verde che vediamo intorno a noi scomparirebbe se non fosse per la CO2 atmosferica. Queste piante si sono in gran parte evolute in un'epoca in cui la concentrazione di CO2 atmosferica era molte volte quello che è oggi. In effetti, numerosi studi indicano che l’attuale biosfera è stata rinvigorita dall’aumento di CO2 indotto dall’uomo, quindi di per sé, la crescente concentrazione di CO2 non rappresenta un rischio tossico per il pianeta. "

 (John R. Christy, Ph.D. Professore di Scienze dell'atmosfera, Università dell'Alabama)

 

"L'anidride carbonica non è un inquinante ma un gas traccia benefico presente in natura nell'atmosfera.

 Negli ultimi milioni di anni, la Terra è esistita in uno stato di relativa carenza di anidride carbonica rispetto ai periodi precedenti.

 Non esiste alcuna prova empirica che livelli doppi o addirittura tripli di quelli odierni siano dannosi, dal punto di vista climatico o di altro tipo.

 Essendo un elemento vitale nella fotosintesi delle piante, l'anidride carbonica è la base della catena alimentare planetaria - letteralmente il supporto della vita nell’atmosfera porta principalmente a un rinverdimento del pianeta.

 Etichettare l’anidride carbonica come “inquinante” è un abuso del linguaggio, della logica e della scienza”.

 (Robert M. Carter, Ph.D. Professore Emerito di Scienze dell'Ambiente e della Terra, James Cook University)

 

"L'anidride carbonica non è un inquinante. Al contrario, fa crescere più velocemente i raccolti e le foreste. L'analisi economica ha dimostrato che più CO2 e un clima più caldo aumenteranno il PNL e quindi il reddito medio. È assiomatico che le burocrazie vogliano sempre espandere il proprio raggio d’azione. Ciò è particolarmente vero per l’EPA, che è principalmente un’agenzia di regolamentazione mentre l’inquinamento dell’aria e dell’acqua scompare come questioni primarie, mentre le piogge acide e la riduzione dell’ozono stratosferico svaniscono dalla vista del pubblico. Il cambiamento climatico sembra l’area di crescita migliore per i regolatori. Ha il fascino aggiuntivo di essere internazionale e quindi attrae coloro che preferiscono la governance mondiale alla sovranità nazionale. Pertanto, etichettare l’anidride carbonica, il prodotto della combustione di combustibili fossili, come un inquinante un'alta priorità per l'EPA come primo passo in tale direzione."

(S. Fred Singer, Ph.D. Professore Emerito di Scienze Ambientali, Università della Virginia)

 

"Affermare in pubblico che l'anidride carbonica è un inquinante è una pubblicità pubblica della mancanza di conoscenze scientifiche di base nei bambini in età scolare. L'inquinamento uccide, l'anidride carbonica porta alla prosperità della vita sulla Terra e all'aumento della biodiversità. L'anidride carbonica è in realtà cibo vegetale."

(Ian R. Plimer, Ph.D. Professore Emerito di Scienze della Terra, Università di Melbourne)

 

"Il carbonio e la CO2 (anidride carbonica) sono fondamentali per tutta la vita sulla Terra. La CO2 è un gas incolore, inodore e non tossico. La CO2 è il prodotto della nostra respirazione e viene utilizzata in numerosi processi comuni." applicazioni come estintori, bicarbonato di sodio, bevande gassate, giubbotti di salvataggio, agenti refrigeranti, ecc. La fotosintesi delle piante consuma CO2 dall'aria quando le piante producono i loro carboidrati, che riportano nuovamente la CO2 nell'aria equando le piante marciscono o vengono bruciate."

(Tom V. Segalstad, Ph.D. Professore di Geologia Ambientale, Università di Oslo)

 

"Etichettare improvvisamente la CO2 come un "inquinante" è un disservizio nei confronti di un gas che ha svolto un ruolo enorme nello sviluppo e nella sostenibilità di tutta la vita su questa meravigliosa Terra. Madre Terra ha chiaramente stabilito che la CO2 non è un inquinante."

( Robert C. Balling Jr., Ph.D. Professore di Climatologia, Arizona State University)

 

"Il C02 non è un inquinante come sostiene “Gore”. È infatti essenziale per la vita sul pianeta. Senza di esso non ci sono piante, quindi niente ossigeno e niente vita. A livelli attuali di 385 ppm le piante Le prove geologiche mostrano un livello medio di 1.000 ppm in 600 milioni di anni. La ricerca mostra che le piante funzionano in modo più efficiente a 1.000-2.000 ppm. Le serre commerciali utilizzano le informazioni e pompano C02 a questi livelli e ottengono una resa quattro volte superiore consumo di acqua. A 200 ppm, le piante soffrono gravemente e a 150 ppm iniziano a morire. Quindi, se “Gore “raggiunge il suo obiettivo di ridurre la C02, distruggerà il pianeta.

(Tim F. Ball, Ph.D. Climatologia)

 

"Molte sostanze chimiche sono assolutamente necessarie per la vita dell'uomo, ad esempio l'ossigeno. Altrettanto necessario, il metabolismo umano produce sottoprodotti che vengono espirati, come l'anidride carbonica e il vapore acqueo. Quindi, la produzione di anidride carbonica è necessaria, nella maggior parte dei casi livello base, per la sopravvivenza degli esseri umani. L'anidride carbonica emessa come parte di un'ampia varietà di processi naturali è, a sua volta, necessaria alla sopravvivenza della vegetazione gli esperimenti hanno dimostrato che un'ampia varietà di piante cresce più velocemente e è più resistente alla siccità, in presenza di concentrazioni raddoppiate di anidride carbonica. Si ritiene che la fecondazione dell'atmosfera globale con la CO2 extra emessa dalle attività umane nell'ultimo secolo abbia contribuito ad  aumentare la produttività agricola. In breve, l’anidride carbonica è una parte naturale del nostro ambiente, necessaria per la vita e sia come "cibo" che come sottoprodotto."

(Roy Spencer, Ph.D. Meteorologia, ex scienziato senior per gli studi sul clima, NASA)

 

"Non riesco a capire perché qualcuno dovrebbe considerare l'anidride carbonica come un inquinante. L'anidride carbonica, un gas naturale prodotto dalla respirazione umana, è un nutriente vegetale benefico sia per le persone che per gli esseri umani. per l’ambiente naturale. Promuove la crescita delle piante e la riforestazione. Gli alberi a crescita più rapida significano costi abitativi inferiori per i consumatori e più habitat per le specie selvatiche convertire le aree selvagge in terreni coltivabili."

(David Deming, Ph.D. Professore di Geologia e Geofisica, Università dell'Oklahoma)

 

"L'anidride carbonica non è un inquinante. È un gas traccia incolore e inodore che sostiene effettivamente la vita su questo pianeta. Considera la semplice dinamica dell'acquisizione di energia umana, che avviene quotidianamente in tutto il mondo. Noi mangiamo direttamente le piante, o consumiamo animali che si sono nutriti di piante, per ottenere l'energia di cui abbiamo bisogno. Ma dove prendono la loro energia le piante durante un processo chiamato fotosintesi, che utilizza la luce solare per combinare acqua e anidride carbonica? zuccheri per sostenere la crescita e lo sviluppo generale. Pertanto, la CO2 è la materia prima primaria da cui le piante dipendono per la loro esistenza. Poiché le piante si trovano al di sotto degli animali (inclusi gli esseri umani) nella catena alimentare, la loro esistenza sana in definitiva difficilmente può determinare la nostra essere etichettato come un inquinante, poiché è il substrato fondamentale che consente alla vita di persistere sulla Terra."

(Keith E. Idso, Ph.D. Botanica)

 

"Classificare l'anidride carbonica come inquinante è quindi a dir poco un imbroglio scientifico, per ragioni che non hanno nulla a che fare con la scienza, ma basate esclusivamente sulla pseudo-scienza così avidamente praticata dal mondo accademico per mantenere le proprie fonti di finanziamento aperto ai decreti governativi, che a loro volta si basano sul dogma IPCC totalmente falso (sì, dogma, non scienza)."

(Hans Schreuder, chimico analitico)

 

"La CO2 atmosferica è necessaria per la vita sia delle piante che degli animali. È l'unica fonte di carbonio in tutte le proteine, carboidrati, grassi e altre molecole organiche di cui sono costituiti gli esseri viventi. Le piante estraggono il carbonio dalla CO2 atmosferica e vengono quindi fecondati. Gli animali ottengono il loro carbonio dalle piante. Senza la CO2 atmosferica, nessuna delle forme di vita che vediamo sulla Terra esisterebbe. Acqua, ossigeno e anidride carbonica sono le tre sostanze più importanti che rendono possibile la vita sicuramente non inquinanti ambientali."

 (Arthur B. Robinson, Ph.D. Professore di Chimica)

 

Definito:

"Anidride carbonica (CO2) - Un gas incolore e inodore prodotto dalla combustione di carbonio e composti organici e dalla respirazione, e assorbito dalle piante durante la fotosintesi".

(Dizionario inglese Compact Oxford)

 

"Anidride carbonica (CO2) - Un gas atmosferico pesante, incolore, inodore. Fonte: respirazione, combustione. Utilizzo: durante la fotosintesi, nella refrigerazione, bevande gassate, estintori." –

(Dizionario Encarta).

 

"Anidride carbonica (CO2) - Un gas pesante e incolore che non supporta la combustione, si dissolve in acqua per formare acido carbonico, si forma soprattutto nella respirazione animale e nella decomposizione o combustione di sostanze animali e vegetali, viene assorbito dal aria dalle piante nella fotosintesi e viene utilizzata nella carbonatazione delle bevande." 

(Dizionario Merriam-Webster)

 

"Anidride carbonica (CO2) - Un gas incolore, inodore e incombustibile, CO 2 , che si forma durante la respirazione, la combustione e la decomposizione organica e viene utilizzato nella refrigerazione degli alimenti, nelle bevande gassate, nelle atmosfere inerti, negli estintori e negli aerosol. "–

(The American Heritage Dictionary)

 

"Anidride carbonica (CO2) - Un gas incolore, inodore e incombustibile che viene prodotto naturalmente durante la respirazione, la combustione e la decomposizione e commercialmente per l'uso in ghiaccio secco, estintori e bevande gassate".

(Wordsmyth Dictionary)

Anidride carbonica:

- L'anidride carbonica (CO2) è una parte naturale dell'atmosfera terrestre ( NASA ).

- I livelli di anidride carbonica (CO2) nell'atmosfera sono solo allo 0,04% (400 ppm). ( Fonte )

- L'anidride carbonica (CO2) è non tossico fino alla concentrazione del 5% (50.000 ppm) ( Fonte ).

- Eventuali effetti dannosi dell'anidride carbonica (CO2), inclusa l'esposizione cronica al 3% (30.000 ppm), sono reversibili ( Fonte )

- Gli standard di esposizione professionale OSHA, NIOSH e ACGIH sono 0,5 % (5.000 ppm) di anidride carbonica (CO2) ( Fonte .)

- Gli equipaggi dei sottomarini vivono e lavorano in un ambiente ricco di anidride carbonica (CO2) con una concentrazione media compresa tra 3.500 e 4.100 ppm ( Fonte ).

 

Protocollo di Kyoto:

 

il protocollo di Kyoto è un trattato per regolare 'Solo gas serra”.

: - Anidride carbonica (CO2)

- Metano (CH4)

- Protossido di azoto (N2O) ( Gas esilarante, nitroso, NOS )

- Idrofluorocarburi (HFC)

- Perfluorocarburi (PFC)

- Esafluoruro di zolfo (SF6)

Scarichi auto:

Auto “Lo scarico” è composto da:

Innocuo :

- Anidride carbonica (CO2)

- Azoto (N2)

- Vapore acqueo (H2O)

Alcuni inquinanti :

- Monossido di carbonio (CO) *

- Idrocarburi o composti organici volatili (COV) *

- Ossido nitrico (NO) *

- Biossido di azoto (NO2) *

* Il catalizzatore della tua auto rimuove circa il 95% di questi inquinanti convertendoli in innocui Biossido di Carbonio (CO2), Azoto (N2), Ossigeno (O2) e Acqua (H20).

 

Smog:

Lo smog è costituito da:

- Ozono (O3)* ( formato dalla reazione fotochimica del biossido di azoto (NO2) ) + Idrocarburi )

- Particolato (PM-10) *

- Anidride solforosa (SO2) *

* L'inquinamento atmosferico è già regolamentato nel: Clean Air Act del 1970 (modificato: 1977, 1990)

Qualità dell'aria in America:

 

- Gli Stati Uniti hanno livelli di inquinamento atmosferico nettamente ridotti, nonostante il forte aumento delle attività nominalmente “inquinanti” ( Fonte )

– L’inquinamento atmosferico colpisce molte meno persone, molto meno spesso e con una gravità molto minore di quanto si creda comunemente. ( Fonte )

- Le aree degli Stati Uniti con i più alti livelli di inquinamento sono quelle che sono migliorate maggiormente ( Fonte )

- La qualità dell'aria negli Stati Uniti continuerà a migliorare ( Fonte )

- I regolatori e gli attivisti ambientali esagerano i livelli di inquinamento atmosferico e oscurano le tendenze positive nel Stati Uniti ( Fonte ).

Acidificazione degli oceani:

 

- Non c'è nulla di innaturale o senza precedenti nelle misurazioni attuali del pH dell'acqua dell'oceano.

Le stime derivate dai modelli di un calo di 0,1 unità di pH indotto dalla CO2 dall’inizio della rivoluzione industriale non possono essere convalidate nella documentazione storica. ( Fonte )

- La calcificazione dei coralli è un processo guidato dalla biologia che probabilmente supererà i limiti fisico-chimici, che in assenza di vita non sarebbero possibili. ( Fonte )

– I dati osservativi dimostrano in modo schiacciante che i tassi di calcificazione dei coralli sono aumentati nel corso dell’ultimo secolo e oltre con l’aumento delle temperature e delle concentrazioni atmosferiche di CO2. ( Fonte )

– I potenziali futuri cali del pH oceanico probabilmente non si riveleranno un grave danno per i coralli e la vita marina. Per molti di questi organismi, il futuro aumento della pCO2 produrrà benefici in termini di crescita. ( Fonte )

 

Effetti dell'acidificazione degli oceani sugli ecosistemi marini (PDF)

(Craig D. Idso, MS Agronomia, Ph.D. Geografia )

Articoli sottoposti a revisione paritaria:

Effetti ambientali dell'aumento dell'anidride carbonica

atmosferica (PDF).

(Climate Research, Volume 13, Numero 2, pp. 149–164, ottobre 1999)

( Willie H. Soon, Sallie L. Baliunas, Arthur B. Robinson , Zachary W. Robinson Scientific Shortcomings in the EPA's Endangerment Finding from Greenhouse Gases (PDF) (The Cato Journal, Volume 29 Numero 3, pp. 497-521, 2009) - Patrick J. Michaels, Paul C. Knappenberger).

 

 

La Cina ha la totale capacità di contrastare l'idiota "agenda verde" che i pazzi occidentali anti-cinesi stanno spingendo.

  Unz.com -  ANDREW ANGLIN – (3 AGOSTO 2023) – ci dice:

Penso che tutti noi dobbiamo prenderci un momento e riflettere sul fatto che c'è una sovrapposizione al 100% tra i fanatici anti-Cina e i credenti nella bufala del riscaldamento globale che vogliono usare sostanze chimiche velenose mortali per costruire inutili macchine del destino (e uccelli e balene del genocidio).

 

La cosa più esilarante di tutto questo conflitto con la Cina è che gli “Stupidi Fatmericani” credevano che la Cina sarebbe stata il loro più grande alleato fino al 2013.

Poi si è scoperto che Xi non era un individuo democratico, ma piuttosto stava riportando la Cina alla sua forma tradizionale di governo, che è una monarchia imperiale che sovrintende a un impero mercantile.

Nell'ultimo decennio, tutti questi hanno detto "oh ragazzo, cosa facciamo adesso?"

In realtà, la Cina farebbe qualsiasi cosa tu la paghi per fare, in termini di produzione di qualsiasi stupida "tecnologia verde" distruttiva per l'ambiente.

La Cina guadagnerà qualsiasi cosa se li paghi. Ma questo non è abbastanza per l'Occidente, che insiste nell'adottare il suo stupido e satanico sistema di "democrazia", o pagare il prezzo più alto.

“Ernest Scheyder “e “Eric Onstad “– che sono entrambi probabilmente ebrei – scrivono per” Reuters” :

Raffinare le terre rare per la transizione verso l'energia verde è difficile. Basta chiedere a “MP Materials” e “Lynas”.

Le due più grandi aziende di terre rare al mondo al di fuori della Cina stanno affrontando sfide per trasformare la roccia delle loro miniere nei mattoni per i magneti utilizzati nell'economia globale, dall' “iPhone di Apple” alla” Model 3 di Tesla” al jet da combattimento F-35 della” Lockheed Martin”.

La spinta dell'Occidente a sviluppare forniture indipendenti di minerali critici ha assunto maggiore urgenza dopo che Pechino ha imposto controlli sulle esportazioni il mese scorso sui metalli strategici gallio e germanio, sollevando timori globali che la Cina possa bloccare le esportazioni di terre rare o tecnologie di lavorazione in futuro.

 

Le recenti lotte di “MP”, “Lynas” e altre aziende per raffinare le proprie terre rare evidenziano il difficile compito che il resto del mondo deve affrontare per spezzare la morsa della Cina sul gruppo chiave di 17 metalli necessari per la transizione verso l'energia pulita, come hanno dimostrato le interviste con più di una dozzina di consulenti, dirigenti, investitori e analisti del settore.

Le complessità tecniche, le tensioni di partnership e le preoccupazioni per l'inquinamento stanno ostacolando la capacità delle aziende di strappare citazione di mercato alla Cina, che secondo l'”Agenzia internazionale per l'energia” controlla l'87% della capacità globale di raffinazione delle terre rare.

 

Se i progetti continuano a lottare, diverse economie potrebbero non riuscire a raggiungere l'obiettivo di ridurre le emissioni di carbonio a zero emissioni nette entro il 2050 per ridurre al minimo l'impatto del cambiamento climatico, senza il coinvolgimento di Pechino.

I piani per l'australiana “Lynas” di costruire una raffineria di terre rare negli Stati Uniti con un partner con sede in Texas sono crollati, secondo due fonti che hanno familiarità con la questione.

 Lynas ha detto che sta cercando di finire una raffineria di terre rare nell'Australia occidentale che ha ostacoli e sta costruendo il proprio impianto altrove in Texas.

L'obiettivo di” MP” di raffinare i propri metalli delle terre rare nel 2020 è stato ostacolato dalla pandemia di COVID-19 e dalle sfide tecniche, spostando il suo obiettivo alla fine del 2023.

Gli aggiornamenti potrebbero arrivare giovedì, quando la società dovrebbe riferire i suoi risultati trimestrali.

Alla fine dello scorso anno, il deputato statunitense ha dichiarato che stava commissionando attrezzature di raffinazione vicino alla sua miniera in California come parte di un intricato processo di calibrazione che finora non aveva avuto successo, lasciando l'azienda dipendente dalla Cina per la raffinazione e quindi quasi tutte le sue entrate.

“MP” sta anche costruendo un” impianto magnetico” in Texas per rifornire la “General Motors “che richiederà l'attrezzatura di raffinamento della California per essere operativa.

" Quello che è successo in Cina nel corso di molti anni è che hanno investito pesantemente e in modo intelligente nella capacità di lavorazione per convertire il materiale (terre rare) dalla miniera fino al magnete ", ha detto “Allan Walton”, professore di metallurgia presso l'Università di Birmingham.

Non so se sia stato "intelligente" o meno, era solo una normale pratica commerciale.

L'Occidente ha detto ai cinesi che li avrebbero pagati per costruire tutta questa pericolosa e distruttiva tecnologia "verde", quindi hanno detto "ok, bene, andremo avanti e prenderemo le forniture e inizieremo a produrre questo prodotto che volete acquistare".

Presumo che molte delle "terre rare" siano anche preziose per la produzione di normale tecnologia di consumo, ma la maggior parte della roba super velenosa proveniente dall'Africa viene letteralmente utilizzata solo per produrre questi inutili e genocidi mulini a vento, lampadine velenose che emettono radiazioni che fanno cose strane (e ancora non comprese) al cervello, schifezze per stupide e inutili auto elettriche, e altre pericolose schifezze "verdi".

L'esperienza di raffinazione della Cina ha permesso al paese di progettare i prezzi delle terre rare in diverse fasi delle catene di lavorazione a suo vantaggio, compresi i prezzi bassi per i prodotti finiti, per inibire la concorrenza estera, hanno detto gli analisti.

La raffinazione delle terre rare "non viene affrontata nemmeno da coloro che stanno sviluppando la capacità dei magneti", ha detto “Ryan Castilloux”, consulente minerario presso “Adamas Intelligence”.

Concentrandosi strategicamente sulle industrie che utilizzano i magneti, costruiti con terre rare raffinate in Cina con margini di profitto volutamente mantenuti bassi, Pechino può dare impulso alla sua industria dei veicoli elettrici in forte espansione, ha aggiunto “Castilloux”.

Il modello cinese è entrato in forte rilievo il mese scorso, quando i prezzi delle terre rare sono scesi al livello più basso in quasi tre anni, in parte a causa dell'aumento dell'offerta cinese.

 La Cina offre anche uno sconto del 13% sulle esportazioni ai produttori di magneti che utilizzano il suo materiale, rafforzando la sua posizione dominante.

Pechino per anni ha permesso l'importazione di rocce leggermente lavorate, note come concentrato di terre rare, per la raffinazione.

La strategia aiuta a garantire prezzi che incentivano altri paesi a scavare nuove miniere ma non a costruire impianti di lavorazione che possono anche produrre rifiuti radioattivi, hanno detto gli analisti.

L'anno scorso “MP” ha spedito circa 43.000 tonnellate di concentrato in Cina per la raffinazione.

 I documenti normativi mostrano che ha anche venduto rifiuti di fluoro in Cina, in perdita, lasciati da un precedente proprietario nel suo sito in California, che ha rigide normative di stoccaggio per il materiale.

Anche il “Myanmar”, il” Vietnam” e altri spediscono concentrati in Cina per la raffinazione.

“Lynas” raffina il concentrato in “Malesi”a che produce in Australia, ma le autorità di “Kuala Lumpur” prevedono di bloccare le importazioni l'anno prossimo, citando le preoccupazioni che l'impianto di “Lynas “perda rifiuti radioattivi , un'accusa che “Lynas “contesta.

L'obiettivo è quello di aprire un impianto di lavorazione sostitutivo in Australia entro la fine dell'anno.

Sì, l'intero progetto verde è così distruttivo che persino i paesi del terzo mondo dicono: "Non possiamo avere questa nel nostro paese, è troppo velenosa".

La Cina è un grande paese e si preoccupa molto meno dell'ambiente, quindi lo faranno e poi seppelliranno i rifiuti.

 Inoltre, non stanno usando molto di questa schifezza verde (a parte le batterie della morte che esplodono nelle loro auto elettriche alimentate a carbone, che sono più economiche e migliori di quelle prodotte da Elon X), la stanno esportando ai ritardati in Europa e in America (o lo erano) che stanno inquinando i loro paesi.

L'azienda vende da tempo metalli delle terre rare negli Stati Uniti alla società privata “Blue Line” per trasformarla in materiali specializzati.

Nel 2019, la coppia ha accettato di costruire impianti di raffinazione vicino a San Antonio, in Texas, e ha discusso con i funzionari dell'amministrazione Trump i loro piani per essere "l'unico produttore su larga scala di elementi separati (terre rare) al mondo al di fuori della Cina", secondo le e-mail ottenute da Reuters.

Ma questo sforzo, finanziato in parte dal Pentagono, da allora è crollato, hanno detto due fonti a Reuters.

 Le ragioni del crollo, che non sono state segnalate in precedenza, non hanno potuto essere immediatamente determinate.

L'intero progetto "verde" deve essere cancellato. È semplicemente troppo distruttivo per la terra, ed è troppo stupidamente costoso.

Se le persone vogliono l'auto elettrica, possono in qualche modo funzionare su rotaie.

 Non so come funzionerebbe, ma i carrelli esistono.

(Non lo so, ma penso che si potrebbero costruire strade con emettitori elettrici sotto di esse, anche se questo potrebbe far venire il cancro a tutti.)

Non sarà mai una buona idea produrre “batterie al litio” per qualcosa che vada oltre la piccola elettronica di consumo.

Questi mulini a vento non produrranno mai più elettricità di quanti ne consumino nel processo di produzione.

I pannelli solari sono ritardati per qualsiasi scopo diverso dal vivere da soli nel mezzo di un deserto (che è un'azione rara).

 

L'"agenda verde" distruggerà il mondo. Avvelenerà tutto e renderà il pianeta inabitabile.

Anche se il riscaldamento globale causato dall'uomo fosse reale, a chi importa?

Questo non lo fermerà comunque, e se stesso accadendo, perché dovrebbe importare?

La terra era molto più calda in vari periodi della storia.

Si tratta solo di persone grasse che temono di diventare troppo sudate?

Inizialmente, ci hanno detto che i "combustibili fossili" si sarebbero esauriti. Si è rivelata una bufala totale.

È solo una truffa così enorme.

È difficile accettare che la popolazione sia così ritardata da accettare tutto questo, e fare sacrifici personali nella vita reale per una bufala così ovvia.

Almeno con la bufala del covid c'era una minaccia teorica.

 Queste persone che si lavorano di riscaldamento globale o inventano stupide minacce che sono ovvie bugie – come quando” Al Gore” ha detto che le calotte glaciali si stanno sciogliendo (di nuovo, è davvero una minaccia?

Andate a chiedere agli olandesi di vivere sotto il livello del mare) – o mantenendo tutto molto vago, come "i tornado stanno arrivando..."

 

 

 

 

Meloni Respinge la Proposta

di Putin per l’Ucraina:

Sostegno a Kiev!

Conoscenzealconfine.it – (17 Giugno 2024) – Redazione – ci dice:

La proposta di Putin per risolvere la crisi in Ucraina “mi sembra più un’iniziativa propagandistica che una reale ipotesi di negoziato”.

Nel giorno (15 giugno) in cui in Svizzera al summit di “Burgenstock” si apre la Conferenza di pace (ma senza la stessa Russia e senza la Cina), Giorgia Meloni liquida così la proposta di trattativa avanzata da Mosca.

“La Russia – ha ricordato – ha unilateralmente annesso quattro regioni e ad oggi non le controlla per intero: se la proposta di Putin è siamo disposti a una trattativa se l’Ucraina riconosce l’invasione e cede le parti di quelle regioni sotto il suo controllo… non mi sembra particolarmente efficace la proposta di dire all’Ucraina che si deve ritirare dall’Ucraina”.

(Eh sì… la Meloni fa proprio finta di non sapere della persecuzione e dei massacri di russi in quelle regioni… – nota di conoscenze al confine).

 

Dunque si procede con il sostegno a Kiev, ribadito dal G7 che ha sciolto il nodo dell’utilizzo dei profitti derivanti dagli asset russi congelati.

Una trattativa difficile che ha visto una mediazione tra gli Stati Uniti e gli europei, che non saranno chiamati a contribuire.

“Il prestito di circa 50 miliardi – ha spiegato – verrà fornito dagli Stati Uniti e anche Canada, Regno Unito e probabilmente Giappone, compatibilmente con i suoi limiti costituzionali, hanno annunciato di voler partecipare.

Attualmente non intervengono in questo prestito le nazioni europee, anche considerando il fatto che gli asset si trovano tutti immobilizzati in Europa.

 Quindi l’Europa contribuisce già, individuando il meccanismo di garanzia per la restituzione di questo prestito”.

Per quanto riguarda l’eventuale “scongelamento” degli asset, avverrebbe “solamente nel caso di un processo di pace, ma io presumo che in quel processo di pace verrebbe negoziato anche il tema di chi debba pagare la ricostruzione dell’Ucraina”.

Sempre a proposito di Kiev, Meloni dice di non essere “preoccupata” di un cambio di rotta degli Usa in caso di vittoria di Donald Trump, “fermo restando che preferisco non entrare a gamba tesa nelle elezioni degli altri Paesi”.

Per quanto riguarda la questione del Medio Oriente, il G7 dà “pieno sostegno alla preziosa proposta di mediazione portata avanti dagli Usa” facendo “ogni sforzo per scongiurare una escalation e arrivare a una soluzione strutturale secondo il principio due popoli due Stati”.

Infatti, sottolinea, per “la pace dobbiamo avere dialogo e poi dobbiamo riconoscere il diritto alla sicurezza di Israele, il diritto di Israele di vivere nella pace, ma anche il diritto dei palestinesi ad avere il loro Stato nel quale vivere in maniera pacifica. Ed è questo che stiamo facendo”.

 (Come?

Dando sempre e comunque ragione ad Israele e sostenendolo incondizionatamente qualunque siano le abominevoli azioni da questo compiute sui civili palestinesi?

Meloni, ma un esamino di coscienza te lo fai mai? – nota di conoscenze al confine)

(askanews.it/2024/06/15/meloni-respinge-la-proposta-di-putin-per-lucraina-sostegno-a-kiev/).

 

 

 

 

Inquinamento ambientale:

perché combattiamo la CO2?

Products.pcc.eu – (32-1-2022) – Redazione – ci dice:

La crisi ambientale è uno dei pericoli più gravi che l'umanità deve affrontare oggi. Sfortunatamente, l'imprudente perseguimento dei progressi tecnologici e industriali ha provocato danni ambientali precedentemente imprevisti. La situazione è peggiorata a tal punto che tutti gli organismi viventi sono ora più o meno esposti agli inquinanti presenti nell'acqua, nell'aria e nel suolo.

L’inquinamento è l’introduzione di materiali indesiderati e nocivi sotto forma di gas, liquidi o solidi in un ecosistema.

 La maggior parte di essi influisce negativamente sull’ambiente, il che può portare all’eliminazione di organismi più deboli.

Con ogni specie eliminata arriva una catena di reazioni che alla fine interrompe la struttura e il funzionamento dell’intero ecosistema.

 Un aumento della quantità di rifiuti solidi o della concentrazione di gas nell’atmosfera a causa dell’attività umana porta all’inquinamento atmosferico.

 È uno dei tipi più dannosi e comuni di inquinamento ambientale che si verifica nella maggior parte delle città industriali e delle aree metropolitane.

 Gli inquinanti atmosferici comuni che fuoriescono da camini, centrali elettriche o sistemi di combustione e scarico del carburante includono fumo, polvere, anidride solforosa,  monossido di carbonio, ossidi di azoto, acido fluoridrico e silicio . Inquinano l’aria, causando problemi di natura completamente diversa da quelli causati dall’inquinamento del suolo.

 

Aumento della concentrazione di anidride carbonica nell’atmosfera: quali sono le conseguenze?

(Ma se la Co2 è più pesante dell’aria atmosferica come fa a concentrarsi nella stessa? N.D.R.).

L’anidride carbonica è un residente permanente dell’atmosfera.

 Se dovessimo eliminare tutte le fonti di emissioni di CO 2 prodotte dall’uomo durante la notte, l’atmosfera potrebbe continuare a riscaldarsi per 100 anni o più.

Tuttavia, le attività umane che portano ad un aumento delle concentrazioni atmosferiche di CO 2 intensificano notevolmente questo processo, generando molte conseguenze negative.

L’aumento dell’anidride carbonica a livello globale aumenta la barriera al gas in tutto il mondo, provocando il riscaldamento globale.

(Questa è una bufala di grandezza planetaria! N.D.R.)

 Ciò porta a una catena di eventi catastrofici come un cambiamento nel livello medio del mare o condizioni climatiche e modelli di precipitazione alterati.

 Se vengono inalate concentrazioni più elevate di CO2 anche gli esseri umani e gli animali possono avvertire mancanza di respiro.

La concentrazione di anidride carbonica nell’atmosfera terrestre continua ad aumentare.

 Le piante rispondono alle variazioni delle concentrazioni di CO 2.

È una materia prima essenziale per la fotosintesi, che è la chiave per sostenere l’intero sistema di vita su questo pianeta.

La capacità delle piante di assorbire CO 2 durante la fotosintesi e quindi di immagazzinare carbonio nella loro struttura può mitigare il tasso di aumento della concentrazione di anidride carbonica nell’atmosfera.

In che modo l’industria sta affrontando l’aumento delle concentrazioni di anidride carbonica?

L’inquinamento è causato da diversi fattori come l’esplosione della popolazione umana, l’urbanizzazione incontrollata, la deforestazione e i progressi tecnologici.

Nei paesi sviluppati, i cittadini consumano più cibo, usano più pesticidi, insetticidi, fertilizzanti, combustibili, minerali, automobili e molti altri prodotti di vario genere.

La maggior parte di questi prodotti sono fabbricati nelle fabbriche.

La produzione non regolamentata negli ultimi decenni ha portato a un forte aumento dell’inquinamento ambientale.

La lotta contro di essa è estremamente difficile e costosa, ma allo stesso tempo necessaria.

 Oggi, l’industria presta sempre maggiore attenzione alla riduzione delle emissioni di composti nocivi nell’atmosfera, compreso il biossido di carbonio ossia CO2.

A tal fine, sta esplorando nuovi modi alternativi per ridurre la propria impronta di carbonio , come ad esempio:

Utilizzo di energia da fonti rinnovabili – questo consente la riduzione della produzione di energia elettrica a carbone;

Utilizzo di caldaie a biomassa per bruciare i sottoprodotti;

Passando dai sistemi di illuminazione tradizionali a quelli a LED – questo tipo di illuminazione consuma meno energia, riducendo così la quantità di gas serra rilasciati durante il processo produttivo;

Sostituzione di veicoli in loco, ad esempio carrelli elevatori elettrici invece di carrelli elevatori diesel;

Introduzione di tecnologie a basse emissioni di carbonio;

Ottimizzazione dei percorsi durante il trasporto dei manufatti;

Retrofit di apparecchiature e strutture che soddisfano rigorosi standard ambientali;

Ridurre l’intensità energetica dei processi.

PCC Group – le soluzioni ecologiche dell’azienda.

Nel tentativo di ridurre le emissioni di carbonio, il gruppo PCC ha creato una serie di prodotti Greenline® che si adattano alla tendenza della chimica verde.

Per combattere il degrado ambientale, è importante che l’industria chimica persegua nuove soluzioni di produzione più ecologiche.

 Il segmento Greenline® ha ampliato il portafoglio del Gruppo PCC con prodotti la cui produzione utilizza energia derivata esclusivamente da fonti di energia rinnovabile.

Ciò riduce notevolmente le emissioni di anidride carbonica nell’ambiente.

 Inoltre, il processo utilizza l’elettrolisi a membrana, considerata la tecnologia più avanzata al mondo. Rispetto ad altri metodi, consuma molta meno energia.

Grazie a ciò, i prodotti green sono certificati dall’industria come sicuri per le persone e per l’ambiente e di altissima qualità.

 Il Gruppo PCC si affida anche al trasporto ferroviario, che è molto più rispettoso dell’ambiente rispetto al trasporto su strada.

L’uso del trasporto verde (Greenway) è un altro elemento costitutivo dell’impegno dell’azienda per la sostenibilità.

 La condizione del nostro ambiente e i cambiamenti che subirà tra una dozzina di anni circa dipendono dalle scelte che facciamo ora.

 È quindi importante adottare misure ben ponderate che non incidano negativamente sui bisogni delle generazioni future e sul mondo vegetale e animale.

(È in definitiva una colossale truffa ambientale! N.D.R.)

 

 

 

 

Perché rimuovere la CO2 non è

una soluzione magica per il clima.

Wirded.it – (17 dicembre 2023) – Matt Simon – ci dice:

Eliminare l'anidride carbonica dall'atmosfera può portare benefici, ma è difficile e rischia di distrarre dal vero obiettivo: ridurre le emissioni

A seconda dei punti di vista, l'accordo sul clima appena raggiunto alla Cop28 rappresenta una sorpresa – considerando che è stato siglato negli Emirati Arabi Uniti, uno dei cosiddetti petro-stati – una delusione, o forse una via di mezzo.

In ogni caso, per la prima volta i paesi del mondo hanno concordato un allontanamento progressivo dai combustibili fossili ("transitioning away", si legge nel testo dell'accordo).

Anche se è un obiettivo meno ambizioso rispetto all'eliminazione graduale di questi combustibili, si tratta comunque di un passo verso la decarbonizzazione.

Il Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico delle Nazioni Unite (Ipcc) sostiene da anni che l'umanità deve smettere di emettere gas a effetto serra se non vuole fare i conti con disastri climatici sempre più gravi.

 Ma l'Ipcc ha anche sottolineato che dovremo rimuovere l'anidride carbonica (CO2) dall'atmosfera per abbassare le temperature, soprattutto se – come ormai praticamente certo – non riusciremo a centrare l'obiettivo di mantenere il riscaldamento globale al di sotto degli 1,5 gradi Celsius come stabilito dall'Accordo di Parigi.

 

Ma l'accordo di Cop28 cita solo brevemente la necessità di accelerare lo sviluppo di queste tecnologie.

"Ritardare la rimozione della CO2 comporta il rischio di allontanarsi dalla direzione indicata dalla scienza – spiega “Ben Rubin”, direttore esecutivo e cofondatore del “Carbon Business Council”, una coalizione di aziende che si occupano di gestione della CO2 –.

La rimozione dell'anidride carbonica deve andare di pari passo con l'importante lavoro di riduzione delle emissioni".

Secondo “Gregory Nemet” dell'Università del “Wisconsin-Madison”, quello di Cop28 è un accordo solido in quanto prevede una riduzione del 60 per cento delle emissioni entro il 2035.

 Il problema è che non riflette l'emergenza in cui si trova l'umanità:

più anidride carbonica immettiamo nell'atmosfera, più dovremo affidarci alle tecnologie di rimozione della CO2 per evitare che le temperature salgano ulteriormente.

 "L'UAE Consensus [il nome ufficiale dell'accordo raggiunto a Cop28, ndr] è debole perché non include un accordo per raggiungere il picco delle emissioni globali entro il 2025 e per fermare gli investimenti nelle nuove infrastrutture per i combustibili fossili – afferma “Nemet,” coautore di un recente rapporto della Cop che affronta il tema della rimozione della CO2.

 È anche chiaro che la capacità di rimozione del CO2 non è neanche lontanamente sufficiente a compensare l'uso continuo dei combustibili fossili".

La rimozione della CO2 porta con sé un enigma climatico:

 rappresenta un imperativo per l'umanità, ma se viene fatta nel modo sbagliato i critici temono che possa diventare una distrazione dall'obiettivo di ridurre rapidamente le emissioni, sottraendo fondi e risorse di ricerca all'energia pulita.

Nel peggiore dei casi, la rimozione della CO2 potrebbe addirittura incoraggiare il ricorso ai combustibili fossili, dal momento che permette ai paesi di dichiarare che stanno eliminando anidride carbonica dall'atmosfera per compensare le loro emissioni (il cosiddetto “zero netto”, che l'accordo di Cop28 chiede di raggiungere a livello globale entro il 2050).

 

Pregi e difetti della Dac.

Le tecniche di rimozione della CO2 possono essere tecnologiche o naturali, anche se sempre più spesso si ricorre a una fusione tra le due alternative.

 La tecnologia dominante al momento è la cattura diretta dell'aria, o Dac.

Si tratta di macchine giganti che aspirano l'aria e filtrano la CO2.

 Come un purificatore che separa la polvere dall'aria, gli impianti Dac ripuliscono l'atmosfera dalla CO2 (tecnicamente, la rimozione dell'anidride carbonica è una cosa diversa dalla cattura del CO2, che intercetta il gas alla fonte prima che raggiunga l'atmosfera).

La “Dac” è però una tecnologia nascente e in quanto tale non è neanche lontanamente in grado di operare sulla scala necessaria per ridurre le emissioni globali.

 Nel 2021, i ricercatori hanno calcolato che sarebbe necessario un enorme investimento annuale, tra l'uno e il due per cento del prodotto interno lordo globale, per eliminare circa 2,3 miliardi di tonnellate di CO2 all'anno entro il 2050.

Per mettere questo dato in prospettiva, le emissioni globali di CO2 sono attualmente di circa 40 miliardi di tonnellate all'anno, e purtroppo stanno aumentando invece di diminuire.

Lo studio del 2021 ha rilevato che avremmo bisogno di un numero di impianti Dac compreso tra quattromila e novemila entro il 2075, e di oltre 10mila entro il 2100, per sequestrare fino a 27 miliardi di  CO2 all'anno.

La Dac potrebbe quindi svolgere un ruolo nella rimozione della CO2 dall'atmosfera, ma il suo impatto sarà proporzionale alla riduzione delle emissioni di CO2.

 La quantità di denaro necessaria per la tecnologia sarà notevole:

"Potremmo davvero scalare abbastanza velocemente da passare da un paio di milioni di tonnellate all'anno ora a, diciamo, un miliardo di tonnellate all'anno nel 2050? – si chiede” Nemet “.

È su questo punto che sono più ottimista.

Potremmo farcela, ma è una sfida.

Questo non cambia affatto la nostra politica attuale, o quale dovrebbe essere il nostro obiettivo:

dobbiamo iniziare a ridurre le emissioni molto rapidamente e arrivare quasi a zero entro il 2050".

Anche se si trovasse un modo per scalarla in modo massiccio, da sola la Dac non basterebbe a salvarci da noi stessi.

Rimuovere un miliardo di tonnellate di CO2 all'anno nell'arco di tre decenni mentre gli esseri umani continuano a emettere decine di miliardi di tonnellate del gas sarebbe come cercare di svuotare una vasca da bagno con il rubinetto ancora aperto.

La promessa della rimozione del CO2, tuttavia, è che potrebbe aiutare a compensare le future emissioni di settori difficili da limitare, come l'industria siderurgica, che richiedono enormi quantità di energia da combustibili fossili per funzionare.

 

Ma la rimozione e la cattura della CO2 comportano il temuto "rischio morale": se abbiamo la tecnologia, perché preoccuparsi della decarbonizzazione?

Perché disturbarsi a installare pannelli solari e turbine eoliche se possiamo semplicemente annullare le nostre emissioni di CO2?

"Dove non è assolutamente utile – e anzi è controproducente – è come stratagemma per le pubbliche relazioni.

 È quello che stiamo vedendo soprattutto oggi – afferma “Jonathan Foley”, direttore esecutivo di “Project Drawdown”, un'organizzazione che si occupa di azioni a favore del clima –;

è diventato un argomento usato dalle grandi aziende petrolifere”.

In effetti, invece di chiedere un'eliminazione graduale dai combustibili fossili come speravano scienziati e attivisti per il clima, l'accordo di Cop28 parla di una transizione, un risultato cha fa più felici le società petrolifere (non va dimenticato, poi, che l'utilizzo dei combustibili fossili non produce solo gas a effetto serra, ma anche inquinamento atmosferico particolato, responsabile di un decesso su cinque a livello globale).

 

L'opzione naturale.

Come alternativa,” Foley” indica l'altra tecnica di rimozione del CO2, quella naturale.

Da centinaia di milioni di anni, gli alberi aspirano l'anidride carbonica e la immagazzinano nei loro tessuti.

L'idea dietro le "soluzioni basate sulla natura" è quella di proteggere il maggior numero possibile di ecosistemi, in particolare le zone umide e le foreste pluviali come l'Amazzonia, in modo che possano rimuovere naturalmente la CO2 dall'atmosfera.

Purtroppo, però, l'uomo sta andando nella direzione opposta:

 l'Amazzonia è ormai talmente degradata a causa della deforestazione che alcune sue parti stanno passando da bacino di CO2 a fonti del gas.

Mentre con il Dac la rimozione della CO2 è facilmente quantificabile, inoltre, la natura funziona in modo meno schematico.

Gli scienziati stanno ancora cercando di capire quanta CO2 può essere immagazzinata in un determinato ecosistema e per quanto tempo.

E se la Dac può immagazzinare la CO2 nel sottosuolo, bloccandola a lungo termine, l'alternativa naturale non è altrettanto sicura.

Se si ripristina una foresta per poi distruggerla a causa degli incendi, che stanno diventando sempre più potenti con il riscaldamento globale, la CO2 infatti ritorna immediatamente nell'atmosfera.

(Come è possibile che persone normali possano sostenere che la Co2 possa frequentare gli alti ambienti atmosferici pur essendo più pesante dell’aria che respiriamo? N.D.R.)

Per affrontare il problema, i ricercatori stanno perseguendo approcci ibridi che combinano ingegneria e natura.

 Rimane però il fatto, come sottolinea” Foley”, che affidarsi alla rimozione della CO2 rischia di far perdere di vista l'obiettivo finale, ovvero ridurre le emissioni.

"Penso che dobbiamo avere una posizione più sfumata in questo dibattito, spiegando che esiste una rimozione della CO2 dannosa e che esiste una rimozione della CO2 utile – commenta –.

Ma a prescindere da tutto, il 90-95-99 per cento forse del lavoro vero e proprio sarà comunque quello di ridurre le emissioni, indipendentemente da ciò che si pensa sulla rimozione del CO2".

 

 

 

 

Clima, le emissioni di CO2

continuano a crescere.

 

Ilbolive.unipd.it - Lorenzo Ciccarese – (14 – 3 -2019) – ci dice:

 

  Inquinamento.

Dall’inizio della rivoluzione industriale (che si fa coincidere con l’invenzione della macchina a vapore, nella seconda metà del 18° secolo) a oggi, la combustione di quantità crescenti di carbone, petrolio e gas e dall’industria, insieme alla distruzione delle foreste e alla trasformazione di uso del territorio, ha causato l’accumulo in atmosfera di anidride carbonica (CO2) e altri gas, come metano, biossido di azoto e altri gas di origine industriale.

Nel 2018 la concentrazione atmosferica di CO2 ha superato 408 parti per milione, il 45% in più della concentrazione all’inizio della rivoluzione industriale e il 31% in più rispetto a 60 anni fa.

Ne è risultata una continua alterazione della fisica e della chimica dell’atmosfera, che ha portato all’effetto serra, al riscaldamento globale e al caos climatico che abbiamo di fronte.

(Tra i gas serra vi è solo la CO2 che è più pesante dell’aria! N.D.R.)

Le emissioni di gas-serra sono aumentate ogni decennio da una media di 11,4 miliardi di tonnellate (Gt)cdi CO2 l’anno negli anni '60 a una media di 34,4 GtCO2 l’anno nel periodo 2008-2017.

 Le emissioni nel 2017 avevano raggiunto 36,2 GtCO2, di cui il 40% era dovuto alla combustione del carbone, il 35% del petrolio, il 20% del gas, il 4% del cemento e l’1% del flaring, in leggera crescita rispetto al triennio 2014-2016, durante il quale c’era stata una pausa al trend di crescita delle emissioni di gas-serra. 

Questa pausa aveva fatto sperare che si fosse raggiunto il picco delle emissioni clima-alteranti e che le politiche globali di riduzione delle emissioni basate sul progresso delle fonti rinnovabili di energia e dell’efficienza energetica, sui trasporti, sui rifiuti e su una migliore gestione del territorio, avrebbero piegato la curva delle emissioni verso il basso, fino ad annullarle, il prima possibile.

Questa speranza era solo un desiderio.

Alla fine del 2018 un articolo sulla rivista “Earth System Science Data” di un gruppo di ricercatori del “Global Carbon Project”, pubblicato in concomitanza con l’avvio del vertice sul clima (COP24) delle Nazioni Unite a Katowice (Polonia), ci ha detto che nel 2018 le emissioni di gas-serra da fonti fossili di energia e dall'industria hanno ripreso la loro corsa, aumentando del 2,7% rispetto al 2017 e raggiungendo la cifra record di 37,1 miliardi di tonnellate di CO2 equivalente, GtCO2eq.

(Ma cosa si intende per “equivalente” se la Co2 non può raggiungere la serra dei gas serra in quanto più pesante dell’aria? N.D.R.)

Evoluzione delle emissioni di anidride carbonica equivalente (CO2eq) in atmosfera (1960-2018). (Fonte: Global Carbon Project)

 

Mentre nell’Unione Europea i gas serra sono rimasti pressoché stabili, in quasi tutti gli altri Paesi del mondo le emissioni sono cresciute, contribuendo, in misura diversa, alla crescita delle emissioni globali di gas-serra:

la Cina (+ 4,7%), gli Stati Uniti (+2,5%) e l’India (+6,3%). 

Gran parte dell’aumento è stato attribuito al maggior numero di veicoli sulle strade e alla ‘rinascita’ del carbone per la produzione di energia.

 

Emissioni annuali CO2 da combustibili fossili per principali Paesi emettitori e per il resto del mondo (1959-2018), in miliardi ti tonnellate di CO2 l’anno (GtCO2 a-1). Per il 2018 i dati sono stime preliminari.

 (Fonte: Global Carbon Project)

A questa cifra occorre poi aggiungere 4,5 miliardi di tonnellate di “CO2eq” che derivano dalla distruzione e degradazione delle foreste e da altre forme di trasformazione d’uso del suolo avvenute nel 2018, in leggera riduzione rispetto al 2017 e alla media del decennio 2008-2017 (5,3 GtCO2). 

il 12% di tutte le emissioni. 

Pertanto, le emissioni nel 2018 delle attività umane (combustibili fossili, industria, cambiamento dell'uso del suolo) sono state pari a 41,6 GtCO2 .

 

 

Emissioni annuali di carbonio (C) da combustibili fossili e trasformazioni di uso del suolo (land-use change) (1900-2018), in miliardi ti tonnellate di C l’anno (GtCO2 a-1). Per il 2018 i dati sono stime preliminari.

(Fonte: Global Carbon Project).

 

Per effetto del “rilascio in atmosfera” di questa enorme quantità di gas, nel 2018 la concentrazione di CO2 in atmosfera è cresciuta ancora, fino alla quota record di 410 ppm (parti per milione), il 44% in più rispetto ai livelli preindustriali.

L’Accordo di Parigi, il trattato Onu sottoscritto da 197 Paesi (tra cui l’Italia) all’interno del processo negoziale avviato con l’approvazione della “Convenzione ONU sui cambiamenti climatici” (UNFCCC), impegna i governi a mantenere l’aumento della temperatura media globale “ben al di sotto di 2 °C rispetto ai livelli preindustriali e di proseguire gli sforzi per limitarlo a 1,5 °C”. 

Il processo UNFCCC in breve e gli impegni UE.

La risposta politica internazionale ai cambiamenti climatici è iniziata con l'adozione, nel 1992, della “Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici” (UNFCCC).

  L’UNFCCC definisce il quadro giuridico e i principi fondamentali per la cooperazione internazionale con lo scopo di affrontare i cambiamenti climatici e con l'obiettivo di stabilizzare le concentrazioni atmosferiche di gas serra per evitare "pericolose interferenze antropogenica sul sistema climatico".

 

La Convenzione, entrata in vigore il 21 marzo 1994, conta sulla partecipazione di 197 nazioni (Parties nel gergo UNFCCC). 

Al fine di rafforzare l'efficacia dell'UNFCCC, nel dicembre 1997 fu adottato il protocollo di Kyoto.

Esso impegna i Paesi industrializzati e i Paesi in transizione verso un'economia di mercato (38 Paesi complessivamente, tra cui l’Italia) a conseguire obiettivi quantificati di riduzione delle emissioni per un paniere di sei gas a effetto serra (anidride carbonica, metano, ossido di azoto e tre gas di origine industriale).

 Il protocollo di Kyoto è entrato in vigore il 16 febbraio 2005 e conta 192 parti. Il primo periodo di impegno ha avuto luogo dal 2008 al 2012.

Nel 2012, fu approvato il” Doha Emendment”, il quale ha stabilito impegni più stringenti per il secondo periodo di impegno del protocollo di Kyoto, dal 2013 al 2020. 

Per entrare in vigore, il “Doha Emendment” richiedeva un quorum di 144 ratifiche dalle Marti.

Ad oggi, solo 121 Parti lo hanno ratificato.

 

Nel mese di dicembre 2015, le parti hanno adottato l'Accordo di Parigi.

Secondo i termini dell'accordo, tutti i Paesi presenteranno i propri impegni nazionali di riduzione del carico di gas-serra in atmosfera (in gergo Nationally Determined Contributions, o NDC) e i progressi ottenuti in materia di mitigazione, adattamento.

  I mezzi di attuazione saranno rivisti ogni cinque anni dopo aver eseguito un inventario globale dei risultati ottenuti.

L'accordo di Parigi è entrato in vigore il 4 novembre 2016 e, ad oggi, 184 nazioni hanno ratificato l’accordo.

 

Complessivamente gli “NDC” dei Paesi UE mirano a ridurre le emissioni di gas a effetto serra di almeno il 40% entro il 2030 rispetto a quelle registrate nel 1990, nell'ambito del più ampio quadro 2030 su clima e energia.

Tutta la legislazione fondamentale per l'attuazione dell'obiettivo relativo alle emissioni 2030 è già stata adottata, compresi gli obiettivi più ambiziosi da conseguire entro il 2030 in materia di energie rinnovabili ed efficienza energetica.

Qualora fosse pienamente attuata, la normativa EU potrebbe portare a una riduzione delle emissioni di gas serra dell'UE di circa il 45% entro il 2030.

Agli inizi di ottobre 2018 l’”Intergovernmental Panel on Climate Chang”e (IPCC), la massima autorità scientifica mondiale sui cambiamenti climatici, ha pubblicato una sintesi del rapporto “Global Warming of 1.5°C” in cui, inter alia, ha confermato che dall’inizio dell’Ottocento a oggi il pianeta si è già riscaldato di 1°C; che si sta avviando pericolosamente a superare la soglia di un riscaldamento di 1,5°, enucleando le conseguenze che ciò potrebbe avere sul sistema climatico: eventi meteo estremi (ondate di calore, siccità prolungate, alluvioni, uragani, ecc.) sempre più catastrofici, frequenti ed estesi; scioglimento dei ghiacciai polari e alpini (e conseguenti impatti sulla disponibilità di acqua, sull’industria e sul turismo); distruzione e degradazione di habitat (in particolare di quelli più vulnerabili, come le barriere coralline e le aree umide); riduzione delle produzioni agricole; incendi più frequenti ed estesi;  innalzamento del livello del mare; povertà e migrazioni; estinzione di molte specie animali e vegetali.

 

Al ritmo attuale di emissioni di gas-serra, la Terra raggiungerebbe e supererebbe la soglia di 1,5°C di riscaldamento tra il 2030 e il 2052.

 Un ulteriore riscaldamento porterebbe il pianeta verso scenari climatici, anche per gli scienziati, ‘sconosciuti’.

Più aumenta la temperatura più alti sono i rischi che s’inneschino effetti retroattivi (nel gergo: feedback positivi) devastanti:

scioglimento dei ghiacciai polari e conseguente riduzione della superficie del pianeta che riflette il calore solare fuori dall’atmosfera (albedo); scioglimento del permafrost e conseguente rilascio di enormi masse di metano, un gas molto riscaldante; la perdita di vitalità del vortice polare, che potrebbe contribuire a rendere inarrestabile il caos climatico.

L’IPCC sostiene che per stabilizzare il clima ed evitare la catastrofe occorre dimezzare il livello attuale delle emissioni di gas-serra entro il 2030 e azzerarle entro il 2050.

 Ciò significa che, da subito, dovremmo tagliare le emissioni di gas-serra di oltre un miliardo di tonnellate di CO2 l’anno.

Ciò implica che abbiamo bisogno di un grande balzo delle fonti rinnovabili nella offerta globale d’energia.

 Entro il 2050 una quota compresa tra il 70% e l’85% della domanda mondiale di energia elettrica dovrà essere prodotta da eolico, solare, biomasse e altre rinnovabili

. Il resto lo dovranno fare gli oceani e le foreste e gli ecosistemi naturali, ai quali è richiesto di assorbire anidride carbonica (e che quindi bisogna proteggerli) e le nuove tecnologie d’ingegneria geologica.

 L’IPCC dice che non rimane molto tempo e che occorre agire subito, anche perché molti dei cambiamenti potrebbero richiedere decenni per avere un impatto globale aggregato.

In questi anni ci sono stati progressi importanti, in tempi relativamente rapidi, anche se a macchia di leopardo, verso la decarbonizzazione e la transizione delle società e delle economie verso l’energia pulita e 100% rinnovabile.

Purtroppo, come ritengono i ricercatori del “Global Carbon Project”, ulteriori aumenti delle emissioni nel 2019 sono ritenuti probabili, a causa della persistente crescita del petrolio e dell'uso di gas naturale e della forte crescita prevista per l'economia globale.

L'uso del carbone è notevolmente diminuito negli ultimi anni, avendo potenzialmente raggiunto il picco, ma la sua traiettoria futura rimane incerta. Nonostante i progressi positivi in 19 Paesi le cui economie sono cresciute nell'ultimo decennio e le loro emissioni sono diminuite, la crescita dell'uso di energia da fonti di combustibili fossili supera ancora l'aumento di fonti e di attività a basse emissioni di carbonio.

 

Una solida economia globale, un'insufficiente riduzione delle emissioni nei paesi sviluppati e la necessità di un maggiore uso di energia nei paesi in via di sviluppo in cui le emissioni pro capite rimangono molto al di sotto di quelle delle nazioni più ricche continueranno a esercitare pressioni al rialzo delle emissioni di CO2.

Le emissioni massime si verificheranno solo quando le emissioni totali di CO2 fossile inizieranno finalmente a diminuire, nonostante la crescita del consumo energetico globale, con la sostituzione della produzione di energia fossile con tecnologie a bassa o nulla produzione di carbonio in rapida crescita.

 

Ci si aspettava che i nuovi dati sulla ripresa delle emissioni annunciati a Katowice dai ricercatori del Global Carbon Project potessero dare una spinta ai governi che si preparavano al negoziato del vertice sul clima.

Le aspettative dalla COP24 erano tante. Katowice era l'ultima tappa per approvare il Programma di lavoro dell'Accordo di Parigi (Paris Agreement Working Programme, o PAWP) e renderlo operativo. Le nazioni si erano imposte questa scadenza nel 2016, subito dopo le ratifiche da parte di Cina e Stati Uniti (avvenute un mese prima della elezione di Donald Trump) dell’Accordo di Parigi, che avevano consentito di raggiungere un quorum minimo di Paesi e di emissioni di gas-serra per l'entrata in vigore dell’Accordo stesso.

 

Purtroppo, a parte l’approvazione di un documento che definisce le regole per le nazioni per misurare, riferire e verificare i loro sforzi di riduzione delle emissioni di gas-serra, non è stato deciso molto di più.  Anche se le nazioni faranno bene il loro compito, rispettando gli impegni e le regole finora sottoscritte, in mancanza d’impegni più stringenti e in linea con le indicazioni dell’IPCC, il global warming continuerà la sua corsa, arrivando a +3°C.

 

La COP24 ha dunque fallito nel fare proprie le raccomandazioni rivolte alla politica dal rapporto dell’IPCC, che avrebbero meritato una diversa accoglienza da parte dei governi presenti a Katowice.

Ancora una volta, nella città polacca sono emersi i limiti della diplomazia e del processo negoziale nel complesso di fronte all’atteggiamento di Paesi come Russia, USA, Kuwait, Arabia Saudita Australia e Brasile, che intendono ritardare se non ostacolare il percorso per raggiungere gli impegni sottoscritti a Parigi.  Preoccupazioni sul destino del processo multilaterale arrivano anche dalla posizione timida tenuta a Katowice da tre Paesi chiave nelle politiche climatiche: la Gran Bretagna, distratta dalla Brexit; la Francia, alle prese con le proteste dei “Gilet Gialli”; la Germania, alle prese con le proprie difficoltà di abbandonare il carbone.

Cosa succederà ora?

Io continuo a non credere che i governi nazionali e locali, le organizzazioni non-statali e i cittadini vorranno permettere un aumento senza controllo dell’effetto serra e del riscaldamento globale.

Le risposte alla crisi climatica sono possibili, sia tecnicamente sia economicamente, in tutti i settori, dalla produzione di energia a quella agricola, dai trasporti alla gestione dei rifiuti.

Purtroppo, molte persone, inclusi molti decisori politici, continuano a pensare che la protezione del clima e dell’ambiente sia incompatibile con la crescita economica. Viceversa il passaggio a un'economia a basse emissioni di carbonio non è solo positivo per il clima, lo è anche per l'economia.

 Una ricerca pubblicata nel 2018 dalla Commissione Globale sull'Economia e il Clima, guidata dal noto economista “Nicholas Stern”, dimostra come un new deal per affrontare i cambiamenti climatici possa aprire una nuova era di crescita economica, solida, sostenibile e inclusiva:

almeno 26 mila miliardi di dollari USA tra oggi e il 2030, più di 65 milioni di posti di lavoro a basse emissioni di carbonio, con il co-beneficio di limitare le oltre 700.000 morti premature l’anno dovute all'inquinamento atmosferico.

 Diversi Stati, sia in paesi industrializzati sia in via di sviluppo hanno affermato che la transizione verso un'economia a basso tenore di carbonio deve essere al centro dell'agenda di rivitalizzazione e di sviluppo delle economie.

 La Banca Mondiale investirà 200 miliardi di dollari USA per combattere i cambiamenti climatici.

Oggi le energie rinnovabili costituiscono almeno il 30% dell'approvvigionamento mondiale di energia elettrica e sono in continuo aumento.

Nel 2017 l'energia rinnovabile ha contribuito per il 70% alla crescita netta della capacità di generazione d’energia globale, il più grande aumento della capacità di energia rinnovabile nella storia moderna, secondo il Global Status Report Renewables 2018 di REN21.

Ma i settori del riscaldamento, del raffreddamento e dei trasporti - che insieme rappresentano circa i quattro quinti della domanda globale di energia finale - continuano a rimanere molto indietro rispetto al settore energetico.

 

La nuova capacità solare fotovoltaica ha raggiunto livelli record: le aggiunte solari fotovoltaiche sono aumentate del 29% rispetto al 2016, a 98 GW.

Nel sistema elettrico è stata aggiunta più capacità di generazione di energia solare fotovoltaica rispetto alle aggiunte nette di capacità di carbone, gas naturale e energia nucleare combinate.

L'energia eolica ha anche guidato l'adozione delle energie rinnovabili con 52 GW aggiunti a livello globale.

 

Nel 2017 gli investimenti in nuovi impianti di energia rinnovabile sono stati più del doppio di quelli in nuovi impianti di combustibili fossili e dell'energia nucleare messi insieme, nonostante i grandi sussidi di cui gode l’industria energetica fossili.

Oltre due terzi degli investimenti nella produzione di energia elettrica sono stati sulle rinnovabili, grazie alla crescente competitività in termini di costi.

 E secondo gli esperti la quota di energie rinnovabili nel settore della produzione di energia elettrica dovrebbe continuare a salire.

 

Il settore finanziario ha avviato un percorso nuovo di distribuzione del capitale e mobilita già ora oltre 1 trilione di dollari l'anno per l'azione rivolta ad affrontare la questione climatica.

 La maggior parte degli investimenti viene dal settore privato.

 I governi, le banche private e i creditori come la Banca Mondiale devono emettere quote crescenti di "obbligazioni verdi" per finanziare gli sforzi di mitigazione del clima.

Gli analisti ritengono che entro il mercato annuale aumenterà di 10 volte gli 81 miliardi di dollari di obbligazioni emesse nel 2016.

 

Il percorso verso la decarbonizzazione è dunque già segnato. 

 

Quello che è mancato (e che serve in futuro) è la volontà politica di indirizzare l’economia verso un modello a basso livello di carbonio (Co2). 

Quando gli Stati Uniti entrarono nella seconda guerra mondiale, nel 1941, in pochi mesi passarono da un'economia civile a una militare.

In un anno, la General Motors ha sviluppato e costruito 1.000 aerei Avengere 1.000 aerei Wildcat.

 Appena un anno dopo la società Pontiac ricevette un contratto dalla Marina Militare USA per costruire missili anti-aereo e da allora ha iniziato a fornire il prodotto agli eserciti di tutto il mondo.

Alla fine della seconda guerra mondiale l’Italia era un Paese profondamente ferito, stanco e sfiduciato, senza prospettive.

Quarant’anni dopo era diventato uno dei sette Paesi più industrializzati al mondo, con un tenore di vita tra i più alti del mondo.

 

Questi due casi dimostrano che quando la volontà politica esiste è possibile attuare un cambio radicale (transfomational change) delle economie, anche nella direzione della sostenibilità ambientale, come vuole l’Agenda 2030 dell’ONU per lo sviluppo sostenibile e delle strategie europee sull’economia low-carbon e circolare.

Alcuni esperti dei negoziati hanno sostenuto che il ruolo delle organizzazioni non-statali (operanti in tutti i settori, dall’agricoltura alla finanza) e la crescita di tecniche e tecnologie energetiche e produttive verso forme più pulite e sostenibili farebbero molto di più per superare lo stallo a cui è giunta la politica climatica multilaterale e i complicati trattati internazionali.  Ne sono esempio Paesi come la Cina e l’India, che stanno andando avanti con le energie rinnovabili per ragioni interne, non perché hanno firmato un accordo.

 

Con o senza i governi, dunque, la strada è segnata .

La prossima COP, che si svolgerà in Cile alla fine del 2019, dovrà possibilmente risolvere gli ultimi nodi lasciati irrisolti a Katowice e iniziare a lavorare sui futuri obiettivi di progressivo azzeramento delle emissioni.

 Ma la tappa decisiva sarà la Conferenza delle Parti 2020 (che l’Italia ha proposto ospitare), quando i Paesi dovranno rispettare la scadenza per i loro attuali impegni in materia di emissioni e produrre nuovi obiettivi per il 2030 e post-2030.

Possibilmente ascoltando le grida di allarme della comunità scientifica e le loro indicazioni per procedere verso una decarbonizzazione delle società e verso una giustizia climatica. 

Spetta ora ai decisori politici tradurre gli avvertimenti e le indicazioni dell’IPCC in azioni concrete.

E non sarà facile.

La produzione di petrolio continua la sua corsa e, per la prima volta nella storia, è vicina a 100 milioni di barili al giorno.

 L'industria petrolifera si attende che la domanda salga fino al 2030.

 In Germania, la cui transizione energetica è un modello per il mondo, i manifestanti sono stati malmenati dalla polizia mentre cercavano di difendere la famosa foresta di “Hambacher “dalla minaccia d’una miniera a cielo aperto di lignite, la forma più sporca di carbone.

Nel 2017 il Canada ha raddoppiato gli investimenti per l’estrazione di sabbie bituminose, la fonte di petrolio più sporca.

Sempre il Canada ha annunciato la realizzazione di un nuovo terminal di gas naturale liquefatto da 40 miliardi di dollari.

La Gran Bretagna sta portando avanti il gas fracking.

La Norvegia continua l’esplorazione petrolifera nell'Artico.

 L’Italia prosegue con il progetto Trans-Adriatic Pipeline (TAP), il gasdotto trans-adriatico che trasporta gas estratto in Azerbaijan, attraverso Grecia, Albania e Mar Adriatico sulle coste salentine, per essere bruciato per produrre energia.

In un anno in cui l’energia, viceversa, dovrebbe essere prodotta da fonti rinnovabili.

Infine, un pezzo d’informazione. Un giorno dopo la presentazione del rapporto dell’IPCC, i giudici della Corte d'Appello dell’Aia hanno confermato una precedente sentenza di condanna del governo olandese, invitandolo ad accelerare i tagli delle emissioni di carbonio.

I giudici hanno stabilito che la gravità e la portata della crisi climatica richiedevano riduzioni di gas serra di almeno il 25% entro il 2020 - misurate rispetto ai livelli del 1990 - superiori al calo del 17% previsto dal governo liberale di “Mark Rutte”.

 

La sentenza metterà il vento nelle vele di una serie di casi analoghi in programma in tutto il mondo, dalla Norvegia alla Nuova Zelanda e dal Regno Unito all'Uganda.

 I paesi hanno l'obbligo di proteggere i loro cittadini dai cambiamenti climatici i governi non possono più fare promesse che non soddisfano.

 

 

 

 

Cosa sono e come si misurano

le emissioni di CO2.

 Pulsee.it – (05/10/2023) – Redazione – ci dice:

 

Quando si parla di emissioni di CO2 si fa riferimento alle emissioni di anidride carbonica che viene rilasciata nell’aria come rifiuto della combustione di gas naturale, carbone e altri materiali.

È un gas inodore e incolore che di per sé non rappresenta un problema.

 Il punto è che la specie umana per il proprio sostentamento ne sta producendo una quantità dannosa per la salute della terra e l’umanità stessa.

La più grande conseguenza negativa delle emissioni di CO2

Le emissioni di CO2, con l’alta produzione di gas, petrolio e carbone nel tempo hanno creato una patina invisibile intorno alla Terra.

 Questo strato trattiene il calore, e con gli anni ha portato a creare il cosiddetto effetto serra che sta contribuendo al cambiamento climatico, anzi ne è la principale causa.

Al giorno d’oggi pertanto sta diventando sempre più importante adottare uno stile vita sostenibile, attento all’ambiente ed ecologico.

 

Le preoccupazioni delle istituzioni, che con gli obiettivi 2030 stanno cercando di ridurre le emissioni sono evidenti, ma non servono loro a ricordarci quanto sia importante fare delle scelte consapevoli giornalmente.

Le conseguenze le vediamo con i nostri occhi ogni giorno che passa, con le stagioni che non sono più nettamente definite, ghiacciai che si sciolgono, eventi atmosferici gravosi sempre più frequenti e altre conseguenze che influiscono negativamente sulla nostra sicurezza ma anche sulla nostra salute, per non parlare del danno alla biodiversità che sta portando sempre più specie ad essere in via d’estinzione.

Conoscere l’inquinamento provocato dalle proprie azioni e decisioni quotidiane permette di essere più consapevoli, ma non sempre prendere scelte sostenibili è facile.

 Esiste infatti un parametro importante da considerare che è la “Carbon Footprint.”

Cos’è la “carbon footprint”.

La carbon footprint, letteralmente “impronta di carbonio”, è una misura che esprime l’”impronta delle emissioni di CO2” legate alla produzione di un prodotto o all’erogazione di un servizio.

È possibile infatti stabilire il “quantitativo di gas serra che viene emesso per produrre un prodotto”, dalla sua realizzazione al momento del suo smaltimento.

 

Per poter misurare le emissioni di CO2 (supposte) vengono prese in analisi diverse sostanze (definite inquinanti climateranti) che sono in grado di alterare il clima contribuendo al suo cambiamento.

 Queste sostanze, con un alto grado di inquinamento, sono state definite dal protocollo di Kyoto del 1997 come GHG, ovvero “Greenhouse gases”.

 

I principali gas che contribuiscono alla creazione della carbon footprint sono:

anidride carbonica (co2); metano (ch4); protossido d’azoto (n2o); esafluoruro di zolfo (sf6); idrofluorocarburi (HFCs); perfluorocarburi (PFCs); trifluoruro di azoto (NF3).

Come si misura la “carbon footprint”.

L’impronta delle emissioni di CO2 viene calcolata tenendo in considerazione” i gas serra di un prodotto o di un servizio”, che vengono quantificati sulla base del loro contributo al cambiamento del clima.

 

Il parametro che viene utilizzato è il “CO2eq “ovvero l’impronta di carbonio in termini di “anidride carbonica equivalente” calcolato sulla base del “Global Warming Potential”.

Questa misura permette di capire l’impatto ambientale mostrando quanto calore mantiene nell’atmosfera un gas serra comparato con quello intrappolato dalla massa di anidride carbonica.

Le fasi nella produzione di un prodotto che vengono analizzate per capire la carbon footprint sono:

estrazione delle materie prime; lavorazione delle risorse; produzione del bene; imballaggio e trasporto; utilizzo da parte del consumatore; smaltimento.

Come ridurre la carbon footprint con le scelte quotidiane.

Per contribuire a ridurre le” emissioni supposte di CO2 nel mondo”, esistono diversi approcci che si possono seguire e tutti partono da una consapevolezza di quanto le nostre scelte quotidiane influiscono direttamente sull’”abbassamento dell’inquinamento e della carbon footprint”.

 

Prima di tutto è importante scegliere prodotti e servizi da aziende che si impegnano giornalmente nella rivoluzione verde, come per esempio optare per una macchina elettrica o una mobilità condivisa, cibo a km0 o un’offerta di luce e gas da fornitori di energia proveniente da fonti rinnovabili.

Altri consigli per uno stile di vita più sostenibile:

aumentare l’efficienza energetica della casa; usare con moderazione riscaldamento e condizionatore; comprare prodotti usati; acquistare cibi e prodotti locali; fare correttamente la raccolta differenziata.

(Dato che la Co2 non può restare nell’atmosfera in quanto più pesante dell’aria, è stato inventato (dalla mafia della Co2) il “carbon footprint” e sulla quantità supposta e non esistente di Co2 si percepiscono quantitativi incredibili di denaro. Queste somme di denaro servono a rendere adoranti e fedeli i percettori del denaro “vero” relativo alla “Co2eq”! N.D.R.)

 

 

 

 

 

Emissioni Co2 auto:

calcolo e cosa sono

Ayvens.com – (31-1 – 2023) – Redazione – ci dice:

Per ridurre l’inquinamento atmosferico è importante sapere come si calcolano e in che modo diminuire le emissioni di CO2 delle auto.

Come calcolare e ridurre le emissioni di CO2.

Come funziona il calcolo delle emissioni di CO2 delle auto.

Le migliori soluzioni per la riduzione delle emissioni di CO2 dei veicoli.

Le emissioni di CO2 delle auto sono tra i principali responsabili dell’effetto serra e dell’inquinamento dell’aria nelle aree urbane.

Scopriamo cosa sono esattamente le emissioni di anidride carbonica e di altri gas nocivi dei veicoli, per capire meglio come si calcolano e quali sono le soluzioni per ridurle.

 

Emissioni-co2-auto.

Cosa sono le emissioni di CO2 delle auto.

L’anidride carbonica è un gas normalmente presente nell’atmosfera, però in quantità piuttosto limitate.

La CO2, infatti, contribuisce all’effetto serra, in quanto influisce sulla termoregolazione del Pianeta.

Una quantità eccessiva di questo gas provoca il riscaldamento del clima terrestre, con ricadute negative sulla biosfera naturale.

(Ma chi sono i cretini che lo affermano? N.D.R)

Dalla rivoluzione industriale ad oggi le emissioni umane di CO2 sono aumentate in modo considerevole, a causa del crescente utilizzo dei combustibili fossili.

La globalizzazione (e i suoi profeti. N.D.R.) ha portato a livelli record di anidride carbonica nell’atmosfera, oltre alla concentrazione di altri gas altrettanto nocivi come il metano e il protossido d’azoto.

Il settore dei trasporti è uno dei principali responsabili delle emissioni di CO2, infatti secondo l’”Agenzia Europea dell’Ambiente” produce circa un quarto dell’anidride carbonica in Europa, di cui il 71,7% proviene dalla circolazione stradale dei veicoli.

La CO2 emessa dalle auto è dunque un problema molto serio, per questo motivo le istituzioni europee e nazionali hanno previsto degli appositi programmi di riduzione delle emissioni di anidride carbonica.

Quali sono gli effetti delle emissioni CO2 delle auto?

Le emissioni di CO2 prodotte dalle auto causano un forte impatto ambientale:

•         compromettono lo strato di ozono che protegge la Terra dai raggi solari ultravioletti, accelerando fenomeni come lo scioglimento dei ghiacci e l’esposizione ai pericolosi raggi UV;

•         incrementano il surriscaldamento terrestre, favorendo l’aumento di temperatura del clima del Pianeta principale causa del cambiamento climatico;

•         peggiorano la qualità dell’aria che respiriamo, un fenomeno molto intenso specialmente nelle grandi città, aumentando il rischio di malattie.

Per questo motivo l’UE ha messo a punto il “Green Deal europeo”, una “strategia folle” che prevede l’abbandono graduale dei combustibili fossili sostituendoli con fonti energetiche rinnovabili ed ecologiche (facile a dirsi ma non a farsi! N.D.R.)

 Allo stesso tempo, il target sulle emissioni CO2 dei veicoli prevede una riduzione del 30% per gli autocarri entro il 2030, con una diminuzione del 55% per le auto entro il 2030 e la condizione di emissioni zero entro il 2035.

Quali sono i livelli di emissioni CO2 consentiti?

Per raggiungere gli obiettivi europei sono disponibili diverse agevolazioni per le auto green elettriche e ibride. In particolare, tra i benefici per i veicoli elettrici in Italia molte Regioni offrono:

•         esenzione dal bollo auto da 3 a 5 anni in base a quanto previsto dalla singola regione italiana;

•         accesso gratuito alle ZTL come l’Area B di Milano, con la possibilità di circolare liberamente in genere previa registrazione della targa;

•         la possibilità di parcheggiare nelle strisce blu senza pagare, usufruendo di posti gratuiti per lo stazionamento del veicolo.

Al contrario, sono previste restrizioni alla circolazione per i veicoli più inquinanti, come il blocco alle auto diesel applicato in diverse città italiane.

Inoltre, i produttori dovranno rispettare limiti stringenti alle emissioni di CO2, con valori entro i 95 g/Km dal 2021 e non oltre 59 g/Km dal 2030.

Il calcolo delle emissioni di CO2 dei veicoli.

Le restrizioni alla CO2 delle auto rendono sempre più importante conoscere quanto inquina la propria vettura, valori che influiscono sulla sostenibilità ambientale, sulla mobilità e sui costi di gestione.

Oltre alle limitazioni alla circolazione, infatti, i veicoli più inquinanti sono soggetti al Superbollo, una tassa aggiuntiva prevista per le auto più potente e meno ecologiche.

Il calcolo delle emissioni CO2 è abbastanza semplice, in quanto basta prendere il valore indicato dal costruttore e moltiplicarlo per i chilometri percorsi in media in un anno.

Il dato viene fornito in grammi per chilometro (g/Km), ed è riferito al ciclo combinato secondo i nuovi standard WLTP.

Ovviamente, alcuni fattori come lo stile di guida e le condizioni del veicolo fanno aumentare o diminuire le emissioni di anidride carbonica della propria auto, perciò bisogna prestare attenzione ad alcuni accorgimenti.

 Ad esempio, è importante evitare accelerazioni e frenate brusche, non tenere oggetti inutili che incrementano il peso e usare con parsimonia il climatizzatore.

Esempi di calcolo delle emissioni di CO2 delle auto.

Per capire meglio vediamo alcuni esempi pratici, ipotizzando il calcolo delle emissioni di CO2 di veicoli diesel, benzina, GPL, metano e ibridi.

I dati sono presi dall’edizione 2022 della Guida sul risparmio di carburante e sulle emissioni di CO2 delle autovetture, realizzata dai Ministeri dello Sviluppo Economico, della Transizione Ecologica e delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili, tenendo conto delle emissioni CO2 del libretto.

Emissioni CO2 auto diesel:

•         Alfa Romeo Stelvio 2.2 Turbo D 160 cv aut 4WD Super Business 145-147 g/Km;

•         Audi Q3 2.0 110 kW aut 127-151;

•         BMW 220d berlina 4p aut 126-147 g/Km;

•         Fiat Tipo 1.6 Multijet E6d-final 113-125 g/Km;

•         Mercedes-Benz C 220d aut 130-149 g/Km.

Emissioni CO2 auto benzina.

•         Audi A3 Sportback 1.5 110 kW MEC 115-154 g/Km;

•         BMW 318i berlina 4p aut 143-165 g/Km;

•         Citroen C5 Aircross PureTech 130 S&S 130-155 g/Km;

•         DS DS3 Crossback PureTech 100 cv 120-141 cv;

•         Ford Tourneo Connect Titanium 114 cv aut 5p 149-160 g/Km.

Emissioni CO2 auto GPL.

•         Dacia Duster 4X2 1.0 TCe 100 cv ECO-G 142-145 g/Km;

•         Fiat Panda 1.2 69HP MT 122-123 g/Km;

•         Hyundai i10 GPL 1.0 MPI due volumi 5p 110 g/Km;

•         Kia Stonic Style 1.2 82 cv GP sw man 5p 114-125 g/Km;

•         Lancia Ypsilon Gold 5p 1.2 69 cv MT5 122-140 g/Km.

Emissioni CO2 auto ibride (mild e full hybrid)

•         Alfa Romeo Tonale Hybrid 1.5 130 cv aut Super 127-135 g/Km;

•         Ford Kuga ST-Line 190 cv aut 5p 124-146 g/Km;

•         Jaguar E-Pace 23MY 2.0 I4 200 cv AWD Automatico 200-218 g/Km;

•         Land Rover Range Rover Evoque 23MY 2.0 I4 249 cv AWD automatico 201-217 g/Km;

•         Renault Captur Intens TCe 140 cv 130-133 g/Km.

Emissioni CO2 auto ibride plug-in.

•         Audi Q3 e-tron 1.4 110 kW aut 35-52 g/Km;

•         BMW X3 xDrive30e sw 4p aut 4WD 44-60 g/Km;

•         Citroen C5X Hybrid Plug-in 225 E-EAT8 aut 27-34 g/Km;

•         Hyundai Ioniq 1.6 PHEV DCT 5p 26 g/Km;

•         Jeep Renegade Limited 1.3 190 cv AT6 41-45 g/Km.

Riduzione delle emissioni di CO2:

la classificazione ambientale delle auto.

La classificazione ambientale delle auto avviene secondo le categorie Euro 0-6, in base alle quali vengono suddivisi i veicoli a seconda del livello di efficienza in termini di consumi, rendimento ed emissioni.

 L’ultima normativa è la Euro 6 (nel 2025 entrerà in vigore la nuova norma Euro 7), all’interno della quale sono presenti diverse suddivisioni.

Conoscere questa norma è fondamentale per orientarsi nella scelta della vettura giusta, prolungando la vita utile della macchina endotermica e usufruendo della maggiore flessibilità possibile nella circolazione urbana.

•         Euro 6a: obbligatoria dal 2016, impone un limite di 0,5 g/Km per le emissioni di CO2 per il diesel (NOx 0,080 g/Km), di 1 g/Km per i modelli a benzina (NOx 0,060 g/Km) e una soglia di 0,005 g/Km per il particolato (PM).

•         Euro 6b: in confronto alla Euro 6a riduce le emissioni di particolato a un massimo di 0,0045 g/Km.

•         Euro 6c: obbligatoria da settembre 2017, prevede diminuzioni per le emissioni di particolato e introduce i nuovi standard WLTP.

•         Euro 6d-temp: obbligatoria da settembre 2018, misura le emissioni reali in modo più preciso anche con i test RDE, con una differenza tra le rilevazioni sulle emissioni ottenute in laboratorio e quelle analizzate su strada del 110%.

•         Euro 6d: obbligatoria a gennaio 2021, prevede una differenza tra le emissioni misurate in laboratorio e nei test su strada non oltre il 50%.

Come ridurre le emissioni di CO2 delle auto.

Per diminuire le emissioni inquinanti delle auto bisogna passare ai veicoli elettrici e ibridi, l’unica opzione davvero efficiente per ridurre la CO2 delle auto.

 Si tratta di una decisione importante per l’ambiente, in più permette di evitare le restrizioni alla circolazione e l’aggravio dei costi previsti per le vetture inquinanti.

Inoltre, è possibile scegliere la formula del noleggio a lungo termine, un servizio adatto alle esigenze di oggi, in quanto consente di cambiare spesso la macchina con un modello sempre aggiornato ed ecologico.

 Il noleggio offre servizi dedicati per i privati, ma anche per le aziende che vogliono diminuire il proprio impatto ambientale con le soluzioni di mobilità elettrica integrata.

Allo stesso tempo sono disponibili servizi dedicati alla mobilità urbana, per implementare al noleggio dell’auto anche quello di un veicolo green per coprire l’ultimo miglio, ad esempio come il monopattino elettrico.

L’importante è iniziare a pensare subito a delle alternative valide, per non farsi trovare impreparati alle nuove normative.

 

 

 

 

Inquinamento ambientale.

Il pianeta è in pericolo.

Greenpeace.org – Redazione – (10-5-2023) – ci dice:

 

Plastica, sostanze tossiche, agricoltura industriale e allevamenti intensivi sono tutti tasselli di un sistema malato che sta distruggendo l’ambiente. Ormai è chiaro: per fermare l’inquinamento bisogna ripensare le filiere di produzione e modificare le nostre abitudini.

12 MILIONI sono le tonnellate di plastica e microplastica che finiscono ogni anno in mare.

94% sono le emissioni di ammoniaca di cui l’agricoltura industriale è responsabile,

la maggioranza della quale proviene dal settore zootecnico.

Oltre 45.000 le morti premature causate in Italia dalle polveri sottili PM2,5 ogni anno.

 

ABBIAMO IL DIRITTO DI VIVERE IN UN MONDO PRIVO DI INQUINAMENTO E SOSTANZE TOSSICHE.

La Terra è malata.

 Molti dei parametri che indicano il suo stato di salute hanno già superato il livello di guardia:

dal riscaldamento globale alla perdita di biodiversità, dall’immissione nell’ambiente di inquinanti di sintesi – come le plastiche e i PFAS – all’alterazione dei cicli dell’azoto, del fosforo e dell’acqua.

Ad aggravare questa situazione concorrono i modelli di business e consumo della nostra società, tutt’altro che a misura di pianeta visti gli sprechi di preziose risorse naturali non rinnovabili che comportano.

Senza contare le grandi quantità di emissioni di gas serra e l’inquinamento da sostanze chimiche pericolose che impattano anche sulla nostra salute.

L’aria che respiriamo è inquinata e la maggior parte dell’inquinamento atmosferico deriva dall’uso dei combustibili fossili e dai veicoli alimentati a diesel e benzina.

 Eppure, nonostante gli avvertimenti e i rischi per la salute di milioni di persone, i governi e le aziende alimentano la crisi dell’inquinamento invece di affrontarla.

Ma c’è un’altra fonte di emissioni nocive che minaccia l’ambiente e la nostra salute: la produzione intensiva di cibo.

Agricoltura industriale e allevamenti intensivi sono responsabili di un’enorme percentuale di emissioni di ammoniaca – il 94% – la maggior parte della quale proviene proprio dal settore zootecnico.

In Italia, l’ammoniaca prodotta dagli allevamenti intensivi costituisce la seconda causa di formazione di polveri sottili (PM2,5) che ogni anno causano circa 50.000 morti premature.

Mettere fine ai danni dell’inquinamento e delle sostanze tossiche è una necessità che non può più aspettare: insieme possiamo e dobbiamo lottare per un pianeta più sano!

È TEMPO DI DISINTOSSICARE IL PIANETA DALLE SOSTANZE NOCIVE CHE LO STANNO DISTRUGGENDO.

“PFAS”, gli inquinanti eterni.

Molte delle invenzioni che hanno caratterizzato il secolo scorso ci stanno presentando il conto: i PFAS sono tra queste.

Si tratta di sostanze chimiche di sintesi che hanno trovato grande fortuna in moltissimi settori per via delle loro proprietà idro- e oleo-repellenti.

I “PFAS” però sono resistenti ai naturali processi di degradazione.

Decenni di uso massiccio hanno contaminato l’acqua, il suolo, il cibo e la fauna selvatica, anche attraverso i normali prodotti di consumo e gli scarichi industriali, con gravi conseguenze sulla salute delle persone come problemi alla tiroide, danni al fegato e al sistema immunitario, obesità, cancro al rene e ai testicoli.

 Per questo è necessario vietarli al più presto.

 

La plastica sta soffocando il mare e la terraferma.

La plastica ha invaso il nostro pianeta: si trova nei mari, nelle foreste e nei fiumi di tutto il mondo, senza contare gli imballaggi, i tessuti e gli ingredienti dei cosmetici.

L’inquinamento da plastica è una delle più gravi emergenze ambientali dei nostri tempi, simbolo di una cultura dell’usa e getta che deve finire al più presto.

 È necessario un trattato globale che stabilisca regole valide in tutto il mondo: dobbiamo ridurre la produzione della plastica, garantire il corretto riciclo, puntare di più su sfuso e riuso e scegliere materiali a basso impatto ambientale.

La sfida è grande, ma insieme possiamo vincerla.

Basta “fast fashion”!

I colossi del fast fashion immettono nel mercato una quantità impressionante di vestiti, con enormi sprechi:

il 25% dei capi di abbigliamento prodotti in tutto il mondo rimane invenduto e meno dell’1% viene riciclato.

 Le filiere di produzione sono tutt’altro che trasparenti – sia in termini di impatto ambientale che di condizioni di lavoro – e le affermazioni di sostenibilità sono spesso solo “greenwashing”.

La direzione da prendere è chiara: l’industria tessile deve invertire la rotta rispetto al fast fashion e produrre meno capi.

 Ciò che entra nei negozi deve essere di migliore qualità, più duraturo e riciclabile. E noi dobbiamo fare la nostra parte comprando meno e in modo più responsabile.

L’inquinamento atmosferico è un’emergenza sanitaria globale.

L’aria che respiriamo è avvelenata dalle emissioni legate all’industria dei combustibili fossili e dei trasporti.

Le conseguenze sono ormai note: malattie polmonari, malattie cardiache, ictus e cancro.

I giganti dell’industria fossile e le case automobilistiche, invece di attivarsi per affrontare il problema dell’inquinamento atmosferico, non fanno che alimentarlo continuando a investire sui combustibili fossili e su veicoli che funzionano a benzina o diesel.

Ma le soluzioni per combattere l’inquinamento atmosferico esistono e sono le stesse che servono ad affrontare la crisi climatica:

 puntare sulle fonti di energia rinnovabile e sullo sviluppo di trasporti elettrici pubblici sostenibili.

Allevamenti intensivi e agricoltura industriale: un modello di produzione e consumo da cambiare.

L’agricoltura è responsabile del 54% di tutte le emissioni di metano di origine antropica dell’UE e del 94% delle emissioni di ammoniaca, la maggioranza delle quali proviene proprio dagli allevamenti intensivi.

Un’altra presenza indesiderata sono senza dubbio i pesticidi, dai quali il modello di agricoltura industriale dipende.

 Fra questi insetticidi come i neonicotinoidi, particolarmente pericolosi per gli impollinatori, o erbicidi come il glifosato, che lo “IARC” (Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro) ha classificato come probabilmente cancerogeno per gli esseri umani, e che in Italia è una delle principali cause di contaminazione delle acque.

Agricoltura industriale e allevamenti intensivi minacciano la salute delle persone e dell’ambiente:

 dobbiamo al più presto adottare nuovo modello di produzione del cibo e abbandonare pratiche agricole distruttive e inquinanti.

 

 

 

 

Come la nostra spazzatura contribuisce

al cambiamento climatico - e

cosa possiamo fare al riguardo.

 Catf.us – Clean Ait – (30 settembre 2022) - Kait Siegel – ci dice:

 

L'impatto climatico della nostra spazzatura è sempre più difficile da ignorare.

 Il settore dei rifiuti è uno dei tre principali settori che emettono metano - dopo l'agricoltura e il settore petrolifero e del gas - ed è responsabile di circa il 20% delle emissioni di metano causate dall'uomo a livello globale.

 A breve termine, il metano è più di 80 volte più potente dell'anidride carbonica come inquinante climatico ed è responsabile di quasi la metà del riscaldamento di 1 grado Celsius registrato finora.

Ridurre rapidamente e in modo significativo l'inquinamento da metano è una delle opportunità più importanti che abbiamo per rallentare il ritmo del riscaldamento globale nei prossimi due decenni, un periodo critico per evitare punti di svolta climatici potenzialmente irreversibili.

 Inoltre, la mitigazione del metano è fondamentale per mantenere gli obiettivi a lungo termine dell'Accordo di Parigi.  

 

In che modo i rifiuti generano emissioni di metano? 

Le emissioni di metano del settore dei rifiuti derivano dalla decomposizione dei rifiuti organici (scarti di cibo e di giardino, carta, cartone e legno) in ambienti anaerobici (cioè privi di ossigeno).

Se suddiviso per fonte, il settore dei rifiuti si divide in emissioni da rifiuti solidi e da acque reflue.

 Le emissioni di rifiuti solidi provenienti da discariche e discariche rappresentano la maggior parte delle emissioni di metano del settore.

Qui i materiali organici si decompongono lentamente nel corso di decenni, rilasciando ciò che è comunemente noto come gas di discarica (LFG), una combinazione di metano e anidride carbonica. 

La quantità di metano prodotta da una discarica si basa principalmente sulla quantità di sostanze organiche presenti nel flusso dei rifiuti.

A livello globale, i rifiuti organici costituiscono circa il 65% dei rifiuti prodotti, con una quota maggiore di rifiuti alimentari e verdi.

Ma la composizione dei rifiuti può variare notevolmente da un Paese all'altro, in genere a seconda del livello di reddito.

Nei Paesi a basso reddito, i rifiuti alimentari e verdi rappresentano una quota molto maggiore del flusso di rifiuti.

Con lo sviluppo dei Paesi, questa percentuale diminuisce con l'aumento dell'uso di carta, plastica e vetro.   

(Kaza et al. 2018)

 

I rifiuti globali sono in crescita 

La Banca Mondiale stima che entro il 2050 genereremo 3,88 miliardi di tonnellate di rifiuti all'anno, con un aumento del 73% rispetto al 2020.

Poiché la produzione di rifiuti è strettamente legata alla crescita demografica e allo sviluppo economico, si prevede che gli aumenti maggiori si verificheranno nell'Africa subsahariana e nell'Asia meridionale.

 Inoltre, in gran parte del mondo, le pratiche e i sistemi di gestione dei rifiuti sono carenti o inesistenti, il che porterà a un aumento delle emissioni di inquinanti climatici a vita breve.

Si prevede infatti che le emissioni di metano dai rifiuti aumenteranno di 13 megatoni all'anno solo nel prossimo decennio.  

(Kaza et al. 2018)

 

Sono disponibili soluzioni comprovate per ridurre il metano proveniente dal settore dei rifiuti.

Fortunatamente, oggi disponiamo di soluzioni efficaci dal punto di vista dei costi per ridurre le emissioni del settore dei rifiuti:

 fino al 60% delle misure di mitigazione hanno costi bassi o negativi.

Forse avete già visto la gerarchia dei rifiuti o sentito la frase "ridurre, riutilizzare, riciclare".

 Queste frasi sono utilizzate per mostrare le opzioni di gestione dei rifiuti in ordine di preferenza ambientale e sottolineano che la discarica e lo smaltimento sono l'ultima risorsa.

Possiamo utilizzare una gerarchia leggermente modificata per evidenziare le strategie di mitigazione del metano per i rifiuti solidi: 

(RMI, 2022)

 

La prevenzione dello spreco alimentare consiste nel ridurre la quantità di cibo che consideriamo "rifiuto" e nel dirottarlo verso l'uso.

In pratica, questo può significare promuovere programmi di prodotti "brutti", rivedere le date di scadenza e di utilizzo degli alimenti in modo da non buttare via il cibo buono, collegare i grandi produttori di rifiuti alimentari alle banche alimentari e sensibilizzare l'opinione pubblica sull'importanza della prevenzione dei rifiuti, oltre a una serie di altre soluzioni.

Oltre a tenere il cibo utilizzabile lontano dalle discariche, queste azioni contribuiscono ad aumentare la sicurezza alimentare e a ridurre le emissioni di gas serra a monte della produzione alimentare.

Gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite includono l'obiettivo di dimezzare lo spreco alimentare globale pro capite a livello di vendita al dettaglio e di consumo e di ridurre la perdita di cibo durante la produzione entro il 2030.

Ad esempio, il “Programma municipale di San Paolo” per la lotta allo spreco e alla perdita di cibo raccoglie dai mercati alimenti buoni per il consumo, ma che altrimenti diventerebbero rifiuti, e li ridistribuisce per migliorare la sicurezza alimentare della città.

 Nel 2019, il programma ha raccolto 270 tonnellate di cibo e le ha distribuite a oltre 120.000 residenti.

Il programma è stato combinato con il Programma Fiere e Giardini Sostenibili di San Paolo, che dirotta i restanti rifiuti organici del mercato verso impianti di compostaggio.

 Grazie a queste collaborazioni, oltre 9.000 tonnellate di rifiuti organici sono state sottratte alle discariche. 

La diversione dei rifiuti organici è il passo successivo per evitare che questi rifiuti finiscano in discarica.

I rifiuti organici possono essere separati alla fonte dai produttori di rifiuti (ad esempio, tenendo un contenitore separato per i rifiuti alimentari in cucina) o in un impianto progettato per la separazione dei rifiuti urbani misti.

La separazione alla fonte da parte dei produttori di rifiuti è l'opzione tecnicamente preferibile, in quanto riduce la contaminazione - pezzi di plastica o vetro che finiscono nei rifiuti - che è importante per la maggior parte delle opzioni di trattamento.

 Spesso ci sono altre considerazioni culturali e socioeconomiche che influiscono sulla progettazione dei programmi di diversione dei rifiuti organici.

 Le due opzioni di trattamento dei rifiuti organici più comuni sono il compostaggio e la digestione anaerobica.

La Corea del Sud ha uno dei programmi di diversione dei rifiuti organici più efficienti al mondo e ricicla il 95% dei suoi rifiuti alimentari.

 La maggior parte dei pasti coreani è accompagnata da” banchan” (contorni) che raramente vengono consumati completamente e contribuiscono a generare grandi quantità di rifiuti alimentari nel Paese.

La Corea ha diverse leggi che mirano a contrastare lo spreco alimentare, tra cui il divieto di smaltire gli alimenti in discarica del 2005 e un programma di raccolta e smaltimento degli alimenti basato sul peso del 2014.

I residenti sono tenuti ad acquistare sacchetti biodegradabili per i loro rifiuti alimentari per compensare il costo del riciclaggio e del trattamento, oppure, nelle aree urbane, a portare i rifiuti in bidoni comunali dotati di un lettore di chip per l'identificazione a radiofrequenza (RFID) e di una bilancia che pesa i rifiuti e li tassa di conseguenza.

La riabilitazione dei siti di discarica e la progettazione e gestione delle discariche sono fondamentali per catturare il metano generato dai materiali organici che non vengono smistati e dai rifiuti già presenti nelle discariche - impianti di smaltimento dei rifiuti progettati per avere sistemi di controllo dell'ambiente e della salute umana - e nelle discariche, strutture che hanno pochi o nessun controllo.

Le discariche a cielo aperto, presenti in gran parte dei Paesi in via di sviluppo, comportano rischi per la salute e la sicurezza umana e ambientale.

 Sebbene i costi iniziali siano elevati, le discariche possono essere riprogettate per includere sistemi di controllo ambientale, tra cui coperture che ossidano il metano quando viene rilasciato e la cattura del LFG.

Le discariche esistenti con sistemi di cattura del LFG possono concentrarsi sulla massimizzazione della raccolta e dell'utilizzo del gas generato.  

Soluzioni diverse per i rifiuti funzionano in contesti regionali ed economici diversi.

Non esistono soluzioni uniche per una migliore gestione dei rifiuti.

 Tuttavia, in ogni regione del mondo si possono trovare esempi di buone politiche e buone pratiche per promuovere una migliore gestione dei rifiuti e la mitigazione del metano.

Tra gli esempi di politiche vi sono: 

 

Le norme indiane sulla gestione dei rifiuti solidi del 2016 prevedono che i produttori di rifiuti debbano separare i rifiuti in biodegradabili, non biodegradabili e pericolosi per la casa.

 I rifiuti biodegradabili vengono poi lavorati, trattati e smaltiti attraverso il compostaggio o la bio-metanazione.  

La Strategia nazionale sui rifiuti organici del Cile fissa l'obiettivo di recuperare il 66% dei rifiuti organici urbani entro il 2040 attraverso la separazione alla fonte.

 La strategia promuove la prevenzione dei rifiuti alimentari attraverso l'educazione, il miglioramento delle strutture di governance e il miglioramento della tecnologia.

La strategia sarà considerata un successo se, entro il 2040, i cittadini cileni eviteranno gli sprechi alimentari e la produzione di rifiuti organici e separeranno alla fonte i rifiuti inevitabili.

La Direttiva UE sulle discariche e la Direttiva quadro sui rifiuti lavorano in tandem per ridurre la quantità totale di rifiuti smaltiti in discarica, compresi i rifiuti organici, incoraggiando la separazione alla fonte e il riciclaggio dei rifiuti organici. Inoltre, richiedono la raccolta e l'utilizzo di LFG (o torcia) dalle discariche.

La revisione del 2023 della Direttiva quadro sui rifiuti prevede anche un obiettivo di riduzione dei rifiuti alimentari da attuare entro il 2030. 

La serie di norme per la gestione dei rifiuti della Corea del Sud crea un sistema che si concentra sulla riduzione dei rifiuti, sul riciclaggio e sul recupero di energia.

 Una tassa sui rifiuti basata sul volume per le famiglie ha portato a un tasso di riciclaggio del 61%, mentre il divieto di smaltimento diretto in discarica dei rifiuti alimentari e il sistema di raccolta basato sul peso stanno incoraggiando la riduzione dei rifiuti alimentari.

 A causa dei vincoli di spazio e delle resistenze dei residenti, nel 1995 è stata approvata la legge sulla promozione dell'installazione di strutture per lo smaltimento dei rifiuti e il sostegno alle aree adiacenti, per creare fondi di sostegno e canali di comunicazione con i residenti per pianificare progetti di gestione dei rifiuti di dimensioni superiori a quelle stabilite. 

La norma sulle emissioni di gas da discarica dell'Oregon rende più severi i requisiti di autorizzazione, raccolta dati e LFG nello Stato.

La norma crea un sistema a livelli in cui le discariche attive e chiuse con:

 1) più di 200.000 tonnellate di rifiuti in loco,

2) un tasso di generazione di metano calcolato superiore a 664 tonnellate metriche all'anno e

 3) concentrazioni misurate di metano pari o superiori a 200 parti per milione in volume devono installare un sistema di raccolta del gas. 

Nella progettazione di queste politiche, ogni Paese deve tenere conto degli obiettivi primari del sistema di gestione dei rifiuti, delle considerazioni culturali, dei vincoli di bilancio e di altre sfide importanti che deve affrontare.

Per quanto riguarda i rifiuti organici, le politiche devono essere progettate in modo da evitare incentivi inutili, come la concessione di grandi incentivi per i sistemi LFG che disincentivano i programmi di prevenzione e diversione.

La gestione dei rifiuti è inoltre attuata principalmente a livello comunale e il divario tra le ambizioni nazionali e le capacità locali è spesso un limite al miglioramento delle pratiche di gestione.   

 

CATF lavora per aiutare i Paesi di tutto il mondo a dare priorità al settore dei rifiuti nei piani e negli obiettivi di mitigazione del metano, un passo necessario per molti Paesi per soddisfare le ambizioni del “Global Methane Pledge”.

 Sosteniamo l'adozione di normative che rafforzino i controlli sulle emissioni di metano delle discariche e di politiche volte a migliorare la gestione dei rifiuti organici, e forniamo un sostegno allo sviluppo delle capacità per evidenziare le migliori pratiche per la mitigazione del metano dei rifiuti.

Sosteniamo inoltre strumenti finanziari e altre soluzioni che possono essere utilizzate per aumentare la mitigazione e ridurre drasticamente il metano prodotto dai rifiuti solidi.

 

 

 

 

Non possiamo salvare la Terra senza

ridurre i tassi di natalità africani.

Unz.com - JAMES DUNPHY – (17 APRILE 2023) – ci dice:

 

L'unicità dei bianchi può essere in parte spiegata dal clima delle loro terre d'origine.

 L'Europa è il secondo continente più nuvoloso dopo l'Antartide.

 I cacciatori-raccoglitori occidentali colonizzarono l'Europa mentre le calotte glaciali si ritiravano.

 Hanno sviluppato gli occhi azzurri, che sono utili quando il tempo è nuvoloso perché sono più sensibili alla luce e proteggono le persone dallo sviluppo del disturbo affettivo stagionale.

Hanno trasmesso questi occhi azzurri ai bianchi, che in parte discendono da loro.

La pelle chiara ha avuto origine dai primi agricoltori europei e dagli antenati “Yamnaya “dei bianchi.

La loro pelle si è evoluta per essere ancora più chiara dopo essersi espansa in tutta Europa, aiutandoli ad assorbire più sole e dando loro così un vantaggio nell'assorbimento della vitamina D nel continente nuvoloso.

 La pelle chiara ha meno melanina, che aiuta a proteggere da insetti e parassiti, ma l'Europa nuvolosa ne ha meno, quindi potrebbe permettersi di sviluppare una pelle più chiara.

La pelle chiara è essenzialmente un adattamento cosmetico.

A tutti i gruppi umani piace la pelle bianca.

Ad esempio, i bambini neri preferiscono le bambole bianche, e le donne cinesi durante le dinastie Sui e Tang si mettono la polvere bianca sulla pelle – e lo fanno ancora nell'opera tradizionale.

 

Tuttavia, il clima nuvoloso che ha modellato i bianchi è ora minacciato.

 La copertura nuvolosa globale sta diminuendo.

 Gli scienziati non sono d'accordo sul fatto che le emissioni di anidride carbonica hanno un ruolo (anche se molti di loro dicono che lo fa), ma ciò che è certo è che molte attività umane, tra cui l'abbattimento di alberi, il permesso al bestiame di pascolare eccessivamente i pascoli e l'espansione dei campi agricoli causano la desertificazione e riducono la copertura nuvolosa globale.

 Se questo continua abbastanza a lungo, la Terra potrebbe diventare un pianeta desertico.

 Di conseguenza, gli esseri umani a livello globale potrebbero finire per evolversi per diventare come quei gruppi che attualmente abitano i deserti, come i “San Boscimani” del deserto del Kalahari, che hanno tra i QI più bassi tra tutti i gruppi.

 

 L'Europa sperimenta il minor numero di ore di luce solare durante l'inverno. Questa eccellente chioma ha riparato i bianchi dal sole cocente e ha permesso loro di svilupparsi negli abitanti più dinamici della Terra.

Ci sono anche altri problemi oltre alla copertura nuvolosa rilasciata.

La velocità del vento è aumentata del 7% dal 2010.

Prima di allora, era diminuito del 2,3% nel corso di diversi decenni.

 Pertanto, sembra che la velocità del vento possa variare nel corso dei decenni. Non è certo che la desertificazione causata dall'uomo abbia un ruolo in questo, ma avere più vento e meno copertura nuvolosa si tradurre in un clima più rigido.

Il tributo che le attività umane hanno richiesto a piante e animali è sbalorditivo. L'umanità ha ucciso il 60% delle specie della Terra dal 1970.

 Non solo, ma gli esseri umani hanno spazzato via metà della biomassa terrestre, o materia vivente.

Nessun'altra specie nella storia della Terra ha distrutto la metà delle altre.

 

I neoconservatori come Elon Musk sostengono che il mondo ha bisogno di più persone.

Dicono questo perché non possono affermare esplicitamente che il mondo ha bisogno di più bianchi, perché gli ebrei li punirebbero.

Sfortunatamente, significa che il mondo sviluppato può chiudere un occhio sulle implicazioni della rapida moltiplicazione dei non-bianchi.

I non bianchi costituiscono solo il 10% delle più grandi menti in matematica e scienze, secondo “Ranker”.

Non hanno avuto praticamente nulla a che fare con la creazione del mondo moderno, che li ha sostenuti e ha permesso loro di moltiplicarsi attraverso i miglioramenti nella nutrizione e nella scienza medica.

Essi non meritano di continuare ad approfittare delle innovazioni della razza bianca senza accettare di portare i loro tassi di natalità al di sotto dei livelli di sostituzione.

Se smettessero di usare le invenzioni bianche per un anno, molti – forse anche la maggior parte – morirebbero.

Sono quindi un peso ecologico morto, perché mentre possono adottare una tecnologia che potenzialmente danneggia il pianeta, non possono innovare modi per prevenirlo.

 I bianchi, d'altra parte, possono adattarsi per diventare più meno distruttivi dal punto di vista ecologico.

 

L'intelligenza artificiale è ancora meno creativa dei non-bianchi, almeno nella sua forma attuale.

A meno che non migliori, non aiuterà l'umanità a innovare per uscire dal caos in cui si trova.

 L'intelligenza artificiale può essere in grado di prevedere l'evoluzione della Terra in un pianeta desertico, ma non sa come fermarla, perché può solo attingere a ciò che è già noto.

La maggior parte dei bianchi ignora l'estrema crescita della popolazione che i non bianchi hanno sperimentato negli ultimi due secoli.

 Si stima che gli afroamericani si siano moltiplicati di 40 volte dal 1800, superando i bianchi di nove volte.

Ad esempio, se la popolazione afroamericana fosse rimasta un milione invece di moltiplicarsi per 40 milioni, si pensa a quanto sarebbe migliore la vita in America.

Avremmo meno rapper e stelle del basket, ma avremmo più soldi pro capite, una maggiore armonia sociale, meno criminalità e meno assunzioni per l'affirmative action.

Al contrario, quei milioni di neri avrebbero una popolazione bianca più numerosa da cui estrarre risorse, quindi sarebbero anche più felici.

 Se il miliardo di africani che vivono oggi continua a triplicare ogni 40 anni, si moltiplicherà da uno a 16 miliardi entro il 2120 , il che secondo la maggior parte delle tempi esaurirebbe le risorse della Terra.

 Il grafico in basso mostra uno scenario ipotetico in cui ci saranno 1,6 quadrilioni di africani entro il 2560, se continueranno a moltiplicarsi come hanno fatto tra il 2000 e il 2020.

Ma la fertilità degli afroamericani è recentemente scesa leggermente al di sotto del livello di sostituzione.

Gli africani, d'altra parte, continuano a triplicare ogni 40 anni. Se continua così, si tradurrà nella distruzione di tutta la vita sulla Terra, tranne forse alcuni microbi. Forse questo è già successo prima, e questo è solo un altro ciclo della vita che sta per essere terminato dai neri prima che possa ri-evolversi di nuovo.

Scherzo, ma la crescita degli africani è la cosa più spaventosa del mondo per qualsiasi persona pensante.

Ecco un fatto divertente: se gli africani sub-sahariani continueranno a moltiplicarsi allo stesso ritmo di oggi, ci saranno 1,6 quadrilioni di neri sulla Terra entro il 2560.

Per mettere questo numero in prospettiva, è uno per ogni metro quadrato della superficie terrestre.

 Immagina la stanza in cui sei seduto ora; forse è di circa 132 piedi quadrati. Ti piacerebbe che 132 si unissero a te?

Potrei vedere un liberale idiota che sostiene che dobbiamo preparare alloggi a prezzi accessibili su Marte per loro.

Se continuano a moltiplicarsi al ritmo attuale, allora raggiungeranno uno scenario apocalittico malthusiano molto prima di raggiungere 1,6 quadrilioni.

Probabilmente accadrà prima del 2120, quando, se le tendenze attuali continueranno, raggiungeranno i 16 miliardi.

Si tratta di un numero di persone superiore a quello che la Terra può gestire, secondo la maggior parte delle volte.

Questa proiezione illustra la follia di tergiversare sulla crescita della popolazione globale, come fa Musk.

La Terra non ha bisogno che gli esseri umani in generale smettano di riprodursi; ha bisogno che gli africani sub-sahariani smettano di moltiplicarsi.

Ha anche bisogno che le persone come Musk smettano di fare il tifo per lui o di ignorarlo.

Altri ricchi uomini d'affari con quasi tanto da perdere quanto Musk hanno messo in guardia sulla sovrappopolazione in Africa.

Bill Gates, ad esempio, ha definito la crescita della popolazione una "sfida" e ha promosso un aumento dell'accesso al controllo delle nascite per le donne africane.

Il presidente francese Emmanuel Macron è stato ancora più esplicito nel discutere il problema, parlando di come sia un problema che le donne hanno in media sette o otto figli ciascuna in nazioni come il Niger.

Ma naturalmente i media hanno affermato che Macron ha sbagliato a incolpare gli africani per questo, e che la colpa è del colonialismo.

Parlare di restrizioni razziali e demografiche può essere scomodo per molti. Ad esempio, gli americani bianchi amano gli immigrati africani più degli afroamericani perché sono in media più gentili.

Gli immigrati africani tendono anche ad essere meno anti-bianchi degli afro-americani.

Ma questo non rende la moltiplicazione degli africani meno distruttiva.

 

Un confronto tra la mortalità tra i bambini sotto i 5 anni, i tassi di fertilità totali e la religiosità per nazione.

In circostanze normali, gli agenti patogeni e le malattie uccidono circa la metà di tutti i bambini prima dei 5 anni, il che fa sì che i genitori trovano Dio e impartiscano ai loro figli una mentalità istintiva e religiosa che li fa desiderare di avere figli.

Una parte importante della riduzione della crescita della popolazione in Africa è porre fine alla mortalità infantile, perché gli adulti ricorrono alla religione per far fronte alla perdita di un figlio.

 Ma in un ambiente in cui la mortalità infantile è abbastanza bassa da permettere la crescita della popolazione, ma abbastanza alta da promuovere la religione, le persone si moltiplicano molto velocemente.

 

Il tasso effettivo di crescita della popolazione bianca e le proiezioni rispetto ai tassi di altre epoche. I progressi della medicina inizialmente permisero alla popolazione bianca di crescere più velocemente di quanto avrebbe fatto altrimenti, ma poiché i bianchi in gran parte finirono la mortalità infantile e la religiosità a sua volta diminuì, caddero nel collasso.

 Le previsioni nella categoria attuale ipotizzano un tasso di fertilità totale di circa 1,7 tra la popolazione bianca globale, il che significa che entro il 2050 la popolazione bianca si sarà ridotta a un punto in cui sarebbe stata se non fossero stati fatti progressi medici dal 1820.

 Inoltre, entro il 2280 si sarà ridotto a un punto come se non fossero stati fatti progressi dal 1400 circa.

 Il tasso effettivo di crescita della popolazione bianca e le proiezioni rispetto ai tassi di altre epoche.

I progressi della medicina inizialmente permisero alla popolazione bianca di crescere più velocemente di quanto avrebbe fatto altrimenti, ma poiché i bianchi in gran parte finirono la mortalità infantile e la religiosità a sua volta diminuì, caddero nel collasso.

 Le previsioni nella categoria attuale ipotizzano un tasso di fertilità totale di circa 1,7 tra la popolazione bianca globale, il che significa che entro il 2050 la popolazione bianca si sarà ridotta a un punto in cui sarebbe stata se non fossero stati fatti progressi medici dal 1820.

 Inoltre, entro il 2280 si sarà ridotto a un punto come se non fossero stati fatti progressi dal 1400 circa.

Gli esseri umani si sono co-evoluti con la mortalità infantile nei rispettivi ambienti per sviluppare una crescita media della popolazione dell'1,65% per ogni generazione (30 anni), o del 72% di crescita della popolazione ogni millennio.

Ma la mortalità infantile potrebbe essere stata maggiore tra i gruppi che vivono in climi caldi, come gli amerindi e gli africani.

Per contrastarlo, le loro utilità potrebbero comportare più sacrifici umani e meno investimenti nei bambini.

Ad esempio, Negroes in Negroland , una raccolta di resoconti di esploratori vittoriani del loro tempo in Africa, racconta come alcune tribù nere si uccidessero e si mangiassero a vicenda per la più piccola delle offese.

Inoltre, il popolo Huaorani della foresta pluviale ecuadoriana era fino a poco tempo fa il gruppo etnico più sanguinario del mondo, per non parlare degli Aztechi.

Queste usanze barbariche si sono evolute in parte perché i generosi ambienti tropicali le hanno rese possibili.

Inoltre, tali pratiche potrebbero aver mantenuto queste popolazioni in sincronia con il loro ambiente, impedendo loro di riprodursi troppo velocemente ed esaurendo le risorse circostanti.

Ma una volta che le popolazioni primitive occidentalizzano e proibiscono tali usanze disumane e omicidi, esse esplodono in popolazione più rapidamente di quanto avrebbero fatto i bianchi nello stesso ambiente.

Ad esempio, durante il periodo dal 1880 al 1900, i bianchi si sono espansi del 21%, il massimo che hanno mai fatto in un periodo di 20 anni dal 1800.

 Il loro tasso di mortalità infantile è stato di 280/1.000 durante questo periodo. Nel frattempo, dal 1980 al 2000 gli africani sono cresciuti del 72%.

 Il loro tasso di mortalità infantile è stato di 170/1.000 durante questo periodo. N

Nonostante la mortalità infantile un po' più bassa, e quindi i minori incentivi a recuperare il ritardo demografico essendo religiosi, gli africani sono comunque cresciuti a un tasso 3,5 volte superiore a quello dei bianchi.

I bianchi hanno evangelizzato gli africani con il cristianesimo, una religione dell'Eurasia selezionata dal “K”, che ha incrementato la popolazione africana e ispanica più o meno nello stesso modo in cui l'America temperata ha potenziato le api mellifere africanizzate che sono più acclimatate a un ambiente ostile.

In altre parole, il cristianesimo aiuta le persone a sopravvivere in climi più rigidi meglio delle religioni ancestrali "feticcio" dell'Africa, ma quando le persone in un clima più piacevole adottano la religione di coloro che vivono in un clima duro, si rafforza la riproduzione dei primi.

 Questo non vuol dire che gli africani e gli ispanici discendenti degli amerindi dovrebbero tornare ai modi antisociali dei loro antenati, ma che i bianchi dovrebbero aiutarli a ridurre la loro fertilità attraverso misure umanitarie, come l'eliminazione della mortalità infantile, che li motiva a riprodursi eccessivamente.

 

 Confronto tra la mortalità infantile degli americani (per lo più bianchi) e degli africani (per lo più neri).

I bianchi hanno fatto un buon lavoro nell'aiutare gli africani a fermare la mortalità infantile, ma hanno ancora molta strada da fare.

Se la mortalità infantile non è né alla norma ancestrale del ~50%, né al tasso del mondo sviluppato vicino allo zero, ma è invece a qualcosa come il 25%, fa sì che la popolazione cresca al suo più alto tasso potenziale.

Quindi, se la mortalità infantile è ridotta un po', ma non abbastanza, allora la popolazione aumenterà.

Ma se viene ridotta quasi a zero, la crescita della popolazione tende a fermarsi o addirittura a invertire la rotta, che è ciò che stiamo vedendo ora nelle nazioni sviluppate, anche tra le loro popolazioni nere, come gli afro-americani e gli afro-caraibici.

 L'obiettivo è quello di convincere gli africani a seguire l'esempio dando loro più controllo delle nascite e riducendo ulteriormente il loro tasso di mortalità infantile.

 

Si noti che sin dagli albori dell'agricoltura, si ipotizza che gli antenati dei bianchi abbiano superato gli africani (compresi i nordafricani in questo grafico), ma hanno sperimentato un declino durante il Medioevo che li ha mantenuti a un livello africano. Fino al 2005 circa, gli africani non avevano mai superato i bianchi.

Un altro modo per ridurre la fertilità è quello da pagare i padri delle ragazze molto più dei loro figli, poiché le donne preferiscono gli uomini che guadagnano all'incirca la stessa tariffa dei loro padri.

 Se non possono accoppiarsi con uno, spesso rimangono single.

 

Anche se i redditi degli uomini africani più anziani aumentassero rispetto a quelli più giovani, sarebbe comunque importante fermare la poligamia, che è la più alta nell'Africa occidentale a livello globale.

Questo perché permette agli uomini più anziani che hanno successo finanziario di riprodursi con tutte le donne.

La maggior parte dei praticanti della poligamia sono musulmani;

I musulmani del Medio Oriente hanno quindi bisogno di convincere i musulmani africani a fermare la poligamia, proprio come hanno fatto.

Gli ebrei devono smettere di censurare le discussioni oneste sulle differenze razziali, comprese le discussioni sugli africani che contribuiscono in modo sproporzionato alla crescita della popolazione.

Sta portando alla distruzione della Terra.

 

Gli africani, da parte loro, devono unirsi per fermare la sovrappopolazione in modo uniforme tra tutti i gruppi etnici africani, perché altrimenti, se un gruppo limita la fertilità e un altro no, allora la discrepanza si tradurrà in quest'ultimo che sostituirà il primo, o lo trascinerà in una guerra intestinale tra le popolazioni.

 Gli africani devono anche porre fine alle loro piccole liti familiari e tribali e sforzarsi di proteggere l'Africa per i loro discendenti non avendo così tanti figli da distruggere non solo i loro popoli, ma tutta la vita sulla Terra.

Allo stesso modo, gli sforzi per ridurre la crescita della popolazione tra le persone con un basso quoziente intellettivo non dovrebbero essere limitati agli africani.

I consanguinei pashtun e altri gruppi etnici in Afghanistan che si stanno moltiplicando rapidamente rappresentano una minaccia altrettanto importante per le forme di vita del mondo, per esempio.

Mentre i bianchi dovrebbero lavorare per fermare la sovrappopolazione nel Terzo Mondo, devono anche cercare di aumentare la propria fertilità, specialmente tra i loro migliori e più brillanti.

La Terra è speciale.

 Quando ascoltiamo le onde del suo campo magnetico dopo essere state convertite in suono , sentiamo ciò che suona come aeroplani che volano nel cielo, treni che sbuffano, grilli che cinguettano alla fine dell'estate, radio statica, R2-D2 che esprime preoccupazione e canzoni sentimentali dei film degli anni '50.

I suoni della Terra ricordano la distinzione, l'articolazione, il dinamismo, l'emozione, il calore e la protezione, mentre i pianeti rocciosi come Plutone e Venere suonano fondamentalmente come il clangore di uno scudo metallico, mentre i pianeti gassosi come Nettuno suonano minacciosi e spaventosi.

 La Terra suona meglio perché è migliore, e noi bianchi siamo i suoi abitanti più dinamici. Il nostro destino e quello della nostra casa acquosa e nuvolosa sono una cosa sola, e non dobbiamo dimenticarlo.

I passi pratici che i lettori possono intraprendere per aiutare includere:

Scrivere al vostro membro del Congresso sulla necessità di rendere disponibile il controllo delle nascite agli africani sub-sahariani, in particolare la pillola anticoncezionale, il cerotto, gli impianti anticoncezionali e i preservativi.

Scrivere al vostro membro del Congresso sulla necessità di fornire cure mediche di primo livello mondiale ai bambini sub-sahariani per porre fine alla mortalità infantile.

Se sei bianca, hai dei bambini – e se sei intelligente, creativa e bianca, hai un sacco di bambini.

Promuovere il lavoro da casa per aiutare la tua auto a durare più a lungo e quindi ridurre l'inquinamento atmosferico.

Elon Musk è un ipocrita quando chiede ai dipendenti di Twitter di andare al lavoro ogni giorno, ma si presenta come il salvatore della Terra promuovendo i veicoli elettrici.

Ho poca simpatia per i dipendenti di Twitter, che sono per lo più testi d'aria liberali, ma mi lamento del pianeta che Musk sta contribuendo a rovinare.

Bere da bottiglie di vetro riutilizzabili.

Filtra l'acqua del rubinetto e utilizza l'acqua in bottiglia di plastica solo per le emergenze.

Utilizzare imballaggi biodegradabili e compostabili, come la carta oleata, quando si raccoglie il cibo o utilizzare contenitori che si portano con sé.

Optare per prodotti biodegradabili e compostabili rispetto alle plastiche, perché le prime si decompongono e tornano in natura molto più velocemente. Ad esempio, utilizzare posate usa e getta in legno piuttosto che posate usa e getta in plastica.

Comprare cose vecchie invece di cose nuove. Gli oggetti d'antiquariato e gli oggetti usati sono comunque più belli di quelli nuovi. Hanno più di una storia da raccontare, e sono unici, perché non sono prodotti in serie.

Vantarsi di quanto tempo si hanno determinati oggetti, prendersene cura e ripararli invece di sostituirli quando sono convenienti.

Utilizzare luci più soffuse in casa e spegnere quelle non in uso.

Non seguire una dieta ricca di carne e latticini.

Acquistare articoli da piccoli negozi e privati piuttosto che da aziende che li immagazzinano in grandi magazzini, che richiedono la distruzione di enormi appezzamenti di terreno e lo sfruttamento dei loro lavoratori.

Sostituire in parte la carne di manzo con il pollo, che ha un impatto minore sull'ambiente, e non mangiare frutti di mare. Gli oceani sono già mezzi morti e mangiare frutti di mare è un buon modo per renderli completamente morti.

Isolare in modo ottimale la tua casa per conservare il calore.

Mangiare cibo che hai coltivato in un giardino.

Non costruire nuovi campi da golf o stazioni sciistiche, perché comportano la distruzione di habitat naturali.

Investire in un sistema di lavanderia all'ozono. Non necessita di detersivi chimici e richiede meno acqua. Prendi in considerazione anche l'acquisto di un flacone spray all'ozono che converte l'acqua normale in ozono acquoso, che è più economico e più ecologico dei detergenti chimici ed è anche ottimo per deodorare le superfici.

Non comprare una casa o un'auto troppo grande. Ciò consente di risparmiare sui costi di riscaldamento e benzina e risparmiare al mondo l'inquinamento.

Opporsi all'immigrazione nei paesi sviluppati, in particolare dal Terzo Mondo, dal momento che tali migranti avranno un'impronta di carbonio più profonda nel mondo sviluppato. Inoltre, tenderanno ad essere più inclini a distruggere le risorse selvagge della Terra.

Inquadrare gli ebrei e gli africani come distruttivi del mondo, perché i primi non ci permetteranno di parlare onestamente della crescita della popolazione africana ei secondi stanno indulgendo in pratiche che distruggeranno tutta la vita sulla Terra, compresa la loro.

Counter-Currents ottiene circa mezzo milione di visualizzazioni ogni mese.

Gestire un sito onesto sulla sovrappopolazione nera costa un sacco di soldi.

 Se siete d'accordo con la sua missione di difendere gli interessi dei bianchi, allora per favore prendete in considerazione la possibilità di donare denaro se ne avete da parte.

Se il tuo obiettivo è aiutare il pianeta, è un ottimo investimento.

Se stai facendo una singola donazione, fallo terminare con 60 centesimi, per fare riferimento all'anno 2560.

Dovremmo fare tutto il possibile per salvare il mondo, ma dobbiamo anche capire che il destino ha dei colpi di scena.

 Senza una perfetta conoscenza del futuro, l'unica misura certa è sperare per il meglio. 

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