La pace impossibile.
La
pace impossibile.
Ucraina,
la pace
impossibile
con Putin.
Italiaoggi.it
- Tommaso A. De Filippo – (19-7-2024) – ci dice:
La
disponibilità a trattare si scontra col desiderio di ottenere tutto da parte di
Mosca: Kiev non può cedere sull’adesione alla Ue e alla Nato.
Tiene
banco l’idea della creazione di una piattaforma diplomatica che operi per un
accordo tra Russia e Ucraina, coinvolgendo Vladimir Putin al tavolo negoziale.
Il vertice di pace tenutosi in Svizzera di
recente (senza la partecipazione di Mosca) ha ottenuto risultati promettenti
per Kyiv ma non è riuscito a determinare l’unità di intenti tra tutti i
partecipanti.
Il
presidente Volodymyr Zelensky ha dichiarato di essere disponibile ad ampliare
il raggio d’azione dei colloqui, auspicando che al prossimo vertice (in teoria,
da tenere a novembre) la Russia possa inviare una delegazione.
Le
ragioni dell’apertura al confronto del leader ucraino sono principalmente
comunicative:
oppresso da una fetta di opinione pubblica
occidentale, impegnata dall’inizio della guerra ad accusarlo di poca
disponibilità verso i compromessi, intende mostrarsi dialogante.
La
sola ipotesi di confronto tra Russia e Ucraina ha spinto alcuni attori
politici, mediatici e diplomatici ad illudersi di star assistendo ad una svolta
nel conflitto.
Tuttavia,
urge spiegare perché una trattativa sincera tra Ucraina e Russia sia
irrealizzabile.
Putin
non ha alcuna intenzione di porre fine alla guerra.
Vladimir
Putin non ha alcuna intenzione di porre fine alle ostilità, a meno che non
ottenga per via diplomatica quel che sta tentando di raggiungere, senza
successo, sul campo di battaglia:
il compromesso con un paese di cui non
riconosce l’esistenza è per lui improponibile, poiché rischierebbe di mostrarlo
arrendevole agli occhi dello stato profondo di Mosca.
In
caso di manifestazione di debolezza o attestazione di fallimento nel
raggiungimento degli obiettivi imperiali, Putin rischierebbe un’uscita di scena
cruenta, per mano di altre fazioni interne al potere russo.
Il
leader del Cremlino potrebbe ipotizzare l’accettazione di un congelamento del
conflitto temporaneo, utile a concedergli la possibilità di ricostituire le
forze armate e poi riprenderlo.
Da
Mosca hanno già bollato come non perseguibile qualsiasi ipotesi negoziale che
non si basi sui termini proposti dal Cremlino.
Al tempo stesso, osservare la disponibilità
altrui a trattare con lei non può far altro che invogliare la Russia ad alzare
livello di scontro e pretese.
L’Ucraina
non può rinunciare alla propria sovranità e a entrare in Ue e Nato.
Sull’altra
sponda, la disponibilità al dialogo dell’Ucraina non può certo significare
rinuncia alla sovranità ed al percorso intrapreso di occidentalizzazione.
Pertanto,
ritenere perseguibile la concessione di parte del territorio ai russi o la
rinuncia all’entrata in Unione Europea e Nato da parte sua significa non averne
compreso l’essenza della lotta per la sua sopravvivenza.
Quest’aspetto
si riallaccia all’interesse dell’Occidente in merito al conflitto:
impedire
che Mosca ottenga alcun successo, per via militare o diplomatica,
significherebbe assicurarsene la sconfitta.
Una
sua capitolazione comporterebbe maggiore sicurezza per il continente europeo.
Gli
apparati americani hanno espresso il loro scetticismo sulla possibilità che un
vertice di pace possa tenersi a novembre, soprattutto se si spera la Russia
scelga di parteciparvi.
È
molto più probabile che la spinta di parte dell’opinione pubblica e politica
occidentale su Zelensky comporti un indebolimento della sua posizione, in
favore dell’aggressore pronto a cogliere l’opportunità per provocare ulteriore
escalation.
Pertanto, è
importante che lo” stato profondo statunitense “abbia espresso una posizione
contraria a soluzioni diplomatiche utili a Putin e che annotazioni simili siano
giunte dal segretario generale della Nato Jens Stoltenberg e l’Unione Europea:
il primo ha ribadito che l’obiettivo dei prossimi mesi è l’incremento del
sostegno a Kyiv, soprattutto attraverso la concessione di compiere attacchi in
profondità all’interno della Russia.
Da
Bruxelles è stata mostrata la volontà di condurre Mosca alla sconfitta, non di
premiarla con dignità diplomatica e guadagni politici. Posizioni in
controtendenza con quanti vogliono che siano Zelensky ed il suo popolo a
compiere passi indietro, piuttosto che il loro aggressore.
Gravissimo
il Primo Atto del
Parlamento
UE: da Ora
l’Ucraina
può Attaccare la Russia
Conoscenzealconfine.it
– (21 Luglio 2024) - Diego Fusaro – ci dice:
Il
nuovo Parlamento europeo, formatosi dopo le recenti elezioni, parte male, anzi
malissimo.
Ha infatti approvato in questi giorni la
possibilità per l’Ucraina del guitto Zelensky, attore “Nato”, di attaccare
direttamente il territorio russo.
Si
tratta di una scelta di una gravità inaudita, una scelta scellerata che segna
un ulteriore passo verso la catastrofe finale, vale a dire verso la guerra
mondiale.
Un
passo alla volta stiamo procedendo con stolta letizia verso l’abisso, o se
preferite verso la notte che non ha mattino.
La scelta del Parlamento europeo ci impone
allora una duplice considerazione telegrafica e impressionistica.
In
primo luogo abbiamo la conferma della nostra tesi.
Con le
elezioni europee non cambia l’ordine delle cose, ma semplicemente cambia il
cameriere, poiché il cameriere con la livrea fucsia cede il passo al cameriere
con la livrea bluette, ugualmente zelante nel servire il padronato cosmopolitico e
l’imperialismo a stelle e strisce.
Imperialismo rispetto al quale, “ça va sans
dire”, l’Europa tutta figura sic et simpliciter come una colonia senza dignità.
Secondo
quanto ho provato a chiarire in maniera estesa nel mio studio “Demofobia “,
destra e sinistra sono oggi soltanto le due ali dell’aquila neoliberale.
Sono i due poli dell’alternanza senza
alternativa, buoni soltanto a fare apparire democratico un ordine che
intrinsecamente non lo è e nel quale decide sovranamente, in modo non
democratico, la classe capitalistica transnazionale, il “blocco oligarchico
neoliberale e no border”.
Esso
impone i propri ordini ora al cameriere con la livrea fucsia, ora, ugualmente,
a quello con la livrea bluette.
I due
camerieri per parte loro, e a prescindere dal colore della livrea, si limitano
a recepire gli ordini e a obbedire sull’attenti.
Per
quel che concerne la nostra sventurata Italia, non sfugga che hanno votato a
favore di questa folle decisione tanto il Partito Democratico quanto Fratelli
d’Italia e Forza Italia.
Ora
che la destra voti per la guerra non sorprende, essendo la destra da sempre la
parte del potere e dell’ordine dominante.
La
vera” novitas” degli ultimi trent’anni concerne il fatto che anche la sinistra si è squallidamente
appiattita sulle posizioni dell’imperialismo di Washington fintamente
umanitario.
Tutto
principiò con la Serbia nel 1999, allorché il popolo dei militanti, anzi dei “militonti” della sinistra
post-comunista, scese in piazza a sostegno dell’imperialismo di Washington voluto dal
governo D’Alema e ovviamente presentato subdolamente come imperialismo
umanitario, come interventismo etico, come bombardamento democratico.
Da
quel momento la sinistra moriva simbolicamente dopo essere già morta realmente
con il 1989.
La sinistra cessava di essere la nobile parte
dell’opposizione all’imperialismo e della nobile difesa delle lotte di
liberazione nazionale e diventava pienamente “sinistrash”, neoliberale
atlantista, pura stampella di sostegno dell’imperialismo dei bombardamenti
umanitari e dei missili democratici made in USA.
La
metamorfosi kafkiana era compiuta.
E la
sinistra non stava più con il lavoro, ma con il capitale.
Non
stava più con i popoli oppressi, ma con l’oppressore a stelle e strisce.
Con i
sonetti di Shakespeare: più dell’erbacce puzzano i gigli marciti.
La
seconda questione che desidero celermente affrontare riguarda il fatto che
ormai dovrebbe essere “notum lippis et tonsoribus”, direbbe il poeta Orazio, cioè noto
universalmente, che questa non è la guerra della Russia contro l’Ucraina:
è
invece la guerra della civiltà dell’hamburger e del codazzo delle sue colonie
senza dignità contro la Russia.
La
Russia è colpevole agli occhi di Washington di non piegarsi al nuovo ordine mondiale
americano-centrico e a quella globalizzazione che in realtà altro non è se non
l’americanizzazione coatta del pianeta.
Come più volte abbiamo ripetuto, si scrive
“Occidente” ma si legge “Uccidente”.
E come
più volte abbiamo ugualmente ribadito, dobbiamo sperare oggi più che mai in una
Russia e in una Cina forti e unite, in grado di resistere insieme
all’imperialismo di Washington e delle sue colonie, per propiziare l’emergenza
di un mondo multipolare, finalmente sottratto al dominio della civiltà
dell’hamburger, quella che, con le disgustose parole di Bill Clinton, pretende
di essere la sola nazione indispensabile.
(Diego
Fusaro (Radioattività – Lampi del Pensiero Quotidiano)
(radioradio.it/2024/07/gravissimo-il-primo-atto-del-parlamento-ue/)
Sta
per cadere il veto Usa sulla Crimea:
l’Ucraina
può attaccarla.
Tempi.it
- Leone Grotti – (20/01/2023) – ci dice:
Kiev
può utilizzare le armi americane e della Nato per colpire la Crimea, a costo di
scatenare un'escalation nucleare.
L'obiettivo
dell'amministrazione Biden sarebbe quello di spaventare Putin e convincerlo a
trattare.
Intanto
veicoli corazzati Bradley sono forniti dagli Usa all'Ucraina.
Gli
Stati Uniti potrebbero autorizzare l'Ucraina a utilizzare le armi americane per
colpire la Crimea, obiettivo considerato intoccabile dalla Russia.
Secondo quanto riportato dal New York Times,
pur sapendo che questa mossa potrebbe portare a una «escalation del conflitto»,
l'amministrazione democratica di Joe Biden si sta convincendo che far
comprendere a Vladimir Putin che Kiev è in grado di attaccare la penisola
potrebbe aiutare il governo di Zelensky al momento di eventuali negoziati.
La
nuova strategia Usa per l'Ucraina.
Attualmente
Washington è ancora restia a fornire all'Ucraina missili a lunga gittata per
colpire la Crimea dalle basi dove è attualmente stanziato l'esercito ucraino a
Kherson.
Anche se questa posizione americana - come
quella sui Patriot e sui veicoli corazzati - potrebbe cambiare presto.
Gli
Usa hanno annunciato che invieranno all'Ucraina 100 veicoli corazzati da
combattimento Stryker e stanno facendo pressione sulla Germania perché ceda i
Leopard...
Armistizio
auspicabile,
pace
impossibile.
Cdt.ch
– Corriere del Ticino - Tito Tettamanti – (26.05.2023) – ci dice:
Pace
impossibile, guerra improbabile: era la frase con la quale durante la guerra
fredda i rapporti tra USA e Unione Sovietica venivano descritti
Penso
che la pace sia pure impossibile per la guerra oggi in corso con l’invasione
russa dell’Ucraina.
Una
guerra con tre conflitti, quello diretto tra russi e ucraini, quello tra
un’Europa strutturalmente democratica, che predilige le negoziazioni allo
scontro, ed una Russia putiniana, espressione di un’autocrazia incline all’uso
della forza, e infine quello con gli Stati Uniti che vedono contrastata la loro
egemonia, dopo il collasso del sistema bipolare e la sconfitta dell’Unione
Sovietica quale conclusione della guerra fredda, con sullo sfondo gli equilibri
con la Cina.
Intanto
sul fronte ucraino la guerra continua, ha già fatto decine di migliaia di morti
da entrambe le parti, distrutto paesi e famiglie, conosciuto le peggiori
belluine violenze anche sui civili da parte di soldati e mercenari, obbligato
milioni di ucraini a cercare rifugio in Polonia e nel resto d’Europa.
Comprensibile che si levino sempre più voci che invitano le parti alla pace.
Senza
dimenticare il pericolo che costi e distruzioni sempre maggiori, ma anche gli
egoismi di casa propria, nel tempo prevalgano sugli entusiasmi iniziali.
Anche
se, a quanto si legge, le perdite sono equiparabili sui due fronti, con decine
di migliaia di perdite umane, non si può dimenticare che gli ucraini, pur
combattendo con ammirevole coraggio, sono 41 milioni e i russi 146 milioni e
che le distruzioni materiali e le sofferenze dei civili sono ucraine.
L’economia
russa ha sofferto con le sanzioni USA e europee?
Non
facciamoci troppe illusioni.
Vero,
molte (non tutte) banche russe sono state escluse dal sistema dei pagamenti
SWIFT, ma il più debole sistema concorrente CIPS, che fa capo alla Cina, ha
visto aumentare le transazioni del 50%.
Il 16%
degli export russi viene oggi pagato in Yuan.
Un
recente studio ha stabilito che solo il 9% delle ditte occidentali è uscito dal
mercato russo.
Infine
intriga il fatto che nel 2022 l’Armenia abbia raddoppiato le importazioni
dall’UE e triplicato le esportazioni verso la Russia.
Non illudiamoci
di vincere la guerra con le sanzioni.
Trova
favore la proposta di una soluzione tipo Corea, con la sospensione delle
attività militari, non vi è un trattato di pace ma solo un accordo su una linea
di demarcazione, un armistizio.
In Corea non si sparano più lungo il 38°
parallelo e ciò dura dal 1953.
La
ricostruzione in Ucraina e lo sviluppo economico relativo potrebbero aver
immediato inizio.
Benvenuta l’idea, individuando il «parallelo»,
ma a condizione di non farci illusioni confrontando la Russia con la Corea del
Nord la quale non ha ambizioni espansionistiche salvo che verso l’altra Corea,
è uno Stato che dipende, per sfamare il suo popolo, dalla Cina, che la usa
quale spauracchio atomico.
Il
caso della Russia è ben diverso, è indipendente ed ha chiare mire
espansionistiche, il sogno di Putin, educato quale comunista-stalinista,
formato alla scuola del KGB, vale a dire dalla polizia politica, tutte uguali
nella predilezione per l’arbitrio, la violenza, il sopruso.
Ma il
sogno è solo di Putin e pochi accoliti, e di oligarchi cleptomani che ne
approfittano per i loro affari, o c’è un’anima russa, assistita da una storia
millenaria, portatrice di sentimenti, ambizioni, orgogli simili a quelli di
Putin?
Solzhenitsyn,
noto per la sua coraggiosa e feroce denuncia dell’Arcipelago dei Gulag” e
quindi del terrore comunista, si è rivelato contemporaneamente un acceso
sostenitore di una Russia slava ed ortodossa, non è stato certo tenero con
l’Ucraina.
Affascina diversi intellettuali la storia e la
possibile continuazione, dopo la parentesi comunista, della grande Russia degli
Zar, con richiamo a Pietro il Grande e Caterina di Russia.
Se
così fosse, se l’ideale di una grande Russia con radici slave, impostazione
autocratica e aspirazioni egemoniche non fosse solo (magari quale pretesto) di
Putin, ma condivisa da quel mondo, dovremmo convenire che ci siamo illusi
pensando ad un’Europa che termina agli Urali.
Vi è un’altra Europa tra noi e l’Oriente con
un’altra Storia, con un altro alfabeto, religione, cultura.
In tal
caso non credo si possa ignorare tale orientamento e la volontà dei popoli
interessati, e dobbiamo aver l’onestà di ammettere che salvata l’Ucraina, da
integrare nel nostro sistema di vita e di struttura democratica come i Paesi
baltici, non abbiamo la possibilità per intervenire concretamente in difesa
delle Repubbliche dell’ex Unione Sovietica che si opponessero alle mire
espansionistiche di Putin e suoi successori.
Sarà
doveroso ammettere che pur con tutta la simpatia non abbiamo la forza per
combattere al loro fianco e non si facciano illusioni per il solito effluvio di
buone parole con le quali siamo soliti accompagnare le lotte per l’indipendenza
di tanti paesi che poi lasciamo soli.
Per
Danzica, in ritardo, si è stati pronti a morire, altri tempi, altre situazioni
e altre generazioni.
Il
sistema monetario ombra
che
governa il mondo.
Unz.com
- KEITH WOODS – (15 LUGLIO 2024) – ci dice:
E
perché il dollaro non sta andando via.
In
qualsiasi spazio mediatico alternativo, si è sicuri di trovare molti discorsi
sul dominio del dollaro USA, così come previsioni ottimistiche sul suo
imminente declino.
Questo
è vero anche nella destra radicale, dove i nazionalisti si struggono per la
fine dell'egemonia imperiale degli Stati Uniti e l'ascesa di un mondo più
multipolare.
Spesso,
però, questa speranza è poco più che un pio desiderio, con improbabili sfidanti
al potere degli Stati Uniti molto sopravvalutati.
Ciò è
particolarmente vero per quanto riguarda l'egemonia del dollaro USA, un
argomento che è maturo per essere frainteso nel migliore dei casi.
È
importante tenere a mente che le persone hanno previsto il declino del dollaro
quando hanno raggiunto il suo status di valuta di riserva globale.
Già nel 1960, l'economista “Robert Triffin”
avvertiva di una "minaccia imminente per il dollaro USA, un tempo
potente".
Capire la ragione del pessimismo di “Triffin”,
e perché si è rivelato fuorviante, è fondamentale per comprendere l'odierno
sistema monetario globale e il duraturo dominio del dollaro.
Le
preoccupazioni di Triffin erano più informate di molte altre:
il suo "dilemma di Triffin", come
divenne noto, evidenziava un problema intrinseco con la valuta nazionale di un
paese che fungeva anche da valuta di riserva preferita per il sistema
internazionale.
Il
paese che fornisce al mondo la valuta di riserva deve produrre un surplus di
moneta, creando così un deficit commerciale.
In altre parole, il paese fornitore deve
perdere continuamente denaro per riempire le riserve di altri paesi e rendere
la valuta un'opzione a basso rischio da trattenere come riserva.
Ma se
il paese fornitore diventa troppo indebitato con il resto del mondo in questo
scenario, allora la sua valuta cessa di essere una risorsa a basso rischio, e
questo è il dilemma.
Dopo
la seconda guerra mondiale, gli Stati Uniti inviarono molti dollari all'estero
attraverso il “Piano Marshall”, le spese militari e la classe media americana
che importava molti beni stranieri.
Quindi, come ha fatto il dollaro USA ad
aggirare il “dilemma di Triffin”?
Non è
stato così.
Entra
nell'Eurodollaro.
Il
dilemma di Triffin era un problema soprattutto per il dollaro USA perché era
sostenuto dall'oro.
Dopotutto,
cosa accadrebbe se il mondo avesse bisogno di più dollari da sostenere per
sostenere le riserve auree statunitensi?
Proprio
come il tipo di collasso che accadrebbe se tutti cercassero di ritirare i loro
soldi dalle banche allo stesso tempo, l'intero sistema rischiava l'implosione
se gli Stati Uniti non riuscivano a mantenere i loro dollari esteri sostenuti
dall'oro.
La
storia standard è che questo problema è stato risolto nel 1971, quando Richard
Nixon ha posto fine al sistema internazionale di Bretton Woods e ha finalmente
disaccoppiato il dollaro USA dall'oro.
Ma a
questo punto, le banche private avevano già da tempo sostituito il cambio
dell'oro e adottato silenziosamente una nuova forma di scambio, districata da
qualsiasi riserva o valuta reale, questo era un sistema economico veramente
globale, offshore, al di fuori della sfera di competenza delle banche centrali.
Questo era il sistema dell'eurodollaro.
In questo contesto, "Euro" è usato
come sinonimo di "offshore" piuttosto che riferirsi agli euro veri e
propri.
Quindi,
il sistema dell'Eurodollaro è il sistema monetario ombra denominato offshore in
dollari USA.
Nessuno
è sicuro di come sia emerso il sistema dell'eurodollaro (ne parleremo più
avanti), ma alla fine degli anni '50 c'era stata un'enorme crescita dei
depositi in dollari nelle banche europee, soprattutto nella City di Londra.
Con le pratiche prebelliche, questi depositi
sarebbero stati rimessi alla banca centrale o depositati sui conti delle banche
negli Stati Uniti, ma gradualmente le banche hanno iniziato a utilizzare questi
depositi in dollari per emettere prestiti denominati in dollari USA.
Nel
1959, l'economista Paul Einzig riferì che
Il
mercato dell'eurodollaro è stato per anni nascosto agli economisti e agli altri
lettori della stampa finanziaria da una notevole congiura del silenzio.
Mi
sono imbattuto nella sua esistenza per puro caso nell'ottobre del 1959, e
quando mi sono imbarcato in un'inchiesta su di essa nei circoli bancari
londinesi, diversi banchieri mi hanno chiesto enfaticamente di non scrivere
sulla nuova pratica.
L'obiettivo
economico della Gran Bretagna di fare di Londra, un centro per il capitale
finanziario internazionale, si è manifestato nella deregolamentazione e nella
protezione completa della segretezza. Questo ha dato alla città un
vantaggio competitivo rispetto ad altri paesi europei, e ha messo lei e la sua
rete di territori offshore britannici al centro di questo sistema emergente.
Dall'elezione
del governo conservatore di Margaret Thatcher nel 1979, la Gran Bretagna ha
subito un grande esperimento.
Dal punto di vista economico, il Regno Unito è
diventato l'esempio del neoliberismo in Europa.
Dal punto di vista politico, il Regno Unito è
passato silenziosamente a uno stato postnazionale, subendo una delle più grandi
trasformazioni demografiche dell'Occidente.
Quando
il mercato dell'eurodollaro è esploso, è diventato la linfa vitale
dell'economia globale, soddisfacendo rapidamente il bisogno delle banche di un sistema
monetario internazionale.
Le banche potevano o effettuare transazioni in
modo rapido ed efficiente tra paesi e continenti senza la necessità di una
valuta fisica, un'innovazione che ha contribuito a liberare l'attività
economica.
Il sistema dell'eurodollaro funzionava come
una delle prime criptovalute, esistendo come un registro digitale e una rete di
comunicazione piuttosto che come una valuta tradizionale.
A
guidare l'economia globale c'è una sorta di moneta virtuale dei banchieri,
creata e utilizzata per soddisfare le richieste delle banche, una serie di
crediti e passività scambiati tra le banche per soddisfare le loro esigenze
monetarie.
Come puoi recarti in Indonesia ed effettuare
un prelievo istantaneo da un bancomat, prelevando dalla tua banca locale a
casa?
Solo con una rete di comunicazione enormemente
complessa ed efficiente che collega il sistema bancario globale.
L'eurodollaro
è stato l'emergere di questo sistema e le banche centrali hanno poco controllo
su di esso.
Nonostante
tutto l'allarmismo dei libertari sulla "stampa di denaro della Fed",
sono i banchieri internazionali – al di fuori delle regole della Federal
Reserve degli Stati Uniti – che hanno il controllo della creazione dell'offerta
di dollari USA sui mercati internazionali.
Le
grandi banche commerciali creano eurodollari utilizzando il sistema offshore
senza il sostegno della Federal Reserve.
Ciò
viene fatto attraverso il prestito frazionato, in cui i depositi in dollari
vengono utilizzati come garanzia per assumere una quantità maggiore di dollari.
Ancora
una volta: le banche private creano denaro dal nulla creando debito.
Scoprire
che la
creazione di denaro è nelle mani delle banche private è una rivelazione che tende a
scioccare le persone e a mandarle in uno stato di negazione – sicuramente lo
stato non esternalizzerebbe qualcosa di così fondamentale ad attori privati.
Ma non
credetemi sulla parola, una fonte buona come la Banca d'Inghilterra ha scritto
in un rapporto intitolato "La creazione di denaro nell'economia moderna" che:
La
maggior parte del denaro in circolazione è creata, non dalle macchine da stampa
della Banca d'Inghilterra, ma dalle stesse banche commerciali:
le banche creano denaro ogni volta che prestano denaro
a qualcuno nell'economia o acquistano un bene dai consumatori.
(Purtroppo, però, registrano il denaro
prestato come “passivo contabile” e quindi questo crea di fatto una modalità
truffaldina per cui un “attivo reale contabile” verrà utilizzato -dopo
l’approvazione del reale bilancio con il relativo “passivo fasullo” - che verrà
in seguito percepito quale “vero attivo” dai “nascosti veri padroni delle
banche” e FATTO versare su appositi conti esteri appositamente disposti!
N.D.R.)
E, in contrasto con le descrizioni che si
trovano in alcuni libri di testo, la Banca d'Inghilterra non controlla
direttamente la quantità di moneta di base o in senso lato.
Dei due tipi di moneta in senso lato, i
depositi bancari costituiscono la stragrande maggioranza, il 97% dell'importo
attualmente in circolazione.
E
nell'economia moderna, questi depositi bancari sono per lo più creati dalle
stesse banche commerciali.
Collegamento.
Così i
banchieri internazionali hanno creato un sistema monetario ombra, con il
sistema dell'eurodollaro che funziona come una sorta di "energia
oscura" dell'economia globale, sempre presente ma invisibile, qualcosa che
la Federal Reserve statunitense o qualsiasi altra banca centrale può fare poco
per controllare.
In
effetti, nessuno sa nemmeno quanto denaro esista nel sistema dell'eurodollaro,
con tempi che lo misurano in qualcosa che va da decine a centinaia di trilioni.
Come disse una volta l'economista “Fritz Machlup” a una riunione dei suoi
colleghi:
Non
sappiamo nemmeno abbastanza del mercato dell'eurodollaro per dire che dovrebbe
essere controllato.
Se si
vuole visualizzare l'aspetto di questo sistema monetario ombra, questo è un
tentativo di illustrare tutti gli strumenti coinvolti nell'offerta del dollaro
USA.
Ancora
confuso? Non sei solo.
Se questo illustra qualcosa, è che la Federal
Reserve e la banca centrale sono solo una piccola parte della storia.
Questa
rete enormemente complessa si è sviluppata nel corso di decenni attraverso
istituzioni private, soddisfacendo l'esigenza di un sistema monetario veramente
globale, non vincolato da barriere nazionali.
Ma nel
processo di disaccoppiamento del dollaro dal controllo della Federal Reserve, i
banchieri si sono dati il potere di creare denaro non autorizzato e non
regolamentato.
Ciò si
traduce in un enorme potere di scavalcare la politica monetaria del governo
nazionale e di adempiere a molti dei ruoli che la maggior parte delle persone
presuppone che le banche centrali e i loro governi stiano gestendo.
Poiché
le eurovalute offrono alle istituzioni finanziarie private la possibilità
illimitata di espandere la disponibilità di una particolare valuta, il paese la cui valuta è l'obiettivo
dell'Euro strumento non ha più il controllo esclusivo sulla sua offerta di
moneta.
Inoltre,
la mancanza di requisiti di riserva sugli eurodollari crea un moltiplicatore
monetario potenzialmente infinito, che potenzialmente porta a un grado infinito
di vendita, il tutto senza l'input della Federal Reserve o del Tesoro degli
Stati Uniti. Così, il potere di controllare il numero di dollari (o strumenti
equivalenti in dollari) sul mercato è stato sottratto al controllo esclusivo
dell'autorità statunitense e diffuso tra le istituzioni bancarie straniere.
La
discussione sull'economia è ancora fortemente incentrata sulla politica
monetaria delle banche centrali e sui programmi governativi come il “Quantitative
Easing”, che aiuta a mantenere l'illusione che siano ancora rappresentanti eletti e
responsabili ad avere l'ultima parola.
È
comprensibile che siamo prevenuti a concentrarci sulle istituzioni governative:
si è sempre capito che la sovranità monetaria
è un prerequisito per la sovranità politica.
Ma ora
è chiaro che hanno governato hanno silenziosamente ceduto un gran grado di
sovranità monetaria agli interessi privati che gestiscono il sistema bancario
internazionale – uno dei cambiamenti politici più significativi e rivoluzionari
di sempre, eppure poco discusso.
È
scioccante scoprire la portata e l'influenza di questo sistema, e scoprire che
tutto ciò che viene presentato qui è stato reso pubblico per anni, stranamente
ignorato o trascurato da economisti popolari, analisti finanziari e politici.
Eppure
alcuni stimati economisti come “Paul Einzig” e “Milton Friedman” hanno
identificato e studiato questo sistema, ed entrambi hanno anche scritto di una
grande "cospirazione del silenzio" da parte del cartello bancario
globale per nasconderne l'esistenza.
Dal
momento che la maggior parte delle analisi economiche lo ignora ancora, ci
rimane una visione sempre parziale di come funziona l'economia.
Perché
il dollaro non se ne va.
C'è
un'altra importante consapevolezza che deriva dalla comprensione del sistema
monetario ombra: l'eurodollaro è la vera valuta di riserva globale.
L'emergere del sistema dell'eurodollaro è
stata un'innovazione emergente, proveniente da molti attori coinvolti nel
sistema finanziario globale che cercavano la forma di denaro più efficiente per
gestire i loro affari.
Capire questo ci aiuta a capire perché sarà
così difficile detronizzare il dollaro dalla sua posizione dominante.
Immagina
un mondo senza il dollaro.
Supponiamo
che un produttore tedesco abbia bisogno di importare materie prime dal Brasile.
L'esportatore
brasiliano preferisce essere pagato in reali brasiliani, mentre l'importatore
tedesco ha fondi in euro.
Solo
che non c'è molto dall'Europa in cui l'azienda brasiliana sia interessata a
spendere il suo nuovo euro, e lo scambio costante di valute può essere costoso
e richiedere molto tempo.
Tuttavia,
con il sistema dell'eurodollaro, l'importatore tedesco può utilizzare i suoi
depositi in euro per creare un deposito in eurodollari in una banca tedesca.
Questo
deposito in eurodollari può quindi essere trasferito a una banca brasiliana,
che lo converte in reali brasiliani e paga l'esportatore.
La
banca brasiliana può detenere il deposito in eurodollari o effettivamente per
finanziare le proprie attività di prestito in eurodollari.
Vincono tutti!
(O
almeno così deve essere sembrato alle persone che hanno inventato questo
sistema.)
Ora
immaginate uno o più governi che cercano di sostituirlo.
Ci sono decenni di accordi tecnologici
altamente complessi e intrecciati che hanno fatto funzionare questo sistema
senza soluzione di continuità.
Il
dollaro mantiene la sua forza perché c'è una domanda costante di titoli del
Tesoro USA a sostegno di questo sistema.
Guardando
a come i finanzieri stanno trattando questi titoli, il dollaro sembra più
sicuro che mai:
i dati
del Tesoro USA rivelano che la domanda estera di questi titoli è aumentata
enormemente negli ultimi anni.
Le partecipazioni in titoli del Tesoro USA a lungo
termine da parte di investitori privati stranieri sono aumentate di circa il
52% negli ultimi tre anni a 3,4 trilioni di dollari, superando per la prima
volta le partecipazioni delle banche centrali.
Si
noti che la storia qui non riguarda le portaerei statunitensi o i regimi
fantoccio, ma gli interessi privati dei banchieri che compongono questo sistema.
Un
sacco di sventurati del dollaro fanno un caso che riguarda la geopolitica.
Gli Stati Uniti sono un impero malato, dicono;
ha una
lunga e crescente lista di nemici, così come potenziali sfidanti sulla scena
mondiale come la Cina, e stiamo entrando in un'era multipolare in cui gli Stati
Uniti non possono dominare gli affari del mondo come hanno fatto nel 20°
secolo. Tutto
ciò può essere vero, ma ciò non rende il sistema dell'eurodollaro meno
efficiente per il cartello bancario globale.
La
Cina ha fatto molti sforzi per cercare di rendere il suo yuan una valida
alternativa al dollaro, e nonostante tutto, meno del 3% delle riserve di valuta
estera del mondo sono denominate in yuan.
Secondo
una stima, il dollaro fa parte dell'88% di tutte le transazioni internazionali,
l'euro del 31%, mentre lo yuan è coinvolto solo nel 7% (più di una valuta può essere
coinvolta in una transazione).
Se la
Cina volesse rendere lo yuan una vera valuta di riserva globale, dovrebbe
abbracciare una massiccia regolamentazione finanziaria e abolire i suoi attuali
severi controlli sui capitali, al fine di consentire massicci afflussi di
valuta estera e yuan in Cina.
Ma la
Cina ha bisogno di mantenere la sua rigida regolamentazione finanziaria per il
successo economico interno e la stabilità politica.
È improbabile che la Cina decida mai di
abbandonare il modello statalista che ha seguito solo per decenni per diventare
un hub migliore per il sistema finanziario internazionale.
Alcuni
hanno pubblicizzato i BRICS, di cui la Cina è membro, come potenzialmente
all'avanguardia nella creazione di un sistema monetario alternativo.
Sulla
carta, questo sembra più promettente:
i paesi BRICS hanno il 42% della popolazione
mondiale e circa il 37% del PIL mondiale.
Anche
se i BRICS fossero disposti a mettere da parte i loro disaccordi e impegnarsi
in una moneta BRICS, è difficile vedere quale vantaggio competitivo avrebbe
rispetto al sistema attuale.
Una
valuta sostenuta dall'oro?
I banchieri hanno abbandonato l'oro e hanno
abbracciato il sistema dell'eurodollaro in primo luogo perché la valuta
sostenuta dall'oro era un ostacolo alle loro attività.
E la
"R" dei BRICS?
Forse le fortune della Russia indicano una
potenziale alternativa al dominio del dollaro.
Dopotutto,
dall'invasione dell'Ucraina da parte della Russia, il governo degli Stati Uniti
ha armato il sistema finanziario in modi mai visti prima.
Non è questa una dimostrazione al mondo della
precarietà di fare affidamento sulle grazie dell'America per sostenere il
proprio sistema finanziario?
Molti
hanno ragionato sul fatto che se gli Stati Uniti hanno esagerato nel sanzionare
la Russia, questa sarebbe stata la lezione che il resto del mondo avrebbe
preso, e quindi sarebbe stata solo una questione di tempo prima che un numero
sufficiente di parti interessate cospirasse per abbattere il potente dollaro.
La
sanzione più clamorosa contro la Russia è arrivata quando gli Stati Uniti e i
loro alleati occidentali hanno invocato quella che alcuni analisti hanno
chiamato "l'opzione
nucleare",
e hanno
cospirato per togliere la Russia dalla SWIFT (Society for Worldwide Interbank
Financial Telecommunication).
Ciò è
stato molto significativo, poiché SWIFT è utilizzato dalle banche di tutto il
mondo come una sorta di servizio di messaggistica istantanea.
Il
presidente Biden ha promesso che ciò "garantirebbe che queste banche siano
disconnesse dal sistema finanziario internazionale e danneggerebbe la loro
capacità di operare a livello globale".
Con la
concezione di base del dollaro USA come qualcosa strettamente sotto il
controllo del governo statunitense, molti pensavano che avrebbero potuto
semplicemente negare alla Russia l'accesso al dollaro tagliandola fuori dal
sistema SWIFT.
Ma
nonostante il “deplatforming” di alto profilo, le banche russe hanno subito
poco più che un inconveniente nel vedersi negato l'accesso allo SWIFT, a causa
dell'efficacia del sistema dell'Eurodollaro.
L'economista
dell'eurodollaro “Jeffrey Snider” ha riassunto il problema di questo tentativo
di “deplatformare” l'economia russa:
SWIFT
rappresenta ben poco per quanto riguarda il funzionamento interno della rete
bancaria offshore.
Privare
alcune istituzioni russe della capacità di inviare messaggi ai corrispondenti
utilizzando SWIFT e loro semplicemente comunicheranno (che ne dici di maggiore
ironia!) con loro in qualche altro modo (incluso semplicemente alzando il
telefono) perché i corrispondenti offshore sono ancora lì.
Continueranno
a condurre le proprie attività monetarie indipendentemente dal metodo con cui
le richieste di pagamento vengono inviate e ricevute.
Paradossalmente,
il fatto stesso che il governo statunitense possa fare così poco per ostacolare
l'accesso delle banche russe al mercato dell'eurodollaro dimostra perché esso
sia così efficace e perché il dollaro manterrà la sua posizione nel prossimo futuro.
Questo
ci riporta all'inizio di questa storia, quando il mercato dell'eurodollaro è
emerso in circostanze oscure e segrete nella città di Londra.
Ho
scritto che nessuno è veramente sicuro di come sia emerso l'eurodollaro, ma la
teoria più probabile è che la vera origine risieda in realtà nell'Unione
Sovietica.
Nel
1956, i sovietici erano anche nella posizione di temere sanzioni internazionali
per l'invasione di un vicino più piccolo.
Dopo aver schiacciato la ribellione del 1956 in
Ungheria, i funzionari sovietici temevano che gli Stati Uniti avrebbero preso
di mira le loro riserve di depositi in dollari nelle banche americane.
In
risposta, i sovietici ritirarono i loro dollari e li trasferirono in due banche
russe con sede in Europa:
la
Commercial pour L'Europe du Nord (BCEN) a Parigi e la Mosca Narodny Bank a
Londra.
Usando quei depositi in dollari, queste banche
russe potrebbero diventare i primi prestatori nel mercato globale
dell'eurodollaro.
Il 28
febbraio 1957, la “Mosca Narodny Bank” di Londra prestò 800.000 dollari.
Questa modesta somma è stata presa in prestito
e rimborsata interamente al di fuori del sistema bancario americano – o di
qualsiasi sistema bancario centralizzato.
I banchieri avevano appena scoperto
un'innovazione straordinaria.
Anche
la BCEN di Parigi ha preso alcuni dollari Narodny e li ha prestati.
La banca di Parigi era conosciuta con il suo
nome telex “EUROBANK”, e questo, depositario, è il modo in cui i dollari
depositati nelle banche al di fuori degli Stati Uniti sono diventati noti come
"Eurodollari".
E
così, in una delle grandi ironie della storia, il grande regime comunista del
XX secolo ha innescato un'innovazione sui mercati finanziari che ha
notevolmente ampliato il potere del capitale e spostato le attività dei
banchieri al di fuori della portata dei governi.
Il
sistema dell'Eurodollaro è diventato così dominante a causa delle innovazioni
di persone che cercavano di evitare il controllo del governo americano sui
propri dollari, ed è proprio per questo che il sistema è così resiliente:
alle
valute alternative, agli shock geopolitici e allo stesso governo americano.
Niente
dura per sempre, ma per ora il dominio globale del dollaro poggia su basi piuttosto
solide.
Ghigliottina,
G7 e Intelligenza Artificiale.
Una
Realtà Distopica Anti cristica
da
Combattere.
Arcangelosanmichele.altervista.org
- Massimo Viglione – (9 Luglio 2024) – ci dice:
(fonte:
marcotosatti.com 09/07/2024).
Cari
amici e nemici di “Stilum Curiae”, Cinzia Notaro, che ringraziamo di cuore,
offre alla vostra attenzione questa intervista con il prof. Massimo Viglione.
Ghigliottina,
G7 e Intelligenza Artificiale.
Un
incontro svoltosi nella Sala Riunioni della Società Operaia il 2 giugno scorso
a Martina Franca, cittadina pugliese in provincia di Taranto.
Ha
preso la parola il prof. Massimo Viglione, docente, storico, saggista,
ricercatore, nonché presidente della Confederazione dei Triarii, di cui è
fondatore e che si propone – così come si legge nel suo Statuto – di
«difendere, diffondere e promuovere i valori tradizionali della fede cattolica
e della cultura italica nel momento in cui essi si trovano a essere minacciati
da azioni, di diverso segno, che tendono a far scomparire, o corrompere, un
patrimonio culturale e spirituale radicato nei secoli e meritevole di essere
preservato a beneficio delle attuali generazioni e di quelle future».
(confederazionetriarii.it/home/statuto-e-codice-dei-valori-e-degli-obbiettivi.htm)
Professore,
esiste veramente un filo che unisce “Ghigliottina, G7 e Intelligenza
Artificiale”?
E in
che senso?
Per
comprendere il senso – profondo e reale – di questa “provocazione”
intellettiva, occorre avere consapevolezza del processo storico (le varie tappe
di sviluppo nel corso dei secoli) e metastorico del fenomeno della Rivoluzione.
La R
maiuscola è d’obbligo, nel senso che non stiamo parlando di uno specifico
evento storico (rivoluzione francese, o inglese, o americana, o russa, ecc.),
ma del fenomeno nella sua dinamica plurisecolare e anche preternaturale.
Ovvero, di un piano di sovversione del creato,
dell’umano, della legge naturale e morale, così come si sta verificando
attualmente.
Il
filo conduttore è in senso metaforico.
La
ghigliottina è il frutto della Rivoluzione Francese, repubblicana, laicista,
anticattolica, antireligiosa:
Robespierre
arrivò a inventare il culto della “dea natura” (parallelo a quello
illuministico della “dea ragione”), ovvero una religione naturale razionale,
che possiamo definire anti-umana.
Infatti,
nella triade dialettica “Libertà, Uguaglianza, Fraternità”, ritroviamo gli
esiti sconvolgenti della dissoluzione odierna:
il
liberalismo, che vuole distruggere la legge naturale, l’ordine morale così come
è sempre esistito;
l’egualitarismo social-comunista, con tutta la
caterva di mali, di morte e di miseria che lo ha accompagnato;
l’anarchismo
falsamente umanitario, (la “Fraternità”), si va attuando nel globalismo odierno
come sintesi dei due momenti precedenti.
Infatti,
il
globalismo è
al contempo liberalismo nella finanza apolide che lo gestisce e impone e comunismo in quanto, oltre a renderci sempre
più poveri con un fiscalismo progressivamente totalitario e incontrollato, ci
vuole espropriare del diritto stesso alla proprietà privata (“Non avrete nulla
e sarete felici”, motto ufficiale del mondo di Davos);
perfino
dello stesso denaro contante, che dovrà essere sostituito con la moneta
elettronica, in modo che i poteri immensi del globalismo tecnocratico possano
esercitare un controllo totale su ciascuno di noi, al fine di renderci
completamente schiavi e ricattabili.
Non stiamo affatto esagerando: basti guardare
cosa già accade in Canada e in Cina.
Abbiamo
visto inoltre come vogliano privarci della carne e del cibo naturale e
coltivato per farci mangiare insetti (ciò avveniva durante il comunismo per non
morire di fame) e carne sintetica. O per imporci tutti i vaccini che vorranno alfine di renderci
esseri telecomandati da remoto.
Non dimentichiamo
che l’allora ministro Cingolani, nel 2021, ebbe a dire pubblicamente alla
Sapienza a Roma:
“Vi cureremo da remoto”, il che è possibile
solo se nel nostro corpo vengono iniettati metalli utili allo scopo.
E che
ci renderanno eliminabili da remoto a loro piacere.
O magari per annientare in ciascuno di noi
ogni mascolinità e femminilità naturali, come prevede l’ideologia gender.
Il
globalismo, esito ultimo della Rivoluzione, è una vera e propria sintesi di
liberalismo e comunismo, che conduce da un lato all’anarchia, al disordine, al
tribalismo (il trans-ecologismo antiumano);
e dall’altro ad una tirannide esercitata da
poche famiglie strapotenti che tessono le fila del rovesciamento di ogni valore
naturale e dell’uomo stesso.
A
questo si aggiunge ora la pseudo intelligenza artificiale, che creerà un mondo
virtuale senza più alcuna certezza oggettiva, perfino sull’esistenza stessa di
un essere umano.
La I.A. inoltre sostituirà l’uomo sul piano
lavorativo, fino a farlo diventare del tutto inutile, superfluo, e quindi un
peso da eliminare, per la società.
Il
piano diabolico dell’élite che comanda in cima alla piramide è venuto alla luce
in questi ultimi anni. A quando risale?
Possiamo
dire che inizi verso la fine del XIII – inizio del XIV secolo, ossia nel tardo
Medioevo, periodo in cui l’Europa era interamente cristiana.
In
quei tempi non si parlava ovviamente di gender o intelligenza artificiale o di
trans-ecologismo, tuttavia si stava già pianificando il sovvertimento della “Res
Publica Christiana” per dare origine, nel tempo, ad una società dapprima
umanistica, poi protestantica, in seguito razionalista, illuminista, liberale,
socialista, totalitaria, sessantottina, fino a giungere alla follia di quello
che viviamo oggi.
Il Sessantotto
ha segnato profondamente la società.
Possiamo definirlo una vera rivoluzione che in
realtà è stata voluta come tutte le altre dai poteri forti per forgiare a
proprio piacimento l’essere umano, affinché fosse pronto ad accettare
passivamente e senza spirito critico l’ibrido uomo-macchina servendosi
dell’Intelligenza Artificiale?
Il
Sessantotto può essere considerato la quarta fase di questo processo unico che
è la Rivoluzione.
Il
Protestantesimo ha rappresentato la prima fase spezzando l’unità
spirituale-religiosa dell’Europa e della Cristianità medievale, preceduto dalla
rivoluzione culturale umanistico-rinascimentale;
la seconda fase è la Rivoluzione francese e ha
riguardato la politica (liberalismo, giacobinismo egualitario,
ghigliottinamento della Monarchia sacrale, Napoleone, ecc.), ma anche la
religione, in quanto preparata dalla rivoluzione culturale
razionalistico-illuminista e per la strage di preti e suore effettuata senza
pietà;
la
terza fase (dopo la religiosa e politica) è quella social-economica, ovvero il
Comunismo, elaborata dal marxismo-leninismo, ovvero dal materialismo dialettico
di stampo hegeliano.
La
quarta fase (dopo quella religiosa, quella politica e quella socio-economica) è
quella familiare e morale, ovvero il Sessantotto, sintesi tra capitalismo e
socialismo, che promuove la distruzione della famiglia e di ogni morale
naturale. Con il Sessantotto si sono affermati il divorzio, l’abortismo di
massa, la droga di massa, la pornografia di massa, il sadomaso.
Tutto
questo ci porta alla quinta fase della Rivoluzione, quella specificamente
anti-umana, che è quella che stiamo vivendo oggi con il genderismo androgino del
post-umanesimo, con il trans-ecologismo odiatore dell’essere umano in quanto
tale e con il trans-umanesimo che si delinea all’orizzonte, violatore della stessa natura
umana.
I mass
media fanno la loro parte nell’ingannare e manipolare le menti, talvolta
ricorrendo alla strategia della paura, come è accaduto nella recente
“pandemia”?
La
recente pandemia ha attuato un piano d’inoculazione di un siero genico in
centinaia di milioni di persone nel mondo intero, ma anzitutto in Occidente, i
cui esiti nefasti stanno incominciando a vedersi e si vedranno sempre più nei
decenni.
Ora
assistiamo ad un numero enorme di morti improvvise quotidiane, a danni fisici
riportati da una quantità ancora maggiore di persone.
Tutto ciò ha anche rappresentato un
esperimento sociale di controllo delle masse per verificare fino a che punto
fossero manipolabili, influenzabili attraverso il terrorismo mediatico.
È servito a capire quanti sono capaci di
ragionare e di reagire al distanziamento sociale e al totalitarismo del
controllo da remoto imposto, e a tutte quelle norme obbligatorie inutili
imposte come salvezza, facendoci diventare gli uni nemici degli altri.
Il
sapere quanti hanno conservato la propria libertà purtroppo contribuirà a
preparare meglio quanto dovrà ancora accadere.
Ricordiamo
che il Vaticano indusse i cittadini a vaccinarsi contro il Covid 19 facendogli
credere che ciò fosse un atto d’amore, ben sapendo oltretutto come alcune delle
soluzioni immunizzanti fatte passare per efficaci e sicure, fossero terapia
genica, e altre fossero testate e/o prodotte con cellule provenienti da feti
volontariamente abortiti.
Come è potuta accadere una empietà simile?
Ho
coordinato a questo riguardo un libro, edito nel 2021 (quindi ancor prima del
disastro sierico) di grande diffusione: Mors tua Vita mea (Edizioni Maniero del Mirto), a cui
hanno collaborato famosi studiosi, medici, giuristi, storici, bioeticisti,
anche a livello internazionale, oltre che due vescovi della Chiesa. Condivido
in pieno il contenuto della domanda.
È
potuto accadere a causa della crisi della Chiesa, della Rivoluzione entrata
anche nella Chiesa.
Ufficialmente
dal Concilio Vaticano II in poi e più apertamente, in maniera dirompente, con
Bergoglio, raggiungendo vette di dissoluzione e corruzione inimmaginabili nel
passato.
Ormai
le gerarchie ecclesiastiche sono in gran parte vendute ai poteri che governano
questo mondo e sono anche psicologicamente prone a questi poteri.
È difficile capire fino a che punto ciascuno
nel proprio animo sia venduto, sia più succube o lo faccia per carriera o per
convinzione.
Tuttavia
il risultato finale è che queste gerarchie sono del tutto in mano alle potenze
nemiche della Chiesa.
È una
realtà tremenda.
Chiamare
“atto d’amore” l’inoculazione di un siero genico nel corpo è quanto di più
diabolico si possa immaginare.
Potere
temporale e potere spirituale si dimostrano sempre più uniti nel portare avanti
l’Agenda 2030?
La
maggior parte della gerarchia ecclesiastica, come già evidenziato, è prona al
potere temporale, basti pensare alla chiusura delle chiese in tempo di
pseudo-pandemia e come i preti passivamente abbiano accettato ciò.
Una
vergogna inaudita e indimenticabile.
Possiamo
definire la vaccinazione, un battesimo laico?
Possiamo
chiamarlo così se vogliamo:
è una
tragedia che finanche le migliori menti o presunte tali non riescono a capire.
Chi ha rifiutato il siero genico rimane col Battesimo cattolico, l’unico vero
Battesimo possibile e immaginabile.
È
servita anche per testare la nuova tecnologia mRna al fine di prendere possesso del
corpo umano e passare al transumanesimo introducendo nel corpo nanoparticelle
in grado di veicolare farmaci da remoto?
Non
essendo medico posso solo affermare, in base alla mia esperienza in qualità di
storico e intellettuale libero da ogni condizionamento, che tutto ciò può
essere molto verosimile.
Insomma, la prova in tasca non ce l’ho, ma
penso che sia così.
Del
resto, fior di medici, anche di fama internazionale, lo sostengono chiaramente.
Digitalizzazione,
de popolazione, sostituzione dell’uomo con la macchina, eliminazione di diverse
figure professionali, riduzione del resto degli umani a schiavi (“non avrai
niente e sarai felice”).
Di
questo e altro si parla a Davos, città della Svizzera in cui si riuniscono due
volte all’anno i potenti del mondo?
Davos
è il centro ufficiale di questo piano anti cristico, ma è solo la facciata, di
sicuro ne esistono altri.
Così
come gli stessi Harari, Gates, Soros, Schwab sono solo una facciata di chi
dirige oggi il mondo.
Davos è il centro economico che agisce sui
governi mondiali e soprattutto sulla pubblicità massmediale riguardante grandi
industrie, tra le quali quelle che impongono l’auto elettrica (che sta fallendo
miseramente ma che vogliono imporre a tutti i costi) a scapito di quella col
motore a scoppio, a benzina, a gas.
Il
fine è il controllo dei politicanti, tutti schiavetti da quattro soldi come
quelli che abbiamo in Italia, dei governanti, eterodiretti sotto minaccia, dei
giornalisti e del clero che conta.
È come
una piramide che dal vertice scende fino alla base:
non è un caso che il simbolo di queste società
sia la Piramide con l’occhio veggente (che si trova anche sul dollaro), il
quale non rappresenta altro che il controllo da remoto di tutta l’umanità e di
ciascuno di noi.
Andremo
incontro alle smart city come già stanno procedendo in alcune città italiane,
vedi Venezia militarizzata e iper sorvegliata?
Si
vuole seguire il modello cinese?
In
alcune città italiane si sta procedendo già.
Da
ottobre a Milano non si potrà più circolare con auto a diesel, nemmeno a euro
6.
Anche
Roma sta andando in questa direzione.
Le
città di 15 minuti saranno campi di concentramento da cui si dovrà chiedere il
permesso per poter uscire.
Sarà messo a disposizione un certo numero di
permessi all’anno, si parla di circa 300, che andranno poi scemando
gradualmente.
Chi ne
avrà di più chi di meno, il numero cambierà a seconda di come ci si comporterà,
ovvero di quanto si sarà obbedienti a tutto questo inferno.
Lo
stesso avverrà con la moneta digitale.
Lo scopo è l’inferno sulla terra e la
cinesizzazione dell’umanità.
La
Cina è la meta finale a cui vogliono arrivare.
Si
vuole fare un Mondo Nuovo e un Uomo Nuovo diverso da quello che ha fatto il
Creatore.
E in gran parte lo si vuole eliminare.
Una
nuova era (cosiddetta New Age), una sola religione, una sola moneta, una sola
razza.
Si
punta a realizzare una “Repubblica Universale”, una Chiesa del tutto umana
pronta ad accogliere l’”Anticristo” che parlerà di pace e sicurezza?
Tutto
questo era già previsto nei piani della Massoneria del Settecento, ma in realtà
anche nei gruppi eversivi dei secoli precedenti, come in alcuni filosofi e
utopisti.
È, come dicevamo all’inizio, il piano di
questa forza metastorica – la Rivoluzione gnostica, liberale ed egualitaria –
che odia Dio, il Creato e l’uomo, e vuole sovvertire tutto per preparare il
regno dell’Anticristo.
Chi
non ha capito questo o ride di questo, non ha capito nulla di nulla.
Quanto
profetizzato nel libro dell’Apocalisse si sta realizzando puntualmente dinanzi
ai nostri occhi.
Basti
pensare alla celebre sentenza:
«Nessuno
poteva comprare o vendere se non portava il marchio, cioè il nome della bestia
o il numero che corrisponde al suo nome» (Ap. 13, 16-18):
per diciannove secoli è stato difficile
immaginare come ciò sarebbe mai potuto avvenire nel concreto;
ma,
oggi, è perfettamente chiaro.
Si
concretizza con l’immissione nel corpo degli uomini del marchio, si chiama:
“controllo da remoto” e si effettuerà tramite la moneta elettronica o l’ I.A.
Una
sola razza e questo spiega l’immigrazione forzata; una nuova moneta
elettronica, una sola religione a cui tutti stanno collaborando a partire da
chi siede a Roma in Vaticano.
Basti
pensare alla” Pachamama”, la dea della terra, “Gaia”, che deve sostituire il
culto di Maria Madre di Dio;
alla
guerra in corso contro i Sacramenti e contro la S. Messa in Rito Romano antico
apostolico, contro la legge naturale e all’accettazione di ogni regola di
questo mondo che poi è l’anti-regola.
Per
chi ragiona liberamente, è evidente che stiamo assistendo alla preparazione di
una umanità che dovrà accogliere e adorare l’Anticristo.
Non
scordiamoci anche del trans-ecologismo, che serve a tribalizzarci, schiavizzarci e a renderci odiati e odiosi gli uni
verso gli altri e anche ad eliminarci, a farci vivere come bestie (che mangiano insetti e si drogano,
vivendo nudi e accoppiandosi come bestie senza alcuna distinzione sessuale) egualitarie a servizio di pochi
potenti.
«La nostra
battaglia non è contro la carne e il sangue, ma contro i Principati e le
Potestà, contro i dominatori di questo mondo tenebroso, contro gli spiriti del
male che abitano nelle regioni celesti» (Ef 6,12).
Quindi dobbiamo rimanere ancorati alla fede il
vero “Katéchon” che impedisce all’anticristo di manifestarsi?
Dobbiamo
rimanere ancorati alla vera fede, alla Tradizione e alla Controrivoluzione,
della quale faccio parte da sempre e con la quale mi batto da sempre, anche con
la Confederazione dei Triari.
La Controrivoluzione è il contrario della
Rivoluzione, e ha come scopo il combattere con ogni mezzo e fino alla fine la
Rivoluzione in atto.
Teniamo
presente che i nostri nemici hanno dietro le spalle colui che deve arrivare,
l’Anticristo;
noi
invece abbiamo alle spalle, se rimaniamo fedeli e agiamo rettamente, Colui che
ha creato colui che deve arrivare, che gli permetterà di arrivare nel mondo, ma che
sconfiggerà per sempre nell’eternità.
Abbiamo
Dio stesso, Nostro Signore Gesù Cristo, la Madonna Sua Madre, San Michele
Arcangelo, gli Angeli, i Santi che pregano per noi e quindi non dobbiamo
scoraggiarci, perché la vittoria finale è nostra.
Chi
ride di tutto questo… piangerà amaramente fra non molto.
Tutto
è evidente dinanzi ai nostri occhi, e pertanto chi irride e rifiuta non sarà
scusabile.
Stiamo
per vivere la più importante, determinante, epocale, svolta della storia umana,
almeno dal Diluvio.
Sarà
durissima, e i prodromi ci sono tutti.
E
ognuno deve compiere la propria scelta di campo definitiva, sapendo che chi non
sceglie ha già scelto
(«Chi non è con me, è contro di me», Mt.
12,30).
ECOLOGISMO.
Ultima
occasione per fermare
il
delirio "green" dell'Ue.
Lanuovabq.it
– Ruben Razzante – (12_07_2023) – ci dice:
Combattere
contro il cambiamento climatico a costo di distruggere l’economia. Questo è il
rischio ideologico dietro il Green Deal, con annessa caccia alle streghe dei
“negazionisti”.
Il
parlamento di Strasburgo può bocciarlo.
Weber
(PPE)era presente alla manifestazione di Strasburgo pro Green Deal.
In
vista delle elezioni europee della primavera 2024, cresce la tensione nelle
istituzioni Ue su alcuni provvedimenti considerati fondamentali dalla famiglia
socialista a Bruxelles, che fra un anno potrebbe uscire sconfitta e rimanere
fuori dal governo dell’Unione.
Tra
questi c’è sicuramente il Green Deal, provvedimento legislativo che si
inserisce all'interno dell'ambizioso piano d'azione dell'Unione Europea per
affrontare i cambiamenti climatici e promuovere la transizione verso
un'economia sostenibile. Sebbene il Green Deal abbia suscitato ampio interesse,
è fondamentale esaminare attentamente i suoi punti critici, visto che in queste
ore se ne sta discutendo a Strasburgo nell’aula del Parlamento europeo e il
braccio di ferro tra sostenitori e oppositori si fa sempre più aspro.
La
cosiddetta legge sulla natura dovrebbe, nelle intenzioni dei vertici Ue,
mitigare la crisi climatica, che nel dibattito pubblico assurge ormai a vera e
propria emergenza, tanto che i cosiddetti “negazionisti climatici”, che si
oppongono a questa logica emergenziale, vengono già etichettati come dissidenti
stile no vax ai tempi del Covid.
Proteggere
l’ambiente, rispettare la natura, promuovere uno sviluppo sostenibile sono
certamente tutti concetti nobili che non devono essere trascurati.
Diversa,
però, è la radicalizzazione dell’elemento ambientale, che degenera in ideologia
verde e produce intolleranza e odio verso il mondo delle imprese e in generale
verso chi produce.
Se ne
è avuta la riprova anche ieri, quando in sede di Commissione Ue è stata
presentata una proposta di patrimoniale europea per finanziare le politiche di
sostenibilità.
La
Commissione la ritiene giuridicamente ammissibile e dunque potrebbe essere
discussa se entro sei mesi verranno raccolte le firme necessarie.
Si
tratterebbe di introdurre un’imposta europea sui grandi patrimoni a vantaggio
della transizione ecologica e sociale, per contribuire alla lotta contro i
cambiamenti climatici.
L’ennesima
proposta ideologica, non a caso promossa da chi ha fatto del totalitarismo
ambientalista un dogma da portare avanti in tutte le sedi, è destinata a fare
parecchio rumore.
Infatti
la paternità della sciagurata idea è di “Fonsoc”, la fondazione socialista
belga che gestisce i fondi del partito francofono, e di” Paul Magnette”,
sindaco di Charleroi e leader dei socialisti belgi.
La
legge sul ripristino della natura è uno dei pilastri del pacchetto clima della
Commissione von der Leyen e si inserisce nella strategia sulla biodiversità per
il 2030.
Tra gli obiettivi chiave vi sono la riduzione delle
emissioni di gas serra, la promozione delle energie rinnovabili, l'efficienza
energetica, la tutela dell'ambiente naturale e l'impulso alla sostenibilità in
tutti i settori economici.
Tra i
suoi punti qualificanti c'è la previsione di obiettivi giuridicamente
vincolanti per gli Stati membri per il ripristino degli ecosistemi.
"Purtroppo abbiamo un commissario che sul
tema della sostenibilità ha un approccio ideologico", ha sottolineato nei
giorni scorsi il presidente di Confindustria Carlo Bonomi.
La
destra e il Ppe non sono su quella lunghezza d’onda perché sottolineano come
sia sbagliato che imprese e cittadini paghino i costi della rivoluzione verde.
"Servono
migliaia di miliardi per la transizione ecologica, il problema è chi
paga", ha osservato il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti
riproponendo il tema degli incentivi europei.
Non a
caso, la linea dell'Italia nel dibattito sul Patto di stabilità è quella di
scorporare gli investimenti per il green e il digitale dal computo del debito.
Linea
che, tuttavia, tra i 27 appare al momento minoritaria.
D’altronde
costringere le imprese e le famiglie ad adeguarsi a tutta una serie di misure
per ridurre le emissioni inquinanti, senza adeguati sostegni e nel dubbio che
quelle misure siano davvero efficaci per la protezione del pianeta, rappresenta il più alto tradimento
che l’Ue possa fare ai suoi cittadini.
Ci
sono quindi le premesse per una bocciatura del Green Deal, che a quel punto
sarebbe definitiva, almeno in questa legislatura.
Si
tratterebbe di un verdetto provvidenziale, che consentirebbe alla prossima
maggioranza Ue che uscirà dalle urne del 2024 di reimpostare la strategia
ambientale e climatica in funzione delle primarie esigenze di chi produce,
lavora e ha la necessità di non svenarsi e dissanguarsi per far fronte ad
adeguamenti imposti dall’alto e senza alcuna evidenza scientifica.
L’ambiente
è di tutti e non può diventare terreno di esercizio prepotente del potere da
parte di pochi.
La
sostenibilità ambientale va conciliata con quella economica e dunque occorre
tenere conto delle specificità territoriali e dei costi (esosi) che
comporterebbero alcuni adeguamenti imposti da Bruxelles.
Imprese
e famiglie rischierebbero davvero di impoverirsi gravemente.
In particolare le prime perderebbero
competitività rispetto alle concorrenti di altri continenti nei quali non
vigono questi obblighi.
Ci si
fermi, dunque, in questo delirio verde, prima che sia troppo tardi per tutti.
Cos’è
l’alt-right, il virus ideologico
che
Donald Trump ha inoculato
nella politica mondiale.
Linkiesta.it
- Giovanni Borgognone – (3-3-2020) – ci dice:
La
decisione di prendere Steve Bannon come consigliere durante la campagna del
2016 ha dato spazio e voce a un gruppo di ultradestra che mira a diffondere
concezioni razziste e nazionaliste.
Le conseguenze? La crescita di movimenti
simili anche nel resto del globo.
Quando
nell’agosto del 2016, vale a dire nella fase cruciale della corsa alla Casa
Bianca, Trump annunciò Steve Bannon quale direttore esecutivo della sua
campagna elettorale, la candidata democratica Hillary Clinton pensò che si
trattasse di un’occasione da non perdere.
In un discorso a Reno in Nevada, spiegò che
quella scelta dimostrava l’adesione del tycoon all’«ideologia razzista nota come
Alt-Right».
Diede così, involontariamente, un’inattesa visibilità alle
alternative right, la quale rielaborava e diffondeva attraverso i nuovi mezzi di
comunicazione le vecchie proposte (deportare in massa gli immigrati, erigere barriere
fisiche ed economiche in difesa della nazione) e ossessioni (il globalismo, il multiculturalismo,
il femminismo, l’omosessualità, l’estensione dei diritti civili, il controllo
delle armi)
della
destra reazionaria.
La
costellazione ideologica a cui può essere ricondotta l’Alt-Right è stata anche
indicata, nel corso del XX secolo, come “radical right, denominazione che,
però, sembra alludere a un parallelismo in senso critico tra il «radicalismo»
di destra e quello di sinistra.
Nella
stessa prospettiva, “Richard Hofstadter” introdusse la nozione di «stile
paranoico» per indicare l’idea fissa di una grande cospirazione, serpeggiante a
suo avviso in manifestazioni «estreme» della cultura politica americana, dal”
People’s Party “alla «caccia alle streghe» anticomunista del senatore McCarthy.
Meno
fuorvianti della metafora psicotica sono state proposte come preservatism e ultraconservatism.
Ciononostante,
sembra ancora più adeguato descrivere la “Alt-Right” quale riproposizione di
una «destra reazionaria» per via del suo principale obiettivo ideologico:
preservare,
restaurare ed espandere i diritti e i privilegi di un gruppo sociale – i
cittadini americani bianchi, nativi, cristiani ed eterosessuali – rappresentato
come se fosse esposto alla minaccia incombente di estinzione.
Oltre
a collocarsi nel quadro storico-ideologico statunitense, la “Alt-Right” non è
priva di connessioni con il più ampio scenario globale delle nuove destre, di
cui condivide, per molti versi, le tesi di fondo e le strategie.
Cruciale,
in tale prospettiva, è la nozione di «metapolitica» ripresa nell’uso proposto
dallo svedese” Daniel Frieberg”.
Obiettivo
della “AltRight”, in quest’ottica, non è di dare vita a un partito, bensì di
modificare gradualmente la visione diffusa della politica e di disseminare, a
tal fine, idee, valori e pratiche.
La
metapolitica, in ultima analisi, è un lavoro culturale e sociale
«preparatorio», compiuto nella prospettiva di un profondo cambiamento politico.
Sullo
sfondo dell’”Alt-Right” vi è, in particolare, l’esperienza della” Nouvelle
Droite”, originatasi in Francia alla fine degli anni Sessanta e ispirata alle
opere di “Alain de Benoist”.
In
chiave «metapolitica», il gruppo di studio da lui animato si proponeva di dare
vita a un movimento d’opinione con l’obiettivo di sfidare il punto di vista
culturale dominante.
Non mancava, in tale prospettiva, una ripresa
metodologica delle idee di Antonio Gramsci sull’egemonia: la destra doveva
dotarsi di spazi culturali – questa la tesi centrale – per intercettare e
modificare le strutture mentali della collettività. Architrave concettuale era, in
particolare, la concezione etno-nazionale della comunità politica:
pur rigettando le accuse di razzismo, la “Nouvelle
Droite” delineava i contorni dell’identità nazionale sulla base di pretese
«differenze naturali», guardando, conseguentemente, in termini negativi al
meticciato etnico e alle dinamiche della globalizzazione.
La
Alt-Right è erede, inoltre, delle tendenze della destra reazionaria
statunitense che, nel corso della seconda metà del XX secolo, sfidarono gli
indirizzi prevalenti del conservatorismo mainstream e del neoconservatorismo.
Fucina del primo, nell’epoca della Guerra fredda, fu
soprattutto il circolo della “National Review”, periodico fondato nel 1955 da
“William F. Buckley”.
Esso divenne la più autorevole voce
intellettuale della destra, con l’obiettivo di contrastare l’egemonia della
stampa liberal e di riorientare i repubblicani verso un più vigoroso impegno
anticomunista.
Il
circolo della National Review concepiva sé stesso come una sorta di «ombrello»
culturale conservatore, relativamente aperto e inclusivo, senza un credo
univocamente e rigidamente definito.
Negli
anni Sessanta, sia pure in polemica contro le battaglie radicali per i diritti
civili, la rivista marginalizzò le posizioni più esplicitamente razziste
(talvolta ospitò, piuttosto, un razzismo indiretto e sofisticato).
Non
ammise, in tal senso, alcuna connessione con la destra neonazista e antisemita
americana, come quella della “Liberty Lobby”, organizzazione fondata alla fine
degli anni Cinquanta da “Willis Carto”, che promosse la diffusione delle tesi
negazioniste negli Stati Uniti, oltre a proporre il «rimpatrio» dei neri
americani in Africa.
Per
analoghe ragioni di «rispettabilità», i “cold warriors” della “National Review”
non davano ospitalità ai rappresentanti della “John Birch Society”, portavoce
di una versione cospirazionista e isolazionista di anticomunismo,
i cui militanti erano convinti che il
comunismo avesse già conquistato buona parte del mondo, che l’”Organizzazione
delle Nazioni Unite” non fosse altro che una «internazionale comunista» e che
il «cancro collettivista» fosse presente in stadio avanzato anche negli Stati
Uniti.
Infine, i conservatori alla “Buckley” non intendevano
intrattenere rapporti con la destra ultra libertaria dei seguaci di “Ayn Rand”,
scrittrice di origine russa che aveva posto le premesse per il cosiddetto
anarco-capitalismo, sviluppato poi, come si è visto, da autori come” Murray
Rothbard”.
Le
molteplici declinazioni della destra reazionaria – razzista, cospirazionista,
ultra libertaria – erano rimaste, dunque, marginali di fronte al
conservatorismo mainstream di Guerra fredda.
A questo, invece, si affiancò, a partire dalla
fine degli anni Sessanta, il cosiddetto «neoconservatorismo», emerso in
risposta alla “New Left” e alla «controcultura» nate dalla ribellione
giovanile, alle lotte per i diritti civili e all’andamento disastroso della
guerra condotta dagli Stati Uniti in Vietnam.
A differenza dei conservatori che li avevano
preceduti, gli intellettuali neoconservatori, a partire dai due «padri» del
movimento, “Irving Kristol” e “Norman Podhoretz”, assegnarono a sé stessi un
obiettivo più ambizioso.
Con un passato, talvolta, da militanti nelle file
della sinistra radicale trockista, essi ritenevano di doversi proporre quale
minoranza intellettuale «rivoluzionaria», in grado di ridare vigore alle élite
del paese e di rilanciare la fiducia nei valori liberaldemocratici americani,
in patria così come a livello internazionale.
Anche
i neoconservatori, come i “cold warriors” loro predecessori, dovettero
contrastare la sfida proveniente dalla destra reazionaria, la quale trovò
espressione soprattutto nel cosiddetto «paleo conservatorismo».
Negli
anni Ottanta, i paleo conservatori parvero in effetti costituire una concreta
alternativa all’egemonia culturale dei neoconservatori.
Precorrendo
molti temi della successiva “Alt-Right”, l’ideologia paleo conservatrice si
basava sul netto rifiuto della liberaldemocrazia, su un esasperato nazionalismo
e sul razzismo;
manifestava scetticismo nei confronti degli
impegni internazionali degli Stati Uniti;
auspicava
una svolta protezionista nelle politiche commerciali;
si opponeva apertamente agli sforzi
statali-federali per promuovere l’eguaglianza razziale.
Paleo conservatori
e neoconservatori giunsero pubblicamente allo scontro quando, nel 1981, Ronald
Reagan dovette nominare il presidente del “National Endowment for the
Humanities”, l’agenzia federale che si occupa di ricerca e programmi pubblici
in campo umanistico.
Si
profilò la candidatura di “Mel Bradford”, un accademico di chiaro orientamento
paleo conservatore, che non esitava a esprimere nostalgia per la cultura e le
istituzioni del «vecchio Sud» razzista.
L'attentato
a Trump tra
sovranisti
e globalisti.
Ariannaeditrice.it
- Aleksandr Dugin – (14/07/2024) – ci dice:
(Fonte:
Aleksandr Dugin)
L'attentato
a Trump tra sovranisti e globalisti.
L'attentato
a Trump era abbastanza prevedibile.
Non
c'è dubbio che tutto sia organizzato dai globalisti con l'appoggio della parte
del Deep State che li sostiene.
L'unico modo per mantenere il nonno
dissennatore al potere è uccidere Trump, che altrimenti, date le circostanze,
vincerebbe quasi certamente.
Il
tiratore è stato immediatamente eliminato da un cecchino dei servizi segreti
per far quadrare i conti.
In
sostanza, c'è stato un tentativo di colpo di Stato negli Stati Uniti.
Il
capo del GUR ucraino, “Budanov” (riconosciuto come terrorista in Russia)
ammette apertamente che i “DRG ucraini” hanno ripetutamente tentato di compiere
attacchi terroristici contro Putin.
In
Slovacchia si è tentato di rimuovere il Primo Ministro Robert Fico, che si
oppone al sostegno della giunta nazista di Kiev.
Ora
c'è stato un attentato a Donald Trump, che tra l'altro è molto critico nei
confronti di Zelensky e del suo regime.
Questo è il vero volto dell'egemonia e del
mondo unipolare:
chiunque
si opponga al globalismo, chiunque lo ostacoli, è soggetto prima alla
demonizzazione (attraverso gli strumenti della cultura abolizionista), poi
all'eliminazione fisica e gli assassini e i terroristi, i criminali e i
creatori di genocidi, che servono i globalisti, sono presentati nel ruolo di
combattenti per la libertà e di "vittime innocenti".
La propaganda di Kiev affermerà sicuramente
che "Trump si è sparato in un orecchio", e qualcosa in questo senso
sarà accennato dai media globalisti, dove tutto è costruito su bugie ciniche e
criminali.
Non
c'è dubbio che la responsabilità del tentato assassinio di Trump, il leader
della corsa presidenziale statunitense, sia della fazione di Obama, Blinken,
Hillary Clinton e del finalmente fuori di testa Biden, che ha già avvertito che
"la
libertà è al di sopra della democrazia", il che significa che la
democrazia e le sue leggi sono d'ora in poi sospese, sospese.
In nome della "libertà" (di governare e
continuare a governare) si può uccidere.
Il liberalismo sta finalmente diventando
totalitario con tutte le sue caratteristiche, fino all'omicidio diretto dei
politici indesiderati.
L'architettura
del potere nel mondo sta cambiando radicalmente, passando dall'unico potere
dell'Occidente a diversi poli.
Questa
è la multipolarità.
Trump
rappresenta gli Stati Uniti come uno dei poli - anche se il più forte e potente
- di un mondo multipolare.
I globalisti non si preoccupano degli Stati
Uniti come di chiunque altro.
Ciò di cui hanno bisogno è il potere
planetario, il potere assoluto del capitale sovranazionale.
E tutti i Paesi, compresi l'America e
l'Europa, sono solo strumenti per la creazione del governo mondiale.
Trump
è per l'America e contro il governo mondiale.
Così
come Putin è per la Russia, Xi Jinping per la Cina, Modi per l'India e Orban,
Fitzo, Marine Le Pen e l'AfD per l'Europa.
Il
mondo multipolare è un sistema di sovranità, mentre i globalisti vogliono
l'unico potere planetario, che è caduto nelle loro mani con il crollo del Patto
di Varsavia e il crollo dell'URSS, che ora gli sta sfuggendo e al quale si
aggrappano freneticamente.
I globalisti sono finalmente passati alla
tattica del terrore diretto.
È un fatto compiuto, non una serie di
coincidenze.
È
tempo di colpire la rete globalista.
“Tucker
Carlson” mi ha detto a Mosca che Trump teme seriamente di essere assassinato
dai globalisti.
A quanto pare, non per niente.
Più il
senile Joe sprofonda nel marasma senile, più è probabile che Trump inizi a
essere assassinato.
Lo hanno già fatto. Sono morte persone, sono
state ferite persone.
Dio
salvi l'America e tutta l'umanità dalla banda criminale dei liberali e dei
globalisti.
Se non li fermiamo ora, ci distruggeranno
tutti.
Un
uomo, un voto, un inganno.
Ariannaeditrice.it
- Roberto Pecchioli – (20/07/2024) – ci dice:
Pochi
concetti ci sono estranei quanto l’uguaglianza.
Gli
esseri umani sono terribilmente diseguali, benché ciascuno nasca, viva, muoia
ed esistano esigenze e pulsioni comuni a tutti i conspecifici.
Pure,
non condividiamo la sentenza di René Guénon, per il quale il parere della
maggioranza non può che essere l’espressione dell’incompetenza.
La teoria dell’autore de “Il regno della
quantità” e i segni dei tempi conduce alla dittatura tecnocratica.
Solo
gli esperti (di un pezzetto piccolissimo dello scibile umano) sarebbero in
grado di guidare il destino di tutti.
Siamo
invece convinti che esista un buon senso popolare, un sentire comune che va
ascoltato.
Apprezziamo
di più il pensiero di Aristotele:
“la
democrazia ha origine nell’idea che coloro che sono uguali sotto un qualsiasi
rispetto sono uguali sotto tutti i rispetti”.
Insomma, l’uguaglianza- di cui la democrazia è
l’espressione politica (teorica)- ha senso solo tra uguali.
Poiché
tali non siamo il principio non funziona.
Gli
uomini decidono secondo interesse immediato, in base a una conoscenza nulla o
superficiale, trascinati dal baccano circostante.
Ne era
convinto perfino “Jean Jacques Rousseau”, che nel Contratto Sociale scrive: “se ci fosse un popolo di dèi, si
governerebbe democraticamente. Un governo così perfetto non è adatto agli
uomini”.
Per il ginevrino, meglio la “volontà generale”; il
problema è che non è mai esistito il “buon selvaggio” corrotto dalla
civilizzazione e che la società uscita dalle idee rivoluzionarie di cui fu
l’alfiere si basa quasi soltanto sull’interesse.
Il
mitizzato cittadino non è che un “buon consumatore” eterodiretto, a cui si
attaglia lo slogan produci, consuma, crepa.
Poiché
non crediamo nell’uguaglianza, poco ci entusiasma la democrazia, il cui
significato etimologico (governo del popolo) è forse la più antica impostura di
cui sia vittima l’umanità.
La stessa idealizzata democrazia ateniese nata nel V
secolo avanti Cristo non è affatto tale, come capì “Benjamin Constant” ( La
libertà degli antichi paragonata a quella dei moderni, 1819) .
Su una
popolazione stimata attorno ai 250 mila abitanti, non più del quindici per
cento degli ateniesi decideva per tutti.
Erano
esclusi i giovani, i metechi (i residenti non ateniesi) gli schiavi e le donne.
Gli
stessi storici ellenici riconobbero che il lungo governo di Pericle fu
un’autocrazia dominata dalla figura carismatica del grande condottiero e
brillante oratore, tra gli inventori della demagogia, l’arte di trascinare il
popolo solleticando i suoi istinti più bassi.
Già allora avevano grande influenza lo spettacolo –
specie il teatro- e la satira politica, sovente pagata dagli avversari di chi
ne diventava bersaglio: le prime forme di propaganda.
La
democrazia, come metodo di inveramento pratico dell’uguaglianza, nasceva zoppa
anche nella forma della partecipazione diretta.
Oggi
il rischio – compreso da Constant- è la perdita di interesse della popolazione
per i suoi diritti e doveri politici.
Anziché
uguaglianza, si diffonde indifferenza, un’ulteriore arma di oppressione in mano
ai detentori del potere, che la sfruttano a proprio vantaggio.
A ciò
si aggiunge la forza del denaro, che svuota la democrazia e rende lo stesso
processo elettorale- secondo la narrazione dominante, culmine dell’uguaglianza
in base al principio “un uomo, un voto” – una farsa dominata da chi può introdurre
le risorse per orientare- ossia ingannare- la cosiddetta opinione pubblica.
Si
tende inoltre a nascondere un elemento decisivo di ogni luogo, tempo e civiltà:
la natura oligarchica del potere.
Sempre,
in barba alle teorizzazioni sull’uguaglianza e all’enfatizzazione del totem
democratico, le decisioni sono prese da minoranze la cui capacità di coesione e
di azione concertata supera di gran lunga maggioranze divise o prive di
direzione.
È la legge ferrea delle oligarchie (che solo
raramente sono aristocrazie, potere dei migliori) enunciata da Roberto Michels:
tutte le organizzazioni complesse – non solo
politiche- evolvono da una struttura democratica a un nucleo dirigente
ristretto dominato da una oligarchia.
Si tratta di una verità negata attraverso
l’inganno.
La
differenza tra la struttura del potere contemporaneo e quello di altre epoche è
che finge di essere legittimato dalla maggioranza in base al principio di
uguaglianza, declinato politicamente mediante il voto.
La
maggioranza, secondo tale credenza, vince in quanto espressione quantitativa.
Una tautologia che non spiega perché l’opinione maggioritaria – anche di un
solo “uguale” in più- sarebbe superiore a ogni altro criterio.
Si è
spesso sostenuto che i voti si dovrebbero pesare, non contare.
Era la convinzione, ad esempio, del romantico “Schiller”.
Vale
ancora nell’ambito delle società di capitali e dei condomini, in cui conta la
quota di capitale posseduta o i millesimi detenuti in una proprietà.
Purtroppo
occorre riconoscere che non esistono metodi accettabili per attribuire valore
differenziato a un voto, a un’opinione, a un convincimento.
Non
esiste il peso specifico delle idee né, come in chimica, il concetto di
“valenza”.
Per
questo il cammino storico dell’uguaglianza, in politica ha finito per attribuire
a ogni essere umano un voto di valore uguale a quello di ciascun altro.
Basta essere” cittadini” – per nascita, sangue
o certificazione burocratica- e avere una certa età.
Tutto
questo in teoria; nei fatti il potere è più oligarchico che mai, la proclamata
uguaglianza è simile al principio della” Fattoria degli Animali” di Orwell, in
cui tutti erano uguali, ma alcuni più uguali degli altri.
Nel
romanzo i maiali, destinati al comando.
Le
trasformazioni sociali e il senso comune maturato nel tempo rendono impossibile
opporsi al principio “un uomo, un voto” in termini etici, culturali, pratici.
Tuttavia , i più fieri nemici dell’uguaglianza
politica sono precisamente quelli che la proclamano ogni dì h.24 , con il
sostegno di un gigantesco apparato propagandistico.
Più è esaltata nei “sacri “principi, più è
negata, compressa, cancellata nella realtà.
Ci
piacerebbe poterla pensare come un giurista e poeta spagnolo del XVIII secolo, “José
Gerardo Hervàs,”:
“devo
seguire la via dei pochi, poiché mendicare il suffragio della plebe comporta
danni assai costosi”.
Bisogna
invece ragionare con freddezza e prendere atto che l’oligarchia non ha mai
dominato in maniera tanto estesa da quando il metodo democratico e il principio
di uguaglianza sono diventati intangibili.
Li hanno piegati ai loro interessi e la
“plebe” è diventata una turba di schiavi felici convinti di contare qualcosa.
Che
cosa pensare del presidente della Repubblica che invita a votare per “la
sovranità europea”?
O del
voto che lascia la Von der Leyen alla presidenza della Commissione UE senza
neppure un candidato alternativo?
Vittoria
oligarchica, disprezzo della democrazia e del voto popolare, che non conta
nulla.
Antonio
Tajani, ex monarchico miracolato da Berlusconi, ha avuto l’improntitudine di
manifestare così la sua soddisfazione: “è un messaggio molto positivo per i
Mercati. (maiuscolo nel testo).
Se non
fosse stata eletta avremmo messo in subbuglio mercati e spread”.
Non
sia mai.
Quindi
il suo re – decaduta casa Savoia e seppellito Silvio- è la finanza, non il
mandato dei cittadini.
Ce lo dicono apertamente, prendiamone atto.
Il
servilismo ha i suoi vertici nel giornalismo.
Fabrizio
Roncone del Corriere della Sera va giù piatto. Grazie per la franchezza. “Poche
chiacchiere (la sacra democrazia è derubricata a chiacchiera) bisogna capire
cosa pensano i mercati di quest’Italia sovranista e piena di debiti, schierata
con Orbàn e Le Pen (fino a prova contraria esponenti legittimati dal voto del
popolo “sovrano”).
Sono i
mercati che decidono.
Gli basta girare la manopola dello spread e in
un paio di pomeriggi…puff!.
“ Il brutto è che dicono così non per
deprecare la fine della democrazia reale, ma per prepararci: comandano i
mercati, il potere del denaro.
È
inevitabile, non c’è alternativa. Rassegnatevi, anzi applaudite.
Il
settimanale tedesco “Focus” definisce despoti, autocrati (selbstherrlichen) i
capi di Stato e di governo occidentali.
In conto terzi, però.
Plenipotenziari dei Mercati dinanzi al popolo.
All’inutile
parlamento europeo la presidente ha chiuso il microfono a una deputata tedesca
critica con l’UE.
Una definizione polemica di parlamento di
qualche decennio fa era: “luogo in cui si parla “.
Non più: chi non è allineato, benché deputato,
può essere messo a tacere togliendo l’audio.
Il comando on/off post democratico.
Evviva
la democrazia, l’uguaglianza e il voto popolare, “unico, libero e segreto”.
I mercati votano tutti i giorni, festivi
inclusi, dunque non sarebbe meglio evitare la farsa elettorale?
Decidano
loro l’amministratore del nostro condominio e saremo finalmente liberi da ludi
cartacei, campagne elettorale, faccioni e santini, sondaggi, exit poll e
maratone di Enrico Mentana.
Che
pace, finalmente.
La
strada è tracciata; abbiamo due possibilità:
farcene
una ragione, appassionandoci di filatelia, serie televisive, calcio, sfruttando
i “diritti” di cartapesta offerti dal sistema, quasi tutti posti in zona
inguinale.
Oppure
accettare la sfida.
Manteniamo
tutte le riserve sull’uguaglianza, sulla democrazia e sulla stravagante regola
secondo la cui la maggioranza ha ragione, ma non è questo il momento del
dibattito sul sesso degli angeli, risolto a Bisanzio dalle scimitarre del
sultano.
Poiché
sono negate la libertà, la verità, la realtà, oggi l’autentico ribelle è chi
rivendica i principi che in tempi normali contesterebbe con serie ragioni.
Oggi siamo noi extraterrestri, noi malvagi contestatori
a invocare democrazia e principio di maggioranza, ossia sovranità dei popoli.
La
voce del popolo non ha sempre ragione, ma non può essere subordinata
all’imperio delle oligarchie.
Gli
esempi abbondano.
Se il principio “un uomo, un voto” fosse
rispettato, non sarebbe annichilito dai sistemi elettorali, il cui scopo reale
è fermare, orientare, ribaltare la volontà del popolo, la “trascurabile
maggioranza “ di cui parlava “Ennio Flaiano”.
Se
lorsignori credessero nelle parole d’ordine democratiche e egalitarie, le
elezioni non sarebbero truccate dal potere economico, dall’influenza della
stampa, dello spettacolo e dell’intrattenimento, in mano all’oligarchia.
Non ci
sarebbe bisogno di sistemi che castigano le minoranze oppure le trasformano-
miracolo laico a termini di legge- in maggioranze, come nel caso francese,
britannico e americano.
Lo
stesso Donald Trump divenne presidente con meno voti di Hillary Clinton.
Sfruttò la natura federale degli Usa, che elegge formalmente il presidente in
base alla maggioranza (relativa) dei voti di ogni Stato.
Difficile da capire?
Ovvio,
tutto è costruito per bypassare o rovesciare la volontà popolare.
Quando
i padroni del sistema fondato su “un uomo, un voto” non gradiscono le scelte
del popolo “sovrano” si impegnano ad eludere il principio da essi solennemente
proclamato.
Dobbiamo
esigere il rispetto delle “loro “regole, dei “loro” principi.
Riappropriarci
della sovranità- il diritto di decidere sui fatti nostri- richiede la nascita
di un fronte che abbia l’obiettivo del rispetto della volontà popolare e del
senso comune.
Non
cambierà nulla se non contesteremo il potere del denaro e se continueremo a
credere a ciò che ci fanno credere.
Imponiamo noi i “loro “sacri principi, con i
quali ci ingannano e ci tengono prigionieri.
Un
atleta greco si vantava a Roma di avere saltato da un piede all’altro il
colosso di Rodi.
I pragmatici romani chiesero che ripetesse
l’impresa lì dove si trovava: “qui è Rodi, qui salta “ (Hic Rhodus , hic
salta).
Credono
nella democrazia, nell’uguaglianza, nel principio “un uomo, un voto”?
È sufficiente che lo applichino e saranno
sconfitti.
Ecco
perché non accade.
Dentro
il riavvio democratico:
Gioia,
speranza e paura.
Politico.com
- JONATHAN MARTIN – (22/07/2024) – ci dice:
Il
ritiro di Biden ha sollevato il velo di sfiducia sul partito, ma Kamala Harris
non ha molto tempo per spostare la conversazione sulla condotta di Trump
piuttosto che sulla sua.
La
vicepresidente Kamala Harris è in piedi accanto al suo staff prima di salire
sul palco per una discussione moderata alla conferenza annuale “Gun Sense
University “dell'”Everytown for Gun Safety Action Fund”.
"I
democratici quasi certamente promuoveranno Harris per fare ciò che Biden non è
riuscito a fare: rendere la corsa più incentrata su Trump che sull'attuale
occupante della Casa Bianca", scrive Jonathan Martin.
(Jamie Kelter Davis per POLITICO).
Jonathan
Martin è il capo dell'ufficio politico e editorialista politico di POLITICO. Ha
seguito le elezioni in ogni angolo d'America ed è coautore di un best-seller su
Donald Trump e Joe Biden.
La sua rubrica di cronaca racconta le
conversazioni interne e le principali tendenze che plasmano la politica
statunitense.
Le
circostanze non avrebbero potuto essere più diverse.
Un
presidente è stato quasi assassinato, e l'altro presidente ha abbandonato con
riluttanza la sua rielezione e ha concluso la sua carriera.
Eppure la reazione di entrambi i partiti a
weekend consecutivi che hanno fatto la storia è stata la stessa: esultanza.
Quando
l'ex presidente Trump, sanguinante per un proiettile all'orecchio, ha alzato il
pugno e ha esortato i suoi sostenitori a "combattere" una settimana
fa sabato, i repubblicani hanno sentito il potere della storia e, sperano, del
destino. Radunandosi attorno al loro leader quasi martirizzato, gli elettori
del GOP sono passati istantaneamente dall'allarme all'indignazione alla gioia.
Domenica,
nelle ore successive al ritiro definitivo della candidatura del presidente
Biden, i democratici hanno ritenuto di aver ricevuto una nuova opportunità di
vita, almeno in questa campagna.
Senza
il peso di un candidato in carica che la stragrande maggioranza degli elettori
riteneva troppo vecchio per il lavoro, il partito è esploso di ottimismo ed
entusiasmo.
Le
note di “Happy Days are Here Again” si potevano quasi udire, ancora una volta,
a Chicago.
"È
davvero palpabile", mi ha detto domenica sera il rappresentante “Dean
Phillips” (D-Minn.), l'unico legislatore democratico l'anno scorso a dire
pubblicamente ciò che molti hanno detto in privato su Biden.
"È
eroico per averlo fatto, anche se ci è voluto più tempo del previsto, e ha
sollevato l'angoscia che era come una cappa sul nostro partito".
Dopo
aver sofferto quasi un mese di trauma, i democratici, che un tempo erano i
repubblicani, sono passati dal sollievo alla speranza alla certezza:
la vicepresidente Kamala Harris deve essere la
portavoce e l'ordine deve essere imposto, non possono essere consentite
convention contestate o ulteriori guerre intestine.
Il
futuro supera in astuzia tutte le nostre certezze, come disse una volta un
altro testimone di sconvolgimenti politici, quindi sono riluttante a suggerire
che la mano del destino abbia finito con questa campagna.
Ma se
gli eventi di una settimana di luglio dovessero dare forma al resto della
corsa, le linee generali della campagna che ciascun partito condurrà sono ormai
chiare.
Trump,
dopo aver evitato per un pelo la morte e aver tentato di riprendere il potere
contro una donna, si candiderà come un uomo forte, un caudillo americano in
grado di riportare l'ordine in un Paese ora più aperto al vecchio regime.
I
democratici quasi certamente eleveranno Harris per fare ciò che Biden non è
riuscito a fare:
rendere la corsa più incentrata su Trump che
sull'attuale occupante della Casa Bianca.
Con un partito unito e la possibilità di
motivare i collegi elettorali abbattuti, Harris ricorderà agli elettori che
Trump è un agente del caos e dell'estremismo che hanno respinto nelle elezioni
dal 2017.
Non è
chiaro all'inizio quale di questi due appelli prevarrà.
Tuttavia,
non fatevi illusioni: il compito che Harris ha ora è spaventoso quanto quello
che Trump ha dovuto affrontare quattro anni fa, l'unica altra volta negli
ultimi decenni in cui un partito in carica ha dovuto affrontare un percorso di
rielezione così proibitivo.
Non
sta solo cercando di rompere un soffitto di cristallo, è una candidata
rompi-vetro, una candidata d'emergenza lanciata da un partito disperato.
Candidato
del suo partito per la terza elezione consecutiva, Trump gode di un solido
sostegno e ha più possibilità di ottenere 270 voti elettorali rispetto a
Harris, che in precedenza è apparsa in una lista nazionale solo per un numero
di giorni leggermente inferiore a quello in cui ne guiderà effettivamente una
quest'anno.
Il
declino di Biden ha allarmato i democratici, che potrebbero mettere in gioco
altri stati blu, ma Harris potrebbe avere lo stesso effetto se conducesse una
campagna maldestra.
Questo
è stato il chiacchiericcio dietro le quinte tra i democratici sin da quel
fatidico dibattito del 27 giugno:
cosa è
più rischioso negli stati indecisi, un Biden ferito o una Harris in salute?
Potremmo
saperlo prima del Labour Day.
Se
Harris riuscirà a unificare il suo partito, cosa che era sulla buona strada per
fare già prima del tramonto di domenica, a scegliere un candidato alla corsa
forte e a sfruttare la fase preparatoria della convention per passare
all'offensiva contro Trump, avrà la possibilità di vincere.
In
caso contrario, Trump metterà in pratica il suo suggerimento, contenuto nella
Verità, di non discutere con lei e l'autunno andrà bene per i democratici tanto
quanto è successo ad Harris nella sua ultima corsa alla presidenza, che non è
arrivata fino alle festività e tanto meno alle primarie dell'Iowa.
"Deve
dare il massimo fin da subito, non può essere definita da Trump prima di
Chicago", ha detto” James Carville”, lo stratega democratico. "Trump
non è popolare, ma lei non è semplicemente conosciuta".
Anche
gli alleati apparenti di Harris non le rendono alcun favore sostenendo la sua
candidatura, o mettendo in guardia dal negargliela, per motivi di razza e
genere. Tali appelli offrono solo escamotage a Trump e ai suoi alleati, che
sono ansiosi di dipingerla, come alcuni hanno già fatto in modo grossolano,
come una "candidata DEI".
Ciò
che i suoi amici potrebbero pensare che la aiuti in estate, verrà usato contro
di lei in autunno.
9
possibili compagni di corsa che Kamala Harris potrebbe scegliere.
I
repubblicani potrebbero presentare ricorso se Biden venisse sostituito, afferma
il presidente della Camera Johnson.
Perché
Biden alla fine si è dimesso.
15
esperti prevedono cosa significherà l'abbandono di Biden per le elezioni del
2024.
Cosa
succederà ora che Biden si è ritirato?
"Non
lo senti dire da me", ha detto Donna Brazile, ex presidente del DNC, in
merito agli appelli per l'identità.
"È
una leader comprovata che è stata messa alla prova in battaglia e conosce il
suo lavoro.
Voglio
che si impegnino nella lotta per un paese in cui le persone che lavorano sodo
vanno avanti, un paese in cui i nostri diritti fondamentali sono garantiti e in
cui tutti, incluso il presidente, seguono le stesse regole".
Trump
non sarà quasi certamente in grado di resistere all'invocazione della razza e
del genere di Harris.
Lasciate che paghi un prezzo per questo:
molti americani sono a disagio con la politica
identitaria, ma molti altri si tireranno indietro di fronte all'incitamento
razziale e alla misoginia.
Il
genere sarà inevitabilmente parte della campagna e persino alcuni democratici
altrimenti esaltati sono scettici sul fatto che la prima presidente donna del
paese sarà una “liberal della California” di origine giamaicana e indiana.
Ma
penso che Harris potrebbe essere aiutata, e il suo partito lo sarà sicuramente,
dal suo genere, dato cosa significa per articolare il miglior argomento che i
democratici hanno nel loro arsenale.
Da
quando la sentenza “Roe v Wade” è stata ribaltata due anni fa, hanno vinto una
serie di elezioni e misure di voto contestate per motivi di diritto all'aborto.
Ora
hanno un portavoce che può parlare in termini personali di un argomento che dà
energia sia agli elettori altamente informati che a quelli poco informati.
"Il
fatto che lei sia una candidata in grado e disposta a pronunciare la parola
'aborto' non dovrebbe essere sottovalutato", ha affermato “Caitlin Legacki”,
veterana della campagna democratica, alludendo senza mezzi termini alla
riluttanza di Biden a perseguire la questione più galvanizzante del partito.
Vista
attraverso la lente ottimistica con cui molti democratici hanno assistito alla
corsa domenica, la 59enne Harris potrebbe non essere perfetta, ma non compirà
82 anni questo autunno.
Incalzato
sulle sue prospettive come candidato, “Carville” ha detto che il punto è che
almeno ora il partito ha una possibilità.
"So
una cosa, eravamo in un fosso prima", ha detto, prima di scoppiare a
piangere.
"Il
Partito Democratico non sta cadendo a pezzi: se lo stessimo facendo, come mai
continuiamo a vincere così tante elezioni?", ha chiesto.
"La
gente vuole votare per i Democratici o contro i Repubblicani, ma avevamo l'età
di Biden, e basta".
I
democratici sono inoltre responsabili del peso dell'inflazione e
dell'immigrazione, e quest'ultima, come mi ha detto la scorsa settimana a
Milwaukee il responsabile della campagna di Trump, “Chris LaCivita”, secondo
loro è il suo punto debole più significativo.
Il
rischio è che la candidatura di Harris ricordi quella di “Gerald Ford”,
l'ultimo vicepresidente costretto a insediarsi in circostanze straordinarie.
Sebbene
Ford fosse salito allo Studio Ovale con la sua corsa del 1976, era comunque
ferito dal presidente che lo aveva scelto come vicepresidente.
Ha fatto una forte rimonta ma è comunque
fallito a novembre.
Il
modo in cui “Harris” si candiderà (e nessuno può dire con certezza quale
direzione ideologica prenderà, data la sua abilità in passato) determinerà in
parte il suo destino e quello dei democratici più in basso che si stavano
preparando a una sconfitta guidata da Biden.
"In
questo momento, nessuno è in grado di spiegare quale sia il piano “Biden-Harris”
per i prossimi quattro anni", mi ha detto Phillips, esortando Harris a
offrire "non solo carne rossa per la base, ma qualcosa di medio-buono per
il centro".
Quattro
estati fa, quando Biden stava prendendo la sua decisione su un compagno di
corsa, il mio collega “Alex Burns” e io scrivemmo che si trattava di una scelta
insolitamente fatale.
"Se il signor Biden vincesse e non
cercasse la rielezione, la nomination democratica potrebbe non essere in palio
per altri 12 anni, un'eternità per i tanti ambiziosi nuovi arrivati del
partito", dicemmo all'epoca.
Bene,
quel momento è arrivato.
Biden
non si candiderà di nuovo, ma la nomination non è certo in palio. Aspettando
così a lungo, il presidente ha praticamente assicurato che Harris verrà
incoronata a Chicago.
Tutti
quei nuovi arrivati sono rimasti in silenzio o si sono messi subito in fila:
la governatrice del Michigan “Gretchen Whitmer” si è unita a una delle chiamate
iniziali dello” staff di Harris for President” domenica sera, mi ha detto una
persona a conoscenza della sessione.
Se
Harris vincesse a novembre, “Whitmer” e gli altri potrebbero dover aspettare
fino al 2032.
Sì, è
un grande se. Ma è una possibilità, che i democratici avevano a malapena prima
che Biden cedesse finalmente domenica.
Ed è
per questo che ora sono improvvisamente così energici.
Il
partito ha abbracciato collettivamente la filosofia di “Lyndon Johnson,” il
quale, dopo aver esaminato quanti dei suoi compagni di corsa sono finiti nello
Studio Ovale, ha spiegato a “Clare Boothe Luce” perché si sarebbe sottoposto
alla vicepresidenza.
"Sono
un giocatore d'azzardo, tesoro, e questa è l'unica possibilità che ho", ha
detto Johnson.
Il
fondo Austin di BlackRock che
aveva
scommesso contro Trump:
Wall
Street sapeva del piano
per uccidere il presidente?
Lacrunadellago.net
– Cesare Sacchetti – (19/07/2024) – ci dice:
Se
fossimo stati ai tempi dell’Antica Roma, avremmo detto a Donald Trump di
guardarsi non dalle Idi di marzo che furono fatali a Giulio Cesare, ma piuttosto
da quelle di luglio in quanto è nel corso di questa estate che ha avuto luogo
un complotto persino più esteso di quello che si consumò a Roma contro Cesare
nel 44 a.C.
Cesare
si apprestava a diventare imperatore e un manipolo di senatori che erano ancora
fedeli all’idea della corrotta repubblica romana del tempo non volevano che ciò
si avverasse e iniziarono a tramare contro il “dictator” romano.
Se a
dare le prime pugnalate tra i congiurati romani furono i famigerati “Bruto” e “Cassio”
passati alla storia anche per il celebre dramma shakespeariano sull’assassinio
di Cesare, in questo caso invece le trame dell’eversione moderna negli Stati
Uniti sembrano essere persino più estese e profonde di quelle che portarono
all’assassinio del presidente Kennedy del quale abbiamo recentemente parlato.
Abbiamo
potuto vedere come il percorso del presidente Trump sia molto simile a quello
dell’allora presidente democratico, in quanto John Fitzgerald Kennedy era
alquanto determinato a non lasciare le chiavi della politica estera americana
allo stato di Israele, vero arbitro di Washington dall’inizio del secolo scorso
sino agli anni più recenti precedenti l’amministrazione Trump.
Kennedy
aveva intorno a sé dei nemici che lo tradirono a Dallas e lo lasciarono
giustiziare pubblicamente in modo da voler mandare un messaggio a tutti i
successori che si insediarono alla Casa Bianca negli anni successivi che mai
osarono discostarsi dalla volontà del movimento sionista, con l’unica eccezione
di Richard Nixon negli anni’70, il quale parlò della infedeltà del mondo
ebraico nei suoi confronti per poi essere travolto dalla montatura del
Watergate allestita dal suo segretario di Stato, Henry Kissinger.
In
questa occasione i segnali della cospirazione sembrano essere ancora più
evidenti se si dà uno sguardo a quanto accaduto prima del tentato assassinio a
Donald Trump.
Quei
fondi vicini a BlackRock che scommettevano contro Trump prima del tentato
omicidio.
E se
si guarda a tali segnali si vede che diversi soggetti sapevano che il 13 luglio
qualcosa di estremamente grave sarebbe potuto accadere a Donald Trump, e questi
uomini si sono adoperati anche per speculare sui crimini da essi stessi
perpetrati.
Alcuni
profili di “X” molto attenti al mondo dell’economia e della finanza hanno fatto
notare come nelle due settimane precedenti l’attentato a Trump, c’erano degli
strani e irrituali movimenti speculativi contro il titolo del gruppo mediatico
di Trump, il “Trump Media & Technology group”.
Erano
partite delle massicce vendite al ribasso contro il titolo del presidente in
una enorme movimentazione di quelle note nel gergo borsistico come “put
options” che altro non sono che appunto delle scommesse sulla perdita di un
valore di un titolo in borsa.
Ai
tempi dell’11 settembre, si mise in moto un meccanismo pressoché identico.
Sui
mercati in quell’epoca diversi speculatori, la cui identità non fu mai cercata
dall’amministrazione Bush né dall’FBI, iniziarono a scommettere al ribasso
contro i titoli delle compagnie aeree coinvolte negli attentati di quel tragico
giorno settimane prima che gli attacchi alle Torri avessero luogo.
Qualcuno
evidentemente sapeva, e questo qualcuno era molto introdotto nel mondo di Wall
Street dominato notoriamente dai “grandi” nomi della finanza askenazita quali
Goldman Sachs, JP Morgan, Bank of America, Warburg e diverse altre banche
sempre legate alla onnipresente famiglia Rothschild che si serve di frequente
di agenti e di intermediari, spesso noti come le classiche teste di legno o
prestanome, per non figurare direttamente tra i proprietari di tutte le grosse
banche che contano e osservare la massima che lasciò il capostipite della
famiglia Amschel Mayer ai suoi figli.
Mai
rivelare al mondo esterno la vera natura e proporzione della ricchezza della
famiglia.
Mai
far sapere che questa famiglia in un modo o nell’altro attraverso i suoi fondi
riesce ad arrivare ovunque e costituisce un potere economico e finanziario di
gran lunga superiore a quello di una moderna nazione avanzata.
Le
chiavi del potere dopo la rivoluzione francese sono passate dalle monarchie
alla finanza, e i lettori potranno avere modo di riflettere su chi, a distanza
di due secoli e mezzo, siano stati i veri vincitori del processo rivoluzionario
francese.
Oggi
si fa i conti con una rivisitazione di quanto accaduto 23 anni prima, a poche
settimane dal crollo delle Torri Gemelle.
Gli
stessi invisibili soggetti si sono mossi per speculare e guadagnare enormi
cifre da un evento del quale non solo avevano contezza in anticipo, ma che con ogni probabilità
è stato da loro stessi propiziato.
Stavolta
lo speculatore ha assunto le forme di un fondo del Texas, l’”Austin Private
Wealth”, che ha piazzato un altissimo numero di scommesse contro il titolo di
Trump, ben “120mila opzioni put” in quella che è stata indubbiamente una enorme
puntata per beneficiare di un eventuale crollo delle azioni della società
mediatica del presidente americano.
I
fondi che hanno scommesso contro il titolo di Trump. Da notare come Bloomberg
abbia nelle ore successive rimosso il nome del fondo Austin.
Se si
dà uno sguardo all’”Austin Private Wealth” si apprendono alcune interessanti
informazioni.
Questo
fondo è di fatto un’altra delle infinite scatoli cinesi nelle quali è riposta
la ricchezza dell’accoppiata BlackRock e Vanguard nei quali, come ricorderanno
i lettori, ci siamo imbattuti in non poche occasioni.
Se
volessimo cercare di risalire ai veri proprietari di questi due fondi dovremo
cercare di risalire al filo di Arianna della liquidità messa in essi, ed è una
operazione che dobbiamo fare da soli poiché i proprietari ufficialmente non
sono resi noti dai due gruppi a dimostrazione di quanto sia “trasparente” e
“libero” il mercato partorito dalla dottrina neoliberale, vero e proprio
vestito su misura per la oligarchia finanziaria che domina l’epoca moderna.
Una
volta fatta questa operazione e scomposta la partecipazione dei fondi, si
vedono sempre, e ancora una volta, i nomi di quei finanzieri che abbiamo citato
sopra e che sono stati i veri padroni della politica americana ed europea e che
hanno lasciato dietro di sé un fiume di innumerevoli guerre pur di raggiungere
i loro scopi.
Questi
signori hanno bisogno di guerre e di sangue per poter giungere al loro scopo e
soprattutto hanno bisogno di crisi artificiali, si ricordi la massima montiana
al riguardo, per poter vedere manifestato quello che costoro chiamano “Nuovo
Ordine Mondiale”, una espressione partorita nel chiuso delle logge già ai tempi
dell’illuminismo francese, a dimostrazione di quanto sia antica tale visione.
Stavolta
a costoro serviva rimuovere un ostacolo insormontabile come quello
rappresentato da Donald Trump che ha tolto loro il controllo della Casa Bianca
e che ha reso impossibile l’ultimarsi di tale disegno che senza la superpotenza
americana diventa semplicemente irrealizzabile.
Il
mondialismo si ritrova stritolato tra gli Stati Uniti post-impero e l’avanzata
del mondo multipolare guidato dalla Russia e l’ultima chance che avevano questi
poteri era di cercare di mettere di nuovo dentro l’ufficio Ovale qualcuno che
ricostruisse gli “equilibri” del passato e fermasse il processo storico che si
è messo in moto soprattutto dopo il fallimento della farsa pandemica, che
avrebbe dovuto essere l’evento catalizzatore finale, una sorta di 11 settembre
mondiale, per portare il mondo verso la dittatura mondiale o la governance
globale come amano chiamarla i tecnocrati.
Se ci
soffermiamo a guardare più attentamente il fondo Austin poi non solo troviamo
la presenza dei citati BlackRock e Vanguard, ma anche una alquanto stretta
vicinanza con alcune note associazioni del mondo ebraico quali la “Congregation
Beth Israel” guidata dal rabbino “Philip Kaplan”, la “American Civil Liberty
Union”, nella quale la presenza degli americani ebrei è molto radicata da
sempre ed è stata dominata da figure come l’avvocato “Steven Shapiro” e “Nadine
Strassen”, il campo estivo “Young Judea”, giovane Giudea, dove ogni estate si
insegna ai giovani adolescenti americani di origine ebraica l’amore per
Israele, la “Shalom Austi”n, uno dei luoghi più importanti per la comunità
ebraica di Austin, in Texas, alle quali si aggiungono la “Austin Jewish Academy”,
una scuola ebraica e la “Anti-defamation League”, fondata nel 1913 dall’ebreo “Sigmund
G. Livingston” per combattere il fenomeno del cosiddetto “antisemitismo”, e
questa associazione ha reputazione di essere un vero e proprio censore nella
vita pubblica americana, sempre pronta a definire come “antisemita” chiunque
esprima critiche nei confronti dello stato ebraico.
Vi
sono varie lobby ebraiche e israeliane sostenute dal fondo Austin.
Il
milieu nel quale si trova l’”Austin Private Wealth” sembra essere chiaramente
quello vicino ad Israele e al mondo del sionismo con le sue “accademie” che
iniziano i giovani ebrei americani alle idee del sionismo e di altre sette
quali “Chabad” per inculcare poi l’odio verso tutti coloro che non appartengono
al mondo ebraico e al sionista.
Ciò
appare ancora più interessante alla luce del fatto che i media mainstream
stiano cercando di depistare il pubblico attraverso una fantomatica pista
iraniana che avrebbe voluto la morte di Trump, quando ogni elemento sembra
invece ricondurre allo stato di Israele.
Lo
stesso “Crooks” era di origini ebraiche ed era un frequentatore della locale
sinagoga di “Butler” nonostante questa si sia affrettata a far sparire le sue
foto dalla sua pagina Facebook, non prima però che qualcuno riuscisse a
prendere queste immagini, e qui sotto se ne può vedere un’altra che i media si
guardano bene dal mostrare ai loro lettori, ammesso che ne abbiano ancora.
“Thomas
Crooks”, è al centro in piedi sulla sinistra, in una foto di gruppo nella sinagoga
di Butler, in Pennsylvania.
Appare
ancora più singolare il fatto che non solo un fondo legato a BlackRock
scommetteva contro il titolo di Trump sperando di lucrare sulla sua morte, ma
anche che l’assassino, il citato Crooks, lavorava proprio per il fondo di
investimenti in questione che è noto per avere una sua milizia privata che
viene utilizzata in varie parti del mondo per le cosiddette” black-ops”, quelle
operazioni nere che prevedono anche l’omicidio di personaggi scomodi per gli
interessi del potente mondo della finanza e delle corporation globali.
È un
sistema radicato e criminale che agisce da molto tempo per eliminare dalla
scena gli attori scomodi come rivelò già a suo tempo “John Perkins” nel suo
libro “Confessioni di un sicario dell’economia” anche se l’autore ha rivelato
solo alcune verità per tacerne altre in quella che probabilmente è stata
un’operazione di disvelamento parziale e controllata, concordata con
determinati ambienti.
La
congiura dunque non poteva non essere estesa e raggiungere i livelli più alti
dell’establishment americano che si muovevano già giorni prima sui mercati
nella speranza di accumulare grossi profitti dall’operazione che invece ha
portato loro enormi perdite finanziarie oltre che politiche.
A
Butler forse c’era un secondo cecchino.
“Crooks”
non può aver agito da solo.
Non
può essere salito indisturbato su quel tetto senza che gli agenti del servizio
segreto glielo permettessero così come non poteva preparare da solo l’esplosivo
con il quale ha imbottito la sua macchina, che probabilmente pianificava di far
saltare in aria, come dimostra il telecomando da remoto che è stato trovato
vicino al suo corpo.
A
Butler sono stati sparati almeno 11 colpi da tre armi diverse e di questi 11
colpi è probabile che almeno una parte di essi siano stati sparati da un altro
cecchino presente nella cittadina della Pennsylvania.
I
testimoni riferiscono di aver visto partire i colpi contro Trump almeno da un
altro punto diverso da quello di “Crooks”, e per la precisione dalla torre
dell’acqua che era distante almeno 200 metri, e dalla quale ha sparato un
cecchino probabilmente più esperto di “Crooks”.
È la
classica triangolazione di fuoco incrociato che non può avere luogo senza che
il servizio segreto si faccia da parte e permetta agli attentatori di sparare
contro la persona che questo deve proteggere, in questo caso Donald Trump.
Esistono
dei protocolli standard molto severi di sicurezza che se vengono rispettati
rendono praticamente impossibile che un cecchino possa sparare da quelle
distanze contro un politico, soprattutto contro il presidente degli Stati
Uniti.
A
rendere ancora più probabile una cospirazione ai massimi livelli è il fatto che
i media si sono precipitati a Butler per riprendere il raduno politico di
Trump, quando fino ad ora avevano dimostrato scarso interesse per gli altri
eventi del presidente, ed è anche singolare la vicinanza di questo evento alla
convention repubblicana.
All’ultimo
momento è infatti stata invitata “Nikki Haley” che apparentemente non avrebbe
dovuto partecipare, e questo a posteriori ha suscitato diverse riflessioni.
Non è
un segreto che la “Haley” sia una sorta di tirapiedi del movimento sionista
vista la sua vicinanza, o meglio obbedienza, verso il mondo israeliano
considerati i suoi numerosi incontri con lobby quali la potente e pericolosa “Chabad”.
A
Milwaukee forse i cospiratori speravano che il re fosse stato già ucciso a
Butler e di poter incoronare la loro marionetta e ritornare così a sedersi sul
trono degli Stati Uniti.
Non
hanno però fatto i conti con qualcosa di molto più in alto di loro come la
Provvidenza che sembra aver davvero vegliato su Trump il giorno dell’attentato
e salvato miracolosamente la sua vita.
Le Idi
di luglio non sono state dunque fatali a Donald Trump.
Sono state fatali ai suoi cospiratori che ora
si trovano persino in una situazione peggiore di quella precedente perché il
tempo ormai da qui a novembre è agli sgoccioli e un’occasione come quella di
Butler non si ripresenterà probabilmente più perché ora il presidente è già
probabilmente all’opera per scoprire i nomi di tutti coloro che lo hanno
tradito il 13 luglio.
È
rimasta davvero poca sabbia nella clessidra del Nuovo Ordine Mondiale.
Siamo
nelle Mani di Fantocci
Eterodiretti
da Pazzi Guerrafondai.
Conoscenzealconfine.it
– (22 Luglio 2024) - Antonio Ceparano – ci dice:
Nelle
nostre inossidabili democrazie i peggiori quando non hanno avanzamenti di
carriera, vengono riconfermati nel loro ruolo.
La
Corte di Giustizia Europea, accogliendo il ricorso di vari cittadini ed
eurodeputati dei verdi, ha condannato la Commissione Von der Leyen per aver
impedito l’accesso ai documenti relativi ai contratti per l’acquisto di vaccini
contro il Covid 19, stipulati tra la Commissione Ue e le diverse aziende
farmaceutiche.
L’esecutivo
comunitario, afferma il tribunale con due sentenze:
1) non ha concesso al pubblico un accesso
completo ai contratti e
2) non
ha sufficientemente detto se coloro che hanno negoziato per l’acquisto dei
vaccini fossero esenti da conflitti d’interesse.
Tuttavia,
nonostante le due sentenze della Corte Ue, il parlamento europeo ha votato e
sostanzialmente confermato una persona sulla quale si allungano sospetti
estremamente pesanti di corruzione.
L’insegnamento
che se ne può trarre è che nelle nostre inossidabili democrazie i migliori,
quando non vengono uccisi, vengono trombati;
mentre
i peggiori, quando non hanno avanzamenti di carriera, vengono riconfermati nel
loro ruolo.
Questo
dimostra ancora una volta che le democrazie occidentali sono una farsa e le
libere elezioni solo una farsa della farsa, perché – e mi piacerebbe che
qualcuno mi smentisse – il “deep state” esiste;
e non
è un’invenzione di paranoici deliranti che vedono trame e complotti occulti
orditi da gruppi elitari e potenti.
Se il
“deep state” non fosse vivo e vegeto, ci si dovrebbe domandare perché la
direzione politica va nel senso contrario ai bisogni e agli interessi dei
popoli, perché i peggiori occupano la scena, mentre i migliori restano in
panchina?
Si
dice che “la beffa più grande che il diavolo abbia mai fatto, è stato
convincere il mondo che lui non esiste”.
Questa
citazione si adatta bene al gruppo di pochissime persone che comandano il
mondo, e possono, grazie al megafono dei media mainstream, convincere la
maggioranza dell’opinione pubblica che non esiste.
E che
tutti coloro che abbracciano queste teorie del complotto altro non sono che
individui mentalmente disturbati con basso quoziente intellettivo.
Un’analisi
critica dei fatti storici, specie quelli degli ultimi cinque anni, quelli che
vanno dalla pandemia al conflitto russo-ucraino, passando per la striscia di
Gaza, ci porta al risultato, l’unico plausibile, che un gruppo di pochissime
persone comanda.
E
coloro che sono al governo, non avendo né levatura morale né capacità
intellettive, sono soltanto dei burattini nelle loro mani.
Utili
idioti e semplici esecutori dei loro ordini, che non hanno altro scopo, nella
loro squallida esistenza, se non blandire la loro ambizione e vanagloria.
E per
queste sono pronti sacrificare e tradire cinicamente le loro nazioni e i loro
popoli.
Quando
dico questo penso a Zelensky che, pur di soddisfare la sua sete di ricchezza,
non ha esitato a mandare al macello l’intero suo popolo;
penso a quello stupido del Primo ministro
canadese, Justin Trudeau, che per impedire le manifestazioni dei “No-Vax” ne ha
bloccato i conti correnti;
penso
alla stessa “von der Leyen”, la quale con le sue inutili sanzioni alla Russia
ha distrutto la nostra economia;
penso
a quell’idiota del Presidente del Consiglio Europeo “Charles Michel”, che ha
scritto nero su bianco che l’Unione Europea “deve passare alla modalità
economia di guerra”;
penso
a quell’imbelle di “Macro”n che vuole spedire le sue truppe in Ucraina,
ignorando – o facendo finta – d’ignorare che la Russia è una potenza nucleare,
molto meglio armata di tutta l’Europa messa assieme;
penso
a “Mark Rutte”, il politico olandese nominato come prossimo “Segretario
generale della NATO”, che odia il Cremlino e nel suo totale delirio è convinto
che la guerra debba andare oltre la frontiera Ucraina, e cioè contro la Russia.
L’elenco
degli utili idioti al servizio del “deep state” non finisce qui, ma è sufficiente a
dare un’idea di quale minaccia incombe su tutti noi.
Siamo come passeggeri a bordo di un aereo i
cui piloti, impazziti ed eterodiretti, ci stanno portando tranquillamente a
schiantarci contro la parete di una montagna.
(Antonio
Ceparano)
(sfero.me/article/siamo-mani-fantocci-eterodiretti-pazzi-guerrafondai)
Davos,
ossia la Francia, ha fretta:
quali sono i modi per chiedere di
attivare il Trattato del Quirinale?
Mittdolcino.com
– (1° -luglio -2024) – Mitt Dolcino – ci dice:
La
geoingegneria può far parte dello schema?
Suvvia,
si sa: Parigi sta implodendo, la deadline la sapete, dopo il 30.9.2024 l’euro è
morto, inizierà il countdown con la Germania obbligata ad uscirne per evitare
la spirale inflattiva legata alla crisi valutaria risultante dalla fine del
LIBOR.
Dunque
Parigi deve conquistare una parte d’Italia, da spogliare dei suoi preziosi
beni, per salvarsi… Disastri ambientali in campo?
Lo
ripetiamo da tanto tempo: la Francia deve annettere parte dell’Italia per
salvare gli indicibili privilegi di Parigi.
Il
nord-ovest è sotto le loro mira, da anni, via Davos.
Notate,
un male assoluto cadere in mani francesi:
memento, ancora oggi Haiti è perdutamente
povera a causa della protervia francese che, mimando quanto sarebbe stato fatto
con la Germania oltre un secolo dopo, chiese ad inizio 1800 una montagna di
soldi agli haitiani per l’indipendenza. Il risultato è la povertà estrema di
Haiti ancora due secoli dopo, pazzesco…
Potrei
dire lo stesso di tutti i paesi con “Franco CFA”, rimasti arretrati per secoli
a causa del colonialismo francese in Africa.
O
addirittura l’Algeria, dove (direi giustamente) i francesi sono odiati ancora
oggi in forza del test nucleare dell’atomica francese fatto esplodere nel
deserto algerino, pazzesco, mettendo a rischio anche il sud Italia col
fall-out.
Questo
per farvi capire che permettere ingerenze francesi in Italia resta sempre e
comunque il male assoluto e totale.
Ora,
sappiamo da tempo che il WEF, recentemente attaccato nel suo direttore K.
Schwab dagli USA, intendeva salvare la Francia di fatto annettendo l’Italia
fino a Firenze, un po’ come il percorso del prossimo Tour de France in Italia
che mima la fu Savoia italiana.
Sappiamo
d’altro canto i militari USA essere totalmente contrari a tale epilogo.
I
metodi di “attacco” all’Italia non possono secondo noi prescindere dallo
strumento principe:
attivare
il Trattato del Quirinale fortemente voluto da Mattarella.
Ben
ricordando che il vero scopo di “Mario Draghi Prèmier”, oltre a gestire
demenzialmente la vaccinazione COVID (apposta, molti riferiscono ormai si
trattasse di un “aka” “piano”, memento testa di cavallo nel letto/alle casse
del supermarket), fu proprio attivare detto trattato: infatti Draghi si dimise
di fatto lo stesso giorno della ratifica definitiva di detto trattato in Senato
(…)!
Or
dunque, qual miglior occasione – ad esempio – di una crisi alluvionale nelle
regioni confinanti con la Francia per giustificare l’attivazione di detto
trattato del Quirinale “in emergenza”, permettendo la discesa “di aiuti
francesi” alle zone colpite?
Sta di
fatto che ancora ieri l’ipotetica sabbia del Sahara caduta con la pioggia
sembra fosse di nuovo presente tra Piemonte e Lombardia, nelle precipitazioni
simil-alluvionali: strana sabbia, visto che la perturbazione arrivava da nord…
Capite
dunque. Come capite il “tam tam” in rete per sviare da una interpretazione e
dei fatti che sia logica, troll o altro che siano non so dirvi…
Della
serie, saranno mica complottisti tutti i media mondiali, sulla geoingegneria,
con disastri indotti come a Dubai? Chissà…
Un
ultimo appunto su Marine Le Pen, scommettiamo i soliti 2 cents essere collegata
a doppio filo a Salvini della Lega secessionista.
E pure al Pannella pro aborto, come la
Francia, oggi addirittura abortista in Costituzione:
la
secessione italica, in modo da papparsi il nord ovest, interessa anche e
soprattutto all’ex Front National, non fatevi fregare dalla propaganda
interessata dei media (soprattutto del nord Italia, ndr)…
Debacle
evitabile per l’Italia, come al solito, solo con l’ intervento americano, ben
inteso, come successe dopo il 25 Aprile 1945:
a cacciare i francesi dalla Valle D’Aosta, che
volevano annetterla
(come deterrente, quante bombe B61
potenzialmente utilizzabili dagli italiani per auto-difesa sono oggi stoccate
in Italia?).
In
ogni caso riteniamo – per inciso – che l’arma nel caso delle alluvioni sia
comunque spuntata:
alla
fine, encore nel caso, la Francia dovrà ricorrere a scatenare piccole
rivoluzioni locali amplificate dai media, “scatenando” l’intervento francese.
Magari
facendo leva sugli infiltrati stile “black blocks” tra i migranti fatti
arrivare a frotte e pressoché senza controllo in Italia (con complicità
interne?).
O a
problemi di ordine pubblico francese al confine italiano (…). Intanto i
militari USA, curiosamente, aumentano il livello di allerta nelle loro basi
militari in Italia.
L’importante
in questo caso è solo un aspetto: aver chiaro che chi deve sapere, “sa”.
Anche se tace. Chi invece straparla non sa. O
svolge “un lavoro” ben preciso.
Ai
posteri…
(Mitt
Dolcino).
LA
COAZIONE A RIPETERE
DELL’ANGLOSFERA.
Lapekoranera.it - Manlio Lo Presti –
(21-7-2024) ci dice:
Un canale televisivo italiano “dissidente” ha
recentemente intervistato un diplomatico italiano in pensione che ha ricoperto
incarichi rilevanti anche negli USA.
(youtube.com/watch?v=RneEke_fvso.)
Non è
il primo ex alto funzionario che viene invitato a rilasciare dichiarazioni.
Abbiamo visto, e vedremo ancora, altre persone con precedenti ruoli
diplomatici, accademici, economici, militari, sociali, politici concedere
interviste.
Non
hanno vincoli di servizio attivo e sono preferiti per parlare di tutto e del
contrario di tutto sui temi geopolitici.
Ne
verranno molti altri a svolgere il ruolo di “servi sciocchi” del Potere, cioè,
essere manovrati a loro insaputa…
Non
appena utilizzati, saranno, come sempre, rapidamente gettati nella Geenna
dell’oblio mediatico.
Il
filmato è importante perché, sotto il finto mantello della dissidenza da caffè,
rispolvera alla chetichella e ufficializza la vecchia dottrina USA di separare
la Russia dalla Cina.
Il
comparto militare industriale accademico USA non riesce a fare di meglio nella
tutela dei propri interessi che non passi ogni volta nella distruzione degli
altri.
Uno
scontato e prevedibile cambio di rotta dopo l’insoddisfacente esito del
conflitto ucraino e a seguito dell’imbarazzante sostegno ai nemici dei
palestinesi, come pure alla persistenza di protezione di uno Stato grande
quanto la Lombardia super armato e dotato di un potente scudo strategico
dall’anglosfera dove vanta posizioni quasi totalitarie nel mondo bancario e
finanziario, informatico, della moda, dello spettacolo, ecc.
Uno
Stato che, purtroppo, nella fretta di vendicarsi si è fatto intrappolare nella
logica dello sterminio di civili usati come scudi umani da Hamas.
La
guerra a distanza fra il capo palestinese e il premier israeliano ha fatto
diventare il proprio Paese il bersaglio della esecrazione e della ignominia
mondiale.
Uno
Stato violentissimo oggi sempre meno difendibile e da “scaricare” velocemente,
anche con un eventuale cambio di regime “colorato” al suo interno, come già ipotizzato:
(globalist.it/world/2024/07/13/israele-il-bi-colpo-di-stato/).
La
tecnica di diffusione del cambio di rotta angloamericano in materia di
geopolitica è sempre la stessa:
1) si
inizia a “spargere la voce” di un mutamento operativo USA usando canali minori
posizionati solitamente all’opposizione e quindi facilmente smentibili e
perseguibili come complottisti da lapidare se l’operazione mediatica suscita
reazioni sociali non previste dai cervelloni anglo-Usa;
2) se
le risposte suscitano interesse e adeguato consenso, si passa ai media
maggiori.
Questo
spiega perché siti e canali considerati dissidenti sono ancora funzionanti e
alcuni personaggi continuano a parlare e a fare passerella sempre al momento
“giusto”.
Come
al solito, ripartirà la sarabanda mediatica dei finti dibattiti televisivi.
Avremo
la solerte pubblicazione di ponderosi articoli da parte delle solite “grandi
firme” con prevalente orientamento globalista atlantista.
Ripartirà
la passerella delle scarne opinioni cariche di banalità da parte dei politici
di complemento.
Un
film già visto. Non facciamoci ingannare.
Come
più volte è accaduto, gli USA intendono riprendere dal cassetto degli attrezzi
la vecchia e sperimentata dottrina del “divide et impera” applicata
metodicamente dall’Impero Romano.
Una dottrina diventata il fondamento
strategico per la creazione dell’impero inglese e USA provocando in quasi due
secoli centinaia di milioni di morti, in confronto riducendo il nazismo ad un
esercizio di principianti ma utilissimo oggetto di esecrazione ricorsiva
“coprente” ex post e alla bisogna per dirottare contestazioni e “revisionismi
storici”.
Il
riorientamento delle strategie della anglosfera post Biden è cominciata.
Si parla di rompere il fronte asiatico fra
Russia, Cina, India e altre nazioni sempre meno allineate ai diktat Nato e Usa.
La
politica della separazione di Cina e Russia mirerebbe a distruggere la Cina
prima e la Russia dopo, sempre che questo giochino abbia il successo sperato
dalla squadra di pagatissimi psicopatici “esperti” angloamericani, con coazione
a ripetere in una sequenza simile alle scene del film “The Truman Show”.
Come
profeticamente diceva il gruppo Led Zeppelin nel 1976: La musica è sempre la
stessa.
Con
Biden fuori gioco, il Partito del Caos
fingerà di essere d'accordo con la Sig.ra
Harris
per una settimana o due, dando alla prima
donna
presidente di colore molte possibilità
prima
che escano i coltelli.
Allnewspipeline.com
–(1° luglio 2024) - James Howard Kunstler e All News Pipeline – ci dice:
"La
vita imita l'arte", amava dire Oscar Wilde.
E
così, all'improvviso, domenica, gli USA sono diventati una puntata di “Veep”,
dopo che il presidente "Joe Biden" ha avuto quel fatidico incontro
con Dio a cui aveva accennato circa una settimana fa:
Dio : Sì, sono di nuovo io. Cosa ti ho
detto sulla diselezione?
"JB" : ( colpo di tosse ) Devo
finire il lavoro. ( colpo di tosse )
Dio : Lavoro, un cazzo. Non hai fatto
altro che mangiare coni gelato, spendere soldi che non esistono e annusare ogni
peperoncino che ti capita vicino.
“JB” : No, non capisci! Sto difendendo la
democrazia.
Dio : Oh sì? Da quando la mia volontà è
soggetta a qualche caucus di merda?
Nella
mia villa ci sono molte porte, e questa è l'uscita, figliolo.
Quello che dico è: vai.
E
quando dico "vai", intendo dire che te ne vai! Ho scritto la lettera
e tu stai firmando sulla linea tratteggiata proprio ora.
"JB" : E se non lo facessi?
Dio : Ti do una bella lezione.
“JB” : Bene, dal momento che la metti
in questo modo... ma, dimmi, hai per caso anche quel documento di grazia di cui
abbiamo parlato...?
E così
è andata nello studio di “Rehoboth Beach” domenica pomeriggio.
E all'improvviso, la vicepresidente Kamala
Harris è stata promossa a candidata putativa del Partito del Caos in vista
della convention di agosto.
La
maggior parte degli altri sostituti di cui si è parlato l'hanno immediatamente
sostenuta (Gavin Newsom, Gretchen Whitmer, Pete Buttigieg, et al.), come una
convocazione di mullah potrebbe benedire una capra in procinto di essere
sacrificata.
Kamala
ha lanciato un commovente grido di guerra: "Insieme, combatteremo. E
insieme, vinceremo". Sbadiglio...
Era
tutto finto, ovviamente, o, dovremmo dire, una continuazione del finto che è il
principio operativo fondamentale del partito.
Tutto ciò che fa è falso.
Un
esempio calzante, la meravigliosa dichiarazione di HRC (alias
Colei-che-fa-sempre-il-suo-turno o Rodan il rettile volante), che ha pubblicato
questa perla viscida:
Il
presidente Biden ha coronato la sua straordinaria carriera di servizio con una
presidenza che ha sollevato l'America da una pandemia senza precedenti, creato
milioni di nuovi posti di lavoro, ricostruito un'economia malconcia, rafforzato
la nostra democrazia e ripristinato la nostra posizione nel mondo.
Con
qualsiasi misura, ha portato avanti l'incarico dei nostri fondatori di
costruire un'unione più perfetta e il suo obiettivo dichiarato di ripristinare
l'anima della nostra nazione".
"Joe
Biden" ha fatto tutto questo?
Hillary,
vedi, sta imburrando la cloaca del partito in modo da potersi infilare lì e
mangiarne il cervello, come una di quelle larve di vespa parassita che entrano
in un bruco.
Sostiene Kamala finché non diventa opportuno
non farlo, ovvero quando il blob dello Stato profondo si agita per non essere
riuscito a rubare le elezioni, aver perso le sue posizioni di potere e
privilegi e molto probabilmente affrontare un processo per reati gravi.
Naturalmente,
gli sviluppi del fine settimana suggeriscono che "Joe Biden" dovrà
abbandonare del tutto la sua posizione di comandante in capo.
È troppo ovvio anche solo per provare i
particolari.
È solo
questione di quando, e probabilmente dipenderà dal suo pacchetto di buonuscita
negoziato, fondamentalmente qualcosa che tenga i suoi vari familiari fuori di
prigione.
Kamala
salirà poi all'Oval, ah ah ah.
In
questo momento di massima incertezza, quindi, il “Partito del Caos” farà finta
di essere d'accordo con la Signora Harris per una settimana o due, dando alla
prima donna presidente di colore molte occasioni per pronunciare assurdità
spaventose e scoppiare in crisi di risa, per dimostrare che non può essere
presa sul serio.
All'improvviso
vedrete i lunghi coltelli uscire e tagliare a fette e a cubetti Kamala come un
ravanello “daikon” sul tavolo “hibachi”, e chiunque altro, oltre a HRC, oserà
farsi avanti riceverà lo stesso trattamento.
Notate
che il Sig. Obama, Nancy Pelosi, Hakim e Chuck (Nine-Ways-From-Sunday) Schumer
non hanno fatto eco a Kamala.
Per
Dio, avranno la loro convention libera per tutti, anche se ogni aspetto sarà
scrupolosamente gestito dai “Big Dawgs”.
E da
quel pandemonio volerà via l'indomita Hillary, strillando, "Caw caw,
aborto ! Caw caw, Russia !"
Potrebbe
funzionare? Impossibile.
In un'elezione veramente giusta, Hillary
verrebbe investita dal convoglio Trump-Vance e lascerebbe un po' di carcasse di
animali morti che covano, attirando mosche, una triste fine per tutta quella
sfolgorante ambizione.
Per
non cambiare argomento troppo bruscamente, ecco qua... avete colto quella
piccola conversazione su YouTube tra George Gammon e Robert Barnes sul tentato
assassinio di Trump?
Evviva,
questa scuoterà la vostra weltanschauung.
Eccola in sintesi:
Il
tentativo di eliminazione a Butler, PA, (teorizza il signor Barnes) è stata
un'operazione congiunta NeverTrumper / blob / neo-con che avrebbe dovuto
funzionare come segue:
Nikki
Haley e Mike Pompeo, entrambi “Deep Staters”, sono fuori con un GOP che si sta
consolidando attorno al signor Trump.
Prima
che la “Convention GOP di Milwaukee” apra, stanno chiacchierando con i delegati
in preparazione di una specie di colpo di stato.
L'operazione di Butler, PA, è programmata
prima che possa verificarsi qualsiasi nomina.
È (ovviamente) intesa a eliminare l'ex
presidente una volta per tutte e ad assicurarsi che non ci sia nessun candidato
vicepresidente che possa sostituirlo.
Il blob quindi incolpa l'assassinio di Trump
all'Iran, evocando immediatamente una nuova guerra per distrarre la nazione.
La
Convention GOP nomina la dea della guerra “Nikki” come presidente e Pompeo come
vicepresidente.
Il partito della guerra di DC continua in
trionfo. Fatto compiuto.
Notate,
dice il signor Barnes, che la CNN e altre reti di informazione che di solito
evitano di trasmettere i comizi di Trump, stanno in realtà trasmettendo in
diretta l'evento di Butler, PA.
Vogliono che tutta l'America veda la testa di
Donald Trump esplodere come un melone di Crenshaw in TV, inviando il messaggio:
questo
è ciò che accade a chiunque sfidi il blob.
Molti
altri osservatori e investigatori estranei al governo sono impegnati a
esaminare la scientifica del sito, le linee di fuoco, l'acustica degli spari,
gli strani fatti sul presunto "tiratore" (forse un capro espiatorio)
Thomas Matthew Crooks, gli stupefacenti fallimenti del Secret Service.
Un
quadro si sta risolvendo.
Il
vecchio adagio siciliano dice che la vendetta è un piatto che va servito
freddo.
Di sicuro, il signor Trump sa qualcosa su cosa
è successo veramente il 17 luglio.
I suoi avversari sanno che lui sa, e lui sa
che loro sanno che lui sa.
Notate
che il signor Trump non sta saltando su e giù dicendo woo-woo-woo su tutto
questo.
Piuttosto,
se ne sta seduto tranquillo e calmo e tiene le sue carte strette al petto. Alla
fine verrà a regolare i conti.
Quindi, dovete supporre che ci riproveranno.
O
troveranno un modo per posticipare le elezioni a tempo indeterminato.
Non
c'è niente al di sotto di questi demoni.
Stranamente,
come hanno notato in molti, sembra che Dio sia dalla nostra parte. State fermi
e tenete i vostri cappelli.
I
CONFINI DELL’INTELLIGENZA
ARTIFICIALE.
Comedonchisciotte.org
- Matteo Parigi – (22 Luglio 2024) – ci dice:
Le
intelligenze non-umane autonome sono già tra noi e possono simulare delle
attività che fino a poco tempo fa erano ritenute impossibili da replicare.
Nel
frattempo il loro sviluppo prosegue furiosamente.
L’intelligenza
artificiale è la più grande minaccia alla nostra esistenza:
– (Elon Musk).
L’università
degli studi di Perugia ha inaugurato la nascita di una cattedra interamente
dedicata all’intelligenza artificiale.
Apple
ha ufficializzato l” introduzione della sua” AI” in tutti i suoi dispositivi
elettronici, adeguandosi alle politiche dei suoi rivali e partner del digitale.
Nel
frattempo, Elon Musk sta continuando ad investire nell’inserimento di microchip
neurali all’interno dei nostri crani, mentre numerose start-up sparse in tutto
il mondo stanno portando avanti “innovazioni” tecno-antropologiche come il
backup della memoria, la criogenia cerebrale, la creazione di “intelligenze
emotive artificiali “;
il
tutto compendiato dagli androidi già costruiti con successo da “Boston Dynamics”
e “Tesla”.
Tutti
questi fatti confermano quanto l’AI sia ormai parte della nostra vita.
Tuttavia, al livello del dibattito pubblico comune, soprattutto in Italia, si
parla di Intelligenza Artificiale come se stessimo assistendo all’alba di una
futura rivoluzione antropologica.
Il che è innegabilmente vero, con la dovuta
precisazione che non c’è da aspettare nessun avvento:
ci
siamo già dentro.
Infatti,
in nome di una precisa consapevolezza del presente, la vera e propria
Intelligenza Artificiale esiste da decenni ed è ormai diffusa largamente in
innumerevoli situazioni delle nostre vite.
Ma
spesso è grazie al bagaglio culturale di cui siamo dotati a priori che
riusciamo a vedere il mondo circostante.
Non a
caso, quando a Confucio chiesero cosa avrebbe fatto se fosse diventato
imperatore, egli rispose: «Prima di tutto, rettificherei i nomi delle cose».
Intelligenze
artificiali classiche ed avanzate.
Un’AI
(dall’inglese Artificial Intelligence) è innanzitutto una qualsiasi macchina od
un qualsiasi programma in grado di svolgere compiti che per essere eseguiti
richiedono forme di intelligenza presenti esclusivamente (o quasi) negli esseri
umani.
Ora,
in questo senso praticamente tutti i software informatici sono AI.
Tuttavia,
un conto è elaborare fogli di calcolo come fa Excel.
Ben
altra questione è saper comprendere frasi linguistiche umane ed essere in grado
di rispondere in modo sensato e totalmente autonomo.
Questi
due esempi rappresentano infatti i due rami principali dell’albero genealogico
delle AI.
Il
primo è quello dei modelli algoritmici classici (classical algorithmic models, detti
anche GOFAI: Good Old Fashioned Artificial Intelligence) i quali consistono in sistemi di
algoritmi che analizzano i dati in input che vengono loro offerti per poi
calcolare gli output seguenti.
Le
GOFAI “si muovono” secondo la “logica booleana!, cioè analizzando i dati come
se questi avessero dei valori di verità binari (vero o falso, 1 o 0) per cui la
verità o falsità dei dati analizzati “muove” gli algoritmi verso risultati
deterministicamente predisposti.
Non ci vuole molto per capire che queste AI
classiche sono ancora troppo macchinose:
la loro architettura è rigida, poiché
l’intelligenza fa solo ciò che le è deterministicamente concesso dagli
algoritmi inseriti, cioè non ha sufficiente autonomia né capacità innovativa;
inoltre richiede una quantità di informazioni
troppo dispendiosa ed una volta prodotto ciò che deve produrre finisce lì.
Invece,
l’architettura delle vere e proprie AI con le quali abbiamo a che fare
oggigiorno è, al contrario, dinamica e permette alle AI non solo di richiedere
una minor quantità di dati iniziali, ma addirittura di imparare dai propri
errori, migliorare ed affrontare nuove situazioni, senza che il programma venga
ri-aggiornato da tecnici umani.
Questa
facoltà inedita per un’intelligenza non umana – ed è in questo momento una
delle più importanti “conquiste” delle macchine intelligenti – viene chiamata
per l’appunto “machine learning”, ma, vista l’ampiezza del tema, ne parleremo
in seguito.
Per
adesso è sufficiente descrivere brevemente l’architettura e le novità delle AI
di ultima generazione.
Piuttosto
che parlare di classiche-moderne o vecchie-nuove AI, e nella misura in cui
quelle classiche sono ancora parte integrante del nostro mondo tecnologico, è
più opportuno definire le AI più recenti come dei “sistemi connessionistici”
(connessionistic systems), oppure, ancora meglio, sistemi informatici fondati
sulle “Reti Neurali Artificiali” (Artificial Neural Networks, ANN).
Tralasciando per motivi di spazio l’intera
descrizione dettagliata di queste reti, basti dire che la struttura
paradigmatica che ha ispirato la loro creazione altro non è che quella del
sistema nervoso umano:
infatti i nodi (nodes/units) e le connessioni
(connections) di cui sono costituite le ANN ricalcano artificialmente le
connessioni tra percettori e di conseguenza tra neuroni (da cui il nome “reti
neurali”).
A
partire da questa architettura di base le AI sono oggi in grado di realizzare
due attività e due “facoltà sensibili” finora ritenute impossibili da replicare
nelle macchine:
Imitazione.
Apprendimento.
Riconoscimento e produzione di immagini.
Comprensione e produzione linguistica.
Quattro
modi di somigliare agli umani.
Senza
soffermarsi troppo sull’intero funzionamento tecnico, basti dire che il primo
caso non è altro che il famoso” Imitation Game”, noto anche come “test di
Turing”, per cui una macchina che fosse in grado di imitare un essere umano
tanto da rendere questo e la macchina indistinguibili, significherebbe, secondo
gli interpreti, il raggiungimento di una uguaglianza di dignità esistenziale
per le AI tale da porre importanti problemi etici, politici e sociali.
A
riguardo, il “test di Turing” sarebbe stato superato, secondo alcuni esperti,
nel 2014 dal progetto russo-ucraino “Eugene Goostman”, sebbene in realtà il
verdetto di intelligenza umanoide si sia rivelato decisamente discutibile.
Nel
secondo caso, come anticipato sopra, le nuove “AI” a reti “ANN” procedono
secondo percorsi tecno-epistemici che permettono loro di rimodulare
autonomamente le loro risposte a seconda dei feedback che ricevono
dall’ambiente.
“Il
machine learning”, come è stato chiamato, equivale ad un particolare processo informatico
di apprendimento, vale a dire una particolare forma di auto-miglioramento,
facoltà comunque figlia – il che vuol dire tutto – di complesse costruzioni
algoritmiche fatte da esperti umani.
L’App
Google Lens è il prototipo delle AI, addestrate a riconoscere e categorizzare ogni
oggetto rilevato nelle foto scattate da un qualsiasi smartphone. È stato sperimentato molto in ambito
medico come rilevatore di malattie della pelle ed altri segnali sintomatici di
varie patologie.
Il dottore artificiale è già imminente.
Le
ultime due funzioni sopra elencate, riconoscimento di immagini e linguistica,
corrispondono a due vere e proprie attività sensoriali tipiche degli esseri
viventi e nell’ultimo caso dell’uomo.
Riconoscere
le immagini che provengono dall’esterno significa in un certo senso possedere
la vista, ovviamente un tipo particolare di vista.
Infatti, non si tratta, nel caso delle AI più
recenti, semplicemente di etichettare (labeling) certe immagini, od oggetti
appositamente inserite al loro interno.
Le più
avanzate “Convolutional Neural Networks” (CNN), attraverso i vari processi di
tipo” feed-forward” e “back-propagation, “riescono a riconoscere da sole le
differenze, i dettagli, le sfumature che differenziano gli oggetti visti nelle
immagini su cui vengono addestrate inizialmente, per poi saper effettuare il
riconoscimento su nuovi input mai sperimentati.
Un esempio immediato sono i vari software di
riconoscimento facciale, i quali sanno riconoscere volti umani (ed i loro più
piccoli dettagli) anche di persone mai viste durante l’addestramento.
Infine,
le” AI di tipo NLP” (Natural Language Processing) sono diventate
improvvisamente di interesse comune quando si è diffuso “ChatGPT.”
Le NLP
sono le intelligenze linguistiche che, impiegando particolari reti di tipo “Recurrent
Neural Networks” (RNN) comprendono le formule linguistiche umane ed elaborano
risposte sensate ormai con una distinta precisione.
Un
osservatore attento può rendersi conto che dieci anni fa il traduttore di
Google era praticamente inutilizzabile mentre adesso ha raggiunto una “umanità
troppo umana” per dirla alla Nietzsche.
Infatti, il mondo delle AI è caratterizzato da una
vertiginosa velocità di cambiamento, tanto che la differenza tra le AI attuali
e quelle di cinque anni fa è la stessa che c’è tra i computer odierni ed i
primi esperimenti nel Novecento.
Per
questo motivo il noto (e controverso) “Raymond Kurzweil” continua ad avvisare
che «la singolarità è vicina!» (ci manca solo un «rendete dritta la via del
Signore!» N.d.A.), ossia il momento in cui l’intelligenza artificiale sorpasserà
quella umana.
La
homepage di ChatGPT (Chat Generative Pre-trained Transformer), è l’intelligenza generativa più
diffusa sul mercato.
Creazione
di OpenAI, start-up di Elon Musk e Sam Altman.
Come
scritto nell’immagine, chi utilizza questi mezzi a quanto pare ha bisogno di
rivolgersi al nuovo “oracolo,” il quale saprebbe meglio dell’interessato cosa
farsene dell’arte dei propri figli.
Limiti
e questioni aperte.
Ma a
parte i proclami di chi vuol speculare su futuri impossibili da verificare, le
domande che sorgono alla luce di quanto visto finora sono le seguenti:
si può quindi parlare davvero di macchine in
tutto e per tutto simili agli esseri umani?
Le AI, ora che sono in grado di migliorarsi da
sole, ed essendo capaci di adattarsi all’ambiente, nonché di comunicare in modo
sensatamente autonomo, di avere una “vista” in grado di discernere
automaticamente gli oggetti visti ecc. non dimostrano di comportarsi come dei
viventi?
Cosa
distingue quindi la vita dalla materia?
Possono le macchine generare forme di
coscienza?
Gli
androidi sostituiranno davvero gli esseri umani in ogni cosa?
Siamo
costretti, come afferma Harari a diventare Cyborgs?
Non è
possibile (sicuramente non in questa sede) intraprendere trattati argomentativi
su questioni del genere, sebbene su alcune di queste domande la risposta è abbastanza
evidente.
Innanzitutto,
è necessario fare un’altra distinzione:
la
maggior parte delle AI sono” c.d. narrow” cioè progettate per svolgere uno o
pochi compiti.
Quelle
invece create per svolgere tutte le attività intellettuali sono” le general AI”
(AGI).
Quindi,
va da sé che gli scenari più distopici sullo” Human Replacement” riguardano
solamente le “AGI”, anche se già adesso è reale il conflitto socio-economico
tra tutte le AI, anche quelle “narrow”, e determinati lavori svolti da esseri
umani.
Per
quanto riguarda le “percezioni sensoriali”, anche qui vi sarebbe molto da dire,
ma intanto è sufficiente osservare che una cosa è aver imparato a categorizzare
certi segni, azionare meccanismi input-output o generare frasi mediante un
meccanismo di simulazione della sintassi generativa, un’altra è riconoscere la
voce di propria madre o lo stato d’animo che emerge da una lettera scritta a
mano.
In
altre parole, il pensiero deduttivo simbolico di ordine superiore è ancora
prerogativa dell’uomo, per cui una macchina per quanto elaborata, non è ancora
in grado di dedurre segni di diverso ordine rispetto a quelli che deve
riconoscere.
Per
fare un esempio, nessuna AI può arrivare a sentire “la sensazione di essere
figlio” nel sentire la voce della propria madre, oppure nessuna AI può agire
per “senso di responsabilità” nel momento di decidere per un minorenne, al
contrario di un padre, il quale deve prevedere il bene di lungo periodo del
figlio in contesti molto particolari (lo stesso vale per i lavori di cura,
educazione e soccorso).
Di
tutto ciò si occupa chi studia il c.d. problema difficile della coscienza, per
cui, secondo il filosofo della mente “D. Chalmers”, il vero enigma ancora
irrisolto (e forse irrisolvibile) della coscienza è il problema dell’esperienza
fenomenica:
vedo una rosa rossa; la percepisco e sono
cosciente di vederla; ma cosa si prova a vederla?
Anzi,
cosa si prova nell’essere in questo stato, in questo preciso ed unico momento,
in quanto me stesso, nel vedere la rosa?
Cosa
sono la “rossezza”, la “rosità”?
Cosa significano per me?
Insomma, già solo per il livello di queste
domande siamo ben lungi dal poter, non tanto paragonare, quanto identificare o
porre in uguaglianza la vita umana (ma anche animale) e le macchine per quanto
dotate di AI.
Nessun
machine learning o test di Turing può (forse) replicare la coscienza, dotata,
oltreché di fenomenologia, anche di giudizi morali, sentimenti, archetipi, idee
innate, etica facoltà del cuore e dell’intelletto in quanto soggetti di una
vita concretamente vissuta al di là di ogni razionalizzazione di essa come
insegna il filosofo morale “Bernard Williams”.
Esiste
una illustrazione del “De Humani Corporis Fabrica” di “Andrea Vesalio”,
importante opera del Cinquecento considerata il primo trattato di medicina
moderna.
Dalla descrizione realistica e tecnica del
corpo umano di Vesalio hanno tratto ispirazione filosofi della modernità
classica quali Cartesio, Hobbes, Newton, Le Mettrie, accomunati da una visione
macchinina delle cose.
Già
Cartesio nel suo famoso “Discorso sul metodo” osservava che ogni essere non-umano
(il filosofo francese equiparava anche gli animali a delle macchine) manca di due particolari capacità
riscontrabili invece anche nell’«uomo di più basso intelletto»:
la
creatività generativa del linguaggio e delle azioni:
«Anche
se talune macchine riescono a svolgere molti compiti con uguale o addirittura
maggior perfezione rispetto a noi uomini, evidentemente non riescono a
compierne altri.
Dacché
si scopre quanto esse mai hanno funzionato per conoscenza, bensì per mera
disposizione dei loro ingranaggi.
Infatti, mentre la Ragione è uno strumento
universale che si adatta ad ogni occasione, questi ingranaggi, al contrario,
necessitano una determinata disposizione per ogni azione particolare.
Da ciò
segue che è moralmente impossibile l’esistenza di una macchina dotata di una
certa varietà di ingranaggi sufficiente a permetterle di agire in tutte le
circostanze della vita, nella stessa maniera in cui la nostra ragione lo
permette a noi.»
Le
osservazioni cartesiane sono interessanti e tuttora prese in seria
considerazione proprio nel campo delle AI.
In verità, il recente avanzamento sopra
descritto potrebbe, se non proprio confutare le sue affermazioni, per lo meno
metterle in discussione nella misura in cui, come già detto appunto, eventuali
AI generaliste potrebbero essere capaci proprio di saper agire razionalmente in
ogni occasione particolare in cui esse si trovino.
Tuttavia,
sempre Cartesio nel suo errore, come giudicato dal “neuroscienziato” “Antonio
Damasio”, di aver separato nettamente ragione ed emozioni, non si sarebbe
accorto di quanto proprio le emozioni e l’universo sentimentale siano
fondamentali per la mente razionale stessa.
Paradossalmente, Cartesio, se venisse smentito
il suo “Discorso”, avrebbe avuto torto ma allo stesso tempo ragione sulla
divergenza tra uomini e macchine.
Avrebbe
sbagliato solo l’elemento di differenziazione (la mente emotiva, non
l’intelletto puramente razionale ci differenzierebbe dalle macchine).
Un importante neurologo del secolo scorso, il
dott. “Geoffrey Jefferson”, giunse ad una conclusione simile:
«Fino
a quando una macchina non sarà in grado di scrivere una poesia o comporre un
concerto a partire dai suoi pensieri e dalle emozioni che ha provato, e non per
la combinazione di simboli, potremo concordare sul fatto che la macchina non
replica la mente umana – ossia, non tanto non può ricopiarla, bensì non può
sapere consapevolmente di farlo.
Nessun
meccanismo potrebbe provare (e non semplicemente segnalare artificialmente; un
facile espediente) piacere per sapere di aver avuto successo, o dolore quando
le sue valvole si fondono, sentirsi lusingato dall’adulazione, miserabile per i
propri fallimenti, sedotto dal sesso, sentirsi arrabbiato o depresso quando non
può ottenere ciò che vuole.»
Per
spezzare un’altra lancia a favore di Cartesio – ed in risposta alla facoltà di
machine learning – è possibile sostenere che non potrà mai esistere
probabilmente una vera e propria intelligenza artificiale generale, per il
semplice motivo che la mera somma di abilità e funzioni non va a comporre una
intelligenza davvero e definitivamente completa:
l’unità di tutte le conoscenze, memorie, idee
è originariamente irriducibile alla somma di esse;
v’è
negli esseri umani un’unità della propria coscienza – che una volta veniva
chiamata anima – la quale è, per sua
natura, originaria (non costruita anteriormente da altri pezzi) ed è essa
stessa la condizione di possibilità della conoscenza per usare la formula di
Kant.
L’uomo
non ha solo conoscenze, ma ha il senso dell’unità di esse.
Ne
sapeva qualcosa già Platone quando confutava chi sosteneva che l’anima fosse il
risultato composto di una armonia tra parti.
Alle
AI, per quanto generaliste o avanzate, manca questa unità e pertanto esse hanno
la somma, ma non l’integrazione tra conoscenze.
Simulare
una mente è ben diverso dall’avere una mente ed è il motivo per cui il filosofo
statunitense “John Searle” distingue tra “weak AI”, le quali appunto non
sarebbero altro che simulazioni, e “strong AI”, esseri informatici dotati di
una vera e propria mente (come ed in quale misura sono domande da milioni di
dollari come si suol dire).
Tuttavia,
lo stesso “Searl”e ha dimostrato con l’esperimento della stanza cinese (chinese
room) che anche una eventuale “strong AI” potrebbe solo eseguire con perfetta
efficienza e precisione determinati compiti senza “avere l’idea” di cosa sta
facendo, concludendo che senza comprensione non v’è pensiero.
Rimangono,
e molto probabilmente rimarranno, forti argomenti in risposta a chi vuol
sostenere, piuttosto che l’uguaglianza possibile tra AI ed intelletti umani,
una visione della vita e dell’uomo riduzionista e gravemente materialistica.
Un
importante problema poco denunciato emerge dalla presenza di questi grandi
sviluppatori di AI, colossi del digitale e guru mossi da una distorta visione
della mente umana e soprattutto della vita, che rischia di ridurre le vite ad
illusioni virtuali, nonché la natura umana ad un essere senz’anima e gli
uomini, nelle loro capacità, ad ingranaggi riproducibili, ovvero sostituibili
non solo nel lavoro ma, seguendo la filosofia di “Hannah Arendt” sui totalitarismi, nella società umana stessa.
Perché esseri considerati socialmente inutili o presto
“superati da intelligenze superiori” vengono prima o poi messi da parte e, come
la storia purtroppo insegna, spazzati via come nettezza etnica o sociale.
Le “tragedie sociali”, infatti, si sono sempre
rivolte, non tanto – osservò con maestria Arendt – nei confronti di nemici
dichiarati o gruppi ostili, ma contro fasce di popolazione ed individui ritenuti inutili,
senza vera influenza ed importanza, quindi facilmente rimpiazzabili,
sostituibili.
Per
questo motivo, i confini dell’intelligenza artificiale sono i confini che la civiltà
umana vorrà segnare per sé stessa.
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