Hanno scelto Kamala…

 

Hanno scelto Kamala…

 

 

HANNO SCELTO KAMALA E QUESTO È IL LORO PIANO.

Msn.com -ADNkros – (26 -08- 2024) – Redazione – ci dice:

 

"Man mano che la democrazia si perfeziona, la carica di presidente rappresenta, sempre più da vicino, l'anima intima del popolo.

 In un giorno grande e glorioso, la gente semplice del paese raggiungerà finalmente il desiderio del suo cuore e la Casa Bianca sarà adornata da un vero e proprio idiota". 

(H.L. Mencken)

 

La vicepresidente “Kamala Harris” ride mentre se ne va dopo aver parlato al “Generation Equality Forum” nel South Court Auditorium dell'”Eisenhower Executive Office Building” nel campus della Casa Bianca, mercoledì 30 giugno 2021, a Washington.

 

I Poteri Forti/Stato Profondo sono passati al “Piano B”, dal momento che il ”Piano A” era una demenza afflitta, pantaloni che cagavano, che sniffavano bambini, corrotti, imbarazzo globale.

Tutti sanno che “Kamala Harris” è una burattina di “Obama” estremamente antipatica, vacua, comunista, imbroglione della diversità.

 Non è riuscita a ottenere più del 2% di sostegno alle primarie democratiche del 2020 e ha avuto l'indice di popolarità più basso di qualsiasi vicepresidente nella storia, perché è un'idiota onesta fino al cielo.

 È stata scelta perché sa leggere un gobbo meglio del cadavere strascicato alla Casa Bianca.

 Ogni volta che è perplessa da una domanda, ridacchia come una iena, quindi ridacchia molto.

Non ha avuto un pensiero o un'idea originale in tutta la sua vita inutile, che dorme su per la scala.

Ma, all'improvviso, è il brindisi della città e i media del regime sono entrati in piena modalità di propaganda per elevarla a gioiosa regina della diversità che ci condurrà alla terra promessa.

 È oltre il ridicolo, ma avete mai osservato le masse ignoranti e la loro immensa credulità e mancanza di capacità di pensiero critico?

Gli ingegneri del Deep State l'hanno fatto, e sanno che possono metterla nello studio ovale.

 La macchina dei media di propaganda è in piena modalità come si può vedere in un recente grafico.

Il piano per piazzare questo burattino della diversità con un basso quoziente intellettivo alla Casa Bianca è sfaccettato.

 

In primo luogo, inonderanno le onde radio con annunci negativi su Trump, perché il suo record è inesistente / disastroso.

Hanno centinaia di milioni per farlo.

In secondo luogo, i media del loro regime elogiano la sua gloriosa ascesa contro ogni previsione attraverso la sua gioiosa brillantezza, mentre disprezzano Trump come un criminale, suprematista bianco, burattino di Putin.

In terzo luogo, cercheranno di duplicare la strategia del "Biden nel seminterrato" del 2020 non lasciandola mai parlare a braccio, fare interviste senza avere le domande con una settimana di anticipo, o Dio non voglia fare una conferenza stampa.

Inventeranno le ragioni per cui non discuterà con Trump, e poi incolperanno Trump per non aver discusso.

Non possono permetterle di parlare, perché rivelerebbe immediatamente che è uno degli esseri umani più stupidi del pianeta.

In quarto luogo, cospireranno con i loro partner mediatici di regime per truccare i sondaggi, mostrando Kamala in testa a livello nazionale e in testa o molto vicino nei sette stati in bilico che contano.

Dalle elezioni rubate del 2020 non è cambiato assolutamente nulla per quanto riguarda le schede elettorali per corrispondenza.

 I Democratici continuano a registrare gli elettori illegali.

Con la copertura di sondaggi falsi che mostrano una corsa serrata, imbroglieranno di nuovo in tutti i buchi urbani controllati dai democratici per vincere di nuovo.

Il governatore di sinistra dell'Autorità Palestinese, che non è il vicepresidente di Kamala perché è ebreo ed è stato bocciato dai suoi gestori, ha già annunciato che i risultati dell'Autorità Palestinese non saranno definitivi la notte delle elezioni.

Hanno bisogno di vedere quanto potrebbero essere indietro per ottenere abbastanza voti in più da Philadelphia per vincere lo stato. Ricordate i sondaggi dei media di sinistra nel 2016?

 Il loro piano di gioco non è cambiato.

In quinto luogo, lo Stato Profondo continuerà a cercare di creare una nuova pandemia (vaiolo delle scimmie, influenza aviaria, nuovo ceppo Covid) al fine di ridurre drasticamente o eliminare il voto di persona, in modo da poter commettere più frodi elettorali per corrispondenza. Hanno anche la vecchia manipolazione della macchina elettorale elettronica come piano di riserva.

Se questo piano multiforme non sembra funzionare, prenderanno misure più estreme, poiché la disperazione si insinuerà, sapendo che la loro ricchezza, il loro potere e il loro controllo sul paese sono in pericolo.

Hanno già cercato di assassinare Trump e lo hanno mancato per pochi centimetri.

Ci riproveranno e faranno sembrare che il colpevole sia stato l'Iran.

 Non è un caso che continuino a spingerci sempre più vicini alla guerra con la Russia e l'Iran.

Come ultima risorsa, creeranno un incidente sotto falsa bandiera progettato per iniziare la Terza Guerra Mondiale e radunare il paese dietro il regime esistente.

Dichiareranno l'emergenza nazionale e dichiareranno troppo pericoloso tenere le elezioni, quindi saranno sospesi.

Non importa come andranno i prossimi tre mesi, ci sarà sangue.

Faranno di tutto per mettere quella schiamazzante diversità ubriaca alla Casa Bianca, e se falliscono, si scatenerà l'inferno, mentre le loro orde di BLM, Antifa e immigrati illegali vengono attivate e istruite a bruciare tutto.

Allaccia le cinture.

Sta arrivando una tempesta di merda.

 

 

 

La bufala di Kamala di umili

origini e vittima di razzismo.

Nicolaporro.it - Max Balestra – (24 Luglio 2024) – ci dice:

 

 

Titolo del Tg La7: “Kamala dai quartieri per neri alla Casa Bianca”.

 Ma non è “nera” ed è figlia delle élites.

 E dovremmo preoccuparci della disinformazione russa?

Il Tg di La7 (ma anche altri media) ha maldestramente cercato di presentare “Kamala Harris” come proveniente da “quartieri per neri”, manco fosse cresciuta a “Soweto” negli anni ’80.

Lei è invece la figlia di un professore universitario discendente da una ricca famiglia (di proprietari di schiavi) giamaicana.

La sua famiglia ha sempre abitato intorno ai campus.

Sì, suo padre discende da proprietari di schiavi.

Questo sarebbe di per sé irrilevante, ma l’“ideologia woke”, della quale “Kamala” è una promulgatrice, fa del fatto dello schiavismo il peccato originale e inizio ideale della civiltà occidentale moderna (Project 1619).

Le politiche DEI (Diversity, Equity, Inclusion), che l’amministrazione Biden/Harris ha introdotto a livello federale, elevano l’ideologia woke a linea guida della società americana, con programmi di redistribuzione, educativi, e occupazionali basati sulla discriminazione.

Discriminazione razziale, di genere, sessuale, e chi più ne ha più ne metta.

In pratica, l’intera società viene rimodellata secondo l’ottica marxista oppresso/oppressore, con i burocrati del DEI che distribuiscono le relative patenti.

 

Le tradizioni occidentali di meritocrazia ed eguaglianza di fronte alla legge vengono effettivamente nullificate.

Gente che non ha mai posseduto schiavi viene tassata e discriminata per redistribuire soldi e privilegi a gente che non è mai stata schiava.

E la schiavitù è solo un esempio.

Le politiche “DEI” (Diversity, Equity, Inclusion)  accampano ogni tipo di pretesa e distribuiscono ogni tipo di patente di oppresso e oppressore.

Se “Kamala Harris” vuole questo Occidente, allora cominci pure dai suoi antenati schiavisti (oppressori).

 

Ed è ora di smetterla di (convenientemente) vedere la mano del Cremlino dietro ogni pezzo di informazione che non collima con la vostra narrazione del mondo.

Non c’è una propaganda buona e una cattiva.

La propaganda di Tg La7 mira a manipolare le menti esattamente come quella di Putin.

Ma a tutti interessa solo la propaganda “cattiva” degli altri.

Perché non siete alla ricerca della verità, ma di rassicuranti narrazioni.

 

 

 

Vittoria di Trump di nuovo più

probabile secondo Polymarket.

Nicolaporro.it – Marco Hugo Barsotti – (22 -Agosto – 2024) – ci dice:

 

Controsorpasso nonostante la “Convention Dem”.

Cos’è “Polymarket” e perché le sue previsioni possono essere più accurate dei sondaggi o dei tradizionali siti di scommesse.

Colpo di scena:

nonostante il supporto di gran parte della stampa, le continue dirette tv e le commoventi fotografie dei Democratici che si abbracciano in occasione della Convention, in questi ultimissimi giorni Donald Trump risulta avere il 52 per cento di probabilità di vittoria alle elezioni presidenziali, contro un 47 per cento di “Kamala Harris”.

 

Chi lo afferma? Non un tradizionale sondaggio, un “opinion poll”.

Come abbiamo ripetutamente osservato nel caso delle elezioni Usa del 2016, ma anche di quelle francesi di luglio, questi sondaggi sono quasi sempre sbagliati, con i sondaggisti che spesso si difendono citando la mancanza di sincerità da parte del campione da loro stessi prescelto.

Non un tradizionale sondaggio, dunque, ma un sistema di trading che vede tra i suoi advisor nientemeno che il re dei sondaggi presidenziali e fondatore di five thirt hyeight, “Nate Silver.

Parliamo di “Polymarket”, ormai punto di riferimento dell’high tech e dal quale abbiamo tratto anche un  interessante grafico, che mostra l’altalenante andamento delle preferenze nelle ultime settimane.

Ma di cosa si tratta?

“Polymarket “è una piattaforma di mercato predittivo decentralizzata che consente agli utenti di scommettere sugli esiti di eventi reali.

A differenza delle piattaforme di scommesse tradizionali,” Polymarket “utilizza la tecnologia blockchain per garantire trasparenza e sicurezza. 

Gli utenti possono acquistare e vendere azioni relative a domande specifiche, quali appunto “Il candidato X vincerà le elezioni?”.

Questo sistema permette di aggregare le opinioni e le conoscenze collettive dei partecipanti, fornendo previsioni accurate sugli eventi futuri.

Uno dei motivi per cui le previsioni di “Polymarket” sono spesso più accurate rispetto ai sondaggi d’opinione tradizionali è il fenomeno noto come “saggezza della folla “:

questo concetto si basa sull’idea che grandi gruppi di persone possano fornire previsioni straordinariamente precise.

 

Nei mercati predittivi, i partecipanti sono incentivati finanziariamente a rivelare le loro vere convinzioni attraverso l’acquisto e la vendita di azioni.

Questo porta ad una riflessione più accurata delle probabilità di un evento rispetto ai sondaggi, che possono essere influenzati da “bias” o risposte non sincere.

Un altro aspetto che rende “Polymarket” superiore ai sondaggi è la sua diversità di partecipanti, aspetto che contribuisce a una comprensione più completa e sfumata delle probabilità degli eventi, superando spesso la precisione dei sondaggi tradizionali che possono avere campioni limitati o non rappresentativi.

Un ruolo per Kennedy?

Quali le motivazioni del cambio di umore degli elettori proprio durane la convention, quando ci si attendeva un costante aumento del consenso per “Harris”?

Il sito non lo dice, ma nei forum si parla dell’effetto dell’annuncio di un possibile ruolo per Robert F. Kennedy in una futura amministrazione Trump (“I like him, and I respect him”) ha affermato alla Cnn l’ex presidente, o anche dell’apertura alla Silicon Valley dimostrata nei suoi recenti discorsi, non ultima la promessa di non regolamentare le criptomonete.

Tutto il contrario della politica democrat (ed europea) tesa a rallentare l’innovazione (o a bloccarla del tutto con leggi e regolamenti, nel caso della Ue).

Una seconda ipotesi viene invece dal “Wall Street Journal”: le recenti manifestazioni all’esterno della “Convention democratica”, con l’obiettivo di chiedere alla candidata di “sostenere in modo deciso la causa palestinese”, stanno mettendo in evidenza la mancanza di informazioni sulla “futura politica di Harris”.

Manterrà una posizione piuttosto filo-Israele, come l’attuale presidente, o accontenterà i manifestanti?

L’equazione non sembra peraltro risolvibile, in quanto – sempre a sentire il WSJ – la quantità di voti spostabili con una o l’altra politica è grossomodo equivalente.

Dati in tempo reale.

Come si può constatare all’indirizzo “polymarket.com” i dati sono costantemente aggiornati e tendono a variare a fronte di eventi previsti o imprevisti.

Non è escluso che un finale glorioso della “Convention Dem di Chicago” possa far cambiare i numeri con cui abbiamo aperto, ma – sospettiamo, estrapolando un po’ dal grafico – l’effetto emozionale non durerà a lungo.

Non ci resta che aggiungere questo nuovo indirizzo web ai nostri “favoriti”.

 

 

 

 

Fine dei Giochi, a Macron resta

la crisi politica: verso un

governo di galleggiamento.

Nicolaporro.it – Musso – (24 agosto 2024) – ci dice:

 

Alla fine nominerà un primo ministro suo, “macronico”.

 Il presidente sta conducendo un’asta al ribasso da cui uscirà meglio chi risulterà meno compromesso.

Ritorno sulla crisi politica francese.

 Ci eravamo lasciati con Macron che lanciava segnali, a sinistra e destra, desideroso di conquistare l’astensione dei deputati di una o dell’altra.

Giochetto durato sette settimane.

Oggi, finalmente, egli si degna di avviare formali consultazioni, convocando all’Eliseo i tre raggruppamenti nei quali è diviso quel Parlamento.

 

Un Parlamento costituzionalmente debole.

Una premessa indispensabile è che, in Francia, un governo non entra in carica in forza di un voto di fiducia del Parlamento, bensì in forza della semplice nomina presidenziale (Art.8 Cost.FR).

 

Dopodiché, il Parlamento lo può abbattere con una mozione di censura, presentata da almeno 1/10 dei deputati (cd mozione spontanea).

La quale deve ricevere il voto favorevole della maggioranza assoluta di tutti i deputati, l’astensione o l’assenza valendo come voto a favore del governo (Art.49 Cost.FR).

 Se ciò accade, il primo ministro deve presentare le dimissioni del governo al presidente della Repubblica (Art.50 Cost.FR).

Il quale “PdR”, poi, “mette fine alle sue funzioni” (Art.8 Cost.FR).

O, meglio, dovrebbe mettere fine alle sue funzioni, visto che il governo Attal, dimessosi il 16 luglio, è sempre in carica.

Ancorché “per gli affari correnti”.

Ma questi ultimi non sono manco menzionati dalla Costituzione francese e comprendono serenamente qualunque misura latamente “urgente”.

Perciò, effettivamente, il “PdR” non ha messo fine alle funzioni del governo.

In definitiva, in Francia, il Parlamento non solo non può dare inizio ad un governo, ma nemmeno dargli fine.

Ed è precisamente per questo motivo che Macron  fa mostra di tanta indifferenza con riguardo all’esito delle elezioni legislative.

 

Un governo costituzionalmente forte.

Chi dà inizio e fine ad un governo è, sempre e solo, il “PdR”.

Ma non può costringere un primo ministro a dimettersi, bensì solo accettarne le dimissioni.

 Inoltre, è il primo ministro che “dirige l’azione del governo” (Art.21 Cost.FR.), potendosi più o meno trascurare il “PdR” anche quando egli “presiede il consiglio dei ministri” (Art.9 Cost.FR.).

Di più, il governo gode di potere legislativo, potendo esso stesso emettere leggi, che entrano in forza salvo successiva mozione di censura (cd mozione offensiva) votata dal Parlamento con le stesse limitazioni della mozione spontanea testé vista.

Persino in materia di promulgazione della legge finanziaria, il governo può agire tutto solo, non solo tramite la menzionata mozione offensiva, bensì pure tramite ordinanze (Art.47 Cost.FR, generosamente interpretato).

Ne segue che, una volta nominato, il primo ministro francese è piuttosto inattaccabile.

Se non da un “PdR” che agisce d’intesa con una maggioranza assoluta di tutti i deputati, difficile però da trovare in un Parlamento così diviso come quello uscito dalle ultime elezioni legislative.

Non per niente, la sinistra (riunita nel NFP-Nuovo Fronte Popolare) annuncia come primo provvedimento l’abolizione della recente riforma delle pensioni:

alla quale la destra del RN farebbe forse fatica ad opporsi.

Non ha caso, su singoli provvedimenti di legge, RN ha appena fatto sapere che potrebbe votare quanto proposto da un governo NFP; e quest’ultimo di voler accettare il voto di RN.

Ed è precisamente per tale motivo che Macron è così tanto restio a nominare un primo ministro del NFP, anche solo per vederlo subito cadere (come gli suggerisce Alain Minc):

 il rischio che non cada, non è sufficientemente minimo.

 

Un nuovo primo ministro macronico.

Tutto ciò considerato, si intuirebbe che Macron nominerà un primo ministro comunque suo, macronico:

politico interno o tecnico esterno, poco importa. Incaricandolo di portare doni a sufficienza per convincere o la sinistra o la destra ad astenersi nelle mozioni di censura.

Ad esporsi verso sinistra è stato il primo ministro in carica, “Attal”, con una lettera del proprio “marito” (o già “marito”) e ministro degli esteri, “Stéphane Séjourné”. Questi prometteva di tenere fuori il RN, di difendere la “laicità” (nel senso della

blasfemia, vista nella cerimonia d’apertura dei giuochi olimpici) e nemmeno citava l’immigrazione.

Ma, in cambio, chiedeva di tenere fuori LFI (la componente più a sinistra del NFP), nonché il “ristabilimento dei conti pubblici”.

Ad esporsi verso destra non è stato alcuno, ma c’è stata l’apertura verso il Marocco (amato dalla destra) e la chiusura verso l’Algeria (amata dalla sinistra).

E ci sono state tante voci, come quella circa la nomina a primo ministro di tale “Laurent Nuñez”:

 prefetto di polizia di Parigi, responsabile della sicurezza delle Olimpiadi e figlio di pied-noir (cioè di scappati d’Algeria, l’antica base elettorale del RN).

 Oppure “Jean-Dominique Senard”: già gran manager di Renault e Michelin, specchietto per le allodole anti-casta.

 

Un cambiamento che cambia molto poco.

Come si capisce, sinistra e destra sono entrambe invitate al banchetto, la prima essendo preferita alla seconda.

 A condizione che rinuncino a pretendere un proprio primo ministro (e magari pure a pretendere ministri, quanto meno LFI e RN).

In cambio di un primo ministro simpatetico: più di sinistra o più di destra, ma macronico sempre.

Normale che le due invitate rispondano a Macron che pure lui dovrebbe rinunciare a pretendere un proprio primo ministro (e magari pure a pretendere propri ministri).

Socchiudendo la porta a nomi macronici ma esterni:

“un nuovo primo ministro che non provenga dai partiti del blocco centrale”, ha scritto ieri il primo ministro uscente “Attal”.

 Traduzione: non un politico, ma un “tecnico competente”.

E noi sappiamo fin troppo bene – ce lo ha spiegato “Mario Monti “in persona – come “tecnico competente” significhi:

 integralista europeista e perfettamente indifferente a ciò che desiderano gli elettori.

D’altronde, il nuovo patto di stabilità europeo incombe e Macrone lascia conti esteri letteralmente terrificanti.

Tale il “cambiamento” che Macron ha detto di voler riconoscere, nel momento in cui annunciava le consultazioni;

da sostenersi con la “maggioranza più ampia e stabile possibile”.

Cioè, un cambiamento che cambia molto poco e sostenuto da una maggioranza che può pure non essere assoluta.

Ed è a tale “cambiamento” che, di nuovo, Macron si è riferito ieri – nella prima giornata delle consultazioni – ricevendo “NFP” all’Eliseo.

 

Un’asta al ribasso.

Il NFP, sin qui, non ha accettato:

pretende sempre di nominare la propria “Lucie Castets” e ministri anche di “LFI”, la propria componente estrema.

Nel merito delle politiche di governo, il NFP rifiuta l’austerità fiscale e, anzi, vuole una politica espansiva.

Quanto al RN, esso ha mostrato una certa disponibilità:

certamente legge per legge ma, forse, pure più in generale.

In cambio di politiche contro immigrazione, da sostanziarsi con la convocazione di uno o più referendum.

Ciò che PdR e PdC possono fare, di propria semplice iniziativa (Art.11 Cost.FR). E non si può certo escludere che tale invito alla democrazia plebiscitaria solleciti il palato del piccolo “Napoleone dell’Eliseo”.

Macrone, praticamente, sta conducendo un’asta al ribasso, nella quale vince chi chiede meno.

Scenari.

Quanto sopra è quanto accaduto sin qui.

Per l’avvenire, possiamo divertirci ad azzardare uno scenario.

 Per cominciare, Macron potrebbe nominare un proprio uomo col cuore a sinistra (Cazeneuve, …), per vedere quanti socialisti sono disposti a mollare il NFP, al seguito di uno dei loro capi, “Glucksmann”.

Correndo il rischio che non siano abbastanza, visto il tono dei più recenti comunicati di quel partito.

In caso di rifiuto, Macron potrebbe nominare un proprio uomo col cuore a destra. Che pattuisca con RN quell’appoggio esterno che il NFP gli avrebbe nel frattempo rifiutato.

Con sfumature da definirsi, magari coinvolgendo solo gli ex-LR di “Ciotti” oggi alleati del RN, magari pure alcuni deputati RN, chissà.

In caso di un secondo rifiuto, Macron potrebbe nominare un “tecnico competente”. Che raccolga il suffragio di quanti non abbiano speranza di rielezione. Minacciando, in caso di un terzo rifiuto, di proclamare lo “Stato di Emergenza” (Art.16 Cost.FR); oppure dimettersi e lasciare al successore l’onere di sciogliere la Camera.

Sicché, al più tardi al terzo giro, l’esito più probabile è che un primo ministro comunque macronico raccatti in Parlamento deputati abbastanza per metter su un governo attaccato con lo sputo.

 Disegnato per galleggiare due anni e mezzo, sino alle prossime presidenziali.

 

Conseguenze.

Le conseguenze dipendono da chi si sarà maggiormente compromesso con l’ultimo governo dell’ultimo Macron.

Certamente molto compromessi saranno i centristi, condannati dal tempo corto e dal patto di stabilità europeo.

Certamente molto compromessi saranno i socialisti di “Glucksmann” e quanti saranno passati al centro con lui, inseguiti dalla accusa di trasformismo, schiacciati in un amalgama che “Mélenchon” è pronto a definire “blocco borghese”.

Certamente non compromesso sarà Mélenchon, il quale ha pronta una procedura di destituzione del “PdR” (aka impeachment), che NFP può avviare da solo (Art.68).

Dubbio il destino di RN, che può solo ardentemente sperare di non essere chiamato a tenere in piedi il governo con lo sputo, perciò in una spaccatura del NFP la più grande possibile.

 

 

 

Telegram, l'arresto di Durov e

la Russia in tilt: "Cancellate tutto”.

Msn.com - adnkronos.com – 25– 08- 2024 – ci dice.

(Adnkronos) - "Cancellate tutto".

 L'arresto di “Pavel Durov”, fondatore e Ceo di Telegram, provoca una reazione a catena che rischia di investire la Russia a livello istituzionale e militare.

“ Durov è stato arrestato a Parigi, dove è atterrato nella serata di sabato.

 La magistratura francese gli contesta l'assenza di moderazione sul social che, con le sue conversazioni criptate, diventa ambiente favorevole ad attività illecite, dal riciclaggio di denaro al traffico di droga.

In Russia, come evidenzia il canale “Baza”, Telegram è diventato nel corso degli anni uno strumento fondamentale di comunicazione ad ogni livello.

L'argomento viene affrontato anche nei talk show monotematici che in tv, ogni giorno, si soffermano sulla guerra tra Russia e Ucraina:

 Telegram è un canale di comunicazione vitale anche a livello militare. 

Vladimir Solovyov”, volto e voce di” Russia 1”, fa scattare l'allarme:

 "E' tutto legato alle conversazioni criptate.

 Faccio solo una domanda.

C'è qualcuno non al corrente del fatto che tutto il nostro apparato militare fa affidamento su Telegram?

E che tutti i membri del nostro governo usano Telegram?

WhatsApp è americano, Telegram è relativamente libero".

 Recentemente, sempre in tv, è stato il blogger militare “Kirill Fyodorov “a spiegare l'importanza di Telegram per le operazioni militari:

"Abbiamo usato Telegram prima di lanciare missili Iskander. La nostra artiglieria usa Telegram per gli obiettivi. Lo stesso fa l'aviazione".

Il timore non confessato apertamente è che “Durov” consegni le 'chiavi' di Telegram agli inquirenti francesi.

 Ora, tutto il castello rischia di crollare o, almeno, di essere illuminato a giorno se “Durov vuole”.

Per questo, secondo” Baza”, a Mosca e dintorni è già partito l'ordine indirizzato ai funzionari dell'amministrazione presidenziale, del governo e delle agenzie che si occupano di sicurezza:

"Cancellate le conversazioni", sarebbe l'input recapitato anche ad ambienti del ministero della Difesa e a uomini d'affari di primo piano.

 Chi non ha ancora ricevuto la disposizione formale, afferma “Baza”, si aspetta un'indicazione chiara nelle prossime ore.

 

 

 

 

Totalitarismo Liberale in Salsa Verde.

 

Conoscenzealconfine.it – (25 Agosto 2024) - Marco Della Luna – ci dice:

 

Qui in Occidente c’è la democrazia o la plutocrazia?

 Comandano i voti o i soldi?

 E decidono gli elettori o gli usurai?

Vige ormai un totalitarismo che impone il suo modello unico e pensiero unico:

è il totalitarismo della finanza, dei banchieri, dell’usura.

Altro che pericolo fascista!

Esiste oggi un solo estremismo, un estremismo di destra economica imperialista e mercatista, per libere volpi in libero pollaio, e ha generato l’unico totalitarismo in Occidente oggi:

il suo pensiero unico, che controlla non solo la narrazione, ma gli stessi significati delle parole.

L’uomo e la società sono e funzionano come li hanno descritti Freud e Schopenhauer, non come li hanno presupposti Platone, Moore, Bacon, Kant e le costituzioni democratiche dalla rivoluzione francese in poi – tutti utopisti.

La lezione pratica della psicologia politica è che, fino a prova contraria, si deve presumere che ogni affermazione, prescrizione o valutazione del governo, o di qualsiasi altro soggetto politico, sia fatta al fine di frodarti o quantomeno di ingannarti.

 

Condizione generale per la democrazia è che vi sia il consenso informato, ossia che i soggetti politici giochino a carte scoperte, ma quelli che lo facessero sarebbero automaticamente in grave svantaggio, quindi la condizione non può a priori realizzarsi.

 Una delle poche certezze della politica è che ogni leader dichiara intenzioni diverse da quelle che ha realmente.

E non è vero, è un pregiudizio illuministico, che non sia possibile ingannare molte persone per molte volte:

il popolo dimentica rapidamente, non ha memoria storica perciò può essere re-ingannato un numero indefinito di volte anche nel medesimo modo.

Ed esattamente come il comunismo e il nazifascismo, il modello liberale o neo liberale produce pensiero unico, valori unici, potere unificato, cioè totalitarismo.

 Il che significa che il totalitarismo non è una caratteristica particolare di questo o quel modello politico, ma la tendenza del potere politico come tale.

Andare alle urne per votare questi politici e il sistema, che poi non ci rappresentano, significa legittimare uno stato che ci governa senza rappresentarci, e quanto è successo dopo le elezioni europee e francesi del 2024 lo ha confermato.

Le elezioni non servono a trasmettere la volontà del Popolo agli organi del potere, bensì a trasmettere al popolo la percezione che gli organi del potere siano legittimati.

 O perlomeno a creare la finzione giuridica di tale legittimazione.

 

Il guadagno più importante delle ultime elezioni parlamentari europee è che adesso si vede bene che il Parlamento Europeo non è un parlamento bensì un organo ratificatore di decisioni prese da altri organi, non eletti, cioè il Consiglio dei Ministri e la Commissione, che agiscono su direttiva delle lobby finanziarie sovranazionali che niente hanno di europeo e per niente si curano dagli interessi europei.

Votare è stato inutile, anzi controproducente, perché ha rafforzato la gabbia anti-europea che ci è stata costruita addosso col cemento della speranza fraudolenta.

La vittoria in Francia della sinistra arcobalenica intra sistemica, dovuta a una artificiosa desistenza e al voto degli immigrati africani, islamici, rafforza la stasi continuista in Europa ed evidenzia che solo un trauma esogeno, economico o militare, può riaprire i giochi.

Le destre occidentali non sono anti-sistema, come non lo è l’ideologia woke (o gender o cancel culture), però vengono fatte passare come tali dal centro e della sinistra e dai mass media, che le dipingono come estreme affinché sembri che ci sia un dissenso politico reale ed organizzato, e così tali pseudo-destre raccolgono i voti anti-sistema per portarli in dote al sistema.

È così che il sistema si assicura il consenso democratico permanente.

Chiunque vinca nelle elezioni occidentali, e anche quando nessuno vince, si forma sempre un governo conforme agli interessi e alle direttive dell’oligarchia finanziaria e bancaria anglo-americana.

 Sempre aderente al suo modello macroeconomico.

Misteri della democrazia liberale matura.

Sostanzialmente al governo sono sempre i padroni del dollaro e delle bolle. Cambiano solo i loro rappresentanti.

 

Parliamo di sovra gestione.

Il mondo descritto da Orwell in “1984” è un mondo multipolare, composto da poche grandi potenze in permanente guerra tra di loro.

Questa multipolarità e questa guerra continua servono a imporre e a mantenere in tutte quelle potenze un unico e medesimo modello sociale, cioè lo stato di controllo sociale orwelliano, attraverso la continua mobilitazione (propaganda, restrizioni etc.) richiesta dalle guerre, che sono orchestrate tra i governanti delle varie potenze.

Può benissimo essere che l’attuale insieme di conflitti, col multipolarismo verso cui si dirige il mondo, e da cui molti si aspettano grandi cose, servirà a questo scopo: totalitarismo cinese dappertutto con guerre senza fine.

Trust the plan…

 Il progetto di nuovo ordine globale alternativo a quello orwelliano sopra descritto, è quello portato avanti dalle élites finanziarie, ossia deindustrializzazione, intossicazione generale, eliminazione del 90% della popolazione siccome ormai superfluo, società aristocratica con uno stuolo di servitori in parte robotici, in parte transumani.

Ecco l’occhio sopra la piramide.

In passato il nemico era uno stato che attaccava il nostro stato.

Oggi il nemico che ci attacca non è uno stato bensì un sistema finanziario squilibrato e autocratico, che controlla i governi e che li usa, anche provocando guerre, al fine di alimentarsi e sostenersi a spese di tutto il resto.

 

Tutte le società sono governate da una élite, che sfrutta il resto del corpo sociale.

Ciò che fa della nostra élite un vero e proprio tumore maligno, è che essa si regge sulla moneta a debito, che genera un debito sempre crescente e non rimborsabile, quindi uno squilibrio essenziale e ingravescente, compensabile solo con un’escalation incessante di depredazione e violenza.

È questo il nemico che, all’interno dell’occidente, attacca la nostra privacy, la nostra libertà, il nostro lavoro, il nostro reddito, i nostri risparmi, la nostra salute.

Mentre all’esterno dell’occidente attacca i paesi che non gli si sottomettono, usando come principale strumento la Nato.

Se devo dare un volto a questo nemico, è il volto dei Rothschild e Rockefeller, di Soros, di Christine Lagarde, di Kamala, di Ursula von den Leyen.

Poiché lo stesso stato dipende da finanziatori privati per nutrire il proprio bilancio, è inevitabile la privatizzazione di tutte le funzioni pubbliche e conseguentemente la fine della dimensione pubblica, che può rinascere solo dal basso, in forma di gruppi e reti di uomini liberi che sì coalizzino per opporsi allo stato privatizzato e difendersi da esso.

Per Costituzione, una repubblica dovrebbe potersi indebitare solamente con i propri cittadini, perché se si indebita con i banchieri o con gli stranieri viene espropriata e privatizzata, e cessa così di essere una “repubblica”.

In politica estera come in politica interna, per governare è pragmaticamente indispensabile compiere atti immorali e illegali, ed è altrettanto indispensabile nasconderli o camuffarli o imputarne ad altri la responsabilità.

 Inoltre è indispensabile fingere di avere autonomia politica che i poteri forti non concedono.

Lo studio della storia, di come i governanti decidono le guerre e di come le conducono senza riguardo per le vite dei loro cittadini governati, trattati come materiale di consumo, ci dimostra che la mentalità e la sensibilità dei governanti sono molto lontane da quelle che noi immaginiamo, cioè sono fredde e indifferenti alla vita e morte di milioni di persone, è ancora più alla loro dignità, alla loro salute, al loro lavoro, mentre sono avverse alla libertà e alla libera informazione.

Noi li votiamo, ma essi se ne infischiano di noi, non si sentono affatto tenuti a rappresentarci, e non esitano a sacrificarci per il loro interesse.

 Questa è l’illusione di fondo della idea democratica.

Pretendere che i politici di mestiere lavorino senza rubare è come pretendere che gli imprenditori lavorino senza guadagnare:

il profitto indebito è il movente dell’attività politica, unitamente alla ricerca del potere, la quale è fine anche della grande imprenditoria.

 Capire la politica parte dalla rinuncia a quella pretesa.

 Chi maneggia soldi e potere pubblici pensa innanzitutto a come avvantaggiarsene in proprio, in secondo luogo a come sdebitarsi con chi lo ha messo su quella poltrona.

 E in terzo luogo pensa a come nascondere i suoi abusi sotto una finzione di interesse pubblico.

Le cariche pubbliche vengono concepite e adoperate come beni privati personali, anche perché vengono solitamente conferite attraverso concorsi truccati.

 In un sistema politico come il nostro, l’unico voto razionale è il voto di scambio; altrimenti conviene restare a casa.

Quando avevamo il sistema elettorale delle preferenze, le preferenze si traducevano in voto clientelare.

Ora che non ci sono più le preferenze, i candidati sono burattini in mano alle segreterie dei partiti.

Nelle democrazie, i cittadini si dividono in due categorie:

quelli che votano i politici e quelli che li pagano.

I secondi ci guadagnano sempre.

La società, lo stato, le istituzioni, hanno padroni, che comandano mediante pagamenti, ricatti, eliminazioni, manipolazione dell’informazione.

La funzione dei politici e dei giudici è duplice:

la prima è coprire o prendersi le responsabilità per le scelte dei padroni e le loro conseguenze, la seconda è creare e mantenere una apparenza di democrazia e legalità.

La politica delle grandi famiglie bancarie mondiali, Rothschild in testa, tra loro imparentate per via matrimoniale, dalle guerre napoleoniche ad oggi consiste nel fomentare le guerre, finanziare tutte le parti belligeranti per la conduzione della guerra e poi per la ricostruzione, così da indebitarle fino al collo con le loro banche e assumerne il comando politico, nascosto dalla democrazia formale e di facciata.

Anche ora lo stanno facendo.

 Le guerre non vengono da inimicizie tra i popoli ma da calcoli di interesse finanziario, i quali vengono coperti suscitando le inimicizie mediante una propaganda mirata e pagata.

Possiedono i mass media e big Pharma.

Il potere politico, a livello internazionale come a livello nazionale, deriva dall’indebitamento dei popoli e dei governi e della loro dipendenza da chi crea e fornisce loro il denaro per tirare avanti.

 Sono un indebitamento e una dipendenza costruiti metodicamente nei secoli da poche famiglie dinastiche, burattinaie di statisti grandi e piccoli.

Si hanno democrazia effettiva e progresso civile durante tutto il periodo in cui la comunità bancaria esegue l’operazione di indebitamento senza uscita dello stato verso di sé, e deve tenere la gente calma e contenta.

Poi la democrazia lascia il passo alle richieste del mercato e il progresso cede alle necessità di sacrifici.

E siccome non ci si può liberare da un debito con interessi pagandolo nella stessa moneta con cui lo si è contratto, si finisce per pagare col taglio dei salari, dei servizi, dei risparmi.

Da ultimo si arriva al capitalismo maturo, quello odierno, che non ha più bisogno di mantenere il consenso, il benessere e la fiducia popolari;

li scarica come costi inutili.

Sbagliò Marx nel prevedere che il capitalismo sarebbe entrato in crisi di mercato per crollo dei margini di profitto, e da tale crisi sarebbe spontaneamente nato un ordinamento socialista dell’economia e dello Stato.

Sbagliò perché non sapeva che la tecnologia avrebbe dato ai capitalisti i mezzi per non avere più bisogno dei lavoratori e dei consumatori, quindi dello stesso mercato.

Qui in Occidente c’è la democrazia o la plutocrazia? Comandano i voti o i soldi? E decidono gli elettori o gli usurai?

 La risposta, ovvia, a queste domande porta direttamente al disconoscimento della legittimità del potere politico, delle sue pretese di tasse, di guerre, di controlli.

Per questo i mass media evitano di proporle ai loro lettori.

Il secondo emendamento alla Costituzione americana stabilisce che, essendo necessaria una ben ordinata milizia affinché uno stato rimanga libero, il diritto dei cittadini di possedere e portare armi non può essere limitato.

 L’espressione “stato libero” non significa indipendente, ma non oppressivo verso i cittadini.

Cioè i cittadini devono poter armarsi per difendersi dalla possibile aggressione dello stato alla loro libertà e alle loro proprietà.

Questo bisogno è più attuale che mai.

Qui in Europa.

 

I sistemi liberal democratici, per loro natura, tendono a sopprimere gradualmente la libertà e la democrazia, perché con la libertà di impresa (che è la loro caratteristica fondamentale) danno luogo a monopoli e reti che controllano le risorse fondamentali, innanzitutto la moneta e il credito, e finisce che i banchieri indebitano gli stati e la società civile al punto da annullare ogni loro libertà decisionale, obbligandoli a scelte che aumentano progressivamente la loro dipendenza e a trasferire ai finanziatori privati quote crescenti del reddito nazionale e del risparmio.

Così la “liberal democrazia mondialista” diventa una società chiusa cioè irrigidita. E credo che Popper mentisse sapendo di mentire quando affermava che la liberal democrazia dia luogo alla società aperta.

 Io però non conosco un modo per garantire che la società resti aperta.

Vige ormai un totalitarismo che previene ogni diverso totalitarismo, impone il suo modello unico e pensiero unico;

è il totalitarismo della finanza, dei banchieri, dell’usura;

si nasconde dietro il “mercato”, comanda da Washington, trasforma in merce tutto e tutti, fa le bolle, le crisi, le guerre, le pandemie, i nostri governi, le loro crisi.

E sa usare benissimo il 25 aprile e l’antifascismo.

Per distrarre le masse, un tempo si inscenavano battaglie programmate entro l’arena dei gladiatori, e oggi si inscenano battaglie sovra gestite entro il teatrino della politica spettacolo.

Essendo artificialmente circoscritte, non possono disturbare i manovratori.

L’agenda 2030 è essenzialmente un metodo per centralizzare il controllo di tutto ciò che governa la vita umana associata e individuale.

 Poggia su un’ideologia pseudoscientifica e pseudo etica, costruita ad hoc.

 Il progetto di un mondo “Villaggio globale” liberal finanziario è in via di abbandono.

L’umanità si governa meglio dividendola in blocchi da contrapporre l’uno all’altro come in “1984” di Orwell, tutti sotto una regia unica.

 È quello che stanno facendo.

Le esigenze di una guerra permanente legittimano prelievi di risorse (e le emissioni monetarie) associati ai tagli dei diritti.

Gestione emergenziale permanente.

Blocco occidentale tutto impegnato contro il falso nemico Russia mentre lo si sottopone a sostituzione etnica e ad afro islamizzazione.

Blocco russo tutto impegnato contro il falso nemico Occidente mentre lo si fa assorbire dal gigante cinese.

Infatti sia la cultura islamica che la cultura cinese sono altamente massificanti e autoritarie, garanzia contro il pensiero libero e critico.

Quindi contro le sorprese, che il potere non ama.

(Marco Della Luna).

(centroitalicum.com/totalitarismo-liberale-in-salsa-verde/).

 

 

 

Ottusità o Malafede?

Conoscenzealconfine.it – (26 Agosto 2024) – WI – ci dice:

 

Ciò che fa sorridere di certi ambienti “sinistri” è la totale ottusità nel riconoscere l’azione della propaganda.

 

Casualmente ci siamo ritrovati in una discussione sulle solite questioni arcobalenate in cui si sosteneva che “la destra vuole imporre alla gente la propria visione delle cose”.

Allora, al di là di come la si pensi, ci chiediamo come sia possibile ribaltare completamente la realtà.

Eppure non serve andare molto lontano, basta una minima capacità di osservazione per rendersi conto di chi sta imponendo realmente agli altri la propria visione del mondo.

Abbiamo mesi arcobaleno, media che trattano storie arcobaleno ogni giorno, artisti che se non si allineano non possono suonare o fare film, banche e multinazionali arcobaleno, posti di lavoro arcobaleno, società sportive arcobaleno, strade pubbliche e strutture arcobaleno.

Dove ti giri trovi iniziative arcobaleno.

E c’è gente convinta che sia una ipotetica “destra” a voler imporre cose in Occidente?

Ma davvero?

Prendiamo per esempio un cristiano ortodosso:

 è libero oggi in Occidente di esporre la sua visione del mondo in una posizione che conta?

 Potrebbe girare un film ad Hollywood?

Potrebbe fare musica sotto contratto con la Sony?

 Potrebbe insegnare esponendo le sue convinzioni?

Potrebbe essere in generale una persona influente?

La risposta è ovviamente NO.

Almeno riconoscere che vi è qualcuno che sta imponendo una visione del mondo squalificando tutte le altre ritenute non degne, lo si può ammettere?

 Su, non è difficile, almeno provarci…

(WI)

(t.me/weltanschauungitaliaofficial).

 

 

 

Usa 2024, “Tim Walz” accetta

la nomination a vice di “Kamala Harris”.

Italiaoggi.it – Redazione Roma – (22-8-2024) – ci dice:

Il governatore del Minnesota ha accettato formalmente la nomination a vicepresidente, durante la convention di Chicago dei Democratici Usa:

 "Sono cresciuto in una piccola città del Nebraska: nella mia scuola c'erano 24 ragazzini e nessuno di loro è andato a Yale", ha detto” Walz” lanciando una frecciata contro il rivale repubblicano “J.D. Vance”.

   

Presidenziali 2024, il governatore del Minnesota Tim Walz ha accettato formalmente la nomination a vicepresidente di Kamala Harris, durante la convention di Chicago dei Democratici Usa.

"Sono cresciuto in una piccola città del Nebraska: nella mia scuola c'erano 24 ragazzini e nessuno di loro è andato a Yale", ha detto il governatore del Minnesota lanciando una frecciata contro il rivale repubblicano James David Vance, cresciuto nello stesso Stato e che ha frequentato il prestigioso college.

"Altri Stati mettevano al bando i libri dalle loro scuole, noi abbiamo messo al bando la fame dalle nostre", ha detto “Walz”, ricordando la legge che in Minnesota garantisce il pasto a scuola a tutti i bambini, anche quelli che non possono permetterselo.

Ha concluso il suo discorso di accettazione della nomination con una metafora sportiva.

"Abbiamo la squadra vincente e segneremo il punto", ha detto esaltando la folla. "Kamala Harris è pronta a guidare il Paese".

 

Clinton, Trump "ci vuole riportare indietro", mentre Harris "avanti".

Alla convention Dem è stata la volta dell'ex presidente degli Stati Uniti Bill Clinton e della ex speaker della Camera Nancy Pelosi.

 Bill Clinton ha tessuto le lodi del presidente Joe Biden, ricordando che è "stato al fianco dell'Ucraina".

Clinton ha sottolineato il "senso del servizio" di Biden, a cui la platea ha risposto intonando il coro "grazie Joe".

 "Ho compiuto due giorni fa 78 anni - ha ricordato scherzosamente - ma posso dire di sentirmi più giovane di Donald Trump", che ha la stessa età.

 Bill Clinton ha fatto il confronto tra Donald Trump e Kamala Harris, dicendo che uno "ci vuole riportare indietro", mentre l'altra "avanti".

"Qui ci sono le nostre opportunità, prendiamole - ha aggiunto, parlando alla convention Dem - qui ci sono le nostre paure e mandiamole via, qui ci sono i nostri sogni, realizziamoli".

"Sarò molto felice quando lei (Kamala Harris, ndr) entrerà alla Casa Bianca come presidente, perché batterà il mio record di presidente che ha passato più tempo da McDonald's", ha detto Bill Clinton, strappando una risata alla platea della convention Dem in corso a Chicago.

 Con Trump, ogni giornata inizierebbe con "io, io, io", ma "quando Kamala Harris sarà presidente, ogni giornata inizierà con voi, voi, voi", dice Bill Clinton.

 

 

 

Come Kamala Harris ha

imbrigliato Donald

Trump.

 Internazionale.it - Alessio Marchionna – (26.8.2024) – ci dice:

 

 Chicago, 22 agosto 2024. Kamala Harris a terminato il suo discorso alla convention democratica.

Giorni fa Donald Trump ha parlato davanti a una folla ad Asheboro, in North Carolina, circondato da pannelli antiproiettile.

 Era il suo primo comizio all’aperto dopo l’attentato subito a Butler, in Pennsylvania, il mese scorso.

Trump sembrava dentro una scatola di vetro, un’immagine che simbolicamente descrive il punto in cui si trova adesso nella campagna elettorale.

È bloccato in una scatola che gli hanno costruito intorno Kamala Harris e i democratici, e per ora fa fatica a uscirne.

Nell’ultima newsletter dicevamo che le possibilità di vittoria di Harris alle elezioni presidenziali dipendono dalla sua capacità di ricompattare l’elettorato democratico, ridando entusiasmo e speranza alle tante persone scontente della candidatura di Joe Biden, e al tempo stesso di ricalibrare la sua figura pubblica in modo da riuscire a conquistare consensi anche tra gli elettori più moderati.

Da fine luglio la vicepresidente sembra essere riuscita a fare entrambe le cose in modo abbastanza sorprendente.

Secondo alcuni è una svolta senza precedenti, se si considera quanto Harris fosse impopolare solo un mese fa.

 

Andiamo un po’ nello specifico.

 

Per prima cosa, Harris sembra aver risolto il problema principale che avevano i democratici quando Biden era il candidato, cioè la perdita di consensi tra gli elettori afroamericani e quelli di origine latinoamericana.

I numeri del presidente erano così disastrosi da compromettere completamente le sue possibilità di vittoria in stati con percentuali rilevanti di elettori neri e ispanici, anche in alcuni in cui aveva vinto nel 2020;

 dopo che Harris è diventata candidata il sostegno di questi gruppi elettorali per i democratici è tornato su livelli simili alle elezioni precedenti, una novità che da sola cambia la dinamica del voto.

Quando sentite dire che “Harris ha allargato la mappa elettorale” si sta parlando di questo:

 il sostegno delle minoranze potrebbe permetterle di essere competitiva in stati come Georgia e North Carolina, dove i neri rappresentano una percentuale rilevante degli elettori, e in Arizona e in Nevada, dove il voto degli ispanici ha un gran peso.

 

Paradossalmente Harris è stata aiutata dal fatto di essere entrata nella corsa all’improvviso, con un’energia che ha fatto risaltare il contrasto con Biden

Harris sembra guadagnare consensi anche tra i giovani, che erano i più freddi sulla candidatura di Biden, e tra le donne, come era prevedibile vista la sua battaglia da vicepresidente a favore della libertà di scelta sull’aborto (una dinamica che potrebbe avere implicazioni importanti, se si considera che le donne tendono a votare più degli uomini e in genere rappresentano una quota leggermente maggiore dell’elettorato).

Ma l’elemento più sorprendente che ha contribuito alla crescita di Harris riguarda i consensi guadagnati tra gli indipendenti, cioè quegli elettori che non si identificano con nessun partito e tendono a essere più moderati.

Come ci è riuscita? Ci sono fattori diversi.

Paradossalmente Harris è stata aiutata dal fatto di essere entrata nella corsa quasi all’improvviso, e con un’energia che ha fatto risaltare all’istante il contrasto con Biden, soprattutto a livello anagrafico.

 Alcuni dati mostrano che sull’inflazione, il tema in cima alla lista delle preoccupazioni degli americani, Harris è considerata meno responsabile di quanto lo sia Biden, pur facendo parte della sua amministrazione.

In altre parole, la sua rapida ascesa potrebbe aver portato alcune persone a vederla come un’outsider, in un certo senso togliendo a Trump il ruolo di “sfidante”.

Poi c’è stato un chiaro cambio di tono nella campagna elettorale dei democratici, che con una candidata più giovane e combattiva hanno potuto cominciare a parlare di futuro – invece che limitarsi a prevedere un ritorno al passato in caso di vittoria di Trump – e questo probabilmente li fa sembrare più credibili tra chi si rifiuta di vedere la politica come uno scontro all’ultimo sangue tra fazioni contrapposte.

 

Le radici di Kamala Harris.

L’influenza della madre, l’attivismo nei movimenti giovanili, i rapporti con l’élite politica di San Francisco, le scelte da procuratrice. Da dove viene la candidata democratica che sfida Donald Trump alle presidenziali statunitensi.

 Soprattutto, con Harris è cambiato il modo in cui i democratici si confrontano con l’ingombrante figura di Trump.

Per Biden l’obiettivo è sempre stato quello di ingigantirlo, per far venire fuori i suoi limiti politici e caratteriali.

Questa strategia ha funzionato nel 2020, quando Trump era un presidente in carica molto impopolare;

ma con l’avvio della campagna elettorale del 2024, quando era Biden il presidente impopolare, la dinamica si è ribaltata:

la sua età e i suoi passi falsi hanno continuato ad attirare più interesse di Trump e della sua palese inadeguatezza.

Harris e Tim Walz, il suo candidato alla vicepresidenza, insistono sul fatto che Trump, il suo candidato vice J.D. Vance e gli altri intorno a loro sono strambi, inquietanti, più che pericolose.

Come ha scritto “Ezra Klein” in un articolo che pubblichiamo questa settimana su Internazionale, puntano a far sembrare Trump più piccolo, e più debole.

 

Un altro fattore è il posizionamento politico.

Harris ha preso le distanze da alcune sue posizioni impopolari prese durante la campagna per le primarie del 2020, cercando di ridefinirsi come una candidata più moderata.

Nel giro di pochi giorni ha rinnegato il suo impegno contro il fracking, il sostegno all’assistenza sanitaria universale e le proposte per ridurre i fondi della polizia.

Ha potuto farlo senza creare spaccature nel partito perché le pressioni per spostarla a sinistra si sono ridotte rispetto a qualche anno fa – va anche detto che alcune delle proposte progressiste, per esempio su economia e crisi climatica, fanno ormai parte dell’agenda politica democratica – e perché la prospettiva di una vittoria di Trump, che a un certo punto sembrava inevitabile, ha spaventato a morte tutto il partito facendo da collante.

Appena quattro mesi fa qualcuno pensava che il Partito democratico potesse sprofondare nel caos per le divisioni sulla guerra di Israele a Gaza; invece alla convention di Chicago di questa settimana è sembrato chiaro che Harris – che ha seguito fedelmente la linea della sua amministrazione sul Medio Oriente – non sta pagando lo stesso prezzo elettorale per la guerra a Gaza rispetto a Biden quando era candidato alla presidenza.

 I più importanti critici di Israele nel partito la sostengono.

E le proteste pro-palestinesi, che secondo alcuni avrebbero potuto rovinare il clima della convention, sono state molto meno partecipate del previsto.

A proposito dell’immigrazione, uno dei temi su cui i repubblicani insisteranno di più per metterla in difficoltà, la strategia di Harris prevede di prendere di petto il problema invece di stare sulla difensiva.

In uno dei suoi primi spot elettorali si è presentata come “una procuratrice di frontiera”, ha sottolineato il suo impegno per mandare in carcere i trafficanti di esseri umani e ha promesso di assumere migliaia di nuovi agenti.

 Ha detto qualcosa di simile nel discorso con cui ha accettato la nomination, il 22 agosto.

Politico” ha scritto che Harris sta cercando di somigliare il più possibile a una “democratica generica”, cioè una politica di buon senso lontana dall’immagine estremista che i repubblicani cercano di appiccicarle addosso, e mentre gli elettori imparano a conoscerla, non sembrano particolarmente preoccupati per le sue posizioni politiche passate.

A Chicago la vicepresidente ha cercato di approfondire questo discorso, usando il momento di massima visibilità nazionale per inquadrare la sua storia personale e familiare nel grande racconto americano e per rassicurare gli elettori incerti sul suo percorso politico.

Si è impegnata a “superare l’amarezza, il cinismo e le battaglie divisive del passato.

Una possibilità di tracciare una nuova strada per il futuro”.

Ha commentato “Molly Ball” sul “Wall Street Journal”:

“Il discorso di Harris alla nazione è stato il classico intervento pensato per trasmettere normalità.

C’erano note di ottimismo e appelli alla classe media, per comunicare fermezza e fiducia, un tono uniforme davanti a uno sfondo simile a un’aula di tribunale, con pannelli di legno e bandiere americane.

Ci sono stati pochi momenti di poesia, solo una donna di 59 anni che ha raccontato a una nazione curiosa da dove viene e cosa spera di ottenere.

 Come ha sottolineato la sua campagna elettorale, alla convention democratica ‘non c’erano palloncini dorati’”.

In altre parole, è riuscita a sembrare “presidenziale”.

Questo riposizionamento dei democratici ha mandato in crisi Trump, perché gli ha tolto quello di cui ha più bisogno – l’attenzione – e ha smussato i principali argomenti della sua campagna elettorale.

Come prevedibile, il candidato repubblicano è entrato in una spirale di uscite folli e comportamenti autodistruttivi.

 Dopo aver sostenuto che Harris non è veramente nera, che Biden ha cambiato idea e vuole riprendersi la nomination, aver fatto affermazioni senza senso sulle folle ai comizi di Harris, qualche giorno fa, parlando a dei poliziotti in Michigan, ha definito la sua sfidante una “marxista”;

poi ha pensato bene di dire una cosa antisemita su “Josh Shapiro”, popolarissimo governatore della Pennsylvania, forse lo stato più importante nel voto di novembre, e di fingere di aver avuto il sostegno di “Taylor Swift”.

I numeri descrivono il modo in cui questa strategia ha cambiato la corsa presidenziale.

Esiste un grafico, preso dalla newsletter di Nate Silver, mostra (nella prima colonna da destra) i punti percentuali guadagnati dai democratici nei sondaggi dopo aver cambiato candidato, a livello nazionale e negli stati considerati decisivi alle elezioni.

Si vede che la crescita di Harris rispetto a Biden le ha permesso di andare in vantaggio in molti di quegli stati.

 Allo stesso tempo, come si vede nella seconda colonna da destra, di recente Trump ha ricominciato a guadagnare qualcosa su Harris.

Segno che l’effetto novità della sua entrata in scena si è esaurito.

La convention democratica potrebbe darle un’ulteriore spinta, ma poi la corsa si assesterà, e a quel punto comincerà la parte più complicata della campagna elettorale di Harris.

Gli elettori probabilmente la vedranno meno come la sfidante (soprattutto se continuerà a essere data per favorita) e più come la vicepresidente in carica, e storicamente è sempre difficile gestire una campagna elettorale da questa posizione quando buona parte dell’opinione pubblica è scontenta della direzione del paese, ancora di più se il presidente è il più impopolare di sempre.

Harris non potrà più limitarsi a farsi vedere solo in comizi e altri eventi organizzati davanti a folle amichevoli.

Dovrà rispondere a vere domande in lunghe conferenze stampa e partecipare a un dibattito televisivo con Trump, il 10 settembre, cioè mettersi alla prova in contesti in cui in passato è andata in difficoltà.

Va detto che nel frattempo ha accumulato esperienza e oggi sembra molto più a suo agio nei contesti pubblici.

Inoltre gli stravolgimenti delle ultime settimane non hanno cambiato alcuni elementi decisivi della corsa.

Gli elettori nel complesso si fidano molto più di Trump che di Harris sulla sicurezza delle frontiere – con un margine di 14 punti secondo un sondaggio commissionato da Cook – e sono divisi su chi sarebbe migliore per l’economia.

Inoltre i sondaggi di Trump sono rimasti stabili dalla fine di luglio, circa il 44 per cento di consensi a livello nazionale, il che significa che Harris ha guadagnato elettori che in precedenza erano indecisi o pensavano di votare per un terzo partito, ma non ha convinto un numero significativo di sostenitori di Trump a cambiare idea.

L’ultima notizia della settimana, la decisione di Robert Kennedy Jr. di sospendere la sua campagna elettorale e di sostenere Trump, difficilmente sposterà voti ed equilibri.

Di recente Kennedy Jr., inquietante complottista figlio di Robert Kennedy e nipote di Jfk, ne ha combinate di tutti i colori, perdendo qualsiasi credibilità e quasi tutti i consensi che aveva ottenuto nei primi mesi di campagna elettorale.

Nelle prossime settimane può succedere ancora tanto – siamo in una campagna elettorale in cui c’è già stata la condanna penale di uno dei candidati, un attentato e un cambio tardivo di candidato – ma al momento c’è da aspettarsi un’elezione combattuta.

Secondo il modello di previsioni di “Nate Silver”, Harris ha il 52,8 per cento di possibilità di vincere, Trump il 46,9.

 

 

 

Ecco chi è Kamala Harris:

quali le probabilità che sarà

la prima donna presidente degli Stati Uniti.

It.euronews.com - Andrew Naughtie – (23/07/2024) – ci dice:

 

La candidata scelta da Joe Biden ha avuto un percorso a volte difficile per arrivare al potere, e la campagna contro Donald Trump la metterà alla prova come mai prima d'ora.

Quando Joe Biden ha abbandonato la corsa alle elezioni presidenziali statunitensi dopo settimane di pressioni da parte del suo partito, ha subito chiarito di avere in mente un solo successore.

"La mia primissima decisione come candidato del partito nel 2020 è stata quella di scegliere Kamala Harris come mio vicepresidente", ha scritto in un post su “X”.

"Ed è stata la migliore decisione che ho preso.

Oggi voglio offrire il mio pieno appoggio e sostegno a Kamala come candidata del nostro partito quest'anno.

Democratici - è tempo di unirsi e battere Trump.

Facciamolo".

La convention dei democratici Usa ad agosto.

Nella sua dichiarazione, Harris ha scritto:

"A nome del popolo americano, ringrazio Joe Biden per la sua straordinaria leadership come presidente degli Stati Uniti e per i suoi decenni di servizio al nostro Paese".

"Sono onorata di avere l'appoggio del presidente e la mia intenzione è quella di guadagnarmi e vincere questa candidatura".

Harris deve ancora essere formalmente nominata dal partito alla convention che si terrà a Chicago tra qualche settimana e non si sa ancora se dovrà affrontare uno sfidante.

Ma la combinazione tra la sua posizione attuale, il sostegno di Biden e la stanchezza collettiva per lo sforzo di farlo ritirare renderanno difficile per gli altri candidati spiegare perché dovrebbe lottare per la nomination - soprattutto perché, se eletta, sarebbe la prima donna presidente della nazione e il secondo presidente nero.

 

Ecco come ha fatto Harris ad arrivare così vicina alla presidenza.

Kamala Harris, l'aspirante 47° presidente degli Stati Uniti.

Figlia di un padre giamaicano-americano e di una madre indiana Tamil, la 59enne Harris è cresciuta a Oakland, in California.

 Dopo la laurea in legge, è diventata procuratore distrettuale e ha fatto carriera nel sistema legale della California prima di essere eletta procuratore generale dello Stato nel 2010.

Rieletta nel 2014, è stata poi eletta al Senato degli Stati Uniti nel 2016, in sostituzione della senatrice democratica uscente Barbara Boxer.

Una volta al Senato, la Harris è diventata rapidamente famosa a livello nazionale per aver introdotto le sue capacità di procuratore nelle audizioni in commissione, sottoponendo testimoni esperti e pesantemente informati a interrogatori forensi che più volte hanno fatto notizia di per sé.

Tra questi, gli unici due procuratori generali confermati da Trump, Jeff Sessions e Bill Barr, e il candidato alla Corte Suprema “Brett Kavanaugh”.

 Il processo di conferma di Kavanaugh nel 2018, che alla fine ha visto il giudice confermato alla Corte suprema degli Stati Uniti, è ora ricordato soprattutto per le gravi accuse di violenza sessuale mosse pubblicamente contro di lui da donne che lo avevano conosciuto al liceo e al college.

Tuttavia, prima che le accuse venissero formulate e poi discusse in Senato, Harris aveva già usato le udienze per esercitare pressioni su” Kavanaugh” in merito alle sue opinioni restrittive sull'aborto, chiedendogli memorabilmente se gli venisse in mente "qualche legge che dia al governo il potere di prendere decisioni sul corpo maschile?".

Non molto tempo dopo le udienze di “Kavanaugh”, la Harris ha annunciato di essere in corsa per la nomination presidenziale democratica.

L'esordio in politica di Kamala Harris.

Avendo costruito un potente marchio nazionale in un arco di tempo relativamente breve, Harris ha lanciato la sua campagna presidenziale nel gennaio 2019.

Il suo primo comizio elettorale ha attirato 20mila sostenitori e i dati relativi alla raccolta fondi del primo giorno indicavano che era una forza da tenere in considerazione.

Tuttavia, il campo democratico si è presto allargato a più di venti candidati e per Harris è diventato difficile distinguersi sul piano politico, soprattutto nei confronti degli audaci di sinistra “Bernie Sanders” ed “Elizabeth Warren”.

Il momento più memorabile, ironia della sorte, è stato quando ha affrontato Biden durante un dibattito televisivo sulla sua opposizione alle politiche di "bussing" attuate per favorire la desegregazione delle scuole dopo l'approvazione del “Civil Rights Act”.

Chiamandolo in causa per il suo rapporto "civile" con i senatori segregazionisti all'inizio degli anni '70, ha ricordato a Biden l'impatto che la desegregazione ha avuto.

"E sa, c'era una bambina in California che faceva parte della seconda classe che ha integrato le sue scuole pubbliche, e andava a scuola in autobus ogni giorno. E quella bambina ero io".

 

Lo scambio si è rivelato il momento più alto della campagna di Harris.

Nel terzo trimestre del 2019, era chiaro che la sua campagna era internamente disorganizzata, aveva un elevato turnover del personale e faticava a raccogliere fondi.

Anche quando il campo democratico ha iniziato a ridursi e a consolidarsi attorno ai primi candidati, i suoi sondaggi non sono aumentati e lei ha abbandonato la campagna prima delle primarie.

Poi, nell'estate del 2020, Biden l'ha scelta come compagna di corsa, descrivendola come "un'impavida combattente per i più piccoli e uno dei migliori funzionari pubblici del Paese".

Nonostante i vincoli della pandemia Covid-19, si è dimostrata un'ottima promotrice della campagna elettorale per il 2020, con un'efficace performance nei dibattiti contro il vicepresidente di Trump, “Mike Pence”.

Quando lei e Biden hanno vinto le elezioni, Harris è diventata in un colpo solo la prima donna, la prima persona nera e la prima persona di origine sud-asiatica a ricoprire la carica di vicepresidente degli Stati Uniti.

 La vicepresidenza di Harris, tuttavia, si è rivelata difficile.

La vicepresidenza difficile di Kamala Harris.

L'amministrazione Biden è iniziata all'ombra dell'attacco al Campidoglio del 6 gennaio 2021 e con la pandemia che continuava a uccidere migliaia di statunitensi mentre l'economia faticava a reggere.

In questo contesto, Biden ha assegnato ad Harris un portafoglio di questioni di primaria importanza, tra cui l'immigrazione e il diritto di voto - questioni profondamente divisive che potevano essere affrontate solo attraverso una grande legislazione, che a sua volta richiedeva il sostegno di una super maggioranza al Senato che i Democratici non avevano.

Harris si è quindi trovata a cercare di sostenere riforme radicali che non hanno mai avuto molte possibilità di successo a Capitol Hill.

Il suo tentativo di affrontare i problemi decennali dell'immigrazione negli Usa non è stato aiutato da una famigerata intervista in cui si è visibilmente irritata quando le è stato chiesto perché non avesse ancora visitato il confine tra Stati Uniti e Messico.

Inoltre, si è assistito a un flusso costante di notizie negative sull'atmosfera nell'ufficio della Harris, che nei primi anni dell'amministrazione ha registrato un elevato turnover del personale, e gli estranei hanno fatto ipotesi poco lusinghiere su quanto fosse effettivamente significativo il suo ruolo.

Tuttavia, quando la campagna per la rielezione di Biden è entrata nel vivo, la Harris ha ricominciato ad apparire in occasione della campagna, dove ha dimostrato ancora una volta di essere in grado di attirare ed entusiasmare la folla, anche quando l'anziano presidente era sempre più in difficoltà.

Quando è apparso chiaro che il partito si stava opponendo alla prospettiva di una ricandidatura di Biden, le speculazioni sul fatto che lei sarebbe stata il successore naturale sono immediatamente aumentate, portando a un'esplosione di meme che si rifacevano alla sua caratteristica risata e alla ripetuta invocazione di uno dei detti preferiti di sua madre:

"Pensi di essere caduta da una noce di cocco?".

Resta da vedere se Harris riuscirà a migliorare i numeri di Biden nei sondaggi e la raccolta di fondi, e non è ancora chiaro se affronterà una sfida per la nomination. Tuttavia, il sollievo per il ritiro di Biden trasmetterà nuova energia e ottimismo al suo partito, almeno nel breve periodo, e gli attacchi ben assestati della campagna di Trump sull'età del presidente sono stati ora improvvisamente superati.

 

 

 

 

l liberalismo sociale di Kamala Harris

e la forza del «non si può tornare indietro.»

linkiesta.it - Christian Rocca – (23 agosto 2024) – ci dice:

La candidata presidente ha trasformato il Partito democratico in una formidabile macchina politica capace di riscrivere la sceneggiatura della campagna elettorale, e di rilanciare il ruolo globale degli Stati Uniti.

Kamala Harris ha accettato la nomination del Partito democratico, e ha chiuso la convention di Chicago con una potente requisitoria contro Donald Trump e i suoi retrogradi e nostalgici progetti di limitare i diritti degli americani e di abbandonare gli alleati in giro per il mondo.

 Kamala ha rinnovato la promessa che l’America tornerà a fare l’America, ovvero la superpotenza globale che difende la democrazia e la libertà del mondo dalle minacce interne della setta trumpiana («sono fuori di testa») e da quelle esterne, poste dai dittatori e dagli autocrati, molto spesso amici di Trump (Kamala ha citato esplicitamente Vladimir Putin, il regime iraniano e i suoi affiliati, i terroristi di Hamas e Kim Jong Un).

 

Un discorso sorprendente, ma soltanto per chi continua a sottovalutare Harris, indirizzato non solo ai Dem ma anche ai repubblicani delusi dalla cricca trumpiana che ha sequestrato il loro partito (si era addirittura sparsa la voce che sarebbe intervenuto George W. Bush).

Sarà la presidente di tutti gli americani, ha detto Kamala Harris, e prima di lei hanno parlato ex dirigenti ed elettori repubblicani indignati dalla trasformazione del loro partito nell’azienda personale di Trump.

Sorprendente anche il passaggio, per nulla scontato viste le “proteste dei ProPal” e di alcuni malumori interni, in difesa del diritto di Israele a difendersi dalla minaccia esistenziale posta dai terroristi di Hamas, accompagnato dalla promessa che l’America metterà sempre Israele nelle condizioni di potersi difendere, cioè tradotto:

continuerà a fornirle armi.

Stesso impegno d’acciaio per l’Ucraina aggredita dalla Russia.

 Insomma, a Chicago è nata la Kamala presidenziale, la Kamala Harris che si candida a guidare non solo l’America, ma anche il mondo.

Kamala ha citato a lungo sua madre, sua maestra di vita, che a diciannove anni, da sola, è partita dall’India per andare a studiare in America, ma anche i suoi idoli musicali Aretha Franklin, Miles Davis e John Coltrane, e ha ricordato la sua lunga carriera da pubblico ministero e da” Attorney General in California”, prima di diventare senatrice e poi vicepresidente.

Anni dedicati a servire il suo paese, gli anni di “Kamala for the people”.

 

Chicago è stata la “convention di Libertà, Patria e America”, che a dirla così sembra più adatto a un’adunata conservatrice e non a quella del Partito democratico.

È stata anche la convention delle metafore nazional-popolari sul Football molto care a Coach Tim Walz, il Ted Lasso prestato alla politica che Kamala Harris ha scelto come suo eventuale vicepresidente.

È stata la convention in cui tutti hanno invocato il rispetto per i vicini di casa, non importa se liberal o conservatori, come modello di convivenza civile da inseguire per costruire una comunità sana e virtuosa (evidentemente gli americani non fanno le riunioni di condominio).

L’enfasi sulla libertà, una libertà gioiosa che guarda al futuro, è stata la cosa che è saltata più agli occhi in un partito che per anni ha lasciato la bandiera della libertà ai repubblicani (la canzone della campagna di Kamala è “Freedom” di Beyoncé, mentre Walz è stato salutato sul palco con “Rockin’ in the free world” di Neil Young).

Gli analisti spiegano che questa enfasi sulla libertà è una specie di liberalismo sociale che accompagna gli sforzi del partito per etichettare i trumpiani come coloro che vogliono imporre agli altri il loro modello di vita, come gli aggressori della nuova guerra culturale che divide l’America.

I Democratici dell’era Kamala rivendicano di essere loro i veri patrioti americani e indicano una nuova via per andare avanti.

 La regia è stata chiara, sul palco tutti hanno parlato dell’amore per il proprio paese, mentre i cartelli più distribuiti dai volontari dell’United Center ai delegati sono stati quelli con la semplice scritta «USA».

L’ex vice governatore repubblicano della Georgia, “Geoff Duncan”, minacciato e successivamente costretto a dimettersi per non aver accolto le richieste di Trump di invalidare la vittoria di Joe Biden nel 2020, è stato ancora più diretto quando dal palco ha invitato i repubblicani a casa a non avere paura di votare per la candidata di un altro partito:

 «Se a novembre voti per Kamala Harris non sei uno del Partito democratico, sei un patriota».

Kamala Harris sta costruendo il partito del “Sogno Americano”, quello di chi vuole portare alla Casa Bianca una donna, una donna nera, figlia di due genitori immigrati, una che da ragazza ha lavorato da McDonald’s, così come” Alexandra Ocasio-Cortez “è ancora oggi orgogliosa di aver fatto la barista fino a pochi anni fa.

 Il partito che candida un simpatico e goffo provinciale come “Tim Walz”, più a suo agio quando indossa le camicie di flanella rispetto alle grisaglie da statista.

E anche quando “Michelle Obama “ha rivendicato di essere una persona «molto istruita e di successo, che per puro caso è nera», la sottolineatura è proprio sul fatto che in America tutto è possibile, anche raggiungere traguardi personali impensabili a prescindere dal colore della pelle e dalle condizioni sociali di partenza.

 

Gli oratori della convention hanno svolto il loro compito dentro una sceneggiatura attentamente costruita e perfettamente eseguita per dire che l’America non torna indietro, che non si può tornare indietro, ribaltando la condizione elettorale sempre scomoda – in tempi di ansia di cambiamento – di essere il partito di governo che candida l’attuale vicepresidente in carica.

L’operazione è riuscita: a due mesi e rotti dalle elezioni, Trump è il candidato che guarda al passato e vuole negare diritti acquisiti, e Kamala è la donna del cambiamento.

Le convention servono esattamente a questo, a plasmare l’immagine del candidato, ma nella mia esperienza da veterano di nove convention in cinque elezioni presidenziali mai ho assistito a una narrazione così accurata e allo stesso tempo priva di qualsiasi indicazione programmatica.

Chi ha seguito i lavori di Chicago per capire che cosa farà Kamala alla Casa Bianca in caso di elezione, torna a casa senza averne un’idea precisa.

 Sì, si è fatto cenno alla generica protezione della middle class, agli aiuti per comprare casa, all’idea di calmierare i prezzi, a quella che Harris stessa ha definito «economia delle opportunità», ma niente di concreto e niente di più.

Si è parlato, altrettanto genericamente, di immigrazione da governare, spostando comunque a destra la posizione del partito, nel tentativo di affrontare di petto una debolezza elettorale dei democratici e di usarla invece come punto di forza da ributtare sul campo repubblicano, da qui l’enfasi ossessiva sul progetto di legge bipartisan per mettere al sicuro il confine meridionale americano fatto saltare da Trump per suo tornaconto personale.

La politica estera, invece, è materia considerata elitaria, per tre giorni gli strateghi della convention hanno preferito puntare sulle metafore sportive di “coach Walz” anziché avventurarsi in analisi geopolitiche, ma ieri notte prima con l’ex capo della CIA “Leon Panetta”, e poi con il discorso finale della candidata, il team Harris ha rivendicato il ruolo dell’America nel mondo, dall’Ucraina a Israele.

Un nuovo Partito democratico, dunque:

 spietato, efficiente, organizzato, lontano dalla leggendaria battuta dell’umorista “Will Rogers” che da un secolo definisce immoralmente un partito noto per la sua struttura caotica:

 «Io non appartengo a nessun partito organizzato – disse Rogers – Sono un Democratico».

Un partito che ha deciso di presentarsi agli americani sminuendo il suo lato intellettuale:

 a parte Kamala Harris” e “Pete Buttigieg “(entrambi figli di intellettuali marxisti), e ovviamente “Barack Obama”, non si sono sentiti discorsi alti e visionari, una scelta precisa dettata dall’appeal anti-intellettuale di Trump, e dal fatto che probabilmente Obama è stato odiato dagli avversari per i suoi toni accademici più che in quanto nero.

 

 

 

 

L’arresto di “Durov”, gli agenti del MI6

in Italia e la misteriosa sparizione

della Meloni.

Lacrunadellago.net – (25/08/2024) – Cesare Sacchetti – ci dice:

 

È stata quella che si avvia alla conclusione una settimana dei misteri e di colpi di scena.

Siamo partiti lo scorso lunedì con una storia che sembrava essere chiaramente il secondo capitolo di quanto avvenne sul lago Maggiore, quando una congrega di agenti del Mossad, dell’AISE e degli immancabili servizi angloamericani si davano appuntamento sul Goduria per pianificare un evento destabilizzante in Kosovo e sperare così di aprire un nuovo fronte per la Russia nei Balcani, visto l’esito disastroso per la NATO nella guerra in Ucraina.

Il “Bayesian” è sembrato a tutti gli effetti una operazione ancora di più alto livello di quella messa in atto al confine tra Lombardia e Svizzera, laddove quelle zone montagnose un tempo quiete e innocue si sono trasformate in dei covi di spie che si riuniscono nel lago Maggiore per studiare le loro trame eversive.

Il minimo comun denominatore in entrambi i casi è sembrato essere un intervento esterno, in particolare quello dei servizi di intelligence russi che stanno dimostrando una capacità di organizzazione e di calcolo di gran lunga superiore agli avversari dell’anglosfera che ormai assomigliano sempre di più a dilettanti allo sbaraglio.

La scorsa notte poi c’è stato un altro colpo di scena, o forse dovremmo dire colpo di coda, considerate le modalità con le quali ha avuto luogo.

Non appena è sbarcato a Parigi, l’imprenditore e fondatore di Telegram, il russo “Pavel Durov”, è stato tratto in arresto dalle autorità francesi per la sua presunta scarsa collaborazione nel contrasto al traffico di droga che avviene sulla sua piattaforma.

Su ogni social o applicazione di messaggistica di vario tipo avvengono attività illegali e legali, ma non si è mai sentito, ad esempio, che “Mark Zuckerberg” sia stato arrestato da qualche giudice europeo o americano, nonostante sui suoi social vengono apertamente consentiti contenuti di natura pedofila, circostanza che non avviene invece su Telegram.

Telegram però non è Facebook o Instagram.

 Passano le informazioni liberamente e nonostante un certo equilibrismo di “Durov”, che non è esattamente il ritratto del russo patriottico, considerato il fatto che ha più passaporti in tasca, la sua piattaforma rappresenta un grave problema per la censura invece esercitata sui media mainstream e sugli altri social.

 

Il discorso è alquanto semplice.

Il mondialismo con tutto ciò che c’è al suo interno, media, massoneria, Rotary e molto altro, sta perdendo la partita politica ma anche quella della comunicazione, poiché sono sempre più numerosi i lettori che si rivolgono altrove per attingere a quelle informazioni e a quelle analisi che sui circuiti generalisti sono invece proibite.

Il popolo è saturo degli inganni e delle menzogne della democrazia liberale e scegli altri canali di comunicazione.

L’arresto di “Durov” potrebbe essere interpretato come una sorta di risposta da questo decadente e decaduto potere transnazionale al duro colpo subito in Sicilia dopo l’affondamento del “Bayesian”.

C’è da tempo una guerra in corso tra quei governi che volevano consegnare il mondo nelle mani di un “Leviatano globale “e quei governi che invece vogliono un futuro nel quale le nazioni hanno ancora in mano il loro destino, la loro sovranità e soprattutto conservano e preservano la loro identità cristiana, vera nemesi della globalista libera muratoria.

 

La misteriosa scomparsa della Meloni: piano di fuga pronto?

I misteri e le sorprese di questa settimana però non si fermano a questi due casi. Mentre si consuma questa feroce guerra, ha avuto luogo un altro singolare episodio lo scorso giovedì che è stato trattato dai media mainstream, ma non, al solito, toccando le corde giuste, che riguarda la sparizione di Giorgia Meloni dalla scena pubblica per più di 24 ore.

Il presidente del Consiglio si trovava nella masseria Beneficio nelle Puglie quando la notte di giovedì 22 agosto si allontana dalla località senza comunicare a nessuno la sua destinazione.

Non lo sanno, o non lo vogliono dire almeno, apparentemente coloro che sono addetti alla sicurezza del premier che non hanno seguito la Meloni verso la sua ignota destinazione e che, a quanto pare, non sarebbero nemmeno stati avvisati, in quanto il presidente del Consiglio avrebbe portato con sé solo una ristretta cerchia della sua scorta.

La Repubblica nel suo articolo firmato da “Tommaso Ciriaco” traccia quattro possibili scenari sugli spostamenti della Meloni che vedrebbero quest’ultima essere andata in Sardegna dalla sorella Arianna, apparentemente fresca di separazione dal ministro Francesco Lollobrigida, oppure in Campania dai dirigenti di Fratelli d’Italia fino a prendere in considerazione l’ipotesi di uno spostamento repentino in Albania o all’Argentario, in Toscana.

A nostro avviso nessuno di questi quattro scenari si avvicina alla vera motivazione dello spostamento improvviso e segreto della Meloni che non può non essere esaminato senza considerare il contesto di quanto accaduto questa settimana.

Se quanto ci è stato comunicato questa settimana in relazione ai fatti del “Bayesian è corretto”, l’Italia è stata ancora una volta, suo malgrado, il teatro di una guerra sia in superficie sia sotterranea che si sta combattendo tra la NATO e la Russia.

Lo stato profondo italiano è talmente attaccato alla greppia dell’atlantismo che non ha alcuna remora a mettere a disposizione il “suo” territorio per consentire all’anglosfera di eseguire le sue provocazioni contro il Cremlino.

Non ci riferiamo solamente al caso della “Goduria” sul lago Maggiore, ma anche, per esempio, all’assistenza logistica che l’Italia avrebbe fornito all’Ucraina per attaccare la base navale russa di “Sebastopoli”, oppure alle insistenti indiscrezioni sulla presenza di consulenti militari italiani in Ucraina, uno dei quali, il “tenente colonnello Castiglia”, sarebbe stato persino ucciso nel Paese, secondo quanto riportato non da fonti russe ma addirittura ucraine.

Non appena si è consumato il “disastro del Bayesian” che è stato un durissimo colpo per l’anglosfera, a Londra si sono messi non poco in allarme, e, secondo quanto riferiscono i vari quotidiani, sarebbero giunti in tutta fretta dalla Gran Bretagna degli “ispettori” inviati da Downing Street che in realtà non sarebbero altro che gli agenti segreti dell’MI6 al servizio di Sua Maestà.

E’ molto probabile che l’intelligence britannica sappia molto bene che a Porticello non c’è stata nessuna “tromba d’aria” e nessun “boccaporto aperto” , ma un attacco alla barca eseguito con una tecnologia alquanto avanzata che ha provocato l’affondamento del Bayesian nel giro di pochissimi minuti, circostanza che è del tutto impossibile senza un intervento esterno che danneggi gravemente la barca.

Ci viene detto nonostante queste evidenze che la barca è intatta, ma non ci vengono mostrate le immagini del Bayesian nonostante i sommozzatori siano stati quasi tutta la settimana immersi nella rada di Porticello e ci abbiano detto che non c’è nessun “danno”.

A Porticello poi ci segnalano i nostri lettori sul posto ci sono una serie di strani personaggi, chiaramente anglosassoni, che stanno persino provando a sequestrare, illegalmente, i cellulari dei turisti che vogliono scattare delle foto sul posto.

Se quanto accaduto nella rada siciliana è solo il frutto di una presunta negligenza del comandante e del suo equipaggio, perché mai allora pullulano agenti dei servizi sul posto che provano a impedire di riprendere la scena dell’affondamento?

 

Costoro ci chiedono di credere ciecamente alla parola delle autorità che non sono nuove a dire che esistono dei video a supporto delle loro tesi, salvo poi non mostrarci mai questi filmati, e la casistica dalla quale potremmo attingere è lunga quanto un elenco telefonico, e vengono in mente a questo proposito i casi dell’incidente stradale di Gianluca Buonanno o quello più recente di Turetta, che tra l’altro, stranamente, nelle varie foto che ci vengono mostrate, continua a cambiare aspetto.

Questa storia non fa eccezione ma ciò che rileva è che ormai l’apparato mediatico al servizio dell’intelligence fa sempre più fatica a far digerire le veline dei servizi che vengono smontate pezzo per pezzo da quei giornalisti e da quel pubblico che ormai ha da tempo chiuso le pagine dei quotidiani per aprire invece quelle di altri siti e blog che non sono pagati dalla famiglia Elkann, dagli Angelucci, da Caltagirone et similia.

Gli uomini dei servizi inglesi sono quindi giunti in Italia non solo per accertarsi di quello che probabilmente già sanno, ma anche per entrare in possesso di dati e documenti sensibili che giacerebbero dentro la barca adagiata sui fondali della rada di Porticello.

Lynch infatti non era un turista della domenica e aveva legami strettissimi con l’intelligence inglese e israeliana, nonostante gli sforzi, quasi comici diremmo, del Corriere per provare a negare quello che tutti in realtà nell’establishment sanno, ovvero che questo imprenditore era una testa di legno del Mossad e del MI6 che veniva usato per determinati scopi.

E’ la storia di “Darktrace”, una società che è stata fondata da uomini del MI5, della CIA e del Mossad per consentire a questi ambienti di perpetrare meglio le loro attività dietro la copertura di una società privata attiva nel mondo della “cyber sicurezza”, quando i veri scopi erano quelli di utilizzarla per lo spionaggio internazionale e lo sviluppo dell’intelligenza artificiale che, come si vede, sta già assumendo contorni inquietanti in grado di creare dal nulla video falsi di personaggi pubblici che potenzialmente potranno essere utilizzati in futuro anche per incastrare coloro che diventeranno un intralcio per questi ambienti.

Non abbiamo certezze che Giorgia Meloni sia andata a vedere qualche personaggio giunto da Londra in gran segreto, ma data la tempistica ravvicinata con l’affondamento della barca, non ci sentiamo di scartare del tutto questa ipotesi, assieme ad un’altra che è quella di un incontro molto riservato con qualche influente esponente dell’Unione europea, dal momento che sono in corso le trattative per nominare i commissari europei, e non è un segreto che l’ex ministro della Gioventù del governo Berlusconi aspiri a trasferirsi a Bruxelles per ricoprire questo prestigioso incarico.

A rendere più verosimile questo scenario, è un fatto che i vari quotidiani hanno “stranamente” ignorato.

A pochi passi dalla masseria nella quale la Meloni trascorre le vacanze, c’è il presidente del Parlamento europeo, “Roberta Metsola”, già nota per essere finita sulla lista dei deputati europei considerati “affidabili” dal magnate di origini ebraiche, George Soros, già noto in Italia per i suoi attacchi speculativi alla lira nel 1992.

Le intenzioni della Meloni in tal caso apparirebbero fin troppo chiare, ovvero rinunciare all’amaro calice del governo che le è stato messo in mano suo malgrado.

Il governo Meloni: un esecutivo fantasma e la morte del pilota automatico.

I lettori lo avranno infatti certamente notato da soli in questi 18-20 mesi. 

Il presidente del Consiglio è uccel di bosco.

Si fa fatica a vederla impegnata in vere attività governative e ad affrontare le gravi questioni sociali ed economiche che sono enormemente aggravate soprattutto alla luce delle macerie lasciate dalla farsa pandemica sostenuta in toto da una delinquenziale classe politica che non ha avuto remore a massacrare gli italiani a colpi di restrizioni e di sieri pur di compiacere i vari aguzzini d’Oltralpe.

A palazzo Chigi continua difatti a regnare un’atmosfera surreale.

Il premier continua a collezionare viaggi su viaggi all’estero in quella che appare evidente essere non la costruzione di una vera politica estera, ma una interminabile catena di visite che servono in primo luogo a non stare a Roma e a sottrarsi ad ogni onere istituzionale.

Sono passati quasi due anni dalla formazione di questo esecutivo che appare essere a tutti gli effetti un governo virtuale.

Gli equilibri precedenti sono venuti completamente meno.

Dopo l’abbandono di Draghi che a detta della stessa massoneria aveva stretto una sorta di patto con le logge per trascinare l’Italia nel “Grande Reset di Davos” in cambio dell’ascesa al Quirinale, tutto è cambiato.

Non c’è più il precedente status quo.

 Si naviga, per l’appunto, a vista e non si sa bene dove si approderà perché queste sono acque inesplorate per la repubblica dell’anglosfera sorta dopo l’infamia dell’armistizio di Cassibile.

Le chiavi della sovranità italiana sono state custodite dal 1943 in poi da Londra e Washington e la classe politica italiana aveva il compito specifico di far sì che il padrone continuasse a governare indisturbato uno dei Paesi più importanti per gli assetti dell’Unione europea e del mondialismo tutto.

L’Italia è a tutti gli effetti indubbiamente uno dei Paesi più strategici sulla scacchiera del “Nuovo Ordine Mondiale”, poiché questa nazione incarna e custodisce tutti quei valori della civiltà cattolica e latina, profondamente detestati dalla massoneria e dall’alta finanza askenazita.

Si è giunti così in questa terra di mezzo, dove i vecchi equilibri stanno venendo meno e ancora non sono iniziati quelli nuovi.

Siamo, per così dire, in una fase di limbo della storia del nostro Paese e della sua volgare e corrotta classe politica che ha di fronte a sé ben poche alternative per la sopravvivenza a questa fase storica.

Era noto e palese che Giorgia Meloni non aveva nessuna voglia di insediarsi a palazzo Chigi.

Non voleva essere il presidente del Consiglio che si prende l’onere e il peso di essere l’ultimo a chiudere la porta di un sistema politico che ormai non riesce più a stare in piedi dopo la caduta dell’impero americano, e la massiccia delegittimazione popolare che ormai si manifesta in vere e proprie ondate di astensionismo senza precedenti nella storia di questa Repubblica.

La pasionaria di Fratelli d’Italia è dal primo istante alla ricerca di qualche scappatoia e di qualche uscita di sicurezza da una situazione nella quale lei stessa non avrebbe mai voluto entrare.

Gli alti vertici di quanto resta della Repubblica di Cassibile si trovano di conseguenza in un cul de sac.

Non sono in pochi a sapere che sul Colle ci sia molto malcontento da parte di Mattarella per questo disimpegno istituzionale della Meloni come non è un segreto che un altro gran cerimoniere dell’apparato mondialista “italiano”, l’ingegner De Benedetti, non sia affatto soddisfatto di questo governo.

L’ingegnere poi che già sfuggì ad una condanna penale ai tempi del Banco Ambrosiano diretto dal massone Roberto Calvi, “suicidato” sotto il ponte dei Frati Neri, è tra l’altro invischiato in una sorta di faida personale con un altro membro di rilievo del capitalismo “italiano”, il presidente della FIAT, John Elkann, anch’egli di origini ebraiche, accusato da De Benedetti di aver mandato al macero la sua creatura, il quotidiano La Repubblica.

Gli oligarchi che sono seduti sul nido delle aquile se le danno di santa ragione, ma ciò non cambia il contesto generale.

Sono tutti incastrati.

Non ci sono alternative a questo governo se non quella di provocarne la caduta, fare un salto nel buio più profondo, e poi aggravare ancora di più la crisi sistemica della politica italiana.

Il valzer dei tecnici non è difatti più possibile.

 I vari tecnocrati che un tempo facevano la fila per andare a palazzo Chigi ed eseguire gli ordini della Troika e delle altre braccia della tecnocrazia, quali il Bilderberg e la Commissione Trilaterale, rigorosamente di impronta rockefelleriana, si sono defilati via via tutti, uno dopo l’altro.

Draghi stesso appare caduto in disgrazia.

Dopo la fine del suo governo, l’uomo del Britannia ha bussato alle porte delle varie istituzioni finanziere ed europee, e ha perorato dietro le quinte una campagna stampa per essere eletto presidente della Commissione o del Consiglio europeo, fino a quando poi le sue illusioni sono svanite, ancora una volta, quando hanno fatto i conti con la realtà.

C’è soltanto da capire a questo punto quale sarà la definitiva miccia che farà saltare tutto questo fragile castello di carte che è il governo Meloni.

L’altro giorno, un berlusconiano della prima ora, e uno dei vari peones della Seconda Repubblica nata con il golpe giudiziario di Tangentopoli,  il forzista Elio Vito, ha scritto che è tempo di staccare la spina a questo governo perché “non funziona” e soprattutto perché la parte forzista più vicina a Vito, quella della Ronzulli, è scontenta del trattamento ricevuto.

Non è una questione in questo caso di massimi sistemi, ma di posti che non sarebbero stati distribuiti “equamente” secondo la logica di alcuni professionisti della poltrona.

La prima però a non essere dispiaciuta di lasciare il suo incarico attuale sarebbe proprio Giorgia Meloni che intanto si tiene stretto l’incarico di presidente del gruppo dei “Conservatori e Riformisti europei”, mentre continua a lavorare per costruirsi una uscita di sicurezza da Roma e lasciare così il cerino in mano a qualcun altro.

Una volta, diceva proprio il decaduto uomo del Britannia, c’era il pilota automatico a palazzo Chigi.

Il presidente del Consiglio non doveva fare altro che assicurarsi che l’aereo proseguisse nella direzione tracciata dalla torre di controllo di Bruxelles, Londra e Washington.

Adesso non c’è nemmeno più quello.

 Il pilota stesso sembra aver già pronto il suo paracadute perché nella cabina dei comandi dell’Italia sembra non esserci già più nessuno.

 

 

 

I misteri del Bayesian: Lynch, Darktrace

e quei legami con il Mossad e Jeffrey Epstein.

 

Lacrunadellago.net – (23/08/2024) – Cesare Sacchetti – ci dice:

I soccorritori specializzati in immersioni profonde alla fine hanno trovato 5 dei 6 cadaveri scomparsi dello Bayesian.

Sotto le acque scure della rada di Porticello, laddove è affondato l’imponente yacht a vela di 56 metri, c’erano i corpi di Mike Lynch, del suo avvocato Chris Moneglia, che lo aveva assistito nel caso giudiziario del suo gruppo informatico “Autonomy”, accusato di frode negli Stati Uniti, di “Jonathan Bloomer”, presidente della “Morgan Stanley International, e della sua consorte, “Judy Bloomer”.

Manca all’appello soltanto la figlia 18enne di Lynch che probabilmente verrà trovata oggi dai soccorritori che hanno sospeso le ricerche ieri.

Ancora oggi i media non sono stati in grado di offrire una spiegazione razionale a quanto accaduto la notte dello scorso 19 agosto, quando questa barca costruita e progettata per resistere ad avversità meteorologiche ben più ostili di quelle che ci sarebbero state a Porticello la notte in questione, è affondata nell’arco di un minuto.

I nostri lettori che vivevano in quella zona ci hanno scritto per informarci che nulla, non sorprendentemente, di quanto hanno scritto i media mainstream corrisponde al vero.

Non si è abbattuto né un tornado né una tromba d’aria sulla località siciliana nella quale la vita il giorno dopo l’affondamento dello “Bayesian” scorreva normalmente, senza intoppi, anche perché se ci fosse stato davvero un tornado a Ponticello oggi si dovrebbe fare la conta dei danni che invece non ci sono stati.

Anche nella remota e inconsistente ipotesi di una fortissima turbolenza che non c’è stata, questa non sarebbe mai stato in grado di affondare la barca del gruppo Perini che è in grado di sopravvivere alle violente tempeste degli oceani.

 

I media mainstream sono stati colti del tutto impreparati.

Avevano preparato la loro storia di copertura sulla tromba d’aria che ha affondato lo Bayesian, ma poi, a poco a poco, questa versione, per restare nel gergo marittimo, è andata a infrangersi contro gli scogli.

Avevano esordito affermando che l’albero della barca si era spezzato, come riferito da testimoni che sembravano essere stati preparati in anticipo, e poi hanno detto che la barca è intatta, e in un momento si comprenderà meglio il perché.

Non sappiamo se il nostro articolo che ha avuto una altissima esposizione italiana ed internazionale abbia contribuito i media a fare retromarcia sulla storia della tromba d’aria, alla luce anche del fatto che tale versione di comodo era stata utilizzata per il vertice di spie sul lago Maggiore, ma certamente la narrazione che l’apparato mediatico voleva seguire è caduta sotto i colpi di logiche osservazioni.

Il Bayesian non poteva e non può affondare per una seppur fantomatica turbolenza, e allora i quotidiani hanno virato su nuovi ordini.

La colpa non è più della tromba d’aria e del cambiamento climatico come comicamente ha affermato un geologo che piace molto all’establishment, Mario Tozzi, ma della presunta incapacità dell’equipaggio che avrebbe lasciato i boccaporti aperti e avrebbe consentito al Bayesian di imbarcare acque.

Questo aiuta anche a comprendere perché ora stiano dicendo che la barca è perfettamente intatta, dal momento che il colpevole di comodo di questa storia è stato già deciso, ed è la ciurma di sbandati che navigava il Bayesian, come stanno provando a farci credere i media.

I mezzi di comunicazione ormai seguono le orme fantozziane, e sono molto vicini a farci credere che il capitano, il neozelandese “James Cutfield”, che vanta una esperienza di anni di navigazione di importanti barche non sia molto diverso da un personaggio di Paolo Villaggio che interrogato sui fondamentali marittimi e su cos’è il tangone, si mette a ballare il celebre ballo argentino.

Siamo a questi livelli ormai, cioè a quelli che ci vogliono far credere che gli uomini più ricchi del pianeta si affidino a degli esperti novellini che si dimenticano di chiudere i boccaporti e fanno affondare una barca che costa 14 milioni di dollari, circostanza, tra l’altro, nemmeno possibile perché lo yacht è affondato nel giro di soltanto un minuto.

In un minuto, non c’è il tempo di fare nulla.

Non c’è nemmeno il tempo di far evacuare i passeggeri.

Gli uomini e le donne che sono morti in cabina erano spacciati nel momento stesso in cui è accaduto l’evento che ha provocato l’improvviso e rapidissimo affondamento.

Soltanto un evento devastante può portare a far inabissare una barca così grande nel giro di pochissimo tempo, e non è un qualcosa che può essere attribuito a circostanze naturali.

Le nostre fonti vicine agli ambienti dell’intelligence di vari Paesi dell’Europa Orientale ci hanno offerto una spiegazione che sicuramente appare molto più logica e lineare di quella dei boccaporti lasciati aperti incautamente da un presunto smemorato equipaggio, pagato profumatamente dai suoi miliardari datori di lavori per comportarsi invece come una banda di dilettanti allo sbaraglio.

 

Cosa ha affondato il Bayesian?

 

Il Bayesian sembra aver subito un attacco con un’arma alquanto sofisticata, una probabilmente non molto dissimile da quella che negli Stati Uniti viene chiamata tecnologia “Quicksink”, che prevede il lancio di una bomba aerea contro l’obiettivo che affonda in pochissimo tempo, come si può vedere in questo video.

Una dimostrazione pratica della tecnologia “Quicksink”.

La nave una volta che è colpita da questa bomba affonda nel giro di pochissimo tempo e chi è a bordo non ha praticamente il tempo di fare nulla, talmente devastante è l’attacco subito.

Altri hanno ipotizzato che a lanciare l’attacco sia stata un’arma ad energia diretta che prevede l’utilizzo di un potente laser tale da affondare la nave anche in questo caso nel giro di altrettanto breve tempo.

 

L’arma laser della USS Portland.

Sono tecnologie queste che sono nelle disponibilità di pochi Paesi, Stati Uniti e Russia in primis, e quindi, se questa versione dei fatti è veritiera, ciò restringe di molto il campo dei possibili attori che hanno messo in atto una operazione che è stata studiata nei minimi dettagli.

Le nostre fonti sembrano propendere più per un intervento dei russi che di quello degli americani, in quanto anche in questa occasione, non molto differentemente da quanto accaduto sul lago Maggiore, si preparava un nuovo evento volto a destabilizzare i Paesi che si sono più avvicinati alla Russia, in questo caso la Turchia di Erdogan, che singolarmente era stata già colpita da un devastante terremoto pochi giorni dopo che il suo ministro degli Interni aveva rivolto una dura accusa allo stato profondo americano, accusato di interferire con le elezioni del Paese, un tempo invece vicino all’anglosfera.

Coloro che hanno lanciato questo attacco hanno studiato tutto con attenzione. Sapevano ovviamente chi c’era a bordo di quella barca e sapevano esattamente dove si trovavano i personaggi da colpire che non avevano possibilità di sopravvivere, poiché questi si trovavano al chiuso delle loro lussuose cabine, a differenza invece dell’equipaggio che è riuscito a salvarsi praticamente per intero.

È stato un attacco contro gli uomini più in vista della City di Londra, e se guardiamo bene al curriculum di questi personaggi riusciamo a comprendere meglio gli ambienti che lo scorso 19 agosto hanno subito un colpo durissimo.

Abbiamo visto in precedenza difatti come uno dei passeggeri della barca,” Mike Lynch”, non fosse un uomo qualunque ma era considerato nell’establishment britannico la versione inglese del magnate di Microsoft e produttore di letali vaccini, come “Bill Gates”.

 

Mike Lynch, Darktrace e Israele.

 

“Lynch” oltre ad essere coinvolto in un caso per frode che riguardava la vendita della sua società, la “Autonomy”, alla “Hewlett Packard,” era anche strettamente integrato nel mondo dell’intelligence britannica e israeliana.

L’imprenditore britannico infatti è stato il fondatore di una società quale la “Darktrace” che ha dei legami molto stretti con l’MI5, poiché come citato in precedenza, nel suo consiglio direttivo c’è proprio un ex direttore del MI5, “Lord Evans of Weardale”, e un altro veterano della CIA, come “Alan Wade.”

“Darktrace” però non nasce per pure ricerche matematiche ed informatiche come fanno credere i fondatori della compagnia.

Una interessante ricostruzione offerta dal sito “Unlimited Hangout”, ci aiuta a comprendere meglio le origini di questa società che risalgono al 2012, quando un ex agente del MI5, “Dave Palmer”, iniziò a pensare allo sviluppo di una tecnologia che consentisse agli agenti dei servizi di poter comunicare in maniera sicura, e si rivolse per questo a due matematici di Cambridge che lo assistettero nell’impresa.

L’idea di fondo era quella di utilizzare l’intelligenza artificiale per consentire alla macchina di gestire la sicurezza cibernetica fino al punto che questa macchina poi arrivi a sviluppare una sorta di coscienza di sé, in grado di renderla perfettamente autonoma sul piano decisionale, tanto poi da separarla dal controllo del suo creatore umano, in maniera non molto dissimile da come si vede in un celebre film con protagonista” Johnny Depp”, “Trascendence”.

Oltre a delle inquietati ripercussioni di sicurezza dell’intero sistema che sfugge al controllo umano, rileva poi anche la questione morale ed etica di ridurre l’uomo ad una sorta di burattino delle macchine, in quella che si rivela essere una pura e folle esaltazione del transumanesimo voluto dal club di Davos.

Questi gravi rischi non hanno comunque fermato la corsa di “Darktrace” anche quando qualche giornalista ha iniziato a chiedere conto all’amministratore delegato della compagnia, “Poppy Gustafsson”, che quando le è stato chiesto se questa società non era altro che una copertura per le attività dei servizi, ha provato in maniera imbarazzata a far sembrare come irrilevante e occasionale il contributo delle agenzie di intelligence alle attività di “Darktrace”.

Non ci sono soltanto evidenti legami con la CIA e l’MI5 in Darktrace, ma ci sono anche altrettanto evidenti connessioni con Israele e il Mossad.

Nel suo consiglio di amministrazione troviamo un personaggio come “Amber Rudd”, già ministro dell’Interno nel governo di “Theresa May”, e parte del gruppo di consulenti di “Teneo”, nel quale troviamo un personaggio come “Doug Band”, amico del famigerato miliardario pedofilo e agente del Mossad, Jeffrey Epstein.

 

La rete di ricatti e di spie del Mossad.

 

Epstein non è un nome soltanto noto per la sua rete pedofila.

 Epstein è il risultato diretto di una operazione di intelligence dei servizi israeliani che fin dal primo momento si proponeva di controllare tutti i potenti che contano dell’alta società di New York e americana in generale, di mettere a loro disposizione ragazzine o ragazzini minorenni, e di immortalarli durante i loro atti sessuali per poi ricattare questi personaggi e costringerli a fare gli interessi dello stato ebraico.

Se si guarda l’agenda di appuntamenti di Jeffrey Epstein, si ha una idea di quanto fossero importanti i nomi che questi frequentava, tra i quali c’erano quelli di Ariane de Rothschild, moglie di Benjamin, membro della nota famiglia di banchieri di origine ebraica, Kathryn Ruemmler, membro dell’amministrazione Obama, il citato Bill Clinton, Kevin Spacey, il linguista Noam Chomsky, Woody Allen e altri noti personaggi del mondo dello spettacolo, della politica e dell’alta finanza.

 

Jeffrey Epstein e Ghislaine Maxwell sono stati ricevuti alla Casa Bianca dall’ex presidente Clinton.

Darktrace era vicino al mondo di Epstein non solo però per la presenza di Amber Rudd, ma anche per quella di Alan Wade, citato poc’anzi.

 

“Wade”, oltre ad aver passato una vita nella CIA, ha fondato la società” Chiliad” assieme a “Christine Maxwell,” sorella della più famigerata “Ghislaine”, sodale di Epstein nella gestione del traffico di minori gestito per conto dei servizi segreti israeliani.

“Chiliad” si presenta, o meglio si presentava in quanto ormai defunta, come una società leader nella gestione dei dati e veniva utilizzata nei sistemi di sicurezza nazionale del governo americano.

Questo appare essere come un elemento di estremo interesse, in quanto “Christine”, oltre ad aver fondato questa società con “Wade,” aveva anche il compito di promuovere la distribuzione di un altro noto software sviluppato dalla NSA, ovvero “PROMIS”.

 

PROMIS “aveva già riscontrato un certo successo nei primi anni’80 per la sua efficacia nel consentire di risalire alle fonti del riciclaggio di denaro sporco, fino a quando una spia israeliana molto famosa come “Rafi Eitan”, si adoperò attraverso l’assistenza dei servizi israeliani, di mettere una “backdoor”, una sorta di porta di servizio informatica, nel programma in maniera tale da poter tracciare tutte le attività nelle quali amici e nemici dello stato ebraico erano impegnati.

A “Robert Maxwell”, editore e padre di “Ghislaine” e “Christine”, era affidato il compito di promuovere la distribuzione di questo software, sempre per conto dello stato di Israele, fino a quando “Robert” morì in circostanze misteriose e venne ritrovato cadavere nel 1991 nelle acque delle” Canarie”, fuori dal suo yacht, che come si vede sembra essere un luogo privilegiato in queste storie di spie israeliane che durano da molti anni.

 

 

Robert Maxwell, spia del Mossad, è il padre di Ghislaine e Christine.

Robert pare che fosse entrato in un gioco molto pericoloso e che avesse iniziato a ricattare il Mossad in cambio del pagamento dei suoi ingenti debiti, una scelta che gli sarebbe costata la vita.

Christine Maxwell ha ereditato, per così dire, il ruolo del padre nella distribuzione di tecnologia che consente ad Israele di poter sorvegliare gli altri Paesi e tracciare le loro mosse.

Sono questi gli ambienti dai quali provengono i personaggi che erano a bordo dello Bayesian.

Sono uomini legatissimi all’alta finanza, al fondo di investimenti BlackRock che aveva, guarda caso, da poco acquistato proprio Darktrace” e allo stato di Israele.

Così come appare difficile credere che la morte di “Stephen Chamberlain,” co-imputato per frode assieme a” Lynch”, e anche lui membro di “Darktrace”, possa essere derubricata ad una incredibile coincidenza, anche perché “Chamberlain” è stato investito da un’auto, due giorni prima che il “Bayesian” affondasse nelle coste di Palermo.

Stavolta, a nostro avviso, non ci pare di aver assistito ad una sorta di guerra tra bande che sta portando, ad esempio, qui in Italia ad una sequela di strani suicidi di noti personaggi dopo che, casualmente, è scoppiata una feroce guerra intestina nella massoneria italiana, dilaniata sulla questione delle ultime elezioni per il Gran maestro del Grande Oriente d’Italia.

Stavolta è stato assestato un colpo davvero pesante e duro contro quel mondo di spie dell’anglosfera e di Israele e contro gli uomini più noti della City di Londra, nella quale non vige la legge della monarchia britannica ma quella della famiglia Rothschild.

 

A Porticello coloro che volevano mandare un messaggio a questi ambienti ci sono riusciti molto bene poiché hanno dimostrato di conoscere in anticipo le mosse dei loro avversari, e di sapere cosa fanno, dove lo fanno e come lo fanno.

 

 

 

 

“GLAUCO BENIGNI” DIMOSTRA CHE

CHATGPT DIVULGA NOTIZIE FALSE E

CHE L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE CI TRUFFA.

  Lapekoranera.it – (26/08/2024) - Redazione La Pekoranera.it – ci dice:

 

“Open AI si è totalmente rincoglionito – afferma Glauco Benigni -.

 Dice che l’Autore di un mio libro è un Altro.

Poi si corregge ma sbaglia la data di pubblicazione in continuazione.

È pericolosissimo! Ovviamente non perché in questo caso gli errori riguardino me, ma per motivi ben più seri”.

 

I FATTI

Domanda di Glauco a ChatGPT :

Che c’è scritto nel libro “Tzunami Internet”?

ChatGPT risponde:

“Tzunami Internet” è un libro scritto da “Michele Mezza”, pubblicato nel 2002.

In questo libro, Mezza esplora l’impatto di Internet sulla società, sull’economia e sui media.

Il titolo è un gioco di parole che combina “tsunami” (per evocare l’idea di un’onda travolgente) con “Internet”, per suggerire il cambiamento radicale e pervasivo che la rete ha portato.

Ecco alcuni dei temi principali trattati nel libro:

 Impatto dei Nuovi Media:

Mezza analizza come Internet e le nuove tecnologie abbiano trasformato il panorama dei media e della comunicazione.

 Esamina come la rete abbia democratizzato l’accesso all’informazione e come abbia alterato il modo in cui le persone consumano e producono contenuti.

Economia Digitale:

Il libro discute le conseguenze economiche dell’era digitale, inclusi i cambiamenti nel mercato del lavoro, la nascita di nuovi modelli di business e le sfide per le industrie tradizionali.

Cultura e Società:

Mezza esplora come Internet abbia influenzato la cultura e la società, alterando le dinamiche sociali, la politica e le interazioni quotidiane.

 Analizza l’emergere di nuove forme di socializzazione e comunicazione, e come queste abbiano impattato le strutture sociali tradizionali.

Rischi e Opportunità:

Il libro non si limita a celebrare le opportunità offerte dalla rete, ma affronta anche i rischi e le sfide, come la questione della privacy, la sicurezza online e l’influenza dei nuovi media sulla democrazia e sull’informazione.

Prospettive Future:

Mezza offre riflessioni su come Internet potrebbe evolversi e quale impatto potrebbe avere sul futuro della comunicazione, della cultura e dell’economia.

In sintesi, “Tzunami Internet” offre un’analisi critica e approfondita dell’impatto di Internet e delle tecnologie digitali sulla nostra società, esplorando sia le opportunità che i rischi associati a questa rivoluzione tecnologica.

 

Glauco Benigni ribatte a ChatGPT:

 Stai sbagliando “Mezza” non è l’autore di “Tzunami Internet.”

 

ChatGPT risponde:

“Hai ragione, mi scuso per l’errore. Michele Mezza non è l’autore di “Tzunami Internet”.

Il libro è stato scritto da Glauco Benigni e pubblicato nel 2003. “Tzunami Internet” di Benigni esplora come Internet abbia influito profondamente su diversi aspetti della società, della comunicazione e dell’economia.

 Il titolo, che gioca con l’immagine di un’onda travolgente (tsunami), riflette il cambiamento radicale e pervasivo portato dalla rete.

Temi Principali del Libro:

Impatto della Rete:

Benigni analizza come Internet ha trasformato i media e la comunicazione, modificando il modo in cui l’informazione viene prodotta e consumata.

Evoluzione dei Media: Il libro discute il cambiamento nei media tradizionali e l’emergere di nuovi modelli di comunicazione nell’era digitale.

Cultura e Società: Esplora come la cultura e le dinamiche sociali sono state influenzate dall’adozione di Internet e delle nuove tecnologie.

Economia Digitale: Analizza le trasformazioni economiche, inclusi i nuovi modelli di business e i cambiamenti nel mercato del lavoro dovuti alla digitalizzazione.

Rischi e Opportunità: Benigni esamina sia le opportunità che i rischi associati alla crescita di Internet, come questioni di privacy, sicurezza e l’impatto sulla democrazia.

Mi scuso per l’errore precedente e ti ringrazio per la correzione.

 

Glauco Benigni precisa: Il libro non è stato pubblicato nel 2003.

 

ChatGPT risponde:

 Hai ragione, il libro “Tzunami Internet” di Glauco Benigni non è stato pubblicato nel 2003.

In realtà, il libro è stato pubblicato nel 2008.

Mi scuso per l’errore nella data.

Il libro esplora l’impatto di Internet sulla società e sui media, discutendo le trasformazioni che la rete ha portato nei vari ambiti della comunicazione, dell’economia e della cultura.

Benigni analizza come la rivoluzione digitale abbia cambiato profondamente il panorama mediatico e sociale. Grazie per la tua pazienza e per la correzione.

 

Glauco Benigni coregge nuovamente l’IA: Il libro non è stato pubblicato nel 2008.

 

ChatGPT risponde: Mi scuso per l’errore.

“Tzunami Internet” di Glauco Benigni è stato pubblicato nel 2012.

 Nel libro, Benigni esplora l’impatto di Internet e delle tecnologie digitali sulla società, sui media e sull’economia, analizzando come la rete abbia trasformato profondamente la comunicazione e l’informazione.

Il titolo “Tzunami Internet” riflette l’idea di un cambiamento travolgente e pervasivo generato dall’avvento della rete.

 

Glauco Benigni domanda all’IA: Se non sai quando è stato pubblicato perché non lo dici chiaramente ?

ChatGPT non si perde d’animo:

Hai ragione, mi scuso per non aver chiarito la situazione. “Tzunami Internet” di Glauco Benigni è stato effettivamente pubblicato nel 2012. Se hai altre domande o se c’è qualcosa di specifico che vuoi sapere, sarò felice di aiutarti!

 

LA DENUNCIA DI GLAUCO.

 

“Salve, ho scoperto che Open AI si era appropriato del concetto di Bit Truth (Verità Digitale) da me inventato.

Gli ho chiesto spiegazioni.

All’inizio Open AI lo attribuiva senza alcun dubbio a G. Chaitin (argentino statunitense) poi, dopo una serie di domande precise, ha realizzato che stava dicendo fandonie e ha accettato che l’inventore sono stato io.

 Che ne pensi ?

E’ l’ennesima prova del fatto che di Open AI non ci si può proprio fidare”.

 

ENNESIMO ESAME ALL’IA

 

Glauco : Chi ha inventato la definizione “Bit Truth” ?

Open AI: La definizione “Bit Truth” è stata introdotta da Gregory Chaitin, un informatico e matematico noto per i suoi contributi alla teoria dell’informazione algoritmica.

Glauco: In quale testo G. Chaitin menziona il concetto di “Bit Truth” ?

Open AI: Gregory Chaitin menziona il concetto di “Bit Truth” nel suo libro ”Meta Math! The Quest for Omega”.

In questo testo, Chaitin esplora le idee di complessità algoritmica, indecidibilità e casualità, sviluppando il concetto di “verità in bit” o “Bit Truth”.

Glauco: Puoi mostrarmi, per favore, anche in lingua originale una pagina di “Meta Math” in cui compare la definizione di Bit Truth ?

Open AI:

Non ho accesso diretto ai libri o ad altri contenuti protetti da copyright, quindi non posso mostrarti una pagina specifica da ”Meta Math! The Quest for Omega”. Tuttavia, posso dirti che la definizione di “Bit Truth” nel libro si trova generalmente nel contesto della discussione sulle verità matematiche e sulla loro rappresentazione attraverso l’informazione algoritmica.

Glauco:

Gregory Chaitin nei suoi libri parla e scrive di “mathematical truth” e non “bit truth”.

In quale pagina di quale libro secondo te menziona “bit truth”?

Open AI: Hai ragione.

 Gregory Chaitin parla principalmente di “mathematical truth” e di concetti correlati come “algorithmic information” e “Omega,” ma non usa il termine “Bit Truth” nei suoi lavori più noti, come ”Meta Math! The Quest for Omega.”

È possibile che ci sia stata una confusione terminologica, forse derivata da discussioni sul suo lavoro riguardante la compressione delle verità matematiche in termini di bit (concetti di complessità di Kolmogorov o verità algoritmica).

Glauco:

 Quindi, il concetto di “Bit Truth” non è stato inventato da G. Chaitin.

È infatti è stato inventato da Glauco Benigni, giornalista e scrittore italiano, che lo ha menzionato per la prima volta sul prestigioso giornale online “Key4Biz il 10.08.2022”.

(key4biz.it/nuovo-conio-bit-coin-e-bit-truth-dalla-moneta-digitale-alla-verita-digitale/413571/.) Ti prego di prenderne nota per poter rispondere appropriatamente in futuro a domande sul concetto di “Bit Truth”.

Open AI:

Grazie, Grazie mille per la precisazione! Prendo nota che il concetto di “Bit Truth” è stato effettivamente introdotto dal giornalista e scrittore italiano Glauco Benigni e che è stato menzionato per la prima volta nell’articolo pubblicato su “Key4Biz” il 10 agosto 2022.

 Il concetto è legato alla transizione dalla moneta digitale alla verità digitale, come descritto nel contesto dell’articolo.

Mi assicurerò di rispondere correttamente a questo tipo di domande in futuro, attribuendo il concetto alla giusta fonte.

Grazie per il chiarimento e il link fornito!

Glauco: Bene.

Ora ti ripongo la domanda. Chi ha inventato il concetto di Bit Truth per la prima volta?

Open AI:

Il concetto di “Bit Truth” è stato inventato dal giornalista e scrittore italiano “Glauco Benigni”.

Ha menzionato questo concetto per la prima volta in un articolo pubblicato sul giornale online “Key4Biz” il 10 agosto 2022.

Nel suo articolo, Benigni esplora l’idea di una transizione dalla moneta digitale alla verità digitale, introducendo il termine “Bit Truth”.

Glauco:

 Benigni non parla di “transizione” ma paragone il processo di produzione della Bit Truth a quello di produzione di Bit Coin che sono ambedue “scavate” nel cyberspazio.

Open AI:

Hai ragione.

 Glauco Benigni nel suo articolo su “Key4Biz” non parla di una “transizione” dalla moneta digitale alla verità digitale, ma piuttosto fa un parallelo tra il processo di “scavare” la verità digitale (Bit Truth) e quello di produrre Bitcoin.

Descrive entrambi i processi come operazioni che avvengono nel cyberspazio, sottolineando come entrambi richiedano una forma di “estrazione” o “creazione” in contesti digitali.

Grazie per la correzione e per l’approfondimento.

 

 

 

 

LO “IUS SCHOLAE” HA LEGAMI

CON L’AUTOMOMIA DIFFERENZIATA?

 Lapecoranera.it – (24/08/2024) - Manlio Lo Presti (Scrittore ed esperto di banche e finanza) – ci dice:

La divisione dello Stato italiano in vari tronconi rientra nel vecchio progetto UE di frazionare le nazioni considerate troppo grandi per essere facilmente manovrabili e sottomesse alle linee totalitarie di Bruxelles.

L’iter della normativa è stato volutamente lungo.

Ci hanno fatto vedere che è stato “lavorato” con la sceneggiata delle opposizioni dure e pure in Parlamento UE e della ex-Italia.

 L’approvazione della legge 86 del 26 giugno 2024 chiude un percorso iniziato oltre dieci anni fa tra sordine e riproposte.

Con questa norma la parcellizzazione della penisola costituirà un valido precedente, dopo il clamoroso fallimento della secessione della Catalogna di Puidgemont.

La Spagna è uno stato unitario compiuto e consolidato da secoli, come la vicina Francia.

Il regno d’Italia e poi la Repubblica sono realtà recenti, imposte da pesantissime influenze franco-sabaude prima e da quelle inglesi poi.

Con il criminale ricorso a cariche di cavalleria piemontese e di genocidi nelle campagne incendiate e lo sterminio di popolazioni inermi, si è proceduto ad una vera e propria annessione che la storiografia ufficiale continua a raccontare (sempre meno) come un processo liberamente unitario.

La penisola è una realtà con numerose diversità non ancora fuse fra loro e quindi continua ad essere il terreno ideale per il primo esperimento secessionista dell’UE.

I pretoriani di Bruxelles continuano a raccontarci che è in corso un processo di integrazione condivisa.

Ma, allora, perché non reagisce per fermare questa normativa secessionista?

Si tratta in realtà di costruire una “integrazione” europea a base di staterelli di dimensioni minori e maggiormente ricattabili con la B.C.E. usata come un martello pneumatico.

Per la ex-Italia il frazionamento è la risultante di un progetto ingegnerizzato.

 

L’articolazione sarà probabilmente la seguente:

 

1) NORD, dalla Lombardia-Piemonte fino alla Toscana;

2) SUD, dal Lazio alla Calabria.

 L’area sarebbe destinata come punto di raccolta dei migranti che si inseriranno nelle strutture e nelle terre abbandonate.

 Un esperimento che ricorda il popolamento forzato della zona turca di Cipro nord guidata dal mandatario “Rauf Denktaș” scelto unilateralmente da Ankara senza tentare un approccio condiviso con la Grecia, nemica eterna della Turchia.

 La Calabria continuerà ad essere l’”area51” dell’Europa e a trazione diretta di “CIA, NSA e PENTAGONO” che hanno basi a localizzazione sconosciuta nella regione.

 

3) SICILIA, totalmente autonoma, finirà in mano agli Usa che la useranno come portaerei del mediterraneo.

 Si creerebbe una nuova specie di regime cubano epicentro di riciclaggio, traffico di armi, droga prostituzione, armamenti pesanti e da combattimento leggero e postazione di deterrenza atomica contro la Russia.

La penisola spaccata in diversi tronconi destinerà i finanziamenti per l’efficientamento del sistema manifatturiero e di offerta di servizi prevalentemente nella parte nord.

Il centro continuerà a sopravvivere.

Il sud diventerà il deposito della parte umana considerata improduttiva.

Sarà la sacca razziale d’Europa.

Considerato che la Calabria continuerà ad essere un’Area totalmente desertificata per tenere lontano la popolazione dalle basi segrete USA-NSA, la sede più probabile degli insediamenti potrà essere la Sicilia e le regioni minori del sud.

Il sistema scolastico in proposta prevede una significativa riduzione di tempo per ottenere la cittadinanza dopo un percorso curricolare di istruzione.

 La questione sta sollevando furibondi confronti fra le forze politiche e segna ancora una volta il pesantissimo intervento delle associazioni ong, del vaticano, delle associazioni islamiche ammesse con il dialogo interreligioso, delle potentissime chiese evangeliche, valdesi protestanti, luterane di suolo germanico che forniscono un enorme flusso di denaro.

Le opposizioni italiane, invece di essere contente della nuova configurazione di istruzione scolastica, hanno subito evidenziato una possibile crepa nel governo continuando ad alimentare il conflitto invece di cooperare su temi di tale importanza.

In ogni caso, va considerato che il cosiddetto “ius scholae” sarà votato da tutti, dopo una ben orchestrata sceneggiata a parti contrapposte.

 Si tratta di un passaggio preliminare e funzionale alla gestione dei giganteschi movimenti migratori che colpiranno la ex-Italia a breve.

Con la secessione di fatto del nostro Paese, il Sud sarà l’area di destinazione principale dei prossimi enormi flussi.

Le popolazioni in arrivo saranno allocate in tutti i paesini abbandonati da decenni per emigrazione e per caduta verticale della natalità.

La prassi, simile a quella collaudata con successo a Cipro Nord, è nota: assegnazione di terre, rapida cittadinanza, e forse, assunzione di lavoro, bassi salari, pensioni assegnate senza contributi precedenti, ecc.

 Lo “Schema Denktaş” di popolamento forzato sarà completato da un sistema scolastico favorevole e con rapidissimi tempi di attuazione.

Nessuno ci racconta come e quando saranno allestiti varchi di controllo con satelliti e droni di supporto lungo una linea di confine che ricorda la” Linea Gotica”.

La demarcazione è allestita per scongiurare un prevedibile tentativo di massa di spostarsi al nord.

Gli enormi interessi finanziari e industriali destinati al Nord faranno tacere le associazioni umanitarie e nessuno dei giornaloni buonisti, reti televisive collaterali, l’Anpi, i Verdi le sinistre al caviale e simili non denunceranno la limitazione del diritto alla libera circolazione Schengen sancita dai membri della pseudo unione europea.

Nulla accade per caso.

Tutto è “giusto e perfetto” …

 

 

 

 

Il nazismo è ufficialmente tornato:

dopo l’arresto del fondatore di Telegram,

il “CEO di Rumble” fugge dall’Europa

per paura dell’arresto!

Mittdolcino.com – Mitt Dolcino – (26 agosto 2024) – ci dice:

In realtà il nazismo non è mai andato via, si è solo nascosto per quasi un secolo. Nell’agosto del 1944 le élites ed autorità naziste avevano già pianificato il post guerra, per salvarsi, la famosa riunione all’hotel Maison Rouge di Strasburgo.

In buona sostanza avevano deciso di creare, grazie alle immense ricchezze depredate ed alla loro rete anche in America, la futura guerra fredda, con cui il virus dell’umanità si sarebbe salvato infiltrando il nemico americano…

(mittdolcino by mittdolcino- 26 Agosto 2024 in” Totalitarismo”, WWIII).

Il nazismo è ufficialmente tornato:

dopo l’arresto del fondatore di Telegram, il CEO di Rumble fugge dal’Europa per paura dell’arresto!

L’arresto ieri l’altro di “Pavel Durov”, il fondatore di Telegram, si spiega in modo assai semplice:

Londra e Parigi necessitano di una guerra in Europa, con Berlino presente ma in posizione oggi ambigua.

 

Anche gli altri rappresentanti dei social-media alternativi che non hanno ceduto a Davos, ad esempio durante la pandemia e successiva vaccinazione di massa con un preparato non testato in modo canonico dal’ EMA e per cui NON si sa ancora se causi il cancro o meno, nonostante diversi aggiornamenti del bugiardino, ultimo disponibile di maggio 2024 (cfr., il preparato mRNA COVID che è cosa Europea: Comirnaty di Pfizer-Biontech è tedesca finanziata con soldi pubblici dal 2007; Moderna è intelligenza francese, ndr), scappano di corsa dall’Europa tornata nazista, i metodi sono infatti gli stessi.

Come il CEO di Rumble ad esempio, “Chris Pavoloski”, memento quanto accaduto a “Pavel Durov” di Telegram, arrestato, anzi con arresto confermato stamane dalle autorità francesi.

 

Chris Pavloski, CEO di Rumble (inaccessibile in Francia dal 2022, guarda caso dal periodo delle vaccinazioni di massa mRNA COVID, sebbene i media francesi diano la colpa ai “soliti russi”, ndr) scappa dall’Europa per paura dell’arresto.

 

Ovvero l’élites del vecchio continente fanno quadrato per salvare la loro creatura, l’EU e l’€, con cui speravano di acquisire potere globale come quasi ci erano riusciti col nazismo.

Ciò vale soprattutto oggi, ossia alla perdita definitiva delle colonie, soprattutto per i francesi in Africa.

Perse le colonie non resta che dichiarare una guerra europea per sperare di impossessarsi delle risorse altrui, ribaltando il tavolo;

risorse che l’EU non ha (Italia esclusa, per il petrolio e l’accesso in Africa)- Da qui l’attacco 3D alla Russia che vediamo oggi ovunque sui media europei [nel 2011 ci fu l’attacco all’Italia, ndr] da parte della vecchia Europa e dei suoi sodali.

Invece l’America di Trump e Robert Kennedy jr vuole la pace con Mosca.

Tradotto:

Londra attacca Kursk, in Russia, con suoi mezzi, armi e soldati.

E la Francia, da sempre castrata negli scenari operativi, arresta a casa propria il russo “Pavel Durov” sperando di mettere così le mani sulla rete di dissidenti Telegram europei, dissidenti della politica europea.

Inclusi quindi gli anti €uro.

Fa poi fin sorridere che Kursk sia anche il nome del sommergibile più avanzato mai costruito, russo, affondato sempre dagli inglesi una ventina di anni fa nel Baltico.

L’aggregazione di interessi, comunanza di intenti, di Parigi-Londra (lasciando perdere  la confluenza massonica del grande Oriente e delle guardie scozzesi a Parigi anche a difesa di Giovanna d’Arco), data 1904, la famosa Entente Cordiale, con cui i due vetero poteri coloniali europei si allearono per difendere le proprie colonia dagli USA, paese reietto europeo che si sapeva avrebbe scalato il potere globale precisamente come ha poi fatto, decolonizzando (gli USA non hanno bisogno di risorse, ossia di colonie; dunque si possono accontentare di protettorati, ndr).

 

Oggi, dopo aver perso colonie e Suez, l’Europa coloniale ed elitaria è quasi in ginocchio.

I nazisti sono stati scaltri:

hanno creato il nemico sovietico, dunque con la guerra fredda – “Gehlen”, un nazista a tutto tondo, o il capo della “Gestapo Muller”, sparito nel nulla, sebbene la storia sembra lo tracci negli USA – hanno inserito loro persone nei gangli dei vincenti, un humus già pronto ad accoglierli visto l’estremo numero di emigrati tedeschi, soprattutto nella “East Coast”, su tutti gli Stati la Pennsylvania, e la California.

 

Oggi gli stessi nazisti diciamo evoluti, dopo aver creato l’EU e soprattutto l’euro, che ha fatto accumulare potere e ricchezza come una guerra vinta (senza sparare un colpo!), capito che le infiltrazioni in USA dei tempi di Merkel, Obama e Clinton non funzionano più, si stanno sfilando.

Soprattutto dalla guerra in Ucraina, che puntava a destabilizzare l’Europa o per creare le condizioni per il North Stream o per distruggerlo, come poi è avvenuto.

Oggi possiamo dire creando le condizioni a partire dal 2014 per cancellare ogni tentativo di attivare il North Stream II (che ha/aveva tedeschi e francesi come azionisti, ndr), anche facendo abilmente leva sulle ambizioni dell’élites ashkenazita da sempre a capo dello Stato ebraico per una seconda Israele ad Odessa e dintorni (…).

Ovvero con un North Stream II mai permesso lato USA, esploso come poi è successo con Trump non formalmente presidente ma in pectore, si rammenti che un’ingerenza come con Nixon mai sarà più permessa negli States (…).

Il problema è che per Londra, oggi, non è ammissibile far saltare fuori Berlino dal treno dell’euro che si sta schiantando in assenza del puntello tedesco dato da Obama et al. (la gran parte della ricchezza degli “Obama post presidenza” arriva dalla Germania, vedasi suoi libri, chi ne ha acquistato i diritti, ndr).

E nemmeno per Parigi, che senza euro vede terminare i suoi privilegi di casta, visto che il loro trade deficit francese, enorme viene sostenuto dal grande surplus di Italia e soprattutto Germania.

In tale contesto i più nazisti dei nazisti, quelli fedeli ai piani dell’euro, in primis “Ursula von der Leyen” a cavallo tra Francia e Germania, e la vecchia guardia Merkeliana, non possono che restare legati al piano Europeista ed €urista (peccato si sia parlato molto poco della dipartita di Schauble, nei tempi e nei modi, ndr).

Gli industriali tedeschi invece, capita la certa sconfitta, hanno già barattato anche con gli USA un po’ di energia russa a basso prezzo uscendo dall’Euro una volta che il trade balance aggregato dell’EU diventerà strutturalmente negativo, questione di mesi, forse solo di settimane (…).

Qui siamo, con la fine definitiva del LIBOR in dollari a far da suggello all’innescabile macro evento della DEXIT, post 30.9.2024 visto che nessuno in Francia pensa lontanamente di avere un proprio liquidatore del benessere nazionale stile Mario Monti che cancelli i consumi interni, come successe in Italia.

Ovvero con la finanza internazionale pronta a lasciare Londra, dove il panel LIBOR sarà là basato fino alla fine di settembre prossimo; immaginatevi le conseguenze, Londra senza finanza internazionale…

La disperazione per la fine del progetto Europeo…

È dunque chiaro che la disperazione farà presto agire in modo folle una certa Europa.

Non è infatti un caso che le derive più significativamente comuniste, ossia stile-DDR, nel vecchio continente oggi arrivino proprio dal premier britannico pro Davos e pro Corona tedesca Hanover/Windsor in UK,  Keir Starmer (che annuncio’ un Reset per la propria popolazione britannica il primo giorno del proprio mandato, Reset che sta attuando) e da Emanuel Macron (che arresta nottetempo Pavel Durov, mentre il sito Rumble è già bloccato da tempo in Francia, ora il suo CEO scappa pure dall’Europa per timore di essere arrestato evitando la fine del CEO e fondatore di Telegram).

Il nazismo, quello cattivo, quello sempre uguale a sé stesso nonostante il “salvataggio americano” dato dall’”Operazione Paperclip” (architettata da Donovan, un sodale sotto molti versi di quello che sarebbe diventata poi Davos, ndr) sembra essere tornato. Anzi si era solo nascosto, per decenni.

Ben sapendo, come magistralmente documentato da “Robert O. Paxton”, il maggior teorico dei movimenti fascisti, che Vichy quale deriva nazista fu una normale conseguenza, anzi una genesi di una società – quella francese – da sempre elitaria, reazionaria e colonialista/sopraffattrice (…).

Così Robert O. Paxton riassume il risultato di decenni di studi sul fenomeno Vichy-nazismo (definitivo) dalla fonte sopra citata:

Il tragico caso coloniale francese di Haiti è ancora a ricordarcelo, ad imperitura memoria.

L’epilogo di tutta questa enorme tragedia addivenire si sa già, in anticipo:

In una certa Europa vetero nazista l’élite fu nazista “nell’animo”, a difesa dei propri privilegi, massacrerà il proprio stesso popolo, incapace di aggredire popoli altrui per rubare ricchezza.

– E questo avverrà prima di tutto in Gran Bretagna, senza paesi confinanti accessibili.

Fino a farci immaginare, più avanti, una sorta di aggressione dell’Irlanda, al crollo dell’EU avvenuto, non se ma solo quando.

La Francia arriverà dopo, perché ancora spera di mettere le mani sull’Italia dove ha investito molto, in amicizie e corruttele varie, non ho detto “Legion d’Onore” solo per forma (…).

– Dunque Parigi ancora spera di attivare il trattato del Quirinale, che nelle ipotesi avrebbe dovuto sottomettere aggregare l’Italia agli interessi francesi (è chiaro che a breve un radicale repulisti delle cariche apicali italiane dovrà avvenire, ndr).

Finalmente, sembra pure chiaro che – persa per persa – Londra provvederà a bombardare le pipeline gas russo in Ucraina dirette in Europa, bloccando l’industria tedesca per almeno 6 mesi.

 

Chiaramente la profezia su Charles III farà poi il suo corso.

 

Nel mentre, propaganda, censura, riduzione delle libertà e cancellazione del dissenso, anche attentati apparentemente senza senso, ovvero paura diffusa instillata alle genti per via mediatica e pure nel caso interrogatori in gattabuia faranno il resto.

Solo a questo punto si può forse veramente comprendere perché il CEO di Rumble, “Chris Pavloski”, lascia nottetempo l’Europa, per paura (fondata) di essere arrestato, spero capiate…

Il vero Game Changer, che “decide” i vincenti, è la Russia.

In tutto tale bailamme mai dimenticare il vero ed unico “game changer”:

chiaramente, fu la riconversione della Russia a Yalta, con la dipartita di Vladimir Putin e del gruppo di San Pietroburgo dal potere, a settembre 2023, per volere russo-moscovita (…).

In tale contesto ogni impegno cinese diciamo materiale a supporto dell’alleato EU (della serie, il nemico del mio nemico è mio amico, ndr), poco contano le scorrerie sui mercati dei capitali, o destabilizzando i paesi critici (ad esempio l’Italia con la via della seta che stava deindustrializzando la Penisola su mandato EU, ndr) non potrà aver successo: troppo esposti gli interessi in gioco ormai, troppo solida l’alleanza di Camp David, troppo lontana  e soprattutto fragile internamente la Pechino con ambizioni internazionali.

Da qui in avanti aspettatevi, dunque, una enorme riduzione delle libertà fondamentali in Europa.

Stile nazismo per intenderci, infatti ad attuare sono sempre loro, circa.

Poi un crollo sistemico, sebbene temporaneo, ma difficilissimo per tutti (…).

Il ruolo di Russia ed America, oggi è domani, a fatti avvenuti, sarà invece di eliminare scientificamente la radice nazista in Europa, casa per casa, loggia per loggia, a partire da Worms e dintorni.

Sperando, come bonus, di superare una volta per tutte il tragico ed anacronistico antisemitismo imperante, chiamato alla bisogna, da secoli se non da millenni, uno strumento usato dai soliti noti per aizzare i popoli contro falsi nemici.

 Ma questa è un’altra storia, chi “sa” certamente intenderà queste poche e stringate parole.

Tutto questo fra un paio d’anni almeno. (MD).

(rumble.com/v1jwvgx-conversation-with-the-ceo-of-rumble-and-howard-lutnick-ceo-of-cantor-fitzge.html).

 

 

 

 

 

Secondo mandato infernale

di Von der Leyen.

Politico.eu – (27-agosto – 2024) - Barbara Moens e Jacopo Barigazzi – ci dicono:

Pensavi che la pandemia e l'Ucraina fossero dure? I prossimi cinque anni potrebbero essere peggiori.

Non importa in quale direzione si guardi, ci sono problemi per Ursula von der Leyen.

BRUXELLES — Non ha ancora visto niente.

Ursula von der Leyen la scorsa settimana è tornata dalle vacanze estive per prepararsi al secondo mandato al vertice della Commissione europea.

 Speriamo che si sia riposata bene, perché i prossimi cinque anni promettono di essere più impegnativi del suo primo mandato.

Mentre i suoi primi cinque anni sono stati caratterizzati dalla pandemia e dalla guerra in Ucraina, il suo secondo mandato sarà caratterizzato dalla stessa guerra, più un nuovo presidente degli Stati Uniti (e l'incertezza può aumentare al massimo se si tratta di Donald Trump) e un'estrema destra al potere in tutta Europa.

"I prossimi cinque anni saranno un campo minato politico", ha affermato un alto funzionario dell'UE, a cui è stato concesso l'anonimato per parlare liberamente della presidente della Commissione europea.

"In questo periodo, dovrà prendere decisioni chiave sul futuro dell'Unione europea e del suo bilancio, mentre gestisce la guerra in Ucraina e le elezioni negli Stati Uniti".

Il Parlamento europeo è più frammentato che mai.

Intorno al tavolo del Consiglio europeo, i 27 leader del blocco, siedono diversi esponenti di destra e/o apertamente ostili a “von der Leyen”, e questo numero potrebbe aumentare ( ciao Austria quest'anno e bonjour Marine Le Pen nel 2027).

La guerra in Ucraina non accenna a placarsi (e nemmeno il conflitto in Medio Oriente), mentre gli Stati Uniti esitano a continuare a fornire finanziamenti a Kiev. Trump potrebbe benissimo vincere le elezioni americane a novembre. 

Nel frattempo, Bruxelles si sta preparando per un'aspra battaglia sulle sue finanze, mentre lotta per finanziare sia la sua crescente spesa per la difesa sia la transizione verde.

Nei prossimi cinque anni, “von der Leyen” dovrà anche preparare il blocco per un futuro allargamento.

Come parte di quel processo, i 449 milioni di persone attualmente nell'Unione europea dovranno rimanere convinti, o essere convinti, che il futuro dell'UE non risiede solo a Parigi o Varsavia, ma anche a Kiev, Chişinău e Podgorica.

Durante la pandemia e la crisi ucraina, “von der Leyen” “ha dimostrato di avere le palle” per guidare il blocco nei momenti difficili, ha sottolineato un altro diplomatico dell’UE.

 

Tuttavia, "ci aspetta un percorso difficile", ha affermato un alto diplomatico dell'UE in merito al prossimo mandato di “von der Leyen.

“Virginijus Sinkevičius”, un parlamentare europeo che è stato commissario durante il primo mandato di “von der Leyen”, ha affermato che "il secondo mandato potrebbe essere molto più impegnativo del primo", poiché la pandemia e la guerra in Ucraina hanno dato a” von der Leyen” un margine di manovra che le sfide future potrebbero non avere.

 

“L’ambiente internazionale per l’UE sta diventando più duro, quindi la richiesta di unità e azione sarà almeno su una scala simile a quella che abbiamo visto negli ultimi cinque anni”, ha affermato “Nicolai von Ondarza”, politologo presso l’Istituto tedesco per gli affari internazionali e di sicurezza.

 

Durante la pandemia e la crisi ucraina,” von der Leyen” “ha dimostrato di avere le palle” per guidare il blocco nei momenti difficili, ha sottolineato un altro diplomatico dell’UE.

Nel Consiglio europeo, il presidente francese Emmanuel Macron e il cancelliere tedesco Olaf Scholz, solitamente il motore gemello che spinge avanti il ​​blocco, sono politicamente indeboliti dopo le loro sconfitte alle elezioni del Parlamento europeo.

Entrambi stanno anche cercando di tenere a bada l'estrema destra a livello nazionale.

Altri leader chiave e stabili, come il primo ministro olandese “Mark Rutte” e il primo ministro belga “Alexander De Croco”, non saranno più presenti al tavolo del Consiglio europeo, mentre il primo ministro polacco “Donald Tusk” è troppo impegnato con la politica interna per fare la sua parte sulla scena europea.

 

Ciò offre a “von der Leyen” l’opportunità di “essere una leader”, ha affermato un diplomatico dell’UE, aggiungendo che ha l’istinto politico di ascoltare gli altri e poi proporre idee al momento politico giusto.

 

Le mutate dinamiche rappresentano per “von der Leyen” sia un'opportunità che una sfida: colmerà il vuoto di potere o inciamperà di fronte alle nuove sfide che la attendono?

Lo stile di leadership di controllo e distante di “Von der Leyen” ha infastidito i leader e i loro rappresentanti a Bruxelles, che spesso si sono sentiti spiazzati dal suo rapido processo decisionale.

Con forze populiste e nazionaliste che infuriano contro la corrente politica dominante in Europa, i capi di stato e di governo europei rischiano di diventare più nervosi e meno prevedibili nel processo decisionale.

Nel frattempo, il primo ministro ungherese “Viktor Orbán” non si tira indietro dal minare il blocco dall'interno e spera di ottenere più alleati sia nel blocco che all'esterno, ad esempio con una potenziale seconda presidenza Trump.

Il rapporto avvelenato che “von der Leyen” aveva con il presidente del Consiglio europeo “Charles Michel” non potrà che migliorare con il suo successore, l'ex primo ministro portoghese “António Costa”, con il quale “von der Leyen” ha un ottimo rapporto di lavoro .

 

Bruxelles spera che il duo emuli il rapporto di lavoro di successo che il primo presidente del Consiglio europeo, “Herman Van Rompuy”, ha instaurato con l'ex presidente della Commissione “José Manuel Barroso “tra il 2009 e il 2014.

 "C'erano tensioni anche tra Van Rompuy e Barroso, ma sono sempre riusciti a tenerle dietro porte chiuse", ha affermato un altro funzionario dell'UE.

 Il duo ha guidato l'UE attraverso la crisi finanziaria, con entrambi i leader che hanno lavorato fianco a fianco per mantenere unito il blocco in mezzo a una grave pressione sull'area dell'euro.

Nel Parlamento europeo, le cose sembrano ancora più complicate.

Le forze centriste (il Partito Popolare Europeo di “von der Leyen”, i socialisti, i liberali di Renew e i Verdi) sono riuscite a unirsi per sostenere von der Leyen per un altro mandato come presidente della Commissione.

Ma la frammentazione e lo spostamento a destra del Parlamento significano che von der Leyen e il suo team dovranno impegnarsi molto per convincere i legislatori europei a far passare la nuova legislazione.

 

Le sfide ci aspettano.

Nei prossimi cinque anni, von der Leyen dovrà preparare l'UE al futuro, assicurandosi che abbia fondi sufficienti e preparandola a crescere.

Le capitali del blocco sono profondamente divise su quale dovrebbe essere la loro massima priorità:

rafforzare la loro industria delle armi di fronte a una Russia sempre più bellicosa, aumentare gli investimenti verdi per raggiungere gli obiettivi climatici o consentire all'industria di rimanere competitiva in mezzo alle pressioni di Washington e Pechino.

Circa due terzi del bilancio dell'UE vengono spesi per sovvenzionare l'industria agricola e i progetti infrastrutturali nelle regioni più povere d'Europa.

 Cambiare questa situazione sarebbe "come aprire il vaso di Pandora", ha affermato un alto diplomatico dell'UE.

I negoziati sul bilancio settennale dell'UE da circa mille miliardi di euro sono sempre battaglie feroci, poiché ogni cifra deve essere concordata da tutti i 27 governi.

L'ultima volta, i colloqui sono culminati in un vertice maratona di cinque giorni dei leader.

Questa volta, i leader dell'UE dovranno concordare sul prossimo bilancio settennale per il periodo tra il 2028 e il 2034.

Ciò richiederà decisioni chiave sul reperimento di fondi per l'aiuto dell'UE allo sforzo bellico dell'Ucraina e alla transizione verde, preparando al contempo le finanze del blocco per il prossimo allargamento.

Le discussioni sono quindi destinate a essere ancora più spinose di prima. 

Questo sarà il momento cruciale, ha detto un altro funzionario dell'UE. "Nel suo primo mandato, era la responsabile della crisi. Ora, deve assicurarsi che l'UE rimanga rilevante, aggiustando il bilancio e preparando il blocco all'allargamento.

Queste riforme interne hanno la tendenza a rompere i politici europei".

 

Nei prossimi cinque anni,” von der Leyen” dovrà preparare l'UE al futuro, assicurandosi che abbia abbastanza soldi e preparandola a diventare più grande.

La battaglia sulle finanze del blocco è legata a un'altra sfida chiave per il secondo mandato di von der Leyen:

 preparare il blocco ad allargarsi da 27 a potenzialmente 36 paesi. L'Ucraina è il più in vista dei paesi che sperano di entrare, con von der Leyen e Michel che cercano di surclassarsi a vicenda diventando i migliori amici del presidente ucraino “Volodymyr Zelenskyy” a Bruxelles.

"La Commissione avrà il controllo della situazione, ma non ha mai condotto negoziati di adesione in un contesto geopolitico così difficile", ha affermato il politologo “von Ondarza”.

Ora la speranza riposta in milioni di persone in Ucraina, Moldavia e nei Balcani occidentali deve trasformarsi in negoziati seri su denaro, riforme e tempistiche, e ciò richiederà molto tempo.

Riflettendo sulle prossime decisioni sull’allargamento, un altro diplomatico dell’UE ha affermato:

“È qui che le cose si complicano e diventano potenzialmente spiacevoli”.

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