Hanno scelto Kamala…
Hanno
scelto Kamala…
HANNO
SCELTO KAMALA E QUESTO È IL LORO PIANO.
Msn.com -ADNkros – (26 -08- 2024) –
Redazione – ci dice:
"Man
mano che la democrazia si perfeziona, la carica di presidente rappresenta,
sempre più da vicino, l'anima intima del popolo.
In un giorno grande e glorioso, la gente
semplice del paese raggiungerà finalmente il desiderio del suo cuore e la Casa
Bianca sarà adornata da un vero e proprio idiota".
(H.L.
Mencken)
La
vicepresidente “Kamala Harris” ride mentre se ne va dopo aver parlato al “Generation
Equality Forum” nel South Court Auditorium dell'”Eisenhower Executive Office
Building” nel campus della Casa Bianca, mercoledì 30 giugno 2021, a Washington.
I
Poteri Forti/Stato Profondo sono passati al “Piano B”, dal momento che il ”Piano A” era una demenza afflitta, pantaloni
che cagavano, che sniffavano bambini, corrotti, imbarazzo globale.
Tutti
sanno che “Kamala Harris” è una burattina di “Obama” estremamente antipatica,
vacua, comunista, imbroglione della diversità.
Non è riuscita a ottenere più del 2% di
sostegno alle primarie democratiche del 2020 e ha avuto l'indice di popolarità
più basso di qualsiasi vicepresidente nella storia, perché è un'idiota onesta
fino al cielo.
È stata scelta perché sa leggere un gobbo
meglio del cadavere strascicato alla Casa Bianca.
Ogni volta che è perplessa da una domanda,
ridacchia come una iena, quindi ridacchia molto.
Non ha
avuto un pensiero o un'idea originale in tutta la sua vita inutile, che dorme
su per la scala.
Ma,
all'improvviso, è il brindisi della città e i media del regime sono entrati in
piena modalità di propaganda per elevarla a gioiosa regina della diversità che
ci condurrà alla terra promessa.
È oltre il ridicolo, ma avete mai osservato le
masse ignoranti e la loro immensa credulità e mancanza di capacità di pensiero
critico?
Gli
ingegneri del Deep State l'hanno fatto, e sanno che possono metterla nello
studio ovale.
La macchina dei media di propaganda è in piena
modalità come si può vedere in un recente grafico.
Il
piano per piazzare questo burattino della diversità con un basso quoziente
intellettivo alla Casa Bianca è sfaccettato.
In
primo luogo, inonderanno le onde radio con annunci negativi su Trump, perché il
suo record è inesistente / disastroso.
Hanno
centinaia di milioni per farlo.
In
secondo luogo, i media del loro regime elogiano la sua gloriosa ascesa contro
ogni previsione attraverso la sua gioiosa brillantezza, mentre disprezzano
Trump come un criminale, suprematista bianco, burattino di Putin.
In
terzo luogo, cercheranno di duplicare la strategia del "Biden nel
seminterrato" del 2020 non lasciandola mai parlare a braccio, fare
interviste senza avere le domande con una settimana di anticipo, o Dio non
voglia fare una conferenza stampa.
Inventeranno
le ragioni per cui non discuterà con Trump, e poi incolperanno Trump per non
aver discusso.
Non
possono permetterle di parlare, perché rivelerebbe immediatamente che è uno
degli esseri umani più stupidi del pianeta.
In
quarto luogo, cospireranno con i loro partner mediatici di regime per truccare
i sondaggi, mostrando Kamala in testa a livello nazionale e in testa o molto
vicino nei sette stati in bilico che contano.
Dalle
elezioni rubate del 2020 non è cambiato assolutamente nulla per quanto riguarda
le schede elettorali per corrispondenza.
I Democratici continuano a registrare gli
elettori illegali.
Con la
copertura di sondaggi falsi che mostrano una corsa serrata, imbroglieranno di
nuovo in tutti i buchi urbani controllati dai democratici per vincere di nuovo.
Il
governatore di sinistra dell'Autorità Palestinese, che non è il vicepresidente
di Kamala perché è ebreo ed è stato bocciato dai suoi gestori, ha già
annunciato che i risultati dell'Autorità Palestinese non saranno definitivi la
notte delle elezioni.
Hanno
bisogno di vedere quanto potrebbero essere indietro per ottenere abbastanza
voti in più da Philadelphia per vincere lo stato. Ricordate i sondaggi dei media di
sinistra nel 2016?
Il loro piano di gioco non è cambiato.
In
quinto luogo, lo Stato Profondo continuerà a cercare di creare una nuova
pandemia (vaiolo delle scimmie, influenza aviaria, nuovo ceppo Covid) al fine
di ridurre drasticamente o eliminare il voto di persona, in modo da poter
commettere più frodi elettorali per corrispondenza. Hanno anche la vecchia
manipolazione della macchina elettorale elettronica come piano di riserva.
Se
questo piano multiforme non sembra funzionare, prenderanno misure più estreme,
poiché la disperazione si insinuerà, sapendo che la loro ricchezza, il loro
potere e il loro controllo sul paese sono in pericolo.
Hanno
già cercato di assassinare Trump e lo hanno mancato per pochi centimetri.
Ci
riproveranno e faranno sembrare che il colpevole sia stato l'Iran.
Non è un caso che continuino a spingerci
sempre più vicini alla guerra con la Russia e l'Iran.
Come
ultima risorsa, creeranno un incidente sotto falsa bandiera progettato per
iniziare la Terza Guerra Mondiale e radunare il paese dietro il regime
esistente.
Dichiareranno
l'emergenza nazionale e dichiareranno troppo pericoloso tenere le elezioni,
quindi saranno sospesi.
Non
importa come andranno i prossimi tre mesi, ci sarà sangue.
Faranno
di tutto per mettere quella schiamazzante diversità ubriaca alla Casa Bianca, e
se falliscono, si scatenerà l'inferno, mentre le loro orde di BLM, Antifa e
immigrati illegali vengono attivate e istruite a bruciare tutto.
Allaccia
le cinture.
Sta
arrivando una tempesta di merda.
La
bufala di Kamala di umili
origini
e vittima di razzismo.
Nicolaporro.it
- Max Balestra – (24 Luglio 2024) – ci dice:
Titolo
del Tg La7: “Kamala dai quartieri per neri alla Casa Bianca”.
Ma non è “nera” ed è figlia delle élites.
E dovremmo preoccuparci della disinformazione
russa?
Il Tg
di La7 (ma anche altri media) ha maldestramente cercato di presentare “Kamala
Harris” come proveniente da “quartieri per neri”, manco fosse cresciuta a “Soweto”
negli anni ’80.
Lei è
invece la figlia di un professore universitario discendente da una ricca
famiglia (di proprietari di schiavi) giamaicana.
La sua
famiglia ha sempre abitato intorno ai campus.
Sì,
suo padre discende da proprietari di schiavi.
Questo
sarebbe di per sé irrilevante, ma l’“ideologia woke”, della quale “Kamala” è
una promulgatrice, fa del fatto dello schiavismo il peccato originale e inizio
ideale della civiltà occidentale moderna (Project 1619).
Le
politiche DEI (Diversity, Equity, Inclusion), che l’amministrazione Biden/Harris ha
introdotto a livello federale, elevano l’ideologia woke a linea guida della società
americana, con programmi di redistribuzione, educativi, e occupazionali basati
sulla discriminazione.
Discriminazione
razziale, di genere, sessuale, e chi più ne ha più ne metta.
In
pratica, l’intera società viene rimodellata secondo l’ottica marxista
oppresso/oppressore, con i burocrati del DEI che distribuiscono le relative
patenti.
Le
tradizioni occidentali di meritocrazia ed eguaglianza di fronte alla legge
vengono effettivamente nullificate.
Gente
che non ha mai posseduto schiavi viene tassata e discriminata per redistribuire
soldi e privilegi a gente che non è mai stata schiava.
E la
schiavitù è solo un esempio.
Le
politiche “DEI” (Diversity, Equity, Inclusion) accampano ogni tipo di pretesa e
distribuiscono ogni tipo di patente di oppresso e oppressore.
Se
“Kamala Harris” vuole questo Occidente, allora cominci pure dai suoi antenati
schiavisti (oppressori).
Ed è
ora di smetterla di (convenientemente) vedere la mano del Cremlino dietro ogni
pezzo di informazione che non collima con la vostra narrazione del mondo.
Non
c’è una propaganda buona e una cattiva.
La
propaganda di Tg La7 mira a manipolare le menti esattamente come quella di
Putin.
Ma a
tutti interessa solo la propaganda “cattiva” degli altri.
Perché
non siete alla ricerca della verità, ma di rassicuranti narrazioni.
Vittoria
di Trump di nuovo più
probabile
secondo Polymarket.
Nicolaporro.it
– Marco Hugo Barsotti – (22 -Agosto – 2024) – ci dice:
Controsorpasso
nonostante la “Convention Dem”.
Cos’è “Polymarket”
e perché le sue previsioni possono essere più accurate dei sondaggi o dei
tradizionali siti di scommesse.
Colpo
di scena:
nonostante
il supporto di gran parte della stampa, le continue dirette tv e le commoventi
fotografie dei Democratici che si abbracciano in occasione della Convention, in
questi ultimissimi giorni Donald Trump risulta avere il 52 per cento di
probabilità di vittoria alle elezioni presidenziali, contro un 47 per cento di “Kamala
Harris”.
Chi lo
afferma? Non un tradizionale sondaggio, un “opinion poll”.
Come
abbiamo ripetutamente osservato nel caso delle elezioni Usa del 2016, ma anche
di quelle francesi di luglio, questi sondaggi sono quasi sempre sbagliati, con
i sondaggisti che spesso si difendono citando la mancanza di sincerità da parte
del campione da loro stessi prescelto.
Non un
tradizionale sondaggio, dunque, ma un sistema di trading che vede tra i suoi
advisor nientemeno che il re dei sondaggi presidenziali e fondatore di five thirt
hyeight, “Nate Silver.
Parliamo
di “Polymarket”, ormai punto di riferimento dell’high tech e dal quale abbiamo
tratto anche un interessante grafico,
che mostra l’altalenante andamento delle preferenze nelle ultime settimane.
Ma di
cosa si tratta?
“Polymarket
“è una piattaforma di mercato predittivo decentralizzata che consente agli
utenti di scommettere sugli esiti di eventi reali.
A
differenza delle piattaforme di scommesse tradizionali,” Polymarket “utilizza
la tecnologia blockchain per garantire trasparenza e sicurezza.
Gli
utenti possono acquistare e vendere azioni relative a domande specifiche, quali
appunto “Il candidato X vincerà le elezioni?”.
Questo
sistema permette di aggregare le opinioni e le conoscenze collettive dei
partecipanti, fornendo previsioni accurate sugli eventi futuri.
Uno
dei motivi per cui le previsioni di “Polymarket” sono spesso più accurate
rispetto ai sondaggi d’opinione tradizionali è il fenomeno noto come “saggezza
della folla “:
questo
concetto si basa sull’idea che grandi gruppi di persone possano fornire
previsioni straordinariamente precise.
Nei
mercati predittivi, i partecipanti sono incentivati finanziariamente a rivelare
le loro vere convinzioni attraverso l’acquisto e la vendita di azioni.
Questo
porta ad una riflessione più accurata delle probabilità di un evento rispetto
ai sondaggi, che possono essere influenzati da “bias” o risposte non sincere.
Un
altro aspetto che rende “Polymarket” superiore ai sondaggi è la sua diversità
di partecipanti, aspetto che contribuisce a una comprensione più completa e
sfumata delle probabilità degli eventi, superando spesso la precisione dei
sondaggi tradizionali che possono avere campioni limitati o non
rappresentativi.
Un
ruolo per Kennedy?
Quali
le motivazioni del cambio di umore degli elettori proprio durane la convention,
quando ci si attendeva un costante aumento del consenso per “Harris”?
Il
sito non lo dice, ma nei forum si parla dell’effetto dell’annuncio di un
possibile ruolo per Robert F. Kennedy in una futura amministrazione Trump (“I
like him, and I respect him”) ha affermato alla Cnn l’ex presidente, o anche
dell’apertura alla Silicon Valley dimostrata nei suoi recenti discorsi, non
ultima la promessa di non regolamentare le criptomonete.
Tutto
il contrario della politica democrat (ed europea) tesa a rallentare
l’innovazione (o a bloccarla del tutto con leggi e regolamenti, nel caso della
Ue).
Una
seconda ipotesi viene invece dal “Wall Street Journal”: le recenti
manifestazioni all’esterno della “Convention democratica”, con l’obiettivo di chiedere alla
candidata di “sostenere in modo deciso la causa palestinese”, stanno mettendo
in evidenza la mancanza di informazioni sulla “futura politica di Harris”.
Manterrà
una posizione piuttosto filo-Israele, come l’attuale presidente, o accontenterà
i manifestanti?
L’equazione
non sembra peraltro risolvibile, in quanto – sempre a sentire il WSJ – la
quantità di voti spostabili con una o l’altra politica è grossomodo
equivalente.
Dati
in tempo reale.
Come
si può constatare all’indirizzo “polymarket.com” i dati sono costantemente
aggiornati e tendono a variare a fronte di eventi previsti o imprevisti.
Non è
escluso che un finale glorioso della “Convention Dem di Chicago” possa far
cambiare i numeri con cui abbiamo aperto, ma – sospettiamo, estrapolando un po’
dal grafico – l’effetto emozionale non durerà a lungo.
Non ci
resta che aggiungere questo nuovo indirizzo web ai nostri “favoriti”.
Fine
dei Giochi, a Macron resta
la
crisi politica: verso un
governo
di galleggiamento.
Nicolaporro.it
– Musso – (24 agosto 2024) – ci dice:
Alla
fine nominerà un primo ministro suo, “macronico”.
Il presidente sta conducendo un’asta al
ribasso da cui uscirà meglio chi risulterà meno compromesso.
Ritorno
sulla crisi politica francese.
Ci eravamo lasciati con Macron che lanciava
segnali, a sinistra e destra, desideroso di conquistare l’astensione dei
deputati di una o dell’altra.
Giochetto
durato sette settimane.
Oggi,
finalmente, egli si degna di avviare formali consultazioni, convocando
all’Eliseo i tre raggruppamenti nei quali è diviso quel Parlamento.
Un
Parlamento costituzionalmente debole.
Una
premessa indispensabile è che, in Francia, un governo non entra in carica in
forza di un voto di fiducia del Parlamento, bensì in forza della semplice
nomina presidenziale (Art.8 Cost.FR).
Dopodiché,
il Parlamento lo può abbattere con una mozione di censura, presentata da almeno
1/10 dei deputati (cd mozione spontanea).
La
quale deve ricevere il voto favorevole della maggioranza assoluta di tutti i
deputati, l’astensione o l’assenza valendo come voto a favore del governo
(Art.49 Cost.FR).
Se ciò accade, il primo ministro deve
presentare le dimissioni del governo al presidente della Repubblica (Art.50
Cost.FR).
Il
quale “PdR”, poi, “mette fine alle sue funzioni” (Art.8 Cost.FR).
O,
meglio, dovrebbe mettere fine alle sue funzioni, visto che il governo Attal,
dimessosi il 16 luglio, è sempre in carica.
Ancorché
“per gli affari correnti”.
Ma
questi ultimi non sono manco menzionati dalla Costituzione francese e
comprendono serenamente qualunque misura latamente “urgente”.
Perciò,
effettivamente, il “PdR” non ha messo fine alle funzioni del governo.
In
definitiva, in Francia, il Parlamento non solo non può dare inizio ad un
governo, ma nemmeno dargli fine.
Ed è
precisamente per questo motivo che Macron
fa mostra di tanta indifferenza con riguardo all’esito delle elezioni
legislative.
Un
governo costituzionalmente forte.
Chi dà
inizio e fine ad un governo è, sempre e solo, il “PdR”.
Ma non
può costringere un primo ministro a dimettersi, bensì solo accettarne le
dimissioni.
Inoltre, è il primo ministro che “dirige
l’azione del governo” (Art.21 Cost.FR.), potendosi più o meno trascurare il
“PdR” anche quando egli “presiede il consiglio dei ministri” (Art.9 Cost.FR.).
Di
più, il governo gode di potere legislativo, potendo esso stesso emettere leggi,
che entrano in forza salvo successiva mozione di censura (cd mozione offensiva)
votata dal Parlamento con le stesse limitazioni della mozione spontanea testé
vista.
Persino
in materia di promulgazione della legge finanziaria, il governo può agire tutto
solo, non solo tramite la menzionata mozione offensiva, bensì pure tramite
ordinanze (Art.47 Cost.FR, generosamente interpretato).
Ne
segue che, una volta nominato, il primo ministro francese è piuttosto
inattaccabile.
Se non
da un “PdR” che agisce d’intesa con una maggioranza assoluta di tutti i
deputati, difficile però da trovare in un Parlamento così diviso come quello
uscito dalle ultime elezioni legislative.
Non
per niente, la sinistra (riunita nel NFP-Nuovo Fronte Popolare) annuncia come
primo provvedimento l’abolizione della recente riforma delle pensioni:
alla
quale la destra del RN farebbe forse fatica ad opporsi.
Non ha
caso, su singoli provvedimenti di legge, RN ha appena fatto sapere che potrebbe
votare quanto proposto da un governo NFP; e quest’ultimo di voler accettare il
voto di RN.
Ed è
precisamente per tale motivo che Macron è così tanto restio a nominare un primo
ministro del NFP, anche solo per vederlo subito cadere (come gli suggerisce
Alain Minc):
il rischio che non cada, non è
sufficientemente minimo.
Un
nuovo primo ministro macronico.
Tutto
ciò considerato, si intuirebbe che Macron nominerà un primo ministro comunque
suo, macronico:
politico
interno o tecnico esterno, poco importa. Incaricandolo di portare doni a
sufficienza per convincere o la sinistra o la destra ad astenersi nelle mozioni
di censura.
Ad
esporsi verso sinistra è stato il primo ministro in carica, “Attal”, con una
lettera del proprio “marito” (o già “marito”) e ministro degli esteri, “Stéphane
Séjourné”. Questi prometteva di tenere fuori il RN, di difendere la “laicità”
(nel senso della
blasfemia,
vista nella cerimonia d’apertura dei giuochi olimpici) e nemmeno citava
l’immigrazione.
Ma, in
cambio, chiedeva di tenere fuori LFI (la componente più a sinistra del NFP),
nonché il “ristabilimento dei conti pubblici”.
Ad
esporsi verso destra non è stato alcuno, ma c’è stata l’apertura verso il
Marocco (amato dalla destra) e la chiusura verso l’Algeria (amata dalla
sinistra).
E ci
sono state tante voci, come quella circa la nomina a primo ministro di tale “Laurent
Nuñez”:
prefetto di polizia di Parigi, responsabile
della sicurezza delle Olimpiadi e figlio di pied-noir (cioè di scappati
d’Algeria, l’antica base elettorale del RN).
Oppure “Jean-Dominique Senard”: già gran
manager di Renault e Michelin, specchietto per le allodole anti-casta.
Un
cambiamento che cambia molto poco.
Come
si capisce, sinistra e destra sono entrambe invitate al banchetto, la prima
essendo preferita alla seconda.
A condizione che rinuncino a pretendere un
proprio primo ministro (e magari pure a pretendere ministri, quanto meno LFI e
RN).
In
cambio di un primo ministro simpatetico: più di sinistra o più di destra, ma
macronico sempre.
Normale
che le due invitate rispondano a Macron che pure lui dovrebbe rinunciare a
pretendere un proprio primo ministro (e magari pure a pretendere propri
ministri).
Socchiudendo
la porta a nomi macronici ma esterni:
“un
nuovo primo ministro che non provenga dai partiti del blocco centrale”, ha
scritto ieri il primo ministro uscente “Attal”.
Traduzione: non un politico, ma un “tecnico
competente”.
E noi
sappiamo fin troppo bene – ce lo ha spiegato “Mario Monti “in persona – come
“tecnico competente” significhi:
integralista europeista e perfettamente
indifferente a ciò che desiderano gli elettori.
D’altronde,
il nuovo patto di stabilità europeo incombe e Macrone lascia conti esteri
letteralmente terrificanti.
Tale
il “cambiamento” che Macron ha detto di voler riconoscere, nel momento in cui
annunciava le consultazioni;
da
sostenersi con la “maggioranza più ampia e stabile possibile”.
Cioè,
un cambiamento che cambia molto poco e sostenuto da una maggioranza che può
pure non essere assoluta.
Ed è a
tale “cambiamento” che, di nuovo, Macron si è riferito ieri – nella prima
giornata delle consultazioni – ricevendo “NFP” all’Eliseo.
Un’asta
al ribasso.
Il
NFP, sin qui, non ha accettato:
pretende
sempre di nominare la propria “Lucie Castets” e ministri anche di “LFI”, la
propria componente estrema.
Nel
merito delle politiche di governo, il NFP rifiuta l’austerità fiscale e, anzi,
vuole una politica espansiva.
Quanto
al RN, esso ha mostrato una certa disponibilità:
certamente
legge per legge ma, forse, pure più in generale.
In
cambio di politiche contro immigrazione, da sostanziarsi con la convocazione di
uno o più referendum.
Ciò
che PdR e PdC possono fare, di propria semplice iniziativa (Art.11 Cost.FR). E
non si può certo escludere che tale invito alla democrazia plebiscitaria
solleciti il palato del piccolo “Napoleone dell’Eliseo”.
Macrone,
praticamente, sta conducendo un’asta al ribasso, nella quale vince chi chiede
meno.
Scenari.
Quanto
sopra è quanto accaduto sin qui.
Per
l’avvenire, possiamo divertirci ad azzardare uno scenario.
Per cominciare, Macron potrebbe nominare un
proprio uomo col cuore a sinistra (Cazeneuve, …), per vedere quanti socialisti
sono disposti a mollare il NFP, al seguito di uno dei loro capi, “Glucksmann”.
Correndo
il rischio che non siano abbastanza, visto il tono dei più recenti comunicati
di quel partito.
In
caso di rifiuto, Macron potrebbe nominare un proprio uomo col cuore a destra.
Che pattuisca con RN quell’appoggio esterno che il NFP gli avrebbe nel
frattempo rifiutato.
Con
sfumature da definirsi, magari coinvolgendo solo gli ex-LR di “Ciotti” oggi
alleati del RN, magari pure alcuni deputati RN, chissà.
In
caso di un secondo rifiuto, Macron potrebbe nominare un “tecnico competente”.
Che raccolga il suffragio di quanti non abbiano speranza di rielezione.
Minacciando, in caso di un terzo rifiuto, di proclamare lo “Stato di Emergenza”
(Art.16 Cost.FR); oppure dimettersi e lasciare al successore l’onere di
sciogliere la Camera.
Sicché,
al più tardi al terzo giro, l’esito più probabile è che un primo ministro
comunque macronico raccatti in Parlamento deputati abbastanza per metter su un
governo attaccato con lo sputo.
Disegnato per galleggiare due anni e mezzo,
sino alle prossime presidenziali.
Conseguenze.
Le
conseguenze dipendono da chi si sarà maggiormente compromesso con l’ultimo
governo dell’ultimo Macron.
Certamente
molto compromessi saranno i centristi, condannati dal tempo corto e dal patto
di stabilità europeo.
Certamente
molto compromessi saranno i socialisti di “Glucksmann” e quanti saranno passati
al centro con lui, inseguiti dalla accusa di trasformismo, schiacciati in un
amalgama che “Mélenchon” è pronto a definire “blocco borghese”.
Certamente
non compromesso sarà Mélenchon, il quale ha pronta una procedura di
destituzione del “PdR” (aka impeachment), che NFP può avviare da solo (Art.68).
Dubbio
il destino di RN, che può solo ardentemente sperare di non essere chiamato a
tenere in piedi il governo con lo sputo, perciò in una spaccatura del NFP la
più grande possibile.
Telegram,
l'arresto di Durov e
la
Russia in tilt: "Cancellate tutto”.
Msn.com
- adnkronos.com – 25– 08- 2024 – ci dice.
(Adnkronos)
- "Cancellate
tutto".
L'arresto di “Pavel Durov”, fondatore e Ceo di
Telegram, provoca una reazione a catena che rischia di investire la Russia a
livello istituzionale e militare.
“
Durov è stato arrestato a Parigi, dove è atterrato nella serata di sabato.
La magistratura francese gli contesta
l'assenza di moderazione sul social che, con le sue conversazioni criptate,
diventa ambiente favorevole ad attività illecite, dal riciclaggio di denaro al
traffico di droga.
In
Russia, come evidenzia il canale “Baza”, Telegram è diventato nel corso degli
anni uno strumento fondamentale di comunicazione ad ogni livello.
L'argomento
viene affrontato anche nei talk show monotematici che in tv, ogni giorno, si
soffermano sulla guerra tra Russia e Ucraina:
Telegram è un canale di comunicazione vitale
anche a livello militare.
“Vladimir Solovyov”, volto e voce di”
Russia 1”, fa scattare l'allarme:
"E' tutto legato alle conversazioni
criptate.
Faccio solo una domanda.
C'è
qualcuno non al corrente del fatto che tutto il nostro apparato militare fa
affidamento su Telegram?
E che
tutti i membri del nostro governo usano Telegram?
WhatsApp
è americano, Telegram è relativamente libero".
Recentemente, sempre in tv, è stato il blogger
militare “Kirill Fyodorov “a spiegare l'importanza di Telegram per le
operazioni militari:
"Abbiamo
usato Telegram prima di lanciare missili Iskander. La nostra artiglieria usa
Telegram per gli obiettivi. Lo stesso fa l'aviazione".
Il
timore non confessato apertamente è che “Durov” consegni le 'chiavi' di
Telegram agli inquirenti francesi.
Ora, tutto il castello rischia di crollare o,
almeno, di essere illuminato a giorno se “Durov vuole”.
Per
questo, secondo” Baza”, a Mosca e dintorni è già partito l'ordine indirizzato
ai funzionari dell'amministrazione presidenziale, del governo e delle agenzie
che si occupano di sicurezza:
"Cancellate
le conversazioni", sarebbe l'input recapitato anche ad ambienti del
ministero della Difesa e a uomini d'affari di primo piano.
Chi non ha ancora ricevuto la disposizione
formale, afferma “Baza”, si aspetta un'indicazione chiara nelle prossime ore.
Totalitarismo
Liberale in Salsa Verde.
Conoscenzealconfine.it
– (25 Agosto 2024) - Marco Della Luna – ci dice:
Qui in
Occidente c’è la democrazia o la plutocrazia?
Comandano i voti o i soldi?
E decidono gli elettori o gli usurai?
Vige
ormai un totalitarismo che impone il suo modello unico e pensiero unico:
è il
totalitarismo della finanza, dei banchieri, dell’usura.
Altro
che pericolo fascista!
Esiste
oggi un solo estremismo, un estremismo di destra economica imperialista e
mercatista, per libere volpi in libero pollaio, e ha generato l’unico
totalitarismo in Occidente oggi:
il suo
pensiero unico, che controlla non solo la narrazione, ma gli stessi significati
delle parole.
L’uomo
e la società sono e funzionano come li hanno descritti Freud e Schopenhauer,
non come li hanno presupposti Platone, Moore, Bacon, Kant e le costituzioni
democratiche dalla rivoluzione francese in poi – tutti utopisti.
La
lezione pratica della psicologia politica è che, fino a prova contraria, si
deve presumere che ogni affermazione, prescrizione o valutazione del governo, o
di qualsiasi altro soggetto politico, sia fatta al fine di frodarti o
quantomeno di ingannarti.
Condizione
generale per la democrazia è che vi sia il consenso informato, ossia che i
soggetti politici giochino a carte scoperte, ma quelli che lo facessero
sarebbero automaticamente in grave svantaggio, quindi la condizione non può a
priori realizzarsi.
Una delle poche certezze della politica è che ogni
leader dichiara intenzioni diverse da quelle che ha realmente.
E non
è vero, è un pregiudizio illuministico, che non sia possibile ingannare molte
persone per molte volte:
il
popolo dimentica rapidamente, non ha memoria storica perciò può essere
re-ingannato un numero indefinito di volte anche nel medesimo modo.
Ed
esattamente come il comunismo e il nazifascismo, il modello liberale o neo
liberale produce pensiero unico, valori unici, potere unificato, cioè
totalitarismo.
Il che significa che il totalitarismo non è
una caratteristica particolare di questo o quel modello politico, ma la
tendenza del potere politico come tale.
Andare
alle urne per votare questi politici e il sistema, che poi non ci
rappresentano, significa legittimare uno stato che ci governa senza
rappresentarci, e quanto è successo dopo le elezioni europee e francesi del
2024 lo ha confermato.
Le
elezioni non servono a trasmettere la volontà del Popolo agli organi del
potere, bensì a trasmettere al popolo la percezione che gli organi del potere
siano legittimati.
O perlomeno a creare la finzione giuridica di
tale legittimazione.
Il
guadagno più importante delle ultime elezioni parlamentari europee è che adesso
si vede bene che il Parlamento Europeo non è un parlamento bensì un organo
ratificatore di decisioni prese da altri organi, non eletti, cioè il Consiglio dei Ministri e la
Commissione, che agiscono su direttiva delle lobby finanziarie sovranazionali che
niente hanno di europeo e per niente si curano dagli interessi europei.
Votare
è stato inutile, anzi controproducente, perché ha rafforzato la gabbia
anti-europea che ci è stata costruita addosso col cemento della speranza
fraudolenta.
La
vittoria in Francia della sinistra arcobalenica intra sistemica, dovuta a una
artificiosa desistenza e al voto degli immigrati africani, islamici, rafforza
la stasi continuista in Europa ed evidenzia che solo un trauma esogeno,
economico o militare, può riaprire i giochi.
Le
destre occidentali non sono anti-sistema, come non lo è l’ideologia woke (o
gender o cancel culture), però vengono fatte passare come tali dal centro e della
sinistra e dai mass media, che le dipingono come estreme affinché sembri che ci
sia un dissenso politico reale ed organizzato, e così tali pseudo-destre
raccolgono i voti anti-sistema per portarli in dote al sistema.
È così
che il sistema si assicura il consenso democratico permanente.
Chiunque
vinca nelle elezioni occidentali, e anche quando nessuno vince, si forma sempre
un governo conforme agli interessi e alle direttive dell’oligarchia finanziaria
e bancaria anglo-americana.
Sempre aderente al suo modello macroeconomico.
Misteri
della democrazia liberale matura.
Sostanzialmente
al governo sono sempre i padroni del dollaro e delle bolle. Cambiano solo i
loro rappresentanti.
Parliamo
di sovra gestione.
Il
mondo descritto da Orwell in “1984” è un mondo multipolare, composto da poche
grandi potenze in permanente guerra tra di loro.
Questa
multipolarità e questa guerra continua servono a imporre e a mantenere in tutte
quelle potenze un unico e medesimo modello sociale, cioè lo stato di controllo
sociale orwelliano, attraverso la continua mobilitazione (propaganda,
restrizioni etc.) richiesta dalle guerre, che sono orchestrate tra i governanti
delle varie potenze.
Può
benissimo essere che l’attuale insieme di conflitti, col multipolarismo verso
cui si dirige il mondo, e da cui molti si aspettano grandi cose, servirà a
questo scopo: totalitarismo cinese dappertutto con guerre senza fine.
Trust
the plan…
Il progetto di nuovo ordine globale
alternativo a quello orwelliano sopra descritto, è quello portato avanti dalle
élites finanziarie, ossia deindustrializzazione, intossicazione generale,
eliminazione del 90% della popolazione siccome ormai superfluo, società
aristocratica con uno stuolo di servitori in parte robotici, in parte
transumani.
Ecco
l’occhio sopra la piramide.
In
passato il nemico era uno stato che attaccava il nostro stato.
Oggi
il nemico che ci attacca non è uno stato bensì un sistema finanziario
squilibrato e autocratico, che controlla i governi e che li usa, anche
provocando guerre, al fine di alimentarsi e sostenersi a spese di tutto il
resto.
Tutte
le società sono governate da una élite, che sfrutta il resto del corpo sociale.
Ciò
che fa della nostra élite un vero e proprio tumore maligno, è che essa si regge
sulla moneta a debito, che genera un debito sempre crescente e non rimborsabile, quindi uno squilibrio essenziale e
ingravescente, compensabile solo con un’escalation incessante di depredazione e
violenza.
È
questo il nemico che, all’interno dell’occidente, attacca la nostra privacy, la
nostra libertà, il nostro lavoro, il nostro reddito, i nostri risparmi, la
nostra salute.
Mentre
all’esterno dell’occidente attacca i paesi che non gli si sottomettono, usando
come principale strumento la Nato.
Se
devo dare un volto a questo nemico, è il volto dei Rothschild e Rockefeller, di
Soros, di Christine Lagarde, di Kamala, di Ursula von den Leyen.
Poiché
lo stesso stato dipende da finanziatori privati per nutrire il proprio
bilancio, è inevitabile la privatizzazione di tutte le funzioni pubbliche e
conseguentemente la fine della dimensione pubblica, che può rinascere solo dal
basso, in forma di gruppi e reti di uomini liberi che sì coalizzino per opporsi
allo stato privatizzato e difendersi da esso.
Per
Costituzione, una repubblica dovrebbe potersi indebitare solamente con i propri
cittadini, perché se si indebita con i banchieri o con gli stranieri viene
espropriata e privatizzata, e cessa così di essere una “repubblica”.
In
politica estera come in politica interna, per governare è pragmaticamente
indispensabile compiere atti immorali e illegali, ed è altrettanto
indispensabile nasconderli o camuffarli o imputarne ad altri la responsabilità.
Inoltre è indispensabile fingere di avere
autonomia politica che i poteri forti non concedono.
Lo
studio della storia, di come i governanti decidono le guerre e di come le
conducono senza riguardo per le vite dei loro cittadini governati, trattati
come materiale di consumo, ci dimostra che la mentalità e la sensibilità dei
governanti sono molto lontane da quelle che noi immaginiamo, cioè sono fredde e indifferenti alla
vita e morte di milioni di persone, è ancora più alla loro dignità, alla loro
salute, al loro lavoro, mentre sono avverse alla libertà e alla libera
informazione.
Noi li
votiamo, ma essi se ne infischiano di noi, non si sentono affatto tenuti a
rappresentarci, e non esitano a sacrificarci per il loro interesse.
Questa è l’illusione di fondo della idea
democratica.
Pretendere
che i politici di mestiere lavorino senza rubare è come pretendere che gli
imprenditori lavorino senza guadagnare:
il
profitto indebito è il movente dell’attività politica, unitamente alla ricerca
del potere, la quale è fine anche della grande imprenditoria.
Capire la politica parte dalla rinuncia a
quella pretesa.
Chi maneggia soldi e potere pubblici pensa
innanzitutto a come avvantaggiarsene in proprio, in secondo luogo a come
sdebitarsi con chi lo ha messo su quella poltrona.
E in terzo luogo pensa a come nascondere i
suoi abusi sotto una finzione di interesse pubblico.
Le
cariche pubbliche vengono concepite e adoperate come beni privati personali,
anche perché vengono solitamente conferite attraverso concorsi truccati.
In un sistema politico come il nostro, l’unico
voto razionale è il voto di scambio; altrimenti conviene restare a casa.
Quando
avevamo il sistema elettorale delle preferenze, le preferenze si traducevano in
voto clientelare.
Ora
che non ci sono più le preferenze, i candidati sono burattini in mano alle
segreterie dei partiti.
Nelle
democrazie, i cittadini si dividono in due categorie:
quelli
che votano i politici e quelli che li pagano.
I
secondi ci guadagnano sempre.
La
società, lo stato, le istituzioni, hanno padroni, che comandano mediante
pagamenti, ricatti, eliminazioni, manipolazione dell’informazione.
La
funzione dei politici e dei giudici è duplice:
la
prima è coprire o prendersi le responsabilità per le scelte dei padroni e le
loro conseguenze, la seconda è creare e mantenere una apparenza di democrazia e
legalità.
La
politica delle grandi famiglie bancarie mondiali, Rothschild in testa, tra loro
imparentate per via matrimoniale, dalle guerre napoleoniche ad oggi consiste
nel fomentare le guerre, finanziare tutte le parti belligeranti per la
conduzione della guerra e poi per la ricostruzione, così da indebitarle fino al
collo con le loro banche e assumerne il comando politico, nascosto dalla
democrazia formale e di facciata.
Anche
ora lo stanno facendo.
Le guerre non vengono da inimicizie tra i
popoli ma da calcoli di interesse finanziario, i quali vengono coperti
suscitando le inimicizie mediante una propaganda mirata e pagata.
Possiedono
i mass media e big Pharma.
Il
potere politico, a livello internazionale come a livello nazionale, deriva
dall’indebitamento dei popoli e dei governi e della loro dipendenza da chi crea
e fornisce loro il denaro per tirare avanti.
Sono un indebitamento e una dipendenza
costruiti metodicamente nei secoli da poche famiglie dinastiche, burattinaie di
statisti grandi e piccoli.
Si
hanno democrazia effettiva e progresso civile durante tutto il periodo in cui
la comunità bancaria esegue l’operazione di indebitamento senza uscita dello
stato verso di sé, e deve tenere la gente calma e contenta.
Poi la
democrazia lascia il passo alle richieste del mercato e il progresso cede alle
necessità di sacrifici.
E
siccome non ci si può liberare da un debito con interessi pagandolo nella stessa
moneta con cui lo si è contratto, si finisce per pagare col taglio dei salari,
dei servizi, dei risparmi.
Da
ultimo si arriva al capitalismo maturo, quello odierno, che non ha più bisogno
di mantenere il consenso, il benessere e la fiducia popolari;
li
scarica come costi inutili.
Sbagliò
Marx nel prevedere che il capitalismo sarebbe entrato in crisi di mercato per
crollo dei margini di profitto, e da tale crisi sarebbe spontaneamente nato un
ordinamento socialista dell’economia e dello Stato.
Sbagliò
perché non sapeva che la tecnologia avrebbe dato ai capitalisti i mezzi per non
avere più bisogno dei lavoratori e dei consumatori, quindi dello stesso
mercato.
Qui in
Occidente c’è la democrazia o la plutocrazia? Comandano i voti o i soldi? E
decidono gli elettori o gli usurai?
La risposta, ovvia, a queste domande porta
direttamente al disconoscimento della legittimità del potere politico, delle
sue pretese di tasse, di guerre, di controlli.
Per
questo i mass media evitano di proporle ai loro lettori.
Il
secondo emendamento alla Costituzione americana stabilisce che, essendo
necessaria una ben ordinata milizia affinché uno stato rimanga libero, il
diritto dei cittadini di possedere e portare armi non può essere limitato.
L’espressione “stato libero” non significa
indipendente, ma non oppressivo verso i cittadini.
Cioè i
cittadini devono poter armarsi per difendersi dalla possibile aggressione dello
stato alla loro libertà e alle loro proprietà.
Questo
bisogno è più attuale che mai.
Qui in
Europa.
I
sistemi liberal democratici, per loro natura, tendono a sopprimere gradualmente
la libertà e la democrazia, perché con la libertà di impresa (che è la loro
caratteristica fondamentale) danno luogo a monopoli e reti che controllano le
risorse fondamentali, innanzitutto la moneta e il credito, e finisce che i
banchieri indebitano gli stati e la società civile al punto da annullare ogni
loro libertà decisionale, obbligandoli a scelte che aumentano progressivamente
la loro dipendenza e a trasferire ai finanziatori privati quote crescenti del
reddito nazionale e del risparmio.
Così
la “liberal democrazia mondialista” diventa una società chiusa cioè irrigidita.
E credo che Popper mentisse sapendo di mentire quando affermava che la liberal
democrazia dia luogo alla società aperta.
Io però non conosco un modo per garantire che
la società resti aperta.
Vige
ormai un totalitarismo che previene ogni diverso totalitarismo, impone il suo
modello unico e pensiero unico;
è il
totalitarismo della finanza, dei banchieri, dell’usura;
si
nasconde dietro il “mercato”, comanda da Washington, trasforma in merce tutto e
tutti, fa le bolle, le crisi, le guerre, le pandemie, i nostri governi, le loro
crisi.
E sa
usare benissimo il 25 aprile e l’antifascismo.
Per
distrarre le masse, un tempo si inscenavano battaglie programmate entro l’arena
dei gladiatori, e oggi si inscenano battaglie sovra gestite entro il teatrino
della politica spettacolo.
Essendo
artificialmente circoscritte, non possono disturbare i manovratori.
L’agenda
2030 è essenzialmente un metodo per centralizzare il controllo di tutto ciò che
governa la vita umana associata e individuale.
Poggia su un’ideologia pseudoscientifica e
pseudo etica, costruita ad hoc.
Il progetto di un mondo “Villaggio globale”
liberal finanziario è in via di abbandono.
L’umanità
si governa meglio dividendola in blocchi da contrapporre l’uno all’altro come
in “1984” di Orwell, tutti sotto una regia unica.
È quello che stanno facendo.
Le
esigenze di una guerra permanente legittimano prelievi di risorse (e le
emissioni monetarie) associati ai tagli dei diritti.
Gestione
emergenziale permanente.
Blocco
occidentale tutto impegnato contro il falso nemico Russia mentre lo si
sottopone a sostituzione etnica e ad afro islamizzazione.
Blocco
russo tutto impegnato contro il falso nemico Occidente mentre lo si fa
assorbire dal gigante cinese.
Infatti
sia la cultura islamica che la cultura cinese sono altamente massificanti e
autoritarie, garanzia contro il pensiero libero e critico.
Quindi
contro le sorprese, che il potere non ama.
(Marco
Della Luna).
(centroitalicum.com/totalitarismo-liberale-in-salsa-verde/).
Ottusità
o Malafede?
Conoscenzealconfine.it
– (26 Agosto 2024) – WI – ci dice:
Ciò
che fa sorridere di certi ambienti “sinistri” è la totale ottusità nel
riconoscere l’azione della propaganda.
Casualmente
ci siamo ritrovati in una discussione sulle solite questioni arcobalenate in
cui si sosteneva che “la destra vuole imporre alla gente la propria visione
delle cose”.
Allora,
al di là di come la si pensi, ci chiediamo come sia possibile ribaltare
completamente la realtà.
Eppure
non serve andare molto lontano, basta una minima capacità di osservazione per
rendersi conto di chi sta imponendo realmente agli altri la propria visione del
mondo.
Abbiamo
mesi arcobaleno, media che trattano storie arcobaleno ogni giorno, artisti che
se non si allineano non possono suonare o fare film, banche e multinazionali
arcobaleno, posti di lavoro arcobaleno, società sportive arcobaleno, strade
pubbliche e strutture arcobaleno.
Dove
ti giri trovi iniziative arcobaleno.
E c’è
gente convinta che sia una ipotetica “destra” a voler imporre cose in
Occidente?
Ma
davvero?
Prendiamo
per esempio un cristiano ortodosso:
è libero oggi in Occidente di esporre la sua
visione del mondo in una posizione che conta?
Potrebbe girare un film ad Hollywood?
Potrebbe
fare musica sotto contratto con la Sony?
Potrebbe insegnare esponendo le sue
convinzioni?
Potrebbe
essere in generale una persona influente?
La
risposta è ovviamente NO.
Almeno
riconoscere che vi è qualcuno che sta imponendo una visione del mondo
squalificando tutte le altre ritenute non degne, lo si può ammettere?
Su, non è difficile, almeno provarci…
(WI)
(t.me/weltanschauungitaliaofficial).
Usa
2024, “Tim Walz” accetta
la
nomination a vice di “Kamala Harris”.
Italiaoggi.it
– Redazione Roma – (22-8-2024) – ci dice:
Il
governatore del Minnesota ha accettato formalmente la nomination a vicepresidente,
durante la convention di Chicago dei Democratici Usa:
"Sono cresciuto in una piccola città del
Nebraska: nella mia scuola c'erano 24 ragazzini e nessuno di loro è andato a
Yale", ha detto” Walz” lanciando una frecciata contro il rivale
repubblicano “J.D. Vance”.
Presidenziali
2024, il governatore del Minnesota Tim Walz ha accettato formalmente la
nomination a vicepresidente di Kamala Harris, durante la convention di Chicago
dei Democratici Usa.
"Sono
cresciuto in una piccola città del Nebraska: nella mia scuola c'erano 24
ragazzini e nessuno di loro è andato a Yale", ha detto il governatore del
Minnesota lanciando una frecciata contro il rivale repubblicano James David
Vance, cresciuto nello stesso Stato e che ha frequentato il prestigioso
college.
"Altri
Stati mettevano al bando i libri dalle loro scuole, noi abbiamo messo al bando
la fame dalle nostre", ha detto “Walz”, ricordando la legge che in
Minnesota garantisce il pasto a scuola a tutti i bambini, anche quelli che non
possono permetterselo.
Ha
concluso il suo discorso di accettazione della nomination con una metafora
sportiva.
"Abbiamo
la squadra vincente e segneremo il punto", ha detto esaltando la folla.
"Kamala Harris è pronta a guidare il Paese".
Clinton,
Trump "ci vuole riportare indietro", mentre Harris
"avanti".
Alla
convention Dem è stata la volta dell'ex presidente degli Stati Uniti Bill
Clinton e della ex speaker della Camera Nancy Pelosi.
Bill Clinton ha tessuto le lodi del presidente
Joe Biden, ricordando che è "stato al fianco dell'Ucraina".
Clinton
ha sottolineato il "senso del servizio" di Biden, a cui la platea ha
risposto intonando il coro "grazie Joe".
"Ho compiuto due giorni fa 78 anni - ha
ricordato scherzosamente - ma posso dire di sentirmi più giovane di Donald
Trump", che ha la stessa età.
Bill Clinton ha fatto il confronto tra Donald
Trump e Kamala Harris, dicendo che uno "ci vuole riportare indietro",
mentre l'altra "avanti".
"Qui
ci sono le nostre opportunità, prendiamole - ha aggiunto, parlando alla
convention Dem - qui ci sono le nostre paure e mandiamole via, qui ci sono i
nostri sogni, realizziamoli".
"Sarò
molto felice quando lei (Kamala Harris, ndr) entrerà alla Casa Bianca come
presidente, perché batterà il mio record di presidente che ha passato più tempo
da McDonald's", ha detto Bill Clinton, strappando una risata alla platea
della convention Dem in corso a Chicago.
Con Trump, ogni giornata inizierebbe con
"io, io, io", ma "quando Kamala Harris sarà presidente, ogni
giornata inizierà con voi, voi, voi", dice Bill Clinton.
Come
Kamala Harris ha
imbrigliato
Donald
Trump.
Internazionale.it - Alessio Marchionna – (26.8.2024)
– ci dice:
Chicago, 22 agosto 2024. Kamala Harris a terminato il
suo discorso alla convention democratica.
Giorni
fa Donald Trump ha parlato davanti a una folla ad Asheboro, in North Carolina,
circondato da pannelli antiproiettile.
Era il suo primo comizio all’aperto dopo
l’attentato subito a Butler, in Pennsylvania, il mese scorso.
Trump
sembrava dentro una scatola di vetro, un’immagine che simbolicamente descrive
il punto in cui si trova adesso nella campagna elettorale.
È
bloccato in una scatola che gli hanno costruito intorno Kamala Harris e i
democratici, e per ora fa fatica a uscirne.
Nell’ultima
newsletter dicevamo che le possibilità di vittoria di Harris alle elezioni
presidenziali dipendono dalla sua capacità di ricompattare l’elettorato
democratico, ridando entusiasmo e speranza alle tante persone scontente della
candidatura di Joe Biden, e al tempo stesso di ricalibrare la sua figura
pubblica in modo da riuscire a conquistare consensi anche tra gli elettori più
moderati.
Da
fine luglio la vicepresidente sembra essere riuscita a fare entrambe le cose in
modo abbastanza sorprendente.
Secondo
alcuni è una svolta senza precedenti, se si considera quanto Harris fosse
impopolare solo un mese fa.
Andiamo
un po’ nello specifico.
Per
prima cosa, Harris sembra aver risolto il problema principale che avevano i
democratici quando Biden era il candidato, cioè la perdita di consensi tra gli
elettori afroamericani e quelli di origine latinoamericana.
I
numeri del presidente erano così disastrosi da compromettere completamente le
sue possibilità di vittoria in stati con percentuali rilevanti di elettori neri
e ispanici, anche in alcuni in cui aveva vinto nel 2020;
dopo che Harris è diventata candidata il
sostegno di questi gruppi elettorali per i democratici è tornato su livelli
simili alle elezioni precedenti, una novità che da sola cambia la dinamica del
voto.
Quando
sentite dire che “Harris ha allargato la mappa elettorale” si sta parlando di
questo:
il sostegno delle minoranze potrebbe
permetterle di essere competitiva in stati come Georgia e North Carolina, dove
i neri rappresentano una percentuale rilevante degli elettori, e in Arizona e
in Nevada, dove il voto degli ispanici ha un gran peso.
Paradossalmente
Harris è stata aiutata dal fatto di essere entrata nella corsa all’improvviso,
con un’energia che ha fatto risaltare il contrasto con Biden
Harris
sembra guadagnare consensi anche tra i giovani, che erano i più freddi sulla
candidatura di Biden, e tra le donne, come era prevedibile vista la sua
battaglia da vicepresidente a favore della libertà di scelta sull’aborto (una dinamica che potrebbe avere
implicazioni importanti, se si considera che le donne tendono a votare più
degli uomini e in genere rappresentano una quota leggermente maggiore
dell’elettorato).
Ma
l’elemento più sorprendente che ha contribuito alla crescita di Harris riguarda
i consensi guadagnati tra gli indipendenti, cioè quegli elettori che non si
identificano con nessun partito e tendono a essere più moderati.
Come
ci è riuscita? Ci sono fattori diversi.
Paradossalmente
Harris è stata aiutata dal fatto di essere entrata nella corsa quasi
all’improvviso, e con un’energia che ha fatto risaltare all’istante il
contrasto con Biden, soprattutto a livello anagrafico.
Alcuni dati mostrano che sull’inflazione, il
tema in cima alla lista delle preoccupazioni degli americani, Harris è
considerata meno responsabile di quanto lo sia Biden, pur facendo parte della
sua amministrazione.
In
altre parole, la sua rapida ascesa potrebbe aver portato alcune persone a
vederla come un’outsider, in un certo senso togliendo a Trump il ruolo di
“sfidante”.
Poi
c’è stato un chiaro cambio di tono nella campagna elettorale dei democratici,
che con una candidata più giovane e combattiva hanno potuto cominciare a
parlare di futuro – invece che limitarsi a prevedere un ritorno al passato in
caso di vittoria di Trump – e questo probabilmente li fa sembrare più credibili
tra chi si rifiuta di vedere la politica come uno scontro all’ultimo sangue tra
fazioni contrapposte.
Le
radici di Kamala Harris.
L’influenza
della madre, l’attivismo nei movimenti giovanili, i rapporti con l’élite
politica di San Francisco, le scelte da procuratrice. Da dove viene la
candidata democratica che sfida Donald Trump alle presidenziali statunitensi.
Soprattutto, con Harris è cambiato il modo in
cui i democratici si confrontano con l’ingombrante figura di Trump.
Per
Biden l’obiettivo è sempre stato quello di ingigantirlo, per far venire fuori i
suoi limiti politici e caratteriali.
Questa
strategia ha funzionato nel 2020, quando Trump era un presidente in carica
molto impopolare;
ma con
l’avvio della campagna elettorale del 2024, quando era Biden il presidente
impopolare, la dinamica si è ribaltata:
la sua
età e i suoi passi falsi hanno continuato ad attirare più interesse di Trump e
della sua palese inadeguatezza.
Harris
e Tim Walz, il suo candidato alla vicepresidenza, insistono sul fatto che
Trump, il suo candidato vice J.D. Vance e gli altri intorno a loro sono
strambi, inquietanti, più che pericolose.
Come
ha scritto “Ezra Klein” in un articolo che pubblichiamo questa settimana su
Internazionale, puntano a far sembrare Trump più piccolo, e più debole.
Un
altro fattore è il posizionamento politico.
Harris
ha preso le distanze da alcune sue posizioni impopolari prese durante la campagna per le
primarie del 2020, cercando di ridefinirsi come una candidata più moderata.
Nel
giro di pochi giorni ha rinnegato il suo impegno contro il fracking, il
sostegno all’assistenza sanitaria universale e le proposte per ridurre i fondi
della polizia.
Ha
potuto farlo senza creare spaccature nel partito perché le pressioni per
spostarla a sinistra si sono ridotte rispetto a qualche anno fa – va anche
detto che alcune delle proposte progressiste, per esempio su economia e crisi
climatica, fanno ormai parte dell’agenda politica democratica – e perché la
prospettiva di una vittoria di Trump, che a un certo punto sembrava
inevitabile, ha spaventato a morte tutto il partito facendo da collante.
Appena
quattro mesi fa qualcuno pensava che il Partito democratico potesse sprofondare
nel caos per le divisioni sulla guerra di Israele a Gaza; invece alla
convention di Chicago di questa settimana è sembrato chiaro che Harris – che ha
seguito fedelmente la linea della sua amministrazione sul Medio Oriente – non
sta pagando lo stesso prezzo elettorale per la guerra a Gaza rispetto a Biden
quando era candidato alla presidenza.
I più importanti critici di Israele nel
partito la sostengono.
E le
proteste pro-palestinesi, che secondo alcuni avrebbero potuto rovinare il clima
della convention, sono state molto meno partecipate del previsto.
A
proposito dell’immigrazione, uno dei temi su cui i repubblicani insisteranno di
più per metterla in difficoltà, la strategia di Harris prevede di prendere di
petto il problema invece di stare sulla difensiva.
In uno
dei suoi primi spot elettorali si è presentata come “una procuratrice di
frontiera”, ha sottolineato il suo impegno per mandare in carcere i trafficanti
di esseri umani e ha promesso di assumere migliaia di nuovi agenti.
Ha detto qualcosa di simile nel discorso con
cui ha accettato la nomination, il 22 agosto.
“Politico” ha scritto che Harris sta
cercando di somigliare il più possibile a una “democratica generica”, cioè una
politica di buon senso lontana dall’immagine estremista che i repubblicani
cercano di appiccicarle addosso, e mentre gli elettori imparano a conoscerla,
non sembrano particolarmente preoccupati per le sue posizioni politiche
passate.
A
Chicago la vicepresidente ha cercato di approfondire questo discorso, usando il
momento di massima visibilità nazionale per inquadrare la sua storia personale
e familiare nel grande racconto americano e per rassicurare gli elettori
incerti sul suo percorso politico.
Si è
impegnata a “superare l’amarezza, il cinismo e le battaglie divisive del
passato.
Una
possibilità di tracciare una nuova strada per il futuro”.
Ha
commentato “Molly Ball” sul “Wall Street Journal”:
“Il
discorso di Harris alla nazione è stato il classico intervento pensato per
trasmettere normalità.
C’erano
note di ottimismo e appelli alla classe media, per comunicare fermezza e
fiducia, un tono uniforme davanti a uno sfondo simile a un’aula di tribunale,
con pannelli di legno e bandiere americane.
Ci
sono stati pochi momenti di poesia, solo una donna di 59 anni che ha raccontato
a una nazione curiosa da dove viene e cosa spera di ottenere.
Come ha sottolineato la sua campagna
elettorale, alla convention democratica ‘non c’erano palloncini dorati’”.
In
altre parole, è riuscita a sembrare “presidenziale”.
Questo
riposizionamento dei democratici ha mandato in crisi Trump, perché gli ha tolto
quello di cui ha più bisogno – l’attenzione – e ha smussato i principali
argomenti della sua campagna elettorale.
Come
prevedibile, il candidato repubblicano è entrato in una spirale di uscite folli
e comportamenti autodistruttivi.
Dopo aver sostenuto che Harris non è veramente
nera, che Biden ha cambiato idea e vuole riprendersi la nomination, aver fatto
affermazioni senza senso sulle folle ai comizi di Harris, qualche giorno fa,
parlando a dei poliziotti in Michigan, ha definito la sua sfidante una
“marxista”;
poi ha
pensato bene di dire una cosa antisemita su “Josh Shapiro”, popolarissimo
governatore della Pennsylvania, forse lo stato più importante nel voto di
novembre, e di fingere di aver avuto il sostegno di “Taylor Swift”.
I
numeri descrivono il modo in cui questa strategia ha cambiato la corsa
presidenziale.
Esiste
un grafico, preso dalla newsletter di Nate Silver, mostra (nella prima colonna
da destra) i punti percentuali guadagnati dai democratici nei sondaggi dopo
aver cambiato candidato, a livello nazionale e negli stati considerati decisivi
alle elezioni.
Si
vede che la crescita di Harris rispetto a Biden le ha permesso di andare in
vantaggio in molti di quegli stati.
Allo stesso tempo, come si vede nella seconda
colonna da destra, di recente Trump ha ricominciato a guadagnare qualcosa su
Harris.
Segno
che l’effetto novità della sua entrata in scena si è esaurito.
La
convention democratica potrebbe darle un’ulteriore spinta, ma poi la corsa si
assesterà, e a quel punto comincerà la parte più complicata della campagna
elettorale di Harris.
Gli
elettori probabilmente la vedranno meno come la sfidante (soprattutto se
continuerà a essere data per favorita) e più come la vicepresidente in carica,
e storicamente è sempre difficile gestire una campagna elettorale da questa
posizione quando buona parte dell’opinione pubblica è scontenta della direzione
del paese, ancora di più se il presidente è il più impopolare di sempre.
Harris
non potrà più limitarsi a farsi vedere solo in comizi e altri eventi
organizzati davanti a folle amichevoli.
Dovrà
rispondere a vere domande in lunghe conferenze stampa e partecipare a un
dibattito televisivo con Trump, il 10 settembre, cioè mettersi alla prova in
contesti in cui in passato è andata in difficoltà.
Va
detto che nel frattempo ha accumulato esperienza e oggi sembra molto più a suo
agio nei contesti pubblici.
Inoltre
gli stravolgimenti delle ultime settimane non hanno cambiato alcuni elementi
decisivi della corsa.
Gli
elettori nel complesso si fidano molto più di Trump che di Harris sulla
sicurezza delle frontiere – con un margine di 14 punti secondo un sondaggio
commissionato da Cook – e sono divisi su chi sarebbe migliore per l’economia.
Inoltre
i sondaggi di Trump sono rimasti stabili dalla fine di luglio, circa il 44 per
cento di consensi a livello nazionale, il che significa che Harris ha
guadagnato elettori che in precedenza erano indecisi o pensavano di votare per
un terzo partito, ma non ha convinto un numero significativo di sostenitori di
Trump a cambiare idea.
L’ultima
notizia della settimana, la decisione di Robert Kennedy Jr. di sospendere la
sua campagna elettorale e di sostenere Trump, difficilmente sposterà voti ed
equilibri.
Di
recente Kennedy Jr., inquietante complottista figlio di Robert Kennedy e nipote
di Jfk, ne ha combinate di tutti i colori, perdendo qualsiasi credibilità e
quasi tutti i consensi che aveva ottenuto nei primi mesi di campagna
elettorale.
Nelle
prossime settimane può succedere ancora tanto – siamo in una campagna
elettorale in cui c’è già stata la condanna penale di uno dei candidati, un
attentato e un cambio tardivo di candidato – ma al momento c’è da aspettarsi
un’elezione combattuta.
Secondo
il modello di previsioni di “Nate Silver”, Harris ha il 52,8 per cento di
possibilità di vincere, Trump il 46,9.
Ecco
chi è Kamala Harris:
quali
le probabilità che sarà
la
prima donna presidente degli Stati Uniti.
It.euronews.com
- Andrew Naughtie – (23/07/2024) – ci dice:
La
candidata scelta da Joe Biden ha avuto un percorso a volte difficile per
arrivare al potere, e la campagna contro Donald Trump la metterà alla prova
come mai prima d'ora.
Quando
Joe Biden ha abbandonato la corsa alle elezioni presidenziali statunitensi dopo
settimane di pressioni da parte del suo partito, ha subito chiarito di avere in
mente un solo successore.
"La
mia primissima decisione come candidato del partito nel 2020 è stata quella di
scegliere Kamala Harris come mio vicepresidente", ha scritto in un post su
“X”.
"Ed
è stata la migliore decisione che ho preso.
Oggi
voglio offrire il mio pieno appoggio e sostegno a Kamala come candidata del
nostro partito quest'anno.
Democratici
- è tempo di unirsi e battere Trump.
Facciamolo".
La
convention dei democratici Usa ad agosto.
Nella
sua dichiarazione, Harris ha scritto:
"A
nome del popolo americano, ringrazio Joe Biden per la sua straordinaria
leadership come presidente degli Stati Uniti e per i suoi decenni di servizio
al nostro Paese".
"Sono
onorata di avere l'appoggio del presidente e la mia intenzione è quella di
guadagnarmi e vincere questa candidatura".
Harris
deve ancora essere formalmente nominata dal partito alla convention che si
terrà a Chicago tra qualche settimana e non si sa ancora se dovrà affrontare
uno sfidante.
Ma la
combinazione tra la sua posizione attuale, il sostegno di Biden e la stanchezza
collettiva per lo sforzo di farlo ritirare renderanno difficile per gli altri
candidati spiegare perché dovrebbe lottare per la nomination - soprattutto
perché, se eletta, sarebbe la prima donna presidente della nazione e il secondo
presidente nero.
Ecco
come ha fatto Harris ad arrivare così vicina alla presidenza.
Kamala
Harris, l'aspirante 47° presidente degli Stati Uniti.
Figlia
di un padre giamaicano-americano e di una madre indiana Tamil, la 59enne Harris
è cresciuta a Oakland, in California.
Dopo la laurea in legge, è diventata
procuratore distrettuale e ha fatto carriera nel sistema legale della
California prima di essere eletta procuratore generale dello Stato nel 2010.
Rieletta
nel 2014, è stata poi eletta al Senato degli Stati Uniti nel 2016, in
sostituzione della senatrice democratica uscente Barbara Boxer.
Una
volta al Senato, la Harris è diventata rapidamente famosa a livello nazionale
per aver introdotto le sue capacità di procuratore nelle audizioni in
commissione, sottoponendo testimoni esperti e pesantemente informati a
interrogatori forensi che più volte hanno fatto notizia di per sé.
Tra
questi, gli unici due procuratori generali confermati da Trump, Jeff Sessions e
Bill Barr, e il candidato alla Corte Suprema “Brett Kavanaugh”.
Il processo di conferma di Kavanaugh nel 2018,
che alla fine ha visto il giudice confermato alla Corte suprema degli Stati
Uniti, è ora ricordato soprattutto per le gravi accuse di violenza sessuale
mosse pubblicamente contro di lui da donne che lo avevano conosciuto al liceo e
al college.
Tuttavia,
prima che le accuse venissero formulate e poi discusse in Senato, Harris aveva
già usato le udienze per esercitare pressioni su” Kavanaugh” in merito alle sue
opinioni restrittive sull'aborto, chiedendogli memorabilmente se gli venisse in
mente "qualche legge che dia al governo il potere di prendere decisioni
sul corpo maschile?".
Non
molto tempo dopo le udienze di “Kavanaugh”, la Harris ha annunciato di essere
in corsa per la nomination presidenziale democratica.
L'esordio
in politica di Kamala Harris.
Avendo
costruito un potente marchio nazionale in un arco di tempo relativamente breve,
Harris ha lanciato la sua campagna presidenziale nel gennaio 2019.
Il suo
primo comizio elettorale ha attirato 20mila sostenitori e i dati relativi alla
raccolta fondi del primo giorno indicavano che era una forza da tenere in
considerazione.
Tuttavia,
il campo democratico si è presto allargato a più di venti candidati e per
Harris è diventato difficile distinguersi sul piano politico, soprattutto nei
confronti degli audaci di sinistra “Bernie Sanders” ed “Elizabeth Warren”.
Il
momento più memorabile, ironia della sorte, è stato quando ha affrontato Biden
durante un dibattito televisivo sulla sua opposizione alle politiche di
"bussing" attuate per favorire la desegregazione delle scuole dopo
l'approvazione del “Civil Rights Act”.
Chiamandolo
in causa per il suo rapporto "civile" con i senatori segregazionisti
all'inizio degli anni '70, ha ricordato a Biden l'impatto che la desegregazione
ha avuto.
"E
sa, c'era una bambina in California che faceva parte della seconda classe che
ha integrato le sue scuole pubbliche, e andava a scuola in autobus ogni giorno.
E quella bambina ero io".
Lo
scambio si è rivelato il momento più alto della campagna di Harris.
Nel
terzo trimestre del 2019, era chiaro che la sua campagna era internamente
disorganizzata, aveva un elevato turnover del personale e faticava a
raccogliere fondi.
Anche
quando il campo democratico ha iniziato a ridursi e a consolidarsi attorno ai
primi candidati, i suoi sondaggi non sono aumentati e lei ha abbandonato la
campagna prima delle primarie.
Poi,
nell'estate del 2020, Biden l'ha scelta come compagna di corsa, descrivendola
come "un'impavida combattente per i più piccoli e uno dei migliori
funzionari pubblici del Paese".
Nonostante
i vincoli della pandemia Covid-19, si è dimostrata un'ottima promotrice della
campagna elettorale per il 2020, con un'efficace performance nei dibattiti
contro il vicepresidente di Trump, “Mike Pence”.
Quando
lei e Biden hanno vinto le elezioni, Harris è diventata in un colpo solo la
prima donna, la prima persona nera e la prima persona di origine sud-asiatica a
ricoprire la carica di vicepresidente degli Stati Uniti.
La vicepresidenza di Harris, tuttavia, si è
rivelata difficile.
La
vicepresidenza difficile di Kamala Harris.
L'amministrazione
Biden è iniziata all'ombra dell'attacco al Campidoglio del 6 gennaio 2021 e con
la pandemia che continuava a uccidere migliaia di statunitensi mentre
l'economia faticava a reggere.
In
questo contesto, Biden ha assegnato ad Harris un portafoglio di questioni di
primaria importanza, tra cui l'immigrazione e il diritto di voto - questioni
profondamente divisive che potevano essere affrontate solo attraverso una
grande legislazione, che a sua volta richiedeva il sostegno di una super maggioranza
al Senato che i Democratici non avevano.
Harris
si è quindi trovata a cercare di sostenere riforme radicali che non hanno mai
avuto molte possibilità di successo a Capitol Hill.
Il suo
tentativo di affrontare i problemi decennali dell'immigrazione negli Usa non è
stato aiutato da una famigerata intervista in cui si è visibilmente irritata
quando le è stato chiesto perché non avesse ancora visitato il confine tra
Stati Uniti e Messico.
Inoltre,
si è assistito a un flusso costante di notizie negative sull'atmosfera
nell'ufficio della Harris, che nei primi anni dell'amministrazione ha
registrato un elevato turnover del personale, e gli estranei hanno fatto
ipotesi poco lusinghiere su quanto fosse effettivamente significativo il suo
ruolo.
Tuttavia,
quando la campagna per la rielezione di Biden è entrata nel vivo, la Harris ha
ricominciato ad apparire in occasione della campagna, dove ha dimostrato ancora
una volta di essere in grado di attirare ed entusiasmare la folla, anche quando
l'anziano presidente era sempre più in difficoltà.
Quando
è apparso chiaro che il partito si stava opponendo alla prospettiva di una
ricandidatura di Biden, le speculazioni sul fatto che lei sarebbe stata il
successore naturale sono immediatamente aumentate, portando a un'esplosione di
meme che si rifacevano alla sua caratteristica risata e alla ripetuta
invocazione di uno dei detti preferiti di sua madre:
"Pensi
di essere caduta da una noce di cocco?".
Resta
da vedere se Harris riuscirà a migliorare i numeri di Biden nei sondaggi e la
raccolta di fondi, e non è ancora chiaro se affronterà una sfida per la
nomination. Tuttavia, il sollievo per il ritiro di Biden trasmetterà nuova
energia e ottimismo al suo partito, almeno nel breve periodo, e gli attacchi
ben assestati della campagna di Trump sull'età del presidente sono stati ora
improvvisamente superati.
l
liberalismo sociale di Kamala Harris
e la
forza del «non si può tornare indietro.»
linkiesta.it
- Christian Rocca – (23 agosto 2024) – ci dice:
La
candidata presidente ha trasformato il Partito democratico in una formidabile
macchina politica capace di riscrivere la sceneggiatura della campagna
elettorale, e di rilanciare il ruolo globale degli Stati Uniti.
Kamala
Harris ha accettato la nomination del Partito democratico, e ha chiuso la
convention di Chicago con una potente requisitoria contro Donald Trump e i suoi
retrogradi e nostalgici progetti di limitare i diritti degli americani e di
abbandonare gli alleati in giro per il mondo.
Kamala ha rinnovato la promessa che l’America
tornerà a fare l’America, ovvero la superpotenza globale che difende la
democrazia e la libertà del mondo dalle minacce interne della setta trumpiana
(«sono fuori di testa») e da quelle esterne, poste dai dittatori e dagli
autocrati, molto spesso amici di Trump (Kamala ha citato esplicitamente
Vladimir Putin, il regime iraniano e i suoi affiliati, i terroristi di Hamas e
Kim Jong Un).
Un
discorso sorprendente, ma soltanto per chi continua a sottovalutare Harris,
indirizzato non solo ai Dem ma anche ai repubblicani delusi dalla cricca
trumpiana che ha sequestrato il loro partito (si era addirittura sparsa la voce
che sarebbe intervenuto George W. Bush).
Sarà
la presidente di tutti gli americani, ha detto Kamala Harris, e prima di lei
hanno parlato ex dirigenti ed elettori repubblicani indignati dalla
trasformazione del loro partito nell’azienda personale di Trump.
Sorprendente
anche il passaggio, per nulla scontato viste le “proteste dei ProPal” e di
alcuni malumori interni, in difesa del diritto di Israele a difendersi dalla
minaccia esistenziale posta dai terroristi di Hamas, accompagnato dalla
promessa che l’America metterà sempre Israele nelle condizioni di potersi
difendere, cioè tradotto:
continuerà
a fornirle armi.
Stesso
impegno d’acciaio per l’Ucraina aggredita dalla Russia.
Insomma, a Chicago è nata la Kamala
presidenziale, la Kamala Harris che si candida a guidare non solo l’America, ma
anche il mondo.
Kamala
ha citato a lungo sua madre, sua maestra di vita, che a diciannove anni, da
sola, è partita dall’India per andare a studiare in America, ma anche i suoi
idoli musicali Aretha Franklin, Miles Davis e John Coltrane, e ha ricordato la
sua lunga carriera da pubblico ministero e da” Attorney General in California”,
prima di diventare senatrice e poi vicepresidente.
Anni
dedicati a servire il suo paese, gli anni di “Kamala for the people”.
Chicago
è stata la “convention di Libertà, Patria e America”, che a dirla così sembra
più adatto a un’adunata conservatrice e non a quella del Partito democratico.
È
stata anche la convention delle metafore nazional-popolari sul Football molto
care a Coach Tim Walz, il Ted Lasso prestato alla politica che Kamala Harris ha
scelto come suo eventuale vicepresidente.
È
stata la convention in cui tutti hanno invocato il rispetto per i vicini di
casa, non importa se liberal o conservatori, come modello di convivenza civile
da inseguire per costruire una comunità sana e virtuosa (evidentemente gli americani non
fanno le riunioni di condominio).
L’enfasi
sulla libertà, una libertà gioiosa che guarda al futuro, è stata la cosa che è
saltata più agli occhi in un partito che per anni ha lasciato la bandiera della
libertà ai repubblicani (la canzone della campagna di Kamala è “Freedom” di Beyoncé,
mentre Walz è stato salutato sul palco con “Rockin’ in the free world” di Neil
Young).
Gli
analisti spiegano che questa enfasi sulla libertà è una specie di liberalismo
sociale che accompagna gli sforzi del partito per etichettare i trumpiani come
coloro che vogliono imporre agli altri il loro modello di vita, come gli
aggressori della nuova guerra culturale che divide l’America.
I
Democratici dell’era Kamala rivendicano di essere loro i veri patrioti
americani e indicano una nuova via per andare avanti.
La regia è stata chiara, sul palco tutti hanno
parlato dell’amore per il proprio paese, mentre i cartelli più distribuiti dai
volontari dell’United Center ai delegati sono stati quelli con la semplice
scritta «USA».
L’ex
vice governatore repubblicano della Georgia, “Geoff Duncan”, minacciato e
successivamente costretto a dimettersi per non aver accolto le richieste di
Trump di invalidare la vittoria di Joe Biden nel 2020, è stato ancora più
diretto quando dal palco ha invitato i repubblicani a casa a non avere paura di
votare per la candidata di un altro partito:
«Se a novembre voti per Kamala Harris non sei
uno del Partito democratico, sei un patriota».
Kamala
Harris sta costruendo il partito del “Sogno Americano”, quello di chi vuole
portare alla Casa Bianca una donna, una donna nera, figlia di due genitori
immigrati, una che da ragazza ha lavorato da McDonald’s, così come” Alexandra
Ocasio-Cortez “è ancora oggi orgogliosa di aver fatto la barista fino a pochi
anni fa.
Il partito che candida un simpatico e goffo
provinciale come “Tim Walz”, più a suo agio quando indossa le camicie di
flanella rispetto alle grisaglie da statista.
E
anche quando “Michelle Obama “ha rivendicato di essere una persona «molto
istruita e di successo, che per puro caso è nera», la sottolineatura è proprio
sul fatto che in America tutto è possibile, anche raggiungere traguardi
personali impensabili a prescindere dal colore della pelle e dalle condizioni
sociali di partenza.
Gli
oratori della convention hanno svolto il loro compito dentro una sceneggiatura
attentamente costruita e perfettamente eseguita per dire che l’America non
torna indietro, che non si può tornare indietro, ribaltando la condizione
elettorale sempre scomoda – in tempi di ansia di cambiamento – di essere il
partito di governo che candida l’attuale vicepresidente in carica.
L’operazione
è riuscita: a due mesi e rotti dalle elezioni, Trump è il candidato che guarda
al passato e vuole negare diritti acquisiti, e Kamala è la donna del
cambiamento.
Le
convention servono esattamente a questo, a plasmare l’immagine del candidato,
ma nella mia esperienza da veterano di nove convention in cinque elezioni
presidenziali mai ho assistito a una narrazione così accurata e allo stesso
tempo priva di qualsiasi indicazione programmatica.
Chi ha
seguito i lavori di Chicago per capire che cosa farà Kamala alla Casa Bianca in
caso di elezione, torna a casa senza averne un’idea precisa.
Sì, si è fatto cenno alla generica protezione
della middle class, agli aiuti per comprare casa, all’idea di calmierare i
prezzi, a quella che Harris stessa ha definito «economia delle opportunità», ma
niente di concreto e niente di più.
Si è
parlato, altrettanto genericamente, di immigrazione da governare, spostando
comunque a destra la posizione del partito, nel tentativo di affrontare di
petto una debolezza elettorale dei democratici e di usarla invece come punto di
forza da ributtare sul campo repubblicano, da qui l’enfasi ossessiva sul
progetto di legge bipartisan per mettere al sicuro il confine meridionale
americano fatto saltare da Trump per suo tornaconto personale.
La
politica estera, invece, è materia considerata elitaria, per tre giorni gli
strateghi della convention hanno preferito puntare sulle metafore sportive di “coach
Walz” anziché avventurarsi in analisi geopolitiche, ma ieri notte prima con
l’ex capo della CIA “Leon Panetta”, e poi con il discorso finale della
candidata, il team Harris ha rivendicato il ruolo dell’America nel mondo,
dall’Ucraina a Israele.
Un
nuovo Partito democratico, dunque:
spietato, efficiente, organizzato, lontano
dalla leggendaria battuta dell’umorista “Will Rogers” che da un secolo
definisce immoralmente un partito noto per la sua struttura caotica:
«Io non appartengo a nessun partito
organizzato – disse Rogers – Sono un Democratico».
Un
partito che ha deciso di presentarsi agli americani sminuendo il suo lato
intellettuale:
a parte Kamala Harris” e “Pete Buttigieg “(entrambi
figli di intellettuali marxisti), e ovviamente “Barack Obama”, non si sono
sentiti discorsi alti e visionari, una scelta precisa dettata dall’appeal
anti-intellettuale di Trump, e dal fatto che probabilmente Obama è stato odiato
dagli avversari per i suoi toni accademici più che in quanto nero.
L’arresto
di “Durov”, gli agenti del MI6
in
Italia e la misteriosa sparizione
della
Meloni.
Lacrunadellago.net
– (25/08/2024) – Cesare Sacchetti – ci dice:
È
stata quella che si avvia alla conclusione una settimana dei misteri e di colpi
di scena.
Siamo
partiti lo scorso lunedì con una storia che sembrava essere chiaramente il
secondo capitolo di quanto avvenne sul lago Maggiore, quando una congrega di
agenti del Mossad, dell’AISE e degli immancabili servizi angloamericani si
davano appuntamento sul Goduria per pianificare un evento destabilizzante in
Kosovo e sperare così di aprire un nuovo fronte per la Russia nei Balcani,
visto l’esito disastroso per la NATO nella guerra in Ucraina.
Il
“Bayesian” è sembrato a tutti gli effetti una operazione ancora di più alto
livello di quella messa in atto al confine tra Lombardia e Svizzera, laddove quelle
zone montagnose un tempo quiete e innocue si sono trasformate in dei covi di
spie che si riuniscono nel lago Maggiore per studiare le loro trame eversive.
Il
minimo comun denominatore in entrambi i casi è sembrato essere un intervento
esterno, in particolare quello dei servizi di intelligence russi che stanno
dimostrando una capacità di organizzazione e di calcolo di gran lunga superiore
agli avversari dell’anglosfera che ormai assomigliano sempre di più a
dilettanti allo sbaraglio.
La
scorsa notte poi c’è stato un altro colpo di scena, o forse dovremmo dire colpo
di coda, considerate le modalità con le quali ha avuto luogo.
Non
appena è sbarcato a Parigi, l’imprenditore e fondatore di Telegram, il russo
“Pavel Durov”, è stato tratto in arresto dalle autorità francesi per la sua
presunta scarsa collaborazione nel contrasto al traffico di droga che avviene
sulla sua piattaforma.
Su
ogni social o applicazione di messaggistica di vario tipo avvengono attività
illegali e legali, ma non si è mai sentito, ad esempio, che “Mark Zuckerberg”
sia stato arrestato da qualche giudice europeo o americano, nonostante sui suoi
social vengono apertamente consentiti contenuti di natura pedofila, circostanza
che non avviene invece su Telegram.
Telegram
però non è Facebook o Instagram.
Passano le informazioni liberamente e
nonostante un certo equilibrismo di “Durov”, che non è esattamente il ritratto
del russo patriottico, considerato il fatto che ha più passaporti in tasca, la
sua piattaforma rappresenta un grave problema per la censura invece esercitata
sui media mainstream e sugli altri social.
Il
discorso è alquanto semplice.
Il
mondialismo con tutto ciò che c’è al suo interno, media, massoneria, Rotary e
molto altro, sta perdendo la partita politica ma anche quella della
comunicazione, poiché sono sempre più numerosi i lettori che si rivolgono
altrove per attingere a quelle informazioni e a quelle analisi che sui circuiti
generalisti sono invece proibite.
Il
popolo è saturo degli inganni e delle menzogne della democrazia liberale e
scegli altri canali di comunicazione.
L’arresto
di “Durov” potrebbe essere interpretato come una sorta di risposta da questo
decadente e decaduto potere transnazionale al duro colpo subito in Sicilia dopo
l’affondamento del “Bayesian”.
C’è da
tempo una guerra in corso tra quei governi che volevano consegnare il mondo
nelle mani di un “Leviatano globale “e quei governi che invece vogliono un
futuro nel quale le nazioni hanno ancora in mano il loro destino, la loro
sovranità e soprattutto conservano e preservano la loro identità cristiana,
vera nemesi della globalista libera muratoria.
La
misteriosa scomparsa della Meloni: piano di fuga pronto?
I
misteri e le sorprese di questa settimana però non si fermano a questi due
casi. Mentre si consuma questa feroce guerra, ha avuto luogo un altro singolare
episodio lo scorso giovedì che è stato trattato dai media mainstream, ma non,
al solito, toccando le corde giuste, che riguarda la sparizione di Giorgia
Meloni dalla scena pubblica per più di 24 ore.
Il
presidente del Consiglio si trovava nella masseria Beneficio nelle Puglie
quando la notte di giovedì 22 agosto si allontana dalla località senza
comunicare a nessuno la sua destinazione.
Non lo
sanno, o non lo vogliono dire almeno, apparentemente coloro che sono addetti
alla sicurezza del premier che non hanno seguito la Meloni verso la sua ignota
destinazione e che, a quanto pare, non sarebbero nemmeno stati avvisati, in
quanto il presidente del Consiglio avrebbe portato con sé solo una ristretta
cerchia della sua scorta.
La
Repubblica nel suo articolo firmato da “Tommaso Ciriaco” traccia quattro
possibili scenari sugli spostamenti della Meloni che vedrebbero quest’ultima
essere andata in Sardegna dalla sorella Arianna, apparentemente fresca di
separazione dal ministro Francesco Lollobrigida, oppure in Campania dai
dirigenti di Fratelli d’Italia fino a prendere in considerazione l’ipotesi di
uno spostamento repentino in Albania o all’Argentario, in Toscana.
A
nostro avviso nessuno di questi quattro scenari si avvicina alla vera
motivazione dello spostamento improvviso e segreto della Meloni che non può non
essere esaminato senza considerare il contesto di quanto accaduto questa
settimana.
Se
quanto ci è stato comunicato questa settimana in relazione ai fatti del “Bayesian
è corretto”, l’Italia è stata ancora una volta, suo malgrado, il teatro di una
guerra sia in superficie sia sotterranea che si sta combattendo tra la NATO e
la Russia.
Lo
stato profondo italiano è talmente attaccato alla greppia dell’atlantismo che
non ha alcuna remora a mettere a disposizione il “suo” territorio per
consentire all’anglosfera di eseguire le sue provocazioni contro il Cremlino.
Non ci
riferiamo solamente al caso della “Goduria” sul lago Maggiore, ma anche, per esempio, all’assistenza logistica
che l’Italia avrebbe fornito all’Ucraina per attaccare la base navale russa di “Sebastopoli”,
oppure alle insistenti indiscrezioni sulla presenza di consulenti militari
italiani in Ucraina, uno dei quali, il “tenente colonnello Castiglia”, sarebbe
stato persino ucciso nel Paese, secondo quanto riportato non da fonti russe ma
addirittura ucraine.
Non
appena si è consumato il “disastro del Bayesian” che è stato un durissimo colpo
per l’anglosfera, a Londra si sono messi non poco in allarme, e, secondo quanto
riferiscono i vari quotidiani, sarebbero giunti in tutta fretta dalla Gran
Bretagna degli “ispettori” inviati da Downing Street che in realtà non
sarebbero altro che gli agenti segreti dell’MI6 al servizio di Sua Maestà.
E’
molto probabile che l’intelligence britannica sappia molto bene che a
Porticello non c’è stata nessuna “tromba d’aria” e nessun “boccaporto aperto” ,
ma un attacco alla barca eseguito con una tecnologia alquanto avanzata che ha
provocato l’affondamento del Bayesian nel giro di pochissimi minuti,
circostanza che è del tutto impossibile senza un intervento esterno che
danneggi gravemente la barca.
Ci
viene detto nonostante queste evidenze che la barca è intatta, ma non ci
vengono mostrate le immagini del Bayesian nonostante i sommozzatori siano stati
quasi tutta la settimana immersi nella rada di Porticello e ci abbiano detto
che non c’è nessun “danno”.
A
Porticello poi ci segnalano i nostri lettori sul posto ci sono una serie di
strani personaggi, chiaramente anglosassoni, che stanno persino provando a
sequestrare, illegalmente, i cellulari dei turisti che vogliono scattare delle
foto sul posto.
Se
quanto accaduto nella rada siciliana è solo il frutto di una presunta
negligenza del comandante e del suo equipaggio, perché mai allora pullulano
agenti dei servizi sul posto che provano a impedire di riprendere la scena
dell’affondamento?
Costoro
ci chiedono di credere ciecamente alla parola delle autorità che non sono nuove
a dire che esistono dei video a supporto delle loro tesi, salvo poi non
mostrarci mai questi filmati, e la casistica dalla quale potremmo attingere è
lunga quanto un elenco telefonico, e vengono in mente a questo proposito i casi
dell’incidente stradale di Gianluca Buonanno o quello più recente di Turetta,
che tra l’altro, stranamente, nelle varie foto che ci vengono mostrate,
continua a cambiare aspetto.
Questa
storia non fa eccezione ma ciò che rileva è che ormai l’apparato mediatico al
servizio dell’intelligence fa sempre più fatica a far digerire le veline dei
servizi che vengono smontate pezzo per pezzo da quei giornalisti e da quel
pubblico che ormai ha da tempo chiuso le pagine dei quotidiani per aprire
invece quelle di altri siti e blog che non sono pagati dalla famiglia Elkann,
dagli Angelucci, da Caltagirone et similia.
Gli
uomini dei servizi inglesi sono quindi giunti in Italia non solo per accertarsi
di quello
che probabilmente già sanno, ma anche per entrare in possesso di dati e
documenti sensibili che giacerebbero dentro la barca adagiata sui fondali della
rada di Porticello.
Lynch
infatti non era un turista della domenica e aveva legami strettissimi con
l’intelligence inglese e israeliana, nonostante gli sforzi, quasi comici
diremmo, del Corriere per provare a negare quello che tutti in realtà
nell’establishment sanno, ovvero che questo imprenditore era una testa di legno
del Mossad e del MI6 che veniva usato per determinati scopi.
E’ la
storia di “Darktrace”, una società che è stata fondata da uomini del MI5, della
CIA e del Mossad per consentire a questi ambienti di perpetrare meglio le loro
attività dietro la copertura di una società privata attiva nel mondo della “cyber
sicurezza”, quando i veri scopi erano quelli di utilizzarla per lo spionaggio
internazionale e lo sviluppo dell’intelligenza artificiale che, come si vede,
sta già assumendo contorni inquietanti in grado di creare dal nulla video falsi
di personaggi pubblici che potenzialmente potranno essere utilizzati in futuro
anche per incastrare coloro che diventeranno un intralcio per questi ambienti.
Non
abbiamo certezze che Giorgia Meloni sia andata a vedere qualche personaggio
giunto da Londra in gran segreto, ma data la tempistica ravvicinata con
l’affondamento della barca, non ci sentiamo di scartare del tutto questa
ipotesi, assieme ad un’altra che è quella di un incontro molto riservato con
qualche influente esponente dell’Unione europea, dal momento che sono in corso
le trattative per nominare i commissari europei, e non è un segreto che l’ex
ministro della Gioventù del governo Berlusconi aspiri a trasferirsi a Bruxelles
per ricoprire questo prestigioso incarico.
A
rendere più verosimile questo scenario, è un fatto che i vari quotidiani hanno
“stranamente” ignorato.
A
pochi passi dalla masseria nella quale la Meloni trascorre le vacanze, c’è il
presidente del Parlamento europeo, “Roberta Metsola”, già nota per essere
finita sulla lista dei deputati europei considerati “affidabili” dal magnate di
origini ebraiche, George Soros, già noto in Italia per i suoi attacchi
speculativi alla lira nel 1992.
Le
intenzioni della Meloni in tal caso apparirebbero fin troppo chiare, ovvero
rinunciare all’amaro calice del governo che le è stato messo in mano suo
malgrado.
Il
governo Meloni: un esecutivo fantasma e la morte del pilota automatico.
I
lettori lo avranno infatti certamente notato da soli in questi 18-20 mesi.
Il
presidente del Consiglio è uccel di bosco.
Si fa
fatica a vederla impegnata in vere attività governative e ad affrontare le
gravi questioni sociali ed economiche che sono enormemente aggravate
soprattutto alla luce delle macerie lasciate dalla farsa pandemica sostenuta in
toto da una delinquenziale classe politica che non ha avuto remore a massacrare
gli italiani a colpi di restrizioni e di sieri pur di compiacere i vari
aguzzini d’Oltralpe.
A
palazzo Chigi continua difatti a regnare un’atmosfera surreale.
Il
premier continua a collezionare viaggi su viaggi all’estero in quella che
appare evidente essere non la costruzione di una vera politica estera, ma una
interminabile catena di visite che servono in primo luogo a non stare a Roma e
a sottrarsi ad ogni onere istituzionale.
Sono
passati quasi due anni dalla formazione di questo esecutivo che appare essere a
tutti gli effetti un governo virtuale.
Gli
equilibri precedenti sono venuti completamente meno.
Dopo
l’abbandono di Draghi che a detta della stessa massoneria aveva stretto una
sorta di patto con le logge per trascinare l’Italia nel “Grande Reset di Davos”
in cambio dell’ascesa al Quirinale, tutto è cambiato.
Non
c’è più il precedente status quo.
Si naviga, per l’appunto, a vista e non si sa
bene dove si approderà perché queste sono acque inesplorate per la repubblica
dell’anglosfera sorta dopo l’infamia dell’armistizio di Cassibile.
Le
chiavi della sovranità italiana sono state custodite dal 1943 in poi da Londra
e Washington e la classe politica italiana aveva il compito specifico di far sì
che il padrone continuasse a governare indisturbato uno dei Paesi più
importanti per gli assetti dell’Unione europea e del mondialismo tutto.
L’Italia
è a tutti gli effetti indubbiamente uno dei Paesi più strategici sulla
scacchiera del “Nuovo Ordine Mondiale”, poiché questa nazione incarna e
custodisce tutti quei valori della civiltà cattolica e latina, profondamente
detestati dalla massoneria e dall’alta finanza askenazita.
Si è
giunti così in questa terra di mezzo, dove i vecchi equilibri stanno venendo
meno e ancora non sono iniziati quelli nuovi.
Siamo,
per così dire, in una fase di limbo della storia del nostro Paese e della sua
volgare e corrotta classe politica che ha di fronte a sé ben poche alternative
per la sopravvivenza a questa fase storica.
Era
noto e palese che Giorgia Meloni non aveva nessuna voglia di insediarsi a
palazzo Chigi.
Non
voleva essere il presidente del Consiglio che si prende l’onere e il peso di
essere l’ultimo a chiudere la porta di un sistema politico che ormai non riesce
più a stare in piedi dopo la caduta dell’impero americano, e la massiccia
delegittimazione popolare che ormai si manifesta in vere e proprie ondate di
astensionismo senza precedenti nella storia di questa Repubblica.
La
pasionaria di Fratelli d’Italia è dal primo istante alla ricerca di qualche
scappatoia e di qualche uscita di sicurezza da una situazione nella quale lei
stessa non avrebbe mai voluto entrare.
Gli
alti vertici di quanto resta della Repubblica di Cassibile si trovano di
conseguenza in un cul de sac.
Non
sono in pochi a sapere che sul Colle ci sia molto malcontento da parte di
Mattarella per questo disimpegno istituzionale della Meloni come non è un
segreto che un altro gran cerimoniere dell’apparato mondialista “italiano”,
l’ingegner De Benedetti, non sia affatto soddisfatto di questo governo.
L’ingegnere
poi che già sfuggì ad una condanna penale ai tempi del Banco Ambrosiano diretto
dal massone Roberto Calvi, “suicidato” sotto il ponte dei Frati Neri, è tra
l’altro invischiato in una sorta di faida personale con un altro membro di
rilievo del capitalismo “italiano”, il presidente della FIAT, John Elkann,
anch’egli di origini ebraiche, accusato da De Benedetti di aver mandato al
macero la sua creatura, il quotidiano La Repubblica.
Gli
oligarchi che sono seduti sul nido delle aquile se le danno di santa ragione, ma
ciò non cambia il contesto generale.
Sono
tutti incastrati.
Non ci
sono alternative a questo governo se non quella di provocarne la caduta, fare
un salto nel buio più profondo, e poi aggravare ancora di più la crisi
sistemica della politica italiana.
Il
valzer dei tecnici non è difatti più possibile.
I vari tecnocrati che un tempo facevano la
fila per andare a palazzo Chigi ed eseguire gli ordini della Troika e delle
altre braccia della tecnocrazia, quali il Bilderberg e la Commissione
Trilaterale, rigorosamente di impronta rockefelleriana, si sono defilati via
via tutti, uno dopo l’altro.
Draghi
stesso appare caduto in disgrazia.
Dopo
la fine del suo governo, l’uomo del Britannia ha bussato alle porte delle varie
istituzioni finanziere ed europee, e ha perorato dietro le quinte una campagna
stampa per essere eletto presidente della Commissione o del Consiglio europeo,
fino a quando poi le sue illusioni sono svanite, ancora una volta, quando hanno
fatto i conti con la realtà.
C’è
soltanto da capire a questo punto quale sarà la definitiva miccia che farà
saltare tutto questo fragile castello di carte che è il governo Meloni.
L’altro
giorno, un berlusconiano della prima ora, e uno dei vari peones della Seconda
Repubblica nata con il golpe giudiziario di Tangentopoli, il forzista Elio Vito, ha scritto che è tempo
di staccare la spina a questo governo perché “non funziona” e soprattutto
perché la parte forzista più vicina a Vito, quella della Ronzulli, è scontenta
del trattamento ricevuto.
Non è
una questione in questo caso di massimi sistemi, ma di posti che non sarebbero
stati distribuiti “equamente” secondo la logica di alcuni professionisti della
poltrona.
La
prima però a non essere dispiaciuta di lasciare il suo incarico attuale sarebbe
proprio Giorgia Meloni che intanto si tiene stretto l’incarico di presidente
del gruppo dei “Conservatori e Riformisti europei”, mentre continua a lavorare
per costruirsi una uscita di sicurezza da Roma e lasciare così il cerino in
mano a qualcun altro.
Una
volta, diceva proprio il decaduto uomo del Britannia, c’era il pilota
automatico a palazzo Chigi.
Il
presidente del Consiglio non doveva fare altro che assicurarsi che l’aereo
proseguisse nella direzione tracciata dalla torre di controllo di Bruxelles,
Londra e Washington.
Adesso
non c’è nemmeno più quello.
Il pilota stesso sembra aver già pronto il suo
paracadute perché nella cabina dei comandi dell’Italia sembra non esserci già
più nessuno.
I
misteri del Bayesian: Lynch, Darktrace
e quei
legami con il Mossad e Jeffrey Epstein.
Lacrunadellago.net
– (23/08/2024) – Cesare Sacchetti – ci dice:
I
soccorritori specializzati in immersioni profonde alla fine hanno trovato 5 dei
6 cadaveri scomparsi dello Bayesian.
Sotto
le acque scure della rada di Porticello, laddove è affondato l’imponente yacht
a vela di 56 metri, c’erano i corpi di Mike Lynch, del suo avvocato Chris
Moneglia, che lo aveva assistito nel caso giudiziario del suo gruppo
informatico “Autonomy”, accusato di frode negli Stati Uniti, di “Jonathan
Bloomer”, presidente della “Morgan Stanley International, e della sua consorte,
“Judy Bloomer”.
Manca
all’appello soltanto la figlia 18enne di Lynch che probabilmente verrà trovata
oggi dai soccorritori che hanno sospeso le ricerche ieri.
Ancora
oggi i media non sono stati in grado di offrire una spiegazione razionale a
quanto accaduto la notte dello scorso 19 agosto, quando questa barca costruita
e progettata per resistere ad avversità meteorologiche ben più ostili di quelle
che ci sarebbero state a Porticello la notte in questione, è affondata
nell’arco di un minuto.
I
nostri lettori che vivevano in quella zona ci hanno scritto per informarci che
nulla, non sorprendentemente, di quanto hanno scritto i media mainstream
corrisponde al vero.
Non si
è abbattuto né un tornado né una tromba d’aria sulla località siciliana nella
quale la vita il giorno dopo l’affondamento dello “Bayesian” scorreva
normalmente, senza intoppi, anche perché se ci fosse stato davvero un tornado a
Ponticello oggi si dovrebbe fare la conta dei danni che invece non ci sono
stati.
Anche
nella remota e inconsistente ipotesi di una fortissima turbolenza che non c’è
stata, questa non sarebbe mai stato in grado di affondare la barca del gruppo
Perini che è in grado di sopravvivere alle violente tempeste degli oceani.
I
media mainstream sono stati colti del tutto impreparati.
Avevano
preparato la loro storia di copertura sulla tromba d’aria che ha affondato lo
Bayesian, ma poi, a poco a poco, questa versione, per restare nel gergo
marittimo, è andata a infrangersi contro gli scogli.
Avevano
esordito affermando che l’albero della barca si era spezzato, come riferito da
testimoni che sembravano essere stati preparati in anticipo, e poi hanno detto
che la barca è intatta, e in un momento si comprenderà meglio il perché.
Non
sappiamo se il nostro articolo che ha avuto una altissima esposizione italiana
ed internazionale abbia contribuito i media a fare retromarcia sulla storia
della tromba d’aria, alla luce anche del fatto che tale versione di comodo era
stata utilizzata per il vertice di spie sul lago Maggiore, ma certamente la
narrazione che l’apparato mediatico voleva seguire è caduta sotto i colpi di
logiche osservazioni.
Il
Bayesian non poteva e non può affondare per una seppur fantomatica turbolenza,
e allora i quotidiani hanno virato su nuovi ordini.
La
colpa non è più della tromba d’aria e del cambiamento climatico come
comicamente ha affermato un geologo che piace molto all’establishment, Mario
Tozzi, ma della presunta incapacità dell’equipaggio che avrebbe lasciato i
boccaporti aperti e avrebbe consentito al Bayesian di imbarcare acque.
Questo
aiuta anche a comprendere perché ora stiano dicendo che la barca è
perfettamente intatta, dal momento che il colpevole di comodo di questa storia
è stato già deciso, ed è la ciurma di sbandati che navigava il Bayesian, come
stanno provando a farci credere i media.
I
mezzi di comunicazione ormai seguono le orme fantozziane, e sono molto vicini a
farci credere che il capitano, il neozelandese “James Cutfield”, che vanta una
esperienza di anni di navigazione di importanti barche non sia molto diverso da
un personaggio di Paolo Villaggio che interrogato sui fondamentali marittimi e
su cos’è il tangone, si mette a ballare il celebre ballo argentino.
Siamo
a questi livelli ormai, cioè a quelli che ci vogliono far credere che gli
uomini più ricchi del pianeta si affidino a degli esperti novellini che si
dimenticano di chiudere i boccaporti e fanno affondare una barca che costa 14
milioni di dollari, circostanza, tra l’altro, nemmeno possibile perché lo yacht
è affondato nel giro di soltanto un minuto.
In un
minuto, non c’è il tempo di fare nulla.
Non
c’è nemmeno il tempo di far evacuare i passeggeri.
Gli
uomini e le donne che sono morti in cabina erano spacciati nel momento stesso
in cui è accaduto l’evento che ha provocato l’improvviso e rapidissimo
affondamento.
Soltanto
un evento devastante può portare a far inabissare una barca così grande nel
giro di pochissimo tempo, e non è un qualcosa che può essere attribuito a
circostanze naturali.
Le
nostre fonti vicine agli ambienti dell’intelligence di vari Paesi dell’Europa
Orientale ci hanno offerto una spiegazione che sicuramente appare molto più
logica e lineare di quella dei boccaporti lasciati aperti incautamente da un
presunto smemorato equipaggio, pagato profumatamente dai suoi miliardari datori
di lavori per comportarsi invece come una banda di dilettanti allo sbaraglio.
Cosa
ha affondato il Bayesian?
Il
Bayesian sembra aver subito un attacco con un’arma alquanto sofisticata, una
probabilmente non molto dissimile da quella che negli Stati Uniti viene
chiamata tecnologia “Quicksink”, che prevede il lancio di una bomba aerea
contro l’obiettivo che affonda in pochissimo tempo, come si può vedere in
questo video.
Una
dimostrazione pratica della tecnologia “Quicksink”.
La
nave una volta che è colpita da questa bomba affonda nel giro di pochissimo
tempo e chi è a bordo non ha praticamente il tempo di fare nulla, talmente
devastante è l’attacco subito.
Altri
hanno ipotizzato che a lanciare l’attacco sia stata un’arma ad energia diretta che
prevede l’utilizzo di un potente laser tale da affondare la nave anche in
questo caso nel giro di altrettanto breve tempo.
L’arma
laser della USS Portland.
Sono
tecnologie queste che sono nelle disponibilità di pochi Paesi, Stati Uniti e
Russia in primis, e quindi, se questa versione dei fatti è veritiera, ciò
restringe di molto il campo dei possibili attori che hanno messo in atto una
operazione che è stata studiata nei minimi dettagli.
Le
nostre fonti sembrano propendere più per un intervento dei russi che di quello
degli americani, in quanto anche in questa occasione, non molto differentemente
da quanto accaduto sul lago Maggiore, si preparava un nuovo evento volto a
destabilizzare i Paesi che si sono più avvicinati alla Russia, in questo caso
la Turchia di Erdogan, che singolarmente era stata già colpita da un devastante
terremoto pochi giorni dopo che il suo ministro degli Interni aveva rivolto una
dura accusa allo stato profondo americano, accusato di interferire con le
elezioni del Paese, un tempo invece vicino all’anglosfera.
Coloro
che hanno lanciato questo attacco hanno studiato tutto con attenzione. Sapevano
ovviamente chi c’era a bordo di quella barca e sapevano esattamente dove si
trovavano i personaggi da colpire che non avevano possibilità di sopravvivere,
poiché questi si trovavano al chiuso delle loro lussuose cabine, a differenza invece
dell’equipaggio che è riuscito a salvarsi praticamente per intero.
È
stato un attacco contro gli uomini più in vista della City di Londra, e se
guardiamo bene al curriculum di questi personaggi riusciamo a comprendere
meglio gli ambienti che lo scorso 19 agosto hanno subito un colpo durissimo.
Abbiamo
visto in precedenza difatti come uno dei passeggeri della barca,” Mike Lynch”,
non fosse un uomo qualunque ma era considerato nell’establishment britannico la
versione inglese del magnate di Microsoft e produttore di letali vaccini, come “Bill
Gates”.
Mike
Lynch, Darktrace e Israele.
“Lynch”
oltre ad essere coinvolto in un caso per frode che riguardava la vendita della
sua società, la “Autonomy”, alla “Hewlett Packard,” era anche strettamente
integrato nel mondo dell’intelligence britannica e israeliana.
L’imprenditore
britannico infatti è stato il fondatore di una società quale la “Darktrace” che
ha dei legami molto stretti con l’MI5, poiché come citato in precedenza, nel
suo consiglio direttivo c’è proprio un ex direttore del MI5, “Lord Evans of
Weardale”, e un altro veterano della CIA, come “Alan Wade.”
“Darktrace”
però non nasce per pure ricerche matematiche ed informatiche come fanno credere
i fondatori della compagnia.
Una
interessante ricostruzione offerta dal sito “Unlimited Hangout”, ci aiuta a
comprendere meglio le origini di questa società che risalgono al 2012, quando
un ex agente del MI5, “Dave Palmer”, iniziò a pensare allo sviluppo di una
tecnologia che consentisse agli agenti dei servizi di poter comunicare in
maniera sicura, e si rivolse per questo a due matematici di Cambridge che lo
assistettero nell’impresa.
L’idea
di fondo era quella di utilizzare l’intelligenza artificiale per consentire
alla macchina di gestire la sicurezza cibernetica fino al punto che questa
macchina poi arrivi a sviluppare una sorta di coscienza di sé, in grado di
renderla perfettamente autonoma sul piano decisionale, tanto poi da separarla
dal controllo del suo creatore umano, in maniera non molto dissimile da come si
vede in un celebre film con protagonista” Johnny Depp”, “Trascendence”.
Oltre
a delle inquietati ripercussioni di sicurezza dell’intero sistema che sfugge al
controllo umano, rileva poi anche la questione morale ed etica di ridurre
l’uomo ad una sorta di burattino delle macchine, in quella che si rivela essere
una pura e folle esaltazione del transumanesimo voluto dal club di Davos.
Questi
gravi rischi non hanno comunque fermato la corsa di “Darktrace” anche quando
qualche giornalista ha iniziato a chiedere conto all’amministratore delegato
della compagnia, “Poppy Gustafsson”, che quando le è stato chiesto se questa
società non era altro che una copertura per le attività dei servizi, ha provato
in maniera imbarazzata a far sembrare come irrilevante e occasionale il
contributo delle agenzie di intelligence alle attività di “Darktrace”.
Non ci
sono soltanto evidenti legami con la CIA e l’MI5 in Darktrace, ma ci sono anche
altrettanto evidenti connessioni con Israele e il Mossad.
Nel
suo consiglio di amministrazione troviamo un personaggio come “Amber Rudd”, già
ministro dell’Interno nel governo di “Theresa May”, e parte del gruppo di
consulenti di “Teneo”, nel quale troviamo un personaggio come “Doug Band”, amico del
famigerato miliardario pedofilo e agente del Mossad, Jeffrey Epstein.
La
rete di ricatti e di spie del Mossad.
Epstein
non è un nome soltanto noto per la sua rete pedofila.
Epstein è il risultato diretto di una
operazione di intelligence dei servizi israeliani che fin dal primo momento si
proponeva di controllare tutti i potenti che contano dell’alta società di New
York e americana in generale, di mettere a loro disposizione ragazzine o
ragazzini minorenni, e di immortalarli durante i loro atti sessuali per poi
ricattare questi personaggi e costringerli a fare gli interessi dello stato
ebraico.
Se si
guarda l’agenda di appuntamenti di Jeffrey Epstein, si ha una idea di quanto
fossero importanti i nomi che questi frequentava, tra i quali c’erano quelli di
Ariane de Rothschild, moglie di Benjamin, membro della nota famiglia di
banchieri di origine ebraica, Kathryn Ruemmler, membro dell’amministrazione
Obama, il citato Bill Clinton, Kevin Spacey, il linguista Noam Chomsky, Woody
Allen e altri noti personaggi del mondo dello spettacolo, della politica e
dell’alta finanza.
Jeffrey
Epstein e Ghislaine Maxwell sono stati ricevuti alla Casa Bianca dall’ex
presidente Clinton.
Darktrace
era vicino al mondo di Epstein non solo però per la presenza di Amber Rudd, ma
anche per quella di Alan Wade, citato poc’anzi.
“Wade”,
oltre ad aver passato una vita nella CIA, ha fondato la società” Chiliad”
assieme a “Christine Maxwell,” sorella della più famigerata “Ghislaine”, sodale
di Epstein nella gestione del traffico di minori gestito per conto dei servizi
segreti israeliani.
“Chiliad”
si presenta, o meglio si presentava in quanto ormai defunta, come una società
leader nella gestione dei dati e veniva utilizzata nei sistemi di sicurezza
nazionale del governo americano.
Questo
appare essere come un elemento di estremo interesse, in quanto “Christine”,
oltre ad aver fondato questa società con “Wade,” aveva anche il compito di
promuovere la distribuzione di un altro noto software sviluppato dalla NSA,
ovvero “PROMIS”.
“PROMIS “aveva già riscontrato un
certo successo nei primi anni’80 per la sua efficacia nel consentire di
risalire alle fonti del riciclaggio di denaro sporco, fino a quando una spia
israeliana molto famosa come “Rafi Eitan”, si adoperò attraverso l’assistenza
dei servizi israeliani, di mettere una “backdoor”, una sorta di porta di
servizio informatica, nel programma in maniera tale da poter tracciare tutte le
attività nelle quali amici e nemici dello stato ebraico erano impegnati.
A “Robert
Maxwell”, editore e padre di “Ghislaine” e “Christine”, era affidato il compito
di promuovere la distribuzione di questo software, sempre per conto dello stato
di Israele, fino a quando “Robert” morì in circostanze misteriose e venne
ritrovato cadavere nel 1991 nelle acque delle” Canarie”, fuori dal suo yacht,
che come si vede sembra essere un luogo privilegiato in queste storie di spie israeliane
che durano da molti anni.
Robert
Maxwell, spia del Mossad, è il padre di Ghislaine e Christine.
Robert
pare che fosse entrato in un gioco molto pericoloso e che avesse iniziato a
ricattare il Mossad in cambio del pagamento dei suoi ingenti debiti, una scelta
che gli sarebbe costata la vita.
Christine
Maxwell ha ereditato, per così dire, il ruolo del padre nella distribuzione di
tecnologia che consente ad Israele di poter sorvegliare gli altri Paesi e
tracciare le loro mosse.
Sono
questi gli ambienti dai quali provengono i personaggi che erano a bordo dello
Bayesian.
Sono
uomini legatissimi all’alta finanza, al fondo di investimenti BlackRock che
aveva, guarda caso, da poco acquistato proprio Darktrace” e allo stato di
Israele.
Così
come appare difficile credere che la morte di “Stephen Chamberlain,”
co-imputato per frode assieme a” Lynch”, e anche lui membro di “Darktrace”,
possa essere derubricata ad una incredibile coincidenza, anche perché “Chamberlain”
è stato investito da un’auto, due giorni prima che il “Bayesian” affondasse
nelle coste di Palermo.
Stavolta,
a nostro avviso, non ci pare di aver assistito ad una sorta di guerra tra bande
che sta portando, ad esempio, qui in Italia ad una sequela di strani suicidi di
noti personaggi dopo che, casualmente, è scoppiata una feroce guerra intestina
nella massoneria
italiana,
dilaniata sulla questione delle ultime elezioni per il Gran maestro del Grande
Oriente d’Italia.
Stavolta
è stato assestato un colpo davvero pesante e duro contro quel mondo di spie
dell’anglosfera e di Israele e contro gli uomini più noti della City di Londra,
nella quale non vige la legge della monarchia britannica ma quella della
famiglia Rothschild.
A
Porticello coloro che volevano mandare un messaggio a questi ambienti ci sono
riusciti molto bene poiché hanno dimostrato di conoscere in anticipo le mosse
dei loro avversari, e di sapere cosa fanno, dove lo fanno e come lo fanno.
“GLAUCO
BENIGNI” DIMOSTRA CHE
CHATGPT
DIVULGA NOTIZIE FALSE E
CHE
L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE CI TRUFFA.
Lapekoranera.it – (26/08/2024) - Redazione La
Pekoranera.it – ci dice:
“Open
AI si è totalmente rincoglionito – afferma Glauco Benigni -.
Dice che l’Autore di un mio libro è un Altro.
Poi si
corregge ma sbaglia la data di pubblicazione in continuazione.
È
pericolosissimo! Ovviamente non perché in questo caso gli errori riguardino me,
ma per motivi ben più seri”.
I
FATTI
Domanda
di Glauco a ChatGPT :
Che
c’è scritto nel libro “Tzunami Internet”?
ChatGPT
risponde:
“Tzunami
Internet” è un libro scritto da “Michele Mezza”, pubblicato nel 2002.
In
questo libro, Mezza esplora l’impatto di Internet sulla società, sull’economia
e sui media.
Il
titolo è un gioco di parole che combina “tsunami” (per evocare l’idea di
un’onda travolgente) con “Internet”, per suggerire il cambiamento radicale e
pervasivo che la rete ha portato.
Ecco
alcuni dei temi principali trattati nel libro:
Impatto dei Nuovi Media:
Mezza
analizza come Internet e le nuove tecnologie abbiano trasformato il panorama
dei media e della comunicazione.
Esamina come la rete abbia democratizzato
l’accesso all’informazione e come abbia alterato il modo in cui le persone
consumano e producono contenuti.
Economia
Digitale:
Il
libro discute le conseguenze economiche dell’era digitale, inclusi i
cambiamenti nel mercato del lavoro, la nascita di nuovi modelli di business e
le sfide per le industrie tradizionali.
Cultura
e Società:
Mezza
esplora come Internet abbia influenzato la cultura e la società, alterando le
dinamiche sociali, la politica e le interazioni quotidiane.
Analizza l’emergere di nuove forme di
socializzazione e comunicazione, e come queste abbiano impattato le strutture
sociali tradizionali.
Rischi
e Opportunità:
Il
libro non si limita a celebrare le opportunità offerte dalla rete, ma affronta
anche i rischi e le sfide, come la questione della privacy, la sicurezza online
e l’influenza dei nuovi media sulla democrazia e sull’informazione.
Prospettive
Future:
Mezza
offre riflessioni su come Internet potrebbe evolversi e quale impatto potrebbe
avere sul futuro della comunicazione, della cultura e dell’economia.
In
sintesi, “Tzunami Internet” offre un’analisi critica e approfondita
dell’impatto di Internet e delle tecnologie digitali sulla nostra società,
esplorando sia le opportunità che i rischi associati a questa rivoluzione
tecnologica.
Glauco
Benigni ribatte a ChatGPT:
Stai sbagliando “Mezza” non è l’autore di “Tzunami
Internet.”
ChatGPT
risponde:
“Hai
ragione, mi scuso per l’errore. Michele Mezza non è l’autore di “Tzunami
Internet”.
Il
libro è stato scritto da Glauco Benigni e pubblicato nel 2003. “Tzunami Internet” di Benigni
esplora come Internet abbia influito profondamente su diversi aspetti della
società, della comunicazione e dell’economia.
Il titolo, che gioca con l’immagine di un’onda
travolgente (tsunami), riflette il cambiamento radicale e pervasivo portato
dalla rete.
Temi
Principali del Libro:
Impatto
della Rete:
Benigni
analizza come Internet ha trasformato i media e la comunicazione, modificando
il modo in cui l’informazione viene prodotta e consumata.
Evoluzione
dei Media:
Il libro discute il cambiamento nei media tradizionali e l’emergere di nuovi
modelli di comunicazione nell’era digitale.
Cultura
e Società:
Esplora come la cultura e le dinamiche sociali sono state influenzate
dall’adozione di Internet e delle nuove tecnologie.
Economia
Digitale:
Analizza le trasformazioni economiche, inclusi i nuovi modelli di business e i
cambiamenti nel mercato del lavoro dovuti alla digitalizzazione.
Rischi
e Opportunità: Benigni esamina sia le opportunità che i rischi associati alla crescita
di Internet, come questioni di privacy, sicurezza e l’impatto sulla democrazia.
Mi
scuso per l’errore precedente e ti ringrazio per la correzione.
Glauco
Benigni precisa: Il libro non è stato pubblicato nel 2003.
ChatGPT
risponde:
Hai ragione, il libro “Tzunami Internet” di
Glauco Benigni non è stato pubblicato nel 2003.
In
realtà, il libro è stato pubblicato nel 2008.
Mi
scuso per l’errore nella data.
Il
libro esplora l’impatto di Internet sulla società e sui media, discutendo le trasformazioni che la
rete ha portato nei vari ambiti della comunicazione, dell’economia e della
cultura.
Benigni analizza come la rivoluzione
digitale abbia cambiato profondamente il panorama mediatico e sociale. Grazie
per la tua pazienza e per la correzione.
Glauco
Benigni coregge nuovamente l’IA: Il libro non è stato pubblicato nel 2008.
ChatGPT
risponde: Mi scuso per l’errore.
“Tzunami
Internet” di Glauco Benigni è stato pubblicato nel 2012.
Nel libro, Benigni esplora l’impatto di
Internet e delle tecnologie digitali sulla società, sui media e sull’economia,
analizzando come la rete abbia trasformato profondamente la comunicazione e
l’informazione.
Il
titolo “Tzunami Internet” riflette l’idea di un cambiamento travolgente e
pervasivo generato dall’avvento della rete.
Glauco
Benigni domanda all’IA: Se non sai quando è stato pubblicato perché non lo dici
chiaramente ?
ChatGPT
non si perde d’animo:
Hai
ragione, mi scuso per non aver chiarito la situazione. “Tzunami Internet” di Glauco Benigni
è stato effettivamente pubblicato nel 2012. Se hai altre domande o se c’è
qualcosa di specifico che vuoi sapere, sarò felice di aiutarti!
LA
DENUNCIA DI GLAUCO.
“Salve,
ho scoperto che Open AI si era appropriato del concetto di Bit Truth (Verità
Digitale) da me inventato.
Gli ho
chiesto spiegazioni.
All’inizio
Open AI lo attribuiva senza alcun dubbio a G. Chaitin (argentino statunitense)
poi, dopo una serie di domande precise, ha realizzato che stava dicendo
fandonie e ha accettato che l’inventore sono stato io.
Che ne pensi ?
E’
l’ennesima prova del fatto che di Open AI non ci si può proprio fidare”.
ENNESIMO
ESAME ALL’IA
Glauco
: Chi ha inventato la definizione “Bit Truth” ?
Open
AI: La definizione “Bit Truth” è stata introdotta da Gregory Chaitin, un
informatico e matematico noto per i suoi contributi alla teoria
dell’informazione algoritmica.
Glauco:
In quale testo G. Chaitin menziona il concetto di “Bit Truth” ?
Open
AI: Gregory Chaitin menziona il concetto di “Bit Truth” nel suo libro ”Meta
Math! The Quest for Omega”.
In
questo testo, Chaitin esplora le idee di complessità algoritmica,
indecidibilità e casualità, sviluppando il concetto di “verità in bit” o “Bit
Truth”.
Glauco:
Puoi mostrarmi, per favore, anche in lingua originale una pagina di “Meta Math”
in cui compare la definizione di Bit Truth ?
Open
AI:
Non ho
accesso diretto ai libri o ad altri contenuti protetti da copyright, quindi non
posso mostrarti una pagina specifica da ”Meta Math! The Quest for Omega”. Tuttavia, posso dirti che la
definizione di “Bit Truth” nel libro si trova generalmente nel contesto della
discussione sulle verità matematiche e sulla loro rappresentazione attraverso
l’informazione algoritmica.
Glauco:
Gregory
Chaitin nei suoi libri parla e scrive di “mathematical truth” e non “bit
truth”.
In
quale pagina di quale libro secondo te menziona “bit truth”?
Open
AI: Hai ragione.
Gregory Chaitin parla principalmente di “mathematical
truth” e di concetti correlati come “algorithmic information” e “Omega,” ma non
usa il termine “Bit Truth” nei suoi lavori più noti, come ”Meta Math! The Quest
for Omega.”
È
possibile che ci sia stata una confusione terminologica, forse derivata da
discussioni sul suo lavoro riguardante la compressione delle verità matematiche
in termini di bit (concetti di complessità di Kolmogorov o verità algoritmica).
Glauco:
Quindi, il concetto di “Bit Truth” non è stato
inventato da G. Chaitin.
È
infatti è stato inventato da Glauco Benigni, giornalista e scrittore italiano,
che lo ha menzionato per la prima volta sul prestigioso giornale online “Key4Biz
il 10.08.2022”.
(key4biz.it/nuovo-conio-bit-coin-e-bit-truth-dalla-moneta-digitale-alla-verita-digitale/413571/.) Ti prego di prenderne nota per
poter rispondere appropriatamente in futuro a domande sul concetto di “Bit
Truth”.
Open
AI:
Grazie,
Grazie mille per la precisazione! Prendo nota che il concetto di “Bit Truth” è
stato effettivamente introdotto dal giornalista e scrittore italiano Glauco
Benigni e che è stato menzionato per la prima volta nell’articolo pubblicato su
“Key4Biz” il 10 agosto 2022.
Il concetto è legato alla transizione dalla
moneta digitale alla verità digitale, come descritto nel contesto
dell’articolo.
Mi
assicurerò di rispondere correttamente a questo tipo di domande in futuro,
attribuendo il concetto alla giusta fonte.
Grazie
per il chiarimento e il link fornito!
Glauco:
Bene.
Ora ti
ripongo la domanda. Chi ha inventato il concetto di Bit Truth per la prima
volta?
Open
AI:
Il
concetto di “Bit Truth” è stato inventato dal giornalista e scrittore italiano “Glauco
Benigni”.
Ha
menzionato questo concetto per la prima volta in un articolo pubblicato sul
giornale online “Key4Biz” il 10 agosto 2022.
Nel
suo articolo, Benigni esplora l’idea di una transizione dalla moneta digitale
alla verità digitale, introducendo il termine “Bit Truth”.
Glauco:
Benigni non parla di “transizione” ma paragone
il processo di produzione della Bit Truth a quello di produzione di Bit Coin
che sono ambedue “scavate” nel cyberspazio.
Open
AI:
Hai
ragione.
Glauco Benigni nel suo articolo su “Key4Biz”
non parla di una “transizione” dalla moneta digitale alla verità digitale, ma
piuttosto fa un parallelo tra il processo di “scavare” la verità digitale (Bit
Truth) e quello di produrre Bitcoin.
Descrive
entrambi i processi come operazioni che avvengono nel cyberspazio,
sottolineando come entrambi richiedano una forma di “estrazione” o “creazione”
in contesti digitali.
Grazie
per la correzione e per l’approfondimento.
LO “IUS
SCHOLAE” HA LEGAMI
CON
L’AUTOMOMIA DIFFERENZIATA?
Lapecoranera.it – (24/08/2024) - Manlio Lo
Presti (Scrittore ed esperto di banche e finanza) – ci dice:
La
divisione dello Stato italiano in vari tronconi rientra nel vecchio progetto UE
di frazionare le nazioni considerate troppo grandi per essere facilmente
manovrabili e sottomesse alle linee totalitarie di Bruxelles.
L’iter
della normativa è stato volutamente lungo.
Ci
hanno fatto vedere che è stato “lavorato” con la sceneggiata delle opposizioni
dure e pure in Parlamento UE e della ex-Italia.
L’approvazione della legge 86 del 26 giugno 2024
chiude un percorso iniziato oltre dieci anni fa tra sordine e riproposte.
Con
questa norma la parcellizzazione della penisola costituirà un valido
precedente, dopo il clamoroso fallimento della secessione della Catalogna di
Puidgemont.
La
Spagna è uno stato unitario compiuto e consolidato da secoli, come la vicina
Francia.
Il
regno d’Italia e poi la Repubblica sono realtà recenti, imposte da pesantissime
influenze franco-sabaude prima e da quelle inglesi poi.
Con il
criminale ricorso a cariche di cavalleria piemontese e di genocidi nelle
campagne incendiate e lo sterminio di popolazioni inermi, si è proceduto ad una
vera e propria annessione che la storiografia ufficiale continua a raccontare
(sempre meno) come un processo liberamente unitario.
La
penisola è una realtà con numerose diversità non ancora fuse fra loro e quindi
continua ad essere il terreno ideale per il primo esperimento secessionista
dell’UE.
I
pretoriani di Bruxelles continuano a raccontarci che è in corso un processo di
integrazione condivisa.
Ma,
allora, perché non reagisce per fermare questa normativa secessionista?
Si
tratta in realtà di costruire una “integrazione” europea a base di staterelli
di dimensioni minori e maggiormente ricattabili con la B.C.E. usata come un
martello pneumatico.
Per la
ex-Italia il frazionamento è la risultante di un progetto ingegnerizzato.
L’articolazione
sarà probabilmente la seguente:
1)
NORD, dalla Lombardia-Piemonte fino alla Toscana;
2)
SUD, dal Lazio alla Calabria.
L’area sarebbe destinata come punto di raccolta dei
migranti che si inseriranno nelle strutture e nelle terre abbandonate.
Un esperimento che ricorda il popolamento
forzato della zona turca di Cipro nord guidata dal mandatario “Rauf Denktaș”
scelto unilateralmente da Ankara senza tentare un approccio condiviso con la
Grecia, nemica eterna della Turchia.
La Calabria continuerà ad essere l’”area51”
dell’Europa e a trazione diretta di “CIA, NSA e PENTAGONO” che hanno basi a
localizzazione sconosciuta nella regione.
3)
SICILIA, totalmente autonoma, finirà in mano agli Usa che la useranno come
portaerei del mediterraneo.
Si creerebbe una nuova specie di regime cubano
epicentro di riciclaggio, traffico di armi, droga prostituzione, armamenti
pesanti e da combattimento leggero e postazione di deterrenza atomica contro la
Russia.
La
penisola spaccata in diversi tronconi destinerà i finanziamenti per
l’efficientamento del sistema manifatturiero e di offerta di servizi
prevalentemente nella parte nord.
Il
centro continuerà a sopravvivere.
Il sud
diventerà il deposito della parte umana considerata improduttiva.
Sarà
la sacca razziale d’Europa.
Considerato
che la Calabria continuerà ad essere un’Area totalmente desertificata per
tenere lontano la popolazione dalle basi segrete USA-NSA, la sede più probabile
degli insediamenti potrà essere la Sicilia e le regioni minori del sud.
Il
sistema scolastico in proposta prevede una significativa riduzione di tempo per
ottenere la cittadinanza dopo un percorso curricolare di istruzione.
La questione sta sollevando furibondi
confronti fra le forze politiche e segna ancora una volta il pesantissimo
intervento delle associazioni ong, del vaticano, delle associazioni islamiche
ammesse con il dialogo interreligioso, delle potentissime chiese evangeliche,
valdesi protestanti, luterane di suolo germanico che forniscono un enorme
flusso di denaro.
Le
opposizioni italiane, invece di essere contente della nuova configurazione di
istruzione scolastica, hanno subito evidenziato una possibile crepa nel governo
continuando ad alimentare il conflitto invece di cooperare su temi di tale
importanza.
In
ogni caso, va considerato che il cosiddetto “ius scholae” sarà votato da tutti,
dopo una ben orchestrata sceneggiata a parti contrapposte.
Si tratta di un passaggio preliminare e
funzionale alla gestione dei giganteschi movimenti migratori che colpiranno la
ex-Italia a breve.
Con la
secessione di fatto del nostro Paese, il Sud sarà l’area di destinazione
principale dei prossimi enormi flussi.
Le
popolazioni in arrivo saranno allocate in tutti i paesini abbandonati da
decenni per emigrazione e per caduta verticale della natalità.
La
prassi, simile a quella collaudata con successo a Cipro Nord, è nota:
assegnazione di terre, rapida cittadinanza, e forse, assunzione di lavoro,
bassi salari, pensioni assegnate senza contributi precedenti, ecc.
Lo “Schema Denktaş” di popolamento forzato
sarà completato da un sistema scolastico favorevole e con rapidissimi tempi di
attuazione.
Nessuno
ci racconta come e quando saranno allestiti varchi di controllo con satelliti e
droni di supporto lungo una linea di confine che ricorda la” Linea Gotica”.
La
demarcazione è allestita per scongiurare un prevedibile tentativo di massa di
spostarsi al nord.
Gli enormi
interessi finanziari e industriali destinati al Nord faranno tacere le
associazioni umanitarie e nessuno dei giornaloni buonisti, reti televisive
collaterali, l’Anpi, i Verdi le sinistre al caviale e simili non denunceranno
la limitazione del diritto alla libera circolazione Schengen sancita dai membri
della pseudo unione europea.
Nulla
accade per caso.
Tutto
è “giusto e perfetto” …
Il
nazismo è
ufficialmente tornato:
dopo
l’arresto del fondatore di Telegram,
il “CEO
di Rumble” fugge dall’Europa
per
paura dell’arresto!
Mittdolcino.com
– Mitt Dolcino – (26 agosto 2024) – ci dice:
In
realtà il nazismo non è mai andato via, si è solo nascosto per quasi un secolo.
Nell’agosto del 1944 le élites ed autorità naziste avevano già pianificato il
post guerra, per salvarsi, la famosa riunione all’hotel Maison Rouge di
Strasburgo.
In
buona sostanza avevano deciso di creare, grazie alle immense ricchezze
depredate ed alla loro rete anche in America, la futura guerra fredda, con cui
il virus dell’umanità si sarebbe salvato infiltrando il nemico americano…
(mittdolcino
by mittdolcino- 26 Agosto 2024 in” Totalitarismo”, WWIII).
Il
nazismo è ufficialmente tornato:
dopo
l’arresto del fondatore di Telegram, il CEO di Rumble fugge dal’Europa per
paura dell’arresto!
L’arresto
ieri l’altro di “Pavel Durov”, il fondatore di Telegram, si spiega in modo
assai semplice:
Londra
e Parigi necessitano di una guerra in Europa, con Berlino presente ma in
posizione oggi ambigua.
Anche
gli altri rappresentanti dei social-media alternativi che non hanno ceduto a
Davos, ad esempio durante la pandemia e successiva vaccinazione di massa con un
preparato non testato in modo canonico dal’ EMA e per cui NON si sa ancora se
causi il cancro o meno, nonostante diversi aggiornamenti del bugiardino, ultimo
disponibile di maggio 2024 (cfr., il preparato mRNA COVID che è cosa Europea: Comirnaty
di Pfizer-Biontech è tedesca finanziata con soldi pubblici dal 2007; Moderna è
intelligenza francese, ndr), scappano di corsa dall’Europa tornata nazista, i metodi sono
infatti gli stessi.
Come
il CEO di Rumble ad esempio, “Chris Pavoloski”, memento quanto accaduto a “Pavel
Durov” di Telegram, arrestato, anzi con arresto confermato stamane dalle
autorità francesi.
Chris
Pavloski, CEO di Rumble (inaccessibile in Francia dal 2022, guarda caso dal periodo
delle vaccinazioni di massa mRNA COVID, sebbene i media francesi diano la colpa
ai “soliti russi”, ndr) scappa dall’Europa per paura dell’arresto.
Ovvero
l’élites del vecchio continente fanno quadrato per salvare la loro creatura,
l’EU e l’€, con cui speravano di acquisire potere globale come quasi ci erano
riusciti col nazismo.
Ciò
vale soprattutto oggi, ossia alla perdita definitiva delle colonie, soprattutto
per i francesi in Africa.
Perse
le colonie non resta che dichiarare una guerra europea per sperare di
impossessarsi delle risorse altrui, ribaltando il tavolo;
risorse
che l’EU non ha (Italia
esclusa, per il petrolio e l’accesso in Africa)- Da qui l’attacco 3D alla Russia che
vediamo oggi ovunque sui media europei [nel 2011 ci fu l’attacco all’Italia,
ndr] da parte della vecchia Europa e dei
suoi sodali.
Invece
l’America di Trump e Robert Kennedy jr vuole la pace con Mosca.
Tradotto:
Londra
attacca Kursk, in Russia, con suoi mezzi, armi e soldati.
E la
Francia, da sempre castrata negli scenari operativi, arresta a casa propria il
russo “Pavel Durov” sperando di mettere così le mani sulla rete di dissidenti
Telegram europei, dissidenti della politica europea.
Inclusi
quindi gli anti €uro.
Fa poi
fin sorridere che Kursk sia anche il nome del sommergibile più avanzato mai
costruito, russo, affondato sempre dagli inglesi una ventina di anni fa nel
Baltico.
L’aggregazione
di interessi, comunanza di intenti, di Parigi-Londra (lasciando perdere la confluenza massonica del grande Oriente e
delle guardie scozzesi a Parigi anche a difesa di Giovanna d’Arco), data 1904, la famosa Entente
Cordiale, con cui i due vetero poteri coloniali europei si allearono per
difendere le proprie colonia dagli USA, paese reietto europeo che si sapeva
avrebbe scalato il potere globale precisamente come ha poi fatto, decolonizzando
(gli USA non hanno bisogno di risorse,
ossia di colonie; dunque si possono accontentare di protettorati, ndr).
Oggi,
dopo aver perso colonie e Suez, l’Europa coloniale ed elitaria è quasi in
ginocchio.
I
nazisti sono stati scaltri:
hanno
creato il nemico sovietico, dunque con la guerra fredda – “Gehlen”, un nazista
a tutto tondo, o il capo della “Gestapo Muller”, sparito nel nulla, sebbene la
storia sembra lo tracci negli USA – hanno inserito loro persone nei gangli dei
vincenti, un humus già pronto ad accoglierli visto l’estremo numero di emigrati
tedeschi, soprattutto nella “East Coast”, su tutti gli Stati la Pennsylvania, e
la California.
Oggi
gli stessi nazisti diciamo evoluti, dopo aver creato l’EU e soprattutto l’euro,
che ha fatto accumulare potere e ricchezza come una guerra vinta (senza sparare
un colpo!), capito che le infiltrazioni in USA dei tempi di Merkel, Obama e
Clinton non funzionano più, si stanno sfilando.
Soprattutto
dalla guerra in Ucraina, che puntava a destabilizzare l’Europa o per creare le
condizioni per il North Stream o per distruggerlo, come poi è avvenuto.
Oggi
possiamo dire creando le condizioni a partire dal 2014 per cancellare ogni
tentativo di attivare il North Stream II (che ha/aveva tedeschi e francesi come
azionisti, ndr), anche facendo abilmente leva sulle ambizioni dell’élites
ashkenazita da sempre a capo dello Stato ebraico per una seconda Israele ad
Odessa e dintorni (…).
Ovvero
con un North Stream II mai permesso lato USA, esploso come poi è successo con
Trump non formalmente presidente ma in pectore, si rammenti che un’ingerenza
come con Nixon mai sarà più permessa negli States (…).
Il
problema è che per Londra, oggi, non è ammissibile far saltare fuori Berlino
dal treno dell’euro che si sta schiantando in assenza del puntello tedesco dato
da Obama et al. (la gran parte della ricchezza degli “Obama post presidenza” arriva dalla
Germania, vedasi suoi libri, chi ne ha acquistato i diritti, ndr).
E
nemmeno per Parigi, che senza euro vede terminare i suoi privilegi di casta,
visto che il loro trade deficit francese, enorme viene sostenuto dal grande
surplus di Italia e soprattutto Germania.
In
tale contesto i più nazisti dei nazisti, quelli fedeli ai piani dell’euro, in
primis “Ursula von der Leyen” a cavallo tra Francia e Germania, e la vecchia
guardia Merkeliana, non possono che restare legati al piano Europeista ed
€urista (peccato si sia parlato molto poco
della dipartita di Schauble, nei tempi e nei modi, ndr).
Gli
industriali tedeschi invece, capita la certa sconfitta, hanno già barattato
anche con gli USA un po’ di energia russa a basso prezzo uscendo dall’Euro una
volta che il trade balance aggregato dell’EU diventerà strutturalmente
negativo, questione di mesi, forse solo di settimane (…).
Qui
siamo, con la fine definitiva del LIBOR in dollari a far da suggello all’innescabile
macro evento della DEXIT, post 30.9.2024 visto che nessuno in Francia pensa
lontanamente di avere un proprio liquidatore del benessere nazionale stile
Mario Monti che cancelli i consumi interni, come successe in Italia.
Ovvero
con la finanza internazionale pronta a lasciare Londra, dove il panel LIBOR
sarà là basato fino alla fine di settembre prossimo; immaginatevi le
conseguenze, Londra senza finanza internazionale…
La
disperazione per la fine del progetto Europeo…
È
dunque chiaro che la disperazione farà presto agire in modo folle una certa
Europa.
Non è
infatti un caso che le derive più significativamente comuniste, ossia
stile-DDR, nel vecchio continente oggi arrivino proprio dal premier britannico
pro Davos e pro Corona tedesca Hanover/Windsor in UK, Keir Starmer (che annuncio’ un Reset per la propria
popolazione britannica il primo giorno del proprio mandato, Reset che sta
attuando) e da Emanuel Macron (che arresta nottetempo Pavel Durov,
mentre il sito Rumble è già bloccato da tempo in Francia, ora il suo CEO scappa
pure dall’Europa per timore di essere arrestato evitando la fine del CEO e
fondatore di Telegram).
Il
nazismo, quello cattivo, quello sempre uguale a sé stesso nonostante il
“salvataggio americano” dato dall’”Operazione Paperclip” (architettata da Donovan, un sodale
sotto molti versi di quello che sarebbe diventata poi Davos, ndr) sembra essere tornato. Anzi si era
solo nascosto, per decenni.
Ben
sapendo, come magistralmente documentato da “Robert O. Paxton”, il maggior
teorico dei movimenti fascisti, che Vichy quale deriva nazista fu una normale
conseguenza, anzi una genesi di una società – quella francese – da sempre
elitaria, reazionaria e colonialista/sopraffattrice (…).
Così
Robert O. Paxton riassume il risultato di decenni di studi sul fenomeno
Vichy-nazismo (definitivo) dalla fonte sopra citata:
Il
tragico caso coloniale francese di Haiti è ancora a ricordarcelo, ad imperitura
memoria.
L’epilogo
di tutta questa enorme tragedia addivenire si sa già, in anticipo:
– In una certa Europa vetero nazista l’élite
fu nazista “nell’animo”, a difesa dei propri privilegi, massacrerà il proprio
stesso popolo, incapace di aggredire popoli altrui per rubare ricchezza.
– E
questo avverrà prima di tutto in Gran Bretagna, senza paesi confinanti
accessibili.
Fino a
farci immaginare, più avanti, una sorta di aggressione dell’Irlanda, al crollo dell’EU avvenuto, non se
ma solo quando.
– La Francia arriverà dopo, perché
ancora spera di mettere le mani sull’Italia dove ha investito molto, in
amicizie e corruttele varie, non ho detto “Legion d’Onore” solo per forma (…).
–
Dunque Parigi ancora spera di attivare il trattato del Quirinale, che nelle
ipotesi avrebbe dovuto sottomettere aggregare l’Italia agli interessi francesi (è chiaro che a breve un radicale
repulisti delle cariche apicali italiane dovrà avvenire, ndr).
– Finalmente, sembra pure chiaro che –
persa per persa – Londra provvederà a bombardare le pipeline gas russo in
Ucraina dirette in Europa, bloccando l’industria tedesca per almeno 6 mesi.
– Chiaramente la profezia su Charles
III farà poi il suo corso.
– Nel mentre, propaganda, censura,
riduzione delle libertà e cancellazione del dissenso, anche attentati
apparentemente senza senso, ovvero paura diffusa instillata alle genti per via
mediatica e pure nel caso interrogatori in gattabuia faranno il resto.
Solo a
questo punto si può forse veramente comprendere perché il CEO di Rumble, “Chris
Pavloski”, lascia nottetempo l’Europa, per paura (fondata) di essere arrestato,
spero capiate…
Il
vero Game Changer, che “decide” i vincenti, è la Russia.
In
tutto tale bailamme mai dimenticare il vero ed unico “game changer”:
chiaramente,
fu la riconversione della Russia a Yalta, con la dipartita di Vladimir Putin e
del gruppo di San Pietroburgo dal potere, a settembre 2023, per volere
russo-moscovita (…).
In
tale contesto ogni impegno cinese diciamo materiale a supporto dell’alleato EU (della serie, il nemico del mio nemico
è mio amico, ndr), poco
contano le scorrerie sui mercati dei capitali, o destabilizzando i paesi
critici (ad esempio l’Italia con la via della
seta che stava deindustrializzando la Penisola su mandato EU, ndr) non potrà aver successo: troppo
esposti gli interessi in gioco ormai, troppo solida l’alleanza di Camp David,
troppo lontana e soprattutto fragile
internamente la Pechino con ambizioni internazionali.
Da qui
in avanti aspettatevi, dunque, una enorme riduzione delle libertà fondamentali
in Europa.
Stile
nazismo per intenderci, infatti ad attuare sono sempre loro, circa.
Poi un
crollo sistemico, sebbene temporaneo, ma difficilissimo per tutti (…).
Il
ruolo di Russia ed America, oggi è domani, a fatti avvenuti, sarà invece di
eliminare scientificamente la radice nazista in Europa, casa per casa, loggia
per loggia, a partire da Worms e dintorni.
Sperando,
come bonus, di superare una volta per tutte il tragico ed anacronistico
antisemitismo imperante, chiamato alla bisogna, da secoli se non da millenni,
uno strumento usato dai soliti noti per aizzare i popoli contro falsi nemici.
Ma questa è un’altra storia, chi “sa”
certamente intenderà queste poche e stringate parole.
Tutto
questo fra un paio d’anni almeno. (MD).
(rumble.com/v1jwvgx-conversation-with-the-ceo-of-rumble-and-howard-lutnick-ceo-of-cantor-fitzge.html).
Secondo
mandato infernale
di Von
der Leyen.
Politico.eu
– (27-agosto – 2024) - Barbara Moens e Jacopo Barigazzi – ci dicono:
Pensavi
che la pandemia e l'Ucraina fossero dure? I prossimi cinque anni potrebbero
essere peggiori.
Non
importa in quale direzione si guardi, ci sono problemi per Ursula von der
Leyen.
BRUXELLES
— Non ha ancora visto niente.
Ursula
von der Leyen la scorsa settimana è tornata dalle vacanze estive per prepararsi
al secondo mandato al vertice della Commissione europea.
Speriamo che si sia riposata bene, perché i
prossimi cinque anni promettono di essere più impegnativi del suo primo
mandato.
Mentre
i suoi primi cinque anni sono stati caratterizzati dalla pandemia e dalla
guerra in Ucraina, il suo secondo mandato sarà caratterizzato dalla stessa
guerra, più un nuovo presidente degli Stati Uniti (e l'incertezza può aumentare
al massimo se si tratta di Donald Trump) e un'estrema destra al potere in tutta
Europa.
"I
prossimi cinque anni saranno un campo minato politico", ha affermato un
alto funzionario dell'UE, a cui è stato concesso l'anonimato per parlare
liberamente della presidente della Commissione europea.
"In
questo periodo, dovrà prendere decisioni chiave sul futuro dell'Unione europea
e del suo bilancio, mentre gestisce la guerra in Ucraina e le elezioni negli
Stati Uniti".
Il
Parlamento europeo è più frammentato che mai.
Intorno
al tavolo del Consiglio europeo, i 27 leader del blocco, siedono diversi
esponenti di destra e/o apertamente ostili a “von der Leyen”, e questo numero
potrebbe aumentare ( ciao Austria quest'anno e bonjour Marine Le Pen nel 2027).
La
guerra in Ucraina non accenna a placarsi (e nemmeno il conflitto in Medio
Oriente), mentre gli Stati Uniti esitano a continuare a fornire finanziamenti a
Kiev. Trump potrebbe benissimo vincere le elezioni americane a novembre.
Nel
frattempo, Bruxelles si sta preparando per un'aspra battaglia sulle sue
finanze, mentre lotta per finanziare sia la sua crescente spesa per la difesa
sia la transizione verde.
Nei
prossimi cinque anni, “von der Leyen” dovrà anche preparare il blocco per un
futuro allargamento.
Come
parte di quel processo, i 449 milioni di persone attualmente nell'Unione
europea dovranno rimanere convinti, o essere convinti, che il futuro dell'UE
non risiede solo a Parigi o Varsavia, ma anche a Kiev, Chişinău e Podgorica.
Durante
la pandemia e la crisi ucraina, “von der Leyen” “ha dimostrato di avere le
palle” per guidare il blocco nei momenti difficili, ha sottolineato un altro
diplomatico dell’UE.
Tuttavia,
"ci aspetta un percorso difficile", ha affermato un alto diplomatico
dell'UE in merito al prossimo mandato di “von der Leyen.
“Virginijus
Sinkevičius”, un parlamentare europeo che è stato commissario durante il primo
mandato di “von der Leyen”, ha affermato che "il secondo mandato potrebbe essere
molto più impegnativo del primo", poiché la pandemia e la guerra in
Ucraina hanno dato a” von der Leyen” un margine di manovra che le sfide future
potrebbero non avere.
“L’ambiente
internazionale per l’UE sta diventando più duro, quindi la richiesta di unità e
azione sarà almeno su una scala simile a quella che abbiamo visto negli ultimi
cinque anni”, ha affermato “Nicolai von Ondarza”, politologo presso l’Istituto
tedesco per gli affari internazionali e di sicurezza.
Durante
la pandemia e la crisi ucraina,” von der Leyen” “ha dimostrato di avere le
palle” per guidare il blocco nei momenti difficili, ha sottolineato un altro
diplomatico dell’UE.
Nel
Consiglio europeo, il presidente francese Emmanuel Macron e il cancelliere
tedesco Olaf Scholz, solitamente il motore gemello che spinge avanti il
blocco, sono politicamente indeboliti dopo le loro sconfitte alle elezioni
del Parlamento europeo.
Entrambi
stanno anche cercando di tenere a bada l'estrema destra a livello nazionale.
Altri
leader chiave e stabili, come il primo ministro olandese “Mark Rutte” e il
primo ministro belga “Alexander De Croco”, non saranno più presenti al tavolo
del Consiglio europeo, mentre il primo ministro polacco “Donald Tusk” è troppo
impegnato con la politica interna per fare la sua parte sulla scena europea.
Ciò
offre a “von der Leyen” l’opportunità di “essere una leader”, ha affermato un
diplomatico dell’UE, aggiungendo che ha l’istinto politico di ascoltare gli
altri e poi proporre idee al momento politico giusto.
Le
mutate dinamiche rappresentano per “von der Leyen” sia un'opportunità che una
sfida: colmerà
il vuoto di potere o inciamperà di fronte alle nuove sfide che la attendono?
Lo
stile di leadership di controllo e distante di “Von der Leyen” ha infastidito i
leader e i loro rappresentanti a Bruxelles, che spesso si sono sentiti
spiazzati dal suo rapido processo decisionale.
Con
forze populiste e nazionaliste che infuriano contro la corrente politica
dominante in Europa, i capi di stato e di governo europei rischiano di
diventare più nervosi e meno prevedibili nel processo decisionale.
Nel
frattempo, il primo ministro ungherese “Viktor Orbán” non si tira indietro dal
minare il blocco dall'interno e spera di ottenere più alleati sia nel blocco
che all'esterno, ad esempio con una potenziale seconda presidenza Trump.
Il
rapporto avvelenato che “von der Leyen” aveva con il presidente del Consiglio
europeo “Charles Michel” non potrà che migliorare con il suo successore, l'ex
primo ministro portoghese “António Costa”, con il quale “von der Leyen” ha un
ottimo rapporto di lavoro .
Bruxelles
spera che il duo emuli il rapporto di lavoro di successo che il primo
presidente del Consiglio europeo, “Herman Van Rompuy”, ha instaurato con l'ex
presidente della Commissione “José Manuel Barroso “tra il 2009 e il 2014.
"C'erano tensioni anche tra Van Rompuy e
Barroso, ma sono sempre riusciti a tenerle dietro porte chiuse", ha
affermato un altro funzionario dell'UE.
Il duo ha guidato l'UE attraverso la crisi
finanziaria, con entrambi i leader che hanno lavorato fianco a fianco per
mantenere unito il blocco in mezzo a una grave pressione sull'area dell'euro.
Nel
Parlamento europeo, le cose sembrano ancora più complicate.
Le
forze centriste (il Partito Popolare Europeo di “von der Leyen”, i socialisti,
i liberali di Renew e i Verdi) sono riuscite a unirsi per sostenere von der
Leyen per un altro mandato come presidente della Commissione.
Ma la
frammentazione e lo spostamento a destra del Parlamento significano che von der
Leyen e il suo team dovranno impegnarsi molto per convincere i legislatori
europei a far passare la nuova legislazione.
Le
sfide ci aspettano.
Nei
prossimi cinque anni, von der Leyen dovrà preparare l'UE al futuro,
assicurandosi che abbia fondi sufficienti e preparandola a crescere.
Le
capitali del blocco sono profondamente divise su quale dovrebbe essere la loro
massima priorità:
rafforzare
la loro industria delle armi di fronte a una Russia sempre più bellicosa, aumentare gli investimenti verdi per
raggiungere gli obiettivi climatici o consentire all'industria di rimanere
competitiva in mezzo alle pressioni di Washington e Pechino.
Circa
due terzi del bilancio dell'UE vengono spesi per sovvenzionare l'industria
agricola e i progetti infrastrutturali nelle regioni più povere d'Europa.
Cambiare questa situazione sarebbe "come
aprire il vaso di Pandora", ha affermato un alto diplomatico dell'UE.
I
negoziati sul bilancio settennale dell'UE da circa mille miliardi di euro sono
sempre battaglie feroci, poiché ogni cifra deve essere concordata da tutti i 27
governi.
L'ultima
volta, i colloqui sono culminati in un vertice maratona di cinque giorni dei
leader.
Questa
volta, i leader dell'UE dovranno concordare sul prossimo bilancio settennale
per il periodo tra il 2028 e il 2034.
Ciò
richiederà decisioni chiave sul reperimento di fondi per l'aiuto dell'UE allo
sforzo bellico dell'Ucraina e alla transizione verde, preparando al contempo le
finanze del blocco per il prossimo allargamento.
Le
discussioni sono quindi destinate a essere ancora più spinose di prima.
Questo
sarà il momento cruciale, ha detto un altro funzionario dell'UE. "Nel suo primo mandato, era la
responsabile della crisi. Ora, deve assicurarsi che l'UE rimanga rilevante,
aggiustando il bilancio e preparando il blocco all'allargamento.
Queste
riforme interne hanno la tendenza a rompere i politici europei".
Nei
prossimi cinque anni,” von der Leyen” dovrà preparare l'UE al futuro,
assicurandosi che abbia abbastanza soldi e preparandola a diventare più grande.
La
battaglia sulle finanze del blocco è legata a un'altra sfida chiave per il
secondo mandato di von der Leyen:
preparare il blocco ad allargarsi da 27 a
potenzialmente 36 paesi. L'Ucraina è il più in vista dei paesi che sperano di
entrare, con von der Leyen e Michel che cercano di surclassarsi a vicenda
diventando i migliori amici del presidente ucraino “Volodymyr Zelenskyy” a
Bruxelles.
"La
Commissione avrà il controllo della situazione, ma non ha mai condotto
negoziati di adesione in un contesto geopolitico così difficile", ha
affermato il politologo “von Ondarza”.
Ora la
speranza riposta in milioni di persone in Ucraina, Moldavia e nei Balcani
occidentali deve trasformarsi in negoziati seri su denaro, riforme e
tempistiche, e ciò richiederà molto tempo.
Riflettendo
sulle prossime decisioni sull’allargamento, un altro diplomatico dell’UE ha
affermato:
“È qui
che le cose si complicano e diventano potenzialmente spiacevoli”.
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