Diritto alla autodifesa personale.
Diritto
alla autodifesa personale.
Israele,
il passo implacabile
contro
i profeti del terrore.
Ilgiornale.it
- Fiamma Nirenstein – (21 Settembre 2024) – ci dice:
Adesso,
lo scopo è chiaro: Israele vuole riportare la sua gente sfollata a casa,
riprendere possesso del suo territorio, delle sue case, delle sue scuole.
Dopo
la giornata dei cercapersone e il seguito dei walkie-talkie, dopo la
distruzione di cento rampe di lancio pronte per una parte dei missili che
l’Iran ha fornito a Hezbollah, ieri pomeriggio nel centro di Beirut è stato
eliminato un capo terrorista ricercato da anni, Ibrahim Aqil.
Un
colpo strategico fondamentale contro il maggiore proxy degli ayatollah, un
gruppo terrorista che ha trascinato il Libano in una guerra a fianco di Hamas
di cui gli altri cittadini libanesi si rammaricano.
Non
così il resto del mondo.
Per ora al Nord le sirene non hanno smesso di
chiamare i cittadini israeliani a correre nei rifugi, i bombardamenti degli
Hezbollah dal 7 ottobre sono un fatto normale.
Nasrallah, durante il suo discorso di giovedì
(niente bandiere sullo sfondo, tono incerto, rating gigantesco nell’attesa
dell’annuncio, che non è venuto, della sua vendetta) ha solo confermato che non
smetterà di combattere finché Hamas lo farà, che Israele è il responsabile
della guerra e ha confessato di non avere mai ricevuto un colpo così duro.
E oggi
un altro colpo nel cuore di Beirut: un’altra sonora umiliazione.
È
vero, i suoi missili partono ancora, i boschi bruciano, le case del Nord ancora
sono deserte, ma solo domenica scorsa Netanyahu annunciò che fra gli obiettivi
strategici c’era anche il ritorno a casa dei 65mila sfollati.
Hezbollah
per solidarietà coi peggiori assassini del secolo li ha aggrediti e cacciati
via:
donne, bambini, famiglie.
Israele
mercoledì ha azionato una macchina di attacco inusitata, stupefacente, ad
personam.
Un
congegno preparato con un lavoro di sicurezza e tecnologico da Netflix:
dimostra che Israele è ancora sé stesso, e che dopo il fallimento del 7
ottobre, ha ripreso la via dell’invenzione inaspettata per vincere i propri più
terribili nemici.
La spiegazione della lunga preparazione a
fronte invece dell’ignoranza colpevole su Hamas, è legata probabilmente alla
maggiore attenzione per il fronte iraniano. Grave errore.
Adesso,
lo scopo è chiaro:
Israele
vuole riportare la sua gente sfollata a casa, riprendere possesso del suo
territorio, delle sue case, delle sue scuole;
non ha nessun interesse al territorio libanese
se non per quella parte che viene usata come rampa di lancio per i missili,
pronti per il prossimo sterminio egli ebrei programmato dall’Iran da anni.
È puro odio.
Come
quello dei missili lanciati da 2mila chilometri di distanza dagli Houthi.
Eppure anche la semplice decisione di Israele di cercare di riportare a casa i
suoi è coperta di disapprovazione, di timore dell’escalation.
Ma
l’escalation c’era già stata, quella che ha portato a fianco di Hamas l’Iran e
i suoi.
Mai
condannata.
Chi ha
intimato agli Hezbollah di smettere di fiancheggiare Hamas? Nessuno.
L’Occidente
biasima solo Israele, non ammira affatto l’impresa dei “beeper”, non chiede di
lasciar tornare a casa gli sfollati israeliani per porre fine al conflitto.
Che
“Blinken” abbia insistito diverse volte sul fatto che «gli Stati Uniti non
sapevano, non sono coinvolti» non stupisce.
Israele è solo mentre l’Inghilterra laburista
taglia le armi, mentre, su un altro proscenio, lo scontro con il terrorismo
allarga il suo fronte anche nelle nostre città e l’Onu intanto vota una
risoluzione che sembra scritta da” Krushev” usando la politica delle
maggioranze automatiche dell’Onu e nega a Israele il diritto alla difesa.
Normale.
Fa
solo impressione anche che l’Italia si sia astenuta.
La
paura dell’escalation e la richiesta di cessate il fuoco sono aiuti alle
organizzazioni terroristiche.
Gli Hezbollah sono fra le peggiori,
un’organizzazione fascista, criminale, antisemita, che punta alla liquidazione
di Israele, come Hamas.
Israele
però viene condannata perché cerca di difendersi pena la sua stessa vita.
Se la
logica con cui viene ideologicamente perseguitata fosse stata la stessa ai
tempi della seconda guerra mondiale, gli Stati Uniti di Roosevelt e Truman,
come l’Inghilterra di Churchill sarebbero tutti stati condannati per crimini di
guerra.
La
Kamala "pistolera"
agita
gli Usa.
Msn.it
- Valeria Robecco – Il giornale.it – (21-9 -2024) – ci dice:
«Se un
intruso mi entra in casa, sparo».
Sembra
una frase ironica quella pronunciata da Kamala Harris durante un'intervista con
“Oprah Winfrey”, nel corso della quale la vicepresidente e candidata
democratica alla Casa Bianca ha affrontato un tema particolarmente delicato
negli Stati Uniti.
All'evento
in Michigan erano presenti 400 persone dal vivo (tra cui una lunga lista di
star come” Jennifer Lopez”,” Meryl Streep” e” Julia Roberts”), e migliaia
collegate online:
ad un
certo punto la regina della tv americana si è detta sorpresa di aver appreso
durante il dibattito contro Donald Trump che” Harris” possiede un'arma.
«Sì, e se qualcuno entra in casa mia, verrà colpito», ha risposto la numero due di “Joe
Biden”, prima di scoppiare a ridere.
«Probabilmente non avrei dovuto dirlo, il mio
staff se ne occuperà più tardi», ha aggiunto.
La
dichiarazione, fatta mentre si discuteva del controllo su pistole e fucili,
arriva in un clima di crescente tensione negli Usa, dopo il secondo tentato
assassinio contro Trump in soli due mesi.
“Harris” sostiene il rafforzamento dei
controlli dei precedenti per l'acquisto di armi e il ripristino del divieto
federale su quelle d'assalto, ma già nel 2019 aveva detto di possedere una
pistola per motivi di sicurezza personale.
«Ecco
il punto,” Oprah”. Non sto cercando di togliere le armi a tutti, credo nel
Secondo Emendamento - ha spiegato - Si tratta solo di buon senso».
Durante
il confronto tv della settimana scorsa, il tycoon ha affermato che se Kamala
venisse eletta «confischerebbe le armi a tutti», e anche in quell'occasione “Harris”
ha risposto che sia lei che il suo compagno di corsa, il governatore del
Minnesota Tim Walz, ne possiedono una.
«Non
toglieremo le armi a nessuno, quindi smettetela di dire continue bugie su
questo tema», ha proseguito.
Il
controllo di pistole e fucili rimane tra gli argomenti più controversi della
politica americana, ma è stato ampiamente messo in secondo piano rispetto ad
altre questioni politiche in questa campagna elettorale.
In ogni caso, è raro che nel partito
democratico un candidato o un funzionario parli così apertamente della propria
esperienza come possessore di armi.
Walz,
da parte sua, è cresciuto cacciando durante le vacanze estive in Nebraska e si
è allenato con le armi da fuoco negli oltre due decenni trascorsi come membro
della Guardia Nazionale.
All'inizio
della sua carriera politica, aveva una valutazione A dalla potentissima lobby
“National Rifle Association”, il che significa che era un politico pro-armi
agli occhi dell'organizzazione, ed è stato spesso visto indossare un berretto
da baseball della “Nra”.
Ma ha
cambiato rotta durante una serie di sparatorie mortali tra cui quella nella
scuola di “Sandy Hook” in Connecticut nel 2010.
«Conosco le armi - ha detto alla Convention
democratica il mese scorso - Sono un veterano, sono un cacciatore.
Ero un tiratore migliore della maggior parte
dei repubblicani al Congresso e ho i trofei per dimostrarlo.
Ma
sono anche un papà.
Credo
nel Secondo Emendamento, ma credo anche che la nostra prima responsabilità sia
quella di proteggere i nostri figli».
Intanto,
il Secret Service sta indagando sul post di Elon Musk su “X”, poi rimosso, in
cui si chiedeva, dopo il nuovo attentato a Trump, perché «nessuno sta cercando
di assassinare Biden o Harris».
Articolo
52 Codice Penale.
Brocardi.it
– Redazione – (25- 08 – 2024) – ci dice:
(R.D.
19 ottobre 1930, n. 1398)
Difesa
legittima.
(Aggiornato
al 25/08/2024)
Dispositivo
dell'art. 52 Codice Penale
Fonti
→ Codice Penale → LIBRO PRIMO - Dei reati in generale → Titolo III - Del reato
→ Capo I - Del reato consumato e tentato
Non è
punibile chi ha commesso il fatto per esservi stato costretto dalla necessità
di difendere
(1) un
diritto proprio od altrui contro il pericolo attuale.
(2) di
un'offesa ingiusta.
(3),
sempre che la difesa sia proporzionata all'offesa.
(4)
[55].
Nei
casi previsti dall'articolo 614, primo e secondo comma, sussiste sempre il
rapporto di proporzione di cui al primo comma del presente articolo se taluno legittimamente
presente in uno dei luoghi ivi indicati usa un'arma legittimamente detenuta o
altro mezzo idoneo al fine di difendere:
a) la
propria o la altrui incolumità:
b) i
beni propri o altrui, quando non vi è desistenza e vi è pericolo d'aggressione
(5).
Le
disposizioni di cui al secondo e al quarto comma si applicano anche nel caso in
cui il fatto sia avvenuto all'interno di ogni altro luogo ove venga esercitata
un'attività commerciale, professionale o imprenditoriale.
Nei
casi di cui al secondo e al terzo comma agisce sempre in stato di legittima
difesa colui che compie un atto per respingere l'intrusione attuata, con
violenza o minaccia di uso di armi o di altri mezzi di coazione fisica, da
parte di una o più persone (6).
Art.
precedente e Art. successivo.
Note:
(1) In
merito al problema della "fuga" in rapporto con la legittima difesa,
ovvero se si possa applicare tale causa di giustificazione al soggetto che
poteva evitare l'offesa fuggendo, la dottrina prevalente risponde positivamente
quando, in base al criterio del bilanciamento degli interessi, la fuga
esporrebbe i beni personali (es.: pericolo di infarto per il cardiopatico) o di
terzi (es.: rischio di investire i passanti con una fuga in macchina) a lesioni
uguali o superiori alla lesione che provocherebbe all'aggressore difendendosi.
Si
ricordi poi che la difesa può riguardare anche quella di un diritto altrui,
addirittura di uno sconosciuto (cd difesa altruistica).
(2)
Posto che il pericolo deve essere attuale, la dottrina prevalente ha poi
individuato un ulteriore possibile requisito, specificando che la legittima
difesa è ammissibile anche nel caso di pericolo volontariamente causato,
contrariamente a quanto ritiene la giurisprudenza.
S
ricordi poi che la legittima difesa trova applicazione, qui senza contrasti,
nel caso in cui da un proprio comportamento nasca un pericolo più grave di
quello preventivato (si pensi al soggetto che, partecipando ad una rissa (v.
588) senza armi o strumenti contundenti, si veda poi minacciato da un coltello
e sia costretto per difendersi a farne uso a sua volta).
(3) A
riguardo dell'espressione "offesa ingiusta", la giurisprudenza ha
parlato di "torto" e di "evento dannoso", prescindendo da
considerazioni strettamente giuridiche, come del resto parte della dottrina, la
quale ritiene che debba considerarsi l'offesa non come "contra ius",
bensì contraria alle valutazioni sociali di giustizia che sono alla base dell'ordinamento
giuridico.
(4) In
merito alla valutazione della proporzionalità tra difesa e offesa, si ritiene,
prevalentemente, che debbano essere considerati sia il rapporto tra mezzi
difensivi e mezzi offensivi, sia la relazione male minacciato-male inflitto, in
aderenza al principio del bilanciamento degli interessi. Quindi, la
proporzionalità sarà presente in quei casi in cui il male provocato
dall'aggredito risulta essere inferiore, uguale o superiore, in modo
tollerabile, a quello subito e dovrà essere valutata attraverso un giudizio ex
ante.
Si
ricordi poi che è configurabile una legittima difesa putativa (v. 59 4), ovvero
quella esercitata a fronte di una la situazione di pericolo che non esiste
obiettivamente, ma è supposta erroneamente dall'agente a causa di un erroneo
apprezzamento dei fatti. Affinché possa trovare applicazione tale tipologia di
legittima difesa è però necessario che l'erroneo convincimento abbia un
fondamento obbiettivo. Per chiarire, non è punibile il proprietario di una
gioielleria che, ritenendo reale un tentativo di rapina a mano armata simulato,
reagisca uccidendo l'apparente aggressore.
(5)
Tale comma è stato inserito dalla le. 13 febbraio 2006, n.59 (art. 1),
relativamente ai casi di violazione di domicilio cui all'art. 614 del c.p.,
comma 1 e 2, cui vengono assimilate le violazioni di quei luoghi in cui viene
esercitata un'attività commerciale, professionale o imprenditoriale. Il
legislatore, in questi casi, ha previsto una presunzione assoluta di
proporzione fra difesa e offesa, che opera in presenza di alcuni requisiti: il
soggetto che ha attuato la legittima difesa aveva il diritto di trovarsi in
quel luogo, l'incolumità della persona fosse in pericolo, la legittima difesa è
stata attuata attraverso un'arma o un altro strumento di coercizione
legittimamente detenuto. Qualora tutte queste condizioni siano presenti la
presunzione opera automaticamente, se invece manca anche una queste la
presunzione non ha luogo, ma sarà comunque possibile accertare la proporzione
fra mezzi di difesa e di offesa.
(6)
Tale disposizione è stata modificata dall'art. 1 comma 1 lett. a) della L. 26
aprile 2019 n. 36.
Alla
base della legittima difesa come causa di giustificazione vi è il principio del
c.d. bilanciamento degli interessi, che fa prevalere l'esigenza di tutelare
l'interesse di chi venga ingiustamente aggredito, rispetto all'interesse
dell'aggressore.
Spiegazione
dell'art. 52 Codice Penale.
Le
norme sulle cause di giustificazione descrivono situazioni eccezionali in cui
un fatto che normalmente costituirebbe reato non viene punito, in quanto l'ordinamento
permette o esige quel comportamento.
Tale
meccanismo di esclusione della risposta punitiva statale deriva dalla
considerazione per cui esiste un interesse prevalente alla base della non
punibilità del soggetto, come avviene nelle scriminanti dell'esercizio del
diritto, della legittima difesa, dell'uso legittimo delle armi e dello stato di
necessità, in cui si opera un bilanciamento degli interessi contrapposti,
oppure un interesse mancante, come nella scriminante del consenso dell'avente
diritto, dove viene meno l'interesse punitivo dello Stato per effetto della
rinuncia del titolare alla conservazione del proprio bene.
A
fondamento della scriminante in oggetto sta il fatto che l'ordinamento reputa
prevalente l'interesse dell'aggredito rispetto all'aggressore che attui una
situazione di pericolo ingiusta.
L'offesa
ingiusta va intesa come ogni aggressione ingiustificata contro un diritto
proprio o altrui, la quale non deve coincidere per forza con i concetti di dolo
o colpa, potendo essa provenire anche da una persona non imputabile (persona
affetta da vizio totale di mente).
L'oggetto
dell'aggressione può essere qualunque diritto, sia personale che patrimoniale,
che altrui, come nel caso del soccorso difensivo.
Il
pericolo deve essere attuale, nel senso che deve essere imminente e persistente
e quindi la scriminante non opera quando l'aggressione sia già cessata.
La
necessità di difendersi sussiste quando il pericolo non possa essere altrimenti
evitato, ad esempio sostituendo la difesa con una reazione meno dannosa, oppure
in caso di
“commodus discessus”, quando cioè l'aggredito abbia concretamente la
possibilità di fuggire semplicemente dalla situazione pericolosa.
Ai
fine della proporzionalità della reazione difensiva, va valutato il complesso
della situazione aggressiva e di quella difensiva, tenendo in considerazione i
mezzi utilizzati da entrambe le parti, i beni giuridici contrapposti, il
livello di ingiustizia perpetrato, l'effettiva inevitabilità della reazione,
l'incolpevolezza dell'aggredito (che non deve aver provocato la minaccia), il
tempo ed il luogo dell'azione e non da ultimo il valore esistenziale che il
bene minacciato assume per l'aggredito.
Per
quanto concerne la legittima difesa domiciliare, ai fine dell'operatività della
scriminante la norma sancisce la sussistenza della proporzionalità di cui sopra
qualora la
persona legittimamente presente nel domicilio privato utilizzi un'arma
legittimamente detenuta o altro mezzo idoneo al fine di difendere:
la propria o altrui incolumità;
i beni propri o altrui, quando non vi è
desistenza e vi è pericolo di aggressione.
Un
vivace dibattito sia giurisprudenziale che dottrinale ha comunque escluso la
sussistenza automatica del requisito della proporzionalità, ed il giudice dovrà
affidarsi ai parametri sopra delineati al fine di valutare se l'aggredito abbia
reagito in maniera legittima o meno.
Sarà
dunque la pubblica accusa a dover dimostrare l'inesistenza della
proporzionalità e non l'aggredito.
SPIEGAZIONE
ESTESA.
L’autotutela
privata è generalmente vietata dall’ordinamento giuridico penale.
Tuttavia,
l’articolo in commento costituisce un residuo di quella forma di autotutela,
volta a respingere un’aggressione ingiusta ad un pericolo attuale, sulla scorta
del principio” vim vi repellere licet”.
Nonostante
ciò, proprio perché la tutela dei diritti è rimessa dall’ordinamento giuridico
alla forza pubblica, per evitare il rischio che i privati ricorrano tra di loro
alla “ragion fattasi”, tale scriminante è condizionata, ai fini della sua
operatività, a tutta una serie di requisiti essenziali ed indefettibili.
Tali
presupposti si possono così riassumere:
Innanzitutto,
è necessario che esista una aggressione “ingiusta”, intendendosi con tale
espressione quella aggressione che, nel ledere l’altrui diritto, non è in alcun
modo autorizzata dall’ordinamento giuridico.
In
secondo luogo, la reazione della vittima deve essere “legittima”, ovvero
necessaria ed inevitabile e non sostituibile con altra meno gravosa e che possa
comunque condurre alla salvezza o alla tutela del diritto esposto a pericolo di
aggressione.
Per
quanto attiene, per la persona offesa, alla possibilità di “fuga”, la
giurisprudenza ritiene che essa escluda la invocabilità della legittima difesa
allorquando sia configurabile e praticabile un “commodus discessus”, ovvero un
modo diverso ma comunque risolutivo di mettere in salvo i propri diritti.
Purtuttavia,
sarà sempre necessario operare un doveroso bilanciamento degli interessi,
grazie al quale è possibile comprendere che la vittima non sarà costretta a
fuggire quando anche la fuga potrebbe creargli pregiudizio, esponendo i suoi
beni personali a rischi ancora maggiori di quelli derivanti da una legittima
reazione
Il
pericolo a cui viene esposto il bene, che ovviamente non deve essere stato
cagionato volontariamente dalla vittima, deve essere “attuale”, ovvero porsi
necessitato dall’imminenza dell’offesa, alla quale è necessario reagire in modo
pronto e sollecito.
Per questo motivo, la dottrina esclude la
possibilità di porre in essere una “difesa anticipata“ o comunque “preventiva”,
che si ponga come una tutela non richiesta dall’imminenza del pericolo, ma
determinata da una volontà del soggetto di proteggersi per il potenziale e
futuro rischio di vedere il suo diritto esposto a pericolo.
Il sacrificio della sfera giuridica
dell’aggressore non sarebbe infatti giustificato alla luce di una reazione non
necessitata nell’immediato, per non essersi ancora verificato un pericolo
incombente o comunque perdurante che ponga in pericolo i diritti della persona
offesa.
Pur
essendo la involontarietà del pericolo requisito per l’applicazione della
scriminante in oggetto, la giurisprudenza ha affermato che c’è compatibilità
tra la legittima difesa e l’attenuante della provocazione, allorquando il
provocato abbia una reazione eccessiva in seguito all’offesa altrui.
Allo
stesso modo, si ritiene in modo abbastanza pacifico, sia in dottrina che in
giurisprudenza, che la causa di giustificazione della legittima difesa sia
compatibile con il reato della rissa, nel momento in cui ci sia la reazione di
alcuno dei partecipanti alla rissa del tutto sproporzionata ed imprevedibile
rispetto all’offesa subita, costituendo quindi un’azione autonoma e svincolata
dai presupposti della rissa stessa.
Altra
parte della giurisprudenza, diversamente opinando, ha viceversa ritenuto che
l’attenuante della provocazione sia del tutto incompatibile con l’istituto
della legittima difesa, poiché è da notare che chi provoca, si pone
volontariamente nella condizione di esporsi ad una situazione di pericolo che,
per definizione, può esporre ad esiti imprevedibili a anche più gravi di quanto
immaginato dal provocatore.
In altre parole, chi si pone volontariamente
in una situazione di pericolo, che può configurarsi in una sfida o in altre
competizioni per loro natura aggressive e violente, accetta in qualche modo i
rischi che da queste situazioni derivano, più o meno imprevedibili, e che
comunque devono essere stati preventivamente “accettati” da colui che invoca la
legittima difesa, non bastando l’esposizione a potenziali comportamenti
aggressivi di altre persone, se non si è in prima persona animati da volontà di
aggressione.
Infine,
altro requisito indispensabile ai fini dell’applicabilità della scriminante
della legittima difesa è quello della proporzionalità tra l’offesa e la difesa.
Questo,
che è forse il requisito di più difficile apprezzamento in sede processuale,
deve essere svolto secondo una valutazione “ex ante”, che tenga conto
principalmente di due circostanze:
i mezzi utilizzati da parte dell’aggressore, e
quelli a disposizione dell’aggredito per difendersi; i beni giuridici in
conflitto.
Operare
tali valutazioni e tale bilanciamento, è tutt’altro che banale.
Tale
difficoltà è tanto maggiore quando i beni in conflitto si presentino come
eterogenei, essendo in tal caso ancora più difficile valutare se sussista il
requisito della proporzione, a meno che uno dei due beni giuridici non si
presenti come enormemente più importante, e quindi sicuramente maggiormente
tutelato, rispetto all’altro.
Con
legge n. 59 del 2006 è stata introdotta un’importante e sostanziale riforma
dell'istituto della legittima difesa, frutto delle pressioni dell’opinione
pubblica, con la finalità di rendere più esteso il campo di applicazione della
scriminante in oggetto.
In
particolare, la novella ha introdotto una “presunzione di proporzionalità”
della difesa, che, come si è visto, deve di regola essere accertata dal giudice
caso per caso, allorquando “nei casi previsti dall’art. 614, primo e secondo
comma [...] taluno legittimamente presente in uno dei luoghi ivi indicati usa
un’arma legittimamente detenuta o altro mezzo idoneo al fine di difendere
a) la
propria o l’altrui incolumità;
b) i beni propri o altrui, quando non vi è
desistenza e vi è pericolo di aggressione”.
Come
si può notare dalla lettura della disposizione, viene inserita una affermazione
di sussistenza della proporzionalità ex lege, tra la reazione attuata
attraverso l’utilizzo di un’arma e l’”aggressione contra legem”.
Ciò
non toglie, ovviamente, che tutti gli altri presupposti della legittima difesa,
debbano comunque essere autonomamente accertati, non potendosi operare alcuna
presunzione di sussistenza dei requisiti della aggressione ingiusta, della
legittima reazione e della attualità ed involontarietà del pericolo.
Come è
facile immaginare, tale riforma è stata oggetto di moltissime polemiche, sia di
carattere politico che tecnico-giuridico.
Per quanto attiene in particolare a queste
ultime, è stato affermato che la novella non ha sostanzialmente modificato i
termini di applicazione della legittima difesa, consentendo una indiscriminata
reazione al soggetto che violi il domicilio e la privacy altrui introducendosi
in un luogo di privata dimora.
Infatti,
ha affermato espressamente la giurisprudenza, pur essendo mutato il concetto di
proporzionalità che, in determinati specifici casi si presume, sarà comunque
necessario svolgere una attenta verifica della sussistenza dell’attualità del
pericolo e della legittimità della reazione, intendendosi in particolare la
necessità inevitabile ed insuperabile di ricorrere all’utilizzo dell’arma.
Se non dovessero sussistere gli altri ordinari
requisiti della legittima difesa, sarà inutile una qualunque indagine in merito
al requisito della proporzionalità.
Inoltre,
appare evidente che il legislatore non abbia inteso, pur inserendo la
presunzione di proporzionalità, eliminare la necessità di effettuare un
concreto bilanciamento tra gli interessi in rilievo.
Questo
significa che l’uso dell’arma è sì consentito, ma diventerà ugualmente
illegittimo nel momento in cui viene perpetrato anche nel caso di desistenza
dell’aggressore.
Si è
discusso in merito all’equiparazione, ai fini dell’applicazione del secondo
comma dell’art. 52, dell’abitacolo di un’autovettura ad un “luogo di privata
dimora” ex art. 614, concludendosi in senso negativo, poiché l’automobile, pur
garantendo la privacy del guidatore, non consente allo stesso di svolgervi atti
di vita domestica, come accadrebbe invece all’interno di una abitazione.
Infine,
un accenno merita l’ulteriore riforma della legittima difesa, operata con legge
26 aprile 2019 n. 36, che è intervenuta a modificare l’ultimo comma dell’art.
52.
A tal
riguardo, la disposizione oggi prevede che “nei casi di cui al secondo e al
terzo comma agisce sempre in stato di legittima difesa colui che compie un atto
per respingere l'intrusione posta in essere, con violenza o minaccia di uso di
armi o di altri mezzi di coazione fisica, da parte di una o più persone”.
Tale
disposizione è stata modificata, ancora una volta sulla scorta di
considerazioni dettate dalla situazione di emergenza sociale che ha agitato
l’opinione pubblica, al fine di ridurre il margine discrezionale del magistrato
che si determini ad applicare al fatto di reato la causa di giustificazione
della legittima difesa.
Ciò
significa, in altri termini, che il legislatore ha inteso in qualche modo
creare una presunzione assoluta e invincibile di sussistenza della legittima
difesa allorquando l’atto aggressivo venga attuato per respingere appunto una
intrusione attuata “con violenza o minaccia di uso di armi o altri mezzi di
coazione fisica”.
Tale
disposizione va letta in combinato disposto con quanto previsto dal secondo
comma dell’art. 55, il quale prevede che “nei casi di cui ai commi secondo,
terzo e quarto dell'articolo 52, la punibilità è esclusa se chi ha commesso il
fatto per la salvaguardia della propria o altrui incolumità ha agito nelle
condizioni di cui all'articolo 61, primo comma, n. 5) ovvero in stato di grave
turbamento, derivante dalla situazione di pericolo in atto”.
La
disposizione, così come formulata, ha generato fin dalla sua introduzione
numerose critiche da parte della dottrina, e della giurisprudenza, la quale si
vedrebbe svuotata, se si applicasse letteralmente la norma, del potere
discrezionale che è tipico e coessenziale alla sua funzione
Anche
la nozione di “grave turbamento” denota un grave deficit di determinatezza.
Tali espressioni vaghe e polisense, infatti, stridono
apertamente con il principio di legalità, previsto dall’art. 1 del c.p. e,
ancora prima, dall’art. 25 Cost., in virtù dei quali il consociato deve essere
posto nella condizione di comprendere esattamente le disposizioni penali, in
modo da potersi determinare in modo autonomo alla eventuale commissione del
fatto di reato.
Tale
presunzione legale di sussistenza della legittima difesa è apparsa ai primi
commentatori della riforma eccessivamente rigida, e per questo con tutta
probabilità esposta a censure di legittimità costituzionale. Infatti, c’è un
preciso rango tra beni costituzionali che va rispettato, a prescindere dalle
discrezionali intenzioni del legislatore. In particolare, tale bilanciamento
tra beni giuridici in conflitto si renderà tanto più necessario quando si
tratterà di confrontare il bene della vita dell’aggressore con i diritti
patrimoniali dell’offeso.
Tuttavia,
al giudice ordinario, se non vuole proseguire sulla via già consolidata della
“lettura costituzionalmente conforme” della norma sulla legittima difesa, non
resterà che sollevare una questione di legittimità costituzionale dell'art. 52
c.p.
Diritto
Internazionale Umanitario:
la
tavola rotonda di Sanremo.
Analisidifesa.it
– (21 Settembre 2024) - Redazionein Analisi Italia - Gaia De Salvo – ci dice:
Il 12
e 13 settembre 2024, nella splendida cornice di Villa Ormond a Sanremo, si sono
tenuti i lavori della 47ª Tavola Rotonda sui problemi attuali del diritto
internazionale umanitario, organizzata congiuntamente dall’Istituto
Internazionale di Diritto Umanitario di Sanremo e dal Comitato Internazionale
della Croce Rossa di Ginevra.
La
Cerimonia di apertura dell’evento ha visto la partecipazione di numerose
autorità e figure di spicco del mondo civile e militare, tra cui il Capo di
Stato Maggiore della Difesa italiano, Ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, e il
Consigliere del Presidente della Repubblica per l’informazione e alla
partecipazione sociale Gianfranco Astori, accompagnato dal consigliere per gli
Affari militari del Presidente della Repubblica Gen. C. A. Gianni Candotti;
oltre a cariche locali e regionali quali il Sindaco di Sanremo, Avv. Alessandro
Mager, il Presidente della Provincia, On. Claudio Scajola, il Presidente della
Regione, Dott. Alessandro Piana.
A
questi si sono quindi aggiunti i saluti istituzionali della rappresentante del
CICR, Dott.ssa Eva Svoboda, e del Presidente della Croce Rossa Italiana, Dott.
Rosario Maria Gianluca Valastro, dando il benvenuto ad una platea di più di 220
rappresentanti governativi, di organizzazioni internazionali ed esperti
provenienti dai circoli militari, diplomatici ed accademici, provenienti da 28
nazioni e sei continenti.
Strutturata
quest’anno in sei sessioni tematiche atte ad approfondire le sfide passate,
presenti e future dell’applicazione pratica delle quattro Convenzioni di
Ginevra del 1949, la conferenza annuale dell’Istituto di Sanremo è stata quindi
introdotta da un ampio inquadramento storico preliminare dell’evoluzione del
diritto internazionale umanitario, e conclusa da un’analisi di ciò che attende
questo importante corpus giuridico alla luce degli sviluppi contemporanei
globali.
Nel
suo messaggio di apertura, il Presidente dell’Istituto, Generale C.A. (ris.) Giorgio
Battisti ha infatti sottolineato come il diritto internazionale umanitario sia
da considerarsi quale base fondamentale dell’attività delle Forze Armate di
tutto il mondo, oltre che una “realtà giuridica chiamata ad adeguarsi alle
sfide poste da conflitti sempre più insidiosi, di non sempre facile o scontata
qualificazione, caratterizzati dagli scontri armati tra fazioni opposte di
natura molto diversa e dall’impiego progressivo di nuove e devastanti
tecnologie.”
Il
Presidente ha anche posto l’accento sui cosiddetti “utilizzatori finali” del
diritto umanitario, i giovani soldati:
“ragazzi di 20-25 anni – spesso affaticati,
infreddoliti o accaldati, spaventati – che, trovandosi in una situazione di
stress fisico e mentale, se non correttamente preparati, sono portati – nel
dubbio – ad aprire il fuoco”; e ai loro comandanti con il “solenne dovere
assicurarsi che gli uomini e le donne che avranno il privilegio di comandare
rispettino le leggi e siano in grado di tornare a casa con onore, preservando
la loro dignità umana”.
Sottolineando
come tutto ciò sia necessario per “la protezione delle popolazioni civili,
sempre più coinvolte nei conflitti, quali “scudi umani”, vittime dei
combattimenti nelle aree urbane, bersagli di violenze o soprusi da parte dei
contendenti, e costrette a fuggire dalle zone interessate dalle operazioni
belliche”.
L’”Ammiraglio
Cavo Dragone”, dopo aver evidenziato l’attuale recente impegno dell’Italia nel
Medio Oriente volto a stemperare le tensioni e promuovere il dialogo e,
auspicabilmente, la pace nella Regione, ha richiamato l’attenzione sul numero
di focolai di guerra che imperversano ad oggi nel mondo:
“[…]
56 conflitti, il numero più alto dalla Seconda guerra mondiale. Questi
conflitti sono diventati di natura più internazionale, con 92 Paesi coinvolti
in conflitti al di fuori dei loro confini.
Oggi, 110 milioni di persone sono rifugiate o
sfollate a causa di conflitti violenti, con 16 Paesi che ospitano oltre mezzo
milione di rifugiati.”
L’Ammiraglio
si è quindi unito al “Generale Battisti” nel sottolineare la crescente presenza
di conflitti ibridi e complessi, definendo tale sviluppo
“[un]
nuovo mostro che sta sempre più dominando il panorama militare internazionale
[attraverso] la combinazione di strategie convenzionali e non convenzionali.”
Il
messaggio istituzionale del Presidente della Repubblica, letto dal Consigliere
per l’informazione e alla partecipazione sociale Gianfranco Astori, ha poi
aperto una riflessione sugli anniversari della ratifica delle Convenzioni di
Ginevra e della Battaglia di Solferino che la Tavola Rotonda ha inteso
celebrare, riaffermando come “[rimanga] desolatamente di attualità lo ius in
bello, indispensabile strumento per lenire le conseguenze di conflitti di
portata sempre più ampia, anche per le nuove minacce che si affacciano:
contrasti
e radicalismi di pretesa matrice religiosa, terrorismo, guerriglia, criminalità
organizzata, per non parlare del ritorno del fenomeno dei mercenari.”
Nonostante
la necessità crescente di una corretta applicazione di tale corpus normativo,
nel suo messaggio il Presidente ha illustrato un preoccupante scenario in cui “nello sterile rimpallo delle
responsabilità fra le parti in guerra, nel chiaroscuro delle narrative opposte,
nel ripetersi – infine – di appelli inascoltati da parte dei principali
organismi internazionali, si ha la sensazione che il mondo si stia infilando in
una fase in cui il patrimonio racchiuso nelle Convenzioni di Ginevra appaia una
pura petizione di principio.”
L’istituto
di Sanremo da oltre 50 anni si pone come obiettivo primario la promozione di
questo stesso patrimonio, adoperandosi per una maggiore comprensione ed un
maggiore rispetto del diritto internazionale umanitario per mezzo dello
sviluppo di attività di insegnamento e formazione rivolte ad ufficiali militari
e operatori civili provenienti da tutto il mondo.
Le
iniziative promosse dall’Istituto sono rivolte principalmente ai futuri
comandanti, ufficiali in comando e operatori del settore umanitario attivi in
contesti di crisi; un’attività formativa volta a educare e sensibilizzare sui
principi base del diritto umanitario, focalizzati sulla protezione dei civili e
di chi non prende (più) parte al conflitto, aspetti cruciali della diffusione
di una cultura giuridica finalizzata alla limitazione della sofferenza umana.
Le
diverse sessioni, o “panel” della Tavola Rotonda hanno dunque offerto
un’analisi critica dell’evoluzione delle Convenzioni di Ginevra, a 75 anni
dalla loro ratifica, con una panoramica globale sull’importanza di questi
documenti storici, redatti e ratificati universalmente in un contesto
internazionale difficile da replicare oggi.
Nell’affrontare
i temi chiave della protezione dei feriti, il trattamento dei prigionieri di
guerra, la tutela dei naufraghi e dei civili, accademici, consiglieri
giuridici, personale umanitario e alti ufficiali militari hanno animato un
dibattito profondamente costruttivo, moderato sapientemente dai rappresentanti
dell’Istituto sia in sala che online.
Da
queste sessioni sono stati sottolineati e rielaborati modelli e aspetti
dell’implementazione del “DIU”, quali la collaborazione fra organizzazioni
umanitarie, altri operatori civili e forze armate, e la crescente rilevanza del
ruolo dei corpi medici militari i quali, operando sui feriti delle diverse
parti, agiscono nel quadro delle norme di Diritto Umanitario in armonia con la
propria etica professionale.
Al
termine del primo giorno dei lavori, degno di nota è stato l’intervento
dell’Onorevole Carrie F. Ricci, Army General Counsel dell’amministrazione
statunitense e consigliere giuridico capo del Dipartimento delle Forze Armate
USA. Nel suo discorso l’Onorevole Ricci ha infatti illustrato il “Civilian Harm
Mitigation and Response Action Plan” (Piano di Azione per Mitigare e Rispondere
ai Danni ai Civili) implementato dall’esercito statunitense nel corso del suo
mandato, un piano volto a migliorare l’approccio delle proprie forze armate ed
alla minimizzazione dell’impatto delle operazioni militari sulle popolazioni
civili.
Alla
conclusione dell’ultimo dibattito, dedicato al futuro delle Convenzioni di
Ginevra e delle norme ginevrine, nel contesto del quale è risultato chiaro come
l’efficace attuazione delle stesse sia ancora oggi una sfida complessa, ha
infine preso la parola l’Ambasciatore Jean-Pierre Lacroix, Sottosegretario
Generale delle Nazioni Unite responsabile per le operazioni di mantenimento
della pace.
Nel
suo intervento l’Ambasciatore si è detto compiaciuto dell’opportunità di
confronto offerta dalla “Tavola Rotonda di Sanremo”, concentrando la propria
attenzione sul lavoro multidimensionale svolto dal peacekeeping con l’obiettivo di creare le
condizioni necessarie all’adozione di soluzioni politiche alle dispute interne
ed internazionali.
Ciò, con l’obiettivo di limitare le condizioni
stesse di fragilità che tendono a costituire terreno fertile per le violazioni
del diritto umanitario.
Mentre
da oltre mezzo secolo l’Istituto Internazionale di Diritto Umanitario di
Sanremo si impegna instancabilmente nello sviluppo di un dialogo umanitario
unico, conosciuto ormai a livello globale come “dialogo umanitario nello
Spirito di Sanremo”, sono proprio gli eventi come la Tavola Rotonda a
confermarsi cruciali per la missione statutaria di questo ente unico al mondo.
(La Dott.ssa Gaia De Salvo ricopre attualmente la
posizione di collaboratrice junior presso il Dipartimento Progetti Speciali
dell’Istituto Internazionale di Diritto Umanitario.)
Salvini,
il processo Open Arms a Palermo.
I pm: «Chiediamo sei anni di carcere». Meloni:
«Incredibile. A lui la mia totale solidarietà». Schlein: «Intervento della
premier inopportuno»
Corriere.it – (14 settembre 2024) - Redazione
Cronache – ci dice:
Oggi,
14 settembre 2024, si tiene la requisitoria dei pm nell'ambito del processo a
Matteo Salvini, imputato per «sequestro di persona e rifiuto di atti d'ufficio»
per avere impedito cinque anni fa lo sbarco di 147 migranti a Lampedusa.
Salvini,
il processo Open Arms nell'aula bunker a Palermo.
Il fondatore della ong: «Giorno importante per
la giustizia italiana».
Il
leader della Lega: «La difesa dei confini non è un reato»
L'udienza
nell'aula bunker del carcere Pagliarelli a Palermo:
il
procuratore aggiunto “Marzia Sabell”a con i Pm “Calogero Ferrara “e” Giorgia
Righi” chiedono la condanna di Salvini a sei anni di carcere per i fatti della
nave Open Arms dell’agosto 2019.
Giorgia
Meloni: «Incredibile. La mia totale solidarietà. Precedente gravissimo»
Il
contrasto tra accusa e difesa. Bongiorno: «L'atto d'accusa è contro una linea
di governo»
Che
cosa rischia Matteo Salvini?
14
Settembre 2024.
Open
Arms: «Confidiamo nella giustizia»
«Confidiamo
nella giustizia». Ha commentato così la richiesta dei Pm la ong spagnola Open
Arms.
14
Settembre 2024.
Nordio:
«Piena e affettuosa solidarietà a Salvini»
«Esprimo
la mia piena ed affettuosa solidarietà al collega Salvini per quanto riguarda
il processo. La sua origine e le sue caratteristiche mi riportano ai tanti
articoli che ho scritto in merito prima di diventare ministro». Cosi il
Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, a margine della manifestazione delle
Frecce Tricolori a Jesolo.
14
Settembre 2024.
Vannacci,
azioni Salvini difesa interesse nazionale.
«Come
uomo di Stato e con profondo rispetto delle istituzioni, esprimo la mia
solidarietà al ministro Matteo Salvini per le difficili vicende giudiziarie che
sta affrontando.
Sono
convinto che l'azione politica e amministrativa debba essere sempre guidata
dalla tutela degli interessi del Paese e dal rispetto delle leggi.
Al
contempo, nutro piena fiducia nel lavoro della magistratura e nel nostro
ordinamento statale, che dispone di tutti gli strumenti necessari per partorire
una decisione equa, capace di chiarire la buona fede e l'evidente legittimità
degli intenti che hanno guidato le azioni del ministro Salvini».
Così Roberto Vannacci, europarlamentare della
Lega.
«Sono
certo che la sua condotta, volta palesemente alla difesa dell'interesse
nazionale, sarà riconosciuta conforme alla legge e allo spirito delle
istituzioni democratiche», aggiunge.
14
Settembre 2024.
Salvini:
«Difendere l'Italia non è un reato. Non mollo».
«6
anni di carcere per aver bloccato gli sbarchi e difeso l’Italia e gli Italiani?
Follia.
Difendere l’Italia non è un reato e io non
mollo, né ora né mai».
Così
Matteo Salvini su Instagram.
E con un video aggiunge: «Mi dichiaro
colpevole di aver difeso l'Italia e gli italiani. Mi dichiaro colpevole di aver
mantenuto la parola data».
Salvini:
«Rischio il carcere perché la sinistra ha deciso che difendere i confini
italiani è un reato»
La
difesa di Salvini sui social.
14
Settembre 2024.
Piantedosi:
«Evidente e macroscopica stortura».
«Piena
e totale solidarietà al ministro Salvini.
Il rischio a una condanna a sei anni di
carcere, per aver fatto fino in fondo il suo dovere nel contrasto
all’immigrazione irregolare, è una evidente e macroscopica stortura e
un’ingiustizia per lui e per il nostro Paese», ha dichiarato il ministro
dell’Interno, Matteo Piantedosi.
14
Settembre 2024.
Schlein,
«Inopportuno l'intervento di Meloni su Salvini».
La
segretaria del Pd Elly Schlein ha trovato «molto inopportuno l'intervento della
presidente del Consiglio Giorgia Meloni» sulla richiesta di condanna di Matteo
Salvini per la vicenda Open Arms.
«Pensiamo che il potere esecutivo e quello
giudiziario siano separati e autonomi. È un principio che si chiama separazioni
dei poteri» ha detto a “Umbertide”.
«Quindi - ha sostenuto ancora Schlein - il
rispetto istituzionale imporrebbe di non commentare processi aperti.
Stupisce che mentre oggi ha trovato il tempo
di commentare il processo Salvini, da ieri non abbia ancora proferito una
parola sul patteggiamento di Giovanni Toti».
14
Settembre 2024.
Elon
Musk: «Quel Pm pazzo dovrebbe andare in prigione»
«Quel
pazzo pubblico ministero dovrebbe essere lui quello che va in prigione per 6
anni, questo è pazzesco».
Lo ha
scritto su “X” “Elon Musk” commentando la richiesta del Pm di Palermo di sei
anni di reclusione per il vicepremier e ministro delle Infrastrutture Matteo
Salvini accusato di sequestro di persona e rifiuto di atti d'ufficio per avere
impedito, cinque anni fa, lo sbarco dalla Open Arms di 147 migranti a
Lampedusa.
14
Settembre 2024.
Tajani:
«Chiedere 6 anni è irragionevole»
«Ribadisco
ciò che ho detto stamane:
Matteo Salvini ha fatto il suo dovere di
ministro dell'Interno per difendere la legalità.
Chiedere
6 anni di carcere per questo motivo appare una scelta irragionevole e per
giunta senza alcun fondamento giuridico».
Lo scrive il vicepremier e ministro degli
Esteri Antonio Tajani su “X”.
14
Settembre 2024.
Zaia:
«Difendere i confini non può e non deve essere trattato come un reato»
«Esprimo
la mia solidarietà e il mio pieno sostegno a Matteo Salvini, che ha sempre
agito nell'interesse della sicurezza del Paese e nella tutela dei confini
nazionali.
Confido
nella giustizia e sono certo che emergerà la verità:
difendere
i confini non può e non deve essere trattato come un reato.
Lo
dichiara” Luca Zaia” all'ANSA, appresa la notizia della richiesta di condanna
da parte dei Pm nei confronti del vicepremier e segretario nazionale della
Lega, Matteo Salvini.
«Ritengo,
inoltre, che gli elementi presentati dalla difesa di Salvini - conclude il
governatore - potranno chiarire ulteriormente la correttezza di chi ha agito
nell'interesse degli italiani»
14
Settembre 2024
Ronzulli
(FI), «Richiesta contro ministro Salvini abnorme, inaccettabile e politica»
«Se
passa il concetto di condannare un ministro della Repubblica per aver applicato
un provvedimento del governo, passa anche l'idea che il potere esecutivo è
sottoposto al potere giudiziario, e questo non è accettabile.
Chiedere
6 anni di reclusione nei confronti del ministro Salvini, considerato peggio di
un corrotto, un ladro o un violentatore, è un'enormità, soprattutto se
paragonata ad altri reati ben più gravi.
Ma è
anche un modo per attaccare e condizionare le politiche di un governo,
qualsiasi esso sia, perché non c'è decreto che non sia approvato dal Consiglio
dei ministri e firmato dal presidente del Consiglio.
Sono certa non solo che il ministro Salvini,
al quale va la mia più sentita solidarietà, riuscirà a dimostrare la
correttezza del suo operato, ma anche che il tribunale di Palermo riporterà il
processo sui binari del diritto, dell'equilibrio e dell'imparzialità».
Così la senatrice di Forza Italia e vice
presidente del Senato, Licia Ronzulli.
14
Settembre 2024.
Lupi
(Nm), «Precedente pericolosissimo per istituzioni»
«Processare
un ministro e chiedere addirittura una pena di sei anni per un atto compiuto
nell'esercizio delle sue funzioni, per una decisione presa per contrastare il
traffico di esseri umani in una situazione molto delicata- peraltro espressione
di una linea condivisa collegialmente da quel governo - è un precedente
gravissimo e pericolosissimo che riguarda tutti, politica e istituzioni.
Esprimiamo solidarietà a Matteo Salvini, e
riteniamo che dovrebbero esprimerla tutte le forze politiche con
determinazione».
Lo
afferma il presidente di “Noi Moderati” “Maurizio Lupi”.
14
Settembre 2024.
Boldrini
(Pd), «Un ministro deve rispettare la legge».
«Anche
un ministro deve rispettare la legge, incluso Salvini.
La
durissima requisitoria del Pm di Palermo, che ha chiesto una condanna a 6 anni,
ci ricorda che il “rispetto dei diritti umani” viene prima della presunta
difesa dei confini e che le vite in mare si salvano sempre, anche durante una
guerra».
Lo dichiara “Laura Boldrini”, deputata del Pd
e presidente del “Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel mondo”.
«Salvini, tentando di chiudere i porti, ha
cercato per anni di ricattare l'Ue - aggiunge -.
Per
non parlare delle ripercussioni che questo ha avuto, incluse quelle sui corpi
dello Stato.
Ha
fatto di tutto per “disumanizzare i migranti”, rendendoli capro espiatorio di
qualsiasi problema, alimentando le paure e gli istinti più bassi delle persone.
Su questo ha speculato e specula a fini elettorali e di potere.
Ma anche un ministro deve rispondere alla
legge, alla Costituzione e al diritto internazionale».
14
Settembre 2024.
Magi:
«Gravissima ingerenza Meloni sul processo. L'Italia non è l'Ungheria di Orban».
«Nel
2019 ha tenuto in ostaggio 147 persone sulla Open Arms, con a bordo anche donne
e bambini, pur di portare avanti la sua spregiudicata politica dei porti chiusi
e ricattare l'Europa.
Per questo Matteo Salvini è finito sotto
processo a Palermo.
E oggi è arrivata la richiesta da parte dei Pm
di 6 anni di reclusione.
Avere
un Ministro accusato di sequestro di persona già dovrebbe essere fonte di
imbarazzo per un governo di qualsiasi Paese democratico, ma avere addirittura
la premier che interviene a gamba tesa nel processo rappresenta un'ingerenza
gravissima del potere esecutivo nei confronti del potere giudiziario da far
tremare i polsi.
Ricordiamo
a Giorgia Meloni che l'Italia non è ancora, per fortuna, l'Ungheria dove la
giustizia è assoggettata al presidente Orban.
E soprattutto è incredibile che Meloni
commenti provando a truffare gli italiani sul senso del processo a Salvini:
il suo
vicepremier, nella vicenda Open Arms, ha tentato di modificare le norme per
dotarsi dei pieni poteri nei confronti di migranti naufraghi, altro che
svolgere il proprio lavoro.
Ma la
legge e il diritto internazionale glielo impediscono.
Non solo una grave ingerenza da parte di
Meloni, che sta evidentemente cercando di intimidire il pubblico ministero, ma
anche una totale distorsione della realtà a uso e consumo delle crudeli e
spesso illegali politiche di questa destra sui migranti».
Lo afferma il segretario di” Più Europa”, “Riccardo
Magi”.
14
Settembre 2024.
Bonelli
(Avs): «Salvini non faccia la vittima».
«Non
si difendono i confini nazionali tenendo prigioniere in mare aperto 147
persone, tra cui donne e bambini, violando tutte le convenzioni internazionali,
a partire da quelle del mare e dei diritti umani.
Vedremo
cosa deciderà il tribunale riguardo alla richiesta di condanna a sei anni per
Salvini avanzata dalla Procura, ma una cosa è certa:
quando era ministro, Salvini utilizzò il
dramma umano delle persone migranti, che purtroppo morivano a migliaia nel Mar
Mediterraneo, per mero calcolo elettorale».
Lo
afferma, in una nota, il deputato di “Alleanza verdi e sinistra” e portavoce
nazionale di “Europa verde”, Angelo Bonelli.
14
Settembre 2024.
Valditara:
«Giudizio prettamente politico e non giudiziario»
«La
requisitoria dei pubblici ministeri di Palermo, che hanno chiesto sei anni di
reclusione per Matteo Salvini, ha un forte sapore politico.
La tutela dei diritti umani dei singoli, per
quanto assoluti, va sempre bilanciata con la difesa di interessi generali che
tutelano anche altri diritti umani.
Il
giudizio sulla prevalenza è un giudizio prettamente politico e non giudiziario.
Si
rischia altrimenti di mettere in crisi lo Stato di diritto fondato innanzitutto
sulla divisione dei poteri».
Lo
dichiara il ministro dell'Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, che
conclude:
«La
protezione dei confini, prevista dalla Costituzione, è funzionale fra l'altro
alla difesa stessa della intera comunità statuale.
Piena
solidarietà a Matteo Salvini»
14
Settembre 2024.
Boldrini:
«I diritti vengono prima dei confini».
«Anche
un ministro deve rispettare la legge, incluso Salvini.
La
durissima requisitoria del Pm di Palermo, ci ricorda che il rispetto dei
diritti umani viene prima della presunta difesa dei confini e che le vite in
mare si salvano sempre, anche durante una guerra.
Salvini, tentando di chiudere i porti, ha
cercato per anni di ricattare l'Ue.
Per
non parlare delle ripercussioni che questo ha avuto, incluse quelle sui corpi
dello Stato.
Ha
fatto di tutto per disumanizzare i migranti, rendendoli capro espiatorio di
qualsiasi problema, alimentando le paure e gli istinti più bassi delle persone.
Su
questo ha speculato e specula a fini elettorali e di potere.
Ma
anche un ministro deve rispondere alla legge, alla Costituzione e al diritto
internazionale».
Lo
dichiara Laura Boldrini deputata PD e “Presidente del Comitato permanente della
Camera sui diritti umani nel mondo”.
14
Settembre 2024.
Donzelli
(FdI): «Solidarietà Salvini, avanti insieme senza paura».
«Solidarietà
incondizionata a Matteo Salvini.
Non è
immaginabile che, nell'esercizio delle funzioni istituzionali, un Ministro
della Repubblica possa rischiare sei anni di carcere per aver rispettato gli
impegni presi con gli elettori nel difendere i confini.
Avanti senza paura tutti insieme».
Lo scrive sui social il deputato e
responsabile organizzazione di Fratelli d'Italia, “Giovanni Donzelli”.
14
Settembre 2024.
Durigon
(Lega): «Ingiusto processo politico contro Salvini».
Il
pubblico ministero «chiede sei anni di carcere per Salvini che da ministro ha
difeso i confini italiani, ridotto drasticamente gli sbarchi, combattuto
trafficanti di esseri umani e organizzazioni criminali.
Non è un reato, ma un dovere che il ministro
ha compiuto agendo nel solo interesse del Paese, nel pieno di un mandato
popolare e nel rispetto delle leggi. Pretendere una condanna è ingiusto e
vergognoso.
Totale
solidarietà al Ministro Salvini, ostaggio di un processo politico unico nel suo
genere in tutto l'Occidente».
Lo
dice il senatore e vicesegretario della Lega, “Claudio Durigon”.
14
Settembre 2024.
Giorgia
Meloni: «Incredibile. La mia totale solidarietà. Precedente gravissimo»
«È
incredibile che un Ministro della Repubblica Italiana rischi 6 anni di carcere
per aver svolto il proprio lavoro difendendo i confini della Nazione, così come
richiesto dal mandato ricevuto dai cittadini».
Lo scrive sui “social network” la presidente
del Consiglio, Giorgia Meloni. «Trasformare in un crimine il dovere di
proteggere i confini italiani dall'immigrazione illegale è un precedente
gravissimo.
La mia totale solidarietà al Ministro
Salvini».
14
Settembre 2024.
Chiesti
sei anni di carcere per Matteo Salvini.
(di
Giovanni Bianconi) I magistrati hanno chiesto la condanna di Matteo Salvini a 6
anni di carcere per i fatti della nave Open Arms.
L’attuale vicepremier e ministro dei Trasporti
è accusato di sequestro di persona a causa del divieto di sbarco imposto ai 147
migranti bloccati a bordo della nave spagnola nell’agosto 2019, quando era
ministro dell’Interno nel governo guidato da Giuseppe Conte.
14
Settembre 2024
Pm:
«Ministri contro Salvini, essere alleati non vuol dire essere correi»
«I
ministri Trenta e Toninelli e il premier Conte nell'agosto del 2019 ritennero
di intervenire, i ministri non controfirmando il decreto interdittivo, anzi la
ministra Trenta si era premurata per i minori.
Essere
alleati non significa essere correi».
Così il procuratore aggiunto di Palermo “Marzia
Sabella” proseguendo la requisitoria al processo “Open Arms” a carico di Matteo
Salvini accusato di sequestro di persone e rifiuti di atti d'ufficio.
14
Settembre 2024.
Pm:
minori vittime vulnerabili prima che migranti non identificati.
«I
minori sono vittime altamente vulnerabili non migranti non identificati, non
c'era alcun motivo per applicare il decreto interdittivo di Salvini.
Dovevano
essere accolti immediatamente, non c'erano scusanti di sorta per ritardare il Pos».
Ha detto il pubblico ministero” Marzia Sabella”,
che ha aggiunto:
«Le posizioni e le scelte del ministro Matteo
Salvini diedero luogo a un caos istituzionale, una situazione che avrebbe
portato ad approntare soluzioni di fortuna.
A
ritrovarsi in una condizione di estrema difficoltà fu la Guardia costiera che
non poteva premere su un ministero da cui non dipendeva».
14
Settembre 2024.
L'accusa
a Salvini: «La scelta di non far sbarcare i migranti personale, andava oltre la
linea politica del governo Conte»
(di
Giovanni Bianconi, inviato a Palermo). La dicotomia tra le visioni di accusa
e difesa, che il tribunale di Palermo è chiamato a sciogliere, emerge
chiaramente già a metà della requisitoria al termine della quale i pubblici
ministeri chiederanno la condanna dell’ex ministro dell’Interno (oggi ai
Trasporti) Matteo Salvini per il sequestro di persona di 147 migranti
trattenuti a bordo della nave Open Arms dal 14 a 20 agosto 2019.
Per
l’accusa, alla sbarra è un imputato che negando l’autorizzazione allo sbarco
dei naufraghi ha compiuto non un atto politico bensì una scelta personale che
andava oltre la linea governativa dell’esecutivo Conte 1, legata alla
redistribuzione dei migranti in Europa.
14 Settembre 2024.
Legale
di Salvini: «Il Pm processa la linea del governo Conte».
«Nel
caso Open Arms, a prescindere dalle anomalie della navigazione e dal fatto che
c'erano rischi che ci fossero a bordo dei terroristi, sono state adottate delle
misure proprio per garantire la tutela e la protezione dei migranti.
Adesso,
più che analizzare questo aspetto, mi preme rilevare che in questa introduzione
e' di intuitiva evidenza che il pubblico ministero sta procedendo ad una
requisitoria contro il” Decreto sicurezza bis”, che e' un atto del governo,
contro la linea politica prima redistribuire e poi sbarcare".
Così
l'avvocato Giulia Buongiorno, legale di Matteo Salvini, durante una pausa dell`
udienza del processo in cui è imputato il vicepremier.
"Il
Pm che ha detto che non voleva essere un intervento contro la politica, nel momento
in cui dice che un tavolo tecnico a cui partecipava l'attuale capo della
Polizia, le direttive e i decreti sono inaccettabili, intollerabili e in
contrasto con i diritti umani, in realtà, sta processando la linea politica di
quel governo».
14
Settembre 2024
Procuratore:
«Salvini voleva i porti chiusi, ha fallito».
Il
procuratore aggiunto Sabella:
«Il
contesto delle condotte riscontra la marcata dicotomia tra i diritti
fondamentali dei migranti e la necessità del paese di far fronte alla gestione
dei flussi migratori che lo attraversano: la difesa dei confini in gran parte
dei casi non serve a salvaguardarci da assalti armati o eversivi che mettono a
repentaglio le istituzioni e i beni primari dei cittadini, né a ridurre il
numero di morti stranieri. ...
L'innalzamento
dei confini non evita i morti, ma semplicemente consente a chi sta dall'altra parte
di non vederli e non contarli - aggiunge Sabella -.
Quando
i flussi giungono al territorio nazionale, in seguito a operazioni di soccorso,
la prevalenza dei diritti fondamentali diventa ancora più urgente:
la valutazione deve essere fatta secondo i
parametri oggettivi della legislazione sovranazionale e non con l'occhio
assuefatto alle tragedie dei barconi capovolti.
Il governo Conte 1 prevedeva di sensibilizzare
l'Europa per ottenere un'equa redistribuzione dei migranti e il ministro
dell'Interno ha ritenuto di poter squilibrare le unità di misura dei beni
giuridici in gioco in favore dei porti chiusi, come strumento di difesa dei
confini e di pressione sugli Stati membri: di fronte al fallimento di quel
sistema si è poi ritenuto non di rivederlo, ma di avventurarsi in atti
amministrativamente illegittimi e penalmente rilevanti».
14
Settembre 2024.
Difesa:
«Processo a linea politica governo Conte»
L'avvocata
Giulia Bongiorno, legale del ministro Salvini, in una pausa del processo: «Mi
preme rilevare che in questa introduzione della requisitoria è di intuitiva
evidenza che il pm sta procedendo a una requisitoria contro il decreto
sicurezza bis, che è un atto del governo, contro la linea politica prima
redistribuire e poi sbarcare. Ha proprio espresso un giudizio di grande
contestazione di questa linea. Sapete perfettamente che anche in dichiarazioni
pubbliche è stata una linea portata avanti da tutto il governo, anche dallo
stesso premier di allora... Il pm che ha detto che non voleva essere un
intervento contro la politica, nel momento in cui dice che un tavolo tecnico a
cui partecipava l'attuale capo della Polizia, le direttive e i decreti sono inaccettabili,
intollerabili e in contrasto con i diritti umani, in realtà sta processando la
linea politica di quel governo. Vedremo più tardi».
14
Settembre 2024.
Cosa
rischia Salvini-
I
reati contestati a Matteo Salvini sono sequestro di persona in danno di 147
persone migranti, trattenute illegittimamente a bordo della nave Open Arms dal
14 al 20 agosto 2019 (data in cui l’iter criminoso fu interrotto dal sequestro
della nave, ordinato dal procuratore di Agrigento, con conseguente sbarco dei
migranti) e rifiuto di atti d’ufficio.
Articoli
605 e 328 del codice penale.
La
pena prevista dal 605 (reato più grave) è di reclusione da 3 a 15 anni, poiché
ci sono le aggravanti del reato commesso da un pubblico ufficiale e in danno di
minori.
14 Settembre
2024.
Tajani:
Salvini ha fatto suo dovere.
Interviene
anche il ministro degli Esteri Antonio Tajani: «Salvini ha fatto il suo dovere
di ministro. Sono convinto che c'è sempre un giudice che riconosce la
correttezza del comportamento di un ministro il cui compito è anche quello di
difendere la legalità e ritengo che Salvini l'abbia fatto».
14
Settembre 2024.
«Rischio:
fare politica su gente che soffre»
Sempre il Pm Ferrara:
«Tutti i funzionari, tutti i ministri,
tutti i testimoni che abbiamo sentito in questo processo hanno detto di non
sapere se a bordo della Open Arms ci fossero stati terroristi, armi, materiale
propagandistico.
Anche
i riferimenti ai tentativi di ridistribuzione dei migranti prima del rilascio
del Pos non può funzionare: non ci può essere:
subordinazione del
rispetto diritti umani e alla ridistribuzione
dei migranti. Prima
si fanno scendere i migranti e poi si
ridistribuiscono:
altrimenti si rischia di fare politica
su gente che sta
soffrendo».
14
Settembre 2024.
Perfino in guerra
c'è l'obbligo di salvare
«Il principio chiave
è quello del soccorso in mare, che viene dall'Odissea, da tempi ancestrali.
Persino in guerra c'è l'obbligo del salvataggio in mare a conferma
dell'universalità dei beneficiari. In questo processo affrontiamo il tema dei
diritti dell'uomo, la vita, la salute e la libertà personale che prevalgono sul
diritto a difendere i confini», ha aggiunto il pubblico ministero “Gery Ferrara”.
«L'Onu
ha stabilito che la rotta del mediterraneo centrale sia la più pericolosa del
mondo, chiede collaborazione nelle operazioni di ricerca e salvataggio e mette
come prioritario la tutela della vita dei naufraghi».
14 Settembre 2024.
Pm
Ferrara: «Il diritto vale persino per trafficanti».
«La
persona in mare è da salvare, ed è irrilevante la sua classificazione:
migrante, componente di un equipaggio, passeggero.
Per il
diritto internazionale della convenzione “Sar” anche un trafficante di essere
umani o un terrorista va salvato poi se è il caso la giustizia faccia il suo
corso».
Così il sostituto procuratore “Geri Ferrara”
durante la requisitoria al processo Open Arms.
14
Settembre 2024.
Pm: «I
diritti dell'uomo vengono prima della difesa dei confini»
«Il principio chiave è quello del soccorso
in mare, che viene dall'Odissea, da tempi ancestrali.
Persino in guerra c'è l'obbligo del
salvataggio in mare a conferma dell'universalità dei beneficiari.
In questo processo affrontiamo il tema dei
diritti dell'uomo, la vita, la salute e la libertà personale che prevalgono sul
diritto a difendere i confini».
Ha
detto il pubblico ministero “Gery Ferrara” nella requisitoria del processo Open
Arms, aggiungendo:
«L'Onu ha stabilito che la rotta del
mediterraneo centrale sia la più pericolosa del mondo, chiede collaborazione
nelle operazioni di ricerca e salvataggio e mette come prioritario la tutela
della vita dei naufraghi».
14
Settembre 2024.
I Pm:
«In questo processo si è prospettato che la barca navigasse in sicurezza»
«In
questo procedimento si è prospettato che un natante di legno, in alto mare,
navigasse in sicurezza, come se il capriccio di un'onda non avesse potuta farla
ribaltare».
Così il Procuratore aggiunto di Palermo, “Marzia
Sabella”, nel corso della requisitoria del processo a “Matteo Salvini”.
14
Settembre 2024.
Cominciata
la requisitoria dei Pm.
È
cominciata nell'aula bunker del carcere Pagliarelli, a Palermo, la requisitoria
dei Pm del processo a Matteo Salvini, imputato per sequestro di persona e
rifiuto di atti d'ufficio per avere impedito lo sbarco, cinque anni fa, di 147
migranti che erano stati soccorsi dalla ong Open Arms e che lasciarono
l'imbarcazione solo dopo l'interno della Procura di Agrigento.
L'accusa
- la procuratrice aggiunta Marzia Sabella e i sostituti Geri Ferrara e Giorgia
Righi - sta ricostruendo il quadro giuridico nazionale e sovranazionale di
quella fase, poi si addentrerà sugli aspetti della specifica vicenda dell'Open
Arms e quindi formulerà alla Corte la richiesta della pena per i reati
contestati a Salvini, che all'epoca era ministro degli Interni.
14
Settembre 2024.
Salvini
al processo Open Arms: «Ho fatto il mio dovere. Il no allo sbarco per mandare i
migranti in Europa»
(di
Giovanni Bianconi, inviato a Palermo) Seduto sul banco degli imputati,
prima in un’ora di dichiarazioni spontanee e poi rispondendo per altre tre alle
domande dei pubblici ministeri, Matteo Salvini parla di politica. È accusato di
sequestro di persona, a causa del divieto di sbarco imposto ai 147 migranti
bloccati a bordo della nave spagnola Open Arms nell’agosto 2019, quando era
ministro dell’Interno, e com’era prevedibile trasforma la sua difesa in un
proclama politico e per certi versi programmatico. Sostenendo che quella
scelta, come le altre nel precedente anno di alleanza Lega-Cinque stelle, fu il
frutto di una linea di governo collegiale scaturita da intenti e decisioni
comuni.
14
Settembre 2024.
“Camps”:
«Giorno importante per la giustizia italiana».
«È un
giorno importante per la giustizia italiana, la vicenda Open Arms è un caso
unico. Dopo cinque anni siamo alla fase iniziale». Così il fondatore della ong
spagnola Open Arms, “Oscar Camps,” fuori dall'aula bunker del carcere
Pagliarelli a Palermo dove a breve si terrà l'udienza con la requisitoria dei
pm del processo a Matteo Salvini, imputato per sequestro di persona e rifiuto
di atti d'ufficio per avere impedito cinque anni fa lo sbarco di 147 migranti a
Lampedusa.
14
Settembre 2024.
Salvini:
«Il processo di Palermo è contro l'Italia».
«Mi auguro prevalga il buonsenso,
perché la difesa dei confini non è un reato.
È
imbarazzante dover pensare a questo processo, visto che stiamo affrontando
sfide importanti e i dati macroeconomici sono positivi:
tasso
di occupazione al 62,2%, disoccupazione ai minimi storici al 6,8%».
Matteo
Salvini, vicepresidente del Consiglio e leader della Lega, lo dice in
un'intervista a “Libero” a proposito del processo “Open arms” che lo vede
imputato a Palermo per sequestro di persona, per aver chiuso i porti
all'immigrazione clandestina quando era ministro dell'Interno.
A chi
gli chiede se rifarebbe quelle scelte, risponde: «Assolutamente sì. Ho
rispettato la parola con gli elettori, che chiedevano di fermare gli sbarchi,
diminuendo le tragedie nel Mediterraneo».
La
Lega, aggiunge in un altro passaggio dell'intervista, «ha già previsto per i
prossimi due fine settimana la mobilitazione in centinaia di città italiane -
con tanto di raccolta firme - per sostenere che il processo di Palermo non è
processo al segretario della Lega o all'ex ministro, ma un processo all'Italia
e alla coerenza di chi ha fatto quello che aveva promesso».
La
Cieca Fiducia nella Magistratura
è del
Tutto Irrazionale.
Conoscenzealconfine.it
– (22 Settembre 2024) - Savino Balzano – ci dice:
Solo
un cretino potrebbe affermare apoditticamente che l’azione della magistratura
sia sempre e comunque indipendente.
Quello
di giudicare è un potere, come lo è quello di accusare (senza considerare tutto
il lavoro preliminare di indagine), e ogni potere è esercitato da una persona.
Quella persona detiene un vissuto, delle idee, dei convincimenti, una fede: è
impossibile che la sua azione interpretativa non sia condizionata dalla sua
imperfettissima umanità.
È un
aspetto noto a chi studia il diritto (in maniera seria) e negare questa
circostanza è da sciocchi.
C’è
chi scrive, da tempo, che esiste una componente di vera e propria “creazione”
nella fase interpretativa, mentre altri parlano più romanticamente di “diritto
vivente”.
Ciò
premesso, la cieca fiducia nei confronti della magistratura è del tutto
irrazionale:
vi
fidereste ciecamente di un avvocato difensore che non conoscete?
Di un chirurgo?
Di un
politico?
E allora perché diavolo dovremmo avere fiducia
senza se e senza ma nel magistrato?
La
fiducia cieca diventa fede e io ho fede solo in Dio.
La
magistratura è un potere che il politicamente corretto non consente di
criticare, un po’ come il Presidente Della Repubblica, ma la verità è che la
magistratura è solo tristemente necessaria:
se non si vuole precipitare nel disordine, è
gioco forza dotarsi di un apparato dirimente.
Ma
questo è: nulla di più.
Sotto
la toga ci sono uomini come noi:
gente
onesta e disonesta, gente che si lava e gente che puzza, c’è quello fedele alla
moglie e quello che le mette in testa tante corna quante ne conti in una cesta
di lumache, c’è Borsellino e chi ha provato ad affossare la carriera di
Falcone.
C’è
questa gente qui, sotto la toga: non ci sta Gesù Cristo.
E
dunque possiamo criticare e dobbiamo essere severi coi giudici tanto quanto lo
siamo con la politica:
la magistratura, alle volte, profittando della
debolezza della politica, interviene indebitamente laddove non dovrebbe farlo e
constatarlo non è una bestemmia.
Si
potrebbero rievocare tante vicende, certamente in molti di noi la memoria corre
alle pagine assai controverse scritte sul calare della Prima Repubblica, ma
stiamo all’oggi.
La
richiesta di condanna avanzata contro “Matteo Salvini” è politica:
è una
valutazione politica quella di subordinare il rispetto dei confini nazionali
(dai quali deriva la sovranità necessaria all’affermazione di qualsiasi
diritto) ad altro;
è una
valutazione politica (quasi metapolitica, addirittura) quella che riconduce a
Salvini il proposito di accrescere il proprio consenso, piuttosto che
perseguire l’indirizzo politico del Governo;
è una
valutazione politica quella di chi ritiene che accogliere senza se e senza ma i
migranti sia più “umano” di chi con fermezza cerca di arginare la tratta degli
schiavi del nostro tempo;
è una scelta politica quella di guardare a
strutture sovranazionali o internazionali nell’affrontare una questione
epocale, quale il fenomeno migratorio, nello stesso tempo in cui quelle
medesime strutture lasciano l’Italia da sola a farvi fronte.
Questa
è maledettissima politica e la politica non è un affare del giudice.
Quelle
citate sono tutte valutazioni politiche e non spettano al magistrato: spettano
alla politica e all’opinione pubblica che la valuta.
Non
lasciamoci confondere:
un conto è quando il giudice, doverosamente,
interviene laddove il politico commette irregolarità formali;
altra cosa è quando il magistrato, sotto la
veste di tale tipo di intervento, giudica l’orientamento politico di chi compie
le sue scelte, mentre quest’ultimo è forte del mandato popolare ed è componente
di un esecutivo che lo sostiene. Sull’atteggiamento di Conte di queste ore
stendiamo un velo pietoso, che è meglio. Anche perché non merita nemmeno un
commento.
Il
contrasto col diritto internazionale è un altro argomento fragile:
è la
magistratura, eventualmente, a doverlo ravvisare e ad applicare i rimedi di
volta in volta previsti.
L’operatore
(in questo caso il Ministro) applica le leggi dello Stato.
La
richiesta di 6 anni per Salvini è del tutto fuori dal mondo è fa benissimo la
maggioranza a fare quadrato contro un’iniziativa che, è vero, rappresenta un
precedente gravissimo (l’ennesimo).
E
nessuno confidi nel “Csm”:
è presieduto da uno che ha respinto la
proposta di “Savona” come Ministro, in quanto le sue idee politiche (appunto)
avrebbero rischiato di destabilizzare i mercati.
Mi
pare abbastanza evidente che la politica finisca sotto la macchina di altri
“poteri”, quando non segue un preciso percorso, precedentemente tracciato.
Per
inciso, passando di palo in frasca (o forse no?), hanno appena ritentato di
ammazzare Trump:
“mala tempora currunt”.
(Savino
Balzano).
(x.com/Savino
Balzano/status/1835601811689898478).
(imolaoggi.it/2024/09/16/cieca-fiducia-nella-magistratura-e-irrazionale/).
Il
genocidio è un crimine, non
un
crimine di guerra: Israele
sta
conducendo un genocidio,
non
una guerra.
Unz.com - Lana Mercer – (20 settembre 2024) – ci dice:
Il
genocidio è un crimine, "il crimine di tutti i crimini".
Sta in
piedi da solo;
Nessuna
attenuante o attenuante è collegata al genocidio.
SE
viene dipinto come un crimine di guerra;
Il genocidio – l'omicidio metodico e doloso di
molti – può essere liquidato come accidentale alla battaglia;
un
semplice caso di "Oops, in guerra succedono cose brutte".
Si
sente sempre l'ultima frase dai sostenitori di Israele, mentre sgorgano il loro
entusiasmo per i crimini dello Stato ebraico.
La
concettualizzazione del genocidio come crimine di guerra fornisce copertura e
imprimatur ai criminali e alla criminalità.
Si mitiga e si minimizza il genocidio quando
lo si definisce un crimine di guerra.
Questo
è precisamente il punto di Israele e dei suoi co-belligeranti:
lo
scopo di inquadrare lo sterminio in corso della società palestinese a Gaza da
parte di Israele come un sottoprodotto della guerra – la stessa che è iniziata
in Cisgiordania e a Gerusalemme Est – è quello di dare l'impressione che
l'omicidio di massa su scala industriale sia spesso incidentale alla guerra.
Nella
macelleria di guerra succedono cose brutte.
Ma il
genocidio, legalmente e moralmente, è un crimine a sé stante;
Non si
tratta di un reato legato a una serie di circostanze attenuanti o esplicative. Israele, allegramente impegnato in un
metodico e indiscriminato omicidio di massa, è quindi un'entità criminale.
Forse non un criminale comune, ma, nondimeno,
un paese criminale, una minaccia per la cortesia delle nazioni.
Non ci
vuole un “Carl von Clausewitz”, famoso generale prussiano e teorico della
guerra, per capirlo.
Per
quanto inquietante possa essere, una migliore fonte di metafora di”von
Clausewitz” per Israele è “Truman Capote”.
È
l'ideatore del genere” true-crime”, in cui un evento reale viene trattato con
tecniche di finzione e trasformato in un'opera d'arte letteraria.
Che In
“Cold Blood” di Capote lo è certamente.
Israele,
per usare la parola alla Capote, è quella "rarità, un assassino naturale,
assolutamente sano di mente, ma senza coscienza, e capace di infliggere, con o
senza motivo, i colpi mortali più freddi".
Nel
crimine che anatomizzò, Capote incontrò il "concetto di killer
singolo" e "il concetto di doppio assassino".
Israele
rientra nel concetto di assassino della nazione, dato che la nazione, con
maggioranze schiaccianti, ha sostenuto l'uccisione di Gaza.
In
ogni caso, poiché si tratta di un crimine indifendibile per il quale non ci
sono circostanze attenuanti o difese tradizionali, il genocidio non è un crimine di
guerra.
Il
tentativo manifestamente intenzionale di distruggere una società e il suo
popolo è un crimine per il quale la pena di morte – l'esecuzione di coloro che
sono coinvolti – è stata, storicamente, comminata.
Gli
agenti a discarico dei crimini di Israele contro l'umanità sono, ahimè,
incapaci di ragionare in base ai fatti, all'etica e alla logica.
Come
automi programmati, recitano quindi una trama controfattuale, un meme
ideologico.
“GASBARRA”
E UN CIUFFO DI CARNE DI BAMBINO.
L'odiosa
scusa di Israele è diventata nota come “Gasbarra”.
In
ebraico, “Gasbarra” è il nome del verbo spiegare (lehasbir).
Significa
spiegazione.
Costrutti
a discarico, “Gasbarra” assortiti, servono a rivestire i crimini corporei di
Israele contro l'umanità di rispettabilità ideologica, per dare a questi una
purezza immaginaria di intenti.
Pensate
all'”Gasbarra” come a fornire ai cretini costrutti fasulli con cui violentare
la realtà.
I
fatti dell'omicidio di massa sono stati finora sottostimati in un elenco di 649
pagine di tutti i palestinesi uccisi negli attacchi israeliani.
Duecento ventisei pagine di queste, elencano i
nomi dei bambini di età pari o inferiore a 18 anni, comprese 14 pagine di
neonati e bambini di età inferiore a un anno.
Ad
ogni nome corrisponde un corpo, identificato e sepolto.
Le
ultime 11 pagine elencano gli anziani palestinesi, di età compresa tra i 77 e i
101 anni, tutti più vecchi del paese che li ha uccisi.
(Tramite L'Intifada Elettronica.)
Questa
carneficina viene liquidata come un sottoprodotto della guerra, eseguita
all'interno della matrice dell'"autodifesa" israeliana, come dice “Gasbarra”.
“Gasbarra”
a che scopo? Per propagandare il pubblico internazionale a simpatizzare con Israele e
demonizzare gli arabi. (+972 Rivista.)
“Gasbarra”
per vestire i piccoli bambini smembrati, per gentile concessione delle bombe
americane israeliane anti-bambini, come qualcosa di diverso da un piccolo busto
e un inguine in miniatura, da cui sporge un filetto di carne di bambino, dove
una volta scalciava una piccola gamba paffuta.
Guarda!
Il bambino sta guardando.
“Gasbarra
“per inquadrare lo spettro della carne di bambino staccata per esporre l'osso
bianco scintillante - piccoli corpi e menti frantumati per la vita se fossero
vissuti - come opera di una terza parte.
"Non
l'ho fatto io", scherza “Bart Simpson” in quella parodia tutta americana,
I “Simpson”.
“Hamas”
me l'ha fatto fare.
“Gasbarra”
della “CNN”, che attribuisce una sfarzosità quasi attraente ai criminali dell'”ID”,
dice che l'occupazione ha fatto sì che i soldati israeliani commettessero i
loro crimini.
Gasbarra
per aiutare a lasciare i rifugiati senza alcuna diminuzione, e nient'altro che
una cupola di nylon sopra le loro teste. I senzatetto di Gaza devono aspettare
per parare qualsiasi prossima spinta Israele sferrerà in ...
"Autodifesa".
Nel
pieno della battaglia, Gasbarra lubrifica i pattini per i talebani ebrei e il
suo gruppo di soldati, mentre fanno esplodere un'altra moschea tra le centinaia
che hanno già vaporizzato.
Gasbarra
spiega un altro demone dell'IDF che fa una smorfia maniacale mentre recita la Shammah,
la nostra preghiera "Ascolta, o Israele, il Signore è il nostro Dio, il
Signore è uno".
Poi rade al suolo una moschea.
"Fate
un Sabaoth esplosivo", urlano questi particolari IDF, prima di prorompere
in una canzone popolare, "La Nazione di Israele Vive", e condividere
che avevano appena cablato una casa di preghiera a Khirbet Khizaa, Khan Younis,
nella Striscia di Gaza centrale. Poi voglio vedere i loro volti, decine di
loro, apparire sui nostri schermi dall'Aia.
Ma gli
strumenti dell'Gasbarra come “Matthew Miller”, insediato nel Dipartimento di
Stato, lo permetteranno?
Retorico.
L'ha
bara di Israele facilita "la presunzione di invincibilità di
Israele", nelle parole di Moulin Rabbani.
Ha
rovinato la moralità dell'Occidente, ma non contaminerà mai la legge naturale,
e deve ancora cambiare radicalmente la legge comune.
I
sistemi etici civilizzanti stabiliscono ancora che nessuno ha il diritto di
uccidere un singolo essere umano innocente, direttamente o indirettamente, per
non parlare di centinaia di migliaia di essi, perché nel momento in cui i
serial killer israeliani saranno persuasi a fermare la carneficina, potrebbero
essercene tra i 250 e i 500.000, forse di più.
Morti palestinesi da parte di Israele.
Facilmente,
sempre che il “Lancet”, la rivista medica di riferimento, e la comunità dei diritti umani non mentono.
Lo studioso “Norman Finkelstein”, autore di
Gaza, An Inquest Into Martyrdom (2018) – un'esegesi di fatto e di diritto – ha
fortemente suggerito che anche loro sono stati compromessi.
MINARCHICO,
ANARCHICO O STATALISTA: IL GENOCIDIO È PROIBITO!
Il
diritto internazionale non è in contrasto con il diritto naturale o con il
diritto libertario in materia di omicidio di massa su scala industriale.
Per
ovvie ragioni, non ci dovrebbe essere alcuna differenza tra il modo in cui i
liberali classici o gli anarchici intendono l'assione di non aggressione in
questo contesto.
Monarchico
o anarchico; Il genocidio è verboten nel libertarismo.
“Craig
Mokhiber,” uno degli specialisti di più principi di questo paese in
"diritto, politica e metodologia internazionale dei diritti umani",
spiega:
«Il
diritto internazionale non consente che una rivendicazione di autodifesa
giustifichi crimini contro l'umanità e genocidio.
Né supera magicamente gli imperativi del
diritto internazionale umanitario di precauzione, distinzione e
proporzionalità, o lo status di protezione degli ospedali e di altre
installazioni civili vitali.
Inoltre,
la presenza di persone associate a gruppi di resistenza armata (anche se
provata) non trasforma automaticamente un luogo civile o una struttura protetta
in un legittimo obiettivo militare.
Se lo
facesse, la presenza comune di soldati israeliani negli ospedali israeliani
renderebbe ugualmente quegli ospedali obiettivi legittimi.
Attaccare
gli ospedali non è un atto di autodifesa.
Si tratta di un atto di omicidio e, in casi
sistematici e su larga scala, del reato di sterminio.
Una
rivendicazione di autodifesa non giustifica la punizione collettiva, l'assedio
delle popolazioni civili, le esecuzioni extragiudiziali, la tortura, il blocco
degli aiuti umanitari, la presa di mira dei bambini, l'omicidio di operatori
umanitari, personale medico, giornalisti e funzionari delle Nazioni Unite,
tutti crimini perpetrati da Israele durante l'attuale fase del suo genocidio in
Palestina.
E
tutto spudoratamente seguito da affermazioni di autodifesa da parte dei
difensori di Israele in Occidente". (Via “Mondo Weiss”)
Avendo
capito, in questa pagina pixellata, che il genocidio deve essere affrontato
come un crimine, non un crimine di guerra, scopro umilmente che mi trovo sulle
spalle di "Raphael Lemming".
Lemming
era ... primo... ad avanzare la teoria che il genocidio non è un crimine di
guerra e che l'immoralità di un crimine come il genocidio non dovrebbe essere
confusa con l'amoralità della guerra".
Il genocidio è "il più grave e il più
grande dei crimini", e per questo è stato soprannominato "un crimine
contro l'umanità", ha scritto Lemming, un avvocato ebreo polacco per i
diritti umani.
"'Il termine non significa
necessariamente uccisioni di massa, anche se può significare questo', spiegò Lemming
in un articolo del 1945.
' Più spesso si riferisce a un piano
coordinato volto alla distruzione delle fondamenta essenziali – le istituzioni
culturali, le strutture fisiche, l'economia – "della vita dei gruppi
nazionali".
(Tramite “Mather Jones”.)
Proprio
come ogni buon libertario, Lemming era un pensatore dei diritti naturali, il
cui ragionamento sul genocidio – l'omicidio intenzionale di molti – derivava
dal ragionamento sul crimine di omicidio.
L'omicidio di massa, essenzialmente, è quando
"il diritto naturale dell'individuo ad esistere" è stato spezzato
molte volte.
Per
quanto riguarda l'autore del reato: se l'individuo non può uccidere
gratuitamente e in serie le persone;
Né la
collettività, lo Stato, possono sterminare una classe di persone.
Non
dovrebbe fare differenza se il criminale è un criminale solitario o la
"forza comune", per usare la nomenclatura dei diritti naturali di “Frédéric
Bastia”.
Nella Legge, Bastia scrive questo:
"Dal
momento che... la forza da parte di un individuo non può essere legittimamente
... usata contro la persona, la libertà o la proprietà di un altro individuo,
con lo stesso argomento, la forza comune non può essere legittimamente usata
per distruggere la persona, la libertà o la proprietà di individui o classi.
QUANDO
IL DENARO MEDIA L'OMICIDIO.
Se le
parole contano, allora ragazzo! I soldi contano.
La
lobby israeliana, “AIPAC” (The American Israel Public Affairs Committee), è una
quinta colonna onnipotente che avrebbe dovuto essere da tempo oggetto di
indagini per corruzione e smantellata (idem l'ADL).
Come
minimo, l'”AIPAC”, un palese agente di Israele, avrebbe dovuto essere costretta
a registrarsi come agente straniero e a essere esaminata.
Il
primo tentativo del genere è stato tentato da” William Fulbright” decenni fa.
Nel
1963, secondo il racconto di Wikipedia, “Fulbright” – accademico, statista e
politico – aveva implicato l'”AIPAC” nel riciclaggio di cinque milioni di
dollari deducibili dalle tasse "da filantropi americani",
apparentemente inviando il denaro a Israele "e poi riciclandolo di nuovo
negli Stati Uniti per distribuirlo a organizzazioni che cercavano di influenzare
l'opinione pubblica a favore di Israele".
Il 15
aprile 1973, “Fulbright” disse a “Face the Nation”, un programma televisivo di
attualità, che "Israele controlla il Senato degli Stati Uniti. … [e che
noi] dovremmo essere più preoccupati per gli interessi degli Stati Uniti
piuttosto che eseguire gli ordini di Israele ... Il Senato è asservito a Israele,
a mio parere troppo".
Quella
fu la fine della campagna di “Fulbright”.
La
realtà di Fulbright, sottolineata nel 1973, ha raggiunto il suo punto più basso
nel 2024.
Il 23
luglio, i legislatori americani e cagnolini di Israele saltano in piedi circa
50 volte, con applausi e applausi assordanti, per esprimere adulazione per
l'assassino di massa “Bibi Netanyahu”, che è stato definito colpevole dalla
Corte penale internazionale.
Da “Fulbright”,
la cui rielezione l'”AIPAC” ha contribuito a silurare nel 1973, a” Cori Bush” e
“Jamal Bowman”, due americani carismatici con il sostegno della base, che si
erano rifiutati di eseguire gli ordini di Israele, nel 2024:
l'”AIPAC” continua a comprare influenza e a
sovvertire gli americani ogni volta che tentano di esercitare la loro volontà
popolare contro quella della classe dei donatori israeliani.
I
rappresentanti progressisti Jamal Bowman (D-NY) e Cori Bush del Missouri hanno
osato esprimere disgusto per il genocidio israeliano dei palestinesi di Gaza.
Quella
fu la fine delle candidature di Bush/Bowman.
Mentre
stiamo decostruendo il lessico del crimine di Israele, per favore smettetela di
chiamare la sua "Operazione Spade di Ferro" a Gaza una guerra. Non lo
è.
IL
GENOCIDIO NON È GUERRA.
L'assalto
di Israele a Gaza – dal mio diligente monitoraggio quotidiano, gli israeliani
si sono comodamente accontentati di massacrare tra i 30 e i 100 individui, ogni
giorno – non è una guerra per definizione.
A Gaza
non ci sono eserciti schierati l'uno contro l'altro.
Questa
non è una guerra tra forze guerriere uguali e opposte.
Non c'è parità sul campo di battaglia, solo,
per la maggior parte, la blitzkrieg aerea del bullo effettuata contro una
popolazione civile intrappolata.
In termini di materiale, non di qualità o
moralità dei suoi uomini, l'esercito più potente del Medio Oriente è anche tra
le prime 20 forze militari del mondo.
La
campagna di sterminio dell'”IDF” contro una popolazione di civili messi alle
strette è stata infatti interrotta da sacche di guerriglia asimmetrica da parte
di combattenti della resistenza non statali.
Le
loro imprese sono disponibili sulla piattaforma” X” dell'analista militare Jon
Elmer.
Raccolto
dalle mie osservazioni ravvicinate nel corso di 11 mesi;
le
brigate combattenti di “Hamas” con sede a Gaza non sono gatti grassi;
sono
giovani uomini magri di Guazzavi, alcuni con sandali, che strisciano tra le
loro case in rovina, sfrecciando dentro e fuori per difendere ciò che resta
delle loro comunità.
Questi
combattenti sono indubbiamente del popolo palestinese e per il popolo, come lo
vedono i palestinesi.
E il
modo in cui i palestinesi vedono le cose è molto importante.
L'arte
di andare d'accordo, differenze e tutto il resto, è indispensabile nella
risoluzione dei conflitti.
La
realpolitik non richiede il dominio, ma che le prospettive del duello siano
prese in considerazione.
Israele e l'America non dovrebbero imporre la
loro realtà ai loro avversari.
In
ogni caso, cerchiamo di evitare un dialogo tra sordi, e ricordiamoci che le
parole contano.
Mediano
l'azione.
Usatele
accuratamente: il genocidio è il tipo di crimine che sta in piedi da solo;
Nessuna attenuante o attenuante legata al genocidio.
Per
estensione, Israele sta conducendo un genocidio, non una guerra, e ... Gli
americani vogliono che venga fermato.
Nonostante
tutta la loro impazienza dichiarata iniziale;
la
maggior parte dei nostri connazionali (il 61 per cento ora) vuole che il
genocidio di Israele finisca.
Gli
americani, inoltre, vogliono smettere di armare Israele, come ha mostrato un
sondaggio di giugno della CBS (via The Intercept).
Ciò include il 77% dei democratici e quasi il
40% dei repubblicani.
Legati
alla politica dominata dalla classe dei donatori, i cattivi regnanti dei
Partiti Stupidi e Malvagi si rifiutano, tuttavia, di porre fine al genocidio a
Gaza.
Eppure deve essere fermato.
Attivamente e con urgenza, dato che, nel
tentativo di seppellire il crimine di tutti i crimini;
Israele
ha spostato l'attenzione sul suo fronte settentrionale, sul Libano.
Come
fermare il genocidio, nella mia prossima puntata.
(Lana
Mercer è autrice, saggista e teorica paleo libertaria. Il suo nuovo libro è
"The Paleo libertarian Guide To Deep Tech, Deep Pharma & The Aberrant
Economy" (febbraio 2024).
(Mercer è descritta
come "un costruttore di sistemi. Distillata, il suo modus operandi è stato
quello di applicare metodicamente i primi principi agli eventi della
giornata".
Ebrea ed è cresciuta
in Israele, da dove è fuggita, a 19 anni, per non tornare mai più.)
L'Iran verrà in
soccorso di Hezbollah?
E Putin?
Unz.com - Mike
Whitney – (22 settembre 2024) – ci dice:
Hezbollah ha avuto
la sua settimana peggiore nei suoi 4 decenni di storia.
Due giorni di attacchi informatici
(cercapersone e walkie-talkie) hanno ucciso almeno 37 persone e ne hanno
mandate altre migliaia in ospedale.
Le esplosioni sono state seguite da una
massiccia campagna di bombardamenti nel sud del Libano che ha anche un colpo
diretto su un edificio a Beirut sud dove si trovavano i massimi leader
dell'unità d'élite di Hezbollah, la “forza Radwan”.
Non ci sono sopravvissuti.
Così, nel giro di
pochi giorni, Hezbollah ha visto la sua struttura di comando fortemente
degradata, la sua rete di comunicazione sventrata e molti dei suoi leader più
importanti uccisi o feriti.
Il leader di
Hezbollah “Hassan Nasrallah” ha riconosciuto che l'attacco israeliano è stato
un "duro colpo", ma questo potrebbe essere un eufemismo.
Il fatto è che la
milizia ha subito una catastrofe senza precedenti che ha gravemente minato la
sua capacità militare.
Senza comunicazioni affidabili e una
leadership competente, sarà quasi impossibile per Hezbollah respingere
un'offensiva israeliana.
La situazione è
disperata e Israele lo sa.
Sentono odore di
sangue nell'acqua.
Rapporti non
verificati della Radio dell'esercito israeliano affermano:
"Netanyahu
convoca una riunione di emergenza tra un'ora, diversi ministri e funzionari
della sicurezza sono stati invitati a partecipare alla discussione sulla
sicurezza. Israele si sta preparando per un'escalation immediata."
Il rapporto potrebbe
essere vero o meno, ma ha senso che Israele tenti di lanciare un'offensiva per
sondare la capacità di risposta di Hezbollah.
Se la milizia è
temporaneamente accecata a causa dei suoi problemi di comunicazione e
leadership, Israele vorrà trarne vantaggio.
Quindi, anche se non
conosciamo ancora tutti i dettagli rilevanti, le possibilità di una grave
escalation nei prossimi giorni sembrano essere estremamente alte.
Ciò non significa
che Israele tenterà di catturare e mantenere tutto il territorio tra il confine
settentrionale e il fiume Litani, ma suggerisce che l'IDF potrebbe applicare la
sua rovinosa strategia di Gaza al Libano, forse persino a Beirut.
Netanyahu e i suoi
generali potrebbero decidere che, sebbene l'occupazione possa essere costosa,
distruggere la capitale insieme alla sua infrastruttura critica potrebbe
erodere la capacità militare di Hezbollah per un decennio o più.
Con Hezbollah fuori
dai giochi, Israele sarebbe libero di tornare al suo progetto di pulizia etnica
a Gaza e in Cisgiordania senza la minaccia di interferenze.
Ancora più
importante, Israele avrà eliminato il più potente rappresentante dell'Iran
nella regione, causando un drammatico cambiamento nell'equilibrio di potere.
Rovesciare Hezbollah
è un trampolino di lancio cruciale verso l'egemonia regionale, l'obiettivo
strategico finale di Israele.
Quindi, ciò che
accadrà nelle prossime settimane potrebbe essere di importanza critica, e sarei
molto sorpreso se i leader di Teheran e Mosca non stessero preparando la
propria risposta di emergenza.
Se l'Iran non fa qualcosa per sostenere
Hezbollah nel momento del bisogno, non sarà mai più un alleato fidato.
(E tutti sapranno
che "l'asse della resistenza" era uno slogan senza senso.)
Come l'Iran potrebbe
rispondere è un mistero;
potrebbe essere
qualsiasi cosa, dalla fornitura di missili ipersonici all'avanguardia alla
chiusura dello Stretto di Hormuz.
Ma qualunque scelta
facciano, dovrebbe essere fatta in fretta.
Se Hezbollah è così zoppicante come alcuni
analisti suggeriscono, il tempo è essenziale.
E lo stesso
messaggio dovrebbe essere recapitato a Mosca, che è stata la più grande critica
di Israele al Consiglio di sicurezza.
Naturalmente, Putin
non fornirà armi offensive a Hezbollah, ma con la garanzia che le armi e i
missili russi saranno usati solo per difendere il Libano, un accordo potrebbe
essere possibile.
In ogni caso, Putin
ha messo il collo in gioco in Siria per impedire un altro scenario
raccapricciante come l'Iraq.
Possiamo solo
sperare che faccia lo stesso per il Libano.
Nessuno vuole vedere
la Nazificazione del Libano.
Nessuno al di fuori
di Tel Aviv, ovviamente.
Il Parlamento
Europeo vota “SI”
agli attacchi verso
la Russia.
Mosca: “Siamo pronti.”
Comedonchisciotte.org
- Redazione CDC – Eadaily.com – (20 Settembre 2024) – ci dice:
I deputati del
Parlamento Europeo (PE) durante la sessione plenaria a Strasburgo di ieri, 19
settembre, hanno adottato a maggioranza una risoluzione sull’Ucraina, in cui si
chiede ai Paesi che l’UE elimini immediatamente tutte le restrizioni agli
attacchi di Kiev in direzione del territorio russo.
La risoluzione è
stata sostenuta da 425 deputati, 131 hanno votato contro, 63 si sono astenuti,
riferisce “RIA Novosti”.
Il documento, in
particolare, afferma che “il Parlamento europeo invita gli Stati membri a
revocare immediatamente le restrizioni sull’uso dei sistemi d’arma occidentali
forniti all’Ucraina, contro obiettivi militari legittimi sul territorio della
Russia, in quanto ciò ostacola la capacità dell’Ucraina di esercitare
pienamente il suo diritto all’autodifesa in conformità con il diritto
internazionale e rende l’Ucraina vulnerabile”.
I deputati hanno
affermato che “le forniture insufficienti di munizioni e armi, così come le
restrizioni sul loro utilizzo, minacciano di compromettere gli sforzi compiuti
finora”.
Il PE insiste nel
fornire all’Ucraina più munizioni, compresi i missili “Taurus”.
I deputati hanno
anche chiesto di continuare ad ampliare le sanzioni contro la Russia, di accelerare
l’assegnazione di un prestito di 50 miliardi di euro a Kiev con il rimborso dei
proventi dei beni congelati della Russia e di preparare un quadro legislativo
per la confisca completa dei beni sovrani russi.
Nella loro
risoluzione, i deputati hanno anche chiesto un’accumulazione più attiva di
denaro per le armi per Kiev attraverso l’organizzazione di raccolte volontarie
di fondi tra la popolazione dei Paesi dell’Unione Europea, nel contesto della
riduzione del finanziamento di tali spese da parte dei Paesi.
Le risoluzioni del “PE”
sulle questioni di politica estera sono di natura consultiva e non sono
vincolanti per le istituzioni dell’UE o per gli Stati membri dell’UE.
Come riportato in
precedenza, il Presidente russo Vladimir Putin ha affermato che i Paesi della
NATO stanno discutendo non solo del possibile utilizzo di armi occidentali a
lungo raggio da parte di Kiev, ma stanno anche decidendo se essere coinvolti
direttamente nel conflitto ucraino.
La partecipazione
diretta dei Paesi occidentali al conflitto ucraino ne cambierà l’essenza, la
Russia sarà costretta a prendere decisioni in base alle minacce così concepite
che le sono state rivolte, ha aggiunto.
L’addetto stampa del
Presidente della Russia “Dmitry Peskov”, rispondendo a una domanda sulla
possibile reazione della Federazione Russa a nuovi attacchi sul territorio
russo, ha osservato che il Capo di Stato e i militari sono consapevoli di
questo, “che stanno prendendo le contromisure appropriate e si stanno
preparando”.
Peskov ha anche
sottolineato che la dichiarazione di Putin sulle conseguenze degli attacchi
delle armi occidentali in profondità in Russia è estremamente chiara e
inequivocabile, non c’è dubbio che abbia raggiunto i destinatari.
«MI DIMETTO DA
CITTADINO ITALIANO»
Inchiostronero.it - Roberto
Pecchioli – (22-09 – 2024) – ci dice:
MI DIMETTO DA
CITTADINO ITALIANO.
Dicono gli ubriachi
che la colpa è dell’ultimo bicchiere.
È vero, ma la sbornia deriva da quello che
hanno bevuto in precedenza.
Capita così anche
allo scrivano.
L’ultimo bicchiere è la richiesta di condanna
a sei anni di carcere a Matteo Salvini per il mancato permesso di sbarco della
nave degli schiavisti del secolo XXI, fornitori dei giovani maschi africani
destinati a sostituire gli europei e gli italiani, e intanto a ingrossare le
fila della delinquenza e del lavoro nero, sottopagato e senza diritti.
Se davvero fosse
stata convinta della sussistenza del reato di rapimento di oltre cento persone,
la procura avrebbe dovuto chiedere per il Capitano una pena ben più severa.
Sei anni è una
richiesta troppo platealmente politica per non indignare.
Nessuno dice che,
eventualmente, il processo avrebbe dovuto essere a carico degli armatori e del
capitano della nave, che hanno bloccato i clandestini per giorni perché
volevano sbarcare solo in Italia, e non, ad esempio, in Spagna, di cui lo scafo
batteva bandiera.
Considerazioni senza
senso: quel processo, come altri, rende attuale l’esortazione di nonna Luigia
(classe 1886) quando eravamo bambini: stai lontano dalla giustizia!
Resta, all’ubriaco
involontario, un’ultima decisione, la definitiva presa di distanza: le
dimissioni da cittadino italiano.
Mi dichiaro apolide.
Già fa tristezza la
carta d’identità elettronica – con il chip che significa controllo,
sorveglianza, non identificazione – in cui campeggia la bandiera blu
dell’Unione Europea e i cui dati sono scritti anche in inglese, la lingua
coloniale.
Non posso smettere di essere italiano: lo sono
per lingua, cultura, nascita, sangue, sentimenti, lineamenti fisici.
Qui c’è la tomba dei
miei genitori e degli antenati, qui volevo vivere tra gente simile a me, che
riconoscevo e capivo.
La richiesta di
condanna a Salvini significa la tenace volontà di farla finita con il nostro
popolo.
Quindi marco le
distanze:
resta la
nazionalità, rifiuto la qualifica di cittadino di una repubblica estranea e
nemica.
Troppi calici amari,
come popolazione e come persone, abbiamo dovuto bere senza che nessuno ci
chiedesse se fossimo d’accordo.
Guerra, vendita di armi, immigrazione, Europa,
distruzione scientifica, pianificata, dell’industria, del commercio, del
sistema creditizio, di ogni eccellenza nostra.
Sopportiamo la
condizione di sudditi degli Usa, l’inesistenza di ogni sovranità, militare,
politica, culturale, finanziaria, monetaria, economica, territoriale, come
dimostra il processo a Salvini, il divieto di presidiare i confini.
Dal momento che a
nessuno sembra importare qualcosa, non resta che rinunciare a considerarsi
cittadini di questo Stato, a cui lasciamo la lettera maiuscola per abitudine
grammaticale.
Piccole e grandi
cose rivelano un mondo in cui mi sento estraneo, io sì straniero, l’ultimo dei
mohicani;
perfino la tessera dei trasporti pubblici
della mia città si chiama “City Pass”.
Stringe il cuore
constatare la fine – sotto ogni aspetto – di questa vecchia nazione.
Riprendono le scuole
e il festoso sciamare dei bambini sotto casa mostra ciò che osserviamo ogni
giorno: la Babele di razze, colori, lingue, abbigliamento.
Sarà inevitabile
attribuire loro la cittadinanza: la sostituzione è troppo avanzata.
Una nuova Italia
incede e non è la nostra, nell’indifferenza della maggioranza, china sullo
smartphone a scambiare futili messaggi e cliccare il fatidico “mi piace “.
No, non mi piace
l’Italia che vedo, imbruttita, involgarita, sfigurata, gaglioffa.
Qualche giorno fa in
un bar un tizio con un teschio tatuato sul braccio ha montato una lite furiosa
pretendendo di pagare un caffè – un euro e dieci – con carta di credito.
Al diniego del
commerciante, ha urlato che gli stava togliendo la libertà.
Il mondo al
contrario e la prevalenza del cretino.
E del non-pensante.
Affiora alla mente
il lamento del morente “Kurtz” in “Cuore di Tenebra” di Conrad: l’orrore, oh,
l’orrore.
Orrore finale
dell’agente coloniale contro ciò che fece ai popoli nativi brutalmente
sfruttati, ma anche dell’uomo alla resa dei conti dinanzi all’abisso
dell’inutilità di ciò che era stato, di una vita buttata via.
Più modestamente, sento l’orrore dello
sradicamento, lo smarrimento di non riconoscere più il mondo che era il mio.
Diverse le facce e
le razze, ma soprattutto opposti, incompatibili i valori e i moventi di chi si
muove attorno a noi:
cinismo, indifferenza, competizione,
individualismo.
Il mito incomprensibile del progresso che
cancella.
Nessuno, o
pochissimi, sembrano colpiti dal mondo capovolto.
Segno che va bene così.
È la prova che
un’epoca è finita e ne avanza un’altra, a cui non so né voglio adattarmi.
Colpa mia.
Non resta che
mettersi da parte, lasciar fare, lasciar passare – l’imperativo liberale – e
cercare di spendere quel che resta del giorno tra le cose e le persone che
amiamo.
Non vale più la pena
impegnarsi per cambiare l’esistente.
Troppo forte l’onda avversa, troppo evidente
l’inutilità dell’impegno, la vanità dello sforzo, l’ostilità che circonda chi
non ci sta.
Lo scrittore russo
dissidente “Vasilij Grossman”, che pagò un prezzo altissimo per la sua coerenza
e non vide pubblicati in vita i suoi romanzi, scrisse “non c’è niente di peggio
dell’essere figliastri del proprio tempo.
Non c’è sorte
peggiore di chi vive in un tempo non suo.”
Raramente abbiamo
sentito più nostra una frase.
Dopo decenni
controcorrente, migliaia di pagine lette, studiate e scritte, parole e lotte,
l’ultimo bicchiere ci ha stroncato e non vogliamo tornare sobri.
L’ubriaco è felice
nella sua personale isola che non c’è.
Abbiamo dato e
troppo spesso subìto.
Meglio togliere il
disturbo e ritirarsi.
L’anima è stanca;
all’ apolide che rinnega la cittadinanza di un tempo bastardo, il grottesco
impero del bene invertito, non resta che rassegnare le dimissioni, chiedendo
scusa per non aver saputo vincere la partita.
Gli resta ciò che
ama.
Idee, sogni,
suggestioni, speranze svanite, un mondo interiore ben più che realtà.
Al figliastro del
suo tempo, alla patria che non c’è più, al panorama diventato sconosciuto, ai
principi gettati nella spazzatura, opponiamo ciò che scrisse “Ezra Pound” nel
Canto LXXXI.
“Quello che veramente ami rimane, il resto
sono scorie.
Quello che veramente
ami non ti sarà strappato,
Quello che veramente
ami è la tua vera eredità.”
La conclusione del
poeta è l’unica medaglia al petto dell’apolide senza più bandiera.
(Roberto Pecchioli)
GUAI PER KAMALA:
Tim Wall ora sotto
inchiesta
per legami con il
PCC.
Naturalnews.com – (20
-09 -2024) - Ethan Huff – ci dice:
Il Comitato per la
supervisione e la responsabilità ha inviato una lettera al capo dell'FBI
“Christopher Wray” chiedendogli di prendere sul serio l'affermazione secondo
cui il governatore del Minnesota “Tim Wall”, scelto da Kamala Harris per la
vicepresidenza, ha legami con il Partito Comunista Cinese (PCC).
La lettera, datata
12 settembre 2024, informa “Wray “che la commissione in questione non ha ancora
ricevuto una risposta alle domande delle operazioni di guerra politica del PCC
in relazione ai membri di controllo del Congresso degli Stati Uniti.
"Il 16 agosto
2024, il Comitato ha richiesto informazioni sulle entità e sui funzionari
affiliati al PCC con cui il signor “Timothy Walt” si è impegnato, nonché su
eventuali avvertimenti o informazioni che il “Federal Bureau of Investigation”
(FBI o l'Ufficio) ha fornito al signor” Walt” o al suo ufficio sulle operazioni
di influenza del PCC", si legge nella lettera.
"Il termine per
produrre tali documenti e informazioni è scaduto e l'Ufficio di presidenza non
ha fornito alcuna risposta al Comitato.
Il silenzio dell'FBI
riguardo alle relazioni documentate del signor Walt con gli affiliati del PCC è
imperdonabile".
(Avete notato il
nostro precedente rapporto che suggeriva che Walt potrebbe avere legami con una
vasta rete di "stazioni di polizia segreta" negli Stati Uniti
controllate dal PCC?)
“Tim Walt” è un
agente cinese?
I membri della
commissione hanno trascorso un bel po' di tempo a sondare il modo in cui le
agenzie governative federali rispondono alle accuse sull'influenza del PCC e
sulle tattiche di infiltrazione. Affermano di avere la merce su Walt e i suoi
legami segreti con il PCC.
"Durante il
118° Congresso, il Comitato ha indagato sulle risposte delle agenzie federali
all'influenza del PCC e alle tattiche di infiltrazione, compresa la strategia
dell'FBI, il 17 luglio, l'Ufficio ha informato il Comitato sulle operazioni di
influenza del PCC".
"In parte sulla
base di questo briefing, è chiaro al Comitato che la storia del signor Walt con
gli affiliati al PCC ha le caratteristiche di tali operazioni di influenza, e
l'FBI deve produrre tutte le informazioni in suo possesso riguardo allo sviluppo".
Il comitato sostiene
che Walt ha stretto legami con il PCC nel lontano 1993, quando ha organizzato
un viaggio nella Repubblica Popolare Cinese (RPC) per i suoi studenti della
“Alliance High School.”
Alcuni dei costi associati al viaggio sono
stati pagati dal governo cinese.
Successivamente,
Walt ha creato una società privata per coordinare i viaggi annuali degli
studenti in Cina, durante i quali ha guidato personalmente i tour. Tenete
presente che Walt lo ha fatto mentre era membro del Congresso e membro
dell'Università Politecnica di Macao in Cina.
"Secondo il
sito web dell'università, il Politecnico di Macao esiste 'in linea con la “Belt
and Road Initiative” della Cina', un programma di guerra politica sviluppato
dal presidente “Xi Jinping “per esercitare l'influenza della Cina in tutto il
mondo", afferma la lettera.
"Il signor Walt
ha visitato la Repubblica Popolare Cinese, a sua memoria, circa '30 volte'.
Di recente,
quest'anno, Walt ha incontrato il console generale del PCC “Zhao Jian” per
discutere di "Cina-Stati Uniti relazioni e la cooperazione
sub-nazionale".
L'FBI non ha
mostrato alcun interesse a perseguire la questione, cosa che ha sconvolto la
commissione mentre cerca di deridere Walt come forse una spia cinese prima
dell'arrivo del giorno delle elezioni.
"Il Comitato è
preoccupato che il coinvolgimento del signor Walt con entità e funzionari
cinesi possa aver permesso al PCC di influenzare il suo processo decisionale
come membro del Congresso e governatore e potenzialmente consentirebbe al PCC
di influenzare la Casa Bianca se il signor Walt fosse eletto
vicepresidente", si legge nella lettera.
"Il Comitato
per la supervisione e la responsabilità è il principale comitato di
supervisione della Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti e ha un'ampia
autorità per indagare su 'qualsiasi questione' in 'qualsiasi momento' ai sensi
della regola X della Camera".
È preoccupato per i
politici statunitensi che hanno legami con il Partito Comunista Cinese?
Verso un "nuovo
ordine mondiale digitale oppressivo". Conferenza delle Nazioni Unite
"Mondo per il futuro". 22-23 settembre 2024. "Pacchetto di
schiavitù" senza confini, controllo digitale di oltre 8 miliardi di
persone.
Globalresearch.ca - Peter
Koenig – (21 settembre 2024) – ci dice:
Tra meno di due
settimane, le Nazioni Unite presenteranno durante una sessione speciale – il 22
e 23 settembre – la riunione annuale delle Nazioni Unite del 2024 a New York,
il Mondo del Futuro.
È un mondo completamente digitalizzato.
Per la riunione
dell'AG delle Nazioni Unite, i governi di Germania e Namibia hanno preparato un
"pacchetto" di digitalizzazione globale.
Certo, con l'"aiuto" di Big Tech e
Big Finance.
Questo pacchetto di
schiavitù digitale sarà adottato con l'esclusione quasi totale del pubblico, di
persone come voi e me.
A quanto pare, la
maggior parte dei parlamenti e dei governi del mondo l'ha già approvata,
cosicché la presentazione e la cosiddetta discussione durante la Conferenza
annuale delle Nazioni Unite è una foglia di fico, una mera farsa.
Questo è il nuovo
modo "basato sulle regole" di costringere un'intera popolazione a un
compatto di una camicia di forza digitale, da cui è quasi impossibile fuggire.
Le persone non sono
state consultate o nemmeno informate da nessuna parte. I governi di tutto il
mondo sono stati costretti da potenze anonime ad accettare una completa
digitalizzazione del nostro futuro.
Quello che il WEF
chiama la 4esima Rivoluzione industriale.
Gente, è qui!
Non si deve
aspettare la fine dell'Agenda 2030 dell'ONU.
Gli obiettivi sono
stati opportunamente anticipati.
Voi – ed io – ci
troveremo di fronte all'eliminazione del contante, già avviata in molti paesi
europei e in una certa misura negli Stati Uniti; e anche in alcuni "paesi
in via di sviluppo" come l'India, senza il consenso della gente.
Tutto sarà
controllato, le nostre spese, i dati sanitari, il cibo e le abitudini
alimentari, i viaggi, le preferenze dei telespettatori, i preferiti della
radio, gli amici con cui ci incontriamo e comunichiamo regolarmente, così come
altri del campo dell'opposizione;
le abitudini di acquisto/spesa – e così via –
saranno tutte controllate digitalmente dal sistema di controllo aziendale
informatico-digitale.
Il mezzo per farlo è
il codice QR dall'aspetto benigno, che è stato introdotto gradualmente e
delicatamente negli ultimi due decenni circa e oggi è diventato un aspetto
comune nella nostra vita quotidiana.
In molti casi
potresti non essere in grado di leggere il menu di un ristorante senza
scaricarlo sul tuo codice QR personale.
Chi pensi
controllerà tutti i codici QR personali?
Esatto, avete
indovinato.
“QR” è l'acronimo di
“Quick Response”.
È un codice a barre
sotto steroidi.
Mentre il codice a
barre contiene le informazioni orizzontalmente, il codice QR lo fa sia
orizzontalmente che verticalmente.
Il codice a barre a
matrice bidimensionale è stato inventato nel 1994 dall'azienda giapponese
“Denso Wave,” originariamente destinato all'etichettatura di parti di
automobili.
I maniaci del
controllo occidentali ne hanno rapidamente scoperto il potenziale e lo hanno
catturato per il loro malvagio "programma per il futuro
dell'umanità", lasciato al mondo IT aziendale (con un valore complessivo
di circa 3 o 4 trilioni di dollari) per amministrarlo e imporlo all'umanità.
Un codice QR
individuale ha una capacità di archiviazione praticamente illimitata. Quindi,
potrebbe conoscerti meglio di quanto tu conosca te stesso.
Un messaggio di
speranza dall'Arcivescovo Viganò.
Il dibattito o
"negoziato" per questo patto digitale si svolge ufficialmente il 20 e
21 settembre a porte chiuse, durante l'Assemblea generale delle Nazioni Unite,
ma il contesto è stato discusso e concordato in diverse iterazioni clandestine,
chiamate anche Revisioni 2 e 3, che sono pubblicate sul sito web delle Nazioni
Unite per "Il vertice del futuro".
Purtroppo, quasi
nessuno conosce questa pagina e ancora meno la leggono. Se le persone fossero
più brave e più informate o si preoccupassero di informarsi, forse non ci
troveremmo di fronte all'abisso digitale, come facciamo oggi.
Non è chiaro quale
rappresentanza aziendale/IT e della società civile abbia fatto parte di questi
"negoziati" segreti.
Ma di sicuro il
World Economic Forum (WEF) e il Club di Roma, entrambi con sede nella
"paradisiaca" Svizzera (non si ripeterà mai abbastanza come la
Svizzera "neutrale" ospiti la maggior parte di queste organizzazioni
malvagie, il cui scopo è ridurre e controllare l'umanità), hanno partecipato
alla stesura originale e alle successive revisioni.
Il patto digitale
non ha spazio per le scelte umane.
Non c'è modo che sia
disponibile una "opzione volontaria". In altre parole, un individuo
non può dire: "Grazie, ma no grazie, preferisco rinunciare a questo mondo
digitale".
Le persone sono
costrette a entrare in questo sistema, che sia l'inferno o l'acqua alta.
Questo è il piano.
La scelta dei
governi di partecipare è stata ugualmente bloccata, poiché è stato detto loro
che è un “MUST”, o altro.
Sappiamo cosa
significa "o altrimenti".
Non ci sono
eccezioni consentite nella "digitalizzazione completa" perché getterebbero il controllo globale, o il
controllo globalista, fuori dalla finestra, o in pasto ai lupi, per così dire.
Le eccezioni
sarebbero un ostacolo definitivo per l'imminente “Ordine Unico Mondiale”.
Il patto spiega
chiaramente gli enormi vantaggi offerti per il benessere umano dalle tecnologie
digitali.
Pertanto, è
imperativo che non rimangano lacune tra le persone e i paesi, che TUTTI
navighino sulla stessa lunghezza d'onda, vale a dire in modo completamente
digitale.
L'obiettivo del
benessere umano complessivo, come spiegato nel patto – niente guerre, niente
conflitti, niente inquinamento, niente rumore, malattie sotto controllo e altro
ancora – giustifica il rapido passaggio verso la digitalizzazione completa o
COMPLETA.
Senza dirlo
direttamente, questo è il primo passo verso un Ordine Mondiale e un Governo
Mondiale Unico.
Quest'ultimo è stato
eseguito dall'ONU, con un quadro politico stabilito dal WEF, e una tirannia
simile a quella di GESTAPO imposta dall'OMS.
L'ONU è stata
pienamente cooptata in questa impresa di distruzione dell'umanità che, con il
senno di poi, può essere fatta risalire agli ultimi 20 anni, mentre l'umanità
era cullata in un sonno profondo.
Alla fine è stato
ufficializzato, con un Accordo di Cooperazione tra l'ONU e il WEF, firmato nel
giugno 2019.
Illegale in quanto tale, in quanto l'ONU
potrebbe non stipulare accordi con le ONG, ma di fatto irrilevante in un mondo
basato su regole e ordinato.
Inoltre, le risorse
e il bilancio delle Nazioni Unite, che attualmente dipendono principalmente dai
contributi dei paesi membri, potrebbero essere facilmente sostituiti dai
finanziatori al potere, Big Tech e Big Finance, che alla fine decideranno.
Meritatamente nel
mondo di oggi, dove "chi paga decide "e impone.
Le future Assemblee
Annuali dell'ONU potrebbero essere considerate come assemblee degli azionisti
pro-forma, o in termini del WEF "assemblee degli stakeholder", senza
di fatto avere alcun potere di cambiare direzione, o tracciare un corso
diverso, più umano.
Il “Digital
Management” ha il controllo, con la (trans)umanità senza voce che segue quasi
ciecamente.
Coloro che non sono
ciechi e possono resistere possono essere facilmente rimossi digitalmente.
A nessuno importa.
Mr.
"digital" non può essere accusato di omicidio.
L'ordine basato
sulle regole non ha il concetto di uccidere; è semplicemente una scomparsa
digitale.
Nei ranghi dei
servizi di consulenza delle Nazioni Unite, ci si può aspettare di trovare le
società IT Big Tech.
Decideranno in
termini di direzioni digitali, poiché il copione viene dato loro da Big
Finance, finora senza nome.
Noi, l'umanità,
abbiamo una scelta, un'alternativa, un modo per uscire da questa morsa
digitale?
L'abbiamo fatto, ma
solo quando ci rendiamo conto di ciò che viene pianificato, quando ne
riconosciamo le implicazioni, e quando agiamo non come individui, ma quando
siamo pronti a liberarci dell'individualismo "imposto dal sistema" e
ad adottare il principio "Insieme possiamo".
(Peter Koenig è un
analista geopolitico ed ex economista senior presso la Banca Mondiale e
l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), dove ha lavorato per oltre 30
anni in tutto il mondo.)
Ripensare la
sovranità
digitale dell'Europa.
Politico.eu – (23
settembre 2024) - Konstantinos Komaitis e Mark Scott – ci dicono:
(Konstantinos
Komaitis e Mark Scott sono ricercatori senior residenti presso il Digital
Forensic Research Lab dell'Atlantic Council.)
L'attuale posizione
dominante di von der Leyen rappresenta un'opportunità per trasformare il blocco
in una potenza dell'innovazione a livello globale.
È il mondo della
presidente della Commissione Ursula von der Leyen, e noi tutti ci viviamo
dentro.
della nuova
formazione della Commissione europea, una cosa è chiara:
questo è il mondo
della Presidente della Commissione Ursula von der Leyen, e noi tutti viviamo in
questo mondo.
Dopo aver preso il
controllo del modo in cui i paesi membri scelgono i nuovi commissari, ed
estromesso potenziali provocatori come l'ex commissario per il mercato interno
e i servizi “Thierry Breton”, la politica tedesca ha ora il controllo totale ed
è pronta a guidare la sua priorità principale:
rendere l'economia europea più digitale e più
verde.
Il primo mandato
quinquennale di von der Leyen è stato caratterizzato da una strategia digitale
confusa, incentrata sulla cosiddetta “sovranità tecnologica”. Ma la sua attuale
posizione dominante nel “Berlaymont” rappresenta un’opportunità per rivedere tale
approccio.
Nata dal desiderio
di Bruxelles di competere a livello globale con Cina e Stati Uniti, la
"sovranità tecnologica" è ciò che ha portato il blocco a dare
priorità alla scelta di campioni europei, spesso giganti industriali
tradizionali sponsorizzati da miliardi di euro di fondi pubblici, nella
speranza di creare versioni europee di Google o Amazon.
Questi sforzi sono
falliti in modo schiacciante.
Questa strategia è
stata promossa in modo molto aggressivo anche da” Breton”, che di recente ha
accusato von der Leyen di averlo messo sotto accusa in cambio di un
“portafoglio più influente” per la Francia.
L'UE ha ragione a
promuovere le aziende e i valori digitali del blocco sulla scena globale.
Bruxelles si è posizionata come leader
mondiale nella definizione delle regole digitali, creando nuove tutele per i
social media, la concorrenza online e l'intelligenza artificiale, mentre altri,
in particolare “Washington”, hanno tergiversato.
Von der Leyen deve
ora raddoppiare questa leadership e liberare il potenziale economico dell'UE
tramite tecnologie di prossima generazione.
La leader della
Commissione dovrebbe abbracciare una versione più aperta della sua politica
digitale storica, che rinunci al protezionismo e alla promozione di industrie
legacy sostenute dall'approccio della "sovranità tecnologica".
Invece, l'attenzione dovrebbe concentrarsi
sulla sperimentazione imprenditoriale e sul collegamento della vivace economia
europea ad altri mercati.
Quando si parla di
digitale, l'Europa ha molto da offrire, e non solo tramite le sue norme come il
“Digital Services Act” e l'”Artificial Intelligence Act”.
La "sovranità
tecnologica" può essere definita come qualcosa di più della semplice
creazione di norme digitali per proteggere dai danni.
Può includere
l'avvio dell'imprenditorialità, la promozione di mercati aperti e il
finanziamento di idee leader a livello mondiale.
Scegliendo la
finlandese “Henna Virkkunen “come vicepresidente esecutivo della Commissione per la sovranità
tecnologica, la sicurezza e la democrazia, von der Leyen ha chiarito che
desidera che il blocco competa a livello globale sulle questioni digitali.
Se von der Leyen
vuole davvero rendere l'Unione più competitiva, come sottolineato nel recente
rapporto dell'ex presidente della Banca centrale europea “Mario Draghi”, allora
deve dare alle aziende europee gli strumenti per eccellere sulla scena mondiale,
anziché limitarsi a scegliere i vincitori tra i giganti industriali
tradizionali dell'Unione.
Fortunatamente, la
sua nuova Commissione ha gli strumenti per far sì che ciò accada.
Scegliendo la
finlandese “Henna Virkkunen”, membro di lunga data del Parlamento europeo
esperta in materia di priorità digitali dell'Europa, come vicepresidente
esecutiva della Commissione per la sovranità tecnologica, la sicurezza e la
democrazia, von der Leyen ha chiarito di volere che l'Unione competi a livello
globale sulle questioni digitali.
Come membro del
cosiddetto gruppo D9 di paesi membri dell'UE che la pensano allo stesso modo e
che favoriscono l'innovazione rispetto al protezionismo, la Finlandia è il
modello di una versione più dinamica dell'agenda digitale europea. Il paese ha
attualmente il numero più alto di servizi di cloud computing tra i membri
dell'UE, un pilastro per la futura crescita economica, e ha raddoppiato gli
sforzi sul computing ad alte prestazioni di proprietà pubblica, che è un
requisito per creare sistemi di intelligenza artificiale di prossima
generazione.
Dovrebbe essere un
modello per il resto d'Europa.
Tuttavia,
“Virkkunen” lavorerà a stretto contatto con il francese “Stéphane Séjourné” che
ora è responsabile della strategia industriale e di prosperità della
Commissione.
Come stretto alleato
del presidente francese” Emmanuel Macron”, che sostiene fermamente un programma
di "sovranità tecnologica" che promuova gli interessi gallici al di
sopra di quelli del blocco più ampio, si prevede che “Séjourné” continuerà a
spingere per una forte politica industriale che spesso flirta con il
protezionismo.
Von der Leyen deve
rifiutare qualsiasi versione di "sovranità tecnologica" che isola
l'economia europea dal resto del mondo.
Dovrebbe dare potere
alla sua nuova Commissione, in particolare tramite “Virkunnen” e “Séjourné”, di
mettere da parte la retorica protezionistica e mantenere le promesse di
crescita digitale per i prossimi cinque anni.
Prendendo il
controllo delle leve del potere a Bruxelles, von der Leyen ha dimostrato di
saper agire con decisione.
Ora, deve volgere
quelle ambizioni verso la trasformazione dell'UE in una potenza
dell'innovazione rivolta al mondo, cosa che ha davvero la possibilità di
essere.
Scholz sopravvive
mentre il suo partito supera l'estrema destra dell'”AfD” nelle elezioni del
Brandeburgo.
Politica.eu – (22
settembre 2024) - Matthew Karnitschnig – ci dice:
I socialdemocratici
rimontano e tengono testa all'estrema destra in elezioni statali al
cardiopalma.
Il cancelliere
tedesco Olaf Scholz, in difficoltà, sembra essersi guadagnato una tregua.
WANDLITZ, Germania.
Il cancelliere tedesco Olaf Scholz, in
difficoltà, è riuscito a schivare un proiettile domenica, mentre i suoi
socialdemocratici (SPD) hanno tenuto a bada l'estrema destra in un'importante
elezione regionale nello stato orientale del Brandeburgo.
La vittoria dà a
Scholz, che sta lottando per tenere unita la sua frastagliata coalizione
tripartitica, una tregua, almeno per il momento.
I suoi indici di gradimento hanno raggiunto
minimi record e gli è stato persino chiesto di non fare campagna elettorale nel
Brandeburgo a causa della sua impopolarità tra gli elettori.
Secondo le
proiezioni preliminari, la SPD è arrivata prima nel Brandeburgo con il 30,9
percento dei voti, seguita dall'estrema destra Alternativa per la Germania
(AfD) con il 29,2 percento.
Un nuovo partito
populista di sinistra noto come “BSW” è arrivato terzo con uno sbalorditivo
13,5 percento.
I cristiano-democratici di centro-destra
(CDU), che guidano i sondaggi nazionali con un margine sostanziale, si sono
piazzati quarti con il 12,1 percento.
Una sconfitta nel Brandeburgo, uno stato rurale nei pressi di Berlino
controllato dalla SPD sin dalla riunificazione tedesca del 1990, avrebbe
probabilmente vanificato i piani di Scholz di candidarsi per un altro mandato
come cancelliere, spingendolo al contempo a spianare la strada a elezioni
anticipate.
Nonostante la
vittoria, gli exit poll suggerivano che né Scholz né la SPD avevano molto da
festeggiare.
Circa il 75 percento di coloro che hanno
votato per la SPD ha dichiarato di non averlo fatto per una vera affinità con
il partito, ma piuttosto per impedire all'”AfD” di prendere potere.
Le questioni
nazionali, in particolare l'immigrazione, che Scholz ha avuto difficoltà a
gestire nel contesto di un massiccio afflusso di rifugiati, hanno dominato la
campagna e hanno spinto gli elettori verso l'AfD, che ha migliorato di sei
punti percentuali il risultato del 2019.
I Verdi, che fungono
da partner junior dell'SPD a livello nazionale, sembrano aver avuto meno
successo.
I risultati
preliminari hanno mostrato che il partito era sul punto di mancare la soglia
del cinque percento per entrare nel parlamento statale.
I” liberal Free Democrats”, il membro più
piccolo della coalizione di Scholz, hanno ottenuto meno dell'uno percento dei
voti.
La sorpresa della
serata è arrivata dal partito di sinistra “BSW”, fondato all'inizio di
quest'anno da “Sahra Wagenknecht” , ex leader del partito di sinistra che ha
avviato il suo movimento omonimo dopo essersi allontanata dal partito.
La forte prestazione mette il BSW in lizza per
costruire una coalizione accanto alla SPD, che ha escluso di governare con
l'AfD.
I sondaggi che hanno
preceduto le elezioni hanno mostrato l'AfD in vantaggio di un soffio, anche se
entro il margine di errore.
All'inizio di questo
mese il partito si è piazzato al primo posto in un'elezione statale in Turingia
e al secondo in Sassonia, aumentando la pressione sulla SPD di Scholz per
mantenere il Brandeburgo.
La SPD è stata
aiutata dal suo popolare leader nel Brandeburgo, “Dietmar Woidke”, che oltre il
60 percento degli elettori ha dichiarato di vedere favorevolmente.
“Woidke”, che è
stato il premier dello stato dal 2013, ha detto che si sarebbe dimesso se la
SPD non avesse vinto le elezioni.
"Abbiamo
ottenuto una vittoria storica in rimonta", ha detto domenica sera ai suoi
sostenitori “Woidke”, visibilmente sollevato, il cui partito era in svantaggio
rispetto all'AfD di diversi punti fino ad agosto.
Un aspetto chiave
della strategia di campagna di “Woidke” era di tenere Scholz lontano dagli
occhi.
Sebbene il
cancelliere risieda nello stato, “Woidke” gli ha vietato di partecipare agli
eventi della campagna a causa della sua profonda impopolarità.
La SPD ha ricevuto
una spinta inaspettata dopo che il premier della Sassonia, “Michael Kretschmer”
della CDU, ha sostenuto “Woidke”, dicendo agli elettori di centro-destra che
avrebbe avuto più senso sostenere la SPD e bloccare l'AfD piuttosto che
sostenere la CDU.
La mossa poco ortodossa di “Kretschmer”, una
figura popolare nella Germania orientale, sembra aver contribuito a spingere la
SPD oltre il limite, sebbene abbia anche contribuito al peggior risultato di
sempre della CDU nell'est.
La vittoria della
SPD è stata in gran parte il risultato del sostegno degli elettori over 60, il
37 percento dei quali ha sostenuto il partito, secondo i sondaggi in uscita.
L'AfD ha guidato il campo tra gli elettori di
età compresa tra 30 e 59 anni, sottolineando i progressi compiuti
nell'elettorato tedesco negli ultimi anni.
I leader dell'AfD
hanno incolpato i media per il loro secondo posto, sottolineando in particolare
quella che hanno considerato una copertura distorta da parte delle potenti
emittenti pubbliche tedesche.
Nonostante ciò, “Hans-Christoph
Berndt,” il candidato principale dell'AfD nel Brandeburgo, ha previsto che era
solo questione di tempo prima che il partito prendesse il potere.
"Il futuro
della Germania è blu", ha detto dopo l'arrivo dei risultati, riferendosi
al colore del partito AfD.
"Il fronte per la Germania resiste".
OGNI OGGETTO DIVENTA
UNA BOMBA.
Lapekoranera.it – (21/09/2024) - Manlio Lo
Presti (Scrittore ed esperto di banche e finanza) – ci dice:
(agendadigitale.eu/sicurezza/cercapersone-in-libano-un-sms-per-attivare-lesplosivo/).
Dopo un iniziale
sconcerto in seguito alla diffusione della notizia dei cercapersone usati come
armi terroristiche cominciano ad emergere particolari della mattanza
israeliana.
Si racconta di società tecnologiche usate come
paravento che hanno inserito quantità piccole, di pochi grammi, ma sufficienti
per provocare lacerazioni mortali alla parte centrale del corpo delle persone:
(maurizioblondet.it/loro-possono-far-esplodere-le-auto/)
.
I morti sono stati
numerosi e i feriti sono migliaia che vivranno con gravissime mutilazioni per
il resto della loro vita:
(agendadigitale.eu/sicurezza/cercapersone-in-libano-un-sms-per-attivare-lesplosivo/).
Come finora
accaduto, nessun Paese occidentale denuncerà questa operazione come un crimine
di guerra.
L’ONU brillerà per il suo silenzio e per la
sua inutilità.
Da oggi, diventa
possibile far esplodere qualsiasi dispositivo elettronica collegabile via radio
e in internet:
(fanpage.it/esteri/libano-dopo-i-cercapersone-esplodono-i-walkie-talkie-usati-da-hezbollah-deflagrazioni-in-diverse-citta/).
Quindi, i Servizi
segreti, senza perdere un solo soldato, da oggi possono provocare menomazioni e
ferimenti anche a tutti noi con i cellulari? L’esperimento è andato bene.
Le tecniche di
esplosione saranno attivabili su qualsiasi dispositivo collegato via radio o in
rete o anche collettori di energia come i pannelli solari e le batterie per
auto.
Per estensione,
vittime preferite saranno, per estensione, tutti coloro che non saranno
allineati con il “bispensiero” dominante?
Nessuno mi vieta di
sospettare che una TV interattiva possa esplodere a comando dentro qualsiasi
casa, in particolare quella di un dissidente, lurido complottista, in una sala
conferenze con schermi accesi, in una saletta di ospedale, in un ristorante, in
un mezzo di trasporto, ecc.
Non parliamo delle
infinite possibilità di creare incidenti con le auto elettriche e in genere con
quelle collegate in rete con gli schemi interattivi.
Un’operazione che si eseguiva con il lancio di
sassi dai cavalcavia.
ETÀ DELLA PIETRA,
appunto …
Sarà probabile una
caduta temporanea delle quotazioni delle società telefoniche e tecnologiche le
cui azioni sono nei portafogli dei Fondi pensione più importanti. Ma poi tutto
riprende con la copertura della deflagrazione di nuove emergenze, di nuovi stermini
che nessun carrozzone internazionale è in grado di fermare con la forza e,
forse, non vuole farlo con la dovuta determinazione né con la opportuna
rapidità.
I danni umani a vita
ricordano le mine antiuomo in Vietnam e ancora oggi in uso. Ricordano le bombe,
usate in Vietnam, che esplodevano prima di toccare terra lanciando pezzi
metallici nello spazio circostante per centinaia di metri: (ilmanifesto.it/il-gioco-di-von-neumann).
Armi che sono state
vietate da accordi tuttora carta straccia per coloro che posseggono la forza di
usarle.
Nel corso della
storia gli israeliani hanno dimostrato una forte preferenza al metodo
terrorista.
Una strategia che fa
ottenere una temporanea battuta d’arresto delle ostilità, una finta vittoria
breve che non le elimina del tutto.
La conflittualità
continua con altri metodi endemici, continui, allungati nel tempo: (it.insideover.com/senza-categoria/dopo-lattacco-di-israele-hezbollah-e-in-difficolta-ma-darlo-per-vinto-sarebbe-un-errore.html)
.
Fino a quando
Israele, che nessuno critica, potrà continuare a fare uccisioni di massa?
La nuova Sparta ha
perso credibilità internazionale. La nuova Sparta sta commettendo il grave
errore di confidare sulla propria invincibilità che si appoggia sulla giustezza
fanatica nella “leggenda barbuta” di Isaia, citata dall’eccelso Rod Steiger,
sull’apparato tecnologico militare ed infine sulle alleanze mondiali.
Il terzo piede è
quello meno sicuro in un mondo che viaggia su equilibri a geometria variabile.
Gli alleati e le
protezioni non durano in eterno, in particolar modo con gli stati uniti che
trattengono con il mondo rapporti meramente usa-e-getta e funzionali ai loro
obiettivi.
La pretesa di essere sempre dalla “parte
giusta” ha fatto cadere Israele nella trappola americana che la sta usando come
un martello bellico per creare caos nella regione contro palestinesi ed
Hezbollah, nel tentativo di isolare l’Iran da attaccare per saccheggiarne gli
oltre 137 miliardi di barili di petrolio.
Un piano che non
tiene conto delle reazioni della Russia e della Turchia.
Avranno efficacia
solamente le prospettive politiche costruttive di lungo periodo e non infettate
dal cancro della emergenza eterna.
La capacità di
progetto vince sempre sulla ferocia!
Nel frattempo,
nessuno è più al sicuro.
Prevedere
l'unipartito: "Il trionfo della
classe
politica" di Peter Oborne.
Unz.com- Mark
Gullick – (23 luglio 2024) – ci dice:
Parole e frasi
spesso entrano nel lessico politico attraverso i media statunitensi prima di
attraversare l'Oceano Atlantico per raggiungere il Regno Unito, e uno di questi
recenti migranti è l'"unipartito".
Gli americani lo
usano da un po' di tempo, e i media di centro-destra in Gran Bretagna lo stanno
ora sperimentando con cautela.
L'idea,
naturalmente, è che il sistema bipartitico centrale sia per la politica degli
Stati Uniti che per quella del Regno Unito sia un'illusione ottica, e in realtà
la differenza tra repubblicani e democratici, o conservatori e laburisti, non
esiste in alcun senso significativo.
Se i media
britannici leggessero di più e parlassero di meno, si sarebbero resi conto che
l'unipartito britannico è stato scoperto nel 2007 in un libro intitolato” The
Triumph of the Political Class “, del giornalista “Peter Oborne”.
Un giornalista della
lobby è l'equivalente di un membro della cartella stampa della Casa Bianca, ha
accesso garantito ai circoli interni del governo e quindi merita l'attenzione
dell'osservatore politico in un modo che il semplice scrittore di editoriali
non è.
Molti hacker
politici scrivono del governo con la faccia premuta contro la finestra che
guarda dentro;
Oborne è stato
rispettato e persino amico di alcune delle persone più potenti del governo
britannico.
Ma il libro è stato ispirato dalla crescente
disillusione di Oborne per il modo in cui le grandi riforme politiche fatte dai
tanto derisi vittoriani sono state ignorate mentre il ventesimo secolo si
trasformava in un nuovo millennio.
Quello che era stato
un sistema che dava la priorità al servizio pubblico rispetto all'acquisizione
privata si era trasformato in un nuovo quadro politico in cui "le rivalità
più aspre a Westminster hanno coinvolto conflitti di fazione all'interno di
singoli partiti piuttosto che collisioni di ideologia e credo".
Questa scoperta,
scrive Oborne, "fu davvero molto spaventosa".
Oborne inizia con
l'architettura della classe politica britannica, definendola "una
manifestazione dello stato", e collocando il suo inizio specificamente con
l'arrivo di Tony Blair come primo ministro nel 1997.
La premiership di
Margaret Thatcher, scrive, è stata l' ltima volta in cui c'è stata una vera
differenza ideologica tra i due principali partiti.
Mentre un tempo i
politici guadagnavano uno status in Parlamento in virtù della loro posizione
nella società, ora acquisiscono uno status nella società direttamente alla loro
posizione in Parlamento, e c'è sempre più uno scollamento tra i politici e il mondo
reale del lavoro, un mondo che trovano sconcertante.
La Gran Bretagna si
era spostata verso quella che Oborne chiama "politica dei cartelli",
una fortezza ideologica inespugnabile all'interno delle cui mura coesistono
entrambi i principali partiti.
Oborne non ha la
pretesa di aver scoperto il concetto di classe politica, citando l'avvocato e
teorico sociale della fine del XIX secolo “Gaetano Mosca”, i cui Elementi di
Scienza Politica sono stati tradotti in inglese come “The Ruling Class”.
È degno di nota il fatto che il libro sia
"oggi visto da alcuni storici come un precursore teorico dell'ideologia
fascista".
Questa è ormai diventata una mossa banale con
idee che si stanno avvicinando troppo alla verità:
archiviare sotto il
fascismo.
Oborne colloca la
classe politica nel suo contesto storico recente contrapponendola
all'"establishment" britannico, un'espressione coniata dallo storico “AJP
Taylor”, e che Blair in particolare usò come strumento politico sostenendo che
era antiquata e nascosta.
La sua politica
della "grande tenda" dava l'illusione che i giorni della classe
dirigente tradizionalista, istruita a Eton, fossero finiti, e che la politica
stessa per scendere dal suo Olimpo legato alla classe per dimorare tra i
mortali.
Erano chiacchiere
tecnocratiche, naturalmente, ma la gente di Blair si mise al lavoro sull'idea
dell'establishment con una raffinata attenzione ai dettagli.
Una delle intuizioni
chiave di Oborne è che, nel 2007, le tecniche della classe politica erano
ancora in fase di sviluppo.
Una realizzazione complementare è che la nuova
classe politica non avrebbe il nucleo organico della vecchia classe terriera,
ma sarebbe piuttosto messa nelle mani dei guru delle relazioni pubbliche, degli
spin doctor e dei focus group.
La copertura mediatica era accelerata, e così
la nuova razza richiedeva una cura nel vestire, nel parlare e nello stile di
vita, al fine di promuovere al pubblico un'immagine accuratamente
personalizzata.
Non si tratta di un
semplice requisito per agire con decoro o integrità, come sarebbe stato una
volta, ma piuttosto di un regime pre-programmato in base al quale i politici
sono "attrezzati" per i media, l'anello di congiunzione sinaptico tra
la classe politica e l'elettorato.
Questo si estende al
parlato, e il famoso "inglese della regina" (ora ancora una volta
l'inglese del re) un tempo favorito dalla classe rimanda politica al cosiddetto
"inglese dell'estuario" (dalla regione nota come estuario del Tamigi)
come modello di discorso predefinito.
L'abbigliamento
diventa indistinguibile da quello indossato nel luogo di lavoro della gestione
aziendale.
La vita privata di un politico, un tempo
off-limits per i media, è ora usata come una forma di autopromozione, ed è "automatico per un membro della classe politica
sfruttare la famiglia e le amicizie per vendere la sua carriera politica".
Questa è la patina
positiva delle pubbliche relazioni.
Il negativo riguarda
l'attacco agli standard di comportamento esistenti e un tempo rispettati.
I politici, si afferma fino alla nausea, sono
"giudicati con standard più elevati rispetto alla gente comune", il
che implica che la plebe ha standard più bassi, che "la virtù risiede solo
nello Stato e che la società civile è in gran parte corrotta".
Dopo aver citato “Mary
Wilson”, moglie del primo ministro laburista “Harold Wilson” negli anni '70,
che non accettò 33 sterline per alcune poesie pubblicate, “Oborne” paragona la
moglie di Tony Blair, “Cherie”, sostenendo che l'avvocato per i diritti umani
era esemplare della nuova giunta politica:
"Sarebbe stata
una parte familiare del panorama a metà del XVIII secolo, quando la classe
dirigente non faceva mistero di cercare una carica pubblica come veicolo per
promuovere l'interesse personale".
Il suo oltraggioso
abuso di posizione includeva un impegno per una cena di beneficenza contro il
cancro per la quale il suo compenso superava l'importo raccolto durante
l'evento, una telefonata personale a un direttore della squadra di calcio del
Manchester United per negoziare uno sconto per una maglia della squadra con il
numero di David Beckham e un invito da un negozio di stilisti di Melbourne a
prendere alcune cose come gesto di buona volontà.
È uscita dal negozio
con settanta articoli.
Questi sembrano
esempi insignificanti di comportamento spudorato, ma sono indicativi di un
nuovo codice d'ufficio in cui l'arricchimento personale supera il dovere
pubblico.
Il talento di suo
marito era quello di mascherare il progetto di isolare la classe politica,
facendo sembrare che una rivoluzione tanto necessaria avrebbe restituito la
politica al popolo.
Blair si impegnò
"a liberare la Gran Bretagna dalle vecchie divisioni di classe, dalle
vecchie strutture, dai vecchi pregiudizi, dai vecchi modi di lavorare".
Confrontate l'elenco
degli obiettivi rivoluzionari di “Mao Xidong” dall'"Agosto Rosso"
della Cina nel 1966, subito dopo l'inizio della Rivoluzione Culturale.
La missione di Mao era quella di spazzare via
i "quattro vecchi":
vecchi costumi,
vecchia cultura, vecchie abitudini, vecchie idee.
Questo rifiuto del
passato politico antiquato è stato presentato come modernizzazione, lo”
shibboleth” della classe politica.
Lo spazzamento del
passato non era, tuttavia, un ritorno ai valori del servizio pubblico, ma
intendeva invece rimodellare la costituzione britannica per rispondere alle
esigenze di questo nuovo stile di politica, e ciò significava minare le
principali istituzioni di governo.
Il governo Blair ha
sistematicamente attaccato la funzione pubblica, la magistratura, i servizi di
intelligence e il potere stesso del Parlamento. L'idea di un esecutivo
collettivo fedele alla corona era un anatema per Blair.
Tutto è disceso da
lui e dalla sua cerchia ristretta.
“Oborne” cita il
giornalista collega” Hugo Young” nel definire il servizio civile britannico
come un organismo che "rappresenta e personifica l'integrità senza
soluzione di continuità del governo passato, presente e futuro riuniti
indistintamente in uno".
Questa è precisamente la tradizione che il
governo di Blair ha cercato di minare e, per usare le parole di Oborne, di
"evirare".
Con l'enorme mandato di Blair, questo ha
portato immediatamente a "un attacco prolungato e brutale all'influenza
dei funzionari permanenti".
Il ruolo di “Segretario di Gabinetto” sembra umile, ma in realtà è uno
dei ruoli più importanti nel Servizio Civile, e Oborne mostra che Blair riduce
il titolare della carica a "una figura degradata e periferica".
Non c'è stato nulla
di lento nella marcia di Blair attraverso le istituzioni del governo.
Il Foreign Office,
un tempo uno dei dipartimenti governativi più rispettati, scoprì che la sua
stessa integrità lo rendeva un bersaglio.
I Blair erano noti
per le loro vacanze a spese degli altri, e ne approfittarono appieno:
"Molto presto dopo essere entrati a
Downing Street, la famiglia Blair iniziò a vedere il servizio estero, con il
suo accesso a grandi case in località desiderabili all' estero, come un
potenziale agente di viaggio".
L'intelligence
britannica ha visto l'ascesa del “Secret Intelligence Service”, noto come MI6.
L'intelligenza
divenne sempre più uno strumento politico, e Oborne nota la sua ascesa come
coincidente con quella della nuova classe politica. L'intelligence raccolta
prima del controverso ingresso della Gran Bretagna nella guerra in Iraq è
servita a quella classe, e ha portato alla fine al famigerato " dossier sexy-up
" che molti hanno trovato fuorviante nel migliore dei casi, e progettato
esclusivamente per portare il Regno Unito nel conflitto per volere degli
americani nel peggiore dei casi.
Questo
sconvolgimento del governo ha anche visto l'MI6 sempre meno preoccupato per le
minacce alla sicurezza nazionale e più dedito all'intrusione nella vita della
gente comune, il che porta Oborne a discutere la manipolazione della legge del
paese da parte del Labour.
L'analisi del
sistema giudiziario da parte del ministro degli Interni di Blair,” David
Blunkett”, "era
estremamente vicina alla proposizione marxista secondo cui le protezioni
offerte dai tribunali sono semplicemente 'libertà borghesi'".
Con un'offensiva
sostenuta contro la famosa legge britannica sull'habeas corpus, volta a
prevenire la detenzione illegale in assenza di prova, la nuova generazione di
politici ha reagito alla storia antica e alla Magna Carta.
Il passo per
affrontare una delle più antiche e venerabili istituzioni britanniche fu breve;
La Monarchia.
La cooptazione del
funerale di “Lady Diana Spencer” da parte di Tony Blair e il suo tormentone
sentimentale, "la principessa del popolo", sono diventati noti come
simbolo del desiderio di Blair di avere un profilo pubblico più alto della
famiglia reale.
L'esempio più eloquente del disprezzo del “Labor
per la monarchia è venuto dal famigerato esecutore della stampa di Blair, “Alastair
Campbell”, in gran parte responsabile del dossier sull'Iraq di cui sopra, e a
tutti gli effetti un membro del gabinetto di Blair.
In Giordania per i funerali di re Hussein, il
principe Carlo è venuto a incontrare Blair e Campbell in un ufficio
improvvisato con una sola sedia. Blair strinse la mano all'allora Principe di
Galles, mentre Campbell "era seduto accucciato sulla sedia a fare chiamate
sul suo cellulare [e] semplicemente ignorava il Principe".
Essendo un
giornalista esperto, ci si potrebbe aspettare che Oborne sia forte sul ruolo
vitale dei media, e sulla loro effettiva cattura, nella formazione della classe
politica.
Questo nuovo
esecutivo , scrive, "ha cercato di dare un ruolo quasi costituzionale ai
media britannici costruendoli come alternativa alle istituzioni statali
esistenti".
Il risultato di questa sostituzione è che
"nella sua forma più semplice, i giornalisti diventano strumenti di
governo".
Gli obiettivi giornalistici sono modificati, e
non sottilmente, dall'essere un reportage apparentemente imparziale alla
formazione di un dipartimento di governo quasi costituzionale dedicato alla
costruzione del mito e al mantenimento del progetto blairiano.
Il governo Blair ha
supervisionato la creazione della "narrazione" di cui si sente tanto
parlare, una parola che ha le sue radici nel raccontare storie alla tribù.
Una funzione
aggiuntiva dei media è quella di agire sia come clienti del governo, sia di
essere considerati ostili, i nemici del progresso e della modernizzazione.
Blair intuì fin dall'inizio che i nemici del
suo governo dovevano essere messi nella coscienza pubblica anche se in realtà
non esistevano, e nonostante “Rupert Murdoch” fosse effettivamente un membro
chiave del gabinetto di Blair, la linea del governo era implicitamente che lo
stato stava combattendo con mostri che si sarebbero opposti a un governo buono
e giusto.
La BBC – che in questo periodo iniziò ad
essere definita "l'emittente di stato" – fu il pilastro
dell'operazione:
"La distinzione
tra una stampa aggressiva e illegittima e un governo ben intenzionato ha
costituito il modello di gran parte dei servizi della BBC nell'ultimo decennio.
Divenne automatico
per i giornalisti e i commentatori della BBC dipingere qualsiasi crisi di
governo come una competizione tra stampa e governo, proprio come Campbell aveva
suggerito".
Una volta ho visto “Alastair
Campbell” in una strada di Londra. Ci siamo guardati per diversi secondi, e lui
era ovviamente consapevole che sapeva chi fosse.
Non direi che lo sguardo che mi ha rivolto
ritraesse il volto del male, solo il volto di un'ambiziosa malevolenza.
La guerra in Iraq è
stata l'apice del programma di inganno generato dai media del Labour.
Il governo ha
effettivamente mentito sia all'opinione pubblica che alla Camera dei Comuni
sulle presunte armi di distruzione di massa di Saddam, sulla sua volontà di
usare armi chimiche vietate sulle truppe britanniche e sul probabile bilancio
delle vittime per le forze alleate. Alla fine, questo è stato di gran lunga
superato da ecatombe di iracheni morti.
È opinione
fortemente sostenuta da entrambe le parti della divisione politica britannica
che sia Blair che Campbell avrebbero dovuto essere processati per crimini di
guerra.
Il colpo da maestro
finale dell'occupazione totale degli stati politici da parte del governo Blair
è stato l'uso di tecniche di formazione di massa affinate nel mondo della
pubblicità e del marketing aziendale.
Blair copiò e adottò la tecnica della
triangolazione di “Bill Clinton” e “Karl Rove”, in base alla quale un software
avanzato poteva smontare blocchi di voti e concentrarsi su un numero
relativamente piccolo di elettori indecisi negli stati in bilico.
La Gran Bretagna ha
un sistema elettorale simile a quello dei collegi elettorali americani, e
quindi la persuasività di qualsiasi messaggio politico al popolo diventa invece
un puzzle con pezzi chiave che devono essere privilegiati durante la campagna
elettorale:
"La classe politica negozia con gli elettori attraverso la
televisione e cerca le loro opinioni attraverso meccanismi come focus group e
tecniche basate su ricerche di mercato o prese in prestito dall'industria
pubblicitaria".
Questo
"populismo manipolativo" è in atto da allora, e il libro di Oborne lo
mostra in costruzione, poco chiaro all'epoca ma ora un apparato familiare.
Oborne scrisse, nel
2007, che la classe politica aveva vinto.
L'elemento teatrale
della politica, sempre più assorbito dagli Stati Uniti, era diventato l'intero
spettacolo.
Oborne racconta la
storia della sua visita a un” walkabout “di Tony Blair in una città inglese.
Blair è stato
filmato mentre parlava e sorrideva con tutto il suo fascino e la sua empatia in
mostra, la brava gente era felice di crogiolarsi alla presenza del Caro Leader.
L'unico problema è
che tutti i "membri del pubblico" erano stati assunti e pagati dal
Partito Laburista.
Quando la sicurezza
si è resa conto di chi fosse Oborne, ha cercato di tenerlo lontano dall'evento
stampa. Quando finalmente è entrato, hanno cercato di buttarlo fuori.
Era un cattivo
cortigiano.
L'epilogo di Oborne
è stato scritto mentre “Gordon Brown” aveva recentemente preso il posto di Tony
Blair come Primo Ministro, e nonostante alcune promesse cosmetiche per
correggere alcuni degli eccessi costituzionali dell'era Blair, come l'annuncio
della politica del governo alla Camera dei Comuni e non attraverso i media,
Oborne osserva che ha solo simboleggiato la classe politica.
La sentenza finale di Oborne è nella speranza
che David Cameron sia "in grado di guidare un'insurrezione contro la
classe politica – o se lo farà... diventare nient'altro che un'altra
manifestazione della sua metodologia seducente, corrotta e
antidemocratica".
La Gran Bretagna ha
avuto la sua risposta, e ora che la classe politica si sta fondendo
completamente con le élite globali, abbiamo appena avuto la bizzarra esperienza
di un partito nominalmente conservatore che ha trascorso 14 anni a creare un
regime laburista molto più socialista che sta appena iniziando a mostrare ciò
che verrà.
Vediamo i risultati
del passaggio descritto oggi da Oborne in Gran Bretagna.
Nel 2007, "I
valori della classe politica... [erano] ancora in via di formazione".
Ora, un altro
capitolo è stato aggiunto al copione, poiché l'uni partito britannico – che ha
recentemente passato il testimone tra i suoi due principali candidati – è
felice di permettere che le critiche all'incompetenza del governo siano
pronunciate apertamente.
Ma l'incompetenza
del governo è una” psy-op”.
L'unipartito britannico è in realtà molto
competente, ma non in un'area di competenza che serve a qualcun altro se non a
se stessa.
Il corso della Gran Bretagna verso la rovina
non è un governo sciatto ma un grande disegno, in parte “Bezmenov”, in parte
l'anarco-tirannia di” Samuel T. Francis”.
La classe politica britannica non è solo
competente, ma ha affinato tale competenza negli ultimi 30 anni e, per dirla
semplicemente, sta diventando molto brava a essere molto cattiva.
Questa classe ha fatto quello che ha sempre
detto di voler fare, cioè reintrodurre la morale nella politica.
Ma non, come direbbe un bambino, in modo
carino.
La previsione di
Oborne per il futuro della Gran Bretagna, fatta 17 anni fa in questo
importantissimo libro politico britannico, si è dimostrata preveggente:
"Questo allontanamento tra una piccola
élite di governo e la società britannica tradizionale è uno dei temi
schiaccianti della nostra epoca, e diventerà solo più disperato e più
pericoloso".
La (quasi)
impossibile realizzazione della Verità.
Comedonchisciotte.org
- Valentina Bennati – (25 Agosto 2024) – ci dice:
Non è possibile
realizzare la Verità se non si fugge la violenza per questo motivo è stato
detto che la nonviolenza è la legge suprema.
Non è possibile
praticare la nonviolenza se non si pratica anche il” brahmacharya”, che
consiste nel controllo sugli organi di senso, sui pensieri, le parole e i
gesti.
La non violenza
richiede non-furto, non-possesso, non-paura, rispetto per tutte le religioni,
soppressione della “intoccabilità”, e simili.
Non-furto non
significa solamente il non prendere la roba degli altri, il prendere o il
tenere per sé cose non necessarie è già un furto. E naturalmente ogni furto è
un atto di violenza.
Non-possesso
significa non tenere per sé nulla che non sia necessario oggi stesso.
Perché si possa
parlare di non-paura è necessaria l’assenza di ogni forma di paura: della
morte, delle ferite corporali, della fame e degli insulti, come anche della
disapprovazione pubblica, degli spettri, degli spiriti cattivi e dell’ira di
chiunque. Solo l’assenza di queste e di ogni altro tipo di paura si può
chiamare non-paura.
Per abolire la
“intoccabilità” non basta avvicinarsi agli intoccabili, è necessario giungere a
considerarli nostra carne e nostro sangue e trattarli come fratelli e sorelle:
né più in alto né più in basso di noi.
Non basta tollerare
le altre religioni: dobbiamo rispettarle, come rispettiamo la nostra.
Così “Mohandas
Karamehand Gandhi” che per ben 21 anni, dal 1893 al 1914 visse in Sudafrica,
dove per la prima volta proclamò il satyagraha o spirito della non-violenza. Tornato in India nel 1915 si dedicò completamente a
quello che ormai riteneva il suo impegno morale, politico e religioso portando,
infine, il suo Paese all’indipendenza.
Morì il 30 gennaio
1948 per mano di un fanatico che non approvava la sua azione a favore della
convivenza pacifica fra musulmani e indù.
Gandhi era
pienamente consapevole della grande difficoltà di realizzare quella Verità che
con tanta convinzione perseguiva poiché riconosceva che il cuore degli uomini è
agitato dalle passioni.
Le passioni sono per
il nostro cuore ciò che la tempesta è per l’oceano. “Soltanto il marinaio che
si tiene saldamente alla nave riesce a salvarsi nella tempesta. È soltanto
colui che si tiene unito a Dio con la fiducia può trionfare sulla tempesta che
si agita nel suo cuore”, affermava.
In questi giorni sto
riscoprendo questo grande uomo leggendo un vecchio libretto ritrovato in un
angolo della libreria nella casa dei miei genitori:
raccoglie i pensieri
che scrisse nell’arco di circa due anni, dal novembre del 1944 all’ottobre del
1946, per consolare un amico distrutto dal dolore per la morte della moglie.
Fu proprio
quell’amico che poi riunì tutti quei pensieri in volume e lo tradusse in
inglese.
Gandhi non aderì mai
formalmente al cristianesimo, tuttavia in questo piccolo libro si trovano molti
pensieri dedicati alla ricerca della volontà di Dio e allo sforzo di mettersi
nel modo migliore possibile al servizio dei fratelli.
In realtà, anche se
non rifiutò mai l’induismo, si può certamente dire che fosse rimasto
profondamente affascinato dalla figura di Gesù.
Durante gli anni
della permanenza in Inghilterra (dove completò la sua formazione giuridica) e
poi in Sudafrica (dove lavorò come avvocato) aveva incontrato e si era
confrontato con diversi cristiani credenti e, leggendo il Vangelo, era stato
colpito, in particolare, dal discorso della montagna.
Riteneva, tuttavia,
che l’Europa e l’Occidente avessero tradito in larga parte gli insegnamenti di
Cristo e in più occasioni, attraverso discorsi e testi scritti, si preoccupò di
chiarire che il bellissimo messaggio evangelico basato sull’amore per il prossimo
era qualcosa di molto diverso da ciò che poi aveva messo in pratica
quell’Occidente colonialista, materialista e bellicoso che l’India aveva
conosciuto.
Gandhi è senza
dubbio una delle maggiori figure del XX secolo ed è stato fonte d’ispirazione
per personalità come Martin Luther King e Nelson Mandela.
A 155 anni dalla
nascita, la sua voce risuona oggi più che mai provocatoria. Mettendo a nudo le
contraddizioni del nostro vivere da credenti, ci obbliga a riflettere.
(Valentina Bennati)
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