Diritto alla autodifesa personale.

Diritto alla autodifesa personale.

 

 

Israele, il passo implacabile

contro i profeti del terrore.

Ilgiornale.it - Fiamma Nirenstein – (21 Settembre 2024) – ci dice:

 

Adesso, lo scopo è chiaro: Israele vuole riportare la sua gente sfollata a casa, riprendere possesso del suo territorio, delle sue case, delle sue scuole.

Dopo la giornata dei cercapersone e il seguito dei walkie-talkie, dopo la distruzione di cento rampe di lancio pronte per una parte dei missili che l’Iran ha fornito a Hezbollah, ieri pomeriggio nel centro di Beirut è stato eliminato un capo terrorista ricercato da anni, Ibrahim Aqil.

Un colpo strategico fondamentale contro il maggiore proxy degli ayatollah, un gruppo terrorista che ha trascinato il Libano in una guerra a fianco di Hamas di cui gli altri cittadini libanesi si rammaricano.

Non così il resto del mondo.

 Per ora al Nord le sirene non hanno smesso di chiamare i cittadini israeliani a correre nei rifugi, i bombardamenti degli Hezbollah dal 7 ottobre sono un fatto normale.

 Nasrallah, durante il suo discorso di giovedì (niente bandiere sullo sfondo, tono incerto, rating gigantesco nell’attesa dell’annuncio, che non è venuto, della sua vendetta) ha solo confermato che non smetterà di combattere finché Hamas lo farà, che Israele è il responsabile della guerra e ha confessato di non avere mai ricevuto un colpo così duro.

E oggi un altro colpo nel cuore di Beirut: un’altra sonora umiliazione.

È vero, i suoi missili partono ancora, i boschi bruciano, le case del Nord ancora sono deserte, ma solo domenica scorsa Netanyahu annunciò che fra gli obiettivi strategici c’era anche il ritorno a casa dei 65mila sfollati.

Hezbollah per solidarietà coi peggiori assassini del secolo li ha aggrediti e cacciati via:

 donne, bambini, famiglie.

Israele mercoledì ha azionato una macchina di attacco inusitata, stupefacente, ad personam.

Un congegno preparato con un lavoro di sicurezza e tecnologico da Netflix: dimostra che Israele è ancora sé stesso, e che dopo il fallimento del 7 ottobre, ha ripreso la via dell’invenzione inaspettata per vincere i propri più terribili nemici.

 La spiegazione della lunga preparazione a fronte invece dell’ignoranza colpevole su Hamas, è legata probabilmente alla maggiore attenzione per il fronte iraniano. Grave errore.

Adesso, lo scopo è chiaro:

Israele vuole riportare la sua gente sfollata a casa, riprendere possesso del suo territorio, delle sue case, delle sue scuole;

 non ha nessun interesse al territorio libanese se non per quella parte che viene usata come rampa di lancio per i missili, pronti per il prossimo sterminio egli ebrei programmato dall’Iran da anni.

 È puro odio.

Come quello dei missili lanciati da 2mila chilometri di distanza dagli Houthi. Eppure anche la semplice decisione di Israele di cercare di riportare a casa i suoi è coperta di disapprovazione, di timore dell’escalation.

Ma l’escalation c’era già stata, quella che ha portato a fianco di Hamas l’Iran e i suoi.

Mai condannata.

Chi ha intimato agli Hezbollah di smettere di fiancheggiare Hamas? Nessuno.

L’Occidente biasima solo Israele, non ammira affatto l’impresa dei “beeper”, non chiede di lasciar tornare a casa gli sfollati israeliani per porre fine al conflitto.

Che “Blinken” abbia insistito diverse volte sul fatto che «gli Stati Uniti non sapevano, non sono coinvolti» non stupisce.

 Israele è solo mentre l’Inghilterra laburista taglia le armi, mentre, su un altro proscenio, lo scontro con il terrorismo allarga il suo fronte anche nelle nostre città e l’Onu intanto vota una risoluzione che sembra scritta da” Krushev” usando la politica delle maggioranze automatiche dell’Onu e nega a Israele il diritto alla difesa.

 Normale.

Fa solo impressione anche che l’Italia si sia astenuta.

La paura dell’escalation e la richiesta di cessate il fuoco sono aiuti alle organizzazioni terroristiche.

 Gli Hezbollah sono fra le peggiori, un’organizzazione fascista, criminale, antisemita, che punta alla liquidazione di Israele, come Hamas.

Israele però viene condannata perché cerca di difendersi pena la sua stessa vita.

Se la logica con cui viene ideologicamente perseguitata fosse stata la stessa ai tempi della seconda guerra mondiale, gli Stati Uniti di Roosevelt e Truman, come l’Inghilterra di Churchill sarebbero tutti stati condannati per crimini di guerra.

 

 

 

 

La Kamala "pistolera"

agita gli Usa.

Msn.it - Valeria Robecco – Il giornale.it – (21-9 -2024) – ci dice:

 

«Se un intruso mi entra in casa, sparo».

Sembra una frase ironica quella pronunciata da Kamala Harris durante un'intervista con “Oprah Winfrey”, nel corso della quale la vicepresidente e candidata democratica alla Casa Bianca ha affrontato un tema particolarmente delicato negli Stati Uniti.

All'evento in Michigan erano presenti 400 persone dal vivo (tra cui una lunga lista di star come” Jennifer Lopez”,” Meryl Streep” e” Julia Roberts”), e migliaia collegate online:

ad un certo punto la regina della tv americana si è detta sorpresa di aver appreso durante il dibattito contro Donald Trump che” Harris” possiede un'arma.

 «Sì, e se qualcuno entra in casa mia, verrà colpito», ha risposto la numero due di “Joe Biden”, prima di scoppiare a ridere.

 «Probabilmente non avrei dovuto dirlo, il mio staff se ne occuperà più tardi», ha aggiunto.

La dichiarazione, fatta mentre si discuteva del controllo su pistole e fucili, arriva in un clima di crescente tensione negli Usa, dopo il secondo tentato assassinio contro Trump in soli due mesi.

 “Harris” sostiene il rafforzamento dei controlli dei precedenti per l'acquisto di armi e il ripristino del divieto federale su quelle d'assalto, ma già nel 2019 aveva detto di possedere una pistola per motivi di sicurezza personale.

«Ecco il punto,” Oprah”. Non sto cercando di togliere le armi a tutti, credo nel Secondo Emendamento - ha spiegato - Si tratta solo di buon senso».

Durante il confronto tv della settimana scorsa, il tycoon ha affermato che se Kamala venisse eletta «confischerebbe le armi a tutti», e anche in quell'occasione “Harris” ha risposto che sia lei che il suo compagno di corsa, il governatore del Minnesota Tim Walz, ne possiedono una.

«Non toglieremo le armi a nessuno, quindi smettetela di dire continue bugie su questo tema», ha proseguito.

 

Il controllo di pistole e fucili rimane tra gli argomenti più controversi della politica americana, ma è stato ampiamente messo in secondo piano rispetto ad altre questioni politiche in questa campagna elettorale.

 In ogni caso, è raro che nel partito democratico un candidato o un funzionario parli così apertamente della propria esperienza come possessore di armi.

Walz, da parte sua, è cresciuto cacciando durante le vacanze estive in Nebraska e si è allenato con le armi da fuoco negli oltre due decenni trascorsi come membro della Guardia Nazionale.

All'inizio della sua carriera politica, aveva una valutazione A dalla potentissima lobby “National Rifle Association”, il che significa che era un politico pro-armi agli occhi dell'organizzazione, ed è stato spesso visto indossare un berretto da baseball della “Nra”.

Ma ha cambiato rotta durante una serie di sparatorie mortali tra cui quella nella scuola di “Sandy Hook” in Connecticut nel 2010.

 «Conosco le armi - ha detto alla Convention democratica il mese scorso - Sono un veterano, sono un cacciatore.

 Ero un tiratore migliore della maggior parte dei repubblicani al Congresso e ho i trofei per dimostrarlo.

Ma sono anche un papà.

Credo nel Secondo Emendamento, ma credo anche che la nostra prima responsabilità sia quella di proteggere i nostri figli».

Intanto, il Secret Service sta indagando sul post di Elon Musk su “X”, poi rimosso, in cui si chiedeva, dopo il nuovo attentato a Trump, perché «nessuno sta cercando di assassinare Biden o Harris».

 

 

 

Articolo 52 Codice Penale.

Brocardi.it – Redazione – (25- 08 – 2024) – ci dice:

 

(R.D. 19 ottobre 1930, n. 1398)

Difesa legittima.

(Aggiornato al 25/08/2024)

 

Dispositivo dell'art. 52 Codice Penale

Fonti → Codice Penale → LIBRO PRIMO - Dei reati in generale → Titolo III - Del reato → Capo I - Del reato consumato e tentato

Non è punibile chi ha commesso il fatto per esservi stato costretto dalla necessità di difendere

(1) un diritto proprio od altrui contro il pericolo attuale.

(2) di un'offesa ingiusta.

(3), sempre che la difesa sia proporzionata all'offesa.

(4) [55].

 

Nei casi previsti dall'articolo 614, primo e secondo comma, sussiste sempre il rapporto di proporzione di cui al primo comma del presente articolo se taluno legittimamente presente in uno dei luoghi ivi indicati usa un'arma legittimamente detenuta o altro mezzo idoneo al fine di difendere:

a) la propria o la altrui incolumità:

b) i beni propri o altrui, quando non vi è desistenza e vi è pericolo d'aggressione

(5).

Le disposizioni di cui al secondo e al quarto comma si applicano anche nel caso in cui il fatto sia avvenuto all'interno di ogni altro luogo ove venga esercitata un'attività commerciale, professionale o imprenditoriale.

 

Nei casi di cui al secondo e al terzo comma agisce sempre in stato di legittima difesa colui che compie un atto per respingere l'intrusione attuata, con violenza o minaccia di uso di armi o di altri mezzi di coazione fisica, da parte di una o più persone (6).

 

Art. precedente e Art. successivo.

Note:

(1) In merito al problema della "fuga" in rapporto con la legittima difesa, ovvero se si possa applicare tale causa di giustificazione al soggetto che poteva evitare l'offesa fuggendo, la dottrina prevalente risponde positivamente quando, in base al criterio del bilanciamento degli interessi, la fuga esporrebbe i beni personali (es.: pericolo di infarto per il cardiopatico) o di terzi (es.: rischio di investire i passanti con una fuga in macchina) a lesioni uguali o superiori alla lesione che provocherebbe all'aggressore difendendosi.

Si ricordi poi che la difesa può riguardare anche quella di un diritto altrui, addirittura di uno sconosciuto (cd difesa altruistica).

(2) Posto che il pericolo deve essere attuale, la dottrina prevalente ha poi individuato un ulteriore possibile requisito, specificando che la legittima difesa è ammissibile anche nel caso di pericolo volontariamente causato, contrariamente a quanto ritiene la giurisprudenza.

S ricordi poi che la legittima difesa trova applicazione, qui senza contrasti, nel caso in cui da un proprio comportamento nasca un pericolo più grave di quello preventivato (si pensi al soggetto che, partecipando ad una rissa (v. 588) senza armi o strumenti contundenti, si veda poi minacciato da un coltello e sia costretto per difendersi a farne uso a sua volta).

(3) A riguardo dell'espressione "offesa ingiusta", la giurisprudenza ha parlato di "torto" e di "evento dannoso", prescindendo da considerazioni strettamente giuridiche, come del resto parte della dottrina, la quale ritiene che debba considerarsi l'offesa non come "contra ius", bensì contraria alle valutazioni sociali di giustizia che sono alla base dell'ordinamento giuridico.

(4) In merito alla valutazione della proporzionalità tra difesa e offesa, si ritiene, prevalentemente, che debbano essere considerati sia il rapporto tra mezzi difensivi e mezzi offensivi, sia la relazione male minacciato-male inflitto, in aderenza al principio del bilanciamento degli interessi. Quindi, la proporzionalità sarà presente in quei casi in cui il male provocato dall'aggredito risulta essere inferiore, uguale o superiore, in modo tollerabile, a quello subito e dovrà essere valutata attraverso un giudizio ex ante.

Si ricordi poi che è configurabile una legittima difesa putativa (v. 59 4), ovvero quella esercitata a fronte di una la situazione di pericolo che non esiste obiettivamente, ma è supposta erroneamente dall'agente a causa di un erroneo apprezzamento dei fatti. Affinché possa trovare applicazione tale tipologia di legittima difesa è però necessario che l'erroneo convincimento abbia un fondamento obbiettivo. Per chiarire, non è punibile il proprietario di una gioielleria che, ritenendo reale un tentativo di rapina a mano armata simulato, reagisca uccidendo l'apparente aggressore.

(5) Tale comma è stato inserito dalla le. 13 febbraio 2006, n.59 (art. 1), relativamente ai casi di violazione di domicilio cui all'art. 614 del c.p., comma 1 e 2, cui vengono assimilate le violazioni di quei luoghi in cui viene esercitata un'attività commerciale, professionale o imprenditoriale. Il legislatore, in questi casi, ha previsto una presunzione assoluta di proporzione fra difesa e offesa, che opera in presenza di alcuni requisiti: il soggetto che ha attuato la legittima difesa aveva il diritto di trovarsi in quel luogo, l'incolumità della persona fosse in pericolo, la legittima difesa è stata attuata attraverso un'arma o un altro strumento di coercizione legittimamente detenuto. Qualora tutte queste condizioni siano presenti la presunzione opera automaticamente, se invece manca anche una queste la presunzione non ha luogo, ma sarà comunque possibile accertare la proporzione fra mezzi di difesa e di offesa.

(6) Tale disposizione è stata modificata dall'art. 1 comma 1 lett. a) della L. 26 aprile 2019 n. 36.

 

Alla base della legittima difesa come causa di giustificazione vi è il principio del c.d. bilanciamento degli interessi, che fa prevalere l'esigenza di tutelare l'interesse di chi venga ingiustamente aggredito, rispetto all'interesse dell'aggressore.

Spiegazione dell'art. 52 Codice Penale.

 

Le norme sulle cause di giustificazione descrivono situazioni eccezionali in cui un fatto che normalmente costituirebbe reato non viene punito, in quanto l'ordinamento permette o esige quel comportamento.

 

Tale meccanismo di esclusione della risposta punitiva statale deriva dalla considerazione per cui esiste un interesse prevalente alla base della non punibilità del soggetto, come avviene nelle scriminanti dell'esercizio del diritto, della legittima difesa, dell'uso legittimo delle armi e dello stato di necessità, in cui si opera un bilanciamento degli interessi contrapposti, oppure un interesse mancante, come nella scriminante del consenso dell'avente diritto, dove viene meno l'interesse punitivo dello Stato per effetto della rinuncia del titolare alla conservazione del proprio bene.

A fondamento della scriminante in oggetto sta il fatto che l'ordinamento reputa prevalente l'interesse dell'aggredito rispetto all'aggressore che attui una situazione di pericolo ingiusta.

 

L'offesa ingiusta va intesa come ogni aggressione ingiustificata contro un diritto proprio o altrui, la quale non deve coincidere per forza con i concetti di dolo o colpa, potendo essa provenire anche da una persona non imputabile (persona affetta da vizio totale di mente).

L'oggetto dell'aggressione può essere qualunque diritto, sia personale che patrimoniale, che altrui, come nel caso del soccorso difensivo.

 

Il pericolo deve essere attuale, nel senso che deve essere imminente e persistente e quindi la scriminante non opera quando l'aggressione sia già cessata.

 

La necessità di difendersi sussiste quando il pericolo non possa essere altrimenti evitato, ad esempio sostituendo la difesa con una reazione meno dannosa, oppure in caso di “commodus discessus”, quando cioè l'aggredito abbia concretamente la possibilità di fuggire semplicemente dalla situazione pericolosa.

 

Ai fine della proporzionalità della reazione difensiva, va valutato il complesso della situazione aggressiva e di quella difensiva, tenendo in considerazione i mezzi utilizzati da entrambe le parti, i beni giuridici contrapposti, il livello di ingiustizia perpetrato, l'effettiva inevitabilità della reazione, l'incolpevolezza dell'aggredito (che non deve aver provocato la minaccia), il tempo ed il luogo dell'azione e non da ultimo il valore esistenziale che il bene minacciato assume per l'aggredito.

 

Per quanto concerne la legittima difesa domiciliare, ai fine dell'operatività della scriminante la norma sancisce la sussistenza della proporzionalità di cui sopra qualora la persona legittimamente presente nel domicilio privato utilizzi un'arma legittimamente detenuta o altro mezzo idoneo al fine di difendere:

 la propria o altrui incolumità;

 i beni propri o altrui, quando non vi è desistenza e vi è pericolo di aggressione.

 

Un vivace dibattito sia giurisprudenziale che dottrinale ha comunque escluso la sussistenza automatica del requisito della proporzionalità, ed il giudice dovrà affidarsi ai parametri sopra delineati al fine di valutare se l'aggredito abbia reagito in maniera legittima o meno.

Sarà dunque la pubblica accusa a dover dimostrare l'inesistenza della proporzionalità e non l'aggredito.

 

SPIEGAZIONE ESTESA.

 

L’autotutela privata è generalmente vietata dall’ordinamento giuridico penale.

Tuttavia, l’articolo in commento costituisce un residuo di quella forma di autotutela, volta a respingere un’aggressione ingiusta ad un pericolo attuale, sulla scorta del principio” vim vi repellere licet”.

Nonostante ciò, proprio perché la tutela dei diritti è rimessa dall’ordinamento giuridico alla forza pubblica, per evitare il rischio che i privati ricorrano tra di loro alla “ragion fattasi”, tale scriminante è condizionata, ai fini della sua operatività, a tutta una serie di requisiti essenziali ed indefettibili.

Tali presupposti si possono così riassumere:

Innanzitutto, è necessario che esista una aggressione “ingiusta”, intendendosi con tale espressione quella aggressione che, nel ledere l’altrui diritto, non è in alcun modo autorizzata dall’ordinamento giuridico.

In secondo luogo, la reazione della vittima deve essere “legittima”, ovvero necessaria ed inevitabile e non sostituibile con altra meno gravosa e che possa comunque condurre alla salvezza o alla tutela del diritto esposto a pericolo di aggressione.

Per quanto attiene, per la persona offesa, alla possibilità di “fuga”, la giurisprudenza ritiene che essa escluda la invocabilità della legittima difesa allorquando sia configurabile e praticabile un “commodus discessus”, ovvero un modo diverso ma comunque risolutivo di mettere in salvo i propri diritti.

Purtuttavia, sarà sempre necessario operare un doveroso bilanciamento degli interessi, grazie al quale è possibile comprendere che la vittima non sarà costretta a fuggire quando anche la fuga potrebbe creargli pregiudizio, esponendo i suoi beni personali a rischi ancora maggiori di quelli derivanti da una legittima reazione

Il pericolo a cui viene esposto il bene, che ovviamente non deve essere stato cagionato volontariamente dalla vittima, deve essere “attuale”, ovvero porsi necessitato dall’imminenza dell’offesa, alla quale è necessario reagire in modo pronto e sollecito.

 Per questo motivo, la dottrina esclude la possibilità di porre in essere una “difesa anticipata“ o comunque “preventiva”, che si ponga come una tutela non richiesta dall’imminenza del pericolo, ma determinata da una volontà del soggetto di proteggersi per il potenziale e futuro rischio di vedere il suo diritto esposto a pericolo.

 Il sacrificio della sfera giuridica dell’aggressore non sarebbe infatti giustificato alla luce di una reazione non necessitata nell’immediato, per non essersi ancora verificato un pericolo incombente o comunque perdurante che ponga in pericolo i diritti della persona offesa.

Pur essendo la involontarietà del pericolo requisito per l’applicazione della scriminante in oggetto, la giurisprudenza ha affermato che c’è compatibilità tra la legittima difesa e l’attenuante della provocazione, allorquando il provocato abbia una reazione eccessiva in seguito all’offesa altrui.

Allo stesso modo, si ritiene in modo abbastanza pacifico, sia in dottrina che in giurisprudenza, che la causa di giustificazione della legittima difesa sia compatibile con il reato della rissa, nel momento in cui ci sia la reazione di alcuno dei partecipanti alla rissa del tutto sproporzionata ed imprevedibile rispetto all’offesa subita, costituendo quindi un’azione autonoma e svincolata dai presupposti della rissa stessa.

Altra parte della giurisprudenza, diversamente opinando, ha viceversa ritenuto che l’attenuante della provocazione sia del tutto incompatibile con l’istituto della legittima difesa, poiché è da notare che chi provoca, si pone volontariamente nella condizione di esporsi ad una situazione di pericolo che, per definizione, può esporre ad esiti imprevedibili a anche più gravi di quanto immaginato dal provocatore.

 In altre parole, chi si pone volontariamente in una situazione di pericolo, che può configurarsi in una sfida o in altre competizioni per loro natura aggressive e violente, accetta in qualche modo i rischi che da queste situazioni derivano, più o meno imprevedibili, e che comunque devono essere stati preventivamente “accettati” da colui che invoca la legittima difesa, non bastando l’esposizione a potenziali comportamenti aggressivi di altre persone, se non si è in prima persona animati da volontà di aggressione.

Infine, altro requisito indispensabile ai fini dell’applicabilità della scriminante della legittima difesa è quello della proporzionalità tra l’offesa e la difesa.

Questo, che è forse il requisito di più difficile apprezzamento in sede processuale, deve essere svolto secondo una valutazione “ex ante”, che tenga conto principalmente di due circostanze:

 i mezzi utilizzati da parte dell’aggressore, e quelli a disposizione dell’aggredito per difendersi; i beni giuridici in conflitto.

Operare tali valutazioni e tale bilanciamento, è tutt’altro che banale.

Tale difficoltà è tanto maggiore quando i beni in conflitto si presentino come eterogenei, essendo in tal caso ancora più difficile valutare se sussista il requisito della proporzione, a meno che uno dei due beni giuridici non si presenti come enormemente più importante, e quindi sicuramente maggiormente tutelato, rispetto all’altro.

Con legge n. 59 del 2006 è stata introdotta un’importante e sostanziale riforma dell'istituto della legittima difesa, frutto delle pressioni dell’opinione pubblica, con la finalità di rendere più esteso il campo di applicazione della scriminante in oggetto.

In particolare, la novella ha introdotto una “presunzione di proporzionalità” della difesa, che, come si è visto, deve di regola essere accertata dal giudice caso per caso, allorquando “nei casi previsti dall’art. 614, primo e secondo comma [...] taluno legittimamente presente in uno dei luoghi ivi indicati usa un’arma legittimamente detenuta o altro mezzo idoneo al fine di difendere

a) la propria o l’altrui incolumità;

 b) i beni propri o altrui, quando non vi è desistenza e vi è pericolo di aggressione”.

Come si può notare dalla lettura della disposizione, viene inserita una affermazione di sussistenza della proporzionalità ex lege, tra la reazione attuata attraverso l’utilizzo di un’arma e l’”aggressione contra legem”.

Ciò non toglie, ovviamente, che tutti gli altri presupposti della legittima difesa, debbano comunque essere autonomamente accertati, non potendosi operare alcuna presunzione di sussistenza dei requisiti della aggressione ingiusta, della legittima reazione e della attualità ed involontarietà del pericolo.

Come è facile immaginare, tale riforma è stata oggetto di moltissime polemiche, sia di carattere politico che tecnico-giuridico.

 Per quanto attiene in particolare a queste ultime, è stato affermato che la novella non ha sostanzialmente modificato i termini di applicazione della legittima difesa, consentendo una indiscriminata reazione al soggetto che violi il domicilio e la privacy altrui introducendosi in un luogo di privata dimora.

Infatti, ha affermato espressamente la giurisprudenza, pur essendo mutato il concetto di proporzionalità che, in determinati specifici casi si presume, sarà comunque necessario svolgere una attenta verifica della sussistenza dell’attualità del pericolo e della legittimità della reazione, intendendosi in particolare la necessità inevitabile ed insuperabile di ricorrere all’utilizzo dell’arma.

 Se non dovessero sussistere gli altri ordinari requisiti della legittima difesa, sarà inutile una qualunque indagine in merito al requisito della proporzionalità.

Inoltre, appare evidente che il legislatore non abbia inteso, pur inserendo la presunzione di proporzionalità, eliminare la necessità di effettuare un concreto bilanciamento tra gli interessi in rilievo.

Questo significa che l’uso dell’arma è sì consentito, ma diventerà ugualmente illegittimo nel momento in cui viene perpetrato anche nel caso di desistenza dell’aggressore.

Si è discusso in merito all’equiparazione, ai fini dell’applicazione del secondo comma dell’art. 52, dell’abitacolo di un’autovettura ad un “luogo di privata dimora” ex art. 614, concludendosi in senso negativo, poiché l’automobile, pur garantendo la privacy del guidatore, non consente allo stesso di svolgervi atti di vita domestica, come accadrebbe invece all’interno di una abitazione.

Infine, un accenno merita l’ulteriore riforma della legittima difesa, operata con legge 26 aprile 2019 n. 36, che è intervenuta a modificare l’ultimo comma dell’art. 52.

A tal riguardo, la disposizione oggi prevede che “nei casi di cui al secondo e al terzo comma agisce sempre in stato di legittima difesa colui che compie un atto per respingere l'intrusione posta in essere, con violenza o minaccia di uso di armi o di altri mezzi di coazione fisica, da parte di una o più persone”.

Tale disposizione è stata modificata, ancora una volta sulla scorta di considerazioni dettate dalla situazione di emergenza sociale che ha agitato l’opinione pubblica, al fine di ridurre il margine discrezionale del magistrato che si determini ad applicare al fatto di reato la causa di giustificazione della legittima difesa.

Ciò significa, in altri termini, che il legislatore ha inteso in qualche modo creare una presunzione assoluta e invincibile di sussistenza della legittima difesa allorquando l’atto aggressivo venga attuato per respingere appunto una intrusione attuata “con violenza o minaccia di uso di armi o altri mezzi di coazione fisica”.

Tale disposizione va letta in combinato disposto con quanto previsto dal secondo comma dell’art. 55, il quale prevede che “nei casi di cui ai commi secondo, terzo e quarto dell'articolo 52, la punibilità è esclusa se chi ha commesso il fatto per la salvaguardia della propria o altrui incolumità ha agito nelle condizioni di cui all'articolo 61, primo comma, n. 5) ovvero in stato di grave turbamento, derivante dalla situazione di pericolo in atto”.

La disposizione, così come formulata, ha generato fin dalla sua introduzione numerose critiche da parte della dottrina, e della giurisprudenza, la quale si vedrebbe svuotata, se si applicasse letteralmente la norma, del potere discrezionale che è tipico e coessenziale alla sua funzione

Anche la nozione di “grave turbamento” denota un grave deficit di determinatezza.

 Tali espressioni vaghe e polisense, infatti, stridono apertamente con il principio di legalità, previsto dall’art. 1 del c.p. e, ancora prima, dall’art. 25 Cost., in virtù dei quali il consociato deve essere posto nella condizione di comprendere esattamente le disposizioni penali, in modo da potersi determinare in modo autonomo alla eventuale commissione del fatto di reato.

Tale presunzione legale di sussistenza della legittima difesa è apparsa ai primi commentatori della riforma eccessivamente rigida, e per questo con tutta probabilità esposta a censure di legittimità costituzionale. Infatti, c’è un preciso rango tra beni costituzionali che va rispettato, a prescindere dalle discrezionali intenzioni del legislatore. In particolare, tale bilanciamento tra beni giuridici in conflitto si renderà tanto più necessario quando si tratterà di confrontare il bene della vita dell’aggressore con i diritti patrimoniali dell’offeso.

Tuttavia, al giudice ordinario, se non vuole proseguire sulla via già consolidata della “lettura costituzionalmente conforme” della norma sulla legittima difesa, non resterà che sollevare una questione di legittimità costituzionale dell'art. 52 c.p.

 

Diritto Internazionale Umanitario:

la tavola rotonda di Sanremo.

 

Analisidifesa.it – (21 Settembre 2024) - Redazionein Analisi Italia - Gaia De Salvo – ci dice:

 

Il 12 e 13 settembre 2024, nella splendida cornice di Villa Ormond a Sanremo, si sono tenuti i lavori della 47ª Tavola Rotonda sui problemi attuali del diritto internazionale umanitario, organizzata congiuntamente dall’Istituto Internazionale di Diritto Umanitario di Sanremo e dal Comitato Internazionale della Croce Rossa di Ginevra.

 

La Cerimonia di apertura dell’evento ha visto la partecipazione di numerose autorità e figure di spicco del mondo civile e militare, tra cui il Capo di Stato Maggiore della Difesa italiano, Ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, e il Consigliere del Presidente della Repubblica per l’informazione e alla partecipazione sociale Gianfranco Astori, accompagnato dal consigliere per gli Affari militari del Presidente della Repubblica Gen. C. A. Gianni Candotti; oltre a cariche locali e regionali quali il Sindaco di Sanremo, Avv. Alessandro Mager, il Presidente della Provincia, On. Claudio Scajola, il Presidente della Regione, Dott. Alessandro Piana.

A questi si sono quindi aggiunti i saluti istituzionali della rappresentante del CICR, Dott.ssa Eva Svoboda, e del Presidente della Croce Rossa Italiana, Dott. Rosario Maria Gianluca Valastro, dando il benvenuto ad una platea di più di 220 rappresentanti governativi, di organizzazioni internazionali ed esperti provenienti dai circoli militari, diplomatici ed accademici, provenienti da 28 nazioni e sei continenti.

Strutturata quest’anno in sei sessioni tematiche atte ad approfondire le sfide passate, presenti e future dell’applicazione pratica delle quattro Convenzioni di Ginevra del 1949, la conferenza annuale dell’Istituto di Sanremo è stata quindi introdotta da un ampio inquadramento storico preliminare dell’evoluzione del diritto internazionale umanitario, e conclusa da un’analisi di ciò che attende questo importante corpus giuridico alla luce degli sviluppi contemporanei globali.

 

Nel suo messaggio di apertura, il Presidente dell’Istituto, Generale C.A. (ris.) Giorgio Battisti ha infatti sottolineato come il diritto internazionale umanitario sia da considerarsi quale base fondamentale dell’attività delle Forze Armate di tutto il mondo, oltre che una “realtà giuridica chiamata ad adeguarsi alle sfide poste da conflitti sempre più insidiosi, di non sempre facile o scontata qualificazione, caratterizzati dagli scontri armati tra fazioni opposte di natura molto diversa e dall’impiego progressivo di nuove e devastanti tecnologie.”

Il Presidente ha anche posto l’accento sui cosiddetti “utilizzatori finali” del diritto umanitario, i giovani soldati:

 “ragazzi di 20-25 anni – spesso affaticati, infreddoliti o accaldati, spaventati – che, trovandosi in una situazione di stress fisico e mentale, se non correttamente preparati, sono portati – nel dubbio – ad aprire il fuoco”; e ai loro comandanti con il “solenne dovere assicurarsi che gli uomini e le donne che avranno il privilegio di comandare rispettino le leggi e siano in grado di tornare a casa con onore, preservando la loro dignità umana”.

Sottolineando come tutto ciò sia necessario per “la protezione delle popolazioni civili, sempre più coinvolte nei conflitti, quali “scudi umani”, vittime dei combattimenti nelle aree urbane, bersagli di violenze o soprusi da parte dei contendenti, e costrette a fuggire dalle zone interessate dalle operazioni belliche”.

L’”Ammiraglio Cavo Dragone”, dopo aver evidenziato l’attuale recente impegno dell’Italia nel Medio Oriente volto a stemperare le tensioni e promuovere il dialogo e, auspicabilmente, la pace nella Regione, ha richiamato l’attenzione sul numero di focolai di guerra che imperversano ad oggi nel mondo:

“[…] 56 conflitti, il numero più alto dalla Seconda guerra mondiale. Questi conflitti sono diventati di natura più internazionale, con 92 Paesi coinvolti in conflitti al di fuori dei loro confini.

 Oggi, 110 milioni di persone sono rifugiate o sfollate a causa di conflitti violenti, con 16 Paesi che ospitano oltre mezzo milione di rifugiati.”

L’Ammiraglio si è quindi unito al “Generale Battisti” nel sottolineare la crescente presenza di conflitti ibridi e complessi, definendo tale sviluppo

“[un] nuovo mostro che sta sempre più dominando il panorama militare internazionale [attraverso] la combinazione di strategie convenzionali e non convenzionali.”

Il messaggio istituzionale del Presidente della Repubblica, letto dal Consigliere per l’informazione e alla partecipazione sociale Gianfranco Astori, ha poi aperto una riflessione sugli anniversari della ratifica delle Convenzioni di Ginevra e della Battaglia di Solferino che la Tavola Rotonda ha inteso celebrare, riaffermando come “[rimanga] desolatamente di attualità lo ius in bello, indispensabile strumento per lenire le conseguenze di conflitti di portata sempre più ampia, anche per le nuove minacce che si affacciano:

contrasti e radicalismi di pretesa matrice religiosa, terrorismo, guerriglia, criminalità organizzata, per non parlare del ritorno del fenomeno dei mercenari.”

 

Nonostante la necessità crescente di una corretta applicazione di tale corpus normativo, nel suo messaggio il Presidente ha illustrato un preoccupante scenario in cui “nello sterile rimpallo delle responsabilità fra le parti in guerra, nel chiaroscuro delle narrative opposte, nel ripetersi – infine – di appelli inascoltati da parte dei principali organismi internazionali, si ha la sensazione che il mondo si stia infilando in una fase in cui il patrimonio racchiuso nelle Convenzioni di Ginevra appaia una pura petizione di principio.”

L’istituto di Sanremo da oltre 50 anni si pone come obiettivo primario la promozione di questo stesso patrimonio, adoperandosi per una maggiore comprensione ed un maggiore rispetto del diritto internazionale umanitario per mezzo dello sviluppo di attività di insegnamento e formazione rivolte ad ufficiali militari e operatori civili provenienti da tutto il mondo.

Le iniziative promosse dall’Istituto sono rivolte principalmente ai futuri comandanti, ufficiali in comando e operatori del settore umanitario attivi in contesti di crisi; un’attività formativa volta a educare e sensibilizzare sui principi base del diritto umanitario, focalizzati sulla protezione dei civili e di chi non prende (più) parte al conflitto, aspetti cruciali della diffusione di una cultura giuridica finalizzata alla limitazione della sofferenza umana.

 

Le diverse sessioni, o “panel” della Tavola Rotonda hanno dunque offerto un’analisi critica dell’evoluzione delle Convenzioni di Ginevra, a 75 anni dalla loro ratifica, con una panoramica globale sull’importanza di questi documenti storici, redatti e ratificati universalmente in un contesto internazionale difficile da replicare oggi.

Nell’affrontare i temi chiave della protezione dei feriti, il trattamento dei prigionieri di guerra, la tutela dei naufraghi e dei civili, accademici, consiglieri giuridici, personale umanitario e alti ufficiali militari hanno animato un dibattito profondamente costruttivo, moderato sapientemente dai rappresentanti dell’Istituto sia in sala che online.

Da queste sessioni sono stati sottolineati e rielaborati modelli e aspetti dell’implementazione del “DIU”, quali la collaborazione fra organizzazioni umanitarie, altri operatori civili e forze armate, e la crescente rilevanza del ruolo dei corpi medici militari i quali, operando sui feriti delle diverse parti, agiscono nel quadro delle norme di Diritto Umanitario in armonia con la propria etica professionale.

Al termine del primo giorno dei lavori, degno di nota è stato l’intervento dell’Onorevole Carrie F. Ricci, Army General Counsel dell’amministrazione statunitense e consigliere giuridico capo del Dipartimento delle Forze Armate USA. Nel suo discorso l’Onorevole Ricci ha infatti illustrato il “Civilian Harm Mitigation and Response Action Plan” (Piano di Azione per Mitigare e Rispondere ai Danni ai Civili) implementato dall’esercito statunitense nel corso del suo mandato, un piano volto a migliorare l’approccio delle proprie forze armate ed alla minimizzazione dell’impatto delle operazioni militari sulle popolazioni civili.

Alla conclusione dell’ultimo dibattito, dedicato al futuro delle Convenzioni di Ginevra e delle norme ginevrine, nel contesto del quale è risultato chiaro come l’efficace attuazione delle stesse sia ancora oggi una sfida complessa, ha infine preso la parola l’Ambasciatore Jean-Pierre Lacroix, Sottosegretario Generale delle Nazioni Unite responsabile per le operazioni di mantenimento della pace.

 

Nel suo intervento l’Ambasciatore si è detto compiaciuto dell’opportunità di confronto offerta dalla “Tavola Rotonda di Sanremo”, concentrando la propria attenzione sul lavoro multidimensionale svolto dal peacekeeping con l’obiettivo di creare le condizioni necessarie all’adozione di soluzioni politiche alle dispute interne ed internazionali.

 Ciò, con l’obiettivo di limitare le condizioni stesse di fragilità che tendono a costituire terreno fertile per le violazioni del diritto umanitario.

Mentre da oltre mezzo secolo l’Istituto Internazionale di Diritto Umanitario di Sanremo si impegna instancabilmente nello sviluppo di un dialogo umanitario unico, conosciuto ormai a livello globale come “dialogo umanitario nello Spirito di Sanremo”, sono proprio gli eventi come la Tavola Rotonda a confermarsi cruciali per la missione statutaria di questo ente unico al mondo.

 (La Dott.ssa Gaia De Salvo ricopre attualmente la posizione di collaboratrice junior presso il Dipartimento Progetti Speciali dell’Istituto Internazionale di Diritto Umanitario.)

 

 

 

 

 

Salvini, il processo Open Arms a Palermo.

 I pm: «Chiediamo sei anni di carcere». Meloni: «Incredibile. A lui la mia totale solidarietà». Schlein: «Intervento della premier inopportuno»

 Corriere.it – (14 settembre 2024) - Redazione Cronache – ci dice:

 

Oggi, 14 settembre 2024, si tiene la requisitoria dei pm nell'ambito del processo a Matteo Salvini, imputato per «sequestro di persona e rifiuto di atti d'ufficio» per avere impedito cinque anni fa lo sbarco di 147 migranti a Lampedusa.

 

Salvini, il processo Open Arms nell'aula bunker a Palermo.

 Il fondatore della ong: «Giorno importante per la giustizia italiana».

Il leader della Lega: «La difesa dei confini non è un reato»

L'udienza nell'aula bunker del carcere Pagliarelli a Palermo:

il procuratore aggiunto “Marzia Sabell”a con i Pm “Calogero Ferrara “e” Giorgia Righi” chiedono la condanna di Salvini a sei anni di carcere per i fatti della nave Open Arms dell’agosto 2019.

Giorgia Meloni: «Incredibile. La mia totale solidarietà. Precedente gravissimo»

Il contrasto tra accusa e difesa. Bongiorno: «L'atto d'accusa è contro una linea di governo»

Che cosa rischia Matteo Salvini?

14 Settembre 2024.

Open Arms: «Confidiamo nella giustizia»

«Confidiamo nella giustizia». Ha commentato così la richiesta dei Pm la ong spagnola Open Arms.

14 Settembre 2024.

Nordio: «Piena e affettuosa solidarietà a Salvini»

«Esprimo la mia piena ed affettuosa solidarietà al collega Salvini per quanto riguarda il processo. La sua origine e le sue caratteristiche mi riportano ai tanti articoli che ho scritto in merito prima di diventare ministro». Cosi il Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, a margine della manifestazione delle Frecce Tricolori a Jesolo.

 

14 Settembre 2024.

Vannacci, azioni Salvini difesa interesse nazionale.

«Come uomo di Stato e con profondo rispetto delle istituzioni, esprimo la mia solidarietà al ministro Matteo Salvini per le difficili vicende giudiziarie che sta affrontando.

Sono convinto che l'azione politica e amministrativa debba essere sempre guidata dalla tutela degli interessi del Paese e dal rispetto delle leggi.

Al contempo, nutro piena fiducia nel lavoro della magistratura e nel nostro ordinamento statale, che dispone di tutti gli strumenti necessari per partorire una decisione equa, capace di chiarire la buona fede e l'evidente legittimità degli intenti che hanno guidato le azioni del ministro Salvini».

 Così Roberto Vannacci, europarlamentare della Lega.

«Sono certo che la sua condotta, volta palesemente alla difesa dell'interesse nazionale, sarà riconosciuta conforme alla legge e allo spirito delle istituzioni democratiche», aggiunge.

 

14 Settembre 2024.

Salvini: «Difendere l'Italia non è un reato. Non mollo».

«6 anni di carcere per aver bloccato gli sbarchi e difeso l’Italia e gli Italiani?

Follia.

 Difendere l’Italia non è un reato e io non mollo, né ora né mai».

Così Matteo Salvini su Instagram.

 E con un video aggiunge: «Mi dichiaro colpevole di aver difeso l'Italia e gli italiani. Mi dichiaro colpevole di aver mantenuto la parola data».

Salvini: «Rischio il carcere perché la sinistra ha deciso che difendere i confini italiani è un reato»

La difesa di Salvini sui social.

 

14 Settembre 2024.

Piantedosi: «Evidente e macroscopica stortura».

«Piena e totale solidarietà al ministro Salvini.

 Il rischio a una condanna a sei anni di carcere, per aver fatto fino in fondo il suo dovere nel contrasto all’immigrazione irregolare, è una evidente e macroscopica stortura e un’ingiustizia per lui e per il nostro Paese», ha dichiarato il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi.

 

14 Settembre 2024.

Schlein, «Inopportuno l'intervento di Meloni su Salvini».

La segretaria del Pd Elly Schlein ha trovato «molto inopportuno l'intervento della presidente del Consiglio Giorgia Meloni» sulla richiesta di condanna di Matteo Salvini per la vicenda Open Arms.

 «Pensiamo che il potere esecutivo e quello giudiziario siano separati e autonomi. È un principio che si chiama separazioni dei poteri» ha detto a “Umbertide”.

 «Quindi - ha sostenuto ancora Schlein - il rispetto istituzionale imporrebbe di non commentare processi aperti.

 Stupisce che mentre oggi ha trovato il tempo di commentare il processo Salvini, da ieri non abbia ancora proferito una parola sul patteggiamento di Giovanni Toti».

 

14 Settembre 2024.

Elon Musk: «Quel Pm pazzo dovrebbe andare in prigione»

«Quel pazzo pubblico ministero dovrebbe essere lui quello che va in prigione per 6 anni, questo è pazzesco».

Lo ha scritto su “X” “Elon Musk” commentando la richiesta del Pm di Palermo di sei anni di reclusione per il vicepremier e ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini accusato di sequestro di persona e rifiuto di atti d'ufficio per avere impedito, cinque anni fa, lo sbarco dalla Open Arms di 147 migranti a Lampedusa.

 

14 Settembre 2024.

Tajani: «Chiedere 6 anni è irragionevole»

«Ribadisco ciò che ho detto stamane:

 Matteo Salvini ha fatto il suo dovere di ministro dell'Interno per difendere la legalità.

Chiedere 6 anni di carcere per questo motivo appare una scelta irragionevole e per giunta senza alcun fondamento giuridico».

 Lo scrive il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani su “X”.

 

14 Settembre 2024.

Zaia: «Difendere i confini non può e non deve essere trattato come un reato»

«Esprimo la mia solidarietà e il mio pieno sostegno a Matteo Salvini, che ha sempre agito nell'interesse della sicurezza del Paese e nella tutela dei confini nazionali.

Confido nella giustizia e sono certo che emergerà la verità:

difendere i confini non può e non deve essere trattato come un reato.

Lo dichiara” Luca Zaia” all'ANSA, appresa la notizia della richiesta di condanna da parte dei Pm nei confronti del vicepremier e segretario nazionale della Lega, Matteo Salvini.

«Ritengo, inoltre, che gli elementi presentati dalla difesa di Salvini - conclude il governatore - potranno chiarire ulteriormente la correttezza di chi ha agito nell'interesse degli italiani»

 

14 Settembre 2024

Ronzulli (FI), «Richiesta contro ministro Salvini abnorme, inaccettabile e politica»

«Se passa il concetto di condannare un ministro della Repubblica per aver applicato un provvedimento del governo, passa anche l'idea che il potere esecutivo è sottoposto al potere giudiziario, e questo non è accettabile.

Chiedere 6 anni di reclusione nei confronti del ministro Salvini, considerato peggio di un corrotto, un ladro o un violentatore, è un'enormità, soprattutto se paragonata ad altri reati ben più gravi.

Ma è anche un modo per attaccare e condizionare le politiche di un governo, qualsiasi esso sia, perché non c'è decreto che non sia approvato dal Consiglio dei ministri e firmato dal presidente del Consiglio.

 Sono certa non solo che il ministro Salvini, al quale va la mia più sentita solidarietà, riuscirà a dimostrare la correttezza del suo operato, ma anche che il tribunale di Palermo riporterà il processo sui binari del diritto, dell'equilibrio e dell'imparzialità».

 Così la senatrice di Forza Italia e vice presidente del Senato, Licia Ronzulli.

14 Settembre 2024.

Lupi (Nm), «Precedente pericolosissimo per istituzioni»

«Processare un ministro e chiedere addirittura una pena di sei anni per un atto compiuto nell'esercizio delle sue funzioni, per una decisione presa per contrastare il traffico di esseri umani in una situazione molto delicata- peraltro espressione di una linea condivisa collegialmente da quel governo - è un precedente gravissimo e pericolosissimo che riguarda tutti, politica e istituzioni.

 Esprimiamo solidarietà a Matteo Salvini, e riteniamo che dovrebbero esprimerla tutte le forze politiche con determinazione».

Lo afferma il presidente di “Noi Moderati” “Maurizio Lupi”.

 

14 Settembre 2024.

Boldrini (Pd), «Un ministro deve rispettare la legge».

«Anche un ministro deve rispettare la legge, incluso Salvini.

La durissima requisitoria del Pm di Palermo, che ha chiesto una condanna a 6 anni, ci ricorda che il “rispetto dei diritti umani” viene prima della presunta difesa dei confini e che le vite in mare si salvano sempre, anche durante una guerra».

 Lo dichiara “Laura Boldrini”, deputata del Pd e presidente del “Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel mondo”.

 «Salvini, tentando di chiudere i porti, ha cercato per anni di ricattare l'Ue - aggiunge -.

Per non parlare delle ripercussioni che questo ha avuto, incluse quelle sui corpi dello Stato.

Ha fatto di tutto per “disumanizzare i migranti”, rendendoli capro espiatorio di qualsiasi problema, alimentando le paure e gli istinti più bassi delle persone. Su questo ha speculato e specula a fini elettorali e di potere.

 Ma anche un ministro deve rispondere alla legge, alla Costituzione e al diritto internazionale».

 

14 Settembre 2024.

Magi: «Gravissima ingerenza Meloni sul processo. L'Italia non è l'Ungheria di Orban».

«Nel 2019 ha tenuto in ostaggio 147 persone sulla Open Arms, con a bordo anche donne e bambini, pur di portare avanti la sua spregiudicata politica dei porti chiusi e ricattare l'Europa.

 Per questo Matteo Salvini è finito sotto processo a Palermo.

 E oggi è arrivata la richiesta da parte dei Pm di 6 anni di reclusione.

Avere un Ministro accusato di sequestro di persona già dovrebbe essere fonte di imbarazzo per un governo di qualsiasi Paese democratico, ma avere addirittura la premier che interviene a gamba tesa nel processo rappresenta un'ingerenza gravissima del potere esecutivo nei confronti del potere giudiziario da far tremare i polsi.

Ricordiamo a Giorgia Meloni che l'Italia non è ancora, per fortuna, l'Ungheria dove la giustizia è assoggettata al presidente Orban.

 E soprattutto è incredibile che Meloni commenti provando a truffare gli italiani sul senso del processo a Salvini:

il suo vicepremier, nella vicenda Open Arms, ha tentato di modificare le norme per dotarsi dei pieni poteri nei confronti di migranti naufraghi, altro che svolgere il proprio lavoro.

Ma la legge e il diritto internazionale glielo impediscono.

 Non solo una grave ingerenza da parte di Meloni, che sta evidentemente cercando di intimidire il pubblico ministero, ma anche una totale distorsione della realtà a uso e consumo delle crudeli e spesso illegali politiche di questa destra sui migranti».

 Lo afferma il segretario di” Più Europa”, “Riccardo Magi”.

 

14 Settembre 2024.

Bonelli (Avs): «Salvini non faccia la vittima».

«Non si difendono i confini nazionali tenendo prigioniere in mare aperto 147 persone, tra cui donne e bambini, violando tutte le convenzioni internazionali, a partire da quelle del mare e dei diritti umani.

Vedremo cosa deciderà il tribunale riguardo alla richiesta di condanna a sei anni per Salvini avanzata dalla Procura, ma una cosa è certa:

 quando era ministro, Salvini utilizzò il dramma umano delle persone migranti, che purtroppo morivano a migliaia nel Mar Mediterraneo, per mero calcolo elettorale».

Lo afferma, in una nota, il deputato di “Alleanza verdi e sinistra” e portavoce nazionale di “Europa verde”, Angelo Bonelli.

 

14 Settembre 2024.

Valditara: «Giudizio prettamente politico e non giudiziario»

«La requisitoria dei pubblici ministeri di Palermo, che hanno chiesto sei anni di reclusione per Matteo Salvini, ha un forte sapore politico.

 La tutela dei diritti umani dei singoli, per quanto assoluti, va sempre bilanciata con la difesa di interessi generali che tutelano anche altri diritti umani.

Il giudizio sulla prevalenza è un giudizio prettamente politico e non giudiziario.

Si rischia altrimenti di mettere in crisi lo Stato di diritto fondato innanzitutto sulla divisione dei poteri».

Lo dichiara il ministro dell'Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, che conclude:

«La protezione dei confini, prevista dalla Costituzione, è funzionale fra l'altro alla difesa stessa della intera comunità statuale.

Piena solidarietà a Matteo Salvini»

14 Settembre 2024.

Boldrini: «I diritti vengono prima dei confini».

«Anche un ministro deve rispettare la legge, incluso Salvini.

La durissima requisitoria del Pm di Palermo, ci ricorda che il rispetto dei diritti umani viene prima della presunta difesa dei confini e che le vite in mare si salvano sempre, anche durante una guerra.

 Salvini, tentando di chiudere i porti, ha cercato per anni di ricattare l'Ue.

Per non parlare delle ripercussioni che questo ha avuto, incluse quelle sui corpi dello Stato.

Ha fatto di tutto per disumanizzare i migranti, rendendoli capro espiatorio di qualsiasi problema, alimentando le paure e gli istinti più bassi delle persone.

Su questo ha speculato e specula a fini elettorali e di potere.

Ma anche un ministro deve rispondere alla legge, alla Costituzione e al diritto internazionale».

Lo dichiara Laura Boldrini deputata PD e “Presidente del Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel mondo”.

14 Settembre 2024.

Donzelli (FdI): «Solidarietà Salvini, avanti insieme senza paura».

«Solidarietà incondizionata a Matteo Salvini.

Non è immaginabile che, nell'esercizio delle funzioni istituzionali, un Ministro della Repubblica possa rischiare sei anni di carcere per aver rispettato gli impegni presi con gli elettori nel difendere i confini.

 Avanti senza paura tutti insieme».

 Lo scrive sui social il deputato e responsabile organizzazione di Fratelli d'Italia, “Giovanni Donzelli”.

14 Settembre 2024.

Durigon (Lega): «Ingiusto processo politico contro Salvini».

Il pubblico ministero «chiede sei anni di carcere per Salvini che da ministro ha difeso i confini italiani, ridotto drasticamente gli sbarchi, combattuto trafficanti di esseri umani e organizzazioni criminali.

 Non è un reato, ma un dovere che il ministro ha compiuto agendo nel solo interesse del Paese, nel pieno di un mandato popolare e nel rispetto delle leggi. Pretendere una condanna è ingiusto e vergognoso.

Totale solidarietà al Ministro Salvini, ostaggio di un processo politico unico nel suo genere in tutto l'Occidente».

Lo dice il senatore e vicesegretario della Lega, “Claudio Durigon”.

 

14 Settembre 2024.

Giorgia Meloni: «Incredibile. La mia totale solidarietà. Precedente gravissimo»

«È incredibile che un Ministro della Repubblica Italiana rischi 6 anni di carcere per aver svolto il proprio lavoro difendendo i confini della Nazione, così come richiesto dal mandato ricevuto dai cittadini».

 Lo scrive sui “social network” la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. «Trasformare in un crimine il dovere di proteggere i confini italiani dall'immigrazione illegale è un precedente gravissimo.

 La mia totale solidarietà al Ministro Salvini».

 

14 Settembre 2024.

Chiesti sei anni di carcere per Matteo Salvini.

(di Giovanni Bianconi) I magistrati hanno chiesto la condanna di Matteo Salvini a 6 anni di carcere per i fatti della nave Open Arms.

 L’attuale vicepremier e ministro dei Trasporti è accusato di sequestro di persona a causa del divieto di sbarco imposto ai 147 migranti bloccati a bordo della nave spagnola nell’agosto 2019, quando era ministro dell’Interno nel governo guidato da Giuseppe Conte.

 

14 Settembre 2024

Pm: «Ministri contro Salvini, essere alleati non vuol dire essere correi»

«I ministri Trenta e Toninelli e il premier Conte nell'agosto del 2019 ritennero di intervenire, i ministri non controfirmando il decreto interdittivo, anzi la ministra Trenta si era premurata per i minori.

Essere alleati non significa essere correi».

 Così il procuratore aggiunto di Palermo “Marzia Sabella” proseguendo la requisitoria al processo “Open Arms” a carico di Matteo Salvini accusato di sequestro di persone e rifiuti di atti d'ufficio.

 

14 Settembre 2024.

Pm: minori vittime vulnerabili prima che migranti non identificati.

«I minori sono vittime altamente vulnerabili non migranti non identificati, non c'era alcun motivo per applicare il decreto interdittivo di Salvini.

Dovevano essere accolti immediatamente, non c'erano scusanti di sorta per ritardare il Pos».

 Ha detto il pubblico ministero” Marzia Sabella”, che ha aggiunto:

 «Le posizioni e le scelte del ministro Matteo Salvini diedero luogo a un caos istituzionale, una situazione che avrebbe portato ad approntare soluzioni di fortuna.

A ritrovarsi in una condizione di estrema difficoltà fu la Guardia costiera che non poteva premere su un ministero da cui non dipendeva».

 

14 Settembre 2024.

L'accusa a Salvini: «La scelta di non far sbarcare i migranti personale, andava oltre la linea politica del governo Conte»

(di Giovanni Bianconi, inviato a Palermo). La dicotomia tra le visioni di accusa e difesa, che il tribunale di Palermo è chiamato a sciogliere, emerge chiaramente già a metà della requisitoria al termine della quale i pubblici ministeri chiederanno la condanna dell’ex ministro dell’Interno (oggi ai Trasporti) Matteo Salvini per il sequestro di persona di 147 migranti trattenuti a bordo della nave Open Arms dal 14 a 20 agosto 2019.

Per l’accusa, alla sbarra è un imputato che negando l’autorizzazione allo sbarco dei naufraghi ha compiuto non un atto politico bensì una scelta personale che andava oltre la linea governativa dell’esecutivo Conte 1, legata alla redistribuzione dei migranti in Europa.

14 Settembre 2024.

Legale di Salvini: «Il Pm processa la linea del governo Conte».

«Nel caso Open Arms, a prescindere dalle anomalie della navigazione e dal fatto che c'erano rischi che ci fossero a bordo dei terroristi, sono state adottate delle misure proprio per garantire la tutela e la protezione dei migranti.

Adesso, più che analizzare questo aspetto, mi preme rilevare che in questa introduzione e' di intuitiva evidenza che il pubblico ministero sta procedendo ad una requisitoria contro il” Decreto sicurezza bis”, che e' un atto del governo, contro la linea politica prima redistribuire e poi sbarcare".

Così l'avvocato Giulia Buongiorno, legale di Matteo Salvini, durante una pausa dell` udienza del processo in cui è imputato il vicepremier.

"Il Pm che ha detto che non voleva essere un intervento contro la politica, nel momento in cui dice che un tavolo tecnico a cui partecipava l'attuale capo della Polizia, le direttive e i decreti sono inaccettabili, intollerabili e in contrasto con i diritti umani, in realtà, sta processando la linea politica di quel governo».

 

14 Settembre 2024

Procuratore: «Salvini voleva i porti chiusi, ha fallito».

Il procuratore aggiunto Sabella:

«Il contesto delle condotte riscontra la marcata dicotomia tra i diritti fondamentali dei migranti e la necessità del paese di far fronte alla gestione dei flussi migratori che lo attraversano: la difesa dei confini in gran parte dei casi non serve a salvaguardarci da assalti armati o eversivi che mettono a repentaglio le istituzioni e i beni primari dei cittadini, né a ridurre il numero di morti stranieri. ...

L'innalzamento dei confini non evita i morti, ma semplicemente consente a chi sta dall'altra parte di non vederli e non contarli - aggiunge Sabella -.

Quando i flussi giungono al territorio nazionale, in seguito a operazioni di soccorso, la prevalenza dei diritti fondamentali diventa ancora più urgente:

 la valutazione deve essere fatta secondo i parametri oggettivi della legislazione sovranazionale e non con l'occhio assuefatto alle tragedie dei barconi capovolti.

 Il governo Conte 1 prevedeva di sensibilizzare l'Europa per ottenere un'equa redistribuzione dei migranti e il ministro dell'Interno ha ritenuto di poter squilibrare le unità di misura dei beni giuridici in gioco in favore dei porti chiusi, come strumento di difesa dei confini e di pressione sugli Stati membri: di fronte al fallimento di quel sistema si è poi ritenuto non di rivederlo, ma di avventurarsi in atti amministrativamente illegittimi e penalmente rilevanti».

 

14 Settembre 2024.

Difesa: «Processo a linea politica governo Conte»

L'avvocata Giulia Bongiorno, legale del ministro Salvini, in una pausa del processo: «Mi preme rilevare che in questa introduzione della requisitoria è di intuitiva evidenza che il pm sta procedendo a una requisitoria contro il decreto sicurezza bis, che è un atto del governo, contro la linea politica prima redistribuire e poi sbarcare. Ha proprio espresso un giudizio di grande contestazione di questa linea. Sapete perfettamente che anche in dichiarazioni pubbliche è stata una linea portata avanti da tutto il governo, anche dallo stesso premier di allora... Il pm che ha detto che non voleva essere un intervento contro la politica, nel momento in cui dice che un tavolo tecnico a cui partecipava l'attuale capo della Polizia, le direttive e i decreti sono inaccettabili, intollerabili e in contrasto con i diritti umani, in realtà sta processando la linea politica di quel governo. Vedremo più tardi».

 

14 Settembre 2024.

Cosa rischia Salvini-

I reati contestati a Matteo Salvini sono sequestro di persona in danno di 147 persone migranti, trattenute illegittimamente a bordo della nave Open Arms dal 14 al 20 agosto 2019 (data in cui l’iter criminoso fu interrotto dal sequestro della nave, ordinato dal procuratore di Agrigento, con conseguente sbarco dei migranti) e rifiuto di atti d’ufficio.

Articoli 605 e 328 del codice penale.

La pena prevista dal 605 (reato più grave) è di reclusione da 3 a 15 anni, poiché ci sono le aggravanti del reato commesso da un pubblico ufficiale e in danno di minori.

14 Settembre 2024.

Tajani: Salvini ha fatto suo dovere.

Interviene anche il ministro degli Esteri Antonio Tajani: «Salvini ha fatto il suo dovere di ministro. Sono convinto che c'è sempre un giudice che riconosce la correttezza del comportamento di un ministro il cui compito è anche quello di difendere la legalità e ritengo che Salvini l'abbia fatto».

 

14 Settembre 2024.

«Rischio: fare politica su gente che soffre»

 Sempre il Pm Ferrara:

«Tutti i funzionari, tutti i ministri, tutti i testimoni che abbiamo sentito in questo processo hanno detto di non sapere se a bordo della Open Arms ci fossero stati terroristi, armi, materiale propagandistico.

Anche i riferimenti ai tentativi di ridistribuzione dei migranti prima del rilascio del Pos non può funzionare: non ci può essere:

subordinazione del rispetto diritti umani e alla ridistribuzione

dei migranti. Prima si fanno scendere i migranti e poi si

ridistribuiscono: altrimenti si rischia di fare politica

su gente che sta soffrendo».

 

14 Settembre 2024.

Perfino in guerra c'è l'obbligo di salvare

«Il principio chiave è quello del soccorso in mare, che viene dall'Odissea, da tempi ancestrali. Persino in guerra c'è l'obbligo del salvataggio in mare a conferma dell'universalità dei beneficiari. In questo processo affrontiamo il tema dei diritti dell'uomo, la vita, la salute e la libertà personale che prevalgono sul diritto a difendere i confini», ha aggiunto il pubblico ministero “Gery Ferrara”.

«L'Onu ha stabilito che la rotta del mediterraneo centrale sia la più pericolosa del mondo, chiede collaborazione nelle operazioni di ricerca e salvataggio e mette come prioritario la tutela della vita dei naufraghi».

14 Settembre 2024.

Pm Ferrara: «Il diritto vale persino per trafficanti».

«La persona in mare è da salvare, ed è irrilevante la sua classificazione: migrante, componente di un equipaggio, passeggero.

Per il diritto internazionale della convenzione “Sar” anche un trafficante di essere umani o un terrorista va salvato poi se è il caso la giustizia faccia il suo corso».

 Così il sostituto procuratore “Geri Ferrara” durante la requisitoria al processo Open Arms.

 

14 Settembre 2024.

Pm: «I diritti dell'uomo vengono prima della difesa dei confini»

«Il principio chiave è quello del soccorso in mare, che viene dall'Odissea, da tempi ancestrali.

 Persino in guerra c'è l'obbligo del salvataggio in mare a conferma dell'universalità dei beneficiari.

 In questo processo affrontiamo il tema dei diritti dell'uomo, la vita, la salute e la libertà personale che prevalgono sul diritto a difendere i confini».

Ha detto il pubblico ministero “Gery Ferrara” nella requisitoria del processo Open Arms, aggiungendo:

 «L'Onu ha stabilito che la rotta del mediterraneo centrale sia la più pericolosa del mondo, chiede collaborazione nelle operazioni di ricerca e salvataggio e mette come prioritario la tutela della vita dei naufraghi».

 

14 Settembre 2024.

I Pm: «In questo processo si è prospettato che la barca navigasse in sicurezza»

«In questo procedimento si è prospettato che un natante di legno, in alto mare, navigasse in sicurezza, come se il capriccio di un'onda non avesse potuta farla ribaltare».

 Così il Procuratore aggiunto di Palermo, “Marzia Sabella”, nel corso della requisitoria del processo a “Matteo Salvini”.

 

14 Settembre 2024.

Cominciata la requisitoria dei Pm.

È cominciata nell'aula bunker del carcere Pagliarelli, a Palermo, la requisitoria dei Pm del processo a Matteo Salvini, imputato per sequestro di persona e rifiuto di atti d'ufficio per avere impedito lo sbarco, cinque anni fa, di 147 migranti che erano stati soccorsi dalla ong Open Arms e che lasciarono l'imbarcazione solo dopo l'interno della Procura di Agrigento.

L'accusa - la procuratrice aggiunta Marzia Sabella e i sostituti Geri Ferrara e Giorgia Righi - sta ricostruendo il quadro giuridico nazionale e sovranazionale di quella fase, poi si addentrerà sugli aspetti della specifica vicenda dell'Open Arms e quindi formulerà alla Corte la richiesta della pena per i reati contestati a Salvini, che all'epoca era ministro degli Interni.

14 Settembre 2024.

Salvini al processo Open Arms: «Ho fatto il mio dovere. Il no allo sbarco per mandare i migranti in Europa»

(di Giovanni Bianconi, inviato a Palermo) Seduto sul banco degli imputati, prima in un’ora di dichiarazioni spontanee e poi rispondendo per altre tre alle domande dei pubblici ministeri, Matteo Salvini parla di politica. È accusato di sequestro di persona, a causa del divieto di sbarco imposto ai 147 migranti bloccati a bordo della nave spagnola Open Arms nell’agosto 2019, quando era ministro dell’Interno, e com’era prevedibile trasforma la sua difesa in un proclama politico e per certi versi programmatico. Sostenendo che quella scelta, come le altre nel precedente anno di alleanza Lega-Cinque stelle, fu il frutto di una linea di governo collegiale scaturita da intenti e decisioni comuni.

​14 Settembre 2024.

“Camps”: «Giorno importante per la giustizia italiana».

«È un giorno importante per la giustizia italiana, la vicenda Open Arms è un caso unico. Dopo cinque anni siamo alla fase iniziale». Così il fondatore della ong spagnola Open Arms, “Oscar Camps,” fuori dall'aula bunker del carcere Pagliarelli a Palermo dove a breve si terrà l'udienza con la requisitoria dei pm del processo a Matteo Salvini, imputato per sequestro di persona e rifiuto di atti d'ufficio per avere impedito cinque anni fa lo sbarco di 147 migranti a Lampedusa.

 

14 Settembre 2024.

Salvini: «Il processo di Palermo è contro l'Italia».

«Mi auguro prevalga il buonsenso, perché la difesa dei confini non è un reato.

È imbarazzante dover pensare a questo processo, visto che stiamo affrontando sfide importanti e i dati macroeconomici sono positivi:

tasso di occupazione al 62,2%, disoccupazione ai minimi storici al 6,8%».

Matteo Salvini, vicepresidente del Consiglio e leader della Lega, lo dice in un'intervista a “Libero” a proposito del processo “Open arms” che lo vede imputato a Palermo per sequestro di persona, per aver chiuso i porti all'immigrazione clandestina quando era ministro dell'Interno.

A chi gli chiede se rifarebbe quelle scelte, risponde: «Assolutamente sì. Ho rispettato la parola con gli elettori, che chiedevano di fermare gli sbarchi, diminuendo le tragedie nel Mediterraneo».

La Lega, aggiunge in un altro passaggio dell'intervista, «ha già previsto per i prossimi due fine settimana la mobilitazione in centinaia di città italiane - con tanto di raccolta firme - per sostenere che il processo di Palermo non è processo al segretario della Lega o all'ex ministro, ma un processo all'Italia e alla coerenza di chi ha fatto quello che aveva promesso».

 

 

 

La Cieca Fiducia nella Magistratura

è del Tutto Irrazionale.

Conoscenzealconfine.it – (22 Settembre 2024) - Savino Balzano – ci dice:

Solo un cretino potrebbe affermare apoditticamente che l’azione della magistratura sia sempre e comunque indipendente.

Quello di giudicare è un potere, come lo è quello di accusare (senza considerare tutto il lavoro preliminare di indagine), e ogni potere è esercitato da una persona. Quella persona detiene un vissuto, delle idee, dei convincimenti, una fede: è impossibile che la sua azione interpretativa non sia condizionata dalla sua imperfettissima umanità.

È un aspetto noto a chi studia il diritto (in maniera seria) e negare questa circostanza è da sciocchi.

C’è chi scrive, da tempo, che esiste una componente di vera e propria “creazione” nella fase interpretativa, mentre altri parlano più romanticamente di “diritto vivente”.

Ciò premesso, la cieca fiducia nei confronti della magistratura è del tutto irrazionale:

vi fidereste ciecamente di un avvocato difensore che non conoscete?

 Di un chirurgo?

Di un politico?

 E allora perché diavolo dovremmo avere fiducia senza se e senza ma nel magistrato?

La fiducia cieca diventa fede e io ho fede solo in Dio.

La magistratura è un potere che il politicamente corretto non consente di criticare, un po’ come il Presidente Della Repubblica, ma la verità è che la magistratura è solo tristemente necessaria:

 se non si vuole precipitare nel disordine, è gioco forza dotarsi di un apparato dirimente.

Ma questo è: nulla di più.

Sotto la toga ci sono uomini come noi:

gente onesta e disonesta, gente che si lava e gente che puzza, c’è quello fedele alla moglie e quello che le mette in testa tante corna quante ne conti in una cesta di lumache, c’è Borsellino e chi ha provato ad affossare la carriera di Falcone.

C’è questa gente qui, sotto la toga: non ci sta Gesù Cristo.

E dunque possiamo criticare e dobbiamo essere severi coi giudici tanto quanto lo siamo con la politica:

 la magistratura, alle volte, profittando della debolezza della politica, interviene indebitamente laddove non dovrebbe farlo e constatarlo non è una bestemmia.

Si potrebbero rievocare tante vicende, certamente in molti di noi la memoria corre alle pagine assai controverse scritte sul calare della Prima Repubblica, ma stiamo all’oggi.

 

La richiesta di condanna avanzata contro “Matteo Salvini” è politica:

è una valutazione politica quella di subordinare il rispetto dei confini nazionali (dai quali deriva la sovranità necessaria all’affermazione di qualsiasi diritto) ad altro;

è una valutazione politica (quasi metapolitica, addirittura) quella che riconduce a Salvini il proposito di accrescere il proprio consenso, piuttosto che perseguire l’indirizzo politico del Governo;

è una valutazione politica quella di chi ritiene che accogliere senza se e senza ma i migranti sia più “umano” di chi con fermezza cerca di arginare la tratta degli schiavi del nostro tempo;

 è una scelta politica quella di guardare a strutture sovranazionali o internazionali nell’affrontare una questione epocale, quale il fenomeno migratorio, nello stesso tempo in cui quelle medesime strutture lasciano l’Italia da sola a farvi fronte.

Questa è maledettissima politica e la politica non è un affare del giudice.

Quelle citate sono tutte valutazioni politiche e non spettano al magistrato: spettano alla politica e all’opinione pubblica che la valuta.

Non lasciamoci confondere:

 un conto è quando il giudice, doverosamente, interviene laddove il politico commette irregolarità formali;

 altra cosa è quando il magistrato, sotto la veste di tale tipo di intervento, giudica l’orientamento politico di chi compie le sue scelte, mentre quest’ultimo è forte del mandato popolare ed è componente di un esecutivo che lo sostiene. Sull’atteggiamento di Conte di queste ore stendiamo un velo pietoso, che è meglio. Anche perché non merita nemmeno un commento.

 

Il contrasto col diritto internazionale è un altro argomento fragile:

è la magistratura, eventualmente, a doverlo ravvisare e ad applicare i rimedi di volta in volta previsti.

L’operatore (in questo caso il Ministro) applica le leggi dello Stato.

La richiesta di 6 anni per Salvini è del tutto fuori dal mondo è fa benissimo la maggioranza a fare quadrato contro un’iniziativa che, è vero, rappresenta un precedente gravissimo (l’ennesimo).

E nessuno confidi nel “Csm”:

 è presieduto da uno che ha respinto la proposta di “Savona” come Ministro, in quanto le sue idee politiche (appunto) avrebbero rischiato di destabilizzare i mercati.

Mi pare abbastanza evidente che la politica finisca sotto la macchina di altri “poteri”, quando non segue un preciso percorso, precedentemente tracciato.

Per inciso, passando di palo in frasca (o forse no?), hanno appena ritentato di ammazzare Trump:

“mala tempora currunt”.

(Savino Balzano).

(x.com/Savino Balzano/status/1835601811689898478).

(imolaoggi.it/2024/09/16/cieca-fiducia-nella-magistratura-e-irrazionale/).

 

 

 

 

Il genocidio è un crimine, non

un crimine di guerra: Israele

sta conducendo un genocidio,

non una guerra.

 Unz.com - Lana Mercer – (20 settembre 2024) – ci dice:

 

Il genocidio è un crimine, "il crimine di tutti i crimini".

Sta in piedi da solo;

Nessuna attenuante o attenuante è collegata al genocidio.

SE viene dipinto come un crimine di guerra;

 Il genocidio – l'omicidio metodico e doloso di molti – può essere liquidato come accidentale alla battaglia;

un semplice caso di "Oops, in guerra succedono cose brutte".

Si sente sempre l'ultima frase dai sostenitori di Israele, mentre sgorgano il loro entusiasmo per i crimini dello Stato ebraico.

La concettualizzazione del genocidio come crimine di guerra fornisce copertura e imprimatur ai criminali e alla criminalità.

 Si mitiga e si minimizza il genocidio quando lo si definisce un crimine di guerra.

 

Questo è precisamente il punto di Israele e dei suoi co-belligeranti:

lo scopo di inquadrare lo sterminio in corso della società palestinese a Gaza da parte di Israele come un sottoprodotto della guerra – la stessa che è iniziata in Cisgiordania e a Gerusalemme Est – è quello di dare l'impressione che l'omicidio di massa su scala industriale sia spesso incidentale alla guerra.

Nella macelleria di guerra succedono cose brutte.

Ma il genocidio, legalmente e moralmente, è un crimine a sé stante;

Non si tratta di un reato legato a una serie di circostanze attenuanti o esplicative. Israele, allegramente impegnato in un metodico e indiscriminato omicidio di massa, è quindi un'entità criminale.

 Forse non un criminale comune, ma, nondimeno, un paese criminale, una minaccia per la cortesia delle nazioni.

Non ci vuole un “Carl von Clausewitz”, famoso generale prussiano e teorico della guerra, per capirlo.

 

Per quanto inquietante possa essere, una migliore fonte di metafora di”von Clausewitz” per Israele è “Truman Capote”.

È l'ideatore del genere” true-crime”, in cui un evento reale viene trattato con tecniche di finzione e trasformato in un'opera d'arte letteraria.

Che In “Cold Blood” di Capote lo è certamente.

Israele, per usare la parola alla Capote, è quella "rarità, un assassino naturale, assolutamente sano di mente, ma senza coscienza, e capace di infliggere, con o senza motivo, i colpi mortali più freddi".

Nel crimine che anatomizzò, Capote incontrò il "concetto di killer singolo" e "il concetto di doppio assassino".

Israele rientra nel concetto di assassino della nazione, dato che la nazione, con maggioranze schiaccianti, ha sostenuto l'uccisione di Gaza.

In ogni caso, poiché si tratta di un crimine indifendibile per il quale non ci sono circostanze attenuanti o difese tradizionali, il genocidio non è un crimine di guerra.

 

Il tentativo manifestamente intenzionale di distruggere una società e il suo popolo è un crimine per il quale la pena di morte – l'esecuzione di coloro che sono coinvolti – è stata, storicamente, comminata.

Gli agenti a discarico dei crimini di Israele contro l'umanità sono, ahimè, incapaci di ragionare in base ai fatti, all'etica e alla logica.

Come automi programmati, recitano quindi una trama controfattuale, un meme ideologico.

 

“GASBARRA” E UN CIUFFO DI CARNE DI BAMBINO.

 

L'odiosa scusa di Israele è diventata nota come “Gasbarra”.

In ebraico, “Gasbarra” è il nome del verbo spiegare (lehasbir).

Significa spiegazione.

Costrutti a discarico, “Gasbarra” assortiti, servono a rivestire i crimini corporei di Israele contro l'umanità di rispettabilità ideologica, per dare a questi una purezza immaginaria di intenti.

Pensate all'”Gasbarra” come a fornire ai cretini costrutti fasulli con cui violentare la realtà.

 

I fatti dell'omicidio di massa sono stati finora sottostimati in un elenco di 649 pagine di tutti i palestinesi uccisi negli attacchi israeliani.

 Duecento ventisei pagine di queste, elencano i nomi dei bambini di età pari o inferiore a 18 anni, comprese 14 pagine di neonati e bambini di età inferiore a un anno.

Ad ogni nome corrisponde un corpo, identificato e sepolto.

Le ultime 11 pagine elencano gli anziani palestinesi, di età compresa tra i 77 e i 101 anni, tutti più vecchi del paese che li ha uccisi.

 (Tramite L'Intifada Elettronica.)

Questa carneficina viene liquidata come un sottoprodotto della guerra, eseguita all'interno della matrice dell'"autodifesa" israeliana, come dice “Gasbarra”.

“Gasbarra” a che scopo? Per propagandare il pubblico internazionale a simpatizzare con Israele e demonizzare gli arabi. (+972 Rivista.)

“Gasbarra” per vestire i piccoli bambini smembrati, per gentile concessione delle bombe americane israeliane anti-bambini, come qualcosa di diverso da un piccolo busto e un inguine in miniatura, da cui sporge un filetto di carne di bambino, dove una volta scalciava una piccola gamba paffuta.

Guarda!

 Il bambino sta guardando.

 

“Gasbarra “per inquadrare lo spettro della carne di bambino staccata per esporre l'osso bianco scintillante - piccoli corpi e menti frantumati per la vita se fossero vissuti - come opera di una terza parte.

"Non l'ho fatto io", scherza “Bart Simpson” in quella parodia tutta americana, I “Simpson”.

“Hamas” me l'ha fatto fare.

“Gasbarra” della “CNN”, che attribuisce una sfarzosità quasi attraente ai criminali dell'”ID”, dice che l'occupazione ha fatto sì che i soldati israeliani commettessero i loro crimini.

 

Gasbarra per aiutare a lasciare i rifugiati senza alcuna diminuzione, e nient'altro che una cupola di nylon sopra le loro teste. I senzatetto di Gaza devono aspettare per parare qualsiasi prossima spinta Israele sferrerà in ... "Autodifesa".

 

Nel pieno della battaglia, Gasbarra lubrifica i pattini per i talebani ebrei e il suo gruppo di soldati, mentre fanno esplodere un'altra moschea tra le centinaia che hanno già vaporizzato.

Gasbarra spiega un altro demone dell'IDF che fa una smorfia maniacale mentre recita la Shammah, la nostra preghiera "Ascolta, o Israele, il Signore è il nostro Dio, il Signore è uno".

 Poi rade al suolo una moschea.

"Fate un Sabaoth esplosivo", urlano questi particolari IDF, prima di prorompere in una canzone popolare, "La Nazione di Israele Vive", e condividere che avevano appena cablato una casa di preghiera a Khirbet Khizaa, Khan Younis, nella Striscia di Gaza centrale. Poi voglio vedere i loro volti, decine di loro, apparire sui nostri schermi dall'Aia.

Ma gli strumenti dell'Gasbarra come “Matthew Miller”, insediato nel Dipartimento di Stato, lo permetteranno?

 Retorico.

 

L'ha bara di Israele facilita "la presunzione di invincibilità di Israele", nelle parole di Moulin Rabbani.

Ha rovinato la moralità dell'Occidente, ma non contaminerà mai la legge naturale, e deve ancora cambiare radicalmente la legge comune.

 

I sistemi etici civilizzanti stabiliscono ancora che nessuno ha il diritto di uccidere un singolo essere umano innocente, direttamente o indirettamente, per non parlare di centinaia di migliaia di essi, perché nel momento in cui i serial killer israeliani saranno persuasi a fermare la carneficina, potrebbero essercene tra i 250 e i 500.000, forse di più.

 Morti palestinesi da parte di Israele.

 

Facilmente, sempre che il “Lancet”, la rivista medica di riferimento, e la comunità dei diritti umani non mentono.

 Lo studioso “Norman Finkelstein”, autore di Gaza, An Inquest Into Martyrdom (2018) – un'esegesi di fatto e di diritto – ha fortemente suggerito che anche loro sono stati compromessi.

 

MINARCHICO, ANARCHICO O STATALISTA: IL GENOCIDIO È PROIBITO!

Il diritto internazionale non è in contrasto con il diritto naturale o con il diritto libertario in materia di omicidio di massa su scala industriale.

Per ovvie ragioni, non ci dovrebbe essere alcuna differenza tra il modo in cui i liberali classici o gli anarchici intendono l'assione di non aggressione in questo contesto.

Monarchico o anarchico; Il genocidio è verboten nel libertarismo.

“Craig Mokhiber,” uno degli specialisti di più principi di questo paese in "diritto, politica e metodologia internazionale dei diritti umani", spiega:

«Il diritto internazionale non consente che una rivendicazione di autodifesa giustifichi crimini contro l'umanità e genocidio.

 Né supera magicamente gli imperativi del diritto internazionale umanitario di precauzione, distinzione e proporzionalità, o lo status di protezione degli ospedali e di altre installazioni civili vitali.

Inoltre, la presenza di persone associate a gruppi di resistenza armata (anche se provata) non trasforma automaticamente un luogo civile o una struttura protetta in un legittimo obiettivo militare.

Se lo facesse, la presenza comune di soldati israeliani negli ospedali israeliani renderebbe ugualmente quegli ospedali obiettivi legittimi.

Attaccare gli ospedali non è un atto di autodifesa.

 Si tratta di un atto di omicidio e, in casi sistematici e su larga scala, del reato di sterminio.

Una rivendicazione di autodifesa non giustifica la punizione collettiva, l'assedio delle popolazioni civili, le esecuzioni extragiudiziali, la tortura, il blocco degli aiuti umanitari, la presa di mira dei bambini, l'omicidio di operatori umanitari, personale medico, giornalisti e funzionari delle Nazioni Unite, tutti crimini perpetrati da Israele durante l'attuale fase del suo genocidio in Palestina.

E tutto spudoratamente seguito da affermazioni di autodifesa da parte dei difensori di Israele in Occidente". (Via “Mondo Weiss”)

 

Avendo capito, in questa pagina pixellata, che il genocidio deve essere affrontato come un crimine, non un crimine di guerra, scopro umilmente che mi trovo sulle spalle di "Raphael Lemming".

 

Lemming era ... primo... ad avanzare la teoria che il genocidio non è un crimine di guerra e che l'immoralità di un crimine come il genocidio non dovrebbe essere confusa con l'amoralità della guerra".

 Il genocidio è "il più grave e il più grande dei crimini", e per questo è stato soprannominato "un crimine contro l'umanità", ha scritto Lemming, un avvocato ebreo polacco per i diritti umani.

"'Il termine non significa necessariamente uccisioni di massa, anche se può significare questo', spiegò Lemming in un articolo del 1945.

 ' Più spesso si riferisce a un piano coordinato volto alla distruzione delle fondamenta essenziali – le istituzioni culturali, le strutture fisiche, l'economia – "della vita dei gruppi nazionali". (Tramite “Mather Jones”.)

Proprio come ogni buon libertario, Lemming era un pensatore dei diritti naturali, il cui ragionamento sul genocidio – l'omicidio intenzionale di molti – derivava dal ragionamento sul crimine di omicidio.

 L'omicidio di massa, essenzialmente, è quando "il diritto naturale dell'individuo ad esistere" è stato spezzato molte volte.

 

Per quanto riguarda l'autore del reato: se l'individuo non può uccidere gratuitamente e in serie le persone;

Né la collettività, lo Stato, possono sterminare una classe di persone.

Non dovrebbe fare differenza se il criminale è un criminale solitario o la "forza comune", per usare la nomenclatura dei diritti naturali di “Frédéric Bastia”.

 Nella Legge, Bastia scrive questo:

"Dal momento che... la forza da parte di un individuo non può essere legittimamente ... usata contro la persona, la libertà o la proprietà di un altro individuo, con lo stesso argomento, la forza comune non può essere legittimamente usata per distruggere la persona, la libertà o la proprietà di individui o classi.

 

QUANDO IL DENARO MEDIA L'OMICIDIO.

 

Se le parole contano, allora ragazzo! I soldi contano.

La lobby israeliana, “AIPAC” (The American Israel Public Affairs Committee), è una quinta colonna onnipotente che avrebbe dovuto essere da tempo oggetto di indagini per corruzione e smantellata (idem l'ADL).

Come minimo, l'”AIPAC”, un palese agente di Israele, avrebbe dovuto essere costretta a registrarsi come agente straniero e a essere esaminata.

Il primo tentativo del genere è stato tentato da” William Fulbright” decenni fa.

Nel 1963, secondo il racconto di Wikipedia, “Fulbright” – accademico, statista e politico – aveva implicato l'”AIPAC” nel riciclaggio di cinque milioni di dollari deducibili dalle tasse "da filantropi americani", apparentemente inviando il denaro a Israele "e poi riciclandolo di nuovo negli Stati Uniti per distribuirlo a organizzazioni che cercavano di influenzare l'opinione pubblica a favore di Israele".

Il 15 aprile 1973, “Fulbright” disse a “Face the Nation”, un programma televisivo di attualità, che "Israele controlla il Senato degli Stati Uniti. … [e che noi] dovremmo essere più preoccupati per gli interessi degli Stati Uniti piuttosto che eseguire gli ordini di Israele ... Il Senato è asservito a Israele, a mio parere troppo".

 

Quella fu la fine della campagna di “Fulbright”.

 

La realtà di Fulbright, sottolineata nel 1973, ha raggiunto il suo punto più basso nel 2024.

Il 23 luglio, i legislatori americani e cagnolini di Israele saltano in piedi circa 50 volte, con applausi e applausi assordanti, per esprimere adulazione per l'assassino di massa “Bibi Netanyahu”, che è stato definito colpevole dalla Corte penale internazionale.

Da “Fulbright”, la cui rielezione l'”AIPAC” ha contribuito a silurare nel 1973, a” Cori Bush” e “Jamal Bowman”, due americani carismatici con il sostegno della base, che si erano rifiutati di eseguire gli ordini di Israele, nel 2024:

 l'”AIPAC” continua a comprare influenza e a sovvertire gli americani ogni volta che tentano di esercitare la loro volontà popolare contro quella della classe dei donatori israeliani.

 

I rappresentanti progressisti Jamal Bowman (D-NY) e Cori Bush del Missouri hanno osato esprimere disgusto per il genocidio israeliano dei palestinesi di Gaza.

Quella fu la fine delle candidature di Bush/Bowman.

 

Mentre stiamo decostruendo il lessico del crimine di Israele, per favore smettetela di chiamare la sua "Operazione Spade di Ferro" a Gaza una guerra. Non lo è.

 

IL GENOCIDIO NON È GUERRA.

L'assalto di Israele a Gaza – dal mio diligente monitoraggio quotidiano, gli israeliani si sono comodamente accontentati di massacrare tra i 30 e i 100 individui, ogni giorno – non è una guerra per definizione.

A Gaza non ci sono eserciti schierati l'uno contro l'altro.

Questa non è una guerra tra forze guerriere uguali e opposte.

 Non c'è parità sul campo di battaglia, solo, per la maggior parte, la blitzkrieg aerea del bullo effettuata contro una popolazione civile intrappolata.

 In termini di materiale, non di qualità o moralità dei suoi uomini, l'esercito più potente del Medio Oriente è anche tra le prime 20 forze militari del mondo.

La campagna di sterminio dell'”IDF” contro una popolazione di civili messi alle strette è stata infatti interrotta da sacche di guerriglia asimmetrica da parte di combattenti della resistenza non statali.

Le loro imprese sono disponibili sulla piattaforma” X” dell'analista militare Jon Elmer.

Raccolto dalle mie osservazioni ravvicinate nel corso di 11 mesi;

le brigate combattenti di “Hamas” con sede a Gaza non sono gatti grassi;

sono giovani uomini magri di Guazzavi, alcuni con sandali, che strisciano tra le loro case in rovina, sfrecciando dentro e fuori per difendere ciò che resta delle loro comunità.

Questi combattenti sono indubbiamente del popolo palestinese e per il popolo, come lo vedono i palestinesi.

E il modo in cui i palestinesi vedono le cose è molto importante.

L'arte di andare d'accordo, differenze e tutto il resto, è indispensabile nella risoluzione dei conflitti.

La realpolitik non richiede il dominio, ma che le prospettive del duello siano prese in considerazione.

 Israele e l'America non dovrebbero imporre la loro realtà ai loro avversari.

In ogni caso, cerchiamo di evitare un dialogo tra sordi, e ricordiamoci che le parole contano.

Mediano l'azione.

Usatele accuratamente: il genocidio è il tipo di crimine che sta in piedi da solo; Nessuna attenuante o attenuante legata al genocidio.

Per estensione, Israele sta conducendo un genocidio, non una guerra, e ... Gli americani vogliono che venga fermato.

Nonostante tutta la loro impazienza dichiarata iniziale;

la maggior parte dei nostri connazionali (il 61 per cento ora) vuole che il genocidio di Israele finisca.

Gli americani, inoltre, vogliono smettere di armare Israele, come ha mostrato un sondaggio di giugno della CBS (via The Intercept).

 Ciò include il 77% dei democratici e quasi il 40% dei repubblicani.

Legati alla politica dominata dalla classe dei donatori, i cattivi regnanti dei Partiti Stupidi e Malvagi si rifiutano, tuttavia, di porre fine al genocidio a Gaza.

 Eppure deve essere fermato.

 Attivamente e con urgenza, dato che, nel tentativo di seppellire il crimine di tutti i crimini;

Israele ha spostato l'attenzione sul suo fronte settentrionale, sul Libano.

Come fermare il genocidio, nella mia prossima puntata.

(Lana Mercer è autrice, saggista e teorica paleo libertaria. Il suo nuovo libro è "The Paleo libertarian Guide To Deep Tech, Deep Pharma & The Aberrant Economy" (febbraio 2024).

(Mercer è descritta come "un costruttore di sistemi. Distillata, il suo modus operandi è stato quello di applicare metodicamente i primi principi agli eventi della giornata".

Ebrea ed è cresciuta in Israele, da dove è fuggita, a 19 anni, per non tornare mai più.)

 

 

 

 

 

 

 

L'Iran verrà in soccorso di Hezbollah?

E Putin?

 

Unz.com - Mike Whitney – (22 settembre 2024) – ci dice:

Hezbollah ha avuto la sua settimana peggiore nei suoi 4 decenni di storia.

 Due giorni di attacchi informatici (cercapersone e walkie-talkie) hanno ucciso almeno 37 persone e ne hanno mandate altre migliaia in ospedale.

 Le esplosioni sono state seguite da una massiccia campagna di bombardamenti nel sud del Libano che ha anche un colpo diretto su un edificio a Beirut sud dove si trovavano i massimi leader dell'unità d'élite di Hezbollah, la “forza Radwan”.

 Non ci sono sopravvissuti.

 

Così, nel giro di pochi giorni, Hezbollah ha visto la sua struttura di comando fortemente degradata, la sua rete di comunicazione sventrata e molti dei suoi leader più importanti uccisi o feriti.

 

Il leader di Hezbollah “Hassan Nasrallah” ha riconosciuto che l'attacco israeliano è stato un "duro colpo", ma questo potrebbe essere un eufemismo.

Il fatto è che la milizia ha subito una catastrofe senza precedenti che ha gravemente minato la sua capacità militare.

 Senza comunicazioni affidabili e una leadership competente, sarà quasi impossibile per Hezbollah respingere un'offensiva israeliana.

 

La situazione è disperata e Israele lo sa.

Sentono odore di sangue nell'acqua.

Rapporti non verificati della Radio dell'esercito israeliano affermano:

 

"Netanyahu convoca una riunione di emergenza tra un'ora, diversi ministri e funzionari della sicurezza sono stati invitati a partecipare alla discussione sulla sicurezza. Israele si sta preparando per un'escalation immediata."

 

Il rapporto potrebbe essere vero o meno, ma ha senso che Israele tenti di lanciare un'offensiva per sondare la capacità di risposta di Hezbollah.

Se la milizia è temporaneamente accecata a causa dei suoi problemi di comunicazione e leadership, Israele vorrà trarne vantaggio.

 

Quindi, anche se non conosciamo ancora tutti i dettagli rilevanti, le possibilità di una grave escalation nei prossimi giorni sembrano essere estremamente alte.

 

Ciò non significa che Israele tenterà di catturare e mantenere tutto il territorio tra il confine settentrionale e il fiume Litani, ma suggerisce che l'IDF potrebbe applicare la sua rovinosa strategia di Gaza al Libano, forse persino a Beirut.

 

Netanyahu e i suoi generali potrebbero decidere che, sebbene l'occupazione possa essere costosa, distruggere la capitale insieme alla sua infrastruttura critica potrebbe erodere la capacità militare di Hezbollah per un decennio o più.

 

 

Con Hezbollah fuori dai giochi, Israele sarebbe libero di tornare al suo progetto di pulizia etnica a Gaza e in Cisgiordania senza la minaccia di interferenze.

 

Ancora più importante, Israele avrà eliminato il più potente rappresentante dell'Iran nella regione, causando un drammatico cambiamento nell'equilibrio di potere.

Rovesciare Hezbollah è un trampolino di lancio cruciale verso l'egemonia regionale, l'obiettivo strategico finale di Israele.

 

Quindi, ciò che accadrà nelle prossime settimane potrebbe essere di importanza critica, e sarei molto sorpreso se i leader di Teheran e Mosca non stessero preparando la propria risposta di emergenza.

 

 Se l'Iran non fa qualcosa per sostenere Hezbollah nel momento del bisogno, non sarà mai più un alleato fidato.

(E tutti sapranno che "l'asse della resistenza" era uno slogan senza senso.)

 

Come l'Iran potrebbe rispondere è un mistero;

potrebbe essere qualsiasi cosa, dalla fornitura di missili ipersonici all'avanguardia alla chiusura dello Stretto di Hormuz.

Ma qualunque scelta facciano, dovrebbe essere fatta in fretta.

 Se Hezbollah è così zoppicante come alcuni analisti suggeriscono, il tempo è essenziale.

 

E lo stesso messaggio dovrebbe essere recapitato a Mosca, che è stata la più grande critica di Israele al Consiglio di sicurezza.

 

Naturalmente, Putin non fornirà armi offensive a Hezbollah, ma con la garanzia che le armi e i missili russi saranno usati solo per difendere il Libano, un accordo potrebbe essere possibile.

In ogni caso, Putin ha messo il collo in gioco in Siria per impedire un altro scenario raccapricciante come l'Iraq.

Possiamo solo sperare che faccia lo stesso per il Libano.

 

Nessuno vuole vedere la Nazificazione del Libano.

Nessuno al di fuori di Tel Aviv, ovviamente.

 

 

 

 

 

Il Parlamento Europeo vota “SI”

agli attacchi verso la Russia.

Mosca: “Siamo pronti.”

Comedonchisciotte.org - Redazione CDC – Eadaily.com – (20 Settembre 2024) – ci dice:

 

 

I deputati del Parlamento Europeo (PE) durante la sessione plenaria a Strasburgo di ieri, 19 settembre, hanno adottato a maggioranza una risoluzione sull’Ucraina, in cui si chiede ai Paesi che l’UE elimini immediatamente tutte le restrizioni agli attacchi di Kiev in direzione del territorio russo.

 

La risoluzione è stata sostenuta da 425 deputati, 131 hanno votato contro, 63 si sono astenuti, riferisce “RIA Novosti”.

 

Il documento, in particolare, afferma che “il Parlamento europeo invita gli Stati membri a revocare immediatamente le restrizioni sull’uso dei sistemi d’arma occidentali forniti all’Ucraina, contro obiettivi militari legittimi sul territorio della Russia, in quanto ciò ostacola la capacità dell’Ucraina di esercitare pienamente il suo diritto all’autodifesa in conformità con il diritto internazionale e rende l’Ucraina vulnerabile”.

 

I deputati hanno affermato che “le forniture insufficienti di munizioni e armi, così come le restrizioni sul loro utilizzo, minacciano di compromettere gli sforzi compiuti finora”.

 

Il PE insiste nel fornire all’Ucraina più munizioni, compresi i missili “Taurus”.

 

I deputati hanno anche chiesto di continuare ad ampliare le sanzioni contro la Russia, di accelerare l’assegnazione di un prestito di 50 miliardi di euro a Kiev con il rimborso dei proventi dei beni congelati della Russia e di preparare un quadro legislativo per la confisca completa dei beni sovrani russi.

 

Nella loro risoluzione, i deputati hanno anche chiesto un’accumulazione più attiva di denaro per le armi per Kiev attraverso l’organizzazione di raccolte volontarie di fondi tra la popolazione dei Paesi dell’Unione Europea, nel contesto della riduzione del finanziamento di tali spese da parte dei Paesi.

 

Le risoluzioni del “PE” sulle questioni di politica estera sono di natura consultiva e non sono vincolanti per le istituzioni dell’UE o per gli Stati membri dell’UE.

 

Come riportato in precedenza, il Presidente russo Vladimir Putin ha affermato che i Paesi della NATO stanno discutendo non solo del possibile utilizzo di armi occidentali a lungo raggio da parte di Kiev, ma stanno anche decidendo se essere coinvolti direttamente nel conflitto ucraino.

 

La partecipazione diretta dei Paesi occidentali al conflitto ucraino ne cambierà l’essenza, la Russia sarà costretta a prendere decisioni in base alle minacce così concepite che le sono state rivolte, ha aggiunto.

 

L’addetto stampa del Presidente della Russia “Dmitry Peskov”, rispondendo a una domanda sulla possibile reazione della Federazione Russa a nuovi attacchi sul territorio russo, ha osservato che il Capo di Stato e i militari sono consapevoli di questo, “che stanno prendendo le contromisure appropriate e si stanno preparando”.

 

Peskov ha anche sottolineato che la dichiarazione di Putin sulle conseguenze degli attacchi delle armi occidentali in profondità in Russia è estremamente chiara e inequivocabile, non c’è dubbio che abbia raggiunto i destinatari.

 

 

«MI DIMETTO DA CITTADINO ITALIANO»

 

Inchiostronero.it - Roberto Pecchioli – (22-09 – 2024) – ci dice:

 

MI DIMETTO DA CITTADINO ITALIANO.

 

Dicono gli ubriachi che la colpa è dell’ultimo bicchiere.

 È vero, ma la sbornia deriva da quello che hanno bevuto in precedenza.

Capita così anche allo scrivano.

 

 L’ultimo bicchiere è la richiesta di condanna a sei anni di carcere a Matteo Salvini per il mancato permesso di sbarco della nave degli schiavisti del secolo XXI, fornitori dei giovani maschi africani destinati a sostituire gli europei e gli italiani, e intanto a ingrossare le fila della delinquenza e del lavoro nero, sottopagato e senza diritti.

 

Se davvero fosse stata convinta della sussistenza del reato di rapimento di oltre cento persone, la procura avrebbe dovuto chiedere per il Capitano una pena ben più severa.

Sei anni è una richiesta troppo platealmente politica per non indignare.

 

Nessuno dice che, eventualmente, il processo avrebbe dovuto essere a carico degli armatori e del capitano della nave, che hanno bloccato i clandestini per giorni perché volevano sbarcare solo in Italia, e non, ad esempio, in Spagna, di cui lo scafo batteva bandiera.

 

Considerazioni senza senso: quel processo, come altri, rende attuale l’esortazione di nonna Luigia (classe 1886) quando eravamo bambini: stai lontano dalla giustizia!

 

Resta, all’ubriaco involontario, un’ultima decisione, la definitiva presa di distanza: le dimissioni da cittadino italiano.

Mi dichiaro apolide.

 

Già fa tristezza la carta d’identità elettronica – con il chip che significa controllo, sorveglianza, non identificazione – in cui campeggia la bandiera blu dell’Unione Europea e i cui dati sono scritti anche in inglese, la lingua coloniale.

 

 Non posso smettere di essere italiano: lo sono per lingua, cultura, nascita, sangue, sentimenti, lineamenti fisici.

Qui c’è la tomba dei miei genitori e degli antenati, qui volevo vivere tra gente simile a me, che riconoscevo e capivo.

La richiesta di condanna a Salvini significa la tenace volontà di farla finita con il nostro popolo.

Quindi marco le distanze:

resta la nazionalità, rifiuto la qualifica di cittadino di una repubblica estranea e nemica.

 

 

Troppi calici amari, come popolazione e come persone, abbiamo dovuto bere senza che nessuno ci chiedesse se fossimo d’accordo.

 Guerra, vendita di armi, immigrazione, Europa, distruzione scientifica, pianificata, dell’industria, del commercio, del sistema creditizio, di ogni eccellenza nostra.

 

Sopportiamo la condizione di sudditi degli Usa, l’inesistenza di ogni sovranità, militare, politica, culturale, finanziaria, monetaria, economica, territoriale, come dimostra il processo a Salvini, il divieto di presidiare i confini.

 

Dal momento che a nessuno sembra importare qualcosa, non resta che rinunciare a considerarsi cittadini di questo Stato, a cui lasciamo la lettera maiuscola per abitudine grammaticale.

 

Piccole e grandi cose rivelano un mondo in cui mi sento estraneo, io sì straniero, l’ultimo dei mohicani;

 perfino la tessera dei trasporti pubblici della mia città si chiama “City Pass”.

 

Stringe il cuore constatare la fine – sotto ogni aspetto – di questa vecchia nazione.

 

Riprendono le scuole e il festoso sciamare dei bambini sotto casa mostra ciò che osserviamo ogni giorno: la Babele di razze, colori, lingue, abbigliamento.

 

Sarà inevitabile attribuire loro la cittadinanza: la sostituzione è troppo avanzata.

Una nuova Italia incede e non è la nostra, nell’indifferenza della maggioranza, china sullo smartphone a scambiare futili messaggi e cliccare il fatidico “mi piace “.

 

No, non mi piace l’Italia che vedo, imbruttita, involgarita, sfigurata, gaglioffa.

 

Qualche giorno fa in un bar un tizio con un teschio tatuato sul braccio ha montato una lite furiosa pretendendo di pagare un caffè – un euro e dieci – con carta di credito.

Al diniego del commerciante, ha urlato che gli stava togliendo la libertà.

Il mondo al contrario e la prevalenza del cretino.

E del non-pensante.

Affiora alla mente il lamento del morente “Kurtz” in “Cuore di Tenebra” di Conrad: l’orrore, oh, l’orrore.

 

Orrore finale dell’agente coloniale contro ciò che fece ai popoli nativi brutalmente sfruttati, ma anche dell’uomo alla resa dei conti dinanzi all’abisso dell’inutilità di ciò che era stato, di una vita buttata via.

 

 Più modestamente, sento l’orrore dello sradicamento, lo smarrimento di non riconoscere più il mondo che era il mio.

Diverse le facce e le razze, ma soprattutto opposti, incompatibili i valori e i moventi di chi si muove attorno a noi:

 cinismo, indifferenza, competizione, individualismo.

 Il mito incomprensibile del progresso che cancella.

 

Nessuno, o pochissimi, sembrano colpiti dal mondo capovolto.

 Segno che va bene così.

È la prova che un’epoca è finita e ne avanza un’altra, a cui non so né voglio adattarmi.

Colpa mia.

Non resta che mettersi da parte, lasciar fare, lasciar passare – l’imperativo liberale – e cercare di spendere quel che resta del giorno tra le cose e le persone che amiamo.

Non vale più la pena impegnarsi per cambiare l’esistente.

 Troppo forte l’onda avversa, troppo evidente l’inutilità dell’impegno, la vanità dello sforzo, l’ostilità che circonda chi non ci sta.

 

Lo scrittore russo dissidente “Vasilij Grossman”, che pagò un prezzo altissimo per la sua coerenza e non vide pubblicati in vita i suoi romanzi, scrisse “non c’è niente di peggio dell’essere figliastri del proprio tempo.

Non c’è sorte peggiore di chi vive in un tempo non suo.”

Raramente abbiamo sentito più nostra una frase.

 

Dopo decenni controcorrente, migliaia di pagine lette, studiate e scritte, parole e lotte, l’ultimo bicchiere ci ha stroncato e non vogliamo tornare sobri.

L’ubriaco è felice nella sua personale isola che non c’è.

Abbiamo dato e troppo spesso subìto.

 

Meglio togliere il disturbo e ritirarsi.

L’anima è stanca; all’ apolide che rinnega la cittadinanza di un tempo bastardo, il grottesco impero del bene invertito, non resta che rassegnare le dimissioni, chiedendo scusa per non aver saputo vincere la partita.

Gli resta ciò che ama.

Idee, sogni, suggestioni, speranze svanite, un mondo interiore ben più che realtà.

 

Al figliastro del suo tempo, alla patria che non c’è più, al panorama diventato sconosciuto, ai principi gettati nella spazzatura, opponiamo ciò che scrisse “Ezra Pound” nel Canto LXXXI.

 “Quello che veramente ami rimane, il resto sono scorie.

Quello che veramente ami non ti sarà strappato,

Quello che veramente ami è la tua vera eredità.”

La conclusione del poeta è l’unica medaglia al petto dell’apolide senza più bandiera.

 

(Roberto Pecchioli)

 

 

 

 

 

 

GUAI PER KAMALA:

Tim Wall ora sotto inchiesta

per legami con il PCC.

 

Naturalnews.com – (20 -09 -2024) - Ethan Huff – ci dice:

 

 

Il Comitato per la supervisione e la responsabilità ha inviato una lettera al capo dell'FBI “Christopher Wray” chiedendogli di prendere sul serio l'affermazione secondo cui il governatore del Minnesota “Tim Wall”, scelto da Kamala Harris per la vicepresidenza, ha legami con il Partito Comunista Cinese (PCC).

 

La lettera, datata 12 settembre 2024, informa “Wray “che la commissione in questione non ha ancora ricevuto una risposta alle domande delle operazioni di guerra politica del PCC in relazione ai membri di controllo del Congresso degli Stati Uniti.

"Il 16 agosto 2024, il Comitato ha richiesto informazioni sulle entità e sui funzionari affiliati al PCC con cui il signor “Timothy Walt” si è impegnato, nonché su eventuali avvertimenti o informazioni che il “Federal Bureau of Investigation” (FBI o l'Ufficio) ha fornito al signor” Walt” o al suo ufficio sulle operazioni di influenza del PCC", si legge nella lettera.

 

"Il termine per produrre tali documenti e informazioni è scaduto e l'Ufficio di presidenza non ha fornito alcuna risposta al Comitato.

Il silenzio dell'FBI riguardo alle relazioni documentate del signor Walt con gli affiliati del PCC è imperdonabile".

 

 

(Avete notato il nostro precedente rapporto che suggeriva che Walt potrebbe avere legami con una vasta rete di "stazioni di polizia segreta" negli Stati Uniti controllate dal PCC?)

 

“Tim Walt” è un agente cinese?

I membri della commissione hanno trascorso un bel po' di tempo a sondare il modo in cui le agenzie governative federali rispondono alle accuse sull'influenza del PCC e sulle tattiche di infiltrazione. Affermano di avere la merce su Walt e i suoi legami segreti con il PCC.

 

"Durante il 118° Congresso, il Comitato ha indagato sulle risposte delle agenzie federali all'influenza del PCC e alle tattiche di infiltrazione, compresa la strategia dell'FBI, il 17 luglio, l'Ufficio ha informato il Comitato sulle operazioni di influenza del PCC".

 

"In parte sulla base di questo briefing, è chiaro al Comitato che la storia del signor Walt con gli affiliati al PCC ha le caratteristiche di tali operazioni di influenza, e l'FBI deve produrre tutte le informazioni in suo possesso riguardo allo sviluppo".

 

Il comitato sostiene che Walt ha stretto legami con il PCC nel lontano 1993, quando ha organizzato un viaggio nella Repubblica Popolare Cinese (RPC) per i suoi studenti della “Alliance High School.”

 Alcuni dei costi associati al viaggio sono stati pagati dal governo cinese.

 

 

Successivamente, Walt ha creato una società privata per coordinare i viaggi annuali degli studenti in Cina, durante i quali ha guidato personalmente i tour. Tenete presente che Walt lo ha fatto mentre era membro del Congresso e membro dell'Università Politecnica di Macao in Cina.

 

"Secondo il sito web dell'università, il Politecnico di Macao esiste 'in linea con la “Belt and Road Initiative” della Cina', un programma di guerra politica sviluppato dal presidente “Xi Jinping “per esercitare l'influenza della Cina in tutto il mondo", afferma la lettera.

 

"Il signor Walt ha visitato la Repubblica Popolare Cinese, a sua memoria, circa '30 volte'.

Di recente, quest'anno, Walt ha incontrato il console generale del PCC “Zhao Jian” per discutere di "Cina-Stati Uniti relazioni e la cooperazione sub-nazionale".

 

L'FBI non ha mostrato alcun interesse a perseguire la questione, cosa che ha sconvolto la commissione mentre cerca di deridere Walt come forse una spia cinese prima dell'arrivo del giorno delle elezioni.

 

"Il Comitato è preoccupato che il coinvolgimento del signor Walt con entità e funzionari cinesi possa aver permesso al PCC di influenzare il suo processo decisionale come membro del Congresso e governatore e potenzialmente consentirebbe al PCC di influenzare la Casa Bianca se il signor Walt fosse eletto vicepresidente", si legge nella lettera.

 

"Il Comitato per la supervisione e la responsabilità è il principale comitato di supervisione della Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti e ha un'ampia autorità per indagare su 'qualsiasi questione' in 'qualsiasi momento' ai sensi della regola X della Camera".

È preoccupato per i politici statunitensi che hanno legami con il Partito Comunista Cinese?

 

 

 

 

 

 

Verso un "nuovo ordine mondiale digitale oppressivo". Conferenza delle Nazioni Unite "Mondo per il futuro". 22-23 settembre 2024. "Pacchetto di schiavitù" senza confini, controllo digitale di oltre 8 miliardi di persone.

 

Globalresearch.ca - Peter Koenig – (21 settembre 2024) – ci dice:

 

Tra meno di due settimane, le Nazioni Unite presenteranno durante una sessione speciale – il 22 e 23 settembre – la riunione annuale delle Nazioni Unite del 2024 a New York, il Mondo del Futuro.

 È un mondo completamente digitalizzato.

Per la riunione dell'AG delle Nazioni Unite, i governi di Germania e Namibia hanno preparato un "pacchetto" di digitalizzazione globale.

 Certo, con l'"aiuto" di Big Tech e Big Finance.

 

Questo pacchetto di schiavitù digitale sarà adottato con l'esclusione quasi totale del pubblico, di persone come voi e me.

 

A quanto pare, la maggior parte dei parlamenti e dei governi del mondo l'ha già approvata, cosicché la presentazione e la cosiddetta discussione durante la Conferenza annuale delle Nazioni Unite è una foglia di fico, una mera farsa.

Questo è il nuovo modo "basato sulle regole" di costringere un'intera popolazione a un compatto di una camicia di forza digitale, da cui è quasi impossibile fuggire.

 

Le persone non sono state consultate o nemmeno informate da nessuna parte. I governi di tutto il mondo sono stati costretti da potenze anonime ad accettare una completa digitalizzazione del nostro futuro.

Quello che il WEF chiama la 4esima Rivoluzione industriale.

 

Gente, è qui!

 

Non si deve aspettare la fine dell'Agenda 2030 dell'ONU.

Gli obiettivi sono stati opportunamente anticipati.

 

Voi – ed io – ci troveremo di fronte all'eliminazione del contante, già avviata in molti paesi europei e in una certa misura negli Stati Uniti; e anche in alcuni "paesi in via di sviluppo" come l'India, senza il consenso della gente.

 

Tutto sarà controllato, le nostre spese, i dati sanitari, il cibo e le abitudini alimentari, i viaggi, le preferenze dei telespettatori, i preferiti della radio, gli amici con cui ci incontriamo e comunichiamo regolarmente, così come altri del campo dell'opposizione;

 le abitudini di acquisto/spesa – e così via – saranno tutte controllate digitalmente dal sistema di controllo aziendale informatico-digitale.

 

Il mezzo per farlo è il codice QR dall'aspetto benigno, che è stato introdotto gradualmente e delicatamente negli ultimi due decenni circa e oggi è diventato un aspetto comune nella nostra vita quotidiana.

In molti casi potresti non essere in grado di leggere il menu di un ristorante senza scaricarlo sul tuo codice QR personale.

 

Chi pensi controllerà tutti i codici QR personali?

 

Esatto, avete indovinato.

 

“QR” è l'acronimo di “Quick Response”.

È un codice a barre sotto steroidi.

Mentre il codice a barre contiene le informazioni orizzontalmente, il codice QR lo fa sia orizzontalmente che verticalmente.

Il codice a barre a matrice bidimensionale è stato inventato nel 1994 dall'azienda giapponese “Denso Wave,” originariamente destinato all'etichettatura di parti di automobili.

 

I maniaci del controllo occidentali ne hanno rapidamente scoperto il potenziale e lo hanno catturato per il loro malvagio "programma per il futuro dell'umanità", lasciato al mondo IT aziendale (con un valore complessivo di circa 3 o 4 trilioni di dollari) per amministrarlo e imporlo all'umanità.

 

Un codice QR individuale ha una capacità di archiviazione praticamente illimitata. Quindi, potrebbe conoscerti meglio di quanto tu conosca te stesso.

 

Un messaggio di speranza dall'Arcivescovo Viganò.

Il dibattito o "negoziato" per questo patto digitale si svolge ufficialmente il 20 e 21 settembre a porte chiuse, durante l'Assemblea generale delle Nazioni Unite, ma il contesto è stato discusso e concordato in diverse iterazioni clandestine, chiamate anche Revisioni 2 e 3, che sono pubblicate sul sito web delle Nazioni Unite per "Il vertice del futuro".

 

Purtroppo, quasi nessuno conosce questa pagina e ancora meno la leggono. Se le persone fossero più brave e più informate o si preoccupassero di informarsi, forse non ci troveremmo di fronte all'abisso digitale, come facciamo oggi.

Non è chiaro quale rappresentanza aziendale/IT e della società civile abbia fatto parte di questi "negoziati" segreti.

Ma di sicuro il World Economic Forum (WEF) e il Club di Roma, entrambi con sede nella "paradisiaca" Svizzera (non si ripeterà mai abbastanza come la Svizzera "neutrale" ospiti la maggior parte di queste organizzazioni malvagie, il cui scopo è ridurre e controllare l'umanità), hanno partecipato alla stesura originale e alle successive revisioni.

 

 

Il patto digitale non ha spazio per le scelte umane.

Non c'è modo che sia disponibile una "opzione volontaria". In altre parole, un individuo non può dire: "Grazie, ma no grazie, preferisco rinunciare a questo mondo digitale".

Le persone sono costrette a entrare in questo sistema, che sia l'inferno o l'acqua alta.

Questo è il piano.

 

La scelta dei governi di partecipare è stata ugualmente bloccata, poiché è stato detto loro che è un “MUST”, o altro.

Sappiamo cosa significa "o altrimenti".

 

Non ci sono eccezioni consentite nella "digitalizzazione completa" perché getterebbero il controllo globale, o il controllo globalista, fuori dalla finestra, o in pasto ai lupi, per così dire.

 

Le eccezioni sarebbero un ostacolo definitivo per l'imminente “Ordine Unico Mondiale”.

 

Il patto spiega chiaramente gli enormi vantaggi offerti per il benessere umano dalle tecnologie digitali.

Pertanto, è imperativo che non rimangano lacune tra le persone e i paesi, che TUTTI navighino sulla stessa lunghezza d'onda, vale a dire in modo completamente digitale.

 

L'obiettivo del benessere umano complessivo, come spiegato nel patto – niente guerre, niente conflitti, niente inquinamento, niente rumore, malattie sotto controllo e altro ancora – giustifica il rapido passaggio verso la digitalizzazione completa o COMPLETA.

 

Senza dirlo direttamente, questo è il primo passo verso un Ordine Mondiale e un Governo Mondiale Unico.

Quest'ultimo è stato eseguito dall'ONU, con un quadro politico stabilito dal WEF, e una tirannia simile a quella di GESTAPO imposta dall'OMS.

 

L'ONU è stata pienamente cooptata in questa impresa di distruzione dell'umanità che, con il senno di poi, può essere fatta risalire agli ultimi 20 anni, mentre l'umanità era cullata in un sonno profondo.

 

Alla fine è stato ufficializzato, con un Accordo di Cooperazione tra l'ONU e il WEF, firmato nel giugno 2019.

 Illegale in quanto tale, in quanto l'ONU potrebbe non stipulare accordi con le ONG, ma di fatto irrilevante in un mondo basato su regole e ordinato.

 

Inoltre, le risorse e il bilancio delle Nazioni Unite, che attualmente dipendono principalmente dai contributi dei paesi membri, potrebbero essere facilmente sostituiti dai finanziatori al potere, Big Tech e Big Finance, che alla fine decideranno.

Meritatamente nel mondo di oggi, dove "chi paga decide "e impone.

 

Le future Assemblee Annuali dell'ONU potrebbero essere considerate come assemblee degli azionisti pro-forma, o in termini del WEF "assemblee degli stakeholder", senza di fatto avere alcun potere di cambiare direzione, o tracciare un corso diverso, più umano.

 

Il “Digital Management” ha il controllo, con la (trans)umanità senza voce che segue quasi ciecamente.

Coloro che non sono ciechi e possono resistere possono essere facilmente rimossi digitalmente.

A nessuno importa.

Mr. "digital" non può essere accusato di omicidio.

L'ordine basato sulle regole non ha il concetto di uccidere; è semplicemente una scomparsa digitale.

 

Nei ranghi dei servizi di consulenza delle Nazioni Unite, ci si può aspettare di trovare le società IT Big Tech.

Decideranno in termini di direzioni digitali, poiché il copione viene dato loro da Big Finance, finora senza nome.

 

Noi, l'umanità, abbiamo una scelta, un'alternativa, un modo per uscire da questa morsa digitale?

L'abbiamo fatto, ma solo quando ci rendiamo conto di ciò che viene pianificato, quando ne riconosciamo le implicazioni, e quando agiamo non come individui, ma quando siamo pronti a liberarci dell'individualismo "imposto dal sistema" e ad adottare il principio "Insieme possiamo".

 

(Peter Koenig è un analista geopolitico ed ex economista senior presso la Banca Mondiale e l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), dove ha lavorato per oltre 30 anni in tutto il mondo.)

 

 

 

 

 

Ripensare la sovranità

digitale dell'Europa.

 

Politico.eu – (23 settembre 2024) - Konstantinos Komaitis e Mark Scott – ci dicono:

(Konstantinos Komaitis e Mark Scott sono ricercatori senior residenti presso il Digital Forensic Research Lab dell'Atlantic Council.)

 

 

L'attuale posizione dominante di von der Leyen rappresenta un'opportunità per trasformare il blocco in una potenza dell'innovazione a livello globale.

 

È il mondo della presidente della Commissione Ursula von der Leyen, e noi tutti ci viviamo dentro.

della nuova formazione della Commissione europea, una cosa è chiara:

questo è il mondo della Presidente della Commissione Ursula von der Leyen, e noi tutti viviamo in questo mondo.

 

Dopo aver preso il controllo del modo in cui i paesi membri scelgono i nuovi commissari, ed estromesso potenziali provocatori come l'ex commissario per il mercato interno e i servizi “Thierry Breton”, la politica tedesca ha ora il controllo totale ed è pronta a guidare la sua priorità principale:

 rendere l'economia europea più digitale e più verde.

 

Il primo mandato quinquennale di von der Leyen è stato caratterizzato da una strategia digitale confusa, incentrata sulla cosiddetta “sovranità tecnologica”. Ma la sua attuale posizione dominante nel “Berlaymont” rappresenta un’opportunità per rivedere tale approccio.

 

Nata dal desiderio di Bruxelles di competere a livello globale con Cina e Stati Uniti, la "sovranità tecnologica" è ciò che ha portato il blocco a dare priorità alla scelta di campioni europei, spesso giganti industriali tradizionali sponsorizzati da miliardi di euro di fondi pubblici, nella speranza di creare versioni europee di Google o Amazon.

Questi sforzi sono falliti in modo schiacciante.

 

Questa strategia è stata promossa in modo molto aggressivo anche da” Breton”, che di recente ha accusato von der Leyen di averlo messo sotto accusa in cambio di un “portafoglio più influente” per la Francia.

 

L'UE ha ragione a promuovere le aziende e i valori digitali del blocco sulla scena globale.

 Bruxelles si è posizionata come leader mondiale nella definizione delle regole digitali, creando nuove tutele per i social media, la concorrenza online e l'intelligenza artificiale, mentre altri, in particolare “Washington”, hanno tergiversato.

Von der Leyen deve ora raddoppiare questa leadership e liberare il potenziale economico dell'UE tramite tecnologie di prossima generazione.

 

La leader della Commissione dovrebbe abbracciare una versione più aperta della sua politica digitale storica, che rinunci al protezionismo e alla promozione di industrie legacy sostenute dall'approccio della "sovranità tecnologica".

 Invece, l'attenzione dovrebbe concentrarsi sulla sperimentazione imprenditoriale e sul collegamento della vivace economia europea ad altri mercati.

 

Quando si parla di digitale, l'Europa ha molto da offrire, e non solo tramite le sue norme come il “Digital Services Act” e l'”Artificial Intelligence Act”.

La "sovranità tecnologica" può essere definita come qualcosa di più della semplice creazione di norme digitali per proteggere dai danni.

Può includere l'avvio dell'imprenditorialità, la promozione di mercati aperti e il finanziamento di idee leader a livello mondiale.

 

Scegliendo la finlandese “Henna Virkkunen “come vicepresidente esecutivo  della Commissione per la sovranità tecnologica, la sicurezza e la democrazia, von der Leyen ha chiarito che desidera che il blocco competa a livello globale sulle questioni digitali.

 

Se von der Leyen vuole davvero rendere l'Unione più competitiva, come sottolineato nel recente rapporto dell'ex presidente della Banca centrale europea “Mario Draghi”, allora deve dare alle aziende europee gli strumenti per eccellere sulla scena mondiale, anziché limitarsi a scegliere i vincitori tra i giganti industriali tradizionali dell'Unione.

 

Fortunatamente, la sua nuova Commissione ha gli strumenti per far sì che ciò accada.

 

Scegliendo la finlandese “Henna Virkkunen”, membro di lunga data del Parlamento europeo esperta in materia di priorità digitali dell'Europa, come vicepresidente esecutiva della Commissione per la sovranità tecnologica, la sicurezza e la democrazia, von der Leyen ha chiarito di volere che l'Unione competi a livello globale sulle questioni digitali.

 

Come membro del cosiddetto gruppo D9 di paesi membri dell'UE che la pensano allo stesso modo e che favoriscono l'innovazione rispetto al protezionismo, la Finlandia è il modello di una versione più dinamica dell'agenda digitale europea. Il paese ha attualmente il numero più alto di servizi di cloud computing tra i membri dell'UE, un pilastro per la futura crescita economica, e ha raddoppiato gli sforzi sul computing ad alte prestazioni di proprietà pubblica, che è un requisito per creare sistemi di intelligenza artificiale di prossima generazione.

 

Dovrebbe essere un modello per il resto d'Europa.

 

Tuttavia, “Virkkunen” lavorerà a stretto contatto con il francese “Stéphane Séjourné” che ora è responsabile della strategia industriale e di prosperità della Commissione.

Come stretto alleato del presidente francese” Emmanuel Macron”, che sostiene fermamente un programma di "sovranità tecnologica" che promuova gli interessi gallici al di sopra di quelli del blocco più ampio, si prevede che “Séjourné” continuerà a spingere per una forte politica industriale che spesso flirta con il protezionismo.

 

Von der Leyen deve rifiutare qualsiasi versione di "sovranità tecnologica" che isola l'economia europea dal resto del mondo.

Dovrebbe dare potere alla sua nuova Commissione, in particolare tramite “Virkunnen” e “Séjourné”, di mettere da parte la retorica protezionistica e mantenere le promesse di crescita digitale per i prossimi cinque anni.

 

Prendendo il controllo delle leve del potere a Bruxelles, von der Leyen ha dimostrato di saper agire con decisione.

Ora, deve volgere quelle ambizioni verso la trasformazione dell'UE in una potenza dell'innovazione rivolta al mondo, cosa che ha davvero la possibilità di essere.

 

 

 

 

 

 

Scholz sopravvive mentre il suo partito supera l'estrema destra dell'”AfD” nelle elezioni del Brandeburgo.

Politica.eu – (22 settembre 2024) - Matthew Karnitschnig – ci dice:

 

I socialdemocratici rimontano e tengono testa all'estrema destra in elezioni statali al cardiopalma.

Il cancelliere tedesco Olaf Scholz, in difficoltà, sembra essersi guadagnato una tregua.

 

WANDLITZ, Germania.

 Il cancelliere tedesco Olaf Scholz, in difficoltà, è riuscito a schivare un proiettile domenica, mentre i suoi socialdemocratici (SPD) hanno tenuto a bada l'estrema destra in un'importante elezione regionale nello stato orientale del Brandeburgo.

La vittoria dà a Scholz, che sta lottando per tenere unita la sua frastagliata coalizione tripartitica, una tregua, almeno per il momento.

 I suoi indici di gradimento hanno raggiunto minimi record e gli è stato persino chiesto di non fare campagna elettorale nel Brandeburgo a causa della sua impopolarità tra gli elettori.

 

Secondo le proiezioni preliminari, la SPD è arrivata prima nel Brandeburgo con il 30,9 percento dei voti, seguita dall'estrema destra Alternativa per la Germania (AfD) con il 29,2 percento.

Un nuovo partito populista di sinistra noto come “BSW” è arrivato terzo con uno sbalorditivo 13,5 percento.

 I cristiano-democratici di centro-destra (CDU), che guidano i sondaggi nazionali con un margine sostanziale, si sono piazzati quarti con il 12,1 percento.

 

 Una sconfitta nel Brandeburgo, uno stato rurale nei pressi di Berlino controllato dalla SPD sin dalla riunificazione tedesca del 1990, avrebbe probabilmente vanificato i piani di Scholz di candidarsi per un altro mandato come cancelliere, spingendolo al contempo a spianare la strada a elezioni anticipate.

 

Nonostante la vittoria, gli exit poll suggerivano che né Scholz né la SPD avevano molto da festeggiare.

 Circa il 75 percento di coloro che hanno votato per la SPD ha dichiarato di non averlo fatto per una vera affinità con il partito, ma piuttosto per impedire all'”AfD” di prendere potere.

 

Le questioni nazionali, in particolare l'immigrazione, che Scholz ha avuto difficoltà a gestire nel contesto di un massiccio afflusso di rifugiati, hanno dominato la campagna e hanno spinto gli elettori verso l'AfD, che ha migliorato di sei punti percentuali il risultato del 2019.

 

I Verdi, che fungono da partner junior dell'SPD a livello nazionale, sembrano aver avuto meno successo.

I risultati preliminari hanno mostrato che il partito era sul punto di mancare la soglia del cinque percento per entrare nel parlamento statale.

 I” liberal Free Democrats”, il membro più piccolo della coalizione di Scholz, hanno ottenuto meno dell'uno percento dei voti.

 

La sorpresa della serata è arrivata dal partito di sinistra “BSW”, fondato all'inizio di quest'anno da “Sahra Wagenknecht” , ex leader del partito di sinistra che ha avviato il suo movimento omonimo dopo essersi allontanata dal partito.

 La forte prestazione mette il BSW in lizza per costruire una coalizione accanto alla SPD, che ha escluso di governare con l'AfD.

 

I sondaggi che hanno preceduto le elezioni hanno mostrato l'AfD in vantaggio di un soffio, anche se entro il margine di errore.

All'inizio di questo mese il partito si è piazzato al primo posto in un'elezione statale in Turingia e al secondo in Sassonia, aumentando la pressione sulla SPD di Scholz per mantenere il Brandeburgo.

 

La SPD è stata aiutata dal suo popolare leader nel Brandeburgo, “Dietmar Woidke”, che oltre il 60 percento degli elettori ha dichiarato di vedere favorevolmente.

“Woidke”, che è stato il premier dello stato dal 2013, ha detto che si sarebbe dimesso se la SPD non avesse vinto le elezioni.

 

"Abbiamo ottenuto una vittoria storica in rimonta", ha detto domenica sera ai suoi sostenitori “Woidke”, visibilmente sollevato, il cui partito era in svantaggio rispetto all'AfD di diversi punti fino ad agosto.

 

Un aspetto chiave della strategia di campagna di “Woidke” era di tenere Scholz lontano dagli occhi.

Sebbene il cancelliere risieda nello stato, “Woidke” gli ha vietato di partecipare agli eventi della campagna a causa della sua profonda impopolarità.

 

La SPD ha ricevuto una spinta inaspettata dopo che il premier della Sassonia, “Michael Kretschmer” della CDU, ha sostenuto “Woidke”, dicendo agli elettori di centro-destra che avrebbe avuto più senso sostenere la SPD e bloccare l'AfD piuttosto che sostenere la CDU.

 La mossa poco ortodossa di “Kretschmer”, una figura popolare nella Germania orientale, sembra aver contribuito a spingere la SPD oltre il limite, sebbene abbia anche contribuito al peggior risultato di sempre della CDU nell'est.

 

La vittoria della SPD è stata in gran parte il risultato del sostegno degli elettori over 60, il 37 percento dei quali ha sostenuto il partito, secondo i sondaggi in uscita.

 L'AfD ha guidato il campo tra gli elettori di età compresa tra 30 e 59 anni, sottolineando i progressi compiuti nell'elettorato tedesco negli ultimi anni.

 

I leader dell'AfD hanno incolpato i media per il loro secondo posto, sottolineando in particolare quella che hanno considerato una copertura distorta da parte delle potenti emittenti pubbliche tedesche.

Nonostante ciò, “Hans-Christoph Berndt,” il candidato principale dell'AfD nel Brandeburgo, ha previsto che era solo questione di tempo prima che il partito prendesse il potere.

 

"Il futuro della Germania è blu", ha detto dopo l'arrivo dei risultati, riferendosi al colore del partito AfD.

 "Il fronte per la Germania resiste".

 

 

 

 

 

OGNI OGGETTO DIVENTA

UNA BOMBA.

 

  Lapekoranera.it – (21/09/2024) - Manlio Lo Presti (Scrittore ed esperto di banche e finanza) – ci dice:

 

(agendadigitale.eu/sicurezza/cercapersone-in-libano-un-sms-per-attivare-lesplosivo/).

 

Dopo un iniziale sconcerto in seguito alla diffusione della notizia dei cercapersone usati come armi terroristiche cominciano ad emergere particolari della mattanza israeliana.

 Si racconta di società tecnologiche usate come paravento che hanno inserito quantità piccole, di pochi grammi, ma sufficienti per provocare lacerazioni mortali alla parte centrale del corpo delle persone: 

(maurizioblondet.it/loro-possono-far-esplodere-le-auto/) .

I morti sono stati numerosi e i feriti sono migliaia che vivranno con gravissime mutilazioni per il resto della loro vita: 

(agendadigitale.eu/sicurezza/cercapersone-in-libano-un-sms-per-attivare-lesplosivo/).

 

Come finora accaduto, nessun Paese occidentale denuncerà questa operazione come un crimine di guerra.

 L’ONU brillerà per il suo silenzio e per la sua inutilità.

 

Da oggi, diventa possibile far esplodere qualsiasi dispositivo elettronica collegabile via radio e in internet:

(fanpage.it/esteri/libano-dopo-i-cercapersone-esplodono-i-walkie-talkie-usati-da-hezbollah-deflagrazioni-in-diverse-citta/).

 

Quindi, i Servizi segreti, senza perdere un solo soldato, da oggi possono provocare menomazioni e ferimenti anche a tutti noi con i cellulari? L’esperimento è andato bene.

 

Le tecniche di esplosione saranno attivabili su qualsiasi dispositivo collegato via radio o in rete o anche collettori di energia come i pannelli solari e le batterie per auto.

 

Per estensione, vittime preferite saranno, per estensione, tutti coloro che non saranno allineati con il “bispensiero” dominante?

 

Nessuno mi vieta di sospettare che una TV interattiva possa esplodere a comando dentro qualsiasi casa, in particolare quella di un dissidente, lurido complottista, in una sala conferenze con schermi accesi, in una saletta di ospedale, in un ristorante, in un mezzo di trasporto, ecc.

 

Non parliamo delle infinite possibilità di creare incidenti con le auto elettriche e in genere con quelle collegate in rete con gli schemi interattivi.

 Un’operazione che si eseguiva con il lancio di sassi dai cavalcavia.

ETÀ DELLA PIETRA, appunto …

 

Sarà probabile una caduta temporanea delle quotazioni delle società telefoniche e tecnologiche le cui azioni sono nei portafogli dei Fondi pensione più importanti. Ma poi tutto riprende con la copertura della deflagrazione di nuove emergenze, di nuovi stermini che nessun carrozzone internazionale è in grado di fermare con la forza e, forse, non vuole farlo con la dovuta determinazione né con la opportuna rapidità.

 

I danni umani a vita ricordano le mine antiuomo in Vietnam e ancora oggi in uso. Ricordano le bombe, usate in Vietnam, che esplodevano prima di toccare terra lanciando pezzi metallici nello spazio circostante per centinaia di metri: (ilmanifesto.it/il-gioco-di-von-neumann).

Armi che sono state vietate da accordi tuttora carta straccia per coloro che posseggono la forza di usarle.

 

Nel corso della storia gli israeliani hanno dimostrato una forte preferenza al metodo terrorista.

Una strategia che fa ottenere una temporanea battuta d’arresto delle ostilità, una finta vittoria breve che non le elimina del tutto.

La conflittualità continua con altri metodi endemici, continui, allungati nel tempo: (it.insideover.com/senza-categoria/dopo-lattacco-di-israele-hezbollah-e-in-difficolta-ma-darlo-per-vinto-sarebbe-un-errore.html) .

 

Fino a quando Israele, che nessuno critica, potrà continuare a fare uccisioni di massa?

 

La nuova Sparta ha perso credibilità internazionale. La nuova Sparta sta commettendo il grave errore di confidare sulla propria invincibilità che si appoggia sulla giustezza fanatica nella “leggenda barbuta” di Isaia, citata dall’eccelso Rod Steiger, sull’apparato tecnologico militare ed infine sulle alleanze mondiali.

 

Il terzo piede è quello meno sicuro in un mondo che viaggia su equilibri a geometria variabile.

Gli alleati e le protezioni non durano in eterno, in particolar modo con gli stati uniti che trattengono con il mondo rapporti meramente usa-e-getta e funzionali ai loro obiettivi.

 La pretesa di essere sempre dalla “parte giusta” ha fatto cadere Israele nella trappola americana che la sta usando come un martello bellico per creare caos nella regione contro palestinesi ed Hezbollah, nel tentativo di isolare l’Iran da attaccare per saccheggiarne gli oltre 137 miliardi di barili di petrolio.

Un piano che non tiene conto delle reazioni della Russia e della Turchia.

 

Avranno efficacia solamente le prospettive politiche costruttive di lungo periodo e non infettate dal cancro della emergenza eterna.

La capacità di progetto vince sempre sulla ferocia!

Nel frattempo, nessuno è più al sicuro.

 

 

Prevedere l'unipartito: "Il trionfo della

classe politica" di Peter Oborne.

 

Unz.com- Mark Gullick – (23 luglio 2024) – ci dice:

 

 

Parole e frasi spesso entrano nel lessico politico attraverso i media statunitensi prima di attraversare l'Oceano Atlantico per raggiungere il Regno Unito, e uno di questi recenti migranti è l'"unipartito".

 

Gli americani lo usano da un po' di tempo, e i media di centro-destra in Gran Bretagna lo stanno ora sperimentando con cautela.

 

L'idea, naturalmente, è che il sistema bipartitico centrale sia per la politica degli Stati Uniti che per quella del Regno Unito sia un'illusione ottica, e in realtà la differenza tra repubblicani e democratici, o conservatori e laburisti, non esiste in alcun senso significativo.

 

Se i media britannici leggessero di più e parlassero di meno, si sarebbero resi conto che l'unipartito britannico è stato scoperto nel 2007 in un libro intitolato” The Triumph of the Political Class “, del giornalista “Peter Oborne”.

 

Un giornalista della lobby è l'equivalente di un membro della cartella stampa della Casa Bianca, ha accesso garantito ai circoli interni del governo e quindi merita l'attenzione dell'osservatore politico in un modo che il semplice scrittore di editoriali non è.

 

Molti hacker politici scrivono del governo con la faccia premuta contro la finestra che guarda dentro;

Oborne è stato rispettato e persino amico di alcune delle persone più potenti del governo britannico.

 Ma il libro è stato ispirato dalla crescente disillusione di Oborne per il modo in cui le grandi riforme politiche fatte dai tanto derisi vittoriani sono state ignorate mentre il ventesimo secolo si trasformava in un nuovo millennio.

 

Quello che era stato un sistema che dava la priorità al servizio pubblico rispetto all'acquisizione privata si era trasformato in un nuovo quadro politico in cui "le rivalità più aspre a Westminster hanno coinvolto conflitti di fazione all'interno di singoli partiti piuttosto che collisioni di ideologia e credo".

Questa scoperta, scrive Oborne, "fu davvero molto spaventosa".

 

Oborne inizia con l'architettura della classe politica britannica, definendola "una manifestazione dello stato", e collocando il suo inizio specificamente con l'arrivo di Tony Blair come primo ministro nel 1997.

 

La premiership di Margaret Thatcher, scrive, è stata l' ltima volta in cui c'è stata una vera differenza ideologica tra i due principali partiti.

 

Mentre un tempo i politici guadagnavano uno status in Parlamento in virtù della loro posizione nella società, ora acquisiscono uno status nella società direttamente alla loro posizione in Parlamento, e c'è sempre più uno scollamento tra i politici e il mondo reale del lavoro, un mondo che trovano sconcertante.

 

La Gran Bretagna si era spostata verso quella che Oborne chiama "politica dei cartelli", una fortezza ideologica inespugnabile all'interno delle cui mura coesistono entrambi i principali partiti.

 

Oborne non ha la pretesa di aver scoperto il concetto di classe politica, citando l'avvocato e teorico sociale della fine del XIX secolo “Gaetano Mosca”, i cui Elementi di Scienza Politica sono stati tradotti in inglese come “The Ruling Class”.

 È degno di nota il fatto che il libro sia "oggi visto da alcuni storici come un precursore teorico dell'ideologia fascista".

 Questa è ormai diventata una mossa banale con idee che si stanno avvicinando troppo alla verità:

archiviare sotto il fascismo.

Oborne colloca la classe politica nel suo contesto storico recente contrapponendola all'"establishment" britannico, un'espressione coniata dallo storico “AJP Taylor”, e che Blair in particolare usò come strumento politico sostenendo che era antiquata e nascosta.

 

La sua politica della "grande tenda" dava l'illusione che i giorni della classe dirigente tradizionalista, istruita a Eton, fossero finiti, e che la politica stessa per scendere dal suo Olimpo legato alla classe per dimorare tra i mortali.

Erano chiacchiere tecnocratiche, naturalmente, ma la gente di Blair si mise al lavoro sull'idea dell'establishment con una raffinata attenzione ai dettagli.

 

Una delle intuizioni chiave di Oborne è che, nel 2007, le tecniche della classe politica erano ancora in fase di sviluppo.

 

 Una realizzazione complementare è che la nuova classe politica non avrebbe il nucleo organico della vecchia classe terriera, ma sarebbe piuttosto messa nelle mani dei guru delle relazioni pubbliche, degli spin doctor e dei focus group.

 

 La copertura mediatica era accelerata, e così la nuova razza richiedeva una cura nel vestire, nel parlare e nello stile di vita, al fine di promuovere al pubblico un'immagine accuratamente personalizzata.

 

Non si tratta di un semplice requisito per agire con decoro o integrità, come sarebbe stato una volta, ma piuttosto di un regime pre-programmato in base al quale i politici sono "attrezzati" per i media, l'anello di congiunzione sinaptico tra la classe politica e l'elettorato.

 

Questo si estende al parlato, e il famoso "inglese della regina" (ora ancora una volta l'inglese del re) un tempo favorito dalla classe rimanda politica al cosiddetto "inglese dell'estuario" (dalla regione nota come estuario del Tamigi) come modello di discorso predefinito.

 

L'abbigliamento diventa indistinguibile da quello indossato nel luogo di lavoro della gestione aziendale.

 La vita privata di un politico, un tempo off-limits per i media, è ora usata come una forma di autopromozione, ed è "automatico per un membro della classe politica sfruttare la famiglia e le amicizie per vendere la sua carriera politica".

 

Questa è la patina positiva delle pubbliche relazioni.

Il negativo riguarda l'attacco agli standard di comportamento esistenti e un tempo rispettati.

 

 I politici, si afferma fino alla nausea, sono "giudicati con standard più elevati rispetto alla gente comune", il che implica che la plebe ha standard più bassi, che "la virtù risiede solo nello Stato e che la società civile è in gran parte corrotta".

 

Dopo aver citato “Mary Wilson”, moglie del primo ministro laburista “Harold Wilson” negli anni '70, che non accettò 33 sterline per alcune poesie pubblicate, “Oborne” paragona la moglie di Tony Blair, “Cherie”, sostenendo che l'avvocato per i diritti umani era esemplare della nuova giunta politica:

 

"Sarebbe stata una parte familiare del panorama a metà del XVIII secolo, quando la classe dirigente non faceva mistero di cercare una carica pubblica come veicolo per promuovere l'interesse personale".

 

Il suo oltraggioso abuso di posizione includeva un impegno per una cena di beneficenza contro il cancro per la quale il suo compenso superava l'importo raccolto durante l'evento, una telefonata personale a un direttore della squadra di calcio del Manchester United per negoziare uno sconto per una maglia della squadra con il numero di David Beckham e un invito da un negozio di stilisti di Melbourne a prendere alcune cose come gesto di buona volontà.

È uscita dal negozio con settanta articoli.

Questi sembrano esempi insignificanti di comportamento spudorato, ma sono indicativi di un nuovo codice d'ufficio in cui l'arricchimento personale supera il dovere pubblico.

 

Il talento di suo marito era quello di mascherare il progetto di isolare la classe politica, facendo sembrare che una rivoluzione tanto necessaria avrebbe restituito la politica al popolo.

Blair si impegnò "a liberare la Gran Bretagna dalle vecchie divisioni di classe, dalle vecchie strutture, dai vecchi pregiudizi, dai vecchi modi di lavorare".

 

Confrontate l'elenco degli obiettivi rivoluzionari di “Mao Xidong” dall'"Agosto Rosso" della Cina nel 1966, subito dopo l'inizio della Rivoluzione Culturale.

 La missione di Mao era quella di spazzare via i "quattro vecchi":

vecchi costumi, vecchia cultura, vecchie abitudini, vecchie idee.

Questo rifiuto del passato politico antiquato è stato presentato come modernizzazione, lo” shibboleth” della classe politica.

 

Lo spazzamento del passato non era, tuttavia, un ritorno ai valori del servizio pubblico, ma intendeva invece rimodellare la costituzione britannica per rispondere alle esigenze di questo nuovo stile di politica, e ciò significava minare le principali istituzioni di governo.

 

Il governo Blair ha sistematicamente attaccato la funzione pubblica, la magistratura, i servizi di intelligence e il potere stesso del Parlamento. L'idea di un esecutivo collettivo fedele alla corona era un anatema per Blair.

Tutto è disceso da lui e dalla sua cerchia ristretta.

 

“Oborne” cita il giornalista collega” Hugo Young” nel definire il servizio civile britannico come un organismo che "rappresenta e personifica l'integrità senza soluzione di continuità del governo passato, presente e futuro riuniti indistintamente in uno".

 

 Questa è precisamente la tradizione che il governo di Blair ha cercato di minare e, per usare le parole di Oborne, di "evirare".

 Con l'enorme mandato di Blair, questo ha portato immediatamente a "un attacco prolungato e brutale all'influenza dei funzionari permanenti".

 Il ruolo di “Segretario di Gabinetto” sembra umile, ma in realtà è uno dei ruoli più importanti nel Servizio Civile, e Oborne mostra che Blair riduce il titolare della carica a "una figura degradata e periferica".

 

Non c'è stato nulla di lento nella marcia di Blair attraverso le istituzioni del governo.

Il Foreign Office, un tempo uno dei dipartimenti governativi più rispettati, scoprì che la sua stessa integrità lo rendeva un bersaglio.

 

I Blair erano noti per le loro vacanze a spese degli altri, e ne approfittarono appieno:

 "Molto presto dopo essere entrati a Downing Street, la famiglia Blair iniziò a vedere il servizio estero, con il suo accesso a grandi case in località desiderabili all' estero, come un potenziale agente di viaggio".

 

L'intelligence britannica ha visto l'ascesa del “Secret Intelligence Service”, noto come MI6.

L'intelligenza divenne sempre più uno strumento politico, e Oborne nota la sua ascesa come coincidente con quella della nuova classe politica. L'intelligence raccolta prima del controverso ingresso della Gran Bretagna nella guerra in Iraq è servita a quella classe, e ha portato alla fine al famigerato " dossier sexy-up " che molti hanno trovato fuorviante nel migliore dei casi, e progettato esclusivamente per portare il Regno Unito nel conflitto per volere degli americani nel peggiore dei casi.

 

Questo sconvolgimento del governo ha anche visto l'MI6 sempre meno preoccupato per le minacce alla sicurezza nazionale e più dedito all'intrusione nella vita della gente comune, il che porta Oborne a discutere la manipolazione della legge del paese da parte del Labour.

 

L'analisi del sistema giudiziario da parte del ministro degli Interni di Blair,” David Blunkett”, "era estremamente vicina alla proposizione marxista secondo cui le protezioni offerte dai tribunali sono semplicemente 'libertà borghesi'".

 

Con un'offensiva sostenuta contro la famosa legge britannica sull'habeas corpus, volta a prevenire la detenzione illegale in assenza di prova, la nuova generazione di politici ha reagito alla storia antica e alla Magna Carta.

Il passo per affrontare una delle più antiche e venerabili istituzioni britanniche fu breve; La Monarchia.

 

La cooptazione del funerale di “Lady Diana Spencer” da parte di Tony Blair e il suo tormentone sentimentale, "la principessa del popolo", sono diventati noti come simbolo del desiderio di Blair di avere un profilo pubblico più alto della famiglia reale.

 

 L'esempio più eloquente del disprezzo del “Labor per la monarchia è venuto dal famigerato esecutore della stampa di Blair, “Alastair Campbell”, in gran parte responsabile del dossier sull'Iraq di cui sopra, e a tutti gli effetti un membro del gabinetto di Blair.

 

 In Giordania per i funerali di re Hussein, il principe Carlo è venuto a incontrare Blair e Campbell in un ufficio improvvisato con una sola sedia. Blair strinse la mano all'allora Principe di Galles, mentre Campbell "era seduto accucciato sulla sedia a fare chiamate sul suo cellulare [e] semplicemente ignorava il Principe".

 

Essendo un giornalista esperto, ci si potrebbe aspettare che Oborne sia forte sul ruolo vitale dei media, e sulla loro effettiva cattura, nella formazione della classe politica.

Questo nuovo esecutivo , scrive, "ha cercato di dare un ruolo quasi costituzionale ai media britannici costruendoli come alternativa alle istituzioni statali esistenti".

 

 Il risultato di questa sostituzione è che "nella sua forma più semplice, i giornalisti diventano strumenti di governo".

 Gli obiettivi giornalistici sono modificati, e non sottilmente, dall'essere un reportage apparentemente imparziale alla formazione di un dipartimento di governo quasi costituzionale dedicato alla costruzione del mito e al mantenimento del progetto blairiano.

 

Il governo Blair ha supervisionato la creazione della "narrazione" di cui si sente tanto parlare, una parola che ha le sue radici nel raccontare storie alla tribù.

 

Una funzione aggiuntiva dei media è quella di agire sia come clienti del governo, sia di essere considerati ostili, i nemici del progresso e della modernizzazione.

 Blair intuì fin dall'inizio che i nemici del suo governo dovevano essere messi nella coscienza pubblica anche se in realtà non esistevano, e nonostante “Rupert Murdoch” fosse effettivamente un membro chiave del gabinetto di Blair, la linea del governo era implicitamente che lo stato stava combattendo con mostri che si sarebbero opposti a un governo buono e giusto.

 La BBC – che in questo periodo iniziò ad essere definita "l'emittente di stato" – fu il pilastro dell'operazione:

 

"La distinzione tra una stampa aggressiva e illegittima e un governo ben intenzionato ha costituito il modello di gran parte dei servizi della BBC nell'ultimo decennio.

 

Divenne automatico per i giornalisti e i commentatori della BBC dipingere qualsiasi crisi di governo come una competizione tra stampa e governo, proprio come Campbell aveva suggerito".

 

Una volta ho visto “Alastair Campbell” in una strada di Londra. Ci siamo guardati per diversi secondi, e lui era ovviamente consapevole che sapeva chi fosse.

 

 Non direi che lo sguardo che mi ha rivolto ritraesse il volto del male, solo il volto di un'ambiziosa malevolenza.

 

La guerra in Iraq è stata l'apice del programma di inganno generato dai media del Labour.

Il governo ha effettivamente mentito sia all'opinione pubblica che alla Camera dei Comuni sulle presunte armi di distruzione di massa di Saddam, sulla sua volontà di usare armi chimiche vietate sulle truppe britanniche e sul probabile bilancio delle vittime per le forze alleate. Alla fine, questo è stato di gran lunga superato da ecatombe di iracheni morti.

È opinione fortemente sostenuta da entrambe le parti della divisione politica britannica che sia Blair che Campbell avrebbero dovuto essere processati per crimini di guerra.

 

Il colpo da maestro finale dell'occupazione totale degli stati politici da parte del governo Blair è stato l'uso di tecniche di formazione di massa affinate nel mondo della pubblicità e del marketing aziendale.

 

 Blair copiò e adottò la tecnica della triangolazione di “Bill Clinton” e “Karl Rove”, in base alla quale un software avanzato poteva smontare blocchi di voti e concentrarsi su un numero relativamente piccolo di elettori indecisi negli stati in bilico.

 

La Gran Bretagna ha un sistema elettorale simile a quello dei collegi elettorali americani, e quindi la persuasività di qualsiasi messaggio politico al popolo diventa invece un puzzle con pezzi chiave che devono essere privilegiati durante la campagna elettorale:

 

 "La classe politica negozia con gli elettori attraverso la televisione e cerca le loro opinioni attraverso meccanismi come focus group e tecniche basate su ricerche di mercato o prese in prestito dall'industria pubblicitaria".

 

Questo "populismo manipolativo" è in atto da allora, e il libro di Oborne lo mostra in costruzione, poco chiaro all'epoca ma ora un apparato familiare.

 

Oborne scrisse, nel 2007, che la classe politica aveva vinto.

L'elemento teatrale della politica, sempre più assorbito dagli Stati Uniti, era diventato l'intero spettacolo.

 

Oborne racconta la storia della sua visita a un” walkabout “di Tony Blair in una città inglese.

Blair è stato filmato mentre parlava e sorrideva con tutto il suo fascino e la sua empatia in mostra, la brava gente era felice di crogiolarsi alla presenza del Caro Leader.

L'unico problema è che tutti i "membri del pubblico" erano stati assunti e pagati dal Partito Laburista.

 

Quando la sicurezza si è resa conto di chi fosse Oborne, ha cercato di tenerlo lontano dall'evento stampa. Quando finalmente è entrato, hanno cercato di buttarlo fuori.

Era un cattivo cortigiano.

 

L'epilogo di Oborne è stato scritto mentre “Gordon Brown” aveva recentemente preso il posto di Tony Blair come Primo Ministro, e nonostante alcune promesse cosmetiche per correggere alcuni degli eccessi costituzionali dell'era Blair, come l'annuncio della politica del governo alla Camera dei Comuni e non attraverso i media, Oborne osserva che ha solo simboleggiato la classe politica.

 

 La sentenza finale di Oborne è nella speranza che David Cameron sia "in grado di guidare un'insurrezione contro la classe politica – o se lo farà... diventare nient'altro che un'altra manifestazione della sua metodologia seducente, corrotta e antidemocratica".

 

La Gran Bretagna ha avuto la sua risposta, e ora che la classe politica si sta fondendo completamente con le élite globali, abbiamo appena avuto la bizzarra esperienza di un partito nominalmente conservatore che ha trascorso 14 anni a creare un regime laburista molto più socialista che sta appena iniziando a mostrare ciò che verrà.

 

Vediamo i risultati del passaggio descritto oggi da Oborne in Gran Bretagna.

Nel 2007, "I valori della classe politica... [erano] ancora in via di formazione".

 

Ora, un altro capitolo è stato aggiunto al copione, poiché l'uni partito britannico – che ha recentemente passato il testimone tra i suoi due principali candidati – è felice di permettere che le critiche all'incompetenza del governo siano pronunciate apertamente.

 

Ma l'incompetenza del governo è una” psy-op”.

 L'unipartito britannico è in realtà molto competente, ma non in un'area di competenza che serve a qualcun altro se non a se stessa.

 Il corso della Gran Bretagna verso la rovina non è un governo sciatto ma un grande disegno, in parte “Bezmenov”, in parte l'anarco-tirannia di” Samuel T. Francis”.

 

 La classe politica britannica non è solo competente, ma ha affinato tale competenza negli ultimi 30 anni e, per dirla semplicemente, sta diventando molto brava a essere molto cattiva.

 

 Questa classe ha fatto quello che ha sempre detto di voler fare, cioè reintrodurre la morale nella politica.

 Ma non, come direbbe un bambino, in modo carino.

La previsione di Oborne per il futuro della Gran Bretagna, fatta 17 anni fa in questo importantissimo libro politico britannico, si è dimostrata preveggente:

 

 "Questo allontanamento tra una piccola élite di governo e la società britannica tradizionale è uno dei temi schiaccianti della nostra epoca, e diventerà solo più disperato e più pericoloso".

 

 

 

 

La (quasi) impossibile realizzazione della Verità.

 

Comedonchisciotte.org - Valentina Bennati – (25 Agosto 2024) – ci dice:

Non è possibile realizzare la Verità se non si fugge la violenza per questo motivo è stato detto che la nonviolenza è la legge suprema.

 

Non è possibile praticare la nonviolenza se non si pratica anche il” brahmacharya”, che consiste nel controllo sugli organi di senso, sui pensieri, le parole e i gesti.

 

La non violenza richiede non-furto, non-possesso, non-paura, rispetto per tutte le religioni, soppressione della “intoccabilità”, e simili.

 

Non-furto non significa solamente il non prendere la roba degli altri, il prendere o il tenere per sé cose non necessarie è già un furto. E naturalmente ogni furto è un atto di violenza.

 

Non-possesso significa non tenere per sé nulla che non sia necessario oggi stesso.

 

Perché si possa parlare di non-paura è necessaria l’assenza di ogni forma di paura: della morte, delle ferite corporali, della fame e degli insulti, come anche della disapprovazione pubblica, degli spettri, degli spiriti cattivi e dell’ira di chiunque. Solo l’assenza di queste e di ogni altro tipo di paura si può chiamare non-paura.

 

Per abolire la “intoccabilità” non basta avvicinarsi agli intoccabili, è necessario giungere a considerarli nostra carne e nostro sangue e trattarli come fratelli e sorelle: né più in alto né più in basso di noi.

 

Non basta tollerare le altre religioni: dobbiamo rispettarle, come rispettiamo la nostra.

 

Così “Mohandas Karamehand Gandhi” che per ben 21 anni, dal 1893 al 1914 visse in Sudafrica, dove per la prima volta proclamò il satyagraha o spirito della non-violenza. Tornato in India nel 1915 si dedicò completamente a quello che ormai riteneva il suo impegno morale, politico e religioso portando, infine, il suo Paese all’indipendenza.

Morì il 30 gennaio 1948 per mano di un fanatico che non approvava la sua azione a favore della convivenza pacifica fra musulmani e indù.

 

Gandhi era pienamente consapevole della grande difficoltà di realizzare quella Verità che con tanta convinzione perseguiva poiché riconosceva che il cuore degli uomini è agitato dalle passioni.

 

Le passioni sono per il nostro cuore ciò che la tempesta è per l’oceano. “Soltanto il marinaio che si tiene saldamente alla nave riesce a salvarsi nella tempesta. È soltanto colui che si tiene unito a Dio con la fiducia può trionfare sulla tempesta che si agita nel suo cuore”, affermava.

 

In questi giorni sto riscoprendo questo grande uomo leggendo un vecchio libretto ritrovato in un angolo della libreria nella casa dei miei genitori:

raccoglie i pensieri che scrisse nell’arco di circa due anni, dal novembre del 1944 all’ottobre del 1946, per consolare un amico distrutto dal dolore per la morte della moglie.

Fu proprio quell’amico che poi riunì tutti quei pensieri in volume e lo tradusse in inglese.

Gandhi non aderì mai formalmente al cristianesimo, tuttavia in questo piccolo libro si trovano molti pensieri dedicati alla ricerca della volontà di Dio e allo sforzo di mettersi nel modo migliore possibile al servizio dei fratelli.

 

In realtà, anche se non rifiutò mai l’induismo, si può certamente dire che fosse rimasto profondamente affascinato dalla figura di Gesù.

Durante gli anni della permanenza in Inghilterra (dove completò la sua formazione giuridica) e poi in Sudafrica (dove lavorò come avvocato) aveva incontrato e si era confrontato con diversi cristiani credenti e, leggendo il Vangelo, era stato colpito, in particolare, dal discorso della montagna.

 

Riteneva, tuttavia, che l’Europa e l’Occidente avessero tradito in larga parte gli insegnamenti di Cristo e in più occasioni, attraverso discorsi e testi scritti, si preoccupò di chiarire che il bellissimo messaggio evangelico basato sull’amore per il prossimo era qualcosa di molto diverso da ciò che poi aveva messo in pratica quell’Occidente colonialista, materialista e bellicoso che l’India aveva conosciuto.

 

Gandhi è senza dubbio una delle maggiori figure del XX secolo ed è stato fonte d’ispirazione per personalità come Martin Luther King e Nelson Mandela.

A 155 anni dalla nascita, la sua voce risuona oggi più che mai provocatoria. Mettendo a nudo le contraddizioni del nostro vivere da credenti, ci obbliga a riflettere.

(Valentina Bennati)

 

  

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