Combattere la scienza corrotta.
Combattere la scienza corrotta.
Combattere
la corruzione negli
Stati
Uniti al tempo del Covid-19.
Transparency.it
- Zoë Reiter - Director of Civic
Engagement di POGO – (10 -5-2024) – ci dice:
In
quanto attivista anticorruzione americana, è quasi banale affermare che, ora
più che mai, abbiamo bisogno che il governo federale americano mostri
responsabilità e sensibilità verso l'interesse pubblico nella battaglia contro
la pandemia di Covid-19.
Società
civile.
In
quanto attivista anticorruzione americana, è quasi banale affermare che, ora
più che mai, abbiamo bisogno che il governo federale americano mostri
responsabilità e sensibilità verso l'interesse pubblico nella battaglia contro
la pandemia di Covid-19.
Con
questo intendo, come minimo, risposte da parte della scienza e dalla politica
che privilegino il benessere pubblico rispetto agli interessi particolari di
quei pochi con le giuste connessioni.
I
lettori di questa newsletter, non mi riterranno polemica se affermo che la
responsabilità pubblica deve poggiare sui pilastri del controllo efficace
all'interno e tra le istituzioni pubbliche e sulla trasparenza.
Oltre che sulla prevenzione della
manipolazione delle leggi e della politica attraverso l’utilizzo di influenze
indebite.
Da
quando è entrato in carica, il presidente Donald Trump ha voluto mettere in
chiaro quanto la pratica dell'esercizio del potere presidenziale dipenda dalle
prassi e dalle consuetudini più che dai codici legali.
Consuetudini
che continuano ad essere ampiamente infrante, dal momento che il presidente
continua la tendenza che da decenni vede l’Esecutivo sottrarre potere al
Congresso.
Se prima che Covid-19 dilagasse negli Stati
Uniti si poteva parlare di tendenza, gli scontri tra Presidente e supervisione
del Congresso sono ora diventati una vera e propria guerra costante.
Dal
suo rifiuto di consentire a importanti impiegati del ramo esecutivo di
testimoniare prima del Congresso, alla rimozione di ispettori generali,
informatori e altri funzionari come l'ex ambasciatore in Ucraina che hanno
testimoniato di fronte al Congresso in relazione alla richiesta di “impeachment”,
le azioni del Presidente hanno costantemente portato alla violazione di norme
storicamente radicate relative all'equilibrio dei poteri tra Congresso e
Presidenza.
Gli
attacchi incessanti contro coloro che dicono verità che non vanno a suo favore
sono, sfortunatamente, ampiamente legali.
Ciò è
in parte dovuto al fatto che il presidente degli Stati Uniti ha l'autorità di
rimuovere gli ispettori generali.
Gli
ispettori generali (IG) nominati dal Presidente con successiva conferma da
parte del Senato, sono infatti responsabili per le indagini su corruzione,
abuso di poter, cattiva gestione e denunce di informatori nelle agenzie
federali.
La prassi è sempre stata che i presidenti non
rimuovono un IG senza motivo, motivo per cui così tanti IG hanno prestato
servizio in diverse amministrazioni presidenziali.
Poiché
si sono fatti avanti più di 30 “whistleblower” in merito ai problemi relativi
alla gestione dell’emergenza Covid-19, diventa una questione di vita o di morte
il modo in cui questi casi vengono gestiti.
Si pone una terribile minaccia alla vita degli
americani e all'efficace progettazione della nostra risposta all'emergenza, se
gli ispettori generali temono di poter essere rimossi dal presidente per aver
contribuito a far luce sui problemi della sua gestione o sui funzionari che
godono della sua protezione, lo stesso vale per chi segnala problemi relativi
alle politiche di contenimento della pandemia.
Questo
è il motivo per cui alcune delle dieci priorità che il” Project on Government
Oversight” (POGO) sta affrontando, raccomandano una modifica della legge per
far sì che gli ispettori generali possano essere licenziati solo per giusta
causa, un rafforzamento delle protezioni per I “whistleblower”, accrescendo la
consapevolezza dei diritti per coloro che lavorano per attuare un'efficace
risposta alla pandemia e rafforzando i canali che I whistleblower posso
utilizzare per farsi avanti.
Solo
in questo modo possiamo contribuire a promuovere la nostra risposta pandemica
contro la cattiva gestione e l'abuso di potere.
Solo
in questo modo possiamo contribuire a garantire che la nostra risposta
all'emergenza segua i precetti della scienza e una gestione politica
intelligente che ponga la vita degli americani al di sopra degli interessi
particolari.
Questo
è il motivo per cui ad esempio” POGO” ha richiesto l’apertura di un'indagine
sulla rimozione del “Dr. Rick Bright” da capo dell'agenzia responsabile della
ricerca relativa alla lotta contro il virus.
Dopo che il Dr. Bright ha cercato di limitare l'uso
della clorochina e dell'idrossiclorochina, farmaci che non si sono dimostrati
efficaci ma che sono stati comunque pubblicizzati dal presidente, è stato
rimosso.
Mentre
Covid-19 continua a colpire gli americani in tutti e 50 gli Stati, l'America si
trova ad affrontare alcune domande fondamentali relative alla corruzione e
all'abuso di potere esposte in modo così esplicito poiché il nostro Presidente
rifiuta di consentire al suo staff di rispondere alle citazioni in giudizio per
testimoniare prima del Congresso, usa il ramo giudiziario per proteggere i suoi
alleati e reprime gli ispettori generali e” I whistleblower”.
Inoltre,
l'indebita influenza di soggetti ben connessi con il potere continua ad essere
fuori controllo, problema che esisteva ben prima dell'entrata in carica di
Trump, così come quello dei conflitti di interesse tra le decisioni del
Presidente in carica e le sue priorità personali e politiche.
Tutto
ciò accade mentre la Corte Suprema continua a prendere decisioni che
definiscono in modo più restrittivo la corruzione, rendendo molto più difficile
per i pubblici ministeri mettere in galera funzionari corrotti.
Il
risultato dell’indebita influenza dei più benestanti e ben collegati è stato
ampiamente documentato come una delle principali cause della disuguaglianza
economica e sanitaria negli Stati Uniti.
Tuttavia
queste forme di corruzione legalizzata non sono più un'astrazione.
La battaglia per combattere il Coronavirus, che ha
colpito in modo sproporzionato le comunità di colore e gli americani a basso
reddito, metterà in evidenza molto probabilmente le ingiustizie che indebite
influenze, corruzione legalizzata e reti di potere causano al popolo americano,
in maniera ancora più evidente che in passato.
Ciò potrebbe andare ad influire sulle linee di
indirizzo dei partiti politici.
La
sfida per la società civile sarà quella di identificare i valori condivisi e i
mezzi migliori per connettersi con tutti gli americani in grado di comprendere
i danni della corruzione nella vita quotidiana e che vogliono agire per
aumentare la pressione sui membri del Congresso in direzione di una vera
riforma.
Vigilare:
come combattere
la
corruzione e l'illegaIità.
Gruppoabele.org
– Leonardo Ferrante – Redazione – (10- 6 -2024) – ci dice:
Quanto
costa all'Italia la sua corruzione? In molti parlano di 60 miliardi di euro
ogni anno, ma non è chiaro chi l'abbia detto per primo.
Al netto dei numeri e delle ricerche, il costo
principale della corruzione è contenuto nella sua stessa etimologia latina:
cum-rumpere significa infatti liquefare,
spezzare, distruggere il patto sociale che ci tiene uniti.
Si tratta di calcoli elaborati su una stima
della Banca Mondiale, che nel 2004 parlò del 3% del Pil globale, applicati al
caso italiano.
Un
numero, quindi, più "pedagogico" che scientifico, volto a evidenziare
l’enormità degli effetti della corruzione e non la sua reale dimensione.
Recentemente, “Anac” e “Istat” si sono dati
una convenzione per arrivare a una nuova misurazione congiunta che attesti una
volta per tutte e in modo rigoroso tale cifra.
È poi
noto come nelle classifiche internazionali dell’”Indice di Percezione della
Corruzione” (Cpi) elaborate dall’associazione “Transparency International”,
l’Italia nel 2015 risulti tristemente 61 esima al mondo, assieme a Lesotho,
Montenegro, Senegal e Sudafrica.
Se per
qualcuno il “Cpi” non è considerabile veritiero, lo è invece per gli operatori
economici internazionali (l’indice è frutto di interviste loro mirate):
in Europa questi ultimi considerano l’Italia
appena più credibile della Bulgaria, ma meno di Grecia, Romania e ogni altro
Paese comunitario.
Una
buona ragione per dirigere altrove i loro investimenti.
Secondo
Lucio Picci, ordinario del Dipartimento di Scienze economiche dell’Università
di Bologna, qualora, invece che nelle zone di bassa classifica del “Cpi”,
l’Italia fosse allo stesso posto della Germania, il reddito annuale nazionale
crescerebbe di 585 miliardi di euro.
Antieconomica?
Tutt’altro.
Altri
ricercatori hanno rinunciato a contare la corruzione per indagare invece gli
effetti, intrecciando il” Cpi” con altri macro indicatori.
Ad
esempio “Alberto Vannucci”, ordinario di Scienza politica e direttore del
Master in Analisi, prevenzione e contrasto della corruzione e della criminalità
organizzata dell’Università di Pisa, nel suo volume intitolato” Atlante della
corruzione” dimostra empiricamente come il fenomeno avveleni l’economia (pesa
sul Pil, allontana gli investimenti stranieri, incide sulla disoccupazione
giovanile, spreca denaro pubblico, esclude le forze sane del mercato, rallenta
l’innovazione e la ricerca, allunga i tempi della burocrazia, mette a rischio
il lavoro e i lavoratori) e inquini la democrazia (demolisce la fiducia dei
cittadini, autoalimenta se stessa delegittimando le istituzioni e scoraggiando
la partecipazione, lede il principio di uguaglianza, distrugge la giustizia
sociale, non crea allarme sociale, mina la decisione pubblica, orienta i
procedimenti legislativi, distorce la competizione politico-elettorale, espone
il politico al ricatto).
Al
netto dei numeri e delle ricerche, il costo principale della corruzione è
contenuto nella sua stessa etimologia latina:
cum-rumpere
significa infatti liquefare, spezzare, distruggere il patto sociale che ci
tiene uniti.
Pertanto, il corrotto pubblico è colui il
quale abusa della sua capacità di prendere decisioni a nostro nome al fine di
averne un utile privato, tradendo il mandato fiduciario che lo lega a noi.
Il
corruttore è invece colui che si avvantaggia a scapito del diritto e del
merito, tradendo ogni principio economico e sociale.
Infine ci siamo noi tutti, che paghiamo il
costo immediato delle tangenti e gli effetti di lungo periodo che il tradimento
e la frattura comportano.
Del resto, anche chi si corrompe si condanna
all’inautenticità e finisce schiavo di un gioco da cui non è libero di uscirne
se non a carissimo prezzo.
La
corruzione, in sintesi, costa la crisi che stiamo vivendo: scelte dissennate,
opache e fondate sul malaffare di decenni fa — a cui si aggiungono le presenti
— stanno scaricando i propri effetti sulla situazione attuale attraverso il
taglio dei servizi.
Ad
esempio, malaffare in sanità significa una diretta diminuzione dell’accesso
alle cure, scarsità di farmaci, letti d’ospedale in meno.
Non
basta: risorse già scarse verranno distratte per alimentare la macchina
bulimica della corruzione e non per rispondere ai bisogni delle persone.
Infine:
la
corruzione è il viatico delle mafie.
Oggi è
il modello di "rete criminale organizzata" a spiegarci come stanno
mutando i sistemi illegali.
Nella
rete, si fondono e confondono insieme politici, funzionari e controllori
corrotti, faccendieri e imprenditori corruttori, soggetti mafiosi garanti.
Questi
ultimi, nello scambio, prevalentemente offrono il” know how” di creazione del
network occulto e al tempo stesso di garanzia dello stesso, tramite il
"potere di morte".
Imprimere
lo stampo mafioso sulla filiera corruttiva (lo dimostrano bene i casi Mafia
Capitale e Aemilia) significa inserirvi il principio del "chi sbaglia
paga" che ne garantisce il buon funzionamento.
La
contropartita richiesta dai soggetti mafiosi è accedere alla vita economica
legale del Paese, viziandola con effetti devastanti e peraltro sottostimati
dagli stessi altri partecipanti alla rete di corruttela, i quali ragionano solo
in termini di convenienza sul breve periodo.
A
spese di tutti noi.
(Leonardo
Ferrante, referente anti-corruzione di “Gruppo Abele e Libera”)
(Il
testo è tratto dall'e-book “Sbilanciamo le città. Come cambiare le politiche
locali”).
I
mercanti del dubbio e
la
corruzione della scienza.
Sinistrainrete.info
– (1°- 3- 2024) - Pietro Frigato – ci dice:
Lo
shock indotto dal Covid-19 e dalle politiche sanitarie coercitive imposte sotto
l’egida emergenziale ha, tra le varie significative conseguenze, suscitato un
vespaio di polemiche sulla natura della ‘vera’ scienza.
Un normale cittadino, spesso impoverito, con
un lavoro instabile o ridotto alla condizione di “working poor”, ha così potuto
assistere a un perdurante cicaleccio sui media mainstream ma anche su molta
parte del fronte alternativo, mai davvero all’altezza di una rappresentazione
realistica del mondo largamente privatizzato, corrotto e inefficiente in cui la
ricerca scientifica deperisce dagli anni ‘80.
Nel
rapsodico ripresentarsi della questione, i più paiono non nutrire dubbi sulla
natura esclusivamente benigna del dubbio cartesiano per l’avanzamento di tutti
i tipi di conoscenze scientifiche.
Accade
così che, stando alla istituzionalizzata dicotomia di ingegneria sociale vax
vs. no-vax, sia i primi che i secondi enfatizzino senz’altro il valore
gnoseologico del dubbio:
i pro-vax, sostenendo che non ci sono
sufficienti evidenze che dimostrino che i sieri genici nano biotecnologici non
siano efficaci e non siano sicuri;
i secondi, argomentando che la scienza
mainstream non ammette di essere messa in dubbio, pur in presenza di robuste
evidenze che ne refutano i risultati.
Agnotologia.
Questa
contrapposizione, nell’ambito della quale il valore epistemologico del dubbio e
dell’incertezza fino a evidenza contraria risulta essere condiviso tra le
parti, al fondo si basa sulla discordanza delle posizioni rispetto a quanta e
quale evidenza risulti necessaria e sufficiente per avanzare dubbi.
Non
mette tuttavia in questione il valore epistemologico del dubbio, evitando di
considerare i problemi di convenienza politica ed economica che possono
annidarsi dietro campagne orchestrate di creazione dell’incertezza e del
dubbio.
In
altri termini, tale tipo di discussioni tende a ignorare completamente
l’importanza dei contributi di studiosi della corruzione della scienza e della
creazione dell’incertezza e del dubbio, come lo storico della scienza “Robert
Proctor” (2008) e l’economista ed epistemologo” Philip Mirowski” (2011, 2013).
Dello
stesso filone di ricerca sul confondimento strategico dell’evidenza scientifica
fanno parte anche i noti lavori dell’epidemiologo” David Michaels” (2008, 2020)
e degli storici della scienza” Naomi Oreskes” e “Erik Conway “(2011).
Paradossalmente,
la crisi generata dal Covid ha visto eminenti critici della scienza corrotta
dalle corporation come Michaels, Oreskes e Conway sposare senza esitazioni l’approccio
terapeutico confezionato da “Big Pharma”, basato sulla demonizzazione dei
farmaci in commercio (idrossiclorochina, ivermectina) e sull’imposizione di
mascherine inutili e dannose, tamponi inaffidabili, lockdown controproducenti e
deleteri economicamente, green pass e sieri genici sperimentali contenenti nanotecnologia e ossido di grafene anche a donne incinte e bambini.
Non
sorprende che le uniche chiare prese di posizione contrarie alle misure
liberticide e prive di qualsiasi crisma di scientificità introdotte dalla
maggioranza dei corrotti governi occidentali durante la crisi del Covid siano
presenti sul sito degli economisti neoliberali austriaci seguaci di “Ludwig von
Mises” e del suo epigono” Murray Rothbard” (mises.org/wire/vaccine-mandates-and-great-reset).
È
d’altro canto inquietante che gli economisti di sinistra, persino i liberal con
simpatie vebleniane come Galbraith o Varoufakis, si siano indecentemente spinti a
chiedersi come garantire il più ampio accesso ai ‘vaccini’, anche per i paesi
poveri.
Ben
oltre tali prostranti stupidaggini, nel suo ottimo libro” States of Emergency”
il neo-marxista “Kees van der Pijl “ha fornito il miglior contributo
complessivo sulla natura della pianificata crisi occorsa e sulla scienza medica
corrotta su cui si è basata la sua gestione criminale globale, sulla cattura da
parte della finanza e del business di tutte le istituzioni statali, regionali e
internazionali di regolazione e controllo, che inaugura la nuova epoca
totalitaria dell’internet dei corpi e della sorveglianza “under the skin” (Van der Pijl 2021; Kyrie, Broudy 2022).
Ma
torniamo alla scienza e alla sua privatizzazione e corruzione che hanno
predisposto il modello più sofisticato di cattura istituzionale, sorveglianza e
censura implementato a partire dalla crisi del Covid-19.
Mentre un’analisi approfondita che tenga conto
dell’impatto del “regime di privatizzazione globale” sulla ricerca scientifica
e sulla selezione tecnica è qui preclusa è possibile invece illustrare un
metodo ormai largamente consolidato di manipolazione della ricerca e delle
evidenze, che prende il nome di agnotologia.
“Robert
Proctor “ha coniato il termine ‘costruzione sociale dell’ignoranza’ per descrivere la strategia impiegata
dalle industrie dell’amianto e del tabacco per tenere vivo il dubbio sui
pericoli dei loro prodotti” (McCulloch, Tweedale 2008, 152).
Si tratta di un impiego del concetto di
agnotologia, in cui iI termine è riferito all’indagine della produzione
intenzionale dell’ignoranza, in cui l’agnogenesi da parte delle industrie
occupa un ruolo preponderante.
Proctor sottolinea come sia necessario
dotarsi di un’epistemologia in grado di permetterci di “riflettere sulla produzione conscia,
inconscia e strutturale dell’ignoranza, le sue differenti cause e
conformazioni, indotte da negligenza, dimenticanza, miopia, estinzione,
segretezza o soppressione” (Proctor 2008, ix).
Proctor
stesso enfatizza come l’ignoranza intesa come “un espediente deliberatamente
ingegnerizzato e strategico (o costrutto attivo)” caratterizzi il modo di agire tipico
delle corporation quando confrontate con i rischi ecologici e sociali delle
proprie produzioni.
Agnotologia
come Sound Science.
Attraverso
giochi strategici di tipo nominalistico con le locuzioni di “junk science”,
poi, “sound science”, negli ultimi quarant’anni la moderna corporation è
riuscita a imporre la routinizzazione di una nuova tecnica di trasferimento di
costi, le cui origini vanno rintracciate negli anni ’30 del ‘900.
Con
sufficiente ironia, la locuzione “scienza corretta” (sound science) ha finito per essere
intesa come l’applicazione del sistematico confondimento strategico a ogni
potenziale controversia scientifica.
Il movimento promotore della sound science può essere
considerato la versione più sofisticata e aggiornata dell’insieme di tecniche
di manipolazione rivolte a fortificare la deviazione a favore della scienza
finanziata dalle corporation.
La
susseguente “vasta fabbricazione di scienza-per-commissione” rappresenta ad un
tempo “l’apoteosi della credenza nel mercato delle idee” e “uno dei mezzi
principali di ostruzione e sabotaggio” della scienza (Mirowski 2011, 299).
Di conseguenza, “l’attuale regime di
organizzazione della scienza per molti aspetti non è una nuova economia della
conoscenza quanto è uno strumento di agnogenesi” (Mirowski 2011, 318).
Coerentemente
con tale impostazione, il neoliberale George Stigler ammetteva che il mercato soddisfa
ogni domanda solvibile, inclusa “la produzione intenzionale di ignoranza per molti
gruppi destinatari” (Mirowski 2011, 318).
Per
Hayek, la possibilità di finanziare la manipolazione scientifica nel mercato
delle idee non intaccava la qualità del mercato inteso come processore
dell’informazione superiore e la sua capacità di conseguire l’efficienza
allocativa (Mirowski
2011, 323):
(…) il mercato conosce meglio di ciascuno
di noi ciò che è bene per noi e per la società, e ciò include l’allocazione
ottima dell’ignoranza tra il popolo. (Mirowski 2011, 324)
La
manifestazione e la diffusione dell’agnotologia neoliberale implica che “la
produzione di ignoranza è un business valido, non un intervento retrivo” (Mirowski 2011, 327).
Il mercato delle idee ha per tanto il compito
di stabilire come la conoscenza vada trasmessa, classificata e distribuita.
Mirowski chiarisce come “l’aspetto principale che può essere
apprezzato qui è che l’ignoranza individuale, promossa e fabbricata dalle
corporation, dai think tank e da altri attori di mercato è opportunamente
funzionale alla razionalità di mercato, nel senso che profitta della conoscenza
che l’agente non possiede”.
In questo quadro è bene che esperti prezzolati
si comportino da “apologeti” dei loro finanziatori (Mirowski 2011, 327-328).
L’accesso
a fonti documentali di origine processuale che ha avuto luogo a partire dagli
anni ’70 ha consentito ai ricercatori di ricostruire la strategia del business
consistente nel “bloccare l’esposizione alla responsabilità” e frustrare la
regolamentazione e le possibilità di tutela legale attraverso la metodica
corruzione della scienza (Mirowski 2011, 298; Tweedale 2000; McCulloch, Tweedale, 2008).
La sistematica frustrazione della scienza nel
contesto del regime di privatizzazione della conoscenza e della ricerca si
manifesta attraverso l’adozione generalizzata di una gestione ingegnerizzata
delle asimmetrie informative sulla natura dei processi di produzione e dei beni
commercializzati tra produttori e terze parti (enti di regolazione, lavoratori,
comunità di vicinato, consumatori, altre imprese) in ogni ramo d’industria.
Un
pattern criminale di calcolo costi-benefici dagli anni ’30 del ‘900.
In
quanto ha fornito un’esperienza paradigmatica successivamente largamente
imitata fino a oggi prenderemo a riferimento soprattutto il caso dell’amianto.
Come
evidenziato da Barry Castleman, “la prolungata ignoranza dei lavoratori e dell’insieme della
popolazione fu essenziale per l’espansione dei mercati dell’amianto dopo gli
anni ’30, tempo nel quale la letalità dell’amianto era ben documentata nella
letteratura medica” (Castleman 2017, 564).
Tale
tattica priva di qualsiasi scrupolo si basa su un cinico calcolo
costi-benefici, per cui “uno può osservare una delicata analisi costi-benefici
neoliberale di un po’ di anni in più di profitto da una parte e verità
scientifica dall’altra” (Mirowski 2011, 300):
Centrale
in questa strategia era una policy di occultamento e, alle volte, informazione
scorretta che spesso equivaleva ad una cospirazione per continuare a vendere
amianto senza considerare i rischi sanitari.
Sveliamo
quella cospirazione per evidenziare come l’industria censurò la ricerca
scientifica;
utilizzò reputati scienziati per nascondere i
rischi sanitari e per alimentare l’incertezza scientifica;
negò
la compensazione di base (e alle volte diritti umani) alle vittime;
e
cospirò con i governi e gli organi scientifici (McCulloch, Tweedale 2008, 15; si
veda anche 50).
Tale
strategia si applica ancor oggi alla condotta delle corporation in tutti i rami
d’industria.
Più
precisamente, le corporation hanno un modo tipico istituzionalizzato di
confrontarsi con i danni derivanti dai propri processi di produzione o dal
consumo dei propri prodotti.
Tale
modello comportamentale si incentra su un’oculata gestione criminale delle
asimmetrie informative esistenti tra produttore e terze parti.
Tipicamente,
le
corporation:
- sono
le prime a venire a conoscenza dei rischi associati alle proprie produzioni;
- una
volta preso atto che i loro metodi di produzione e i loro prodotti sono
deleteri sul piano epidemiologico ed ecologico, esse procedono all’occultamento
strategico delle evidenze;
-
finanziano studi manipolati per confondere il dibattito sulle evidenze sui
rischi a danno di lavoratori, consumatori e comunità residenziali;
contestualmente
elaborano analisi costi-benefici che, tenendo conto del calcolo della
probabilità che la soppressione delle informazioni sui danni venga disvelata,
del costo eventuale delle sanzioni e dei risarcimenti e dei ricavi netti
attesi, stabiliscano se abbia senso continuare la produzione da un punto di
vista finanziario.
Questo
rigoroso e cinico calcolo dell’investimento per il profitto al costo esterno di
chicchessia riflette perfettamente “l’approccio neoliberale al mercato delle idee, in cui
uno ‘economizza’ rispetto all’informazione sottoponendo ogni scelta a un
calcolo costi-benefici” (Mirowski 2011, 312).
Nel
momento in cui l’informazione viene mercificata, una maggiore quantità di
informazione è preferibile a una sua minore quantità: “Proprio come non ci sono prezzi
‘negativi’, non esiste putativamente alcuna cosa che possa definirsi
informazione negativa. Nessuno pagherebbe per diventare stupido o più stupido,
o no?” (Mirowski
2011, 318).
Insomma, “in questa visione neoliberale del
mondo, non esiste semplicemente alcun modo in cui la conoscenza potrebbe essere
ostruita o ridotta in altro modo o corrotta nell’attribuirle un prezzo” (Mirowski 2011, 319).
Posso
dunque pagare scienziati o pseudo-tali prezzolati operanti nell’accademia, nei
think tank, nelle imprese di PR e di difesa legale dei prodotti come Hill and
Knowlton o il Weinberg Group e nelle speciality boutique.
Finanzio
così il disegno di una sofisticata tattica di manipolazione dell’informazione e
della conoscenza che, confondendo il dibattito sulle evidenze sui rischi delle
mie produzioni, mi permette di continuare a guadagnare o di estendere le mie
quote di mercato.
Perché non dovrei procedere in tal senso?
In
altri termini, se il costo del disegno e dell’implementazione di una tattica –
rivolta a mantenere i lavoratori e la collettività all’oscuro sui rischi
mortali associati all’esposizione a input necessari o convenienti per le mie
attività economiche – è ragionevole dal punto di vista dell’investimento per il
profitto, e se non sarò tenuto a rispondere legalmente o lo sarò (forse) solo
in misura non detentiva e ‘finanziariamente accettabile’, perché la scelta
dovrebbe essere giudicata inefficiente?
Se il mercato dell’informazione permette di stabilire
che un prodotto (tossico e/o cancerogeno) è commerciabile e utile, perché
dubitare dell’efficienza sociale di un sistema di prezzi in cui anche
l’ignoranza viene allocata in modo ottimo?
Si comprende bene come un’aumentata spesa in
scienza non risulta necessariamente in maggior output scientifico.
(Mirowski 2011, 331) L’agnotologia distrugge la
correlazione.
La promozione del mercato delle idee può
facilmente distruggere la conoscenza, così come può accrescerla con altrettanta
rapidità.
In
altri termini, il meccanismo di trasferimento di costi basato
sull’implementazione della fabbricazione del dubbio da parte del business,
diffusosi attraverso tutti i rami d’industria, rappresenta una minaccia diretta
alla presunta razionalità del mercato delle idee e si rivela essere “il miglior
argomento contro la sottoscrizione della visione neoliberale del mondo” (Mirowski 2011, 322).
Ciò
non di meno, con rarissime eccezioni, tra cui si segnalano classici ‘eretici’
come Edwin
Sutherland, Thorstein Veblen e oggi Philip Mirowski, gli economisti, gli storici
dell’industria e, più in generale, gli scienziati sociali hanno tipicamente ignorato la
routine criminale istituzionalizzata da parte del business riflessa nella
produzione sistematica del dubbio o nel confondimento strategico del dibattito
sulle evidenze.
Considerato
il fatto che questa prassi imprenditoriale accettata implica l’uccisione e il
danneggiamento permanente di milioni di persone, siamo senz’altro in presenza
di uno dei più drammatici fallimenti della scienza moderna.
L’instillazione
del dubbio attraverso tattiche di confondimento strategico “si basa su
un’intera contro-scienza”, operante all’interno di “un universo scientifico
parallelo (…) costruito per scimmiottare l’output scientifico accademico,
mantenendo il finanziamento iniziale e le motivazioni oscure” (Mirowski 2011, 298-299).
Inizialmente
introdotti dall’industria dell’amianto, la soppressione dell’informazione
sconveniente e il finanziamento di studi manipolati per ostruire e prolungare il
dibattito sulle evidenze sono stati strumenti tattici metodicamente adottati nelle
decisioni di investimento delle industrie del tabacco, del cloruro di vinile,
dei fluorocarburi, dell’industria digitale e della telefonia, del Teflon e di innumerevoli
altri operatori e rami di produzione. (Mirowski 2011, 298-299; Shapira,
Zingales 2017; Bilott 2019).
La
natura assassina dell’inganno.
Wilhelm
C. Hueper,
direttore della sezione sul cancro ambientale dello “U.S. National Cancer
Institute”, nel 1949 chiariva inequivocabilmente la natura assassina del crimine
risultante dalla strategia di creazione del dubbio e dell’incertezza che serve
a continuare a produrre beni deleteri con metodi distruttivi.
I
codici penali dovrebbero prendere atto del fatto che l’esposizione intenzionale
ed evitabile di un individuo a un agente occupazionale cancerogeno a fini di
guadagno personale di un’altra parte è, a ogni scopo pratico, equivalente a un
attacco con un’arma mortale con un meccanismo d’azione ritardato. (Hueper quoted in Casleman 2017, 559)
Basta
eliminare l’aggettivo ‘occupazionale’ dalla locuzione “agente occupazionale
cancerogeno” per ottenere una definizione più ampia che includa, oltre ai
rischi negli ambienti di lavoro, i pericoli negli ambienti di vita.
Attacchi indiscriminati alla società
attraverso armi mortali con meccanismi di azione differiti nel tempo sono
perfettamente congegnali al meccanismo di trasferimento di costi (cost-shifting) che informa l’agire tipico delle
corporation.
La teoria istituzionale dei costi sociali dell’impresa
di mercato nella tradizione Veblen-Kapp assume che le corporation ingegnerizzino il trasferimento di
qualsiasi tipo di danno (monetario e sostanziale) ai lavoratori, alle comunità
di vicinato, ai consumatori e alla collettività più ampia, nella misura in cui
non debbano rispondere dei costi che riversano in esterno, garantendosi la
sopravvivenza o la prosperità finanziaria.
Attacchi
indiscriminati alla società attraverso armi mortali con effetti posticipati
sono forme di ingegneria del crimine che ben si adattano alla logica proditoria
delle corporation e che tendono a diffondersi attraverso la forza disciplinante
della competizione di mercato in ogni industria.
Da
ultimo, come hanno evidenziato McCullogh e Tweedale nei loro studi di criminologia
industriale sulla gestione dell’amianto, va osservato che, concentrandosi
sull’analisi dell’agire di singole corporation si trascura “di mostrare come
l’industria dell’amianto operò come un meccanismo esteso a livello mondiale” (McCulloch, Tweedale 2008, 12).
Ciò spiegherebbe “uno dei più grandi paradossi
dell’industria” per cui “circa l’80% della produzione mondiale di amianto nel
ventesimo secolo fu prodotta dopo che il mondo apprese che l’amianto poteva
causare il mesotelioma” (McCulloch, Tweedale 2008, 14). “Un tale severo scollamento tra
conoscenza medica e sviluppo economico” può essere spiegato solo con la
capacità dell’industria di orchestrare una strategia difensiva di successo
per il minerale – una strategia che ancora opera in alcune parti del mondo.
Infatti,
come l’evidenza documentale sul comportamento delle principali corporation
operanti all’interno dell’industria attesta, dai primi anni ‘30 Raybestos-Manhattan e Johns-Manville controllavano la letteratura medica
e inoltravano copie delle ricerche più recenti al senior management.
La corrispondenza rivela anche una
determinazione a impedire che la conoscenza del rischio divenisse di pubblico
dominio.
Ciò, a
propria volta, implicava il controllo delle scoperte mediche” (McCulloch, Tweedale 2008, 52).
È
interessante osservare come le compagnie attive nella tragedia dell’amianto –
che potrebbe costare almeno dieci milioni di morti (McCullogh, Tweedale 2008, 11) – hanno operato sin da principio con
tempestiva e completa informazione sui rischi associati all’esposizione
all’amianto, rivelando un pattern consistente di duplicità e crescenti danni agli
individui.
Sia
negli stati” OECD” che negli stati più poveri del mondo, l’industria
dell’amianto ha prosperato solo perché i costi effettivi di quel danno sono
stati ignorati o sottratti alla vista.
Se il costo della malattia tra i lavoratori
fosse stato realmente riflesso nel prezzo dei prodotti all’amianto, allora
l’industria globale sarebbe entrata in una spirale di “decline “negli anni ’50. (McCulloch, Tweedale 2008, 275)
Karl
William Kapp applicava tale tipo di ragionamento all’insieme delle industrie
inquinanti nell’ambito della sua teoria dei costi sociali del meccanismo di
mercato.
Egli osservava come sarebbe possibile
dimostrare come interi rami d’industria potrebbero essere in grado di occupare
e mantenere la propria posizione economica solo perché non sopportano i costi
totali di produzione, ma trovano possibile trasferire una parte sostanziale di
questi costi ad altre persone o sulla comunità più ampia. (Kapp 1950, 91)
In
conclusione, il caso paradigmatico dell’amianto illustra bene come interi rami
d’industria possono esistere e prosperare solo in quanto sono in grado di
riversare costi pecuniari e reali su terze parti e sulla società.
Singoli operatori di mercato, di concerto con
intere industrie, operano sistematicamente per creare una situazione di
continua, all’apparenza insuperabile, controversia sulla natura dei rischi
associati alle loro produzioni.
Se
tale stato di cose si è istituzionalizzato a partire dagli anni ’30 del ‘900,
la crisi del Covid-19 ha rivelato la pervasività dell’infiltrazione degli
interessi finanziari e industriali nelle istituzioni pubbliche di regolazione e
controllo, in direzione di una loro totale cattura da parte del business, per la gioia di “George Stigler” e
dei suoi epigoni neoliberali.
Corruzione
e genere umano,
binomio
indissolubile?
Formiche.net - Biagino Costanzo – (8- 12 –
2024) – ci dice:
(Biagino
Costanzo, docente in Scienze forensi e criminologiche per la difesa e la
sicurezza)
Il
malaffare altro non è che una zavorra pericolosissima che rischia di vanificare
l’effetto delle risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza.
Lunedi
9 dicembre si celebrerà la 21° giornata internazionale contro la corruzione.
Istituita il 31 ottobre 2003 dall’Assemblea Generale dell’Onu, in risposta al
crescente fenomeno della corruzione e alla minaccia che rappresenta per la stabilità
e la sicurezza, adottando anche la “Convenzione delle nazioni unite contro la
corruzione” e l’”Undoc“ fu incaricato dall’Assemblea generale di svolgere
funzioni di segretariato del principale organo decisionale della convenzione.
Ma è
storia molto più antica!
Da sempre la corruzione ha caratterizzato
l’agire umano.
Sin
dall’antica Grecia, all’Impero Romano e ancora prima se vogliamo dai tempi di
Adamo ed Eva.
D’altronde il temine deriva dal verbo latino
“rumpere” (rompere), dunque con l’atto della corruzione viene spezzato
qualcosa, ma cosa?
L’integrità richiesta da un ruolo?
Un
patto di fiducia? Si, certamente.
Possiamo
dire meglio, delle regole morali o più specificamente delle regole e leggi
amministrative.
La
corruzione è una vera e propria degenerazione non solo economica ma azzarderei,
spirituale e morale, una vera e propria depravazione, il totale abbandono della
dignità e dell’onestà.
È di
fatto la massima attività criminale, tolto l’omicidio, verso intere
collettività.
Un
Paese, il Mondo intero corrotto non può essere un posto per giovani, la
corruzione smorza le ali alla speranza, priva le nuove generazioni del diritto
di inseguire la felicità in base ai talenti e le spinge a inseguire altrove i
sogni che danno senso al fluire delle ore e allo scorrere dei giorni.
La
corruzione spegne il desiderio di migliorare il proprio stato sociale e il
senso stesso del sacrificio per raggiungere gli obiettivi prefissi.
La
corruzione, quindi, è un comportamento della persona che abusa della sua
posizione di fiducia per ottenere un vantaggio indebito, un guadagno personale.
Essa
si può riscontrare sia nei rapporti pubblici che privati.
Dunque,
c’è anche da dire che non tutti gli abusi di pubblico ufficio sono atti di
corruzione, ma bensì di semplice furto, truffa, appropriazione indebita o
attività simili.
Ad
esempio, se un pubblico impiegato si appropria illegalmente di una somma di
denaro pubblico senza fornire alcun servizio o favore a nessuno, questa non è
da intendersi come corruzione ma è semplicemente “un ladro”.
Inoltre,
si deve distinguere tra corruzione, in cui entrambe le parti coinvolte ne
traggono beneficio, ed estorsione che avviene quando una persona ottiene
illecitamente denaro, beni o servizi da un altro soggetto con la coercizione.
La
corruzione può essere vista come una gigantesca tassa occulta che impoverisce
l’intero Paese su tutti i fronti, l’immagine all’estero crolla, fa perdere
credibilità all’economia e gli investimenti diretti in quel paese diminuiscono.
Certamente la corruzione ha un costo e
inseguito lo analizzeremo. Quanto pesa sui cittadini questa tassa occulta?
Non si
può rispondere a questa domanda con esattezza.
La
corruzione così come tutti gli altri fenomeni sommersi è difficile da misurare
semplicemente perché non si hanno abbastanza dati su di essa, possiamo
praticare delle stime sul valore economico della corruzione.
La
corruzione è un male che ha sempre caratterizzato l’uomo e tutte le civiltà,
come ho accennato all’inizio, anche quelle più antiche.
Dalle
civiltà mesopotamiche, dove la reciprocità tra il dono interessato ed il favore
richiesto era una consuetudine consolidata, all’Atene di Pericle o alla Roma di
Cicerone e Eliogabalo, dove la tangente era un costume formalmente condannato
benché ampiamente diffuso, dall’Europa della Riforma luterana, cruciale nella
fondazione di un’etica anticorrosiva, all’irrisolta questione morale dei giorni
nostri. Infatti oggi è un problema che riguarda quasi tutti i Paesi del mondo.
In
Italia, l’entrata in vigore della legge 6 novembre 2012, n. 190, recante
“Disposizioni per la prevenzione e la repressione della corruzione e
dell’illegalità nella pubblica amministrazione”, è stata un significativo
segnale dell’importanza attribuita alle questioni etiche nei processi di
sviluppo e competitività dell’economia nazionale.
Numerose
ricerche hanno evidenziato il legame tra i livelli di corruzione e i livelli di
sviluppo socioeconomico.
In
particolare, le analisi empiriche hanno messo in evidenza una stretta
correlazione tra gli indici di misurazione della corruzione e i livelli di
investimenti diretti e di crescita del Pil.
Le
misurazioni realizzate a livello internazionale, come per esempio quelle della
Banca mondiale, mostrano una situazione nella quale l’Italia è fortemente
segnata dal problema della corruzione.
Una
ricerca commissionata dalla “Direzione generale delle politiche regionali della
Commissione europea” ha comparato la qualità del governo dei 27 Paesi
dell’Unione Europea, attraverso quattro indici, uno dei quali rappresentato dal
controllo della corruzione.
L’Italia si colloca in fondo alla graduatoria,
sia nella classifica generale, sia in quella specifica sul controllo della
corruzione, seguita solo da Grecia, Romania e Bulgaria.
Nello
stesso studio, l’analisi delle regioni ha evidenziato una forte variabilità
all’interno dei confini nazionali e ha posizionato la Campania e la Calabria
tra le regioni europee più corrotte ma ormai anche vaste zone delle Regioni
settentrionali sono coinvolte.
In
questo contesto, negli ultimi anni, le strategie nazionali di contrasto alla
corruzione hanno segnato una significativa evoluzione.
Come
dimostra anche la legge 190/2012, da un approccio finalizzato alla sola
repressione dei fenomeni corruttivi, si è passati a una maggiore attenzione
alla fase di prevenzione, promuovendo l’integrità come modello di riferimento.
Fare leva sull’integrità significa, da un
lato, creare e diffondere consapevolezza nelle amministrazioni pubbliche e
nella società civile sugli impatti negativi di comportamenti non etici;
dall’altro,
introdurre meccanismi e strumenti finalizzati a rendere le amministrazioni e,
in particolare, le attività a maggiore rischio di corruzione, trasparenti e
socialmente controllabili, con ricadute virtuose sul rendimento democratico
delle istituzioni.
Ricordiamo
che in aggiunta dalla legge 190 abbiamo l’Art.2635 ”Corruzione tra privati”,
modificato dal Dlgs n° 38/2017 e dalla L. n° 3/2019, l’introduzione del delitto
di corruzione tra privati nell’ordinamento italiano e la sua collocazione tra i
reati presupposto della responsabilità amministrativa degli enti ai sensi del
d.lgs. 231/2001, rientrano tra le più rilevanti novità normative apportate
dalla legge anticorruzione.
Di
contro si parla spesso ma a vanvera e retoricamente di etica, integrità, lotta
alla corruzione.
Ricordiamo sempre che possiamo definire
“integrità” come la qualità dell’agire in accordo con valori e regole morali
fondamentali.
È un concetto applicabile sia agli individui
che alle organizzazioni.
L’etica invece è l’insieme delle regole e dei
valori che consentono di distinguere ciò che è giusto da ciò che è sbagliato.
Invece
quando parliamo di “valori” si fa riferimento a principi in base ai quali si
può dare un peso (giusto/sbagliato) alle diverse possibili azioni che un
individuo può intraprendere.
Le “regole” morali invece indicano il
comportamento moralmente corretto in una data situazione.
Sono
quattro gli assi portanti su cui intervenire:
1.
l’adozione all’interno delle amministrazioni di piani di prevenzione della
corruzione, nei quali si dovranno individuare i settori a maggior rischio e le
soluzioni organizzative volte ad abbattere o ridurre quel rischio;
2.
l’adozione di misure per l’integrità dei funzionari pubblici;
3.
l’innalzamento dei livelli di trasparenza delle amministrazioni;
4. la
tutela del “whisteblowing”.
Tuttavia,
affinché l’adozione di strumenti di prevenzione non segua una mera logica di
compliance normativa oppure solo per riempire un questionario o per ottenere
una certificazione o perché costretti, perché “si deve fare”, anzi, certo,
porta investitori e aumenta il valore delle azioni ma di fatto poi, è
possibile, non dico che succeda, ma spesso succede, che restano bei principi da
esibire in una brochure o sui canali social, enunciazioni, mentre gli stessi
non vengono nella realtà quotidiana, vera e non virtuale, applicati e
rispettati e prima poi si cade nell’errore e i danni a partire da quelli
d’immagine e reputazionali si rivelano incalcolabili.
È
certo necessario creare un’infrastruttura tecnica e metodologica e diffondere
conoscenze approfondite sugli strumenti di prevenzione della corruzione e di
promozione dell’integrità.
Inoltre, occorre costruire le condizioni per
un loro corretto e consapevole utilizzo nelle amministrazioni pubbliche.
In
altri termini, non si può effettivamente promuovere l’etica e l’integrità se
non si risolvono queste fondamentali categorie di problemi, e cioè:
come favorire l’effettiva sensibilizzazione
dei dipendenti pubblici e degli stakeholder sulle tematiche dell’etica,
dell’integrità e della trasparenza nelle pubbliche amministrazioni e nelle
aziende private?
Come
far sì che le amministrazioni interiorizzino l’etica, l’integrità e la
trasparenza nei processi decisionali e gestionali?
E attraverso quali strumenti e modus operandi?
Infatti,
la prevenzione della corruzione richiede alcune condizioni fondamentali, tra
cui la misurazione e valutazione dell’entità del fenomeno; la comprensione
delle sue cause; la stima degli effetti; la definizione e attuazione di
strategie e strumenti, anche avvalendosi di un confronto costruttivo con le
esperienze internazionali.
A
questo fine, la prospettiva di analisi tipica delle scienze economiche e
sociali può offrire un punto di osservazione molto utile e interessante, non
solo per comprendere il fenomeno ma proprio per rilevarne l’entità,
comprenderne le cause, valutarne gli effetti e, infine, definire efficaci
strategie di contrasto e prevenzione.
Da qui
l’importanza dell’”Anac,” l’”Autorità nazionale anticorruzione”, un’istituzione il cui compito è
quello di prevenire fenomeni corruttivi nell’ambito delle pubbliche
amministrazioni e delle società partecipate e controllate.
L’Authority
svolge il suo compito attraverso un’attività di vigilanza nell’ambito dei
contratti pubblici, degli incarichi e comunque in ogni settore della Pubblica
Amministrazione potenzialmente esposto a corruzione.
Non
mancano però le critiche e le proteste sulle attività dell’Autorità.
In particolare, specie negli ultimi anni,
l’attività di contrasto alla corruzione è stata vista più come un ostacolo al
rapido svolgimento delle opere pubbliche che come una tutela contro il
malaffare.
I
valori di trasparenza e integrità dovrebbero contraddistinguere ogni
organizzazione pubblica o privata di cui è composto il tessuto economico
internazionale;
il
rispetto di questi valori favorisce la buona reputazione e la prosperità delle
stesse organizzazioni e si traduce in modelli organizzativi che contribuiscono
a sviluppare, oltre a un solido approccio etico orientato al contrasto dei
fenomeni corruttivi, una concreta impronta di efficienza e di efficacia.
In
questo contesto, lo standard internazionale di gestione aziendale finalizzato
ad agevolare il contrasto alla corruzione e a favorire una cultura della
trasparenza e dell’integrità all’interno di organizzazioni di qualsiasi Stato,
dimensione e assetto giuridico è la norma ISO 37001 “Anti-bribery management
systems” (Sistemi di gestione anticorruzione), la quale si configura senza
dubbio come una best practice per l’adozione di sistemi di prevenzione della
corruzione, non si contrappone ad altri modelli organizzativi regolamentati
dalle legislazioni nazionali dei singoli Stati e può essere presa come
riferimento in ambito pubblico, privato e no profit.
È un
dato di fatto che l’informatizzazione dei processi e la digitalizzazione dei
documenti rappresentano fattori determinanti per un’efficiente politica
anti-corruttiva all’interno delle organizzazioni siano essi pubblici o privati.
L’Italia
è al 42° posto su una classifica di 180 paesi nell’indice della percezione
della corruzione 2023 secondo l’indice CPI (Indice di percezione della
corruzione) di “Trasparency International”, l’organizzazione no profit
internazionale per la lotta alla corruzione.
La
corruzione costa all’economia europea circa 950 miliardi di euro l’anno e a
quella italiana almeno 237 miliardi l’anno, pari a circa il 13 per cento del
Pil, e l’indagine rivela che in più di 10 anni la maggior parte dei Paesi non
ha fatto progressi nell’affrontare il problema nel settore pubblico ma non solo.
È una
zavorra pericolosissima che rischia di vanificare l’effetto delle risorse del
Piano nazionale di ripresa e resilienza.
In
base a valutazioni recenti e studi dedicati, la corruzione ha effetti negativi
economici, finanziari e sociali decisamente importanti, su tutte le attività
pubbliche e private riducendo gli investimenti in beni e servizi, incrementando
i costi degli stessi, causando nel tempo una riduzione dell’occupazione, dei
redditi e dei consumi, determinando una contrazione delle entrate fiscali e una
lievitazione dei costi in generale.
Secondo
le stime del “World economic forum” (Wef), i costi generati dalla corruzione
ammontano a 2.600 miliardi di dollari (5% del Pil mondiale) all’anno.
Si è
calcolato che le risorse così dilapidate in Italia potrebbero risolvere le
maggiori emergenze sociali:
esse
sono pari, infatti, a circa due volte il budget nazionale per la sanità
pubblica; a dodici volte i fondi per le forze dell’ordine, a sedici volte gli
stanziamenti per combattere la disoccupazione.
Il
risultato?
Alimentare
anche rischi per la tenuta sociale.
Gli investimenti stranieri vengono allontanati
dalla percezione di un’elevata corruzione, che, coniugata all’incertezza dei
tempi di risposta da parte della burocrazia, di fatto equivale a una tassa
occulta sul capitale investito.
Insomma,
un Paese sempre meno appetibile per investimenti esteri significa meno sviluppo economico e meno crescita
per la Nazione.
Vi è
comunque una buona e recentissima notizia che riguarda l’antiriciclaggio,(che
come è noto riguarda chiunque commette o concorre a commettere un rato non
colposo e impiega, sostituisce, trasferisce, in attività economiche,
finanziarie, imprenditoriali o speculative, il denaro, i beni o le altre
utilità provenienti dalla commissione, appunto, anche di corruzione), il Parlamento dell’Unione Europea ha
indicato una italiana, Bruna Szego alla guida della nuova Autorità
Antiriciclaggio con sede a Francoforte, superando candidati della Germania e
dell’Olanda.
Insomma,
vi è molto, serio, lavoro da fare perché, come affermava “Charles Caleb Colton”,
la corruzione è come una palla di neve, quando incomincia a rotolare può solo
aumentare.
Corruzione: Tajani, 'fenomeno transnazionale,
serve
collaborazione con l'estero'.
Eventi.news
- Adnkronos – (9 dicembre 2024) – Redazione Bacheca Eventi – ci dice:
"La
corruzione è un danno sia per il nostro Paese che per la sua immagine, per la
nostra credibilità. Non è un fenomeno soltanto nazionale, ma sempre più
transnazionale, e serve collaborazione anche con chi opera all'estero contro la
corruzione".
Lo ha
detto il vice premier e ministro degli Esteri Antonio Tajani, intervenendo alla
Farnesina alla “Giornata Internazionale Anticorruzione”.
"Le
forze dell'ordine che operano nelle nostre ambasciate - ha aggiunto Tajani -
danno un contributo molto importante alla lotta contro la corruzione.
E rappresentano anche una bella immagine del
nostro Paese e la loro efficienza è frutto di grande considerazione da parte di
altri Paesi, tant'è che ci chiedono di avere rappresentanti delle nostre forze
dell'ordine per contribuire attraverso la loro esperienza alla formazione dei
loro uomini e donne impegnate contro la corruzione".
"Questa
è una sfida che ovviamente non si può combattere da soli, bisogna andare sempre
verso una maggiore armonizzazione dei sistemi giuridici - ha sottolineato il
ministro –
Abbiamo
messo questo tema tra le priorità della Presidenza nazionale del G7.
Abbiamo
promosso l'adozione, al vertice di Borgo Ignazia, di un documento di indirizzo
basato sulla nostra metodologia di assistenza tecnica in tema di contrasto alla
corruzione.
Abbiamo
avviato un programma sull'anticorruzione a beneficio dei nostri Paesi partner
del sud-est asiatico, un'area sempre più strategica nella nostra politica
estera.
Abbiamo
voluto dedicarlo alla memoria del giudice “Rosario Livatino”, beatificato per
la grande fede che lo animava anche nella lotta alla corruzione e alla
mafia".
"Abbiamo
avviato un programma sull'anticorruzione a beneficio dei nostri Paesi partner
del sud-est asiatico - ha detto ancora Tajani - un'area sempre più strategica
nella nostra politica estera.
Ai
Paesi del Sud e del Sud-est asiatico abbiamo anche esteso uno dei nostri
programmi, il 'Falcone e Borsellino', per il contrasto al crimine organizzato
già attuato con successo in America Latina.
Stiamo
lavorando intensamente anche nei Balcani ed in Africa.
Sono
stato in ottobre in Argentina e in Brasilia, dove ho raccolto con orgoglio il
sincero ringraziamento dei miei interlocutori politici per i numerosi programmi
di assistenza tecnica e formazione nel settore giudiziario.
Basti
pensare che il Parlamento argentino ha da poco introdotto nel codice penale
disposizioni antimafia ispirate a modelli italiani".
"Sono
lieto anche di annunciare - ha continuato il vice premier - l'avvio di tre
importanti progetti in cinque paesi del Sud America, Brasile, Argentina,
Ecuador, Cina e Messico per la condivisione dell'esperienza strategica e
tecnico-operativa dell'arma dei carabinieri, della Guardia di Finanza e della
Polizia di Stato.
Siete
strumenti fondamentali anche per la nostra politica estera.
Io credo che la politica estera italiana non
possa essere svolta soltanto dal Ministro e dai diplomatici, è tutto il sistema
Italia che deve muoversi.
Stiamo lavorando molto bene con la Polizia di
Stato, i Carabinieri, la Guardia di Finanza.
Abbiamo chiesto il vostro aiuto anche per un
altro aspetto dove c'è corruzione, che è quello della concessione dei visti e
concessione della cittadinanza".
"Ho
chiesto al Capo della Polizia di assegnare un numero di agenti della Polizia di
Stato da inviare presso le nostre ambasciate, presso i nostri consolati, per un
maggiore controllo riguardo la concessione dei visti.
E ho
deciso anche di cambiare le nostre ispezioni, quelle del Ministero degli
Esteri, nelle nostre ambasciate, nei nostri consolati, sia per quanto riguarda
la concessione della cittadinanza italiana, sia per quanto riguarda la
concessione dei visti.
Le
ispezioni periodiche non le faremo più solo con il personale del Ministero
degli Esteri, ma abbiamo deciso di utilizzare per queste ispezioni anche l'Arma
dei Carabinieri e la Guardia di Finanza, che hanno una presenza nutrita dentro
questo Ministero, proprio perché anche la corruzione si annida anche dietro la
concessione di cittadinanze e di visti".
"Quest'azione congiunta ha un
importante risvolto anche per la cittadinanza italiana, anche in termini di
crescita economica e sviluppo.
La diplomazia giuridica offre un'immagine
positiva del nostro Paese, che si riverbera favorevolmente anche sulle nostre
imprese, perché la lotta alla corruzione è una sfida che deve essere raccolta
in maniera corale da tutti e sono contento per questo della presenza oggi di
tanti rappresentanti delle istituzioni, imprese e società civili. In questo
senso la lotta alla corruzione contribuisce a rafforzare la competitività
dell'Italia, inserendosi nella cittadinanza italiana. Questa è la più ampia
strategia di diplomazia della crescita che ho avviato per favorire l'export e
la internazionalizzazione dei nostri territori".
"Contribuendo
al rafforzamento dei sistemi giuridici dei nostri partner, vogliamo garantire
alle nostre imprese maggiore certezza del diritto anche all'estero e parità di
condizioni nell'accesso ai mercati internazionali.
Nella
lotta alla corruzione l'esempio ha un ruolo cruciale. I
l
ministero degli Esteri è in prima linea anche al proprio interno in un'azione
di contrasto senza quartiere a ogni forma di irregolarità.
Ho
voluto che ci fosse sempre maggior collaborazione tra di noi e questa è
diplomazia giuridica.
Attraverso questo impegno abbiamo invertito
un'ingiusta narrativa negativa dell'Italia.
I programmi Falcone e Borsellino, i programmi
Livatino e la stessa nostra azione di diplomazia giuridica hanno fatto
dell'Italia un punto di riferimento".
"Ho
invitato l'Italia ad ospitare l'”Accademia Internazionale dell'Osce” per il
contrasto ai crimini finanziari presso l'Istituto di Alta Formazione della
Guardia di Finanza d'Ostia.
È la dimostrazione che quando l'Italia fa
sistema è in grado di guidare l'azione interministeriale.
Il Governo vuole continuare ad investire su
questa nuova espressione del saper fare italiano.
Vogliamo
costruire un mondo più sicuro per le relazioni internazionali e per le nostre
imprese".
LA
CORRUZIONE DELLA
SCIENZA
DEL CLIMA.
Nogeoingegneria.com – (30 Maggio 2023) – Tyler
Durden – Redazione – ci dice:
Le
varie catastrofi (come gli incendi boschivi e le inondazioni) dimostrano che
manca una coscienza ecologica e un approccio responsabile alla natura.
Ciò che emerge chiaramente da questo articolo
molto interessante e ben approfondito è che oggi vengono ignorati i fattori
essenziali che si verificano in quota e a partire da essa con un notevole
impatto sull’ambiente.
Mi riferisco, ad esempio, all’essiccazione
dell’aria da parte delle sostanze che vengono rilasciate da aerei
nell’atmosfera.
È solo
una teoria?
Le analisi effettuate in California dimostrano
il contrario.
Invece
di combattere la follia anti-civilizzazione, le aziende stanno togliendo i loro
soldi dal tavolo, come pure i loro carburanti a prezzi accessibili…
“Dobbiamo
criticare le persone che ci hanno portato fin qui”, afferma “Alex Epstein”,
fondatore del “Center for Industrial Progress” e autore di “Fossil Future.”
“Non
possiamo continuare a trattare questi esperti designati come veri esperti. Non
sono veri esperti, sono distruttori.
Sono
anti-energia, non esperti.
E
questo deve essere chiarito”.
Epstein ha ragione e il suo consiglio non è
mai stato così urgente, né così difficile da far capire.
Non è
un’esagerazione che tutte le principali istituzioni americane si siano
impegnate a eliminare l’energia abbondante e accessibile.
Se non
viene fermato, questo impegno, motivato da un’errata preoccupazione per il
pianeta ma anche dalla brama di potere e di denaro e favorito da codardia
morale e negligenza intellettuale, distruggerà la civiltà occidentale.
Per
oltre 50 anni, con sempre maggiore frequenza, scienziati corrotti e arrivisti hanno prodotto studi di parte che,
amplificati da interessi speciali aziendali e politici guidati dall’agenda,
costituiscono un “consenso” che è presumibilmente “al di là del dibattito”.
Siamo in una “crisi climatica”.
Per
far fronte a questa emergenza climatica, tutte le misure sono giustificabili.
Si
tratta di una propaganda esagerata, unilaterale, distorta e manipolatoria.
È il linguaggio degli autoritari e dei
corporativisti che vogliono ottenere un potere politico e una ricchezza
economica ancora più centralizzati.
È una
truffa, forse la più audace e totalizzante della storia umana.
È una
truffa che prende esplicitamente di mira e schiaccia la classe media dei Paesi
sviluppati e le intere popolazioni in via di sviluppo, mentre la sua
messaggistica è progettata per assicurarsi la loro accondiscendenza.
In
realtà, ciò che è innegabile non è che ci troviamo in una crisi climatica, ma
che se non smettiamo di distruggere la nostra economia energetica
convenzionale, ci troveremo in una crisi di civiltà.
L’energia
è alla base di tutto: prosperità, libertà, mobilità verso l’alto, ricchezza
nazionale, indipendenza economica individuale, infrastrutture idriche e di
trasporto funzionali, agricoltura su scala commerciale, attività mineraria e
industria.
Senza
energia, tutto diventa buio.
E le
“energie rinnovabili” non sono nemmeno lontanamente in grado di sostituire
petrolio, gas, carbone, nucleare e idroelettrico.
È
impossibile.
Le
uniche persone che pensano che le rinnovabili siano in grado di sostituire
l’energia convenzionale sono disinformate, ignoranti o corrotte.
Punto.
Ma per
far fronte alla messaggistica apocalittica dei catastrofisti del clima, non è
sufficiente sfatare il potenziale delle rinnovabili.
È anche necessario mettere in discussione la
“scienza” climatica sottostante.
La valanga bieca, corrotta e incessante di
“studi” di esperti che propongono idee a pagamento a interessi particolari che
le usano come armi per imprimere la forma desiderata a ogni politica pubblica
rilevante e a ogni narrazione popolare.
Quindi,
eccoci qui.
Un
nuovo studio, pubblicato il 16 maggio, merita molte più critiche di quelle che
riceverà.
Scritto
da sette esperti con credenziali assurde e principalmente affiliati alla
sinistra “Union of Concerned Scientists”, questo studio ha un titolo piuttosto
innocuo:
“Quantificazione
del contributo dei principali produttori di carbonio all’aumento del deficit di
densità di vapore e dell’area bruciata nelle foreste degli Stati Uniti
occidentali e del Canada sudoccidentale”.
Ricco
di grafici ed equazioni e con troppi link a fonti di conferma da contare, lo
studio ha tutti gli attributi di una credibilità intimidatoria.
Ma si possono sollevare seri dubbi sulla sua
logica e sulla sua obiettività.
Studi
distorti e fallaci.
Per
cominciare, questo studio non si limita a “quantificare il contributo dei
principali produttori di carbonio all’aumento del deficit di vaporizzazione”.
Gli
autori non resistono ad attaccare i “principali produttori di carbonio”.
In
questo paragrafo rivelatore, il vero intento dello studio diventa evidente:
è un
terreno di scontro.
Con
gli impatti del cambiamento climatico sempre più gravi, le domande su chi sia
responsabile del cambiamento climatico, su quanta responsabilità abbia ciascuna
entità e sugli obblighi di tali entità di mitigare i futuri cambiamenti
climatici e di aiutare finanziariamente l’adattamento al clima sono sempre più
presenti nei negoziati politici e nelle aule di tribunale di tutto il mondo.
Questi
interrogativi sono approfonditi dal fatto che l’industria dei combustibili fossili
era consapevole dei rischi climatici dei propri prodotti già a metà degli anni
Sessanta (Franta
2018) e, invece di modificare le pratiche commerciali, ha investito in campagne
e tattiche per ingannare il pubblico e generare dubbi sulla scienza del clima.
Questo
paragrafo non ha nulla a che fare con l’obiettivo dichiarato dello studio. Mostra solo il contesto politico e
legale in cui questo studio è progettato per svolgere un ruolo utile.
Ma che
dire dell’aspetto logico?
È qui
che questo studio cade a pezzi.
È
sempre affascinante immergersi in sforzi intellettuali che sono il prodotto di
una straordinaria laboriosità e di una competenza raffinata, per poi scoprire
l’assenza di variabili fondamentali e rendersi conto che, omettendole, l’intera
argomentazione si disintegra.
Per
spiegare cosa hanno sbagliato gli autori, è necessario prima riassumere ciò che
hanno fatto.
In
parole povere, gli autori sostengono che le estati più calde degli ultimi anni
hanno causato incendi boschivi più gravi negli Stati Uniti occidentali e che le
emissioni di combustibili fossili sono la causa delle estati più calde.
Tutto
qui.
Per
sostenere la loro tesi, gli autori si sono affidati a un termine scientifico
che conferisce serietà alla discussione, “deficit di densità di vapore”.
Si
tratta di una frase grossa che significa semplicemente “aria secca”.
Il punto è che non è il calore in sé, ma il fatto che
l’umidità sia assente dall’aria, a far sì che gli alberi si secchino più
velocemente e quindi diventino più facili da incendiare e bruciare.
Fin
qui tutto bene.
Ma ci
sono almeno due lacune in questo ragionamento.
Entrambi
dovrebbero essere ovvi.
In
primo luogo, le ondate di calore che hanno colpito le foreste occidentali negli
ultimi anni non sono uniche.
Anche
nella storia moderna, la temperatura più calda mai registrata in California
risale al 2013, quando nella “Death Valley “si raggiunsero i 134 gradi.
Per
quanto riguarda gli estremi, negli anni ’30, un decennio in cui le temperature
calde rivaleggiavano, se non superavano, quelle attuali, la temperatura più fredda mai
misurata in California, 45 gradi negativi, è stata registrata nella contea di
Nevada. Ma gli ultimi secoli sono solo un battito di cuore nella storia
meteorologica della California.
L’anno
scorso il San Jose Mercury ha riportato senza fiatare che la siccità – tra
l’altro superata – è stata la “peggiore degli ultimi 1.200 anni”.
Questo
solleva l’ovvia domanda: e la siccità ancora più grave che si è verificata
1.200 anni fa?
Questo
stesso giornale nel 2014 ha riportato che “i periodi di siccità passati sono
durati più di 200 anni”.
E che
dire di queste siccità plurisecolari?
Abbiamo dati sulla temperatura? Faceva caldo?
Qual
era il deficit di pressione di vapore durante questi 200 anni di siccità
preistorica?
Queste
domande non vengono poste, tanto meno trovano risposta.
Si può
continuare.
Le
Sequoie preistoriche, i predecessori delle sequoie, sono apparse per la prima
volta nella documentazione fossile 200 milioni di anni fa, quando i dinosauri
camminavano ancora sulla terra.
Nella
loro forma attuale, le sequoie hanno prosperato in California per oltre 20
milioni di anni.
Per la
maggior parte di questo periodo, le temperature medie globali erano
notevolmente più alte di quelle attuali.
E se
oggi non fosse solo il caldo, ma il caldo secco, a non avere precedenti?
E se il “deficit di pressione di vapore” fosse
peggiore oggi di quanto non sia mai stato in 20 milioni di anni?
Si
tratta di un’ipotesi enorme, probabilmente impossibile da verificare.
E anche se fosse vera, non basterebbe a
colmare l’altro difetto dello studio, ossia la densità delle foreste in
California oggi, che è davvero senza precedenti.
Gli autori dello studio riconoscono di non
aver tenuto conto di questa variabile, scrivendo:
I
nostri risultati evidenziano il ruolo dei principali produttori di CO2 nel
favorire l’estensione degli incendi forestali aumentando l’aridità del
combustibile, ma non tengono conto esplicitamente degli effetti di fattori non
climatici come il divieto di ricorrere alla combustione da parte delle
popolazioni indigene, gli effetti della soppressione degli incendi o la
modifica di quelli provocati dall’uomo.
Gli
autori proseguono sostenendo che questa omissione “non ha modificato la
relazione clima-BA [area bruciata] alla scala di questo studio”.
Si
sbagliano.
In
California, i biologi della fauna selvatica e gli ecologi forestali che passano
la loro vita a studiare e gestire questi boschi concordano unanimemente sul
fatto che la densità degli alberi è aumentata, grazie a “fattori non climatici come il divieto
di combustione indigena e il legame con la soppressione degli incendi”.
L’aumento non è trascurabile.
Senza piccoli incendi naturali che eliminano
il sottobosco e gli alberi più piccoli, le foreste diventano troppo rigogliose.
Le
combustioni controllate e il disboscamento responsabile sono assolutamente
necessari per mantenere la salute delle foreste.
Secondo
uno studio condotto nel 2020 dall’UC Davis e dall’USDA, le foreste californiane di pino
ponderoso e conifere miste di media altitudine avevano una media di 60 alberi
per acro, mentre ora, secondo stime prudenti, hanno una media di 170 alberi per
acro.
Non si
tratta di un dato isolato.
Le
osservazioni sull’eccessiva densità di alberi sono corroborate da numerosi
studi, testimonianze e inchieste giornalistiche.
A
differenza degli algoritmi definiti soggettivamente e inseriti in un modello
climatico, l’eccessiva densità di alberi è un fatto oggettivo, verificato
ripetutamente da persone sul campo.
Implicare
per omissione che più che triplicare la densità di alberi in milioni di acri di
foresta non li lascerebbe stressati e affamati di sostanze nutritive del suolo,
di luce solare e di acqua proveniente dalla pioggia e dall’umidità atmosferica
è una
scorrettezza scientifica.
Senza
tenere conto di questi fattori aggiuntivi, è ingannevole accusare le emissioni
di combustibili fossili di causare gli incendi selvatici.
Forse si può stabilire un collegamento
indiretto di discutibile rilevanza, ma il fatto che questo studio assegni
percentuali e superfici specifiche suggerisce uno scopo premeditato:
creare materiale per la testimonianza di
esperti in caso di azioni legali contro le compagnie petrolifere.
La
vera ragione degli incendi catastrofici.
Le
foreste californiane sono polveriere perché gli ambientalisti hanno reso quasi
impossibile ottenere i permessi per effettuare incendi controllati e perché gli
ambientalisti hanno decimato l’industria del legname.
Di fronte alle incessanti vessazioni normative
e giudiziarie, l’industria del legname californiana si è ridotta dalla raccolta
di 6 miliardi di piedi di tavole all’anno negli anni Novanta a meno di 2
miliardi di piedi di tavole negli ultimi anni.
Nel frattempo, il complesso industriale
californiano per la soppressione degli incendi è cresciuto fino a raggiungere
proporzioni gargantesche, riversando miliardi di dollari per spegnere gli incendi prima
che possano diffondersi.
Il
risultato è prevedibile e non ha bisogno di uno scienziato del clima per essere
spiegato.
Abbiamo
gestito male le nostre foreste per decenni, soprattutto grazie all’influenza
sbagliata dei gruppi di pressione ambientalisti sulla legislatura statale.
Le foreste californiane sono ora sovraffollate
di alberi stressati, secchi e pronti a prendere fuoco, con o senza un “deficit
di pressione di vapore”.
La
soluzione, secondo i catastrofisti del clima, è svuotare la pericolosa e
infiammabile “interfaccia urbana/selvatica” dalle abitazioni umane, imporre
l’uso di veicoli elettrici e fare causa alle compagnie petrolifere.
Questo
non porterà a nulla per le foreste, anche se tutti gli scenari climatici
apocalittici dovessero avverarsi.
Una soluzione razionale sarebbe quella di riportare
l’industria del legno, deregolamentare le bruciature controllate e i
diradamenti meccanici, rilanciare il pascolo responsabile di bovini, capre e
pecore per rimuovere il fogliame eccessivo e osservare le foreste prosperare di
nuovo.
Se la
cattiva gestione è la vera causa degli incendi boschivi, la disinformazione dei
media è ciò che impedisce la riforma delle politiche.
Un
titolo del” Sacramento Bee”, ad esempio, dice:
“Le
compagnie di combustibili fossili sono responsabili di una parte degli incendi
boschivi in California”. . .
“Da
The Hill:
“Gli scienziati incolpano la produzione di
combustibili fossili per più di un terzo degli incendi selvaggi occidentali”.
Da “inside Climate News”, vincitore del premio
Pulitzer:
“Le aziende produttrici di combustibili
fossili e i produttori di cemento potrebbero essere responsabili di più di un terzo degli incendi selvaggi dell’Ovest”.
Nessuno di questi servizi giornalistici menziona la densità degli alberi.
L’allineamento
monolitico della comunità scientifica e giornalistica a sostegno di un’agenda
“climatica” autoritaria e assolutamente impraticabile rivela un’incomprensione,
se non un vero e proprio tradimento, dei valori fondamentali della scienza e
del giornalismo.
Entrambe
le discipline sono fondate sulla base dello scetticismo e del dibattito. Senza
coltivare questi valori, l’integrità di queste discipline è minata.
Quando
si parla di politica climatica ed energetica in America, la scienza e il
giornalismo sono compromessi.
I
fallimenti dell’industria dei combustibili fossili.
Supponiamo
che a metà degli anni Sessanta alle compagnie petrolifere sia stata presentata
la teoria secondo cui le emissioni di combustibili fossili avrebbero causato il
riscaldamento del clima.
La loro prima risposta razionale non sarebbe
stata quella di mettere in discussione questa teoria?
Perché mettere in discussione una teoria
dovrebbe essere “fuorviare il pubblico”?
Anche
se alcuni dirigenti di queste aziende credessero a queste teorie, sarebbe
assurdo pensare che tutti lo facciano.
In
qualsiasi discussione nei consigli di amministrazione, e questo è divertente e
ironico, gli interessi economici di una società petrolifera costringerebbero i
suoi dirigenti a essere intellettualmente onesti e a non accettare
semplicemente la teoria secondo cui il loro prodotto avrebbe riscaldato il
pianeta.
Auguri
per la prova che le compagnie petrolifere hanno intenzionalmente ingannato il
pubblico.
Ma
allora?
Le
compagnie petrolifere e del gas americane avrebbero dovuto semplicemente
credere a tutte queste teorie nascenti e chiudere i battenti?
Cosa
avrebbero dovuto fare esattamente a metà degli anni Sessanta per far fronte alla presunta
emergenza climatica?
I
pannelli solari e le turbine eoliche erano già pronti per una rapida
diffusione? Ovviamente no, soprattutto perché i pannelli solari provenienti
dalla Cina e le turbine eoliche dalla Germania non sono ancora in grado di
fornire più di una piccola frazione dell’energia di cui abbiamo bisogno.
Il
vero crimine, se così vogliamo chiamarlo, non è che le compagnie petrolifere e
del gas abbiano messo in discussione le teorie sul cambiamento climatico negli
anni ’60 o ’70, ma che le stiano approvando ora.
Le
compagnie petrolifere e del gas oggi non sono disposte a mettere in discussione
il mito del cambiamento climatico o quello dell’efficienza economica delle
fonti rinnovabili su larga scala.
Non
sono disposte a dedicare le loro ingenti risorse finanziarie per sfatare questa
follia dettata dall’agenda che è sul punto di distruggere la nostra intera
civiltà.
Il
fatto che le compagnie petrolifere e del gas americane abbiano adottato una
strategia di acquiescenza è un crimine contro l’umanità.
Il fatto che queste compagnie non riescano a fare
investimenti a lungo termine per sviluppare nuovi giacimenti di petrolio e di
gas, e che invece raccolgano profitti a cascata vendendo la produzione
esistente a prezzi politicamente gonfiati, anche questo è un crimine contro la
civiltà.
In
definitiva, la “Union of Concerned Scientists” e le principali compagnie
petrolifere sono complici della distruzione dell’economia energetica americana.
Perché
piuttosto che dichiarare guerra totale a questi studi scientifici pagati e
fallaci e agli interessi speciali che li finanziano, le compagnie petrolifere
si impegnano in controversie teatrali, sapendo che il costo dei risarcimenti
non si avvicinerà nemmeno lontanamente ai profitti a breve termine che si possono ottenere spogliando
lentamente le loro aziende e vendendo quantità sempre minori di carburante a
prezzi punitivi.
Epstein
ha ragione:
dobbiamo
criticare gli “esperti” che vogliono distruggere la civiltà umana con
l’allarmismo climatico.
Ma
dobbiamo anche riconoscere e criticare le istituzioni che sono destinate alla
distruzione.
Invece
di combattere questa follia, stanno togliendo i loro soldi dal tavolo, insieme
al loro carburante a prezzi accessibili, e si stanno dirigendo verso le colline.
(zerohedge.com/political/corruption-climate-science#:~:text=La%20corruzione%20della-,scienza,-del%20clima).
Mosca
minaccia rappresaglie dopo
che
l'Ucraina ha colpito la Russia con
6
missili ATACMS di fabbricazione statunitense.
Zerohedge.com - Tyler Durden – (11 dicembre
2024) – ci dice:
Mercoledì
Mosca ha annunciato una serissima escalation in Ucraina:
i
funzionari del Ministero della Difesa hanno dichiarato che sei missili
balistici ATACMS di fabbricazione statunitense sono stati lanciati contro un
aeroporto russo all'interno del territorio sovrano del Paese.
“Taganrog”
è una città portuale sul Mar Nero nella Russia sud-occidentale, ed è stata
presa di mira nel pesante attacco.
L'esercito ha affermato che tutti e sei sono
stati intercettati e abbattuti prima di raggiungere il loro obiettivo, con due
segnalazioni di intercettazioni da parte di un sistema di difesa aerea “Pantsir”,
e gli altri distrutti dopo che i sistemi di guerra elettronica li hanno
deviati.
"I
frammenti di missile hanno causato ferite tra il personale.
Non c'è stata distruzione, ma due edifici
nell'area tecnica dell'aeroporto e tre veicoli militari hanno subito danni
minori da schegge.
Anche
i veicoli civili in un parcheggio vicino sono stati danneggiati", ha
affermato la dichiarazione del Ministero della Difesa russo.
Secondo
il ministero, a quanto pare il danno è stato causato dalla "caduta di
frammenti di missili", e ha anche promesso che sono previste rappresaglie
per l'attacco.
"Questo
attacco con armi occidentali a lungo raggio non rimarrà senza risposta e
saranno prese misure appropriate", ha aggiunto, senza però specificare
altro.
Sembra
che almeno altri droni o missili che facevano parte dell'assalto più ampio
siano riusciti a superare le difese aeree russe:
Nelle
prime ore di mercoledì 11 dicembre, numerose esplosioni hanno scosso la città
di ”Taganrog”, nella regione russa di Rostov,
ha riferito il governatore regionale “Yuri Slyusar “ , descrivendo
l'attacco come un "attacco missilistico".
L'attacco,
segnalato intorno alle 4:20 del mattino, ha attivato i sistemi di difesa aerea
e causato almeno dieci esplosioni, hanno riferito i residenti locali al canale Shot Telegram.
Testimoni oculari hanno suggerito che
l'obiettivo potrebbe essere stato un aeroporto militare, secondo il canale
Telegram” CHEKA-OGPU”.
Soltanto
a settembre il presidente Vladimir Putin ha dichiarato nuove "linee
rosse" per il conflitto, affermando che qualsiasi attacco a lungo raggio
contro la Russia con missili forniti dall'Occidente sarebbe stato considerato
come una "partecipazione diretta" dei paesi della NATO alla guerra in
Ucraina.
"Cambierebbe
sostanzialmente l'essenza stessa, la natura del conflitto", disse
all'epoca, poco dopo che Washington aveva finalmente approvato il suo
cambiamento di politica per consentire tali attacchi.
"Questo
significherebbe che i paesi della Nato, gli USA e gli stati europei, stanno
combattendo con la Russia".
Con
l'ATACMS e altri sistemi occidentali, il personale della NATO deve effettivamente
fornire assistenza diretta tramite dati satellitari e di puntamento, il che
include la possibilità di "immettere missioni di volo in questi sistemi
missilistici", come ha descritto in precedenza Putin.
Putin
potrebbe ora ordinare un attacco su vasta scala a Kiev, o ai centri di comando
e controllo delle forze armate ucraine.
La
Russia ha anche preso di mira i luoghi in cui si ritiene siano conservate
munizioni occidentali.
Tutto
ciò renderà senza dubbio più difficile per la nuova amministrazione Trump
negoziare un potenziale accordo di pace tra Ucraina e Russia, qualcosa che ha
promesso di iniziare a fare fin dal suo ritorno in carica.
La
credenza nei VACCINI è una religione
simile
a un culto basata sulla
pura
FEDE e non sulla scienza.
Vaccinedeaths.com – (11/12/2024) - S.D. Wells
-ci dice:
Le
religioni più antiche del pianeta sono ancora tra le più praticate, tra cui
l'induismo, l'ebraismo, il buddismo, l'islam e il cristianesimo, ma c'è una
religione abbastanza nuova che esiste solo da un paio di centinaia di anni, e
si chiama vaccinazione.
Milioni
di persone adorano la religione della vaccinazione con tutte le loro forze,
pregando che li aiuti, dedicando e dedicando la loro fede ad essa, dal momento
che non c'è una vera scienza che dimostri che "funziona".
Per la
maggior parte dei membri, la religione della vaccinazione è un culto a cui
hanno aderito, in cui svergognano chiunque non vi aderisca, chiamando i
lebbrosi "non vaccinati", i diffusori di malattie e gli
"anti-vaccinisti".
Iniettano
il loro "Kool-Aid" invece di berlo, e lo fanno ai loro bambini il
giorno della nascita, e poi continuamente più volte all'anno fino a quando non
muoiono di morte prematura a causa degli ingredienti adulterati che le loro
"chiese" (laboratori) usano per inventare i sieri.
L'ideologia
irrazionale della religione del vaccino in cui medici e infermieri adorano
l'"atto d'amore" basato sulla fede e iniettabile al 100%.
Proprio
come le antiche storie della Bibbia, le storie di "effetti
collaterali" ed "eventi avversi" della storia delle vaccinazioni
sono piuttosto violente, spesso sfociano in morte e distruzione.
A nessuno nel culto dei vaccini è mai permesso di
parlare di questi orribili eventi che si verificano a causa della violenza dei
vaccini, poiché si capisce che le ferite e la morte sono semplicemente
esperienze religiose che derivano dalla tradizione basata sulla fede di farsi
iniettare sostanze chimiche prodotte in laboratorio e intrugli
"sacri" che sperano di salvarli da una morte sicura per malattie
infettive.
Tutti
i familiari di medici o infermieri che muoiono a causa dei vaccini devono
accettare tranquillamente le conseguenze, come una sorta di sacrificio malato,
che viene fatto sull'"altare dell'immunizzazione".
A nessuno è permesso parlare male degli
"dei" che colpiscono i membri del culto immunizzati poco dopo essere
stati colpiti con le tossine più letali del mondo.
È un
peccato mortale parlare male dei vaccini.
È una
vera e propria bestemmia.
È sacrilego dire sempre qualcosa di negativo
sui pericoli delle iniezioni basate sulla fede.
È
eresia avere o condividere qualsiasi credenza o opinione che sia contraria alla
religione della vaccinazione basata sulla fede.
A
nessuna persona vivente è permesso, secondo la rigida dottrina della religione
della vaccinazione, di mettere in discussione la validità delle iniezioni.
Anche se un neonato assolutamente sano muore
lo stesso giorno in cui riceve più iniezioni tossiche, non ci può essere alcuna
indignazione da parte della famiglia, delle infermiere, dei medici, di
chiunque.
Semplicemente "ne prendi uno per la
squadra", per il culto.
Il
loro messia è “Anthony Fauci”, che è venuto e li ha salvati tutti dalla peste
nera del 2019, nota anche come "nuovo virus".
I
leader del culto della vaccinazione richiedono a tutti i membri una devozione
incrollabile a una serie di credenze e pratiche che sono devianti al di fuori
delle norme del rischio per la salute rispetto al beneficio.
I
membri sono strettamente controllati dalla propaganda che afferma che tutti i
vaccini sono "sicuri ed efficaci".
Gli
"esperti di malattie" sono le divinità che vengono adorate senza
discutere, e tutto ciò che questi imbonitori farmaceutici dichiarano è legge
religiosa.
Tutti
i membri del culto dei vaccini sono isolati lontano dagli esseri umani
"completamente non vaccinati" attraverso la manipolazione psicologica
e la pressione, tra cui l'interruzione o lo scoraggiamento dei contatti dei
membri con amici, familiari, vicini e colleghi che si rifiutano di credere
nella religione della vaccinazione e la praticano ricevendo ogni iniezione
tossica che le divinità dichiarano come Santo Graal.
Inoltre,
le iniezioni di mRNA contengono nanoparticelle che aiutano a controllare le
loro emozioni e comportamenti, rendendo i membri del culto ancora più radicali
riguardo alla loro religione di vaccinazione basata sulla fede.
Guardate
ora quanto è diventato estremo il culto della vaccinazione.
Il
"vaccino" COVID è uno sforzo
intenzionale
di genocidio mondiale.
Vaccinedeaths.com – (10/04/2024) - redattori
di notizie – Paul Craig Roberts -ci dice:
Mai
prima d'ora ci sono stati massicci decessi in eccesso dopo la
vaccinazione.
Mai
prima d'ora ci sono stati bambini, giovani adulti, atleti nel fiore degli anni,
intrattenitori, che sono caduti morti "causa sconosciuta" dopo la
vaccinazione.
Naturalmente,
la causa è nota.
I
principali medici e scienziati medici del nostro tempo – il che esclude i burocrati delle
agenzie sanitarie, come Fauci, che fungono da agenti di marketing per Big
Pharma e le commissioni mediche statali corrotte e politicizzate e
HMO – hanno spiegato perché e come i
"vaccini" a mRNA, che non sono vaccini, uccidono, distruggono il
sistema immunitario e causano danni alla salute.
Ciò
che non si sa è perché alcuni muoiono subito dopo aver ricevuto la sostanza
mortale, altri un mese dopo e altri ancora rimangono, finora, in vita.
Alcuni
ricercatori pensano che il contenuto dei "vaccini" differisse da un
lotto all'altro, e alcuni pensano che alcuni dei vaccini fossero placebo allo
scopo di produrre un gruppo di persone illese per promuovere la sicurezza dei
vaccini.
Il
professor Michel Chossudovsky ha raccolto –globalresearch.ca/the-covid-killer-vaccine-people-are-dying-all-over-the-world-its-a-criminal-undertaking/5800358
– una
serie di video che documentano le diffuse sofferenze e le morti dei vaccinati.
Non sono i non vaccinati che stanno "misteriosamente" morendo in
tutto il mondo. Sono i vaccinati.
Eppure
l'insabbiamento continua.
I
media occidentali – un insieme di puttane – sono al lavoro per coprire sé
stessi e Fauci, Biden, Bill Gates, Big Pharma, la FDA, NIH, CDC e la
professione medica assolutamente corrotta e irresponsabile.
Big
Pharma e la FDA continuano a spingere i bambini a vaccinare il vaccino killer,
e ci sono ancora genitori così stupidi e spensierati da partecipare
all'omicidio dei propri figli.
Con le
persone di tutto il mondo così stupide e così ciecamente fiduciose
dell'autorità, possiamo capire perché il satanico Bill Gates e il satanico
Klaus Schwab sono fiduciosi di poter riuscire a ridurre la popolazione mondiale e ad
effettuare il loro Grande Reset.
Cosa
intendo quando dico che Gates e Schwab sono satanici? Pensala in questo modo.
Di
tanto in tanto, quando si discute dell'argomento, qualcuno dirà che le persone
possono essere così orribili da poter capire perché alcuni vorrebbero
genocidiarle.
Chiedo
loro se sarebbero disposti a premere il pulsante del genocidio, e loro dicono
"no".
Capiscono che non hanno il diritto di causare
la morte delle persone in nome della loro opinione o di un'agenda climatica o
ideologica.
La
differenza tra loro e Bill Gates e Klaus Schwab è che Gates e Schwab sono
disposti e desiderosi di premere il pulsante del genocidio.
Ciò
che è così orribile è che questa volontà ha acquisito un'alta posizione morale.
Sterminare
le persone è diventato il modo per salvare il pianeta.
Gli
autori di questo omicidio di massa sono fiduciosi che il loro crimine sia
troppo grande per essere riconosciuto come tale.
Le popolazioni ingenue semplicemente non
crederanno che i "loro" governi avrebbero fatto loro questo.
Nessuno vuole ammettere di aver giustiziato i
propri familiari e i propri figli fidandosi ciecamente delle
"autorità" che avevano annunciato in anticipo il loro programma di
genocidio.
Negli
Stati Uniti solo una piccola percentuale di persone ha idea di cosa stia
succedendo.
Il tempo e l'energia della popolazione vengono
spesi per sbarcare il lunario e per divertirsi.
Cadono
in un crimine trasparente dopo l'altro.
Qualunque
cosa il governo annunci, lo accetti:
l'assassinio
del presidente John Kennedy, l'assassinio del senatore Robert Kennedy, il Golfo
del Tonchino, l'11 settembre, le armi di distruzione di massa di Saddam
Hussein, la pandemia di Covid, il vaccino Covid "sicuro ed efficace".
Non imparano mai.
Ora
affrontano il genocidio, e non hanno ancora imparato.
Gli
autori del genocidio di massa hanno ancora il controllo.
Se non
è genocidio, dimmi cos'è quando illustri scienziati medici si scaldano in
anticipo sul "vaccino" a mRNA e vengono censurati e puniti, quando
l'inventore del "test Covid" PCR afferma che il test non indica la
presenza del virus e viene ignorato, quando le prove degli effetti dannosi del
"vaccino" sono tenute segrete da Pfizer e dalla FDA, quando ai medici
viene impedito di curare il Covid con cure note come l'ivermectina e l'HCQ,
quando le farmacie si rifiutano di compilare le prescrizioni dei medici per le
cure, quando i mandati illegali e incostituzionali vengono utilizzati per
costringere i cittadini sotto minaccia di perdita del lavoro a sottoporsi
all'iniezione, quando non viene prestata alcuna attenzione ufficiale al
massiccio aumento dei decessi in eccesso tra i vaccinati, quando i media
portano avanti una campagna ingannevole di menzogne e propaganda?
Gli
americani – anzi il mondo – si trovano di fronte a una mostruosa impresa
criminale. Hanno la forza e l'intelligenza per riconoscerlo? Hanno intenzione
di fare qualcosa al riguardo?
(PaulCraigRoberts.org)
Lo studio
sul cambiamento di personalità
dei
vaccinati e la questione
dei
nanobot nei sieri.
Lacrunadellago.net
– (11/12/2024) - Cesare Sacchetti – ci dice:
Alcuni
lo hanno notato per esperienza diretta, o perché lo hanno riscontrato
attraverso i propri cari oppure attraverso gli amici o i conoscenti.
Le
persone che hanno ricevuto i vaccini Covid presentano spesso dei cambiamenti di
personalità che sfociano non di rado anche in vari disturbi di carattere
psichiatrico.
Fino
ad ora, tali affermazioni potevano essere facilmente respinte dai vari
propagandisti del siero lautamente ricompensati dalle case farmaceutiche, ma
adesso iniziano ad uscire degli studi che documentano effettivamente come i
vaccinati abbiano questi problemi.
Lo
studio in questione è stato eseguito da un gruppo di ricercatori sudcoreani
guidati dal professor “Hong Jin Kim” presso l’università” Inje del Paik
Hospital”.
I
medici sudcoreani per giungere alle loro conclusioni non si sono basati affatto
su un campione ridotto.
Hanno
preso in esame almeno il 50% della popolazione di Seul che ha ricevuto due dosi
di vaccino Covid, un numero pari a circa 2,027,353 e i risultati sono stati
abbastanza netti.
Larga
parte delle persone che hanno ricevuto questi sieri hanno iniziato a presentare
tutta una serie di disturbi psichici quali schizofrenia, depressione, e altre
sintomatologie che colpiscono in particolare la sfera umorale dei soggetti.
Le
percentuali sono ancora più esplicite.
Il 68%
dei vaccinati ha sviluppato delle severe forme di depressione, un altro 43,9%
si è ritrovato invece vittima di frequenti stati di natura ansiogena, e un
93,4% ha problemi legati all’insonnia.
La
lista purtroppo delle problematiche riguarda anche disturbi dell’appetito e
sessuale, dato che già in passato diversi vaccinati risultano essere divenuti
sterili in seguito alla somministrazione di sieri.
I
ricercatori della Corea del Sud identificano chiaramente il problema nel
vaccino, anche se, a nostro giudizio, non individuano correttamente la vera
causa.
Il “gruppo
di Hong Jin Kim” afferma infatti che “la neuro infiammazione causata dalle
proteine spike può contribuire ad occorrenze di alcuni effetti avversi
psichiatrici come la depressione e l’ansia, dissociazione, disturbi dello
stress, e disordini di natura somatica”.
A
detta dei medici che hanno condotto tale ricerca il colpevole è dunque da
individuarsi nella” proteina Spike” prodotta dai vaccini contro il
“Sars-Cov-2”, che ancora oggi, va ricordato, non risulta essere stato isolato,
come hanno persino dichiarato i due “virologi” “Drosten” e “Corman” che hanno
sviluppato i loro test PCR senza nemmeno avere un campione isolato del virus.
Individuare
correttamente il contenuto dei vaccini è infatti la chiave per poi comprendere
le problematiche che stanno sorgendo nelle persone che hanno ricevuto questi
sieri sperimentali.
Grafene
o proteina spike?
In
diversi articoli precedenti, si sono prese in esame le analisi di laboratorio
fatte dal biologo spagnolo dell’università di Almeria, “Pablo Campra,” che, ad
oggi, non solo non sono state smentite, ma hanno trovato altre conferme.
Secondo
le analisi prodotte da “Campra” infatti nei vaccini Covid non ci sarebbe nulla
di quanto scritto nel bugiardino, e questo aspetto è cruciale per comprendere
il tipo di operazione che hanno messo in atto le varie case farmaceutiche che
hanno partecipato alla produzione e distribuzione di questi sieri.
“Campra”
nella sua analisi produsse i numeri dei lotti di diversi vaccini quali Pfizer, Moderna,
e Astrazeneca in modo che qualora un domani qualcuno decidesse di portarlo in tribunale
per queste sue ricerche, il ricercatore spagnolo avrebbe buon gioco a
dimostrare la provenienza delle fiale ricevute, ma nessuno, ad oggi, non ha
ancora adito nessuna via legale nei suoi confronti, forse perché le cause
invece che demolire il suo caso, demolirebbero quello di chi vorrebbe
eventualmente smentirlo.
Il
biologo pubblicò i suoi risultati nel giugno del 2021, e le analisi di
laboratorio mostrarono che i sieri più che essere di origine biologica, sono in realtà un composto sintetico
a base di “ossido di grafene” e” nano bot”.
Esistono
le analisi al microscopio di Campra che mostrano la presenza del grafene nei
vaccini.
I
risultati sono abbastanza chiari ed univoci e altri scienziati, quali” Karen
Kingston”, sono giunti alle medesime conclusioni.
Il
grafene: l’ossessione dell’establishment.
Il
grafene viene descritto dalle varie istituzioni politiche e tecnologiche come
una sorta di “panacea” da molto tempo, e questo spiega perché già nel 2013
l’Unione europea aveva dato vita ad un progetto di nome “Graphene Flagship”,
finanziato dalla “Commissione europea” con 1 miliardo di euro attraverso
ovviamente i contributi degli stati membri.
A “Graphene
Flagship” hanno partecipato ben 118 atenei universitari europei tra i quali
l’università La Sapienza, La Cattolica, l’università di Regensburg, e
prestigiosi istituti di ricerca quali il CNR, l’istituto Max Planck e le industrie aerospaziali
israeliane,
soltanto per citare alcuni nomi di questa lunga e affollata lista.
C’era
chiaramente un interesse multidisciplinare per il grafene da molto tempo prima
che iniziasse la farsa pandemica, ma i suoi utilizzi erano lontani dall’essere il “sacro
Graal” miracoloso che le varie istituzioni scientifiche europee volevano e
vogliono far credere.
Il
grafene infatti se immesso nell’organismo si rileva essere un elemento altamente tossico
che porta alla progressiva degenerazione del sistema immunitario e ad un
aumento degli infarti.
A
confermarlo sono state anche fonti al di sopra di ogni sospetto, per così dire,
come quelle dell’università Cattolica che mentre partecipava alle ricerche
europee sul
grafene, pubblicava nel 2018 uno studio firmato da quattro medici e biologi di
questo ateneo, nel quale si affermava che “l’ossido di grafene può condurre
alla trombogenicità e all’attivazione di cellule immuni”.
Non si
contano le persone sane e gli atleti che stanno soffrendo di infarti e di
miocarditi, e i numeri, a questo proposito, sono davvero agghiaccianti.
Soltanto
dal 2021 al 2022, il numero dei morti per infarto tra gli sportivi di tutto il
mondo è salito alla folle percentuale del 1700%, e questo è avvenuto durante e
dopo la somministrazione dei sieri, che se contengono grafene, come
risulta dalle analisi, non avevano altro effetto chiaramente che quello di
provocare una strage di massa.
Il de popolamento
è difatti
una vera e propria ossessione dei vari circoli del mondialismo, e a spiegarlo
ancora più chiaramente fu proprio l’uomo dei vaccini per eccellenza, Bill Gates, che in una conferenza Ted. del 2010
disse apertamente che se si fosse fatto un “buon lavoro” con i vaccini si
sarebbe potuto ridurre notevolmente la popolazione del pianeta.
Si
entra nel campo della eugenetica e soprattutto del malthusianesimo perché la falsa filosofia di fondo
dell’elitarismo globale è che le risorse del pianeta siano finite e limitate per un
certo ristretto numero di abitanti, quando in realtà è esattamente vero il
contrario, dal momento che in più di un’occasione è stato dimostrato che
l’aumento delle persone in un Paese non faccia ridurre il numero delle risorse,
ma lo faccia aumentare, considerata la maggiore manodopera disponibile per
produrre beni alimentari e dare una decisiva spinta alla crescita economica.
Il
grafene è la chiave di tutto il puzzle dei vaccini e un numero così elevato di
questi sieri, superiore ai 2 miliardi, appare impossibile che sia stato
prodotto soltanto nell’arco di 6-8 mesi come sarebbe avvenuto nel 2020, il primo anno di esordio della
farsa pandemica.
Chiunque
abbia un minimo di famigliarità con le procedure industriali delle case
farmaceutiche potrà confermare che per arrivare a produrre dei numeri così
elevati ci vogliono anni, e questo dimostra, ancora una volta, come quanto accaduto nel
2020 non sia stato affatto il frutto della casualità, ma il risultato di una
operazione studiata a tavolino con molta meticolosità e con immensi fondi a
disposizione.
La
domanda da porre in un prossimo futuro alle case farmaceutiche sarà da quando
hanno realmente iniziato nei loro laboratori a lavorare allo sviluppo di questi
sieri, e diversi
indizi sulla tempistica vengono offerti non solo dal lancio di “Graphene
Flagship,” ma anche dall’altro elemento trovato nei sieri, ovvero i citati “nanobot”.
I”
nanobot” potrebbero essere la risposta ai risultati dei medici sudcoreani che
erroneamente hanno attribuito i cambiamenti di personalità dei vaccinati alla
proteina spike, quando in realtà sul banco degli imputati dovrebbero finire
questi sofisticati apparecchi tecnologici.
Si
tratta di microchip talmente piccoli da essere invisibili all’occhio umano e
che possono essere soltanto visti al microscopio.
A
sviluppare un certo interesse per i nanobot negli anni passati è stato in
particolare lo scienziato israeliano,” Ido Bachelet”, dell’università “Bar Ilan”
di Tel Aviv.
Esiste
la presentazione del funzionamento dei “nanobot” tenuta da Ido Bachelet.
Israele
ricorre frequentemente nella storia della nascita di questo siero e delle
tecnologie ad esso collegato.
Lo
stato ebraico sembra infatti avere un ruolo “privilegiato” perché non solo è
israeliano il ricercatore in questione, ma lo sono anche personaggi che hanno
fondato e gestito le aziende partner della Pfizer, quali la famigerata “Orgenesis”,
fondata da “Sarah Ferber”, anch’ella nativa dello stato ebraico.
“Bachelet”
è comunque uno degli uomini chiave di questa storia.
Nel
2013, presenta entusiasta al suo pubblico il funzionamento dei nanobot e mostra
come questi possano essere inseriti a migliaia dentro una siringa e poi
iniettati dentro il corpo umano.
Lo
scienziato israeliano ne descrive le “fantastiche” funzioni che consentono a
questi di rilasciare i vari farmaci nell’organismo nella maniera meno invasiva
possibile,
ma quando il farmaco in questione è principalmente il grafene, gli effetti sono quelli che si
vedono nelle persone affette dalla strage dei malori improvvisi e quelli già
citati dai ricercatori dell’università Cattolica.
Alla
Pfizer però non devono aver avuto tali perplessità e rimasero così folgorati
dalle ricerche di Bachelet che decisero di iniziare una stretta collaborazione
con lui che ha portato, con ogni probabilità, alla produzione del farmaco
distribuito nel 2020 e nel 2021, chiamato impropriamente “vaccino”.
Infatti
i” nanobot” svolgono un ruolo importante nel funzionamento dei sieri.
Questi
dispositivi elettronici sono, per così dire, integrati con il grafene e sono
l’elemento determinante per creare questa complessa interazione tra le due
sostanze, ma hanno anche un risvolto, se possibile, ancora più inquietante.
Diversi
ricercatori hanno dimostrato come i vaccinati emettano dei codici MAC rilevabili con degli apparecchi
bluetooth.
È un
fenomeno probabilmente riscontrato da diversi lettori anche quotidianamente,
attraverso l’uso di varie applicazioni del telefono che consentono di vedere
questi singolari codici alfanumerici trasmessi dalle persone vaccinate, in
assenza anche di qualsiasi dispositivo, che sarebbero in teoria collegate da
remoto ad una rete che non solo controlla le loro funzioni vitali ma anche il
loro comportamento.
Se
qualche decennio addietro tali ipotesi appartenevano alla sfera della
fantascienza, oggi sono, purtroppo, divenute realtà ed esiste anche una letteratura
scientifica che spiega come tali microchip e nanobot siano in grado di cambiare
la personalità del soggetto che li riceve e anche la sua libera volontà.
Il
campo in questione a questo punto si interseca.
Non si
è più soltanto nella sfera della tecnologia più avanzata ma anche in quella
teologica, dal momento che questi microchip riescono a interferire nella libera
determinazione dell’individuo, tanto da ridurne o annullarne il suo libero
arbitrio.
La
vaccinazione di massa è servita certamente per ridurre la popolazione ma anche
al tempo stesso a condurre degli esperimenti per testare questi nanobot in
grado di cambiare e/o governare a comando la personalità di chi riceve tali
sieri.
Non è
un qualcosa anche questo nato in un giorno. C’erano studi al riguardo già negli
anni passati e c’erano in corso degli esperimenti per testare l’efficacia dei
microchip come strumenti di controllo della volontà di un individuo.
I
microchip impiantati nei detenuti californiani.
La
prova che le grandi corporation stavano conducendo esperimenti simili viene
anche dai documenti recentemente pubblicati dalla corte distrettuale orientale della
California in merito ad una causa presentata da “Dawn Delore” contro il
dipartimento penitenziario del suo stato.
“Dawn
Delore” era una dipendente di una delle carceri dello stato californiano e
aveva iniziato a presentare dei problemi di salute in seguito alla esposizione
a delle frequenze elettromagnetiche sul posto di lavoro.
Le frequenze
venivano utilizzate per uno scopo preciso, ovvero quelle di controllare i
microchip neuronali impiantati ad alcuni detenuti senza il loro espresso
consenso.
A
fornire la tecnologia era stata l’IBM che aveva sviluppato questi microchip che
stavano dando i risultati “sperati”.
Se i
detenuti iniziavano a manifestare un comportamento aggressivo verso le guardie
e altri detenuti, allora da remoto tali microchip venivano attivati e il detenuto smetteva di dare
problemi, e persino quando veniva aggredito non dava più segni di reazione
violenta.
Si
spegneva di fatto la volontà della persona e la si induceva in un profondo
stato di letargia che poteva durare anche 22 ore al giorno.
Si
giocava, in altre parole, a fare Dio attraverso questi microchip che sono di
fatto divenuti la terribile applicazione di quello si vedeva in un film del
2004, Il “Candidato Manchuriano”.
Nel
film, uno dei protagonisti, il soldato Raymond Shaw, veniva sottoposto ad un intervento
di un microchip nel suo cervello che consentiva ai vari “programmatori” di
controllare a piacimento la sua volontà.
Esiste
la scena nella quale il soldato Shaw riceve il microchip nel cervello.
L’uomo
diveniva di fatto un burattino di chi lo controllava, spesso agenzie di
intelligence che lo trasformavano in un agente “MK-Ultra”, il famigerato programma di
controllo del pensiero sviluppato dalla CIA nel dopoguerra e che oggi appare preistoria rispetto
agli enormi avanzamenti tecnologici fatti in materia di controllo del pensiero.
Il
vaccino, a
quanto pare, sembra anche aver varcato questa soglia. Non soltanto uno
strumento di morte, ma anche uno di controllo della mente umana.
È
stato un attacco non soltanto alla vita, ma anche al libero arbitrio
dell’essere umano.
Gli
scienziati giapponesi dicono che
"i
giorni sono contati" di Bill Gates dopo
che i
farmaci abortivi sono stati trovati
nei
"vaccini."
Vaccinedeaths.com
– (13/10/2024) - Ethan Huff – ci dice:
Gli
scienziati giapponesi lanciano l'allarme sull'agenda genocida del miliardario
eugenista e "filantropo" Bill Gates, che sta mescolando i
"vaccini" con farmaci che inducono l'aborto.
Esperti
di fama mondiale come il dottor” Masanori Fukushima”, l'oncologo giapponese
“Masanori ”, stanno esortando i pubblici ministeri internazionali a processare
Gates in tribunale, soprattutto ora che la task force Covid del governo ha
scoperto molte prove schiaccianti che dimostrano che il co-fondatore di
Microsoft sta cercando di massacrare in massa la popolazione globale.
"Avvertono
che ci sono prove schiaccianti che suggeriscono che Gates non ha ancora finito
– ha in programma di infliggere ancora più danni nel prossimo futuro", ha twittato “TPV Sean” (@tpvsean),
l'account X/Twitter di “The People's Voice”.
"È
tempo che il mondo si unisca e lo consegni alla giustizia!"
("Vaccinare"
l'approvvigionamento alimentare è il modo in cui i piani di Bill Gates di
"colpire" in massa il mondo con i suoi veleni – e la gente non saprà
nemmeno che stanno mangiando i suoi abomini.)
Il Dr.
Fukushima vuole che tutte le iniezioni di mRNA COVID vengano immediatamente
ritirate dal mercato.
Dopo
aver scoperto un sacco di prove scientifiche che dimostrano che i
"vaccini" contro il coronavirus di Wuhan (COVID-19) stanno
distruggendo vite umane, il dottor Fukushima ha lanciato un appello pubblico
affinché tutte le varietà di mRNA (modRNA), ovvero Pfizer e Moderna, vengano
immediatamente ritirate dal mercato.
Il
dottor Fukushima ha definito i vaccini COVID "malvagi", aggiungendo
che il loro impatto sull'umanità è stato a dir poco un omicidio di massa.
E il
loro rilascio non sarebbe stato possibile se l'amministrazione Trump non avesse
accelerato il loro rilascio attraverso l'”Operazione Warp Speed”, il “PREP Act”
e altre misure tiranniche imposte durante la "pandemia".
Anche
Big Pharma, Tony Fauci, Rochelle Walensky e molti altri co-cospiratori sono in difficoltà per il ruolo che
hanno svolto nello scatenare questi veleni mortali con il pretesto di una
"emergenza" che francamente non esisteva.
Qualcuno
di loro affronterà mai la giustizia per i suoi crimini contro l'umanità?
"Ho
lavorato con i giapponesi per anni – ho un progetto attivo con loro in questo
momento – e hanno la massima integrità", ha detto il “dottor Peter
McCullough di The Wellness Company” ad Alex Jones in una recente intervista a “Infowar”s
sulla credibilità di queste affermazioni dal Giappone contro Bill Gates.
"Sai,
loro (gli scienziati giapponesi) hanno fatto studi con le Olimpiadi dimostrando
che i test PCR di routine erano completamente fasulli.
Hanno
restituito milioni di fiale di Moderna e Pfizer a causa di contaminanti
visibili.
Ora i giapponesi chiedono che tutti i vaccini
vengano ritirati dai mercati mondiali".
Il
problema, ovviamente, è che a miliardi di persone sono già stati iniettati
questi vaccini, quindi toglierli dal mercato ora non porterà a nulla.
Chiedere che ciò accada, tuttavia, invia un
messaggio al mondo che il Giappone conosce la verità e vuole che anche tutti
gli altri la sappiano.
Il
nuovo governo giapponese non approva ciò che il dottor Fukushima sta cercando
di fare, e i rapporti indicano che lui e altri scienziati sono sempre più sotto
attacco per aver cercato di inviare un messaggio importante al mondo sugli
impatti mortali dei vaccini COVID.
Nonostante
le diffuse proteste sia da parte della comunità scientifica che della
popolazione in generale, il nuovo governo giapponese sta portando avanti i
piani per lanciare il primo vaccino COVID a mRNA "auto amplificante"
al mondo, che potrebbe aprire un nuovo vaso di Pandora in termini di salute
pubblica.
Lo
stesso Bill Gates è un virus mortale che ha un disperato bisogno di una cura.
(Globalism.news.)
Il
dilemma di Le Pen in Francia:
statista
o sabotatrice?
Politico.eu
– (12-12-2024) - Clea Caulcutt – ci dice:
La
leader dell'estrema destra francese deve decidere se rovinare tutto o
comportarsi bene, tenendo sempre d'occhio le elezioni presidenziali del 2027.
Marine
Le Pen deve capire se è stata una scommessa che valeva la pena correre o se ha
vanificato anni di duro lavoro mirato a rendersi eleggibile.
PARIGI
— Marine Le Pen ha sempre camminato sul filo del rasoio tra l'essere
un'outsider, intenzionata a demolire l'establishment francese, e il coltivare
un'immagine più mainstream per ottenere un sostegno sufficientemente ampio
nella speranza di diventare un giorno presidente.
La
crisi politica che ha colpito la Francia ha messo a fuoco questa scelta netta.
Con
una mossa brutale la scorsa settimana è diventata la Le Pen di un tempo, la “disruptor-in-chief”,
staccando la spina al governo di centro-destra e spingendo il paese sull'orlo
del caos e della crisi finanziaria.
Ora,
mentre la polvere si deposita, Le Pen deve capire se è stata una scommessa che
valeva la pena di fare o se ha vanificato anni di duro lavoro mirato a rendersi
eleggibile.
E,
dopo aver fatto saltare in aria un governo, tornerà in riga e sosterrà il
prossimo primo ministro del presidente Emmanuel Macron, che potrebbe essere
nominato già giovedì, o continuerà a urlare da bordo campo?
Nel
decidere di non sostenere il Primo Ministro Michel Barnier e il suo governo di
centro-destra su un bilancio austero mirato a ridurre l'enorme deficit della
Francia, Le Pen ha soddisfatto la sua base tradizionale.
Ma la mossa ha scatenato disaccordi nel cuore del suo
partito di estrema destra, il “Rassemblement National,” uno dei tre grandi
blocchi in un parlamento francese frammentato.
"I
funzionari del “National Rally “erano molto divisi sul fatto di votare per
rovesciare il governo", ha detto un ex funzionario di estrema destra, a
cui è stato concesso l'anonimato per proteggere le relazioni.
"Hanno paura di tornare a essere un
partito marginale".
Affinché
Le Pen diventi presidente, "ha bisogno dei pensionati, delle persone a cui
piace la stabilità... e ora sono probabilmente perduti", ha affermato il
funzionario.
È
qualcosa a cui i suoi avversari si sono già aggrappati, elogiando allegramente
come Le Pen sia tornata a essere la forza spericolata e distruttiva che l'ha
vista vincere un numero record di legislatori ma perdere la competizione per
diventare presidente tre volte dal 2012.
Consapevole
di quanto facilmente Le Pen potrebbe perdere la via di mezzo, Macron ha
criticato il suo partito per essersi unito all'estrema sinistra in un
"fronte anti-repubblicano".
Il suo
partito stava semplicemente " generando caos ", secondo un
legislatore francese.
È
un'improvvisa e drammatica inversione di tendenza per Le Pen.
Per
anni ha cercato di coltivare un'immagine più ragionevole, imponendo una rigida
disciplina ai funzionari del partito e adottando un atteggiamento di tolleranza
zero verso il razzismo e l'antisemitismo.
Ma lei
rimane impassibile. "Non gioco d'azzardo, non gioco al casinò... Prendo
decisioni politiche", ha detto in un'intervista mercoledì.
"Ci
siamo trovati di fronte a un bilancio irresponsabile e abbiamo cercato di
essere responsabili".
Per
ora, mantiene aperte le sue opzioni, allentando la pressione con rassicurazioni
sul fatto che voterà a favore del bilancio di emergenza, ma continuando ad
avvertire che potrebbe votare di nuovo per rovesciare il prossimo governo.
Ma
questa potrebbe essere la parte facile. Ci saranno momenti in cui dovrà fare
scelte più decisive, come se sostenere o meno il bilancio del prossimo governo
per il 2025 e, forse, una legge sull'immigrazione.
Pressione
degli elettori.
Le
elezioni presidenziali del 2027, con Macron impossibilitato a ricandidarsi,
sono ancora saldamente nel mirino di Le Pen.
La
decisione della scorsa settimana è stata una scelta calcolata che ha lucidato
la sua immagine di forza anti-establishment in Francia, ma che ha messo in
secondo piano i suoi sforzi per ampliare il suo appeal.
Decidendo
di non sostenere il Primo Ministro Michel Barnier e il suo governo di
centro-destra su un bilancio austero mirato a ridurre l'enorme deficit della
Francia, Le Pen ha accontentato la sua base tradizionale.
"Penso
che sia stata una decisione difficile per lei, che va contro la sua strategia
di rendere il National Rally più mainstream", ha detto il sondaggista di “OpinionWay
“Bruno Jeanbart.”
"Ma
la pressione degli elettori stava diventando troppo forte".
"Per
lei era più importante assicurarsi i suoi elettori principali piuttosto che
conquistarne di nuovi, in un momento in cui non è ancora emerso un candidato
presidenziale moderato e centrista per il 2027", ha continuato.
In un
certo senso, Le Pen si è avvicinata in modo allettante alla rispettabilità che
ha sempre desiderato.
“Barnier”,
il cortese e conservatore anziano statista che Macron ha nominato primo
ministro a settembre, ha resistito a marchiare Le Pen come di estrema destra,
ha rimproverato i ministri per averla criticata e ha riconosciuto la sua
influenza nelle discussioni sul bilancio.
Ma
alla fine decise che “ballare con Barnier” sarebbe stato il bacio della morte.
"La strategia di normalizzare sé
stessa ha i suoi limiti", ha detto un peso massimo conservatore che
conosce bene il National Rally.
"Il
pericolo per Marine Le Pen era che sarebbe stata etichettata come una 'politica
come tutte le altre'" se fosse stata troppo costruttiva, ha detto prima
del voto.
Le Pen
ha scelto “l'opzione meno suicida”, secondo “Sylvain Crépon”, accademico e
specialista dell'estrema destra.
“Se il
Rassemblement
National non
avesse votato per rovesciare il governo, sarebbe diventato il partito
sottomesso al governo, e avrebbe perso il suo elettorato di protesta, che odia
Macron”, ha detto.
Mentre
altri partiti di opposizione, come il Partito Socialista, i Verdi, il partito
conservatore Les Républicains e i centristi, stanno negoziando un possibile
patto di governo con Macron, i dirigenti del Raggruppamento Nazionale stanno
mostrando coraggio, pur non essendo all'interno della tenda.
Uno
dei loro legislatori,” Philippe Ballard”, ha dichiarato di essere
"fiducioso" che tali colloqui si sarebbero ritorti contro i partiti
tradizionali e avrebbero consolidato la reputazione del “Raggruppamento
Nazionale” come forza di opposizione numero uno in Francia.
"Sta
emergendo il vecchio patto tra destra e sinistra, ma non riusciranno mai a
mettersi d'accordo su nulla, che si tratti di tasse o di sicurezza... tutto
gioca a nostro favore", ha affermato.
L'aspetto
negativo, almeno per ora, è che hanno perso
influenza.
Controllo
dei danni.
I
dirigenti del National Rally stanno già cercando di riconquistare più elettori
tradizionali, sostenendo che l'elettorato ha capito e sostenuto la loro mossa
per far cadere il governo.
Si
stanno anche piegando all'indietro per smussare la decisione di Le Pen.
Secondo
il parlamentare conservatore “Pierre-Henri Dumont”, Marine Le Pen ha deciso di
rovesciare il governo ora perché sarà più difficile organizzare una resa dei
conti con Macron in seguito.
Nelle
ore successive al voto, Le Pen ha solennemente descritto la caduta di Barnier
come "non una vittoria".
I
legislatori di estrema destra hanno generalmente evitato di esultare e hanno
promesso che contribuiranno a scongiurare un blocco in stile statunitense per
la Francia.
L'estrema
destra ha bisogno di "rassicurare" costantemente, ha detto un
consigliere parlamentare del National Rally.
"Ci sono analisti che hanno seguito la
linea del governo nel loro desiderio di spaventare la gente."
Ma
l'intransigenza di Le Pen l'ha resa vulnerabile anche a un altro tipo di
attacco: quella secondo cui avrebbe scatenato una crisi per salvarsi la pelle.
Dopotutto,
è sotto processo per appropriazione indebita di fondi UE e i procuratori hanno
chiesto ai giudici di impedirle di candidarsi a cariche pubbliche.
Il verdetto è atteso a marzo; Le Pen rischia
di perdere tutto.
Se
questa richiesta venisse confermata, potrebbe distruggere le sue prospettive di
candidarsi alle elezioni anticipate o addirittura di candidarsi alla presidenza
nel 2027.
Secondo
il parlamentare conservatore Pierre-Henri Dumont, che ha sostenuto il governo
Barnier, Le Pen ha deciso di rovesciare il governo ora perché sarà più
difficile organizzare uno scontro con Macron in seguito, quando potrebbe non
essere più eleggibile per candidarsi alle elezioni.
Qualcuno
ha addirittura accusato Le Pen di voler accelerare una crisi istituzionale nel
tentativo di costringere Macron a dimettersi e accelerare le elezioni
presidenziali.
"L'aiuterebbe
se le elezioni presidenziali fossero anticipate", ha detto Crépon.
"Ma non credo che nessuno tra i ranghi
del Rassemblement National pensi che Emmanuel Macron si dimetterà nei prossimi
mesi".
Nonostante
abbia flirtato con il caos nelle ultime settimane, Le Pen ha mantenuto le sue
linee rosse.
A differenza del focoso di estrema sinistra
Jean-Luc Mélenchon, si è rifiutata di chiedere a Macron di dimettersi, anche se
ciò potrebbe salvarla dall'oblio politico.
"Non
vuole essere vista come una golpista, questo è molto chiaro", ha affermato
il funzionario conservatore.
(Sarah
Paillou ha contribuito a questo articolo.)
Il
nuovo responsabile dell'energia dell'UE
promette di porre fine ai legami con
la Russia sul carburante per sempre.
Politico.eu
– (12 – 12 – 2024) - Victor Jack e Gabriel Gavin – ci dicono:
Lo
slancio per abbandonare il motore di entrate di Mosca si è arenato.
"Qualcosa di nuovo deve accadere", ha detto Dan Jørgensen a POLITICO.
Prima
riunione del Collegio dei Commissari UE designati a Bruxelles.
"Essere
riusciti a ridurre la nostra dipendenza a tal punto è in realtà un bel
risultato", ha detto “Dan Jørgensen. “
Dan
Jørgensen ha come "priorità principale" l'elaborazione di un piano
che reciderà definitivamente tutti i legami energetici dell'Unione Europea con
la Russia.
Nella
sua prima intervista da quando ha assunto l'incarico di nuovo responsabile
dell'energia dell'UE, Jørgensen ha avvertito che l'UE sta vacillando nella sua
pluriennale campagna per evitare il carburante russo e che necessita di un
piano per rimettere le cose in carreggiata.
Ha
sottolineato come motivo di particolare preoccupazione i crescenti acquisti di
gas naturale liquefatto russo da parte dell'UE, nonché un'inversione della
traiettoria discendente del blocco.
Inoltre, cinque paesi dell'UE dipendono ancora
dalla Russia per il combustibile nucleare.
"Essere
riusciti a ridurre la nostra dipendenza al punto in cui ci siamo riusciti è in
realtà un grande risultato", ha affermato Jørgensen, parlando dal suo
ufficio, in gran parte ancora vuoto, nella sede centrale della Commissione
europea a Berlaymont.
Ma
"è ovvio a tutti che qualcosa di nuovo deve accadere perché... ora le cose
stanno iniziando ad andare nella direzione sbagliata", ha aggiunto,
dicendo che avrebbe elaborato "una tabella di marcia tangibile che
includerà strumenti e mezzi efficienti per risolvere la parte rimanente del
problema".
Jørgensen
ha affermato che il suo piano si concentrerà "principalmente sul gas, ma
anche sul petrolio e sul nucleare" e sarà attuato entro i primi 100 giorni
dal suo insediamento, dandosi di fatto una scadenza a metà marzo.
Il
piano rappresenta il passo successivo nell'enorme sforzo dell'UE per cambiare
il modo in cui alimenta la vita di 450 milioni di persone dopo che la Russia ha
invaso l'Ucraina nel 2022.
Il
blocco ha già imposto un divieto assoluto alle esportazioni di carbone e
petrolio via mare di Mosca, riducendo al contempo la sua dipendenza dalle
forniture di gas tramite gasdotto di circa due terzi.
Ma gli
sforzi hanno raggiunto un plateau negli ultimi mesi. Nel 2024, si prevede
addirittura che l'UE importerà circa il 10 percento in più di GNL dalla Russia
rispetto al 2023, secondo la piattaforma di materie prime “Kpler”.
Non
sarà facile impegnarsi per risolvere questi legami rimanenti.
Qualsiasi
piano per eliminare l'energia russa dal blocco entro il 2027, la scadenza
informale stabilita dal blocco dopo la guerra totale, probabilmente susciterà
una forte resistenza da parte dei paesi che dipendono ancora pesantemente da
Mosca per le importazioni.
In particolare, Ungheria e Slovacchia, guidate
dai leader favorevoli alla Russia Viktor Órban e Robert Fico, si sono
storicamente opposte alle nuove restrizioni energetiche.
Anche
il rapporto dell'UE con gli Stati Uniti guidati da Donald Trump giocherà un
ruolo importante nel lavoro di Jørgensen in campo energetico.
Jørgensen
ha fatto riferimento alla sua esperienza come ministro del clima della
Danimarca nel 2022, quando ha partecipato a otto vertici di emergenza dei
ministri dell'energia dell'UE mentre l'Unione affrontava una profonda crisi dei
prezzi del gas.
Tali
negoziazioni, ha detto, gli hanno dato “una certa esperienza nella
collaborazione con i colleghi… tenendo conto [che] ci sono circostanze
diverse”.
Avrà
anche un notevole sostegno politico dietro la sua spinta. Proprio questa
settimana, 10 capitali dell'UE hanno chiesto congiuntamente sanzioni sui
settori nucleare e GNL di Mosca.
La
proposta di Jørgensen probabilmente arriverà anche settimane dopo la fine di un
accordo di transito del gas a lungo termine che consente alla maggior parte dei
paesi dell'Europa centrale di continuare a importare gas russo tramite gasdotto
tramite l'Ucraina.
Mentre
diversi paesi stanno discutendo potenziali soluzioni alternative per mantenere
il flusso di gas, Jørgensen ha detto che si aspetta che l'accordo scada.
"Ci
stiamo preparando alla situazione in cui tutto questo finirà e...
è un
motivo in più per cui è importante per noi avere questa tabella di marcia molto
presto", ha affermato, riecheggiando la posizione di lunga data
dell'esecutivo dell'UE sull'accordo Mosca-Kiev del 2019.
Anche
la relazione dell'UE con gli Stati Uniti guidati da Donald Trump giocherà un
ruolo nel lavoro energetico di Jørgensen, dato che l'Europa si è appoggiata
agli USA per il GNL mentre si ritirava dalla Russia.
Gli
USA sono ora il secondo fornitore di gas del blocco.
Le
importazioni di GNL saranno "certamente una delle prime cose di cui
dovremo discutere" con la nuova amministrazione statunitense, ha affermato
Jørgensen.
La
presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha già suggerito che
l'UE potrebbe acquistare più carburante americano per evitare una potenziale
guerra commerciale con il roboante leader repubblicano, che ha promesso di
porre fine alla sospensione dei nuovi permessi di esportazione di GNL dagli
Stati Uniti.
"Dobbiamo
essere consapevoli che non avremmo potuto ridurre la dipendenza dalla Russia
senza l'energia degli... Stati Uniti", ha detto Jørgensen.
"Sono
stati davvero nostri amici e spero, naturalmente, che continueremo a
esserlo".
Opportunismo
turco e
multipolarità
in Siria.
Unz.com
- Eric Attaccante – (9 dicembre 2024) – ci dice:
La
caduta del governo di Bashar al-Assad in Siria segna un punto di svolta.
Prima dell'inizio della guerra civile del
2011, i siriani erano tra le persone più istruite del mondo arabo.
La
fiorente classe media siriana, le università di alta qualità e l'industria
farmaceutica avanzata hanno permesso loro di superare la loro classe di peso
nell'influenzare il Medio Oriente.
Come
media potenza, il governo social-nazionalista baathista di Assad ha cercato di
mantenere buoni legami con tutti gli attori, compresi gli Stati Uniti a un
certo punto, anche se il suo impegno a combattere l'espansionismo sionista alla
fine ha portato alla sua distruzione da parte degli stessi Stati Uniti con cui
aveva cercato di mantenere buoni rapporti.
Con
l'Iran e la Russia alle spalle, le forze siriane sono emerse vittoriose sulle
forze islamiste sostenute dai sionisti nel 2018, ma questa vittoria è stata
incompleta e ha portato a un periodo di stagnazione nel paese.
La
Siria non è stata in grado di riprendersi dalla fuga di cervelli causata
dall'esodo di professionisti istruiti – insegnanti, medici, ingegneri, ecc. –
verso l'Europa e la Turchia.
Il
rigido regime di sanzioni imposte alla Siria dagli Stati Uniti e da altre
potenze sioniste ha reso difficile per lo Stato partecipare al commercio
globale, portando all'isolamento economico e alla stagnazione.
Una
cultura di corruzione e cinismo è fiorita sotto l'indebolito e demoralizzato
Assad, vista ovunque, dai gruppi del crimine organizzati che reclutano i
chimici disoccupati del paese per diventare il principale produttore di”
metanfetamine” e “Captagone” della regione, alla triste esibizione delle forze dell’Esercito
Arabo Siriano incapaci di spostare carri armati e aerei per affrontare i
ribelli a causa del fatto che i loro comandanti hanno rubato e venduto tutto il
carburante.
Sia la
Russia che l'Iran hanno le loro ragioni per voler ridurre le loro perdite con
Assad.
Le due
nazioni sono distratte dalle loro guerre esistenziali contro l'ordine sionista
americano-israeliano, motivo per cui la presenza russa in Siria era piccola
(una manciata di jet) e quella iraniana si stava già ritirando da aree
strategiche come “Idlib”.
Le vie
di rifornimento di Hezbollah, che passano per Homs e Palmira, erano altamente
sorvegliate e regolarmente prese di mira da Israele – a volte attaccate una
dozzina di volte al giorno – probabilmente a causa di ufficiali siriani
corrotti che le informavano ai sionisti, rendendo queste rotte sempre più
difficili da utilizzare.
In un
caso, gli esperti dell'”IRGC” sono stati uccisi da un attacco aereo israeliano
a pochi isolati di distanza dalla residenza privata di Assad, che
l'intelligence iraniana ha fatto risalire a informazioni ottenute da funzionari
siriani comprati, ma Assad ha dimostrato una mancanza di volontà o capacità di
sradicare gli agenti compromessi.
La Siria ha fatto di tutto per mantenere un basso
profilo e rimanere fuori dal conflitto su Gaza dal 7 ottobre, compreso il
taglio dei legami con gli Houthi nello Yemen, che ha sconvolto molti dei suoi
alleati dell'Asse della Resistenza che hanno speso grandi quantità di sangue e
denaro per mantenere Assad al potere.
Sul
lato russo dell'equazione, Mosca è stata frustrata dall'incapacità di Assad di
combattere la corruzione o di fare uno sforzo per porre fine ufficiale al
conflitto. Sia la Russia che l'Iran hanno cercato di reintegrare la Siria in un
ambiente geopolitico post-americano, ma Assad è stato intransigente nonostante
fosse la parte più debole dell'alleanza.
Dopo
la distensione mediata dalla Cina del 2023 tra Iran e Arabia Saudita, che ha
fatto saltare il tappeto da sotto i piedi di Washington, Pechino, Mosca e
Teheran hanno tentato di organizzare una soluzione ai contrastanti interessi
turchi e siriani.
Assad
ha respinto questa offerta, affermando che i negoziati erano fuori discussione
finché le truppe turche non si fossero ritirate dal territorio siriano.
La
Turchia è emersa come un attore altamente antagonista ma transazionale, che
sfrutta il suo enorme esercito, la rete di terroristi e l'apparato di
intelligence a volte per eseguire gli ordini di America e Israele quando i loro
interessi si intersecano, ritagliandosi anche una posizione sovranista che si
occupa anche di Russia e Iran quando ne beneficia Ankara.
La
guerra armeno-azera esemplifica questa dinamica.
Il governo armeno, che si era fatto da solo
insultando partecipando e cercando di prendere le distanze dai suoi alleati
russi e iraniani nella speranza di ottenere il favore di America, Israele ed
Europa occidentale, è stato invece colto isolato e solo quando le forze azere sostenute
da Turchia e Israele hanno lanciato un'improvvisa invasione del
Nagorno-Karabakh alla fine del 2020.
Sia la
Russia che l'Iran hanno evitato una potenziale guerra con la Turchia stando
fuori dai suoi piedi.
In
cambio, hanno raccolto benefici tangibili consentendo ai turchi di raggiungere
i loro obiettivi in quella che considerano la loro sfera naturale di influenza.
Dopo
il conflitto armeno, l'Azerbaijan, sotto la protezione turca, ha sfidato
Washington fornendo un corridoio commerciale alla Russia per trasportare merci
in Iran, oltre a diventare una linea di vita vitale per l'energia russa in
mezzo alle sanzioni ucraine.
In
passato la Turchia ha sfidato Washington, in gran parte perché l'America ha
sempre più bisogno della Turchia più di quanto la Turchia abbia bisogno
dell'America.
La
Turchia ha bombardato regolarmente i gruppi comunisti curdi che dal 2018 sono
stati la principale risorsa americana in Siria, come lo “YPG”, e hanno sfidato
Washington in particolare modo per quanto riguarda le loro relazioni con la
Russia.
L'emergere
della Turchia come potenza regionale è un problema che né gli Stati Uniti né la
Russia sembrano in grado di combattere, ed entrambi cercano di ottenere ciò che
possono da questa nuova realtà.
In
Siria, sembra esserci stato un accordo simile a quello sull'Armenia a porte
chiuse tra il governo di Assad, l'Iran, la Turchia e la Russia, che attualmente
si stanno incontrando a Doha senza alcuna presenza ufficiale americana,
occidentale o israeliana.
“Hussein
Ibish” di “The Atlantic “ritiene che una Siria post-Assad potrebbe essere
divisa tra linee etno-religiose, con la Russia in grado di mantenere il suo
porto a “Tartus” attraverso un protettorato alawita.
Per
quanto riguarda l'Iran, che i media e gli analisti stanno dichiarando il più
grande perdente della caduta di Assad, sarebbe più prudente aspettare e vedere
cosa succede.
Hay'at Tahrir al-Sham (HTS), la milizia
islamista che funge da rappresentante della Turchia, ha cercato di prendere le distanze
dalle sue origini di al-Qaeda e finora ha evitato la persecuzione organizzata
di cristiani e sciiti, come hanno testimoniato i media iraniani.
Un
simile sviluppo suggerisce che hanno ricevuto l'ordine turco di comportarsi in
modo moderato, forse tramite un accordo con Russia e Iran.
Mentre
è improbabile che “HTS” abbia lanciato la sua offensiva con Hezbollah costretto
a inviare il suo materiale e i suoi uomini nel Libano meridionale, hanno
inviato un messaggio ai combattenti sciiti dicendo che non cercano ostilità con
loro.
Tuttavia,
lo status del corridoio di trasferimento delle armi a Hezbollah potrebbe essere
in pericolo e Israele ne ha approfittato spingendosi nel territorio siriano, ma
alla fine sia gli Stati Uniti che Israele sembrano essere seduti sul sedile del
passeggero su richiesta della Turchia.
C'è il potenziale per l'Iran di convincere i
militanti sunniti nel nuovo governo siriano a preservare la loro capacità di
supportare Hezbollah per solidarietà anti-israeliana.
Piuttosto che un cambio di regime guidato
dall'Occidente attentamente calibrato, la rinnovata aggressione turca sembra
essere nel contesto di un vuoto in Asia centrale e nel Vicino Oriente che una
Washington indebolita non ha altra scelta che sostenere alle condizioni di
Ankara, che preferisce all'influenza iraniana o russa, ma che introduce anche
variabili fuori dal controllo di Washington.
Come
membro della NATO, la Turchia ha a lungo cercato di utilizzare gli accordi
strategici con l'America e Israele per i propri interessi economici e
geopolitici moralmente ambigui, compreso il mantenimento dell'oleodotto
finanziariamente redditizio verso Israele, ma si riserva comunque il diritto di
mantenere un certo grado di indipendenza.
La
Turchia è stata diligente nel chiedere agli Stati Uniti di rompere i legami con
i suoi combattenti curdi in Siria, e mentre i ribelli di “HTS” hanno in gran
parte evitato grandi battaglie con i gruppi sciiti sostenuti dall'Iran e le
forze russe, sia l'esercito turco che “HTS” stanno attualmente sventrandole
posizioni a lungo detenute dalle “Forze Democratiche Siriane “sostenute dagli
Stati Uniti (che sono curde) nel nord della Siria, mentre Washington dice loro
impotente di fermarsi.
Non è
chiaro, nell'immediato dopo, se l'America e Israele sono davvero i principali
vincitori o se stanno semplicemente opportunisticamente prendendo le mosse in
mezzo al caos.
La
Turchia ha probabilmente già concordato con gli Stati Uniti di consentire a
Israele di rubare il territorio siriano in cambio di mano libera, ma questo non
significa che all'Iran non sarà permesso di sviluppare un modo alternativo per
aiutare i suoi alleati in Libano in un accordo separato.
Si
possono ricordare le conseguenze di “Saddam Hussein”, rovesciato dagli Stati
Uniti a
causa della sua strenua opposizione a Israele e sostituito con un debole regime
fantoccio che alla fine ha creato un vuoto imprevisto, permettendo all'Iran di
coltivare un nuovo e sempre più importante ramo del suo “Asse della Resistenza”
attraverso le “Unità di Mobilitazione Popolare”.
Per
l'Iran, che sembra prepararsi a una guerra con l'amministrazione Trump in
arrivo, evitare un intervento in Siria preserva le armi e i fondi necessari in
Libano e in patria, ma evita anche di riaccendere le tensioni settarie in
raffreddamento evitando di attaccare i sunniti per preservare il governo di una
minoranza sciita.
La
prospettiva di un'egemonia americana incontrastata in Siria, che si sarebbe
verificata senza un intervento esterno nella guerra civile del 2011, è una
minaccia acuta sia per l'Iran che per la Russia, quindi la decisione di
consentire ai ribelli di prendere Damasco dovrebbe essere osservata tenendo
presente questo.
La verità è che i ribelli, armati con i droni
all'avanguardia della Turchia e altre nuove dinamiche del campo di battaglia
contro cui l'esercito siriano non era preparato a difendersi, erano più facili
da accogliere che da combattere.
La
missione principale dell'Iran nel nuovo panorama della sicurezza è quella di
indebolire le macchinazioni americane e israeliane unendo i musulmani sciiti e
sunniti per la causa palestinese, il che sembra dare qualche frutto.
L'Iran ha lanciato con successo un fronte unito contro
Israele per conquistare improbabili alleati militanti sunniti, come Hamas e i
talebani in Afghanistan.
La distensione tra Arabia Saudita e Iran
sembra assumere la forma di un'intesa, come si vede dalla maggiore cooperazione
militare tra i due paesi.
Lo scorso marzo, il ministro degli esteri di
Hezbollah “Wafiq Safa” è stato accolto dai funzionari degli “Emirati Arabi
Uniti sunniti”, considerati da molti un perno lontano dagli Stati Uniti.
In
Libano, le milizie sunnite un tempo considerate rivali di Hezbollah hanno messo
da parte le loro differenze per combattere al fianco del gruppo di resistenza
sciita contro Israele.
La
dura verità per gli Stati del Golfo, che sotto la prima amministrazione Trump
si stavano organizzando in un esercito per procura di Israele, è che la guerra
in Yemen, dove le raffinerie di petrolio saudite sono state distrutte, ha
mostrato loro che gli Stati Uniti non sono in grado o non sono disposti a
fornire loro il tipo di garanzie di sicurezza necessarie per combattere l'Iran
e i suoi alleati.
Resta da vedere cosa offrirà la seconda
amministrazione di Trump, che è guidata quasi esclusivamente dal benessere di Israele, per riportare i sauditi ai tavoli
delle trattative.
Il
fatto che gli Stati Uniti e Israele hanno scatenato il colosso turco potrebbe
essere interpretato come una ricalibrazione e una reazione all'accresciuta
collaborazione tra le nazioni sciite e sunnite altrove, che sono state unite
dal genocidio a Gaza e dall'ascesa dei BRICS.
Sebbene
la Turchia sia una nazione sunnita, vari stati arabi, dall'Egitto all'Arabia
Saudita, temono i Fratelli Musulmani e altre forme di Islam politico sostenute
da Ankara.
Si potrebbe obiettare che il rafforzamento
della Turchia, che ha relazioni decenti con la Russia, potrebbe anche creare un
cuneo tra Mosca e Teheran nel lungo periodo, poiché la maggior parte del Medio
Oriente, compreso l'Iran, rifiuta l'influenza neo-ottomana.
È
dubbio che affidarsi alla Turchia sia stata la prima scelta di Washington in
Medio Oriente.
Si
potrebbe fare un paragone con l'abbraccio atlantista di Joseph Stalin durante
la seconda guerra mondiale.
I
turchi, sia come società che come stato, respingono ampiamente i valori
liberali che l'America e i suoi decisori politici ebrei cercano di imporre al
mondo, specialmente nel regno della politica estera.
Negli
ultimi due anni, la Turchia ha cercato di aggirare le sanzioni occidentali
all'Iran e si rifiuta categoricamente di riconoscere le proprie sanzioni alla
Russia, apparentemente senza paura di qualsiasi ritorsione occidentale.
L'incubo
di cercare di controllare la Turchia è destinato a causare un grosso mal di
testa all'Occidente liberale in futuro.
Le
ambizioni imperiali dichiarate di” Recep Erdogan” non si fermano ad Armenia e
Siria, ha anche ripetutamente chiesto di aumentare l'influenza o addirittura
invadere i suoi presunti "alleati" della NATO, Grecia, Bulgaria e
Romania.
La Turchia funziona come uno stato gangster,
estorcendo miliardi di dollari all'Europa minacciando di inondare il continente
di migranti.
Qualunque
beneficio a breve termine per la loro infrastruttura geopolitica che gli Stati
Uniti e Israele ottengono, aiutando a scatenare la ferocia turca nel mondo,
equivale a correre con le forbici.
Sebbene
sia ancora troppo presto per dirlo, l'uscita di scena di Assad, in gran parte
incruenta e apparentemente consensuale, con gli Stati Uniti e Israele come
beneficiari ma comunque attori secondari, potrebbe essere considerata un
prodotto della multipolarità, piuttosto che una sua confutazione.
Dopo
tutte queste promesse,
il
frutto di 14 anni di governo del
Partito
Conservatore: l'immigrazione
ha
raggiunto il massimo storico.
Unz.com - Martin Webster – (8 dicembre 2024) –
ci dice:
Questi
ultimi dati scioccanti sull'immigrazione (si veda il rapporto del “Daily
Telegraph” alla fine) è l'enorme onere dei costi per l'economia britannica,
accumulato dopo 14 anni di governo del Partito Conservatore.
I
media pro-Tory Party affermano che "sarebbe potuta andare anche peggio se
i laburisti fossero stati al potere negli ultimi 14 anni".
Ma
questa è speculazione. Il fatto è che si è accumulato fino ai livelli attuali
sotto una successione di governi del Partito conservatore.
Boris
Johnson deve assumersi una colpa particolare.
A parte il fatto che non ha seriamente tentato
di "portare a termine la Brexit " come aveva promesso, è stato così
inattivo su quel fronte che ha effettivamente frustrato "una vera
Brexit".
Ha
anche ignorato l'aumento dei livelli di immigrazione per compiacere i
sostenitori delle imprese dei “Tories” che volevano, come sempre, un'offerta
costante di manodopera a basso costo.
Johnson
si atteggia ancora a patriota di destra, ma nei messaggi alla comunità ebraica
di Londra nel 2008, quando si candidava alla guida del “Greater London Council”,
li intratteneva con dettagli sulle sue origini turco-ebraiche e sul suo ardente
sostegno all'ebraismo.
L'ormai
tradizionale politica del Partito Conservatore di tradire il popolo britannico
sull'immigrazione è stata messa in moto dal successore di Johnson, “Rishi Sunak”.
Si era fatto miliardario come dirigente della
Goldman Sachs, l'azienda ebrea di Wall Street, e proviene da una famiglia di
immigrati indiano-indù.
Come possiamo aspettarci che un uomo con il “background
di Sunak” si opponga all'immigrazione di colore?
Fuori
carica dallo scorso luglio, i Tories hanno recentemente eletto una donna
afro-nigeriana, “Kemi Badenoch£ – anche lei grande nelle promesse
anti-immigrazione – per guidarli.
Nella
mia prima stesura di questo articolo ho confuso “Badenoch” con una delle sue
concorrenti per la leadership dei Tory, l'asiatica “Suella Braverman”.
In un
certo senso, il mio errore ha fatto un punto: i conservatori sono ora così
politicamente in bancarotta e privi di talento che nelle loro recenti elezioni
per la leadership hanno presentato ai membri una scelta tra:
Una
donna nigeriano-africana ( Badenoch ) il cui marito è uno scozzese delle isole
occidentali;
Una
donna asiatica ( Braverman ) il cui marito, Rael Braverman, è ebreo. In
un'intervista del 2023 rilasciata nella sede del Jewish Community Security
Trust (CST), Suella ha descritto suo marito come "un orgoglioso ebreo e
sionista".
Un
uomo apparentemente etnicamente britannico, “Robert Jenrick” , che ha sposato
un'ebrea israeliana e i cui figli sono stati allevati come ebrei. (Questo si confronta esattamente con
gli accordi matrimoniali del primo ministro laburista Keir Starmer); e
“Tom
Tugendhat” , la cui auto descrizione è citata nella Wikipedia (in inglese) di
sinistra: "... un cattolico che si identifica con il popolo ebraico". "Identificazione"?
Cosa significa esattamente?
Suo nonno paterno era un ebreo austriaco
emigrato da Vienna, che si convertì al cattolicesimo – non certo il primo ebreo
a farlo, un fatto che spinse la Chiesa cattolica romana in epoca medievale a
creare "La Santa Inquisizione", ma sto divagando...
Che
gruppo!
Questo
schieramento di candidati spiega forse un fatto rivelato nel rapporto del “Guardian”
del 2 novembre sulle elezioni per la leadership dei Tory:
La
competizione ha rivelato che gli iscritti al partito conservatore sembrano
essere diminuiti di quasi un quarto negli ultimi due anni, con le 95.000
persone che hanno votato alle elezioni di quest'anno, un numero minimo storico.
I
Tories hanno mentito sull'immigrazione dagli anni '50.
I
conservatori hanno mentito agli indigeni britannici sulla
"restrizione" dell'immigrazione sin dai tempi dell'ultima
amministrazione guidata da Winston Churchill negli anni '50.
Introducendo
un misto di intimidazione e corruzione, l'ultimo governo Churchill frustrò un
tentativo del deputato Sir Cyril Osborne di far discutere la questione
dell'immigrazione di colore alla Camera dei Comuni.
Per i
dettagli completi su come lo fecero, vedi l'ultimo capitolo del libro del 1994
dello storico” Andrew Roberts Eminent Churchillians”.
Il
capitolo include la frase memorabile:
... e
così il più grande cambiamento demografico nell'intera storia della nazione
britannica fu raggiunto senza alcuna ratifica democratica...
Dovrei
aggiungere che Roberts, ora "Lord" Roberts, ora si pente di non aver
mai scritto quel libro, poiché è diventato un leccapiedi professionista degli
ebrei e un leccapiedi del partito conservatore.
Decenni
fa Roberts era abbastanza "di destra" da intrattenere Ian Smith,
allora Primo Ministro della Rhodesia, a cena nella sua elegante casa di Chelsea
in occasioni in cui Smith era a Londra per negoziare con il governo britannico
sulla "Dichiarazione unilaterale di indipendenza" della Rhodesia.
Il governo di Smith aveva dichiarato la sua
"UDI" per sfuggire alla catastrofe del governo della maggioranza nera
inflitto al Sudafrica.
Roberts
si è esibito all'Hoover Institution insieme ad altri insigniti
dell'"Ordine del Naso Levriero" che la pensavano come lui, come lo
storico britannico Niall Ferguson, le cui credenziali internazionaliste
includono una moglie nera/asiatica.
Dalla
fine della seconda guerra mondiale, né il Partito Conservatore né il Partito
Laburista hanno mai inserito in nessuno dei loro manifesti elettorali una
politica volta a trasformare la Gran Bretagna in una società multirazziale.
Quindi
all'elettorato britannico non è mai stato permesso di concedere o negare un
mandato per un conto sviluppo.
Così
l'orrore multirazziale che ci è stato imposto non ha alcuna legittimità
democratica.
Inoltre,
sono state emanate leggi per cercare di proibire e criminalizzare le critiche
taglienti al multirazzismo.
Cosa
c'è di democratico in tutto questo?
Allison
Pearson e il "bussare alla porta".
È
stato a seguito del tentativo di criminalizzare il "reato di opinione
razzista" avviato dal “Race Relations Act” che la giornalista del
Telegraph Allison Pearson ha ricevuto un "bussare alla porta" da due
membri della polizia dell'Essex la scorsa domenica del ricordo che le
chiedevano di accompagnarli alla stazione di polizia locale.
La
polizia voleva che rilasciasse una dichiarazione in merito a un tweet che aveva
pubblicato un anno prima su” X” , che avrebbe potuto essere un "incidente d'odio non criminale" o addirittura un atto in piena
regola "...
inteso o suscettibile di incitare all'odio razziale, in contrasto con il Public
Order Act modificato dal Race Relations Act ..." — un "reato" per il quale
sono stato condannato per due capi d'imputazione e condannato a sei mesi di
carcere (sospesi) dal giudice Figgis presso la Kingston Crown Court nel 1978.
Nei
suoi voluminosi scritti autocelebrativi sull'incidente, la Sig.ra Pearson non
indica di avere alcuna consapevolezza che il "bussare alla porta" a
cui è stata sottoposta fosse l'inevitabile (anzi, il risultato "
intenzionale ") del ragionamento alla base del Race Relations Act ; o
qualsiasi idea che il Race Relations Act fosse:
una
proposta fatta circolare come opuscolo durante gli anni '50 con il titolo Il
disegno di legge sulla diffamazione di gruppo dal Consiglio dei deputati degli
ebrei britannici; e poi sviluppato da un team di avvocati ebrei nella prima
versione del Legge sulle relazioni razziali ; e che tutti i successivi
emendamenti a tale legge sono stati redatti da avvocati ebrei aventi legami con
il Consiglio dei Deputati.
Perché,
potreste chiedervi, tutte queste questioni legate agli ebrei sono così
rilevanti per la signora Pearson?
Questa
apparente ignoranza, o timidezza, riguardo alle origini ebraiche
dell'oppressione dello "Stato di polizia" di cui la signora Pearson
si lamenta così giustamente, è strana se si considera la sua stretta
associazione con la comunità ebraica, come rivela questo articolo :
Assemblea
Nazionale Ebraica – Giovedì 7 Novembre 2024:
Allison
Pearson dice all'Assemblea ebraica nazionale che la comunità ebraica non è sola.
200
persone hanno partecipato a un evento Zoom organizzato dalla National Jewish
Assembly (NJA) sul tema della Dichiarazione di ottobre e della formazione, il
mese scorso, di British Friends of Israel.
L'oratrice
ospite è stata Allison Pearson, la nota giornalista del Daily Telegraph che è
stata una delle sue fondatrici.
...
Quando
il 20 aprile 1968 il deputato Enoch Powell parlò a nome del popolo britannico
sull'immigrazione, l'allora leader conservatore Edward Heath lo licenziò da
tutti i suoi incarichi di partito e si mise a cercare di farlo deselezionare
dal suo collegio elettorale di Wolverhampton.
Alla
fine, Powell dovette trasferirsi in Irlanda del Nord per assicurarsi un
collegio elettorale unionista per mantenere un posto alla Camera dei Comuni.
Eppure,
nelle elezioni generali del 1970, quando Heath divenne Primo Ministro, il
manifesto del Partito Conservatore includeva sei promesse categoriche di
limitare l'immigrazione e regolamentare l'insediamento di coloro a cui era
consentito entrare. Tra queste, c'era che agli immigrati "non sarebbe
stato automaticamente concesso il diritto permanente di insediamento" e
non sarebbe stato consentito di stabilirsi in luoghi già sovraffollati di
immigrati.
Non è
stato fatto il minimo tentativo di attuare nessuna di quelle sei promesse, ma
Heath era un bugiardo noto.
Come possiamo dimenticare la sua affermazione
secondo cui "l'appartenenza al Mercato comune europeo non comporta per la
Gran Bretagna alcuna perdita di sovranità nazionale essenziale" ! Cos'è la
" sovranità nazionale non essenziale "?
Dovrei
aggiungere che Powell mi aiutò nel maggio 1973 quando mi candidai come
candidato del National Front in un'elezione suppletiva per la circoscrizione di
West Bromwich, ottenendo il 16,02 percento dei voti, la prima volta, prima o
dopo la seconda guerra mondiale, che un candidato nazionalista-razziale 'salvò
un deposito' in un'elezione parlamentare del Regno Unito, che all'epoca era
fissata al 12,5 percento (oggi è al 5 percento).
Powell
rifiutò pubblicamente un invito a parlare a un incontro tenuto a sostegno del
candidato del Partito Conservatore che, come me, era stato battuto dal
candidato del Partito Laburista.
La
"simpatia" di Thatcher per coloro che temevano che la Gran Bretagna
fosse "sommersa"
Nel
periodo che ha preceduto le elezioni generali del 1979, la leader conservatrice
Margaret Thatcher MP dichiarò in TV quanto "simpatizzasse con coloro che
temevano che la Gran Bretagna fosse sommersa dall'immigrazione" , sottintendendo così che, se
fosse stata eletta, avrebbe preso provvedimenti per placare tali timori. Fu con
questo trucco che attirò i voti del Partito Conservatore che altrimenti
sarebbero potuti andare al Fronte Nazionale, che aveva 303 candidati in lizza
in quelle elezioni.
Solo
sette settimane dopo la vittoria elettorale dei conservatori, la signora
Thatcher permise a migliaia di "rifugiati" vietnamiti di riversarsi
in Gran Bretagna.
Così,
i primi "boat people" arrivarono sulle coste britanniche nel 1979,
non decenni dopo, come molti immaginano.
Thatcher
giustificò questo tradimento sostenendo che i vietnamiti erano degli
"imprenditori".
Lei
era una che amava le credenze piene di soldi!
All'arrivo,
molti di questi vietnamiti si sono effettivamente rivolti a imprese redditizie:
in particolare, come testimoniano numerosi
verbali giudiziari, alla produzione su scala industriale di droghe illegali
come la cannabis. Hanno accelerato la crescita delle piante di cannabis
utilizzando potenti sistemi di illuminazione collegati illegalmente alla
fornitura di energia elettrica di altre persone!
Molto
"imprenditoriale"!
Il
tradimento della Thatcher fu perpetrato su consiglio del funzionario pubblico “Neville
Nagler, capo del dipartimento del Ministero degli Interni che consigliava il
governo in materia di relazioni razziali.
Dopo
il suo pensionamento, Nagler divenne amministratore delegato del Consiglio dei
deputati degli ebrei britannici.
Il
popolo britannico non deve mai più fidarsi del Partito Conservatore sulla
questione dell'immigrazione.
Questo
non è un appello a sostenere il Partito Laburista o il Partito
Liberal-Democratico.
Tutt'altro.
Tutti questi partiti istituzionali hanno
cospirato insieme, insieme ai media mainstream, alle grandi aziende
internazionali e ai vari partiti socialisti, comunisti e trotskisti, per
trasformare il nostro Paese in una discarica multirazziale.
Ciò
viene fatto alla Gran Bretagna e ad altre nazioni europee bianche non solo per
dare alle grandi imprese internazionali colonie senza razza, senza nazione e
senza cultura da sfruttare, ma per ottenere attraverso la mescolanza razziale e la
mescolanza mista l'eliminazione delle persone europee bianche come gruppo
etnico su questo pianeta.
Il
grande segreto dietro tutto questo è che c'è un altro gruppo etnico che si
considera il legittimo — anzi, il "Popolo eletto" nominato da Dio — per
governare il mondo. Vedono i bianchi europei come una minaccia al loro destino.
La mescolanza razziale — per tutti gli altri, ma non per loro stessi! — è
l'arma che preferiscono.
È
necessario adottare al più presto un approccio nuovo e radicale per porre fine
al tradimento e alla sovversione imposti al popolo indigeno britannico e, in
generale, alla popolazione bianca.
La
domanda sorge spontanea: esiste un veicolo che possa raggiungere questo scopo?
In
caso contrario, come può essere costruito? Quali metodi dovrebbe impiegare?
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“Daily
Telegraph” – Venerdì 29 novembre 2024.
Charles Hymas , caporedattore degli Affari
Interni.
La
migrazione netta ha raggiunto il livello record di quasi un milione, 170.000 in
più di quanto si pensasse in precedenza.
Ha
raggiunto il livello record di quasi un milione, 170.000 in più di quanto si
pensava in precedenza, secondo le stime aggiornate dell'Office for National
Statistics (ONS).
La
migrazione netta - il numero di persone che entrano nel Regno Unito meno quelle
che ne escono - ha raggiunto 906.000 nell'anno terminato a giugno 2023, secondo
l'ONS, che ha rivisto la cifra al rialzo rispetto a una precedente stima di
740.000.
Tuttavia,
i dati mostrano che la migrazione netta è in calo ed è diminuita del 20% a
728.000 per l'anno che termina a giugno 2024, secondo i dati più recenti.
Il
calo riguarda l'anno precedente alle elezioni, quando i conservatori repressero
l'immigrazione con misure quali il divieto per i lavoratori stranieri e gli
studenti di portare con sé persone a carico, l'aumento della soglia salariale
per i lavoratori qualificati da £ 26.200 a £ 38.700 e la riduzione dei
programmi di visti per occupazione in caso di carenza.
L'ONS
ha dichiarato che il totale per l'anno fino a giugno 2023 è stato rivisto al
rialzo di 166.000 unità rispetto alla stima iniziale di 740.000 unità, a causa
della disponibilità di ulteriori dati.
Si è
riferito che anche una migliore analisi del numero di rifugiati provenienti
dall'Ucraina e maggiori informazioni sul comportamento migratorio delle persone
in arrivo da paesi extra-UE hanno avuto un impatto sulle stime.
'Cominciando
a cadere'.
Una
modifica simile è stata apportata dall'Ufficio nazionale di statistica alla
cifra relativa alla migrazione netta per l'anno fino a dicembre 2023, che
inizialmente era stimata in 685.000, ma ora si stima che sarà pari a 866.000,
con un aumento di 181.000.
L'ONS
ha affermato che, pur rimanendo elevato rispetto agli "standard
storici", la migrazione netta sta ora "cominciando a diminuire"
sulla scia delle misure introdotte all'inizio di quest'anno.
I
cittadini extracomunitari rappresentavano l'86 per cento (poco più di 1
milione) degli 1,2 milioni di persone entrate nel Paese nell'anno fino a giugno
2024. I cittadini dell'UE rappresentavano il 10 per cento (116.000), mentre i britannici
di ritorno rappresentavano il 5 per cento.
Delle
479.000 persone che hanno lasciato il Regno Unito nell'anno conclusosi a giugno
2024, circa il 44 percento, ovvero 211.000, erano cittadini dell'UE e il 39
percento, ovvero 189.000, provenivano da paesi extra-UE.
Circa
il 16 percento, ovvero 79.000, erano britannici.
Nel
frattempo, dati separati del Ministero dell'Interno hanno mostrato che la spesa
pubblica per l'asilo nel Regno Unito ha raggiunto la cifra record di 5,38
miliardi di sterline nel 2023/24, in aumento del 36 per cento rispetto ai 3,95
miliardi di sterline del 2022/23.
Braverman:
abbiamo bisogno di un cambiamento radicale
Suella
Braverman, ex ministro dell'Interno, ha affermato:
"Un
calo del 20 per cento nell'immigrazione da giugno 2023 è il risultato dei
cambiamenti per cui ho lottato e che ho introdotto a maggio 2023 come ministro
degli Interni.
"È
stato allora che abbiamo iniziato a invertire la tendenza. Ma 1,2 milioni di
arrivi all'anno sono ancora troppi.
Questo
non è sostenibile ed è per questo che abbiamo bisogno di un cambiamento
radicale".
Alp
Mehmet, presidente di MigrationWatch UK, ha affermato:
"La
migrazione netta di 728.000 unità, sebbene inferiore a quella del 2023, è
ancora troppo elevata e insostenibile.
Inoltre, la modesta caduta ha poco a che fare
con ciò che Sir Keir Starmer e il suo ministro degli Interni hanno fatto.
"Ora
è essenziale che il saldo migratorio sia rapidamente ridotto il più vicino
possibile allo zero, se vogliamo evitare ulteriori tensioni nel settore
abitativo, nel servizio sanitario nazionale e in altri servizi già in crisi.
"Nel
frattempo, la natura mutevole della società che inevitabilmente segue una
rapida immigrazione di massa metterà a rischio sempre più a rischio la coesione
di cui abbiamo a lungo goduto".
(Martin
Webster è un patriota e attivista britannico di lunga data che mira a
preservare il tradizionale popolo bianco britannico.)
Documento:
Agenzia d’informazione.
Decreto
sicurezza: associazioni rete Libera, “indebolisce gli strumenti di lotta a
mafie e corruzione e rafforza i reati penali nei confronti dei più deboli.”
Agensir.it – (11 Dicembre 2024) - Redazione –
ci dice:
“Il
ddl 1236, già passato in prima lettura alla Camera e ora in discussione al
Senato, fa parte di un’idea pericolosa di giustizia che si va delineando in
questi mesi:
indebolisce
gli strumenti di lotta a mafie e corruzione e rafforza i reati penali nei
confronti dei più deboli.
Il
decreto prevede l’introduzione di una serie di nuovi reati, nonché molte
circostanze aggravanti a reati già esistenti, che vanno deliberatamente a
colpire l’area della manifestazione del dissenso e le sue modalità di
espressione, specie nei luoghi, e tra le persone, ove più acutamente emergono
disagio, diseguaglianza, povertà, e dove pertanto è più probabile che tale
dissenso si esprima in pubbliche manifestazioni di protesta.
Questo provvedimento si inserisce in un
disegno più ampio che mira a ridurre lo spazio democratico e delegittimare chi
sceglie di opporsi pacificamente a decisioni inique”.
Lo scrivono le associazioni della “rete di
Libera” in un documento per ribadire la netta contrarietà al #DecretoSicurezza
in discussione al Senato.
“Il
ddl. sicurezza ha un’idea di sicurezza concentrata sulla creazione di nuovi
reati che puniscono severamente chi arriva nel nostro Paese, chi dissente e
protesta per i propri diritti, per il proprio futuro, in difesa dei beni comuni
e del Pianeta.
Non
sembra una legge sulla ‘sicurezza’, ma piuttosto un provvedimento diretto a
infondere paura.
Negando
il dissenso e reprimendo forme di manifestazione pacifica si spinge chiunque si
trovi in una situazione di svantaggio a non sentirsi più legato da alcun patto
sociale, con il rischio di conseguenze gravi per la convivenza democratica”,
scrivono le associazioni nel documento, che sottolineano:
“Una proposta di legge rivolta in primis a chi
lotta per la giustizia ambientale, alle studentesse e agli studenti che
difendono il diritto a scuole e università pubbliche, alle lavoratrici e ai
lavoratori che per difendere il posto di lavoro scelgono di fare picchetti,
blocchi o iniziative legittime.
Più
grave ancora è che si vieterà ai migranti cosiddetti irregolari l’uso del
cellulare, vincolando l’acquisto della “sim telefonica” al possesso del
permesso di soggiorno.
Inoltre,
suscita allarme l’articolo 31 della norma, che aumenta i poteri dei” Servizi di
informazione per la sicurezza”, in ordine all’estensione delle condotte di
reato per le quali non sono imputabili, consentendo agli operatori di ampliare
la propria azione, anche accedendo alle banche dati delle Procure e di altri
organismi nevralgici dello Stato, con l’esclusiva autorizzazione del presidente
del Consiglio dei ministri.
Molti
dei familiari delle vittime innocenti di mafie e terrorismo ad oggi non
conoscono la verità proprio a causa di depistaggi dei servizi segreti deviati”.
“Noi
abbiamo un’altra idea di sicurezza.
Quella
chiesta nelle piazze dalle donne che denunciano le troppe vittime di
femminicidio;
la sicurezza che invocano le lavoratrici e i
lavoratori che continuano a morire sui luoghi di lavoro;
quella
di coloro che chiedono in primis sicurezza sociale e misure di welfare che
rispondano ai bisogni primari – concludono le associazioni -.
Il
ddl. 1236 è un tassello pericoloso che rischia di minare i principi chiave
della nostra democrazia.
A minor Stato sociale corrisponde più Stato
penale, mettendo in luce la natura selettiva delle scelte rivolte a colpire
prevalentemente ‘gli esclusi’.
La
sicurezza sottesa al disegno legge è declinata come ordine pubblico, in
un’accezione repressiva, distante dal disegno costituzionale.
Le leggi devono tutelare i diritti, non il
potere.
Devono promuovere la giustizia sociale, non le
disuguaglianze e le discriminazioni.
Nessun decreto può mettere il bavaglio ad
espressioni di libertà, sacre in democrazia, in un’epoca in cui rischiamo di
essere schiacciati dal cinismo e dall’indifferenza.
A questa idea ci opponiamo, mobilitandoci come
è nel nostro Dna: quello non violento, di chi opera nei territori per costruire
una società fondata sulla giustizia sociale ed ambientale”.
Gli
Stati Uniti e il petrolio
del
Medio Oriente.
Stroncature.com – (nov. 28, 2024) – Redazione – ci
dice:
Foto di Jimmy Carter ‑ Early Career, Presidency &
Humanitarian Work.
Una
delle caratteristiche principali delle analisi geopolitiche di basso livello è
quella di ridurre la complessità della politica internazionale a singoli
fattori, che diventano la chiave per spiegare tutto.
In
questi casi, più che di analisi serie si tratta di palliativi esistenziali che
servono a dare la tranquillità alle persone di aver capito, senza troppi
sforzi, come va il mondo.
Ecco
allora che il grande scontro del XXI secondo diventa quello per il litio o per
il cobalto;
che il
controllo delle nuove rotte per l’Artico è la chiave del potere mondiale, e
così il controllo dell’Heartland o del Rimland.
Che le
guerre del futuro si combatteranno per le terre rare o la più classica di tutte
e cioè che
gli Stati Uniti fanno la guerra in Medio Oriente per impossessarsi del petrolio
della regione.
In
tutti questi casi si tratta di semplificazioni eccessive che non vanno oltre la
superficie.
Prendiamo
il caso del petrolio:
ora gli Stati Uniti sono indipendenti dal
punto di vista energetico, anzi sono esportatori.
E
anche prima di petrolio mediorientale in America ce ne andava poco o nulla.
Allora perché gli Stati Uniti che pur del petrolio della regione non ne hanno bisogno, continuano a fare del Medio Oriente una priorità strategica?
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