Combattere la scienza corrotta.



Combattere la scienza corrotta.

 

Combattere la corruzione negli

Stati Uniti al tempo del Covid-19.

Transparency.it - Zoë Reiter - Director of Civic Engagement di POGO – (10 -5-2024) – ci dice:

 

In quanto attivista anticorruzione americana, è quasi banale affermare che, ora più che mai, abbiamo bisogno che il governo federale americano mostri responsabilità e sensibilità verso l'interesse pubblico nella battaglia contro la pandemia di Covid-19.

Società civile.

In quanto attivista anticorruzione americana, è quasi banale affermare che, ora più che mai, abbiamo bisogno che il governo federale americano mostri responsabilità e sensibilità verso l'interesse pubblico nella battaglia contro la pandemia di Covid-19.

Con questo intendo, come minimo, risposte da parte della scienza e dalla politica che privilegino il benessere pubblico rispetto agli interessi particolari di quei pochi con le giuste connessioni.

I lettori di questa newsletter, non mi riterranno polemica se affermo che la responsabilità pubblica deve poggiare sui pilastri del controllo efficace all'interno e tra le istituzioni pubbliche e sulla trasparenza.

 Oltre che sulla prevenzione della manipolazione delle leggi e della politica attraverso l’utilizzo di influenze indebite.

Da quando è entrato in carica, il presidente Donald Trump ha voluto mettere in chiaro quanto la pratica dell'esercizio del potere presidenziale dipenda dalle prassi e dalle consuetudini più che dai codici legali.

Consuetudini che continuano ad essere ampiamente infrante, dal momento che il presidente continua la tendenza che da decenni vede l’Esecutivo sottrarre potere al Congresso.

 Se prima che Covid-19 dilagasse negli Stati Uniti si poteva parlare di tendenza, gli scontri tra Presidente e supervisione del Congresso sono ora diventati una vera e propria guerra costante.

Dal suo rifiuto di consentire a importanti impiegati del ramo esecutivo di testimoniare prima del Congresso, alla rimozione di ispettori generali, informatori e altri funzionari come l'ex ambasciatore in Ucraina che hanno testimoniato di fronte al Congresso in relazione alla richiesta di “impeachment”, le azioni del Presidente hanno costantemente portato alla violazione di norme storicamente radicate relative all'equilibrio dei poteri tra Congresso e Presidenza.

Gli attacchi incessanti contro coloro che dicono verità che non vanno a suo favore sono, sfortunatamente, ampiamente legali.

Ciò è in parte dovuto al fatto che il presidente degli Stati Uniti ha l'autorità di rimuovere gli ispettori generali.

Gli ispettori generali (IG) nominati dal Presidente con successiva conferma da parte del Senato, sono infatti responsabili per le indagini su corruzione, abuso di poter, cattiva gestione e denunce di informatori nelle agenzie federali.

 La prassi è sempre stata che i presidenti non rimuovono un IG senza motivo, motivo per cui così tanti IG hanno prestato servizio in diverse amministrazioni presidenziali.

Poiché si sono fatti avanti più di 30 “whistleblower” in merito ai problemi relativi alla gestione dell’emergenza Covid-19, diventa una questione di vita o di morte il modo in cui questi casi vengono gestiti.

 Si pone una terribile minaccia alla vita degli americani e all'efficace progettazione della nostra risposta all'emergenza, se gli ispettori generali temono di poter essere rimossi dal presidente per aver contribuito a far luce sui problemi della sua gestione o sui funzionari che godono della sua protezione, lo stesso vale per chi segnala problemi relativi alle politiche di contenimento della pandemia.

 

Questo è il motivo per cui alcune delle dieci priorità che il” Project on Government Oversight” (POGO) sta affrontando, raccomandano una modifica della legge per far sì che gli ispettori generali possano essere licenziati solo per giusta causa, un rafforzamento delle protezioni per I “whistleblower”, accrescendo la consapevolezza dei diritti per coloro che lavorano per attuare un'efficace risposta alla pandemia e rafforzando i canali che I whistleblower posso utilizzare per farsi avanti.

Solo in questo modo possiamo contribuire a promuovere la nostra risposta pandemica contro la cattiva gestione e l'abuso di potere.

Solo in questo modo possiamo contribuire a garantire che la nostra risposta all'emergenza segua i precetti della scienza e una gestione politica intelligente che ponga la vita degli americani al di sopra degli interessi particolari.

Questo è il motivo per cui ad esempio” POGO” ha richiesto l’apertura di un'indagine sulla rimozione del “Dr. Rick Bright” da capo dell'agenzia responsabile della ricerca relativa alla lotta contro il virus.

 Dopo che il Dr. Bright ha cercato di limitare l'uso della clorochina e dell'idrossiclorochina, farmaci che non si sono dimostrati efficaci ma che sono stati comunque pubblicizzati dal presidente, è stato rimosso.

Mentre Covid-19 continua a colpire gli americani in tutti e 50 gli Stati, l'America si trova ad affrontare alcune domande fondamentali relative alla corruzione e all'abuso di potere esposte in modo così esplicito poiché il nostro Presidente rifiuta di consentire al suo staff di rispondere alle citazioni in giudizio per testimoniare prima del Congresso, usa il ramo giudiziario per proteggere i suoi alleati e reprime gli ispettori generali e” I whistleblower”.

Inoltre, l'indebita influenza di soggetti ben connessi con il potere continua ad essere fuori controllo, problema che esisteva ben prima dell'entrata in carica di Trump, così come quello dei conflitti di interesse tra le decisioni del Presidente in carica e le sue priorità personali e politiche.

Tutto ciò accade mentre la Corte Suprema continua a prendere decisioni che definiscono in modo più restrittivo la corruzione, rendendo molto più difficile per i pubblici ministeri mettere in galera funzionari corrotti.

 

Il risultato dell’indebita influenza dei più benestanti e ben collegati è stato ampiamente documentato come una delle principali cause della disuguaglianza economica e sanitaria negli Stati Uniti.

Tuttavia queste forme di corruzione legalizzata non sono più un'astrazione.

 La battaglia per combattere il Coronavirus, che ha colpito in modo sproporzionato le comunità di colore e gli americani a basso reddito, metterà in evidenza molto probabilmente le ingiustizie che indebite influenze, corruzione legalizzata e reti di potere causano al popolo americano, in maniera ancora più evidente che in passato.

 Ciò potrebbe andare ad influire sulle linee di indirizzo dei partiti politici.

La sfida per la società civile sarà quella di identificare i valori condivisi e i mezzi migliori per connettersi con tutti gli americani in grado di comprendere i danni della corruzione nella vita quotidiana e che vogliono agire per aumentare la pressione sui membri del Congresso in direzione di una vera riforma.

 

 

 

 

Vigilare: come combattere

la corruzione e l'illegaIità.

Gruppoabele.org – Leonardo Ferrante – Redazione – (10- 6 -2024) – ci dice:

Quanto costa all'Italia la sua corruzione? In molti parlano di 60 miliardi di euro ogni anno, ma non è chiaro chi l'abbia detto per primo.

 Al netto dei numeri e delle ricerche, il costo principale della corruzione è contenuto nella sua stessa etimologia latina:

 cum-rumpere significa infatti liquefare, spezzare, distruggere il patto sociale che ci tiene uniti.

 Si tratta di calcoli elaborati su una stima della Banca Mondiale, che nel 2004 parlò del 3% del Pil globale, applicati al caso italiano.

Un numero, quindi, più "pedagogico" che scientifico, volto a evidenziare l’enormità degli effetti della corruzione e non la sua reale dimensione.

 Recentemente, “Anac” e “Istat” si sono dati una convenzione per arrivare a una nuova misurazione congiunta che attesti una volta per tutte e in modo rigoroso tale cifra.

È poi noto come nelle classifiche internazionali dell’”Indice di Percezione della Corruzione” (Cpi) elaborate dall’associazione “Transparency International”, l’Italia nel 2015 risulti tristemente 61 esima al mondo, assieme a Lesotho, Montenegro, Senegal e Sudafrica.

Se per qualcuno il “Cpi” non è considerabile veritiero, lo è invece per gli operatori economici internazionali (l’indice è frutto di interviste loro mirate):

 in Europa questi ultimi considerano l’Italia appena più credibile della Bulgaria, ma meno di Grecia, Romania e ogni altro Paese comunitario.

Una buona ragione per dirigere altrove i loro investimenti.

Secondo Lucio Picci, ordinario del Dipartimento di Scienze economiche dell’Università di Bologna, qualora, invece che nelle zone di bassa classifica del “Cpi”, l’Italia fosse allo stesso posto della Germania, il reddito annuale nazionale crescerebbe di 585 miliardi di euro.

Antieconomica? Tutt’altro.

Altri ricercatori hanno rinunciato a contare la corruzione per indagare invece gli effetti, intrecciando il” Cpi” con altri macro indicatori.

Ad esempio “Alberto Vannucci”, ordinario di Scienza politica e direttore del Master in Analisi, prevenzione e contrasto della corruzione e della criminalità organizzata dell’Università di Pisa, nel suo volume intitolato” Atlante della corruzione” dimostra empiricamente come il fenomeno avveleni l’economia (pesa sul Pil, allontana gli investimenti stranieri, incide sulla disoccupazione giovanile, spreca denaro pubblico, esclude le forze sane del mercato, rallenta l’innovazione e la ricerca, allunga i tempi della burocrazia, mette a rischio il lavoro e i lavoratori) e inquini la democrazia (demolisce la fiducia dei cittadini, autoalimenta se stessa delegittimando le istituzioni e scoraggiando la partecipazione, lede il principio di uguaglianza, distrugge la giustizia sociale, non crea allarme sociale, mina la decisione pubblica, orienta i procedimenti legislativi, distorce la competizione politico-elettorale, espone il politico al ricatto).

 

Al netto dei numeri e delle ricerche, il costo principale della corruzione è contenuto nella sua stessa etimologia latina:

cum-rumpere significa infatti liquefare, spezzare, distruggere il patto sociale che ci tiene uniti.

 Pertanto, il corrotto pubblico è colui il quale abusa della sua capacità di prendere decisioni a nostro nome al fine di averne un utile privato, tradendo il mandato fiduciario che lo lega a noi.

Il corruttore è invece colui che si avvantaggia a scapito del diritto e del merito, tradendo ogni principio economico e sociale.

 Infine ci siamo noi tutti, che paghiamo il costo immediato delle tangenti e gli effetti di lungo periodo che il tradimento e la frattura comportano.

 Del resto, anche chi si corrompe si condanna all’inautenticità e finisce schiavo di un gioco da cui non è libero di uscirne se non a carissimo prezzo.

La corruzione, in sintesi, costa la crisi che stiamo vivendo: scelte dissennate, opache e fondate sul malaffare di decenni fa — a cui si aggiungono le presenti — stanno scaricando i propri effetti sulla situazione attuale attraverso il taglio dei servizi.

Ad esempio, malaffare in sanità significa una diretta diminuzione dell’accesso alle cure, scarsità di farmaci, letti d’ospedale in meno.

Non basta: risorse già scarse verranno distratte per alimentare la macchina bulimica della corruzione e non per rispondere ai bisogni delle persone.

Infine: la corruzione è il viatico delle mafie.

Oggi è il modello di "rete criminale organizzata" a spiegarci come stanno mutando i sistemi illegali.

Nella rete, si fondono e confondono insieme politici, funzionari e controllori corrotti, faccendieri e imprenditori corruttori, soggetti mafiosi garanti.

Questi ultimi, nello scambio, prevalentemente offrono il” know how” di creazione del network occulto e al tempo stesso di garanzia dello stesso, tramite il "potere di morte".

Imprimere lo stampo mafioso sulla filiera corruttiva (lo dimostrano bene i casi Mafia Capitale e Aemilia) significa inserirvi il principio del "chi sbaglia paga" che ne garantisce il buon funzionamento.

La contropartita richiesta dai soggetti mafiosi è accedere alla vita economica legale del Paese, viziandola con effetti devastanti e peraltro sottostimati dagli stessi altri partecipanti alla rete di corruttela, i quali ragionano solo in termini di convenienza sul breve periodo.

A spese di tutti noi.

(Leonardo Ferrante, referente anti-corruzione di “Gruppo Abele e Libera”)

(Il testo è tratto dall'e-book “Sbilanciamo le città. Come cambiare le politiche locali”).

 

 

 

 

 

I mercanti del dubbio e

la corruzione della scienza.

Sinistrainrete.info – (1°- 3- 2024) - Pietro Frigato – ci dice:

 

Lo shock indotto dal Covid-19 e dalle politiche sanitarie coercitive imposte sotto l’egida emergenziale ha, tra le varie significative conseguenze, suscitato un vespaio di polemiche sulla natura della ‘vera’ scienza.

 Un normale cittadino, spesso impoverito, con un lavoro instabile o ridotto alla condizione di “working poor”, ha così potuto assistere a un perdurante cicaleccio sui media mainstream ma anche su molta parte del fronte alternativo, mai davvero all’altezza di una rappresentazione realistica del mondo largamente privatizzato, corrotto e inefficiente in cui la ricerca scientifica deperisce dagli anni ‘80.

 

Nel rapsodico ripresentarsi della questione, i più paiono non nutrire dubbi sulla natura esclusivamente benigna del dubbio cartesiano per l’avanzamento di tutti i tipi di conoscenze scientifiche.

Accade così che, stando alla istituzionalizzata dicotomia di ingegneria sociale vax vs. no-vax, sia i primi che i secondi enfatizzino senz’altro il valore gnoseologico del dubbio:

 i pro-vax, sostenendo che non ci sono sufficienti evidenze che dimostrino che i sieri genici nano biotecnologici non siano efficaci e non siano sicuri;

 i secondi, argomentando che la scienza mainstream non ammette di essere messa in dubbio, pur in presenza di robuste evidenze che ne refutano i risultati.

Agnotologia.

Questa contrapposizione, nell’ambito della quale il valore epistemologico del dubbio e dell’incertezza fino a evidenza contraria risulta essere condiviso tra le parti, al fondo si basa sulla discordanza delle posizioni rispetto a quanta e quale evidenza risulti necessaria e sufficiente per avanzare dubbi.

Non mette tuttavia in questione il valore epistemologico del dubbio, evitando di considerare i problemi di convenienza politica ed economica che possono annidarsi dietro campagne orchestrate di creazione dell’incertezza e del dubbio.

In altri termini, tale tipo di discussioni tende a ignorare completamente l’importanza dei contributi di studiosi della corruzione della scienza e della creazione dell’incertezza e del dubbio, come lo storico della scienza “Robert Proctor” (2008) e l’economista ed epistemologo” Philip Mirowski” (2011, 2013).

Dello stesso filone di ricerca sul confondimento strategico dell’evidenza scientifica fanno parte anche i noti lavori dell’epidemiologo” David Michaels” (2008, 2020) e degli storici della scienza” Naomi Oreskes” e “Erik Conway “(2011).

 

Paradossalmente, la crisi generata dal Covid ha visto eminenti critici della scienza corrotta dalle corporation come Michaels, Oreskes e Conway sposare senza esitazioni l’approccio terapeutico confezionato da “Big Pharma”, basato sulla demonizzazione dei farmaci in commercio (idrossiclorochina, ivermectina) e sull’imposizione di mascherine inutili e dannose, tamponi inaffidabili, lockdown controproducenti e deleteri economicamente, green pass e sieri genici sperimentali contenenti nanotecnologia e ossido di grafene anche a donne incinte e bambini.

Non sorprende che le uniche chiare prese di posizione contrarie alle misure liberticide e prive di qualsiasi crisma di scientificità introdotte dalla maggioranza dei corrotti governi occidentali durante la crisi del Covid siano presenti sul sito degli economisti neoliberali austriaci seguaci di “Ludwig von Mises” e del suo epigono” Murray Rothbard” (mises.org/wire/vaccine-mandates-and-great-reset).

È d’altro canto inquietante che gli economisti di sinistra, persino i liberal con simpatie vebleniane come Galbraith o Varoufakis, si siano indecentemente spinti a chiedersi come garantire il più ampio accesso ai ‘vaccini’, anche per i paesi poveri.

Ben oltre tali prostranti stupidaggini, nel suo ottimo libro” States of Emergency” il neo-marxista “Kees van der Pijl “ha fornito il miglior contributo complessivo sulla natura della pianificata crisi occorsa e sulla scienza medica corrotta su cui si è basata la sua gestione criminale globale, sulla cattura da parte della finanza e del business di tutte le istituzioni statali, regionali e internazionali di regolazione e controllo, che inaugura la nuova epoca totalitaria dell’internet dei corpi e della sorveglianza “under the skin” (Van der Pijl 2021; Kyrie, Broudy 2022).

Ma torniamo alla scienza e alla sua privatizzazione e corruzione che hanno predisposto il modello più sofisticato di cattura istituzionale, sorveglianza e censura implementato a partire dalla crisi del Covid-19.

 Mentre un’analisi approfondita che tenga conto dell’impatto del “regime di privatizzazione globale” sulla ricerca scientifica e sulla selezione tecnica è qui preclusa è possibile invece illustrare un metodo ormai largamente consolidato di manipolazione della ricerca e delle evidenze, che prende il nome di agnotologia.

“Robert Proctor “ha coniato il termine ‘costruzione sociale dell’ignoranza’ per descrivere la strategia impiegata dalle industrie dell’amianto e del tabacco per tenere vivo il dubbio sui pericoli dei loro prodotti” (McCulloch, Tweedale 2008, 152).

 Si tratta di un impiego del concetto di agnotologia, in cui iI termine è riferito all’indagine della produzione intenzionale dell’ignoranza, in cui l’agnogenesi da parte delle industrie occupa un ruolo preponderante.

Proctor sottolinea come sia necessario dotarsi di un’epistemologia in grado di permetterci di “riflettere sulla produzione conscia, inconscia e strutturale dell’ignoranza, le sue differenti cause e conformazioni, indotte da negligenza, dimenticanza, miopia, estinzione, segretezza o soppressione” (Proctor 2008, ix).

Proctor stesso enfatizza come l’ignoranza intesa come “un espediente deliberatamente ingegnerizzato e strategico (o costrutto attivo)” caratterizzi il modo di agire tipico delle corporation quando confrontate con i rischi ecologici e sociali delle proprie produzioni.

Agnotologia come Sound Science.

Attraverso giochi strategici di tipo nominalistico con le locuzioni di “junk science”, poi, “sound science”, negli ultimi quarant’anni la moderna corporation è riuscita a imporre la routinizzazione di una nuova tecnica di trasferimento di costi, le cui origini vanno rintracciate negli anni ’30 del ‘900.

Con sufficiente ironia, la locuzione “scienza corretta” (sound science) ha finito per essere intesa come l’applicazione del sistematico confondimento strategico a ogni potenziale controversia scientifica.

 Il movimento promotore della sound science può essere considerato la versione più sofisticata e aggiornata dell’insieme di tecniche di manipolazione rivolte a fortificare la deviazione a favore della scienza finanziata dalle corporation.

La susseguente “vasta fabbricazione di scienza-per-commissione” rappresenta ad un tempo “l’apoteosi della credenza nel mercato delle idee” e “uno dei mezzi principali di ostruzione e sabotaggio” della scienza (Mirowski 2011, 299).

 Di conseguenza, “l’attuale regime di organizzazione della scienza per molti aspetti non è una nuova economia della conoscenza quanto è uno strumento di agnogenesi” (Mirowski 2011, 318).

Coerentemente con tale impostazione, il neoliberale George Stigler ammetteva che il mercato soddisfa ogni domanda solvibile, inclusa “la produzione intenzionale di ignoranza per molti gruppi destinatari” (Mirowski 2011, 318).

Per Hayek, la possibilità di finanziare la manipolazione scientifica nel mercato delle idee non intaccava la qualità del mercato inteso come processore dell’informazione superiore e la sua capacità di conseguire l’efficienza allocativa (Mirowski 2011, 323):

 

(…) il mercato conosce meglio di ciascuno di noi ciò che è bene per noi e per la società, e ciò include l’allocazione ottima dell’ignoranza tra il popolo. (Mirowski 2011, 324)

 

La manifestazione e la diffusione dell’agnotologia neoliberale implica che “la produzione di ignoranza è un business valido, non un intervento retrivo” (Mirowski 2011, 327).

 Il mercato delle idee ha per tanto il compito di stabilire come la conoscenza vada trasmessa, classificata e distribuita.

 Mirowski chiarisce come “l’aspetto principale che può essere apprezzato qui è che l’ignoranza individuale, promossa e fabbricata dalle corporation, dai think tank e da altri attori di mercato è opportunamente funzionale alla razionalità di mercato, nel senso che profitta della conoscenza che l’agente non possiede”.

 In questo quadro è bene che esperti prezzolati si comportino da “apologeti” dei loro finanziatori (Mirowski 2011, 327-328).

 

L’accesso a fonti documentali di origine processuale che ha avuto luogo a partire dagli anni ’70 ha consentito ai ricercatori di ricostruire la strategia del business consistente nel “bloccare l’esposizione alla responsabilità” e frustrare la regolamentazione e le possibilità di tutela legale attraverso la metodica corruzione della scienza (Mirowski 2011, 298; Tweedale 2000; McCulloch, Tweedale, 2008).

 La sistematica frustrazione della scienza nel contesto del regime di privatizzazione della conoscenza e della ricerca si manifesta attraverso l’adozione generalizzata di una gestione ingegnerizzata delle asimmetrie informative sulla natura dei processi di produzione e dei beni commercializzati tra produttori e terze parti (enti di regolazione, lavoratori, comunità di vicinato, consumatori, altre imprese) in ogni ramo d’industria.

Un pattern criminale di calcolo costi-benefici dagli anni ’30 del ‘900.

In quanto ha fornito un’esperienza paradigmatica successivamente largamente imitata fino a oggi prenderemo a riferimento soprattutto il caso dell’amianto.

Come evidenziato da Barry Castleman, “la prolungata ignoranza dei lavoratori e dell’insieme della popolazione fu essenziale per l’espansione dei mercati dell’amianto dopo gli anni ’30, tempo nel quale la letalità dell’amianto era ben documentata nella letteratura medica” (Castleman 2017, 564).

Tale tattica priva di qualsiasi scrupolo si basa su un cinico calcolo costi-benefici, per cui “uno può osservare una delicata analisi costi-benefici neoliberale di un po’ di anni in più di profitto da una parte e verità scientifica dall’altra” (Mirowski 2011, 300):

 

Centrale in questa strategia era una policy di occultamento e, alle volte, informazione scorretta che spesso equivaleva ad una cospirazione per continuare a vendere amianto senza considerare i rischi sanitari.

Sveliamo quella cospirazione per evidenziare come l’industria censurò la ricerca scientifica;

 utilizzò reputati scienziati per nascondere i rischi sanitari e per alimentare l’incertezza scientifica;

negò la compensazione di base (e alle volte diritti umani) alle vittime;

e cospirò con i governi e gli organi scientifici (McCulloch, Tweedale 2008, 15; si veda anche 50).

Tale strategia si applica ancor oggi alla condotta delle corporation in tutti i rami d’industria.

Più precisamente, le corporation hanno un modo tipico istituzionalizzato di confrontarsi con i danni derivanti dai propri processi di produzione o dal consumo dei propri prodotti.

Tale modello comportamentale si incentra su un’oculata gestione criminale delle asimmetrie informative esistenti tra produttore e terze parti.

Tipicamente, le corporation:

- sono le prime a venire a conoscenza dei rischi associati alle proprie produzioni;

- una volta preso atto che i loro metodi di produzione e i loro prodotti sono deleteri sul piano epidemiologico ed ecologico, esse procedono all’occultamento strategico delle evidenze;

- finanziano studi manipolati per confondere il dibattito sulle evidenze sui rischi a danno di lavoratori, consumatori e comunità residenziali;

contestualmente elaborano analisi costi-benefici che, tenendo conto del calcolo della probabilità che la soppressione delle informazioni sui danni venga disvelata, del costo eventuale delle sanzioni e dei risarcimenti e dei ricavi netti attesi, stabiliscano se abbia senso continuare la produzione da un punto di vista finanziario.

Questo rigoroso e cinico calcolo dell’investimento per il profitto al costo esterno di chicchessia riflette perfettamente “l’approccio neoliberale al mercato delle idee, in cui uno ‘economizza’ rispetto all’informazione sottoponendo ogni scelta a un calcolo costi-benefici(Mirowski 2011, 312).

Nel momento in cui l’informazione viene mercificata, una maggiore quantità di informazione è preferibile a una sua minore quantità: “Proprio come non ci sono prezzi ‘negativi’, non esiste putativamente alcuna cosa che possa definirsi informazione negativa. Nessuno pagherebbe per diventare stupido o più stupido, o no?” (Mirowski 2011, 318).

 Insomma, “in questa visione neoliberale del mondo, non esiste semplicemente alcun modo in cui la conoscenza potrebbe essere ostruita o ridotta in altro modo o corrotta nell’attribuirle un prezzo” (Mirowski 2011, 319).

Posso dunque pagare scienziati o pseudo-tali prezzolati operanti nell’accademia, nei think tank, nelle imprese di PR e di difesa legale dei prodotti come Hill and Knowlton o il Weinberg Group e nelle speciality boutique.

Finanzio così il disegno di una sofisticata tattica di manipolazione dell’informazione e della conoscenza che, confondendo il dibattito sulle evidenze sui rischi delle mie produzioni, mi permette di continuare a guadagnare o di estendere le mie quote di mercato.

 Perché non dovrei procedere in tal senso?

In altri termini, se il costo del disegno e dell’implementazione di una tattica – rivolta a mantenere i lavoratori e la collettività all’oscuro sui rischi mortali associati all’esposizione a input necessari o convenienti per le mie attività economiche – è ragionevole dal punto di vista dell’investimento per il profitto, e se non sarò tenuto a rispondere legalmente o lo sarò (forse) solo in misura non detentiva e ‘finanziariamente accettabile’, perché la scelta dovrebbe essere giudicata inefficiente?

 Se il mercato dell’informazione permette di stabilire che un prodotto (tossico e/o cancerogeno) è commerciabile e utile, perché dubitare dell’efficienza sociale di un sistema di prezzi in cui anche l’ignoranza viene allocata in modo ottimo?

 Si comprende bene come un’aumentata spesa in scienza non risulta necessariamente in maggior output scientifico.

 (Mirowski 2011, 331) L’agnotologia distrugge la correlazione.

 La promozione del mercato delle idee può facilmente distruggere la conoscenza, così come può accrescerla con altrettanta rapidità.

In altri termini, il meccanismo di trasferimento di costi basato sull’implementazione della fabbricazione del dubbio da parte del business, diffusosi attraverso tutti i rami d’industria, rappresenta una minaccia diretta alla presunta razionalità del mercato delle idee e si rivela essere “il miglior argomento contro la sottoscrizione della visione neoliberale del mondo” (Mirowski 2011, 322).

 

Ciò non di meno, con rarissime eccezioni, tra cui si segnalano classici ‘eretici’ come Edwin Sutherland, Thorstein Veblen e oggi Philip Mirowski, gli economisti, gli storici dell’industria e, più in generale, gli scienziati sociali hanno tipicamente ignorato la routine criminale istituzionalizzata da parte del business riflessa nella produzione sistematica del dubbio o nel confondimento strategico del dibattito sulle evidenze.

Considerato il fatto che questa prassi imprenditoriale accettata implica l’uccisione e il danneggiamento permanente di milioni di persone, siamo senz’altro in presenza di uno dei più drammatici fallimenti della scienza moderna.

 

L’instillazione del dubbio attraverso tattiche di confondimento strategico “si basa su un’intera contro-scienza”, operante all’interno di “un universo scientifico parallelo (…) costruito per scimmiottare l’output scientifico accademico, mantenendo il finanziamento iniziale e le motivazioni oscure” (Mirowski 2011, 298-299).

Inizialmente introdotti dall’industria dell’amianto, la soppressione dell’informazione sconveniente e il finanziamento di studi manipolati per ostruire e prolungare il dibattito sulle evidenze sono stati strumenti tattici metodicamente adottati nelle decisioni di investimento delle industrie del tabacco, del cloruro di vinile, dei fluorocarburi, dell’industria digitale e della telefonia, del Teflon e di innumerevoli altri operatori e rami di produzione. (Mirowski 2011, 298-299; Shapira, Zingales 2017; Bilott 2019).

La natura assassina dell’inganno.

Wilhelm C. Hueper, direttore della sezione sul cancro ambientale dello “U.S. National Cancer Institute”, nel 1949 chiariva inequivocabilmente la natura assassina del crimine risultante dalla strategia di creazione del dubbio e dell’incertezza che serve a continuare a produrre beni deleteri con metodi distruttivi.

I codici penali dovrebbero prendere atto del fatto che l’esposizione intenzionale ed evitabile di un individuo a un agente occupazionale cancerogeno a fini di guadagno personale di un’altra parte è, a ogni scopo pratico, equivalente a un attacco con un’arma mortale con un meccanismo d’azione ritardato. (Hueper quoted in Casleman 2017, 559)

 

Basta eliminare l’aggettivo ‘occupazionale’ dalla locuzione “agente occupazionale cancerogeno” per ottenere una definizione più ampia che includa, oltre ai rischi negli ambienti di lavoro, i pericoli negli ambienti di vita.

 Attacchi indiscriminati alla società attraverso armi mortali con meccanismi di azione differiti nel tempo sono perfettamente congegnali al meccanismo di trasferimento di costi (cost-shifting) che informa l’agire tipico delle corporation.

 La teoria istituzionale dei costi sociali dell’impresa di mercato nella tradizione Veblen-Kapp assume che le corporation ingegnerizzino il trasferimento di qualsiasi tipo di danno (monetario e sostanziale) ai lavoratori, alle comunità di vicinato, ai consumatori e alla collettività più ampia, nella misura in cui non debbano rispondere dei costi che riversano in esterno, garantendosi la sopravvivenza o la prosperità finanziaria.

Attacchi indiscriminati alla società attraverso armi mortali con effetti posticipati sono forme di ingegneria del crimine che ben si adattano alla logica proditoria delle corporation e che tendono a diffondersi attraverso la forza disciplinante della competizione di mercato in ogni industria.

Da ultimo, come hanno evidenziato McCullogh e Tweedale nei loro studi di criminologia industriale sulla gestione dell’amianto, va osservato che, concentrandosi sull’analisi dell’agire di singole corporation si trascura “di mostrare come l’industria dell’amianto operò come un meccanismo esteso a livello mondiale” (McCulloch, Tweedale 2008, 12).

 Ciò spiegherebbe “uno dei più grandi paradossi dell’industria” per cui “circa l’80% della produzione mondiale di amianto nel ventesimo secolo fu prodotta dopo che il mondo apprese che l’amianto poteva causare il mesotelioma” (McCulloch, Tweedale 2008, 14). “Un tale severo scollamento tra conoscenza medica e sviluppo economico” può essere spiegato solo con la capacità dell’industria di orchestrare una strategia difensiva di successo per il minerale – una strategia che ancora opera in alcune parti del mondo.

Infatti, come l’evidenza documentale sul comportamento delle principali corporation operanti all’interno dell’industria attesta, dai primi anni ‘30 Raybestos-Manhattan e Johns-Manville controllavano la letteratura medica e inoltravano copie delle ricerche più recenti al senior management.

 La corrispondenza rivela anche una determinazione a impedire che la conoscenza del rischio divenisse di pubblico dominio.

Ciò, a propria volta, implicava il controllo delle scoperte mediche” (McCulloch, Tweedale 2008, 52).

È interessante osservare come le compagnie attive nella tragedia dell’amianto – che potrebbe costare almeno dieci milioni di morti (McCullogh, Tweedale 2008, 11) – hanno operato sin da principio con tempestiva e completa informazione sui rischi associati all’esposizione all’amianto, rivelando un pattern consistente di duplicità e crescenti danni agli individui.

Sia negli stati” OECD” che negli stati più poveri del mondo, l’industria dell’amianto ha prosperato solo perché i costi effettivi di quel danno sono stati ignorati o sottratti alla vista.

 Se il costo della malattia tra i lavoratori fosse stato realmente riflesso nel prezzo dei prodotti all’amianto, allora l’industria globale sarebbe entrata in una spirale di “decline “negli anni ’50. (McCulloch, Tweedale 2008, 275)

Karl William Kapp applicava tale tipo di ragionamento all’insieme delle industrie inquinanti nell’ambito della sua teoria dei costi sociali del meccanismo di mercato.

 Egli osservava come sarebbe possibile dimostrare come interi rami d’industria potrebbero essere in grado di occupare e mantenere la propria posizione economica solo perché non sopportano i costi totali di produzione, ma trovano possibile trasferire una parte sostanziale di questi costi ad altre persone o sulla comunità più ampia. (Kapp 1950, 91)

In conclusione, il caso paradigmatico dell’amianto illustra bene come interi rami d’industria possono esistere e prosperare solo in quanto sono in grado di riversare costi pecuniari e reali su terze parti e sulla società.

 Singoli operatori di mercato, di concerto con intere industrie, operano sistematicamente per creare una situazione di continua, all’apparenza insuperabile, controversia sulla natura dei rischi associati alle loro produzioni.

Se tale stato di cose si è istituzionalizzato a partire dagli anni ’30 del ‘900, la crisi del Covid-19 ha rivelato la pervasività dell’infiltrazione degli interessi finanziari e industriali nelle istituzioni pubbliche di regolazione e controllo, in direzione di una loro totale cattura da parte del business, per la gioia di “George Stigler” e dei suoi epigoni neoliberali.

 

 

 

 

Corruzione e genere umano,

binomio indissolubile?

 Formiche.net - Biagino Costanzo – (8- 12 – 2024) – ci dice:

(Biagino Costanzo, docente in Scienze forensi e criminologiche per la difesa e la sicurezza)

Il malaffare altro non è che una zavorra pericolosissima che rischia di vanificare l’effetto delle risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza.

Lunedi 9 dicembre si celebrerà la 21° giornata internazionale contro la corruzione. Istituita il 31 ottobre 2003 dall’Assemblea Generale dell’Onu, in risposta al crescente fenomeno della corruzione e alla minaccia che rappresenta per la stabilità e la sicurezza, adottando anche la “Convenzione delle nazioni unite contro la corruzione” e l’”Undoc“ fu incaricato dall’Assemblea generale di svolgere funzioni di segretariato del principale organo decisionale della convenzione.

 

Ma è storia molto più antica!

 Da sempre la corruzione ha caratterizzato l’agire umano.

Sin dall’antica Grecia, all’Impero Romano e ancora prima se vogliamo dai tempi di Adamo ed Eva.

 D’altronde il temine deriva dal verbo latino “rumpere” (rompere), dunque con l’atto della corruzione viene spezzato qualcosa, ma cosa?

 L’integrità richiesta da un ruolo?

Un patto di fiducia? Si, certamente.

Possiamo dire meglio, delle regole morali o più specificamente delle regole e leggi amministrative.

La corruzione è una vera e propria degenerazione non solo economica ma azzarderei, spirituale e morale, una vera e propria depravazione, il totale abbandono della dignità e dell’onestà.

È di fatto la massima attività criminale, tolto l’omicidio, verso intere collettività.

Un Paese, il Mondo intero corrotto non può essere un posto per giovani, la corruzione smorza le ali alla speranza, priva le nuove generazioni del diritto di inseguire la felicità in base ai talenti e le spinge a inseguire altrove i sogni che danno senso al fluire delle ore e allo scorrere dei giorni.

La corruzione spegne il desiderio di migliorare il proprio stato sociale e il senso stesso del sacrificio per raggiungere gli obiettivi prefissi.

La corruzione, quindi, è un comportamento della persona che abusa della sua posizione di fiducia per ottenere un vantaggio indebito, un guadagno personale.

Essa si può riscontrare sia nei rapporti pubblici che privati.

Dunque, c’è anche da dire che non tutti gli abusi di pubblico ufficio sono atti di corruzione, ma bensì di semplice furto, truffa, appropriazione indebita o attività simili.

Ad esempio, se un pubblico impiegato si appropria illegalmente di una somma di denaro pubblico senza fornire alcun servizio o favore a nessuno, questa non è da intendersi come corruzione ma è semplicemente “un ladro”.

Inoltre, si deve distinguere tra corruzione, in cui entrambe le parti coinvolte ne traggono beneficio, ed estorsione che avviene quando una persona ottiene illecitamente denaro, beni o servizi da un altro soggetto con la coercizione.

La corruzione può essere vista come una gigantesca tassa occulta che impoverisce l’intero Paese su tutti i fronti, l’immagine all’estero crolla, fa perdere credibilità all’economia e gli investimenti diretti in quel paese diminuiscono.

 Certamente la corruzione ha un costo e inseguito lo analizzeremo. Quanto pesa sui cittadini questa tassa occulta?

Non si può rispondere a questa domanda con esattezza.

La corruzione così come tutti gli altri fenomeni sommersi è difficile da misurare semplicemente perché non si hanno abbastanza dati su di essa, possiamo praticare delle stime sul valore economico della corruzione.

La corruzione è un male che ha sempre caratterizzato l’uomo e tutte le civiltà, come ho accennato all’inizio, anche quelle più antiche.

Dalle civiltà mesopotamiche, dove la reciprocità tra il dono interessato ed il favore richiesto era una consuetudine consolidata, all’Atene di Pericle o alla Roma di Cicerone e Eliogabalo, dove la tangente era un costume formalmente condannato benché ampiamente diffuso, dall’Europa della Riforma luterana, cruciale nella fondazione di un’etica anticorrosiva, all’irrisolta questione morale dei giorni nostri. Infatti oggi è un problema che riguarda quasi tutti i Paesi del mondo.

In Italia, l’entrata in vigore della legge 6 novembre 2012, n. 190, recante “Disposizioni per la prevenzione e la repressione della corruzione e dell’illegalità nella pubblica amministrazione”, è stata un significativo segnale dell’importanza attribuita alle questioni etiche nei processi di sviluppo e competitività dell’economia nazionale.

Numerose ricerche hanno evidenziato il legame tra i livelli di corruzione e i livelli di sviluppo socioeconomico.

In particolare, le analisi empiriche hanno messo in evidenza una stretta correlazione tra gli indici di misurazione della corruzione e i livelli di investimenti diretti e di crescita del Pil.

Le misurazioni realizzate a livello internazionale, come per esempio quelle della Banca mondiale, mostrano una situazione nella quale l’Italia è fortemente segnata dal problema della corruzione.

Una ricerca commissionata dalla “Direzione generale delle politiche regionali della Commissione europea” ha comparato la qualità del governo dei 27 Paesi dell’Unione Europea, attraverso quattro indici, uno dei quali rappresentato dal controllo della corruzione.

 L’Italia si colloca in fondo alla graduatoria, sia nella classifica generale, sia in quella specifica sul controllo della corruzione, seguita solo da Grecia, Romania e Bulgaria.

Nello stesso studio, l’analisi delle regioni ha evidenziato una forte variabilità all’interno dei confini nazionali e ha posizionato la Campania e la Calabria tra le regioni europee più corrotte ma ormai anche vaste zone delle Regioni settentrionali sono coinvolte.

In questo contesto, negli ultimi anni, le strategie nazionali di contrasto alla corruzione hanno segnato una significativa evoluzione.

Come dimostra anche la legge 190/2012, da un approccio finalizzato alla sola repressione dei fenomeni corruttivi, si è passati a una maggiore attenzione alla fase di prevenzione, promuovendo l’integrità come modello di riferimento.

 Fare leva sull’integrità significa, da un lato, creare e diffondere consapevolezza nelle amministrazioni pubbliche e nella società civile sugli impatti negativi di comportamenti non etici;

dall’altro, introdurre meccanismi e strumenti finalizzati a rendere le amministrazioni e, in particolare, le attività a maggiore rischio di corruzione, trasparenti e socialmente controllabili, con ricadute virtuose sul rendimento democratico delle istituzioni.

Ricordiamo che in aggiunta dalla legge 190 abbiamo l’Art.2635 ”Corruzione tra privati”, modificato dal Dlgs n° 38/2017 e dalla L. n° 3/2019, l’introduzione del delitto di corruzione tra privati nell’ordinamento italiano e la sua collocazione tra i reati presupposto della responsabilità amministrativa degli enti ai sensi del d.lgs. 231/2001, rientrano tra le più rilevanti novità normative apportate dalla legge anticorruzione.

Di contro si parla spesso ma a vanvera e retoricamente di etica, integrità, lotta alla corruzione.

 Ricordiamo sempre che possiamo definire “integrità” come la qualità dell’agire in accordo con valori e regole morali fondamentali.

 È un concetto applicabile sia agli individui che alle organizzazioni.

 L’etica invece è l’insieme delle regole e dei valori che consentono di distinguere ciò che è giusto da ciò che è sbagliato.

Invece quando parliamo di “valori” si fa riferimento a principi in base ai quali si può dare un peso (giusto/sbagliato) alle diverse possibili azioni che un individuo può intraprendere.

 Le “regole” morali invece indicano il comportamento moralmente corretto in una data situazione.

 

Sono quattro gli assi portanti su cui intervenire:

1. l’adozione all’interno delle amministrazioni di piani di prevenzione della corruzione, nei quali si dovranno individuare i settori a maggior rischio e le soluzioni organizzative volte ad abbattere o ridurre quel rischio;

2. l’adozione di misure per l’integrità dei funzionari pubblici;

3. l’innalzamento dei livelli di trasparenza delle amministrazioni;

4. la tutela del “whisteblowing”.

Tuttavia, affinché l’adozione di strumenti di prevenzione non segua una mera logica di compliance normativa oppure solo per riempire un questionario o per ottenere una certificazione o perché costretti, perché “si deve fare”, anzi, certo, porta investitori e aumenta il valore delle azioni ma di fatto poi, è possibile, non dico che succeda, ma spesso succede, che restano bei principi da esibire in una brochure o sui canali social, enunciazioni, mentre gli stessi non vengono nella realtà quotidiana, vera e non virtuale, applicati e rispettati e prima poi si cade nell’errore e i danni a partire da quelli d’immagine e reputazionali si rivelano incalcolabili.

 

È certo necessario creare un’infrastruttura tecnica e metodologica e diffondere conoscenze approfondite sugli strumenti di prevenzione della corruzione e di promozione dell’integrità.

 Inoltre, occorre costruire le condizioni per un loro corretto e consapevole utilizzo nelle amministrazioni pubbliche.

In altri termini, non si può effettivamente promuovere l’etica e l’integrità se non si risolvono queste fondamentali categorie di problemi, e cioè:

 come favorire l’effettiva sensibilizzazione dei dipendenti pubblici e degli stakeholder sulle tematiche dell’etica, dell’integrità e della trasparenza nelle pubbliche amministrazioni e nelle aziende private?

Come far sì che le amministrazioni interiorizzino l’etica, l’integrità e la trasparenza nei processi decisionali e gestionali?

 E attraverso quali strumenti e modus operandi?

Infatti, la prevenzione della corruzione richiede alcune condizioni fondamentali, tra cui la misurazione e valutazione dell’entità del fenomeno; la comprensione delle sue cause; la stima degli effetti; la definizione e attuazione di strategie e strumenti, anche avvalendosi di un confronto costruttivo con le esperienze internazionali.

A questo fine, la prospettiva di analisi tipica delle scienze economiche e sociali può offrire un punto di osservazione molto utile e interessante, non solo per comprendere il fenomeno ma proprio per rilevarne l’entità, comprenderne le cause, valutarne gli effetti e, infine, definire efficaci strategie di contrasto e prevenzione.

Da qui l’importanza dell’”Anac,” l’”Autorità nazionale anticorruzione”, un’istituzione il cui compito è quello di prevenire fenomeni corruttivi nell’ambito delle pubbliche amministrazioni e delle società partecipate e controllate.

L’Authority svolge il suo compito attraverso un’attività di vigilanza nell’ambito dei contratti pubblici, degli incarichi e comunque in ogni settore della Pubblica Amministrazione potenzialmente esposto a corruzione.

Non mancano però le critiche e le proteste sulle attività dell’Autorità.

 In particolare, specie negli ultimi anni, l’attività di contrasto alla corruzione è stata vista più come un ostacolo al rapido svolgimento delle opere pubbliche che come una tutela contro il malaffare.

I valori di trasparenza e integrità dovrebbero contraddistinguere ogni organizzazione pubblica o privata di cui è composto il tessuto economico internazionale;

il rispetto di questi valori favorisce la buona reputazione e la prosperità delle stesse organizzazioni e si traduce in modelli organizzativi che contribuiscono a sviluppare, oltre a un solido approccio etico orientato al contrasto dei fenomeni corruttivi, una concreta impronta di efficienza e di efficacia.

In questo contesto, lo standard internazionale di gestione aziendale finalizzato ad agevolare il contrasto alla corruzione e a favorire una cultura della trasparenza e dell’integrità all’interno di organizzazioni di qualsiasi Stato, dimensione e assetto giuridico è la norma ISO 37001 “Anti-bribery management systems” (Sistemi di gestione anticorruzione), la quale si configura senza dubbio come una best practice per l’adozione di sistemi di prevenzione della corruzione, non si contrappone ad altri modelli organizzativi regolamentati dalle legislazioni nazionali dei singoli Stati e può essere presa come riferimento in ambito pubblico, privato e no profit.

È un dato di fatto che l’informatizzazione dei processi e la digitalizzazione dei documenti rappresentano fattori determinanti per un’efficiente politica anti-corruttiva all’interno delle organizzazioni siano essi pubblici o privati.

L’Italia è al 42° posto su una classifica di 180 paesi nell’indice della percezione della corruzione 2023 secondo l’indice CPI (Indice di percezione della corruzione) di “Trasparency International”, l’organizzazione no profit internazionale per la lotta alla corruzione.

La corruzione costa all’economia europea circa 950 miliardi di euro l’anno e a quella italiana almeno 237 miliardi l’anno, pari a circa il 13 per cento del Pil, e l’indagine rivela che in più di 10 anni la maggior parte dei Paesi non ha fatto progressi nell’affrontare il problema nel settore pubblico ma non solo.

È una zavorra pericolosissima che rischia di vanificare l’effetto delle risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza.

In base a valutazioni recenti e studi dedicati, la corruzione ha effetti negativi economici, finanziari e sociali decisamente importanti, su tutte le attività pubbliche e private riducendo gli investimenti in beni e servizi, incrementando i costi degli stessi, causando nel tempo una riduzione dell’occupazione, dei redditi e dei consumi, determinando una contrazione delle entrate fiscali e una lievitazione dei costi in generale.

Secondo le stime del “World economic forum” (Wef), i costi generati dalla corruzione ammontano a 2.600 miliardi di dollari (5% del Pil mondiale) all’anno.

Si è calcolato che le risorse così dilapidate in Italia potrebbero risolvere le maggiori emergenze sociali:

esse sono pari, infatti, a circa due volte il budget nazionale per la sanità pubblica; a dodici volte i fondi per le forze dell’ordine, a sedici volte gli stanziamenti per combattere la disoccupazione.

Il risultato?

Alimentare anche rischi per la tenuta sociale.

 Gli investimenti stranieri vengono allontanati dalla percezione di un’elevata corruzione, che, coniugata all’incertezza dei tempi di risposta da parte della burocrazia, di fatto equivale a una tassa occulta sul capitale investito.

Insomma, un Paese sempre meno appetibile per investimenti esteri significa meno sviluppo economico e meno crescita per la Nazione.

Vi è comunque una buona e recentissima notizia che riguarda l’antiriciclaggio,(che come è noto riguarda chiunque commette o concorre a commettere un rato non colposo e impiega, sostituisce, trasferisce, in attività economiche, finanziarie, imprenditoriali o speculative, il denaro, i beni o le altre utilità provenienti dalla commissione, appunto, anche di corruzione), il Parlamento dell’Unione Europea ha indicato una italiana, Bruna Szego alla guida della nuova Autorità Antiriciclaggio con sede a Francoforte, superando candidati della Germania e dell’Olanda.

Insomma, vi è molto, serio, lavoro da fare perché, come affermava “Charles Caleb Colton”, la corruzione è come una palla di neve, quando incomincia a rotolare può solo aumentare.

 

Corruzione: Tajani, 'fenomeno transnazionale,

serve collaborazione con l'estero'.

Eventi.news - Adnkronos – (9 dicembre 2024) – Redazione Bacheca Eventi ci dice:                                                               

"La corruzione è un danno sia per il nostro Paese che per la sua immagine, per la nostra credibilità. Non è un fenomeno soltanto nazionale, ma sempre più transnazionale, e serve collaborazione anche con chi opera all'estero contro la corruzione".

Lo ha detto il vice premier e ministro degli Esteri Antonio Tajani, intervenendo alla Farnesina alla “Giornata Internazionale Anticorruzione”.

"Le forze dell'ordine che operano nelle nostre ambasciate - ha aggiunto Tajani - danno un contributo molto importante alla lotta contro la corruzione.

 E rappresentano anche una bella immagine del nostro Paese e la loro efficienza è frutto di grande considerazione da parte di altri Paesi, tant'è che ci chiedono di avere rappresentanti delle nostre forze dell'ordine per contribuire attraverso la loro esperienza alla formazione dei loro uomini e donne impegnate contro la corruzione".

"Questa è una sfida che ovviamente non si può combattere da soli, bisogna andare sempre verso una maggiore armonizzazione dei sistemi giuridici - ha sottolineato il ministro –

Abbiamo messo questo tema tra le priorità della Presidenza nazionale del G7.

Abbiamo promosso l'adozione, al vertice di Borgo Ignazia, di un documento di indirizzo basato sulla nostra metodologia di assistenza tecnica in tema di contrasto alla corruzione.

Abbiamo avviato un programma sull'anticorruzione a beneficio dei nostri Paesi partner del sud-est asiatico, un'area sempre più strategica nella nostra politica estera.

Abbiamo voluto dedicarlo alla memoria del giudice “Rosario Livatino”, beatificato per la grande fede che lo animava anche nella lotta alla corruzione e alla mafia".

"Abbiamo avviato un programma sull'anticorruzione a beneficio dei nostri Paesi partner del sud-est asiatico - ha detto ancora Tajani - un'area sempre più strategica nella nostra politica estera.

Ai Paesi del Sud e del Sud-est asiatico abbiamo anche esteso uno dei nostri programmi, il 'Falcone e Borsellino', per il contrasto al crimine organizzato già attuato con successo in America Latina.

Stiamo lavorando intensamente anche nei Balcani ed in Africa.

Sono stato in ottobre in Argentina e in Brasilia, dove ho raccolto con orgoglio il sincero ringraziamento dei miei interlocutori politici per i numerosi programmi di assistenza tecnica e formazione nel settore giudiziario.

Basti pensare che il Parlamento argentino ha da poco introdotto nel codice penale disposizioni antimafia ispirate a modelli italiani".

"Sono lieto anche di annunciare - ha continuato il vice premier - l'avvio di tre importanti progetti in cinque paesi del Sud America, Brasile, Argentina, Ecuador, Cina e Messico per la condivisione dell'esperienza strategica e tecnico-operativa dell'arma dei carabinieri, della Guardia di Finanza e della Polizia di Stato.

Siete strumenti fondamentali anche per la nostra politica estera.

 Io credo che la politica estera italiana non possa essere svolta soltanto dal Ministro e dai diplomatici, è tutto il sistema Italia che deve muoversi.

 Stiamo lavorando molto bene con la Polizia di Stato, i Carabinieri, la Guardia di Finanza.

 Abbiamo chiesto il vostro aiuto anche per un altro aspetto dove c'è corruzione, che è quello della concessione dei visti e concessione della cittadinanza".

"Ho chiesto al Capo della Polizia di assegnare un numero di agenti della Polizia di Stato da inviare presso le nostre ambasciate, presso i nostri consolati, per un maggiore controllo riguardo la concessione dei visti.

E ho deciso anche di cambiare le nostre ispezioni, quelle del Ministero degli Esteri, nelle nostre ambasciate, nei nostri consolati, sia per quanto riguarda la concessione della cittadinanza italiana, sia per quanto riguarda la concessione dei visti.

Le ispezioni periodiche non le faremo più solo con il personale del Ministero degli Esteri, ma abbiamo deciso di utilizzare per queste ispezioni anche l'Arma dei Carabinieri e la Guardia di Finanza, che hanno una presenza nutrita dentro questo Ministero, proprio perché anche la corruzione si annida anche dietro la concessione di cittadinanze e di visti".

"Quest'azione congiunta ha un importante risvolto anche per la cittadinanza italiana, anche in termini di crescita economica e sviluppo.

 La diplomazia giuridica offre un'immagine positiva del nostro Paese, che si riverbera favorevolmente anche sulle nostre imprese, perché la lotta alla corruzione è una sfida che deve essere raccolta in maniera corale da tutti e sono contento per questo della presenza oggi di tanti rappresentanti delle istituzioni, imprese e società civili. In questo senso la lotta alla corruzione contribuisce a rafforzare la competitività dell'Italia, inserendosi nella cittadinanza italiana. Questa è la più ampia strategia di diplomazia della crescita che ho avviato per favorire l'export e la internazionalizzazione dei nostri territori".

"Contribuendo al rafforzamento dei sistemi giuridici dei nostri partner, vogliamo garantire alle nostre imprese maggiore certezza del diritto anche all'estero e parità di condizioni nell'accesso ai mercati internazionali.

Nella lotta alla corruzione l'esempio ha un ruolo cruciale. I

l ministero degli Esteri è in prima linea anche al proprio interno in un'azione di contrasto senza quartiere a ogni forma di irregolarità.

Ho voluto che ci fosse sempre maggior collaborazione tra di noi e questa è diplomazia giuridica.

 Attraverso questo impegno abbiamo invertito un'ingiusta narrativa negativa dell'Italia.

 I programmi Falcone e Borsellino, i programmi Livatino e la stessa nostra azione di diplomazia giuridica hanno fatto dell'Italia un punto di riferimento".

 

"Ho invitato l'Italia ad ospitare l'”Accademia Internazionale dell'Osce” per il contrasto ai crimini finanziari presso l'Istituto di Alta Formazione della Guardia di Finanza d'Ostia.

 È la dimostrazione che quando l'Italia fa sistema è in grado di guidare l'azione interministeriale.

 Il Governo vuole continuare ad investire su questa nuova espressione del saper fare italiano.

Vogliamo costruire un mondo più sicuro per le relazioni internazionali e per le nostre imprese".

 

 

 

LA CORRUZIONE DELLA

SCIENZA DEL CLIMA.

 Nogeoingegneria.com – (30 Maggio 2023) – Tyler Durden – Redazione – ci dice:

 

Le varie catastrofi (come gli incendi boschivi e le inondazioni) dimostrano che manca una coscienza ecologica e un approccio responsabile alla natura.

 Ciò che emerge chiaramente da questo articolo molto interessante e ben approfondito è che oggi vengono ignorati i fattori essenziali che si verificano in quota e a partire da essa con un notevole impatto sull’ambiente.

 Mi riferisco, ad esempio, all’essiccazione dell’aria da parte delle sostanze che vengono rilasciate da aerei nell’atmosfera.

È solo una teoria?

 Le analisi effettuate in California dimostrano il contrario.

Invece di combattere la follia anti-civilizzazione, le aziende stanno togliendo i loro soldi dal tavolo, come pure i loro carburanti a prezzi accessibili…

“Dobbiamo criticare le persone che ci hanno portato fin qui”, afferma “Alex Epstein”, fondatore del “Center for Industrial Progress” e autore di “Fossil Future.”

“Non possiamo continuare a trattare questi esperti designati come veri esperti. Non sono veri esperti, sono distruttori.

Sono anti-energia, non esperti.

E questo deve essere chiarito”.

Epstein ha ragione e il suo consiglio non è mai stato così urgente, né così difficile da far capire.

Non è un’esagerazione che tutte le principali istituzioni americane si siano impegnate a eliminare l’energia abbondante e accessibile.

Se non viene fermato, questo impegno, motivato da un’errata preoccupazione per il pianeta ma anche dalla brama di potere e di denaro e favorito da codardia morale e negligenza intellettuale, distruggerà la civiltà occidentale.

Per oltre 50 anni, con sempre maggiore frequenza, scienziati corrotti e arrivisti hanno prodotto studi di parte che, amplificati da interessi speciali aziendali e politici guidati dall’agenda, costituiscono un “consenso” che è presumibilmente “al di là del dibattito”.

 Siamo in una “crisi climatica”.

Per far fronte a questa emergenza climatica, tutte le misure sono giustificabili.

Si tratta di una propaganda esagerata, unilaterale, distorta e manipolatoria.

 È il linguaggio degli autoritari e dei corporativisti che vogliono ottenere un potere politico e una ricchezza economica ancora più centralizzati.

È una truffa, forse la più audace e totalizzante della storia umana.

È una truffa che prende esplicitamente di mira e schiaccia la classe media dei Paesi sviluppati e le intere popolazioni in via di sviluppo, mentre la sua messaggistica è progettata per assicurarsi la loro accondiscendenza.

In realtà, ciò che è innegabile non è che ci troviamo in una crisi climatica, ma che se non smettiamo di distruggere la nostra economia energetica convenzionale, ci troveremo in una crisi di civiltà.

L’energia è alla base di tutto: prosperità, libertà, mobilità verso l’alto, ricchezza nazionale, indipendenza economica individuale, infrastrutture idriche e di trasporto funzionali, agricoltura su scala commerciale, attività mineraria e industria.

Senza energia, tutto diventa buio.

E le “energie rinnovabili” non sono nemmeno lontanamente in grado di sostituire petrolio, gas, carbone, nucleare e idroelettrico.

È impossibile.

Le uniche persone che pensano che le rinnovabili siano in grado di sostituire l’energia convenzionale sono disinformate, ignoranti o corrotte.

Punto.

Ma per far fronte alla messaggistica apocalittica dei catastrofisti del clima, non è sufficiente sfatare il potenziale delle rinnovabili.

 È anche necessario mettere in discussione la “scienza” climatica sottostante.

 La valanga bieca, corrotta e incessante di “studi” di esperti che propongono idee a pagamento a interessi particolari che le usano come armi per imprimere la forma desiderata a ogni politica pubblica rilevante e a ogni narrazione popolare.

Quindi, eccoci qui.

Un nuovo studio, pubblicato il 16 maggio, merita molte più critiche di quelle che riceverà.

Scritto da sette esperti con credenziali assurde e principalmente affiliati alla sinistra “Union of Concerned Scientists”, questo studio ha un titolo piuttosto innocuo:

“Quantificazione del contributo dei principali produttori di carbonio all’aumento del deficit di densità di vapore e dell’area bruciata nelle foreste degli Stati Uniti occidentali e del Canada sudoccidentale”.

Ricco di grafici ed equazioni e con troppi link a fonti di conferma da contare, lo studio ha tutti gli attributi di una credibilità intimidatoria.

 Ma si possono sollevare seri dubbi sulla sua logica e sulla sua obiettività.

Studi distorti e fallaci.

Per cominciare, questo studio non si limita a “quantificare il contributo dei principali produttori di carbonio all’aumento del deficit di vaporizzazione”.

Gli autori non resistono ad attaccare i “principali produttori di carbonio”.

In questo paragrafo rivelatore, il vero intento dello studio diventa evidente:

è un terreno di scontro.

 

Con gli impatti del cambiamento climatico sempre più gravi, le domande su chi sia responsabile del cambiamento climatico, su quanta responsabilità abbia ciascuna entità e sugli obblighi di tali entità di mitigare i futuri cambiamenti climatici e di aiutare finanziariamente l’adattamento al clima sono sempre più presenti nei negoziati politici e nelle aule di tribunale di tutto il mondo.

Questi interrogativi sono approfonditi dal fatto che l’industria dei combustibili fossili era consapevole dei rischi climatici dei propri prodotti già a metà degli anni Sessanta (Franta 2018) e, invece di modificare le pratiche commerciali, ha investito in campagne e tattiche per ingannare il pubblico e generare dubbi sulla scienza del clima.

Questo paragrafo non ha nulla a che fare con l’obiettivo dichiarato dello studio. Mostra solo il contesto politico e legale in cui questo studio è progettato per svolgere un ruolo utile.

Ma che dire dell’aspetto logico?

È qui che questo studio cade a pezzi.

È sempre affascinante immergersi in sforzi intellettuali che sono il prodotto di una straordinaria laboriosità e di una competenza raffinata, per poi scoprire l’assenza di variabili fondamentali e rendersi conto che, omettendole, l’intera argomentazione si disintegra.

Per spiegare cosa hanno sbagliato gli autori, è necessario prima riassumere ciò che hanno fatto.

In parole povere, gli autori sostengono che le estati più calde degli ultimi anni hanno causato incendi boschivi più gravi negli Stati Uniti occidentali e che le emissioni di combustibili fossili sono la causa delle estati più calde.

Tutto qui.

Per sostenere la loro tesi, gli autori si sono affidati a un termine scientifico che conferisce serietà alla discussione, “deficit di densità di vapore”.

Si tratta di una frase grossa che significa semplicemente “aria secca”.

 Il punto è che non è il calore in sé, ma il fatto che l’umidità sia assente dall’aria, a far sì che gli alberi si secchino più velocemente e quindi diventino più facili da incendiare e bruciare.

Fin qui tutto bene.

Ma ci sono almeno due lacune in questo ragionamento.

Entrambi dovrebbero essere ovvi.

 

In primo luogo, le ondate di calore che hanno colpito le foreste occidentali negli ultimi anni non sono uniche.

Anche nella storia moderna, la temperatura più calda mai registrata in California risale al 2013, quando nella “Death Valley “si raggiunsero i 134 gradi.

Per quanto riguarda gli estremi, negli anni ’30, un decennio in cui le temperature calde rivaleggiavano, se non superavano, quelle attuali, la temperatura più fredda mai misurata in California, 45 gradi negativi, è stata registrata nella contea di Nevada. Ma gli ultimi secoli sono solo un battito di cuore nella storia meteorologica della California.

L’anno scorso il San Jose Mercury ha riportato senza fiatare che la siccità – tra l’altro superata – è stata la “peggiore degli ultimi 1.200 anni”.

Questo solleva l’ovvia domanda: e la siccità ancora più grave che si è verificata 1.200 anni fa?

Questo stesso giornale nel 2014 ha riportato che “i periodi di siccità passati sono durati più di 200 anni”.

E che dire di queste siccità plurisecolari?

 Abbiamo dati sulla temperatura? Faceva caldo?

Qual era il deficit di pressione di vapore durante questi 200 anni di siccità preistorica?

Queste domande non vengono poste, tanto meno trovano risposta.

Si può continuare.

Le Sequoie preistoriche, i predecessori delle sequoie, sono apparse per la prima volta nella documentazione fossile 200 milioni di anni fa, quando i dinosauri camminavano ancora sulla terra.

Nella loro forma attuale, le sequoie hanno prosperato in California per oltre 20 milioni di anni.

Per la maggior parte di questo periodo, le temperature medie globali erano notevolmente più alte di quelle attuali.

E se oggi non fosse solo il caldo, ma il caldo secco, a non avere precedenti?

 E se il “deficit di pressione di vapore” fosse peggiore oggi di quanto non sia mai stato in 20 milioni di anni?

Si tratta di un’ipotesi enorme, probabilmente impossibile da verificare.

 E anche se fosse vera, non basterebbe a colmare l’altro difetto dello studio, ossia la densità delle foreste in California oggi, che è davvero senza precedenti.

 Gli autori dello studio riconoscono di non aver tenuto conto di questa variabile, scrivendo:

I nostri risultati evidenziano il ruolo dei principali produttori di CO2 nel favorire l’estensione degli incendi forestali aumentando l’aridità del combustibile, ma non tengono conto esplicitamente degli effetti di fattori non climatici come il divieto di ricorrere alla combustione da parte delle popolazioni indigene, gli effetti della soppressione degli incendi o la modifica di quelli provocati dall’uomo.

Gli autori proseguono sostenendo che questa omissione “non ha modificato la relazione clima-BA [area bruciata] alla scala di questo studio”.

Si sbagliano.

In California, i biologi della fauna selvatica e gli ecologi forestali che passano la loro vita a studiare e gestire questi boschi concordano unanimemente sul fatto che la densità degli alberi è aumentata, grazie a “fattori non climatici come il divieto di combustione indigena e il legame con la soppressione degli incendi”.

 L’aumento non è trascurabile.

 Senza piccoli incendi naturali che eliminano il sottobosco e gli alberi più piccoli, le foreste diventano troppo rigogliose.

Le combustioni controllate e il disboscamento responsabile sono assolutamente necessari per mantenere la salute delle foreste.

Secondo uno studio condotto nel 2020 dall’UC Davis e dall’USDA, le foreste californiane di pino ponderoso e conifere miste di media altitudine avevano una media di 60 alberi per acro, mentre ora, secondo stime prudenti, hanno una media di 170 alberi per acro.

Non si tratta di un dato isolato.

Le osservazioni sull’eccessiva densità di alberi sono corroborate da numerosi studi, testimonianze e inchieste giornalistiche.

A differenza degli algoritmi definiti soggettivamente e inseriti in un modello climatico, l’eccessiva densità di alberi è un fatto oggettivo, verificato ripetutamente da persone sul campo.

Implicare per omissione che più che triplicare la densità di alberi in milioni di acri di foresta non li lascerebbe stressati e affamati di sostanze nutritive del suolo, di luce solare e di acqua proveniente dalla pioggia e dall’umidità atmosferica è una scorrettezza scientifica.

Senza tenere conto di questi fattori aggiuntivi, è ingannevole accusare le emissioni di combustibili fossili di causare gli incendi selvatici.

 Forse si può stabilire un collegamento indiretto di discutibile rilevanza, ma il fatto che questo studio assegni percentuali e superfici specifiche suggerisce uno scopo premeditato:

 creare materiale per la testimonianza di esperti in caso di azioni legali contro le compagnie petrolifere.

La vera ragione degli incendi catastrofici.

Le foreste californiane sono polveriere perché gli ambientalisti hanno reso quasi impossibile ottenere i permessi per effettuare incendi controllati e perché gli ambientalisti hanno decimato l’industria del legname.

 Di fronte alle incessanti vessazioni normative e giudiziarie, l’industria del legname californiana si è ridotta dalla raccolta di 6 miliardi di piedi di tavole all’anno negli anni Novanta a meno di 2 miliardi di piedi di tavole negli ultimi anni.

 Nel frattempo, il complesso industriale californiano per la soppressione degli incendi è cresciuto fino a raggiungere proporzioni gargantesche, riversando miliardi di dollari per spegnere gli incendi prima che possano diffondersi.

Il risultato è prevedibile e non ha bisogno di uno scienziato del clima per essere spiegato.

Abbiamo gestito male le nostre foreste per decenni, soprattutto grazie all’influenza sbagliata dei gruppi di pressione ambientalisti sulla legislatura statale.

 Le foreste californiane sono ora sovraffollate di alberi stressati, secchi e pronti a prendere fuoco, con o senza un “deficit di pressione di vapore”.

La soluzione, secondo i catastrofisti del clima, è svuotare la pericolosa e infiammabile “interfaccia urbana/selvatica” dalle abitazioni umane, imporre l’uso di veicoli elettrici e fare causa alle compagnie petrolifere.

Questo non porterà a nulla per le foreste, anche se tutti gli scenari climatici apocalittici dovessero avverarsi.

 Una soluzione razionale sarebbe quella di riportare l’industria del legno, deregolamentare le bruciature controllate e i diradamenti meccanici, rilanciare il pascolo responsabile di bovini, capre e pecore per rimuovere il fogliame eccessivo e osservare le foreste prosperare di nuovo.

Se la cattiva gestione è la vera causa degli incendi boschivi, la disinformazione dei media è ciò che impedisce la riforma delle politiche.

Un titolo del” Sacramento Bee”, ad esempio, dice:

“Le compagnie di combustibili fossili sono responsabili di una parte degli incendi boschivi in California”. . .

“Da The Hill:

 “Gli scienziati incolpano la produzione di combustibili fossili per più di un terzo degli incendi selvaggi occidentali”.

 Da “inside Climate News”, vincitore del premio Pulitzer:

 “Le aziende produttrici di combustibili fossili e i produttori di cemento potrebbero essere responsabili di più di un terzo degli incendi selvaggi dell’Ovest”. Nessuno di questi servizi giornalistici menziona la densità degli alberi.

L’allineamento monolitico della comunità scientifica e giornalistica a sostegno di un’agenda “climatica” autoritaria e assolutamente impraticabile rivela un’incomprensione, se non un vero e proprio tradimento, dei valori fondamentali della scienza e del giornalismo.

Entrambe le discipline sono fondate sulla base dello scetticismo e del dibattito. Senza coltivare questi valori, l’integrità di queste discipline è minata.

Quando si parla di politica climatica ed energetica in America, la scienza e il giornalismo sono compromessi.

 

I fallimenti dell’industria dei combustibili fossili.

Supponiamo che a metà degli anni Sessanta alle compagnie petrolifere sia stata presentata la teoria secondo cui le emissioni di combustibili fossili avrebbero causato il riscaldamento del clima.

 La loro prima risposta razionale non sarebbe stata quella di mettere in discussione questa teoria?

 Perché mettere in discussione una teoria dovrebbe essere “fuorviare il pubblico”?

Anche se alcuni dirigenti di queste aziende credessero a queste teorie, sarebbe assurdo pensare che tutti lo facciano.

In qualsiasi discussione nei consigli di amministrazione, e questo è divertente e ironico, gli interessi economici di una società petrolifera costringerebbero i suoi dirigenti a essere intellettualmente onesti e a non accettare semplicemente la teoria secondo cui il loro prodotto avrebbe riscaldato il pianeta.

Auguri per la prova che le compagnie petrolifere hanno intenzionalmente ingannato il pubblico.

Ma allora?

Le compagnie petrolifere e del gas americane avrebbero dovuto semplicemente credere a tutte queste teorie nascenti e chiudere i battenti?

Cosa avrebbero dovuto fare esattamente a metà degli anni Sessanta per far fronte alla presunta emergenza climatica?

I pannelli solari e le turbine eoliche erano già pronti per una rapida diffusione? Ovviamente no, soprattutto perché i pannelli solari provenienti dalla Cina e le turbine eoliche dalla Germania non sono ancora in grado di fornire più di una piccola frazione dell’energia di cui abbiamo bisogno.

Il vero crimine, se così vogliamo chiamarlo, non è che le compagnie petrolifere e del gas abbiano messo in discussione le teorie sul cambiamento climatico negli anni ’60 o ’70, ma che le stiano approvando ora.

Le compagnie petrolifere e del gas oggi non sono disposte a mettere in discussione il mito del cambiamento climatico o quello dell’efficienza economica delle fonti rinnovabili su larga scala.

Non sono disposte a dedicare le loro ingenti risorse finanziarie per sfatare questa follia dettata dall’agenda che è sul punto di distruggere la nostra intera civiltà.

Il fatto che le compagnie petrolifere e del gas americane abbiano adottato una strategia di acquiescenza è un crimine contro l’umanità.

 Il fatto che queste compagnie non riescano a fare investimenti a lungo termine per sviluppare nuovi giacimenti di petrolio e di gas, e che invece raccolgano profitti a cascata vendendo la produzione esistente a prezzi politicamente gonfiati, anche questo è un crimine contro la civiltà.

In definitiva, la “Union of Concerned Scientists” e le principali compagnie petrolifere sono complici della distruzione dell’economia energetica americana.

Perché piuttosto che dichiarare guerra totale a questi studi scientifici pagati e fallaci e agli interessi speciali che li finanziano, le compagnie petrolifere si impegnano in controversie teatrali, sapendo che il costo dei risarcimenti non si avvicinerà nemmeno lontanamente ai profitti a breve termine che si possono ottenere spogliando lentamente le loro aziende e vendendo quantità sempre minori di carburante a prezzi punitivi.

Epstein ha ragione:

dobbiamo criticare gli “esperti” che vogliono distruggere la civiltà umana con l’allarmismo climatico.

Ma dobbiamo anche riconoscere e criticare le istituzioni che sono destinate alla distruzione.

Invece di combattere questa follia, stanno togliendo i loro soldi dal tavolo, insieme al loro carburante a prezzi accessibili, e si stanno dirigendo verso le colline.

(zerohedge.com/political/corruption-climate-science#:~:text=La%20corruzione%20della-,scienza,-del%20clima).

 

 

 

 

Mosca minaccia rappresaglie dopo

che l'Ucraina ha colpito la Russia con

6 missili ATACMS di fabbricazione statunitense.

 Zerohedge.com - Tyler Durden – (11 dicembre 2024) – ci dice:

 

Mercoledì Mosca ha annunciato una serissima escalation in Ucraina:

i funzionari del Ministero della Difesa hanno dichiarato che sei missili balistici ATACMS di fabbricazione statunitense sono stati lanciati contro un aeroporto russo all'interno del territorio sovrano del Paese.

“Taganrog” è una città portuale sul Mar Nero nella Russia sud-occidentale, ed è stata presa di mira nel pesante attacco.

 L'esercito ha affermato che tutti e sei sono stati intercettati e abbattuti prima di raggiungere il loro obiettivo, con due segnalazioni di intercettazioni da parte di un sistema di difesa aerea “Pantsir”, e gli altri distrutti dopo che i sistemi di guerra elettronica li hanno deviati.

"I frammenti di missile hanno causato ferite tra il personale.

 Non c'è stata distruzione, ma due edifici nell'area tecnica dell'aeroporto e tre veicoli militari hanno subito danni minori da schegge.

Anche i veicoli civili in un parcheggio vicino sono stati danneggiati", ha affermato la dichiarazione del Ministero della Difesa russo.

 

Secondo il ministero, a quanto pare il danno è stato causato dalla "caduta di frammenti di missili", e ha anche promesso che sono previste rappresaglie per l'attacco.

"Questo attacco con armi occidentali a lungo raggio non rimarrà senza risposta e saranno prese misure appropriate", ha aggiunto, senza però specificare altro.

Sembra che almeno altri droni o missili che facevano parte dell'assalto più ampio siano riusciti a superare le difese aeree russe:

Nelle prime ore di mercoledì 11 dicembre, numerose esplosioni hanno scosso la città di ”Taganrog”, nella regione russa di Rostov,  ha riferito il governatore regionale “Yuri Slyusar “ , descrivendo l'attacco come un "attacco missilistico".

L'attacco, segnalato intorno alle 4:20 del mattino, ha attivato i sistemi di difesa aerea e causato almeno dieci esplosioni, hanno riferito i residenti locali al  canale Shot Telegram.

  Testimoni oculari hanno suggerito che l'obiettivo potrebbe essere stato un aeroporto militare, secondo il canale Telegram” CHEKA-OGPU”.

Soltanto a settembre il presidente Vladimir Putin ha dichiarato nuove "linee rosse" per il conflitto, affermando che qualsiasi attacco a lungo raggio contro la Russia con missili forniti dall'Occidente sarebbe stato considerato come una "partecipazione diretta" dei paesi della NATO alla guerra in Ucraina.

"Cambierebbe sostanzialmente l'essenza stessa, la natura del conflitto", disse all'epoca, poco dopo che Washington aveva finalmente approvato il suo cambiamento di politica per consentire tali attacchi.

"Questo significherebbe che i paesi della Nato, gli USA e gli stati europei, stanno combattendo con la Russia".

Con l'ATACMS e altri sistemi occidentali, il personale della NATO deve effettivamente fornire assistenza diretta tramite dati satellitari e di puntamento, il che include la possibilità di "immettere missioni di volo in questi sistemi missilistici", come ha descritto in precedenza Putin.

Putin potrebbe ora ordinare un attacco su vasta scala a Kiev, o ai centri di comando e controllo delle forze armate ucraine.

La Russia ha anche preso di mira i luoghi in cui si ritiene siano conservate munizioni occidentali.

Tutto ciò renderà senza dubbio più difficile per la nuova amministrazione Trump negoziare un potenziale accordo di pace tra Ucraina e Russia, qualcosa che ha promesso di iniziare a fare fin dal suo ritorno in carica.

 

 

 

 

La credenza nei VACCINI è una religione

simile a un culto basata sulla

pura FEDE e non sulla scienza.

 Vaccinedeaths.com – (11/12/2024) - S.D. Wells -ci dice:

 

Le religioni più antiche del pianeta sono ancora tra le più praticate, tra cui l'induismo, l'ebraismo, il buddismo, l'islam e il cristianesimo, ma c'è una religione abbastanza nuova che esiste solo da un paio di centinaia di anni, e si chiama vaccinazione.

Milioni di persone adorano la religione della vaccinazione con tutte le loro forze, pregando che li aiuti, dedicando e dedicando la loro fede ad essa, dal momento che non c'è una vera scienza che dimostri che "funziona".

Per la maggior parte dei membri, la religione della vaccinazione è un culto a cui hanno aderito, in cui svergognano chiunque non vi aderisca, chiamando i lebbrosi "non vaccinati", i diffusori di malattie e gli "anti-vaccinisti".

Iniettano il loro "Kool-Aid" invece di berlo, e lo fanno ai loro bambini il giorno della nascita, e poi continuamente più volte all'anno fino a quando non muoiono di morte prematura a causa degli ingredienti adulterati che le loro "chiese" (laboratori) usano per inventare i sieri.

L'ideologia irrazionale della religione del vaccino in cui medici e infermieri adorano l'"atto d'amore" basato sulla fede e iniettabile al 100%.

Proprio come le antiche storie della Bibbia, le storie di "effetti collaterali" ed "eventi avversi" della storia delle vaccinazioni sono piuttosto violente, spesso sfociano in morte e distruzione.

 A nessuno nel culto dei vaccini è mai permesso di parlare di questi orribili eventi che si verificano a causa della violenza dei vaccini, poiché si capisce che le ferite e la morte sono semplicemente esperienze religiose che derivano dalla tradizione basata sulla fede di farsi iniettare sostanze chimiche prodotte in laboratorio e intrugli "sacri" che sperano di salvarli da una morte sicura per malattie infettive.

Tutti i familiari di medici o infermieri che muoiono a causa dei vaccini devono accettare tranquillamente le conseguenze, come una sorta di sacrificio malato, che viene fatto sull'"altare dell'immunizzazione".

 A nessuno è permesso parlare male degli "dei" che colpiscono i membri del culto immunizzati poco dopo essere stati colpiti con le tossine più letali del mondo.

È un peccato mortale parlare male dei vaccini.

È una vera e propria bestemmia.

 È sacrilego dire sempre qualcosa di negativo sui pericoli delle iniezioni basate sulla fede.

È eresia avere o condividere qualsiasi credenza o opinione che sia contraria alla religione della vaccinazione basata sulla fede.

A nessuna persona vivente è permesso, secondo la rigida dottrina della religione della vaccinazione, di mettere in discussione la validità delle iniezioni.

 Anche se un neonato assolutamente sano muore lo stesso giorno in cui riceve più iniezioni tossiche, non ci può essere alcuna indignazione da parte della famiglia, delle infermiere, dei medici, di chiunque.

 Semplicemente "ne prendi uno per la squadra", per il culto.

Il loro messia è “Anthony Fauci”, che è venuto e li ha salvati tutti dalla peste nera del 2019, nota anche come "nuovo virus".

I leader del culto della vaccinazione richiedono a tutti i membri una devozione incrollabile a una serie di credenze e pratiche che sono devianti al di fuori delle norme del rischio per la salute rispetto al beneficio.

I membri sono strettamente controllati dalla propaganda che afferma che tutti i vaccini sono "sicuri ed efficaci".

Gli "esperti di malattie" sono le divinità che vengono adorate senza discutere, e tutto ciò che questi imbonitori farmaceutici dichiarano è legge religiosa.

Tutti i membri del culto dei vaccini sono isolati lontano dagli esseri umani "completamente non vaccinati" attraverso la manipolazione psicologica e la pressione, tra cui l'interruzione o lo scoraggiamento dei contatti dei membri con amici, familiari, vicini e colleghi che si rifiutano di credere nella religione della vaccinazione e la praticano ricevendo ogni iniezione tossica che le divinità dichiarano come Santo Graal.

Inoltre, le iniezioni di mRNA contengono nanoparticelle che aiutano a controllare le loro emozioni e comportamenti, rendendo i membri del culto ancora più radicali riguardo alla loro religione di vaccinazione basata sulla fede.

Guardate ora quanto è diventato estremo il culto della vaccinazione.

 

 

 

 

Il "vaccino" COVID è uno sforzo

intenzionale di genocidio mondiale.

 Vaccinedeaths.com – (10/04/2024) - redattori di notizie – Paul Craig Roberts -ci dice:

 

Mai prima d'ora ci sono stati massicci decessi in eccesso dopo la vaccinazione. 

Mai prima d'ora ci sono stati bambini, giovani adulti, atleti nel fiore degli anni, intrattenitori, che sono caduti morti "causa sconosciuta" dopo la vaccinazione.

Naturalmente, la causa è nota.

I principali medici e scienziati medici del nostro tempo – il che esclude i burocrati delle agenzie sanitarie, come Fauci, che fungono da agenti di marketing per Big Pharma e le commissioni mediche statali corrotte e politicizzate e

HMO – hanno spiegato perché e come i "vaccini" a mRNA, che non sono vaccini, uccidono, distruggono il sistema immunitario e causano danni alla salute.

Ciò che non si sa è perché alcuni muoiono subito dopo aver ricevuto la sostanza mortale, altri un mese dopo e altri ancora rimangono, finora, in vita.

Alcuni ricercatori pensano che il contenuto dei "vaccini" differisse da un lotto all'altro, e alcuni pensano che alcuni dei vaccini fossero placebo allo scopo di produrre un gruppo di persone illese per promuovere la sicurezza dei vaccini

Il professor Michel Chossudovsky ha raccolto –globalresearch.ca/the-covid-killer-vaccine-people-are-dying-all-over-the-world-its-a-criminal-undertaking/5800358 – una serie di video che documentano le diffuse sofferenze e le morti dei vaccinati. Non sono i non vaccinati che stanno "misteriosamente" morendo in tutto il mondo. Sono i vaccinati. 

Eppure l'insabbiamento continua.

I media occidentali – un insieme di puttane – sono al lavoro per coprire sé stessi e Fauci, Biden, Bill Gates, Big Pharma, la FDA, NIH, CDC e la professione medica assolutamente corrotta e irresponsabile.

Big Pharma e la FDA continuano a spingere i bambini a vaccinare il vaccino killer, e ci sono ancora genitori così stupidi e spensierati da partecipare all'omicidio dei propri figli.

Con le persone di tutto il mondo così stupide e così ciecamente fiduciose dell'autorità, possiamo capire perché il satanico Bill Gates e il satanico Klaus Schwab sono fiduciosi di poter riuscire a ridurre la popolazione mondiale e ad effettuare il loro Grande Reset.

Cosa intendo quando dico che Gates e Schwab sono satanici? Pensala in questo modo.

Di tanto in tanto, quando si discute dell'argomento, qualcuno dirà che le persone possono essere così orribili da poter capire perché alcuni vorrebbero genocidiarle.

Chiedo loro se sarebbero disposti a premere il pulsante del genocidio, e loro dicono "no".

 Capiscono che non hanno il diritto di causare la morte delle persone in nome della loro opinione o di un'agenda climatica o ideologica.

La differenza tra loro e Bill Gates e Klaus Schwab è che Gates e Schwab sono disposti e desiderosi di premere il pulsante del genocidio.

Ciò che è così orribile è che questa volontà ha acquisito un'alta posizione morale. Sterminare le persone è diventato il modo per salvare il pianeta.

Gli autori di questo omicidio di massa sono fiduciosi che il loro crimine sia troppo grande per essere riconosciuto come tale.

 Le popolazioni ingenue semplicemente non crederanno che i "loro" governi avrebbero fatto loro questo.

 Nessuno vuole ammettere di aver giustiziato i propri familiari e i propri figli fidandosi ciecamente delle "autorità" che avevano annunciato in anticipo il loro programma di genocidio.

Negli Stati Uniti solo una piccola percentuale di persone ha idea di cosa stia succedendo.

 Il tempo e l'energia della popolazione vengono spesi per sbarcare il lunario e per divertirsi.

Cadono in un crimine trasparente dopo l'altro.

Qualunque cosa il governo annunci, lo accetti:

l'assassinio del presidente John Kennedy, l'assassinio del senatore Robert Kennedy, il Golfo del Tonchino, l'11 settembre, le armi di distruzione di massa di Saddam Hussein, la pandemia di Covid, il vaccino Covid "sicuro ed efficace".

 Non imparano mai. 

Ora affrontano il genocidio, e non hanno ancora imparato.

Gli autori del genocidio di massa hanno ancora il controllo.

Se non è genocidio, dimmi cos'è quando illustri scienziati medici si scaldano in anticipo sul "vaccino" a mRNA e vengono censurati e puniti, quando l'inventore del "test Covid" PCR afferma che il test non indica la presenza del virus e viene ignorato, quando le prove degli effetti dannosi del "vaccino" sono tenute segrete da Pfizer e dalla FDA, quando ai medici viene impedito di curare il Covid con cure note come l'ivermectina e l'HCQ, quando le farmacie si rifiutano di compilare le prescrizioni dei medici per le cure, quando i mandati illegali e incostituzionali vengono utilizzati per costringere i cittadini sotto minaccia di perdita del lavoro a sottoporsi all'iniezione, quando non viene prestata alcuna attenzione ufficiale al massiccio aumento dei decessi in eccesso tra i vaccinati, quando i media portano avanti una campagna ingannevole di menzogne e propaganda?

Gli americani – anzi il mondo – si trovano di fronte a una mostruosa impresa criminale. Hanno la forza e l'intelligenza per riconoscerlo? Hanno intenzione di fare qualcosa al riguardo?

(PaulCraigRoberts.org)

 

 

 

 

Lo studio sul cambiamento di personalità

dei vaccinati e la questione

dei nanobot nei sieri.

Lacrunadellago.net – (11/12/2024) - Cesare Sacchetti – ci dice:

 

Alcuni lo hanno notato per esperienza diretta, o perché lo hanno riscontrato attraverso i propri cari oppure attraverso gli amici o i conoscenti.

Le persone che hanno ricevuto i vaccini Covid presentano spesso dei cambiamenti di personalità che sfociano non di rado anche in vari disturbi di carattere psichiatrico.

Fino ad ora, tali affermazioni potevano essere facilmente respinte dai vari propagandisti del siero lautamente ricompensati dalle case farmaceutiche, ma adesso iniziano ad uscire degli studi che documentano effettivamente come i vaccinati abbiano questi problemi.

Lo studio in questione è stato eseguito da un gruppo di ricercatori sudcoreani guidati dal professor “Hong Jin Kim” presso l’università” Inje del Paik Hospital”.

I medici sudcoreani per giungere alle loro conclusioni non si sono basati affatto su un campione ridotto.

Hanno preso in esame almeno il 50% della popolazione di Seul che ha ricevuto due dosi di vaccino Covid, un numero pari a circa 2,027,353 e i risultati sono stati abbastanza netti.

 

Larga parte delle persone che hanno ricevuto questi sieri hanno iniziato a presentare tutta una serie di disturbi psichici quali schizofrenia, depressione, e altre sintomatologie che colpiscono in particolare la sfera umorale dei soggetti.

Le percentuali sono ancora più esplicite.

Il 68% dei vaccinati ha sviluppato delle severe forme di depressione, un altro 43,9% si è ritrovato invece vittima di frequenti stati di natura ansiogena, e un 93,4% ha problemi legati all’insonnia.

La lista purtroppo delle problematiche riguarda anche disturbi dell’appetito e sessuale, dato che già in passato diversi vaccinati risultano essere divenuti sterili in seguito alla somministrazione di sieri.

I ricercatori della Corea del Sud identificano chiaramente il problema nel vaccino, anche se, a nostro giudizio, non individuano correttamente la vera causa.

Il “gruppo di Hong Jin Kim” afferma infatti che “la neuro infiammazione causata dalle proteine spike può contribuire ad occorrenze di alcuni effetti avversi psichiatrici come la depressione e l’ansia, dissociazione, disturbi dello stress, e disordini di natura somatica”.

 

A detta dei medici che hanno condotto tale ricerca il colpevole è dunque da individuarsi nella” proteina Spike” prodotta dai vaccini contro il “Sars-Cov-2”, che ancora oggi, va ricordato, non risulta essere stato isolato, come hanno persino dichiarato i due “virologi” “Drosten” e “Corman” che hanno sviluppato i loro test PCR senza nemmeno avere un campione isolato del virus.

Individuare correttamente il contenuto dei vaccini è infatti la chiave per poi comprendere le problematiche che stanno sorgendo nelle persone che hanno ricevuto questi sieri sperimentali.

Grafene o proteina spike?

In diversi articoli precedenti, si sono prese in esame le analisi di laboratorio fatte dal biologo spagnolo dell’università di Almeria, “Pablo Campra,” che, ad oggi, non solo non sono state smentite, ma hanno trovato altre conferme.

Secondo le analisi prodotte da “Campra” infatti nei vaccini Covid non ci sarebbe nulla di quanto scritto nel bugiardino, e questo aspetto è cruciale per comprendere il tipo di operazione che hanno messo in atto le varie case farmaceutiche che hanno partecipato alla produzione e distribuzione di questi sieri.

“Campra” nella sua analisi produsse i numeri dei lotti di diversi vaccini quali Pfizer, Moderna, e Astrazeneca in modo che qualora un domani qualcuno decidesse di portarlo in tribunale per queste sue ricerche, il ricercatore spagnolo avrebbe buon gioco a dimostrare la provenienza delle fiale ricevute, ma nessuno, ad oggi, non ha ancora adito nessuna via legale nei suoi confronti, forse perché le cause invece che demolire il suo caso, demolirebbero quello di chi vorrebbe eventualmente smentirlo.

Il biologo pubblicò i suoi risultati nel giugno del 2021, e le analisi di laboratorio mostrarono che i sieri più che essere di origine biologica, sono in realtà un composto sintetico a base di “ossido di grafene” e” nano bot”.

 

Esistono le analisi al microscopio di Campra che mostrano la presenza del grafene nei vaccini.

I risultati sono abbastanza chiari ed univoci e altri scienziati, quali” Karen Kingston”, sono giunti alle medesime conclusioni.

 

Il grafene: l’ossessione dell’establishment.

Il grafene viene descritto dalle varie istituzioni politiche e tecnologiche come una sorta di “panacea” da molto tempo, e questo spiega perché già nel 2013 l’Unione europea aveva dato vita ad un progetto di nome “Graphene Flagship”, finanziato dalla “Commissione europea” con 1 miliardo di euro attraverso ovviamente i contributi degli stati membri.

A “Graphene Flagship” hanno partecipato ben 118 atenei universitari europei tra i quali l’università La Sapienza, La Cattolica, l’università di Regensburg, e prestigiosi istituti di ricerca quali il CNR, l’istituto Max Planck e le industrie aerospaziali israeliane, soltanto per citare alcuni nomi di questa lunga e affollata lista.

 

C’era chiaramente un interesse multidisciplinare per il grafene da molto tempo prima che iniziasse la farsa pandemica, ma i suoi utilizzi erano lontani dall’essere il “sacro Graal” miracoloso che le varie istituzioni scientifiche europee volevano e vogliono far credere.

Il grafene infatti se immesso nell’organismo si rileva essere un elemento altamente tossico che porta alla progressiva degenerazione del sistema immunitario e ad un aumento degli infarti.

A confermarlo sono state anche fonti al di sopra di ogni sospetto, per così dire, come quelle dell’università Cattolica che mentre partecipava alle ricerche europee sul grafene, pubblicava nel 2018 uno studio firmato da quattro medici e biologi di questo ateneo, nel quale si affermava che “l’ossido di grafene può condurre alla trombogenicità e all’attivazione di cellule immuni”.

Non si contano le persone sane e gli atleti che stanno soffrendo di infarti e di miocarditi, e i numeri, a questo proposito, sono davvero agghiaccianti.

Soltanto dal 2021 al 2022, il numero dei morti per infarto tra gli sportivi di tutto il mondo è salito alla folle percentuale del 1700%, e questo è avvenuto durante e dopo la somministrazione dei sieri, che se contengono grafene, come risulta dalle analisi, non avevano altro effetto chiaramente che quello di provocare una strage di massa.

 

Il de popolamento è difatti una vera e propria ossessione dei vari circoli del mondialismo, e a spiegarlo ancora più chiaramente fu proprio l’uomo dei vaccini per eccellenza, Bill Gates, che in una conferenza Ted. del 2010 disse apertamente che se si fosse fatto un “buon lavoro” con i vaccini si sarebbe potuto ridurre notevolmente la popolazione del pianeta.

Si entra nel campo della eugenetica e soprattutto del malthusianesimo perché la falsa filosofia di fondo dell’elitarismo globale è che le risorse del pianeta siano finite e limitate per un certo ristretto numero di abitanti, quando in realtà è esattamente vero il contrario, dal momento che in più di un’occasione è stato dimostrato che l’aumento delle persone in un Paese non faccia ridurre il numero delle risorse, ma lo faccia aumentare, considerata la maggiore manodopera disponibile per produrre beni alimentari e dare una decisiva spinta alla crescita economica.

Il grafene è la chiave di tutto il puzzle dei vaccini e un numero così elevato di questi sieri, superiore ai 2 miliardi, appare impossibile che sia stato prodotto soltanto nell’arco di 6-8 mesi come sarebbe avvenuto nel 2020, il primo anno di esordio della farsa pandemica.

Chiunque abbia un minimo di famigliarità con le procedure industriali delle case farmaceutiche potrà confermare che per arrivare a produrre dei numeri così elevati ci vogliono anni, e questo dimostra, ancora una volta, come quanto accaduto nel 2020 non sia stato affatto il frutto della casualità, ma il risultato di una operazione studiata a tavolino con molta meticolosità e con immensi fondi a disposizione.

La domanda da porre in un prossimo futuro alle case farmaceutiche sarà da quando hanno realmente iniziato nei loro laboratori a lavorare allo sviluppo di questi sieri, e diversi indizi sulla tempistica vengono offerti non solo dal lancio di “Graphene Flagship,” ma anche dall’altro elemento trovato nei sieri, ovvero i citati “nanobot”.

I” nanobot” potrebbero essere la risposta ai risultati dei medici sudcoreani che erroneamente hanno attribuito i cambiamenti di personalità dei vaccinati alla proteina spike, quando in realtà sul banco degli imputati dovrebbero finire questi sofisticati apparecchi tecnologici.

Si tratta di microchip talmente piccoli da essere invisibili all’occhio umano e che possono essere soltanto visti al microscopio.

A sviluppare un certo interesse per i nanobot negli anni passati è stato in particolare lo scienziato israeliano,” Ido Bachelet”, dell’università “Bar Ilan” di Tel Aviv.

 

Esiste la presentazione del funzionamento dei “nanobot” tenuta da Ido Bachelet.

Israele ricorre frequentemente nella storia della nascita di questo siero e delle tecnologie ad esso collegato.

Lo stato ebraico sembra infatti avere un ruolo “privilegiato” perché non solo è israeliano il ricercatore in questione, ma lo sono anche personaggi che hanno fondato e gestito le aziende partner della Pfizer, quali la famigerata “Orgenesis”, fondata da “Sarah Ferber”, anch’ella nativa dello stato ebraico.

“Bachelet” è comunque uno degli uomini chiave di questa storia.

Nel 2013, presenta entusiasta al suo pubblico il funzionamento dei nanobot e mostra come questi possano essere inseriti a migliaia dentro una siringa e poi iniettati dentro il corpo umano.

Lo scienziato israeliano ne descrive le “fantastiche” funzioni che consentono a questi di rilasciare i vari farmaci nell’organismo nella maniera meno invasiva possibile, ma quando il farmaco in questione è principalmente il grafene, gli effetti sono quelli che si vedono nelle persone affette dalla strage dei malori improvvisi e quelli già citati dai ricercatori dell’università Cattolica.

Alla Pfizer però non devono aver avuto tali perplessità e rimasero così folgorati dalle ricerche di Bachelet che decisero di iniziare una stretta collaborazione con lui che ha portato, con ogni probabilità, alla produzione del farmaco distribuito nel 2020 e nel 2021, chiamato impropriamente “vaccino”.

Infatti i” nanobot” svolgono un ruolo importante nel funzionamento dei sieri.

Questi dispositivi elettronici sono, per così dire, integrati con il grafene e sono l’elemento determinante per creare questa complessa interazione tra le due sostanze, ma hanno anche un risvolto, se possibile, ancora più inquietante.

Diversi ricercatori hanno dimostrato come i vaccinati emettano dei codici MAC rilevabili con degli apparecchi bluetooth.

È un fenomeno probabilmente riscontrato da diversi lettori anche quotidianamente, attraverso l’uso di varie applicazioni del telefono che consentono di vedere questi singolari codici alfanumerici trasmessi dalle persone vaccinate, in assenza anche di qualsiasi dispositivo, che sarebbero in teoria collegate da remoto ad una rete che non solo controlla le loro funzioni vitali ma anche il loro comportamento.

Se qualche decennio addietro tali ipotesi appartenevano alla sfera della fantascienza, oggi sono, purtroppo, divenute realtà ed esiste anche una letteratura scientifica che spiega come tali microchip e nanobot siano in grado di cambiare la personalità del soggetto che li riceve e anche la sua libera volontà.

Il campo in questione a questo punto si interseca.

Non si è più soltanto nella sfera della tecnologia più avanzata ma anche in quella teologica, dal momento che questi microchip riescono a interferire nella libera determinazione dell’individuo, tanto da ridurne o annullarne il suo libero arbitrio.

La vaccinazione di massa è servita certamente per ridurre la popolazione ma anche al tempo stesso a condurre degli esperimenti per testare questi nanobot in grado di cambiare e/o governare a comando la personalità di chi riceve tali sieri.

Non è un qualcosa anche questo nato in un giorno. C’erano studi al riguardo già negli anni passati e c’erano in corso degli esperimenti per testare l’efficacia dei microchip come strumenti di controllo della volontà di un individuo.

I microchip impiantati nei detenuti californiani.

La prova che le grandi corporation stavano conducendo esperimenti simili viene anche dai documenti recentemente pubblicati dalla corte distrettuale orientale della California in merito ad una causa presentata da “Dawn Delore” contro il dipartimento penitenziario del suo stato.

“Dawn Delore” era una dipendente di una delle carceri dello stato californiano e aveva iniziato a presentare dei problemi di salute in seguito alla esposizione a delle frequenze elettromagnetiche sul posto di lavoro.

Le frequenze venivano utilizzate per uno scopo preciso, ovvero quelle di controllare i microchip neuronali impiantati ad alcuni detenuti senza il loro espresso consenso.

A fornire la tecnologia era stata l’IBM che aveva sviluppato questi microchip che stavano dando i risultati “sperati”.

Se i detenuti iniziavano a manifestare un comportamento aggressivo verso le guardie e altri detenuti, allora da remoto tali microchip venivano attivati e il detenuto smetteva di dare problemi, e persino quando veniva aggredito non dava più segni di reazione violenta.

Si spegneva di fatto la volontà della persona e la si induceva in un profondo stato di letargia che poteva durare anche 22 ore al giorno.

Si giocava, in altre parole, a fare Dio attraverso questi microchip che sono di fatto divenuti la terribile applicazione di quello si vedeva in un film del 2004, Il “Candidato Manchuriano”.

Nel film, uno dei protagonisti, il soldato Raymond Shaw, veniva sottoposto ad un intervento di un microchip nel suo cervello che consentiva ai vari “programmatori” di controllare a piacimento la sua volontà.

Esiste la scena nella quale il soldato Shaw riceve il microchip nel cervello.

L’uomo diveniva di fatto un burattino di chi lo controllava, spesso agenzie di intelligence che lo trasformavano in un agente “MK-Ultra”, il famigerato programma di controllo del pensiero sviluppato dalla CIA nel dopoguerra e che oggi appare preistoria rispetto agli enormi avanzamenti tecnologici fatti in materia di controllo del pensiero.

Il vaccino, a quanto pare, sembra anche aver varcato questa soglia. Non soltanto uno strumento di morte, ma anche uno di controllo della mente umana.

È stato un attacco non soltanto alla vita, ma anche al libero arbitrio dell’essere umano.

 

 

 

Gli scienziati giapponesi dicono che

"i giorni sono contati" di Bill Gates dopo

che i farmaci abortivi sono stati trovati

nei "vaccini."

Vaccinedeaths.com – (13/10/2024) - Ethan Huff – ci dice:

 

Gli scienziati giapponesi lanciano l'allarme sull'agenda genocida del miliardario eugenista e "filantropo" Bill Gates, che sta mescolando i "vaccini" con farmaci che inducono l'aborto.

Esperti di fama mondiale come il dottor” Masanori Fukushima”, l'oncologo giapponese “Masanori ”, stanno esortando i pubblici ministeri internazionali a processare Gates in tribunale, soprattutto ora che la task force Covid del governo ha scoperto molte prove schiaccianti che dimostrano che il co-fondatore di Microsoft sta cercando di massacrare in massa la popolazione globale.

"Avvertono che ci sono prove schiaccianti che suggeriscono che Gates non ha ancora finito – ha in programma di infliggere ancora più danni nel prossimo futuro", ha twittato “TPV Sean” (@tpvsean), l'account X/Twitter di “The People's Voice”.

 

"È tempo che il mondo si unisca e lo consegni alla giustizia!"

("Vaccinare" l'approvvigionamento alimentare è il modo in cui i piani di Bill Gates di "colpire" in massa il mondo con i suoi veleni – e la gente non saprà nemmeno che stanno mangiando i suoi abomini.)

Il Dr. Fukushima vuole che tutte le iniezioni di mRNA COVID vengano immediatamente ritirate dal mercato.

Dopo aver scoperto un sacco di prove scientifiche che dimostrano che i "vaccini" contro il coronavirus di Wuhan (COVID-19) stanno distruggendo vite umane, il dottor Fukushima ha lanciato un appello pubblico affinché tutte le varietà di mRNA (modRNA), ovvero Pfizer e Moderna, vengano immediatamente ritirate dal mercato.

Il dottor Fukushima ha definito i vaccini COVID "malvagi", aggiungendo che il loro impatto sull'umanità è stato a dir poco un omicidio di massa.

E il loro rilascio non sarebbe stato possibile se l'amministrazione Trump non avesse accelerato il loro rilascio attraverso l'”Operazione Warp Speed”, il “PREP Act” e altre misure tiranniche imposte durante la "pandemia".

Anche Big Pharma, Tony Fauci, Rochelle Walensky e molti altri co-cospiratori sono in difficoltà per il ruolo che hanno svolto nello scatenare questi veleni mortali con il pretesto di una "emergenza" che francamente non esisteva.

Qualcuno di loro affronterà mai la giustizia per i suoi crimini contro l'umanità?

"Ho lavorato con i giapponesi per anni – ho un progetto attivo con loro in questo momento – e hanno la massima integrità", ha detto il “dottor Peter McCullough di The Wellness Company” ad Alex Jones in una recente intervista a “Infowar”s sulla credibilità di queste affermazioni dal Giappone contro Bill Gates.

 

"Sai, loro (gli scienziati giapponesi) hanno fatto studi con le Olimpiadi dimostrando che i test PCR di routine erano completamente fasulli.

Hanno restituito milioni di fiale di Moderna e Pfizer a causa di contaminanti visibili.

 Ora i giapponesi chiedono che tutti i vaccini vengano ritirati dai mercati mondiali".

Il problema, ovviamente, è che a miliardi di persone sono già stati iniettati questi vaccini, quindi toglierli dal mercato ora non porterà a nulla.

 Chiedere che ciò accada, tuttavia, invia un messaggio al mondo che il Giappone conosce la verità e vuole che anche tutti gli altri la sappiano.

Il nuovo governo giapponese non approva ciò che il dottor Fukushima sta cercando di fare, e i rapporti indicano che lui e altri scienziati sono sempre più sotto attacco per aver cercato di inviare un messaggio importante al mondo sugli impatti mortali dei vaccini COVID.

Nonostante le diffuse proteste sia da parte della comunità scientifica che della popolazione in generale, il nuovo governo giapponese sta portando avanti i piani per lanciare il primo vaccino COVID a mRNA "auto amplificante" al mondo, che potrebbe aprire un nuovo vaso di Pandora in termini di salute pubblica.

Lo stesso Bill Gates è un virus mortale che ha un disperato bisogno di una cura.

(Globalism.news.)

 

 

 

 

 

Il dilemma di Le Pen in Francia:

statista o sabotatrice?

Politico.eu – (12-12-2024) - Clea Caulcutt – ci dice:

 

La leader dell'estrema destra francese deve decidere se rovinare tutto o comportarsi bene, tenendo sempre d'occhio le elezioni presidenziali del 2027.

Marine Le Pen deve capire se è stata una scommessa che valeva la pena correre o se ha vanificato anni di duro lavoro mirato a rendersi eleggibile.

PARIGI — Marine Le Pen ha sempre camminato sul filo del rasoio tra l'essere un'outsider, intenzionata a demolire l'establishment francese, e il coltivare un'immagine più mainstream per ottenere un sostegno sufficientemente ampio nella speranza di diventare un giorno presidente.

La crisi politica che ha colpito la Francia ha messo a fuoco questa scelta netta.

Con una mossa brutale la scorsa settimana è diventata la Le Pen di un tempo, la “disruptor-in-chief”, staccando la spina al governo di centro-destra e spingendo il paese sull'orlo del caos e della crisi finanziaria.

Ora, mentre la polvere si deposita, Le Pen deve capire se è stata una scommessa che valeva la pena di fare o se ha vanificato anni di duro lavoro mirato a rendersi eleggibile.

E, dopo aver fatto saltare in aria un governo, tornerà in riga e sosterrà il prossimo primo ministro del presidente Emmanuel Macron, che potrebbe essere nominato già giovedì, o continuerà a urlare da bordo campo?

Nel decidere di non sostenere il Primo Ministro Michel Barnier e il suo governo di centro-destra su un bilancio austero mirato a ridurre l'enorme deficit della Francia, Le Pen ha soddisfatto la sua base tradizionale.

 Ma la mossa ha scatenato disaccordi nel cuore del suo partito di estrema destra, il “Rassemblement National,” uno dei tre grandi blocchi in un parlamento francese frammentato.

"I funzionari del “National Rally “erano molto divisi sul fatto di votare per rovesciare il governo", ha detto un ex funzionario di estrema destra, a cui è stato concesso l'anonimato per proteggere le relazioni.

 "Hanno paura di tornare a essere un partito marginale".

Affinché Le Pen diventi presidente, "ha bisogno dei pensionati, delle persone a cui piace la stabilità... e ora sono probabilmente perduti", ha affermato il funzionario.

È qualcosa a cui i suoi avversari si sono già aggrappati, elogiando allegramente come Le Pen sia tornata a essere la forza spericolata e distruttiva che l'ha vista vincere un numero record di legislatori ma perdere la competizione per diventare presidente tre volte dal 2012.

Consapevole di quanto facilmente Le Pen potrebbe perdere la via di mezzo, Macron ha criticato il suo partito per essersi unito all'estrema sinistra in un "fronte anti-repubblicano".

Il suo partito stava semplicemente " generando caos ", secondo un legislatore francese.

È un'improvvisa e drammatica inversione di tendenza per Le Pen.

Per anni ha cercato di coltivare un'immagine più ragionevole, imponendo una rigida disciplina ai funzionari del partito e adottando un atteggiamento di tolleranza zero verso il razzismo e l'antisemitismo.

Ma lei rimane impassibile. "Non gioco d'azzardo, non gioco al casinò... Prendo decisioni politiche", ha detto in un'intervista mercoledì.

"Ci siamo trovati di fronte a un bilancio irresponsabile e abbiamo cercato di essere responsabili".

Per ora, mantiene aperte le sue opzioni, allentando la pressione con rassicurazioni sul fatto che voterà a favore del bilancio di emergenza, ma continuando ad avvertire che potrebbe votare di nuovo per rovesciare il prossimo governo.

 

Ma questa potrebbe essere la parte facile. Ci saranno momenti in cui dovrà fare scelte più decisive, come se sostenere o meno il bilancio del prossimo governo per il 2025 e, forse, una legge sull'immigrazione.

Pressione degli elettori.

Le elezioni presidenziali del 2027, con Macron impossibilitato a ricandidarsi, sono ancora saldamente nel mirino di Le Pen.

La decisione della scorsa settimana è stata una scelta calcolata che ha lucidato la sua immagine di forza anti-establishment in Francia, ma che ha messo in secondo piano i suoi sforzi per ampliare il suo appeal.

Decidendo di non sostenere il Primo Ministro Michel Barnier e il suo governo di centro-destra su un bilancio austero mirato a ridurre l'enorme deficit della Francia, Le Pen ha accontentato la sua base tradizionale.

"Penso che sia stata una decisione difficile per lei, che va contro la sua strategia di rendere il National Rally più mainstream", ha detto il sondaggista di “OpinionWay “Bruno Jeanbart.”

"Ma la pressione degli elettori stava diventando troppo forte".

"Per lei era più importante assicurarsi i suoi elettori principali piuttosto che conquistarne di nuovi, in un momento in cui non è ancora emerso un candidato presidenziale moderato e centrista per il 2027", ha continuato.

In un certo senso, Le Pen si è avvicinata in modo allettante alla rispettabilità che ha sempre desiderato.

“Barnier”, il cortese e conservatore anziano statista che Macron ha nominato primo ministro a settembre, ha resistito a marchiare Le Pen come di estrema destra, ha rimproverato i ministri per averla criticata e ha riconosciuto la sua influenza nelle discussioni sul bilancio.

Ma alla fine decise che “ballare con Barnier” sarebbe stato il bacio della morte.

"La strategia di normalizzare sé stessa ha i suoi limiti", ha detto un peso massimo conservatore che conosce bene il National Rally.

"Il pericolo per Marine Le Pen era che sarebbe stata etichettata come una 'politica come tutte le altre'" se fosse stata troppo costruttiva, ha detto prima del voto.

Le Pen ha scelto “l'opzione meno suicida”, secondo “Sylvain Crépon”, accademico e specialista dell'estrema destra.

“Se il Rassemblement National non avesse votato per rovesciare il governo, sarebbe diventato il partito sottomesso al governo, e avrebbe perso il suo elettorato di protesta, che odia Macron”, ha detto.

Mentre altri partiti di opposizione, come il Partito Socialista, i Verdi, il partito conservatore Les Républicains e i centristi, stanno negoziando un possibile patto di governo con Macron, i dirigenti del Raggruppamento Nazionale stanno mostrando coraggio, pur non essendo all'interno della tenda.

Uno dei loro legislatori,” Philippe Ballard”, ha dichiarato di essere "fiducioso" che tali colloqui si sarebbero ritorti contro i partiti tradizionali e avrebbero consolidato la reputazione del “Raggruppamento Nazionale” come forza di opposizione numero uno in Francia.

"Sta emergendo il vecchio patto tra destra e sinistra, ma non riusciranno mai a mettersi d'accordo su nulla, che si tratti di tasse o di sicurezza... tutto gioca a nostro favore", ha affermato.

L'aspetto negativo, almeno per ora, è che hanno perso

influenza.

Controllo dei danni.

I dirigenti del National Rally stanno già cercando di riconquistare più elettori tradizionali, sostenendo che l'elettorato ha capito e sostenuto la loro mossa per far cadere il governo.

Si stanno anche piegando all'indietro per smussare la decisione di Le Pen.

Secondo il parlamentare conservatore “Pierre-Henri Dumont”, Marine Le Pen ha deciso di rovesciare il governo ora perché sarà più difficile organizzare una resa dei conti con Macron in seguito.

Nelle ore successive al voto, Le Pen ha solennemente descritto la caduta di Barnier come "non una vittoria".

I legislatori di estrema destra hanno generalmente evitato di esultare e hanno promesso che contribuiranno a scongiurare un blocco in stile statunitense per la Francia.

L'estrema destra ha bisogno di "rassicurare" costantemente, ha detto un consigliere parlamentare del National Rally.

 "Ci sono analisti che hanno seguito la linea del governo nel loro desiderio di spaventare la gente."

Ma l'intransigenza di Le Pen l'ha resa vulnerabile anche a un altro tipo di attacco: quella secondo cui avrebbe scatenato una crisi per salvarsi la pelle.

Dopotutto, è sotto processo per appropriazione indebita di fondi UE e i procuratori hanno chiesto ai giudici di impedirle di candidarsi a cariche pubbliche.

 Il verdetto è atteso a marzo; Le Pen rischia di perdere tutto.

Se questa richiesta venisse confermata, potrebbe distruggere le sue prospettive di candidarsi alle elezioni anticipate o addirittura di candidarsi alla presidenza nel 2027.

Secondo il parlamentare conservatore Pierre-Henri Dumont, che ha sostenuto il governo Barnier, Le Pen ha deciso di rovesciare il governo ora perché sarà più difficile organizzare uno scontro con Macron in seguito, quando potrebbe non essere più eleggibile per candidarsi alle elezioni.

Qualcuno ha addirittura accusato Le Pen di voler accelerare una crisi istituzionale nel tentativo di costringere Macron a dimettersi e accelerare le elezioni presidenziali.

"L'aiuterebbe se le elezioni presidenziali fossero anticipate", ha detto Crépon.

 "Ma non credo che nessuno tra i ranghi del Rassemblement National pensi che Emmanuel Macron si dimetterà nei prossimi mesi".

Nonostante abbia flirtato con il caos nelle ultime settimane, Le Pen ha mantenuto le sue linee rosse.

 A differenza del focoso di estrema sinistra Jean-Luc Mélenchon, si è rifiutata di chiedere a Macron di dimettersi, anche se ciò potrebbe salvarla dall'oblio politico.

"Non vuole essere vista come una golpista, questo è molto chiaro", ha affermato il funzionario conservatore.

(Sarah Paillou ha contribuito a questo articolo.)

 

 

 

 

 

Il nuovo responsabile dell'energia dell'UE

 promette di porre fine ai legami con

 la Russia sul carburante per sempre.

Politico.eu – (12 – 12 – 2024) - Victor Jack e Gabriel Gavin – ci dicono:

 

Lo slancio per abbandonare il motore di entrate di Mosca si è arenato. "Qualcosa di nuovo deve accadere", ha detto Dan Jørgensen a POLITICO.

Prima riunione del Collegio dei Commissari UE designati a Bruxelles.

"Essere riusciti a ridurre la nostra dipendenza a tal punto è in realtà un bel risultato", ha detto “Dan Jørgensen. “

Dan Jørgensen ha come "priorità principale" l'elaborazione di un piano che reciderà definitivamente tutti i legami energetici dell'Unione Europea con la Russia.

 

Nella sua prima intervista da quando ha assunto l'incarico di nuovo responsabile dell'energia dell'UE, Jørgensen ha avvertito che l'UE sta vacillando nella sua pluriennale campagna per evitare il carburante russo e che necessita di un piano per rimettere le cose in carreggiata.

Ha sottolineato come motivo di particolare preoccupazione i crescenti acquisti di gas naturale liquefatto russo da parte dell'UE, nonché un'inversione della traiettoria discendente del blocco.

 Inoltre, cinque paesi dell'UE dipendono ancora dalla Russia per il combustibile nucleare.

"Essere riusciti a ridurre la nostra dipendenza al punto in cui ci siamo riusciti è in realtà un grande risultato", ha affermato Jørgensen, parlando dal suo ufficio, in gran parte ancora vuoto, nella sede centrale della Commissione europea a Berlaymont.

Ma "è ovvio a tutti che qualcosa di nuovo deve accadere perché... ora le cose stanno iniziando ad andare nella direzione sbagliata", ha aggiunto, dicendo che avrebbe elaborato "una tabella di marcia tangibile che includerà strumenti e mezzi efficienti per risolvere la parte rimanente del problema".

Jørgensen ha affermato che il suo piano si concentrerà "principalmente sul gas, ma anche sul petrolio e sul nucleare" e sarà attuato entro i primi 100 giorni dal suo insediamento, dandosi di fatto una scadenza a metà marzo.

 

Il piano rappresenta il passo successivo nell'enorme sforzo dell'UE per cambiare il modo in cui alimenta la vita di 450 milioni di persone dopo che la Russia ha invaso l'Ucraina nel 2022.

Il blocco ha già imposto un divieto assoluto alle esportazioni di carbone e petrolio via mare di Mosca, riducendo al contempo la sua dipendenza dalle forniture di gas tramite gasdotto di circa due terzi.

Ma gli sforzi hanno raggiunto un plateau negli ultimi mesi. Nel 2024, si prevede addirittura che l'UE importerà circa il 10 percento in più di GNL dalla Russia rispetto al 2023, secondo la piattaforma di materie prime “Kpler”.

Non sarà facile impegnarsi per risolvere questi legami rimanenti.

Qualsiasi piano per eliminare l'energia russa dal blocco entro il 2027, la scadenza informale stabilita dal blocco dopo la guerra totale, probabilmente susciterà una forte resistenza da parte dei paesi che dipendono ancora pesantemente da Mosca per le importazioni.

 In particolare, Ungheria e Slovacchia, guidate dai leader favorevoli alla Russia Viktor Órban e Robert Fico, si sono storicamente opposte alle nuove restrizioni energetiche.

Anche il rapporto dell'UE con gli Stati Uniti guidati da Donald Trump giocherà un ruolo importante nel lavoro di Jørgensen in campo energetico.

Jørgensen ha fatto riferimento alla sua esperienza come ministro del clima della Danimarca nel 2022, quando ha partecipato a otto vertici di emergenza dei ministri dell'energia dell'UE mentre l'Unione affrontava una profonda crisi dei prezzi del gas.

Tali negoziazioni, ha detto, gli hanno dato “una certa esperienza nella collaborazione con i colleghi… tenendo conto [che] ci sono circostanze diverse”.

Avrà anche un notevole sostegno politico dietro la sua spinta. Proprio questa settimana, 10 capitali dell'UE hanno chiesto congiuntamente sanzioni sui settori nucleare e GNL di Mosca.

La proposta di Jørgensen probabilmente arriverà anche settimane dopo la fine di un accordo di transito del gas a lungo termine che consente alla maggior parte dei paesi dell'Europa centrale di continuare a importare gas russo tramite gasdotto tramite l'Ucraina.

Mentre diversi paesi stanno discutendo potenziali soluzioni alternative per mantenere il flusso di gas, Jørgensen ha detto che si aspetta che l'accordo scada.

"Ci stiamo preparando alla situazione in cui tutto questo finirà e...

è un motivo in più per cui è importante per noi avere questa tabella di marcia molto presto", ha affermato, riecheggiando la posizione di lunga data dell'esecutivo dell'UE sull'accordo Mosca-Kiev del 2019.

Anche la relazione dell'UE con gli Stati Uniti guidati da Donald Trump giocherà un ruolo nel lavoro energetico di Jørgensen, dato che l'Europa si è appoggiata agli USA per il GNL mentre si ritirava dalla Russia.

Gli USA sono ora il secondo fornitore di gas del blocco.

 

Le importazioni di GNL saranno "certamente una delle prime cose di cui dovremo discutere" con la nuova amministrazione statunitense, ha affermato Jørgensen.

La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha già suggerito che l'UE potrebbe acquistare più carburante americano per evitare una potenziale guerra commerciale con il roboante leader repubblicano, che ha promesso di porre fine alla sospensione dei nuovi permessi di esportazione di GNL dagli Stati Uniti.

 

"Dobbiamo essere consapevoli che non avremmo potuto ridurre la dipendenza dalla Russia senza l'energia degli... Stati Uniti", ha detto Jørgensen.

"Sono stati davvero nostri amici e spero, naturalmente, che continueremo a esserlo".

 

 

 

 

 

 

Opportunismo turco e

multipolarità in Siria.

Unz.com - Eric Attaccante – (9 dicembre 2024) – ci dice:

 

La caduta del governo di Bashar al-Assad in Siria segna un punto di svolta.

 Prima dell'inizio della guerra civile del 2011, i siriani erano tra le persone più istruite del mondo arabo.

La fiorente classe media siriana, le università di alta qualità e l'industria farmaceutica avanzata hanno permesso loro di superare la loro classe di peso nell'influenzare il Medio Oriente.

Come media potenza, il governo social-nazionalista baathista di Assad ha cercato di mantenere buoni legami con tutti gli attori, compresi gli Stati Uniti a un certo punto, anche se il suo impegno a combattere l'espansionismo sionista alla fine ha portato alla sua distruzione da parte degli stessi Stati Uniti con cui aveva cercato di mantenere buoni rapporti.

Con l'Iran e la Russia alle spalle, le forze siriane sono emerse vittoriose sulle forze islamiste sostenute dai sionisti nel 2018, ma questa vittoria è stata incompleta e ha portato a un periodo di stagnazione nel paese.

La Siria non è stata in grado di riprendersi dalla fuga di cervelli causata dall'esodo di professionisti istruiti – insegnanti, medici, ingegneri, ecc. – verso l'Europa e la Turchia.

Il rigido regime di sanzioni imposte alla Siria dagli Stati Uniti e da altre potenze sioniste ha reso difficile per lo Stato partecipare al commercio globale, portando all'isolamento economico e alla stagnazione.

Una cultura di corruzione e cinismo è fiorita sotto l'indebolito e demoralizzato Assad, vista ovunque, dai gruppi del crimine organizzati che reclutano i chimici disoccupati del paese per diventare il principale produttore di” metanfetamine” e “Captagone” della regione, alla triste esibizione delle forze dell’Esercito Arabo Siriano incapaci di spostare carri armati e aerei per affrontare i ribelli a causa del fatto che i loro comandanti hanno rubato e venduto tutto il carburante.

 

Sia la Russia che l'Iran hanno le loro ragioni per voler ridurre le loro perdite con Assad.

Le due nazioni sono distratte dalle loro guerre esistenziali contro l'ordine sionista americano-israeliano, motivo per cui la presenza russa in Siria era piccola (una manciata di jet) e quella iraniana si stava già ritirando da aree strategiche come “Idlib”.

Le vie di rifornimento di Hezbollah, che passano per Homs e Palmira, erano altamente sorvegliate e regolarmente prese di mira da Israele – a volte attaccate una dozzina di volte al giorno – probabilmente a causa di ufficiali siriani corrotti che le informavano ai sionisti, rendendo queste rotte sempre più difficili da utilizzare.

In un caso, gli esperti dell'”IRGC” sono stati uccisi da un attacco aereo israeliano a pochi isolati di distanza dalla residenza privata di Assad, che l'intelligence iraniana ha fatto risalire a informazioni ottenute da funzionari siriani comprati, ma Assad ha dimostrato una mancanza di volontà o capacità di sradicare gli agenti compromessi.

 La Siria ha fatto di tutto per mantenere un basso profilo e rimanere fuori dal conflitto su Gaza dal 7 ottobre, compreso il taglio dei legami con gli Houthi nello Yemen, che ha sconvolto molti dei suoi alleati dell'Asse della Resistenza che hanno speso grandi quantità di sangue e denaro per mantenere Assad al potere.

Sul lato russo dell'equazione, Mosca è stata frustrata dall'incapacità di Assad di combattere la corruzione o di fare uno sforzo per porre fine ufficiale al conflitto. Sia la Russia che l'Iran hanno cercato di reintegrare la Siria in un ambiente geopolitico post-americano, ma Assad è stato intransigente nonostante fosse la parte più debole dell'alleanza.

Dopo la distensione mediata dalla Cina del 2023 tra Iran e Arabia Saudita, che ha fatto saltare il tappeto da sotto i piedi di Washington, Pechino, Mosca e Teheran hanno tentato di organizzare una soluzione ai contrastanti interessi turchi e siriani.

Assad ha respinto questa offerta, affermando che i negoziati erano fuori discussione finché le truppe turche non si fossero ritirate dal territorio siriano.

La Turchia è emersa come un attore altamente antagonista ma transazionale, che sfrutta il suo enorme esercito, la rete di terroristi e l'apparato di intelligence a volte per eseguire gli ordini di America e Israele quando i loro interessi si intersecano, ritagliandosi anche una posizione sovranista che si occupa anche di Russia e Iran quando ne beneficia Ankara.

 

La guerra armeno-azera esemplifica questa dinamica.

 Il governo armeno, che si era fatto da solo insultando partecipando e cercando di prendere le distanze dai suoi alleati russi e iraniani nella speranza di ottenere il favore di America, Israele ed Europa occidentale, è stato invece colto isolato e solo quando le forze azere sostenute da Turchia e Israele hanno lanciato un'improvvisa invasione del Nagorno-Karabakh alla fine del 2020.

Sia la Russia che l'Iran hanno evitato una potenziale guerra con la Turchia stando fuori dai suoi piedi.

In cambio, hanno raccolto benefici tangibili consentendo ai turchi di raggiungere i loro obiettivi in quella che considerano la loro sfera naturale di influenza.

Dopo il conflitto armeno, l'Azerbaijan, sotto la protezione turca, ha sfidato Washington fornendo un corridoio commerciale alla Russia per trasportare merci in Iran, oltre a diventare una linea di vita vitale per l'energia russa in mezzo alle sanzioni ucraine.

In passato la Turchia ha sfidato Washington, in gran parte perché l'America ha sempre più bisogno della Turchia più di quanto la Turchia abbia bisogno dell'America.

La Turchia ha bombardato regolarmente i gruppi comunisti curdi che dal 2018 sono stati la principale risorsa americana in Siria, come lo “YPG”, e hanno sfidato Washington in particolare modo per quanto riguarda le loro relazioni con la Russia.

L'emergere della Turchia come potenza regionale è un problema che né gli Stati Uniti né la Russia sembrano in grado di combattere, ed entrambi cercano di ottenere ciò che possono da questa nuova realtà.

In Siria, sembra esserci stato un accordo simile a quello sull'Armenia a porte chiuse tra il governo di Assad, l'Iran, la Turchia e la Russia, che attualmente si stanno incontrando a Doha senza alcuna presenza ufficiale americana, occidentale o israeliana.

“Hussein Ibish” di “The Atlantic “ritiene che una Siria post-Assad potrebbe essere divisa tra linee etno-religiose, con la Russia in grado di mantenere il suo porto a “Tartus” attraverso un protettorato alawita.

Per quanto riguarda l'Iran, che i media e gli analisti stanno dichiarando il più grande perdente della caduta di Assad, sarebbe più prudente aspettare e vedere cosa succede.

 Hay'at Tahrir al-Sham (HTS), la milizia islamista che funge da rappresentante della Turchia, ha cercato di prendere le distanze dalle sue origini di al-Qaeda e finora ha evitato la persecuzione organizzata di cristiani e sciiti, come hanno testimoniato i media iraniani.

Un simile sviluppo suggerisce che hanno ricevuto l'ordine turco di comportarsi in modo moderato, forse tramite un accordo con Russia e Iran.

Mentre è improbabile che “HTS” abbia lanciato la sua offensiva con Hezbollah costretto a inviare il suo materiale e i suoi uomini nel Libano meridionale, hanno inviato un messaggio ai combattenti sciiti dicendo che non cercano ostilità con loro.

 

Tuttavia, lo status del corridoio di trasferimento delle armi a Hezbollah potrebbe essere in pericolo e Israele ne ha approfittato spingendosi nel territorio siriano, ma alla fine sia gli Stati Uniti che Israele sembrano essere seduti sul sedile del passeggero su richiesta della Turchia.

 C'è il potenziale per l'Iran di convincere i militanti sunniti nel nuovo governo siriano a preservare la loro capacità di supportare Hezbollah per solidarietà anti-israeliana.

 Piuttosto che un cambio di regime guidato dall'Occidente attentamente calibrato, la rinnovata aggressione turca sembra essere nel contesto di un vuoto in Asia centrale e nel Vicino Oriente che una Washington indebolita non ha altra scelta che sostenere alle condizioni di Ankara, che preferisce all'influenza iraniana o russa, ma che introduce anche variabili fuori dal controllo di Washington.

Come membro della NATO, la Turchia ha a lungo cercato di utilizzare gli accordi strategici con l'America e Israele per i propri interessi economici e geopolitici moralmente ambigui, compreso il mantenimento dell'oleodotto finanziariamente redditizio verso Israele, ma si riserva comunque il diritto di mantenere un certo grado di indipendenza.

La Turchia è stata diligente nel chiedere agli Stati Uniti di rompere i legami con i suoi combattenti curdi in Siria, e mentre i ribelli di “HTS” hanno in gran parte evitato grandi battaglie con i gruppi sciiti sostenuti dall'Iran e le forze russe, sia l'esercito turco che “HTS” stanno attualmente sventrandole posizioni a lungo detenute dalle “Forze Democratiche Siriane “sostenute dagli Stati Uniti (che sono curde) nel nord della Siria, mentre Washington dice loro impotente di fermarsi.

Non è chiaro, nell'immediato dopo, se l'America e Israele sono davvero i principali vincitori o se stanno semplicemente opportunisticamente prendendo le mosse in mezzo al caos.

La Turchia ha probabilmente già concordato con gli Stati Uniti di consentire a Israele di rubare il territorio siriano in cambio di mano libera, ma questo non significa che all'Iran non sarà permesso di sviluppare un modo alternativo per aiutare i suoi alleati in Libano in un accordo separato.

Si possono ricordare le conseguenze di “Saddam Hussein”, rovesciato dagli Stati Uniti a causa della sua strenua opposizione a Israele e sostituito con un debole regime fantoccio che alla fine ha creato un vuoto imprevisto, permettendo all'Iran di coltivare un nuovo e sempre più importante ramo del suo “Asse della Resistenza” attraverso le “Unità di Mobilitazione Popolare”.

Per l'Iran, che sembra prepararsi a una guerra con l'amministrazione Trump in arrivo, evitare un intervento in Siria preserva le armi e i fondi necessari in Libano e in patria, ma evita anche di riaccendere le tensioni settarie in raffreddamento evitando di attaccare i sunniti per preservare il governo di una minoranza sciita.

La prospettiva di un'egemonia americana incontrastata in Siria, che si sarebbe verificata senza un intervento esterno nella guerra civile del 2011, è una minaccia acuta sia per l'Iran che per la Russia, quindi la decisione di consentire ai ribelli di prendere Damasco dovrebbe essere osservata tenendo presente questo.

 La verità è che i ribelli, armati con i droni all'avanguardia della Turchia e altre nuove dinamiche del campo di battaglia contro cui l'esercito siriano non era preparato a difendersi, erano più facili da accogliere che da combattere.

La missione principale dell'Iran nel nuovo panorama della sicurezza è quella di indebolire le macchinazioni americane e israeliane unendo i musulmani sciiti e sunniti per la causa palestinese, il che sembra dare qualche frutto.

 L'Iran ha lanciato con successo un fronte unito contro Israele per conquistare improbabili alleati militanti sunniti, come Hamas e i talebani in Afghanistan.

 La distensione tra Arabia Saudita e Iran sembra assumere la forma di un'intesa, come si vede dalla maggiore cooperazione militare tra i due paesi.

 Lo scorso marzo, il ministro degli esteri di Hezbollah “Wafiq Safa” è stato accolto dai funzionari degli “Emirati Arabi Uniti sunniti”, considerati da molti un perno lontano dagli Stati Uniti.

In Libano, le milizie sunnite un tempo considerate rivali di Hezbollah hanno messo da parte le loro differenze per combattere al fianco del gruppo di resistenza sciita contro Israele.

La dura verità per gli Stati del Golfo, che sotto la prima amministrazione Trump si stavano organizzando in un esercito per procura di Israele, è che la guerra in Yemen, dove le raffinerie di petrolio saudite sono state distrutte, ha mostrato loro che gli Stati Uniti non sono in grado o non sono disposti a fornire loro il tipo di garanzie di sicurezza necessarie per combattere l'Iran e i suoi alleati.

 Resta da vedere cosa offrirà la seconda amministrazione di Trump, che è guidata quasi esclusivamente dal benessere di Israele, per riportare i sauditi ai tavoli delle trattative.

 

Il fatto che gli Stati Uniti e Israele hanno scatenato il colosso turco potrebbe essere interpretato come una ricalibrazione e una reazione all'accresciuta collaborazione tra le nazioni sciite e sunnite altrove, che sono state unite dal genocidio a Gaza e dall'ascesa dei BRICS.

Sebbene la Turchia sia una nazione sunnita, vari stati arabi, dall'Egitto all'Arabia Saudita, temono i Fratelli Musulmani e altre forme di Islam politico sostenute da Ankara.

 Si potrebbe obiettare che il rafforzamento della Turchia, che ha relazioni decenti con la Russia, potrebbe anche creare un cuneo tra Mosca e Teheran nel lungo periodo, poiché la maggior parte del Medio Oriente, compreso l'Iran, rifiuta l'influenza neo-ottomana.

È dubbio che affidarsi alla Turchia sia stata la prima scelta di Washington in Medio Oriente.

Si potrebbe fare un paragone con l'abbraccio atlantista di Joseph Stalin durante la seconda guerra mondiale.

I turchi, sia come società che come stato, respingono ampiamente i valori liberali che l'America e i suoi decisori politici ebrei cercano di imporre al mondo, specialmente nel regno della politica estera.

Negli ultimi due anni, la Turchia ha cercato di aggirare le sanzioni occidentali all'Iran e si rifiuta categoricamente di riconoscere le proprie sanzioni alla Russia, apparentemente senza paura di qualsiasi ritorsione occidentale.

 

L'incubo di cercare di controllare la Turchia è destinato a causare un grosso mal di testa all'Occidente liberale in futuro.

Le ambizioni imperiali dichiarate di” Recep Erdogan” non si fermano ad Armenia e Siria, ha anche ripetutamente chiesto di aumentare l'influenza o addirittura invadere i suoi presunti "alleati" della NATO, Grecia, Bulgaria e Romania.

 La Turchia funziona come uno stato gangster, estorcendo miliardi di dollari all'Europa minacciando di inondare il continente di migranti.

Qualunque beneficio a breve termine per la loro infrastruttura geopolitica che gli Stati Uniti e Israele ottengono, aiutando a scatenare la ferocia turca nel mondo, equivale a correre con le forbici.

Sebbene sia ancora troppo presto per dirlo, l'uscita di scena di Assad, in gran parte incruenta e apparentemente consensuale, con gli Stati Uniti e Israele come beneficiari ma comunque attori secondari, potrebbe essere considerata un prodotto della multipolarità, piuttosto che una sua confutazione.

 

Dopo tutte queste promesse,

il frutto di 14 anni di governo del

Partito Conservatore: l'immigrazione

ha raggiunto il massimo storico.

 Unz.com - Martin Webster – (8 dicembre 2024) – ci dice:

 

Questi ultimi dati scioccanti sull'immigrazione (si veda il rapporto del “Daily Telegraph” alla fine) è l'enorme onere dei costi per l'economia britannica, accumulato dopo 14 anni di governo del Partito Conservatore.

I media pro-Tory Party affermano che "sarebbe potuta andare anche peggio se i laburisti fossero stati al potere negli ultimi 14 anni".

Ma questa è speculazione. Il fatto è che si è accumulato fino ai livelli attuali sotto una successione di governi del Partito conservatore.

Boris Johnson deve assumersi una colpa particolare.

 A parte il fatto che non ha seriamente tentato di "portare a termine la Brexit " come aveva promesso, è stato così inattivo su quel fronte che ha effettivamente frustrato "una vera Brexit".

Ha anche ignorato l'aumento dei livelli di immigrazione per compiacere i sostenitori delle imprese dei “Tories” che volevano, come sempre, un'offerta costante di manodopera a basso costo.

Johnson si atteggia ancora a patriota di destra, ma nei messaggi alla comunità ebraica di Londra nel 2008, quando si candidava alla guida del “Greater London Council”, li intratteneva con dettagli sulle sue origini turco-ebraiche e sul suo ardente sostegno all'ebraismo.

 

L'ormai tradizionale politica del Partito Conservatore di tradire il popolo britannico sull'immigrazione è stata messa in moto dal successore di Johnson, “Rishi Sunak”.

 Si era fatto miliardario come dirigente della Goldman Sachs, l'azienda ebrea di Wall Street, e proviene da una famiglia di immigrati indiano-indù.

 Come possiamo aspettarci che un uomo con il “background di Sunak” si opponga all'immigrazione di colore?

Fuori carica dallo scorso luglio, i Tories hanno recentemente eletto una donna afro-nigeriana, “Kemi Badenoch£ – anche lei grande nelle promesse anti-immigrazione – per guidarli.

Nella mia prima stesura di questo articolo ho confuso “Badenoch” con una delle sue concorrenti per la leadership dei Tory, l'asiatica “Suella Braverman”.

In un certo senso, il mio errore ha fatto un punto: i conservatori sono ora così politicamente in bancarotta e privi di talento che nelle loro recenti elezioni per la leadership hanno presentato ai membri una scelta tra:

Una donna nigeriano-africana ( Badenoch ) il cui marito è uno scozzese delle isole occidentali;

Una donna asiatica ( Braverman ) il cui marito, Rael Braverman, è ebreo. In un'intervista del 2023 rilasciata nella sede del Jewish Community Security Trust (CST), Suella ha descritto suo marito come "un orgoglioso ebreo e sionista".

Un uomo apparentemente etnicamente britannico, “Robert Jenrick” , che ha sposato un'ebrea israeliana e i cui figli sono stati allevati come ebrei. (Questo si confronta esattamente con gli accordi matrimoniali del primo ministro laburista Keir Starmer); e

“Tom Tugendhat” , la cui auto descrizione è citata nella Wikipedia (in inglese) di sinistra: "... un cattolico che si identifica con il popolo ebraico". "Identificazione"? Cosa significa esattamente?

 Suo nonno paterno era un ebreo austriaco emigrato da Vienna, che si convertì al cattolicesimo – non certo il primo ebreo a farlo, un fatto che spinse la Chiesa cattolica romana in epoca medievale a creare "La Santa Inquisizione", ma sto divagando...

Che gruppo!

Questo schieramento di candidati spiega forse un fatto rivelato nel rapporto del “Guardian” del 2 novembre sulle elezioni per la leadership dei Tory:

La competizione ha rivelato che gli iscritti al partito conservatore sembrano essere diminuiti di quasi un quarto negli ultimi due anni, con le 95.000 persone che hanno votato alle elezioni di quest'anno, un numero minimo storico.

I Tories hanno mentito sull'immigrazione dagli anni '50.

I conservatori hanno mentito agli indigeni britannici sulla "restrizione" dell'immigrazione sin dai tempi dell'ultima amministrazione guidata da Winston Churchill negli anni '50.

Introducendo un misto di intimidazione e corruzione, l'ultimo governo Churchill frustrò un tentativo del deputato Sir Cyril Osborne di far discutere la questione dell'immigrazione di colore alla Camera dei Comuni.

Per i dettagli completi su come lo fecero, vedi l'ultimo capitolo del libro del 1994 dello storico” Andrew Roberts Eminent Churchillians”.

Il capitolo include la frase memorabile:

... e così il più grande cambiamento demografico nell'intera storia della nazione britannica fu raggiunto senza alcuna ratifica democratica...

Dovrei aggiungere che Roberts, ora "Lord" Roberts, ora si pente di non aver mai scritto quel libro, poiché è diventato un leccapiedi professionista degli ebrei e un leccapiedi del partito conservatore.

Decenni fa Roberts era abbastanza "di destra" da intrattenere Ian Smith, allora Primo Ministro della Rhodesia, a cena nella sua elegante casa di Chelsea in occasioni in cui Smith era a Londra per negoziare con il governo britannico sulla "Dichiarazione unilaterale di indipendenza" della Rhodesia.

 Il governo di Smith aveva dichiarato la sua "UDI" per sfuggire alla catastrofe del governo della maggioranza nera inflitto al Sudafrica.

Roberts si è esibito all'Hoover Institution insieme ad altri insigniti dell'"Ordine del Naso Levriero" che la pensavano come lui, come lo storico britannico Niall Ferguson, le cui credenziali internazionaliste includono una moglie nera/asiatica.

Dalla fine della seconda guerra mondiale, né il Partito Conservatore né il Partito Laburista hanno mai inserito in nessuno dei loro manifesti elettorali una politica volta a trasformare la Gran Bretagna in una società multirazziale.

Quindi all'elettorato britannico non è mai stato permesso di concedere o negare un mandato per un conto sviluppo.

Così l'orrore multirazziale che ci è stato imposto non ha alcuna legittimità democratica.

Inoltre, sono state emanate leggi per cercare di proibire e criminalizzare le critiche taglienti al multirazzismo.

Cosa c'è di democratico in tutto questo?

Allison Pearson e il "bussare alla porta".

È stato a seguito del tentativo di criminalizzare il "reato di opinione razzista" avviato dal “Race Relations Act” che la giornalista del Telegraph Allison Pearson ha ricevuto un "bussare alla porta" da due membri della polizia dell'Essex la scorsa domenica del ricordo che le chiedevano di accompagnarli alla stazione di polizia locale.

La polizia voleva che rilasciasse una dichiarazione in merito a un tweet che aveva pubblicato un anno prima su” X” , che avrebbe potuto essere un "incidente d'odio non criminale" o addirittura un atto in piena regola "... inteso o suscettibile di incitare all'odio razziale, in contrasto con il Public Order Act modificato dal Race Relations Act ..." — un "reato" per il quale sono stato condannato per due capi d'imputazione e condannato a sei mesi di carcere (sospesi) dal giudice Figgis presso la Kingston Crown Court nel 1978.

Nei suoi voluminosi scritti autocelebrativi sull'incidente, la Sig.ra Pearson non indica di avere alcuna consapevolezza che il "bussare alla porta" a cui è stata sottoposta fosse l'inevitabile (anzi, il risultato " intenzionale ") del ragionamento alla base del Race Relations Act ; o qualsiasi idea che il Race Relations Act fosse:

una proposta fatta circolare come opuscolo durante gli anni '50 con il titolo Il disegno di legge sulla diffamazione di gruppo dal Consiglio dei deputati degli ebrei britannici; e poi sviluppato da un team di avvocati ebrei nella prima versione del Legge sulle relazioni razziali ; e che tutti i successivi emendamenti a tale legge sono stati redatti da avvocati ebrei aventi legami con il Consiglio dei Deputati.

Perché, potreste chiedervi, tutte queste questioni legate agli ebrei sono così rilevanti per la signora Pearson?

Questa apparente ignoranza, o timidezza, riguardo alle origini ebraiche dell'oppressione dello "Stato di polizia" di cui la signora Pearson si lamenta così giustamente, è strana se si considera la sua stretta associazione con la comunità ebraica, come rivela questo articolo :

Assemblea Nazionale Ebraica – Giovedì 7 Novembre 2024:

Allison Pearson dice all'Assemblea ebraica nazionale che la comunità ebraica non è sola.

200 persone hanno partecipato a un evento Zoom organizzato dalla National Jewish Assembly (NJA) sul tema della Dichiarazione di ottobre e della formazione, il mese scorso, di British Friends of Israel.

L'oratrice ospite è stata Allison Pearson, la nota giornalista del Daily Telegraph che è stata una delle sue fondatrici.

...

Quando il 20 aprile 1968 il deputato Enoch Powell parlò a nome del popolo britannico sull'immigrazione, l'allora leader conservatore Edward Heath lo licenziò da tutti i suoi incarichi di partito e si mise a cercare di farlo deselezionare dal suo collegio elettorale di Wolverhampton.

Alla fine, Powell dovette trasferirsi in Irlanda del Nord per assicurarsi un collegio elettorale unionista per mantenere un posto alla Camera dei Comuni.

Eppure, nelle elezioni generali del 1970, quando Heath divenne Primo Ministro, il manifesto del Partito Conservatore includeva sei promesse categoriche di limitare l'immigrazione e regolamentare l'insediamento di coloro a cui era consentito entrare. Tra queste, c'era che agli immigrati "non sarebbe stato automaticamente concesso il diritto permanente di insediamento" e non sarebbe stato consentito di stabilirsi in luoghi già sovraffollati di immigrati.

Non è stato fatto il minimo tentativo di attuare nessuna di quelle sei promesse, ma Heath era un bugiardo noto.

 Come possiamo dimenticare la sua affermazione secondo cui "l'appartenenza al Mercato comune europeo non comporta per la Gran Bretagna alcuna perdita di sovranità nazionale essenziale" ! Cos'è la " sovranità nazionale non essenziale "?

 

Dovrei aggiungere che Powell mi aiutò nel maggio 1973 quando mi candidai come candidato del National Front in un'elezione suppletiva per la circoscrizione di West Bromwich, ottenendo il 16,02 percento dei voti, la prima volta, prima o dopo la seconda guerra mondiale, che un candidato nazionalista-razziale 'salvò un deposito' in un'elezione parlamentare del Regno Unito, che all'epoca era fissata al 12,5 percento (oggi è al 5 percento).

Powell rifiutò pubblicamente un invito a parlare a un incontro tenuto a sostegno del candidato del Partito Conservatore che, come me, era stato battuto dal candidato del Partito Laburista.

La "simpatia" di Thatcher per coloro che temevano che la Gran Bretagna fosse "sommersa"

Nel periodo che ha preceduto le elezioni generali del 1979, la leader conservatrice Margaret Thatcher MP dichiarò in TV quanto "simpatizzasse con coloro che temevano che la Gran Bretagna fosse sommersa dall'immigrazione" , sottintendendo così che, se fosse stata eletta, avrebbe preso provvedimenti per placare tali timori. Fu con questo trucco che attirò i voti del Partito Conservatore che altrimenti sarebbero potuti andare al Fronte Nazionale, che aveva 303 candidati in lizza in quelle elezioni.

 

Solo sette settimane dopo la vittoria elettorale dei conservatori, la signora Thatcher permise a migliaia di "rifugiati" vietnamiti di riversarsi in Gran Bretagna.

Così, i primi "boat people" arrivarono sulle coste britanniche nel 1979, non decenni dopo, come molti immaginano.

Thatcher giustificò questo tradimento sostenendo che i vietnamiti erano degli "imprenditori".

Lei era una che amava le credenze piene di soldi!

 

All'arrivo, molti di questi vietnamiti si sono effettivamente rivolti a imprese redditizie:

 in particolare, come testimoniano numerosi verbali giudiziari, alla produzione su scala industriale di droghe illegali come la cannabis. Hanno accelerato la crescita delle piante di cannabis utilizzando potenti sistemi di illuminazione collegati illegalmente alla fornitura di energia elettrica di altre persone!

Molto "imprenditoriale"!

 

Il tradimento della Thatcher fu perpetrato su consiglio del funzionario pubblico “Neville Nagler, capo del dipartimento del Ministero degli Interni che consigliava il governo in materia di relazioni razziali.

Dopo il suo pensionamento, Nagler divenne amministratore delegato del Consiglio dei deputati degli ebrei britannici.

Il popolo britannico non deve mai più fidarsi del Partito Conservatore sulla questione dell'immigrazione.

Questo non è un appello a sostenere il Partito Laburista o il Partito Liberal-Democratico.

Tutt'altro.

 Tutti questi partiti istituzionali hanno cospirato insieme, insieme ai media mainstream, alle grandi aziende internazionali e ai vari partiti socialisti, comunisti e trotskisti, per trasformare il nostro Paese in una discarica multirazziale.

Ciò viene fatto alla Gran Bretagna e ad altre nazioni europee bianche non solo per dare alle grandi imprese internazionali colonie senza razza, senza nazione e senza cultura da sfruttare, ma per ottenere attraverso la mescolanza razziale e la mescolanza mista l'eliminazione delle persone europee bianche come gruppo etnico su questo pianeta.

Il grande segreto dietro tutto questo è che c'è un altro gruppo etnico che si considera il legittimo — anzi, il "Popolo eletto" nominato da Dio — per governare il mondo. Vedono i bianchi europei come una minaccia al loro destino. La mescolanza razziale — per tutti gli altri, ma non per loro stessi! — è l'arma che preferiscono.

È necessario adottare al più presto un approccio nuovo e radicale per porre fine al tradimento e alla sovversione imposti al popolo indigeno britannico e, in generale, alla popolazione bianca.

La domanda sorge spontanea: esiste un veicolo che possa raggiungere questo scopo?

In caso contrario, come può essere costruito? Quali metodi dovrebbe impiegare?

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“Daily Telegraph” – Venerdì 29 novembre 2024.

 

 Charles Hymas , caporedattore degli Affari Interni.

La migrazione netta ha raggiunto il livello record di quasi un milione, 170.000 in più di quanto si pensasse in precedenza.

Ha raggiunto il livello record di quasi un milione, 170.000 in più di quanto si pensava in precedenza, secondo le stime aggiornate dell'Office for National Statistics (ONS).

La migrazione netta - il numero di persone che entrano nel Regno Unito meno quelle che ne escono - ha raggiunto 906.000 nell'anno terminato a giugno 2023, secondo l'ONS, che ha rivisto la cifra al rialzo rispetto a una precedente stima di 740.000.

Tuttavia, i dati mostrano che la migrazione netta è in calo ed è diminuita del 20% a 728.000 per l'anno che termina a giugno 2024, secondo i dati più recenti.

Il calo riguarda l'anno precedente alle elezioni, quando i conservatori repressero l'immigrazione con misure quali il divieto per i lavoratori stranieri e gli studenti di portare con sé persone a carico, l'aumento della soglia salariale per i lavoratori qualificati da £ 26.200 a £ 38.700 e la riduzione dei programmi di visti per occupazione in caso di carenza.

 

L'ONS ha dichiarato che il totale per l'anno fino a giugno 2023 è stato rivisto al rialzo di 166.000 unità rispetto alla stima iniziale di 740.000 unità, a causa della disponibilità di ulteriori dati.

Si è riferito che anche una migliore analisi del numero di rifugiati provenienti dall'Ucraina e maggiori informazioni sul comportamento migratorio delle persone in arrivo da paesi extra-UE hanno avuto un impatto sulle stime.

'Cominciando a cadere'.

Una modifica simile è stata apportata dall'Ufficio nazionale di statistica alla cifra relativa alla migrazione netta per l'anno fino a dicembre 2023, che inizialmente era stimata in 685.000, ma ora si stima che sarà pari a 866.000, con un aumento di 181.000.

L'ONS ha affermato che, pur rimanendo elevato rispetto agli "standard storici", la migrazione netta sta ora "cominciando a diminuire" sulla scia delle misure introdotte all'inizio di quest'anno.

I cittadini extracomunitari rappresentavano l'86 per cento (poco più di 1 milione) degli 1,2 milioni di persone entrate nel Paese nell'anno fino a giugno 2024. I cittadini dell'UE rappresentavano il 10 per cento (116.000), mentre i britannici di ritorno rappresentavano il 5 per cento.

Delle 479.000 persone che hanno lasciato il Regno Unito nell'anno conclusosi a giugno 2024, circa il 44 percento, ovvero 211.000, erano cittadini dell'UE e il 39 percento, ovvero 189.000, provenivano da paesi extra-UE.

Circa il 16 percento, ovvero 79.000, erano britannici.

Nel frattempo, dati separati del Ministero dell'Interno hanno mostrato che la spesa pubblica per l'asilo nel Regno Unito ha raggiunto la cifra record di 5,38 miliardi di sterline nel 2023/24, in aumento del 36 per cento rispetto ai 3,95 miliardi di sterline del 2022/23.

Braverman: abbiamo bisogno di un cambiamento radicale

Suella Braverman, ex ministro dell'Interno, ha affermato:

"Un calo del 20 per cento nell'immigrazione da giugno 2023 è il risultato dei cambiamenti per cui ho lottato e che ho introdotto a maggio 2023 come ministro degli Interni.

 

"È stato allora che abbiamo iniziato a invertire la tendenza. Ma 1,2 milioni di arrivi all'anno sono ancora troppi.

Questo non è sostenibile ed è per questo che abbiamo bisogno di un cambiamento radicale".

Alp Mehmet, presidente di MigrationWatch UK, ha affermato:

"La migrazione netta di 728.000 unità, sebbene inferiore a quella del 2023, è ancora troppo elevata e insostenibile.

 Inoltre, la modesta caduta ha poco a che fare con ciò che Sir Keir Starmer e il suo ministro degli Interni hanno fatto.

"Ora è essenziale che il saldo migratorio sia rapidamente ridotto il più vicino possibile allo zero, se vogliamo evitare ulteriori tensioni nel settore abitativo, nel servizio sanitario nazionale e in altri servizi già in crisi.

"Nel frattempo, la natura mutevole della società che inevitabilmente segue una rapida immigrazione di massa metterà a rischio sempre più a rischio la coesione di cui abbiamo a lungo goduto".

(Martin Webster è un patriota e attivista britannico di lunga data che mira a preservare il tradizionale popolo bianco britannico.)

 

 

 

 

Documento: Agenzia d’informazione.

Decreto sicurezza: associazioni rete Libera, “indebolisce gli strumenti di lotta a mafie e corruzione e rafforza i reati penali nei confronti dei più deboli.”

 Agensir.it – (11 Dicembre 2024) - Redazione – ci dice:

 

“Il ddl 1236, già passato in prima lettura alla Camera e ora in discussione al Senato, fa parte di un’idea pericolosa di giustizia che si va delineando in questi mesi:

indebolisce gli strumenti di lotta a mafie e corruzione e rafforza i reati penali nei confronti dei più deboli.

Il decreto prevede l’introduzione di una serie di nuovi reati, nonché molte circostanze aggravanti a reati già esistenti, che vanno deliberatamente a colpire l’area della manifestazione del dissenso e le sue modalità di espressione, specie nei luoghi, e tra le persone, ove più acutamente emergono disagio, diseguaglianza, povertà, e dove pertanto è più probabile che tale dissenso si esprima in pubbliche manifestazioni di protesta.

 Questo provvedimento si inserisce in un disegno più ampio che mira a ridurre lo spazio democratico e delegittimare chi sceglie di opporsi pacificamente a decisioni inique”.

 Lo scrivono le associazioni della “rete di Libera” in un documento per ribadire la netta contrarietà al #DecretoSicurezza in discussione al Senato.

“Il ddl. sicurezza ha un’idea di sicurezza concentrata sulla creazione di nuovi reati che puniscono severamente chi arriva nel nostro Paese, chi dissente e protesta per i propri diritti, per il proprio futuro, in difesa dei beni comuni e del Pianeta.

 

Non sembra una legge sulla ‘sicurezza’, ma piuttosto un provvedimento diretto a infondere paura.

Negando il dissenso e reprimendo forme di manifestazione pacifica si spinge chiunque si trovi in una situazione di svantaggio a non sentirsi più legato da alcun patto sociale, con il rischio di conseguenze gravi per la convivenza democratica”, scrivono le associazioni nel documento, che sottolineano:

 “Una proposta di legge rivolta in primis a chi lotta per la giustizia ambientale, alle studentesse e agli studenti che difendono il diritto a scuole e università pubbliche, alle lavoratrici e ai lavoratori che per difendere il posto di lavoro scelgono di fare picchetti, blocchi o iniziative legittime.

Più grave ancora è che si vieterà ai migranti cosiddetti irregolari l’uso del cellulare, vincolando l’acquisto della “sim telefonica” al possesso del permesso di soggiorno.

Inoltre, suscita allarme l’articolo 31 della norma, che aumenta i poteri dei” Servizi di informazione per la sicurezza”, in ordine all’estensione delle condotte di reato per le quali non sono imputabili, consentendo agli operatori di ampliare la propria azione, anche accedendo alle banche dati delle Procure e di altri organismi nevralgici dello Stato, con l’esclusiva autorizzazione del presidente del Consiglio dei ministri.

Molti dei familiari delle vittime innocenti di mafie e terrorismo ad oggi non conoscono la verità proprio a causa di depistaggi dei servizi segreti deviati”.

“Noi abbiamo un’altra idea di sicurezza.

Quella chiesta nelle piazze dalle donne che denunciano le troppe vittime di femminicidio;

 la sicurezza che invocano le lavoratrici e i lavoratori che continuano a morire sui luoghi di lavoro;

quella di coloro che chiedono in primis sicurezza sociale e misure di welfare che rispondano ai bisogni primari – concludono le associazioni -.

Il ddl. 1236 è un tassello pericoloso che rischia di minare i principi chiave della nostra democrazia.

 A minor Stato sociale corrisponde più Stato penale, mettendo in luce la natura selettiva delle scelte rivolte a colpire prevalentemente ‘gli esclusi’.

La sicurezza sottesa al disegno legge è declinata come ordine pubblico, in un’accezione repressiva, distante dal disegno costituzionale.

 Le leggi devono tutelare i diritti, non il potere.

 Devono promuovere la giustizia sociale, non le disuguaglianze e le discriminazioni.

 Nessun decreto può mettere il bavaglio ad espressioni di libertà, sacre in democrazia, in un’epoca in cui rischiamo di essere schiacciati dal cinismo e dall’indifferenza.

 A questa idea ci opponiamo, mobilitandoci come è nel nostro Dna: quello non violento, di chi opera nei territori per costruire una società fondata sulla giustizia sociale ed ambientale”.

 

 

 

 

 

Gli Stati Uniti e il petrolio

del Medio Oriente.

  Stroncature.com – (nov. 28, 2024) – Redazione – ci dice:                                        

 Foto di Jimmy Carter Early Career, Presidency & Humanitarian Work.

Una delle caratteristiche principali delle analisi geopolitiche di basso livello è quella di ridurre la complessità della politica internazionale a singoli fattori, che diventano la chiave per spiegare tutto.

In questi casi, più che di analisi serie si tratta di palliativi esistenziali che servono a dare la tranquillità alle persone di aver capito, senza troppi sforzi, come va il mondo.

Ecco allora che il grande scontro del XXI secondo diventa quello per il litio o per il cobalto;

che il controllo delle nuove rotte per l’Artico è la chiave del potere mondiale, e così il controllo dell’Heartland o del Rimland.

Che le guerre del futuro si combatteranno per le terre rare o la più classica di tutte e cioè che gli Stati Uniti fanno la guerra in Medio Oriente per impossessarsi del petrolio della regione.

In tutti questi casi si tratta di semplificazioni eccessive che non vanno oltre la superficie.

Prendiamo il caso del petrolio:

 ora gli Stati Uniti sono indipendenti dal punto di vista energetico, anzi sono esportatori.

E anche prima di petrolio mediorientale in America ce ne andava poco o nulla.

Allora perché gli Stati Uniti che pur del petrolio della regione non ne hanno bisogno, continuano a fare del Medio Oriente una priorità strategica? 

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