La storia come l’hanno sempre raccontata.
La
storia come l’hanno sempre raccontata.
Chi si
Addormenta… Gode.
Conoscenzealconfine.it
– (5 Gennaio 2025) - Bruno Marro – ci dice:
La
storia, tutta la storia, ve l’hanno sempre raccontata come volevano loro e voi,
non vi siete mai fatti una sola domanda…
Qualche
giorno fa i principali quotidiani nazionali titolavano garruli che in Ucraina
Zelensky, l’astuto burattino (miliardario con i nostri soldi) di USA e UK,
annunciava una svolta epocale: “Siamo pronti a trattare per la pace…”
Già
come no…
Per i
milioni di italiani addormentati che ancora credono a queste baggianate, deve
essere stato un giorno pieno di entusiasmo.
Un po’
come quando sono arrivati i vaccini contro il covid.
Lo
stesso entusiasmo che adesso alla luce di morti e gravi reazioni avverse è un
po’ meno evidente, ma qualche milione di fessi che ancora ci credono ci sono.
Così
cari addormentati, avete applaudito il “puppet” in tenuta militare che per ben
due anni e mezzo si è aggirato nelle corti di mezza Europa chiedendo armi e
soldi a tutti per sconfiggere quel cattivone di Putin.
Mi
sono sempre chiesto se “Ahamed Yassin” capo di Hamas, avrebbe ottenuto da voi
lo stesso credito di Zelensky, girando in “kefiyah” le capitali di mezzo mondo,
chiedendo soldi e armamenti per difendere i Palestinesi dagli attacchi
criminali di Israele e dal genocidio perpetrato ai danni di bambini, anziani,
donne, uomini, animali, case, territorio, storia, cultura, etc. etc.
Ma a
voi che vi frega.
In
fondo già vi hanno piallato per bene con la storia della pandemia e dei vaccini
e ci siete cascati come degli allocchi, quindi perché non credere alla buona
fede del prode Zelensky?
Oggi
che le perdite militari si avvicinano alla iperbolica cifra di 2 milioni (tra
cui anche diversi civili), l’esuberante presidente ormai decaduto dall’incarico da tempo
e quindi forse meglio chiamarlo dittatore, è sicuramente più credibile.
Credibile
per voi addormentati perché a pensarci bene gli Americani (sempre con la
complicità degli inglesi), in Ucraina dopo aver tradito i russi nel 2014
fottendosene degli accordi raggiunti a Minsk e avendoli nuovamente uccellati
nel 2022 ad Istanbul, ora stanno obbligando Zelensky a negoziare una pace con
conseguenze catastrofiche.
E
sapete voi addormentati che avete sempre sostenuto con i vostri soldi e il
vostro pensiero questa sgangherata Europa che ha scelto di fornire il suo
appoggio alla causa Ucraina, chi ha fatto saltare gli accordi di pace nel 2022?
Quell’ubriacone
di Boris Johnson, che si è vaccinato 3 volte è ha preso l’influenza che tutti
voi chiamate covid almeno 3/4 volte.
Quindi
oggi, siccome da tre anni l’Ucraina non fa che perdere uomini e territori, ora
e soltanto ora l’Europa (e Zelensky) chiederanno al cattivone di Putin, di
restituire tutti i territori che si è ripreso.
Già
perché Putin il cattivone dirà sicuramente di sì.
Visto
che la Meloni ha nuovamente ribadito che non saremo (era meglio dire non
“sarete”) amici di Mosca, mi viene spontaneo chiederle ora che Zelensky ha
ammesso che è impossibile recuperare i territori persi, se scommetterebbe
ancora sulla vittoria dell’Ucraina come disse pubblicamente nell’aprile e nel
maggio 2023 e se continuerà ad inviare armi all’Ucraina.
E
ancora, se il governo Meloni ha intenzione di desecretare i dati riguardanti
gli aiuti militari italiani all’Ucraina e comunicare all’opinione pubblica
quanti miliardi di euro sono stati spesi per tali armamenti.
No
vero?
Allora
facciamoli noi un po’ di conti mentre voi, nemici della Russia, potete
continuare tranquillamente a dormire.
“Dall’inizio
dell’invasione russa, l’Ue e i suoi Stati membri hanno mobilitato 124 miliardi
di euro a sostegno dell’Ucraina, con dati aggiornati a novembre 2024, un
importo pari a una buona fetta di tutto il “New Green Deal”.
Domanda:
perché i mercati finanziari vanno così bene
nonostante si sia quasi prossimi a tre anni di guerra in Ucraina, una durata
che si avvicina addirittura a quelle della prima e della seconda guerra
mondiale?
La risposta l’ha fornita la Commissione di
Ursula von der Leyen senza accorgersene:
perché
la guerra è ormai un business fiorente e noi stessi la finanziamo, più di tanti
altri settori.“ (Milano e Finanza, del 18 dicembre 2024).
A fine
dicembre 2023, secondo i dati resi noti dal Kiel Institute – uno dei più
autorevoli think tanks europei che conduce un’attività di analisi e di studio
sui problemi dell’economia globale – l’Italia era al 13esimo posto (700
milioni di euro) per forniture militari all’Ucraina, dietro a Stati Uniti (44 miliardi),
Germania (17,1), Regno Unito (6,6), Norvegia, Danimarca, Polonia, Olanda,
Svezia, Finlandia, Repubblica Ceca e Lituania ma davanti a Slovacchia, Francia
e Australia.
Ora
avete idea di quante riforme per sostenere Sanità e Istruzione, bonifica di
fiumi o aiuti al nostro territorio disastrato ecc. avremmo potuto fare con quei
miliardi?
C’è
poco da scherzare però, visto che nel frattempo voi addormentati con il
compiacimento di giornali e tv, avete gioito alle “liste di proscrizione” degli
amici di Putin, avete sostenuto con compiacimento le “sanzioni alla Russia”, vi
siete bevuti “la Russia isolata”, “i Russi senza armi”, “stiamo riconquistando
Donbass e Crimea”… e altre idiozie simili.
E a
proposito delle sanzioni alla Russia, oggi siete tutti a protestare per le
bollette salate del gas.
Nel
2022 la commissione europea avvisava che il prezzo del gas “non tornerà mai più
quello di una volta.”
Facile a capirsi visto che per le sanzioni,
non l’avremmo più comprato dai Russi ma dagli Americani e compagnia cantante.
In un articolo del 4 dicembre 2023, il
Corriere della Sera annunciava che gli aumenti erano ormai del +56%.
Consolatevi
guardando le vostre tv e seguendo i vostri imbonitori da paese che si
affrettano a raccontarvi che la colpa è stata della pandemia.
E voi
ora come allora pronti a crederci.
Nonostante
le sanzioni “il pil della Russia continua a correre.
Secondo
le stime del Fondo Monetario Internazionale, nel 2024 Mosca potrebbe crescere
del 3,2%, (oggi che siamo a dicembre, si parla già del 4%) superando tutte le
altre economie avanzate del mondo occidentale:
dagli
Stati Uniti (+2,7%), al Regno Unito (+0,5%), alla Germania (+0,2%), alla
Francia (+0,7%), all’Italia (+0,7%) e alla Spagna (+1,9%)” (milanofinanza.it/news/la-russia-crescera-piu-di-tutte-le-economie-avanzate-nel-2024-secondo-il-fondo-monetario-nonostante-la-202404171429165030).
Dovreste
sotterrarvi assieme a tutti questi bambocci nelle mani dei potenti che vi
raccontano balle da anni.
Nel
frattempo il ricco pupazzo nelle mani di USA e UK (Zelensky), qualche giorno fa
ha fatto assassinare il comandante russo Igor Kirillov.
Ovviamente
per voi, i media che fanno schifo e il dire comune, Kirillov altri non era che
“quello del Novičok”, ammesso che sappiate che cos’è il Novičok.
Tra le
tante invece, Kirillov nel marzo 2020 aveva organizzato l’invio in Italia di
specialisti in virologia ed epidemiologia e delle attrezzature necessarie nel
periodo più difficile della pandemia per l’Italia.
Tra le
tante invece, Kirillov aveva smascherato la rete di bio-laboratori americani in
Ucraina e aveva anche mostrato le prove dell’uso di armi chimiche da parte del
regime di Kiev, fatto di cui l’organizzazione competente dell’Aia, l’OPCW, era
stata informata in modo dettagliato e argomentato dalla parte russa.
Peraltro,
l’omicidio di Kirillov non è un fatto isolato, ma si inserisce in un crescendo
di operazioni analoghe.
La settimana scorsa è stato ucciso a colpi di
arma da fuoco nella regione di Mosca il progettista di missili da crociera “Shatsky”
e hanno anche tentato di far saltare in aria il progettista degli “Iskander”,
Gennady Devyatov.
Sempre di recente, a Donetsk è stata fatta
saltare in aria l’auto del capo della colonia Yelenovskaya: Evsyukov.
Anch’egli morto.
Il numero di tentativi di omicidio è aumentato
notevolmente negli ultimi giorni… che strano.
L’inviato
speciale per Ucraina e Russia “Keith Kellogg”, nominato dal presidente eletto
degli Stati Uniti Donald Trump, ha espresso commenti critici sull’attentato
mortale al generale russo Igor Kirillov:
“Ci
sono regole per la guerra, e ci sono alcune cose che semplicemente non dovresti
fare”.
Già… e
ci sono anche balle che non andrebbero raccontate. Qualche sera fa il valletto
miliardario Fabio Fazio, con ospite per l’ennesima volta il racconta panzane
Burioni (ma non vi siete ancora stancati?) che per inciso non si è mai
vaccinato, raccontava che “il mondo intero era in lock-down!” Balla colossale
che vi siete bevuti senza farvi una sola domanda. In effetti siete
addormentati. Basta collegarsi ad internet, non usare google come browser di
ricerca ma uno dei tanti browser free non assoggettati al potere, per scoprire
come il mondo aveva “facce” differenti. Comunque il punto è che continuano a
raccontarvi balle e voi continuate a credergli.
Chiudo
parlando degli UFO argomento di attualità. Anche qui sono anni che vi
raccontano balle. Dalla conquista della luna agli UFO che non esistono. Intanto
già la sola idea egocentrica che nello spazio infinito esistiamo noi soltanto e
nessun altro, fa veramente ridere. Nello spazio infinito, esisteranno infiniti
mondi e infiniti esseri. Fatevene una ragione.
I
visitatori alieni scorrazzano nella nostra atmosfera da moltissimi anni. Per
non andare troppo indietro alle incisioni degli Egizi o altri popoli, ma per
restare in un tempo più palpabile, basti ricordare la famosa “battaglia di Los
Angeles” nel 1942, quando un’astronave aliena di proporzioni gigantesche,
galleggiò letteralmente e senza fare rumore nei cieli della città di Los
Angeles seminando il panico.
I militari ordinarono il black out della città
e fecero alzare in volo decine di aerei ordinando alla contraerea di sparare
verso l’oggetto misterioso.
Sapete
quanti proiettili vennero sparati? Si dice più di 1.400.
Risultato?
Non
uno di questi scalfì il misterioso oggetto ma in compenso, i frammenti dei
proiettili ricadendo sulla città provocarono morti, feriti e danni agli
edifici.
Anche
se le segnalazioni furono centinaia e centinaia e non solo di persone normali,
ma anche da parte di alcuni attori e personaggi allora molto in vista, “William
Franklin Knox” segretario della” United States Navy”, dichiarò che si era
trattato di un falso allarme dovuto al “non riconoscimento di palloni
meteorologici…”
Vogliamo
parlare dell’astronave precipitata a Rooswelt in New Mexico nel ’47?
Lo
sapete che il proprietario del terreno in cui cadde l’oggetto non identificato,
raccolse immediatamente dei frammenti e li mostrò ai figli, i quali ancora oggi
dichiarano che erano di un “materiale impalpabile che si deformava toccandolo e
che non era riconoscibile al tatto?”
Lo
sapete che le autorità insabbiarono tutto raccontando che si era trattato di un
pallone sonda (tanto per cambiare) e obbligarono Jesse Marcel, il militare
della vicina base militare americana, il primo militare ad arrivare sul posto e
recuperare i resti dell’oggetto, a ritrattare pubblicamente mostrando alla
stampa i resti di un pallone sonda?
Lo
sapete che lo stesso Marcel raccontò in seguito che fu obbligato a mentire?
Che i resti mostrati alla stampa non erano
quelli che lui aveva raccolto?
Lo
sapete che tutti i testimoni che videro i resti di Rooswelt furono minacciati
di morte se avessero continuato a raccontare la storia dell’astronave?
Così
vale oggi per tutti i militari o piloti di linea, che hanno avvistato negli
anni oggetti non identificati nei nostri cieli.
Hanno
tutti testimoniato di essere stati minacciati compresi le loro famiglie se
avessero rivelato quello che avevano visto.
Se
cercate nel web (a fatica devo dire), troverete che spesso gli avvistamenti
sono stati fatti sopra basi militari americane e anche russe che avevano
testate nucleari. Le testimonianze dei generali a capo delle basi concordano
quasi sempre.
Tutti riferiscono che durante gli
avvistamenti, tutte le testate nucleari presenti nella base, si sono
disinnescate per tutto il periodo dell’avvistamento.
Addirittura
in una base americana che aveva innumerevoli testate tutte con sistemi di
lancio e codici di sicurezza separati, il comandante ha confessato che durante
l’avvistamento tutte le testate si sono disattivate contemporaneamente, per poi
armarsi nuovamente nel momento in cui l’oggetto sulla base era sparito.
Ora
veniamo ai giorni nostri:
perché tutta questa serie di avvistamenti in
Usa, Argentina, Messico etc. con migliaia di testimoni e di filmati?
Non
sono un ufologo, ma penso che se un’astronave aliena si dovesse introdurre
nella nostra atmosfera con intenzioni belliche, di certo non se ne andrebbe in
giro con tutte quelle luci sfavillanti come si vede in certi filmati.
Certo
è che se forme di vita aliene si sono introdotte nella nostra atmosfera e lo
hanno fatto di sicuro negli anni, le loro intenzioni non erano così ostili,
perché con la tecnologia avanzata di cui dispongono, avrebbero potuto fare
tutto quello che volevano per sottometterci.
Se i
velivoli alieni sono perfettamente in grado di disattivare tutti i centri di
controllo e comando inerenti alle armi nucleari, rendendole inutilizzabili,
come è già avvenuto innumerevoli volte nel corso di questi decenni, come
testimoniato dagli stessi ufficiali comandanti delle basi, che riflessione si
può fare?
Possiamo
pensare che il tutto sia un velato avviso ai potenti della terra a non fare
fesserie?
Chi
può dirlo.
Certo
è che la storia, tutta la storia, ve l’hanno sempre raccontata come volevano
loro e voi, non vi siete mai fatti una sola domanda.
Creduloni felici che si aggirano per il
pianeta attenendosi a tutte le regole più ignobili pensando di andare incontro
ad un radioso futuro.
Beati
voi.
Chi si
addormenta… gode.
(Bruno
Marro).
(brunomarro.com/).
(brunomarro.blogspot.com/2024/12/chi-si-addormenta-gode.html).
Musk
Accusa “Starmer” di Complicità
per lo Stupro di Massa di Bambini
in
Gran Bretagna ad opera di Pakistani.
Conoscenzealconfine.it
– (7 Gennaio 2025) – t.me/terzaroma – ci dice.
Musk
ha definito il premier inglese complice dello stupro di massa di bambini in
Gran Bretagna.
Stiamo parlando dello scandalo relativo a
immigrati pakistani che per anni hanno violentato bambini britannici, mentre le
autorità non se ne occupavano perché temevano accuse di razzismo.
In
diverse città dell’Inghilterra, la diaspora pakistana per anni ha abusato
bambine britanniche dagli 11 ai 15 anni.
Le violenze avvenivano con uso di droga e
alcool.
Le
bambine violentate spesso appartenevano a famiglie in difficoltà e la violenza
veniva giustificata dalla comunità pakistana, in quanto bambine cristiane.
Dal
1997 al 2013, solo a Rotherham sono state violentate 1.400 bambine, secondo un
rapporto pubblicato sul sito web del Comune.
Gli
immigrati hanno abusato di bambini anche a Rochdale e Telford.
Per
più di 15 anni, le autorità e la polizia hanno insabbiato i criminali, temendo
accuse di razzismo.
Ai
giornali è stato vietato di parlare dello scandalo per prevenire rivolte.
I media britannici si riferivano ai pakistani
come “uomini asiatici” per nascondere il problema degli stupri.
La
prima persona ad attirare l’attenzione sulla vicenda è stato il giornalista
“Andrew Norfolk”, che ha scritto di come ragazze di 12 anni hanno abortito a
causa della violenza e di come una ragazza di 13 anni è stata violentata più di
50 volte.
Nel
2020, gli scienziati “Kish Bhatti-Sinclair” e “Charles Sutcliffe” hanno
studiato i casi di 73 tribunali, in 44 città e 498 imputati.
Si è
scoperto che l’83% degli stupratori erano musulmani.
La maggior parte di loro proveniva da
“Mirpur,” una regione travagliata del Kashmir dove vengono incoraggiati i
crimini contro i cristiani.
Musk
sui social ha commentato duramente questa triste quanto assurda vicenda.”
Starmer” è stato coinvolto in questa corruzione, essendo stato a capo del “Crown
Prosecution Service” per 6 anni.
“Starmer” dovrebbe essere accusato per la sua
complicità nel peggior crimine di massa della storia britannica, ha detto Musk
e lo ha anche preso in giro, aggiungendo: “Non c’è punizione per crimini
violenti gravi, ma c’è il carcere per i post sui social network”.
(t.me/terzaroma)
La
“Grande Riconfigurazione dell’Infanzia”.
Conoscenzealconfine.it
– (8 Gennaio 2025) - Angela Fais – Futurasocietà – ci dice:
Parliamo
degli effetti dell’utilizzo indiscriminato di social e smartphone in età evolutiva.
È di
qualche giorno fa la notizia che la Norvegia vuol portare l’età minima per
iscriversi ai social a 15 anni, ritenendo che queste piattaforme arrechino
nocumento alla salute mentale dei giovani.
Il
premier e la ministra della Famiglia hanno rilasciato alcune dichiarazioni
degne di politici illuminati che, in realtà, trovano la loro giustificazione in
una vastissima letteratura scientifica.
Le conseguenze per i bambini e i ragazzi,
infatti, sono devastanti.
A
partire dal 2010, a livello internazionale, si riscontra un’impennata
improvvisa dell’insorgenza di malattie mentali tra gli adolescenti.
Tra il 2010 e il 2013 si ha la possibilità di
accedere ai social tramite lo smartphone. In breve tempo questi dispositivi
raggiungono la maggior parte delle famiglie americane e occidentali, dando a
chiunque la possibilità di restare collegato continuamente.
Si è
stimato che, nell’ambito delle tecnologie della comunicazione, questa
invenzione abbia avuto la più rapida diffusione rispetto a qualsiasi altra
precedente.
Nello stesso periodo si assiste a un aumento
di quei disturbi che in psichiatria vengono catalogati tra i “disturbi
internalizzanti”, ossia ansia e depressione maggiore.
Addirittura,
si ha un aumento del 134% della prima e del 106% della seconda (fonte: “Us National Survey on Drug
Use and Health”).
Cresce
il tasso di suicidi, addirittura del 167% nelle femmine e del 91% dei maschi (fonte: Us centers for Disease
Control, National Center for Injury Prevention and Control).
Ma riscontriamo anche un corposo incremento di casi di
“Adhd” e persino dei casi di “schizofrenia”.
Crescono
anche gli episodi di autolesionismo.
A
ragione, alcuni clinici parlano di “grande riconfigurazione dell’infanzia”
poiché si passa da un’infanzia basata sul gioco a una basata sul telefono:
dal
libero gioco fatto di adattamenti graduali e apprendimenti successivi, si passa
a interazioni unicamente virtuali che de facto risultano veri e propri
inibitori di quelle esperienze fisiche e reali che determinano la buona
riuscita per un adattamento sociale funzionante.
Rispetto
all’ “apprendimento per prove ed errori”, che si verifica durante il lungo
apprendistato dell’infanzia, se ne sperimenta un altro conformato
esclusivamente su due fondamentali strategie evolutive: conformità e prestigio.
Si
cerca di omologarsi agli altri per sopravvivere e somigliare a chi ha più
successo.
I
social media, in tal senso, sono il meccanismo di conformità più efficiente che
sia mai stato inventato.
Questo
accade durante una fase nella quale il cervello, che già dai 5 anni di età ha
raggiunto le sue dimensioni definitive, provvede a una sorta di sfoltimento
selettivo: conserva solo le reti neurali usate più di frequente.
Una
riconfigurazione dell’infanzia che, in realtà, è anche una riconfigurazione del
cervello.
È
interessante, infatti, vedere cosa accade al nostro cervello quando usiamo lo
smartphone.
Sperimentazioni
cliniche dimostrano che, somministrati dei problemi matematici e mnemonici, la
sola presenza dello smartphone compromette la nostra capacità di pensare in
modo profondo e riduce le capacità di “problem solving” nonché le risorse
cognitive.
Le
notifiche dello smartphone attivano i nostri programmi biologici: esse
costituiscono un allarme in presenza di un ipotetico pericolo;
coinvolgendo
gli stessi circuiti neurali che nel cervello si attivano sin dalla notte dei
tempi di fronte a stimoli per cui è in gioco la nostra sopravvivenza, fanno sì
che la ghiandola surrenale produca continuamente adrenalina e cortisolo.
Una
produzione eccessiva di queste due sostanze determina ansia, mal di testa,
depressione e insonnia.
La
dipendenza che si innesca è in tutto e per tutto analoga a quanto accade con le
droghe:
ogni volta che usiamo lo smartphone, infatti,
riceviamo rapidissimi feedback che il cervello interpreta come stimoli di
piacere e, grazie al rilascio di neurotrasmettitori, come la dopamina o le
endorfine, si struttura un rinforzo che ci porterà a cercare nuovamente quella
sensazione, secondo un meccanismo messo a punto durante l’evoluzione per la
sopravvivenza dell’individuo.
Si è
visto che è sufficiente un’ora al giorno per cinque giorni in rete per
riconfigurare il nostro cervello:
l’uso di internet cambia i nostri circuiti
neurali.
L’attività
cerebrale, mentre si naviga in rete, è due volte più intensa.
Ma ciò
ha un costo: si trascura altro e i circuiti neurali che non vengono usati alla lunga
si cancellano, grazie alla plasticità del cervello.
Volutamente,
i progettisti di Facebook hanno indotto una spirale di dipendenza. Sono stati
resi pubblici degli screen shot di alcune presentazioni interne di Facebook
durante le quali gli psicologi danno istruzioni su come tenere impegnati più a
lungo gli utenti tramite ricompense, novità ed emozioni.
Si
apprende che le ragazze, in particolare, riceverebbero un danno maggiore.
Probabilmente a causa di un “confronto sociale sfavorevole” basato sulla
competizione e su modelli malsani suggeriti dagli algoritmi, rispetto ai
coetanei maschi che verrebbero, invece, danneggiati da altre piattaforme,
videogiochi e pornografia.
Una
delle didascalie rese note recita: “decisioni e comportamenti dei teenager sono
principalmente guidati da emozioni, curiosità per le novità e ricompensa. Anche
se sono cose positive, rendono i teenager molto vulnerabili.
Soprattutto
in assenza di una corteccia cerebrale matura che contribuisca a imporre dei
limiti all’appagamento di questi desideri”.
Quando
riceviamo un like il circuito di ricompensa del cervello, come dicevamo, si
attiva e rilascia la dopamina che ci spingerà ad accedere nuovamente sulla
piattaforma.
Ma, in assenza del like, resteremo in sua
attesa e inizieremo a pubblicare nuovi post e a commentare i post degli amici,
speranzosi di ottenerne degli altri.
Emerge,
quindi, che del tutto scientemente è stata indotta una dipendenza tramite l’uso
di quelli che in gergo si chiamano “programmi di rinforzo a rapporto
variabile”.
Sussiste, pertanto, una condotta pienamente
dolosa; avendo sapientemente strutturato un condizionamento secondo un
“programma di rinforzo a rapporto variabile” quando è noto sia che questo
genere di programmi è coinvolto in molte dipendenze comportamentali, come gioco
d’azzardo e uso della tecnologia, sia che tali programmi sono in grado di
produrre i paradigmi più difficili da estinguere.
Ciò rende difficilissimo agli utenti
interrompere l’uso della piattaforma, tanto più se trattasi di minori. Si
ricordi la dichiarazione del Ceo di Netflix: “Pensateci, quando guardate un
video su Netflix, vi appassionate e restate svegli sino a tardi: siamo in
competizione con il sonno”.
Tutto
questo in barba al rispetto per l’infanzia che è totalmente abbandonata e alla
deriva. In balia di “un capitalismo limbico” che, in una società
dell’abbondanza consumistica, alimenta il mercato della gratificazione
cerebrale, generando volutamente dipendenza a spese della salute mentale dei
ragazzi e dei bambini. Sul modello della tossicodipendenza più conclamata si
pongono le basi per una profonda infelicità.
Alla
luce di tutto ciò sarebbe auspicabile che, a fronte di queste gravi emergenze,
anche in Italia le istituzioni corressero ai ripari con provvedimenti ad hoc
per normare e limitare l’uso di questi dispositivi anche e soprattutto in base
all’età, e considerata la frequente incapacità dei genitori di sapersi imporre
e dire di no nonostante si tratti del bene dei propri figli.
(Angela
Fais)
(futurasocieta.com/2024/11/13/social-e-smartphone-in-eta-evolutiva-il-mercato-della-gratificazione-cerebrale).
(lantidiplomatico.it).
Tropico
Mediterraneo. Un racconto
del Mare nostrum e del suo
imminente collasso.
Ilbolive.unipd.it - Federica DʹAuria – Stefano Liberti – ci dicono:
Un “oceano in miniatura”, un bacino semichiuso
che ospita un patrimonio inestimabile di biodiversità.
Un
mare unico al mondo che svolge un servizio ecologico importantissimo per la
produzione di ossigeno e la regolazione delle temperature.
Il
Mediterraneo è questo e tanto altro.
Un
capitale naturale ricchissimo, ma molto fragile, il cui precario equilibrio è
oggi messo a rischio dai cambiamenti climatici e dall’impatto delle attività
umane, che stanno distruggendo gli ecosistemi marini attraverso l’inquinamento
e la pesca intensiva.
Tropico
Mediterraneo.
Viaggio
in un mare che cambia (Laterza 2024) è il racconto di questa crisi.
Il libro segue il percorso del reporter
“Stefano Liberti” da una sponda all’altra del Mediterraneo.
Un’avventura che inizia nello Stretto di
Gibilterra, le mitiche Colonne d’Ercole che segnavano i confini del mondo
antico, prosegue per la Sicilia, tocca le coste della Turchia e della Tunisia,
l’Istria, l’Adriatico e l’Egeo e termina a Venezia.
Ad
accompagnare l’autore nel suo viaggio ci sono scienziati, attivisti, artisti,
ma anche pescatori, piccoli imprenditori, famiglie e intere comunità che
assistono in prima persona al declino del Mediterraneo.
Il
problema principale è dovuto all’aumento della temperatura delle acque che
altera il complesso sistema di correnti che assicura l’apporto di ossigeno e
sostanze nutritive alla flora e alla fauna marina.
L’intero bacino, di conseguenza, è esposto a
un grave rischio di anossia.
Inoltre,
il riscaldamento delle acque favorisce in tutto il Mediterraneo la
proliferazione di specie aliene (provenienti cioè da altre aree del pianeta)
che sostituiscono quelle autoctone e che, anche grazie alla mancanza di
predatori naturali, si adattano sempre più facilmente ai nuovi habitat,
mettendo a rischio la stabilità degli ecosistemi e costringendo il mercato
ittico a intraprendere dei bruschi cambi di direzione.
Tra le
specie aliene in cui “Liberti” si imbatte nel suo percorso troviamo il
famigerato granchio blu – che ha danneggiato le attività di molluschicultura
del Delta del Po ed è diventato l’unica fonte di reddito dei pescatori
nell’arcipelago tunisino delle Kerkennah – ma anche il pesce coniglio, una
specie erbivora particolarmente vorace che sta distruggendo rapidamente la
flora sottomarina del Mediterraneo orientale, il lionfish (o pesce scorpione),
arrivato dal Mar Rosso attraverso il Canale di Suez, e il pesce palla maculato,
una specie velenosa che sta invadendo le acque di Cipro.
L’innalzamento
del livello del mare espone inoltre le zone lagunari al rischio di inondazione
ed erosione costiera.
Questo
è il caso di molte aree italiane dal Veneto, alla Romagna alla Campania. Per
non parlare di Venezia, dove non solo il livello dell’acqua sale, ma la
superficie sprofonda a causa del fenomeno della subsidenza.
Ma tra
i territori del Mediterraneo che rischiano di sparire completamente troviamo
anche le “isole Kerkennah”, che stanno affondando insieme alle conoscenze e
alle tradizioni popolari, tra cui anche l’antica pratica della “charfia”, un
metodo di pesca sostenibile considerato patrimonio immateriale dell’umanità.
Proprio
la pesca è uno dei fattori determinanti nella crisi del Mediterraneo.
Non solo l’eccessivo sfruttamento di questo
piccolo bacino sta contribuendo al collasso dei suoi ecosistemi, ma l’arrivo
delle specie aliene e i problemi causati dai cambiamenti climatici e
dall’inquinamento stanno rendendo il mare molto meno prolifico.
A
farne le spese sono i pescatori e i piccoli imprenditori che si trovano stretti
in una morsa:
da una
parte devono rispettare le norme sempre più stringenti imposte dai governi
locali e dall’Unione europea per la pesca sostenibile;
dall’altra,
proprio a causa di queste regole, si trovano svantaggiati nella guerra del
pesce che si sta consumando, in particolare, nel canale di Sicilia, dove
pescatori mazaresi, tunisini ed egiziani si fanno concorrenza nello stesso
tratto di mare, ma soggetti a leggi differenti.
Da qui l’urgenza di stabilire politiche comuni
tra le diverse sponde del Mediterraneo per trovare il modo di realizzare una
pesca a basso impatto che rispetti l’ambiente e risponda agli interessi delle
popolazioni locali.
Più
facile a dirsi che a farsi, scoprirà Liberti durante i giorni trascorsi a bordo
dei pescherecci insieme a chi il mare lo vive in prima persona.
Ascoltando le loro storie e confrontandosi con
i diversi punti di vista emerge quanto le necessità del mare, del mercato e
delle persone sembrino del tutto inconciliabili.
Di
fronte a questa realtà, l’autore rimane con più domande che risposte.
Può
esistere davvero una pesca industriale sostenibile? – si chiede – ed è
possibile spezzare lo schema Ponzi della pesca nel Mediterraneo (ovvero il
fenomeno per cui, a causa della mancanza di pesce nelle acque settentrionali,
la pesca si concentra sempre più a sud, prendendo di mira nuove specie ed
esaurendo le ultime aree ancora popolate)?
A
minacciare ulteriormente il futuro del nostro mare si aggiunge, naturalmente,
il problema dell’inquinamento.
Mentre
osserva con i suoi occhi i liquami oleosi che gorgheggiano nella baia di “Gabès”,
in Turchia, l’autore si rende conto di quanto il Mediterraneo stia diventando
una sorta di imbuto in cui si concentra un’immensa quantità di rifiuti plastici
e chimici.
A “Gabès”
l’inquinamento prodotto dall’industria chimica tunisina (GCT) sta avvelenando
l’aria, il mare e i suoi abitanti.
Ne è
una prova la distesa di carcasse di tartarughe concentrata in questo luogo
tristemente soprannominato la “piccola Chernobyl”.
Dalla
crisi del Mediterraneo e degli ecosistemi marini scaturisce anche il dramma
umano.
Sono tante le emozioni che si mescolano nelle
persone e nelle comunità la cui storia è legata profondamente a queste acque:
rabbia, frustrazione, tristezza e preoccupazione che in alcuni casi sfociano in
una sorta di lutto ecologico, come accade tra gli abitanti di “Agathonisi”
(Gaidaro), che faticano a immaginare il loro futuro su questa piccola isola
greca.
Ma
esistono anche persone e comunità che cercano attivamente di invertire la rotta
attraverso la politica, la collaborazione e la sensibilizzazione.
Tentativi
che sono come gocce in un mare in crisi, ma che rappresentano anche la speranza
che il futuro del Mediterraneo non sia ancora segnato.
Questo
impegno può andare nella direzione della ricerca scientifica, come nel caso
dell’”Archipelagos institute of marine conservation”, una sorta di “università
galleggiante” che si occupa, tra le altre cose, del monitoraggio della salute
dei mammiferi marini tra le acque della Grecia, o della cooperazione
internazionale, come avviene all’Istituto oceanografico di Spalato, che ha
aperto un importante spazio di dialogo tra ambientalisti, pescatori ed
esponenti politici.
Altrove
l’attivismo passa attraverso la creatività, come quella degli artisti e registi
di “Gabès”, o prende vita nelle mobilitazioni dal basso, come quella della
giurista “Teresa Vicente”, che ha lottato per anni per riuscire a far sì che
gli ecosistemi “Mar Menor” godessero di personalità giuridica, rendendo quindi
i cittadini in grado di intentare cause legali nel nome di questa vasta laguna
salata nel sud della Spagna.
Infatti,
come riflette l’autore, non è ancora tutto perduto. Se da una parte gli
ambienti marini sono molto fragili e particolarmente esposti agli effetti dei
cambiamenti climatici, dall’altra essi sembrano ancora in grado di rigenerarsi
e ritrovare il loro equilibrio. Dobbiamo però metterli nelle condizioni di
riuscirci, finché siamo in tempo.
Per
restituire il respiro al Mediterraneo – riflette “Liberti” – è necessaria una
negoziazione internazionale, l’introduzione di politiche comuni per la pesca e
lo sfruttamento dei mari e, più a monte, l’abbandono di una visione
antropocentrica e tracotante nei confronti della natura a favore di una
concezione più eco centrica, che ci aiuti a capire quanto la salute del mare e
dell’ambiente naturale sia strettamente legata al nostro benessere e alla
nostra stessa sopravvivenza.
Le
ondate di calore estreme
non
previste dai modelli climatici.
Ilbolive.unipd.it
- Francesco Suman – (9 dicembre 2024) – ci dice:
Ondata
di calore.
Il 99%
della comunità dei climatologi è d’accordo nel ritenere che il cambiamento
climatico sia causato dall’uomo e che sia un fenomeno allarmante che richiede
azioni urgenti.
Questo però non significa che i climatologi
tra di loro siano d’accordo su tutto o che non ci sia più nulla da scoprire o
da capire nella scienza del clima.
Due
famosi climatologi statunitensi ad esempio, “Michael Mann” e “James Hansen”, la
pensano diversamente su quanto rapidamente stia procedendo il riscaldamento
globale.
Secondo
“Mann”, i modelli contenuti nei rapporti dell’IPCC (Intergovernmental Panel on
Climate Change) spiegano sufficientemente bene i dati relativi all’andamento
delle temperature e delle precipitazioni degli ultimi anni.
Di conseguenza, sono strumenti affidabili per
predire quello che avverrà nei prossimi decenni.
Secondo
“Hansen” invece i modelli dell’”IPCC”, per quanto utili, non sarebbero
esattamente in linea con quanto emerge dai dati raccolti e quindi rischiano di sottostimare il
riscaldamento globale che ci aspetta, restituendoci un rischio minore di
quello che in realtà andremo ad affrontare.
Entrambe
le parti presentano argomenti validi, supportati da evidenze verificabili. Il
dibattito dunque è genuino e legittimo, perché si svolge secondo le regole del
gioco scientifico.
Lungi da essere sintomo di inaffidabilità
della scienza, il disaccordo tra scienziati non è un’anomalia, ma anzi il
motore della scoperta scientifica e della creazione, nel tempo, di un consenso
condiviso.
Il
fatto che all’interno di una comunità scientifica ci sia dibattito è indice di
salute: significa che quel campo di studi sta affrontando i problemi irrisolti
e dunque sta progredendo.
È da
leggere in quest’ottica il nuovo studio uscito su “PNAS” che individua anomalie
riguardo all’intensità delle ondate di calore estreme degli ultimi anni.
Secondo i ricercatori della “Columbia University di New York” e
dell’”International Institute for Applied Systems Analysis in Austria “che
hanno condotto lo studio, gli attuali modelli climatici sono in grado di
spiegare bene l’aumento della temperatura media globale, ma perdono colpi
quando sono messi di fronte a singoli estremi di temperatura raggiunti in
alcune zone del pianeta, specialmente negli ultimi anni.
I
modelli climatici sono lunghissime equazioni che incorporano le più avanzate
conoscenze fisiche e matematiche sul funzionamento del clima terrestre, ovvero
su come interagiscono tra loro l’atmosfera, gli oceani, i ghiacci e le terre
emerse.
Quando queste equazioni restituiscono risultati che
non sono in linea con le osservazioni, in questo caso i dati di temperatura
delle ondate di calore estreme, significa che alcuni dettagli del funzionamento
di quel sistema estremamente complesso che è il clima ancora sfuggono alla
comprensione.
Lì c’è
spazio per fare ricerca e migliorare i modelli.
Nel
giugno del 2021 la porzione nord occidentale dell’Oceano Pacifico ha registrato
un’ondata di calore che ha fatto raggiungere la temperatura di 49,6°C alla
British Columbia, sfondando qualsiasi record precedente.
Eccessi analoghi sono avvenuti con le ondate
di calore che hanno investito l’Europa nel 2003, nel 2022 e nel 2023, ma anche
con quella del 2016 in Sud Africa. Nel 2022 in Europa morirono più 60.000
persone, ma quell’anno il caldo estremo raggiunse il Nord America e la Cina.
Similmente,
nel 2023 non venne colpito solo il Vecchio Continente, ma anche la Russia, il
Sud-Est Asiatico e il bacino dell’Amazzonia.
In
alcuni di questi casi, a livello locale si sono registrati record termici che
sono risultati fuori scala rispetto a quello che avrebbero potuto indicare i
modelli, sostengono gli autori.
In
altre parole, ci si aspettava singoli eventi estremi, ma non così tanto estremi.
Gli
autori dello studio hanno analizzato i dati sulle ondate di calore degli ultimi
65 anni, dal 1958 al 2022, e li hanno confrontati con i risultati delle
simulazioni ottenute dai modelli climatici.
Questi
ultimi, in alcuni casi, restituivano temperature più basse di quelle che in
realtà si sono registrate.
In particolare, i modelli non hanno colto a
pieno gli eccessi termici dell’Europa nord-occidentale, della Cina centrale,
della porzione meridionale dell’America Latina, della penisola arabica,
dell’Australia orientale, di Giappone e Corea, del Canada nord-occidentale e
dell’alto Artico.
Se in
questi casi i modelli hanno sbagliato per difetto, per quanto riguarda l’Africa
nord-orientale e la Siberia i modelli climatici hanno invece sbagliato per
eccesso, ovvero hanno predetto temperature più alte di quelle che in realtà si
sono verificate.
Secondo
gli autori questi errori costituirebbero un’evidenza del fatto che i modelli
climatici, pur essendo affidabili nello spiegare la media della temperatura
terrestre, ovvero l’andamento complessivo del riscaldamento globale, faticano a
cogliere gli estremi di temperatura a livello locale.
Questo
potrebbe essere dovuto al fatto che alla formazione di eventi estremi come le
ondate di calore eccezionali concorrono “interazioni fisiche che ancora non
comprendiamo a pieno” ha dichiarato a Science “Daily Kai Kornhuber”, primo
autore dello studio.
Gli
scienziati del clima sanno già che suoli arsi, con bassi livelli di umidità,
sono un fattore che può rendere ancora più violente le ondate di calore, che
però sono anche condizionate dall’evaporazione prodotta dalle piante.
Là
dove il riscaldamento globale ha ridotto la copertura vegetale, che solitamente
mitiga le ondate di calore, queste si fanno più intense.
Tuttavia,
per quanto riguarda quelle dell’emisfero boreale, gli studiosi ritengono che un
ruolo importante possa giocarlo una perturbazione della corrente a getto (jet stream).
L’Artico
è una regione del pianeta che si sta scaldando più della media globale e questo
porterebbe a una destabilizzazione di questo flusso atmosferico, facendo
permanere più a lungo in regioni temperate masse d’aria calda che viaggiano
lungo questa corrente provenienti da sud.
Il fenomeno è noto come onde di Rossby (Rossby
waves).
Un
altro elemento che i modelli climatici faticano a gestire sono gli aerosol,
ovvero minuscole particelle che possono avere composizioni chimiche molto
diverse, prodotte da attività antropiche come la combustione o gli spray, o da
fattori naturali come le eruzioni vulcaniche.
Alcune
possono assorbire calore, altre rifletterlo.
Alcuni
studiosi ritengono che una riduzione degli aerosol in grado di riflettere la
luce solare possa aver aggravato le alte temperature che hanno investito
l’Europa che, a prescindere dalle cause sottostanti, è un vero e proprio
hotspot di ondate di calore, rimarcano gli autori dello studio.
Tutte
queste però al momento sono solo ipotesi che andranno confermate o smentite da
ulteriori studi.
Quel che è certo è che le ondate di calore stanno diventando
un fenomeno sempre più grave in diverse regioni del mondo, tanto da richiedere sistemi di
allerta preventiva simili a quelli diffusi prima dell’arrivo di un uragano.
Studi
come quello condotto da “Kornhuber e colleghi” sono molto preziosi perché vanno
a identificare quegli ambiti in cui le conoscenze scientifiche a disposizione
si dimostrano in qualche misura carenti.
Significa
che c’è ancora molta ricerca da fare e molto da scoprire.
Con
ogni probabilità, il prossimo rapporto dell’IPCC, in uscita verso la fine di
questo decennio, integrerà queste nuove considerazioni per sviluppare modelli climatici
il più accurati possibili e in grado di prepararci al futuro che ci aspetta.
Los
Angeles, l'incendio cresce: 5 morti,
molti
feriti e 100mila evacuati.
«Le fiamme sono allo 0% del contenimento».
A rischio anche la casa di Kamala Harris.
Ilmessaggero.it
- Mario Landi – Redazione – (8 Gennaio 2025) – ci dice:
Diversi
incendi stanno mettendo in ginocchio la contea, la causa: venti forti e
siccità. Le previsioni e lo scenario
Los
Angeles, l'incendio cresce: 2 morti, molti feriti e 100mila evacuati. «Le
fiamme sono allo 0% del contenimento»
Los
Angeles, morte, feriti, fiamme e paura: non è il solito film catastrofico di
Hollywood.
Stavolta la contea brucia, davvero.
«Gli incendi crescono e sono allo 0% del
contenimento.
Tutti
gli abitanti della contea sono in pericolo», ha detto in conferenza stampa il
capo dei vigili del fuoco della Contea di Los Angeles, Anthony C. Marrone,
sottolineando che secondo il servizio meteorologico nazionale i forti venti che
interessano la regione continueranno nelle prossime ore.
APPROFONDIMENTI.
Los
Angeles brucia, la situazione.
L'incendio
di Eaton, situato nella foresta nazionale attorno Altadena e Pasadena, ha
ucciso almeno due persone e ha causato un numero significativo di feriti.
Tutta
l'area è battuta da raffiche di vento che hanno raggiunto i 160 chilometri
orari nella notte e che rendono difficile far volare canadair o elicotteri per
spegnere le fiamme dal cielo.
Il
fuoco, alimentato anche dalla secchezza del terreno e della vegetazione, si
espande velocemente verso le vicine Malibù e Santa Monica.
La
siccità continua a essere un fattore.
LA
FUGA.
Almeno
100mila residenti sono stati raggiunti da un ordine di evacuazione immediato o
a breve termine.
Al
momento il conteggio delle vittime e di 5 morti e diversi feriti.
Tre diversi incendi, infatti, stanno
devastando la citta, in modo particolare nella zona collinare.
Il
primo rogo e scoppiato nella tarda mattinata di martedì nel quartiere di
Pacific Palisades, sede di ville multimilionarie sulle montagne a nord-ovest
della città che ha già devastato quasi 2921 acri.
La
fuga dalle fiamme e avvenuta di fretta:
i
bambini sono stati fatti uscire dalle scuole e i residenti sono riusciti a
portare via soltanto gli animali domestici e pochi effetti personali.
L'incendio è scoppiato nel momento peggiore
per Los Angeles, spazzata da violente raffiche di vento.
Si
prevede che l'aria calda di Santa Ana, tipica degli inverni californiani, raggiungerà
una velocita fino a 160 km/h nella regione, secondo il servizio meteorologico
nazionale statunitense (NWS).
Questo
potrebbe diffondere le fiamme molto rapidamente e rappresentare un «pericolo
mortale».
Gli
altri due incendi sono l'Eaton Fire e l'Hust Fire , che hanno rispettivamente già
distrutto 2227 e 500 acri.
Secondo
quanto riferisce il “Department of Forestry and Fire Protection”,
complessivamente sono bruciati 5742 acri di terreno e la percentualmente di
contenimento e pari a zero.
Il Dipartimento segnala anche un nuovo rogo
nella contea di Riverside, in prossimità di Coachella, località molto
conosciuta per il celebre festival musicale che si svolge ogni anno.
TEMPESTA
DI VENTO.
Qui al
momento sono almeno 15 gli acri distrutti dalle fiamme.
Anche
tutti i residenti di La Canada Flintridge, zona collinare intorno a Los
Angeles, dovranno essere evacuati.
Lo ha
annunciato il Dipartimento dello sceriffo della contea di Los Angeles.
La decisione, si legge su X, e stata presa «a
causa del forte vento e dell'incendio in corso nell'area.
I residenti nelle zone interessate devono
evacuare immediatamente».
In quest'area si trova anche il “Jet
Propulsion Laboratory” della NASA, leader nell'esplorazione robotica dello
spazio, centro di ricerca che ha progettato il primo satellite degli Stati
Uniti, l'Explorer 1, lanciato nel 1958.
Qui,
inoltre, sono nati tutti i rover inviati su Marte.
«Si
consiglia agli abitanti di Los Angeles di tenere presente che la tempesta di
vento dovrebbe peggiorare nel corso della mattinata e di prestare attenzione
agli avvertimenti locali, di restare vigili e di stare al sicuro», ha scritto
su X la sindaca di Los Angeles, Karen Bass.
Il
governatore della California, Gavin Newsom, durante un briefing con la stampa,
ha spiegato che «numerose strutture che sono già state distrutte».
«Non siamo affatto fuori pericolo», ha
aggiunto il democratico, che ha chiesto ai californiani di «rispettare gli
ordini di evacuazione», che non sempre vengono seguiti negli Stati Uniti.
I
VIGILI DEL FUOCO.
Complessivamente,
la California ha schierato 1400 vigili del fuoco e centinaia di risorse pre-posizionate
«per combattere questi incendi senza precedenti. Funzionari di emergenza,
vigili del fuoco e soccorritori fanno tutto il possibile per proteggere vite»,
ha detto ancora Newsom.
Il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha
approvato gli aiuti federali destinati alla citta - la seconda più grande degli
Usa - per far fronte al maxi incendio.
Il presidente uscente si trova proprio in
California per annunciare la creazione di due «monumenti nazionali», cioè vaste
aree protette nel sud dello Stato.
Donald Trump, che tra pochi giorni succederà a
Biden alla Casa Bianca, a settembre aveva minacciato di tagliare gli aiuti
federali che la California riceve abitualmente per combattere gli incendi
boschivi.
«Ci aspettiamo che questo sia l'evento di
vento piu forte in questa regione dal 2011», ha avvertito “Daniel Swain”,
specialista di eventi estremi dell'Università UCLA.
Ma
secondo lui il rischio di incendio e «molto piu alto» di allora.
Questo
perché, dopo due anni molto umidi che hanno rinvigorito la vegetazione, la
California meridionale sta vivendo «l'inizio inverno piu secco mai registrato».
In
altre parole, tutto ciò che è ricresciuto abbondantemente sta ora fungendo da
combustibile per gli incendi.
GLI
ATTORI.
Mandy
Moore, star di "This Is Us" ha scritto su Instagram di essere fuggita
dalla sua abitazione insieme ai suoi figli e animali domestici «pregando e
ringraziando i primi soccorritori», ha detto.
Anche
l'attore e regista Dan Levy, sindaco onorario della comunità di Pacific
Palisades, e star della sitcom “Schitt's Creek” ha dovuto lasciare il suo
quartiere avvolto da «un fumo piuttosto nero e intenso».
Ma
molte altre star stanno pensando di lasciare le proprie case vista la
situazione di pericolo:
dall'attrice comica di "2 Broke
Girls", Whitney Cummings, ha confessato che sta pensando di lasciare la
California, così come Kaley Cuoco, l'attrice di "Big Bang Theory",
che su Instagram ha scritto:
«È
straziante assistere a ciò che sta accadendo nei cortili delle nostre case».
Altre
testimonianze sono arrivate da “Billie Elisha” che descritto come «devastanti»
le scene cui stanno assistendo, e da “Khloe Kardashian” che ha avuto un
pensiero per i primi soccorritori:
«Il
vostro altruismo, la vostra resilienza e i vostri sforzi instancabili per
proteggere le vite e le comunità sono profondamente apprezzati.
Siete
dei veri eroi e vi siamo incredibilmente grati per tutto quello che fate».
Al
plauso per i pompieri si è aggiunto anche quello di Chris Pratt, Star Lord nel
film Marvel "Guardiani della Galassia":
«Grazie
ai coraggiosi vigili del fuoco e ai primi soccorritori che stanno lavorando
instancabilmente per proteggere vite.
Siete
dei veri eroi e vi siamo infinitamente grati per il vostro sacrificio e il
vostro coraggio».
KAMALA
HARRIS.
La
casa di Los Angeles della vicepresidente Kamala Harris è nella zona sotto
ordine di evacuazione, a causa dei rapidi incendi boschivi che stanno intensificando
la loro attività nella zona, lo scrive la CNN.
«Ieri
sera, il quartiere del Vice Presidente a Los Angeles è stato sottoposto a un
ordine di evacuazione.
Nessuno
era a casa sua in quel momento.
Lei e
il Secondo Gentiluomo stanno pregando per la sicurezza dei loro concittadini
californiani, degli eroici soccorritori e del personale dei Servizi Segreti»,
ha affermato il portavoce di Harris Ernesto Apreza in una dichiarazione
pubblicata sui social media.
Harris
e il secondo gentiluomo “Doug Emhoff “hanno una casa nel”quartiere di Brentwood”
e vi sono tornati molte volte negli ultimi quattro anni.
È
probabile che torneranno a Los Angeles dopo aver lasciato l’incarico.
Cecilia
Sala, il primo post social:
«La foto più bella della mia vita,
non
pensavo che sarei stata a casa oggi»
ilmessaggero.it
– Redazione -
(28
-gennaio- 2025) – Cecilia Sala – ci
dice:
Dopo
21 giorni di prigionia in Iran, la giornalista rompe il silenzio sui suoi
profili
Cecilia
Sala, il primo post social: «La foto più bella della mia vita, non pensavo che
sarei stata a casa oggi»
Cecilia
Sala è tornata.
La
giornalista, all'indomani del suo rientro in Italia, ha pubblicato il suo primo
post sui social: una foto dell'abbraccio con il compagno Daniele Raineri, sulla
pista d'atterraggio dell'aeroporto di Ciampino.
«Ho la fotografia più bella della mia vita -
scrive Cecilia Sala -, il cuore pieno di gratitudine, in testa quelli che
alzando lo sguardo non possono ancora vedere il cielo.
Non ho mai pensato, in questi 21 giorni, che
sarei stata a casa oggi. Grazie».
APPROFONDIMENTI
Cecilia
Sala, Alessia Piperno: «I primi giorni da libera sono i più duri, per mesi ho
avuto paura a restare sola. Ora deve riprendersi la sua vita»
La
giornalista quindi rivolge il suo primo pensiero social da donna libera non
solo a sé stessa, ma anche a chi affronta un'ingiusta detenzione, come quella
che lei ha sperimentato a Evin.
E
dalla quale, ammette, non pensava di uscire così presto.
L'abbraccio
con Daniele Raineri.
Daniele
Raineri è stato il primo ad abbracciare Cecilia ed è lui che appare nella prima
foto pubblicata dalla giornalista al rientro a Roma dopo le tre settimane di
detenzione a Teheran.
Lui,
giornalista de "Il Post", che aveva esultato per la notizia del
rientro della fidanzata pubblicando il famoso gol di Grosso contro la Germania
ai mondiali del 2006.
E che, a caldo, ha commentato: «In questa vicenda ci
sono due protagoniste, Cecilia Sala e Giorgia Meloni»
La
storia non raccontata di come
le
sfide hanno forgiato i leader
del
mercato delle resine.
Mpmsrl.com
– (24 Gennaio 2024) – Redazione - ci dice:
Di
fronte alle sfide moderne del mercato edile, Mpm ha continuato a crescere e
innovare nel settore delle resine, registrando un impressionante trend di
crescita in fatturato e volumi.
Si
tratta di un risultato eccezionale in un contesto di rapida evoluzione
tecnologica e normative ambientali inasprite, che si conferma nel 2023 per il
quarto anno consecutivo.
Questa
traiettoria ascendente, particolarmente evidente nell’ultimo biennio, con
l’azienda che ha raddoppiato i suoi volumi rispetto al 2022, è il frutto di
un’intensa strategia di investimenti in innovazione e R&D, culminata
nell’ampliamento dei laboratori e nel progetto di espansione degli impianti di
produzione, previsti per raddoppiare nel 2024 la capacità produttiva della
poliurea e del poliuretano.
Innovazione
non-stop per essere alla guida del settore rivestimenti.
Il
2023 ha rappresentato per Mpm un anno di notevole successo operativo,
sottolineato da un impegno senza precedenti nel settore della produzione.
L’azienda ha operato con una cadenza produttiva ininterrotta di 7 giorni su 7
negli ultimi quattro mesi.
Il team ha lavorato incessantemente per
garantire che la domanda sempre più elevata fosse soddisfatta con la consueta
efficienza e qualità.
L’incremento
dell’attività produttiva ha richiesto un impegno considerevole da parte di
tutti i membri del team, che con questo sforzo straordinario hanno dimostrato
una notevole capacità di lavoro e un forte spirito di squadra.
Il
mega lavoro svolto dal personale della produzione non solo ha permesso a Mpm di
mantenere la sua promessa di eccellenza e affidabilità nei confronti dei
clienti, ma ha anche contribuito significativamente al raggiungimento dei
notevoli risultati economici dell’anno.
Alla
crescente richiesta di prodotti innovativi nel mercato dei rivestimenti
protettivi, Mpm ha deciso di rispondere con la decisione di espandere gli
impianti produttivi.
I lavori di installazione, che si prevede
proseguiranno per circa un mese, porteranno all’operatività i nuovi impianti
entro fine gennaio.
Inoltre, la “chemical system house” ha già
programmato altri investimenti per ulteriori ampliamenti nel 2024.
Questo
non solo aumenterà la capacità produttiva dell’azienda, ma migliorerà anche la
sua efficienza e la sua capacità di rispondere rapidamente alle esigenze
emergenti del mercato.
Dove
performance e sostenibilità si incontrano: i laboratori del futuro per lo
sviluppo delle resine.
L’impegno
di Mpm nell’innovazione e nella sostenibilità risponde direttamente ai desideri
del mercato di avere prodotti che non solo soddisfano le norme ambientali, ma
le superano, stabilendo nuovi standard per il settore.
Il 18
dicembre, è iniziato un significativo progetto di espansione dell’impianto di
produzione della poliurea e del poliuretano.
Questa
iniziativa è mirata a duplicare la capacità di produzione a partire da gennaio
2024, sia per i prodotti mono-componente, come lo Starflex Ultra, che per
quelli bi-componente, come lo Starflex HR.
Le
nuove soluzioni di Mpm sono non solo più facili da usare ma anche più
sostenibili, per soddisfare la crescente domanda di una catena di
approvvigionamento più efficiente e responsabile.
In
altre parole, sono progettati per semplificare il lavoro in cantiere, e per
essere eco-sostenibili in termini di materie prime, packaging e smaltimento.
A
proposito di questo, nel 2023, Mpm ha segnato un punto di svolta nel suo
percorso di innovazione con l’entrata in piena funzione dei nuovi laboratori
costruiti alla fine del 2022.
Questa
importante espansione ha permesso di ampliare significativamente il team di
Ricerca e Sviluppo, confermando l’impegno dell’azienda nell’innovazione come
motore del suo successo.
L’inaugurazione
di questi laboratori all’avanguardia servirà a catalizzare la creazione di
nuove soluzioni che saranno lanciate nel corso del 2024, con i primi lanci
previsti alcuni per inizio anno e altri per la seconda metà.
Grazie
a questi sforzi, Mpm si prepara a offrire al mercato soluzioni innovative che
permettono di definire nuovi standard nel settore dei rivestimenti protettivi
per pavimentazioni e impermeabilizzazioni liquide.
Raddoppiare
per regnare: la scalata al vertice nel mercato delle resine.
L’aumento
della capacità produttiva e l’espansione internazionale di Mpm sono chiare
indicazioni di un’azienda che non solo tiene il passo, ma guida le tendenze di
mercato.
La “chemical system house” dimostra che è
possibile espandersi, ridurre i costi operativi e, allo stesso tempo, mantenere
elevati standard di qualità, soddisfacendo così i desideri di stabilità,
crescita e leadership nel mercato.
Il
2023 segna un altro anno di straordinario successo per Mpm, che continua a
costruire su una solida traiettoria di crescita iniziata nel 2018.
Quest’anno,
l’azienda ha raggiunto un aumento impressionante del doppio dei volumi rispetto
al 2022, un risultato che diventa ancora più notevole considerando che, già nel
2022, i suoi volumi erano raddoppiati rispetto all’anno precedente.
Per il
2024, Mpm prevede l’apertura di una Academy completamente dedicata alla
formazione di nuovi applicatori interessati al mondo delle resine e a quelli
già esperti che desiderano aggiornarsi sulle ultime tecnologie in resina.
Con
progetti come l’Academy e l’ampliamento delle strutture produttive, Mpm sta
trasformando i sogni dei progettisti e degli imprenditori in realtà,
dimostrando che con la giusta visione e strategia, le incertezze economiche e
sfide operative possono essere trasformate in opportunità di crescita e
successo.
L’ambizione
dell’azienda è di portare la qualità del Made in Italy in nuovi mercati,
continuando a espandere la sua influenza e il suo impatto nel settore delle
resine per l’edilizia in Italia e nel mondo.
L’Italia
gate e la resa dei conti
di
Trump con lo stato profondo italiano.
Lacrunadellago.net
- Cesare Sacchetti – (07/01/2025) – ci dice:
Se
Giorgia Meloni sperava di ottenere un aumento della sua “popolarità” oppure se
sperava di poter dare l’idea di essere una trumpiana dell’ultima ora, la sua
missione a Mar-a-Lago può considerarsi fallita.
La
pasionaria di “Fdi” è uscita dall’incontro soltanto con una delle foto di rito
che Trump fa persino con i personaggi politici che disprezza di più, quale, ad
esempio, Justin Trudeau che dopo l’incontro con il presidente americano è
andato incontro alla sua definitiva caduta politica.
Trump
riceve tutti, amici e nemici, e chi cerca udienza per mettere a segno qualche
punto politico, come ha fatto la Meloni, spesso non solo se ne va con le pive
nel sacco, ma vede persino peggiorare la sua situazione.
Il
presidente americano non avrebbe parlato di nulla di sostanziale con il
presidente del Consiglio italiano per ciò che riguarda la politica e i rapporti
strategici dei due Paesi, ma si sarebbe però premurato di mostrare alla Meloni
il documentario sulla “frode elettorale del 2020”.
È
davvero arduo non vedere in questa scelta di Trump un chiaro messaggio che il
presidente sta mandando non solo alla Meloni, ma all’intero decrepito e
corrotto apparato della politica “italiana” che si è impegnato per rovesciare
Donald Trump in due occasioni, lo “Spy gate” nel 2016 e l’”Italia gate” nel
2020.
L’Italia
gate: come lo stato profondo italiano ha cercato di rovesciare Trump.
Nel
secondo golpe internazionale ai danni di Trump, i servizi segreti italiani
assieme all’ex ambasciatore americano in Italia, “Lewis Eisenberg”, misero in
atto un vero e proprio attacco cibernetico alle elezioni americane pur di
rovesciare il netto risultato a favore di Trump.
I
lettori più abituali di questo blog sanno che siamo stati i primi a far
emergere in Italia e all’estero lo scandalo inizialmente ignorato dai media
italiani fino a quando questi non hanno provato a screditarlo attraverso la
provvidenziale assistenza di personaggi che sembrano essere stati chiaramente
mandati dagli ambienti dei servizi con questo preciso scopo.
La
storia parte dalla notte elettorale del 3 novembre del 2020, quando Trump aveva
già assicurato il suo trionfo contro il debole e corrotto candidato
democratico, “Joe Biden”, già coinvolto in diverse vicende di corruzione in
Ucraina, dove suo figlio Hunter curava, dietro lautissimo compenso, gli
interessi della società del gas, “Burisma”.
A
rivelare in prima istanza che quella notte il governo di Giuseppe Conte decise
di autorizzare questo atto eversivo nei confronti del presidente americano è
stato l’ex agente della CIA, “Bradley Johnson”, che spiegò come la nota società
leader nel settore aerospaziale, “Leonardo”, avrebbe fornito l’assistenza
tecnologica necessaria per cambiare l’esito delle elezioni americane.
A
mettere in atto tecnicamente il broglio sarebbe stato un hacker professionista,
tale “Arturo D’Elia”, che è stato arrestato dalla procura di Napoli un mese
dopo i fatti per un reato commesso anni prima contro la stessa Leonardo, e il
tempismo dei magistrati partenopei, a tale riguardo, sembra essere stato
decisamente provvidenziale.
I
depistaggi dei servizi sullo scandalo.
D’Elia
finisce dietro le sbarre del carcere di Fuorni e lì resta per quasi tutto il
2021, ma dopo l’articolo di questo blog della fine del dicembre 2020, è
iniziata quella che si può definire come la fiera dei depistaggi.
Appare
letteralmente dal nulla una certa “Maria Zack” che in un audio registrato nel
gennaio del 2021, non si sa bene dove, fa delle presunte rivelazioni sullo
scandalo e inizia però a seminare nella storia degli elementi che sembrano
essere “suggeriti” da qualche apparato che voleva veicolare una certa
narrazione.
“Maria
Zack” affermò in quel periodo che “Mario Draghi, l’uomo del Britannia”, salito
al governo nel marzo del 2021, era all’opera assieme a Donald Trump per aiutarlo a
individuare i responsabili dell’Italia gate, e, da quel preciso istante, è
apparso sin troppo chiaro chi c’era dietro il personaggio Zack.
In
quei mesi, molti lettori sicuramente lo ricorderanno, erano all’opera diversi
propagandisti vicini alla Lega, ai servizi e a varie logge massoniche, tutti
intenti nel diffondere il depistaggio di un “Draghi pentito” delle sue azioni
passate a bordo del Britannia e pronto “finalmente” a vestire i panni del
patriota per trascinare fuori l’Italia dal pantano dell’euro.
Era
una montatura alquanto ridicola che poteva essere creduta soltanto da soggetti
particolarmente ingenui e spesso seguaci di vari guru del mondo della New Age
che somministrano ai loro adepti la ricetta della società teosofica e di madame
“Blavatksy”, nella quale l’uomo stesso diviene Dio attraverso una “elevazione”
della sua coscienza.
La
Zack in quel periodo era impegnata non poco anche lei a reggere tale falsa
narrazione, ma i depistaggi sono proseguiti anche successivamente quando appari
nel maggio del 2021 una carta indirizzata a Trump e firmata presumibilmente da “Carlo
Goria”, manager della società americana “Aerospace Partners”, il quale
confermava il piano per rovesciare Trump eseguito in Italia attraverso la “società
Leonardo”.
La
lettera però appariva come una mera fabbricazione perché questa conteneva degli
strani errori ortografici e grammaticali che facevano pensare che essa fosse
stata scritta da qualche servizio straniero impegnato a confondere le acque e a
seminare falsi documenti pur di screditare l’autenticità dello scandalo.
Un
copione simile era stato già eseguito qualche mese prima, nel gennaio del 2021,
quando comparve un’altra presunta dichiarazione firmata a Roma da un altro
misterioso personaggio, tale avvocato” Alfio D’Urso”, nella quale “Arturo
D’Elia” confesserebbe il suo ruolo nell’hackeraggio, ma tale dichiarazione non
può essere autentica per una ragione molto semplice.
La
presunta dichiarazione giurata di D’Elia.
D’Elia
non era a Roma il giorno della dichiarazione, il 6 gennaio del 2021, ma si
trovava ancora nel carcere di Fuorni.
Ancora
una volta un depistaggio voluto probabilmente sempre dai soliti ambienti
dell’intelligence impegnati sin dal primo momento a screditare lo scandalo.
Il
nostro blog già nei primi mesi in cui fece emergere lo scandalo ha condotto
delle verifiche indipendenti interpellando diverse fonti istituzionali che
confermano quanto accaduto nel novembre del 2020, quando la società Leonardo
avrebbe partecipato a questo attacco senza precedenti alla sovranità degli
Stati Uniti.
La
cronaca della storia, per chi già la conosce, è quella che in parte è stata già
detta in precedenza.
Secondo
tali fonti, a dirigere il broglio sarebbe stato il generale “Claudio Graziano”,
già comandante militare dell’Unione europea, e alquanto vicino all’ex
presidente della Commissione europea,” Jean Claude Juncker”, già noto per i
suoi problemi alcolici.
Il
generale Graziano.
Graziano
all’interno dell’ambasciata americana a via Veneto avrebbe coordinato
l’operazione sotto la supervisione del citato ex ambasciatore “Lewis Eisenberg”,
imprenditore di origini ebraiche e molto vicino alla lobby sionista che non vede affatto di buon occhio
Donald Trump per la sua ferma volontà di ritirare le truppe dal Medio Oriente e
separare così definitivamente la politica estera americana da quella dello
stato ebraico.
A
sostenere questa trama eversiva non sarebbero stati soltanto i due personaggi
citati, ma larga parte dei servizi italiani e americani, e l’allora governo
Conte che non poteva non sapere quanto stavano mettendo in atto gli uomini
della intelligence italiana.
Donald
Trump sa tutto della vicenda e conosce molto bene i nomi dei responsabili
italiani e americani che hanno preso parte al piano per rovesciarlo.
La
strana morte del generale Graziano avvenuta nel maggio del 2024 sembra essere
proprio dettata dalla volontà di togliere dalla scena coloro che presero parte
all’Italia gate e coloro che sanno tutta la verità su quanto accaduto nel
novembre del 2020.
I
media hanno scritto che il generale si sarebbe suicidato, ma non risulta
nemmeno essere stata fatta un’autopsia per confermare quanto trapelato sugli
organi di stampa, e se è stata fatta, la magistratura, come suo solito, si è
guardata bene dal renderne noti gli esiti.
Le
dimissioni della Belloni e la crisi dell’establishment italiano.
Ieri
nel giorno dell’Epifania è giunta un’altra notizia che è difficile non mettere
in relazione con il ritorno ufficiale di Trump e con la sua intenzione di
chiudere i conti contro chi ha cospirato ai suoi danni.
Si è
dimessa dal DIS la nota, o famigerata, “Elisabetta Belloni”, che ha diretto i
servizi segreti italiani da quando fu nominata in tale incarico da Mario Draghi
nel 2021, e Giorgia Meloni l’ha ovviamente lasciata al suo posto, sino a quando
lady Belloni ha deciso di passare la mano senza specificarne i motivi a breve
distanza dalla visita della Meloni a Trump.
La
direttrice del DIS lascerà il suo posto il 15 gennaio, 5 cinque giorni prima
dell’inaugurazione ufficiale di Trump, e la tempistica sembra suggerire molto
la volontà di farsi da parte e di non farsi trovare all’interno di un apparato,
quello dei servizi italiani, che è certamente nel mirino del presidente
americano.
La
Belloni non è certa l’unica però ad essere “irrequieta”.
È
tutto lo stato profondo italiano ad essere attraversato da vere e proprie
ondate di panico da diverso tempo.
L’apparato
della politica italiana aveva puntato tutto su Joe Biden e si era illuso che la
frode contro Trump avrebbe rimesso a posto le cose per poi ritrovarsi invece
con un’amministrazione farsa, svuotata dei suoi poteri e che non ha nemmeno
cambiato la politica estera di Trump.
L’establishment
italiano si era schierato fedelmente dalla parte di quei poteri angloamericani
che controllano l’Italia da quando fu firmato l’armistizio di Cassibile, e che
sono stati i gestori della sovranità di questo Paese dal 1943 in poi.
La
classe politica italiana si è, in altre parole, aggrappata all’establishment
anglo-americano nel disperato tentativo di ripristinare il precedente status
quo che vedeva l’Italia e l’Europa Occidentale sotto l’egida di Washington, la
capitale a guardia dell’ordine Euro-Atlantico e della governance mondialista.
Trump
era quell’elemento di imprevedibilità nell’equazione politica di questi poteri
che ha mandato all’aria tutti i piani e che ha allontanato gli Stati Uniti
dalla struttura Euro-Atlantica che è stata costruita dopo la seconda guerra
mondiale.
Non ci
si deve sorprendere quindi se un personaggio come “Crosetto”, ad esempio,
dichiari la sua ostilità verso Donald Trump così come non ci si deve
sorprendere se assieme a lui ci sia trasversalmente tutta la classe politica
italiana, che voleva liberarsi del presidente americano e voleva salvare
l’anglosfera.
I
politici italiani non vivono di vita propria.
Non
hanno rapporto con il territorio.
Non
hanno alcuna reale legittimazione elettorale a fronte di un astensionismo ormai
sempre più dilagante e a fronte di una legge elettorale che non prevede nemmeno
il voto di preferenza, e il politico, di conseguenza, non è nemmeno eletto dal
popolo ma già deciso in anticipo dal partito che lo mette nella posizione di
lista necessaria per farlo entrare in Parlamento.
I
politici italiani sono, non differentemente da quelli europei, una marcia
espressione di conglomerati di potere massonici, rotariani oppure dei soliti
Aspen Institute, Bilderberg, Commissione Trilaterale e club di Roma, nei quali
ci sono sempre i lauti fondi della famiglia Rockefeller che è stata in pratica
il vero governo di questo Paese negli ultimi 50 anni, periodo nel quale
l’influenza della struttura mondialista è cresciuta enormemente.
Attraverso
Donald Trump giunge la fine di un’epoca.
Giunge
la fine del precedente equilibro e la fine non solo dell’apparato dello stato
profondo americano retto dagli stessi club citati poco fa, ma anche,
inevitabilmente, dell’appendice politica italiana che dipendeva dalla solidità
dell’establishment angloamericano.
Il
processo è irreversibile e potrà soltanto accentuarsi di intensità nei mesi a
venire.
Se ci
fosse chiesto cosa ci sarebbe da aspettarsi nel 2025, la risposta potrebbe
essere quello che abbiamo visto nel 2024, ma su una scala ancora maggiore.
Non
sorprenderebbe se anche altri protagonisti dell’Italia gate morissero in
circostanze poco chiare o se altri si dimettessero improvvisamente e senza una
spiegazione chiara come ha fatto Elisabetta Belloni.
La
precaria struttura politica della Seconda Repubblica e più in generale della
repubblica di Cassibile è destinata a crollare malamente.
Adesso
c’è da capire chi sarà il prossimo a lasciare la scena dopo il filotto di
dimissioni dei vari governanti fedeli alla governance mondiale.
A
rompere gli argini in Europa è stato Scholz, seguito poi da Barnier, ex primo
ministro in Francia, e sostituito da Bayrou, quarto premier francese del 2024.
Considerata
la generale situazione di crisi della politica italiana e considerato quanto
esso sia compromesso nelle cospirazioni contro Trump, l’attuale governo Meloni sembra
essere il candidato più probabile per proseguire l’effetto domino iniziato dopo il ritorno ufficiale
del presidente americano.
Il
2025 ha tutte le caratteristiche per essere un anno storico per la storia
d’Italia e del mondo intero.
L’omicidio
dell’ambasciatore Attanasio
e la
rete pedofila dell’ONU in Congo.
Lacrunadellago.it – (09/01/2025) – Cesare
Sacchetti – ci dice:
La
mattina del 21 febbraio del 2021 il giovane ambasciatore italiano in Congo,
Luca Attanasio, non aveva probabilmente la minima idea di ciò che lo aspettava.
Il
diplomatico italiano aveva lasciato l’ambasciata italiana a Kinshasa per
recarsi nel villaggio di Rutshuru assieme alla scorta che lo accompagnava in
quello che purtroppo è stato il suo ultimo viaggio.
Giunti
sulla strada RN2, non lontano dal parco di Virunga, ad aspettarlo c’era un
manipolo di tagliagole che ha aperto il fuoco contro la scorta provocando così
la morte dello stesso Attanasio, del carabiniere che lo proteggeva, Vittorio
Iacovacci, e dell’autista del PAM, il programma alimentare delle Nazioni Unite.
La
ricostruzione che è stata offerta subito dai media mainstream è quella che
vedrebbe responsabili le milizie della “FDLR”, acronimo che sta per “forze
democratiche di liberazione del Ruanda”.
Il
Congo e le forze democratiche di liberazione del Ruanda.
Le “FDLR”
sono transfughe, per così dire, del Ruanda dopo che il Paese nel 1994 si vide
trascinato in una faida tra le etnie “Hutu” e “Tutsi”, raccontata in maniera
non poco distorta dagli organi di stampa Occidentali.
Se si
segue infatti la narrazione di quest’ultimi a vestire i panni dei carnefici
sarebbero stati gli Hutu e quelli delle vittime invece l’altro gruppo tribale
dei Tutsi, ma i media europei e americani si sono guardati bene dal raccontare
la vera storia di quel genocidio.
A dare
l’ordine di attuare i massacri nel Paese è stato “Paul Kagame”, il leader del
partito milizia del “RPW”, ovvero il “partito per la liberazione del Ruanda”.
Kagame
aveva già potenti protezioni a Washington che vedeva di buon occhio l’ascesa al
potere del RPW per controllare effettivamente una regione strategica come
quella del Congo, ricca di diamanti e di altre importanti materie prime.
A
rivelare che larga parte dei massacri contro i Tutsi furono eseguiti da
ufficiali del RPW infiltratisi tra gli Hutu, sono stati gli stessi comandanti
del partito che spiegarono negli anni a seguire che gli uomini di Kagame si
misero addosso le uniformi degli Interahamwe, la milizia degli Hutu, per
iniziare poi a uccidere indiscriminatamente larga parte dei Tutsi e far
ricadere così la colpa sulla tribù degli Hutu.
Paui
Kagame, presidente del Ruanda dal 2000 e in controllo del Paese dal’94.
La
vera storia del massacro è nota sia a Washington che nelle varie cancellerie
europee ma Kagame, come si accennava in precedenza, godeva e gode dei favori
del blocco Euro-Atlantico e di Israele, e quindi nulla venne scritto sui reali
mandanti ed esecutori del massacro ruandese perché era stato già deciso che il
vincitore di questa guerra sarebbe stato il militare del RPW.
Le
FDLR nascono come una risposta alla dittatura di Kagame che ormai domina il
Paese da 25 anni e si sono rifugiate nel Congo Occidentale per proseguire la
loro resistenza contro di essa.
Non
appena si diffuse la notizia della morte di Attanasio, i media Occidentali, con
un tempismo perfetto, hanno subito imputato ogni responsabilità alla milizia
delle FDLR, nonostante non fosse ancora nemmeno partita una seria inchiesta
penale per accertare i mandanti e gli esecutori della morte del diplomatico.
I
misteri dell’agguato ad Attanasio.
La
procura di Roma che ha condotto l’inchiesta guidata da “Francesco Lo Voi” e dal
“sostituto procuratore Colaiocco” sembra aver seguito sin dal principio questa
pista investigativa, anche se essa appare quantomeno lacunosa e contraddittoria
sia nelle ragioni sia nelle dinamiche di esecuzione dell’imboscata.
Secondo
i magistrati romani infatti le FDLR, o una loro frangia, avrebbero assaltato la
scorta di Attanasio per tentare una estorsione lampo di 50mila dollari che
sarebbero stati chiesti all’ambasciatore e i suoi uomini per poter proseguire
nel loro viaggio verso Rutshuru.
Appare
già strano il fatto che un bandito o rapitore professionista tenti la sorte in
questo modo senza nemmeno sapere se le macchine degli ufficiali ONU o degli
altri diplomatici che passano in quella zona portino cifre così alte con sé sul
cammino, e non risulta che questo di norma avvenisse proprio per evitare di
essere assaltati dai diversi gruppi di criminali presenti nell’area.
Anche
l’ipotesi di un rapimento a scopo di ottenere un riscatto da 1 milione di
dollari appare altrettanto debole, se si pensa che i banditi avrebbero aperto
il fuoco sui preziosi ostaggi che avrebbero dovuto invece cercare di prendere
vivi.
Ad
oggi, la procura di Roma vorrebbe procedere contro due funzionari del programma
alimentare delle Nazioni Unite, “Rocco Leone” e “Mansour Rwagaza”, accusati dai
togati di aver deliberatamente falsificato i documenti di viaggio della
missione delle Nazioni Unite per non far dare all’ambasciatore italiano la
scorta armata che sarebbe stato necessario avere su quel tratto di strada, la
citata RN2, particolarmente pericoloso appunto per la presenza di questi gruppi
armati.
“Rocco
Leone “era lì con Attanasio quando si scatenò l’inferno e iniziò ad arrivare
una pioggia di colpi, ma, ad oggi, non è ancora chiaro come il funzionario ONU
sia riuscito a sopravvivere alla sparatoria.
Secondo
una ricostruzione trapelata sul Fatto Quotidiano, l’uomo non ricorda se si è
salvato “inciampando o buttandosi per terra”, una circostanza davvero anomala
considerata la gravità del momento, e non si sa nemmeno bene dove sia andato
dopo l’agguato.
Era
stato scritto inizialmente che Leone sarebbe stato ricoverato in un ospedale
locale sotto shock ma le intercettazioni telefoniche sul cellulare della moglie
smentiscono questa ipotesi e rivelano che il funzionario del PAM non avrebbe
mai messo piede in nessuna struttura sanitaria.
Successivamente
era stato detto invece che Leone si sarebbe rifugiato presso un ristorante di
proprietà di un italiano che vive in Congo, Michele Macrì, assieme al console
onorario del posto, Gianni Giusti.
La
sera prima dell’agguato era proprio qui che Attanasio si era recato per
invitare a cena gli italiani che risiedevano nella zona.
Leone
forse sa più di quello che ha detto, ma è l’ipotesi iniziale degli inquirenti
dell’estorsione o del rapimento che appare essere in contrasto con quanto
accaduto quel giorno.
Se
Leone e Rwagaza hanno veramente falsificato i documenti della missione ONU per
impedire che fosse data una scorta armata ad Attanasio, allora forse non si
dovrebbe considerare soltanto l’ipotesi dell’omicidio colposo, ma occorrerebbe
capire se ci sia stata una eventuale complicità tra i due funzionari del PAM e
gli assalitori del convoglio.
Un’operazione
da professionisti.
A
mettere in discussione subito la narrazione ufficiale che imputava ogni
responsabilità alle FDLR, è stato, tra gli altri, il giornalista congolese “Nicaise
Kibel Bel”, che affermò che la zona dove avvenne l’imboscata non era sotto il
controllo della milizia ruandese, ma sotto quella delle bande armate che
praticavano lì le loro operazioni criminali.
Bel è
molto netto sulla dinamica dell’agguato.
Non è
stato il risultato di una operazione da dilettanti, ma invece la diretta
conseguenza di una meticolosa preparazione di professionisti reclutati
appositamente per uccidere l’ambasciatore.
Il
luogo dell’agguato. (InsideOver).
I
criminali si sarebbero persino appostati giorni prima sul luogo dove sarebbe
poi passato l’ambasciatore, a dimostrazione che non solo ci fu una meticolosa
premeditazione dell’agguato ma anche delle informazioni sugli spostamenti di
Attanasio che potevano venire soltanto da persone a lui vicine.
“Bel”
sembra essere concorde anche lui sul fatto che gli assalitori avrebbero avuto
scarse possibilità di successo se non ci fossero state delle talpe nel
convoglio del diplomatico italiano.
Il
governo congolese non era stato informato degli spostamenti di Attanasio quel
giorno, e quindi la responsabilità non potrebbe che ricadere sui funzionari
ONU.
A
suggerire anche che dietro l’omicidio dell’ambasciatore ci siano ambienti ben
più potenti che quelli di qualche tagliagole del posto, è anche il fatto che
sulla stessa strada dove ha trovato la morte il diplomatico, è stato ucciso “William
Hassani”, il procuratore militare che stava indagando sulla sua morte, ucciso
anch’egli in una imboscata.
Difficile
scartare il legame evidente tra queste due morti che appaiono entrambe
premeditate ed entrambe legate dal filo comune di proteggere i veri mandanti di
questi omicidi eccellenti.
Ci si
chiede allora perché l’ambasciatore italiano fosse diventato così pericoloso
per le Nazioni Unite.
La
rete pedofila dell’ONU.
Alcune
fonti diplomatiche si sono messe in contatto con questo blog e hanno spiegato
perché il diplomatico originario di Varese fosse diventato così ingombrante per
le Nazioni Unite.
Attanasio
aveva apparentemente iniziato ad indagare sul traffico pedofilo che avveniva
nel Paese e questo traffico vedeva coinvolti diversi alti funzionari della nota
organizzazione internazionale.
Non si
tratta purtroppo di storia recente, ma di una lunga scia di abusi che procede
da anni nei Paesi dove vengono mandati i celebri peacekeeper dell’ONU.
I
caschi blu dell’ONU.
Secondo
la stima di “Andrew Macleod,” ex membro delle stesse Nazioni Unite, sarebbero
almeno 3330 i pedofili presenti nell’organizzazione e i casi di stupri da essi
commessi arriverebbero alla enorme cifra di 60mila.
Il
Congo è da tempo una delle mete preferite di questi traffici e già 21 anni
prima venne scoperta una vasta rete di ufficiali delle Nazioni Unite che si
sono macchiati di pedofilia.
Il 23
di dicembre del 2004 il “Times di Londra” dava difatti notizia dell’arresto di
un funzionario francese dell’ONU in servizio presso l’aeroporto di Goma.
Nella
sua stanza, l’uomo aveva allestito delle telecamere nascoste per “immortalarsi”
mentre era impegnato nell’abusare dei vari bambini congolesi.
Il
pedofilo francese non era purtroppo una isolata mela marcia.
Assieme
a lui c’erano molti altri orchi, almeno 150, sempre dell’ONU, che non sono
stati mai perseguiti perché nonostante le dichiarazioni di facciata di condanna
della pedofilia da parte del palazzo di vetro a New York, nei fatti l’ONU è la
prima a partecipare a questi traffici e ad essere parte integrante della rete
di pedofilia mondiale.
Anche
la stessa “UNICEF”, l’agenzia ONU dedicata alla “protezione” dei bambini, è
rimasta coinvolta in questi traffici, tanto che uno dei suoi direttori in
passato, il belga “Josef Verbeeck”, fu arrestato nel 1987 dalle autorità belghe
per essere a capo di un giro di prostituzione infantile gestito dall’UNICEF
stessa.
Nella
sede dell’UNICEF in Belgio, la polizia trovò un archivio di immagini
pedopornografiche che venivano distribuite ai vari clienti dell’organizzazione
che si rivolgevano alla stessa UNICEF per scegliere il bambino o la bambina da
abusare sessualmente.
Era un
giro così vasto dall’essere radicato in ben 16 Paesi, e l’aspetto più
rivoltante è forse proprio quello che i cosiddetti e sedicenti difensori dei
bambini che infestano le televisioni con i loro ripugnanti spot per chiedere
donazioni, siano invece proprio i primi orchi che abusano dell’innocenza di
quei bambini che dicono di voler proteggere.
Attanasio,
secondo le citate fonti diplomatiche, si stava avvicinando a questa zona
proibita.
Sapeva
che le Nazioni Unite in Congo davano protezione ai pedofili come hanno fatto in
passato e come continuano a fare tuttora, nonostante giorno dopo giorno
continuino ad accumularsi le denunce di molestie che i media Occidentali
raramente riportano, troppo impegnati a dare soltanto rilevanza ai casi di
pedofilia nella Chiesa come si diceva in un precedente contributo.
Non ci
sarebbe stato alcun rapimento andato a male quindi, ma un agguato premeditato
per eliminare una figura scomoda sia alle Nazioni Unite sia alla Francia che in
Congo è diventata sempre più influente nel corso degli ultimi anni attraverso
la sua missione militare.
Gli
interessi della Francia in Africa.
La
Francia ha interessi economici da proteggere anche in questa zona, soprattutto
a “Virunga”, a poca distanza da dove Attanasio è stato ucciso, e dove la “compagnia
petrolifera francese Total” gestisce un giacimento di idrocarburi.
La
strategia di Parigi è stata per tutto il secolo scorso quella di presidiare
militarmente l’Africa perché questa è il suo granaio privilegiato dal quale
saccheggiare abbondantemente le varie materie prime e risorse naturali
strategiche per l’economia transalpina.
Il
caso di scuola più noto è forse proprio quello recente della “Eramet”, la
società francese di proprietà della “famiglia Rothschild “che deteneva i diritti di
sfruttamento del manganese nel Gabon, Paese rimasto per lungo tempo sotto
l’egida neocoloniale di Parigi.
A
scuotere i precedenti equilibri in Africa negli ultimi anni è stato certamente
l’affermarsi dei “BRICS” e del mondo multipolare che stanno fornendo ai vari
Paesi africani preda del colonialismo francese l’opportunità di affrancarsi una
volta per tutte e di iniziare quella decolonizzazione che non avvenne negli
anni’60.
Dopo
la fine della seconda guerra mondiale si passò difatti da un colonialismo più
dichiarato ad uno forse persino più insidioso e sotto traccia, attuato tramite
degli accordi coloniali che garantivano a Parigi la possibilità di avere dei
diritti di prelazione sullo sfruttamento delle materie prime dei Paesi
francofoni, oltre al fatto di non dare a questi la possibilità di stampare
liberamente moneta attraverso l’imposizione del franco CFA.
Il
colonialismo ha mutato soltanto la sua forma esterna e quando gli interessi
economici transalpini venivano messi a rischio, la Francia non esitava a
intervenire tramite manu militari seppur ora, come si accennava in precedenza,
il predominio francofono sta venendo meno soprattutto grazie all’assistenza
militare che la Russia mette a disposizione dei vari Paesi africani che
vogliono liberarsi dal cappio coloniale di Parigi.
Le
fonti dai noi interpellate riferiscono che l’omicidio Attanasio oltre ad aver
avuto il placet delle Nazioni Unite avrebbe visto la partecipazione diretta di
alcuni legionari stranieri al servizio della Francia, desiderosa di mettere
fine ad una situazione di potenziale instabilità ai suoi danni.
Parigi
non è certo nuova ad operazioni di questo tipo, specialmente nei riguardi
dell’Italia.
Soltanto
5 anni fa, ad esempio, nel maggio del 2019, venne trovato cadavere “Massimo
Insalata”, tenente colonnello dei servizi segreti, che presentava una ferita al
mento ed era riverso in una pozza di sangue.
Le
autorità francesi dopo aver eseguito la loro autopsia dissero che si trattava
di “attacco cardiaco” nonostante ci fossero gli elementi per pensare invece ad
una morte violenta, ma a Roma si fecero andare bene questa versione e non
pensarono nemmeno di fare una loro autopsia per verificare di cosa veramente
fosse morto Insalata.
Il
governo gialloverde all’epoca, il Conte I, decise di non alzare ulteriormente
le tensioni con la Francia dopo gli scontri sulle politiche migratorie, e
lasciò correre l’episodio senza nemmeno fare una seria inchiesta, fino a quando
nei mesi successivi l’ex ministro dell’Interno, “Matteo
Salvini”, decise
di staccare la spina al suo esecutivo perché al Carroccio fu affidata la
missione dai vari ambienti europeisti e globalisti di preparare il terreno
all’uomo del Britannia, Mario Draghi.
Lo spostamento
sempre più netto dell’orbita dell’Italia verso l’asse francese si è suggellato
in seguito con il patto del Quirinale firmato proprio da Mario Draghi nel
novembre del 2021.
La
classe politica italiana ha agito di fatto per trasformare l’Italia in una
sorta di protettorato francese e non sorprende che le autorità italiane non
abbiano chiesto di fare veramente luce sulla morte di Attanasio e di Insalata.
Se lo
avessero fatto si sarebbero turbati sia gli “equilibri” del patto del Quirinale
sia quelli con le Nazioni Unite contro le quali nessun governo italiano degli
ultimi anni mai ha levato la voce nonostante il ruolo quantomeno opaco di
questa organizzazione nella morte dell’ambasciatore italiano in Congo.
Luca
Attanasio e Vittorio Iacovacci attendono di ricevere veramente giustizia, ma
per averla avrebbero prima bisogno di politici non telecomandati dalla Francia
e non sottomessi alle corrotte Nazioni Unite.
Una
volta che Parigi non varrà più una messa, allora forse si saprà la verità sulla
morte di questi due funzionari dello Stato e su quella di Massimo Insalata.
Annessione
del Canada sarebbe
come
aggiungere una seconda California.
Shtfplan.com
- Ryan McMaken – (9 gennaio 2025) – ci dice:
Questo
articolo è stato originariamente pubblicato da “Ryan McMaken” presso il “Mises
Institute”.
Donald
Trump vuole un confine aperto con il Canada.
Almeno, questo è ciò che accadrebbe se Trump
mettesse in pratica la sua dichiarata preferenza per l'annessione del Canada
come cinquantunesimo stato.
Negli
ultimi giorni, il presidente eletto Donald Trump ha rilasciato una serie di
commenti suggerendo che il Canada dovrebbe essere annesso dagli Stati Uniti
come nuovo stato.
Ad
esempio, martedì, Donald Trump ha detto ai giornalisti in una conferenza stampa
che gli Stati Uniti e il Canada uniti in un unico paese "sarebbe davvero
qualcosa".
Ciò ha
fatto seguito a un precedente post di X/Twitter in cui Trump ha elencato una
serie di vantaggi per il Canada e ha concluso che "se il Canada si
fondesse con gli Stati Uniti", l'unione risultante sarebbe "una
grande nazione".
Dipende
da cosa si intende per "grande nazione".
Se l'obiettivo è spostare gli Stati Uniti più
a sinistra ideologicamente e renderli più simili alla California, allora sì,
aggiungere il Canada come nuovo stato sarebbe sicuramente una buona cosa.
Per le
persone a cui piace la libertà, d'altro canto, non è una grande idea.
Il
tipo di elettore “MAGA” che pensa che questa sia una buona idea non è
esattamente forte nel pensiero critico.
Coloro che sono capaci di pensare alle cose,
d'altro canto, potrebbero notare che aggiungere il Canada come nuovo stato
creerebbe un confine aperto con un paese di 40 milioni di canadesi, la maggior
parte dei quali ha opinioni politiche ben a sinistra dell'americano medio.
Sembra
che alcuni degli stessi conservatori che si lamentano del fatto che i
californiani si trasferiscano nei loro stati vogliano anche aprire il confine
con un nuovo stato delle dimensioni della California a nord.
In che
modo il Canada è politicamente diverso dagli Stati Uniti?
In
generale, è molto a sinistra.
Ad
esempio, un recente sondaggio tra i canadesi ha mostrato che il 70 percento dei
canadesi sostiene il divieto di tutti i nuovi acquisti di armi da fuoco corte.
L'80
per cento sostiene il divieto di "armi d'assalto" variamente
definite.
Questi numeri sono in genere dal dieci al
venti percento più alti rispetto ai numeri riscontrati negli Stati Uniti.
Allo stesso modo, l'80 percento dei canadesi
intervistati in genere sostiene l'aborto su richiesta.
Negli
Stati Uniti, il numero è più vicino al 60 percento.
Negli Stati Uniti, il 43 percento degli
americani intervistati afferma che il sistema sanitario dovrebbe essere gestito
dal governo.
In
Canada, l'86 percento preferisce l'assistenza sanitaria gestita dal governo.
Infatti, come ha notato” Ronald Hamowy”, il sostegno all'assistenza sanitaria
governativa è quasi un dogma religioso in Canada.
Inoltre,
la maggioranza dei canadesi votanti si è a lungo opposta alla libertà di parola
, avendo adottato leggi draconiane contro i "discorsi d'odio" sin
dagli anni '70.
Ciò
non sorprenderebbe nessuno che abbia familiarità con la politica canadese. Come
ha detto “Peter St Onge”, i "conservatori" canadesi sono
essenzialmente ciò che identificheremmo come democratici centristi in America.
Le
persone che potremmo chiamare conservatori o libertari in America sono una
piccola minoranza in Canada.
A
quanto pare, il piano di Trump, applaudito con entusiasmo da molti dei suoi
fedeli sostenitori del “MAGA”, è quello di aggiungere agli Stati Uniti milioni
di elettori che vogliono l'assistenza sanitaria governativa, il divieto di
tutte le armi da fuoco, più aborti e leggi contro l'incitamento all'odio.
Inoltre,
il Canada entrerebbe negli Stati Uniti come il più grande o il secondo stato
più grande, garantendo decine di nuovi voti del collegio elettorale per i
democratici.
In
altre parole, con il Canada come cinquantunesimo stato, l'unico modo in cui i
repubblicani potrebbero mai vincere un'altra elezione nazionale sarebbe quello
di spostarsi ancora più a sinistra di quanto non abbiano già fatto.
Con
una "seconda California", aggiunta al mix, il Congresso si
sposterebbe significativamente a sinistra poiché gli elettori canadesi
inviassero decine di nuovi membri del Congresso, membri con un'ideologia
politica canadese, a Washington, DC.
Alcuni
sostenitori dell'annessione potrebbero sostenere che questo non sarebbe un
problema se ogni provincia canadese diventasse un nuovo stato a sé stante.
Tuttavia, questo non aiuterebbe molto.
La maggioranza dei canadesi vive in “Ontario”
o “Quebec,” e quelle province tendono molto a sinistra.
Il
Partito Liberale sconfigge regolarmente i conservatori nelle province più
grandi. Le province "conservatrici" del Canada, come Alberta e
Saskatchewan, sarebbero tra gli stati più piccoli se aggiunte agli Stati Uniti,
e probabilmente presto ci verrebbe ricordato che i conservatori canadesi sono
centristi secondo gli standard americani.
Ecco,
ad esempio, i risultati delle elezioni parlamentari del 2019. (In Canada, il
blu è il colore del partito conservatore).
Certo,
il GOP potrebbe ottenere una manciata di nuovi seggi negli "stati"
più piccoli del Canada centrale.
Tuttavia,
la maggior parte dei nuovi membri del Congresso post-annessione sarebbero
quebecchesi e ontariani di sinistra.
Quindi
sì, se l'obiettivo è quello di aggiungere una seconda California agli Stati
Uniti, o almeno una o due nuove copie dell'Illinois o dello Stato di
Washington, allora annettere il Canada è un'ottima idea.
Inoltre,
non c'è assolutamente motivo di supporre che i canadesi rimarrebbero in Canada
se Trump riuscisse a creare un confine aperto a nord.
Molti sceglierebbero di trasferirsi a sud e
riempire le città e i sobborghi americani con nuovi elettori di centro-sinistra
o di estrema sinistra.
È
probabile che la migrazione sia più grande di qualsiasi cosa vediamo ora fuori
dalla California.
La portata dell'emigrazione dalla California è
limitata dal fatto che il clima e la geografia della California sono molto
belli.
D'altro
canto, il Canada ha tutte le tasse elevate, la sovra regolamentazione e l'alto
costo della vita della California, ma con un clima terribile.
L'esodo
dal Canada farà sembrare l'esodo dalla California un affare di poco conto in
confronto.
Se
Trump ottiene ciò che vuole, preparati a essere regolarmente arringato dai tuoi
nuovi vicini canadesi che si sono appena trasferiti a sud e ora ti faranno la
predica sulla necessità di un'assistenza sanitaria a pagatore unico e divieti
sulle armi.
In
effetti, la prospettiva di annettere il Canada espone alcuni nuovi interessanti
angoli sul problema delle frontiere aperte.
I conservatori solitamente inquadrano il
dibattito sulle frontiere aperte come un problema di ammissione di troppi
immigrati del "terzo mondo" presumibilmente indesiderati.
Piuttosto,
ci viene detto, gli Stati Uniti dovrebbero cercare di importare più migranti
del "primo mondo".
Importare milioni di canadesi (per lo più)
bianchi del "primo mondo" potrebbe non andare esattamente come molti
conservatori pensano.
Trudeau
dice che "non c'è modo
all'INFERNO" che Trump finisca
per governare il Canada.
Shtfplan.com
- Mac Slavo - (8 gennaio 2025) – ci dice:
Il
primo ministro dimesso Justin Trudeau ha promesso ai suoi contadini che il
presidente eletto Donald Trump non sarebbe stato il loro prossimo sovrano.
Trump
ha minacciato di imporre una tariffa del 25% sul Canada per la partecipazione
del paese al disastro dell'immigrazione illegale.
Trump
ha ripetutamente suggerito che la sua amministrazione avrebbe in qualche modo
trasformato il Canada in una parte degli Stati Uniti.
"Ti
sbarazzi di quella linea tracciata artificialmente e dai un'occhiata a come
appare, e sarebbe anche molto meglio per la sicurezza nazionale", ha detto
Trump ai giornalisti durante una conferenza stampa nella sua residenza in
Florida martedì.
Questo arriva non molto tempo dopo che Trump
ha suggerito che il Canada diventasse il 51° stato.
Trump
ha suggerito che il Canada diventi il 51° Stato.
Ma la
classe schiavista del Canada non dovrebbe preoccuparsi.
Perché
l'attuale classe dirigente afferma che manterrà il potere sul popolo per un
futuro infinito.
"Non
c'è una possibilità all'inferno che il Canada diventi parte degli Stati
Uniti", ha scritto Trudeau su X, precedentemente noto come Twitter.
Ha
aggiunto, tuttavia, che "i lavoratori e le comunità in entrambi i nostri
Paesi traggono vantaggio dall'essere reciprocamente il più grande partner
commerciale e di sicurezza".
Pierre
Poilievre, leader del partito conservatore all'opposizione, concorda con
Trudeau.
Poilievre
ha anche dato una risposta molto forte a Trump su X.
"Il
Canada non sarà mai il 51° stato. Punto.
Siamo
un paese grande e indipendente", ha scritto Poilievre su X.
Secondo
un rapporto di RT, Poilievere ha continuato sostenendo che il Canada è stato
"il migliore amico degli Stati Uniti", evidenziando il commercio e
gli investimenti reciproci, così come il contributo canadese nell'"aiutare
gli americani a reagire agli attacchi dell'11 settembre di Al-Qaeda".
"Il
nostro debole e patetico governo NDP-Liberal non è riuscito a fare questi punti
ovvi", ha scritto Poilievre.
Ha
promesso che, se nominato primo ministro, avrebbe "ricostruito il nostro
esercito e ripreso il controllo del confine per proteggere sia il Canada che
gli Stati Uniti".
Poilievre
ha aggiunto che avrebbe "ripreso il controllo del nostro Artico per tenere
fuori Russia e Cina".
Trump
ha risposto sulla sua piattaforma Truth Social dicendo:
"Gli
Stati Uniti non possono più soffrire gli enormi deficit commerciali e sussidi
di cui il Canada ha bisogno per restare a galla.
Justin
Trudeau lo sapeva e si è dimesso", ha scritto Trump.
È
triste e inquietante che i governanti continuino a discutere su chi possiederà
certi gruppi di esseri umani.
Ma finché le masse non si sveglieranno alla
verità che il governo è schiavitù, saremo condannati a essere posseduti,
soggiogati, derubati e controllati.
Il
Dipartimento di Stato di Biden
approva
un accordo informale e
dell'ultimo
minuto da 8 MILIARDI
DI DOLLARI sulle armi con Israele
Shtfplan.com - Lance D. Johnson – (8 gennaio
2025) – ci dice:
(Questo
articolo è stato originariamente pubblicato da Lance D. Johnson su Natural
News.)
L'amministrazione
Biden sta spingendo per un accordo da 8 miliardi di dollari per la fornitura di
armi a Israele, tra cui missili, proiettili di artiglieria e munizioni di
precisione, nonostante le crescenti prove del genocidio a Gaza.
Le
organizzazioni per i diritti umani, tra cui Amnesty International, hanno
definito le azioni di Israele a Gaza come genocidio, eppure gli Stati Uniti
continuano ad armare e finanziare la sua campagna militare.
L'accordo
proposto include armi come i missili Hellfire e proiettili di artiglieria da
155 mm, che sono stati utilizzati in attacchi contro obiettivi civili, tra cui
scuole e ospedali.
Nonostante
gli appelli dei democratici e dei gruppi per i diritti umani a condizionare le
vendite di armi, Biden si è rifiutato di ritenere Israele responsabile delle
sue violazioni del diritto internazionale.
Israele
dipende fortemente dagli aiuti militari degli Stati Uniti:
il 78%
delle sue armi proviene dagli Stati Uniti, il che rende possibile la sua
continua campagna di distruzione a Gaza.
Il
Dipartimento di Stato spinge per un accordo sulle armi da 8 miliardi di dollari
con Israele senza l'approvazione del Congresso.
La
decisione dell'amministrazione Biden di far passare un accordo sulle armi da 8
miliardi di dollari con Israele non è solo un fallimento politico, è una
catastrofe morale.
In un momento in cui organizzazioni per i
diritti umani come Amnesty International hanno inequivocabilmente etichettato
le azioni di Israele a Gaza come genocidio, gli Stati Uniti stanno raddoppiando
la loro complicità nel massacro dei palestinesi.
Questo
accordo, che include missili Hellfire, proiettili di artiglieria da 155 mm e
munizioni guidate di precisione, non riguarda la "difesa".
Riguarda
il consentire l'incessante campagna di annientamento di Israele a Gaza, dove
oltre 30.000 palestinesi sono stati uccisi e innumerevoli altri sfollati,
affamati e traumatizzati.
La
tempistica di questo accordo è particolarmente grottesca.
Arriva mentre il primo ministro israeliano
Benjamin Netanyahu e il suo governo di estrema destra continuano ad aumentare i
loro sforzi bellici, radendo al suolo interi quartieri, bombardando ospedali e
prendendo di mira i civili impunemente.
Le
armi fornite dagli Stati Uniti e utilizzate in questi attacchi non sono solo
strumenti di guerra, sono strumenti di genocidio.
Dalle
bombe di piccolo diametro che hanno distrutto una scuola a giugno, uccidendo 40
civili, ai proiettili di artiglieria che hanno trasformato Gaza in una landa
desolata, ogni arma inviata a Israele è intrisa di sangue palestinese.
Amnesty
International denuncia le azioni genocide di Israele e chiede la fine degli
accordi sulle armi con Israele
Il
recente rapporto di Amnesty International non lascia spazio ad ambiguità:
Israele sta commettendo un genocidio a Gaza.
L'organizzazione
ha chiesto agli Stati Uniti e ad altre nazioni fornitrici di armi di
interrompere immediatamente i trasferimenti di armi, avvertendo che il continuo
supporto rende questi paesi complici delle atrocità di Israele.
Tuttavia,
l'amministrazione Biden ha scelto di ignorare queste richieste, dando priorità
alla "sicurezza a lungo termine" di Israele rispetto alle vite dei
palestinesi.
Questo
non è solo un fallimento della leadership, è un tradimento dei principi stessi
dei diritti umani e del diritto internazionale che gli Stati Uniti affermano di
sostenere.
Israele
ha lanciato un'offensiva militare su larga scala a Gaza in seguito agli
attacchi del 7 ottobre 2023 di Hamas, giurando di distruggere le capacità
militari e di governo di Hamas e di garantire il rilascio degli ostaggi.
L'offensiva è iniziata con intensi attacchi
aerei, con circa 10.000 attacchi nei primi due mesi, molti dei quali hanno
utilizzato esplosivi pesanti in aree densamente popolate, comprese le vicinanze
di ospedali e infrastrutture critiche.
Ciò ha
causato una devastazione diffusa a Gaza, una delle regioni più densamente
popolate al mondo.
Il 13
ottobre 2023, Israele ha ordinato a 1,1 milioni di persone nel nord di Gaza di
evacuare verso sud, compresi gli sfollati che hanno trovato rifugio nelle
scuole delle Nazioni Unite e pazienti e personale in 23 ospedali.
Le
organizzazioni umanitarie sono state costrette ad abbandonare le scorte e a
ristabilire le operazioni a Rafah.
I funzionari israeliani hanno utilizzato una
retorica disumanizzante, con il presidente Isaac Herzog che ha ritenuto tutti i
cittadini di Gaza responsabili delle azioni di Hamas e altri leader che hanno
equiparato i civili palestinesi ai terroristi. Queste dichiarazioni hanno
alimentato preoccupazioni circa l'intento genocida.
Entro
la fine del 2023, esperti e organizzazioni internazionali hanno lanciato
l'allarme su un potenziale genocidio a Gaza.
Il
Sudafrica ha presentato un caso alla Corte internazionale di giustizia (ICJ)
nel dicembre 2023, accusando Israele di aver violato la Convenzione sul
genocidio. L'ICJ ha emesso misure provvisorie per proteggere i palestinesi, ma
Israele non le ha rispettate.
Nonostante
la condanna internazionale, Israele ha continuato la sua offensiva, culminata
in un'operazione di terra a Rafah nel maggio 2024, nonostante gli avvertimenti
di conseguenze umanitarie catastrofiche.
Rafah,
che ospitava oltre 1 milione di sfollati, era un importante polo umanitario.
L'operazione ha suscitato critiche globali e ulteriori ordini dell'ICJ di
fermare l'offensiva.
Entro
ottobre 2024, oltre 42.000 palestinesi erano stati uccisi, tra cui 13.319
bambini, e quasi 100.000 feriti.
La
distruzione di case e infrastrutture era senza precedenti, con il 63% delle
strutture di Gaza danneggiate o distrutte entro luglio 2024.
Scuole,
ospedali e settori economici sono stati devastati, lasciando 625.000 studenti
senza istruzione e sfollando oltre 1 milione di persone.
Il
valico di Rafah, una linea vitale per l'Egitto, è stato distrutto, isolando
ulteriormente Gaza.
Nel
maggio 2024, la Corte penale internazionale (CPI) ha richiesto mandati di
arresto per il primo ministro israeliano Netanyahu e il ministro della Difesa
Gallant per presunti crimini di guerra e crimini contro l'umanità.
Israele
ha avviato indagini su 70 incidenti ma ha incriminato solo un soldato,
riflettendo un modello di impunità.
Nonostante
le sentenze della CPI che chiedevano la fine dell'occupazione e dell'annessione
dei territori palestinesi da parte di Israele, Israele ha rafforzato la sua
presenza militare a Gaza, frammentando ulteriormente la regione.
Amnesty
International ha analizzato le azioni di Israele ai sensi della Convenzione sul
genocidio, che definisce il genocidio come atti volti a distruggere un gruppo
nazionale, etnico, razziale o religioso.
L'organizzazione ha concluso che l'offensiva
di Israele, inclusa la sua retorica e le sue politiche, ha dimostrato l'intento
di distruggere una parte sostanziale della popolazione palestinese a Gaza,
costituendo un genocidio ai sensi del diritto internazionale.
L'analisi
ha sottolineato che l'intento genocida non richiede il successo nella
distruzione del gruppo e può coesistere con obiettivi militari.
Amnesty
ha chiesto responsabilità e aderenza al diritto internazionale per prevenire
ulteriori atrocità.
La
propaganda anti-America del 2025
appare
molto simile a quella
nazista
post Pearl Harbour.
Mittdolcino.com
– Mitt Dolcino – (7-1-2025) – ci dice:
A
leggere i commenti e le analisi di testate anche eminenti su Trump, su Musk o
sul suo team, c’è da restare di sasso:
vista dall’Europa l’America viene dipinta più
come un nemico che come amico. Facendo passare in secondo piano che le cessioni
di sovranità permesse all’EU hanno distrutto il benessere del Paese al centro
del dualismo EU-America, l’Italia prima ricca e benestante, con l’euro - e
soprattutto post-2011 - trattata da colonia.
L’Italia
è un impero culturale.
Si confronta dunque agli altri imperi, che non
possono che essere due, oggi: USA e Russia, imperi materiali.
Gli
USA hanno saputo anche imporre i loro costumi, da qui il loro successo.
Roma
però, oltre ad essere ambita, resta imbelle:
se è
vero che l’Italia può scambiare cultura con merci, deve anche sapersi
difendere.
E chi
sono i paesi che regolarmente l’hanno invasa, depredata, fatta a pezzetti?
I vicini Europei, libro di storia alla mano.
E
quale è stato il lasso di tempo più lungo in cui l’Italia non è stata
invasa/chiamata a difendersi militarmente?
Dal 1945 ad oggi, il periodo di pace più lungo
per l’Italia dalla caduta dell’Impero Romano.
Questo
per spiegare che il nostro affiatamento con gli USA non è tifo, ma calcolo.
Chiaramente
la propaganda nazista fu neutra verso gli USA fino a Pearl Harbour. Poi, capito
che Washington sarebbe intervenuta nella guerra imperiale dei nazisti anche in
Europa, diventò aspra, guarda caso collegando – precisamente come oggi – il
popolo ebraico all’Imperialismo americano.
Sebbene allora non ci fosse alcun Stato
ebraico, Israele, da combattere, ma i metodi erano gli stessi, ieri ed oggi…
(Poster
del 1942, nazista…. Dirimente!)
Altro
fatto sono gli attacchi a Trump e Team lato europeo (non lato russo è tutto sommato
nemmeno cinese, ossia con limitata virulenza visto che Pechino teme Trump,
ndr).
Trump
che però oggi, prima di tutto in America estesa, nei prossimi due anni anche in
politica estera, cambierà tutti gli scenari e scacchieri che gli competono.
Avendo ricevuto il mandato democratico per
farlo dai suoi votanti.
Quello
che stride invece, in Europa, è che il mandato democratico quasi non esiste
più, soprattutto nei paesi “preda”:
vedasi l’Italia, dalla caduta di Berlusconi
nel 2011 ha dovuto aspettare ben 11 anni per avere un governo che
rappresentasse il voto popolare (ma anche nella Francia di Macron, con la possibilità
di delegare al voto elettorale terzi, al proprio posto…).
Ripeto,
11 anni!
In cui
si sono succeduti governi costantemente pro-EU e pro-Grande Reset, ai danni dei
votanti italiani.
Chiaro,
l’Italia è ambita e dunque ha subito trattamenti più energici.
Il
motivo sta anche nella sua vicinanza naturale con gli USA, grazie ai tanti
oriundi al comando in America.
E alle
basi militari ospitate nella Penisola, una vera garanzia di indipendenza contro
i paesi (Europei) che per circa 1000 anni la hanno regolarmente depredata, lo
ripeto.
Dunque
noi ci sentiamo vicini anche a coloro che vorrebbero un’Italia egemone ed
autonoma, perché sempre di patrioti si tratta, comunque; ma riconoscendo che
tale ideale resta una illusione.
Dunque
meglio stare con chi può condividere i nemici, piuttosto che trovarsi nel letto
i nemici di mille anni.
Discorso
cartesiano il nostro.
Potrei
ora commentarvi i mille esempi di anti-trumpismo sulla stampa italica ad
esempio.
Stampa,
si noti, tutta indistintamente di proprietà dei don Rodrigo locali.
Tutti
per altro, senza distinzione, associati agli interessi di Davos oggi in
collisione frontale con i valori espressi da Trump, bottom-up in America,
top-down in Europa, anche questa storia vecchia di 1000 anni almeno.
Ma
sarebbe inutile dilungarsi sui vezzeggiamenti maligni al Trumpismo, basta voi
sfogliate un qualsiasi giornale o un qualsiasi blog locale.
Capite
il messaggio?
Dunque
la stampa che fa propaganda, nel caso anti-trumpiana (in Europa), serve come condizionamento
delle masse, utile per negare l’evidenza dei fatti al volgo, parlo del 99,9% di
tutti noi, i cd. “mangiatori inutili” secondo Davos per intenderci. E sempre
più poveri….
Guardate
ad esempio il trattato MES, dipinto da tutti i media più o meno come una
panacea per l’Italia, legata ai fondi Europei sebbene in larghissima parte da
restituire con gli interessi ecc. ecc.:
bene,
sappiate che tale trattato MES era semplicemente un furto a danno dell’Italia,
se fosse stato firmato le famiglie italiane avrebbero dovuto mettere i propri
beni privati a garanzia del debito dello Stato!
E chi
fu lo Stato più vociante a favore del MES da far firmare all’Italia?
La
Francia, guarda caso la stessa che letteralmente fallirà con la fine dell’euro.
E che
ha disseminato minuziosamente migliaia di “Legion d’Onore” in Italia, una
onorificenza – lo ricordo – conferita storicamente per i servigi prestati alla
Francia, non necessariamente all’Italia…
la
stessa dei sorrisini contro Berlusconi nel 2011, memento Merkel e Sarkozy, la
stessa che scrisse dalla BCE la lettera anti-Berlusconi, impropria nella forma
e nella sostanza (a quattro mani, assieme ad un collaborazionista italiano, figura
comunque immancabile durante mille anni nel contesto proposto).
Ma in
tutto questo manca ancora l’aspetto dirimente direi, la pistola fumante. Ovvero cosa è successo negli ultimi
12 anni a seguire l’EU sempre coloniale, nata – si sa, visti i personaggi che
hanno collaborato alla sua fondazione – sulle ceneri del nazismo.
Che
poi tutta Davos, assieme alle orde di Don Rodrigo disseminati dalle élite, in
modo maniacale, nella società soprattutto europea, ai vertici, rappresenti i privilegi di pochi/in
Europa i privilegi di sangue, contro gli interessi del restante 99%+ della
popolazione ormai considerata alla stregua di mangiatori inutili (dunque da vaccinare opportunamente
con un preparato non testato se è cancerogeno?) resta una semplice
constatazione.
Sempre
come constatazione, rileviamo che la risposta democratica alla risorgenza di una nuova
forma di feudalesimo, oggi, che sono i privilegi di pochi, è avvenuta proprio nel paese
dipinto magistralmente – ancora oggi – da Alexis de Toqueville, 250 anni fa:”
la terra di Adam Smith”.
E non nei luoghi delle teste cordonate senza
alcun merito da generazioni…
A tale
scopo, la classifica di Gini sulla distribuzione della ricchezza può chiarire
molti aspetti:
l’Italia prima dell’euro è ancora nel 2012 era
un paese virtuoso e diffusamente ricco.
Dal
2011 il benessere ed il saper vivere civilmente è crollato concentrando la
ricchezza nelle mani di pochi, ossia diventando una colonia.
E,
notate bene, dal 2011 il paese più forte in EU, la Germania, ha parallelamente
accumulato surplus commerciali e statali a dismisura, unico paese a veder
crollare il rapporto debito/PIL sotto il 60% scritto nel trattato di
Maastricht!
Andrebbe
infatti debitamente sottolineato come i parametri di Maastricht non
permettessero costanti e “oltre soglia” trade surplus da parte dei paesi
membri; mentre la Germania dal 2012 se ne è bellamente fregata di tale
prescrizione formale.
Arricchendosi
“come con una guerra vinta” durante i 10 anni successivi, in realtà si è
trattato di “colonizzazione di fatto” dei paesi del sud, Italia in primis, fu
primo competitor manifatturiero della Germania, smontata pezzo per pezzo, a
partire da acciaio e settore auto (senza i quali nessuna ripresa
socio-economica è né sarà possibile).
Vi
lascio dunque all’indice di Gini, prima e dopo il “trattamento EU”, da Mario
Monti in avanti.
Un breve commento sull’assenza ormai di blog veramente
patrioti, ovvero sui blogs falsi sovranisti, ormai tutti – ad eccezione direi
di questo sito – pro EU o quanto meno, se non deliberatamente contro l’EU,
comunque anti-America.
La
differenza di approccio forse sta precisamente nel metodo di analisi proposto:
“Follow the Money” nel caso.
(Mitt Dolcino.)
La
fine di Assad e dell’egemonia francese
in Medio Oriente conduce alla sconfitta
a
termine di Teheran: tutto pianificato
da
Mosca e Washington.
Mittdolcino.com
– (8 dicembre 2024) – Mitt Dolcino – ci dice:
La
Syria vede cadere la dinastia Assad, che tra le sue gesta annovera la
protezione post WWII di nazisti del calibro di Alois Brunner (evitandone l'impiccagione).
Ma chi
perde è Davos:
senza
la Francia in Medio Oriente, ormai cacciata da Libano e Syria, sarà un gioco
del domino che travolgerà anche l'EU.
E senza l’Africa del franco CFA gli eventi
implosivi saranno vieppiù tumultuosi (ben fatto Macron: hai distrutto il tuo fu
grande Paese!).
La
fine di Assad e dell’egemonia francese in Medio Oriente conduce alla sconfitta
a termine di Teheran: tutto pianificato da Mosca e Washington.
I
fatti non mentono mai:
Alois
Brunner, il boia nazista riparato in Syria per salvarsi da Norimberga, venne
salvato proprio dai siriani.
L’Iran
infatti è molto presente come ingerenza in Syria, da decenni:
Iran
sempre pronta a difendere gli amici, lo stesso Iran che mai condannò le gesta
di HItler (gli iraniani si autodefiniscono popolo ariano, come i nazisti,
ricordate?).
La
Francia è oggi immersa mani e piedi nel caos che lei stessa ha contribuito a
creare in medio oriente, fin dalla caduta dell’impero ottomano:
memento
il mandato francese della Società delle Nazioni in Syria e Libano, ai tempi,
con una gestione scellerata “fatta apposta”, chiaramente con il fine di poter
succhiare le risorse primarie che Parigi non ha, in loco.
Assieme
a Londra, essa stessa con simile mandato della Società delle Nazioni, ma per la
Palestina.
Parlo della ratifica dell’accordo Sykes-Picot
fra Gran Bretagna e Francia (16 maggio 1916).
Insomma,
oggi il caos nel medio oriente deriva proprio da tale gestione scellerata di
oltre 100 anni fa, da parte di francesi e londinesi.
Uniti
nell’entente cordiale, non a caso (1904, di fatto a difesa di Suez oltre che
delle loro colonie).
L’Iran
venne dopo, un addendo aggiunto in forza dell’ascesa di HItler che prometteva
ai suoi alleati una emancipazione dai poteri coloniali storici encore
rappresentati da Francia e soprattutto Gran Bretagna.
Un
Neuordnung ante litteram insomma. Da cui l’alleanza nazista con la Persia, così
si chiamava l’Iran, con la Germania hitleriana.
Il
problema fu che l’Iran fu talmente legata ai nazisti da difenderli anche in
presenza dell’indifendibile, difendendo ad esempio ad oltranza Hitler da colpe
impossibili da non stigmatizzare a dir poco (il nazista apicale H. Schacht al
servizio di Mossadeq dice qualcosa?).
Gli
ebrei, sterminati nella WWII dai nazisti, furono poi osteggiati soprattutto
dagli inglesi nella loro partenza via nave verso la “loro” Israele, soprattutto
in partenza dall’Italia (Italia, vale la pena di ricordarlo, unico paese che
nella storia MAI cacciò gli ebrei, tranne la tragica pagina della R.S.I. che
oggi certi leghisti vorrebbero far rinascere): chiaro, già allora stava nascendo
qualcosa di nuovo, avulso dai poteri coloniali storici.
Infatti
quel “qualcosa di nuovo”, che era l’anticolonialismo di Roosevelt, venne
combattuto dai colonialisti europei fino ai giorni nostri.
Dopo
mille peripezie, caduta l’egemonia francese dopo la guerra in Indocina, persa
da Parigi, e poi quella americana in Vietnam (che in realtà fu una guerra
americana contro il controllo dell’oppio da parte di Parigi, coi marsigliesi),
la Syria si allontanò dunque dalla Francia proprio con Assad padre,
orientandosi verso la Russia, per sopravvivere.
Ma
mantenendo in loco importanti relazioni con l’ex colonizzatore francese, legami
che con i seguaci di Al Baghdadi termineranno a brevissimo, visto che tali
seguaci molto probabilmente sono un asset del Mossad.
Testimonianza
lo è il coinvolgimento francese nella guerra dell’ISIS in Syria, ai tempi,
durante l’era di Hillary Clinton “quasi presidente“;
con il
cementiero Lafarge “interessato” alla caduta di Assad e impiegato sembra in
azioni di simil guerra/supporto con uno “strano” stabilimento in loco poi fatto
esplodere alla caduta di Obama (Hillary Clinton fu nel board di Lafarge North
America ai tempi del mandato presidenziale di suo marito, ndr):
allora
lo scopo francese era di fatto lo stesso del North Stream a letto con Angela
Merkel, North Stream poi fatto saltare per aria, leggasi per far transitare il
gas qatarino i Europa, via Syria, transito a cui Assad a nome della Russia si
opponeva (oggi la Russia è d’accordo perché Trump non ha alcuna intenzione,
ora, di far transitare nell’area gas qatarino verso l’Europa, il gas russo di
Gazprom è salvo…).
Gas
qatarino che, lo ricordo, è gas iraniano, il giacimento è precisamente lo
stesso, infatti è condiviso tra i due Paesi: altra prova di legame tra l’EU
franco-tedesca e gli ex nazisti, ossia con l’Iran, nel contesto.
Morale:
oggi a causa dello scellerato ed incapace asse franco-tedesco l’Europa resta
senza energia, motivo sufficiente per terminare EU ed euro.
Altro
fatto che dovrebbe far meditare è che tutte le turbine usate dagli ariani
iraniani per fare la bomba atomica erano tedesche, di Siemens:
fino a quando il virus Stuxnet (israeliano) le
fece esplodere, in un meme di altri tempi con le esplosioni di radio, telefoni
e pager che abbiamo visto, sempre a danno iraniano, nelle scorse settimane.
Altro
fatto reale da riportare ben bene è che l’ingerenza francese in Libano fu
letteralmente terminata con la “bomba al nitrato” a Beirut nel 2020,
nell’anniversario dello scoppio della bomba di Hiroshima: tale bomba “al
nitrato” (con visita della IAEA un mese dopo sul posto, per verificare lo stato
delle abitazioni) chiuse definitivamente la carriera politica del gen. Aoun,
francesissimo, da sempre un asset del DGSE francese.
Ovvero, Francia fuori anche dal Libano.
Perché
dunque questo caos in Medio Oriente?
Tutto
nacque con Hillary Clinton, il presente caos è figlio suo.
Poi, progredito – tra una gestione maligna ed
una pessima – dove siamo oggi.
In mezzo, la guerra in Ucraina, dipinta da
Davos ad Israele come una guerra in cui sarebbe nata la II. Israele ad Odessa e
dintorni.
Poi la
caduta del clan Putin, culminata nell’epilogo a settembre 2023. Ora il potere
sta a Mosca e non a San Pietroburgo, con il capace Sergey Lavrov (che
recentemente ha parlato con Tucker Carlson, non a caso, parlando come il Lt.
Gen. Flynn di fatto su molti argomenti).
Dunque
sono cambiate le carte in tavola: nessuna spartizione che riguardasse Israele
in Ucraina, ma Israele poteva espandersi in medio Oriente.
Sta
accadendo davanti ai nostri occhi.
Ma non
contro i Palestinesi, vittime da troppo tempo: invece – pochi lo avevano capito
– sarebbe stato a danno di Libano e Syria, lato sud, dove gli iraniani
mantenevano un legame forte, via Hezbollah (lato nord-Syria invece, parlo dei
giacimenti siriani, Erdogan in rappresentanza di un paese NATO avrò la sua
parte: così anche la LIbya potrà essere riappacificata dagli italiani,
sbloccando lo scacchiere Mediterraneo).
Bene
infatti ricordare, per chiudere il cerchio, che quando l’Ayatollah Khomeini
arrivò dall’estero, dove era in esilio, ben protetto, per prendere il potere a
Teheran post caduta dello Scià, sbarcò da un volo di linea Air France
proveniente da Parigi, dove si era rifugiato ed anzi dove veniva protetto –
all’ombra della torre Eiffel – come da sempre capita per un qualsiasi dittatore
centrafricano.
Il
nuovo Medio oriente del XXI. secolo
Spero
abbiate capito che il Medio Oriente si sta rimodellando, per volere di USA e
Russia, lato Mosca, oggi.
Parimenti
spero intendiate che la Francia sta affondando a tutto tondo, senza colonie da
depredare:
aspettatevi
dunque che non mollerà Stellantis, anzi la fonderà addirittura con Renault
creando un’azienda automobilistica di stato (francese: che i principi
antistatalisti di fonte antitrust EU vadano al diavolo; anche il caso
BPM-Credit Agricole scommettiamo che seguirà lo stesso solco) ma con
stabilimenti in Italia; ovvero “bruciando” gli stabilimenti italiani.
Alla
fine Parigi vuole solo una vera occasione per litigare con l’Italia, ovvero per
prendersi – nei suoi sogni bagnati – un pezzo di Italia, per sopravvivere lei
stessa creando una colonia ai propri confini in sostituzione ad esempio dei
poveri africani vittime del fu franco CFA (nota di redazione: gli USA sapranno
come fare per evitarlo).
USA e
Russia nel mentre restano d’accordo a rimodellare il Medio Oriente, per il 21.
Secolo.
In
parallelo, sempre USA e Russia sono d’accordo pure che Teheran NON abbia
l’atomica, nemmeno Mosca lo vuole, una testa calda filo nazista nell’area è
oltremodo pericolosa e dunque non auspicata.
Aspettatevi
che Tel Aviv faccia lo sporco lavoro di disintegrare i sogni nucleari degli
Ayatollah, a breve, costi quel che costi, andiamo a poco: per inciso, quella
all’Iran sarà l’unica guerra che farà Trump!
Nel
mentre l’EU e l’euro si romperanno, via DEXIT, andiamo a mesi, inevitabile
ormai (la nomina trumpiana di P. Navarro al Ministero del Commercio USA chiude
davvero il cerchio).
E l’Italia
entrerà senza nemmeno accorgersene nell’Alleanza di Camp David, bene eseguire,
condividiamo appieno.
Parlo di quell’alleanza che ci riporta al
patto che Francia e Gran Bretagna fecero di tutto per evitare che venisse
firmata, parlo di quasi cinquanta anni fa, fine 1978 (a cui seguì, a breve
giro, la crisi degli ostaggi americani in Iran a seguito dell’arrivo di
Khomeini a Teheran, tutto preciso come un orologio svizzero [alcuni la
dipingono come una specie di cd. “marchetta” fatta ai francesi per la
protezione del loro capo supremo; il caso Ustica guarda caso – o forse no –
seguì a breve giro, a cavallo della stessa crisi]).
In
realtà la grande notizia, oggi, è che i grandi imperi coloniali stanno finendo,
con colpevole ritardo.
I
dominus del futuro saranno Russia ed USA, veri Imperi a tutto tondo, con la
Cina che dovrà adeguarsi: senza alleati in Europa non va da alcuna parte. E
l’Africa resta lontana….
(Mitt
Dolcino.)
Il
premier danese vuole colloqui
con
Trump sulla Groenlandia.
Politico.eu
– (10 -gennaio- 2025) - Giselle Ruhiyyih Ewing e Jakob Weizman – ci dicono:
Secondo
il premier danese, Trump non ha ancora risposto all'apertura.
I
commenti del Primo Ministro danese “Mette Frederiksen” giungono appena due
giorni dopo che il presidente degli Stati Uniti in arrivo ha rifiutato di
escludere l'uso della forza militare o economica per ottenere il controllo
della Groenlandia.
Il
primo ministro danese “Mette Frederiksen” ha dichiarato di aver chiesto di
parlare con il presidente eletto degli Stati Uniti Donald Trump in seguito alle
sue crescenti dichiarazioni sulla possibilità di prendere il controllo della
Groenlandia, eventualmente con la forza.
"Abbiamo
suggerito un dialogo [con Trump] e mi aspetto che avrà luogo", ha detto
“Frederiksen” ai giornalisti giovedì sera dopo un incontro con altri alti
funzionari danesi sulla situazione, aggiungendo che non si aspetta che il
dialogo abbia luogo prima dell'insediamento di Trump il 20 gennaio.
Secondo
il premier danese, Trump non ha ancora risposto all'apertura.
I
commenti di “Frederiksen” giungono appena due giorni dopo che il presidente
degli Stati Uniti in arrivo ha rifiutato di escludere l'uso della forza
militare o economica per ottenere il controllo della Groenlandia, una visione
espansionistica che ha ripetutamente esposto sin dalla sua elezione del 5
novembre.
Martedì,
il primo ministro danese ha risposto fermamente alle osservazioni di Trump
sulla presa del controllo dell'isola, affermando:
"La
Groenlandia appartiene ai groenlandesi".
Mentre
i commenti di Trump hanno dominato i titoli dei giornali questa settimana,
giovedì “Frederiksen” ha dichiarato che "non c'è motivo di credere"
che il presidente in arrivo abbia in programma di invadere la Groenlandia, e ha
sottolineato la "stretta cooperazione" tra i due alleati della NATO.
Anche
il ministro degli Esteri danese “Lars Løkke Rasmussen” ha minimizzato le
minacce di Trump, affermando:
"Si
può prendere Donald Trump sul serio senza prenderlo alla lettera".
“Rasmussen”
ha anche affermato che la Danimarca ha "pieno rispetto" per il
desiderio di indipendenza della Groenlandia, aggiungendo:
"Non desideriamo entrare in conflitto con
il Commonwealth".
L'isola
artica, che ha una popolazione di circa 60.000 abitanti, è un territorio danese
autonomo da quando le è stata concessa il cosiddetto autogoverno nel 1979.
Mentre gli Stati Uniti e la Danimarca si
scontrano per l'isola ricca di risorse, il primo ministro della Groenlandia
“Múte Egede” ha ribadito un appello per la completa indipendenza dalla
Danimarca per liberarsi dalle "catene dell'era coloniale".
Donald
Trump Jr., il figlio maggiore del presidente eletto degli Stati Uniti, ha
trascorso martedì in Groenlandia incontrando i residenti locali e pubblicando
sulla sociale media foto con la gente del posto vestita con abiti “MAGA”,
sostenendo che "la Groenlandia ama l'America e Trump".
Ma un
importante politico groenlandese ha detto a POLITICO che la visita è stata
"organizzata " giovedì, avvertendo gli Stati Uniti di non
"invadere" l'isola e replicare il trattamento riservato alla
popolazione indigena dell'Alaska.
Il
presidente eletto ha pubblicato giovedì sera un video della visita del figlio,
che includeva una compilation di clip di groenlandesi con cappellini MAGA che
sembravano mostrare sostegno all'acquisto dell'isola da parte di Trump.
"Danimarca, non si prendono cura di noi", ha detto un uomo quando gli
è stato chiesto dell'attuale proprietà dell'isola.
Un
altro ha semplicemente detto: "Comprate la Groenlandia!"
Per
didascalia del video, Trump ha ringraziato “le persone incredibili della
Groenlandia” per aver trattato suo figlio “così gentilmente”, aggiungendo senza
ulteriori dettagli: “Ci rivedremo presto!”
Trump
Jr. avrebbe affermato durante la sua visita che il popolo danese mostra
razzismo nei confronti dei nativi groenlandesi.
Giovedì “Frederiksen” ha risposto a queste
accuse, dicendo:
"Non
si può dire che i danesi siano razzisti in generale", pur riconoscendo che
il razzismo contro i groenlandesi esiste.
Il
metodo nella follia di
Trump
in Groenlandia.
Politico.eu
– (9 gennaio 2025) - Karl Mathiesen e Giovanna Coi – ci dicono:
Gli
scettici del clima rispondono alla realtà dello scioglimento dei ghiacci
dell'Artico: maggiore estrazione di risorse, rotte commerciali più veloci,
nuove basi militari.
La
richiesta di Donald Trump per la Groenlandia non è un ritorno all'impero del
XIX secolo.
Piuttosto,
segnala una realtà ipermoderna:
un
mondo che si trasforma grazie al cambiamento climatico, con Cina, Russia e
Stati Uniti che si danno da fare per trarne vantaggio.
Le
calotte glaciali della Groenlandia perdono 270 miliardi di tonnellate di acqua
all'anno, mentre il ghiaccio marino artico sta scomparendo così rapidamente che
il mare polare potrebbe essere privo di ghiacci entro l'estate del 2030.
Questo
scongelamento apre nuove possibilità per l'estrazione di risorse, rotte
commerciali più veloci, basi spaziali e militari, nuove zone di pesca e
confronti tra grandi potenze.
Mosca e Pechino si stanno muovendo per
esercitare il controllo sulla regione artica, che si sta riscaldando più
velocemente di qualsiasi altro posto sul pianeta.
In
questo contesto, le richieste di Trump per la Groenlandia cominciano ad
apparire, se non ragionevoli, almeno ragionate.
Il
presidente entrante degli Stati Uniti ha flirtato con questa iniziativa durante
il suo primo mandato, ma è stato nettamente respinto a “Nuuk” e “Copenaghen”.
Martedì,
il primo ministro danese “Mette Frederiksen” ha nuovamente respinto la
richiesta di Trump di acquistare l'isola, un territorio autonomo controllato
dalla Danimarca dal 1814 e sede della base militare più a nord degli Stati
Uniti.
Ma
Frederiksen ha aggiunto di essere “davvero felice dell’aumento dell’interesse
americano per la Groenlandia”.
Si
trattava di un commento che smentiva la persistente preoccupazione degli Stati
Uniti e dei loro alleati per la mancata risposta ai tentativi russi e cinesi di
prendere l'iniziativa nell'estremo nord.
"Siamo
stati in un certo senso addormentati all'interruttore", ha affermato
“Michael O'Hanlon”, direttore della ricerca nel programma di politica estera
presso la “Brookings Institution di Washington, DC “.
Una
serie di “white paper” del Pentagono nell'ultimo decennio hanno sollevato
preoccupazioni circa il crescente intento di Cina e Russia nella regione.
Eppure
gli Stati Uniti hanno fatto poco per sostenere i propri interessi nell'estremo
nord.
"Tutto
il clamore sull'importanza dell'Artico è in qualche modo smentito dalla
mancanza di risorse realmente dedicate a questo scopo", ha affermato”
O'Hanlon”.
Scioglimento
del ghiaccio, rottura del ghiaccio.
Il
presidente russo Vladimir Putin sogna da tempo di trasformare la rotta del Mare
del Nord, che corre lungo la costa russa e in passato è stata ghiacciata, in un
canale di Suez in acqua fredda.
Ciò
ridurrebbe drasticamente il tempo necessario per trasportare prodotti dalla
Cina all'Europa e aprirebbe i porti siberiani e i prodotti energetici ai
mercati asiatici.
Nell'aprile
del 2000, appena 10 giorni dopo aver vinto le sue prime elezioni presidenziali,
Putin salì a bordo del rompighiaccio nucleare” Rossiya” e consegnò un messaggio
ai dirigenti delle compagnie di navigazione e di energia:
il
futuro economico della Russia risiede nel controllo e nello sviluppo dei
passaggi nell'Oceano Artico e dei grandi giacimenti di petrolio e gas della
Siberia.
La
location del suo discorso è stata fondamentale.
Mentre
il cambiamento climatico sta rendendo i mari del nord progressivamente più
accessibili, è probabile che le navi rompighiaccio rimangano necessarie per
mantenere aperte le rotte commerciali durante l'inverno per molti anni a
venire.
Non è
quindi insignificante che un nuovissimo “Rossiya” sia in costruzione in un
cantiere navale vicino a Vladivostok.
È il primo di una classe di rompighiaccio a
propulsione nucleare che, una volta costruito, sarà il più grande sulla Terra,
in grado di sfondare uno strato di ghiaccio spesso 4 metri.
(È possibile guardarne la costruzione in
diretta su una webcam di Rosatomflot .)
È solo il più grande di diversi nuovi
rompighiaccio in costruzione, con altri in cantiere per rafforzare la già
significativa flotta russa.
Confrontate
questo con le capacità di rompighiaccio degli Stati Uniti, che consistono in
sole due navi, una delle quali ha quasi 50 anni.
Un cantiere navale del Mississippi ha ottenuto
l'autorizzazione per iniziare a costruire la prima di una nuova, moderna
generazione di imbarcazioni poco prima di Natale.
Anche
la Cina guarda a nord, e il denaro segue il suo sguardo.
Nel
2018 la Cina ha annunciato la “Polar Silk Road”, il suo piano per sviluppare
l'Artico e in particolare aprire rotte commerciali ed energetiche attraverso
l'estremo nord della Russia.
Durante
una visita in Cina a ottobre, Putin ha invitato a investire nella “Northern Sea
Route”.
Le
aziende energetiche cinesi hanno già acquisito quote importanti nei progetti di
gas siberiano, mentre altre aziende cinesi hanno contribuito a sviluppare
infrastrutture portuali.
Anche
le aziende cinesi hanno mostrato interesse per lo sfruttamento minerario in
Groenlandia, che sta diventando più facile con il ritiro delle calotte
glaciali.
È una
prospettiva che ha causato il panico americano. Ma in realtà, le aziende cinesi
hanno fatto pochi progressi.
La
politica di potere in gioco.
È
questo scenario mutevole che Trump sta usando per giustificare la
rivendicazione americana dell'isola più grande del mondo.
"Sto
parlando di proteggere il mondo libero", ha detto Trump in una conferenza
stampa martedì, che ha avuto luogo mentre suo figlio, Donald Trump Jr., era in
visita a sorpresa in Groenlandia.
"Non hai nemmeno bisogno di un binocolo.
Guardi fuori, hai navi cinesi dappertutto, hai navi russe dappertutto. Non
permetteremo che ciò accada".
Si è
persino rifiutato di escludere l'uso della forza militare per togliere l'isola
al suo alleato NATO.
O'Hanlon ha liquidato i commenti di Trump come
trolling. "Sembra così fantastico che non
riesco nemmeno a prenderlo sul serio".
Anche
il Segretario di Stato degli Stati Uniti “Antony Blinken” mercoledì lo ha
liquidato.
I
danesi sembrano più propensi a prendere Trump in parola.
Il
mese scorso, “Re Frederik” ha emanato un decreto che ha modificato lo stemma
della Danimarca per far apparire più in evidenza l'orso polare della
Groenlandia. Nel frattempo, il governo della Groenlandia ha rinnovato le sue
richieste di indipendenza.
Come
minimo, la mossa di Trump è stata "una diplomazia molto rozza", ha
detto “Arild Moe”, un esperto nello sviluppo della rotta del Mare del Nord da
parte della “Russia del Fridtjof Nansen Institute” in Norvegia. "Solo
l'idea di poter acquistare un territorio autonomo è così scandalosa.
Ma
penso che si possa lasciare un po' da parte questo, e poi si può parlare degli
interessi degli Stati Uniti, perché c'è qualcosa dietro".
Lo
scioglimento dei ghiacci marini e l'ascesa della Cina hanno creato nuove
tensioni nel processo decisionale strategico nella regione, ha affermato.
Finora,
ha detto “O'Hanlon”, la strategia degli Stati Uniti per l'Artico era stata meno
incentrata sul "perseguire aggressivamente l'accesso unilaterale
americano" e più sull'impedire alla Russia o alla Cina di bloccare
"l'accesso di altri popoli all'Artico, nello stesso modo in cui i cinesi
hanno minacciato di fare con il Mar Cinese Meridionale".
L'ex
consigliere per la sicurezza nazionale di Trump, “John Bolton”, ha detto la
scorsa settimana al giornalista “Adam Rubenstein” di aver esortato il
presidente durante il suo primo mandato a moderare le sue richieste di
sovranità sulla Groenlandia, cercando invece di espandere la presenza e
l'influenza degli Stati Uniti sull'isola attraverso discussioni riservate con i
danesi e il governo della Groenlandia.
"È ovviamente un interesse
strategico", ha detto.
Questa
è una conversazione che “Frederiksen” sembrava voler invitare nei suoi commenti
ai media danesi di martedì.
I funzionari danesi mettono anche in dubbio la
necessità per gli Stati Uniti di possedere la Groenlandia quando il suo alleato
sarebbe aperto a ulteriori investimenti americani e alla presenza militare.
L'Artico
si sta scongelando e si sta muovendo.
E sta svelando una nuova ironia sul
cambiamento climatico:
mentre
i più grandi sostenitori di Europa e America per affrontare il riscaldamento
globale sembrano essere stati colti di sorpresa da una delle sue manifestazioni
più rapide, Cina e Russia, che hanno entrambe tergiversato nel ridurre le
emissioni, si sono mosse per trarne vantaggio.
A
complicare ulteriormente l'ironia, è proprio Trump, un accanito scettico del
cambiamento climatico, a quanto pare aver trovato una risposta al cambiamento
climatico che non intende abbandonare.
Come
scatenare Trump:
il comodo viaggio della Gran Bretagna
in Cina rischia di scatenare la rabbia degli
Stati Uniti.
Politico.eu
– (10 gennaio 2025) - Hannah Brenton e Dan Bloom – ci dicono:
"Ora
abbiamo alla Casa Bianca qualcuno che è incredibilmente ostile alla Cina",
ha affermato un lobbista bancario.
La
missione della cancelliera britannica “Rachel Reeves” è diventata più disperata
mentre l'economia del Regno Unito continua a vacillare, con i costi di prestito
che questa settimana hanno raggiunto i livelli del 1998 e la sterlina che
crolla.
LONDRA
— Un
singolo post su X potrebbe affossare il viaggio in Cina, attentamente
organizzato, della cancelliera britannica “Rachel Reeves”.
Il
ministro delle finanze del Regno Unito sta correndo un rischio con la sua
visita a Pechino questo fine settimana, rischiando di attirare l'ira del
presidente entrante degli Stati Uniti Donald Trump, mentre cerca denaro e
investimenti per l'economia britannica.
In
teoria avrebbe dovuto essere una vittoria facile per il partito laburista.
Dopo
anni di tensioni con il precedente governo conservatore in merito a questioni
relative ai diritti umani e alla sicurezza,” Reeves” ha ora lo spazio politico
per adottare un approccio diverso, più imprenditoriale, nei confronti di
Pechino e provare a sfruttare il vasto mercato cinese per ottenere vantaggi
economici.
"Tutto
ciò che i “Tories” hanno fatto in politica estera riguardava la gestione dei
deputati di base", ha affermato un funzionario del governo britannico, a
cui, come altri in questo articolo, è stata concessa l'anonimato per parlare
candidamente. "Siamo
arrivati a una posizione in cui eravamo il paese del G7 con il peggior
rapporto con la Cina".
La
missione di Reeves è diventata più disperata mentre l'economia del Regno Unito
continua a vacillare, con i costi di prestito che questa settimana hanno
raggiunto i livelli del 1998 e la sterlina in calo, minacciando la promessa del
governo di generare crescita e rendere i britannici più ricchi.
Ciò ha
provocato qualche lamentela in patria, poiché i partiti di opposizione esortano
Reeves a ritirare del tutto il viaggio.
Ma è
l'imminente ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca e la sua virulenta
avversione per la Cina a creare il pericolo maggiore, con la Gran Bretagna
desiderosa di evitare di irritare il suo più grande partner commerciale.
Mentre
il braccio destro di Trump e miliardario della tecnologia “Elon Musk” sembra
tracciare quotidianamente l'andamento della politica britannica tramite post
sulla sua piattaforma di social media, X, “Reeves” rischia di innescare
un'altra ondata di polemiche.
"La
Cina è un partner importante e in crescita, ma gli Stati Uniti sono molto più
importanti e ora alla Casa Bianca c'è qualcuno che è incredibilmente ostile
alla Cina", ha affermato un lobbista bancario.
"Basterà
che Trump se ne accorga, o che qualcuno glielo faccia notare, e si inizierà a
ricevere un altro carico di attacchi da parte di Musk, Trump e dei social media
statunitensi contro il governo del Regno Unito, questa volta per essere stato
debole con la Cina".
Il
viaggio.
Giovedì
sera “Reeves” è partito con un piccolo gruppo di dirigenti aziendali al
seguito, guidati dal presidente di “HSBC” Mark Tucker, in quella che dovrebbe
essere una visita discreta, senza la presenza della stampa.
Il
presidente della Banca d'Inghilterra, “Andrew Bailey”, e l'organo di controllo
finanziario del Regno Unito, “Nikhil Rathi”, contribuiscono a comporre il
numero di una piccola ma illustre delegazione composta da 10 membri, dominata
dai dirigenti della City di Londra.
(Giovedì
sera “Rachel Reeves” è partita con un piccolo gruppo di dirigenti aziendali al
seguito, guidati dal presidente di HSBC Mark Tucker.)
Sabato
incontreranno i massimi funzionari a Pechino, domenica a Shanghai e poi
torneranno a Londra lunedì.
Anche
se il viaggio sarà breve e veloce, avrà comunque una portata enorme.
Le due
parti terranno il primo dialogo economico e finanziario tra Regno Unito e Cina
dal 2019, parallelamente a un vertice sui servizi finanziari ampiamente
organizzato per cercare di stimolare gli affari.
I
rapporti si erano inaspriti sotto il precedente governo conservatore a causa
del trattamento riservato dalla Cina a Hong Kong, della pandemia e di
preoccupazioni più generali in materia di diritti umani.
I
conservatori più aggressivi, come i parlamentari “Tom Tugendhat” e” Iain Duncan
Smith”, hanno anteposto le preoccupazioni per la sicurezza nazionale a
qualsiasi potenziale beneficio economico.
Prima
gli affari?
La
City spera che il viaggio di Reeves possa portare a un approccio più aperto,
che rievoca quello del governo di coalizione degli anni 2010, quando l'allora
cancelliere George Osborne attirò le banche cinesi a Londra e consolidò la posizione della City
come hub offshore per il renminbi.
"È
un po' come George Osborne: si tratta di 'come ottenere miliardi in contanti per le cose'
e non si tratta tanto di contrastare l'influenza della Cina nel mondo", ha affermato un esponente del mondo
degli affari.
"Rachel
è la portavoce del business nel governo, è lei. Quindi mandarla in Cina ha
senso e significa che devono percepire che può portare a una crescita
economica".
Dopotutto,
la Cina è la seconda economia mondiale.
E il
Regno Unito, a corto di liquidità a livello nazionale, potrebbe addirittura
trarre vantaggio dal trovarsi bloccato tra Pechino e Washington, se solo
riuscisse a fare la cosa giusta.
"Potremmo
vivere in un mondo in cui ci sono due gorilla da 500 libbre che si fissano l'un
l'altro", ha detto a POLITICO “Rupert Soames”, presidente della più grande
lobby imprenditoriale del Regno Unito.
"Ma
possiamo essere un animale agile e snello di dimensioni più piccole".
Ciò
potrebbe comportare opportunità per la vasta gamma di banche, assicuratori,
gestori di fondi, avvocati e consulenti della City di Londra.
Il
centro finanziario di Londra sta lottando contro l'inserimento della Cina nel
livello avanzato di un registro di influenza straniera, che comporta la
minaccia di pene detentive per i dirigenti che non riescono a gestire il
rischio in modo appropriato.
"Oggigiorno
stiamo assistendo a un'autentica internazionalizzazione di molte più aziende
cinesi", ha affermato “Nicola Watkinson”, direttore generale
internazionale della lobby commerciale “TheCityUK”.
"Il
Regno Unito è ben posizionato per supportare queste attività. Non solo abbiamo
un'ottima reputazione globale, ma siamo anche un player molto neutrale".
Anche
dal punto di vista economico i tempi sono cambiati.
Con le
banche cinesi già insediate nella City, il potenziale vantaggio economico
consiste ora nel rafforzare gli investimenti in settori come la finanza verde e
nell'attingere ai crescenti fondi pensione.
"Se si condividono standard su cosa
significhi essere verdi, allora è più facile che gli investimenti possano aver
luogo e che i finanziamenti possano fluire", ha affermato “Watkinson”.
Ne
vale la pena?
Ma è
anche facile rimanere schiacciati quando ci si ritrova incastrati tra due
gorilla da 225 chili.
Anche
nel settore apparentemente innocuo della finanza verde, qualsiasi passo verso
Pechino e la
sua brama di energia pulita potrebbe irritare l'America di Trump, che consuma
moltissimo carburante.
E
questa è una scommessa, poiché il “desiderio di Reeves” di investire più di
ogni altra cosa potrebbe non dare i suoi frutti con la Cina.
Il
paese sotto la guida comunista è ancora notoriamente un mercato finanziario
chiuso e difficilmente accessibile senza legami politici interni.
Anche
l'Unione Europea, l'altro grande partner commerciale del Regno Unito, non è
esattamente d'accordo con Pechino, a causa delle controversie tariffarie, del
sostegno della Cina alla Russia e dei timori sulla dipendenza da servizi
essenziali e materie prime.
"Si
otterranno abbastanza affari nei servizi finanziari da rendere tutto ciò
conveniente, dato quanto sono più importanti l'UE e gli Stati Uniti?" ha chiesto il lobbista della
banca.
Per
gli osservatori cinesi, la disperazione economica della Gran Bretagna potrebbe
anche giocare a favore della Cina nella sua battaglia con Trump.
(Per
gli osservatori cinesi, la disperazione economica della Gran Bretagna potrebbe
anche giocare direttamente a favore della Cina nella sua battaglia con Donald
Trump).
"Pechino
cercherà di sfruttare la presidenza di Trump per creare una spaccatura tra gli
Stati Uniti e il Regno Unito", ha affermato “Sophia Gaston”, ricercatrice
senior a Londra per l'”Australian Strategic Policy Institute”.
"Pechino
è perfettamente consapevole che il “governo Starmer” ha come missione la
crescita, quindi affronta queste conversazioni sugli investimenti e l'impegno
economico da una posizione di forza".
E
anche se potrebbe essere utile parlare di legami economici più stretti, il
partito laburista non ha ancora rotto del tutto con i conservatori per quanto
riguarda le preoccupazioni sulla sicurezza nazionale.
Solo a
dicembre l'establishment britannico è stato scosso da una lite per spionaggio
che ha coinvolto il principe Andrea e un uomo d'affari cinese.
Allo
stesso tempo, il governo ha ritardato un audit atteso da tempo sulle relazioni
tra Regno Unito e Cina, che ora non è previsto prima della primavera.
“Reeves”
e i suoi funzionari viaggeranno tutti con telefoni bruciatori per evitare
spionaggio.
“Bailey
della “BoE” lascerebbe il suo telefono e il suo laptop a Londra, in base ai
suoi consigli sulla sicurezza informatica per il personale.
Qualsiasi
altra attività.
Sebbene
i colloqui si concentreranno principalmente sui servizi finanziari, prevarranno
probabilmente anche l'accesso al mercato e l'abbattimento delle barriere
commerciali in settori quali l'agricoltura, l'alimentazione e i servizi legali.
In
cima alla lista dei desideri del Regno Unito c'è l'ampliamento dell'accesso al
mercato per i prodotti a base di carne britannici, con il governo che ha già
preso provvedimenti a dicembre, revocando finalmente le restrizioni imposte
dall'era Covid sulle esportazioni di carne di maiale in Cina, il più grande
mercato extra-UE della Gran Bretagna per carne di maiale e frattaglie.
Separatamente,
anche la Gran Bretagna è desiderosa di garantire un maggiore accesso ai propri
avvocati nei mercati cinesi, poiché al momento gli avvocati britannici non
possono qualificarsi come avvocati cinesi e gli avvocati cinesi non possono
esercitare la professione legale cinese negli studi legali britannici.
Eppure
molti in città ritengono che il vero ostacolo al fare affari con la Cina sia la
vicinanza a casa.
Il
centro finanziario di Londra sta lottando contro l'inserimento della Cina nel
registro delle influenze straniere di livello avanzato, che prevede il rischio
di pene detentive per i dirigenti che non riescono a gestire adeguatamente il
rischio.
La
città teme che ciò avrebbe un forte effetto paralizzante, impedendo alle
società di servizi finanziari di collaborare con le aziende cinesi su quello
che altrimenti sarebbe un business monotono.
Il
Tesoro deve ancora vincere la battaglia con il Ministero degli Interni affinché
l'economia possa emergere.
Considerando
che “Reeves” avrebbe potuto fare progressi su questo tema stando comodamente
seduta al numero 11 di Downing Street, evitando di provocare Trump nel farlo,
dovrà sperare che il viaggio in Cina ne valga la pena.
Non
c'è nulla di naturale in questo fenomeno di nebbia globale:
ricorda
che dal 1949 al 1969 l'esercito americano ha utilizzato la nebbia per
sperimentare la guerra biologica, usando gli americani come cavie umane
Ha reso le persone malate nel corso di 50
anni, alcune sono morte.
Allnewspipepine.com
- Susan Duclos - Tutte le notizie Pipeline – (2 gennaio 2025) – ci dice:
"The
Fog" sembra un thriller di serie B, eppure qui assistiamo a resoconti di
una nebbia misteriosa che le persone descrivono come secca, quando in realtà la
nebbia è generalmente composta da goccioline d'acqua o cristalli di ghiaccio
vicino alla superficie terrestre, il che di per sé rende questa
"nebbia" uno strano fenomeno.
Se a
tutto questo si aggiungono le persone che si ammalano, i sintomi che includono
sintomi simil-influenzali e mal di gola dopo essere state esposte a questa
"nebbia", si ottiene davvero il quadro di un film dell'orrore.
"Internet",
ovvero coloro che parlano di questa nebbia inquietante online, l'ha
soprannominata "Fogvid-24", una sorta di gioco di parole sul nome
Covid-19 della pandemia del 2020.
Ho
aspettato ad affrontare questo argomento fino a dopo Capodanno perché volevo
fare ricerche sulle teorie, le reazioni e i problemi di salute associati a
questo fenomeno globale apparso dal nulla proprio intorno a Natale.
Video
virali che mostrano una nebbia che appare insolitamente densa, con grandi
particelle al suo interno quando viene mostrata sotto una torcia, con alcuni
che sostengono che abbia un odore "chimico".
Un
post di “X” afferma quanto segue:
Da
tutto il mondo giungono segnalazioni di misteriose malattie collegate
all'incontro con le cosiddette "nebbie chimiche".
Descritta
come una spessa e persistente coltre, la nebbia ha fatto ammalare le persone,
molte delle quali hanno manifestato improvvisi sintomi simili a raffreddore o
influenza dopo una breve esposizione.
Denominato
"Fogvid-24", alcune vittime hanno anche segnalato un'inspiegabile
perdita di energia.
La
maggior parte dei resoconti e degli innumerevoli video che ho visto provengono
dal Regno Unito e dagli Stati Uniti, ma tutti sembrano concordare su un punto: non c'è nulla di naturale in questo.
Sembra
degno di nota che questa "nebbia" arrivi subito dopo gli avvistamenti
di droni e sfere misteriosi, avvenuti all'inizio di dicembre, ancora una volta
documentati in video, il che la rende più di una semplice voce di corridoio o di
una chiacchierata online del tipo "qualcuno sostiene", e fornisce la
prova che questi eventi apparentemente separati sono effettivamente reali.
Non
entrerò nei dettagli di ogni singola "teoria" là fuori perché alcune
sono così esagerate che sarebbe uno spreco di tempo scriverle, leggerle e farle
tue, ma ci sono alcune teorie legittimamente logiche, dato tutto quello che sappiamo sul
"programma di spopolamento", sui virus ingegnerizzati e sulla
meritata mancanza di fiducia nel governo.
Naturalmente
invitiamo i lettori a condividere le loro idee sull'argomento nella sezione
commenti.
Parte
delle pietre guida della Georgia.
AGENDA
SULLO SPOPOLAMENTO...
Il
primo proviene da una nota di SQ su un link al sito web di “Steve Quayle” , a
un video, che verrà mostrato in fondo agli articoli, insieme ad altri.
Il video è intitolato "Global fog, gov't
patents, sickness, Bill Gates".
SQ:
GATES
STA USANDO QUESTA NEBBIA PER ACCELERARE IL RAFFREDDAMENTO GLOBALE E IMPEDIRE
ALLA LUCE SOLARE DI COLPIRE LA TERRA, DISTRUGGENDO LA FOTOSINTESI E PORTANDO
ALL'ESTINZIONE UMANA ~ SECONDO LA MIA OPINIONE RICERCATA.
Considerando
ciò che sappiamo sul programma di spopolamento e la varietà di citazioni al
riguardo da parte di nomi di spicco, questa non è una tesi così inverosimile,
nonostante il fatto che molti nei media tradizionali la definirebbero una
teoria del complotto, come fanno con tutto ciò che non riescono a spiegare e
vogliono screditare.
Anche
il prossimo rientra nel programma di spopolamento.
Tramite
Info Wars:
"Qualcun
altro se n'è accorto, da quando è arrivata questa nebbia il giorno di Natale,
hai mal di gola, hai iniziato a sentirti letargico, hai perso l'appetito, ti
sei sentito influenzato, non hai potuto fare nulla, non avevi energie, sudavi,
non riuscivi a dormire", ha documentato l'utente di TikTok, aggiungendo di
credere che la nebbia contenesse sostanze chimiche destinate a far ammalare le
persone.
Se
questa nebbia ha un odore chimico, allora potremmo anche trovarci di fronte a
una guerra chimica, che naturalmente renderebbe le persone malate, e questo è
lo scopo.
Lascia
anche dubbi sulla vicinanza tra gli avvistamenti di droni e orb, e questa
strana nebbia documentata in tutto Internet.
EMERGENZA
ANP! –
Con la perdita di “Stefan Stanford”, la”
situazione finanziaria di ANP “è diventata disastrosa.
Senza
contributi significativi, il futuro di “All News PipeLine” e la nostra capacità
di rimanere online sono in pericolo.
Qualsiasi
cosa i lettori di ANP possano fare per aiutarci è immensamente apprezzata.)
DRONI
UTILIZZATI PER L'INSEGNAMENTO DELLE NUVOLE…
Nel
2021 è stato riferito che gli Emirati Arabi Uniti stavano utilizzando dei droni
per volare tra le nuvole allo scopo di "rilasciare le cariche elettriche
necessarie per l'inseminazione delle nuvole".
Gli
Emirati Arabi Uniti in genere vedono meno di quattro pollici di pioggia
all'anno, il che fa sì che la scarsità d'acqua sia un grosso problema per il
paese.
Due
terzi del fabbisogno idrico degli Emirati Arabi Uniti viene soddisfatto tramite
l'uso delle falde acquifere.
Questa
dipendenza è diventata un problema a causa delle alte temperature che causano
alti livelli di evaporazione e una maggiore domanda a causa di una popolazione
in crescita.
Gli
studi hanno dimostrato che l'inseminazione delle nuvole può potenzialmente
aumentare le precipitazioni del 35%.
L'NCM
spera che questo aumento delle precipitazioni possa aiutare ad alleviare
l'impatto della scarsità d'acqua nelle aree in difficoltà.
Se
possono essere utilizzati per la pioggia, i droni possono essere impiegati per
"seminare" qualsiasi cosa nelle nuvole, comprese sostanze chimiche
che potrebbero produrre questo tipo di nebbia innaturale, che ha un odore
chimico e sta facendo ammalare le persone.
Nel
2023, un altro rapporto spiega "Veicoli aerei senza pilota (droni) - Negli ultimi anni, c'è stato
interesse nell'uso dei droni per esperimenti di inseminazione delle nuvole.
I droni (Meteomatics Meteodrone MM-670, Drone America
Savant, ecc.) offrono il vantaggio di volare a quote più basse e in condizioni
difficili, garantendo al contempo la sicurezza dei membri dell'equipaggio che
potrebbero non aver bisogno di essere a bordo durante operazioni potenzialmente
rischiose".
I
media potrebbero definirla una teoria del complotto, ma la verità è là fuori.
GLI
ESPERIMENTI MILITARI CON LA NEBBIA RISALGONO AL 1949...
Questa
non è una cospirazione, ma è un fatto al 100%, risalente agli anni '50, a
dimostrazione di quanto a lungo la tecnologia che sfrutta la nebbia per
danneggiare le persone sia esistita, e riportata nel 2015 dalla CBS News,
" Un tempo l'esercito usava la nebbia di
San Francisco per simulare un attacco di guerra batteriologica, esponendo
800.000 persone a batteri nocivi ".
In
quella che sembra una teoria del complotto, la nebbia sopra San Francisco venne
sfruttata dall'esercito statunitense negli anni '50 per mascherare la
diffusione di un agente biologico in simulazioni di guerra batteriologica.
“Leonard
Cole”, direttore del “Terror Medicine and Security Program” presso la” Rutgers
Medical School”, lo ha definito uno dei più grandi esperimenti sull'uomo della
storia.
Per un
periodo di 20 anni tra il 1949 e il 1969, l'esercito statunitense ha condotto
più di 200 test segreti di guerra biologica su aree popolate.
Tra i primi, negli anni '50, lungo la costa
della baia di San Francisco.
Ecco
il paragrafo chiave di quell'articolo:
• Cole
ha affermato che un'attenta analisi della letteratura medica avrebbe dimostrato
che i batteri erano responsabili non solo della malattia di alcune persone nel
corso di 50 anni, ma in alcuni casi anche della loro morte.
ALTRE
REAZIONI...
• Un
utente di TikTok ha definito la nebbia come una "nebbia chimica" e ha
descritto l'odore e il sapore dello zolfo.
•
“Abbiamo persone nel Kentucky, abbiamo persone in Svezia, abbiamo persone in
Finlandia, tutti segnalano la stessa cosa. La nebbia li ha fatti ammalare.
IN
CONCLUSIONE...
Mentre
questa nebbia misteriosa, sulla scia di tutti quegli avvistamenti di droni,
spinge le persone a teorizzare su cosa possa essere, spesso con idee diverse,
ciò su cui tutti coloro che l'hanno vista o si sono ammalati dopo esservi stati esposti
sembrano concordare è che non c'è nulla di naturale in questa
"nebbia".
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