La forza della libertà.
La
forza della libertà.
Trump
e Putin: “La
Corruzione negli
Aiuti all’Ucraina Alimenta la Guerra.”
Conoscenzealconfine.it
– (14 Febbraio 2025) - Redazione de l’Anti Diplomatico) – ci dice:
In una
lunga telefonata di un’ora e mezza, il presidente degli Stati Uniti Donald
Trump e il leader russo Vladimir Putin hanno affrontato il conflitto tra Russia
e Ucraina, con un focus particolare sulla necessità di fermare la guerra e
avviare negoziati immediati.
La
conversazione, definita da Trump “altamente produttiva”, arriva in un momento
critico, mentre emergono accuse di frodi e corruzione legate agli aiuti
statunitensi all’Ucraina, un tema che sta guadagnando sempre più attenzione sia
negli Stati Uniti che a livello internazionale.
Secondo
“Karen Kwiatkowski”, ex analista del “Dipartimento della Difesa degli Stati
Uniti” e tenente colonnello in pensione dell’Aeronautica militare, la
telefonata tra Trump e Putin riflette una crescente consapevolezza delle
irregolarità legate al sostegno finanziario e militare degli Stati Uniti
all’Ucraina.
“Trump,
insieme a figure come” Elon Musk”, sta portando alla luce le frodi e la
corruzione del cosiddetto ‘progetto Ucraina’ di Biden”, ha dichiarato
“Kwiatkowski” a “Sputnik.”
L’analista
ha sottolineato che queste rivelazioni potrebbero spiegare l’urgenza con cui
Trump sta cercando una soluzione diplomatica al conflitto.
“Non si può più nascondere la realtà: ci sono
prove di malversazioni e uso improprio dei fondi destinati all’Ucraina.
Questo potrebbe essere uno dei motivi per cui
Trump sta spingendo per un accordo rapido”, ha aggiunto “Kwiatkowski”.
La
telefonata arriva in un momento delicato, con il “Congresso statunitense” in
procinto di approvare un nuovo pacchetto di aiuti per l’Ucraina.
I fondi attuali, infatti, sono destinati a
esaurirsi entro marzo, e la questione della corruzione rischia di complicare
ulteriormente il dibattito politico.
“Kwiatkowski”!
ha evidenziato che Trump, Musk e altri critici stanno mettendo in luce come i
fondi statunitensi siano stati utilizzati in modo improprio, alimentando non
solo il conflitto, ma anche un sistema di corruzione che ha danneggiato sia
l’Ucraina che gli interessi degli Stati Uniti.
“La
corruzione nel progetto Ucraina di Biden è un problema che non può più essere
ignorato.
Trump
sembra determinato a porvi fine, anche se questo significa rivedere
completamente la strategia degli Stati Uniti nella regione”, ha affermato
“Kwiatkowski”.
“Dmitry
Peskov”, portavoce del Cremlino, ha confermato che durante la conversazione
Putin ha ribadito l’importanza di affrontare le “cause profonde” del conflitto,
inclusa la questione della corruzione negli aiuti internazionali.
Putin
ha anche invitato Trump a visitare Mosca, segnale di una possibile apertura
verso una collaborazione più stretta tra le due potenze.
Trump,
dal canto suo, ha annunciato su” Truth Social” che i due leader hanno
concordato di far iniziare immediatamente i negoziati tra le loro squadre.
“Abbiamo
parlato dei punti di forza delle nostre rispettive nazioni e dei grandi
benefici che potremmo ottenere lavorando insieme.
Ma
prima, come abbiamo concordato, vogliamo fermare i milioni di morti nella
guerra tra Russia e Ucraina”, ha scritto Trump, aggiungendo che il suo primo
passo sarà contattare il presidente ucraino Zelensky.
La
telefonata tra Trump e Putin segna un potenziale punto di svolta nella crisi
ucraina, con entrambe le parti che sembrano orientate verso un approccio più
pragmatico.
Tuttavia,
la questione delle frodi e della corruzione negli aiuti all’Ucraina rimane un
ostacolo significativo.
Se Trump riuscirà a ottenere un accordo che
soddisfi sia gli Stati Uniti che la Russia, potrebbe rappresentare un passo
importante verso la fine del conflitto.
Intanto,
l’attenzione rimane focalizzata sul prossimo pacchetto di aiuti statunitensi
all’Ucraina e sulle implicazioni politiche che ne deriveranno.
Con le rivelazioni sulla corruzione che continuano a
emergere, il dibattito su come gestire la crisi ucraina si fa sempre più
complesso.
(Redazione
de l’Anti Diplomatico).
(lantidiplomatico.it/dettnews-trump_e_putin_la_corruzione_negli_aiuti_allucraina_alimenta_la_guerra/45289_59167/)
Libertà
della parola e forza
–necessità–del consenso.
Rivista.unimi.it
- Romano Romani – Redazione – (5-2 – 2023) – ci dice:
La
luce non muore, diviene parola.
La
parola non muore, diviene luce.
(Romano
Romani).
La
libertà di un popolo è irriducibile alla forza del consenso.
Essa è
garantita dalla libertà del pensiero.
Il
Parlamento e il Senato in Italia sono i luoghi nei quali la libertà del
pensiero si esprime anche come dissenso.
Ne è
un esempio, nella nostra storia, l’ultimo discorso di “Giacomo Matteotti” e
l’unico voto contrario alle leggi razziali, nel 1938, del senatore a vita
Benedetto Croce.
Quel
voto contrario significava che in quel momento, persino in quel momento, in
Italia, non c’era soltanto la barbarie, ma anche la civiltà.
Direi
che queste due testimonianze, nel ventennio fascista, ci ricordano che nella
storia italiana c’è stato “Giordano Bruno”, bruciato a Roma, a Campo dei fiori,
nel febbraio del 1600, “Tommaso Campanella”, torturato, nel 1601, e non ucciso
perché si è finto pazzo.
“Galileo
Galilei”, che è stato minacciato di tortura perché affermava che la terra gira
intorno al sole, “Dante Alighieri”, che è stato cacciato dalla sua città, per
la sua posizione politica.
Di
questo è fatta la storia della civiltà italiana.
Questo
ci ricorda l’istituzione dei senatori a vita per meriti di pensiero, contenuta
nella nostra Costituzione.
Come
ho già scritto altrove, la libertà di un popolo non è garantita da una forma di
governo, ma da un livello di civiltà.
Di questo livello di civiltà devono essere
espressione il Parlamento e il Senato.
Il
Parlamento e il Senato non sono al servizio della maggioranza, ma del Paese.
Ed essere al servizio del Paese, per i
parlamentari e i senatori, significa poter esprimere il proprio dissenso con la
parola e con il voto.
La
nostra Costituzione prevede che il Presidente del Consiglio e il Presidente
della Repubblica siano espressione dei due rami del Parlamento, perché è nel
Parlamento che è possibile, per il Paese, ovvero per lo Spirito del Popolo,
esprimere il proprio consenso e il proprio dissenso.
La
libertà è parola, luce della parola.
Non si
deve togliere la parola al Popolo sovrano.
Il
Popolo sovrano non è la massa, il numero.
Il Popolo Sovrano è rappresentato dai suoi
spiriti più liberi.
Molto
spesso, in tempi bui, una minoranza esigua, ma fondamentale.
Nell’antica
Grecia, quando si sacrificava un animale, si doveva avere il suo consenso.
Per
fare questo, gli si gettava sul capo un sassolino.
L’animale, infastidito, scuoteva la testa.
Il consenso, così, si riteneva ottenuto.
Qualche
volta questo è il significato di un voto popolare.
Si
pensi al sessanta per cento, forse anche di più, che ottenne Hitler nelle
elezioni di Cancelliere nel 1933.
Un
uomo moralmente e intellettualmente insignificante, a volte, quando raggiunge
il potere, lo usa per fare molto del male, pensando che questo sia il modo di
divenire grande.
Dimostra
tragicamente così la sua insignificanza.
Questo non è politicamente educativo per il
suo popolo e per i popoli.
La
parola, in quanto strada –metodo–per raggiungere la bellezza della verità in
sé, è, nell’essere umano, la più profonda –la più alta–manifestazione della
vita.
La
vita, nella sua universalità, non è il prevalere della necessità della forza
sulla fragilità della bellezza, ma il prevalere della fragilità della bellezza
sulla necessità della forza.
Il
prevalere della fragilità della bellezza sulla necessità della forza è ciò che
gli esseri umani chiamano amore.
L’origine
sensibile dell’amore è il rapporto tra Cielo e Terra, tra luce stellare
–innanzitutto solare–e vita vegetale.
Più
generalmente, tra luce stellare e mondo della vita.
Questo
non cancella, nelle vicende degli esseri viventi, il ruolo della necessità che
appare sempre di nuovo nell’esistenza, ma il vivere consiste nel trovare il
modo di superarlo, di prevalere sulla necessità, di andare oltre essa.
Come
nel mondo della vita, anche nella vicenda storica degli esseri umani il senso
si fa strada per mezzo del prevalere della fragilità e la bellezza della vita
sulla forza della necessità.
La
bellezza, la fragilità, della vita, negli esseri umani, si manifesta nelle
forme della parola e si chiama verità.
La
vita e la necessità non si oppongono tra loro come due forze violente, ma come
la fragilità alla violenza, come la bellezza alla forza.
Tutto
il mondo della vita partecipa del tendere verso l’alto del mondo vegetale,
dell’ardere nel respiro dell’essere che è.
(Romano Romani).
La
libertà, che cos’è?
Pandorarivista.it
- Giovanni Bertuzzi - (13 aprile 2023) – Redazione – ci dice:
La
libertà viene di solito, e a ragione, invocata a proposito delle rivendicazioni
e delle difese dei “diritti” dell’uomo:
diritto
alla vita, alla salute, all’istruzione, alla proprietà, a muoversi e ad
associarsi, a difendere le proprie opinioni, e così via.
Meno
di frequente, ma doverosamente, la libertà viene messa a confronto con le
“responsabilità”:
responsabilità
di fronte alle azioni compiute, responsabilità di fronte alle scelte fatte o da
fare, responsabilità sulla verità di quello che si dice e sulle testimonianze
che si rendono, responsabilità in quanto dovere di rispondere delle proprie
libere azioni.
Ma,
meno di frequente ancora, ci si chiede in che cosa consista la libertà, quale
sia il suo fondamento e la sua definizione, quali siano i diversi tipi di
libertà, quali le sue possibilità e i suoi limiti.
Ma è
proprio a questo proposito che ci si presentano gli interrogativi più
impegnativi: in che cosa consiste la libertà?
L’uomo
è davvero libero di fronte ai condizionamenti psicologici, sociali, e politici,
di fronte all’uso delle tecnologie e di fronte agli apparati burocratici a cui
è continuamente sottoposto?
Nell’impossibilità
di compiere a questo proposito un’indagine storica esauriente, proviamo ad
esaminare alcuni aspetti più comuni di questo fenomeno e cerchiamo di
individuare le forme principali di libertà che possiamo distinguere al suo
interno.
Libertà
viene comunemente intesa come la condizione di un soggetto che può agire senza
costrizioni o impedimenti ed è in grado di determinarsi secondo una scelta
autonoma in vista dei fini e dei mezzi adatti a conseguirli.
Ora, che cos’è che rende tale soggetto idoneo
ad agire liberamente, a scegliere i fini da conseguire e i mezzi adeguati a
realizzarli?
Due
condizioni della libertà.
Crediamo
che si debbano presupporre almeno due condizioni che stanno alla base di
un’azione libera:
la prima, di carattere ontologico, è che essa
appartiene al campo della contingenza;
la
seconda, riguardante la psicologia, è che essa sia cosciente.
Per
quanto riguarda la prima condizione, diciamo in primis che l’azione libera è
contingente, in quanto dotata di una certa indeterminazione, e questo perché
chi agisce liberamente può compiere o non compiere una determinata azione, e
scegliere tra le diverse possibilità.
A
questo proposito, gli scolastici distinguevano in primo luogo il contingente
(ciò che è ma può non essere) dal necessario (ciò che necessariamente è ciò che
è).
All’interno,
poi, del contingente si potevano considerare i seguenti casi:
quello
che capita il più delle volte (un fenomeno naturale o un fatto dipendente da
cause precise);
quello che capita raramente (l’eccezione a una
regola o ad una legge naturale);
e infine quello che prevede a pari merito la
possibilità che qualcosa possa compiersi o non compiersi, che possa realizzarsi
in un modo o in un altro.
Le azioni umane appartengono fondamentalmente
a quest’ultimo tipo di contingenza;
e
diciamo che vi appartengono fondamentalmente, perché chi agisce non può
rimanere nella condizione di non decidere per non togliersi dalla contingenza e
rimanere libero:
chi
agisce virtuosamente lo fa per una disposizione al bene che gli permette di
comportarsi “il più delle volte” secondo tale disposizione;
questa disposizione dà stabilità e
determinazione al suo agire, orienta e rafforza la sua libertà, ma non gli
impedisce di agire diversamente.
Così, quando obbediamo a un comando o ad una
legge ci obblighiamo a farlo liberamente e il valore delle nostre azioni è
dovuto appunto al fatto che siamo liberi;
e se trasgrediamo a un comando o ad una legge, siamo
punibili perché lo abbiamo compiuto liberamente, mentre le azioni di chi è
costretto o assoggettato nel suo agire non sono più azioni libere.
Nella libertà
umana, allora, possiamo distinguere:
la libertà di esercizio, che riguarda il
potere di esercitare o di non esercitare una determinata azione;
la
libertà di specificazione, che è il potere di scegliere una cosa piuttosto che
un’altra;
la
libertà di contrarietà, che è quella che ci permette di scegliere sia il bene
che il male.
In base a tali distinzioni, potremo individuare le
diverse possibilità del libero agire, ma anche i diversi limiti e gli
impedimenti che si frappongono alla realizzazione di una piena libertà.
La
seconda condizione per agire liberamente è che un’azione può essere libera se è
cosciente, cioè se il soggetto che la compie è consapevole e padrone di quello
che fa.
La consapevolezza, poi, dipende dalla capacità di
riflessione e dalla possibilità di distinguere un bene particolare dalla
tendenza a soddisfare se stessi nella felicità, che è un bene pieno e
universale, senza confini e senza limiti.
Spieghiamoci meglio.
La
coscienza (cum scientia) è la capacità, specificamente umana, non solo di
conoscere le cose che ci circondano, ma di ripiegarsi su sé stessa e di
riconoscere gli atti che vengono compiuti.
Quando
vediamo o pensiamo qualcosa o quando agiamo, nello stesso tempo e con lo stesso
atto, se siamo coscienti, siamo anche consapevoli di quello che conosciamo o di
quello che facciamo.
E tale consapevolezza risale fino a renderci
auto-coscienti, vale a dire consapevoli del nostro proprio io, cioè che siamo
noi gli autori e i soggetti di queste nostre azioni.
È questa che noi chiamiamo “riflessione”, cioè
la capacità di oggettivare e di considerare a parte quello che compiamo, di
misurarlo e di valutarlo, di attribuirlo a noi stessi, e di organizzarlo e
sistemarlo all’interno della nostra coscienza, come facciamo in tutte le
discipline scientifiche, dalla logica e dalla matematica fino alla morale e
alla tecnologia.
È questo lo spazio indefinito e universale
dove compiamo le nostre azioni e facciamo le nostre scelte particolari.
Quello
che desideriamo o decidiamo, poi, lo perseguiamo “per” qualcosa d’altro, come
mezzo “per” raggiungere un determinato fine particolare, e questo fine
particolare non ci soddisfa pienamente se non è adeguato a quel fine universale
che è un bene che appaga completamente ogni nostro desiderio, in quanto non ci
è possibile desiderare nient’altro al di là di esso, ed è quello che chiamiamo
felicità.
È per
questo motivo che diciamo di essere liberi, cioè indeterminati, di fronte alla
possibilità di scegliere un mezzo o un altro “per” un determinato fine, e che
il raggiungimento di uno scopo particolare ci rende insoddisfatti, perché non
appaga mai completamente il nostro illimitato desiderio di felicità, che è tale
se non può mai essere perso o impedito.
È questo il motivo per cui, se siamo liberi di
fronte alle singole scelte da compiere o alle mete particolari da conseguire, è
perché ci sentiamo limitati e irrealizzati di fronte allo sconfinato spazio di
una perfetta e completa realizzazione di noi stessi.
Diceva
il poeta “Johann Peter Hebel,” che l’uomo è come una pianta, che ha le radici
piantate per terra (il mondo delle cose all’interno delle quali viviamo e si
muoviamo), e i rami rivolti al cielo (lo spazio libero, illimitato e infinito
che ci permette di uscire dalle cose, da noi stessi e all’interno del quale
compiamo le nostre libere, ma limitate scelte).
Non
possiamo staccarci dalla terra, dai limiti e dai condizionamenti della nostra
natura umana, ma non possiamo fare a meno di protenderci verso la libertà,
senza abbandonare la terra sulla quale ci dobbiamo fondare per elevarci al
cielo.
Alcune considerazioni sulla libertà.
Poste
tali premesse, consideriamo il fatto che, confrontandoci con la realtà della
nostra condizione umana, ci rendiamo conto delle grandi difficoltà di
distinguere tra libertà e necessità, e di individuare le possibilità concrete,
i limiti e gli impedimenti che incontriamo nell’esercizio di tale libertà.
Nel
campo sterminato delle questioni riguardanti questo argomento, segnaliamo solo
alcuni problemi che emergono dalle considerazioni fatte finora.
La
libertà e la contingenza.
Il
primo problema riguarda appunto la dimensione della contingenza:
siamo liberi se non siamo costretti e
necessitati, se ci muoviamo e viviamo nel campo delle possibilità, se tutto
dipende da una nostra libera scelta.
Ma non
abbiamo scelto di nascere e non siamo liberi di fronte alla necessità di dover
morire.
Le nostre possibilità di scegliere sono,
dunque, limitate dalla nostra natura umana, che ci limita e ci impone le sue
leggi.
Non
siamo liberi se ci liberiamo e alieniamo dalla nostra natura umana, ma se
prendiamo coscienza dei nostri limiti ed esercitiamo la libertà attraverso le
possibilità che ci vengono date.
L’anelito
verso la libertà, tuttavia, è dimostrato anche dalla nostra volontà e capacità
di superare i limiti e i condizionamenti della natura attraverso la capacità di
trasformare noi stessi e l’ambiente in cui viviamo.
La capacità di muoverci con i mezzi di
locomozione, di comunicare con gli strumenti dell’informazione, di ripararci e
di difenderci dalle avversità atmosferiche e di sostituire con le macchine la
forza delle braccia nelle fatiche del lavoro, sono questi alcuni dei tanti modi
inventati dall’ingegno umano per liberarsi dai condizionamenti e dai limiti
imposti dalla natura.
Con la
cultura e le tecnologie noi uomini abbiamo aumentato, e stiamo aumentando, a
dismisura lo spazio delle nostre possibilità e conseguentemente della nostra
libertà.
Ma
questa capacità non è illimitata e si basa in primo luogo sulla conoscenza e il
rispetto della natura, dalla quale traiamo le potenzialità e le risorse che
essa ci mette a disposizione e con la quale dobbiamo armoniosamente vivere.
La
tecnologia ci offre una grande libertà di esercizio nei confronti della natura,
ma l’uso di questa libertà dipende dalle finalità che ci proponiamo (libertà di
specificazione) e dalla nostra capacità di distinguere ciò che è utile da ciò
che è dannoso, ciò che è finalizzato al raggiungimento di un bene da ciò che è
causa di un male per l’uomo e l’ambiente in cui vive (libertà di contrarietà).
Inoltre la tecnologia, quando prende il potere
su noi stessi e ci rende passivi nei confronti del suo uso, o quando viene
usata per dominare e condizionare la nostra coscienza, diventa “tecnocrazia” e
non è più strumento di liberazione dai nostri bisogni, ma è causa di
asservimento e di ostacolo alla realizzazione della nostra libertà.
La
libertà e la coscienza.
Ecco,
allora, che la libertà non dipende solo dalle possibilità di esercitarla, ma
dalla capacità di scegliere e di essere padroni dei propri atti.
Il luogo dove tale libertà viene stabilita è
quello della coscienza, dove possiamo riflettere sulle nostre azioni,
attribuirle a noi stessi e giudicare sulla loro opportunità e il loro valore,
in base a quello che riteniamo opportuno, giusto, vero e buono.
È
nella coscienza che noi prendiamo consapevolezza della nostra identità e della
nostra dignità, dei nostri diritti e dei nostri doveri.
È
nella coscienza che possiamo renderci conto di quello che spetta a noi e di
quello che spetta agli altri nei nostri confronti, di quello che è giusto e di
quello che è sbagliato nella nostra condotta, in quella degli altri e in quella
della società in cui viviamo.
Libertà
e vita pubblica.
Veniamo
allora a esaminare il ruolo che la libertà ricopre nella vita pubblica:
nella
vita sociale e in quella politica.
La
società è il luogo dove le singole persone stabiliscono i loro rapporti
vicendevoli e dove perseguono un fine collettivo che è il bene comune.
Il criterio per regolare e ordinare questi
rapporti è quello della giustizia, nella quale distinguiamo le seguenti tre
forme:
la giustizia retributiva, che consiste nella
volontà di restituire agli altri nella misura di ciò che si è ricevuto;
la
giustizia distributiva, che è la capacità di distribuire il bene comune secondo
le necessità di ciascuno;
la
giustizia legale che riguarda ciò che l’individuo deve volere nei confronti
della comunità.
In
tutti questi campi la nostra volontà non è libera di fare o non fare quello che
vuole, ma deve orientare la propria libertà di scelta a voler dare “ciò che
spetta a ciascuno”.
La giustizia impegna ciascuno, ma anche chi è
responsabile di una comunità, a ricercare e volere non solo ciò che è utile per
sé stesso, ma a garantire anche il bene degli altri, quello di ciascuno e
quello dell’intera comunità.
E in
che cosa consiste questo bene?
Quello
che rispetta e promuove la dignità di ogni persona, la quale è soggetto di
diritti e di doveri, conformi alla propria natura di uomo libero e
responsabile.
Le
organizzazioni internazionali hanno più volte e in diversi modi individuato e
indicato questi diritti:
pensiamo
alla “Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo”, emanata dall’”Organizzazione
delle Nazioni Unite nel 1948”, alla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione
Europea, dell’anno 2009, alla Convenzione di Ginevra, del 1949, che voleva
prevenire e regolare i diritti umanitari nei casi di guerra.
La Chiesa cattolica ha aderito a queste proclamazioni,
e ha riconosciuto che la forma di governo più adatta a garantire la libera
partecipazione dei cittadini é quella democratica, ma queste dichiarazioni non
sono state sottoscritte da tutti i governi e purtroppo dobbiamo constatare che
il secolo che ci siamo lasciati alle spalle ha conosciuto le più alte
proclamazioni dei diritti dell’uomo, ma anche i più gravi crimini contro
l’umanità.
E il
secolo che stiamo vivendo non promette di essere migliore.
La
libertà viene violata e impedita ogni volta che si ostacolano questi diritti, e
lo si può fare in tante forme, dalle più aperte e manifeste a quelle più
nascoste e insidiose, dalla violenza che sopprime la libertà con la forza, alle
imposizioni politiche, economiche, finanziarie e burocratiche, fino alle più
sottili tecniche di persuasione occulta.
Questo
dimostra una cosa:
nonostante
che i singoli cittadini e i governanti siano fondamentalmente a conoscenza di
tutto quello che rende gli uomini liberi e responsabili, rimane sempre la
possibilità che possano liberamente violare tali diritti o possano essere
impediti a esercitarli.
Queste
solenni dichiarazioni, tuttavia, stanno di fronte alla nostra coscienza,
perché, se le violiamo siamo consapevoli e responsabili di farlo, se siamo
impediti a realizzarli, possiamo trovare la forza e la capacità, da soli o con
altri, di farle rispettare.
VP
Vance rifiuta l'intelligenza
artificiale
"sicura"
al
vertice di Parigi.
Unz.com - Mike Whitney – (14 febbraio 2025) –
ci dice:
Sempre
più persone iniziano a rendersi conto che l'Intelligenza Artificiale è una
tecnologia ad alto rischio che potrebbe portare allo sterminio della specie.
Può sembrare un'esagerazione, ma se si seguono da vicino gli sviluppi
dell'intelligenza artificiale, si vedrà che si tratta di una valutazione
accurata.
L'intelligenza artificiale è una tecnologia
potenzialmente letale che può essere utilizzata a beneficio dell'umanità o
aprire la strada verso la morte e la distruzione inimmaginabili.
Dai un'occhiata a questo estratto da un
articolo su Scientific American:
Un
sondaggio del 2023 tra gli esperti di IA ha rilevato che il 36% teme che lo
sviluppo dell'IA possa portare a una "catastrofe a livello nucleare".
Quasi
28.000 persone hanno firmato una lettera aperta scritta dal “Future of Life
Institute”, tra cui “Steve Wozniak”, “Elon Musk”, gli amministratori delegati
di diverse aziende di intelligenza artificiale e molti altri eminenti
tecnologi, chiedendo una pausa di sei mesi o una moratoria sullo sviluppo di
nuove” IA avanzate”.
Perché
siamo tutti così preoccupati? In breve:
lo sviluppo dell'IA sta andando troppo veloce.
Ecco
perché l'intelligenza artificiale può essere estremamente pericolosa, che sia
cosciente o meno, Scientific American.
“Elon
Musk ha utilizzato la sua piattaforma di “X” per amplificare le sue
preoccupazioni sull'intelligenza artificiale e per sottolineare la necessità di
procedere con cautela al fine di ridurre al minimo i rischi.
Purtroppo,
le preoccupazioni di Musk sono andate perse sull'amministrazione Trump che vede
l'intelligenza artificiale come l'arma di cui ha bisogno per mantenere la
posizione dominante dell'America nell'ordine mondiale.
Il
conflitto che si sta preparando tra Trump e Musk su questa questione chiave non
è ancora esploso alla luce del pubblico, ma possiamo essere ragionevolmente
certi che lo scontro avrà luogo nel prossimo futuro.
Se consideriamo, ad esempio, l'allarmante
discorso del vicepresidente JD Vance al vertice sull'intelligenza artificiale
in Francia questa settimana, in cui il vicepresidente ha respinto
categoricamente la spinta per una regolamentazione prudente o una supervisione
governativa, caratterizzando le persone che prendono sul serio tali
preoccupazioni come "troppo consapevoli di sé e troppo avverse al
rischio", allora non c'è bisogno di chiedersi quale sarà l'approccio
dell'amministrazione.
In
effetti, Vance lo ha riassunto per il suo pubblico in una frase scioccante:
"Il futuro dell'IA non si vincerà torcendosi le mani sulla
sicurezza..."
Quindi,
adottare misure ragionevoli per evitare un vero e proprio evento di estinzione
di massa è "torcersi le mani"?
Naturalmente,
non siamo d'accordo con questo punto di vista. E come abbiamo notato in
precedenza, oltre 28.000 persone hanno già firmato una lettera che richiede una
moratoria di sei mesi sullo sviluppo avanzato dell'IA.
Dobbiamo
presumere che queste 28.000 persone – tutte con più esperienza di Vance in
materia di intelligenza artificiale – siano semplicemente dei preoccupati che
si torcono le mani le cui opinioni non sono fondate su una comprensione intima
dell'argomento e della minaccia che rappresenta per l'umanità?
E
quali sono esattamente queste minacce?
Si può
riassumere?
Ecco di più da “Scientific American” :
Gli
algoritmi di intelligenza artificiale raggiungeranno presto un punto di rapido
auto-miglioramento che minaccia la nostra capacità di controllarli e pone un
grande rischio potenziale per l'umanità.
Una
volta che l'IA sarà in grado di migliorare sé stessa, il che potrebbe avvenire
a non più di qualche anno di distanza, e potrebbe infatti essere già qui ora,
non abbiamo modo di sapere cosa farà l'IA o come possiamo controllarla.
Questo perché l'intelligenza artificiale super intelligente...
sarà in grado di girare intorno ai programmatori e a qualsiasi altro essere
umano manipolando gli esseri umani per fare la sua volontà;
Avrà
anche la capacità di agire nel mondo virtuale attraverso le sue connessioni
elettroniche e di agire nel mondo fisico attraverso corpi robotici...
Ecco perché l'intelligenza artificiale può
essere estremamente pericolosa, che sia cosciente o meno, “Scientific American”.
Le
preoccupazioni di Musk sono ancora più esplicite.
Ecco un breve riassunto fornito sulla sua
entità di intelligenza artificiale chiamata “Grok”:
(nota:
in risposta alla domanda: "Cosa preoccupa di più Musk dell'intelligenza
artificiale?")
C'è
una notevole preoccupazione su come l'intelligenza artificiale, in particolare
le forme potenti come l'AGI” “(Artificial General Intelligence”), dovrebbero
essere sviluppate e controllate.
Musk ha espresso sfiducia nei confronti della
leadership di OpenAI, in particolare di Sam Altman, per quanto riguarda la
gestione di tale tecnologia.
Ha indicato una attrazione per OpenAI per
tornare alle sue radici incentrate sulla sicurezza e open source, che ritiene
che si allineerebbero meglio con l'interesse pubblico più ampio piuttosto che
con i motivi di profitto aziendale...
Grok
risponde a questa domanda: cosa preoccupa di più Musk dell'intelligenza artificiale:
Rischio
esistenziale per l'umanità:
Musk
ha avvertito che l'IA potrebbe eliminare o limitare la crescita dell'umanità,
evidenziando il rischio che l'IA diventi "molto più intelligente degli
esseri umani" e potenzialmente portando uno scenario in cui l'IA potrebbe
decidere di perdere l'umanità o di metterla stretto sotto controllo.
Questa
preoccupazione è paragonata da Musk ai pericoli della fisica nucleare, dove
l'energia può essere utilizzata sia per risultati benefici che catastrofici.
Musk
ha sostenuto la regolamentazione governativa dell'IA, esprimendo stress per il
progresso della tecnologia senza quadri normativi adeguati.
Teme
che l'IA possa portare alla "distruzione della civiltà" se non
gestita correttamente, proponendo la creazione di un "comitato di
approfondimento" per supervisionare lo sviluppo dell'IA.
(fonte:
risultati web di cnn.com, foxbusiness.com e reuters.com).
Il
potenziale dell'IA per superare in astuzia gli esseri umani:
Ha
ripetutamente menzionato il rischio che l'IA superi l'intelligenza umana,
portando uno scenario in cui l'IA potrebbe non essere in linea con i valori o
gli interessi umani.
Musk
ha citato questo come uno dei maggiori rischi per la civiltà, paragonandolo
all'evocazione di un demone...
Musk
ha anche espresso preoccupazione per l'utilizzo dell'intelligenza artificiale
per... la proliferazione di sistemi d'arma autonomi, che potrebbe portare a
un'escalation involontaria dei conflitti.
Sicurezza
ed etica:
Musk
sostiene un attento sviluppo dell'intelligenza artificiale, suggerendo che i
protocolli di sicurezza dovrebbero essere stabili prima di passare a sistemi di
intelligenza artificiale più potenti.
Ha
chiesto un quadro normativo simile a quelli per l'aviazione oi prodotti
farmaceutici per garantire la sicurezza dell'IA. (Grok).
Le
preoccupazioni di Musk, che emergono dalla sua vasta esperienza tecnologica,
sono chiaramente in conflitto con quelle di “JD Vance” e dell'amministrazione
che richiedono la regolamentazione come una forma di strangolamento burocratico
che soffoca l'innovazione.
Ecco parte di ciò che Vance ha detto martedì
all'AI Summit di Parigi:
Quando
le conferenze come questa si riuniscono per discutere di una tecnologia
all'avanguardia, spesso, penso che la nostra risposta sia quella di essere
troppo consapevoli di sé, troppo avverse al rischio.
Ma non
ho mai incontrato una svolta nella tecnologia che ci abbia portato così
chiaramente a fare esattamente il contrario.
La nostra amministrazione, l'amministrazione
Trump, crede che l'IA avrà innumerevoli applicazioni rivoluzionarie...
E
limitarne lo sviluppo ora non solo andrebbe un vantaggio ingiusto degli
operatori storici del settore, ma significherebbe paralizzare una delle
tecnologie più promettenti che abbiamo visto da generazioni.
Questa
amministrazione garantirà che la tecnologia americana dell'intelligenza
artificiale continua ad essere il “gold standard” in tutto il mondo e che siamo
il partner preferito da altri, paesi stranieri e certamente dalle aziende che
espandono il proprio uso dell'intelligenza artificiale.
In
secondo luogo, riteniamo che un'eccessiva regolamentazione del settore dell'IA
possa uccidere un'industria in trasformazione proprio mentre sta decollando, e
faremo ogni sforzo per incoraggiare le politiche di IA a favore della crescita.
E mi piace vedere che il sapore della
deregolamentazione si sta facendo strada in molte delle conversazioni di questa
conferenza.
In
terzo luogo, siamo fermamente convinti che l'IA debba rimanere libera da
pregiudizi ideologici e che l'IA americana non sarà cooptata in uno strumento
di censura autoritaria. ...
Gli
Stati Uniti d'America sono il leader dell'IA e la nostra amministrazione
prevede di mantenerlo tale.
Gli
Stati Uniti possiedono tutti i componenti dell'intero stock di intelligenza
artificiale, tra cui la progettazione avanzata di semiconduttori, gli algoritmi
di frontiera e, naturalmente, le applicazioni trasformative.
E per
salvaguardare il vantaggio dell'America, l'amministrazione Trump garantirà che
i più potenti sistemi di intelligenza artificiale siano costruiti negli Stati
Uniti con chip progettati e prodotti dagli Stati Uniti (l'America deve dominare
l'intelligenza artificiale perché l'intelligenza artificiale fornisce i mezzi
per il dominio).
L'America
vuole collaborare con tutti voi e noi vogliamo intraprendere la rivoluzione
dell'intelligenza artificiale davanti a noi con spirito di apertura e
collaborazione.
Ma per
creare questo tipo di fiducia, abbiamo bisogno di regimi normativi
internazionali che promuovano la creazione di tecnologia AI piuttosto che
strangolarla.
E
abbiamo bisogno che i nostri amici europei, in particolare, guardino questa
nuova frontiera con ottimismo e non con trepidazione.
(Nota: ignorate i rischi, maledetti i siluri) ...
Con il
recente ordine esecutivo del Presidente sull'IA, stiamo sviluppando un piano
d'azione per l'IA che eviti un regime normativo eccessivamente precauzionale,
garantendo al contemporaneo che tutti gli americani traggano vantaggio dalla
tecnologia e dal suo potenziale di trasformazione...
Preoccupazioni
riguardo alle normative internazionali.
Gli
innovatori statunitensi di tutte le dimensioni sanno già cosa vuol dire avere a
che fare con onerose regole internazionali...
Signore
e signori.... Il futuro dell'IA non si vincerà con le strette di mano sulla
sicurezza.
Ora,
in questo momento, ci troviamo di fronte alla straordinaria prospettiva di una
nuova rivoluzione industriale, alla pari con l'invenzione del motore a vapore o
dell'acciaio” Bessemer”, ma non si realizzerà mai se l'eccesso di
regolamentazione dissuade gli innovatori dal correre i rischi necessari per far
avanzare la palla...
(TRASCRIZIONE:
Discorso del vicepresidente JD Vance al vertice sull'intelligenza artificiale
di Parigi 2025 , Singju Post).
L'intera
presentazione di Vance è stata poco più di un'arringa anti-regolamentazione
progettata per sminuire chiunque non sia riuscito ad attribuire alla sua
filosofia "Maledetti i siluri, avanti tutta".
Ciò
che il discorso mostra è che il team di Trump crede che chiunque esprima il
minimo sostegno per una modesta supervisione (di questa tecnologia
potenzialmente letale) sia un imbecille che cerca di bloccare la strada verso
il futuro.
Ma ciò
che è così sorprendente nell'analisi di Vance è che sembra essere l'esatto
opposto di quella di Musk.
Musk
non ha espresso alcuna opposizione di questo tipo alla regolamentazione o alla
supervisione;
Al contrario.
Come abbiamo già mostrato, Musk è fermamente convinto
che dobbiamo raggiungere un consenso internazionale su come l'IA dovrebbe
essere regolamentata per garantire che le cose non sfuggano di mano.
Vale
la pena notare che la scorsa settimana Elon Musk ha fatto un'offerta da 97,4
miliardi di dollari per riacquistare OpenAI dal suo attuale proprietario, Sam
Altman, affermando che Altman aveva abbandonato la missione originale del
sistema di rimanere un'organizzazione open source senza scopo di lucro.
Al momento, OpenAI è una "società closed source,
con il massimo profitto, effettivamente controllata da Microsoft",
un
completo capovolgimento della visione di Musk di uno strumento di apprendimento
trasparente (orientato alla comunità) che potrebbe essere utilizzato a
beneficio dell'umanità.
L'offerta
di quasi 100 miliardi di dollari sottolinea l'importanza che Musk attribuisce
allo sviluppo dell'intelligenza artificiale, dati i rischi che pone per
l'umanità.
In altre parole, vuole riacquistare OpenAI
perché non considera "affidabile" il suo attuale proprietario.
Elon
Musk ha detto a “Tucker Carlson”:
"Non mi fido di Sam Altman e non credo
che vogliamo che l'IA più potente del mondo sia controllata da qualcuno che non
è affidabile".
Vale
anche la pena notare che un numero crescente di esperti sta fuggendo da OpenAI
lamentandosi del fatto che l'azienda non sta adottando misure per affrontare i
loro problemi di sicurezza.
Tra
questi ci sono Daniel Kokotajlo, William Saunders, Ilya Sutskever, Jan Leike,
Gretchen Krueger, Leopold Aschenbrenner, Pavel Izmailov e Cullen O'Keefe, Miles
Brundage e Rosie Campbell.
Perché
così tanti professionisti ben pagati fuggono da OpenAI mentre avvertono
problemi di sicurezza?
Perché,
come ha dichiarato candidamente l'ex ricercatore di intelligenza artificiale “Steve
Adler”:
i
laboratori OpenAI stanno facendo una 'scommessa molto rischiosa' con l'umanità
nella corsa verso l'AGI".
Questo
è tutto in poche parole.
Queste
persone credono semplicemente che sia immorale per loro partecipare a un
progetto che mette a rischio la specie.
Ecco
di più dalla “BBC” :
Il
Regno Unito e gli Stati Uniti non hanno firmato un accordo internazionale
sull'intelligenza artificiale (AI) in un vertice globale a Parigi.
La
dichiarazione, firmata da decine di paesi tra cui Francia, Cina e India, si
impegna a un approccio "aperto", "inclusivo" ed
"etico" allo sviluppo della tecnologia...
La
dichiarazione firmata da 60 paesi sostiene l'ambizione di ridurre i divari
digitali promuovendo l'accessibilità dell'IA e garantendo che lo sviluppo della
tecnologia sia "trasparente", "sicuro" e "sicuro e
affidabile".
…. Il
vicepresidente degli Stati Uniti JD Vance ha detto ai delegati a Parigi che
un'eccessiva regolamentazione dell'intelligenza artificiale (AI) potrebbe
"uccidere un'industria trasformativa proprio mentre sta decollando".
Vance
ha detto ai leader mondiali che l'IA è "un'opportunità che
l'amministrazione Trump non sprecherà" e ha affermato che le
"politiche pro-crescita dell'IA" dovrebbero avere la priorità sulla
sicurezza...
Tuttavia,
l'”UKAI” – un organismo commerciale che rappresenta le imprese che lavorano nel
settore in tutto il paese – ha affermato che è stata la decisione giusta.
"Sebbene
UKAI concordi sul fatto che essere responsabili dal punto di vista ambientale
sia importante, ci chiediamo come bilanciare questa responsabilità con le
crescenti esigenze dell'industria dell'intelligenza artificiale per una
maggiore energia", ha dichiarato il suo amministratore delegato” Tim Flagg”.
"L'UKAI
accoglie con cautela il rifiuto del governo di firmare questa dichiarazione
come un'indicazione che esplorerà le soluzioni più pragmatiche che l'UKAI ha
chiesto, mantenendo l'opportunità di lavorare a stretto contatto con i nostri
partner statunitensi", ha aggiunto.
Regno
Unito e Stati Uniti si rifiutano di firmare la dichiarazione internazionale
sull'intelligenza artificiale, “BBC”.
A
giudicare dalla sua pagina web, l'”UKAI” sembra essere un “gruppo di lobby” che
potrebbe aver influenzato la decisione di Vance di” respingere la Dichiarazione
di Parigi sull'IA”.
Ecco
un frammento dalla loro pagina web:
“UKAI”
rappresenta aziende di tutte le dimensioni interessate all'intelligenza
artificiale, dalle startup ai leader del settore, garantendo che le loro voci
siano ascoltate nella definizione delle politiche.
Lavorando a stretto contatto con il governo e
le autorità di regolamentazione del Regno Unito, l'UKAI garantisce che le
politiche di intelligenza artificiale promuovano l'innovazione e la crescita
delle imprese senza soffocare il progresso.
UKAI è
il ponte tra le responsabilità politiche e la comunità dell'IA, offrendo una
piattaforma per il “feedback” su legislazione, programmi e iniziative.
L'UKAI
crede nel ruolo trasformativo che l'IA può svolgere nello sviluppo sociale ed
economico del Regno Unito. (UKAI).
Quindi,
questo gruppo industriale britannico ha influenzato la posizione
dell'amministrazione sulla “Dichiarazione”;
È
quello che sta succedendo?
E se
lo hanno fatto, allora che ruolo hanno giocato i giganti della tecnologia nella
Silicon Valley?
Abbiamo
posto questa domanda a Grok: "Le grandi aziende tecnologiche hanno spinto
JD Vance a opporsi alla Dichiarazione di Parigi sull'IA":
Risposta:
Il
background di “Vance “nella Silicon Valley e i suoi finanziamenti da miliardari
della tecnologia come “Peter Thie” suggeriscono che ha forti legami con i
leader tecnologici .
Questi
legami potrebbero influenzare le sue prospettive politiche, ma non è esplicitamente dichiarato alcun
collegamento diretto con le “Big Tech” che lo spingono contro la dichiarazione
sull'IA
(NPR
... Sebbene le posizioni di Vance sembrino allinearsi con gli interessi delle
Big Tech nell'evitare la rigorosa normativa, le informazioni disponibili non
confermano esplicitamente che queste aziende hanno influenzato direttamente la
sua decisione in merito alla dichiarazione sull'IA
Le sue
azioni potrebbero essere viste come parte di una più ampia posizione politica
sulla regolamentazione tecnologica, influenzata dalle sue convinzioni
politiche, dal suo ruolo nell'amministrazione Trump e dalle sue precedenti
interazioni con l'industria tecnologica piuttosto che da una spinta specifica
da parte delle aziende Big Tech tuttavia, date le sue critiche alla
"regolamentazione eccessiva", è ragionevole dedurre che le sue
opinioni siano almeno in sintonia con la posizione generale di Big Tech sulle
questioni normative. (Grok).
In
breve, non possiamo ancora verificare che il rifiuto dell'amministrazione della
“Dichiarazione di Parigi sull'IA” sia stata una risposta agli sforzi di
lobbying dei giganti della Silicon Valley.
Ma
considerare che sia molto probabile che queste società siano state almeno
consultate sulla questione prima che la decisione fosse presa.
In
ogni caso, il “vertice di Parigi sull'intelligenza artificiale” è stato in gran
parte una stravaganza di relazioni pubbliche che è fallita miseramente a causa
dello scioccante rifiuto di Vance di firmare la Dichiarazione.
Si
tenga presente che la Dichiarazione non contiene norme onerose o obblighi
vincolanti.
È semplicemente un'espressione di sostegno per
alcuni principi generalizzati che sono stati inventati per costruire la fiducia
del pubblico.
Invece di mostrare la volontà di lavorare in
collaborazione con altri leader mondiali su una questione di sicurezza globale,
l'amministrazione Trump ha deciso di mettere loro il pollice nell'occhio mentre
trasmetteva la loro intenzione di sviluppare l'IA in qualsiasi modo ritenessero
opportuno.
Il fatto è che Trump e i suoi luogotenenti
vedono l'intelligenza artificiale come uno strumento per il dominio globale e
per mantenere la posizione privilegiata dell'America nell'ordine mondiale.
E per
questo, sono disposti a rischiare tutto.
Per
essere efficienti, è necessario
un
certo grado di dittatura.
Reddit.com
– (12-02 – 2025) – Redazione – Political Science – ci dice:
Farò
tre esempi a supporto di ciò:
i) l'esercito.
ii) le
start-up.
iii) gli imperi.
Quando si guarda a ciascuno di questi esempi,
hanno un grado di alta efficienza e crescita massima abbinata a conquiste
glorificate, cose che tutti concorderemmo essere radicate nella nostra cultura
come misura del successo.
Siamo progettati per essere associati a cose
che si adattano alla descrizione data sopra, ma quando si tratta di governi ci
aspettiamo che siano efficienti e democratici allo stesso tempo.
Penso
che sia impossibile essere efficienti e democratici allo stesso tempo.
Devi
rinunciare a uno per ottenere l'altro.
Perché?
Perché per rappresentare equamente l'opinione
di ogni contribuente in modo onesto e imparziale, non è solo un'impresa
costosa, è dispendiosa in termini di tempo ed estremamente complessa da
risolvere, tanto che matematicamente è impossibile istituire un sistema di voto
equo.
Ora,
questo non è un manifesto per la dittatura o la democrazia.
Questo
serve ad aiutarti a capire che nessuno dei due è buono o cattivo, ma tutti
hanno uno scopo nel tempo in un certo punto di una società.
A mio
avviso, penso che le dittature raccolgano risorse e le democrazie
distribuiscano tali risorse.
Quindi,
quando una società o una nazione raggiunge un punto in cui accumulare risorse,
sarebbe saggio propendere per una saggia dittatura e quando hanno accumulato
abbastanza ricchezza, possono permettersi di costruire e gestire una democrazia
efficiente perché, credetemi, è costoso.
i) I
militari.
Le
forze armate hanno successo perché operano come dittature, enfatizzando una
rigida gerarchia, un processo decisionale centralizzato e un'obbedienza
incondizionata.
In
combattimento e nelle operazioni strategiche, efficienza e disciplina sono
fondamentali, e richiedono ai soldati di seguire gli ordini senza esitazione.
A differenza delle democrazie, che si basano
sul dibattito e sul consenso, le strutture militari richiedono una rapida
esecuzione dei comandi per garantire coesione ed efficacia.
Questa
rigida catena di comando riduce al minimo il dissenso interno, semplifica la
logistica e consente risposte rapide alle minacce, rendendo l'esercito una
forza ben organizzata e formidabile.
Tuttavia,
mentre questo modello assicura il successo operativo, è spesso incompatibile
con le libertà e la governance partecipativa apprezzate nelle società civili.
ii)
Start-up.
Le
startup hanno spesso successo perché funzionano come dittature benevole, in cui
un singolo fondatore o un piccolo team di leadership prendono decisioni rapide
e decisive senza la burocrazia delle organizzazioni più grandi.
Nel
mondo frenetico dell'innovazione, velocità e adattabilità sono cruciali e le
startup prosperano evitando i lenti processi decisionali che derivano da una
leadership basata sul consenso.
Un
leader forte e visionario può cambiare strategia, imporre standard elevati e
spingere il team verso obiettivi ambiziosi con una resistenza minima.
Mentre
la collaborazione è incoraggiata, l'autorità finale spetta al fondatore,
assicurando che l'azienda rimanga concentrata e agile in un mercato
competitivo. Tuttavia, man mano che le startup crescono, spesso passano a una
governance più strutturata per sostenere una crescita a lungo termine.
iii)
Imperi.
Gli
imperi hanno successo perché funzionano come dittature, centralizzando il
potere sotto un singolo sovrano o una piccola élite, il che consente una
governance decisa, una rapida espansione militare e un controllo rigoroso su
vasti territori.
A
differenza dei sistemi democratici che richiedono negoziazione e compromesso,
gli imperi impongono l'autorità dall'alto verso il basso, assicurando stabilità
e uniformità tra popolazioni diverse.
Questa
concentrazione di potere consente di eseguire progetti ambiziosi, come
infrastrutture, riforme economiche e campagne militari, senza che l'opposizione
rallenti i progressi.
Mentre
questa struttura autoritaria promuove efficienza e predominio, spesso porta a
oppressione e instabilità quando la leadership fallisce o sorgono crisi di
successione.
Con
saggezza, militari, startup e imperi possono bilanciare dittatura e democrazia
assicurandosi che l'autorità serva una visione condivisa piuttosto che i
capricci di un singolo leader.
Quando
tutti i soggetti coinvolti comprendono la missione, sono istruiti sul suo scopo
e contribuiscono attivamente al processo decisionale all'interno del quadro di
quella visione, la leadership diventa meno una questione di potere assoluto e
più di orchestrazione dell'efficienza collettiva.
La
vera efficienza non deriva dal sopprimere le voci ma dall'allinearle verso un
obiettivo comune, dove le decisioni vengono prese rapidamente ma con un
consenso informato.
Questa
è l'essenza di una democrazia efficiente, una in cui struttura e disciplina
coesistono con partecipazione e responsabilità condivisa.
Per
essere efficienti, è necessario un certo grado di dittatura, ma deve essere una
dittatura di visione, non di ego, non di persona.
Terribile
Quanto? Alcuni
Fattori
Attenuanti.
Rivoluzioneanarchica.it
– (15 Febbraio 2025) – Center For A Stateless Society - Redazione –
Kevin
Carson - ci dice:
Rieccoci
al punto di otto anni fa.
Tanti,
compreso io, dopo l’incubo delle ultime elezioni hanno fatto previsioni
catastrofiche per il dopo venti gennaio.
Conosciamo tutti i programmi e le terribili
minacce di Trump:
espulsioni di massa, attacchi a livello
federale contro la libertà riproduttiva, uso dei militari per sopprimere le
manifestazioni di protesta, la rinascita dell’Allegato F (un forte controllo
dei dipendenti federali, NdT) per colonizzare gli uffici con personale fedele,
sostegno, almeno morale, per i movimenti statali o locali come “Moms for
Liberty”, anti-trans e anti-LGBT, possibili alleanze informali con delinquenti
da strada paramilitari come Proud Boys, Patriot Prayer e Three Percenter nonché
con simpatizzanti tra i militari e i poliziotti (come la Associazione
Costituzionale degli Sceriffi).
Molte
di queste minacce, anche velate, sono credibili, anche se con probabilità e
intensità variabili.
Ma ci
sono anche tendenze contrarie, o attenuanti, che potrebbero frenare o anche
spegnere il dispotismo.
Niente
di quello che scrivo qui, però, è inteso a minimizzare i terribili costi umani
e la miseria causata da quelle politiche che Trump riuscirà a realizzare.
Per
quanto sia poco consolante, voglio evidenziare quei fattori che potrebbero
impedire a Trump di andare fino in fondo e fare danni nella misura in cui
vorrebbe.
Non
siamo affatto alla fine, il suo successo è tutt’altro che sicuro.
Cuore
e sesto senso mi dicono che fallirà.
Ma se si vuole che la lotta abbia successo,
serve una valutazione reale dei punti forti e deboli del nemico.
Questa
analisi non serve a consolare o rassicurare, ma ad esporre i punti deboli, e
Trump ne ha tanti, che si possono sfruttare.
1.
Trump è pigro, dispersivo e si distrae facilmente.
Già
durante il primo mandato, le energie erano poche.
Aveva,
e ha, una debole permanenza dell’oggetto al di là dei suoi rancori personali,
delle sue ricchezze e del suo ego.
Durante la sua grandiosa campagna elettorale
diceva che avrebbe fatto una certa cosa con due colpi di fioretto, dichiarava
vittoria e passava a qualche nuovo, scintillante argomento.
Come spiega Alex Cruikshanks”:
1)
Trump cita distrattamente qualche idea a caso.
2) I
media conservatori diffondono l’idea dicendo che è molto saggia.
3)
Trump legge i commenti, comincia a convincersi che l’idea è buona e timidamente
la porta avanti.
4) Le
difficoltà vengono alla luce.
5)
Trump abbandona l’idea, ma dichiara ugualmente vittoria annunciando missione
compiuta oppure dicendo che potrebbe farlo ma non gli serve.
6) I
media conservatori diffondono la notizia lodando la bravura o l’eleganza con
cui ha chiuso la questione.
Nonostante
la promessa di costruire “un muro al confine lungo 500 miglia”, durante la
prima amministrazione sono stati costruite appena una cinquantina di miglia di
muro nuovo:
l’opera “praticamente impenetrabile” è
risultata progettata male, e i contrabbandieri l’aggirano facilmente.
Nove
decimi dell’opera sono andati a sostituire un muro che già esisteva.
Sui dazi, l’approccio era sporadico e
particolare;
prometteva
forti barriere commerciali come se questo portasse qualche paese straniero a
comprare più granoturco dai produttori dell’Iowa, ad esempio, e questo lo
presentava come una vittoria.
Non è
solo sulla sanità che ha un “programma ideale”.
Non
voglio affatto minimizzare l’enorme sofferenza che causeranno la pulizia etnica
e le espulsioni che riuscirà a realizzare.
Ma,
per quanto sia un’amara consolazione, probabilmente riuscirà a realizzare solo
una frazione di quanto promesso.
Costruttori,
aziende agricole e imprese ad alta intensità di lavoro, cioè lo zoccolo duro
dell’elettorato piccolo borghese di Trump, si servono massicciamente di
immigrati irregolari come forza lavoro, e non sono in grado di farne a meno.
Dati i suoi precedenti in materia di dazi e
simili, è probabile che tutto finirà in qualche accordo tacito, alla fine
tirerà fuori qualche esenzione per questi immigrati e le loro famiglie.
Sempre
a proposito di immigrazione, “Tom Homan”, ex direttore dell’ufficio
immigrazione, nominato da Trump “zar delle frontiere”, ha fatto capire che
l’approccio sarà più mirato che di massa:
“Non
ci sarà nessuna retata, nessun campo di concentramento, come mi è capitato di
leggere.
È
ridicolo,” ha dichiarato Homan a “CBS News” in un’intervista il mese scorso.
“Ci
saranno arresti mirati. Sapremo chi andare ad arrestare, dove è più probabile
trovarli sulla base delle investigazioni,” ha aggiunto.
Spiego
perché cito queste dichiarazioni.
“Aaron
Rupar” ha interpretato una dichiarazione di Mike Johnson alla CNN come “un
passo indietro” rispetto alla promessa di Trump di espellere fino a venti
milioni di persone, e ha commentato:
“Non
credo che succederà. Credo che il presidente voglia dire che si comincerà dagli
individui pericolosi. Ci sono criminali, qui, e noi sappiamo chi sono.”
Al che” Jonathan Katz” ha risposto:
Non è
un passo indietro. Si parla di “cominciare da”.
Partiranno
da persone che i liberal, i media e altri non possono difendere.
Questo
servirà a capire fin dove possono arrivare…
In
seguito alzeranno la posta: immigrati tossicodipendenti o persone con problemi
mentali, magari.
Sempre per saggiare il terreno.
Questo
è sostanzialmente il significato del sermone di “Niemöller”.
Chiunque
per tranquillizzarsi dica che le espulsioni di Trump avranno un inizio modesto,
o che mancheranno le risorse per realizzare le sue grandiose promesse, trae
conclusioni sbagliate.
Questi possibili scenari dovrebbero farci
capire che dobbiamo opporci con tutte le nostre forze fin dall’inizio: devono
capire che non possono “averla vinta”.
Sull’immigrazione,
la notizia peggiore è la nomina a vicecapo del personale della Casa Bianca di “Stephen
Miller”, che non solo è un falco, sadico, nazionalista bianco in materia di
immigrazione, ma è anche un burocrate tirannico con il personale.
A
mitigare la cosa è il fatto che non fa parte della catena di comando che
presiede alle espulsioni, e che tra lui e Trump ci sarà il capo del personale “Susie
Wiles” (più giù).
Sembra
poi di capire, da certi segnali, che qualche governatore democratico si prepara
a rifiutare di collaborare al programma di espulsioni di Trump negando al
potere federale l’aiuto della polizia statale.
Ovviamente l’entità di questa opposizione, o
non collaborazione, varierà da stato a stato.
Oltre al governatore della California, “Gavin Newsom”,
anche quello del Massachusetts ha fatto rumorosamente capire che non
collaborerà.
Il
caso più estremo è quello del” sindaco di Denver”, il quale ha promesso di
schierare i poliziotti all’ingresso della città per bloccare i militari,
iniziativa a cui migliaia di dimostranti hanno dichiarato di voler collaborare.
Questi
gesti, da parte di sindaci o di governatori democratici che usano la guardia
nazionale o la milizia statale per impedire l’accesso ai territori di loro
competenza, potrebbe molto probabilmente dar luogo a diserzioni di massa o
insubordinazioni tra le forze federali.
Ripeto:
tutto ciò non serve a minimizzare o negare le sofferenze. È solo una ragione
per credere che la situazione sarà seria ma non quanto potrebbe.
Infine,
Trump rispetto al primo mandato oggi è più debole e peggiora rapidamente.
Il che, rispetto ad allora, potrebbe portarlo
ad occuparsi più dell’apparenza che della politica.
2.
Trump non è solo pigro e distratto; quando ha l’impressione che gli ideologi
che lo circondano gli stiano rubando la scena, si arrabbia e li strapazza.
Ne
abbiamo avuto un assaggio l’estate scorsa, quando Trump ha preso le distanze da
“Project 2025” non perché fosse argomento tossico ma, molto probabilmente,
perché infastidito dal fatto che faceva autopromozione:
Credo
che “Project 2025” volesse far conoscere i propri programmi a tutto il mondo,
attirare il massimo dell’attenzione, promuovere ogni genere di eventi di alto
profilo per farsi pubblicità.
E questo si è rivelato un errore strategico.
Il presidente Trump… di solito ama fare la
star, vuol essere lui alla guida, non gli va che certe organizzazioni gli
rubino la scena.
Giusto
o no, a quanto pare “Project 2025” ha cominciato a mettersi troppo in vista, e
Trump ne ha avuto l’impressione come di una mosca fastidiosa che lo distraeva
continuamente dalle sue intenzioni.
Si sa
che durante il primo mandato i funzionari di alto livello duravano poco.
Li
chiamavano “scaramucci unit” (scaramucci indica un periodo di 5-10 giorni, NdT).
Trump
ebbe quattro capi di gabinetto, quattro portavoce, due procuratori generali e
un’infinità di addetti stampa.
Steve
Bannon, stratega principale, considerato da tutti la mente dietro la prima
amministrazione di Trump, durò appena sette mesi. Probabilmente fu questa percezione
(trasmissioni come” Saturday Night Live” lo raffiguravano come il cervello, il
burattinaio, il babysitter di Trump) a contribuire alla sua eclissi.
Pare
ora che le chiassose celebrità dell’estrema destra che circondano Trump stiano
cominciando ad alzare la cresta.
Subito
dopo le elezioni, Bannon, appena uscito di galera, è stato rimproverato
aspramente per aver ancora una volta causato imbarazzo e monopolizzato la
scena.
Quando
Bannon ha protestato fortemente contro la penalizzazione e la “rozza giustizia
romana” da parte dei nemici politici di Trump e di chi lo critica sui media, “Corey
Lewandowski ha risposto:
Nessuno
parla per il presidente se non il presidente in persona; il quale ieri sera ha
detto che sarà il presidente di tutti; noi possiamo, ora, riportare il paese
all’unità.
Similmente,
durante la campagna elettorale anche “Robert Kennedy Jr.”, con le sue
dichiarazioni antivacciniste più estreme, è stato messo in sordina.
Sembra
che tra i viventi l’unico a non accorgersi che Trump sta cominciando ad averne
le tasche piene di lui sia “Elon Musk”; perché troppo stupido.
Come
spiega” Seth Cotlar”:
Tutte
le volte che Trump ha diretto un’organizzazione è stato un disastro:
rotture
per dissensi interni, morale fiacco, pochi competenti e una pletora di
sociopatici imbroglioni profondamente stupidi in cerca di notorietà.
Queste
organizzazioni possono fare molti danni, ma hanno anche una certa tendenza a
fallire.
La
persona scelta da Trump come capo del gabinetto, “Susie Wiles”, è maestra nei
giochi di potere burocratici.
Durante
la campagna elettorale del 2024 si è fatta una reputazione come persona in
grado di creare reti di fedelissimi attorno a sé.
A
volte è anche riuscita, più di tanti altri, a “convincere Trump a lasciar
perdere certe idee avventate” e a “metterne a freno i peggiori impulsi.”
Probabilmente
sarà lei a controllare l’accesso a lui, soprattutto da parte dei peggiori
elementi del suo” team politico”.
La “CNN
“ha detto giovedì che, secondo una fonte, la” Wiles” è la più probabile
candidata all’incarico, ma sul suo ruolo ha espresso riserve e prima di
accettare avrebbe proposto certe condizioni a Trump.
La
prima è il potere di stabilire chi può arrivare al presidente nello studio
ovale.
“Il
carrozzone dei pagliacci non può entrare nella Casa Bianca quando gli pare,” ha
detto la fonte.
“E lui è d’accordo.”
Durante
il primo mandato, il suo capo di gabinetto si ritrovò a lottare contro
un’invasione di consulenti informali, famigliari, amici e intrusi vari che
volevano entrare nella Casa Bianca per parlargli.
Su
certi argomenti, Trump si lascia spesso influenzare dall’ultimo arrivato, un
fatto molto noto a chi gli sta attorno e che rende la vita difficile ai suoi
assistenti superiori.
È
opinione diffusa che la” Wiles” abbia avuto il compito di gestire la più
sofisticata e disciplinata campagna elettorale di Trump, compreso tenere alla
larga le voci più estremiste.
3. La
stragrande maggioranza delle nomine di Trump è fatta di ideologi convinti.
Che
sono anche dei pagliacci inconcludenti, e sembrano messi lì apposta per
vanificare il controllo di Trump sui loro domini burocratici e alienare tutti
quelli che possono dare un aiuto.
“Ken
White” (noto “Popehat”) lo spiega così:
Sono
tutti chiaramente perfidi, un disonore per le istituzioni che guideranno, una
disgrazia per lo stato e così via, ma hanno anche la capacità o la pazienza di
realizzare le loro bizzarrie?
Cambiare un’istituzione è difficilissimo.
Si
dice: “metteteci un esterno che faccia piazza pulita”, ma per fare questo ci
vuole un tipo sveglio e abbastanza disciplinato, che sappia bene cosa sta
andando a cambiare.
Altrimenti
il personale interno cocciutamente, passivamente o aggressivamente gli mette i
bastoni tra le ruote.
Puoi
radere al suolo un’istituzione, ma a quel punto non hai più un’istituzione da
usare come arma.
Al
momento di chiudere questo articolo (22 novembre), il governo di Trump pare un
raduno di pagliacci.
Sono quasi tutti o estremisti ideologizzati (Gaetz alla giustizia, Robert Kennedy
alla sanità, Tulsi Gabbard alla Cia, Kash Patel all’Fbi) o personaggi della televisione che
hanno catturato l’attenzione di Trump, che è uno spettatore impulsivo (Hegseth, di Fox News, alla difesa e
un maestro di wrestling all’istruzione).
Questo
aggregato di comici inetti è la ricetta perfetta per una politica fatta di
divisioni, ostruzionismi e rimandi. Così “Dave Karpf”:
Noi
amplifichiamo le lotte intestine e le incompetenze della sua amministrazione.
Soffiamo sul fuoco delle divisioni, accentuiamo le tensioni e non obbediamo
ciecamente.
Invitiamo
gli idioti a mettersi i bastoni tra le ruote l’un l’altro.
E
diamo risalto agli errori di base che li mettono l’uno contro l’altro.
Ad
esempio, cito un titolo ricorrente:
“Elon
Musk, presidente ombra”.
È una
cosa che mi dà molto fastidio. È un esempio di come Elon si auto mitizza.
Ma da
un punto di vista strategico è geniale.
A
furia di titoli, il fragile ego di Trump scoppia.
E se Trump si sente oscurato da Elon, Elon ha
finito.
E Musk
non la prende con filosofia. Tra parentesi, non prende mai nulla con filosofia.
3. Il
rapido declino di Trump, evidentissimo negli ultimi mesi, destabilizzerà il suo
movimento.
Sui
social c’è chi, molto appropriatamente, caratterizza la futura amministrazione
di Trump come “una corte di “Grima Vermilingui”.
Molto
probabilmente, molti dei tirapiedi più ambiziosi di Trump cercheranno di
appellarsi al venticinquesimo emendamento.
O, più probabilmente, cercheranno di istituire una
reggenza formale con Trump che fa da leader di facciata, come già accadde con “Woodrow
Wilson” o con “Reagan”al suo secondo mandato.
A
complicare le cose saranno persone come Vance, Musk e Robert Kennedy Jr. che
cercheranno non solo di sostituirsi a Trump, ma anche di farsi fuori tra loro.
Se
otto anni fa era possibile far leva sul carattere paranoico e vanitoso di Trump
per spingerlo a cacciare via Bannon, oggi si può fare molto di più.
Se
sospetta qualche trama contro di lui, quasi sicuramente invocherà il sostegno
della sua base elettorale.
Se non
altro, ha questa capacità di vedere complotti anche laddove non c’è nulla.
Sempre secondo “Karpf,” Trump…
non si
candiderà per un altro mandato.
Scalpiterà
un casino, ma tra quattro anni ne fa ottantadue, e non sta invecchiando bene.
Potrebbe
nascere un bel po’ di confusione, dato che un successore preciso non c’è (mi
spiace, JD Vance).
L’amministrazione
passata era un colabrodo, un reality show.
Stavolta
le fughe di notizie e le lotte intestine potrebbero essere più forti ancora:
nel prossimo post-Trump, i suoi luogotenenti ingaggeranno una lotta a somma
zero per il potere e l’influenza.
Sarà
il caos non solo nella Casa Bianca.
Sarà
il caos al congresso e dentro il partito repubblicano, con la dirigenza che si
spaccherà sul nome del successore o sarà paralizzata dal timore di mettersi
contro un Trump paranoico ancora in grado di scagliarsi contro un eventuale
successore o di mettergli i bastoni tra le ruote.
4.
Consolidare un potere dittatoriale è molto più arduo negli Stati Uniti che nei
paesi veramente autocratici.
Rispetto
a paesi governati da autocrati, come l’Ungheria e la Turchia, gli Stati Uniti
sono caratterizzati da quello che i politologi definiscono “mancanza di
capacità statuale”.
A
differenza di molti altri paesi dove le amministrazioni locali, le forze di
polizia e altro sono soggette a controllo dal centro, negli Stati Uniti gran
parte delle risorse amministrative e di polizia sono nelle mani delle
amministrazioni statale e locale. Il potere federale è relativamente piccolo.
La
macchina elettorale, in particolare, è gestita quasi interamente a livello
statale e locale.
E i
democratici controllano almeno un ramo del governo nella maggioranza degli
stati.
Similmente,
l’ordinamento giudiziario è poliarchico.
Un
quarto circa dei giudici federali sono stati nominati da Trump.
La
corte suprema è fortemente schierata con Trump, vedi la causa “Dobbs-Trump “contro
gli Stati Uniti.
Ma
secondo me è sbagliato considerarla una semplice estensione della volontà di
Trump.
Tre dei giudici, Thomas, Alito e Gorsuch, è molto
probabile che appoggeranno pressoché tutte le cause riguardanti questioni di
potere presidenziale.
Quanto
a Roberts, Kavanaugh e Barrett, sono sì tra il conservatore e il
rivoluzionario, ma sono guidati più dall’ideologia che dalla fedeltà a qualcuno
e se decideranno in favore di Trump sarà probabilmente sulla base di una certa
consonanza di principi.
La
lotta contro la droga dipende fortemente dalla polizia statale e locale, ne
sono testimonianza le retate con i poliziotti che davanti alle telecamere
mostrano i panetti di droga sequestrata.
Il divieto federale diventa praticamente
lettera morta in quegli stati in cui la depenalizzazione costringe la polizia
federale a confidare interamente sulle forze locali.
“Franklin
Roosevelt” non riuscì a istituire una socialdemocrazia di tipo europeo non solo
perché richiedeva eccezioni per le élite meridionali (che pesavano molto sulla
coalizione democratica), ma soprattutto perché il governo federale, che non
aveva potere statuale, dipendeva dalle amministrazioni locali o statali per l’”attuazione
del New Deal”.
Probabilmente,
accadrà la stessa cosa se si cercherà di imporre un fascismo di tipo europeo, o
un regime pseudo dittatoriale come quello di Orban.
Per
questo “Cas Mudde”, specialista che studia la carriera di uomini forti come
Orban e Erdoğan, ritiene improbabile l’abolizione della democrazia elettorale e
il consolidamento del potere di Trump (“la cattura e lo smantellamento della
democrazia americana”) in quattro anni.
Come
ha notato qualcuno sui social, “Non è una questione di leggi, ma di organizzazione e
decentramento del potere, e in questo rispetto al 2016 la situazione è
migliorata.”
“Asli
Aydintasbas”, giornalista, ex inviato in Turchia, è di opinione simile:
Avendo
vissuto la nascita e lo sviluppo del potere autoritario in Turchia, credo di
essere una sorta di esperto in materia.
E no,
non credo che bastino altri quattro anni di Trump per trasformare gli Stati
Uniti in una dittatura.
Da
quel che ho visto in Turchia, perlopiù da giornalista, nei vent’anni in cui “Tayyp
Erdoğan” ha edificato il suo potere, ho capito che una dittatura richiede tempi
lunghi.
Anche
in Polonia e in Ungheria ci sono voluti anni per erodere lo stato di diritto e
far nascere un governo illiberale.
Lo smantellamento di una democrazia è un processo che
richiede tempi particolari, una sorta di periodo di incubazione del dispotismo:
ci sono leggi da cambiare, istituzioni da smantellare, alleanze da far nascere.
Concertando
gli sforzi, Trump potrebbe ridurre questo periodo di incubazione a otto anni
consecutivi, ma non quattro.
Più
che il consolidamento di una dittatura vera e propria, il risultato più
probabile è una guerra civile azzoppata, o al rallentatore, in cui gli editti
dell’esecutivo verrebbero attuati, ignorati, combattuti o sabotati in diverso
grado a seconda dello stato o dell’istituzione.
“Adam
Gurri “vorrebbe un programma democratico che “faccia ostruzionismo contro il
fascismo”.
In
questa lotta, ad avere le armi istituzionali e legali più potenti sono le
istituzioni statali e locali in cui governano i democratici.
Gran parte di quella che crediamo politica
federale dipende di fatto dalle possibilità amministrative locali e statali.
Questo dà potere di leva a tante figure
istituzionali fuori dal governo federale.
È in
questi luoghi di potere che manifestanti e attivisti dovrebbero fare pressione
e agire al momento giusto:
fare
opposizione strategica così da ridurre le possibilità che un governo federale
dominato da Trump raggiunga i propri obiettivi.
Anche
il federalismo potrebbe ostacolare le mire espulsioniste di Trump.
Amministrazioni democratiche cittadine o statali potrebbero rifiutarsi in vario
modo di collaborare con le politiche migratorie o più genericamente autoritarie
del governo federale.
Due
governatori democratici, “Pritzker” dell’Illinois e “Polis” del Colorado, hanno
dato vita a una associazione di governatori: Governors Safeguarding Democracy
(Governatori a Difesa della Democrazia, NdT),
per
contrastare le “crescenti minacce dittatoriali” e i possibili colpi di mano
della seconda amministrazione di Donald Trump.
Gli
aderenti all’associazione “Governors Safeguarding Democracy” mettono assieme le
loro forze al fine di “catalizzare la collaborazione tra stati…”
Particolarmente
preoccupante è l’intenzione di risuscitare l’”Allegato F”, che qualifica decine
di migliaia di funzionari di alto livello come nomine politiche facilmente
licenziabili.
Nel
migliore dei casi, si ridurrebbe la possibilità degli stati di opporsi ai
programmi di Trump, ma si azzopperebbero anche i programmi federali.
Gli
effetti peggiori potrebbero essere attenuati dal fatto che probabilmente
occorreranno mesi per sostituire i circa 50 mila funzionari in questione,
mentre ai livelli più bassi l’amministrazione resterà come prima.
Potrebbe
derivarne uno scenario in cui i funzionari di nomina politica sarebbero
costretti, per certi versi, ad “adattarsi alle abitudini del posto”, ovvero a
venire a patti col funzionamento di base della macchina.
Ma la
corruzione dei funzionari addetti all’attuazione salirebbe alle stelle.
Molto
probabilmente, agenzie come l’ufficio per le politiche migratorie (IRS)
diventerebbero un’arma da utilizzare, caso per caso, contro i principali nemici
di Trump.
Ad
ogni modo, anche se si applicasse pienamente l’”Allegato F”, una burocrazia
deve seguire norme procedurali di base per il suo funzionamento quotidiano, o
per il funzionamento tout-court.
Questo offre numerose opportunità a chi cerca
di rallentare o sabotare l’azione semplicemente sfruttando le normative.
Come
dice “Gurri”, “rimandare, rimandare, rimandare”:
Neanche
le dittature personali riescono a mettere in pratica alla lettera il volere del
loro Duce.
Qualunque
sistema politico basato sulle leggi, di una certa dimensione, è appesantito dai
requisiti basilari necessari a far funzionare una grossa organizzazione;
da qui una notevole inerzia a livello di
attuazione pratica.
E il sistema americano, nonostante i suoi
difetti, è tutt’altro che totalitario.
Tutti i presidenti hanno cercato di personalizzare il
potere, senza però riuscirci.
La frammentazione dell’autorità politica, per
quanto ridotta dopo la guerra civile e soprattutto con la crescita del potere
esecutivo federale nel Novecento, è perlopiù rimasta tale.
Proprio la crescita del potere esecutivo
federale, pur rafforzando teoricamente l’autorità presidenziale, di fatto ha
dato vita a numerose istituzioni che rispondono ognuna in modo diverso al
volere del presidente.
Alcune, spesso volutamente, non rispondono
affatto.
Tutta
da vedere poi è l’affidabilità dell’esercito:
quante
frizioni ci saranno se dovesse essere utilizzato per le espulsioni di massa o
per sopprimere le manifestazioni?
I
vertici militari e gli alti ufficiali, pur essendo in maggioranza repubblicani,
hanno mostrato ostilità verso i precedenti tentativi di Trump di impadronirsi
del potere. Anche tra i falchi ufficiali di carriera, tra i più irriducibili
conservatori, la fedeltà alla costituzione è un riflesso radicato.
Secondo un rapporto della “CNN”,
gli
ufficiali del Pentagono stanno discutendo informalmente sulla possibile
risposta del dipartimento della difesa nel caso in cui Donald Trump dovesse
dare l’ordine di spiegare truppe sul territorio nazionale e licenziare un gran
numero di funzionari apolitici…
Sono
diversi i possibili scenari delineati dagli ufficiali nel caso dovesse esserci
una presa del potere del Pentagono.
“Ci
stiamo preparando al peggio, ma nella realtà non sappiamo ancora come andranno
le cose,” ha detto un ufficiale della difesa.
Al
Pentagono ci si chiede cosa fare nel caso se il presidente dà un ordine
illegale, soprattutto se i suoi nominati non oppongono resistenza.
“I
militari sono costretti per legge a disobbedire ad un ordine illegale,” dice un
altro ufficiale della difesa.
“La questione però è: cosa succede a questo
punto?
I capi
militari anziani si dimetteranno, oppure resteranno perché dimettersi sarebbe
considerato un abbandono della popolazione?”
Ora
come ora, non è chiaro chi andrà capo del Pentagono, anche se secondo gli
ufficiali Trump eviterà relazioni “ostili” con i militari come nella passata
amministrazione, ha detto un ex ufficiale della difesa allora in servizio.
“Allora
le relazioni tra la Casa Bianca e il dipartimento della difesa erano pessime e
quindi… credo che questa volta ci penseranno a lungo prima di nominare qualcuno
al dipartimento,” ha detto l’ex ufficiale.
Io
sospetto che quegli “incontri informali” sui possibili scenari e le opzioni
siano molto più sostanziali e concreti di quanto non facciano capire le
dichiarazioni pubbliche.
E se il fine a breve è evitare dissapori con i
vertici militari, credo che ripulire il corpo ufficiali sulla base della loro
fedeltà provata sia un pessimo modo per arrivarci.
Tanto
più che il processo sarebbe lungo e snervante, e Trump potrebbe arrivare a
vedere con sospetto gran parte dei vertici militari.
Circola
un’allarmante bozza di ordine esecutivo che creerebbe una commissione ad hoc
per accelerare il processo di destituzione di quei generali considerati troppo
vicini all’ideologia “woke”, o non abbastanza fidati.
Non si conosce l’entità delle epurazioni nel
caso Trump dovesse firmare l’ordine.
Io però credo che l’obbedienza dei generali
verrebbe contestata solo in casi straordinari, come l’imposizione della legge
marziale o l’uso delle forze militari per sopprimere le manifestazioni o ancora
per imporre il proprio volere sugli stati democratici ai termini dell’ Insurrection
Act”.
L’istintivo
attaccamento alla costituzione di cui parlavo prima è diffuso ma, grazie ad una
altrettanta istintiva riluttanza a fare dichiarazioni in pubblico, è anche un
fatto tacito che potrebbe venire alla luce nel momento meno opportuno per un
aspirante autocrate.
È poco
probabile che un gruppo di generali dichiari pubblicamente le proprie
intenzioni in caso di presa del potere, anche perché così facendo
giustificherebbero le epurazioni.
Questo
significherebbe un gran numero di “falsi negativi” e dissidenti taciti non
toccati dalle epurazioni, se Trump dovesse forzare la mano.
E
com’è facile immaginare, questi dissidenti sopravvissuti, molto probabilmente
la maggioranza del corpo ufficiali, sarebbero furiosi e pieni di risentimento
feroce.
La
nascita di questa commissione e la dichiarazione di Trump di ripulire il corpo
ufficiali sulla base della fedeltà, unite alla nomina a segretario della difesa
di un idiota come “Pete Hegseth “di Fox News”, non potrebbe suonare più
offensiva per i falchi della commissione sul servizio armato del senato,
neanche se fosse voluta.
Inoltre,
l’attuazione dell’”Allegato F” e la sostituzione di certi ufficiali di grado
superiore con altri più fidati richiederà mesi.
Visto
il carattere di Trump e dei suoi tirapiedi, ci sono non poche possibilità che
forzino le cose prima di essersi assicurati l’obbedienza di militari e
burocrati, attirandosi così le disgrazie.
Ad
ogni modo, una presa di potere militare non è una passeggiata.
Se è furbo, un aspirante dittatore si guarda bene dal
provocare una crisi prima di aver consolidato il proprio potere;
e
anche dopo, evita di fare gesti che possono irritare la maggioranza della
popolazione.
Con o senza la fedeltà dei generali, se Trump
dovesse prendere il potere troppo presto le conseguenze sarebbero probabilmente
disastrose.
Cito
ancora “Aydintasbas:
A dare
a” Erdoğan” quel potere che cercava furono i poteri presidenziali di emergenza
dopo il fallito colpo di stato del 2016, che assicurarono al ministero della
giustizia turco il “diritto arbitrario di liquidare o trasferire i magistrati”.
Può
Trump invocare simili poteri emergenziali?
Non
prima di essersi assicurato il consenso istituzionale e sociale.
Anche
in Turchia, è stato necessario un sanguinoso tentativo di colpo di stato perché
“Erdoğan “potesse avere quel potere che cercava.
A
Trump servirebbe un evento altrettanto drammatico che faccia da causa di forza
maggiore e giustifichi il controllo del potere giudiziario [e presumibilmente
anche altri] davanti alla popolazione.
Insomma,
Trump fa di tutto per scompigliare e alienarsi proprio quei militari e quei
poliziotti senza i quali non potrebbe imporre la repressione.
Ciliegina
sulla torta, Trump sembra fare del suo meglio per sabotare il suo potere
d’influenza sul congresso.
La
nomina a ministro della giustizia di” Gaetz”, più le nomine di “Stefanik” e”
Waltz”, oltre ad attirare le ire di quei senatori repubblicani che vogliono
mantenere qualche residuo di dignità, falcia la maggioranza repubblicana alla
camera che già ora si conta sulle dita di una mano, e che non sarà
reintegrabile prima delle elezioni speciali da tenersi dopo qualche mese.
“Mike
Johnson” ha già detto chiaramente a Trump di non assottigliare la già
sottilissima maggioranza.
Intanto due repubblicani alla camera si dicono
favorevoli all’”impeachment di Trump,” e anche un gruppetto di altri
conservatori tradizionalisti pre-Trump basterebbe a rovesciare il “Freedom
Caucus”.
Similmente,
il senato ha rifiutato la nomina a capogruppo della maggioranza di “Rick Scott”,
voluto da Trump, preferendogli un banale conservatore come sarebbe piaciuto a”
Romney” o “Jeb”.
E
proprio Romney, Murkowski e Collins sono tra quei pochi voti che fanno la
maggioranza repubblicana.
Non
hanno fama d’essere coraggiosi, ma è molto improbabile che approvino lo
stravolgimento della sanità o dello stato sociale.
Anche
il modo in cui Trump ha affrontato il congresso, cercando di costringerlo a
mostrarsi obbediente autosospendendosi e lasciando che Trump imponesse i suoi
prescelti, viola la regola principale degli aspiranti autocrati che cercano di
consolidare il potere:
non
cercare lo scontro se non sei sicuro del risultato.
A
quanto pare, la richiesta di Trump di autosospendersi è rimasta lettera morta.
E il ritiro di” Gaetz”, e forse anche di “Hegseth”,
è un primo segnale di debolezza che quasi sicuramente incoraggerà i senatori
incerti a rinnovare la sfida.
Non si sa se ad andarsene per primo sarà Patel, Kennedy o Gabbard, ma sicuramente sarà uno di loro.
5. È
probabile che le decisioni di Trump provocheranno forti reazioni.
La regola aurea di un regime autoritario che
vuole consolidare il potere è: mantenere un’atmosfera di generale sostegno
passivo o di apatia, lasciare che la gente viva la propria vita, e soprattutto
evitare gesti che possono urtare grosse fette della popolazione.
È
importante tener presente che le elezioni del 2024 non sono un riallineamento
ideologico.
Trump
ha avuto meno voti rispetto al 2020;
milioni
di elettori che nel 2020 avevano votato per Biden, sono rimasti a casa.
Gli indecisi che hanno votato Trump, inoltre,
erano molto poco informati, il loro voto è stato soprattutto contro Biden e
l’inflazione seguita al covid.
Come
dice “Seth Cotlar”…
quando
i dazi voluti da Trump faranno salire l’inflazione, e i videogiochi costeranno
centinaia di dollari in più, o quando le espulsioni priveranno l’agricoltura di
manodopera e i prezzi degli alimentari cresceranno, quale sarà la reazione
degli elettori “antiinflazione”?
Prima
delle elezioni, a spingere Trump era il fatto che gli elettori proiettavano su
di lui la speranza di un proprio miglioramento economico, impressione
alimentata dalla macchina propagandistica della destra.
Ma se
Trump fallisce in economia gli elettori se ne accorgono.
La
propaganda autoritaria può essere molto efficace, come abbiamo visto, ma oltre
un certo limite non comanda più la realtà.
Questa è una lezione che tutti i regimi
autoritari del passato hanno imparato.
In
particolare, la posizione degli elettori nei confronti di Trump appare unica.
Gli
elettori di Trump non corrispondono al partito repubblicano, come testimonia il
comportamento bizzarro di tanti che hanno votato anche per governatori,
legislatori e membri del congresso democratici.
Esemplare
è il caso di quei newyorchesi che hanno votato sia per Trump che per “Alexandria
Ocasio Cortez”.
Nessuno
erediterà gli elettori di Trump.
Dopo Trump non ci sarà alcun trumpismo.
Come dice “Ned Resnikoff,”
“La
forza elettorale della coalizione che sostiene Tump non gli sopravviverà. Se
qualcuno riuscirà a mantenere il potere a livello nazionale dopo che Trump avrà
lasciato la scena, sarà perché sarà al riparo dalle critiche democratiche.”
E come
abbiamo visto, la capacità di Trump e dei suoi aspiranti successori di stare al
riparo dalle critiche è limitata.
Perché non riuscirà a distruggere la
democrazia elettorale prima del 2026.
L’asse
Mosca-Pechino si fa
sulla Rotta Orientale. Guerra
volano per il gas, ma ora Xi vuole la pace
Ilriformista.it
- Lorenzo Vita – (19 Novembre 2024) – ci dice:
L’attuazione
di questo progetto conferma l’accordo tra i due Paesi, in un contesto in cui la
Russia ha aumentato le esportazioni verso l’Asia dopo l’imposizione delle
sanzioni occidentali e i danni alle sue infrastrutture di fornitura all’Ue.
La
guerra in Ucraina ha avuto diversi effetti strategici.
Uno di questo è il rafforzamento dell’asse tra
Cina e Russia.
Di
alleanza è difficile parlare.
Diversi
analisti da tempo suggeriscono che parlare di due “imperi” alleati sia un
azzardo storico e anche strategico, visto che entrambe le potenze hanno agende
non sempre in sintonia, con un alcuni dossier in cui appaiono anche in evidente
competizione.
Tuttavia, non è un mistero che da quel
febbraio 2022 il piano per rafforzare la partnership tra Mosca e Pechino
abbiano subito una netta accelerazione.
Lo staff di Xi Jinping e di Vladimir Putin
aveva parlato di una “amicizia senza limiti”, con tutto ciò che comporta poi
declinare in termini tecnici questa locuzione.
Per molti voleva dire “illimitata”, per altri,
semplicemente, che non era definita e poteva ampliarsi come restringersi. In
ogni caso, la “special relationship” tra lo zar e Xi è attenzionata da tempo.
Per i
rapporti militari tra i due Paesi, visto che l’embargo e le sanzioni contro la
Russia hanno spinto il Cremlino a rivolgersi sempre più a Oriente.
Lo ha chiarito anche il ministro degli Esteri
della Lituania, “Gabrielius Landsbergis”, che a margine del “Consiglio Affari
esteri di Bruxelle”s ha ribadito che “la Cina è in realtà uno dei principali
sostenitori dell’attività militare della Russia in Ucraina”.
Il ministro di Vilnius ha parlato chiaro:
“Ora abbiamo una forte possibilità
transatlantica, perché gli Stati Uniti sono andati avanti sanzionando società
cinesi e individui cinesi”.
Anche il ministro degli Esteri olandese, “Caspar
Veldkamp”, ha ammesso che nelle riunioni Ue si discuterà di “tutto ciò che
riguarda l’assistenza straniera all’Ucraina, che si tratti di Iran, Corea del
Nord e Cina”.
Ed
esplicita è stata anche la ministra degli Esteri tedesca,” Annalena Baerbock”,
che ha detto che l’assistenza tecnologica cinese ai russi, in particolare
attraverso i droni “deve avere e avrà delle conseguenze”.
L’impressione
è che la Cina ora sia ancora di più decisiva.
La
scelta di Joe Biden di autorizzare l’Ucraina a colpire con i missili a lungo
raggio americani il territorio russo rischia di scatenare l’escalation di
Putin.
E in
attesa che Donald Trump entri nella Casa Bianca e metta concretamente mano al
dossier di questo conflitto, l’Europa spera che Pechino cambi rotta.
Soprattutto
con il pressing di Washington che si fa sempre più alto.
Ieri, il governo cinese ha inviato un primo
segnale.
“Un
cessate il fuoco in tempi brevi e una soluzione politica sono nell’interesse di
tutte le parti. La priorità immediata è quella di promuovere la de-escalation
il prima possibile” ha dichiarato il portavoce del ministero degli Esteri, Lin
Jian.
E il
portavoce del ministero ha anche sottolineato che Pechino “ha sempre
incoraggiato e sostenuto gli sforzi per una risoluzione pacifica della crisi”.
Parole
che, almeno pubblicamente, confermerebbero l’interesse di Xi a inserirsi nel
tavolo del negoziato, forse anche preoccupato da un attivismo di Kim Jong-un in
Corea del Nord che non sembra apprezzato dal governo cinese.
Intanto,
però, Pechino sa anche di potere passare all’incasso.
E il vero principale settore dove ciò avviene
con più facilità è quello dell’energia. La Cina da tempo ha compreso che le
sanzioni imposte dall’Occidente ai grandi nemici (Iran e Russia) può risultare
un vantaggio in termini commerciali.
Teheran ha aumentato l’export di petrolio
grazie al mercato del gigante asiatico. E lo stesso sta facendo da anni Mosca,
soprattutto con i gasdotti che dalla Siberia arrivano nel cuore della
Repubblica popolare.
L’ultimo
esempio è stato annunciato in questi giorni dalla” China State Grid Corporation”,
che ha confermato la fine dei lavori del gasdotto “Eastern Route”.
L’infrastruttura
è uno dei vari rami che trasporta gas dai giacimenti russi alle industrie e
alle case cinesi.
Si snoda per i di cinquemila chilometri dalla
Federazione Russia fino al nord-est della Cina e poi Shanghai.
Una
volta completate tutte le fasi di preparazione per l’avvio definitivo, il
gasdotto potrà trasportare fino a 38 miliardi di metri cubi di gas naturale
all’anno.
Ed è
solo una delle varie condutture che pompa energia nella superpotenza asiatica.
Una situazione ben diversa da quella che vive
l’Europa, dove invece Gazprom continua a chiudere i rubinetti.
La scorsa settimana, per una controversia legale, il
colosso russo ha interrotto le forniture di gas all’Austria.
Il cancelliere austriaco, “Karl Nehammer”, ha
tranquillizzato sulla presenza di sufficiente gas nei depositi e ha dichiarato: “Non ci
faremo ricattare da Putin”.
Lo stesso termine lo ha usato la presidente
della Commissione europea, “Ursula von der Leyen”, che su X aveva scritto:
“Ancora una volta Putin usa l’energia come
arma. Sta cercando di ricattare l’Austria e l’Europa tagliando le forniture di
gas”.
E mentre l’Ue è alla continua ricerca di altre
fonti, la Cina riceve un fiume di gas.
E
forse anche per questo l’assistenza militare a Mosca non potrà interrompersi
presto.
Meloni
in Cina:
l’asse tra Pechino e
Italia vale 67 miliardi, ma lo squilibrio
è forte. Ecco il nuovo Piano d’azione.
Milanofinanza.it - Rossella Savojardo – (30
luglio 2024) – ci dice:
A
Pechino il primo ministro “Li Qiang” e “Meloni” adottato un Piano d’azione per
il rafforzamento del partenariato strategico globale (2024-2027).
Sottoscritte
sei intese.
L’interscambio tra la Penisola e l’economia
del Dragone nel 2023 si è attestato a circa 67 miliardi di euro, «con un ampio
potenziale ancora inespresso», secondo la premier.
Presidente
Meloni, in due giorni deve fare un miracolo in Cina.
Prende
il via la seconda giornata della visita della presidente Giorgia Meloni a
Pechino, la prima del suo mandato e dall’uscita dell’Italia dalla Nuova via
della Seta definito lo scorso dicembre.
La premier è stata ricevuta lunedì dal
presidente cinese, Xi Jinping, nella residenza di Stato” Diaoyutai”, per
tracciare la futura traiettoria di sviluppo delle relazioni bilaterali.
I due leader «hanno condiviso il positivo
sviluppo delle relazioni fra Italia e Cina nel contesto del ventennale del
partenariato strategico globale, ponendo l’accento sull’importanza di una
cooperazione equilibrata, mutualmente vantaggiosa e basata sulla reciproca
fiducia», fanno sapere da Palazzo Chigi.
I due leader hanno poi affrontato i temi
prioritari dell’agenda internazionale, dalla guerra in Ucraina ai rischi di un
ulteriore aggravamento della situazione in Medio Oriente.
Hanno inoltre discusso delle crescenti
tensioni nell'Indo-Pacifico; delle grandi questioni della governance globale di
comune interesse, dall’intelligenza artificiale alla lotta contro il
cambiamento climatico, al processo di riforma del Consiglio di Sicurezza delle
Nazioni Unite.
Tra i
temi più rilevanti sul tavolo c’è, ovviamente, la questione del commercio e dei
dazi soprattutto sul comparto automotive imposti dall’Unione Europea, ma si
fanno spazio anche argomenti riguardanti industria, istruzione, ambiente e
sicurezza.
L’interscambio
tra la Penisola e l’economia del Dragone nel 2023 si è attestato a circa 67
miliardi di euro, «con un ampio potenziale ancora inespresso», ha detto in
mattinata Giorgia Meloni.
Stando
ai dati dell’Osservatorio Economico del ministero degli Esteri, mentre l’export
italiano verso la Cina è cresciuto di quasi il 17% a 19 milioni, l’import da
Pechino è crollato del 19% a 46,8 milioni rispetto ai quasi 58 milioni del
2022.
Nei
primi cinque mesi del 2024 le nostre esportazioni verso Pechino sono ammontate
a 6,6 miliardi a fronte di 19,7 miliardi di importazioni.
«Non
possiamo ovviamente nascondere il forte squilibrio, nelle relazioni commerciali
con la Cina, con un importante deficit per l’Italia, che il governo punta a
orientare verso un progressivo bilanciamento lavorando di concerto con le
autorità cinesi.
L’unica «vera collaborazione di lungo
periodo», secondo la premier italiana, si fonda infatti su scambi «leali,
trasparenti e reciprocamente vantaggiosi»: le relazioni tra Italia e Cina si
ispirano a tali principi.
«Sono
convinta che il dialogo sul miglioramento delle condizioni d'accesso al mercato
cinese e la tutela dei diritti di proprietà intellettuale possa produrre
effetti ben più benefici di quelli che possiamo immaginare», ha sottolineato
Meloni nel corso della prima giornata a Pechino.
Una
priorità del governo è quella di salvaguardare le eccellenze italiane nei
mercati esteri: «Rafforzare la cooperazione economica significa promuovere
anche gli investimenti diretti in entrata e in uscita, trasparenti e
sostenibili, che garantiscano ricadute positive in termini di posti di lavoro,
di qualità e sviluppo dei luoghi che li ricevono».
I
possibili sviluppi del rapporto con Pechino.
In
generale i rapporti tra l’Italia, più in generale l’Ue, e la Cina hanno vissuto
degli alti e bassi negli ultimi anni e, di recente, si sono surriscaldati
soprattutto a causa delle questioni relative ai dazi commerciali.
Settori
come la chimica, il tessile e le apparecchiature meccaniche sono quelli su cui
la Penisola è più forte ma anche quelli che spingono il deficit commerciale tra
i due paesi.
Secondo
l’analisi dell’”Ispi”, la potenza manifatturiera della Cina riflette un
importante squilibrio in ognuno di questi tre settori.
Quanto
all’auto, nel 2023 l’import italiano dalla Cina è cresciuto ancora, mentre
l’export è sceso al livello più basso degli ultimi tre anni.
In
questo quadro, secondo la premier Meloni è necessaria una «collaborazione
costruttiva e molto trasparente», unita al «rispetto dei principi di
reciprocità e di parità di condizione».
Sarà
importante adottare, nelle relazioni commerciali, decisioni che «non ci
danneggino l’un l’altro» e che seguano alcuni principi di base, tra cui la
facilitazione di una crescita del settore privato al riparo dei «sostegni a
volte distorsivi della concorrenza».
Al
primo posto l’esigenza della proporzionalità, «per far sì che gli strumenti
della sicurezza economica non producano una compressione involontaria della
libertà economica e commerciale, anche internazionale».
Stando alle parole della premier italiana, la
Penisola sarebbe dunque pronta a collaborare, ma è «fondamentale che i partner
si dimostrino genuinamente cooperativi e che giochino secondo le regole».
Cina,
l’Italia è fuori dalla Via della Seta. Meloni avvia l’iter formale di uscita
dall’accordo.
Il
Piano d’azione al 2027.
Con la
nuova visita di Meloni si potrebbe forse aprire una nuova fase della
partnership tra i due Paesi.
Nel primo incontro con il primo ministro Li
Qiang, Meloni ha portato avanti la promozione di «uno sviluppo equilibrato e
sostenibile del commercio bilaterale e degli investimenti reciproci», del
«rafforzamento della collaborazione scientifica e culturale» nonché
dell’esigenza di «garantire un dialogo costruttivo in tutti i settori di comune
interesse».
Li e
Meloni hanno, inoltre, affrontato la gestione delle grandi sfide globali,
dall’intelligenza artificiale al cambiamento climatico, «concordando sulla
necessità di definire soluzioni comuni e condivise», precisa la nota.
In
occasione dell’incontro, è stato adottato un Piano d’azione per il
rafforzamento del partenariato strategico globale (2024-2027) e sono state
sottoscritte sei intese relative alla collaborazione industriale, alla tutela
delle indicazioni geografiche, alla sicurezza alimentare, all’ambiente e
all’istruzione.
Gli
accordi prevedono, ad esempio, uno scambio tra fra” Mimit” e” ministero
dell’Industria della Repubblica Popolare Cinese” per una maggiore condivisione
di informazioni sulle rispettive politiche, regolamenti e standard tecnici e
reciproco sostegno alle aziende, o ancora una collaborazione tra il ministero
della Salute e Amministrazione statale cinese per la regolamentazione del
mercato, lo scambio di informazioni per migliorare la sicurezza delle catene
alimentari.
Nel
testo del Piano anche la collaborazione sulla formazione per l’ampliamento dei
piani di mobilità e l’intesa per la cooperazione in ambito di cambiamento
climatico e dell’inquinamento.
American
Pravda: RFK Jr. e
i nostri disastri di salute pubblica.
Unz.com
- Ron Unz – (17 febbraio 2025) –
Redazione - ci dice:
Robert
F. Kennedy Jr., giovedì 13 febbraio 2025.
Foto
ufficiale della Casa Bianca.
Robert
F. Kennedy Jr. e il silenzio dei cani che abbaiano.
Giovedì
il Senato al completo ha votato per confermare Robert F. Kennedy Jr. come
Segretario della Salute e dei Servizi Umani (HHS).
Ciò ha
dato a Kennedy piena autorità su una delle più grandi burocrazie governative
americane, compresi i suoi 90.000 dipendenti e un budget annuale di quasi 2
trilioni di dollari il doppio di quello del “Dipartimento della Difesa”.
Non
sono mancate le ironie in quel voto risicato (52 a 48), che ha seguito quasi
esattamente le linee del partito, con tutti i democratici all'opposizione e
tutti i repubblicani, tranne uno, a sostegno.
Kennedy
non solo aveva trascorso quasi tutta la sua vita come democratico liberale, ma
era anche il rampollo della dinastia politica più famosa di quel partito,
nipote del presidente martirizzato John F. Kennedy e figlio di suo fratello
Robert, che probabilmente sarebbe arrivato alla Casa Bianca nel 1968 se non
fosse stato falciato dal proiettile di un assassino.
Il
giovane Kennedy aveva seguito le loro illustri orme, trascorrendo quasi tutta
la sua vita come attivista ambientale di alto profilo, così stimato nei circoli
del Partito Democratico che il Presidente Barack Obama aveva preso in
considerazione di nominarlo nel Gabinetto nel 2008.
Ma
negli ultimi anni, le opinioni di Kennedy sui problemi di salute pubblica lo
avevano fatto cadere in disgrazia nel suo stesso campo ideologico.
Il suo stridente scetticismo riguardo alla
sicurezza dei vaccini in generale e del vaccino Covid in particolare aveva
indignato l'establishment liberale mainstream, così come la sua forte denuncia
dei lockdown e di altre controverse misure di salute pubblica intraprese per
controllare la diffusione di quella pericolosa malattia.
Questa
brusca rottura ideologica lo ha spinto alla fine a contestare la rinomina del
presidente “Joseph Biden” alle primarie democratiche, poi a lanciare una corsa
indipendente per la Casa Bianca e infine a ritirarsi e sostenere Donald Trump
in quella corsa.
Dopo la vittoria di Trump, il presidente
eletto ha nominato Kennedy come sua scelta per guidare l'”HHS£, con l'ex
democratico che ha proclamato la sua intenzione di "rendere di nuovo sana
l'America".
Il voto del Senato della scorsa settimana ha
ora conferito a Kennedy l'autorità di stabilire le nostre politiche nazionali
sulla salute pubblica.
Nel
corso degli anni, Kennedy era diventato un critico molto acuto sia
dell'industria farmaceutica che di quella alimentare, quindi averlo al
controllo del “NIH”, del “CDC” e della “FDA” rappresentava il peggior incubo di
quelle potenti corporazioni.
Pertanto,
hanno naturalmente mobilitato il loro esercito di lobbisti e ricercatori
dell'opposizione per aiutare i loro media e alleati politici a far deragliare
la sua nomina.
Insieme
a” Tulsi Gabbard,” nominata” Direttore dell'Intelligence Nazionale”, Kennedy
era probabilmente classificato come il candidato più controverso e aspramente
osteggiato da Trump.
In
effetti, il volume e la veemenza degli attacchi che ho visto contro di lui nei
nostri principali organi di informazione come il “New York Times” e il “Wall
Street Journal” potrebbero essere stati persino maggiori, con quelle influenti
pubblicazioni che hanno fatto tutto il possibile per sostenere e amplificare
qualsiasi accusa dura, sperando di influenzare abbastanza senatori da bloccare
la sua nomina.
È stato accusato di ogni tipo di iniquità e
denunciato come un” folle teorico della cospirazione”, le cui bizzarre e
irrazionali convinzioni avrebbero messo gravemente a repentaglio la salute
pubblica della nostra nazione.
Poche
pietre sono state lasciate intatte negli attacchi all'idoneità di Kennedy per
il lavoro, e ha vissuto due giorni di estenuanti testimonianze davanti alle
commissioni competenti del Senato, con i membri dello staff democratico che
hanno ovviamente elaborato una strategia sui mezzi migliori per sconfiggerlo
prima di alimentare gli attacchi più efficaci ai loro presidi senatoriali che
hanno interrogato il candidato davanti alle telecamere televisive.
Ma una
stranezza che ho notato è che quasi nessuna delle notizie ostili né le domande
inquisitorie del senato hanno mai menzionato il nome di "Sirhan
Sirhan".
Quel
giovane palestinese era stato arrestato e condannato per l'assassinio del padre
di Kennedy, il senatore Robert F. Kennedy Sr., nel 1968, e c'erano stati una
moltitudine di presunti testimoni oculari di quel crimine.
Ma
negli ultimi anni Kennedy ha dichiarato pubblicamente che” Sirhan” era un
innocente capro espiatorio, incastrato dai veri cospiratori, e ha chiesto il
suo rilascio dalla prigione.
Per
sessant'anni, i nostri media hanno investito enormi risorse nel ridicolizzare e
demonizzare chiunque metta in discussione il verdetto ufficiale degli
assassinii di Kennedy degli anni '60 come un "teorico della
cospirazione", rendendo quel termine di abuso quasi radioattivo quanto
insulti come "razzista" o "antisemita".
Eppure,
sebbene Kennedy si fosse collocato in quella categoria velenosa, praticamente
nessuno dei suoi feroci oppositori era disposto a prendere atto di questo fatto
importante.
Penso
che ci fossero ovvie ragioni per cui quei cani che abbaiavano rimanevano
stranamente silenziosi.
Non solo la vittima era stato il padre di
Kennedy, ma aveva dimostrato molto forti dalla sua parte.
Ammette
anche la pagina ultra-istituzionale di Wikipedia, la competizione fatale era
stata sparata nella parte posteriore della testa del senatore a bruciapelo
mentre tutti erano d'accordo sul fatto che “Sirhan” era in piedi a cinque o sei
piedi di fronte a lui, e questo ha portato il “coroner di Los Angeles” a
dichiarare che un secondo uomo armato era apparentemente responsabile.
La
pistola di “Sirhan” conteneva solo otto colpi, ma le registrazioni acustiche
hanno dimostrato che erano stati sparati più colpi.
In un articolo dell'inizio del 2022, ho
discusso a lungo tutte queste prove, e i giornalisti e i membri dello staff
democratico che sfidavano Kennedy devono resi conto che il suo caso era troppo
forte e sollevarlo si sarebbe ritorto contro di loro.
In
ogni caso, la questione di chi avesse assassinato il padre di Kennedy nel 1968
poteva sembrare troppo lontana da come avrebbe amministrato il sistema
sanitario pubblico americano quasi sessant'anni dopo.
Tuttavia,
ho anche notato una questione molto più recente e più rilevante che era
ugualmente sfuggita a qualsiasi esame pubblico.
Nei
due giorni successivi, il New York Times pubblicò un paio di articoli
importanti che riassumevano le intense domande che Kennedy aveva subito, ognuno
dei quali portava cinque o sei firme e conteneva un certo numero di sezioni che
evidenziavano tutti i principali punti sollevati contro il candidato:
Verifica
dei fatti sulle affermazioni di Kennedy sulla salute nella sua udienza di
conferma, 29 gennaio 2025.
Malattia
cronica.
Chi
colpisce il Covid-19.
Il
rischio dei bambini da Covid.
Alimenti
ultra processati e obesità.
Medicare
e Medicaid.
Fluoruro
nell'acqua.
Verifica
dei fatti sulle affermazioni sulla salute nel secondo giorno di udienze di
conferma di Kennedy , 30 gennaio 2025
Dare
priorità alle malattie croniche
Covid-19
nei bambini.
Vaccinazioni
contro l'epatite B.
Uso di
Adderall.
Farmaci
per la perdita di peso.
Costo
del diabete infantile.
Danni
delle radiazioni elettromagnetiche.
Questi
elementi apparentemente erano considerati come le più grandi vulnerabilità di
Kennedy.
Ma ho
notato che un intero argomento mancava completamente nell'interrogatorio, così
ho lasciato una nota a un giornalista molto esperto richiamando l'attenzione su
quella notevole assenza:
Quindi
che siete stati molto scettici riguardo al mio sostegno all'ipotesi di “Dusenberg”
riguardo l'”HIV/AIDS”, ma ecco un altro punto interessante che potreste prendere in considerazione.
Come
sono sicuro che saprete, i Democratici hanno montato un feroce attacco a tutto
campo al Senato contro RFK Jr., facendo tutto il possibile per screditarlo e
cercare di bloccare la sua conferma.
Si sono concentrati su ogni possibile mezzo
per dipingerlo come un individuo illuso e cospirativo che ha convinzioni folli
e che quindi deve essere tenuto lontano dal nostro sistema sanitario pubblico.
Non
trova molto strano che non ci sia stata assolutamente alcuna menzione
dell'HIV/AIDS durante quelle udienze?
Dopotutto,
Kennedy pubblicò un bestseller #1 su Amazon che dedicava 200 pagine (!) a
promuovere la teoria secondo cui l'HIV era innocuo e l'AIDS era solo una
bufala.
Ovviamente,
non mi sarei aspettato che nessuno dei senatori avesse letto il suo libro, ma
sicuramente molti dei loro collaboratori lo hanno fatto, e hanno tenuto
sessioni strategiche per decidere quali domande sollevare contro Kennedy.
Devono
aver consultato esperti scientifici e medici per aiutare a decidere dove
Kennedy era più vulnerabile.
Non è
assolutamente straordinario che, a quanto pare, non un solo senatore abbia
sollevato le opinioni assolutamente eretiche di Kennedy sull'”HIV/AIDS”?
Sicuramente
questo deve essere uno dei casi più estremi di "cane che non
abbaiava" mai registrato.
L'unica
spiegazione che riesco a vedere è che i membri dello staff hanno concluso che
sollevare la questione dell'HIV/AIDS sarebbe stato disastrosamente
controproducente per i loro sforzi.
Questo
non prova che Kennedy e “Dusenberg “abbiano ragione, ma penso che significhi
che molte, molte persone molto informate temono che possano esserlo.
Pur
rifiutando ancora di considerare che l'ipotesi di” Dusenberg” potesse essere
corretta, ammise che era accaduto qualcosa di molto strano:
Sono
d'accordo: è molto strano che i senatori democratici abbiano perso l'occasione
di attaccare RFK per i suoi scritti sull'”HIV”.
Seguo
la tua logica secondo cui qualcosa deve aver avvertito i membri dello staff di
questo problema.
L'HIV/AIDS
e l'ipotesi di “Dusenberg”.
Anche
se c'è naturalmente una grande riluttanza a considerare la possibilità che Dusenberg
avesse ragione e che la nostra battaglia quarantennale contro l'HIV/AIDS sia
stata condotta contro un fantasma medico, penso che anomalie come le udienze di
conferma di Kennedy non debbano costringerci a iniziare a considerare
seriamente questa idea scioccante.
Diversi
mesi fa ho pubblicato un lungo articolo che riassumeva questo caso e, ora che
Kennedy è responsabile della politica sanitaria pubblica americana, ritengo che
valga la pena riesaminare parte di quell'importante materiale.
Come
ho raccontato in diverse occasioni, pur essendo un severo critico del
popolarissimo movimento anti-vaccini contro il Covid, alla fine del 2021 mi è
capitato di leggere il nuovo libro di Kennedy, “The Real Anthony Fauci.”.
Sono
rimasto piuttosto colpito da gran parte del materiale fornito, che criticava
duramente la nostra industria farmaceutica e i suoi stretti alleati nella
burocrazia della sanità pubblica.
Ma ciò
che mi ha completamente scioccato è stato che quasi metà del testo, circa 200
pagine, era dedicata a presentare e promuovere la sorprendente affermazione che
tutto ciò che ci è stato detto sull'”HIV/AIDS” per più di quarant'anni
costituiva probabilmente una bufala, e quest'ultimo problema è diventato il
fulcro della mia successiva recensione.
Come
tutti noi sappiamo dai media, l'”AIDS” è una “malattia autoimmune mortale” che
è stata diagnosticata per la prima volta nei primi anni '80, affliggendo
principalmente gli uomini gay e i consumatori di droghe per via endovenosa.
Trasmessa attraverso i fluidi corporei, la
malattia di solito si diffonde attraverso l'attività sessuale, le trasfusioni
di sangue o la condivisione di aghi, e l'”HIV”, il virus responsabile, è stata
finalmente scoperta nel 1984.
Nel
corso degli anni, sono stati sviluppati una varietà di trattamenti medici, per
lo più inefficaci all'inizio, ma più recentemente così efficace che, sebbene
essere sieropositivi fosse un tempo considerato una condanna a morte,
l'infezione è ora diventata una condizione cronica e controllabile.
L'attuale
pagina di Wikipedia sull'HIV/AIDS contiene più di 20.000 parole, tra cui oltre
300 riferimenti.
Eppure,
secondo le informazioni fornite nel “bestseller #1 di Kennedy” su Amazon,
questa immagine ben nota e solidamente consolidata, che non avevo mai
seriamente messo in discussione, è quasi del tutto falsa e fraudolenta,
essenzialmente equivalente a una bufala dei media medici.
Invece di essere responsabile dell'AIDS, il
virus dell'HIV è probabilmente innocuo e non ha nulla a che fare con la
malattia.
Ma
quando si scopriva che gli individui erano infetti dall'HIV, venivano
sottoposti ai primi farmaci per l'AIDS, estremamente redditizi, che erano in
realtà letali e spesso li uccidevano.
I primi casi di AIDS erano stati per lo più
causa da un uso molto massiccio di particolari droghe illegali, e il virus
dell'HIV era stato erroneamente diagnosticato come responsabile.
Ma da quando Fauci e le aziende farmaceutiche
affamate di profitto hanno presto costruito enormi imperi su quella diagnosi
errata, per più di 35 anni hanno combattuto molto duramente per mantenerla e
proteggerla, esercitando tutta la loro influenza per sopprimere la verità nei
media e distruggendo le carriere di tutti i ricercatori onesti che hanno
sfidato quella frode.
Nel
frattempo, l'AIDS in Africa era qualcosa di completamente diverso,
probabilmente causato principalmente dalla malnutrizione o da altre condizioni
locali.
Ho
trovato il racconto di Kennedy scioccante come qualsiasi cosa io abbia mai
incontrato.
In
circostanze normali, sarei stato estremamente riluttante ad abbracciare tali
affermazioni apparentemente stravaganti, ma la credibilità di alcuni dei
seguaci che ha menzionato era difficile da ignorare.
Tuttavia,
la prima approvazione sul retro della copertina è del “Prof. Luc Montagnier”,
il ricercatore medico che ha vinto un premio Nobel per la scoperta del virus
HIV nel 1984, e scrive:
"Tragicamente
per l'umanità, ci sono molte, molte falsità emanate da Fauci e dai suoi
seguaci. RFK Jr. smaschera decenni di bugie".
Inoltre,
ci viene detto che già alla” Conferenza Internazionale sull'AIDS” di San
Francisco del giugno 1990, Montagnier aveva dichiarato che "il virus
dell'HIV è innocuo e passivo, un virus benigno".
Forse
questo premio Nobel ha approvato il libro per altre ragioni e forse il
significato della sua sorprendente dichiarazione del 1990 è stato frainteso.
Ma
sicuramente l'opinione del ricercatore che ha vinto un premio Nobel per aver
scoperto il virus dell'HIV non dovrebbe essere totalmente ignorata nel valutare
il suo possibile ruolo.
Come
ha spiegato Kennedy, altri tre premi Nobel per la scienza hanno espresso un
simile scetticismo pubblico nei confronti della narrativa convenzionale
sull'HIV/AIDS, uno di loro è” Kary Mullis”, il famoso creatore del
rivoluzionario” test PCR”.
Nel
frattempo, la reazione dei media ostili nei confronti del libro di Kennedy ha
notevolmente sollevato i miei sospetti.
Nonostante
l'enorme successo del libro, è stato inizialmente ignorato dai media
mainstream.
Quel
silenzio è stato finalmente rotto un mese dopo la pubblicazione, quando l'”Associated
Press” ha pubblicato un pezzo di successo di 4.000 parole che attaccava
duramente l'autore e il suo controverso bestseller.
Eppure,
come ho notato nella mia risposta, quella lunga denuncia aveva evitato
completamente l'argomento dell'HIV/AIDS, che sicuramente costituiva la parte
più oltraggiosa ed esplosiva del materiale di Kennedy.
Sei
giornalisti e ricercatori dell'”AP” hanno trascorso almeno dieci giorni a
produrre l'articolo, quindi il loro totale silenzio su quell'argomento mi ha
colpito come estremamente sospetto.
Se
quasi la metà del libro di Kennedy sosteneva che l'”HIV/AIDS” era una bufala
dei media medici e i suoi critici più duri si rifiutavano di sfidarlo su questo
punto, qualsiasi lettore imparziale deve sicuramente iniziare a sospettare che
almeno alcune delle importanti affermazioni dell'autore fossero probabilmente corrette.
Prima
della recente epidemia di Covid, l'AIDS era stata la malattia di più alto
profilo al mondo per quasi quattro decenni, e ho iniziato a chiedermi se per
tutti quegli anni non fossi stata completamente ingannata dai miei quotidiani.
In effetti, lo stesso Kennedy non era mai
stato precedentemente associato all'argomento HIV/AIDS e sottolineò che la sua
copertura era semplicemente intesa "a dare aria e luce alle voci
dissenzienti", quindi avrei dovuto consultare altre fonti per ulteriori
informazioni.
La storia che raccontava era estremamente
strana, ma il suo libro identificava chiaramente anche la figura più importante
del dibattito.
Nel
1985 è stato scoperto che l'”AZT”, un farmaco esistente, uccide il virus
dell'HIV nei test di laboratorio.
Fauci
ha poi compiuto enormi sforzi per accelerarlo attraverso gli studi clinici come
trattamento appropriato per individui sani e sieropositivi, con l'approvazione
della FDA che è finalmente arrivato nel 1987, producendo il primo momento del
trionfo di Fauci.
Con un prezzo di 10.000 dollari all'anno per
paziente, l'AZT è stato uno dei farmaci più costosi della storia e, con il
costo coperto dall'assicurazione sanitaria e dai sussidi governativi, ha
prodotto una manna finanziaria senza precedenti per il suo produttore.
Kennedy
dedica un intero capitolo alla storia dell'AZT, e la storia che racconta è
qualcosa di “Kafka” o forse dei “Monty Python”.
A
quanto pare, Fauci era stato sottoposto a un'enorme pressione per produrre
scoperte mediche che giustificavano il suo grande budget, quindi ha manipolato
gli studi sull'AZT per nascondere la natura estremamente tossica del farmaco,
che ha rapidamente ucciso molti dei pazienti che lo hanno ricevuto, con i loro
sintomi attribuiti all'AIDS.
Così, dopo l'approvazione della FDA nel 1987,
centinaia di migliaia di individui perfettamente sani trovati infetti da HIV
sono stati sottoposti a un regime di AZT, e il gran numero di decessi
risultanti è stato erroneamente attribuito al virus piuttosto che al farmaco
antivirale.
Secondo gli esperti scientifici citati nel
libro, la stragrande maggioranza dei "decessi per AIDS" successivi al
1987 sono stati in realtà dovuti all'AZT.
Uno
dei maggiori eroi scientifici nel racconto di Kennedy è il “Prof. Peter H. Dusenberg”
di Berkeley.
Durante
gli anni '70 e '80, Dusenberg era stato ampiamente considerato tra i più
importanti virologi del mondo, eletto alla prestigiosa “Accademia Nazionale
delle Scienze” all'età di 50 anni, rendendolo uno dei suoi membri più giovani
della storia.
Già
nel 1987 iniziò a sollevare seri dubbi sull'ipotesi dell'HIV/AIDS e a mettere
in evidenza i pericoli dell'AZT, pubblicando infine una serie di articoli su
riviste sull'argomento che gradualmente conquistarono molti altri, tra cui
Montagnier.
Nel
1996 ha pubblicato “Inventing the AIDS Virus”, un enorme volume di 712 pagine
che espone il suo caso, con la prefazione fornita dal “premio Nobel Kary Mullis”,
il famoso inventore della “tecnologia PCR “e lui stesso un altro dei principali
critici pubblici dell'ipotesi HIV/AIDS.
Dusenberg
ha persino sottolineato la fiducia del suo scetticismo sull'HIV offrendosi di
farsi iniettare sangue contaminato dall'HIV.
Ma
piuttosto che discutere apertamente con un avversario scientifico così forte,
Fauci ei suoi alleati hanno inserito Dusenberg nella lista nera per non
ricevere finanziamenti governativi, distruggendo così la sua carriera di
ricercatore, denigrandolo e facendo pressione su altri per fare lo stesso.
Secondo
i colleghi ricercatori citati da Kennedy, Dusenberg fu distrutto come
monitorato ed esempio per gli altri.
Nel
frattempo, Fauci ha dispiegato la sua influenza per far bandire i suoi critici
dai principali media nazionali, assicurando che pochi al di fuori di un
segmento ristretto della comunità scientifica venissero a conoscenza della
continua controversia.
Una
delle affermazioni centrali di Dusenberg era che la malattia nota come
"AIDS" in realtà non esisteva, ma era semplicemente l'etichetta
ufficiale attaccata a un gruppo di più di due dozzine di malattie diverse,
ognuna delle quali aveva una varietà di cause diverse, con solo alcune di queste
agenti infettivi.
In effetti, la maggior parte di queste
malattie erano note e curate da molti decenni, ma venivano designate come
"AIDS" solo se la vittima risultava positiva al virus dell'HIV, che
probabilmente non aveva nulla a che fare con la condizione.
A
sostegno della loro posizione contraria, gli autori hanno notato che i vari
gruppi ad alto rischio di "AIDS" tendevano ad avere solo versioni
particolari della malattia, con l'"AIDS" sofferto dagli emofiliaci
che di solito era molto diverso dall'"AIDS" degli abitanti dei
villaggi africani e solo leggermente sovrapponibile alle malattie degli uomini
gay o dei tossicodipendenti per via endovenosa.
In
effetti, il modello di "AIDS" in Africa sembrava completamente
divergente da quello del mondo sviluppato.
Ma se
tutte queste diverse malattie fossero in realtà causate da un unico virus HIV,
tali sindromi completamente disparate sembrerebbero anomalie sconcertanti,
difficili da spiegare da un punto di vista scientifico.
“The
Lancet” è una delle principali riviste mediche del mondo e nel 1996, l'anno
dopo esserne diventato il caporedattore,” Richard Horton” ha preso le pagine
dell'intellettualmente prestigiosa “New York Review of Books” per produrre una
discussione di 10.000 parole sulle teorie di Dusenberg, come proposto in tre
dei recenti libri e raccolte del ricercatore.
“Horton”
era ovviamente tra le figure più rispettabili dell'establishment, ma anche se
per lo più si schierò a sostegno del consenso ortodosso sull'HIV/AIDS, presentò
la prospettiva completamente contraria di Dusenberg in modo imparziale,
rispettosamente anche se non acriticamente.
Tuttavia,
ciò che mi ha colpito di più del racconto di “Horton” è stato quanto sembrasse
inorridito dal trattamento di Dusenberg da parte del complesso
medico-industriale dominante in America, come suggerito dal suo titolo
"Verità ed eresia sull'AIDS".
La
prima frase del suo lungo articolo di recensione menzionava la "vasta
industria accademica e commerciale costruita intorno a... HIV" insieme
alla sfida fondamentale che Dusenberg poneva alle sue basi scientifiche.
Di
conseguenza, il "brillante virologo" era diventato "lo
scienziato vivente più diffamato" e oggetto di "attacchi escorianti".
Le
principali riviste scientifiche professionali avevano mostrato un
"atteggiamento allarmante e disuguale" e, in parte come conseguenza,
altri potenziali dissidenti erano stati dissuasi da convincenti le loro teorie
alternative.
Secondo
“Horton”, le considerazioni finanziarie erano diventate un elemento centrale
del processo scientifico, e notò con orrore che una conferenza stampa sulla
ricerca che metteva in discussione l'efficacia di un particolare farmaco
anti-AIDS era in realtà piena di giornalisti finanziari, concentrandosi sugli
sforzi dei dirigenti aziendali per distruggere la credibilità di uno studio che
loro stessi avevano contribuito alla progettazione, ma che ora era andato
contro il loro stesso prodotto.
Ancora
più importante, sebbene “Horton” fosse generalmente scettico sulle conclusioni
di Dusenberg, era assolutamente feroce nei confronti degli oppositori del
virologo dissidente.
Uno
degli aspetti più inquietanti della disputa tra Dusenberg e l'establishment
dell'AIDS è il modo in cui a Dusenberg è stata negata l'opportunità di testare
la sua ipotesi.
In una
disciplina governata da pretese empiriche di verità, l'evidenza sperimentale
sembrerebbe il modo più ovvio per confermare o confutare le affermazioni di Dusenberg.
Ma Dusenberg
ha trovato le porte dell'establishment scientifico chiuse ai suoi frequenti
inviti ai test...
Dusenberg
merita di essere ascoltato, e l'”assassinio ideologico” che ha subito rimarrà
una testimonianza imbarazzante delle tendenze reazionarie della scienza moderna.
In un
momento in cui si cercano così disperatamente nuove idee e nuovi percorsi di
indagine, come può la comunità dell'AIDS permettersi di non finanziare la
ricerca di Dusenberg?
Quell'ultima
frase squillante chiusa l'intera rivista, apparsa su una pubblicazione
prestigiosa e influente quasi trent'anni fa.
Ma per
quanto ne so, le critiche sincere di Horton caddero nel vuoto, e
l'establishment dell'AIDS semplicemente ignorò l'intera controversia, mentre
gradualmente faceva pressione sui media per porre fine a qualsiasi copertura. Questo sembra confermare pienamente
la storia narrativa fornita nell'attuale bestseller di Kennedy, e di recente ho
riassunto questa analisi sorprendentemente dissenziente della presunta malattia
HIV/AIDS in un lungo articolo.
(American
Pravda: Robert F. Kennedy Jr. e la bufala dell'HIV/AIDS.
Ron
Unz •The Unz Review• 25 novembre 2024).
Le
nostre catastrofi per i farmaci da prescrizione.
Se
l'ipotesi di Dusenberg dell'HIV/AIDS è corretta, molte centinaia di migliaia di
vite americane sono state perse inutilmente a causa di una combinazione di
avidità aziendale, opportunismo politico e incompetenza dei media.
Ma la maggior parte di quella calamità ha
avuto luogo trent'anni fa, e ci sono stati altri disastri di salute pubblici
che sono stati sia molto più recenti che considerevolmente più grandi, con la
loro realtà e la loro portata ora riconosciute da tutti.
Come
Segretario alla Salute e ai Servizi Umani, Kennedy potrebbe essere in grado di
esplorare le ragioni più profonde di questi disastri e finalmente iniziare a
dare loro l'esame che meritano, forse con conseguenze drammatiche per la vita e
il benessere della maggior parte degli americani.
Anche
se per quasi tutta la mia vita ho prestato pochissima attenzione alle questioni
di salute pubblica, negli ultimi anni le cose hanno cominciato a cambiare, man
mano che ho scoperto che la narrazione standard dei media su quell'argomento
era stata a volte altrettanto inaffidabile quanto spesso si era dimostrata per
quanto riguarda gli eventi politici o storici su cui mi ero più solitamente
concentrato.
Un
paio di anni fa, ho discusso il mio risveglio a questi argomenti in un
articolo:
Tutti
noi ci concentriamo necessariamente su aree diverse, e fino a poco tempo fa non
avevo mai prestato molta attenzione alle questioni di salute pubblica,
supponendo ingenuamente che queste fossero nelle mani di funzionari governativi
ragionevolmente competenti e ragionevolmente onesti, monitorati da giornalisti
e accademici di analoga affidabilità.
Per
molti di noi, me compreso, una crepa importante in questo presupposto è
arrivata nel 2015, quando le pagine del “New York Times e degli altri nostri
principali giornali si sono riempite di notizie di un nuovo studio scioccante
di “Anne Case” e “Angus Seaton”, una coppia sposata di eminenti economisti, con
la carriera di Seaton che era stata coronata poche settimane prima dalla
vittoria del premio Nobel per la sua disciplina.
La
loro notevole scoperta è stata che durante i precedenti 15 anni, i tassi di
salute e di sopravvivenza degli americani bianchi di mezza età avevano subito
un precipitoso declino, rompendo completamente con il modello dei gruppi
americani non bianchi o con i bianchi che vivevano in altre nazioni sviluppate.
Inoltre, questo brusco calore del benessere
fisico ha rappresentato un allontanamento radicale dalle tendenze del mezzo
secolo precedente, essendo quasi senza precedenti nella storia occidentale
moderna.
Anche
se il loro breve articolo riempisse solo una mezza dozzina di pagine negli Atti
della “National Academy of Sciences”, fu rapidamente approvato da una serie di
eminenti esperti di salute pubblica e altri studiosi, che sottolinearono la
natura drammatica della scoperta.
Un
paio di professori di Dartmouth hanno detto al Times che "è difficile
trovare ambienti moderni con perdite di sopravvivenza di questa portata",
mentre un esperto di tendenze di mortalità ha esclamato "Wow".
I loro risultati sorprendenti sono stati
illustrati da numerosi semplici grafici basati su statistiche governative
facilmente ottenibili.
I due
autori erano entrambi economisti, il cui lavoro normale era lontano dalle
questioni di salute pubblica e, secondo il loro racconto, si erano imbattuti in
questi risultati notevoli in modo del tutto casuale, mentre esploravano un
argomento diverso.
Quindi
la domanda naturale che mi è venuta in mente è stata come una calamità così
importante che ha colpito una larga fetta della popolazione americana abbia
potuto essere completamente ignorata per così tanto tempo da tutti gli
accademici e ricercatori che lavorano effettivamente nella salute pubblica.
Forse
una breve tendenza di tre o quattro anni potrebbe essere sfuggita
all'attenzione, ma perdersi quindici anni di un declino nazionale così mortale?
Inoltre,
la fonte di questa drastica inversione nelle tendenze della mortalità a lungo
termine è stata strettamente confinata a poche categorie particolari.
Per
gli americani bianchi di età compresa tra i 45 ei 54 anni, i decessi dovuti a
overdose di droga e altri avvertimenti sono aumentati di quasi 10 volte durante
il periodo in questione, superando facilmente il cancro ai polmoni per
diventare la principale causa di morte.
Ecco
indicata una Mortalità per causa, bianchi non ispanici di età compresa tra 45 e
54 anni (PNAS).
Insieme
al forte aumento dei suicidi e dell'alcolismo cronico, i decessi per droga
hanno rappresentato il grande cambiamento nell'aspettativa di vita.
Questa situazione era particolarmente acuta
per la classe operaia, con un tasso di mortalità che aumentava di un notevole
22% per gli americani bianchi che non avevano un'istruzione universitaria.
Case e
Seaton hanno raggruppato overdose di droga, suicidi e alcolismo cronico come
"morti per disperazione" e nel 2020 hanno ampliato il loro studio
rivoluzionario in un libro con quel titolo, che è stato ampiamente discusso e
lodato.
Il
loro sottotitolo sottolineava "il futuro del capitalismo" e sostenevano che la causa centrale
della mortale situazione dell'America era l'epidemia di farmaci da prescrizione
oppioidi, prodotta dall'approvazione da parte della FDA nel 1996 dell'”Oxy Contin”
che crea dipendenza e dal suo successivo massiccio marketing da parte della “Pur
due Pharmaceutica”.
Sotto
la pressione di una lobby aziendale manipolatrice, il nostro governo aveva
"essenzialmente legalizzato l'eroina", con conseguenze esattamente
come ci si poteva aspettare.
Entro
il 2015, 98 milioni di americani, più di un terzo di tutti gli adulti, avevano
ricevuto prescrizioni di oppioidi e il livello di overdose di droga e altre
morti per disperazione ha raggiunto 158.000 all'anno entro il 2017.
Il
numero totale di morti americani a causa di questo disastro degli oppioidi,
causato dall'uso diffuso di farmaci da prescrizione pericolosi ma altamente
redditizi, è stato stimato in circa un milione e spesso descritto come "la
morte bianca".
(American
Pravda: i nostri problemi di salute pubblica Ron Unz •The Unz Review• 10
gennaio 2022).
Nel
2012 avevo pubblicato un articolo che raccontava una storia simile a quella del
“Vio xx”, un altro farmaco da prescrizione molto redditizio ma dannoso.
Nel
settembre 2004, “Merck”, una delle più grandi aziende farmaceutiche americane,
ha improvvisamente annunciato che stava richiamando volontariamente il “Vio xx”,
il suo popolare farmaco antidolorifico ampiamente utilizzato per trattare i
disturbi legati all'artrite.
Questo
brusco richiamo è arrivato pochi giorni dopo che Merck ha scoperto che una
delle principali riviste mediche stava per pubblicare un massiccio studio
condotto da un ricercatore della FDA che indicava che il farmaco in questione
aumentava notevolmente il “rischio di infarti e ictus fatali” ed era stato
probabilmente responsabile di almeno 55.000 morti americani durante i cinque
anni in cui era stato sul mercato.
Nel
giro di poche settimane dal ritiro, i giornalisti scoprirono che la” Merck “aveva
trovato forti prove degli effetti collaterali potenzialmente fatali di questo
farmaco anche prima della sua introduzione iniziale nel 1999, ma aveva ignorato
questi indicatori preoccupanti ed evitato ulteriori test, mentre sopprimeva le
preoccupazioni dei suoi stessi scienziati.
Grazie a un budget pubblicitario televisivo di
circa cento milioni di dollari all'anno, il “Vio xx” divenne presto uno dei
prodotti più redditizi della Merck, generando oltre 2 miliardi di dollari di
fatturato annuo.
La “Merck”
aveva anche segretamente scritto come “ghostwriter” decine di studi di ricerca
pubblicati che sottolineavano gli aspetti benefici del farmaco e incoraggiavano
i medici a prescriverlo ampiamente, trasformando così la scienza in supporto al
marketing.
Alla fine, a venticinque milioni di americani fu
prescritto il “Vio xx “come sostituto dell'aspirina, che si pensava avrebbe
prodotto meno complicazioni.
Questa
storia di grave illecito aziendale ampiamente perdonato e dimenticato dal
governo e dai media è abbastanza deprimente, ma tralascia un dettaglio fattuale
cruciale che sembra essere quasi totalmente sfuggito all'attenzione del
pubblico.
L'anno
dopo che il “Vio xx” era stato ritirato dal mercato, il” New York Time”s e
altri importanti organi di informazione pubblicarono una notizia di minore
importanza, generalmente sepolta in fondo alle loro ultime pagine, che notava che i tassi di mortalità
americani avevano improvvisamente subito un calo sorprendente e del tutto
inaspettato.
Un
esame superficiale dei dati sulla mortalità nazionale degli ultimi 15 anni
forniti sul sito web dei “Centers for Diesasse Control and Prevention” offre
alcuni indizi intriganti su questo mistero.
Troviamo
che il più grande aumento dei tassi di mortalità americani si è verificato nel
1999, l'anno in cui è stato introdotto il “Vio xx”, mentre il calo maggiore si
è verificato nel 2004, l'anno in cui è stato ritirato.
Il “Vio
xx” è stato quasi interamente commercializzato per gli anziani e questi
cambiamenti sostanziali nel tasso di mortalità nazionale sono stati
completamente concentrati all'interno della popolazione di età superiore ai 65
anni.
Gli studi della FDA hanno dimostrato che l'uso del “Vio
xx” ha portato a decessi per malattie cardiovascolari come infarti e ictus, e
questi sono esattamente i fattori che hanno guidato i cambiamenti nei tassi di
mortalità nazionali.
Quindi,
anche se la ricerca ufficiale della FDA ha indicato che il “Vio xx ha ucciso
molte decine di migliaia di americani, ci sono alcune indicazioni che il vero
numero di morti premature potrebbe essere stato di centinaia di migliaia.
(Melamina
cinese e “Vio xx” americano: un confronto - Ron Unz •Il conservatore americano•
17 aprile 2012).
Il
nostro disastro nutrizionale lungo mezzo secolo.
Uno
dei punti principali sottolineati da Kennedy sono state le terribili
conseguenze a lungo termine delle politiche nutrizionali e dietetiche
americane.
Sebbene
all'epoca non ci avessi prestato molta attenzione, negli ultimi due decenni i
nostri media sono stati pieni di storie sulla nostra crescente epidemia
nazionale di obesità e sull'enorme aumento di diabete, pressione alta e
problemi di salute americani correlati.
In un articolo recente, ho riassunto il
terribile stato di quegli aspetti della salute pubblica:
Secondo
studi di ricerca, circa il 74% di tutti gli adulti americani è ora sovrappeso,
mentre quasi il 42% soffre di obesità clinica, insieme a quasi 15 milioni di
adolescenti e bambini.
Questi
tassi sono saliti alle stelle nell'ultimo mezzo secolo.
L'obesità
è strettamente associata al diabete e quasi 40 milioni di americani soffrono di
questa grave condizione medica, mentre altri 115 milioni hanno il prediabete.
Decine
di milioni hanno la pressione alta e altre malattie correlate. Ancora una
volta, questi tassi sono aumentati drasticamente nell'ultima generazione o due.
Si
tratta di numeri enormi, con conseguenze enormi per la salute.
Il
diabete da solo è l'ottava causa di morte, uccidendo ogni anno più di 100.000
americani mentre è un fattore che contribuisce a 300.000 decessi aggiuntivi.
Al contrario, il totale combinato di tutti i
nostri decessi per overdose di farmaci è di poco superiore a 100.000.
Uno
studio dell'anno scorso ha indicato che l'obesità ha aumentato sostanzialmente
il rischio di morte, potenzialmente fino al 91%, e con così tante decine di
milioni di americani che soffrono di questa condizione, l'impatto sulla
mortalità è stato ovviamente enorme.
In parte come conseguenza di queste tendenze
molto negative, spendiamo molto di più per l'assistenza sanitaria rispetto a
qualsiasi altra nazione sviluppata, eppure la nostra aspettativa di vita è
stata generalmente molto più bassa e stagnante anziché in aumento.
La
causa di questa crisi di salute pubblica mi è sempre sembrata ovvia, vale a
dire che gli americani mangiavano troppo e facevano troppo poco esercizio
fisico – i tradizionali peccati di gola e pigrizia – e i media sembravano dire
più o meno la stessa cosa.
Tuttavia,
di recente sono stato molto sorpreso di scoprire prove evidenti che molti di
questi terribili problemi di salute americani – obesità, diabete, ipertensione
e malattie – erano probabilmente dovuti ad alcuni errori disastrosi nella
politica nutrizionale che il nostro governo aveva commesso mezzo secolo fa, incoraggiando
gli americani ad abbandonare i loro cibi tradizionali e ragionevolmente sani
per altri che producevano questi risultati disastrosi.
Per
quanto posso ricordare, gli esperti di salute del governo e i media che
riportavano i loro avvertimenti ci avevano informato che mangiare cibi grassi
faceva male alla salute e portava a rischi molto più elevati di infarti, ictus,
obesità e numerosi altri disturbi.
Anche se non ho mai prestato molta attenzione a tali
questioni, ho sempre dato per scontato che quei fatti fossero veri, come la
maggior parte degli altri americani.
Decenni
di messaggi mediatici ci hanno detto che le tradizionali e sostanziose
colazioni americane a base di pancetta, salsiccia e uova, spesso servite con
gocce di burro – cibi traboccanti di grassi e quindi ingrassanti – dovevano
essere sostituite da cibi più sani come muesli, frutta e yogurt.
Gran
parte della nostra popolazione alla fine ha ascoltato quegli avvertimenti e ha
fatto esattamente questo.
La
storia di quelle politiche nutrizionali ufficiali disastrosamente sbagliate era
stata esposta da “Gary Taubes”, un giornalista scientifico molto illustre, in
una storia di copertina del “New York Times Sunday Magazine” pubblicato più di
due decenni fa.
(E se
fosse stata tutta una grossa bugia? di Gary TaubesThe New York Times Sunday
Magazine• 7 luglio 2002).
In
questo quadro nutrizionale, una dieta sana si basa su una base di alimenti a
base di cereali, come pane, riso e pasta, integra da notevoli quantità di
frutta e verdura, e presi insieme questi carboidrati a base vegetale dovrebbero
fornire la maggior parte delle calorie giornaliere.
I prodotti animali come latte, formaggio,
carne, pesce e uova erano ricchi di proteine con grassi sostanziali e
dovrebbero essere consumati con moderazione, mentre le porzioni di cibi grassi
e dolci dovrebbero essere ridotte al minimo.
Molti
di noi naturalmente non sono riusciti ad aderire a queste linee guida, ma hanno
rappresentato la stella polare per lo stile di vita sano che tutti noi siamo
stati incoraggiati a combattere.
Ma
secondo l'articolo di successo di “Taubes”, questa era stata tutta "una
grossa bugia".
Come
ha raccontato, i cibi grassi erano cibi sani e mangiarli era il modo migliore
per mantenersi magri, mentre la frutta e lo yogurt magro erano esattamente il
tipo di alimenti pericolosi che promuovevano l'obesità.
Sono
sicuro che per coloro che hanno seguito da vicino tali domande, queste
affermazioni stravaganti devono essere sembrare molto simili a dichiarare che
le rocce cadono verso l'alto.
(In
seguito Taubes ampliò la sua analisi in “Good Calories, Bad Calories, un
best-seller nazionale del 2007 ampiamente documentato.)
Durante
tutta la mia vita, i media mainstream mi avevano sempre informato che i cibi
grassi erano ricchi di qualcosa chiamato “colesterolo” che aumentava
notevolmente il rischio di infarti e ictus, e non avendo alcun interesse o
competenza in tali questioni, avevo naturalmente pensato che fosse vero.
Ma “Taubes”
sostenne in modo piuttosto convincente che questa conclusione si basava su
prove scientifiche estremamente fragili e poteva essere totalmente falsa, con
una montagna di quella copertura mediatica costruita su appena un francobollo
di prove scientifiche piuttosto dubbie.
Questa
stessa grave discrepanza tra prove fattuali minime e credenze enormemente
diffuse si è verificata anche per quanto riguarda la presunta connessione tra
assunzione di sale e pressione alta, fibre alimentari e cancro al colon e varie
altre condizioni di salute.
Ma la
mitologia riguardante dieta e obesità è stato il peggiore esempio di tutti.
Come
documentò “Taubes”, fin dai primi giorni della scienza nutrizionale del
diciannovesimo secolo e per generazioni successive, era stato ampiamente
accettato che le diete ricche di carboidrati come pasta, pane, patate e
soprattutto zucchero facessero ingrassare e che il modo migliore per perdere
peso fosse rinunciare a quegli alimenti.
Tuttavia, nel dopoguerra, prove scientifiche
piuttosto scarse o mal interpretate convinsero alcuni energici nutrizionisti
americani a sviluppare una comprensione completamente diversa dell'obesità,
basata sul presupposto che tutte le calorie fossero essenzialmente
intercambiabili e, poiché i cibi grassi avevano un contenuto calorico molto più
denso rispetto ai carboidrati o alle proteine, dovevano essere evitati per
perdere peso.
Come
disse vocativamente Taubes, la loro semplice argomentazione equivaleva al dogma
che l'obesità fosse causata dai due peccati tradizionali della gola (mangiare
troppo) e della pigrizia (fare troppo poco esercizio fisico).
Questo
mi era sempre sembrato intuitivamente plausibile e l'avevo accettato come vero
per tutta la vita.
Ma
Taubes sosteneva che questo ignorava completamente i fatti endocrinologici
sottostanti e che questi erano molto più complessi.
Come
ha spiegato, le persone ingrassano perché le loro cellule adipose diventano più
grandi, assumendo più molecole di grasso di quelle che rilasciano per l'uso nel
resto del corpo, un processo che è regolato da vari ormoni, in particolare
l'insulina.
Quando
i carboidrati come gli amidi e gli zuccheri vengono ingeriti, l'insulina viene
rilasciata nel flusso sanguigno, portando le cellule adipose ad assorbire i
grassi piuttosto che rilasciarli, mentre il fegato converte lo zucchero nel
sangue in eccesso in molecole di grasso per tale immagazzinamento.
Ma
mangiare cibi grassi o proteine non ha lo stesso impatto sul rilascio di
insulina, contribuendo a spiegare la tradizionale saggezza popolare secondo cui
i carboidrati sono alimenti che fanno ingrassare.
L'idea
semplicistica che tutte le calorie siano uguali ai fini del controllo del peso
non tiene conto di questi fattori ormonali cruciali. Mentre mangiare grassi o
proteine placa la fame, mangiare carboidrati e soprattutto zucchero stimola il
rilascio di insulina, che può effettivamente innescare segnalazioni di
ulteriori sensazioni di fame, portando così a mangiare troppo.
Come
Taubes ha raccontato la storia, le nostre linee guida nutrizionali governative
erano state prodotte quasi mezzo secolo fa sulla base di prove scientifiche
molto scarse e spesso determinate da fattori ideologici e politici
completamente estranei.
Taubes
aveva chiaramente investito molto tempo nello studio della storia scientifica e
della salute pubblica che aveva prodotto le nostre attuali politiche, e un
aspetto sorprendente del suo resoconto era quanto sembrava essere stati
notevolmente contingenti molti punti di svolta cruciali.
Ad
esempio, la battaglia sulla pericolosità se i grassi alimentari fossero
seriamente dannosi era infuriata per un paio di decenni a metà degli anni '70,
con importanti esperti accademici di nutrizione da entrambe le parti e il campo
anti-grassi che guadagnava gradualmente terreno ma senza una decisione chiara.
In effetti, secondo Taubes, gran parte del crescente sostegno a tale ipotesi
non aveva assolutamente nulla a che fare con studi di ricerca o addirittura
problemi di salute, ma era in parte dovuto alle crescenti preoccupazioni che la
sovrappopolazione avrebbe condannato il mondo alla fame a meno che le diete nei
paesi ricchi non si fossero spostate dalla carne a prodotti vegetali prodotti
in modo molto più efficiente, con tutto ciò che si verificava prima che la
Rivoluzione Verde dell'agronomo Norman Borlaug spazzasse via la minaccia della
fame nel mondo. Quindi, una volta che una dieta americana tradizionale ricca di
carne era diventata "politicamente scorretta" per quelle ragioni
geopolitiche totalmente estranee, c'era la tendenza a concludere che era anche
malsana, anche se le prove effettive a sostegno erano piuttosto scarse e
ambigue.
Taubes
ha indicato il singolo giorno che ha giocato il ruolo più importante nella
definizione della politica nutrizionale americana e nell'affermazione del dogma
anti-grasso.
Nel 1968 il senatore “George Mc Govern”
istituì un comitato ristretto del Senato sulla nutrizione con l'obiettivo di
eliminare la malnutrizione causata dalla povertà, e venerdì 14 gennaio 1977
emise linee guida dietetiche federali che dichiaravano che gli americani
potevano migliorare la loro salute mangiando meno grassi.
L'autore ha notato che i membri dello staff
che hanno preso quella decisione erano quasi totalmente ignoranti del dibattito
scientifico sottostante e, in una lunga nota a piè di pagina, ha persino
sollevato l'inquietante possibilità che fossero spinti a fare quel passo dai
loro timori che il comitato sarebbe stato presto sciolto a meno che non avesse
potuto ottenere pubblicità da qualche drammatica dichiarazione pubblica.
Una
volta che il governo ha adottato questa posizione, il verdetto ha naturalmente
influenzato la successiva ricerca degli investigatori della FDA e degli
accademici esterni dipendenti dai finanziamenti federali, così in una certa
misura la dottrina anti-grasso è diventata una profezia scientifica che si
autoavvera.
E dopo
che una generazione di ricercatori ha investito la propria carriera mettendo in
guardia sul ruolo dannoso dei grassi alimentari, probabilmente sono diventati
molto riluttanti ad ammettere in seguito che potrebbero sbagliarsi.
Il
risultato di questi cambiamenti nella dieta e nello stile di vita è stato
esattamente l'opposto di ciò che i loro sostenitori si aspettavano, ma il
nostro establishment politico e medico ha quasi completamente ignorato questi
fatti e non li ha mai riconsiderati.
Fu
solo negli anni '70 che il nostro governo diede fermamente il suo consenso alla
sostituzione dei cibi grassi con carboidrati nella nostra dieta, favorendo in
particolare modo quelli nella categoria "cibo sano" come grano la
frutta e pane integrale.
Ci fu
un netto passaggio da bacon, salsiccia e burro a yogurt, succo di frutta e
tagli di carne più magri anziché più grassi.
Più o
meno nello stesso periodo, sempre più americani iniziarono ad abbracciare
l'esercizio fisico quotidiano regolare, tra cui jogging e allenamenti in
palestra, attività che in precedenza erano state quasi sconosciute o
addirittura considerate dannose.
Quindi
questa combinazione di meno cibi grassi e più esercizio fisico regolare avrebbe
dovuto essere seguita da cambiamenti molto evidenti nel peso degli americani e
nei problemi di salute correlati.
E così
è stato, ma esattamente nella direzione opposta a quella che il quadro
nutrizionale promosso dal governo e dai media avrebbe previsto.
L'obesità
è sempre stata un problema molto minore nella società americana, ma ora è
improvvisamente salita alle stelle.
La frazione obesa della nostra popolazione era
stata relativamente statica a uno su otto o nove, ma ora è salita a più di uno
su tre nei trent'anni successivi.
Nel
frattempo, il numero di americani con diabete è aumentato ancora più
rapidamente, aumentando di quasi il 300%.
Taubes
ha evidenziato il nostro consumo molto pesante e crescente di zucchero come
probabilmente il fattore più importante dietro i nostri terribili problemi di
salute.
Ma
tutte queste preoccupazioni generali sui carboidrati sono enormemente
amplificate nel caso dello zucchero, che solo di recente è diventato un
componente importante della nostra dieta.
Sebbene lo zucchero fosse noto da molte
migliaia di anni, fino agli ultimi due secoli e alla creazione di grandi piante
di zucchero tropicali, era stato disponibile per i ricchi solo in quantità
molto limitata ed era spesso considerato un composto medicinale o addirittura
semi-magico con potenti proprietà.
Quindi, non sarebbe sorprendente se il sistema
digestivo umano e il metabolismo corporeo hanno difficoltà a gestirlo nelle
grandi quantità che attualmente consumiamo, e Taubes ha fornito molte prove
scientifiche a sostegno di questa possibilità molto preoccupante.
Sebbene
Taubes avesse affrontato queste preoccupazioni riguardo allo zucchero in
entrambi i suoi libri, un anno dopo l'uscita del secondo, pubblicò un nuovo
importante articolo sul Times interamente dedicato a quell'argomento, dal
titolo esplosivo.
(Lo
zucchero è tossico? di Gary Taubes “The New York Times Sunday Magazine”• 13
aprile 2011).
Negli
ultimi due secoli, lo zucchero è diventato uno dei componenti più onnipresenti
della nostra dieta ordinaria, ampiamente presente in un'enorme gamma di
alimenti, dai biscotti alle bevande sportive al ketchup, e l'idea che possa
effettivamente essere una tossina umana dannosa sembra esattamente il tipo di
"teoria della cospirazione" nutrizionale che potremmo aspettarci di
trovare in angoli isolati di Internet, sputata da paranoici salutisti.
Eppure,
quel caso è stato invece sostenuto da uno dei nostri più illustri scrittori
scientifici in un lungo articolo di copertina per il New York Times Sunday
Magazine” , e successivamente lo ha ampliato in” The Case Against Sugar” , un
libro di 350 pagine ampiamente documentato, ancora una volta pubblicato da
Knopf nel 2017.
Ma il
fruttosio rientra in una categoria completamente diversa e può essere
metabolizzato solo nel fegato.
Taubes ha sottolineato che costringere quell'organo a
gestire troppo fruttosio può causare danni ai tessuti a lungo termine, proprio
come bere troppo alcol può produrre cirrosi epatica.
Inoltre,
ha sostenuto che il danno epatico causato dal processo di elaborazione del
fruttosio può portare alla crescita della resistenza all'insulina, che
suggerisce possa essere il fattore centrale dietro sia l'obesità che il
diabete.
Quindi
l'assunzione di grandi quantità di zucchero ha probabilmente un impatto
sull'obesità di gran lunga maggiore delle semplici calorie extra fornite.
Ha
anche ipotizzato che la conseguente sovrapproduzione di insulina possa
aumentare il rischio di cancro, una malattia spesso associata all'obesità e al
diabete.
Quando
alla fine degli anni '70 si svilupparono le preoccupazioni dell'opinione
pubblica sul fatto che le nostre bevande analcoliche e altri alimenti
contenevano troppo zucchero, l'industria reagì a quella pressione sostituendo
lo zucchero ordinario con lo sciroppo di mais ad alto contenuto di fruttosio
(HFCS), un composto potenzialmente naturale che sembrava relativamente innocuo,
era altrettanto dolce e aveva l'ulteriore vantaggio di essere ancora più
economico.
Eppure,
ironia della sorte, l'HFCS è in realtà composto da circa il 55% di fruttosio al
45% di glucosio, quindi quella sostituzione potrebbe essere stata in realtà un
po' più dannosa per il fegato e altri organi interni.
E
forse per coincidenza, le curve in dolce aumento sia dell'obesità che del
diabete hanno subito un ulteriore punto di inflessione poco dopo, iniziando il
loro rapido aumento successivo.
(Pravda
americana: lo zucchero è la droga in polvere bianca più letale? Ron Unz ·La
recensione di Unz• 28 ottobre 2024).
La
discussione di Taubes sul ruolo centrale e pernicioso dello zucchero aveva
attinto molto al lavoro del dottor” Robert Lustig”, un endocrinologo
specializzato in obesità infantile presso la rinomata “School of Medicine
dell'UCSF”, che aveva trascorso anni a fare ricerche su questo tema.
Nel
2009 “Lustig “aveva tenuto una conferenza in aula sulla sua analisi degli
effetti nocivi dello zucchero.
Il suo
discorso era stato inaspettatamente registrato e caricato su YouTube con il
titolo” Sugar: The Bitter Truth”, dove ha iniziato ad attirare un notevole
numero di spettatori e alla fine è arrivato all'attenzione di “Taubes.”
Negli
anni successivi, un” video” è diventato super-virale, con i suoi 25 milioni di
visualizzazioni che lo probabilmente hanno classificato come la seconda
conferenza accademica più popolare nella storia di Internet, superata solo
dalla famosa presentazione del “Prof. John Mearsheimer del 2015 sulle cause
alla base del conflitto Russia-Ucraina”.
Nel
2012 “Lustig” ha pubblicato “Fat Chance”, il suo bestseller nazionale che copre
tutte queste stesse domande riguardanti lo zucchero in modo molto dettagliato,
di cui ho discusso a lungo in un recente articolo:
Una
volta che riconosciamo che lo zucchero, o meglio il suo componente fruttosio,
costituisce il nostro principale problema alimentare, la nostra valutazione dei
diversi alimenti e bevande si trasforma completamente.
Ad
esempio, è stato a lungo ampiamente riconosciuto che le bevande analcoliche
fortemente zuccherate sono dannose per la nostra salute, e negli ultimi anni i
media hanno spesso ritratto la Coca Cola e i suoi rivali come una delle
principali fonti dei nostri problemi di obesità.
Ma
immagino che almeno il 98% del pubblico considera i succhi di frutta naturali
come un'alternativa ideale, con il loro consumo incoraggiato anche dai
programmi alimentari governativi.
Tuttavia,
“Lustig” ha sottolineato che si trattava di una totale assurdità.
Anche
se niente potrebbe sembrare più salutare del succo d'arancia appena spremuto,
la sfortunata verità è che caloria per caloria o oncia per oncia, il succo di
frutta è in realtà più ricco di fruttosio pericoloso rispetto alle bibite
zuccherate e quindi peggio per la nostra salute...
Secondo
Lustig, mangiare la maggior parte dei frutti interi, che si tratti di arance,
mele o pere, è generalmente innocuo perché il fruttosio è circondato da uno
spesso strato di fibre indigeribili, che rallenta notevolmente la sua
digestione e quindi esercita molta meno pressione sul fegato.
Ma
l'uso di un frullatore per creare i "frullati" di frutta così amati
da molti aderenti al cibo salutare, elimina quelle fibre di cellulosa e
consente l'assorbimento molto rapido del fruttosio.
Quindi
il risultato è qualcosa di altrettanto dannoso come il succo di frutta stesso,
e per ragioni simili, la salsa di mele rientra nella stessa categoria
pericolosa...
Alcune
delle statistiche citate da” Lustig” erano piuttosto notevoli.
Ha
spiegato che nel 2012 l'americano medio ingeriva 130 libbre di zucchero all'anno,
ovvero più di una libbra ogni tre giorni, rispetto alle sole 40 libbre all'anno
degli anni '80, e che il 33% di tale zucchero proveniva da bevande, con le
bibite gassate al primo posto in questa categoria.
Quando
la FDA iniziò a classificare gli additivi alimentari nel 1958, lo zucchero era
stato dichiarato completamente sicuro per le sue origini naturali e il suo uso
prolungato, piuttosto che come risultato di alcun tipo di test o analisi
scientifica, mentre la pressione politica in seguito assicurò che la stessa
designazione "ufficialmente sicura" fosse applicata all'HFCS, ancora
una volta senza alcun test.
Di
conseguenza, quei composti potevano essere aggiunti in quantità illimitate a
qualsiasi prodotto alimentare e, poiché in genere ne miglioravano il sapore,
ciò fu fatto così ampiamente che dei 600.000 prodotti alimentari venduti oggi
negli Stati Uniti, l'80% è arricchito con zucchero aggiunto.
Quindi trovare un prodotto alimentare zucchero
aggiunto è in realtà molto più difficile che no.
Ciao ha
anche discusso l'importante analisi nutrizionale di Lustig su “Metabolical”, il
libro che aveva pubblicato nel 2020, e la sua spiegazione dell'intensa attività
di lobbying aziendale che aveva avuto un ruolo importante in questo disastro.
Lustig
è diventato noto soprattutto per la sua attenzione ai pericoli dello zucchero e
ha notato che la fibra alimentare non commestibile svolge un importante ruolo
di mitigazione prevenendone il rapido assorbimento, attenuando così qualsiasi
impatto potenzialmente dannoso sul fegato.
Questo
spiegava perché il fruttosio nella frutta intera era relativamente innocuo
mentre il fruttosio nel succo di frutta non lo era.
Ma ha
anche sottolineato che abbiamo bisogno di mangiare abbastanza fibre per
mantenere la salute del nostro microbioma, i trilioni di batteri che coesistono
simbioticamente all'interno del nostro intestino.
Ha
spiegato che questi microrganismi normalmente si nutrono della fibra alimentare
che ingeriamo, ma se tale apporto è carente, possono invece iniziare a digerire
lo strato di mucina che protegge le nostre cellule intestinali, portando a
gravi problemi di salute.
Quindi la fibra è benefica in entrambi i modi,
spiegando la sua importanza nella nostra dieta.
Sfortunatamente, la fibra tende anche a
rendere più difficile la conservazione a lungo termine del cibo, e per questo
motivo viene solitamente rimossa dagli alimenti trasformati, quindi molti
americani ora ne assumono troppo poco se nella loro dieta.
I
nostri media e i sostenitori della salute denunciano regolarmente la nostra
dieta per essere così ricca di tali "alimenti trasformati", ma in
larga misura penso che il termine sia semplicemente un'abbreviazione per
alimenti in cui la fibra è stata rimossa e aggiunto ulteriore zucchero.
Questi
sono i problemi di fondo, e offuscare la questione con un termine più vago e
generico può avere conseguenze negative.
Ad
esempio, quasi nessuno descriverebbe il succo d'arancia appena spremuto come un
"alimento trasformato", ma secondo Lustig è dannoso quanto il
peggiore di questi.
… Il
mantra nutrizionale di Lustig, ripetuto regolarmente in tutto il suo libro, era
molto semplice:
"Proteggi
il fegato e nutri l'intestino".
La
principale fonte di danno epatico è il fruttosio dello zucchero, mentre la fibra
alimentare protegge il fegato e nutre l'intestino, quindi questi sembravano gli
elementi più importanti su cui concentrarsi, un piano d'azione relativamente
semplice da portare via da un libro lungo più di 400 pagine e contenente oltre
1.000 note di riferimento.
Lustig
ha anche spiegato l'importante ruolo delle lobby aziendali e degli sforzi di
pubbliche relazioni nel nostro disastro per la salute pubblica.
Ha
tracciato un'analogia chiara e convincente tra le attività nefaste di “Big
Tobacco” e quelle di “Big Sugar”, osservando che, contrariamente a quanto si
potrebbe supporre, la prima è stata in realtà modellata sulla seconda piuttosto
che il contrario, con l'industria del tabacco che ha assunto un lobbista di
alto livello per lanciare i suoi sforzi nel 1954.
Con
l'intensificarsi delle preoccupazioni per il rapido aumento dell'obesità e dei
problemi di salute correlati, l'industria dello zucchero ha avuto molto
successo nel deviare la colpa su tutti i tipi di altri prodotti come i cibi
grassi e in vendita, così questi sono diventati i cattivi centrali delle
narrazioni nutrizionali standard promosse dal nostro governo e dai media.
Gli
studi finanziati dallo zucchero hanno suggerito che le bibite gassate o i
dessert si classificavano al di sotto delle patatine fritte e delle patatine
fritte come causa dell'aumento di peso, ma hanno omesso il fatto che sia il “ketchup”
che le patatine erano in realtà molto pesanti nello zucchero.
In
effetti, uno studio più realistico sembrava mostrare che di tutti gli articoli
offerti nel menu di “McDonalds”, l'acquisto delle bevande zuccherate era più
strettamente correlato con il peso aggiunto dei clienti.
Ricercatori
e giornalisti investigativi alla fine hanno scoperto documenti che rivelavano
che la “Sugar Lobby aveva passato decenni a finanziare segretamente ricercatori
scientifici i cui studi indicavano tutti i colpevoli tranne se stessi.
(American
Pravda: Dangerous Foods - Ron Unz •La recensione di Unz• 2 dicembre 2024)
Mettere
in discussione la sicurezza e l'efficacia dei vaccini.
Negli
ultimi dieci anni circa, Kennedy è stato identificato soprattutto con la sua
dura critica ai vaccini, un argomento che non avevo mai preso in considerazione
in precedenza.
Ma nonostante la mia fortissima critica al
diffuso movimento anti-vaccini contro il Covid, alla fine sono stato convinto a
leggere un libro recente che metteva in discussione la narrazione più ampia di
quel consolidato prodotto di salute pubblica.
All'inizio
del 2023 ho pubblicato un articolo in cui spiegavo che ero rimasto piuttosto
colpito da gran parte del materiale presentato e dalle questioni controverse
che sollevava.
Tuttavia,
quelle precedenti preoccupazioni sul” vaccinismo “sono ancora presenti qua e
là, e qualche mese fa ho ricevuto un libro esattamente su questo argomento più
ampio, pubblicato sotto gli auspici dell'organizzazione “Children's Health
Defens”e di Robert F. Kennedy Jr.
Era
stato originariamente rilasciato nel 2019, molto prima che qualcuno avesse mai
sentito parlare di “Covid” o” Wuhan”, quindi non aveva nulla a che fare con
questi problemi attuali, ma affrontava la precedente controversia sui vaccini.
Gli
autori erano anonimi – potenzialmente un paio di medici israeliani – e il loro
lavoro era stato originariamente pubblicato nel loro paese, ma ora era stato
pubblicato in un'edizione americana in lingua inglese.
Fatta
eccezione per alcuni semplici grafici, il contenuto consisteva interamente di
testo, e il titolo era sconcertante: “Tartarughe fino in fondo”.
Sono
rimasto davvero molto colpito. La maggior parte degli anti-vaccinisti Covid che
avevo incontrato su Internet erano inclini a fare accuse selvagge e molto
dubbie che coinvolgevano un gigantesco conteggio dei cadaveri, ma ho incontrato
ben poco di tale grandiosità in questa discussione estremamente sobria di 500
pagine sull'argomento.
Eppure,
anche se il tono e le affermazioni fattuali erano piuttosto contenute, per
molti altri aspetti questo libro costituiva una critica molto più radicale dei
vaccini di qualsiasi cosa avessi visto in precedenza, pari a un attacco
frontale contro il loro ruolo tradizionale nella medicina moderna.
Le
tartarughe miravano a rovesciare ciò che la maggior parte di noi aveva a lungo
supposto di sapere su quelle misure di salute pubblica stabilite, quindi non
sono rimasto sorpreso che gli autori abbiano scelto di nascondere i loro nomi
per paura di ritorsioni professionali.
Secondo
la prefazione all'edizione americana, alcuni mesi dopo la sua pubblicazione
originale il libro aveva ricevuto una recensione fortemente favorevole nella
principale rivista medica israeliana, ma gli accademici più anziani che lo
elogiarono furono poi duramente denigrati da un establishment medico che non
era disposto a sfidare direttamente la sostanza del testo che aveva applaudito.
La parte anteriore del libro è costellata di
lunghe approvazioni da parte di quasi una dozzina di professionisti medici e
altri accademici, certamente un supporto sufficiente per me per prendere sul
serio il libro piuttosto che semplicemente respingerlo a priori...
(Turtles
fornisce circa 1.200 riferimenti, che riempiono 273 pagine di un documento
online ...)
Un
tema centrale degli anti-vaccinisti è che molti dei vaccini da loro criticati
hanno in realtà gravi effetti collaterali avversi, a volte facendo più male che
bene, e io sono sempre stato piuttosto scettico su questa affermazione.
Dopotutto,
sapevo che prima della loro distribuzione generale i nuovi vaccini devono in
genere superare un lungo periodo di sperimentazioni cliniche, in cui vengono
abbinati a test randomizzati e in cieco su larga scala contro placebo.
Ma il
primissimo capitolo di Turtles sosteneva che si trattava principalmente di un
mito e di un inganno.
Secondo
gli autori, tali sperimentazioni sui vaccini non sono condotte contro veri
placebo come le soluzioni saline, ma solo contro vaccini precedentemente
approvati.
Quindi
un nuovo trattamento è considerato sicuro se il suo tasso di effetti
collaterali dannosi non è peggiore di quello delle versioni precedentemente
approvate piuttosto che nessun trattamento, un approccio illogico che sembra
avere poco senso.
Pertanto,
la presunta sicurezza ed efficacia dei vaccini attuali è stata stabilita solo
in relazione a una lunga serie di loro predecessori, spesso risalenti a decenni
fa, e questo costituisce la metafora delle "tartarughe fino in fondo"
del titolo del libro.
Sembra improbabile che questo tipo di
affermazione fattuale molto semplice sia stata fatta a meno che non fosse
effettivamente vera.
Sorprendentemente,
il tasso testato di effetti collaterali avversi del vaccino è a volte piuttosto
significativo.
Ad
esempio, durante le sperimentazioni cliniche del vaccino “Prevnar”, circa il 6%
dei 17.000 neonati testati ha avuto bisogno di visite al pronto soccorso e il
3% ha richiesto il ricovero ospedaliero.
Ma
poiché il vaccino precedente utilizzato per scopi di confronto aveva tassi
simili di effetti collaterali negativi,” Prevnar “è stato giudicato sicuro ed
efficace, un verdetto scioccante.
Ci
sono anche casi in cui non esisteva una versione del vaccino precedentemente
approvata per l'uso in un simile studio di confronto, e si potrebbe
naturalmente supporre che l'unica scelta possibile sarebbe quella di usare un
vero placebo, come una soluzione salina.
Eppure,
come rivela Turtles , in quella situazione una versione deliberatamente
indebolita del vaccino stesso viene somministrata all'altra metà della
popolazione dello studio, un composto che non potrebbe fornire alcun beneficio
ma che probabilmente produrrebbe comunque tutti gli stessi effetti collaterali
avversi.
La
ragione più plausibile per questa strana metodologia sarebbe quella di
mascherare l'esistenza di quegli effetti collaterali avversi, assicurando così
l'approvazione del vaccino.
Una
volta che un vaccino ha superato i test clinici ed è stato approvato per l'uso
generale, qualsiasi problema futuro che potrebbe presentarsi è presumibilmente
coperto dal “VAERS”, il "Vaccine Adverse Events Reporting System", il
cui nome indica il suo ruolo di portare tali problemi all'attenzione delle
autorità sanitarie pubbliche.
Turtles
dedica un intero capitolo a questo sistema, che gli autori sostengono sia
progettato molto male e piuttosto inaffidabile.
In
particolare, il sistema di segnalazione è interamente volontario, in modo che i
professionisti medici non siano obbligati a presentare segnalazioni relative a
risultati dannosi riscontrati, anche quelli che comportano le reazioni più
gravi.
Ciò suggerisce che potrebbe verificarsi un
elevato grado di sotto-segnalazione, mentre allo stesso tempo segnalazioni
false o fuorvianti possono essere presentate da chiunque, senza alcun processo
di verifica.
Di
conseguenza, i dati raccolti dal “VAERS” sono statisticamente sospetti e
probabilmente piuttosto inaffidabili, e gli autori sono sospettosi sul perché
quegli enormi difetti in un sistema apparentemente così vitale siano rimasti
senza correzione per decenni.
Sospettano che questi difetti possano essere
deliberati, intesi a mascherare i pericoli dei vaccini che il sistema dovrebbe
presumibilmente monitorare.
Gli
autori riconoscono che i lettori scettici potrebbero trovare difficile credere
che gli effetti negativi di un prodotto così diffuso come i vaccini possano
essere rimasti nascosti per decenni, quindi fanno una breve digressione nella
storia passata dell'epidemiologia delle malattie.
Notano
che il cancro ai polmoni un tempo era estremamente raro, ma poi ha iniziato
improvvisamente a comparire all'inizio del ventesimo secolo più o meno nello
stesso periodo in cui il fumo di sigaretta si è diffuso, e lo ha fatto in molte
delle stesse popolazioni.
Ma
sebbene gli scienziati abbiano iniziato a indicare la possibile connessione e
le prove statistiche a supporto, quella relazione causale è stata ferocemente
contestata per decenni, in parte a causa della ricchezza e del potere
dell'industria responsabile.
Turtles
suggerisce che questa tragica storia, che ha portato alla morte prematura di
milioni di vittime di cancro ai polmoni, dovrebbe essere tenuta attentamente a
mente quando consideriamo la questione della sicurezza dei vaccini.
Alla
fine degli anni '90, nella letteratura scientifica cominciarono ad apparire
nuove domande sulla sicurezza dei vaccini, in particolare la pubblicazione nel
1998 di uno studio estremamente controverso riguardante la sicurezza del
vaccino MPR da parte del Dr. Andrew Wake fielde dei suoi colleghi su “Lancet”, una delle principali riviste
mediche.
Inoltre,
la comparsa di Internet per la prima volta ha permesso alle persone della
comunità di condividere le loro esperienze e preoccupazioni e di organizzarsi
per indagare su questi problemi.
Ma
secondo Turtles , la risposta dell'establishment dei vaccini è stata quella di
pubblicare una serie di studi che smentivano queste preoccupazioni, studi che
gli autori sostengono fossero gravemente imperfetti, parziali e forse persino
corrotti, ma che sono stati pesantemente promossi dall'establishment medico e
dai suoi alleati mediatici subordinati.
Dedicano
la maggior parte di un lungo capitolo all'analisi di cinque di questi
importanti studi in modo molto dettagliato, notando che alcuni dei più
influenti contenevano errori che sembravano danneggiare gravemente la loro
credibilità.
Sorprendentemente,
i dati grezzi presentati in uno dei più importanti, lo studio Madsen del 2002
sui bambini danes”i, sembravano in realtà supportare la conclusione opposta,
suggerendo che il vaccino aveva effettivamente effetti collaterali pericolosi, ma vari "aggiustamenti"
statistici dubbi sono stati poi impiegati per produrre il risultato desiderato
e rassicurante.
A
questo punto gli autori hanno sollevato una domanda molto semplice.
Il mezzo più semplice e convincente per
dimostrare che i vaccini sono effettivamente sicuri e benefici con pochi
effetti collaterali gravi, sarebbe ovviamente quello di condurre un ampio
studio randomizzato che confronta le conseguenze totali sulla salute di
individui vaccinati e non vaccinati, quello che chiamano uno studio "Vaccinati contro non vaccinati" (VU).
Eppure, secondo Turtles , non è mai stato
condotto nessuno studio del genere: "Sembra inspiegabile che gli studi VU
non siano stati avviati dall'establishment dei vaccini per così tanti
anni".
In
effetti, esistono già popolazioni consistenti come gli “Amish” che rinunciano
alle vaccinazioni e i cui risultati sanitari potrebbero essere facilmente
confrontati con un gruppo di controllo abbinato del pubblico generale
completamente vaccinato, e Turtles nota alcune indicazioni inquietanti a questo
proposito.
Un'indagine
giornalistica ha scoperto che il tasso di autismo tra gli Amish era solo una piccola
frazione di quello della popolazione generale, e la stessa condizione era
inesistente nei bambini nati in Etiopia non vaccinati in Israele, mentre i loro fratelli nati in
Israele completamente vaccinati mostravano livelli normali.
Un
modello simile si è verificato con le famiglie di immigrati somali sia in
Minnesota che in Svezia.
Dato
che queste preoccupazioni sui vaccini per l'autismo sono state per anni un
punto critico tra gli attivisti anti-vaccino, sembra piuttosto sospetto che le
autorità sanitarie pubbliche non siano state disposte a rispondere con uno
studio “VU” su larga scala per risolvere definitivamente la questione.
Ci
sono state ripetute richieste per tali studi VU, ma la risposta regolare
dell'establishment medico è stata quella di respingere la proposta come non
etica, sostenendo che richiederebbe di negare a un ampio gruppo di bambini
l'accesso alle vaccinazioni benefiche;
Ma
questa è un'ovvia assurdità.
Uno studio
non randomizzato potrebbe essere basato su gruppi non vaccinati o uno studio
retrospettivo potrebbe utilizzare la storia sanitaria di un gran numero di
bambini che non erano stati vaccinati in passato.
Turtles
osserva che lo 0,8% di tutti i bambini americani è oggi completamente non
vaccinato, fornendo così 30.000 potenziali soggetti in ogni corte di nascita,
mentre in Australia il tasso è dell'1,5%.
Questi
ovviamente fornirebbero numeri abbastanza grandi per determinare in modo
definitivo i benefici relativi per la salute delle vaccinazioni, quindi in
genere vengono addotte varie altre scuse dubbie o del tutto speciose...
Gli
autori sostengono che tali studi sono stati quasi certamente condotti in
sordina, probabilmente molte volte, ma i risultati non sono mai stati resi
pubblici perché puntavano nella direzione sbagliata.
Dopotutto,
i dati sono stati accessibili alle autorità governative per molti anni e sembra
inconcepibile che non sia mai stata eseguita alcuna analisi, solo che i
risultati non siano mai stati pubblicati.
Anche
se non posso essere certo che gli autori abbiano ragione, penso che il loro
sospetto profondamente cinico sia più probabilmente corretto che no.
(American
Pravda: i vaccini e il mistero della poliomielite. I sorprendenti difetti nei
test di sicurezza dei vaccini Ron Unz •The Unz Review• 30 gennaio 2023)
La
seconda metà del libro si sposta su una prospettiva storica più ampia,
concentrandosi su quelli che gli autori descrivono come i "miti
fondanti" della salute pubblica, in particolare il ruolo cruciale che le
innovazioni mediche come i vaccini hanno svolto nel liberarci dalle malattie
mortali del passato.
Per quasi tutta la mia vita, avevo sempre
accettato vagamente queste convinzioni e non le avevo mai messo seriamente in
discussione.
Gli
autori raccontano una storia molto diversa.
Spiegano che a partire dai primi anni '60, il dottor “Thomas
Mc Keown”, un importante medico e ricercatore accademico britannico, e i suoi
colleghi avevano pubblicato una serie di articoli innovativi che sfidavano con
successo queste ipotesi, notando che le enormi riduzioni della mortalità per
malattie infettive in Gran Bretagna avevano in realtà preceduto di molto
l'introduzione di vaccini o trattamenti medici come gli antibiotici.
Invece,
le forti riduzioni della mortalità per malattia sono state in gran parte dovute
a importanti miglioramenti nei servizi igienico-sanitari pubblici e nell'igiene
privata, una conclusione sorprendente confermata in seguito anche negli Stati
Uniti.
Forniscono
diversi grafici molto eloquenti che dimostrano questi fatti.
Tra
gli altri fattori, i cambiamenti nella tecnologia del trasporto urbano, come la
sostituzione dei cavalli con le automobili, hanno avuto un impatto enorme, dato
che i primi producevano una media di 25 libbre di feci al giorno, molte delle
quali sparse per le strade della città.
La dipendenza urbana dai cavalli comportava
altri gravi rischi per la salute, con New York City che dovette rimuovere circa
15.000 carcasse di cavalli dalle sue strade durante l'anno 1880.
Nel
frattempo, la refrigerazione ha ridotto notevolmente il consumo di cibo
avariato o contaminato e i progressi nella comprensione nutrizionale hanno
aumentato la salute personale.
Gli
autori sottolineano che quarant'anni dopo che Mc Keown e i suoi alleati hanno
prodotto questa "rivoluzione concettuale", le principali autorità
sanitarie hanno pienamente riconosciuto l'importanza relativa di questi diversi
fattori.
Un
rapporto dell'”American Institute of Medicine” afferma che
Il
numero di infezioni prevenute dall'immunizzazione è in realtà piuttosto piccolo
rispetto al numero totale di infezioni prevenute da altri interventi igienici
come acqua pulita, cibo e condizioni di vita.
Ma
sebbene la comunità accademica abbia assorbito questi fatti, non sono ancora
stati ampiamente diffusi o non è stata data la giusta attenzione.
Ad esempio, la maggior parte delle
pubblicazioni del CDC sottolinea ancora in modo fuorviante il ruolo centrale
delle vaccinazioni, portando a diffuse idee sbagliate da parte dell'opinione
pubblica.
Secondo “le tartarughe”.
Il
consenso scientifico riguardo al ruolo minore svolto dai vaccini nel ridurre
l'incidenza delle malattie infettive è diventato una sorta di "segreto di
Pulcinella" nei circoli scientifici e medici: tutti conoscono la verità,
ma nessuno si preoccupa di condividerla con il pubblico.
“Le
tartarughe” ammette liberamente che alcune malattie gravi sono state ampiamente
eliminate dai vaccini, in particolare il vaiolo, e che i vaccini hanno avuto un
ruolo importante nel ridurre la morbilità (malattia diffusa) di altre malattie,
come il morbillo, anche se non la loro mortalità.
Ma
anche questi esempi di successo possono sollevare domande complicate e
nascoste.
Proprio come l'uso diffuso dei vaccini stava
eliminando con successo varie malattie infantili contagiose ma non fatali, si
sono verificati altri importanti cambiamenti nella salute pubblica, a volte
piuttosto negativi.
Ad esempio, malattie croniche e incurabili come
l'asma, l'autismo e l'ADHD hanno iniziato a comparire per la prima volta in
numero significativo o in rapida crescita, superando presto di gran lunga le
malattie infettive in presentato nel loro impatto debilitante.
Nonostante
ciò, la maggior parte di queste malattie croniche ha ricevuto poca attenzione
dal CDC e da altre organizzazioni sanitarie orientate all'infettivo che
preferiscono continuare a concentrarsi sulla scomparsa dei casi di morbillo o
parotite, mentre ai milioni di bambini che ora soffrono di malattie croniche
viene data molta meno attenzione.
Turtles
solleva l'inquietante sospetto che queste due tendenze divergenti possano
essere collegate direttamente, suggerendo ancora una volta che studi su larga
scala dovrebbero esplorare i possibili collegamenti di queste nuove malattie
croniche con i vaccini che sono stati introdotti all'incirca nello stesso
periodo.
(Pravda
americana: i vaccini e il mistero della poliomielite. Il ruolo esagerato dei
vaccini nella salute pubblica Ron Unz •The Unz Review• 30 gennaio 2023).
I
misteri della poliomielite.
L'unico
voto repubblicano contro la conferma di Kennedy è venuto dall'ex leader della
maggioranza al Senato “Mitch McConnell”, e i media hanno spesso spiegato la sua
opposizione descrivendolo come un sopravvissuto alla poliomielite, che quindi
ha capito le orribili conseguenze degli attacchi populisti ai vaccini.
Una o due settimane prima delle udienze, il Times
aveva pubblicato un articolo in prima pagina incentrato sui 300.000
sopravvissuti di quella terribile malattia, sconfitta per sempre grazie al
miracolo della vaccinazione, e Kennedy non ha mai contestato nessuno di questi
argomenti nella sua testimonianza.
Tuttavia,
come ho spiegato nel mio articolo di inizio 2023 , la vera storia medica della
poliomielite potrebbe essere in realtà molto più complessa di quanto si creda
comunemente.
Turtles
aveva presentato tutti questi problemi di vaccini e salute pubblica in modo
relativamente cauto e, sebbene abbia trovato molte delle informazioni piuttosto
sorprendenti, quasi nessuna di esse ha provocato alcun senso di incredulità.
Tuttavia,
il penultimo capitolo del libro era di gran lunga il più lungo, pari a quasi un
quarto dell'intero testo e il suo contenuto era molto più scioccante.
Sospetto
che gli autori lo abbiano deliberatamente posizionato verso la fine in modo che
le rivelazioni precedenti avrebbero già attenuato lo scetticismo dei lettori,
riducendo la probabilità che questo materiale esplosivo venisse semplicemente
scartato a priori.
Il
titolo del capitolo è "I misteri della poliomielite" e la prima frase
descrive l'imponente edificio che si stanno audacemente preparando ad
assaltare:
L'epico
racconto della vittoria della scienza sulla poliomielite – più di ogni altro
racconto di una lotta contro la malattia, anche la favola di “Edward Jenner” e
del suo vaccino contro il vaiolo – è il mito fondante della vaccinazione.
Proprio
come suggeriscono gli autori, l'uso riuscito del vaccino antipolio per
eliminare quella terribile malattia è diventato il più grande trionfo della
salute pubblica degli anni '50, quello che ha salvato innumerevoli bambini da
una paralisi paralizzante e ha sollevato un regno di terrore che affliggeva le
famiglie americane, elevando al contemporaneo il dottor “Jonas Salk” e il suo
vaccino alla santità secolare.
La
storia di quella spaventosa malattia e del vaccino che l'ha debellata sembra
solidamente stabilita come qualsiasi cosa può essere in medicina, con la pagina
di Wikipedia che supera le 11.000 parole e include quasi 150 riferimenti.
Eppure,
abbastanza sorprendentemente, Turtles cerca di ribaltare completamente questa
narrazione consolidata, sostenendo che i fatti scientifici sono in realtà molto
più complessi e ambigui di quanto io o la maggior parte degli altri lettori
avremmo mai immaginato.
Mentre
questo singolo lungo resoconto difficilmente può superare la mia enorme
presunzione a favore di una storia medica apparentemente così ben documentata,
ha sollevato numerose questioni importanti che non avevo mai conosciuto in
precedenza, quindi mi limiterò a presentare le loro argomentazioni, esortando
gli interessati a leggere il libro e poi decidere da soli.
Gli
autori iniziano riassumendo brevemente la storia standard della poliomielite,
spiegando che la malattia è causata da un'infezione virale che può produrre una
malattia simile-influenzale, ma che in meno dell'1% dei casi può anche
danneggiare le cellule nervose creando così una paralisi a lungo termine.
La
poliomielite è apparentemente in circolazione da migliaia di anni, con la prima
prova che risale a una stele egizia del 1500 a.C. che mostra un giovane con una
gamba avvizzita sostenuta da una stampella, e la sua prima descrizione medica è
arrivata in un libro di un medico pubblicato nel 1789.
Ma la
malattia era estremamente rara e non aveva registrato focolai, quindi ricevette
un'attenzione minima fino alla fine del XIX secolo, quando tali focolai
iniziarono improvvisamente in Europa e negli Stati Uniti.
Questi
si moltiplicarono presto di dimensioni, causando 9.000 vittime paralizzate a
New York nel 1916, e le epidemie di poliomielite andarono e vennero senza uno
schema chiaro, aumentando dopo la seconda guerra mondiale e raggiungendo un
picco nei primi anni '50.
Il
mistero della malattia fu risolto nel 1908 quando il virus responsabile fu
isolato, e con il successivo sostegno di “Roosevelt”, lui stesso una vittima
paralizzata della poliomielite, furono investite ingenti somme nello studio
della malattia e nella ricerca di una cura.
Questo
culminò infine nei vaccini “Salk” e Sabin” dei primi anni '50, portando alla
scomparsa della malattia nel mondo industrializzato negli anni '60 e '70 e alla
sua eventuale quasi eradicazione altrove entro la fine del XX secolo.
Eppure
gli autori notano che questa storia apparentemente semplice che avevo assorbito
casualmente nel corso degli anni e mai messo in discussione, in realtà nasconde
numerose strane anomalie, misteri che sono sempre stati noti nei circoli
scientifici ma che non sono mai stati portati all'attenzione del pubblico.
Non c'era alcuna spiegazione del perché le
epidemie di poliomielite iniziarono per la prima volta alla fine del XIX
secolo, perché fossero interamente confinate ai paesi industrializzati e perché
fossero molto più gravi in estate e all'inizio dell'autunno.
La poliomielite si diffuse e si intensificò
esattamente quando la maggior parte delle altre malattie infettive erano in
netto calo, la maggior parte delle vittime non aveva contatti identificati con
altri individui infetti e non c'era alcuna spiegazione del perché il virus
avrebbe attaccato il sistema nervoso solo molto raramente.
Si
dimostrò impossibile infettare gli animali da laboratorio per via orale, poiché
presumibilmente gli esseri umani stessi si infettarono.
E,
cosa abbastanza strana, nonostante la malattia sia stata presumibilmente
sconfitta e quasi debellata dalla scienza medica, tutti questi misteri restano
ancora oggi senza risposta, nonostante oltre un secolo di ricerche, e alcuni di
essi sono diventati ancora più enigmatici.
Come
sottolineano gli autori, "la poliomielite è una delle poche malattie che
sono diventate una minaccia importante per la salute pubblica nei tempi
moderni" e la documentazione ben documentata della sua comparsa ha seguito
uno schema molto strano.
Le
prime epidemie in Europa e Nord America erano sufficientemente evidenti da
rappresentare chiaramente un fenomeno nuovo, ma non c'è alcuna spiegazione del
perché siano iniziate all'improvviso.
Questi
focolai erano quasi interamente confinati ai paesi industrializzati e, in quei
rari casi in cui si diffondevano in altre parti del mondo, la malattia era
quasi sempre limitata agli occidentali e solo raramente colpiva i residenti
locali.
I soldati americani di stanza nelle Filippine
contrassero la poliomielite, ma i filippini locali no, e lo stesso valeva per
tali truppe dislocate in Cina e Giappone.
I soldati americani di stanza in Medio Oriente
contraevano la poliomielite a un tasso dieci volte superiore a quello dei loro
omologhi rimasti negli Stati Uniti, ma i residenti locali sembravano quasi
immuni.
Durante
i primi anni '40, i casi di poliomielite erano cinque volte più alti tra gli
ufficiali britannici di stanza in India che tra gli uomini di truppa britannici
e 120 volte più alti rispetto alle truppe indiane locali.
Allo
stesso modo, gli ufficiali britannici con sede in Nord Africa e in Italia
avevano quasi un ordine di grandezza in più di probabilità di contrarre la
poliomielite rispetto ai soldati che prestavano servizio sotto il loro comando.
Numerosi
casi simili sono stati registrati di questo strano modello di infezione, che
colpisce in modo sproporzionato coloro che hanno uno status sociale più
elevato.
Quindi,
proprio durante l'epoca in cui i miglioramenti nei servizi igienici, sanitari e
alimentari avevano causato il drammatico declino di altre malattie infettive
nei paesi industrializzati, la poliomielite iniziò la sua spaventosa ascesa.
Verso la fine degli anni '40, la nota tendenza
della poliomielite a colpire gli occidentali piuttosto che i locali che
vivevano altrove diede origine alla teoria secondo cui "l'igiene
migliorata" era in qualche modo un importante fattore contribuente, una
conclusione ampiamente accettata da molti dei massimi esperti di poliomielite.
Furono
formulate ipotesi scientifiche per spiegare questo, ma queste furono presto
contraddette dalla ricerca empirica.
Tuttavia,
come sottolineano gli autori, i primi focolai di poliomielite negli Stati Uniti
avevano in realtà seguito esattamente lo schema opposto, concentrandosi nelle
baraccopoli urbane più sporche e meno igieniche, il che aveva portato alla
diffusa convinzione che la poliomielite fosse una malattia della povertà.
Ma
poi, dopo che la poliomielite si era attenuata e alla fine era scomparsa nel
mondo industrializzato durante gli anni '60 e '70, è riemersa improvvisamente
nei paesi poveri del Terzo Mondo a tassi simili al suo picco degli anni '50 in
Occidente.
Quindi,
nel corso di un paio di generazioni, una malattia ampiamente ritenuta causata
dalla povertà e dalla mancanza di igiene si era trasformata in una malattia
associata all'abbondanza e alla troppa igiene, ma poi in seguito era tornata
alle sue radici come malattia della povertà e della sporcizia.
Secondo
Turtles , queste ipotesi totalmente contraddittorie erano talvolta accettate
simultaneamente dai principali ricercatori sulla poliomielite.
Questo
modello molto strano di infezione da poliomielite solleva l'ovvia possibilità
che la vera natura della malattia fosse stata fraintesa in qualche modo molto
fondamentale.
Un
punto cruciale che Turtles solleva è che, contrariamente alla percezione
pubblica, la paralisi flaccida caratteristica della poliomielite può in realtà
avere un numero molto elevato di cause diverse, forse fino a 200 secondo la
letteratura medica, con la maggior parte di queste che coinvolgono
avvelenamenti o sostanze chimiche tossiche.
Ma nei
primi decenni del XX secolo, l'altissimo profilo della poliomielite ha fatto sì
che l'etichetta "poliomielite" fosse quasi sempre immediatamente
applicata a qualsiasi malattia fisica di questo tipo.
In
alcuni casi importanti, si è poi scoperto che si trattava di una diagnosi
errata, ma gli autori si chiedono se questo problema possa essere stato in
realtà molto più diffuso di quanto si pensava all'epoca.
Come
sottolineare, qualcosa di molto drammatico deve essere accaduto alla fine del
XIX secolo che ha prodotto il notevole aumento dell'incidenza della “poliomielite
paralitica”, e notano che questo stesso periodo ha visto l'introduzione diffusa di nuovi
coloranti e pesticidi a base di arsenico, piombo e altre sostanze chimiche
potenzialmente tossiche.
Come
esempio sospetto, spiegano che gli agricoltori del nord-est degli Stati Uniti
iniziarono ad applicare “arseniato di piombo” ai loro meli nel 1892 e l'anno
seguente ci fu un forte aumento dei casi di poliomielite nell'area di Boston,
che più che quadruplicarono di numero.
Inoltre,
questi casi raggiunsero il picco nella stagione della raccolta delle mele e la
maggior parte delle vittime proveniva dalle aree rurali che circondavano Boston
piuttosto che dalla città stessa.
Anche
decenni dopo, gli esperti medici sottolinearono che era molto difficile
distinguere la paralisi da poliomielite dal danno ai nervi causato
dall'avvelenamento da piombo e che le diagnosi errate erano comuni.
Gli
autori notano che l'aumento dei casi apparenti di poliomielite da pochi ogni
anno a centinaia o più sembra corrispondere strettamente all'uso diffuso di
arseniato di piombo, che non solo era molto più pericoloso dei precedenti
pesticidi chimici, ma rimaneva anche sulla frutta molto più a lungo.
A
questo punto, Turtles utilizza un linguaggio estremamente sobrio per proporre
un'ipotesi straordinariamente esplosiva:
L'ipotesi
che la poliomielite sia una malattia infettiva e contagiosa, ovvero che sia
causata da un organismo vivente (tipicamente un batterio o un virus) e che si
trasmetta da persona a persona, non è stata messa in discussione negli ambienti
scientifici per molti decenni.
La
versione istituzionale della storia della poliomielite ha gettato uno spesso
strato di cemento attorno ad essa, e qualsiasi scienziato che abbia il coraggio
di contestarla è probabile che venga ignorato o deriso.
La
malattia, come "tutti sanno", è causata dal “poliovirus”, un virus
altamente contagioso che entra nel corpo attraverso la bocca e viene escreto
nelle feci.
Ma la
poliomielite è davvero una malattia infettiva e contagiosa?
Approfondendo
un po' la sua storia iniziale si suggerisce che la risposta a questa domanda
non è così semplice o inequivocabile come la storia ufficiale della
poliomielite vorrebbe farci credere.
Durante
i primi anni dell'ascesa della poliomielite, la natura della malattia è stata
spesso contestata, con i critici della teoria dell'infezione che sottolineavano
che non riuscivano a trovare esempi di trasmissione da persona a persona.
In
effetti, i casi erano così geograficamente sparsi che quasi nessuna delle
vittime aveva avuto alcun contatto tra loro.
Dei 1.400 casi esaminati, meno del 3% ha coinvolto più
di un singolo paziente in una famiglia.
Nel
frattempo, ci furono molti altri casi su larga scala di tale paralisi prodotti
da cibi avvelenati.
A
Manchester, in Inghilterra, scoppiò una misteriosa epidemia nel 1900,
paralizzando migliaia di persone e uccidendone diverse decine, che alla fine fu
fatta risalire alle alte concentrazioni di arsenico nell'acido solforico
utilizzato per elaborare lo zucchero nelle birrerie locali.
In seguito fu determinato che un problema
simile a livelli più bassi aveva prodotto decine di misteriosi casi di paralisi
ogni anno nell'Inghilterra nord-occidentale durante la fine del XIX secolo.
Nel
1930, 50.000 americani rimasero paralizzati nelle regioni meridionali e
centrali dopo aver bevuto un medicinale brevettato contaminato da una sostanza
chimica tossica, e di solito erano trascorsi dieci giorni tra il momento del
consumo e la prima insorgenza dei sintomi, mascherando completamente la vera
causa.
L'idea
che la paralisi attribuita alla poliomielite possa essere in realtà dovuta a
una sostanza chimica tossica mi sembra sorprendente e non facile da accettare,
ma aiuterebbe a spiegare lo strano schema della malattia e la sua apparente
mancanza di trasmissibilità.
Nel
frattempo, gli autori esaminano attentamente gli studi storici che si dice
abbiano stabilito la natura contagiosa e infettiva della poliomielite, e li
trovano molto dubbi e inconcludenti, sottolineando che i critici scientifici
avevano sollevato molte di queste stesse obiezioni all'epoca.
Sebbene
ripetuti fallimenti sperimentali sembrassero stabilire che le infezioni da
poliomielite fossero strettamente esclusive degli esseri umani, notano che
alcuni dei primi resoconti delle epidemie rurali avevano menzionato che forme
simili di paralisi avevano colpito anche animali da fattoria locali come
cavalli, cani e pollame, suggerendo che un agente tossico avrebbe potuto
esserne il responsabile.
Quindi
sorge spontanea la domanda sul perché il possibile ruolo dell'avvelenamento da
piombo o arsenico sia stato ignorato in quei primi studi, che invece
concludevano che la causa era di una malattia virale.
Gli autori suggeriscono che ciò fosse dovuto
alla potente influenza dell'industria chimica, che commercializzava questi
composti pericolosi come pesticidi per i coltivatori di mele.
All'epoca, tali sostanze chimiche non erano
assolutamente regolamentate dal governo americano, e in effetti diversi paesi
europei hanno vietato le mele americane proprio per questo motivo.
Gli
autori notano che le epidemie di poliomielite nell'emisfero settentrionale
tendevano a raggiungere il picco nei mesi estivi e autunnali, quando frutta e
verdura venivano consumate più pesantemente e anche spruzzate intensamente con
sostanze chimiche per proteggerle dai parassiti.
Al
contrario, altre malattie infettive infantili avevano molte meno probabilità di
verificarsi durante quegli stessi mesi perché le scuole non erano in sessione.
La
paralisi da poliomielite era diventata una malattia notevole in America alla
fine degli anni '30, ma la sua incidenza crebbe molto rapidamente dopo la fine
della seconda guerra mondiale, mentre le epidemie iniziarono ad affliggere
anche paesi come la Germania, il Giappone e i Paesi Bassi, dove era stata
precedentemente sconosciuta.
Le prime epidemie in Francia, Belgio e Unione
Sovietica furono registrate solo negli anni '50.
Gli storici della medicina non hanno alcuna
spiegazione per questo strano modello, che ha elevato la poliomielite a una
malattia particolarmente temibile, anche se molte altre venivano finalmente
controllate e stavano scomparendo.
Gli
autori notano che una rivoluzione dei pesticidi stava avvenendo esattamente in
quello stesso periodo, con il “DDT” che stava diventando l'insetticida globale
di scelta, un composto poco costoso, potente e di lunga durata che attaccava il
sistema nervoso dei comuni parassiti agricoli.
Sebbene la sostanza chimica fosse stata
ufficialmente giudicata completamente sicura, i primi rapporti mostravano
alcuni esempi di apparente tossicità per gli esseri umani, inclusa persino la
paralisi come sintomo.
Secondo
alcuni critici medici dell'epoca, il modello di sorprendente crescita delle
infezioni da poliomielite sia in America che in altri paesi sembrava
generalmente seguire l'uso sempre più diffuso del DDT, ma il Dipartimento
dell'agricoltura e altre agenzie federali negarono fermamente qualsiasi
possibile collegamento.
Tutti
i dubbi persistenti sulla vera natura della poliomielite sono stati spazzati
via una volta che il vaccino “Salk” è stato rilasciato nel 1955, in seguito
dalla rapida scomparsa della malattia, ma gli autori sollevano seri dubbi su
questa relazione causa-effetto apparentemente conclusiva.
Fanno
notare che i casi di poliomielite già in forte calo a livello nazionale da
diversi anni, e questa tendenza è semplicemente continuata, seguita da un
notevole aumento dell'incidenza della poliomielite pochi anni dopo.
La
traiettoria in Israele è stata ancora più contraddittoria, con un lungo declino
dei casi di poliomielite che si è effettivamente invertito dopo l'inizio delle
vaccinazioni, prima di riscendere pochi anni dopo.
Secondo
gli autori, durante i primi anni '50 le agenzie governative americane si erano
preoccupate degli effetti sulla salute del DDT e avevano iniziato a
scoraggiarne l'uso estensivo, soprattutto nella preparazione del cibo e
all'interno delle case.
Suggeriscono
che questo potrebbe spiegare il forte calo dei casi di poliomielite apparente
durante gli anni precedenti l'introduzione del vaccino “Salk”.
Quindi,
per qualsiasi combinazione di ragioni, la poliomielite era in gran parte
scomparsa dagli Stati Uniti e dal resto del mondo industrializzato negli anni
'70.
Ma nel
frattempo, l'uso
diffuso di DDT e di altri pesticidi in molti paesi del Terzo Mondo è
stato presto seguito da un aumento sorprendente di epidemie di poliomielite,
che erano state precedentemente sconosciute in quelle regioni, portando al
lancio di una campagna di vaccinazione globale nel 1988 per sradicare la
poliomielite.
Questo
enorme sforzo sembra aver avuto molto successo e nel 2013 i casi segnalati di
poliomielite erano diminuiti del 99,9%.
Tuttavia,
gli autori mettono seriamente in discussione questa narrazione trionfale,
notando il concomitante, ancora più rapido aumento della sindrome da
"paralisi flaccida acuta" (AFP), una malattia fisica con
caratteristiche simili ma non attribuita al virus della poliomielite.
Se il
numero effettivo di individui gravemente paralizzati è rimasto costante o
addirittura è aumentato bruscamente, forse il presunto successo della campagna
globale di vaccinazione contro la poliomielite è stato raggiunto semplicemente
con una ridefinizione, un gioco di prestigio.
Sebbene
avessi trovato la maggior parte delle sezioni precedenti di Turtles
interessanti e ragionevolmente persuasive, queste non mi avevano preparato
all'impatto incendiario di questo lunghissimo capitolo sulla poliomielite, che
mi aveva completamente sbalordito.
La
sola possibilità che una delle più famose malattie storiche del ventesimo
secolo fosse stata in gran parte frutto di una diagnosi medica errata mi
lasciava semplicemente perplesso.
Le
vittime della poliomielite erano state relativamente poche, ma il suo retaggio
di bambini permanentemente storpi l'aveva resa una malattia particolarmente
terrificante, alla fine sconfitta dalle eroiche scoperte mediche del dottor”
Jonas Salk” e del dottor “Albert Sabin”, per i quali il primo ricevette un
premio Nobel.
Proprio
come dichiarano gli autori, l'eradicazione della poliomielite è stata il
coronamento delle “campagne di vaccinazione di massa, giustificando in modo
permanente quella misura di salute pubblica e portando alla sua diffusa
espansione.
Il mio
punto di vista su tutte queste domande era sempre stato abbastanza
convenzionale e non avevo mai dubitato di ciò che avevo letto sui miei giornali
o libri di testo.
Così
sono rimasto sbalordito nell'imbattermi in 125 pagine – scritte in modo sobrio
e argomentate con cura – che hanno sollevato il serio sospetto che la malattia
contagiosa non fosse mai esistita veramente, con la maggior parte delle vittime
che soffrivano di vari tipi di avvelenamento tossico piuttosto che di qualsiasi
infezione virale.
Allo
stesso modo, ricordavo la controversia che circondava l'uso del DDT come
pesticida e
il suo divieto mezzo secolo fa a causa della minaccia che rappresentava per la
fauna selvatica.
Ma
avevo accettato le argomentazioni secondo cui era quasi del tutto innocuo per
gli esseri umani e non avevo mai sentito parlare di una possibile connessione
con una malattia, per non parlare di qualcosa di così famoso come la paralisi
attribuita alla poliomielite.
C'è
ovviamente un'enorme differenza tra creare seri dubbi su una questione
scientifica fondamentale e ribaltarla con successo.
Anche
se fossi disposto a controllare le centinaia di riferimenti accademici che
Turtles fornisce a supporto della sua ipotesi rivoluzionaria, probabilmente non
avrei la competenza tecnica per valutarli correttamente.
La
vittoria sulla poliomielite è annoverata tra i trionfi più famosi della
medicina moderna e sicuramente la sua legione di difensori potrebbe produrre
lunghe confutazioni alle argomentazioni avanzate da questi autori anonimi, confutazioni
che dovrebbero essere attentamente soppesate da coloro che hanno la conoscenza
esperta per farlo in modo efficace.
Invertire la nostra consolidata comprensione
della poliomielite è il tipo di impresa monumentale che richiederebbe un
dibattito professionale altrettanto monumentale.
Ma dal mio punto di vista, anche solo
sollevare dubbi significativi su un elemento apparentemente così centrale della
storia della medicina giustifica del tutto la lettura del libro di questi
coraggiosi autori.
(Pravda
americana: i vaccini e il mistero della poliomielite. I misteri della
poliomielite. Ron Unz - The Unz Review• 30 gennaio 2023).
Non
molto tempo dopo la pubblicazione di quell'articolo, mi è stata inviata una
copia di un precedente libro del 2018 incentrato interamente sulla storia
strana e anomala e sugli aspetti medici della malattia della poliomielite, che
trattava lo stesso argomento ma in modo molto più dettagliato.
The
Moth in the Iron Lung di Forrest Marey raggiunse conclusioni più o meno
simili a quelle di Turtles, e apparentemente era servito come fonte per alcune
delle analisi di quest'ultimo.
Pertanto,
coloro che sono fortemente interessati all'argomento dovrebbero sicuramente
considerare di aggiungerlo alla loro lista di letture.
Porre
fine alla nostra sospensione dell'incredulità sulle questioni di salute
pubblica.
L'"effetto
amnesia di Gell-Mann" è un aspetto importante della nostra psicologia che
è stato descritto dal defunto romanziere “Michael Crichton” in un discorso del
2002:
In
breve, l'effetto dell'amnesia di Gell-Mann è il seguente.
Apri il giornale a un articolo su un argomento
che conosci bene. Nel caso di Murray, la fisica.
Nel
mio, lo spettacolo.
Leggete
l'articolo e vedete che il giornalista non ha assolutamente alcuna comprensione
né dei fatti né delle domande.
Spesso,
l'articolo è così sbagliato che in realtà presenta la storia al contrario,
invertendo causa ed effetto.
Io le
chiamo le storie "le strade bagnate causano la pioggia".
La carta ne è piena.
In
ogni caso, si leggono con esasperazione o divertimento i molteplici errori di
una storia, e poi si volta pagina agli affari nazionali o internazionali, e si
legge come se il resto del giornale fosse in qualche modo più accurato sulla
Palestina rispetto alle sciocchezze che avete appena letto.
Giri pagina e dimentichi ciò che sai.
Questo
è l'effetto Amnesia di Gell-Mann.
Vorrei
sottolineare che non funziona in altri ambiti della vita.
Nella vita di tutti i giorni, se qualcuno
esagera o ti mente costantemente, presto screditi tutto ciò che dice.
In
tribunale, c'è la dottrina legale del “falsus in uno, falsus in omnibus “, che
significa non veritiero in una parte, non veritiero in tutto.
Ma quando si tratta dei media, crediamo contro
ogni evidenza che probabilmente valga la pena leggere altre parti del giornale.
Quando,
in realtà, quasi certamente non vale la pena.
L'unica
possibile spiegazione del nostro comportamento è l'amnesia.
Anche
dopo aver riconosciuto questo principio, spesso ne soffriamo ancora gli
effetti, e nel mio caso questo è accaduto in più occasioni separate.
Nel
corso degli ultimi due decenni, ero diventato sempre più sospettoso nei
confronti della narrazione storica consolidata riguardo alle nostre guerre e ad
altri importanti eventi politici degli ultimi cento anni, e ho iniziato a
indagarli in dettaglio, producendo di conseguenza la mia lunga serie sulla
Pravda americana.
Tuttavia,
fino a poco tempo fa non ho mai applicato lo stesso scetticismo alle nostre
domande di salute pubblica, che supponevo fossero più o meno come erano state
presentate ufficialmente.
Ma
negli ultimi anni, ho concluso che probabilmente mi ero sbagliato su questo.
Alcune
delle principali controversie sanitarie descritte e riassunte in questo lungo
articolo hanno riguardato una perdita di vite americane maggiore del totale
combinato di tutte le nostre guerre del ventesimo secolo.
Quindi,
se la nostra visione accettata di essi è stata errata e dovrebbe essere
rivista, le implicazioni sono assolutamente enormi.
Nell'ultimo
decennio, Robert F. Kennedy Jr. è stato una delle figure pubbliche più audaci a
sostenere questo tipo di rivalutazione radicale e ora è stato installato come
il più potente funzionario della sanità pubblica del nostro paese, in grado di
tradurre alcune delle sue preoccupazioni e del suo scetticismo in un'attenta
indagine e in una possibile politica pubblica.
Quindi,
se intraprende con successo tali azioni, potrebbe alla fine essere riconosciuto
come uno dei funzionari pubblici più importanti della nostra recente storia
nazionale.
Colpi
di Krakatoa
Theburningplatform.com
– (17-2-2025) - Guest Post di Jim Kunstler – ci dice:
"'Salvare
la democrazia' è una frase in codice per un club di persone deliranti che
appartengono a un gruppo delirante che fa cose deliranti per giustificare le
loro illusioni."
(Wendy
Williamson)
C'è da
chiedersi chi alla” CBS-News” pensa che sia una buona idea quadruplicare la
mendace ostentazione quando la rete affronta una causa da 20 miliardi di
dollari da parte di Donald Trump – per aver assistito la campagna di “Kamala
Harris” (alias interferenza elettorale) – mentre la “FCC” sotto il nuovo
commissario “Brendan Carr” mette in discussione la licenza della rete di
operare sulla base della "distorsione delle notizie" e della
violazione della dottrina dell'equità delle notizie trasmesse.
Così,
domenica sera 16 febbraio, il telegiornale di punta della “CBS”, “”60-Minutes”,
ha lanciato un “double header” di articoli consapevolmente falsificati
destinati a rimescolare le menti americane a beneficio del “Partito del Caos” e
del suo manager, l'”Intel Blob” statunitense.
Il
primo pezzo era una storia singhiozzante su quanto sia triste e ingiusta la
decostruzione dell'operazione di riciclaggio di denaro dell'USAID.
Sì,
boo-hoo.
Hanno intervistato diversi part-time e
consulenti che fingevano di essere dipendenti a lungo termine del gruppo.
Completa
merda di cavallo, e loro lo sapevano.
Ciò
che conta davvero è che un sacco di burocrati (e politici) non saranno più
pagati, e il Blob non sarà in grado di ammorbidire le nazioni lontane per il
saccheggio con le sue rivoluzioni colorate e altre peripezie.
Il
secondo pezzo era un sonoro sostegno all'attuale campagna di censura della
Germania, che arresta cittadini comuni per tweet cattivi.
La
loro troupe televisiva ha seguito la tedesca “Gedankenpolizei” entrare negli
appartamenti e sequestrare i telefoni cellulari.
Al
pubblico è stato chiesto di versare lacrime per la politica tedesca del “Partito
dei Verdi”, “Renate Künast”, che è stata criticata su "X"
("commenti misogini" e insulti) – la stessa settimana in cui un
maniaco immigrato islamico ha guidato un'auto contro la folla di Monaco di
Baviera di proposito, ferendo 39 persone, tra cui due morti (uno, un bambino).
Nessuna menzione di quell'incidente su “60-Minutes”,
o, più in generale, che l'immigrazione clandestina è il grande argomento tabù
dietro tutta la censura.
La “CBS”
in realtà ha preceduto quel lavoro di “gaslighting” con un po' di falsa idiozia
sillogistica orwelliana costruita domenica mattina dalla conduttrice di “Face
the Nation” “Margaret Brennan”, che ha detto che la libertà di parola ha
causato l'Olocausto contro gli ebrei.
Il suo ragionamento:
la libertà di parola ha permesso ai nazisti di
ottenere il potere, quindi. . . Auschwitz... Pertanto, la libertà di parola è
un male.
L'ospite,
il Segretario di Stato “Marco Rubio”, le ha detto che non poteva associarsi
alla sua tesi.
Infatti,
una volta al potere, i nazisti controllarono totalmente la parola e le notizie
e non permisero nemmeno ad altri partiti politici di esistere.
Tutto questo, capite, è solo una deliberata
distorsione e perversione gramsciana del linguaggio – il nero è bianco, l'alto
è il basso – per sconfiggere qualsiasi tentativo di un dibattito pubblico
coerente oggi.
La
conclusione che si potrebbe trarre da tutto questo è che la “CBS” è
terrorizzata dalla “libertà di parola”, e sta cercando disperatamente di
nascondere l'attività criminale di racket di lunga data del Blob – che hanno
aiutato e incoraggiato per anni e meritano di perdere la loro licenza, oltre a
pagare miliardi di sanzioni, e fallire – una situazione piuttosto esistenziale.
La
distorsione della realtà non funziona più così bene con Trump alla Casa Bianca.
Ecco cosa c'è dietro la confusione dell'USAID
e perché è importante.
Nel
2016, il Blob era diventato un organismo parassitario in piena regola,
indipendente e parassitario della governance degli Stati Uniti.
Aveva
diversi scopi:
1)
mantenersi al potere perpetuo pagando i suoi blocchi elettorali di "poveri
ed emarginati",
2) pagare ai suoi dirigenti burocratici (dei
"poveri ed emarginati") lauti stipendi per conquistare la loro eterna
fedeltà, e
3) pagare i funzionari eletti per continuare a
votare i flussi di denaro per tutto questo.
Tutto
ciò ha creato una massiccia classe di attivisti del “Partito Democratico”
dediti al rovesciamento della repubblica in modo da inaugurare il loro nirvana
di equità sociale.
E tutto questo era pura arroganza.
Più
recentemente, la nemesi è arrivata sulla scena e tutto questo potere
istituzionale dei Blob ha dovuto essere dirottato verso una massiccia
operazione di copertura del culo, ora in pieno e florido fallimento.
E,
peggio di tutto per i “Blobisti”, le prove di un vero crimine si stanno
accumulando a un ritmo spaventoso e veloce.
Con la
conferma di “Kash Patel “alla fine di questa settimana, il team dell'agenzia di
Trump sarà completo.
Quello
che seguirà sarà un “Krakatoa “di rivelazioni, che altererà drasticamente il
clima della politica statunitense per gli anni a venire.
Dovreste
sapere esattamente quanti agenti dell'FBI e della CIA si agitavano nella folla
del “J-6”.
Scoprirai
in cosa consisteva la bomba a tubo J-6 DNC.
Scoprirete perché il Russia Gate non è mai
stato adeguatamente indagato o giudicato.
Come
ha funzionato l'operazione di impeachment di “Adam Schiff / Alexander Vindman /
Eric Ciaramella”. . . come la “Fondazione Clinton” ha guadagnato un milione di
dollari . . . dove sono finiti tutti i soldi che sono stati riversati in Ucraina. . . e molto altro ancora.
Presto
inizierai anche a ottenere alcune informazioni effettivamente affidabili da
CDC, FDA, NIH e altre agenzie di salute pubblica.
Crede
che Tony Fauci sia l'unica persona che deve rispondere del Covid-19?
Mi
aspetto che a molte delle seguenti persone che erano funzionari di alto rango –
quasi tutti completamente oscuri al pubblico – venga chiesto sotto giuramento
cosa pensassero di fare:
Robert
R. Redfield, M.D. — Direttore del CDC
H.
Clifford Lane, M.D. — Vice Direttore per la Ricerca Clinica e i Progetti
Speciali, Direttore Clinico, NIAID.
Sarah
W. Read, M.D., M.H.S. — Direttore aggiunto principale del NIAID.
Jill
R. Harper, Ph.D. — Vicedirettore del NIAID, Gestione scientifica.
arl W.
Dieffenbach, Ph.D. — Direttore della Divisione AIDS.
Daniel
Rotrosen, M.D. — Direttore, Divisione di Allergologia, Immunologia e Trapianti.
Emily
Erbelding, M.D., M.P.H. — Direttore, Divisione di Microbiologia e Malattie
Infettive.
Anne
Schuchat, M.D. — Vicedirettore principale, CDC.
Sherri
A. Berger, Ph.D. — Direttore operativo, CDC.
Debra
Houry, M.D., M.P.H. — Direttore ad interim, Centro nazionale per la prevenzione
e il controllo degli infortuni del CDC.
Nancy
Messonnier, M.D. — Direttore, Centro nazionale per l'immunizzazione e le
malattie respiratorie.
Francis
S. Collins, M.D., Ph.D. — Direttore, NIH.
John
Jernigan, M.D., M.S. — Direttore, Divisione per la promozione della qualità
dell'assistenza sanitaria.
Ruth
J. Etzel, M.D., Ph.D. - Direttore, Centro nazionale per la salute
ambientale/Agenzia per le sostanze tossiche e il registro delle malattie
(ATSDR).
Dana
Meaney-Delman, M.D. — Direttore ad interim, Ufficio per la preparazione e la
risposta alla sanità pubblica.
Lawrence
A. Tabak, D.D.S., Ph.D. — Direttore aggiunto principale, NIH.
Joshua
A. Gordon, M.D., Ph.D. — Direttore, Istituto Nazionale di Salute Mentale.
Medico
Walter J. Koroshetz — Direttore, Istituto Nazionale dei Disturbi Neurologici e
dell'Ictus.
Gary
H. Gibbons, M.D. — Direttore, Istituto Nazionale per il Cuore, il Polmone e il
Sangue.
Richard
J. Hodes, M.D. — Direttore dell'Istituto Nazionale per l'Invecchiamento.
Shannon
N. Zenk, Ph.D., M.P.H., R.N. — Direttore, Istituto nazionale di ricerca
infermieristica.
Sono
sicuro che molti altri nomi possono essere aggiunti alla lista.
Devono
aver saputo, e lo hanno scoperto presto, che il Covid-19 è stato creato con
sovvenzioni del governo degli Stati Uniti (forse attraverso la DARPA), che i
vaccini a mRNA erano inefficaci e dannosi, che i lockdown erano insensati e che
i funzionari della sanità pubblica sono stati pagati un sacco di soldi in
royalties mentre tutto questo stava accadendo.
Se non hanno distrutto o cancellato le
informazioni – ed è ancora possibile che “Tulsi Gabbard” riesca a trovarle, in
ogni caso – la luce a gas si spegnerà finalmente e la luce del sole brillerà
all'interno.
Sai che questo
accadrà.
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