La forza della libertà.

 

La forza della libertà.

 

 

 

 

Trump e Putin: “La Corruzione negli

 Aiuti all’Ucraina Alimenta la Guerra.”

Conoscenzealconfine.it – (14 Febbraio 2025) - Redazione de l’Anti Diplomatico) – ci dice:

 

In una lunga telefonata di un’ora e mezza, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump e il leader russo Vladimir Putin hanno affrontato il conflitto tra Russia e Ucraina, con un focus particolare sulla necessità di fermare la guerra e avviare negoziati immediati.

 

La conversazione, definita da Trump “altamente produttiva”, arriva in un momento critico, mentre emergono accuse di frodi e corruzione legate agli aiuti statunitensi all’Ucraina, un tema che sta guadagnando sempre più attenzione sia negli Stati Uniti che a livello internazionale.

Secondo “Karen Kwiatkowski”, ex analista del “Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti” e tenente colonnello in pensione dell’Aeronautica militare, la telefonata tra Trump e Putin riflette una crescente consapevolezza delle irregolarità legate al sostegno finanziario e militare degli Stati Uniti all’Ucraina.

“Trump, insieme a figure come” Elon Musk”, sta portando alla luce le frodi e la corruzione del cosiddetto ‘progetto Ucraina’ di Biden”, ha dichiarato “Kwiatkowski” a “Sputnik.”

 

L’analista ha sottolineato che queste rivelazioni potrebbero spiegare l’urgenza con cui Trump sta cercando una soluzione diplomatica al conflitto.

 “Non si può più nascondere la realtà: ci sono prove di malversazioni e uso improprio dei fondi destinati all’Ucraina.

 Questo potrebbe essere uno dei motivi per cui Trump sta spingendo per un accordo rapido”, ha aggiunto “Kwiatkowski”.

 

La telefonata arriva in un momento delicato, con il “Congresso statunitense” in procinto di approvare un nuovo pacchetto di aiuti per l’Ucraina.

 I fondi attuali, infatti, sono destinati a esaurirsi entro marzo, e la questione della corruzione rischia di complicare ulteriormente il dibattito politico.

 

“Kwiatkowski”! ha evidenziato che Trump, Musk e altri critici stanno mettendo in luce come i fondi statunitensi siano stati utilizzati in modo improprio, alimentando non solo il conflitto, ma anche un sistema di corruzione che ha danneggiato sia l’Ucraina che gli interessi degli Stati Uniti.

 

“La corruzione nel progetto Ucraina di Biden è un problema che non può più essere ignorato.

Trump sembra determinato a porvi fine, anche se questo significa rivedere completamente la strategia degli Stati Uniti nella regione”, ha affermato “Kwiatkowski”.

 

“Dmitry Peskov”, portavoce del Cremlino, ha confermato che durante la conversazione Putin ha ribadito l’importanza di affrontare le “cause profonde” del conflitto, inclusa la questione della corruzione negli aiuti internazionali.

Putin ha anche invitato Trump a visitare Mosca, segnale di una possibile apertura verso una collaborazione più stretta tra le due potenze.

 

Trump, dal canto suo, ha annunciato su” Truth Social” che i due leader hanno concordato di far iniziare immediatamente i negoziati tra le loro squadre.

“Abbiamo parlato dei punti di forza delle nostre rispettive nazioni e dei grandi benefici che potremmo ottenere lavorando insieme.

Ma prima, come abbiamo concordato, vogliamo fermare i milioni di morti nella guerra tra Russia e Ucraina”, ha scritto Trump, aggiungendo che il suo primo passo sarà contattare il presidente ucraino Zelensky.

La telefonata tra Trump e Putin segna un potenziale punto di svolta nella crisi ucraina, con entrambe le parti che sembrano orientate verso un approccio più pragmatico.

Tuttavia, la questione delle frodi e della corruzione negli aiuti all’Ucraina rimane un ostacolo significativo.

 Se Trump riuscirà a ottenere un accordo che soddisfi sia gli Stati Uniti che la Russia, potrebbe rappresentare un passo importante verso la fine del conflitto.

Intanto, l’attenzione rimane focalizzata sul prossimo pacchetto di aiuti statunitensi all’Ucraina e sulle implicazioni politiche che ne deriveranno.

 Con le rivelazioni sulla corruzione che continuano a emergere, il dibattito su come gestire la crisi ucraina si fa sempre più complesso.

(Redazione de l’Anti Diplomatico).

(lantidiplomatico.it/dettnews-trump_e_putin_la_corruzione_negli_aiuti_allucraina_alimenta_la_guerra/45289_59167/)

 

 

 

 

Libertà della parola e forza

necessità–del consenso.

Rivista.unimi.it - Romano Romani – Redazione – (5-2 – 2023) – ci dice:

 

La luce non muore, diviene parola.

La parola non muore, diviene luce.

(Romano Romani).

La libertà di un popolo è irriducibile alla forza del consenso.

Essa è garantita dalla libertà del pensiero.

Il Parlamento e il Senato in Italia sono i luoghi nei quali la libertà del pensiero si esprime anche come dissenso.

Ne è un esempio, nella nostra storia, l’ultimo discorso di “Giacomo Matteotti” e l’unico voto contrario alle leggi razziali, nel 1938, del senatore a vita Benedetto Croce.

Quel voto contrario significava che in quel momento, persino in quel momento, in Italia, non c’era soltanto la barbarie, ma anche la civiltà.

Direi che queste due testimonianze, nel ventennio fascista, ci ricordano che nella storia italiana c’è stato “Giordano Bruno”, bruciato a Roma, a Campo dei fiori, nel febbraio del 1600, “Tommaso Campanella”, torturato, nel 1601, e non ucciso perché si è finto pazzo.

“Galileo Galilei”, che è stato minacciato di tortura perché affermava che la terra gira intorno al sole, “Dante Alighieri”, che è stato cacciato dalla sua città, per la sua posizione politica.

Di questo è fatta la storia della civiltà italiana.

Questo ci ricorda l’istituzione dei senatori a vita per meriti di pensiero, contenuta nella nostra Costituzione.

Come ho già scritto altrove, la libertà di un popolo non è garantita da una forma di governo, ma da un livello di civiltà.

 Di questo livello di civiltà devono essere espressione il Parlamento e il Senato.

Il Parlamento e il Senato non sono al servizio della maggioranza, ma del Paese.

 Ed essere al servizio del Paese, per i parlamentari e i senatori, significa poter esprimere il proprio dissenso con la parola e con il voto.

La nostra Costituzione prevede che il Presidente del Consiglio e il Presidente della Repubblica siano espressione dei due rami del Parlamento, perché è nel Parlamento che è possibile, per il Paese, ovvero per lo Spirito del Popolo, esprimere il proprio consenso e il proprio dissenso.

La libertà è parola, luce della parola.

Non si deve togliere la parola al Popolo sovrano.

Il Popolo sovrano non è la massa, il numero.

 Il Popolo Sovrano è rappresentato dai suoi spiriti più liberi.

Molto spesso, in tempi bui, una minoranza esigua, ma fondamentale.

Nell’antica Grecia, quando si sacrificava un animale, si doveva avere il suo consenso.

Per fare questo, gli si gettava sul capo un sassolino.

 L’animale, infastidito, scuoteva la testa.

 Il consenso, così, si riteneva ottenuto.

Qualche volta questo è il significato di un voto popolare. 

Si pensi al sessanta per cento, forse anche di più, che ottenne Hitler nelle elezioni di Cancelliere nel 1933.

Un uomo moralmente e intellettualmente insignificante, a volte, quando raggiunge il potere, lo usa per fare molto del male, pensando che questo sia il modo di divenire grande.

Dimostra tragicamente così la sua insignificanza.

 Questo non è politicamente educativo per il suo popolo e per i popoli.

La parola, in quanto strada –metodo–per raggiungere la bellezza della verità in sé, è, nell’essere umano, la più profonda –la più alta–manifestazione della vita.

La vita, nella sua universalità, non è il prevalere della necessità della forza sulla fragilità della bellezza, ma il prevalere della fragilità della bellezza sulla necessità della forza.

Il prevalere della fragilità della bellezza sulla necessità della forza è ciò che gli esseri umani chiamano amore.

 

L’origine sensibile dell’amore è il rapporto tra Cielo e Terra, tra luce stellare –innanzitutto solare–e vita vegetale.

Più generalmente, tra luce stellare e mondo della vita.

Questo non cancella, nelle vicende degli esseri viventi, il ruolo della necessità che appare sempre di nuovo nell’esistenza, ma il vivere consiste nel trovare il modo di superarlo, di prevalere sulla necessità, di andare oltre essa.

Come nel mondo della vita, anche nella vicenda storica degli esseri umani il senso si fa strada per mezzo del prevalere della fragilità e la bellezza della vita sulla forza della necessità.

La bellezza, la fragilità, della vita, negli esseri umani, si manifesta nelle forme della parola e si chiama verità.

La vita e la necessità non si oppongono tra loro come due forze violente, ma come la fragilità alla violenza, come la bellezza alla forza.

Tutto il mondo della vita partecipa del tendere verso l’alto del mondo vegetale, dell’ardere nel respiro dell’essere che è.

(Romano Romani).

 

 

 

 

La libertà, che cos’è?

Pandorarivista.it - Giovanni Bertuzzi - (13 aprile 2023) – Redazione – ci dice:

 

La libertà viene di solito, e a ragione, invocata a proposito delle rivendicazioni e delle difese dei “diritti” dell’uomo:

diritto alla vita, alla salute, all’istruzione, alla proprietà, a muoversi e ad associarsi, a difendere le proprie opinioni, e così via.

Meno di frequente, ma doverosamente, la libertà viene messa a confronto con le “responsabilità”:

responsabilità di fronte alle azioni compiute, responsabilità di fronte alle scelte fatte o da fare, responsabilità sulla verità di quello che si dice e sulle testimonianze che si rendono, responsabilità in quanto dovere di rispondere delle proprie libere azioni.

Ma, meno di frequente ancora, ci si chiede in che cosa consista la libertà, quale sia il suo fondamento e la sua definizione, quali siano i diversi tipi di libertà, quali le sue possibilità e i suoi limiti.

Ma è proprio a questo proposito che ci si presentano gli interrogativi più impegnativi: in che cosa consiste la libertà?

L’uomo è davvero libero di fronte ai condizionamenti psicologici, sociali, e politici, di fronte all’uso delle tecnologie e di fronte agli apparati burocratici a cui è continuamente sottoposto?

Nell’impossibilità di compiere a questo proposito un’indagine storica esauriente, proviamo ad esaminare alcuni aspetti più comuni di questo fenomeno e cerchiamo di individuare le forme principali di libertà che possiamo distinguere al suo interno.

Libertà viene comunemente intesa come la condizione di un soggetto che può agire senza costrizioni o impedimenti ed è in grado di determinarsi secondo una scelta autonoma in vista dei fini e dei mezzi adatti a conseguirli.

 Ora, che cos’è che rende tale soggetto idoneo ad agire liberamente, a scegliere i fini da conseguire e i mezzi adeguati a realizzarli?

Due condizioni della libertà.

Crediamo che si debbano presupporre almeno due condizioni che stanno alla base di un’azione libera:

 la prima, di carattere ontologico, è che essa appartiene al campo della contingenza;

la seconda, riguardante la psicologia, è che essa sia cosciente.

Per quanto riguarda la prima condizione, diciamo in primis che l’azione libera è contingente, in quanto dotata di una certa indeterminazione, e questo perché chi agisce liberamente può compiere o non compiere una determinata azione, e scegliere tra le diverse possibilità.

A questo proposito, gli scolastici distinguevano in primo luogo il contingente (ciò che è ma può non essere) dal necessario (ciò che necessariamente è ciò che è).

All’interno, poi, del contingente si potevano considerare i seguenti casi:

quello che capita il più delle volte (un fenomeno naturale o un fatto dipendente da cause precise);

 quello che capita raramente (l’eccezione a una regola o ad una legge naturale);

 e infine quello che prevede a pari merito la possibilità che qualcosa possa compiersi o non compiersi, che possa realizzarsi in un modo o in un altro.

 Le azioni umane appartengono fondamentalmente a quest’ultimo tipo di contingenza;

e diciamo che vi appartengono fondamentalmente, perché chi agisce non può rimanere nella condizione di non decidere per non togliersi dalla contingenza e rimanere libero:

chi agisce virtuosamente lo fa per una disposizione al bene che gli permette di comportarsi “il più delle volte” secondo tale disposizione;

 questa disposizione dà stabilità e determinazione al suo agire, orienta e rafforza la sua libertà, ma non gli impedisce di agire diversamente.

 Così, quando obbediamo a un comando o ad una legge ci obblighiamo a farlo liberamente e il valore delle nostre azioni è dovuto appunto al fatto che siamo liberi;

 e se trasgrediamo a un comando o ad una legge, siamo punibili perché lo abbiamo compiuto liberamente, mentre le azioni di chi è costretto o assoggettato nel suo agire non sono più azioni libere.

Nella libertà umana, allora, possiamo distinguere:

 la libertà di esercizio, che riguarda il potere di esercitare o di non esercitare una determinata azione;

la libertà di specificazione, che è il potere di scegliere una cosa piuttosto che un’altra;

la libertà di contrarietà, che è quella che ci permette di scegliere sia il bene che il male.

 In base a tali distinzioni, potremo individuare le diverse possibilità del libero agire, ma anche i diversi limiti e gli impedimenti che si frappongono alla realizzazione di una piena libertà.

La seconda condizione per agire liberamente è che un’azione può essere libera se è cosciente, cioè se il soggetto che la compie è consapevole e padrone di quello che fa.

 La consapevolezza, poi, dipende dalla capacità di riflessione e dalla possibilità di distinguere un bene particolare dalla tendenza a soddisfare se stessi nella felicità, che è un bene pieno e universale, senza confini e senza limiti.

 Spieghiamoci meglio.

La coscienza (cum scientia) è la capacità, specificamente umana, non solo di conoscere le cose che ci circondano, ma di ripiegarsi su sé stessa e di riconoscere gli atti che vengono compiuti.

Quando vediamo o pensiamo qualcosa o quando agiamo, nello stesso tempo e con lo stesso atto, se siamo coscienti, siamo anche consapevoli di quello che conosciamo o di quello che facciamo.

 E tale consapevolezza risale fino a renderci auto-coscienti, vale a dire consapevoli del nostro proprio io, cioè che siamo noi gli autori e i soggetti di queste nostre azioni.

 È questa che noi chiamiamo “riflessione”, cioè la capacità di oggettivare e di considerare a parte quello che compiamo, di misurarlo e di valutarlo, di attribuirlo a noi stessi, e di organizzarlo e sistemarlo all’interno della nostra coscienza, come facciamo in tutte le discipline scientifiche, dalla logica e dalla matematica fino alla morale e alla tecnologia.

 È questo lo spazio indefinito e universale dove compiamo le nostre azioni e facciamo le nostre scelte particolari.

Quello che desideriamo o decidiamo, poi, lo perseguiamo “per” qualcosa d’altro, come mezzo “per” raggiungere un determinato fine particolare, e questo fine particolare non ci soddisfa pienamente se non è adeguato a quel fine universale che è un bene che appaga completamente ogni nostro desiderio, in quanto non ci è possibile desiderare nient’altro al di là di esso, ed è quello che chiamiamo felicità.

È per questo motivo che diciamo di essere liberi, cioè indeterminati, di fronte alla possibilità di scegliere un mezzo o un altro “per” un determinato fine, e che il raggiungimento di uno scopo particolare ci rende insoddisfatti, perché non appaga mai completamente il nostro illimitato desiderio di felicità, che è tale se non può mai essere perso o impedito.

 È questo il motivo per cui, se siamo liberi di fronte alle singole scelte da compiere o alle mete particolari da conseguire, è perché ci sentiamo limitati e irrealizzati di fronte allo sconfinato spazio di una perfetta e completa realizzazione di noi stessi.

Diceva il poeta “Johann Peter Hebel,” che l’uomo è come una pianta, che ha le radici piantate per terra (il mondo delle cose all’interno delle quali viviamo e si muoviamo), e i rami rivolti al cielo (lo spazio libero, illimitato e infinito che ci permette di uscire dalle cose, da noi stessi e all’interno del quale compiamo le nostre libere, ma limitate scelte).

Non possiamo staccarci dalla terra, dai limiti e dai condizionamenti della nostra natura umana, ma non possiamo fare a meno di protenderci verso la libertà, senza abbandonare la terra sulla quale ci dobbiamo fondare per elevarci al cielo.

 

 Alcune considerazioni sulla libertà.

Poste tali premesse, consideriamo il fatto che, confrontandoci con la realtà della nostra condizione umana, ci rendiamo conto delle grandi difficoltà di distinguere tra libertà e necessità, e di individuare le possibilità concrete, i limiti e gli impedimenti che incontriamo nell’esercizio di tale libertà.

Nel campo sterminato delle questioni riguardanti questo argomento, segnaliamo solo alcuni problemi che emergono dalle considerazioni fatte finora.

 

La libertà e la contingenza.

 

Il primo problema riguarda appunto la dimensione della contingenza:

 siamo liberi se non siamo costretti e necessitati, se ci muoviamo e viviamo nel campo delle possibilità, se tutto dipende da una nostra libera scelta.

Ma non abbiamo scelto di nascere e non siamo liberi di fronte alla necessità di dover morire.

 Le nostre possibilità di scegliere sono, dunque, limitate dalla nostra natura umana, che ci limita e ci impone le sue leggi.

Non siamo liberi se ci liberiamo e alieniamo dalla nostra natura umana, ma se prendiamo coscienza dei nostri limiti ed esercitiamo la libertà attraverso le possibilità che ci vengono date.

 

L’anelito verso la libertà, tuttavia, è dimostrato anche dalla nostra volontà e capacità di superare i limiti e i condizionamenti della natura attraverso la capacità di trasformare noi stessi e l’ambiente in cui viviamo.

 La capacità di muoverci con i mezzi di locomozione, di comunicare con gli strumenti dell’informazione, di ripararci e di difenderci dalle avversità atmosferiche e di sostituire con le macchine la forza delle braccia nelle fatiche del lavoro, sono questi alcuni dei tanti modi inventati dall’ingegno umano per liberarsi dai condizionamenti e dai limiti imposti dalla natura.

Con la cultura e le tecnologie noi uomini abbiamo aumentato, e stiamo aumentando, a dismisura lo spazio delle nostre possibilità e conseguentemente della nostra libertà.

Ma questa capacità non è illimitata e si basa in primo luogo sulla conoscenza e il rispetto della natura, dalla quale traiamo le potenzialità e le risorse che essa ci mette a disposizione e con la quale dobbiamo armoniosamente vivere.

La tecnologia ci offre una grande libertà di esercizio nei confronti della natura, ma l’uso di questa libertà dipende dalle finalità che ci proponiamo (libertà di specificazione) e dalla nostra capacità di distinguere ciò che è utile da ciò che è dannoso, ciò che è finalizzato al raggiungimento di un bene da ciò che è causa di un male per l’uomo e l’ambiente in cui vive (libertà di contrarietà).

 Inoltre la tecnologia, quando prende il potere su noi stessi e ci rende passivi nei confronti del suo uso, o quando viene usata per dominare e condizionare la nostra coscienza, diventa “tecnocrazia” e non è più strumento di liberazione dai nostri bisogni, ma è causa di asservimento e di ostacolo alla realizzazione della nostra libertà.

 

La libertà e la coscienza.

 

Ecco, allora, che la libertà non dipende solo dalle possibilità di esercitarla, ma dalla capacità di scegliere e di essere padroni dei propri atti.

 Il luogo dove tale libertà viene stabilita è quello della coscienza, dove possiamo riflettere sulle nostre azioni, attribuirle a noi stessi e giudicare sulla loro opportunità e il loro valore, in base a quello che riteniamo opportuno, giusto, vero e buono.

È nella coscienza che noi prendiamo consapevolezza della nostra identità e della nostra dignità, dei nostri diritti e dei nostri doveri.

È nella coscienza che possiamo renderci conto di quello che spetta a noi e di quello che spetta agli altri nei nostri confronti, di quello che è giusto e di quello che è sbagliato nella nostra condotta, in quella degli altri e in quella della società in cui viviamo.

 

Libertà e vita pubblica.

 

Veniamo allora a esaminare il ruolo che la libertà ricopre nella vita pubblica:

nella vita sociale e in quella politica.

La società è il luogo dove le singole persone stabiliscono i loro rapporti vicendevoli e dove perseguono un fine collettivo che è il bene comune.

 Il criterio per regolare e ordinare questi rapporti è quello della giustizia, nella quale distinguiamo le seguenti tre forme:

 la giustizia retributiva, che consiste nella volontà di restituire agli altri nella misura di ciò che si è ricevuto;

la giustizia distributiva, che è la capacità di distribuire il bene comune secondo le necessità di ciascuno;

la giustizia legale che riguarda ciò che l’individuo deve volere nei confronti della comunità.

In tutti questi campi la nostra volontà non è libera di fare o non fare quello che vuole, ma deve orientare la propria libertà di scelta a voler dare “ciò che spetta a ciascuno”.

 La giustizia impegna ciascuno, ma anche chi è responsabile di una comunità, a ricercare e volere non solo ciò che è utile per sé stesso, ma a garantire anche il bene degli altri, quello di ciascuno e quello dell’intera comunità.

E in che cosa consiste questo bene?

Quello che rispetta e promuove la dignità di ogni persona, la quale è soggetto di diritti e di doveri, conformi alla propria natura di uomo libero e responsabile.

 

Le organizzazioni internazionali hanno più volte e in diversi modi individuato e indicato questi diritti:

pensiamo alla “Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo”, emanata dall’”Organizzazione delle Nazioni Unite nel 1948”, alla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea, dell’anno 2009, alla Convenzione di Ginevra, del 1949, che voleva prevenire e regolare i diritti umanitari nei casi di guerra.

 La Chiesa cattolica ha aderito a queste proclamazioni, e ha riconosciuto che la forma di governo più adatta a garantire la libera partecipazione dei cittadini é quella democratica, ma queste dichiarazioni non sono state sottoscritte da tutti i governi e purtroppo dobbiamo constatare che il secolo che ci siamo lasciati alle spalle ha conosciuto le più alte proclamazioni dei diritti dell’uomo, ma anche i più gravi crimini contro l’umanità.

E il secolo che stiamo vivendo non promette di essere migliore.

La libertà viene violata e impedita ogni volta che si ostacolano questi diritti, e lo si può fare in tante forme, dalle più aperte e manifeste a quelle più nascoste e insidiose, dalla violenza che sopprime la libertà con la forza, alle imposizioni politiche, economiche, finanziarie e burocratiche, fino alle più sottili tecniche di persuasione occulta.

Questo dimostra una cosa:

nonostante che i singoli cittadini e i governanti siano fondamentalmente a conoscenza di tutto quello che rende gli uomini liberi e responsabili, rimane sempre la possibilità che possano liberamente violare tali diritti o possano essere impediti a esercitarli.

Queste solenni dichiarazioni, tuttavia, stanno di fronte alla nostra coscienza, perché, se le violiamo siamo consapevoli e responsabili di farlo, se siamo impediti a realizzarli, possiamo trovare la forza e la capacità, da soli o con altri, di farle rispettare.

 

 

 

 

VP Vance rifiuta l'intelligenza

artificiale "sicura"

al vertice di Parigi.

 Unz.com - Mike Whitney – (14 febbraio 2025) – ci dice:

 

Sempre più persone iniziano a rendersi conto che l'Intelligenza Artificiale è una tecnologia ad alto rischio che potrebbe portare allo sterminio della specie. Può sembrare un'esagerazione, ma se si seguono da vicino gli sviluppi dell'intelligenza artificiale, si vedrà che si tratta di una valutazione accurata.

 L'intelligenza artificiale è una tecnologia potenzialmente letale che può essere utilizzata a beneficio dell'umanità o aprire la strada verso la morte e la distruzione inimmaginabili.

 Dai un'occhiata a questo estratto da un articolo su Scientific American:

Un sondaggio del 2023 tra gli esperti di IA ha rilevato che il 36% teme che lo sviluppo dell'IA possa portare a una "catastrofe a livello nucleare".

Quasi 28.000 persone hanno firmato una lettera aperta scritta dal “Future of Life Institute”, tra cui “Steve Wozniak”, “Elon Musk”, gli amministratori delegati di diverse aziende di intelligenza artificiale e molti altri eminenti tecnologi, chiedendo una pausa di sei mesi o una moratoria sullo sviluppo di nuove” IA avanzate”.

 

Perché siamo tutti così preoccupati? In breve:

 lo sviluppo dell'IA sta andando troppo veloce.

Ecco perché l'intelligenza artificiale può essere estremamente pericolosa, che sia cosciente o meno, Scientific American.

 

“Elon Musk ha utilizzato la sua piattaforma di “X” per amplificare le sue preoccupazioni sull'intelligenza artificiale e per sottolineare la necessità di procedere con cautela al fine di ridurre al minimo i rischi.

Purtroppo, le preoccupazioni di Musk sono andate perse sull'amministrazione Trump che vede l'intelligenza artificiale come l'arma di cui ha bisogno per mantenere la posizione dominante dell'America nell'ordine mondiale.

Il conflitto che si sta preparando tra Trump e Musk su questa questione chiave non è ancora esploso alla luce del pubblico, ma possiamo essere ragionevolmente certi che lo scontro avrà luogo nel prossimo futuro.

 Se consideriamo, ad esempio, l'allarmante discorso del vicepresidente JD Vance al vertice sull'intelligenza artificiale in Francia questa settimana, in cui il vicepresidente ha respinto categoricamente la spinta per una regolamentazione prudente o una supervisione governativa, caratterizzando le persone che prendono sul serio tali preoccupazioni come "troppo consapevoli di sé e troppo avverse al rischio", allora non c'è bisogno di chiedersi quale sarà l'approccio dell'amministrazione.

In effetti, Vance lo ha riassunto per il suo pubblico in una frase scioccante: "Il futuro dell'IA non si vincerà torcendosi le mani sulla sicurezza..."

Quindi, adottare misure ragionevoli per evitare un vero e proprio evento di estinzione di massa è "torcersi le mani"?

Naturalmente, non siamo d'accordo con questo punto di vista. E come abbiamo notato in precedenza, oltre 28.000 persone hanno già firmato una lettera che richiede una moratoria di sei mesi sullo sviluppo avanzato dell'IA.

Dobbiamo presumere che queste 28.000 persone – tutte con più esperienza di Vance in materia di intelligenza artificiale – siano semplicemente dei preoccupati che si torcono le mani le cui opinioni non sono fondate su una comprensione intima dell'argomento e della minaccia che rappresenta per l'umanità?

E quali sono esattamente queste minacce?

Si può riassumere? Ecco di più da “Scientific American” :

 

Gli algoritmi di intelligenza artificiale raggiungeranno presto un punto di rapido auto-miglioramento che minaccia la nostra capacità di controllarli e pone un grande rischio potenziale per l'umanità.

Una volta che l'IA sarà in grado di migliorare sé stessa, il che potrebbe avvenire a non più di qualche anno di distanza, e potrebbe infatti essere già qui ora, non abbiamo modo di sapere cosa farà l'IA o come possiamo controllarla.

 Questo perché l'intelligenza artificiale super intelligente... sarà in grado di girare intorno ai programmatori e a qualsiasi altro essere umano manipolando gli esseri umani per fare la sua volontà;

Avrà anche la capacità di agire nel mondo virtuale attraverso le sue connessioni elettroniche e di agire nel mondo fisico attraverso corpi robotici...

 Ecco perché l'intelligenza artificiale può essere estremamente pericolosa, che sia cosciente o meno, “Scientific American”.

Le preoccupazioni di Musk sono ancora più esplicite.

 Ecco un breve riassunto fornito sulla sua entità di intelligenza artificiale chiamata “Grok”:

(nota: in risposta alla domanda: "Cosa preoccupa di più Musk dell'intelligenza artificiale?")

 

C'è una notevole preoccupazione su come l'intelligenza artificiale, in particolare le forme potenti come l'AGI” “(Artificial General Intelligence”), dovrebbero essere sviluppate e controllate.

 Musk ha espresso sfiducia nei confronti della leadership di OpenAI, in particolare di Sam Altman, per quanto riguarda la gestione di tale tecnologia.

 Ha indicato una attrazione per OpenAI per tornare alle sue radici incentrate sulla sicurezza e open source, che ritiene che si allineerebbero meglio con l'interesse pubblico più ampio piuttosto che con i motivi di profitto aziendale...

Grok risponde a questa domanda: cosa preoccupa di più Musk dell'intelligenza artificiale:

Rischio esistenziale per l'umanità:

Musk ha avvertito che l'IA potrebbe eliminare o limitare la crescita dell'umanità, evidenziando il rischio che l'IA diventi "molto più intelligente degli esseri umani" e potenzialmente portando uno scenario in cui l'IA potrebbe decidere di perdere l'umanità o di metterla stretto sotto controllo.

Questa preoccupazione è paragonata da Musk ai pericoli della fisica nucleare, dove l'energia può essere utilizzata sia per risultati benefici che catastrofici.

Musk ha sostenuto la regolamentazione governativa dell'IA, esprimendo stress per il progresso della tecnologia senza quadri normativi adeguati.

Teme che l'IA possa portare alla "distruzione della civiltà" se non gestita correttamente, proponendo la creazione di un "comitato di approfondimento" per supervisionare lo sviluppo dell'IA.

(fonte: risultati web di cnn.com, foxbusiness.com e reuters.com).

Il potenziale dell'IA per superare in astuzia gli esseri umani:

Ha ripetutamente menzionato il rischio che l'IA superi l'intelligenza umana, portando uno scenario in cui l'IA potrebbe non essere in linea con i valori o gli interessi umani.

Musk ha citato questo come uno dei maggiori rischi per la civiltà, paragonandolo all'evocazione di un demone...

Musk ha anche espresso preoccupazione per l'utilizzo dell'intelligenza artificiale per... la proliferazione di sistemi d'arma autonomi, che potrebbe portare a un'escalation involontaria dei conflitti.

Sicurezza ed etica:

Musk sostiene un attento sviluppo dell'intelligenza artificiale, suggerendo che i protocolli di sicurezza dovrebbero essere stabili prima di passare a sistemi di intelligenza artificiale più potenti.

Ha chiesto un quadro normativo simile a quelli per l'aviazione oi prodotti farmaceutici per garantire la sicurezza dell'IA. (Grok).

Le preoccupazioni di Musk, che emergono dalla sua vasta esperienza tecnologica, sono chiaramente in conflitto con quelle di “JD Vance” e dell'amministrazione che richiedono la regolamentazione come una forma di strangolamento burocratico che soffoca l'innovazione.

 Ecco parte di ciò che Vance ha detto martedì all'AI Summit di Parigi:

Quando le conferenze come questa si riuniscono per discutere di una tecnologia all'avanguardia, spesso, penso che la nostra risposta sia quella di essere troppo consapevoli di sé, troppo avverse al rischio.

Ma non ho mai incontrato una svolta nella tecnologia che ci abbia portato così chiaramente a fare esattamente il contrario.

 La nostra amministrazione, l'amministrazione Trump, crede che l'IA avrà innumerevoli applicazioni rivoluzionarie...

E limitarne lo sviluppo ora non solo andrebbe un vantaggio ingiusto degli operatori storici del settore, ma significherebbe paralizzare una delle tecnologie più promettenti che abbiamo visto da generazioni.

Questa amministrazione garantirà che la tecnologia americana dell'intelligenza artificiale continua ad essere il “gold standard” in tutto il mondo e che siamo il partner preferito da altri, paesi stranieri e certamente dalle aziende che espandono il proprio uso dell'intelligenza artificiale.

In secondo luogo, riteniamo che un'eccessiva regolamentazione del settore dell'IA possa uccidere un'industria in trasformazione proprio mentre sta decollando, e faremo ogni sforzo per incoraggiare le politiche di IA a favore della crescita.

 E mi piace vedere che il sapore della deregolamentazione si sta facendo strada in molte delle conversazioni di questa conferenza.

In terzo luogo, siamo fermamente convinti che l'IA debba rimanere libera da pregiudizi ideologici e che l'IA americana non sarà cooptata in uno strumento di censura autoritaria. ...

Gli Stati Uniti d'America sono il leader dell'IA e la nostra amministrazione prevede di mantenerlo tale.

Gli Stati Uniti possiedono tutti i componenti dell'intero stock di intelligenza artificiale, tra cui la progettazione avanzata di semiconduttori, gli algoritmi di frontiera e, naturalmente, le applicazioni trasformative.

E per salvaguardare il vantaggio dell'America, l'amministrazione Trump garantirà che i più potenti sistemi di intelligenza artificiale siano costruiti negli Stati Uniti con chip progettati e prodotti dagli Stati Uniti (l'America deve dominare l'intelligenza artificiale perché l'intelligenza artificiale fornisce i mezzi per il dominio).

L'America vuole collaborare con tutti voi e noi vogliamo intraprendere la rivoluzione dell'intelligenza artificiale davanti a noi con spirito di apertura e collaborazione.

Ma per creare questo tipo di fiducia, abbiamo bisogno di regimi normativi internazionali che promuovano la creazione di tecnologia AI piuttosto che strangolarla.

E abbiamo bisogno che i nostri amici europei, in particolare, guardino questa nuova frontiera con ottimismo e non con trepidazione.

 (Nota: ignorate i rischi, maledetti i siluri) ...

 

Con il recente ordine esecutivo del Presidente sull'IA, stiamo sviluppando un piano d'azione per l'IA che eviti un regime normativo eccessivamente precauzionale, garantendo al contemporaneo che tutti gli americani traggano vantaggio dalla tecnologia e dal suo potenziale di trasformazione...

 

Preoccupazioni riguardo alle normative internazionali.

Gli innovatori statunitensi di tutte le dimensioni sanno già cosa vuol dire avere a che fare con onerose regole internazionali...

 

Signore e signori.... Il futuro dell'IA non si vincerà con le strette di mano sulla sicurezza.

Ora, in questo momento, ci troviamo di fronte alla straordinaria prospettiva di una nuova rivoluzione industriale, alla pari con l'invenzione del motore a vapore o dell'acciaio” Bessemer”, ma non si realizzerà mai se l'eccesso di regolamentazione dissuade gli innovatori dal correre i rischi necessari per far avanzare la palla...

(TRASCRIZIONE: Discorso del vicepresidente JD Vance al vertice sull'intelligenza artificiale di Parigi 2025 , Singju Post).

L'intera presentazione di Vance è stata poco più di un'arringa anti-regolamentazione progettata per sminuire chiunque non sia riuscito ad attribuire alla sua filosofia "Maledetti i siluri, avanti tutta".

Ciò che il discorso mostra è che il team di Trump crede che chiunque esprima il minimo sostegno per una modesta supervisione (di questa tecnologia potenzialmente letale) sia un imbecille che cerca di bloccare la strada verso il futuro.

Ma ciò che è così sorprendente nell'analisi di Vance è che sembra essere l'esatto opposto di quella di Musk.

Musk non ha espresso alcuna opposizione di questo tipo alla regolamentazione o alla supervisione;

 Al contrario.

 Come abbiamo già mostrato, Musk è fermamente convinto che dobbiamo raggiungere un consenso internazionale su come l'IA dovrebbe essere regolamentata per garantire che le cose non sfuggano di mano.

Vale la pena notare che la scorsa settimana Elon Musk ha fatto un'offerta da 97,4 miliardi di dollari per riacquistare OpenAI dal suo attuale proprietario, Sam Altman, affermando che Altman aveva abbandonato la missione originale del sistema di rimanere un'organizzazione open source senza scopo di lucro.

 Al momento, OpenAI è una "società closed source, con il massimo profitto, effettivamente controllata da Microsoft",

un completo capovolgimento della visione di Musk di uno strumento di apprendimento trasparente (orientato alla comunità) che potrebbe essere utilizzato a beneficio dell'umanità.

L'offerta di quasi 100 miliardi di dollari sottolinea l'importanza che Musk attribuisce allo sviluppo dell'intelligenza artificiale, dati i rischi che pone per l'umanità.

 In altre parole, vuole riacquistare OpenAI perché non considera "affidabile" il suo attuale proprietario.

Elon Musk ha detto a “Tucker Carlson”:

 "Non mi fido di Sam Altman e non credo che vogliamo che l'IA più potente del mondo sia controllata da qualcuno che non è affidabile".

Vale anche la pena notare che un numero crescente di esperti sta fuggendo da OpenAI lamentandosi del fatto che l'azienda non sta adottando misure per affrontare i loro problemi di sicurezza.

Tra questi ci sono Daniel Kokotajlo, William Saunders, Ilya Sutskever, Jan Leike, Gretchen Krueger, Leopold Aschenbrenner, Pavel Izmailov e Cullen O'Keefe, Miles Brundage e Rosie Campbell.

 

Perché così tanti professionisti ben pagati fuggono da OpenAI mentre avvertono problemi di sicurezza?

Perché, come ha dichiarato candidamente l'ex ricercatore di intelligenza artificiale “Steve Adler”:

i laboratori OpenAI stanno facendo una 'scommessa molto rischiosa' con l'umanità nella corsa verso l'AGI".

Questo è tutto in poche parole.

Queste persone credono semplicemente che sia immorale per loro partecipare a un progetto che mette a rischio la specie.

Ecco di più dalla “BBC” :

 

Il Regno Unito e gli Stati Uniti non hanno firmato un accordo internazionale sull'intelligenza artificiale (AI) in un vertice globale a Parigi.

La dichiarazione, firmata da decine di paesi tra cui Francia, Cina e India, si impegna a un approccio "aperto", "inclusivo" ed "etico" allo sviluppo della tecnologia...

La dichiarazione firmata da 60 paesi sostiene l'ambizione di ridurre i divari digitali promuovendo l'accessibilità dell'IA e garantendo che lo sviluppo della tecnologia sia "trasparente", "sicuro" e "sicuro e affidabile".

…. Il vicepresidente degli Stati Uniti JD Vance ha detto ai delegati a Parigi che un'eccessiva regolamentazione dell'intelligenza artificiale (AI) potrebbe "uccidere un'industria trasformativa proprio mentre sta decollando".

Vance ha detto ai leader mondiali che l'IA è "un'opportunità che l'amministrazione Trump non sprecherà" e ha affermato che le "politiche pro-crescita dell'IA" dovrebbero avere la priorità sulla sicurezza...

Tuttavia, l'”UKAI” – un organismo commerciale che rappresenta le imprese che lavorano nel settore in tutto il paese – ha affermato che è stata la decisione giusta.

"Sebbene UKAI concordi sul fatto che essere responsabili dal punto di vista ambientale sia importante, ci chiediamo come bilanciare questa responsabilità con le crescenti esigenze dell'industria dell'intelligenza artificiale per una maggiore energia", ha dichiarato il suo amministratore delegato” Tim Flagg”.

 

"L'UKAI accoglie con cautela il rifiuto del governo di firmare questa dichiarazione come un'indicazione che esplorerà le soluzioni più pragmatiche che l'UKAI ha chiesto, mantenendo l'opportunità di lavorare a stretto contatto con i nostri partner statunitensi", ha aggiunto.

Regno Unito e Stati Uniti si rifiutano di firmare la dichiarazione internazionale sull'intelligenza artificiale, “BBC”.

A giudicare dalla sua pagina web, l'”UKAI” sembra essere un “gruppo di lobby” che potrebbe aver influenzato la decisione di Vance di” respingere la Dichiarazione di Parigi sull'IA”.

Ecco un frammento dalla loro pagina web:

“UKAI” rappresenta aziende di tutte le dimensioni interessate all'intelligenza artificiale, dalle startup ai leader del settore, garantendo che le loro voci siano ascoltate nella definizione delle politiche.

 Lavorando a stretto contatto con il governo e le autorità di regolamentazione del Regno Unito, l'UKAI garantisce che le politiche di intelligenza artificiale promuovano l'innovazione e la crescita delle imprese senza soffocare il progresso.

UKAI è il ponte tra le responsabilità politiche e la comunità dell'IA, offrendo una piattaforma per il “feedback” su legislazione, programmi e iniziative.

L'UKAI crede nel ruolo trasformativo che l'IA può svolgere nello sviluppo sociale ed economico del Regno Unito. (UKAI).

Quindi, questo gruppo industriale britannico ha influenzato la posizione dell'amministrazione sulla “Dichiarazione”;

È quello che sta succedendo?

E se lo hanno fatto, allora che ruolo hanno giocato i giganti della tecnologia nella Silicon Valley?

Abbiamo posto questa domanda a Grok: "Le grandi aziende tecnologiche hanno spinto JD Vance a opporsi alla Dichiarazione di Parigi sull'IA":

Risposta:

Il background di “Vance “nella Silicon Valley e i suoi finanziamenti da miliardari della tecnologia come “Peter Thie” suggeriscono che ha forti legami con i leader tecnologici .

Questi legami potrebbero influenzare le sue prospettive politiche, ma non è esplicitamente dichiarato alcun collegamento diretto con le “Big Tech” che lo spingono contro la dichiarazione sull'IA

(NPR ... Sebbene le posizioni di Vance sembrino allinearsi con gli interessi delle Big Tech nell'evitare la rigorosa normativa, le informazioni disponibili non confermano esplicitamente che queste aziende hanno influenzato direttamente la sua decisione in merito alla dichiarazione sull'IA 

Le sue azioni potrebbero essere viste come parte di una più ampia posizione politica sulla regolamentazione tecnologica, influenzata dalle sue convinzioni politiche, dal suo ruolo nell'amministrazione Trump e dalle sue precedenti interazioni con l'industria tecnologica piuttosto che da una spinta specifica da parte delle aziende Big Tech tuttavia, date le sue critiche alla "regolamentazione eccessiva", è ragionevole dedurre che le sue opinioni siano almeno in sintonia con la posizione generale di Big Tech sulle questioni normative. (Grok).

In breve, non possiamo ancora verificare che il rifiuto dell'amministrazione della “Dichiarazione di Parigi sull'IA” sia stata una risposta agli sforzi di lobbying dei giganti della Silicon Valley.

Ma considerare che sia molto probabile che queste società siano state almeno consultate sulla questione prima che la decisione fosse presa.

In ogni caso, il “vertice di Parigi sull'intelligenza artificiale” è stato in gran parte una stravaganza di relazioni pubbliche che è fallita miseramente a causa dello scioccante rifiuto di Vance di firmare la Dichiarazione.

Si tenga presente che la Dichiarazione non contiene norme onerose o obblighi vincolanti.

 È semplicemente un'espressione di sostegno per alcuni principi generalizzati che sono stati inventati per costruire la fiducia del pubblico.

 Invece di mostrare la volontà di lavorare in collaborazione con altri leader mondiali su una questione di sicurezza globale, l'amministrazione Trump ha deciso di mettere loro il pollice nell'occhio mentre trasmetteva la loro intenzione di sviluppare l'IA in qualsiasi modo ritenessero opportuno.

 Il fatto è che Trump e i suoi luogotenenti vedono l'intelligenza artificiale come uno strumento per il dominio globale e per mantenere la posizione privilegiata dell'America nell'ordine mondiale.

E per questo, sono disposti a rischiare tutto.

 

 

 

 

Per essere efficienti, è necessario

un certo grado di dittatura.

Reddit.com – (12-02 – 2025) – Redazione – Political Science – ci dice:

 

Farò tre esempi a supporto di ciò:

 i) l'esercito.

ii) le start-up.

 iii) gli imperi.

 Quando si guarda a ciascuno di questi esempi, hanno un grado di alta efficienza e crescita massima abbinata a conquiste glorificate, cose che tutti concorderemmo essere radicate nella nostra cultura come misura del successo.

 Siamo progettati per essere associati a cose che si adattano alla descrizione data sopra, ma quando si tratta di governi ci aspettiamo che siano efficienti e democratici allo stesso tempo.

Penso che sia impossibile essere efficienti e democratici allo stesso tempo.

Devi rinunciare a uno per ottenere l'altro.

 Perché?

 Perché per rappresentare equamente l'opinione di ogni contribuente in modo onesto e imparziale, non è solo un'impresa costosa, è dispendiosa in termini di tempo ed estremamente complessa da risolvere, tanto che matematicamente è impossibile istituire un sistema di voto equo.

Ora, questo non è un manifesto per la dittatura o la democrazia.

Questo serve ad aiutarti a capire che nessuno dei due è buono o cattivo, ma tutti hanno uno scopo nel tempo in un certo punto di una società.

A mio avviso, penso che le dittature raccolgano risorse e le democrazie distribuiscano tali risorse.

Quindi, quando una società o una nazione raggiunge un punto in cui accumulare risorse, sarebbe saggio propendere per una saggia dittatura e quando hanno accumulato abbastanza ricchezza, possono permettersi di costruire e gestire una democrazia efficiente perché, credetemi, è costoso.

 

i) I militari.

 

Le forze armate hanno successo perché operano come dittature, enfatizzando una rigida gerarchia, un processo decisionale centralizzato e un'obbedienza incondizionata.

In combattimento e nelle operazioni strategiche, efficienza e disciplina sono fondamentali, e richiedono ai soldati di seguire gli ordini senza esitazione.

 A differenza delle democrazie, che si basano sul dibattito e sul consenso, le strutture militari richiedono una rapida esecuzione dei comandi per garantire coesione ed efficacia.

Questa rigida catena di comando riduce al minimo il dissenso interno, semplifica la logistica e consente risposte rapide alle minacce, rendendo l'esercito una forza ben organizzata e formidabile.

Tuttavia, mentre questo modello assicura il successo operativo, è spesso incompatibile con le libertà e la governance partecipativa apprezzate nelle società civili.

 

ii) Start-up.

 

Le startup hanno spesso successo perché funzionano come dittature benevole, in cui un singolo fondatore o un piccolo team di leadership prendono decisioni rapide e decisive senza la burocrazia delle organizzazioni più grandi.

Nel mondo frenetico dell'innovazione, velocità e adattabilità sono cruciali e le startup prosperano evitando i lenti processi decisionali che derivano da una leadership basata sul consenso.

Un leader forte e visionario può cambiare strategia, imporre standard elevati e spingere il team verso obiettivi ambiziosi con una resistenza minima.

Mentre la collaborazione è incoraggiata, l'autorità finale spetta al fondatore, assicurando che l'azienda rimanga concentrata e agile in un mercato competitivo. Tuttavia, man mano che le startup crescono, spesso passano a una governance più strutturata per sostenere una crescita a lungo termine.

 

iii) Imperi.

 

Gli imperi hanno successo perché funzionano come dittature, centralizzando il potere sotto un singolo sovrano o una piccola élite, il che consente una governance decisa, una rapida espansione militare e un controllo rigoroso su vasti territori.

A differenza dei sistemi democratici che richiedono negoziazione e compromesso, gli imperi impongono l'autorità dall'alto verso il basso, assicurando stabilità e uniformità tra popolazioni diverse.

Questa concentrazione di potere consente di eseguire progetti ambiziosi, come infrastrutture, riforme economiche e campagne militari, senza che l'opposizione rallenti i progressi.

Mentre questa struttura autoritaria promuove efficienza e predominio, spesso porta a oppressione e instabilità quando la leadership fallisce o sorgono crisi di successione.

Con saggezza, militari, startup e imperi possono bilanciare dittatura e democrazia assicurandosi che l'autorità serva una visione condivisa piuttosto che i capricci di un singolo leader.

Quando tutti i soggetti coinvolti comprendono la missione, sono istruiti sul suo scopo e contribuiscono attivamente al processo decisionale all'interno del quadro di quella visione, la leadership diventa meno una questione di potere assoluto e più di orchestrazione dell'efficienza collettiva.

La vera efficienza non deriva dal sopprimere le voci ma dall'allinearle verso un obiettivo comune, dove le decisioni vengono prese rapidamente ma con un consenso informato.

Questa è l'essenza di una democrazia efficiente, una in cui struttura e disciplina coesistono con partecipazione e responsabilità condivisa.

Per essere efficienti, è necessario un certo grado di dittatura, ma deve essere una dittatura di visione, non di ego, non di persona.

 

 

 

 

Terribile Quanto? Alcuni

Fattori Attenuanti.

 

Rivoluzioneanarchica.it – (15 Febbraio 2025) – Center For A Stateless Society - Redazione –

Kevin Carson - ci dice:

 

Rieccoci al punto di otto anni fa.

Tanti, compreso io, dopo l’incubo delle ultime elezioni hanno fatto previsioni catastrofiche per il dopo venti gennaio.

 Conosciamo tutti i programmi e le terribili minacce di Trump:

 espulsioni di massa, attacchi a livello federale contro la libertà riproduttiva, uso dei militari per sopprimere le manifestazioni di protesta, la rinascita dell’Allegato F (un forte controllo dei dipendenti federali, NdT) per colonizzare gli uffici con personale fedele, sostegno, almeno morale, per i movimenti statali o locali come “Moms for Liberty”, anti-trans e anti-LGBT, possibili alleanze informali con delinquenti da strada paramilitari come Proud Boys, Patriot Prayer e Three Percenter nonché con simpatizzanti tra i militari e i poliziotti (come la Associazione Costituzionale degli Sceriffi).

Molte di queste minacce, anche velate, sono credibili, anche se con probabilità e intensità variabili.

Ma ci sono anche tendenze contrarie, o attenuanti, che potrebbero frenare o anche spegnere il dispotismo.

Niente di quello che scrivo qui, però, è inteso a minimizzare i terribili costi umani e la miseria causata da quelle politiche che Trump riuscirà a realizzare.

Per quanto sia poco consolante, voglio evidenziare quei fattori che potrebbero impedire a Trump di andare fino in fondo e fare danni nella misura in cui vorrebbe.

Non siamo affatto alla fine, il suo successo è tutt’altro che sicuro.

Cuore e sesto senso mi dicono che fallirà.

 Ma se si vuole che la lotta abbia successo, serve una valutazione reale dei punti forti e deboli del nemico.

Questa analisi non serve a consolare o rassicurare, ma ad esporre i punti deboli, e Trump ne ha tanti, che si possono sfruttare.

 

1. Trump è pigro, dispersivo e si distrae facilmente.

Già durante il primo mandato, le energie erano poche.

Aveva, e ha, una debole permanenza dell’oggetto al di là dei suoi rancori personali, delle sue ricchezze e del suo ego.

 Durante la sua grandiosa campagna elettorale diceva che avrebbe fatto una certa cosa con due colpi di fioretto, dichiarava vittoria e passava a qualche nuovo, scintillante argomento.

 Come spiega Alex Cruikshanks”:

1) Trump cita distrattamente qualche idea a caso.

2) I media conservatori diffondono l’idea dicendo che è molto saggia.

3) Trump legge i commenti, comincia a convincersi che l’idea è buona e timidamente la porta avanti.

4) Le difficoltà vengono alla luce.

5) Trump abbandona l’idea, ma dichiara ugualmente vittoria annunciando missione compiuta oppure dicendo che potrebbe farlo ma non gli serve.

6) I media conservatori diffondono la notizia lodando la bravura o l’eleganza con cui ha chiuso la questione.

 

Nonostante la promessa di costruire “un muro al confine lungo 500 miglia”, durante la prima amministrazione sono stati costruite appena una cinquantina di miglia di muro nuovo:

 l’opera “praticamente impenetrabile” è risultata progettata male, e i contrabbandieri l’aggirano facilmente.

Nove decimi dell’opera sono andati a sostituire un muro che già esisteva.

 Sui dazi, l’approccio era sporadico e particolare;

prometteva forti barriere commerciali come se questo portasse qualche paese straniero a comprare più granoturco dai produttori dell’Iowa, ad esempio, e questo lo presentava come una vittoria.

Non è solo sulla sanità che ha un “programma ideale”.

 

Non voglio affatto minimizzare l’enorme sofferenza che causeranno la pulizia etnica e le espulsioni che riuscirà a realizzare.

Ma, per quanto sia un’amara consolazione, probabilmente riuscirà a realizzare solo una frazione di quanto promesso.

Costruttori, aziende agricole e imprese ad alta intensità di lavoro, cioè lo zoccolo duro dell’elettorato piccolo borghese di Trump, si servono massicciamente di immigrati irregolari come forza lavoro, e non sono in grado di farne a meno.

 Dati i suoi precedenti in materia di dazi e simili, è probabile che tutto finirà in qualche accordo tacito, alla fine tirerà fuori qualche esenzione per questi immigrati e le loro famiglie.

Sempre a proposito di immigrazione, “Tom Homan”, ex direttore dell’ufficio immigrazione, nominato da Trump “zar delle frontiere”, ha fatto capire che l’approccio sarà più mirato che di massa:

“Non ci sarà nessuna retata, nessun campo di concentramento, come mi è capitato di leggere.

È ridicolo,” ha dichiarato Homan a “CBS News” in un’intervista il mese scorso.

“Ci saranno arresti mirati. Sapremo chi andare ad arrestare, dove è più probabile trovarli sulla base delle investigazioni,” ha aggiunto.

 

Spiego perché cito queste dichiarazioni.

“Aaron Rupar” ha interpretato una dichiarazione di Mike Johnson alla CNN come “un passo indietro” rispetto alla promessa di Trump di espellere fino a venti milioni di persone, e ha commentato:

“Non credo che succederà. Credo che il presidente voglia dire che si comincerà dagli individui pericolosi. Ci sono criminali, qui, e noi sappiamo chi sono.”

 Al che” Jonathan Katz” ha risposto:

Non è un passo indietro. Si parla di “cominciare da”.

Partiranno da persone che i liberal, i media e altri non possono difendere.

Questo servirà a capire fin dove possono arrivare…

In seguito alzeranno la posta: immigrati tossicodipendenti o persone con problemi mentali, magari.

 Sempre per saggiare il terreno.

Questo è sostanzialmente il significato del sermone di “Niemöller”.

Chiunque per tranquillizzarsi dica che le espulsioni di Trump avranno un inizio modesto, o che mancheranno le risorse per realizzare le sue grandiose promesse, trae conclusioni sbagliate.

 Questi possibili scenari dovrebbero farci capire che dobbiamo opporci con tutte le nostre forze fin dall’inizio: devono capire che non possono “averla vinta”.

Sull’immigrazione, la notizia peggiore è la nomina a vicecapo del personale della Casa Bianca di “Stephen Miller”, che non solo è un falco, sadico, nazionalista bianco in materia di immigrazione, ma è anche un burocrate tirannico con il personale.

A mitigare la cosa è il fatto che non fa parte della catena di comando che presiede alle espulsioni, e che tra lui e Trump ci sarà il capo del personale “Susie Wiles” (più giù).

Sembra poi di capire, da certi segnali, che qualche governatore democratico si prepara a rifiutare di collaborare al programma di espulsioni di Trump negando al potere federale l’aiuto della polizia statale.

 Ovviamente l’entità di questa opposizione, o non collaborazione, varierà da stato a stato.

 Oltre al governatore della California, “Gavin Newsom”, anche quello del Massachusetts ha fatto rumorosamente capire che non collaborerà.

Il caso più estremo è quello del” sindaco di Denver”, il quale ha promesso di schierare i poliziotti all’ingresso della città per bloccare i militari, iniziativa a cui migliaia di dimostranti hanno dichiarato di voler collaborare.

Questi gesti, da parte di sindaci o di governatori democratici che usano la guardia nazionale o la milizia statale per impedire l’accesso ai territori di loro competenza, potrebbe molto probabilmente dar luogo a diserzioni di massa o insubordinazioni tra le forze federali.

Ripeto: tutto ciò non serve a minimizzare o negare le sofferenze. È solo una ragione per credere che la situazione sarà seria ma non quanto potrebbe.

Infine, Trump rispetto al primo mandato oggi è più debole e peggiora rapidamente.

 Il che, rispetto ad allora, potrebbe portarlo ad occuparsi più dell’apparenza che della politica.

 

2. Trump non è solo pigro e distratto; quando ha l’impressione che gli ideologi che lo circondano gli stiano rubando la scena, si arrabbia e li strapazza.

Ne abbiamo avuto un assaggio l’estate scorsa, quando Trump ha preso le distanze da “Project 2025” non perché fosse argomento tossico ma, molto probabilmente, perché infastidito dal fatto che faceva autopromozione:

Credo che “Project 2025” volesse far conoscere i propri programmi a tutto il mondo, attirare il massimo dell’attenzione, promuovere ogni genere di eventi di alto profilo per farsi pubblicità.

 E questo si è rivelato un errore strategico.

 Il presidente Trump… di solito ama fare la star, vuol essere lui alla guida, non gli va che certe organizzazioni gli rubino la scena.

Giusto o no, a quanto pare “Project 2025” ha cominciato a mettersi troppo in vista, e Trump ne ha avuto l’impressione come di una mosca fastidiosa che lo distraeva continuamente dalle sue intenzioni.

Si sa che durante il primo mandato i funzionari di alto livello duravano poco.

Li chiamavano “scaramucci unit” (scaramucci indica un periodo di 5-10 giorni, NdT).

Trump ebbe quattro capi di gabinetto, quattro portavoce, due procuratori generali e un’infinità di addetti stampa.

Steve Bannon, stratega principale, considerato da tutti la mente dietro la prima amministrazione di Trump, durò appena sette mesi. Probabilmente fu questa percezione (trasmissioni come” Saturday Night Live” lo raffiguravano come il cervello, il burattinaio, il babysitter di Trump) a contribuire alla sua eclissi.

 

Pare ora che le chiassose celebrità dell’estrema destra che circondano Trump stiano cominciando ad alzare la cresta.

Subito dopo le elezioni, Bannon, appena uscito di galera, è stato rimproverato aspramente per aver ancora una volta causato imbarazzo e monopolizzato la scena.

Quando Bannon ha protestato fortemente contro la penalizzazione e la “rozza giustizia romana” da parte dei nemici politici di Trump e di chi lo critica sui media, “Corey Lewandowski ha risposto:

Nessuno parla per il presidente se non il presidente in persona; il quale ieri sera ha detto che sarà il presidente di tutti; noi possiamo, ora, riportare il paese all’unità.

Similmente, durante la campagna elettorale anche “Robert Kennedy Jr.”, con le sue dichiarazioni antivacciniste più estreme, è stato messo in sordina.

Sembra che tra i viventi l’unico a non accorgersi che Trump sta cominciando ad averne le tasche piene di lui sia “Elon Musk”; perché troppo stupido.

Come spiega” Seth Cotlar”:

Tutte le volte che Trump ha diretto un’organizzazione è stato un disastro:

rotture per dissensi interni, morale fiacco, pochi competenti e una pletora di sociopatici imbroglioni profondamente stupidi in cerca di notorietà.

Queste organizzazioni possono fare molti danni, ma hanno anche una certa tendenza a fallire.

La persona scelta da Trump come capo del gabinetto, “Susie Wiles”, è maestra nei giochi di potere burocratici.

Durante la campagna elettorale del 2024 si è fatta una reputazione come persona in grado di creare reti di fedelissimi attorno a sé.

A volte è anche riuscita, più di tanti altri, a “convincere Trump a lasciar perdere certe idee avventate” e a “metterne a freno i peggiori impulsi.”

Probabilmente sarà lei a controllare l’accesso a lui, soprattutto da parte dei peggiori elementi del suo” team politico”.

 

La “CNN “ha detto giovedì che, secondo una fonte, la” Wiles” è la più probabile candidata all’incarico, ma sul suo ruolo ha espresso riserve e prima di accettare avrebbe proposto certe condizioni a Trump.

La prima è il potere di stabilire chi può arrivare al presidente nello studio ovale.

“Il carrozzone dei pagliacci non può entrare nella Casa Bianca quando gli pare,” ha detto la fonte.

 “E lui è d’accordo.”

 

Durante il primo mandato, il suo capo di gabinetto si ritrovò a lottare contro un’invasione di consulenti informali, famigliari, amici e intrusi vari che volevano entrare nella Casa Bianca per parlargli.

Su certi argomenti, Trump si lascia spesso influenzare dall’ultimo arrivato, un fatto molto noto a chi gli sta attorno e che rende la vita difficile ai suoi assistenti superiori.

È opinione diffusa che la” Wiles” abbia avuto il compito di gestire la più sofisticata e disciplinata campagna elettorale di Trump, compreso tenere alla larga le voci più estremiste.

3. La stragrande maggioranza delle nomine di Trump è fatta di ideologi convinti.

Che sono anche dei pagliacci inconcludenti, e sembrano messi lì apposta per vanificare il controllo di Trump sui loro domini burocratici e alienare tutti quelli che possono dare un aiuto.

“Ken White” (noto “Popehat”) lo spiega così:

 

Sono tutti chiaramente perfidi, un disonore per le istituzioni che guideranno, una disgrazia per lo stato e così via, ma hanno anche la capacità o la pazienza di realizzare le loro bizzarrie?

 Cambiare un’istituzione è difficilissimo.

Si dice: “metteteci un esterno che faccia piazza pulita”, ma per fare questo ci vuole un tipo sveglio e abbastanza disciplinato, che sappia bene cosa sta andando a cambiare.

Altrimenti il personale interno cocciutamente, passivamente o aggressivamente gli mette i bastoni tra le ruote.

Puoi radere al suolo un’istituzione, ma a quel punto non hai più un’istituzione da usare come arma.

Al momento di chiudere questo articolo (22 novembre), il governo di Trump pare un raduno di pagliacci.

 Sono quasi tutti o estremisti ideologizzati (Gaetz alla giustizia, Robert Kennedy alla sanità, Tulsi Gabbard alla Cia, Kash Patel all’Fbi) o personaggi della televisione che hanno catturato l’attenzione di Trump, che è uno spettatore impulsivo (Hegseth, di Fox News, alla difesa e un maestro di wrestling all’istruzione).

Questo aggregato di comici inetti è la ricetta perfetta per una politica fatta di divisioni, ostruzionismi e rimandi. Così “Dave Karpf”:

Noi amplifichiamo le lotte intestine e le incompetenze della sua amministrazione. Soffiamo sul fuoco delle divisioni, accentuiamo le tensioni e non obbediamo ciecamente.

Invitiamo gli idioti a mettersi i bastoni tra le ruote l’un l’altro.

E diamo risalto agli errori di base che li mettono l’uno contro l’altro.

 

Ad esempio, cito un titolo ricorrente:

“Elon Musk, presidente ombra”.

È una cosa che mi dà molto fastidio. È un esempio di come Elon si auto mitizza.

Ma da un punto di vista strategico è geniale.

A furia di titoli, il fragile ego di Trump scoppia.

 E se Trump si sente oscurato da Elon, Elon ha finito.

E Musk non la prende con filosofia. Tra parentesi, non prende mai nulla con filosofia.

 

3. Il rapido declino di Trump, evidentissimo negli ultimi mesi, destabilizzerà il suo movimento.

Sui social c’è chi, molto appropriatamente, caratterizza la futura amministrazione di Trump come “una corte di “Grima Vermilingui”.

Molto probabilmente, molti dei tirapiedi più ambiziosi di Trump cercheranno di appellarsi al venticinquesimo emendamento.

 O, più probabilmente, cercheranno di istituire una reggenza formale con Trump che fa da leader di facciata, come già accadde con “Woodrow Wilson” o con “Reagan”al suo secondo mandato.

A complicare le cose saranno persone come Vance, Musk e Robert Kennedy Jr. che cercheranno non solo di sostituirsi a Trump, ma anche di farsi fuori tra loro.

Se otto anni fa era possibile far leva sul carattere paranoico e vanitoso di Trump per spingerlo a cacciare via Bannon, oggi si può fare molto di più.

Se sospetta qualche trama contro di lui, quasi sicuramente invocherà il sostegno della sua base elettorale.

Se non altro, ha questa capacità di vedere complotti anche laddove non c’è nulla. Sempre secondo “Karpf,” Trump…

non si candiderà per un altro mandato.

Scalpiterà un casino, ma tra quattro anni ne fa ottantadue, e non sta invecchiando bene.

Potrebbe nascere un bel po’ di confusione, dato che un successore preciso non c’è (mi spiace, JD Vance).

L’amministrazione passata era un colabrodo, un reality show.

Stavolta le fughe di notizie e le lotte intestine potrebbero essere più forti ancora: nel prossimo post-Trump, i suoi luogotenenti ingaggeranno una lotta a somma zero per il potere e l’influenza.

Sarà il caos non solo nella Casa Bianca.

Sarà il caos al congresso e dentro il partito repubblicano, con la dirigenza che si spaccherà sul nome del successore o sarà paralizzata dal timore di mettersi contro un Trump paranoico ancora in grado di scagliarsi contro un eventuale successore o di mettergli i bastoni tra le ruote.

4. Consolidare un potere dittatoriale è molto più arduo negli Stati Uniti che nei paesi veramente autocratici.

Rispetto a paesi governati da autocrati, come l’Ungheria e la Turchia, gli Stati Uniti sono caratterizzati da quello che i politologi definiscono “mancanza di capacità statuale”.

A differenza di molti altri paesi dove le amministrazioni locali, le forze di polizia e altro sono soggette a controllo dal centro, negli Stati Uniti gran parte delle risorse amministrative e di polizia sono nelle mani delle amministrazioni statale e locale. Il potere federale è relativamente piccolo.

La macchina elettorale, in particolare, è gestita quasi interamente a livello statale e locale.

E i democratici controllano almeno un ramo del governo nella maggioranza degli stati.

Similmente, l’ordinamento giudiziario è poliarchico.

Un quarto circa dei giudici federali sono stati nominati da Trump.

La corte suprema è fortemente schierata con Trump, vedi la causa “Dobbs-Trump “contro gli Stati Uniti.

Ma secondo me è sbagliato considerarla una semplice estensione della volontà di Trump.

 Tre dei giudici, Thomas, Alito e Gorsuch, è molto probabile che appoggeranno pressoché tutte le cause riguardanti questioni di potere presidenziale.

Quanto a Roberts, Kavanaugh e Barrett, sono sì tra il conservatore e il rivoluzionario, ma sono guidati più dall’ideologia che dalla fedeltà a qualcuno e se decideranno in favore di Trump sarà probabilmente sulla base di una certa consonanza di principi.

La lotta contro la droga dipende fortemente dalla polizia statale e locale, ne sono testimonianza le retate con i poliziotti che davanti alle telecamere mostrano i panetti di droga sequestrata.

 Il divieto federale diventa praticamente lettera morta in quegli stati in cui la depenalizzazione costringe la polizia federale a confidare interamente sulle forze locali.

“Franklin Roosevelt” non riuscì a istituire una socialdemocrazia di tipo europeo non solo perché richiedeva eccezioni per le élite meridionali (che pesavano molto sulla coalizione democratica), ma soprattutto perché il governo federale, che non aveva potere statuale, dipendeva dalle amministrazioni locali o statali per l’”attuazione del New Deal”.

 

Probabilmente, accadrà la stessa cosa se si cercherà di imporre un fascismo di tipo europeo, o un regime pseudo dittatoriale come quello di Orban.

Per questo “Cas Mudde”, specialista che studia la carriera di uomini forti come Orban e Erdoğan, ritiene improbabile l’abolizione della democrazia elettorale e il consolidamento del potere di Trump (“la cattura e lo smantellamento della democrazia americana”) in quattro anni.

Come ha notato qualcuno sui social, “Non è una questione di leggi, ma di organizzazione e decentramento del potere, e in questo rispetto al 2016 la situazione è migliorata.”

“Asli Aydintasbas”, giornalista, ex inviato in Turchia, è di opinione simile:

Avendo vissuto la nascita e lo sviluppo del potere autoritario in Turchia, credo di essere una sorta di esperto in materia.

E no, non credo che bastino altri quattro anni di Trump per trasformare gli Stati Uniti in una dittatura.

Da quel che ho visto in Turchia, perlopiù da giornalista, nei vent’anni in cui “Tayyp Erdoğan” ha edificato il suo potere, ho capito che una dittatura richiede tempi lunghi.

Anche in Polonia e in Ungheria ci sono voluti anni per erodere lo stato di diritto e far nascere un governo illiberale.

 Lo smantellamento di una democrazia è un processo che richiede tempi particolari, una sorta di periodo di incubazione del dispotismo: ci sono leggi da cambiare, istituzioni da smantellare, alleanze da far nascere.

Concertando gli sforzi, Trump potrebbe ridurre questo periodo di incubazione a otto anni consecutivi, ma non quattro.

Più che il consolidamento di una dittatura vera e propria, il risultato più probabile è una guerra civile azzoppata, o al rallentatore, in cui gli editti dell’esecutivo verrebbero attuati, ignorati, combattuti o sabotati in diverso grado a seconda dello stato o dell’istituzione.

 

“Adam Gurri “vorrebbe un programma democratico che “faccia ostruzionismo contro il fascismo”.

In questa lotta, ad avere le armi istituzionali e legali più potenti sono le istituzioni statali e locali in cui governano i democratici.

 Gran parte di quella che crediamo politica federale dipende di fatto dalle possibilità amministrative locali e statali.

 Questo dà potere di leva a tante figure istituzionali fuori dal governo federale.

È in questi luoghi di potere che manifestanti e attivisti dovrebbero fare pressione e agire al momento giusto:

fare opposizione strategica così da ridurre le possibilità che un governo federale dominato da Trump raggiunga i propri obiettivi.

Anche il federalismo potrebbe ostacolare le mire espulsioniste di Trump. Amministrazioni democratiche cittadine o statali potrebbero rifiutarsi in vario modo di collaborare con le politiche migratorie o più genericamente autoritarie del governo federale.

 

Due governatori democratici, “Pritzker” dell’Illinois e “Polis” del Colorado, hanno dato vita a una associazione di governatori: Governors Safeguarding Democracy (Governatori a Difesa della Democrazia, NdT),

per contrastare le “crescenti minacce dittatoriali” e i possibili colpi di mano della seconda amministrazione di Donald Trump.

Gli aderenti all’associazione “Governors Safeguarding Democracy” mettono assieme le loro forze al fine di “catalizzare la collaborazione tra stati…”

Particolarmente preoccupante è l’intenzione di risuscitare l’”Allegato F”, che qualifica decine di migliaia di funzionari di alto livello come nomine politiche facilmente licenziabili.

Nel migliore dei casi, si ridurrebbe la possibilità degli stati di opporsi ai programmi di Trump, ma si azzopperebbero anche i programmi federali.

Gli effetti peggiori potrebbero essere attenuati dal fatto che probabilmente occorreranno mesi per sostituire i circa 50 mila funzionari in questione, mentre ai livelli più bassi l’amministrazione resterà come prima.

Potrebbe derivarne uno scenario in cui i funzionari di nomina politica sarebbero costretti, per certi versi, ad “adattarsi alle abitudini del posto”, ovvero a venire a patti col funzionamento di base della macchina.

Ma la corruzione dei funzionari addetti all’attuazione salirebbe alle stelle.

Molto probabilmente, agenzie come l’ufficio per le politiche migratorie (IRS) diventerebbero un’arma da utilizzare, caso per caso, contro i principali nemici di Trump.

Ad ogni modo, anche se si applicasse pienamente l’”Allegato F”, una burocrazia deve seguire norme procedurali di base per il suo funzionamento quotidiano, o per il funzionamento tout-court.

 Questo offre numerose opportunità a chi cerca di rallentare o sabotare l’azione semplicemente sfruttando le normative.

Come dice “Gurri”, “rimandare, rimandare, rimandare”:

Neanche le dittature personali riescono a mettere in pratica alla lettera il volere del loro Duce.

Qualunque sistema politico basato sulle leggi, di una certa dimensione, è appesantito dai requisiti basilari necessari a far funzionare una grossa organizzazione;

 da qui una notevole inerzia a livello di attuazione pratica.

 E il sistema americano, nonostante i suoi difetti, è tutt’altro che totalitario.

 Tutti i presidenti hanno cercato di personalizzare il potere, senza però riuscirci.

 La frammentazione dell’autorità politica, per quanto ridotta dopo la guerra civile e soprattutto con la crescita del potere esecutivo federale nel Novecento, è perlopiù rimasta tale.

 Proprio la crescita del potere esecutivo federale, pur rafforzando teoricamente l’autorità presidenziale, di fatto ha dato vita a numerose istituzioni che rispondono ognuna in modo diverso al volere del presidente.

 Alcune, spesso volutamente, non rispondono affatto.

Tutta da vedere poi è l’affidabilità dell’esercito:

quante frizioni ci saranno se dovesse essere utilizzato per le espulsioni di massa o per sopprimere le manifestazioni?

I vertici militari e gli alti ufficiali, pur essendo in maggioranza repubblicani, hanno mostrato ostilità verso i precedenti tentativi di Trump di impadronirsi del potere. Anche tra i falchi ufficiali di carriera, tra i più irriducibili conservatori, la fedeltà alla costituzione è un riflesso radicato.

 Secondo un rapporto della “CNN”,

gli ufficiali del Pentagono stanno discutendo informalmente sulla possibile risposta del dipartimento della difesa nel caso in cui Donald Trump dovesse dare l’ordine di spiegare truppe sul territorio nazionale e licenziare un gran numero di funzionari apolitici…

Sono diversi i possibili scenari delineati dagli ufficiali nel caso dovesse esserci una presa del potere del Pentagono.

“Ci stiamo preparando al peggio, ma nella realtà non sappiamo ancora come andranno le cose,” ha detto un ufficiale della difesa.

Al Pentagono ci si chiede cosa fare nel caso se il presidente dà un ordine illegale, soprattutto se i suoi nominati non oppongono resistenza.

“I militari sono costretti per legge a disobbedire ad un ordine illegale,” dice un altro ufficiale della difesa.

 “La questione però è: cosa succede a questo punto?

I capi militari anziani si dimetteranno, oppure resteranno perché dimettersi sarebbe considerato un abbandono della popolazione?”

Ora come ora, non è chiaro chi andrà capo del Pentagono, anche se secondo gli ufficiali Trump eviterà relazioni “ostili” con i militari come nella passata amministrazione, ha detto un ex ufficiale della difesa allora in servizio.

“Allora le relazioni tra la Casa Bianca e il dipartimento della difesa erano pessime e quindi… credo che questa volta ci penseranno a lungo prima di nominare qualcuno al dipartimento,” ha detto l’ex ufficiale.

Io sospetto che quegli “incontri informali” sui possibili scenari e le opzioni siano molto più sostanziali e concreti di quanto non facciano capire le dichiarazioni pubbliche.

 E se il fine a breve è evitare dissapori con i vertici militari, credo che ripulire il corpo ufficiali sulla base della loro fedeltà provata sia un pessimo modo per arrivarci.

Tanto più che il processo sarebbe lungo e snervante, e Trump potrebbe arrivare a vedere con sospetto gran parte dei vertici militari.

Circola un’allarmante bozza di ordine esecutivo che creerebbe una commissione ad hoc per accelerare il processo di destituzione di quei generali considerati troppo vicini all’ideologia “woke”, o non abbastanza fidati.

 Non si conosce l’entità delle epurazioni nel caso Trump dovesse firmare l’ordine.

 Io però credo che l’obbedienza dei generali verrebbe contestata solo in casi straordinari, come l’imposizione della legge marziale o l’uso delle forze militari per sopprimere le manifestazioni o ancora per imporre il proprio volere sugli stati democratici ai termini dell’ Insurrection Act”.

L’istintivo attaccamento alla costituzione di cui parlavo prima è diffuso ma, grazie ad una altrettanta istintiva riluttanza a fare dichiarazioni in pubblico, è anche un fatto tacito che potrebbe venire alla luce nel momento meno opportuno per un aspirante autocrate.

È poco probabile che un gruppo di generali dichiari pubblicamente le proprie intenzioni in caso di presa del potere, anche perché così facendo giustificherebbero le epurazioni.

Questo significherebbe un gran numero di “falsi negativi” e dissidenti taciti non toccati dalle epurazioni, se Trump dovesse forzare la mano.

E com’è facile immaginare, questi dissidenti sopravvissuti, molto probabilmente la maggioranza del corpo ufficiali, sarebbero furiosi e pieni di risentimento feroce.

La nascita di questa commissione e la dichiarazione di Trump di ripulire il corpo ufficiali sulla base della fedeltà, unite alla nomina a segretario della difesa di un idiota come “Pete Hegseth “di Fox News”, non potrebbe suonare più offensiva per i falchi della commissione sul servizio armato del senato, neanche se fosse voluta.

Inoltre, l’attuazione dell’”Allegato F” e la sostituzione di certi ufficiali di grado superiore con altri più fidati richiederà mesi.

Visto il carattere di Trump e dei suoi tirapiedi, ci sono non poche possibilità che forzino le cose prima di essersi assicurati l’obbedienza di militari e burocrati, attirandosi così le disgrazie.

Ad ogni modo, una presa di potere militare non è una passeggiata.

 Se è furbo, un aspirante dittatore si guarda bene dal provocare una crisi prima di aver consolidato il proprio potere;

e anche dopo, evita di fare gesti che possono irritare la maggioranza della popolazione.

 Con o senza la fedeltà dei generali, se Trump dovesse prendere il potere troppo presto le conseguenze sarebbero probabilmente disastrose.

Cito ancora “Aydintasbas:

A dare a” Erdoğan” quel potere che cercava furono i poteri presidenziali di emergenza dopo il fallito colpo di stato del 2016, che assicurarono al ministero della giustizia turco il “diritto arbitrario di liquidare o trasferire i magistrati”.

Può Trump invocare simili poteri emergenziali?

Non prima di essersi assicurato il consenso istituzionale e sociale.

Anche in Turchia, è stato necessario un sanguinoso tentativo di colpo di stato perché “Erdoğan “potesse avere quel potere che cercava.

A Trump servirebbe un evento altrettanto drammatico che faccia da causa di forza maggiore e giustifichi il controllo del potere giudiziario [e presumibilmente anche altri] davanti alla popolazione.

Insomma, Trump fa di tutto per scompigliare e alienarsi proprio quei militari e quei poliziotti senza i quali non potrebbe imporre la repressione.

Ciliegina sulla torta, Trump sembra fare del suo meglio per sabotare il suo potere d’influenza sul congresso.

La nomina a ministro della giustizia di” Gaetz”, più le nomine di “Stefanik” e” Waltz”, oltre ad attirare le ire di quei senatori repubblicani che vogliono mantenere qualche residuo di dignità, falcia la maggioranza repubblicana alla camera che già ora si conta sulle dita di una mano, e che non sarà reintegrabile prima delle elezioni speciali da tenersi dopo qualche mese.

“Mike Johnson” ha già detto chiaramente a Trump di non assottigliare la già sottilissima maggioranza.

 Intanto due repubblicani alla camera si dicono favorevoli all’”impeachment di Trump,” e anche un gruppetto di altri conservatori tradizionalisti pre-Trump basterebbe a rovesciare il “Freedom Caucus”.

Similmente, il senato ha rifiutato la nomina a capogruppo della maggioranza di “Rick Scott”, voluto da Trump, preferendogli un banale conservatore come sarebbe piaciuto a” Romney” o “Jeb”.

E proprio Romney, Murkowski e Collins sono tra quei pochi voti che fanno la maggioranza repubblicana.

Non hanno fama d’essere coraggiosi, ma è molto improbabile che approvino lo stravolgimento della sanità o dello stato sociale.

Anche il modo in cui Trump ha affrontato il congresso, cercando di costringerlo a mostrarsi obbediente autosospendendosi e lasciando che Trump imponesse i suoi prescelti, viola la regola principale degli aspiranti autocrati che cercano di consolidare il potere:

non cercare lo scontro se non sei sicuro del risultato.

A quanto pare, la richiesta di Trump di autosospendersi è rimasta lettera morta.

 E il ritiro di” Gaetz”, e forse anche di “Hegseth”, è un primo segnale di debolezza che quasi sicuramente incoraggerà i senatori incerti a rinnovare la sfida.

 Non si sa se ad andarsene per primo sarà Patel, Kennedy o Gabbard, ma sicuramente sarà uno di loro.

 

5. È probabile che le decisioni di Trump provocheranno forti reazioni.

 La regola aurea di un regime autoritario che vuole consolidare il potere è: mantenere un’atmosfera di generale sostegno passivo o di apatia, lasciare che la gente viva la propria vita, e soprattutto evitare gesti che possono urtare grosse fette della popolazione.

È importante tener presente che le elezioni del 2024 non sono un riallineamento ideologico.

Trump ha avuto meno voti rispetto al 2020;

milioni di elettori che nel 2020 avevano votato per Biden, sono rimasti a casa.

 Gli indecisi che hanno votato Trump, inoltre, erano molto poco informati, il loro voto è stato soprattutto contro Biden e l’inflazione seguita al covid.

Come dice “Seth Cotlar”…

quando i dazi voluti da Trump faranno salire l’inflazione, e i videogiochi costeranno centinaia di dollari in più, o quando le espulsioni priveranno l’agricoltura di manodopera e i prezzi degli alimentari cresceranno, quale sarà la reazione degli elettori “antiinflazione”?

Prima delle elezioni, a spingere Trump era il fatto che gli elettori proiettavano su di lui la speranza di un proprio miglioramento economico, impressione alimentata dalla macchina propagandistica della destra.

Ma se Trump fallisce in economia gli elettori se ne accorgono.

La propaganda autoritaria può essere molto efficace, come abbiamo visto, ma oltre un certo limite non comanda più la realtà.

 Questa è una lezione che tutti i regimi autoritari del passato hanno imparato.

In particolare, la posizione degli elettori nei confronti di Trump appare unica.

Gli elettori di Trump non corrispondono al partito repubblicano, come testimonia il comportamento bizzarro di tanti che hanno votato anche per governatori, legislatori e membri del congresso democratici.

Esemplare è il caso di quei newyorchesi che hanno votato sia per Trump che per “Alexandria Ocasio Cortez”.

Nessuno erediterà gli elettori di Trump.

 Dopo Trump non ci sarà alcun trumpismo.

 Come dice “Ned Resnikoff,”

“La forza elettorale della coalizione che sostiene Tump non gli sopravviverà. Se qualcuno riuscirà a mantenere il potere a livello nazionale dopo che Trump avrà lasciato la scena, sarà perché sarà al riparo dalle critiche democratiche.”

E come abbiamo visto, la capacità di Trump e dei suoi aspiranti successori di stare al riparo dalle critiche è limitata.

 Perché non riuscirà a distruggere la democrazia elettorale prima del 2026.

 

L’asse Mosca-Pechino si fa

 sulla Rotta Orientale. Guerra

 volano per il gas, ma ora Xi vuole la pace

Ilriformista.it - Lorenzo Vita – (19 Novembre 2024) – ci dice:

 

L’attuazione di questo progetto conferma l’accordo tra i due Paesi, in un contesto in cui la Russia ha aumentato le esportazioni verso l’Asia dopo l’imposizione delle sanzioni occidentali e i danni alle sue infrastrutture di fornitura all’Ue.

 

La guerra in Ucraina ha avuto diversi effetti strategici.

 Uno di questo è il rafforzamento dell’asse tra Cina e Russia.

Di alleanza è difficile parlare.

Diversi analisti da tempo suggeriscono che parlare di due “imperi” alleati sia un azzardo storico e anche strategico, visto che entrambe le potenze hanno agende non sempre in sintonia, con un alcuni dossier in cui appaiono anche in evidente competizione.

 Tuttavia, non è un mistero che da quel febbraio 2022 il piano per rafforzare la partnership tra Mosca e Pechino abbiano subito una netta accelerazione.

 Lo staff di Xi Jinping e di Vladimir Putin aveva parlato di una “amicizia senza limiti”, con tutto ciò che comporta poi declinare in termini tecnici questa locuzione.

 Per molti voleva dire “illimitata”, per altri, semplicemente, che non era definita e poteva ampliarsi come restringersi. In ogni caso, la “special relationship” tra lo zar e Xi è attenzionata da tempo.

 

Per i rapporti militari tra i due Paesi, visto che l’embargo e le sanzioni contro la Russia hanno spinto il Cremlino a rivolgersi sempre più a Oriente.

 Lo ha chiarito anche il ministro degli Esteri della Lituania, “Gabrielius Landsbergis”, che a margine del “Consiglio Affari esteri di Bruxelle”s ha ribadito che “la Cina è in realtà uno dei principali sostenitori dell’attività militare della Russia in Ucraina”.

 Il ministro di Vilnius ha parlato chiaro:

 “Ora abbiamo una forte possibilità transatlantica, perché gli Stati Uniti sono andati avanti sanzionando società cinesi e individui cinesi”.

 Anche il ministro degli Esteri olandese, “Caspar Veldkamp”, ha ammesso che nelle riunioni Ue si discuterà di “tutto ciò che riguarda l’assistenza straniera all’Ucraina, che si tratti di Iran, Corea del Nord e Cina”.

Ed esplicita è stata anche la ministra degli Esteri tedesca,” Annalena Baerbock”, che ha detto che l’assistenza tecnologica cinese ai russi, in particolare attraverso i droni “deve avere e avrà delle conseguenze”.

L’impressione è che la Cina ora sia ancora di più decisiva.

La scelta di Joe Biden di autorizzare l’Ucraina a colpire con i missili a lungo raggio americani il territorio russo rischia di scatenare l’escalation di Putin.

E in attesa che Donald Trump entri nella Casa Bianca e metta concretamente mano al dossier di questo conflitto, l’Europa spera che Pechino cambi rotta.

Soprattutto con il pressing di Washington che si fa sempre più alto.

 Ieri, il governo cinese ha inviato un primo segnale.

“Un cessate il fuoco in tempi brevi e una soluzione politica sono nell’interesse di tutte le parti. La priorità immediata è quella di promuovere la de-escalation il prima possibile” ha dichiarato il portavoce del ministero degli Esteri, Lin Jian.

E il portavoce del ministero ha anche sottolineato che Pechino “ha sempre incoraggiato e sostenuto gli sforzi per una risoluzione pacifica della crisi”.

Parole che, almeno pubblicamente, confermerebbero l’interesse di Xi a inserirsi nel tavolo del negoziato, forse anche preoccupato da un attivismo di Kim Jong-un in Corea del Nord che non sembra apprezzato dal governo cinese.

 

Intanto, però, Pechino sa anche di potere passare all’incasso.

 E il vero principale settore dove ciò avviene con più facilità è quello dell’energia. La Cina da tempo ha compreso che le sanzioni imposte dall’Occidente ai grandi nemici (Iran e Russia) può risultare un vantaggio in termini commerciali.

 Teheran ha aumentato l’export di petrolio grazie al mercato del gigante asiatico. E lo stesso sta facendo da anni Mosca, soprattutto con i gasdotti che dalla Siberia arrivano nel cuore della Repubblica popolare.

L’ultimo esempio è stato annunciato in questi giorni dalla” China State Grid Corporation”, che ha confermato la fine dei lavori del gasdotto “Eastern Route”.

L’infrastruttura è uno dei vari rami che trasporta gas dai giacimenti russi alle industrie e alle case cinesi.

 Si snoda per i di cinquemila chilometri dalla Federazione Russia fino al nord-est della Cina e poi Shanghai.

Una volta completate tutte le fasi di preparazione per l’avvio definitivo, il gasdotto potrà trasportare fino a 38 miliardi di metri cubi di gas naturale all’anno.

Ed è solo una delle varie condutture che pompa energia nella superpotenza asiatica.

 Una situazione ben diversa da quella che vive l’Europa, dove invece Gazprom continua a chiudere i rubinetti.

 La scorsa settimana, per una controversia legale, il colosso russo ha interrotto le forniture di gas all’Austria.

 Il cancelliere austriaco, “Karl Nehammer”, ha tranquillizzato sulla presenza di sufficiente gas nei depositi e ha dichiarato: “Non ci faremo ricattare da Putin”.

 Lo stesso termine lo ha usato la presidente della Commissione europea, “Ursula von der Leyen”, che su X aveva scritto:

 “Ancora una volta Putin usa l’energia come arma. Sta cercando di ricattare l’Austria e l’Europa tagliando le forniture di gas”.

 E mentre l’Ue è alla continua ricerca di altre fonti, la Cina riceve un fiume di gas.

E forse anche per questo l’assistenza militare a Mosca non potrà interrompersi presto.

 

 

 

 

Meloni in Cina: l’asse tra Pechino e

 Italia vale 67 miliardi, ma lo squilibrio

 è forte. Ecco il nuovo Piano d’azione.

 Milanofinanza.it - Rossella Savojardo – (30 luglio 2024) – ci dice:

 

A Pechino il primo ministro “Li Qiang” e “Meloni” adottato un Piano d’azione per il rafforzamento del partenariato strategico globale (2024-2027).

Sottoscritte sei intese.

 L’interscambio tra la Penisola e l’economia del Dragone nel 2023 si è attestato a circa 67 miliardi di euro, «con un ampio potenziale ancora inespresso», secondo la premier. 

Presidente Meloni, in due giorni deve fare un miracolo in Cina.

Prende il via la seconda giornata della visita della presidente Giorgia Meloni a Pechino, la prima del suo mandato e dall’uscita dell’Italia dalla Nuova via della Seta definito lo scorso dicembre.

 La premier è stata ricevuta lunedì dal presidente cinese, Xi Jinping, nella residenza di Stato” Diaoyutai”, per tracciare la futura traiettoria di sviluppo delle relazioni bilaterali.

 I due leader «hanno condiviso il positivo sviluppo delle relazioni fra Italia e Cina nel contesto del ventennale del partenariato strategico globale, ponendo l’accento sull’importanza di una cooperazione equilibrata, mutualmente vantaggiosa e basata sulla reciproca fiducia», fanno sapere da Palazzo Chigi.

 I due leader hanno poi affrontato i temi prioritari dell’agenda internazionale, dalla guerra in Ucraina ai rischi di un ulteriore aggravamento della situazione in Medio Oriente.

 Hanno inoltre discusso delle crescenti tensioni nell'Indo-Pacifico; delle grandi questioni della governance globale di comune interesse, dall’intelligenza artificiale alla lotta contro il cambiamento climatico, al processo di riforma del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.

Tra i temi più rilevanti sul tavolo c’è, ovviamente, la questione del commercio e dei dazi soprattutto sul comparto automotive imposti dall’Unione Europea, ma si fanno spazio anche argomenti riguardanti industria, istruzione, ambiente e sicurezza.

L’interscambio tra la Penisola e l’economia del Dragone nel 2023 si è attestato a circa 67 miliardi di euro, «con un ampio potenziale ancora inespresso», ha detto in mattinata Giorgia Meloni.

Stando ai dati dell’Osservatorio Economico del ministero degli Esteri, mentre l’export italiano verso la Cina è cresciuto di quasi il 17% a 19 milioni, l’import da Pechino è crollato del 19% a 46,8 milioni rispetto ai quasi 58 milioni del 2022.

Nei primi cinque mesi del 2024 le nostre esportazioni verso Pechino sono ammontate a 6,6 miliardi a fronte di 19,7 miliardi di importazioni.

 

«Non possiamo ovviamente nascondere il forte squilibrio, nelle relazioni commerciali con la Cina, con un importante deficit per l’Italia, che il governo punta a orientare verso un progressivo bilanciamento lavorando di concerto con le autorità cinesi.

 L’unica «vera collaborazione di lungo periodo», secondo la premier italiana, si fonda infatti su scambi «leali, trasparenti e reciprocamente vantaggiosi»: le relazioni tra Italia e Cina si ispirano a tali principi.

«Sono convinta che il dialogo sul miglioramento delle condizioni d'accesso al mercato cinese e la tutela dei diritti di proprietà intellettuale possa produrre effetti ben più benefici di quelli che possiamo immaginare», ha sottolineato Meloni nel corso della prima giornata a Pechino.

Una priorità del governo è quella di salvaguardare le eccellenze italiane nei mercati esteri: «Rafforzare la cooperazione economica significa promuovere anche gli investimenti diretti in entrata e in uscita, trasparenti e sostenibili, che garantiscano ricadute positive in termini di posti di lavoro, di qualità e sviluppo dei luoghi che li ricevono».

I possibili sviluppi del rapporto con Pechino.

In generale i rapporti tra l’Italia, più in generale l’Ue, e la Cina hanno vissuto degli alti e bassi negli ultimi anni e, di recente, si sono surriscaldati soprattutto a causa delle questioni relative ai dazi commerciali.

Settori come la chimica, il tessile e le apparecchiature meccaniche sono quelli su cui la Penisola è più forte ma anche quelli che spingono il deficit commerciale tra i due paesi.

Secondo l’analisi dell’”Ispi”, la potenza manifatturiera della Cina riflette un importante squilibrio in ognuno di questi tre settori.

Quanto all’auto, nel 2023 l’import italiano dalla Cina è cresciuto ancora, mentre l’export è sceso al livello più basso degli ultimi tre anni.

In questo quadro, secondo la premier Meloni è necessaria una «collaborazione costruttiva e molto trasparente», unita al «rispetto dei principi di reciprocità e di parità di condizione».

Sarà importante adottare, nelle relazioni commerciali, decisioni che «non ci danneggino l’un l’altro» e che seguano alcuni principi di base, tra cui la facilitazione di una crescita del settore privato al riparo dei «sostegni a volte distorsivi della concorrenza».

Al primo posto l’esigenza della proporzionalità, «per far sì che gli strumenti della sicurezza economica non producano una compressione involontaria della libertà economica e commerciale, anche internazionale».

 Stando alle parole della premier italiana, la Penisola sarebbe dunque pronta a collaborare, ma è «fondamentale che i partner si dimostrino genuinamente cooperativi e che giochino secondo le regole».

Cina, l’Italia è fuori dalla Via della Seta. Meloni avvia l’iter formale di uscita dall’accordo.

Il Piano d’azione al 2027.

Con la nuova visita di Meloni si potrebbe forse aprire una nuova fase della partnership tra i due Paesi.

 Nel primo incontro con il primo ministro Li Qiang, Meloni ha portato avanti la promozione di «uno sviluppo equilibrato e sostenibile del commercio bilaterale e degli investimenti reciproci», del «rafforzamento della collaborazione scientifica e culturale» nonché dell’esigenza di «garantire un dialogo costruttivo in tutti i settori di comune interesse».

Li e Meloni hanno, inoltre, affrontato la gestione delle grandi sfide globali, dall’intelligenza artificiale al cambiamento climatico, «concordando sulla necessità di definire soluzioni comuni e condivise», precisa la nota.

In occasione dell’incontro, è stato adottato un Piano d’azione per il rafforzamento del partenariato strategico globale (2024-2027) e sono state sottoscritte sei intese relative alla collaborazione industriale, alla tutela delle indicazioni geografiche, alla sicurezza alimentare, all’ambiente e all’istruzione.

Gli accordi prevedono, ad esempio, uno scambio tra fra” Mimit” e” ministero dell’Industria della Repubblica Popolare Cinese” per una maggiore condivisione di informazioni sulle rispettive politiche, regolamenti e standard tecnici e reciproco sostegno alle aziende, o ancora una collaborazione tra il ministero della Salute e Amministrazione statale cinese per la regolamentazione del mercato, lo scambio di informazioni per migliorare la sicurezza delle catene alimentari.

Nel testo del Piano anche la collaborazione sulla formazione per l’ampliamento dei piani di mobilità e l’intesa per la cooperazione in ambito di cambiamento climatico e dell’inquinamento.

 

 

 

 

American Pravda: RFK Jr. e

 i nostri disastri di salute pubblica.

Unz.com - Ron Unz – (17 febbraio 2025) –  Redazione - ci dice:

 

Robert F. Kennedy Jr., giovedì 13 febbraio 2025.

Foto ufficiale della Casa Bianca.

Robert F. Kennedy Jr. e il silenzio dei cani che abbaiano.

Giovedì il Senato al completo ha votato per confermare Robert F. Kennedy Jr. come Segretario della Salute e dei Servizi Umani (HHS).

Ciò ha dato a Kennedy piena autorità su una delle più grandi burocrazie governative americane, compresi i suoi 90.000 dipendenti e un budget annuale di quasi 2 trilioni di dollari il doppio di quello del “Dipartimento della Difesa”.

Non sono mancate le ironie in quel voto risicato (52 a 48), che ha seguito quasi esattamente le linee del partito, con tutti i democratici all'opposizione e tutti i repubblicani, tranne uno, a sostegno.

Kennedy non solo aveva trascorso quasi tutta la sua vita come democratico liberale, ma era anche il rampollo della dinastia politica più famosa di quel partito, nipote del presidente martirizzato John F. Kennedy e figlio di suo fratello Robert, che probabilmente sarebbe arrivato alla Casa Bianca nel 1968 se non fosse stato falciato dal proiettile di un assassino.

Il giovane Kennedy aveva seguito le loro illustri orme, trascorrendo quasi tutta la sua vita come attivista ambientale di alto profilo, così stimato nei circoli del Partito Democratico che il Presidente Barack Obama aveva preso in considerazione di nominarlo nel Gabinetto nel 2008.

Ma negli ultimi anni, le opinioni di Kennedy sui problemi di salute pubblica lo avevano fatto cadere in disgrazia nel suo stesso campo ideologico.

 Il suo stridente scetticismo riguardo alla sicurezza dei vaccini in generale e del vaccino Covid in particolare aveva indignato l'establishment liberale mainstream, così come la sua forte denuncia dei lockdown e di altre controverse misure di salute pubblica intraprese per controllare la diffusione di quella pericolosa malattia.

 

Questa brusca rottura ideologica lo ha spinto alla fine a contestare la rinomina del presidente “Joseph Biden” alle primarie democratiche, poi a lanciare una corsa indipendente per la Casa Bianca e infine a ritirarsi e sostenere Donald Trump in quella corsa.

 Dopo la vittoria di Trump, il presidente eletto ha nominato Kennedy come sua scelta per guidare l'”HHS£, con l'ex democratico che ha proclamato la sua intenzione di "rendere di nuovo sana l'America".

 Il voto del Senato della scorsa settimana ha ora conferito a Kennedy l'autorità di stabilire le nostre politiche nazionali sulla salute pubblica.

Nel corso degli anni, Kennedy era diventato un critico molto acuto sia dell'industria farmaceutica che di quella alimentare, quindi averlo al controllo del “NIH”, del “CDC” e della “FDA” rappresentava il peggior incubo di quelle potenti corporazioni.

Pertanto, hanno naturalmente mobilitato il loro esercito di lobbisti e ricercatori dell'opposizione per aiutare i loro media e alleati politici a far deragliare la sua nomina.

Insieme a” Tulsi Gabbard,” nominata” Direttore dell'Intelligence Nazionale”, Kennedy era probabilmente classificato come il candidato più controverso e aspramente osteggiato da Trump.

In effetti, il volume e la veemenza degli attacchi che ho visto contro di lui nei nostri principali organi di informazione come il “New York Times” e il “Wall Street Journal” potrebbero essere stati persino maggiori, con quelle influenti pubblicazioni che hanno fatto tutto il possibile per sostenere e amplificare qualsiasi accusa dura, sperando di influenzare abbastanza senatori da bloccare la sua nomina.

 È stato accusato di ogni tipo di iniquità e denunciato come un” folle teorico della cospirazione”, le cui bizzarre e irrazionali convinzioni avrebbero messo gravemente a repentaglio la salute pubblica della nostra nazione.

Poche pietre sono state lasciate intatte negli attacchi all'idoneità di Kennedy per il lavoro, e ha vissuto due giorni di estenuanti testimonianze davanti alle commissioni competenti del Senato, con i membri dello staff democratico che hanno ovviamente elaborato una strategia sui mezzi migliori per sconfiggerlo prima di alimentare gli attacchi più efficaci ai loro presidi senatoriali che hanno interrogato il candidato davanti alle telecamere televisive.

Ma una stranezza che ho notato è che quasi nessuna delle notizie ostili né le domande inquisitorie del senato hanno mai menzionato il nome di "Sirhan Sirhan".

Quel giovane palestinese era stato arrestato e condannato per l'assassinio del padre di Kennedy, il senatore Robert F. Kennedy Sr., nel 1968, e c'erano stati una moltitudine di presunti testimoni oculari di quel crimine.

Ma negli ultimi anni Kennedy ha dichiarato pubblicamente che” Sirhan” era un innocente capro espiatorio, incastrato dai veri cospiratori, e ha chiesto il suo rilascio dalla prigione.

Per sessant'anni, i nostri media hanno investito enormi risorse nel ridicolizzare e demonizzare chiunque metta in discussione il verdetto ufficiale degli assassinii di Kennedy degli anni '60 come un "teorico della cospirazione", rendendo quel termine di abuso quasi radioattivo quanto insulti come "razzista" o "antisemita".

Eppure, sebbene Kennedy si fosse collocato in quella categoria velenosa, praticamente nessuno dei suoi feroci oppositori era disposto a prendere atto di questo fatto importante.

Penso che ci fossero ovvie ragioni per cui quei cani che abbaiavano rimanevano stranamente silenziosi.

 Non solo la vittima era stato il padre di Kennedy, ma aveva dimostrato molto forti dalla sua parte.

Ammette anche la pagina ultra-istituzionale di Wikipedia, la competizione fatale era stata sparata nella parte posteriore della testa del senatore a bruciapelo mentre tutti erano d'accordo sul fatto che “Sirhan” era in piedi a cinque o sei piedi di fronte a lui, e questo ha portato il “coroner di Los Angeles” a dichiarare che un secondo uomo armato era apparentemente responsabile.

La pistola di “Sirhan” conteneva solo otto colpi, ma le registrazioni acustiche hanno dimostrato che erano stati sparati più colpi.

 In un articolo dell'inizio del 2022, ho discusso a lungo tutte queste prove, e i giornalisti e i membri dello staff democratico che sfidavano Kennedy devono resi conto che il suo caso era troppo forte e sollevarlo si sarebbe ritorto contro di loro.

In ogni caso, la questione di chi avesse assassinato il padre di Kennedy nel 1968 poteva sembrare troppo lontana da come avrebbe amministrato il sistema sanitario pubblico americano quasi sessant'anni dopo.

Tuttavia, ho anche notato una questione molto più recente e più rilevante che era ugualmente sfuggita a qualsiasi esame pubblico.

 

Nei due giorni successivi, il New York Times pubblicò un paio di articoli importanti che riassumevano le intense domande che Kennedy aveva subito, ognuno dei quali portava cinque o sei firme e conteneva un certo numero di sezioni che evidenziavano tutti i principali punti sollevati contro il candidato:

Verifica dei fatti sulle affermazioni di Kennedy sulla salute nella sua udienza di conferma, 29 gennaio 2025.

 

Malattia cronica.

Chi colpisce il Covid-19.

Il rischio dei bambini da Covid.

Alimenti ultra processati e obesità.

Medicare e Medicaid.

Fluoruro nell'acqua.

Verifica dei fatti sulle affermazioni sulla salute nel secondo giorno di udienze di conferma di Kennedy , 30 gennaio 2025

Dare priorità alle malattie croniche

Covid-19 nei bambini.

Vaccinazioni contro l'epatite B.

Uso di Adderall.

Farmaci per la perdita di peso.

Costo del diabete infantile.

Danni delle radiazioni elettromagnetiche.

Questi elementi apparentemente erano considerati come le più grandi vulnerabilità di Kennedy.

Ma ho notato che un intero argomento mancava completamente nell'interrogatorio, così ho lasciato una nota a un giornalista molto esperto richiamando l'attenzione su quella notevole assenza:

Quindi che siete stati molto scettici riguardo al mio sostegno all'ipotesi di “Dusenberg” riguardo l'”HIV/AIDS”, ma ecco un altro punto interessante che potreste prendere in considerazione.

 

Come sono sicuro che saprete, i Democratici hanno montato un feroce attacco a tutto campo al Senato contro RFK Jr., facendo tutto il possibile per screditarlo e cercare di bloccare la sua conferma.

 Si sono concentrati su ogni possibile mezzo per dipingerlo come un individuo illuso e cospirativo che ha convinzioni folli e che quindi deve essere tenuto lontano dal nostro sistema sanitario pubblico.

Non trova molto strano che non ci sia stata assolutamente alcuna menzione dell'HIV/AIDS durante quelle udienze?

Dopotutto, Kennedy pubblicò un bestseller #1 su Amazon che dedicava 200 pagine (!) a promuovere la teoria secondo cui l'HIV era innocuo e l'AIDS era solo una bufala.

 

Ovviamente, non mi sarei aspettato che nessuno dei senatori avesse letto il suo libro, ma sicuramente molti dei loro collaboratori lo hanno fatto, e hanno tenuto sessioni strategiche per decidere quali domande sollevare contro Kennedy.

Devono aver consultato esperti scientifici e medici per aiutare a decidere dove Kennedy era più vulnerabile.

Non è assolutamente straordinario che, a quanto pare, non un solo senatore abbia sollevato le opinioni assolutamente eretiche di Kennedy sull'”HIV/AIDS”?

Sicuramente questo deve essere uno dei casi più estremi di "cane che non abbaiava" mai registrato.

L'unica spiegazione che riesco a vedere è che i membri dello staff hanno concluso che sollevare la questione dell'HIV/AIDS sarebbe stato disastrosamente controproducente per i loro sforzi.

Questo non prova che Kennedy e “Dusenberg “abbiano ragione, ma penso che significhi che molte, molte persone molto informate temono che possano esserlo.

Pur rifiutando ancora di considerare che l'ipotesi di” Dusenberg” potesse essere corretta, ammise che era accaduto qualcosa di molto strano:

Sono d'accordo: è molto strano che i senatori democratici abbiano perso l'occasione di attaccare RFK per i suoi scritti sull'”HIV”.

Seguo la tua logica secondo cui qualcosa deve aver avvertito i membri dello staff di questo problema.

 

L'HIV/AIDS e l'ipotesi di “Dusenberg”.

Anche se c'è naturalmente una grande riluttanza a considerare la possibilità che Dusenberg avesse ragione e che la nostra battaglia quarantennale contro l'HIV/AIDS sia stata condotta contro un fantasma medico, penso che anomalie come le udienze di conferma di Kennedy non debbano costringerci a iniziare a considerare seriamente questa idea scioccante.

Diversi mesi fa ho pubblicato un lungo articolo che riassumeva questo caso e, ora che Kennedy è responsabile della politica sanitaria pubblica americana, ritengo che valga la pena riesaminare parte di quell'importante materiale.

Come ho raccontato in diverse occasioni, pur essendo un severo critico del popolarissimo movimento anti-vaccini contro il Covid, alla fine del 2021 mi è capitato di leggere il nuovo libro di Kennedy, “The Real Anthony Fauci.”.

 

Sono rimasto piuttosto colpito da gran parte del materiale fornito, che criticava duramente la nostra industria farmaceutica e i suoi stretti alleati nella burocrazia della sanità pubblica.

Ma ciò che mi ha completamente scioccato è stato che quasi metà del testo, circa 200 pagine, era dedicata a presentare e promuovere la sorprendente affermazione che tutto ciò che ci è stato detto sull'”HIV/AIDS” per più di quarant'anni costituiva probabilmente una bufala, e quest'ultimo problema è diventato il fulcro della mia successiva recensione.

 

Come tutti noi sappiamo dai media, l'”AIDS” è una “malattia autoimmune mortale” che è stata diagnosticata per la prima volta nei primi anni '80, affliggendo principalmente gli uomini gay e i consumatori di droghe per via endovenosa.

 Trasmessa attraverso i fluidi corporei, la malattia di solito si diffonde attraverso l'attività sessuale, le trasfusioni di sangue o la condivisione di aghi, e l'”HIV”, il virus responsabile, è stata finalmente scoperta nel 1984.

Nel corso degli anni, sono stati sviluppati una varietà di trattamenti medici, per lo più inefficaci all'inizio, ma più recentemente così efficace che, sebbene essere sieropositivi fosse un tempo considerato una condanna a morte, l'infezione è ora diventata una condizione cronica e controllabile.

L'attuale pagina di Wikipedia sull'HIV/AIDS contiene più di 20.000 parole, tra cui oltre 300 riferimenti.

Eppure, secondo le informazioni fornite nel “bestseller #1 di Kennedy” su Amazon, questa immagine ben nota e solidamente consolidata, che non avevo mai seriamente messo in discussione, è quasi del tutto falsa e fraudolenta, essenzialmente equivalente a una bufala dei media medici.

 Invece di essere responsabile dell'AIDS, il virus dell'HIV è probabilmente innocuo e non ha nulla a che fare con la malattia.

Ma quando si scopriva che gli individui erano infetti dall'HIV, venivano sottoposti ai primi farmaci per l'AIDS, estremamente redditizi, che erano in realtà letali e spesso li uccidevano.

 I primi casi di AIDS erano stati per lo più causa da un uso molto massiccio di particolari droghe illegali, e il virus dell'HIV era stato erroneamente diagnosticato come responsabile.

 Ma da quando Fauci e le aziende farmaceutiche affamate di profitto hanno presto costruito enormi imperi su quella diagnosi errata, per più di 35 anni hanno combattuto molto duramente per mantenerla e proteggerla, esercitando tutta la loro influenza per sopprimere la verità nei media e distruggendo le carriere di tutti i ricercatori onesti che hanno sfidato quella frode.

Nel frattempo, l'AIDS in Africa era qualcosa di completamente diverso, probabilmente causato principalmente dalla malnutrizione o da altre condizioni locali.

Ho trovato il racconto di Kennedy scioccante come qualsiasi cosa io abbia mai incontrato.

 

In circostanze normali, sarei stato estremamente riluttante ad abbracciare tali affermazioni apparentemente stravaganti, ma la credibilità di alcuni dei seguaci che ha menzionato era difficile da ignorare.

Tuttavia, la prima approvazione sul retro della copertina è del “Prof. Luc Montagnier”, il ricercatore medico che ha vinto un premio Nobel per la scoperta del virus HIV nel 1984, e scrive:

"Tragicamente per l'umanità, ci sono molte, molte falsità emanate da Fauci e dai suoi seguaci. RFK Jr. smaschera decenni di bugie".

Inoltre, ci viene detto che già alla” Conferenza Internazionale sull'AIDS” di San Francisco del giugno 1990, Montagnier aveva dichiarato che "il virus dell'HIV è innocuo e passivo, un virus benigno".

 

Forse questo premio Nobel ha approvato il libro per altre ragioni e forse il significato della sua sorprendente dichiarazione del 1990 è stato frainteso.

Ma sicuramente l'opinione del ricercatore che ha vinto un premio Nobel per aver scoperto il virus dell'HIV non dovrebbe essere totalmente ignorata nel valutare il suo possibile ruolo.

Come ha spiegato Kennedy, altri tre premi Nobel per la scienza hanno espresso un simile scetticismo pubblico nei confronti della narrativa convenzionale sull'HIV/AIDS, uno di loro è” Kary Mullis”, il famoso creatore del rivoluzionario” test PCR”.

Nel frattempo, la reazione dei media ostili nei confronti del libro di Kennedy ha notevolmente sollevato i miei sospetti.

Nonostante l'enorme successo del libro, è stato inizialmente ignorato dai media mainstream.

Quel silenzio è stato finalmente rotto un mese dopo la pubblicazione, quando l'”Associated Press” ha pubblicato un pezzo di successo di 4.000 parole che attaccava duramente l'autore e il suo controverso bestseller.

Eppure, come ho notato nella mia risposta, quella lunga denuncia aveva evitato completamente l'argomento dell'HIV/AIDS, che sicuramente costituiva la parte più oltraggiosa ed esplosiva del materiale di Kennedy.

Sei giornalisti e ricercatori dell'”AP” hanno trascorso almeno dieci giorni a produrre l'articolo, quindi il loro totale silenzio su quell'argomento mi ha colpito come estremamente sospetto.

Se quasi la metà del libro di Kennedy sosteneva che l'”HIV/AIDS” era una bufala dei media medici e i suoi critici più duri si rifiutavano di sfidarlo su questo punto, qualsiasi lettore imparziale deve sicuramente iniziare a sospettare che almeno alcune delle importanti affermazioni dell'autore fossero probabilmente corrette.

Prima della recente epidemia di Covid, l'AIDS era stata la malattia di più alto profilo al mondo per quasi quattro decenni, e ho iniziato a chiedermi se per tutti quegli anni non fossi stata completamente ingannata dai miei quotidiani.

 In effetti, lo stesso Kennedy non era mai stato precedentemente associato all'argomento HIV/AIDS e sottolineò che la sua copertura era semplicemente intesa "a dare aria e luce alle voci dissenzienti", quindi avrei dovuto consultare altre fonti per ulteriori informazioni.

 La storia che raccontava era estremamente strana, ma il suo libro identificava chiaramente anche la figura più importante del dibattito.

Nel 1985 è stato scoperto che l'”AZT”, un farmaco esistente, uccide il virus dell'HIV nei test di laboratorio.

Fauci ha poi compiuto enormi sforzi per accelerarlo attraverso gli studi clinici come trattamento appropriato per individui sani e sieropositivi, con l'approvazione della FDA che è finalmente arrivato nel 1987, producendo il primo momento del trionfo di Fauci.

 Con un prezzo di 10.000 dollari all'anno per paziente, l'AZT è stato uno dei farmaci più costosi della storia e, con il costo coperto dall'assicurazione sanitaria e dai sussidi governativi, ha prodotto una manna finanziaria senza precedenti per il suo produttore.

Kennedy dedica un intero capitolo alla storia dell'AZT, e la storia che racconta è qualcosa di “Kafka” o forse dei “Monty Python”.

A quanto pare, Fauci era stato sottoposto a un'enorme pressione per produrre scoperte mediche che giustificavano il suo grande budget, quindi ha manipolato gli studi sull'AZT per nascondere la natura estremamente tossica del farmaco, che ha rapidamente ucciso molti dei pazienti che lo hanno ricevuto, con i loro sintomi attribuiti all'AIDS.

 Così, dopo l'approvazione della FDA nel 1987, centinaia di migliaia di individui perfettamente sani trovati infetti da HIV sono stati sottoposti a un regime di AZT, e il gran numero di decessi risultanti è stato erroneamente attribuito al virus piuttosto che al farmaco antivirale.

 Secondo gli esperti scientifici citati nel libro, la stragrande maggioranza dei "decessi per AIDS" successivi al 1987 sono stati in realtà dovuti all'AZT.

Uno dei maggiori eroi scientifici nel racconto di Kennedy è il “Prof. Peter H. Dusenberg” di Berkeley.

Durante gli anni '70 e '80, Dusenberg era stato ampiamente considerato tra i più importanti virologi del mondo, eletto alla prestigiosa “Accademia Nazionale delle Scienze” all'età di 50 anni, rendendolo uno dei suoi membri più giovani della storia.

Già nel 1987 iniziò a sollevare seri dubbi sull'ipotesi dell'HIV/AIDS e a mettere in evidenza i pericoli dell'AZT, pubblicando infine una serie di articoli su riviste sull'argomento che gradualmente conquistarono molti altri, tra cui Montagnier.

Nel 1996 ha pubblicato “Inventing the AIDS Virus”, un enorme volume di 712 pagine che espone il suo caso, con la prefazione fornita dal “premio Nobel Kary Mullis”, il famoso inventore della “tecnologia PCR “e lui stesso un altro dei principali critici pubblici dell'ipotesi HIV/AIDS.

Dusenberg ha persino sottolineato la fiducia del suo scetticismo sull'HIV offrendosi di farsi iniettare sangue contaminato dall'HIV.

Ma piuttosto che discutere apertamente con un avversario scientifico così forte, Fauci ei suoi alleati hanno inserito Dusenberg nella lista nera per non ricevere finanziamenti governativi, distruggendo così la sua carriera di ricercatore, denigrandolo e facendo pressione su altri per fare lo stesso.

Secondo i colleghi ricercatori citati da Kennedy, Dusenberg fu distrutto come monitorato ed esempio per gli altri.

Nel frattempo, Fauci ha dispiegato la sua influenza per far bandire i suoi critici dai principali media nazionali, assicurando che pochi al di fuori di un segmento ristretto della comunità scientifica venissero a conoscenza della continua controversia.

 

Una delle affermazioni centrali di Dusenberg era che la malattia nota come "AIDS" in realtà non esisteva, ma era semplicemente l'etichetta ufficiale attaccata a un gruppo di più di due dozzine di malattie diverse, ognuna delle quali aveva una varietà di cause diverse, con solo alcune di queste agenti infettivi.

 In effetti, la maggior parte di queste malattie erano note e curate da molti decenni, ma venivano designate come "AIDS" solo se la vittima risultava positiva al virus dell'HIV, che probabilmente non aveva nulla a che fare con la condizione.

A sostegno della loro posizione contraria, gli autori hanno notato che i vari gruppi ad alto rischio di "AIDS" tendevano ad avere solo versioni particolari della malattia, con l'"AIDS" sofferto dagli emofiliaci che di solito era molto diverso dall'"AIDS" degli abitanti dei villaggi africani e solo leggermente sovrapponibile alle malattie degli uomini gay o dei tossicodipendenti per via endovenosa.

In effetti, il modello di "AIDS" in Africa sembrava completamente divergente da quello del mondo sviluppato.

Ma se tutte queste diverse malattie fossero in realtà causate da un unico virus HIV, tali sindromi completamente disparate sembrerebbero anomalie sconcertanti, difficili da spiegare da un punto di vista scientifico.

“The Lancet” è una delle principali riviste mediche del mondo e nel 1996, l'anno dopo esserne diventato il caporedattore,” Richard Horton” ha preso le pagine dell'intellettualmente prestigiosa “New York Review of Books” per produrre una discussione di 10.000 parole sulle teorie di Dusenberg, come proposto in tre dei recenti libri e raccolte del ricercatore.

“Horton” era ovviamente tra le figure più rispettabili dell'establishment, ma anche se per lo più si schierò a sostegno del consenso ortodosso sull'HIV/AIDS, presentò la prospettiva completamente contraria di Dusenberg in modo imparziale, rispettosamente anche se non acriticamente.

Tuttavia, ciò che mi ha colpito di più del racconto di “Horton” è stato quanto sembrasse inorridito dal trattamento di Dusenberg da parte del complesso medico-industriale dominante in America, come suggerito dal suo titolo "Verità ed eresia sull'AIDS".

 

La prima frase del suo lungo articolo di recensione menzionava la "vasta industria accademica e commerciale costruita intorno a... HIV" insieme alla sfida fondamentale che Dusenberg poneva alle sue basi scientifiche.

Di conseguenza, il "brillante virologo" era diventato "lo scienziato vivente più diffamato" e oggetto di "attacchi escorianti".

Le principali riviste scientifiche professionali avevano mostrato un "atteggiamento allarmante e disuguale" e, in parte come conseguenza, altri potenziali dissidenti erano stati dissuasi da convincenti le loro teorie alternative.

 

Secondo “Horton”, le considerazioni finanziarie erano diventate un elemento centrale del processo scientifico, e notò con orrore che una conferenza stampa sulla ricerca che metteva in discussione l'efficacia di un particolare farmaco anti-AIDS era in realtà piena di giornalisti finanziari, concentrandosi sugli sforzi dei dirigenti aziendali per distruggere la credibilità di uno studio che loro stessi avevano contribuito alla progettazione, ma che ora era andato contro il loro stesso prodotto.

Ancora più importante, sebbene “Horton” fosse generalmente scettico sulle conclusioni di Dusenberg, era assolutamente feroce nei confronti degli oppositori del virologo dissidente.

Uno degli aspetti più inquietanti della disputa tra Dusenberg e l'establishment dell'AIDS è il modo in cui a Dusenberg è stata negata l'opportunità di testare la sua ipotesi.

In una disciplina governata da pretese empiriche di verità, l'evidenza sperimentale sembrerebbe il modo più ovvio per confermare o confutare le affermazioni di Dusenberg.

Ma Dusenberg ha trovato le porte dell'establishment scientifico chiuse ai suoi frequenti inviti ai test...

 

Dusenberg merita di essere ascoltato, e l'”assassinio ideologico” che ha subito rimarrà una testimonianza imbarazzante delle tendenze reazionarie della scienza moderna.

In un momento in cui si cercano così disperatamente nuove idee e nuovi percorsi di indagine, come può la comunità dell'AIDS permettersi di non finanziare la ricerca di Dusenberg?

Quell'ultima frase squillante chiusa l'intera rivista, apparsa su una pubblicazione prestigiosa e influente quasi trent'anni fa.

Ma per quanto ne so, le critiche sincere di Horton caddero nel vuoto, e l'establishment dell'AIDS semplicemente ignorò l'intera controversia, mentre gradualmente faceva pressione sui media per porre fine a qualsiasi copertura. Questo sembra confermare pienamente la storia narrativa fornita nell'attuale bestseller di Kennedy, e di recente ho riassunto questa analisi sorprendentemente dissenziente della presunta malattia HIV/AIDS in un lungo articolo.

(American Pravda: Robert F. Kennedy Jr. e la bufala dell'HIV/AIDS.

Ron Unz •The Unz Review• 25 novembre 2024).

Le nostre catastrofi per i farmaci da prescrizione.

Se l'ipotesi di Dusenberg dell'HIV/AIDS è corretta, molte centinaia di migliaia di vite americane sono state perse inutilmente a causa di una combinazione di avidità aziendale, opportunismo politico e incompetenza dei media.

 Ma la maggior parte di quella calamità ha avuto luogo trent'anni fa, e ci sono stati altri disastri di salute pubblici che sono stati sia molto più recenti che considerevolmente più grandi, con la loro realtà e la loro portata ora riconosciute da tutti.

Come Segretario alla Salute e ai Servizi Umani, Kennedy potrebbe essere in grado di esplorare le ragioni più profonde di questi disastri e finalmente iniziare a dare loro l'esame che meritano, forse con conseguenze drammatiche per la vita e il benessere della maggior parte degli americani.

Anche se per quasi tutta la mia vita ho prestato pochissima attenzione alle questioni di salute pubblica, negli ultimi anni le cose hanno cominciato a cambiare, man mano che ho scoperto che la narrazione standard dei media su quell'argomento era stata a volte altrettanto inaffidabile quanto spesso si era dimostrata per quanto riguarda gli eventi politici o storici su cui mi ero più solitamente concentrato.

Un paio di anni fa, ho discusso il mio risveglio a questi argomenti in un articolo:

Tutti noi ci concentriamo necessariamente su aree diverse, e fino a poco tempo fa non avevo mai prestato molta attenzione alle questioni di salute pubblica, supponendo ingenuamente che queste fossero nelle mani di funzionari governativi ragionevolmente competenti e ragionevolmente onesti, monitorati da giornalisti e accademici di analoga affidabilità.

Per molti di noi, me compreso, una crepa importante in questo presupposto è arrivata nel 2015, quando le pagine del “New York Times e degli altri nostri principali giornali si sono riempite di notizie di un nuovo studio scioccante di “Anne Case” e “Angus Seaton”, una coppia sposata di eminenti economisti, con la carriera di Seaton che era stata coronata poche settimane prima dalla vittoria del premio Nobel per la sua disciplina.

 

La loro notevole scoperta è stata che durante i precedenti 15 anni, i tassi di salute e di sopravvivenza degli americani bianchi di mezza età avevano subito un precipitoso declino, rompendo completamente con il modello dei gruppi americani non bianchi o con i bianchi che vivevano in altre nazioni sviluppate.

 Inoltre, questo brusco calore del benessere fisico ha rappresentato un allontanamento radicale dalle tendenze del mezzo secolo precedente, essendo quasi senza precedenti nella storia occidentale moderna.

Anche se il loro breve articolo riempisse solo una mezza dozzina di pagine negli Atti della “National Academy of Sciences”, fu rapidamente approvato da una serie di eminenti esperti di salute pubblica e altri studiosi, che sottolinearono la natura drammatica della scoperta.

Un paio di professori di Dartmouth hanno detto al Times che "è difficile trovare ambienti moderni con perdite di sopravvivenza di questa portata", mentre un esperto di tendenze di mortalità ha esclamato "Wow".

 I loro risultati sorprendenti sono stati illustrati da numerosi semplici grafici basati su statistiche governative facilmente ottenibili.

I due autori erano entrambi economisti, il cui lavoro normale era lontano dalle questioni di salute pubblica e, secondo il loro racconto, si erano imbattuti in questi risultati notevoli in modo del tutto casuale, mentre esploravano un argomento diverso.

Quindi la domanda naturale che mi è venuta in mente è stata come una calamità così importante che ha colpito una larga fetta della popolazione americana abbia potuto essere completamente ignorata per così tanto tempo da tutti gli accademici e ricercatori che lavorano effettivamente nella salute pubblica.

Forse una breve tendenza di tre o quattro anni potrebbe essere sfuggita all'attenzione, ma perdersi quindici anni di un declino nazionale così mortale?

Inoltre, la fonte di questa drastica inversione nelle tendenze della mortalità a lungo termine è stata strettamente confinata a poche categorie particolari.

Per gli americani bianchi di età compresa tra i 45 ei 54 anni, i decessi dovuti a overdose di droga e altri avvertimenti sono aumentati di quasi 10 volte durante il periodo in questione, superando facilmente il cancro ai polmoni per diventare la principale causa di morte.

 

Ecco indicata una Mortalità per causa, bianchi non ispanici di età compresa tra 45 e 54 anni (PNAS).

Insieme al forte aumento dei suicidi e dell'alcolismo cronico, i decessi per droga hanno rappresentato il grande cambiamento nell'aspettativa di vita.

 Questa situazione era particolarmente acuta per la classe operaia, con un tasso di mortalità che aumentava di un notevole 22% per gli americani bianchi che non avevano un'istruzione universitaria.

 

Case e Seaton hanno raggruppato overdose di droga, suicidi e alcolismo cronico come "morti per disperazione" e nel 2020 hanno ampliato il loro studio rivoluzionario in un libro con quel titolo, che è stato ampiamente discusso e lodato.

Il loro sottotitolo sottolineava "il futuro del capitalismo" e sostenevano che la causa centrale della mortale situazione dell'America era l'epidemia di farmaci da prescrizione oppioidi, prodotta dall'approvazione da parte della FDA nel 1996 dell'”Oxy Contin” che crea dipendenza e dal suo successivo massiccio marketing da parte della “Pur due Pharmaceutica”.

Sotto la pressione di una lobby aziendale manipolatrice, il nostro governo aveva "essenzialmente legalizzato l'eroina", con conseguenze esattamente come ci si poteva aspettare.

Entro il 2015, 98 milioni di americani, più di un terzo di tutti gli adulti, avevano ricevuto prescrizioni di oppioidi e il livello di overdose di droga e altre morti per disperazione ha raggiunto 158.000 all'anno entro il 2017.

Il numero totale di morti americani a causa di questo disastro degli oppioidi, causato dall'uso diffuso di farmaci da prescrizione pericolosi ma altamente redditizi, è stato stimato in circa un milione e spesso descritto come "la morte bianca".

(American Pravda: i nostri problemi di salute pubblica Ron Unz •The Unz Review• 10 gennaio 2022).

 

Nel 2012 avevo pubblicato un articolo che raccontava una storia simile a quella del “Vio xx”, un altro farmaco da prescrizione molto redditizio ma dannoso.

Nel settembre 2004, “Merck”, una delle più grandi aziende farmaceutiche americane, ha improvvisamente annunciato che stava richiamando volontariamente il “Vio xx”, il suo popolare farmaco antidolorifico ampiamente utilizzato per trattare i disturbi legati all'artrite.

Questo brusco richiamo è arrivato pochi giorni dopo che Merck ha scoperto che una delle principali riviste mediche stava per pubblicare un massiccio studio condotto da un ricercatore della FDA che indicava che il farmaco in questione aumentava notevolmente il “rischio di infarti e ictus fatali” ed era stato probabilmente responsabile di almeno 55.000 morti americani durante i cinque anni in cui era stato sul mercato.

Nel giro di poche settimane dal ritiro, i giornalisti scoprirono che la” Merck “aveva trovato forti prove degli effetti collaterali potenzialmente fatali di questo farmaco anche prima della sua introduzione iniziale nel 1999, ma aveva ignorato questi indicatori preoccupanti ed evitato ulteriori test, mentre sopprimeva le preoccupazioni dei suoi stessi scienziati.

 Grazie a un budget pubblicitario televisivo di circa cento milioni di dollari all'anno, il “Vio xx” divenne presto uno dei prodotti più redditizi della Merck, generando oltre 2 miliardi di dollari di fatturato annuo.

La “Merck” aveva anche segretamente scritto come “ghostwriter” decine di studi di ricerca pubblicati che sottolineavano gli aspetti benefici del farmaco e incoraggiavano i medici a prescriverlo ampiamente, trasformando così la scienza in supporto al marketing.

 Alla fine, a venticinque milioni di americani fu prescritto il “Vio xx “come sostituto dell'aspirina, che si pensava avrebbe prodotto meno complicazioni.

Questa storia di grave illecito aziendale ampiamente perdonato e dimenticato dal governo e dai media è abbastanza deprimente, ma tralascia un dettaglio fattuale cruciale che sembra essere quasi totalmente sfuggito all'attenzione del pubblico.

L'anno dopo che il “Vio xx” era stato ritirato dal mercato, il” New York Time”s e altri importanti organi di informazione pubblicarono una notizia di minore importanza, generalmente sepolta in fondo alle loro ultime pagine, che notava che i tassi di mortalità americani avevano improvvisamente subito un calo sorprendente e del tutto inaspettato.

 

Un esame superficiale dei dati sulla mortalità nazionale degli ultimi 15 anni forniti sul sito web dei “Centers for Diesasse Control and Prevention” offre alcuni indizi intriganti su questo mistero.

Troviamo che il più grande aumento dei tassi di mortalità americani si è verificato nel 1999, l'anno in cui è stato introdotto il “Vio xx”, mentre il calo maggiore si è verificato nel 2004, l'anno in cui è stato ritirato.

Il “Vio xx” è stato quasi interamente commercializzato per gli anziani e questi cambiamenti sostanziali nel tasso di mortalità nazionale sono stati completamente concentrati all'interno della popolazione di età superiore ai 65 anni.

 Gli studi della FDA hanno dimostrato che l'uso del “Vio xx” ha portato a decessi per malattie cardiovascolari come infarti e ictus, e questi sono esattamente i fattori che hanno guidato i cambiamenti nei tassi di mortalità nazionali.

Quindi, anche se la ricerca ufficiale della FDA ha indicato che il “Vio xx ha ucciso molte decine di migliaia di americani, ci sono alcune indicazioni che il vero numero di morti premature potrebbe essere stato di centinaia di migliaia.

 

(Melamina cinese e “Vio xx” americano: un confronto - Ron Unz •Il conservatore americano• 17 aprile 2012).

Il nostro disastro nutrizionale lungo mezzo secolo.

Uno dei punti principali sottolineati da Kennedy sono state le terribili conseguenze a lungo termine delle politiche nutrizionali e dietetiche americane.

Sebbene all'epoca non ci avessi prestato molta attenzione, negli ultimi due decenni i nostri media sono stati pieni di storie sulla nostra crescente epidemia nazionale di obesità e sull'enorme aumento di diabete, pressione alta e problemi di salute americani correlati.

 In un articolo recente, ho riassunto il terribile stato di quegli aspetti della salute pubblica:

Secondo studi di ricerca, circa il 74% di tutti gli adulti americani è ora sovrappeso, mentre quasi il 42% soffre di obesità clinica, insieme a quasi 15 milioni di adolescenti e bambini.

Questi tassi sono saliti alle stelle nell'ultimo mezzo secolo.

 

L'obesità è strettamente associata al diabete e quasi 40 milioni di americani soffrono di questa grave condizione medica, mentre altri 115 milioni hanno il prediabete.

Decine di milioni hanno la pressione alta e altre malattie correlate. Ancora una volta, questi tassi sono aumentati drasticamente nell'ultima generazione o due.

Si tratta di numeri enormi, con conseguenze enormi per la salute.

Il diabete da solo è l'ottava causa di morte, uccidendo ogni anno più di 100.000 americani mentre è un fattore che contribuisce a 300.000 decessi aggiuntivi.

 Al contrario, il totale combinato di tutti i nostri decessi per overdose di farmaci è di poco superiore a 100.000.

Uno studio dell'anno scorso ha indicato che l'obesità ha aumentato sostanzialmente il rischio di morte, potenzialmente fino al 91%, e con così tante decine di milioni di americani che soffrono di questa condizione, l'impatto sulla mortalità è stato ovviamente enorme.

 In parte come conseguenza di queste tendenze molto negative, spendiamo molto di più per l'assistenza sanitaria rispetto a qualsiasi altra nazione sviluppata, eppure la nostra aspettativa di vita è stata generalmente molto più bassa e stagnante anziché in aumento.

La causa di questa crisi di salute pubblica mi è sempre sembrata ovvia, vale a dire che gli americani mangiavano troppo e facevano troppo poco esercizio fisico – i tradizionali peccati di gola e pigrizia – e i media sembravano dire più o meno la stessa cosa.

Tuttavia, di recente sono stato molto sorpreso di scoprire prove evidenti che molti di questi terribili problemi di salute americani – obesità, diabete, ipertensione e malattie – erano probabilmente dovuti ad alcuni errori disastrosi nella politica nutrizionale che il nostro governo aveva commesso mezzo secolo fa, incoraggiando gli americani ad abbandonare i loro cibi tradizionali e ragionevolmente sani per altri che producevano questi risultati disastrosi.

Per quanto posso ricordare, gli esperti di salute del governo e i media che riportavano i loro avvertimenti ci avevano informato che mangiare cibi grassi faceva male alla salute e portava a rischi molto più elevati di infarti, ictus, obesità e numerosi altri disturbi.

 Anche se non ho mai prestato molta attenzione a tali questioni, ho sempre dato per scontato che quei fatti fossero veri, come la maggior parte degli altri americani.

 

Decenni di messaggi mediatici ci hanno detto che le tradizionali e sostanziose colazioni americane a base di pancetta, salsiccia e uova, spesso servite con gocce di burro – cibi traboccanti di grassi e quindi ingrassanti – dovevano essere sostituite da cibi più sani come muesli, frutta e yogurt.

Gran parte della nostra popolazione alla fine ha ascoltato quegli avvertimenti e ha fatto esattamente questo.

La storia di quelle politiche nutrizionali ufficiali disastrosamente sbagliate era stata esposta da “Gary Taubes”, un giornalista scientifico molto illustre, in una storia di copertina del “New York Times Sunday Magazine” pubblicato più di due decenni fa.

(E se fosse stata tutta una grossa bugia? di Gary TaubesThe New York Times Sunday Magazine• 7 luglio 2002).

In questo quadro nutrizionale, una dieta sana si basa su una base di alimenti a base di cereali, come pane, riso e pasta, integra da notevoli quantità di frutta e verdura, e presi insieme questi carboidrati a base vegetale dovrebbero fornire la maggior parte delle calorie giornaliere.

 I prodotti animali come latte, formaggio, carne, pesce e uova erano ricchi di proteine con grassi sostanziali e dovrebbero essere consumati con moderazione, mentre le porzioni di cibi grassi e dolci dovrebbero essere ridotte al minimo.

Molti di noi naturalmente non sono riusciti ad aderire a queste linee guida, ma hanno rappresentato la stella polare per lo stile di vita sano che tutti noi siamo stati incoraggiati a combattere.

 

Ma secondo l'articolo di successo di “Taubes”, questa era stata tutta "una grossa bugia".

Come ha raccontato, i cibi grassi erano cibi sani e mangiarli era il modo migliore per mantenersi magri, mentre la frutta e lo yogurt magro erano esattamente il tipo di alimenti pericolosi che promuovevano l'obesità.

Sono sicuro che per coloro che hanno seguito da vicino tali domande, queste affermazioni stravaganti devono essere sembrare molto simili a dichiarare che le rocce cadono verso l'alto.

(In seguito Taubes ampliò la sua analisi in “Good Calories, Bad Calories, un best-seller nazionale del 2007 ampiamente documentato.)

Durante tutta la mia vita, i media mainstream mi avevano sempre informato che i cibi grassi erano ricchi di qualcosa chiamato “colesterolo” che aumentava notevolmente il rischio di infarti e ictus, e non avendo alcun interesse o competenza in tali questioni, avevo naturalmente pensato che fosse vero.

Ma “Taubes” sostenne in modo piuttosto convincente che questa conclusione si basava su prove scientifiche estremamente fragili e poteva essere totalmente falsa, con una montagna di quella copertura mediatica costruita su appena un francobollo di prove scientifiche piuttosto dubbie.

Questa stessa grave discrepanza tra prove fattuali minime e credenze enormemente diffuse si è verificata anche per quanto riguarda la presunta connessione tra assunzione di sale e pressione alta, fibre alimentari e cancro al colon e varie altre condizioni di salute.

Ma la mitologia riguardante dieta e obesità è stato il peggiore esempio di tutti.

 

Come documentò “Taubes”, fin dai primi giorni della scienza nutrizionale del diciannovesimo secolo e per generazioni successive, era stato ampiamente accettato che le diete ricche di carboidrati come pasta, pane, patate e soprattutto zucchero facessero ingrassare e che il modo migliore per perdere peso fosse rinunciare a quegli alimenti.

 Tuttavia, nel dopoguerra, prove scientifiche piuttosto scarse o mal interpretate convinsero alcuni energici nutrizionisti americani a sviluppare una comprensione completamente diversa dell'obesità, basata sul presupposto che tutte le calorie fossero essenzialmente intercambiabili e, poiché i cibi grassi avevano un contenuto calorico molto più denso rispetto ai carboidrati o alle proteine, dovevano essere evitati per perdere peso.

Come disse vocativamente Taubes, la loro semplice argomentazione equivaleva al dogma che l'obesità fosse causata dai due peccati tradizionali della gola (mangiare troppo) e della pigrizia (fare troppo poco esercizio fisico).

Questo mi era sempre sembrato intuitivamente plausibile e l'avevo accettato come vero per tutta la vita.

Ma Taubes sosteneva che questo ignorava completamente i fatti endocrinologici sottostanti e che questi erano molto più complessi.

Come ha spiegato, le persone ingrassano perché le loro cellule adipose diventano più grandi, assumendo più molecole di grasso di quelle che rilasciano per l'uso nel resto del corpo, un processo che è regolato da vari ormoni, in particolare l'insulina.

Quando i carboidrati come gli amidi e gli zuccheri vengono ingeriti, l'insulina viene rilasciata nel flusso sanguigno, portando le cellule adipose ad assorbire i grassi piuttosto che rilasciarli, mentre il fegato converte lo zucchero nel sangue in eccesso in molecole di grasso per tale immagazzinamento.

Ma mangiare cibi grassi o proteine non ha lo stesso impatto sul rilascio di insulina, contribuendo a spiegare la tradizionale saggezza popolare secondo cui i carboidrati sono alimenti che fanno ingrassare.

L'idea semplicistica che tutte le calorie siano uguali ai fini del controllo del peso non tiene conto di questi fattori ormonali cruciali. Mentre mangiare grassi o proteine placa la fame, mangiare carboidrati e soprattutto zucchero stimola il rilascio di insulina, che può effettivamente innescare segnalazioni di ulteriori sensazioni di fame, portando così a mangiare troppo.

 

Come Taubes ha raccontato la storia, le nostre linee guida nutrizionali governative erano state prodotte quasi mezzo secolo fa sulla base di prove scientifiche molto scarse e spesso determinate da fattori ideologici e politici completamente estranei.

Taubes aveva chiaramente investito molto tempo nello studio della storia scientifica e della salute pubblica che aveva prodotto le nostre attuali politiche, e un aspetto sorprendente del suo resoconto era quanto sembrava essere stati notevolmente contingenti molti punti di svolta cruciali.

Ad esempio, la battaglia sulla pericolosità se i grassi alimentari fossero seriamente dannosi era infuriata per un paio di decenni a metà degli anni '70, con importanti esperti accademici di nutrizione da entrambe le parti e il campo anti-grassi che guadagnava gradualmente terreno ma senza una decisione chiara. In effetti, secondo Taubes, gran parte del crescente sostegno a tale ipotesi non aveva assolutamente nulla a che fare con studi di ricerca o addirittura problemi di salute, ma era in parte dovuto alle crescenti preoccupazioni che la sovrappopolazione avrebbe condannato il mondo alla fame a meno che le diete nei paesi ricchi non si fossero spostate dalla carne a prodotti vegetali prodotti in modo molto più efficiente, con tutto ciò che si verificava prima che la Rivoluzione Verde dell'agronomo Norman Borlaug spazzasse via la minaccia della fame nel mondo. Quindi, una volta che una dieta americana tradizionale ricca di carne era diventata "politicamente scorretta" per quelle ragioni geopolitiche totalmente estranee, c'era la tendenza a concludere che era anche malsana, anche se le prove effettive a sostegno erano piuttosto scarse e ambigue.

 

Taubes ha indicato il singolo giorno che ha giocato il ruolo più importante nella definizione della politica nutrizionale americana e nell'affermazione del dogma anti-grasso.

 Nel 1968 il senatore “George Mc Govern” istituì un comitato ristretto del Senato sulla nutrizione con l'obiettivo di eliminare la malnutrizione causata dalla povertà, e venerdì 14 gennaio 1977 emise linee guida dietetiche federali che dichiaravano che gli americani potevano migliorare la loro salute mangiando meno grassi.

 L'autore ha notato che i membri dello staff che hanno preso quella decisione erano quasi totalmente ignoranti del dibattito scientifico sottostante e, in una lunga nota a piè di pagina, ha persino sollevato l'inquietante possibilità che fossero spinti a fare quel passo dai loro timori che il comitato sarebbe stato presto sciolto a meno che non avesse potuto ottenere pubblicità da qualche drammatica dichiarazione pubblica.

 

Una volta che il governo ha adottato questa posizione, il verdetto ha naturalmente influenzato la successiva ricerca degli investigatori della FDA e degli accademici esterni dipendenti dai finanziamenti federali, così in una certa misura la dottrina anti-grasso è diventata una profezia scientifica che si autoavvera.

E dopo che una generazione di ricercatori ha investito la propria carriera mettendo in guardia sul ruolo dannoso dei grassi alimentari, probabilmente sono diventati molto riluttanti ad ammettere in seguito che potrebbero sbagliarsi.

Il risultato di questi cambiamenti nella dieta e nello stile di vita è stato esattamente l'opposto di ciò che i loro sostenitori si aspettavano, ma il nostro establishment politico e medico ha quasi completamente ignorato questi fatti e non li ha mai riconsiderati.

 

Fu solo negli anni '70 che il nostro governo diede fermamente il suo consenso alla sostituzione dei cibi grassi con carboidrati nella nostra dieta, favorendo in particolare modo quelli nella categoria "cibo sano" come grano la frutta e pane integrale.

Ci fu un netto passaggio da bacon, salsiccia e burro a yogurt, succo di frutta e tagli di carne più magri anziché più grassi.

Più o meno nello stesso periodo, sempre più americani iniziarono ad abbracciare l'esercizio fisico quotidiano regolare, tra cui jogging e allenamenti in palestra, attività che in precedenza erano state quasi sconosciute o addirittura considerate dannose.

Quindi questa combinazione di meno cibi grassi e più esercizio fisico regolare avrebbe dovuto essere seguita da cambiamenti molto evidenti nel peso degli americani e nei problemi di salute correlati.

E così è stato, ma esattamente nella direzione opposta a quella che il quadro nutrizionale promosso dal governo e dai media avrebbe previsto.

L'obesità è sempre stata un problema molto minore nella società americana, ma ora è improvvisamente salita alle stelle.

 La frazione obesa della nostra popolazione era stata relativamente statica a uno su otto o nove, ma ora è salita a più di uno su tre nei trent'anni successivi.

Nel frattempo, il numero di americani con diabete è aumentato ancora più rapidamente, aumentando di quasi il 300%.

Taubes ha evidenziato il nostro consumo molto pesante e crescente di zucchero come probabilmente il fattore più importante dietro i nostri terribili problemi di salute.

Ma tutte queste preoccupazioni generali sui carboidrati sono enormemente amplificate nel caso dello zucchero, che solo di recente è diventato un componente importante della nostra dieta.

 Sebbene lo zucchero fosse noto da molte migliaia di anni, fino agli ultimi due secoli e alla creazione di grandi piante di zucchero tropicali, era stato disponibile per i ricchi solo in quantità molto limitata ed era spesso considerato un composto medicinale o addirittura semi-magico con potenti proprietà.

 Quindi, non sarebbe sorprendente se il sistema digestivo umano e il metabolismo corporeo hanno difficoltà a gestirlo nelle grandi quantità che attualmente consumiamo, e Taubes ha fornito molte prove scientifiche a sostegno di questa possibilità molto preoccupante.

 

Sebbene Taubes avesse affrontato queste preoccupazioni riguardo allo zucchero in entrambi i suoi libri, un anno dopo l'uscita del secondo, pubblicò un nuovo importante articolo sul Times interamente dedicato a quell'argomento, dal titolo esplosivo.

 

(Lo zucchero è tossico? di Gary Taubes “The New York Times Sunday Magazine”• 13 aprile 2011).

 

Negli ultimi due secoli, lo zucchero è diventato uno dei componenti più onnipresenti della nostra dieta ordinaria, ampiamente presente in un'enorme gamma di alimenti, dai biscotti alle bevande sportive al ketchup, e l'idea che possa effettivamente essere una tossina umana dannosa sembra esattamente il tipo di "teoria della cospirazione" nutrizionale che potremmo aspettarci di trovare in angoli isolati di Internet, sputata da paranoici salutisti.

Eppure, quel caso è stato invece sostenuto da uno dei nostri più illustri scrittori scientifici in un lungo articolo di copertina per il New York Times Sunday Magazine” , e successivamente lo ha ampliato in” The Case Against Sugar” , un libro di 350 pagine ampiamente documentato, ancora una volta pubblicato da Knopf nel 2017.

 

Ma il fruttosio rientra in una categoria completamente diversa e può essere metabolizzato solo nel fegato.

 Taubes ha sottolineato che costringere quell'organo a gestire troppo fruttosio può causare danni ai tessuti a lungo termine, proprio come bere troppo alcol può produrre cirrosi epatica.

Inoltre, ha sostenuto che il danno epatico causato dal processo di elaborazione del fruttosio può portare alla crescita della resistenza all'insulina, che suggerisce possa essere il fattore centrale dietro sia l'obesità che il diabete.

Quindi l'assunzione di grandi quantità di zucchero ha probabilmente un impatto sull'obesità di gran lunga maggiore delle semplici calorie extra fornite.

Ha anche ipotizzato che la conseguente sovrapproduzione di insulina possa aumentare il rischio di cancro, una malattia spesso associata all'obesità e al diabete.

Quando alla fine degli anni '70 si svilupparono le preoccupazioni dell'opinione pubblica sul fatto che le nostre bevande analcoliche e altri alimenti contenevano troppo zucchero, l'industria reagì a quella pressione sostituendo lo zucchero ordinario con lo sciroppo di mais ad alto contenuto di fruttosio (HFCS), un composto potenzialmente naturale che sembrava relativamente innocuo, era altrettanto dolce e aveva l'ulteriore vantaggio di essere ancora più economico.

Eppure, ironia della sorte, l'HFCS è in realtà composto da circa il 55% di fruttosio al 45% di glucosio, quindi quella sostituzione potrebbe essere stata in realtà un po' più dannosa per il fegato e altri organi interni.

E forse per coincidenza, le curve in dolce aumento sia dell'obesità che del diabete hanno subito un ulteriore punto di inflessione poco dopo, iniziando il loro rapido aumento successivo.

 

(Pravda americana: lo zucchero è la droga in polvere bianca più letale? Ron Unz ·La recensione di Unz• 28 ottobre 2024).

 

La discussione di Taubes sul ruolo centrale e pernicioso dello zucchero aveva attinto molto al lavoro del dottor” Robert Lustig”, un endocrinologo specializzato in obesità infantile presso la rinomata “School of Medicine dell'UCSF”, che aveva trascorso anni a fare ricerche su questo tema.

 

Nel 2009 “Lustig “aveva tenuto una conferenza in aula sulla sua analisi degli effetti nocivi dello zucchero.

Il suo discorso era stato inaspettatamente registrato e caricato su YouTube con il titolo” Sugar: The Bitter Truth”, dove ha iniziato ad attirare un notevole numero di spettatori e alla fine è arrivato all'attenzione di “Taubes.”

 

Negli anni successivi, un” video” è diventato super-virale, con i suoi 25 milioni di visualizzazioni che lo probabilmente hanno classificato come la seconda conferenza accademica più popolare nella storia di Internet, superata solo dalla famosa presentazione del “Prof. John Mearsheimer del 2015 sulle cause alla base del conflitto Russia-Ucraina”.

 

Nel 2012 “Lustig” ha pubblicato “Fat Chance”, il suo bestseller nazionale che copre tutte queste stesse domande riguardanti lo zucchero in modo molto dettagliato, di cui ho discusso a lungo in un recente articolo:

Una volta che riconosciamo che lo zucchero, o meglio il suo componente fruttosio, costituisce il nostro principale problema alimentare, la nostra valutazione dei diversi alimenti e bevande si trasforma completamente.

Ad esempio, è stato a lungo ampiamente riconosciuto che le bevande analcoliche fortemente zuccherate sono dannose per la nostra salute, e negli ultimi anni i media hanno spesso ritratto la Coca Cola e i suoi rivali come una delle principali fonti dei nostri problemi di obesità.

Ma immagino che almeno il 98% del pubblico considera i succhi di frutta naturali come un'alternativa ideale, con il loro consumo incoraggiato anche dai programmi alimentari governativi.

Tuttavia, “Lustig” ha sottolineato che si trattava di una totale assurdità.

Anche se niente potrebbe sembrare più salutare del succo d'arancia appena spremuto, la sfortunata verità è che caloria per caloria o oncia per oncia, il succo di frutta è in realtà più ricco di fruttosio pericoloso rispetto alle bibite zuccherate e quindi peggio per la nostra salute...

Secondo Lustig, mangiare la maggior parte dei frutti interi, che si tratti di arance, mele o pere, è generalmente innocuo perché il fruttosio è circondato da uno spesso strato di fibre indigeribili, che rallenta notevolmente la sua digestione e quindi esercita molta meno pressione sul fegato.

Ma l'uso di un frullatore per creare i "frullati" di frutta così amati da molti aderenti al cibo salutare, elimina quelle fibre di cellulosa e consente l'assorbimento molto rapido del fruttosio.

Quindi il risultato è qualcosa di altrettanto dannoso come il succo di frutta stesso, e per ragioni simili, la salsa di mele rientra nella stessa categoria pericolosa...

Alcune delle statistiche citate da” Lustig” erano piuttosto notevoli.

Ha spiegato che nel 2012 l'americano medio ingeriva 130 libbre di zucchero all'anno, ovvero più di una libbra ogni tre giorni, rispetto alle sole 40 libbre all'anno degli anni '80, e che il 33% di tale zucchero proveniva da bevande, con le bibite gassate al primo posto in questa categoria.

 

Quando la FDA iniziò a classificare gli additivi alimentari nel 1958, lo zucchero era stato dichiarato completamente sicuro per le sue origini naturali e il suo uso prolungato, piuttosto che come risultato di alcun tipo di test o analisi scientifica, mentre la pressione politica in seguito assicurò che la stessa designazione "ufficialmente sicura" fosse applicata all'HFCS, ancora una volta senza alcun test.

Di conseguenza, quei composti potevano essere aggiunti in quantità illimitate a qualsiasi prodotto alimentare e, poiché in genere ne miglioravano il sapore, ciò fu fatto così ampiamente che dei 600.000 prodotti alimentari venduti oggi negli Stati Uniti, l'80% è arricchito con zucchero aggiunto.

 Quindi trovare un prodotto alimentare zucchero aggiunto è in realtà molto più difficile che no.

Ciao ha anche discusso l'importante analisi nutrizionale di Lustig su “Metabolical”, il libro che aveva pubblicato nel 2020, e la sua spiegazione dell'intensa attività di lobbying aziendale che aveva avuto un ruolo importante in questo disastro.

Lustig è diventato noto soprattutto per la sua attenzione ai pericoli dello zucchero e ha notato che la fibra alimentare non commestibile svolge un importante ruolo di mitigazione prevenendone il rapido assorbimento, attenuando così qualsiasi impatto potenzialmente dannoso sul fegato.

Questo spiegava perché il fruttosio nella frutta intera era relativamente innocuo mentre il fruttosio nel succo di frutta non lo era.

Ma ha anche sottolineato che abbiamo bisogno di mangiare abbastanza fibre per mantenere la salute del nostro microbioma, i trilioni di batteri che coesistono simbioticamente all'interno del nostro intestino.

Ha spiegato che questi microrganismi normalmente si nutrono della fibra alimentare che ingeriamo, ma se tale apporto è carente, possono invece iniziare a digerire lo strato di mucina che protegge le nostre cellule intestinali, portando a gravi problemi di salute.

 Quindi la fibra è benefica in entrambi i modi, spiegando la sua importanza nella nostra dieta.

 Sfortunatamente, la fibra tende anche a rendere più difficile la conservazione a lungo termine del cibo, e per questo motivo viene solitamente rimossa dagli alimenti trasformati, quindi molti americani ora ne assumono troppo poco se nella loro dieta.

I nostri media e i sostenitori della salute denunciano regolarmente la nostra dieta per essere così ricca di tali "alimenti trasformati", ma in larga misura penso che il termine sia semplicemente un'abbreviazione per alimenti in cui la fibra è stata rimossa e aggiunto ulteriore zucchero.

Questi sono i problemi di fondo, e offuscare la questione con un termine più vago e generico può avere conseguenze negative.

Ad esempio, quasi nessuno descriverebbe il succo d'arancia appena spremuto come un "alimento trasformato", ma secondo Lustig è dannoso quanto il peggiore di questi.

… Il mantra nutrizionale di Lustig, ripetuto regolarmente in tutto il suo libro, era molto semplice:

"Proteggi il fegato e nutri l'intestino".

La principale fonte di danno epatico è il fruttosio dello zucchero, mentre la fibra alimentare protegge il fegato e nutre l'intestino, quindi questi sembravano gli elementi più importanti su cui concentrarsi, un piano d'azione relativamente semplice da portare via da un libro lungo più di 400 pagine e contenente oltre 1.000 note di riferimento.

 

Lustig ha anche spiegato l'importante ruolo delle lobby aziendali e degli sforzi di pubbliche relazioni nel nostro disastro per la salute pubblica.

Ha tracciato un'analogia chiara e convincente tra le attività nefaste di “Big Tobacco” e quelle di “Big Sugar”, osservando che, contrariamente a quanto si potrebbe supporre, la prima è stata in realtà modellata sulla seconda piuttosto che il contrario, con l'industria del tabacco che ha assunto un lobbista di alto livello per lanciare i suoi sforzi nel 1954.

Con l'intensificarsi delle preoccupazioni per il rapido aumento dell'obesità e dei problemi di salute correlati, l'industria dello zucchero ha avuto molto successo nel deviare la colpa su tutti i tipi di altri prodotti come i cibi grassi e in vendita, così questi sono diventati i cattivi centrali delle narrazioni nutrizionali standard promosse dal nostro governo e dai media.

Gli studi finanziati dallo zucchero hanno suggerito che le bibite gassate o i dessert si classificavano al di sotto delle patatine fritte e delle patatine fritte come causa dell'aumento di peso, ma hanno omesso il fatto che sia il “ketchup” che le patatine erano in realtà molto pesanti nello zucchero.

In effetti, uno studio più realistico sembrava mostrare che di tutti gli articoli offerti nel menu di “McDonalds”, l'acquisto delle bevande zuccherate era più strettamente correlato con il peso aggiunto dei clienti.

 

Ricercatori e giornalisti investigativi alla fine hanno scoperto documenti che rivelavano che la “Sugar Lobby aveva passato decenni a finanziare segretamente ricercatori scientifici i cui studi indicavano tutti i colpevoli tranne se stessi.

 

(American Pravda: Dangerous Foods - Ron Unz •La recensione di Unz• 2 dicembre 2024)

Mettere in discussione la sicurezza e l'efficacia dei vaccini.

Negli ultimi dieci anni circa, Kennedy è stato identificato soprattutto con la sua dura critica ai vaccini, un argomento che non avevo mai preso in considerazione in precedenza.

 Ma nonostante la mia fortissima critica al diffuso movimento anti-vaccini contro il Covid, alla fine sono stato convinto a leggere un libro recente che metteva in discussione la narrazione più ampia di quel consolidato prodotto di salute pubblica.

 

All'inizio del 2023 ho pubblicato un articolo in cui spiegavo che ero rimasto piuttosto colpito da gran parte del materiale presentato e dalle questioni controverse che sollevava.

Tuttavia, quelle precedenti preoccupazioni sul” vaccinismo “sono ancora presenti qua e là, e qualche mese fa ho ricevuto un libro esattamente su questo argomento più ampio, pubblicato sotto gli auspici dell'organizzazione “Children's Health Defens”e di Robert F. Kennedy Jr.

Era stato originariamente rilasciato nel 2019, molto prima che qualcuno avesse mai sentito parlare di “Covid” o” Wuhan”, quindi non aveva nulla a che fare con questi problemi attuali, ma affrontava la precedente controversia sui vaccini.

Gli autori erano anonimi – potenzialmente un paio di medici israeliani – e il loro lavoro era stato originariamente pubblicato nel loro paese, ma ora era stato pubblicato in un'edizione americana in lingua inglese.

Fatta eccezione per alcuni semplici grafici, il contenuto consisteva interamente di testo, e il titolo era sconcertante: “Tartarughe fino in fondo”.

Sono rimasto davvero molto colpito. La maggior parte degli anti-vaccinisti Covid che avevo incontrato su Internet erano inclini a fare accuse selvagge e molto dubbie che coinvolgevano un gigantesco conteggio dei cadaveri, ma ho incontrato ben poco di tale grandiosità in questa discussione estremamente sobria di 500 pagine sull'argomento.

Eppure, anche se il tono e le affermazioni fattuali erano piuttosto contenute, per molti altri aspetti questo libro costituiva una critica molto più radicale dei vaccini di qualsiasi cosa avessi visto in precedenza, pari a un attacco frontale contro il loro ruolo tradizionale nella medicina moderna.

Le tartarughe miravano a rovesciare ciò che la maggior parte di noi aveva a lungo supposto di sapere su quelle misure di salute pubblica stabilite, quindi non sono rimasto sorpreso che gli autori abbiano scelto di nascondere i loro nomi per paura di ritorsioni professionali.

Secondo la prefazione all'edizione americana, alcuni mesi dopo la sua pubblicazione originale il libro aveva ricevuto una recensione fortemente favorevole nella principale rivista medica israeliana, ma gli accademici più anziani che lo elogiarono furono poi duramente denigrati da un establishment medico che non era disposto a sfidare direttamente la sostanza del testo che aveva applaudito.

 La parte anteriore del libro è costellata di lunghe approvazioni da parte di quasi una dozzina di professionisti medici e altri accademici, certamente un supporto sufficiente per me per prendere sul serio il libro piuttosto che semplicemente respingerlo a priori...

 

(Turtles fornisce circa 1.200 riferimenti, che riempiono 273 pagine di un documento online ...)

 

Un tema centrale degli anti-vaccinisti è che molti dei vaccini da loro criticati hanno in realtà gravi effetti collaterali avversi, a volte facendo più male che bene, e io sono sempre stato piuttosto scettico su questa affermazione.

Dopotutto, sapevo che prima della loro distribuzione generale i nuovi vaccini devono in genere superare un lungo periodo di sperimentazioni cliniche, in cui vengono abbinati a test randomizzati e in cieco su larga scala contro placebo.

Ma il primissimo capitolo di Turtles sosteneva che si trattava principalmente di un mito e di un inganno.

Secondo gli autori, tali sperimentazioni sui vaccini non sono condotte contro veri placebo come le soluzioni saline, ma solo contro vaccini precedentemente approvati.

Quindi un nuovo trattamento è considerato sicuro se il suo tasso di effetti collaterali dannosi non è peggiore di quello delle versioni precedentemente approvate piuttosto che nessun trattamento, un approccio illogico che sembra avere poco senso.

Pertanto, la presunta sicurezza ed efficacia dei vaccini attuali è stata stabilita solo in relazione a una lunga serie di loro predecessori, spesso risalenti a decenni fa, e questo costituisce la metafora delle "tartarughe fino in fondo" del titolo del libro.

 Sembra improbabile che questo tipo di affermazione fattuale molto semplice sia stata fatta a meno che non fosse effettivamente vera.

Sorprendentemente, il tasso testato di effetti collaterali avversi del vaccino è a volte piuttosto significativo.

Ad esempio, durante le sperimentazioni cliniche del vaccino “Prevnar”, circa il 6% dei 17.000 neonati testati ha avuto bisogno di visite al pronto soccorso e il 3% ha richiesto il ricovero ospedaliero.

Ma poiché il vaccino precedente utilizzato per scopi di confronto aveva tassi simili di effetti collaterali negativi,” Prevnar “è stato giudicato sicuro ed efficace, un verdetto scioccante.

 

Ci sono anche casi in cui non esisteva una versione del vaccino precedentemente approvata per l'uso in un simile studio di confronto, e si potrebbe naturalmente supporre che l'unica scelta possibile sarebbe quella di usare un vero placebo, come una soluzione salina.

Eppure, come rivela Turtles , in quella situazione una versione deliberatamente indebolita del vaccino stesso viene somministrata all'altra metà della popolazione dello studio, un composto che non potrebbe fornire alcun beneficio ma che probabilmente produrrebbe comunque tutti gli stessi effetti collaterali avversi.

La ragione più plausibile per questa strana metodologia sarebbe quella di mascherare l'esistenza di quegli effetti collaterali avversi, assicurando così l'approvazione del vaccino.

 

Una volta che un vaccino ha superato i test clinici ed è stato approvato per l'uso generale, qualsiasi problema futuro che potrebbe presentarsi è presumibilmente coperto dal “VAERS”, il "Vaccine Adverse Events Reporting System", il cui nome indica il suo ruolo di portare tali problemi all'attenzione delle autorità sanitarie pubbliche.

Turtles dedica un intero capitolo a questo sistema, che gli autori sostengono sia progettato molto male e piuttosto inaffidabile.

 

In particolare, il sistema di segnalazione è interamente volontario, in modo che i professionisti medici non siano obbligati a presentare segnalazioni relative a risultati dannosi riscontrati, anche quelli che comportano le reazioni più gravi.

 Ciò suggerisce che potrebbe verificarsi un elevato grado di sotto-segnalazione, mentre allo stesso tempo segnalazioni false o fuorvianti possono essere presentate da chiunque, senza alcun processo di verifica.

 

Di conseguenza, i dati raccolti dal “VAERS” sono statisticamente sospetti e probabilmente piuttosto inaffidabili, e gli autori sono sospettosi sul perché quegli enormi difetti in un sistema apparentemente così vitale siano rimasti senza correzione per decenni.

 Sospettano che questi difetti possano essere deliberati, intesi a mascherare i pericoli dei vaccini che il sistema dovrebbe presumibilmente monitorare.

 

Gli autori riconoscono che i lettori scettici potrebbero trovare difficile credere che gli effetti negativi di un prodotto così diffuso come i vaccini possano essere rimasti nascosti per decenni, quindi fanno una breve digressione nella storia passata dell'epidemiologia delle malattie.

Notano che il cancro ai polmoni un tempo era estremamente raro, ma poi ha iniziato improvvisamente a comparire all'inizio del ventesimo secolo più o meno nello stesso periodo in cui il fumo di sigaretta si è diffuso, e lo ha fatto in molte delle stesse popolazioni.

Ma sebbene gli scienziati abbiano iniziato a indicare la possibile connessione e le prove statistiche a supporto, quella relazione causale è stata ferocemente contestata per decenni, in parte a causa della ricchezza e del potere dell'industria responsabile.

Turtles suggerisce che questa tragica storia, che ha portato alla morte prematura di milioni di vittime di cancro ai polmoni, dovrebbe essere tenuta attentamente a mente quando consideriamo la questione della sicurezza dei vaccini.

 

Alla fine degli anni '90, nella letteratura scientifica cominciarono ad apparire nuove domande sulla sicurezza dei vaccini, in particolare la pubblicazione nel 1998 di uno studio estremamente controverso riguardante la sicurezza del vaccino MPR da parte del Dr. Andrew Wake fielde dei suoi colleghi su “Lancet”, una delle principali riviste mediche.

Inoltre, la comparsa di Internet per la prima volta ha permesso alle persone della comunità di condividere le loro esperienze e preoccupazioni e di organizzarsi per indagare su questi problemi.

 

Ma secondo Turtles , la risposta dell'establishment dei vaccini è stata quella di pubblicare una serie di studi che smentivano queste preoccupazioni, studi che gli autori sostengono fossero gravemente imperfetti, parziali e forse persino corrotti, ma che sono stati pesantemente promossi dall'establishment medico e dai suoi alleati mediatici subordinati.

Dedicano la maggior parte di un lungo capitolo all'analisi di cinque di questi importanti studi in modo molto dettagliato, notando che alcuni dei più influenti contenevano errori che sembravano danneggiare gravemente la loro credibilità.

Sorprendentemente, i dati grezzi presentati in uno dei più importanti, lo studio Madsen del 2002 sui bambini danes”i, sembravano in realtà supportare la conclusione opposta, suggerendo che il vaccino aveva effettivamente effetti collaterali pericolosi, ma vari "aggiustamenti" statistici dubbi sono stati poi impiegati per produrre il risultato desiderato e rassicurante.

A questo punto gli autori hanno sollevato una domanda molto semplice.

 Il mezzo più semplice e convincente per dimostrare che i vaccini sono effettivamente sicuri e benefici con pochi effetti collaterali gravi, sarebbe ovviamente quello di condurre un ampio studio randomizzato che confronta le conseguenze totali sulla salute di individui vaccinati e non vaccinati, quello che chiamano uno studio "Vaccinati contro non vaccinati" (VU).

 Eppure, secondo Turtles , non è mai stato condotto nessuno studio del genere: "Sembra inspiegabile che gli studi VU non siano stati avviati dall'establishment dei vaccini per così tanti anni".

In effetti, esistono già popolazioni consistenti come gli “Amish” che rinunciano alle vaccinazioni e i cui risultati sanitari potrebbero essere facilmente confrontati con un gruppo di controllo abbinato del pubblico generale completamente vaccinato, e Turtles nota alcune indicazioni inquietanti a questo proposito.

Un'indagine giornalistica ha scoperto che il tasso di autismo tra gli Amish era solo una piccola frazione di quello della popolazione generale, e la stessa condizione era inesistente nei bambini nati in Etiopia non vaccinati in Israele, mentre i loro fratelli nati in Israele completamente vaccinati mostravano livelli normali.

Un modello simile si è verificato con le famiglie di immigrati somali sia in Minnesota che in Svezia.

Dato che queste preoccupazioni sui vaccini per l'autismo sono state per anni un punto critico tra gli attivisti anti-vaccino, sembra piuttosto sospetto che le autorità sanitarie pubbliche non siano state disposte a rispondere con uno studio “VU” su larga scala per risolvere definitivamente la questione.

 

Ci sono state ripetute richieste per tali studi VU, ma la risposta regolare dell'establishment medico è stata quella di respingere la proposta come non etica, sostenendo che richiederebbe di negare a un ampio gruppo di bambini l'accesso alle vaccinazioni benefiche;

Ma questa è un'ovvia assurdità.

Uno studio non randomizzato potrebbe essere basato su gruppi non vaccinati o uno studio retrospettivo potrebbe utilizzare la storia sanitaria di un gran numero di bambini che non erano stati vaccinati in passato.

Turtles osserva che lo 0,8% di tutti i bambini americani è oggi completamente non vaccinato, fornendo così 30.000 potenziali soggetti in ogni corte di nascita, mentre in Australia il tasso è dell'1,5%.

Questi ovviamente fornirebbero numeri abbastanza grandi per determinare in modo definitivo i benefici relativi per la salute delle vaccinazioni, quindi in genere vengono addotte varie altre scuse dubbie o del tutto speciose...

Gli autori sostengono che tali studi sono stati quasi certamente condotti in sordina, probabilmente molte volte, ma i risultati non sono mai stati resi pubblici perché puntavano nella direzione sbagliata.

Dopotutto, i dati sono stati accessibili alle autorità governative per molti anni e sembra inconcepibile che non sia mai stata eseguita alcuna analisi, solo che i risultati non siano mai stati pubblicati.

Anche se non posso essere certo che gli autori abbiano ragione, penso che il loro sospetto profondamente cinico sia più probabilmente corretto che no.

 

(American Pravda: i vaccini e il mistero della poliomielite. I sorprendenti difetti nei test di sicurezza dei vaccini Ron Unz •The Unz Review• 30 gennaio 2023)

 

La seconda metà del libro si sposta su una prospettiva storica più ampia, concentrandosi su quelli che gli autori descrivono come i "miti fondanti" della salute pubblica, in particolare il ruolo cruciale che le innovazioni mediche come i vaccini hanno svolto nel liberarci dalle malattie mortali del passato.

 Per quasi tutta la mia vita, avevo sempre accettato vagamente queste convinzioni e non le avevo mai messo seriamente in discussione.

Gli autori raccontano una storia molto diversa.

 Spiegano che a partire dai primi anni '60, il dottor “Thomas Mc Keown”, un importante medico e ricercatore accademico britannico, e i suoi colleghi avevano pubblicato una serie di articoli innovativi che sfidavano con successo queste ipotesi, notando che le enormi riduzioni della mortalità per malattie infettive in Gran Bretagna avevano in realtà preceduto di molto l'introduzione di vaccini o trattamenti medici come gli antibiotici.

Invece, le forti riduzioni della mortalità per malattia sono state in gran parte dovute a importanti miglioramenti nei servizi igienico-sanitari pubblici e nell'igiene privata, una conclusione sorprendente confermata in seguito anche negli Stati Uniti.

Forniscono diversi grafici molto eloquenti che dimostrano questi fatti.

Tra gli altri fattori, i cambiamenti nella tecnologia del trasporto urbano, come la sostituzione dei cavalli con le automobili, hanno avuto un impatto enorme, dato che i primi producevano una media di 25 libbre di feci al giorno, molte delle quali sparse per le strade della città.

 La dipendenza urbana dai cavalli comportava altri gravi rischi per la salute, con New York City che dovette rimuovere circa 15.000 carcasse di cavalli dalle sue strade durante l'anno 1880.

Nel frattempo, la refrigerazione ha ridotto notevolmente il consumo di cibo avariato o contaminato e i progressi nella comprensione nutrizionale hanno aumentato la salute personale.

Gli autori sottolineano che quarant'anni dopo che Mc Keown e i suoi alleati hanno prodotto questa "rivoluzione concettuale", le principali autorità sanitarie hanno pienamente riconosciuto l'importanza relativa di questi diversi fattori.

Un rapporto dell'”American Institute of Medicine” afferma che

Il numero di infezioni prevenute dall'immunizzazione è in realtà piuttosto piccolo rispetto al numero totale di infezioni prevenute da altri interventi igienici come acqua pulita, cibo e condizioni di vita.

Ma sebbene la comunità accademica abbia assorbito questi fatti, non sono ancora stati ampiamente diffusi o non è stata data la giusta attenzione.

 Ad esempio, la maggior parte delle pubblicazioni del CDC sottolinea ancora in modo fuorviante il ruolo centrale delle vaccinazioni, portando a diffuse idee sbagliate da parte dell'opinione pubblica.

 Secondo “le tartarughe”.

Il consenso scientifico riguardo al ruolo minore svolto dai vaccini nel ridurre l'incidenza delle malattie infettive è diventato una sorta di "segreto di Pulcinella" nei circoli scientifici e medici: tutti conoscono la verità, ma nessuno si preoccupa di condividerla con il pubblico.

 

“Le tartarughe” ammette liberamente che alcune malattie gravi sono state ampiamente eliminate dai vaccini, in particolare il vaiolo, e che i vaccini hanno avuto un ruolo importante nel ridurre la morbilità (malattia diffusa) di altre malattie, come il morbillo, anche se non la loro mortalità.

Ma anche questi esempi di successo possono sollevare domande complicate e nascoste.

 Proprio come l'uso diffuso dei vaccini stava eliminando con successo varie malattie infantili contagiose ma non fatali, si sono verificati altri importanti cambiamenti nella salute pubblica, a volte piuttosto negativi.

 Ad esempio, malattie croniche e incurabili come l'asma, l'autismo e l'ADHD hanno iniziato a comparire per la prima volta in numero significativo o in rapida crescita, superando presto di gran lunga le malattie infettive in presentato nel loro impatto debilitante.

Nonostante ciò, la maggior parte di queste malattie croniche ha ricevuto poca attenzione dal CDC e da altre organizzazioni sanitarie orientate all'infettivo che preferiscono continuare a concentrarsi sulla scomparsa dei casi di morbillo o parotite, mentre ai milioni di bambini che ora soffrono di malattie croniche viene data molta meno attenzione.

Turtles solleva l'inquietante sospetto che queste due tendenze divergenti possano essere collegate direttamente, suggerendo ancora una volta che studi su larga scala dovrebbero esplorare i possibili collegamenti di queste nuove malattie croniche con i vaccini che sono stati introdotti all'incirca nello stesso periodo.

 

(Pravda americana: i vaccini e il mistero della poliomielite. Il ruolo esagerato dei vaccini nella salute pubblica Ron Unz •The Unz Review• 30 gennaio 2023).

I misteri della poliomielite.

L'unico voto repubblicano contro la conferma di Kennedy è venuto dall'ex leader della maggioranza al Senato “Mitch McConnell”, e i media hanno spesso spiegato la sua opposizione descrivendolo come un sopravvissuto alla poliomielite, che quindi ha capito le orribili conseguenze degli attacchi populisti ai vaccini.

 Una o due settimane prima delle udienze, il Times aveva pubblicato un articolo in prima pagina incentrato sui 300.000 sopravvissuti di quella terribile malattia, sconfitta per sempre grazie al miracolo della vaccinazione, e Kennedy non ha mai contestato nessuno di questi argomenti nella sua testimonianza.

Tuttavia, come ho spiegato nel mio articolo di inizio 2023 , la vera storia medica della poliomielite potrebbe essere in realtà molto più complessa di quanto si creda comunemente.

 

Turtles aveva presentato tutti questi problemi di vaccini e salute pubblica in modo relativamente cauto e, sebbene abbia trovato molte delle informazioni piuttosto sorprendenti, quasi nessuna di esse ha provocato alcun senso di incredulità.

Tuttavia, il penultimo capitolo del libro era di gran lunga il più lungo, pari a quasi un quarto dell'intero testo e il suo contenuto era molto più scioccante.

Sospetto che gli autori lo abbiano deliberatamente posizionato verso la fine in modo che le rivelazioni precedenti avrebbero già attenuato lo scetticismo dei lettori, riducendo la probabilità che questo materiale esplosivo venisse semplicemente scartato a priori.

Il titolo del capitolo è "I misteri della poliomielite" e la prima frase descrive l'imponente edificio che si stanno audacemente preparando ad assaltare:

L'epico racconto della vittoria della scienza sulla poliomielite – più di ogni altro racconto di una lotta contro la malattia, anche la favola di “Edward Jenner” e del suo vaccino contro il vaiolo – è il mito fondante della vaccinazione.

 

Proprio come suggeriscono gli autori, l'uso riuscito del vaccino antipolio per eliminare quella terribile malattia è diventato il più grande trionfo della salute pubblica degli anni '50, quello che ha salvato innumerevoli bambini da una paralisi paralizzante e ha sollevato un regno di terrore che affliggeva le famiglie americane, elevando al contemporaneo il dottor “Jonas Salk” e il suo vaccino alla santità secolare.

La storia di quella spaventosa malattia e del vaccino che l'ha debellata sembra solidamente stabilita come qualsiasi cosa può essere in medicina, con la pagina di Wikipedia che supera le 11.000 parole e include quasi 150 riferimenti.

Eppure, abbastanza sorprendentemente, Turtles cerca di ribaltare completamente questa narrazione consolidata, sostenendo che i fatti scientifici sono in realtà molto più complessi e ambigui di quanto io o la maggior parte degli altri lettori avremmo mai immaginato.

Mentre questo singolo lungo resoconto difficilmente può superare la mia enorme presunzione a favore di una storia medica apparentemente così ben documentata, ha sollevato numerose questioni importanti che non avevo mai conosciuto in precedenza, quindi mi limiterò a presentare le loro argomentazioni, esortando gli interessati a leggere il libro e poi decidere da soli.

Gli autori iniziano riassumendo brevemente la storia standard della poliomielite, spiegando che la malattia è causata da un'infezione virale che può produrre una malattia simile-influenzale, ma che in meno dell'1% dei casi può anche danneggiare le cellule nervose creando così una paralisi a lungo termine.

La poliomielite è apparentemente in circolazione da migliaia di anni, con la prima prova che risale a una stele egizia del 1500 a.C. che mostra un giovane con una gamba avvizzita sostenuta da una stampella, e la sua prima descrizione medica è arrivata in un libro di un medico pubblicato nel 1789.

Ma la malattia era estremamente rara e non aveva registrato focolai, quindi ricevette un'attenzione minima fino alla fine del XIX secolo, quando tali focolai iniziarono improvvisamente in Europa e negli Stati Uniti.

Questi si moltiplicarono presto di dimensioni, causando 9.000 vittime paralizzate a New York nel 1916, e le epidemie di poliomielite andarono e vennero senza uno schema chiaro, aumentando dopo la seconda guerra mondiale e raggiungendo un picco nei primi anni '50.

Il mistero della malattia fu risolto nel 1908 quando il virus responsabile fu isolato, e con il successivo sostegno di “Roosevelt”, lui stesso una vittima paralizzata della poliomielite, furono investite ingenti somme nello studio della malattia e nella ricerca di una cura.

Questo culminò infine nei vaccini “Salk” e Sabin” dei primi anni '50, portando alla scomparsa della malattia nel mondo industrializzato negli anni '60 e '70 e alla sua eventuale quasi eradicazione altrove entro la fine del XX secolo.

Eppure gli autori notano che questa storia apparentemente semplice che avevo assorbito casualmente nel corso degli anni e mai messo in discussione, in realtà nasconde numerose strane anomalie, misteri che sono sempre stati noti nei circoli scientifici ma che non sono mai stati portati all'attenzione del pubblico.

 Non c'era alcuna spiegazione del perché le epidemie di poliomielite iniziarono per la prima volta alla fine del XIX secolo, perché fossero interamente confinate ai paesi industrializzati e perché fossero molto più gravi in estate e all'inizio dell'autunno.

 La poliomielite si diffuse e si intensificò esattamente quando la maggior parte delle altre malattie infettive erano in netto calo, la maggior parte delle vittime non aveva contatti identificati con altri individui infetti e non c'era alcuna spiegazione del perché il virus avrebbe attaccato il sistema nervoso solo molto raramente.

Si dimostrò impossibile infettare gli animali da laboratorio per via orale, poiché presumibilmente gli esseri umani stessi si infettarono.

 

E, cosa abbastanza strana, nonostante la malattia sia stata presumibilmente sconfitta e quasi debellata dalla scienza medica, tutti questi misteri restano ancora oggi senza risposta, nonostante oltre un secolo di ricerche, e alcuni di essi sono diventati ancora più enigmatici.

 

Come sottolineano gli autori, "la poliomielite è una delle poche malattie che sono diventate una minaccia importante per la salute pubblica nei tempi moderni" e la documentazione ben documentata della sua comparsa ha seguito uno schema molto strano.

Le prime epidemie in Europa e Nord America erano sufficientemente evidenti da rappresentare chiaramente un fenomeno nuovo, ma non c'è alcuna spiegazione del perché siano iniziate all'improvviso.

Questi focolai erano quasi interamente confinati ai paesi industrializzati e, in quei rari casi in cui si diffondevano in altre parti del mondo, la malattia era quasi sempre limitata agli occidentali e solo raramente colpiva i residenti locali.

 I soldati americani di stanza nelle Filippine contrassero la poliomielite, ma i filippini locali no, e lo stesso valeva per tali truppe dislocate in Cina e Giappone.

 I soldati americani di stanza in Medio Oriente contraevano la poliomielite a un tasso dieci volte superiore a quello dei loro omologhi rimasti negli Stati Uniti, ma i residenti locali sembravano quasi immuni.

Durante i primi anni '40, i casi di poliomielite erano cinque volte più alti tra gli ufficiali britannici di stanza in India che tra gli uomini di truppa britannici e 120 volte più alti rispetto alle truppe indiane locali.

Allo stesso modo, gli ufficiali britannici con sede in Nord Africa e in Italia avevano quasi un ordine di grandezza in più di probabilità di contrarre la poliomielite rispetto ai soldati che prestavano servizio sotto il loro comando.

Numerosi casi simili sono stati registrati di questo strano modello di infezione, che colpisce in modo sproporzionato coloro che hanno uno status sociale più elevato.

Quindi, proprio durante l'epoca in cui i miglioramenti nei servizi igienici, sanitari e alimentari avevano causato il drammatico declino di altre malattie infettive nei paesi industrializzati, la poliomielite iniziò la sua spaventosa ascesa.

 Verso la fine degli anni '40, la nota tendenza della poliomielite a colpire gli occidentali piuttosto che i locali che vivevano altrove diede origine alla teoria secondo cui "l'igiene migliorata" era in qualche modo un importante fattore contribuente, una conclusione ampiamente accettata da molti dei massimi esperti di poliomielite.

Furono formulate ipotesi scientifiche per spiegare questo, ma queste furono presto contraddette dalla ricerca empirica.

Tuttavia, come sottolineano gli autori, i primi focolai di poliomielite negli Stati Uniti avevano in realtà seguito esattamente lo schema opposto, concentrandosi nelle baraccopoli urbane più sporche e meno igieniche, il che aveva portato alla diffusa convinzione che la poliomielite fosse una malattia della povertà.

Ma poi, dopo che la poliomielite si era attenuata e alla fine era scomparsa nel mondo industrializzato durante gli anni '60 e '70, è riemersa improvvisamente nei paesi poveri del Terzo Mondo a tassi simili al suo picco degli anni '50 in Occidente.

Quindi, nel corso di un paio di generazioni, una malattia ampiamente ritenuta causata dalla povertà e dalla mancanza di igiene si era trasformata in una malattia associata all'abbondanza e alla troppa igiene, ma poi in seguito era tornata alle sue radici come malattia della povertà e della sporcizia.

Secondo Turtles , queste ipotesi totalmente contraddittorie erano talvolta accettate simultaneamente dai principali ricercatori sulla poliomielite.

Questo modello molto strano di infezione da poliomielite solleva l'ovvia possibilità che la vera natura della malattia fosse stata fraintesa in qualche modo molto fondamentale.

 

Un punto cruciale che Turtles solleva è che, contrariamente alla percezione pubblica, la paralisi flaccida caratteristica della poliomielite può in realtà avere un numero molto elevato di cause diverse, forse fino a 200 secondo la letteratura medica, con la maggior parte di queste che coinvolgono avvelenamenti o sostanze chimiche tossiche.

Ma nei primi decenni del XX secolo, l'altissimo profilo della poliomielite ha fatto sì che l'etichetta "poliomielite" fosse quasi sempre immediatamente applicata a qualsiasi malattia fisica di questo tipo.

In alcuni casi importanti, si è poi scoperto che si trattava di una diagnosi errata, ma gli autori si chiedono se questo problema possa essere stato in realtà molto più diffuso di quanto si pensava all'epoca.

Come sottolineare, qualcosa di molto drammatico deve essere accaduto alla fine del XIX secolo che ha prodotto il notevole aumento dell'incidenza della “poliomielite paralitica”, e notano che questo stesso periodo ha visto l'introduzione diffusa di nuovi coloranti e pesticidi a base di arsenico, piombo e altre sostanze chimiche potenzialmente tossiche.

Come esempio sospetto, spiegano che gli agricoltori del nord-est degli Stati Uniti iniziarono ad applicare “arseniato di piombo” ai loro meli nel 1892 e l'anno seguente ci fu un forte aumento dei casi di poliomielite nell'area di Boston, che più che quadruplicarono di numero.

Inoltre, questi casi raggiunsero il picco nella stagione della raccolta delle mele e la maggior parte delle vittime proveniva dalle aree rurali che circondavano Boston piuttosto che dalla città stessa.

Anche decenni dopo, gli esperti medici sottolinearono che era molto difficile distinguere la paralisi da poliomielite dal danno ai nervi causato dall'avvelenamento da piombo e che le diagnosi errate erano comuni.

Gli autori notano che l'aumento dei casi apparenti di poliomielite da pochi ogni anno a centinaia o più sembra corrispondere strettamente all'uso diffuso di arseniato di piombo, che non solo era molto più pericoloso dei precedenti pesticidi chimici, ma rimaneva anche sulla frutta molto più a lungo.

A questo punto, Turtles utilizza un linguaggio estremamente sobrio per proporre un'ipotesi straordinariamente esplosiva:

L'ipotesi che la poliomielite sia una malattia infettiva e contagiosa, ovvero che sia causata da un organismo vivente (tipicamente un batterio o un virus) e che si trasmetta da persona a persona, non è stata messa in discussione negli ambienti scientifici per molti decenni.

La versione istituzionale della storia della poliomielite ha gettato uno spesso strato di cemento attorno ad essa, e qualsiasi scienziato che abbia il coraggio di contestarla è probabile che venga ignorato o deriso.

La malattia, come "tutti sanno", è causata dal “poliovirus”, un virus altamente contagioso che entra nel corpo attraverso la bocca e viene escreto nelle feci.

Ma la poliomielite è davvero una malattia infettiva e contagiosa?

Approfondendo un po' la sua storia iniziale si suggerisce che la risposta a questa domanda non è così semplice o inequivocabile come la storia ufficiale della poliomielite vorrebbe farci credere.

 

Durante i primi anni dell'ascesa della poliomielite, la natura della malattia è stata spesso contestata, con i critici della teoria dell'infezione che sottolineavano che non riuscivano a trovare esempi di trasmissione da persona a persona.

In effetti, i casi erano così geograficamente sparsi che quasi nessuna delle vittime aveva avuto alcun contatto tra loro.

 Dei 1.400 casi esaminati, meno del 3% ha coinvolto più di un singolo paziente in una famiglia.

Nel frattempo, ci furono molti altri casi su larga scala di tale paralisi prodotti da cibi avvelenati.

A Manchester, in Inghilterra, scoppiò una misteriosa epidemia nel 1900, paralizzando migliaia di persone e uccidendone diverse decine, che alla fine fu fatta risalire alle alte concentrazioni di arsenico nell'acido solforico utilizzato per elaborare lo zucchero nelle birrerie locali.

 In seguito fu determinato che un problema simile a livelli più bassi aveva prodotto decine di misteriosi casi di paralisi ogni anno nell'Inghilterra nord-occidentale durante la fine del XIX secolo.

Nel 1930, 50.000 americani rimasero paralizzati nelle regioni meridionali e centrali dopo aver bevuto un medicinale brevettato contaminato da una sostanza chimica tossica, e di solito erano trascorsi dieci giorni tra il momento del consumo e la prima insorgenza dei sintomi, mascherando completamente la vera causa.

L'idea che la paralisi attribuita alla poliomielite possa essere in realtà dovuta a una sostanza chimica tossica mi sembra sorprendente e non facile da accettare, ma aiuterebbe a spiegare lo strano schema della malattia e la sua apparente mancanza di trasmissibilità.

 

Nel frattempo, gli autori esaminano attentamente gli studi storici che si dice abbiano stabilito la natura contagiosa e infettiva della poliomielite, e li trovano molto dubbi e inconcludenti, sottolineando che i critici scientifici avevano sollevato molte di queste stesse obiezioni all'epoca.

Sebbene ripetuti fallimenti sperimentali sembrassero stabilire che le infezioni da poliomielite fossero strettamente esclusive degli esseri umani, notano che alcuni dei primi resoconti delle epidemie rurali avevano menzionato che forme simili di paralisi avevano colpito anche animali da fattoria locali come cavalli, cani e pollame, suggerendo che un agente tossico avrebbe potuto esserne il responsabile.

 

Quindi sorge spontanea la domanda sul perché il possibile ruolo dell'avvelenamento da piombo o arsenico sia stato ignorato in quei primi studi, che invece concludevano che la causa era di una malattia virale.

 Gli autori suggeriscono che ciò fosse dovuto alla potente influenza dell'industria chimica, che commercializzava questi composti pericolosi come pesticidi per i coltivatori di mele.

 All'epoca, tali sostanze chimiche non erano assolutamente regolamentate dal governo americano, e in effetti diversi paesi europei hanno vietato le mele americane proprio per questo motivo.

Gli autori notano che le epidemie di poliomielite nell'emisfero settentrionale tendevano a raggiungere il picco nei mesi estivi e autunnali, quando frutta e verdura venivano consumate più pesantemente e anche spruzzate intensamente con sostanze chimiche per proteggerle dai parassiti.

Al contrario, altre malattie infettive infantili avevano molte meno probabilità di verificarsi durante quegli stessi mesi perché le scuole non erano in sessione.

La paralisi da poliomielite era diventata una malattia notevole in America alla fine degli anni '30, ma la sua incidenza crebbe molto rapidamente dopo la fine della seconda guerra mondiale, mentre le epidemie iniziarono ad affliggere anche paesi come la Germania, il Giappone e i Paesi Bassi, dove era stata precedentemente sconosciuta.

 Le prime epidemie in Francia, Belgio e Unione Sovietica furono registrate solo negli anni '50.

 Gli storici della medicina non hanno alcuna spiegazione per questo strano modello, che ha elevato la poliomielite a una malattia particolarmente temibile, anche se molte altre venivano finalmente controllate e stavano scomparendo.

Gli autori notano che una rivoluzione dei pesticidi stava avvenendo esattamente in quello stesso periodo, con il “DDT” che stava diventando l'insetticida globale di scelta, un composto poco costoso, potente e di lunga durata che attaccava il sistema nervoso dei comuni parassiti agricoli.

 Sebbene la sostanza chimica fosse stata ufficialmente giudicata completamente sicura, i primi rapporti mostravano alcuni esempi di apparente tossicità per gli esseri umani, inclusa persino la paralisi come sintomo.

Secondo alcuni critici medici dell'epoca, il modello di sorprendente crescita delle infezioni da poliomielite sia in America che in altri paesi sembrava generalmente seguire l'uso sempre più diffuso del DDT, ma il Dipartimento dell'agricoltura e altre agenzie federali negarono fermamente qualsiasi possibile collegamento.

Tutti i dubbi persistenti sulla vera natura della poliomielite sono stati spazzati via una volta che il vaccino “Salk” è stato rilasciato nel 1955, in seguito dalla rapida scomparsa della malattia, ma gli autori sollevano seri dubbi su questa relazione causa-effetto apparentemente conclusiva.

Fanno notare che i casi di poliomielite già in forte calo a livello nazionale da diversi anni, e questa tendenza è semplicemente continuata, seguita da un notevole aumento dell'incidenza della poliomielite pochi anni dopo.

La traiettoria in Israele è stata ancora più contraddittoria, con un lungo declino dei casi di poliomielite che si è effettivamente invertito dopo l'inizio delle vaccinazioni, prima di riscendere pochi anni dopo.

Secondo gli autori, durante i primi anni '50 le agenzie governative americane si erano preoccupate degli effetti sulla salute del DDT e avevano iniziato a scoraggiarne l'uso estensivo, soprattutto nella preparazione del cibo e all'interno delle case.

Suggeriscono che questo potrebbe spiegare il forte calo dei casi di poliomielite apparente durante gli anni precedenti l'introduzione del vaccino “Salk”.

Quindi, per qualsiasi combinazione di ragioni, la poliomielite era in gran parte scomparsa dagli Stati Uniti e dal resto del mondo industrializzato negli anni '70.

Ma nel frattempo, l'uso diffuso di DDT e di altri pesticidi in molti paesi del Terzo Mondo è stato presto seguito da un aumento sorprendente di epidemie di poliomielite, che erano state precedentemente sconosciute in quelle regioni, portando al lancio di una campagna di vaccinazione globale nel 1988 per sradicare la poliomielite.

Questo enorme sforzo sembra aver avuto molto successo e nel 2013 i casi segnalati di poliomielite erano diminuiti del 99,9%.

Tuttavia, gli autori mettono seriamente in discussione questa narrazione trionfale, notando il concomitante, ancora più rapido aumento della sindrome da "paralisi flaccida acuta" (AFP), una malattia fisica con caratteristiche simili ma non attribuita al virus della poliomielite.

Se il numero effettivo di individui gravemente paralizzati è rimasto costante o addirittura è aumentato bruscamente, forse il presunto successo della campagna globale di vaccinazione contro la poliomielite è stato raggiunto semplicemente con una ridefinizione, un gioco di prestigio.

Sebbene avessi trovato la maggior parte delle sezioni precedenti di Turtles interessanti e ragionevolmente persuasive, queste non mi avevano preparato all'impatto incendiario di questo lunghissimo capitolo sulla poliomielite, che mi aveva completamente sbalordito.

La sola possibilità che una delle più famose malattie storiche del ventesimo secolo fosse stata in gran parte frutto di una diagnosi medica errata mi lasciava semplicemente perplesso.

Le vittime della poliomielite erano state relativamente poche, ma il suo retaggio di bambini permanentemente storpi l'aveva resa una malattia particolarmente terrificante, alla fine sconfitta dalle eroiche scoperte mediche del dottor” Jonas Salk” e del dottor “Albert Sabin”, per i quali il primo ricevette un premio Nobel.

Proprio come dichiarano gli autori, l'eradicazione della poliomielite è stata il coronamento delle “campagne di vaccinazione di massa, giustificando in modo permanente quella misura di salute pubblica e portando alla sua diffusa espansione.

Il mio punto di vista su tutte queste domande era sempre stato abbastanza convenzionale e non avevo mai dubitato di ciò che avevo letto sui miei giornali o libri di testo.

Così sono rimasto sbalordito nell'imbattermi in 125 pagine – scritte in modo sobrio e argomentate con cura – che hanno sollevato il serio sospetto che la malattia contagiosa non fosse mai esistita veramente, con la maggior parte delle vittime che soffrivano di vari tipi di avvelenamento tossico piuttosto che di qualsiasi infezione virale.

Allo stesso modo, ricordavo la controversia che circondava l'uso del DDT come pesticida e il suo divieto mezzo secolo fa a causa della minaccia che rappresentava per la fauna selvatica.

Ma avevo accettato le argomentazioni secondo cui era quasi del tutto innocuo per gli esseri umani e non avevo mai sentito parlare di una possibile connessione con una malattia, per non parlare di qualcosa di così famoso come la paralisi attribuita alla poliomielite.

 

C'è ovviamente un'enorme differenza tra creare seri dubbi su una questione scientifica fondamentale e ribaltarla con successo.

Anche se fossi disposto a controllare le centinaia di riferimenti accademici che Turtles fornisce a supporto della sua ipotesi rivoluzionaria, probabilmente non avrei la competenza tecnica per valutarli correttamente.

La vittoria sulla poliomielite è annoverata tra i trionfi più famosi della medicina moderna e sicuramente la sua legione di difensori potrebbe produrre lunghe confutazioni alle argomentazioni avanzate da questi autori anonimi, confutazioni che dovrebbero essere attentamente soppesate da coloro che hanno la conoscenza esperta per farlo in modo efficace.

 Invertire la nostra consolidata comprensione della poliomielite è il tipo di impresa monumentale che richiederebbe un dibattito professionale altrettanto monumentale.

 Ma dal mio punto di vista, anche solo sollevare dubbi significativi su un elemento apparentemente così centrale della storia della medicina giustifica del tutto la lettura del libro di questi coraggiosi autori.

 

(Pravda americana: i vaccini e il mistero della poliomielite. I misteri della poliomielite. Ron Unz - The Unz Review• 30 gennaio 2023).

 

Non molto tempo dopo la pubblicazione di quell'articolo, mi è stata inviata una copia di un precedente libro del 2018 incentrato interamente sulla storia strana e anomala e sugli aspetti medici della malattia della poliomielite, che trattava lo stesso argomento ma in modo molto più dettagliato.

The Moth in the Iron Lung di Forrest Marey raggiunse conclusioni più o meno simili a quelle di Turtles, e apparentemente era servito come fonte per alcune delle analisi di quest'ultimo.

Pertanto, coloro che sono fortemente interessati all'argomento dovrebbero sicuramente considerare di aggiungerlo alla loro lista di letture.

Porre fine alla nostra sospensione dell'incredulità sulle questioni di salute pubblica.

L'"effetto amnesia di Gell-Mann" è un aspetto importante della nostra psicologia che è stato descritto dal defunto romanziere “Michael Crichton” in un discorso del 2002:

In breve, l'effetto dell'amnesia di Gell-Mann è il seguente.

 Apri il giornale a un articolo su un argomento che conosci bene. Nel caso di Murray, la fisica.

Nel mio, lo spettacolo.

Leggete l'articolo e vedete che il giornalista non ha assolutamente alcuna comprensione né dei fatti né delle domande.

Spesso, l'articolo è così sbagliato che in realtà presenta la storia al contrario, invertendo causa ed effetto.

Io le chiamo le storie "le strade bagnate causano la pioggia".

 La carta ne è piena.

In ogni caso, si leggono con esasperazione o divertimento i molteplici errori di una storia, e poi si volta pagina agli affari nazionali o internazionali, e si legge come se il resto del giornale fosse in qualche modo più accurato sulla Palestina rispetto alle sciocchezze che avete appena letto.

 Giri pagina e dimentichi ciò che sai.

Questo è l'effetto Amnesia di Gell-Mann.

Vorrei sottolineare che non funziona in altri ambiti della vita.

 Nella vita di tutti i giorni, se qualcuno esagera o ti mente costantemente, presto screditi tutto ciò che dice.

In tribunale, c'è la dottrina legale del “falsus in uno, falsus in omnibus “, che significa non veritiero in una parte, non veritiero in tutto.

 Ma quando si tratta dei media, crediamo contro ogni evidenza che probabilmente valga la pena leggere altre parti del giornale.

Quando, in realtà, quasi certamente non vale la pena.

L'unica possibile spiegazione del nostro comportamento è l'amnesia.

Anche dopo aver riconosciuto questo principio, spesso ne soffriamo ancora gli effetti, e nel mio caso questo è accaduto in più occasioni separate.

Nel corso degli ultimi due decenni, ero diventato sempre più sospettoso nei confronti della narrazione storica consolidata riguardo alle nostre guerre e ad altri importanti eventi politici degli ultimi cento anni, e ho iniziato a indagarli in dettaglio, producendo di conseguenza la mia lunga serie sulla Pravda americana.

Tuttavia, fino a poco tempo fa non ho mai applicato lo stesso scetticismo alle nostre domande di salute pubblica, che supponevo fossero più o meno come erano state presentate ufficialmente.

Ma negli ultimi anni, ho concluso che probabilmente mi ero sbagliato su questo.

 

Alcune delle principali controversie sanitarie descritte e riassunte in questo lungo articolo hanno riguardato una perdita di vite americane maggiore del totale combinato di tutte le nostre guerre del ventesimo secolo.

Quindi, se la nostra visione accettata di essi è stata errata e dovrebbe essere rivista, le implicazioni sono assolutamente enormi.

Nell'ultimo decennio, Robert F. Kennedy Jr. è stato una delle figure pubbliche più audaci a sostenere questo tipo di rivalutazione radicale e ora è stato installato come il più potente funzionario della sanità pubblica del nostro paese, in grado di tradurre alcune delle sue preoccupazioni e del suo scetticismo in un'attenta indagine e in una possibile politica pubblica.

Quindi, se intraprende con successo tali azioni, potrebbe alla fine essere riconosciuto come uno dei funzionari pubblici più importanti della nostra recente storia nazionale.

 

 

 

 

 

Colpi di Krakatoa

Theburningplatform.com – (17-2-2025) - Guest Post di Jim Kunstler – ci dice:

 

"'Salvare la democrazia' è una frase in codice per un club di persone deliranti che appartengono a un gruppo delirante che fa cose deliranti per giustificare le loro illusioni." 

(Wendy Williamson)

C'è da chiedersi chi alla” CBS-News” pensa che sia una buona idea quadruplicare la mendace ostentazione quando la rete affronta una causa da 20 miliardi di dollari da parte di Donald Trump – per aver assistito la campagna di “Kamala Harris” (alias interferenza elettorale) – mentre la “FCC” sotto il nuovo commissario “Brendan Carr” mette in discussione la licenza della rete di operare sulla base della "distorsione delle notizie" e della violazione della dottrina dell'equità delle notizie trasmesse.

Così, domenica sera 16 febbraio, il telegiornale di punta della “CBS”, “”60-Minutes”, ha lanciato un “double header” di articoli consapevolmente falsificati destinati a rimescolare le menti americane a beneficio del “Partito del Caos” e del suo manager, l'”Intel Blob” statunitense.

Il primo pezzo era una storia singhiozzante su quanto sia triste e ingiusta la decostruzione dell'operazione di riciclaggio di denaro dell'USAID.

Sì, boo-hoo.

 Hanno intervistato diversi part-time e consulenti che fingevano di essere dipendenti a lungo termine del gruppo.

Completa merda di cavallo, e loro lo sapevano.

Ciò che conta davvero è che un sacco di burocrati (e politici) non saranno più pagati, e il Blob non sarà in grado di ammorbidire le nazioni lontane per il saccheggio con le sue rivoluzioni colorate e altre peripezie.

Il secondo pezzo era un sonoro sostegno all'attuale campagna di censura della Germania, che arresta cittadini comuni per tweet cattivi.

La loro troupe televisiva ha seguito la tedesca “Gedankenpolizei” entrare negli appartamenti e sequestrare i telefoni cellulari.

Al pubblico è stato chiesto di versare lacrime per la politica tedesca del “Partito dei Verdi”, “Renate Künast”, che è stata criticata su "X" ("commenti misogini" e insulti) – la stessa settimana in cui un maniaco immigrato islamico ha guidato un'auto contro la folla di Monaco di Baviera di proposito, ferendo 39 persone, tra cui due morti (uno, un bambino).

 Nessuna menzione di quell'incidente su “60-Minutes”, o, più in generale, che l'immigrazione clandestina è il grande argomento tabù dietro tutta la censura.

La “CBS” in realtà ha preceduto quel lavoro di “gaslighting” con un po' di falsa idiozia sillogistica orwelliana costruita domenica mattina dalla conduttrice di “Face the Nation” “Margaret Brennan”, che ha detto che la libertà di parola ha causato l'Olocausto contro gli ebrei.

 Il suo ragionamento:

 la libertà di parola ha permesso ai nazisti di ottenere il potere, quindi. . . Auschwitz... Pertanto, la libertà di parola è un male.

L'ospite, il Segretario di Stato “Marco Rubio”, le ha detto che non poteva associarsi alla sua tesi.

Infatti, una volta al potere, i nazisti controllarono totalmente la parola e le notizie e non permisero nemmeno ad altri partiti politici di esistere.

 Tutto questo, capite, è solo una deliberata distorsione e perversione gramsciana del linguaggio – il nero è bianco, l'alto è il basso – per sconfiggere qualsiasi tentativo di un dibattito pubblico coerente oggi.

La conclusione che si potrebbe trarre da tutto questo è che la “CBS” è terrorizzata dalla “libertà di parola”, e sta cercando disperatamente di nascondere l'attività criminale di racket di lunga data del Blob – che hanno aiutato e incoraggiato per anni e meritano di perdere la loro licenza, oltre a pagare miliardi di sanzioni, e fallire – una situazione piuttosto esistenziale.

La distorsione della realtà non funziona più così bene con Trump alla Casa Bianca.

 Ecco cosa c'è dietro la confusione dell'USAID e perché è importante.

Nel 2016, il Blob era diventato un organismo parassitario in piena regola, indipendente e parassitario della governance degli Stati Uniti.

Aveva diversi scopi:

1) mantenersi al potere perpetuo pagando i suoi blocchi elettorali di "poveri ed emarginati",

 2) pagare ai suoi dirigenti burocratici (dei "poveri ed emarginati") lauti stipendi per conquistare la loro eterna fedeltà, e

 3) pagare i funzionari eletti per continuare a votare i flussi di denaro per tutto questo.

Tutto ciò ha creato una massiccia classe di attivisti del “Partito Democratico” dediti al rovesciamento della repubblica in modo da inaugurare il loro nirvana di equità sociale.

 E tutto questo era pura arroganza.

Più recentemente, la nemesi è arrivata sulla scena e tutto questo potere istituzionale dei Blob ha dovuto essere dirottato verso una massiccia operazione di copertura del culo, ora in pieno e florido fallimento.

E, peggio di tutto per i “Blobisti”, le prove di un vero crimine si stanno accumulando a un ritmo spaventoso e veloce.

Con la conferma di “Kash Patel “alla fine di questa settimana, il team dell'agenzia di Trump sarà completo.

Quello che seguirà sarà un “Krakatoa “di rivelazioni, che altererà drasticamente il clima della politica statunitense per gli anni a venire.

Dovreste sapere esattamente quanti agenti dell'FBI e della CIA si agitavano nella folla del “J-6”.

Scoprirai in cosa consisteva la bomba a tubo J-6 DNC.

 Scoprirete perché il Russia Gate non è mai stato adeguatamente indagato o giudicato.

Come ha funzionato l'operazione di impeachment di “Adam Schiff / Alexander Vindman / Eric Ciaramella”. . . come la “Fondazione Clinton” ha guadagnato un milione di dollari . . . dove sono finiti tutti i soldi che sono stati riversati in Ucraina. . . e molto altro ancora.

Presto inizierai anche a ottenere alcune informazioni effettivamente affidabili da CDC, FDA, NIH e altre agenzie di salute pubblica.

Crede che Tony Fauci sia l'unica persona che deve rispondere del Covid-19?

Mi aspetto che a molte delle seguenti persone che erano funzionari di alto rango – quasi tutti completamente oscuri al pubblico – venga chiesto sotto giuramento cosa pensassero di fare:

Robert R. Redfield, M.D. — Direttore del CDC

H. Clifford Lane, M.D. — Vice Direttore per la Ricerca Clinica e i Progetti Speciali, Direttore Clinico, NIAID.

Sarah W. Read, M.D., M.H.S. — Direttore aggiunto principale del NIAID.

Jill R. Harper, Ph.D. — Vicedirettore del NIAID, Gestione scientifica.

arl W. Dieffenbach, Ph.D. — Direttore della Divisione AIDS.

Daniel Rotrosen, M.D. — Direttore, Divisione di Allergologia, Immunologia e Trapianti.

Emily Erbelding, M.D., M.P.H. — Direttore, Divisione di Microbiologia e Malattie Infettive.

Anne Schuchat, M.D. — Vicedirettore principale, CDC.

Sherri A. Berger, Ph.D. — Direttore operativo, CDC.

Debra Houry, M.D., M.P.H. — Direttore ad interim, Centro nazionale per la prevenzione e il controllo degli infortuni del CDC.

Nancy Messonnier, M.D. — Direttore, Centro nazionale per l'immunizzazione e le malattie respiratorie.

Francis S. Collins, M.D., Ph.D. — Direttore, NIH.

John Jernigan, M.D., M.S. — Direttore, Divisione per la promozione della qualità dell'assistenza sanitaria.

Ruth J. Etzel, M.D., Ph.D. - Direttore, Centro nazionale per la salute ambientale/Agenzia per le sostanze tossiche e il registro delle malattie (ATSDR).

Dana Meaney-Delman, M.D. — Direttore ad interim, Ufficio per la preparazione e la risposta alla sanità pubblica.

Lawrence A. Tabak, D.D.S., Ph.D. — Direttore aggiunto principale, NIH.

Joshua A. Gordon, M.D., Ph.D. — Direttore, Istituto Nazionale di Salute Mentale.

Medico Walter J. Koroshetz — Direttore, Istituto Nazionale dei Disturbi Neurologici e dell'Ictus.

Gary H. Gibbons, M.D. — Direttore, Istituto Nazionale per il Cuore, il Polmone e il Sangue.

Richard J. Hodes, M.D. — Direttore dell'Istituto Nazionale per l'Invecchiamento.

Shannon N. Zenk, Ph.D., M.P.H., R.N. — Direttore, Istituto nazionale di ricerca infermieristica.

 

Sono sicuro che molti altri nomi possono essere aggiunti alla lista.

Devono aver saputo, e lo hanno scoperto presto, che il Covid-19 è stato creato con sovvenzioni del governo degli Stati Uniti (forse attraverso la DARPA), che i vaccini a mRNA erano inefficaci e dannosi, che i lockdown erano insensati e che i funzionari della sanità pubblica sono stati pagati un sacco di soldi in royalties mentre tutto questo stava accadendo.

 Se non hanno distrutto o cancellato le informazioni – ed è ancora possibile che “Tulsi Gabbard” riesca a trovarle, in ogni caso – la luce a gas si spegnerà finalmente e la luce del sole brillerà all'interno.

 Sai che questo accadrà.

 

 

 

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