L’Europa si vuole riarmare.

 

L’Europa si vuole riarmare.

 

 

La guerra in Ucraina, giorno 1107.

L'Europa pensa il riarmo,

l'Ucraina dialoga con Trump.

Rainews.it – Redazione – (7 – 3- 2025) – ci dice:

 

Consiglio europeo sulla difesa, "nessun negoziato senza Kiev" e "integrità territoriale ucraina". A Riad martedì colloqui Kiev-Washington. Putin: "Macron come Napoleone, ma dimentica come è finita."

Mattarella, occorre pace che non mortifichi nessuna delle 2 parti.

"Occorre che si arrivi a una soluzione che non mortifichi nessuna delle due parti ma che garantisca l'Ucraina e che sia una pace conforme al diritto internazionale".

 Lo ha detto il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in una intervista all'emittente giapponese NHK.

 Ucraina, Macron convoca il fronte comune europeo.

Orban: non si capisce dove siano soldi Ue per sostegno Ucraina.

Il finanziamento dell'Ucraina da parte di una "coalizione dei volenterosi" è soltanto una teoria, poiché non è chiaro da dove l'Ue possa reperire una simile somma.

L'ha affermato il primo ministro ungherese Viktor Orban al termine del Consiglio europeo, nel quale l'Ungheria è l'unico paese ad aver votato no alle conclusioni sul sostegno miliare all'Ucraina

. "Un ulteriore finanziamento da parte della coalizione dei volenterosi è solo una teoria. Non sappiamo dove siano i soldi", ha affermato Orban.

 "Quindi, al momento, abbiamo appena ricevuto - ha proseguito - informazioni su una somma di denaro enorme, che è impossibile reperire data la situazione attuale dell'economia europea.

 Sarei molto cauto, perché semplicemente non siamo in grado di finanziare tutto ciò," ha detto Orban ai giornalisti dopo il vertice".

 

Ucraina, Macron: "L'Europa rafforzi la difesa e sia più indipendente."

Putin paragona Macron a Napoleone: "Dimentica come è finita."

 Trump: non difenderemo membri Nato che non spendono.

Il presidente degli Stati uniti Donald Trump ha affermato che è "buon senso" che Washington non difenda gli alleati della Nato che non stanziano fondi sufficienti per la difesa.

 Rispondendo a domande dei giornalisti, Trump ha affermato di ritenere che "sia buon senso" non difendere i membri Nato non in linea con le richieste di spesa per la difesa.

 "Se non pagano, non li difenderò" ha affermato.

 

 

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella incontra i rappresentanti della comunità italiana a Kyoto, Giappone, 6 marzo 2025 (Ansa).

Ucraina: Mattarella, pace non sia omaggio a prepotenza armi.

"E' da tre anni che l'Italia chiede che ci si sieda a un tavolo per negoziare una pace, naturalmente duratura e giusta.

 Vi sono adesso iniziative per la pace e speriamo che vadano in porto, sono altamente opportune.

Naturalmente occorre che si arrivi a una soluzione che non mortifichi nessuna delle due parti - ripeto, una pace giusta - che non crei un omaggio alla prepotenza delle armi".

 Lo ha detto il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in una intervista all'emittente giapponese “NHK.”

 "Serve una pace che non mortifichi nessuna delle due parti", Mattarella sull'Ucraina.

 Ucraina, massicci raid russi su infrastrutture energetiche.

L'infrastruttura energetica e del gas dell'Ucraina è stata oggi bersaglio di "massicci bombardamenti con missili e droni" da parte della Russia, rende noto Kiev. 

 

 Costa: "L'Ungheria si è isolata, l'UE appoggia Kiev."

"Questo è un momento memorabile per l'Europa: oggi abbiamo dimostrato che l'Unione europea è pronta alla sfida, costruendo l'Ue della difesa ed ergendosi spalla a spalla con l'Ucraina.

Perché alla fine, ciò che tutti noi vogliamo, meritiamo e per cui lavoriamo è la pace, e la sicurezza".

 Lo ha detto il presidente del Consiglio europeo, Antonio Costa, durante la conferenza stampa al termine del vertice straordinario di Bruxelles, sintetizzando l'esito della discussione tra i capi di Stato e di governo.

Costa ha anche spiegato in modo efficace la messa nell'angolo dell'Ungheria, che non ha voluto firmare il testo del Consiglio europeo sull'Ucraina, facendo mancare l'unanimità necessaria per le conclusioni formali e costringendo gli altri governi a sottoscrivere un testo a 26, che comunque esprime chiaramente la loro posizione.

Tra i Ventisette, ha detto Costa rispondendo a un giornalista in spagnolo "tutti vogliono la pace; la differenza è che 26 paesi credono al percorso per la pace attraverso il rafforzamento delle capacità di difesa dell'Ucraina.

L'Ungheria si è isolata da questo consenso, ed è rimasta sola. Un paese isolato non crea una divisione.

 I Ventisei continuano uniti, con una posizione comune, e continueranno ad appoggiare l'Ucraina, come abbiamo fatto dal primo giorno, il 24 febbraio 2022.

E così continueremo", ha assicurato il presidente del Consiglio europeo. Rispondendo a una domanda su quanto questa divisione possa indebolire l'Europa, Costa, ha ricordato che comunque che dal 2022 l'Ue è stata in grado di approvare 16 pacchetti di sanzioni contro la Russia.

 

Von der Leyen: "Sulla difesa proposte in dettaglio entro il Consiglio europeo del 20 e 21 marzo".

La Commissione europea presenterà entro il prossimo Consiglio europeo del 20 e 21 marzo le sue proposte dettagliate già annunciate con il piano "ReArm Europe", per il finanziamento degli investimenti e facilitare gli acquisti congiunti e la cooperazione tra gli Stati membri allo scopo di rafforzare il settore della difesa europea.

Lo ha detto la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, durante la conferenza stampa al termine del Consiglio europeo straordinario di Bruxelles dedicato alla Difesa Ue e all'Ucraina.

Von der Leyen ha annunciato anche che la Commissione presenterà più tardi un "Omnibus" (una proposta con modifiche di più atti legislativi comunitari) per la semplificazione degli oneri amministrativi e burocratici nel settore della Difesa, e ha confermato che il 19 marzo verrà presentato l'atteso "Libro bianco" sempre sul settore della Difesa.

 

 07 Marzo 2025.

Orban: "La scelta è guerra o pace, l'Ungheria da sola per la pace".

"Ci siamo trovati di fronte a una scelta chiara: guerra o pace. Tutti gli altri 26 leader dell'UE hanno sostenuto la continuazione dell'azione militare, mentre l'Ungheria si è schierata da sola a favore della pace".

 Lo ha affermato il primo ministro Viktor Orban al termine del Consiglio europeo. Orban ha poi sottolineato che invece di prolungare la guerra, l'Europa dovrebbe sostenere i negoziati di pace di Donald Trump con la Russia.

L'Unione Europea "si è isolata dagli Usa, dalla Cina, per via della guerra commerciale, e dalla Russia, con le sanzioni.

 Se c'è qualcuno che è isolato, è l'Ue", ha aggiunto Orban. E poi: "L'adesione dell'Ucraina all'Unione Europea non può essere decisa ignorando i cittadini. Stiamo lanciando un sondaggio d'opinione in Ungheria sull'adesione dell'Ucraina all'Ue".

 

07 Marzo 2025.

Macron risponde a Putin: "Un imperialista revisionista".

Vladimir Putin è un "imperialista revisionista", ha detto il presidente francese Emmanuel Macron al termine del Consiglio europeo straordinario a Bruxelles, in conferenza stampa, commentando le parole del presidente russo che lo ha paragonato a Napoleone.

"Ha commesso un errore storico", ha affermato Macron parlando di Putin: "Napoleone stava guidando delle conquiste.

L'unica potenza imperiale che vedo oggi in Europa si chiama Russia", ha aggiunto il capo dell'Eliseo.

"Putin è un imperialista revisionista della storia e dell'identità dei popoli", ha aggiunto.

 

07 Marzo 2025.

Il Consiglio UE approva "5 principi" per la pace in Ucraina, l'Ungheria vota contro

I capi di Stato o di Governo dell'Ue - esclusa l'Ungheria - hanno approvato cinque condizioni per la pace in Ucraina.

"In vista del nuovo slancio dei negoziati che dovrebbe condurre a una pace così globale, giusta e duratura, il Consiglio europeo sottolinea l'importanza dei seguenti principi:

a) non possono esserci negoziati sull'Ucraina senza l'Ucraina;

b) non possono esserci negoziati che incidano sulla sicurezza europea senza il coinvolgimento dell'Europa. La sicurezza dell'Ucraina, dell'Europa, transatlantica e globale sono interconnesse;

c) qualsiasi tregua o cessate il fuoco può aver luogo solo come parte del processo che porta a un accordo di pace globale;

d) qualsiasi accordo del genere deve essere accompagnato da solide e credibili garanzie di sicurezza per l'Ucraina che contribuiscano a scoraggiare future aggressioni russe;

e) la pace deve rispettare l'indipendenza, la sovranità e l'integrità territoriale dell'Ucraina".

 

Zelensky: "''I team ucraino e americano hanno ripreso a lavorare''.

''I team ucraino e americano hanno ripreso a lavorare e speriamo che la prossima settimana avremo un incontro significativo''.

Lo ha scritto su 'X' il presidente ucraino Volodymyr Zelensky dopo aver partecipato a Bruxelles al Consiglio europeo straordinario.

 ''Sono grato per tutto il supporto'' ricevuto, ha scritto Zelensky sottolineando che ''gli ucraini apprezzano davvero che in un periodo di così grandi emozioni nella politica globale, l'integrità europea sia preservata e l'Europa stia davvero cercando di fare la cosa giusta''.

Secondo la corrispondente della Casa Bianca di Fox News l'incontro tra Ucraina e Stati Uniti dovrebbe aver luogo martedì della prossima settimana in Arabia Saudita.

 "Rubio, Witkoff, Waltz vanno a Riad martedì per incontrare gli ucraini, tra cui Yermak" (braccio destro di Zelensky), ha scritto Jacqui Heinric su X.

Elon Musk: "L'Ucraina vada al voto, una valanga di voti contro Zelensky".

Elon Musk è tornato a invocare elezioni in Ucraina, che, a suo dire, il presidente Volodymyr Zelensky perderebbe in malo modo.

"L'Ucraina ha bisogno di indire elezioni", ha scritto su X commentando un post su un incontro tra lo staff del presidente Usa Donald Trump e l'opposizione ucraina proprio per discutere di nuove presidenziali.

 "Zelensky perderebbe con una valanga di voti contro", ha assicurato.

 

Funzionari britannici a colloquio con circa 20 paesi interessati alla coalizione a sostegno dell'Ucraina.

Funzionari britannici hanno avuto colloqui mercoledì con circa 20 Paesi, per lo più europei e del Commonwealth, interessati a contribuire alla cosiddetta “coalizione dei volenterosi” per sostenere l'Ucraina: lo scrive Reuters citando una fonte governativa.

Il Primo Ministro “Keir Starmer “ha annunciato domenica che la Gran Bretagna, la Francia e alcune altre nazioni avrebbero formato una coalizione per elaborare piani per offrire sostegno all'Ucraina nel caso di un accordo di pace per porre fine alla guerra contro la Russia.

 Il funzionario non ha voluto precisare quali altri Paesi abbiano mostrato interesse ad offrire sostegno, ma ha detto che:

“Questo dimostra la volontà della coalizione dei volenterosi di riunirsi e il desiderio di diversi Paesi di fare la loro parte”.

“È ancora una fase iniziale e la situazione è molto fluida”.

 

Gli oppositori ucraini “Tymoshenko e Poroshenko” contrari a elezioni in tempo di guerra.

I leader dell'opposizione ucraina Petro Poroshenko e Yuliia Tymoshenko hanno respinto l'idea di indire elezioni in tempo di guerra, dopo che “Politico ha riferito di contatti tra loro e funzionari statunitensi e sulla scia del presidente Donald Trump che ha definito il suo omologo ucraino Volodymyr Zelensky un “dittatore” per non averne indette.

L'ex presidente Poroshenko ha dichiarato giovedì che la sua squadra stava lavorando con i “partner” statunitensi per mantenere il sostegno all'Ucraina, ma ha aggiunto di essere contrario a un'elezione di guerra.

In una dichiarazione scritta pubblicata su Telegram, Poroshenko ha detto che le elezioni dovrebbero avvenire solo dopo che la pace è stata stabilita.

Ha aggiunto che il voto dovrebbe svolgersi entro e non oltre 180 giorni dalla fine della guerra.

 L'ex prima ministra “Yuliia Tymoshenko” ha dichiarato che il suo team “sta parlando con tutti i nostri alleati che possono contribuire a garantire una pace giusta il prima possibile” e ha affermato che le elezioni non dovrebbero svolgersi prima che questa sia stata raggiunta.

 

Sergei Lavrov: "Macron vuole entrare in guerra con la Russia come Napoleone e Hitler."

"A differenza dei suoi predecessori che volevano entrare in guerra con la Russia - Napoleone, Hitler - il signor Macron non agisce con molta grazia", ha osservato il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov in una conferenza stampa, citato dall'agenzia di stato Tass.

"Perché loro dicevano direttamente: 'Dobbiamo conquistare la Russia, dobbiamo sconfiggere la Russia'".

 E lui, a quanto pare, vuole la stessa cosa, ma per qualche motivo dice che è necessario entrare in guerra con la Russia per evitare che sconfigga la Francia, che la Russia crei minacce alla Francia e all'Europa".

 

Il team di Trump ha parlato con due oppositori di Zelensky.

Quattro esponenti dell'entourage del presidente statunitense Donald Trump hanno avuto colloqui segreti con alcuni dei principali oppositori politici di Volodymyr Zelensky a Kiev, proprio mentre Washington si allinea con Mosca nel tentativo di porre fine alla carriera politica del presidente ucraino:

 lo riporta “Politico”, che cita tre parlamentari ucraini e un esperto di politica estera repubblicano negli Stati Uniti.

 

Secondo le fonti, gli alleati di Trump hanno avuto colloqui con la leader dell'opposizione ed ex premier ucraina, “Yulia Tymoshenko” (2007-2010), e membri senior del “partito di Petro Poroshenko”, predecessore di Zelensky alla presidenza.

I colloqui si sono concentrati sulla possibilità che l'Ucraina tenga elezioni presidenziali in tempi brevi.

 L'entourage di Trump, scrive il giornale statunitense, è convinto che Zelensky perderebbe nel voto a causa della stanchezza della guerra e della frustrazione per la corruzione dilagante.

 

“Politico” ricorda che secondo un sondaggio condotto questa settimana dalla società britannica “Survation “dopo lo scontro Trump-Zelensky alla Casa Bianca, il 44% degli intervistati ha dichiarato che avrebbe sostenuto Zelensky per la presidenza.

 Il suo rivale più vicino, che lo segue di oltre 20 punti percentuali, è” Valery Zaluzhny”, ex comandante dell'esercito e attuale ambasciatore dell'Ucraina nel Regno Unito.

Solo il 10% ha sostenuto Poroshenko, mentre Tymoshenko ha ottenuto solo 5,7%.

 

Macron: “Allargare agli alleati europei la nostra deterrenza nucleare”.

Emmanuel Macron avvierà un dibattito per allargare la deterrenza nucleare francese ad altri Paesi europei, di fronte ai rischi per la sicurezza europea a seguito dell'invasione russa dell'Ucraina.

Lo ha detto il presidente francese ieri sera alla nazione.

"Ho deciso di aprire un dibattito strategico sulla protezione dei nostri alleati in Europa da parte della nostra deterrenza nucleare", ha affermato Macron, in risposta alle dichiarazioni di” Friedrich Merz”, destinato a diventare il prossimo cancelliere tedesco, riguardo alla necessità di estendere l'ombrello nucleare.

Macron ha comunque aggiunto che la decisione ultima a riguardo "rimarrà nelle mani del presidente della Repubblica, capo delle Forze Armate".

 

06 Marzo 2025.

Il discorso di Macron sul riarmo europeo.

Ucraina, Macron: "L'Europa rafforzi la difesa e sia più indipendente."

 

 

 

Difesa Ue: piano da 800 miliardi,

finanziato anche con l’emissione

di bond da 150 miliardi.

Von der Leyen: «È l’era del riarmo»

Ilsole24ore.com – (4 marzo 2025) – Redazione – ci dice:

 

L’Europa “è pronta” a fare quello che serve per difendersi, dice la presidente della Commissione Ue:

URSULA VON DER LEYEN PRESIDENTE COMMISSIONE EUROPEA.

 

Il piano per riarmare l’Europa consentirà di mobilitare per la difesa Ue circa 800 miliardi di euro.

 Lo sostiene la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen, presentando a Bruxelles il piano in cinque punti elaborato in vista del summit straordinario di dopodomani.

Oltre alla clausola nazionale di salvaguardia del patto di stabilità e ad un nuovo strumento da 150 miliardi, “il terzo punto - afferma - è utilizzare il potere del bilancio dell’Ue e c’è molto che possiamo fare in questo ambito nel breve termine per indirizzare più fondi verso investimenti legati alla difesa”.

 

Saranno emessi bond fino a 150 miliardi di euro sulla base della garanzia del bilancio Ue per finanziare il nuovo strumento comunitario:

l’obiettivo è fornire prestiti agli Stati che lo richiederanno.

 Ciò, indica von der Leyen nella lettera ai Ventisette leader, servirà a «un rapido e significativo aumento degli investimenti in capacità di difesa adesso e durante il decennio».

A questo strumento, che segue il modello sperimentato con “Sure” sotto pandemia per finanziare le «casse integrazioni» degli Stati, si affianca la flessibilità sui conti pubblici per investimenti «addizionali» per difesa e sicurezza.

Ancora non è chiaro da quando si calcolerà tale spesa addizionale.

 

La presidente prosegue:

«Proporremo ulteriori possibilità e incentivi affinché gli Stati membri decidano se utilizzare i programmi della politica di coesione per aumentare la spesa per la difesa.

Gli ultimi due ambiti di azione mirano a mobilitare il capitale privato accelerando l’Unione del risparmio e degli investimenti e, ovviamente, attraverso la Banca europea per gli investimenti».

«Per concludere, l’Europa è pronta ad assumersi le proprie responsabilità. L’Europa potrebbe mobilitare quasi 800 miliardi di euro di spese per la difesa per un’Europa sicura e resiliente.

Naturalmente continueremo a lavorare a stretto contatto con i nostri partner nella Nato», conclude.

Questa è “un’era di riarmo” e l’Europa “è pronta” a fare quello che serve per difendersi, dice von der Leyen, presentando a Bruxelles, senza consentire domande alla stampa, il piano “Rearm Europe».

 «Viviamo - afferma - in tempi molto pericolosi.

Non serve che descriva la grave natura delle minacce che affrontiamo.

O le conseguenze devastanti che dovremo sopportare se quelle minacce si realizzassero».

 Perché, continua, “la questione non è più se la sicurezza dell’Europa sia minacciata in modo reale.

 O se l’Europa debba assumersi una maggiore responsabilità per la propria sicurezza.

 In verità, conosciamo da tempo le risposte a queste domande.

 La vera domanda che abbiamo di fronte è se l’Europa è disposta ad agire con la decisione che la situazione richiede.

 E se l’Europa è pronta e in grado di agire con la rapidità e l’ambizione necessarie”.

“Nei vari incontri delle ultime settimane - prosegue - l’ultimo due giorni fa a Londra, la risposta delle capitali europee è stata tanto clamorosa quanto chiara.

Siamo in un’era di riarmo.

 E l’Europa è pronta ad aumentare massicciamente la spesa per la difesa.

 Sia per rispondere all’urgenza di agire a breve termine e per sostenere l’Ucraina, ma anche per affrontare la necessità a lungo termine di assumersi molte più responsabilità per la nostra sicurezza europea”.

 

“Noi in Europa siamo molto riconoscenti per il sostegno degli Stati Uniti e per il ruolo che hanno svolto nella sicurezza europea per decenni.

Come presidente della Commissione, uno dei miei obiettivi principali è quello di avere relazioni solide con gli Stati Uniti, sia a livello bilaterale che tramite il G7.

Ma il contesto in cui operiamo sta cambiando drasticamente e drammaticamente. Le fondamenta su cui è stato costruito l’intero ordine politico ed economico europeo del dopoguerra stanno venendo scosse nel profondo.

 E quando l’ordine europeo viene scosso, la storia ci insegna che l’intero sistema internazionale può essere destabilizzato”, scrive von der Leyen, nella lettera indirizzata ai leader europei in vista del Consiglio europeo di giovedì.

 “Abbiamo due possibili percorsi davanti a noi.

Il primo - spiega - è quello di cavarcela in questo periodo attuale in modo manageriale, per dare risposte frammentarie o incrementali alla situazione sul campo in Ucraina o altrove.

 Il secondo è quello di cogliere il momento.

 Mobilitare le immense risorse dell’Europa.

 Evocare il nostro spirito collettivo per difendere la democrazia.

Credo che la seconda opzione sia la nostra unica scelta.

È, dopotutto, il nostro vero scopo.

Per far sì che ciò accada, dobbiamo scatenare il nostro potere industriale e produttivo e indirizzarlo verso l’obiettivo della sicurezza.

 Perché è la sicurezza da cui dipendono la nostra prosperità e la nostra libertà.

Ma per questo, dobbiamo ripristinare la deterrenza contro coloro che cercano di farci del male”.

 

 

 

 

Consiglio europeo, sì al piano di riarmo

di Von der Leyen, ma sul sostegno

a Kiev Orbán dice no.

Rainews.it – Redazione – (7-3-2025) – ci dice:

 

I costi per la difesa fuori dal patto di stabilità, altri 30 miliardi all'Ucraina, cinque condizioni per la pace ma senza l'Ungheria. Via stretta per la "coalizione dei volenterosi."

 

Il Consiglio straordinario europeo che ha messo i 27 capi di Stato intorno a un tavolo ha trovato un accordo di massima e unitario sul piano di “riarmo europeo”. Non è così per la posizione comune nei confronti dell’Ucraina.

Il leader ungherese Viktor Orbán si chiama fuori.

Così la strada intrapresa è quella di un documento dei 26 Paesi aderenti.

Bruxelles: la posizione italiana e la soddisfazione della premier Meloni.

 06/03/2025

Il piano di riarmo.

Arriva la luce verde per la proposta della presidente della Commissione Ursula von der Leyen.

Ma è solo il primo passo, perché la ratifica della decisione dovrà essere presa nel prossimo Consiglio europeo convocato per il 20 e 21 marzo.

 È però già chiaro che la possibilità di usare per la difesa i fondi di coesione non spesi, circa 350 miliardi, sarà decisione di ogni singolo membro Ue:

la premier Giorgia Meloni ha già detto che proporrà al Parlamento italiano di non farlo per esempio.

 

Meloni: "L'Italia non intende dirottare fondi per la coesione nell'acquisto di armi."

 06/03/2025.

Berlino ha ottenuto un passaggio in cui si chiede di esplorare "ulteriori misure" - garantendo al contempo la "sostenibilità del debito" - per "facilitare una spesa significativa per la difesa a livello nazionale in tutti gli stati membri".

Persino riaprendo il patto di stabilità per avere margini maggiori, come piacerebbe anche all’Italia.

Non si escludono passi ulteriori sullo strumento di investimento comune, magari arrivando a sussidi con eurobond oltre che ai prestiti.

 

"Serve una pace che non mortifichi nessuna delle due parti", Mattarella sull'Ucraina.

 07/03/2025.

La difesa dell’Ucraina e il documento a 26 stati.

Se per la difesa comune sono tutti d'accordo (compreso il premier ungherese Viktor Orbán), non è così per la parte delle conclusioni dedicate all'Ucraina. Si è arrivati ad un sostegno rinnovato all'Ucraina con la definizione di cinque principi cardine per la pace.

Non ci possono essere negoziati sull'ucraina senza l'Ucraina;

non ci possono essere negoziati che incidano sulla sicurezza europea senza il coinvolgimento dell’Europa poiché la sicurezza dell'Ucraina, dell’Europa, transatlantica e globale sono intrecciate:

qualsiasi tregua o cessate il fuoco può avvenire solo come parte del processo che porta a un accordo di pace globale;

qualsiasi accordo di questo tipo deve essere accompagnato da garanzie di sicurezza solide e credibili per l'Ucraina che contribuiscano a scoraggiare future aggressioni russe;

la pace deve rispettare l'indipendenza, la sovranità e l’integrità territoriale dell'Ucraina.

Il leader magiaro ha messo il veto.

L'escamotage allora è stata la dichiarazione del presidente del Consiglio europeo Costa controfirmata dai 26 aderenti, dimostrazione plastica della spaccatura.

"Non abbiamo più tempo. È sempre più difficile superare il blocco di Budapest, ecco perché nella mia proposta per dare un aiuto militare extra all'Ucraina c’è la possibilità di formare una coalizione in modo che un Paese non fermi gli altri", ha dichiarato l'alto rappresentante Ue “Kaja Kallas” dell’Alta rappresentante dell'Unione per gli Affari Esteri.

 "Puntiamo all’unità ma se non c’è, l’Ungheria parla per sé".

Volodymyr Zelensky, che ha partecipato alle dichiarazioni finali a fianco di von der Leyen e Costa, d’altra parte, aveva ammonito i 27:

"Entro 5 anni Mosca potrà schierare "300 brigate". Ovvero dai 900mila soldati fino a un milione e mezzo.

 

EU consiglio, 06 marzo 2025.

Viktor Orbàn non ha sottoscritto i cinque principi cardine per la Pace in Ucraina (Rainews24)

 07/03/2025.

Le discussioni - a tratti segretissime, con solo i leader in sala senza assistenti e cellulari - hanno toccato l'ampio spettro delle opzioni da seguire:

 rafforzare l'Ucraina con nuovi aiuti militari (almeno 30 miliardi per il 2025); esplorare le dinamiche della possibile coalizione dei volenterosi disponibile a mettere gli scarponi sul terreno una volta raggiunta la pace;

 coinvolgere Kiev nel piano di riarmo europeo, aprendole la via degli appalti congiunti incentivati dal nuovo fondo da 150 miliardi.

 

La “coalizione dei volenterosi” e le coperture all'operazione

I francesi hanno chiarito che la “coalizione dei volenterosi” è aperta a tutti ma al momento è ancora "prematuro" immaginare le modalità della missione.

 Alla coalizione sta lavorando, dall’esterno dell’Ue, anche il premier britannico che da mercoledì ha avviato rapporti con paesi europei e altri aderenti al Commonwealth.

Ma per chiedere la copertura americana all’operazione - il cosiddetto "backstop" - prima gli europei devono capire che cosa offrire.

Una richiesta che può essere avanzata se la decisione riguarda una forza di peacekeeping a difesa di un eventuale cessate il fuoco.

 

Proposta che, al momento, viene rifiutata da parte della Russia.

 Il ragionamento del ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov è semplice:

“Non è possibile immaginare un cessate il fuoco mentre ci sono Paesi che finanziano il riarmo ucraino e, contemporaneamente, sono gli stessi che si propongono come forza di pace”.

Per gli stessi motivi immaginare la copertura da parte degli Stati Uniti - che stanno gestendo i negoziati con Mosca - non sembra davvero possibile.

A questo punto l'eco della proposta di Emmanuel Macron sulla condivisione dello scudo atomico francese ha fatto irruzione nei corridoi - il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha ribadito la sua lealtà all'ombrello Nato, dunque Usa, mentre per il polacco Donald Tusk "vale la pena" prenderla in considerazione: ma non è stata discussa al tavolo dei leader.

 

 

 

Il piano di riarmo della Ue

da 800 miliardi: cosa succede adesso.

Avvenire.it - Giovanni Maria Del Re e Marco Usevoli – (mercoledì 5 marzo 2025) – ci dicono:

 

I 5 punti in vista del Consiglio di domani. Da FdI un sì con riserva. In gioco anche le risorse per le aree depresse, gestite da Fitto. La premier andrà a Bruxelles con il peso del «no» di Salvini.

La presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen – Ansa.

 

Ottocento miliardi di euro, di cui 150 con un fondo finanziato con debiti comuni, per il riarmo dell’Ue.

Il giorno dopo l’annuncio di Donald Trump sulla “pausa” agli aiuti a Kiev, Ursula von der Leyen precisa le grandi linee del suo piano “ Rearm Europe”.

Un piano su cui al momento la premier Giorgia Meloni fa trapelare, attraverso i suoi “ufficiali di collegamento” a Bruxelles, un assenso politico di massima, senza però nascondere le perplessità sulla parte inerente gli investimenti.

E con una dose di preoccupazione per il coinvolgimento, tra le risorse da reperire, pure dei fondi di Coesione, che per l’Italia hanno un valore strategico (e dossier che a Bruxelles è nelle mani del vicepresidente italiano, ed esponente di FdI, Raffaele Fitto).

Ma il nodo, per il governo, è soprattutto politico:

ieri sera, per provare ad arginare il «no» al piano gridato lungo tutta la giornata da Matteo Salvini, la premier ha convocato a Palazzo Chigi sia il capo della Lega sia l’altro vice, il capo di Forza Italia e ministro degli Esteri Antonio Tajani.

 Un vertice che più fonti hanno definito «teso».

 

La premier non avrebbe in sostanza avuto da Salvini rassicurazioni su una linea più cauta da parte della Lega, almeno durante lo svolgimento del Consiglio Europeo straordinario di domani.

 Che si preannuncia combattuto. «Viviamo in tempi molto pericolosi - ha detto ieri Von der Leyen -.

Non serve che descriva la grave natura delle minacce che affrontiamo o le conseguenze devastanti che dovremo sopportare se quelle minacce si realizzassero.

Siamo in un’era di riarmo.

E l’Europa è pronta ad aumentare massicciamente la spesa per la difesa».

Toni simili nella lettera ai leader in vista del Consiglio Europeo speciale di domani. «Il ritmo di cambiamento è sconcertante – si legge - e sempre più allarmante.

 Il futuro di un’Ucraina libera e sovrana e di un’Europa sicura e prospera è a rischio».

Dunque, «l’Europa dovrà assumersi la responsabilità della propria deterrenza e della propria difesa».

 L’obiettivo non è una difesa comune Ue, che richiederebbe lunghissimi negoziati istituzionali tra i 27, ma un più rapido riarmo coordinato degli Stati.

 Il piano in cinque punti dovrebbe mobilitare 800 miliardi di euro.

Anzitutto, con un fondo da 150 miliardi finanziato con titoli comuni Ue che fornirà prestiti a tasso agevolato agli Stati membri.

 

Una prassi di lunga data a Bruxelles, mentre sono esclusi sussidi a fondo perduto come nel Pnrr.

Chi vuole, potrà usarli per fornire armi a Kiev.

 Per accedere ai prestiti, uno Stato dovrà presentare a Bruxelles un piano, agendo inoltre con almeno altri due Stati Ue (o con un altro Stato membro e l’Ucraina) per appalti congiunti.

Spese ammesse: difesa aerea e missilistica; artiglieria; missili e munizioni; droni e sistemi anti-droni; protezione di infrastrutture critiche; mobilità militare; difesa contro cyber-attacchi, di intelligenza artificiale ed elettronica.

 Stesse categorie valide per un altro importante pilastro: l’attivazione della clausola di salvaguardia (la sospensione del Patto di stabilità) limitatamente alle spese di difesa.

 Però con un tetto dell’1,5% del Pil l’anno (per l’Italia 33 miliardi di euro) per quattro anni, per non agitare i mercati.

 Al massimo, sarebbero in tutta l’Ue 257 miliardi l’anno (ma Bruxelles ritiene più realistico un totale di 650 miliardi nei 4 anni.

 «Per non mettere a repentaglio la sostenibilità del debito – avverte però un alto funzionario Ue - queste spese aggiuntive nel tempo dovranno essere compensate nei bilanci nazionali aumentando le tasse o riducendo la spesa».

Tra gli altri punti, la possibilità appunto di reindirizzare alla difesa i fondi di Coesione, la modifica dello statuto della Banca europea per gli investimenti, il completamento dell’Unione bancaria e l’unione dei mercati di capitale per attrarre capitali privati.

 Il pacchetto richiede un voto a maggioranza qualificata: nessuno avrà diritto di veto.

Von der Leyen, dopo la presentazione domani al vertice straordinario, punta ad avviare in fretta l’attuazione.

 

 

 

L’UE promette grandi cose sulla difesa,

ma rischia di deludere l’Ucraina.

Politico.eu - Nicholas Vinocur – (7 marzo 2025) – ci dice:

 

 

I piani per annunciare un ingente pacchetto di aiuti militari per l'Ucraina sono falliti prima dell'incontro.

Dopo 10 ore di colloqui, e nonostante un abbraccio pubblico a Volodymyr Zelenskyy — che si è rivolto ai giornalisti affiancato dai leader delle due principali istituzioni dell'UE, Ursula von der Leyen e António Costa — le conclusioni finali negoziate tra i leader nazionali si sono concentrate solo sui loro sforzi collettivi per costruire un settore della difesa frammentato.

BRUXELLES ― Abbracci. Foto. Un impegno a continuare ad armare l'Ucraina.

Nonostante tutto quello che è successo nelle sei settimane trascorse dal ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca, questo è più o meno tutto ciò che i leader dell'Unione Europea hanno potuto offrire al presidente ucraino Volodymyr Zelenskyy durante il vertice di emergenza tenutosi giovedì a Bruxelles.

Certo, hanno elaborato piani per rafforzare il settore della difesa dell'UE, ma - e questo è forse ciò che conta di più nel breve termine - non sono riusciti a concordare nuovi impegni per rafforzare la posizione dell'Ucraina nell'immediato futuro.

Kiev è alle prese con un taglio negli aiuti militari e nella condivisione di intelligence degli Stati Uniti, mentre l'amministrazione Trump aumenta la pressione su Zelenskyy affinché raggiunga rapidamente un accordo di pace con il presidente russo Vladimir Putin.

Prima dell'incontro a Bruxelles, i diplomatici dei paesi che sostengono fermamente l'Ucraina avevano espresso la speranza che l'incontro avrebbe portato a nuovi impegni per mettere Kiev in una posizione più forte.

"Dobbiamo sostenere l'Ucraina ora più che mai", ha affermato la diplomatica di alto rango dell'UE “Kaja Kallas” prima del vertice straordinario.

 

Ma dopo 10 ore di colloqui, e nonostante l'abbraccio pubblico di Zelenskyy (che si è rivolto ai giornalisti affiancato dai leader delle due principali istituzioni dell'UE, Ursula von der Leyen e Antonio Costa), le conclusioni finali negoziate tra i leader nazionali si sono concentrate solo sui loro sforzi collettivi per costruire un settore della difesa frammentato.

La parte sull'Ucraina non è stata nemmeno approvata dai 27 membri a causa dell'opposizione del primo ministro ungherese Viktor Orban, che non ha nascosto il suo sostegno a Putin e che ha dichiarato la sua opposizione alla dichiarazione prima dell'incontro, mantenendo questa posizione.

 

Il resto dell'UE ha respinto qualsiasi senso di disunione. "Lo ha già fatto prima", ha detto ai giornalisti il ​​cancelliere tedesco uscente Olaf Scholz. "Questo non ha rovesciato l'Unione [europea]".

Senza l'Ungheria, 26 paesi hanno sottoscritto una dichiarazione sull'Ucraina che traccia linee rosse per i futuri colloqui di pace, chiede l'adesione di Kiev al blocco e promette futuri aiuti militari senza obiettivi specifici.

Pace attraverso la forza.

Non è stato per mancanza di impegno da parte di Zelenskyy.

 

Indossando il suo caratteristico abito nero da guerra, che aveva suscitato le prese in giro di Trump durante la sua visita alla Casa Bianca la scorsa settimana, il presidente ucraino ha elencato un elenco di necessità immediate durante un discorso pronunciato al suo arrivo nell'edificio in vetro e acciaio “Justus Lipsius” a Bruxelles.

Ha descritto i bombardamenti aerei quotidiani della Russia che martellano le città ucraine, chiedendo all'Europa di "accelerare" i lavori su uno strumento finanziario orientato ad aiutare l'esercito ucraino.

Ha chiesto un nuovo pacchetto di sanzioni contro la Russia e ha esortato l'UE ad andare avanti con i piani per ammettere l'Ucraina nel blocco entro il 2030.

 

"Per raggiungere la 'pace attraverso la forza' è necessario che l'Ucraina sia nella posizione più forte possibile, con le sue solide capacità militari e di difesa come componente essenziale", si legge nella dichiarazione firmata da 26 leader.

"L'Unione Europea rimane impegnata, in coordinamento con partner e alleati che la pensano allo stesso modo, a fornire un maggiore supporto politico, finanziario, economico, umanitario, militare e diplomatico all'Ucraina e al suo popolo".

Un diplomatico dell'UE che ha parlato in condizione di anonimato ha difeso i piani dell'UE di aumentare gli aiuti militari all'Ucraina.

 Il lavoro sui futuri pacchetti di armi continuerebbe come parte di una coalizione di volenterosi, potenzialmente includendo membri non UE come il Regno Unito.

 

Prima dell'incontro, “Kallas” aveva tentato di radunare i paesi dell'UE attorno a uno sforzo per reperire almeno 20 miliardi di euro in aiuti militari da consegnare all'Ucraina nel corso del 2025, secondo diversi diplomatici.

Nonostante gli estesi colloqui tra diplomatici, tuttavia, quello sforzo non è riuscito a ottenere un sostegno unanime.

Secondo due diplomatici dell'UE, durante un dibattito a porte chiuse tra i leader, Kallas ha affermato che l'Unione dovrebbe concentrarsi sulla fornitura di armi all'Ucraina e non solo sull'acquisizione di armi per uso interno.

Giovedì Zelenskyy ha ottenuto alcuni impegni concreti, ma non dall'UE. La Norvegia si è impegnata a rafforzare i suoi aiuti militari diretti all'Ucraina a 8 miliardi di euro per il 2025, più che raddoppiando il suo impegno precedente.

 

L'elefante nella stanza.

La domanda principale che incombe sul futuro dell'Ucraina è se l'UE potrà sostituire o in qualche modo compensare il taglio degli aiuti militari e dell'intelligence statunitensi.

Secondo un funzionario dell'UE direttamente a conoscenza degli scambi, il primo ministro estone “Kristen Michal” ha sollevato la questione durante discussioni a porte chiuse, chiedendo: possiamo procedere da soli?

La risposta è un silenzio assordante.

I paesi dell'UE hanno collettivamente promesso all'Ucraina più sostegno finanziario e militare rispetto agli USA dall'inizio dell'invasione russa su vasta scala tre anni fa.

Tale sostegno continuerà a fluire nei prossimi mesi, con circa 30 miliardi di euro di aiuti finanziari stanziati per il 2025 tramite prestiti garantiti dai beni congelati della Russia.

 

Ma la fine del sostegno militare degli Stati Uniti lascia un vuoto enorme nella capacità degli alleati di supportare l'Ucraina in tutti gli aspetti della sua guerra, in particolare per quanto riguarda l'intelligence e le informazioni sugli obiettivi per le armi di precisione.

"La fine della condivisione di intelligence è davvero molto significativa per l'Ucraina", ha detto a POLITICO il colonnello “Philip Ingram”, ex ufficiale dell'intelligence dell'esercito britannico.

 "Significa perdere l'accesso alle informazioni di acquisizione degli obiettivi per i missili a lungo raggio, ma anche intercettare razzi e flotte di droni in arrivo.

 Gli stati membri dell'UE semplicemente non hanno una grande capacità di intelligence strategica perché sono così concentrati internamente: paesi come la Germania dipendono interamente dalla NATO.

 Ora affrontano la prospettiva di dover intensificare, ma ci vogliono decenni e centinaia di milioni di dollari".

 

Mentre i leader europei si sedevano a cena, un rapporto della “NBC News “che citava attuali ed ex funzionari statunitensi ha sollevato nuovi dubbi sugli impegni degli Stati Uniti nei confronti della NATO, suggerendo che Washington potrebbe impegnarsi a difendere solo i paesi che destinano una certa percentuale del loro prodotto interno lordo alla difesa.

La preoccupazione per un possibile ritiro degli Stati Uniti o per un declassamento dell'architettura di sicurezza europea ha innescato una delle più grandi crisi geopolitiche che abbiano colpito il continente negli ultimi decenni, con i leader impegnati in una frenesia diplomatica nelle ultime due settimane.

Quando tutto fu detto e fatto a Bruxelles, la corsa degli europei per evitare di perdere la garanzia di sicurezza degli Stati Uniti si rivelò essere la loro priorità assoluta.

 Aiutare a rafforzare la posizione dell'Ucraina sul campo di battaglia e al tavolo delle trattative finì per essere una lontana preoccupazione di secondo ordine, come dimostrato dalla quantità di tempo che passarono a parlare di Ucraina contro difesa.

La discussione sulla difesa è durata per la maggior parte delle 10 ore, con i leader che si sono scontrati su come finanziare un aumento di 800 miliardi di euro nel settore della difesa e su quanta parte del loro investimento destinare a fonti europee o extra-UE.

I colloqui sull'Ucraina, tuttavia, sono stati conclusi e spolverati in circa 15 minuti, secondo un diplomatico dell'UE.

Questo ha detto tutto.

(Jacopo Barigazzi, Gabriel Gavin, Elisa Braun, Rasmus Buchsteiner e Lucia Mackenzie hanno contribuito alla segnalazione.)

 

 

 

 

Il PPE chiede la votazione accelerata

sul disegno di legge di semplificazione

omnibus la prossima settimana.

Politico.eu – (7 – 3 – 2025) - Max Griera , Louise Guillot e Marianne Gros – ci dicono:

 

Thyssenkrupp annuncerà presto i risultati finanziari annuali.

Tali norme impongono alle aziende di segnalare il loro impatto ambientale, l'esposizione al cambiamento climatico e di vigilare sulle loro catene di fornitura contro i danni ambientali e le violazioni dei diritti umani.

Il Partito Popolare Europeo (PPE) di centro-destra chiede al Parlamento europeo di accelerare l'approvazione di un nuovo importante disegno di legge che modifichi le norme UE sulla trasparenza aziendale, in una mossa che potrebbe portare alla votazione di una parte del disegno di legge già la prossima settimana, secondo una lettera visionata da POLITICO.

 

Il PPE vorrebbe che la Presidente del Parlamento europeo, “Roberta Metsola”, che appartiene allo stesso gruppo politico, ricorresse alla procedura d'urgenza in modo che i legislatori possano votare la prima parte della legislazione omnibus, che mira a sospendere temporaneamente alcune norme in materia di rendicontazione mentre viene negoziato il resto del disegno di legge.

Nella lettera si chiede che la votazione si svolga "idealmente" la prossima settimana e "non più tardi" di aprile.

Presentato dalla Commissione europea la scorsa settimana, il disegno di legge omnibus propone di modificare diverse leggi chiave del “Green Deal europeo”, tra cui la direttiva sulla rendicontazione della sostenibilità aziendale (CSRD) e la direttiva sulla due diligence sulla sostenibilità aziendale (CSDDD).

 

Tali norme impongono alle aziende di rendicontare il loro impatto ambientale, l'esposizione ai cambiamenti climatici e di controllare le loro catene di fornitura per evitare danni ambientali e violazioni dei diritti umani.

Attualmente si prevede che solo le aziende più grandi presentino i risultati, mentre per le altre le scadenze sono fissate nel 2026, 2027 e 2028.

"Le aziende hanno urgente bisogno di chiarezza e certezza giuridica per sapere se devono continuare a prepararsi all'attuazione degli onerosi obblighi di rendicontazione stabiliti in queste leggi", ha scritto l'eurodeputato “Tomas Tobé”, che è anche vicepresidente del gruppo PPE.

"Quanto prima le aziende dell'UE riceveranno indicazioni chiare sulla strada da seguire, tanto minori saranno per loro i costi e le interruzioni associati", ha sostenuto per giustificare la richiesta della procedura d'urgenza.

“La proposta di fermare il tempo deve quindi entrare in vigore il prima possibile”, ha affermato “Tobé”, aggiungendo che ciò renderebbe anche il lavoro del Parlamento sugli altri elementi del pacchetto omnibus “più efficiente ed efficace”.

 

 

 

«UE: ARMATEVI E PARTITE».

Inchiostronero.it – (7 -3-2025) - Roberto Pecchioli – ci dice:

 

Quando il comando è facile: incitare gli altri alla guerra senza esporsi in prima persona.

“Armatevi e partite”: la retorica del sacrificio altrui tra propaganda e potere. Dall’uso nel regime fascista alle dinamiche politiche di oggi, il motto simbolo di chi incita alla battaglia restando al sicuro.

Anche un orologio rotto segna due volte al giorno l’ora esatta.

Come dare torto a “Crudelia Demon” travestita da “contessa Von der Leyen” quando afferma che la pace si costruisce sulla forza?

È il vecchio detto romano “si vis pacem, para bellum”, se vuoi la pace, prepara la guerra.

Ma non ci piace affatto che la nuova parola d’ordine sia riarmo.

L’Europa, ovvero il suo simulacro con sede a Bruxelles (succursale della centrale politica di New York e di quella finanziaria di Londra) chiama alle armi, parlando addirittura di formare un esercito unico europeo, dopo oltre settant’anni di disarmo morale oltre che materiale ed aver lasciato agli Stati Uniti il ruolo di unica potenza militare in nome di un pacifismo codardo, punteggiato da fuga dalle responsabilità, indifferenza, bandiere arcobaleno e sermoni moraleggianti. Pessima cosa quando i mercanti imbracciano il fucile.

 

E sia, lo facciano, a patto che siano le oligarchie ad armarsi, pagare il conto e partire per il fronte.

 Loro, i figli, i famigli, i leccapiedi e l’armata giornalistica pagata da Bruxelles, da Soros e dall’”Usaid”.

Armatevi e partite, i popoli d’Europa non ci stanno.

 Lo diciamo con la tristezza del fallimento personale.

 Chi scrive appartiene a una generazione che sognava un’Europa Nazione unita dall’Atlantico agli Urali, non l’accozzaglia di burocrati e di servi.

Prima ci hanno disarmato nell’anima, facendoci uscire dalla storia: l’Europa – come tale – è un fantasma dal 1945.

 Adesso riscoprono il linguaggio della guerra.

Alle parole prima o poi seguono i fatti.

E l’Europa dimezzata – propaggine estrema di una categoria non più geografica chiamata Occidente – ha trovato il nemico, l’orso russo.

 

Contro di esso Frau Ursula chiede il riarmo, invoca l’aumento delle spese militari, da escludere dal famigerato vincolo esterno che ci soffoca da Maastricht in poi.

Per le spese sociali il denaro manca, per la politica industriale pure, ma per i cannoni i soldi li trovano sempre, parola dei loro padroni banchieri, adusi a finanziare le guerre.

Per questo “Crudelia 2.0” rispolvera le parole della guerra con la bava alla bocca, in compagnia dello spelacchiato leone britannico, del vanesio galletto francese e dei baltici a cui si attaglia la definizione di botoli ringhiosi che Dante affibbiò agli aretini.

No, non ci stiamo.

La Russia non è nostra nemica. È parte dell’Europa geograficamente, culturalmente, spiritualmente.

Non dispiega missili contro di noi, non è in grado di invaderci innanzitutto per evidenze demografiche (i mandarini di Bruxelles leggano “La sconfitta dell’Occidente” di Emmanuel Todd) non ci colonizza da tre quarti di secolo.

 Questo lo fa l’amicone a stelle e strisce.

 

La Russia forniva – ed ancora fornisce a costi più elevati, poiché l’economia reale funziona così – energia a buon prezzo.

Un’interdipendenza vantaggiosa per entrambe le parti che poteva diventare alleanza a lungo termine.

Ne sanno qualcosa l’industria tedesca in panne, quella italiana e il nostro portafogli svuotato dai costi delle bollette domestiche.

 Intendiamoci: un esercito ci vuole, deve essere efficiente e capace di difendere il territorio dalle minacce esterne.

 È ragionevole spendere (bene) per rafforzarlo.

Ma non sulle spalle delle spese sociali, non dopo avere foraggiato Kiev di armi e denaro che non riavremo, andato in parte a ingrassare le corrotte classi dirigenti della sfortunata Ucraina.

Non dopo aver inventato la trappola del rapporto del tre per cento tra debito e PIL, non dopo aver messo in ginocchio interi comparti industriali con la politica della lesina e con il demenziale pareggio di bilancio.

Non dopo aver chiamato aiuto di Stato ogni politica economica attenta agli interessi nazionali.

 

Soprattutto, gridiamo no all’esercito europeo, un no grande come il grattacielo incompiuto sede dell’UE, imitazione della torre di Babele.

Niccolò Machiavelli scrisse che uno Stato esiste se batte la propria moneta e ha un esercito indipendente.

Della moneta euro conosciamo il carattere privato, gestita da una banca centrale che risponde a logiche e comandi da cui i governi (e la Commissione UE) sono esclusi.

Se mettiamo in mano alla cupola di Bruxelles un esercito, saremo disarmati dinanzi al nemico.

 Interno, non esterno.

Rammentiamo la definizione di Stato di Max Weber: la struttura che ha il monopolio dell’uso della forza.

Ne esistono già i presupposti giuridici nei trattati dell’Unione, che ha un abbozzo di strumento militare di pronto intervento nell’ “Eurogendfor”, il cui compito reale è la repressione del dissenso.

Immaginiamo per un momento l’armata europea. Chi la comanderà? Quali saranno i suoi compiti? Chi prenderà le decisioni, dalla produzione e dall’acquisto dei materiali sino al dispiegamento di truppe e alle regole d’ingaggio? Chi gestirà i codici che significano guerra o pace? E che ne sarà dei governi nazionali? Se uno o più Stati volessero svolgere una politica autonoma, l’esercito europeo dichiarerà loro guerra? Chi farà parte delle forze armate dell’Unione? Quasi dovunque è stata abolita la leva, quindi dovremo ricorrere a mercenari, che chiamiamo contractor perché fa più fine.

Diventerà normale servirsi di compagnie di ventura, come nei secoli XIV e XV. Abbiamo odiato la compagnia Wagner al servizio dei russi, ma il suo capo, il defunto “Evgenij Prigozhin”, era l’Erasmo Gattamelata o il Giovanni dalle Bande Nere del presente, un imprenditore della guerra, come la multinazionale occidentale (quindi buona per definizione) “Academi”, ex “Blackwater”.

 

I popoli europei sono stati educati alla mollezza, alle comodità, a un’esistenza priva di regole, disabituati alla disciplina e al confronto fisico.

 In più sono in gravissima crisi demografica.

Non è difficile immaginare che sarà impossibile formare i ranghi, ricreare una mentalità perduta da generazioni, organizzare una struttura efficiente dopo aver lasciato agli Usa ogni responsabilità per mezzo secolo.

 Dovremo ricorrere largamente a truppe straniere. Non ci potrà essere amore per la bandiera europea in cui nessuno crede.

 I professionisti tengono soprattutto alla paga e, vivaddio, alla pellaccia.

I comandanti potrebbero diventare, come i generali del basso impero romano, soggetti politici.

 In possesso di armi e con soldati che risponderanno a loro, non a Ursula o a chi per lei, saranno una casta potentissima.

L’esercito sarà una grande Legione Straniera al soldo di un’oligarchia estranea ai popoli.

Chissà in quale lingua verranno impartiti gli ordini.

Donne in una Galleria d’Arte osservano le mitiche Erinni.

Il nemico designato, la Russia, è l’avversario storico della geopolitica imperiale britannica e americana, non dell’Europa, il cui interesse è l’amicizia con il vicino orientale, che rappresenta la metà del nostro continente.

 La russofobia è alimentata dall’attivismo francese e britannico (ma Londra è una tigre di carta, militarmente) e dalle improvvide parole di” Kaja Kallas, “vice di Ursula e Alto (??) Rappresentante dell’Unione per gli Affari Esteri e la Sicurezza. Guerrafondaia scatenata, la signora proveniente dall’Estonia (1,4 milioni di abitanti, compresa la minoranza russa) si domanda inquieta come potrà l’Europa sconfiggere la Cina se non ce la fa con la Russia.

Chi la controlla le tappi la bocca.

 O forse no, affinché l’opinione pubblica comprenda in che mani siamo caduti.

È incredibile che le posizioni belliciste più accanite siano oggi rappresentate da donne,” Erinni” che giocano con il sangue altrui.

 Oltre alla “Kallas” la verde tedesca “Annalena Baerbock”, la finlandese “Sanna Marin”, la moldava “Maia Sandu”, la neocon americana “Victoria Nuland”, in passato “Madeleine Albright”.

 Vengono riposte le bandiere arcobaleno nel momento in cui servirebbe una mobilitazione per la pace in Ucraina e in Medio Oriente, mentre cresce la tensione nella Repubblica Serba di Bosnia.

 Aumenta il distacco tra le oligarchie, i governi e le opinioni pubbliche.

Che farebbe l’esercito europeo dinanzi alla mobilitazione rumena a favore di “Calin Georgescu”, arrestato pretestuosamente?

 

È triste pensare in questi termini: da giovane chi scrive cantava “né vodka né Coca Cola”.

Abbiamo avuto l’una e l’altra: la sottomissione agli Usa con relativa deculturazione, e la dipendenza non dall’arcigno marxismo sovietico, ma dalla sua velenosa deriva occidentale progressista, i cui simboli sono le droghe, l’alcolismo di massa, il deserto morale, l’odio di sé.

Ovvero il disarmo generale della civiltà di cui oggi verifichiamo gli effetti anche sul piano militare.

Si è detto che l’Europa è un gigante economico (sempre meno, peraltro), un nano politico e un verme militare.

 È con queste generazioni che l’Europa si riarmerà?

Evidentemente no; saremo in balia di una nuova casta militare di mercenari indifferente ai nostri popoli.

Oppure, l’esercito di Ursula dovrà fare i conti con quote etniche, rosa e LGBT, come i pompieri californiani che dipingevano di arcobaleno le bocche antincendio, incapaci di spegnere il fuoco che ha divorato Los Angeles.

 O mercenari efficienti senza patria, o un sistema di quote: tre generali alla Francia, due alla Germania, un paio di colonnelli al Belgio, uno al Portogallo, un sergente a Malta e al Lussemburgo, dopo aver verificato che sia stato arruolata una percentuale di non bianchi, di “non binari” omo e transessuali.

Quanto agli armamenti, li produrremo noi o li compreremo dal Big Fellow americano?

Le politiche dell’Unione unite alle” paturnie green” fanno crollare l’industria automobilistica:

l’ultimo caso è un contrappasso, la chiusura degli stabilimenti Audi di Bruxelles. Forse al posto delle autovetture fabbricheranno carri armati.

Da qualunque punto di vista si valuti, l’esercito europeo è una follia.

 Una tragedia lasciarlo nelle grinfie di una classe dirigente di imbarazzante mediocrità.

Specie se lo scopo è trascinare tutti nel buco nero di una guerra catastrofica. Sarebbe, dopo le due del Novecento, la terza guerra civile europea.

 L’ultima, probabilmente.

(Roberto PECCHIOLI.)

 

 

 

«I BUONI E I CATTIVI»

Di Andrea Zhok Postato da 23 ore fa 6 minuti letti 0  1  55

Liberalismo in crisi: quando la politica diventa infantile

 

buoni e cattivi

 

“I BUONI E I CATTIVI”.

Inchiostronero.it - Andrea Zhok – (6-3-2025) – ci dice:

 

L’illusione dei Buoni e dei Cattivi: l’infantilismo politico come sua malattia senile.

Due brevi notazioni in coda all’oramai celebre dialogo tra” Trump e Zelensky”.

1)    Con la lodevole eccezione del “Fatto Quotidiano”, tutti gli altri quotidiani e tutti i telegiornali hanno estratto e commentato soltanto quanto avvenuto dal minuto 43 al minuto 47 su 50 minuti complessivi.

2)    Su questa base hanno presentato il seguente quadro: “Umiliazione di Zelensky da parte del bullo Trump”.

3)     Su questa base coorti di “giornalisti” e opinionisti si stanno stracciando le vesti sdegnati e stanno chiedendo di “stare con Kiev fino alla fine” (di chi?).

Naturalmente in ciò non c’è niente di sorprendente. Questo è il modo ordinario con cui si fa informazione in Italia.

Il 24 febbraio 2022 Putin, pazzo e malato, invade di colpo l’Ucraina, (si giustificherà dicendo:

“Ogni volta che sento la musica di Wagner mi vien voglia di invadere l’Ucraina” Woody Allen) sicuramente perché, essendo il nuovo Hitler, vuole conquistare il mondo.

Il 7 ottobre 2023 i terroristi assetati di sangue di Hamas aggrediscono Israele:

 un fulmine a ciel sereno che nessuno avrebbe potuto mai prevedere e che è spiegabile soltanto con l’innata malvagità proverbiale nei terroristi islamici.

Se Mario ti tira un pugno dopo che gli hai tirato una coltellata, basta proiettare la pellicola cominciando dal pugno e chiamare il bestiame teleguidato a deprecare la brutale violenza di Mario:

Mario entra d’ufficio e senza redenzione nella colonna dei Cattivi.

 Questo ci conduce all’infantilismo politico come malattia senile del liberalismo (per parafrasare Lenin).

Sarà perché la gente non ha più tempo per approfondire, sarà perché l’inquinamento elettromagnetico ci ha incenerito i neuroni, sarà, più probabilmente, perché la cultura liberale ci ha educato a dare per scontata la “nostra” superiorità, evitandoci la fatica di valutare le ragioni altrui.

Vai a sapere.

Resta il fatto che il livello cui si ferma l’analisi politica odierna è “Buono-Cattivo”.

Basta capire chi sono i Buoni e chi i Cattivi e dividerli accuratamente in due colonne.

Poi cerchi (o, più spesso, inventi) le ragioni per sostenere i primi e dare addosso ai secondi, sventolando gli appropriati gagliardetti.

Se pensi che Zelensky sia cattivo, allora pensi che Trump sia buono, e viceversa.

 Tanto basta a proclamare al mondo da che parte si sta, “fino alla fine”.

 

Probabilmente è questo processo che spiega l’altrimenti inintelligibile degrado corticale occorso in figure un tempo critiche e argute come “Michele Serra”.

Come spiegare l’incapacità di vedere la realtà concreta dell’Unione Europea (da 30 anni), sovrapponendovi sogni di gioventù?

Come spiegare la cecità di fronte al fatto che sostenere pancia a terra oggi l’UE significa sostenere un blocco neoliberale e guerrafondaio che ci sta conducendo alla rovina?

Probabilmente lo si può spiegare soltanto se dai per scontato che la tua parte è fatalmente, necessariamente la parte giusta, sempre e per sempre, e gli altri sono barbari incomprensibili (sovranisti, populisti, e dunque fascisti, e dunque “anti scienza”, e dunque ignoranti, e dunque negazionisti climatici, e dunque omotransfobici, e dunque “contrari al sogno europeo”.)

Allora puoi risparmiarti la fatica di aggiornare il software e di guardare la realtà.

Tanto si sa già cosa credere.

(Andrea Zhok).

 

 

 

 

«COVID, RICORDARE PER DIMENTICARE»

Di Marcello Veneziani Postato da 1 giorno fa 10 minuti letti 1  0  58

Ospedali, ambulanze, bare: ricordare per dimenticare

 

 

 

COVID, RICORDARE PER DIMENTICARE.

 

Inchiostronero.it - Marcello Veneziani – (6 -3-2025) – ci dice:

Cinque anni dopo il Covid: il peso indelebile delle immagini che vorremmo dimenticare.

A cinque anni dal covid ci rimane un solo desiderio: non vedere più le facce di quei giorni.

Si, le immagini di ospedali, di malati, di ambulanze e di carri funebri, le mascherine, le file, i vaccini

. Ma anche le facce che ci guidarono e ci accompagnarono in quei giorni: i presidenti, a partire dal premier, i ministri, a partire dal ministro della salute, i capataz della sanità, i testimonial medici e mediatici del covid, le loro voci, le loro cantilene, le loro minacce, le loro promesse, le loro prescrizioni.

Non vogliamo vederli più, anche se non pochi circolano ancora, soprattutto in tv, o perfino sui massimi troni.

Muoia il covid con tutti i filistei.

 

Cinque anni fa il covid ci invecchiò di colpo.

 Invecchiammo tutti più in fretta; donne, vecchi e bambini, giovani e adulti. Vivemmo un anno, quasi due, da vecchi, con una mezza tregua estiva.

 Stando reclusi in casa, vivendo da pensionati, da cagionevoli, da convalescenti, distanti da tutti, isolati dagli altri, al riparo dal mondo; curammo la nostra sopravvivenza vivendo meno, non uscendo, non viaggiando, non rischiando.

 Patimmo la lontananza dai corpi, e la paura per il proprio corpo, come accade ai vecchi.

 E come succede ai vecchi anteponemmo a tutto la salute; salvare la pelle, a ogni costo.

 Molti vecchi morirono a causa della pandemia ma l’Italia non diventò più giovane.

Fu questo il primo, grande danno biologico che patimmo in massa. Perfino gli adolescenti invecchiarono di colpo sotto la pandemia:

 se un ragazzo non va a scuola, se lo separi dagli amici, se reputi ogni comitiva un’adunata sediziosa e contagiosa, se gli proibisci di stare all’aperto, viaggiare, andare per strada o fare movida, gli imponi di vivere da anziano con un corpo di giovane e pulsioni di giovane.

 Fummo sempre più spettatori, sempre meno attori, vivemmo la vita degli altri, a volte la morte;

incollati al video e alle mansioni domestiche, alla vita stanziale e ospedaliera, alle mascherine e ai vaccini.

La FDA chiede 55 anni di tempo per rilasciare i dati sul vaccino Pfizer.

Restò sospeso un interrogativo che abbiamo voluto rimuovere:

senza lockdown sarebbe stata davvero una catastrofe o sarebbe andata più o meno allo stesso modo senza quei sacrifici, quegli arresti domiciliari?

Non abbiamo termini veri di paragone per affermarlo o per smentirlo.

La storia del Covid ha due facciate:

 da una parte c’è la storia delle cure efficaci, della dedizione meritoria e benefica, dei tanti salvati, dei pericoli limitati o fugati.

Ma dall’altra ci fu l’ondata di cure sbagliate che falcidiò agli inizi migliaia di persone, la raffica di vaccini;

 il regime di restrizione e di sorveglianza di cui non riusciamo ancora a quantificare i danni evitati, quelli provocati e le inutili limitazioni che ci fecero solo vivere male senza aiutarci davvero.

 E poi l’intolleranza e la persecuzione verso chi non si allineava, le assurde penalizzazioni…

 

“Safe beach space” Tutto è cominciato da qui.

Definimmo i giorni della pandemia come il tempo della “novida”, il contrario della movida.

La” novida” è la perdita di vita, di lavoro, di relazioni, di viaggi, di libertà, di rapporti famigliari, di occasioni che stiamo patendo per timore del virus.

 La “novida” causò depressione di massa trans-anagrafica.

 

Quando finì il Covid rivedemmo gli italiani in giro, a piede libero e mente prigioniera;

erano come animali spaventati che si riaffacciavano all’aperto guardinghi e mascherati, fuggitivi, pronti a evitare ogni vicinanza o assembramento.

L’effetto crudo di quella lunga quarantena fu la riduzione dell’uomo, del cittadino, del pensante e del credente, ad animale.

 Il contagio, la quarantena, il terrorismo mediatico-governativo ci ridussero alla sfera della nuda vita. Il virus ci rese più uguali, perché ridotti alla sfera animale dei bisogni e delle paure.

Uguali agli animali, privi di parola, di fede e di pensiero, di creatività e ricreazione.

La restrizione più profonda toccò la nostra visione, sia dello sguardo che della mente. Niente mondo e niente natura, niente messa in chiesa, niente mostre d’arte, niente dialoghi e niente librerie, niente cinema e niente teatro, niente concerti o sport.

 E anche ciò che avevamo la facoltà di fare stando a casa, come leggere e pensare, in fondo non l’abbiamo fatto, impegnati a salvaguardare la pelle, a fare ginnastica, poi incollarsi al video per non pensarci, e non pensare. Sospese le attività sociali e conviviali legate alla sfera alimentare, rimasero solo le file per i generi alimentari ai supermercati, alle farmacie e tutto ciò che attiene la vita animale: mangiare, bere, curarsi.

Anche il cibo da asporto ci ridusse alla nuda vita del nutrirsi, a patto di non stare insieme, non avere compagni (cum-panis) di merenda.

 La riduzione biologica è stata anche riduzione individuale, in solitudine. Rispetto agli animali perdemmo il branco e l’aria aperta.

 Fu salvaguardata la “nuda vita”, come diceva Giorgio Agamben, la pura dimensione biologica.

“Propter vitam vivendi perdere causas”, diceva Giovenale; per salvare la vita perdemmo la ragione di vivere.

La vita si ridusse a fisicità: tosse, starnuto, prelievo, corsetta, controllo, tampone, mascherina, vaccino: un ventaglio di prescrizioni mediche sostituì il nostro lessico, riducendolo alla sfera corporale e sanitaria.

E la gente, pur maledicendo e recalcitrando, preferì la sicurezza alla libertà, accettò di cedere i diritti in cambio di protezione. Regressione allo stadio animale, ma da animali feriti e braccati. La gente accettò la sudditanza interna e internazionale, i diktat sanitari, pur di salvare la pelle. Nel nome della salute sacrificò la libertà, la vita, il lavoro, la sovranità, la felicità. Mala tempora covid.

Ricordate era il 2020: Polizia Locale a Rimini con drone in spiaggia quando vigeva il lockdown.

(La Verità – 14 giugno 2024)

(Panorama) .

 

 

 

Trump, il controllo della Federal Reserve Bank

 e la de-dollarizzazione.

   Lacrunadellago.net – ( 07/03/2025) – Cesare Sacchetti – ci dice:

 

Alcuni la considerano giustamente come una sorta di spauracchio della finanza globale.

È la Federal Reserve Bank, la cosiddetta banca centrale degli Stati Uniti che in realtà non è mai stata una vera e propria banca centrale sin dall’inizio della sua fondazione, nel lontano 1913.

A volere la creazione di questa istituzione che non risponde direttamente e pienamente al governo degli Stati Uniti, furono principalmente le famiglie dell’alta finanza askenazita di New York che spinsero per fondare una istituzione governata in realtà da un manipolo di pochi signori della finanza.

 

A spiegare bene come la FED sia sempre stata nelle mani di famiglie quali gli ubiqui Rothschild, Rockefeller, Warburg, Kuhn,Loeb & Co e Morgan, che ormai si potrebbero definire come i soliti sospetti, è stato, tra gli altri, “Eustace Mullins” nel suo celebre saggio “I segreti della Federal Reserve”.

Le famiglie di banchieri che controllano la FED.

La FED è strutturata in maniera tale infatti per far sì che siano questi i veri proprietari di questa banca centrale e il funzionamento di questa istituzione venne anche mostrato alla commissione bancaria del Congresso degli Stati Uniti, nell’agosto del 1976.

Sono 12 le banche che controllano la Federal Reserve Bank e gli azionisti di maggioranza di queste banche regionali sono proprio loro.

 

Sono gruppi bancari quali i defunti Lehman Brothers, la Chase National Bank, la Hanover National Bank, la First National Bank of New York, nelle quali appunto si trovano le partecipazione azionarie dei citati Rockefeller, Warburg, J.P. Morgan, fino a risalire alla casa madre di Londra, la famiglia Rothschild che si serve di diversi “partner” e agenti negli Stati Uniti in giro per il mondo per nascondere la reale entità della sua ricchezza, in omaggio alla “regola” del capostipite, Mayer Amschel.

 

Nel 1914 queste famiglie concepirono espressamente questa impalcatura che consentiva loro di avere quella che presto sarebbe divenuta la banca centrale più potente del mondo, in quanto detentrice della facoltà di emettere in maniera virtualmente illimitata la valuta di riserva del mondo, ovvero il dollaro americano.

 

Giscard D’Estaing chiamava questa condizione come un “esorbitante privilegio” ma in fondo l’ex presidente francese non era nella posizione di parlare molto della trave nell’occhio altrui perché anche nel suo ce n’era una altrettanto grande, come quella del dominio coloniale che la Francia ha continuato ad esercitare per decenni sull’Africa dopo la cosiddetta decolonizzazione degli anni’60, che non decolonizzò un bel nulla, ma soltanto cambiò la natura della precedente occupazione, rendendola persino più insidiosa e profonda attraverso lo sfruttamento economico dell’Africa.

 

Le élite della finanza ebraica hanno costruito una banca centrale che non fosse nelle mani dello Stato perché il capitalismo neoliberale si fonda tutto sulla facoltà di trasferire i poteri dello Stato dalle mani di questa entità a quelle di un ristretto gruppo di finanzieri che diventano in tal modo il nuovo Stato.

Il neoliberismo, in altre parole, è una privatizzazione strutturale dello Stato che non può avere luogo se non si prende prima il controllo della banca centrale.

Questo spiega perché sugli sciagurati libri di testo contemporanei scritti non da veri economisti, ma da agenti della Banca mondiale e del FMI, si professi il falso dogma della cosiddetta indipendenza delle banche centrali dallo Stato, che in realtà altro non vuol dire che indipendenza dallo Stato e dipendenza appunto dai mercati.

Gli Stati Uniti sono stati il caposaldo indiscusso del capitalismo finanziario e mai prima d’ora qualcuno aveva osato mettere in discussione tale totem.

 

John Kennedy: il presidente che voleva controllare la FED.

Il solo presidente del secondo dopoguerra che osò addentrarsi nel potere della Federal Reserve Bank che si ergeva al di sopra di quello del governo è stato John Fitzgerald Kennedy.

Suo padre, Joe, con un passato a stretto contatto con la malavita negli anni’20 per via del traffico di liquori ai tempi del proibizionismo, aveva deciso di utilizzare quella ricchezza per aiutare la carriera politico di suo figlio e aiutare gli Stati Uniti ad emanciparsi da tale potere.

Nel libro di Michael Collins Piper, “Il legame mancante” viene riferito di un incontro tra “Joe Kennedy”, padre di JKF, e un imprenditore dell’epoca, “DeWest Hooker”, che voleva aiutare la carriera politica della famiglia nella speranza di liberare gli Stati Uniti dalla morsa della lobby sionista.

“Joe” in quel colloquio riconosce candidamente che tutta la sua vita è stata dedicata a combattere quel potere e che adesso tutta la sua sapienza era stata passata nelle mani dei suoi figli.

John Fitzgerald non era un presidente che andava di certo d’accordo con la finanza ebraica o con la lobby sionista.

Gli scontri tra lui e gli israeliani sono stati la causa che ha portato al suo assassinio a Dealey Plaza il 22 novembre del 1963, dopo il suo fermo rifiuto di non fermare il programma nucleare israeliano che, ad oggi, ha consentito allo stato ebraico di possedere illegalmente armi nucleari in Medio Oriente, anche se i suoi vicini non sembrano essere rimasti a guardare e pare si siano segretamente dotati negli ultimi tempi anch’essi di testate nucleari, come l’Iran, per avere a loro volta la facoltà di disincentivare gli israeliani dall’usare queste devastanti armi.

Il dollaro emesso da Kennedy recava in testa la scritta “Banconota degli Stati Uniti” e non “banconota” della FED.

Kennedy però non voleva soltanto fermare il potere politico del sionismo, ma anche quello finanziario ed aveva in programma di tornare ad una emissione del dollaro da parte direttamente del Tesoro degli Stati Uniti senza dover passare dalla FED, nelle mani dei privati.

 

JFK non aveva altro in mente che il ritorno al celebre “greenback di Abraham Lincoln”, il presidente che esattamente un secolo prima di Kennedy aveva stabilito che avrebbe dovuto essere il governo a stampare il dollaro, in quantità virtualmente illimitata, fino a quando i bisogni dell’economia americana lo avessero ritenuto necessario.

I due uomini sono andati incontro allo stesso destino, uccisi da comitati d’affari massonici e finanziari estremamente potenti, perché avevano provato a fare quello che pochi altri presidenti avevano fatto, ovvero rendere finalmente gli Stati Uniti una nazione sovrana.

Donald Trump è certamente il presidente che ha raccolto la loro eredità e che è riuscito a compiere quello che i suoi due predecessori avevano fatto in una maniera meno aperta e dichiarata di Lincoln e Kennedy, ma i risultati però sembrano andare nella stessa direzione.

A far notare come Trump stesse segretamente in possesso della FED è stato un attento osservatore come” Joe Lange”, che in un articolo del 2023 aveva ricostruito le varie tappe del rapporto tra la banca centrale americana e Trump.

 

Tra i primi atti di Trump, c’è stato quello di nominare le due posizioni lasciate vacanti del consiglio di amministrazione della FED dal suo predecessore, Obama, che probabilmente mai avrebbe immaginato di vedere sconfitta Hillary Clinton per mano del candidato repubblicano.

Non lo immaginava nessuno in realtà perché sia a Washington che a Wall Street erano molto sicuri che si sarebbe insediata l’ex segretario di Stato americano e che si sarebbe viaggiati a rapidi passi verso la governance globale, ma com’è noto non è andata così.

 

Trump si insedia, e non appena inizia il suo mandato si dimettono altri 3 membri del consiglio direttivo della FED, e questo gli consente di nominare ben 5 uomini in quell’organismo, e questo certamente costituisce un problema per l’alta finanza perché il presidente che c’è alla Casa Bianca è uno che vuole utilizzare i suoi poteri e vuole controllare e influenzare l’operato della FED.

Il presidente Trump nomina Powell governatore e questo gli consente di nominare un altro membro del consiglio direttivo perché Powell sedeva anche lui in questo organismo e così si è aperta un’altra posizione vacante.

La FED viene così a poco a poco “occupata” dal nuovo presidente ma la svolta più interessante si ha nel 2020, quando inizia la famigerata farsa pandemica.

I vari governatori degli Stati iniziano a chiudere le varie attività economiche e questo provoca una forte recessione nel Paese, a causa della stagnazione fermata delle imprese.

Trump ne approfitta per fare una mossa che non risulta avere precedenti e che già all’epoca suscitò lo sconcerto della nota testata finanziaria “Bloomberg”, uno dei vari portavoce della “finanza anglo sionista”.

Il presidente ricorse nel marzo del 2020 ad uno strumento chiamato come “Special Purpose Vehicle”, che letteralmente si tradurrebbe come veicolo per uno scopo speciale, ma è la stessa “Bloomberg” che, allarmata, spiegò, quanto accaduto.

 

La Fed finanzierà uno “Special Purpose Vehicle” (SPV) per ogni acronimo per condurre queste operazioni.

Il Tesoro, attraverso l’”Exchange Stabilization Fund “(ESF), effettuerà un investimento azionario in ogni “SPV” e si troverà in una posizione di perdita primaria”.

Cosa significa?

In sostanza, il Tesoro, non la Fed, sta acquistando tutti questi titoli e si sta facendo carico dei prestiti;

la Fed sta agendo come banchiere di ultima istanza e fornendo i finanziamenti necessari.

 La Fed ha assunto “BlackRock Inc.” per acquistare questi titoli e gestire l’amministrazione degli “SPV” per conto del proprietario, il Tesoro.

In altre parole, il governo federale sta nazionalizzando ampie fasce dei mercati finanziari.

 La Fed sta fornendo i soldi per farlo.

“BlackRock” si occuperà delle negoziazioni. Questo schema essenzialmente fonde la Fed e il Tesoro in un’unica organizzazione.

Quindi, ecco il nuovo presidente della Fed, “Donald J. Trump.”

 

“Lange” rileva correttamente come in origine l’”ESF” fosse uno strumento nato nel 1934 per consentire al governo di investire nei mercati valutari, e in seguito è stato riconvertito per elargire aiuti e prestiti alle banche centrali straniere.

 

Trump lo ha riconvertito nuovamente.

Si è servito dell’”ESF” per trasferire parti dell’economia americana in forte difficoltà direttamente nelle mani del Tesoro americano e la FED, forse per la prima volta dal dopoguerra, ha assunto le vere funzioni di una banca centrale che finanzia il deficit dello Stato a favore dell’economia americana.

Gli argini da allora sembrano essere stati rotti perché la Federal Reserve non sembra essere più tornata ad essere quella che un tempo lasciava affondare i risparmiatori americani e correva in soccorso invece dei vari predatori di Wall Street, come accaduto, ad esempio nel 2008, quando il fallimento di Lehman Brothers provocava un terremoto nell’economia mondiale, ma i computer della FED creavano moneta invece per salvare i colossi della finanza, e non la classe media americana devastata da quel crollo finanziario.

Un economista “al di sopra di ogni sospetto” come “Milton Friedman”, famigerato falco neoliberista, in uno dei suoi rari momenti di sincerità affermò che l’altra grande crisi del 1929 era stata espressamente provocata dalla decisione della FED di restringere la liquidità immediatamente prima del crollo.

 

Le banche centrali sono come un rubinetto.

Se ad avere questo rubinetto sono gli uomini dell’alta finanza, allora questo si chiuderà quando ci sarà bisogno di liquidità per i piccoli risparmiatori, mentre si aprirà a profusione quando si tratterà di correre in soccorso degli squali del mondo bancario newyorchese e londinese.

L’era Trump sembra aver messo chiaramente fine allo status storico della FED, soprattutto se si pensa che la banca centrale americana non è in corsa in soccorso delle varie banche investite dalla crisi.

La decisione del 2023 di alzare i tassi da parte della Federal Reserve non aiutò certo banche come la celebre “istituzione bancaria della Silicon Valley Bank”, i cui clienti si videro costretti a ritirare i propri soldi per far fronte agli aumentati costi dei prestiti.

 

La “Silicon Valley Bank “era proprio una di quelle banche nelle mani degli onnipresenti fondi di investimento dei Rothschild, quali “Vanguard” e “BlackRock”, e quindi ci si sarebbe dovuto aspettare sulla carta un intervento della banca centrale americana.

La FED invece non mosse un dito per salvare questi colossi. Li lasciò affondare.

Anche alla “First Republic Bank” toccò la stessa sorte, e dovette intervenire “JP Morgan per acquistarla perché il paracadute della banca centrale anche in quel caso rimase strettamente chiuso.

La storia recente ha chiaramente portato la Federal Reserve a non essere più la riserva illimitata di liquidità che era fino a 10 anni fa per il conglomerato di Wall Street.

Se Trump non è arrivato ad una vera e propria nazionalizzazione diretta dell’istituto, si può dire che ha utilizzato altri strumenti indiretti per avere un controllo più stringente sulla FED e iniziare a fare in modo che questa banca centrale da tesoriere dell’alta finanza diventasse invece tesoriere del governo americano che ha bisogno di creare spesa pubblica per sostenere l’economica.

Questo dimostra, tra le altre cose, come Donald Trump non sia affatto un neoliberista come alcuni suoi detrattori amavano definirlo.

Un neoliberista non avrebbe mai di fatto utilizzato strumenti legislativi per fondere la FED e il Tesoro e costringere la prima a salvare le piccole e medie imprese in difficoltà a suon di vere e proprie nazionalizzazioni.

Un neoliberista avrebbe lasciato agire la fantomatica “mano invisibile” del mercato che non avrebbe fatto altro che spazzare via le varie imprese, fagocitate dalle varie corporation che avrebbero assunto dimensioni ancora più grosse di quelle prima della crisi.

Trump sembra essere riuscito a compiere questo ultimo passaggio e se ancora non si può parlare di nazionalizzazione vera e propria, è certamente un processo che va nella direzione giusta e anche dalle parti di Harvard, l’ateneo simbolo dell’establishment americano, sono molto preoccupati che la cosiddetta indipendenza della FED in questo mandato di Trump possa definitivamente terminare.

La liberazione degli Stati Uniti era fatta di diversi passaggi e tra questi c’era indubbiamente quello di togliere alle famiglie della finanza ebraica di New York e Londra il potere di controllare la FED americana, che consentiva a questi gruppi di avere la possibilità di creare moneta in maniera illimitata.

Si spiega così anche qualcosa che fino a qualche tempo fa era impensabile.

 La famiglia Rothschild che sedeva su immense fortune è stata costretta negli ultimi anni a mettere all’asta i pezzi pregiati della propria collezione d’arte, qualcosa che i banchieri originari di Francoforte non avrebbero di certo fatto se non avessero avuto davvero bisogno di liquidità.

La piovra sembra davvero annaspare a questo giro e continua a perdere pezzi.

La de-dollarizzazione: l’ultimo chiodo sulla bara della finanza globale.

A chiudere il cerchio manca soltanto un ultimo tassello.

Manca appunto la de-dollarizzazione definitiva e nonostante le dichiarazioni recenti di Trump sul dollaro, l’ultima delle cose che il presidente ha intenzione di fare è fermare appunto la fine dello status del dollaro come valuta di riserva globale.

 

La de-dollarizzazione nel corso degli ultimi anni.

Il presidente vuole infatti abbattere l’enorme deficit commerciale americano e se i dazi sono certamente un ottimo modo per riequilibrare la bilancia dei pagamenti, ancora di più lo è togliersi dalle proprie tasche quella valuta che un tempo tutti volevano per pagarsi le importazioni.

I BRICS, quindi, stanno facendo proprio quello di cui Trump ha bisogno ma il presidente è uomo astuto e per ingannare i mezzi di comunicazione, nelle mani proprie della finanza di New York e Londra, ogni tanto rilascia qualche dichiarazione contro il mondo multipolare per confondere le acque e sfuggire all’accusa da parte dei media di essere troppo “filorusso”, ma poi puntualmente è con i Paesi di questo blocco che interloquisce, mentre punisce quelli ancora nelle mani di tale apparato, quali Canada, Messico ed Unione europea.

Il futuro sarà in conclusione molto più equilibrato del passato.

Non solo non ci sarà più lo strapotere militare dell’impero americano, ma non ci sarà più nemmeno il suo potere finanziario che nel corso dei decenni è stato utilizzato come una mannaia per punire i vari nemici di Israele e della lobby sionista americana.

Trump assieme a Putin hanno portato il mondo nell’era del ritorno degli Stati nazionali e nell’era dove non ci sarà più il dominio di una valuta su tutte le altre.

Il secolo della finanza askenazita sta davvero finendo.

 

 

 

Democratici e blob insieme.

Theburningplatform.com - Guest Post di Jim Kunstler – (7 – 3 – 2025) – ci dice:

 

Se i giacobini di Parigi, nel 1794, non fossero stati gettati al "rasoio nazionale", forse avrebbero agito in modo clownesco nella sconfitta come fa il Partito Democratico americano in questo momento dopo la debacle elettorale del 2024.

Immaginate Robespierre in Arlecchino che cavalca all'indietro su una capra sul “Pont Neuf” per fare salti e un numero di giocoleria nel “Parvis de Notre-Dame”.

 Ahimè, sventato dalla ghigliottina.

Ora immaginate il deputato “Al Green” (9esimo Texas Dist) agitando il suo bastone e urlando imprecazioni contro il podio nella sessione congiunta del Congresso di martedì sera.

Due giorni dopo, proseguì di nuovo nel pozzo del Congresso mentre il presidente Johnson leggeva il suo atto di censura e una folla eterogenea di colleghi democratici di Green si riuniva per cantare “We Shall Overcome” – il movimento per i diritti civili, un tempo maestoso, ridotto a un'abietta farsa.

Queste cose stanno accadendo davvero.

 

Il gioco dei Democratici è stato rivelato.

Il flusso di entrate per le loro operazioni di demolizione nazionale viene improvvisamente interrotto ed è game over.

Tutti possono vedere come funzionava ora.

Si incanalano grandi quantità di dollari dei contribuenti statunitensi in organizzazioni non governative, “ONG,” si scorporano altre “ONG” sotto di loro e si aggiungono ulteriori livelli di “ONG sussidiarie”, e tutte pagano il loro staff di soldati del Partito Democratico per lavori inutili – lasciando un sacco di tempo per le rivolte e gli investimenti immobiliari – uno splendido racket che ha funzionato per anni per sostenere le folli buffonate della rivoluzione woke-giacobina.

 (E l'hai pagato.)

Il problema è:

un'organizzazione che riceve denaro dal governo non è certamente non governativa.

 Non pensereste che ci sia una legge che lo vieta?

Così, Allegato A: nel settembre 2022, il luminare democratico “John Podestà” è stato messo a capo di un fondo da 369 miliardi di dollari proveniente dal cosiddetto “Inflation Reduction Act “di "Joe Biden", etichettato per l'azione contro il cambiamento climatico.

 Concettualizzando ulteriormente: sono trecento settanta novemila milioni di dollari (!), un sacco di milioni, sborsati tra decine di migliaia di ONG e i loro appaltatori.

È sbalorditivo che il governo possa persino riuscire a scremare una tale fortuna dalla presunta produttività aggregata della nostra nazione.

Si trattava, in realtà, di denaro evocato dal nulla: il debito.

 Tra non molto, scoprirete dove è andato a finire, e l'immagine non sarà bella: nella lavanderia a gettoni delle ONG e direttamente sui conti bancari dei membri del Partito Democratico, una delle più grandi frodi della nostra storia.

Naturalmente, i tuoi nipoti sono alle prese con tutti i debiti che ci sono dietro. Pensi che i nostri giudici del “Distretto Federale DC” servirebbero meglio a presiedere queste questioni piuttosto che passare anni a dare la caccia ai "paratori" J-6?

Senza quella manna di soldi evocati per fare i viaggi al resto di noi, il Partito Democratico non ha nulla, non una sola idea credibile, non una leadership plausibile, davvero nessuna ragione di esistere.

Per anni non è stato altro che un gigantesco motore di truffa che estrae la ricchezza rimanente dalla nostra repubblica.

Quindi, quello che state vedendo messo in atto per le strade di Washington e il pozzo del Congresso e sulle reti di notizie via cavo piene di angoscia è il tipo di danza dei fantasmi che accompagna la morte di una grande macchina politica. Buh-bye. . .

Il simbionte di quell'organismo parassitario è il "blob" di profittatori di guerra, profittatori farmaceutici, sediziosi, traditori, ideologi pazzi e criminali assortiti alloggiati nella burocrazia e nel Congresso di Washington.

Ad esempio, l'ex direttore della CIA “John Brennan” (nominato da Barack Obama), un vero attivista del Partito Comunista degli Stati Uniti in gioventù e tutti i precedenti per età.

Dopo il 2020, il signor Brennan potrebbe aver pensato che tutto ciò che doveva fare fosse rilassarsi in una pensione confortevole, guadagnare un po' di soldi in più facendo successi su “MSNBC” e godendo della stima dei suoi ex colleghi come un leggendario” blob poobah”.

 

Allo stesso modo, il signor Podestà, ex capo dello staff della Casa Bianca, presidente della campagna elettorale di Hillary Clinton nel 2016, e molti altri illustri trespoli.

Allo stesso modo, il senatore “John Warner”, promotore del “Russia Gate” come vicepresidente della “Commissione Intel “del Senato;

 e allo stesso modo, il senatore “Adam Schiff”, ingegnere capo dell'impeachment n. 1 di Trump;

e allo stesso modo, il presidente del “Joint Chiefs Mark Milley”, che si dice abbia permesso la rivolta del J-6 negando rinforzi alla Guardia Nazionale per la Capitol Police;

e allo stesso modo, l'ex “AG Merrick Garland”, il Torquemada del “law fare”, e allo stesso modo, il direttore dell'FBI “Christopher Wray” per aver nascosto la criminalità di vasta portata del suo Bureau in una lunga lista di bufale e operazioni contro il pubblico, e allo stesso modo, “Gina Haspel”, che ha gestito la CIA attraverso i tempi alti o la” bufala del Russia Gate”;

e allo stesso modo, "Biden", “Blinken” e” Sullivan” in Ucraina e il destino di oltre 300 miliardi di dollari di aiuti rubati tutte queste persone sono solo un piccolo esempio dei funzionari depravati che hanno operato con tale grossolana impunità contro i cittadini di questa terra, che presto si scontreranno con gli ingranaggi della giustizia.

 

Il Partito Democratico non è più in grado di difenderli e, al contrario, gli attori del blob non sono più in grado di proteggere i loro alleati nel Partito Democratico.

 Si tratta di una società di mutuo soccorso improvvisamente trasformata in un patto suicida.

 La vera azione non è ancora iniziata, mentre una nuova burocrazia trova cautamente il suo posto – Bondi, Patel, Kennedy, Gabbard, Ratcliffe e Musk – per affrontare un complesso programma di riforme per quella matrice di spaventosa corruzione delle agenzie.

 Attendiamo un'ondata di rivelazioni molto inquietanti e di accuse concrete e perseguibili.

Tra tutto questo e la cascata di verità che finalmente emerge sul Covid-19 e sul suo vile programma di vaccinazione, la classe dirigente d'élite americana – Democratici e blob insieme – si ritrova come l'antico esercito del Faraone, intrappolato da un'impetuosa ondata di distruzione.

 Tutto ciò che gli resta da fare è fare smorfie e strillare come “ghoul”.

 

 

 

Lavrov paragona Macron

a Hitler e Napoleone.

  Theburningplatform.com - Via RT – (7-3-2025) – Redazione – ci dice:

 

Il presidente francese vuole conquistare la Russia proprio come aspiravano i due dittatori europei, ha detto il ministro degli Esteri di Mosca.

Il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov ha paragonato il presidente francese Emmanuel Macron ad Adolf Hitler e Napoleone Bonaparte, affermando che anche lui sta cercando di imporre una sconfitta alla Russia.

Durante un discorso alla nazione mercoledì, Macron ha etichettato la Russia come una "minaccia per la Francia e l'Europa" e ha annunciato che stava valutando la possibilità di espandere il deterrente nucleare di Parigi per coprire altri Stati membri dell'UE.

Ha insistito sul fatto che il blocco ha bisogno di rafforzare la sua indipendenza quando si tratta di difesa, poiché ci sono dubbi sul fatto che gli Stati Uniti continuino a proteggere l'UE dopo che l'amministrazione del presidente Donald Trump "ha cambiato la sua posizione" sul conflitto in Ucraina ed è diventata "meno solidale" con Kiev.

Il presidente francese ha insistito per un'ulteriore assistenza al governo di Vladimir Zelensky, sostenendo che il presidente russo Vladimir Putin non si fermerà se gli sarà permesso di sconfiggere l'Ucraina.

 

Quando giovedì i giornalisti gli hanno chiesto di commentare le dichiarazioni di Macron, Lavrov ha menzionato Hitler e Napoleone, descrivendoli come i "predecessori" del presidente francese, che volevano anche combattere la Russia.

 I due dittatori europei inviarono i loro eserciti in Russia rispettivamente nel 1812 e nel 1941, ma finirono per subire sconfitte schiaccianti.

La differenza è che Hitler e Napoleone "dissero direttamente: 'Dobbiamo conquistare la Russia, dobbiamo sconfiggere la Russia'.

 E lui [Macron], a quanto pare, vuole la stessa cosa, ma per qualche motivo dice che dobbiamo combattere la Russia in modo che non sconfigga la Francia;

che la Russia sta creando una minaccia per la Francia e l'Europa", ha sottolineato.

Il ministro ha confutato le affermazioni del leader francese secondo cui Mosca ha in programma di attaccare l'Europa occidentale, definendo tali nozioni "irragionevoli".

"Il presidente [Vladimir] Putin ha detto molte volte che questa è un'assurdità assoluta.

Penso che qualsiasi persona sana di mente capirebbe che [lanciando la sua operazione militare] la Russia vuole solo eliminare le cause profonde della situazione creata dall'Occidente in Ucraina", ha spiegato.

Lavrov ha anche detto che Mosca considera la dichiarazione di Macron sull'allargamento dell'ombrello nucleare francese come una "minaccia verso la Russia".

"Se ci considera una minaccia, se lo fa convoca una riunione dei capi di stato maggiore dei paesi dell'Europa [occidentale] e della Gran Bretagna;

se dice che è necessario usare le armi nucleari; se si prepara a usare armi nucleari contro la Russia, questa è, ovviamente, una minaccia", ha insistito.

All'inizio della giornata, il portavoce del Cremlino” Dmitry Peskov” ha descritto il discorso del presidente francese come "altamente conflittuale", affermando che ha dimostrato che la Francia non vuole la pace, ma "sta pensando di più alla guerra, alla continuazione del conflitto".

 

 

 

"Siamo fuori di lì" se l'Ucraina

 non vuole la pace – Trum-p

  Theburningplatform.com - Via RT – Redazione – (7-3-2025) – ci dice:

 

Kiev è più difficile da trattare di Mosca, ha detto il presidente degli Stati Uniti.

Washington cesserà ogni assistenza a Kiev se quest'ultima non riuscirà a dimostrare il suo impegno a raggiungere la pace con Mosca, ha detto il presidente degli Stati Uniti Donald Trump.

Trump ha anche affermato che la Russia è stata più cooperativa dell'Ucraina quando si tratta di una potenziale soluzione del conflitto.

"Devo sapere che vogliono risolvere [il conflitto]", Trump ha detto ai giornalisti venerdì in risposta a una domanda sugli aiuti militari statunitensi a Kiev.

 Il presidente ha detto che al momento non sa se Kiev sia veramente impegnata per la pace.

"Se non vogliono accontentarsi, siamo fuori di lì, perché vogliamo che si stabiliscano".

Washington ha finora avuto una comunicazione più produttiva con Mosca su una potenziale risoluzione del conflitto, anche se la Russia "ha tutte le carte" e l'Ucraina non ne ha, ha detto il presidente.

 Trump ha aggiunto di ritenere che il presidente russo Vladimir Putin voglia la pace.

"Penso che stiamo facendo molto bene con la Russia", ha detto il presidente degli Stati Uniti, aggiungendo che stava "trovando più difficile ... per trattare con l'Ucraina".

Venerdì scorso, Trump e l'ucraino Vladimir Zelensky si sono impegnati in uno scambio teso alla Casa Bianca.

L'incontro, inteso come preludio alla firma di un accordo che concede agli Stati Uniti l'accesso ai minerali delle terre rare dell'Ucraina, alla fine si è acceso.

Trump ha accusato il leader ucraino di "giocare d'azzardo con la terza guerra mondiale" resistendo ai negoziati di pace con la Russia.

Lo scontro ha portato a una brusca sospensione dell'accordo.

Nel suo discorso al Congresso degli Stati Uniti questa settimana, Trump ha detto di aver ricevuto una lettera da Zelensky in cui quest'ultimo avrebbe accettato di sedersi al tavolo dei negoziati nel prossimo futuro.

A seguito dello scandalo, gli Stati Uniti hanno sospeso l'assistenza militare all'Ucraina e tutte le operazioni di condivisione dell'intelligence con Kiev.

Il mese scorso, Mosca e Washington hanno tenuto un incontro di alto livello in Arabia Saudita, dove le due parti hanno discusso del conflitto in Ucraina e hanno concordato di lavorare per ripristinare i legami.

La Russia ha ripetutamente dichiarato di essere aperta ai colloqui di pace e ha anche espresso interesse per la cooperazione economica con gli Stati Uniti in una vasta gamma di campi.

 

 

 

9 articoli essenziali che la Francia

sta fornendo in difesa dell'Ucraina.

Theburningplatform.com – (7 – 3 – 2025) – Redazione - Tramite l'ape babilonese – ci dice:

 

Con gli Stati Uniti che sospendono tutti gli aiuti militari nel mezzo di controversi negoziati di pace, la nazione storicamente coraggiosa della Francia ha annunciato che si farà avanti e riempirà il vuoto scatenando tutta la potenza del temibile esercito francese per aiutare a difendere l'Ucraina dalla Russia.

“Babylon Bee” ha ottenuto il seguente elenco di cose che la Francia si è impegnata a fornire per difendere l'Ucraina:

Gocce di baguette strategiche: Possono essere usati come armi da sostentamento o contundenti, a seconda di quanto sono stantii.

Spedizioni settimanali di formaggio puzzolente in prima linea: Guarda quei russi fuggire in cerca di aria fresca.

Squadre di migranti musulmani che accoltellano tutti i bianchi che vedono: Secondo quanto riferito, la Francia è disposta a impegnare 3.000.000 di maschi islamici in età militare.

Suonatori di fisarmonica per aiutare nell'interrogatorio dei prigionieri russi: Tuttavia, ciò potrebbe violare le Convenzioni di Ginevra.

Francesi non lavati per creare un perimetro con un muro impenetrabile di odore corporeo: Nessuno riesce a superare un simile fetore.

Provviste per tutti i militari composte da brioches e tazzine di caffè: Anche la guerra non deve essere del tutto incivile.

Tecnologia a ghigliottina all'avanguardia: Dovranno solo convincere i soldati russi a collaborare e salire sul patibolo.

Mimi: L'equivalente francese delle forze speciali più elitarie.

Scorta infinita di bandiere bianche: Lo strumento più importante di ogni campagna militare francese.

La Russia non avrà alcuna possibilità di fronte a un esercito ucraino sostenuto dalla Francia. Cos'altro possono inviare i francesi per difendere l'Ucraina?

 

 

 

E. Stella botte: “Come è Morto Mio Papà

 a Monza Durante la Pandemia… “

Conoscenzealconfine.it – (7 Marzo 2025) – Redazione – E. Stellabotte - ci dice:

Come è morto mio papà a Monza durante la pandemia: con le piaghe sul viso e la Cpap fissata con giri di scotch al collo. Solo una telefonata di commiato: “È venuta a mancare completamente l’umanità, sotto le più svariate forme”.

Il racconto di Elisabetta Stellabotte.

Elisabetta Stellabotte è la figlia di Antonio Stellabotte, che è morto a Monza durante la pandemia.

Ha intentato un processo per capire cosa sia successo al padre.

 

“Mio padre è morto nel marzo 2021 all’ospedale di Monza”, racconta. “Cosa succede? Viene ricoverato in realtà per un rialzo febbrile di origine medica. Dopo due giorni di ricerche per capire dove fosse stato collocato nei reparti, riusciamo finalmente a sapere che è stato messo nel reparto di medicina. Vengo contattata prima da mio padre, che mi dice di stare tranquilla, che lui sta bene e che gli infermieri ci riferiranno tutto.

 

Dopo qualche ora, però, mi chiama la dottoressa dicendomi che mio padre è risultato positivo al Covid.

Ho avuto subito la sensazione che ci fosse qualcosa che non andava, perché in un primo momento mi era stato detto che avrebbero potuto dimetterlo il giorno successivo, dato che non presentava condizioni gravi.

 Ma il giorno dopo vengo richiamata e mi dicono che lo avrebbero trattenuto per un innalzamento della temperatura a 38 gradi.

 

La dottoressa mi comunica che mio padre non rientra nei protocolli per la terapia intensiva.

Mi dice testualmente: ‘Le dico subito che il papà non rientra tra i pazienti che io porterò in terapia intensiva per salvarlo, perché ha 77 anni, è diabetico, e quindi darò la precedenza ad altri’.

 Nei giorni successivi non viene fatto molto. Io continuo a sentirlo, lo vedo anche in videochiamate, comunichiamo benissimo: non ha alcuna difficoltà a respirare, mi parla, mi racconta quanto gli succede.

(COVID 19 E AGENDA 2030: INGANNO CRIMINALE.)

Poi, al quarto giorno, si interrompono le comunicazioni.

Non risponde più.

Dopo svariate telefonate, vengo a sapere che il papà è stato legato ai polsi e ai piedi perché si agitava e voleva tornare a casa.

Ho intimato di chiamare i carabinieri e ho avuto un’accesa discussione con la dottoressa, che mi diceva che mio padre non era collaborativo, non era lucido e aveva perso il senso dell’orientamento.

Quando ho minacciato di chiamare i carabinieri, miracolosamente lo hanno slegato e mi hanno permesso di parlargli.

 Mio padre, infatti, era perfettamente lucido, mi riconosceva e parlava normalmente.

La dottoressa si è scusata, dicendo che probabilmente si erano sbagliati.

C’è da dire che nei dieci giorni di ricovero mio padre è stato visitato da diversi medici, ma nessuno specializzato in malattie polmonari:

dermatologi, dottori appena laureati, ma nulla di serio.

Finché, al settimo giorno, mi dicono che lo metteranno sotto casco CPAP nonostante avesse una saturazione del 97%.

Da quel momento inizia un netto peggioramento.

Dopo due giorni lo tolgono dal CPAP e, nella cartella clinica, è scritto che è stato rimosso perché si temeva fosse difettoso o malfunzionante.

Da lì a poco c’è stato il crollo.

 

La dottoressa mi ha chiamato dicendomi che avevano deciso di passare alle cure palliative.

 Io mi sono opposta con tutte le mie forze, ma non c’è stato nulla da fare.

 Il sabato sera mio padre mi chiama e mi dice: ‘Voglio uscire, vieni a prendermi stasera, subito’.

Improvvisamente gli viene strappato il telefono e non riesco più a parlargli.

Il giorno dopo mi concedono una videochiamata di circa un minuto, dove ci dicono di salutarlo.

Un congedo dalla vita che non auguro a nessuno.

Dover andare da mia madre a dirle: ‘Tuo marito tra poco non sarà più in vita perché hanno deciso di fargli una puntura per accompagnarlo alla fine’ è stato straziante.

Hanno agito contro la nostra volontà.

La dottoressa mi ha richiamato dicendomi che nella notte si sarebbe spento.

 Ho provato un dolore viscerale che non passerà mai.

 In quel momento sono impazzita dal dolore e ho minacciato di buttarmi dal tetto. A quel punto la dottoressa sembra rendersi conto della gravità della situazione e mi dice: ‘Mi scusi, non avevo capito che avevate l’esigenza di vedere vostro padre’.

Penso che in questa vicenda sia venuta completamente a mancare l’umanità, in tutte le sue forme. È stato un dolore inimmaginabile.

La mattina successiva, alle cinque, ero già in ospedale.

Ho avuto un’accesa discussione perché non volevano farmi entrare, ma la direzione sanitaria è intervenuta e ha detto:

‘Assolutamente salga, e se non trova le porte aperte chiameremo noi stessi i carabinieri’.

 Ho avuto pochi minuti per vederlo: era sotto una dose esagerata di morfina, con un CPAP che, a mio avviso, era spento o rotto.

 Aveva tre giri di nastro adesivo intorno al collo e piaghe da quanto aveva pianto.

Voglio assolutamente verità e giustizia, perché una cosa del genere è inaccettabile. Il fatto di non averlo potuto vedere, di non aver potuto riconoscere il suo corpo, è una sofferenza immensa”.

Cosa è successo poi lo spiega Barbara Balazioni, che sta seguendo il caso in tribunale: “Ho scritto una relazione di 72 pagine. Lui è stato trattato con morfina, midazolam e Serenase. A un certo punto, la dose di morfina era di 40 mg, una quantità mostruosa, il midazolam era a 45 mg, insieme al Serenase.

Bisogna considerare che la modalità della telefonata di commiato, di cui sia il paziente che la famiglia sono consapevoli, è una telefonata che serve a permettere un ultimo saluto prima della sedazione mortale.

 È un addio dato da un paziente che è ancora in grado di riconoscere e comprendere chi c’è dall’altra parte della chiamata.

 In pratica, è l’ultimo saluto di un condannato a morte, letteralmente.

Quello che racconta Elisabetta è, purtroppo, ciò che è accaduto a tantissime persone, messe nella condizione di fare questa telefonata di addio in un perfetto stato di lucidità.                                                                                               (youtube.com/watch?v=FtdFleQSfHU”).

(presskit.it/2025/03/05/come-e-morto-mio-papa-a-monza-durante-la-pandemia-con-le-piaghe-sul-viso-e-la-cpap-fissata-con-giri-di-scotch-al-collo-solo-una-telefonata-di-commiato-e-venuta-a-mancare-completamente-lumanita).

 

 

 

 

 

DOGE contro lo Stato profondo: corruzione e scandalo mentre USAID è al suo giorno del giudizio - USAID è stato il principale finanziatore dei gruppi che stanno dietro al rovesciamento dei governi.

 

 Allnewspipeline.com - Dave Jefferson  -Tutte le notizie Pipeline – Redazione – (4-3-2025) ci dice:

 

“Gli aiuti esteri potrebbero essere definiti come un trasferimento di denaro dalle persone povere nei paesi ricchi alle persone ricche nei paesi poveri.”

 Doug Casey, Crisis Investing -1979)

Joel Bowman con la nota odierna dalla fine del mondo: Buenos Aires, Argentina…

Vroom… Vroom… VROOM!

Cosa sentiamo, caro lettore? Sarà forse la dolce eufonia dei denti contorti di una motosega che squarcia il ventre flaccido del Leviatano?

Ieri, i truffatori con le mani unte dell'”Agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale” (USAID) si sono improvvisamente accorti che le loro chiavi non entravano più nelle serrature.

Sul comodino c'era un biglietto:

"Non siamo noi, siete voi."–

Firmato, DOGE.

Conflitti di interessi.

Ecco come la “BBC”, un tempo seria, ha "riportato" la storia lunedì...

Il futuro della principale agenzia di aiuti umanitari all'estero del governo statunitense è stato messo in dubbio: i dipendenti sono rimasti bloccati e l'amministrazione Trump sta pianificando di fonderla con il “Dipartimento di Stato americano”.

L'Agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale (USAID) continuerebbe a funzionare come una branca del Dipartimento di Stato, ma il piano prevede una significativa riduzione dei suoi finanziamenti e della sua forza lavoro, riporta CBS News, partner statunitense della BBC.

Lunedì, il Segretario di Stato “Marco Rubio” ha accusato la dirigenza dell'USAID di "insubordinazione" e ha dichiarato di esserne ora il "capo facente funzioni".

Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump e uno dei suoi principali consiglieri, il miliardario Elon Musk, sono stati fortemente critici nei confronti dell'agenzia.

Ma la decisione di chiuderlo potrebbe avere un profondo impatto sui programmi umanitari in tutto il mondo.

Solo al decimo paragrafo dell'articolo la “BCC” ha ritenuto opportuno rivelare quanto segue...

L'ente benefico internazionale della BBC “BBC Media Action”, finanziato da sovvenzioni esterne e contributi volontari, riceve finanziamenti da USAID.

 Secondo un rapporto del 2024, USAID ha donato 3,23 milioni di $ (2,6 milioni di £), diventando il secondo donatore più grande dell'ente benefico in quell'anno finanziario.

Hmm…

Ti chiederai perché i contribuenti americani, tramite l'USAID, finanziano la “British Broadcasting Corporation”?

 

Perché, per dare forma alla narrazione, ovviamente!

Per addestrare le coraggiose presstitute pavloviane di domani, insegnando loro come giustificare il fatto che l'USAID ha speso 47.000 $ per finanziare opere trans in Colombia... e 70.000 $ per produrre musical Diversity Equity and Inclusion (DEI) in Irlanda... e 2,5 milioni di $ per supportare vari altri programmi DEI in Serbia, per citare solo alcuni spudorati sprechi e programmi pork barrel.

Miliardi in chiacchiere.

E pensare che si tratta solo di pesci piccoli... bocconi che cadono dai piatti dorati di personaggi decisamente più in vista, quelli con il muso affondato nella mangiatoia pubblica.

Prendiamo, ad esempio, i principali beneficiari di organizzazioni non governative (ONG) come Deloitte, che ha ricevuto 1,2 miliardi di dollari dall'USAID tra gli anni fiscali 2012-2023.

 Deloitte, con sede a Londra, è una delle "Big Four" società di contabilità del mondo. Secondo il loro sito web (enfasi loro):

"Crediamo che le sfide della diversità, dell'equità e dell'inclusione richiedano soluzioni incentrate sull'uomo, incentrate sulle esigenze di coloro che sono storicamente più emarginati. Abbiamo imparato che l'equità è un risultato sistemico del lavoro svolto negli spazi della diversità , dell'inclusione e dell'anti-oppressione ... "

"E", avrebbero potuto aggiungere, "qualunque altra parola d'ordine blah-blah ci faccia guadagnare più soldi dai nostri padroni a Washington, DC".

Poi c'è “FHI 360”, un'organizzazione non-profit che ha ricevuto la non trascurabile cifra di 3,8 miliardi di dollari nello stesso lasso di tempo. Secondo il loro sito web pieno di gergo, FHI 360 "lavora con le comunità per espandere l'equità sociale ed economica" "riunendo competenze approfondite e prospettive diverse" per "espandere l'impatto collettivo".

Più chiacchiere... più chiacchiere... più sciocchezze intrise di MBA... e più soldi dai poveri dei paesi ricchi che vanno ai ricchi dei paesi poveri.

 

Ci sono anche Chemonics International (4,5 miliardi di dollari); Development Alternatives, Inc. (3 miliardi di dollari); ABT Associates, Inc. (2,6 miliardi di dollari); RTI International (2,3 miliardi di dollari); John Snow International (1,8 miliardi di dollari); ARD, Inc. (1,5 miliardi di dollari); e Jhpiego Corporation: 1,3 miliardi di dollari (senza scopo di lucro)... e la lista continua... e continua...

E già che ci siamo, non dimentichiamo i 54 milioni di dollari che sono arrivati ​​dall'USAID all'EcoHealth Alliance, tramite il National Institute of Allergy and Infectious Diseases (NIAID). EcoHealth, ricorderete, era l'organizzazione non-profit gestita da Peter Daszak, che ha contribuito a finanziare la... ehm ... "discutibile" ricerca presso il Wuhan Institute of Virology in Cina, lo stesso laboratorio da cui il governo degli Stati Uniti ammette ora che è probabile che sia trapelato quel fastidioso virus Covid-19. Oops!

 

 Daszak e i suoi colleghi ciarlatani dell'EcoHealth Alliance sono stati formalmente interdetti per 5 anni e sospesi dal ricevere qualsiasi finanziamento federale per il loro ruolo nello scandalo.

 Nel frattempo, il dottor Anthony Fauci, che era direttore del NIAID al momento in cui finanziava la ricerca, ha ricevuto una grazia preventiva dal presidente uscente, Joe Biden.

Naturalmente.

Ma stiamo pur sempre parlando di pesciolini... o forse di minuscoli pipistrelli?

 

Guerra e censura.

Secondo il “Congressional Research Service,” il bilancio dell'USAID ammontava a 43,4 miliardi di dollari nell'anno fiscale 2023, con beneficiari in oltre 130 paesi diversi dagli Stati Uniti d'America.

Un organo marcio dello stato profondo, l'USAID è stato anche accusato di aver finanziato vari programmi di censura in tutto il mondo, sotto la prevedibile rubrica del” Newspeak” di "combattere la disinformazione", e di aver finanziato le cosiddette operazioni di "fact checking" sulle piattaforme dei social media. In quanto tale, si è guadagnato un posto speciale nel cuore freddo e oscuro di scagnozzi dello stato profondo come “Nina Jankowicz”, che è stata per un breve periodo a capo del "Disinformation Governance Board" dal suono orwelliano del “Department of Homeland Security”.

Gorgogliando con “The Message”, “Jankowicz” è andata sui social media ieri per difendere pubblicamente USAID... proprio prima che “Mike Benz”, direttore esecutivo della “Foundation for Freedom Online”, notasse che l'agenzia in disgrazia stava finanziando il suo “Centre for Information Resilience”.

Che sorpresa!

Ecco di nuovo Benz che dà la caccia ai topi mentre fuggono dalla nave che affonda:

Ciò che scoprirete rapidamente entrando in “The Amazing USAID Vortex Of Desperation “è che praticamente ogni potente motore politico e finanziario della società americana che promuove e fa pressioni per USAID è direttamente sul libro paga di USAID, lavora in un posto che c'è, oppure lo fanno i suoi/loro donatori.

E “Jankowicz” non è stato l'unico burattino abbandonato a essere smascherato. Ecco cosa è successo al famigerato falco della guerra neoconservatore, “Bill Kristol”, quando ha fatto la sua apparizione su “X”:

Operazione Rovesciamento.

Con un curriculum di politica estera che fa apparire “Liz Cheney” aggiornata sulle sue vaccinazioni antirabbiche, “Kristol” non ha mai incontrato una guerra in cui non abbia visto, in una gigantesca formazione di nuvole, un simbolo di dollaro scintillante.

Più di recente, la sua iniziativa” Defending Democracy” (citata sopra) ha speso milioni a Capitol Hill, esortando i repubblicani a buttare via soldi buoni dopo quelli cattivi, mantenendo la guerra accesa e le trincee piene nell'Europa orientale.

I lettori non saranno sorpresi nello scoprire che, tra gli anni fiscali 2022 e 2024, l’USAID ha distribuito più di 30 miliardi di dollari in sostegno finanziario diretto al governo dell’Ucraina attraverso una combinazione di ONG e “organizzazioni pubbliche internazionali”.

E la tragedia ucraina in corso non è l'unico coinvolgimento estero che USAID sta fomentando direttamente.

Come ha scritto “Michael Shellenberger” sul suo eccellente “Substack, PUBLIC, ieri:

USAID è tra le altre organizzazioni governative degli Stati Uniti che hanno promosso un cambio di regime all'estero, tra cui il Medio Oriente e l'Europa orientale.

 Anche "Per i suoi sostenitori", nota il Washington Post, "USAID è un braccio indispensabile della politica estera degli Stati Uniti" che spende 40 miliardi di dollari all'anno per influenzare la politica in 130 nazioni.

 

L'USAID è stato il principale finanziatore dei gruppi che hanno rovesciato i governi durante la cosiddetta "primavera araba" e le "rivoluzioni colorate" dell'Europa orientale.

L'USAID è stato tra i primi donatori sul campo in Tunisia, donando 19 milioni di dollari a partiti politici e mobilitazioni di attivisti, oltre a milioni per attività simili in Egitto.

 L'USAID ha finanziato il movimento giovanile serbo “Otpor!”, che ha avuto un ruolo chiave nel rovesciamento di Slobodan Milošević”, e il media indipendente “Rustavi-2”, che ha avuto un ruolo determinante nel mobilitare l'opinione pubblica contro il governo per sostenere la “Rivoluzione delle rose” in Georgia.

Sì, caro lettore... guerre senza fine... lockdown globali... miliardi prosciugati... e il complesso industriale della censura che lavora 24 ore su 24 per tenere noi umili cittadini all'oscuro.

Tutto ciò ha un prezzo, un prezzo che lo Stato profondo è più che felice di farti pagare.

Rimanete sintonizzati per altre note dalla fine del mondo ...

Saluti, “Joel Bowman”.

PS. Come già accennato in precedenza, la fiducia degli Stati Uniti nei mass media sta toccando i minimi storici, con meno di un terzo degli intervistati del recente sondaggio Gallup che ha espresso una "grande" o "discreta" fiducia nella capacità dei media di riportare le notizie in modo "completo, accurato e imparziale".

Secondo Gallup, il 2023-2024 è stato il terzo anno consecutivo in cui più adulti statunitensi hanno dichiarato di non avere alcuna fiducia nei media (36%) rispetto a quanti ne hanno molta o discreta fiducia.

Un altro terzo (33%) degli americani ha espresso "poca" fiducia.

 

 

 

 

L'America come Repubblica, non come Impero: "Suono e Furia" arriva dall'Europa dopo i cambiamenti sbalorditivi nella politica statunitense da parte dell'amministrazione Trump.

 

 Allnewspipeline.cm – (2-3-2025) - Zero Hedge - Tutte le notizie Pipeline – ci dice:

 

I pezzi seguono uno schema ben preciso, uno schema pre-preparato.

Il Segretario alla Difesa “Hegseth “alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco ci ha dato quattro "no":

No all'Ucraina nella NATO; No al ritorno ai confini pre-2014; No ai "backstop" dei peacekeeper dell'"Articolo 5" e "No" alle truppe statunitensi in Ucraina.

 E in un ultimo svolazzo, ha aggiunto che le truppe statunitensi in Europa non sono  "per sempre" - e ha persino messo un punto interrogativo sulla continuità della NATO.

Parlando in modo piuttosto semplice!

Gli USA si stanno chiaramente tagliando fuori dall'Ucraina. E intendono normalizzare le relazioni con la Russia.

Poi, il “vicepresidente Vanc”e ha lanciato il suo petardo tra le élite europee riunite. Ha detto che le élite si erano ritirate dai valori democratici "condivisi";

 erano eccessivamente dipendenti dalla repressione e dalla censura dei loro popoli (tendenti a rinchiuderli);

 e, soprattutto, ha criticato aspramente il cordone sanitario europeo ("firewall") con cui i partiti europei al di fuori del centro-sinistra sono considerati  politicamente non grati : è una falsa "minaccia", ha suggerito.

Di cosa siete davvero così spaventati? Avete così poca fiducia nella vostra "democrazia"?

 

Gli Stati Uniti, ha lasciato intendere, non sosterranno più l'Europa se continuerà a reprimere le circoscrizioni politiche, ad arrestare cittadini per reati di parola e, in particolare, ad annullare le elezioni, come è stato fatto di recente in Romania. 

"Se ti candidi per paura dei tuoi stessi elettori", ha detto “Vance”, "non c'è nulla che l'America possa fare per te".

Ahi! Vance li aveva colpiti dove faceva più male.

 

È difficile dire cosa abbia specificamente innescato il crollo catatonico europeo: è stata la paura che Stati Uniti e Russia si unissero per formare un nesso di grande potenza, impedendo così all'Europa di scivolare nuovamente sulla scia della potenza americana, attraverso l'idea speciosa che ogni stato europeo debba avere un accesso eccezionale all'orecchio di Washington?

Oppure è stata la fine del culto Ucraina/Zelensky, che era così apprezzato tra l'élite europea come la "colla" attorno alla quale si poteva imporre una falsa unità e identità europea?

 Probabilmente entrambi hanno contribuito alla furia.

Che gli Stati Uniti abbandonassero sostanzialmente l'Europa alle proprie illusioni sarebbe un evento disastroso per la tecnocrazia di Bruxelles.

Molti potrebbero pigramente supporre che la coppia statunitense a Monaco sia stata solo un altro esempio della ben nota passione trumpiana per l'abbandono di iniziative "stravaganti" volte sia a scioccare che a rovesciare paradigmi congelati.

 I discorsi di Monaco hanno fatto esattamente questo, eh!

Eppure questo non li rende accidentali; piuttosto parti che si inseriscono in un quadro più ampio.

È ormai chiaro che la guerra lampo di Trump nello Stato amministrativo americano non avrebbe potuto avere luogo senza un'attenta pianificazione e preparazione degli ultimi quattro anni.

La raffica di Ordini esecutivi presidenziali di Trump all'inizio della sua presidenza non è stata capricciosa.

Il principale avvocato costituzionalista statunitense, “Johnathan Turley”, e altri avvocati affermano che gli Ordini sono stati ben redatti dal punto di vista legale e con la chiara consapevolezza che ne sarebbero derivate delle sfide legali.

 Inoltre, il Team Trump accoglie con favore tali sfide.

Cosa sta succedendo? 

Il neo-confermato capo dell'”Office of Budget Management” (OBM), “Russ Vought”, afferma che il suo ufficio diventerà l'"interruttore on/off" per tutte le spese esecutive in base ai nuovi ordini esecutivi.

“Vought” definisce il vortice risultante, l'applicazione del radicalismo costituzionale. E Trump ha ora emesso l'ordine esecutivo che ripristina il primato dell'esecutivo come meccanismo di controllo del governo.

 

“Vaught,” che era in OBM in “Trump 0”1, sta attentamente selezionando il terreno per una guerra finanziaria totale contro lo Stato profondo.

Sarà combattuta prima alla Corte Suprema, che il team di Trump si aspetta con sicurezza di vincere (Trump ha la maggioranza conservatrice di 6-3).

Il nuovo regime sarà poi applicato a tutte le agenzie e ai dipartimenti di stato. Aspettatevi urla di dolore.

Il punto qui è che lo Stato amministrativo, estraneo al controllo esecutivo, si è arrogato prerogative quali l’immunità al licenziamento e l’autorità auto-assegnata di dare forma alle politiche, creando un sistema a doppio stato, gestito da tecnocrati non eletti, che, una volta impiantati in dipartimenti come la Giustizia e il Pentagono, si sono evoluti nello Stato profondo americano.

L'articolo due della Costituzione, tuttavia, afferma molto schiettamente:

il potere esecutivo sarà conferito al Presidente degli Stati Uniti (senza se e senza ma).

Trump intende che la sua amministrazione recuperi quel potere esecutivo perduto. In effetti, è stato perso molto tempo fa.

Trump sta anche rivendicando il diritto dell'esecutivo di licenziare i "servitori dello Stato" e di "spegnere" le spese inutili a sua discrezione, come parte di un prerequisito esecutivo unitario.

Naturalmente, lo Stato amministrativo sta reagendo. 

L'articolo di Turley è intitolato: 

Stanno portando via tutto ciò che abbiamo:

Democratici e sindacati lanciano una lotta esistenziale. 

Il loro scopo è stato quello di paralizzare l'iniziativa di Trump tramite l'uso di giudici politicizzati per emettere ordini restrittivi.

 Molti avvocati tradizionali ritengono che la pretesa di Trump di “Unitary Executive” sia illegale.

 La questione è se il Congresso possa sostenere agenzie progettate per agire indipendentemente dal Presidente; e come si concilia questo con la separazione dei poteri e l'Articolo Due che conferisce un potere esecutivo incondizionato a un unico funzionario eletto: il Presidente degli Stati Uniti.

 

Come hanno fatto i democratici a non vederlo arrivare?

L'avvocato “Robert Barnes” afferma sostanzialmente che la "guerra lampo" era "eccezionalmente ben pianificata" e che era stata discussa nei circoli di Trump dalla fine del 2020.

Quest'ultimo team era emerso da un cambiamento generazionale e culturale negli Stati Uniti.

Quest'ultimo aveva dato origine a un'ala libertaria/populista con radici nella classe operaia che spesso aveva prestato servizio nell'esercito, ma era arrivata a disprezzare le bugie neo-con (specialmente quelle dell'11 settembre) che avevano portato a guerre infinite. Erano più animati dal vecchio adagio di John Adams secondo cui "l'America non dovrebbe andare all'estero in cerca di mostri da uccidere".

In breve, non facevano parte del mondo WASP "anglo"; provenivano da una cultura diversa che richiamava il tema dell'America come Repubblica, non come Impero. Questo è ciò che si vede con Vance e Hegseth: un ritorno al precetto repubblicano secondo cui gli USA non dovrebbero essere coinvolti nelle guerre europee. L'Ucraina non è la guerra dell'America.

 

A quanto pare, lo Stato profondo non stava prestando attenzione a ciò che un gruppo di emarginati "populisti", nascosti lontano dai raffinati locali di conversazione di Beltway, stava combinando:

  loro (gli emarginati) stavano pianificando un attacco concertato al rubinetto della spesa federale, identificato come il punto debole su cui avrebbe potuto essere montata una sfida costituzionale che avrebbe fatto deragliare, nella sua interezza, le spese dello Stato profondo.

 

Sembra che un aspetto della sorpresa sia stata la disciplina del “Trump Team”: "niente fughe di notizie". E in secondo luogo, che coloro che sono coinvolti nella pianificazione non provengono dalla preminente Anglo-sfera, ma piuttosto da un filone della società che è stato offeso dalla guerra in Iraq e che incolpa l'"Anglo-sfera" per aver "rovinato" l'America.

 

Quindi il discorso di Vance a Monaco non è stato dirompente, solo per il gusto di esserlo; stava, infatti, incoraggiando il pubblico a ricordare i primi valori repubblicani. 

Questo è ciò che si intende con la sua lamentela che l'Europa si era allontanata dai "nostri valori condivisi", ovvero i valori che animavano gli americani che cercavano di sfuggire alla tirannia, ai pregiudizi e alla corruzione del Vecchio Mondo. Vance stava (abbastanza educatamente) rimproverando le élite europee per essere ricadute nei vecchi vizi europei.

Vance implicitamente stava anche suggerendo che i libertari conservatori europei avrebbero dovuto emulare Trump e agire per sbarazzarsi dei loro "Stati amministrativi" e recuperare il controllo sul potere esecutivo. Abbattete i firewall, ha consigliato.

Perché?

Perché probabilmente vede lo “Stato Tecnocratico” di "Bruxelles" come niente altro che una propaggine pura dello Stato Profondo Americano” - e quindi molto probabilmente cercherà di silurare e affondare l'iniziativa di Trump di normalizzare le relazioni con Mosca.

Se questi erano gli istinti di Vance, aveva ragione. Macron convocò quasi immediatamente una "riunione di emergenza" del "partito della guerra" a Parigi per valutare come frustrare l'iniziativa americana. Tuttavia fallì, precipitando, a quanto si dice, in litigi e acrimonia.

 

È emerso che l'Europa non poteva radunare una forza militare "affilata" maggiore di 20.000-30.000 uomini.

Scholtz si è opposto in linea di principio al loro coinvolgimento; la Polonia ha esitato in quanto vicino stretto dell'Ucraina; e l'Italia è rimasta in silenzio.

 Starmer, tuttavia, dopo Monaco, ha immediatamente chiamato Zelensky per dire che la Gran Bretagna vedeva l'Ucraina su un percorso irrevocabile verso l'adesione alla NATO, contraddicendo così direttamente la politica degli Stati Uniti e senza alcun sostegno da parte di altri stati.

Trump non lo dimenticherà, né dimenticherà il precedente ruolo della Gran Bretagna nel sostenere l'insulto del” Russia gate” durante il suo primo mandato.

 

L'incontro ha tuttavia sottolineato le divisioni e l'impotenza dell'Europa. L'Europa è stata messa da parte e la sua autostima è stata gravemente ferita. Gli Stati Uniti lascerebbero in sostanza l'Europa alle proprie illusioni, il che sarebbe calamitoso per l'autocrazia di Bruxelles.

Tuttavia, molto più importante della maggior parte degli eventi degli ultimi giorni è stato quando Trump, parlando con “Fox News”, dopo aver partecipato a Daytona, ha respinto la bufala di Zelensky sulla Russia che vuole invadere i paesi della NATO.

"Non sono d'accordo; nemmeno un po'", ha ribattuto Trump.

Trump non crede alla menzogna primaria intesa come collante che tiene insieme l'intera struttura geopolitica dell'UE.

 Perché, senza la "minaccia russa"; senza che gli USA credano alla menzogna del perno globalista, non può esserci alcuna pretesa che l'Europa debba prepararsi alla guerra con la Russia.

 L'Europa alla fine dovrà arrivare a riconciliare il suo futuro come periferia dell'Eurasia.

 

 

 

 

 

Correzione dell'atteggiamento: l'Europa si è resa assurda - Non ha la stoffa per fare un bel niente sull'Ucraina o sulla Russia senza l'America.

 Allnewspipeline.com - (3-3-2025) - James Howard Kunstler - Tutte le notizie Pipeline - ci dice:

 

Un’Europa secolarizzata e tendente all’ateismo che ha dimenticato le sue radici, ha dimostrato che NON proteggerà le libertà personali dei suoi cittadini.” — “Jim Shea”.

 

Vedi se riesci a capire: quindi, “Kier Starmer “dice: il Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord vuole "mettere gli stivali a terra e gli aerei in aria" in Ucraina per guidare una "coalizione di volenterosi" (NATO) contro la Russia.

Sembra un po' come se il primo ministro britannico stesse tenendo sedute spiritiche al numero 10 di Downing Street per incanalare gli spiriti dei leader europei passati che hanno lanciato delle battute di caccia all'orso destinate a fallire nel vasto e misterioso est eurasiatico. (Chi ti viene in mente?)

 

Perché l'Europa è così avida di guerra?

Dopo ottant'anni di attività come parco tematico turistico mondiale, languire nei loro bar, forse hanno dimenticato cosa sia la guerra.

 Il New York Times riporta: “Ursula von der Leyen” ha detto che l'Unione Europea avrebbe rafforzato l'Ucraina con aiuti economici e militari, con l'obiettivo di trasformarla in "un porcospino d'acciaio indigeribile per i potenziali invasori".

Questo richiede di cadere nella falsa idea che la Russia cerchi di invadere l'Europa occidentale.

Notate quanto l'UE si comporti come il “Partito Democratico americano”, proiettando le sue fantasie ostili sui suoi avversari.

 

Inoltre, come il nostro Partito Democratico, l'Europa sta sprofondando nell'oblio.

L'ethos animatore dei partiti al potere in Germania e Francia è quello di punire i propri cittadini con la censura, la tirannia e la sponsorizzazione di un'invasione aliena che mira a demolire la cultura europea.

I loro maghi dell'economia stanno portando il continente al medioevo, a un'area arretrata globale di contadini sconfitti che mangiano insetti. Prevedo con audacia che gente come “Starmer”, “von der Leyen” e “Friedrich Merz” saranno spazzati via dal potere da folle inferocite prima del prossimo Natale.

 

Nel frattempo, l'Europa si è resa assurda.

 L'Europa non ha la stoffa per fare un accidente di niente riguardo all'Ucraina o alla Russia.

L'esercito britannico ha 74.296 truppe in servizio attivo, paragonabili all'Algeria.

La produzione di petrolio del Mare del Nord del Regno Unito è diminuita di circa il 73 percento dal 2000.

 La Germania produce circa 23.000 barili al giorno, abbastanza per soddisfare il due percento della sua domanda interna di petrolio. Comunque, esattamente un anno fa, il cancelliere “Olaf Scholz” ha dichiarato:

"Non ci saranno truppe di terra, nessun soldato sul suolo ucraino inviato lì dai paesi europei o dagli stati della NATO".

Quindi, chi sta prendendo in giro chi?

 

Le circostanze stanno spingendo gli USA e la Russia verso un'alleanza di necessità.

 L'obiettivo immediato è fermare la folle guerra provocata dalle precedenti amministrazioni non-Trump (e dall'UE) risalenti a George W. Bush, che hanno ripetutamente promosso "rivoluzioni colorate" (cambio di regime) in Ucraina per trascinarla nella NATO, mettendo una base avanzata ostile sul "portico" della Russia.

 L'idea tra i neocon più fervidamente deliranti è sempre stata quella di fare a pezzi la Russia per impossessarsi dei suoi beni petroliferi e minerari.

Quel progetto non ha mai avuto successo perché dopo un decennio di caos post-sovietico, il signor Putin ha rimesso in ordine il suo paese, lo ha trasformato in quella che era la definizione di una normale nazione europea e — ironicamente anche per la letteratura russa — ne ha fatto un bastione per difendere la civiltà occidentale mentre le altre nazioni d'Europa lanciavano la loro campagna di suicidio collettivo.

La storia è sempre un imbroglione e lo zeitgeist è il suo consigliere.

 

Il signor Trump e i suoi gregari apparentemente riconoscono l'ovvio: che l'Ucraina è esattamente ciò che il suo nome significa nella sua radice slava, Украина" (Ukraina): frontiera, terra di confine, periferia, periferia.

 L'Ucraina è ai margini della Russia.

Soprattutto, è geopoliticamente all'interno della sfera di influenza della Russia nello stesso modo in cui il Messico è nella nostra, con implicazioni simili per la difesa nazionale come stabilito esplicitamente nella nostra Dottrina Monroe.

Poiché l'Ucraina è per lo più una pianura piatta, è servita storicamente come zerbino per le invasioni in Russia, quindi puoi capire perché la Russia non era a suo agio con la prospettiva della NATO appollaiata lì, specialmente in una nuova era di droni e missili.

 

Mentre l'Europa ora annaspa impotentemente e si distrugge, l'America e la Russia sono motivate a evitare di essere imbrogliate in una guerra mondiale non necessaria per l'Ucraina.

 Il signor Zelenskyy non è altro che un artefatto anacronistico delle rivoluzioni colorate che alla fine si sono esaurite con "Joe Biden", che era lui stesso all'avanguardia di una colossale operazione di avidità di denaro in quel paese disgraziato.

Mentre molto è già noto su come ha funzionato, molto di più aspetta di essere rivelato, incluso il grado di effettivo tradimento che ha comportato.

Le persone intorno a "Joe Biden" andranno in prigione per questo, o peggio.

 

Oserei anche prevedere che W. Zelenskyy verrà rimosso dal suo incarico prima di molto tempo dai suoi stessi generali.

L'Ucraina tornerà al suo status di terra di confine di lunga data che non rappresenta un pericolo per il resto del mondo.

America e Russia saranno pronte a difendere ciò che resta della civiltà occidentale dall'ambiziosa Cina.

E Dio aiuti l'Europa se i suoi folli leader nazionali torneranno a combattere tra loro come hanno fatto per duemila anni prima del 1945, trasformando di nuovo la regione in un mattatoio.

Il signor Trump ha ragione a non farsi trascinare in questa situazione. Abbiamo abbastanza cose da fare per riparare il danno fatto a noi stessi negli ultimi trent'anni.

La buona notizia è che stiamo iniziando a farlo.

 

 

 

 

Paralizzata dalla “demenza acuta”,

l'Europa dichiara guerra alla Russia di nuovo.

Unz.com - Pepe Escobar – (7 marzo 2025) – ci dice:

 

L'SMO continuerà ad andare avanti. E come vogliono gli europei, fino all'ultimo ucraino.

Cominciamo con il momento della Via di Damasco del Segretario di Stato americano “Marco Rubio”:

"Francamente, è una guerra per procura tra potenza nucleare, gli Stati Uniti che aiutano l'Ucraina e la Russia, e deve finire".

Questo sì che è un urlatore.” Jeffrey Sachs” in soccorso.

Naturalmente, la formulazione corretta sarebbe "guerra per procura lanciata dagli Stati Uniti".

Ma ancora: Alleluia!

Una tale illuminazione – per procura – da “Heavens Above “non avrebbe mai potuto colpire il precedente Segretario al Genocidio americano.

 

Ora passiamo al panico. Panico totale in Europa.

Le “Petit Roi”, popolare in Francia come le zanzare notturne in una località balneare a cinque stelle, ha dichiarato che la pace in Europa è possibile solo con una Russia "addomesticata" e che la Russia è una minaccia diretta per la Francia e l'Europa.

Sull'Ucraina, ha pontificato che la pace semplicemente non può avvenire sotto i termini russi o attraverso la – inevitabile – resa ucraina.

 

Le “Petit Roi” senza fiato e i francesi sono letteralmente diventati nucleari.

Ha sottolineato che la Francia possiede un deterrente nucleare e lo ha offerto al resto dell'Europa, insistendo sul fatto che il futuro dell'Europa non dovrebbe essere dettato da Mosca o Washington.

Le “Petit Roi” dichiarò come Napoleone guerra alla Russia.

 Bene, resta il fatto che la stragrande maggioranza della Francia sarebbe volentieri d'accordo sul fatto che il mini-Napoleone dovrebbe essere inviato subito sui campi di battaglia nella terra nera della “Novorossiya” – dove si arrenderebbe in meno di 5 minuti, sventolando una bandiera arcobaleno, quando si rende conto che sta per essere trasformato in una bistecca alla tartara istantaneamente.

 

Ora accoppiate questa farsa di Molière con il destino del molto più grande, più grasso, pan-europeo “New Model Woke Army” irreggimentato dal “Führerin SS von der Lugen” di Bruxelles, che si dice deve essere finanziato con 800 miliardi di euro – soldi che nessuno ha, e che dovrebbero essere prestati e poi rimborsati con tassi di interesse altissimi ai soliti avvoltoi del “sistema finanziario internazionale”.

“SS von der Lugen” insiste sul fatto che l'Europa è in pericolo, quindi la soluzione è una massiccia espansione del complesso militare-industriale – in pratica, l'acquisto di armi americane più costose – e il "riarmo".

 

Parliamo di Gotterdammerung sul crack.

Se mai il “New Model Woke Army” venisse alla luce, la resa sarebbe questione di meno di 5 minuti, sventolando bandiere arcobaleno, mentre i suoi guerrieri woke affronterebbero la terribile prospettiva di essere “Oreshnikati” e ridotti a una pila di hamburger alla griglia.

A questo si aggiunge il ritorno della” saga del Nord Stream,” con un nuovo colpo di scena.

“Sy Hersh” ha dimostrato in modo conclusivo che i Nord Stream sono stati bombardati sotto gli ordini del precedente regime di “Crash Test Dummy” a Washington.

Ora Nord Stream 2, almeno, potrebbe tornare in attività attraverso un accordo non così segreto tra Stati Uniti e Russia che coinvolge “Gazprom e oligarchi americani”.

A complicare ulteriormente lo scenario kafkiano, il Primo Ministro della Danimarca, che è sul punto di perdere la Groenlandia "in un modo o nell'altro" a favore di Trump 2.0, ha immortalato le parole "la pace in Ucraina sarà più pericolosa della guerra".

Il Primo Ministro polacco non ha perso un colpo, aggiungendo che "l'Europa è più forte della Russia e capace di vincere in qualsiasi confronto militare, finanziario o economico".

L'Europa è ora in una tale serie di "vittorie", come dimostra la cronaca.

 

Tutta questa Torre di Babele scombussolata dimostra, senza ombra di dubbio, che l'Europa è geopoliticamente e geo economicamente morta e sepolta.

Nessun Dio teutonico, completo di cicciona che canta, sarà in grado di resuscitarla.

Flirtare con un biglietto di sola andata per tornare all'età della pietra.

L'idea che l'Europa sia in grado di rappresentare una minaccia militare per la Russia non si qualifica nemmeno come propaganda spazzatura per QI sotto zero.

Ci vorrebbero almeno dieci anni per rimilitarizzare la Germania, dato che la sua economia è moribonda, pugnalata in serie da costi energetici ingestibili.

La Russia, da parte sua, è protetta da un possibile attacco nucleare dal misero arsenale "ombrello" di “Le Petit Roi”, dalle difese missilistiche più sofisticate al mondo.

I missili difensivi “Aegis” in Polonia sono relativamente inutili, anche se il loro pericolo principale per la Russia rimane che il sistema può essere convertito per gestire missili offensivi.

Nel complesso, i sistemi” Aegis”, “Patriot”, “THAAD-PAC-3”, “SBIR-HIGH Ground Based Infrared” sono tutti relativamente inutili.

A parte gli Stati Uniti, la NATO semplicemente non ha alcun valore militare. E Washington sotto Trump 2.0 semplicemente non sarà coinvolta nella prossima guerra europea.

Gli Stati Uniti hanno sistemi satellitari per il puntamento, ma nessun altro nella NATO li ha.

Con il ritiro degli Stati Uniti e nel caso di un ipotetico attacco della “New Woke Army “guidato da “von der Lugen” contro la Russia, i missili russi possono mettere fuori uso tutti i porti, gli aeroporti e i sistemi produttivi ed energetici europei in un giorno al massimo, riportando istantaneamente l'Europa all'età della pietra.

Questo vale per l'Inghilterra, la Francia, la Germania, per non parlare dei chihuahua assortiti: tutta la NATO.

 La Russia può mettere fuori uso tutti i sistemi di alimentazione britannici con gli “Zircon” lanciati da un sottomarino convenzionale.

Età della pietra, stiamo arrivando.

 I missili ipersonici russi non possono essere intercettati.

Nel frattempo, il presidente Putin insiste nel parlare di buon senso ai pazzi.

Ai Collegi dell'FSB il 27 febbraio, ha osservato come "alcune élite occidentali sono ancora determinate a mantenere l'instabilità nel mondo, e queste forze cercheranno di interrompere e compromettere il dialogo [con gli Stati Uniti] che è iniziato.

 Lo vediamo.

Dobbiamo tenerne conto e utilizzare tutte le possibilità della diplomazia e dei servizi speciali per interrompere tali tentativi".

Come ha notato “Andrei Martyanov”, le superpotenze hanno "solo due opzioni nei 21 San secolo:

o inizia la Terza Guerra Mondiale che finirà con lo scambio nucleare o trova un modus vivendi.

Questa è una conversazione per adulti che esclude automaticamente l' “hospice europeo e i capricci infantili dell'attore screpolato di Kiev.

L'attore incrinato non ha mai avuto (corsivo mio) carte.

Ora fa una figura patetica, facendo capriole per aggrapparsi al potere, sostenuto dal denaro collettivo (ex) dell'Occidente, dalle armi e dalla massiccia propaganda. Ora la nazione 404 da lui "creata" sta perdendo non solo la guerra, ma anche la guerra delle pubbliche relazioni.

 

L'ex consigliere del capo dell'ufficio di Zelensky, “Oleksiy Arestovych”, viscido come pochi, ma sempre con il polso su informazioni affidabili, è convinto che l'esercito ucraino, cieco e strabico, possa resistere al massimo per un altro mese e mezzo o due senza tutte quelle chicche americane.

 Senza dati di intelligence, le forze di Kiev non possono preparare attacchi contro la Federazione Russa o condurre ricognizioni e operazioni informatiche.

 

Il “Paese 404” nel suo complesso sta ora entrando nel territorio di “Walking Dead”. L'Europa, con o senza la sua “SS von der Lugen” “Invincible Armada”, non ha la capacità industriale, la potenza finanziaria e la capacità militare per fermare la debacle.

La Russia ha già dichiarato che qualsiasi truppa europea di "mantenimento della pace" diventerà immediatamente un obiettivo legittimo.

Lo spettacolare fallimento del Progetto Ucraina è uno spettacolo da vedere.

Non c'è da stupirsi che le attuali, volgari e spaventose "élite" politiche siano nel panico totale.

Senza il Progetto Ucraina, e senza la protezione mafiosa di “His Master's Voice”, sono solo, geopoliticamente, una piccola penisola irrilevante e postcoloniale ai confini occidentali dell'Eurasia in rapida integrazione.

 

Quanto a Trump 2.0 è al fatto che il Cremlino abbia già raggiunto una sorta di pre-accordo, anche prima dell'inizio di negoziati seri, non ci sono ancora prove che lo corroborino.

 Secondo fonti dell'intelligence russa, ciò che è stato raggiunto è un accordo generale sul quadro delle discussioni e su ciò che può essere realizzato in pratica. Questa fase iniziale durerà almeno alcuni mesi.

I temi sul tavolo spaziano dalla revoca delle sanzioni alle banche russe e dall'uso delle carte MIR al ripristino dei voli diretti e alla limitazione della militarizzazione dell'Artico.

Tutto dipende essenzialmente dal fatto che Trump vuole – e sia in grado di garantire – un finale di partita veloce in Ucraina mentre si disimpegna, lentamente ma inesorabilmente, dalla NATO.

Considerando quella che sembra essere la sua direzione strategica, Trump vuole essere sicuro di non dover offrire protezione mafiosa ai membri europei della NATO se insiste nel continuare con la loro guerra eterna contro la Russia.

È chiaro che la disattivazione di “Starlink” e dell'“ISR” satellitare porterebbe a un finale di partita molto più veloce sul campo di battaglia.

Lo SMO, nel frattempo, continuerà ad andare avanti. E come vogliono gli europei, fino all'ultimo ucraino.

 

 

 

 

Ucraina, Trump «sanzioni alla Russia fino alla tregua». Nuovi raid sull’Ucraina, Kiev usa i caccia Mirage.

 

Italiaoggi.it – Redazione – (7 -3-2025) – ci dice:

 

Il Cremlino: la militarizzazione dell’Ue contrasta con la volontà di pace. Salvini contro Macron: “un matto.”

L’amministrazione americana sta prendendo in considerazione di imporre sanzioni bancarie su “larga scala” e dazi contro la Russia, «finché non sarà raggiunto un cessate il fuoco e un accordo di pace» in Ucraina.

L’annuncio è arrivato da Donald Trump con un messaggio lanciato, come al solito, sul “social Truth”.

 «Russia e Ucraina, sedetevi al tavolo subito, prima che sia troppo tardi», ha scritto il presidente americano.

Mosca contro l’Ue, riarmo in conflitto con la ricerca della pace.

Sul piano di riarmo lanciato in Europa, è intervenuto il portavoce di “Vladimir Putin”:

 «Da Bruxelles retorica e piani conflittuali in grave contrasto con lo spirito di ricerca di soluzioni pacifiche», ha detto il portavoce del Cremlino, “Dmitri Peskov”.

Massiccio raid russo, Kiev usa per la prima volta i Mirage francesi.

Le forze russe hanno effettuato massicci bombardamenti sulle infrastrutture dell'Ucraina.

 In diverse regioni, le infrastrutture energetiche e del gas «sono state nuovamente sottoposte a massicci bombardamenti di missili e droni», ha scritto su Facebook il ministro dell'Energia di Kiev, “German Galushchenko”.

Per respingere gli attacchi russi, l'Ucraina ha utilizzato per la prima volta i Mirage 2000 francesi, ha annunciato l’esercito di Kiev.

Mercoledì 12 marzo cinque ministri della Difesa a Parigi, anche Crosetto.

Intanto, mercoledì 12 marzo si terrà a Parigi una riunione dei ministri della Difesa di Francia, Germania, Italia, Polonia e Regno Unito per «coordinare la loro azione a sostegno di Kiev», ha reso noto l'entourage del ministro francese delle Forze Armate, Sebastien Lecornu.

I cinque ministri si incontreranno a Val-de-Grace, a Parigi, il giorno dopo la riunione organizzata da Emmanuel Macron, dei capi di stato maggiore dei Paesi europei pronti a garantire la pace in Ucraina.

Salvini attacca Macron, «è un matto».

Sul fronte politico, è intervenuto il vicepremier Matteo Salvini che ha attaccato nuovamente Macron, definendolo un «matto» che agisce «per convenienza e sopravvivenza politica», nella «disperata esigenza di dare un senso alla sua ancor breve permanenza alla guida della Francia».

Però, ha proseguito Salvini, «non lo faccia a nostre spese, non lo faccia a spese dei nostri figli».

 

 

 

Siria, forze governative si scontrano con alawiti filo-Assad, è una carneficina: oltre 100 morti, «vittime civili ed esecuzioni».

 

Italiaoggi.it – Redazione - 07/03/2025 – ci dice:

Violenti scontri tra membri delle forze di sicurezza e combattenti fedeli al deposto presidente Assad. Decine di persone giustiziate, morto un funzionario Onu.

 

Violenti scontri nel nord-ovest della Siria tra membri delle forze di sicurezza e combattenti "fedeli" al deposto presidente “Bashar al-Assad” hanno provocato più di cento morti.

Gli scontri sono avvenuti nella città di” Jableh” e nei villaggi vicino alla costa mediterranea.

Ong, 52 alawiti giustiziati da forze sicurezza a Latakia.

Le forze di sicurezza siriane hanno giustiziato 52 alawiti, comunità cui appartiene Assad, nella provincia di Latakia, ha riferito l'Osservatorio siriano per i diritti umani.

Le esecuzioni sommarie hanno avuto luogo nelle località di Al-Shir e Al-Mukhtariya, ha riferito l'Ong, sulla base di video e testimonianze ricevute dai parenti delle vittime.

“Unrwa”, nostro operatore vittima fuoco incrociato

Un funzionario dell'agenzia delle nazioni Unite Unrwa” è rimasto ucciso negli scontri, ha scritto “Philippe Lazzarini”, segretario generale di “Unrwa”, su X.

 «Sono addolorato per la morte di uno dei nostri colleghi di” Unrwa Siria” la scorsa notte», ha scritto, «mentre tornava dal lavoro, è rimasto coinvolto nel fuoco incrociato durante gli scontri tra “Homs e Lattakia”. Piangiamo la sua morte e inviamo le nostre più sentite condoglianze alla sua famiglia. Possa riposare in pace».

 

Inviato Onu “Pedersen”, le parti proteggano i civili.

L'inviato delle Nazioni Unite per la Siria ha espresso preoccupazione per le notizie di scontri e omicidi nelle zone costiere tra le forze dell'autorità provvisoria siriana e miliziani fedeli al regime del presidente deposto. Arrivano «notizie molto preoccupanti di vittime civili», ha sottolineato “Geir Pedersen”, «è necessario che tutte le parti mostrino immediatamente moderazione e un totale rispetto del principio di protezione dei civili in linea con il diritto internazionale».

 

Mosca «preoccupata», fermare lo spargimento di sangue

La Russia ha invitato i leader siriani in grado di influenzare l'ulteriore sviluppo della situazione nel Paese a fare tutto il possibile per fermare rapidamente lo spargimento di sangue ed evitare vittime tra i civili, ha affermato la portavoce del ministero degli Esteri russo “Maria Zakharova”.

 La portavoce, riporta “Ria Novosti”, ha sottolineato che la Russia è allarmata dal forte deterioramento della situazione in Siria.

«In queste circostanze critiche, invitiamo tutti i leader siriani autorevoli che sono in grado di influenzare l'ulteriore sviluppo della situazione sul campo a fare tutto il possibile per fermare rapidamente lo spargimento di sangue e prevenire vittime civili».

 

Space X, il mega razzo di Musk finisce in mille pezzi.

Che cosa è successo.

Italiaoggi.it -Redazione – (07/03/2025) – ci dice:

 

Fallito anche questo secondo test “Starship” ha perso il secondo stadio 9 minuti dopo il decollo.

Secondo fallimento consecutivo per i test di volo del mega razzo “Starship” di Space X, la compagnia aerospaziale di Elon Musk, ha perso il secondo stadio, che è andato distrutto.

L’autorità di regolamentazione dell'aviazione statunitense, la” FAA”, ha annunciato di aver sospeso alcuni decolli per evitare una possibile collisione con i detriti.

Ha inoltre ordinato a “SpaceX “di condurre un'indagine su questo nuovo incidente, come fatto a gennaio.

 In serata, la società ha confermato a “X” che l'astronave aveva subito uno "smontaggio rapido non pianificato", un eufemismo per dire che era esplosa in volo, durante la fase di risalita.

"Prima del completamento dell'ascesa, un evento energetico nella parte posteriore della “Starship” ha causato la perdita di più motori “Raptor”.

Ciò ha causato una perdita di controllo dell'assetto e, in ultima analisi, una perdita di comunicazione con la “Starship”.

Il contatto finale è avvenuto circa 9 minuti e 30 secondi dopo il decollo", si legge in una nota.

 

Che cosa è accaduto 9 minuti e 30 secondo dopo il lancio.

Alto 123 metri, grande quanto un edificio di circa 40 piani, il razzo Starship, che la società sta sviluppando per i viaggi verso la Luna e Marte, è decollato dal Texas senza incidenti poco dopo le 17,30 locali (mezzanotte e mezzo in Italia del 7 marzo).

 Pochi minuti dopo il decollo e la separazione dei due stadi, il booster denominato “Super Heavy” ha iniziato una discesa controllata verso la rampa di lancio, prima di essere immobilizzato dai bracci meccanici installati sulla torre di lancio.

Un'operazione molto complessa che l'azienda ha portato a termine con successo.

 Poco dopo, il secondo stadio si è avvitato su sé stesso e “Space X” ne ha perso il controllo.

I video condivisi sui social media ieri hanno mostrato scie luminose nel cielo sopra le Bahamas.

"Abbiamo perso i contatti", ha detto “Dan Huot”.

 "È già accaduto una volta, quindi abbiamo una certa esperienza in questo ambito", ha aggiunto con un pizzico di ironia, specificando che la compagnia sta lavorando "in stretta collaborazione con le autorità di controllo del traffico aereo".

Il precedente e la pioggia di detriti.

Durante l'ultimo volo di prova, a metà gennaio, la navicella spaziale ha subito la stessa sorte, provocando una pioggia di detriti incandescenti sui Caraibi, con danni materiali minimi nelle isole Turks e Caicos, situate a più di 2.500 chilometri dal sito di lancio.

 

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