L’Europa si vuole riarmare.
L’Europa
si vuole riarmare.
La
guerra in Ucraina, giorno 1107.
L'Europa
pensa il riarmo,
l'Ucraina
dialoga con Trump.
Rainews.it
– Redazione – (7 – 3- 2025) – ci dice:
Consiglio
europeo sulla difesa, "nessun negoziato senza Kiev" e "integrità
territoriale ucraina". A Riad martedì colloqui Kiev-Washington. Putin:
"Macron come Napoleone, ma dimentica come è finita."
Mattarella,
occorre pace che non mortifichi nessuna delle 2 parti.
"Occorre
che si arrivi a una soluzione che non mortifichi nessuna delle due parti ma che
garantisca l'Ucraina e che sia una pace conforme al diritto
internazionale".
Lo ha detto il presidente della Repubblica,
Sergio Mattarella, in una intervista all'emittente giapponese NHK.
Ucraina, Macron convoca il fronte comune
europeo.
Orban:
non si capisce dove siano soldi Ue per sostegno Ucraina.
Il
finanziamento dell'Ucraina da parte di una "coalizione dei
volenterosi" è soltanto una teoria, poiché non è chiaro da dove l'Ue possa
reperire una simile somma.
L'ha
affermato il primo ministro ungherese Viktor Orban al termine del Consiglio
europeo, nel quale l'Ungheria è l'unico paese ad aver votato no alle
conclusioni sul sostegno miliare all'Ucraina
.
"Un ulteriore finanziamento da parte della coalizione dei volenterosi è
solo una teoria. Non sappiamo dove siano i soldi", ha affermato Orban.
"Quindi, al momento, abbiamo appena
ricevuto - ha proseguito - informazioni su una somma di denaro enorme, che è
impossibile reperire data la situazione attuale dell'economia europea.
Sarei molto cauto, perché semplicemente non
siamo in grado di finanziare tutto ciò," ha detto Orban ai giornalisti
dopo il vertice".
Ucraina,
Macron: "L'Europa rafforzi la difesa e sia più indipendente."
Putin
paragona Macron a Napoleone: "Dimentica come è finita."
Trump: non difenderemo membri Nato che non
spendono.
Il presidente
degli Stati uniti Donald Trump ha affermato che è "buon senso" che
Washington non difenda gli alleati della Nato che non stanziano fondi
sufficienti per la difesa.
Rispondendo a domande dei giornalisti, Trump
ha affermato di ritenere che "sia buon senso" non difendere i membri
Nato non in linea con le richieste di spesa per la difesa.
"Se non pagano, non li difenderò" ha
affermato.
Il
Presidente della Repubblica Sergio Mattarella incontra i rappresentanti della
comunità italiana a Kyoto, Giappone, 6 marzo 2025 (Ansa).
Ucraina:
Mattarella, pace non sia omaggio a prepotenza armi.
"E'
da tre anni che l'Italia chiede che ci si sieda a un tavolo per negoziare una
pace, naturalmente duratura e giusta.
Vi sono adesso iniziative per la pace e
speriamo che vadano in porto, sono altamente opportune.
Naturalmente
occorre che si arrivi a una soluzione che non mortifichi nessuna delle due
parti - ripeto, una pace giusta - che non crei un omaggio alla prepotenza delle
armi".
Lo ha detto il presidente della Repubblica,
Sergio Mattarella, in una intervista all'emittente giapponese “NHK.”
"Serve una pace che non mortifichi
nessuna delle due parti", Mattarella sull'Ucraina.
Ucraina, massicci raid russi su infrastrutture
energetiche.
L'infrastruttura
energetica e del gas dell'Ucraina è stata oggi bersaglio di "massicci
bombardamenti con missili e droni" da parte della Russia, rende noto
Kiev.
Costa: "L'Ungheria si è isolata, l'UE
appoggia Kiev."
"Questo
è un momento memorabile per l'Europa: oggi abbiamo dimostrato che l'Unione
europea è pronta alla sfida, costruendo l'Ue della difesa ed ergendosi spalla a
spalla con l'Ucraina.
Perché
alla fine, ciò che tutti noi vogliamo, meritiamo e per cui lavoriamo è la pace,
e la sicurezza".
Lo ha detto il presidente del Consiglio
europeo, Antonio Costa, durante la conferenza stampa al termine del vertice
straordinario di Bruxelles, sintetizzando l'esito della discussione tra i capi
di Stato e di governo.
Costa
ha anche spiegato in modo efficace la messa nell'angolo dell'Ungheria, che non
ha voluto firmare il testo del Consiglio europeo sull'Ucraina, facendo mancare
l'unanimità necessaria per le conclusioni formali e costringendo gli altri
governi a sottoscrivere un testo a 26, che comunque esprime chiaramente la loro
posizione.
Tra i
Ventisette, ha detto Costa rispondendo a un giornalista in spagnolo "tutti
vogliono la pace; la differenza è che 26 paesi credono al percorso per la pace
attraverso il rafforzamento delle capacità di difesa dell'Ucraina.
L'Ungheria
si è isolata da questo consenso, ed è rimasta sola. Un paese isolato non crea
una divisione.
I Ventisei continuano uniti, con una posizione
comune, e continueranno ad appoggiare l'Ucraina, come abbiamo fatto dal primo
giorno, il 24 febbraio 2022.
E così
continueremo", ha assicurato il presidente del Consiglio europeo.
Rispondendo a una domanda su quanto questa divisione possa indebolire l'Europa,
Costa, ha ricordato che comunque che dal 2022 l'Ue è stata in grado di
approvare 16 pacchetti di sanzioni contro la Russia.
Von
der Leyen: "Sulla difesa proposte in dettaglio entro il Consiglio europeo
del 20 e 21 marzo".
La
Commissione europea presenterà entro il prossimo Consiglio europeo del 20 e 21
marzo le sue proposte dettagliate già annunciate con il piano "ReArm
Europe", per il finanziamento degli investimenti e facilitare gli acquisti
congiunti e la cooperazione tra gli Stati membri allo scopo di rafforzare il
settore della difesa europea.
Lo ha
detto la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, durante la
conferenza stampa al termine del Consiglio europeo straordinario di Bruxelles
dedicato alla Difesa Ue e all'Ucraina.
Von
der Leyen ha annunciato anche che la Commissione presenterà più tardi un
"Omnibus" (una proposta con modifiche di più atti legislativi
comunitari) per la semplificazione degli oneri amministrativi e burocratici nel
settore della Difesa, e ha confermato che il 19 marzo verrà presentato l'atteso
"Libro bianco" sempre sul settore della Difesa.
07 Marzo 2025.
Orban:
"La scelta è guerra o pace, l'Ungheria da sola per la pace".
"Ci
siamo trovati di fronte a una scelta chiara: guerra o pace. Tutti gli altri 26
leader dell'UE hanno sostenuto la continuazione dell'azione militare, mentre l'Ungheria
si è schierata da sola a favore della pace".
Lo ha affermato il primo ministro Viktor Orban
al termine del Consiglio europeo. Orban ha poi sottolineato che invece di
prolungare la guerra, l'Europa dovrebbe sostenere i negoziati di pace di Donald
Trump con la Russia.
L'Unione
Europea "si è isolata dagli Usa, dalla Cina, per via della guerra
commerciale, e dalla Russia, con le sanzioni.
Se c'è qualcuno che è isolato, è l'Ue",
ha aggiunto Orban. E poi: "L'adesione dell'Ucraina all'Unione Europea non
può essere decisa ignorando i cittadini. Stiamo lanciando un sondaggio
d'opinione in Ungheria sull'adesione dell'Ucraina all'Ue".
07
Marzo 2025.
Macron
risponde a Putin: "Un imperialista revisionista".
Vladimir
Putin è un "imperialista revisionista", ha detto il presidente
francese Emmanuel Macron al termine del Consiglio europeo straordinario a
Bruxelles, in conferenza stampa, commentando le parole del presidente russo che
lo ha paragonato a Napoleone.
"Ha
commesso un errore storico", ha affermato Macron parlando di Putin:
"Napoleone stava guidando delle conquiste.
L'unica
potenza imperiale che vedo oggi in Europa si chiama Russia", ha aggiunto
il capo dell'Eliseo.
"Putin
è un imperialista revisionista della storia e dell'identità dei popoli",
ha aggiunto.
07
Marzo 2025.
Il
Consiglio UE approva "5 principi" per la pace in Ucraina, l'Ungheria
vota contro
I capi
di Stato o di Governo dell'Ue - esclusa l'Ungheria - hanno approvato cinque
condizioni per la pace in Ucraina.
"In
vista del nuovo slancio dei negoziati che dovrebbe condurre a una pace così
globale, giusta e duratura, il Consiglio europeo sottolinea l'importanza dei
seguenti principi:
a) non
possono esserci negoziati sull'Ucraina senza l'Ucraina;
b) non
possono esserci negoziati che incidano sulla sicurezza europea senza il
coinvolgimento dell'Europa. La sicurezza dell'Ucraina, dell'Europa,
transatlantica e globale sono interconnesse;
c)
qualsiasi tregua o cessate il fuoco può aver luogo solo come parte del processo
che porta a un accordo di pace globale;
d)
qualsiasi accordo del genere deve essere accompagnato da solide e credibili
garanzie di sicurezza per l'Ucraina che contribuiscano a scoraggiare future
aggressioni russe;
e) la
pace deve rispettare l'indipendenza, la sovranità e l'integrità territoriale
dell'Ucraina".
Zelensky:
"''I team ucraino e americano hanno ripreso a lavorare''.
''I
team ucraino e americano hanno ripreso a lavorare e speriamo che la prossima
settimana avremo un incontro significativo''.
Lo ha
scritto su 'X' il presidente ucraino Volodymyr Zelensky dopo aver partecipato a
Bruxelles al Consiglio europeo straordinario.
''Sono grato per tutto il supporto'' ricevuto,
ha scritto Zelensky sottolineando che ''gli ucraini apprezzano davvero che in
un periodo di così grandi emozioni nella politica globale, l'integrità europea
sia preservata e l'Europa stia davvero cercando di fare la cosa giusta''.
Secondo
la corrispondente della Casa Bianca di Fox News l'incontro tra Ucraina e Stati
Uniti dovrebbe aver luogo martedì della prossima settimana in Arabia Saudita.
"Rubio, Witkoff, Waltz vanno a Riad
martedì per incontrare gli ucraini, tra cui Yermak" (braccio destro di
Zelensky), ha scritto Jacqui Heinric su X.
Elon
Musk: "L'Ucraina vada al voto, una valanga di voti contro Zelensky".
Elon
Musk è tornato a invocare elezioni in Ucraina, che, a suo dire, il presidente
Volodymyr Zelensky perderebbe in malo modo.
"L'Ucraina
ha bisogno di indire elezioni", ha scritto su X commentando un post su un
incontro tra lo staff del presidente Usa Donald Trump e l'opposizione ucraina
proprio per discutere di nuove presidenziali.
"Zelensky perderebbe con una valanga di
voti contro", ha assicurato.
Funzionari
britannici a colloquio con circa 20 paesi interessati alla coalizione a
sostegno dell'Ucraina.
Funzionari
britannici hanno avuto colloqui mercoledì con circa 20 Paesi, per lo più
europei e del Commonwealth, interessati a contribuire alla cosiddetta
“coalizione dei volenterosi” per sostenere l'Ucraina: lo scrive Reuters citando
una fonte governativa.
Il
Primo Ministro “Keir Starmer “ha annunciato domenica che la Gran Bretagna, la
Francia e alcune altre nazioni avrebbero formato una coalizione per elaborare
piani per offrire sostegno all'Ucraina nel caso di un accordo di pace per porre
fine alla guerra contro la Russia.
Il funzionario non ha voluto precisare quali
altri Paesi abbiano mostrato interesse ad offrire sostegno, ma ha detto che:
“Questo
dimostra la volontà della coalizione dei volenterosi di riunirsi e il desiderio
di diversi Paesi di fare la loro parte”.
“È
ancora una fase iniziale e la situazione è molto fluida”.
Gli
oppositori ucraini “Tymoshenko e Poroshenko” contrari a elezioni in tempo di
guerra.
I
leader dell'opposizione ucraina Petro Poroshenko e Yuliia Tymoshenko hanno
respinto l'idea di indire elezioni in tempo di guerra, dopo che “Politico ha
riferito di contatti tra loro e funzionari statunitensi e sulla scia del
presidente Donald Trump che ha definito il suo omologo ucraino Volodymyr
Zelensky un “dittatore” per non averne indette.
L'ex
presidente Poroshenko ha dichiarato giovedì che la sua squadra stava lavorando
con i “partner” statunitensi per mantenere il sostegno all'Ucraina, ma ha
aggiunto di essere contrario a un'elezione di guerra.
In una
dichiarazione scritta pubblicata su Telegram, Poroshenko ha detto che le
elezioni dovrebbero avvenire solo dopo che la pace è stata stabilita.
Ha
aggiunto che il voto dovrebbe svolgersi entro e non oltre 180 giorni dalla fine
della guerra.
L'ex prima ministra “Yuliia Tymoshenko” ha
dichiarato che il suo team “sta parlando con tutti i nostri alleati che possono
contribuire a garantire una pace giusta il prima possibile” e ha affermato che
le elezioni non dovrebbero svolgersi prima che questa sia stata raggiunta.
Sergei
Lavrov: "Macron vuole entrare in guerra con la Russia come Napoleone e
Hitler."
"A
differenza dei suoi predecessori che volevano entrare in guerra con la Russia -
Napoleone, Hitler - il signor Macron non agisce con molta grazia", ha
osservato il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov in una conferenza
stampa, citato dall'agenzia di stato Tass.
"Perché
loro dicevano direttamente: 'Dobbiamo conquistare la Russia, dobbiamo
sconfiggere la Russia'".
E lui, a quanto pare, vuole la stessa cosa, ma
per qualche motivo dice che è necessario entrare in guerra con la Russia per
evitare che sconfigga la Francia, che la Russia crei minacce alla Francia e
all'Europa".
Il
team di Trump ha parlato con due oppositori di Zelensky.
Quattro
esponenti dell'entourage del presidente statunitense Donald Trump hanno avuto
colloqui segreti con alcuni dei principali oppositori politici di Volodymyr
Zelensky a Kiev, proprio mentre Washington si allinea con Mosca nel tentativo
di porre fine alla carriera politica del presidente ucraino:
lo riporta “Politico”, che cita tre
parlamentari ucraini e un esperto di politica estera repubblicano negli Stati
Uniti.
Secondo
le fonti, gli alleati di Trump hanno avuto colloqui con la leader
dell'opposizione ed ex premier ucraina, “Yulia Tymoshenko” (2007-2010), e
membri senior del “partito di Petro Poroshenko”, predecessore di Zelensky alla
presidenza.
I colloqui
si sono concentrati sulla possibilità che l'Ucraina tenga elezioni
presidenziali in tempi brevi.
L'entourage di Trump, scrive il giornale
statunitense, è convinto che Zelensky perderebbe nel voto a causa della
stanchezza della guerra e della frustrazione per la corruzione dilagante.
“Politico”
ricorda che secondo un sondaggio condotto questa settimana dalla società
britannica “Survation “dopo lo scontro Trump-Zelensky alla Casa Bianca, il 44%
degli intervistati ha dichiarato che avrebbe sostenuto Zelensky per la
presidenza.
Il suo rivale più vicino, che lo segue di
oltre 20 punti percentuali, è” Valery Zaluzhny”, ex comandante dell'esercito e
attuale ambasciatore dell'Ucraina nel Regno Unito.
Solo
il 10% ha sostenuto Poroshenko, mentre Tymoshenko ha ottenuto solo 5,7%.
Macron:
“Allargare agli alleati europei la nostra deterrenza nucleare”.
Emmanuel
Macron avvierà un dibattito per allargare la deterrenza nucleare francese ad
altri Paesi europei, di fronte ai rischi per la sicurezza europea a seguito
dell'invasione russa dell'Ucraina.
Lo ha
detto il presidente francese ieri sera alla nazione.
"Ho
deciso di aprire un dibattito strategico sulla protezione dei nostri alleati in
Europa da parte della nostra deterrenza nucleare", ha affermato Macron, in
risposta alle dichiarazioni di” Friedrich Merz”, destinato a diventare il
prossimo cancelliere tedesco, riguardo alla necessità di estendere l'ombrello
nucleare.
Macron
ha comunque aggiunto che la decisione ultima a riguardo "rimarrà nelle
mani del presidente della Repubblica, capo delle Forze Armate".
06
Marzo 2025.
Il
discorso di Macron sul riarmo europeo.
Ucraina,
Macron: "L'Europa rafforzi la difesa e sia più indipendente."
Difesa
Ue: piano da 800 miliardi,
finanziato
anche con l’emissione
di
bond da 150 miliardi.
Von
der Leyen: «È l’era del riarmo»
Ilsole24ore.com
– (4 marzo 2025) – Redazione – ci dice:
L’Europa
“è pronta” a fare quello che serve per difendersi, dice la presidente della Commissione
Ue:
URSULA
VON DER LEYEN PRESIDENTE COMMISSIONE EUROPEA.
Il
piano per riarmare l’Europa consentirà di mobilitare per la difesa Ue circa 800
miliardi di euro.
Lo sostiene la presidente della Commissione
Europea Ursula von der Leyen, presentando a Bruxelles il piano in cinque punti
elaborato in vista del summit straordinario di dopodomani.
Oltre
alla clausola nazionale di salvaguardia del patto di stabilità e ad un nuovo
strumento da 150 miliardi, “il terzo punto - afferma - è utilizzare il potere
del bilancio dell’Ue e c’è molto che possiamo fare in questo ambito nel breve
termine per indirizzare più fondi verso investimenti legati alla difesa”.
Saranno
emessi bond fino a 150 miliardi di euro sulla base della garanzia del bilancio
Ue per finanziare il nuovo strumento comunitario:
l’obiettivo
è fornire prestiti agli Stati che lo richiederanno.
Ciò, indica von der Leyen nella lettera ai
Ventisette leader, servirà a «un rapido e significativo aumento degli
investimenti in capacità di difesa adesso e durante il decennio».
A
questo strumento, che segue il modello sperimentato con “Sure” sotto pandemia
per finanziare le «casse integrazioni» degli Stati, si affianca la flessibilità
sui conti pubblici per investimenti «addizionali» per difesa e sicurezza.
Ancora
non è chiaro da quando si calcolerà tale spesa addizionale.
La
presidente prosegue:
«Proporremo
ulteriori possibilità e incentivi affinché gli Stati membri decidano se
utilizzare i programmi della politica di coesione per aumentare la spesa per la
difesa.
Gli
ultimi due ambiti di azione mirano a mobilitare il capitale privato accelerando
l’Unione del risparmio e degli investimenti e, ovviamente, attraverso la Banca
europea per gli investimenti».
«Per
concludere, l’Europa è pronta ad assumersi le proprie responsabilità. L’Europa
potrebbe mobilitare quasi 800 miliardi di euro di spese per la difesa per
un’Europa sicura e resiliente.
Naturalmente
continueremo a lavorare a stretto contatto con i nostri partner nella Nato»,
conclude.
Questa
è “un’era di riarmo” e l’Europa “è pronta” a fare quello che serve per
difendersi, dice von der Leyen, presentando a Bruxelles, senza consentire
domande alla stampa, il piano “Rearm Europe».
«Viviamo - afferma - in tempi molto
pericolosi.
Non
serve che descriva la grave natura delle minacce che affrontiamo.
O le
conseguenze devastanti che dovremo sopportare se quelle minacce si
realizzassero».
Perché, continua, “la questione non è più se
la sicurezza dell’Europa sia minacciata in modo reale.
O se l’Europa debba assumersi una maggiore
responsabilità per la propria sicurezza.
In verità, conosciamo da tempo le risposte a
queste domande.
La vera domanda che abbiamo di fronte è se
l’Europa è disposta ad agire con la decisione che la situazione richiede.
E se l’Europa è pronta e in grado di agire con
la rapidità e l’ambizione necessarie”.
“Nei
vari incontri delle ultime settimane - prosegue - l’ultimo due giorni fa a
Londra, la risposta delle capitali europee è stata tanto clamorosa quanto
chiara.
Siamo
in un’era di riarmo.
E l’Europa è pronta ad aumentare
massicciamente la spesa per la difesa.
Sia per rispondere all’urgenza di agire a
breve termine e per sostenere l’Ucraina, ma anche per affrontare la necessità a
lungo termine di assumersi molte più responsabilità per la nostra sicurezza
europea”.
“Noi
in Europa siamo molto riconoscenti per il sostegno degli Stati Uniti e per il
ruolo che hanno svolto nella sicurezza europea per decenni.
Come
presidente della Commissione, uno dei miei obiettivi principali è quello di
avere relazioni solide con gli Stati Uniti, sia a livello bilaterale che
tramite il G7.
Ma il
contesto in cui operiamo sta cambiando drasticamente e drammaticamente. Le
fondamenta su cui è stato costruito l’intero ordine politico ed economico
europeo del dopoguerra stanno venendo scosse nel profondo.
E quando l’ordine europeo viene scosso, la
storia ci insegna che l’intero sistema internazionale può essere
destabilizzato”, scrive von der Leyen, nella lettera indirizzata ai leader
europei in vista del Consiglio europeo di giovedì.
“Abbiamo due possibili percorsi davanti a noi.
Il
primo - spiega - è quello di cavarcela in questo periodo attuale in modo
manageriale, per dare risposte frammentarie o incrementali alla situazione sul
campo in Ucraina o altrove.
Il secondo è quello di cogliere il momento.
Mobilitare le immense risorse dell’Europa.
Evocare il nostro spirito collettivo per
difendere la democrazia.
Credo
che la seconda opzione sia la nostra unica scelta.
È,
dopotutto, il nostro vero scopo.
Per
far sì che ciò accada, dobbiamo scatenare il nostro potere industriale e
produttivo e indirizzarlo verso l’obiettivo della sicurezza.
Perché è la sicurezza da cui dipendono la
nostra prosperità e la nostra libertà.
Ma per
questo, dobbiamo ripristinare la deterrenza contro coloro che cercano di farci
del male”.
Consiglio
europeo, sì al piano di riarmo
di Von
der Leyen, ma sul sostegno
a Kiev
Orbán dice no.
Rainews.it
– Redazione – (7-3-2025) – ci dice:
I
costi per la difesa fuori dal patto di stabilità, altri 30 miliardi
all'Ucraina, cinque condizioni per la pace ma senza l'Ungheria. Via stretta per
la "coalizione dei volenterosi."
Il
Consiglio straordinario europeo che ha messo i 27 capi di Stato intorno a un
tavolo ha trovato un accordo di massima e unitario sul piano di “riarmo
europeo”. Non è così per la posizione comune nei confronti dell’Ucraina.
Il
leader ungherese Viktor Orbán si chiama fuori.
Così
la strada intrapresa è quella di un documento dei 26 Paesi aderenti.
Bruxelles:
la posizione italiana e la soddisfazione della premier Meloni.
06/03/2025
Il
piano di riarmo.
Arriva
la luce verde per la proposta della presidente della Commissione Ursula von der
Leyen.
Ma è
solo il primo passo, perché la ratifica della decisione dovrà essere presa nel
prossimo Consiglio europeo convocato per il 20 e 21 marzo.
È però già chiaro che la possibilità di usare
per la difesa i fondi di coesione non spesi, circa 350 miliardi, sarà decisione
di ogni singolo membro Ue:
la
premier Giorgia Meloni ha già detto che proporrà al Parlamento italiano di non
farlo per esempio.
Meloni:
"L'Italia non intende dirottare fondi per la coesione nell'acquisto di
armi."
06/03/2025.
Berlino
ha ottenuto un passaggio in cui si chiede di esplorare "ulteriori
misure" - garantendo al contempo la "sostenibilità del debito" -
per "facilitare una spesa significativa per la difesa a livello nazionale
in tutti gli stati membri".
Persino
riaprendo il patto di stabilità per avere margini maggiori, come piacerebbe
anche all’Italia.
Non si
escludono passi ulteriori sullo strumento di investimento comune, magari
arrivando a sussidi con eurobond oltre che ai prestiti.
"Serve
una pace che non mortifichi nessuna delle due parti", Mattarella
sull'Ucraina.
07/03/2025.
La
difesa dell’Ucraina e il documento a 26 stati.
Se per
la difesa comune sono tutti d'accordo (compreso il premier ungherese Viktor
Orbán), non è così per la parte delle conclusioni dedicate all'Ucraina. Si è
arrivati ad un sostegno rinnovato all'Ucraina con la definizione di cinque
principi cardine per la pace.
Non ci
possono essere negoziati sull'ucraina senza l'Ucraina;
non ci
possono essere negoziati che incidano sulla sicurezza europea senza il
coinvolgimento dell’Europa poiché la sicurezza dell'Ucraina, dell’Europa,
transatlantica e globale sono intrecciate:
qualsiasi
tregua o cessate il fuoco può avvenire solo come parte del processo che porta a
un accordo di pace globale;
qualsiasi
accordo di questo tipo deve essere accompagnato da garanzie di sicurezza solide
e credibili per l'Ucraina che contribuiscano a scoraggiare future aggressioni
russe;
la
pace deve rispettare l'indipendenza, la sovranità e l’integrità territoriale
dell'Ucraina.
Il
leader magiaro ha messo il veto.
L'escamotage
allora è stata la dichiarazione del presidente del Consiglio europeo Costa
controfirmata dai 26 aderenti, dimostrazione plastica della spaccatura.
"Non
abbiamo più tempo. È sempre più difficile superare il blocco di Budapest, ecco
perché nella mia proposta per dare un aiuto militare extra all'Ucraina c’è la
possibilità di formare una coalizione in modo che un Paese non fermi gli
altri", ha dichiarato l'alto rappresentante Ue “Kaja Kallas” dell’Alta
rappresentante dell'Unione per gli Affari Esteri.
"Puntiamo all’unità ma se non c’è,
l’Ungheria parla per sé".
Volodymyr
Zelensky, che ha partecipato alle dichiarazioni finali a fianco di von der
Leyen e Costa, d’altra parte, aveva ammonito i 27:
"Entro
5 anni Mosca potrà schierare "300 brigate". Ovvero dai 900mila
soldati fino a un milione e mezzo.
EU
consiglio, 06 marzo 2025.
Viktor
Orbàn non ha sottoscritto i cinque principi cardine per la Pace in Ucraina
(Rainews24)
07/03/2025.
Le discussioni
- a tratti segretissime, con solo i leader in sala senza assistenti e cellulari
- hanno toccato l'ampio spettro delle opzioni da seguire:
rafforzare l'Ucraina con nuovi aiuti militari
(almeno 30 miliardi per il 2025); esplorare le dinamiche della possibile
coalizione dei volenterosi disponibile a mettere gli scarponi sul terreno una
volta raggiunta la pace;
coinvolgere Kiev nel piano di riarmo europeo,
aprendole la via degli appalti congiunti incentivati dal nuovo fondo da 150
miliardi.
La
“coalizione dei volenterosi” e le coperture all'operazione
I
francesi hanno chiarito che la “coalizione dei volenterosi” è aperta a tutti ma
al momento è ancora "prematuro" immaginare le modalità della
missione.
Alla coalizione sta lavorando, dall’esterno
dell’Ue, anche il premier britannico che da mercoledì ha avviato rapporti con
paesi europei e altri aderenti al Commonwealth.
Ma per
chiedere la copertura americana all’operazione - il cosiddetto
"backstop" - prima gli europei devono capire che cosa offrire.
Una
richiesta che può essere avanzata se la decisione riguarda una forza di
peacekeeping a difesa di un eventuale cessate il fuoco.
Proposta
che, al momento, viene rifiutata da parte della Russia.
Il ragionamento del ministro degli Esteri russo Sergej
Lavrov è semplice:
“Non è
possibile immaginare un cessate il fuoco mentre ci sono Paesi che finanziano il
riarmo ucraino e, contemporaneamente, sono gli stessi che si propongono come
forza di pace”.
Per
gli stessi motivi immaginare la copertura da parte degli Stati Uniti - che
stanno gestendo i negoziati con Mosca - non sembra davvero possibile.
A
questo punto l'eco della proposta di Emmanuel Macron sulla condivisione dello
scudo atomico francese ha fatto irruzione nei corridoi - il cancelliere tedesco
Olaf Scholz ha ribadito la sua lealtà all'ombrello Nato, dunque Usa, mentre per
il polacco Donald Tusk "vale la pena" prenderla in considerazione: ma
non è stata discussa al tavolo dei leader.
Il
piano di riarmo della Ue
da 800
miliardi: cosa succede adesso.
Avvenire.it
- Giovanni Maria Del Re e Marco Usevoli – (mercoledì 5 marzo 2025) – ci dicono:
I 5
punti in vista del Consiglio di domani. Da FdI un sì con riserva. In gioco
anche le risorse per le aree depresse, gestite da Fitto. La premier andrà a
Bruxelles con il peso del «no» di Salvini.
La
presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen – Ansa.
Ottocento
miliardi di euro, di cui 150 con un fondo finanziato con debiti comuni, per il
riarmo dell’Ue.
Il
giorno dopo l’annuncio di Donald Trump sulla “pausa” agli aiuti a Kiev, Ursula
von der Leyen precisa le grandi linee del suo piano “ Rearm Europe”.
Un
piano su cui al momento la premier Giorgia Meloni fa trapelare, attraverso i
suoi “ufficiali di collegamento” a Bruxelles, un assenso politico di massima,
senza però nascondere le perplessità sulla parte inerente gli investimenti.
E con
una dose di preoccupazione per il coinvolgimento, tra le risorse da reperire,
pure dei fondi di Coesione, che per l’Italia hanno un valore strategico (e
dossier che a Bruxelles è nelle mani del vicepresidente italiano, ed esponente
di FdI, Raffaele Fitto).
Ma il
nodo, per il governo, è soprattutto politico:
ieri
sera, per provare ad arginare il «no» al piano gridato lungo tutta la giornata
da Matteo Salvini, la premier ha convocato a Palazzo Chigi sia il capo della
Lega sia l’altro vice, il capo di Forza Italia e ministro degli Esteri Antonio
Tajani.
Un vertice che più fonti hanno definito
«teso».
La
premier non avrebbe in sostanza avuto da Salvini rassicurazioni su una linea
più cauta da parte della Lega, almeno durante lo svolgimento del Consiglio
Europeo straordinario di domani.
Che si preannuncia combattuto. «Viviamo in
tempi molto pericolosi - ha detto ieri Von der Leyen -.
Non
serve che descriva la grave natura delle minacce che affrontiamo o le
conseguenze devastanti che dovremo sopportare se quelle minacce si
realizzassero.
Siamo
in un’era di riarmo.
E
l’Europa è pronta ad aumentare massicciamente la spesa per la difesa».
Toni
simili nella lettera ai leader in vista del Consiglio Europeo speciale di
domani. «Il ritmo di cambiamento è sconcertante – si legge - e sempre più
allarmante.
Il futuro di un’Ucraina libera e sovrana e di
un’Europa sicura e prospera è a rischio».
Dunque,
«l’Europa dovrà assumersi la responsabilità della propria deterrenza e della
propria difesa».
L’obiettivo non è una difesa comune Ue, che
richiederebbe lunghissimi negoziati istituzionali tra i 27, ma un più rapido
riarmo coordinato degli Stati.
Il piano in cinque punti dovrebbe mobilitare
800 miliardi di euro.
Anzitutto,
con un fondo da 150 miliardi finanziato con titoli comuni Ue che fornirà
prestiti a tasso agevolato agli Stati membri.
Una
prassi di lunga data a Bruxelles, mentre sono esclusi sussidi a fondo perduto
come nel Pnrr.
Chi
vuole, potrà usarli per fornire armi a Kiev.
Per accedere ai prestiti, uno Stato dovrà
presentare a Bruxelles un piano, agendo inoltre con almeno altri due Stati Ue
(o con un altro Stato membro e l’Ucraina) per appalti congiunti.
Spese
ammesse: difesa aerea e missilistica; artiglieria; missili e munizioni; droni e
sistemi anti-droni; protezione di infrastrutture critiche; mobilità militare;
difesa contro cyber-attacchi, di intelligenza artificiale ed elettronica.
Stesse categorie valide per un altro
importante pilastro: l’attivazione della clausola di salvaguardia (la
sospensione del Patto di stabilità) limitatamente alle spese di difesa.
Però con un tetto dell’1,5% del Pil l’anno
(per l’Italia 33 miliardi di euro) per quattro anni, per non agitare i mercati.
Al massimo, sarebbero in tutta l’Ue 257
miliardi l’anno (ma Bruxelles ritiene più realistico un totale di 650 miliardi
nei 4 anni.
«Per non mettere a repentaglio la
sostenibilità del debito – avverte però un alto funzionario Ue - queste spese
aggiuntive nel tempo dovranno essere compensate nei bilanci nazionali
aumentando le tasse o riducendo la spesa».
Tra
gli altri punti, la possibilità appunto di reindirizzare alla difesa i fondi di
Coesione, la modifica dello statuto della Banca europea per gli investimenti,
il completamento dell’Unione bancaria e l’unione dei mercati di capitale per
attrarre capitali privati.
Il pacchetto richiede un voto a maggioranza
qualificata: nessuno avrà diritto di veto.
Von
der Leyen, dopo la presentazione domani al vertice straordinario, punta ad
avviare in fretta l’attuazione.
L’UE
promette grandi cose sulla difesa,
ma
rischia di deludere l’Ucraina.
Politico.eu
- Nicholas
Vinocur – (7 marzo 2025) – ci dice:
I
piani per annunciare un ingente pacchetto di aiuti militari per l'Ucraina sono
falliti prima dell'incontro.
Dopo
10 ore di colloqui, e nonostante un abbraccio pubblico a Volodymyr Zelenskyy —
che si è rivolto ai giornalisti affiancato dai leader delle due principali
istituzioni dell'UE, Ursula von der Leyen e António Costa — le conclusioni
finali negoziate tra i leader nazionali si sono concentrate solo sui loro
sforzi collettivi per costruire un settore della difesa frammentato.
BRUXELLES
― Abbracci. Foto. Un impegno a continuare ad armare l'Ucraina.
Nonostante
tutto quello che è successo nelle sei settimane trascorse dal ritorno di Donald
Trump alla Casa Bianca, questo è più o meno tutto ciò che i leader dell'Unione
Europea hanno potuto offrire al presidente ucraino Volodymyr Zelenskyy durante
il vertice di emergenza tenutosi giovedì a Bruxelles.
Certo,
hanno elaborato piani per rafforzare il settore della difesa dell'UE, ma - e
questo è forse ciò che conta di più nel breve termine - non sono riusciti a
concordare nuovi impegni per rafforzare la posizione dell'Ucraina
nell'immediato futuro.
Kiev è
alle prese con un taglio negli aiuti militari e nella condivisione di
intelligence degli Stati Uniti, mentre l'amministrazione Trump aumenta la
pressione su Zelenskyy affinché raggiunga rapidamente un accordo di pace con il
presidente russo Vladimir Putin.
Prima
dell'incontro a Bruxelles, i diplomatici dei paesi che sostengono fermamente
l'Ucraina avevano espresso la speranza che l'incontro avrebbe portato a nuovi
impegni per mettere Kiev in una posizione più forte.
"Dobbiamo
sostenere l'Ucraina ora più che mai", ha affermato la diplomatica di alto
rango dell'UE “Kaja Kallas” prima del vertice straordinario.
Ma
dopo 10 ore di colloqui, e nonostante l'abbraccio pubblico di Zelenskyy (che si
è rivolto ai giornalisti affiancato dai leader delle due principali istituzioni
dell'UE, Ursula von der Leyen e Antonio Costa), le conclusioni finali negoziate
tra i leader nazionali si sono concentrate solo sui loro sforzi collettivi per
costruire un settore della difesa frammentato.
La
parte sull'Ucraina non è stata nemmeno approvata dai 27 membri a causa
dell'opposizione del primo ministro ungherese Viktor Orban, che non ha nascosto
il suo sostegno a Putin e che ha dichiarato la sua opposizione alla
dichiarazione prima dell'incontro, mantenendo questa posizione.
Il
resto dell'UE ha respinto qualsiasi senso di disunione. "Lo ha già fatto
prima", ha detto ai giornalisti il cancelliere tedesco uscente Olaf
Scholz. "Questo non ha rovesciato l'Unione [europea]".
Senza
l'Ungheria, 26 paesi hanno sottoscritto una dichiarazione sull'Ucraina che
traccia linee rosse per i futuri colloqui di pace, chiede l'adesione di Kiev al
blocco e promette futuri aiuti militari senza obiettivi specifici.
Pace
attraverso la forza.
Non è
stato per mancanza di impegno da parte di Zelenskyy.
Indossando
il suo caratteristico abito nero da guerra, che aveva suscitato le prese in
giro di Trump durante la sua visita alla Casa Bianca la scorsa settimana, il
presidente ucraino ha elencato un elenco di necessità immediate durante un
discorso pronunciato al suo arrivo nell'edificio in vetro e acciaio “Justus
Lipsius” a Bruxelles.
Ha
descritto i bombardamenti aerei quotidiani della Russia che martellano le città
ucraine, chiedendo all'Europa di "accelerare" i lavori su uno
strumento finanziario orientato ad aiutare l'esercito ucraino.
Ha
chiesto un nuovo pacchetto di sanzioni contro la Russia e ha esortato l'UE ad
andare avanti con i piani per ammettere l'Ucraina nel blocco entro il 2030.
"Per
raggiungere la 'pace attraverso la forza' è necessario che l'Ucraina sia nella
posizione più forte possibile, con le sue solide capacità militari e di difesa
come componente essenziale", si legge nella dichiarazione firmata da 26
leader.
"L'Unione
Europea rimane impegnata, in coordinamento con partner e alleati che la pensano
allo stesso modo, a fornire un maggiore supporto politico, finanziario,
economico, umanitario, militare e diplomatico all'Ucraina e al suo popolo".
Un
diplomatico dell'UE che ha parlato in condizione di anonimato ha difeso i piani
dell'UE di aumentare gli aiuti militari all'Ucraina.
Il lavoro sui futuri pacchetti di armi
continuerebbe come parte di una coalizione di volenterosi, potenzialmente
includendo membri non UE come il Regno Unito.
Prima
dell'incontro, “Kallas” aveva tentato di radunare i paesi dell'UE attorno a uno
sforzo per reperire almeno 20 miliardi di euro in aiuti militari da consegnare
all'Ucraina nel corso del 2025, secondo diversi diplomatici.
Nonostante
gli estesi colloqui tra diplomatici, tuttavia, quello sforzo non è riuscito a
ottenere un sostegno unanime.
Secondo
due diplomatici dell'UE, durante un dibattito a porte chiuse tra i leader,
Kallas ha affermato che l'Unione dovrebbe concentrarsi sulla fornitura di armi
all'Ucraina e non solo sull'acquisizione di armi per uso interno.
Giovedì
Zelenskyy ha ottenuto alcuni impegni concreti, ma non dall'UE. La Norvegia si è
impegnata a rafforzare i suoi aiuti militari diretti all'Ucraina a 8 miliardi
di euro per il 2025, più che raddoppiando il suo impegno precedente.
L'elefante
nella stanza.
La
domanda principale che incombe sul futuro dell'Ucraina è se l'UE potrà
sostituire o in qualche modo compensare il taglio degli aiuti militari e
dell'intelligence statunitensi.
Secondo
un funzionario dell'UE direttamente a conoscenza degli scambi, il primo
ministro estone “Kristen Michal” ha sollevato la questione durante discussioni
a porte chiuse, chiedendo: possiamo procedere da soli?
La
risposta è un silenzio assordante.
I
paesi dell'UE hanno collettivamente promesso all'Ucraina più sostegno
finanziario e militare rispetto agli USA dall'inizio dell'invasione russa su
vasta scala tre anni fa.
Tale
sostegno continuerà a fluire nei prossimi mesi, con circa 30 miliardi di euro
di aiuti finanziari stanziati per il 2025 tramite prestiti garantiti dai beni
congelati della Russia.
Ma la
fine del sostegno militare degli Stati Uniti lascia un vuoto enorme nella
capacità degli alleati di supportare l'Ucraina in tutti gli aspetti della sua
guerra, in particolare per quanto riguarda l'intelligence e le informazioni
sugli obiettivi per le armi di precisione.
"La
fine della condivisione di intelligence è davvero molto significativa per
l'Ucraina", ha detto a POLITICO il colonnello “Philip Ingram”, ex
ufficiale dell'intelligence dell'esercito britannico.
"Significa perdere l'accesso alle
informazioni di acquisizione degli obiettivi per i missili a lungo raggio, ma
anche intercettare razzi e flotte di droni in arrivo.
Gli stati membri dell'UE semplicemente non
hanno una grande capacità di intelligence strategica perché sono così
concentrati internamente: paesi come la Germania dipendono interamente dalla
NATO.
Ora affrontano la prospettiva di dover
intensificare, ma ci vogliono decenni e centinaia di milioni di dollari".
Mentre
i leader europei si sedevano a cena, un rapporto della “NBC News “che citava
attuali ed ex funzionari statunitensi ha sollevato nuovi dubbi sugli impegni
degli Stati Uniti nei confronti della NATO, suggerendo che Washington potrebbe impegnarsi
a difendere solo i paesi che destinano una certa percentuale del loro prodotto
interno lordo alla difesa.
La
preoccupazione per un possibile ritiro degli Stati Uniti o per un declassamento
dell'architettura di sicurezza europea ha innescato una delle più grandi crisi
geopolitiche che abbiano colpito il continente negli ultimi decenni, con i
leader impegnati in una frenesia diplomatica nelle ultime due settimane.
Quando
tutto fu detto e fatto a Bruxelles, la corsa degli europei per evitare di
perdere la garanzia di sicurezza degli Stati Uniti si rivelò essere la loro
priorità assoluta.
Aiutare a rafforzare la posizione dell'Ucraina
sul campo di battaglia e al tavolo delle trattative finì per essere una lontana
preoccupazione di secondo ordine, come dimostrato dalla quantità di tempo che
passarono a parlare di Ucraina contro difesa.
La
discussione sulla difesa è durata per la maggior parte delle 10 ore, con i
leader che si sono scontrati su come finanziare un aumento di 800 miliardi di
euro nel settore della difesa e su quanta parte del loro investimento destinare
a fonti europee o extra-UE.
I
colloqui sull'Ucraina, tuttavia, sono stati conclusi e spolverati in circa 15
minuti, secondo un diplomatico dell'UE.
Questo
ha detto tutto.
(Jacopo
Barigazzi, Gabriel Gavin, Elisa Braun, Rasmus Buchsteiner e Lucia Mackenzie
hanno contribuito alla segnalazione.)
Il PPE
chiede la votazione accelerata
sul
disegno di legge di semplificazione
omnibus
la prossima settimana.
Politico.eu
– (7 – 3 – 2025) - Max Griera , Louise Guillot e Marianne Gros – ci dicono:
Thyssenkrupp
annuncerà presto i risultati finanziari annuali.
Tali
norme impongono alle aziende di segnalare il loro impatto ambientale,
l'esposizione al cambiamento climatico e di vigilare sulle loro catene di
fornitura contro i danni ambientali e le violazioni dei diritti umani.
Il
Partito Popolare Europeo (PPE) di centro-destra chiede al Parlamento europeo di
accelerare l'approvazione di un nuovo importante disegno di legge che modifichi
le norme UE sulla trasparenza aziendale, in una mossa che potrebbe portare alla
votazione di una parte del disegno di legge già la prossima settimana, secondo
una lettera visionata da POLITICO.
Il PPE
vorrebbe che la Presidente del Parlamento europeo, “Roberta Metsola”, che
appartiene allo stesso gruppo politico, ricorresse alla procedura d'urgenza in
modo che i legislatori possano votare la prima parte della legislazione
omnibus, che mira a sospendere temporaneamente alcune norme in materia di
rendicontazione mentre viene negoziato il resto del disegno di legge.
Nella
lettera si chiede che la votazione si svolga "idealmente" la prossima
settimana e "non più tardi" di aprile.
Presentato
dalla Commissione europea la scorsa settimana, il disegno di legge omnibus
propone di modificare diverse leggi chiave del “Green Deal europeo”, tra cui la
direttiva sulla rendicontazione della sostenibilità aziendale (CSRD) e la
direttiva sulla due diligence sulla sostenibilità aziendale (CSDDD).
Tali
norme impongono alle aziende di rendicontare il loro impatto ambientale,
l'esposizione ai cambiamenti climatici e di controllare le loro catene di
fornitura per evitare danni ambientali e violazioni dei diritti umani.
Attualmente
si prevede che solo le aziende più grandi presentino i risultati, mentre per le
altre le scadenze sono fissate nel 2026, 2027 e 2028.
"Le
aziende hanno urgente bisogno di chiarezza e certezza giuridica per sapere se
devono continuare a prepararsi all'attuazione degli onerosi obblighi di
rendicontazione stabiliti in queste leggi", ha scritto l'eurodeputato
“Tomas Tobé”, che è anche vicepresidente del gruppo PPE.
"Quanto
prima le aziende dell'UE riceveranno indicazioni chiare sulla strada da
seguire, tanto minori saranno per loro i costi e le interruzioni
associati", ha sostenuto per giustificare la richiesta della procedura
d'urgenza.
“La
proposta di fermare il tempo deve quindi entrare in vigore il prima possibile”,
ha affermato “Tobé”, aggiungendo che ciò renderebbe anche il lavoro del
Parlamento sugli altri elementi del pacchetto omnibus “più efficiente ed
efficace”.
«UE:
ARMATEVI E PARTITE».
Inchiostronero.it
– (7 -3-2025) - Roberto Pecchioli – ci dice:
Quando
il comando è facile: incitare gli altri alla guerra senza esporsi in prima
persona.
“Armatevi
e partite”: la retorica del sacrificio altrui tra propaganda e potere. Dall’uso
nel regime fascista alle dinamiche politiche di oggi, il motto simbolo di chi
incita alla battaglia restando al sicuro.
Anche
un orologio rotto segna due volte al giorno l’ora esatta.
Come
dare torto a “Crudelia Demon” travestita da “contessa Von der Leyen” quando
afferma che la pace si costruisce sulla forza?
È il
vecchio detto romano “si vis pacem, para bellum”, se vuoi la pace, prepara la
guerra.
Ma non
ci piace affatto che la nuova parola d’ordine sia riarmo.
L’Europa,
ovvero il suo simulacro con sede a Bruxelles (succursale della centrale
politica di New York e di quella finanziaria di Londra) chiama alle armi,
parlando addirittura di formare un esercito unico europeo, dopo oltre
settant’anni di disarmo morale oltre che materiale ed aver lasciato agli Stati
Uniti il ruolo di unica potenza militare in nome di un pacifismo codardo,
punteggiato da fuga dalle responsabilità, indifferenza, bandiere arcobaleno e
sermoni moraleggianti. Pessima cosa quando i mercanti imbracciano il fucile.
E sia,
lo facciano, a patto che siano le oligarchie ad armarsi, pagare il conto e
partire per il fronte.
Loro, i figli, i famigli, i leccapiedi e
l’armata giornalistica pagata da Bruxelles, da Soros e dall’”Usaid”.
Armatevi
e partite, i popoli d’Europa non ci stanno.
Lo diciamo con la tristezza del fallimento
personale.
Chi scrive appartiene a una generazione che
sognava un’Europa Nazione unita dall’Atlantico agli Urali, non l’accozzaglia di
burocrati e di servi.
Prima
ci hanno disarmato nell’anima, facendoci uscire dalla storia: l’Europa – come
tale – è un fantasma dal 1945.
Adesso riscoprono il linguaggio della guerra.
Alle
parole prima o poi seguono i fatti.
E
l’Europa dimezzata – propaggine estrema di una categoria non più geografica
chiamata Occidente – ha trovato il nemico, l’orso russo.
Contro
di esso Frau Ursula chiede il riarmo, invoca l’aumento delle spese militari, da
escludere dal famigerato vincolo esterno che ci soffoca da Maastricht in poi.
Per le
spese sociali il denaro manca, per la politica industriale pure, ma per i
cannoni i soldi li trovano sempre, parola dei loro padroni banchieri, adusi a
finanziare le guerre.
Per
questo “Crudelia 2.0” rispolvera le parole della guerra con la bava alla bocca,
in compagnia dello spelacchiato leone britannico, del vanesio galletto francese
e dei baltici a cui si attaglia la definizione di botoli ringhiosi che Dante
affibbiò agli aretini.
No,
non ci stiamo.
La
Russia non è nostra nemica. È parte dell’Europa geograficamente, culturalmente,
spiritualmente.
Non
dispiega missili contro di noi, non è in grado di invaderci innanzitutto per
evidenze demografiche (i mandarini di Bruxelles leggano “La sconfitta
dell’Occidente” di Emmanuel Todd) non ci colonizza da tre quarti di secolo.
Questo lo fa l’amicone a stelle e strisce.
La
Russia forniva – ed ancora fornisce a costi più elevati, poiché l’economia
reale funziona così – energia a buon prezzo.
Un’interdipendenza
vantaggiosa per entrambe le parti che poteva diventare alleanza a lungo
termine.
Ne
sanno qualcosa l’industria tedesca in panne, quella italiana e il nostro
portafogli svuotato dai costi delle bollette domestiche.
Intendiamoci: un esercito ci vuole, deve
essere efficiente e capace di difendere il territorio dalle minacce esterne.
È ragionevole spendere (bene) per rafforzarlo.
Ma non
sulle spalle delle spese sociali, non dopo avere foraggiato Kiev di armi e
denaro che non riavremo, andato in parte a ingrassare le corrotte classi
dirigenti della sfortunata Ucraina.
Non
dopo aver inventato la trappola del rapporto del tre per cento tra debito e
PIL, non dopo aver messo in ginocchio interi comparti industriali con la
politica della lesina e con il demenziale pareggio di bilancio.
Non
dopo aver chiamato aiuto di Stato ogni politica economica attenta agli
interessi nazionali.
Soprattutto,
gridiamo no all’esercito europeo, un no grande come il grattacielo incompiuto
sede dell’UE, imitazione della torre di Babele.
Niccolò
Machiavelli scrisse che uno Stato esiste se batte la propria moneta e ha un
esercito indipendente.
Della
moneta euro conosciamo il carattere privato, gestita da una banca centrale che
risponde a logiche e comandi da cui i governi (e la Commissione UE) sono
esclusi.
Se
mettiamo in mano alla cupola di Bruxelles un esercito, saremo disarmati dinanzi
al nemico.
Interno, non esterno.
Rammentiamo
la definizione di Stato di Max Weber: la struttura che ha il monopolio dell’uso
della forza.
Ne
esistono già i presupposti giuridici nei trattati dell’Unione, che ha un
abbozzo di strumento militare di pronto intervento nell’ “Eurogendfor”, il cui
compito reale è la repressione del dissenso.
Immaginiamo
per un momento l’armata europea. Chi la comanderà? Quali saranno i suoi
compiti? Chi prenderà le decisioni, dalla produzione e dall’acquisto dei
materiali sino al dispiegamento di truppe e alle regole d’ingaggio? Chi gestirà
i codici che significano guerra o pace? E che ne sarà dei governi nazionali? Se
uno o più Stati volessero svolgere una politica autonoma, l’esercito europeo
dichiarerà loro guerra? Chi farà parte delle forze armate dell’Unione? Quasi
dovunque è stata abolita la leva, quindi dovremo ricorrere a mercenari, che
chiamiamo contractor perché fa più fine.
Diventerà
normale servirsi di compagnie di ventura, come nei secoli XIV e XV. Abbiamo
odiato la compagnia Wagner al servizio dei russi, ma il suo capo, il defunto “Evgenij
Prigozhin”, era l’Erasmo Gattamelata o il Giovanni dalle Bande Nere del
presente, un imprenditore della guerra, come la multinazionale occidentale
(quindi buona per definizione) “Academi”, ex “Blackwater”.
I
popoli europei sono stati educati alla mollezza, alle comodità, a un’esistenza
priva di regole, disabituati alla disciplina e al confronto fisico.
In più sono in gravissima crisi demografica.
Non è
difficile immaginare che sarà impossibile formare i ranghi, ricreare una
mentalità perduta da generazioni, organizzare una struttura efficiente dopo
aver lasciato agli Usa ogni responsabilità per mezzo secolo.
Dovremo ricorrere largamente a truppe
straniere. Non ci potrà essere amore per la bandiera europea in cui nessuno
crede.
I professionisti tengono soprattutto alla paga
e, vivaddio, alla pellaccia.
I
comandanti potrebbero diventare, come i generali del basso impero romano,
soggetti politici.
In possesso di armi e con soldati che
risponderanno a loro, non a Ursula o a chi per lei, saranno una casta
potentissima.
L’esercito
sarà una grande Legione Straniera al soldo di un’oligarchia estranea ai popoli.
Chissà
in quale lingua verranno impartiti gli ordini.
Donne
in una Galleria d’Arte osservano le mitiche Erinni.
Il nemico
designato, la Russia, è l’avversario storico della geopolitica imperiale
britannica e americana, non dell’Europa, il cui interesse è l’amicizia con il
vicino orientale, che rappresenta la metà del nostro continente.
La russofobia è alimentata dall’attivismo
francese e britannico (ma Londra è una tigre di carta, militarmente) e dalle
improvvide parole di” Kaja Kallas, “vice di Ursula e Alto (??) Rappresentante
dell’Unione per gli Affari Esteri e la Sicurezza. Guerrafondaia scatenata, la
signora proveniente dall’Estonia (1,4 milioni di abitanti, compresa la
minoranza russa) si domanda inquieta come potrà l’Europa sconfiggere la Cina se
non ce la fa con la Russia.
Chi la
controlla le tappi la bocca.
O forse no, affinché l’opinione pubblica
comprenda in che mani siamo caduti.
È
incredibile che le posizioni belliciste più accanite siano oggi rappresentate
da donne,” Erinni” che giocano con il sangue altrui.
Oltre alla “Kallas” la verde tedesca “Annalena
Baerbock”, la finlandese “Sanna Marin”, la moldava “Maia Sandu”, la neocon
americana “Victoria Nuland”, in passato “Madeleine Albright”.
Vengono riposte le bandiere arcobaleno nel
momento in cui servirebbe una mobilitazione per la pace in Ucraina e in Medio
Oriente, mentre cresce la tensione nella Repubblica Serba di Bosnia.
Aumenta il distacco tra le oligarchie, i
governi e le opinioni pubbliche.
Che
farebbe l’esercito europeo dinanzi alla mobilitazione rumena a favore di “Calin
Georgescu”, arrestato pretestuosamente?
È
triste pensare in questi termini: da giovane chi scrive cantava “né vodka né
Coca Cola”.
Abbiamo
avuto l’una e l’altra: la sottomissione agli Usa con relativa deculturazione, e
la dipendenza non dall’arcigno marxismo sovietico, ma dalla sua velenosa deriva
occidentale progressista, i cui simboli sono le droghe, l’alcolismo di massa,
il deserto morale, l’odio di sé.
Ovvero
il disarmo generale della civiltà di cui oggi verifichiamo gli effetti anche
sul piano militare.
Si è
detto che l’Europa è un gigante economico (sempre meno, peraltro), un nano
politico e un verme militare.
È con queste generazioni che l’Europa si
riarmerà?
Evidentemente
no; saremo in balia di una nuova casta militare di mercenari indifferente ai
nostri popoli.
Oppure,
l’esercito di Ursula dovrà fare i conti con quote etniche, rosa e LGBT, come i
pompieri californiani che dipingevano di arcobaleno le bocche antincendio,
incapaci di spegnere il fuoco che ha divorato Los Angeles.
O mercenari efficienti senza patria, o un
sistema di quote: tre generali alla Francia, due alla Germania, un paio di
colonnelli al Belgio, uno al Portogallo, un sergente a Malta e al Lussemburgo,
dopo aver verificato che sia stato arruolata una percentuale di non bianchi, di
“non binari” omo e transessuali.
Quanto
agli armamenti, li produrremo noi o li compreremo dal Big Fellow americano?
Le
politiche dell’Unione unite alle” paturnie green” fanno crollare l’industria
automobilistica:
l’ultimo
caso è un contrappasso, la chiusura degli stabilimenti Audi di Bruxelles. Forse
al posto delle autovetture fabbricheranno carri armati.
Da
qualunque punto di vista si valuti, l’esercito europeo è una follia.
Una tragedia lasciarlo nelle grinfie di una
classe dirigente di imbarazzante mediocrità.
Specie
se lo scopo è trascinare tutti nel buco nero di una guerra catastrofica.
Sarebbe, dopo le due del Novecento, la terza guerra civile europea.
L’ultima, probabilmente.
(Roberto
PECCHIOLI.)
«I
BUONI E I CATTIVI»
Di
Andrea Zhok Postato da 23 ore fa 6 minuti letti 0 1 55
Liberalismo
in crisi: quando la politica diventa infantile
buoni
e cattivi
“I
BUONI E I CATTIVI”.
Inchiostronero.it
- Andrea Zhok – (6-3-2025) – ci dice:
L’illusione
dei Buoni e dei Cattivi: l’infantilismo politico come sua malattia senile.
Due
brevi notazioni in coda all’oramai celebre dialogo tra” Trump e Zelensky”.
1) Con la lodevole eccezione del “Fatto
Quotidiano”, tutti gli altri quotidiani e tutti i telegiornali hanno estratto e
commentato soltanto quanto avvenuto dal minuto 43 al minuto 47 su 50 minuti
complessivi.
2) Su questa base hanno presentato il
seguente quadro: “Umiliazione di Zelensky da parte del bullo Trump”.
3) Su questa base coorti di “giornalisti” e
opinionisti si stanno stracciando le vesti sdegnati e stanno chiedendo di
“stare con Kiev fino alla fine” (di chi?).
Naturalmente
in ciò non c’è niente di sorprendente. Questo è il modo ordinario con cui si fa
informazione in Italia.
Il 24
febbraio 2022 Putin, pazzo e malato, invade di colpo l’Ucraina, (si
giustificherà dicendo:
“Ogni
volta che sento la musica di Wagner mi vien voglia di invadere l’Ucraina” Woody
Allen) sicuramente perché, essendo il nuovo Hitler, vuole conquistare il mondo.
Il 7
ottobre 2023 i terroristi assetati di sangue di Hamas aggrediscono Israele:
un fulmine a ciel sereno che nessuno avrebbe
potuto mai prevedere e che è spiegabile soltanto con l’innata malvagità
proverbiale nei terroristi islamici.
Se
Mario ti tira un pugno dopo che gli hai tirato una coltellata, basta proiettare
la pellicola cominciando dal pugno e chiamare il bestiame teleguidato a
deprecare la brutale violenza di Mario:
Mario
entra d’ufficio e senza redenzione nella colonna dei Cattivi.
Questo ci conduce all’infantilismo politico
come malattia senile del liberalismo (per parafrasare Lenin).
Sarà
perché la gente non ha più tempo per approfondire, sarà perché l’inquinamento
elettromagnetico ci ha incenerito i neuroni, sarà, più probabilmente, perché la
cultura liberale ci ha educato a dare per scontata la “nostra” superiorità,
evitandoci la fatica di valutare le ragioni altrui.
Vai a
sapere.
Resta
il fatto che il livello cui si ferma l’analisi politica odierna è
“Buono-Cattivo”.
Basta
capire chi sono i Buoni e chi i Cattivi e dividerli accuratamente in due
colonne.
Poi
cerchi (o, più spesso, inventi) le ragioni per sostenere i primi e dare addosso
ai secondi, sventolando gli appropriati gagliardetti.
Se
pensi che Zelensky sia cattivo, allora pensi che Trump sia buono, e viceversa.
Tanto basta a proclamare al mondo da che parte
si sta, “fino alla fine”.
Probabilmente
è questo processo che spiega l’altrimenti inintelligibile degrado corticale
occorso in figure un tempo critiche e argute come “Michele Serra”.
Come
spiegare l’incapacità di vedere la realtà concreta dell’Unione Europea (da 30
anni), sovrapponendovi sogni di gioventù?
Come
spiegare la cecità di fronte al fatto che sostenere pancia a terra oggi l’UE
significa sostenere un blocco neoliberale e guerrafondaio che ci sta conducendo
alla rovina?
Probabilmente
lo si può spiegare soltanto se dai per scontato che la tua parte è fatalmente,
necessariamente la parte giusta, sempre e per sempre, e gli altri sono barbari
incomprensibili (sovranisti, populisti, e dunque fascisti, e dunque “anti scienza”,
e dunque ignoranti, e dunque negazionisti climatici, e dunque omotransfobici, e
dunque “contrari al sogno europeo”.)
Allora
puoi risparmiarti la fatica di aggiornare il software e di guardare la realtà.
Tanto
si sa già cosa credere.
(Andrea
Zhok).
«COVID,
RICORDARE PER DIMENTICARE»
Di
Marcello Veneziani Postato da 1 giorno fa 10 minuti letti 1 0 58
Ospedali,
ambulanze, bare: ricordare per dimenticare
COVID,
RICORDARE PER DIMENTICARE.
Inchiostronero.it
- Marcello Veneziani – (6 -3-2025) – ci dice:
Cinque
anni dopo il Covid: il peso indelebile delle immagini che vorremmo dimenticare.
A
cinque anni dal covid ci rimane un solo desiderio: non vedere più le facce di
quei giorni.
Si, le
immagini di ospedali, di malati, di ambulanze e di carri funebri, le
mascherine, le file, i vaccini
. Ma
anche le facce che ci guidarono e ci accompagnarono in quei giorni: i
presidenti, a partire dal premier, i ministri, a partire dal ministro della
salute, i capataz della sanità, i testimonial medici e mediatici del covid, le
loro voci, le loro cantilene, le loro minacce, le loro promesse, le loro
prescrizioni.
Non
vogliamo vederli più, anche se non pochi circolano ancora, soprattutto in tv, o
perfino sui massimi troni.
Muoia
il covid con tutti i filistei.
Cinque
anni fa il covid ci invecchiò di colpo.
Invecchiammo tutti più in fretta; donne,
vecchi e bambini, giovani e adulti. Vivemmo un anno, quasi due, da vecchi, con
una mezza tregua estiva.
Stando reclusi in casa, vivendo da pensionati,
da cagionevoli, da convalescenti, distanti da tutti, isolati dagli altri, al
riparo dal mondo; curammo la nostra sopravvivenza vivendo meno, non uscendo,
non viaggiando, non rischiando.
Patimmo la lontananza dai corpi, e la paura
per il proprio corpo, come accade ai vecchi.
E come succede ai vecchi anteponemmo a tutto
la salute; salvare la pelle, a ogni costo.
Molti vecchi morirono a causa della pandemia
ma l’Italia non diventò più giovane.
Fu
questo il primo, grande danno biologico che patimmo in massa. Perfino gli
adolescenti invecchiarono di colpo sotto la pandemia:
se un ragazzo non va a scuola, se lo separi
dagli amici, se reputi ogni comitiva un’adunata sediziosa e contagiosa, se gli
proibisci di stare all’aperto, viaggiare, andare per strada o fare movida, gli
imponi di vivere da anziano con un corpo di giovane e pulsioni di giovane.
Fummo sempre più spettatori, sempre meno
attori, vivemmo la vita degli altri, a volte la morte;
incollati
al video e alle mansioni domestiche, alla vita stanziale e ospedaliera, alle
mascherine e ai vaccini.
La FDA
chiede 55 anni di tempo per rilasciare i dati sul vaccino Pfizer.
Restò
sospeso un interrogativo che abbiamo voluto rimuovere:
senza
lockdown sarebbe stata davvero una catastrofe o sarebbe andata più o meno allo
stesso modo senza quei sacrifici, quegli arresti domiciliari?
Non
abbiamo termini veri di paragone per affermarlo o per smentirlo.
La
storia del Covid ha due facciate:
da una parte c’è la storia delle cure
efficaci, della dedizione meritoria e benefica, dei tanti salvati, dei pericoli
limitati o fugati.
Ma
dall’altra ci fu l’ondata di cure sbagliate che falcidiò agli inizi migliaia di
persone, la raffica di vaccini;
il regime di restrizione e di sorveglianza di
cui non riusciamo ancora a quantificare i danni evitati, quelli provocati e le
inutili limitazioni che ci fecero solo vivere male senza aiutarci davvero.
E poi l’intolleranza e la persecuzione verso
chi non si allineava, le assurde penalizzazioni…
“Safe
beach space”
Tutto è cominciato da qui.
Definimmo
i giorni della pandemia come il tempo della “novida”, il contrario della
movida.
La”
novida” è la perdita di vita, di lavoro, di relazioni, di viaggi, di libertà,
di rapporti famigliari, di occasioni che stiamo patendo per timore del virus.
La “novida” causò depressione di massa trans-anagrafica.
Quando
finì il Covid rivedemmo gli italiani in giro, a piede libero e mente
prigioniera;
erano
come animali spaventati che si riaffacciavano all’aperto guardinghi e
mascherati, fuggitivi, pronti a evitare ogni vicinanza o assembramento.
L’effetto
crudo di quella lunga quarantena fu la riduzione dell’uomo, del cittadino, del
pensante e del credente, ad animale.
Il contagio, la quarantena, il terrorismo
mediatico-governativo ci ridussero alla sfera della nuda vita. Il virus ci rese
più uguali, perché ridotti alla sfera animale dei bisogni e delle paure.
Uguali
agli animali, privi di parola, di fede e di pensiero, di creatività e
ricreazione.
La
restrizione più profonda toccò la nostra visione, sia dello sguardo che della
mente. Niente mondo e niente natura, niente messa in chiesa, niente mostre
d’arte, niente dialoghi e niente librerie, niente cinema e niente teatro,
niente concerti o sport.
E anche ciò che avevamo la facoltà di fare
stando a casa, come leggere e pensare, in fondo non l’abbiamo fatto, impegnati
a salvaguardare la pelle, a fare ginnastica, poi incollarsi al video per non
pensarci, e non pensare. Sospese le attività sociali e conviviali legate alla
sfera alimentare, rimasero solo le file per i generi alimentari ai
supermercati, alle farmacie e tutto ciò che attiene la vita animale: mangiare,
bere, curarsi.
Anche
il cibo da asporto ci ridusse alla nuda vita del nutrirsi, a patto di non stare
insieme, non avere compagni (cum-panis) di merenda.
La riduzione biologica è stata anche riduzione
individuale, in solitudine. Rispetto agli animali perdemmo il branco e l’aria
aperta.
Fu salvaguardata la “nuda vita”, come diceva
Giorgio Agamben, la pura dimensione biologica.
“Propter
vitam vivendi perdere causas”, diceva Giovenale; per salvare la vita perdemmo
la ragione di vivere.
La
vita si ridusse a fisicità: tosse, starnuto, prelievo, corsetta, controllo,
tampone, mascherina, vaccino: un ventaglio di prescrizioni mediche sostituì il
nostro lessico, riducendolo alla sfera corporale e sanitaria.
E la
gente, pur maledicendo e recalcitrando, preferì la sicurezza alla libertà,
accettò di cedere i diritti in cambio di protezione. Regressione allo stadio
animale, ma da animali feriti e braccati. La gente accettò la sudditanza
interna e internazionale, i diktat sanitari, pur di salvare la pelle. Nel nome
della salute sacrificò la libertà, la vita, il lavoro, la sovranità, la
felicità. Mala tempora covid.
Ricordate
era il 2020: Polizia Locale a Rimini con drone in spiaggia quando vigeva il
lockdown.
(La
Verità – 14 giugno 2024)
(Panorama)
.
Trump,
il controllo della Federal Reserve Bank
e la de-dollarizzazione.
Lacrunadellago.net – ( 07/03/2025) – Cesare
Sacchetti – ci dice:
Alcuni
la considerano giustamente come una sorta di spauracchio della finanza globale.
È la
Federal Reserve Bank, la cosiddetta banca centrale degli Stati Uniti che in
realtà non è mai stata una vera e propria banca centrale sin dall’inizio della
sua fondazione, nel lontano 1913.
A
volere la creazione di questa istituzione che non risponde direttamente e
pienamente al governo degli Stati Uniti, furono principalmente le famiglie
dell’alta finanza askenazita di New York che spinsero per fondare una
istituzione governata in realtà da un manipolo di pochi signori della finanza.
A
spiegare bene come la FED sia sempre stata nelle mani di famiglie quali gli
ubiqui Rothschild,
Rockefeller, Warburg, Kuhn,Loeb & Co e Morgan, che ormai si potrebbero definire
come i soliti sospetti, è stato, tra gli altri, “Eustace Mullins” nel suo
celebre saggio “I segreti della Federal Reserve”.
Le
famiglie di banchieri che controllano la FED.
La FED
è strutturata in maniera tale infatti per far sì che siano questi i veri
proprietari di questa banca centrale e il funzionamento di questa istituzione
venne anche mostrato alla commissione bancaria del Congresso degli Stati Uniti,
nell’agosto del 1976.
Sono
12 le banche che controllano la Federal Reserve Bank e gli azionisti di
maggioranza di queste banche regionali sono proprio loro.
Sono
gruppi bancari quali i defunti Lehman Brothers, la Chase National Bank, la
Hanover National Bank, la First National Bank of New York, nelle quali appunto
si trovano le partecipazione azionarie dei citati Rockefeller, Warburg, J.P.
Morgan, fino a risalire alla casa madre di Londra, la famiglia Rothschild che
si serve di diversi “partner” e agenti negli Stati Uniti in giro per il mondo
per nascondere la reale entità della sua ricchezza, in omaggio alla “regola”
del capostipite, Mayer Amschel.
Nel
1914 queste famiglie concepirono espressamente questa impalcatura che
consentiva loro di avere quella che presto sarebbe divenuta la banca centrale
più potente del mondo, in quanto detentrice della facoltà di emettere in
maniera virtualmente illimitata la valuta di riserva del mondo, ovvero il
dollaro americano.
Giscard
D’Estaing chiamava questa condizione come un “esorbitante privilegio” ma in
fondo l’ex presidente francese non era nella posizione di parlare molto della
trave nell’occhio altrui perché anche nel suo ce n’era una altrettanto grande,
come quella del dominio coloniale che la Francia ha continuato ad esercitare
per decenni sull’Africa dopo la cosiddetta decolonizzazione degli anni’60, che
non decolonizzò un bel nulla, ma soltanto cambiò la natura della precedente
occupazione, rendendola persino più insidiosa e profonda attraverso lo
sfruttamento economico dell’Africa.
Le
élite della finanza ebraica hanno costruito una banca centrale che non fosse
nelle mani dello Stato perché il capitalismo neoliberale si fonda tutto sulla
facoltà di trasferire i poteri dello Stato dalle mani di questa entità a quelle
di un ristretto gruppo di finanzieri che diventano in tal modo il nuovo Stato.
Il
neoliberismo, in altre parole, è una privatizzazione strutturale dello Stato
che non può avere luogo se non si prende prima il controllo della banca
centrale.
Questo
spiega perché sugli sciagurati libri di testo contemporanei scritti non da veri
economisti, ma da agenti della Banca mondiale e del FMI, si professi il falso
dogma della cosiddetta indipendenza delle banche centrali dallo Stato, che in
realtà altro non vuol dire che indipendenza dallo Stato e dipendenza appunto
dai mercati.
Gli
Stati Uniti sono stati il caposaldo indiscusso del capitalismo finanziario e
mai prima d’ora qualcuno aveva osato mettere in discussione tale totem.
John
Kennedy: il presidente che voleva controllare la FED.
Il
solo presidente del secondo dopoguerra che osò addentrarsi nel potere della
Federal Reserve Bank che si ergeva al di sopra di quello del governo è stato
John Fitzgerald Kennedy.
Suo
padre, Joe, con un passato a stretto contatto con la malavita negli anni’20 per
via del traffico di liquori ai tempi del proibizionismo, aveva deciso di utilizzare quella
ricchezza per aiutare la carriera politico di suo figlio e aiutare gli Stati
Uniti ad emanciparsi da tale potere.
Nel
libro di Michael Collins Piper, “Il legame mancante” viene riferito di un
incontro tra “Joe Kennedy”, padre di JKF, e un imprenditore dell’epoca, “DeWest
Hooker”, che voleva aiutare la carriera politica della famiglia nella speranza
di liberare gli Stati Uniti dalla morsa della lobby sionista.
“Joe”
in quel colloquio riconosce candidamente che tutta la sua vita è stata dedicata
a combattere quel potere e che adesso tutta la sua sapienza era stata passata
nelle mani dei suoi figli.
John
Fitzgerald non era un presidente che andava di certo d’accordo con la finanza
ebraica o con la lobby sionista.
Gli
scontri tra lui e gli israeliani sono stati la causa che ha portato al suo
assassinio a Dealey Plaza il 22 novembre del 1963, dopo il suo fermo rifiuto di non
fermare il programma nucleare israeliano che, ad oggi, ha consentito allo stato
ebraico di possedere illegalmente armi nucleari in Medio Oriente, anche se i
suoi vicini non sembrano essere rimasti a guardare e pare si siano segretamente
dotati negli ultimi tempi anch’essi di testate nucleari, come l’Iran, per avere
a loro volta la facoltà di disincentivare gli israeliani dall’usare queste
devastanti armi.
Il
dollaro emesso da Kennedy recava in testa la scritta “Banconota degli Stati
Uniti” e non “banconota” della FED.
Kennedy
però non voleva soltanto fermare il potere politico del sionismo, ma anche
quello finanziario ed aveva in programma di tornare ad una emissione del dollaro
da parte direttamente del Tesoro degli Stati Uniti senza dover passare dalla FED, nelle
mani dei privati.
JFK
non aveva altro in mente che il ritorno al celebre “greenback di Abraham Lincoln”, il presidente che esattamente un
secolo prima di Kennedy aveva stabilito che avrebbe dovuto essere il governo a
stampare il dollaro, in quantità virtualmente illimitata, fino a quando i
bisogni dell’economia americana lo avessero ritenuto necessario.
I due
uomini sono andati incontro allo stesso destino, uccisi da comitati d’affari massonici
e finanziari estremamente potenti, perché avevano provato a fare quello che pochi altri
presidenti avevano fatto, ovvero rendere finalmente gli Stati Uniti una nazione
sovrana.
Donald
Trump è certamente il presidente che ha raccolto la loro eredità e che è
riuscito a compiere quello che i suoi due predecessori avevano fatto in una
maniera meno aperta e dichiarata di Lincoln e Kennedy, ma i risultati però
sembrano andare nella stessa direzione.
A far
notare come Trump stesse segretamente in possesso della FED è stato un attento
osservatore come” Joe Lange”, che in un articolo del 2023 aveva ricostruito le
varie tappe del rapporto tra la banca centrale americana e Trump.
Tra i
primi atti di Trump, c’è stato quello di nominare le due posizioni lasciate
vacanti del consiglio di amministrazione della FED dal suo predecessore, Obama, che
probabilmente mai avrebbe immaginato di vedere sconfitta Hillary Clinton per
mano del candidato repubblicano.
Non lo
immaginava nessuno in realtà perché sia a Washington che a Wall Street erano
molto sicuri che si sarebbe insediata l’ex segretario di Stato americano e che si sarebbe viaggiati a rapidi passi
verso la governance globale, ma com’è noto non è andata così.
Trump
si insedia, e non appena inizia il suo mandato si dimettono altri 3 membri del
consiglio direttivo della FED, e questo gli consente di nominare ben 5 uomini
in quell’organismo, e questo certamente costituisce un problema per l’alta
finanza perché il presidente che c’è alla Casa Bianca è uno che vuole
utilizzare i suoi poteri e vuole controllare e influenzare l’operato della FED.
Il
presidente Trump nomina Powell governatore e questo gli consente di nominare un
altro membro del consiglio direttivo perché Powell sedeva anche lui in questo
organismo e così si è aperta un’altra posizione vacante.
La FED
viene così a poco a poco “occupata” dal nuovo presidente ma la svolta più
interessante si ha nel 2020, quando inizia la famigerata farsa pandemica.
I vari
governatori degli Stati iniziano a chiudere le varie attività economiche e
questo provoca una forte recessione nel Paese, a causa della stagnazione
fermata delle imprese.
Trump
ne approfitta per fare una mossa che non risulta avere precedenti e che già
all’epoca suscitò lo sconcerto della nota testata finanziaria “Bloomberg”, uno
dei vari portavoce della “finanza anglo sionista”.
Il
presidente ricorse nel marzo del 2020 ad uno strumento chiamato come “Special
Purpose Vehicle”, che letteralmente si tradurrebbe come veicolo per uno scopo
speciale, ma è la stessa “Bloomberg” che, allarmata, spiegò, quanto accaduto.
“La
Fed finanzierà uno “Special Purpose Vehicle” (SPV) per ogni acronimo per
condurre queste operazioni.
Il
Tesoro, attraverso l’”Exchange Stabilization Fund “(ESF), effettuerà un
investimento azionario in ogni “SPV” e si troverà in una posizione di perdita
primaria”.
Cosa
significa?
In
sostanza, il Tesoro, non la Fed, sta acquistando tutti questi titoli e si sta
facendo carico dei prestiti;
la Fed
sta agendo come banchiere di ultima istanza e fornendo i finanziamenti
necessari.
La Fed ha assunto “BlackRock Inc.” per
acquistare questi titoli e gestire l’amministrazione degli “SPV” per conto del
proprietario, il Tesoro.
In
altre parole, il governo federale sta nazionalizzando ampie fasce dei mercati
finanziari.
La Fed sta fornendo i soldi per farlo.
“BlackRock”
si occuperà delle negoziazioni. Questo schema essenzialmente fonde la Fed e il
Tesoro in un’unica organizzazione.
Quindi,
ecco il nuovo presidente della Fed, “Donald J. Trump.”
“Lange”
rileva correttamente come in origine l’”ESF” fosse uno strumento nato nel 1934
per consentire al governo di investire nei mercati valutari, e in seguito è
stato riconvertito per elargire aiuti e prestiti alle banche centrali straniere.
Trump
lo ha riconvertito nuovamente.
Si è
servito dell’”ESF” per trasferire parti dell’economia americana in forte
difficoltà direttamente nelle mani del Tesoro americano e la FED, forse per la prima volta dal
dopoguerra, ha assunto le vere funzioni di una banca centrale che finanzia il
deficit dello Stato a favore dell’economia americana.
Gli
argini da allora sembrano essere stati rotti perché la Federal Reserve non
sembra essere più tornata ad essere quella che un tempo lasciava affondare i
risparmiatori americani e correva in soccorso invece dei vari predatori di Wall
Street, come accaduto, ad esempio nel 2008, quando il fallimento di Lehman
Brothers provocava un terremoto nell’economia mondiale, ma i computer della FED creavano
moneta invece per salvare i colossi della finanza, e non la classe media americana
devastata da quel crollo finanziario.
Un
economista “al di sopra di ogni sospetto” come “Milton Friedman”, famigerato
falco neoliberista, in uno dei suoi rari momenti di sincerità affermò che l’altra grande crisi del 1929 era
stata espressamente provocata dalla decisione della FED di restringere la
liquidità immediatamente prima del crollo.
Le
banche centrali sono come un rubinetto.
Se ad
avere questo rubinetto sono gli uomini dell’alta finanza, allora questo si
chiuderà quando ci sarà bisogno di liquidità per i piccoli risparmiatori,
mentre si aprirà a profusione quando si tratterà di correre in soccorso degli
squali del mondo bancario newyorchese e londinese.
L’era
Trump sembra aver messo chiaramente fine allo status storico della FED,
soprattutto se si pensa che la banca centrale americana non è in corsa in
soccorso delle varie banche investite dalla crisi.
La
decisione del 2023 di alzare i tassi da parte della Federal Reserve non aiutò
certo banche come la celebre “istituzione bancaria della Silicon Valley Bank”,
i cui clienti si videro costretti a ritirare i propri soldi per far fronte agli
aumentati costi dei prestiti.
La “Silicon
Valley Bank “era proprio una di quelle banche nelle mani degli onnipresenti
fondi di investimento dei Rothschild, quali “Vanguard” e “BlackRock”, e quindi
ci si sarebbe dovuto aspettare sulla carta un intervento della banca centrale
americana.
La FED
invece non mosse un dito per salvare questi colossi. Li lasciò affondare.
Anche
alla “First Republic Bank” toccò la stessa sorte, e dovette intervenire “JP
Morgan per acquistarla perché il paracadute della banca centrale anche in quel
caso rimase strettamente chiuso.
La
storia recente ha chiaramente portato la Federal Reserve a non essere più la
riserva illimitata di liquidità che era fino a 10 anni fa per il conglomerato
di Wall Street.
Se
Trump non è arrivato ad una vera e propria nazionalizzazione diretta
dell’istituto, si può dire che ha utilizzato altri strumenti indiretti per avere un controllo più stringente
sulla FED e iniziare a fare in modo che questa banca centrale da tesoriere
dell’alta finanza diventasse invece tesoriere del governo americano che ha
bisogno di creare spesa pubblica per sostenere l’economica.
Questo
dimostra, tra le altre cose, come Donald Trump non sia affatto un neoliberista
come alcuni suoi detrattori amavano definirlo.
Un
neoliberista non avrebbe mai di fatto utilizzato strumenti legislativi per
fondere la FED e il Tesoro e costringere la prima a salvare le piccole e medie
imprese in difficoltà a suon di vere e proprie nazionalizzazioni.
Un
neoliberista avrebbe lasciato agire la fantomatica “mano invisibile” del
mercato che non avrebbe fatto altro che spazzare via le varie imprese,
fagocitate dalle varie corporation che avrebbero assunto dimensioni ancora più
grosse di quelle prima della crisi.
Trump
sembra essere riuscito a compiere questo ultimo passaggio e se ancora non si
può parlare di nazionalizzazione vera e propria, è certamente un processo che
va nella direzione giusta e anche dalle parti di Harvard, l’ateneo simbolo
dell’establishment americano, sono molto preoccupati che la cosiddetta
indipendenza della FED in questo mandato di Trump possa definitivamente
terminare.
La
liberazione degli Stati Uniti era fatta di diversi passaggi e tra questi c’era
indubbiamente quello di togliere alle famiglie della finanza ebraica di New
York e Londra il potere di controllare la FED americana, che consentiva a
questi gruppi di avere la possibilità di creare moneta in maniera illimitata.
Si
spiega così anche qualcosa che fino a qualche tempo fa era impensabile.
La famiglia Rothschild che sedeva su immense fortune è
stata costretta negli ultimi anni a mettere all’asta i pezzi pregiati della
propria collezione d’arte, qualcosa che i banchieri originari di Francoforte
non avrebbero di certo fatto se non avessero avuto davvero bisogno di
liquidità.
La
piovra sembra davvero annaspare a questo giro e continua a perdere pezzi.
La de-dollarizzazione:
l’ultimo chiodo sulla bara della finanza globale.
A
chiudere il cerchio manca soltanto un ultimo tassello.
Manca
appunto la de-dollarizzazione definitiva e nonostante le dichiarazioni recenti
di Trump sul dollaro, l’ultima delle cose che il presidente ha intenzione di
fare è fermare appunto la fine dello status del dollaro come valuta di riserva
globale.
La de-dollarizzazione
nel corso degli ultimi anni.
Il
presidente vuole infatti abbattere l’enorme deficit commerciale americano e se
i dazi sono certamente un ottimo modo per riequilibrare la bilancia dei
pagamenti, ancora di più lo è togliersi dalle proprie tasche quella valuta che
un tempo tutti volevano per pagarsi le importazioni.
I
BRICS, quindi, stanno facendo proprio quello di cui Trump ha bisogno ma il
presidente è uomo astuto e per ingannare i mezzi di comunicazione, nelle mani
proprie della finanza di New York e Londra, ogni tanto rilascia qualche
dichiarazione contro il mondo multipolare per confondere le acque e sfuggire
all’accusa da parte dei media di essere troppo “filorusso”, ma poi puntualmente è con i Paesi di
questo blocco che interloquisce, mentre punisce quelli ancora nelle mani di tale
apparato, quali Canada, Messico ed Unione europea.
Il
futuro sarà in conclusione molto più equilibrato del passato.
Non
solo non ci sarà più lo strapotere militare dell’impero americano, ma non ci
sarà più nemmeno il suo potere finanziario che nel corso dei decenni è stato
utilizzato come una mannaia per punire i vari nemici di Israele e della lobby
sionista americana.
Trump
assieme a Putin hanno portato il mondo nell’era del ritorno degli Stati
nazionali e nell’era dove non ci sarà più il dominio di una valuta su tutte le
altre.
Il
secolo della finanza askenazita sta davvero finendo.
Democratici
e blob insieme.
Theburningplatform.com
- Guest Post di Jim Kunstler – (7 – 3 – 2025) – ci dice:
Se i
giacobini di Parigi, nel 1794, non fossero stati gettati al "rasoio
nazionale", forse avrebbero agito in modo clownesco nella sconfitta come
fa il Partito Democratico americano in questo momento dopo la debacle
elettorale del 2024.
Immaginate
Robespierre in Arlecchino che cavalca all'indietro su una capra sul “Pont Neuf”
per fare salti e un numero di giocoleria nel “Parvis de Notre-Dame”.
Ahimè, sventato dalla ghigliottina.
Ora
immaginate il deputato “Al Green” (9esimo Texas Dist) agitando il suo bastone e
urlando imprecazioni contro il podio nella sessione congiunta del Congresso di
martedì sera.
Due
giorni dopo, proseguì di nuovo nel pozzo del Congresso mentre il presidente
Johnson leggeva il suo atto di censura e una folla eterogenea di colleghi
democratici di Green si riuniva per cantare “We Shall Overcome” – il movimento per i diritti civili, un
tempo maestoso, ridotto a un'abietta farsa.
Queste
cose stanno accadendo davvero.
Il
gioco dei Democratici è stato rivelato.
Il
flusso di entrate per le loro operazioni di demolizione nazionale viene
improvvisamente interrotto ed è game over.
Tutti
possono vedere come funzionava ora.
Si
incanalano grandi quantità di dollari dei contribuenti statunitensi in
organizzazioni non governative, “ONG,” si scorporano altre “ONG” sotto di loro
e si aggiungono ulteriori livelli di “ONG sussidiarie”, e tutte pagano il loro staff di
soldati del Partito Democratico per lavori inutili – lasciando un sacco di tempo per le
rivolte e gli investimenti immobiliari – uno splendido racket che ha
funzionato per anni per sostenere le folli buffonate della rivoluzione
woke-giacobina.
(E l'hai pagato.)
Il
problema è:
un'organizzazione
che riceve denaro dal governo non è certamente non governativa.
Non pensereste che ci sia una legge che lo vieta?
Così,
Allegato A: nel settembre 2022, il luminare democratico “John Podestà” è stato
messo a capo di un fondo da 369 miliardi di dollari proveniente dal cosiddetto
“Inflation Reduction Act “di "Joe Biden", etichettato per l'azione
contro il cambiamento climatico.
Concettualizzando ulteriormente: sono trecento settanta
novemila milioni di dollari (!), un sacco di milioni, sborsati tra decine di
migliaia di ONG e i loro appaltatori.
È
sbalorditivo che il governo possa persino riuscire a scremare una tale fortuna
dalla presunta produttività aggregata della nostra nazione.
Si
trattava, in realtà, di denaro evocato dal nulla: il debito.
Tra non molto, scoprirete dove è andato a finire, e
l'immagine non sarà bella: nella lavanderia a gettoni delle ONG e direttamente sui conti
bancari dei membri del Partito Democratico, una delle più grandi frodi della
nostra storia.
Naturalmente,
i tuoi nipoti sono alle prese con tutti i debiti che ci sono dietro. Pensi che
i nostri giudici del “Distretto Federale DC” servirebbero meglio a presiedere
queste questioni piuttosto che passare anni a dare la caccia ai
"paratori" J-6?
Senza
quella manna di soldi evocati per fare i viaggi al resto di noi, il Partito
Democratico non ha nulla, non una sola idea credibile, non una leadership
plausibile, davvero nessuna ragione di esistere.
Per
anni non è stato altro che un gigantesco motore di truffa che estrae la
ricchezza rimanente dalla nostra repubblica.
Quindi,
quello che state vedendo messo in atto per le strade di Washington e il pozzo
del Congresso e sulle reti di notizie via cavo piene di angoscia è il tipo di
danza dei fantasmi che accompagna la morte di una grande macchina politica.
Buh-bye. . .
Il
simbionte di quell'organismo parassitario è il "blob" di profittatori
di guerra, profittatori farmaceutici, sediziosi, traditori, ideologi pazzi e
criminali assortiti alloggiati nella burocrazia e nel Congresso di Washington.
Ad
esempio, l'ex direttore della CIA “John Brennan” (nominato da Barack Obama), un
vero attivista del Partito Comunista degli Stati Uniti in gioventù e tutti i precedenti per
età.
Dopo
il 2020, il signor Brennan potrebbe aver pensato che tutto ciò che doveva fare
fosse rilassarsi in una pensione confortevole, guadagnare un po' di soldi in
più facendo successi su “MSNBC” e godendo della stima dei suoi ex colleghi come
un leggendario” blob poobah”.
Allo
stesso modo, il signor Podestà, ex capo dello staff della Casa Bianca,
presidente della campagna elettorale di Hillary Clinton nel 2016, e molti altri
illustri trespoli.
Allo
stesso modo, il senatore “John Warner”, promotore del “Russia Gate” come
vicepresidente della “Commissione Intel “del Senato;
e allo stesso modo, il senatore “Adam Schiff”,
ingegnere capo dell'impeachment n. 1 di Trump;
e allo
stesso modo, il presidente del “Joint Chiefs Mark Milley”, che si dice abbia
permesso la rivolta del J-6 negando rinforzi alla Guardia Nazionale per la
Capitol Police;
e allo
stesso modo, l'ex “AG Merrick Garland”, il Torquemada del “law fare”, e allo
stesso modo, il direttore dell'FBI “Christopher Wray” per aver nascosto la criminalità di
vasta portata del suo Bureau in una lunga lista di bufale e operazioni contro
il pubblico, e allo stesso modo, “Gina Haspel”, che ha gestito la CIA
attraverso i tempi alti o la” bufala del Russia Gate”;
e allo
stesso modo, "Biden", “Blinken” e” Sullivan” in Ucraina e il destino
di oltre 300 miliardi di dollari di aiuti rubati – tutte queste persone sono solo un
piccolo esempio dei funzionari depravati che hanno operato con tale grossolana
impunità contro i cittadini di questa terra, che presto si scontreranno con gli
ingranaggi della giustizia.
Il
Partito Democratico non è più in grado di difenderli e, al contrario, gli
attori del blob non sono più in grado di proteggere i loro alleati nel Partito
Democratico.
Si tratta di una società di mutuo soccorso
improvvisamente trasformata in un patto suicida.
La vera azione non è ancora iniziata, mentre una nuova
burocrazia trova cautamente il suo posto – Bondi, Patel, Kennedy, Gabbard,
Ratcliffe e Musk – per affrontare un complesso programma di riforme per quella matrice di
spaventosa corruzione delle agenzie.
Attendiamo un'ondata di rivelazioni molto
inquietanti e di accuse concrete e perseguibili.
Tra
tutto questo e la cascata di verità che finalmente emerge sul Covid-19 e sul
suo vile programma di vaccinazione, la classe dirigente d'élite americana –
Democratici e blob insieme – si ritrova come l'antico esercito del Faraone,
intrappolato da un'impetuosa ondata di distruzione.
Tutto ciò che gli resta da fare è fare smorfie
e strillare come “ghoul”.
Lavrov
paragona Macron
a
Hitler e Napoleone.
Theburningplatform.com - Via RT – (7-3-2025)
– Redazione – ci dice:
Il
presidente francese vuole conquistare la Russia proprio come aspiravano i due
dittatori europei, ha detto il ministro degli Esteri di Mosca.
Il
ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov ha paragonato il presidente francese
Emmanuel Macron ad Adolf Hitler e Napoleone Bonaparte, affermando che anche lui
sta cercando di imporre una sconfitta alla Russia.
Durante
un discorso alla nazione mercoledì, Macron ha etichettato la Russia come una
"minaccia per la Francia e l'Europa" e ha annunciato che stava
valutando la possibilità di espandere il deterrente nucleare di Parigi per
coprire altri Stati membri dell'UE.
Ha
insistito sul fatto che il blocco ha bisogno di rafforzare la sua indipendenza
quando si tratta di difesa, poiché ci sono dubbi sul fatto che gli Stati Uniti
continuino a proteggere l'UE dopo che l'amministrazione del presidente Donald
Trump "ha cambiato la sua posizione" sul conflitto in Ucraina ed è
diventata "meno solidale" con Kiev.
Il
presidente francese ha insistito per un'ulteriore assistenza al governo di
Vladimir Zelensky, sostenendo che il presidente russo Vladimir Putin non si
fermerà se gli sarà permesso di sconfiggere l'Ucraina.
Quando
giovedì i giornalisti gli hanno chiesto di commentare le dichiarazioni di
Macron, Lavrov ha menzionato Hitler e Napoleone, descrivendoli come i
"predecessori" del presidente francese, che volevano anche combattere
la Russia.
I due dittatori europei inviarono i loro
eserciti in Russia rispettivamente nel 1812 e nel 1941, ma finirono per subire
sconfitte schiaccianti.
La
differenza è che Hitler e Napoleone "dissero direttamente: 'Dobbiamo
conquistare la Russia, dobbiamo sconfiggere la Russia'.
E lui [Macron], a quanto pare, vuole la stessa
cosa, ma per qualche motivo dice che dobbiamo combattere la Russia in modo che
non sconfigga la Francia;
che la
Russia sta creando una minaccia per la Francia e l'Europa", ha
sottolineato.
Il
ministro ha confutato le affermazioni del leader francese secondo cui Mosca ha
in programma di attaccare l'Europa occidentale, definendo tali nozioni
"irragionevoli".
"Il
presidente [Vladimir] Putin ha detto molte volte che questa è un'assurdità
assoluta.
Penso
che qualsiasi persona sana di mente capirebbe che [lanciando la sua operazione
militare] la Russia vuole solo eliminare le cause profonde della situazione
creata dall'Occidente in Ucraina", ha spiegato.
Lavrov
ha anche detto che Mosca considera la dichiarazione di Macron sull'allargamento
dell'ombrello nucleare francese come una "minaccia verso la Russia".
"Se
ci considera una minaccia, se lo fa convoca una riunione dei capi di stato
maggiore dei paesi dell'Europa [occidentale] e della Gran Bretagna;
se
dice che è necessario usare le armi nucleari; se si prepara a usare armi
nucleari contro la Russia, questa è, ovviamente, una minaccia", ha
insistito.
All'inizio
della giornata, il portavoce del Cremlino” Dmitry Peskov” ha descritto il
discorso del presidente francese come "altamente conflittuale",
affermando che ha dimostrato che la Francia non vuole la pace, ma "sta
pensando di più alla guerra, alla continuazione del conflitto".
"Siamo
fuori di lì" se l'Ucraina
non vuole la pace – Trum-p
Theburningplatform.com - Via RT – Redazione –
(7-3-2025) – ci dice:
Kiev è
più difficile da trattare di Mosca, ha detto il presidente degli Stati Uniti.
Washington
cesserà ogni assistenza a Kiev se quest'ultima non riuscirà a dimostrare il suo
impegno a raggiungere la pace con Mosca, ha detto il presidente degli Stati
Uniti Donald Trump.
Trump
ha anche affermato che la Russia è stata più cooperativa dell'Ucraina quando si
tratta di una potenziale soluzione del conflitto.
"Devo
sapere che vogliono risolvere [il conflitto]", Trump ha detto ai
giornalisti venerdì in risposta a una domanda sugli aiuti militari statunitensi
a Kiev.
Il presidente ha detto che al momento non sa
se Kiev sia veramente impegnata per la pace.
"Se
non vogliono accontentarsi, siamo fuori di lì, perché vogliamo che si
stabiliscano".
Washington
ha finora avuto una comunicazione più produttiva con Mosca su una potenziale
risoluzione del conflitto, anche se la Russia "ha tutte le carte" e
l'Ucraina non ne ha, ha detto il presidente.
Trump ha aggiunto di ritenere che il
presidente russo Vladimir Putin voglia la pace.
"Penso
che stiamo facendo molto bene con la Russia", ha detto il presidente degli
Stati Uniti, aggiungendo che stava "trovando più difficile ... per
trattare con l'Ucraina".
Venerdì
scorso, Trump e l'ucraino Vladimir Zelensky si sono impegnati in uno scambio
teso alla Casa Bianca.
L'incontro,
inteso come preludio alla firma di un accordo che concede agli Stati Uniti
l'accesso ai minerali delle terre rare dell'Ucraina, alla fine si è acceso.
Trump
ha accusato il leader ucraino di "giocare d'azzardo con la terza guerra
mondiale" resistendo ai negoziati di pace con la Russia.
Lo
scontro ha portato a una brusca sospensione dell'accordo.
Nel
suo discorso al Congresso degli Stati Uniti questa settimana, Trump ha detto di
aver ricevuto una lettera da Zelensky in cui quest'ultimo avrebbe accettato di
sedersi al tavolo dei negoziati nel prossimo futuro.
A
seguito dello scandalo, gli Stati Uniti hanno sospeso l'assistenza militare
all'Ucraina e tutte le operazioni di condivisione dell'intelligence con Kiev.
Il
mese scorso, Mosca e Washington hanno tenuto un incontro di alto livello in
Arabia Saudita, dove le due parti hanno discusso del conflitto in Ucraina e
hanno concordato di lavorare per ripristinare i legami.
La
Russia ha ripetutamente dichiarato di essere aperta ai colloqui di pace e ha
anche espresso interesse per la cooperazione economica con gli Stati Uniti in
una vasta gamma di campi.
9
articoli essenziali che la Francia
sta
fornendo in difesa dell'Ucraina.
Theburningplatform.com
– (7 – 3 – 2025) – Redazione - Tramite l'ape babilonese – ci dice:
Con
gli Stati Uniti che sospendono tutti gli aiuti militari nel mezzo di
controversi negoziati di pace, la nazione storicamente coraggiosa della Francia
ha annunciato che si farà avanti e riempirà il vuoto scatenando tutta la
potenza del temibile esercito francese per aiutare a difendere l'Ucraina dalla
Russia.
“Babylon
Bee” ha ottenuto il seguente elenco di cose che la Francia si è impegnata a
fornire per difendere l'Ucraina:
Gocce
di baguette strategiche: Possono essere usati come armi da sostentamento o
contundenti, a seconda di quanto sono stantii.
Spedizioni
settimanali di formaggio puzzolente in prima linea: Guarda quei russi fuggire in cerca
di aria fresca.
Squadre
di migranti musulmani che accoltellano tutti i bianchi che vedono: Secondo quanto riferito, la Francia
è disposta a impegnare 3.000.000 di maschi islamici in età militare.
Suonatori
di fisarmonica per aiutare nell'interrogatorio dei prigionieri russi: Tuttavia, ciò potrebbe violare le
Convenzioni di Ginevra.
Francesi
non lavati per creare un perimetro con un muro impenetrabile di odore corporeo: Nessuno riesce a superare un simile
fetore.
Provviste
per tutti i militari composte da brioches e tazzine di caffè: Anche la guerra non deve essere del
tutto incivile.
Tecnologia
a ghigliottina all'avanguardia: Dovranno solo convincere i soldati russi a collaborare e
salire sul patibolo.
Mimi: L'equivalente francese delle forze
speciali più elitarie.
Scorta
infinita di bandiere bianche: Lo strumento più importante di ogni campagna militare
francese.
La
Russia non avrà alcuna possibilità di fronte a un esercito ucraino sostenuto
dalla Francia. Cos'altro possono inviare i francesi per difendere l'Ucraina?
E.
Stella botte: “Come è Morto Mio Papà
a Monza Durante la Pandemia… “
Conoscenzealconfine.it
– (7 Marzo 2025) – Redazione – E. Stellabotte - ci dice:
Come è
morto mio papà a Monza durante la pandemia: con le piaghe sul viso e la Cpap
fissata con giri di scotch al collo. Solo una telefonata di commiato: “È venuta
a mancare completamente l’umanità, sotto le più svariate forme”.
Il
racconto di Elisabetta Stellabotte.
Elisabetta
Stellabotte è la figlia di Antonio Stellabotte, che è morto a Monza durante la
pandemia.
Ha
intentato un processo per capire cosa sia successo al padre.
“Mio
padre è morto nel marzo 2021 all’ospedale di Monza”, racconta. “Cosa succede?
Viene ricoverato in realtà per un rialzo febbrile di origine medica. Dopo due
giorni di ricerche per capire dove fosse stato collocato nei reparti, riusciamo
finalmente a sapere che è stato messo nel reparto di medicina. Vengo contattata
prima da mio padre, che mi dice di stare tranquilla, che lui sta bene e che gli
infermieri ci riferiranno tutto.
Dopo
qualche ora, però, mi chiama la dottoressa dicendomi che mio padre è risultato
positivo al Covid.
Ho
avuto subito la sensazione che ci fosse qualcosa che non andava, perché in un
primo momento mi era stato detto che avrebbero potuto dimetterlo il giorno
successivo, dato che non presentava condizioni gravi.
Ma il giorno dopo vengo richiamata e mi dicono
che lo avrebbero trattenuto per un innalzamento della temperatura a 38 gradi.
La
dottoressa mi comunica che mio padre non rientra nei protocolli per la terapia
intensiva.
Mi
dice testualmente: ‘Le dico subito che il papà non rientra tra i pazienti che
io porterò in terapia intensiva per salvarlo, perché ha 77 anni, è diabetico, e
quindi darò la precedenza ad altri’.
Nei giorni successivi non viene fatto molto.
Io continuo a sentirlo, lo vedo anche in videochiamate, comunichiamo benissimo:
non ha alcuna difficoltà a respirare, mi parla, mi racconta quanto gli succede.
(COVID
19 E AGENDA 2030: INGANNO CRIMINALE.)
Poi,
al quarto giorno, si interrompono le comunicazioni.
Non
risponde più.
Dopo
svariate telefonate, vengo a sapere che il papà è stato legato ai polsi e ai
piedi perché si agitava e voleva tornare a casa.
Ho
intimato di chiamare i carabinieri e ho avuto un’accesa discussione con la
dottoressa, che mi diceva che mio padre non era collaborativo, non era lucido e
aveva perso il senso dell’orientamento.
Quando
ho minacciato di chiamare i carabinieri, miracolosamente lo hanno slegato e mi
hanno permesso di parlargli.
Mio padre, infatti, era perfettamente lucido,
mi riconosceva e parlava normalmente.
La
dottoressa si è scusata, dicendo che probabilmente si erano sbagliati.
C’è da
dire che nei dieci giorni di ricovero mio padre è stato visitato da diversi
medici, ma nessuno specializzato in malattie polmonari:
dermatologi,
dottori appena laureati, ma nulla di serio.
Finché,
al settimo giorno, mi dicono che lo metteranno sotto casco CPAP nonostante
avesse una saturazione del 97%.
Da
quel momento inizia un netto peggioramento.
Dopo
due giorni lo tolgono dal CPAP e, nella cartella clinica, è scritto che è stato
rimosso perché si temeva fosse difettoso o malfunzionante.
Da lì
a poco c’è stato il crollo.
La
dottoressa mi ha chiamato dicendomi che avevano deciso di passare alle cure
palliative.
Io mi sono opposta con tutte le mie forze, ma
non c’è stato nulla da fare.
Il sabato sera mio padre mi chiama e mi dice:
‘Voglio uscire, vieni a prendermi stasera, subito’.
Improvvisamente
gli viene strappato il telefono e non riesco più a parlargli.
Il
giorno dopo mi concedono una videochiamata di circa un minuto, dove ci dicono
di salutarlo.
Un
congedo dalla vita che non auguro a nessuno.
Dover
andare da mia madre a dirle: ‘Tuo marito tra poco non sarà più in vita perché
hanno deciso di fargli una puntura per accompagnarlo alla fine’ è stato
straziante.
Hanno
agito contro la nostra volontà.
La
dottoressa mi ha richiamato dicendomi che nella notte si sarebbe spento.
Ho provato un dolore viscerale che non passerà
mai.
In quel momento sono impazzita dal dolore e ho
minacciato di buttarmi dal tetto. A quel punto la dottoressa sembra rendersi
conto della gravità della situazione e mi dice: ‘Mi scusi, non avevo capito che
avevate l’esigenza di vedere vostro padre’.
Penso
che in questa vicenda sia venuta completamente a mancare l’umanità, in tutte le
sue forme. È stato un dolore inimmaginabile.
La
mattina successiva, alle cinque, ero già in ospedale.
Ho
avuto un’accesa discussione perché non volevano farmi entrare, ma la direzione
sanitaria è intervenuta e ha detto:
‘Assolutamente
salga, e se non trova le porte aperte chiameremo noi stessi i carabinieri’.
Ho avuto pochi minuti per vederlo: era sotto
una dose esagerata di morfina, con un CPAP che, a mio avviso, era spento o
rotto.
Aveva tre giri di nastro adesivo intorno al
collo e piaghe da quanto aveva pianto.
Voglio
assolutamente verità e giustizia, perché una cosa del genere è inaccettabile.
Il fatto di non averlo potuto vedere, di non aver potuto riconoscere il suo
corpo, è una sofferenza immensa”.
Cosa è
successo poi lo spiega Barbara Balazioni, che sta seguendo il caso in
tribunale: “Ho scritto una relazione di 72 pagine. Lui è stato trattato con
morfina, midazolam e Serenase. A un certo punto, la dose di morfina era di 40
mg, una quantità mostruosa, il midazolam era a 45 mg, insieme al Serenase.
Bisogna
considerare che la modalità della telefonata di commiato, di cui sia il
paziente che la famiglia sono consapevoli, è una telefonata che serve a
permettere un ultimo saluto prima della sedazione mortale.
È un addio dato da un paziente che è ancora in
grado di riconoscere e comprendere chi c’è dall’altra parte della chiamata.
In pratica, è l’ultimo saluto di un condannato
a morte, letteralmente.
Quello
che racconta Elisabetta è, purtroppo, ciò che è accaduto a tantissime persone,
messe nella condizione di fare questa telefonata di addio in un perfetto stato
di lucidità. (youtube.com/watch?v=FtdFleQSfHU”).
(presskit.it/2025/03/05/come-e-morto-mio-papa-a-monza-durante-la-pandemia-con-le-piaghe-sul-viso-e-la-cpap-fissata-con-giri-di-scotch-al-collo-solo-una-telefonata-di-commiato-e-venuta-a-mancare-completamente-lumanita).
DOGE
contro lo Stato profondo: corruzione e scandalo mentre USAID è al suo giorno
del giudizio - USAID è stato il principale finanziatore dei gruppi che stanno
dietro al rovesciamento dei governi.
Allnewspipeline.com - Dave Jefferson -Tutte le notizie Pipeline – Redazione –
(4-3-2025) ci dice:
“Gli
aiuti esteri potrebbero essere definiti come un trasferimento di denaro dalle
persone povere nei paesi ricchi alle persone ricche nei paesi poveri.”
Doug Casey, Crisis Investing -1979)
Joel
Bowman con la nota odierna dalla fine del mondo: Buenos Aires, Argentina…
Vroom…
Vroom… VROOM!
Cosa
sentiamo, caro lettore? Sarà forse la dolce eufonia dei denti contorti di una
motosega che squarcia il ventre flaccido del Leviatano?
Ieri,
i truffatori con le mani unte dell'”Agenzia statunitense per lo sviluppo
internazionale” (USAID) si sono improvvisamente accorti che le loro chiavi non
entravano più nelle serrature.
Sul
comodino c'era un biglietto:
"Non
siamo noi, siete voi."–
Firmato,
DOGE.
Conflitti
di interessi.
Ecco
come la “BBC”, un tempo seria, ha "riportato" la storia lunedì...
Il
futuro della principale agenzia di aiuti umanitari all'estero del governo
statunitense è stato messo in dubbio: i dipendenti sono rimasti bloccati e
l'amministrazione Trump sta pianificando di fonderla con il “Dipartimento di
Stato americano”.
L'Agenzia
statunitense per lo sviluppo internazionale (USAID) continuerebbe a funzionare
come una branca del Dipartimento di Stato, ma il piano prevede una
significativa riduzione dei suoi finanziamenti e della sua forza lavoro,
riporta CBS News, partner statunitense della BBC.
Lunedì,
il Segretario di Stato “Marco Rubio” ha accusato la dirigenza dell'USAID di
"insubordinazione" e ha dichiarato di esserne ora il "capo
facente funzioni".
Il
presidente degli Stati Uniti Donald Trump e uno dei suoi principali
consiglieri, il miliardario Elon Musk, sono stati fortemente critici nei
confronti dell'agenzia.
Ma la
decisione di chiuderlo potrebbe avere un profondo impatto sui programmi
umanitari in tutto il mondo.
Solo
al decimo paragrafo dell'articolo la “BCC” ha ritenuto opportuno rivelare
quanto segue...
L'ente
benefico internazionale della BBC “BBC Media Action”, finanziato da sovvenzioni
esterne e contributi volontari, riceve finanziamenti da USAID.
Secondo un rapporto del 2024, USAID ha donato
3,23 milioni di $ (2,6 milioni di £), diventando il secondo donatore più grande
dell'ente benefico in quell'anno finanziario.
Hmm…
Ti
chiederai perché i contribuenti americani, tramite l'USAID, finanziano la “British
Broadcasting Corporation”?
Perché,
per dare forma alla narrazione, ovviamente!
Per
addestrare le coraggiose presstitute pavloviane di domani, insegnando loro come
giustificare il fatto che l'USAID ha speso 47.000 $ per finanziare opere trans
in Colombia... e 70.000 $ per produrre musical Diversity Equity and Inclusion
(DEI) in Irlanda... e 2,5 milioni di $ per supportare vari altri programmi DEI
in Serbia, per citare solo alcuni spudorati sprechi e programmi pork barrel.
Miliardi
in chiacchiere.
E
pensare che si tratta solo di pesci piccoli... bocconi che cadono dai piatti
dorati di personaggi decisamente più in vista, quelli con il muso affondato
nella mangiatoia pubblica.
Prendiamo,
ad esempio, i principali beneficiari di organizzazioni non governative (ONG)
come Deloitte, che ha ricevuto 1,2 miliardi di dollari dall'USAID tra gli anni
fiscali 2012-2023.
Deloitte, con sede a Londra, è una delle
"Big Four" società di contabilità del mondo. Secondo il loro sito web
(enfasi loro):
"Crediamo che le sfide della
diversità, dell'equità e dell'inclusione richiedano soluzioni incentrate
sull'uomo, incentrate sulle esigenze di coloro che sono storicamente più
emarginati. Abbiamo imparato che l'equità è un risultato sistemico del lavoro
svolto negli spazi della diversità , dell'inclusione e dell'anti-oppressione
... "
"E",
avrebbero potuto aggiungere, "qualunque altra parola d'ordine blah-blah ci
faccia guadagnare più soldi dai nostri padroni a Washington, DC".
Poi
c'è “FHI 360”, un'organizzazione non-profit che ha ricevuto la non trascurabile
cifra di 3,8 miliardi di dollari nello stesso lasso di tempo. Secondo il loro
sito web pieno di gergo, FHI 360 "lavora con le comunità per espandere
l'equità sociale ed economica" "riunendo competenze approfondite e
prospettive diverse" per "espandere l'impatto collettivo".
Più
chiacchiere... più chiacchiere... più sciocchezze intrise di MBA... e più soldi dai poveri dei paesi
ricchi che vanno ai ricchi dei paesi poveri.
Ci
sono anche Chemonics International (4,5 miliardi di dollari); Development
Alternatives, Inc. (3 miliardi di dollari); ABT Associates, Inc. (2,6 miliardi
di dollari); RTI International (2,3 miliardi di dollari); John Snow
International (1,8 miliardi di dollari); ARD, Inc. (1,5 miliardi di dollari); e
Jhpiego Corporation: 1,3 miliardi di dollari (senza scopo di lucro)... e la
lista continua... e continua...
E già
che ci siamo, non dimentichiamo i 54 milioni di dollari che sono arrivati
dall'USAID all'EcoHealth Alliance, tramite il National Institute of Allergy
and Infectious Diseases (NIAID). EcoHealth, ricorderete, era l'organizzazione
non-profit gestita da Peter Daszak, che ha contribuito a finanziare la... ehm
... "discutibile" ricerca presso il Wuhan Institute of Virology in
Cina, lo stesso laboratorio da cui il governo degli Stati Uniti ammette ora che
è probabile che sia trapelato quel fastidioso virus Covid-19. Oops!
Daszak e i suoi colleghi ciarlatani
dell'EcoHealth Alliance sono stati formalmente interdetti per 5 anni e sospesi
dal ricevere qualsiasi finanziamento federale per il loro ruolo nello scandalo.
Nel frattempo, il dottor Anthony Fauci, che era
direttore del NIAID al momento in cui finanziava la ricerca, ha ricevuto una
grazia preventiva dal presidente uscente, Joe Biden.
Naturalmente.
Ma
stiamo pur sempre parlando di pesciolini... o forse di minuscoli pipistrelli?
Guerra
e censura.
Secondo
il “Congressional Research Service,” il bilancio dell'USAID ammontava a 43,4
miliardi di dollari nell'anno fiscale 2023, con beneficiari in oltre 130 paesi
diversi dagli Stati Uniti d'America.
Un
organo marcio dello stato profondo, l'USAID è stato anche accusato di aver
finanziato vari programmi di censura in tutto il mondo, sotto la prevedibile
rubrica del” Newspeak” di "combattere la disinformazione", e di aver
finanziato le cosiddette operazioni di "fact checking" sulle
piattaforme dei social media. In quanto tale, si è guadagnato un posto speciale
nel cuore freddo e oscuro di scagnozzi dello stato profondo come “Nina
Jankowicz”, che è stata per un breve periodo a capo del "Disinformation
Governance Board" dal suono orwelliano del “Department of Homeland
Security”.
Gorgogliando
con “The Message”, “Jankowicz” è andata sui social media ieri per difendere
pubblicamente USAID... proprio prima che “Mike Benz”, direttore esecutivo della
“Foundation for Freedom Online”, notasse che l'agenzia in disgrazia stava
finanziando il suo “Centre for Information Resilience”.
Che
sorpresa!
Ecco
di nuovo Benz che dà la caccia ai topi mentre fuggono dalla nave che affonda:
Ciò
che scoprirete rapidamente entrando in “The Amazing USAID Vortex Of Desperation
“è che praticamente ogni potente motore politico e finanziario della società
americana che promuove e fa pressioni per USAID è direttamente sul libro paga
di USAID, lavora in un posto che c'è, oppure lo fanno i suoi/loro donatori.
E “Jankowicz”
non è stato l'unico burattino abbandonato a essere smascherato. Ecco cosa è
successo al famigerato falco della guerra neoconservatore, “Bill Kristol”,
quando ha fatto la sua apparizione su “X”:
Operazione
Rovesciamento.
Con un
curriculum di politica estera che fa apparire “Liz Cheney” aggiornata sulle sue
vaccinazioni antirabbiche, “Kristol” non ha mai incontrato una guerra in cui
non abbia visto, in una gigantesca formazione di nuvole, un simbolo di dollaro
scintillante.
Più di
recente, la sua iniziativa” Defending Democracy” (citata sopra) ha speso
milioni a Capitol Hill, esortando i repubblicani a buttare via soldi buoni dopo
quelli cattivi, mantenendo la guerra accesa e le trincee piene nell'Europa
orientale.
I
lettori non saranno sorpresi nello scoprire che, tra gli anni fiscali 2022 e
2024, l’USAID ha distribuito più di 30 miliardi di dollari in sostegno
finanziario diretto al governo dell’Ucraina attraverso una combinazione di ONG
e “organizzazioni pubbliche internazionali”.
E la
tragedia ucraina in corso non è l'unico coinvolgimento estero che USAID sta
fomentando direttamente.
Come
ha scritto “Michael Shellenberger” sul suo eccellente “Substack, PUBLIC, ieri:
USAID
è tra le altre organizzazioni governative degli Stati Uniti che hanno promosso
un cambio di regime all'estero, tra cui il Medio Oriente e l'Europa orientale.
Anche "Per i suoi sostenitori", nota
il Washington Post, "USAID è un braccio indispensabile della politica
estera degli Stati Uniti" che spende 40 miliardi di dollari all'anno per
influenzare la politica in 130 nazioni.
L'USAID
è stato il principale finanziatore dei gruppi che hanno rovesciato i governi
durante la cosiddetta "primavera araba" e le "rivoluzioni
colorate" dell'Europa orientale.
L'USAID
è stato tra i primi donatori sul campo in Tunisia, donando 19 milioni di
dollari a partiti politici e mobilitazioni di attivisti, oltre a milioni per
attività simili in Egitto.
L'USAID ha finanziato il movimento giovanile
serbo “Otpor!”, che ha avuto un ruolo chiave nel rovesciamento di Slobodan
Milošević”, e il media indipendente “Rustavi-2”, che ha avuto un ruolo
determinante nel mobilitare l'opinione pubblica contro il governo per sostenere
la “Rivoluzione delle rose” in Georgia.
Sì,
caro lettore... guerre senza fine... lockdown globali... miliardi
prosciugati... e il complesso industriale della censura che lavora 24 ore su 24
per tenere noi umili cittadini all'oscuro.
Tutto
ciò ha un prezzo, un prezzo che lo Stato profondo è più che felice di farti
pagare.
Rimanete
sintonizzati per altre note dalla fine del mondo ...
Saluti,
“Joel Bowman”.
PS.
Come già accennato in precedenza, la fiducia degli Stati Uniti nei mass media
sta toccando i minimi storici, con meno di un terzo degli intervistati del
recente sondaggio Gallup che ha espresso una "grande" o
"discreta" fiducia nella capacità dei media di riportare le notizie
in modo "completo, accurato e imparziale".
Secondo
Gallup, il 2023-2024 è stato il terzo anno consecutivo in cui più adulti
statunitensi hanno dichiarato di non avere alcuna fiducia nei media (36%)
rispetto a quanti ne hanno molta o discreta fiducia.
Un
altro terzo (33%) degli americani ha espresso "poca" fiducia.
L'America
come Repubblica, non come Impero: "Suono e Furia" arriva dall'Europa
dopo i cambiamenti sbalorditivi nella politica statunitense da parte dell'amministrazione
Trump.
Allnewspipeline.cm – (2-3-2025) - Zero Hedge -
Tutte le notizie Pipeline – ci dice:
I
pezzi seguono uno schema ben preciso, uno schema pre-preparato.
Il
Segretario alla Difesa “Hegseth “alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco ci
ha dato quattro "no":
No
all'Ucraina nella NATO; No al ritorno ai confini pre-2014; No ai
"backstop" dei peacekeeper dell'"Articolo 5" e
"No" alle truppe statunitensi in Ucraina.
E in un ultimo svolazzo, ha aggiunto che le
truppe statunitensi in Europa non sono
"per sempre" - e ha persino messo un punto interrogativo sulla
continuità della NATO.
Parlando
in modo piuttosto semplice!
Gli
USA si stanno chiaramente tagliando fuori dall'Ucraina. E intendono
normalizzare le relazioni con la Russia.
Poi,
il “vicepresidente Vanc”e ha lanciato il suo petardo tra le élite europee
riunite. Ha detto che le élite si erano ritirate dai valori democratici
"condivisi";
erano eccessivamente dipendenti dalla
repressione e dalla censura dei loro popoli (tendenti a rinchiuderli);
e, soprattutto, ha criticato aspramente il
cordone sanitario europeo ("firewall") con cui i partiti europei al
di fuori del centro-sinistra sono considerati politicamente non grati : è una falsa
"minaccia", ha suggerito.
Di
cosa siete davvero così spaventati? Avete così poca fiducia nella vostra
"democrazia"?
Gli
Stati Uniti, ha lasciato intendere, non sosterranno più l'Europa se continuerà
a reprimere le circoscrizioni politiche, ad arrestare cittadini per reati di
parola e, in particolare, ad annullare le elezioni, come è stato fatto di
recente in Romania.
"Se
ti candidi per paura dei tuoi stessi elettori", ha detto “Vance”,
"non c'è nulla che l'America possa fare per te".
Ahi!
Vance li aveva colpiti dove faceva più male.
È
difficile dire cosa abbia specificamente innescato il crollo catatonico
europeo: è stata la paura che Stati Uniti e Russia si unissero per formare un
nesso di grande potenza, impedendo così all'Europa di scivolare nuovamente
sulla scia della potenza americana, attraverso l'idea speciosa che ogni stato
europeo debba avere un accesso eccezionale all'orecchio di Washington?
Oppure
è stata la fine del culto Ucraina/Zelensky, che era così apprezzato tra l'élite
europea come la "colla" attorno alla quale si poteva imporre una
falsa unità e identità europea?
Probabilmente entrambi hanno contribuito alla
furia.
Che
gli Stati Uniti abbandonassero sostanzialmente l'Europa alle proprie illusioni
sarebbe un evento disastroso per la tecnocrazia di Bruxelles.
Molti
potrebbero pigramente supporre che la coppia statunitense a Monaco sia stata
solo un altro esempio della ben nota passione trumpiana per l'abbandono di
iniziative "stravaganti" volte sia a scioccare che a rovesciare
paradigmi congelati.
I discorsi di Monaco hanno fatto esattamente
questo, eh!
Eppure
questo non li rende accidentali; piuttosto parti che si inseriscono in un
quadro più ampio.
È
ormai chiaro che la guerra lampo di Trump nello Stato amministrativo americano
non avrebbe potuto avere luogo senza un'attenta pianificazione e preparazione
degli ultimi quattro anni.
La
raffica di Ordini esecutivi presidenziali di Trump all'inizio della sua
presidenza non è stata capricciosa.
Il
principale avvocato costituzionalista statunitense, “Johnathan Turley”, e altri
avvocati affermano che gli Ordini sono stati ben redatti dal punto di vista
legale e con la chiara consapevolezza che ne sarebbero derivate delle sfide
legali.
Inoltre, il Team Trump accoglie con favore
tali sfide.
Cosa
sta succedendo?
Il
neo-confermato capo dell'”Office of Budget Management” (OBM), “Russ Vought”,
afferma che il suo ufficio diventerà l'"interruttore on/off" per
tutte le spese esecutive in base ai nuovi ordini esecutivi.
“Vought”
definisce il vortice risultante, l'applicazione del radicalismo costituzionale.
E Trump ha
ora emesso l'ordine esecutivo che ripristina il primato dell'esecutivo come
meccanismo di controllo del governo.
“Vaught,”
che era in OBM in “Trump 0”1, sta attentamente selezionando il terreno per una
guerra finanziaria totale contro lo Stato profondo.
Sarà
combattuta prima alla Corte Suprema, che il team di Trump si aspetta con
sicurezza di vincere (Trump ha la maggioranza conservatrice di 6-3).
Il
nuovo regime sarà poi applicato a tutte le agenzie e ai dipartimenti di stato.
Aspettatevi urla di dolore.
Il
punto qui è che lo Stato amministrativo, estraneo al controllo esecutivo, si è
arrogato prerogative quali l’immunità al licenziamento e l’autorità
auto-assegnata di dare forma alle politiche, creando un sistema a doppio stato,
gestito da tecnocrati non eletti, che, una volta impiantati in dipartimenti
come la Giustizia e il Pentagono, si sono evoluti nello Stato profondo
americano.
L'articolo
due della Costituzione, tuttavia, afferma molto schiettamente:
il
potere esecutivo sarà conferito al Presidente degli Stati Uniti (senza se e
senza ma).
Trump
intende che la sua amministrazione recuperi quel potere esecutivo perduto. In
effetti, è stato perso molto tempo fa.
Trump
sta anche rivendicando il diritto dell'esecutivo di licenziare i
"servitori dello Stato" e di "spegnere" le spese inutili a
sua discrezione, come parte di un prerequisito esecutivo unitario.
Naturalmente,
lo Stato amministrativo sta reagendo.
L'articolo
di Turley è intitolato:
Stanno
portando via tutto ciò che abbiamo:
Democratici
e sindacati lanciano una lotta esistenziale.
Il
loro scopo è stato quello di paralizzare l'iniziativa di Trump tramite l'uso di
giudici politicizzati per emettere ordini restrittivi.
Molti avvocati tradizionali ritengono che la
pretesa di Trump di “Unitary Executive” sia illegale.
La questione è se il Congresso possa sostenere
agenzie progettate per agire indipendentemente dal Presidente; e come si
concilia questo con la separazione dei poteri e l'Articolo Due che conferisce
un potere esecutivo incondizionato a un unico funzionario eletto: il Presidente degli Stati Uniti.
Come
hanno fatto i democratici a non vederlo arrivare?
L'avvocato
“Robert Barnes” afferma sostanzialmente che la "guerra lampo" era
"eccezionalmente ben pianificata" e che era stata discussa nei
circoli di Trump dalla fine del 2020.
Quest'ultimo
team era emerso da un cambiamento generazionale e culturale negli Stati Uniti.
Quest'ultimo
aveva dato origine a un'ala libertaria/populista con radici nella classe
operaia che spesso aveva prestato servizio nell'esercito, ma era arrivata a
disprezzare le bugie neo-con (specialmente quelle dell'11 settembre) che
avevano portato a guerre infinite. Erano più animati dal vecchio adagio di John
Adams secondo cui "l'America non dovrebbe andare all'estero in cerca di
mostri da uccidere".
In
breve, non facevano parte del mondo WASP "anglo"; provenivano da una
cultura diversa che richiamava il tema dell'America come Repubblica, non come
Impero. Questo è ciò che si vede con Vance e Hegseth: un ritorno al precetto
repubblicano secondo cui gli USA non dovrebbero essere coinvolti nelle guerre
europee. L'Ucraina non è la guerra dell'America.
A
quanto pare, lo Stato profondo non stava prestando attenzione a ciò che un
gruppo di emarginati "populisti", nascosti lontano dai raffinati
locali di conversazione di Beltway, stava combinando:
loro (gli emarginati) stavano pianificando un
attacco concertato al rubinetto della spesa federale, identificato come il
punto debole su cui avrebbe potuto essere montata una sfida costituzionale che
avrebbe fatto deragliare, nella sua interezza, le spese dello Stato profondo.
Sembra
che un aspetto della sorpresa sia stata la disciplina del “Trump Team”:
"niente fughe di notizie". E in secondo luogo, che coloro che sono
coinvolti nella pianificazione non provengono dalla preminente Anglo-sfera, ma
piuttosto da un filone della società che è stato offeso dalla guerra in Iraq e
che incolpa l'"Anglo-sfera" per aver "rovinato" l'America.
Quindi
il discorso di Vance a Monaco non è stato dirompente, solo per il gusto di
esserlo; stava, infatti, incoraggiando il pubblico a ricordare i primi valori
repubblicani.
Questo
è ciò che si intende con la sua lamentela che l'Europa si era allontanata dai
"nostri valori condivisi", ovvero i valori che animavano gli
americani che cercavano di sfuggire alla tirannia, ai pregiudizi e alla
corruzione del Vecchio Mondo. Vance stava (abbastanza educatamente)
rimproverando le élite europee per essere ricadute nei vecchi vizi europei.
Vance
implicitamente stava anche suggerendo che i libertari conservatori europei
avrebbero dovuto emulare Trump e agire per sbarazzarsi dei loro "Stati
amministrativi" e recuperare il controllo sul potere esecutivo. Abbattete
i firewall, ha consigliato.
Perché?
Perché
probabilmente vede lo “Stato Tecnocratico” di "Bruxelles" come niente
altro che una propaggine pura dello Stato Profondo Americano” - e quindi molto
probabilmente cercherà di silurare e affondare l'iniziativa di Trump di
normalizzare le relazioni con Mosca.
Se
questi erano gli istinti di Vance, aveva ragione. Macron convocò quasi
immediatamente una "riunione di emergenza" del "partito della
guerra" a Parigi per valutare come frustrare l'iniziativa americana.
Tuttavia fallì, precipitando, a quanto si dice, in litigi e acrimonia.
È
emerso che l'Europa non poteva radunare una forza militare "affilata"
maggiore di 20.000-30.000 uomini.
Scholtz
si è opposto in linea di principio al loro coinvolgimento; la Polonia ha
esitato in quanto vicino stretto dell'Ucraina; e l'Italia è rimasta in
silenzio.
Starmer, tuttavia, dopo Monaco, ha
immediatamente chiamato Zelensky per dire che la Gran Bretagna vedeva l'Ucraina
su un percorso irrevocabile verso l'adesione alla NATO, contraddicendo così
direttamente la politica degli Stati Uniti e senza alcun sostegno da parte di
altri stati.
Trump
non lo dimenticherà, né dimenticherà il precedente ruolo della Gran Bretagna
nel sostenere l'insulto del” Russia gate” durante il suo primo mandato.
L'incontro
ha tuttavia sottolineato le divisioni e l'impotenza dell'Europa. L'Europa è
stata messa da parte e la sua autostima è stata gravemente ferita. Gli Stati
Uniti lascerebbero in sostanza l'Europa alle proprie illusioni, il che sarebbe
calamitoso per l'autocrazia di Bruxelles.
Tuttavia,
molto più importante della maggior parte degli eventi degli ultimi giorni è
stato quando Trump, parlando con “Fox News”, dopo aver partecipato a Daytona,
ha respinto la bufala di Zelensky sulla Russia che vuole invadere i paesi della
NATO.
"Non
sono d'accordo; nemmeno un po'", ha ribattuto Trump.
Trump
non crede alla menzogna primaria intesa come collante che tiene insieme
l'intera struttura geopolitica dell'UE.
Perché, senza la "minaccia russa";
senza che gli USA credano alla menzogna del perno globalista, non può esserci
alcuna pretesa che l'Europa debba prepararsi alla guerra con la Russia.
L'Europa alla fine dovrà arrivare a
riconciliare il suo futuro come periferia dell'Eurasia.
Correzione
dell'atteggiamento: l'Europa si è resa assurda - Non ha la stoffa per fare un
bel niente sull'Ucraina o sulla Russia senza l'America.
Allnewspipeline.com - (3-3-2025) - James
Howard Kunstler - Tutte le notizie Pipeline - ci dice:
Un’Europa
secolarizzata e tendente all’ateismo che ha dimenticato le sue radici, ha
dimostrato che NON proteggerà le libertà personali dei suoi cittadini.” — “Jim
Shea”.
Vedi
se riesci a capire: quindi, “Kier Starmer “dice: il Regno Unito di Gran
Bretagna e Irlanda del Nord vuole "mettere gli stivali a terra e gli aerei
in aria" in Ucraina per guidare una "coalizione di volenterosi"
(NATO) contro la Russia.
Sembra
un po' come se il primo ministro britannico stesse tenendo sedute spiritiche al
numero 10 di Downing Street per incanalare gli spiriti dei leader europei
passati che hanno lanciato delle battute di caccia all'orso destinate a fallire
nel vasto e misterioso est eurasiatico. (Chi ti viene in mente?)
Perché
l'Europa è così avida di guerra?
Dopo
ottant'anni di attività come parco tematico turistico mondiale, languire nei
loro bar, forse hanno dimenticato cosa sia la guerra.
Il New York Times riporta: “Ursula von der
Leyen” ha detto che l'Unione Europea avrebbe rafforzato l'Ucraina con aiuti
economici e militari, con l'obiettivo di trasformarla in "un porcospino d'acciaio indigeribile
per i potenziali invasori".
Questo
richiede di cadere nella falsa idea che la Russia cerchi di invadere l'Europa
occidentale.
Notate
quanto l'UE si comporti come il “Partito Democratico americano”, proiettando le
sue fantasie ostili sui suoi avversari.
Inoltre,
come il nostro Partito Democratico, l'Europa sta sprofondando nell'oblio.
L'ethos
animatore dei partiti al potere in Germania e Francia è quello di punire i
propri cittadini con la censura, la tirannia e la sponsorizzazione di
un'invasione aliena che mira a demolire la cultura europea.
I loro
maghi dell'economia stanno portando il continente al medioevo, a un'area
arretrata globale di contadini sconfitti che mangiano insetti. Prevedo con
audacia che gente come “Starmer”, “von der Leyen” e “Friedrich Merz” saranno
spazzati via dal potere da folle inferocite prima del prossimo Natale.
Nel
frattempo, l'Europa si è resa assurda.
L'Europa non ha la stoffa per fare un
accidente di niente riguardo all'Ucraina o alla Russia.
L'esercito
britannico ha 74.296 truppe in servizio attivo, paragonabili all'Algeria.
La
produzione di petrolio del Mare del Nord del Regno Unito è diminuita di circa
il 73 percento dal 2000.
La Germania produce circa 23.000 barili al
giorno, abbastanza per soddisfare il due percento della sua domanda interna di
petrolio. Comunque, esattamente un anno fa, il cancelliere “Olaf Scholz” ha
dichiarato:
"Non
ci saranno truppe di terra, nessun soldato sul suolo ucraino inviato lì dai
paesi europei o dagli stati della NATO".
Quindi,
chi sta prendendo in giro chi?
Le
circostanze stanno spingendo gli USA e la Russia verso un'alleanza di
necessità.
L'obiettivo immediato è fermare la folle
guerra provocata dalle precedenti amministrazioni non-Trump (e dall'UE)
risalenti a George W. Bush, che hanno ripetutamente promosso "rivoluzioni
colorate" (cambio di regime) in Ucraina per trascinarla nella NATO,
mettendo una base avanzata ostile sul "portico" della Russia.
L'idea tra i neocon più fervidamente deliranti
è sempre stata quella di fare a pezzi la Russia per impossessarsi dei suoi beni
petroliferi e minerari.
Quel
progetto non ha mai avuto successo perché dopo un decennio di caos
post-sovietico, il signor Putin ha rimesso in ordine il suo paese, lo ha
trasformato in quella che era la definizione di una normale nazione europea e —
ironicamente anche per la letteratura russa — ne ha fatto un bastione per
difendere la civiltà occidentale mentre le altre nazioni d'Europa lanciavano la
loro campagna di suicidio collettivo.
La
storia è sempre un imbroglione e lo zeitgeist è il suo consigliere.
Il
signor Trump e i suoi gregari apparentemente riconoscono l'ovvio: che l'Ucraina
è esattamente ciò che il suo nome significa nella sua radice slava,
Украина" (Ukraina): frontiera, terra di confine, periferia, periferia.
L'Ucraina è ai margini della Russia.
Soprattutto,
è geopoliticamente all'interno della sfera di influenza della Russia nello
stesso modo in cui il Messico è nella nostra, con implicazioni simili per la
difesa nazionale come stabilito esplicitamente nella nostra Dottrina Monroe.
Poiché
l'Ucraina è per lo più una pianura piatta, è servita storicamente come zerbino
per le invasioni in Russia, quindi puoi capire perché la Russia non era a suo
agio con la prospettiva della NATO appollaiata lì, specialmente in una nuova
era di droni e missili.
Mentre
l'Europa ora annaspa impotentemente e si distrugge, l'America e la Russia sono
motivate a evitare di essere imbrogliate in una guerra mondiale non necessaria
per l'Ucraina.
Il signor Zelenskyy non è altro che un artefatto
anacronistico delle rivoluzioni colorate che alla fine si sono esaurite con
"Joe Biden", che era lui stesso all'avanguardia di una colossale
operazione di avidità di denaro in quel paese disgraziato.
Mentre
molto è già noto su come ha funzionato, molto di più aspetta di essere
rivelato, incluso il grado di effettivo tradimento che ha comportato.
Le
persone intorno a "Joe Biden" andranno in prigione per questo, o
peggio.
Oserei
anche prevedere che W. Zelenskyy verrà rimosso dal suo incarico prima di molto
tempo dai suoi stessi generali.
L'Ucraina
tornerà al suo status di terra di confine di lunga data che non rappresenta un
pericolo per il resto del mondo.
America
e Russia saranno pronte a difendere ciò che resta della civiltà occidentale
dall'ambiziosa Cina.
E Dio
aiuti l'Europa se i suoi folli leader nazionali torneranno a combattere tra
loro come hanno fatto per duemila anni prima del 1945, trasformando di nuovo la
regione in un mattatoio.
Il
signor Trump ha ragione a non farsi trascinare in questa situazione. Abbiamo
abbastanza cose da fare per riparare il danno fatto a noi stessi negli ultimi
trent'anni.
La
buona notizia è che stiamo iniziando a farlo.
Paralizzata
dalla “demenza acuta”,
l'Europa
dichiara guerra alla Russia di nuovo.
Unz.com
- Pepe Escobar – (7 marzo 2025) – ci dice:
L'SMO
continuerà ad andare avanti. E come vogliono gli europei, fino all'ultimo
ucraino.
Cominciamo
con il momento della Via di Damasco del Segretario di Stato americano “Marco
Rubio”:
"Francamente, è una guerra per procura
tra potenza nucleare, gli Stati Uniti che aiutano l'Ucraina e la Russia, e deve
finire".
Questo
sì che è un urlatore.” Jeffrey Sachs” in soccorso.
Naturalmente,
la formulazione corretta sarebbe "guerra per procura lanciata dagli Stati
Uniti".
Ma
ancora: Alleluia!
Una
tale illuminazione – per procura – da “Heavens Above “non avrebbe mai potuto
colpire il precedente Segretario al Genocidio americano.
Ora
passiamo al panico. Panico totale in Europa.
Le
“Petit Roi”, popolare in Francia come le zanzare notturne in una località
balneare a cinque stelle, ha dichiarato che la pace in Europa è possibile solo
con una Russia "addomesticata" e che la Russia è una minaccia diretta
per la Francia e l'Europa.
Sull'Ucraina,
ha pontificato che la pace semplicemente non può avvenire sotto i termini russi
o attraverso la – inevitabile – resa ucraina.
Le “Petit
Roi” senza fiato e i francesi sono letteralmente diventati nucleari.
Ha
sottolineato che la Francia possiede un deterrente nucleare e lo ha offerto al
resto dell'Europa, insistendo sul fatto che il futuro dell'Europa non dovrebbe
essere dettato da Mosca o Washington.
Le
“Petit Roi” dichiarò come Napoleone guerra alla Russia.
Bene, resta il fatto che la stragrande
maggioranza della Francia sarebbe volentieri d'accordo sul fatto che il
mini-Napoleone dovrebbe essere inviato subito sui campi di battaglia nella
terra nera della “Novorossiya” – dove si arrenderebbe in meno di 5 minuti,
sventolando una bandiera arcobaleno, quando si rende conto che sta per essere
trasformato in una bistecca alla tartara istantaneamente.
Ora
accoppiate questa farsa di Molière con il destino del molto più grande, più
grasso, pan-europeo “New Model Woke Army” irreggimentato dal “Führerin SS von
der Lugen” di Bruxelles, che si dice deve essere finanziato con 800 miliardi di
euro – soldi che nessuno ha, e che dovrebbero essere prestati e poi rimborsati
con tassi di interesse altissimi ai soliti avvoltoi del “sistema finanziario
internazionale”.
“SS
von der Lugen” insiste sul fatto che l'Europa è in pericolo, quindi la
soluzione è una massiccia espansione del complesso militare-industriale – in
pratica, l'acquisto di armi americane più costose – e il "riarmo".
Parliamo
di Gotterdammerung sul crack.
Se mai
il “New Model Woke Army” venisse alla luce, la resa sarebbe questione di meno
di 5 minuti, sventolando bandiere arcobaleno, mentre i suoi guerrieri woke
affronterebbero la terribile prospettiva di essere “Oreshnikati” e ridotti a
una pila di hamburger alla griglia.
A
questo si aggiunge il ritorno della” saga del Nord Stream,” con un nuovo colpo
di scena.
“Sy
Hersh” ha dimostrato in modo conclusivo che i Nord Stream sono stati bombardati
sotto gli ordini del precedente regime di “Crash Test Dummy” a Washington.
Ora
Nord Stream 2, almeno, potrebbe tornare in attività attraverso un accordo non
così segreto tra Stati Uniti e Russia che coinvolge “Gazprom e oligarchi
americani”.
A
complicare ulteriormente lo scenario kafkiano, il Primo Ministro della
Danimarca, che è sul punto di perdere la Groenlandia "in un modo o
nell'altro" a favore di Trump 2.0, ha immortalato le parole "la pace
in Ucraina sarà più pericolosa della guerra".
Il
Primo Ministro polacco non ha perso un colpo, aggiungendo che "l'Europa è
più forte della Russia e capace di vincere in qualsiasi confronto militare,
finanziario o economico".
L'Europa
è ora in una tale serie di "vittorie", come dimostra la cronaca.
Tutta
questa Torre di Babele scombussolata dimostra, senza ombra di dubbio, che
l'Europa è geopoliticamente e geo economicamente morta e sepolta.
Nessun
Dio teutonico, completo di cicciona che canta, sarà in grado di resuscitarla.
Flirtare
con un biglietto di sola andata per tornare all'età della pietra.
L'idea
che l'Europa sia in grado di rappresentare una minaccia militare per la Russia
non si qualifica nemmeno come propaganda spazzatura per QI sotto zero.
Ci
vorrebbero almeno dieci anni per rimilitarizzare la Germania, dato che la sua
economia è moribonda, pugnalata in serie da costi energetici ingestibili.
La
Russia, da parte sua, è protetta da un possibile attacco nucleare dal misero
arsenale "ombrello" di “Le Petit Roi”, dalle difese missilistiche più
sofisticate al mondo.
I
missili difensivi “Aegis” in Polonia sono relativamente inutili, anche se il
loro pericolo principale per la Russia rimane che il sistema può essere
convertito per gestire missili offensivi.
Nel
complesso, i sistemi” Aegis”, “Patriot”, “THAAD-PAC-3”, “SBIR-HIGH Ground Based
Infrared” sono tutti relativamente inutili.
A
parte gli Stati Uniti, la NATO semplicemente non ha alcun valore militare. E
Washington sotto Trump 2.0 semplicemente non sarà coinvolta nella prossima
guerra europea.
Gli
Stati Uniti hanno sistemi satellitari per il puntamento, ma nessun altro nella
NATO li ha.
Con il
ritiro degli Stati Uniti e nel caso di un ipotetico attacco della “New Woke
Army “guidato da “von der Lugen” contro la Russia, i missili russi possono
mettere fuori uso tutti i porti, gli aeroporti e i sistemi produttivi ed
energetici europei in un giorno al massimo, riportando istantaneamente l'Europa
all'età della pietra.
Questo
vale per l'Inghilterra, la Francia, la Germania, per non parlare dei chihuahua
assortiti: tutta la NATO.
La Russia può mettere fuori uso tutti i
sistemi di alimentazione britannici con gli “Zircon” lanciati da un sottomarino
convenzionale.
Età
della pietra, stiamo arrivando.
I missili ipersonici russi non possono essere
intercettati.
Nel
frattempo, il presidente Putin insiste nel parlare di buon senso ai pazzi.
Ai
Collegi dell'FSB il 27 febbraio, ha osservato come "alcune élite
occidentali sono ancora determinate a mantenere l'instabilità nel mondo, e
queste forze cercheranno di interrompere e compromettere il dialogo [con gli
Stati Uniti] che è iniziato.
Lo vediamo.
Dobbiamo
tenerne conto e utilizzare tutte le possibilità della diplomazia e dei servizi
speciali per interrompere tali tentativi".
Come
ha notato “Andrei Martyanov”, le superpotenze hanno "solo due opzioni nei
21 San secolo:
o
inizia la Terza Guerra Mondiale che finirà con lo scambio nucleare o trova un
modus vivendi.
Questa
è una conversazione per adulti che esclude automaticamente l' “hospice europeo
e i capricci infantili dell'attore screpolato di Kiev.
L'attore
incrinato non ha mai avuto (corsivo mio) carte.
Ora fa
una figura patetica, facendo capriole per aggrapparsi al potere, sostenuto dal
denaro collettivo (ex) dell'Occidente, dalle armi e dalla massiccia propaganda.
Ora la nazione 404 da lui "creata" sta perdendo non solo la guerra,
ma anche la guerra delle pubbliche relazioni.
L'ex
consigliere del capo dell'ufficio di Zelensky, “Oleksiy Arestovych”, viscido
come pochi, ma sempre con il polso su informazioni affidabili, è convinto che
l'esercito ucraino, cieco e strabico, possa resistere al massimo per un altro
mese e mezzo o due senza tutte quelle chicche americane.
Senza dati di intelligence, le forze di Kiev
non possono preparare attacchi contro la Federazione Russa o condurre
ricognizioni e operazioni informatiche.
Il “Paese
404” nel suo complesso sta ora entrando nel territorio di “Walking Dead”.
L'Europa, con o senza la sua “SS von der Lugen” “Invincible Armada”, non ha la
capacità industriale, la potenza finanziaria e la capacità militare per fermare
la debacle.
La
Russia ha già dichiarato che qualsiasi truppa europea di "mantenimento
della pace" diventerà immediatamente un obiettivo legittimo.
Lo
spettacolare fallimento del Progetto Ucraina è uno spettacolo da vedere.
Non
c'è da stupirsi che le attuali, volgari e spaventose "élite"
politiche siano nel panico totale.
Senza
il Progetto Ucraina, e senza la protezione mafiosa di “His Master's Voice”,
sono solo, geopoliticamente, una piccola penisola irrilevante e postcoloniale
ai confini occidentali dell'Eurasia in rapida integrazione.
Quanto
a Trump 2.0 è al fatto che il Cremlino abbia già raggiunto una sorta di
pre-accordo, anche prima dell'inizio di negoziati seri, non ci sono ancora
prove che lo corroborino.
Secondo fonti dell'intelligence russa, ciò che
è stato raggiunto è un accordo generale sul quadro delle discussioni e su ciò
che può essere realizzato in pratica. Questa fase iniziale durerà almeno alcuni
mesi.
I temi
sul tavolo spaziano dalla revoca delle sanzioni alle banche russe e dall'uso
delle carte MIR al ripristino dei voli diretti e alla limitazione della
militarizzazione dell'Artico.
Tutto dipende
essenzialmente dal fatto che Trump vuole – e sia in grado di garantire – un
finale di partita veloce in Ucraina mentre si disimpegna, lentamente ma
inesorabilmente, dalla NATO.
Considerando
quella che sembra essere la sua direzione strategica, Trump vuole essere sicuro
di non dover offrire protezione mafiosa ai membri europei della NATO se insiste
nel continuare con la loro guerra eterna contro la Russia.
È
chiaro che la disattivazione di “Starlink” e dell'“ISR” satellitare porterebbe
a un finale di partita molto più veloce sul campo di battaglia.
Lo
SMO, nel frattempo, continuerà ad andare avanti. E come vogliono gli europei,
fino all'ultimo ucraino.
Ucraina,
Trump «sanzioni alla Russia fino alla tregua». Nuovi raid sull’Ucraina, Kiev
usa i caccia Mirage.
Italiaoggi.it
– Redazione – (7 -3-2025) – ci dice:
Il
Cremlino: la militarizzazione dell’Ue contrasta con la volontà di pace. Salvini
contro Macron: “un matto.”
L’amministrazione
americana sta prendendo in considerazione di imporre sanzioni bancarie su
“larga scala” e dazi contro la Russia, «finché non sarà raggiunto un cessate il
fuoco e un accordo di pace» in Ucraina.
L’annuncio
è arrivato da Donald Trump con un messaggio lanciato, come al solito, sul “social
Truth”.
«Russia e Ucraina, sedetevi al tavolo subito,
prima che sia troppo tardi», ha scritto il presidente americano.
Mosca
contro l’Ue, riarmo in conflitto con la ricerca della pace.
Sul
piano di riarmo lanciato in Europa, è intervenuto il portavoce di “Vladimir
Putin”:
«Da Bruxelles retorica e piani conflittuali in
grave contrasto con lo spirito di ricerca di soluzioni pacifiche», ha detto il
portavoce del Cremlino, “Dmitri Peskov”.
Massiccio
raid russo, Kiev usa per la prima volta i Mirage francesi.
Le
forze russe hanno effettuato massicci bombardamenti sulle infrastrutture
dell'Ucraina.
In diverse regioni, le infrastrutture
energetiche e del gas «sono state nuovamente sottoposte a massicci
bombardamenti di missili e droni», ha scritto su Facebook il ministro
dell'Energia di Kiev, “German Galushchenko”.
Per
respingere gli attacchi russi, l'Ucraina ha utilizzato per la prima volta i
Mirage 2000 francesi, ha annunciato l’esercito di Kiev.
Mercoledì
12 marzo cinque ministri della Difesa a Parigi, anche Crosetto.
Intanto,
mercoledì 12 marzo si terrà a Parigi una riunione dei ministri della Difesa di
Francia, Germania, Italia, Polonia e Regno Unito per «coordinare la loro azione
a sostegno di Kiev», ha reso noto l'entourage del ministro francese delle Forze
Armate, Sebastien Lecornu.
I
cinque ministri si incontreranno a Val-de-Grace, a Parigi, il giorno dopo la
riunione organizzata da Emmanuel Macron, dei capi di stato maggiore dei Paesi
europei pronti a garantire la pace in Ucraina.
Salvini
attacca Macron, «è un matto».
Sul
fronte politico, è intervenuto il vicepremier Matteo Salvini che ha attaccato
nuovamente Macron, definendolo un «matto» che agisce «per convenienza e
sopravvivenza politica», nella «disperata esigenza di dare un senso alla sua
ancor breve permanenza alla guida della Francia».
Però,
ha proseguito Salvini, «non lo faccia a nostre spese, non lo faccia a spese dei
nostri figli».
Siria,
forze governative si scontrano con alawiti filo-Assad, è una carneficina: oltre
100 morti, «vittime civili ed
esecuzioni».
Italiaoggi.it
– Redazione - 07/03/2025 – ci dice:
Violenti
scontri tra membri delle forze di sicurezza e combattenti fedeli al deposto presidente
Assad. Decine di persone giustiziate, morto un funzionario Onu.
Violenti
scontri nel nord-ovest della Siria tra membri delle forze di sicurezza e
combattenti "fedeli" al deposto presidente “Bashar al-Assad” hanno
provocato più di cento morti.
Gli
scontri sono avvenuti nella città di” Jableh” e nei villaggi vicino alla costa
mediterranea.
Ong,
52 alawiti giustiziati da forze sicurezza a Latakia.
Le
forze di sicurezza siriane hanno giustiziato 52 alawiti, comunità cui
appartiene Assad, nella provincia di Latakia, ha riferito l'Osservatorio
siriano per i diritti umani.
Le
esecuzioni sommarie hanno avuto luogo nelle località di Al-Shir e
Al-Mukhtariya, ha riferito l'Ong, sulla base di video e testimonianze ricevute
dai parenti delle vittime.
“Unrwa”,
nostro operatore vittima fuoco incrociato
Un
funzionario dell'agenzia delle nazioni Unite Unrwa” è rimasto ucciso negli
scontri, ha scritto “Philippe Lazzarini”, segretario generale di “Unrwa”, su X.
«Sono addolorato per la morte di uno dei
nostri colleghi di” Unrwa Siria” la scorsa notte», ha scritto, «mentre tornava
dal lavoro, è rimasto coinvolto nel fuoco incrociato durante gli scontri tra
“Homs e Lattakia”. Piangiamo la sua morte e inviamo le nostre più sentite
condoglianze alla sua famiglia. Possa riposare in pace».
Inviato
Onu “Pedersen”, le parti proteggano i civili.
L'inviato
delle Nazioni Unite per la Siria ha espresso preoccupazione per le notizie di
scontri e omicidi nelle zone costiere tra le forze dell'autorità provvisoria
siriana e miliziani fedeli al regime del presidente deposto. Arrivano «notizie
molto preoccupanti di vittime civili», ha sottolineato “Geir Pedersen”, «è
necessario che tutte le parti mostrino immediatamente moderazione e un totale
rispetto del principio di protezione dei civili in linea con il diritto
internazionale».
Mosca
«preoccupata», fermare lo spargimento di sangue
La
Russia ha invitato i leader siriani in grado di influenzare l'ulteriore
sviluppo della situazione nel Paese a fare tutto il possibile per fermare
rapidamente lo spargimento di sangue ed evitare vittime tra i civili, ha
affermato la portavoce del ministero degli Esteri russo “Maria Zakharova”.
La portavoce, riporta “Ria Novosti”, ha
sottolineato che la Russia è allarmata dal forte deterioramento della
situazione in Siria.
«In
queste circostanze critiche, invitiamo tutti i leader siriani autorevoli che
sono in grado di influenzare l'ulteriore sviluppo della situazione sul campo a
fare tutto il possibile per fermare rapidamente lo spargimento di sangue e
prevenire vittime civili».
Space
X, il mega razzo di Musk finisce in mille pezzi.
Che
cosa è successo.
Italiaoggi.it
-Redazione – (07/03/2025) – ci dice:
Fallito
anche questo secondo test “Starship” ha perso il secondo stadio 9 minuti dopo
il decollo.
Secondo
fallimento consecutivo per i test di volo del mega razzo “Starship” di Space X,
la compagnia aerospaziale di Elon Musk, ha perso il secondo stadio, che è
andato distrutto.
L’autorità
di regolamentazione dell'aviazione statunitense, la” FAA”, ha annunciato di
aver sospeso alcuni decolli per evitare una possibile collisione con i detriti.
Ha
inoltre ordinato a “SpaceX “di condurre un'indagine su questo nuovo incidente,
come fatto a gennaio.
In serata, la società ha confermato a “X” che
l'astronave aveva subito uno "smontaggio rapido non pianificato", un
eufemismo per dire che era esplosa in volo, durante la fase di risalita.
"Prima
del completamento dell'ascesa, un evento energetico nella parte posteriore
della “Starship” ha causato la perdita di più motori “Raptor”.
Ciò ha
causato una perdita di controllo dell'assetto e, in ultima analisi, una perdita
di comunicazione con la “Starship”.
Il
contatto finale è avvenuto circa 9 minuti e 30 secondi dopo il decollo",
si legge in una nota.
Che
cosa è accaduto 9 minuti e 30 secondo dopo il lancio.
Alto
123 metri, grande quanto un edificio di circa 40 piani, il razzo Starship, che
la società sta sviluppando per i viaggi verso la Luna e Marte, è decollato dal
Texas senza incidenti poco dopo le 17,30 locali (mezzanotte e mezzo in Italia
del 7 marzo).
Pochi minuti dopo il decollo e la separazione
dei due stadi, il booster denominato “Super Heavy” ha iniziato una discesa
controllata verso la rampa di lancio, prima di essere immobilizzato dai bracci
meccanici installati sulla torre di lancio.
Un'operazione
molto complessa che l'azienda ha portato a termine con successo.
Poco dopo, il secondo stadio si è avvitato su
sé stesso e “Space X” ne ha perso il controllo.
I
video condivisi sui social media ieri hanno mostrato scie luminose nel cielo
sopra le Bahamas.
"Abbiamo
perso i contatti", ha detto “Dan Huot”.
"È già accaduto una volta, quindi abbiamo
una certa esperienza in questo ambito", ha aggiunto con un pizzico di
ironia, specificando che la compagnia sta lavorando "in stretta
collaborazione con le autorità di controllo del traffico aereo".
Il
precedente e la pioggia di detriti.
Durante
l'ultimo volo di prova, a metà gennaio, la navicella spaziale ha subito la
stessa sorte, provocando una pioggia di detriti incandescenti sui Caraibi, con
danni materiali minimi nelle isole Turks e Caicos, situate a più di 2.500
chilometri dal sito di lancio.
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