Ma chi si credono di essere , i padroni del mondo ?

 Ma chi si credono di essere ,

i padroni del mondo ?

 

Cellule natural killer (NK) per combattere il Covid.

 A che punto sono le cure antivirali.

 msn.com-Lastampa.it- ROBERTO CAUDA  -(26-11-2021)-ci dice :

 

ROMA.Anticorpi monoclonali specifici”.

E’ stato condotto uno studio retrospettivo (Berle DM e altri) su 1395 persone vaccinate con ciclo completo che hanno sviluppato una reinfezione da SARS-COV-2 almeno due settimane dal completamento del ciclo vaccinale e nelle quali sono stati utilizzati gli anticorpi monoclonali specifici.

 E’ risultato che la probabilità di ospedalizzazione era associata al numero di co-morbidità presenti e che il trattamento con anticorpi monoclonali si è associato in maniera significativa con una minor ospedalizzazione.

 Dal momento che questo studio è stato condotto in un periodo in cui la variante Delta era prevalente emerge che, nonostante la vaccinazione sia efficace come prevenzione primaria sulla popolazione generale, ci possono essere alcuni soggetti immuno-defedati o immuno-senescenti nei quali è possibile una reinfezione.

Per questo motivo è importante sottolineare l’opportunità di somministrare in particolari circostanze anticorpi monoclonali anche nei soggetti ad alto rischio che hanno ricevuto la terza dose di vaccino anti SARS- CoV-2.

Tampone.

 Nell’ambito degli studi virologici, 149 soggetti sono stati sottoposti a tampone naso-faringeo (Garcia-Salguero C. e altri), inizialmente come test antigenico rapido seguito dall’esame molecolare di conferma, al fine di valutare la validità del test antigenico. A fronte di un alto valore predittivo positivo del test rapido, è emerso un non ottimale valore predittivo negativo, il che determina la necessità della conferma della negatività dell’esame attraverso il test molecolare. Va detto anche che sicuramente nel corso di questa pandemia c’è stata una evoluzione in senso positivo della diagnostica con un innalzamento del livello di sensibilità dei test antigenici rapidi, anche se evidentemente ancora sussistono, come dimostrato da questa ricerca, delle criticità che devono essere colmate.

Uno studio condotto su un piccolo numero di soggetti (Kerimov D e altri), ha valutato se il tampone prelevato dalle cavità nasali anteriori poteva avere una capacità diagnostica sovrapponibile al tampone naso-faringeo. In maniera abbastanza sorprendente, almeno in considerazioni degli studi fino ad ora condotti, è stato dimostrato che la capacità diagnostica del tampone eseguito sulle cavità nasali anteriori è equivalente a quello naso-faringeo. Questo dato è comunque in controtendenza con quanto più volte segnalato in letteratura e per questo, seppur non privo di interesse, dovrà essere ulteriormente confermato. Se così fosse, potrebbe rappresentare una alternativa al tampone naso-faringeo che è comunque più indaginoso.

Parametri.

Nell’ambito degli studi di terapia intensiva, un’indagine retrospettiva (Ismail K. e altri) condotta in pazienti ricoverati in rianimazione negli Emirati Arabi, nel periodo marzo-luglio 2020, ha ancora una volta sottolineato l’importanza che riveste la polmonite da COVID-19 sulla mortalità e la necessità quindi di disporre di parametri vitali per poter predire l’evoluzione verso le forme più gravi. E’ emerso che, oltre ad un punteggio elevato dell’indice di gravità internazionale APACHE 2, è risultato come elemento predittivo negativo la presenza di diarrea prima del ricovero e l’alterazione di determinati parametri ematici. In linea con numerosi dati già apparsi in letteratura, uno studio multicentrico in doppio cieco controllato (Mazeraud A e altri), condotto in 146 pazienti sottoposti a ventilazione meccanica associata a COVID-19, ha confermato che il trattamento con immunoglobuline (su cui molte speranze erano state riposte all’inizio della pandemia) si è dimostrato inefficace a ridurre la mortalità e a migliorare la prognosi della malattia.

 Antivirali.

Nell’ambito degli studi immunologici, si segnala un interessante ricerca (Herrera L e altri) in cui viene prospettata la terapia cellulare in COVID-19 mediante l’impiego di cellule natural killer (NK), che come è noto hanno una attività antivirale aspecifica, prelevate dal paziente, espanse in vitro e successivamente infuse nello stesso paziente.

Il razionale di questa procedura è che le cellule NK potrebbero eliminare selettivamente le cellule infettate da SARS-CoV-2. E’ chiaro che nel caso si decidesse di procedere con una sperimentazione di questo tipo, bisognerà prestare grande attenzione all’eventuale insorgenza di effetti collaterali gravi, in quanto le cellule NK potrebbero, in linea teorica, amplificare l’infiammazione, che come è noto è uno degli aspetti più gravi della malattia.

Malattie autoimmuni.

In uno studio multicentrico (Ferri C e altri) è stato analizzato il potenziale ridotto stimolo protettivo dei vaccini anti SARS- CoV-2 in pazienti affetti da malattie autoimmuni. Questa risposta è stata valutata come livello degli anticorpi sierici neutralizzanti dopo il ciclo vaccinale in questi soggetti rispetto ad un gruppo di controllo. In particolare, si sono osservati livelli anticorpali significativamente più bassi nei pazienti con patologie autoimmuni che per questo sono candidati privilegiati per la vaccinazione con la terza dose.

Picco.

Nell’ambito degli studi epidemiologici, si segnala un’interessante ricerca (Bruhlart M et al) condotta per valutare l’impatto della pandemia sulla salute mentale attraverso l’analisi di 8 milioni di chiamate agli sportelli di ascolto in 19 paesi tra cui USA, Cina, Israele, Libano e 14 paesi europei.

Sulla base dell’analisi è risultato che il picco delle richieste è avvenuto nelle prime 6 settimane di pandemia. Per quel che attiene la richiesta di aiuto, questa era per lo più motivata dalla paura dell’infezione, dalla solitudine e dalla preoccupazione per le conseguenze fisiche della malattia. E’ interessante altresì notare che questi elementi di preoccupazione prendevano il posto di quelli caratteristici del periodo pre-pandemico. L’intenzionalità suicidaria, anche se meno prevalente rispetto al periodo pre-pandemico, era in diretta relazione con la messa in atto di misure pubbliche di maggior restrizione e si riduceva in presenza di misure di supporto economico. Tutto questo sottintende, vista l’ampia platea di soggetti coinvolti, l’opportunità di provvedere ad interventi diretti per rendere meno gravosi gli effetti della perdita di guadagno indotta dal lockdown.

Uno studio (Akinbami LJ e altri)

condotto in 1572 operatori sanitari nel Rhode Island e nella città di New York ha posto in relazione la presenza di sieropositività per SARS-CoV-2 ed il rischio di reinfezione.

Quest’ultimo è stato piuttosto basso, essendosi osservato nel 2,5% della popolazione studiata, risultando 4 volte superiore in presenza di una sierologia negativa rispetto ad una sierologia positiva. Va comunque segnalato che lo studio è stato condotto prima dell’avvento della variante Delta la cui maggiore trasmissibilità fa temere una maggior frequenza di reinfezioni visto il declino della protezione immunitaria dopo sei mesi dalla vaccinazione.

Somministrazione contemporanea.

Nell’ambito degli studi sui vaccini, una indagine (Toback S e altri) ha valutato l’efficacia e la sicurezza della somministrazione del vaccino anti SARS-CoV-2 (Novavax) e di quello antiinfluenzale o contemporaneamente o a distanza di tempo.

Si è dimostrato che la somministrazione contemporanea non modifica sostanzialmente né la sicurezza né l’efficacia, anche se forse si osserva un lieve incremento degli effetti sistemici, tale però da non precludere questa somministrazione.

Nell’ambito degli studi di clinica e fisiopatologia, uno studio (Oskotsky CP et al) condotto su oltre 3401 pazienti in terapia con inibitori selettivi del re-uptake della serotonina (antidepressivi) con COVID-19, suggerisce che ci possa essere un qualche vantaggio da parte di fluoxetina o fluvoxamina nel miglioramento della prognosi clinica.

 Questo vantaggio deriverebbe dal fatto che alcuni anti-depressivi avrebbero un ruolo nel ridurre i livelli di alcune citochine pro-infiammatorie che, come è noto, caratterizzano le fasi più avanzate e gravi di COVID-19.

Epitelio gastrico sotto attacco.

Nell’ambito degli studi di fisiopatologia e clinica si segnala uno studio (Giobbe GG e altri) che riguarda la patogenesi dei disturbi gastro-intestinali in COVID-19. E’ noto che oltre ai disturbi respiratori, che peraltro sono prevalenti, ci possono essere anche disturbi gastro-intestinali, specie nei bambini. Per questo motivo, sono stati prodotti in vitro degli organoidi gastrici da biopsie fetali, pediatriche e di adulto per studiare, in questo modello in vitro, l’eventuale infezione da SARS-CoV-2. I risultati che si sono osservati hanno indicato che SARS-CoV-2 può attaccare ed infettare l’epitelio gastrico, il che potrebbe, da un lato, spiegare i disturbi gastro-intestinale che si osservano nel corso della malattia e dall’altro suggerire un potenziale ruolo attivo per una trasmissione oro-fecale.

 

Uno studio (D’Agnillo F e altri) condotto su biopsie polmonari in pazienti deceduti per COVID-19, ha permesso di fare emergere chiaramente l’esistenza di un danno alveolare progressivo con trombosi e rimodellamento del tessuto polmonare vascolare.

Questo danno, che si associa precocemente alla perdita del surfactante a livello delle cellule alveolari, conferma ancora una volta il ruolo chiave che gioca il polmone in corso di COVID-19, specie nelle forme più gravi.

 Efficacia delle terapie.

Nell’ambito degli studi di terapia, si segnala un corposo studio condotto dal Recovery Collaborative Group di tipo randomizzato controllato in aperto per valutare l’efficacia e la sicurezza dell’utilizzo di aspirina per il trattamento di COVID-19 stante le note proprietà antitrombotiche ed anti aggreganti di questo farmaco.

Lo studio condotto in 177 ospedali nel Regno Unito, due in Indonesia e due in Nepal, non ha dimostrato l’esistenza di una correlazione tra terapia con aspirina e la riduzione della mortalità a 28 giorni né con il rischio di progressione con la ventilazione meccanica o morte. L’utilizzo di aspirina si è associato ad una riduzione di eventi trombotici pari allo 0,6% ed un aumento di sanguinamenti maggiori dello 0,6%. Pertanto i risultati di questo studio non sembrano indicare un qualche beneficio nell’impiego dell’aspirina come terapia anti aggregante rispetto alla terapia antitrombotica con eparina a basso peso molecolare e corticosteroidi.

 

 

 

Come Bill Gates finanzia i media che

dicono di non essere finanziati dai miliardari.

Visionetv.it- Rob Lyons- (26-11-2021)- ci dice :

 

Gli piace attingere ai suoi lettori per le donazioni affermando che è finanziato da loro, e non dai ricconi, ma in realtà, i miliardari hanno sborsato e sborsano milioni per sostenere il principale quotidiano di destra e di centro sinistra del Regno Unito.

Se vuoi sapere cosa sta pensando tutto l’entourage di “menti illuminate” che contano- su questioni trendy dal cambiamento climatico ai diritti dei trans – The Guardian è il giornale da leggere.  Mentre le sue vendite di carta stampata sono diminuite, scendendo negli ultimi dieci anni da 248.775 al giorno a 105.134 nel luglio di quest’anno, The Guardian è uno dei siti Web di notizie più visitati al mondo.

Quindi grande visibilità ma poche entrate.

Quattro mesi fa, è stato riferito che il Guardian Media Group, che possiede anche The Observer, un giornale domenicale correlato, aveva perso oltre 10 milioni di sterline nell’anno finanziario precedente, sebbene questo fosse un miglioramento rispetto alla perdita di 17 milioni di sterline dell’ anno prima.  The Guardian non ha un paywall come invece hanno altri giornali, ma utilizza quel modo di navigare che si chiama ” nagware ”, il quale ,con l’apertura costante di finestre apposite ,spinge gli utenti a registrarsi o a fare donazioni.

Tuttavia, il gruppo editoriale ha fatto un’affermazione piuttosto falsa sui social media a sostegno di questa strategia, scrivendo : “Non siamo finanziati da miliardari.  Il sostegno dei nostri lettori ci dà l’indipendenza di tenere i potenti sotto controllo e questo è solo l’inizio.” I lettori sono stati certamente generosi.  Secondo una storia del Guardian l’anno scorso: “The Guardian ora ha più di un milione di abbonati e collaboratori regolari, dopo che il supporto dei lettori online è cresciuto del 43% in un anno.  … Quando vengono presi in considerazione i contributi una tantum, più di 1,5 milioni di persone hanno sostenuto il Guardian nell’ultimo anno”. 

Un milione di abbonati a £ 5,99 al mese porterebbe a circa £ 6 milioni.  Intendiamoci, è una cifra utile, ma che non copre nemmeno i costi della carta, per non parlare dei costi di gestione complessivi.

Tuttavia, come ha notato il commentatore climatico Ben Pile, i miliardari adorano The Guardian e sono molto felici di mettere le mani nelle loro tasche  per sostenere i suoi progetti.  Ad esempio, secondo l’outlet statunitense “MintPress News”, un accurato vaglio delle donazioni della Bill & Melinda Gates Foundation mostra che The Guardian ha ricevuto un fantastico supporto di $ 12.951.391.  In effetti, Gates e la sua ora ex moglie hanno sparso centinaia di milioni di dollari nel panorama dei media per sostenere il tipo di giornalismo che approvano.

E i Gates non sono nemmeno gli unici miliardari a supportare The Guardian.  Una rapida occhiata alla sezione “filantropia”del suo sito web mostra che l’istituto del miliardario australiano Judith Neilson finanzia il The Guardian Australia’s Pacific Project. 

Le Open Society Foundations, create dal miliardario ungherese George Soros, hanno sostenuto i progetti del Guardian sulle disuguaglianze ambientali in America e sulla trasformazione dell’assistenza sanitaria tramite l’intelligenza artificiale. 

La “David and Lucile Packard Foundation”, istituita dal defunto co-fondatore di Hewlett-Packard negli anni ’60, ha sostenuto il suo lavoro sullo stato degli oceani.

Quindi l’affermazione che The Guardian non sia finanziata da miliardari sembra piuttosto dubbia.  È vero che il Guardian Media Group è di proprietà dello Scott Trust piuttosto che di qualche magnate dei media egoista. 

Ma l’implicazione della sua proposta ai lettori di sborsare soldi è che chiunque sia finanziato dai super-ricchi è di loro proprietà, piuttosto che l’ipotesi più ragionevole che le organizzazioni cercheranno finanziamenti per impegnarsi in attività come il giornalismo specializzato che non sono  facilmente finanziabile con altri mezzi.  In effetti, gli scrittori del Guardian sono stati veloci nel lanciare attacchi follow-the-money ad hominem quando altri giornalisti scrivono cose che non sono simpatiche con la visione del mondo di The Guardian.

In un saggio dell’anno scorso per il giornale, Paul Vallely ha giustamente indicato le tensioni che derivano dalla filantropia miliardaria.  Molta filantropia d’élite riguarda le cause d’élite.  Piuttosto che rendere il mondo un posto migliore, rafforza ampiamente il mondo così com’è.  La filantropia molto spesso favorisce i ricchi e nessuno ritiene che i filantropi rendano conto della cosa.”   L’Organizzazione mondiale della sanità, che ha fatto un tale pasticcio nella lotta al Covid-19, è ora fortemente finanziata da filantropi come Gates e il magnate dei media Michael Bloomberg, non seguendo le sue priorità.

Non sorprende che l’ambientalismo sia un obiettivo privilegiato per le donazioni miliardarie, poiché non c’è progetto più d’élite che dire al resto di noi come dovremmo vivere le nostre vite.  Come hanno dimostrato i personaggi famosi che hanno volato dentro e fuori Glasgow per la COP26 su aerei privati, i ricchi amano chiedere al resto del mondo un’azione sui cambiamenti climatici mentre loro devono poter continuare a vivere le loro vite dorate senza alcuna interruzione di sorta.

Sia la stampa che la politica pubblica sono troppo spesso finiscono per essere distorte  dagli interessi dei mega-ricchi.                           I media, i giornalisti, le organizzazioni artistiche e gli enti di beneficenza hanno dovuto a lungo prendere decisioni pragmatiche legate ai finanziamenti da dover accettare per poter svolgere il proprio lavoro.  Sta al resto di noi prendere una decisione su ciò che vediamo e leggiamo.  Ciò che non va giù è l’atteggiamento di The Guardian che si mostra immacolato mentre non lo è, e l’idea di vendita fuorviante per i suoi lettori.

 

Ancora peggio è il fatto che il quotidiano più giusto e trendy del Regno Unito quando si parla di cambiamento climatico, è sopravvissuto grazie all’acquisto e alla vendita di automobili.  Le enormi perdite del Guardian Media Group sono state sostenute dalla sua partecipazione nel sito web di auto usate Auto Trader nel 2014, guadagnando “tra £ 600 milioni e £ 700 milioni” sull’accordo.

Forse The Guardian ha bisogno di risparmiarci le lezioncine e imparare quella famosa lezione dal Nuovo Testamento: “Perché guardi il granello di sabbia nell’occhio di tuo fratello ma non presti attenzione alla trave nel tuo occhio?”

(Rob Lyons).

 

 

 

 

La vittoria dei Samurai: il Covid è

ormai solo un ricordo in Giappone?

 Visionetv.it- MARTINA GIUNTOLI-(26-11-2021)-ci dice:

 

Era il marzo 2020 quando un video divenne virale su YouTube.   Si trattava di un filmato girato da un certo Cristiano Aresu, un romano di 41 anni con una laurea in farmacia e con la passione per i manga che nel momento dello scoppio della pandemia da Sars-Cov2 si trovava appunto in Giappone.

Egli  raccontava che gli abitanti del luogo si stessero salvando dal contagio, riprendendo una vita sostanzialmente normale grazie ad un farmaco antivirale dal nome Avigan. Quella fu la prima volta che sentimmo parlare del Giappone durante la pandemia. Sembra trascorsa una vita intera da quel momento, eppure sono passati appena venti mesi.

Il video fece molto scalpore, intervennero i media, i medici TV e tutto l’establishment compatto, che allora cominciavamo a conoscere per quello che poi si sarebbe rivelato in seguito, smentendo in blocco quanto affermato dal giovane, senza possibilità di replica,  o quasi. Lo stesso Aresu fu costretto a scusarsi in diretta con AIFA e con il ministro Sileri, poiché il clima creato attorno a lui era diventato davvero bollente.

Durante questi venti mesi che ci separano da quei primi video,  non abbiamo ricevuto notizie anomale riguardanti la gestione o la diffusione del virus, fino a quando, a campagna vaccinale avviata, a fine agosto 2021 arrivano dal Sol Levante notizie preoccupanti prima per alcuni lotti di vaccini  Moderna, poi a metà settembre per diverse fiale di vaccini a firma Pfizer-Biontech .

La notizia fa ovviamente scalpore, visto che il dipartimento della salute nipponico  rende noto che ben 1,6 milioni di vaccini sono stati ritirati dal commercio poiché contaminati  con sostanze estranee. La campagna vaccinale sembra allora  soffrire una naturale battuta di arresto, ma per poco, visto che, secondo le stime ufficiali, circa il 70% della popolazione sarebbe stato poi vaccinato completamente. 

Ma quale è la situazione oggi? I dati ufficiali attuali ci parlano di una mortalità molto bassa, ma non solo, mentre negli altri paesi i contagi paiono aumentare all’aumentare del tasso di vaccinazione, il destino del Giappone pare andare davvero contro corrente.

Diversi esperti hanno provato a spiegare i dati, cercando di comprendere la ragione della bassa mortalità riscontrata nel paese.  Alcuni hanno collegato la cosa al rigorosissimo rispetto delle norme anti contagio (i giapponesi, si sa, sono per loro cultura abituati ad un contatto fisico minore e ad indossare la mascherina), altri si sono invece orientati verso il precoce alto tasso di vaccinazione,  altri infine hanno dichiarato che semplicemente la variante delta era destinata ad auto-estinguersi.

Gli studiosi che sostengono l’autoestinzione della variante delta hanno notato che, a causa di un enzima particolare dal nome APOBEC3A e presente solo nella popolazione asiatica, ma non in quella europea o africana, si sarebbe verificato il rallentamento dei contagi fino a raggiungere la naturale scomparsa del virus .

Vi è poi un’altra ipotesi che si lega alle affermazioni del Dr. Ozaki, il presidente dell’associazione medici di Tokio, il quale affermava già a febbraio 2021 che a suo giudizio il trattamento da prediligere per il covid era senza dubbio l’ivermectina.

Quando il Dr.Ozaki rilasciò le prime dichiarazioni, queste non ebbero molto seguito, per le stesse ragioni per cui anche in occidente molti medici hanno avuto problemi nel considerare questo tipo di trattamento. Molti specialisti seguono pedissequamente ciò che viene loro consigliato dalle organizzazioni ufficiali sovranazionali, come ad esempio l’OMS, e difficilmente si trovano medici che decidono di sperimentare per conto proprio.

Tuttavia, mentre le remore contro il farmaco nel suo utilizzo off-label  per i pazienti covid sembrano lentamente abbandonare anche l’Occidente,  i pazienti di altre nazioni, come ad esempio l’India, hanno già sperimentato il trattamento precoce  con ivermectina con discreti successi.

Un unico dato ad  oggi pare inconfutabile. Il Giappone resta uno dei paesi con il tasso di mortalità da Covid più basso al mondo. Quanto ognuna delle ipotesi sopra citate abbia contribuito al miracolo nipponico è davvero molto presto per dirlo. L’unica cosa da fare adesso è incrociare le dita e sperare che il successo non sia transitorio, ma che anzi si diffonda nel resto del pianeta,  liberandolo definitivamente dall’incubo Covid19.

(MARTINA GIUNTOLI).

 

 

 

 

 

Già contagiati dopo la terza dose,

e in Israele si parla di fare la quarta.

Visionetv.it- DON QUIJOTE-(26-11-2021)- ci dice:

Arrotolare la manica della camicia, porgere di nuovo il braccio. Se Israele davvero fa da apripista, l’orizzonte è chiaro: tre o quattro mesi dopo la terza dose, ricominciano le grane per il Covid.

Non ci vogliono sei mesi, non ci vuole un anno: Israele ha cominciato a distribuire la terza dose all’inizio di agosto, per far fronte all’impennata di casi gravi e di ricoveri che ha dimostrato come l’efficacia della vaccinazione sia transitoria, e ora è già daccapo.

Il contagio sta riaccendendosi di nuovo – è la quinta ondata – e soprattutto il 9% dei casi diagnosticati martedì riguarda persone che hanno ricevuto la terza dose meno di 120 giorni fa. Così il ministro della Salute dice che non è irragionevole pensare alla necessità della quarta vaccinazione.

I vaccini Covid rappresentano un caso, più unico che raro, di cura che viene sempre più somministrata perché funziona male. A parte questo, è interessante notare come il caso israeliano scompagini                                 la narrazione ufficiale secondo la quale la terza dose sarebbe risolutiva.

Certo: a ben cercare, da tempo vari esperti hanno fatto sommessamente notare la prevedibile necessità di ulteriori somministrazioni del vaccino. Una volta all’anno, secondo Walter Ricciardi, consigliere del ministro Speranza. Magari una quarta dose solo per gli immunodepressi, ipotizza il CDC, l’agenzia che negli Stati Uniti si occupa di salute pubblica.

 

Però sui grandi media passa l’idea che la terza dose sarà l’ultima battaglia, o almeno l’ultima per i prossimi cinque-dieci anni. Come se gli italiani fossero dei bambini da persuadere anche con fasulle promesse a comportarsi bene.

E invece no. Le vaccinazioni contro il Covid – Israele lo sta insegnando – sono un gioco dell’oca in cui, dopo quattro mesi, si torna al “Via”. Big Pharma può stare tranquillo: due-tre volte all’anno, gli introiti sono assicurati.

(DON QUIJOTE).

 

 

 

 

Trattato del Quirinale: la Francia parteciperà

 ai Consigli dei Ministri del Draghistan.

Visionetv.it- DEBORA BILLI-( 26-11-2021)-ci dice :

Alleanza ambiziosa, resilienza, futuro, europeismo, sostenibilità, amicizia. Bla bla bla, per dirla alla Greta.

 Queste le trionfalistiche descrizioni che i media nostrani usano per il Trattato del Quirinale firmato oggi tra Draghi e Macron. Ma al di là dei trionfalismi, c’è davvero poco: a differenza di media esteri importanti come il Financial Times o Bloomberg che da giorni ne parlano, i giornali italiani hanno brillato per il silenzio sui contenuti dell’accordo.

Contenuti che sono stati taciuti a tutti, peraltro: perfino il Parlamento, che pure presto dovrebbe ratificare il Trattato, non è stato degnato neppure di un riassuntino ed ha dovuto attendere la pubblicazione del testo sul Foglio nella giornata di oggi, a cose ormai fatte.

Ma cosa c’è di eclatante nel Trattato del Quirinale? La cessione di terre e mari ai francesi come sono soliti fare i nostri governanti? No, ma forse c’è di peggio: i ministri francesi avranno diritto di partecipare periodicamente ai Consigli dei Ministri Italiani (e viceversa, naturalmente). C’è da augurarsi che non si trattino questioni strategiche, in quelle occasioni.

Inoltre, i due Paesi si impegnano a promuovere la maggioranza qualificata in UE: sembra una piccolezza, ma togliere l’unanimità su certe decisioni significa eliminare altra sovranità.

E poi tante chicche interessanti (per la Francia): unità delle forze di Polizia – avremo la Polizia francese in piazza?; alleanze industriali comuni per la Difesa -Fincantieri e Leonardo addio?; attività nello spazio -con vettori francesi, ovviamente.

La maggioranza della Legion d’Onore festeggia, gli italiani un po’ meno, anche considerando che la Francia è legata alla Germania dal precedente Trattato di Aquisgrana.

L’Italia firma un accordo rafforzato con la Francia, che ha già un trattato di ferro (Aquisgrana) con la Germania. Di fatto abbiamo dato una delega in bianco a Parigi per trattare a nome nostro. Temo che l’Italia non ci guadagnerà, a differenza del PD. Così commenta Giorgia Meloni.

Il comunicato stampa dell’Eliseo si profonde in grandi elogi all’Italia, mentre i giornali francesi ignorano completamente l’evento. Tipico meccanismo usato oltralpe quando la Francia firma un trattato con un qualche insignificante Paese africano che va a depredare. D’altronde il Draghistan non è neppure segnato sulle carte geografiche, devono aver pensato. E mentre Draghi annuncia sibillino che da oggi “la revisione delle regole di bilancio è inevitabile”, gli italiani si chiedono se finalmente si uscirà dall’euro… per adottare il franco africano.( DEBORA BILLI).

 

“Se la popolazione aumenta addio transizione”.

Però non aumenta: cosa stanno cercando di dirci?

Visionetv.it-Andrea Sartori- (26-11-2021)-ci dice:

Il Fatto Quotidiano è allarmato: Se la popolazione mondiale sale addio transizione ecologica. Il nuovo dogma dopo il Santo Vaccino è messo in pericolo da questi cattivoni che si ostinano a riprodursi. Ma davvero siamo troppi, come strombazzano allarmati e scrivono i giornaloni?

Prendiamo ad esempio il caso della Cina: ai tempi di Deng la popolazione cresceva a livelli impressionanti, tanto che si dovette procedere alla politica del figlio Unico.

Oggi una delle principali minacce per l’economia cinese è proprio il fatto che si fanno pochi figli, tanto che si sta pensando di creare un’economia targettizzata sugli anziani. Il caso del Giappone come Paese più vecchio del mondo è ben noto, per non parlare dell’Europa.

In realtà il trend globale parla di invecchiamento della popolazione e di calo globale della fertilità al punto che la popolazione mondiale è destinata a diminuire per la fine del secolo. Quindi cosa metterebbe in pericolo questa benedetta transizione ecologica? La Natura sta mettendo a posto le cose in maniera, appunto, naturale.

Ma qui sembra che si abbia una fretta del diavolo. E il problema non pare tanto che siamo troppi, ma che ci siano troppi anziani considerati improduttivi.

Al di là delle controverse dichiarazioni di Attali contenute nel libro “Il futuro della vita” del 1981 sul “problema” degli ultrasessantacinquenni, o le misure finto-pietose adottate da Paesi con L’Olanda, rivelatori sono anche semplici tweet di personaggi politici di infimo ordine come Toti sull’argomento.

Cosa è la transizione ecologica? Non solo una drastica riduzione della popolazione mondiale come auspicato anche dal ministro Cingolani e da altri come lui, ma soprattutto, visto che comunque la popolazione è destinata a contrarsi, vuol dire liberarsi di quelle categorie considerate improduttive tra le quali spiccano gli anziani, in aumento principalmente nei Paesi sviluppati.

E come fare tutto questo senza un genocidio pianificato? Perché solo in questo modo si può ottenere quella “transizione ecologica” a cui tanto anelano. Ne vale la pena, sterminare gli improduttivi per salvare il clima? O meglio: per salvare la loro idea di business mascherata con la scusa dell’ecologia?

(ANDREA SARTORI).

 

 

 

 

La prossima emergenza climatica

e il genocidio venturo.

Visionetv.it-Andrea Sartori-(20 settembre 2021)- ci dice :

In questi giorni si è ricominciato a parlare di emergenza climatica, la grande bufala messa temporaneamente da parte a causa del Covid, ma che fino al 2019 imperversava grazie al personaggio, costruito a tavolino, di Greta Thunberg.

Qualsiasi climatologo serio vi dirà che il riscaldamento o il raffreddamento terrestre dipende dall’attività solare. Chi non si ferma a superficiali allarmismi sa perfettamente che in età antica il clima era più caldo e che, a partire dal Trecento, c’è stata una “piccola era glaciale” terminata all’inizio del Novecento, quando il clima prese a salire nuovamente.

Eventi climatici estremi sono già stati registrati nella storia: si pensi alla nevicata del 1 giugno 1491 a Bologna o il 1816 conosciuto come “anno senza estate”, mentre il grande caldo, e non Nerone o i cristiani, fu il colpevole del grande incendio di Roma del luglio dell’anno 64.

Lo stesso Nobel Carlo Rubbia ha confermato la normalità tra grande caldo e piccole ere glaciali dovute all’attività solare.                        E forse sull’argomento Rubbia ne sa più di Al Gore o Greta Thunberg.                                      Oggi però il mantra è diverso: siamo troppi. Qualcuno sta cominciando a ripetere a pappagallo questo ritornello, senza capire cosa comporta. Se siamo troppi, come si fa a ridurre la popolazione mondiale? O con le sterilizzazioni forzate o col genocidio.

Gli incendi di questa estate in Italia e in Grecia, in gran parte dolosi come ammesso dagli stessi sindaci calabresi, hanno riportato l’emergenza clima in prima pagina. E già nei grandi consessi internazionali hanno cominciato a parlarne più insistentemente: il direttore dell’Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus ha già detto che per il clima non c’é vaccino. L’Onu ha già detto che l’emergenza climatica è “colpa dell’uomo” e Piero Angela, voce della scienza nazionalpopolare, ha chiaramente detto che il cambiamento climatico sarà la prossima emergenza. Ma dove vogliono arrivare?

Per capirlo dobbiamo ascoltare attentamente le parole del parole del direttore dell’Istituto Italiano di Tecnologia e ministro della “transizione ecologicaRoberto Cingolani che solo pochi giorni fa ha detto che abbiamo solo dieci anni di tempo. Ma per fare cosa?

Ci sono due interventi di Cingolani che sono eloquenti su quello cui stiamo andando incontro, e tutti e due risalgono al 2018.

L’intervento più recente è quello a Sum#02, il convegno in memoria di Roberto Casaleggio organizzato a Ivrea il 7 aprile 2018.

Qui Cingolani dice chiaramente che l’uomo è un “parassita” in quanto “siamo una specie che consuma e non produce” e “siamo l’unica specie che cambia l’ecosistema per continuare a proliferare”.

Più esplicito il suo intervento di qualche mese dopo, il 5 novembre, alla Leopolda di Firenze intervistato da Matteo Renzi.

L’analisi deve essere un po’ spietata – esordisce il futuro ministro della transizione ecologica – il nostro pianeta è progettato per tre miliardi di terrestri. Questa non è una misura negoziabile. Noi siamo sette, e tendiamo a dieci nei prossimi decenni”.

 Nel prosieguo dell’intervista Cingolani riprende il discorso della specie umana “parassita” che cambia l’ecosistema a proprio vantaggio.

La scienza è chiamata nei prossimi decenni a mettere toppe – dice Cingolani a Renzi – su danni fatti dalla scienza precedente che comunque hanno avuto conseguenze. Persino la scienza positiva che ha allungato la vita a livelli di 80-85 anni poi ha creato tutta una serie di problemi di sostenibilità perché siamo troppi”.

Il discorso di Cingolani è molto chiaro: siamo parassiti e siamo troppi. Quindi, conseguenza logica, bisognerà ridurre la popolazione, possibilmente, stando ai calcoli di Cingolani, levando di mezzo circa quattro miliardi di persone.

Ovvio che non lo dica apertamente, ma le conseguenze logiche del discorso del ministro sono un genocidio al cui confronto Hitler, Stalin, Mao e Gengis Khan sembrerebbero scolaretti. Questo non è complottismo, sono parole reperibili nei filmati dei convegni citati e che il sottoscritto ha riportato testualmente. Davanti a queste parole la “transizione ecologica” pare un eufemismo come lo era la “soluzione finale” di nazionalsocialista memoria.

Inoltre Cingolani dice un’altra cosa a Renzi, ovvero parla di “quel piano in cui secondo me l’Italia dovrebbe diventare motore a livello internazionale”. Perché l’Italia, assieme alla Germania, al Giappone e ora anche alla Cina, è uno dei Paesi più anziani del mondo e gli anziani “improduttivi” rappresentano “un problema” per lorsignori. Gli anziani non appartenenti al loto giro, naturalmente.

Non possiamo ovviamente dirlo con certezza, ma abbiamo come l’impressione che l’operazione Covid e vaccini sia solo il primo step di una nuova “soluzione finale”: in fondo anche i nazisti iniziarono col piano Madagascar prima di arrivare ad Auschwitz. Greta è il vero grimaldello del genocidio.

E sono già in ritardo sulla tabella di marcia, paradossalmente grazie alla vittoria di Bush su Al Gore, che fu il primo grande sponsor di questo circo.

(ANDREA SARTORI).

 

 

 

Arriva lo stato di emergenza permanente.

Ovvero, siamo ufficialmente in regime totalitario.io

Visionetv.it-Debora Billi-(25-11-2021)- ci dice :

“Sullo Stato di Emergenza, come ho già detto un’altra volta, non mi azzardo a dire che abbiamo deciso niente, un mese prima della scadenza, altrimenti il prof. Cassese mi sgrida.

Però la domanda che bisogna porsi è: a noi cosa interessa, prolungare l’emergenza o avere a disposizione tutta la struttura di vaccinazione, ospedalizzazione, di mobilitazione sanitaria, di controlli ecc. che ci ha permesso finora di affrontare l’emergenza?

Io credo che la risposta sia la seconda, per cui la strada di buonsenso è quella di chiedersi se è possibile mantenere questa struttura senza necessariamente promulgare un altro stato di emergenza.

Però non lo so se questo è possibile, lo vedremo”. ( Mario Draghi).

La giornata di ieri è stata storica per due ragioni: la prima è l’avvio ufficiale dell’apartheid in Italia.

E no, non è un “apartheid sanitario” come qualcuno si ostina a definirlo;

è proprio “un apartheid tout court”, che circoscrive la libertà dei non vaccinati (o dei “poco vaccinati”, a breve) su tutti gli aspetti della vita.                                                          E anche in senso restrittivo rispetto ad esempio all’apartheid sudafricano, dove alla gente di colore erano almeno garantiti i bus riservati, mentre qui l’unica opzione è andare a piedi.

La seconda ragione è la ricerca del cavillo per giustificare la permanenza ad oltranza del regime totalitario sanitario. Le affermazioni di Draghi infatti non lasciano spazio a dubbi: proviamo a tradurle?

Sullo stato di emergenza non dico altro perché decideremo in zona Cesarini in modo che nessuno abbia tempo di opporsi. Il professor Cassese sta collaborando col governo sull’argomento.                                                                       In fin dei conti non ci serve uno Stato di Emergenza “ufficiale”, purché si riesca con qualche cavillo a tenere in piedi tutta la struttura che in questo momento comanda in Italia al posto delle istituzioni: il CTS, la cabina di regia, i superpoteri a Figliuolo. Se troveremo il cavillo, non rinnoveremo lo Stato di Emergenza in modo che possiate sentirvi finalmente “liberi” ma senza esserlo.

Vi faremo sapere all’ultimo secondo come sempre.

Se questo dovesse accadere, ed accadrà, sarà ufficialmente la fine della Repubblica parlamentare. La Costituzione, scudo di carta che ci protegge solo a patto che qualcuno la faccia valere (la magistratura? la Corte Costituzionale? il Quirinale? mai pervenuti finora) farà la fine di tutti gli scudi di carta di fronte ad un esercito in armi: crivellata di colpi e a brandelli.

L’aula sorda e grigia ridotta a bivacco di manipoli, un Parlamento dove ieri si è assistito al pietoso spettacolo di una deputata costretta a parlare dalla piccionaia perché “non vaccinata” e per giunta silenziata con disprezzo dalla Presidenza.

Le istituzioni repubblicane e democratiche sono finite: chiunque osi alzare la testa, quei pochi, infangati dai media finché non si decidono a stare zitti; un governo che mantiene a oltranza poteri speciali, delegati poi prudentemente a strutture opache di “yes man” di cui si sa poco o nulla.

Questa è la sorte del nostro Paese, nell’indifferenza dei “lemmings” che corrono all’hub perché “non voglio problemi”. Fino alla trentesima dose.

(DEBORA BILLI).

 

 

“Noi e voi”: il viscido apartheid

 paternalista di Draghi.

Visionetv.it-Andrea Sartori-(25-11-2021)- ci dice:

La conferenza stampa in cui il Mega Presidente Clamoroso Mario Draghi ha annunciato il super green pass è un capolavoro di paternalismo. Cos’è il paternalismo?

E’ una tipica tecnica degli uomini di potere, ovvero nascondere l’artiglio sotto una retorica apparentemente conciliante.                                                                            E così è apparso Draghi, uomo di levatura intellettuale decisamente superiore ai governatori-mastini stile Toti o De Luca con le loro sparate: Draghi è parso tendere la mano ai cosiddetti no vax dicendo che “non bisogna sottovalutare né criminalizzare la diversità di vedute e comportamenti, bisogna cercare di convincere”.

Ma è una frase quella che rivela la natura doppia di questo discorso, degno di un consumato politico: Draghi ha concluso auspicando che “queste persone attualmente penalizzate dalle misure adottate possano tornare a essere parte della società come tutti noi“.

E noi, che combattiamo Draghi, dovremmo essere quindi indotti a fidarci delle sue parole di miele avvelenato.

Sic notus Ulixes?

 Così vi è noto Ulisse, gridava Laocoonte ai troiani indicando il fatale cavallo presentato come dono votivo, aggiungendo “Quidquid id est timeo Danaos et dona ferentes “cioè qualsiasi cosa sia, temo i Greci anche quando portano doni.

E qui l’insidia del cavallo di Troia è ben chiara: Draghi auspica che noi “ribelli” possiamo tornare a far parte della società. In questo momento noi siamo fuori dalla società. Non dobbiamo essere criminalizzati, ma nemmeno accettati. Questo è il paternalismo, l’arma più insidiosa di una tirannide.

Di questa ipocrisia politica la storia è piena.

Possiamo andare sino alla Storia antica, quando Plinio il Giovane, governatore romano di Bitinia, chiese a Traiano cosa farne di questi cristiani in mancanza di una vera legislazione. La risposta dell’imperatore fu un capolavoro di cerchiobottismo e ipocrisia: non cercarli, ma se li becchi, mettili a morte.

I cristiani pentiti lasciali perdere. Perché i cristiani pentiti sono quelli che “tornano a far parte della società” perché bruciano il grano d’incenso al genio di Cesare. Il vaccino è il grano d’incenso da bruciare a Cesare, pena le catacombe.

L’imperatore non ti impediva di pregare Gesù, ma dovevi sottometterti con un gesto simbolico col quale riconoscevi Cesare al di sopra di Cristo.

Oppure ricorda la pratica islamica della cosiddetta “Dhimma” per cui i monoteisti non musulmani in zone a maggioranza islamica dovevano pagare una tassa, non potevano portare armi, portare vesti distintive e sottomettersi a tutta una serie di restrizioni.

Ma il capolavoro di ipocrisia dei vari califfi era nel fatto che tali restrizioni erano presentate come “protezione”: ovvero voi non potete portare armi, perché noi vi proteggiamo, pagate una tassa per finanziare la vostra protezione.

Ecco il paternalismo. Un discorso dolce che nasconde la trappola, e il diavolo sta nei dettagli. D’altronde anche quando Mussolini approvò le Leggi Razziali usò una forma estremamente ambigua: “discriminare non significa perseguitare” e lo stesso apartheid sudafricano venne giustificato con la possibilità di dare alle comunità bianche e nere la possibilità di vivere secondo i loro costumi evitando conflitti etnici.

 Sic notus Ulixes?

Draghi sembra anche voler usare la tecnica del “poliziotto buono e poliziotto cattivo” che però si può più facilmente riassumere in quella russa dello “Zar buono e boiari cattivi”: Ivan il Terribile affidava il lavoro sporco ai suoi boiari, che poi faceva fuori. Infatti nelle fiabe popolari russe Ivan il Terribile riveste un ruolo positivo in contrapposizione ai cattivi boiari: il popolino ci era cascato in pieno. Lo stesso faceva Cesare Borgia, e per questa astuzia viene elogiato dal Machiavelli nel Principe.

Oggi abbiamo dei governatori di Regione al cui confronto Draghi sembra una persona ragionevole e conciliante. Chiunque abbia ascoltato sia lo Zar che i boiari non può non notare come lo Zar paia più ragionevole, meno incline allo scontro.

Ma il diavolo sta nei dettagli. E il dettaglio è quella frase: “speriamo che i penalizzati possano tornare a far parte della società”.                       Oggi noi siamo i paria, i ghettizzati, il popolo delle catacombe. Viene tesa la mano, ma dobbiamo pentirci, come gli eretici medievali. Solo pentendoci saremo ammessi nuovamente nell’umano consesso.

Tattica vecchia come il cucco.

Non ci si casca. E non ci si pente. (ANDREA SARTORI).

(NB: Dobbiamo combattere contro il TIRANNO!).

 

 

 

Tutti I Leader Mondiali Servono

 Il Nuovo Ordine Mondiale.

Sadefensa.blogspot.com- Dr. Mujahid Kamran -(5-11-2021)-ci dice:

(NewDawnMagazine.com ).

Da quando sono entrato in politica, mi sono state confidate principalmente le opinioni in privato. Alcuni dei più grandi uomini degli Stati Uniti, nel campo del commercio e della manifattura, hanno paura di qualcosa. Sanno che c'è un potere da qualche parte così organizzato, così sottile, così vigile, così interconnesso, così completo, così pervasivo, che è meglio che non parlino al di sopra del loro respiro quando lo condannano. “ Woodrow Wilson, 28° Presidente degli Stati Uniti (1856-1924).

“Quindi vedi, mio ​​caro Coningsby, che il mondo è governato da personaggi molto diversi da quello che immaginano quelli che non stanno dietro le quinte.” – (Benjamin Disraeli, primo ministro britannico (1804-1881).

L'avvento della rivoluzione industriale, l'invenzione di un sistema bancario basato sull'usura e i progressi scientifici e tecnologici degli ultimi tre secoli hanno avuto tre conseguenze principali. Questi hanno reso possibile l'incredibile concentrazione della ricchezza in poche mani, hanno portato alla costruzione di armi sempre più letali culminate in armi di distruzione di massa, e hanno permesso di plasmare le menti di vaste popolazioni mediante l'applicazione di tecniche scientifiche attraverso i media e controllo del sistema educativo.

Le famiglie più ricche del pianeta Terra dettano legge in ogni grande sconvolgimento che causano . La loro sfera di attività si estende su tutto il globo, e anche oltre, la loro ambizione e avidità di ricchezza e potere non conosce limiti, e per loro, la maggior parte dell'umanità è spazzatura - "spazzatura umana". Il loro obiettivo è anche spopolare il globo e mantenere una popolazione molto più bassa rispetto a quella che abbiamo ora.

Fu il barone Nathan Mayer de Rothschild (1840-1915) a dire una volta:

“Non mi interessa quale burattino viene posto sul trono d'Inghilterra per governare l'Impero Britannico su cui il sole non tramonta mai. L'uomo che controlla la moneta britannica controlla l'impero britannico e io controllo l'offerta della moneta”.

Ciò che era vero per l'Impero britannico è altrettanto vero per l'Impero statunitense, controllato a distanza dall' élite con sede a Londra, attraverso il Federal Reserve System. A giudicare dalle sue conseguenze, il Federal Reserve System è il più grande truffatore della storia umana.

È triste e doloroso che la costruzione più bella dell'uomo e la fonte della maggior parte del potere e della ricchezza sulla terra, vale a dire la conoscenza scientifica – l'espressione più sublime, più potente e più organizzata del dono intrinseco dell'uomo di pensiero, meraviglia e soggezione – divenne uno strumento per sottomettere l'umanità, uno strumento molto pericoloso nelle mani di un piccolo gruppo di uomini.

Questi uomini “assumono” lo scienziato e tolgono, di diritto, il potere che lo scienziato crea attraverso le sue invenzioni. Questo potere viene quindi utilizzato per i propri scopi, con un immenso costo umano e materiale per l'umanità. L'obiettivo di questa manciata di uomini, i membri delle famiglie più ricche del pianeta, l'élite, è un Nuovo Ordine Mondiale , un governo mondiale unico , sotto il loro controllo.

La segretezza e l'anonimato sono parte integrante delle operazioni dell'élite, così come la spietatezza assoluta, l'inganno profondo e lo spionaggio e il ricatto più sordidi. L'élite mette le nazioni l'una contro l'altra e mira alla distruzione della religione e di altri valori tradizionali, crea il caos, diffonde deliberatamente povertà e miseria e poi usurpa il potere mettendo al suo posto i suoi tirapiedi.

Queste famiglie “comprano mentre il sangue scorre ancora nelle strade” (detto Rothschild). Guerre, "rivoluzioni" e omicidi fanno parte delle loro tattiche per distruggere la civiltà tradizionale e le religioni tradizionali (come nella Russia sovietica), accumulare ricchezza e potere, eliminare gli avversari e procedere senza sosta verso il loro obiettivo dichiarato, generazione dopo generazione. Operano attraverso società e organizzazioni segrete e palesi.

Il professor Carroll Quigley ha scritto:

I poteri del capitalismo finanziario avevano un altro obiettivo di vasta portata, nientemeno che quello di creare un sistema mondiale di controllo finanziario in mani private per poter dominare il sistema politico di ogni paese e l'economia del mondo nel suo insieme. Questo sistema doveva essere controllato in modo feudale dalle banche centrali del mondo che agiscono di concerto, mediante accordi segreti, raggiunti in riunioni e conferenze private... La crescita del capitalismo finanziario ha reso possibile una centralizzazione del controllo economico mondiale e l'uso di tale potere a diretto vantaggio dei finanziatori e a danno indiretto di tutti gli altri gruppi economici.

Winston Churchill, che alla fine "annoiato da tutto", scrisse intorno al 1920:

Dai giorni di Spartacus-Weishaupt a quelli di Karl Marx , a quelli di Trotsky, Bela Kun, Rosa Luxembourg ed Emma Goldman, questa cospirazione mondiale per il rovesciamento della civiltà e la ricostituzione della società sulla base dello sviluppo arrestato, dell'invidia malevolenza e impossibile uguaglianza, è in costante crescita. Ha giocato un ruolo decisamente riconoscibile nella tragedia della Rivoluzione francese. È stata la molla principale di ogni movimento sovversivo durante il diciannovesimo secolo, e ora finalmente questa banda di straordinarie personalità del mondo sotterraneo delle grandi città d'Europa e d'America ha afferrato il popolo russo per i capelli e sono diventate - praticamente- i padroni indiscussi di quell'immenso impero.

L'alta cabala smascherata da JFK.

Fu nei giorni bui della seconda guerra mondiale che Churchill fece riferimento all'esistenza di un'" Alta Cabala " che aveva provocato uno spargimento di sangue senza precedenti nella storia umana.

Si dice anche che Churchill abbia osservato riguardo all'élite:

"Hanno trasportato Lenin in un camion sigillato come un bacillo della peste dalla Svizzera alla Russia..." (citato da John Coleman in The Tavistock Institute of Human Relations, Global Publications 2006). Loro chi sono'?

Considera la dichiarazione del 1961 del presidente degli Stati Uniti John F. Kennedy (JFK) davanti ai giornalisti dei media:

La parola segretezza è ripugnante in una società libera e aperta, e noi come popolo siamo intrinsecamente e storicamente contrari alle società segrete, ai giuramenti segreti e ai procedimenti segreti. Perché ci  siamo opposti in tutto il mondo da una cospirazione monolitica e spietata, che si basa principalmente su mezzi segreti per espandere la sua sfera di influenza.

Dipende dall'infiltrazione invece che dall'invasione, dalla sovversione invece che dalle elezioni, dall'intimidazione invece che dalla libera scelta. È un sistema che ha arruolato vaste risorse umane e materiali nella costruzione di una macchina strettamente unita e altamente efficiente che combina operazioni militari, diplomatiche, di intelligence, economiche, scientifiche e politiche.

I suoi preparativi sono nascosti, non pubblicati, i suoi errori sono sepolti, non titolati, e i suoi dissidenti sono messi a tacere, non lodati, nessuna spesa è messa in discussione, nessun segreto rivelato... Chiedo il vostro aiuto nel tremendo compito di informare e allertare

il popolo americano .”

Società segrete, giuramenti segreti, procedimenti segreti, infiltrazione, sovversione, intimidazione: queste sono le parole usate da JFK!

Il 4 giugno 1963, JFK ordinò la stampa di buoni del Tesoro in dollari invece di banconote della Federal Reserve (Executive Order 11110 ). Ordinò anche che, una volta stampate, le banconote della Federal Reserve fossero ritirate e i buoni del Tesoro messi in circolazione. Pochi mesi dopo (22 novembre 1963) fu ucciso in pieno giorno davanti a tutto il mondo: il suo cervello esplose.

Dopo aver assunto il potere, il suo successore, il presidente Lyndon Johnson, ha immediatamente annullato l'ordine di passare ai buoni del Tesoro, mostrando molto chiaramente il motivo per cui JFK è stato assassinato. Anche un altro ordine di JFK, di disimpegnarsi militarmente dall'Estremo Oriente ritirando i "consiglieri" statunitensi dal Vietnam, è stato immediatamente annullato dopo la sua morte.

Dopo la crisi cubana, JFK voleva una coesistenza pacifica e non conflittuale con l'Unione Sovietica e ciò significava nessuna guerra nel mondo. Sapeva che la prossima guerra sarebbe stata nucleare e non ci sarebbero stati vincitori.

L'industria della difesa e le banche che fanno soldi con la guerra appartengono all'élite. L'élite aderisce a una filosofia dialettica hegeliana, come sottolineato da Antony Sutton, in base alla quale determinano un "conflitto controllato". Le due guerre mondiali erano 'conflitti controllati'!

La loro arroganza, la loro energia incessante, la loro concentrazione, il loro totale disprezzo per la vita umana, la loro capacità di pianificare decenni in anticipo, di agire in base a tale pianificazione e il loro continuo successo sono sconcertanti e scuotono la fede.

Dichiarazioni di uomini come Disraeli, Wilson, Churchill, JFK e altri non dovrebbero lasciare alcun dubbio nella mente del lettore su chi controlla il mondo.

Il presidente Franklin Delano Roosevelt scrisse nel novembre 1933 al colonnello Edward House:

"La vera verità della questione è, come tu e io sappiamo, che un elemento finanziario nei centri più grandi ha posseduto il governo sin dai tempi di Andrew Jackson".

Si può ricordare che Andrew Jackson, presidente degli Stati Uniti dal 1829 al 1837, era così infuriato dalle tattiche dei banchieri (Rothschild) che disse:

“Siete un covo di vipere. Ho intenzione di scacciarvi e per l'Eterno Dio vi caccerò. Se solo la gente capisse l'ingiustizia del nostro sistema monetario e bancario, ci sarebbe una rivoluzione prima del mattino”.

Struttura ad incastro di élite Control.

Nel suo libro Big Oil and Their Bankers in the Persian Gulf: Four Horsemen, Eight Families and Their Global Intelligence, Narcotics and Terror Network, Dean Henderson afferma:

“Le mie domande alle agenzie di regolamentazione bancaria in merito alla proprietà di azioni nelle 25 maggiori holding bancarie statunitensi hanno ricevuto lo status di Freedom of Information Act, prima di essere negato per motivi di 'sicurezza nazionale'. Questo è ironico dal momento che molti degli azionisti della banca risiedono in Europa".

Questo è, a prima vista, abbastanza sorprendente, ma dimostra che il governo degli Stati Uniti lavora non per il popolo ma per l'élite. Dimostra anche che la segretezza è fondamentale negli affari dell'élite.

Nessun media solleverà questo problema perché l'élite possiede i media. La segretezza è essenziale per il controllo dell'élite: se il mondo scopre la verità sulla ricchezza, il pensiero, l'ideologia e le attività dell'élite, ci sarebbe una rivolta mondiale contro di essa.

Henderson afferma inoltre:

“I quattro cavalieri del settore bancario (Bank of America, JP Morgan Chase, Citigroup e Wells Fargo) possiedono i quattro cavalieri del petrolio (Exxon Mobil, Royal Dutch/Shell, BP Amoco e Chevron Texaco); in tandem con altri colossi europei.  Ma il loro monopolio sull'economia globale non finisce ai margini della zona petrolifera. Secondo i documenti depositati dalla società 10K alla SEC, i Four Horsemen of Banking sono tra i primi dieci azionisti di praticamente tutte le società Fortune 500.

È noto che nel 2009, delle 100 maggiori entità economiche del mondo, 44 ​​erano società. La ricchezza di queste famiglie, che sono tra i primi 10% azionisti di ciascuna di esse, è di gran lunga superiore alle economie nazionali. In effetti, il PIL globale totale è di circa 70 trilioni di dollari.

La sola ricchezza della famiglia Rothschild è stimata in migliaia di miliardi  di dollari . Così è il caso dei Rockefeller che sono stati aiutati e hanno ricevuto denaro dai Rothschild. Gli Stati Uniti hanno un PIL annuo compreso tra 14-15 trilioni di dollari. Questo diventa insignificante davanti alla ricchezza di questi trilionari.

Con il governo degli Stati Uniti e la maggior parte dei paesi europei indebitati con l'élite, non dovrebbero esserci assolutamente dubbi su chi possiede il mondo e chi lo controlla.

Per citare Eustace Mullins dal suo libro The World Order :

I Rothschild governano gli Stati Uniti attraverso le loro Fondazioni, il Council on Foreign Relations e il Federal Reserve System senza serie sfide al loro potere. Vengono regolarmente condotte costose "campagne politiche", con candidati accuratamente selezionati che sono impegnati nel programma dell'Ordine Mondiale. Se dovessero deviare dal programma, avrebbero un 'incidente', sarebbero incastrati con un'accusa di sesso o incriminati per qualche irregolarità finanziaria”.

I membri dell'élite operano all'unisono contro il bene pubblico, contro una vita migliore per l'umanità in cui l'individuo è libero di sviluppare la propria creatività innata, una vita libera dalla guerra e dallo spargimento di sangue.

James Forrestal, il primo segretario alla Difesa degli Stati Uniti, venne a conoscenza degli intrighi dell'élite e, secondo Jim Marrs, aveva accumulato 3000 pagine di appunti da utilizzare per scrivere un libro. Morì in circostanze misteriose e fu quasi certamente assassinato. I suoi appunti sono stati portati via e una versione igienizzata resa pubblica dopo un anno!

Poco prima di morire, quasi quindici mesi prima dello scoppio della guerra di Corea, aveva rivelato che i soldati americani sarebbero morti in Corea!

Marrs cita Forrestal:

“Questi uomini non sono incompetenti o stupidi. La coerenza non è mai stata un segno di stupidità. Se fossero semplicemente stupidi, a volte commetterebbero un errore a nostro favore”.

Il Gruppo Bilderberg , il Council on Foreign Relations , la Commissione Trilaterale e la madre di tutti questi, The Royal Institute of International Affairs, sono organi in cui vengono prese le decisioni sul futuro dell'umanità. Chi li imposta e li controlla? I “banchieri internazionali” ovviamente.

Nel suo libro “The Secret Team: The CIA and its Allies in Control of the United States and the World” , il colonnello Fletcher Prouty, che è stato il briefing officer del presidente degli Stati Uniti dal 1955 al 1963, scrive di "un sancta sanctorum di un nuovo ordine religioso”.

Con l'espressione Secret Team si intende un gruppo di "individui autorizzati dalla sicurezza dentro e fuori dal governo che ricevono dati di intelligence segreti raccolti dalla CIA e dalla National Security Agency (NSA) e che reagiscono a tali dati".

Egli dichiara:

Il potere del Team deriva dalla sua vasta infrastruttura sotto copertura intra-governativa e dal suo rapporto diretto con grandi industrie private, fondi comuni di investimento e case di investimento, università e media, comprese case editrici straniere e nazionali”.

Aggiunge inoltre:

Tutti i veri membri del Team rimangono nel centro di potere, sia in carica con l'amministrazione in carica sia fuori ufficio con l'insieme hard-core. Semplicemente ruotano da e verso i lavori ufficiali e il mondo degli affari o il piacevole rifugio dell'accademia".

Formare i giovani per l'appartenenza all’élite.

È davvero notevole come "loro" siano in grado di esercitare il controllo e come "loro" trovino sempre le persone per svolgere il lavoro, e in che modo "loro" prendono sempre la decisione "giusta" al momento giusto?

Questo può essere possibile solo se esiste un programma nascosto di addestramento e formazione dei quadri mentalmente, ideologicamente, filosoficamente, psicologicamente e per quanto riguarda le capacità, per periodi di tempo prolungati e piantandoli nei centri di potere di paesi come gli Stati Uniti, il Regno Unito, ecc. .. Questa formazione dovrebbe iniziare in giovane età in generale.

Ci deve essere anche un metodo di valutazione continua, da parte di piccoli gruppi di uomini altamente qualificati, di sviluppare situazioni con i "loro" uomini che sono piantati nei maggiori centri di potere del mondo in modo che un'azione "riparatrice" immediata, un'azione che favorisca sempre Gli interessi dell'élite possono essere presi. Come succede?

È nel trovare risposte a queste domande che il ruolo delle società segrete e il loro controllo delle università, in particolare negli Stati Uniti, assume un'importanza più profonda. Il lavoro svolto da uomini come Antony Sutton, John Coleman, Eustace Mullins e altri è rivoluzionario.

L'umanità ha un debito con tali studiosi che soffrono per la verità ma non si arrendono. Ogni volta che si rintraccia la fonte di denaro di importanti iniziative progettate per provocare grandi guerre, stabilire politiche per il futuro, rafforzare il controllo dell'élite sull'umanità, ecc., li troverete immancabilmente legati alle cosiddette famiglie di banchieri e ai loro tirapiedi che operano all'interno delle Fondazioni.

Nell'aprile 2008 sono stato tra i circa 200 vicerettori, rettori e presidenti di università di Asia, Africa, Europa e Stati Uniti a un vertice di due giorni sull'istruzione superiore per lo sviluppo globale, tenutosi presso il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti a Washington DC. Il vertice è stato affrontato da cinque segretari statunitensi, tra cui il segretario di Stato Condoleezza Rice.

La vera enfasi durante il Summit è stata solo su una cosa: le università nei paesi in via di sviluppo operano in collaborazione con le fondazioni in modo che i problemi globali possano essere risolti! Queste sono fondazioni private e l'unico modo per capire questa enfasi è rendersi conto che il governo degli Stati Uniti è di proprietà di coloro che possiedono queste fondazioni.

Per inciso, il discorso inaugurale è stato pronunciato dal criminale di guerra responsabile di milioni di morti in Ruanda, addestrato nelle istituzioni militari statunitensi e insignito di un dottorato: il dottor Paul Kagame!

La primissima presentazione è stata fatta dal CEO della Agha Khan Foundation!

 

In un affascinante studio sulla società segreta di Yale Skull and Bones, Antony Sutton ha scoperto numerosi aspetti di profonda importanza su questa società.

Nel suo libro America's Secret Establishment: An Introduction to the Order of Skull & Bones , Sutton sottolinea che c'è una serie di "Old Line American Families and New Wealth" che domina l'Ordine (di Skull & Bones) - la famiglia Whitney, la La famiglia Stimson, la famiglia Bundy, la famiglia Rockefeller, la famiglia Harriman, la famiglia Taft, la famiglia Bush e così via.

Sottolinea inoltre che esiste una connessione britannica:

“I legami tra l'Ordine e la Gran Bretagna passano attraverso Lazard Freres e i banchieri privati. In particolare, l'establishment britannico fondò anche un'università, l'Università di Oxford, e in particolare l'All Souls College di Oxford. L'elemento britannico si chiama 'The Group'. Il gruppo si collega all'equivalente ebraico attraverso i Rothschild in Gran Bretagna (Lord Rothschild era un membro originale del "cerchio interno" di Rhodes). L'Ordine negli Stati Uniti si collega alle famiglie Guggenheim, Schiff e Warburg... C'è una connessione con gli Illuminati".

Ogni anno 15 giovani uomini, e recentemente anche donne, sono stati inseriti nell'Ordine dagli studenti di Yale dal 1832. Chi li seleziona? Uno studio sulle traiettorie di carriera di molti di questi "eletti" mostra come salgono alla ribalta nella vita americana e come i loro coetanei si assicurano che questi uomini penetrino nel tessuto stesso delle importanti istituzioni statunitensi. Sono sempre presenti in posizioni chiave durante la guerra e la pace, manipolando e osservando incessantemente.

L'influenza delle famiglie dell’élite sui processi di pensiero delle nazioni viene effettuata attraverso istituzioni e organizzazioni accademiche, così come i media. Sutton scrive:

Tra le associazioni accademiche, l'American Historical Association, l'American Economic Association, l'American Chemical Society e l'American Psychological Association sono state tutte fondate da membri dell'Ordine o da persone vicine all'Ordine. Queste sono associazioni chiave per il condizionamento della società. Il fenomeno dell'Ordine come PRIMO sulla scena si riscontra soprattutto tra le Fondazioni, anche se sembra che l'Ordine mantenga una presenza continuativa tra gli Amministratori della Fondazione...

“Anche il PRIMO Presidente di un'organizzazione influente ma quasi sconosciuta fondata nel 1910 era un membro dell'Ordine. Nel 1920 Theodore Marburg fondò l'American Society for the Judicial Settlement of Disputes, ma Marburg era solo il presidente. Il PRIMO Presidente era il membro William Howard Taft. La Società è stata l'antesignana della League to Enforce Peace, che si è sviluppata nel concetto della Società delle Nazioni e infine nelle Nazioni Unite”.

Le Nazioni Unite sono uno strumento dell'élite progettato per facilitare la creazione di un governo mondiale sotto il controllo dell'élite. L'edificio delle Nazioni Unite si trova sulla proprietà dei Rockefeller.

Selezione dei futuri primi ministri per servire il Nuovo Ordine Mondiale.

Nel suo articolo, " Oxford University – The Illuminati Breeding Ground ", David Icke racconta un incidente che dimostra come queste società e gruppi segreti, che lavorano per l'élite, selezionano, addestrano e pianificano di installare i loro uomini in posizioni chiave.

Nel 1940 un giovane si rivolse a un "gruppo di studio" del Partito Laburista in una stanza dell'University College di Oxford. Ha sottolineato di appartenere a un gruppo segreto senza nome che ha pianificato una "acquisizione marxista" della Gran Bretagna, della Rhodesia e del Sudafrica infiltrandosi nel Parlamento britannico e nei servizi civili.

 Dal momento che gli inglesi non amano gli estremisti, liquidano i loro critici come "di destra" mentre si atteggiano a "moderati" (questa sembra l'accusa di antisemitismo dell'ADL, ecc. ogni volta che Israele viene criticato). Il giovane ha dichiarato di essere a capo dell'ala politica di quel gruppo segreto e che un giorno si aspettava di essere nominato Primo Ministro della Gran Bretagna! Il giovane era Harold Wilson che divenne Primo Ministro della Gran Bretagna (1964-70, 1974-76)!

Tutti i giovani che studiano nelle università della Ivy League, e in altre, devono tenere a mente che vengono continuamente esaminati da alcuni dei loro professori con l'intenzione di selezionare tra loro quelli che serviranno l'élite e diventeranno parte di una rete globale di società e organizzazioni interconnesse, nascoste e palesi, che lavorano per il Nuovo Ordine Mondiale .

Alcuni di quelli già selezionati saranno presenti in mezzo a loro, mescolandosi con loro e tuttavia, nel loro cuore, separati da loro da un senso di appartenenza a una fraternità con una missione che dura da tempo. Questi giovani sanno anche che saranno ricompensati dall'avanzamento di carriera e anche che se vacillano potrebbero essere uccisi!

La segretezza assoluta e l'assoluta lealtà sono essenziali per il continuo successo di questo programma. Questo viene imposto attraverso la paura dell'omicidio o della bancarotta e attraverso un culto che probabilmente ci riporta ai tempi delle piramidi e prima.

Filosoficamente “loro” credono nella dialettica hegeliana attraverso la quale giustificano l'instaurazione di guerre orribili – eufemisticamente chiamate “conflitti controllati”. La loro ideologia politica è il 'collettivismo' per cui l'umanità deve essere 'gestita' da un gruppo di uomini, 'loro', organizzati allo scopo – una 'minoranza dominante' nascosta. 'Loro' credono di sapere meglio dei comuni mortali.

Gli Illuminati , i massoni , i membri di altre società segrete conosciute e sconosciute, si uniscono tutti sotto la cabala più ricca della storia umana per portare un'umanità ipnotizzata, dormiente e martoriata da un abisso all'altro.

L'ex agente dell'MI6 John Coleman fa riferimento a un " Comitato di 300 " che controlla e guida questo vasto macchinario umano sotterraneo.

Nel suo libro “Memoirs” , pubblicato nel 2002, David Rockefeller, Sr. ha affermato che la sua famiglia era stata attaccata da "estremisti ideologici" per "più di un secolo... Alcuni credono addirittura che facciamo parte di una cabala segreta che lavora contro i migliori interessi del Stati Uniti, definendo me e la mia famiglia come "internazionalisti" e cospirando con altri in tutto il mondo per costruire una struttura politica ed economica globale più integrata - un mondo, se vuoi. Se questa è l'accusa, mi dichiaro colpevole e ne sono orgoglioso". Questo è tutto!

(Dr. Mujahid Kamran, NewDawnMagazine.com.)

(Informazioni sull'autore: Il Prof. Dr. MUJAHID KAMRAN è Vice Cancelliere, Università del Punjab, Lahore, Pakistan, dove insegna fisica dal 1972. È stato Fullbright Fellow presso l'Università della Georgia, USA, durante il 1988-89 e professore di fisica alla King Saud University, Riyadh, dal 2001 al 2004.

Kamran ha vinto numerosi premi, tra cui l'Abdus Salam Prize (1985), il President's Pride of Performance Award (1999), l'International Einstein Award for Scientific Achievement (2010), Sitara-e-Imtiaz (2015), per i suoi eccezionali contributi alla ricerca , insegnamento e divulgazione della scienza.

Il suo libro Jadeed Tabiyat Kay Bani ha vinto il premio del National Book Council nel 2000. Il suo libro The Grand Deception – Corporate America and Perpetual War è stato pubblicato nel 2011 da Sang e Meel Publications, Lahore, Pakistan. Il sito web del Prof. Kamran è www.mujahidkamran.com.).

 

 

 

 

Bizzi e Martini: l’Italia è in trappola

, come ne usciremo?

Libreidee.org-Nicola Bizzi e Mat martini-(27/11/2021)-ci dice:

«A questo punto, considero realistico che si possa verificare lo scenario peggiore: e cioè che l’attuale “stato d’assedio” si protragga per il tutto il 2022, visto che l’élite di Davos punta essenzialmente sull’Europa, dove può contare su governi “amici” per condurre a termine i suoi piani».

Previsione pessimistica firmata da Matt Martini, co-autore con Nicola Bizzi del bestseller “Operazione Corona”.                                                                                                                Lo stesso “Super Green Pass” non lascerebbe molte speranze: «Andranno avanti per questa strada e per molti mesi: tutto sembra lasciarlo presagire». 

Nella trasmissione “L’Orizzonte degli Eventi”, condotta insieme a Tom Bosco e allo stesso Bizzi, Martini insiste: «E’ evidente che sono caduti dei diaframmi, che fino a ieri tenevano in piedi la possibilità di un progressivo abbandono della narrazione pandemica: qualcosa è cambiato, a quanto pare, vista l’improvvisa accelerazione degli eventi».

 Meno disperante l’analisi di Bizzi, secondo cui sarebbe ormai imminente l’approvazione, da parte dell’Ema, dei farmaci monoclonali: cosa che farebbe decadere l’attuale campagna “vaccinale”, basata su farmaci ancora formalmente “sperimentali” fino a tutto il 2023, quindi scartabili non appena emergesse un’alternativa terapeutica ufficiale.

Beninteso, Bizzi non risparmia critiche feroci all’establishment nazionale. «Ai miei occhi – scandisce lo storico, editore di Aurora Boreale – lo Stato italiano ha perso ogni legittimità: è ormai in guerra contro una parte consistente dei propri cittadini, in spregio a qualsiasi diritto costituzionale, a qualsiasi legge, a qualsiasi normativa civile».

 Rincara la dose Bizzi: «Li considero criminali: chi segrega milioni di cittadini in maniera nazista, distopico-orwelliana, non merita più alcuna legittimazione».

Un appello ai cittadini: «Quand’è che vi deciderete ad aprire gli occhi? Vi stanno prendendo il giro da due anni, ormai». Lo stesso Bizzi, all’inizio della scorsa primavera, aveva anticipato una previsione: in base a un accordo riservato, si sarebbe verificata una graduale de-escalation dell’emergenza a partire da metà aprile.

Evento puntualmente confermato dagli allentamenti attuati a cominciare dalla Gran Bretagna. «Poi evidentemente l’accordo si è rotto, qualcuno non è stato ai patti». Possibile motivo?

«Al terrore del Covid non sono riusciti a sostituire in modo altrettanto efficace l’altro terrore emergenziale, quello climatico».

Per Bizzi, infatti, siamo ai “tempi supplementari” della narrazione-1.                             Ribadisce l’analista: tutto sarebbe dovuto finire il 31 dicembre 2021. «E il piano era stato svelato con largo anticipo agli ambienti della politica che conta, cioè ai segretari dei partiti». Insieme a loro, aggiunge Bizzi, erano stati informati «i dirigenti dei sindacati e i direttori dei grandi media, ma anche i responsabili delle grosse catene di supermercati, i dirigenti delle Poste, i vertici di Confindustria, Confcommercio e Confesercenti».

Tutti “sapevano” che l’emergenza “pandemica” sarebbe stata sgonfiata, gradualmente, in questi mesi.

«A loro, fin dall’inizio, avevano detto che tutta questa pagliacciata, in Italia, sarebbe dovuta finire entro il 2021. Già da settembre – avevano detto – le mascherine sarebbero state eliminate anche dai luoghi al chiuso, mentre la campagna “vaccinale” si sarebbe esaurita già entro il mese di agosto».

Non è andata così, come s’è visto, se siamo davvero arrivati ai “tempi supplementari” della storia politico-mediatica inaugurata all’inizio del 2020 dal primissimo lockdown, quello di Wuhan.                                                                                                               «Se siamo ancora nei guai – dice Bizzi – è perché non riescono a sostituire, in maniera soft, la narrazione-1 (il Covid) con la narrazione-2, cioè l’emergenza climatico-ambientale.                                          E sono nel panico: perché c’è una buona metà del mondo che si sta rifiutando di innescare un’emergenza permanente motivata da ragioni climatico-ambientali».

Verissimo: vi si oppongono larga parte degli Stati americani, senza contare grandi potenze come l’India, il Brasile e tanti altri player mondiali, inclusa la Russia. «I gestori dell’emergenza sono con le spalle al muro», aggiunge Bizzi: «Per quanto mi riguarda, hanno già perso. E infatti, per continuare la narrazione-1, hanno fatto pressioni stratosferiche per rimandare all’infinito – da settembre a ottobre, poi da ottobre a novembre, e oltre – l’uscita delle terapie basate sugli anticorpi monoclonali.

Farmaci finora approvati solo dalla Gran Bretagna e dalla Svizzera, che però sono fuori dall’Ue».

 Ma attenzione: «Se un singolo paese dell’Unione Europea – uno solo – li approvasse, costringerebbe tutti i paesi Ue ad archiviare definitivamente la campagna sperimentale in corso», quella basata sui “non-vaccini” genici.    «Lo sanno molto bene, ed è per questo che sono andati avanti con i “tempi supplementari”. Ma non potranno andare oltre l’inizio del 2022 – puntualizza sempre Bizzi – perché l’Ema ormai è prossima all’approvazione di quei farmaci, nell’area Ue.

E Stati come la Germania e la Spagna (probabilmente anche la Polonia) sono in dirittura d’arrivo per l’approvazione. La stessa Francia, come anche la Germania, ne sta già acquistando enormi quantitativi». Per contro, Matt Martini si sforza di mettere a fuoco lo scenario peggiore: quello che, per ora, si sta manifestando in tutta la sua devastante virulenza. Sta infatti ripartendo – in quasi tutta l’Europa, in particolare l’Eurozona – il vecchio refrain del 2020 (quello dei lockdowm) con in più le imposizioni “vaccinali” cui viene condizionata la residua possibilità di circolazione delle persone.

Esistono eccezioni importanti come la Spagna e la Danimarca, oltre alla Svezia, ma il trend sembra preoccupante: e allinea anche paesi come Israele e Sudafrica.

Dell’Italia, sottoposta alla Premiata Macelleria Draghi, non è nemmeno il caso di parlare.

 «A proposito: se si fosse creduto convintamente nella possibilità del referendum per abrogare il Green Pass, per il quale andava presentato mezzo milione di firme entro il 30 ottobre, non credo che oggi ci ritroveremmo in una situazione così buia». Secondo Martini, «il governo non avrebbe osato premere sull’acceleratore». Se lo ha fatto – è la tesi – è anche perché non è stato fronteggiato, sul piano politico, da una massa visibile di cittadini. Cosa aspettarsi per l’immediato futuro? Niente di buono, purtroppo, secondo la previsione più pessimistica.

 «Come da copione, ora il mainstream racconta che le “varianti”, in sostanza, “bucano” i vaccini attualmente disponibili. Il primo a lasciar capire come sarebbe potuta andare a finire, questa storia, è stato Bill Gates: disse che, per chiudere il capitolo Covid, avremmo avuto bisogno di “vaccini di nuova generazione”.

 Non mi stupirei se fossero in arrivo: vorrebbe dire tornare al piano iniziale della gestione “pandemica”, quello che allarma chi teme che l’operazione comprenda anche il proposito di “de-popolare” parte del pianeta».

 

 

 

Gli americani si sentono e si credono

 ancora i padroni del mondo.

Ariannaeditrice.it-Massimo Fini- (22-11-2021)- ci dice:

Donald Trump, detto familiarmente “The Donald”, fuor d’America  ha sempre goduto di pessima stampa sia quando era al potere sia, forse soprattutto, adesso che, pur recalcitrante, lo sta per abbandonare.

Per me, devo dirlo, “The Donald” è stata una vera manna perché non ero più il solo a criticare i gloriosi United States of America.

“The Donald” non piace all’impronta per il suo aspetto esteriore, per quei suoi capelli che sembrano, e probabilmente sono, posticci come i peli tirati di un gatto, con improbabili riflessi biondi (ma il Berlusca, che pur in Italia gode dell’appoggio di una buona metà della stampa, tanto che si candida alla Presidenza della Repubblica, non è rifatto da capo a piedi?) per la sua innata trivialità e per i suoi tweet che trasudano maschilismo, razzismo, omofobia. 

Oggi in politica, e non solo, l’apparenza e il modo di comunicare sono tutto, o quasi, tanto che esiste una particolare specializzazione, quella del coach aziendale che insegna ai manager come fare i manager, non dal punto di vista pratico (e i risultati si vedono) ma estetico e del porgersi.

Ho avuto una fidanzata, Chiara, che faceva questo mestiere, e lei e i suoi simili facevano fare ai manager degli esilaranti “giochi di ruolo” con biglie, calcetto ed altri esperimenti del genere. Io che con le donne sono vilissimo ascoltavo pazientemente, ma sbottai una volta che mi disse che una delle metodiche (“metodiche”, “tempistiche”, “problematiche” sono termini che oggi fan parte dello pseudo-italiano, ma non sarebbe più semplice dire metodi, tempi, problemi?) per valutare le capacità di leadership di un manager era metterlo davanti a un cavallo e osservare le sue reazioni, del tipo, non del cavallo.

Le dissi: ”Scusa, Chiara, non credo che al-Baghdadi per conquistare la leadership si sia messo davanti a un cavallo, forse l’avrà montato, più probabilmente avrà estratto il kalashnikov al momento opportuno”.

Per noi che apparteniamo al passato, e fra breve al trapassato, più che di queste sciocchezze ci importa la sostanza. E se guardiamo l’attività di “The Donald” da questo punto di vista il giudizio diventa un poco diverso.

E’ con Trump che è iniziato il ritiro delle forze americane dall’Afghanistan ed è sotto la sua presidenza che è stato annunciato quello dall’Iraq (sia detto di passata: una guerra costata, in modo diretto o indiretto, 650mila morti infintamente di più di quanti ne abbia fatti Saddam Hussein, secondo un calcolo molto semplice fatto da una rivista medica britannica che ha messo a raffronto i morti durante gli anni del potere del raìs di Baghdad e lo stesso numero di anni dell’occupazione yankee). Sia pure nel suo modo goliardico, giocando a chi “ce l’ha più grosso”, Trump ha trovato il modo di allentare l’eterna tensione con la Corea del Nord.

Storicamente gli americani sono “isolazionisti” e Donald Trump, che pur è un repubblicano anomalo, sembra continuare questa tradizione, spezzata brutalmente da George W. Bush che ha disseminato il mondo, soprattutto quello mediorientale, di guerre che sono venute regolarmente in culo all’Europa finendo per creare il “mostro” Isis (ma neanche i democraticissimi Clinton, guerra alla Serbia del 1999, e Obama, guerra alla Libia in supporto ai francesi, hanno scherzato).

Per quel che si può giudicare da qui Joe Biden sembra una brava persona, certamente molto meno urticante di Trump che però aveva un pregio proprio nella sua brutale schiettezza che, a mio modo di vedere, è meglio dell’ipocrisia.

Non credo però che con Biden possa cambiare la sostanza delle cose. L’America è un paese imperiale e imperialista. Gli americani si sentono e si credono ancora i padroni del mondo. Il Novecento è stato il “secolo americano”, ma il futuro non è più “iuessei”, è della Cina che senza fare stupide guerre con droni e bombardieri punta sull’economia e ha già conquistato mezza Africa e parti dell’Europa e anche del mondo islamico, radicale e non, o forse, dell’Isis.

 

 

 

L'emergenza finirà solo quando non ci sarà

 più chi si arroga la facoltà di "risolverla."

Ariannaeditrice.it- Berto Selis - (25/11/2021)- ci dice:

(Weltanschauung Italia).

«All’infuori del lavoro tutto era vietato, camminare per strada, distrarsi, cantare, ballare, riunirsi…»

(George Orwell - 1984).

Non ci siamo fermati il 15 ottobre, ci siamo illusi che bastasse fare il tampone fino al 31 dicembre e loro alzano il tiro, guerra aperta e nemico oggettivo.

Siamo una generazione avariata, cresciuta con il mito della democrazia liberale, del mercato che regna, della competizione sfrenata. Abbiamo creduto che le sole cose importanti fossero i titoli di studio, la posizione sociale, la carriera. Pensavamo solo di doverci preoccupare giusto di dove andare in vacanza o dello scatto di carriera, ma la Storia aveva altri progetti.

Ora siamo qui: se vogliamo salvare la posizione sociale dobbiamo offrire il nostro corpo e quello dei nostri figli. All'infinito.

Oppure rischiare tutto per avere la Vita e la Dignità.

Possiamo restare eterni adolescenti con la Grande Madre Stato che ti dice anche come respirare o possiamo diventare adulti.

Possiamo ancora fermarci e creare realtà alternative, ma occorre rischiare tutto insieme. E fare comunione.

Nessuno può scegliere per voi. Ognuno è di fronte alla propria coscienza e a Dio.

Non è una pandemia. È una ristrutturazione della società secondo la modalità del controllo, non dei liberi cittadini.

La democrazia liberale ha fallito.

E ora?

Nulla, perché l'emergenza finirà solo quando non ci sarà più chi si arroga la facoltà di "risolverla", perché esso stesso è la vera emergenza, la "pandemia" non lo è.

Sul resto, bisogna comprendere che essendo i rapporti di forza sfavorevoli ai giusti le cose da evitare sono la solitudine e l'isolamento, riunirsi e fare comunità con chi adesso la pensa alla stessa maniera o perlomeno ha il medesimo fine.

Bisognerà andare oltre i legami di parentela e persino sentimentali, le idee politiche e persino la religione, perché molto probabilmente si avrà accanto un estraneo con cui prima non si pensava minimamente di affiancarsi piuttosto che qualcuno conosciuto da una vita.

Gli schemi "tradizionali" salteranno, coppie, famiglie, amicizie, classi sociali, ruoli, camerati,  compagni e colleghi, tutto si ridurrà in obbedienti e disobbedienti, in privilegiati e discriminati, accettati e reietti.

Il futuro sarà la segregazione completa, l'unica soluzione risiederà in comunità parallele del tutto indipendenti e autosufficienti, completamente staccate da questa società oramai in putrefazione destinata alla schiavitù "ecosostenibile" marchiata di verde.

 

 

 

Restare tutti sulla stessa barca

 per vedere se davvero non affonda?

Ariannaeditrice.it- Sergio Cabras - (25/11/2021)- ci dice:

Guardando le cose in un’ottica un po’ più ampia che lo stretto ed immediato contingente si vede sempre che, dentro e sotto ciò che avviene, ci sono passaggi che si aprono la strada e si radicano nella mentalità delle persone – o nella mente collettiva, se vogliamo chiamarla così; nella cultura generalmente condivisa.

E questi sono spesso l’aspetto più pesante, più preoccupante e pericoloso delle situazioni contingenti ed anche quello che porterà poi i frutti più velenosi.

Che quella in atto sia una sperimentazione condotta su scala dell’intera umanità (anche se per loro fortuna ce ne sono ancora parti difficilmente raggiungibili e poco globalizzate, che quindi ne resteranno fuori) non lo nascondono più nemmeno i suoi fautori.

Ma di fronte all’innegabilità del fatto che si tratta di un esperimento, si afferma che è un esperimento necessario: l’unica possibilità che abbiamo e che quindi è un dovere civico parteciparvi (che sia l’unica possibilità è ampiamente dimostrato essere falso, dati i molteplici tipi di cure, domestiche e non, sperimentati ma che sono state tenute sotto silenzio quando non anche proibite, ma tant’è).

L’idea che sta passando è che allo scopo di “salvarsi” da eventuali pericoli (anche piuttosto ipotetici, nella gravità in cui vengono presentati, ma resi “veri” da una propaganda martellante) è possibile e giustificato fare esperimenti che coinvolgano, non solo singoli individui sostanzialmente non informati – al di là di ciò che gli si fa firmare -, non un’intera società, ma l’intera umanità.

Ed altrettanto l’idea che passa è che parteciparvi sia un dovere e che non farlo, perfino opporvisi, equivalga ad essere nemici, non solo della “Scienza” e del progresso, ma dell’umanità stessa. Perfino avere dei dubbi a riguardo, che non si sciolgano alle prime quattro chiacchiere dell’ “esperto” accreditato in TV, non è ammesso ed è sufficiente a venire etichettato come qualcuno da mettere al bando.

Oggi si tratta di “riconoscersi tutti sulla stessa barca” per salvarsi da un pericolo (diciamo), ma quanto breve sarà il prossimo passo quando verrà il momento di farlo per partecipare tutti insieme ad un “miglioramento” dell’umanità? Magari per lo sviluppo di tecniche o tecnologie, digitali o genetiche, per un essere umano “aumentato” o di una specie umana a cui applicare passaggi evolutivi artificialmente prodotti? Chi sarà tanto cieco ed egoista, ad esempio, da rifiutare di farsi installare un qualche chip o sequenza di DNA ingegnerizzato che ovviamente migliorerà la sua vita, ma poi permetterà di eliminare determinate malattie dalla faccia della terra, di allungare la durata della vita umana, di aumentare la capacità di provare (buoni) sentimenti, di amplificare l’intelligenza ecc…. per la propria o magari per future generazioni? Quale condanna meriterà chi si assumerà la responsabilità di lasciare i propri simili ed i propri discendenti nella misera condizione in cui gli esseri umani hanno vissuto finora, in balìa di ogni precarietà ed imperfezione, quando la tecnologia e la “Scienza” ora possono permetterci di diventare esseri superiori e prendere nelle nostre mani il nostro destino evolutivo?

C’è da aspettarsi che un tale giorno qualcuno non troverebbe strano nemmeno mettere tali reietti antisociali e nemici del progresso e dei propri simili in condizione, se non proprio di scomparire fisicamente, almeno di non diffondere e replicare i propri geni antiquati passandoli ad un’altra generazione.

Mentre la mentalità diffusa si sta avviando su questa strada, ovviamente in nome del progresso e per il bene dell’umanità (anche Hitler, del resto, era convinto di migliorare la razza umana eliminandone la componente genetica del popolo ebraico), scompare, al tempo stesso, l’inclinazione un tempo diffusa al pensiero critico.

Nello specifico si fa più rara la considerazione del fatto che esperimenti di una portata simile possono essere condotti esclusivamente da entità, economiche, finanziarie, politiche, di dimensioni tali da poterlo fare (e come ci sono arrivate ad avere queste dimensioni?); e diventa più rara, perfino sconveniente, l’abitudine a domandarsi se questi soggetti così potenti non perseguano soprattutto, se non esclusivamente, i propri interessi e non abbiano mezzi tali da piegare gli interessi (di carriera, di visibilità, di successo, di ritorni economici, di quieto vivere…) di molti a coincidere con i propri e quindi se non siano perfettamente in grado di uniformare i comportamenti di tantissime persone ed istituzioni a ciò che è utile ai loro fini.

Quando si dice “prendere nelle nostre mani il nostro destino evolutivo” (forse non sarebbe una buona idea in assoluto, ma, anche lo fosse), parliamo di metterlo nelle mani di chi, in realtà?

Non possiamo ancora sapere se e quanto sia pericoloso l’esperimento attualmente in corso: è invece evidentissimo quanto terrificanti siano gli effetti che sta portando nell’accettazione pubblica dei cambiamenti che spianano la strada, da parte di chi vuol farlo (e lo sta facendo), a progetti transumanisti.

A volte viene da chiedersi come dovremmo definire il sistema politico-tecnologico-culturale che caratterizzerà l’epoca distopica nella quale stiamo entrando: io credo che “totalitarismo transumanista” sarebbe la definizione più appropriata.

Temo che  ce ne accorgeremo presto.

 

 

 

Nel momento più difficile.

Ariannaeditrice.it- Carlo Brevi - (25/11/2021)- ci dice:

NEL MOMENTO PIU' DIFFICILE, ALCUNE RAGIONI PER UN CAUTO, MA FONDATO, OTTIMISMO.

Come abbiamo più volte avuto modo di ribadire, tutti noi nella vita facciamo dei progetti, abbiamo degli obiettivi.

Poi non sempre le cose vanno come avevamo programmato, perché non tutto dipende dalla nostra volontà.

Ci sono i nostri limiti, gli imprevisti.

Fa parte delle regole della vita.

E così come questa legge universale vige per noi, nello stesso modo è valida per i padroni del discorso, per coloro che hanno il potere, con i loro proclami e i loro editti, di decidere per le nostre vite.

Anche loro hanno degli obiettivi, anche loro hanno un piano, ed anche per loro ci sono degli imprevisti.

Sin dall'inizio di questa "emergenza" pareva evidente, per chi si fosse sforzato di analizzare con accortezza la sequenza degli eventi, che tutta la narrativa diffusa in maniera unanime dai governi e dai mezzi di comunicazione - nella loro totalità piegati a far da megafono alle indicazioni governative - che il punto di arrivo sarebbe coinciso con l'imposizione di una serie di strumenti di controllo coercitivi, e il tutto sarebbe passato per mezzo di una campagna vaccinale universale che nella sostanza sarebbe stata resa obbligatoria.

Un anno fa questa consapevolezza veniva denigrata e catalogata nel calderone delle ridicole "teorie della cospirazione", oggi è semplice cronaca degli eventi.

Questo era il piano sin dall'inizio, e consapevoli o meno, tutti noi l'abbiamo visto compiersi.

Ora, in questo momento, le maglie si stanno sempre più stringendo, e pare essere partita, da parte del governo, l'offensiva finale, di proporzioni tanto vaste, e di una essenza liberticida di una portata tale da far nascere qualche dubbio anche in molti di coloro che fino a ieri sostenevano con convinzione ogni misura intrapresa.

 

C'E' UNO SCENARIO NUOVO NELL'ORIZZONTE.

Un anno fa ogni posizione critica nei confronti della politica intrapresa dai governanti si scontrava contro un muro di gomma.

I vaccini stavano per essere proposti alla popolazione, le speranze erano ai massimi livelli, chi ne metteva in dubbio l'efficacia, oppure più a monte criticava la gestione della "pandemia" nel suo insieme, veniva subito zittito, dal momento che tutto ancora doveva essere valutato.

Ora, con la campagna vaccinale conclusa, nella sua prima fase, appare evidente il suo totale fallimento.

Ovviamente una grande parte della popolazione crederà senza esitazione alle flebili giustificazioni dei padroni del discorso, avrà del tutto dimenticato le rassicurazioni, espresse quali certezze, secondo le quali coi vaccini "ne saremo usciti".

Ma questa parte della popolazione, seppur numerosa, non rappresenta più la maggioranza, come poteva esserlo, con percentuali schiaccianti, un anno fa.

Perché nei piani dei governanti quasi tutto è andato secondo programma, con la popolazione pronta a credere a tutto quanto propagandato, impaurita e pronta ad ogni "sacrificio" richiesto.

Ma un piccolo particolare è sfuggito al controllo, è successo qualcosa che probabilmente non era stato previsto, qualcosa che rischia di mettere in dubbio tutta la narrativa anche nelle menti di coloro che fino a poco fa ponevano massima fiducia nelle istituzioni.

IL TALLONE D'ACHILLE  DELLA NARRAZIONE.

Quello che è andato storto nel grande piano di riprogrammazione sociale messo in atto riguarda espressamente il fallimento dei vaccini, ed in particolar modo i loro innumerevoli, e non insabbiabili, effetti avversi.

Coloro che hanno imposto la campagna vaccinale ed hanno puntato tutto sulla diffusione di sieri genici di nuova tecnologia, mai testati prima sull'uomo, sapevano di avere tra le mani un prodotto ancora imperfetto  (e la sperimentazione sugli animali degli scorsi anni aveva dato esiti disastrosi), ma probabilmente non si aspettavano una fallacia così diffusa, con un numero di effetti avversi non celabile, sproporzionato, universale.

E non si sta parlando solo delle decine, centinaia, di morti improvvise seguenti la vaccinazione, alcune accertate anche dalle magistrature, o delle migliaia di malori improvvisi "senza correlazione" che riempiono le pagine dei giornali locali.

Le reazioni avverse sono state universali, a partire dai classici "febbre e malessere", attesi e "nella norma" che hanno riguardato praticamente tutti, a quegli effetti gravi ma non abbastanza da rientrare nei casi segnalati.

Si parla di persone che hanno avuto mal di testa per settimane, altre che hanno difficoltà a camminare dopo mesi, altri ancora che hanno smarrito le forze e si trovano in uno stato di costante affanno e stanchezza.

Questi casi riguardano milioni di persone.

Alcuni ne parlano, altri si tengono i loro acciacchi in silenzio nel timore di essere catalogati quali "no vax", nel caso esprimessero qualche dubbio.

Ma queste persone, e sono milioni, non hanno più l'entusiasmo di un anno fa nell'aderire alle infinite campagne vaccinali che il governo prospetta.

Ovviamente se costretti, ricattati, cederanno, a malincuore, ma una cosa è certa: il governo ha perso il sostegno della maggioranza, sostegno che deteneva a mani basse fino a pochi mesi fa.

Le ultime misure annunciate sono una chiara conseguenza di questa consapevolezza: il governo ora usa il pugno duro anche nei confronti di chi era dalla sua parte fino a ieri.

Le minacce ai "no vax" sono in realtà rivolte a tutti gli altri, si tratta di un monito in stile ricattatorio-mafioso, del genere "attenti che se non continuate a fare come diciamo finirete come quelli, vi annienteremo come stiamo annientando quelli là".

Questo è il vero cambio di paradigma di questo momento: fino a ieri le minacce e i ricatti erano rivolti ad una piccola minoranza di irriducibili, con il pieno sostegno della maggioranza, mentre adesso quelle minacce sono dirette alla maggioranza stessa.

Questo è un cambio decisivo: ogni regime infatti si regge necessariamente sul consenso della maggioranza, e il modo in cui i nostri governanti si sono prodigati a monopolizzare tutti i mezzi di comunicazione, predicando una unica vulgata, ne è un chiaro segno.

Quando quel consenso viene meno i regimi passano alle maniere forti, alle minacce e alla violenza, ma si tratta sempre, e la storia lo dimostra, di un passaggio rischioso.

L'intensificarsi della campagna propagandistica, l'asprezza dei toni dello scontro,  elevati a livelli impensabili in una società "democratica", indicano che i governanti sono consapevoli di aver perso la fiducia dei sudditi.

Si sono quindi lanciati nella stretta finale, nella classica mossa dei disperati, del tutto o niente.

Potrebbe andare a buon fine, per loro, ma avrebbero comunque vinto su di una popolazione sottomessa e vittima dei loro ricatti, con un malcontento che alla lunga potrebbe creare grossi problemi.

Oppure potrebbero aver tentato il passo più lungo della gamba, facendo crollare per la fretta la loro torre di carte tirata su troppo precipitosamente.

Adesso sta a noi, noi tutti: quelli che avevano compreso sin dall'inizio, e quelli che bugia dopo bugia si sono resi conto che c'è qualcosa nella narrativa ufficiale di terribilmente sbagliato.

 

 

 

Il gruppo di intelligence militare

da “film di spionaggio” al centro dell’offensiva

per il passaporto vaccinale in USA.

Ariannaeditrice.it- Jeremy Loffredo e Max Blumenthal - (25/11/2021)- ci dice:

(Bye Bye Uncle Sam).

 

Descritta come “l’organizzazione più importante di cui non avete mai sentito parlare”, “MITRE” fa soldi a palate con enormi contratti statali per la fornitura di servizi per la sicurezza facendo da pioniere nella tecnologia di spionaggio invasiva. Ora è alla base di una campagna per implementare “i passaporti vaccinali digitali”.

Mentre i passaporti vaccinali sono stati commercializzati come una manna per la salute pubblica, promettendo sicurezza, riservatezza e convenienza per coloro che sono stati vaccinati contro il Covid-19, il ruolo cruciale che sta svolgendo un’ambigua organizzazione di intelligence militare nella spinta all’implementazione del sistema in forma digitale ha sollevato serie preoccupazioni per le libertà civili.

Conosciuta come MITRE, l’organizzazione è una società senza scopo di lucro guidata quasi interamente da professionisti dell’intelligence militare e sostenuta da ragguardevoli contratti con il Dipartimento della Difesa, l’FBI e il settore della sicurezza nazionale.

Lo sforzo “per espandere i passaporti vaccinali con codice QR al di là di Stati come la California e New York” ruota ora attorno a una partnership pubblico-privata nota come Iniziativa per le Credenziali sui Vaccini (Vaccine Credential Initiative, VCI). E il VCI ha riservato a MITRE un ruolo determinante nella sua coalizione.

Descritto da Forbes come un “laboratorio misterioso [di ricerca e sviluppo]” che è “l’organizzazione più importante di cui non avete mai sentito parlare”, MITRE ha sviluppato alcune delle tecnologie di sorveglianza più invasive usate ad oggi dalle agenzie di spionaggio statunitensi. Fra i suoi prodotti più innovativi c’è un sistema creato per l’FBI che cattura le impronte digitali delle persone dalle immagini inserite sulle piattaforme delle reti sociali.

La coalizione paravento per il COVID-19, di cui fa parte la stessa Mitre, include In-Q-Tel, il ramo finanziario della CIA, e Palantir, un’azienda di spionaggio privata macchiata da scandali.

 

Elizabeth Renieris, il direttore fondatore dei laboratori di etica per la tecnologia di Notre Dame e della IBM, ha avvertito che “sebbene le società tecnologiche e di sorveglianza che dominano i mercati” come MITRE “perseguano nuovi flussi di ricavi nei servizi sanitari e finanziari… essendo di proprietà privata e avendo operato sui sistemi di identificazione digitale con modelli di business tesi alla massimizzazione dei profitti minacciano la riservatezza, la sicurezza e altri diritti fondamentali degli individui e delle comunità”.

Infatti, il coinvolgimento dell’apparato di intelligence militare nello sviluppo di un sistema di passaporto vaccinale digitale è l’ennesima indicazione del fatto che dietro la parvenza delle preoccupazioni per la salute pubblica, lo Stato di sorveglianza degli Stati Uniti potrebbe avere in programma di aumentare il suo controllo su una popolazione sempre più recalcitrante.

L’Iniziativa per le Credenziali sui Vaccini, un veicolo neoliberista consigliato da professionisti dell’intelligence militare.

Come dettagliato nella prima puntata di questa serie, gli  oligarchi dell’alta tecnologia come Bill Gates e centri nevralgici per la politica capitalista a livello globale come il World Economic Forum hanno mandato avanti sistemi  di identificazione digitale  e di  valuta elettronica in tutto il Sud del mondo per raccogliere dati e profitti da popolazioni che in precedenza erano fuori portata.

L’avvento dei passaporti vaccinali che forniscono accesso all’occupazione lavorativa e alla vita pubblica è diventato il vettore chiave per accelerare la loro agenda in Occidente.

Come la  società di consulenza finanziaria, Aite-Novarica, dichiarò questo settembre, i passaporti  vaccinali digitali per il COVID-19 “espandono  gli argomenti a favore del sistema di identificazione digitale  oltre la sola vaccinazione COVID-19 e potenzialmente servono sia come sistema di identificazione  digitale che come fonte più completa e universale di informazioni sull’identità…”.

Sebbene i passaporti vaccinali escludano milioni in tutto l’Occidente, suscitando proteste furiose e scioperi selvaggi, il World Economic Forum sta lavorando con i suoi partner per implementarli in forma digitale.

Guidato dall’economista tedesco Klaus Schwab, che dice di essere propugnatore di una “Quarta rivoluzione industriale” che sta cambiando il modo in cui le persone “vivono, lavorano e si relazionano gli uni agli altri”, il World Economic Forum (Forum Economico Mondiale) è una rete internazionale di alcuni dei più ricchi e politicamente potenti individui del pianeta. Con sede a Davos, in Svizzera, il World Economic Forum si posiziona come punto di riferimento del capitalismo globale.

A Gennaio del 2021, diversi partner del World Economic Forum,  compresi Microsoft, Oracle, Sales-force e altre multinazionali, annunciarono una coalizione per lanciare l’Iniziativa per le Credenziali sui Vaccini (Vaccine Credential Initiative, VCI), che mira a istituire passaporti vaccinali basati su codice QR negli Stati Uniti.

L’obiettivo dichiarato dell’Iniziativa per le Credenziali sui Vaccini è quello di implementare un’unica “tessera sanitaria SMART” che possa essere riconosciuta “oltre i confini organizzativi e giurisdizionali”.

Negli USA, alcuni Stati stanno già distribuendo tessere digitali sanitarie SMART sviluppate dall’Iniziativa per le Credenziali sui Vaccini. Queste tessere sanitarie SMART hanno posto le basi per uno standard nazionale di fatto riguardante le credenziali sui vaccini.

Un’organizzazione no-profit istituita dalla Rockfeller Foundation e denominata The Commons Project sta guidando la campagna di lobbying per le smart card digitali attraverso l’Iniziativa per le Credenziali sui Vaccini che ha co-fondato. E si dà il caso che il direttore generale di Commons Project, Paul Meyer, sia stato allevato nell’ambito del World Economic Forum come un “giovane leader”.

In qualità di volto pubblico dell’Iniziativa per le Credenziali sui Vaccini, Meyer propugna l’agenda della campagna di lobbying nel linguaggio dell’inclusione progressista, martellando costantemente su temi come la “responsabilizzazione” nelle comunicazioni pubbliche.

“L’obiettivo dell’Iniziativa per le Credenziali sui Vaccini è facilitare alle persone   l’accesso digitale ai registri sul loro status vaccinale in modo che possano usare strumenti come Common Pass per tornare in sicurezza a viaggiare, lavorare, ad andare a scuola e alla loro vita, proteggendo al contempo la riservatezza dei loro dati”, sosteneva Meyer.

In un comunicato stampa che annunciava la creazione dell’Iniziativa per le Credenziali sui Vaccini, MITRE faceva eco al linguaggio preoccupato di Meyer, dichiarando di aver aderito alla partnership “per garantire che le popolazioni svantaggiate abbiano accesso a questo tipo di verifica sul vaccino digitale.”

Ma cos’è MITRE, e perché un’organizzazione nota per la sorveglianza di massa e la tecnologia militare potrebbe essere al centro di un’iniziativa che offre la possibilità di un monitoraggio senza precedenti della popolazione globale? L’organizzazione non ha risposto alle domande inviate via e-mail da The Grayzone sulla sua partecipazione all’Iniziativa per le Credenziali sui Vaccini, comunque, la sua storia documentata genera induce inquietanti pensieri.

Collaborazione nelle guerre al Vietnam e alla marijuana, sviluppo di tecnologia di spionaggio “straordinariamente agghiacciante”

Con sede nel nord della Virginia, MITRE è un think tank di esperti di intelligence militare finanziato per 2 miliardi di dollari l’anno da agenzie governative USA, compreso il Dipartimento della Difesa. È guidato quasi interamente da ex funzionari del Pentagono ed ex agenti dei servizi segreti.

MITRE fu fondato nel 1958 come progetto congiunto della US Air Force (Aeronautica militare statunitense) e del Massachusetts Institute of Technology (MIT) per sviluppare sistemi di “comando e controllo” per la guerra nucleare e convenzionale, come la rivista Science and Revolution metteva in evidenza.

Nel 1963, MITRE selezionò un giovane brillante linguista del MIT chiamato Noam Chomsky, per assistere allo “sviluppo di un programma per formare un linguaggio naturale che avesse funzione di linguaggio operativo per il comando e il controllo”. Dopo alcuni anni di lavoro su progetti come questi, Chomsky disse: “Non potevo più guardarmi allo specchio” e si lanciò nell’attivismo contro la guerra.

Alla fine degli anni ‘60, MITRE disse che “stava impegnando quasi un quarto delle sue risorse totali per i sistemi di comando, controllo e comunicazione necessari alla condotta del conflitto in Vietnam.”

La società finanziata da fonti militari venne presa di mira dagli attivisti contro la guerra quando sviluppò una “recinzione elettronica” composta principalmente di acustica e sensori progettati per localizzare i movimenti dei Vietcong e delle truppe nordvietnamite in modo tale che i militari statunitensi potessero prenderli di mira per distruggerli.

Inoltre alla fine degli anni ‘60, il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti d’America stipulò un contratto con MITRE per condurre una campagna di sradicamento aereo della cannabis in Messico. MITRE consigliò agli agenti statunitensi di spruzzare ampi tratti della campagna messicana con un erbicida tossico chiamato paraquat, che veniva descritto come sicuro sulla base di una discutibile interpretazione dei test sugli animali. Quando il Dipartimento di Stato perseguì la strategia consigliata da MITRE, le coltivazioni alimentari divennero contaminate e la salute delle comunità contadine locali fu messa in pericolo.

Nel frattempo, la marijuana cominciò ad arrivare nelle strade americane inzuppata di paraquat, innescando una causa legale contro il Dipartimento di Stato da parte della Organizzazione Nazionale per la Riforma delle Leggi sulla Marijuana la quale sosteneva che l’erbicida avesse causato malattie respiratorie fra i fumatori di marijuana.

Quando il Dipartimento di Stato perse la causa, accordò a MITRE un contratto di 255.211 dollari per produrre uno studio d’impatto sull’irrorazione di paraquat che in conclusione consigliava i fumatori di marijuana di mitigare gli effetti dell’erbicida consumandola con pipe ad acqua o sotto forma di dolcetti.

In anni recenti, MITRE ha progettato tecnologia di sorveglianza per l’FBI che raccoglie impronte umane dalle piattaforme delle reti sociali come Facebook, Instagram, e Twitter. Ha anche aiutato fornito assistenza all’FBI per istituire un sistema di Identificazione di Prossima Generazione, a quanto si dice il più grande database di informazioni biometriche del mondo, nonché il Database per l’Intelligence Modernizzato dell’agenzia federale.

Secondo l’ex vicedirettore dell’FBI William Bayse, il Database di Intelligence Modernizzato dell’FBI consentiva ai programmatori della polizia di collegare gli attivisti alle loro cause politiche, ai loro colleghi, datori di lavoro, alle loro fedine penali, foto segnaletiche e impronte, alle loro abitudini d’acquisto e persino ai loro dati fiscali.

Mediante centinaia di richieste basate sul Freedom of Information Act (FOIA) e interviste con attuali e precedenti funzionari di MITRE, Forbes è venuta a sapere che MITRE ha progettato “uno strumento prototipo che può violare smartwatch, fitness tracker e termometri da parete per scopi di sicurezza nazionale interna… e uno studio per determinare se la puzza di sudore di qualcuno possa rivelare che sta mentendo.”

MITRE è anche sede dello “ATT&CKProgram”, un modulo di sicurezza informatica che la società descrive come “una base di conoscenza accessibile globalmente di tattiche avversarie e tecniche di intelligence basate su osservazioni dal mondo reale”. Adam Pennington, capo del progetto ATT&CK di MITRE, “ha speso più di dieci anni con MITRE a studiare e predicare l’uso dell’inganno per la raccolta di informazioni”.

Il procuratore legale di ACLU (The American Civil Liberties Union), Nate Wessler, ha definito i progetti di sorveglianza di MITRE “straordinariamente agghiaccianti”, lanciando l’avvertimento che essi “sollevano seri problemi di riservatezza.”

Da parte sua, il materiale promozionale dell’appaltatore militare sembra vantarsi del suo lascito di innovazione nel settore della sorveglianza: “Potreste non saperlo ma MITRE entra nelle vostre vite ogni giorno.”

Mesi dopo che la pandemia per il nuovo coronavirus fu dichiarata nel marzo 2020, MITRE fece leva sulla sua competenza nel monitorare le popolazioni per produrre il sistema di tracciamento dei contatti Sara Alert. Un video pubblicitario di MITRE spiega come il sistema permetta alle autorità sanitarie pubbliche di tracciare gli utenti: “Le persone che sono contagiate dalla malattia saranno messe in isolamento a casa… Per le persone che sono esposte alla malattia ma non mostrano sintomi, Sara Alert li segue mentre sono in quarantena per 14 giorni”.

Il Sara Alert di MITRE entrò in uso in una manciata di Stati, con iscrizioni limitate. Se fosse stato implementato a livello nazionale, avrebbe potuto costringere una sostanziale parte di popolazione statunitense ad andare in autoquarantena su basi continue, persino se le persone non avessero presentato sintomi.

Come il Brookings Institute faceva notare in un articolo accademico mettendo in discussione l’utilità di app come Sara Alert, “Una persona lo può sopportare per una volta o due, ma dopo alcuni falsi allarmi e l’eccessivo inconveniente di autoisolamento protratto, prevediamo che molti ignoreranno gli avvertimenti”.

MITRE ha anche lavorato per sopprimere le narrative che potessero minare l’agenda delle agenzie governative che lo finanziano. L’applicazione del plugin per il browser detta SQUINT dell’appaltatore, per esempio “consente una rapida consapevolezza situazionale della disinformazione sulle reti sociali relativa al COVID-19 per i funzionari della sanità pubblica mediante una copertura basata su fonti collettive”, secondo il relativo materiale promozionale.

MITRE sta ora lavorando per implementare i passaporti vaccinali digitali negli Stati Uniti D’America, e non solo.

Società private di spionaggio e un’azienda della CIA fra le società facenti parte della coalizione di MITRE per il COVID-19-

Come membro del gruppo direttivo al governo dell’Iniziativa per le Credenziali sui Vaccini (VCI), MITRE gestisce la sua propria “Coalizione Sanitaria per il COVID-19” mentre si descrive come “un partner affidabile di lunga data per le comunità di intelligence e di difesa”.

Fra i membri della coalizione per il COVID-19 della stessa MITRE c’è Palantir, un’azienda privata di intelligence fondata nel 2003 da Peter Thiel, cofondatore di Paypal.

Palantir si è consolidata come una società leader nei programmi di sorveglianza predittiva e faceva soldi a palate in lucrosi contratti con la CIA. L’azienda una volta partecipò in una campagna diffamatoria proposta contro attivisti contrari allo strapotere delle multinazionali e contro critici giornalistici, compreso Glenn Greenwald.

Avril Haines, l’attuale Direttore dell’Intelligence Nazionale e precedente Vicedirettore della CIA fu pagata 180.000 dollari come consulente per Palantir – un lavoretto cancellato dalla sua biografia.

Haines fu anche fra i principali partecipanti alla simulazione pandemica denominata “Event 201” avvenuta nell’Ottobre 2019 e sponsorizzata dalla Gates Foundation, dal World Economic Forum, e dal John Hopkins Center for Health and Security. Durante tale esercitazione, funzionari della salute pubblica e dell’intelligence nonché uomini d’affari simularono una ipotetica epidemia di coronavirus che avrebbe ucciso 65 milioni di persone nel mondo.

Haines enfatizzò ai colleghi relatori il bisogno di controbattere alle critiche rivolte alla gestione ufficiale della pandemia tramite “l’inondazione dello spazio informativo con fonti fidate” dei media e degli opinionisti “al fine di cercare di amplificare il messaggio che si vuole trasmettere”.

Palantir ha anche fornito la tecnologia per il tracciamento dei dati sul Covid al Ministero della Sanità del Regno Unito, insieme a Microsoft, Google e Amazon. Lo stratega politico britannico conservatore, Dominic Cummings, che gode di collegamenti con Palantir e fornì all’azienda un accesso speciale al gabinetto del Primo Ministro, ha consigliato Boris Johnson e il Gruppo Consultivo Scientifico per le Emergenze sulle politiche da attuare per la gestione del Covid.

Tornando a parlare degli Stati Uniti, Palantir è stato il fornitore per il Dipartimento della Sicurezza Nazionale e il Centro per il Controllo delle Malattie di varie tecnologie correlate al Covid.

L’azienda finanziaria della CIA, In-Q-Tel, è anche nella lista delle società facenti parte della Coalizione Sanitaria per il Covid-19 di MITRE.

Lo scorso settembre, il Vicepresidente del personale tecnico di In-Q-Tel, Dan Hanfling, fu citato dal Washington Post per aver sostenuto che alle persone non vaccinate dovrebbe essere negata l’assistenza sanitaria retrocedendole nel sistema di priorità al pronto soccorso: “Quel gruppo di persone che volontariamente hanno scelto di non vaccinarsi, per ragioni illegittime, sarebbe corretto metterli in fondo alla linea d’attesa”, ha asserito Hanfling….

Il Washington Post non fece notare l’affiliazione di Hanfling con la CIA; invece lo descrisse semplicemente come un “medico di pronto soccorso”.

In-Q-Tel non è affatto l’unica società collegata ai servizi di intelligence fra quelle che fanno parte dell’Iniziativa per le Credenziali sui Vaccini. C’è anche Oracle, membro fondatore della stessa iniziativa, che nacque come un progetto della CIA.

Uno sguardo al gruppo dirigente di MITRE mostra come l’organizzazione sia strettamente connessa con il più ampio settore dell’intelligence militare.

“Falchi”, spie e fantasmi guidano MITRE.

Il Presidente del consiglio di amministrazione di MITRE, Donald Kerr, è l’ex Vicedirettore principale dell’intelligence nazionale. Prima di questo ruolo, Kerr era stato Vicedirettore per la scienza e tecnologia presso la CIA, dove ricevette l’Illustre Medaglia CIA per alti servizi resi all’intelligence statunitense.

Il Vicepresidente del consiglio di amministrazione di MITRE, Mike Rogers, è l’ex Presidente repubblicano del comitato permanente di selezione sull’intelligence della Camera degli Stati Uniti. Prima di servire al Congresso, il signor Rogers era un ufficiale dell’esercito degli Stati Uniti e un agente speciale dell’FBI.

Essendosi distinto al Congresso come uno dei più schietti oppositori della riservatezza digitale, accusando le comunicazioni crittografate di gravi attacchi terroristici, Rogers fu il conduttore e produttore esecutivo di una serie televisiva in sei parti intitolata “Desegretato: storie inedite di spie americane per la CNN”. Il programma era una pubblicità virtuale per l’apparato di intelligence degli Stati Uniti, “accurata descrizione di casi importanti, missioni e operazioni degli agenti dell’intelligence americana”, secondo la CNN.

Rogers è anche un illustre membro dell’Hudson Institute, un think tank neoconservatore con sede a Washington DC finanziato da Northrop Grumman, Lockheed Martin, gruppi farmaceutici impegnati in attività di lobbying e società tecnologiche supportate dalla CIA come Oracle.

Nei ruoli direttivi in MITRE ci sono ex funzionari di alto livello dell’intelligence e del Pentagono come Robert Work, che servì come Vice Segretario alla Difesa sotto tre diversi Segretari prima di passare attraverso la porta girevole al consiglio di amministrazione di Raytheon che è un gigante dell’industria degli armamenti.

Il membro del consiglio di amministrazione di MITRE Paul Kaminski è il Direttore Generale di Technovation, Inc., un’azienda di consulenza che “promuove l’innovazione, lo sviluppo del business e le strategie di investimento relative alla tecnologia della difesa”.

Kaminski fu Sottosegretario alla Difesa per l’acquisizione e la tecnologia dal 1994 al 1997 e fu due volte Presidente del comitato del Consiglio Scientifico della Difesa che collabora col Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti.

A Kaminski di Mitre è stato assegnato il “Premio di Direttore dell’Intelligence Centrale” che è dato a coloro che “incoraggiano l’obiettivo di un’eccezionale raccolta di intelligence umana e la segnalazione di informazioni di valore significativo per la comunità di intelligence degli Stati Uniti.”

L’amministratore delegato di MITRE è Jason Providakes. Secondo la sua biografia ufficiale fornita da MIT.

 

Per Mario Draghi 8 milioni di italiani

non fanno parte della "nostra società."

Ariannaeditrice.it- Valerio Benedetti - (25/11/2021)-ci dice:

(Il Primato Nazionale).

Il popolo italiano è sempre più spaccato, lacerato al suo interno da una ferita profondissima. Ci si guarda con diffidenza, quasi in cagnesco. È il risultato di quasi due anni di una propaganda vomitevole. Una costante di questa campagna comunicativa è la ricerca spasmodica di un capro espiatorio a cui addossare la colpa dei contagi. In principio furono i runner e gli accompagnatori di cani, poi i «negazionisti» e ora i non vaccinati. Allo stato attuale, si tratta di circa 8 milioni italiani che, secondo Mario Draghi, neanche fanno più parte della «nostra società».

Il reuccio è nudo.

Queste parole gravissime sono state pronunciate ieri dal presidente del Consiglio durante la conferenza stampa che annunciava il varo del «super green pass». La cosa più irritante è l’ipocrisia con cui Draghi ostenta moderazione e comprensione, laddove dilata la divisione sociale e impone discriminazioni inaudite: «Non bisogna sottovalutare né criminalizzare la diversità di vedute e comportamenti» dei non vaccinati, ha detto il premier, che poi insiste sull’opera di «convincimento» dei renitenti. Naturalmente, in assenza di obbligo, vale la libertà di scelta. Ma se ai non vaccinati si impedisce di vivere o di lavorare (che poi è la stessa cosa), allora la scelta non è libera, ma condizionata. In questo modo, la tanto decantata «libertà» diventa solo la foglia di fico che tenta goffamente di mascherare una misura autoritaria e intollerabile.

Cittadini di Serie B.

La questione non è tanto la liceità o l’efficacia della campagna vaccinale. Di questo abbiamo già parlato in svariate altre occasioni. Il problema è rappresentato da un presidente del Consiglio che, con le sue parole, ha espulso 8 milioni di italiani dal consesso civile: «Bisogna che anche coloro che da oggi saranno oggetto di restrizioni, o a cui saranno riservate le restrizioni, possano tornare ad essere parte della società con tutti noi», ha detto Draghi con la sua retorica melliflua e biforcuta. Il messaggio è chiaro: siete liberi di farvi o non farvi il vaccino, ma chi non si vaccina non fa più parte della società.

La tirannia della maggioranza.

Al di là del proprio orientamento politico, un presidente del Consiglio dovrebbe essere il presidente di tutti gli italiani. Questo, però, non è possibile se si trattano 8 milioni di cittadini come degli appestati e degli untori. Tanto più se sappiamo che l’«epidemia dei non vaccinati» è una bufala. L’espulsione dal consesso civile deve rimanere riservata agli eversori e ai traditori. Cosa che i non vaccinati evidentemente non sono, qualunque cosa si possa pensare del vaccino. Draghi questo lo sa, ma continua imperterrito nella sua opera di polarizzazione e spaccatura della società. Dove la democrazia diventa tirannia della maggioranza, e anche un «vile liquidatore» può atteggiarsi a statista.

 

 

 

 

La “maledizione” del PIL e il

 Green-washing degli pseudo ecologisti.

Ariananeditrice.it- Fabrizio Cortesi - (24/11/2021)- ci dice:

(Sostenibilità equità solidarietà).

Credevo e speravo che fosse ormai chiaro a tutti che crescita e ben-essere non sono identificabili, che la crescita del PIL di una nazione non è sovrapponibile con prosperità, salute, serenità del suo popolo.

Invece no: non sono bastati i fatti, i dati scientifici e le catastrofi, che hanno dimostrato ormai nei decenni e in ogni modo che lo studio del Club di Roma, dal quale già del 1972 si evincevano precisamente quali fossero i limiti dello sviluppo”, era perfettamente corretto, ma non sono bastati nemmeno gli ammonimenti di un fresco premio Nobel come Giorgio Parisi in Parlamento, a togliere il brutto vizio dei nostri “condottieri politici”, di vedere tutto solo in chiave di crescita economica e di PIL.

Il nostro ammiratissimo Parisi non aveva fatto nemmeno in tempo a finire l’ultima frase in Parlamento sul PIL, che già il ministro Brunetta, quasi per istinto ribelle neoliberista, richiamava all’ordine gli statali dal regime di smart working in ufficio, perché la loro presenza, consumazioni ai bar, pendolarismi, parole sue, potranno contribuire ad alzare il PIL di almeno mezzo punto. Di lì a pochi giorni, Mario Draghi avrebbe promesso al paese una mirabolante crescita per il 2021 del 5 o 6% sull’anno precedente (dato strano visto che la stessa Cina prevede la sua crescita inferiore a quei numeri!).

Cosa ci potremmo aspettare, del resto, da un governo tecnocratico, al cui capo è stato messo dall’Europa, per l’ennesima volta senza elezioni democratiche nazionali, il signor Mario Draghi, un super tecnico di finanza internazionale, re assoluto delle tecniche finanziarie e contabili delle banche centrali per spingere PIL, contabilità e crescite degli stati, e cosa da un governo che, non casualmente, per mettere a punto i suoi piani strategici come il PNRR, si avvale solo delle raccomandazioni di ex amministratori delegati di aziende multinazionali di telecomunicazioni (che incidentalmente e impudicamente han messo il 5G tra le priorità di sviluppo, cercando di abbattere tutte le possibili barriere ostative per la sua implementazione), economisti, imprenditori, esperti di finanza internazionale?

Ossia, quando la catastrofe climatica è dimostrato essere stata causata proprio dalla cultura della crescita e dello sviluppo sfrenati, cosa ci si può aspettare quando a concepire il piano di ripresa PNRR è una task-force composta proprio da coloro che per eccellenza sono gli inventori-esecutori delle stesse strategie di crescita e sviluppo? Non potrai certo andare a chiedere a costoro di fermare la crescita, o addirittura parlare di decrescita: ecco perché G20 e COP26 falliscono.

E poi viene lo “Sviluppo Sostenibile”, parola all’ordine del giorno anche agli ultimi vertici ONU, popolati più da lobbisti e affaristi-green-washers del settore fossile e nucleare che da funzionari di Stato.

Premesso che già vari studiosi e agenzie europee (ad esempio l’EEB, la EEA) hanno praticamente dimostrato che è impossibile disgiungere in modo assoluto la crescita (o sviluppo) dall’impatto ambientale, nessuna innovazione o efficientamento tecnologico sarà mai in grado di rendere ecologicamente sostenibile la crescita della produzione di merci o di servizi:, ossia la green economy non è sufficiente al perseguimento della vera sostenibilità, al più allontana di poco il punto di collasso della biosfera e delle società.

La terminologia ammaliante “sviluppo sostenibile” fu inventata nel 1987 dalla  Commissione mondiale sull’ambiente e lo sviluppo” dell’ONU e definita come «Uno sviluppo che soddisfi i bisogni delle generazioni presenti senza compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri».

Di fatto questa locuzione-slogan, purtroppo tuttora sulla bocca di troppi sedicenti ecologisti, fu utilizzata come cavallo di Troia del consumismo, per giustificare il proseguimento indisturbato dell’economia finalizzata alla crescita della produzione di merci e servizi.

In questo slogan, che va davvero analizzato bene per capirne l’inganno e gli intenti, il concetto prevalente, il sostantivo, è SVILUPPO, mentre l’aggettivo è SOSTENIBILE, che va semplicemente a connotare il sostantivo principale, ossia lo sviluppo economico, affinché esso possa soddisfare non solo i bisogni delle generazioni umane attuali, ma anche di quelle future. Il focus insomma, non è l’equilibro con la biosfera, con le altre specie, che non vengono nemmeno nominate, ma le esigenze della specie umana di continuare a sviluppare i propri interessi, anche nelle generazioni future: ecco perché deve essere sostenibile, a parole. Non risponde a sensibilità ecologica, ma a interesse antropocentrico, alle sole esigenze della nostra specie.

Lo “Sviluppo sostenibile”, insomma, non mira necessariamente a tutelare l’ambiente, ma la prosecuzione dello sviluppo. Peccato che uno sviluppo o crescita infinita, non è per definizione sostenibile, né nell’equilibrio con le risorse e la natura, né in durata, proprio per la finitezza delle risorse e del mondo stesso.

La riduzione dell’impatto ambientale, se incidentalmente si persegue qui, non viene considerata come un valore in sé, ma in modo strumentale, come la condizione necessaria per consentire la continuità del nostro sviluppo. L’aggettivo Sostenibile, in altri termini, è intercambiabile con durevole, il che abbiamo dimostrato facilmente sopra essere impossibile in un mondo finito, se riferito alla crescita.

 

Anche se lo sviluppo fosse oggi in equilibrio con la biosfera, continuando a crescere arriverebbe comunque a un punto di rottura in cui non lo sarebbe più. È pura aritmetica, addizione e sottrazione, non servono né moltiplicazione e divisione, né tanto meno un premio Nobel a dimostrarlo.

Ebbene, oggi l’over-shoot day arriva a Luglio - Agosto, ossia ci stiamo consumando due pianeti, vedete voi come si possa ancora sperare di crescere senza impattare.

Fanno sorridere gli pseudo ambientalisti quando ripetono macchinalmente, come un mantra, che la salvezza è la green economy, perché è il mezzo per raggiungere lo sviluppo sostenibile.

Sviluppo e crescita sono usati in modo intercambiabile, uno con connotazione più qualitativa, l’altro quantitativa, ma tutte le volte che i suoi paladini si esibiscono con l’accostamento di questi sostantivi con aggettivi come (crescita) green, sostenibile, qualitativa,  si noti che il sostantivo è sempre lo stesso e gli aggettivi sono utilizzati per attenuare verbalmente il significato di un concetto che implica un aumento del consumo di risorse e delle emissioni di sostanze di scarto, cioè proprio dei fattori della crisi ambientale che si pretende di esorcizzare con quegli aggettivi.

Passiamo poi alla più recente locuzione “economia circolare”, usata quasi a voler trasmettere la rassicurante ma velleitaria illusione del moto perpetuo produttivo a ridotto o nullo impatto ambientale, grazie al riutilizzo dei materiali  contenuti negli oggetti dismessi per continuare a produrre quantità sempre maggiori di oggetti, come se tutti i materiali fossero riciclabili all’infinito,  l’aumento annuale della produzione non comportasse un fabbisogno di materia superiore alla quantità di materia utilizzata per produrre gli oggetti dismessi negli anni precedenti (anche se l’efficienza fosse del 100%, cosa molto lontana dalla realtà) e il riciclo non richiedesse un consumo energetico importante. Neanche questa, ahimè, è la chiave della sostenibilità, semmai un altro palliativo.

Concludendo: è davvero tardi ormai per salvare il salvabile sull’unico pianeta che abbiamo, ma se vogliamo avere qualche chance, sarebbe tempo di finirla con la farsa delle illusioni e dei giochi di parole rassicuranti per prendere tempo e continuare tutto come prima; occorrerebbe piuttosto subito una nuova classe politica, che incidesse sul cambiamento di cultura, della società e dell’economia di ogni nazione, spostando drasticamente l’obiettivo dell’economia dalla crescita della produzione di merci e servizi, e quindi dei consumi, al solo riequilibrio della nostra specie con gli altri esseri viventi e con tutti i cicli biochimici della biosfera: solo a quel punto sarebbe più chiaro a tutti che l’unica crescita accettabile e perseguibile è quella che misura la serenità, l’armonia, il ben-essere, l’equità diffusa, la sostenibilità.

Il saggista-filosofo Maurizio Pallante, da cui ho preso in prestito e sviluppato alcuni di questi concetti, chiama questa vera transizione la “conversione economica dell’ecologia”.

 

 

 

La comunità universitaria e le “tane”

neofasciste. Una lettera al neorettore Tomaso Montanari.

Ariannaeditrice.it- Luca Tedesco - (23/11/2021)- ci dice:

(Il pensiero storico).

Caratteristica indefettibile di uno scienziato dovrebbe essere la curiosità. Andiamo, allora, a cercarli questi neofascisti nei loro “covi”, proprio come fa l’orco della fiaba di Bloch con le sue prede o don Milani con i suoi Gianni, anche a rischio di trovare porte sbarrate e di essere derisi.

Caro collega,

diverse sono le ragioni che mi hanno portato ad apprezzare il tuo discorso di insediamento a rettore dell’Università per Stranieri di Siena (roars.it/online/luniversita-una-comunita-aperta-critica-antifascista/).

Cito, ma solo a titolo esemplificativo, l’accenno che hai fatto all’opportunità di suddividere, di delegare il potere, non per mortificarlo ma perché esso diventi esercizio di responsabilità.

Vorrei però richiamare l’attenzione, tua e di chi vorrà prendersi la briga di leggere questa mia, sull’insistenza nel tuo discorso della necessità di fare di quella universitaria «una comunità antifascista».

Ho un anno più di te. Ricordo, ero una matricola, come, in occasione delle elezioni per le rappresentanze studentesche nel 1989 alla Sapienza di Roma, alcuni docenti avessero diffuso un appello in cui esprimevano «viva preoccupazione e netto dissenso di fronte all’ipotesi di una lista che acco[gliesse] rappresentanti di gruppi cattolici ed esponenti del Fronte della Gioventù» (l’organizzazione giovanile, lo ricordo per i più giovani, del Movimento Sociale Italiano).

 Il riferimento era all’intesa tra questi ultimi e i «Cattolici popolari»; questa era la denominazione del braccio politico di Comunione e Liberazione. Grazie a questo patto elettorale, si puntualizzava nel documento, «ci sono, da oggi, nuove opportunità e nuove motivazioni perché questi ‘nostalgici’ condizionino in modo macabro la vita di questo ateneo».

Quindici anni prima Pier Paolo Pasolini aveva scritto (rinvio ai suoi Scritti corsari) come circolasse ancora nel Paese «una forma di antifascismo archeologico che è poi un buon pretesto per procurarsi una patente di antifascismo reale. Si tratta di un antifascismo facile che ha per oggetto ed obiettivo un fascismo arcaico che non esiste più e che non esisterà mai più», per poi precisare che «buona parte dell’antifascismo di oggi, o almeno di quello che viene chiamato antifascismo […] dà battaglia o finge di dar battaglia ad un fenomeno morto e sepolto, archeologico appunto, che non può più far paura a nessuno.

 È, insomma, un antifascismo comodo e di tutto riposo». Tale antifascismo era tanto più esecrabile quanto più «tutti sapevamo, nella nostra vera coscienza, che quando uno di quei giovani decideva di essere fascista, ciò era puramente casuale, non era che un gesto, immotivato e irrazionale: sarebbe bastata forse una sola parola perché ciò non accadesse. Ma nessuno di noi ha mai parlato con loro o a loro. Li abbiamo subito accettati come rappresentanti inevitabili del Male».

Nessuna concessione, contaminazione o resa all’altro da sé, quindi, da parte di Pasolini, ma la consapevolezza che fosse più comodo per l’antifascismo, per l’appunto, «di comodo», la trasfigurazione demoniaca dell’avversario.

In verità, ci fu chi, anche all’interno della cultura antifascista, tentò di superare tabù e pigrizie. Antonello Trombadori, già gappista durante l’occupazione nazista della Capitale, partecipò nel mese di marzo, sempre del 1989, a un dibattito promosso da Fare Fronte alla Facoltà di Economia e commercio, ancora una volta della Sapienza, dal titolo Spegnere il fuoco della violenza.

La reazione del Pci e della Federazione giovanile comunista fu durissima. Trombadori si sarebbe difeso sulle colonne del «Tempo» con le seguenti parole: «mi sono rivolto anche ai promotori del dibattito, e non so fino a che punto sono riuscito a far capire a questi ragazzi che si chiamano fascisti l’importanza della democrazia e della Costituzione repubblicana, ma credo di aver introdotto fra di loro qualche argomento di riflessione». Riflettendo qualche anno dopo sul senso di quell’iniziativa, Trombadori avrebbe aggiunto in un’intervista al «Corriere della Sera»: «quattro anni fa fui invitato dal Fronte della Gioventù ad un’assemblea all’università La Sapienza per discutere sul tema della violenza politica. Io parlai col sottofondo dei fischi e degli insulti dei ragazzi della Fgci e degli applausi dei missini. Per il solo fatto di aver partecipato ad un incontro con i fascisti, fui quasi ripudiato da una parte del mio partito».

 Anche qui, nessuna condivisione delle ragioni degli altri, quindi, ma riconoscimento che, lì dove si creavano le condizioni di una libera discussione, non avesse diritto di cittadinanza la figura del reietto, del paria.

Mi e ti domando, allora: oggi il neofascismo, certo anche quello che dà l’assalto alla sede nazionale della Cgil, deve destare più allarme che negli anni Settanta, quelli a cui si riferiscono i brani citati di Pasolini, gli anni, per intenderci, di Ordine Nuovo, Avanguardia Nazionale e poi del terrorismo nero? Pasolini era forse un ingenuo?

Può darsi. Eppure, mi e ti domando nuovamente, questi neofascisti nostrani perché si dichiarano tali? Perché hanno letto Evola, Gentile, Spirito, Drieu La Rochelle o Codreanu? Accanto a una, immagino, minoranza che ha coltivato e coltiva il suo neofascismo in biblioteca, la maggior parte di coloro che si definiscono neofascisti non lo fa forse anche per un sentimento di frustrazione, rancore, rabbia, livore, nei confronti di uno Stato democratico, tacciato, a torto o ragione, di essere il responsabile delle condizioni di precarietà, marginalità ed incertezza economica in cui versano? Questo neofascismo non abita forse più nelle periferie che nei centri storici?

Se così è, mi e ti domando, lo prometto, per l’ultima volta, se la comunità universitaria non debba aprire le proprie porte ed accoglierli, questi fascisti, sia il fascista tale proprio per, cito dal tuo discorso, le «letture tendenziose» che ha fatto, sia quello che lo è «perché povero culturalmente e materialmente» (con la consapevolezza, peraltro, che l’antifascista può essere culturalmente non meno modesto). Non possiamo difatti escludere che un giovane possa arrivare a qualificarsi neofascista proprio perché ha fatto ciò che Franco Antonicelli, come tu ricordi, consigliava ai portuali di Livorno: «cercate sempre i libri che vi tormentano, cioè che vi conducono avanti, i libri che vi gettano lo scrupolo di coscienza: questi sono i libri, i libri non di fede accertata, ma di fede incerta».

Hai sottolineato «la fatica e la felicità dell’attraversamento» di chi ti ha preceduto e lo scienziato sociale di Bloch, l’«orco della fiaba», sempre a caccia dell’uomo, la sua preda naturale.

 Le nostre prede, però, non abitano solo, e neanche principalmente, le aule universitarie, luoghi sempre più elitari, ma sono rintanate in quelle che certo linguaggio antifascista militante chiamerebbe i covi, le fogne. Andiamo a cercarli lì allora, proprio come, secondo il don Lorenzo Milani che menzioni, dovrebbe fare ogni professore o ogni professoressa con il suo Gianni: «cerchereste nel suo sguardo distratto l’intelligenza che Dio ci ha messa certo eguale agli altri […]. Andreste a cercarlo a casa se non torna. Non vi dareste pace».

Insegno a Scienze della Formazione, a Roma Tre. Il polo didattico è in piena zona Esquilino. Spesso per andare a lezione passo accanto alla sede di CasaPound, a via Napoleone III, e dico a me stesso: «adesso citofono, busso», ma non lo faccio.

Anche se mi facessero entrare non so esattamente cosa direi ma la tentazione di dare un’occhiata, di curiosare nella ‘tana neofascista’ è forte, fortissima ma, ahimè, la codardia lo è ancora di più e il timore di non saper gestire la probabile diffidenza, l’ostilità, mi costringe alla ritirata.

Di questo comportamento metto ogni tanto a parte qualche mio collega che cerca di rincuorarmi assicurandomi che non è vigliaccheria la mia ma manifestazione di «alta coscienza civile che mi impedisce di frequentare certa canaglia». Io ringrazio ma so che si tratta di viltà e nient’altro perché so che caratteristica indefettibile di uno scienziato dovrebbe essere la curiosità e non quella di impalcarsi a precettore, pure a rischio di trovare le porte sbarrate, se non addirittura lo scherno o un sonoro calcio nel culo («non provano curiosità per nient’altro, perché ciò potrebbe indebolire la forza dei loro argomenti»; del bellissimo monito di Wislawa Szymborska, che ricordi e non conoscevo, penso debbano farne tesoro tutti).

«Le brave ragazze vanno in paradiso, le cattive dappertutto», scriveva Ute Ehrhardt. Io penso che lo scienziato debba essere una ragazza cattiva.

Che dici allora, ci caliamo assieme nelle fogne?

(Luca Tedesco è Professore associato in Storia contemporanea presso l'Università degli Studi Roma Tre. Collabora, tra gli altri, con la Fondazione Luigi Einaudi di Roma, l'Istituto di studi Luigi Sturzo, e l'Associazione nazionale per gli Interessi del Mezzogiorno d'Italia. Scrive su riviste scientifiche italiane, inglesi e spagnole.)

 

 

 

Grandi notizie all'orizzonte.

Ariannaeditrice.it- Andrea Zhok - (27/11/2021)- ci dice:

 

La variante B.1.1.529 promette di aggirare l'efficacia degli attuali vaccini.

E' una grande notizia per tutti noi che dopo il Super Green Pass per costringere a vaccinare anche le nutrie, già temevamo un momento di stanca nell'attuale spassosa caccia all'untore.

Invece, più grande il fallimento della strategia "Il-vaççino-è-la-sola-salvezza-e-chi-ne-dubita-è-un-infedele", più ferma si dovrà dimostrare la fede, la cui saldezza si dimostra proprio quando ogni ragione viene meno.

Con un virus che tutti sapevano dall'inizio essere mutevolissimo, e di cui, sin dall'inizio, si disperava di poter trovare vaccini efficaci, puntare tutto, con unilaterale ferocia, sulla strategia "vaccino o morte" è stato, diciamolo, uno schietto colpo di genio.

I pastori che da lassù si curano di condurre quell'indisciplinato gregge di peccatori che noi siamo, si sono garantiti così di poter tenere occupato ed accorpato il gregge illimitatamente.

Possiamo correre di emergenza in emergenza come cani dietro alla lepre di pezza, in circolo, per tutta l'eternità.

E intanto i pastori, naturalmente, nella loro infinita saggezza "auspicano".

Essi fanno soprattutto questo, essendo proverbialmente buoni, essi costantemente "auspicano".

Come si è espresso - con la pacatezza dei forti e dei generosi - il Conte-Duca, essi auspicano "che coloro cui oggi sono riservate le restrizioni possano tornare ad essere parte della società come tutti noi."

Poi non prendetevela con noi se voi, in barba ai nostri auspici, vi dimostrate indegni. Noi siamo qui per "salvare il Natale", "per salvare vite", "per salvare il commercio", "per salvare l'economia", "per salvare il paese"; noi siamo i salvatori.

E così a breve su questi schermi, in questa rincorsa alla salvezza, si affaccerà il super-vaccino, ancora più innovativo, con ancora più gadget, con ancora più mirabolanti promesse, cui tutti verremo chiamati a genufletterci con un Super-Super-Green-Pass, mentre ogni fallimento e frustrazione potrà essere sfogato sui dissenzienti.

(Intanto i mono-vaccinati che non dovessero balzare con entusiasmo sulla giostra, diverranno i nuovi no-vacss, su cui sarà legittimo, ed anzi raccomandato, esercitare tutto il proprio disprezzo).

Ecco, non capite, noi non ce l'abbiamo con voi.

Noi auspichiamo l'armonia.

Basta che qualunque cosa ci inventiamo voi obbediate, e andremo perfettamente d'accordo.

 

 

 

La Proteina Spike del Vaccino Covid mRNA

compromette la Riparazione del DNA.

Conoscenzealconfine.it-Redazione-(28 Novembre 2021)-ci dice:

Questo post non vuole fare terrorismo psicologico ma cerca di mettere in guardia le persone e spero che questo venga compreso.

Le notizie vengono diffuse perché chi spera di sopravvivere all’olocausto del vaccino, purtroppo sbaglia… perché è davvero una “bomba genetica” contro l’umanità.

Il vaccino, sopprimendo il meccanismo naturale di riparazione del DNA nel corpo – noto come NHEJ, o Non-Homologous End Joining – rende le persone altamente suscettibili a mutazioni cancerose devastanti, anche se esposte a livelli molto bassi di radiazioni ionizzanti come l’esposizione alla luce solare o la mammografia.

Con il NHEJ soppresso dalla proteina spike, il corpo non può più riparare il suo DNA danneggiato e le cellule mutano senza controllo, devastando l’intero corpo e provocando la disintegrazione genetica dell’organismo.

Lo studio che documenta tutto ciò è stato pubblicato sulla rivista MDPI “Viruses” ed è stato condotto da scienziati dell’Università di Stoccolma, in Svezia:

 ( doi.org/10.3390/v13102056 ) del vaccino Covid mRNA.

Lo studio mostra che l’efficienza del NHEJ crolla in presenza della proteina spike del vaccino Covid mRNA. Nessun organismo vivente sul pianeta può sopravvivere senza integrità genetica. Il NHEJ fa parte di ogni cellula di ogni pianta, animale ed essere umano vivente sul pianeta.

Il vaccino contro le proteine spike è un attacco all’integrità genetica degli esseri umani e coloro che prendono il vaccino saranno in gran parte incapaci di riprodursi, i bambini verranno abortiti a causa di mutazioni genetiche.

Questo è il motivo per cui l’82% delle donne in gravidanza che assumono vaccini Covid durante il primo trimestre di gravidanza finisce per perdere i propri bambini a causa di aborti spontanei.

È importante sottolineare che una volta che gli esseri del pianeta saranno in gran parte iniettati con il vaccino Covid, i globalisti potrebbero pensare di scatenare un incidente nucleare (o terrorismo nucleare) per distribuire radiazioni in tutto il pianeta. Anche un basso livello di esposizione al cesio-137 (o stronzio-91, iodio-131, ecc.) scatenerebbe un’ondata di tumori mortali tra coloro che sono stati vaccinati. Mentre le persone normali e sane potrebbero riparare il danno al DNA causato da bassi livelli di esposizione alle radiazioni ionizzanti, le persone vaccinate riuscirebbero a malapena a eseguire poche riparazioni (presentando circa il 90% di soppressione della capacità di riparazione del proprio DNA).

Pertanto, i tassi di cancro salirebbero alle stelle tra i vaccinati  e le morti potrebbero essere attribuite al cancro piuttosto che ai vaccini. Quindi questa disposizione di armi binarie consentirebbe ai globalisti che incentivano i vaccini, di sfuggire all’accusa per i danni da questi creati. Le morti da vaccino verrebbero classificate come morti per cancro.

Tutto ciò di cui hanno bisogno è un’altra Chernobyl, Fukushima o un’esplosione nucleare da qualche parte nell’emisfero settentrionale – quasi ovunque – e di aspettare che i venti diffondano i radioisotopi su metà del pianeta, raggiungendo anche con bassi livelli di radiazioni ionizzanti, lo scopo di trasformare le persone vaccinate in mutanti malati di cancro con morti accelerate.

È inoltre molto improbabile che gli individui vaccinati che non vengono uccisi dai tumori siano in grado di produrre una prole vitale, a causa del danno genetico a sperma e ovaie. Una volta che diventerà ovvio che gli individui vaccinati non possono tollerare la luce solare senza subire mutazioni genetiche, questi eviteranno la luce del giorno e diventeranno “creature notturne”…

Coloro che invece rifiuteranno i vaccini Covid saranno come dei “purosangue”. Saranno gli unici che saranno in grado di mantenere l’integrità genetica per le generazioni a venire, il che significa che il futuro della razza umana appartiene a coloro che rifiutano i vaccini Covid!

(doi.org/10.3390/v13102056)-( t.me/gutyop).

 

 

 

 

 

I vaccini Covid: una dichiarazione

di guerra ai bambini.

Visionetv.it-Stella Paul-(27-11-2021)-ci dice:

I primi duri colpi sui bambini nella guerra contro o per il  Covid sono stati con il lockdown , costringendoli all’isolamento, privandoli dell’istruzione, soffocandoli con mascherine, strangolando letteralmente  la loro gioia e voglia di vivere innate e negando loro il contatto con le immagini dei volti umani che Il Signore Dio ha creato.

I tiranni hanno vinto quelle prime battaglie, sconfiggendo solo per il momento i ragazzi.  Ci sono stati purtroppo giovani che si sono suicidati,  e anche la loro salute non è mai stata così cagionevole come adesso con tassi terrificanti di obesità e diabete. Il loro sviluppo intellettuale e sociale inoltre langue e i ragazzi stanno soffrendo tutti, chi più chi meno.

Ora , con i bambini più malati e più deboli che mai, e con i genitori alla disperata ricerca di un barlume di ritorno alla “normalità”, i tiranni hanno vita facile e si stanno muovendo per dare un altro colpo questa volta con i vaccini.                                                                                                                                   La Pop Culture Brigade ha scatenato Big Bird ( personaggio molto noto ai bambini piccoli, parte di un programma televisivo americano dal nome Sesame Street) affinché twittasse quanto è bello farsi il vaccino.

Il pupazzo pennuto ha promesso ai bambini superpoteri che però si ottengono solo previa vaccinazione in un annuncio pubblicitario della Pfizer piuttosto grottesco nei modi e nei contenuti.                                                                        Lo stesso gruppo ha inoltre invitato una pop star alla Casa Bianca per spingere lo slogan “Mettiamo  fine a questa pandemia” insieme ai bambini.  L’establishment medico si è unito compatto all’attacco.  L’American Medical Association ha esortato i genitori a “cogliere l’opportunità di vaccinare i bambini più piccoli contro il Covid-19”, avvertendoli: “Ora è tempo che i genitori agiscano“.

L’American Academy of Pediatrics ha spinto la necessità di un’approvazione istantanea della FDA, mentre la sua filiale di New York ha chiesto che fossero emanati mandati di vaccinazione per i bambini per frequentare la scuola, con la specifica che “non dovrebbero essere concesse esenzioni religiose o filosofiche” (. come invece solitamente si fa per ogni altro vaccino da sempre negli Stati Uniti). E, naturalmente, il governo ha colto la palla al balzo e ha colpito duramente  con il suo potere di coercizione.

La California ( la California era già stata il primo stato in America a voler togliere le esenzioni di ogni tipo per i vaccini già nel 2017) è diventata il primo stato a imporre vaccini sui bambini dai 5 anni in su, negando ai bambini fin dall’asilo l’ingresso alle strutture educative se non  ad avvenuta e certificata vaccinazione.                                                                                                          New York, dopo aver avuto una diffusione del Covid tale da uccidere 15.000 residenti in case di cura, si è concentrata sui bambini con una campagna di corruzione talmente malvagia da non poter essere stata concepita altrove se non direttamente all’inferno .

 Il sindaco de Blasio ha annunciato che i bambini vaccinati avrebbero avuto diritto a un regalo di $ 100,  che sarebbe servito “per comprare un sacco di caramelle”.

Lo zucchero distrugge il sistema immunitario e predispone i bambini a una vita intera di disfunzioni metaboliche, ma tanto a chi importa?   I vaccini non sono forse fatti apposta per la loro salute?                                                                                                                         I tiranni sono stati almeno coerenti nel loro attacco fin dall’inizio: una vita sana e l’immunità naturale non hanno alcun ruolo nel superare il Covid.                                                                                                                    Solo il dono divino degli esperimenti farmaceutici può conferire la redenzione dal demone virale.  Ora i tiranni stanno letteralmente sbavando per i profitti che si possono realizzare con la vaccinazione dei più piccoli.

Già, Pfizer si vanta che guadagnerà tanto denaro dal suo vaccino contro il Covid nel 2021 quanto da tutti i suoi prodotti messi insieme nel 2020. E la casa farmaceutica non vede l’ora che arrivi il 2022, quando Fauci ci assicurerà che anche neonati e bambini piccoli saranno chiamati a farsi pungere!

 I tiranni hanno decretato il loro diritto di colonizzare e sfruttare i corpi dei vostri figli, e il vostro compito di genitori è ringraziarli, pagarli e sottomettervi.

Di fronte a questa guerra lampo di intimidazione e coercizione come possono i genitori proteggere i propri figli?  Quali armi hanno i genitori per combattere? 

Come in ogni guerra, sicuramente un’arma a disposizione è il coraggio, poi  l’unità e infine la conoscenza del nemico.  Ecco altre informazioni da conoscere e condividere.   Il vaccino si è già dimostrato pericoloso.  Il 12 novembre, il CDC ha pubblicato gli ultimi dati del VAERS (Vaccine Adverse Event Reporting System) (l’equivalente della Farmacovigilanza italiana). 

Ad oggi, i bambini di età compresa tra 12 e 17 anni hanno subito 22.782 eventi avversi totali, di cui 1.400 classificati come gravi e 29 decessi segnalati.

Tra i morti: una ragazza di 17 anni di Washington, una ragazza di 12 anni della Carolina del Sud, una ragazza di 13 anni del Maryland e una ragazza di 17 anni del Texas. 

In questa fascia di età sono stati segnalati 59 casi di shock anafilattico pericoloso per la vita, con il 96% attribuito al vaccino di Pfizer.

 Sono stati segnalati 552 casi di miocardite e pericardite (infiammazione del cuore), di cui solo 10 non attribuibili alla vaccinazione con Pfizer e 131 casi di disturbi della coagulazione del sangue, con il 100% attribuibile a Pfizer.

Le lesioni da vaccino nei bambini vengono censurate dai media e nascoste dalla FDA.  Maddie de Garay è una ragazza di 13 anni dell’Ohio, la cui madre l’ha iscritta alla sperimentazione clinica del vaccino contro il Covid di Pfizer.  Ora è completamente disabile ed è stata ricoverata tre volte negli ultimi mesi.

 Eppure Comcast ( corporation americana che riunisce diversi canali televisivi) ha rifiutato di mostrare un annuncio di  Maddie, frustrando la madre di Maddie che sperava che costringesse i responsabili ad ammettere i disturbi di Maddie.

Puoi vedere il messaggio di Maddie. La signora de Garay ha documentato le cartelle cliniche di Maddie e le ha presentate al CDC, alla FDA e al National Institute of Neurological Disorders and Stroke del NIH senza tuttavia ottenere alcuna risposta significativa.  Pfizer ha classificato le lesioni sistemiche di Maddie come “dolore addominale funzionale”.

Svezia, Danimarca, Finlandia e Taiwan hanno smesso di vaccinare i gruppi più giovani a causa di danni cardiaci segnalati e altre lesioni.   Tutti e quattro i paesi riportano tassi preoccupanti di miocardite e pericardite, che causano infiammazione del cuore, nei giovani a cui sono stati iniettati vaccini Covid.  E in Germania, i dati federali mostrano che i bambini di età compresa tra 12 e 17 anni avevano molte più probabilità di essere danneggiati dai vaccini Covid che dal Covid stesso.  I bambini sono stati ricoverati in ospedale dopo il vaccino con miocardite, pericardite, trombosi, embolia polmonare e sindrome di Guillain-Barre.

In tutto il mondo ci sono bambini che hanno subito effetti avversi da vaccini per il Covid.  Pfizer non ha condotto studi a lungo termine sull’impatto del vaccino sui bambini: nessuno, nada, none.

 Pfizer ammette , nella sua domanda alla FDA ,che studieranno gli effetti a lungo termine sui bambini soltanto  DOPO aver ricevuto l’autorizzazione.  Gli studi clinici di Pfizer consistono in appena due piccoli studi su circa 2.000 bambini ciascuno.  Un gruppo è stato seguito per circa due settimane dopo la vaccinazione, l’altro per due mesi.  Questo è tutto.  Due mesi!

Questa è l’intera base scientifica su cui si baserebbe la Pfizer per iniettare a milioni di bambini vaccini sperimentali che hanno conseguenze sconosciute per la loro salute genetica, riproduttiva, neurologica, immunologica, respiratoria e cardiovascolare.  Cosa diamine succede al nostro futuro se qualcosa va storto?

 Fauci e la FDA ammettono di non sapere se i vaccini sono sicuri per i piccoli.  “La vera domanda a cui non abbiamo ancora risposto sono i dati sulla sicurezza di un vaccino mRNA nei giovani per quel che riguarda la miocardite“, ha detto Fauci a Reuters a ottobre.

E il dottor Eric Rubin, un membro votante del panel della FDA che ha approvato il vaccino ed e’ caporedattore del New England Journal of Medicine, ha osservato con tranquillità disarmante: “Non sapremo mai quanto sia sicuro il vaccino a meno che non  iniziamo a somministrarlo.  È  così che funziona “.

In altre parole, ciò che è importante per questi “esperti” non è proteggere i tuoi figli, bensì proteggere il vaccino, utilizzando i tuoi figli come sfortunate cavie capitate nel loro laboratorio.

Il rischio  che i più piccoli hanno di morire per COVID lo sappiamo, è molto molto basso.  Ampi studi in Gran Bretagna confermano che il rischio dei bambini di essere ricoverati in ospedale o morire di Covid è praticamente trascurabile. 

25 bambini appena su 12 milioni in Gran Bretagna sono morti di Covid e la maggior parte di loro aveva gravi comorbilità.  Inoltre, i bambini non sono vettori significativi di infezione e non rappresentano quasi nessun rischio per gli adulti.  Non vengono infettati frequentemente e, se lo fanno, in genere hanno sintomi lievi.

Alcuni Medici di spicco hanno formato “The Unity Project” per aiutare genitori e associazioni di genitori a combattere gli obblighi vaccinali per i bambini.

Pensa alla malvagità della cosa: questi tiranni hanno orchestrato il tutto in maniera che paradossalmente tu sia obbligato a modificare in modo permanente la biologia dei tuoi figli con sostanze sconosciute,  per proteggerli da una malattia per la quale non sono a rischio.

In tempi di caos e disperazione, torna alle basi che si sono dimostrate stabili e vere nel tempo.  Il modo migliore per proteggere i tuoi figli è rafforzare il loro sistema immunitario dato da Dio con cibi integrali sani, sole, gioco, sorrisi ed esercizio fisico, sonno e tempo trascorso in famiglia.

La guerra sarà vinta dai genitori che proteggono i loro figli. Fino alla fine.

(Stella Paul, traduzione di Martina Giuntoli).

 

 

 

 

 

«Nella Polonia antiabortista

essere donne è un dramma».

Espresso.repubblica.it -Francesco Castagna - (11 novembre 20’21)-ci dice:

Ma ora arriva la condanna del Parlamento europeo.

Non si fermano le proteste dopo la morte di Izabela. Ma dalle testimonianze che abbiamo raccolto il disagio è palpabile: «Piango a ogni Tg. Uomini in giacca e cravatta credono di essere i nostri padroni». Intanto arriva una relazione di condanna alla legge:                        «Il governo si adoperi per trattamenti sicuri, legali e gratuiti»

Sembra una protesta silenziosa quella delle donne in memoria di Izabela, la trentenne polacca, che, ricoverata in un ospedale di Pszczyna, è morta per infezione dopo un aborto negato. Invece silenziosa non lo è affatto.

Le strade di Varsavia e Cracovia, ma anche delle cittadine più piccole, si sono riempite di una folla ogni giorno più numerosa, pronta a scagliarsi contro la decisione dell’Alta Corte del 2020, poi varata dal governo sovranista di Andrej Duda il 27 gennaio del 2021, che vieta l’aborto anche in caso di malformazione del feto.

Donne adulte, ragazze, ragazzi e uomini di ogni età per dire basta a queste continue restrizioni dei diritti. E durissimo è lo sfogo sui social. Si leggono commenti come “per favore, smettetela di uccidere le persone innocenti che vogliono solo la felicità” o anche “E ora otterranno l'assoluzione e avranno la coscienza pulita”, riferendosi al personale sanitario dell’ospedale di Pszczyna.

Sotto l’hashtag “#anijednejwięcej”, che in italiano significa #nonunadipiù, si riuniscono tutte le donne della Polonia con delle candele accese alle finestre.                      Ma il fulmine rosso che rappresenta le proteste di “Ogólnopolski Strajk Kobiet”, il movimento che difende i diritti delle donne, è più forte di prima e più compatto e si muove già per un gran segnale di dissenso.

Basta vedere le foto degli ultimi giorni per capire che la società civile di tutto il mondo ha reagito a questa violenza e al rapporto sempre più stretto che le sette fanatiche, legate alla Chiesa Cattolica polacca, hanno stretto con il governo Duda.

Luci accese nelle piazze di Berlino, Parigi, Londra, Roma con “NonUnaDiMeno” e tanta gente a manifestare. Non avendo confini territoriali infatti l’aborto è un diritto per il quale le donne devono lottare ovunque costantemente. Già dal 2012 si hanno notizie prima di una trentunenne indiana, Savita Halappanavar, morta a Dublino, poi di Valentina Milluzzo, morta per la stessa decisione dei medici nel 2016. “Oggi” è il caso di Izabela.                                                                                           Ma di quante non conosciamo il loro percorso?

In Polonia l’orientamento politico c’entra ma solo in parte e anche molte famiglie cattoliche ormai stentano a sostenere le decisioni dell’Alta Corte polacca e del governo sovranista a guida di Andrzej Duda.

A Jędrzejów, città a nord di Cracovia, vivono sia Martyna che Elzbieta, due giovani donne furiose per le decisioni prese dal governo ma al tempo stesso spaventate da un destino incerto.

 «Penso di essere una donna forte e coraggiosa» – ci racconta Elzbieta, femminista convinta - «ma allo stesso tempo intimidita e triste a causa della svolta degli eventi e per colpa di uomini in giacca e cravatta che vogliono controllarci, per sottometterci alla loro visione di essere i padroni di tutti. Essere una donna in Polonia è un dramma e piango ogni volta che guardo il telegiornale».

Come se ormai si trattasse di un destino ineluttabile, in cui una donna nulla può davanti al divieto inappellabile dell’interruzione di gravidanza. «Penso che in Polonia ci siano ginecologi in grado di consigliare e sostenere, ma non ce ne sono abbastanza. Tutti hanno paura delle conseguenze legali, e se resti incinta dovrai semplicemente partorire, non importa se il bambino è sano o non è in grado di vivere più di due giorni, se hai soldi e condizioni per crescere un figlio, un lavoro, un compagno, se non finisci sotto un ponte. Devi partorire e il resto non è importante. Per questo non voglio diventare madre».

Le storie come quelle di Martyna e Elzbieta sono tante, troppe, donne costrette ad andare in Repubblica Ceca per poter abortire. Ragazze a cui è rimasto un trauma sia a causa del rifiuto da parte dei medici di praticare l’interruzione di gravidanza, sia per quel viaggio che ricorderanno a vita.

Ma il Parlamento europeo non è rimasto a guardare e ha votato a maggioranza una relazione dove condanna la legge che limita fortemente l’interruzione di gravidanza, condannando il Tribunale Costituzionale polacco e chiedendo al governo di Varsavia di permettere pienamente aborti legali, sicuri e gratuiti.

Nella relazione i parlamentari europei hanno sollecitato inoltre gli altri paesi dell’Unione Europea a garantire un accesso transnazionale ai servizi abortivi.

In occasione della Giornata internazionale dell’aborto sicuro (28 settembre) intanto, il ministero della sanità del Belgio insieme all’associazione “Abortion without borders” hanno comunicato di voler offrire alle donne polacche bisognose di aiuto la possibilità di abortire gratuitamente, o si faranno carico delle spese se queste decidessero di interrompere la loro gravidanza in un altro paese. Al momento si tratta di un progetto pilota, una volta finite le risorse per questa iniziativa verrà valutato un importo ulteriore.

L’aborto in Polonia è quindi una questione culturale a cui la politica obbedisce ciecamente. «La scuola non ti instrada all’uso dei contraccettivi – spiega Elzbieta - non si parla mai di aborto e in alcuni casi le classi vengano separate appositamente per dividere i maschi dalle femmine. Perché invece di materie come educazione sessuale si insegnano materie come “educazione alla vita familiare”, dove non si parla nemmeno di sesso sicuro, figuriamoci di aborto».

A Varsavia, racconta Martyna, le manifestazioni si tengono ogni giorno ma il clima è molto diverso da quello di un anno fa: «Le persone sono molto più arrabbiate ma decisamente più tristi». Ma la Polonia che resiste, combatte e mette in campo ogni mezzo per contrastare le decisioni del governo di Duda c’è. «Operano grazie a raccolte e donazioni. Lo so da Internet perché fino a

poco tempo fa era un argomento tabù in Polonia», afferma Elzbieta. Oltre al movimento “Strajk Kobiet” e all’opposizione parlamentare infatti esiste legalnaaborcja.pl o aborcjabezgranic.pl, due associazioni che aiutano le donne in tema di aborto e diritti, per farle sentire meno sole. Anche se Elzbieta pensa che l’unica via per resistere a questo clima sia la manifestazione di piazza: «Penso che ci sia bisogno di protestare, ma finora non abbiamo avuto alcun effetto, loro (chi ci governa) fanno ciò che vogliono. Proprio quando pensavamo che non avrebbero attraversato un altro confine, continuano a farlo. Una donna è morta a causa loro. Quindi credo che l’unico modo aspettare le elezioni del 2025 ed eleggere un nuovo governo».

Al momento ciò che emerge dalle dichiarazioni del ministro della Salute polacco, Adam Niedzelski, è che ci sarà un’indagine per accertare le cause della morte. Qualora il personale sanitario avesse agito per tutelare la vita del feto a discapito della madre i sanitari potrebbero incorrere in una sospensione dal servizio di cinque anni. La risposta da parte dell’ospedale di Pszczyna è che le pratiche sono state svolte osservando scrupolosamente la legislazione e le procedure vigenti in Polonia. Martyna non è per niente favorevole alla temporanea sospensione del personale sanitario che si è occupato di Izabela, nel senso che la trova un’operazione di facciata dove il governo si trova costretto a condannare ciò che è successo. Elzbieta evidenzia invece un altro aspetto importante “I medici sono stati sospesi dal lavoro. Credo che non siano irreprensibili, ma questa ragazza è morta perché hanno dovuto scegliere se rischiare la vita e la carriera e rimuovere il feto o aspettare che la vita della ragazza fosse in pericolo? Non auguro a nessuno questa decisione, credo che abbiano fatto il meglio che potevano. Se non fosse per questa legge, che vieta l'aborto in caso di gravi danni al feto, la ragazza sarebbe probabilmente viva».

 

 

 

 

 

 

Che cosa hanno in comune” Pfizer,

BlackRock, Facebook e le banche”?

 Econopoly.ilsole24ore.com- Francesco Mercadante-( 02 Febbraio 2021)-ci dice:

(Michaela Odderoli, web analyst).

Pfizer, entità inafferrabile da 214 miliardi di dollari, è la terza azienda farmaceutica al mondo.

Per descriverla, nella recente letteratura giornalistica, si sono sprecati appellativi e similitudini d’ogni genere e specie: “(…) come un Titano” qualcuno scrive, rievocando le ancestrali forze cosmogoniche; altri la associa con Moloch, la temibile divinità cananea dell’Antico Testamento; non manca poi chi ricorre alla spaventosa figura del Leviatano, anch’essa veterotestamentaria; si è giunti pure a Humbaba, il terrificante guardiano della foresta nell’epopea di Gilgameš.

Insomma, s’è lasciata la fantasia a briglie sciolte e, come spesso accade, s’è ecceduto allontanandosi molto dai fatti. Noi, però, già che ci siamo, vogliamo contribuire ad arricchire la lista e aggiungiamo l’immagine di Briareo: non già per partecipare al gioco di differimento, bensì per offrire un medium di pertinenza: Briareo, figlio di Urano e Gea, ha cinquanta teste e cento mani; non a caso, è altrimenti noto come centimani.

 Ci proponiamo, infatti, di guidare il lettore all’interno della selva oscura di quegli intrecci finanziari che caratterizzano il mondo del farmaco e, oggi, in particolare dei vaccini anti-covid.

Intendiamoci, a scanso di equivoci: d’una parte della selva! Questo è un articolo, non un dossier; e si comprende bene che, invece, occorrerebbe un congruo carteggio.

Per l’appunto, dicevamo di Briareo, metafora mitologica dalle cinquanta teste e dalle cento mani; la qual cosa non deve portarci di filato all’idea del complotto dei plutocrati occulti.

Sarebbe ridicolo e qualunquistico, oltre che impertinente. Abbiamo il dovere, tuttavia, di osservare con rigore i dati e le circostanze in cui questi si sono formati. Cominciamo col dire che, nell’azionariato della Pfizer compaiono alcuni insormontabili giganti degli investimenti come Vanguard, BlackRock e Wellington, che possiedono, rispettivamente, l’8,12%, il 7,46% e il 4,22% del colosso farmaceutico statunitense.

Anche se non hanno bisogno di presentazioni, per dovere di cronaca diciamo chi sono, di cosa si occupano e che valore hanno sul mercato. BlackRock è la più potente e ricca società d’investimenti al mondo, è una statunitense purosangue, gestisce un patrimonio di più di 8.000 miliardi di dollari ed è stata definita “banca mondiale ombra”, “roccia invisibile” et similia. Vanguard Group è un’altra società d’investimenti statunitense, ha asset per oltre 5.000 miliardi e, in quanto a negoziazione di fondi, è seconda sola a BlackRock. La più piccola del gruppo – “piccola”… si fa per dire – è la Wellington Management Company, altra società d’investimento statunitense, con una gestione di circa 1.500 miliardi di dollari. Quest’ultima, tra le altre cose, è strettamente ‘imparentata’ proprio con la Vanguard.

Fin qui, null’altro se non un quadro di finanza internazionale ordinario. Senza troppa fatica, però, si scopre che BlackRock e Vanguard sono pure i maggiori investitori istituzionali di Facebook: BlackRock col 6,59%, Vanguard col 7,71%; in pratica, si tratta dei primi due.

E la Wellington? Non sta di certo a guardare, giacché, a propria volta, è dentro la BlackRock col 3,36%. La metafora delle cinquanta teste e delle cento mani comincia a farsi efficace. Vanguard e Wellington, inoltre, sono presenti nell’azionariato della Pfizer anche attraverso i fondi comuni: Vanguard-Wellington Fund 0,96%, Vanguard Specialized-Health Care Fund 1,31%, Vanguard 500 Index Fund 2,05%, Vanguard Total Stock Market Index Fund 2,80%.

 Se, da una parte, non possiamo – né intendiamo – giungere a conclusioni strampalate circa le forme di controllo della salute globale, dall’altra, non possiamo di certo fare a meno d’interrogarci sul valore che assumono alcuni dati, in specie quelli di un social network ormai noto per aver venduto a Spotify, Netflix, Amazon e Microsoft gli accessi degli utenti.

Alla luce dell’accertato legame finanziario tra il settore farmaceutico, quello finanziario e quello dei social network, sorgono per lo meno dei dubbi in materia di vigilanza. Chi può controllarne l’operato? Qual è – se mai esiste – il criterio con cui definire questo operato? Forse, è impossibile ricavarne una definizione vera e propria.

Aggiungiamo, adesso, che tra i grandi azionisti di Pfizer troviamo anche le grandi banche: Bank of America, Deutsche Bank, Morgan Stanley, JP Morgan et al. Se passiamo ad AstraZeneca, il leitmotiv non cambia. BlackRock ne possiede il 7,7%, Wellington il 5,9% e Vanguard il 3,5%, unitamente al solito comparto bancario.

 E non si può di certo tacere che BlackRock, Vanguard e Wellington hanno solide e cospicue partecipazioni azionarie nella maggior parte delle multinazionali che producono armi, tra le quali possiamo citare Lockheed Martin Corporation, Raytheon RTN, Bae Systems, Northrop Grumman Corporation & Orbital ATK e General Dinamics.

Nell’ultima escursione di questa mini-verifica, è doveroso ricordare che l’inarrivabile BlackRock è la maggiore azionista di UniCredit col 5,2% e possiede il 5,7% di MPS, il 5% di Intesa e il 4,8% di Telecom Italia.                                                                                    Ma non mancano poi le partecipazioni in Atlantia, Azimut, Prysmian, Ubi et cetera. Il ‘caso volle che’, all’epoca degli stress test EBA del 2016 e del 2018, proprio BlackRock e Vanguard fossero le società incaricate della consulenza in materia di vigilanza, cioè le società che avevano – e hanno tuttora – partecipazioni nelle banche da controllare. E non finisce qui.

Se consideriamo che Wellington è titolare del 6,1% delle azioni di CERVED Group, la società italiana che valuta il merito creditizio e la classe di rischio delle nostre imprese, mentre Vanguard ha un’esposizione a Piazza Affari per più di 9 miliardi, allora s’impone come preminente il dovere di trovare una ‘definizione’ per l’operato delle lobby, delle loro estensioni e delle loro combinazioni.

La ‘definizione’, cui s’è fatto cenno in precedenza, non è affatto il capriccio di chi trovi diletto nell’uso del metodo scientifico; non è il diversivo filosofico d’una politica inerme o il tentativo di riscatto d’una comunità religiosa.                                      È, invece, soprattutto, il presupposto di un ‘riconoscimento’ logico della questione, l’indispensabile premessa epistemologica all’individuazione delle differenze tra il bene e il male, tra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato.                                                                       Non aspiriamo di certo a possedere chissà quale panacea, ma la creazione di un quadro legislativo adeguato deve passare dal riconoscimento, come già detto, concreto e lineare di un fenomeno.

 Ignorarne alcuni o anche uno di essi vuol dire farsi carico d’una gravissima colpa storica, lasciare che accada tutto e il contrario di tutto. La superficialità con cui, molto di frequente, i governi fingono di non vedere e non sapere è allarmante, tant’è che, a un certo punto, la gente si scandalizza per frasi del genere: “Il titolo della Pfizer ha guadagnato parecchi punti dopo l’annuncio dell’efficacia del vaccino”; frasi usate all’interno di articoli pieni di allusioni e insinuazioni e i cui autori credono di aver fatto chissà quale scoperta, laddove non hanno fatto altro che attestare che il pozzo è umido.                                                       Pensiamo forse che i mercati non premino un’azienda farmaceutica che ha appena scoperto un vaccino anti-pandemia?

Purtroppo, non è facile, in un periodo di grande tensione politico-economica e sanitaria, mostrare buona capacità di discernimento, sebbene, nello stesso tempo, non si possano trascurare – ci si conceda l’espressione! – i requisiti di ‘onorabilità’. Una decina d’anni fa, la Pfizer fu condannata per aver messo in circolazione in modo illegale dei farmaci; ne uscì quasi indenne pagando una multa di 2,3 miliardi di dollari. 2,3 miliardi di dollari, per una società che ha un fatturato annuo di oltre 50 miliardi e un utile netto di più di 16 miliardi, non rappresentano una multa; si tratta – né più né meno – d’un’imposta sui ricavi.

Qualcosa del genere è accaduto, per esempio, alle grandi banche che per anni hanno alterato i tassi d’interesse: hanno subito delle ‘multe’, che, naturalmente, a fronte dei profitti, rientrano sempre nel campo dell’imposizione fiscale ‘indiretta’. L’espressione si presta alla metafora: è evidente; ma non c’è spazio per l’ironia di contorno.

 Di qui, non si può fare a meno di richiamare ancora una volta l’attenzione sul problema della ‘definizione’.                                                                                                                         La relazione di causa ed effetto tra il dolo e la sanzione può essere ridotta unicamente a una stima economica, che peraltro non è mai direttamente proporzionale al danno causato?                                                                                                                      In una società evoluta può accettarsi una tale distanza tra il giudizio che si emette sull’uomo comune, quello che non ha alcun potere contrattuale, e quello che si emette sulle sovrastrutture economiche del pianeta, non altrimenti che se esistesse una legge extra ordinem? Forse, sarebbe il momento opportuno di tentare la via della risposta.

Nel 2000, il Washington Post, nel condurre un’inchiesta sulla Pfizer, portò all’attenzione del grande pubblico proprio il controverso caso d’una grave epidemia in cui l’azienda farmaceutica aveva interpretato un ruolo – a dir poco – spettrale e inquietante.                                                                                                                                                           In particolare, i fatti risalgono al 1996, allorché alcuni bambini della città nigeriana di Kano, colpiti da meningiti da meningococco, furono sottoposti a una sperimentazione senza alcun tipo di autorizzazione. In quell’occasione, la sperimentazione passò dalla somministrazione della trova-floxacina, un farmaco sperimentale, per l’appunto, e che, secondo le accuse causò, in alcuni casi, la morte dei malati e, in altri, danni irreparabili.

L’ennesima grossolana – e conclusiva – riflessione che sentiamo l’obbligo di fare non rinvia al senso dello scandalo, giacché, molto probabilmente, la frode non nasce con l’uomo, ma prima dell’uomo. Lo stesso può dirsi per le trame finanziarie.

Essa afferisce, invece, alla già rilevata e netta separazione tra lo statuto morale del cittadino e quello dei potentati economici.

Il problema – si badi bene! – esiste ed è serio: se è vero e inconfutabile che certi imperi non si possono condannare e far crollare perché il loro crollo genererebbe una tale quantità di sciagure economiche che la società civile si riprenderebbe a fatica – Lehman Brothers docet – è altrettanto vero che un cittadino comune, per errori molto meno determinanti, rischia la disfatta social-giudiziaria. Eppure, oggi, il Covid si è abbattuto ‘principalmente’ sui cittadini comuni.

(Twitter @FscoMer- Sito francescomercadante.it).

 

 

 

 

 

Dignità, forza e fragilità.

 Tratto dal libro di Don Chino Pezzoli :” Tracce di moralita’ .“

Promozioneumanitaria.it-Redazione-(7 agosto 2021)-ci dice <.

La dignità umana è forza nella fragilità. Da qualche parte si è scritto che sono in aumento il numero dei suicidi; al di là della notizia è significativo e paradossale al contempo che l’uomo, disperato perché la vita lo mette alla prova, decida di togliersela.

 Ci si lascia morire in modi diversi: con una vita disordinata, intossicata da alcol e droghe, con condotte depressive e soprattutto pensando che non valga la pena continuare a vivere e così togliersi di mezzo. Il nostro è un tempo in cui dilaga una fragilità estesa, dove la paura del vivere, di soffrire è spesso aggravata dal timore di essere giudicati da una società che scruta con sospetto la sofferenza fisica e psichica, marchiando chi la vive, come persona inutile.

 Anche per questo si ha paura di vivere, perché l’emarginazione è sempre al varco e non esita a vedere nella persona debole interiormente un male che la rende “strana” e per questo oggetto di rifiuto. Non basta stare bene economicamente, se viene a mancare nella persona fragile il desiderio di vivere, di ridarsi speranza, di tenere stretta la vita.

Saper vivere.

Cari giovani, il nostro è un tempo storico in cui chi soffre lo deve fare in silenzio, nella propria emarginazione e isolamento.                                                                                            L’ignoranza e egoismo di coloro che stanno bene economicamente e socialmente, eliminano dalla società le persone deboli, depresse.                                                                                                       I fragili psicologicamente, gli anziani, sono da emarginare (eliminare) perché la loro presenza nella società è un costo. Gli animi inariditi del nostro tempo, fanno dimenticare che esistono i diritti, primo fra tutti, quello che tutte le persone devono poter stare bene. L’uomo si è consegnato totalmente ad una civiltà materialista, credendo che l’avere, il possedere significasse essere padroni del mondo.

Ne ha pagato un prezzo altissimo: sottomesso alle leggi del consumismo, è diventato schiavo del suo stesso mondo e ha perso la forza della propria coscienza e libertà.                                                            Non può essere sempre colpa degli altri (società, tasse, governo, lavoro, famiglia) se le cose non funzionano o accadono, se c’è un esteso degrado umano. Basterebbe forse, una cosa dal sapore antico: essere consapevoli di questa fragilità e con umiltà chiedere aiuto in famiglia, nel gruppo degli amici, ma a sua volta far leva sulle proprie risorse interiori perché si compia un atto di responsabilità verso la propria vita e non ci si lasci cadere le braccia.

Recupero delle capacità.

Eppure le risorse esistono e le scienze umanistiche possono essere utili per imparare a fermarci e avere il coraggio di trovare una risposta esauriente per promuovere le capacità di recupero della propria persona. Alcune persone che ci stanno accanto possono essere uno strumento di recupero delle nostre capacità di scelta, di recupero della dignità umana. Sono costoro guide che credono nell’altra persona e desiderano aiutarla a sentirsi protagonista attiva della propria quotidianità. Ciò non vuol dire avere qualcuno che imbriglia la nostra vita, nessuno è “padrone” di un altro, ma solo amico che porta in sé il sano desiderio di far conoscere alla persona fragile le sue qualità e risorse affinché torni a volere il bene per sé e a sentire la gioia di esserci, di vivere. I genitori, gli educatori, le persone che credono nel valore della vita, suggeriscono a voi giovani, iniziative da compiere insieme, propongono il senso del vivere, la sua dignità e libertà, affinché la persona fragile esca dal cinismo e dalla pigrizia, ricordandosi che vale e non può cadere in basso, annullarsi.

Una sfida dovuta.

La dignità della persona sta in una sfida coraggiosa, cari giovani, che non trova sbocchi in chi si accascia nella facile stanchezza, in chi ricerca emozioni a breve termine, ma è presente nella persona che sa di avere una mente aperta e un cuore palpitante e libero di amare e di amarsi. La ripresa della persona fragile parte sempre dalla stessa che scopre la consapevolezza della sua dignità. Non serve compassionarla, sostituirla, giustificare le sue passività. Al mattino si deve alzare, riordinare la casa, recarsi al lavoro, conversare con gli altri, riempire la giornata d’impegni e alla sera coltivare alcuni interessi. Siamo consapevoli che la società abbandona i deboli.

Il diffuso decadimento valoriale e morale di tante persone, richiederebbe forze solidali ben più massicce per essere recuperato. Per uscire tuttavia da una stanchezza psichica che blocca la mente e inaridisce il cuore, sono importanti l’impegno personale, la sensibilità e l’onestà intellettuale di ogni persona, nonché la responsabilità, il carattere e le attese personali che contribuiscono ad evolvere interiormente. Nessuno può stare “fermo” pensando che la sua fragilità e non senso che minano la sua dignità, possano essere risolte casualmente. La vita è per tutti un viaggio, spesso da ricominciare con quella necessaria scorta di volontà.

 (Dal libro di don Chino Pezzoli: “Tracce di moralità”).

La dignità umana è forza nella fragilità. Da qualche

parte si è scritto che sono in aumento il numero dei suicidi; al di là della

notizia è significativo e paradossale al contempo che l’uomo, disperato perché

la vita lo mette alla prova, decida di togliersela. Ci si lascia morire in modi

diversi: con una vita disordinata, intossicata da alcol e droghe, con condotte

depressive e soprattutto pensando che non valga la pena continuare a vivere e

così togliersi di mezzo. Il nostro è un tempo in cui dilaga una fragilità estesa, dove la paura del

vivere, di soffrire è spesso aggravata dal timore di essere giudicati da una

società che scruta con sospetto la sofferenza fisica e psichica, marchiando chi

la vive, come persona inutile. Anche per questo si ha paura di vivere, perché

l’emarginazione è sempre al varco e non esita a vedere nella persona debole

interiormente un male che la rende “strana” e per questo oggetto di rifiuto.

Non basta stare bene economicamente, se viene a mancare nella persona fragile

il desiderio di vivere, di ridarsi speranza, di tenere stretta la vita.

 

Saper vivere.

 

Cari giovani, il nostro è un tempo storico in cui chi

soffre lo deve fare in silenzio,

nella propria emarginazione e isolamento. L’ignoranza e egoismo di coloro che

stanno bene economicamente e socialmente, eliminano dalla società le persone

deboli, depresse.  I fragili

psicologicamente, gli anziani, sono da emarginare (eliminare) perché la loro

presenza nella società è un costo. Gli animi inariditi del nostro tempo, fanno

dimenticare che esistono i diritti, primo fra tutti, quello che tutte le

persone devono poter stare bene. L’uomo si è consegnato totalmente ad una civiltà materialista, credendo che

l’avere, il possedere significasse

essere padroni del mondo. Ne ha pagato un prezzo altissimo: sottomesso

alle leggi del consumismo, è diventato schiavo del suo stesso mondo e ha perso

la forza della propria coscienza

e libertà. Non può essere sempre

colpa degli altri (società, tasse, governo, lavoro, famiglia) se le cose non

funzionano o accadono, se c’è un esteso degrado umano. Basterebbe forse, una

cosa dal sapore antico: essere consapevoli

di questa fragilità e con umiltà chiedere aiuto in famiglia, nel gruppo

degli amici, ma a sua volta far leva sulle proprie risorse interiori  perché si compia un atto di responsabilità

verso la propria vita e non ci si lasci cadere le braccia.

 

Recupero delle capacità.

 

Eppure le risorse esistono e le scienze umanistiche

possono essere utili per imparare a fermarci e avere il coraggio di trovare una

risposta esauriente per promuovere le capacità di recupero della propria

persona. Alcune persone che ci stanno accanto possono essere uno strumento di

recupero delle nostre capacità di scelta, di recupero della dignità umana. Sono

costoro guide che credono nell’altra persona e desiderano aiutarla a sentirsi

protagonista attiva della propria quotidianità. Ciò non vuol dire avere

qualcuno che imbriglia la nostra vita, nessuno è “padrone” di un altro, ma solo

amico che porta in sé il sano desiderio di far conoscere alla persona fragile

le sue qualità e risorse affinché torni a volere il bene per sé e a sentire la

gioia di esserci, di vivere. I genitori, gli educatori, le persone che credono

nel valore della vita, suggeriscono a voi giovani, iniziative da compiere insieme,

propongono il senso del vivere, la sua dignità e libertà, affinché la persona

fragile esca dal cinismo e dalla pigrizia, ricordandosi che vale e non può

cadere in basso, annullarsi.

 

Una sfida dovuta.

 

La dignità della persona sta in una

sfida coraggiosa, cari giovani, che non trova sbocchi in chi si accascia nella

facile stanchezza, in chi ricerca emozioni a breve termine, ma è presente nella

persona che sa di avere una mente aperta e un cuore palpitante e libero di

amare e di amarsi. La ripresa della persona fragile parte sempre dalla stessa

che scopre la consapevolezza della sua dignità. Non serve compassionarla,

sostituirla, giustificare le sue passività. Al mattino si deve alzare,

riordinare la casa, recarsi al lavoro, conversare con gli altri, riempire la

giornata d’impegni e alla sera coltivare alcuni interessi. Siamo consapevoli

che la società abbandona i deboli. Il diffuso decadimento valoriale e morale di

tante persone, richiederebbe forze solidali ben più massicce per essere

recuperato. Per uscire tuttavia da una stanchezza psichica che blocca la mente

e inaridisce il cuore, sono importanti l’impegno personale, la sensibilità e l’onestà intellettuale

di ogni persona, nonché la responsabilità, il carattere e le attese personali che contribuiscono ad

evolvere interiormente. Nessuno può stare “fermo” pensando che la sua fragilità

e non senso che minano la sua dignità, possano essere risolte casualmente. La

vita è per tutti un viaggio, spesso da ricominciare con quella necessaria

scorta di volontà. (Dal libro di don Chino Pezzoli: “Tracce di moralità”).                                                                   ( your-app.it/promozioneumana).

 

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