LA LUNGA MANO DELL’ ELITE GLOBALE

 LA LUNGA MANO DELL’ ELITE  GLOBALE .

TUTTO PER LORO E NIENTE PER NOI .

 

 

 Ciò in cui siamo immersi è un attentato

 alla Vita, al Diritto, al Buonsenso…

Conoscenzealconfine.it - Leonardo Santi -  (27 Gennaio 2022)- ci dice:

Ciò in cui siamo immersi, nostro malgrado, è un attentato alla vita, al diritto, al buonsenso, alle libertà fondamentali di tutti, senza distinzione alcuna tra “battezzati e “non battezzati”.

“Uomini di Stato”, in salute, positivi ad un tampone, trasportati come malati gravi in mezzi adibiti al primo soccorso per accedere ad un drive in destinato alla votazione a “distanza” del presidente della repubblica. Persone senza alcun sintomo influenzale costrette in casa per assurde quarantene, solo perché hanno sfiorato un positivo.

Attività serrate, crisi economica, classi scolastiche in isolamento, paura, preoccupazioni, incertezza, impossibilità di progettare il futuro, enormi disagi che attanagliano famiglie e lavoratori per svolgere attività un tempo considerate “normali”.

Grotteschi lasciapassare ovunque, come se una “crisi sanitaria” si risolvesse vietando il barbiere, il bar o la libreria ad un individuo in perfetta salute. Di grazia, qualcuno informato ci spieghi cosa sta accadendo. Quello che quotidianamente siamo costretti ad ingoiare, rasenta i contorni della fantascienza, si spinge oltre l’umana ragione.

Chi ravvisa ancora residui ectoplasmatici di pubblica sicurezza in questo calderone mefistofelico fatto di regole insensate, inutili dibattiti, deliri normativi e plastificati volti del mainstream nostrano che bramano, con la bava alla bocca, la morte sociale e lavorativa di una considerevole minoranza di loro concittadini, mente a sé stesso.

Ciò in cui siamo immersi, nostro malgrado, è un attentato alla vita, al diritto, al buonsenso, alle libertà fondamentali di tutti, senza distinzione alcuna tra “battezzati e “non battezzati”.

 Guardiamo in faccia la realtà, recidiamo con vigore il nodo gordiano del “politicamente corretto”: non rendersene conto, oramai, è a dir poco delittuoso.

(Leonardo Santi - t.me/+RgVqdy7j2kM5YTE0).

 

 

 

 

 

Elezione Nuovo Presidente della

Repubblica: Chi se ne Frega!

Conoscenzealconfine.it- Matteo Gracis -( 27 Gennaio 2022)- ci dice :

 

In questi giorni a Roma si stanno mettendo d’accordo per trovare un nome che possa garantire a tutti di mantenere le loro poltrone. Come sempre…

A Roma sta andando in scena l’ennesimo teatrino nei palazzi del potere. Ci raccontano che stanno dialogando, ragionando e si stanno confrontando per individuare ed eleggere il miglior Presidente della Repubblica possibile.

FALSO. Si stanno mettendo d’accordo per trovare un nome che possa garantire a tutti di mantenere le loro poltrone. Come sempre, anzi, più di sempre!

Perché a tutti coloro che sono dentro a quei palazzi, oggi più che mai, va bene mantenere le cose come stanno. Eleggere un Presidente che sia veramente rappresentante dei cittadini, garante della Costituzione e soprattutto che svolga una funzione neutrale di sorveglianza e coordinamento (così come il nostro ordinamento prevede) potrebbe scombinare i piani. Per non parlare di mettere a rischio il “governo dei migliori” e far tornare al voto i cittadini. Sia mai!

Va tutto così bene che è meglio stare buoni e continuare ad alimentare il Draghistan.

Infatti molto probabilmente sono già d’accordo su tutto e tutto è già scritto, ma devono far finta di impegnarsi nel favoloso gioco della “democrazia” così che l’opinione pubblica si senta rassicurata e ben rappresentata.

Ecco, di fronte a questo squallido siparietto, se permettete, a me non frega assolutamente nulla di chi eleggeranno perché non farà alcuna differenza.

 E a pensarla così credo siano milioni di italiani: la ferita provocata in questi ultimi anni non è rimarginabile facilmente. Ci vorrà un tabula rasa totale prima che “quelli come me” tornino a fidarsi, anche solo un minimo, delle istituzioni. Non ci resta che sperare in qualche colpo di testa (o di stato?) e scaramuccia tra leader che faccia saltare la baracca e apra una bella crisi.

Sì, sogno una crisi! Il loro disfacimento è la nostra prosperità. Tutto il resto sono chiacchiere a cui non ho più intenzione di dar retta.

Chi se ne frega di voi e del vostro nuovo Presidente della Repubblica (delle banane)!

(Matteo Gracis- t.me/matteogracis).

 

Paragone chiede i Documenti sul Vaccino

 ai Minori, la Risposta di “Aifa”

è vergognosa: “Non li abbiamo”.

Conoscenzealconfine.it-  Redazione-  (26 Gennaio 2022)- ci dice :

 

Dopo aver notificato e depositato al Tar il ricorso contro Aifa sul diniego di rilascio della documentazione medica -scientifica che sarebbe stata esaminata dall’Aifa per autorizzare la vaccinazione per la fascia 5-11 anni, Aifa finalmente risponde al senatore Gianluigi Paragone, e cosa dice?

Lo spiega lo studio legale Piccinni &Partners Administrative  Law: “Noi abbiamo chiesto ad Aifa di rilasciare i seguenti documenti:

1.)- ‘studio registrativo’ che ha rappresentato la base dell’autorizzazione rilasciata da EMA, come indicato nel parere del Cts del 1/12/2021, relativo all’autorizzazione alla vaccinazione per i bimbi della fascia 5-11 anni;

2.) -dati di farmacovigilanza raccolti negli USA a seguito della somministrazione di Comirnaty in bambini di 5-11 anni esaminati dal Cts nella seduta del 1/12/2021;

3.)- dati relativi all’andamento di contagi ed ospedalizzazioni nella fascia di età 5-11 anni;

4.)- studio epidemiologico effettuato da Aifa con riferimento alla somministrazione del Cominarty alla fascia di età 5-11;

5.)- provvedimento di approvazione alla vaccinazione per i bimbi della fascia 5-11 anni; Trattasi degli stessi documenti alla base del PARERE CTS – 1/12/2021 che riportiamo per estratto”.

“Cosa ci risponde Aifa?

Guarda caso dopo il nostro ricorso, dice di non detenere lo studio registrativo dell’Ema dalla stessa richiamato nell’autorizzazione dei vaccini!

E su che base ha fatto la sua valutazione? Dice di aver autorizzato la vaccinazione sulla base di un documento che non ha? Aifa ha autorizzato al buio senza un’istruttoria”.

Ed ancora:

Attaccano ancora i legali: “Aifa dice di aver preso dei dati nel portale Americano Vaers ma non ha alcun documento che comprovi quali siano i dati ripresi e comunque fanno riferimento ai bambini vaccinati e non agli studi pregressi alla vaccinazione, il trial finisce nel 2024”.

Aifa non ha neppure questo documento e rinvia al Ministero della Salute. È una comica se non ci fossero alla base i bambini in tenera età. Ma come fai ad autorizzare un qualcosa senza aver esaminato nulla e comprovato con i documenti quanto affermi?

Inoltre, gli studi che Aifa dice di aver condotto riguardano i pazienti in dialisi e gli anziani e sono ancora in corso, essendo iniziati a maggio 2021. E cosa c’entra con i bambini? Anziani e dializzati cosa c’entrano con i vaccini ai bambini?

(ilparagone.it/attualita/aifa-risposta-paragone-vaccini-bambini/).

 

 

 

 

“Guarda il tutorial su YouTube”.

Ecco come imparano a diluire

i vaccini pediatrici negli hub Usa.

Visionetv.it -Martina Giuntoli- ( 27 Gennaio 2022  )- ci dice :

 

James O’Keefe di Project Veritas questa volta torna con una storia che mette letteralmente i brividi.

  A parlare è Victoria, un’infermiera di ventennale esperienza che riporta vicende scioccanti avvenute nei siti di vaccinazione di New York che le hanno fatto decidere dopo poco tempo di interrompere il lavoro che aveva cominciato appena qualche giorno prima.

Mancanza di foglietto illustrativo nelle confezioni, spostamento di fiale già aperte da una locazione ad un’altra, nessuna indicazione su come diluire il farmaco, sostanze sbagliate inviate al posto della soluzione salina,  questi sono solo alcuni dei fatti che vengono denunciati.

Questa non è una storia anti-vax, ma è la storia di persone che per quanto pro-vax hanno dovuto ripensare alla loro posizione per lo meno per questo vaccino perché impossibilitate a fare il loro lavoro per come avrebbero voluto”, dice O’Keefe, evidenziando come ormai entrambi gli schieramenti anti-vax e pro-vax dovrebbero riunirsi in un’unica grande area pro-verità e pro-trasparenza.

La fretta di vaccinare più soggetti possibili è enorme, la pressione contro il tempo è enorme, e quando il vaccino diviene disponibile anche nella fascia di età 5-11 anni, New York risponde prontamente subappaltando la distribuzione e la somministrazione dei vaccini a due società, la DOCGO e la Ambulnz, in maniera tale da dare capillare e professionale copertura sul territorio.

 Queste società si sono suddivise quartieri, stabili pubblici e scuole, si sono dislocate  letteralmente ad ogni angolo di strada.

Uno dei punti più importanti della loro mission dovrebbe essere quello di fornire agli operatori che vengono reclutati una preparazione accurata sul prodotto da somministrare, in maniera tale che gli stessi conoscano i possibili eventi avversi, sappiano rispondere ai dubbi dei genitori e soprattutto sappiano maneggiare diluenti e principi attivi.

E,  sebbene raggiunto telefonicamente il presidente di DocGo dichiari che questa procedura è avvenuta anche per gli operatori reclutati in occasione del vaccino contro il covid 19,  l’infermiera intervistata da O’Keefe racconta una storia molto diversa.

L’operatrice sanitaria, nel campo vaccinale dal 2006, mai come questa volta si è trovata a disagio in un posto di lavoro.

 “Il primo giorno mi sono trovata nel posto sbagliato, tanto per cominciare, quindi sono rimasta per due ore a cercare di capire dove andare”, racconta la donna, “ma non sapevo che il bello doveva ancora arrivare. Quando arriva il supervisore e gli chiedo come diluire il farmaco mi risponde di cercare un tutorial su YouTube.“.

Cosa? Cercare un filmato su YouTube tipo quelli che mostrano come riparare il tubo del bagno?

Per iniettare qualcosa ai bambini?

Questo avrebbe lasciato senza parole chiunque, figuriamoci un professionista del settore. “Ogni volta che ho dovuto lavorare con un nuovo farmaco, ho dovuto frequentare un corso, anche un’ora soltanto, ma che desse la possibilità all’operatore di orientarsi in maniera corretta tra i vari prodotti. Non mi è mai accaduta una cosa simile”, ammette sconcertata Victoria.

Victoria è addirittura a  conoscenza anche di distribuzione di borse contenenti l’occorrente per le preparazioni, all’interno delle quali, invece della soluzione salina c’era un agente batteriostatico, quindi di fatto un qualcosa che avrebbe potuto anche annullare l’effetto del vaccino stesso, per di più con conseguenze sconosciute sui soggetti cui l’agente fosse stato  somministrato.

 “In nessuna delle confezioni che ho aperto ho mai trovato il foglietto illustrativo, una cosa che mi ha dato veramente fastidio visto che così non sono in grado di sapere cosa somministro e come rispondere alle mille domande che mi fanno i genitori.

 E pensare che questo sarebbe il mio lavoro.”, racconta Victoria.

E quel che è più sconvolgente, prosegue, “nessuno dei genitori è mai venuto a conoscenza della  errata somministrazione con agente batteriostatico, perché nessuno del team ha mai riportato l’incidente”.

Stessa cosa dicasi delle fiale già aperte. “La priorità del boss è non gettare le dosi per cui una volta hanno fatto arrivare una fiala già aperta da un hub a Brooklyn fino a qui“, confessa una collega a Victoria.

Seppur rispettate tutte le norme di trasporto, la catena del freddo e quant’altro, nessuno può garantire al 100% che in quella fiala già aperta non fosse stato introdotto qualcosa di cui non si era a conoscenza e che poi sarebbe stato somministrato a dei bambini.

 E questa cosa non è mai solo una volta stata messa in discussione.

Ma la cosa non è ristretta solo allo stato di New York, i notiziari sono invasi da storie di bambini che ricevono dosi sbagliate in giro per la nazione, quando sono proprio due medici, fuori onda a dire a Project Veritas che “lo sanno che non funziona questo vaccino, non funziona la prima dose, non funziona la seconda, nè la terza, e loro lo sanno, è solo questione di soldi”.

Quindi, a questo punto, quando ormai dichiararsi pro-vax o anti-vax non ha più senso considerando le evidenze riportate e la mancanza di trasparenza lamentata anche dal mondo medico, è oggi chiaro che la battaglia deve essere portata avanti con una sola voce che chieda unanimemente e unicamente verità?

(MARTINA GIUNTOLI).

 

 

 

 

Europa: quanti sono “i morti” da puntura?

Ecco i numeri ufficiali dei “danni collaterali.”

Visionetv.it-Giulia Burgazzi-(27 Gennaio 2022)- ci dice :  

 

Ma quante sono, in Europa, le morti collegabili alla vaccinazione Covid?

Chi ha esplorato il database dell’Unione Europea sostiene che vi sono segnalati quasi 38.000 decessi e oltre 3 milioni di effetti collaterali.

Tuttavia, attingendo da quello stesso database, l’EMA (l’agenzia europea per i medicinali) riferisce solo circa 900.000 effetti avversi e – soprattutto – “solo” 8.780 morti.

Il problema è che l’EMA non esplicita se, e quali,  criteri ha usato per “scremare” il database. E quindi orizzontarsi fra i numeri diventa veramente difficile.

Premessa ovvia: allo stato attuale dei fatti, nessuno è in grado di dire se un decesso segnalato come collegabile alla vaccinazione Covid è davvero dovuto alla vaccinazione.

Ci vogliono tempo e accertamenti minuziosi. Ora si può conoscere semmai il numero dei casi sospetti e meritevoli di analisi. Però neanche su questo c’è chiarezza.

Il punto di partenza è il sito dell’Unione Europea AdrReport, che raccoglie le segnalazioni volontarie degli effetti avversi dei farmaci: di tutti i farmaci.

Ovviamente, essendo le segnalazioni volontarie, non è affatto detto che tutti gli effetti avversi siano segnalati.

I casi potrebbero facilmente essere sottostimati.  Comunque AdrReport è collegato al database EudraVigilance. Come tutti i database, è un mare magno di numeri in cui per un profano è difficile navigare.

Qualcuno dice di averlo fatto. I risultati sono online: con aggiornamento al 15 gennaio, il database EudraVigilance conterrebbe appunto la segnalazione di quasi 38.000 decessi e di oltre tre milioni di reazioni avverse.

Sono disponibili anche link per esplorare nel database il dettaglio relativo a ciascuno dei quattro vaccini autorizzati nell’UE.

 Risultato, con cifre arrotondate per difetto: Pfizer (che nel database si chiama “Tozinameran”), oltre 17.000 morti; Jannsen, 2.300; Moderna, 10.700;  Astrazeneca, 7.700.

Fermo restando che segnalazione significa sospetto e non prova, EudraVigilance ha alcune particolarità.

Raccoglie le segnalazioni in base ai sintomi: non in base ai casi. Significa che se un poveretto dopo la vaccinazione ha avuto guai sfaccettati in sei diversi sintomi, le segnalazioni al suo riguardo sono sei: e non una sola.

Simmetricamente, i decessi non sono forniti come numero totale per ciascun vaccino: bisogna cercarli in base i sintomi e poi sommare. Inoltre, se un solo decesso è ascrivibile a sei diversi sintomi esso figura nel database come sei segnalazioni di decesso.

Ancora. Eudra Vigilance, pur facendo capo all’UE, non si limita a raccogliere segnalazioni dalla sola UE. E’ un database europeo e non ha precisi confini geografici. Tuttavia i dati ufficiali EMA su effetti avversi e decessi si riferiscono solo all’EEA, l’Area Economica Europea. Essa comprende i 27 Paesi UE più Islanda, Norvegia e Liechtenstein.

Pur tenendo conto di tutti questi distinguo, un abisso divide i numeri di “EudraVigilance” che sono on line dai numeri “EudraVigilance “contenuti nell’ultimo rapporto EMA con i dati ufficiali degli effetti avversi.

 Il rapporto segnala “solo” 8.780 decessi contro i quasi 38.000 che sarebbero ricavabili dal database EudraVigilance.

Il rapporto EMA è datato 20 gennaio. E’ relativo alla somministrazione di oltre 735 milioni di dosi di vaccini e riporta dati aggiornati al 2 gennaio. Specifica solo il criterio geografico – i Paesi dell’EEA – che ha usato per interrogare il database estraendone i 8.780 decessi.

 Non li dà per certi, ma solo come sospetti: come peraltro sono solo sospetti tutti i casi di EudraVigilance. Il rapporto EMA parla inoltre di soli 900.000 effetti avversi segnalati in EudraVigilance.

In passato, i cosiddetti fact checkers non sono riusciti a scrivere che i dati di “EudraVigilance” messi on line da soggetti diversi dall’EMA fossero frutto di inventiva.

 Qui un pezzo di Reuters del novembre scorso e riferito ai 27.000 morti allora risultanti dalle esplorazioni del database. Il pezzo parla essenzialmente delle cautele che vanno adottate maneggiando quei dati. Sarebbe bello conoscere le cautele e i criteri usati dall’EMA per riferire cifre più basse.

(GIULIA BURGAZZI).

 

 

 

 

Sileri in tv: “I non vaccinati sono pericolosi,

 gli renderemo la vita difficile”. Come Macron e Trudeau.

Visionetv.it-Debora Billi- (26 Gennaio 2022 )-ci dice:  

 

Mesi fa lo si considerava “il meno peggio”, quello “ragionevole”, forse perché medico e a differenza del ministro Speranza almeno competente. Invece il viceministro Sileri, del m5s, fa parte anche lui dei ripetitori ufficiali di filastrocche preconfezionate.

Eccolo ieri sera a Di Martedì:

“I non vaccinati sono pericolosi, gli renderemo la vita difficile”. Grande scandalo sui social, dove il proctologo Sileri viene oggi definito un nazista (dai più moderati).

 Ma siamo sicuri che tutto questo nazismo sia farina del sacco di tali politicanti da salotto?

 “Rendere la vita difficile” è curiosamente la perfetta traduzione dal francese di “emmerder”, ovvero proprio la parola usata dal Presidente Macron qualche giorno fa nel proclamare, appunto, di voler “rendere la vita difficile ai non vaccinati”. Le stesse parole chiave. Sileri sta forse copiando Macron, in un delirio di onnipotenza?

Più probabile che entrambi abbiano tratto l’identica locuzione da una sorta di manuale di comunicazione.

Esistono, sapete.

Gli americani li chiamano i “talking points”, in Italia vengono definiti “linee guida”: sono importantissimi in ogni settore, dalla politica alla pubblicità fino ai call center, dotati di linee guida fisse per replicare nel modo giusto ad ogni obiezione del cliente.

Quando sentite esponenti di partito ripetere la stessa idea politica usando le stesse frasi, si tratta delle linee guida interne, imparate a memoria dai parlamentari che non sempre conoscono le posizioni del partito su ogni argomento.

Tutto normale, insomma.

Molto meno normale invece è quando la ripetizione acefala di parole chiave da linee guida avviene a livello internazionale, ci si chiede infatti: ma chi diamine le ha fornite?

Questo andazzo va avanti dall’inizio della pandemia: un leader dice una cosa, un ministro altrove la ripete, e così via.

Ad esempio, la faccenda dei novax come soggetti pericolosi va molto di moda ultimamente, ricorderete anche il premier Trudeau.

La “vita difficile” per non vaccinati è uno spin che piace parecchio anche ai media, sempre pronti a cogliere il lato più repressivo e sadico della faccenda: la CNN ne parlava fin dall’estate scorsa, e il Mirror inglese ieri dichiarava “It’s time to get tough on the unvaccinated”, cioè… è ora di rendergli la vita dura.

 Negli ultimi giorni c’è stata un’accelerazione in tal senso, almeno nei Paesi ancora proni alla Centrale Globale Narrazioni (ormai pochi). Anche se impossibile da provare, insomma, è molto probabile che esista una qualche organizzazione che si occupa della comunicazione Covid a livello globale.

Un’agenzia di PR (alcune sono colossi multinazionali), una gestione centralizzata dei media, qualcuno insomma che detta lo spin e fornisce i talking points a leader, governi e -in anticipo- alla stampa.

 

Teoria complottista? Forse. Ma è così che funziona il sistema da sempre.

E il sospetto che i vari leader mondiali siano solo burattini nelle mani di un potere più forte si fa sempre più concreto. Ciò non toglie, che chi ha lo stomaco di pronunciare simili minacce ai proprio cittadini debba finire processato. E un giorno non lontano lo sarà.

(DEBORA BILLI).

 

 

 

 

 

 

 

In diverse Città italiane i Cittadini

sono in fila per Denunciare Draghi.

Conoscenzealconfine.it -   Raffaele De Luca -(28 Gennaio 2022) - ci dice :

 

In questi giorni in diverse zone d’Italia i cittadini si stanno recando presso le Procure della Repubblica o in alternativa presso le caserme delle Forze dell’Ordine con il fine di denunciare il governo Draghi, accusato del reato di violenza privata.

Si tratta di un’iniziativa messa a punto dall’avvocato Marco Mori che, assieme al partito Italexit, ha messo a disposizione dei cittadini italiani un atto di denuncia precompilato che ognuno può facilmente scaricare e – dopo aver ovviamente inserito i relativi dati personali e la firma – consegnare.

Così, in diverse città gli italiani hanno aderito all’iniziativa.

Tra queste c’è quella di Bologna, dove i cittadini – documento “unificato” alla mano – si sono recentemente messi in coda per sporgere denuncia nei confronti del Presidente del Consiglio Mario Draghi e dei ministri del suo governo, ma non solo. Anche a Como alcune persone hanno deciso di denunciare l’esecutivo ed infatti, come riportato da alcuni quotidiani locali, una dozzina di cittadini hanno depositato tra giovedì 20 e venerdì 21 gennaio presso la Procura di Como l’atto di denuncia. Va poi citata anche Biella, dove nella giornata di martedì scorso, la sezione di Italexit della città ha depositato presso la caserma locale 47 denunce contro il governo Draghi.

Venendo poi nello specifico ai motivi della denuncia, ciò che i cittadini sostengono sottoscrivendo la stessa è che – come si legge sul sito web dell’avvocato Marco Mori – il Governo abbia imposto un vero e proprio “ricatto vaccinale”, che “non solo è illegittimo” ma “è indiscutibile che costituisca reato”.

Quest’ultimo sarebbe appunto quello di violenza privata previsto dall’articolo 610 del Codice Penale, il quale stabilisce che “chiunque, con violenza o minaccia, costringe altri a fare, tollerare od omettere qualche cosa è punito con la reclusione fino a quattro anni”.

Il testo dell’atto di denuncia, poi, contiene una lunga lista di 20 punti a sostegno dell’accusa fatta, all’interno dei quali, tra l’altro, vengono citate alcune delle misure adottate dal governo per contrastare l’emergenza sanitaria.

Vengono dunque menzionati tutta una serie di provvedimenti con cui sarebbe stata attuata la “tecnica di spingere alla vaccinazione dietro minaccia”, come quelli con cui è stato introdotto il green pass ed il super green pass – definito come un “obbligo vaccinale indiretto” – ma non solo.

Viene ad esempio fatta menzione dei decreti con cui è stato introdotto l’obbligo vaccinale per determinate categorie di lavoratori, nonché del decreto con cui recentemente “si è ancora alzata l’asticella vietando il lavoro senza avere effettuato il vaccino o essere guariti dal Covid a tutti coloro che hanno più di cinquant’anni fino al 15 giugno 2022”.

Un “ricatto” che “non trova alcuna legittimazione neppure nell’art. 32 della Costituzione, norma che consente l’imposizione di trattamenti sanitari tramite legge, ma mai di trattamenti che siano lesivi del rispetto della persona umana”. In tal senso, nell’atto di denuncia si legge che “vietare ad un cittadino di lavorare, così impedendogli di sopravvivere, è certamente contrario al rispetto della persona umana”.

( Raffaele De Luca- lindipendente.online/2022/01/26/in-diverse-citta-italiane-i-cittadini-sono-in-fila-per-denunciare-draghi/).

 

 

 

 

 

Il ricatto vaccinale è un atto criminale:

denunciamo il Governo Draghi.

Studiolegalemarcomori.it- Avv.Marco Mori-(11 gennaio 2022)- ci dice :

Il ricatto vaccinale imposto dal Governo non solo è illegittimo, ma a nostro avviso, è indiscutibile che costituisca reato. La sanzione del divieto di lavorare nei confronti di chi non vuole vaccinarsi equivale ad impedire alle persone di potersi sostentare, è minacciata la loro sopravvivenza. Si tratta di una pena totalmente contraria al rispetto della persona e della dignità umana, qualcosa di mai visto in uno stato di diritto.

Ecco la denuncia da me predisposta assieme al partito Italexit di cui faccio parte, che potrete scaricare e consegnare, dopo averla firmata ed inserito i vostri dati, presso le Forze dell’Ordine o le Procure della Repubblica.

Il deposito delle denunce dovrà essere fatto da Voi personalmente e non dovete inviare comunicazioni al mio studio.

L’elezione del domicilio nel mio studio in atti è invece legata semplicemente al fatto che possa tenere direttamente monitorate le eventuali richieste di archiviazione o gli sviluppi favorevoli che dovessero auspicabilmente arrivare. L’azione non comporta costi e rischi, i fatti narrati sono reali ed è impensabile che possano essere valutati come calunniosi.

 Non è un esposto ma una denuncia perché non è nostra abitudine nasconderci dietro un dito. Noi non esponiamo alcunché, noi denunciamo senza remore quanto fatto dal Governo perché è davvero qualcosa di mai visto nella storia Repubblicana.

Vi prego ancora di non intasare il telefono, la mail e la pec dell’ufficio, stanno già arrivando! Non mandatemi nulla.

Vi ringrazio della Vostra passione in difesa della Patria ma siete decine di migliaia e non è pensabile colloquiare direttamente con ciascuno di Voi.

Qui il file da scaricare per il deposito – Denuncia ricatto vaccinale–.

 Ecco in ogni caso il testo dell’atto. Un ringraziamento speciale al Collega Giorgio Contratti che ha collaborato con me nella stesura.

 

PROCURA DELLA REPUBBLICA

 

ATTO DI DENUNCIA – QUERELA

Promosso da

nata/o a il

e residente in

ed ai fini del presente atto elettivamente domiciliata/o presso lo studio e la persona dell’Avv. Marco Mori del foro di Genova (C.F.: MRO MRC 78P29 H183L – Tel e Fax: 0185.23122 – Pec: studiolegalemarcomori@pec.it), sito in Rapallo (GE), C.so Mameli 98/4.

* * *

-L’art. 610 c.p. punisce: “chiunque, con violenza o minaccia, costringe altri a fare, tollerare od omettere qualche cosa è punito con la reclusione fino a quattro anni”.

** *

PREMESSO IN FATTO ED IN DIRITTO CHE

1)- Con decreto legge n. 44 del 1 aprile 2021 il Governo, con a capo Mario Draghi, stabiliva, in forza dell’emergenza epidemiologica da Sars-Cov-2, che tutti gli operatori del comparto sanitario che svolgevano la loro attività nelle strutture sanitarie, sociosanitarie e socio-assistenziali, pubbliche e private, farmacie, parafarmacie e studi professionali fossero tenuti a sottoporsi alla vaccinazione per la prevenzione dell’infezione da Sars-Cov-2.

2) -Tale imposizione aveva durata fissata fino al 31.12.2021 ed in caso di rifiuto il sanitario veniva assoggettato ad aberranti “sanzioni”. Ad esso infatti seguiva il demansionamento ad incarichi che non comportassero contatti interpersonali, con conseguente applicazione del diverso trattamento retributivo corrispondente, oppure, qualora il predetto demansionamento non risultasse possibile, come avvenuto nella stragrande maggioranza dei casi, la sospensione dal lavoro con perdita integrale dello stipendio.

3)- La norma pertanto introduceva per la prima volta nel nostro ordinamento non già una normale sanzione ma un vero e proprio ricatto dietro precisa minaccia e ciò in assenza di un obbligo vaccinale diretto in senso proprio. O i sanitari accettavano di vaccinarsi o avrebbero perso il diritto al lavoro e alla retribuzione e dunque il loro sostentamento veniva direttamente minacciato. Anzi lo scopo della norma era proprio imporre la vaccinazione a chi non voleva effettuarla attraverso il ricatto alimentare. Tutto ciò era solo l’antipasto a quanto sarebbe accaduto successivamente.

 

4) -Con similare provvedimento attuato con decreto legge n. 105 del 23 luglio 2021 la tecnica di spingere alla vaccinazione dietro minaccia è stata utilizzata anche in riferimento al cd. “green pass”. Dal 6 agosto è stato vietato a chi non è in possesso dei requisiti previsti dalla norma di accedere ad una serie di servizi, tra cui ristoranti, bar, palestre, piscine, ecc. Tali requisiti sono alternativamente aver effettuato la prima dose di vaccino, aver effettuato un tampone negativo nelle 48 ore precedenti oppure essere guariti nei sei mesi precedenti dal Sars-Cov-2.

5-) Con i successivi decreti legge n. 111/2021 e 127/2021, l’obbligo di green-pass è stato esteso, dapprima al comparto scolastico ed universitario e, quindi, a tutto il mondo del lavoro: chi non si vaccina o chi non accetta di farsi un tampone a sua totale cura e spese ogni 48 ore subisce il divieto di lavorare e dunque perde, come già accaduto ai sanitari, la fonte del proprio sostentamento.

6) -Con decreto legge n. 172/2021 tutto il personale scolastico, il comparto difesa, sicurezza e soccorso pubblico, la polizia locale sono diventati oggetto di ricatto vaccinale: chi non fa il trattamento perde la retribuzione fino al 15 giugno 2022. Con il medesimo provvedimento l’obbligo di vaccinazione per gli operatori sanitari è stato esteso parimenti al 15 giugno 2022 ed è stata altresì esclusa la possibilità di adibire il non vaccinato a mansioni diverse e ciò sia per i sanitari che per tutti gli altri soggetti obbligati. Insomma per l’esecutivo chi non cede può morire di fame.

7) -In una recente conferenza stampa Mario Draghi ha affermato testualmente che chi non si vaccina muore, ed effettivamente grazie ai suoi provvedimenti si può oggi capire che ciò che ha detto è assolutamente vero. La sola cosa che Draghi ha omesso di dire è quale sarà la causa di morte per chi non si vaccina, non ha infatti detto che i cosiddetti “novax”, in realtà, moriranno di fame a causa dei suoi illegittimi decreti.

8)- Con i decreti legge emanati nel corso delle festività (n. 221/2021 del 24 dicembre, n. 229/2021 del 30 dicembre e n. 1/2022 del 7 gennaio 2022), il Governo, sempre con il fine di usare metodi di coercizione violenta verso chi non vuole vaccinarsi, ha esteso l’obbligo vaccinale indiretto (“super green pass”), tra l’altro (oltre che per tutta una serie di attività che potrebbero definirsi “voluttuarie”, ma di comune esercizio), per:

– l’utilizzo dei trasporti pubblici;

– la pratica degli sport di squadra anche all’aperto.

Quanto sopra, si noti, per tutti i soggetti con almeno 12 anni di età, inclusi, quindi, studenti delle scuole medie e superiori ed adolescenti in genere.

9)- Con l’ultimo, in ordine cronologico, dei provvedimenti in parola, (decreto n. 1 del 7 gennaio 2022), si è ancora alzata l’asticella vietando il lavoro senza avere effettuato il vaccino o essere guariti dal covid a tutti coloro che hanno più di cinquant’anni fino al 15 giugno 2022 e imponendo l’uso del tampone ogni 48 ore sostanzialmente per qualsiasi attività sociale.

 Obbligo di tampone da cui i vaccinati sono invece esclusi ancora una volta a riprova di come detto strumento sia una misura prettamente ricattatoria, diretta a spingere al vaccino, e non una scelta diretta alla tutela della salute pubblica. Se fosse la salute l’obiettivo l’obbligo di tampone sarebbe stato imposto anche ai vaccinati, che come evidenziato dai dati possono contagiarsi e contagiare allo stesso modo dei non vaccinati. Ma ovviamente l’obiettivo era solo il ricatto.

10)- Siamo dunque davanti ad un esempio addirittura scolastico di violenza privata posto in essere dal Governo. Vale la pena osservare che una simile azione discriminatoria, in radicale contrasto anche con l’art. 3 Cost., non si vedeva in Italia dai tempi delle tragicamente note “leggi razziali”. La Repubblica ex art. 3 Cost. avrebbe in realtà il dovere opposto di rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando l’uguaglianza tra i cittadini, impediscono sia il pieno sviluppo della persona umana che l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese. Oggi il governo ha scientemente deciso di escludere una fetta importante della popolazione dalla società.

11) -Tale ricatto non trova alcuna legittimazione neppure nell’art. 32 Cost., norma che consente l’imposizione di trattamenti sanitari con legge, ma mai di trattamenti che siano lesivi del “rispetto della persona umana”. Vietare ad un cittadino di lavorare, così impedendogli di sopravvivere, è certamente contrario al rispetto della persona umana.

In sostanza un ordinamento, al netto di quanto si dirà infra, potrebbe anche introdurre in linea teorica un obbligo vaccinale generalizzato secondo gli stringenti limiti costituzionali e potrebbe prevedere sanzioni per chi si rifiutasse di adempiere. Tali sanzioni potrebbero riguardare la sfera amministrativa (una multa ad esempio) o essere elevate a violazioni di rango penale. Ma un ordinamento invece non può legiferare attraverso l’arma del ricatto od imporre sanzioni che di per sé ledano la dignità umana come il divieto di lavorare. La stessa sanzione penale, anche qualora comportasse il carcere, risulterebbe più umana del divieto di lavorare in sé laddove si consideri che in carcere è garantito al detenuto vitto e alloggio.

Il divieto al lavoro, incidendo invece sulla stessa possibilità di sopravvivere di un individuo, equivale nei fatti ad una sorta di pena di morte indiretta, o si cede al ricatto o non si può sopravvivere. Tale tecnica legislativa è radicalmente illegittima anche rispetto all’art. 27 Cost. che pur, fermo il divieto della pena di morte (anche indiretta ovviamente!), rammenta che in ogni caso le pene non possano consistere in trattamenti contrari al senso di umanità. La commissione del delitto di cui all’art. 610 c.p. da parte di Mario Draghi e dei suoi Ministri è quindi, ad avviso di chi scrive, manifesta ed indiscutibile.

12) Il delitto in parola assume connotazioni particolarmente gravi laddove il ricatto si estende come detto ai minori (ed a chi su essi esercita la responsabilità genitoriale), impedendo ai ragazzi, nel periodo più delicato della crescita fisica e dello sviluppo della personalità, addirittura la pratica degli sport di squadra all’aperto! Ciò, con il dichiarato fine di indurre i genitori, al fine di non privare i figli della propria vita sociale, a sottoporli ad un trattamento sanitario sperimentale di cui si ignorano i possibili effetti collaterali a medio/lungo termine, per proteggerli da una malattia per essi oggettivamente non pericolosa!

13) Peraltro, come detto, l’obbligo vaccinale stesso in questo caso non ha alcuna legittimità visto che gli stringenti limiti per introdurlo non sono stati rispettati. Occorre infatti sottolineare come la Corte Costituzionale abbia più volte specificato cosa significhi tale precetto statuendo come la salute del singolo non possa mai essere subordinata a quella collettiva e dunque “che la previsione che esso (il trattamento medico imposto) non incida negativamente sullo stato di salute di colui che vi è assoggettato, salvo che per quelle sole conseguenze che, PER LA LORO TEMPORANEITÀ e scarsa entità, appaiono normali di ogni intervento sanitario e, pertanto, tollerabili” (cfr Corte Cost. 5/2018 e 258/1994). Temporanea dunque è solo quella reazione avversa che si conclude con la guarigione. Nel caso di specie manca poi la stessa utilità della vaccinazione del singolo per la tutela degli altri, data la totale inefficacia dei vaccini nel contenere i contagi.

14)- Nel caso di specie manca, poi, la stessa utilità della vaccinazione del singolo per la tutela degli altri, data la totale inefficacia dei vaccini nel contenere i contagi, circostanza che non può essere in alcun modo contestata e che, con riferimento alla situazione attuale ed all’emersione della variante Omicron, è stata ammessa in ogni sede, i dati dell’Istituto Superiore di Sanita sui contagi d’altronde parlano da soli.

15) -Non vi è inoltre dubbio alcuno che i vaccini anti Covid, ammesso e non concesso che così possano qualificarsi dal punto di vista tecnico-scientifico, diretti a proteggere dall’infezione in esame, risultino essere trattamenti ultra sperimentali (anche questo può essere negato solo da chi è plagiato dalla propaganda), poiché sottoposti ad autorizzazione condizionata e conseguente monitoraggio addizionale post commercializzazione in virtù dell’emergenza, i cui effetti nocivi sia a breve che a lungo termine sono ancora in fase di valutazione; fatto di cui il Governo è perfettamente consapevole come prova la ben nota introduzione del cd. scudo penale in materia di vaccinazione anti Covid.

16)- Purtroppo nonostante la valutazione sia in corso, molti degli effetti nocivi a breve termine sono già emersi in questi primi mesi di sperimentazione. Il rapporto numero nove di farmacovigilanza dell’AIFA (aifa.gov.it/documents/20142/1315190/Rapporto_sorveglianza_vaccini_COVID-19_9.pdf) chiarisce infatti che al 26 settembre 2021 si contavano già 608 morti post vaccino (cfr. pag. 13 del rapporto) di cui il 3,7% su 435 valutati correlabili all’assunzione del farmaco stesso per un totale inaccettabile di 16 morti. Per un 30,6% (133 casi) la correlazione resta indeterminabile ma non esclusa dalla scienza e per un 6,2% inclassificabile per mancanza di elementi sufficienti. In definitiva quindi solo il 59,5 % delle morti avvenute post vaccino non pare correlabile. Per non parlare delle reazioni avverse che secondo la farmacovigilanza (pag. 11) sono oltre 101.000 di cui 14,4% gravi con tasso di eventi gravi avversi di 17 ogni 100.000 somministrazioni. Il tutto con buona pace della normale tollerabilità delle conseguenze. Si ricorda che la vigilanza è purtroppo passiva e che dunque per definizione non ogni reazione avversa viene segnalata, anzi è plausibile che questi dati raffigurino solo la punta dell’iceberg.

17)- I bugiardini dei singoli vaccini vengono così tristemente aggiornati dalle autorità preposte mano a mano che gli effetti avversi emergono, ad esempio la miocardite e la pericardite, che insorgono quantomeno in un caso ogni diecimila inoculazioni, erano effetti avversi ignoti in principio, ma poi riconosciuti ufficialmente solo a luglio 2021.

18)- Si sottolinea altresì che il Governo ha agito anche in totale spregio delle stesse normative Europee. Il regolamento UE 953/2021, direttamente applicabile nel nostro ordinamento, così come rettificato nella prima erronea traduzione il 5 luglio 2021, al considerando n. 36 recita testualmente: “E’ necessario evitare ogni discriminazione diretta o indiretta di persone che non sono vaccinate (…) o hanno scelto di non essere vaccinate”. L’ultima inciso, oggetto di rettifica, non compariva nella traduzione italiana del testo del regolamento ma compariva, fin dal principio, nel testo originale in lingua inglese: “or chose not to be vaccinated”;

19)- Per mero tuziorismo difensivo si sottolinea come l’art. 17 del regolamento 953/2021 reciti: “Il presente regolamento entra in vigore dal giorno della pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea (n.d.s. 15.06.2021). Esso si applica dal 1 luglio 2021 al 30 giugno 2022”.Ed ancora a chiusura: “Il presente regolamento è obbligatorio in tutti i suoi elementi e direttamente applicabile in ciascuno degli Stati membri”. In claris non fit interpretatio.

20) -Merita infine menzione lo scandalo assoluto del consenso informato. Il Governo impone un trattamento dietro ricatto, come abbiamo visto il peggiore dei ricatti, ma poi pretende che la vaccinazione sia espressamente dichiarata da ogni singolo individuo come completamente spontanea. Solo il deciso intervento della Magistratura potrebbe a questo punto interrompere la deriva autoritaria in essere.

Tutto ciò richiamato e premesso l’esponente

CHIEDE

Che i responsabili dei fatti di cui in narrativa, dunque il Presidente Mario Draghi e gli altri Ministri del Suo Governo, siano puniti per il reato di cui all’articolo 610 c.p. Indicato, eventualmente anche in forma aggravata, o per quelli meglio visti e ritenuti che si dovessero evincere dalla presente narrativa.

Si esprime la volontà di ricevere informazione circa eventuale iniziativa archiviatoria presso il domicilio eletto.

Si chiede altresì l’emissione dei provvedimenti cautelari meglio visti e ritenuti per interrompere le conseguenze del reato in corso visto che il ricatto vaccinale è in piena attuazione, le persone sono purtroppo costrette per sostentarsi a vaccinarsi contro la propria volontà.

Con la massima osservanza.

Luogo e data.

Firma

 

 

 

Amazon si cresce i suoi schiavi:

le aule scolastiche diventano

piantagioni di cotone.

Visionetv.it-Martina Giuntoli - (28 Gennaio 2022  )-ci dice:

Amazon, la multinazionale del pacchetto veloce, colpisce ancora e questa volta va alla radice della questione. Come fare  per creare il dipendente perfetto? Non si può  lasciare che si formi da solo nel mondo del lavoro per poi dover necessariamente perdere tempo per fargli disimparare quel che ha appreso.

Se si agisce a scuola con corsi mirati, i dipendenti in erba vengono su alla perfezione. Ed ecco  che Amazon propone e finanzia corsi di formazione direttamente nelle scuole della California.

D’altra parte nella zona di San Bernardino, Amazon è letteralmente ovunque: camioncini, cartelloni, pubblicità, non puoi vivere lì e non conoscere o utilizzare Amazon. Quindi per i ragazzi è naturale vedere simboli e loghi della azienda anche sui banchi di scuola.

La vicenda inizia nel 2019 quando Amazon fa un primo pagamento ad un liceo di  San Bernardino pari a 50.000 Dollari con la casuale “donazione per rifacimento dei locali”.  

E le ristrutturazioni cominciano in pieno stile magazzino, scritte sui muri, frasi che riportano i diktat della grande azienda e uno schietto color giallo. In realtà alla mano di vernice si accosta poi un vero e proprio programma di corso di formazione e la responsabile dell’azienda, a domanda risponde che “in questo modo i ragazzi che escono da scuola sono già pronti per lavorare con noi”.

Si parla di programmi molto orientati al business e alla motivazione nel mondo del lavoro. Sessioni di brain-storming di gruppo in cui i ragazzi uniscono competenze e visioni del problema per apportare ognuno la propria parte di soluzione. E fin qui sembrerebbe tutto molto bello e patinato. Perfino troppo.

Tuttavia basta scavare poco per trovare l’inganno. Si legge nelle dispense fornite qua e là di personaggi del calibro di Maslow e di Taylor, figure di grande spessore nel mondo dell’economia, il primo per aver listato e approfondito il concetto di bisogno e soprattutto per aver differenziato quali sono i bisogni primari da quelli che  sono secondari (ricordiamo che per Amazon i bisogni corporali dei dipendenti sono secondari), l’altro per aver  cercato di aumentare la produttività nei comparti industriali del secolo scorso, prendendo il tempo agli operai alle catene di montaggio.

E se questo sono le vere premesse, figuriamoci cosa può seguire. In contemporanea agli studi, infatti, Amazon mette a disposizione la possibilità di fare uno stage in una delle sue location per “mettere in pratica quanto appreso sui banchi e comprendere fino in fondo quanto i cambiamenti offerti da Amazon nel mondo del commercio hanno segnato un’epoca”, si legge letteralmente.

Al momento gli studenti coinvolti nel programma sono circa un centinaio e ottengono anche crediti extra sul loro curriculum come riconoscimento dovuto loro dall’azienda. I ragazzi sono felici, devono studiare meno per avere più crediti, si accorciano i tempi per arrivare alla maturità, si trovano con la possibilità di accedere velocemente al mondo del lavoro. Nel frattempo Amazon rende le aule di scuola le sue piantagioni di cotone dove far maturare nelle giovani menti la mission dell’azienda .

Insomma tutti felici? Non direi. Se la designata fine di questi ragazzi è quella di andare a lavorare per Amazon comunque vada, farebbero bene a guardarsi intorno. Ma soprattutto le scuole non dovrebbero mai accettare soldi dalle multinazionali per essere poi costrette a seguire ciò che viene loro imposto.

È triste che l’educazione pubblica non abbia i fondi per sopravvivere da sola senza bisogno di essere politicizzata. Inoltre se la prima idea di business che questi ragazzi incontreranno sarà quella tristemente nota della compagnia di Bezos, probabilmente, e non vi è pericolo di esagerare, meglio scappare finché si può.

(MARTINA GIUNTOLI).

 

 

 

 

Al World Economic Forum di

Davos si parla di sfide globali.

Rainews.it-Laura Aprati- ( 17 gennaio 2022)- ci dice :

 

Come affrontarle e quali modelli di cooperazione e di governance devono essere messi in atto a livello internazionale.

E’ Klaus Schwab il fondatore e presidente del World Economic Forum di Davos.

Klaus Schwab, fondatore e presidente esecutivo del World Economic Forum, nel presentare l’evento ha commentato:

“Tutti sperano che nel 2022 la pandemia di Covid-19, e le crisi che l’hanno accompagnata, inizino finalmente a recedere. Ma ci aspettano grandi sfide globali, dal clima al cambiamento per ricostruire la fiducia e la coesione sociale. Per affrontarli, i leader dovranno adottare nuovi modelli, guardare a lungo termine, rinnovare la cooperazione e agire in modo sistematico.”Con questo spirito si è aperto oggi il World Economic Forum a Davos. Le diverse sessioni di discussione hanno come elementi i temi caldi del momento: clima, recupero dalla pandemia, resilienza economica e sociale.

Economia.

Nell'aprire i lavori il Presidente Cinese Xi Jinping ha fatto un appello alla cooperazione:

 "Le grandi economie dovrebbero vedere il mondo come una comunità, pensare in una maniera più sistematica, aumentare la condivisione trasparente delle informazioni, coordinare gli obiettivi, l'intensità e il passo delle politiche fiscali e monetarie", ha chiarito Xi parlando da remoto all'istituzione di Davos.

"Solo così - ha proseguito - eviteremo un nuovo crollo dell'economia mondiale. I principali paesi sviluppati dovrebbero adottare politiche economiche responsabili ed evitare gravi impatti sui paesi in via di sviluppo".

Una dichiarazione che si basa sul fatto che l'ipotesi che l'economia mondiale possa entrare in una fase di liquidità più problematica è vista a Pechino come una vera iattura.

 Il dato cinese di crescita del Pil annunciato oggi per il quarto trimestre 2021 è il peggiore dal secondo trimestre 2020, quando l'economia cinese scontava il momento più nero della crisi pandemica.

 Quindi, sebbene il risultato annuale sia stato positivo grazie soprattutto all'andamento della produzione industriale, la possibilità di una stretta sulla politica monetaria a livello globale pone un serio rischio.

L'altro grande protagonista del continente asiatico è l'India.

 Il premier Narendra Modi ha sottolineato come, nei confronti della pandemia, "l'India ha dato speranza al mondo nella lotta al Covid con la sua tecnologia, i suoi talenti, i farmaci e con le sue strutture sanitarie".

 Ma soprattutto il leader indiano si è soffermato sugli aspetti economici:

"L'India è impegnata a diventare un partner di fiducia per il mondo nell'area delle catene di approvvigionamento globali e a questo fine stiamo lavorando con diversi paesi per creare parti per accordi di libero scambio".

Modi ha sottolineato la propensione degli indiani per l'innovazione e la loro capacità imprenditoriale. Il primo ministro ha sottolineato come nel 2014 vi erano solo poche centinaia di startup registrate in India mentre oggi il loro numero ha superato le 60.000. Inoltre l'India fornisce al mondo 5 milioni di ingegneri di software oltre a essere il terzo fornitore di materiali farmaceutici e la terza nazione per unicorni, ovvero le aziende partite da start-up e arrivate a valere oltre 1 miliardo di dollari di capitalizzazione.

 "Oggi l'India - ha detto - è la destinazione più attraente per gli investimenti anche grazie alla forte riduzione operata dal governo sulle tasse aziendali".

Clima.

Le città producono oltre l'80% del Pil mondiale, ma quasi metà di quel Pil - il 44% pari a 31.000 miliardi di dollari - rischia conseguenze "dirompenti" da disastri naturali a causa di un modello di sviluppo non in grado di integrare infrastrutture e ambiente naturale.

Mentre, al contrario, le città - che sono anche responsabili del 75% delle emissioni globali di gas serra - "potrebbero prendere un ruolo guida nel liberare opportunità economiche" attraverso soluzioni più integrate con l'ambiente naturale. 

L'allarme arriva dal World Economic Forum, che propone una nuova road map per adottare soluzioni in grado di integrare infrastrutture urbane e ambiente naturale, ottimizzare la spesa e spingere al massimo la crescita sostenibile. Secondo l'organizzazione, con  l'Istituto Alexander von Humboldt e il Governo della Colombia ha lanciato l'iniziativa "BiodiverCities by 2030", investimenti infrastrutturali in grado di aumentare la resilienza al cambiamento climatico possono creare 59 milioni di posti di lavoro e mitigare rischi crescenti legati a eventi climatici estremi. 

"Nel paradigma convenzionale, lo sviluppo urbano e la salute dell'ambiente sono come l'olio e l'acqua", dice Akanksha Khatri, responsabile del World Economic Forum per Natura e Biodiversità.

"Questo studio mostra che non deve necessariamente essere così. La natura può essere l'ossatura portante dello sviluppo urbano. Riconoscendo le città come sistemi viventi, possiamo favorire le condizioni per la salute delle persone, del pianeta e dell'economia nelle aree urbane".

Pandemia.

Il Segretario Generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, chiede "di vaccinare tutto il mondo perché, ed è stato chiaro in questo anno, non possiamo lasciare nessun indietro perché lasceremmo tutti indietro. L'Organizzazione Mondiale della Sanità si era prefissa di arrivare al 40% di vaccinazioni a livello globale per lo scorso anno ed arrivare al 70% ma siamo lontani da questi obiettivi. Raggiungere l'obiettivo dipende da tutti noi". Poi aggiunge:

 "All'appello manca la solidarietà mondiale" e chiede ai paesi più sviluppati di essere più solidali, economicamente, verso quelli meno sviluppati.

(La falsità al potere! Ndr).

 

 

 

 

World Economic Forum 2022.

Xi Jinping al Wef:

"La globalizzazione economica è irreversibile."

Rainews.it- Redazione- (17-gennaio-2022)- ci dice :

 

Il presidente cinese apre l'edizione 2022 e invita al dialogo e alla cooperazione.

Xi Jinping al Wef: "La globalizzazione economica è irreversibile"

"La globalizzazione economica è la tendenza dei tempi. Malgrado in un fiume possano esserci correnti contrarie, nessuna può impedirgli di fluire verso il mare".

Il presidente cinese Xi Jinping, aprendo il World Economic Forum 2022, che si svolge anche quest'anno in modalità virtuale e non a Davos a causa della pandemia, chiede l'integrazione delle economie, invece della loro separazione nella consapevolezza che "diversi Paesi e civiltà possono prosperare insieme nel rispetto reciproco, cercando un terreno comune e superando le differenze".

Un invito al multilateralismo cui tutti i Paesi, dice, "devono aderire" uniti sull'importanza di "smantellare i muri senza costruirne di nuovi, aprirsi senza isolarsi e promuovere la costruzione di un'economia mondiale aperta".

Non manca, nel suo discorso alla Davos Agenda 2022, un velato richiamo agli Stati Uniti quando ribadisce l'opposizione della Cina all'egemonismo e alla politica di forza e mette in guardia contro le conseguenze catastrofiche di un confronto fra le grandi potenze mondiali: "La Storia ha dimostrato più volte che il confronto fra le potenze non risolve i problemi, ma porta solo verso conseguenze catastrofiche".

"Le principali economie - ribadisce - dovrebbero vedere il mondo come un'unica comunità che pensa in modo più sistematico a come aumentare la trasparenza delle politiche e la condivisione delle informazioni e a coordinare l'intensità e il ritmo delle politiche fiscali e monetarie in modo da prevenire il crollo dell'economia mondiale. I principali paesi sviluppati dovrebbero adottare politiche economiche responsabili ed evitare gravi impatti sui paesi in via di sviluppo".

Xi Jinping rinnova poi la fiducia sul futuro dell'economia cinese, che oggi ha registrato una crescita dell'8% per il 2021. "Nonostante l'enorme pressione provocata dai cambiamenti all'interno e all'estero", ha dichiarato, "i fondamentali dell'economia cinese, con una forte resilienza, un ampio potenziale e un miglioramento a lungo termine non sono cambiati", e la Cina, ha aggiunto, ha "piena fiducia" nel suo sviluppo economico.

Contro la pandemia, sottrarsi al gioco delle reciproche accuse.

Centrale nel discorso di Xi Jinping anche l'invito a cooperare per sconfiggere la pandemia garantendo una "distribuzione equa e accelerata dei vaccini". L'obiettivo deve essere quello di "ridurre il gap" fra i Paesi più avanzati, con alti tassi di vaccinazione, e i Paesi dove i tassi di vaccinazione sono ancora molto bassi.

In questa lotta contro il coronavirus, la Cina ha dimostrato di saper mantenere le promesse - dice Xi - con oltre 2 miliardi di dosi di vaccini inviate a più di 120 paesi e organizzazioni internazionali.

"Guai", dice Xi, a prestarsi al gioco delle reciproche accuse", per battere la pandemia occorre piuttosto un alto livello di fiducia e cooperazione internazionale.

E' proprio grazie a quest'ultima che sono stati compiuti importanti progressi anche se la strada sembra più lunga del previsto a causa delle nuove varianti e rappresenta una seria minaccia per la sicurezza e la salute delle persone oltre a esercitare un profondo impatto sull'economia globale.   Il programma:

Oltre a Xi Jinping, è in programma oggi anche l'intervento di Narendra Modi, primo ministro dell'India. In giornata è prevista poi una sessione sul Covid alla quale parteciperà l'immunologo Usa Anthony Fauci. Mentre parlerà in serata il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres.

Nei prossimi giorni interverranno Kishida Fumio, primo ministro del Giappone; Ursula von der Leyen, presidente della Commissione Europea; Scott Morrison, primo ministro dell'Australia; Joko Widodo, presidente dell'Indonesia; Naftali Bennett, primo ministro di Israele; Janet L. Yellen, segretario del Tesoro degli Stati Uniti; Yemi Osinbajo, vicepresidente della Nigeria oltre a personalità delle istituzioni, del mondo scientifico e esponenti politici di primo piano come Christine Lagarde, presidente della Bce; John Kerry, inviato speciale per il clima degli Stati Uniti; Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell'Oms.

(La schiavitù per tutti! … Ndr.).

 

 

 

 

 

Rapporto Oxfam 2022: la pandemia ha aggravato

le disuguaglianze, scavato un fossato tra ricchi e poveri.

Rainews.it -Gabriela Bucher - (17-1-2022)- ci dice :

 

Secondo i dati della” ong” Oxfam  durante i due anni segnati dal Covid sono raddoppiati i patrimoni dei più ricchi.

Rapporto Oxfam: la pandemia ha aggravato le disuguaglianze, scavato un fossato tra ricchi e poveri.

Gabriela Bucher, è la  direttrice di Oxfam International.

Pandemia e disuguaglianza economica.

Nei primi 2 anni di pandemia i 10 uomini più ricchi del mondo hanno più che raddoppiato i loro patrimoni, passati da 700 a 1.500 miliardi di dollari, al ritmo di 15.000 dollari al secondo, 1,3 miliardi di dollari al giorno.

Nello stesso periodo si stima che 163 milioni di persone siano cadute in povertà a causa della pandemia.

 A sottolinearlo è il rapporto "La pandemia della disuguaglianza", pubblicato da Oxfam, organizzazione impegnata nella lotta alle disuguaglianze, all'apertura dei lavori del World Economic Forum di Davos, che si tiene in forma virtuale.

 "Già in questo momento i 10 super-ricchi detengono una ricchezza sei volte superiore al patrimonio del 40% più povero della popolazione mondiale, composto da 3,1 miliardi di persone" ha sottolineato Gabriela Bucher, direttrice di Oxfam International.

"Dall'inizio dell'emergenza Covid-19, ogni 26 ore un nuovo miliardario si è unito ad una élite composta da oltre 2.600 super-ricchi (compresi i ricchi capi del partito comunista cinese, Ndr.)  le cui fortune sono aumentate di ben 5 mila miliardi di dollari, in termini reali, tra marzo 2020 e novembre 2021.

Il surplus patrimoniale del solo Jeff Bezos, fondatore del colosso della logistica Amazon, nei primi 21 mesi della pandemia (+81,5 miliardi di dollari) equivale al costo completo stimato della vaccinazione (due dosi e booster) per l'intera popolazione mondiale.

La disuguaglianza sanitaria.

Ogni 4 secondi 1 persona muore per mancanza di accesso alle cure, per gli impatti della crisi climatica, per fame, per violenza di genere.

"Le banche centrali hanno pompato miliardi di dollari nei mercati finanziari per salvare l'economia, ma gran parte di queste risorse sono finite nelle tasche dei miliardari che cavalcano il boom del mercato azionario. - ha aggiunto Bucher - Alcuni settori hanno beneficiato della crisi con conseguenze avverse per troppi, come nel caso del settore farmaceutico, fondamentale nella lotta alla pandemia, ma succube alla logica del profitto e restio alla sospensione temporanea dei brevetti e alla condivisione di know how e tecnologie necessarie per aumentare la produzione di vaccini Covid e salvare vite anche nei contesti più vulnerabili del pianeta".

 Mentre i monopoli detenuti da Pfizer, BioNTech e Moderna hanno permesso di realizzare utili per 1.000 dollari al secondo e creare 5 nuovi miliardari, meno dell'1% dei loro vaccini ha raggiunto le persone nei Paesi a basso reddito.

 La percentuale di persone con COVID-19 che muore a causa del virus nei Paesi in via di sviluppo è circa il doppio di quella dei Paesi ricchi, mentre ad oggi nei Paesi a basso reddito è stata vaccinata appena il 4,81% della popolazione.

 "La disuguaglianza non è una fatalità ma il risultato di precise scelte politiche. - continua Bucher - Non solo i nostri sistemi economici ci hanno reso meno sicuri di fronte a questa pandemia, ma consentono a chi è estremamente ricco di beneficiare della crisi. Non è mai stato così importante intervenire sulle sempre più marcate ingiustizie e iniquità. Per questo servono coraggio e visione per affrancarsi da paradigmi di sviluppo che hanno mostrato il fallimento negli ultimi decenni".

Le donne sono le più colpite.

Le donne hanno subito gli impatti economici più duri della pandemia, hanno perso complessivamente 800 miliardi di dollari di redditi nel 2020, un ammontare superiore al PIL combinato di 98 Paesi, e stanno affrontando un aumento significativo del lavoro di cura non retribuito, che ancora oggi ricade prevalentemente su di loro. Mentre l'occupazione maschile dà segnali di ripresa, si stimano per il 2021 13 milioni di donne occupate in meno rispetto al 2019.

L’arte del potere in Europa:

ritratto di Mario Draghi.

Legrandcontinent.eu- Ben Judah - David Lerner-(16 maggio 2021)- ci dice :

Prospettive -Politica.

Dalla scuola dai gesuiti ai più alti livelli della burocrazia nazionale ed europea, la traiettoria di Mario Draghi è quella di un uomo che ha compreso il funzionamento delle regole dell'Europa del XXI secolo per usarle a proprio vantaggio. In questo ritratto particolarmente vivido, Ben Judah ricostruisce la serie di scommesse che hanno portato Draghi fino alla Presidenza del Consiglio.

Se c’è stata una frase, in Europa nell’ultimo decennio, che ha causato una svolta nella storia, è stata questa. Dopo un preambolo confuso su un calabrone che non dovrebbe essere in grado di volare, Draghi ha smesso di leggere dal suo copione e, per 16 secondi, ha guardato nella telecamera.

 “All’interno del nostro mandato, … la BCE è pronta a fare tutto il necessario, whatever it takes, per preservare l’euro”.

Ha fatto una pausa, aggiungendo, giusto per essere sicuro: “E credetemi, sarà sufficiente”. In pochi secondi, la notizia ha raggiunto i media di tutto il mondo; i miliardi che scommettevano contro l’euro hanno cominciato a muoversi nella direzione opposta.

Mario Draghi è ora il primo ministro italiano. L’uomo che ha “salvato l’euro” è stato richiamato dalla pensione per “salvare l’Italia” dalla pandemia.

C’è un’Europa dello spirito: di Beethoven, delle vacanze estive e dell’odore del caffè. E poi c’è l’Europa come funziona effettivamente oggi – l’Europa di Mario Draghi. Una creatura dell’UE, capite lui e capite come crearsi degli amici a Bruxelles; come vincere le battaglie più importanti; e come essere, tra 27 paesi, davvero europei. Ma, soprattutto, capite Draghi e capirete come funziona il potere nella UE. Ha costruito un’Europa tecnocratica ed è asceso ai suoi vertici.

Draghi si è fatto a Roma. Non la città da vecchi che è oggi, ma la Roma di Fellini, degli attentati delle Brigate Rosse e del miracolo italiano: un mercato emergente in Europa, in cui le tensioni erano elevate con le agitazioni del mondo del lavoro, l’ascesa del partito comunista e le gioie della gioventù. Ma mentre la sua generazione era ribelle, flirtava con l’estremismo e sognava nuovi mondi nei campus, Draghi era mansueto e gravato dalla responsabilità. Un outsider nel maggio del ’68.

C’è un’Europa dello spirito: di Beethoven, delle vacanze estive e dell’odore del caffè. E poi c’è l’Europa come funziona effettivamente oggi – l’Europa di Mario Draghi.

“Avevo i capelli abbastanza lunghi”, ha raccontato a Die Zeit, “ma non lunghissimi. E, a parte questo, non avevo genitori contro i quali avrei potuto ribellarmi”. Suo padre, il banchiere ben collegato Carlo Draghi, nato nel 1895, era morto quando lui aveva 15 anni. Sua madre entrò in un rapido declino poco dopo. A 16 anni, tornando dalle vacanze, trovò una pila di bollette non pagate ad aspettarlo. A 19 anni Draghi era orfano.

Gli amici ricordano come un’apparenza esterna posata nascondesse una vera angoscia. Maurizio Franzini, un economista, una volta divideva l’ufficio con lui: “Diceva: ‘Non sembro ansioso. Ma sono davvero ansioso’”. Al momento di scegliere l’università, ossessionato dalle discussioni con suo padre e da uno dei suoi primi ricordi, un viaggio in treno con il governatore della Banca d’Italia, Draghi scelse economia alla Sapienza di Roma. Ma è stato il suo periodo scolastico, non la sua università, che quelli che lo conoscono meglio dicono che lo ha reso quello che è.

“È stato ben addestrato dai gesuiti”, ha detto Vincenzo Visco, che ha lavorato a stretto contatto con lui come ministro italiano delle finanze e poi del tesoro. “Gli hanno insegnato ad essere prudente, riservato e ad ascoltare. È un cattolico sociale”. Menzionare i gesuiti ha molteplici significati per gli italiani. È un marcatore di classe che lo lega inesorabilmente al Massimiliano Massimo, l’Eton romana dei gesuiti, dove Draghi ha studiato con i figli di ministri e magnati. È il segno di un’educazione severa e rigorosa per mano di studiosi-sacerdoti; ed è un privilegio. Per gli europei, è spesso un modo per attirare l’attenzione sul suo modo di fare: pedagogico; preciso, ombroso e, se necessario, spietato.

Herman Van Rompuy, l’ex presidente del Consiglio europeo che scriveva haiku, lo trovava divertente. Più di una volta, nelle notti peggiori della crisi dell’euro, osservando un tavolo con Mario Monti e Mariano Rajoy, allora premier italiano e spagnolo, seduti accanto a Draghi, l’ex premier belga scherzava: “Guardaci qui, che buoni studenti gesuiti che siamo, mentre cerchiamo di trovare un compromesso”.

Ma come ogni buona battuta, alludeva a qualcosa di serio: questi uomini usciti da una confraternita segreta fondata per salvare la Chiesa erano ora al servizio dell’Europa. “Forse non sapete”, ha detto Mario Tiberi, un vecchio collega del mondo accademico, “che i gesuiti hanno un mantra del loro fondatore Sant’Ignazio di Loyola sul servire la visione di Dio: todo modo, che in inglese si traduce con ‘whatever it takes‘”.

Mentre un’ondata di omicidi politici seguiva il ’68, Draghi imparava la prima lezione della vita politica: trovare sempre il mentore giusto. Il suo nome: Federico Caffè. In mezzo al clamore viveva, dicevano i suoi studenti, “come un monaco”.

 Caffè fu influente: il grande economista keynesiano italiano. Convinto che Draghi fosse brillante, lo presentò a Franco Modigliani, l’economista italiano del MIT, che lo accettò come studente.

Ma doveva ancora completare la sua tesi. “Era sulla moneta unica e conclusi che la moneta unica era una follia, una cosa assolutamente da non fare”, ha detto Draghi, in un evento in onore del suo mentore.

Mentre un’ondata di omicidi politici seguiva il ’68, Draghi imparava la prima lezione della vita politica: trovare sempre il mentore giusto. Il suo nome: Federico Caffè.

Coloro che avrebbero plasmato il discorso economico dell’epoca hanno insegnato a Draghi al MIT.

Sottolinea con orgoglio che cinque dei suoi professori hanno vinto il premio Nobel – Paul Samuelson, Bob Solow, Franco Modigliani, Peter Diamond e Robert Engle. I suoi pari – Ben Bernanke, Paul Krugman, Kenneth Rogoff, Olivier Blanchard – sarebbero diventati rispettivamente i gran sacerdoti della Federal Reserve, del New York Times, dell’austerità e del FMI. Mentre il nuovo mondo dei tassi di cambio fluttuanti, del capitale che scorre liberamente e dei banchieri centrali autorizzati cominciava ad emergere, un cerchio di economisti si stava coalizzando. Insieme hanno dato forma all’era neoliberale.

Draghi non era alla ricerca di dogmi. A differenza dei suoi mentori, l’economia di Draghi non si è mai fissata in una teoria, ma ha continuato a muoversi, sempre un punto a sinistra rispetto a dove si trova il centro. Per lui si tratta di pragmatismo. A quarant’anni aveva già deluso la sinistra di Caffè. Draghi era ormai un direttore della Banca Mondiale.

Nell’aprile 1987, sopraffatto dal dolore che il neoliberismo avesse trionfato sulla sinistra in economia, i suoi discepoli morti o in dissolvenza, Caffè, il grande keynesiano, scomparve. Non fu mai più visto. Alcuni dicono che si sia suicidato; altri che si sia trasferito in un monastero sulle Alpi, per nascondersi dal mondo che vedeva arrivare.

Nel febbraio 1992, Draghi è nella stanza di Maastricht quando nasce l’euro: un consigliere chiave del primo ministro italiano, Giulio Andreotti, quando firma il trattato. Ha lasciato da tempo Caffè, la sinistra e le sue tesi. L’umore è euforico; la popolarità e il successo della nuova moneta unica dell’Unione Europea travolgerà tutto davanti a sé. Tanto che alla conferenza stampa, Helmut Kohl scommette sei bottiglie di vino tedesco che la Gran Bretagna aderirà al progetto entro il 1997. “Il governo fa sempre quello che vuole la City”, sbotta. “La City farà in modo che la Gran Bretagna entri nell’Unione monetaria”.

I britannici sono partiti con un “opt-out“; gli italiani con condizioni così dure che i tedeschi si sono sorpresi di averle accettate. Il secondo mentore di Draghi, Modigliani, era indignato. La decisione di firmare fu di Draghi: era uno dei due italiani con l’autorità finale sulla valutazione dei termini. Aveva consigliato al primo ministro di procedere con quella che nella sua tesi chiamava “follia”: un’unione monetaria senza un’unione politica ed economica. Perché? La risposta: la sua teoria neoliberista della politica italiana.

Mezzogiorno a Roma. Negli anni ’90. Una città di politica, vicoli e corridoi. Le campane suonano al Senato. I lavori si aggiornano a Palazzo Montecitorio. Gli avvocati si disperdono. I giornalisti urlano domande. Tutto il torrente di attività sembra riversarsi all’esterno e invadere le strade intorno a Piazza Navona. Le trattative continuano sotto gli ombrelloni della gelateria Giolitti. I funzionari incontrano i ministri all’Hotel Forum. Questo è l’habitat naturale di Draghi. A capo del Tesoro dal 1991, è qui che il funzionario quarantenne ha fatto tutto il necessario per entrare nella moneta unica: regolare le banche italiane, gestire il debito e privatizzare oltre 100 miliardi di euro. Draghi era più che indispensabile. Ha costruito il neoliberismo italiano.

Non c’era scuola migliore di Roma per la politica dell’euro: era già un gioco per politici deboli e tecnocrati potenti. Un quadro astratto italiano era appeso sopra la sua scrivania al Palazzo delle Finanze. Fuori, la “prima Repubblica” stava cadendo a pezzi. Esposti come un pasticcio clientelare di connessioni mafiose e tangenti, tutti e quattro i partiti del governo dimissionario del 1992 sarebbero scomparsi.

A tenere insieme il paese era la burocrazia più forte che l’Italia avesse: i tecnici finanziari della pubblica amministrazione sotto il primo  ministro tecnocratico del paese, Carlo Azeglio Ciampi. Draghi era nel suo elemento. Il capitalismo, credeva, aveva delle regole. Finché i politici si fossero tolti di mezzo e i tecnocrati avessero impostato la giusta struttura, sarebbe seguita una crescita stabile. Questa era la filosofia del MIT. In tutti i continenti, i suoi ex compagni di studi erano sempre più in ascesa. Come economisti credevano nell’intervento: aiutare a far funzionare il mercato.

Draghi era più che indispensabile. Ha costruito il neoliberismo italiano.

Questo era il motivo per cui l’Euro era imperativo. Il capitalismo poteva fornire le regole – e la struttura – che mancavano all’Italia. I politici ora sarebbero stati limitati nella politica macroeconomica. L’adesione a una moneta unica avrebbe messo le leve fondamentali della macroeconomia – le politiche fiscali e monetarie chiave – al di là della politica interna. Questa strategia era nota come il vincolo esterno.

L’Italia stava andando così bene. La sua economia era più grande di quella della Gran Bretagna; gli standard di vita si stavano avvicinando a quelli della Germania. I primi anni novanta erano il momento dell’Italia: il vino toscano soppiantava quello francese negli Stati Uniti. Gucci e Prada stavano conquistando il mondo. I magnati non volevano rischiare. Volevano un aiuto.

Nel 1992, il giovane Draghi aveva catturato l’attenzione di uno degli uomini più ricchi d’Italia, Carlo De Benedetti, allora proprietario di La Repubblica, L’Espresso e una serie di giornali regionali. Si incontravano spesso e discutevano dell’Euro. “Se l’Italia non avesse fatto parte dell’Eurozona, sarebbe stata come l’Egitto o il Nord Africa”, ha ricordato De Benedetti. Questo è ciò che le élite temevano negli anni ’90: senza un vincolo esterno, un ritorno agli anni ’70.

Ma De Benedetti ha capito presto che Draghi era una sfinge. Segreto. Astuto. Non lasciava mai trapelare niente . Ma cosa voleva da lui? “Una volta gliel’ho chiesto: Io traggo beneficio dalle nostre conversazioni. Ma tu cosa ne ricavi?”. Draghi sorrise: “Disse che gli piaceva parlare con qualcuno della vita reale”. De Benedetti aveva fatto bene a chiederlo. Perché Roma aveva già dato a Draghi lezioni importanti. Mai far sapere a nessuno quello che si pensa, a meno che non si sia costretti a farlo. E sempre, sempre farsi gli amici giusti: tra i media e i magnati. Un giorno avrai bisogno dei loro favori.

 

Il tocco politico di Draghi non era passato inosservato. In parlamento, era spesso chiamato “Mr. Britannia”, a causa dei suoi frequenti incontri con i banchieri di Londra. Salvatore Biasco, allora un legislatore di sinistra, dalla sua commissione guardava Draghi arrivare lentamente a quella che sarebbe stata la sua più grande realizzazione: si può esercitare il maggior potere come tecnocrate. “Si comportava come un ministro del Tesoro e non come un funzionario”, ha ricordato Biasco. “Era una specie di ministro del Tesoro ombra”. Fu qui, da politico non eletto, che affinò la “Draghi-politik tecnocratica” che avrebbe plasmato l’Europa.

Tutte le storie sul denaro europeo finiscono a Londra. Nel 2002, Draghi divenne vicepresidente di Goldman Sachs International. Gli amici, i seminari, i magnati: tutto aveva dato i suoi frutti.

E così, a quanto pare, anche la sua strategia. Un populista, Silvio Berlusconi, era diventato di nuovo primo ministro nel 2001. Ma allora? Era ingabbiato dal vincolo esterno: le sue mani erano tenute lontane dalle vere leve del potere. I tecnici finanziari di Roma erano rilassati. L’Italia non era stata dissoluta: aveva accumulato un grande debito nazionale negli anni ’80 a causa degli alti interessi che aveva imposto in gran parte per abbassare l’inflazione e tenere il passo con il sistema monetario europeo che aveva preceduto l’euro. L’imminente boom lo avrebbe sicuramente eroso.

La generazione di Draghi credeva di aver fatto tutto bene. Poi è arrivato il 2008. La crisi finanziaria ha rivelato che questi tecnici avevano fatto un terribile errore. Avevano rotto un sistema che ora avrebbero passato il resto della loro carriera a cercare di riparare.

Questo avrebbe trasformato i banchieri centrali da tecnici regolatori del capitalismo in gestori politici di crisi che lo guidavano – e così facendo avrebbero riordinato per sempre il potere nell’UE.

Una fortuna sfacciata avrebbe dato a Draghi la possibilità di unirsi a questi nuovi supermen. Prima uno scandalo di corruzione ha aperto un posto vacante come governatore della Banca d’Italia. Poi, rifiutando di accettare una politica monetaria non ortodossa della BCE per combattere la crisi, il capo della Bundesbank, da tempo atteso come successore del francese Jean-Claude Trichet, si è dimesso. Con Berlino ora senza un candidato, il posto alla BCE si è aperto per un altro banchiere centrale di un grande stato.

La gestione dei media ha assicurato che Draghi lo ottenesse nel giugno 2011.

I media tedeschi odiavano l’idea di un italiano nell’Eurotower. Angela Merkel esitava. De Benedetti ricevette una telefonata: il conto dei pranzi insieme era finalmente arrivato. Il normalmente soave Mario, disse, era isterico. “Era diventato matto”, ricordava De Benedetti.

 La Bild aveva pubblicato una storia di copertina sull’Italia. “Mamma mia”, si leggeva.

“Per gli italiani l’inflazione è uno stile di vita, come la salsa di pomodoro con gli spaghetti”. “Mi ha chiamato e mi ha detto: “Cosa puoi fare per me?”” ricorda De Benedetti, “era preoccupato che questo danneggiasse la sua immagine”.

Fu organizzato un incontro con il proprietario del tabloid. Seguì un ritratto raggiante con una prima pagina di Draghi che accetta un elmetto chiodato prussiano dalla Bild. “Mario è sempre stato molto riconoscente”, ha detto De Benedetti. Coltivare la sua immagine tecnocratica è stato fin dall’inizio il cuore della Draghi-politik.

Draghi si è approcciato al lavoro di vertice in modo politico. Ancora una volta è stato fortunato. Jean-Claude Trichet aveva concluso il suo mandato così male che qualsiasi successore avrebbe fatto bella figura al confronto. Per dirla con le parole dello storico Adam Tooze: “Lasciando l’incarico, Trichet, appoggiando i governi in favore dell’austerità solo sul mercato, aveva aiutato Berlino a inserire l’austerità nel cuore del circuito dell’UE”.

È stata cattiva economia: questo ha portato alla depressione dei consumi prolungando la recessione. Ma Draghi sarebbe andato oltre. Nell’agosto 2011, firmò una lettera segreta al governo italiano: una nota in favore dell’austerità che sollecitava tagli e riforme del lavoro. Roma era inorridita; Berlino era contenta.

Segnalando che Francoforte era pronta a mettere la sua liquidità solo dietro un certo tipo di politica, aprì la porta alla cacciata di Berlusconi. Un governo tecnocratico lo sostituì – che il leader caduto definì un “colpo di stato” dell’UE.

La cerchia di Draghi ha continuato a plasmare il capitalismo: Ben Bernanke guidava la Fed e Stanley Fischer era a capo della Banca d’Israele. A Francoforte, Draghi trattava l’Eurotower come il Tesoro di Roma, vantandosi: “in ogni conferenza stampa da quando sono diventato presidente della BCE, ho concluso la dichiarazione introduttiva con un appello ad accelerare le riforme strutturali in Europa”. I banchieri centrali avevano superato il limite: non erano più tecnocrati, ma politici.

Entrare nella BCE a Francoforte è come mettersi le cuffie antirumore. Tra il vetro blu e gli ascensori, tutto è improvvisamente silenzioso. Ma il suo freddo gelido ha visto alcuni degli incontri più importanti d’Europa. Poco dopo essere diventato banchiere centrale, Maurizio Franzini, un vecchio amico, chiese a Draghi come gestisse l’ansia di un lavoro così importante: “Disse che faceva ancora docce fredde ogni mattina, una tecnica per gestire la tensione che aveva imparato negli Stati Uniti”.

A Francoforte, Draghi avrebbe presto padroneggiato le tre forme del potere europeo: il carismatico – la politica della persuasione – con cui avrebbe rivendicato il potere per la sua banca; il tecnico – la politica delle regole – con cui sarebbe stato l’esecutore dell’UE in Grecia; e l’analitico – la politica dei numeri – con cui avrebbe vinto la battaglia per guidare i flussi di capitale con il quantitative easing. Insieme, questi si sarebbero uniti nella Draghi-politik – con la quale avrebbe spostato il centro di gravità tedesco. La sua sfida era nel disegno stesso che aveva accettato.

François Mitterrand aveva fatto dell’euro il prezzo per l’unificazione. Ha costretto Kohl a tener fede a vaghi impegni per una moneta unica, stava prendendo tempo, minacciando il vice cancelliere Hans-Dietrich Genscher che se non si fosse impegnata, la Germania avrebbe affrontato una “tripla alleanza” di Gran Bretagna, Francia e URSS che l’avrebbe isolata. Retoricamente, i suoi sfoghi erano estremi. “Torneremo al mondo del 1913”, aveva minacciato Bonn.

La Francia voleva l’euro per limitare il potere tedesco. Mitterrand disse che il marco tedesco era “l’arma nucleare” della Germania. Temeva che se non avesse avuto voce in capitolo sui tassi d’interesse tedeschi, Parigi sarebbe stata costretta per sempre a seguirli. Si sbagliava. Non era la moneta. Era il credito tedesco l’arma nucleare. Concordare una moneta unica senza un Eurobond, un bene sicuro a cui tutti potevano attingere per finanziarsi in tempi di difficoltà, significava che le obbligazioni tedesche diventavano il bene sicuro dell’Eurozona. Berlino aveva ora un veto de facto sulla politica del debito.

L’errore di Mitterrand rafforzò il potere tedesco. Le esportazioni tedesche hanno avuto un boom; la competitività delle esportazioni italiane è diminuita, quelle francesi hanno ristagnato.

 L’euro aveva reso le merci tedesche più economiche che se fossero state in marchi tedeschi e le merci italiane più costose che se fossero state in lire.

 Berlino poteva assumere nuovi debiti con poco rischio. Gli altri non sono stati così fortunati. Dopo il 2008, i governi più deboli avevano bisogno che l’Unione comprasse le loro obbligazioni, li salvasse e collettivizzasse il loro debito. Ma Kohl ha accettato l’euro a condizione che non ci fosse un debito collettivo, e che la BCE non finanziasse direttamente i governi. Berlino doveva essere convinta. La politica dell’euro divenne un gioco in cui tutti ballavano intorno alla Merkel cercando di convincerla ad aprire i rubinetti. E in questo gioco, Draghi era il re.

Il problema dell’Unione europea non è che è un Superstato: è che non è uno Stato. Era apparsa una crisi che aveva una soluzione chiara. Ma non esisteva un’autorità centrale per attuarla. Da Podemos a Syriza, molti politici sono stati eletti per costruire un’Eurozona più giusta. Ma le loro mani erano lontane dalle vere leve del potere.

È qui che entra in gioco la Draghi-politik: l’arte tecnocratica di far smuovere Berlino.

Draghi ha ricevuto un invito permanente al Consiglio europeo da parte del suo Presidente, Van Rompuy: un livello di accesso ai power broker molto superiore rispetto a quello del presidente della Fed o del governatore della Banca d’Inghilterra.

Qui ha iniziato a rendere la BCE una vera banca centrale e  lui  stesso un attore di primo piano. In primo luogo, Draghi ha usato il potere carismatico per smuovere la Merkel e i mercati. Secondo Nicolas Véron, uno dei principali ricercatori sulla crisi dell’euro, Draghi ha giocato un ruolo storico come “il capo pedagogo” che ha convinto la Cancelliera ad accettare un’unione bancaria nel 2012.

“Questo è dove Draghi eccelleva, ha detto Van Rompuy. “Aveva un grande potere persuasivo: parlava chiaramente, al punto e con un’autorità naturale”.

Ha detto alla Merkel: questo è nell’interesse della Germania ed è il minimo indispensabile che tu debba fare. Questa è la forza e i limiti della Draghi-politik. È la politica, che a tutt’oggi, chi era nella stanza all’epoca dice che lo mette estremamente a disagio: esporre i termini confusi dell'”indipendenza” della banca.

L’Unione Bancaria era solo la credibilità sufficiente per affermare che Berlino era dietro l’Eurozona. Poi l’ha moltiplicata. Vedere Draghi dire “tutto quello che serve” è stato come vedere Hegel che guarda Napoleone a Jena. “È davvero una sensazione meravigliosa”, scrisse Hegel, “vedere un tale individuo, che, concentrato in un solo punto, in sella a un cavallo, si protende sul mondo e lo domina.”

Ma chi era il cavaliere? Era Draghi? Era la Merkel? O sono stati i mercati? Secondo il filosofo politico Luuk van Middelaar, allora consigliere di Van Rompuy, quei sedici secondi contengono tutto

. “Se ascoltate attentamente, prima c’è il tecnocrate. Lui dice: ‘all’interno del nostro mandato’. Poi, c’è il politico, ‘qualunque cosa sia necessaria’. E solo dopo, c’è l’autorità carismatica, ‘e credetemi, sarà sufficiente’. Ed è questo che fa di lui il cavaliere”.

Il giorno dopo Hollande e Merkel hanno confermato. Aveva aperto la strada alla BCE per sostenere i mercati del debito sovrano. La sua autorità carismatica aveva convinto i commercianti che dietro l’euro c’era il potere: usando il minimo indispensabile.

Da ministro delle finanze greco, Yanis Varoufakis ha avuto modo di conoscere un’altra delle qualità politiche di Draghi: la spietatezza.

Visto da Francoforte, un default greco seguito da un collasso bancario europeo incombeva a meno che Atene non riuscisse a prendere in mano la situazione. Quando Atene ha cercato di far ricadere la colpa sui creditori, mettendo ai voti il piano di salvataggio nel 2015, Draghi ha segnalato che avrebbe interrotto l’assistenza di emergenza alle sue banche.

“Il liberi tutti contro di noi è stato guidato da Mario Draghi”, ha ricordato Varoufakis nella sua autobiografia.

Era la politica delle regole dell’UE nella sua forma più brutale. Ma punendo gli Stati più scialacquatori dell’UE con salvataggi basati sull’austerità, ha conquistato la fiducia di Berlino per continuare la Draghi-politik.

 

Infine, Draghi ha padroneggiato il potere analitico: cioè la politica dei numeri.

Nei power-point del Consiglio direttivo, Giuseppe Ragusa, ex senior economist della Bce, lo ha visto superare la resistenza della frugale Bundesbank per lanciare il quantitative easing nel 2014.

“Il modo in cui è riuscito a convincere la gente a fare quello che ha fatto”, ha detto Ragusa, “è stato spostare il dibattito politico dalla politica ai numeri reali”.

Questi incontri hanno cambiato nuovamente il capitalismo europeo. I mercati genuinamente liberi, che si erano aperti negli anni ’70 con l’eliminazione dei controlli sui capitali, si chiusero. Il capitalismo diretto arrivò in Europa con la BCE che incentivò i mercati a comprare asset più rischiosi comprando oltre 2,8 trilioni di dollari di asset più sicuri entro il 2018.

 È stato l’atto estremo di intervento senza ridistribuzione. Draghi era convinto che altrimenti l’euro non sarebbe sopravvissuto alla deflazione e a una terza recessione. Ma i suoi errori avevano peggiorato proprio il problema che stava cercando di risolvere con l’austerità, prolungando il dolore a Sud.

Un sussurratore, un esecutore, un addetto ai numeri. Queste non sono le qualità che ci si aspetta da un grande uomo.

 Ma questo è fraintendere come funziona l’UE. La sua macchina è stata costruita per depoliticizzare la politica, e quelli che lo fanno meglio, prosperano. Il burocrate senza pretese diventa Napoleone.

Attraverso la Merkel, i media e i dati, la Draghi-politik ha sconfitto Jens Weidmann, il capo della Bundesbank.

“Draghi considerava Weidmann il suo nemico personale”, ha detto De Benedetti. Si trattava per lo più di una relazione gelida. Ma una volta a cena, racconta l’amico Salvatore Bragantini, la moglie Maria Serenella Cappello si è lasciata sfuggire la cosa:’

’Così lei è il nemico di mio marito’, disse, prendendolo alla sprovvista”.

Mentre la crisi rendeva lo Stato più dipendente dalla finanza, la finanza diventava più dipendente dallo Stato. E uomini come Draghi sono stati centrali in questo. Queste vittorie rivelano un’enorme abilità. Hanno trasformato la BCE in un’istituzione ancora più potente della Banca d’Inghilterra.

 Ma sottolineano anche quanto la sua generazione abbia sbagliato. Avevano scommesso su una casa costruita a metà per l’Europa come chiave per la stabilità.

Ma un’unione monetaria senza un’unione fiscale ha portato instabilità. Avevano scommesso sul fissare regole neoliberali per il capitalismo e fare un passo indietro: ed è saltato tutto. Avevano scommesso sull’austerità: e hanno affrontato una depressione. Questi errori li hanno resi – l’élite dei banchieri centrali del mondo che poi hanno dovuto sistemare tutto – più potenti della maggior parte dei politici.

Nel suo breve pensionamento dopo il 2019, Draghi ha passato molto del suo tempo al telefono. Ha chiamato presidenti passati o presenti: Bill Clinton, Emmanuel Macron. O gli altri superuomini che hanno guidato le banche centrali nella crisi: Ben Bernanke, ex della Fed; Mark Carney, ex della Banca d’Inghilterra, o Stanley Fischer, che ha guidato la Banca d’Israele. “È l’unico uomo in Italia che può chiamare chiunque nel mondo”, ha detto De Benedetti. Ha costruito la sua carriera attraverso le reti. E la sua ricchezza: la casa a Roma, una in Umbria, una sulla costa laziale e una nuova villa in Veneto.

Per tutta la vita, le scommesse personali e politiche di Draghi hanno pagato. Ma allo stesso tempo, la sua più grande scommessa, quella che aveva promesso all’Italia – il vincolo esterno – è fallita.

Ha fallito la componente geopolitica: non ha aiutato a gestire la potenza tedesca.

 Ha fallito la componente economica: l’Italia ha mantenuto uno dei regimi fiscali più duri d’Europa, con un avanzo primario quasi ogni anno dal 1995. Eppure il paese è diventato più povero.

 Nel 2000, il suo tenore di vita medio era il 98,6% di quello della Germania. Oggi, il reddito pro capite italiano è del 20 per cento inferiore a quello d’oltralpe.

 Queste sono le conseguenze a lungo termine dell’austerità, delle riforme interrotte e dell’euro che rende le esportazioni non competitive. Il debito che l’Italia ha accumulato negli anni ’80 è diventato il suo albatros. La crescita promessa da Draghi non è mai arrivata.

Per tutta la vita, le scommesse personali e politiche di Draghi hanno pagato. Ma allo stesso tempo, la sua più grande scommessa, quella che aveva promesso l’Italia – il vincolo esterno – è fallita.

E nel suo stesso successo, anche la politica ha fallito. I politici populisti e le coalizioni che flirtano con l’euro-exit non sono riusciti a sfuggire all’ordine di Draghi.

Ma l’Italia è stata intrappolata in un ciclo di populisti sempre più deboli, punteggiato da deboli tecnocrati. Entrambi hanno fallito alle loro condizioni. Con le ricette per far ripartire la crescita fuori dalle loro mani, i politici a Roma si impadroniscono della politica dell’identità, non delle riforme. La crescita è soffocata. Il governo è debole. Ciò di cui l’Italia aveva bisogno erano dei leader forti, dopo tutto.

L’Italia è passata dal paese delle Brigate Rosse a un paese per vecchi. L’industria italiana, il calcio italiano e il cinema italiano sono in declino. Una generazione intera di italiani ambiziosi è tornata ad emigrare. Nel 2010, il programma televisivo di culto Boris ha catturato l’umore amaro: “Questo è il futuro dell’Italia”, dice un regista in una battuta ormai iconica. “Un paese di musichette, mentre fuori c’è la morte”.

All’inizio della pandemia la stessa storia ha ripreso ad accadere. Ma questa volta, Macron ha convinto la Merkel a fare un passo indietro rispetto alle sue linee rosse più profonde – la condivisione del debito dell’UE. La Germania ha acconsentito a una decisione eccezionale di 750 miliardi di euro di prestiti Covid e sovvenzioni per la ripresa. In modo significativo, il successo di Macron è arrivato solo quando ha smesso di essere più simile al greco Yanis Varoufakis, con discorsi alla Sorbona che enfatizzavano il suo mandato, e ha abbracciato la Draghi-politik per smuovere Berlino. È stata una svolta decisiva nelle manovre contro l’Europa frugale che Draghi aveva iniziato.

Ma l’Italia non è solo un paese per vecchi: è il paese, sembra, per sempre gli stessi uomini. Ancora un’ultima volta, è stato pronto quando un altro uomo ha sbagliato. “Da quando ha lasciato la BCE, il fantasma di Draghi aleggiava sull’Italia”, ha detto una fonte. “È stato dopo la questione del Piano di ripresa che si è interessato a un ritorno in politica”.

Telefonate al presidente; telefonate a Renzi; telefonate a Berlusconi; quando il governo di Giuseppe Conte è imploso, Draghi ha avuto un’idea. Sarebbe stato un primo ministro tecnocratico: ma con una svolta – un gabinetto prevalentemente politico che coinvolgeva tutti i partiti tranne la destra più estrema. Si offriva come soluzione al problema che il vincolo esterno aveva alimentato: politici deboli e incapaci di guidare il paese. Erano felici di usarlo.

“La verità”, ha detto lo storico Marcel Gauchet, “è che gli europei non sanno cosa hanno costruito”.

Questo è ciò che le fatiche di Draghi rivelano. Come europei, la sua generazione ha costruito una casa a metà per l’Italia. L’euro significa che non si può tornare a modelli nazionali di gestione economica, svalutazione e default. Ma anche la strada in avanti, verso una riduzione del debito, trasferimenti e unione fiscale, è bloccata. Bloccata, la politica dei mandati popolari non funziona: l’unica politica che sembra in grado di farlo è la Draghi-politik.

Dopo essersi alzato in piedi con una mascherina sul volto in Parlamento, il tecnocrate senza partito – ma padrone della politica – osserva la sua coalizione di sei partiti che va dai populisti di destra della Lega a frammenti dell’estrema sinistra. Vede anche la sua occasione storica. Nessuno sa meglio di lui che la vera politica dell’Europa è la politica del debito dell’Eurozona.

Ecco perché Bruxelles e Parigi osservano ora Draghi con attenzione. Riuscirà a investire con successo i 200 miliardi di euro dell’Italia del fondo di ripresa? “Il Primo ministro vede così la sua missione economica”, dice un alto funzionario italiano.

“Sta cercando di dimostrare come il nuovo debito comune del fondo di ripresa possa riavviare la crescita italiana. Draghi ha fatto il caso di un forte sostegno fiscale per affrontare i rischi futuri nella zona euro”. Spendere saggiamente il denaro è la sua strada per rendere il fondo quel sostegno permanente.

Se riuscirà a tenere insieme la sua coalizione, Draghi può governare in questo modo fino alle prossime elezioni previste nel 2023. Ma prima di allora, quando il mandato di Mattarella scadrà l’anno prossimo, ci si aspetta che punti alla presidenza.

“Questo è stato a lungo il ruolo che avrebbe preferito”, ha detto una fonte. Più che un ruolo cerimoniale, con i poteri di formazione della coalizione che si aprono nel sistema Italia, gli permetterebbe di essere il vincolo interno. 

Un crollo dell’euro è ormai improbabile. Questa è la sua eredità. Il rischio che l’Europa affronta ora è che il sistema Euro – la casa incompiuta – faccia lentamente all’UE nel suo complesso quello che ha fatto all’Italia, mettendola su una traiettoria di crescita permanentemente più bassa.

 L’UE ha bisogno di un debito collettivizzato per un maggiore stimolo collettivo. Ma gli eredi della Merkel saranno d’accordo? Con tutte le implicazioni per la sovranità di quella che è in definitiva un’unione di trasferimenti? Finché qualcuno non riuscirà a fare il prossimo doloroso passo di consolidamento, il rischio è che l’Unione continui a perdere la battaglia per la globalizzazione. Draghi mostra cosa è possibile.

BEN JUDAH

Ma il prezzo della Draghi-politik è questo: un consolidamento senza democrazia. Élite potenziate con elettori alienati.

Una politica che solo uomini come lui possono giocare.

Il che, indebolendo i partiti e l’importanza delle elezioni, rende l’unica altra via per arrivare a un’Europa migliore, un movimento transnazionale e democratico per un’Eurozona più giusta, ancora meno praticabile. La Draghi-politik può offrire un percorso verso una soluzione tecnocratica, ma aggrava il problema politico.

Oggi Draghi è seduto sullo zeitgeist: promettendo di avviare l’uscita dell’Italia dal neoliberismo, il suo più recente pensiero fiscale si allinea perfettamente alla Bidenomics.

Ma non basta. Ora ha bisogno di fare l’opposto di quello che si era prefissato di fare all’inizio: favorire una nuova generazione di politici forti che gli succedano. Solo questo può rompere il ciclo che sta indebolendo l’Italia.

Draghi ama citare Il Gattopardo, il grande romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa su un nobile siciliano che si adatta alla vita in una nuova Italia unita da Cavour e Garibaldi. “Tutto deve cambiare perché tutto rimanga uguale”, è l’ironica massima citata più volte. Eppure, alla fine del romanzo, l’Italia unita è davvero arrivata.

Ma cos’è questa Europa? Questo sistema, quello di Draghi, è un sistema che si è spoliticizzato per sopravvivere. Ed è sopravvissuto. Ma a costo di non saper più distinguere tra stabilità e stagnazione. Un sistema che sa fare solo il minimo indispensabile. Non tutto il necessario.

(BEN JUDAH).

 

 

 

 

 

IL VIRUS VISTO DAL 2050.

Lifemagazine.aboca.com - Fritjof Capra e Hazel Henderson-(12-10-2020)- ci dice :

 

Come sarà il mondo dopo la pandemia? Clima, industrie, energia, trasporti, città, salute… Immaginiamo il futuro per capire le cause profonde della crisi. E per cogliere le possibilità di cambiamento. In anteprima italiana il testo di due grandi scienziati.

Immaginate di trovarvi nel 2050 e di ripensare all’origine e all’evoluzione della pandemia da coronavirus verificatasi trent’anni prima. Estrapolando dai recenti eventi, vi proponiamo il seguente scenario visto dal futuro.

Mentre ci accingiamo ad entrare nella seconda metà del ventunesimo secolo, siamo finalmente in grado di capire da un punto di vista evoluzionistico e sistemico l’origine del coronavirus e l’impatto che ha avuto nel mondo nel 2020.

Oggi, nel 2050, se guardiamo agli ultimi 40 anni che si sono avvicendati in maniera turbolenta sul nostro pianeta, appare evidente che la Terra ha voluto insegnare qualcosa a noi umani.

Il pianeta ci ha insegnato l’importanza di comprendere la nostra situazione da un punto di vista sistemico, proprio come suggerito da alcuni intellettuali lungimiranti sin dalla metà del diciannovesimo secolo. Questa crescente consapevolezza umana ha rivelato come funziona realmente il nostro pianeta, con la sua biosfera costantemente alimentata dal flusso giornaliero di fotoni che proviene dalla nostra stella madre, il sole.

Alla fine, questa maggiore consapevolezza ha permesso di oltrepassare i nostri limiti cognitivi nonché le ipotesi e le ideologie sbagliate che hanno portato alle crisi del ventesimo secolo. Le false teorie sullo sviluppo e sul progresso umano, misurati in maniera miope in termini puramente economici, come, ad esempio, attraverso il PIL, non hanno fatto altro che aumentare le perdite dal punto di vista sociale e ambientale: inquinamento atmosferico, idrico e terrestre; distruzione della biodiversità; perdita dei servizi ecosistemici; il tutto esacerbato dal riscaldamento globale, dall’innalzamento dei livelli del mare, nonché da forti sconvolgimenti climatici.

Queste politiche assai miopi hanno causato anche crisi sociali, disuguaglianza, povertà, malattie mentali e fisiche, dipendenze, sfiducia nei confronti delle istituzioni – ivi inclusi i mass media, gli ambienti accademici e la stessa scienza – e infine perdita di solidarietà. Hanno anche provocato le pandemie del XXI secolo, come la SARS, la MERS, l’AIDS, l’influenza e i vari coronavirus emersi nel 2020.

Negli ultimi decenni del XX secolo, l’umanità aveva superato la capacità di carico della Terra. Nel 2020 la popolazione mondiale salì a 7,6 miliardi e perpetrò la sua ossessione per la crescita economica, aziendale e tecnologica che condussero poi alle crisi esistenziali che minacciarono la stessa sopravvivenza dell’umanità. Alimentando questa crescita eccessiva con combustibili fossili, gli esseri umani riscaldarono talmente tanto l’atmosfera che nella sua relazione 2020, il Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico delle Nazioni Unite (IPCC) evidenziò che all’umanità sarebbero rimasti solo dieci anni per arginare questa crisi.

Già nel 2000 avevamo tutti i mezzi per farlo. Disponevamo di un know-how sufficiente e avevamo già messo a punto tecnologie efficienti per l’energia rinnovabile e per i sistemi economici circolari basati sui principi ecologici propri della natura. Sempre nel 2000, le società patriarcali stavano progressivamente perdendo il loro controllo sulle popolazioni femminili grazie all’urbanizzazione e all’istruzione. Le donne stesse iniziarono ad assumere pieno controllo del loro corpo e il tasso di fecondità iniziò a diminuire anche prima dell’inizio del ventunesimo secolo.

Molte rivolte contro il modello economico di globalizzazione dall’alto verso il basso e contro le sue élite maschili provocarono una rottura degli insostenibili processi di sviluppo basati sui combustibili fossili, l’energia nucleare, il militarismo, il profitto, l’avidità e l’egocentrismo dei leader.

I fondi stanziati per le forze armate, che avevano sottratto risorse alla sanità e all’istruzione, diminuirono gradualmente, passando da conflitti con carri armati e navi militari a guerre basate sull’informazione, meno costose e violente. All’inizio del XXI secolo, la competizione mondiale per il potere divenne più incentrata sulla propaganda sociale, sulle tecnologie di persuasione, sull’infiltrazione nella rete internet e sul suo controllo.

Nel 2020, nei reparti di pronto soccorso le priorità dettate dalla pandemia da coronavirus si scontrarono con la necessità di curare altri pazienti, come feriti da armi da fuoco o persone affette da altre malattie che ne mettevano a rischio la vita.

Nel 2019, il movimento statunitense degli studenti delle scuole si unì a quello dei medici per contrastare la violenza perpetrata con armi da fuoco, vista come una crisi della sanità pubblica. A seguito di ciò, furono emanate varie leggi molto restrittive sull’uso delle armi e ai loro fabbricanti fu negata la possibilità di investire nei fondi pensionistici, paralizzando di fatto la lobby delle armi. In molti Paesi, quindi, i governi comprarono le armi da chi le possedeva e le distrussero, proprio come accadde in Australia nel XX secolo. Ciò ridusse sensibilmente le vendite di armi, calo a cui contribuì anche l’emanazione di leggi internazionali che prevedevano licenze e polizze annuali molto care. Allo stesso tempo, la tassazione mondiale ridusse l’inutile corsa alle armi dei secoli precedenti. Oggi, i conflitti fra le nazioni sono regolati da trattati internazionali e dalla trasparenza. Attualmente, nel 2050, i conflitti difficilmente coinvolgono mezzi militari, ma usano la propaganda online, lo spionaggio e la guerra informatica.

Nel 2020, queste rivolte misero in evidenza tutti i mali della società umana: razzismo e ignoranza, teorie cospiratorie, xenofobia e colpevolizzazione dell’“altro”, fino a vari errori cognitivi, come il determinismo tecnologico, la cecità indotta dall’astrazione teorica, e infine la fatale e diffusa tendenza a confondere il denaro con la vera ricchezza.

Il denaro, come tutti oggi sappiamo, fu un’invenzione molto utile: tutte le monete non sono altro che semplici protocolli sociali (gettoni di fiducia fisici o virtuali) che operano su piattaforme sociali, creano effetti di rete e i cui prezzi oscillano in misura tale da indurre i vari utenti a fidarsi e ad utilizzarli. Tuttavia, le nazioni e le élite di tutto il mondo divennero ammaliate dal denaro e dalle scommesse nel “casinò finanziario globale”, il che favorì ulteriormente i sette peccati capitali a discapito dei tradizionali valori di collaborazione, condivisione e aiuto reciproco e della Golden Rule.

Gli scienziati e gli ambientalisti avevano avvertito già alcuni decenni prima delle gravi conseguenze che sarebbero potute derivare dal comportamento non sostenibile della società e da questi sistemi retrogradi di valori, ma i grandi imprenditori e i leader politici, insieme alle altre élite, ignorarono testardamente questo monito fino a che non si verificò la pandemia del 2020. Poiché non erano riusciti a interromperne la corsa al profitto e al potere politico, i loro stessi cittadini li costrinsero a dedicarsi al benessere e alla sopravvivenza dell’umanità, nonché alla comunità della vita.

Le industrie dominanti e incapaci di cambiamento lottarono per conservare agevolazioni e sussidi fiscali quando il prezzo del gas e del petrolio crollò. Tuttavia, furono meno abili ad assicurarsi il favore e il supporto politico necessari a conservare i loro privilegi. Ciò scatenò la reazione di milioni di giovani di tutto il mondo, degli attivisti della società civile e delle comunità locali, che avevano ben compreso i processi sistemici del nostro pianeta Gaia – una biosfera autorganizzata e autoregolata che per miliardi di anni è riuscita a gestire tutta l’evoluzione del pianeta senza alcuna interferenza da parte dell’uomo, con i suoi limiti cognitivi.

Nel corso dei primi anni del nostro ventunesimo secolo, Gaia ha reagito in un modo inaspettato, proprio come ha fatto così frequentemente durante la lunga storia dell’evoluzione. Il disboscamento di vaste aree delle foreste pluviali per mano dell’uomo e il suo eccessivo intromettersi in altri ecosistemi ha frammentato questi ambienti autoregolati e spezzato la rete della vita. Una delle molteplici conseguenze di queste azioni distruttive si è tradotta nella trasmissione di alcuni virus, che vivevano in simbiosi con alcune specie animali, ad altre specie, compreso l’uomo, provocando effetti estremamente tossici o addirittura letali. Molte persone in vari Paesi e zone del mondo, emarginate a causa della globalizzazione orientata al solo profitto economico, hanno cercato di sfamarsi andando alla ricerca di carne di animali selvatici in queste nuove aree incolte, da utilizzare come fonte addizionale di proteine, uccidendo scimmie, piccoli mammiferi, pangolini, roditori e pipistrelli. Queste specie selvatiche, che portano dentro di sé molti virus, sono state anche vendute nei mercati di animali vivi, il che ha esposto ulteriormente le popolazioni urbane a questi nuovi virus.

Negli anni Sessanta, ad esempio, uno strano virus fu trasmesso all’uomo da una rara specie di scimmia uccisa nei boschi e di cui si nutrirono gli abitanti di una zona dell’Africa occidentale. Da lì passò poi agli Stati Uniti, dove fu identificato come il virus dell’HIV, il quale provocò l’epidemia dell’AIDS. In quarant’anni causò la morte di circa 39 milioni di persone nel mondo, che corrispondono a circa lo 0,5% della popolazione mondiale. Quarant’anni dopo, l’impatto del coronavirus fu rapido e drammatico. Nel 2020, in Cina, il virus fu trasmesso all’uomo da una specie di pipistrello, dopodiché iniziò a diffondersi rapidamente in tutto il pianeta, decimando la popolazione mondiale di circa 50 milioni in soli dieci anni.

Guardando al passato dalla nostra posizione privilegiata, ossia il 2050, possiamo osservare come questi virus si siano susseguiti: SARS, MERS, il coronavirus e l’impatto globale che le sue varie mutazioni hanno avuto a partire dal lontano 2020. Alla fine, la pandemia si stabilizzò, in parte grazie ai divieti dei mercati di animali vivi emanati nel 2020 in tutta la Cina. Questi divieti si diffusero poi in altri Paesi e in altri mercati mondiali, il che impedì il commercio di animali selvatici e ridusse i vettori; il contagio diminuì anche perché ci fu un miglioramento dei sistemi sanitari pubblici e della prevenzione, e vennero sviluppati vaccini e farmaci efficaci.

Gli insegnamenti basilari che l’uomo ha ricavato in questi tragici 50 anni di crisi globali che si è auto-inflitto, come le pandemie, le alluvioni, gli incendi, la siccità ed altre catastrofi climatiche violente, si sono rivelati molto semplici e principalmente fondati sulle scoperte di Charles Darwin e altri biologi del diciannovesimo e ventesimo secolo.

• Noi umani siamo una specie con minime variazioni del nostro DNA di base.

• Evolviamo insieme ad altre specie nella biosfera del pianeta grazie alla selezione naturale, rispondendo ai cambiamenti e agli stimoli che si verificano nei vari habitat e ambienti.

• Siamo una specie presente in tutto il mondo, poiché siamo emigrati dal continente africano verso tutti gli altri e abbiamo rivaleggiato con altre specie, causando varie estinzioni.

• La nostra colonizzazione e il nostro successo planetario in questo Antropocene del ventunesimo secolo sono stati resi possibili dalla nostra capacità di unirci, cooperare, condividere ed evolvere in popolazioni e organizzazioni sempre più grandi.

• L’umanità è passata dalle tribù nomadi ai primi insediamenti in aree rurali, ai primi villaggi, alle città e poi alle megalopoli del ventesimo secolo, dove viveva più del 50% della popolazione mondiale. Fino alle crisi climatiche e alle pandemie dei primi anni del XXI secolo, qualsiasi previsione lasciava intendere che queste grandi città avrebbero continuato a crescere e che la popolazione mondiale oggi, cioè nel 2050, avrebbe raggiunto i 10 miliardi di persone.

Ora sappiamo perché la crescita della popolazione si arrestò a 7,6 miliardi nel 2030, proprio come si aspettava l’IPCC nel migliore dei casi e come previsto anche in Empty Planet (2019), raccolta di ricerche in aree urbane compiute da studiosi di scienze sociali, in cui si documentava il declino della fecondità.

L’attivismo derivante da una presa di coscienza della gente comune, gli eserciti di studenti, gli ambientalisti di tutto il mondo e le donne emancipate si unirono a investitori e imprenditori più “verdi” e con valori più etici, al fine di ridurre a scala locale i mercati. Milioni di persone venivano servite da cooperative strutturate in micro-reti, alimentate da elettricità rinnovabile, le quali già nel 2012 impiegavano un numero di persone superiore rispetto a quello di tutte le aziende esclusivamente for-profit messe insieme. Non utilizzavano più il falso metro economico del PIL, e nel 2015 iniziarono a guidare le loro imprese rifacendosi ai 17 obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite per la sostenibilità e il recupero di tutti gli ecosistemi e della salute umana.

Questi nuovi obiettivi sociali e metodi di valutazione erano tutti incentrati su cooperazione, condivisione e forme dello sviluppo umano più ricche di conoscenza, usando risorse rinnovabili e massimizzando l’efficienza. Questa sostenibilità a lungo termine, distribuita equamente, apporta benefici a tutti gli esseri umani nel rispetto delle altre specie presenti nella biosfera vivente. La competizione e la creatività fioriscono grazie a nuove idee che soppiantano quelle meno utili, oltre che grazie a standard etici fondati sulla scienza e all’aumento della conoscenza all’interno di società autonome e interconnesse a tutti i livelli, da quello locale a quello globale.

Quando scoppiò la pandemia da coronavirus nel 2020, le reazioni umane furono dapprima caotiche e inadeguate, per poi diventare ben presto sempre più coerenti, ma anche molto diverse fra loro. Il commercio mondiale si limitò a trasportare solo merci rare e si riconvertì in commercio delle informazioni. Invece di spedire dolci e biscotti in giro per il mondo, spedivamo le loro ricette, così come quelle per preparare cibi e bevande vegetali; inoltre, installammo tecnologie verdi: fonti di energia solare, eolica, geotermica, luci a led, veicoli, imbarcazioni e perfino aeromobili elettrici.

Le riserve di combustibili fossili rimasero al sicuro sottoterra, poiché il carbone cominciò ad essere visto come una risorsa troppo preziosa per essere bruciata. L’eccesso di CO2  presente nell’atmosfera e rilasciata dalla combustione degli idrocarburi fu assorbita dai batteri organici del suolo, da piante ben radicate, da miliardi di nuovi alberi piantati, così come dal diffuso ribilanciamento dei sistemi alimentari umani precedentemente basati sull’agroindustria, sulla pubblicità e sul commercio mondiale di un ristretto numero di monocolture. Questa eccessiva dipendenza dai combustibili fossili, dai pesticidi, dai fertilizzanti e dagli antibiotici presenti nelle carni di animali allevati era interamente basata sulle acque dolci del nostro pianeta in via di esaurimento e si dimostrò insostenibile. Al giorno d’oggi, nel 2050, gli alimenti di tutto il mondo sono prodotti localmente, ivi incluse molte colture autoctone e selvatiche spesso ignorate, colture in acqua marina e tutte le altre piante alimentari amanti del sale (alofite), le cui proteine complete sono più salutari per l’alimentazione umana.

Il turismo di massa, e i viaggi in generale, diminuirono drasticamente, insieme al traffico aereo e all’uso di combustibile fossile ormai obsoleto. Le comunità di tutto il mondo si stabilizzarono in centri urbani di piccole e medie dimensioni, i quali diventarono ampiamente autosufficienti grazie alla produzione locale di cibo ed energia. L’uso dei combustibili fossili cessò, poiché già nel 2020 non era più in grado di competere con le fonti di energia rinnovabile che si stavano sviluppando rapidamente, né con le relative nuove tecnologie e il reinserimento creativo di tutte le risorse già usate all’interno delle nostre attuali economie circolari.

A causa del pericolo di contagio negli assembramenti, le fabbriche ad alto tasso di manodopera, le grandi catene commerciali e i grandi eventi e spettacoli negli stadi pian piano scomparvero. I politici democratici divennero più razionali, poiché i demagoghi non poterono più radunare migliaia di persone in grandi manifestazioni. Anche le loro promesse prive di contenuti fatte attraverso i social media furono limitate, dal momento che questi monopoli a scopo di lucro furono bloccati nel 2025 e oggi, nel 2050, sono utilizzati come strumenti pubblici al servizio del bene comune in tutto il mondo.

I mercati finanziari di tutto il mondo subirono un collasso e le attività economiche uscirono dal settore finanziario per diventare le nostre attuali cooperative di credito e banche pubbliche. L’industria manifatturiera e le nostre economie incentrate sui servizi ridiedero vita al tradizionale baratto e ad associazioni di volontariato, a monete locali, così come a molteplici transazioni non monetarie che si svilupparono durante i picchi della pandemia. In seguito alla diffusa decentralizzazione e alla crescita di comunità autosufficienti, le nostre attuali economie del 2050 sono diventate rigenerative invece che estrattive e le disparità sociali in termini di povertà e disuguaglianza, derivanti dai modelli basati sullo sfruttamento delle risorse e sull’ossessione per il denaro, sono in gran parte scomparse.

 

La pandemia del 2020 che fece crollare i mercati internazionali sovvertì finalmente le ideologie del denaro e del fondamentalismo di mercato. Gli strumenti delle banche centrali non funzionarono più; per questo, le iniezioni di liquidità e i pagamenti diretti e in contanti alle famiglie bisognose, come è stato fatto in Brasile, divennero l’unico modo per preservare il potere d’acquisto e per garantire una transizione economica ordinata verso le società sostenibili. Ciò spinse i politici americani ed europei a immettere nuovo denaro e queste politiche incentivanti sostituirono l’”austerità”, per poi essere investite in tutte le infrastrutture con fonti rinnovabili previste dai rispettivi programmi Green New Deal.

Quando il coronavirus si trasmise agli animali domestici, al bestiame e ad altri ruminanti, così come a pecore e capre, alcuni di questi animali divennero portatori asintomatici di questa malattia. Di conseguenza, la macellazione e il consumo di animali crollarono drasticamente in tutto il mondo. I pascoli e l’allevamento di animali producevano quasi il 15% annuo dei gas serra mondiali. Le grandi multinazionali produttrici di carne furono svendute grazie a scaltri investitori che le considerarono il prossimo gruppo di “beni incagliati” dopo le aziende di carburanti fossili. Alcune di queste si riconvertirono totalmente in aziende produttrici di alimenti a base di piante, offrendo una vasta gamma di sostituti vegetali della carne, del pesce e del formaggio. La carne di manzo divenne molto cara e difficile da trovare, tanto che le famiglie cominciarono ad allevare i propri capi bovini, come si faceva una volta, nei propri piccoli appezzamenti di terreno per la produzione locale di latte, formaggio e carne, da aggiungere alle uova prodotte dalle proprie galline.

Quando la pandemia si placò e furono sviluppati vaccini dal costo molto elevato, i viaggi da un Paese all’altro venivano autorizzati solo se si era in possesso degli attuali certificati di vaccinazione, usati soprattutto da commercianti e persone abbienti. La maggior parte delle persone in tutto il mondo preferisce ora godersi la comunità, gli incontri e la comunicazione online, oltre a viaggiare a corto raggio utilizzando il trasporto pubblico, le auto elettriche e le barche a vela alimentate da energia solare ed eolica di cui tutti oggi usufruiamo. L’inquinamento atmosferico si è quindi ridotto drasticamente in tutte le principali città del mondo.

Con la crescita delle comunità autonome, in molte città sono emersi i cosiddetti “villaggi urbani”, dei quartieri riadattati che presentano delle strutture ad alta densità, accanto ad ampie aree verdi comuni. Queste aree favoriscono forti risparmi in termini energetici e promuovono un ambiente salubre, sicuro e orientato alla comunità con bassissimi livelli di inquinamento.

 

Le città ecologiche di oggi prevedono alimenti coltivati in edifici a più piani con i relativi tetti ricoperti di pannelli solari, oltre ad orti e a un trasporto pubblico elettrico, dopo che nel 2030 tutte le auto furono vietate nelle strade urbane. Pedoni, ciclisti e persone in scooter si sono reimpossessati di queste strade e, percorrendole, danno uno sguardo a piccoli negozi, botteghe artigiane e mercati contadini. Le batterie dei veicoli ad energia solare, usati per spostarsi da un’area urbana all’altra, sono spesso caricate e scaricate batterie di notte per bilanciare il flusso di elettricità nelle case unifamiliari. Le colonnine di ricarica elettrica ad energia solare sono disponibili in ogni area e riducono quindi l’uso di elettricità da combustibili fossili derivante da impianti centralizzati obsoleti, molti dei quali fallirono nel 2030.

Dopo tutti i drastici cambiamenti dei cui frutti oggi godiamo, ci rendiamo conto che il nostro stile di vita è meno stressante, più salutare e più soddisfacente e notiamo altresì che le nostre comunità elaborano progetti a lungo termine. Per garantire la sostenibilità dei nostri nuovi stili di vita, sappiamo bene che il recupero degli ecosistemi in tutto il mondo è fondamentale per confinare di nuovo i virus pericolosi per l’uomo in altre specie animali per le quali non sono nocivi. Per recuperare tali ecosistemi, ci fu un passaggio globale all’agricoltura biologica e rigenerativa e si iniziarono a consumare alimenti e bevande di origine vegetale, nonché tutti i cibi ricavati dalle acque salate e tutti i piatti a base di alghe che abbiamo oggi a disposizione. Anche i miliardi di alberi che furono piantati nel mondo dopo il 2020 e le migliorie che furono apportate in agricoltura permisero un graduale ripristino degli ecosistemi.

In seguito a tutti questi cambiamenti, il clima mondiale si è finalmente stabilizzato e le attuali concentrazioni di CO2 nell’atmosfera sono tornate a dei livelli accettabili, pari a 350 ppm. I livelli innalzati del mare resteranno così per un secolo; per questo, molte città oggi fioriscono su terreni più sicuri e sopraelevati. Le catastrofi climatiche sono ormai rare, mentre molti eventi meteorologici continuano a perturbare le nostre vite, proprio come avveniva anche nei secoli precedenti. Le molteplici crisi e pandemie globali, dovute alla nostra precedente ignoranza circa i processi e effetti di ritorno planetari, causarono tragiche conseguenze per gli individui e le comunità. Tuttavia, noi umani abbiamo tratto molti insegnamenti da questi eventi dolorosi. Oggi, guardando al passato dal 2050, capiamo che la Terra è la nostra insegnante più saggia e che i suoi terribili insegnamenti hanno salvato dall’estinzione sia l’umanità che gran parte delle comunità viventi planetarie che noi tutti condividiamo.

 

(Fritjof Capra, Ph.D., fisico e teorico dei sistemi, autore di vari bestseller internazionali.

Hazel Henderson, D.Sc.Hon., FRSA, futurista, analista dei sistemi e di politiche scientifiche.).

 

 

 

 

Viaggio dentro l’élite

del complottismo italiano.

Rollingstone.it-GianMarco Aimi-(1-12-2021)- ci dice:

 

No vax, sovranisti, antiabortisti ma anche condannati per truffa, medici sospesi dall’Ordine e divulgatori di bufale. Ecco chi c'era al convegno che doveva essere "l'assemblea costituente del complottismo italiano".

Nel weekend lungo del 12, 13 e 14 novembre a Sacrofano, un piccolo comune del Lazio, si è tenuto un convegno dal titolo ambizioso:

“La rivoluzione costituzionale”.

È stato il primo momento in cui si è riunita ufficialmente in un solo luogo tutta la galassia del complottismo, del sovranismo, del fondamentalismo cristiano italiano: c’erano no vax, no pass, complottisti vari, sovranisti, antiabortisti, nemici della teoria del gender e del politicamente corretto.

A organizzare questa unione sacra è stato Mauro Scardovelli, che in un video aveva presentato l’evento con un discorso da vero capo di Stato:

“Un popolo non può governarsi da solo. Anche i più nobili movimenti tendono a disperdersi e a non avere più impatto sull’oligarchia del governo”.

Per questo era il momento che tutti gli esponenti più in vista dei movimenti sociali più controversi di questi ultimi anni si impegnassero nell’obiettivo comune di riscrivere la Costituzione.

E proprio come i padri costituenti nel dopoguerra “che venivano da ideologie diverse e hanno superato le differenze in nome dell’amicizia e dell’amore per il popolo”, anche in questo caso era necessario “superare i personalismi ed esprimersi, finalmente, con voce unitaria” per arrivare a unire tutti i movimenti di resistenza presenti sul territorio italiano, attualmente ancora divisi e frammentati”. Per l’occasione, Scardovelli ha stilato persino un “programma di governo”.

I media “di regime” ovviamente hanno oscurato questo momento storico del complottismo italiano. Ma ha senso invece fare una rapida rassegna di chi sono i grandi nomi che hanno partecipato a questo simposio, sai mai che in futuro acquistino una vera valenza politica.

IL LEADER.

Partiamo proprio dal suo ideatore: Mauro Scardovelli. Il suo curriculum parla di una lunga attività nei campi della psicologia e della musicoterapia. Dal 1998 ha fondato l’associazione “UniAleph umanistica”, agenzia di counseling che dedica gran parte della sua attività ha insegnare PNL – programmazione neuro-linguistica – nelle scuole.

 Da qualche anno è diventato un volto noto su internet e dallo scoppio della pandemia si è speso molto contro le politiche sanitarie introdotte dai “criminali di guerra” al governo che “fanno così perché hanno degli scopi” occulti.

Al posto dei vaccini, Scardovelli preferisce consigliare “pratiche di risveglio che consentono alle persone di acquisire molto velocemente una calma interiore”. Per metterle in pratica, ha organizzato diversi incontri che si sono distinti per la presenza di centinaia di persone tutte regolarmente senza mascherina.

I MINISTRI DELLA CULTURA.

 

Scardovelli non era certo l’unica star del convegno, che aveva lo scopo di mettere insieme “una squadra formata dai migliori intellettuali che abbiamo: economisti, esperti di finanza, giuristi, giornalisti, filosofi” per perseguire un unico obiettivo condiviso e cioè “l’integrale attuazione della nostra Costituzione”.

Fra i nomi di punta del mondo della cultura spiccava il filosofo Diego Fusaro, allievo di Costanzo Preve passato a scrivere per la rivista ufficiale di CasaPound, noto per le sue battaglie contro euro e teoria del gender, critico nei confronti di lockdown, mascherine, Green Pass e obbligo vaccinale. C’era poi il poeta e filosofo Marco Guzzi, “autore spirituale” e ideatore e leader dei gruppi “Darsi pace”, un uomo “affamato di un cristianesimo attivo, autentico” com’è stato definito da L’intellettuale dissidente.

I TECNICI.

Non potevano poi mancare i “tecnici”, cioè gli specialisti che avranno in mano alcuni posti chiave del futuro governo di unità nazionale complottista. Fra loro spiccava Alberto Micalizzi, detto “il Madoff della Bocconi”, condannato a sei anni di carcere per associazione a delinquere e truffa ai danni di risparmiatori e investitori internazionali a seguito di un’inchiesta della procura di Milano del 2014.

Ex ricercatore dell’ateneo milanese, sospeso nel 2011 sempre per problemi giudiziari, Micalizzi è ormai diventato un punto di riferimento per sovranisti e antieuropeisti grazie alle sue battaglie contro il neoliberismo e la dittatura monetaria della BCE.

Sempre restando in questo campo c’era anche Guido Rossi, economista e animatore della Fondazione Barterfly, che ha come valori “l’amore, la fratellanza, il mutuo aiuto e il senso di comunità” – in pratica propone di tonnare al baratto e a una sua “applicazione concreta ed efficace nella nostra società e nell’economia”.

 E c’era Arnaldo Vitangeli, docente di Finanza olistica presso Campo Tagore, una comunità in Sardegna che sta sperimentando l’autonomia alimentare tramite l’autoproduzione, che su YouTube ha lanciato un appello per mettere in guardia dal passaggio “dal Green Pass alla dittatura”.

Per quanto riguarda le scienze “dure” c’era invece Paolo Renati, ricercatore in Fisica dell’acqua, con studi di elettrodinamica e teoria quantistica dei campi, che ha partecipato spesso a incontri e manifestazioni no vax al fianco della senatrice ex M5S Sara Cunial. Il nome papabile per il ruolo di guardasigilli era invece quello di Elisabetta Frezza, giurista ultracattolica che da anni si batte contro “l’ideologia gender”.

I MINISTRI DELLA SALUTE.

Complice la pandemia che ha radicalizzato moltissimi esponenti della galassia complottista, per l’ipotetico ministero della Salute emerso dall’incontro di Sacrofano c’erano diversi candidati. Il più noto era lo psicoterapeuta Massimo Citro Della Riva, già sospeso dall’Ordine dei medici chirurghi e odontoiatri di Torino perché non ha provveduto alla vaccinazione anti-Covid obbligatoria per tutto il personale sanitario. Citro della Riva è l’autore di Eresia, libro negazionista pubblicato dalla casa editrice ByoBlu di Claudio Messora diventato un vero e proprio bestseller.

Più moderato di Citro Della Riva è l’anestesista e rianimatore Stefano Manera, che ha prestato servizio all’ospedale Papa Giovanni XXIII a Bergamo durante l’emergenza Covid del 2020 e che ha scritto “Morire” durante la pandemia. Nuove normalità e antiche incertezze.

Manera è moderato nel senso che perlomeno non nega l’esistenza del virus e della pandemia, anche se per lui l’emergenza è già finita: nel presentare il volume ha detto che “abbiamo vissuto mesi drammatici ma ora la situazione è diversa” e che “non c’è motivo di mantenere un clima di terrore nella popolazione”.

 

I REFERENTI POLITICI.

 

La squadra di governo complottista anche trovato degli alleati che hanno già frequentato i palazzi del potere. In primis il deputato ex M5S Pino Cabras, ora passato nel gruppo parlamentare “Alternativa c’è” composto dai fuori uscitii grillini. L’onorevole Cabras si è dimostrato fra i più attivi a ricorrere contro il Green Pass per i parlamentari, che per lui è “un lockdown per i non vaccinati mascherato”.

C’è poi Marco Mori, volto noto del sovranismo italiano, già aderente a Vox Italia di Diego Fusaro e molto vicino a Italexit, il partito fondato da Gianluigi Paragone con lo scopo di “liberare il nostro paese dalla gabbia dell’Unione Europea e della moneta unica”.

A loro si aggiungono due movimentisti come Stefano D’Andrea, presidente del Fronte Sovranista Italiano e Moreno Pasquinelli, portavoce di Fronte del dissenso: quest’ultimo, un no vax dichiarato, è stato per 30 anni parte della sinistra antagonista, passando dall’estrema sinistra del PCI a rappresentare, oggi, un insieme di sigle unite contro la “dittatura sanitaria”.

L’APPARATO DI PROPAGANDA.

C’è poi il settore della comunicazione, che è quello su cui forse l’eterogeneo movimento complottista italiano è più forte. Al convegno di Sacrofano era presente Claudio Messora, giornalista ed ex capo della comunicazione del Movimento 5 Stelle nonché fondatore di ByoBlu, vero punto di riferimento del complottismo e del sovranismo italiano.

C’era poi un altro nome noto come Fulvio Grimaldi, giornalista controverso che negli ultimi anni ha cominciato a occuparsi anche di scienza e vaccini, e Franco Fracassi, autore di Hitler 1945. La fuga, i segreti, le bugie, un libro presentato con la fascetta “la storia la scrivono i vincitori”, nonché autore di videointerviste esclusive al leader di Forza Nuova Roberto Fiore, all’ex fondatore della P2 Licio Gelli e al neofascista Stefano Delle Chiaie.

Infine erano presenti alcuni autori di culto nel mondo complottista. Come Tiziana Alterio, autrice del bestseller Il Dio vaccino, la cui prefazione è firmata proprio dall’organizzatore del convegno Mauro Scardovelli, e come l’economista Ilaria Bifarini, autrice di Il grande reset. Dalla pandemia alla nuova normalità.

 C’era poi Enrica Perucchietti, antiabortista e nemica giurata della teoria del gender oltre che autrice incredibilmente prolifica (7 libri solo nel 2013, 5 nel 2014) tra le cui opere annoveriamo Governo globale. La storia segreta del Nuovo Ordine Mondiale.

Un popolo non può governarsi da solo” diceva Scardovelli nel presentare l’evento. Come dice l’adagio, però, meglio soli che mal accompagnati.

 

 

 

 

LA FINE DEL DOMINIO

DELLE ELITE DI DAVOS.

Databaseitalia.it-Gianmarco Landi-(5 settembre 2021)-ci dice:

 

Quando l’ultimo soldato americano in Afghanistan è partito dall’aeroporto Kharzai di Kabul, i giornalisti dei media mainstream sono andati totalmente in tilt non riuscendo a spiegare il senso di quello che stava succedendo. Dopo 20 anni di conflitti iniziati con due aerei che tutti noi abbiamo visto in TV conficcarsi nelle Torri Gemelle, arriva questo clamoroso crollo della realtà raccontata per ologrammi e narrazioni mediatiche.

Si tratta di un cedimento strutturale delle élite di Davos che coincide con la caduta di Biden entro la fine dell’anno, di cui Garrett Ziegler, ex advisor alla Casa Bianca di Donald Trump, ha preconizzato in una diretta di Data base Italia la settimana appena conclusa.

Ziegler ha previsto che Biden darà le dimissioni entro la fine dell’anno, e per capirne il motivo occorre soffermarsi su alcuni importanti accadimenti negletti dai media tradizionali per loro insipienza o sordida malafede.

Pochi mesi fa il leader dei Dem americani Joe Biden, all’atto del suo insediamento ci veniva dipinto da tutti i media come il genio politico globale che aveva sconfitto Trump sospinto dalla forza di un record di elettori di molto superiore anche a quello di Obama, nonché portatore di un consenso internazionale unanime.

Il vice di Obama era arrivato alla Presidenza senza fare nemmeno un comizio affollato che ne attestasse il consenso, una condizione che sarebbe stata superata da una nuova normalità democratica sotto la Pandemia del virus cinese,  in cui i media e i social media, quasi come per i vaccini covid,  avevano saputo inoculare in testa alle persone il convincimento che un enorme massa di voti postali sarebbe stata espressa per Biden.

Poco avrebbe dovuto importare che questa enorme massa di voti sarebbe comparsa improvvisamente dopo la chiusura delle urne, e che chi non era d’accordo con questa nuova normalità veniva censurato sui Social Media, tv e giornali come fossimo in una ‘normale’ dittatura.

 La presidenza Biden è stata la realtà sebbene trattasi dell’unico caso nella Storia di un Presidente americano entrante, la cui elezione è in discussione 8 mesi dopo in molti grandi stati americani, continuando ad essere totalmente disconosciuta dal Presidente uscente Donald Trump, il quale ha assurdamente lasciato la Casa Bianca proclamandosi vincitore delle elezioni.

A Davos evidentemente si aspettavano Trump abbarbicato alla poltrona ed infatti un bel ‘piattino’ gli era stato approntato su tale presupposto,  per il fine di scatenare una guerra civile americana in cui i patrioti sarebbero stati dipinti come la versione a stelle e strisce dei talebani, mentre Trump sarebbe stato narrato come un aspirante dittatore alla Saddam Hussein o alla Gheddafi.

Ma l’uomo dai capelli arancioni ha reagito da saltellante cavallo matto sulla scacchiera globale, e anche in questa occasione ha combattuto queste potenti élite massonico aristocratiche a modo suo, cioè facendole esprimere come delle malattie inarrestabili,  cercando di contenere gli effetti sintomatici con un mix di farmaci naturali ad effetti collaterali indecifrabili per le intelligenze lineari, tuttavia nel senso di indirizzare a risolvere le cause del male alla lunga.

Trump, infatti,  non ha difeso la legittimità delle elezioni che avrebbe coinciso con la lotta per la sua poltrona, e se ne è andato da sconfitto vittorioso (in realtà ha fatto finta di farlo), e non ha mai rispettato gli obblighi del silenzio politico a cui sarebbe stato chiamato se avesse riconosciuto Biden vincitore.

Perciò oggi più che mai irride Sleepy  Joe  che dorme durante i meeting, beffandosi delle bucce di banana che stanno mandando con il culo per terra sia lui, sia chi aveva confidato in lui, mentre si attende l’esito degli audit forensi sui brogli alle elezioni 2020, l’aspetto meno importante di quanto mi accingo a raccontare e spiegare.

Le presidenziali americane sono state segnate dalla situazione di emergenza Covid 19 e dalla truffa del voto postale che ha mascherato i presunti vincitori in seno alla più grande Democrazia al Mondo alla stregua di banditi a volto coperto, ma questi banditi sono espressione di un Sistema malvagio e corrotto, non la causa del Sistema.

La competizione è avvenuta a colpi di hacker informatici, avvocati, bugie e camioncini postali guidati da mafiosi,  e ha costituito l’equivalente della battaglia tra gli Uboat (i sottomarini nazisti) e le navi mercantili  dell’Atlantico nei primi anni della II° Guerra Mondiale, una battaglia sotto il livello del mare e non riferita nelle prime cronache della Storia, perché tenuta a colpi di servizi segreti, decodificatori di codici e nuove metodologie tecnologiche che dall’avvento della macchina di Turing in poi hanno visto alla fine soccombere il regime del pupillo del Cartello farmaceutico di quel periodo, Adolf Hitler.

Ad ottanta anni di distanza dalla Seconda Guerra Mondiale i discendenti di quelle élite  aristocratiche a supporto dei nazisti, che da sempre concepiscono il cammino degli esseri umani con un bastone del comando saldamente adoperato dall’alto verso il basso in senso di sociologia a ordine gerarchico rigido, si stanno fronteggiando con quelle democratico-umanistiche,  scontrandosi sul senso lungo cui introdurre nel cammino dell’Umanità molte nuove tecnologie. Mi riferisco, ad esempio,  ai computer con intelligenze artificiali, agli algoritmi quantistici, ai nanocircuiti o all’applicazione delle trasmissioni in remoto anche in relazione al corpo umano, ed è solo per questi motivi se ci troviamo in uno scenario di emergenza pandemica da guerra fredda, non potendo più le élite causare conflitti bellici tradizionali tra stati di volta in volta schierati con loro o contro di loro, così come accaduto in tante epoche passate.

 

Le èlite di Davos,  capeggiata dal suo front man Klaus Schwab (l’uomo in copertina nell’articolo), ha coltivato il sogno di poter imporre un Great Reset ed una società occidentale sotto un ordine mondiale non più democratico e con politiche statali autodeterminate dai vari popoli, nemmeno in apparenza come concessoci negli ultimi due decenni,  cioè all’insegna dell’esercizio di un potere con dei il Re di bastoni;  ovviamente trattasi di bastoni moderni altamente tecnologici e di sofisticata base eugenetica. Purtroppo per loro piano del Great Reset è stato troppo accelerato per riuscire, nonché disturbato a causa dei sassolini infilati da Putin e Trump in certi ingranaggi,  perciò esso è oggi destinato a fallire.  Biden è la statua del fallimento dei piani di queste élite di Davos e le vicende afgane costituiscono una plastica rappresentazione di questo insuccesso.

Dopo nemmeno 8 mesi dalla cerimonia di insediamento tetra e finta, Biden si accinge a consegnarsi alla Storia con l’immagine di un pugile suonato che non si regge in piedi mentre sale le scalette del ring alla sua prima uscita sull’Air Force One.

 Il claudicante presidente eletto a furor di un popolo di postini, hacker, giornalisti venduti e  fact checker intenti a tappare la bocca a tutti i dissidenti, lo stordito ottantenne  ha racimolato una sfilza di sconfitte politiche una più pesante dell’altra, ed oggi barcolla nell’incapacità assoluta di far capire al Mondo quello che è successo in Afghanistan. La sconfitta in Afghanistan non è di Biden, né è quella di un’America che fugge dinanzi ad un avversario ridicolo, che oggi sappiamo mai realmente esistito, ma è la definitiva alzata di testa della più potente organizzazione al Mondo, le Forze Armate USA, che si  sono definitivamente rivoltate contro i burattini delle élite  del Nuovo Ordine Mondiale. Biden, così come la gran parte dei leader della Democrazia USA dagli anni 90 in poi, è un burattino delle élite di Davos e oggi è umiliato perché i suoi burattinai sono stati sconfitti nel momento in cui sono stati costretti ad accelerare le mosse del Great Reset nonostante in America e Russia ci fossero due situazioni politiche a loro ferocemente avverse (Trump e Putin). Vi racconto in sintesi breve la cronaca di questa sconfitta.

Trump ci aveva detto: ad agosto ci saranno eventi dirompenti, e in effetti gli sconvolgimenti a Kabul sono destinati a dispiegare effetti in ogni angolo della Terra, soprattutto in Europa e in Italia, mettendo un giogo politico internazionale sopra a Mario Draghi, il presidente dei lavori del G20 che si terrà a Roma a fine ottobre 2021.

Nessuno si dispera per la fine della guerra afghana, sostanzialmente ritenuta inutile dalla gran parte delle persone intelligenti, né Kabul è la capitale politica di alcunché di rilevante, tuttavia la fuga dell’Esercito USA da Kabul con l’abbandono dei collaboratori afghani del Nuovo Ordine Mondiale, è un segnale dell’Esercito USA che non solo si è sganciato dal partito DEM, cioè dai più importanti burattini di Davos,ma che minaccia chiunque sia fedele alle élite di Davos di far fare la stessa fine dei collaborazionisti afghani.

La lezione di Kabul impartisce un ammonimento che terrorizza coloro i quali siano stati collaboratori dei Democratici americani o comunque burattini a servizio dei poteri di Davos, come i vari Draghi, Renzi, Letta, Monti e i tanti altri in Italia, oppure  Macron, Trudeau, Lagarde, Merkel con tutte le loro cascate di accoliti da sempre allineati all’insegna di quella ideologia denominata “Nuovo Ordine Mondiale”. Questi burattini di Davos si stanno dividendo tra coloro i quali continuano ad accelerare il velleitario Great Reset, come ad esempio accade in Italia,  e coloro i quali invece stanno già dando l’ordine ‘macchine indietro tutta’  sulla pandemia covid,  perché iniziano a  domandarsi cosa succederà loro qualora l’Esercito USA imponesse a Biden uno scenario di guerra nel pacifico alla Cina.

 Come farebbero a stare ancora allineati agli input del Global Economic Forum, che considera Pechino e il PCC il giocatore pivot della squadra del Nuovo Ordine Monsiale, se a Biden venisse intestata una guerra contro la Cina?

Cosa accadrebbe in senso di reazioni popolari e carriere politiche qualora le colossali bugie retrostanti alla Globalizzazione e al Covid fossero rese di pubblico dominio in ragione di una guerra che imporrebbe altre narrazioni pubbliche contro la Cina e il Chinavirus? 

Se Biden o Harris fossero dei leader  realmente vittoriosi su Trump, essi dovrebbero spiegare quanto è successo in Afghanistan non tanto ai loro elettori in America, ma soprattutto ai loro alleati nel Mondo i quali, invece,  venerdì notte si sono visti recapitare una bomba atomica sotto ogni loro scrivania: il burattino Biden ha declassificato l’indagine dell’FBI su quanto realmente accaduto a New York l’11 settembre 2001, cioè ogni presupposto all’aggressione legittima dell’Afghanistan  e all’agire del Pentagono dominato dagli attori del Nuovo Ordine Mondiale dal 2001 in poi.

 Questo significa aver minato la stabilità di tutti i filoni di governo e di potere nel Mondo, insediatisi all’insegna delle massonerie aristocratiche e di ogni loro tentacolo, come ad esempio la Trilateral, il Club of Rome o il Bilderberg.

Voler spiegare cosa sia stato in realtà l’11 settembre 2001 è come voler spiegare la reale natura della Pandemia Covid 19 (un contesto di arma biologica geopolitica), cioè materie che possono scatenare in Francia o in Italia nuove Sale della Pallacorda o impiccagioni collettive sulle tettoie delle pompe di benzina, e questo sia Macron che Draghi lo possono capire perfettamente.

I fatti di Kabul sono importanti perché ci dicono che i democratici in America non hanno più il controllo (e il rispetto) dell’Esercito Usa, quindi non hanno più alcun futuro.

Qualora il pugile suonato Joe Biden si ostinasse a non gettare  la spugna o lo facesse per far salire sul ring Kamala Harris, il senso di quello che deve succedere non potrebbe essere fermato e forse sarebbe anche peggio per i democratici e i banchieri, perciò è molto più probabile un ritorno di Trump sfruttando gli audit forensi sulle elezioni presidenziali.

 La potenza dei tanti pugni ricevuti da Biden e dai banchieri, probabilmente indurrà a miti consigli i veri leader DEM, Hillary e Obama, sempre più silenziosi e intimoriti nella consapevolezza che Kamala Harris sarebbe una burattina capace di sostituire Biden salendo sul ring politico internazionale solo per esibire il cartello del numero di round, ancheggiando sinuosamente tra copertine patinate ed eccitanti servizi televisivi, ma non sarebbe certo in grado di ribaltare le sorti del match al suono di una campanella che darebbe l’inizio ad altre scariche di pugni sul tipo di quelli che nel seguito mi accingo a ricordare.

In questi poco meno di 8 mesi di Biden nulla è andato nella direzione di far credere che i DEM abbiano preso un qualche potere di guida delle istituzioni americane,  in grado di dispiegare in ambito geopolitico internazionale qualcosa di significativo. L’elenco delle sconfitte di Biden e del Nuovo Odine Mondiale  è assolutamente impressionante, e forse un avversario delle élite di Davos, come me,  dovrebbe augurarsi che Biden non duri solo altri tre anni, ma continui pure per i successivi 4!  

A titolo di esempio si consideri la fine ingloriosa della grande amica di Hillary Clinton e Soros, Aung San Suu Kyi, deposta in Myanmar (Birmania), uno snodo di transito nella tratta di bambini,  con i giornalisti benpensanti sbigottiti per le insolenze dei militari birmani e la ‘desistenza’ dell’Esercito e della diplomazia USA.

La Birmania è un piccolo stato ma l’accadimento era già assai enunciativo del nuovo corso all’insegna apparente della leadership di Biden, portatore di una realtà diametralmente contraria agli auspici del giornalismo più cialtronescamente globale.

E cosa dire dell’incidente a traiettoria fallica della nave Evergreen nel Canale di Suez, che ha visto l’Egitto schierarsi come ribelle rispetto al potere globalista, squarciando così il fianco scoperto alla Via per la Seta, la base di un ordine economico voluto da Davos che però è possibile da perseguire senza l’obbedienza ai Dem da parte dell’Esercito USA, e quindi anche senza l’allineamento al Globalismo dello stato geograficamente posto a metà tra l’Asia e l’Africa.

 Il presunto incidente della nave della compagnia in cui Hillary Clinton sedette nel Consiglio di Amministrazione prima della luminescente carriera politica, aveva visto la presenza in quelle acque di un gran numero di navi di Putin, grazie all’appoggio della Turchia (uno dei primi stati che si sganciò dal Nuovo Ordine Mondiale già nel 2016), e ciò ha voluto dimostrare l’impatto devastante dei disegni di Davos che un conflitto  nell’area avrebbe avuto nel senso di annichilire la movimentazione di merci e di energia proprio sulla Via della Seta.

 Forse per questo importante accadimento alla fine della primavera scorsa abbiamo avuto lo sconvolgente esito del G7  in Cornovaglia, in cui Trump non c’era, ma c’era il Make America Great Again a fare la linea di schiacciamento della Cina, stupendo i padroni del discorso televisivo e tutte quelle schiere di giornalisti occidentali venduti al Partito Comunista Cinese, costretti obtorto collo a registrare un’alleanza dei paesi occidentali Anti-Cina,  portata avanti proprio dal loro beniamino anti-Trump e filocinese, Joe Biden. In quella occasione abbiamo visto per la prima volta Biden poter adoperare l’Air Force One, e poi abbiamo capito tutti perché non glie lo avessero messo a disposizione prima: evidentemente la scaletta di accesso è troppo pericolosa per lui.

 Ed in ultimo, ma non per importanza, si deve considerare la politica della FED, che ha sparato creazioni di liquidità nell’ordine di trilioni di dollari con inflazione americana galoppante e già arrivata oltre il 5%, con ciò rinnegando la madre di tutti i ‘sacerdozi’  finanziari della Globalizzazione, con il presunto tetto del 2% di inflazione.

 Questa ultima cosa significa voler preparare un collasso capitalistico finanziario in borsa e nel sistema finanziario basato sulla moneta fiat, da intestare a Biden per schiantare i Dem e il potere dei banchieri di Davos, e non certo per impostare il declino controllato del dollaro in favore del capitalismo finanziario di Pechino, come aveva dichiarato di voler fare George Soros e così come era previsto del Great Reset di Davos.

Appena insediatosi Biden, ricorderete la vicenda Game Stop, e come gli uomini a Wall Street delle élite di Davos fossero ‘malmenabili’ facilmente da giovani patrioti in grado di sfilare oltre un miliardo di dollari dalle tasche dei fondi speculativi, i quali per la prima volta fu dimostrato come potessero facilmente essere vittime di speculazione e non più carnefici.

Questa piccola vicenda ha implicazioni molto significative nel senso di voler esercitare un nuovo dominio nel mondo finanziario, anche nel senso di contemplare la volontà di una crisi economica controllata a scapito dell’Alta finanza per creare le condizioni di un rilancio del dollaro rimodulando il sistema monetario con clausola d’emissione gold backed (o asset backed) e non più fiat (emessa creando debito), impiegando le intelligenze artificiali e le possibilità quantistiche non certo per telecomandare in remoto gli esseri umani e le loro possibilità di guarigione o malattia, bensì per esautorare i tecnocrati  del potere di impilare l’umanità in una piramide sociale la cui punta gode del 50% delle ricchezze, e tutti gli altri 8 miliardi di persone sono messi a stecchetto con il collarino del debito, come dei cagnolini che mangiano o meno se lo vuole il padrone.

 

 

 

 

Henry Makow. Quanto tempo

vivranno i vaccinati.

Databaseitalia.it- Redazione- (245 luglio 2021)- ci dice :

 

Spesso mi viene posta la domanda:  “Se ho preso il “vaccino”, quanto vivrò?

Ho rinviato questa domanda a un mio amico, il dottor Mylo Canderian, Ph.D. [nato Milos Iskanderianos, Corfù, Grecia, 1938], che ha sviluppato il brevetto per l’ossido di grafene per l’uso come “arma biologica ematologica” nel 2015.

In piena trasparenza, il dottor Canderian è quello che definirei un “globalista genocida”, che segue il Precetto Dieci delle Georgia Guidestones, di cui si discute molto raramente, affermando “Non essere un Cancro sulla Terra; Lascia spazio alla natura”.

Il dottor Canderian è un collaboratore medico dell’Organizzazione mondiale della sanità ed è anche molto favorevole a Klaus Schwab e al “Grande reset”, e all’inaugurazione di una valuta digitale mondiale che è un obiettivo secondario dell’OMS per il 2022.

Il Dr. Canderian è dell’opinione che il 95% della popolazione mondiale siano “Mangiatori Inutili” che necessitano di essere soppressi il più rapidamente possibile.

“Guarda il centro di Chicago, Baltimora o Los Angeles”, ha affermato, “e vedrai chiaramente perché gli Useless Eaters devono essere abbattuti come cani rabbiosi”.

Ha espresso il suo disprezzo per gli “educatori infettivi” che promuovono la teoria della razza critica ed è fiducioso che il “vaccino” metterà fine al “cancro umano sulla Terra”.

Il dottor Canderian è un ardente sostenitore del dovere e dell’obbligo della massoneria di liberare il mondo dalla “piaga dell’umanità”.

Eppure, a livello personale, io e lui condividiamo la passione per lo stesso piatto esotico servito a L’emince de Veau a Ginevra: crema di zuppa di colibrì seguita da lingua di alce.

Entrambi siamo fan dello chef Gaston Sere de Rivieres, che è un genio culinario.

Quindi, ho chiesto a Mylo: “Come possono i “vaccinati” sapere con certezza quanto tempo devono vivere una volta che sono stati iniettati?”Mi ha presentato le informazioni, chiamate “Formula di fine ciclo”.

Ha spiegato quanto sia facile calcolare.”Il potere della semplicità”, ha detto. “C’è un ciclo massimo di dieci anni dall’iniezione alla fine del ciclo”, [o morte], ha elaborato. “Ed è estremamente facile da determinare.”Ha detto che qualsiasi ematologo può vederlo in pochi secondi al microscopio e ancora più facilmente al microscopio elettronico. “La percentuale di sangue colpito [o contaminato] da o con ossido di grafene è la reciprocità del calcolo di fine ciclo”, ha divulgato.

In altre parole, un “inoculato” [come chiama chiunque sia stato infilzato con l’arma biologica per iniezione letale di autorizzazione all’uso sperimentale Eugenics Depopulation] con un deterioramento del 20% di ossido di grafene nel sangue, salvo altri criteri di input, vivrà per 8 anni. [10 anni meno 20%].Qualcuno con il 70% di deterioramento dell’ossido di grafene non vivrà più di 3 anni. [10 anni meno 70%].

La dottoressa Jane Ruby è stata recentemente  intervistata da Stew Peters sul suo podcast  e ha mostrato esempi di come appare il sangue deteriorato quando esposto all’ossido di grafene.

L’ossido di grafene, per coloro che non lo sapessero, è il componente delle proteine ​​e dei prioni del picco dell’RNA messaggero, che è in guerra con il cuore, i polmoni, il cervello e il sangue per l’ossigeno.

L’ossido di grafene è una spugna di ossigeno che priva il corpo dell’ossigeno necessario e causa molte complicazioni, incluso ma non limitate a shock anafilattico, coagulazione del sangue, paralisi polmonare fatale, cancro mitocondriale e cancro endoteliale.

Il punto di vista del Dr. Mylo Canderian è più o meno lo stesso di Klaus Schwab, Bill Gates e del CEO di Big Pharma: LASCIATELI MORIRE TUTTI!

Ho chiesto a Mylo cosa fanno l’effetto del secondo e terzo colpo e dei booster e come cambia la tabella di fine ciclo.

Mylo ha risposto: “È tutto misurabile attraverso i test ematologici. Più iniezioni e booster ricevono gli imbecilli, peggiore sarà il loro sangue al microscopio e prima si trasformeranno in fertilizzante. Alla fine, gli ho chiesto come il complotto per uccidere così tanti miliardi di persone potesse essere tenuto così segreto da un tale gruppo di élite.La sua risposta è stata: “Non sai molto sulla Massoneria, vero, Steve?” E il gioco è fatto.

(henrymakow.com/2021/07/how-long-do-vaccinated-have-to.html).

 

 

 

 

AVVERTIMENTO DA BIOCHIMICO E

TOSSICOLOGO CANADESE: i vaccini mRNA

causano “tossicità simile alle radiazioni”

progettati per avvelenare.

Databaseitalia.it- Redazione- (28 gennaio 2022)- ci dice :

 

Il dottor Michael Palmer, professore associato di biochimica, farmacologia e tossicologia presso l’  Università di Waterloo in Ontario, Canada, mette in guardia sui vaccini mRNA Covid-19 perché sono progettati per avvelenare i riceventi .

“La tecnologia nel vaccino mRNA è davvero una tecnologia progettata per avvelenare le persone”, ha affermato Palmer.

Palmer ha spiegato che uno dei suoi componenti principali, l’RNA messaggero, dovrebbe entrare nel corpo delle persone per riconoscere il coronavirus e formare una risposta ad esso. L’altro componente principale del vaccino mRNA, le nanoparticelle lipidiche, racchiuderebbe l’RNA messaggero per proteggerlo mentre è in trasporto e aiutarlo a entrare nelle cellule del corpo.

Ciò di cui non parlano i fautori dei vaccini mRNA sono gli elementi tossici all’interno del vaccino, in particolare i lipidi cationici oi lipidi caricati positivamente. Questi sono cruciali per il rilascio dell’mRNA .

“Tendono, una volta all’interno della cellula, a interrompere la respirazione mitocondriale “, ha detto Palmer. In un’altra intervista, ha spiegato che l’interruzione della respirazione mitocondriale può causare mutazioni e danni genetici.

Palmer ha inoltre spiegato che i vaccini mRNA tendono a causare “un periodo di immunosoppressione” nelle persone che vengono vaccinate.

“Non siamo davvero sicuri di quale parte di questa immunosoppressione attribuire alla proteina spike e quale parte attribuire ai lipidi cationici, ma penso che sia plausibile che ci sia un contributo da parte di questi lipidi cationici”, ha detto.

A causa del danno che i vaccini mRNA fanno al corpo, una delle prime vittime sono i linfociti, che formano “la spina dorsale del tuo sistema immunitario specifico”, secondo Palmer.

“Ogni volta che il sistema immunitario riconosce un nuovo virus, i linfociti stanno facendo il riconoscimento e stanno anche facendo almeno parte della lotta contro quei microbi. E queste cellule sono le più suscettibili al danno genetico”, ha detto. “È risaputo che se si impone un danno genetico, queste sono le prime cellule ad andare”.

I vaccini mRNA causano “tossicità simile alle radiazioni.

Palmer ha sottolineato che i lipidi cationici sono anche noti per causare “una sorta di tossicità simile alle radiazioni”.

“La domanda è quanto di tutto questo stia accadendo. Non lo sappiamo con certezza, perché non ci sono davvero studi di tossicità adeguati, ma ci sono abbastanza indicazioni per concludere che sia significativo”.

Palmer ha sottolineato che nessuno dei team di ricerca che lavorano sui vaccini mRNA ha mai condotto studi di tossicità adeguati prima che fossero rilasciati per l’uso da parte del pubblico in generale. Ha definito questo “uno dei grandi scandali” associato allo sviluppo del vaccino mRNA.

Proprio come con le radiazioni, il corpo ha un “limite di dose totale” per i vaccini mRNA, ha spiegato Palmer.

“Ciò significa che la dose totale per tutta la vita di questi vaccini a RNA messaggero che puoi tollerare prima di morire è limitata”, ha affermato. “Non conosciamo la quantità esatta, perché semplicemente non ci sono abbastanza dati sperimentali”.

Secondo il medico, il mondo è attualmente nelle prime fasi di questa campagna di tossicità di massa. Molte persone vengono già gravemente colpite da tossicità acuta.

“Ma la maggior parte degli altri effettivamente la fa franca”, ha detto. “Ma anche coloro che ora la stanno facendo franca, stanno accumulando la loro tossicità genetica, il loro danno al DNA, fino a questo livello finale al di là di esso semplicemente non possono andare”.

Ascolta il dottor Michael Palmer spiegare in dettaglio come i vaccini mRNA sono tossici e somministrarne di più alle persone porterà a morte certa .

 

 

 

La “Terza Guerra Mondiale”

corre anche sulla Rete.

 

Conoscenzealconfine.it -Gabriele Sannino -  (1 Luglio 2021)- ci dice :

 

Sapete in molti che dietro le quinte del Mondo c’è una guerra in atto in questo momento, un conflitto silenzioso e costante che vede una Elite e un’Alleanza (di eserciti e nazioni) fronteggiarsi senza esclusione di colpi… in molti ambiti.

Questa guerra è militare, di intelligence, sanitaria, politica, informatica ma soprattutto spirituale, vale a dire di coscienza (per chi può capire).

Oggi ci soffermiamo sull’aspetto informatico di questo conflitto: il rilascio di migliaia di mail del virologo Anthony Fauci da parte di hacker sta facendo, infatti, crollare ancora di più il castello del Codiv, dato che Fauci scrive dell’inutilità delle mascherine, dei morti in Italia causati, in realtà, da altre patologie e dell’eliminazione – ancora una volta – delle cure alternative (in particolare l’idrossiclorochina) al fine di favorire gli intrugli sperimentali di Big Pharma… che lo ha messo lì alla Casa Bianca e non solo.

I media mainstream non sanno come metterci una pezza, hanno ricevuto l’ordine che devono scaricare Fauci, cercano di minimizzare come sempre, e confidano nella solita distrazione e dimenticanza delle masse. Nel frattempo, l’èlite sta tentando il tutto e per tutto, ovvero un crash totale della rete informatica di internet… per distruggere l’intero sistema!

 

Come lo sappiamo? Semplice, così come è stato organizzato l’Event 201 nel 2019, dove si simulava una pandemia da coronavirus pochi mesi prima… che avvenisse (sic!), il 9 luglio il World Economic Forum ha confermato che non si riunirà ma organizzerà un’altra “esercitazione” chiamata “Cyber Poligon” 2021, dove si “simulerà” un attacco globale alla rete internet, cosa che farebbe – oggi – fermare tutto, dagli approvvigionamenti alimentari ai servizi ai trasporti.

 

Questi Demoni, in sostanza, vogliono il caos il prima possibile – e il più presto possibile! – ciò per arrivare al loro obiettivo, quel Great Reset che anticiperebbe il loro Nuovo Ordine Mondiale.

“La crisi del COVID-19 sarebbe vista in questo senso come un piccolo disturbo in confronto a un grande attacco informatico”, ha dichiarato Klaus Schwab, uno dei fondatori del World Economic Forum.

Nel frattempo, tre settimane fa, sono andati in crash molti siti di media internazionali come Bloomberg, BBC, New York Times, perfino Amazon. L’Alleanza – dal canto suo – sta sviluppando un progetto di tv e internet quantistico che oscurerà tutti i media che conosciamo. Non solo, li rivoluzionerà completamente.

Come vedete, la terza guerra mondiale è in pieno svolgimento: purtroppo non siamo in molti a vederla, dato che la propaganda è fortissima. Una cosa è certa: seguire le loro narrative è pericoloso da ogni punto di vista.

(Gabriele Sannino- gabrielesannino.it/2021/06/08/la-teza-guerra-mondiale-corre-anche-sulla-rete/).

 

 

 

 

L’enorme Business dei

“Re dei Tamponi”.

Conoscenzealconfine.it  -Valeria Di Corrado -  (29  Gennaio 2022)-ci dice :

I test per la diagnosi del Covid-19 sono ormai diventati uno dei business più redditizi al mondo.

Le aziende che li producono e li distribuiscono hanno visto negli ultimi due anni schizzare il proprio fatturato.

 Ma chi sono i “signori dei tamponi”?

Cina e Sud Corea detengono un oligopolio nel settore, seguite dalle multinazionali statunitensi.

 I tamponi sono diventati una gallina dalle uova d’oro: usati ormai per ogni cosa, per diagnosticare il coronavirus, per uscire dalla quarantena, per entrare nelle strutture socio-assistenziali e per i non vaccinati a cui serve il green-pass.

Basti pensare che solo in Italia ne viene processato circa un milione al giorno, tra ospedali pubblici e cliniche private, centri analisi, farmacie, hub e drive-in della struttura commissariale. Ormai ce n’è per tutti i gusti e le fasce di prezzo: molecolari e antigenici rapidi, antigenici qualitativi o quantitativi, sierologici per la ricerca di anticorpi, professionali o fai da te, naso/orofaringei o salivari.

Tra Natale e Capodanno era salita la “febbre da tampone”, una vera e propria corsa al test per avere il via libera ai festeggiamenti in casa o con gli amici.

Nelle grandi città, come Roma, Milano e Torino, le farmacie hanno registrato il sold-out delle prenotazioni.

C’è chi ha aspettato in fila ai drive-in per 3-4 ore. I test fai da te sono andati letteralmente a ruba e quei pochi rimasti nei negozi sono stati venduti con rincari del 100%.

Maurizio Arcuri, prima, e Francesco Figliuolo, poi, hanno acquistato dal 12 marzo 2020 al 20 ottobre 2021 ben 177.170.213 kit diagnostici e tamponi (con annesse provette), prevalentemente molecolari, per una spesa complessiva di 597 milioni e 354 mila euro (pensate quante cose ben più utili si sarebbero potute fare con questa montagna di denaro – ndr).

 

La commessa più grossa, pari a 89,3 milioni di euro, se l’è aggiudicata il 9 aprile scorso Arrow Diagnostic srl: un’azienda italiana, che si occupa della distribuzione di kit e reagenti per la diagnostica molecolare, “soggetta alla direzione e al coordinamento” della multinazionale coreana Seegene inc, con sede a Seoul. Quest’ultima il 3 febbraio 2020, ha prodotto il suo primo test di reazione a catena della polimerasi in tempo reale (Real Time PCR) per testare il nuovo coronavirus, noto come Allplex 2019-nCoV.

Il titolo di Seegene, quotato in borsa è passato da 10.725 won sudcoreani il primo novembre 2019 a 156.100 won il primo agosto 2020.

Al secondo posto della classifica dei fornitori di tamponi più pagati dalla struttura commissariale c’è – con 63,7 milioni di euro – Life Technologies Italia, un’azienda di Monza acquisita nel 2014 dalla multinazionale statunitense Thermo Fisher Scientific, che ha un fatturato annuo di circa 40 miliardi di dollari.

Sul gradino più basso del podio, con 60 milioni di euro (di cui 43,6 milioni pagati in un’unica soluzione il 9 aprile scorso per una commessa da 2.295.680 tamponi), c’è Abbott srl, la filiale italiana del colosso farmaceutico statunitense Abbott.

 Presente in 160 Paesi, quotato a New York, capitalizza 215 miliardi di dollari ed è al 36esimo posto nella classifica mondiale delle società che valgono di più in Borsa (Pfizer è al 34esimo posto con 220 miliardi).

Al quarto posto della classifica dei fornitori più remunerati dallo Stato italiano c’è Copan Italia spa, acronimo di “coadiuvanti per analisi”, che ha incassato in totale ben 14 commesse, per un totale di 58,2 milioni di euro (di cui 10,7 milioni solo per le provette).

Fondata nel 1979 a Mantova, l’azienda brevetta nel 2003 dei tamponi floccati, per poi espandersi in Cina, Giappone e Australia. Nel 2020, con lo scoppio della pandemia, viene aperto un sito produttivo pure in California. DiaSorin spa, azienda con sede in provincia di Vercelli che iniziò negli anni ’70 a sviluppare kit diagnostici, ha avuto commesse per 40,6 milioni di euro. Altri 30 milioni li ha incassati Technogenetics srl, un’azienda lodigiana che da oltre 35 anni opera nel campo dell’immunodiagnostica e della genetica molecolare. A seguire, con 27,4 milioni, la padovana AB Analitica srl e, con 17,6 milioni, la fiorentina A.Menarini Diagnostic srl.

Chiudono la “top ten” Greiner Bio-One Italia srl (filiale della multinazionale tedesca), con 15,6 milioni incassati il 4 novembre 2020, e la sud coreana Rapigen, con 14,8 milioni. La filiale italiana della multinazionale Usa Perkin Elmer e la svizzera Abbott Rapid Diagnostic si sono aggiudicate infine commesse per oltre 13 milioni di euro.

Sono 16mila, su un totale di 19mila, le farmacie italiane che eseguono test antigenici rapidi per il Covid-19, sulla base dei quali – in caso di risultato negativo – rilasciano il green-pass valido per 48 ore.

Ogni farmacia è libera di scegliere l’azienda dalla quale acquistare i tamponi, con l’obbligo però di attingere dalla lista approvata dal Comitato per la sicurezza sanitaria dell’Unione europea (Health Security Committee).

La lista viene aggiornata ogni 2-3 mesi, anche per seguire le evoluzioni delle varianti; l’ultima è stata stilata il 21 dicembre 2021 e raggruppa 186 codici identificativi (a ogni codice possono corrispondere più tipi di confezioni), per un totale di circa 150 aziende sparse in tutto il mondo.

Ma come si può garantire l’omogeneità del risultato tra test fabbricati in Paesi diversi?

“Le farmacie non sono un ente certificatore, per questo si rifanno all’elenco approvato dall’Health Security Committee – spiega il segretario nazionale di Federfarma, Roberto Tobia.

È una sorta di libro mastro che viene stilato dai tecnici del gruppo di lavoro degli Stati membri sulla base di determinati standard qualitativi, come gli studi sulle performance cliniche, che poi confluiscono nel riconoscimento del marchio Ce. Il 90% dei produttori dei test antigenici rapidi fa parte del mercato orientale: Cina in testa, seguita da Corea e Giappone“. Tre di queste aziende hanno sede a Wuhan, la città cinese epicentro della diffusione dell’epidemia da Covid-19.

Sui tamponi antigenici rapidi fai-da-te la Cina detiene quasi un monopolio. Che siano salivari o nasali, poco cambia. Facendo una cernita delle marche in commercio in Italia, abbiamo scoperto che il produttore è sempre lo stesso: Hangzhou All Test Biotech Co. Ltd, che ha il suo stabilimento proprio a Hangzhou, capoluogo della provincia cinese di Zhejiang. Qui vengono prodotti: JusChek, All Test, Flowflex, Clugene, Screen Check, Beright e Vivadiag.

(Valeria Di Corrado- iltempo.it/attualita/2022/01/22/news/business-tamponi-covid-chi-e-piu-ricco-nomi-societa-guadagnano-pandemia-cina-e-sud-corea-30184120/).

 

 

 

 

Il sequestro del cellulare

e la visita della DIGOS all’alba:

i colpi di coda di un sistema all’ultimo stadio.

Lacrunadellago.net- Cesare Sacchetti  -(28 Gennaio 2022)- ci dice : 

 

Il protagonista del romanzo “Il processo” di Frank Kafka, Josef K., si è svegliato un giorno per ritrovarsi accusato di un crimine del quale lui stesso non sarà mai informato durante il corso del dibattimento.

Josef K. quindi non può difendersi dalla macchina processuale che lo ha messo sul banco degli imputati perché non sa nemmeno la ragione per la quale quella macchina si è messa in moto.

Quello che mi è successo nella mattinata di ieri può dirsi sotto certi aspetti persino più paradossale di quanto accaduto a Josef K.

Prima delle sette del mattino, alle 6:40 per la precisione, gli uomini della DIGOS si presentano con un decreto di perquisizione del mio appartamento per acquisire in realtà ciò che interessava particolarmente agli agenti, ovvero il mio telefono cellulare.

A quell’ora, immagino come molti altri lettori, dormivo un sonno profondo e quindi ritrovarsi buttato giù dal letto per vedersi davanti questo decreto è un risveglio traumatico.

Gli agenti chiedono di vedere i miei documenti, controllano la vettura che utilizzo generalmente per gli spostamenti e poi alla fine acquisiscono il mio computer e il mio telefono cellulare.

Cerco di raccogliere le idee e capire che cosa mi si contesta, e questo è quello che leggo nelle motivazioni che hanno portato al sequestro dei miei strumenti informatici, che sono anche gli strumenti attraverso i quali svolgo la mia attività di giornalista.

Leggo nell’intestazione del decreto che mi vengono contestate le violazioni dei reati 290 e 656 del codice penale.

Prendo allora il codice penale e scopro che l’articolo 290 riguarda il vilipendio della Corte Costituzionale, della Repubblica, del Governo ma in nessuno dei miei articoli, tantomeno in quello contestato, mi sono espresso in maniera ingiuriose nei confronti di queste cariche, se non nei limiti del mio legittimo diritto di critica, che mi rendo conto che di questi tempi non è poi  più tanto legittimo. L’altro articolo che mi viene contestato, il 656, è quello invece relativo alla “pubblicazione di notizie, false, esagerate o tendenziose” che possono costituire un turbamento dell’ordine pubblico.

Per scoprire quali sarebbero queste notizie false o tendenziose dobbiamo leggere il capoverso seguente del decreto di perquisizione.

Se qualcuno di voi dovesse trasecolare per quello che sto per scrivere voglio rassicurarvi fin da subito che non si tratta di un errore. Lo hanno proprio scritto.

Queste le motivazioni addotte:

“perché, sul canale Telegram avente vanity name “Cesare Sacchetti” divulgava un messaggio riportante notizie false notizie in merito a presunte precarie condizioni di salute dell’attuale Presidente del Consiglio Mario Draghi, con conseguente prevedibile istigazione ad una reazione nel contesto eversivo antigovernativo “NO VAX”.

La prima cosa da notare è che siamo di fronte ad una ipotesi di reato inesistente, ovvero quella che descrive un “contesto eversivo antigovernativo NO VAX.”

No vax non vuol dire assolutamente nulla. È una espressione priva di senso inventata dalla carta stampata per bollare delle persone che non di rado non sono nemmeno contro i vaccini in linea di principio, ma si limitano semplicemente ad esprimere delle lecite perplessità e forti denunce sulla opportunità di distribuire dei sieri sperimentali e di condizionare la vita sociale alla loro ricezione.

Nella cosiddetta Repubblica costituzionale questa contestazione non dovrebbe nemmeno esistere perché siamo nel seminato della libertà di opinione e di pensiero ma questa è una delle numerose ipocrisie dei sistemi democratici che promettono libertà di espressione per poi revocarla quando questa minacci gli interessi di chi sta dietro le quinte dei palazzi del potere.L’altra cosa da far notare è che il fatto che io abbia ricevuto da fonti molto qualificate e informate la notizia che Mario Draghi avrebbe una patologia e si starebbe curando non è fino a prova contraria falso, e il fatto che questo possa turbare l’ordine pubblico è una ipotesi del tutto assurda.

Soprattutto poi sarebbe interessare sapere dove sarebbe il nesso tra la pubblicazione dello stato di salute di Draghi e l’istigazione di un immaginario contesto eversivo NO VAX?

In chi modo il primo porterebbe ad una alimentazione del secondo?

Questo è comunque l’articolo “incriminato” che ho pubblicato su Telegram lo scorso 24 gennaio e, come si può vedere, non contiene nessun “vilipendio” contro Draghi come mi viene contestato nel decreto emesso dalla procura di Roma.

Da quando infatti riportare notizie sullo stato di salute di una carica pubblica costituirebbe in qualche modo una violazione dell’ordine pubblico?

Sono pieni gli stessi media cosiddetti “mainstream” a riportare notizie sulla salute di Capi di Stato o pontefici come successo lo scorso anno nel 2021 quando alcuni organi di informazione riportavano che lo stato di salute di Bergoglio non era affatto dei migliori, e nessuno all’epoca gridò ad un allarme per un presunto turbamento dell’ordine pubblico.

Fare il giornalista significa riportare delle informazioni che vengono da fonti che si ritengono affidabili e tra queste informazioni ci sono certamente le condizioni di salute di chi ricopre una carica pubblica, dal momento che per questi personaggi non vige la privacy come per qualsiasi altro privato cittadino.

Al tempo stesso è diritto dei cittadini sapere se chi ricopre delle cariche pubbliche ha eventuali problemi di salute perché questi potrebbero pregiudicare lo svolgimento di quegli incarichi così delicati e importanti per gli interessi di una nazione e della sua collettività.

Un’altra cosa che mi ha colpito è la “tempestività” di questa perquisizione che secondo quello che mi riferiscono diversi legali è del tutto immotivata specialmente per delle ipotesi di reato del tutto infondate.

Gli agenti della Digos alla fine mi chiedono di venire con loro negli uffici della polizia postale. Quando arriviamo sul posto mi restituiscono il computer e le schede sim presenti nel mio telefono.

Nelle circostanze che hanno dato vita a questi surreali fatti devo dire al tempo stesso che gli agenti sono stati tutto sommato corretti e cortesi.

Ciò che si sono limitati a fare è fotografare il post del mio canale Telegram per accertarsi che io sia la persona che l’abbia pubblicato.

L’articolo porta la data dello scorso 24 gennaio e io ho subito il sequestro del mio cellulare solamente tre giorni dopo.

Generalmente la macchina della magistratura è molto più lenta e macchinosa per mettere in moto un procedimento simile, ma in questo caso ho constatato che c’era una particolare fretta di avviare delle procedure che in circostanze ordinarie richiederebbero tempi molto più lunghi.

Quello che mi chiedo è questo. Qualcuno aveva premura di farmi arrivare un messaggio? Qualcuno ha voluto farmi sapere che ho parlato di ciò che non dovevo parlare e che ho toccato un nervo scoperto?

In questi giorni è lo stesso Draghi che sta trattando per la sua ascesa al Quirinale e non sono io a dirlo, ma persino i media in mano a quei poteri finanziari che hanno srotolato il tappeto rosso al suo governo.

A giudicare dai risultati questa trattativa sembra avviata al fallimento perché i partiti non ne vogliono proprio sapere di trasferirlo su al Colle.

Draghi fa comodo a palazzo Chigi per tutta una serie di ragioni che abbiamo già spiegato in precedenti contributi, ma soprattutto la ragione principale è che la classe politica vuole lasciare immutato lo status quo e cercare di tirare a campare ancora un po’ nella speranza di rinviare l’appuntamento del suo sempre più vicino naufragio.

La fine dell’operazione terroristica del coronavirus avrà le conseguenze di uno tsunami e si porterà via con sé con ogni probabilità ciò che resta di un sistema politico completamente incancrenito, e allo sbando più completo.

La voce nei palazzi del potere è ormai una sola: si salvi chi può. Queste sono le ragioni per le quali i partiti vogliono che Draghi resti lì, ma Draghi non sembra intenzionato a restare in ogni caso, e sono sempre i suoi “portavoce” a riferirlo sugli schermi nazionali.

A questo punto torno al quesito che proponevo poco fa. A chi o cosa ha disturbato il mio articolo? Quale negoziazione in corso potrebbe essere stata compromessa in seguito alla sua pubblicazione?

Altre fonti altrettanto ben informate avevano riferito che l’uomo del Britannia vorrebbe cercare riparo a Bruxelles tra i palazzi delle istituzioni comunitarie qualora le porte del Quirinale dovessero restare chiuse per lui.

Non so se ciò che ho scritto possa aver irritato determinati poteri che stanno trattando eventuali buonuscite e vie di fuga. Non ho ancora risposte definitive, ma se dovessi trovarle le condividerò volentieri come ho fatto in precedenza.

So però che non è normale che la polizia entri in un’abitazione privata per delle ipotesi di reato inesistenti, così come so che quando si arriva a queste pressioni nei confronti di giornalisti, allora devono essersi necessariamente toccati gli interessi delle sfere più alte del potere.

So anche al tempo stesso che chiunque abbia messo in moto questo meccanismo ha commesso un errore madornale perché questa storia non farà altro che aumentare l’attenzione su ciò che ho scritto.Nel frattempo, continuerò a fare il mio lavoro finché mi sarà consentito farlo. Finché ci saranno lettori che leggono i miei articoli e sostengono la mia informazione libera e indipendente, questo spazio resterà aperto.

C’è comunque una consapevolezza in me che è sempre più profonda e che è corroborata dai fatti che stiamo vedendo.

Un sistema che dà vita ad un’azione del genere è un sistema che è ormai all’angolo. È una bestia ferita che si dimena e che tenta di dare gli ultimi morsi prima della sua definitiva dipartita.

Il tempo e la storia sono dalla parte di chi si è schierato per la libertà e contro questo piano per ridurre in polvere il Paese così tanto odiato dalla massoneria, ovvero l’Italia.

Non saranno pressioni di questo tipo a fermare la macchina della storia.

 

 

 

 

 

«Nuovo Ordine Mondiale»:

Storia dello Stato profondo globale.

Renovatio21.com-Matthew Ehrel - Redazione- ( 6 aprile 2021) -ci dice :

 

Il 4 febbraio 2021 un’incredibile serie di documenti originali è  stata pubblicata online in  forma anonima con la più ampia serie di prove riguardo al fatto che i servizi segreti britannici, GCHQ e MI6 che operano attraverso una moltitudine di organizzazioni di facciata come “Bellingcat e l’Integrity Initiative” abbiano lavorato senza sosta per oltre 6 anni per indebolire la Siria, la Russia e una serie di altri stati nazionali sovrani.

Questi documenti possono essere trovati integralmente qui.

Per coloro che potrebbero non saperlo,  l’Integrity Initiative  è un gruppo di propaganda anti-russo finanziato per 140 milioni di dollari dal Ministero degli Esteri britannico.

Uno dei maggiori ostacoli alla visione di questo modus operandi gestito dall’Impero britannico si trova nella fede in una mitologia che è rimasta radicata nella psiche globale per oltre mezzo secolo e dalla quale dovremmo fare del nostro meglio per liberarci.

L’esposizione della mano britannica dietro le quinte ci offre uno sguardo unico sulle reali forze storiche che hanno minato la vera tradizione costituzionale americana per tutto il 20° secolo, e anche la formazione organica di un mondo di repubbliche sovrane dal 19° secolo ad oggi.

Sfatare il mito dell’«impero americano».

Sebbene sia stata promossa da oltre 70 anni una narrativa di lunga data secondo cui l’impero britannico è scomparso dopo la seconda guerra mondiale essendo stato sostituito dall’«impero americano», è la cosa più lontana dalla verità.

«Il fascismo nel dopoguerra inevitabilmente spingerà costantemente per l’imperialismo anglosassone e alla fine per la guerra con la Russia. Già i fascisti americani parlano e scrivono di questo conflitto e lo usano come scusa per i loro odi interni e le intolleranze verso certe razze, religioni e classi»

L’America, rappresentata costituzionalmente dai suoi più grandi presidenti (che sfortunatamente possono essere identificati dalla loro morte prematura mentre prestavano servizio in carica), non è mai stata colonialista ed è sempre stata favorevole a mettere a freno le istituzioni britanniche in patria mentre combatteva il pensiero coloniale britannico all’estero.

La battaglia di tredici anni di Franklin Roosevelt con il Deep State, che egli chiamava  i  «realisti economici che avrebbero dovuto lasciare l’America nel 1776»,  fu definita in termini chiari dal suo vicepresidente patriottico Henry Wallace che avvertì l’emergere di nuovo fascismo anglo-americano nel 1944  quando disse:

«Il fascismo nel dopoguerra inevitabilmente spingerà costantemente per l’imperialismo anglosassone e alla fine per la guerra con la Russia. Già i fascisti americani parlano e scrivono di questo conflitto e lo usano come scusa per i loro odi interni e le intolleranze verso certe razze, religioni e classi».

Il fatto è che già nel 1944 una politica dell’imperialismo anglosassone era stata promossa in modo sovversivo dai think tank britannici noti come il Round Table Movement e la Fabian Society, e le basi per la guerra fredda anti-russa erano già state gettate da quei fascisti americani gestiti dagli inglesi.

Non è un caso che questa politica fascista della Guerra Fredda sia stata annunciata in un  discorso del 5 marzo 1946 a Fulton, Missouri  nientemeno che dal seguace del Round Table Winston Churchill.

L’impero colpisce.

Quando il Round Table Movement fu creato con i fondi del Rhodes Trust nel 1902, fu delineato un nuovo piano per creare una nuova élite tecnocratica per gestire il riemergere del nuovo impero britannico e schiacciare l’emergere del nazionalismo di ispirazione americana a livello globale.

Questa organizzazione sarebbe composta da generazioni di borsisti della Rhodes Scholararship che avrebbero ricevuto il loro indottrinamento a Oxford prima di essere rimandati indietro per promuovere un programma di «Stato post-nazione» nei rispettivi paesi.

 

 Questo programma seguiva in gran parte il mandato stabilito da Cecil Rhodes nel suo Settimo testamento,  che diceva «perché non dovremmo formare una società segreta con un solo obiettivo: la promozione dell’Impero britannico e il portare l’intero mondo incivile sotto il dominio britannico,  per il recupero degli Stati Uniti e per la realizzazione della razza anglosassone, ma un impero?»

Con l’aiuto di un presidente anglofilo e razzista in America, le figure di spicco che organizzano questi think tank hanno prima avanzato un programma per creare una «Società delle Nazioni» come soluzione al «problema nazionalista» che all’umanità è stato detto «ha causato» la prima guerra mondiale.

Le forze nazionaliste in America rifiutarono l’idea che la Costituzione dovesse essere resa obsoleta e il piano per la governance globale fallì. Tuttavia ciò non ha impedito al Movimento della Tavola Rotonda di riprovare. Il principale controllore della  Round Table Lord Lothian (ambasciatore britannico negli Stati Uniti) si lamentò del «problema americano» nel 1918.

«C’è un concetto fondamentalmente diverso riguardo a questa questione tra la Gran Bretagna e gli Stati Uniti sulla necessità di un controllo civilizzato sui popoli politicamente arretrati… Gli abitanti dell’Africa e di parti dell’Asia si sono dimostrati incapaci di autogovernarsi…. Tuttavia l’America non solo non ha idea di questo aspetto del problema, ma è stata indotta a credere che l’assunzione di questo tipo di responsabilità sia un imperialismo iniquo».

«Assumono un atteggiamento nei confronti del problema del governo mondiale esattamente analogo a quello che [prima] hanno assunto nei confronti del problema della guerra mondiale. Se sono lenti nell’apprendimento, saremo condannati a un periodo di rapporti tesi tra le varie parti del mondo anglofono. [Dobbiamo] far capire ai canadesi e agli americani che la partecipazione al fardello del governo mondiale è una responsabilità altrettanto grande e gloriosa della partecipazione alla guerra».

Un leader cinese della rivoluzione repubblicana di ispirazione americana del 1911 di nome Sun Yat-sen avvertì nel 1924 personalità del calibro di Lord Lothian e della Società delle Nazioni quando disse:

«Alcune nazioni che stanno impiegando l’imperialismo per conquistare gli altri e stanno cercando di mantenere le loro posizioni privilegiate come signori sovrani del mondo intero stanno sostenendo il cosmopolitismo [cioè governance globale / globalizzazione] e vogliono che il mondo si unisca a loro… Il nazionalismo è quel bene prezioso con cui l’umanità mantiene la sua esistenza. Se il nazionalismo decade, allora quando il cosmopolitismo fiorirà non potremo sopravvivere e saremo eliminati».

Nuovo nome. Stessa bestia.

Nel 1919, il Table Round Movement cambiò il suo nome in  Istituto Reale per gli Affari Internazionali  (altrimenti detto «Chatham House») con il nome di Table Round («Tavola Rotonda») relegato al suo periodico geopolitico. In Canada e in Australia, nel 1928 furono create filiali sotto le rubriche di Canadian and Australian Institutes for International Affairs (CIIA, AIIA).

Tuttavia in America, dove la conoscenza del ruolo sovversivo dell’Impero britannico era più ampiamente nota, il nome «American Institute for International Affairs» era ancora troppo delicato. Invece il nome «Council on Foreign Relations» fu scelto e fu fondato nel 1921.

Collaborando con borsisti Rhodes and Fabiani, il CFR (e le sue controparti International Chatham House) si sono soprannominati «think tank indipendenti» che si sono interfacciati con borsisti Rhodes  Fabiani nel mondo accademico, nel governo e nel settore privato allo stesso modo con la missione di promuovere un’agenda di politica estera che era in linea con il sogno dell’Impero britannico di una «relazione speciale» anglo-americana.

Uno di questi Rhodes Scholar era William Yandall Elliot, che ha svolto un ruolo importante nel mentore di Henry Kissinger e di una generazione di geo-politici di Harvard, non ultimi dei quali Zbigniew Brzezinski, Pierre Elliot Trudeau e Samuel (Clash of Civilizations) Huntington.

Kissinger e la conquista britannica dell’America.

Sebbene ci siano voluti alcuni omicidi durante gli anni del dopoguerra, l’acquisizione da parte di Kissinger del Dipartimento di Stato ha inaugurato una nuova era di occupazione britannica della politica estera americana, per cui la repubblica è diventata sempre più il «gigante stupido» che funge da «braccio americano per cervelli britannici » usando le parole di Churchill.

«Il nazionalismo è quel bene prezioso con cui l’umanità mantiene la sua esistenza. Se il nazionalismo decade, allora quando il cosmopolitismo fiorirà non potremo sopravvivere e saremo eliminati»- Sun Yat-sen.

Mentre una generazione nichilista di giovani si sintonizzava sull’LSD e una vecchia guardia di patrioti che circondavano Wallace e Kennedy era caduta nella caccia alle streghe del «terrore rosso», la teoria geopolitica veniva nutrita come un dolce veleno nella gola di una nazione addormentata, sostituendo una politica di pace e «cooperazione vantaggiosa per tutti» avanzata da veri patrioti nazionalisti come FDR, Wallace e Kennedy, con un clone imperiale che si maschera da repubblica.

Sir Kissinger non fece altro che rivelare la sua totale fedeltà all’Impero britannico  il 10 maggio 1981  durante una conferenza di Chatham House in Gran Bretagna, quando descrisse il suo rapporto con il ministero degli Esteri britannico nei seguenti termini:

«Gli inglesi erano così questione di- di fatto utile il fatto che diventassero un partecipante alle deliberazioni interne americane, in una misura probabilmente mai praticata tra nazioni sovrane .. Nella mia incarnazione alla Casa Bianca, allora,  tenni il Ministero degli Esteri britannico meglio informato e più strettamente impegnato di quanto non facessi con il Dipartimento di Stato americano… era sintomatico ».

Durante questo periodo, Kissinger ha lavorato a stretto contatto con il direttore della CIA George Bush Senior, che in seguito è stato premiato con un cavalierato per il suo ruolo nel portare avanti la prima guerra pianificata dagli inglesi al Kuwait. Questa guerra ha posto le basi per la seconda ondata di guerre in Medio Oriente, a partire dall’operazione orchestrata dagli  anglo-sauditi nota come 9/11  e l’inaugurazione del nuovo «ordine statale post-nazione» di Kissinger e Blair.

Questa era l’era celebrata sia da Kissinger che da Bush in vari luoghi come «il Nuovo Ordine Mondiale».

(Matthew Ehret).

 

 

 

 

Hanno scelto la palude.

Renovatio21.com - Roberto Dal Bosco-  (30 Gennaio 2022)- ci dice :                                 

 

Mi ero disinteressato. La corsa al Quirinale non mi riusciva proprio di seguirla.

Avevo l’impressione che i partiti, i loro leader oramai inguardabili, non sarebbero riusciti a trovare una qualche soluzione che non fosse un segno di impotenza.

Certo, c’era stata la storia di Berlusconi lanciato, ed era bellissimo: lui che scatena Sgarbi in cerca di «scoiattoli», il Vittorio che chiama grillini e comunisti a ore improbabili per poi passargli Berlusconi, che fa sempre un figurone.

Era, a modo suo, stupendo: sapeva della vecchia politica spettacolo del Berlusca, quella che lo fece eleggere premier 3 volte, è fece fondere completamente la sinistra – letteralmente: dall’odio cieco per Berlusconi, alimentato dal gruppo De Benedetti (Espresso-Repubblica), vennero fuori i grillini. Nessuno lo ricorda, ma è così.

 

 Ho pensato: Silvio alla fine, però, non vuole arrivare al Quirinale. Sta facendo un assolo del suo forte, la politica-spettacolo, solare e sgangherata, per poi lanciare il suo vero candidato.

Cioè, immaginavo, Gianni Letta. Sarebbe stato bellissimo vedere cosa il capo del PD avrebbe fatto votare al partito: Enrico Letta è il nipote. La prospettiva quasi mi piaceva.

Sbagliavo terribilmente: non c’era, nemmeno in un fuoriclasse come il padrone del Monza, nessuna strategia.

Né lui, né nessun altro. Salvini aveva una strategia? No. Letta? No. Conte? Non ne parliamo. Di Maio? Chi?

La «palude», in inglese «The Swamp», fu uno dei termini clou delle elezioni 2016 di Donald Trump.

Hanno buttato lì, nel super-bowl dell’arte politica italiana, degli schemi a caso. Mosse intentate così, perché non sapevano bene costa stavano facendo.

In realtà, in un certo senso sapevano benissimo cosa stavano facendo: stavano scegliendo la palude.

La «palude», in inglese «The Swamp», fu uno dei termini clou delle elezioni 2016 di Donald Trump. La «palude», diceva la teoria, è Washington: un sistema fatto di fango, nebbia, malattie, talvolta creature mostruose. I politici, i lobbysti, i grand commis, i generali, i grandi industriali, etc. sono tutti felici di stare nella palude, dove niente cambia, al massimo si affonda un po’ nella putredine, di cui però si è parte.

Steve Bannon diede una definizione pregnante: la palude in realtà è un modello di business. Un business model di successo. La palude si perpetua perché il sistema produce trippa per tutte le bestie che abitano le se acque putride Lo stratega trumpiano disse quindi che per dragare la palude (un motto in voga in quei tempi era «dry the swamp») non sarebbe bastato Donald alla Casa Bianca, ci sarebbero voluti almeno venti anni.

La palude resiste perché è radicata, è profonda. Distribuisce danari. E sta lì da secoli.

Ora, voi capite che Roma, che sorge materialmente su una palude, sta lì da non da due secoli, ma da millenni.

Per carità, niente di tremendo: ho parlato con un servitore dello Stato di alto livello, una volta, che mi convinse pure: diceva, guarda i grillini, calati a Roma pieni di ideali, selvaggi nei contenuti e nella forma. Guardali, digeriti uno ad uno dalla palude, trasformati nel giro di pochi anni in abitanti dello stagno, dove piazzano i loro girini – parenti, amici, compagni di liceo – ad ogni piè sospinto.

Tuttavia, la palude magari dovrà pure esserci per fisiologia naturale del potere, ma in questo momento, una scelta pura per la palude è qualcosa di disperante, è qualcosa di insostenibile. Il mondo, usando le vecchie regole, è andato a pezzi.

Non vi sono stati altri momenti come questo. Nessuno di noi può ricordare niente di simile. Anche perché la Spagnola non generò questa isteria – rileggetevi l’articolo che avevamo pubblicato due anni fa sui teatri di Nuova York rimasti aperti, «Gotham rifiuta di chiudere» – e una guerra, per lo meno la guerra tradizionale, è meno spaventosa di quello che stiamo attraversando.

La guerra finisce, la guerra è l’attesa della sua fine, che tutti sanno essere inevitabile. La guerra non può durare per sempre. Per il virus non è così. La guerra non impedisce alla persone di abbracciarsi, di stare insieme, di morire mano nella mano.

Questo è il momento di crisi dove, è chiaro, si stanno per liberare energie nuove, mai viste. Fiumi di forza immensa, imprevista, che possono spazzare via ogni struttura precedente. Un momento, come dire, apocalittico.

Uno si aspetta che il politico, che se sta lì un po’ fiuto deve averlo, lo possa aver capito. Può mollare, magari anche non totalmente, la palude, e cominciare il lavoro di rabdomante sull’energia umana del futuro.

 

Così, si poteva pensare, avrebbero, forse pure con qualche mira gattopardesca, messo lì un volto nuovo, rassicurante, poco schierato.  Così, per dare al popolo, impaurito e disorientato (perché incapace di vedere la fine di questo tunnel), quantomeno la percezione di una remota possibilità di cambiamento.

Hanno deciso, così, di sancire una volta per tutte il loro divorzio dal Paese reale – credono davvero che i cittadini volessero la soluzione che sembra emergere?

No, niente. Niente. Hanno messo lì nomi partitici improbabili, bocche a culo di gallina, avanzi parlamentari riciclati in qualche stagno minore, non uno ma due nomi passati per i servizi segreti (dai servizi al Quirinale una cosa, come ha notato qualcuno, con accenti fortemente sovietici). Non un nome presentabile, non uno. Non un nome nuovo – neppure un vecchietto bonario che ispiri simpatia e firmi le leggi senza tante storie.

Non ce l’hanno fatta, perché hanno scelto la stagnazione.

Hanno scelto di buttare la palla a campanile, perché non hanno idea di cosa fare, non c’è schema, non c’è fantasia, non c’è fiducia nei compagni, c’è solo il timore di subire un goal. Spara il pallone in corner in tribuna, dove vuoi. Ma non giocare a calcio.

Hanno deciso, così, di mostrare impudicamente la loro inutilità – cosa rappresentano, cosa decidono, cosa comandano, se poi devono subire un premier che mai ha fatto politica e riciclare un presidente di un’era geologica precedente, il Giurassico pre-pandemico?

Hanno deciso, così, di dimostrarci che c’è continuità assoluta tra partiti, e ancora peggio, tra partiti e Stato? Sì, una sola, unica palude che è lo «Stato-partito» di cui ha dato una geniale descrizione l’ex ministro PSI Rino Formica.

«Lo Stato diventa partito e per risolvere i conflitti che sono dentro la società reale deve dire che non c’è destra e sinistra. C’è lo Stato».

«I segretari non vengono consultati e il governo, partito con un mix fra tecnici e politici, ora è un tutt’uno omogeneo coordinato da un presidente che ha già sperimentato come si guida una istituzione senza stato, come la Banca centrale europea – che è senza Stato ma ha i poteri di un superstato».

Hanno deciso, così, di dimostrarci che c’è continuità assoluta tra partiti, e ancora peggio, tra partiti e Stato – una sola, unica palude che è lo «Stato-partito»

Insomma: ci hanno dato tutti gli elementi per rifiutare la realtà politica-statale in blocco.

Questo rifiuto, carburato anche dalla polarizzazione sociale (cioè, dall’apartheid biotica, sempre più intollerabile anche per gli attacchi nella vita quotidiana che tocca subire ai non vaccinati) non possono dire che non era previsto.

Formica lo aveva descritto benissimo:

«La scorciatoia dello Stato che diventa partito è un’illusione con uno sbocco autoritario. Lo Stato non può assorbire i conflitti che sono nell’interno della società senza una via democratica (…) Lo Stato che diventa partito non può assorbire i conflitti che ci sono nel Paese, che invece continua a tenere aperti i problemi del conflitto sociale e civile nell’interno del Paese».

Hanno alienato ogni possibile speranza residua in una massa di elettori non indifferenti. E quindi, lasciato aperto spalancato il conflitto sociale e civile nel Paese. Questo chiunque lo sente.

A loro, probabilmente, non interessa: e lo hanno dimostrato scegliendo, senza vergogna, la palude.

 Noi facciamo parte di quel famoso calcolo sacrificale che hanno fatto tutti, dai social media ai governi pandemici: il segmento dissidente, può e deve essere eliminato.

Si deve procedere solo con la maggioranza bovina (anzi, vaccina). Dei soldi e dei voti dei piantagrane non ci importa nulla: viviamo benissimo con quelli dei bovini, sierizzati, dipendenti, obbedienti anche quando capiscono che li si porta al macello.

Lo Stato-partito vi detesta – a meno che non vi sottomettiate come gli altri, dimenticate di avere una coscienza, rinunciate agli ideali spirituali e perfino ai diritti costituzionali.

Ecco perché non si sono vergognati della farsa al Quirinale dove tutti – da Salvini, a Letta, a Conte, a Berlusconi – hanno dimostrato di non essere in controllo di nulla.

Quando nel 2023 Draghi ascenderà alla Presidenza, il partiti saranno ancora più fusi con l’apparato dello Stato – perché altre direzioni al momento non ne hanno, o meglio, hanno paura di prenderle. La palude, cioè, si infittirà. Diventerà ininfluente sapere se sei un senatore della Lega o un ex funzionario finanziario dello Stato: quello che conta è la comune, putrescente appartenenza alla palude.

Tecnicamente, succederà che Mattarella farà come Napolitano, neanche due anni e poi si dimetterà a secondo mandato lontano dalla conclusione (una nuova tradizione quirinalizia?), lasciando il posto a Draghi, che di fatto deve essere stato rassicurato da qualcuno, visto che pochi giorni fa sembrava volesse andarsene qualora non gli avessero dato la prima carica dello Stato – probabilmente sarebbe stato, cioè sarà, il primo Presidente della Repubblica mai passato per la politica, i circoli, le strette di mano, la raccolta umana dei voti, etc. e questo si vede nelle disastrose conferenze stampa. La tecnocrazia sarà quindi completa.

Quando nel 2023  la vera creatura che domina la palude, il drago, ascenderà al Collo, il partiti saranno ancora più fusi con l’apparato dello Stato – perché altre direzioni al momento non ne hanno, o meglio, hanno paura di prenderle. La palude, cioè, si infittirà.

 Tuttavia, una nota positiva. La liberazione di energie sconosciute di cui parlavamo sopra, non arresterà il suo corso. Anzi, l’intensità dell’emersione aumenterà vertiginosamente, senza dare la possibilità di comprendere in tempo quale volto essa assumerà.

Sanno di questo esiziale rischio? Ripetiamo, forse sì. Ma hanno scelto comunque la palude. Perché insetti, anfibi, rettili, mostri, possono vivere solo lì.

(Roberto Dal Bosco).

 

 

 

 

REAZIONI AVVERSE.

Quasi 35.000 segnalazioni di lesioni

da vaccino COVID tra i 5 e i 17 anni:

dati CDC.

Renovatio21.com- Megan Redshaw- (29 Gennaio 2022)-ci dice :

(Children’s Health Defense).

 

I dati VAERS pubblicati venerdì dai” Centers for Disease Control and Prevention(CDC)” includevano un totale di 1.071.856 segnalazioni di eventi avversi di tutti i gruppi di età a seguito dei vaccini COVID, inclusi 22.607 decessi e 178.994 feriti gravi tra il 14 dicembre 2020 e il 21 gennaio 2022.

I Centers for Disease Control and Prevention (CDC) hanno rilasciato oggi nuovi dati che mostrano un totale di 1.071.856 segnalazioni di eventi avversi a seguito di vaccini COVID sono state inviate tra il 14 dicembre 2020 e il 21 gennaio 2022 al sistema di segnalazione di eventi avversi del vaccino ( VAERS). Il VAERS è il principale sistema finanziato dal governo per la segnalazione di reazioni avverse al vaccino negli Stati Uniti.

I dati includevano un totale di 22.607 segnalazioni di decessi – con un aumento di 414 rispetto alla settimana precedente – e 178.994 segnalazioni di lesioni gravi, compresi i decessi, nello stesso periodo di tempo – 4.130 in più rispetto alla settimana precedente.

Tra il 14 dicembre 2020 e il 21 gennaio 2022 negli Stati Uniti sono stati segnalati 740.000 eventi avversi , inclusi 10.316 decessi e 67.496 feriti gravi.

Escludendo le «relazioni estere » al VAERS, tra il 14 dicembre 2020 e il 21 gennaio 2022 negli Stati Uniti sono stati segnalati 740.000 eventi avversi , inclusi 10.316 decessi e 67.496 feriti gravi.

I rapporti esteri sono rapporti che le filiali estere inviano ai produttori di vaccini statunitensi.

 In base alle normative della Food and Drug Administration (FDA) statunitense, se a un produttore viene notificata una” segnalazione di un caso estero “che descrive un evento grave e non compare sull’etichetta del prodotto, il produttore è tenuto a presentare la segnalazione a VAERS.

Dei 10.316 decessi negli Stati Uniti segnalati al 21 gennaio, il 19% si è verificato entro 24 ore dalla vaccinazione, il 24% si è verificato entro 48 ore dalla vaccinazione e il 61% si è verificato in persone che hanno manifestato l’ insorgenza dei sintomi entro 48 ore dalla vaccinazione.

Negli Stati Uniti, al 21 gennaio erano state somministrate 532,4 milioni di dosi di vaccino COVID, di cui 312 milioni di dosi di Pfizer, 202 milioni di dosi di Moderna e 19 milioni di dosi di Johnson & Johnson (J&J).

Dei 10.316 decessi negli Stati Uniti segnalati al 21 gennaio, il 19% si è verificato entro 24 ore dalla vaccinazione, il 24% si è verificato entro 48 ore dalla vaccinazione e il 61% si è verificato in persone che hanno manifestato l’ insorgenza dei sintomi entro 48 ore dalla vaccinazione.

Ogni venerdì, VAERS pubblica i rapporti sui danni da vaccino ricevuti a partire da una data specificata.

 

 Le segnalazioni presentate a VAERS richiedono ulteriori indagini prima che possa essere confermata una relazione causale. Storicamente, è stato dimostrato che VAERS riporta solo l’ 1% degli effettivi eventi avversi del vaccino.

I dati americani del VAERS dal 14 dicembre 2020 al 21 gennaio 2022 per i bambini di età compresa tra 5 e 11 anni mostrano:

7.052 eventi avversi , di cui 152 classificati come gravi e 3 decessi segnalati .

 La morte più recente riguarda una bambina di 7 anni (VAERS ID 1975356 ) del Minnesota che è morta 11 giorni dopo aver ricevuto la sua prima dose del vaccino COVID della Pfizer quando è stata trovata non responsiva dalla madre. Si attende l’autopsia.

14 segnalazioni di miocardite e pericardite (infiammazione del cuore).

24 segnalazioni di disturbi della coagulazione del sangue.

 I dati americani del VAERS dal 14 dicembre 2020 al 21 gennaio 2022 per i ragazzi dai 12 ai 17 anni mostrano:

27.772 eventi avversi , di cui 1.588 classificati come gravi e 37 decessi segnalati .

Le morti più recenti riguardano un maschio di 13 anni (VAERS ID 2042005 ) da uno stato non identificato morto per un attacco cardiaco improvviso sette mesi dopo aver ricevuto la sua seconda dose di Moderna e una donna di 17 anni da uno stato non identificato (VAERS ID 2039111 ) morta dopo aver ricevuto la sua prima dose di Moderna. Le informazioni mediche erano limitate e non è noto se sia stata eseguita un’autopsia in entrambi i casi.

68 segnalazioni di anafilassi tra i ragazzi di età compresa tra 12 e 17 anni in cui la reazione era pericolosa per la vita, richiedeva un trattamento o provocava la morte, con il 96% dei casi attribuiti al vaccino Pfizer.

 609 segnalazioni di miocardite e pericardite con 597 casi attribuiti al vaccino di Pfizer.

154 segnalazioni di disturbi della coagulazione del sangue, con tutti i casi attribuiti a Pfizer.

 I dati americani  del VAERS dal 14 dicembre 2020 al 21 gennaio 2022, per tutti i gruppi di età messi insieme, mostrano:

Il 21% dei decessi era correlato a disturbi cardiaci.

Il 54% di coloro che sono morti erano maschi, il 41% erano femmine e i restanti rapporti di morte non includevano il sesso del defunto.

 L’ età media della morte era 72,7.

 Al 21 gennaio, 4.925 donne in gravidanza hanno riportato eventi avversi correlati ai vaccini COVID, comprese 1.575 segnalazioni di aborto spontaneo o parto prematuro.

 Dei 3.474 casi di paralisi di Bell segnalati, il 51% è stato attribuito alle vaccinazioni Pfizer , il 41% a Moderna e l’8% a J&J.

 850 segnalazioni di sindrome di Guillain-Barré (GBS), con il 41% dei casi attribuiti a Pfizer , il 30% a Moderna e il 28% a J&J .

 2.281 segnalazioni di anafilassi in cui la reazione era pericolosa per la vita, richiedeva un trattamento o provocava la morte.

 12.704 segnalazioni di disturbi della coagulazione del sangue negli Stati Uniti Di queste, 5.646 segnalazioni sono state attribuite a Pfizer, 4.521 segnalazioni a Moderna e 2.490 segnalazioni a J&J.

 1.542 segnalazioni di infarto miocardico.

 3.817 casi di miocardite e pericardite con 2.348 casi attribuiti a Pfizer, 1.293 casi a Moderna e 164 casi al vaccino COVID di J&J.

( Megan Redshaw).

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