DISCRIMINATO SE NON VUOLE FARSI VACCINARE ?.

 NESSUNO PUO’ ESSERE   DISCRIMINATO 

SE NON VUOLE  FARSI VACCINARE”.

 

 

Green Pass stroncato dal Consiglio d’Europa:

nessuno deve farsi vaccinare se non lo vuole.

 

Conoscenzealconfine.it - Cupio Dissolvi -  ( 7 Febbraio 2022)- ci dice :

 

Gli Stati vengono esortati a “informare i cittadini che nessuno deve farsi vaccinare se non lo vuole e a garantire che nessuno sarà discriminato se non è vaccinato”.

Vogliamo vedere la faccia di Speranza (Draghi quel giorno avrà pilates…) nell’annunciare agli italiani che i grandi strateghi al Governo han deciso di rovinare la vita a milioni di cittadini, ottusamente,  per un “eccesso di zelo”. Chiamiamolo così…

Leggiamo da “ilparagone.it”:

“Il Consiglio d’Europa (organizzazione con sede a Strasburgo, distinta dall’Ue, istituita nel 1949 dalla Convenzione europea dei diritti umani con 47 Paesi firmatari, tra cui l’Italia) dà una bella stoccata all’obbligo vaccinale e al Green pass, misure introdotte formalmente o surrettiziamente nella maggior parte dei Paesi europei tra cui l’Italia.

Come racconta Stefano Valentino su Il Fatto Quotidiano, “un rapporto approvato a fine gennaio a larga maggioranza ha bocciato l’utilizzo delle certificazioni per punire i non vaccinati. Gli Stati vengono esortati a informare i cittadini che nessuno deve farsi vaccinare se non lo vuole e a garantire che nessuno sarà discriminato se non è vaccinato”.

Il testo, intitolato “Vaccini Covid-19: questioni etiche, legali e pratiche”, sostiene che il concetto di passaporto vaccinale (Green pass) è “contrario alla scienza”, in assenza di dati sull’efficacia dei vaccini nel ridurre la contagiosità e sulla durata dell’immunità acquisita.

Questo testo, spiega ancora Il Fatto, “scredita di fatto i decreti dell’esecutivo di Mario Draghi che penalizzano i non vaccinati con divieti volti testualmente alla prevenzione di SarsCov2, ossia alla neutralizzazione di infezioni e contagi. I vaccini approvati dall’Ema si sono rivelati efficaci nel prevenire le forme gravi del Covid (ricoveri e decessi). Non impediscono invece al virus di infettare l’organismo e trasmettersi a terzi. È quanto emerge da trial clinici, bugiardini e studi condotti sulle varianti Delta e Omicron”. E quindi il pericolo non sono i no vax.

Secondo il dossier consegnato recentemente al Senato dall’avvocato Renate Holzeisen, “decadrebbe anche il mutuo riconoscimento tra i Paesi dell’Ue delle certificazioni vaccinali che, secondo la normativa comunitaria, è subordinato ad evidenze scientifiche sull’interruzione delle catene di trasmissione. Una settimana prima era stato il Comitato internazionale per l’etica della biomedicina (Cieb) a prendere di mira l’Italia. La rete scientifica internazionale creata da docenti ed esperti per promuovere un dibattito critico sulla gestione politica della crisi Covid, ha chiesto l’abolizione dell’obbligo vaccinale per gli over 50 e del Green pass”.

Ha invitato inoltre gli altri Paesi e le organizzazioni internazionali a fare pressioni sul governo italiano affinché ponga fine alla “sperimentazione di massa di un medicinale sperimentale impropriamente denominato vaccino”.

E ora sono diverse le associazioni civiche che negli ultimi mesi hanno presentato esposti alla Corte penale internazionale de L’Aia per crimini contro l’umanità.

Sarebbero tali “le imposizioni dei trattamenti con sostanze sperimentali col ricatto (privazione di diritti fondamentali come quello al lavoro, ai servizi pubblici e alla libera circolazione)”, dichiara Holzeisen riferendosi all’art 7 dello Statuto della Corte. Bisogna porre fine a questa follia del Green pass!

La decisione del Consiglio d’Europa non viene a obbligare, di per sé, l’Italia in modo immediato, ma può essere la base per una serie di ricorsi giuridici a questo punto estremamente fondati.

La prima associazione che raccogliesse al proprio interno coloro che sono stati licenziati o sospesi sulla base della mancanza di vaccinazione, avrebbe delle basi giuridiche forti per poter adire prima alle Corti di giustizia italiane, successivamente, in caso di sconfitta alla Corte di Giustizia Europea, la quale non potrebbe ignorare sicuramente questa decisione e neppure le altre indicazioni della commissione del parlamento sull’uso non discriminatorio del green-pass.

Appare evidente che, in caso di sconfitta del governo, che riteniamo probabile anche se ci rimettiamo a pareri giuridici più elevati, la responsabilità dei rimborsi dovrebbe ricadere su tutti gli attori che hanno partecipato alla definizione di queste normative, pur sapendo o avendo sospetto che fossero lesive dei diritti personali. Siamo sicuri che la Corte dei Conti farà buona guardia.

(Cupio Dissolvi-- ilparagone.it/attualita/consiglio-europa-stronca-green-pass/).(scenarieconomici.it).

 

Vaccino anti-CoViD-19:

no a obbligo e passaporto.

Gognablogsherpa-gate.com- Leopoldo Salmaso-(9 Febbraio 2021)- ci dice : 

 

L’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa, nella seduta plenaria del 27 gennaio 2021 a Strasburgo, ha approvato a larghissima maggioranza (115 favorevoli, 2 contrari e 13 astenuti) la risoluzione 2361(2021) dal titolo:                        Vaccini anti CoViD-19: considerazioni etiche, legali e pratiche.

La notizia, in Italia, è praticamente passata sotto silenzio.

Vaccino anti-CoViD-19: no a obbligo e passaporto

A cura dell’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa.

Il Consiglio d’Europa è la principale organizzazione di difesa dei diritti umani del continente europeo.

 Include 47 Stati membri, tra cui i 27 membri dell’Unione Europea (UE) che adottò la medesima bandiera 30 anni più tardi.

Il Consiglio d’Europa è quindi una istituzione distinta dall’UE, ad essa antecedente (fu fondato nel 1949) e più allargata, comprendente tutti gli stati che geograficamente e storicamente fanno parte dell’Europa (quindi anche Russia e 19 altri).

 Tutti i 47 Stati sono firmatari della Convenzione Europea sui Diritti dell’Uomo, la cui applicazione fa capo alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU).

Il documento approvato è frutto di equilibrismo politico e inevitabilmente ne paga le conseguenze: dall’elogio della famigerata GAVI (Bill Gates, Lorenzin, Guerra…), a un immeritato omaggio alla grandeur di medici francesi, a disinvolte capriole etiche a proposito della sperimentazione sui bambini (paragrafi 7.4.2 e 7.4.3), fino all’eresia scientifica di presumere che SARS-CoV-2 possa essere eradicato completamente dalla faccia della Terra, cosa impossibile a ottenersi perfino in via teorica, e che i vaccini possano ridurre il ritmo di mutazione del virus mentre è vero l’esatto contrario.

Con tutti questi limiti, e con la ben nota impotenza delle assemblee parlamentari europee , vengono ribaditi alcuni principi fondamentali come ai commi 7.3.1 e 7.3.2:

Assicurare che i cittadini siano informati che la vaccinazione NON è obbligatoria e che nessuno debba subire pressioni politiche, sociali o di altro genere per sottoporsi a vaccinazione, se non lo desidera egli stesso… Assicurare che nessuno sia discriminato per non essersi fatto vaccinare temendo per la propria salute o semplicemente perché non lo desidera”.

A larghissima maggioranza è stato anche approvato l’emendamento 1, inserito al paragrafo 7.5.2, che recita testualmente:

utilizzare i certificati di vaccinazione solo per lo scopo designato di monitorare l’efficacia del vaccino, i potenziali effetti collaterali e gli eventi avversi”.

  A quanto pare sarebbe stato “politically incorrect” inserire nel testo della risoluzione anche quanto ben specificato nella nota esplicativa all’emendamento stesso, e cioè:

“I Certificati di Vaccinazione non dovranno essere usati come ‘passaporti vaccinali’ (alle frontiere, agli scali aerei, o per l’accesso ai servizi). Un tale uso sarebbe non scientifico in assenza di dati sull’efficacia dei vaccini nel ridurre i contagi, sulla durata dell’immunità eventualmente acquisita, e sulla percentuale di ‘fallimenti’ nel produrre immunità a causa di nuove varianti, di [elevate] cariche virali, e di ritardi nelle dosi di richiamo. Un tale uso susciterebbe anche problemi di privacy e, considerando la limitata disponibilità di vaccini, potrebbe perpetuare e rafforzare pratiche discriminatorie e di esclusione”.

In apertura di sessione, il Direttore Generale dell’OMS Tedros Adhanom Ghebreyesus aveva rivolto all’Assemblea un lungo e accorato appello sull’importanza di codesti vaccini. Egli ha continuato a parlare di “pandemia” anche se è ben consapevole che una dichiarazione di “stato di pandemia da CoViD-19” non è mai stata ufficialmente discussa, né tantomeno approvata, da nessuno dei due organi competenti in base allo statuto dell’OMS: Assemblea Generale (art. 21a) o Consiglio Direttivo (art. 28i).

Pubblichiamo il testo integrato con i tre emendamenti approvati, tradotto dal documento ufficiale in inglese.

Il logo ufficiale del Consiglio d’Europa.

Vaccini anti CoViD-19: considerazioni etiche, legali e pratiche.

1)- La pandemia di CoViD-19, una malattia infettiva causata dal nuovo coronavirus SARS-CoV-2, nel 2020 ha causato molte sofferenze. A dicembre, erano stati registrati più di 65 milioni di casi in tutto il mondo e si erano avuti più di 1,5 milioni di morti. Il peso della malattia, così come le misure di salute pubblica richieste per combatterla, hanno devastato l’economia globale, mettendo a nudo linee di frattura e disuguaglianze preesistenti (anche nell’accesso all’assistenza sanitaria) e causando disoccupazione, declino economico e povertà.

 

2)- Il rapido sviluppo in tutto il mondo di vaccini sicuri ed efficaci contro CoViD-19 sarà essenziale per contenere la pandemia, proteggere i sistemi sanitari, salvare vite e contribuire a ripristinare le economie globali. Anche se gli interventi non farmacologici, come il distanziamento fisico, l’uso di mascherine, il lavaggio frequente delle mani, le quarantene e i lockdown, hanno contribuito a rallentare la diffusione del virus, i tassi di infezione stanno ora aumentando nuovamente nella maggior parte del mondo. Molti Stati membri del Consiglio d’Europa stanno vivendo una seconda ondata peggiore della prima, mentre le loro popolazioni soffrono sempre più di “stanchezza da pandemia” e si sentono demotivate nel seguire i comportamenti raccomandati per proteggere se stesse e gli altri dal virus.

 

3)- Anche vaccini allestiti rapidamente, sicuri ed efficaci, tuttavia, non sono una panacea immediata. Dopo il periodo festivo tra la fine del 2020 e l’inizio del 2021, con i suoi tradizionali raduni al chiuso, i tassi di infezione saranno probabilmente molto alti nella maggior parte degli Stati membri. Inoltre, medici francesi hanno appena stabilito in modo scientifico una correlazione tra le temperature esterne e il tasso di incidenza della malattia sui ricoveri e i decessi. In questo inverno, i vaccini saranno senza dubbio insufficienti a ridurre significativamente i tassi di infezione, in particolare se si tiene conto che, in questo momento, la domanda supera di gran lunga l’offerta. Anche nelle migliori circostanze non si potrà avere una parvenza di “vita normale” fino alla metà o alla fine del 2021.

Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa a Strasburgo.

4)- Affinché i vaccini siano efficaci, saranno cruciali una diffusione capillare e un sufficiente tasso di somministrazione. Tuttavia, la velocità con cui i vaccini vengono sviluppati potrebbe rappresentare una sfida difficile per costruire fiducia verso di essi. Un’equa distribuzione dei vaccini CoViD-19 è anche necessaria per garantire l’efficacia della vaccinazione. Se non saranno distribuiti abbastanza ampiamente in aree gravemente colpite, i vaccini saranno inefficaci nell’arginare la marea della pandemia. Inoltre, il virus non conosce confini ed è quindi nell’interesse di ogni paese cooperare per assicurare equità globale nell’accesso ai vaccini CoViD-19. L’esitazione e il nazionalismo hanno la capacità di far deragliare lo sforzo per il vaccino CoViD-19, finora sorprendentemente veloce e di successo, permettendo al virus SARS-CoV-2 di mutare e quindi di spuntare lo strumento più efficace al mondo contro la pandemia, almeno fino ad ora.

5)- La cooperazione internazionale è quindi necessaria ora più che mai per accelerare lo sviluppo, la produzione e la distribuzione giusta ed equa dei vaccini CoViD-19. Il Piano di Distribuzione del Vaccino CoViD-19, noto anche come COVAX, è l’iniziativa leader per la distribuzione globale dei vaccini. Condotto in collaborazione fra l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), la Vaccine Alliance (Gavi) e la Coalition for Epidemic Preparedness Innovations (CEPI), il piano sollecita fondi dai paesi sottoscrittori per sostenere la ricerca, lo sviluppo e la produzione di una vasta gamma di vaccini CoViD-19 e per negoziare il loro prezzo. Un’adeguata gestione dei vaccini e della catena di approvvigionamento, che richiedono cooperazione internazionale e preparazione degli Stati membri, saranno anche necessarie per la distribuzione dei vaccini antivirali in modo sicuro ed equo. A questo proposito, l’Assemblea Parlamentare invita i vari Paesi a seguire le linee guida sviluppate dall’OMS sui preparativi del programma, sulla sua attuazione, e sul processo decisionale a livello nazionale.

 

6 )-Gli Stati membri devono già da ora preparare le loro strategie vaccinali per distribuire le dosi in modo etico ed equo, decidendo anche a quali gruppi di popolazione dare la priorità nelle fasi iniziali quando la fornitura è scarsa, e come espandere la vaccinazione quando la disponibilità di uno o più vaccini CoViD-19 migliorerà. Bioeticisti ed economisti sono ampiamente d’accordo sul fatto che le persone sopra i 65 anni e le persone sotto i 65 anni con comorbidità che le espongono ad un maggior rischio di malattia gravi e di morte, gli operatori sanitari (specialmente quelli che lavorano a stretto contatto con persone dei gruppi ad alto rischio), e le persone che lavorano in infrastrutture critiche essenziali dovrebbero avere accesso prioritario alla vaccinazione. Non si dovrebbero dimenticare bambini, donne incinte e madri che allattano, per i quali nessun vaccino è stato finora autorizzato.

(La bandiera europea).

7)- Gli scienziati hanno fatto un lavoro notevole in tempo record. Ora tocca ai governi agire. L’Assemblea sostiene la visione del Segretario Generale delle Nazioni Unite secondo cui un vaccino CoViD-19 deve essere un bene pubblico globale. L’immunizzazione deve essere disponibile per tutti, ovunque. L’Assemblea esorta quindi gli Stati membri e l’Unione Europea a:

7.1)- per quanto riguarda lo sviluppo dei vaccini CoViD-19:

7.1.1)- garantire sperimentazioni di alta qualità che siano valide e condotte in modo etico in conformità con le disposizioni pertinenti della Convenzione sui diritti umani e la biomedicina (ETS n. 164, Convenzione di Oviedo) e il suo Protocollo Aggiuntivo sulla ricerca biomedica (CETS n. 195), e che includano progressivamente bambini, donne incinte e madri che allattano;

7.1.2)- garantire che gli organismi di regolamentazione incaricati di valutare e autorizzare i vaccini contro il CoViD-19 siano indipendenti e protetti da pressioni politiche;

7.1.3)- assicurarsi che siano rispettati gli standard minimi di sicurezza, efficacia e qualità dei vaccini;

7.1.4)- implementare sistemi efficaci per monitorare i vaccini e la loro sicurezza dopo la loro distribuzione alla popolazione generale, anche al fine di monitorare i loro effetti a lungo termine;

7.1.5)- mettere in atto programmi assicurativi indipendenti per garantire il risarcimento di danni e lesioni derivanti dalla vaccinazione;

7.1.6)- prestare particolare attenzione al possibile insider trading di dirigenti farmaceutici, o all’indebito arricchimento delle aziende farmaceutiche a spese pubbliche, attuando le raccomandazioni contenute nella Risoluzione 2071 del 2015: Salute Pubblica e interessi dell’industria farmaceutica: come garantire il primato degli interessi di salute pubblica?;

7.1.7)- superare le barriere e le restrizioni derivanti dai brevetti e dai diritti di proprietà intellettuale, al fine di garantire la produzione e la distribuzione capillare dei vaccini in tutti i Paesi e a tutti i cittadini;

 

7.2 )-per quanto riguarda la distribuzione dei vaccini CoViD-19:

7.2.1- assicurare il rispetto del principio di equo accesso all’assistenza sanitaria, come stabilito dall’articolo 3 della Convenzione di Oviedo, nei piani nazionali di distribuzione dei vaccini, garantendo che i vaccini CoViD-19 siano disponibili alla popolazione indipendentemente dal genere, razza, religione, status giuridico o socioeconomico, disponibilità economica, ubicazione e altri fattori che spesso contribuiscono a disuguaglianze nell’ambito della popolazione;

7.2.2)- sviluppare strategie per l’equa distribuzione dei vaccini CoViD-19 all’interno degli Stati membri, tenendo conto che la fornitura sarà inizialmente bassa, e prepararsi a come espandere i programmi di vaccinazione quando aumenteranno le forniture; seguire le raccomandazioni di comitati di bioetica e istituzioni indipendenti nazionali, europee e internazionali, come pure dell’OMS, nello sviluppo di queste strategie;

7.2.3)- assicurare che le persone all’interno dei gruppi prioritari siano trattate equamente, con particolare attenzione alle persone più vulnerabili come gli anziani, le persone con patologie di base e gli operatori sanitari, specialmente quelli che lavorano a stretto contatto con persone che fanno parte di gruppi ad alto rischio, le persone che lavorano nelle infrastrutture essenziali e nei servizi pubblici, in particolare nei servizi sociali, nei trasporti pubblici, nelle forze dell’ordine e nelle scuole, e quelle che lavorano nel commercio al dettaglio;

7.2.4)- promuovere l’equità nell’accesso ai vaccini CoViD-19 tra i vari Paesi sostenendo gli sforzi internazionali, come l’Acceleratore di Accesso agli Strumenti CoViD-19 (ACT Accelerator) e la sua COVAX Facility;

7.2.5)- astenersi dall’accumulare scorte di vaccini CoViD-19 che minerebbero la capacità di altri Paesi di procurarsi i vaccini per le loro popolazioni, assicurarsi che l’accumulo di scorte non si traduca in un’escalation dei prezzi dei vaccini da parte di chi accumula a svantaggio chi non è in grado di farlo, condurre verifiche e operare con la dovuta diligenza per assicurare una rapida distribuzione dei vaccini al minimo costo basato su quanto dovuto e non sul potere del mercato.

7.2.6)- Assicurare che ogni Stato membro sia in grado di vaccinare il personale sanitario e i gruppi ad alto rischio prima che la vaccinazione sia estesa alla popolazione generale, perciò considerare la donazione di vaccini o accettare che sia data priorità a paesi che non siano ancora stati in grado di farlo, tenendo a mente che una giusta e globalmente equa distribuzione di vaccini è la via più efficiente per battere la pandemia e ridurre gli oneri socio-economici ad essa associati.

7.2.7 )-garantire che i vaccini CoViD-19 di cui sia stata stabilita la sicurezza e l’efficacia siano accessibili a tutti coloro che li richiederanno in futuro, facendo ricorso, se necessario, a licenze obbligatorie in cambio del pagamento di royalties;

 

7.3)- per quanto riguarda la garanzia di un’elevata diffusione dei vaccini:

7.3.1) -assicurare che i cittadini siano informati che la vaccinazione NON è obbligatoria e che nessuno subisca pressioni politiche, sociali o di altro genere per sottoporsi a vaccinazione, se non lo desidera egli stesso.

7.3.2 )-assicurare che nessuno sia discriminato per non essersi fatto vaccinare temendo per la propria salute o semplicemente perché non lo desidera.

7.3.3)- adottare misure tempestive ed efficaci per contrastare la disinformazione, l’ignoranza e l’esitazione riguardo ai vaccini CoViD-19;

7.3.4 )-distribuire informazioni trasparenti sulla sicurezza e sui possibili effetti collaterali dei vaccini, collaborando con le piattaforme dei social media e regolamentandole per prevenire la diffusione di disinformazione;

7.3.5)- comunicare in modo trasparente i contenuti dei contratti con i produttori di vaccini e renderli disponibili pubblicamente per il controllo parlamentare e pubblico;

7.3.6 )-collaborare con le organizzazioni non governative e/o altre organizzazioni locali per raggiungere i gruppi emarginati;

7.3.7)- impegnarsi con le comunità locali nello sviluppo e nell’attuazione di strategie ad hoc per sostenere l’adozione del vaccino;

 

7.4)- per quanto riguarda la vaccinazione CoViD-19 nei bambini:

7.4.1)- assicurare l’equilibrio tra il rapido sviluppo della vaccinazione per i bambini e la dovuta attenzione ai problemi di sicurezza ed efficacia, e garantire la completa sicurezza ed efficacia di tutti i vaccini messi a disposizione dei bambini, con particolare attenzione al migliore interesse del bambino, in conformità con la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell’infanzia;

7.4.2)- assicurare sperimentazioni di alta qualità, con la dovuta attenzione per le salvaguardie del caso, in accordo con gli standard legali e le linee guida internazionali, compresa una giusta distribuzione dei benefici e dei rischi nei bambini oggetto di studi sperimentali;

7.4.3)- assicurare che i desideri dei bambini siano debitamente presi in considerazione, in accordo con la loro età e maturità; se il consenso di un bambino non può essere dato, assicurarsi che sia raggiunto l’accordo in altre forme e che sia basato su informazioni affidabili e appropriate all’età;

7.4.4)- sostenere l’UNICEF nei suoi sforzi per distribuire i vaccini dei produttori che hanno accordi con lo Strumento COVAX a coloro che ne hanno più bisogno.

 

7.5) riguardo al monitoraggio degli effetti a lungo termine dei vaccini COVID-19 e alla loro sicurezza:

7.5.1)- assicurare la cooperazione internazionale per la tempestiva individuazione e chiarificazione di qualsiasi segnalazione sulla sicurezza attraverso lo scambio globale e in tempo reale dei dati sugli eventi avversi a seguito di vaccinazione (AEFIs);

7.5.2)- utilizzare i certificati di vaccinazione solo per lo scopo designato di monitorare l’efficacia del vaccino, i potenziali effetti collaterali e gli eventi avversi;

7.5.3)- eliminare qualsiasi lacuna nella comunicazione tra le autorità sanitarie pubbliche locali, regionali e internazionali che trattano i dati AEFI e superare le carenze nelle reti esistenti di dati sanitari;

7.5.4 )-Ravvicinare maggiormente la farmacovigilanza ai servizi di assistenza sanitaria;

7.5.5)- sostenere il campo emergente della ricerca adversonomica che studia le variazioni individuali nelle risposte ai vaccini, basate su differenze nell’immunità innata, nei microbiomi e nell’immunogenetica.

8)- Con riferimento alla Risoluzione 2337 (2020) Le Democrazie di fronte alla pandemia di CoViD-19, l’Assemblea riafferma che, come istituzioni cardine della democrazia, in tempo di pandemia i parlamenti devono continuare a svolgere il loro triplice ruolo di rappresentanza, legiferazione e supervisione. L’Assemblea chiede quindi ai parlamenti di esercitare questi poteri, come appropriato, anche per quanto riguarda lo sviluppo, l’assegnazione e la distribuzione dei vaccini CoViD-19.

(I padri fondatori del Consiglio d’Europa, 1949).

(Leopoldo Salmaso è medico, marito, padre e nonno. Studioso delle relazioni socio-economiche, finanziarie e monetarie fra Nord e Sud del mondo.Lavora con le popolazioni rurali della Tanzania da oltre trent’anni.Autore di AIDS: Sindrome da Indifferenza Acquisita? e di Il golpe latino: l’Europa salvata dalla crisi per errore disponibile anche in inglese e spagnolo su Lulu.com. Conduttore del programma radiofonico Debito e democrazia su Radio Gamma 5.Co-editore del manifesto Moneta Bene Comune, disponibile in varie lingue su monetabenecomune.it.).

 

 

 

Brandi: macché “nuovo” Draghi.

Ci sta facendo a pezzi.

Libreidee.org-Mario Brandi-(05/2/2022)- ci dice :

 

Mario Draghi ha sempre fatto degli sfracelli: ha agito come un traditore della patria.

Io non prendo nemmeno lontanamente in considerazione l’ipotesi di un Draghi che torna sui suoi passi; basta vedere qual è stata la sua azione nel momento in cui è arrivato a Palazzo Chigi.

 Aveva le mani legate?

 I partiti si sono stesi ai suoi piedi in maniera vergognosa.

E i media lo hanno divinizzato, come già fecero con Monti.

Un premier che anche solo accarezzi l’idea di cambiare, rispetto alla deriva neoliberista e anti-patriottica di Draghi, non avrebbe mai firmato una robaccia come il Pnrr.

Non ci avrebbe mai legato a una robaccia come il Recovery Fund.

 Non avrebbe mai firmato il Trattato del Quirinale.

Non avrebbe mai difeso il Green Pass (che, dati alla mano, sta distruggendo la nostra economia).

Nell’azione di Draghi, purtroppo, io vedo un’enorme coerenza con quello che ha fatto, fino a questo momento.

Che poi lui di notte sia tormentato dagli incubi, su quello che sta facendo, mi può interessare fino a un certo punto; io devo basarmi su quello che vedo. E quello che vedo è un premier che, ancora una volta, sta facendo quello che gli è riuscito meglio in tutta la vita, cioè: liquidare.

E’ un liquidatore, ed è quello che sta accadendo. A seguito dell’azione di Draghi, la nostra economia (non che prima se la passasse meglio) ha subito l’ennesima mazzata: come certificato dai dati di Confcommercio, il Green Pass ha causato un crollo dei consumi interni: cosa che per un keynesiano sarebbe un problema immenso, perché un keynesiano punterebbe soprattutto sul mercato interno e al ritorno dello Stato come centro dell’economia, non come ente vessatorio e burocratico, pronto a imporre le tasse.

 Al contrario, un keynesiano dovrebbe concepire uno Stato che aiuta famiglie e imprese con la spesa pubblica: ma non è quello che abbiamo visto, in questi mesi.

Anzi: abbiamo visto un ulteriore indebitamento di famiglie e imprese. E il Pnrr, che ci viene spacciato come piano nazionale di resilienza e ripresa (“per il culo”, io aggiungo), è un piano di smantellamento e di suicidio assistito per la nostra economia.

 Addirittura, ormai, lo dicono i grandi sovranisti del “Sole 24 Ore”, che qualche giorno fa si sono accorti che, dentro il Pnrr, ci sono delle clausole di ammodernamento e conversione “green” che saranno letali, per le nostre piccole e medie imprese (ma non lo saranno per il comparto industriale tedesco, che guarda caso è già pronto per questa conversione).

Noi siamo il paese delle piccole e medie imprese: che non verranno aiutate, in questa conversione, perché devono essere distrutte (come direbbe Draghi, con la “creative destruction”). Nella visione che secondo me Draghi ha ancora, le piccole imprese devono essere spazzate via; sono le grandi imprese, che devono andare avanti, i grandi conglomerati industriali, le grandi multinazionali.

Ma se tu fai fuori le piccole e medie imprese, tu distruggi il 95-97% del tessuto industriale italiano: tu fai fuori l’Italia.

Stessa cosa per quanto riguarda il Recovery Fund. Non se ne può parlare come dei “soldi che ci dà l’Europa”: sono pochi soldi, a strozzo, in ritardo, a rate, legati a delle condizionalità suicide.

Ne vogliamo citare una a caso? Dobbiamo mantenere un “avanzo primario” vergognoso, che poi peraltro abbiamo fatto per trent’anni: quindi lo Stato deve tassarci più di quanto spende per famiglie, pensioni e servizi.

Non solo: anche nel Recovery ci sono delle clausole “green” che ci impediscono di fare determinate scelte. Non solo: c’è una conversione forzata verso il digitale e c’è la lotta al contante, verso cui io e tanti altri siamo contrarissimi, perché è una questione di controllo: se tutto passa attraverso il pagamento telematico, dall’altra parte basta un “click” e tu non ti muovi e non vivi più, se non hai più il denaro contante.

Aggiungo che c’è un’accelerazione del processo di esproprio, da parte delle banche, degli immobili in mano a imprese che sono indebitate.

Un indebitamento scellerato, aggravato negli ultimi due anni: prima il lockdown, poi il Green Pass. Immaginate cosa ci sta per cascare addosso. In più, aggiungo che Valdis Dombrovskis (commissario europeo per il commercio, ndr) ha detto chiaramente che tra un anno, un anno e mezzo, tornerà il maledetto Patto di Stabilità.

E purtroppo, questa gente non scherza quasi mai, quando parla. L’Italia, ci dicono, è il primo “beneficiario” del Recovery Fund. Attenti: per metà sono soldi in prestito, che dobbiamo restituire; per l’altra metà sono soldi, tra virgolette, a fondo perduto, ma in realtà basati sul bilancio comune europeo: che ci vedrà solo leggermente come percettori netti.

Infatti, sempre il “Sole 24 Ore” ha ammesso che finora siamo stati contributori netti: abbiamo dato più soldi di quelli che ci sono tornati indietro.

Alla fine di tutto questo, quindi, noi ci ritroveremo più indebitati, dal punto di vista dello Stato e da quello delle famiglie e delle imprese. E tornerà il maledetto Patto di Stabilità, che la prima cosa che considera è il tuo debito pubblico. Se a questo aggiungiamo che il Pil non sarà cresciuto come ci dicono (perché la crescita del 6% dopo un crollo del 10% è ridicola, è il cosiddetto “rimbalzo del gatto morto”), la differenza tra debito e Pil – che è quella che ci interessa, e che deriva dai famigerati trattati europei, Maastricht in primis – sarà la prima ad essere vista, da coloro che non aspettano altro per dirci: visto? E’ aumentato il differenziale debito-Pil. E quindi: austerità.

Perché quello che ci aspetta è questo, purtroppo. E’ un circolo vizioso. E quindi cosa avrebbe dovuto fare, Draghi, se davvero si fosse risvegliato con un afflato keynesiano o patriottico?

Avrebbe dovuto mettere in discussione tutti i trattati europei. Non avrebbe mai dovuto implementare una robaccia come il Green Pass, perché era certo – da subito – che avrebbe distrutto l’economia italiana. E vedrete tra qualche mese, quando arriverà la stangata delle bollette, a causa del rincaro delle materie prime: altra cosa su cui Draghi non ha fatto niente.

Lui ha grande voce, in Europa, e l’Unione Europea non ha fatto alcuna vera politica di strategia industriale: stiamo ancora dietro alle cavolate “gretine”, che non hanno nulla a che vedere con la tutela dell’ambiente (che invece è assolutamente nobile) e ci hanno esposto a una crisi di inflazione delle materie prime che si abbatterà, guarda caso, sui cittadini qualsiasi: su cui, però, non sta cadendo alcuna pioggia di miliardi.

Ora, tutto questo non si sposa nemmeno lontanamente con la speranza che Draghi stia cambiando.

Io vedo, purtroppo, un Draghi maledettamente coerente con le sue posizioni di sempre. L’aspetto legato alle logge massoniche?

Non metto in dubbio che vi siano degli scontri, all’interno di queste logge, di questi gruppi sovranazionali che vanno al di là delle bandiere e dei grandi partiti.

E’ un problema che ha questo periodo storico: pian piano, il potere viene spostato sempre di più verso il sovranazionale: per questo le democrazie sono esautorate del loro potere e della loro rappresentanza.

Ma questo non toglie il fatto che quello che abbiamo visto finora, purtroppo, è un Draghi totalmente in linea con quello che abbiamo visto dal ‘92 in poi: un liquidatore al servizio dell’alta finanza.

E alla fine del suo mandato (che terminerà chissà quando) noi ci ritroveremo con un’economia a pezzi, con piccole e medie imprese acquistate da grandi conglomerati stranieri. Ed è quello che Draghi fa: quello che ha fatto per tutta la vita.

(Matteo Brandi, dichiarazioni rilasciate su YouTube nella trasmissione “Il Gladiatore”, di “Border Nights”, con Gioele Magaldi e Fabio Frabetti, il 3 febbraio 2022. Autore e blogger, brillante polemista, Brandi è l’animatore di un neonato soggetto politico, “Pro Italia”).

 

 

 

 

 

“Avviso dall’Akasha già nel 2020:

evitate quei falsi vaccini.”

Libreidee.org-Nicola Bizzi- (7-2-2022)-ci dice :

 

Finora mi sono rifiutato di rispondere a questa domanda, ma sembra che non se ne possa fare a meno: quindi esprimerò il nostro pensiero.

Il problema non è il coronavirus, ma la motivazione di fondo che abbia scatenato il panico, con relativi provvedimenti in alcune parti del mondo (e relative conseguenze).

La gente muore ogni giorno, da sempre, e muore nei modi più disparati. E a parte quei casi eclatanti e ripetutamente, ciclicamente storici di enormi pandemie – come il colera, la peste, la spagnola (o le guerre) – nessuno se ne preoccupa.

Non ci si preoccupa delle malattie importanti e diffuse in ambienti nuovi, dove erano state sconfitte. Non ci si preoccupa delle guerre, degli avvelenamenti di massa attraverso il cibo, l’acqua, l’aria; ma si fa di una piccola malattia virale, contenuta, un dramma ciclonico di portata mondiale.

 Quindi, il punto è: perché lo si fa? E perché è iniziato tutto ciò? Quale sia lo scopo, l’obiettivo da raggiungere, o i molteplici obiettivi.

 Moltissimi, fra i quali: sfoltire un po’ l’umanità, seppure lo si faccia già in altri modi, meno palesi ma più efficaci.

Le cause vanno ricercate a monte, e molti anni fa: quando è iniziata la globalizzazione.

Quando si è smesso di essere nazionalisti, di vivere del proprio lavoro e dei frutti del proprio lavoro. Quando ci si era illusi dei possibili vantaggi: tipo il viaggiare, che era diventato più facile per tutti, e la possibilità di trovare lavoro in altri paesi; possibilità più fattibili, ma che conducevano anche ad un’immigrazione incontrollata, con tutte le relative conseguenze.

Poter acquistare prodotti importanti a basso costo, o poter esportare in nuovi mercati (ma questa è solo la punta dell’iceberg) ha condotto all’espansione incontrollata dei potenti delle multinazionali, dei poteri economici senza alcuno scrupolo.

Hanno prodotto, per alcuni paesi, la totale perdita della propria identità e potenzialità: popoli sterminati o trasferiti, sradicati dalle loro culture e inadattabili alle altre; popoli impoveriti per avidità.

Come sempre, gli dèi del potere e del denaro hanno mosso fili per alcuni eletti e, più giù, fra i meschini.

Il decadimento dei molti, a favore dei pochi eletti e potenti, è ciclico: esiste da sempre, ed esisterà sempre. Cambiano soltanto i mezzi, i metodi, ma non le dinamiche. Oggi il mondo è più complesso e intricato, e le manovre dei pochi sui molti sono occultate – e anche occulte.

 Quindi, dato che non è il cosiddetto coronavirus a dovervi preoccupare, ma ciò che esso nasconde, nelle molteplici manovre e motivazioni iniziali, come nei molteplici obbiettivi (specialmente economici e di colonialismo e non naturalezza di potenti e piccoli Stati, e le conseguenti azioni e reazioni che ne deriveranno), seppur nulla è ancora definito – ma tutto è in mutamento e in movimento – si può concludere che il coronavirus sia solo una delle tante armi con le quali si stia combattendo ormai da anni una guerra mondiale non apparente.

 Occorre quindi ricordarsi che, nelle guerre, ci sono i colpi e i contraccolpi, le azioni e le reazioni.

E i poveri esseri umani possono solo subire, cercando di ripararsi come possono dalle bombe che cadono sulle teste di quasi tutti. E certo non è la paura, che salverà i predestinati.

Il discorso è molto complesso da svolgere, e ci sono milioni di sfaccettature diverse; ma il fine è, e resta sempre: sfoltire e impoverire, a vantaggio di pochi, le cose – a livello globale – che possono solo catastroficamente peggiorare, nel corso del tempo. Se guardiamo la situazione da un’altra ottica, da una dimensione superiore, dobbiamo dire che tutto era previsto e prevedibile, già da molto tempo, e già stabilito dal karma collettivo e individuale.

 Come ben si sa, dal proprio karma non c’è riparo e precauzione che tenga. Inutile prendersela con gli uomini che ci sembrano sbagliati, pur essendolo: essi si trovano esattamente dove debbano essere per attuare il piano mondiale, terreno e sottile, così come è sempre stato in passato e sempre sarà (vedi Hitler, Stalin, Mao o i presidenti americani guerrafondai).

Ognuno compie il destino, proprio e altrui, nel ruolo che gli è stato assegnato: ciò che deve accadere accadrà comunque. A voi non resta che continuare la vostra vita cercando di parare i colpi, se e ove sia possibile, senza preoccuparvene troppo; e vivendo, seppur nell’incertezza insita nella vita stessa, nel miglior modo possibile.

Ora, il cosiddetto coronavirus dovrà fare la sua piccola parte, al servizio di chi ha programmato tutto ciò. Ci vorrà ancora del tempo. E molto più grave del virus sarà l’effetto dell’impatto economico. Poi, quando non servirà più, troveranno il modo di sfruttarlo economicamente. E poi cadrà nell’oblio, lasciando il posto a una devastazione economica enorme e ai nuovi fantasmi che arriveranno.

Nel frattempo alcuni se ne andranno; altri se ne sarebbero andati comunque, anche senza il cosiddetto coronavirus; altri si arricchiranno; altri avranno ottenuto potere e gloria, vendetta o quant’altro; altri perderanno ciò che hanno costruito; e ognuno, nel mondo, avrà ciò per cui è venuto oggi su questa Terra.

Mentre il mondo continuerà la sua corsa verso la distruzione (e poi trasformazione, ma non certo in un paradiso terrestre: solo verso un ennesimo, ciclico inizio), tutto ricomincerà da capo. (…)

Aggiungo: non fate i vaccini, a qualunque costo; non fateli fare ai vostri figli: non è facendo il vaccino che vi salverete, o che li salverete: è esattamente il contrario. Non ascoltate ciò che sentirete: ci sono trappole di ogni tipo, menzogne di ogni tipo, falsi vaccini iniettati per far credere che non siano dannosi, per poi convincere gli altri a farseli.

Lo so che vi sembra assurdo, ma il vaccino è la morte: può arrivare subito, può degenerare il vostro corpo con il tempo e portarvi a sofferenze indicibili. Siate prudenti, siate saggi.

 Spero per voi. Buona fortuna.

(Messaggi firmati “Gabriele”, ottenuti – con la “scrittura automatica” – dalla famosa sensitiva italiana Laura Casu, autrice del bestseller “Il veggente interiore”. Ne rivela il contenuto lo storico Nicola Bizzi, fondatore delle Edizioni Aurora Boreale, nella trasmissione “Dall’acacia all’Akasha”, in diretta il 6 febbraio 2022 sul canale YouTube “Facciamo Finta Che”, di Gianluca Lamberti. Racconta Bizzi: “Gabriele” si definisce “umile archivista della memoria akashica”. Quantomeno, colpisce che quei messaggi – richiesti da Bizzi – siano giunti in due precisi momenti, nell’aprile 2020 e poi il mese successivo, quando cioè il mondo era ancora concentrato solo sul carattere sanitario e pandemico dell’emergenza, e quando i “vaccini genici” erano ben lontani dall’essere annunciati e poi distribuiti).

 

 

 

 

Altri guai per Conte, il tribunale di Napoli

dà ragione al ricorso degli attivisti M5S

e sospende la sua elezione a leader.

msn.com-lastampa.it-(7-2-2022)-ci dice :

 

Una sconfitta cocente in tribunale, per Giuseppe Conte, potrebbe complicare ulteriormente la situazione già difficile nel Movimento 5 stelle.

Da Napoli arrivano nuove grane: il Tribunale del capoluogo campano ha sospeso le due delibere con cui, lo scorso agosto, il M5S ha modificato il suo statuto e incoronato Giuseppe Conte come presidente dei pentastellati.

 I provvedimenti (che risalgono rispettivamente al 3 e al 5 agosto 2021) sono stati sospesi in via cautelare per la sussistenza di «gravi vizi nel processo decisionale», in primis l'esclusione dalla votazione di oltre un terzo degli iscritti e il conseguente mancato raggiungimento del quorum, nell'ambito del processo intentato da un gruppo di attivisti del Movimento, difesi dall'avvocato Lorenzo Borrè.

 Tra i militanti: Steven Hutchinson, Renato Delle Donne e Liliana Coppola, i quali hanno presentato il ricorso supportati da centinaia di attivisti che hanno contribuito al pagamento delle spese legali.

 Gli attivisti M5S esultano, ma per Conte si tratta di una grossa tegola.

«Oggi il Tribunale di Napoli, accogliendo il reclamo per la sospensione dell'efficacia delle delibere che hanno modificato lo statuto e incoronato come candidato unico alla presidenza del M5S Giuseppe Conte, ripristina il principio della necessità della partecipazione di tutti gli iscritti nell'adozione delle scelte fondamentali del nostro Movimento», dichiarano gli iscritti 5S che avevano depositato il ricorso ad ottobre 2021.

 «La parità dei diritti è una pietra angolare del M5S e non può trovare deroga in alcun caso, tanto meno per l'accesso alle cariche statutarie in quanto non esistono primi inter pares.

Ora confidiamo in un processo partecipativo aperto e in una riflessione sugli errori e sulle forzature fatte, chi ha sbagliato deve farsi da parte.

Ringraziamo l'avvocato Lorenzo Borrè per l'assistenza che ci ha dato dal primo momento», concludono i ricorrenti napoletani in rappresentanza delle centinaia di iscritti che hanno sostenuto i ricorsi.

 

 

 

Proteste a Ottawa, in Canada,

dei camionisti no vax:

il sindaco decreta lo stato di emergenza.

msn.com-Corriere della Sera-   Sara Gandolfi -( 7-2-2022)- ci dice :

 

Dopo oltre dieci giorni di “assedio” dei camionisti no vax il sindaco di Ottawa, capitale del Canada, ha decretato lo stato di emergenza.

 La tensione è ai massimi nel Paese nordamericano alle prese con una protesta senza precedenti - ribattezzata Freedom Convoy, il convoglio della libertà — che, nelle parole del primo cittadino Jim Watson, rappresenta «un grave pericolo e una minaccia alla sicurezza e alla protezione dei residenti, l’emergenza più grave che la nostra città abbia mai affrontato».

 L’obbligo di vaccinazione deciso dal governo Trudeau per tutti i camionisti che lavorano sulla rotta transfrontaliera fra Stati Uniti e Canada ha acceso, da metà gennaio, la miccia di una contestazione sempre più massiccia e fuori controllo, convogliando nella capitale anche la rabbia del cosiddetto “popolo no vax”.

 Tra la folla, domenica, sono spuntate diverse bandiere confederate Usa e svastiche naziste e la polizia ha arrestato un uomo armato di pistola. Alle centinaia di “truck” (gli enormi camion americani) e trattori che soprattutto nel fine settimana paralizzano le autostrade di confine e il centro di Ottawa, intorno a Parliament Hill, si sono via via uniti migliaia di manifestanti e molti provocatori, con un sostenitore d’eccezione oltre frontiera:

«Avete tutto il nostro supporto», ha fatto sapere l’ex presidente Usa Donald Trump. Parole di apprezzamento sono arrivate anche dal fondatore di Tesla Elon Musk e da alcuni deputati conservatori canadesi.

Il Canada e gli Stati Uniti hanno annunciato l’anno scorso che avrebbero richiesto ai conducenti di camion che entrano nei rispettivi Paesi di essere completamente vaccinati. Il Canada ha implementato la misura il 15 gennaio, gli Stati Uniti il 22 gennaio. La maggior parte degli scambi transfrontalieri tra i due Stati avviene via terra. Appena entrata in vigore, in Canada la norma ha scatenato la reazione dei camionisti, secondo diversi osservatori con infiltrazioni di provocatori dagli Stati Uniti. Già nel primo weekend di protesta le autorità avevano denunciato atti di vandalismo contro i monumenti e di intimidazione contro la polizia, ma dalla scorsa settimana il “blocco” ha provocato anche seri problemi di approvvigionamento, soprattutto ad Ottawa.

«La frustrazione nella capitale della nazione è aumentata da quando è iniziata l’occupazione del centro cittadino, con camion che bloccano le strade e clacsonano per tutta la notte», scrive il Toronto Star. «Domenica, la polizia ha annunciato che chiunque tenti di portare supporto ai manifestanti potrà essere arrestato».

«Durante la notte, i manifestanti hanno mostrato un comportamento estremamente dirompente e illegale, che ha presentato rischi per la sicurezza pubblica e un disagio inaccettabile per i residenti di Ottawa», si legge in un comunicato stampa pubblicato il 6 febbraio sul sito web della polizia locale.

«Continuiamo a consigliare ai manifestanti di non entrare a Ottawa e di tornare a casa».

Domenica sera, decine di agenti di polizia pesantemente armati hanno fatto irruzione nel parcheggio dello stadio di baseball in Coventry Road, a est di Ottawa, che funge da «base» per i manifestanti. La polizia ha rimosso il carburante che veniva immagazzinato lì per rifornire i camion parcheggiati nel centro della città. I cecchini stavano di guardia sul tetto dello stadio e dell’hotel, su entrambi i lati del parcheggio, mentre i manifestanti urlavano «vergogna, vergogna».

La situazione è incandescente anche nelle altre principali città del Canada, come Toronto, Edmonton, Halifax e Vancouver. Centinaia di manifestanti con il volto coperto e avvolti nelle bandiere canadesi si sono radunati al Queen’s Park di Toronto, cantando “libertà” e innalzando cartelli contro Trudeau.

Nonostante temperature di -8°C, i fotografi hanno immortalato perfino un uomo che ballava in perizoma in cima a un camion sventolando una bandiera con la scritta «Traditore Trudeau». Alcuni media canadesi attaccano il presidente Trudeau di non fare abbastanza per fermare la protesta, mentre molti osservatori puntano il dito contro presunte “infiltrazioni” dagli Stati Uniti per alimentare la rabbia dei manifestanti.

(Ndr- è una giornata triste per l’Italia. Leggiamo che dobbiamo iniettarci nelle vene  i vaccini …per ucciderci. Capisco la rabbia  dei camionisti canadesi. Per fare arricchire le Big Pharma ci obbligano ad indossare le mascherine e accettare il siero dei vaccini nel nostro corpo. Il Green Pass serve anche per controllarci. Questa Dittatura Globalista gesuitica-nazi-comunista massonica ,ci obbliga a trasformarci in animali da macello .Ma l’ultima parola in merito non è ancora stata scritta. Il Canada farà scuola ! ).

 

 

 

 

 

I canadesi invertono l’opinione sul Green -pass:

 ora vogliono abolirlo. Grazie ai camionisti.

Visionetv.it- Debora Billi-( 7 febbraio 2022)-ci dice :

 

Camionisti canadesi.

Esiste una convinzione profondamente radicata nelle dure cervici di governanti e istituzioni: che le popolazioni, avendo aderito in stragrande maggioranza alla campagna di vaccinazione, di conseguenza amino follemente il green pass e accettino con entusiasmo la distruzione dei diritti fondamentali propri ed altrui.

 Il green pass in fin dei conti è un premio, come ha affermato ieri Locatelli, e a chi non piacciono premi e croccantini?

Il Canada ne è un esempio. Un Paese dove i diritti sono compressi, dove sulle prime pagine campeggiano titoloni che si rallegrano della morte e del bullismo verso i no-vax, dove tutti subiscono in silenzio ogni sorta di abusi.

Tutto lasciava presumere che la maggioranza (vaccinata) dei canadesi ne godesse, d’altronde non hanno rivotato Trudeau pochi mesi fa, come sottolineano i nostri parlamentari?

Ebbene, no.  Sembra proprio che non siano solo pochi camionisti canadesi “golpisti” a pensare che è ora di dire basta alla repressione in salsa totalitaria.

O meglio: finché l’unica campana a suonare era quella dei media, i cittadini del Canada si lasciavano portare là dove voleva il cane da pastore; ma non appena qualcuno ha solleticato il loro spirito patriottico, li ha informati meglio, e ha dimostrato loro che la direzione era molto pericolosa hanno prontamente cambiato idea. Guardate il sondaggio.

In appena due settimane, l’opinione pubblica canadese ha completamente rovesciato la propria posizione sulle restrizioni. Il 12 gennaio il 60% riteneva necessario mantenerle, il 27 gennaio ben il 54% vuole rimuoverle. La maggioranza ha cambiato di posto. Cosa è successo nel frattempo? Sono arrivati i truckers.

Questo conferma che i cittadini sono una mandria di pecore pronta a cambiare pascolo a seconda di come cambia il vento? Forse.

Ma è vero anche che sono vittime di un’informazione strutturata come un vero lavaggio del cervello 24/7, e non appena si esce da quel metodo e li si informa come si deve sono più che disposti a cambiare idea.

A questo sicuramente serve e servirà la protesta dei camionisti: ad aprire gli occhi all’opinione pubblica dei canadesi, che ora difficilmente digerirà altre campagne di demonizzazione del dissenso.

A dimostrazione che essere vaccinati non significa necessariamente ambire a vivere in Nord-corea.

E questo farebbero bene a ricordarselo anche i nostri governanti, dato che le elezioni in Italia sono più vicine di quanto tutti sperino. E stavolta potrebbe non rivincere il solito “Trudeau”.

(DEBORA BILLI).

 

 

 

 

Il Mattarella bis segna la fine dei partiti:

è dittatura tecnocratica istituzionalizzata?

Visionetv.it- Andrea Sartori- (31 Gennaio 2022 )-ci dice:

 

La rielezione di Sergio Mattarella ha, di fatto, istituzionalizzato la fine dei partiti e la blindatura del potere da parte di alcune forze ha sancito la fine della democrazia in Italia. Non si sa ancora se in via definitiva o solo temporanea come accadde con la parentesi fascista.

 

I giornali, come il Corriere della Sera, parlano di “macerie dei partiti”. E quindi, se i partiti non vanno più bene, cosa accade?                   I partiti sono il cemento della democrazia, in quanto espressione della volontà popolare.

Eliminandoli andremo dove vogliono portarci sin dai tempi di Monti, se non da quelli di Mani Pulite: ad una tecnocrazia in stile pugno di ferro.

 La rielezione di un vecchio notaio che ha firmato decreti incostituzionali e, a cascata, la riconferma di un sinistro tecnocrate.

I partiti escono con le ossa rotte. Soprattutto il centrodestra, e non a caso. Il centrodestra, pur con i suoi immensi limiti, andava ridotto all’impotenza.

 Andava distrutto, in quanto non può esistere una visione alternativa.

Certamente, l’incapacità di Salvini, dovuta ad un dilettantismo politico unito a mancanza di coraggio, ha dato una grossa mano, e l’ha data anche alla Meloni che ora può rivendicare il suo “candore” e la sua coerenza (sempre facile, quando si sta all’opposizione) oltre a chiedere di “rifondare” la coalizione.

 Anche il Partito Democratico, che pure rappresenta l’élite, non esce comunque bene: ha fallito nel suo obiettivo di portare Draghi al Quirinale.

E per farlo il PD aveva persino presentato, lo scorso dicembre, un DDL per impedire la rielezione del Capo dello Stato.

Anche Letta, presentato come il vincitore, non ha raggiunto il suo obiettivo e ha ripiegato sul Mattarella bis, e nel PD ora si mette in discussione la segreteria.

Nel Movimento 5 Stelle si sta addirittura ai materassi: Conte accusa Di Maio di averlo pugnalato alle spalle. Il Ministro degli Esteri gli risponde con sussiego (e con la poltrona messa al sicuro) ventilando una sostituzione della leadership. Entra a gamba tesa perfino Di Battista, a prendere le parti dell’avvocato degli italiani contro il suo ex amico del cuore.

In tutto questo sconquasso, persino il Presidente uscente-rientrante non ne esce benissimo, visto quello che aveva detto e ribadito, ma quantomeno se la cava col “senso di responsabilità”.

Anzi, dà l’idea dell’autosacrificio per senso istituzionale a fronte di partiti che fanno la figura dei bambini capricciosi.

Ne “esce bene”, neanche a dirlo, il solito Matteo Renzi oramai kingmaker.

 Leader di un partito con percentuali da prefisso telefonico ma che ha compreso che la popolarità non conta più, perché il contesto democratico è venuto meno.

E’ il bis della rielezione di Napolitano? Non esattamente.

Quelle erano state le prove generali: ma il tentativo tecnocratico di Monti era fallito, i partiti conservavano, nonostante tutto, una grande vitalità ed era in grande ascesa il fenomeno del Movimento 5 Stelle che appariva come il nuovo che avanzava sulle macerie berlusconiane. Si poteva ancora credere ad un rinnovamento della democrazia.

Ora vediamo una blindatura netta del potere con la scusa dello Stato di emergenza.

Il terzo tassello, oltre a Mattarella e Draghi è Amato alla Corte Costituzionale e ha subito affermato che la Scienza ha una prelazione in termini di diritto costituzionale.

Mettendo così a tacere le accuse di incostituzionalità.

Le elezioni saranno nel 2023.

Stando così le cose le due forze che furono l’anima del populismo e del sovranismo, ovvero Lega Nord e Movimento 5 Stelle, saranno scomparsi per disaffezione degli elettori viste le mosse sgangherate dei loro leader in questa patetica farsa.

 I giornali continueranno a dire che la politica ha fallito. Reggerà forse la Meloni, quella che ne esce meglio, ma l’elettorato, oramai scottato delle esperienze pentastellata e leghista, non si fida. Resterà il PD, che oramai si avvia a diventare una sorta di “partito unico” come lo fu il PNF dal 1925 al 1945.

Ma il potere sarà in mano essenzialmente a tecnocrati, economisti e magistrati, ben rappresentati dal banchiere a Chigi e dell’ex giudice al Quirinale.

(ANDREA SARTORI).

 

 

 

 

 

TAR e Consiglio di Stato: curare il Covid è lecito.

 E ora chiedano scusa ai medici sospesi.

Visionetv.it- Giulia Burgazzi- (20 Gennaio 2022) -ci dice: 

Chissà se adesso, alla luce delle vicende giudiziarie relative a “Tachipirina e vigile attesa”, l’Ordine dei medici chiederà scusa al dottor Gerardo Torre e a tutti gli altri come lui.

L’Ordine ha aperto un procedimento disciplinare contro Torre perché non avrebbe “rispettato le disposizioni previste dal Protocollo Nazionale in materia di cura della patologia Covid19“. Il protocollo in questione è quello del ministero della Salute noto appunto come “Tachipirina e vigile attesa”.

Alla fine della settimana scorsa, il TAR Lazio ha accolto il ricorso contro il protocollo e l’ha sospeso. Ieri, mercoledì 19 gennaio, il Consiglio di Stato ha sospeso la sospensione decisa dal TAR. Ha reagito con la velocità del fulmine al ricorso contro la sentenza del TAR presentato dal ministero della Salute.

“Tachipirina e vigile attesa” è così di nuovo in vigore, in attesa che il Consiglio di Stato esamini a fondo la questione. La prima udienza il proposito è fissata per il 3 febbraio. Successivamente arriverà la sentenza: coi tempi soliti della giustizia italiana.

Pur nella divergenza di vedute, il TAR e il Consiglio di Stato concordano su un punto. Il protocollo “Tachipirina e vigile attesa”, dicono, non costituisce un obbligo per i medici che curano i malati di Covid. Essi possono benissimo scegliere altre terapie. Come ha fatto il dottor Gerardo Torre e come hanno fatto moltissimi altri medici: ad esempio quelli di Ippocrate e di Cure Domiciliari. Somministrano vari farmaci ai primissimi stadi della malattia, con lo scopo di evitare l’aggravarsi del paziente, il ricovero in ospedale, la morte.

Le cure domiciliari precoci funzionano: c’è uno studio scientifico in proposito. Attesta che esse – al contrario dell’accoppiata Tachipirina & attesa – riducono praticamente a zero le ospedalizzazioni. E di conseguenza anche le morti, si può aggiungere.

Tuttavia, quando si tratta di applicare gli orientamenti governativi in merito alla gestione del Covid,  l’Italia è diventata un Paese di kapò nazisti più realisti del re. Donde i guai passati dai medici come Torre che offrono ai malati di Covid cure efficaci anziché la Tachipirina. E donde, anche, la domanda: adesso almeno gli chiederanno scusa?

Però c’è anche un’altra domanda. Se “Tachipirina e vigile attesa” non è vincolante, per quale ragione il protocollo esiste? La risposta è nella sentenza (poi superata dagli eventi) con cui il TAR lo ha sospeso. Le linee guida ministeriali per la gestione dei casi di Covid, scrive il TAR, “costituiscono mere esimenti in caso di eventi sfavorevoli”.

Traduzione.  Se un medico cura un malato di Covid con farmaci diversi da quelli del protocollo ministeriale e poi il malato muore, c’è la possibilità che egli finisca nelle grane. Invece se un medico dice a un malato di Covid di prendere la Tachipirina e se poi quel malato muore, il medico non passerà guai giudiziari.

Del resto, il ministero della Salute protegge dalle grane anche i medici che somministrano i vaccini Covid. Non vanno incontro a conseguenze se qualcuno muore per il vaccino.

(E’ la mafia degli assassini con i vaccini che regna nel ministero del terrore!Ndr.)

Fra super green pass anche per soffiarsi il naso e scudi per i medici che vaccinano e danno la Tachipirina, la fallimentare politica sanitaria del Governo rispetto al Covid è una sorta di imbuto. Un imbuto che conduce ai vaccini. Solo chi percorre strade alternative rischia la galera quando le cose vanno male.

I vaccini Covid sono notoriamente in uso in virtù di un’autorizzazione condizionata UE. Il regolamento UE che disciplina l’autorizzazione condizionata la sottopone – fra l’altro – a quattro condizioni, ciascuna delle quali è necessaria. Una di queste quattro condizioni è costituita dal fatto che il preparato risponda “ad esigenze mediche insoddisfatte”.

Le cure per il Covid minano l’autorizzazione condizionata all’uso del vaccino. I medici che finora le hanno cercate, l’hanno fatto a loro rischio e pericolo: al contrario dei colleghi che – ubbidienti – si sono limitati a vaccinare, a dare la Tachipirina e ad aspettare che i pazienti si aggravassero, intasassero le terapie intensive e magari morissero anche.

 

I veri eroi in camice bianco sono coloro che hanno evitato la Tachipirina e hanno salvato i pazienti. TAR e Consiglio di Stato sono per lo meno d’accordo sul fatto che il loro comportamento non configura alcuna infrazione.

Ora i kapò nazisti più realisti del re  che hanno ostacolato i medici eroi devono almeno chiedere scusa.

(GIULIA BURGAZZI).

 

 

 

 

COVID e numeri gonfiati: ecco

come in Italia e in USA i “positivi”

sono diventati business.

Visionetv.it- Martina Giuntoli- ( 4 Febbraio 2022 )- ci dice :

Project Veritas con la sua ultima inchiesta ci offre senza dubbio una delle prospettive più interessanti per parlare della questione Covid: quella dei guadagni stellari che ha consentito e che continua a permettere, grazie anche a furbi escamotages, in Usa come in Italia.

La testimone è Jeanna Stagg, una ex impiegata amministrativa che lavorava per United HealthCare, in Louisiana, con la funzione di monitorare le entrate ed i costi dei pazienti, una posizione privilegiata che le ha dato la possibilità di conoscere alcuni dati meglio di chiunque altro.

”(…)Mi sono accorta che la maggior parte dei nostri pazienti che erano stati ammessi in ospedale con COVID erano stati ammessi con una diagnosi di ingresso sbagliata. Ho provato a parlarne con i colleghi e nelle video conferenze con il management centrale. Nessuna risposta.” E ancora “non sto dicendo che quelle persone non fossero poi state testate per il sars-cov 2 e risultate positive, tuttavia non era la loro diagnosi d’ingresso(…)”.

Questo si chiama gonfiare i numeri. E non poco. Insospettita dal numero elevato dei pazienti, ha quindi deciso di fare una indagine retroattiva a partire dal marzo 2020 e si è resa conto che il fenomeno era cominciato da molto tempo prima del 2021.

“(…)L’evento che mi ha fatto dire basta è stato un caso, ammesso per colpi d’arma da fuoco, ma etichettato come paziente COVID. A quel punto ho detto basta(..).”

La donna continua dicendo che ovviamente lei non ha visto materialmente girare soldi, ma che più di una persona a lei vicina le ha confidato che gli ospedali ottenevano incentivi nell’ammettere pazienti con il codice “covid” , un piatto troppo ghiotto da cui mangiare per non continuare con la farsa e infatti la farsa non solo è continuata, ma è stata importata in tutto il mondo. Quel che è certo è che gli ospedali ricevevano rimborsi dal governo in maniera maggiorata e molto più velocemente del solito.

Ma davvero pensiamo che la stessa strategia, sia essa di pagare sottobanco i responsabili ospedalieri o di ricevere incentivi dallo stato, sia stata utilizzata solo negli Stati Uniti? No di certo, e l’Italia non ha fatto certo difetto in questo valzer di conteggi e riconteggi.

In una puntata shock di Restart, andata in onda su Rai 2 qualche giorno fa, la visuale si fa molto più chiara.

Il servizio  della tv di stato ha letteralmente  scoperchiato il vaso di Pandora di quello che viene definito il business dei positivi. Secondo quanto affermato nel servizio, l’intervistato racconta che alcune strutture sanitarie hanno gonfiato i numeri dei malati covid per lucrare sui fondi messi a disposizione dal governo secondo un preciso tariffario descritto in Gazzetta Ufficiale.

Il medico romano che parla e che ha deciso di rimanere anonimo per motivazioni che appaiono fin troppo chiare, racconta che “(…)accade spesso che malati oncologici entrino in ospedale e, se positivi, seppur asintomatici,  vengono  trasferiti in un reparto covid, il che equivale spesso a condannarli a morte. Questa è una cosa gravissima, ma accade spesso(…)”.

Lo stesso continua poi dicendo “(…)l’ospedale prende dei rimborsi in proporzione al numero dei ricoveri, e quindi tecnicamente la legge viene rispettata. Poi esistono logiche per spartirsi il bottino. Bottino significa molte cose, da soldi nudi e crudi, fino ad arrivare a potere e avanzamenti di carriera. Ci sono poi quelli che vengono chiamati “produttività”, ovvero la pratica di rimodulare i contratti con incentivi notevoli. I positivi servono per alimentare il sistema(…)”

La stessa cosa è stata poi confermata da un’operatrice sanitaria, che lavora nel servizio privato.   “(…)Arrivano richieste e pressioni dall’alto per cui le cartelle cliniche vengono alterate, ed i negativi magicamente diventano positivi, su 10 morti, 7 sono covid, il numero è stabilito in partenza(…)”.

Viene anche il dubbio che se letto in questa ottica il mantra quotidiano del “le terapie intensive sono al collasso“, e ancora “manca il personale, dobbiamo assumere gente in terapia intensiva” voglia soprattutto giustificare  al pubblico una situazione secondo cui si possa attingere con le nuove o (presunte) figure professionali a ulteriori fondi dello stato o addirittura accaparrarsi i golosi fondi del pnrr, secondo i criteri di spartizione del bottino di cui sopra.

Proprio in questi giorni, alcuni hub vaccinali in giro per la penisola sono stati smontati. Quale migliore occasione per festeggiare in questo modo la fine di una pandemia. Non è forse quello che tutti vogliamo? Beh, il dubbio viene a giudicare dalla reazione non proprio emozionata dei responsabili della Val D’Aosta, che hanno affermato “Con tutto quello che abbiamo investito, se continua così dovremo liberare il personale che era stato assunto ad hoc”. Beh, i pazienti (e i positivi) prima o poi finiscono.

In questo panorama, che definire semplicemente come malasanità non dà conto della spirale infernale a cui si sta guardando, chi ha lucrato sulle vite e sulle morti dei pazienti in questi due anni è complice tanto quanto il governo che forniva i copiosi rimborsi di cui sopra, insieme ovviamente all’oliato sistema che quei soldi li faceva girare.

(E’ la mafia del Covid …bellezza !Ndr.)

Molto di quello che dovrà essere indagato risiede proprio qui, ed è quello che ci aspettiamo dalla magistratura. La verità.

(MARTINA GIUNTOLI).

 

 

 

 

Leghisti in diffida: arrivate le lettere

ai militanti veneti non in linea con Salvini.

 msn.com-lastampa.it- Francesco Olivo, Francesco Moscatelli- (8-2-2022)- ci dicono:

 

Energia: Salvini, serve decreto urgente, è emergenza ora.

Quei «territori» che la Lega ha mitizzato per anni sono diventati un pericolo per Matteo Salvini.

Nell’ultimo consiglio federale, il segretario, dopo aver chiesto di «metterci la faccia», ha promesso ai governatori maggiore condivisione nella gestione del partito.

Pochi giorni più tardi in Veneto sono arrivate le raccomandate con i provvedimenti disciplinari contro alcuni esponenti colpevoli di essere usciti dalla linea del segretario.

Quasi tutti i procedimenti risalgono a qualche mese fa, ma le lettere hanno rialzato la tensione nelle sezioni del Nord Est.

«La busta mi è arrivata alla fine della scorsa settimana - ammette con la voce amareggiata Giovanni Bernardelli, ex presidente del consiglio comunale di Conegliano, in provincia di Treviso -.

 Farò ricorso e ne sto già parlando con il mio legale: in base al regolamento ho dieci giorni di tempo».

Per lui, leghista più che Doc che il 24 febbraio festeggerà 25 anni di militanza nel Carroccio e che ha preso la prima tessera dell’allora partito di Bossi nel lontano 1991, quello che sta succedendo è un’offesa quasi personale.

 «Chi è senza peccato scagli la prima pietra» c’è scritto sotto il suo profilo WhatsApp.

Eppure il suo nome, insieme a quelli del sindaco di Noventa Padovana Marcello Bano, dell’ex presidente del consiglio provinciale di Treviso Fulvio Pettenà e addirittura a quello dell’europarlamentare ed ex segretario della Liga Veneta Gianantonio «Toni» Da Re, è finito nel libro nero dell’ultimo partito leninista d’Italia.

 I primi tre (per Da Re la procedura è diversa dato lo status di parlamentare) rischiano di essere sospesi dal partito. O addirittura espulsi.

L’ultima parola, dato che si tratta di persone con più di dieci anni di militanza, l’avrà comunque via Bellerio.

Le punizioni, brutto a dirsi, non sono niente di anomalo in un partito, succede ogni anno e non solo nella Lega.

 Però sarebbe sbagliato ridurre la questione a una bega interna come altre perché la vicenda veneta, al di là dei singoli casi (l’espulsione di Bernardelli sarebbe stata chiesta da Luca Zaia), si incrocia con i malumori della base per come è finita la partita del Quirinale e con una dialettica non sempre semplice tra Matteo Salvini e lo stesso governatore.

Alcuni dei sanzionati, infatti, si riconoscono nelle battaglie del Doge, prima tra tutte quella sull’autonomia, «dimenticata da Salvini quando ha deciso di fondare la Lega nazionale».

 Punire i ribelli quindi può aumentare il solco che divide il segretario dal suo governatore.

Nel direttorio che doveva decidere sulla richiesta di sanzione per Marcello Bano, Zaia all’inizio della discussione si è astenuto, mentre il suo fedelissimo assessore Roberto Marcato ha votato contro; a favore si è espresso invece il resto della commissione formata dal commissario del Veneto Alberto Stefani, dall’ex sindaco di Padova e deputato Massimo Bitonci, dal consigliere regionale Nicola Finco e dalla ministra Erika Stefani.

Da via Bellerio fanno notare che i sanzionati sono pochi (in Veneto i militanti sono 4.000) e non sono certo di primo piano, ma nel Nord Est c’è un certo fermento:

«Sono la punta dell’iceberg di un’onda che prima o poi arriverà a Milano - dice uno degli esponenti di punta della Liga -, anche con Tosi si diceva che erano quattro gatti e guardate cosa è successo.

Salvini dice che non dobbiamo polemizzare sui giornali? Ha ragione, ma allora ci offrano delle sedi alternative».

 Questo clima pesante è dovuto anche alla pandemia, i dissidi un tempo venivano risolti sotto a un gazebo, al tavolo di un’osteria o tra le mura delle sezioni, ma oggi vedersi è più complicato e per ricomporre le fratture non resta che la burocrazia interna.

La richiesta che arriva dal Veneto, in fondo, è sempre la stessa: i congressi.

 «Con la fine dello stato d’emergenza non ci sono più scuse per rimandarli» ha detto pochi giorni fa Zaia.

Il Veneto è commissariato sin dalla fondazione del nuovo partito, (Lega per Salvini premier), un’esigenza necessaria nei primi anni, che ora viene vissuta come la solita ingerenza lombarda (e al limite romana).

 «Invece che sanzionare chi esprime il suo malessere dovrebbero cercare di capirne l’origine - si sfoga un’altra figura di primo piano -. Io non parlo con nessuno di questi nominati che oggi hanno in mano il partito. Va riaperto il dialogo fra dirigenti e base».

I più critici, anche perché i voti loro se li sono guadagnati uno per uno nelle urne, sono gli amministratori locali.

«Decidono tutto dall’alto - racconta un sindaco - . Pochi giorni fa hanno rimosso dalla chat di Padova un segretario di sezione solo perché aveva condiviso un’intervista critica rilasciata dal sindaco di Brugine.

Ma che metodo è? Se vanno avanti così ne butteranno fuori uno ogni due giorni».

 

 

 

I test sierologici non sono utili

a indicare chi vaccinare e chi no.

msn.com-Huffpost-redazione-(8-2-2022)- ci dice:

 

Il risultato positivo di un test sierologico per il Sars-Cov-2 può fornire la prova di un'avvenuta infezione o vaccinazione, ma "non esiste, ad oggi, un livello di anticorpi, misurato secondo standard internazionali, che assicuri una protezione nei confronti del Sars-Cov-2 nelle sue varianti", né che possa indicarne la durata.

A chiarire che i test sierologici non possono ad oggi "indicare se una persona debba o meno essere vaccinata, o se possa o meno avere accesso alla certificazione verde Covid-19", è una relazione tecnica a cura dell'Istituto Superiore di Sanità.

Le ricerche sul tema comunque continuano e, da uno studio su Nature Microbiology, emerge come la gran parte delle persone che si sono ammalate di Covid-19, specie se in forma grave, possiede anticorpi per almeno 16 mesi.

Comprendere quale sia la durata della protezione acquisita dopo l'incontro con il Sars-CoV-2 è uno dei quesiti che ha appassionato la ricerca fin dall'inizio della pandemia.

Sull'analisi degli anticorpi si basano i test sierologici, che secondo alcuni esperti, potrebbero diventare uno strumento per l'esenzione da futuri richiami vaccinali o per l'estensione dalla durata del Green Pass per coloro che abbiano un risultato che accerti la presenza di anticorpi nel sangue.

Sull'utilizzo di questi test, l'Iss sintetizza le evidenze scientifiche disponibili e cita quanto affermato dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) nel documento "The Use of antibody tests for Sars-Cov-2 in the context of Digital Green certification".

Ovvero, "anche se il riscontro di anticorpi suggerisce la presenza di una risposta immunitaria, non è noto se tali livelli anticorpali siano in grado di fornire una protezione sufficiente e per quanto tempo sia duratura". Inoltre "non è ancora noto se gli anticorpi rilevati dai test commerciali in uso possono prevenire l'infezione con le nuove varianti". Infine, va considerato che in commercio esiste "una considerevole varietà di test sierologici, tale da rendere estremamente difficile un confronto dei risultati".

Studiare la durata degli anticorpi è stato anche l'obiettivo di una analisi della Southern University of Science and Technology di Shenzhen, in Cina.

"È stato visto che i coronavirus umani stagionali inducono risposte anticorpali di breve durata e la reinfezione con lo stesso coronavirus si verifica frequentemente nei 12 mesi successivi.

Tuttavia, i due coronavirus che causano malattie gravi (quelli della Sars e della Mers) inducono risposte anticorpali più forti e durano fino a 3 anni", spiegano i ricercatori.

Nel caso di Sars-CoV-2 ancora non esistono dati definitivi.

 La nuova ricerca ha seguito 214 pazienti per quasi 16 mesi.

Studiando l'andamento degli anticorpi neutralizzanti (soprattutto IgG) si è visto che la risposta immunitaria raggiunge un picco 3 mesi dopo l'infezione; poi comincia un calo lento seguito da una stabilizzazione. Non tutti i pazienti presentavano però la stessa risposta immunitaria: dopo un anno il 14% di quanti avevano avuto un'infezione lieve e il 50% degli asintomatici non avevano livelli rilevabili di anticorpi. Lo studio ha mostrato inoltre un calo dell'efficacia contro le varianti Beta, Delta e Mu, mentre non sono disponibili dati su Omicron.

Intanto, un gruppo di ricercatori italiani ha messo a punto una nuova tecnologia per misurare il livello di anticorpi neutralizzanti contro il Sars-Cov-2.

Descritta sulla rivista Communications Materials, è rapida, efficace ed economica e si inserisce nell'ambito dei cosiddetti transistor elettrochimici organici, particolari biosensori che, attraverso misure elettriche, permettono di analizzare segnali biologici. "Abbiamo una forte necessità di strumenti in grado di valutare in modo rapido ed efficace la presenza di anticorpi, perché si tratta di informazioni rilevanti nella pratica clinica", afferma il primo autore dello studio, Francesco Decataldo, ricercatore al dipartimento di Fisica dell'Università di Bologna.

 

 

 

 

Il professor Bassetti: "Dal 31 marzo 2022 basta

con il Green Pass: prorogarlo sarebbe una stupidaggine."

 msn.com-la Repubblica-Redazione- (7-2-2022)- ci dice :

 

 "Se il Green Pass è stato messo per far vaccinare la gente, e io l'ho sempre sostenuto per questo, allora dovrebbe esaurire il suo compito, se invece il Green Pass è stato messo per altro allora devono spiegare ai cittadini la ragione per cui l'hanno messo.

 Io da medico, oltre il 31 marzo non lo sostengo.

Quindi sarà una decisione politica, non sanitaria e dovranno spiegarlo agli italiani.

Però a quel punto non ci sarà soltanto chi c'è stato fino ad oggi in piazza, ma ci saranno tutti perché non avranno più nessuno che li difende".

 Così all'Adnkronos Salute Matteo Bassetti, direttore della Clinica di Malattie infettive all'ospedale San Martino di Genova, sull'ipotesi di mantenere l'obbligo di Green Pass per tutta l'estate.

"Se si tratta di prorogare il Green Pass per prendere un aereo, un treno o per entrare in un ospedale o in una Rsa mi pare corretto - chiarisce l'infettivologo - ma se si tratta di estendere il Green Pass così come è oggi che anche per andare a prendere un pacchetto di sigarette o un caffè devi mostrarlo, mi pare un mostrare i muscoli che non so a cosa serva.

Se al 31 marzo - sottolinea - siamo arrivati a far vaccinare il 90% degli italiani che sommati a quelli che hanno fatto la malattia naturale e sono guariti, vuol dire avere quasi un 97% di immunizzati, e per quelli più a rischio che sono gli over 50 gli abbiamo messo l'obbligo vaccinale per cui non possono andare a lavorare se non si vaccinano, mi si deve spiegare la ragione per cui si continua con il Green Pass".

"Io - ricorda Bassetti - ho subito per il Green Pass scorte, minacce di morte, perché l'ho sempre sostenuto come strumento per far vaccinare la gente. Esaurito quel compito, è indifendibile.

Anche perché se guardiamo intorno a noi non mi pare che altri Paesi lo continuino a tenere una volta che hanno in qualche modo raggiunto l'obiettivo.

 L'obiettivo è raggiunto al 31 marzo, quindi con la fine dell'emergenza deve finire il Green Pass.

Prorogarlo oltre il 31 marzo - insiste - la ritengo una stupidaggine, che finirà per penalizzare pesantemente il nostro Paese rispetto al resto d'Europa.

E il conto, quando saremo un Paese che la gente non vorrà visitare, bisogna vedere a chi presentarlo".

 

 

 

 

Lo scudo di Draghi

si sta frantumando.

msn.com-Il Giornale.it- Vittorio Macioce-(8-2-2022)- ci dice:

 

La realtà ci sta franando addosso.

L'aumento del costo dell'energia, con l'incertezza su quello che accadrà in Ucraina, sta togliendo fiato e speranze all'economia italiana.

È sale sulle ferite della pandemia.

La preoccupazione al governo è molto più intensa di quanto si dica e al momento non c'è una soluzione a portata di mano.

 Gli spazi di manovra sono stretti e i tempi di intervento lunghi.

 La conferma di quanto la situazione sia grave arriva dal ministro della «transizione ecologica». Roberto Cingolani dice che i soldi che dovrebbero arrivare dall'Europa con Next Generation «non ci mettono al riparo da tutto».

Il motivo è questo: l'inflazione, spinta dal costo dell'energia, «rischia di avere un costo totale superiore all'intero pacchetto del Pnrr». È un colpo al mento.

 È come vedere le speranze di «ripresa e resilienza» frantumarsi in un attimo.

 Il guaio è che non è solo il momento di pessimismo di un ministro.

È che l'Italia non ha un piano sull'energia da decenni e decenni. Siamo andati avanti senza reti, confidando sulla fortuna e sugli slogan, e adesso ci troviamo nudi. Ora servono soldi pubblici, e meno tasse, per tenere bassi i costi di produzione.

Qui spunta un'altra difficoltà.

Lo scudo di Draghi verso la sfiducia degli altri governi europei nei confronti dell'Italia si sta indebolendo.

Il nostro debito pubblico torna a essere un problema urgente.

 La Bce fa capire che l'acquisto dei titoli di Stato non può andare avanti per molto. Questo ci rende preda degli speculatori.

Un po' di ottimismo arriva da Christine Lagarde che parla di una ripresa europea sostenuta nel secondo semestre di quest'anno.

 L'emergenza, dice, sta per finire.

C'è chi, soprattutto in Germania, spinge per mettere un freno alla politica del debito. Si teme l'effetto burrone.

È così che lo chiama Dombrovskis, il vice presidente della Commissione europea.

 È arrivata anche una sua lettera al governo italiano come «ammonizione» sul debito pubblico.

«Non potete andare avanti così».

L'impressione, in Europa, è che Draghi si stia lasciando contaminare dai partiti e che cominci a inseguire tentazioni politiche.

È lì che lo scudo sta cedendo.

 

 

Obbligo vaccinale: il No del Consiglio d’Europa

al tempo delle Fake News.

Filodiritto.com-redazione - (06 Aprile 2021-21 gennaio 2022)- ci dice :

Il Consiglio d’Europa, in ossequio al principio di autodeterminazione del singolo in materia sanitaria, ha approvato una risoluzione con cui dice “No” all’obbligo vaccinale anti Covid-19, nonché alle eventuali politiche volte ad incentivare le vaccinazioni, ma discriminatorie nei confronti di chi sceglie di non immunizzarsi. E il bilanciamento tra autodeterminazione e fake news non è neppur semplice da rintracciare.

Obbligo vaccinale: la crescente sfiducia nelle vaccinazioni

e la reazione degli Stati.

Dopo la valanga di fake news sul Covid-19, che hanno portato a comportamenti spesso sbagliati, ora è la volta delle “bufale” sul vaccino. Nei primi mesi del 2021, complice l’auspicata accelerazione nella somministrazione del farmaco, si sono susseguite numerose dichiarazioni sulle presunte – o reali – affidabilità sicurezza ed efficacia degli stessi.

Anche le dichiarazioni guardinghe di alcuni virologi hanno contribuito alla diffusione del timore (spesso ingiustificato) e delle reazioni di diffidenza in ampi settori dell’opinione pubblica, i quali esprimono non poche riserve sui tempi ristretti delle sperimentazioni del vaccino, arrivati a Dicembre 2020.

Certo, nella storia delle vaccinazioni non si era mai vista una campagna così martellante e capillare, a livello globale, ed una scoperta così rapida. Ma i dati scientifici dei primi tre mesi hanno già smentito ampiamente tali supposizioni.

È innegabile come nell’ultimo decennio, in tutta Europa, si sta assistendo ad una crescente sfiducia nei confronti dei vaccini, accusati – senza alcun fondamento – di causare danni alla salute, soprattutto se somministrati in dosi massicce e in un breve lasso di tempo.

A questa sfiducia è seguita una preoccupante diminuzione del numero delle persone che decidono di accettare la somministrazione del farmaco, con la conseguenza di assistere a focolai di malattie, ormai facilmente gestibili, come il morbillo e la varicella.

Benché la competenza sanitaria, a livello comunitario, sia di competenza degli Stati membri, il Consiglio Europeo – nel 2018 – ha raccomandato soluzioni rapide ed efficaci contro «la rapida diffusione della disinformazione attraverso i social media e gli antivaccinisti in pubblico» che hanno contribuito ad alimentare «pregiudizi, nonché una maggiore diffidenza e timori nei confronti di eventi collaterali non dimostrati».

La questione, dapprima solo mediatica, ha avuto in seguito un riflesso sul piano politico, portando alla riforma delle legislazioni nazionali in materia di vaccini, innalzando il numero di quelli obbligatori per mantenere la cd. “immunità di gregge” e sfidare il crescente scetticismo.

Attualmente, ben 14 Paesi dell’Unione Europea, non prevedono alcun vaccino obbligatorio, tra cui Portogallo, Spagna, Irlanda, Germania e Svezia. Va precisato, però, che le autorità sanitarie tedesche, pur non obbligando alla vaccinazione, ne raccomandano fortemente la somministrazione ai minori prima dell’iscrizione alla scuola primaria, richiedendo l’esibizione del Libretto delle Vaccinazioni.

Tra i Paesi che prevedono le vaccinazioni, invece, rientrano la Lettonia – con ben 13 vaccini – e la Francia, che di recente ha aumentato il numero di quelli obbligatori per legge da 3 a 11.

In Italia, la Legge n.119/2017 (cd. Legge Lorenzin) ha reintrodotto un obbligo vaccinale mediato: non sono stati predisposti Piani di vaccinazione di massa, come negli anni ’60 del secolo scorso, ma la mancata somministrazione preclude l’iscrizione alla scuola dell’infanzia, ma non alle elementari. In quest’ultimo caso, i minori vengono segnalati all’ASL competente e i genitori possono essere passibili di sanzione amministrativa.

Quello che emerge è un quadro molto disomogeneo, ma che mostra come i Paesi Europei – con il sostegno dell’Unione – siano orientati verso una disciplina molto più stringente, con la collaborazione delle autorità locali per la segnalazione di eventuali profili di rischio.

Obbligo vaccinale: la Risoluzione del Consiglio d’Europa del 21 Gennaio.

L’Assemblea del Consiglio d’Europa, lo scorso 21 Gennaio, ha approvato su proposta di Jennifer De Temmerman – deputata all’Assemblée National francese, iscritta al gruppo centrista Libertés et territoires – a larghissima maggioranza, una Risoluzione a favore del “No” all’introduzione dell’obbligo vaccinale anti-Covid, nonché il proprio parere contrario ad eventuali patentini-passaporti vaccinali.

Nella Risoluzione si legge, nello specifico, che occorre assicurare «che i cittadini siano informati che la vaccinazione non è obbligatoria e che nessuno a livello politico, sociale o in altra forma può fare pressioni perché le persone si vaccinino se non lo scelgono autonomamente».

La raccomandazione è anche quella di assicurare che «nessuno venga discriminato se non vaccinato», che «si comunichi in maniera trasparente il contenuto dei contratti stipulati con i produttori» e che si individuino programmi di indennizzo per chi riporta danni alla vaccinazione. «Le misure non devono comunque violare il diritto e la libertà di ogni individuo alla propria autonomia fisica e consenso informato» e, citando la Convenzione di Oviedo, sottolinea che garantisce i diritti e la dignità «senza discriminazioni».

«L’articolo 5 afferma che un intervento nel campo della salute può essere compiuto solo dopo che la persona ha fornito un consenso informato e libero. Nel caso dell’esitazione vaccinale, ciò implica che non si può imporre con la forza». In caso di eccezioni previsti dalle singole leggi nazionali, le condizioni si devono interpretare alla luce dei criteri stabiliti dalla CEDU.

 

È stato approvato, inoltre, un emendamento che recita: «I certificati di vaccinazione non dovrebbero essere usati come “passaporto vaccinale” (ai confini, per i viaggi aerei o per l’accesso ai servizi). Tale uso sarebbe non scientifico in assenza di dati sull’effettiva efficacia dei vaccini nella riduzione della trasmissione, sulla durata dell’eventuale immunità acquisita e della percentuale di “fallimenti” nel produrre immunità dovuti alle nuove varianti, alla carica virale e ai ritardi nelle seconde dosi. Tale uso porrebbe anche problemi di privacy e, tenendo conto della limitata disponibilità di vaccini, potrebbe perpetrare e rafforzare pratiche di esclusione e discriminazione».

Obbligo vaccinale: il ruolo dell’informazione. Conclusioni.

Affinché tutto ciò possa divenir realtà, e non solo buone intenzioni, a tutela dell’autodeterminazione del singolo, è necessario che il cittadino venga correttamente informato su tutte le questioni inerenti alla vaccinazione anti Covid-19.

Il bilanciamento tra il diritto all’informazione a la tutela della salute appare alquanto problematico, considerata l’attesa messianica di questo vaccino e le reazioni che si sono registrate di fronte a manifestazioni di scetticismo sulla sua capacità di farci uscire dalla pandemia.

Un ruolo cruciale, certamente, lo giocheranno le piattaforme social: già Facebook e Twitter sono stati in grado di canalizzare i flussi informativi in una direzione predeterminata che, nel caso di specie, è quella della selezione e rimozione di contenuti ritenuti falsi o, quantomeno, non supportati da evidenze scientifiche e non riconducibili a fonti istituzionali. Stanno lavorando, inoltre, con le istituzioni di igiene pubblico come l’OMS e l’Unicef, per diffondere messaggi a favore del vaccino antinfluenzale su tutta la piattaforma, fornendo loro gli strumenti per raggiungere più persone.

In ambito nazionale, ruolo cruciale è affidato al ruolo del singolo giornalista, il quale deve evitare «nella pubblicazione di notizie su argomenti scientifici un sensazionalismo che potrebbe far sorgere timori o speranze infondate», come recita il testo novellato dell’Art.6 del Testo Unico dei Doveri del Giornalista, in materia di deontologia professionale.

Il ruolo dei media non è quello di alimentare pulsioni disfattiste e autodistruttive, né di legittimare comportamenti lassisti e di disimpegno rispetto alle norme dettate a protezione della nostra salute.

Invece, si è creata una polarizzazione tra due schieramenti estremisti: gli allarmisti – in servizio permanente ed effettivo – e i minimalisti, sempre pronti a trovare punti di paragone tra il Covid-19 e altre patologie del passato.

In Italia, già dopo l’inizio delle vaccinazioni, l’opinione diffusa – sia nel Governo, sia nell’opinione pubblica – si riferiva ad un vaccino “fortemente raccomandato”, piuttosto che obbligatorio. Sul punto ha preso posizione anche il Comitato Nazionale di Bioetica che, nella persona del Presidente, ha riferito come l’obbligatorietà dei vaccini sia da prendere in considerazione come extrema ratio.

Ma nel contesto descritto, anche la decisione di rendere il vaccino anti-Covid obbligatorio potrebbe rivelarsi necessaria, per superare le fasi più acute dell’emergenza. In questo caso, anche la Giurisprudenza della CEDU non sembra porre particolari limitazioni o divieti, purché una simile decisione venga adottata nel rispetto delle procedure democratiche di produzione legislativa costituzionalmente previste e sia finalizzata alla tutela della salute pubblica, sempre tenuto conto del già citato largo margine di apprezzamento di cui godono gli Stati.

 

 

Super Green pass: ricorso al TAR

contro Draghi e Governo .

filodirito.com- Redazione-(7 febbraio 2022)- ci dice :

 

RICORSO CONTRO SUPER GREEN PASS. (segue : filodiritto.com/sites/default/files/2022-02/ricorso_tar_lazio_dpcm-signed_pdf.pdf).

(Super Green pass: ricorso al TAR contro Draghi e Governo).

Dopo l'azione civile, parte anche quella amministrativa contro il DPCM.

Causa contro Governo, Draghi e Speranza: intervista all’avvocato Nicosia.

Super green pass: dopo l’azione civile di cui abbiamo già dato conto nelle scorse settimane , l’Avvocato Nicosia insieme all’”Associazione Diritto e Mercato” si rende protagonista di una nuova azione giudiziaria, questa volta avanti il TAR Lazio, contro Presidente del Consiglio dei Ministri, il Ministero della Giustizia, il Ministero della Salute e il Consiglio dei Ministri. 

Il ricorso prende a bersaglio l’ultimo (o quasi …) DPCM, quello del 21 gennaio 2022 recante “Individuazione delle esigenze essenziali e primarie per il soddisfacimento delle quali non è richiesto il possesso di una delle Certificazioni verdi COVID-19” di cui si chiede l’annullamento previa sospensione o altro idoneo provvedimento cautelare, con domanda di disapplicazione degli atti normativi presupposti, la declaratoria della loro illeceità e, in subordine, l’elevazione della relativa questione di costituzionalità.

Vale la pena di riportare alcuni passaggi del ricorso dell’ Avvocato  Nicosia :

“il DPCM in questione non opera, o non si esprime, attraverso “divieti” - dei quali poi diviene complicato stilare l’elenco -, ma attraverso “graziose concessioni ottriate”, dimodoché ora noi sappiamo, non che cosa non sia consentito e sia vietato, ma, al contrario, che cosa sia consentito al cittadino non vaccinato;

 il tutto in chiaro ribaltamento del principio fondativo del modello liberal-democratico, dello Stato di diritto e del rule of law, vale a dire il principio per il quale il cittadino può adottare qualsiasi condotta, che non sia espressamente, e però anche validamente, vietata, principio sostituito da quello, di stampo assolutistico, e per certi versi nazionalsocialistico, per il quale il cittadino può compiere solo ciò che gli è esplicitamente consentito di fare dagli atti del suo governo, sicché il primato e il governo della Legge vengono sostituiti da una qualche sorta di Führerprinzip, in quanto questo sia inteso come istituzionalizzata, stabilizzata e consolidata derogazione, quindi non occasionale o contingibile, al principio del primato e del governo della Legge”.

E ancora:

“Più precisamente ci troviamo innanzi a una grave violazione dei diritti dell’uomo e, quindi, del principio indefettibile di dignità, giacché il provvedimento impugnato esplicita la volontà governativa di ridurre la vita già umana del non vaccinato a vita animale, ossia ricondotta alla mera sussistenza materiale, quando l’uomo, direbbe Nietzsche, è ben sì “animale”, ma anche “Dio”, laddove qui si assiste all’impedimento diretto e indiretto di qualsiasi attività volta all’autorealizzazione e all’espressione delle più alte ed elevate facoltà umane, il tutto in un’evidente logica persecutoria, finalizzata al conseguimento di determinati fini politici, peraltro, come si vedrà, disancorati da qualsivoglia fondamento di carattere “scientifico” o pseudo-scientifico, o scientista, posto che nessunissima ragione di carattere scientifico o sanitario viene minimamente -il che è oltretutto offensivo e oltraggioso- allegata, ove mai ve ne fossero, dal provvedimento impugnato, così come del resto non ne viene allegata alcuna in tutta la normativa decretale di rango primario presupposto, tanto più considerato che nemmeno stiamo parlando di soggetti infetti, di tal che si possano invocare esigenze contingibili di emergenza sanitaria, ma di supposti potenziali untori manzoniani della Colonna Infame, il che è totalmente privo di fondamento “scientifico” (le virgolette vengono rese necessarie dallo strame che della scienza si è fatto in questi due anni), alla luce vieppiù delle evidenze degli ultimi mesi e delle ultime settimane in particolare”.

Da quando i vaccini sul covid sono stati immessi sul mercato, si è infatti assistito, da parte delle istituzioni dello Stato, a un lavoro quotidiano ai fianchi nei confronti dei non vaccinati, per usare il gergo pugilistico, una rozza applicazione del principio del “nudge”, che dovrebbe essere la “spinta gentile(cfr. Richard H. Thaler – Cass R. Sunstein, Nudge - La spinta gentile, La nuova strategia per migliorare le nostre decisioni su denaro, salute, felicità, Milano, Feltrinelli, 2014), ossia non costrittiva, ma di mera incentivazione, e che invece qui assume le vesti di una sorta di inopinato “bullismo di Stato”, di vero e proprio stalking quotidiano, attraverso i media, nei confronti dei cittadini che hanno anche legittimamente scelto di non vaccinarsi, con l’accompagnamento di un ricorso crescente allo strumento normativo per esercitare un’indebita e illegittima pressione materiale e psicologica sui cittadini affinché si vaccinassero contro la loro volontà, in chiara violazione del principio del consenso libero e informato, che appunto non deve essere solo “informato”, ma anzitutto “libero”, ossia esente da alcuna forma di pressione psicologica o di coazione, sia pure indiretta e surrettizia, di carattere normativo”.

Siamo certi che il ricorso sarà trattato dai giuristi con sufficienza, dai messa media con il silenzio e dalla magistratura con il rigetto. Dalla politica è e sarà del tutto ignorato.

Fino a quando gli argomenti sollevati non meriteranno non diciamo l’accoglimento ma un aperto e franco confronto?

Si veda :“Ricorso Tar Lazio contro super green pass” : (filodiritto.com/sites/default/files/2022-02/ricorso_tar_lazio_dpcm-signed_pdf.pdf).

 

 

 

 

 

Obbligo vaccinale: non è solidarietà,

è un regime.

Nicolaporro.it- Carlo Lottieri- (6 Gennaio 2022)- ci dice :

 

Dopo il super green pass, l’obbligo di vaccinarsi. Stiamo creando un ghetto di discriminati.

Quanti s’arrogano il diritto di gestire la nostra esistenza, e pretendono pure di disporre del corpo altrui, hanno preso le loro decisioni, optando tra l’obbligo vaccinale sopra i 50 anni per tutti.

Nella sostanza, con questa misura l’Italia espellerà dal mondo produttivo e dalla società molte centinaia di migliaia di persone, introducendo ghetti ancora più duri e brutali di quelli già in vigore.

La deriva autoritaria.

Nonostante la retorica dei media di regime continui a battere sulla grancassa della solidarietà di maniera e di quello che viene presentato come un “dovere civico”, a questo punto ci troviamo entro un sistema politico sempre più autoritario, il quale pretende di legittimarsi su base tecnocratica e ora si appresta a espellere dal lavoro numerosi nostri concittadini, “rei” di non avere consegnato il braccio allo Stato. Di conseguenza molti abbasseranno la testa e si vaccineranno contro la loro volontà.

Usare in questo contesto il termine “autoritario” non è una forzatura, se soltanto si considera che la cultura accademica mainstream ha ormai ampiamente legittimato un ritorno di logiche fasciste perfino per contrastare il cambiamento climatico (si veda ad esempio: R. Mittiga, Political Legitimacy, Authoritarianism, and Climate Change, «American Political Science Review», 2021, pp. 1-14). Nella cultura politica egemone la logica autoritaria non è ad appannaggio di piccoli gruppi radicali, come si vorrebbe far credere, ma invece è interpretata dalle élite e da una parte significativa della massa, ormai ampiamente narcotizzata.

Caos tamponi: servono o no?

La situazione è la seguente. Anche se i vaccini hanno mostrato di funzionare in maniera assai imperfetta e anche se – ad esempio – colui che ha accettato la vaccinazione non è affatto potenzialmente meno infettante di chi ha fatto un tampone nelle ultime 48 ore, il green pass “base” utilizzato in questi mesi non basterà più.

 La cosa è paradossale, dato che in una serie di circostanze – per visitare qualcuno in ospedale, ad esempio – anche ai vaccinati viene spesso chiesto di fare un tampone (riconoscendo che il vaccino non garantisce molto), ma quel medesimo test non sarà più sufficiente per lavorare. E tutto questo mentre a diffondersi è una versione ben poco pericolosa del Covid-19, l’Omicron, e molti infettati sono appunto tra i pluri-vaccinati.

Non c’è alcun serio ragionamento scientifico che possa giustificare una simile barbarie giuridica, che sta mettendo in una situazione disperata un numero altissimo di persone.

Il calcolo è tutto politico e questo è stato ben chiaro fin dall’inizio: altrimenti non si capirebbe perché in Svizzera un guarito ottenga un pass che dura 12 mesi ed è pure rinnovabile di tre mesi in tre mesi in presenza di alti valori anticorpali, mentre da noi la durata dell’esenzione è soltanto di 6 mesi.

La creazione di nuovi ghetti.

In Italia, così, abbiamo costruito una serie di ghetti e abbiamo creato un gran numero di emarginati. Alle molte migliaia di lavoratori già ora “sospesi” a tempo indeterminato – tanto più che il ceto politico non ha alcuna intenzione di porre fine alla pandemia – se ne aggiungeranno tantissimi altri.

 S’è edificato un mondo di paria e senza diritti, con il pieno consenso dei sindacati di regime. Questi nostri concittadini che hanno scelto legittimamente di non vaccinarsi proveranno a resistere usando i risparmi (se ne hanno) oppure cercheranno la solidarietà di altri; immagineranno forme alternative e illegali di lavoro; molti di loro, certamente, rinunceranno ai loro principi e alle loro idee e quindi alla fine si faranno vaccinare, perché esiste sempre un punto di resistenza oltre il quale non si può più procedere.

Aveva compreso già tutto Alexander Solzenycin, quando nel guLag aveva scritto che “a vantaggio di chi governa, e a scapito di chi viene governato, l’uomo è fatto in maniera tale che – fin che resta in vita – c’è sempre qualcosa di più che gli si può fare”.                       I nostri padroni sanno sempre che a un certo punto troveranno qualcosa che ci farà crollare: che la nostra resistenza verrà meno. Tra i renitenti, naturalmente, più di uno sta cercando di capire in che modo sia possibile andarsene con la propria famiglia e rifarsi una vita altrove: nel Regno Unito, in Svezia, in Florida ecc.

 

 

 

 

Il prof palermitano "no green  pass" insiste:

"Vaccini non sono acqua santa,

 no vax discriminati come gli ebrei".

 

Gandolfo Dominici, professore associato di Economia di gestione delle imprese all'Università di Palermo, noto per le sue posizioni no green pass, da tempo ha avviato una battaglia contro il certificato verde e per la libertà di scelta nella vaccinazione anti Covid.

I non vaccinati come gli ebrei. "Le analogie ci sono. Siamo davanti a una discriminazione delle minoranze".

"Quando parliamo di persecuzione degli ebrei non dobbiamo pensare solo ad Auschwitz - dice all'Adnkronos -. Prima di arrivare alla 'soluzione finale', ai campi di concentramento, ci furono anni e anni di discriminazioni graduali. Un decreto alla volta. E' un po' quello che sta accadendo adesso nei confronti di chi non è vaccinato, una minoranza che viene discriminata mediaticamente e nei decreti del Governo.

 Se togliamo la parola 'ebrei' e mettiamo 'non vaccinati' è tale e quale".

Per il prof, che lo scorso autunno ha tenuto un convegno all'Assemblea regionale siciliana e che nelle piazze di Palermo e Catania ha spiegato a no vax, scettici e no pass la sua teoria sul 'Draghistan', il "regime totalitario" in cui è lentamente scivolato il Paese, i vaccini "non sono l'acqua santa come ci è stato propinato dalla propaganda".

Già nel febbraio del 2020 il docente universitario aveva visto "un bombardamento di paura non giustificato dalla gravità dei numeri del contagio", assicura, sottolineando che "il Covid non è influenza, è una malattia grave, soprattutto per alcune fasce della popolazione, ma non è certo l'ebola. Eppure, già prima del lockdown c'era una bomba di propaganda fortissima". 

"Io non sono contro il vaccino, ma contro l'obbligo - puntualizza Dominici, che, però, non si è vaccinato -.

Il movimento 'no pass' è per la libertà di scelta".

Insomma, non bisogna vietare il vaccino, ma, "in quanto terapia farmacologica, deve essere libero, perché lo Stato non può certo disporre del mio corpo". Per Dominici quella che in questi mesi è andata avanti è "un'operazione propagandistica".

"Che il vaccinato potesse contagiare non è una novità - spiega -, la stessa Pfizer non ha mai detto che il vaccino prevenisse l'infezione da Sar Cov2, ma solo i sintomi della malattia.

 Cosa che diciamo da tempo sulla base non di illazioni ma di documenti ufficiali. Che poi nelle televisioni sia stata raccontata tutta un'altra storia, dando per certezza una speranza, è un altro discorso".

E il parere dei medici sull'utilità del vaccino? "Ce ne sono tanti che dicono il contrario, non è detto che quelli che vanno in un talk show televisivo siano i più bravi".

 Insomma, taglia corto il prof no pass, "si sono attribuiti a questi vaccini delle qualità che non hanno. Sono vaccini imperfetti, possono prevenire i sintomi, ma non il contagio. E un po' come per i vaccini antinfluenzali, mica non hanno debellato l'influenza...".

Lui il Covid lo ha preso. All'ultima ondata. "Ne sono uscito una settimana fa - racconta -. Non ho avuto neppure una linea di febbre, solo tre giorni di stanchezza e un po' di tosse.

Conosco gente con tre dosi che sta malissimo. Certo la mia esperienza statisticamente non ha rilevanza... Ma questa estate abbiamo visto ragazzi vaccinati ammalarsi con la variante Delta".

 Adesso il green pass lo ha scaricato, ma, giura, lo userà solo per "le cose di stretta necessità, per lavorare, per spostarmi se devo fare un viaggio, non di certo per andare a prendere il caffè al bar".

Perché è "assurdo che io debba mostrare un lasciapassare per esercitare un mio diritto. La Costituzione non lo prevede. Piuttosto sono pronto a espatriare se questa situazione dovesse continuare". Resta l'amarezza per un "Paese spaccato", ma il problema sono "i 'pro vax' che vogliono che la propria scelta sia imposta agli altri".

In questi mesi la "discriminazione", assicura l'ha subita sulla sua pelle. "Sono stato oggetto di insulti anche da parte di miei colleghi. Qualcuno l'ho querelato".

 

 

Amnesty all’Italia: emergenza deve avere fine,

non discriminare i non vaccinati.

 

Lindipendente.online - Raffaele De Luca-(15-1-2022)- ci dice :

Le misure adottate dal governo italiano per contrastare l’emergenza sanitaria sono finite nel mirino dell’organizzazione impegnata nella difesa dei diritti umani Amnesty International: la sezione italiana della stessa, infatti, ha pubblicato ieri un testo in cui esprime la propria posizione critica riguardo alle misure adottate nel nostro Paese, ponendo la lente di ingrandimento in maniera particolare sulla durata dello stato di emergenza e sulla discriminazione riservata ai cittadini non vaccinati.

Nello specifico, per quanto riguarda lo stato di emergenza, recentemente prolungato fino al 31 marzo 2022, Amnesty International Italia «sollecita il governo a riconsiderare attentamente se prorogare la misura oltre tale data, in quanto tutte le misure di carattere emergenziale devono rispondere ai principi di necessità, temporaneità e proporzionalità».

Venendo poi al tema vaccini – che recentemente sono stati resi obbligatori per gli over 50 in Italia – la posizione di Amnesty International è la seguente:

se da un lato continua a ribadire la necessità che gli stati promuovano una «distribuzione equa e globale dei vaccini» e «riconosce la legittima preoccupazione degli stati di aumentare i tassi di vaccinazione come parte di un’efficace risposta di salute pubblica al Covid-19», dall’altro «non sostiene i mandati di vaccinazione obbligatoria generalizzati ed esorta gli stati a considerare qualsiasi requisito di vaccinazione obbligatoria solo come ultima risorsa e se questi sono strettamente in linea con gli standard internazionali sui diritti umani».

Amnesty dunque sostiene che «gli stati debbano concentrarsi sull’aumento dell’adesione volontaria al vaccino», tuttavia ritiene altresì che l’obbligo di vaccinazione possa in determinate occasioni essere adottato ma che «tutti gli stati devono assicurarsi che qualsiasi proposta in tal senso sia mirata, limitata nel tempo e adottata solo come ultima risorsa» nonché «accompagnata da una logica basata sull’evidenza che spieghi perché l’obiettivo non possa essere raggiunto con misure meno restrittive».

Insomma, «ci sono casi in cui l’obbligo di vaccinazione può essere giustificato» tuttavia, oltre a quanto ricordato, esso deve inoltre essere «stabilito dalla legge, ritenuto necessario e proporzionato a uno scopo legittimo legato alla protezione della salute pubblica», ed inoltre vi devono essere anche «garanzie e meccanismi di monitoraggio per assicurare che questi requisiti non si traducano in violazioni dei diritti umani».

Proprio con riferimento ai diritti, poi, l’organizzazione esprime la sua posizione in merito al Green Pass rafforzato introdotto in Italia, ribadendo non solo che debba trattarsi di «un dispositivo limitato nel tempo» ma anche appunto che il governo debba «continuare a garantire che l’intera popolazione possa godere dei suoi diritti fondamentali, come il diritto all’istruzione, al lavoro e alle cure, con particolare attenzione ai pazienti non-Covid che hanno bisogno di interventi urgenti e non devono essere penalizzati».

 Amnesty International Italia chiede inoltre che «siano previste misure alternative – come l’uso di dispositivi di protezione e di test Covid-19 – per permettere anche alla popolazione non vaccinata di continuare a svolgere il proprio lavoro e di utilizzare i mezzi di trasporto, senza discriminazioni».

Amnesty infine cita anche il diritto di manifestazione pacifica: seppur, a seguito della direttiva della ministra dell’Interno del novembre 2021 secondo l’organizzazione non risulti ad oggi esservi una effettiva compromissione dello stesso, Amnesty International Italia afferma che «continuerà a rivendicare il diritto a manifestare pacificamente forme di dissenso e a garantire il diritto di cronaca degli operatori e delle operatrici dell’informazione, denunciando ogni atto di aggressione o violenza ingiustificata nei loro confronti».

Detto ciò, non si tratta della prima volta in cui Amnesty prende posizione in merito alla gestione della pandemia in Italia. Negli scorsi mesi infatti aveva pubblicato un rapporto sulle condizioni degli operatori sociosanitari dipendenti delle RSA durante la prima ondata della pandemia, con numerose testimonianze raccolte che descrivevano inadatte condizioni di sicurezza e lavoro nelle strutture: tuttavia, tra i dipendenti coloro che avevano denunciato gli abusi subiti e la totale assenza di sicurezza sono stati sottoposti a pressioni e ritorsioni, fino alla perdita dell’impiego.

(Raffaele De Luca).

 

 

 

 

 

 

I Vaccini sono la Malattia: tutta Israele

in Ospedale con la Quarta Dose!

Conoscenzealconfine.it - ilsimplicissimus-(8 Febbraio 2022)- ci dice :

 

Israele, il Paese guida delle vaccinazioni, adesso ha gli ospedali sovraccarichi come non mai…

Quello che è stato il Paese guida delle vaccinazioni, quello che ha fatto le due prime dosi a tempo di record, poi visto che i contagi continuavano, è passato in maniera massiccia alla terza dose e poi alla quarta, visto che il booster era insufficiente: adesso ha gli ospedali sovraccarichi come non mai, nonostante la variante omicron sia assolutamente mite; e dal momento che medici e infermieri sono essi stessi contagiati, i pazienti sono abbandonati a sé stessi.

A questo punto le chiacchiere stanno a zero e un fenomeno simile non può essere spiegato se non con l’ipotesi più volte formulata che la vaccinazione stessa, assolutamente inutile contro le varianti anche ammesso che fosse utile con il virus originario (mai isolato peraltro… -ndr), deprime il sistema immunitario rendendolo più debole rispetto a tutti gli agenti patogeni.

Senza parlare della marea di reazioni avverse e di decessi che sono stati ostinatamente negati in nome del profitto, ma anche in nome di un tentativo autoritario da parte di oligarchie che hanno invaso come tarli le varie democrazie traballanti.

Ed è solo in questa prospettiva folle se non criminale, che si può comprendere il ricatto vaccinale di molti governi, dal momento che ormai molte voci autorevoli si alzano contro le vaccinazioni di massa.

Per restare in Israele, due settimane fa il professor Ehud Qimron, capo del dipartimento di microbiologia e immunologia dell’Università di Tel Aviv, uno dei principali immunologi israeliani ha detto:

“Con due anni di ritardo, vi rendete finalmente conto che un virus respiratorio non può essere sconfitto e che qualsiasi tentativo del genere è destinato a fallire. Non lo si è ammesso, perché negli ultimi due anni non si è ammesso quasi nessun errore, ma in retrospettiva è chiaro che avete fallito miseramente in quasi tutte le vostre azioni e persino i media stanno facendo fatica a coprire la vergogna“.

La situazione è chiarissima: un anno fa i preparati a mRna, impropriamente e abusivamente chiamati vaccini dovevano immunizzare completamente le persone e impedire la diffusione del virus e in virtù di questa supposta capacità salvifica si erano proibite le cure;

 poi si è visto che al contrario di quanto si era affermato, i vaccinati diffondevano il virus e si contagiavano a loro volta per cui la parola d’ordine è cambiata:

 i vaccini non fermano il contagio, ma salvano da corsi gravi della malattia e dall’ospedalizzazione; poi nemmeno questo è stato più vero e allora si è detto che quanto meno i vaccini salvavano dalla morte: ma nemmeno questo è più vero e anzi parrebbe l’esatto contrario.

Adesso è chiaro che i vaccini sono la continuazione artificiale del covid, ammesso ovviamente che il virus della malattia non sia esso stesso artificiale.

È evidente che se si volesse essere onesti e umani, qualità quasi impossibili da riscontrare attualmente, l’unica cosa che si dovrebbe fare in questo momento è sospendere tutte le vaccinazioni e dare inizio a una approfondita revisione senza censure di tutto ciò che si è fatto in questi due anni, esclusivamente sulla base di informazioni provenienti da Big Pharma e in particolare dagli stressi produttori dei preparati sperimentali a mRna, o da speculatori paralleli come i fabbricatori di mascherine, mentre ogni voce indipendente è stata soffocata.

Tanto più che è possibile individuare gravi lacune e omissioni, parecchio oltre il confine della truffa scientifica negli studi clinici presentati per ottenere l’approvazione di emergenza da burocrazie sanitarie che invece di difendere i cittadini difendono a spada tratta le proprie mazzette.

Continuando con le vaccinazioni le infezioni di ogni tipo, le sindromi autoimmuni, i disturbi cardiocircolatori e altre patologie sono destinate a crescere e a riempire gli ospedali: l’emergenza covid è in realtà l’emergenza vaccinazioni.

Tutto questo avrebbe dovuto essere fatto già nella primavera del marzo scorso di fronte a un numero di reazioni avverse (nascoste negli studi di Pfizer) assolutamente abnormi e pari a quelle causate da tutti i vaccini messi assieme in trent’anni.

Ma non lo si è fatto e si proceduto, contro ogni razionalità e contro ogni prudenza, verso il vero obiettivo di tutto questo, ovvero il “green pass”, uno strumento di controllo e di discriminazione, introdotto con la mistificazione pandemica, ma già “pianificato dalle oligarchie” e che potrà essere usato per qualsiasi motivo o scopo.

(Ilsimplicissimus-- ilsimplicissimus2.com/2022/02/03/i-vaccini-sono-la-malattia-tutta-israele-in-ospedale-con-la-quarta-dose/).

 

 

 

 

 

 

Bassetti: "Green pass in estate?

Se resta com'è, tutti in piazza."

msn.com- webinfo@adnkronos.com (Web Info)- (7-2-2022)- ci dice :

(Adnkronos).

 

(Adnkronos) - "Se il Green pass" covid in Italia "è stato messo per far vaccinare la gente, e io l'ho sempre sostenuto per questo, allora dovrebbe esaurire il suo compito, se invece il Green pass è stato messo per altro allora devono spiegare ai cittadini la ragione per cui l'hanno messo.

 Io da medico, oltre il 31 marzo non lo sostengo.

Quindi sarà una decisione politica, non sanitaria e dovranno spiegarlo agli italiani. Però a quel punto non ci sarà soltanto chi c'è stato fino ad oggi in piazza, ma ci saranno tutti perché non avranno più nessuno che li difende".

Così all'Adnkronos Salute Matteo Bassetti, direttore della Clinica di Malattie infettive all'ospedale San Martino di Genova, sull'ipotesi di mantenere l'obbligo di Green Pass per tutta l'estate. 

"Se si tratta di prorogare il Green Pass per prendere un aereo, un treno o per entrare in un ospedale o in una Rsa mi pare corretto - chiarisce l'infettivologo - ma se si tratta di estendere il Green pass così come è oggi che anche per andare a prendere un pacchetto di sigarette o un caffè devi mostrarlo, mi pare un mostrare i muscoli che non so a cosa serva.

Se al 31 marzo - sottolinea - siamo arrivati a far vaccinare il 90% degli italiani che sommati a quelli che hanno fatto la malattia naturale e sono guariti, vuol dire avere quasi un 97% di immunizzati, e per quelli più a rischio che sono gli over 50 gli abbiamo messo l'obbligo vaccinale per cui non possono andare a lavorare se non si vaccinano, mi si deve spiegare la ragione per cui si continua con il Green Pass". 

"Io - ricorda Bassetti - ho subito per il Green Pass scorte, minacce di morte, perché l'ho sempre sostenuto come strumento per far vaccinare la gente. Esaurito quel compito, è indifendibile.

Anche perché se guardiamo intorno a noi non mi pare che altri Paesi lo continuino a tenere una volta che hanno in qualche modo raggiunto l'obiettivo.

 L'obiettivo è raggiunto al 31 marzo, quindi con la fine dell'emergenza deve finire il Green pass.

Prorogarlo oltre il 31 marzo - insiste - la ritengo una stupidaggine, che finirà per penalizzare pesantemente il nostro Paese rispetto al resto d'Europa. E il conto, quando saremo un Paese che la gente non vorrà visitare, bisogna vedere a chi presentarlo".

 

 

 

Covid, romanzo criminale.

Fusillo: resistiamo, pagheranno.

Libreidee.org-(Giorgio Cattaneo)- (08/2/2022)- ci dice :

 

Forse qualcuno non ha ancora compreso la portata del divorzio civile, fra italiani e italiani, determinato dalla gestione delinquenziale della pseudo-emergenza sanitaria.

Una tragica pagliacciata, costata migliaia di vittime e milioni di “feriti”, recitata dai governi Conte e Draghi sulla pelle dei cittadini.

Il tutto con il tacito avallo delle massime istituzioni e l’esplicito incoraggiamento del potere locale più anziano, quello che risiede oltre il Tevere e che un tempo non esitava a bruciare vivi i suoi avversari.

Vero, il profilo del disastro è globale, grazie a lestofanti di ogni risma:

ma l’impatto della “pia frode” è eminentemente occidentale, visto che oltre due terzi del pianeta non hanno abboccato all’amo e, appena possibile, hanno abbandonato tutte le restrizioni suicide.

Epicentro della farsa, l’Italia: siamo il paese dove ai cittadini è ora impedito persino di accedere liberamente al servizio pubblico (Poste, municipio) e di disporre altrettanto liberamente del proprio denaro depositato in banca.

Secondo vari legali, i profili penali dell’ultimo decreto Draghi contemplano diverse ipotesi di reato, dall’interruzione di pubblico servizio all’appropriazione indebita.

Uno dei legali in prima linea, dalla parte del cittadino, è il valoroso Alessandro Fusillo: ha difeso e ottenuto il successo giudiziario (in Cassazione) di Rosanna Spatari, titolare de “La Torteria” di Chivasso, alle porte di Torino.

 Una donna esemplare, protagonista di una strenua lotta per rivendicare il proprio diritto costituzionale di cittadina, imprenditrice e lavoratrice.

Attraverso il proprio sito Internet, “Difendersi Ora”, l’avvocato Fusillo propone di denunciare il governo Draghi per l’imposizione (abusiva) del Tso agli over 50 tramite i sieri genici sperimentali che qualcuno riesce ancora a chiamare “vaccini”.

Lo stesso Fusillo ha predisposto un format di autodifesa per il cittadino, almeno cinquantenne, che nei prossimi giorni dovesse davvero essere raggiunto dall’avviso dell’Asl e dell’Agenzia delle Entrate riguardo al preteso Tso:

oltre ad annunciare il ricorso al Giudice di Pace, presentando opposizione di fronte alla sanzione prevista (100 euro, una tantum), si avvertono l’Asl e l’Agenzia delle Entrate che il destinatario si riserva di procedere, in tribunale, per violenza privata e tentata estorsione.

Insiste Fusillo:

 gli over 50 muniti di Green Pass in quanto “guariti dal Covid” possono far valere questa loro condizione per essere esentati dal Tso, ma sarebbe come riconoscere a un padre-padrone il proprio diritto all’abuso.

Sembrerebbe cioè un ripiego poco onorevole: meglio invece tenere la schiena diritta e avvisare i mittenti che ci si potrebbe dare appuntamento a Palazzo di Giustizia.

Dato che prevale il vomitevole – nella politica, nella sanità, nell’informazione di regime – il richiamo è proprio al rigore, al principio del diritto costituzionale.

Come dire: meglio non scendere a patti, in nessun modo, con un establishment tanto indegno, capace (in Italia, soprattutto) di calpestare anche l’ultima parvenza di democrazia.

 Imperano le frottole: c’è chi ripete – senza ridere – che i “vaccini” C-19 avrebbero una qualche utilità sanitaria, mentre l’ultimo guitto di Sanremo, pagato dalla Rai, irride in modo disgustoso (tra gli applausi) chi denuncia le reazioni avverse, proprio quando la farmacovigilanza dell’Ue parla di non meno di 30.000 morti sospette, correlabili al Tso, e milioni di persone costrette a ricorrere a cure mediche dopo lo sciagurato inoculo.

Non è ancora chiaro come finirà, questo nauseabondo Romanzo Criminale che, se non altro, ha avuto il merito di svegliare dal torpore milioni di persone, strattonate e vessate in modo indegno sulla base di verminose, reiterate e spudorate menzogne.

Certo, ormai si assiste a spettacolari retromarce mediatiche, da parte dei pagliacci che – in televisione – hanno graziosamente intrattenuto, per due anni, il pubblico degli atterriti, mentre l’economia crollava e l’élite euro-atlantica poneva le basi per una ristrutturazione ultra-autoritaria della società post-democratica.

In molti, oggi, sperano che la bufera passi da sola: e infatti tirano un sospiro di sollievo, quando il viceministro e la viro-star annunciano imminenti allentamenti. Diversa la linea di condotta di migliaia di esercenti: semplicemente, si rifiutano di obbedire.

E lo dicono apertamente, lo scrivono: nel mio negozio si entra anche senza Green Pass. Diserzione, resistenza civile generalizzata.

“Perdonare” i gestori della sanguinosa impostura, ove facessero dietrofront?

Questo mai, promette l’avvocato Fusillo: innanzitutto bisogna ottenere giustizia, senza sconti per nessuno.

Viceversa, l’aria della palude resterebbe irrespirabile: a prescindere dalle eventuali svolte che l’immonda sub-politica dovesse intraprendere. (Giorgio Cattaneo, 8 febbraio 2022).

(sarà la guerra civile…bellezza ! Ndr).

 

 

 

“Ridate lo stipendio ai no vax”:

 arriva la sentenza del Tar.

Visionetv.it- Arnaldo Vitangeli -( 8 Febbraio 2022)- ci dice :         

 

Il Tar del Lazio ha accolto l’istanza cautelare di dipendente pubblico che ha fatto ricorso al Tribunale Amministrativo del Lazio perché sospeso dal lavoro e dalla in quanto privo di certificazione verde.

Il lavoratore, dipendente del Ministero della Giustizia, si era rivolto al Tar  per chiedere l’annullamento del provvedimento notificato lo scorso 4 gennaio e che lo sospendeva dal servizio e dalla retribuzione fino a che non avesse completato il ciclo vaccinale.

Nell’accogliere l’istanza cautelare, con decreto n. 726/2022,  il Tar ha motivato la decisione affermando che: “Sospendere la retribuzione, unica forma di sostentamento di vita, presenta infatti profili di dannosità grave e irreparabile”.

Nell’istanza  vengono sollevate anche questioni relativi a profili di illegittimità costituzionale delle norme che impongono la certificazione vaccinale a certe categorie di lavoratori pubblici, che saranno trattate  in maniera collegiale dal Tar il prossimo 25 febbraio.

Non è la prima volta che il Tribunale Amministrativo si pronuncia contro le norme varate dal governo con l’obbiettivo dichiarato di contrastare la diffusione del coronavirus.

Per due volte infatti il Tar aveva bocciato il protocollo del Ministero della Salute che prevedeva, come uniche terapie utilizzabili per il trattamento dei pazienti covid, la tachipirina e la vigile attesa.  In entrambi i casi il Consiglio di Stato ha sospeso la sentenza con decreto, affermando  che tale protocollo prevede “raccomandazioni e non prescrizioni”.

Ma non c’è solo il Tar, anche altri tribunali hanno accolto le istanze di quelli che, con termine dispregiativo, vengono chiamati “no vax”.

 Il giudice del Lavoro Giulio Cruciani, del tribunale di Velletri, ha di fatto reinserito un’infermiera della Asl Roma 6 che si era rifiutata di sottoporsi al siero sperimentale con un’ordinanza destinata a far discutere.

Le notizie dai tribunali, pian piano, cominciano a pesare: molto importante è anche quella recentissima che riguarda un medico vaccinatore indagato per aver vaccinato una persona che avrebbe dovuto esentare, e che per le conseguenze del vaccino è deceduta. Lo “scudo penale” probabilmente non funziona così bene come speravano i medici dell’hub, lautamente pagati.

Quello che appare evidente è che dopo due anni di delirio pandemico, in cui tutti i diritti costituzionali sono stati sospesi nel plauso dei media e nel silenzio della magistratura, alcuni politici, giornalisti e magistrati, iniziano a riposizionarsi e a tornare ai principi costituzionali e di semplice buon senso che erano stati cancellati da una narrazione apocalittica che ormai ha fatto il suo tempo.

(ARNALDO VITANGELI).

 

 

 

 

NON POSSIAMO PERDERE OTTAWA  !

Stateofthebatio.co-Redazione-(7 febbraio 2022)- ci dice :

La reazione sfacciatamente tirannica dell'amministrazione

Trudeau mostra perché il popolo canadese deve rimanere saldo a Ottawa.

Se l'amministrazione Trudeau, irrimediabilmente corrotta, dovesse prevalere a Ottawa, la giusta causa della libertà sostenuta da FREEDOM CONVOY 2022 sarà irreversibilmente schiacciata.

L'unico modo per andare avanti è che il popolo canadese amante della libertà rimanga all'offensiva paralizzando Ottawa. Il governo canadese ha bloccato dittatorialmente la nazione; ora è il loro turno di sentire il dolore.

Se i manifestanti di FREEDOM dovessero ritirarsi o cedere al regime comunista di Trudeau, saranno per sempre messi sulla difensiva proprio come i manifestanti del 6 gennaio sono stati per oltre un anno.

Molti di questi patrioti americani rimangono ingiustamente perseguiti e incarcerati a Washington, D.C. e  pubblicamente perseguitati per aver semplicemente sconfinato in Campidoglio.

Il punto cruciale è che una volta che i manifestanti di Ottawa rinunciano al terreno ovunque nella grande area metropolitana, non lo riavranno mai indietro.

 Di conseguenza, i sostenitori di FREEDOM saranno in grado di negoziare da una posizione di debolezza solo se dovessero lasciare Ottawa.

Quindi, l'unico modo per andare avanti è rimanere all'offensiva come sono stati, mentre suonano il clacson in modo che i traditori di Trudeau possano sentirli.

È ancora più imperativo che il popolo canadese si presenti a Ottawa in gran numero per chiudere la città per tutto il tempo necessario a costringere Trudeau e la sua cabala criminale a lasciare il governo.Commettendo innumerevoli crimini legati al Covid negli ultimi due anni, praticamente ogni membro dell'amministrazione Trudeau ha partecipato a una follia criminale senza precedenti diretta dal governo contro la cittadinanza.

In questo modo, l'amministrazione Trudeau ha profondamente violato la fiducia pubblica, rotto irreparabilmente il contratto sociale e lacerato per sempre il sacro patto tra i governati e il governo.

In realtà, il governo del Canada ha tradito i suoi cittadini con tale insensibile disprezzo e negligenza criminale che non funziona più con alcuna legittimità.

Perpetrando intenzionalmente un genocidio nazionale, l'amministrazione Trudeau è colpevole di crimini contro l'umanità tra gli altri crimini eclatanti contro il popolo canadese. Quindi, l'amministrazione Trudeau deve essere costretta a dimettersi prima che i camionisti e gli altri manifestanti lascino Ottawa.

L'unico modo in cui Trudeau e i suoi complici criminali possono essere costretti a rinunciare al loro potere rubato e abusato è che le forze dell'ordine di Ottawa (e dell'Ontario) stiano fermamente dalla parte dei manifestanti.

Una lettera aperta a tutte le forze dell'ordine canadesi:

in merito all'arresto immediato di criminali Covid colpevoli in tutta  l'amministrazione Trudeau.

(Sostenitori di FREEDOM CONVOY 2022).

 

 

 

I veri avversari dell'America sono

i suoi alleati europei e di altro tipo.

Unz.com- MICHAEL HUDSON • (7 FEBBRAIO 2022)- ci dice :

L'obiettivo degli Stati Uniti è quello di impedire loro di commerciare con la Cina e la Russia.

La cortina di ferro degli anni 1940 e '50 è stata apparentemente progettata per isolare la Russia dall'Europa occidentale – per tenere fuori l'ideologia comunista e la penetrazione militare. Il regime di sanzioni di oggi è rivolto verso l'interno, per impedire alla NATO americana e ad altri alleati occidentali di aprire più commercio e investimenti con Russia e Cina. L'obiettivo non è tanto quello di isolare russia e Cina, quanto di tenere saldamente questi alleati all'interno dell'orbita economica americana. Gli alleati devono rinunciare ai benefici dell'importazione di gas russo e prodotti cinesi, acquistando GNL statunitense molto più costoso e altre esportazioni, limitate da più armi statunitensi.

Le sanzioni che i diplomatici statunitensi insistono sul fatto che i loro alleati impongono contro il commercio con la Russia e la Cina mirano apparentemente a scoraggiare un accumulo militare. Ma un tale accumulo non può davvero essere la principale preoccupazione russa e cinese. Hanno molto di più da guadagnare offrendo vantaggi economici reciproci all'Occidente. Quindi la domanda di fondo è se l'Europa troverà il suo vantaggio nel sostituire le esportazioni statunitensi con forniture russe e cinesi e i collegamenti economici reciproci associati.

Ciò che preoccupa i diplomatici americani è che la Germania, le altre nazioni e i paesi della NATO lungo la rotta della Belt and Road comprendano i guadagni che possono essere fatti aprendo scambi e investimenti pacifici. Se non c'è un piano russo o cinese per invaderli o bombardarli, qual è la necessità della NATO? Qual è la necessità di acquisti così pesanti di hardware militare statunitense da parte dei ricchi alleati dell'America? E se non esiste una relazione intrinsecamente contraddittoria, perché i paesi stranieri devono sacrificare i propri interessi commerciali e finanziari facendo affidamento esclusivamente su esportatori e investitori statunitensi?

Queste sono le preoccupazioni che hanno spinto il presidente francese Macron a richiamare il fantasma di Charles de Gaulle e sollecitare l'Europa ad allontanarsi da quella che lui chiama la Guerra Fredda "cerebralmente morta" della NATO e rompere con i filo-USA. accordi commerciali che stanno imponendo costi crescenti all'Europa mentre le negano potenziali guadagni dal commercio con l'Eurasia. Persino la Germania sta esitando alle richieste di congelamento entro il prossimo marzo andando senza gas russo.

Invece di una vera minaccia militare da parte di Russia e Cina, il problema per gli strateghi americani è l'assenza di una tale minaccia. Tutti i paesi si sono resi conto che il mondo ha raggiunto un punto in cui nessuna economia industriale ha la forza lavoro e la capacità politica di mobilitare un esercito permanente delle dimensioni che sarebbero necessarie per invadere o addirittura condurre una grande battaglia con un avversario significativo. Questo costo politico rende antieconomico per la Russia vendicarsi contro l'avventurismo della NATO che spinge al suo confine occidentale cercando di incitare una risposta militare. Non vale la pena conquistare l'Ucraina.

La crescente pressione dell'America sui suoi alleati minaccia di cacciarli dall'orbita degli Stati Uniti. Per oltre 75 anni hanno avuto poche alternative pratiche all'egemonia statunitense. Ma ora le cose stanno cambiando. L'America non ha più il potere monetario e il surplus commerciale e della bilancia dei pagamenti apparentemente cronico che le ha permesso di elaborare le regole del commercio e degli investimenti del mondo nel 1944-45. La minaccia al dominio degli Stati Uniti è che la Cina, la Russia e il cuore dell'Eurasian World Island di Mackinder stanno offrendo migliori opportunità commerciali e di investimento di quelle disponibili dagli Stati Uniti con la loro sempre più disperata richiesta di sacrifici da parte della NATO e di altri alleati.

L'esempio più lampante è la spinta degli Stati Uniti a impedire alla Germania di autorizzare il gasdotto Nord Stream 2 per ottenere gas russo per il prossimo freddo. Angela Merkel ha concordato con Donald Trump di spendere 1 miliardo di dollari per costruire un nuovo porto di GNL per diventare più dipendente dal GNL statunitense ad alto prezzo. (Il piano è stato cancellato dopo che le elezioni statunitensi e tedesche hanno cambiato entrambi i leader.) Ma la Germania non ha altro modo di riscaldare molte delle sue case e degli edifici per uffici (o di rifornire le sue aziende di fertilizzanti) che con il gas russo.

L'unico modo rimasto ai diplomatici statunitensi per bloccare gli acquisti europei è quello di spingere la Russia a una risposta militare e poi affermare che vendicare questa risposta supera qualsiasi interesse economico puramente nazionale. Come ha spiegato il sottosegretario di Stato per gli affari politici, Victoria Nuland, in una conferenza stampa del Dipartimento di Stato il 27 gennaio: "Se la Russia invade l'Ucraina in un modo o nell'altro, Nord Stream 2 non andrà avanti".[1] Il problema è creare un incidente adeguatamente offensivo e dipingere la Russia come l'aggressore.

Nuland ha espresso succintamente chi stava dettando le politiche dei membri della NATO nel 2014: "Fanculo all'UE". Questo è stato detto quando ha detto all'ambasciatore degli Stati Uniti in Ucraina che il Dipartimento di Stato stava sostenendo il burattino Arseniy Yatsenyuk come primo ministro ucraino (rimosso dopo due anni in uno scandalo di corruzione), e le agenzie politiche statunitensi hanno sostenuto il sanguinoso massacro di Maidan che ha inaugurato quelli che ora sono otto anni di guerra civile. Il risultato ha devastato l'Ucraina tanto quanto la violenza degli Stati Uniti in Siria, Iraq e Afghanistan. Questa non è una politica di pace mondiale o di democrazia che gli elettori europei sostengono.

Le sanzioni commerciali statunitensi imposte ai loro alleati della NATO si estendono in tutto lo spettro commerciale. La Lituania, dominata dall'austerità, ha rinunciato al suo mercato del formaggio e dell'agricoltura in Russia e sta impedendo alla sua ferrovia statale di trasportare il potassio bielorusso al porto baltico di Klaipeda. Il proprietario di maggioranza del porto si è lamentato del fatto che "la Lituania perderà centinaia di milioni di dollari dall'arresto delle esportazioni bielorusse attraverso Klaipeda" e "potrebbe affrontare rivendicazioni legali di $ 15 miliardi per contratti rotti". La Lituania ha persino accettato che gli Stati Uniti sollecitassero a riconoscere Taiwan, con il risultato che la Cina si rifiuta di importare prodotti tedeschi o di altro tipo che includono componenti di fabbricazione lituana.

L'Europa imporrà sanzioni a costo dell'aumento dei prezzi dell'energia e dell'agricoltura dando priorità alle importazioni dagli Stati Uniti e rinunciando ai collegamenti russi, bielorussi e di altro tipo al di fuori dell'area del dollaro. Come ha detto Sergey Lavrov: "Quando gli Stati Uniti pensano che qualcosa si adatti ai loro interessi, possono tradire coloro con cui erano amichevoli, con i quali hanno collaborato e che hanno soddisfatto le loro posizioni in tutto il mondo".

Le sanzioni americane contro i suoi alleati danneggiano le loro economie, non quelle di Russia e Cina.

Ciò che sembra ironico è che tali sanzioni contro la Russia e la Cina hanno finito per aiutarle piuttosto che danneggiarle. Ma l'obiettivo primario non era quello di ferire né di aiutare le economie russa e cinese. Dopo tutto, è assiomatico che le sanzioni costringano i paesi presi di mira a diventare più autosufficienti. Privati del formaggio lituano, i produttori russi hanno prodotto il proprio e non hanno più bisogno di importarlo dagli Stati baltici. La rivalità economica di fondo dell'America mira a mantenere l'Europa e i suoi paesi asiatici alleati nella propria orbita economica sempre più protetta. A Germania, Lituania e altri alleati viene detto di imporre sanzioni dirette contro il proprio benessere economico non commerciando con paesi al di fuori dell'orbita dell'area del dollaro USA.

A parte la minaccia di una guerra reale derivante dalla bellicosità degli Stati Uniti, il costo per gli alleati dell'America di arrendersi alle richieste commerciali e di investimento degli Stati Uniti sta diventando così alto da essere politicamente inaccessibile. Per quasi un secolo c'è stata poca alternativa se non quella di accettare le regole commerciali e di investimento che favoriscono l'economia degli Stati Uniti come prezzo per ricevere il sostegno finanziario e commerciale degli Stati Uniti e persino la sicurezza militare. Ma un'alternativa sta ora minacciando di emergere – una che offre benefici dall'iniziativa cinese Belt and Road e dal desiderio della Russia di investimenti stranieri per aiutare a modernizzare la sua organizzazione industriale, come sembrava essere promesso trent'anni fa nel 1991.

Fin dagli ultimi anni della seconda guerra mondiale, la diplomazia degli Stati Uniti ha mirato a bloccare la Gran Bretagna, la Francia e soprattutto la Germania e il Giappone sconfitti, a diventare dipendenze economiche e militari degli Stati Uniti. Come ho documentato in Super Imperialism, i diplomatici americani hanno distrutto l'Impero Britannico e assorbito la sua Area Sterlina dai termini onerosi imposti prima dal Lend-Lease e poi dall'Anglo-American Loan Agreement del 1946. I termini di quest'ultimo obbligarono la Gran Bretagna a rinunciare alla sua politica di preferenze imperiali e a sbloccare i saldi in sterline che l'India e altre colonie avevano accumulato per le loro esportazioni di materie prime durante la guerra, aprendo così il Commonwealth britannico alle esportazioni statunitensi.

La Gran Bretagna si è impegnata a non recuperare i suoi mercati prebellici svalutando la sterlina. I diplomatici statunitensi hanno poi creato il FMI e la Banca Mondiale a condizioni che hanno promosso i mercati di esportazione degli Stati Uniti e scoraggiato la concorrenza della Gran Bretagna e di altri ex rivali. I dibattiti alla Camera dei Lord e alla Camera dei Comuni mostrarono che i politici britannici riconoscevano di essere stati consegnati a una posizione economica servile, ma sentivano di non avere alternative. E una volta che si sono arresi, i diplomatici statunitensi hanno avuto mano libera nell'affrontare il resto d'Europa.

Il potere finanziario ha permesso all'America di continuare a dominare la diplomazia occidentale nonostante sia stata costretta a rinunciare all'oro nel 1971 a causa dei costi della bilancia dei pagamenti delle sue spese militari all'estero. Nell'ultimo mezzo secolo, i paesi stranieri hanno mantenuto le loro riserve monetarie internazionali in dollari USA, principalmente in titoli del Tesoro degli Stati Uniti, conti bancari statunitensi e altri investimenti finanziari nell'economia statunitense. Lo standard dei buoni del tesoro obbliga le banche centrali straniere a finanziare il deficit della bilancia dei pagamenti basato sull'esercito americano e, nel processo, il deficit di bilancio del governo interno.

Gli Stati Uniti non hanno bisogno di questo riciclaggio per creare denaro. Il governo può semplicemente stampare denaro, come ha dimostrato la MMT. Ma gli Stati Uniti hanno bisogno di questo riciclaggio del dollaro della banca centrale straniera per bilanciare i loro pagamenti internazionali e sostenere il tasso di cambio del dollaro. Se il dollaro dovesse diminuire, i paesi stranieri troverebbero molto più facile pagare i debiti internazionali in dollari nelle proprie valute. I prezzi delle importazioni statunitensi aumenterebbero e sarebbe più costoso per gli investitori statunitensi acquistare attività estere. E gli stranieri perderebbero denaro sulle azioni e sulle obbligazioni statunitensi denominate nelle proprie valute e le abbandonerebbero. Le banche centrali, in particolare, subirebbero una perdita sulle obbligazioni in dollari del Tesoro che detengono nelle loro riserve monetarie – e troverebbero il loro interesse a risiedere nel muoversi fuori dal dollaro. Quindi la bilancia dei pagamenti e il tasso di cambio degli Stati Uniti sono entrambi minacciati dalla belligeranza e dalla spesa militare degli Stati Uniti in tutto il mondo – eppure i suoi diplomatici stanno cercando di stabilizzare le cose aumentando la minaccia militare ai livelli di crisi.

Le spinte degli Stati Uniti a mantenere i loro protettorati europei e dell'Asia orientale bloccati nella propria sfera di influenza sono minacciate dall'emergere di Cina e Russia indipendentemente dagli Stati Uniti, mentre l'economia statunitense si sta deindustrializzando a seguito delle proprie scelte politiche deliberate. La dinamica industriale che ha reso gli Stati Uniti così dominanti dalla fine del 19esimo secolo fino al 1970 ha lasciato il posto a una finanziarizzazione neoliberista evangelistica. Questo è il motivo per cui i diplomatici statunitensi devono armare i loro alleati per bloccare le loro relazioni economiche con la Russia post-sovietica e la Cina socialista, la cui crescita sta superando quella degli Stati Uniti e i cui accordi commerciali offrono maggiori opportunità di guadagno reciproco.

La questione è per quanto tempo gli Stati Uniti possono impedire ai loro alleati di trarre vantaggio dalla crescita economica della Cina. La Germania, la Francia e altri paesi della NATO cercheranno la prosperità per se stessi invece di lasciare che lo standard del dollaro USA e le preferenze commerciali sottraggano il loro surplus economico?

La diplomazia petrolifera e il sogno dell'America per la Russia post-sovietica.

L'aspettativa di Gorbaciov e di altri funzionari russi nel 1991 era che la loro economia si sarebbe rivolta all'Occidente per una riorganizzazione lungo le linee che avevano reso le economie statunitensi, tedesche e di altro tipo così prospere. L'aspettativa reciproca in Russia e in Europa occidentale era che tedeschi, francesi e altri investitori ristrutturassero l'economia post-sovietica lungo linee più efficienti.

Questo non era il piano degli Stati Uniti. Quando il senatore John McCain definì la Russia "una stazione di servizio con bombe atomiche", quello era il sogno dell'America per quello che volevano che fosse la Russia – con le compagnie del gas russe che passavano sotto il controllo degli azionisti statunitensi, a partire dal previsto acquisto della Yukos come concordato con Mikhail Khordokovsky. L'ultima cosa che gli strateghi statunitensi volevano vedere era una fiorente Russia rianimata. I consulenti statunitensi hanno cercato di privatizzare le risorse naturali della Russia e altri beni non industriali, consegnandoli a cleptocrati che potevano "incassare" il valore di ciò che avevano privatizzato solo vendendo agli Stati Uniti e ad altri investitori stranieri per valuta forte. Il risultato fu un collasso economico e demografico neoliberista in tutti gli stati post-sovietici.

In un certo senso, l'America si è trasformata nella propria versione di una stazione di servizio con bombe atomiche (ed esportazioni di armi). La diplomazia petrolifera degli Stati Uniti mira a controllare il commercio mondiale di petrolio in modo che i suoi enormi profitti vadano a maturazione per le principali compagnie petrolifere statunitensi. Fu per mantenere il petrolio iraniano nelle mani della British Petroleum che Kermit Roosevelt della CIA lavorò con la compagnia petrolifera anglo-persiana della British Petroleum per rovesciare il leader eletto dell'Iran Mohammed Mossadegh nel 1954, quando cercò di nazionalizzare la compagnia dopo che si rifiutò decennio dopo decennio di svolgere i suoi contributi promessi all'economia. Dopo aver installato lo Scià, la cui democrazia era basata su uno stato di polizia vizioso, l'Iran ha minacciato ancora una volta di agire come padrone delle proprie risorse petrolifere. Quindi è stato ancora una volta confrontato con le sanzioni sponsorizzate dagli Stati Uniti, che rimangono in vigore oggi. Lo scopo di tali sanzioni è quello di mantenere il commercio mondiale di petrolio saldamente sotto il controllo degli Stati Uniti, perché il petrolio è energia e l'energia è la chiave per la produttività e il PIL reale.

Nei casi in cui governi stranieri come l'Arabia Saudita e i vicini petro-stati arabi hanno preso il controllo, i proventi delle esportazioni del loro petrolio devono essere depositati nei mercati finanziari statunitensi per sostenere il tasso di cambio del dollaro e il dominio finanziario degli Stati Uniti. Quando quadruplicarono i loro prezzi del petrolio nel 1973-74 (in risposta al quadruplicamento degli Stati Uniti dei suoi prezzi all'esportazione di cereali), il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti stabilì la legge e disse all'Arabia Saudita che poteva far pagare quanto voleva per il suo petrolio (aumentando così l'ombrello dei prezzi per i produttori di petrolio statunitensi), ma doveva riciclare i suoi proventi delle esportazioni di petrolio negli Stati Uniti in titoli denominati in dollari – principalmente in titoli del Tesoro degli Stati Uniti e conti bancari statunitensi, insieme ad alcune partecipazioni minoritarie di azioni e obbligazioni statunitensi (ma solo come investitori passivi, non usando questo potere finanziario per controllare la politica aziendale).

La seconda modalità di riciclaggio dei proventi delle esportazioni di petrolio era quella di acquistare le esportazioni di armi statunitensi, con l'Arabia Saudita che diventava uno dei maggiori clienti del complesso militare-industriale. La produzione di armi degli Stati Uniti in realtà non è principalmente di carattere militare. Come il mondo sta vedendo ora nel kerfuffle sull'Ucraina, l'America non ha un esercito combattente. Quello che ha è quello che una volta veniva chiamato un "esercito di mangiatori". La produzione di armi degli Stati Uniti impiega manodopera e produce armi come una sorta di bene di prestigio per i governi da mostrare, non per i combattimenti effettivi. Come la maggior parte dei beni di lusso, il markup è molto alto. Questa è l'essenza dell'alta moda e dello stile, dopo tutto. Il MIC usa i suoi profitti per sovvenzionare la produzione civile degli Stati Uniti in un modo che non viola la lettera delle leggi commerciali internazionali contro i sussidi governativi.

A volte, naturalmente, viene effettivamente utilizzata la forza militare. In Iraq, prima George W. Bush e poi Barack Obama hanno usato l'esercito per impadronirsi delle riserve petrolifere del paese, insieme a quelle della Siria e della Libia. Il controllo del petrolio mondiale è stato il sostegno della bilancia dei pagamenti americana. Nonostante la spinta globale a rallentare il riscaldamento del pianeta, i funzionari statunitensi continuano a vedere il petrolio come la chiave per la supremazia economica dell'America. Questo è il motivo per cui l'esercito americano si rifiuta ancora di obbedire agli ordini dell'Iraq di lasciare il loro paese, mantenendo le sue truppe in controllo del petrolio iracheno, e perché ha concordato con i francesi di distruggere la Libia e ha ancora truppe nei giacimenti petroliferi della Siria. Più vicino a casa, il presidente Biden ha approvato le trivellazioni offshore e sostiene l'espansione del Canada delle sue sabbie bituminose di Athabasca, ecologicamente il petrolio più sporco del mondo.

Insieme alle esportazioni di petrolio e cibo, le esportazioni di armi sostengono il finanziamento dello standard dei buoni del Tesoro della spesa militare americana all'estero nelle sue 750 basi all'estero. Ma senza un nemico permanente che minacci costantemente alle porte, l'esistenza della NATO cade a pezzi. Quale sarebbe la necessità per i paesi di acquistare sottomarini, portaerei, aerei, carri armati, missili e altre armi?

 

Con la deindustrializzazione degli Stati Uniti, il loro deficit commerciale e della bilancia dei pagamenti sta diventando sempre più problematico. Ha bisogno di vendite all'esportazione di armi per contribuire a ridurre il suo crescente deficit commerciale e anche per sovvenzionare i suoi aerei commerciali e i relativi settori civili. La sfida è come mantenere la sua prosperità e il dominio mondiale mentre si deindustrializza mentre la crescita economica sta avanzando in Cina e ora anche in Russia.

L'America ha perso il suo vantaggio in termini di costi industriali a causa del forte aumento del costo della vita e del fare affari nella sua economia di rendita post-industriale finanziarizzata. Inoltre, come ha spiegato Seymour Melman nel 1970, il capitalismo del Pentagono si basa su contratti cost-plus: più alti sono i costi dell'hardware militare, maggiore è il profitto che i suoi produttori ricevono. Quindi le armi statunitensi sono sovra-ingegnerizzate - quindi, i sedili del water da $ 500 invece di un modello da $ 50. La principale attrattiva dei beni di lusso dopo tutto, incluso l'hardware militare, è il loro prezzo elevato.

Questo è lo sfondo per la furia degli Stati Uniti per la loro incapacità di impadronirsi delle risorse petrolifere della Russia – e nel vedere la Russia anche liberarsi militarmente per creare le proprie esportazioni di armi, che ora sono in genere migliori e molto meno costose di quelle degli Stati Uniti. Oggi la Russia è nella posizione dell'Iran nel 1954 e di nuovo nel 1979. Non solo le sue vendite di petrolio rivaleggiano con quelle del GNL statunitense, ma la Russia mantiene i suoi guadagni delle esportazioni di petrolio in patria per finanziare la sua reindustrializzazione, in modo da ricostruire l'economia che è stata distrutta dalla "terapia" d'urto sponsorizzata dagli Stati Uniti del 1990.

La linea di minor resistenza per la strategia degli Stati Uniti che cerca di mantenere il controllo dell'offerta mondiale di petrolio mantenendo il suo mercato di esportazione di armi di lusso attraverso la NATO è quella di gridare al lupo e insistere sul fatto che la Russia è sul punto di invadere l'Ucraina – come se la Russia avesse qualcosa da guadagnare dalla guerra pantana sull'economia più povera e meno produttiva dell'Europa. L'inverno del 2021-22 ha visto un lungo tentativo di spingere gli Stati Uniti alla NATO e alla Russia a combattere – senza successo.

Gli Stati Uniti sognano una Cina neo-liberalizzata come affiliata aziendale statunitense.

L'America si è de-industrializzata come una politica deliberata di taglio dei costi di produzione poiché le sue aziende manifatturiere hanno cercato manodopera a basso salario all'estero, in particolare in Cina. Questo cambiamento non era una rivalità con la Cina, ma era visto come un guadagno reciproco. Ci si aspettava che le banche e gli investitori americani assicurassero il controllo e i profitti dell'industria cinese mentre veniva commercializzata. La rivalità era tra i datori di lavoro statunitensi e il lavoro statunitense, e l'arma della guerra di classe era la delocalizzazione e, nel processo, il taglio della spesa sociale del governo.

Simile alla ricerca russa del petrolio, delle armi e del commercio agricolo indipendente dal controllo degli Stati Uniti, l'offesa della Cina è mantenere i profitti della sua industrializzazione in patria, mantenere la proprietà statale di società significative e, soprattutto, mantenere la creazione di denaro e la Banca di Cina come un'utilità pubblica per finanziare la propria formazione di capitale invece di lasciare che le banche e le case di intermediazione statunitensi forniscano i loro finanziamenti e sottraggano il loro surplus sotto forma di interessi, dividendi e commissioni di gestione. L'unica grazia salvifica per i pianificatori aziendali statunitensi è stato il ruolo della Cina nel dissuadere i salari statunitensi dall'aumento fornendo una fonte di manodopera a basso prezzo per consentire ai produttori americani di offshore e esternalizzare la loro produzione.

La guerra di classe del Partito Democratico contro il lavoro sindacalizzato iniziò nell'amministrazione Carter e accelerò notevolmente quando Bill Clinton aprì il confine meridionale con il NAFTA. Una serie di maquiladoras furono stabilite lungo il confine per fornire manodopera artigianale a basso prezzo. Questo divenne un centro di profitto aziendale di tale successo che Clinton fece pressioni per ammettere la Cina nell'Organizzazione mondiale del commercio nel dicembre 2001, nel mese conclusivo della sua amministrazione. Il sogno era che diventasse un centro di profitto per gli investitori statunitensi, producendo per le società statunitensi e finanziando i suoi investimenti di capitale (e anche la spesa immobiliare e governativa, si sperava) prendendo in prestito dollari USA e organizzando la sua industria in un mercato azionario che, come quello della Russia nel 1994-96, sarebbe diventato un fornitore leader di plusvalenze finanziarie per gli Investitori statunitensi e altri investitori stranieri.

Walmart, Apple e molte altre aziende statunitensi organizzarono impianti di produzione in Cina, che necessariamente comportavano trasferimenti di tecnologia e la creazione di un'infrastruttura efficiente per il commercio di esportazione. Goldman Sachs ha guidato l'incursione finanziaria e ha aiutato il mercato azionario cinese a salire. Tutto questo era ciò che l'America aveva sollecitato.

 

Dove è andato storto il sogno neoliberista americano della Guerra Fredda? Per cominciare, la Cina non ha seguito la politica della Banca Mondiale di guidare i governi a prendere in prestito in dollari per assumere società di ingegneria statunitensi per fornire infrastrutture di esportazione. Si è industrializzato più o meno nello stesso modo in cui gli Stati Uniti e la Germania hanno fatto alla fine del 19esimo secolo: Con forti investimenti pubblici in infrastrutture per fornire bisogni di base a prezzi sovvenzionati o liberamente, dall'assistenza sanitaria e dall'istruzione ai trasporti e alle comunicazioni, al fine di ridurre al minimo il costo della vita che i datori di lavoro e gli esportatori dovevano pagare. Ancora più importante, la Cina ha evitato il servizio del debito estero creando il proprio denaro e mantenendo i più importanti impianti di produzione nelle proprie mani.

Le richieste degli Stati Uniti stanno spingendo i loro alleati fuori dall'orbita commerciale e monetaria dollaro-NATO.

Come in una classica tragedia greca, la politica estera degli Stati Uniti sta portando esattamente al risultato che più teme. Esagerando con i propri alleati della NATO, i diplomatici statunitensi stanno creando lo scenario da incubo di Kissinger, guidando russia e Cina insieme. Mentre agli alleati dell'America viene detto di sostenere i costi delle sanzioni statunitensi, la Russia e la Cina stanno beneficiando dell'obbligo di diversificare e rendere le proprie economie indipendenti dalla dipendenza dai fornitori statunitensi di cibo e altri bisogni di base. Soprattutto, questi due paesi stanno creando i propri sistemi di credito e compensazione bancaria de-dollarizzati e detengono le loro riserve monetarie internazionali sotto forma di oro, euro e le rispettive valute per condurre il loro reciproco commercio e investimento.

Questa de-dollarizzazione fornisce un'alternativa alla capacità unipolare degli Stati Uniti di ottenere credito estero gratuito attraverso lo standard dei buoni del Tesoro degli Stati Uniti per le riserve monetarie mondiali. Mentre i paesi stranieri e le loro banche centrali de-dollarizzano, cosa sosterrà il dollaro? Senza la linea di credito gratuita fornita dalle banche centrali che ricicla automaticamente le spese militari straniere americane e altre spese estere all'economia degli Stati Uniti (con un rendimento minimo), come possono gli Stati Uniti bilanciare i loro pagamenti internazionali di fronte alla loro deindustrializzazione?

Gli Stati Uniti non possono semplicemente invertire la loro deindustrializzazione e dipendenza dal lavoro cinese e da altri lavoratori asiatici riportando la produzione a casa. Ha costruito un sovraccarico di rendita troppo alto nella sua economia perché il suo lavoro sia in grado di competere a livello internazionale, date le richieste di bilancio dei salariati statunitensi di pagare alti e crescenti costi di alloggio e istruzione, servizio del debito e assicurazione sanitaria, e per servizi infrastrutturali privatizzati.

L'unico modo per gli Stati Uniti di sostenere il loro equilibrio finanziario internazionale è attraverso il monopolio dei prezzi delle loro armi, le esportazioni farmaceutiche e informatiche brevettate, e comprando il controllo della produzione più redditizia e dei settori potenzialmente estratti dalla rendita all'estero – in altre parole, diffondendo la politica economica neoliberista in tutto il mondo in un modo che obbliga altri paesi a dipendere dai prestiti e dagli investimenti statunitensi.

Questo non è un modo per le economie nazionali di crescere. L'alternativa alla dottrina neoliberista sono le politiche di crescita della Cina che seguono la stessa logica industriale di base con cui Gran Bretagna, Stati Uniti, Germania e Francia sono saliti al potere industriale durante i propri decolli industriali con un forte sostegno governativo e programmi di spesa sociale.

Gli Stati Uniti hanno abbandonato questa politica industriale tradizionale dal 1980. Sta imponendo alla propria economia le politiche neoliberiste che hanno deindustrializzato il Cile pinochetista, la Gran Bretagna thatcheriana e le ex repubbliche sovietiche post-industriali, i paesi baltici e l'Ucraina dal 1991. La sua prosperità altamente polarizzata e indebitata si basa sull'inflazione dei prezzi degli immobili e dei titoli e sulla privatizzazione delle infrastrutture.

Questo neoliberismo è stato un percorso per diventare un'economia fallita e, in effetti, uno stato fallito, obbligato a subire la deflazione del debito, l'aumento dei prezzi delle case e degli affitti mentre i tassi di occupazione dei proprietari diminuiscono, così come i costi medici e di altro tipo esorbitanti derivanti dalla privatizzazione di ciò che altri paesi forniscono liberamente o a prezzi sovvenzionati come i diritti umani – assistenza sanitaria, istruzione, assicurazione medica e pensioni.

Il successo della politica industriale cinese con un'economia mista e il controllo statale del sistema monetario e creditizio ha portato gli strateghi statunitensi a temere che le economie dell'Europa occidentale e dell'Asia possano trovare il loro vantaggio di risiedere nell'integrazione più stretta con la Cina e la Russia. Gli Stati Uniti sembrano non avere alcuna risposta a un tale riavvicinamento globale con la Cina e la Russia, tranne le sanzioni economiche e la belligeranza militare. Questa posizione della Nuova Guerra Fredda è costosa, e altri paesi stanno esitando a sostenere il costo di un conflitto che non ha alcun beneficio per se stessi e anzi minaccia di destabilizzare la propria crescita economica e l'indipendenza politica.

Senza sussidi da parte di questi paesi, specialmente quando la Cina, la Russia e i loro vicini de-dollarizzano le loro economie, come possono gli Stati Uniti mantenere i costi della bilancia dei pagamenti delle loro spese militari all'estero?

Tagliare quella spesa, e in effetti recuperare l'autosufficienza industriale e il potere economico competitivo, richiederebbe una trasformazione della politica americana.

Un tale cambiamento sembra improbabile, ma senza di esso, per quanto tempo l'economia della rendita post-industriale americana può riuscire a costringere altri paesi a fornirle la ricchezza economica (letteralmente un flusso) che non sta più producendo in patria ?

 

 

 

 

Mr. Xi interpreta l'uomo di Davos.

Unz.com- PEPE ESCOBAR •( 19 GENNAIO 2022)- ci dice:

 

Un Occidente collettivo "guidato" da indicibili mediocrità guarda al partenariato strategico Russia-Cina come se fosse qualcosa di simile a un Anticristo a due teste. Xi, da parte sua, sembra non essere impressionato.

Il discorso virtuale e speciale del presidente Xi Jinping all'agenda di Davos 2022 del World Economic Forum mostra tutti gli elementi di un enigma all'interno di un enigma.

All'inizio, potrebbe certamente essere interpretato come un messaggio simultaneo all'Impero del Caos e all'opinione pubblica globale.

Molto più che prescrivere "dosi efficaci contro l'unilateralismo, il disaccoppiamento e l'antagonismo ideologico" – allusioni non così sottili ai soliti sospetti – Xi ha soprattutto posizionato la Cina come il motore indispensabile della globalizzazione 2.0.

Il discorso è stato simultaneo all'annuncio della crescita del PIL cinese all'8,1% nel 2021 e del commercio di materie prime che ha raggiunto nuovi massimi: il centro della produzione globale è il più grande esportatore mondiale per l'8esimo anno consecutivo.

L'implementazione della più grande zona di libero scambio del mondo, il Regional Comprehensive Economic Partnership (RCEP) in tutta l'Asia-Pacifico, non farà che consolidare la tendenza.

Il commercio con la miriade di nazioni partner della Belt and Road Initiative (BRI) è aumentato del 23,6% – e questo significa essenzialmente un aumento del commercio globale del Sud. Gli investimenti diretti esteri (IDE) in Cina sono aumentati del 20,2% in termini di dollari: ancora una volta, come nel 2020, la Cina è stata la principale destinazione di IDE del pianeta.

L'intero panorama commerciale dovrebbe persino migliorare nel 2022, quando l'accordo globale sugli investimenti (CAI) Cina-UE sarà pienamente ratificato. La Francia, che attualmente presiede il Consiglio dell'UE, è manifestamente favorevole.

Ad aggravare le tendenze, il PIL pro capite della Cina ha raggiunto i 12.551 dollari, al di sopra della famigerata "trappola del reddito medio"; al di sopra del PIL pro capite medio globale; e ora entrando nel territorio del "paese ad alto reddito", come definito dalla Banca Mondiale.

Il messaggio chiave di Xi, quando si tratta di rivolgersi a "Davos Man" – il marchio di fabbrica del pubblico del WEF – era inequivocabile: la Cina è e continuerà a rimanere il più sicuro dei paradisi per il capitale globale. I Maestri dell'Universo – da BlackRock in giù – hanno debitamente annuito la loro approvazione.

Ma poi, ci sono "controcorrenti". E quella minacciosa, imminente crisi economica globale.

Portami al fiume.

Ora entriamo nell'enigma più profondo di quanto possano essere o meno la visione di Xi e l'agenda di Davos.

Il tema principale di Xi è il multilateralismo. Ed è questo il contesto in cui ha introdotto la sua ricca metafora delle "controcorrenti". Xi de facto considerava l'Occidente collettivo come "controcorrente" nel fiume della Storia – incapace di fermare il suo inesorabile flusso verso il mare.

Eppure queste "controcorrenti", come le definisce Xi, non stanno semplicemente cercando di fermare il flusso della globalizzazione economica. Lascia sottilmente implicito che stanno cercando di fermare il flusso della globalizzazione 2.0 guidata dalla Cina: un'economia molto forte che lavora in tandem con una politica "zero Covid" probabilmente di successo.

Non ha nemmeno dovuto riferirsi all'Occidente. Aveva solo bisogno di suggerire che la Cina ha forgiato la propria strada per affrontare le sfide attuali. E il modo cinese batte quello occidentale.

L'economia globale si trova ad affrontare, su tutta la linea, la carenza di manodopera – dai lavoratori del raccolto ai camionisti ai cassieri dei supermercati. I costi per tutto, dalle materie prime alla spedizione dei container, sono passati attraverso il tetto. Le catene di approvvigionamento sono terribilmente estese e in molti casi rotte.

La narrativa egemonica incolpa esclusivamente le proverbiali varianti di Covid-19 per la possibilità molto reale di causare la madre di tutti i guasti della catena di approvvigionamento che potrebbero colpire la maggior parte del pianeta nel 2022.

Al contrario, le varianti dell'analisi della guerriglia sostengono che l'economia globale viene deliberatamente spinta oltre il precipizio. La rottura della catena di approvvigionamento è facilitata dalla "guerra al Covid" multi-restrizione, che sovverte direttamente la produzione, il commercio e i servizi.

Il capitale globale non consentirebbe mai un dibattito pubblico completo sul ruolo tossico del sistema finanziario – che è stato tenuto sotto respirazione artificiale dal 2008, con le banche centrali che scatenano tempeste di helicopter money, gonfiando i mercati statali reali, le azioni, i prezzi dei metalli preziosi. Nella vita reale, ciò che è quasi inevitabile all'orizzonte è lo scoppio di una massiccia bolla azionaria e immobiliare in tutto l'Occidente.

Un collasso de facto dell'economia globale fornirebbe l'ultima "opportunità" (la terminologia di Klaus Schwab) per il Grande Reset del WEF – che rimane la vera Agenda di Davos. Ma secondo il vangelo egemonico, ciò accadrebbe a causa del Covid – non a causa dell'implosione del casinò finanziario.

Per quasi due anni, abbiamo vissuto la progressiva consacrazione del tecno-feudalesimo – uno dei temi generali del mio ultimo libro, Raging Twenties.

Alla velocità della luce, il virus del tecno-feudalesimo si è metastatizzato in una variante ancora più letale, selvaggia degli specchi, con la “cancel culture “imposta dalle Big Tech in tutto lo spettro e la scienza abitualmente degradata come notizie false sui social media.

Il cittadino medio rimane scombussolato fino al punto di lobotomia. Giorgio Agamben ha definito l'intero processo come un nuovo totalitarismo.

Cosa vuole veramente il Capitale?

È aperto al dibattito fino a che punto Xi approvi effettivamente l'ultima "opportunità" offerta dal Covid-19: un Grande Reset che si riferisce essenzialmente alla sostituzione di una base manifatturiera in diminuzione con l'automazione, in tandem con un reset del sistema finanziario.

Il concomitante pio desiderio prevede un'economia globale che "si avvicinerà a un modello capitalista più pulito", come incarnato, ad esempio, nel deliziosamente benigno Consiglio per il capitalismo inclusivo in collaborazione con la Chiesa cattolica.

Spettava a William Engdahl porsi la domanda cruciale: la Federal Reserve farà crollare i mercati finanziari globali come mezzo per attuare il loro "grande reset"?

Xi che usa Davos come una comoda piattaforma di PR non significa necessariamente che la Cina sottoscriva l'agenda di Davos. Davos, dopo tutto, non ha nulla a che fare con il multilateralismo.

Lo scorso dicembre, il WEF ha effettivamente rinviato Davos 2022 da gennaio all'inizio dell'estate. Resta da vedere se questo possa avere qualcosa a che fare con l'avvento di Cyber Polygon, una cyber pandemia giocata dal WEF nel luglio 2021.

Lo stesso Herr Schwab lo ha definito come "un attacco informatico completo [che] potrebbe portare a un arresto completo dell'alimentazione elettrica, dei trasporti, dei servizi ospedalieri, della nostra società nel suo complesso. La crisi del Covid-19 sarebbe vista in questo senso come un piccolo disturbo rispetto a un grande attacco informatico".

Quindi la nostra attuale situazione – globale – potrebbe essere solo un "piccolo disturbo" rispetto a ciò che verrà dopo. Ed è già stato giocato.

Nessuno, da Zeus a Shiva, sa cosa verrà dopo, a parte l'espansione della NATO nello spazio. Eppure è molto significativo che la netta possibilità di un crollo economico globale – mentre Xi promuove la globalizzazione 2.0 guidata dalla Cina – stia accadendo contemporaneamente.

La NATO provoca la Russia in guerra e gli Stati Uniti demonizzano la Cina a Kingdom Come.

Un Occidente collettivo "guidato" da indicibili mediocrità guarda al partenariato strategico Russia-Cina come se fosse qualcosa di simile a un Anticristo a due teste. Xi, da parte sua, sembra non essere impressionato: guardando il fiume scorrere, come un Bob Dylan taoista, ha appena liquidato queste semplici "controcorrenti" con un gesto della mano.

(Strategic Culture Foundation).

 

 

Siamo tutti intrappolati

nel web dell'élite.

Unz.com- PAUL CRAIG ROBERTS • (FEBBRAIO 4, 2022)- ci dice:

 

Sì, c'è una cospirazione. È una cospirazione dell'élite contro il resto di noi. È in funzione da anni. Puoi imparare molto su di esso dal libro appena pubblicato da Kees Van Der Pijl da Clarity Press, States of Emergency.

Le élite sono solo una manciata, ma controllano tutto il potere. Controllano la stampa, la TV e i social media, le università, i think tank, i governi, la finanza, la produzione su larga scala, le associazioni degli avvocati, l'assistenza sanitaria, la maggior parte delle celebrità e hanno le loro organizzazioni che comprendono direzioni interconnesse come Bilderberg, Consiglio Atlantico, Commissione Trilaterale, Consiglio per le Relazioni Estere, il gruppo G30 di ex presidenti delle banche centrali, World Economic Forum, la Banca Mondiale, il FMI. Le stesse persone comprendono i consigli di amministrazione aziendali e i ranghi esecutivi di alto livello delle grandi società.

La raccolta del potere ha attraversato molti passaggi.

Ad esempio, durante il regime di Clinton negli Stati Uniti i media diversi e indipendenti erano concentrati in 6 mani. Sei mega-aziende sono state autorizzate ad acquistare il 90% dei media statunitensi.                             La concentrazione dei media andava contro tutta la tradizione americana.                            La regolamentazione delle industrie è stata abbandonata sulla base dell'editto di Alan Greenspan secondo cui "i mercati sono autoregolanti" e le agenzie di regolamentazione sono diventate agenti di marketing per industrie precedentemente regolamentate come quella farmaceutica.

 Lo Sherman Anti-trust Act è diventato lettera morta sulla base dell'affermazione che nell'economia globale solo i più grandi potevano competere. Pertanto, il controllo monopolistico ha sostituito l'economia di mercato.

Van Der Pijl spiega come le varie reti d'élite – transnazionali, finanziarie, governative, ecc. – lavorano verso un'agenda comune.

Nel frattempo, l'élite usa il suo controllo su idee, comunicazione e intrattenimento per mantenere noi peoni che combattono tra di noi: repubblicani contro democratici, liberali contro conservatori, razzismo, diritti delle donne, diritti dei transgender, diritti all'aborto e distratti dalla minaccia russa, dalla minaccia cinese, dalla minaccia terroristica. La vera minaccia non viene divulgata e non viene rilevata.

L'inganno del popolo è il compito prioritario per tutti i governi occidentali, supportati da agenzie di intelligence, società informatiche e media.

Van Der Pijl fa nomi.

 Ad esempio, il comitato direttivo della Conferenza Bilderberg riflette il blocco di potere dominante: Eric Schmidt (Google), società IT (Palantir) e imprenditori (Peter Thiel), il banchiere belga e magnate dei media Thomas Leysen, direttori e dirigenti di istituzioni finanziarie (Lazard, Deutsche Bank, il gruppo di investitori Wallenberg in Svezia), Henry Kravis dell'hedge fund Kohlberg-Kravis-Roberts. Leysen è membro della Commissione Trilaterale, di Friends of Europe e del Gruppo Bilderberg.

Questo gruppo si collega ad altri gruppi, come il Cercle de Lorraine. Tra i membri c'è Christian Van Thillo che possiede praticamente l'intero mercato dei giornali belgi e olandesi. Van Thillo è anche direttore del gruppo editoriale tedesco Bertelsmann. Un altro membro, il conte Maurice Lippens, si collega a Friends of Europe, un gruppo che include tra i suoi membri l'ex primo ministro belga Guy Verhofstadt e l'ex commissario europeo Neelie Kroes.

Anche i media francesi, statunitensi e britannici sono concentrati. Tutti i proprietari sono riuniti attraverso organizzazioni d'élite.

I think tank sono finanziati dal complesso militare e di sicurezza e dalle società. Lo scopo dei think tank è quello di fornire studi che promuovano gli interessi dei loro donatori: Northrop Grumman, Raytheon, Boeing, Lockheed Martin, Airbus, il Pentagono, l'Air Force, l'Esercito, il Dipartimento della Sicurezza Interna, il Dipartimento di Stato.

Il più grande beneficiario è la RAND Corporation che ha ricevuto più di un miliardo di dollari.

Altri beneficiari della generosità militare e di sicurezza sono il Center for a New American Security il cui CEO era Victoria Nuland, l'attuale sottosegretario di Stato, il Consiglio Atlantico, il German Marshall Fund, il Center for Strategic and International Studies dove ho tenuto la cattedra William Simon in Economia politica per una dozzina di anni, e i miei colleghi erano Henry Kissinger e Zbigniew Brzezinski.

Lascio passare l'opportunità di essere un servitore intellettuale ben ricompensato per l'élite dominante. Li ho combattuti e ho dovuto lasciare la sedia. Non molto tempo dopo sono stato cacciato dalle mie posizioni mediatiche per lo stesso motivo.

È diventato impossibile per i dissidenti delle narrazioni ufficiali avere una carriera nel mondo occidentale.

Il libro di Van Der Pijl è breve, 287 pagine, ma è pieno zeppo di informazioni che i lettori possono capire dal fatto che questo è il mio terzo articolo sul libro. Non tutte le pagine attireranno la tua attenzione e la sua visione d'insieme non piacerà a tutti, ma le prove che fornisce mostrano come l'élite si è riunita e usa il potere.

L'élite ci governa tutti.

 Sovvenzionano i conservatori il cui patriottismo sostiene "America First" e le guerre contro i nemici orchestrati.

Sovvenzionano la sinistra le cui accuse fomentano la distrazione dall'agenda segreta. Sovvenzionano i liberal(Dem Usa) le cui idee servono a decostruire e indebolire la società e rendere più facile la conquista dell'élite.

La stragrande maggioranza degli americani e degli europei sono lasciati all'oscuro e non hanno alcuna comprensione del fatto che giorno dopo giorno le loro vite sono sotto maggiore controllo al fine di spianare la strada a programmi di cui non sono a conoscenza.

Leggere il libro di Van Der Pijl aiuterà gli inconsapevoli a cogliere ciò che è in corso.

(PaulCraigRoberts.org).

 

 

 

 

Tra green pass e norme Ue

non c’è contrasto.

Lacostituzione.info- Alessandro Gigliotti-(13 Agosto 2021)- ci dice :

Circola con forza, in questi ultimi giorni, la tesi secondo cui il noto green pass, la Certificazione verde COVID-19 rilasciata dal Ministero della Salute, sarebbe illegittimo per palese e macroscopica violazione di norme dell’ordinamento dell’Unione europ… in particolare del recente Regolamento (UE) 2021/953 del Parlamento europeo e del Consiglio del 14 giugno 2021 che disciplina le certificazioni a livello europeo.

Altre tesi, anch’esse molto diffuse soprattutto nell’ambito dei social media, sostengono inoltre che il green pass non sarebbe obbligatorio e che pertanto i titolari di attività commerciali – in particolare i ristoratori – non sarebbero tenuti a richiedere ai loro clienti di esibirlo.

Le tesi suesposte, talvolta proposte come verità pressoché assolute ed incontrovertibili, non sono però fondate.

Occorre premettere, a scanso di equivoci, che chi scrive non intende sostenere in alcun modo l’assoluta legittimità costituzionale del green pass, o per meglio dire non intende escludere a priori che nell’attuale quadro normativo si possano ravvisare profili di incostituzionalità.

Né tanto meno vuole esprime valutazioni in ordine alla sua opportunità, cosa che spetta ai decisori pubblici, sulla base delle indicazioni che pervengono dalle autorità sanitarie, le uniche in grado di valutare gli aspetti epidemiologici di ogni singola misura atta a contrastare l’emergenza in corso.

Obiettivo del seguente scritto è, semmai, dimostrare che alcune tesi in ordine ad una presunta incompatibilità tra diritto interno e diritto Ue non sono fondate.

Orbene, è opportuno anzitutto chiarire un primo aspetto: i green pass e le restrizioni disposte per i soggetti che ne sono sprovvisti sono due cose ben distinte, per quanto correlate.

Il cd. green pass è attualmente disciplinato ai sensi dell’art. 9 del decreto-legge 22 aprile 2021, n. 52, il quale lo definisce come documento che comprova «lo stato di avvenuta vaccinazione contro il SARS-CoV-2 o guarigione dall’infezione da SARS-CoV-2, ovvero l’effettuazione di un test molecolare o antigenico rapido con risultato negativo al virus SARS-CoV-2”.

È quindi un documento, cartaceo o digitale, rilasciato dalle autorità sanitarie ai soggetti i quali:

1) abbiano completato il percorso vaccinale contro il virus SARS-CoV-2;

2) siano guariti dall’infezione causata dal medesimo virus;

3) abbiano effettuato un test molecolare o antigenico con esito negativo in ordine all’infezione dal richiamato virus.

Le restrizioni disposte per i soggetti sprovvisti di Certificazione verde sono invece successive e, nel dettaglio, sono state introdotte attraverso l’art. 3 del decreto-legge 23 luglio 2021, n. 105, attualmente all’esame della Camera dei deputati per la conversione in legge.

 L’art. 3 ha novellato il già citato decreto-legge 22 aprile 2021, n. 52, introducendo un nuovo art. 9-bis, il quale dispone che, a decorrere dal 6 agosto 2021, nelle zone bianche l’accesso a determinati servizi ed attività è consentito esclusivamente ai soggetti muniti delle Certificazioni verdi: si tratta, tra l’altro, di servizi di ristorazione al chiuso, spettacoli aperti al pubblico, musei e mostre, piscine e palestre, sagre e ferie, convegni e congressi, centri termali, centri culturali e sociali, sale gioco e concorsi pubblici.

L’art. 9-bis, peraltro, precisa espressamente che le restrizioni non si applicano né ai soggetti esclusi per età dalla campagna vaccinale – al momento, i soggetti minori di 12 anni – né a coloro i quali siano esenti dalla medesima campagna vaccinale sulla base di idonea certificazione medica.

In sostanza, le restrizioni si applicano solo ai soggetti che sono in condizione di vaccinarsi e non anche a coloro che, per le ragioni di cui si è detto, non sono coinvolti dalla campagna vaccinale e, pertanto, non hanno modo di ottenere il green pass (salvo sottoporsi a test molecolare o antigenico o essere guariti dall’infezione).

La necessità di mettere l’accento sulla distinzione tra Certificazioni verdi e restrizioni, apparentemente irrilevante se non addirittura bizantina, apparirà chiara tra un momento.

Una delle tesi sostenute da coloro che lamentano l’illegittimità del green pass, infatti, si basa su una disposizione recentemente introdotta dal decreto-legge 23 luglio 2021, n. 105, che modifica il comma 8 dell’art. 9 del decreto-legge 22 aprile 2021, n. 52, al fine di precisare che «le disposizioni dei commi da 1 a 8 continuano ad applicarsi ove compatibili con i regolamenti (UE) 2021/953 e 2021/954».

Da qui la conclusione secondo cui il green pass sarebbe incompatibile con il regolamento (UE) 2021/953 e quindi illegittimo, tenuto conto del considerando n. 36 il quale recita nel seguente modo:

«È necessario evitare la discriminazione diretta o indiretta di persone che non sono vaccinate, per esempio per motivi medici, perché non rientrano nel gruppo di destinatari per cui il vaccino anti COVID-19 è attualmente somministrato o consentito, come i bambini, o perché non hanno ancora avuto l’opportunità di essere vaccinate o hanno scelto di non essere vaccinate.

Pertanto il possesso di un certificato di vaccinazione, o di un certificato di vaccinazione che attesti l’uso di uno specifico vaccino anti COVID-19, non dovrebbe costituire una condizione preliminare per l’esercizio del diritto di libera circolazione o per l’utilizzo di servizi di trasporto passeggeri transfrontalieri quali linee aeree, treni, pullman, traghetti o qualsiasi altro mezzo di trasporto.

 Inoltre, il presente regolamento non può essere interpretato nel senso che istituisce un diritto o un obbligo a essere vaccinati».

La tesi sarebbe in sostanza questa: dal momento che il green pass si applica solo ove compatibile con il regolamento UE, e dal momento che detto regolamento prevede espressamente che non si possano fare discriminazioni nei confronti dei soggetti che hanno scelto di non vaccinarsi, ecco che il pass si rivelerebbe non obbligatorio o addirittura illegittimo.

Tuttavia, il sillogismo non regge.

Anzitutto, per il semplice fatto che la disposizione normativa secondo cui «le disposizioni dei commi da 1 a 8 continuano ad applicarsi ove compatibili con i regolamenti (UE) 2021/953 e 2021/954» si riferisce ai primi otto commi dell’art. 9 del decreto-legge 22 aprile 2021, n. 52. Si riferisce cioè alle disposizioni normative che disciplinano le Certificazioni verdi (art. 9) e non già a quelle che prevedono restrizioni nei confronti di chi non ne sia in possesso (art. 9-bis). La distinzione è dirimente.

Pertanto, sono le norme che attualmente dispongono a quali soggetti possa essere conferito il green pass, nonché la durata della certificazione (9 mesi per i vaccinati, 6 mesi per i guariti e 48 ore per chi si è sottoposto a tampone) e l’equivalenza con le analoghe certificazioni rilasciante da Stati Ue o extra-Ue ad essere applicabili solo ove compatibili con le disposizioni contenute nel citato Regolamento (UE) 2021/953, che detta norme in tema di rilascio, verifica ed accettazione dei Certificati COVID-19 al fine di agevolare la libera circolazione da parte dei loro titolari, nonché nel coevo Regolamento (UE) 2021/954, che dispone l’applicazione delle norme sulle Certificazioni anche ai cittadini di Paesi terzi regolarmente soggiornanti o residenti nel territorio degli Stati membri. Non le norme in tema di restrizioni all’accesso a servizi o attività.

In secondo luogo, il sillogismo si rileva fallace ove sin consideri che il divieto di discriminazione, di cui al “considerando” n. 36, si riferisce agli spostamenti tra Paesi europei e non a quelli all’interno dei medesimi, in quanto l’obiettivo è tutelare la libera circolazione dei cittadini in ambito europeo e non già, come si potrebbe erroneamente pensare, all’interno dei territori dei singoli Stati.

Il testo del “considerando”, chiamato impropriamente in causa, richiama peraltro il solo certificato di vaccinazione – e non anche quelli di guarigione e di test – e precisa che questo «non dovrebbe costituire una condizione preliminare per l’esercizio del diritto di libera circolazione o per l’utilizzo di servizi di trasporto passeggeri transfrontalieri». In sostanza, gli Stati membri non devono – rectius, non dovrebbero – fare in modo che il certificato di vaccinazione costituisca condizione per circolare tra gli Stati europei o per utilizzare i mezzi di trasporto transfrontalieri. Nulla a che vedere, come si può notare, con le restrizioni disposte dal recente decreto-legge.

A quanto detto si aggiunga inoltre che l’art. 11 del Regolamento (UE) 2021/953 precisa che resta «salva la competenza degli Stati membri di imporre restrizioni per motivi di salute pubblica» e prevede che, qualora gli Stati accettino le Certificazioni verdi, non debbano imporre ulteriori restrizioni alla libera circolazione, quali ulteriori test, quarantena o isolamento, che non siano necessarie e proporzionate al fine di tutelare la salute pubblica. Il che significa che, ove le condizioni peggiorassero, anche i cittadini europei dotati di certificazioni potrebbero essere soggetti ad ulteriori restrizioni.

Inoltre, il medesimo art. 11 prevede che, qualora uno Stato membro imponga ai titolari di Certificazioni verdi di sottoporsi a test, quarantena o isolamento dopo l’ingresso nel suo territorio, o qualora imponga altre restrizioni ai titolari delle certificazioni perché, per esempio, la situazione epidemiologica è peggiorata, lo Stato stesso debba informare la Commissione e gli altri Stati membri, se possibile 48 ore prima dell’introduzione di tali nuove restrizioni. Insomma, le restrizioni non soltanto non sono vietate, ma sono addirittura consentite.

In definitiva, chi sostiene che il green pass non sia obbligatorio o addirittura che sia illegittimo per contrasto con le norme Ue giunge a conclusioni inesatte.

Quanto al primo aspetto, sebbene il pass non sia effettivamente obbligatorio in senso assoluto, va evidenziato che esso è obbligatorio per accedere a musei, palestre, ristoranti al chiuso e via dicendo, salvo nel caso di soggetti esclusi, per ragioni mediche o di età, dalla campagna vaccinale.

Quanto al secondo, occorre osservare che la presunta illegittimità – delle restrizioni, più che del pass in quanto tale – viene dedotta da una disposizione che si riferisce alle modalità di concessione del pass e non alle restrizioni per chi ne è sprovvisto, nonché da una disposizione del regolamento (UE) 2021/953, contenuta in un “considerando”, che si riferisce agli spostamenti transnazionali e non a quelli interni al territorio di un singolo Stato.

Con il che non si vuole asserire, come già detto, che le restrizioni disposte dal recente decreto-legge 23 luglio 2021, n. 105, siano senza ombra di dubbio conformi al quadro costituzionale, ma semplicemente che i profili di incostituzionalità di cui si parla insistentemente, e di cui si è parlato in questo articolo, non sono fondati.

 

 

 

 

Nuova Zelanda, tutti in coda per protestate

contro vaccinazione e restrizioni anti-Covid.

msn.com- euronews -(8-2-2022)- ci dice :

Un corteo di auto, furgoni e camion ha bloccato le strade e l’accesso davanti al Parlamento della Nuova Zelanda a Wellington. Motivo della protesta: le restrizioni in atto anti-Covid e la vaccinazione obbligatoria per alcune professioni come insegnanti, personale sanitario, polizia e militari.

Migliaia le persone arrivate da tutto il paese a bordo dei loro veicoli ricoperti da scritte e striscioni come "ridateci la nostra libertà" e "la coercizione non è consenso". Suoni di clacson e comizi in nel centro della città.

"Si tratta di libertà di scelta, specie se riguarda il nostro corpo e la nostra vita”, dice una manifestante. C’è anche chi è a favore del vaccino tra le centinaia di persone arrivate in città. Ma tutti concordano che la gente deve poter decidere se farsi vaccinare oppure no. La manifestazione ha coinciso con la riapertura del Parlamento dopo le vacanze estive e in un momento in cui la variante Omicron sta dilagando in tutto il paese.

La campagna vaccinale in Nuova Zelanda.

Le vaccinazioni sono obbligatorie per le persone che lavorano in determinati settori, come la salute, le forze dell'ordine, l'istruzione e la difesa. E’ poi in vigore un sistema di tessere, con l'obbligo di esibire il certificato di vaccinazione per accedere a ristoranti, eventi sportivi e servizi religiosi. Non è richiesto per i mezzi pubblici, supermercati, scuole e per accedere ai servizi sanitari.

Intanto il primo ministro Jacinda Ardern ha fatto sapere che la maggioranza dei neozelandesi ha mostrato il proprio sostegno al programma di vaccinazione del governo.

"Il 96% dei neozelandesi è stato vaccinato, il che ci permette di vivere oggi con meno restrizioni grazie alla protezione che ci ha dato",

ha spiegato a Radio New Zealand.

Commenti

Post popolari in questo blog

Quale futuro per il mondo?

Co2 per produrre alimenti.

Caos e dazi.